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Full text of "Archivio di note diplomatiche, proclami, manifesti, circolari, notificazioni, discorsi, ed altri documenti autentici riferibili all'attuale guerra contro l'Austria per l'indipendenza italiana"

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DI 


NOTE  DIPLOMATICHE 

PROCLAMI,  MANIFESTI,    CIRCOLARI,   NOTIFICAZIONI. 
DISCORSI  ED  ALTRI  DOCUMENTI  AUTENTICI 


RIFEHIBIIJ  ALL'ATTUAMC 

«VERRÀ     COIVTRO     L' AUSTRIA 


111L.AIVO 

PRESSO   FRANCESCO  COLOMBO   EDITORE-LIBRA» 
Conlr.  di  S.  Hartino,  N.  3. 

1859. 


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ARCHIVIO 


DI 

PROCLAMI.  MANIFESTI,  CIldlfe.ARI,  NOTIFICAZIONI, 
DISCORSI  ED  ALTRI  DOCUMENTI  AUTENTICI 

RIFEBIBIU  all'attuale 

eViaiRA  CONTRO  Li'AVATRIA 

P£H  L'  UiQIPEIiD£li2À  italiaba 


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MCHIVIO 

DI 
IVOTE  DIPL.OIIATICHI:, 

PROCLAMI,  MANIFESTI,  CIRCOLARI,  NOTIFICAZIONI, 
DISCORSI  ED  ALTRI  DOCUMENTI  AUTENTICI 

RIFERIBILI  all'attuale 

GUERRA  COMTRO  L.* AUfitTRIA 

PER  L'INDIPENDENZA  ITALIANI 


MILANO 


PRESSO  FRANCESCO  COLOMBO  UBRAIO-EDITORG 
Conlrada  di  S.  Marting^,  3.    . 

Ì8S9.        '  "   ■  ' 


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ASTOR.  LENOX  AND 
A  1^14  L 


Tip.  OokNnbo  nell*  Orfaootroflo  de*IUtchi. 


PREFAZIONE 


Rendere  popolare  e  manifesto  il  vero  carattere,  lo  scopo 
generoso  e  supremo  della  attuale  guerra,  col  porre  in  luce 
da  un  lato  la  giustizia  e  santità  della  causa  cui  mossero 
a  propugnare  Francia  e  Sardegna,  dall'altro  le  meschine 
arti,  gr  indegni  raggiri  coi  quali  il  governo  austrìaco  cercò 
di  giustificare  innanzi  ai  consigli  d'Europa  una  condotta  che 
meritamente  attirossi  l'indignazione  e  la  riprovazione  dd 
mondo  incivilito,  —  l'infamia,  diciamo,  d'un  governo  che 
con  istrana  impudenza  osa  chbmarsi  favoreggiatore  del  pro- 
gresso *e  dell'incivilimento,  mentre  opprime  sotto  un  giogo 
tirannico  e  segrega  dai  proprj  fratelli  un  popolo  generoso 
che  trova  i  germi  vitali  del  suo  vero  sviluppo  e  della  sua 
civiltà  soltanto  nella  propria  indipendenza ,  e  nella  com- 
munanza  d'interessi  con  coloro  con  cui  ebbe  da  Dio  com- 
muni la'  favella  ed  il  cielo:  ecco  lo  scopo  importante  a 
cui  noi  abbiamo  aspirato  e  che  ci  ha  animati  alla  compila- 
zione della  presente  Raccolta.  A  raggiungerlo,  noi  non  ab- 
biamo trovato  mezzo  più  opportuno  che  publicare  in  una 
ordinatsl  serie  cronologica  i  più  interessanti  documenti  uffi- 
ciali emanati  dai  governi  europei  in  questi  ultimi  tempi, 
nonché  alcuni  brevi  cenni  dei  principali  avvenimenti  che  in 
essi  si  avvicendarono  e  che  servono  di  collegamento  ai  do- 
cumrati  medesimi,  la  semplice  esposizione  dei  quali  vale, 
a  parer  nostro,  meglio  delle  retoriche  declamazioni,  a  far 
rilevare  i  veri  intendimenti  che  diressero  i  singoli  governi 


t\  (Tc  n  t    ^    ///?"•"/       V    '  e  -ui 


6 

nel  loro  modo  di  agire ,  ofifrendo  in  pari  tempo  allo  storico 
che  si  accingerà  alla  narrazione  delle  attuali  vicende,  i  ne- 
cessari elementi  del  proprio  lavoro. 

Questi  documenti  furono  bensì  tutti  publicati  in  giornali 
od  esteri  o  nazionali  ;  ma  ben  limitato  era  il  numero  di  co- 
loro cui  era  dato  leggere  i  primi  pel  divieto  ond'erano  colpiti; 
e  quei  pochi  documenti  inseriti  ne'  periodici  nazionali,  oltre 
all'essere  variamente  dl^rsi,  o  vebivanb^ijputilati,  se  degli  altri 
governi,  e  presentavano  così  il  lato  soltanto  che  più  s'affaceva  al 
gabinetto  viennese,  o  riportati  per  esteso,  se  austriaci,  mancavano 
del  necessario  confronto  colle  risposte  confutanti  dei  governi 
esteri;  e  finalmente  il  solito  corredo  di  sofismi  insultanti  pei 
primi,  di  vendute  lodi  pei  secondi,  concorreva  coi  suaccennati 
molivi  a  f9.r  sì,  che  il  lettore  non  potesse  formarsi  che  una 
idea  imperfetta  ed  anco  inesatta  della  reale  situazione ,  ^del 
punto  di  vista  sotto  cui  era  a  considerarsi  la  questione 
italiana.  E  per  vero  dire  La  politica,  aosteaiita  clal' gabi- 
netto aiisbris^co  colle  sue  note  di|^H)matiebe ,  è  tanto  ast 
surda  e  ofmtraria  alle  esigenze  dea  tempi  e  dei  pdpoli  mo- 
demU  fihe  il  solp  c(»frQi|to  di  quelle  eolie  relative  riaps- 
sta  e  note  dei  gabinetti  ft^ncese  e  \8ardo  nd'^^la  più 
splendida  confutazione.  A  proposito  però  de)  fwXù  prkid- 
pale  intorno  a  cui  essa  politica  bì  sigglra,  il  consecnaniento 
4ei  trattoti  deH8|15  ^--^  ^iii  ella  d'aUronde  noa  ebbe  smipolo 
alcuno  d'infrangere  colla  violenza,  quando  ciò  lei  sembrò!  van^ 
taggioso  — :  ne  piace  qui .  addurre  le  aeguetiti  '.  parcAe  proaun- 
cia^e  Jia  un  egregio  scrittore  italiaao:  < . .  ,  ,  Siaci  tectto  di 
domandare  se. vi  siano  dei  casi  in  cui  nd& ^olo ^i  poflda  ma 
sia  anei  dovere  l'infrangere  ì  trattati. sottoscritti  tra  poHénze 
e  potente.  Noi  siamo  per  il  sì,  cjoè,  lo  erediaino  un  obbUgo, 
masBime  m  quei  casi  dove  venne  fatti  degU  stati  una  divt 
sione  arbitraria,  mn  coasiderando  gl'interessi  dei  popoU,  ma 
quello  unico  dea^  Governanti,  noa  considerandone  i''inéole, 
né  i  biso^i,  ne  la.  natura  del  clima  che  la  i  popcili  dello 
stesso  sentire  tra  di  loro^rma  una  poUtiea  indi^idualB  lépe^ 
culativa;  lo  crediamo  poi  giusto  dalL'esempio  della  stórta, 
dagli  esempi  che  ci  di^ro  più  volle  gU  stessi  politici.  €osi 
che,  dipartendosi  da  questi  principi,  crediamo  dovevo  che  una 
na^^ione  accorra  un'altra  nasione  quando  pipano  ioiedB- 
simi  interest;  crediao^o  poi  giustieia,  obbligo,: carità  il  soo* 
correre  queUe  genti  ch^  hanno  il  medesimo  linguagt^io,  che 


respirano  sotto  lo  stesso  cielo,  che  sono  riscaldate  dallo  stesso 
sole  e  che,  per  un  giaoco  o  pretesto  politico,  o  per  una  di 
quelle  storte  ragioni ,  che  chiamansi  collo  specioso  titolo 
Ragioni  di  Stato,  non  godono  delle  stesse  leggi  riformatrici, 
ma  sono  tenute  sotto  il  giogo,  sono  disanguate  negli  averi 
e  sono  sacrificate  nell'intelligenza  ;  gli  italiani  sono  tutti  fra- 
telli, tutti  figli  d'una  stessa  madre,  d'una  stessa  terra.  .... 
É  ingiustizia  e  solenne  e  massima  che  non  tutti  siano  chia- 
mati a  parte  dell'eredità  patema.  I  trattati  non  devono  es- 
sere etemi,  ma  sempre  eccezionali  ;  le  circostanze,  i  tempi 
devono  modificarli,  cambiarli,  annientarli  :  mantenerli  sempre^ 
è  lo  stesso  che  wlere  la  barbarie,  perchè  i  trattati,  quando 
sono  l'esecuzione  di  un  patto  tra  forti  e  forti;  non  fanno  mai 
la  tutela  del  debole,  il  debole  è  vittima  invendicata,  ed  è 
solo  l'unione,  l'armonia  tra  deboli  e  deboli  che  può  costituire 
fortezza.  ...  »  (1). 

Altre  parole  non  crediamo  noi  di  dover  aggiungere  a  di- 
mostrare l'importanza  del  fine  da  noi  propostoci;  ad  otte- 
nerlo, nessuna  fatica  fu  da  noi  risparmiata,  perchè  la  rac- 
colta riuscisse  il  più  che  fosse  possibile  completa;  tutte  le 
omissioni,  che  in  seguito  si  avessero  a  verificare,  verranno  da 
noi  riparate  con  ogni  maggiore  sollecitudine  mercè  appositi 
supplementi  ;  quanto  poi  ai  difetti  cui  non  avessimo  potuto 
evitare,  o  correggere,  valgano  a  giustificazione  e  scusa  la 
buona  volontà  e  la  sincera  nostra  intenzione  di  contribuire 
pur  noi  a  mantener  vivo  nel  popolo  il  desiderio  della  pro- 
pria libertà  e  indipendenza,  la  gratitudine  verso  coloro  che 
ci  stesero  generosamente  la  mano  soccorritrice,  l'abborrimento 
della  discordia,  l'odio  verso  l'oppressore! 

Li  IO  Giugno  1859. 


f  mimm  i 


(i)  Taiich£tti.  -  Di  alcune  opinioni  politiehe  popolari  »n /(afta.  Alessandria  1848. 


Parole  àptf»  da  Napolpooe  III  il;  primo  gipr^  dell'ansa  ISSO, 
all'ambasciatore  austriaco  barone  di  It&bner: 


«  Mi  dispiace  assai  che  le  attinenze  , 
»  reciproche  fra  i  noistri  dite  governi 
»  non  siano  più  cosi  buone  eofìie  in  ' 
»  addietro.  Ma  però  i  miei  sentimenti 
»  personali  verso  Sna  Maestà  Ap.;  non 
»  sono  punto  cambiati  ».    .     '     . 

•  .  _ 

DEL.  RE  VITTaRlO  Eil)li]lUBL.E. 

Torino,  IO  gennajo  ISit. 

Signori  Senatori,  signori  Deputati.    .  ;        ,        •     , 
€  La  nuova  legisla^ufa^  Ipauguratia,  or  f^  imì.afìQp^iìOD  ha., 
fallito' ailp  speranze  del  paese,,  alla. mia  aspeHa^pne. 

«  Mediante  il  suo  illuminato  e  leale  ooQco^sOi^npji  abbìaa).o.  j 
superate  le  difficoltà  della  politica  interfia,  ed  ^^cfia,  x^^ 
dendo  cosi  più  saldi  quei  larghi  principi  d^,  na^iopalità  e  di 
progresso  sui  quali  riposto  le  noatre  libere,  istifu^^^iiiij  .  , 
<  Proseguendo  nell$  medesima  via  porterjetq>i^est^  ^no 
nuovi  miglioramenti  nei  varii  rami  della.)cìgij$Ìa2cìonee.della  . 
pablica  amministrazione. 


iO 

€  Nella  scorsa  sessione  vi  furono  presentati  alcuni  progetti 
intomo  airamministrazione  della  giustizia.     ^ 

€  Riprendendo  Tinterrotto  esame,  confido  che  in  questa 
yerrà  provveduto  al  riordinamento  della  Magistratura,  alla  isti- 
tuzione delle  Corti  d'Assise  ed  alla  revisione  del  Codice  di  pro- 
cedura. 

e  Sarete  di  nuovo  chiamati  a  deliberare  intomo  alla  ri- 
forma deiramministrazione  dea  Comutii  e  delle  Provmcie,  Il 
vivissimo  desiderio  ch'essa  desta,  vi  sarà  d'eccitamento  a  de- 
dicarvi le  speciali  vostre  cure. 

e  Vi  saranno  proposte  alcune  modificazioni  alla  Legge  sulla 
Guardia  nazionale,  affindiè,  nerbate  intatte' le  l)asi  dixLuesta 
notate  istitiikioiié, n^eht)  itìtrbdotfi'ìn  éssà'^ei  m!iglk)ramènti 
su999Pm  daljL^ppri^nza^  .aitti(3a,refidef«:*|a  ^  .fti^^pp^eii^  fif- 
fica^  in^JuttVi  telimi,  ,.  ;.    . ...    /  _ 

>*la  crisV  cómtierciaVe;,  da  cui  non  Mdb  immune^  il  no- 
stra- pmn,^  ^  ^  )€àlàQll&  ìcbè  colpi  '  f  i[«66jùamèhte.  la.  .pVìiìdi- 
pale^  f^9^lT3L  f  atix^l^fk^  sc^fhsurQQO  i  prov^oiti  4è|k)  Sti^j,  iCì 
tolsero  ài' vraere  fin  d'ora  realiste  le  concepite  s^erani^e 
di  un  compiuto  pareggio  M  le  spe^è  le  ehìràtl  putìiche. 

ff  Ciò  non  v'impedirà  di  conciliare,  nell'esame  del  futuro 
bilancio,  i  bisogni  dello  Stato  coi  principi  di  severa  economia. 

€  Signori  Senatori,  signori  Deputati, 

e  L'orizzonte,  in  mezzo  a  cui  sorge  il  nuovo  anno ,  non 
è  pienamente  sereno;  ciò  non  dt  meno  vi  accingerete  colla 
ooristieta  alacrità  al  vostri  lavori  parlamentari. 

€  Confortati  dall'esperienza  del  passato,  andiamo  risoluti 
incontro  all'eventualità  dell'avvenire. 

€  Quest'avvenire  satà  felice,  riposando  là  nostra  politica 
sulla  giustittà,  "e  sull'amore  della  libertà  e  della  patria. 

«  Il  nostro'  Jiaese,  piccolo  per  territorio,  acquistò  credito 
nei  Consigli  dèirEtiropa,  perchè  grande  per  le  idee  che  rap- 
presenta, per  le  simpatie  òh'ésso'  inspira.  Qiièsta  condizione 


11 

non  è  scevra  di  pericoli,  giacche,  nel  mentre  rjsppttia;mo i 
trattati,  non  siamo  insensibili  al  grido. di  dolore  che  da  tante 
partì  d'Italia  si  leva  verso  dì  noi. 

«  Forti  per  l?t  concordia,  fidenti  nel  nostro  buon,  diritto, 
aspettiamo  prudenti  e  decisi  i  decreti  della  Divina^  Provvi- 
denza. ' 


Hì^DIRIÌZ^Ó  di  risposta  della  C^iniejra  dei  «Ifs- 
|iutati  al  diseorso  del  Re  d|  l^ardeg^ni^ 


Sirei, 


• 


ID  data,  i5  (Xenkii^  1881. 


La  Camera  elettiva,  confortata  dalla  vostra. approva^jpp  e 
dai  vostri  consigli,,  si  accinge  a  rendervi  quei  ringraziamenti, 
che  sqU  sono  degni  jdi  Voi,  jfoirasscjcpndar^, alacre  ed  niia- 
pime  gli  alti  proponiti  ^>aturati  nella  vostra  mente,  e  nei  desi- 
derj  della  nazione.  .         ...  ..  :       .,,.. 

Le  proferte  di  legge,  che  V.  M.  ci  annunzia,  dii'etle  a  rior- 
dinare la  magistratura,  a  rendere  pio,  pronta  ed  efficace  Tam- 
ministrazione  della  giustizia,  a  dare  uno  stabile  assetto  alle 
f^uiìQlugie  dei  comuni  e  4e|le  pro^^^U^e^  e  ^  J'^^'^lurf^l^ 
guàrdia  riazionale,  p^er  forma  ch'ella  possa,  più  al^tB^ 
correre  col  Vòstro  valoroso  esercito  alla  àif^a,^Ql,,liP^^ 
dello  Stato,  ci  sono  novella  prova  def  senno  con  cui  la  M.  V. 
sa  accordare  le  necessità  d'una  (orte  disciplina  civile  ^alle 
ragioni  della  libertà.  ,       .   .;      .  ...    .-,:    .:;.     /    .    ,,.  .. 

G  questo  sicuro  senno  sarà  più  che  ipai  mostipri  p^i  ^ru^^ 
gravi  e  difficili,  che  fórse  ci  sovrastaine,  è  ai  quali  la  M»  V. 
volle  prepararci,  esortando  a^,  sperar  l3ene  della  pancia-  e  a 
Ibénè  augurare  deiravvenire,.  E,  yoi  avete  yera^nte  diritto,  p 
Sire,  di  trarre  de^  passato  auspici! 4i.$peranz!jL^,9py^^^ 
fiducja.  i\  vostro  pojpòlo,/ ricorrendo. col;  pensiero ^gU  ,jeyép^ 
fortunosi  e  varj  di  questi  ultimi  dieci  anni,  sa  a  prova,  che 


la  vostra  voce  non  Io  ha  mai  ingannato,  anche  quando,  ad* 
dolorata  e  austera,  consigliava  rassegnazione  o  domandava  sa* 
'crìficj,  dì  cui  non  si  potevano  veder  sùbito  ì  frutti,  E  ora 
la  vostra  voce,  cara  ed  autorevole  a  tutte  le  genti  civili,  com- 
patendo con  magnanima  pietà  a'  dolori  dltalia,  destò  certo 
Il  ricordò  di  solenni  promesse,  che  fin  qui  rimasero  inadem- 
pite, ma  nel  tempo  stesso  calmò  le  ciecJie  impazienze,  e  af- 
forzò nei  popoli  la  fede  nella  provvidenza  della  civiltà  e  nella 
potenza  riparatrice  della  publica  opinione. 

Se  questo  arbitrato  consolatore,  se  questo  appello  alla  ra- 
gióne publica  dovesse  attirare  pericoli  o  raìÙACce  sul  Vostro 
sacro  capo/  la  nazione,  che  venera  in  Voi*  il  suo  principe 
lealissimo,  cbfì  vi  riconosce  come  il  possente  intercessore  della 
causa  della  libertà  dinanzi  ai  consigli  europei;  che  vede  tutte 
le  ire  delle  fazioni  umiliarsi  al  grand'esempio  della  Vostra 
•fetìfellà,  che  sa  come  in  Voi  e  per  Voi  siasi  infine  trovato  il 
segreto,  perduto  da  tanti  secoli,  della  concordia  italiana,  s'ac- 
coglierà tutta  intorno  a  Voi,  e  mostrèrà  com'essa  abbia  riiap- 
preso  farte  antica 'di  conciliare  Tubbidienza  del  soldato  òolla 
libertà  del  citladino. 

blSMCCIO-CIRCOLiARE,  5  febbrajó  «859, 
indliH^Iszatò  dal  Ooverno  imperiale  austriaco 
a  iMie  le  Corti  g^ermaniehe* 

La  gtave  inquietudine,  che  dal  princìpio  deiranno  cor- 
rente pesa  sulla  situazione  politica  d'Europa,  è  stata  profon- 
'dàtniBnte  Mentita  anche  in  tutte  le  parti  della  Germania.  Con 
sorpresa  dei 'governi  e  dei  popoli,  che  desiderarono  la  pace, 
ed  i  ctil  ^sforzi  sono  indirizzati  a  tanti  oggetti  importanti' e 
dipendenti  dalla  pace,  la  fiducia  generale  nell'  avvenire  fu 
deplorabilmenie  scossa';  ma  quanto  meno  gr  insorti  timbri 
pdssohd'  essere  attribuiti  a  legitrime  cause,  tanto  più  lenta- 


J3 

tifientesemlira  ebe  v(^Hano  dar  luogo  a  modo  più  Ca^vopevole 
di  constdecare  lo. stato;  delte  cose,  .  .   i 

Se  Tuìolai  ^ivatnente  lamentare  gaesto  seE^tuncnto  d'ansl^fà, 
generalmente  diffuso,  iQn  effetto  salutare,  e  <^e  è  imposeil^e 
di  non  rioonosoere:,  fu  qjgianto  .mei^o.già  i)!iartormx  daUfum- 
nimità  e  della  risolutezza  con  cui  la  publica  opinione  deUa  Ger* 
mania,  di  fronlie  Agli,  eventi  :  gnerr^schi^  0b9..3)  credettero 
. Kicinl,  si .  pronunciò .  in  ^  favore  di  .una;  ì^igorosa  60Qpqr^zìw^• 

Tal  faJUOvCbe  tatti  deggiano' ri(^Q(»cere,  è  qj[i  punto  lu- 
minoso ie  sodisfacente  nel  bujo  appetto  del  giorno. 

Il  linguaggio  di^i  ijiomini  di  ^tato  e  d^Ua  stampa  ger- 
Qkanica  favorì  estesamente  l'idea  che  la  Germania  ^  rit^rrébbei 
Qome  Potenza  unita,  esposta  ^  pericolo,  allorché  l'An^tr^aw^pqr 
un  ingiusto  attacco  de'  suoi, rppssedimes^tji  d'Italia,  si  !vedes&e 
chiaqa^^ta  alle  armi  contro  una  delle  i^ù  granai  Potenze  i7)i- 
jitari  d'£ar<^.  Le  convinaoni  di  tutta, JaG^nqs^nia. si  upt- 
rono  a  prqtest^^  en^gicameqftjd  contro  il  ritorno  dcyl  r^pi 
.^el^  |GoKV(44er9i2lÌone  ^1  Repo.  C^i  i^n.  aecQr4o5„(5lìQ,iiRpoi^ 
l^sspettQ^  Biì  k  resajprefyalemtel'ìd^  che,  ^m^ml^^ 
4^i^.èur()jpea  minafc^sse.un^  Pot^za,  deU^  Gerq^^^iifi  ^fg^ 
M  i^m. terrijtorji n(in. tedesct^i^jtvit^i  i  supVc(wÌ^^ti.4<^ 
.yrehliiero  ^eof^  /far.  causa  comune,'  a  fin  di  csoBserw^e  )a  o^ce, 
jwercè  la  forza,  mpraje  dì  sì  gagliarda  upione;ie  dw^^Qigi/i, 
cofltrpt  (Wii  aspiattazipiae,  pQ»  rii^sfiisge^  qfte^:.?pufederatk,flflr 
vrebbero  in  comune  difendere  l' assalito  pos8eBSf)('dl>nii  ;ii)¥tn^ 
13^0  della  Confederarne  e  la  sanjtità  dei  tr^^,^  tutelare 
così  al  tempo  st^so  l'onore  e  la  dìgni^tà,  la  sipur^z^^a.Jla 
potenza  jdeU'up^  Germania*  ■    ,     *    :  :;:  ;  li: 

;  In«  gm^ste  icjffcostanze,  non  po([}bi  G^iqetU:  di  es^ci^ies- 
pressero  il:  desidi^lo  che  venire  jdi^VBsa  1^.  Qi^^ViQttPv  wn 
cpiiali  dpterqodnate^dec^^  foriqe  pote^set  qssflpr^* 

a  giunto  tempo  ed  in  modo  :ppportu]9o,.ass«^!iraj(^,un'azio9f 
so)i^a)Ì0,  n?l  paso  che. l'Austria  venisse  attaceata»VDa  mi^ 
parti  j^mg^  interrpgati  sulle  nostre  idee,,  sulla  situazione 
delle  cesie,  specialniente  eziandio  se  f  Ase  tempo  di  promuói- 


16 
intesthM  dii^rdie,  rivelarsi  il  suo  prestigio;  ma^  frattanto  sorge 
ad  mtérvalli  in  mezzo  ^ella  calma  e  prosperità  generale  una 
vaga  inquietudine^  una  sorda  a^^iohe,  che,  senza  causa 
bed  ^defflnìta;  s'impossessa  di  certi  spìrìtì,  ed'  altèra  la  )>ubliea 
fidficia.  Io  deploro  questi  periodiòi  sdorag^iamettti  àenza  ri- 
maneme  sorpreso.  • 

fn  lina  società  sconvolta,  corno  la  nostra,  da  tantefritttl'ttiioni, 
il  tèmpo  solo  può  stàbiUré  le  convinzioni;  ritfempèrai^e  i  ca- 
ratteri e  creare  ta  fed)$  politica.  La  emozione  testé  prodottasi; 
senif apparenza  di  pericioli  immihenti;  Ha  diritto  di  sòrpren^' 
derev  giacche  essa  attesta  in  pari  tempo  e  tròppa  diffidènza  ' 
e  troppo  spavento.  * 

Sembra  esàèrsi  dubitato  da  una  parte  della  moderazióne 
di  CtìV^ già  diedi  tante  prove,  dall' àltefà  della  potenza  reale 
della  Frància;  fortunatamente  là  massa  del  popolò  è  lungi' 
dal  èubìre  slmili  imprekslonì.  Oggidì  è  mio  do^re  di  esporvi 
nuovamente  ciò  che  paure  esserài  dhhenticato.  Qtiarè  tempre 
stala  la  mia  politicai'  Rassicurare  f  Europa,  rendere  alla  Pran* 
eia  il  suo  vero  posto,  cementare  strettamente  la  nostra  al- 
leanza còirii^hiitettà,  e  regolare  colle  Potenze  continentali  ' 
dell*Europà  il  griido  della  mia  intimità,  secondo  le  conìfdr-  ' 
mità  delle  nostre  vedute  e  la  natura  dèi  loro  prócédimeiitl 
verso  la  Francia. 

Egli  è  còsi,  che  alla  vigilia  dell'i  mìa  terza  elezióne  io  fa- 
ceva a  Bordeaux  questa  dìchiaraziòiiér"  i  l'tmpwo  è  la  pace  » 
volendo  provare  con  ciò,  che  se  l'erede  dell'imperatore  Napo- 
leone riascendeva  il  trono,  egli  non  avrebbe  ricominciato 
un'era  di  conquiste,  ma  in  ogni  occasione  inaugurato  un  si- 
stema di  pace,  iil  quale  non  sarebbe  6tato»turi)ato  che  per 
la  difesa  dèi  fran*  interessi  naxlonàfi.        r.  • 

Quanto  all'alleanza  della  Francia  e  deliltkgliilierra,' adoperai 
tutta  la  mia  perseveranza  a  consolidarla,  e  trovai  al  di  là 
dello  stretto  una  fortunata  reciprocità  dì  sentiménti,  tanto  da 
parte  della  Regina  della  Oranbrettagna ,  còme  da  parte  de- 
gli uomini  di  Stato  di  tutte  le  opinioni. 


w 

Inamida,  per  aggiuagere . qiuedto  scopo., ta^toi  AHle.alla  p^f^ 
del  mondo,  io  bo  njissso  sotto  i  iwdl  pMdJi  ^ Jrjit^oJì  infi^ 
morie  del  passato,  f^  ^Xt^fihì  d/^iCol^^^ 
giadizii  nazionali  del  mio.  paese.  ,  .    ;  «,:/  *  # 

QaesraUedàira  ha;prodotto  i  suoi; fratti:  ^n .^plo  ^^oi:^ 
biamo  acquistato  insieme  una . gì wia  durevole  iq^Qneiatcujffl» 
ancora  all'estremità  ddj9(K)ndo;ab])Mn¥>or  or^.^erto.Qj)^ 
mense  impero  ai  progressi  deiriq^vili<nealio  e  de^  relìg[ipi^ 
crìstiana.  ••  -  ' .  .  •>  . .    -r,»  •;- .«;. 

Dopo  la  conclusione  della  pace,  i  ausi  rapporti,  coU'IoHpter 
ratoté  di  Russia  Hanmo. assunto  il  carattere  della  pia  so|kiftta 
cordiaUtà,  perchè  noi  ci.  tramammo  d'accordo  sppra  tatti J 
pimti  ìa  Utìgi^.  Io  debbo  iHgu^lmeote  cai)«raiiula|BM  i;he  1$ 
mie  relazioìii  colla  Prussia  furono  non  interrotta^ntent^i^Q^ 
mate  da  una  scambievole  beoeyoleoEa.  ) 

U  gabinetto  di  Vienna  e  il  mio^  pel.contrario^,lfO{dicO(pg9 
laiprriAcresciaìieiito,  si  sono^ spesso  trovati  in, dÌ&d4X^ordO:$ii\\|9 
pr tecipali  questioni ,  re:  abbisognò  ;un  .grande  spalto •  di.  (mt 
ciliazione.  per.  ^[iungere  a  risolverle.  Co^,  pet  esempkpu  l^ii  r|r 
costituzione  dei  Principati  danubiani  non  ha  potuto  tamit 
nafsldsie  dopo  immerose  difficoltà  che  noeqtiero  aHa  pÌjBna 
eadislaalotié  dei  lopo  più  legittimi:  detóderii,  e(^6;ttii.si  ^dor 
mandasse  qual  interesse  avea  la  Francia  in  quelle  intanto 
cofìtrade  bagnate  idal  pan»bio,  io  rispeodArei,  die  l'intdrflsse 
dalla  Francia,  òidappertuttò'  do ve^  havvliuna  cabsai^sta  « 
eWilizzsatriee  da  far  preivalere.  ...  ^  i.!) 

.  In:  queìsto  slato^di  cose  nulla  v'era  di  isltaórdinariif  che;)» 
{!>ai)Kàa  si  rawi(a«a$ae  di  pw.aA  Piemcq^te,  ch«[,er»  ^tatQneQsji 
costante  ;  dnranite  la  gneira  O; ledale  alla  ;i)o$tnirr politica. idiir 
rante  la  pace.  La  felice  unione  del  mio  amato  caginoy-i}  wnr 
cipe  Napoleone,  colla  figlia  del  re  Vittorio  Emanuele  non  è 
dunque  uno  di  quei  fatti  insoliti  in  cui  convenga  cercare  una 
ragione  celata,  ma  4a  naturale  conseguenza  della  comunanza 
d'interessi  dei** due  paesi  e  dell'amicizia  dei  due  sovrani. 

Da  qualche  tempo  lo  stato  d'Italia  e  la  sua  condizione  anor- 

Archivio,  èie  3 


li 
mtìè,  ióv0"t'«r<tibé  inoa  paò  >e8S9r&  mauteniito  die  datra|>pe 
^ttttDi)^  luqttiettaioi  ghifitamenl»'  la  diplomazia.  Noo  òiqlié* 
^i]^e¥0*^ttItiDoti>i^O'«ùffi4ieni|ie^p«P  èveidsre  alla  guenra.   ' 
«  Che  gli  uni  la  invochino  tm  tuttìf  i  loro  ^otiémi&  ragioni 
l^itttti0^''did>gli  «di^,*  nei  loto  èBagfemti  limon,  éi  coniKJac- 
tiiln^'iil»  itìoMratie  alla  Prtmòai  q  pericoli  di  iuta  iniova  oxu 
msA^  /'ifty  ^vSitttb'  ìtmitMvMìe  nellia  !  via;  del  (diritto ,  della 
|ta!iaid,  féàf&awts  ^{«mH-  ^  'tt  Olio 'governo  DÓn*»!  la^ 
sclera  ne  trascinare,  né  impaurire,  perchè  la  mia  potìiteà'am 
«ttftiiiM' iiè!<pM*<r6GMiriM  ttè-puidUsiniiiiej  :' 
«^"fitÉtgy^àbJtioi'dil&ltuci  questi  falsi  aUarmli  «(tteUè  ffiflOdeine 
ÌriÌ^ttàté,i^6e^l''6btgotttme»iti  hitéressa^.  La^paoe,  spero;  non 
^rìtii«aiM1à|'^)pl^^'4aM(m  wa  oàttna  il  comy  abituale  Mici 
■itì«rf^tti?tori.J'-"'"'i"'  '■'"  "■'"-"  -'■''•!•""  '•'  ■  '■•'•■. ••■■■■  '  "•■'■• 

Io  Ti  ho  spiegato  ItNituÀMMttd  lei  {(tàlò  dello  ndstìle  réla^ 
yUtoP'^tdib»',  :eit)Udtiia'esp«BìziOne,«tMiforavd  attttto  ìbLò  éh'io 
^BÈèd-  sK^toi  di  t»  cdttosoeve  c^  due'  umbI' afiintemo 
cornei  lairèeielfo,'<  Vi'  proverà*  amo'  eliderlo,  ehè  laimià  p<^ca 
^tflcdftbi<un>  ts^tiAte  di  èssere' lacstessa^  terna  ma  màd- 
iiaiitó.  ' 'i!to:j  .•.!  <!. .    •  !    ••  .'.j,  .-;  ,  :  .,  •  ■..;  .r    ■ 

i'-nìOniaiffii:  iei  «Offici!  sempre'  con  'fldmia  'Mi  «vostra  léonoovM 
«dm»  sutt'sqH^ogglo'dcUa  naiàoi^  cheirai  ha«onfidatol^BiuH 
difitinii  -lì-K-  ■    T  '  i  i  •■,    -.•'■ 

ì'-f^UUifti  «tt»  -i^ladmeii  un  interesHO  (ieilsdnatevqnci  miesoliina 
4Q[^iri«i6  lUrigeianiio  ìé  une' aztenil  Altoniuando;  soKtenttib 
dal  ^to  e  dai  sentimenti  popolari,'  «no!  sale  <i'  gradini  di  un 
4hAib>,^e«tt"è  iÉnalEal»  dalla  più  graveiresj^sabflltd  stìprA 
^fififtl«>^egloiMt:6v»''6i  di86dloitojvolg«ri 'iìMerd3Si,i«d  bà'per 
l^lèiri  'thòventltooMie  'per  ultMni  %ì^mu  Mo;  la  saài  cofeeiema 
^»li  tto8i»Bft."-'J !;'•'';    • .  ]•■   ":.ci:'' ■miì'     ì.    -.ì    :  •j,..; 

a  na<i  yl.tiin/.inM  l'ii  •'  .  '•  'Ci  !  •■'.  ;'si    ■j.i.i  ...,,i  .!•       '      •■ , 
iìiiu  o'i/.-n '1  r.i  :'i/        .■■■■.  ,  •  •;.  ^.  i'  '•!:;    ;    ;  ■  •  •        ■  •    ,.;.,i.- 
niiujiuhti  ■  >  •■■''\--\f  j  .11  i^ri^:jti;^:fcat^^iìj-S>-^-^        '  '         '  ■''  '  ■'• 
.iiir.T/O'  Olii)  i-'i»  .'.ixi  >iiiii- il'fi    i  i'ii'..|  M. !'*.!■  ,•     .' ■■  1  • 
■|''.;|(;  0(l'>i.\j|i(|u  I  IMI-  '1  ••  I  li;  il  (•  ■  ;■  I.    "•  ii'int'.i  'v    i',..!-  .U 


lDI(iPitOC)IO^€IltlC<MUAIIS:,>  «ihiltt4«W  tfif 
géÉitàkniehé,  :••:,  ■•^'•K    .niii..  ',!-„.i.  .:i    .;,i..uih;h 

■  '■:'  ;      •.-     .'<    ir        i!        •■■  '  ..■         ■■      •  •  .  •     ii{f  ii>   (-II'.  ;■'(,')   lA 

'  Se' WfÉctàk  «lièi >t«!Miotie)  oreéceidtei,'' '«be'  (nialifli(ltrr,iai  sto 
ftìa«IMM  pÀviisl> m*  ti)^  #aAHO<,i  U'iBohnéì-dA*' dell'Ile  imi^ 
è»5pi«gato'  fmòra»' Balle  sue  itkt^  eitml'  #Éfèl«e(^'««^ucÌnM|i4 
frt;èé軥ÌfUnt:i<àIIie9ttìinki{i  ei  ftoèsiffli»)iis«rdi]Oi  iBMiati  ({volK)(1e 
Ébi^' giérntHniM)é«  tt  tiiottvól  dK  qhestonàlVnxio  MJnelttliMafs 
paflimlak'e  4drodiéMkft  ca*dkiì(Hte' ^litic^  .<  .'JiìRìto)  uh'I) 

>l  periedKj' onde >si'  crédè' in' molti'  dgóbnilitmiÉHpdHlafi'iB! 
pace  europea,  non  si  lasciano  dedurre  da  un  punto  .dfa(^an 

fflpUMall^fì'è;il]o<>it^d><^^  (rA^<ld«g&  aHiH  4«MMi»oisf8oq 

tm^  fM'(iiti  <iìl^m.  6|^n««flt^fi(é>sf^trft  &m^k6  m'iHkif 

MoVittìèdri  itrtertìi'  'bl>t)dt^'isé4f'^èrÌbM{>  di>'l(ìu%MPifiittlfM>  Abn 

fbè^i^foi'tìn^òvìbm'^'i'h  •atm^'piii'  àcvm^  Mimm'^^  «Hm 

sistema  amministrativo.  Ma  sia^>^àfu«i^UK>i«iflir^(«e>(^ 

atti%^^*^'>ttflil(^Ìlil^^tìI?'ii(Mf'bffiiM 

iifferé'  tih  '<^«i»«mék'd>taK»''da>pi^fic6¥d)il  sJikl^piégltfi'eHlIKIIi  p^ 

''''Sétottmr-i^lfiltii^^è)  Ói«@ft)b^6(ÌR«^'déNdn8i  «dfl^oéN 
care  le  difficoltà  deU»'4Rtfaì»{Hiè  |ll%!^t@i^^pWftflf»««K«Sie 
iIRt(i^nd^«»l^'^lamÌ«6§^  Ìl^etÌtidfiÌBt&r- 

tÌ«òIiml-<«Qi-»fir«Mta^l  dflIàl^iAblf^è/ VfM  p(MMgtdf|f«lle>dfgfl^ 


wm  W^ùnM^Jàd  corso  degli*  utttrni  anei  tm  aicani  s/èìA- 
90ttiL'ina9slme  ^  le^  Goctì  di  Vienna  e  Parigi,  a  che.  spe? 
cialmente  in  queste  ultime. settimane,  crebbero  in^ui^^ida 
far  nascete  serie  inquietudini. 

Al  cospetto  di  questa  grave  situazione,  non  abbiamoèsitato 
Ito  istante' ^à  riconoscere  i  doveri  impostici  dalla  nostra  po« 
liizione.  Feiietràti  dal  desiderio  di  conservare  la  loro  for^  » 
trattati,  la  sua  validità  allo  stato  sussistente  di  (X)se,  e  con 
ciò  stesso  la  paee  all'Europa,  tutt'  i  nostri  «onati  aspjb^rono 
ad  additare^tanto  a  Vienna  ohe  a  Parigi  i  pericoli  ine9tìm$bili 
d'un  conflitto,  e,  da  ambe  le  parti,  aMriam  fatte  le  ritno^ 
slranfeB  pw  urgenti  tiel  senso  della  pace  e  della'  mode*" 
rarione.        i 

:  l>ltta^Ql^,  non  4  siano  punto  lllasi  sul  n[ìo^Q,.Qo4e  siqiUe 
a8k)n«r  valga  a  ^vare  so^i^focenU  efiè^ti.  Avendo  i^v^qinu) 
<K  operane  niel  senso  indicato,  qusoita  è  da  ooìvri^ui  duag^i- 
Miti  ,4ìs«ordi^  Bi)hmì.  pure  dovuto  CGos^rvarie  la.lil^rtà  desiai 
posizion  nostra  jcfa^^  due  p^i.  Oome  Stato  federalei,  non.  d 
sottf  arpemo  mai  ali'o^s^^anza  dei  doveri  impoetici  dalle  loggi 
fmdwnentaltdeUa(>>n|^  ma  quanto aWan^rpiùf^tre/ 

e  as&amere:  4fiM!^9gwi  ic^  fMpwasg^  doveri.,  wm  sa- 

'pmtini^peir  eibi  riwiKìseer^wlfi^iepMt^  imo^o  nella  bUiu^ìw^^ 
fdiitiw  o^rnav,  0  tale:  oQi^tQgno^  per  iK^tro  avviso,  nop 
lAtpebbe:  ojsminafìoo  favorire  l'adenpimento  del  <;òmpito  cb^ 
Gis$iama4mp(|6U),'Beiirattuale  moQiiento«  come  Pqtenza  mropea^ 
,;(ìh  Hdtttoipettto  .che,  dagli*  indizi  più  r?cenfiy  par  ^i  prppi^ri 
ìm\^  ^uaglft»^ 'Odierna, ^q  di;nat]9fa  a.ras^daj^i  ^elms^* 
tienei^.n  pp^;;fioecaf»8^nto, 

iSe^itm^  avvi  speranza,  pu/E)  aqt^v^eiìsj  l'apertura  di  pra: 
DfiM  coQiC^rnepUigli  affaci  .itallanii  noi  :t^overe^H),.na^aM'; 
bertà  dil|8c»t$xiM^n^. serbata  deUa  nostra,  .pp$^oiW>,  il  n^esii^ 
p|Q.a4<9pQi}iQ  a :f^  ascoltare jRO^tri^ e9p»siglt#:.99sì$urare  un 
appoggi; 9Wi«i^aUeposir?riroo8t  i    ìì;    . 

-.,;6jaroo:*inrrp8fffi^*wn^ 
cwl^i^  «wrìetfi<»r*y  weMa4ibwtèfdelto,pp««»ftemostfa:ser'^ 


M 

baia  da  tutte  le  parli;  e  negli  sforzi 'durati  a  soanteiiere  lit 
pace  e  conciliare  i  dispareri  esistenti  sullo  stesso  terreno  col  Ga- 
binetto britannieo,  epo^edere  in  taleaeeordo,  com'andie  nella 
oooperazione  colla  Russia ,  ohe  ci  sforziamo  di  acquistare, 
una  goarem^ia  pià^forte  a  conseginre  il  successo  desideiiBto« 

T&H  sono^  in  soBlanzavi  ponti  di  veduta  che  finora  guida- 
rono la  nostra  azione,  e  che  da  parte  nostra  siain  risoluti 
dr  mantenere  id  presente.  In  questa  via  crediamo  servire  mei 
.  modo  più  efficace  la  causa  conuine,  la  causa  cioè  della  pace 
e  del  mantenimenlio  dello  stalo  di  cose  esistente;  ma&tenÌT 
mento  a  cui  tendono  i  no^i  voti  coiAe  (^Ui  de'  nostri  al- 
leati fermaiìfici.  In  questa  vìa  oredìarao  servire  essa  causa 
muglio  che  p^  manifestuàoni  e  pmtiehe  le  quali  y,a  pari^, 
nosti:^,  non  rispondono  ne  aflo  scopo  ohe  si  crede  raggiuAt 
gare,  ikè  al  cM'attere;  dellai  situazione  attuale,  e  le  quali  contri^ 
buirebbero-aihzi  a  sn^tard' avvantaggio  le  passioni,  lór  prò* 
cateiande  km'  ésten^one-pìè  ^nde  die  0aor  ,nofi  avessero. 

Ant&tmo  Y:  E.  a  portare  il  presente  disipaocio.,,  dandone 
leìtturav-a  notizia'  del  Governo,  e  a  lasciarglieiie  cc^ia^  come 
agti^ftitri  Governi  presso  cui  siete  aoorediteto. 

Agjgrbdite,  eie. 

.  S0^t.D/.SG«£EU!aTZ.|  ...  ...i. 


— ^-'^<\/>AAAAAAAAAo 


DISPACCIO  spMllto  dal  Ministro  de^li  esteri 
«1  «otute  App^my  a  Loiidiray  e  dato  da  VieMn^i^ 
il  S»^  febhriM^y  iS59. 

Loid'  Loftus  mi  ha  confidenzialmente  fatto  lettura  di  un 
dispaccio  con  cui  .il  conte  di  Malme^ury  constata,  .che.jil 
Governo  britainnioO:iiimMpotrebtie,  «on  grande  suo  rìncrescir 
mento,  connsiderare.eeine  dissipati  i  timori  di  guerra  sparsi 
dopa  iViprincipio  di.questojuoino,  e  dm  per^ conseguenza  si 
credeva  (alligato  di  non .  jallentare  i  sugi  sforai  :  tondenti  .ad 


n        ' 

khpedtoei^um  conflagmaioDe  ohexartoi.MD  ai  ten?ebbe  nei 
confini  dcAf Italia.  : 

Ib  di^paieeió  ciriioiare^  spedito  ^  neootò  QayoBr-iaUQ.^mif(r: 
siofii  sarde  «a  propògit^  dell' imprestUo;  .the:  U  Gowema  «piol. 
contraria  in^^ta  di  appamcchi  militari,  presd^teitfMA^j^ewojfto' 
t)  parere  di  MalknesbQfy.,  iiki' dGoa«i(ine  {vopìola^  f  er  Tffini^ 
alM  due  forti  i  tHioi  odnsìgli  amichevoli.:  :  - 
■  <11  Gabinetto  britaniiiGO;,  sen^a^  faf>  emo  proprio^  i^fiiittta  dh 
partenta  di>  (piesta  Circolale,  cbe  tonde  a.  gt!a9ttA<^m  il^fer' 
stilo- ^.  contegno  miiiBecioso  cbe  F  Atistrìa.  a¥fabb«.  aasMftto^ 
mMé  frotìtieApe  piemontesi,  sèmbca  arer  a  (elione;  di  cónowiM'i^ 
it  punto  di  vista  onde  im  giudichiamo  quel  dMmmttì^  eiidt! 
COiì^ihoèrsìl'  (die  iion>  &  nostra  intendione  dt  aBs^lìfé  la  ;Sairr 
dègtia^  ft  obe  'Hoi^  saremiqo  aniii  diìspoatt>  ai.dfff  rmano  Minni 
ae4)b]^  •  col  i  aoveri>6  piemontése  il  <)iaaiié>  permettesse:  aUa  dwb 
pfttitt  di -ritirare  ^  loro  truppe  dalle  rhpetttvdNJfonliera»^::  i 

Noi  eappiamoi  a^rezzaiPèiinel  ^todoror  valenti  &toaii«be) 
iiifi|)(ratono'({neG|t0:apeiTtttre<a]iii6hettdih  e  mi  ci  ftiaaMiaAio 
ben^  sincetanMittei  aldenderio  d«l.Goiteroo  bfiiianoico,  dienti 
sparmiare,  se  è  pc^siinle^lor  calamiti  di  ^na<€onlagriaiohB* 
generale.  Afferriamo  volontieri  qnest'occasioBe  dr -dntrwé  a 
questo  rij^rdo'  iti  atlbufi^  spiegazioni  che,  spero,  metteranno 
in  tutta  la  loro  luce  le  nostre  intenzioni  pacifiche. 

Quali  sonp  le  accuse  fòrmolate  coìilTO  di  noi  dalla  cirix)^ 
lare  del  conte  di  Cavour?  Elleno  si  riassumono  nella  prote- 
sta fetta  dhr  questo  tninistro  èontro  risflvcm^  pèBpdtìderante 
cfiè-  f  Austria  esercita,  seconda  lui.  ìnr  «IMltoL.oltre  i'  HMitl <Ae 
i  trattati  le  assegnarono,  e  che  costftuistiet  \tM  Mhiaceia^to- 
stante  per  la  Sardegna. 

'Esamiiniaitiò  piiis  da^  «ioi»a  qudsCa:  strada  accusa.  0  mUn- 
gànnc^',  od  è  neil»  ì^Uwi  delle  cose  che  b  gnmdi  eorpl' 
politici  :|^ano  sempre  ehiamati  ad  essroitare  >  una*  certa»  in--* 
flUMim  sugli  Stati  vieini.  Gib  ohe  importa  altii)iterei»e^6«- 
naie  si  è^  che  qite^t^isfluensa  noni  Ma>glirmm«(i^ù3ar|^  é> 
rtm  iia*  gfrèttataf  a  dmno  didl^lndip^dentsa  d^iai'  ^ro  StURi: 


i' Austria  fu  piii  ivolte  n^cas^  fU JpA^wpmt^a^^ìaqp.^oGT 
oarritrko  a'Gavemi  itftliao)  abbattuti  daUa  viv(4|u^pe,.Q^«&^ 
ioocoffit  non  furono  »m.  imposti  a  Qp^woo;  ami  non  furano 
accordali*  che  alle  Bolleeite^ioni.  dei  polari  tegUUmi  coq  tots^e 
dimteresse,  con  viste  d'ordine,  4ì  pa«8  ^  di  tnajupiillità  pq- 
Uicaiiiobstri  soldatini  rltiraropp  non  si  tosto  icjìe  l^lfgl^ 
tiiia  anlovità  si  è  teovata  «oiPts^Udatft^  a;$pgno:  di  non  ,a^ 
più  bisogno  della  loro  assistenza.  Il  conte  di  Cavons  npn 
devo  arisaiire  .lììdto  allo  ,neUa  istoria  d«l^  eoo  9Si&^  9»t  incen- 
trate uiì  esempla  di  aifbtti  servigi  r^i  dall' Aìjstriaiall?  dh 
naatia  di  Savoja;  ;A  queliempo;  èveco,  ^e  teorie  f)[^o^(wne 
di  diritto  pnblicov'  messe  in  toga  4ìì\  cont^  dLJ(;:av^ODr,  qoq 
iHrevano  aneorat  preso*  radice  iot- Piemonte.      .       .i.      ;   . 

Noi.  non  ci  fieifmei^einocpiti  oUre.nelJ(af  co^o^ipi^iqnant,^  sia 
assordo  ià  rimpsotero  «he  si  vorrebbe  fa^eipi^rilw  Aduna 
chsì  nostri  principi  pirlitìei  e  la  rettitudine  deUe  .i^tne 
intenzioni  ispìfano  ai  nostri  vìcint. Ciò  cbe  fu  detto i  cóntro 
i  trattati  d'àlleaojca*  cbd  sono  vìgenti  tra  n^lied;  aiaqni-Sjtaiì 
italiani  V  non;  :ei  pare  gnairi  pia.  eerìov'        * 

tGiiie  ^sa  bawi:  in  fatto  di  più  ìnuocuo»'  &  di  più  gtwtn 
daV  lato  «^^l  diritto  ddlie  ganti,  4i  più  conforme  all'interesse 
universale  idei,  mantenimento  dnll-ordtoe  e  deUa  paco,  cbe  i 
trattati  d'alteania  ooikehinsi  tra  Stati  indipendenti,  nel  solo 
interesse  di  una  legittima  difesa,  che  imponfoniD  iille  parli 
contraenti  obbligazionii  s^probfae^  le  i|naK  non  retuno  '  la 
nl«fQi»a.'ljislione  a'jdtritti. delle  altra  Poihavse?  Ma  ae  qnMtà 
teaAtati'naii^  sono  lia  iftodol  tinuna  :eonttarj  ai  prindpj.  del 
dlrittp  pbiilHJe,  non  ^dnriàmo  Htàeà  a;  capire  che  sono:. tali 
da  mettei*  inea^lio'  àU'azionp  ed  aUe  mire  ambizioste  di  na 
Géveroo,  il  quale,  non  emìtaiito  di  es&ere  iiUnramente  p9h 
drone  iq  casa  snav  se  assmeie  ii  €6m|dtafdi  ongano  priivite^ 
giato  dei. pretesi  dolùrir  delFItalia,  e  si  attdbnìsee  ia  miisiMcf» 
attamente  disdettagli  da^i  altari  Sovrani  italiani;  dì  portar  la 
pàfola^ia  nome,  di  tutta  la  Pentola;  ^         ^i    ^  ! 

Il  diritto  di  «fare. appello  a  soeborsi  stranièri >  iF  conte  'dt 


Cavour,  mentre  lo  accorda  nell'interesse  del  disordine,  lo  con- 
tèsta ai  Governi  legittimi  che  pure  hanno  la  missione  di  ve- 
gliare  suli- ordine  pablico  6  di  guarentire  la  sicnreiza  dei 
strdditi  ioro  pacifici.  E  codesti  strani  principj,  il  Gabinetto 
di  Torino,  nel  momento  che  li  proclama,  lascia  accreditare 
ropìnione  che  egli  può  confare,  al  proseguimento  de'  suoi  di- 
visamehti  aggressivi,  sull'appoggio  d'uTìa  grande  Pirtenza  li- 
mitrofa. ' 

Codeste  contraddizioni  sono  ti^oppo  palpabili  per  lasciar 
su^istere  n  menomo  dubbio  die  i  lamenti,  fonnolati  contro 
I-influenza  che  eserciterebbe  l'Austria  oltre  ai  lìmiti  dei  trattati, 
non  sono  che  vanì  e  futili  pretesti.  Ciò  che  hawi  dì  vero 
nel  fondo  di  queste  declamazioni,  eccolo.  Nel  W48  il  Re  di 
Sardegna  invase  a  mano  armata  la  Lombardia,  senza  prece* 
dente  dichiarazióne  di  guerra,  e  senza  poter  altrimenti  giu- 
stificare questa  rottura  della  pace  che  col  sentimento  nazio- 
naie,  che  lo  spingeva,  diceva  egli,  a  venir  a  soccorrere  i  fra- 
tèlli oppressi.  L'ingiusto  aggressore  fu  respinto  in  due  cam- 
pagne vittoriose.  L'Austria  non  approfittò  dei  frutti  dellasua 
vittoria  che  con  una  moderazione  a  cui  l'Europa  rese  giusti- 
zia. La  pace, 'sottc^critta  una  volta,  l'abbiamo  noi  presa  sui 
serio.  All'oppòsto  la  terza  entrata  in  campagna  (la  terza  ri^ 
scossa)  non  c^sò  mai  dal  far  parte  dd  programma  del  Ga- 
Mnelto  di  Torino.    ^ 

Mentre  aspettava  il  momento  opportuno  per  farci  la  guerra 
a  mano  armata,  il  Piemonte  ci  fece  una  guerra  sorda,  lasmiido 
un  lìbero  coi^o  4  sia  alle  calunnie  ed  agli  insulti  che  una 
stampa  licenziosa  ci  profondeva  giornalmente,  sia  agli  appìelli 
alla  rivolta  che  essa  faceva  alle  popolazioni  degli  altri  paesi 
italiani,  sia  infine  alle  dimostranzioni  ostili  d'ogni  fattoi;  Al* 
lorquando,  due  anni  fa,  Tlmperatove,  nostro  augusto  padrone, 
visitò  le  sue  Provincie  italiane,  segnaiido  il  suo  passag^ 
con  atti  di  grazia  e  di  beneficenza,  la  stampa  piemontese  raA- 
doppiò  il  suo  furore,  e  portò  la  demenza  fino  all'apologia 
del  regicidio.  Si  è  allora  che  presenlammoal  Gabinetto'  di 


Tormo  la  semplice  quisttooe:  quali  gaaee&tigie  poteva  som-  • 
ministrard  contro  la  proluogazto&e  Uid^nita  d'una  stato  éb 
G0S6  si  attentatorìo  alle  rdiaziom  d'amicizia  che  noi  desìde- 
ravaiBO  vedere  sussistere  tra  i  due  Govemii  E03O  ciò  cbe<  ii 
conte  di  Cavour,  nel  suo  linguaggio,  ditama  esigere  medifr* 
eaaoBÌ  alle  ìsUtozioni  del  suo  paesel 

Llnearkato  d'aSsbri  deU^imperatore  la  richiamaio  da  Torino 
pei  non  essere  più  festimooia  oculare  d'ima  sttuasnoi^^ 
male  a  cui  il  Governo  piemontese  non  Toleva  rimeffiare.  Ma 
qwsta  sospensione  delle  relazioni  diplomatiche  non  c'impedì 
^  ccHittnuare,  come  per  lo  passato,  a cembinaiee a concei^ 
tare  colle  autoriti  piemontesi  tatto  ciò  che  è  di  natura  a  fa- 
vorire e  &vilu|>pare  le  comunicaaioni,  te  relazioni  commercialt^ 
m  una  parola,  le  relaaioni  di  Im»  vicmato  tra  gli  aèitanti 
dei  due  paesi.  A  dispetto  di  cpiesta  buona  volontà  e  di  questa, 
moderazione  costanti,  a  dispetto  della  nostara  inesauriUte  pa^ 
zienza,  grida  di  guerra  frenetiche  si  alzarono  oltre  Ticino;,^ 
specialmente  sul  principio  di  quest'anno* 

In  vist»  dell'agitazione  provocaita  da  qmll'ardore  di  guefin,, 
coi  il  discorso  reale  pro&unsnato  neir24)ertura  del  Padacnentoi 
e  le  susseguati  spiegazioni  dei  ministri  non^  erano  certo  taC^ 
da  scoraggiare ,  il  Goremo  imperiale  si  è  alla  fine  deoso  # 
inviare  rinforzi  noi  Regno  Lombardo^Veneto.  QcKestà  «x^ura, 
comandata  daUa  più  semplice  prudenza,  non  ha  che  uno  scopo* 
puramente  difensivo.  L'asserzione  del  conto  Ga^vour,  due  fòsse) 
misara  os^  diretta  contro  la  Sardegna,  non  è  più  fondata; 
diecpi^aper  cui  afferma  che  le  guarnigioni  di  Bologna  &d'An- 
cona  erano  state  aumentate. 

Tal' è  la  situazione  ridotta  a'suoi  termini  pia  semplkn.  Lamano^ 
sulla  coscienza:  che  cosa  potremmo  noi  iare  per  attenuarla 
e  per  cangiarla  in  meglio?  Chi  potrebbe  spingere  più  in  tài 
di  quello  che  abbiamo  fottd  noi  la  moderazione  e  la  longa* 
ntmità?  E  le  Potenze  che,  come  la  gran  Bretagna,  dd^Kteano' 
al  mantenimento  detta  pace  una  sollecitadme  non  meno  ghisftsi 
che  onorevole,  non  si  sentirebbero  chiamate  a  pigliarsi  f  as- 

Archivio  9  eie,  4 


96 

•sunto  di  togliere  là  sorgente  dei  male,  riconducendo  il  Pie- 
monte ad  un  giudizio  più  sano  de'suoi  diritti  e  de'sooi  doveri 
internazionali?  —  Coi  loro  sforzi  riuniti  il  Gabinetto  di  Torino 
venga  impedito  di  proseguire  nella  sua  parte  di  provocatore 
in  cui,  abusando  i  vantaggi  della  sua  posizione  e  la  tolleranza 
deirEuropa,  si  compiace  da  parecchi  anni;  e  si  vedrà,  siaoH) 
certi,  rinascere  nel  resto  dèlia  penisola  la  tranquillità  e  la 
pace  morale  che  gli  eccitamenti  continui  dd  Gabinetto  di  To- 
rino tendono  a  sbandire. 

Affrettiamoci  di  prevenire  un'  obbiezione  che  presentiamo. 
La  scontentezza  d'una  parte  delle  popolazioni,  massime  nel- 
r  Italia  centrale  e  meridionale,  ci  si  dirà,  ha  la  sua  sorgente 
principale  neir  amministrazione  difettosa  dei  Governi. 

Mentre  riproviamo  le  mille  calunnie  con  cui  si  procura  dì 
eccitare  l'opinione  contro  questi  Governi,  noi  non  ci  sentiamo 
chiamati  a  sostenere  la  tesi  che.  tutto  sia  perfetto  nell'or- 
ganamento e  nel  sistema  amministrativo  dei  loro  paesi.  Anche 
là  dove  le  istituzioni  sono  più  eccellenti,  bisogna  molto  ac- 
cordare all'imperfezione  d^li  istrumenti.  Da  un  mezzo  secolo 
in  qua  l'Italia  si  è  data  ad  ogni  sorta  di  esperienze  politi- 
che. I  sistemi  più  diversi  vennero  a  vicenda  messi  in  pratica. 
In  oeoseguenza  all'introduzione  di  istituzioni  phe  fanno  prova 
mirabik  là  dove  furono  sviluppate  e  maturate  dai  secoli,  ma 
che  non  sembrano  omogenee  al  genio,  alle  tradizioni  ed  alle 
condizioni  sociali  degli  Italiani,  si  videro  succedere  nella  Pe- 
nisola sovvertimenti  deplorabili,  scene  di  disordine  e  di  san- 
guinosa anarchia,  Non  sono  i  consigli  dell' Austria  che  ad- 
dussero que' giorni  nefasti  dell'istoria  moderna  dell'Italia. 
All'incontro  noi  abbiamo  sempre  francamente  applaudito  ad 
ogni  migliorìa  che  recasse  l'impronta  della  sana  pratica,  ab- 
biamo costantemente  accolto  con  sSdisfazione,  e  favorito, 
secondo  la  nostra  influenza,  qualunque  bene  inteso  progresso. 
Consistati,  abbiamo  dato,  in  tutta  coscienza,  il  nostro  avviso 
dopo  maturo  esame  di  tutte  le  circostanze. 

Qiu^ste  misure  possono  non  aver  prodotto  tutto  il  bene  che 


^7 

altri  poteva,  aspettare.  Ma  chi  oserebbe  rifonderne  tutta  la  ri- 
sponsabilità  sdir  azione  dei  Governi?  Ciò  che  è  certo  si  è  che 
tutti  gli  Stati  grandi  o  piccoli  hanno  ai  giorni  nostri  da  lot- 
tare contro  potenti  ostacoli.  Abbiamo  più  sopra  dimostrato 
che  la  libertà,  come  è  intesa  in  Piemonte,  libertà  vicioa  alla 
licenza  e  affrancata  dal  rispetto  scrupoloso  dei  diritti  altrui, 
non  è  senza  gravi  inconvenienti  per  gli  Stati  limitrofi.. 

Con  :ci6 .  riconosciamo  che  il  Governo  Piemontese  stesso  è 
prima  *  di  chicchessia  il  giudice  del  regime  interno  che  con- 
viene al  &U0  paese.  Ma-  come  noi  rispettiamo  a  questo  ri- 
guardo la  sua  autonomia,  non  ci  crediamo  del  pari  autoriz- 
zati ad  imporre  ad  altri  Stati  italiani  un  sistema  di  Governo/ 
e  a  determinare  Topportunità  dei  momento  per  fare  a  questo 
sistema  i  miglioramenti  ch'ei  potesse  richiedere. 

Checché  ne  sia,  il  grande  argomento  mes^  innanzi  con- 
tro :  l'amministrazione  pontificia  si  è,  che  essa  non  può  so- 
stenersi che  coirajuto^degli  stranieri;  A  questo  noi  rispon- 
diamo semplicemente,  che  il  Gabinetto  del  "Vaticano  è  già 
entrato  in  pratiche  tanto  coH'Austria  quanto  colla  Francia 
per  es^^ro*  lo  sgombro  degli  Stati  pontiflcj,  preparato  da 
lunga  mano  colla  diminuzione  successiva  dei  corpi  d'occu- 
pazione e  colla  riorganizzazione  progressiva  della  forza  ar- 
mata pontificia. 

Somministrando  al  Sommo  Pontefice,  spodestato  dalla  ri- 
voluzione, il  soccorsa  delle  loro  armi,  l'Austria  e  la  Francia 
servirono  ad  un  grande  interesse  d'ordine  sociale.  La  &^ 
vranità  temporale  del  Santo  Padre  è  una  delle  guarentigie* 
del  libero  esercizio  del  suo  ministero  apostolico  e  delPindi- 
pendenza  del  capo  spirituale  M  cattolicismo.  Tuttavia  il 
giorno  in  cui  il  Governo  pontificio  dichiarerà  che  la  riorga- 
nizzazione della  sua  forza  armata  ha  fatto  abbastanza  pro- 
gresso per  poter  da  se  bastare  ai  bisogni  deirordine  e  did^la 
sicurezza  interna,  rimperatoro,  nostro  augusto  padrone^  sarÀ 
lieto  di  poter  richiamare  ie  sue  truppe,  perchè  vedrà  in.quer 
sto  risultato  un  nuovo  pegno  della  sollecitudine  paterna  che  il 


Santo  I^re  accorderà  egualmente  al  migUoram^to  succes- 
sivo d^altri  rami  di  pablico  servizio. 

Del  Testo,  non  ci  diesimaliamo  che  le  difficoltà,  incontrate 
daiiGovemo  pontificio  neiradempimento  del  suo  cémpito,  pro^ 
vengono  molto  meno  dalF  intemo  dbe  dagli  elementi  rivolu- 
rionarj,  àsììe  inflnenae  e  dadle  ^eccitazioni  ciie  {cartono  smza 
posa  dall'estero.  Per  potere  sperare  su  questo  termo  pronti 
e  Mici  risiidtati  nnlla  è  più  indispensabile,  ripeto,  che  d'o* 
perare  sul  Piemonte,  affinchè  rispetti  Tindipendenza  degli  air 
tri  Stati  italiani,  appunto  o)me  la  sua  indipendenza  è  rispet- 
tata da  lon),  come  òa  noi,  nei  limiti  assegnatigli  dai  trattati. 
%  Sol  allorquando  questo  r»ultato  sarà  ottennio,  .il  Governo 
pontificio  e  gli  altri  Governi  italiani  potranno  con  efficacia 
occuparsi  dell' introduzione  dei  raiigliorameBti  che  conipcffta 
la  ioro  amministrazione  interna.  Allora  altresì  ^i  avvbi  he- 
nevoli  dell'Austria,  clie  più  di  tutte  le  altre  Potense  è  inte- 
ressata al  ben  essere  e  alla  prosperità  ddla  Penisola,  non 
vferranno  loro  meno  in  tale  conformità. 

Incarico  V.  E.  di  sottoporre  queste  considerazioni  al  por 
dizio  lllunnnàto  del  Gabinetto  Imtannico.  Noi  siamo  troiq)o 
penetrati  dell'immensa  risponsabilità  ohe  innanzi  a  Dio  e  in- 
nanzi agli  uomini  peser^be  sopra  coloro  che,  senza  legittimo 
motivo,  turbass^o  la  pace  dell'Europa,  per  non  avene  som- 
mamente  a  onore  che  un  governo  amico  ed  alleato,  come  la 
gran  Bretagna,  sia  interamente  edificato  inbMrno  alte  nastro 
hifteB^oni  pacifidie.  • 

L'Austria  non  nudità  alcun  progetto  ostile  contro  il  Pie- 
monte. Ella  si  asterrà,  non  ostante  le  giuste  querce  die  po- 
trebbe far  valete,  da  ogni  atto  aggressivo  finché  il  Gofremo 
sardo  dal  lato  suo  rispetterà  f  inviolabilità  del  territorio  im- 
penale, e  di  quello  dei  suoi  alleati.  L'Imperatore,  nostro  au- 
gusto padrone  (V.  E.  e  autorizzata  di  assicurale  lord  Mal- 
fnesbury),  non  brandirà  eia  spada,  <Aie  perla  dilesa  dei  suoi 
diritti  incontestabili,  e  jper  il  mantmiimento  dei  trattati,  che 
9ioi  consideriamo,  al  pari  del  Governo  britannico,  come  la 
sola  guarentigia  solida  dell'ordine  politico. 


Famrisoa,  sig.  conte,  di  fare  iattura  di  questo  dispaccio  a 
lord  Malmesbnry;  e  dargliene  copia,  se  Sua  Signoria  lo  desi- 
dera. Riceva,  eoe. 

Conte  BuoL. 

87  Febbraio  1889.  -*-  ArriBO  a  Fmiui  di  lArd  Cowky^  àmbasciai$f$ 
di  S.  M.  Britannieay  inearioato  d'am  ndsmne  ufficiosa  otmto 
per  Ucopo  di  preparare  una  baae  ad  ulierioriufidaU  negozia- 
zioni^  mediante  un  ratwicinaniento  tra  la  Francia  e  V Austria. 


wiictggoK»»^ 


^OTIFICAZIOTWB. 

Modena,  5  Mano  48(9. 

Alcuni  sudditi  estensi,  specialmente  delle  provincie  oltre- 
apennine,  sonosi  recati  alFeslero  con  animo  di  reagire  contro 
il  proprio  legittimo  Governo  ;  e  siccome  quest'assenza  non  è 
punto  a  considerarsi  come  semplice  contravvenzione  al  |  214 
del  Regolamento  di  Polizia  risgnardante  coloro  che  vanno 
all'estero  sprovvisti  di  recapiti  di  giro,  così,  in  adempimento 
dei  sovrani  comandi,  si  prescrive: 

i.^  €ìmw9»,  GoiM  sopra,  suassentb  dopo  il  1.^  gennajo 
p.  p:  6  rientrò  in  patria  senza  speciale  permesso,  sarà  ar« 
raitato  e  sottoposto  a  pena  diseìpiinare  da  uno  fino  a  due 
mesi  di  caitusre. 

2.^  Quelli  ohe  si  sono  assentati  o  cbe  si  assentass^*o  d'ora 
ÌB  poi  e  rientrassero  senza  permesso  dd  Buon  Governo,  pu* 
Uieala  che  sia  la  pf  esente  Nolificaeione,  saranno  sottoposti 
a  peoa  ctHrezianate  lino  a)  mas^mo  grado  stabirito  dal  §  9, 
Art.  5  del  suddetto  Reg^olsttnento,  a  seconda  della  precedanle 
loro  coDÓotta,  e  delle  cii«oslaaze  più  o  meno  aggravanti. 

3.^  Balie  premesse  misure  vengono  ecoettnati ,  e  saranno 
perdo  soletti  soltanto  alia  peaoa  correoicHìale  ficsata  dal  snc^ 
citato  §  214,  coloro  che  sortiti  già  dallo  Stato,  conclndenìte* 
mente  eomproveraimo  «sersi  trattenuti  in  estere  località  per 


30 
interessi  priTati,  e  non  mai  per  reagire  in  modo  alcuno  contro 
il  proprio  legittimo  Governo. 

4.^  Se  fra  gli  assentati  si  trovassero  impiegati  sta*étti  da 
giuramento,  militari  attivi,  o  militi  di  riserva,  al  rientro  in 
patria  saranno  posti  i  primi  a  disposizione  del  potere  giudi- 
ziario, i  secondi  a  dipendenza  del  foro  militare  pdi  relativo 
ordinario  giudizio  a  termini  di  l^e. 

5.®  Pei  colpevoli  di  altri  delitti  commessi  o  prima  o  contem- 
poraneamente 0  dopo  l'assenza,  avrà  luogo  l'applicazione  delle 
rispettive  leggi,  oltre  la  pena  stabilita  sotto  li  §§  1  e  2. 

Tanto  si  deduce  a  publica  notizia  perchè  serva  dì  norma 
a  chiunque,  e  perchè  i  funzionar]  poUtid  e  la  forza  publica 
ne  curino  la  esatta  osservanza. 

//  Ministro  De  Buoi. 

Articolo  nfflclale  del  Monlteiir,  conceriieiite  lo  stato 
della  questione  italiana  e  le  intenzioni  deirimpe- 
ratope  Napoleone  Ili  a  riguardo  di  essa. 

Parigi,  5  Mano  4859. 

e  La  condizione  delle  cose»  in  Italia,  quantunipie  già  antica, 
prese  in  questi  ultimi  tempi,  agli  occhi  di  tutti,  una  tale 
gravità,  da  dover  naturahnente  fermare  l'attenzione  ddl' Im- 
peratore; imperocché  al  capo  di  una  grande  Potenìsa,  come 
la  Francia,  non  è  lecito  isolarsi  dalle  questioni,  che  interes- 
sano l'ordine  europeo.  Aniihato  4a  uno  spiritò  di  prudenza, 
ch'ei  sarebbe  colpevole  di  non  aver  avuto,  egli  si  preoccupa 
lealmeifte  della  soluzione  ragionevole  ed  equa,  che  potr^e 
ricevere  tali  delicati  e  difiGicili  problemi. 

e  L' Imperatore  nuir  ha  da  nascondere;  nulla  da  disconfes- 
sare, né  nelle  sue  preoccupazioni,  né  nelle  sue  alleanze.  L'in- 
teresse francese  domina  la  sua  politica  e  giustifica  la  sua 
vigilanza. 

€  A  fronte  delle  inquietudini  mal  fondate,  ci  piace  crederlo, 


3t 

che  GomiQoasero  gli  animi  ia  Piemonte,  l'Imperatore  promise 
al  Re  dì  Sardegna  di  difenderlo  contro  ogni  atto  aggressivo 
deir Austria;  ei  non  promise  nulla  di  più,  e  si  sa  ch'egli 
manterrà  la  parola.  . 

e  Sono  questi  pensieri  di  guerra?  Da  quando  in  qua  non  è 
più  conforme  allei  regole  della  prudenza  di  prevedere  le  dif- 
ficoltà, più  0  meno  vioinov  e  ponderarne  tutte  le  conseguenze? 

<  Abbiamo  indicato  quant'ha  di  vero  nei  pensieri,  nei 
doveri,  nelle  di^osizioni  dril'Itnperatore;  tutto  ciò,  die  le 
esagqrazioni  della  stampa  ci  ^giunsero,  è  immaginazione, 
menzogna  e  delirio-  * 

e  La  Francia,  dicesi,  fa  considerevoli  armamenti.  Quésta 
è  un'imputazione  affatto  gratuita.  Non  lu  oltcepassato  lo  stato 
effettivo  normale,  ammesso  due  anni  fa  dall'Imperatore  per 
l'assetto  di  pace.  L'artiglieria  compera  4000  cavalli,  per  rag- 
giungere quel  limite  prestabilito;  I  reggimenti  di  linea  banno 
2000  uomini,  ogni  reggimento  di  cavalleria  900. 

e  Si  dice  altresì  che  i  nostri  arsenali  ricevettero  un  im- 
pulso straordinario.  Si  dimentica  che  abbiamo  tutto  il  corredo 
della  nostra  artiglieria  da  cangiare,  e  tutta  la  nostra  flotta 
da  trasformare.  Quest'ultima  impresa,  da  lungo  tempo  riso- 
luta per  dare  alla  nostra  flotta  il  suo  stato  normale,  è  san- 
cita da  voti  annui  del  Ck)rpo  l^slativo;  e,  malgrado  l'alacrità 
più  lodevole,  parecchi  anni  saranno  ancor  necessarii  al  com- 
pimento di  que' lavori. 

a  Finalmente,  si  piglia  inquietudine  pegli  apparecchi  della 
nostra  marina.  Tutti  quegli  apparecchi  si  limitano  all'arma- 
mento di  quattro  fregate  pel  trasporto  delle  truppe  di  Francia 
hi  Algeria  e  d'Algeria  in  Francia,  e  di  quattro  trasporti  misti, 
destinati  a  provvedere  alle  diverse  eventualità,  segnatamente 
al  servigio  di  Civitavecchia  ed  al  rifornimento  della  nostra 
spedizione  di  Cocincina,  per  Alessandria. 

e  Tali  sono  i  fatti.  Essi  debbono  rassicurare  completamente 
gli  animi  sinceri  sui  disegni  attribuiti  all'  Imperatore,  e  far  giu- 
stizia delle  asserzioni  degli  uomini,  interessati  a  sparger  dubbi 
su'  pensieri  più  leali  e  nuvole  sulle  situazioni  più  chiare. 


•    33 

«  Non  è  egli  tempo  di  domandare  quando  cesseramio  te 
vaghe  ed  assurde  voci,  diffuse  dalla  stampa  da  un  capo  del- 
l'Europa air  altro,  efae  rappresentano  da  per  tutto  alla  credulità 
publica  l'Imperatore  come  provocante  la  guerra,  e  fanno 
responsabile  lui  solo  delle  inquietuditii  e  degli  armamenti  del- 
l'Europa?  Chi  può  avere  il  diritto  di  traviare  cosi  oltraggio- 
samente gli  animi,  d'inquietare  cosi  gratuitamente  gr interessi? 

e  Dove  sono  le  parete,  dove  sono  le  Note  dqptotoatiche, 
dove  ^oùù  gli  atti,  che  impfichino  la  volontà  di  provocare  la 
guerra  per  le  passioni  eh' elF appaga»  o  per  la  gteria  ch'ita 
*  procaccia?  Chi  ha  veduto  i  soldati,  chi  ha  noverato  i  cannoni, 
chi  stimò  le  provvisioni,  aggiunte  oon  tanta  spesa  e  tanta 
fretta  allo  stato  normale  e  regolare  ddl' assetto  di  pace  in 
Francia?  Dove  sono  le  love  straordinarie,  te  cyamale  di  classi 
anticipate?  In  qual  di  si  richiamarono  i  soldati  m  congedo 
rìnnovabite?  Chi  potr^be  mostrare  infine  gli  demeati,  per 
minimi  che  si  vogliano,  di  qudle  accuse  generaU,  che  la 
malignità  inventa,  la  credulità  diffonde,  e  la  stoiteatza  accetta? 

e  Senza  dubbio,  come  dicevamo,  l'Imperatore  veglia  sulle 
cause  diverse  dì  complicazione,  che  possono  sorgere  sull'o- 
rizzonte. £  proprio  d'ogni  saggia  poUtica  cercar  di  scongiu- 
rare gli  avvenimenti  o  le  questioni,  ch0  possono  tvffbsure  l'or- 
dine, senza  del  quate  non  è  possibite  alcuna  pace,  aJcuna 
transazione.  I!ton  occorre  tregua  a' veri  affari;  ma  sicurezsa 
e  avvenire. 

<  Una  sifiEatta  previdenza  non  è  né  agitazione,  né  provo- 
cazione. Stodiare  le  questimi  non  è  crearte;  torcere  da  esse 
gli  sguardi  e  l'attenzione  non  sarebbe  neppure  rimuoverte. 
né  scioglierle. 

«  Del  resto.  Tesarne  di  tali  questioni  e  entrato  netta  via 
diplomatica,  e  nulla  autorizza  a  credere  che  l' esito  non  ne 
sia  favorevole  al  consolidamento  della  publtea  pace. 


38 
DiehiaraBioiiie  del  miiiiistro  de^lt  «^«t^ri,  b#M»iie« 
de  SeliletnHs^  alla  Camera  dei  IHpaiati  m^ 
raUitndSne  della  Prawia  di   frante  alle  ^»U 
stfenti  eom^leaUiOiii  polttielie« 

BertiDO,  10  mano  i859. 

la  mezzo  al  movimeato  che  durante  la  scorsa  settùnami, 
si  maDifestò  nelle  altre  parti  della  GerzBaDìa,  la  rappr^eataìKsa 
provinciale  prussiana  conservò  im  couìtegaò,  chele  assioiira 
il  diritto  alla  riconoscenza  del  governo  non  che  a  quella  di 
tutto  il  paese.  In  questa  moderata  condotta,  a  fronte  dell'ec- 
citazione generale  degli  animi,  la  nazione  riconoscerà  con 
giusto  orgoglio  la  più  eloquente  prova  di  quel  latto  potitioo  e 
di  quella  saggia  prudenza  che  si  conviene  ad  un'assemblea 
la  quale  è  chiamata  a  rappresentare  gli  interessici' un  gran 
paese.  Ma  il  governo  saluta  in  essa  un  caro  pegno  della  fidu- 
cia dalla  quale  si  sente  rafforzato  neiradempimento  dei  gravi 
obblighi  che  gli  incombono.  Esso  crede  ora  venuto  il  momento 
in  cui  gli  ^ia  concesso  di  esporre  alla  rappresentanza  proiin* 
cijile  in  tratti  gwerali,  ed  in  quante  lo  permetta  ia  deijcar 
tezza  dell'argomento,  il  punto  di  vista  che  segue  nelle  quir 
stioni  del  giorno  sòrte  cosi  repentinamente.  Le  apprensioni 
che  ispira  lo  stato  attuale  delle  condìnoiii  d'Europa  non  si 
possono  tutte  ridurre  ad  alcune  questioni  nettamento  pr^cisate^ 

Esse  risultano  assai  più  dal  {»:ofondo  malcontento,  nato  da 
qualche  tempo  fra  singole  Potenze,  e  chesi  manifestò  in  una 
serie  di  fatti  parlanti.  In  presenza  di  un  tale  stato  di  cose.^ 
il  governo  non  poteva  essere  un  momento  in  .dubbio,  sulr 
l'assunto  che  deve  proporsi  la  Prussia. 

Assicurare  ai  trattati  europei  la  stima  che  loro  è  dovuta^ 
agli  esistenti  il  loro  vigore  e  cosi  garaoliire  la  pace  ad  una 
parte  del  mondo^  questo  ^lo  poteva  essere  1^  scopo  che  il 
governo  della  Prussia  doveva  sforzarsi  ad  ottenere  con  tutti 
i  mezzi  che  sono  a  sua  disposizione.  Non  legato  da  ohfoUgbi 
speciali  ad  alcuno,  e  nei  più  amichevoli  rapporti  collePotons^ 

Archivio,  $U.  5 


34 
ifileressate  più  da  vicino,  il  governo  prussiano  si  trova  nella 
fafforevole  posizione  di  far  valere  in  tutta  la  forza  da  ambe 
Fé  parti,  colla  stessa  imparzialità  ed  energìa,  il  suo  consiglio 
conciliante  e  pacificatore.  Diretta  dagli  stessi  motivi  ed  allo 
stesso  scopo,  agli  sforzi  della  Prussia  si  unirono  gli  sforzi 
della  sua  intima  amica  Tlnghilterra ,  e  come  finora,  anche  oggi 
due  gabinetti  si  abbandonano  alla  speranza,  di  molto  aumen- 
tata in  questi  ultimi  giorni,  che  ai  loro  sforzi  comuni  non 
verrà  meno  il  desiderato  successo.  Ma  per  questi  sforzi,  di 
ahitare  come  Potenza  europea  a  sciogliere  una  gravissima 
complicazione  europea,  la  Prussia  non  dimenticherà  mai  la 
sua  vocazione  tedesca. 

Come  il  governo  prussiano  è  al  fatto  della  slima  coscien- 
ziosa dovuta  ai  trattati  europei  e  dello  stato  di  diritto  in  Eu- 
ropa che  riposa  su  questi  ultimi,  così  esso  è  parimenti  pe- 
netrato dalla  convinzione  che  la  politica  della  Prussia,  se 
deve  corrispondere  all'alta  vocazione  del  nostro  paese,  deve 
sempre  essere  nazionale.  Ogni  interesse  veramente  tedesco 
troverà  sempre  nella  Prussia  il  suo  più  caldo  rappresentante, 
e  dappertutto,  ove  si  tratta  di  mantenere  intatto  il  diritto  e  l'in- 
dipendenza della  patria  comune,  la  Prussia  non  esiterà  un  mo- 
mento, a  mettere  per  questi  comuni  beni  sulla  bilancia  il 
peso  dì  tutta  la  sua  forza.  iMentre  il  Governò  parte  da  que- 
sta base,  e  mentre  nell'attuale  complicazione  serve  così  nel 
modo  più  efficace  ai  veri  interessi  della  Germania,  adope- 
rando tutta  l'influenza  della  Prussia  come  Potenza  europea 
al  componimento  delle  esistenti  differenze,  esso  sa  di  essere 
pienamente  d'accordo  ed  unito  al  paese  ed  alla  dì  lui  rap- 
presentanza, e,  penetrato  da  questa  convinzione,  muove  tran- 
quillamente, ma  ad  un  tempo  con  ferma  risoluzione  incon- 
tro a  tutto  quanto  potrà  sorgere  dall'avvenire.  Giacche  qua- 
lunque cosa  dall'avvenire  possa  sorgere,  sempre  ed  in  ogni 
stato  di  cose  troverà  la  vecchia  Prussia  al  suo  posto  e  fedele 
all'assunto  che  la  Provvidenza  divina  con  mano  visibile  le  ha 
assegnato. 

Sott.   DOTT.   SCIILEINITZ. 


35 

n^OTA-GlRCOLiiltiE,  iu<tìrSzzaia  dal  eonsi- 
g^lio  federale  svizzero  a  tutte  le  Potenze  so- 
scrittrici  dei  trattati  di  Vienua  del  Ì8ÌI5  ri- 
g^nardante  Failhudine  che  terrebbe  nel  easo 
ehe  scoppiasse  la  gpuerra. 

Berna.-  li  matso  1801. 

«  Quantunque  gU  Stati  dell'Europa  godalo  oggi  pfena^ 
mente  dei  benefici  della  pace,  non  Y'ha  dubio  c)^  la  fidur 
eia  nella  durata  di  questa  condi:3Ìone  di  cose  è  scossa,  ed 
hannosi  motivi  di  temere  che  la  quiete  generale  possa.  ^^ 
sere  turbata  dalla  possibilità  di  impor^nti  avvenimenti      r, 

e  In  siffatte  circostanze  la  Svizzera  deve  alla. propri^, dir 
gnità,  alla  propria  qualità  di  Stato  ipdìpendente  e  libeirOt 
come  pure  alla  propria  costituzione  cid  al  pr€{)rio  oi^dina- 
mento  politico,  di  pronunciarsi  a  tem^o  ed  apertamente  sul- 
Vattìtudine  che  essa,  nella  previsione  di  certe  eventualità,  è 
intenzionata  di  prendere,  giusta  la  posizione  che  le  additalo 
la  sua  giacitura,  ìsl  sua  storia,  gli  Interni  suoi  bisogni  ei  le 
sue  rela;&ioni  cogli  Stati  esteri.  .  ^ 

f  II  Ck)nsiglio  federale  pertanto  dichiara  nel  modiO  piafcyr- 
male,  che  se  la  pace  europea  dovesse  essere  turbata,  la  Con- 
federazione svizzera  conserverebbe  e  difenderebbe  con  tutti, 
i  mezzi  di  cui  può  disporre  Tintegotà  e  la  neutralità  del  suo 
territorio,  alla  quale  essa  ha  diritto  in  forza  della  sua  qua- 
lità di  Stato  indipendente  ed  in  forza  dei  trattati  europei 
del  1815,  solennemente  riconosciuti  e  gi^arentiti.  Essa  adem^ 
pira  questa  missione  uniformemente  e  lealmente  verso  tutti.. 

<  I  trattati  #del  1815  dichiarano  inoltre  che  certe;  porzioni 
di  territorio  della  S^voja,  che  formano  parte  integrale  degli 
Stati  di  S.  M.  il  Re  di  Sardegna,  sono  comprese  nella  neu- 
tralità svizzera. 

«  Infatti  emerge  da  questi  trattati  —  cioè  dalla  dichi^ura** 
zione  delle  alte  Potenze  del  29  marza  1815  ;   dagli  atti;  di 


adesione  della  Dieta  svizzera  del  13  agosto  1815;  dagli  atU 
confusionali  del  ^  giugno  1815,  art.  92;  dalla  pace  di  Pa- 
fìgì  del  ^0  novembre  1815,  art.  3,  e  dall'alto  del  giorno  stesso 
che  proclama  il  riconoscimento  e  la  garanzia  della  perpetua 
neutralità  della  Svizzera  e  deirinviolai3)ìlità  del  suo  territorio 
—  che  le  parti  della  Savoja  indicate  in  questi  alti  godono 
della  ste&sa  neutralità  come  la  Svizzera,  colla  clausola  spe- 
ciale, che  «  ogni  qualvolta  le  Potenze  vicine  alla  Svizzera 
trovtngi  tn  istato  di  ostilità  aperte  o  minacciate ,  le  truppe 
di  !S.  M.  il  Re  di  Sardegna,  che  fossero  eventualmente  nelle 
Provincie  neutrattzzate,  debbono  ritirarsi,  ed  a  tal  fine  pos* 
sono  passare  per  il  Vallese,  ove  siavi  il  bisogno,  e  che  troppe 
di  nessuna  sorta  e  di  qualsiasi  Potenza  vi  possano  dimorare 
0^  passare,  tranne  quelle  che  la  Confederazione  svìzzera  tro- 
vasse bène  di  mandarvi  » . 

e  I  qui  riferiti  dispositivi  dei  trattati  generali  sono  stati 
in  ogni  loro  parte  confermati  nel  trattato  speciale ,  che  fu 
conchiuso  il  16  marzo  1816  fra  la  Confederazione  e  S.  M. 
il  Re  di  Sardegna. 

t  Se  adunque  te  circostanze  lo  esìgono,  ed  in  quanto  ciò 
sia  reso  necessario  per  assicurare  e  difendere  la  neutralità 
ed  integrità  del  suo  territorio,  la  Confederazione  svizzera  farà 
ttìo  del  diritto  consentitole  dai  trattati  di  occupare  la  parte 
Aeutrallzzata  della  Savoja.  Ma  in  ciò  è  compreso  che,  se  la 
Cìf^ttfederazione  ricorre  a  questa  misura,  essa  rispetterà  scru- 
polosamente in  ogni  sua  parte  le  condizioni  dei  trattati,  quella 
fra  le  altre  che  prescrìva,  che  l'occupazione  militare  da  parte 
della  Svizzera  non  impedirà  in  modo  alcuno  rammmistra- 
zione  instìtuila  nelle  dette  provìncìe  di  S.  M.  Sarda.  H  Con- 
siglio federale  dichiara,  che  egli  procurerà  ditmeltersi  d'ac- 
eordo  col  Governo  di  S.  M.  il  Re  di  Sardegna  sulle  condi- 
rioni  particolari  di  una  simile  occupazione. 

«  Il  Consiglio  federale,  per  ultimo,  si  abbandona  alla  spe^ 
ranza  che  questa  sua  dichiaratione,  libera  non  meno  che 
léaló,  sarà  accolta  favorevolmente  dalle  alte  Potenze,  ed  esse 


37 
pienamente  comprenderanno  il  punto  di  rista,  al  quale  egli 
dovette  porsi  in  presenza  dell'attuale  situazione  politica  e 
nella  previsione  delle  possibili  eventualità. 
«  Egli  cc^lie  roccasione,  ecc*. 

ID  jiohie  del  coaBlgllo  federale  : 

//  pres.  della  Confederazione  Stamppli. 
//  cancelL  della  Confederazione  Schikss. 


Circ^lai^e  «olla  quale  II  Ciottslf^e  fecleriale  ha 
■iaiilcaie  al  governi  cantonali  la  Noi^  diohlaranto 
la  nentralitÀ  svizzera. 

Berh^,  14  marto  IS59. 

«  Le  congiunture  politiche  attuali  hanno  preso  recente- 
mente un  andamento,  che  autorizza  almeno  ad  £unmettere 
la  possibilità  di  una  rottura  della  pace,  e  che  perciò  dee  es* 
sere  osservato  più  dawicino. 

<  In  tali  circostanze,  ci  parve  conforme  alla  dignità  deltò 
Confederazione,  di  tracciare  lealmente  la  posizione,  che  la 
Svìzzera  dee  prendere,  se  sì  realizzano  certe  eventualità;  po- 
sizione, ctfessa  manterrà  anche,  noi  ne  siamo  ^rsuasi,  con 
risolutezza. 

«  Nói  abbiamo  crednto  dover  adempiere  questo  incarico 
colla  notificazione,  che  abbiamo  diretto  alle  Potenze  partico- 
larmente, e  che  abbiamo  l'onore  di  qui  farvi  conoscere  in 
copia.  » 


Artieolo  nffleiale  del  Monitenr  sul  eonteg^no  della 
Cierniània  nella  attuale  vertènza  Italiana. 

Parigi,  15  marzo  1859. 

<  Una  parte  della  Germania  offre  oggidì  uno  spettacob; 
che  ci  rattrista  e  ci  sorprende. 

I  Una  questione  vaga,  indeterminata,  che  tocoa  i  problemi 


più  delicati,  sorge  improvvisamente  nel  mondo  politico.  Il 
Governo  francese  ci  vede  un  soggetto  di  esame  e  un  dovere 
di  vigilanza.  Ei  non  si  preoccupa  della  situazione  inquietante 
dell'Italia  se  non  per  risolverla,  di  concerto  co'  suoi  alleati  e 
a  prò' del  riposo  dell'Europa.  È  egli  possibile  attestare  un 
desiderio  più  sincero  di  sciogliere  paciflcamente  le  difficoltà, 
e  di  prevenire  le  complicazioni,  che  risultano  sempre  dalla 
mancanza  di  previdenza  e  di  risolutezza? 

€  Tuttavia,  una  parte  della  Germania  risponde  a  tal  con- 
tegno sì  tranquillo  co'  più  sconsiderati  allarmi.  Sopra  una 
semplice  presunzione,  che  nulla  giustifica  e  tutto  ribatte,  si 
ridestano  i  pr^gìudizii,  si  propagano  le  diffidenze,  si  scate- 
nano le  passioni:  una  specie  di  crociata  contro  la  Francia 
è  intrapresa  nelle  Camere  e  nella  stampa  d'alcuni  Stati  della 
Confederazione.  La  s'incolpa  di  nutrire  ambizioni,  ch'eUa  di- 
sconfessò, di  preparare  conquiste,  di  cui  non  ha  bisogno,  e 
si  adopera  con  tali  calunnie  a  spaventare  l' Europa  con  ag- 
gressioni immaginarie,  delle  quali  non  v'ebbe  mai  neppur 
il  pensiero. 

<  Gli  uomini,  che  traviano  in  codesta  guisa  il  patriottismo 
tedesco,  s'ingannano  di  data.  Ben  si  può  dire  di  essi  che 
niente  hanno  dimenticato  e  niente  appreso.  Ei  si  sono  ad- 
dormentati nel  1813,  e  si  ridestano,  dopo  un  sonno  di  mezzo 
secolo,  con  sentimenti  e  passioni  sepolte  nella  storia,  e  che 
sono  un  contrassenso  riguardo  al  tempo  attuale;  e'  sono  vi- 
sionarli, che  vogliono  assolutamente  difendere  ciò  che  nes- 
suno pensa  ad  attaccare. 

«  Se  il  Governo  francese  non  fosse  convinto  che  le  sue 
azioni,  i  suoi  principii,  ed  il  sentimento  della  maggioranza 
del  popolo  tedesco  smentiscono  le  sospizioni,'di  cui  si  vor- 
rebbe renderlo  oggetto,  egli  avrebbe  diritto  di  sentirsene  of- 
feso; potrebbe  scorgervi,  non  soltanto  una  ingiustìzia,  ma  si 
ancora  una  lesione  all'indipendenza  della  sua  politica.  In 
fatti  tutto  il  movimento,  che. si  tenta  di  suscitare  sul  Reno 
circa  una  questione,  che  non  minaccia  la  Germania,  ma  che 


39 

interessa  la  Francia  quale  Potenza  europea,  mirerd)be  a  niente 
meno  che  contenderle  il  diritto  di  far  sentire  la  propria  in- 
fluenza in  Europa  e  di  difèndere  i  suoi  interessi  anche  colla 
più  estrema  moderazione.  Questue  una  pretensione,  che  sa- 
rebbe offensiva,  se  potesse  esser  seria.  La  vita  d'una  grande 
nazione,  qual  è  la  Francia,  non  è  circoscritta  entro  a' suoi 
confini  ;  ella  si  manifesta  in  tutto  il  mondo  coU'azione  salu< 
tare,  ch'essa  esercita  a  profitto  della. sua  potenza  nazionale, 
al  tempo  stesso  che  pel  vantaggio  della  civiltà.  Quando  una 
nazione  rinunzìasse  a  tal  parte  ell'abdica  il  suo  grado. 

<  E  però,  contrastare  quella  legittima  influenza,  che  pro- 
tegge da  per  tutto  il  buon  diritto,  o  confonderla  colle  an>* 
bizioni,  che  lo  minacciano,  è  un  disconoscere  ad  un  tempo 
la  parte,  che  spetta  alla  Francia,  e  la  moderazione  della 
quale  l'Imperatore,  diede  tante  pròve,  dacché  il  popolo  fran- 
cese lo  innalzò  alla  responsabilità  del  potere  supremo. 

<  L'Imperatore  che  seppe  dominare  tutf  i  pregiudizi!,  do- 
vrebbe attendersi  eh'  e'  non  venissero  invocati  contro  di  lui. 
Che  sarebbe  accaduto  se,  montando  sul  Iroiio^  egli  avesse  por- 
tato i  sentimenti  gretti  e  le  rimembranze  irritate,  che  ora 
s'itivocano  per  renderlo  sospetto?  Anziché  farsi  l'alleato  più 
intimo  dell'Inghilterra,  come  glielo  consigliavano  gl'interessi 
della  civiltà,  sarebbe  divenuto  suo  rivale,  come  parevano  co- 
mandargli le  rivalità  secolari  de' due  popoli.  Anziché  acco- 
gliere gli  uomini  di  tatfì  partiti,  avrebbe  respinto  con  diffi- 
denza i  servitori  delle  antiche  dinastie.  Anziché  raffermare  e 
calmare  l' Europa,  l'avrebbe  scossa,  riscattando,  a  prezzo  della 
sua  sicurezza  e  della  sua  indipendenza,  le  memorie  del  1814 
e  del  1815. 

«  Se  l'Imperatore,  cedendo  a  tali  suggestioni,  avesse  vo- 
luto senza  ragione  rinnovare,  in  un'era  dì  pace  e  di  civiltà, 
le  guerre  e  le  conquiste  del  primo  Impero,  e' non  sarebbe 
stato  del  suo  tempo,  ed  avrebbe  cosi  incorso  il  maggior  bia- 
simo, che  possa  cogliere  un  capo  di  Governo.  Non  si  regna 
con  gloria,  quando  si  obbedisce  a  rancori  e  ad  odii.  Gloria 


IO 
vera  per  un  Sovrano  è  quella  soltanto,  che  si  fonda  sul  giù- 
dfeiio  generale  de'  bisogni  del  suo  paese»  e  sulla  garantia  il- 
luminata degl'interessi  della. società. 

«  Ciomproviamo  qui  semplicemente  una  situazione,  posta 
in  luce  da  tanti  atti  decisivi  della  politica  dell'Imperatore. 
Innanzi  a  questa  situazione  sì  limpida  e  franca,  l'Europa  si 
sentirà  rassodata  nella  sua  sicurezza,-,  e  coloro,  che  voglWno 
spaventarla  e  ingannarla,  proveranno  forse  qualche  imbarazzo. 

4  Quanto  alla  Francia ,  ella  non  si  commosse  finora  per 
que' vaghi  rumori  e  per  qu^U  ingiusti  attaccJbÀ;  essa  non 
rende  risponsabne  tutta  là  Germania  dell'errore  o  della  ma- 
levolenza di  alcune  manifestazioni ,  le  quali  rispondono  me^ 
glio  a  meschini  risentimenti  che  a  gravi  timori.  U  patriottis- 
mo tedesco,  quando  non  sia  oscurato  da  prevenzioni,  sa  di- 
stinguer benissimo  tra  i  ^veri  che  l'obbligano  e  i  pregiudizii 
che  lo  traviano.  La  Germania  nulla  ha  a  temere  da  noi  per 
la  sua  indipendenza;  noi  dobbiamo  attenderci  da  essa  altre- 
tanta  giustizia  per  le  nostre  intenzioni,  quanta  simpatia  noi 
abbiamo  per  la  sua  nazionalità.  Col  mostrarsi  imparziale,  ella 
si  mostrerà  previdente^  e  servirà  meglio  la  causa  della  pace. 

<  La  Prussia  lo  ha  compreso,  e  si  è  unita  all'Inghilterra 
per  far  sentire  a  Vienna  buoni  consigli,  nel  momento  stesso 
in  cui  alcuni  agitatori  cercavano  di  appassionare  e  di  colle- 
gare contro  di  noi  la  Confederazione  germanica.  Questo  con-^ 
tegno  riservato  del  Gabinetto  di  Berlino  è  certamente  più 
proficuo  alla  Germania  dell'impeto  di  coloro,  i  quali,  facwdo 
appello  ai  rancori  ed  ai  pregiudizii  del  1813,  si  espongono 
ad  irritare  in  Francia  il  sentimento  nazionale.  Il  popolo  fran- 
cese ha  la  delicatezza  dll  suo  onore,  al  tempo  stesso  che  la 
moderazione  della  sua  forza,  e  se  colla  minaccia  si  concita, 
colla  conciliazione  si  calma.  » 


tt 

•     ^QTA    .  .  ... 
liiilirlxs#ta  dal  nilnlstro  degli  afl^^rl  es4eH  ài  Sarde-p 
f^na,  coate  Cavour,   al  march.  d'Azeglio,  aiiih«i«eia- 
tore  presso  la  Corte  d'Inghilterra.  . 

Torino,  1 7  mano  I8&9*     ' 

Sir  James  Hudson  in  una  Nota  io  data  del  14  di  questo 
Qftese,  di  euì  troverete  qui  unita  Qoaoopia,  mi  domandò,  iu 
nome  dal  suo  governo,  se  la  Sardegna  era  disposta  a  seguire 
Tesempio  deirAustria  dichiarando  in  modo  formale^  ccfine  aveva 
fatto  il  conte  Buoi  nel  amo  dispaccio  al  conte  A|^ny  dei  25^ 
febb.,  che  non  aveva  intenzione  alcuna  di  attaccare ia{K)ten2a 
a  Lei  vicina,:  • 

Apprezzando  1  sentimenti  che  hanno  inspirato  questa  pra-:i 
tica:  per  parte  del  gabinetto  di»  6t.  James,  non  esiteremo  a. 
rispondergli  colla  più  intera  franchem^  come  già  alibiamo 
fatto,  quando,  ci  domandò  di  formulare  in  modo  chiaro  e  pre^ 
ciso  le  querele  dell'Italia,  e  di  indicare  i  mezzi  Onde  porvi 
rimedio. .      ;        ^  ..  •  •  . 

In  cospetto  agli  atti  aggressivi:  (con  qual  altro  nome  cUa*-^ 
marli?)  commessi  dall' Anstifia^  aliai  conoentra^ooe  diiorze  im- 
portanti sul  confine  sardo,  all'armata  pdsta ^ul  piede^  <di 
gu^ra^  alla  costruzione  ed  all'occupazione  di  nuove  icurtifi- 
casioni  sovra  un  territorio  che  non  le  appartiene  s^ail'occupa- 
zinne  decennale  delle  Legazioni,  alle  .violazioni  dei  trattati; 
piiblici,  il  governo  del  Re  avrebbe  il  diritto,  secoiidble  leggi 
delle  nazioni,  di  provvedere  alla  propria  difesaxontrorAustria^ 
anche  colla  via  delle  armi;  L'Inghilterra  ha  implicitamente  ri- 
conosciuto questo  diritto .  quaiido,  non  è  *  lungo  tempo ,  ool- 
l'orgaao  del  suo  Ministro  degli  a£Dari  esteri,  riprovando  con 
tutto  il  peso  della^  «la  grande  aotorìtà  e  cdla  '  solennità  di 
un  uiBcio  diplomatico  le  inique  misure  dei  sequestri  posti 
dall'Austria  sui  beni  dei  sudditi  sardì,  constatava  ohe  se  .  in 
tale  circostanza  .erasi  riuscito  a  scongiotàre  i  fMrìcòli;  dlinna 
gnerra,  questo  risultato  era  dovuto  esclusivamente  alla  ino*' 
derazione  di  cui  il  governo  sardo  aveva  fatto  provai. 

Archivio f  eie.  6 


43^ 

Tuttavia,  giacché  il  governo  britannico  riconobbe  lo  stalo 
anormale  deir  Italia,  e  permise  alla  Sardegna  di  sfocarsi  a 
porvi  rimediò,  il  governo  sardo,  prendendo  atto  di  questi  im- 
pegni, e  riservandosi  la  propria  libertà  d'azione  nel  casò*ln  cui 
l'Austria  non  si  astenesse  nelFavvenire  dal  commettere  atti  ag- 
gressivi, k  pronto  a  dare  l'assicurazione,  che  non  è  sua  in- 
tenzione di  attaccar  l'Austria  e  condente  a  fare ,  riguardo  a 
ciò^>  una  dichiarazione'  identica  a  quella' contenuta  ^nel  di- 
spao6io  affrettato  del  dente  Buoi,  it  quale,  a  vero  dire,  non 
è'che  unalQQga  ed  amara  requisitoria  contro  la  Sardegna 
e  la  potiUéadel  gabinetto  che  ho  l'onore  di  pmsiede^e. . 

I  discorsi  pronunciati  innanzi  al  parlamento  per  ispieg^e 
la  nostra  politica,. i  dispacci  e  le  circolarì  che  avretei  em- 
municati  al  gabinetto  di  St.  James,  e  pkrticoiarnkente  :il:ilf(^- 
mormiltlm  'rivolto  all'Inghilterra  ed  alla  Prussia,  ai  qiudi 
loiHl  Malmesbury  rese  intera^  giustizia,  spieganld  e  giustiflqano  la 
nostra  condotta  in  modo  così  esplicito,  che  ihi  credo  di* 
spensato  dal  cogliere  quest'occasione  per  confutare  ad  uno  ad 
uno  gli  argomenti  cbe  adopera  il  coorte  Buoi  nel  suo  dls- 
pacóiov  9^  Fa|4>T«sentare  ìà  Sardegna  icdme  la  cuisOr  ìrara 
dello  staio  anormale  d'Italia.  Questi  ai^DMiti  d'altronde  >  non 
posstmò  avere:  alcun  ^one  per  una  persóna  imparmle  che 
ceiH^rvb  nfia'>m6moria  esatta  dei  fatti  che  si  succedettero  4Jk>po 
il  pMudipfo  di  qiiest'annd.  Le  misura  ^militari  prese  snecessi- 
vamehteldàtf  Austria,  di  ciii  vi  ho  trailténhto  nel  miii  dispae^ 
ciò  del  f  3  cbrrente;.  tutte  hs^nò  preceduto  gli>  atti  del  go- 
verno'! sarda  chp  avrebbero  potuto  ghistiflcàrle.  '  - 

-  Il  discprstì  della  i  Corona:  all'apertura  ^èlParlamentb  idi  To* 
rino  non  fu  pronunciato  che  il  10  gennafò;  al  3  defilo  st^so 
mese  un  ;  iluovo  corpo  d'armata  era  stato  precipitosamente  m* 
viato  in  Italia. 

II  nostro  pre&tito  non  ebbe  luogo  che  molto  tempo. dc^o 
il  tentativo  feitto  dairAusttia  di  negoziarne  uno  assai  cohsick- 
revole  a  Lenito.  Finalmente;  seinoi  abbiamo  chiamati  i  nostri 
contingenti  sotto  le  armi,  lasciando  le  nostro  riservo  ai  loro 


A3 
focolari^ciò  non  avvenne  che  quando  T^ustrisi,  ddcìétandoiche 
i  cor][»i  d'armata  fossero  posti  sul  piede  ;  dì  gderfa  Gasl|^l^ta, 
di  convinse  che  ci  saremmo  quanto  ptoima  trovali  a  fROHle 
dalia  ipiù  forte  fra  le  armate  che  calpestarono  Jlàuolo  itali^- 

Godesti  fatU  formano  uno  stirano  commèntoi  ^alle  pccrtestè 
pacifiche  colle  quali  è  tèirminato  il  dispaccia  aufitriaco,>  e  sa- 
r^be  difficile :<3onciiia]ili.  fra  loro;  se  in  queslòi stessa,  alllp 
diplomatico  non  fosse  contenuto  il  fondd  del  pendiero.'{ÌBU!A^ 
stria  sulla  vertenza  italiana*  .i.i:/ 

Il  conte  Bnol^  dopo  aver  rapidamente  tracciato,  secondai  il 
suo  ipodo  di  vedere,  i  varj  aii^venimeDliiicHe  sonosi  succSediiti 
dal  I84B,  finisce  od  dichiarare  .che  ^iVItalia  è  psofóndb^ 
iDente  agitata,  se  malcontente  ile  Bono. la  popdasjioniv  sehi 
g6vera£  unita  federo,  per  sodisfare!  airvèti.'deii  loil(tj^uilditif, 
iat  colpa  è  dovtitàÌ9.i  sentimenti  ed  dllo;  spìnto  .luiteflesto!, 
che  lai  libarla  h&srilùp^atoJn  Piemonte,  e,  per  llr)i(8od«fte 
parole  medìBsiitie:  dèli  icoafe  fiiioU  i<  ^'ì63iisoAxmm6wl '^m- 
sto  piasé  d'islfittiriiMii  che  agiscon'a meraTigUosamestelà dove 
furóQD'sviluppate^  rimtàrate  dsiv.seQoll^nha  che  non^senÉbroi^p 
ODiogeniee'  ai  igenioviaUe  ìtraidmoDi  'ed*  alle'  condiidénii  sócioìì 
delVItàiUa  »;  Pertanto  lilioonte! Buoi  ìndica  come  ipriiiei{MBl9 
rìfbedk)  a.  questo  stato^^^tlcOsei,;  di  isui:  non^si rdis9ÌiiHt]Sl^.la 
gravità,,  un'azione  comune  delle  grandi  Potenze  sulla  Sftodaf 
ipiìai,  .piBrtfDrsàrla  a  modifioife  le  SUB  isititeziócA.  i;^<^      ! 

Si isoftoohlla libertà  iaPiemonte^  eia .Loinbardiai^'lai Vene- 
zia e  gli  altri  Stali, della.  Penàsola^terranno  tranquilli t  Sénsa 
ammettere' (Questa; ieeofiluiione^  ed  'essendo  conyi&ti,!  cbe  ila 
dietruKione -delle  istitozioni;  lìbecaii  in  Piemonte ,:  inveoeiitiS 
ricondurre  la  paee,'.avxebbe  per.  affetto^  di  ^rigettare  duitòvié 
della  rivoluzione  gli* IKaliani;  ridotti  alia  dis^^rationav  ik» 
esitiamo  iai^  riconi^scere  che  vi  e  molto  !  vero;  neKpeni^itorehe 
inspirava  questa  parte  del  ;  disp^tócio  :  del  minlstroi  austarlaKOf. 

Il  contrasto  che  presenta  il  Piemonte  colle  Provincie  sot«- 
jtomessé  alla  domìtiazìone  austriaca  e  gli  altri  Stati., d'Italia, 
è  troppo  appariscente  perchè  l' Aulirla  nfon  ne  si»»  profonda;; 


44 
mente  irritata.  L'esempio  di  questo  paese ,  provando,  contro 
1^  asserzioni  del  conte  Buoi,  che  gii  italiani  sono  suscettibili 
di  un  governo  liberale  e  progressivo,  rende  più  odioso  ai 
popoli  della  Penisola  il  sistema  che  s'appoggia  sul  governo 
militare,  le  punizioni  corporali^  le  imposte  opprimenti,  le 
misure  finanziarie  ruinose,  l'abbandono  al  clero  dd  ^Sritti 
più  sa^i  dello  Stato. e  dei  cittadini.  La  libertà  del  Piemonte 
è  dùnque,  lo  riconosciamo,  un  pericolo  e  una  minaccia  per 
l'Austria.  Per  isfuggirlo  questa  non  ha  die  due  partiti  da 
prendere:  distruggere  il  governo  liberale  in  Sardegna,  o 
stendere  la  sua  dominazione  su  tutta  l'Italia,  per  impedire 
ohe  il  contagio  non  si  comunichi  agli  Stati  della  Penisola, 
che  non  possono  disporre  di  forze  che  bastino  a  comprimere 
i  toti  delie  popolazioni.  Fu  il  secondo  partito  che  venne  ab- 
bracciato da  lei,  aspettando  di  arrivare  più  tardi  e  per  una 
Via  scoperta  a  conseguire  il  primo  dei  mezzi  indicati. 

L'Austria  Tiusci  finora  (1),co'suoi  trattati  particolari  con  Par^ 
ma,  Modena  e  Toscana,  coll'occupazione indefinita  ddla  Roma- 
fjBa,  che  non  cesserà  tanto  presto,  per  le  stesse  confessioni  delle 
éorti  di  «Vienna  e  di  Roftia ,  colle  fortificazioni  considerevoli 
die  vi  le^eguisce,  a  rendersi  la  vera  dominatrice  degli  Stati 
deiritalia  cìantrale  e  a  cingere  il  Piemonte  con  nna  cerchia 
feiT.6a,  ...'•••  ■ .    ..  'i 

£  contro  tale  stato  dì  cose,  pw  nulla  giustificato  dai  trat* 
tati  di  Vienna,  che  la  Ss^rdegna  noti  cessò  4ial  protestare  da 
molti  anni,  acclamando  l%ìtervento  e  l'appoggio  delle  Po- 
tenze firmatarie  di  questi  medesimi  trattati.  È  tale  stato,  co- 
stituente da  lungo  tempo  una  minaccia  ed  uh  pericolo  per 
la  Sardegna,  aggravato  recentemente  dagli  armaihentì  straor- 
dìDarii  e  da  altri  atti  aggressivi  dell'Austria,  che  forzò  il  go- 
verno*  del  Re  a  prendere  misure  difensive  ed  a  chiamare  i 
contingenti  setto  Je  armi.  Che  tale  stato  cessi ,  che   la  Do- 

(i)  Veggui  a  questo  proposito  l'articolo  seguente  di  questa  Raccolta  relatiTO  ap- 
t)iittto  U  trattati  pàrtitolàri  sorraccennati,  e  dal  quale  si  riconosce  quanta  sia  stata 
inora  IV^QUienn,  esei^lMtft  dadl'iUlstria  In  Italia. 


«s 
minazione  jiustriaca  rientri  nei  limiti  che  formali  stipulazioni 
le  assegnano,  che  FAustria  disarmi,  e  la  Sardegna,  sebbene 
deplorando  la  sorte  infelice  delle  popolazioni  dell'altra  sponda 
del  Ticino,  limiterà  i  suoi  sforzi,  come  l'Inghilterra  glielo  con- 
sigliò tante  volte,  ad  una  propaganda  pacifica;,  destinata  a 
sempre  più  illuminare  la  pubUca  opinione  in  Europa  sulla 
vertenza  italiana,  ed  a  preparare  così  gli  elementi  della  sua 
soluzione  futura.  u 

Ma,  finche  il  nostro  vicina  ^.agglomererà  intomo  a  lui  e 
contro  noi  tutti  gli  Stati  dell'Italia  che  ne  circondano,  finché 
potrà  far  liberamente  camminare  le  sue  truppe  dalle  rive  del 
Po  alla  sommità  degli  Apen&ini,  finche  occuperà  Piacenza, 
trasmutata  in  fortezza  di  primo  ordine,  come  una  minaccia 
continua  sui  nostri  confini,  ci  tornerà  impossibile,  seU)ene 
mantenendo  la  dichiarazione  contenuta  nella  prima  parte,  di 
questo  dispaccio,  di  non  restar  armati,  di  non  conservare 
la  giusta  nostra  diffidenza  vèrso  l'Austria  armata  e  provocante. 
n  Governo  di  S.  M.  B.  è  troppo  illuminato  e  troppo,  leàfe 
per  non  ammettere,  che  non  potremmo  seguire  un'altra  linea 
di  condotta  senza  tradire  inostri  doveri,  senza  mancs^re  al- 
l'onore, qualunque  siasi  11  desiderio  nostro  di  dissipare  \p 
nubi  che  minacciano  intorbidare  la  pace  del  mondo,  e  òì  aile- 
rire.  alle  speranze  di  una  potenza  come  l'Inghilterra,  per  la 
quale  abbiamo  tanta  deferenza  quanta  amicizia. 

Vincarico,  sig.  Marchese,  di 'dare  lettura,  e  copia  di  que- 
sto dispaccio  lal  conte  di  Malmesbary,  e  sono 


e  Firtn.  coNTS  Cavoub. 


M  Al  Marchese  C.  D'Axigiio 
Londra. 


.    •••>..■  .  .     .  ^    ,■■ 

A4  illustrazione  della  precedente  Nota  si  publicano  i  seguenti 

r       •  ^ 

'  '  Paragrafi 

-.    •         '         I 

4el  tfefBorial  Diplpmatique  nei  quaU  vien  dato  il  tmwre  dei  princi- 
pali tri/ittati  e  convenzioni  conchiusi  fra  V Austria  e  gli  Stati  ita- 
liani ,  non  che  di  un  articolo  publicato  daW  Osservatore  Austriaco 
t{  30  dkemtré  1847  sull'occupazione  di  Ferrara  per  parte  delle  truppe 
austriache.  ' 

Il  lesto  del  tratlatp,  coDchiuso  a  Vienna  iH2  luglio  18i5 
tra  rÀustria  ed  il  Re  di  Napoli ,  ha  servito,  mutatis  wuton- 
dis,  di  tipo  ai  trattati  sottoscrìtti  nel  4847  dall' Austria,  cosi 
col  DuQato  dì  Modena  còme  col  Ducato  di  Parma,  dei  quali 
riproduciamo  il  testo  più  innanzi,    ,  \. 

L'importanza  principale  del  trattato  del  12  luglio  sta  nel- 
l'esistenza d*un  artìcolo  segreto,  i  cui  terjnini  furono  per  la 
prima  Yolìa  publicatì  in  un  dispaccio,  in  data  di  Napoli 
5  ottobre  1820,  indirizzato  dal  d.^ca  di  Campochiarb,  allora 
ministro  (j^egli  affari  esterni,  del  Regno  delle  Due  Sicilie,  a 
tutte  le  C9^tì  d'Europa.  Noi .  togÌia!mq  da  esso  quell'artìcolo^^^ 
il  qus^le  è  cosi  cQncejpìto  :  . 

t  6rimfiègni,'tthé  le  LL.  MM.  prendoho  con  questo  trattalo  ad 
oggetto  di  assic4]itare  la  ps^;  interna  dell'Italia.»  facendo  ad  essai  un 
dovere  di  preservare  i  loro  Stati  e  i  loro  sudditi  rispettivi  da  nuove 
reazioni  e  dàlie  sventure  d'imprudenti  innovazioni,  le  qaaU  né  ca- 
gionerebbero U  ritorno.,  resta  intero  tra  le  àUe  parti  contrapnti  che 
S.  M.  U  Re  delle  Due  Sicilie,  ripigliando  il  Governo  del  suo  Regno, 
non  v'introdurrà  cangiamenti,  che  non  possano  conciliarsi,  sia  colle 
antìcbe  istitnÈioni  monarchiche,  sia  coi  principi]  adottati  da  S.  M. 
I.  e  R.  nel  reggime  interno  delle  Provincie  d'Italia.  » 

Dopo  d'aver  riportato  i  termini  di  questo  articolo  segreto, 
la  Nota  del  duca  di  Campochiaro  soggiunge: 

t  I  termini  vaghi  ed  ambigui  di  quell'articolo  domandano  una 
spiegazione,  fi  noto  che,  in  diplomazia,  il  senso  letterale  dei  trat- 
tati è  il  solo  che  faccia  un  trattato.  11  Re  essendosi  conformato  al 
senso  di  quell'artìcolo  al  tempo  della  ristorazione  del  Governo  na- 
poletano, ha  adempito  i  suoi  impegni  su  questo  riguardo. 


• 

e  È  opportuno  osservare  che  ^ui  si  tratta  d'un  senso  iDorbld,  è 
non  d'ana  GODdizione  o  convenzione  fvipcedsa  ed  «obUtgatoria'  jietf 
un  tempo,  indefinito.  .      .    1      .      il: 

e  Oltracciò)  domandando  anche  per J ipòtesi,- che. i'airtiooki'SUKM 
d^tto  fosae  obbligatorio,  per  sempre^  per  avere-  il.diirìttofdivrgdira 
d'infraidofte  al  detto  articolo,  cofit^ej^rebba  provare  ché'il' ealigì»^ 
mento,  operato  nella  forma  del  Governo, 'ò  opposto  Mie:  igtittizrioiil 
monarchiche.  Noi  sosterremo /invece,  che^  fe:Cp9lialziohi.%ott&&li- 
dano  i  troni ,  poiché  esse  mettono  ì  'Sovratu  (alfidarò'^i^!  tvtti'  gU 
attacchi,  e  garaniiscopo  la. legittimità  dei  tofò^fdìritti>aiM^.  libarsi 
tratta  qui  di  discutere  sopra  teorie,  trattasi  idi rpiie^eyrtfotaoiitlH 
biamo  qui  fatto,  che,  inf  mancatnca'di/  quahiiiqìié<'rkgm»L  .PAdsfria 
non  puLÒ  neppure  prevalersi  d^uoa  ^coolanaitaiàoneg'Ia.mAle  sbrifìeariH 
sce  ad  altri  tèmpi  e  ad  al tfre^ circostanze i)ÈrrgBfetlficirbQ3^.^ira')0pprasi4 
zipne  alla.  Bostrà  rifonpà  politica,  w)  ,<  irii»     :  ci  •;  m'I  U  o     .  ci 

•    •  '    '-  *'•  ""  '     '  luu-      '  ''  '  ""' ■  •'  -^  -^  •'•' 

'      'grattato  fra  V  Austria  é  ìa 

i      .  .       '  .,.•''  f  :   :  '       .     '  /.<m''!  ri  '..•'•    •     -i  " 

S.  M.  rirapefi^tore  dfAuSttìàp  SV  À. ;il/<ìi;ahfl[uca  dì  To- 
scana,  aQiqnati  djk  Qn.gran  d^siderio  d'aasicurare  la.*traQcpiil- 
Ulà  dei  loro  Stati  e  la  pace  iùtehia  '  ed  éstériìadelF  Italia,  éi 
sono  intesi  per  conchiudere  un'alleanza  difensiva,  it  cui  og- 
getto e  quello  di'  vigilare  al  riposò  interno  ed  alla  sicurezp 
dell'Italia.         '     /      '^ 

Art.  1.  L'Imperatore  d'Austria  e.il  Granduca  di  Toscana  dichia* 
rano  che,  in  virtù  dell'unione  ch'ei  pattuiscono  col  presente  trattato, 
esisterà,  da  ^questo,  giorno  fra  essi  un'alleanza,. av-ente  uer  oggetto  te 
difesa' del  loro  Stati  rispettivi,  e  la  conservazione  della  tranquillità 
intertiar  ed  esterna  dell'Italia.  .  ^^ 

Art.  2.  L'Imperatore  d'Austria  e  il  Grandinca  dsToaica^a  §i  gua- 
rentiscono reciprocamente  tutti  gli  Stati,  ch'essi  posseggono  in  Italia, 
conforme  alle  convenzioni  del  trattato  generale  di  Yjenna.  ,,, 

Art.  3.  In  qualunque  caso,  in  cui  la  penisola  Itatiòa  rosse  minac- 
ciata d' wa  guerra,  le  due  Potenze  cootrtientì;;  dopa  pr^veotiv4  aèr> 
cordo,  adopereranno  tutti  i  lo^o  buoni  V^SSù^  P6r  ,wpedjr  quella 
guerra;  se  tuttavia  i  loro  sfòrzi  riuscissero  ihunll,  efese  dichiarano 
presentemente,  una  volta  per  H^Bpro;.Ghertgoacderdi]iìo  qualunque^ 
attacco  Q  qualunque  aggressione  Tininacciosa.coiBitfp  4  lorp  posseder' 
memi  [^ispettivi  hi  Italia,  coihe' diretti  anche  personalmèiito  contro* 
quella  delle  du^,  che  kion  venisse  a^ttaccata.'  '    ''  '  •'    <  '^'     - 

Art.  i.  Benché  la  mutua,  garantia.dfi  loro  poss6<Umeiit|  inr^ts^ia. 
alla  quale  s' impegnalo  l'Imperatore  ^'.Austria  e  il  QrandQca.'di 
Toscana,  debba  essere  Éiantenóia  con  lutto  il  lóro  pó4éne,  ì$enèhè 


• 

le  Pùtenze  •contraenti  siano  (f  accordo^  gtasta  il  principio  che  forma 
la  base  di  questo  trattato^  che  chiunque  attacca  il  territorio  dell'una 
attacca  l'altra  eziandio,  esse  hanno  però  creduto  couveniente  di  de- 
terminare  il  numero  delle  truppe,  ch'esse  sono  tenute  di  sommi- 
nistrare in  ogni  guerra  compromettente  il  riposo  dell'  Italia.  L' Im- 
peratore s'impegna  di  dare  80,000  uomini  di  tutte  le  armi;  il  Gran- 
duca almeno  6,000  uomini. 

Art.  5.  .Le  due  parti  contraenti  s'impegnano  vicendevolmente  di 
tener  sempre  in  buono  stato  le  piazze  forti,  ohe  servono  ad  assicu- 
rare il  sistema  di  difesa  estema  dell'Italia.  Quelle  piazze  saranno 
particolarmente  designate. 

Art.  6.  Esse  stabiliranno  Immediatamente  le  basi  d'un  sistema  co- 
mune di  diJBesa.  Una  convenzione  speciale  regolerà  le  relazioni  delle 
truppe  dell'Austria  e  della  Toscana,  sotto  il  comanda  del  generale 
in  capo  dell'esercito  austriaco,  come  pure  i  provvedimenti  per  l'ap- 
prowigionamento  e  per  la  sussistenza. 

Art.  7.  L'Imperatore  d'Austria  e  il  Granduca  di  Toscana  s'impe- 
gnano e  si  promettono,  pel  caso  in  cui  si  trovassero  in  guerra  per 
la  difesa  delVItalia»  di  non  fare  né  di  ascoltare  veruna  proposizione 
d'armistizio  o  di  pace,  e  di  non  negoziare  o  conchiudere  col  ne- 
mico 0  co'  nemici,  ohe  avranno ,  senza  essersi  intesi  da  prima  ;  e 
di  comunicarsi  reciprocamente  tutto  ciò,  che  potesse  venire  a  loro 
conoscenza,  che  fosse  di  qualche  interesse  per  la  sicm^ezza  deà'I- 
talìa,  e  per  la  tranquillità  dei  loro  rispettivi  possedimenti. 

!  Art;  8.  Il  presente  trattato  sarà  ratificato,  e  1»  ratificazioni  scam- 
biate nel  termine  di  sei  settimane. 

Vieno^,  15  giosDo  1841. 

Principe  di  Metternich. 
Principe  Corsini. 


Trattato  S  alleanza  offensiva  e  difensiva  fra  l'Imperatore 
d'Austria  e  il  Duca  di  Modena;  conchiuso  e  sottoscritto  a 
Vienna,  il  28  dicembre  1847. 

S.  M.  rimperatore  d'Austria  e  S.  A.  R.  TAroiduca^  Duca 
di  Modena,  animati  dal  desiderio  reciproco  di  stringere  an- 
cora piti  i  vincoli  d'amicìzia  e  di  parentela,  che  esistono  tra 
essi,  e  di  vigilare,  con  comuni  sforzi,  alla  conservasìone  della 
pace  intema  e  dell'ordine  legale  nei  loro  Stati,  hanno  con- 
venuto di  fare  a  questo  riguardo  un  trattato  speciale. 
A  questo  oggetto,  hanno  nominato  per  plenipotenziarii  : 
S.  M.  l'Imperatore  d'Austria,  «S.  A.  R.  il  Prìncipe  Clemente 


w 

V9Boes|ao  Lotario  di  netteraich-Vianeburg,  daca  idi  PorteUa^ 

ec.  ec,  ec.  ;  r      . 

S.  A.  R.  l'Àrcidaca  duca  di  Modena,  il  sig.  conte  Teodoro 
di  Volo,  ec.  ec.,  i  quali,  dopo  di  aver  scambiato  i  loro  pieni 
poteri  trovati  in  buona  e  dovuta  forma,  convennero  di  sta* 
bilire  i  punti  seguenti: 

Art.  1.  In  qualunque  caso,  in  cui  gli  Stati  italiani  di  S.  M.  lim- 
paratore  d'Austria  e  di  S.  A.  R.  il  Duca  di  Modena  saranno  e^pftsti 
ad  un  attacco  dai  di  fuori,  le  alte  parli  contraenti  s'impegnano  di- 
prestarsi reciprocamente  aiuto  ed  assistenza  con  tntt'i  mezzi  In  loro 
potere,  dacché  ne  sarà  fatta  domanda  daU'una  delle  due  parti  all'altra. 

Art.  2.  Siccome,  ih  conseguenza,  gli  Stati  di  S.  A.  R.  il  Duca  di 
Modena,  entrano  nella  lìnea  di  difesa  delle  Provincie  italiane  di  S.  M. 
rimperatore  d'Austria,  S.  A.  R.  il  Daca  di  Modena  accorda  a  S.H. 
rimperatore  d'Austria  il  diritto  di  fare  avanzar  truppe  imperiali  sul 
territorio  modenese ,  e  di  far  loro  occupare  le  piazze  forti ,  ogni 
qual  volta  lo  esigerà  Tìiiteresse  della  comune  difesa,  o  la  prudenza 
militare. 

Art.  3.  Se  sopraggiungessero  nell'interno  degli  Stati  di  S,  A,  R. 
il  Duca  di  Modena  avvenimenti,  atti  a  far  temere  che  l'ordine  e  la 
tranquillità  potessero  esser  turbati,  o  se  movimenti  tumultuosi  di  tal 
qualità  s'innalzassero  fino  alle  proporzioni  d'un  vero  sollevamento  « 
per  la  repressione  del  quale  i  mèzzi,  di  cui  dispone  il  Governo,  non 
fossero  sufBcienti,  S.  M.  1- Impi^ratore  d'Austria  s'impegna,  dacché 
la  domanda  gliene  sarà  stata  fatta,  a  prestare  tqtVi  soccorsi  militari 
necessarìi  per  la  conservazione  o  pel  ristabilimento  della  tranquillità 
e  dell'ordine  legale. 

Ari.  &.  Si  A.  R.  il  Duca  di  Modena  s'impegda,  a  non  fare  con 
altra  Potenza  qualsivoglia  convenzione  militare,  senza  antecedente 
consenso  di  S.  M.  I.  n.  A. 

Art.  5.  Ui^a  convenzione  speciale  regolerà  immediatamente  tutto 
ciò,  che  ha  relazione  alle  spese  di  manutenzione  delle  truppe  d'una 
delle  due  parti,  dacché  esse  opereranno  sul  territorio  dell'altra.' 

Art.  6.  Il  presente  trattato  sarà  ratiflcato,  e  le  ratificazioni  saranno 
scambiate  nel  termine  di  quindici  giorni,  o  pt&  presto,  se  si  potrà  farlo. 

In  fede  di  che,  noi,  plenipotenziarj  di  S.  M.  rimperatore 
d'Austria  e  di  S.  A.  R.  il  Duca  di  Modena,  abbiamo  sotto- 
scritto la  presente  convenzione,  e  vi  abbiamo  apposto  il  no- 
stro sigillo. 

Fatto  a  Vienna,  il  24  dicembre  1847. 

Il  principe  Di  Mbtterniciì. 
Il  conte  Teodoro  m  Volo. 

Archivio,  9U,  7 


Un  trattato  identico,  quanto  alla  forma,  fu  conchiuso  tra 
S.  14.  I.  R.  A.  e  S.  A.  R.  l'Infante  Duca  di  Parma. 


Articob,  puhlicato  dalT  Osservatore  austriaco,  a  Vienna,  nel 
suo  Numero  del  30  dicembre  1847.. 

Allorché,  alcuni  mesi  addietro,  il  comandante  della  guar- 
nigione imperiale  della  piazza  di  Ferrara  si  trovò  nella  ne- 
cessità di  organizzare  un  servizio  di  pattuglie  di  notte,  e,  in 
mancanza  di  una  guarnigione  papale  regolata,  di  far  occupare 
le  porte,  come  pure  il  eofpo  di  guardia  principale  della  città, 
quei  provvedimenti  provocarono,  com'è  noto,  alcune  proteste 
dal  Cardinale  Legato  (1).  Queste  ultime  non  vennero  riconosciute 


(1)  Circa  tale  occupazione  crediamo  opportuno  di  qui  aggiungere 
quanto  brevemente  espose  il  signor  Ignazio  Cantù  nella  sua  Storia 
della  Rivoluzione  lombarda,^  e  cosi  pure  le  proteste  del  Cardinale  Le- 
gato riportate  nell'opera  suddetta: 

cNovecento  croati  partiti  da  Verona,  é  sessanta  cavalieri  ungheresi 
con  tre  pezzi  d'^irtiglierìa,  venuti  da  Rovigo,  passarono  il  Po  a  Lago 
Scuro  e  a  Francolino,  e  il  17  luglio  1847  entrarono  in  Ferrara  a 
suon  di  tamburo,  a  bandiera  spiegata,  con  accesa  la  miccia,  spia- 
nate pel  tiro  le  carabine,  e  in  tal  atto  attraversando  la  quieta  Gio- 
Vecca  e  le  altre  principali  vie  della  città,  s'impadronirono  delle  ca- 
serme papali,  della  gran  guardia  e  delle  porle  aella  città.  Era  quello 
il  domani  dell' anniversario  della  amnistia  ponliQcia. 
'  Mentre  i  sorpresi  abitatori  dell'assalita  città  restavano  attoniti  di 
tale  apparecchio,  T  Austriaco,  gonfio  del  tradimento,  si  smascellava 
d'aver  occupata  con  generoso  trionfo  una  città  inerme  e  imposta  paura 
al  re  de' monarchi!  » 

Protesta  pel  Cahuinai*  Ciìcgri  contro  l'occupazione  di  Ferrara. 

Nel  nome  di  Dio,  sotto  il  Pontificato  di  Sua  Santità  Papa  Pio  IX 
Pontefice  Ottimo  Massimo  felicemente  regnante.  Tanno  II  del  suo 
pontificato,  e  di  nostra  salute  1847,  correndo  l'indizione  romana  V, 
in  Ferrara,  capoluogp  di  Legazione,  questo  giorno  di  giovedì  6  del 
mese  di  agosto.  Io  infrascritto  notare  pontificio,  d'ordine  di  sua 
eminenza  rev.  il  sig.  cardio^le  Luigi  Ciacchi,  per  la  santità  dì  nostro 


81 
dalla  Corte  imperlale  come  fondate  in  diritto,  e  non  poterono 
per  conseguenza  produrre  vemn  cangiamento  nelle  disposizioni 
del  servigio.  Però  la  stampa  s'ìmpadronl  con  avidità  di  quel- 
Temergente,  per  argomentare  eziandio  sull'effervescenza,  che 
regiava  nello  Stato  della  Chiesa,  e  per  fulminare  contro  b 
politica  austriaca  gli  attacchi  più  sfrenati^  ai  quali  il  Governo 
imperiale,  forte  del  suo  buon  diritto,  non  oppose  se  non  il 


Signore  Papa  Pio  JVono,  Legato  di  questa  città  e  provincia  di  Fer- 
rara, e  a  di  lui  ordine  e  dettatura,  ho  scritto  di  parola  in  parola  la 
seguente  protesta.  <  Essendomi  stata  partecipata  con  dispaccio  dì 
questo  giorno  di  S.  E.  il  sig.  Tenente  maresciallo  conte  Auersperg 
comandante,  a  nome  di  S.  M.  l'Imperatore  d'Austria,  la  fortezza  e 
le  truppe  imperiali ,  che  per  l'accaduto  al  sig.  capitano  Jankovich 
deirimp.R.  reggimento  Arciduca  Francesco  Carlo,  dall'ora  della  ri* 
tirata  di  sera  uno  alla  sveglia  dì  giorno,  perlustreranno  le  pattuglie 
austriache  di  adattata  forza  quella  parte  della  città  che  richiude  le  ca- 
serme ed  i  diversi  alloggi  degli  ufficiali,  il  castello,  e  l'ufilciodi 
comando  della  fortezza*  ritenendo  io  che  un  tal  fatto  sia  del  tutto 
illegale  e  contrario  agli  accordi  posteriori  dì  trattati  in  Vienna,  e 
successiva  lunga  consuetudine;  così,  nella  mia  rappresentanza  di  le- 
gato apostolico  di  questa  città  e  provìncia,  volendo  conservare  iiir 
denni  i  sacri  diritti  della  Santa  Sede  solamente  ed  in  tutto  il  mode 
che  è  migliore,  protesto  contro  la  illegalità  d'un  tal  fatto  e  di  qiip- 
lunque  ulteriore  atto  che  potesse  in  pregiudizio  dei  diritti  stessi  e 
di  questi  sudditi  pontificii  alla  mia  amministrazione  e  tutela  racco- 
mandati, e  tutto  ciò  a  discarico  del  dovere  di  mia  rappres^ntaniia 
ed  in  pendenza  delle  sovrane  risoluzioni  :  e  siccome  raecaduto  al 
sig.  capitano  Jankovich  non  è  giustificato,  e  quando  anche  il  fosse 
non  può  dar  diritto  all'intrapresa  misura  di  perlustrazione  per  tutta 
la  città  ed  a  quanto  altro  si.  contiene  nel  preossequìato  dispaccio  di 
S.  E.  il  sig.  Tenente  Maresciallo,  del  quale  mi  riserbo  dare  parate 
al  governo,  così,  anche  per  questo  motivo,  rinnovo  la  fatta  protesta 
pei  titoli  suespressi,  intendendo  e  volendo  sempre  illesi  e  riservati 
1  diritti  stessi  come  sono  sempre  spettati,  e  tuttora  spettano  alla 
Santa  Sede  » .  Tanto  T  Eminenza  sua  rev.  ha  dichiarato  e  protestato 
nel  migliore  e  più  efficace  modo  di  ragione  e  di  legge,  volendo 
ed  ordinando,  che  della  presente  protesta  si  coQservi  l'originale  ne' 
mici  rogiti,  e  ne  sia  data  copia  autentica  alla  suprema  segretaria  di 
Stato,  al  comitato  militare  austriaco,  a  questa  comunità,ed  a  questa 
apostolica  legazione  a  perpetua  memoria. 

Ftrm.  Luigi  card.  Giacchi. 

Flamminio  avv.  Bottoni. 

Dott.  Fb.  Maria  Carletti,  testimùnto. 

Doti,  EtisRo  Monti  notaio^     ideni. 


Hi 
dbpresfo,  ch'essi  merilavano.  Da  parte  sua,  la  Corte  di  Roma 
credette  ^  dover  far  pervenire  aicune  rappresentanze  per 
ettt^ere  ia  soppressione  dei  provvedimenti  sopraccennati,  solò 
mezzOb  esso  diceva,  di  allenare  la  fatai  condiaione,  in  cui  si 
trovava*  • 


Veduta  rinutilità  della  prima  dichiarazione,  fu  ripuhlicata 
la  seguente: 

Nonostante  la  protesta  da  me  fatta  nel  giorno  6  corrente  a  S.  E. 
Il  sig.  Tenente  Maresciallo  conte  Auersperg ,  comandante,  a  nome 
di  S.  Sf.  l'Imperatore  d'Austria,  la  fortezza  e  le  truppe  imperiali 
per  r  intinlalami  notturna  perlustrazione  delle  pattuglie  austriache, 
protesto,  che  mi  feci  dovere  di  rassegnare  al  superiore  Governo,  dal 

3ua1e  ottenni  anche  onorevole  approvazione  coir  ossequiato  dispaccio 
eir  eminéntissimo  sig.  cardinal  segretario  di  Stato  del  giorno  nove 
eorrente  N.®  7275B,  Sezione  Prima;  venendo  io  inoltre  prevenuto  in 
iscritto,  con  foglio  del  sig.  suddetto  Tenente  Maresciallo  d  oggi  stesso, 
recatomi  all'ora  del  mezzogiorno  mediante  una  militare  deputazione 
in  aspetto  quasi  minaccioso,  che  con  ordine  di  S.  E,  il  generale  in 
topo  conte  Èadetzky  di  Milano  11  agosto  Ì6il  venivagli  positivamente 
intimato  di  occupare  la  gran  guardia  e  le  porte  della  città  murata  di 
Férraray  perfettamente  a  norma  dei  principii  del  militare  servizio  di 
accordo  col  nostro  pieno  diritto.  Ed  anzi  detta  occupazione  essendo 
già  seguita  all'  un'  ora  pomeridiana  di  questo  stesso  giorno  ;  e  te- 
nendo io,  nella  mia  rappresentanza  di  Leaato  apostolico  di  questa  città 
e  provincia,  un  simil  atto  per  una  manifesta  violazione  dei  sacri  di- 
ritti spettanti  alla  santità  ai  nostro  Signore  ed  alla  Santa  Sede  sopra 
questa  città  e  provincia,  né  volendo  t;o1  mio  silenzio  pregiudicar 
menomamente  ai  diritti  stessi,  perciò  formalmente  ed  in  ogni  mi- 
glior modo  di  ragione  protesto  contro  il  fatto  della  suddetta  pratica 
occupazione,  sostenendola  affatto  illegale  ed  arbitraria  e  lesiva  l'as- 
soluto e  tliieno  dominio  della  sovranità  della  Santa  Sede  sopra  questi 
«noi  Stati:  E  con  tanta  maggior  ragione  mi  protesto  e  mi  ^ravo 
della  mia  suespresssa  rappresentanza  contro  tale  militar  occupazione, 
in  quantochè  venne  fatta,  senza  che  nessun  motivo  fosse  dato  in  pre- 
cedenza né  dal  governo,  né  da'  suoi  sudditi,  e  perché  inoltre  venne 
fatta  in  pieno  giorno  in  questa  piazza  ed  a  publico  spregio  del 

foverno  politico  e  delle  sue  truppe,  che  presiedevano  paciflcamente 
posti  già  occupati,  e  finalmente  nel  modo  più  minaccioso  e  repen- 
tino, che  appena  die  agio  di  prevenir  gli  ufficia  li  pontificii  che  te- 
nevano il  comando  de' pubblici  posti. 

Il  cardinale  Ferretti,  che  allora  occupava  il  segretariato  di 
Stato,  approvò  intieramente,  a  nome  di  Pio  IX\  l'operato 
del  cardinal  Ciacchi, 


u 

'Le  rappresentanze  reiterate  della  Corte  di  Roma  si  aitpog^ 
giavano  in  parte  sulla  protesta,  fatta  dal  Cardinale  Gonsalvi, 
il  i9  giugno  i&i5,  contro  Tarticolo  103,  come  pnre  otintro 
varie  altre  disposizioni  dell'Atto  finale  del  Congresso  di  Vienna; 
in  parte  sulla  considerazione  delle  congiunture  (fifflcili,  che  pe- 
savano gravemente  sul  Governo  pontiGcio. 

La  questione  comprendeva  dunque  due  elementi:  il  punto 
di  diritto,  e  le  convenienze,  quali  esse  dovevano  risultare 
dalla  reazione  delle  congiunture  sulle  condizioni  così  dell'una 
come  deiraltra  Corte. 

Nell'esame  del  punto  di  diritto ,  era  necessario  prima  di 
tutto  prendere  in  considerazione  l'art.  103  dell'Atto  finale, 
sul  quale  si  fonda  il  diritto  dell'Austria  di  tener  guarnigione 
a  Ferrara,  come  pure  il  valor  pratico  della  protesta,  sollevata, 
contro  quell'articolo  dal  Cardinale  Consalvi. 

Mentre  la  piena  validità  dell'art.  103  non  era  stata  rivocata 
in  dubbio  da  veruna  deUe  Potenze  soscrittrici  dell'Atto  di 
Vienna,  queste  si  erano  già,  nel  1815,  dichiarate  sul  valore 
praticò  della  protesta  del  cardinale  Consalvi,  prendendone 
semplicemente  cognizione. 

La  Corte  imperiale  non  poteva,  in  quelle  congiunture,  en- 
trare in  dìsbussione  sulla  questione  di  diritto.  Invece  l'Impe- 
ratore, fedele  alle  sue  disposizioni  inalterabili  riguardo  al 
Capo  della  Chiesa,  era  dispostissimo  di  dare  personalmente  al 
Santo  Padre  tutte  le  pruove  possibili  di  buona  volontà,  pur^ 
che  per  altro  il  diritto  non  ricevesse  veruna  lesione.  Si  fé*  conò^ 
scere  quelle  disposizioni  dell'Imperatore  al  Santo  Padre,  il 
quale,  in  una  lettera  autografa,  aveva  vivamente  raccoman- 
dato tal'affare  a  S.  M. 

La  determinazione  delle  condizioni,  alle  quali  l'affare  po- 
teva esser  deciso,  era,  per  sua  natura,  di  competenza  delle 
Autorità  militari,  ed  esse  appunto  ne  furono  incaricate  dal 
Governo  imperiale,  colle  istruzioni  formali  di  spingere  fino 
ai  limiti  più  estremi  la  condiscendenza  ai  desiderii  del  Santo 
Padre,  e  di  allargarli  il  più  che  fosse  permesso  dalle  cure 


84 
per  la  sicuretta  e  pel  servigio  regolare  delle  truppe  imperiali. 

Le  istruzioni,  date  dal  comandante  in  capo  delle  truppe 
del  Regno  Lombardo-Veneto,  ottennero  per  risultamento  una 
convenzione,  in  virtù  della  quale,  truppe  di  linea  papali,  che 
saranno  inviate  a  Ferrara,  occuperanno  il  corpo  di  guardia 
principale  e  tre  porte  della  città.  La  quarta,  la  porta  del  Pò, 
ch'ò  vicina  alla  cittadella,  occupata  da  truppe  imperiali,  ed 
ai  loro  quartieri,  che  si  trovano  in  città,  rimarrà  sempre  aperta, 
e  non  vi  saranno  poste  truppe  per  ora. 

Cosi  venne  accomodato  un  affare,  il  quale,  in  altro  tempo 
non  avrebbe  preso  mai  le  proporzioni  d'una  controversia,  ma 
che,  sotto  l'influenza  dell'abitazione,  a  cui  è  in  preda  l'Italia, 
era  stata  avidamente  afferrata  dallo  spirito  di  partito,  per  se- 
minare, se  riusciva  possilnle,  la  disunione  tra'poleri,  nell'in- 
timo accordo  dei  quali  risiede  la  più  ferma  garantia  dell'or- 
dine sociale.  Quel  colpevole  tentativo  fu  sventato  dalla  grande 
moderazione  e  daUo  spirilo  conciliativo  della  Corte  imperiale, 
cui  il  Governo  pontificio  ha  reso  formalmente  piena  giustizia. 

In  virtù  d'una  convenzione,  conchiusa  tra  il  Cardinale  le- 
gato di  Ferrara  ed  il  sig.  conte  tenente  maresciallo  Auersperg, 
comandante  delle  eruppe  austriache  a  Ferrara,  successe  il  23 
di  qud  mese,  alla  presenza  d^  uffiziali  superiori  austrìaci 
e  pontificii^  designati  a  tal'oggetto,  l'occupazione  del  corpo 
di  guardia  principale  da  parte  delle  truppe  papali,  come  pure 
l'occupazione  delle  porte  della  città,  eccettuata  quella  del  Pò, 
che  resterà  neutrale^  e  non  sarà  occupata  se  non  da  doga- 
nieri pontificii.  I  provvedimenti,  presi  dal  Cardinale  legato, 
provano  che  il  buon  accordo  #che  non  ha  mai  cessato  tra'dua 
Governi,  e  che  non  venne  turbato  se  non  per  poco  tempo 
a  Ferrara,  vi  è  ristabilito. 


>ooB>»oc 


Copia  d^unà  IVofii  del  sìg.  eonte  Buol-Sehaiien- 
Stein  al  »ig.  Balabine,  miniistro  russo  a  Vien- 
tia,  in  risposta  alla  proposizione  del  Con- 
g^resso. 

Vienna,  S3  marzo  1859. 

Il  sottoscritto  ec.  ec.  fu  solleeito  <li  sottoporre  a  S.  M.  I.  R.  A, 
rotitratora  che  il  sig.  Balabine  ec.  ec.  gli  ha  fatta  a  doim 
della  soa  Corte,  comunicandogli  un  telegramma  del  sig.  prin- 
cipe di  Gortschakow  in  data  del  21  del  corrente  mése,  in 
cui  è  detto  che  l'imperatore  Alessandro,  desiderando  con  uno 
sforzo  supremo  di  pres^nrare  la  oonservazione  della  pace,  pro^ 
pone  la 'radunanza  d'un  Congresso  delle  grandi  Potenze,  U 
quale  cercherebbe  di  appianare  le  complicazioni  italiane,  e  ehd 
questa  proposizione  fu  già  accettata  dai  Governi  di  Francia, 
della  Gran  Bretagna  e  di  Prussia. 

In  esecuzione  degli  ordini  dì  S.  M.  I.,  il  sottoscritto  ha 
l'onore  di  fare  al  sig.  Balabine  la  risposta  seguente,  pregan- 
dolo di  volerla  portare  a.  conoscenza  della  sua  Corte. 

Apprezzando  al  glHito  toro  valore  i  sentimenlìv  che  hanno 
inspirato  a  S.  M.  imperiale  di  tutte  le  Russie  l'entrattira,  che 
ella  gli  ha  fatto  fare,  desiderando  di  prestare  il  suo  concorso 
da  un'opera,  che  deve  sanzionare  di  nuovo  gl'impegni  conse- 
gnati nei  trattati^  e  la  totalità  dei  diritti,  che  ne  derivano, 
l'Imperatore  Francesco  Giuseppe  accetta,  da  parte  sua,  la  pro- 
posizione, di  cui  si  tratta. 

Secando  il  parere  del  Gabinetto  imperiate,  tutta  la  diìfficoltà 
si  riassume  nel  sistema  politìoo,  cui  s'attiene  la  Sardegna  nelle 
sue  relazioni  esterne.  Metter  fine  a  tate  stato  di  cose,  che  iii- 
quieta  rSuropa,  e  prevenirne  il  ritofno,  tale  sembra  essere 
la  parte  tis^rvàta  alle  Potenze,  chiamate  in  prima  linea  a  tu- 
telare l'ordine  sociale. 

Se  tuttavia,  oltre  codesta  questiene,  che  il  sottoscritto  con^- 
sidera  come  la  sola  essenzialmente  importante  per  la  pacifi- 
cazione morale  (tell'Italia,  entrasse  neH'intmzione  delle  Potevize 


86 
di  metterne  altre  ancora  in  discussione ,  sarebbe  necessaria 
ch'esse  fossero  esattamente  precisate  in  antecedenza;  e,  in 
quanto  esse  toccassero  il  reggime  in  temo  d'altri  Stati  sovrani, 
il  sottoscritto  non  potrebbe  dispensarsi  dalilnsislere  sopra  tutto 
perchè  si  procèdesse  in  tal  caso  conforme  alle  r^ole  formu- 
late dal  protocollo  di  Aquisgrana  in  data  del  15  novembre  1818. 

Terminando,  il  sottoscritto  dee  insistere  sopra  un'ultima 
ooDsideraùone.  Voler  intavolare  deliberazioni  pacifiche  in  mezzo 
allo  strepito  delie  armi  e  degli  apparecchi  di  guerra,  sarebbe, 
non  solo  materisdmente  pericoloso,  ma  moralmente  impossibile. 
£  dunque  ìBdispensabile,  secondo  ropinione  del  Gabinetto  im^ 
perlaio,  la  quale,  il  sottoscritto  non  ne  ha  verun  dubbio,  sarà 
condivisa  da  tutte  le  Potenze,  che,  preliminarmente  a  qua* 
lunque  conferenza,  la  Sardegna  operi  il  suo  disarmamento. 

Il  sottoscritto  coglie,  ec.  ec. 

Conte  BuoL. 

OISPACCflO  del  pplneipe    CUiPtoeliakoff,  Mlnlsti^ 

.  flegli  rnSàmi  Mtepl  al  si^.  di  BnlaMne,  mlnlHÉPo 

r«i«9^  in  Wlennn,  In  risposili,  ali*  nata  AumU^htm 

dal  SS  mapso   diretta  a  ^neat^  ultima  dal   «onte 

Buoi. 

Pietrobargo,  16  niarlo  1859. 

Ho  posto  sotto  gli  oochi  di  S.  M.  I.  la  Nota,  direttavi  nei  38 
corr.  dal  conte  Buoi,  quale  risposta  alla  proposizione,  ohe 
siete  stato  incaricato  di  fargli  in  nome  di  S.  M.  I.,  mtorao 
all'anione  di  un  Gongcesso  delle  grandi  Potenze.  Qaella  co* 
manÌ€iai2Ìone,  che  ha  per  oggetto  di  appianare  le  difficoltà 
sòrte  in  Italia,  e  di  asaicttrare  la  > conservazione  della  paoe, 
è.  un  nuovo  segno,  che  il  nostro  augusto  Signore  ha  voluto 
dare  dei  sentimenti  che  lo  animano.  S.  M.  ha  provato  viva 
sodisfazione  nel  vederla  appieazata  da  S.  M.  r  Imperatore 
Francesco  Giuseppe« 

Mentre  il  conte  Buoi  vi  rese  nota  Tadesioxie  di  S.  M.  I.  R.  A. 


m 

^;  nostra  pTO{iQstav  ^'indieb  il  ]^UtttoailivìBtaij]«^ 
il  Qabincttto  Ai  Vienaa  considera  le  coildlxlofìkihe^e9»tfll»mt 
suo  eseguimento.  Esso  la  nianifesttlta  41  desidèrio' «he  le  (ifae^ 
stioni»  die  dovessero  €Àsere  discnsse^  veniteero  pfèdMMfmw 
detenodnate  priàia.  Esse  sono  determiiiat»'  dsii^(]tabttéo^|»i&l 
ftssaU  dal  Governo  di  S.  M.  bribttnlcavaiiiuatl  HrGtfU^ 
imperiale  ed  i  Governi  francese  le*  pi^nssiano  haiifib  4ai&nttr 
loro  ^eila  adesione.  •    '     i'  /i     :   l'p    il- 

«  Il  ^ig;  conte  Buoi  h»  tnolti^  Achteatò  ^hé-  ii|i  quairt^ 
qnelle  questioÀi  ^riguardar  dovessero  il  Governa 'itìtéro  di  iift? 
Statt;  il  Gabinetto  di  Vienna  persisteva  che  si  prÒcedé^é^<e8ft^ 
forme  alle  regole  formolate  nM  protocòllo  d^Aqto^rana^^^ 
novembre  1818.  Quel  protocollo  :  dice  1es«ualmeiàté:ì^4[-^tft 
caso  c|ie  un  Congresso  abbia  per  oggetto  affarf/«Iie  ngiftii<> 
dine  spedalmente  altri  Stati  eu9opèi^>«ssi  non  veri^attuo'^^ 
tati  se  non  in  seguito  a  f<»rmale  invito  da  pa#fe  degli  <lStati^ 
ddei  suddetti  affari  riguardano,  e  sotto  l'espressa  rieì^rva  9él 
loro  diritto  di  prendervi  parte  direttameiìte^io  medianlé*  i  te^ 
plenipotenziarii.  1  ^  j   '   -ih-^iìfll^b 

.  «  L'importanza  della  presente  situazione  fa  tlié'^él  'póéSà 
perfettamente  prescindere  dalla  prima  condiiDone;  aitiòèuÀatd 
in  quel  protocollo,  di  un  invito  formale  da  partó^e^l!  StaO 
italiani.  Le  Potenze  non  possono  aspettarlo;  per  cerèar^ 'Ai 
allontanare  i  pericoli  che  minacciano  la  pace  ;  è  isiamo  coti^ 
vinti  èbe  il  Gabmetto  di  Viennav<$i^cido  le  s^ptOài^oni^''^^ 
Aquisgrana,  ha  lasciato  egli  stesso  cadere  quell'idea.  Ili  tfQékìé 
alla  seconda^  l'unica  alla  quale  podsa  ilferìrsi  la  méìfi^ne 
fatta  in  quel  protocollo,  vale  a  dire  la  parte<»paziione'  ^dé^ 
Stati  italiani  ad  una  discussioùe,  nella  qà[ale  sono  direttatuétite 
interessati,  ci  è  sembrata  tanto  giusta;  da  ufdn^^efèf' iMl 
nuHa  opporvi.  .  iii.n'  f  •  u.  :* 

e  Finalmente,  il  sig.  conte  Buo!  bà  fatto  notare  e^éré^^tìM^ 
terìalmente  pericoloso,  e  moralmente  impossiÌ)it9,''é<^^ 
discussioni  amidievoli  in  mestzd  allo  6tret)it«i7leIlé^art«1')Ml 
agli  apparecchi  di  guerra.  Tale  osservazlMé  è^«molè9idd^ 

Archivio,  éle,^  t 


«9 
((h#.|  Gs^biMttì  non:  aTf(M»en>  potato  non  rifonoscttne  Y^^ 
Siu8tiite!KB9^i')ni;fiefiiito  a  ciò;,  vtane  proposto  di  oltenctreda 
S^uM^ .riDipemton  d'AMteia  e  da  S.  li.  il  Re  di  Sardegna 
|VPmmsil4tpQii  attaocare^  eidi  tenere  te  rispettWe  lom  trapìte 
^«ggaal$}dì^aca  dal  leimftaeideLTicìiie*  Questa xpnibiiiasionéj 
i|,;pj9g|r0r^avvlsOi»  toglk  «aflfiiiieiiteiifiente  la  presupposta  scoerà 
vAnimfii  di^H^bionei  dd  peogresso. .        <•  'i  : 

cln  quanto  riguarda  il  disarmamento  psevraturodeHa  Sar4 
Afgpaf.clKpstoidal  oonte  ftuol/del  qdaIeyC6ni6  et  a&imiidano 
ppstenoHf  vostri^tategiammì,  tt  Gaiiinetto  di  Vienna,  fa  Una 
condiziona  ùm:  gim^  non  del  proprio  entrare  nel  Congresso; 
Tqjtifi^/»  Qcedew  che^^  \àg^  ipaturo'  esame^:  la  slesso  Goremo 
^>6.  M.  L,&.  A.  rkonoscteà (die  siffatta  condizione^  ch'esclude 
o0Qi  reQJipiv)QMxa,  non  sarebbe  conciliabile  con  a»  eqaoi^^^ 
pr^Bzam^nio.deUd'  coat^imone.  reciproca  dei  due  Btiatt. 

;  /iiSeoondo  oij(»:^he primaaccennunmo, possiamo  oonstettire 
Cbe4e.  iMfie  questioni,  indicate  nella  Nota  del  sig.  i  miniislì^o 
d«g|i  a&rj  esAemi  '  d' Austm  come  condisionì  indispensabili 
deirunione  del  Congresso,  sono  a  sufficienza  schiarite  per  lo 
sj^irito  Qongj^Qte,  ohe  in  oiò  mostrarono  ì  Gabinetti.  Le  quattro 
^asJi.jielte  dJacnsBìom  furono  fissate  ed  accettate.  In  quantd 
figliarda  la  compartecipazione  degli  Stati  ìitaUani  è  sodisfatto 
(f^e^stijAilasiqni  di  Aqqi^^rana.  Finalmente,  sono  iftidiisate  lo 
i|^s^Ì9  misure  d^  precja^sione  per  impedire^  duraofte  il  coriso 
4§ll§;.^iQ<Hi$^ni^i  ogm^/confUtto  fra' due  efìerófi^  cbe  si  stanno 
ftiirouyte»;  r  '.  •  ^•  ;  «^.v-.f  -:,.-"  •••.'■•:.' 
i  ,,«Q^e^te,pratiflh6preUmiiiari  ci:sembrano ora  tanto  amnzatè, 
q^' ne^sgiM  .de'QaJbin^i;  che  vi  presero  parte,  potrebbe  k^ 
^tHQAr^iì  ,iQ  fafm  oU'ppiiiione  deirEurn^t^a  ed  alla  propHa'c^r^ 
pcifen%|(«^a,c)^pQBsabi}i^4ì.f9r  ai£^  a  vuoto  cdh  pretén^ 
sioni  inammissibili  l'opera  di  riconciliazione,  della  quale  il  iìo^ 
iKtffnatirit^riale  prese  l'ùtiaiattva.  La  maggior  partedi  queste 
Q9n3id^mai01Mtè.già  nbta  idlo  stesso 6ig;aiinistrD degli  iésti 
teter»i  d'Ailstrìa.^'  Va .  le  ho  fette  perreriiremadiaùte  H  telé^ 
gr«4Qt  idei,. quale  l'urgenaa  delld  Sircostanxe  ci ^foraa  ad  ^^ 


profittardv  iSicoome  per&  tt  iconte  SooLn*  ila  teleflialo  ùbA^ 
derìodìaTere  risposta  serìtta  aUàNetà,.ebfrvilialtidìfiztali»^ 
^te . wtoriuato,  per.  :ordme  '  di  :S.  Jiki^  a  leggetgtl  ib^ffesontfe 

4tfqpfa^o  e^  %  lasdarglteDB  cap&L.  «v:  rr;-ì  ,  i'vr-i   iiHO!.p.i?n v» 

/••jO;  ..'Or'».-;  •n»»{   f:!i'<i 

•..       .:•.■:/      ;..    ...'—'     •  '•••     .'•  t    ;  .      ■    •  -;.it 
le  Anne  a  Firense  e  Lilvomo.  ;     ;i    .    ^ 

e  I  sottoscrìtti  salutano  voloRtieri il  fatto  àìm€m«f9tm^ 
europeo  come  l'espressione  della  publica  opinione,  la  quale 
riconosce  le  lagnanze  degli  Italiani  e  la  necessità  di  venire 
in  loro  ajuto.  Senza  ledere  Tenore  dovuto  ai  loro  sovrani, 
•^  ccedona  ^..adampier^  il  ìf>fQ ,  jdftipr^  g^itf »  flywgfWtW 

—  JUnCba  Ja  pàeiteiMme  i]jEila^P€iMolib<diBV0i»IKii0tk^ 
sata  suirindìpendenza  di  tutti  gli  Stati  dei  quali  essa  consta^ 
indipendenza  che  deve  essere  collettivamente  assicurata  da 
tntte.ie  graàdì'Botjaàzev  e  .ificottosbiidai  dòlctanenenlé/odn^in. 
nuovo. traHato,  pet.  |1  quale  i  trattati  8peiiaIi4»Àidii8iriad^i^ 
il  iÈAi  Uh^  TAnstifa^^ed'i  dirersi  setigrafii  dell'ItaMat^e  é^ 
elamoie  del  trattato  dì  vVieMia  che  sono  in^tntìmsj^  Mà^' 
traddizione  colla  mantovata^iQd^eiidaiuaA  <pnna  il^'^diitlfo  ^ 
pvtqidie' Jiì  JPerrteav^CìQfmGehGn.^  Piacenza^  dwofio:  éàsecfe  an* 
nttttàtr.-  -;    ;.    •  •   j.^ii^ìif-'!  :i9gss* 

■\^  8i^  ClIe^gli  Siati  «nifte  lltsdia  «  coiiipfRid  debband;»^! 
sereiie^fetìfifamti.e  raflòr^  a  airae  dBii]^co9()lèStaikiddHtalbl) 
6»tral6  la  cui  8ti8t6nz&  si;  oppaniei  alto  ^vHttppò  fieHbiiMnMi 
«yxiraili  della  naàone  a  nm  giovQL  ve  alial0fDvpiÉ6ptteiKilb 
pèndflBsav  ;.iiè  adlpd^e&ddnza.  dflit'ixKtq^  iuir'  i^ 

>^  3/  Che  in  ognuno  diqa^tì^StatixkiiiaalffMnietitotd^'f 
l'ordine  non  abbia  mai -da  èssere,  affidarti  èheotàiiiìalianfMWl 
iilfiiginia.  '.  '"  •/■.•:.i  ;...  .  •    .r.:-  ì.\:    ,  \  >/   "':  iL  '^.frt^i'rH^  \\  t 
ih-HH  ftw"":  £ai6«  in  Italia  aoD  àbhbpd  daTeiislerbj  conie  lidt<ì 


Antì  »e  foctezte,  !liMl*i  di  quelle  che  neoo  riputate  ne^ 
oeittriei'ttUa.idilèsa  del  suolo  naxionale,  e  che  le  guamigioni 
dlnf|afis|dii(ti;teB2&.6  piflSze  forti  aUriano  da  essere  fotte  da 
contiDgeuti  misti,  formati  idai  singoli  Slati,  in  proporzione 
della  loro  popolaadone. 

—  5.^  Che  un  atto  speciale  debba  essere  aggiunto  al  nuovo 
trattato  {Art  1.^),  per  istituire  una  autorità  federativa  alla 
fiH{^«L  Abbia  da  ^daire  tutto  de  che  si  riferisce  alla  di^ 
fesa  militare  d'Italia. 

—  6.^  Ohe  1$  istituzioni  rappresentative,  basate  specialmente 
sulle  leggi  municipali  e  sulla  libertà  di  stampa,  abbiano  da 
éiiSifi^  ÈòàùOtaiìib  agli  Stati  Italiani. 

^'••'\'   ^"  •      ♦ 

MUmNlSTià  dk»ir  Amiria    alla    dleklAraslon^    dlel 
"^Mommifflité  IMhupale  amila  ne«i#all<4  aviamepa. 

,f.tM:;         '.  .      .   • 

Vienna,  30  mano  4859. 

nirtnH:  Qetemr kU  S.  M.  L  R.  A.  ha  ricevuto  la  Nota,  che 
iècjCti^liOi  federato  svizzero  si  compiacque  indirizzargli  sotto 
ilti4  deIr.itaR*.  mese,  per  mformarlo  delle  risoluziom  ptese 
d9^  jCQBfedaftziODe  svizzera  in  presenza  della  possibilità 
die  (tei  pace I  europea  possa  essere  turbata. 
'M  iia  Goiifed«:azione  dichiara  soieonemente  di  voler  pro^ 
t^ere  l'integrità  e  la  neutralità  del  suo  territorio,  con  tutti 
m»zinai6uft  dìappstzioiie^  ed  inoltra  rUeva  che  certe  parti 
dd.tetritoriO'^élla  Savoia  Bono  comprese  dai  brattati  nelhi 
nanimlità  della: Svizzera  Essa*  esprime  lintenzione  dfinteo* 
émii  001  Gqverno  di  S.  M.  sarda  sulle  €oodizi6ni  speoialt 
di  una  eventuale  occupazione  militare  dì  quelle  Provincie  da 
p4rtB(4fttrupfiis  svizzere,  le  quali  sole^  in  caso  di  guerra, 
hmuukrik:#ritb>  di  passarvi  t>  di  restarvi. 

<  Il  Governo  di  S.  M.  L,  dai  documenti  precitati,  ha  ^^ 
^pjIttD  diodo  sodisiazione  cb&yHt  Consiglia  federale  è  risoluto  di 


M 
rifóndere  energicamente  ì  diritti  ed  adempiere  coscienziosa- 
mente ì  doveri,  che  emergono  dai  trattati  europei,  che  hanno 
garantito  la  neutralità  perpetua  della  Svizzera  e  FinviolabiÙtà 
del  suo  territorib.  • 

e  Del  resto,  dopo  l'emanazione  della  Nota  del  Consiglio 
federale ,  gli  avvenimenti  pros^[uirono ,  e  quantunque  la 
condizione  sia  ancora  sempre  tesa,  tuttavia  è  permesso  ab- 
bandonarsi alla  speranza  che,  mercè  gli  sforzi  uniti  delle 
grandi  Potenze,  il  mondo  sarà  ancora  una  volta  preservato 
dalle  calamità  di  una  guerra  generale. 
'  «  ir  Governo  di  S.  M.  I.,  prendendo  atto  della  dichiara- 
zione del  Consiglio  federale,  non  esita  un  istante  a  dargli 
rassicurazione  ch'ali  Rispetterà  religiosamente  la  neutralità 
svizzera,  sinché  la  Confederazione  stessa  Tosservi  e  la  man- 
tenga con  tutti  i  meza,  che  sono  a  sua  disposizione. 

.  .    :  .  '    .  •  •  •    * 

€!«pia  didima  IVota  del  »ig»  conte  Baok4ieliaiieaM 

«teia  a  lord  A.  JLcìlìtas,    ministro  ing^lese  a 

/Vienna,  intoma  ai  |innti  preilttiinai4  del  Con-t 

.^'^TMSO^ 

Vienna,  31  maryo  1859. . 

'Il  sottoscrìtto  ecc.  è  sollecito  di  accusare  il  riceviménto 
dèlta  Nola,  «he  lord  A.  Loftus  gli  ha  fatto  Tonore  d'hìditlz- 
zar^li'in  data  de!  28  corrente,  e  che  contiene  le  condizioni, 
alle  quali  il  Governo  di  S.  M.  britannica  è^  pronto  ad  accet- 
tare la  proposizione  d'un  Congresso  delle  grandi  Potenze,  che 
pipendM^bbe  in  considerazione  le  complicazioni  sOrto  in  Italia. 

Avendo  il  Governo  britannico  espresso  inoltre  il  desiderio 
di  vdéér  aderire  il  Governo  impelale  a  quelle  proposizióni, 
it  ìsctttoscrìtto  ha  preso  a  questo  riguardo  gK.  ordini  dell'Im- 
peratore, suo  augusto  Signore.  '  " 

Egtt  si  trova  ora  autorizzato  ad  informare  lord  A.  Loftus 
«he  a  Governo  imperiale,  apprezzando  altamente  i  motivi,  che 
guidano  il  Gabinetto  britannico,  ed  i  sentimenti  di  franca  ami- 


cizia,  d^  cui  egli,  e  animato  .yei^o  VApstriav^^^t^L,  neU« 
iqi^ura  precisata  nel  foglio  qui  annesso,  le  basi  di  idi3Gussione 
proposte  dalia  Nota  di  Sua.  Signoria. 

Un  quinto  punto  di  deliberazione,  ch'egli  ba  creduto  dover, 
aggiungere ,;  quella  d'un  accordo  sop^a  un  dis^mamento  si- 
pìult^nao  deil^  grandi  Pptens^e,  sarà»  sepz.'2jcun., dubbio,  ac^ 
colto,  da  trutte  le  Potenze  come  una  nuova  tqstimonìanza  delle 
intenzioni .  pacifiche  delF  AijjStria, 

,,,^isulta  ancora  dalla  Nota  di  lord.  A,  Loftu^  che.^e  il  Gq^ 
verno  imperiale  accetta,  alle  condizioni  i^esizionate  qui  sopra;,, 
la  proposizione  d'un  Congresso,  il  Governo  br^tapjj^ico  invi- 
terà, quello.  d^Ua  Francia,  in  forn^  pipante,  ad  insistere, in 
conf}une  con  lui,  acciocché  la  Sardegna; disami  imiuediata**, 
mentJB,,  e  a.dai^gli  una  gar^pt»  collettiva  perrad^mpMneftto. 
deir impegno  preàp  verso,  di  lui. .       ,  .„.,  . 

Questa  pratica,  che  il  Gabinetto  britannico  si  propone  di  fare 
di  concerto  col  Governo  francese,  è  tanto  più  conforme  all'in- 
iamm.gQfméàBi  the  sarebbe  iBoralnatte  ImposriMla;  ^epiiiè 
li:  G0¥^na*  impeliate  a!  ha.  già  >fatfb  rìtevarsMdolb  »à  Nota 
ittdirtelttf  at.aìg.BàbbÌK  ili  dtta  del  d9. dì •  q«nta  Éì4^e, 
di  attendere  a  deliberazioni  pacifiche  in  mezzo  altfK«4r^|ftto 
delle  armi. 

,  Il  ^otto$vri^o  dea  tanto  più  vivaBiente  desid^jar^;  che  lali 
Sfww  jiniti  ?^bbiana  il  Iqro  pii^D  qd  tote^o:efif0tto,.<^H^^;^ 
strJa,.nQn  potrebbe,  presentarsi  .al  (;k)ngci«so,:^6>'U(m(qu^d9^ 
la  v.i^rd^a  avesse ,  operato  il  ^isarmàimenta,  fd  .avesse = prpr. 
ceduto  al  Upenaawente  de' cOTpil^^  :      i    {  .:  r^j 

i  Adempiute  ed  eseguita  queste,  ooodizìtosàv:  tt:  Gofwm^mri 
fioriate  si  dichiara  pcom^  a  dare,  nel  moflQ^.pwjfornMtes  ras- 
sicura^^: che  rAusjtria /Aonratta^p^à;la,Saì(d(0gi^ 
il  Congruo,  e  finche  questa  pialletterà  il  derntork  impcimlfi 
e  quello  de' suoi  alleati.  .  ,    j 

,^  Pr^aftdo.lordv  A.  Uftus  di  porteffe  U  ?wte»«te  di  qiwsta 
ij^ta  a  «onpscenw  flel.pw  GcjwìTìIWsÌI  wHoacwtttei*^       ftì^ 


V  Itèzzt  di  assicurài^é  la  conservazione  della  pace  Jmj2u' 
stria:  A  ia  •,  Sardegna. 

Il  Congresso  esaminerà  ì  mezzi  di  ricoiidar  la  Sardegna  airadem- 
pimenlp  de' suoi  .doveri  {pternazionali ,  .^  p^n^erà  a* provvedimenti 
ii  prènderai  per  evitare  il  ritorno  della  complicazione  attuale.    - 

!'.'-  '.•",    '    •;   ..         •    '-^^     -■.-•      .}•.      •'   ".  •'       ...   •  '  'j    :^      '.  ,.;:; 

IL  ^^Sgomberó  degli  Stati  rùmdni  dà  parte  dèi  còrpi  d^  occu- 
pazione esfétHì;  e  pre^ix  in  considerazione  delie  riforme  da 
*  'fdrsi  negli  Stati  italiani. 

i  La  questione  dello  sgombero  degli. Stati  pootificfii  potrà ^sser diri 
scussa.  li  Congresso  abbandonerà  alle  tre  Potenze,  direttamente  ii)i 
teressate,  le  particolArilà  dell' esecuzione.  La  questione  delle  rtformtì 
afoministrativa  potrà  ès^r  ducussa.  S'aódrà  d- accordo^  su' eoosigtt 
da  dare  ;  ma  1a  loro  ^tuazione  definitiva  resta  subordiuata  alle  d^ 
cisioni  degli  Stati  direttamente  interessati  •  *     ' 

III.  ùmbinaiione  da  sostituirsi  a'  trattati  speciali  tm  lAà^ 
stria  e  gU  Stati  italianL 

,  La  validità  de* nostri  trattati  non  potrebb' essere  discussa;  ma,  se 
tutte  le  Potenze  rappresentate  al  Congresso. convengórtò  tra  es«e  di 
produrre  1  loro  trattati  politici  cagli  Stati  italiani,  T  Anstria  vi  si 
presterà  anch'essa  da  parte  sua.  Ella  ^'intei>derà  cp' Governi  coin- 
teressati per  poter  presentare  i  loro  trattati'  comuni  al  Congrèsso , 
e  per  esaminare  in  qual  misura  la  loro  revisione  potrebb' essere  ri- 
copoftQi^ta  lutile.  .  , 

IV.  Non  saranno  in  veruna  forma  toccate  le  disposizioni  ief^ 
ritmali  ed  i  trattati  del  1815.  *     '         • 

Pienamente  inteso  che  non  verranno  menomamente  toccate  le  di- 
«posizioni  territoriali  esistenti,  né  i  trattati  del  1815,  né  quelli  con- 
cniusi  ip  esecuzione  di  que'  trattati,    -    ,  . .   • 

-.\'.  '\.     ■  '  •  ^  ■'>■  i.      .  "»  ■  -Y       .  'si'  '■        .«*'»'''•    ..:*.;  "t  t 
Accordo  sopra  un  disanuaineiuo  siaiullaneo  delle  grandi  P.otenze, 


IIVDIRIZZO  dei  soldati  toscani  ai  loro  eonoit- 
tadinh 

PtìaA  di  aprite  186^. 

e  Fratelli  toscani  1 

cLa  grand'ora  è  ticina;  perciò  noi  vogliamo  che  voi  sap- 
piate quali  sono  i  nostri  sentimenti.  Noi  pure  giamo  soldati 
italiani:  ci  crediamo  in  dovere  di  combattere  fino  all'ultimo 
sangue  per  Tindipendenza  d'Italia,  nostra  patria. 

e  Sì:  è  suonata  Fora  da  noi  desiderata  di  vendicare  i  no- 
stri fratelli  morti  da  prodi  nelle  grandi  giornate  di  Montanara 
e  Gurtatone;  sì,  perchè  lo  vogliamo  noi,  prèsto  saremo  ai 
fianchi  dei  nostri  fratelli  d'armi,  i  Piemontesi  che  tanta  gloria 
acquistarono  alla  Cernaja  sui  campi  di  Crimea,  e  che  vendi- 
cheranno con  noi  la  fatale  giornata  di  Novara,    . 

€  Perciò  Toscani  uniamoci  e  preghiamo  l'Altissimo  che  ci, 
dette  per  patria  la  più  bella  terra  del  mondo,  la  terra  d'ogni 
arte,  d'ogni  scienza  e  d'ogni  civiltà;  affinchè  benedica  le  nostre 
armi  nella  guerra  santa  per  noi  Italiani,  nella  guerra  per  l'ac- 
quisto di  quella  liberta  che  Dio  dette  ad  ogni  uomo  e  di 
quella  indipendenza  cui  ha  diritto  ogni  nazione.  Guai  però 
a  chi  tenterà  d'impedire  la  graade  impresa  della  rigenerazione 
d'Italia. 

e  Fratellanza  dunque^  come  voi  diceste,  di  milizia  e  di  po- 
polo, neutralità  mai. 

e  Sia  distrutta  l'Austria,  viva  l'Italia! 


Aptieolo  uIBsiaie  del  Moiiitear,  eirea  le  diépò^' 
sisioni  della  Francia  /verso  la  Grermania* 

Pingi,  10  aprile  1850. 

<  Il  Governo  francese,  quant' altri,  comprende  e  rispetta 
le  delicatezze  nazionali.  Se,  nelle  sue  intenzioni  e  nel  suo 
contegno,  egli  avesse  dato  alla  Germania  un  motivo  di  timore 


lini ' 'd  lè^ltittii .'•'•"'  ••'•''■■''  •'"  '"""'•  .''ii'i'i'i'-'"'  ut  .). i/ui;il'')ii 

ai  qiiaU  ;ìoq  abbiamo  dato  venlti'<làii^pi]i^'<<]^^' sbsi/^  W 
iiògtbP*tìaUbÌà^=iie»l^èq'<tìà"déP  •a(IW"Stk«|f  m\cl%m'lM  Pef- 

ftìtto'^to-^Mta  arili  taiy"Pim.  •QOMòo'yjséfro'SIép^ 

cfté^.fe"^e''to'  éà'mHihirikWMh  '«GéHnatKH-'àSSfeftffé  «i' 

Ibii^i  W^-^rèpÉ^Ì(  tÉidè^à'^iàtìflki'sK''fi«a$SWte'MI=  ittóttiJS' 

tritìi  •'■^''■'''  ''il'"  il'''^  .iM-.-fr-i'I  r.lld»  iriMt.Ni.ii!.(rfi(i'i  r.  rii '>i)n 

s»ft-éIfiÀV<làà  (^(y^pòiii^^tàt^WIdii^lifè,  'àttìrlb^iM^H^'tìtt^i 
I^'tò 'ììi^'bpiÀ^4)stili  WÌMRìteiika'^ 

oi>iliidM;  'lè  '>iW!«Ìr 'ttbrfiltìjiè^^i^/'se'ìAeft'f  lòi^o  'àttórt';f«(!9^.*' 
gisubilty  iH>'«éfr[Mó«i>'étiAie'  ÙM<'ttìifi3b(:ìfl:''lfrt^y 
tftìÌèvaleriiS,';'èàète 'liàiàrifif ispa^'ìl  mòM'^é'miòi'm'mi^ 

Ttìiletié'."'''" ''''•'"'''' ''"   "  '  i"'f''''-  '-i'"'  l'I  ''  'x'i'  iì'^'"'  ""'> 

saDtoii'atp'w  ìi6m\!^mme^mmk',  i\iti^(<dàip^toi^^*fó'' 

le^'OilH^iiisìe  >aelfó''s|)ir»6'  é^AUitttlBbV'a^i  ìlé^'i(f'^ilYHiM  hi- 
sfa«<'plftifl«*;"1a'/féìtad'H«(ft8'%fl!^W«i««f»iTóhi"ai'd^ 

Archivio,  eie,  9 


nftik oWfa.sa,  v^qrk  a>le  so^Jys^^ippi.  ed^alle  ^gjaramie  richieste 
ds4ìdiriU<>:  delle  gepti',  daU^fjBlìcltà.dpi,  popoli  e. ^a^llnte^^ 
dell'Europa.  In  Germania,  come  in  Italia,  essa  vuole  che  le 
lìiaTìfjfHiiaJitòvirìGO^^  4^i.  tintati,  passano  mantenersi,  ed 
axufjs^ntificfirsi,  perch'essa  le  iponsidera  come  una  delle  l^asi 
e^uT^i  dell' ordine. europeo* 

:i  «,  Rappresentar?  lail^rancia  come  ostile  alla  nazionalità  ger- 
Q^ic^,  POQ  .è  dunque  up  errore  ^oltaxìto^  ma  eziandio  un 
cpptrosf;^.  Il  Governo  dell'Imperatore  ha^empre, da,dieci 
.anifi,,Jmpietgatp  il  suo  ioflusso  ad  appianare  le  cpntrovcirsìe 
cljie  insorgevano,  ed  a  risolverle  secondo  equità  e  giusti^a,. 
1)1  Ispagna,  egli  ha  certamente  sostenuto  U  trono  cosUtuzio: 
naie  della  R^ina,  esercitando  una  vigilanza  disinteressata  sui ^ 
rifajggit^  che  svccfsssiv^  riyohizioair  s^yeyano  gettato  suIIb  no- 
stre frfìnt^ere.;  In  ^svizzera,  la  sua  medipzione  officio^  ha  coq- 
trU)uitp  a.  comporre  la  controversia  di:  Neuchàtel,  che  poteva 
riuscire  a  complicazioni  colla  Prussia.  Nell'Italia  stessa,  la  sua 
spyeciti]|dine  h^  precorso^  le  dilfipolt^  attuali,  e,<  dopo  aver 
rfj^istiuajto  il  Papa  nella  sua  autorità,  elja  non  ispirò  da  per 
tqfto  se  j[)on  penai^ri  di  moderaj;ione.^  A  Napoli»  d'accordo 
cplla,  S|U3  alleata,  la  Regina  d'Inghilterra,  egli  ha  tentato  d'in.- 
d^^r^e,  ^l  Governo  delle  Due  Sicilie  a  riforme  che  ravr^W)erò 
consolidato.  In  Germania,  nella  delicata  qjiiesUoDe  insorta  fra 
l^j  Confederazione  e  la  Danimarca^  intorno  ai  Ducati»  egli  ha 
compralo,  malgrado  le  sue  sin^paiie  per  la  Danimarc£^,  le  giu- 
ste deUcatez;9e  del  patriottismo  tedesco  per  provincia,  Regate 
con  tanti  vincoli  al  corpo  germanico,  ne  ha  fatto  udire  a  Co- 
pep^hep  se  non  consigli  di  cpnciliazione.  Nel.  Principati  da- 
Q^ihia^i,  egli. si  è  sjforzato  di  far  trionf^rq  i  voti  legó^^^i  di; 
quelle  prQvinciq,  per  assicurare  a^che  ìu  quella  jprte. di  Eiit 
rQp;a.J[jprdine^  foudato  sqpra,, intere^  nazionali  Ripagati.;  ,7> 

.,.<  La.pQlitipa  della  Franciano^  può  avere  due  pesile  .49^  mi^ 
sm^^;  p(}a,{)63^  colla  ste^  qqi^ità  gl^iateressi  ^i  UUti  i  pppolU(;|ò 
cl^'^sss^  NìjiiAe, far  /rispettar  in  It^ia,  lo.ri^tterà  e^purein Ger- , 
wJ^rJ^pi  ijpn  saremmo  punto.minacci^ti  dall'egeminp  di.una 


«7 

federativo  coHé^- tenente  turìtaiile, 'tt  ^  'piiD«pi*i#ii4|ià 
p}afltatoKne^<g¥attfte«ftl0ne  ttnmeiu^è>itif^^otUmm»*lintU) 
ciò,  che  svolge  nei  paesi  vidni  le  Trazioni  «reate  dal  eom-, 
mercio.  clàll' indiistrìà ,  dal  progresso,  torna  a  profitto  della 
civiltà,  e  tutto  ciò  che  ingrandisce  la  civiltà,  innsdza  la  Fran- 

.   .    '.:.;  '  -'^^  '■"'..'      !•      -'j',      rr         '  •  *   '.  •:^  '^  .([{«''  •' 

..   .-nh'.  '      .  .  ■■f...ì,^t>Vgl<i^ ■':    '     .       *  ''^\:\k\V.    .•■ìt;>T/ 

Risposta  della  Vì^fàbélà  altÌJ'ìtllBliiiÉi<SBl#iÉ^  O^liCllirf- 
'*bl|(tt4i  feileMdei'.stttlla  m«MtmM  K   v 

.     j  ...     ')«-.<<:•:-  ■^;.        '      ;■'         r    ':'*/'!     '^  '      ''.        ...l.        ".  ,'       l'i.    '  '  J    '  \     : 

.'      ."  .      V     .    :    !      ^'  ,    .       •  Parig»,  If  aprile  iéji9.^,^^^^ 

«Il  jyf  c^idffité  Mh  ^nfèdemione  svìzzera  tia  mdtriiìiiilfò. 
Ih  nome  tìel  Consiglio  federale,  al  sottoserilto  ministro  dé^H  '**• 
fari  esteri  in  Francia,  una  Nota  circolare,  la  quale' M  pet*  ìsé*^ 
d'informare  le  Potenzia  dbe  la  ÓMkfederazione  svi2iì;èiri ,  nel 
ésisò  che  un  conflitto  dovesse  turbbre  la  paìce  dell' Enroj^t, 
avrebbe  prése  misura  per  proteggere  la  sua  neutralità 
contro  qualunque  aMaoco:  ti  signor  Presidente  StatnpBi 
ricòi^da  in  quéstei  bccsisionéf  Aihe\  secondo  le  disposisiom 
'dèi  trattati,  una  parld  ilei  lertilorio  savoiardo  confinante  <coiì 
Shievraj  partéeipa  dei  bei^efieto  di  questa  neutralità;  ed  es^ 
prime  la  speranza  ohe  la  lealtà  delle  sue  dtchiarazidhi  ^rà 
tsipptreztàta  dalle  Polteiizè,  ^lle  £(Qali  égli  trovò  d1ndirì2}:ftàHa. 

«"  n  sótloscriito,  mihistro  d^i  aflari  esteri,  accusando  al 
sig.  presidente'  la  rlceviìta  di  qAestà  coniiinicazione,  rìe^toee 
giustamente  i  sentimehti  ébe  hanno  dettato  questo  attore  di 
lubìhga;  ohe  i  àehtiftìèiitl  delle  altre  Potenze  per  il  ^rispetto 
e»  l' osSttPvanza  della  neutralità  elvetica,  non  essendo  ihenb 
fàVòrévèS!  ^rquelH  deirihipératoi^e,  il  diritto  èhe  essk'coilsà- 
era  non  può  coifrere  in  alcun  caso  nessun  Nicolo/» 


'  i)^8%li«iilédf  rj^e  ìdi«ld]i<niii^«. lf>»|#i4illAin»iiNr«i8» 
.  J]  Ida  \\Mn»^^  CéadÉeig;H»iiMÌIe.  i/kMp«1I  ,  i^mg^ifmim^ 

-{V.'i'i  1ì;Ii  !.')ki'-'  ii:i  i\;i''!  •;  i.'i.n/  i- •  ii  ]■  ti  '■■-,/>;•.'•-  ,,;■ 
..'.VI    .tti'    .-     .  1  (    .     t  Torino,  W  »WU«  ,*««»• 

«.  r  f:§jlW0T>imÌp|5t|[0^i  ■,,.-i|.uri  -..  •  :•■    .■.".  u'xr   ■     li.    (, 

«  Il  Presidente  della  Confederazione  elvetica,  mediante  ima 
comunicazione  del  i4  p.  p.  mese,  da  voi  trasmessami  con 
vostro  dispaccio  del  18,  ha  fatto. conoscere  ufficialmente  al 
Governo  del  Re  l'attitudine  che  nelle  attuali  congiunture  il 

Xém§ìiiiD  M«ral0^b»ticmdq;(fi4os«c.or4ii^«ift>i.  .»^  >.k:;- 
«  A  tal«i«i«tttril>IlM8ki«itodi«liÌMravClM'40i>1et4nqp4lel- 
r  Europa  venisse  ad  essere  turbata,  la  Confederazione  sviz- 
zera 'difenderà  é  nianterrà,  con  tutti  i  mezzi  di  cui  essa 
.disMMi  l'jqHfgrit» ...ft ia  ,p#sytsji|i*»,id!9l  -tWKÌtQrWiiiWj  ^»s%  ha 
4ilritip.' cckwej ;Stet«}i iw^WPnjdwt e, ,^  .tìJie, , Jp_ jsqnc»  ^Xfi. ^Ifl^w- 
<9^at9  -^..jgnaremj^  4ai,!tnBitt«ti  geiie^jrti.  ;  ;  • .;  j .,.  j . ... ,  j,,  -, 
I ,/.  «.  mierendosi  alle  4ì8»#?iziÌ0Pi,i5P«sJaMi(Wntqnq^,#elj.prp- 
tfliqollo  idfll.^9.)narzo(  i9il^  c)d  agli  atti,.dip)pii)afp  BpstQripri 
shB  ì»-  confermano,  M  Pvesidente;  agg^pgnp,  ohei^e  1^  pirQ9- 
iJ^DBe-lo  dMHftndAftsefOi!  e  pw  (p»sk9J^:^a<inpfì9(Ì^sei,[|Qf)e$- 
iWlto-ifk^iìassipursrA  o  difeod^re.lft.fiJ^traPk  0j'iptegnit^,^l 
finfi  )t«n»taria, ,  ì».  .^m^Xn^&tmimf  m-ffm  ^rdibfi  >  n^fifsfj^r  ^ 
Ì9f  mq.MMfàl^.fi^i'ì  itrattajljl  Ja  jhqnmo  .^n^^i^ito,  d'ofìcp- 

f(^  ih  Mmmvivf^ì^ftt»^  4«jyij(  Sfi^.  A':tati«;rig<iar4^,,|i 
QpRSiglH)  iifQdemle  desWtf^o.jnteftàersi.preiTfJWawlftjP^jGP- 
ly^OWi  4*.  ^>  5l^k«S^<:PWP<)ttQ!>ctl«'i;-PBPti,  d^  xegpl^rfì  siano 
Mmm^  \ri>fìm  j«Anf»ren9it  fg^  k  d«li%a^tir  #i<f^,^t9fj,  e, d» 

itorp.^jìteriBais^, biotto- ris«)^j»'dfciwtifl«ft4itH>  i   i.„  !*.  !:i'h 
;  /  .f>  W  !Pr?g9,  §iig/:WPR«ftd**Wfi,  ^.9mfim  »lSÌg/.%t»IP»fli 
in Wgr»»W*Q«nti  del :Gio>vf«np;:tì.-Ql  ,%  pfj? .'Ja ,mmmmii»» 

^.g^^fàì^  ^.Wfi^)  ;?p^^^^4iJ<<peil4?iffllf^;phf|^'te,)a«^l*^^. 

«  I^  §ft«;A<«jP%,p§s^pao,4e?|fia<,.qBjil9POTi^,sjftpp,^,^Vflft- 
tualità  cj^§  .p^^sono  sorgere,  di  rispettare  scrupolosamente  T  in- 
dipendenza e  la  neutralità  della  Svizzera,  non  può  che  ap- 


elamattov  »6f:Ieiiinteiffìiv^^'iha  <f  rwO[^li'|«rsi.ìr)ip6ttafe...{  m 
afiSftOHrBfeiotu)^  (fitte  i  >li9koGAnfad«iiii?ioi}&i  «  /pivi))» ,  d(4  ,M]i«Qnpire, 

SLitralta')SOQdi'^ntHniite  mt'pMoeoUo  ydt^.jSd  jxiiwr{soi7tS15, 

fiOttdidbrAif  reouie!»  parte  i/in  té^Ble,  >.^:Jiii99t9  .<raliM^^#;|liiar 
rando  ch'esso  deve  avere  la  forza  stessa  e  lo  ?,tf5B^.|VflJw9 
come  se<rfos3d/y]dttfìKaknente  inserito  ìielV  articolo  precitato. 
Il  trattato  particolare  del  16  marzo  1816  fra  la  Sardegna, 
la  Confederazione  ed  It  Cantone  di^fSnevra  ha  confermata 
(fuesta  dichiarazione  del  Congrèsso  di  Vienna.  Nessuna  seria 
5bhfe'*t)t)tf«M!i^^  ?faiftfffff^»ìv*!^4tt(«tf  fs**rle*>rtgttBrtW, 
lcft^"a'1a?slrtejn^"^^^^^^  iS^fè^ife^ 

•»«'4r>  9^:MMFÌà,«  eèsendkh  «dQ69saii&»!id6tefliittqanaii  sopra .  >ataiini 
punti  il  senso,  F importanza  e  l'estensione  dei  diritti  e  d^li 
obblighi  risultanti  dal  protocollo  di  Vienna,  affine  di  poter 
btGibffiFeisiì'f)dlri  QecoMo'fra^ii-due^iaoyttrviisQfletioi^^ 
#ii'iitìa  «vèmiMle  ^òmtìp^ifmei,  &v  Hv  .11'  Rei  nostro  'iiugusto  m- 
d#(ynel  bì*  è>ldegiìseto<>aiitori(aziTe  ad%aaé0|tave  ià  ^proposizione 
^i'^di$j(»ter«iifì/uiià  cmtfèrraza  fra  delegati  Am iduecStatire 
lieleniiinai-ei iper  i&roiimiìo^  >!!  pmiti  dk^regolareviottoÈ  iriEleniHt 
A  rabfioÉL- up  'uorfr  «••:<  •  '  M',-  ',(•;?  •  !.-  •..•.•.,-'{{:«  ^^'i  .^ 
«  Vogliate  pertanto,  sig/  Commendatore,'  tórconosoajfeque- 
6t»>BètM«mmatiori0iflè<Bjgi^:  Rnealflente  dsl^a  Gmióf^^óone,  e 
did||Bi)ai^lf^ie,(q]iaBtici  ^rlud^h' fleHa  (Sorif «prenz^ noi  ^i  kr 
30iaiUonÌajjéti(yìli)  >frai  Tòrijio^]^  ixv>:j/ì'   :;i^ 

r>H>kAÌiilfitblerf stato  idi  feob6:,/i'ó  laredd  »  mxlSk\\fveméxù>x^ 
V  esatta  interpretazione  ^c^iè^i  *  at >nostDa  5iid)lta,  i  emeoge)  dalte 
3li|iolaaiooi'ìdi'']Vienhauiv^  '-.»  :^  •-.>  ^u.if;!;'.    ■  i  /      •' 
*  !»<.Lé  iyDbtiofiiich6>)ne^6oatntì8i^nei>d«vo^  Ébsere  ventilale 


dai  dinegati,  «  dal  «aiito  suo  il  Governo  dfet  Re  prestecàtl^ 
mano  a  tutte  le  faòiUtazioni  per  riuscire  ad  un*  aocordo:  so* 
disfocento  per  tutelare  i  diritti  iegittfaiii  dello  iSlaìto.    • 

<  GohAdo  '  che  troveremo  nel  '  Congre«;éo  lèderalei  la  stessa 
soUecitudihei  e  che  tutte  le  difficoltà  saraono  cosi  risolte  hel 
mòdo  pie  coiiferme  'agrìiitefes^  pertnanMutt  deiidoe  poesL 

«Vi  prego;  gig^/  CommeMlQtore,  dt  dar  lettura  e  rilasciar 
còpia  di  questo  dispàccio  al  Presidènte  della  CoafederazSone, 
B  d'aggradire  fh  pari  tempo  le  assicuraiiioni  della  mia  disfi»la 
considerazióne.  »  ?•  i 

•  <   ^tt   CÀVOCHii»  -  '  i 


WUiyMa  spediiii  «otto  f»r«m  dM  dH«|ilM»oio  |4il^i;f||fl|f^ 
dol  Mliaotro,  degli  oARri  esterni  del  PieMoiite  «1 

^  Ciowerno  di  S.  M.  Britannlea,  il  q[i|ole  invitava  li 
Ciovepno  del  Re  ad  aderire  al  prÌìi<eipio  dèi  di* 
sarmo  i^enerale  ed  alla  sua  etfettnasiònè' iifainié^ 
diata  anehe  yriiMa  dell' aprlniento  del  CToAiT'^sso. 

Torino,  18  aprile  i859.  ' 

'•'  ••?   •  •'••..-.       :       ■  '   :»  -    .;    /.- , 

'  e  Se  la  Sardegna  fosse:  stata  ammessa  ìal.^DgressD  sul 
piede  delle  grandi  PotenzOv  essa  polreld^e  accettale,  «ome 
fece  la  Pran(àa,  il  principio  del  disarmo  geoert^le,  coUa/spiB* 
ranzà  che  il  suo  consènso  non  avrebbe  spiacevoli  coost^uense 
ili  Italia.  La  sua  esclusione  dal  Ciongreseo 'Don  ie  conceda 
d'incontrare  un  simile  obligo,  e  molto  meno  quello  ebe  da 
lei  esige  ringhilterra.  :      -,  * 

'  «'N&lladimene,  per  conciliare  al  possibile  il  suo  desiderio 
di  assecondare  gli  sford  deiringhillerifa  con  qoet.f^'6SÌigbla 
sua  sicurezza  e  il  manteniménto  della  trabqttittitàijn  Italia; 
la;  Sardegna  dichiara  che,  se  T  Austria  si  rimane  dalli  dì viare 
nuove  forze  in  Italia,  e^sa  si  obllga:  :  )  •    ;5  r 

^  ì.^  k  non  chiamare  sotto  le  armi>ie  sue  riseriie,  owiie 
era  risoluta  di  fare^dopo  la  chiamata  delle  riserve  ta^nstriaohe; 


7* 
.«.t.""  A  im  «MbUilara  il  suo  esereito,  che  è. ancora  sql 

€  3.^  A  Qcm  ffiVQver^  1^,  sue  truppe  dalle  posiziom  pur)»* 
monte  (|ilen^ive>  elidesse  ppcupaqo  :da  tre,  me§i.  », 


DIfifCORSI  proflerid  alle  due  Camere  ^el  Par- 
lamento  da  io^rd  Halmeslbary,  e  dai  «(i||ri*^r 
IN^ra«lÌ9  cMmeernenAi  la  stato  delle  neg^ojsla-* 
alQM  i^atiw^imfMiie  airifajUa» 

.       .    ,-    j  ..   4»  apriie  4859. 

•  'Discorso  di  Lord  Malmesbury. 

'  i  fiihiQO  di  voi  ignora  €ke  le  pelazioni  della  Francia»  deN 
l'Austria  e  della  Sardegna,  da  alcun  tempo,  furono  tutt'altro 
che  sòdiéfacenti. ;  Le  relazioni  dell'Inghilterra,  al  contrario, 
coUe^altre  Potenze  erano  dèlie  più  eccellenti^ 

f  Le  condizioni  dieiritfiilia,  già  poco  sodisfacenU,  peggio- 
rarono; e  Tagitazione,  che  travaglia  quel  paese,  diventò  una 
causa  permanente  di  contese  europee.  Gli  è  estremamente 
difflcHe  per  un  paese  come  l'Inghilterra  e  per  ogni  ministro 
inglese:  di  rendersi  chiaramente  ragione  della  politica  d'un 
altro  paese;  ma  veniie  rappresentata^  dal  Sovrano  d'i^i  grande 
paese;'  nna  parte^  che  ha  tutt'altro  che  diminiiita  la  difficoltà. 
Le  cose  ag^ravaronsi  ogni  di  più,  e  verso,  la  Qne  di  febbraio 
si; gladio^  utile  mandare  lord  Cowley  a  Vienna.:  Le  vostre 
signorie  sanno  già  Qbe  quel  diplomatico  entrò  in  negoziazioni 
col  Ministero  austriaco  come  amico  personale.  Oltre  quelle 
negoziazioni,  la  Russia  propose  un  Congresso,  e  ho  pensato 
che  non  avrei  avuto  causa  alcuna  da  rifiutar  d'aderire  a 
queliti  proposta.  Il  consenso  del  Ministero  ci  venne  dato,  e 
il  22  marzo  il  barone  Brunovir  ne  sottopose  la  proposta  uf*: 
fisiale;  gli  èdliqra  ch'io  stabilii  i  quattro  punti  preliminari 
daiesaranare.  li  primo  riforivasi  ai  provvedimenti  daziarsi 


a 

goa  e  r  Austria,  il  secondo  riguardava  i  ràtgfitM  Éb(]l>-ii| 

il  terzo  le  tifdrille  dà  fairki,<  ttisc^(iMi<!ky,  n^l'aWfnitlfetrs^OM) 
intema  d^li  Stati  italiani  ;  e  il  quarto  la  sostituzione  ai  trat- 
tati, esistenti  tra  l'Austria  e  i  Ducati,  d'una  Confederazione 
degli  Stati  italiani  per  la  loro  protezione  e  il  loro  scambie- 
iblé  vàrftàtgiù.''"'  ''^  '•'^'  •■•-  '^i'»  •'*••  '<!  ?'*.J3i<>  .'^i^HI 
*"«  ^1«éfliivàhó  pòi  -vAriJf'tlfflfettòlii  di  'pirtìcdMfi  '*tt**P«lu. 
ifatìtó  «el  Co'tìgressoV^S  flélé^ft)àèg!«'f«WfBcdtà''^1à«'^i- 
stione  del  disarmo,  •psktkhìf'ét  è' ^Bftlj^Mr ttHf sl9»aWè»(er 
cosa  désideràWlè'  che,  per  procedere  a  una  quieta  delibera- 
zione, si  cominciasse  dal^j(in)novere  i  modi^d^  violenza.  L'Au- 
stria desidera  un  disarmo  generale  ;  la  Francia  propone  che 
questo  disarmo'  sia  sottétM^sso;  ewtoie  tfaestiéne,  iMl'-esainre  del 
GodgresìSov  e'  p«r  patte  mia'  dofhando  bh»^sei'i<e  ritsienaiAl; 
giudizio'  a  «ti  cerfoi'hiimtN-O'  d'uffioialt  supdriort'.  Tutte'  le  Pé-i 
tenze  sono  d'aoeordbvddldti  pimtd' infuori,  e;'qilettar^iinti)!!<è> 
il  tsmpo  ]^rod!sb  al  q«KSl6iségniFà 'it!idiè)ÌPmo.'!*\i''.      •■! 

'•' • ■''■'■-       É^efntii'M'gig':B^(J^i:''>-i-':<'r;,   ...i.-. 

'   *   ■•■'         II''  •!    .  ;![    'i    ì  ;:  •■■\i.       ''        ■■•.•..    ;;■      •,:    i[[    •,••  (i    <,.';    it';(|) 

«■Mi  di^nj^  iai  ^o^é  Mlfii  Cìurnef&f  td  statoidélteate^i 

fuwi  tih'asssA'fòVtei 'ifi1t&ziòti«f  titt'  fàfiPràliiciaki  !e-^'Aastcik.'<iL 
mÌ^isttl!iligléM),'b  Ati^fcia-ed  Ib  Ì>\»MidH(j  YlO0vett^O'<iitre.i 
ziohi.  Seguii^flo  Mctìni  éiiai^  èlle' reM^> '««idiote  qiadiakiulii' 
sttòrffia  ;  i .  fap^resemtstnfil  Miai  Régltla  ìà'  (foei  •  due  pawBi  >  é^i- 
wJnd'SinvHlati  a  teneriieiie' Wgguàgllati.  •"'''■"•  '  ■•■■'inìif  i<y. 
«  9foi  dredemmd  gitififta  il  moi«éi1ito'4'offHrélaiiioÌUÌ\meMi 
diaMdne,  e' maiifdaHimo'lo^d  Cowl^ya  VlinU)avpeK)oohèegIk< 
st  et^éva'beiiisbimó  coìi^é^e'd^ltóiifttélmotti'e  d^i'iétaiM- 
tìmenft  dblflnAipotàMird  Na^e9De'àtt!<]pìeilK'lqéÌe^tt(Wief  iv  ii 
^>Lé  idfeei  dèi!  oiiitidtK  dblki'  ItegHial'^aai^èA  teM|ia  énu»} 
quelle  c'hcavettinor  gliuòiinlnl  ili 'Statb<>iflltMt'i'psilMi'Mlkel> 


78 
due  GamlBre.  Nbi  cHiedeivattid  ohe  fosse  pc*ào  prudeiite  «osa 
adotto  jUoon'prdy vedimene,  che  poimse  tuèMte  io  stille 
delle  cose,  goal  era  stato  regolato  nel  1^5;  édlit^^^[)jpii>o* 
vano  da  prit>dpali  ttommi  di  StatOi 

<  Quei  trattati  atean  dato'àlfétlstiiaaflagràhdeìiiflttenài 
itf  Iledia,  ali»  scopo  di  meglio  gbareMii<feire^iiUyHo  europeo. 
Menfre-éi  faoevano  sfoi<^  a 'far  dcisèil^è  utta  mediazione,  la 
Russia  8«iggeri  l'idea  d'tn  Géng^idsso  detld  (Sbi(pi«  g^di  Fot> 
tétue.  Vi  fa  aderito.  L'iaghittiéiTa  aòadlmetio  neiA  ci-ede^té 
di  dovei  {ateectltare'Ctaeila  ;propostà  di  Cong^esbò^' nbn  a 
quattro  condizioni,  le  quali  avessero  anzi  tutto  p^  fenlilafni^to 
che  non  si  sarebbe  mutato  nulla  al  regolamento  definitivo 
operato  nel  1815. 

«  La  prima  condizione  fu  lo  sgomino  di  Roma  dalle  truppe 
ikutàèro;  la  eeeèiidai^lwHlinÀ^  dilliammi«Ì9ti^sMoarfn»àl(i^ 
la itena,  eaamiiore <iii6aH -fesacve- "t- tìttgHDri  làodi «di'^cynd^re 
a  una  .dichiai;azione  di  guwra  tra  ¥  Austria  e  la  Sardegna; 
la  quarta,  veder  qual  fosse  il  miglior  modo  di  assestare  le 
ebsei  dell'Italia  centrale.  'Téhtiè'àégitlntà  uiì'a  ^ttiittA''À)ftdi- 
^dne,' <itiéna,  da  una  i^r^,  •Aei  disàYitló' delia  Sardé^a;^^ 
dà  tm'aitdi,  ^'protezione  dèi  hòstro  Gtìvéhio  dnnihtè  le  dé^ 
llberkziohl'dertioilifrtóstì;  •  '    '  '  -    •     -  '      '  '        '• 

'■■■U'VImmd  dèsidètàVa tette  il'  don^rèsSb  Si'  ariùtìàs^e,'  'é-  ik 
"Frattulà,'  Cosi  àlmtìto  rit*''àbtei/h  cotnprtso,-  Voleri  *hte=i«l 
c^tibrie  'diir  dl^fmo'  vétils^è  discu^^  <pléi''4èl'iyriM  óel' tm*- 
gt<te86.  tè  à)hbicotii{M''Ht  Quésti  ttertìitat,' qtìatida  il' nei* 
Wltì"16rd,'rappreiferi^té''di'^TiVé^t(JiiV  itA  ftfcfe'ttha  dtìhfètàdrf 
iti  i^rdiJòsitó,  Uh  ^ulalé'noù  'p'odeì  fiài^riferèf,  ik'iftttttfèlitò.- 
Si  fini  fcol  èottvenlre  thè  vi  satetìbe-'uta  dìs^rtao'gènéWJfel 
lÀ  Ssirdegna  nnùàdlmeiiò  noh  VòRé' ptitttò  a^i^ré  a  (^^ 
phipóstà,  b'riauib  ricfeabieòte  di'dtéàrhikW».  •■l'i''  '  * 
'lUAdontì  di  tiitté  iidesiderì^ 'de 'CbVdfQò  «li 'S;  ilt'fài 
^Vmtipatìt&k'  Sardegna^  ttél. ^o'tiiÙ'Mi^'^iAÀè  lapidi 
ttòb'ptìsÈò  IfàitèherUiV-d^  'dire  che H'^ó'i^té^nò'fii'^Mii 
guo.  Spero  aneoca  che  la  pace  sarà  jmwtMMitas  >  ed  >iliot>4a  so- 
li r«Me<0,  eie.  H 


VP 

(li^faziooo;  dianaunciare  alla  Caioa-a  dìe.il  marcli6^  d'A- 
loglio,  è  giunto  da  Toripo  a  Loodjra,  in  qualità  d'ambascia- 
Ioi;q  ^raordiDarìo.  £  uno  statista  saggio  e  moderato,  la  cui 
presenza  fra  noi  ci  fa  presagire  la.  doLuzione  paciflca  di  tulle 
le  ^attuali  differenze.  Io  non  posso  astenermi  dal  credere  e 
(lire  che,. se* la  guerra,  scoppia,  come  v'ha  ogni  ragion  di  tiSf 
merlo,  es$a  diverrà  fatalpfiente  una  guerra  europea.  Ma  tordo 
a  cipetere  che  quanto  mi  par  più  probabile^  secondo  rilevati 
dalla  forza  della  publica  opiniona  e  dal  sentimento  delie 
diller^nll^  Poteaz^^  ^  è  che  i  pericoli  della  guerra  ]M>tcaimo 
^^*e  stornati-  »  . 


•ngr^9<M)  e  lei^0«i4ÌKÌ0iii  ilei  4f«anii<^  §-enierale* 

'•'''■'  -'  Parigi-,  Ifr' aprile  1859; 

..  €  Dopo  che  le  cinque  Pptqnzp^bbero  indento  alla>  proposta 
dell^  Russia'  di  rinviare  fid  un  Coi;^gresso  la  questione  its^ 
liana^  .e§se  credettero  utilQ  4' intendersi  suUe.basi  delie  j^utuiìp 
discussioni.  Esse  andarono  d'accordo  su  quattro .punti:J.^  di 
^eterrainaffi  ri  mez?i  per  poter  conservare  la  pace, Ira [ l'Au- 
^Iri^j e  la.Ss^degna ;  2.^  di . ?toj?iiire. cojpjie ^ pos^a nel  miglipf 
mqtto'  venir  ,iespguitò  lo  sgo^^  Stali  i^ma^; 

3.^  di  @^m^narQ  sp  convenga  ^tti^^irre.  riforma  neir  aiBinì: 
ni^razìqp^  interna  di  quelU/q.dijaU^}  Stati  italiani ^Tapw^ 
nistraziope  fleiq^ali^, presentasse  difetti^  che  .visibilmente. j^on- 
tribuiscoiio  a  Qr^re  UBO -sUto.pe^  pericolosa  di 

panifusione  e  jji  spoj^twteaze  :  inoltr$^  ,d'  indicale  di  c^e  sorta 
esser  debbano  quaUj^^ìriforn^e;  AJ^  di  ^ti^uire  ai:(ra,ttati  a^] 
^fìm  coi  Ducati  i^na  C^n/ederazione  degli  ^^ati^  itali^^i  fra 
10fp,,p§;r  iyjì^nde\^l  raion  tei,  protfi^er^i  t^ato  all'interno  quantf 
aJlVf^sJtefjBO  (l)H,$upcessivamente.il  GabiniQtjk>:/jii'y^nna  jpclgipii^ 


78 
H  precedBtìte  dìgarrhamenlo'  della  Sardeg'flà^  dìchmràtfdo  clic' 
quella  misura  forhisiva  per  essa  coìitìizioiié  indtepéfisaWfedol 
soò  intervento  al  Coiìgi^sso.  SìOdòmte  questi' coriafeìonè'pw-' 
mosse  eccezioni  genérafi;  rAbitife  le  sostituì  quella  del  é^ 
nerale  disarmamento  ancor  prima  dell'apertura  del  Congresso, 
Il  Governo  inglese  riputò  sufficiente  ehe  venisse  stabilito  SI 
principio  del  disarmamento  generale,  colla  riserva  dell'ese- 
cuzione di  esso  da  cigolarsi  dopo  raperlur^.  l^a^foinm  ftoi} 
Rà  itìdpgiato  a  dare  là  proprfa  adeabnef  Nbtf  ^èr  iàn|o  ììià- 
nlfèàtossl  poscia  '  'divergenza'  di  '  opinióne  sulla  'qiusfid^i|^  se 
fosse  0  no  indispensabile  l'adesione  ùffìziale  della  Sardegna 
al  principio  del  disarmamento  in  quel  modo  fissato.  Il  Go- 
verno deU' Impetratola  pensò  di  nfon  polene  nò  logteafnéiìie 
Bè  5  equamente  invitare  il  Pieimrfite  ad  aderire  a  quel  prin-^ 
eipco;  se  eontempdratneaihente  non  véfnisse  altem^o»  stesso 
invitato  dalle  Potenzia  al  Congresso.  'Sicciòme  il'Gabinelto>ii)f^ 
gtcise  insistette  vivame^ite  perebè*  la  Francia  domàkìdassé^  al 
Wemonte  di  adattarsi  preventivamente  al  principio  del  ige-»' 
nbrale  disarmamento,  il  •  Goveitvd  dell' Imperatore  non^ilflutd 
di  dare  un  nuovo  pe^no  di  eon^iUàziòne,  e  'piv)ttiìse  tdliadé^ 
Tire  a  quella  dòmàiida,  j^eiswppdslo  che  si  vada  ffaccoiidò 
d'invitare,  tanto  la  Sard^dT quanto  altri  Stati  italiani, 9  paN 
tec'^are  al  Congresso.  In  on  caso  perfetfenieiite  anolegoj  in 
qudlo,  cioè,  deSle  cohfèreifte  tM  Troppau  iielf  anno  1620,  t:i 
std^a  Anuria  ha  piieso  l'iniisiativa  di  una  privala  simil^ril 
principe  di  Mettérniofa  rappresentò  la  necessità,  ta'gia^2itf} 
rutilila  diiivitar^  i  diverbi  Stati 'èlaliani  iid  inviare  plenipo- 
tériziafii  a) 'Congresso.  TroviAmoriti  quel'Caso  proibente  moiti^ 
di  sperare  che  l'accennata  condizione  sia  p^4ro«i^»ré  adèìkfiie 
geiterale.  In  quanto  riguarda,  per  iMieto^  ìl^isàrirtaméhty,  il 
Governo  dell'Imperatore',  dopò 'averne  ammesso  H  [Jrlnòlpto; 
nulla  ito  dà  ap(K)rre  in  rigù'afdo  al  moMenito;  cbe-kenrt>raM« 
il  T)^  opportuno,  a  ftn  di^regolafirtÌQ  rìedeeiiisikìe;'d' 4è)  le 
Pot€)iùe  fossero  d'tiipinióhe  di  farlo^ancbe  prima  del  Congresso; 
il  Govemfo  stesso,'  dal 'proprio  ;laliri:;'non  vedi^èbte  Hiotìi«i:)i({Ì 


76 

non  aderire  a  quel  ^iderio*  Per  tal  modQ,  ogni!  fm^  & 
sperare  4:^,  sp  anche  tntte  le  difficoltà  non  qodk)  to^te,  pure 
^m^  PP9^  &61»»  w  FÌlardp-definitivp.^ecc^do^eebeiiuHfi 
più  ^i  oppone  air  nnione .  d^l  Ooogresm»  > 


Il  *^.<>flift»t 


tE'i;' JC;il^  4ei  fil^-nor  eonte  di  Buoi  9«li«9f nr 
staili  ai  siy/eoiite,!!!  C/avòiir,  in  dato  di  Vienna 
f  9  aprile  «959* 


Il  Goterno  imperiale,  Y.  E.  Io  sa,  sì  è  4ft|e  pMnara  di 
amedere  alla  proposta  del  Cvabioetto  di  PiatroborgOs  di  ricn 
Dkeun  Googwsso  detle  oinque  Potense*  per  eerear  di  appia^ 
lare  le  complicazioni  fiopraggiuiite  in  ItaBa. 

,  GowfQtì  tQttavoUa  deUMmpoasibilìtà  d'iniziare,  con  proba- 
bilità di  sqeoes&o,  dellbemeioni  paciOche^  mentre  in  no  i^eeè 
limitrofo  iffha:  mmore:  di  armi  e  8l  continnano  gli  appareochi 
di  gnerra,  noi  abbiamo  domandato  il  ritorno  sul  piede  di  pace 
didl'esercito  aardo,  e  il  licenRiamento  dei  corpi  franchi  o  vo^ 
lont^rì  italiani,  prima  della  rionione  dei  Congresso. 

'i  U  GcfTemb  di  8*  M.  SritaAnica  Uoyò  questa  conditone  tanto 
gfaista  e  si  oenlonne  i^l^  esigente  deUa  situazione,  chiasso 
non  eail^  ad  apppopciarsela^  dichiarandosi  pronta  ad  insistere, 
di  concerto  colla  Francia,  $iddisaraìO:immediato  dstU  Sardegna^ 
offrendole  in. ricambio^  «ooflutro  qualunque  attacco  da  nQ$b9 
yafte,  unii  gjaaf^ntigia^Hettìva,  a  gvÌì  ^à  sfintende^  l'Austria 
avret^e  fintilo*  «norcr  ;    , 

:  Il,(ia}Mnetto  idi  TarlWr  senibrai.n<»ii  a^er  risposto  cbe.con 
uft^riSntp  eategorifio  alllinvito  d»  porre  mi  piede  di  pace  il 
«an  iCMrcIto  ;  e  de  «eee«lit«re  roSwtagH  guarentigia  coHeUiva. 

:  ^eatpii&uto^  «' inspira  un  dispiacere  taftto  più  projend» 
m  quanto  cbe,  :se>  ttCievemo  sardo  avesse  consentito  a 
qnesla. prova. dii.»entìinentii  pacifici  che  gli  si  dooAandava, 


noi  .l'avremmo  acoolta  come  un  primo  shitomo  datbt  sua  in* 
tendme  di  coneoprero;  4a  sna  parte ,  a  migiiorare  t  rapporti 
sMrttttìatamètÀe  sì  aKefàti  da  aÀcnrii  anni  fra  i  dìie  paesi.  In 
questo  caso  ci  sareb]t)e  stalo  permesso  di  foffiire;  inercè  il 
trasiocamenlo  delle  truppe  imperiali  stazionate  nel  Lombardo- 
Veneto,  una  prova  di  più*  per  dimostrare  ch'esse  non  ti  Mrono 
adunate  pev  uno  ^cepo  aggressivo  contro  la  Sardegna. 

Finora  delusi  nella  nostrat  pratosa,  rimpera'torev  mio  m- 
gustò  Sovrane,  si  cofnpiae(}de  ordinarm)  di  tentare  dirc^ttar 
ménte  uno  sforzo  suprenlio;  per  distogliere  8.  M.  Sarda  dalla 
decisione,  a  eoi  sembra  fermato. 

Tale,  signor  Conte,  è  te  geopo  di  questa  lettem.  Io  ho  l'o- 
nore di  pregare  V.  E.  di  prenderne  il  contenuto  nella  pKl 
seria  considerazione,  e  di  farmi  sapere  se  il  regio  Governo 
acoonsente  si  o  no  a  porrei  semsa  indugio  il  suo  eserdto  sul 
piede  di  pace  e  a  licenziare  i  volontari  Hatiani. 

H  latóre  della  presente,  a  cui,  signor  Gonfie,  vorrete  far 
rimettere  la  vostra  risposta,  ha  l'ordine  di  tenersi  per  tré 
giorni  a  vostra  disposizione. 

Spirato  questo  termine,  s'egli  non  ricevesse  veruna  risposta, 
p  se;  qu^ta  non. fosse  appieno  sodisfacente,  ^^^  r$^))^9^ 
Utà.ài:4nfist».rfftato  ricadrebbe  tutta  iotoraws^i:.  Governo  di 
S.H.  jSiréa:  Bopo  av^  esaurito  indamo  tutti  i  mezai  een- 
cilianti,  a  fine  '  di  procurare  a'stioi  pa^W  la  gnawirtlgìÉi'  ddla 
pace,  sulla  quale  l'Imperatore  ha  diritto  d'insistere,  Sua  Maestà, 
a  suo  gran  malincuore,  dovrà  ricorrere  alla  forza  delle  armi 
per  ottenerla;  ;        ;  •: 

Nella  speranza»  che  la  risposta  ohie  sOHécito  da  V.  EL  sarà 
conforme  ai  nostri  voti:  tendenti  al  mantehimentQ  della  pace, 
eelgo  l'occasione,  etc.  etc;  » 

Sott.  GONTB  BeoL. 


ti 

mSP ACCIO  4eir  Agc«i»ia  llava»,  «Mifeniriftto  dar 

ilainiiffPM|^<^<^  cirea|Ui  vegip^lasione  dkl.  dl^fpma 
ed  il  C^onypressf». 

Parigi;  91  aprile  IS59. 

<  L'Inghilterra  fa  le  seguenli  prfposite:  L  SI  diurebbe  eN 
fetto  aatieipatamente  al  disarma  gt^nerale  simultaneo;  IL  II 
(Usarmo  verrebbe  regolata  da  usa  Gqaimis^oQe  imlittire  o  civile 
indipeodeule  dal  Congreaso:  la  Commissione  si  comporrebbe» 
di  sei  commissari  V'UBO  dei  quali  4eUa  Sardegna;  lU.  Tosto 
che  questa  Commissione  avQsae  ^mineiato  il  suo  compito^  ii. 
Congresso  si  riunirdbbe.e  progi^edirdU)e  nella  discussione  delle 
quistioni;poii(Àche;  IV.  I  rappre^ntanti.  degli  Stati  italiani 
verrebbero  .tosto  invitati,  dal  Cmgresso  rìunilo^  a  seder  coi 
rappresentantideUe  ciqque  grandi  Poteiuse^  a^oHilameilte  oome 
al  Congresso  idi, Uibiana  del  182i.  La  Francia,  la  PJrus^a^, 
la  Russia  aderqpno  alle  proposte  deiringbilterraw  II  àtonitiur 
dice  c^e  jsi.  aspetta  ancora  la,  risposta  dell'Austria.  >  i  ^ 

PiNii^eito  di  legr^re,  presentato  dal  eonte  Ckironr,  Pre- 
sidente del  CTònidgllo  del  Ministri,  alla  CaMierà  del 
lie|Nitati,  per  la  caneesalone  del  paterl  siraordl« 
nai;!  al  foiswerao.del  Qe  ^nrante  la  j^nery^a^ 

•  toTino,  23  aprite  l  859. 

i  Art  i.  In  caso  di  guerra  coìr  Impero  d'Austria /H  fie 
sarà  investito  di  tcftti  i  poteri  legislativi  ed  eaecntivi,  e  potrà, 
sotto:  la  respcrnsabilitàministeriate;  fané  per  semplici  decreti 
reali  tutti  gli  atti  necessarìi  alla  difissa  della  patria  e  delle 
nostre  .istltuzionL 

e  Art,  2.  Rimanendo  intangìbili  le  instituzioni  costituzionali, 
il  Governo  del  Re,  durante  la  guerra,  avrà  la  facoltà  di  ema- 
nare disposizioni  per  limitare  provvisoriamente  la  libertà  della 
stampa  e  la  libertà  individuale.  » 


,79 

M  aprite  ^1869,;—  Arrivo  in  Torino  M  l^armifi  EmicQ/dì  Kell^sp^g^ 

•  '     viéepresidente  dèlta  Luogotenenza  di  ÌMìbaraia';  *  incdrìcató  di 

corhsegnare  al  fimlé  Cao^ur  ruttimatain  ddl^ilttift^r^trAt Alando 

il  disarmo  e  il  Ucenziamento  ^flei  volo^i^j  t^el  t/srinine  ffrei^to- 

rio  di  3  giorni,  •        i-       .< 

RISPOSTA  falfa  dal  Conte  Cai^our  all'ultima- 
...fum  del. Conte  BiioL  .    ]•; 

•:.      .'     1  •>'  -  '  ToHnò,  Ì6  «prU«  1859. 

""'  '""'''  SìgnW  Conte.'     .    \/"  ..,^      ; ,"  '\  ....,„.  .J... 

«  11  Barone  di  Kellersperg,  mi  rimise  il  23  corrente,  alte 
ore  5  1 22  di  sera,  la  leU«rj^(ii^3f^Ji*nii  fece  l'onore  di  indi- 
rizzarnii  il  49  di  questo  mese  per  intimarmi  di  rispondere  con 
un  si  0  con  un  no  all'invito  che  ci  è  fatto  di  porre  l'esercito 
sai  piéàé' di  pàce'cf  *  liceririàfel  còrpi lorttiatt'di  Volontari 
Italiani,  aiggiungen(]fo  bhè,'^é'in  tapò  a  3  gfòrnl't^.  *E.  noli 
ricteVésse*  Tispoèta,  a  àè'  la'ì^ìiposta'che  le  verrebbe  fatta  non 
fosse  appieno  sodisfacente,  S.  M.  l'Imperatore  fl^Atì&triae^à 
decisa  dlrfcofferè  'i\\téM'\^kY'ì^  pi^ov- 

v^imeritt  '  che  formatto  Poggeitò  Sella  sua  comniunica^iònè; 

La  questione  del  disarmo  della  Sardegna,  che  costHuiscè'  Io 
spirito  della  domanda  bHè  V.  E;  nlì  indirizza,  fu  o^ettó  di 
ftlblìe  trttttatìVe  tra  le  glandi  Piteìize  ed  il  Governo  dì  S.  W, 
C'ueste  trattative  riuscirono  ad  una  proposizione  fórihhìatii 
aàlPfól^hlllerra  alla  qùàlé  adérirohoi  là  l?risihòla;  la  t^rùsslà!  'è 
la'  Rtìyjà.  Là  Sardegna  faccettò  'senza  risérta'é  senza  secóridà 
vi^\  Sìccòitìe  V/  È.  nòti'  può*  ì^notìai^  nk  là  pròposiziditó 
délWtìghlltetT^à-  'k&  itì=  l^ìypdsta'  tìféllà  Sarèègrfà;-còsì* iHcm -j^ 
trei  aggiunger  nulla  per  farle  conoscere  le  intenzioni  del  Go- 
j(prBi^,,del  Re  r^gu^jr^Jo.^l^  d^QcQllà  .^e.^sì  oppiW3(ev5^n,ft,atta 
formaziòiìe  del  Congre6S(>.  •  u  r..:  ->.  v,  .  :\ 
;;  t'i^^gr^Ktotta  ]d^tlà  Safjiileg^ria  ii?'  quella, itjlrcòsj^pl^^  ap- 
preBfòta  dalÌN  Europa.  Q»alt  possano  essere  te  ^ooi^seguenze 
ctì'éfesa  trae  s[è6^^,,ì!:Re,Tjiìp.^u^ 

la\rieppBsabiU(tà  ne  ricadrà  :s  v  primi  ad 

àfrriàté; "che  ricusAvòno' le ■fttoposte  Mmulatè'Sa' ifrta^'è^'ande 


«0 
Potensui  e  riconosciute  giuste  e  ragionévoli  dalle  attre,  è  che 
ora  vi  sostituisooQo  ua'intìmazioiìe  minacciosa. 
€  Colgo  quest'occasione  étc. 

Soit.  Cavour. 


26  aprile  1889.  —  Il  conte  Cavour  rimkè  alU  on  i  e  tfièzjib  ^  ba- 
rone  di  Kelleriferg  la  risposta  a/rultimatum  austriaco.  Il  barone 
di  Keller  spera  parti  alle  ore  6  e  un  quarto  per  le  frontiere  ac- 
compagnato da  un  ufieiaìe  sardo, 

Pire'rfze  M  aprile  iSt^, 

La p^o^  jiii^ute  4e}VAustria  ha.o^lo  insultar^  il  fiocapi' 
pione  d'I^Ua,p0rsip9  i^eUa  .sua  reggia.  Forse  a  quesforai.il 
oannona  ha  rìsfiosto.  Tutti,  i  cuori,,  t^tte  le  braci(4a  ìtali^oe 
Risponderanno.,     .    i  ;  ;    j/    -.  .        .  •: 

E  noi  Toecaiu  dobt)iaQ^  riprendere  il  pp^tq  gloi^iosa  obe 
avevamo  a  Curtatone,  e  far  li^  aosjlre  yendeite  nella  vej^iitett^ 
comijne,*..  .,....-. .....,,.  .,     ;   . . .  i,  i 

j  Jla  la  via  che  conduQ^  al  -caqspo  a  ^11^  vittoria  npn  è  JU 
vffL  delle  .sommossi;.  Il  grido  di  guerra  npn  è  l'urlo  della 
pi?^M?t,  Serbiamoci  ipteri,  se  ypgUamo  fa^e  U  nostro  do vereij 
sia^io  4ttadini  Jbr^nqiiilli  p,^  essere  soldati  intrepidi;  sappis^mà 
Rispettare,  ancora  per  pocq  ten;i^p  e  porteremp  ^ul  grafi  c^fnpq 
(}i^Ua  ))aUa^ie,  una  jqfiilim  €|  vsjlorosa,  .unap  To? 

scsina  tuJl^  .4egn4;  ad  ij^^  tfjipnfo.dell'i^dipendfiiNi^ 

iè  aprÀe  IS89.  — '/n  ^seguitò  HÌÙ  sbfirco  d^é  truppe  ftlmd^ià 
Piemonte  e  à  varj  tentativi  di  it^ruzim^  fatti^  dal  MrrUmé 
. .  SardQ,  nel  Carrarese  per  parte  ,dei  fifjMiati  estensi,  e  nella  pos- 
sibilità che  alttH  tofpi  PaMm  (kganizimH  si  ai)iràto^^ 
'      mày  ducitft,  i<  §o$emo  <M  Akti^  4^rr0ii#9  àt/brnBOlD  daUlÈawii* 
. ,   .  nenie  doppio,  d^lla^ivoluziotifi  itf  Joscam,  previde  che  il  mqn- 
tenimentò  dettò  stato  normale  iXèì  tetritond  di  Massa,  Càf- 
'    attiro  è  iltonHspi^ ,  binata  al  4l  là  dejfK  Àpmnàé  fNkPée^ 
....    monifi  e  ffisMnay  sifreblfe  diveuffto  Htn§f(fssipilB ed^ avryebbe^efjfffjle 
le  truppe  esietm  ot  pericolò  ài  veàerst  preclusa  ogni  rtttraìa  : 


m 

;  :^  IL  lumie  ^dmè  U  mèfgifk^ammH.  ^(fc^  Érapp$  Mdààke  «ft^>  fii^ 
vizzcmo.  —  Nel, territorio  abhndomiU)  venne  ffsttkftmtauià* 
menti  frocìamté  uh^ governo' ^aviis6f&^mtime''m  rtTit- 
torio  Emanuele  y  e  furono  eletti  i  signori  avvocato  Giu^i  in 
Mima^  0ri$zoìaH  in  Carrara^  Commissarj  piemontesi  agenti 
in  nome  di  S.  li.  Sarda.  .  .  ,  .> 

27  aprile  )859.  —  Il  fermento  che  da  lungo  tempo  agitava  la  popolazione 

.     /  to9(xm,pil  iUMerif  d^'C4j^^^ 

italiana,  manifestom  la  mattma  di  q^esto  giorno  in  grondi  propor: 
tioni  con  fino  sfi^aàràinaìrio  concorso  di  truppa  e  di  popùiò  sulla 

\  ..■  fi$xgq  HBùt^om  w^JNfenBBt inpégnito  di\che  fUroM  tostamela 
inalberate  le  bandiere  tricolori  e  ifftuonati  gli  inni  itali^i^i. dalle, 
bande  musicali  delle  vàrie  ùlrmi  toscane,^  Il  Granduca  àltorà^ 
eonvooaio  U  Coiffo  diplomMcojiékhiMrù  di  teòvi  jDMsr- kiMib^ 
6,  abbandonato  dall^  truppe^  annun^^al  marv^e^e  di  l^oiqtìeo 
Corsini  ch'egli  abbandonava  il  Granducato.  -^  La  popolazione 
percorse  le  vie  gtidando:  T^à  to  Francia^  ma  VltaUai  Am 
sera  dd  di  m^denm^y  verso' h^  ore  sei^it  Grandn^a  jfMir^  «foìto 
famiglia  alla  vòlta  di  Bologna,  per  di  là  recarsi  a  Vien^  ove  giùnse 
•  f  (  2  maggio.^  Vmné  <)oMmto  dal  Municipio  di  Pirer&é  Wfi 
Governo  profmeofio  empnifi  dei  signóri  cfmhM'é^U^ 
ruzzi,  avvocato  Vincenzo  maleiìfhmi^  maggiore  Alessandro  Dan-, 
Zini,  —  Il  generate  pternHièse  VOoa  fu  in  seguito  nofniftafó  gè^ 

:  .    innralfi  in  c^M¥  esercito:  tistHtmi:  ì   ^J 

S7'  aprile  4^59.'—  ìt  Munitipiù  di  Firenze,  rìmàsto  il  pa^sé 
sen«:fibi)éfno;8i  iffec»,  ^^mie  in  altre  congiunture  smiigUàdtÌ\ 

,  fgd^  interprite  àeltéto  universaie;  le,  rkmo^md^la  ^ 
.,  :^pfema  neeessitc^  del  pae^^  wrìiUnà  ttn^fl?rrta  jirw)toiS(»iìb^ 

;  s^fxmda  che  risu^lfa  dal  segufint^  <i^to::r  [     .         '     • 

..  U)  Municipio  ili  Firenisev  munto  in  «cgnìzIoDe^efae^O  giaa^ 

du(^  b»  abbap^Qijìato  il  ierrÀtorio  jto^i^o^  sei^za^Y^re  «in«8» 
veruna,  disposizione  relativa  a  chi /ijeve  rappresenlarior  ^ejl^ 
dt  lai  assenza,  e  sentendo  in  sì  grave  momento  tutta  la  ne- 
cessità fli  adottare  un  pifovvedlmentó  atto  a  prevenire' le  ca- 
iamità  olle  potreMMro  vartflearsi  n61là>  matìcàtiza,  ah^i^  mò- 
iQetìtaQefak  d^l'aarane  gowrnaUva,  bainoliftnatò  con  deUberà- 
2Ìoiie  di  questa  giorno  on  Gi^verno  piQim^flrio  nelle  pecspnd 
dei, signori  r;  .   - 

CaV.   ^BALDINO  PerÙzZI 

'Atw,  Vincenzo  MAiJéNCHmi  '' 

'   0àt  tàlami  udlllelMaé  di  Pliense,  iìm'&pUte  iMé,  alit  m  7  e 'metto  póm.'l' 

**^      "/  '""^       ''"  ■    '■■  "     ■'•"'     *  pJ  il  gontaUmiere 

Domenico  Naldini,  primo  priore. 
Archivio,  ei€,  il 


8i. 
CmCOLf ARG  «M  «iMite  ì«rttlew«iki   a  taMt  ^i 
.  ^igéqiti  dlplomaiiei  francesi  aire9<era> 

^   PàPig^  %7  aprile  ièt^i 

Signore, 

La  commumoazione  che  fa  fatta,  per  ordine  di  8.  M.  I., 
al  Senato  ed  al  Corpo  legislativo,  mi  dispensa  di  riparlare 
degli  emergenti,  di  cui  l'opinion  pobHca  si  era  preeccupata 
da  alcnne  settimane,  e  che  furono  oggetto  de'miei  ulUmi  di- 
spacci. La  gravità  della  situazioiìe  è  divenuta  estrema,  e  lo 
scioglimento  che  si  annunzia,  non  sarebbe  sgraziatamente 
quello  «  che  leali  e  perseveranti  sforzi  si  erano  applicati  a 
preparare.  In  congiuntore  tanbgravi,  è  mi  sollievo  pel  go- 
verno dell'Imperatore,  di  poter  sottoporre  senza  timore  al 
giudnio  dell'Europa  la  questione  di  sapere  a  qual  Potenza 
ificomba  la  responsabilità  degli  avvenimenti. 

Chela  condizione  dell  Italia  fosse  anormale;  che  il  malessere 
^  la  sorda  agitazione,  che  ne  risultavano,  coetituissero  per 
tutti  un  pericolo  ;  che  la  ragione  consigliasse  di  scongiurare 
con  una  sana  previdenza,  una  crisi  inevitabile,  ecco  quanto 
ringbilterva,  la  Prussia  e  la  Russia  pensarono  in  paH  tempo 
che  la  Francia.  L'unanimità  delle  apprensioni  creò  tòsto  la 
conformità  dei  sentimenti  e  delle  pratiche.'  La  missione  del 
conte  Oowley  a  Vienna,  la  proposizione  d'un  Congresso/  ema- 
nata-ila Pietroburgo,  r  appoggio  prestalo  dalla  Prussia  a  questi 
tentativi  d'accomòdamferito;' la  soilécUudine  delja.  Francia  ad 
aderire  alle  combinazioni  che  si  succedettero,  fino  all' ultima 
ora;  tutfi  questi  atti^  io  una  par oja^ furono  inspiralr da  uno 
slesso  movente,  dal  tìvo  e  sinoepo  deeiderio  di  consolidare 
lai  pace,  non  chiudendo  più  gli  occhi  sopra  una  difficoltà,  che 
minacciava  tanto  evidentemente  di  turbarla. 

In  questa  fase  della.. questione^  signore,  il  Governo  del- 
l'Imperatore ebbe  la  svia  parte  d'iniziativa  ^  di  azione;  ma 
questa  parte,  mi  prem^^coUiStatarlo,  si  è  sempre  confusa  in 
un'opera  collettiva-  La  Francia  offerse  semplicemente  il  suo 


9t 

sooeopsD,  in  quanta  di' grande  IVitensa  europeav  per  regolàfre, 
con.  uno. spirito  d^adoordo  e  dì  fldiieia  ne^li* altri  GaUmettiv 
una  qnestidne  chfecéititva  )è  su^e  shrìpatie^  io  non  Io  dissimutoj 
mar  in  eoi  essa,  non!  isiorgefvd'aintìDra. ne: doveri  pvtìbolari 
dà  ^emirierev  ile  interessi  urgenti  dq  difendarcr.  Net  ^rnn. 
in  cui  il  gstbinetto  di  Vienna  aveva  promesso,  medilskala  dn 
dikkrfi2ionì> solenni,  diiiion  cemiooiariele  ostilità,  egli: stésso 
aveva  sembirato  presentire  l'attìtudi&6i<ehe  in^peisrebbeiJDlattì^. 
bilmeate  al  Govèrno*  dell'  Imperatore:  qualiioque  ^gressiDiM 
diretta  centro  il  Piemonte.  r- 

.Simile  asaoDÌasione,  dando  alla  medìaziolìe  delle  Potenze 
il  tempo  di' esercitarsi^  iierrtietteva  di'sptirare  la  prossima  i  con** 
vocysione  del  Congresso.  IMbtti,  l'Inghilterra  «vevisdetetotil 
nato,:toltfìiS$ensD  delia  iVancia^  dbllà  Pl*ussiae  della  I^ùssiai 
le'  ultiine  con^^ni  della  naaìene  di  .quell'  assemblea;,  ove 
ilipol^vCihe  la  giustizia  e  la  ragid&aj assegnavano  àgli ^ti 
italiani,  era  loro  acoordaAó.  LaiSardegila,  dal  qanta.snH  aéé- 
riva  ài  principiò  del  i  disarmò  ^imUlCaneo  e  pfcétiniinarendi 
fatte'  le'Potenzè^  ehèida  qualohe.fempo  avevano. aumentaAfiiil 
loro  effettivo  militare.  A  questi  presagi  di  pace,  .il,<àabtn6tto 
di  Vtenna^oppone  tutl'ad  un  trotto  on  atto  cbe,  per  cafat- 
teriszarloisome  dev'essere,  equivaleva  ad  una  dichiarauoiif  ' 
di  guerra-.      •••"?..;.••..  <    ..^    .  '.--^ 

Per  tal  mqdo  l' Austria,  distrugge  isolatamente  e  icon  pvepor 
sito  (Mlberato,  if  lavoro  seguito- con  tanta  pSizienza  dairint 
ghifterra,  secondato  cdn  tanta  lealtà  dalla  Russia  e  dalla 
iVussia;  agevolato  con  -  tanta  Moderazione  dalla  Frauda./ Non 
solo ^essa  diiifde  alla  Sardegna  la  porta:  del  Ck)iaigre8ao,  foa 
essaléintimavéotto'penadivedervisi  costringere  dalla  forza^ 
A  porre  giù»  le  armi  senza  condizione  alcuna  e  nel  tonnine 
di  tre  giorni;  '   .         .  .  r  » 

Un  formidabile  apparato  di.  guerra  si  apiega  in  pari  teiuiM 
sulle  rive  del  Ticino;  ed  è,  a  dir  vero,  in  mezzo  ad  un  eser*- 
cito  in  marcia,  che  il  geniale  supremo  auigtriaco  aspetld  la 
fis|iosta  del  Gal^inetto  di  Torino. 


N.bì  conoscete,  signore^  rifìopfessioDe,  cagionata  a  Londra, 
a^Bedlno  ad  a  Pietroburgo  dalla  risoluzione  tanto  inop- 
poirtnna  è  tanto  fatale  del  Gabinetto,  di  Vienna.  La  sorpresa 
e  il  dispiacere  delle  tre  Potenze  si  tradussero  in  una  prote- 
sta, di  eòi  ropinionò  pnbliea  sì  rese  oggi  reco  in  tutte  16 
pirli  deirEnropa, 

Se  TiQghilterra,  fia  Prossìa  e.  la  Bussia,  mediante  IL  posso 
ebe  si  affrettarono  a  compiere,  poterono  sdogiierb  pfenamente 
la  loro»  responsjabilltà  morale  e  sddisiàre  ralle  esi^mse  dalla 
loro  dignità  offesa,  il  Governo  dell' Imperatore,  mosso  d'al« 
fronde  «da  'cbnsìiiernzìam  anàlogo,  aveva  a  far  rilevare  mag- 
giormente la  sua  attitudine,  e  gli  erano  imposti  altrr  bìh 
b)ighL  Nulla  inodiflda  la  ^lidarietà,  che  si  era  stabilita  da 
prinfiìffio  Cca  noi  e  le  -Potenze  mediatrici;  la  (fncstiones  in 
fomdp^  rimane  la  stessa,  ma  noi  aiibiam.tiiepfpafldiicia  nelle 
di^sizioni,  di  cai  queste. Potenze  ci  porsero  splendide  tef-^ 
siimonianzev  peir  dubitare  un  solo  istante  di' esse  s'^ingàn^ 
dine  sul  significato  dalla  polUica,  che  antiche  tradiarioni  e 
im|feriose  necessità  di  posizione  g^graflca  ci  indicano  tante 
naturalmfente. 

La  Framcia^  da  meezo  secolo  in  poi^  non  pretese  mai  di 
esercitare  ih  Italia  uà' inSueoza  interessala,  e  non  !è  dessa 
certamente  che  si  può  accusare  d'aver  tentato  dì  risvegliare 
lai  memoria'  di  lotte  antiche  e  di  rivalità  storiche.  .Tutto 
qnéilo  'Ch'osa  ha  domandato  finora,  e  i  trattati  t^onca^ano 
co' suoi  voti,  ìsra  che  gli  Sfeti  della  Penisola  vivessero  della 
lor^  viltà  propria,  e  nelle  loro  laccende  interne,  «eme  neviere 
rapporti  coll'e^td^  non  aves$ero.a  consultare  aftlri  ohe  se  stessi. 
loMiòn  do  se  in  tal  riguardo  si.  pensi  a  Londra^  a  Beèrlino  ed 
a  Pietroburgo  in  altro  modo  che  a  Parigi;  comunque  sia,  le 
circostanze  investirono  l'Austria,  verso  le  varie  Potenze  d'I  ta^ 
illi'V  d'ondi  situasùone  considerata  unanimemente  preponde- 
ranteji  ''„: 

Lai  sola  Sardegna  sfoggi  sinora  ad  un'  azione,  che,  per 
confessione  generale,  ha  alterato  in  una  parte  importante 


d'Europa  il  sistema  d'equilibrio^  cbè  si  aveva  yoluto  stabi- 
lirvi. In  ogni  altro  luogo,  tal  fatto  era  molto  grafe;  ma  quali 
fossero  i  nostri  intani  sentimenti,  poteva  bastaiei,  colle  opi- 
niQat  che  rieònofidariio  negli  altri  Gabinetti,  di  additar  loro' 
il  male  dìE^  correggere-  ^        . 

.  >Tiile  riserbo,  dignoroy  trattandosi  dellaiStodegna,  diverrei^ 
una  dimentìeaiìza'de'  nostri  inteirdssi  più  essieamli.  La  con« 
^inràzìoiie'M  sboio  non  còpre,  dal  questa  parte,  una  de^)e 
frontiere  dbUa  firanm:  i. passaggi  deUeAlpi  non  sono  nelli^ 
nòBtr^^  man),  ed  aì  lìoi  importa  al  pui  alto  gtdAo  che  la  tbiaye 
né  rimanga  a  Torino,  unicaitìente  a  Tteino.  GonsideifaBioni 
iiranèesi, .  ma  òonsideraaioni  efliandio  europee,  Jfincbè  il  ri- 
s|ietto  dei  diritti  e' de^'iQtei«8stlegittìilìi  dette;  Potenze  con- 
ttnu^ranno'  a  servire  di  nonna  v  ai  Ipro  rapporti  rec^roei  ; 
cpieste  ooQsideraqioni;  difio,  ìAòq  permettono  al  Governo  del^ 
Kliniieiratora  di  esitare  sulta  condotta,  eh'  esso  ha  a  tenere, 
^pteodo  uno  Stato  tanto  considerevole  come  l'Aui^a  assume 
verso  ii  PiecÉbnte Slltaiono  della  minaccia  e  si  prepara  direi- 
tsMMiitb;  a) dettar^' la  leggìi  Qdesf  oM)Ugo  accpiista  una  gra^ 
vita  onòvii  !dal  rifiuto  delF Austria  di  discutere  piina  di.  a^ 
gice.  Noi'^mai  '^oglSìamo,  ail  atomi  prenzo,  trovarci  .in'  faceia 
ad  tan  fatta}}  compiuto,  ed  è  cpiesto  fatto  che  itOovemo  é»h 
Y  Imperatore  è.  insoluto  ad  impeditale.  Non  è .  dunque  un  at- 
teggiammtoJ^ffensiVo,  ma  un  provrednMDto  di  difesa,  che 
noi  adottiamo  in  questo  momento. 
'Alla' Sardegna  ci  tmispono  antiche  memorie^  ila  donìaiiaiaza 
delle  Dfìgiiiì,  e  imi  recente  parentado  loLelte  famiiglié  Sovrane: 
Questo . sono  serie  ragioni  di'  simjiatia,  e. che  noi  àppi^ezziamo 
in  tutto  li  loro  valore,'  ma  che.  forse  non  bastereUbero  ade4 
cidercii.!QìDeifo  che  ci  segna  sìcuraraente  la!  nostra  via,  è  l'ia^ 
tehresse  permanente  ed  ereditario  della  FIraDoia;  è  l'impossf^ 
bilità  assoluta  pÉhr  yi  Governo  deirimper^tolv  di  ammetter^ 
che  un  colpo  violento  stabilisca  appiè  delle  Alpi,  contro  i  voti 
d' nna: nazione  amica  e  la  voloiifò  ùA  suo;  Sovrano ,: una 
eotidiùoné  di  cdse,  che  abbandonerebbe  tutta  l'Italia  ad  un 
influsso  straniero. 


80  ^ 

S.  M.  imperiate»  strettamente  fedele  alle  pacele  che  pro- 
nunciò allorquando  il  popolo  francese  lo  richiamò  al  trono 
del  capo  della  sua  dinastìa,  non  è  animato  da  alcuna  am* 
bizione  personale,  da  alcun  desiderio  di  conquista.  li  tempo 
non  è  lontano,  in  cui  l'Imperatore  ha  jnroYato,  in  una  crisi' 
europea,  che  la  moderazione  era  l'anima  della  sua  pc^lca. 
.  Tale  moderazione,  a  quest'ora  presiede,  eolla  stessa  fòrza  ai 
suoi  disegni,  e,  pur  tutelando  gli  interessi  che  la  Provvidenza 
gli  tei  affidato,  S;  M*  non  pensa,  potete  dariie  intorno  a  voi 
Rassicurazione  più  positiva,  a  separare  le  sue  vedute  da  queUe 
de'sttoi  alleati.  Lungi  da  ciò,  il  suo  Governo,  riferendosi  agli 
emergenti,  che  eontraddistinseDO  le  tcatlaftive  delle  precedeoJti 
settimane,  nutre  la  ferma  speranza  che  il  Gotf»rno  di  S.  li. 
brìttanica  continuerà  a  perseverare  in  dn  contegno  che^  nnenda 
con  un  vtneolo  morale  la  politica  dei  due  paesi,  permetta  ai 
Gabinetti  di  Parigi  e  di  Londra  di  spiegar»  s^za  risaiM),  e 
di  combinare,  secondo  le  contingenze,  un  abebrdo  destiiiAli^ 
a  preservare  il  Continente  dagli  effetti  della  lotta ,  che  può 
sorgere  ad  una  delle  sue  estrwattà.'  La  Russia;,  be  abbraao 
la  profonda  convinzione,  sarà  sempre  pronta  à  indiriraare  >  i 
suoi  sforzi  al  medesimo  scopo.  Quanto  alla  Pnis8ia,'k)  spir. 
rito  imparziale  e  iconciliatìvo  ad  un  tempo,  »di>cui  eteafece. 
prova  fin  dall'orìgine  della  erìsi,  è  tm  sicuro  mallemidord 
delle  sue  disposlztora  a  non  trascurar  nulla  per  circofiarivórnei 
Tesplosione.  •      »      , 

INfoi  desideriamo  in  modo  affatto  partìc^lace:  che  le  altre 
Potenze,  le  quali  compongono  la  Confederazione  .g^ manUa, 
non  si  lascino  forviare  dalle  memorie  di  uniepooa  é^er^ote; 
Là  Francia  non  può  vedere  se  non  con  rammdrteo  l'agitar 
zione;  che  sì  è  impoteessata  éi  alcuni  Stati  della  flibrmania. 
Essa  non  comprende  come  quel  paese,  ordimuriameqte  tanAer 
pacato. e  imbevuto  patpbtticameoAe  del  sentimento  della  sua 
forza,  possa  credere  min^pcìata  la;  sua^skurezza  da  avvenir 
mBnti,  il  cui  teatro  deve  rimaner  lontano  dal  «sua  territorio. 
Il  Governo  dell'Imperatore  vuol  credere  pertanto  che*  gli  sta* 


87 
tisti  -étlia-  GeAnaoia  ricoomceranno  bea  prestò  che  dipende 
in  gran  parte  da  essi  medesimi  di  contribuire  a  limitare  Y^ 
stensione  è  ladttfata  d'una  guerra  cui  la  Francia,  se  l'è 
d*uopo  sostenerla,  avrà  almeno  la  coscienza  di  non  aver  pro- 
vocata: * 

V'invitò,  signore,  ad  ispirarvi  alle  considerazioni  svolte  in 
questo  dispaccio  nel  vostro  più  vicino  abboccaménto  col  si- 
gnor..., ed  a  lasciargliene  copila.  In  faccia  alla  schiettézza  di 
itò^ajggio,  che  vi  tengo  qui  per  ordine  dell'Imperatore,  e  the 
ìmpfica,  nel  pensiero  di  S.  M.,  il  desiderio  di  offrire  agli  altri 
Gabinetti  tutte  le  guarentigie  possibili  per  indurli  aid  un  vero 
apprezzaménto  della  situazione,  e  rassicurarli,  per  quanto  li 
coriòerùe,  sulle  sue  conseguenze,  mi  è  difficile' supporre  che  il 
Governo  di. . .  non  acèblga  le  nostre  spiegazioni  con  una  fidu- 
cia eguale  a  quella  che  me  le  ha  dettate. 

Ricevete  ecc. 

Walewski. 

N.  B.  La  Gazzetta  di  YUrnia  chiamò  questo  dispaccio  :  u  una  tehiwna  di  MofiinU  1 1  m 


Proclama  del  Commissario  straordinario  sardo 
in  HlvMsa  e  Carrara» 

•  Cm$dini  dfiUe ^provincifi  di  Ma$sa  e  Carrara: 

'     '  .    •'.'  '•  Massa,  17  aprile  4 65»v 

Sono  lieto  tìi  tornare  tra  voi  in  si  fiusti  momenti.  Questi 
paesi,  lìberi  dal  giogo  estense,  acclamarono  spontàneamente  i\ 
Re  prode,  il  Re  Vittorio  Emanuele,  ir  sottoscritto,  assum£ndo 
il  Governo  di  questa  provincia' in  nome  del  Be  dittatore,  spera 
di  frovare  in  voi  tutti  cooperazione  ed  ^uto.  a  mantenere  là 
tranquillità  ed  il  buon  ofdine.  Viva  etc. 

//  Cmmssar io  straordinario 
•  V.  Giusti. 


YieoM  S7  «prUe  IS$9. 

Dopo  infruttaosi  sforzi  di  conservare  al  Mio  Impero  la  pace 
senza  pregiudicarne  la  dignità,  son  Io  costretto  a  pigliar  ['armi. 

Fiducioso  Io  affido  il  buon  diritto  dell'Austria  nelle  (ùtim^ 
e  sperimentate  mani  deliba  prode  Mia  armata..  \ 

La  sua  fedeltà  ed  il  suo  valore,  l'esemplare  sua  disciplina,, 
la  giustizia  della  causa  che  essa  combatte,  ed  un  glorioso 
passato  Mi  danno  guarentigia  dell'esito. 

Soldati  della  seconda  armata  I  Tocca  a  voi  legare  la  Vittoria 
alle  bandiere  senza  macchia  dell'Austria.  Andate  con  Dio  e 
la  fiducia  del  vostro  Imperatore  alla  battaglia. 

FRANCEsto  Giuseppe,  m.  p. 


aoogoo* 


PROCLAMA  DI  S.  M.  IL  RE  DI  SARDEGNA  ALLE  TRUPPE. 

Torino,  %7  aprile  i859. 

Soldati!  L'Austria  che  ai  nostri  confini  ingrossa  gli  eser- 
citi, e  minaccia  d'invadere  le  nostre  terre,  perchè  la  libertà 
qui  regna  con  l'ordine,  perchè  non  la  forza  ma  la  concordia 
e  l'affetto  tra  popolo  e  Sovrano  qui  reggono  lo  Slato,  perchè 
qui  trovano  ascolto  le  grida  di  dolore  d' Italia  oppressa  :  Y  Au- 
stria osa  intimare  a  noi,  armati  soltanto  a  difesa,  chp  depo- 
niamo le  armi  e  ci  mettiamo  in  sua  balia. 

L'oltraggiosa  intimazione  dovea  avere  condegna  rispósta; 
io  la  ho  disdegnosamenete  respinta. 

Soldati!  ve  ne  do  l'annuncio,  sicuro  che  farete  vostro  l'ol- 
traggio fatto  al  vostro  Re,  alla  Nazione;  l'annuncio  che  vi  dò 
è  annuncio  di  guerra;  all'armi  adunque,  o  soldati  ! 

Vi  troverete  a  fronte  di  un  nemico  che  non  ci  è  nuovo  ;  ma 


se  egli  è  valoroso  e  di$(ipUnaU>,  voi  non  ne  tornate  U  coDdoato  e* 
potete  vantare  le  giornate  di  Goito,  dì.Pa$tfWgp,  (11$.^  Unm^^ 
di  Somma  Compagna,  di  Cp$te«  stessa,  Jto:(^^ 
brigate  lottarf>no  tre  giorni  goqI«o  cinque,  oonpi'  d'armebt' 

Io  sarò,  vostro  d«ce.  Attr»  volte  ci  hmrno  coooseiuti 
con  gran  parte  di  voi  nel  fervore  d^lle. pugne;  ed  io^ 
^inI)9tteudo  a  fianco  del  magna&imo  mio.f qottojro,  iammirai. 
<K)n  orgoglio  il  vp3tpo  vaiore-  Sid  cwopo^daU'.piMre  9  della 
gloria^  $o»A  G^rtQ,  saprete  eonsenari},  an»i  accrescere  im 
vostra  famj*.  4i  prodi.  .  .:  ;, 

Avrete. a  compagni  qfm  pr^di.  soldati  di^f'ran^*  vincitori 
4i  tapte  §  s^nalate  battaglie,  di  cui  fo^ta  «ommilitoni  alla 
deluda,  e  <;be  Napoleone  III,  sempre  accorgente  là  dove  vi  ò 
^na>  cap»a  :giu$|a  da  difep49re  e  1»  civiltà  d»  f^^.;  prevalere^ 
c'invia  generpfapaente  in  ajato.in  nwnerose  schieM.-^ 

Aflcorreie  adunque,  fidenti  nella  vittoria,  &  di  noveUiaUori 
fregiate  l»  vostra  bandiera:  gn^Ua  bandiera  fide  coi  »uoi, lyre 
colori  e  colla  etetta  gieveniiu  qui  da  .ogni  parte  d'Italia  «on^ 
venuta  e  sotto  di  lei  racool^,  vi  addita  «he. t^vete  a  compito 
vostro  Vityiipmdenzad^ltaliaf  (fwesta , giusta  e  santa^ifluptesa 
^  sarà  il  vostro  grido  di,gaeifra. 

VITTORIO  EMANUELE. 


-••oofljod^ 


DISPACCIO  4el  e^abinetto  aastriaep,  m  data 
S8  aprile,  a  tuUi  g^li  jnviaii  e  inearleali  d'af- 
fari presso  le  eorti  g^eriuanieiie* 

Il  governo  imperiale  erOi  andato  inteso  colla  real  corte  di 
Prussia  che  venisse  protratto  di  eccitare^  la  Confederazione 
germanica,  a  trattare  del  caso  preveduto  dall'iarticolo  47  (1)  del- 

(1)  L'art.  47,  dell'atto  Anale  é^  Vienna,  citato  nel  suddetto  disjxaccio,  dice: 
u  Art.  47.  Nei  eaii  in  cui  uno  8kUo  della  Confederazione  venga  minaceiato  od  attàc 
etUo  nei  suoi  potsed^nenH  tituaii  futrri  della  Confederazione,  sorge  per  la  Con- 
federazione V obbligo  di  misure  eommmU  éi-éffesao  di  prender  parte  a  dare  ajuto, 
solo  in  quanto  asa,  dopo  precedente- diseusiUme»  rieonosea  a  maggioranza  di  voti^ 
esistere  perieol(^er  V  assemblea  federale  n.    —  ■ 

ÀrekiviOy  etc,  IS 


90 
l' attofloale  di  Vienna,  fino  al  momento  in  cui  fosse  formalmente 
espressa  la  intenzione  <lella  Francia  di  prender  parte  ad  una 
guerra  fra  l'Austria  e  ìa  Sardegna. 

Quel  momento  è  ora  giunto,  giacché  l'incaricato  d'affari 
di  Francia,  marchese  di  Banneville,  in  seguito  ad  ordine  im- 
partitogli col  telegrafo,  mi  dichiarò  nel  26  corrente,  che  il 
suo  gov^no,  nel  passaggio  oltre  il  confine  piemontese  di  truppe 
imperiali  austriache,  avrebbe  veduto  un  caso  di  guerra  per 
lui  stesso,  e  giacche  la  Francia  non  ha  nemmeno  aspettato 
quest'ultimo  avvenimento  per  ispingere  le  sue  truppe  in  Sar- 
degna. Intanto  sono  qui  giunte  anche  la  risposta  evasiva  di 
Torino,  e  contemporaneamente  le  notìzie  di  una  rivoluzione 
militare  in  Fii'enze  e  di  sollevazioni  a  Massa  e  Carrara;  quindi 
le  nostre  truppe  ricevett^o  l' ordine  di  entrare  in  Piemonte. 
In  cosi  fatte  circostanze,  non  possiamo  più  a  luùgo  indugiare 
di  esprimerci  a  Francòforte,  ed  ordiniamo  al  conte  di  Rech- 
berg  di  dare  in  ses^one  straordinaria,  da  fissarsi,  ove  sia 
possibile,  per  lunedì  (1.^  maggio),  all'Assemblea  federale  la  di** 
cbiarazione,  della  quale  ho  l'onore  d'inviarvi  copia. 

Vi  ricerco  di  portarla  tosto  a  cognizione  del  governo  presso 
.  il  quale  ci  rappresentate,  esprimendo  la  nostra  speranza,  che 
questa  nostra  e&pr&sione  avrà  a  conseguenza  la  decisione 
della  mobilitazione  dell'esercito  federale,  e  il  rispettivo  inviato 
presso  l'assemblea  federale  verrà  istruito  a  cooperaie  a  quella 
decisione. 
-   Ricevete  etc, 

Goi^T£  BuoL  m.  p. 


28  aprile  1859.  —  Jeri  il  principe  Eugmio  di  Savoia-Carignauo  è 
^tato  nomiiato  luogotenente  generale  del  Regno  di  Sardegna  du- 
*  rante  la  guerra. 


9t 
AI  MIEI  POPOL.1! 

Vienna,  28  aprile  1859. 

Io  ho  dato  Tordina  alta  Mia  fedele  e  valorosa  armata  di 
porre  nn  termine  alle  ostilità  commesse  già  da  una  serie 
di  anni  dal  limitrofo  Stato,  la  Sardina,  ed  in  questi  ultimi 
tempi  giunte  al  colmo  a  pr^iudizio  degli  incontrastabili  diritti 
della  Mia  Corona  e  delllnviolata  conservazione  deirTmpero  A 
Me  affidato  da  Dio. 

Con  tale  determinazione  ho  adempiuto  un  grave/ ma  ine- 
vitabile dovere  di  Sovrano. 

Tranquillo  nella  Mia  coscienza  posso  sollevare  lo  sguardo 
a  Dio  onnipotente  e  sottopormi  al  Suo  giudizio. 

Pieno 'di  flducia  rimetto  la  Mia  risoluzione  alla  sentenza 
imparziale  dei  contemporanei  e  delle  generazioni  future;  del 
consenso  dei  miei  Popoli  fedeli  sono  pienamente  sicuro. 

Allorché,  già  da  più  di  dieci  anni,  16  stesso  nemico  violando 
ogni  diritto  delle  genti  e  gli  usi  della  guerra,  senza  che  gli 
fosse  dato  un  qualsiasi  motivo,  soltanto  collo  scopo  (Rimpa- 
dronirsi del  Regno  lombardo-veneto,  ne  invase  colla  sua 
armata  il  territorio;  allorché  fu  per  ben  due  volte  sconfitto 
dal  Mio  esercito  dopo  un  glorioso  c>ombattimento,  esso  si  trovò 
in  balia  del  vindtore,  Io  gli  usai  tutta  la  generosità  e  gli  porsi 
la  mano  per  la  riconciliazione. 

Io  non  mi  sono  appropriato  nemmeno  un  palmo  del  suo 
territorio,  non  ho  leso  alcun  diritto  spettante  alla  Corona  46lla 
Sardegna  nel  consorzio  della  famiglia  dei  popoli  europei;  non 
ho  pattuita  alcuna  garanzìa  onde  prevenire  la  rinnovazione 
di  simili  avvenimenti;  —  Io  ho  creduto  di  trovarla  soltanto 
nella  mano  conciliatrice,  che  gli  stesi  e  che  venne  accettata. 

Alla  pace  feci  il  sacrificio  del  sangue  versato  dalla  Mia  ar- 
mata per  l'onore  ed  il  diritto  dell'Austria. 

La  risposta  a  (anta  moderazione,  di  cui  non  havvi  altro 
esempio  nella  stona,  fu  l'immediata  continuazione  delle  osti- 
lità, un'agitazione  sempre  crescente  d'anno  in  anno,  ed  affor- 


98 

zata  coi  mezzi  i  più  sleali  c0ntro  la  pace  «d  il  benessere  del 
Mio  Regno  lombardo-veneto. 

Ben  sapendo  quanto  Io  debba  al  prezioso  bene  della  pace 
pei  ìfieir  popoli  e  per  FEnropa^  tollerai  con  pazienza  C[ueBte 
ostilità  rinnovate. 

Essa  non  si  esaurì,  alloiK^hè  avendo  Io  dovuto  prendere 
iosttse  misure  per  la  sietreziza  del  Mìo  Stato  italiano,  costret- 
tovi daireecesso  Mìe  mene  rivoltose  intraprese  ai  confini  ed 
anche  nell'interno  del  paese,  se  ne  trasse  partito  per  agire  ancor 
più  ostilmente.  . 

Tenendo  conto  del  benevolo  intervento  di  amiche  grindi 
IfotmiB,  per  la  conservazione  della  pace,  aeconsentit  ad  un 
Congresso  delle  ciiicpie  grandi  Potenze. 

I  quattro  punii  propósti  dad  regio  Governo  della  Granbret- 
tagna  e  trasmessi  al  Mìo  Governo  oorae  base  delle  deliberazioni 
del  Congresso,  vennero  da  me  accettati  a  condizioni,  «he  sok> 
potevano  essere  opportune  a  facilitare  il  cons^uimento  di  una 
vera,  smcera  e  durevdé  pace. 

•  jColVintima  persuasione,  che  il  Mio  Governo  non  aveva  fatto 
alcun  passo,  che  nemmeno  nel  modo  più  remoto  avesse  po- 
talo lurbare  la  pace,  dichiarai  ini  pari  tempo  il  Mìo  deside- 
ro, che  preventivamente  avesse  a  disarmare  quella  Potenza, 
ìehe  h  colpa  degli  scoiùpigli  e  del  pericolo  dì  turbare  la  pace. 

Alle  istanze  di  amiche  Potenze  ho  finalmente  dato  il  Mio 
assenso  alia  proposta  di  un  disarasamento  generale. 

Questa  mediazione  andò  fallita  per  rinAmmissibilìtà  delle 
«ondizioniy  a  cui  la  Sardc^a  vincolò  il  suo  consenso. 

Non  restava  pertanto  che  un  unico  passo  per  conservare 
Ift  pace.  Io  feci  intimare  direttamente  al  regio  Governo  sardo 
di  ridurre  la  sua  armata  al  piede  di  pace  e  di  licenziare  i 
Corpi  franchi;    .  , 

La  Sardegna  non  ha  assecondata  una  tale  domanda.  Ecco 
dtmqùe  al*rìvato  l'istante,  in  cui  per  far  valere  il  dinkto,  con- 
viene ricorrere  alla  decisione  ideile  armi. 

Ho  dato  l'ordine  alla  Mia  armata  di  penetrare  nella  Sar!- 
degna. 


Conosco  la  portata  dì  qtiesto  passo,  e  se  mai  le  cure  del 
Regno  Mi  rinscìrono  gravi,  lo  sono  in  questo  momento.  —  La 
gaerra  è  un  flagello  deirumanità:  con  petto  ansante  veggo 
dome  esso  minaccia  di  colpire  migliaja  def  Miei  sddditi  fedeli 
nella  tita  e  nei  beni;  sento  profondamente  qual  duro  cimento 
sia  appunto  ora  la  guerra  pel  Mio  Impero,  che  progredisce 
sulla  via  di  un  regolare  sviluppo  interno,  e  che  a  tal  uopb  ha 
bisogno  che  si  conservì  la  pace. 

Ma  il  Cuore  del  Monarca  deve  tacere,  allorché  comandano 
Foriore  ed  il  dovere. 

Ai  confini  si  trova  il  nemico  in  armi  collegato  col  partito 
della  generale  sovversione,  e  col  palese  progefMo  d'Impadronirsi 
a  forza  dei  paesi  posseduti  dall' Austria  in  Italia.  A  suo  sus- 
sidio il  Dominatore  della  Francia,  che  con  Tani  pretesti  sMm- 
Aischia  nei  rapporti  della  Penisola  italiana,  regolati  a  tenore 
del  diritto  delle  genti,  pone  in  mòto  le  sue  truppe  e  già  ai^ 
cune  divisioni  hanno  oltrepassato  i  confini  della  Sardegna. 

Tempi  difficili  trasvolarono  già  sulla  Corona  che  ho  ereditata 
senza  macchie  dai  Miei  avi  ;  la  gloriosa  storia  delia  Nostra 
patria  fa  fede,  che  la  Provvidenza,  adlorqutaMUdo  minaeciavano 
di  stendersi  sopra  questa  parte  del  mondo  le  ombre  annun- 
ciatrici di  peripezie  ai  maggiori  beni  dell'umanità,  si  servi 
della  s{)ada  d441' Austria  per  disperdere  col  suo  lampo  quelle 
ombre  fatali. 

Ci  troviamo  di  nuovo  alla  vigilia  di  un'epoca  simile,  in  cui 
si  vuole  scagliare  la  devastazione  di  quanto  sussiste  non  più 
solo^aUe  sette,  ma  persine  dai  Troni. 

Se^  Goabretto^  |K)ngo  mano  alla  spada»  essa  vien£  da  ciò  {^n- 
sacrata  ad  essere  la  difesa  dell'onore  a  d^l  b^on  diritto  dell'Au- 
stria, dei  diritti  di  tutti  i  Popoli  e  Stati,  e  dei  beni  dell' u-, 
manità. 

Ma  a  Voi.  0  Miei  popoli,  che  colla  vostra  fedeltà  verso  l'a- 
vita Casa  regnante  siete  un  modello  per  tutte  legati,  a  Voi 
si  volge  hi  Mia  voce  mvitandovi  a  starmi  da  lato  aett' intra- 
prdsa.  pugna  odl^  vostra  lealtà  a  tutta  prova,  colla  vostra  deh 


49 
vozione  e  colla  vostra  prontezza  a  qualsiasi  sacrificio  ;  ai  vo- 
stri figli,  da  me  chiamati  nelle  file  del  Mio  esercito,  Io,  loro 
Duce  supremo,  mando  il  Mio  guerriero  saluto;  Voi  potete  con 
orgoglio  Volgere  ad  essi  lo  sguardo ,  perchè  fra  le  loro  mani 
l'onorata  aquila  austriaca  aprirà  i  vanni  a  voli  sublimi. 

Il  Nostro  combattimento  è  giusto.  Noi  vi  entriamo  con  co- 
raggio e  fiducia. 

Speriamo  che  in  questa  pugna  non  rimarremo  soli. 

Il  suolo  su  cui  Noi  combattiamo  è  imbevuto  anche  del  san- 
gue sparso  dai  Nostri  fratelli  alemanni,  allorché  si  conquistò 
uno  dei  suoi  propugnacoli  che  poi  fu  conservato  sino  a  questi 
giorni  ;  fu  di  solito  in  quei  paesi  che  gli  astuti  nemici  della 
Germania  cominciarono  le  loro  tresche,  allorché  si  sforzavana 
d'infrangere  la  forza  nell'interno.  Il  sentimento  di  un  tale  pe- 
ricolo percorre  anche  ora  le  piaggie  della  Germania,  dalla  ca- 
panna sino  al  Trono,  dall'uno  all'altro  confine. 

10  parlo  come  Principe  nella  Ck)nfederazione  germanica  de- 
stando l'altrui  attenzione  sul  pericolo  comune,  e  rammentando 
i  giorni  gloriosi,  in  cui  l'Europa  dovette  la  sua  liberazione  al 
divampante  entusiasmo  generale. 

CON   DIO   PER   LA   PATRIA! 

FRANCESCO  GIUSEPPE  m.  p. 

Il  Governo  provvisorio  di  Toscana  a  tutte  le 
autorità  mnnieipali,  civili,  militari  eil  ecefe^- 
«(iastielie  dello  Stato. 

CIRCOLARE. 

rirenie,  S8  aprile  4859. 

IIK"»^  Signore, 

11  governo  provvisorio,  che  la  necessità  delle  cose  con- 
dusse a  reggere  la  Toscana,  ha  già  fatto  quanto  era. in  Lui 


95, 

per  tutelar  Tordine  poblico^  ed  è  lieto  di  riconoscere  che  la  ci- 
viltà del  popolo  toscano  ed  ì  generosi  spiriti  onde  tutti  sono 
animati  per  la  guerra  d'indipendeqza,;gli  hanno  reso  facile  il 
conseguire  con  la  sola  persuasione  ciò  che  spesso  neppure  la 
forza  basta  ad  ottenere. 

Per  altro  affinchè  questi  buoni  effetti,  che  già  si  ebbero  in 
Firenze  e  nelle  altre  principali  città  dello  Stato,  si  estendano 
e  si  conservino,  il  governo  crede  suo  dovere  di  s^giungere 
agli  atti  legislativi,  che  già  fecero  aperti  i  suoi  propositi^  que- 
ste più  speciali  dichiarazioni  dirette  a  tutte  le  Autorità  costi- 
tuite, dalle  quali  esso  si  augura  cooperazione  efficace. 

Il  governo  provvisorio  prese  a  reggere  lo  Stato  perchè  non 
si  disfacesse  nell'  anarchia  e  intende  di  serbarlo  intatto  a 
colui  che  Sua  M.  il  Re  Vittorio  Emanuele  manderà  tra 
breve  a  costituirvi  un  ordinamento,  perchè  la  Toscana  si  mo- 
stri qual'è,  e  come  tale  valida  cooperatrìce  nell'impresa  nazio- 
nale che  si  apparecchia.  Ogni  questione  di  riordinamento  vien 
riserbata  al  giorno  in  che  la  grande  impresa  sarà  compiuta. 

Queste  speciali  condizioni  eh  orìgine  e  di  scopo  fanno  al 
governo  un  sacro  dovere  di  non  procedere  ad  innovaménti 
Intonpèstlvi,  ma  di  serbare,  cosi  delle  p^rsone^xune  delle  isti- 
ziom;  tutto  quanto  potrà  essere  comportato  dal  nuovo  ed  im- 
provviso atteggiamento  poUtico  della  Toscana.  Però  la  S.  V. 
si  studiì  di  rassicurare  i  timorosi  ed,  accettando  il  concorso 
leale  di  tutte  le  opinioni  oneste,  mantenga  la  concordia  degli 
animi,  tanto  necessaria  a  condurre  a  bene  il  nuovo  ordine 
di  cose.  In  quest'opera  di  conciliazione,  di  resistenza  alFa- 
narchia,  il  Governo  crede  di  poter  contare  sul  patriottismo  di 
ogni  ordine  di  persone,  e  però. di  questi  suoi  intendimenti 
prega  la  S.  V.  a  rendere  intesi  tutti  coloro  che  hanno  dì- 
pendenza  dalla  sua  autorità,  invitandoli  ad  adoperarsi  cia- 
scuno nella  sfera  delle  sue  attribuzioni  ad  impedire  que'di- 
.  sordini  che  spesso  derivano  più  dalla  mal'intelligenza  delle 
cose  che  da  pensata  malignità. 

l'Italia  è  ora  in  uno  di  quei  momenti  supremi  nei  quali 


96 
le  nazioni  smtono  i  proprj  destini  ed  apparecchiano  tutte  le 
loto  forze  per  conseguirli.  Chi  si  facesse  turbatore  di  quest» 
aspettazione  solenne,  che  precede  il  gran  giudizio  delle  arnìi, 
sarebbe  parricida  II  Governo  ha  ogni  buona  ragione  di  spe* 
rare  che  non  siavi  in  Toscana  chi  non  rifrigga  da  tanta  scel** 
leraggine. 

AblMamo  l'onore  di  confermarci  con  distinto  ossequio  di 
V.  S,  devotissimo  servo  ... 

Dada  nesldem»  del  Gov.  Pr07.  il  M  Aprile  IS6». 

Cat).  Ubaldino  Pfiiujzzi. 
Aw.  V.  Halenghini. 
Màgsf.  Al.  Danzini. 


28 'aprile  1889.  —  //  Governo  provvisorio  di  Firenze  Hresse  (temile 
Cavour  una  Nota  in  cm\  esposti  gli  avpenifnenti  di  Tosca^iq^  la 
situazione  del  Paese ^  là  propria  indole  e  le  proprie  viste,  do- 
manda ch^egli  si  faccia  òrgano  presso  il  re  di  Sardegna,  per- 
chè gli' piaccia  di  assumere  la  dittatura  della  Toscas^  4ffai^ 
la  guerra. 

■"-^NAAAAAAA/WATi/vv*.—  ■ 


PROCIjAWIA  del  Generale  CiÌor|flo  Klapka,  dirti- 
matb  nelle  file  deg;ll  llngfaresl  al  tse^wtmÈB  éeU^p^ 
sepelto  aiusit4iM)a. 

28  aprile  i8$». 

GuenìerÀI 

Corrono  dieci  a^ni  4accbè  il  fiore  dei  vostri  concittadiifu 
furono  immolati  sull'altare  della  patria  sgozzati  dalla  mapo 
del  carnefice;  corrono  dieci  anni  dacché  la  nostra  patria 
ungherese  soffre  il  giogo  dell'Austria  ;  corrono  dieci  anni  dac- 
ché l'austriaco  dominatore  governa  con  volere  arbitrario  e 
calpesta  i  più  santi  nostri  diritti  ;.  corrono  dieci  anni  dacché 
il  guerriero  ui^herese  serve  come  uno  schiavo  lo  straniero 
signore,  il  quale  alle  giqste  lagnanze  risponde  col  baffone, 
e  rimunera  l'amore  di  patria  coi  patiboli  e  colle  fucilazioni.* 

Suonì^  l'ora  della  vendetta.  Già  11  turbine  s'addensa  sopra 


97 

la  fraudolente  Casa  d'Austria;  gli  amioi  suoi  rabbaudonanov 
lo  Czar  stesso  delle  Russie  corre  adesso  atte  armi  in  g«ìsa 
ben  diversa  da  quella  di  dieei  anni  addietro,  e  flaceherà  il 
suo  org(^lio. 

GÀgr Italiani,  nostri  fratelli  di  comme  sventura,  bran- 
discono le  armi  per  conquistare  Tindipendenza.  E  voi,  guer- 
rieri magiari,  come  potreste  rimanere  nelle  file  dell' inimico? 
Come  potreste  battervi  contro  coloro  càe  insorsero  par  iscuo- 
tere  11  giogo  della  servitù  1 

Oh  non  può  essere  che  voi  siate  i  mercenari  dell'oppressore  I 
Qoi  accorrete,  accorrete  o  guerrieri,  qui  dove  la  santa  causa 
della  patria  vi  chiama  I 

Voi  non  potete  aver  dimenticato  quante  volte  gli  austriaci 
furono  messi  m  fuga  dalle  vostre  bajonette;  non  potete  aver 
dimenticato  i  giorni  gloriosi  d'Isaszag,  Fìsti,  Szolnok,  Nagy- 
Sarlb  e  di  Romom  ;  né  avete  obliato  che  l'Ungheria  è  stata 
libera  e  grande. 

Ecco  già  arrivato  il  tempo  di  riacquistare  quello  che  è 
stato  perduto,  e  di  vendicare  i  sanguhiosi  banchetti  di  Post 
e  Arad,  che  sollevarono  per  tutto  il  mondo  un  grido  d'orrore. 

Ora  non  siamo  più  soli  ed  abbandonati.  L'eroe  Re  del 
Piemonte  sta  alla  testa  delFarmata  italiana,  e  presso  a  luì 
H  potente  Imperatore  dei  francesi.  I  vessilli ,  delle  due  na- 
sioni  si  unirono  :  Francia  e  It^a;  ecco  il  segnale  d'attacco. 

Esse  già  contano  su  noi  :  esse  ci  aspettano  :  come  potremmo 
noi  essere  gli  ultimi  a  prender  parte  a  una  guerra  del  cui 
esito  dipende  la  nostra  liberazione? 

Unitevi  coraggiosamente  e  con  fiducia  alle  armate  fran- 
cesi ed  italiane,  imperocché  solamente  un  vigliacco  può  du* 
bitare  della  illice  riuscita;  e  solamente  un  traditore  pub  bat- 
tersi sotto  il  vessillo  dell'Austria. 

Accorrete  dunque  sotto  lo  stendardo  ungherese  che  per  voi 
abbiamo  innalzato.  In  pari  tempo  anche  neU*  Ungheria  sor^ 
gerà  la  guerra;  l'Imperatore  dei  Francesi  e  il  Re  del  Piemonte 
hanno  Hiconosciata  la  santità  d^la  nostra  cau^;  noi  posse- 

Archivio 9  eU*  iS 


88 

diamo  la  congiunta  loro  simpatia:  i  soldati  italiani  si  uni- 
ranno a  noi;  e  cosi  voi  unitevi  ad  essi. 

Formiamo  in  Italia  un*arraata  ungherese,  colla  quale  com** 
battendo  sul  suolo  italiano,  potremo  riedere  poi  .nella  patria 
nostra  a  prender  parte  anche  noi  alla  guerra  dlndipend^aza 
e  d'onore  della  nazione  magiara. 

L'indipendenza  della  nostra  patria  esige  delle  vittime:  e 
cotesta  mdipendenza  i  nostri  antenati  col  loro  sangue  l'hanno 
conquistata,  l'hanno  difesa,  e  più  secoli  la  mantennero,  e 
noi  stessi  col  nostro  sangue  dobbiamo  riconquistarla. 

I  vostri  >gmerali  del  1848-49  e  i  vostri  commilitoni  con- 
tano su  voi,  perchè  sanno  qual  core  batte  nel  petto  del  guer* 
riero  magiaro.  Dal  canto  mio  credo  che  risponderete  a  questo 
politico  proclama. 

GiMGio  KuPKA  generale.  * 

eiiiMMB  helIi'aiuiata. 

pgyU,  U  M  apriU  i858. 

Soldati! 

Sua  Maestà  il  nostro  graziosissimo  Imperatore  e  Sovrano 
vi  chiama  alle  armi,  e  voi  salutate  con  gioja  la  parola  im- 
periale, perchè  assuefatti  e  superbi  di  udhre  in  essa  una  chia* 
mata  alla  vittoria. 

Voi  combatterete  per  sacri  diritti,  per  l'ordine  e  la  legalità, 
per  la  gloria  e  la  prosperità  dell'Austria. 

Schieratevi  quindi  intcHmo  alle  gloriose  bandiere  !  Fra  poche 
ore  voi  le  porterete  oUr^  i  confini  dell'Impero,  contro  un  ne- 
mico che  le  conosce  ancora  da  Volta  e  da  Mor|ira,  e  che  voi 
abbatterete  ancor  questa  volta,  come  a  Custozzae  a  Novara  I 

II  Piemonte  ha  dimenticato  la  generosità  ij^ta  già  per  due 
volte  dal  Monarca  dell'Austria;  egli  ha  sempre  ammirato  la 
nostra  disciplina,  egli  deve  nuovamente  conoscere  il  nostro 
valore!  Su  voi  sono  rivolti  gli  sguardi  del  vostro  Imperatóre, 


è  con  voi  lo  spirito  del  vecchia  eroe  Radelzkyf  All'armi  diro- 
que,  0  compagni!  alla  vittoria  col  grido  di  gioja:  Viva  Tlmpe^ 
ratòre! 

F«Tia»  dal  qturtter  genende  deirarmaia,  li  detto. 

:    GyULAI. 
Cnurale  d'artiglieriat  eomandanU  d'armata. 


PROCLiAIIA. 

Torino ,  $9  aprile  lil». 

€  POPOLI  D'ITALIA! 

e  L'Austria,  assale  il  Piemonte  perchè  ha  perorato  la  causa 
deUa  comuae  Patjrìa  nei  consi^i  dell'Europa,  perchè  non  fi} 
insensibile  ai  vostri  gridi  di  dolore! 

t  Cosi  essa  rompe  oggi  violentemente  quei  trattati  che  noa 
ha  rispettato  mal  Così  oggi  è  intero  il  diritto  della  nazione' 
ed  io  posso  in  piena  coscienza  sciogliere  il  voto  fatto  sulla 
tomba  del  mio  magnanimo  genitore!  Impugnando  le  armi 
per  difendere  il  mio  trono,  la  libertà  de' miei  popoli,  Tqiore 
del  nome  italiano,  io  combatto  pd  diritto  di  tutta  la  naziene! 
.  e  Confidiamo  in  Dio  e  nella  nostra  concordia,  confidiamo 
nel  valore  dei  soldati  italiani,  nella  alleanza  della  nobile 
nazione  francese^  confidiamo  nella  publica  opniione. 

«Io  non  ho  altra  ambizione  che  quella  di  essere  il  primo 
soldato  dell'indipendenza  italiana.  W.  l'ItaUa. 

€  VITTORIO  EMANUELE.  • 


PReCLAMA. 

Torino,  19  aprile  téS9. 

t  POPOLI  DEL  REGNO  f 

«  L'Austria  ci  assale  col  poderoso  esercito  che,  simulando 
amor  di  pace,  ha  adunato  a  nostra  offesa  nelle  infelici  Pro- 
vincie soggette  alla  sua  dominazione. 

«  Non  potendo  sopportare  l'esempio  de'nostri  ordini  civili; 
né  volendo  sottomettersi  al  giudizio  di  un  Congresso  europeo. 


373933B 


iOO 
sui  mail  e  su)  pericoli  dei  quali  essa  fu  sola  cagione  in  Italia, 
V  Austria  viola  la  promessa  data  alla  Gran  Brettagna^  e  {a  caso 
di  guerra  di  una  legge  di  onore. 

e  L'Austria  osa  domandare  che  siano  diminuite  le  nostre 
truppe,  disarmata  e  data  in  sua  balia  questa  animosa  gioventù 
die  da  tutte  parti  dltalia  è  accorsa  a  difendere  la  sacra  ban- 
diera deirindipendenza  nazionale. 

e  Geloso  custode  deH' avito  patrimonio  comune  di  onore  e 
di  gloria,  io  ùo  Io  Stato  a  reggere  al  mio  amatissimo  cugino 
il  Principe  Eugenio,  e  ripiglio  la  spada. 

<  Co'miei  soldati  combatteranno  le  battaglie  della  libertà 
e  della  giustizia  i  prodi  soldati  dell'Imperatore  Napdeone,  mio 

generoso  alleato. 

€  VITTORIO  EMANUELE.  » 


inopia  é'um  dimpatmlo  éeì  Mmte  Walewski  «1 
wKMreheme  éi  Banneville  a  Vi^nnat 

Paiigi,  99  aprtle  Ì8M. 

Signore,  nel  momento  in  cui  ho  Tenore  di  scrivervi  questo 
dispaccio,  non  posso  dubitare  che  il  Ticino  non  sia  stato  pasr 
fiato  diirasercito  austriaco.  Vi  ho  già  fatto  conoscere,  col  mio 
messaggio  telegrafico  del  26  aprile,  il  senso  cheli  Governo 
dell'Imperatore  si  vedrebbe  obligato  di  attribuire  a  tale  di- 
mostrazione. 

Se  la  precipitazione  degli  avvenimenti  rende  sventuratamente 
superflua  la  discussione,  è  un  dovere  per  me  di  ricordare  in 
brevi  parole  l'insieme  degli  atti,  che  comprovano  in  uno,  e  la 
necessità  imperiosa  del  nostro  contegno,  e  la  perseveranza  dei 
nostri  sforzi  per  riuscire  ad  altro  risultamento. 

Il  Governo  deirimperatore  non  ha  certamente  a  giustificarsi 
della  sollecitudine,  che  a  lui  inspirava  lo  stato  delle  cose  in 
Italia.  La  crisi,  che  si  manifesta  oggidì  nel  centro  della  Pe- 
liispla,  dà  pienamente  ragione  alla  nostra  previdenza,  e  ci  è 


lOi 

bastato,  id  dtima  anaUsi,  di  far  presentire  le  Destre  appren- 
sioni  perchè  le  grandi  Potenze  deirEoropa  le  condividessero 
in  pari  grado  con  noi.  Codesto  accordo  simultaneo  dei  G2A>ii- 
netti,  a  fronte  d'on  pericoio,  di  cui  avevano  tutti,  da  alami 
anni,  l'intiino  sentimento,  prova  a  qual  punto  la  questione 
sembrasse  loro  matura.  Noi  abbiamo  il  profondo  coaviacimimto 
che  il  Congresso,  radunato  nelle  condizioni  nelle  quali  il  Ga^ 
binetto  di  Pietroburgo  aveva  proposto  di  convocarlo,  e  circo- 
scritto nel  programma  prefinito  alle  sue  deliberazioni  dal 
Governo  dì  S.  M.  britannica^  avrebbe  appieno  risolto  le  di£9- 
tfoltà,  che  la  prudenza  non  permetteva  ormai  di  abbandonare 
a  sé  sola;  Chi  potrebbe  dubitare  oggi  che  la  pietra  d'inciampo^ 
contro  la  quale  l'opera  della  conciliazione  si  è  infranta,  non 
sia  stata  la  pretmsione,  accampata  dalla  Corte  di  Vienna, 
circa  un  disarmsunento,  di  cui  sarebbe  stato  forse  più  guisto 
e  più  vero  dirsi  ch'ella  aveva  a  dare  l'esempio?  La  Sardegna, 
infatti,  non  aveva  ella  accettato  senza  secondi  finirla  situa* 
zione  che  risultava  per  essa  dai  .termini  della  proposizione 
della  Russia,  e  se  apprestamenti  militari  erano  già  stati  fatti 
sul  suo  territorio,  oltre  che  la  sproporzione  delle  fòrze  ren* 
deva  ogni  aggressione  da  parte  dna  inammissibile,  la  più  seuh 
pUce  ragione  non  le  imponeva  forse  il  dovere  dì  attendere 
con  csdlma  la  decisione  delle  grandi  Potenze?  Ninna  garatiziar 
in  mia  parola,  non  era  più  reale,  ne  più  completa  per  YAj^ 
stria  della  raunanza  immediata  del  Congresso;  e  se  la  prima 
condizione,  di  cui  essa  reclamava  l'adempimento  prima  d!  rì^ 
spendere  alla  chiamata  degli  alteatì,  condizione  giudicata  inac<- 
cettabile  da  tutti,  ha  dato  luogo  posteriormente  a  comìMiiar 
2ioqi,  ch'essa  fu  sola  a  ricusare ,  mi  è  p^messo  di  compro* 
vare  ohe,  cosi  al  principio  come -al  fine,  l'Ostacolo  all'armonia» 
ch'era  il  voto  delle  altre  Corti ,  non  si  è  incontrato  se  non 
a  Vienna.  .  i  ; 

La  situazione,  signore,  acquistava  senza  dubio,  in  conse^ 
gu^iza  di  lauti  ritardi,  una  gravità  ognora  più  s^ria;  ma  il 
fascio  di  buone  volontà,  che  si  era  formato  e  mantenuto  fino 


101 

airuUimo  fra  i  Gabmettt  di  Parigi,  di  Berlino,  di  Loftdra  e  Pie- 
trc^urga,  opponeva,  per  cosi  dire,  la  sua  resistenza  ai  peri- 
odi di  qadla  ^taazione.  Nulla  si  trovava  irrimediabilmente 
coinprome3SO,  allorché  l'Austria*  non  contenta  di  rifiatare  la 
sua  adesione  alle- ultime  proposizioni  dell'Inghiiterra,  ha  pveso 
ii  patito  d'indirizzare  a  Torino  una  intimazione  a  breve  ter- 
mine^ che  doveva  forzatamente. modificare  il  nostro  contegno. 

Il  Governo  dell'Imperatore  non  voleva  vedere,  nell'insieme 
degli  affari  d'Italia,  se  non  una  grande  questiope  europea, 
il  cui  aggiustamento  esigeva  il  concorso  di  tutti  i  suoi  alleati. 
Quegli  affari  però  si  legavano,  da  un  lato  unico  ad  interessi', 
che  le  toccavano  in  forma  più  personale  e  più  particolare» 
L'Austria  medesima,  promettendo  di  non  incominciare  le  osti- 
lità col  Piemonte,  riconosceva  implicitamente  l'esistenza  di  un 
limite,  che  il  desiderio  più  vivo  d'una  soluzione  pacifica  non 
poteva  permetterci  di  lasciarle  oltrepassare.  Il  Governo  del- 
l'Imperatore aveva,  d'altra  parte,  annunciato  die,  s'ei  non  so- 
sterrebbe la  Sardegna  in  un  tentativo  di  aggressione,  le  pre- 
sterebbe il  suo  appoggio  per  provvedimenti  difensivi.  Tale  im- 
pcpo aveva  una  scadenza,  dalla  quale  apparteneva  soltanto 
alla  Corte  di  Vienna  il  dispensarci. 

Informati  della  minaccia,  che  pesava  a  si  breve  termine 
sul  Piemonte,  noi  abbiamo  dovuto,  in  brevissimo  tempo,  mel- 
arci in  condizione  di  attenuarne  gli  effetti^  e  per  domanda  di 
S.  M.  il  Re  di  Sardegna,  le  avanguardie  dell'esercito  francese 
entrarono  nel  suo  territorio.  Simpatie,  che  non  esitiamo  a  prò- 
clam£ù*e,  difficilmente  ei  avrebbero  lasciati  indifferenti  ai  ci- 
menti d'un  paese  in  istrette  relazioni  colla  Francia;  ma  ra- 
gioni più  positive  imponevano  il  nostro  contegno,  giacche  quel 
paese  si  trovava  alla  nostra  porta,  copriva  una  delle  nostre 
frontiere  e  formava  l'ultimo  ostacolo  all'estensione  d'una  in- 
fluenza, che  l'Inghilterra,  la  Prussia  e  la  Russia  riguardavano 
con  noi  come  già  atta,  sia  a  compromettere  l'equilibrio  del- 
l'Europa,  sìa  a  mantenere  nella  parte  dell'Italia,  die  si  aveva 
avuto  l'intenzione  di  costituire  in  Stati  indipent^enti  e  sovrani, 
una  causa  perpetua  d'agitazione  e  di  turbolenze. 


Ha 

Fermandosi,  signore,  ad  una  risoluzione,  di  cui  ho  defi- 
nito il  carattere  paramento  difensivo,  il  Governo  dell'Impera* 
toro  ebbe  a  cuore  di  non  lasciare  ignorare  alla  Corte  di  Vienna 
che  il  suo  ulHmatutn  e  le  eventualità,  ch'esso  faceva  sì  chia- 
ramente prevedere,  piantavano,  accanto  alla  questione  gene- 
rale trattata  in  comune  fino  a  quel  punto  dai  Gabinetti  di 
Parigi,  di  Berlino,  di  Londra  e  di  Pietroburgo,  una  questione 
direttamente  francese.  Esso  era  un  avvertimento  supremo^  un 
ultimo  tentativo^  per  impedire,  allorché  era  ancor  tempo,  che 
r  Austria  e  la  Francia  avessero  ad  incontrarsi  altrove  che  sul 
terreno  d'una  discussione  europea.  I  sentimenti,  che  non  hanno 
cessato  d'animare  il  Governo  dell'Imperatore,  non  temo  in 
questo  solenne  momento  di  farmene  garante,,  noi  trascinavano 
alle  estremità,  cui  un'altra  volontà  l'ha  fatalmente  condotto. 
Il  passaggio  del  Ticino  è  quello  che  ci  obliga  a  passare  le 
Alpi,  declinando  dinanzi  l'Europa  la  responsabilità  degli  av- 
venimenti. Dovete  dunque,  signore,  subito  che  non  vi  rimarrà 
più  alcun  dubio  sul  movimmto  delle  truppe  austriache,  re- 
carvi presso  il  sig.^  conte  di  Baol,  e  dopo  avergli  letto  questo 
dispaccio,  di  cui  gli  lascerete  copia,  gli  dimanderete  i  vostri 
passaporti. 

Ricevete,  etc.  ete. 

Sott.  Conte  Valbwski. 

PROCLAMA  alle  popolazioni  della  Ijombar- 
dia  e  della  Venezia. 

Milano,  99  aprile  1859. 

<  Le  provocazioni  di  cui  una  temeraria  fazione  nello  Stato 
sardo,  nemica  d'ogni  ordine  e 4'ogni  diritto,  faceva  segno  il  Go- 
verno imperiale,  e  l'ostinazione  nel  respii^ere  ogni  parola  di 
pace  e  di  moderazione,  stancarono  la  generosa  tonganimità 
del  nostro  Auguro  Imperatore  e  Signore,  e  Lo  determinarono 
a  proteggere  e  far  trionfare  cqlia  forza  delle  armi  la  causa 
del  buon  diritto  e  della  giustizia.  ^  • 


104 

e  Cbiamato  dalla  sovrana  volontà  a  Comandante' in  capo 
air  armata,  nell'atto  che  le  Aquile  imperiali  ed  il  nostro  glo- 
rioso vessillo  varcano  i  confini  piemontesi,  restano,  per  <^- 
dine  sovrano,  darante  la  guerra,  concentrati  nelle  mie  mani, 
i  poteri  del  Governo  civile  e  militare  nel  Regno  lombak*do- 
veneto. 

e  L'alacrità  colla  quale  dalle  vostre  fiorenti  compagne  ac- 
corse sotto  le  armi  imperiali  la  vostra  giovenlù,  la  voloQjte- 
rosità,  coi!  cui  provvedeste  ai  bisogni  del  valoroso  nostro 
esercito,  il  sentimento  universale  del  proprio  dovere,  mi  sono 
garanti  del  mantenimento  della  quiete  e  del  publico  ordine, 
a  fronte  d'ogni  perfida  suggestione  del  partito  sovvertitore. 

«  A  tutelare  la  vostra  sicurezza,  ove  venisse  turbata  dà 
qualche  insensato,  una  competente  forza  rimarrà  fra  voi 
protettrice  della  vostra  tranquillità,  e  sventura  a  colui,  che 
tentasse  in  qualsiasi  modo  a  turbarla ,  e  ad  aggravare  i  mali 
del  proprio  paese. 

«  Giustizia,  rispetto  alle  leggi,  ubbidienza  alle  autorità,  fu 
mai  sempre  la  mia  divisa. 

«  Di  Sua  Maestà  I.  R.  Ap.,  Generale  d'Artiglierìa,  Coman- 
dante la  seconda  Armata  e  Comandante  militare  generale 
del  Regno  lombardo-veneto. 

Francesco  conte  Gyulai. 


PROCIjAIIIA  ai  popoli  della  Sardegna* 

Milano,  S9  aprUe  188». 

«  Nel  varcare  i  Vostri  confini,  non  è  a  Voi,  popoli  della 
Sardegna,  che  noi  dirizziamo  le  nostre  armi. 

e  Bensì  ad  un  partito  tovvertitore,  debole  di  niunero  ma 

potente  d'audacia,  che,  o'pprimendo  per  violenza  Voi  stessi,  ri* 

belle  ad  ogni  parola  di  pace,  attenta  ai  diritti  degli  altri 

Stali  Italiani,  ed  a  quelli  stessi  detrAustria. 

•<  Le  Aqufle  Imperiali,  quando  vengano  salutale  da  Voi 


senz'irà  e  senza  resistenza,  saranno  aplfHirtalrid  dfor^e,  di 
tranquillità,  di  moderazione;  ed  il  pacifico  cittadino  pab  kte 
assegno  che  libertà,  onore,  leggi  e  fortune  saranno  rispettate 
e  protette  come  cose  inviolabili  e  sacre. 
.  €  La  costante  disciplina,  cbe  nelle  truppe  imp^ìadi  ie 
pari  al  vigore,  Vi  è  garante  della  mia  parola* 

<  Interprete  dei  sentimenti  generosi  del  mio  Augusto  Im^» 
JMaratore  e  Padrone  verso  di  Voi,  nell'atto  di  por  piede  sul 
Vostro  suolo,  questo  solo  proclamo  e  ripete:  die  non  è  goerrai 
ai  pqpoli,  ne  alle  nazioni,  ma  a  un  partito  provocatore'  ehe^ 
sotto  il  manto  pecioso  di  libertà,  avrebbe  finito  per  toglierla 
ad  ognuno,  se  il  Dio  dell'Esercito  nostro  non*  fosse  anche:  fi: 
Dio  didla  giustizia. 

€  Domato  cbe  sia  il  Vùistio  e  nòstro  avversario ,  e  ristaci 
bilito  bordine  e  la  pace.  Voi,  che  ora  potreste  chiainAtci  i^ 
mki,  ci  cbiamerete  tra  poco  lìl^eratori  ed  amici* 

«  Di  Sua  Maestà  I.  R.  Ap.,  Generale  d'artiglierìa^  jOamàn^: 
dante  la  seconda  armata  e  Comandante  miUtare  gene^Mé* 
del  Regno  lombardo-veneto 

FfìANGESco  cMte  Gtuul 


20  aprile  18B9.  —  Nel  pomeriggio  4i  queitroggi  ekum  corpi  ii  truppe 
mMtriacke  halMO  pomato  il  Ticino  su  varii  punti.  ^  Wm^Mio  è  ii^ 
chiarata  iu  iitato  d'assedio. 

CIRCOLARE  del  MinMro  iiM|periale  de^U  nlW 
fari  estorai»  eonto  di  Biiol-iliMMHefMteiiiy  alle 
I^efl^asioni  imperiali  MisAriaelie- 

•  vienila,  tt  tprilfi  181^;.     >'   \ 

V'invio  qui  annessa  uaa  stampa  del  itianiflasto  oggLnndi'^ 
riazato  ai  suoi  pcpoii  dai,  nostro  imperiale  Signote. 

Le  parole  dell'Imperatore  annunciano  airimipero  la  irisi>; 
lozione  di  S.  M.  di  far  passare  il  Ticino*  att*  esercito  impoi 
riale.  Il  Gabmetio  imperiale  aveva  accettila  anche  l'ttUÉma. 

ÀreMviOf  eUi  li 


i06' 
cibile,  ptioposte  di  mediazione  della  Gran  Brettagna.  I  nostri 
a^ersarii  non  seguirono  tale  esempio,  e  la  difesa  delta  nostra 
causa  è  ora  lasciata  alle  armi.  In  questo  grave  momento, 
m'incombe  esporre  un'altra  volta  a' nostri  rappresentanti  al- 
l'iestetuo  i  fotti,  la  malefica  potenza  dei  quali  fece  naufi^are 
ogni  tentativo  di  conservare,  la  pace,  della  quale  sì  a  lungo 
e  ' felicemente  godette  l'europa. 

!  La  Corte  di  Torino,  rispondendo  evasivamente  alla  nostra 
ÌBtìnia^ione  di  disartnare,  non  ha  fatto  che  dimostrare  di  bel 
nudvo^  queir  ostile  volontà  la  quale  da  troppo  lungo  tempo 
esinrcita  il  fvivileglo,  triplicemente  infelice,  di  combattere  di- 
ritti irrepugnabili  dell'  Austria,  d' inquietare  l' Europa  ed  in- 
coraggiare le  speranze  della  rivoluzione.  Siccome  quella  volontà 
non  cessò  in  faccia  alla  longanimità  dell'Austria,  dovette  fi- 
nalmente sorgere  per  l' impero  la  necessità  d' ìmpuparelearmi. 
Una  lunga  serie  di  o£fe^  fatte  da  un  avversario  più  debcrfe, 
fui  tranquillamente  sofferta  dall'Austria,  perchè  essa  conosce 
r.Mla  missione'  di  conservare  più  che  sia  possibile  la  pace 
del  mondo,  e  perchè  l'imperatore  ed  i  suoi  pepici  conoscono 
ed  amano  i  lavori  d'uno  svolgimento  pacificamente  progres- 
sivo e  conducente  a  gradi  più.  elevati  di  prosperità.  Nessun 
animo  retto,  nessun  cuore  onesto  fra'  contemporanei,  dubitar 
può  del  diritto  dell'Austria  di  far  guerra  al  Piemonte.  Ma 
il  Piemonte  non  ha  accettato  sinceramente  il  trattato,  col 
quale,  dieci  anni  fa,  promise  a  Milano  di  aver  pace  ed  aùii- 
cizia  coli'  Austria.  Due  volte  conquiso  dalle  armi,  che  la  sua 
aitogatizsÈ  aveva  provocate,  iquello  Stato  persistette  con  osti- 
nazione deptórabile  nelle  sue  illusioni,  a  caro  prezzo  espiate. 
Parve  che  il  figlio  di  Carlo  Alberto  desiderasse  appassiona- 
tamente U  giorno,  in  cui  l'eredità  di  sua  famiglia,  restitui- 
tagli iiidknìnmtà  dsdiamodemione  e  dalla  generosità  dell'Au- 
stria, diventasse {)er  la  terza  volta  la  posta  d'un  giuoco  rovinosa 
pei  popoli.  Ii'oiigoglto  d'una  dinastia,  le  cui  nulle  e  vane 
pretese  air  avvenire  d'Italia,  Bon  sono  giustificate  né  dalla 
natara  né  dalla  storia  di  quel  paese,  né  dal  suo  passai»  e 


presente,  non  la  ritrasse  dallo  stringere  un'alleaazaiifidBtno 
natura  colle  forze  della  rivoluzione.  Sorda ìadlogniaRimoDÌ;^ 
zime,  fósa  circondossi  dèi  malcontenti  di .  tutti' gli  Stati'^d'I^ 
talìa:  Le  speranze  di  tutti  i  nemici  dei  tróni  legHtimi  ddlà 
Penisola  trovarono  e  trovano  il  loro  cèntro  a  Torino.  ÀiToorMi 
si  fece  malvagio  abuso  del  sentimento  nazionale  delle  popò* 
lezioni  italiane.  Ogni  germe  d'inquietudine  in. ItaUa fuadsu^ 
ratamente  alimentato,  perchè,  crescendo  la  semente,  il  Pie- 
monte avesse  un  pretesto  di  più  per  deplorare^ipocritafiiicflrtè 
le  condizioni  degli  Stali  d'Italia,  e  per  assumere  agtì;:oed« 
d^li  uomini  di  corta  vista  e  de' piazzi,  la  parte  di  liberatore. 
À  tale  temeraria  impresa  seni  una  stampa:  sfrenata,  intéhta 
ogni  giorno  a  portare  al  di  là  dei  confini  una  ribellione  mo<- 
rale  contro  l'ordine  legittimo  dì  cose  negli  Stati  vicini^  cosa 
questa,  che  nessun  paese  d'Europa  avrebbe  potuto  durevob- 
mwte  sopportare  senza'  profonda  e  pericolosa  agitazióne:  In 
causa  di  tali  vanì  sogni  di  avvenire,  vidèsi  il  Piemontef^iper 
procurarsi  appoggi  all'esterno  a  favore  d'un  contegno,  cól 
quale  le  forze  di  lui  stanno  in  evidente  sproporzione,  cacdarfìi 
in  una  guerra,  che  non  Io  riguardava,  contro  una  grande 
Potenza  dell'Europa,  sa^rificaire  i  proprii  soldati  pec  ispo|)& 
stranieri,  ed  esercitar  poscia  nelle  conferenze  di  Parigi,  con 
un'alterigia  nuova  negli  annali  del  diritto  delle  genti,  uh^- 
dace  censura  contro  i  Governi  della  propria  patria  italiana 
Governi  che  non  lo  avevano  offeso-.  i*ì 

E  perchè  nessuno  potesse  credere  die  nemmeno  una  scin- 
tilla di  sincero  interesse  per  la  pacifica  prosperità  delP  Italia 
si  mescolasse  in  que'  desiderii  e  sforzi  sregolati,  le  passiom 
della  Sardegna  raddoppiaronsi  ogni  qual  volta  uno  idei  So- 
vrani d'Italia  seguì  le  in^muazioni  della  mansuetudine  e  della 
clemenza,  e  massime  ogni  quàl  volta  l'imperatore  Franbeseo 
Giuseppe  diede  -splendide  prove  d' anfore  pei  suoi  sudditi  ita- 
liani 6  di  cura  pel  felice  progresso  dei  bei  paesi  d'iUtlia. 
Quando  l'augusta  Coppia  imperiale  percorsele  proiSmàe ita- 
liane^ ricevendo  gli  omaggi  dei  fedeli  suoi  sudditi^  e  mv-- 


JOB 

tcassisgoando  (^ni  suo  passo  con  pienezza  di  beneficii,  era 
permesso  a  Tftrìno  di  lodare  senza  ostacolo  nei  puMiei  fogli 
il  tegieidid.  Oliando  l'imperatore  affidò  ramministraziooe Stella 
Lmbbàrdla  e  della  Venezia  all'augusto  suo  franilo,  Tard- 
éacà.  Ferdinando  Hafisimiliano,  prindpe  distinto  per  elevate 
qualità  di  spirito,  animato  dalla  mansuetudine  e  dalla  bene- 
volenza, ed  intimamente  amico  del  vero  genio  del  pc^lo 
ttafiabo^  nulla  a  Torino  fu  lasciato  intentato  perchè  le  nobili  in- 
temzftom  di  quel  prìncipe  trovassero  tanta  ingratitudine  quanta 
produrre  ne  potevano,  aiiche  fra  una  popolazione  hme  in- 
tenaionata^  odiosi  giornalieri  eccitamenti. 

La  Corte  di  Torino,  strascinata  una  volta  sulla  via,  nella 
quale  mm  le  rimaneva  altra  scelta  che  quella  o  di  seguire 
tai  rivòhuìouB  o  di  farsene  capo,  perdette  sempre  più  il  potere 
e  la  volontà  di  rispettare  le  leggi  delie  relazioni  fra  Stati  in- 
dipendenti, anzi  dì  riconoscersi  ristretta  nei  limiti,  che  il 
diritto  delle  getitìi  impone  all'operare  di  tutte  le  nazioni  civili. 
Sotto  i  più  nulli  patenti  pretesti,  la  Sardina  si  sciolse  da' 
doveri  dei  trattati,  come  dimostra  l'esempio  de'  suoi  trattati 
eoli' Austria  e  cogli  Stati  italiani,  per  l'estradizione  de'  de- 
linquenti e  dei  disertori.  I  suoi  emissarii  percorsero  gli  Stati 
vidni  onde  indurre  i  soldati  ad  essere  infedeli  contro  i  loro 
duci  sovrani.  Galpestatìdo  tutte  le  regole  della  disciplina  mi- 
litare, aperse  ai  disertóri  le  file  del  proprio  esercito.  Questi 
furono  i  fatti  d'un  Governo,  che  ama  vantarsi  di  avere  «yaa 
missione  di  civiltà,  e  ne'  oui  Stati  vi  hanno  lettori  e  scrit- 
tori di  giornali,  i  quali,  non  contenti  più  della  semplice  apo- 
logia dell'assassinio,  numerano  le  proprie  sanguinose  vittime 
con  giója  veraOiente  scellerata. 

E  chi  si  meraviglierà  che  quel  Governo  abbia  avanti  tutto 
considerato  i  diritti  dell'Austria,  fondati  nei  trattali,  come  il 
potente  ostacolo,  dal  quale  pensar  doveva  liberarsi  con  Uitt'i 
mezQ  di  una  sleale  politica?  Le  vjBre  intenzioni  del  Pi^nonte, 
ohe  da  lungo  tempo  non  erano  per  nessuno  un  secreto,  fu* 
Tono  confessate  al  primo  momento,  in  cui  esso  ebbe  fiducia 


400 
sufficiente  satl'ajuto  straniero,  e  non  trovò  più  necessaria  nes^ 
suna  maschera  pe'suoi  progetti  tendenti  alla  guerra  ed  alla 
rivoluzione.  L'Europa,  che  scorge  nel  rispetto  dei  sussistenti 
trattati  il  palladio  della  propria  pace,  intese  con  giusto  sde- 
gno^  la  dichiarazione  che  il  Governo  della  Sardegna  si  cre- 
deva attaccato  dall'Austria,  perdiè  l'Austrìa  non  rìnunKiò  al- 
reserctzio  di  diritti  e  doveri,  fondati  nei  trattati,  perchè  so«- 
stiene  i(  proprio  diritto  di  guarnigione  a  Piacenea,  guaron- 
titole  dalle  grandi  Potenze  d'Europa,  e  perchè  osa  andar 
d'accordo  con  altri  Sovrani  della  Penisola,  a  fin  di  tutelare 
in  comune  interessi  legittimi.  Mancava  un'ultima  arroganza^ 
ed  anche  questa  ebbe  luogo.  Il  Gabinetto  di  Torino  dichiarò 
che  per  le  condizioni  d'Italia,  non  vi  erano  se  non  mezzi 
palliativi,  fino  a  che  il  dominio  della  Corona  imperiale  austrìaca 
si  estendesse  su  terra  italiana.  Così  fu  eziandio  apertamente 
intaccato  il  possesso  territoriale  dell'Austria:  fu  oltrepassato 
l'estremo  confine^  fino  al  quale  una  Potenza,  come  l'Austria, 
può  tollerare  le  disflde  di  uno  Stato  meno  potente ,  senza 
rìspond^e  colle  armi. 

Questa,  spogliata  dal  tessuto,  con  che  si  volle  bugiardamente 
sfigurarla,  sì  è  la  verità  sul  modo  di  operare,  al  quale  da 
dieci  anni  la  real  Casa  di  Savoja  si  lasdò  strasònare  da  per^ 
versi  consigli.  Diciamo  ora  eziandio  ohe  le  cause  ed  i  rim- 
proveri ,  con  cui  il  Gabinetto  sardo  cerca  di  coprire  i  suoi 
attacchi  contro  l'Austria,  altro  non  sono  che  tomei^ie  calunnie. 

L'Austrìa  è  una  Potenza  conservativa,  e  religioQe^  costume 
e  diritto  storico  sono  per  essa  cose  sacre.  Ella  sa  rispettare, 
proteggere  e  pesare  colla  bilancia  di  eguale  diritto  totto  quel 
che  dì  nobile  e  dì  autorizzato  sta  nello  spirito  nazionale 
de'popoli.  Ne'suoi  vasti  terrìtorii  abitano  nazioni  di  varia  ori- 
gine e  lingua.  L'imperatore  le  abbraccia  tutte  con  amore 
^ale,  e  la  loro  unione  sotto  l'augusta  imperiale  fanuglia 
giova  alla  totalità  della  famiglui  dei  popoli  europei.  La  pre^ 
tensione  poi  di  formare  nuovi  Stati  secondo  i  confini  nasio*- 
nati,  è  la  più  pericolosa  di  tutte  le  utopie.  Far  tale  pre* 


ito 
tensione  .è  romperla  colla  stoiia  ;  voler  eseguirla  sii  qualche 
punto  (f  Europa,  si  è  scuotere  dalle  fondamenta  l'ordine  sal- 
damente ramificato  degli  Stati,  minacciare  la  nostra  parte  di 
mondo  colla  confusione  e  col  caos.  L'Europa  lo  comprende, 
e  per  questo  mantiene  più  fermamente  una  divisione  torri* 
toriate,  fondata  dal  Congresso  di  Vienna,  rispettandt)  quanto 
più  fu  possibile  le  condizioni  storiche  dei  territòrii,  al  ter- 
mine di  una  guerra,  che  dominò  un'epoca.  ^ 

Nessun  possesso  di  nessuna  Potenza  è  più  legittimo  del 
possesso  in  Italia,  che  quel  Congresso  (io  slesso  che  ristabilì  il 
reame  di  Sardegna,  e  che  gli  fé'  dono  del  magnifico  acquisto  di 
Genova)  restituì  alla  famiglia  imperiale  di  Absburgo.  La  Lom- 
bardia fu  feudo  per  sècoli  dell'unpero  germanico.  Venezia  per- 
venne all'Austria  perchè  questa  rinunciò  alle  provincie  del  Bel- 
gio; Quello  dunque,  che  il  Gabinetto  di  Torino,  dimostrando 
cosi  da  sé  stesso  la  nullità  delle  altre  sue  accuse,  chiamò  il  véro 
motivo  della  scontentezza  degli  abitanti  della  Lombardia  e 
della  Venezia,  la  signoria,  cioè,  dell'Austria  al  Po  ed  all'A- 
driatico, è. diritto  fermo  ed  irrepugnabilmente  fondato,  diritto 
chele  aquUe  austriache  difenderanno  contro  ogni  ostilità. 

Ma  non  solo  legittimo ,  giusto  e  benevolo  è  eziandio  il 
Governo  delle  provincie  lombardo-venete.  Più  presto  di  quanto 
si  poteva^  attendere,  dopo  le  gravi  prove  della  rivoluzione, 
quei  bei  paesi  rifiorirono.  Milano,  e  tante  altre  citlà,  svilup- 
pano vita  rigogliosa  e  degna  della  loro  storia.  Venezia  si  sol- 
leva da  profonda  decadenza  a  nuova  crescente  prosperità.  L'am- 
ministrazione e  la  giustizia  sono  regolate;  l'industria  ed  il 
commerdo  prosperano;  le  scienze  e  le  arti  sono  coltivate  con 
zelo;  i  pùblici  pesi  non  sono  più  gravi  di  quelli,  che  sop- 
portano gli  altri  dominii  della  monarchia.  Essi  sarebbero  più 
leggieri  di  quel  che  sono,  se  gli  effetti  dèlia  disgraziata  po- 
litica della  Sardegna  non  aumentassero  le  esigenze  in  riguardo 
alle  forze  dello  Stato.  La  gi'ande  maggioranza  del  popolo  della 
Lombar(]Uà  e  della  Venezia  è  contenta.  Accanto  ad  essav  il  nu- 
mero dei  malcontenti,  che  hanno  dimenticato  le  lezioni  del 


IH 

1848,  non  è  ragguardevole.  Sarebbe  .più  piccolo  di  quello  cha 
è^  se  non  lo  cresqessero  le  incessanti  arti  instigatrici  del 
Piemonte. 

Il  Piemonte  non  s'interessa  dunque  .per  un^  popolazioae, 
che  per  avventura  soffrisse  e  fosse  oppressa.  Invece,  impedisce 
ed  interrompe  uno  stato  di  regolare  impulso  e  di  svofeimento 
ripieno  d'avvenire.  La  previdenza  umana  non  può  presagire 
per  quanto  lungo  tempo  tal  giuoco  deplorabile  possa  turbare 
1^  pace  d'Italia.  Ma  terribile  risponsabilità  pesa  sui  capì  dì 
coloro,  ch'esposero  a  nuove  catastrofi,  con  maligno  propor 
niniento»  la  loro  patria  e  l'Europa.  . 

La  rivoluzione,  tanto  accuratamente  alimwtata  m  tuttar  I9 
Peninola,  segui  rapidamente  il  datole  impulsa.  Una  solleva* 
zione  militare  a  Firenze  ha  indotto  S.  A.  I.  il  gr^pduca  di 
Toscana  ad  abbandonare  ì  suoi  Stati.  A  Massa  e  Carrara  re-^ 
gna  la  sollevazione,  sotto,  la  protezione  della  Sardegna, 

La  Francia  poi,  dividendo  da  lung^  tempo  lùOTdìmmVià 
quella  (lo  ripetiamo)  terribile  fisponsabilità,  si  è  ora  affret- 
tata ad  assumersela  in  tutta  la  sua  estonsione  anche  coi  fatti. 

Il  Governo  imperiale. di  Francia  feci»,  nel  26  covrente,  di- 
chiare  a  Vienna,  dal  suo  incaricato  d'affari,  che  il  passag- 
gio del  Ticino,  per  parte  di  truppe -austrìache,  sarebbe  con- 
siderato  dichiarazione  di  guerra  alla  Francia.  Mentre  a  Vienna 
si  attendeva  la  risposta  del  Piemonte  alla  intimazione  del  di- 
sarmamento, la  Francia  inviò  ie  sue  truppe  al  di  là  del  con- 
ine di  terra  e  di  mare  delia  Sardegna  «  'bea  sa|iendo  che. 
cosi  gittava  il  peso  decisivo  nella  bilancia  delle  ultime  ri- 
soluzioni della  Corte  di  Torino. 

E  perchè,  domandiamo  noi,  dovevano  essere  ad  un  colpo 
solo  annientate  .le  speranze  tanto  Icigittime  del  partigiani  della 
page  in  Europa?  Perchè  è  giunto  il  tempo,  in  cui  progetti, 
coltivati  lungamente  in  silenzio,  si  sono  maturati^  in  cui  il 
secondo  Impero  francese  vuol  chiamare  in  vita  le  proprie 
idee  ;  in  cui  Iq  stato  legale  politico  dell'  Europa  esser  dee 
sagriflcato  alle  sue  non  giustiflcate  pretensioni;  ed  in  cui,  ai 


HI 

trattati,  Ghe  sono  base  del  diritto  delle  genti  d' Europa,  esser 
dee  sostìtoita  la  saggezza  politica,  coir  annunzio  ddla  quale 
il  potere,  che  regna  a  Parigi,  sorprese  il  mondo. 

l.e  tradizioni  del  primo  Napoleone  vigono  ripigliate. 

Beco  r  importanza  della  totta^  alia  vigilia  della  quale  sta 
r  Europa. 

Possa  il  mondo  disingannato  penetrarsi  della  convinzione 
che  oggi,  come  mezzo  secolo  fa,  si  tratta  della  difiìsa  dtfla  in^ 
dipendenza  degli  Stati,  e  della  protezione  dei  supr€«ìi  beni 
dei  popoli,  contro  1*  ambizione  e  la  smania  di  dominare. 

Ma  l'Imperatore  Francesco  Giuseppe,  Sovrano  del  nostro 
Impero,  sebbene  afflitto  pegr imminenti  mali  della  guerra, 
affidò  con  tranquillo  petto  la  sua  giusta  causa  alla  divina 
Prowldey&a.  Bi  trasse  la  spada,  perchè  mani  scellerate  toc- 
carono la  dignità  e  l'onore  della  sua  Corona.  Egli  Tadope^ 
rerà  nel  jneno  sentimento  del  proprio  diritto,  forte  per  T  en- 
tusiasmo e  pel  coraggio  del  suo  popolo,  ed  accompa^ato  d^li 
auguri!  di  vittoria  di  tutti  coloro,  la  cui  cosdènza  distingue 
fra  la  verità  e  l'inganno,  fra  la  ragione  ed  il  torto. 

Tanto  il  manifesto  imperiale,  quanto  il  presente  diaccio 
vorrete  portarli  a  cognizione  del  Governo,  prefio  il  quale 
avete  l'onore  di  essere  accreditato. 

Ricevete  ecc. 

CoirrE  BuoL. 

30  aprile  IflBB.  •-*-  Arrivo  a  Genova  del  generale  Mae-Mc^on  C&mmcia 
la  marcia  étìle  truppe  franeeei  da  qaeìlia  città.  —  Arrivo  del  me- 
resciallo  Canrobert  e  del  generale  Niel  al  quartiere  genfirahdsl 
Re  Vittorio  Emanuele. 

—  In  Verona  e  Ma^^tova  è  promulgato  lo  stato  d*as8edio. 

^  OU  Austriaci  sbarcati  ad  Arona^  occupano  Novara  aUe  3  pom.  al- 
tri 9000  austriaci  in  Martora. 


^-^ocffloo* 


m 

—  —  -—  Il  re  Vittorio  Emanuele  parte  la  nuittina  da  To- 
ritto  fèr  assumere  U  comando  deWesercUo.  Continua  l'arrivo  di 
truppe  francesi  a  Torino  e  Genova  e  la  loro  successiva  par- 
tenta.  —  La  sera  circa  ÌB  mila  austriaci  a  ÉQnnazzaro. 

— •  ^      -^     —A  Pèmm  hi  popòìaznme  ehiede  éi^  fkr  causa  Jró-* 

'  mma^^  Piemùnte ,  ài  vista  H  cHe  ia  àuchis^a  aiMtidotsà^  ^tà 

nsidmza  w  m  fìeca  a  ManiaviL  ^  Viale  costitùttà)  kLJBiàntafn^ 

;       vieoria  in  nomo^del  Re  di  Stt/rdegm.,  il  .n.    y. 

PROCliAlllA,  di  S.  A.  R.  la  DimIiwékì  r^g^ 
gènte  EiiMiMi  lilài4A  di  BorbMiéé    • 

Vanna,  i  aiftgg)b^'^69'.   ' 

Noi  Luim  Mótim  di  Borbone  Meggmle  petOusm  Roberto  I 
gli  Stati  parmeìM.        '  -  • 

Poiché  gli  umani  desiderj  delle  grandi  Potenze  non  sono 
riusciti  ancora  alla  riunione  d'un  Congresso  europeo,  nel 
qialiBi  aa  studiato .  d(  ;fi0pìafiAi&  mbl  ragioieui  » AonoofigMai^i 
sa^e  provvidenze  le  difficoM^^HmortB,'>MlaiitedQ^6^'^n^ 
prossimità  al  reali  nostri  dominii  si  è  accesa  la  guerra,  i  doveri 
di  iuadre  c'hntxmgOBO  di  porre  in  sicuro  ^àlte  6t«ttualUài  di 
a»aa  t  no&lrf:  aniatìsdiiai  i^U.  l 

'.  AU)iaiM ^perciò  dovuto  pneddem Ja  determidatìMie  idt^I^ 
10lit»naro)  pes  jMil  fine  dallo^  gtato  ttmporaiiaroAntQ^  «MlitnefidOi 
accamO'  costiiiuianio^  In  Codimiasioneidì  Govearno  l'nwtH.inir 
oistri^  affiata,  diirdofeJa  noeUia  aaseitt»,  rAggswi  e.Mtmt- 
nigtrino  io  Stato.ìin  ùQmó.M\iìmtiéketiùi,  ejeoittc^ttljiAQflki 
potéri,  fiieeondo:  lift  leggi»  e  foitBiÀ9à6tal}iB(e.«(kidMendebde« 
iD^  bisognOr  aiUe  iailrtisiaoii  spedati,  cbe  aftbittmé  datei  ad  /easf 
per!(iU!aQcAitiaiie.cilM)ostaiD0d.'  .  :        r    .  ii,  . 

::  Nelte^inofideilza  diidptmderetritJ^imepeMirofilaifentef  e- 
s«roiaii,d^llai  Odstiia  Reggenza,  eaprHniaAno^jcàldii  le  ^siiHferii  !  voti 
pendìè  sia.tMreservatd  da*  <adamità  queiiòiAleftto  paesdv  e  pre- 
valgatt»  Mgli  anìifii  la  tniteBiaa)  dei(  séntìbieoti!  !«  fi  IcomìgU 
di^  ragiona.'  '  i   <  la^  'o-kì-ì  -    i.  '«^^.i.nr 

,     .,;  'f   ,;  .j.-hp  JLDlfai»   or»!!!}' 

Archivio,  èU.  ih 


114 
IHehlar«si<me  della  Ciinuta  ppevviaarla  di  Pai 

p^rma,  1  maggio  1859. 

I  sottoscritti  membri  del  Comitato  nazionale  di  Parma, 
riconosciuto  il  volere  generale  della  popolazione,  e  il  con- 
forme sentimento  delle  truppe,  hanno  oggi  assunto  il  Go- 
verno della  città'  e  delle  Provincie  di  Parma,  a  nome  di 
S.  M.  il  Re  Vittorio  Emanuele,  solo  però  temporaneamente 
fino  a  che  un  commissariò  regio  venga  a  pigliare  il  reggi- 
mento (10  paese.   '   .  ^     ^ 

Questa  dichiarasìone  è  s|»t»  faJita  io  doppio  originai^ ,  e 
sarà  Inserita  ppll»  raccolta  generale  delle  Leggi. 

^        Riva  SAifVATORE.  n-  Aìoìblonohi  Lsoitzro. 
Avo.  Giorgio  Maini.  —  A.  Garbariiii; 


«^•■iMÉlMlane  di  «•▼«?»#  eadktea  là 

Parma,  t  maggio  1859. 

Còlla  dichiarazione  che  ciò  presentata  dai  sig/  avvocato 
Leonzio  Arnielonghi,  professore  dottor  Salvatore  Riva;  avvocato 
Giorgio  Maini,  ed  ingegnere  dottor  Angelo  Garl)arìni,  essen- 
dosi verificato  il  caso  di  fcraa  pi^evàlente 'preveduto  nelle 
istfuKioni  laselateci  oggi  stosso  da  S.  A^  Ri  Luisa  Maria  di 
Borbone  Reggentegli  Stati  parmensi  pel  Duca  Roberto  I;  ed 
altoM  il  pericolo  dì  minacciati' imminenti  disdrdhii,  noi  sol* 
toscritti  componenti  la  Commissione  di  Govwno  creata  dàlia 
^venerata  A.  S.  R;,  Gessiamo  dall'esercizto  dèi  ricevuto  in^ 
carico,  esprimendo  però  in  conformità  di  esse  istruzioni: 

1.^  che  protestiamo  por'la^ctìnsenraeioiie  del  dominto  edei 
diritti  dei  figli  di  S.  A.  A.  medesima  sugli  Stati  parmensi; 

^.^  che  r^cGomandiamq  con  tutto  oaldro,  anche  secondo 
i  viti  desideri  di  S.'  A.  Ri,  quanto  !valer  possa  pi»  efficace- 
menfe  al  mantenimento  dell'ordine,'  della  sicurezza  e  della 
quiete  della  capitale  e  di  tutto  lo  Stato; 


.  3  .^  che  raoGoiBandiaino  allrasì  gVìntepessi  delle  truppe  par^ 
mensi,  anche  prosciogliendole  dal  gioramehto.  In  modo  che 
non  restino  senza  congrua  destinazione  o  provvedimento. 

<  Parm^  il  i  maggio,  alle  oro  9  pom.  ifcUt^  in,  d^gipio  originQfe)^/ 

E.  Salati.  —  G,  Pallavicino.  —  A.  LottHABOirti.  —  G.  GATTAiiig 

Visto  e  ricevuto' 

S.  Riva.  —  Aw.  Giorgio  Maini. 
Ahmblonghi  Leonzio.  —  A.  Garbarini. 


»po9CK><>^ 


Protesta  del  Grandue^  di  7roseaB;a# 

Ferrara,  i  maggio  48SV. 

Le  recenti  violenze  usate  ^Ua  rivoluzione  eccitata  dal  Pie- 
monte avevano  per  iscopo  di  impormi  a  consentire  ad  alti 
contrari  al  decoro  della  mfa  persóna  come  sovrano  è. con- 
trari alla  volontà  mia,  ed  a  dichiarare  la  guerra,  violentando 
il  primario  diritto  inerente  alla  sovranità.  Dinanzi  a  code- 
sto stato  di  cose  ^  Jo  mi  vidi  cosfcetto;  dì  abbandonare  l'a- 
mata Toscana ,  e  cercare  colla  mia  fopriglìa  àailo  fuori  d» 
essa  presso  ufio  Stato  amicx)^  con  cut  mi  legano  battali  dii 
vicendevole  soccorso.  Già'  in  Firenze,  la  mattina  del  27  ^  aprile 
ho  solflnnemente:  protestato  dmanzi  i:coinponeati  S  iOOtp^ 
diplomatico,  accreditato  presso  la  mift  persona,  contro  eoùbi 
sto  violenze,  dichiafsiodo.nuill,  nQaQ;>  awjennti  Oìdi  oesBun 
valore  gli  atti  stessi:  e  t[uest'o^i,  primo  .maggio  iù  Forraca, 
protèsta  nuovamfente  e  solennemente  eoo  tro  quella  violenza 
usatami  ;  e  ripeto  la  didùatfazionev  aUoira  fociiialmmt&'  (6*^ 
spressa,  della  nullità  d^H  atti  suddetti^  i  (ìtiali  apertsunento 
tendono  a  rovesciare  uno  stato  di:cose.sanaonato' dai  lat- 
tato di  Vienna  del:  1&Ì5,  firmato,  e  garantito!  dalle  Potente 
europee.  Intendo  perciò  che  tutta  la  responsabilità  di  que- 
gli atti  cada  su  coloro  che  contro  ogni  giustizia  ci  hanno  vo- 
luto imporre. 

Leopolik). 


ito 

C^l^la  4^tÉttia  l«tter»  ilei  iMON^hese  dll  BniiiwvÉlle  al 

Yienna»  9  Doogglo  i859. 

Rapportandomi  alla  coiififnnmcazione  che,  per  ordine  del 
sua  governo,  ebbe  l'oiK^e  di  far  oggi  a  S.  E.  il  miniistro 
degli  affari  esterni,  e  che  dà  termine  alla  sua  missione,  il 
sottoscritto  ha  il  rammarico  di  dover  pregare  S.  E.  il  conte 
di  Buol-Schanenslein  di  volergli  consegnare  i  passaporti  ne- 
cessari acciocché  egli  possa  lasciare,  colle  persone  compo- 
nenti l'ambasciata  imperiale  di  Francia  a  Vienna,  gli  Stati 
di  &.  M.  l'Imperatore  d'Austria,  e  recarsi  in  Francia. 

Il  sottoscritto  ha  Tonore,  ecc. 

Banneville. 


■  aKiOgtoo* 


Copia  d'ana  lettera  diretta  dal  si|f.  harone  di  Wlikh^ 
ner  al  si|;.  coutil  di  Ki^alewaki. 

Parigi,  %  maggio.  1859. 

Avendo  it  signor  indarioato  d' affari  di  Francia  a  ITiennìst 
ehiésti  i  suoi  passaporti  meditate  una  noia  da  Ini  rimessa 
(l^esta  mane  al  signor  conte  di  Buoi;  io  ho  ricevuto  dal  mio 
gemmo  rcrdìne  di  abbandonare  là  Frifflcia  col  personale 
Ml'amliasciata.  Per  il  che  ho  Toilotredì  prega»  Y.  SI  4i  vo^ 
krmi  rimettere  I  miei  passaporti^  . 
i'  il  governo  olandese,  aanuendb  al  desi<terio  òhagUanìBàveCa 
egresso  là  Corte  impeciale,  ha  abilitato  il  suo  rdppréseatanle 
a  Parigi  ed  i  moì  agentii  oonsolaiii  nei  porti  francasi  ad:  no^ 
caricarsi,,  durante  Fàssenm  dell' ambasciata^  dèlia  protestane 
offlema  dei  sudditi  adstriau  dimoranti  in  Vrancia; 

Aggradi6<ia^  àgnor  conte,  l'assicurasnne  deUa  profonda 
slìmd^  colla  quale  ho  l'onoi^  di  essere  di  Y.  E.  ec6. 


littMIeato  dal  Municipio  della  città  di  Conio. 

Como,  s  iD«8gh>  «809. . 

,  ^      Cittadini!.  .     .  . 

V\,  R.  Comando  di  piazza,  con  sua  nota  del  1»?  eorr^nto» 
ha^  communicato  che  S.  E.  il  signor  tenente-maresciallo  barone 
Urban,  comandante  la  divisione  dì  riserva^  ebbe  incàrico  da 
S.  E.  il  signor  conte  Gyulai,  generale  comandante  la  seconda 
armata  del  Kegao  lombardo-veneto^  di  mantenere  intatte  le 
communicazioni  senz^i  distinzione  di  sorta,  e  garantire  il  paese 
dà  qualsiasi  nemica  invasione/ 

La  prefata  S.  E.  assicura  queste  popolazioni  del  suo  ap- 
poggio, ove  siano  tranquille,  e  In  pari  tempo  avverte  che,  se 
fosse  costretto  di  ricorrere  alla  forza  per  reprimere  sconsi- 
gliati movimenti,  ciò  non  accadrebbe  senz^  imporre  gravi  con* 
tribu:àoni  id  danaro,  e  senza  punire  i  colpevoli  col  massimp 
rigore. 

Anche  per  guasti,  c^e  fossero  arrecati  alle  ferrovie  ed  ai 
tele^aft,  ha  dicluarato,  nella  supcitata  nota,  l'I.  R.  Comando 
di  piazza,  rimanere  responsabili  in  solidum  i  Coqauni. 

.Di  quesjte  partecipazioni  il  municìpio  si  sente  in  ol)ligo 
di  rendere  avvertiti  tutti  cittadini,  interessandoli  di  assisterlo 
col  loro  senno  e  buon  volere,  onde  siano  sviate  le  tristi  con- 
seguraze,  che  l'imprudenza  e  il  mal  consiglio  di  qqàlche  ne^ 
micp  del  nostro  bene,  tentassero  di  chiamare  sulla,  nostra 

città.  "  ;. 


HtlSIIOIIAliDlJM  diramate  dal  «aveimo  fnroTvisorio^ 
di  Toscana  ai  mepiilirl  del  Corpo  diplomatico. 


Flrente,  9  maggio  1859. 


Il  (kNWiO  provvisòrio  toscano  erede  es$er  suo  debito  verso 
il  pà«se,-dtì  quale  regge  pel  momento  le  sorti,  di  esporre 


118 

all'Europa  le  cagioni  e  Tindole  del  movimento  che  nella  gior- 
nata dei  27  aprile  decorso  ha  avuto  per  efletto  la  partenza 
di  Leopoldo  II  dalla  Toscana,  e  la  mutazione  dell'ordine  po- 
litico dello  Stato.  Da  questa  esposizione  apparirà  manifesto 
come  la  condotta  dei  toscani  sia  stata  non  meno  temperante 
che  patriottica,  ed  improntata  di  unsi  moderazione  pari  alla 
generosità  dei  loro  sentimenti. 

Appena  sul  principio  dell'anno  cominciò  ad  agitarsi  di 
nuovo  la  gran  questione  dell'indipendenza  italiana,  e  furono 
intravvedute  ìe  prohabiltà  di  una  prossima  lotta,  tutta  la  To- 
scana se  ne  commosse  profondamente.  Uno  fu  il  voto,  una 
l'aspirazione  di  tutti.  Ogni  classe  di  cittadini  si  associò  di 
gran  caore  a  questo  nobile  movimento  dell'opinione ,  nò  di 
tale  unanimità  mancarono  le  manifestazioni  o  furono  dubiose. 
Publicazioni  importanti  per  la  elevatezza  d^tle  vedute  e  per 
il  nome  di  chi  le  firmava,  la  partenza  da  ogni  parte  di  To- 
scana per  il  Piemonte  di  migliaia  e  migliaia  di  giovani  ap- 
partenenti ad  ogni  condizione  sociale,  il  linguaggio  aperto  e 
pieno  di  entusiasmo  di  qualsivoglia  classe  di  cittadini,  tutto 
addimostrava  palesamento  qual  si  fosse  in  Toscana  lo  stato 
degli  spiriti  e  dell'opinione. 

In  mezzo  a  tanto  agitarsi  di  passioni,  di  belle  e  nobiH 
passioni,  il  Governo  granducale  solo  rimaneva  impassibile  ed 
inerte.  Quanto  più  esso  avrebbe  dovuto  fare  per  remuovere 
da  se  il  tristo  sospetto  di  simpatizzare  per  l'Austria  e  dì  vo- 
lersi collegare  con  lei,  tanto  meno  faceva.  Epl[)ure  gli  avvisi 
ed  i  savi  consigli,  anche  in  via  officiale,  non  gli  mancavano. 
Il  Governo  provvisorio  ha  preso  cc^izione  dei  rapporti  che 
al  Governo  granducale  indirizzavano  i  suoi  agenti  sia  all'in- 
terno, sia  all'estero,  ed  è  per  lui  dovere  di  equità,  ricono- 
scere che  nessuno  o  quasi  nessuno  gli  dissimulava  la  verità. 
Lo  stato  dell'opinione  publica  e  la  gravità  della  situazione 
gli  erano  generalmente  *con  sincerità  e  con  lodevole  indipen- 
denza rappresentati,  ma  tutto  riusciva  inutila;  il  partito  del 
governo  granducale  era  irrevocabilmente  preso;  edse  v^eva 


119 
rimaiiere  neutrale,  A  tutti  i  consigli,  a  tutti  gli  avvisi,  a 
tutte  le  ammonizioni  egli  rispondeva"  sempre  con  una  parola 
sola  «  neutralità  >  procurando  perQno  di  dimostrare  essere 
chiesto  il  partito  più  utile  agl'interessi  della  Toscana  ;  qua- 
siché la  neutralità  non  fosse  la  negazione  del  principio  che 
commuoveva  le  moltitudini,  e  come  se  in  una  questione  di 
tanta  grandezza  si  potesse,  senza  vergogna  per  il  pa^e,  par- 
largli d'interessi.  Se  in  questo  frattempo  qualche  atto  go- 
vernativo veniva  ih  luce,  esso  certaipente  rivelava  piuttosto 
ima  m^l  celata  antipatia  e  tm  senso  di  ostilità  ccmtro  lo  stato 
dell' opinione,  anziché  un  leale  desiderio  di  sodisfarla.  Il 
Governo  granducale  insomma  si  comportava,  in  presenza  di 
un  sentimento  magnanimo  e  profondo  che  tutti  i  toscani 
condivìdevano,  come  se  si  trovasse  a  fronte  del  sentimento 
anarchico  e  artificiale  di  una  fazione. 

Intanto  gli  avvenimenti  incalzavano;  il  Congresso  proposto 
dalla  Russia,  e  sul  quale  il  Governo  di  Leopoldo  II  aveva 
fondate  tante  illusioni,  era  riconosciuto  impossibile  e  la  guerra 
si  avvicinava.  Le  pratiche  già  iniziate  col  principe  e  col  mi- 
nistero dai  più  ragguardevoli  personaggi,  onde  indurre  il  Go« 
verno  a  consentire  al  voto  universale  della  Toscana,  si  fecero 
allora  più  incalzanti,  ma  senza  ottenere  per  questo  un  suc- 
cesso migliore. 

Negli  ultimi  tempi  anche  l'esercito  toscano  aveva  dato  aper- 
tissimi segni  di  animo  concorde  coi  cittadini  e  del  suo  ar- 
dente desiderio  di  partecipare  alla  lotta  che  si  stava  appa- 
recchiando per  la  gran  causa  del  riscatto  nazionale.  La  sua 
disciplina  era  eccellente,  la  sua  fedeltà  inattaccabile,  ed  esso 
ne  aveva  dato  prove  non  dubie  allorché  nel  29  giugno  1857 
era  chiamato  a  reprimere  in  Livorno  un  movimento  averla- 
mente  fazioso  e  di  un'indole  cosi  diversa  da  quella  del  mo- 
vimento attuale.  Ma  il  porlo  nelle  circostanze  presenti  in  con- 
flitto con  un  sentimento  cosi  generoso,  quale  si  é  quello  deU 
l'indipendenza  nazionale,  con  un  sentimento  cosi  universal- 
mente diffuso,  con  un  sentimento  infine  che  era  impossibile 


I9D 

the  non  facesse  palpitare  il  euore  del  soldato  oome  cpietto  di 
4)gai  .^tra  classe  di  ciltadlDi,  il  tenérlo  di  più  sotto  gli  ordiid 
d'nn  generale  austriaco,  er^  alto  di  ioconoepibile  imprudeiiBa 
^  ohe  dowva  anche  àgli  occhi  dei  meno  veggenti  <k)nd»n!e 
ImmsuficabilqìeDte  all'effetto  di  sciogliere  nella  truppa  i  vin^ 
4^1i  dell'obbedienza. 

Cosi  è  difàtti  accaduto;  fino  dal  giomp  26^  s^Mitosi  apt 
pena  l'arrivo  in  Genova  delle  truppe  di  S.  M.  l'Imperatone 
dei  Frapcesi,  non  era  più  dubioso  per  alcuno  in  q[uali  di^ 
sposirioni  si  trovasse  l'armata^  e  come  dovesse  ìlGoveiDO 
granducale  rinunziare  alla  speranza  di  ftjriie  un  passivo  istrU^ 
mento  de' suoi  disegni.  Il  giorno  27^  in  (sai  ccmoscevaai/ es- 
sere per  spirare  il  termine  della  intunazione  anstrìaiCa  al  Pie^ 
monte,  la  posizione  delle  cose  si  fece  più  grave.  Una  immaua 
moltitudine  di  persone  di  ogni  cordine  si  raccolse  sulla  ptaaza 
di  Barbano  con  bandiere  tricolori/ gridando  vim  la  guerra^ 
viva  V  Indipendenza  d^  Italia,  viva  Vittorio  EmanpeìA,  capi* 
tano  della  lega  italiana/  Lq  due  fortezze  di  S.  Gio.  Batista 
e  di  San  Giorgio  innalzarono  anch' esse  la  bandiera  triodorè^ 
e  la  rivoluzione  fu  compiuta.  '    i 

E  qui  cade  in  acconcio  di  narrare  un  fatto  intomo  al  quale; 
per  quella  moderazione  di  cai  ci  siam  fatti  una  legge,  non  fai 
diffonderemo  lungamente,  ma  che  l'Europa  civile  apprezzerà, 
indicando  da  qual  parte  sia  stata  la  temperanza,  da  quate  le 
improntitudini  o  almeno  il  desiderio  impotente  delle  mede- 
^me«  Esisteva  nel  forte  di  San  Giorgio^  detto  comunemiente 
di  Belvedere^  una  circolare  segnata,  sigillata^  inviata  dal  ge- 
nerale a  tutti  i  comandi  nell'agosto  dell!anno  decorso.  Alle 
8  1;2  antimeridiane  del  27  aprile  l'arciduca  Carlo  secondog» 
nito  di  Leopoldo  II,  si  recava  nel  forte  suddetto^  conrrocaTa 
gli.  ufficiali  e  comunicava  loro  di  essere  latore  di  una  lettera 
del  generale  Ferrari  da  Grado,  con  la  quale  ordinava  l'apei)- 
tura  della  circolare  già  rammentata.  Il  piego  fu  aperto,  e  Al 
trovato  die  esso  racchiudeva  le  istruzioni  preliminari  per  nit 
attacco  contro  la  città.  Queste  istruzioni  furono  completala 


«4 

viva  voce  dall'arciduca  Carlo,  il  quale  concbiuse  domandatfk) 
agH  'uffi(Àai  potate  imofnìoiBisiiMrosseroi/SndiuqiuiktAjM 
di  artiglieria  potessero  disporrai  •>Attii»pM(riei(iÌ>(»iifl^^ 
del  fMt^  mitìsf^ibìMà'MùiB^^ 
ciÀucé"  die;  iriéutoèì^iid.  tisiiet  £oiÉpa«iù)imeèlierei.$«}l^ 

e  éSI  iatttt  Ik'l^unigliai  im^         sìflutamiiotipflrj)  flootfHirMMo 
al  ^^siero  dlnchidelirel  .ìcDntrò  ;  i^VioptM  fifm(Attit(^ 
niéiife'  ^tro  '  eolpiewpli  .^aci  ì  nttiKi  0i  i  Ho .  gdueroMl  »m»ttmeol9t>i^ 
naìiOÀàlitàJiQhe  resercitèi  «tteeso^isì  &ceai|Aoria  ilio«9j|^NÌ^ 

Maifeila>hi'4ala6d(|{<)gpi'lusi  Tm9Wk»^4iì\  BP^j. 

cipe  si^ (determinò' àoliHamareì il marcdlìese 4h Mj«ll^^9W) H^fh 
i  |lrtt  émihenft  tapi  dd  partito  tx)ttitiiitic«Mhke4;.«4'Dn^ 
cbèi  à^imet  '•  fette  jQtdndera'^aii  gararoò  *  gcMftàncaJe)  i  «MeasìsK . 
c!ié''poiewitì' MAvàrloh^    ''   of^j'i^-i  nr.f;/sbijiil%:  ■••?  j:on  i';i:i*: 
''R'«attehe^''#'liijatidò,  dcf»o  esser  ventiti  afiOo^sMitOii^pP: 
i  stfoi  ftttììci  polituii,  diehiarò'CivereQtemedte  masobiettanie^l^ì 
a  liéoipoldò^  H'  ebè ,  al  putrto  jc\à  t  etan  giuata  nl^,  4W^»]  f)^ . 
Gdudl2AAiè  fondamentale  dfbgpii?àggiastaineato  4cAfii  jne^^W^ 
€tà'la  di  lui'abdìoaE&one;':/.-  *'•  r',»'-..!  ...,.•;  'r.-  ^;,i;.(/) 
< 'A  gufato '{partito  il  principe  tenacemente:  si  rifikitjb  <f  npa^ 
<j^erfiiet^iidog)i>  li  suo  sonore  di  sottostarei  corno  ei^idl^^^ 
rf-ad-i»ia'tale'-w)fen2a'»i'-   •      ...!..-.,!.   i.  .?:.i5„»;i. 
Senza  volere  menomamente  mancare  al  rispetto  dOYQtoi 
alla  sv^tura,  è  impo^bilè  non  riooooscere»  di^.  i|Jbftt|  i^n- 
periormenie  '  narrati,  cbe  la  persona  di  hdopól^^liifith  .^ 
Ventatela  incompatibile,  con' f'aifdainentd  èi  la alran<iftilU^)j(j| 
bene  ordinato  governo.  La  sua  attifudilie>  db  qiMdtnp  ff^\i^ 
qifébta  «  parte,  tutto  ìi  '«uoisisteita^iliTitoUtìca^attfaiiiai^^l^to 
Hè^i'^ulKtril  diedi  iabni,  il  partii»^  sieasiTdfe  no*  ««der^s^t^VK 
QGfatìdò  kdgli  efvidentembnte  raancab»  fra  manoiiOgni,  9^6^ 
matel^ìale  di  resìsteva,  i  tuMoi  atvrefaftie  contrìl^aito ,»  ing^f^ 
rare  e  mantenere  negli  animi  una  diffidenza  pwp^tm^Jnjìii 
stràttibilev'tliffideneaiche^  iuf  oiomentti  cosi  superni  ai^rqfrbe 

archivio,  el^.    •_     .     ,       .ui/.'^    .     •.  .  .   '     ':     ?  j^"*.    ,:\ 


r:  \ 

infaBttbitotófite'ilehuto  k)  Stata'-iik^Qaiiftiij  Uirbi^inentiiiq,  car 
gidMté'^fDVSe'idolohoifie.aàttsttrofi.:'!;     .     -.-!-.•..('!  .>•  .>•;.,, 

ileiitAntd'4nfi6sfóbilmert|e  àlpartitoìcJUiU'abdfeeizione  e^Fireso 
qiiM»  dtial6»Mk)iiaro;b  T^  ieiOpol€l9:.;U,  coni^^QÒ,  il 

Cdr^' ^di^bomatlea,  e  dòito ^àwre'  bUa  préseozdi^a  proVesta^ 
coltro  lèi  dura  coiidiaionG  oRti  qaajie:  riousaimuCOn^scendei^e, 
sii'rivcÀsè'piiii'dpecìalmeQilei  ai  :tninistri  di; <  Francia  e  idi' In- 
gUbtei^j'ti  0dfdan(imdK)  iloroidiiquaU  foczelpc^^  disporre  . 
pet*i]p^b(ygfe)rei'la  isiclarexzal  wa  etieUa^Qa  famiglia  e  Iute- 
lai^ìài^ua^t^rtgfifta:  Avuto  fin  risposta  da  lambidue  che  <iws- 
stiuà  fM^za'ffilaùtrlale  trovatasi  iì  toro  disfiosizione^  fu  invoca^ 
dèf^MttP'finl^tfehza  fiioràteJili  tioidve  che  queste  domande 
riVeJaMftno^  em  iiifMto  iMuseìst^  ooudisioni  della 

città  non  racchiudevano  pericolo  di  sorta.  NttUadiiotoo  tutti 
i  'iuniififirf  «promi^dro  e  sopra  opA  altro  li  mi&istro  di  Sarde- 
gha:  'fi  da  notarsi  òbo  il  ppincipe,  primia  di  annum^iare  for- 
malmente qaesle  Bue  volontà  al  Corpo  dipkmiatico,  era  km- 
gaihènid'rfmàsle  a  segreto  (xdloquìo  col  ministro  d'Austria. 

Poche  ore  dopo,  Leopoldo  II  aveva  sèbaìkdonato  il  suolo 
tó^c&no;  'te  sua  pailenza  ebbe  luogo  noti  solo  con  pienissifna 
sicurem,'ma  con* decoro.  Lo  a^oompagnarono  il  Corpo  4i* 
plomatico  e  lo  Stato  maggiore  dell' uffizialità  residente  a 
FWetìzte.'    '   ;•  •   '  ...'.».. 

'Là'<popolatióne'fu  ammirabile  di:  calma  e  di  d^nità.  Ncfo 
utia  fAinlitM?ia,  non-  ub  grido  (urdno  proferita.;  ;  risposta  elo- 
qilente  dU'aooùsadi  tristi  e ^edlzioee  pr6isBioni,e.  .stupen<)a 
i^ìfirovà  dentici  viltà  del  pabse.;:  i  . 
^  ^ Wiitìasta  "per  tal  modo  la  Toscana,  senza  Governo»  pronta- 
itoeAte  ài  mccotee  U  MuoiciptD^  opuóa  autorità  cheriff)aqes$d 
con  legittimità  di  mandato^  e  prendendo  le  redini  della  cosa 
ptiblitia  tìomlnò  un  Governo  provvisorio  'nelle  perston^  dei 
tre 'sotttìsi^itti.  .  '•  .  -  ..n.,.  ..  .*  .;.,  . 
'  ^ft  Gòvértto  provvisorio  pertanto  è  un'iìmanawne.. dell'Au- 
torità municipale,  ed  è  stato  istituito  unicamente  all'oggetto 
supremo  di  provvedere  alla  publica  sicurezza. 


123 

Penetrato  dal  pensiero  di  questa  gravissima  responsabilità 
e  desideróso*  dibbbpeviarfìe  ta./dunata^  il  Gqveinu9^.|^Q(>VT!sorio 
'^'dtive^a  nmtiri^eiflè'ipen^arlB  aiicnezli  di  .daDtaatta«^0|jQn 
'  '^ìsiett^y  se  n(^  deflhjtii^os^'^almeffo  più  ralal^ileri  /^trifqrnlki;  di 
'  ftìai^ìóti  eìemeo/ttAl^^  unì*  {  .]m<ì  (L 

'*'  ^  ÌL'iddole  ddl  mo^tnento^citcl  avètot^àimbialtt  %dinei<ppli- 
tico  della  Toscana  lo  lAMtevé  fojdlwHltensiiIla:!vJVÌa«'i'^  .^o) 
,  Se,  mdi,  vi  è  state  riypluzione  s^lle  cui  cagioni  poh  è  pos- 
Sibilo  leqaivoca^,(^;|p(9i[a]^|a  ;4^  u^,>.^lo  od  uniCò  pensiero, 
ella  è  fuor  di  dubbio  la  rivoluzione  aipcaduta  in  Firenze  il  27 
d'aprile.  Es^.M  ^pvpepdwto .  e^fitw^^Bieote  (dflkjrffjle^,  f(PVio- 
nale  e  dal  conseguente  desiderio  di  <ìy9ri€orfere  ^a  guerra 
che  sì  sta  coìhbattetiiJlè  )?éir^  ^[^ndljjendetì^a^  <'l^^l!*f\^  parteci- 
pando ai  pericoli  d6lj;;j^\^ta  é3,!?(na  gb^^ 

Questo  essendoti  statela  ilncaraùwe  unica  edp^siij^pjdel 
rìvolj^thentb  che  ;^ì .  è  cotìipltftè  te 'TOBOftna^-a^^ght^  meglio  e 
con  maggiore  coniforraita  ai  voli  dèlfe'poèoìàziòtf t'avrebbero 
potuto  affidarsi  i  destini  del  paese;  se  non  al  Governo  pie- 
montese che  a  si  nobile  .c^u^a  tante  prove  ha  già  dato  della 
'^sua  lealtà, 'e  la  cui  pón(K)lta  'è  géhéb§a'aftìttf^èPll|ftìio  a 
'tutte  le  popolazióni  deUa  Penisola  una;' feòsliìliìAltit^^ 

In  questo  profondo  coùvincìmerilo,  il  GéveVrfo  *f>Va^orio 

toscano  si  è  affrettato  a  rivolgersi  al  Goverfia  dt^.  M.  il  re 

di  Sardegna'  prei^dolo  ad  assumere  il*  pitotottoralo «della  To- 

'    scanìsL  finlanÙK^hè  dureraniiO'Ie'Vioaidei.deU 

manda  è  stata  litnitauta  dalia  condislonèidis;  i£^ToaQ)n»^L4i)che 

in  questo  periodo 'purunentèlransitorio:  cciiiset^^Es<9)toi  pie- 

-  'msza  della  sua  autonomia  ;<  un'amtsìnisknaiQiM;8<9)W«ta  da 

quella  dèlia <^rdegna,  domnda  p&ì  méxiiìmgb  .tij«iw^:  prdi- 

'    nameMo  daflfiiliivoi:a'gQei7arflmta'ed:àlW6bèi«»Jypnoceduto 

a-  qàeHo  generale  d^  Italia  a*  li  GovternQ  picttiCAles9t'j»9  con 

'  ^   benevoienta  accòlte  talt  apertupe^:lhaLSaoeeUatonniBlL'  ioftfresse 

della  causa'  <comupe  iqde^'emineole  4uMa«(  e(  guasta 5:prima 

-'>' giùngerà  a' Pirenstatufì  céimra%ario  inmato^ltal  ftiiQ/^^  M. 


n^Goi^no  prbt^isdriof'tosfòQo  tfiiDtatterà,^neUe  suemani 
^i^rVégì^antodelU  iTosoaDa,  forte  4elk)u  omcmno»  4à»aw6 
it'^èlttpiiitò  uiiii^c*in!a(Tvem^'e'alt6re.  par  il  ^im^  4elp9iBse 

di  poter  dire  cheKntìniiBiDflri:stBlfil<iUisaiiglWn  noa  «PriB^n^o, 
>'  Abn  U'piQ  lilBnirdiiisofdtne.  lunno  p  regnilo  un 

cosi  sostanziale  imitBMiDkl  <ti  oesa^    ;  .  ]  , ,  ..   . 

7'        ',  CaV,  tlBALDINO  VUxiUpi  —  AvhL  VÌNCENZÒ   MAtÌNtHlNf 


." :"'?-:  7:)k«tMrJ  (0rnl9f7»  '•      .  ■':    '     .«.■..,-;;. 

' .  r*rrr  ^ii.Hfl^ci  V»  Vm^^frili,  R  0ro9SQ  deUfkìorowfnata  rimane  cori- 

'    centrQtQ  sulla  Uhistra  del  Po,        , 
^  ^  — — .  ^uàkù^e  gerieraie  auÈtridco  a  tmeUù. 

'3  mirgfé^ò  i9k^.  -^  RlitaMUto  iti  Vdmd  U  gévemù  dadoht^ìieposta 
tfq.'Gttnifa  pr^vxfimriik,  la  émheesa  ritonfa  a  Pn^ma  e  rias- 
«IWK  la  reggenzci  p^  il  principe  Roberto.  ' 

piehiaMis&ane  letU^  dal  Coate  Valewski«  mlai- 
..ipàro  degli  affari  esteri  di  I^^raneia,  al  Senato 
.e  al  Corpo  lenslativo. 

'  '  ^  ihufjfi,  lliìàggio  IM9. 

''  .M  -SigilOril  '  '-'     ^  :  •    :.  .1!  ..,1    . 

'^   '  Ho  roiiore"di>  presentare  al  Goi!pò  ie^slativa  Uesposjaione 

4élle  praticbé;  à)iKlotte  dalle  Potenzeflno ai moisenV) in  cui 

'  '^y^Attttria/se^avàiìdo  lai  sua  aaiaàe  da  quella  jdegli  altri  ilpstbi- 

iKlttt^,^'lte'^la  iisolQÈionend'iiidirixufealla  Sardegna  Qf)  uMfma- 

^Mm  ittimiiutefDlle,'  pdi  oaso  in  cuL^noavi  fosse  dato  Mddisfa- 

''    ciMèntO,  4UfiienziaDe"di  riooreetie  airusDi^dell'arrnii.:  •  i 

'•  '^    ni6»r<dmo  idéUfimperatore; HDD  volle  ]6aeiat<  i0iMrar«i  alla 

'^     Corte  dft^tiMia  irnehe  inódo  é^i  oonsMeoass^  (i«ett-|3ventua- 

<^^^  ma  é)  llnairiòato!  dMari  di  Si  H.  a  Vienna  fu  a%varlitP,  fin 

^  >'  4al 'Mf'del'  mefieidcoctoviobe  %e  le  troppe  vaUcaseero. lai /ron- 

tiénL^i4eì  VkxAùDlto\  la  JPjmwa  ^sarebbenObligaU  ad.  avere 

quell'invasione  d'un  paese  alleato  per  una. 4icbjara9i(nie  di 

guerra.  Avendo  persistito  la  Corte  austrìaca  a  usare  la  forza 


.^'èssendo  entrate  le  s^^^  jl  2^^  scorsò'àul  territorio 

sardo,  rimpératore  nii  ordino  di  recare  a  cdgùlzióné'^el  Còi^o 
Jegi^tiyo  rjuesto  fatto  che  costituisce  l'Austria  in  lutato 'di 
pu^ra  .colla  Pràpci?^.     .,.../ 

,'ho  staio  d'Italia  "  aggravalo  Halle  misure  alhmtó^^ 


Dastanza  minaccioso  pé^  destare' 1n  tteniotìte  le  )pìh  serie  in- 
.  ,|I^uietudini.  ;.  '.,.^!. ..'  ,  "  '.'   ,/'','/*      .  ."•  '"''     "  ' 

,j      II  Governo  deir  mperà^     àott  ha*  ptìittto.  Ved^'  sórgere 

'(jl^ueste^àifflcoia,  sènza  mo'sirar$ìvt^iAetite'p^^ 
.  cons^iienze/ciie  èsse  potevano 'avefé'pe^  la'pace  delll'Europa. 
.  '  I^pn  ^sendo  nel  caso  diialervéiiife  dii*etkWferitè  pef  p^porre 

egii  stèsso  i  gìiezzi  di  prevenire,  fii  sòirècitò  Ò'accoélierfe  le 
/aperture/ che  gii  son^  state  jfatte.  tteno  Ai  tìdacia"nei"sen- 

tiiùenti  del  Governo  di  ^!  N(!  brUtatìica'iiòniè^u^ 
,^,d^l  jsuo  ambasciatore  a  Parigi,  rrÒovérnò' delrìtn^eftitorè  ap- 
Vpiawdl  sinceiiménte  àlb  coniè  di  do^e;^  andò 

'';p!d|^^dèdpìere  a^  \in  ptirrib  t(nltàtlvd,*^'ÌLtto 

a  torepar^re  im  '^  fu  lièto  tón'utiia  sòttdfófàtfone 

.^^nj(jn 'meM  scaiAbiaite  f/rf'il  sié^am- 

*  ,ba§ciatore  .dlngiiu^^^     ed  il  tìQvernó:'àxiètria6òi'yrattb  tafl  da 
'  fornire' elementi  di  neg^^^^  ^ 

La  pròposiziohé  di  radunarsi  itt  tìòA'gfresso',')[ii^èséntà^ 
.,  ippn|entp  stesso  c^alla  Rùssia,  mp'òndeva  a  qùesta^ttiàJi^one 
.^^d.modo  più  àWepturató,. chiamando  le  tìtiqud*' Potènze  a 


questa' piróne 

,11  Governo  ingl^,  aderendovi  anch'eg;li^  giudidt/^tiWpre- 
(ji^re*  le  ì)slsi  delie  deliberaziotó  '  eventuali  dél'^Còtìgresso. 
Queste  basi  soùo  le  feeguérili:" 

I.^  Determinare  i  mezzi,  pei  quali  la  pace  può  é^séi^è 'itian* 
tenuta  fra  l'Austria  e  la  Sardegna; 


11.^  stabilire  come  lo  sgombro  degli  Stati  romapi,  da  parte 
delle  truppe  francesi  ed  austriache,  possa'  esser  meglio  ef- 
.fettuato;^  '  '    '         '      • 

III.^  Esaminare  se  convenga  introdurre  rifdrhie  neirammi- 
nistrazione  interna  di  quegli  Stati  e  degli  altri  Stati  detr  Italia, 
la  cui  aiqministi*azìone  pfTrisse  difetti,  che.ey^dentemeitte  ten- 
dessero a.  are^re  uno  stato  permaneute  è  pjpttpòìósó  di  j)er- 
.  turbaziqme  e  di  malcontènto,  e  quali  sarebbero  queste  rifoi^iùe. 
,IV.^  Sostituirp,aj.  trattati  fra  l'Austria  ed  i  dicati  una  Con- 

.'.       i  'ìJt.Ti,}     (Tir  '^.\r\i\  \^    ry   ,;    ••in  >;    .   .    j    \\i\i\   r»;«',      Tlir-  'I*"'»'! 

..^  federaa^yj^ne.  dai^l|,.3tati.  (3l$ll.Il?^liaj  fra  l^^^^  la  recyiproca 

loro  protezione  .tanto  interna  quanto 'esterna.  '    .'  '    ,  .**' 
.  j.    ][1  G()yerpo.  jieir|mj?^r^Jo^e^^Ovse,  neir^-derìre  ienzi  fl^^fva 
,,i^.a  qvjest^  basi^  deUa  neg9)irazione,  la  ste4a  sUlècitUdìnè/ch'egli 

^avev»  posto  pelUaccettare  la  proposizióne  (i*un  Congresso' 

.,. .    Ji  Gpyer^p,  ai^ìfiàci9J^y^yaj  dal  6anÌo  ^uó,  dato  H  sùòjas- 

.,,  sepso  alla  riunione  d*qp  Congresso,  accompagnaiidoìo  cpn  al- 

.  £un^  ossery9|ZÌoni  ,,,m^  sei^2^  pprvi  cóndi^^iorii'  formali  kÀ  as- 

j.,.^olut^<»  ^  tutto  doveva  f?^,  gpeprg  che  le  necòpazibnì  pòtes- 

sefo.  aprirsi  ia  un  termine  vw^^^  ',  *,' ' 

,  .    U  Gabinetto  di  Vienna  aveva  parlato  del  previo  (lisaìTma- 

.. amento  deillfi  Sari^egpa,  fCome /d'una  misera  indispénsabUe ad 

assjcuf^are  la  calma;  del^^  deliberai        e  più  tardi  ne  fece 

,.  una  condizipui;. assoluta  (ìell^  sua  partecipazipne  ài  'Cohgt*esso. 

Avendo.  qupstaf^domap,4as^  obiezioni  unanimi,  il  :Ga- 

binetto  di  Vienna  vi  sòsiìtuì  la  propòsizìopé  di  un  disarma- 

.  mento,  generale  ed  ÌBpii[i9diatp,  aggiungendolo  come  uÀ  quinto 

...pulito  aHe  l^as^i  dèlie,. negoziazioni^    ..  ,'  '       •     * 

Pjprj  tal  jnodo,^  o  .signon,^  mentre  )a  ^'rancia  aj|eva  sùèces- 
ij^^yamepte  accattato,  Sj^nza  esitanza,  ' tuYle 'lei  j^o^tJstóìdrit'  che 
., ,  le. jO^rafto  stalle!  p|;e^eni^te^  jV;|ustria,  dqpp 'èssere '^^         di-| 
sposta  a  prestarsi  alle  negoziazioni  ^*sollév^va 

,.  .,.  ][|Gpv6ijnodeU'ifliperatore,eipnono^^ 

.     lìmenti  di  conciliazione  che 'aveva  preso  per  r^^ 


127  • 

'il  Gàbiiìelto  it/glese,  cd^  occa^rsi  colla  pia 

legale  sotfòcitb'àiné  '  &él  ±etik  ài  far  isparire  i  rltardi,'(àe  tfet^ 
questione  del  disarmamento  appòilavà'  alla^riutìioDé  del  Goii^- 
gres^o,  àyè^a  '^eh^tó^chèsi  sóddfefereWbe  ài' quiùttì'  Juirto 
pósto  mhàaiid^^^^^  àtnmetténdo  iiiìmèajataménte  11 . 

p^ihciptóMyi^M^  coAvèneìjaò  di  règoljttó^ 

réséctfeiórfé  attipertafa'stèsèà  dette  deliberiarf^  dè'irienipd-  • 

ÌV^Qov^rhó  àf  'S.*  M.  acèonseiili  iafl'aècéttàf e  queste  com- 
binaziòbe.  Rimàheyà  sempre  s^détei;ia(iihai'è'^e,  là 
di  cose,  fos^é  nécèàsarib  che  là  Sàirdègna  stessa  soscrlvesse' 
prèviamente  al  priùcìpib  del  d|sarmamentò  generale.  Non  sem- 
brava che  uiià  ^mil^c^hdfeiprié  potesse  essere  inipòsta  al  60-  ' 
verno  sardo  ',  se  pra  '  laàciàto  '  estratìeo  alfe'  dèììbérazioiii  dd' 
Congresso.;  ma  questa  medesima  considerazióne  oÉfriva  efe^* 
menti  d'una  nuòva  combihà!zioi^e,  '  la  quale,  interamente  con- 
forme ai  principi!  dèiréquità,  non'  sembrava  dover  sollevare 
objezioni.  Il  Governo  'deir  imperatore  dichiarava  al  Govenió 
inglese  d'esser  disì)ost()' ad  indurre  il  Gabinetto  di  Torino  a 
dare  egli  puf  e  il  suo  assebso  af  dlsàirmaitìiento  generale,  sem- 
preche  tutti  gli  Stati  itaìiariì  fossero  Invitati  a  far  parte  del 
Congres^Q.  '         '     '  ' 

Voi  già  sapete,  0  signori,  che,  mòtìitìcantìó  <}uesto  sugge- 
rimento iii  mòdo  dà  conciliare  tutte  le  suscettibilità,  il  Go- 
verno dì  S.  M.  brit,anhlca  ha  presentato  un' ulthna  proposi- 
zione, fondata  sili,  principio  dòl  dìsàrmamènto  jgfeneraìe  simul- 
taneo ed  immediato.  L'ÌBséctìz^on'e'  doveva  essere  regolata  da 
una  Commissione,  nella  quale  ìt  Piemonte  sarebbe  stato  ìrap- 
presentato,  I  plehipotenziarj  si  safrebbérO  radunati  subito  chfe 
quella  Commissione  fòsse  Stata  anch'essa  radunata,  e  gli  Stati 
italiani  sarebbero  stati  iiivitati  dal  Congresso  à  sedere  coi  rap^ 
presentanti  dello  cfnquéf  granfdi  Poténié,  tiel  modo  stesso  cHtì 
aiCòngi^esso'dfLub'^^^^^^  '''-   '     '      -'    ';''  i^» 

'il  iGo^•er^o  dell^mperatòré  volle  màniifestar  di  nuòvo' le-  iuié 
disposizioni  concftiantì  [  aderendo  ' à(  *  ^w^ista'  prot)bsteiéne  •  '  'tó 


1^- 
qij^  f^,puce|,isu)cetlat»  iadiUtf^i^pfp^  dalle  Corti. ^|li  Prussia 
e. di  jElus^,  ed,  alla  .qufle,  an^he  il  po^v^rnpiiè^on^^^^  si  è 
diqliìar^  propfp,  a  ;OwiXor?i5(rsì-     .  \     ; 

Sfti^ofij.cfre»  npl  wp^Wite  «tesso,  i^  ci^i,  H,Goyejrqp  deirim-^ 
pflratow,cre4?v^  pptef;.i^ufri,re  la  spei:^p  di  ?  uj^  deflniliyo' 
ac(H>r40)  abl^is^Qìo.  ^a^u^to  cÌm  la  CortQ  d'Austria  JCiQq^y^  .d'ao. 
eeHare  la  prqpQ$izÌQn(^  d^l  G.Qy6irnQ  ,di  S^..  J(*.  t^ntaiivica,.  ed 
indirizzava  una  intimazione  diretta  al  Governo  Sardo.  ìntantq. 
che  da  una ^art^,  il  Gabinetto  di  Vjennj^  p^^n^iste  a  non  cQn- ' 
satire  l^n^Qpissio^Q.  deig^i  S^t'^  italiani  ài  Con^re^^  di  cui 
egli  pep^  tal  mo^o.  rende  inipo^sibi^  la  riunione,  dall'altra  do- 
rala, ^  al  Piemonte  d'indvirsi  a  porre  la  $ua. armata. sul  piede 
dijpafce  ed  a^  congedare  i  vplo^^^Ji[;  doé,  a  concedere  sùbi- 
tfi^ente.  ed. iaplditaixisnte  all'Austria  ciò. eh' egli  ha ^^ia  accor- 
da,^ all9,  potenze,  spttQ,  1^.  sql^  riserva  d'incendersi  con  loro. 

Io  npn^  ho,  bi^gno,  di  far  risaltar^  il  carattere  di  questo 
a^o,  nè^  d'ipsislerQ  più  a  Icfngo  péi:^  porrp  in  evidenza  i  sen- 
tio^enti  di  ;  moderazione ,  di  cui  il  Governo  dell!  imperatore 
non  (ha,  a|  contrario,  pescato  di  mostrarsi  animato:  se  gii 
sjpr^ir^er^  dell^  quattro  Potenze  per  tutelar'e  la  pace  hanno 
ipicpntr^lp  o^^Qoli,  la  n9tstra. condotta,  aliamèn|è  l'attest^,  quésti 
ostacoli  non  sono  venuti  dalla  Francia.  Finalmente,  ò  signori,' 
§€il?^,gufjrradpve  uscire  dalle  esposte  complicazioni,  il  Governo 
df  S.  M.  sivra  il  fermpi  cpnvincimento  d'aver  fatto  tutto  ciò 
cheja  ^uqi  digni^.gli  permetteva  per  preyenir^. questa  estre- 
mità:, e  non  sar^. sopra. di  lui  che  si  (M)lrà  farne  ricadere  la 
resppps?ibilità-.Le  proteste,  cli^ii  Governi  della  Gran  Bretagna, 
d^Hft  Russia,  e  della  Prussia  hj^nno  indirizajato  alla 'Corte  d*Au- 
&tri0,  atjtestanp  che^  a  tale,  r^uardp,  ci  31  rendè  intera  giustizia. 

Ali?'  presenza  di  questo  stato  di  cose ,  sé  la  Sardegna  è 
OM^f^ciata,  se^  cpme  tutto  fa  presumere,  il  suo  territorio  è 
invaso,  )ia  Francia  non  può  esitare  ?l  rispondere  all'  appello 
dì  una  nazione  alleata,  alla  quale  pi  ùqiVgoqo  iiiiisressi  cp- 
moni  e  sifnpatie  tradizionali^  rìngiqvanit^  da  una  recente  fra- 
tellanza d'armi,  e  dall'unione  i^pntratta  fra  lo  due  Caso 're* 
guanti. 


199 
Così,  0  signori,  il  Governo  dell' imperatore,  forte  della  co- 
stante moderazione  e  dello  spirito  di  conciliazione,  di  cui  mai 
non  cessò  d'inspirarsi^  aspetta  con  calma  il  corso  degli  avve- 
nimenti, avendo  la  fidacia^  che  la  sua  condotta,  neUe  diverse 
peripezie  che  sonosi  avvicendate,  incontrerà  r assenso  una- 
nime della  Francia  e  dell'Europa. 

Wj^LEWSKI. 


IVOTJL  colla  quelle  il  ear4inale  ALuAouelli  uoti- 
fieò  ai  membri  del  C3orpo  diplomatico^  la  ueu- 
fralità  poutificia. 

Roma,  3  maggio  1859. 

Le  speranze  che  si  nutrivano  pel  mantenimento  della  pace 
in  Europa  sono  svanite.  Secondo  quanto  hanno  dichiarato  1 
giornali  ufficiali,  ed  i  preparativi  di  guerra  di  due  grandi  na- 
zioni, sembra  che  le  ostilità  cominceranno  presto.  Un  tale 
stato  di. cose. preoccupa  vivamente  il  cuore  del  Santo  Padre, 
il  quale,  rivestito  del  carattere  sublime  di  Padre  commune 
di  tiitti^^  i  fedeli,  e  nella  sua.  qualità  di  Vicario  di  Colui  che  è 
l'autore  della  pace,  come  pure  per  il  dovere  dell' apostolico 
suo  ministero,  nulla  desidera,  nulla  domanda  a  Dio  nelle  ar- 
denti sue  preghiere,  che  di  veder  regnare  sulla  terra  un 
bene  si  caro  e  si  prezioso  qual'  è  quello  della  pace. 

Tuttavìa,  nell'amara  tristez^  che  riempie  il  suo  cuore, 
S.  S.  ama  affidarsi  al  buon  volere  delle  Potenze  per  arre- 
stare 0  almeno  diminuire  i  gravi  danni  che  minacciano  l'Eu- 
ropa, se  è  impossibile  scongiurarli.  Qualunque  seguito  aver 
possano  gli  avvenimenti,  S.  S.  dimanda  a  ragione  che,  nel 
caso  di  una  guerra,  si  rispetti  in  tutti  i  rapporti  la  neutra- 
lità che  il  Governo  pontificio  deve  conservare  a  causa  dello 
speciale  suo  carattere^  neulrs^lità  da  cui  egli  non  potrebbe  mai 
allontanarsi,  come  lo  ha  dichiarato  in  altre  circostanze,  e  Io 
dichiara  an<$he  oggi,  per  giuste  ragioni.  Adunque  S^  S.  spera 
che,  in  questa  guerra,  si  rispetterà  la  sua  neutralità  e  sial- 

Àvehivio  eie;  17 


|30 
iontanerà  àm  dominj  detta  Chiesa  ogoi  ooIUsione  che  potesse 
Tolgere  a  danno  degli  Stati  b  diei  sudditi  della  S.  Sede. 

Qaantunqne  ii  S.  P^re  abbia  piena  fiducia  tielle  jra^iraì 
sopra  espresse,  tuttavia,  trattando  una  si  importaiKte  qufidmie, 
ha  creduto  dover  dare  al  sottoscritto  cardìmie  segretarip  di 
Stato  il  mandato  speciale  d'indirizzare  a  V.  E.  la  presente 
Nota,  colla  preghiera  di  comraunicarla  al  vostro  Sovrano  e 
di  fargli  comprendere  la  di  lui  convenienza  di  lasciare  il 
suo  carattere  nazionale;  neutralità  che  il  diritto  publico  ri- 
conosce, 6  che  le  Poterne  haimo  mai  Mmpro  ammesso  in 
simtti  circostanze. 


PROGEiAllIA 

deirimperatore  Napoleone  al  popolo  franèese. 

Pvfgi,  3  maggio  i8«u 

Francesi!  e  L'Austria,  facendo  entrare  il  suo  esercito  sai 
territorio  del  fte  di  Sardegna,  nostro  allea)to,  ci  didiiaia  la 
guerra.  Essa  viola  cosi  i  trattati,  la  giustma,  e  minaccia  i 
nostri  confinì.  Tutte  le  grandi  Polemre  hanno  protestato  om- 
tro  questa  aggressione.  Il  l^emonte  avendo  accettato  le  oath 
dizioni  €he  dovevano  assicurar  la  pace,  si  domanda  il  per- 
chè di  questa  subitanea  invasione:  gli  è  che  TAusta-ìa  ha 
condotto  le  cose  a  tale  estremo,  che  bisogna  ch'essa  domini 
sino  alle  Alpi,  o  die  Fltalia  sia  lit^era  smo  all'Adriatico,  per- 
chè in  questo  paese,  ogni  angolo  di  terra  liinasto  indipen- 
dente è  un  pericolo  per  il  suo  potere. 

Sinora  la  modersu^ione  fu  la  regola  della  mìa  condotta; 
ora  l'energia  diviene  il  mio  primo  dovere. 

€he  là  Francia  si  armi  «  dica  rfeoiutamente  all'Europa  : 
lo  non  voglio  conquiste,  ma  intendo  mantenere  fi«na  ddw- 
lezfca  la  mia  politica  nazionale  e  tradizionale;  io  osservo  i 
trattati  a  condizione  che  non  si  Tioleranao  conlro  éi  me; 
io  rispetto  il  territorio  ed  i  diritti  delle  potenze  neutre,  ma 


i3f 
dichiaro  àltaniaile  te  mie  simpatìe  per  un  popola,  la  òi  eui 
storia  si  confonde  cotta  nostra,  e  che  geme  sotlo^  Toppre^- 
ftione  straniera. 

La  Francia  ha  mostrato  il  suo*. odio  all'anarehia.  Essa:  ha 
voluto  darmi  un  potere  sJodbastanù  forte  per  ridurre  all'im* 
potenza  i  fautori  di  disordini  e  gli  uomini  meofreggìhiii  de- 
gli antìdii  partiti,  che  vedonsi  incessantemente  patteggiare 
coi  nostri  nemici;  ma  ciò  non  pertanto  essa  non  ha  abdicato 
la  sua  parte  incivilìtrice.  1  suoi  alleati  naturali  sono  sempre 
stati  ^elli  die  vogliono  il  miglioramento  deiruman[tà;  e 
quando  essa  snuda  la  spada,  non  i^  già  per  dominare,  ma 
per  fiberare. 

Adunque  Jp  scopo  di  questa  guerra  è  di  render  l'Italia 
a  se  stessa  e  non  di  farle  cangiar  j^adrone;  e  noi  avremo 
ai  nostri  confini  un  popolo  amico  che  ci  dovrà  la  sua  indi- 


Noi  non^  andiamo  in  Italia  per  fomentare  if  disordine,  ne 
per  iscùotere.il  potere  del  Santo  Padre,  che  noi  abbiamo  ripo- 
sto sul  suo  tròno^  ma  a  sottrarlo  alla  pressione  straniera 
che  si  aggrava;  su  tutta  la  Penisola^  e  contribuire  a  fondarvi 
l'ordine  sugl'interessi  legittimi  sodisfatti. 

Noi  flnàlniMkto  andiasno  su  quella  elas^ca  terra,  ilhistrata 
da  tante  vittorie,  a  ritrovar  le  orme  da' nostri  padri:  fecèfa 
Iddio  che  noi  siamo  degni  di  loro  t 

Io  andrò  quanto  prima  a  pormi  alla  testa  dell'esercito.  La- 
ccio ia  Francia  l'imperatrice  e  mio  figlio.  Secondata  dall' ^e- 
spenenza  e  dai  Itimi  deirttttimo  fratello  ddl' imperatore,  es^a 
saprà  mostrarsi  alPaltezza  della  stia  missione. 

Io  li  affido  al  valore  dett'armata  che  resta  in  Francia  per 
vegliare  sui  nostri 'confini,  come  pex  proteggere  il  domestico 
focolare;  io  li  affido  al  patriotismo  della  guardia  nazionale; 
io  finalmeote  U  affido  a  tatto  iq^teto  il  popdlOy  ohe  li  eireon- 
derà»  di  quelfamofe  e  di  quella  devozione  di  coi  ogni  giorno 
io  ricevo  tante  prove. 


132 

Cofs^ìo,  adunque,  ed  unione!  Il  nostro  paese  è  per  mo- 
strare di  nuovo  al  mondo  ch'esso  non  ha  d^enerato.  La 
Provvidenza  benedirà  i  nostri  sforzi,  santa  essendo  agli  occhi 
di  Dio  la  causa  che  è  fondata  sulla  giustizia,  sull'umanità, 
sull'amore  della  patria  e  dell'indipendenza. 

Dal  palano  delle  TuHIerie»  H  dello. 

NAPOLEONE. 


Avendo  il  lettore  soli' occhio  in  questo  Archivio^  ambedue  i  proclami  dd- 
l'imperator  d'Austria  e  dell'imperatore  dei  France^y  crediamo  pregio 
dell'opera  il  riprodurre  qui  il  bellissimo  confronto  che  di  essi  faceva 
il  Courrier  de  Paris: 

I  DUE  PROGLAHL 

L'imperatore  dei  francesi  e  l'imperatore  d'Austria  hanno  parlato. 

I  loro  manifesti)  sparsi  pei  mondo,  attendono  U  gmiitio  de' con- 
temporanei e  quello  della  posterità. 

Osservando  i  due  dettati,  tanto  dissimiglìanti  pel  fondo  e  per  la 
forma,  le  nazioni  attente  cercano  di  scrutar  T  animo  dei  due  Monarchi 
attraverso  le  profondila  e  i  misteri  di  questo  grande  e  solenne  lin- 
guaggio. 

Ma  più  del  segreto  pensiero  dei  due  monarchi,  più  dei  loro  de- 
sideri 6  del  loro  scopo^  anelano  i  popoli  a  .conoscere  il  sentimento 
morale  che  spinge  entrambi  verso  i  campi  di  Lombardia  per  com* 
battersi.  L'istinto  delle  moltitudini  domina  qui  la  scienza  degli  uo- 
mini incanutiti  negli  affari.  Questo  istinto  le  avverte  che  iloro  de- 
sini stanno  per  dipendere  più  o  meno  dai  sensi  morali,  onde  sono 
Ispirati  que'due  discorsi.  Ah!  guai  alle  nazioni!  se^  da  una  parte  e 
dall'altra,  l'unica  causa  di  questa  guerra  è  l'interno  scatenamento 
delle  regali  passioni,  se  queste  parole  sono  dettate  solo  dall'orgo- 
glio e  dall'ambizione  I  Ma,  se  dall'uno  o  dall'altro  lato  appare  il  sacro 
segno  del  buon  diritto  e  del  buon  volere,  salutiamo  questa  promessa 
di  pace,  come  un'aurora  benefi<;a  che  s'alza  attraverso  i  satiguigni  va- 
pori dei  campi  di  battaglia.  Da  qualunque  lato  si  tnovi  questo  segno 
distintivo,  diciamo  a  chi  lo  porta:  tCon  questo  segna  vincerai?  » . 

Dio  non  è  soltanto  colle  numerose  schiere.  Egli  ò  anzi. tutto  con 
chi  combatte  per  la  giustizia  e  per  la  libertà  delle  nazioni. 


II.  * 

Il  prima  dei  due  Sovrani  a  sollevare  la  voce  fa  l'imperatore  d^Au- 
strla.  •      • 

Egli  ha  parlato  il  primo,  com'egli  aveva  il  primo  preso  le  armi  e 
cercato  l'occasione  di  guerra.  » 

Il  suo  discorso  è  improntato  di  non  so  cpx^ì  cupa  e  implacabile 
maestà,  che  rammenta  l'età  del  ferro  dell'Europa.  Ascoltando  cfuesta 
parola,  che  sembra  uscire  dalle  viscet^e  de)  mediò  evo^  lènazioni,  sòr- 
prese,  attristate,  si  domandano  sé  assistono  a  quiailfahe  ftmesta  evo- 
cazione del  passato.  Forse  che  il  mon<]o  non  abbia  progredito?  Nòti 
sarebbero  che  vani  sacrifici  le  sacre  immolazioni  dei  <ìampf  di  bat- 
taglia della  rivoluzione  e  dell'impero?  Dusque  questo  sangue  vek*- 
sato  per  il  patriotismo  e  per  l'amore  della  libertà  non  avrebbe  tro« 
vato  grazia  innanzi  a  Dio?  il  suo  fumo  sarebbe  ascéso  verso  il  cielo 
come  l'incenso  di  un  altare  impuro?  Non  saremmo  noi  che  una  ttirba 
di  ombre  umane  curvate  sotto  il  flagello  del  destino  e  in  traccia  di 
chimere? 

Tale  è  pertanto  l'impressione  di  questo' di^orsb  ehe  fadòrrugar 
la  fronte,  che  serra  il  cuore  al  cittadino  che  legge  quei  caratteri 
faUli. 

<  A' miei  popoli....  i  esso  dice.  E  da  questa  prima  parerla  si  do* 
Olanda  qual'è  il  monai^ca  che  in  tal  guisa  può  tenere  pifrgbéttri  in 
una  sola  mano.  Un  Sovrano  veramente  legittimo,  un  Sovtiano  quale 
ce  lo  definisce  il  principio  modèrno  delle  sovranità,  ha  dunque  più 
popoli?  Un  padre  di  famiglia  ha  dunque  più  famiglie? 

A  quali  popoli  si  volge  l'imperator  d' Austria?  Di  qtialì  popoli 
vuol  parlare,  quando  esclama:  e  Io  son  ceno  del  loro  consenéo  !  V 

Forse  del  popolo  di  Polonia  sgozzato  a  Cracovia,  e  le  cùi^  mise- 
rie hanno  fatto  pi^Aigere  tutto  ir  mondo?  •  ' 

Forse  del  popolo  d'Ungheria,  vinto,  tradito  sulle  pianure  del  Ti- 
bisco,  e  fucilato,  esigliato,  impiccato  dopo  la  vittoria?     J'     '      ' 

Forse  del  popolo  rumepo,  spezzato  nella  sua  unità,  torteemato 
dalle  occupazioni  militari  e  dai  capitani  di  circolo,  divisò,  se  nota  nel 
Banato  e  nella  Transilvania,  almeno  nella  BucoviDa  da^suoi  ft^telli 
di  Valacchia,  di  Moldavia  e  cK  Bessarabia'?  ' 

Forse  -dei  popoli  slavi  pei  quali  il  tricolore  stendardo  è^  già  '  ap^ 
parso  qual  stella  d'indipendenza?    - 

Forse  del  popolo  scinàvone',  o  dalmata,,  o  croato? 

Forse  della  Boemia?  '   " 

Forse  ntìtiuàiù  del  popolo  italiano  del  Lombardo^Vehetò? 


131 

Ahi  quest'ultimo  dimostra  io  modo  strano  il  consenso  onde  paria 
r imperatore  d' Austria  I  Se  Daniele  Manin,  come  il  funereo  spettro 
di  Banco^  potesse  uscire  dalla  sua  tomba,  lo  si  vedrebbe  andar  driito 
all'imperatore  nazionicida,  e,  sollevando  il  sudario,  mostrerebbe,,  per 
soU  risposta  al  discorso  imperiale,  il  suo  petto  sozzo  di  tutte  le 
piaghe  d'Italia! 

É  forse  al  vero  po{iok)  tedesco  che  s'indirizza  l'imperatore  d'Au- 
stria? 

Ohim^l  quante  voUe  il  vero  cittadiM  tedesco,  il  tedesco  pensa- 
lore,  filosofo^  umanitario  e  patriota  in  pari  tempo,  quante  volte  il 
cittacHne^  tedesco  dei  gruadocato  d'Austria  ooft  ebbe  a  gemere  per 
sifiatto  mìàcugtio.  di  popoli,  in  cui  si  diluisce  il  sangue  germanico, 
si  specde  la. nazionalità  g)0rmai»ica,  come  s'indjBbolisce  un  forte  li- 
Viore  in  una  abbondante  so|nzioiie« 

.  L'inq^eralore  d'Austria  nell'atto  di  lanciare  un  nuovo  dardo  in  que- 
sta madire  dei  sette  dolori  eb^  ehi^maii  Halia,  salle;va,  die' egli,  i 
$aoi  sguardi  vevso  Dio. 

Ma  dunque  egli  crede  cieco  Iddio! 

Egli  tracuAda  la  sua  rìaolnzione  alla  pi;>sterilà.^S;gU  donane  non 
crede  alla  steriat 

Egli  la  offre  al  giudizio  dei  contemporanei;  dunque  egli  ignora 
esservi  una  coadenaa  pabltea! 

EgU  rammeata  le  sm  vittorie  del  1846.  Dwqud  noa  si  ricorda 
che  s'egli  vìBs«  nel  i849^  fu  perebi^  la  seconda  repub)ica  francese 
mancò  al  più  saero  de'  suoi  dovari;  ma  IL  sepoqd^  impara  dovi  mani- 
cherà al  suo. 

Egli  dice  di  nofi  assalii  appropriato  un  sol  palifto  di  terremo.  Ma 
l'avida  sua  mano  poteva  forse  coatenerne  dawaatMIgio ? 

Egli  non  hadoMMlato  veruna  guarentìigìfa !  Sewa  dubio,  la  Fran- 
cia trovavasi  ji  Roma  e  l'Eurapa  iatiera  era  aami  di  cs^aaOciw. 

«  Sapendo  bene*  die' egli  «  cid  oh' io  deve  alla  paoe*.^  «  E  cb^din* 
que  ha  ricusato  il  Gongresao?  Chi  non  .si  è  accontentato  del  disar 
mameatof 

<  La  mediaiùane  è  fallita...  »  Ma  per  cbi  è  falUAa^  se  non  per  Piti 
tmaiwn  alla  Sardegna? 

Egli  vanta  la  sua  generositi.  E  la  terra  è  lubrica  dei  cada/ver 
eh'  egli  ha  atase  su  questo  auo)0  ;,  e  la  Franpia,,  l' InghiUefrra,  la  Tur 
chia,  l'Europa  intiera  è  popolata  de'auoi  esJigliatìs  e  la  leggenda  au- 
striaca corre  il  mMdo  eome  un  lugubre  racconto  imagniato  dalla 
fantasia  di  qualche  poeta,  come  sarebbe  Jouif^  o  Birgar. 

Le  cure  del  potere,  di  cui  parla  l'Imperatore  d'Austria  d#«ano 


iofaUi  pesare  assai  giaveskente  soMa  sua  testa,  poidbi  al  pondo  ddla 
corona  bisogna  aggiungere  «inetti  degli  allori  rosai  àtì  sangue  dei 
pofieli,  i  quatta  come  pampini^  caricano  te  leiia  di  queeto  Bacoo  te- 
desco che  vorebbè  conquistare  U  mondo  !•....  Giovia»  coroaMo,  non 
parlale  della  irostna  spadb:  la  vomirà  spada  è  «ntBCvre,  Nen  parlate 
delPooore  dei  popoli  che  gemono  sotto  il  rostro  soetliroc  qiiiasta  Or 
nere  sotto  il  mostre  gorerno  cagionò  hiro  pone  troppo  crudiaiL»  por 
invocare  simili  rimembranze.  Non  parlate  della  fedeltà  A  questi  pe*-. 
poli,  altrimenti  ci  ricorderemmo  che  nel  iSHiy  simili  a  SuDsooe  in 
procinto  di  scuoiare  le  CDlonne  éal  teolpio^  qneati  popoU  hanno  fai«< 
tarto^i^eppeìlrsi  «on  toì  sotto  le  mine  iilril' impero  auslriaco,  .pre^ 
ferente  la  morte  d  vostro  dominio.  BammentateTi  di  tutti  cpieslt. 
valorosi  cui  trjiél  la  fortuna  e  le  cui  oaibre  inalale  precedooo  gift 
le  nostre  aquile  e  volano  *  contro  le  vostre  schiere! 

I  vostri  popoli,  Sire! . . .  Ma  essi  ci  allendooo  come  UbeMarL  Ti 
sono  tre  posti  al  desco  di  famiglia  per  ognijseèdatofranieeaetthe  ve- 
nisse a  piiantane  l>e  sttodar-do  tricolore  in  FiolQiria«  in  Ungteriavifi 
Boemia,  pre$9o<  gli  Sìm  «necidionait.  •Che  oarà  duaqne  ia  haliaf 

In  VBdtà,  ti  401)0  circostante  oeHe  spiali  il  iiadare  d/iOiMNre,  di 
giustizia,  di  diritti  «quisiti  è  la  peggiore  delle  oitpietfc.  Beve  iq[)per* 
tair  sciagura  «1  farsi  giuoco  di  tali  sittpaUe  alla  vigilia  di  ttoa  bait« 
taglia. 

Nemico  fatale,  nemico  tradtsiomle  detta  gaustiàa  di  Dia,  oemioo 
della  »azie«alità  e  della  «oMle  patria  germanica,  cbe  ai  varretd>e  ira*' 
scinarein  questa  settima  bolgia  dell' >inferno«  ^*mm  poilitica  .iBpa.?en* 
tevole,  non  invocate  né  i  troni,  nò  le  capanne  II  re  e  i  popoli  hanno 
in  orrore  la  caparbietà  che  rapisce  loro  le  dolcezze  della  pace  :  dop- 
pio sacrilegio,  se  invocate  Dio  e  la  Patria.  L'Austria  —  nemica  di  ' 
tétte  le  patrie,  tienica  del  genere  umaDo«  oemìi)a  di  Dio  medeeimo, 
in  cui  risiede  ^gni  giustìria  ^-^  linvòoanéo  Die  eia  Patrìn«  imita  Li- 
berio che  iiialsava  tempii  otta -dkrioità  che  proEaoava* 

IH. 

Che  dice,  al  cootrario,  Flmperàiore  dei  {roncesi"? 

Qoal  è  il  Wo  di'ie^i  invoca?   . 

Su  qual  principio  si  fonda  la  baco  del  euo  oojitegao  f 

$0X0  primo  pensiero  è  di  rammeotare  la  Ifade  antica  e  «vooeraàda 
nel  riipeflo  dei  (ralteti;,  e  di  attesiane  la  sua  «oderauàone  oaB  nnlhi 
pud  scsolere  ;  di  pro^oetare  essere  suo  volo  dì  veder  ristabétito  Tor- 


136      • 
dihe  in  Europa;  di  assicarare  i  uèntrì  e  tutti  gli  interessi  legittiou 
cui  potesse  allarmare  una  guerra  troppo  lunga. 

Egli>acceftoa  in  pari  tempo  alla  religooe  assodata  per.  opera  sua, 
al  progresso  umano,  a  cui  crede,  all'amore  di  patria  che  lo  anima 
e  rinfiamma,  airindipendenza  dei  popoli  per  la  quale  è  pronto  a  sacri- 
ficare giorni  pieni  di  splendore,  di  potenza  e  di  domestica  felicità, 
alle  gloriose  rimembranze  de' nostri  avi.  altre  volte  vincitori  sui 
campi  d'Italia. 

(Egli  non  vuole  conquiste.  Afa,  poiché  bisogna  o  subire  la  domi- 
nazione austriaca  fino  alle  gole  delle  Alpi,  o  respingerla  dietro  Ta* 
driatico,  egli  entrerà  in  campo  colla  sua  fede  e  col  suo  coraggio,  e 
combatterà' fino  a  morie,  se  bisogna,  per  salvare  l'avvenire  della  Fran* 
eia  e  porre  fra  noi  e  l'ambiaione  dell'Austria  un'Italia  libera,  come 
già  abbiamo  una  libera  Confederazione  elvetica. 

Ammiraft^ile  discorsoi  Vero  discorso  d'un  Sovrano,  d'un  soldato, 
d'un  cittadino,  d'un  padre  di  famiglia  che,  prima  di  allontanarsi,  dice 
al  popolo  :  e  Siate  uniti,  siate  eòraggiosi,  fidate  nella  divioa  Prov- 
videnza! t  «  ehe,'^per  sola  raccomandazione,  prima  di  recarsi  in  lon*» 
tane  regioni  a  difendere  l'onore  della  Francia,  prima  di  esporsi  ai 
perìcoli  e  al  dolori  della  guerra,  dice  al  s«o  popoto  colla  sempli- 
cità nobile  e  toccante  di  un  Germanico  e  di  un  Trajano:  ciò  vi  la- 
scio, 0  amici,  la  mia  consorte  e  il  mìo  figlio;  amateli,  proteggeteli, 
per  amor  mio,  per  il  prezzo  della  causa  che  difendo.  Per  compenso 
della  mia  devozione  alla  causa  della  giustizia,  a  quella  della  gloria 
della  nostra  patria  commùne,  non  vi  domando  che  fiducia  e  fedeltà.  » 

•      IV. 

Quanto  a  noi,  dopo  la  lettufra  di  questi  due  manifesti,  se  nella  so- 
litùdine della  nosti^a  veglia  e  della  nostra  meditazione,  ci  fosse  datp 
di  elevarci  al  disopra  dello  stesso  sentimento  nazionale»  se  giudi- 
cassimo da  filosofi  e  da  storici,  piuttosto  che  da  publicisti,  questi 
due  manifesti  di  guerra,  il  nostro  giudizio  sarebbe  breve  e  netta- 
mente formolato. 

L'imperatore  d'Austria  parla  da  despota  biblico. 

L'imperatore  dei  francesi  parla  da  Sovrano  nominato  dal  suffra- 
gio universale,  da  Capitano  inalzato  sugli  scudi. 

Leggendo  le  sue  parole,  ciascìmo,  come  noi,  dirà  eternamente: 
Io  l'amo  questo  imperatore  dal  cuore  di  uomo,  che  d'un  tratto  rea< 
lizza,  i  più  generosi  sogni  cTella  nostra  bella  gioventù,  che  raggiunge 
l'ideale  di  gloria  e  di  grandezza   politica  e   morale,   a  cui  sospi- 


137 
fiMtto^  4é  Mb  saggeMi  MI*  pr<toiiiiia  tiostt^  età 'MtUira  ntaUa  losoii 
a  tesatilo,  AuUb  di  che  peMìrsi. 

Iddio  sia  duDqae  con  Lui.  L' accompagniDO,  lo  rallegriap  b  lo  (orr, 
tjQcti^ino  ivoti  degli,  nomini  liberi.  » 


Earmà,  3'  niAggtó  ié&ft. 

La  <W<tJf)à,  Ifèhele  a'suOi  giùrómiàtili,  Chiede  è  viiolc  che  scom- 
paia ogni  insegna  rivolQZlónarìa  è  che  sia  alllstante  rtcouo- 
sciutcK  U'  BPvefiìd  ii  8. .  A.  fi;  la  diìchesstf  raggwte^l  figlio 
Roberto  I.  . 

Non  consegaendo  entro  il  termine  di  un'dQti  una  risposta 
confarmi  a  questo  desiderio  della  troppa,  ed  un  es^tfirnefito 
immediato^  la  irajiyf^  prenderà  d^^izìani  efficaci  per  eoa^ 
seguirlq-  •       *  • 

.pietra  ^questa MtinuiziQìie,  la  Qiuntfn prowisoria  $iè  imme- 
4iàta7riente  (Uscioltd,  '  .     .  "  , 

ii  •  ;.     i    •..!.•   • . .(       "  •  ì    .      •  ..'il       ;•  •    .-    '       .......    1 


Mol^ÌÌ^Ì€iUE]H»IiE  della  Commimione  i^òwernatiwa  di 

PwmaL  / 

Parma,  3  maggio  1859. 

i  ^ttOBcrinV  &be  nella  seira  dej  di  i  Maggio  corrente,  ce- 
dendo alla  forza , prevalente,  dovettero  cessare  dagl' incarichi 
dì  Commissione  ^i  governo,  loro  affidati  da  S.  A.  R.J'auga- 
sta  Reggente  contatto  dì  quello  stesso  giorno; 

Informati  ora  come,  per  intimazione  delle  reali  truppe  prò- 
ià^isnilk^^tétk&w^ìM  la  iMnnta 

provvisori!  ch'orasi  eretta  abbia  rinunciat5  ad  ogni  esercizio 
di  potere; 

E  (JhiàttiaiU  dalle  pr^éssatttf  isfari^é  delle  àùtotltà*  costituite. 

Archivio f  $U.  18 


138 
(iaU»  deliberazione  unaDime  del  municipio,  da  gran  numero 
di, altri  notabili  delia  città,  e  per  più,  special  modo  dalle  fe- 
deli milizie  anzidette, 

Dichiarano  siia  b&ona  popolazione  di  Parma,  alle  truppe 
reali  ed  a  tutto  lo  Stato,  ^ho  riprendono  l'esercizio  dei  loro 
poteri,  per  usarne  alla  conservazione  della  quiete  e  sicurezza 
publica,  ed  al  reggimento  del  ^paese  inaome  di  S^  A.  R;  il 
duca  Boberlo  I. 

E.  Salati.  —  G.  Pallavicino.  —  A.  Lombardinl 

PROCIiiMIA  BEL  PODESTÀ'  DI  PABMA. 

Parma,  3  maggio  i8S9. 

Cònciltadiml 

La  Commissione  di  governo  ali)  quale  Sua  Altezza  Reale 
la  duchessa  reggente,  lièU'assentarsi  da  questi  Stati,  aveva, 
con  atto  del  primo  maggio  "1859,  lasciati  i  suoi  proprj  potm, 
laderisce  all'invito  fatto  anche  dal  municipio,  col  riassumere 
oggi  le  funzioni  inerenti  a  quel  n\andato,  dappoiché  sono  ora 
cessate  le  cause  che  la  costrìnsero  a  rassegnarle. 

Concittadini,  diasi  opera  a  conservare  quella  quiete  perfetta 
su  cui  soltanto  si  regge  la  sicurezza  delle  persóne  e  delle 
cose.  Gli  è  unicamente. dai  grandi  eventi  i  jjuali  svolgonsi 
altrove,  che  debbono  farsi  dipendere  le  sorti  del  nostrg  pase. 

D,  Soràgna. 


3  maggio  1859.  — 180  amtriacU  varcatala  Séria^sostano  per  alcune  ore 
a  ViUantkQva  di  Oasq^e;  indi  si  ritraggom  amoTA  aUa  mni$tra 
del  fiume. 

—  Passaggio  del  Po  inutilmente  tentato  dagli  austriaci  a  Frassinetto. 
Il  eombattiniento  durò  dalle  8  ant.  aHe  8  pam: 


illIri<Mi/  a  # 

.  Trieste,  3  maggio  1859. 

Siji.a  Maestà  r augusto  nostro  imperatore  e  Signore  /essèn- 


139 
dosi  degnato  di  affidarmi  la  difesa  di  questo  territorio  contro 
eventuali  tentativi  del  pemico,  sono  arrivato  fra  voi  per  assu- 
mere tale  missione  con*  tanto  maggior  impegno,  in  quanto  che 
si  tratta  di  un  paese  carissimi)  al  cuore  Sovrano,  e  cosi  im- 
portante pei*  l'interesse  di  tutta  la  monarchia;  al  quale  d'al- 
tronde mi  legano  le  più  gradite  rimembranze. 

lo  mi  lusingo  che  continuerete  a  dafrmi  prove  di  quella/ 
inalterabile  devozione  airaugustissima  Casa  imperiale,  nonché 
di  quella  personale  fidu(aa,:cho  accompagnarono  per  var|  annr 
le  gravi  cure  della  mia  amministrazione,  mentre,  nell'esercizio 
delle  attuali  mie  mansioni,  procurerò  di  combinare  possibil- 
mente le  esigenze  del  momento  coi  vostri  interèssi  e  colle 
vòstre  abittìlini ,  e  di  iwreseryare  ognora  la  sicurezza  delle 
vostre  persone  e  delle  vostre  sostanze. 

.  Francesco  GontS  di  Wimpfpe».     • 

ì.  R.  generale  d'artiglieria j  comandante  della  T .•  amiatec, 

^  mCHIARÀZIOliB. 

<   Pàma,  4  maggie  ^859.   ' 

La  Commissione  di  governo  creata  da  S.  A.  R.  la  du- 
chessa reggente. 

Dichiara  nulli  e  come  non  avvenuti,  gli  atti  della  Giunta 
provvisoria  di  governo ,  costituitasi  di  proprio.moto  la  sera 
del  4;^  maggio  corrente,  e  dìscìoltasi  poi  alle* óre' ^  della 
mattina  del  gfdrno  3  stèsso  mese.         *  *^"\     *  '    .     ^ 
E.  Salati.  —  G.  Pallavicino.  —  A!  Xombardini. 


4  maggio  1659.  —  Ricomincia  il  combattiménto  a  Fràssinetto  e  dura. 
tutto  il  giorno,  cùn  motto  danno  de0  austrmi.  ^  4000  au- 
striaci a  Casteìnuovo  Scritta.  —  Un  corpo  di  trt^ppe  austriache 
fa  saltar  in  atia  coUe  mine  il  ponte  delta  ferrovia  di  Valènza. 

'    V   PROCIiAMA  dèlia  ì*cgpÉ;«ìnié  Al  RiU^iba;' 

•  .  »  Parqisl;  5  maggio  1859.    .' 

I  disordini  del  dì  primo;  sebbene  avvenuti  contro  la  vo^ 


I«9 

tonta  delVimm«n»  Duoif^ro  dì  oiitadini  MeVk  te  mi  ottime 
ìQtenzioDi  p«rò  difficUr^^nt^  si  eaprindono  fwfì  d«UQ  privai 
loKO  p^TQti.  non  gi(ii$tiflcarono'ebQ  troppo  la  mie  previdana» 
no^rne  a  tutela  della  sicurezza  (togli  amati  miei  figli 

Ma  i  aeotimeQti  4i  fedeltà  nnoifestatìai  oolite  iUi.  Urapp^ 
rimovendo  tosto  V  t^ntorilà  iUegittlma  cha  ^  etn,  iqtrusa«  ri^ 
chiamando  al  potere  ia  nnia  cowaùs^ìone  dì  govenip  cìol  .suf- 
fragio unanime  ^elle  autorità  eostMiUlte,  òiA  munÌPipia  e  degib 
altri  j^iù  notabili  d«l  pae^a^  ed  esprimendo  ardeotamentei  un 
Yote  pel  mio  ritomo;,  io  m  iom  tostamente  rioeodotta  ìr^ 
meszo  di  voi  per  ripreBdere  Fesercisio  della  r^gesaa. 

E  qui  mi  fermo  coraggiosa  e  Sdente  nella  lealtà  AfUe 
truppe  e  della  popolazione,  in  queir  attitudine,  (ti  aspettativa 
che  è  per  noi  di  assoluta  necessità.  Poiché,  menire  mi  ò 
permessa  dal  vero  spirito  dei  trattati,  debti'  essere  la  miglior 
salvaguardia  del  paese,  non  potendo  l'alta  giustizia  e  civiltà 
delle  Potenze  belligeranti  offendere  chi  non  offende  e  compie 
intanto  il  proprio  dovere,  mantenendo  Y  ordine  sino  iRjuelle  ri- 
soluzioni con  cui  la  sapiensa  deU^Eur^pa  sapra  ricondurre 
e  stabilire  in  modo  permanènte  la  pace. 

Dalla  Refle  nostra  resi^fpza,  ti  (Htto.  . 

Luisa  Reggente. 


NOTAI  presei|ita|tii  diarMavlnto  fr^uetw^  iM  €#pis%li<^ 
federale  svissero,  e  parteelpii^  ^91^11^  «i  faviei^ni 
dei  singoli  Cantoni. 

'  '  '  D6rna«  5  mAggio  1839. 

Sua  Maestà  rimperatqre  dei  francesi  si  è  tfQyato  nejla 
necessità  di  eongiangere  le  armi  Jrancesiv  4;on  quelle  di 
S.  Mv  il  re  di  S^^rde^a,  suo  alleato,  affine  di  Respingere  V  as- 
salto che  venne  diretto  contro  il  territorio  sardo  dal  governo 
di  S.  M.  l'imperatore  d^ Austria.  S.  M.  ha  impartito  gli  or- 
dini perchè  nei  oorso  di  ({oesta  goarr^  \  m  l\ff^i^eg\i  de- 
sidera ardentementiQ  di  restringere,  i  comands^ti  della  sua 
forza  coipt)attent€i  di  terra  e  di  i^ara»  ri^eKIno  ^ettaweiite 


141     . 

i  diritti  dei  teirMoiji  d«Ua.«aYìgaKioni&  edèlcop)merc|o  delle 
Poten^^e  cbe  riE»aiìgo»o  n^ntroti.  e  percbè  segnano  in'  ispe- 
cìAJi  iQod«JÌe  massime  atabiUtei  ndl|a<'di(ft]ÉrazàoDe  16  apn 
ISi^G  i(}ol..C(»gi?c»d0  di  P&riglv  i^pportQ  )a  queUeePodéiiae  che 
h^ooo  acQedQto  nUa^medasinìa;  L'ìmperatciré  G(mfida  che  il 
gOY^TOf)!  fe^rale^  ow  giusta  reeipn^caBaa^Torrà  ppescri?ere 
dirige  misure  par  l«<:gpa(i  i  «qitladìni  svizaéri  osservinlò,  du- 
notta  la  gii^rra*  i  doveri  e  gli  obligbldi  noastieità  neutralità. 
y.inviaW.  francese  cogtie  rocoasione  eec. 


9U)«r<i,d^l  matmrt  fiiiempl  ili  Pimssim  albi  Càmera 
d|el  4rpp<wli* 

BerlUio,  5  ipaggio  4859,    . 

Signori  t 

La  partecipaaip»e,  (atta  da^  regio  gotemov  otto  giorni  sono, 
alla  is^reseiitanisa  naaioilale  ìAtòmo  alle  reazioni  esteffe, 
dev9  aveim  dppafecbhiati  al  rapporto,  chj^  è  nostro  dovere 
di  preaentam  oggi;  i  . 

Gièi  elte  allora  non  en^dbe  ìid  ilimdrb^  Il  cni^^tttplfiorento 
yaò  parma  gìl.qnaM  hnpossibiié  ad  etitarsi;*  dWenné  ilap- 

poi!  un    fefttÓ.  '•  '-V'..'     .  '.     nì-n.-i^i        '       '       'm 

ft  La  gnerna  ÒMScop|iiata  in  iltalìa;  due  >Poteiisè>,  ^efttmmbé 
nostre  vicine,  stanno  in  campo  aperto  su)  MKiid  itdilsiticf; 

«¥oi  tatti,  0  signori^  ^noseate  lai  gravità  4etift  posieidne 
come  essai  viene  en^reasq  in  quéste' poche^  ptiifèle.i  > 

lievtTB'ii  regio  gerer&o- Tede  chiosa  pd*  momento  fatti- 
vità. mèdtalrlcB,  da  lui  adefmala  finora  ih.  unione  aH'lnghit^ 
terra  ed  alla  Russia,  non  pub  tacere  il  suo  profonda  rincre- 
scimento sopra  un  simile  risults^. 

£$60  per6  deet  ringraziare  fl  paese  a  i  suoi  r^rescaotanti 
per  la'  cmifi^ip^'w,  «he  ^IF  aVetè  mostìrato  per  ttìttà  la  durata 
dello  sviluppo  di  questa. crisi.  >  ^  ^ 


Se  egli  è  quindi  deciso  di  mantenere  fermi  i  suoi  punti 
di  vista  poUtiei,  e  óì  farvi  subentrare  soltanto  quelle  modi- 
ficazìoni  dei  mezzi  da  impiegarsi,  che  detta  la  ihutata  na- 
tura delie  circostante^  esso  spera  che  la  rappresentanza  na-* 
zionale^e  specialmente  quésta  eccelsa  Camera,  gli  conser- 
verà anche  in  appresso  la  confidenza,  fin  qui  dimostratagli: 

Se  il  governo  ha  avuto  sempre  in  mira  di  agire,  secondo 
le  pr(q>rie  forze,  per  mantenere  la  pace,  esso  dovrà  adope- 
rare ora  tutta  la  sua  attività  per  ristabilirla,  e  sarà  oggetto 
delle  sue  più  zelanti  cure,  che  questo  ristabilimento  abbia 
luogo  su  basi,  che  uniscano  allQ  guarentigie  della  giustizia 
quelle  della  durata. 

Affinchè  però  la  Prj^a  si  trovi  in  posiiiione  di  conse- 
guire direttamente- e  con  ^ energia  quésto  scopo,  *in-tiìézko 
agli  armamenti  generali,  non  potrà  a  meno*  dì  prendere  iiùa 
posizione  armata^  ad  appoggio  della  sua  azióne. 

Riguardata  la  «cosa  da  questo  punto  di  vista,  il  governo 
ha  esteso  l'ordinata:  mobilitazione  dei.  3  corpi  d'annata  del 
contingente  federale  prussico  agli  attrt  sei  corpi  d'armata 
dell'esercito.  E  nello  stesso^  senso,  e  per  gl'tddntiei  motivi  pre- 
sentasi oggi  a  questa  eccelsa  Camera,  proponendo  che  :gli 
sia  à^ordato.un  credito,  di  cui  abbisogna  indispensabilmente, 
se  la  Prussia  dee  andar  fldiiciosa  incoMaro  alte  eventualità, 
ed  adempiere  l'ufficio  di  vegliare  alla  sicurezza  deirAlemàgiia,; 
alla  difesa  degl'interessi  nazionali,  ed  alla  naanutenzione  déU 
l'equilibrioyeuropeo.  .     , 

Vw,  0  signori,  accordandoci  il  credito,  che  oggi  vi  chie- 
diamo, ci  porrete  in  istato  dì  adempire  quest'officio. 

I. Idrogetti  di  legge  relativi  a  quest'oggetto;  accom{lagiiati 
da  una  Memoria  spiegaUvi^^  vi  saranno  presentati  dai  sig.  mi- 
nistro delle  finanze. 


S  maggio  1809.-^  Da  CastOnuaco  ScrwU,  gK  amitriati  da^mz^réio 
sino  a  Tortona;  aUa  sera  fecero  saltare!  colle  mmM  potate  deUa 
ferrovia  sulla  Scrivia  ed  occuparono  Tritio  e  Pobbietto  sulla  sinistra 
del  Po;  la  notte  si  ritirarono  éa  Torfovut.  ' 


143 

5  maggio  1889.  —  VnùfdmeMgioffwM^fi^rJiere  generale' d'Ak^ 

dria  loda  le  truppe  piemontesi  che  combatterono,  il  ieHia  Èros- 
gaiétto.  ■.'-•.•  -^        '.      • 

6  maggio  1859.  —  La  mattina  il  generale  Cialdini  fa  una  sortita 

da  Casale^  predando  al  tiemico.nutiwroso  bestiame.  Gli  austriaci 
"'  :  '  che  aveano  oceupaito  Trinò  e  PoVbieftto^'  siriiirand  sopra  VercelU'.  — 
.  Nel  pomeriggio  essi  si  ritirano  pure  da  Castelnuovo .  Scrivia 
verso  Gerota  (alla  destra  del  PoJ.  * 

—  AW  inoltrarsi  delle  2.*  divisióne  sardd^  le  truppe  austriache  a  Vó- 
•  ^ .     ghera^  Potste  Owrùne  e  Tortona  si '  ripiegano^  m  fretta^  abban" 

^  donando  vettovaglie  e  alcuni  ]^gionieri.  Rifatto  mila  Scrivia  il 
^  poritè^ distrutto  dagli  austriaci, 

T^maggio  1859.'^  Vm  notificazione  del  comando  militare  austriaco 
•    .  dickktra  m  i$tail;o  d'cisedio  la  dClà  e  fortezza  d* Ancona. 

—  Il  Segno  lombardo-peneto^  dal  mom^Uo  ^  cui  le  truppe  aùstriaeke 

hanno  prèso  l'offensiva,,  viene,  con  decreto  d'oggi^  dichiarato  in 
istrettisslmo  stato  4i  guerra. 

—  Gli  austriaci  si  fortificano  a  VercelU  sMe  due  rive  della  Sesia  ; 

loro  avamposti  a  SanthU. 


€ÌtHCOJLA1U^  della  presi4€^ii^a  dell'I.  R.  goderne  eem- 
trale.  mapUiliiio. 

Trieste,  8  maggio  W9. 

L'imperiale  francese  incaricato  d'affari  in  Vienna,  prima  della 
sua  partenza, Jia  commuQicatp  all'I.  R.  goyemo,  che  l'impe- 
riale govèrno  francese,  nell'incontro  dello  scoppio  della  guerra, 
ha  stabilito:  ,    .      ; 

4.^  che  i  navigli  itìercapllli  austriaci,  i  quali  attualmente 
si  trovano  in  porti  francesi,  avranno  saJvacQpdatM  (dessauf^ 
conàuitsX  per  rpcarsi  liberamente. iji  un  porto  pazionale  au- 
striaco, oppure  in  quel  porto  neutrale,  che  fossero  per  sce- 
gliefe;  .  . 

a.^'.che  que' sudditi  austriaci,  i  quaU  lo  bramassero,  ovvero 
yi  fossero  trattenuti  dai  proprj  affari,  potranno  continuare  a 
soggiornare  in* Francia,  a. condizione  che  si  conformino  alle 
leggi  ed  ai  regolamenti  di  polizia  colà  vigenti, 
'  Del  che  si  avverte  il  ceto  dei  naviganti  e  dei  commercianti, 
in  seguito  al  dispaccio  5  maggio  corrente,  N..2542  H-  M., 
dell'eccelso  I.  R.  ministero  del  commercio,  per  tranquillante 
notizia. 


444 

ivoTincAZionner 

deiri*  R*  g^overno  milUare  della  Jjonibardia* 

I^r  supremo  ÌDcarico  di  S.  M*  l.  li. ,  io  assumo  il  governo 
militare  nella  Lombardia,  la  qtiale,  secondo  gli  ordini  Sovrani, 
vi^ne  dichiarata  in  istato  di  guerra.      « 

Mentre  ciò  reco  a  commune  notizia,  faodo  poft  nott^^  che  a 
me,  come  Comandante  militare  nel  territorio  di  (inasto  do- 
minio, è  afi^data,  durante  la  guèrra,  la  cura  per  b^  sicur€i«ea 
dello  Stato^  e  pel  mantenimento  ddk  qoietb  e  dell'ordine, 
e  die  io  sono  andiie  monito  dei  poteri  è  delle  forze  neòes- 
sàrie  per  prevenire  ogni  disordine  e  per  procurare  Tesser- 
vaaza  delle  vigenti  l^gi. 

Per  garantire  agli  abitanti  della  Lombardia  una  efficace 
protezione  contro  eventuali  tentativi  di  perturbazione  ddla 
tranquillità  del  paese,  i  reati  qui  appresso  enunciati  sa^anpo 
dal  giorno  di^  qué^'I^òtlhca2:ioiie  as^è'gnati  aigiudizj  di  guèrra,^ 
per  la  procedura  secondo  le  leggi  militari,  quand'anche  com- 
messi dà  persone  dello  stato  civile. 
•'  rcrimlni:'  •'  •  -'  '"'•  •'   '    ■     '         .  '     '•'" 

l;""  di  alto  tradimento;  !i!.^  di  offesa  alla  Maestà  Sovrana, 
0  ai  membri  della  Gasa  imperiale;  9.''  di  sollevazione,  ribel- 
lione e  perturbamento  della  publica  tranquillità;  4.^  di  oc- 
.cfottàriòrte  0  ifHOStesso  illecito  di  armi  &  munizioni;  5.^  la Ve- 
dtóione  0  diffusione  di  àtìrltti  opwèlàmi  rlvoltirfotìàrì;  eMI 
portar  distlùtivi  od  unifórmi  di  corpi  disciolti  od  illegalmente 
armali;  T.**  dimostrazioni  ecdtaiili  ed  in  iìpedé  il  cantare 
in  publico  canzoni  rivoluzionarie;  8.®  opposizione  alle  guardie 
militari  con  Vie  di  fatto  6  minacce  pericolose',  atVèrtendo  che 
la  guardia  è  an<ihe  autoHzkata  ad  uccidere  r  aggressore  sul 
luogo;  9.^  danneggiameWi  e  impedimenti  maliziosi  alle  fetrade 
ferrate  od  a' telegrafi. 

I  demti! 

4."*  di  tumultf;  ST.^  di  partecipazione  a  società  segrete  od 
assiociazioni  proibite,  è  di  arruolamento  alle  medésime;  3.^  di 


149 
aeilìzÌQn6ia  dii  ineiiameDto;  4iP  diifrèalLaggot^iQui  contro^sei^ 
dati  fuori  di  servizio.  .  *  -  \  .r 

•.l^  ftmteavvenzionrM'...  -^i . ...  ^.^  ;i'i  •• .  iiv-  .-.-i  j  .j...  »•;:; 
.1.^  di  dififisione  di  voci'allartnaatì!)3:^  di  ofrfii9e'.a.  puUipi 
iiiipìegiti,  goiardieod :ìD»rvieotii1aelUèse£élti(BdalIorci  uffioio; 
3.^  àidhtofxó  oginstiidloTdìÉan2Ì9oQ;avidsiìdffl^ 

Instabili '^ìu^ìeìì  di' guerra)  ttfngùQb  ififitiiitèq  ìMi'''  '     /! 
-■-  '  a;)iiaMila^!^iool<i^ioglnH^zionals  dèlleriprottt 
Milano,  Como,  Pavia,  Lodi-Crema  è)  fioiMJhib.  vi  f  i  •  mh  ...>. 
b)  in  ,M^tQva«  col  raggio  giurisdi^lionale  (Jelle  provincia 
di  Mantova,  CremoiEa^  Brescia  e  Bergamo. 

Io  saprò  mantenere,  colk'ftrza  ocootrente  la  debita  disci- 
plina nelle  truppe  imperiali;  ^àoi  cpiftkmque  tentativo  di  per- 
tarbazione  verrai  d^  parr  rigoiwameiite  ^umto/^  (puhm^ 
\^w  i)àT.(e;  esso  iyjèodedà.  J^i^)^^ 
pieranoA  dì/zelòe  di  pren^ura  pel  manteoimeiìta  dejyi'ordine 
^  \(tel^.  ptìbUca  tratttJTiilIità,,  é J^^^  abi- 

làuti  d-^ni  classa,  cbe.ageivideranòo.m  ^ppbggèramio  i  conati 
dfeHe'''^ttbllche  Autorità,  dit^tt^a  re^i«)^ire\ogiii^  <^^^ 

'    AndÒR  MeLÒZÉA  ir  KELLÈMEfe.' 


8  nugolo >iffil9. -^  Trui^im9triaekediì^ttever0O'&Huzzùla.  ^  Circa 
esegmtamo  una  ricogniziùne  verso  Cij/Hènov  , 


pSoqki 


i  *'..  ...jvq'kificazioìwb:.  •.  -..  v-^,v,,j.. 

Conoscendosi  come  da  malevoli  si  spargono  giornalmente, 
tanto  nei  luoghi  di  pobUco  convegno  ohe  o^Ue  case  pri- 
vate,: notizie  false  adii  allarmanti  isunei.attqali.  condizioni  di 
gncirr3«  par  intimorire  ad  attrarre  Deli  tempo  iste^o.  al  Iqro 
pttrtito  i  buoni  e  pacifici  sudditi  :  dì  t<iua$ti.>&sten3idomiuii, 
B  valendosene  impedire  la  c(ȓtinuazione,  il:  sottoaerittow  in 

Archivio,  $t€.  19 


140 

vista  delle  conferitali  attrìbu^dni,  troiia  necessario  preoGrivttre: 

Articolo  unico.  »    • 

Chi  sarà  scoperto  e  riconosciuto  autore  in  ispeoie^  ed  aBt:;he 
spargitore  di  notizie  false  ed  allarmanti,  saraponitò,  ài  se- 
conda dei  basi  e  delle  ciròostanze,  fiao  al  massiino  della  pena 
disciplinare  stabilita  dal  yigente  r^oIameoLto  di  poliiiai 

Le  autorità  politiche  ddk)  Stalo,  e  la  forza  piibiioa,  sono 
incaricate,  in  ciò  che  rispettivamente  loro  riguarda,  della  ese- 
cuzione di  tale  di^siiidne.        '  t/ 

inearUc^  éOla ^iiHa prtifmttva  e  r^preièi^a*  •    ' '    \l* 

GaRLO  di  WlDttRKHEmi^  l 

9  iiÌHWi<)  185d/H^  £  r4gi$  commsmrio  sardbi  c(m\nota  d'oggiy  ré- 
mmdendo  ad  una  domanda ,  direttagli  dal  governo  ^ovvisofio 
di  Tùscùhay  dichiara:  *  che  il  mandato  dei  governo  proikiiórù 
non  si'MendetM  più  óltre  di  quel  irete  termine  che  f^geenteeei- 
sario  afincki  U  re  asmmeese  l'esercizio  dei  poteri  strQar4inarj 
a  lui  conferiti;  es^e  trascorso  it  termine  prefinita  al  mandato 
del  governo  frovvisorió  e  giunto  queOo  m  cui;  ttiaifereMÌo 
nel  regio  commi^wj^  tutt'i  poteri,  si  dia  ÌMogm  a  quello  4tato 
di  cose  che  deve  durare  ftncM  durerà  la  guerra.  • 

—  Essendo  stata  riconosciuta  ufflciatmente  la  neutralità  dello  ÉtaU  pin- 
tificios  V  /.  A.  generale  comandale  le  truppe  austriaohe  in  An- 
comi,  dichiara  cessato  col  giorno  d'oggi  lo  flato  f  assedio  promul- 
gato il  7  corrente. 

^  Le  truppe  austriache  sgombrano  frettolosamente  Livorno,  Tronzano, 
Santhià^  Cavagtià^  Saluzzi^n  abbandonando  in  abSf^ni  luoghi  k 
vettovaglie  requisite.  Si  ritirampur»  da  VereeOi^  laseitmiovi  perà 
una  retroguardia.: 


DECRETO  ehe  tionterimeè  In  i«e|:|^sa  all'lHi|ieMir 
trlec,  dlarwito  Tassenza  di  Mapoleome  IH* 

Parìgii  IO  onggio  189di 

Volendo  dare  alla  nostra  ben  amata  eposb^  riinrpèratH<3ìd, 
dei  segtii  deiralla  oonfldenAà  che  ponis^mo  in  lei;  e,  ati«^ò 
che  noi  intendiamo  di  ttiedercr  a  <iape  detre^ercito  d^ItàUk, 
aW)iamo  risolato  di  eonleri^e,  oorrie  COtìfemmo,  cbllé  *p«- 
^entiv  alla  nostra  ben  amata  sposa,  IMm^ierairice,  it  titolo  di 


U7 

H^gente,  perchè  ne'  eserciti  le  fQOzìaiii  durante  h  jiostra 
assennai  conformemeote  alle  nostra  ìstraùoni  e  ai  nosUi  lor* 
dini,  quali  noi  li  avremo  fatti  conoscere:  neirordine  geniale 
cM  «erviuocbe  noli  avj^ema  stabilito  0  eliersarÀlra8crMto  sul 
libro  di  Slato;    .  :     i    i  i    :• 

Intwdiamo  che  sìa  dc^ta  notizia  al  ooatro  ;zìd.;  principe 
Qirolpmo,  al  presideeii»  d«  grai«ii.wrpi.4elte  Steti«i*l»^eH^. 
hiìùeì  Ctìu4%\\Q  pdi»t€f'€  ai  ikQdtri  mioiatri,  dai.4«AthQfdtnii 
eideU»  dette  istruzionii -e  di»  in  i\»bsu»  ^caao  KiinpiEvalrifiP/ 
pos^/ scostarsi  4^  loro  tenore  neViesercizio:  dflglii'iM  <!'« 
Reggente;  ^  1 .     ■  .-■  ...«'.  ^  ;r.:  /.     ^ 

i  VogUsmo  ohe  rwpeifatripeiprwledaiiipf  nQatrp.oapue  il.<4fl^^ 
sig|iO:|»«yato  »  il  Concilo  idi^mìalsUr.  '.  :     .        f 

Tuttavìa  non  è  nostra  intenzione  che  l'imperatrice!  Bag-'' 
gente  possa  autorizzsu^  i^QUa^sua  ^toscriziòne  la  promulga- 
zime  d'alcun  s^natu^-condulto^  aèid'a|0ana  1^!9& dello ^tata, 
tranne  quelle  che  sono  ptéseiitemehtépefìdeYitìditìanri  ài  Se- 
n^^,  ,*.V  9W?9  lejfislativQ  à  al  Cbnsigiìò  ^J  St?itò;  iÌférÌ?tì^oci 
in  tal  riguardo  al  coitenuto  degli  ordini .  e'^  delle  ìstcuzionì 
qjtrt^sb^a  *Mnzioii»te;-'-^  ♦  »  -  ••-  ^■^-\  «■'-•^^\  ^^-  ••'  '  •  •■ 
;;:;(^(Ìfcri^hJ$ittQ  ilVtìo^^rip  r^^r^^W  ^i  St^  dt  i(ar  ipoDjmùnica- 
zìoM  deUìe  presene  lettero  patentr  al  Sepalo,  cba  le  <arà  tra- 
scrivere sui  suoi  registri,  e  il  nostro  guardasigiUi,  ministrò  della 
giustizia ,  di  farle  publlcaré  nel  Bollettino  delle  leggi. 

.>n.'  ..  •    V    v^.-r.  ..,...•..    .   ,,,  .NAPOLEONK.    _. 

,41  momeofto  kU  loitUre  pWhasstnifieife  U  cosimm^  delV^fNrt' 
cito  .d'Unliiiy'  ^tbbnnoQ,  icoltoiinibtop  'lettere^  satefrti>4i  quealor 
giorno,  GOftftdatQiilaiMggMHt»  aUa. iu»^i»> ditotb jspoa»^)  Vin^ 
peratoiee,  e  regobilQ^  peti} i46iapo> dell» BUstra'osseBza,^ l'orrl 
dine  del*  servizio  con  un  atto  inserito  nel  libro  dello  Stato; 
e  jnmto  t  ootìBìà  del.nostoo  zio,  prineipei  Girobmo  Napo- 


148 
leone,  dèi  membrì  dei  Ooiisiglio  privato,  del  Gonsigtio  dei 
TTìhììiìtH  0  èei  presidenti  del  Senato,  dei  Corpo  iegìsiatito  e 
del'ConaigHtf  di'Blato;  '. 

Vol^dO' dare  arhestro. ino,  principe  Girolamo^  d^  %egBÌ 
dell'alta  fiducia  che  in  lui  riponiamo,  e  volendo,  mediante  il 
covcovàQ  de*i^oi')ami,  della  sua  esperienza  è'  della  sua  de- 
vo^iòttéalla  nostrà^ersona/^volare  alte  nostra  amata  spoto 
il  òotnpìAnèntoi  della' sua  itriissiòne,  abbiamo  risconto  e  rìsola 
viamc^  bhe  tltnperdftrioe  Reggente  prenderà,  circa  le  risolozk^ii 
e^i  dei)reti'i€ihe  le  terraBno  sottomessi,  il  parere  del  prineipe' 
nostro  zio  ;  noi  gli  abbiamo  inoltre  conferito,  come  gli  coih 
feriainé,€oUe  presenti,  il  diritto  di  presiedere,  neirassentsa*  del- 
l'imperatrice  Reggentie;  il  Consiglio'  prrrato  e  il  Consiglio  dei 
ministri  '     ••  •  ' 


10  maggio  l8Se*  -^  L'inup^aùre  Nàpùietme  patti  qnesVtagj^ 'da  Ai^ 
rigi,  per  lJ^nfi.v^e  prfi  fi  foo^eri^^ 

—  4rnt7o  a  Uvotyifl  ^i  truj^e  piemontesi.  . 

—  È  dichiqrato  lo  staio  d'assedio  in  tutto  il  Litorale  ielV  Adriatico 

ìàhm  Phiie  ài  cMjkedaimàito.  «^ 

—  Con  Nota  di  questo  giorno  il  regio  comim$SQiritìt  «nio,  «tmiff 

delia  iichiaraziotif  cqn^uta  nella  precedente  Nota  del  giorno 
9i"«nt?tìa  fi  governo  proi)i>isorio  iti  Toscana  a  fargli  T' e ffdHva 
trèsniisAne  dei  p(Hef^  nO' siue^ssivé  piorm  il  alfe  IO  di  mat^ 

JifW,  ■;.  ^   .  ,     ;.  

'  V  •  '.{'  .       ■;;r-''***^'y^^ r. -,    ,•.'«•■'     .(/un,. 

CIRCOLARE  ciella   Presldensa  dell' I.  R.  governo 
eenteale  marltilBio* 

Trieste,  fi  maggio  185». 

Giusta  ^  notìflcd^ACF'telBgrafltisi'  ttetr  aMdiasei^tdl'e^  «liflflibo 
a  Londra,  il  goverho  francese  ha  dichiarato  all'incaricato 
d'affari  brHa&oìco  iti  Parigi,  che  t  nsthrìgtl  anstil^ei  ohe  Uo- 
valisi  in  porti  inglesi  tioh  godranno*  il  favore  idei  tdrAiihe  di 
sei  settimafie/lttrd  icondesse,  a  tenore  della  go^ebiativa  cìreo- 
lare  &  oorrente,  'nei  pMrli  framebi  ipel  viaggio  di  ritorno  isena 
pericolo  'di  "cattnlràzteiiei  '■.    •    ■•■''■•  '--i  '-i  »   .ixi-'r»  *'  «;   '■•.  ; 

Del  ch6:si  avverte  ìli oeto  dei  naViganti-e deiernimeròianti,^ 


449 

in'  éto2ìbn!8i;^t;,ai^^ 

stero  dal  òómròémb  ed  iu  a{>pèn49é/(|e^    pure  sopra  citata 

irovernàtWa -cìrcoiam,  pier  Idrtf  intettìgenza  e  norma. 

^       ■   ...  .Oli:-..    •..-.    .       ...»  "  ■.     M  .  ;      ..,•;•     .-.       -,>  ■■•■,1  . 

:.  u.  -■'  :■■•■',■,  •• ,  \ 

i^eralf»  d^jurtirltfvia  di  8.  M.  I..R.  Apt. 
•<,,•..■'••  À...*..,  ,0  i..  •.•       ■.,■.••  •..•^'*'>**  Fwwgjo'.'tasi». 

A^nchè  'tton'alìbiài,  in  ke^b  al  ritiro  dèlie  autorità  regie 
sarde,  à  rimanere  assoUjtWno^n.^  spsp^Jiéllé  aitùà^  cìrco- 
8taiu»<e£eQ^Bnati..l'ftiMniiiisti«Màmie  pòblica  oeUa  provincia 
della  Lomellina,  Tiene. insfifaità^M'GlM ^retviBÒrì^  d'In- 
tendènza, composta; del"'sigii'orf; ,;?.  ■^.',;"" „'  '.  '^  " ^"''  '  .  '' ,' ''  '  '''!-J  ' 
«  .Óa0»arà,vlPapIov!  sijid«W9.,di'iiÌòB^^  Ito^èUi  (jav,  .Enrico 
'  e  'Ntegronf^io;'  ftrttìi  'di'''Vi|ÈJeVano  ;  \tìjtt8i  sàvV.^^Lói'enttJ,  Mar- 
chettf  avT.  Giovanni  e  Pavesi  cav.  Pietro,  dì  Mortara. 

Restano  a£Bdate  alla  mederà,  pel  territorio  componente 
la  prdVincia  di  Lomellina,  tutte  le  attribuzioni  in  materia  am- 
ministrativa, che<«fM9>ìfiioiK«iid«tfMaiÌBnte  provinciale, 
con  facoU^iaitlii  4tt:«<iii8liirfiA  mndate^fMiljasecwione,  in 
caso  .4'Qf;ge(^zi^,  q;a^,  provvedimenti  che  si  rendessero  neces- 
sai}  pù  bisc^ni  straordinarj  della  provincia  o  pel  servizio 
delle  II.  RR.  troppe  ivi  stanziate.  '>l.x 

J(n,iflat^:4K,|>o|i^a4a.9ip^^t^diBfp^4jBl|I,:n^^^^^ 

V»ÌU»3^  ,<lUÌttK^;    ,.;    r  '■.'.,,,   ,:     .„'i";.ni;  r  '•   .:.::;■(.,■'!  .i 

.  |[f'j9i^n»|riU?iW^.4^a  8ÌP^  ad  1»W  r/»n 

gpl^(^^,idii^pyWf^ta.d.^^  {jnbnitàgHft^ziariti,!» 

base  delle  vigoiti  l^gi.  .   ,,; ,.   ,;  ;, ,    j! 

,.jj^.fiipBt^,rfirój{YÌ8pfi«i  <^¥r?i,  !(H»ti^^lir4  .^  lenfrafieiin.at- 

^' «JWW»*»  ft^rj^iiM  ««»»«.. ywà..di^Pfl¥j»xil(9^Jarsg<H 

.  N,b./n;.iìl  -.. •>(■!•  >!!>  '4li"tf;i>  :•■  ...■A.-nii  in    ^j  e    ■<■:■  .  ■.\:  ■    ■..ì)m.'I 


480 

m(te  Jh^tfi  smi,  poteri  nfiUa  pm^sctm  4el  $pfm^m  ^rfo  Afion- 
compagni^  già  ìUfrninato  regio  commissariò  straorUhario  durante 
ìa  guerra.-^  Con  mamfesfo  ielle  Ètésso  giorno^,  Ufovérno  prw* 
visoria  €fmuncia  oUd  Tù^cam  la  eese%;fUm0^  dri  i^^^pfUeri  e  il 
loro  trasferimento  neUa  persona  del  regio  commissario ,  i7  quale^ 
con  altro  manifesto^  pure  m  data  d'oggi^  dichiara  di  assumere 
il  governo  detta  Toscana. 

IL  maggia  I8t(9.  ^,r&r£9Jm>  Amtrmt9»^ 


tradeUaJ.    ,  .     ^,.  .  .  ..    .     .    .-j^    -  c^*,., 

—  Molte  truppe  austriache  si  concentrno  tra  Mórtara,  Tàìesiro'e  *ffolh 

Ha;  ritirano  {  due  ponti  che  avevano  gittato  sutta  Sesia  presso 
P^tfif.  -r  QuartìfiT  gfinfiTfOB  fiu^riaco  ,fi  Mfurtflrq. ,      ,  / 

—  Circa  600  austriaci  occupano  alla  sef'a  Rivergaro  lungo  la  treb- 

'  iM,  salta  ina  da  iHaeèfizà  a  Bobì^^^      '      '  '  • 

13  maggie  188».  —  Àrtico  aOmm^  delMmpmthirempaèon&^^fèria 
.  (f  9.poi»^  $  occalfoiwf  flKfUmi  e/^tusiki^ici.    \ì   .,.,.  j     •  [, 

—  Quartiere  generale  piemontese  ad  Occfm^m^  tra  y.gj^^a^e  iCJd^^ 
^  IljK^emo  mutare  dette  pr/winpie  venete  publica  una  noti^zione 

anàloga  a  queìA  del  gùvérko  miKiare  dette  provkcXè^MnMrde^ 

:.    r^eritfl^  P»  *>to  8;fWJÌA.fWf  jwripenf^  4flQ»*?«^»::^ft.lWtol|Ì»(>, 

paterpo  .«^opo.  ^  ^^^  ,    .,.     ,    ^  ,^.,  ^    .,  ^  ,.  ....  ./-//r.-.i. 

••(■..    •  ,'  ..  •••  ■!•.•:    ..   !,'«'ì!--.J  ifì  ,<-'i'*-""    •■.) 

•  -■■'••!.       ,        !.■.;•...    ..'!■;■    i;,.„-!t>ì;ir."i;.-.    in'^'i.iJ    iOiJ    i'fi' 

Soldati I  ■■■■■■■'■■■       i"'  •■';•!"•"    fl«   n  •""'' 

'  lo  Verig<i=a'pmT»r  iflè  ^oitrt -tesia' iwi*  'èotìtìdi'iH ;'•»'  dóin- 

battimento.  Noi  andiamo  a  secondare  la  lottà''d'iÀi  'pbj^fS 

che  Mtendicà  làiiiik  ?htìi<)èWftéttto;''è<f'a''MlÌiTltìd'tfrfti)p^ 

Uè  del  mondo  incivilito.  •^-^•*'  '*"^i^"  ''^''*^'  "''■< 

' ìo'tìtfri' lio  bteògho  fflf "^tabtóW^  if '^tfò  à«ort?'ttftif^- 
ziOiie  <^  rainniè«&rà'ìinà''ifttòH«:'{^e'tfji!M!Ì'  ^i^WaÀii^ 
Rom&iefsói<iztòtil<HlncTdèvànd'sal  inotrmòri^  H^»t^aift  'i^ 
popolo  le  sue  grandi  gesta:  e  cosi  pure  vdi,'  *^As^^aI^  ^ 
Mondovi,  M^^i^go»  JUojdi,  Castiglione,  "ÀVcolerWvòli ',"'t)ercor- 
rerete  un'altra  via  sacrai  n^zzo  ^  gueUe  gloriose  ricordanze. 
,,Qon?erv<^te  qq^m  seyepa  d*s«ipMWk,J?N  fti  www^opom 


m 

dell'ttiGiratOi  001^  job  obliatelo)^ Mum  vi  .sono  atiri^nemldi  ée 
aom  i{uelli  dbe  .albaltdnoi  oo»]|ro:  di  voiJiNeHa  baltagffi^  Hf 
liimeto  comt)atti  e  iM»K  abbaàiKdim  Ì8  vò^re  file  ^p^  spìti^ 
gervi  avafltij  Guardatevi  dal  soterdiio  impeto:  è  la^  sola  comi 
4h^  temo,  ir-       •'  ■  ••«•   .  •.' 

'  Jje^tapove^aimidi  firècisióiie  mA  eoso  pericMàse  se  non 
da  lungi;  esse  però  nm  tt^ieranno  ;àlla  JM^otietta  di  eaèer^, 
Mtìofi:  attré  vòlte,  l'àribe  terribile  della  finterìa/' teniiase. 

Soli^blif^fàtociaino  tatti  il  dover  nostro^  e  HpoiiianH>'laBC^ 
•stia  fidu0ia<i»t)Diol  Là  patria  aMendé  mólto  da  vòijGià  da 
tttiicoiifiiid  aijl'altiÀ  ddia  Frianiàa  .'edieggiano  qaeMe  parole 
di  Ji^ee.  laudino:;  La  liuoiia  armata.  d'Itattb  sarà  degna  della 
•sna  aiìtic{i(SGfdHal:^< '!.' . 
••^j-»  :'   h  ;    .'^IM'  :    .  j  i  •  ,'  .  -  -f  -NÀPOLG(H«E,j  ^•:'. 

IndUrisso  dei  i^novesl  m  Mapole^ne  III. 

Geooya,  It  maggio  1859. 

A  :|^^.1M««^  4^H9l(Mr4:^45U^^  na- 

zione, dal  p^x^e^.d{^.)^X9.4'^  Dy^pPib^^^  A.  nuova  vita^ 
risorge,  s'inalza  una  voce  di  plauso,  di  evviva,  di  novella 
speranza,  di  ardente  preghiera.  Questa  terra  d'Italia,  che 
plaudente  ti  accoglie,  Tu  sai  quanto  fu  sventurata  madre 
^ei^,'e  tittlfAa  di  cento  oppre6èi(»ii.  Ma;  lòAh  noti  fha 
dato  iwanD'foiforfla,  lo  scettro  e  TiÉilile»).!  È  Tu  intetif- 
dèsU  (di' figli*  ha^  creato  i  monafcU;:  pserebè  fiieAtf  i  tuSttkkivi 
df  sua  Ffovvideotm  •  «d  ha  «lutò  loro  la  spida  della'  potenììài, 
p^bè  aleno  pmtcfltoH'  degli  oppressi,  difétìMri  è  vindici  dei 
conculcati  difitti.  7u  parlasi'  ati  $viiioipi  d'Buropa  una  tiudva 
parolas  'Do  insegnasti  16fo  «ssiervi  una  glbrid  pìfa  verace  e  più 
^fade4t:  quella^  della  conquista,  ta  gloria  della  redenzione 
•dl-tto  popMoi'-    !•■.'...•.-••-:. 

•  Ei  fUeatrb:  to  ^ieiifdairdo  di  Ffanda  eongttanlo  «Nlritalicci  ^^6&^ 
siilo,  ineiite  spavcfnto"  all'anlttio  'deiroi9preséorè''Hl'Ralia,'^oggi 
vietii  Tu  stesso  a  pM^emsoctxn^rilrtie  la  maiM  a' questa  bel- 


liasima  odi  jsrfeliett'lra  le  naziani.  PròBegui;,  òiiMagnaniiDev  h 
«faftde  miiresa.  Abbia  ognl^popolo.itcoiifl&i  dhe  il  iUto:di 
JplìqgUba. segnatila  e:  daqueUi  stenda  amioà;  la.  mastoaOle 
Yìcin^  nazioBi  non  pidiinvide  e  gelóse^  ma  soirèlie  e  ìoocn<^ 
pagne  nel  grande  viaggio  dell'umanità.  Prosegui,  e  la  vitto*- 
fiat  terràHitatró  a' passi  tuoi,  «d  il  to^  triónfo  sarà glovi6so, 
^iiale.fQrsaM6»iii! altro  mai  sulla  terra;    '        .  / 

.Questo  ineQQÙto  di  aoealcate  moltitudiiM,;che  battoiib  pgiliiia 
a  paliBa  ed  a:  Te)  levano,  le  mani,  ti  ràppnssènili: l'Italia  tdtta, 
die  per  bocoa  nostra  fiovaca  ed  appiainde  (soedorritore;  sfatti 
simbolo  e  pogno.idell'apfriaufio  immenso  dalla^steiM,  delle 
tbenedùipoì  di  tutte  ;le  ^  getieraziofii  otae  ^  itenrancKt  E  (Mova 
andrà  superba  di  narrare  ai  suoi  nipotiv  Ohe 'Sul  suo  lido 
s'imppessei!a  le  t>rìme  vestigia  de' tuoi  passi  liberatori,  e  che 
essa,  a  nome  di  tutta  rjtalia;.4i  salutò  co'  suoi  plausi  quando 
generoso  movesti  alla  pugna  del  trionfo. 


.) 


'•Mliw''dél-gCà(rM'«fel-'j|ii4«iél|»é-l«ìiÌpèl*Mi^  ' 

;  ì,  ■■,.         ;'■■         ,..•....    h      ,■'•■•:'.■  f   ■'■■■     ■  ■      ■     j/i'f     ■■•    l'i;-    .•',:■       -I 

,      ,  Genova.  iS  nuggio  18S9. 

■••••    SóldatlV  '.■'■■■•    •""•'••■••..       •••■•■•    '■'/   -■       ' 

.    L'imip^ratMei  nà:  cbìamis^  aU'^nore.  di  eDmaodsrvi.MMpiliirfsa 
-YPii  sDqp!  miei. «antica icafn«mtL  d'Alma  e !4iflnkermaitt. 
.    G<)i]i^  mXiimdav'O^me  :  in  Africa  ,^^^^m^^  4eUa 

vostraflprfcisa  rìfmtaaione.  DifìGìplmfc,loQraegioìe  pergiveranxa, 
«1^0  ie^  Kinkùi  mliiailk  cfa^  vQlmastr6rMe.diioiipvoiaU'Eai)Qp9» 
aMQQta  ai  grandi  avivpDidrMjptì  ohe^alpre^^amnow  :  «:  >i 
..:  ,11,  paese  cbe  fa*  Ift:  cmUa  ideUa  àiijìltàìantica  ci  del  ritorgi- 
me(M»  moderno,  vi;  dovri  1&  $u^  libertà .:>  mcA  afflato  a^iibe^ 
rarlo  per  sempre  da' suoi  dominatori,  da  quegli  eterna  wmibi 
della  FEaQciay  U  cui  nome^  si  confoaddaeUa  luoslmtetoria^col 
ricordo  .di  jUitte  le  lQt(e  e  di  tutte  le.  noatre  vittonie.; 
L'^ccpglienxa,  ohe  ipopoU  italiani  faai^f. ai.  lomlilierator^ 


iS3 
attesta  la  giustìitia  della  causa  di  coi  V  imperatore  ha  preso 
la  difesa.  « 

VIVA  L'IMPERATORE!  VIVA  U  FRAfJCIA! 
VIVA  L'INDIPENDENZA  ITALIANA  1 

QHtftier  finemlB  di  Genof *,  11  dBtto. 

/{  principe  tomandante  in  capo  M  f.  Corpo  delVarmaia  in  ìtalia 

Napoleone  (Giuseppe). 


IS  maggio  t859.  —  Circa  MO  Austriaci  occufmno  Bobbio  «te  1  If9 
di  mattina;  dopo  uw  scontro  colla  guardia  nazionale^  si  ritrag;^ 
gono  in  tutta  fretta^  e  alle  8  antim.  valicano  la  Trebbia^  riti- 
randosi su  Rivergaro.  ' 

Alcuni  distaccamenti  entrano  pure  <r  jBront,  Bressema^  Argins» 
e  CasteggiOy  facendo  ovunque  forti  requisizioni. 


PROTESTA  fatta  dall'i»vUito  praMlama»  •%•  «l 
IJsedom  nell'  assemblea  federale  ,  relativame^itf^ 
all'alteriore  trattamento  della  proposta  dell^An- 
nover  del  IS  maf^i^o,  di  eolloeare  al  Reno  un  eser* 
cito  germanleo.  (1). 

Frao€Oforte,  13  maggio  1809. 

Nella  stessa  sessione  nella  quale  fu  presentata  la  proposta 
del  reale  governo  annoverese,  l'inviato  prussiano,  per  ordine 


(1)  La  proposta  presentata  dall'inviato  annoverese  alla  Dieta  fede- 
rale nel  13  maggio,  da  noi  non  riportata  a  suo  luogo,  secondo  l'or- 
dine cronologico,  perchè  di  un'importanza  affatto  relativa  alla  sur- 
riferita protesta  della  Prussia,  è  concepita  in  questi  termini: 
.  €  Sebbene  il  governo  reale,  nelle  proposte  della  Giunta  militare, 
relative  al  porre  guarnigioni  di  guerra  nelle  fortezze  della  Confede- 
razione, scorga  un  importante  progresso  nelle  misure  militari  difen- 
sive della  Confederazione  stessa,  misure,  atteso  Io  scoppio  della  guerra, 
necessarie  alla  sicurezza  della  Germania,  il  governo  medesimo  però 
crede  che  quelle  misure  debbano  essere  completate  col  collocare 
un  corpo  di  osservazione,  specialmente  per  assicurare  il  mezzod) 
della  Germania  contro  ogni  contingenza.  Non  fa  duopo  spiegare  che 
nemmeno  il  collocamento  ^n  corpo  d'osservazione  na  carattere  ?Lg- 

Archivio j  eie,  90 


1S4 
del  proprio  governo,  ha  rìsolaiainente  protestato  contro  essa, 
e  non  può  che  persistere  in  quella  protesta.  Però,  per  motivi 
di  forma,  il  suo  governo  non  avrebbe  eccezioni  da  fare,  se 
la  proposta  dell' Annover  venisse  rinviata  alla  Giunta  militare, 
secondo  il  regolamento  per  la  trattazione  degli  affari. 

Dopo  avere  la  Prussia  molte  volte  dato  ai  proprii  confe- 
derati tedeschi  rassicurazione  più  precisa  e  confermata  da 
ampii  armamenti,  ch'essa,  in  caso  di  necessità,  si  moverebbe 
con  tutte  le  sue  forze  e  ben  oltre  alle  proprie  obligazioni 
federali,  per  prot^gere  la  sicurezza  e  l'indipendenza  della 
Germania,  il  Governo  del  re,  avuto  riguardo  alla  posizione 
speciale,  in  cui,  per  effetto  della  guerra  in  Italia,  trovasi  l'al- 
tra grande  Potenza  della  Germania,  può  con  diritto  tanto 
manière  attendersi,  che  gli  altri  suoi  confederati  della  Ger- 
mania gli  lascino  l'iniziativa  delle  necessarie  misure  militari. 
Solo  in  questo  modo  può  conservarsi  l'unióne  indispensabile 
per  trattare  con  profitto  la  cosa.  Il  governo  del  re  si  tro- 
verà con  suo  vivo  dispiacere  forzato  ad  opporsi  sempre  con 
risolutezza  eguale  a  tutte  le  proposte,  che  precedano  gli  avve- 
Qimenti  e  che  escano  dai  limiti  del  diritto  federale,  alle  quali 
il  governo  stesso  non  può  accordare  legittimità. 


gressivo,  ma  sta  nei  limili  della  cautela  per  la  sicurezza  del  terri- 
torio federale,  e  di  una  posizione  decorosa  della  Confederazione  in 
mezzo  all'urto  ed  agli  armamenti  guerreschi  delle  grandi  Potenze 
eurpoee.  E  potrebbe  difflcUmenle  negarsi  che  la  situazione  politica 
accenni  urgentemente  a  tale  misura  di  precauzione.  LUnviato  è  quindi 
incaricato  di  fare  la  seguente  proposta  : 

€  Voglia  l'eccelsa  assemblea  federale  decidere:  1.*^  che  entro  3  set- 
timane venga  collocato  nell'Alemagna  superiore  un  corpo  d'osser- 
vazione, la  cui  forza,  composizione  e  luogo  di  collocamento  \erranno 
precisamente  determinati  dall'Assemblea  federale;  2.°  che  TAssemblea 
federale  emetta  entro  giorni  14,  in  base  all'articolo  46  della  speciale 
prescrizione  dello  Statuto  militare  federale,  una  disposizione  spe- 
ciale intorno  al  comando  superiore  del«uddetlo  corpo.  » 


41» 
Proclama  di  ucuéra11t4  della  reggina  %Hiarta* 

13  maggio  1899.  • 

Id  nome  della  regina  Vittoria: 

Noi  siamo  in  pace  con  tutti  i  Sovrani,  con  tutte  le  Potenze 
e  con  tutti  gli  Stati. 

Malgrado  tutti  gli  sforzi,  che  abbiam  fatto  per  mantenere 
la  pace  fra  tutte  le  Potenze  e  gli  Stati  sovrani,  che  ora  sono 
in  guerra,  le  ostilità  sono  disgraziatamente  aperte  da  una 
parte  fra  S.  M.  T  imperatore  d'Austria,  e  S.  M.  il  re  di  Sar- 
degna e  S.  M.  r  imperatore  dei  Francesi  dall'altra,  come  an- 
che fra  i  loro  sudditi  rispettivi  ed  altri  abitanti  nei  loro  paesi, 
territori  o  possedimenti;  noi  siamo  sopra  un  piede  d'amici- 
^izia  e  di  rapporti  cordiali  con  tutti  e  con  ciascuno  di  quel 
Sovrani,  coi  loro  sudditi  rispettivi  ed  altri  abitanti  nei  loro 
paesi,  territorii  o  possedimenti;  un  gran  numero  dei  nostri  fedeli 
sudditi  hanno  sede  e  fanno  commercio,  possedono  beni  e  sta- 
bilimenti, godono  di  varj  diritti  e  privilegi  n^li  Stati  di  cia- 
scuno dei  suddetti  Sovrani,  protetti  dalla  fede  dei  trattati 
fra  noi  e  ciascuno  dei  snenominati  Sovrani.  Desiderando  con- 
servtre  ai  nostri  sudditi  i  beneflcj  della  pace,  cui  essi  attual- 
mente hanno  la  fortuna  di  godere,  noi  slamo  fermamente 
decisi  d'astenerci  intieramente  dal  prendere,  in  modo  diretto 
od  indiretto,  alcuna  parte  alla  guerra  che  mala  sorte  esiste 
fra  gli  anzidetti  Sovrani,  loro  sudditi  e  territori,  di  mante- 
nere relazioni  amichevoli  e  pacifiche  con  tutti  e  ciascuno  di 
essi  e  loro  sudditi  rispettivi,  nonché  cogli  altri  abitanti  dei 
loro  paesi ,  stati  o  territori,  e  di  osservare  una  stretta  e  im- 
parziale neutralità  nelle  suddette  guerre  e  ostilità  che  scia- 
guratamente esistono  fra  di  loro.  Per  conseguenza,  dietro  il 
suggerimento  del  nostro  Consiglio  privato,  noi  abbiamo  giu- 
dicato a  proposito  di  publicare  il  presente  regio  proclama, 
mercè  il  quale  noi  ingiungiamo  e  comandiamo  a  tutti  i  nostri 
fedeli  sudditi  di  uniformarvìsi  strettamente,  di  osservare  una 
scrupolosa  neutralità,  durante  le  suddette  guerre  e  ostilità,  e 
di  guardarsi  bene  in  proposito  di  violare  o  contravvenire  alle 


lae 
leggi  ed  agli  statuti  dell'impero  od  alle  leggi  delle  nazioni, 
poiché,  a  loro  rischio  e  pericolo,  essi  saranno  responsabili 
di  esse  violazioni  o  contravvenzioni. 

Da  nn  certo  statuto,  fatto  e  sanzionato  nel  cinquantanove- 
Simo  anno  del  r^no  di  S.  M.  Giorgio  HI  —  intitdato  «  Atto 
che  proibisce  Tarraolamento  o  l'ingaggio  dei  sudditi  di  S.  M.,  per 
il  servizio  straniero,  nonché  rarmamento  o  T  equipaggiamento 
negli  Stati  di  S.  M. ,  di  navigli  destinati  a  servizj  di  guerra, 
Jè  ciò  seosa  fl  permesso  di  S.  M.  »  —  fra  l'altre  cose  si  di- 
chiara e  si  ordina  quanto  segue: 

e  In  qualunque  siasi  parte  del  Regno  unito  o  de'possedimenti 
di  S.  M.  oltre  i  mari,  chiunque,  senza  aver  ottenuto  il  per- 
messo di  S.  M. ,  equipaggia,  arma,  o  tenta  di  armare  ed  equi^ 
paggiare,  o  concorre  scientemente  ad  armare  od  equipc^giare 
navigli  0  bastimenti,  nell'intento  o  allo  scopo,  di  porli,  a  tìtolo 
di  ìegoi  da  trasporto,  al  servizio  di  un  principe,  di  uno  Stato 
0  potentato  straniero,  o  di  una  colonia,  provincia  o  parte  di 
provincia  straniera,  o  di  qualunque  persona  esercente  o  che 
pretendesse  esercitare  il  potere  m  uno  Stato,  colonia,  provincia 
0  parte  di  provincia  straniera,  a  fine  di  far  crociera  lO  di 
commettere  ostilità  contro  on  principe.  Stato  o  potentato 
chiunque,  o  contro  i  sudditi  o  cittadini  di  un  principe.  Stato, 
0  contro  gli  abitanti  d'ogni  colonia  straniera,  o  parte  di  pro^ 
vincia  0  paese  con  cui  S.  M.  non  fosse  allora  in  guerra,  —  o 
chiunque  nel  Regno  unito,  od  in  ogni  altro  possedimento, 
colonia,  od  isola  appartenente  a  S.  M.  distribuirà  o  darà  com- 
missioni d'armamento  per  vascelli  o  navigli  nell'intrato  di 
usarne  nei  modi  suaccennati,  —  sarà  reputato  colpevole  di 
grave  delitto,  e  dietro  iaformazione  od*  accasa,  s'^li  n'ò  con- 
vinto, sarà  punito  di  multa  o  prigionia,  o  dell'una  o  dell'altra, 
a  discrezione  del  tribunale  che  lo  avrà  condannato,  e  i  detti 
bastimenti  o  navigli,  colle  rispettive  loro  armi,  equipaggi, 
munizioni,  approvvigionamenti  saranno  confiscati. 

<  Ogni  uffiziale  di  dogana  o  accisa  di  Sua  Maestà,  od  ogni 
ufficiale  della  marina  di  Sua  Maestà,  che  fosse  autorizzato 


ia7 
dalla  legge  a  fare  sequestri  per  le  confische  incorse  a  termini 
di  iegge^  in  materia  di  dogana  o  accisa,  o  di  commercio  e 
di  navigazione,  potrannojegaimente  sequestrare  questi  vascelli 
0  navigli,  com'è  detto  di  sopra.  » 

I^'atto  medesimo  stabilisce  inoltre  che,  in  qualunque  siasi 
parte  del  Regno  Unito  della  Granbretagna  e  dell'Irlanda,  e 
in  qualunque  punto  de'possedimenti  di  S.  M.  al  di  là  dei 
mari,  chiunque,  senza  il  permesso  di  S.  M.,  aumenta  il 
numero  dei  cannoni  di  essi  navigli,  o  li  cambia  a  bordo  con 
altri  cannoni,  od  accresce  o  concorre  ad  accrescere  il  ma- 
teriale di  un  bastimento  di  guerra  o  d'ogni  altro  legno 
armato  che,  nel  momento  del  suo  arrivo  in  un  porto  qua- 
lunque del  Regno  unito  o  dei  possedimenti  di  S.  M.,  fosse 
un  vascello  di  guerra,  un  bastimento  in  crociera,  o  un  legno 
armato  al  servizio  di  .qualche  principe.  Stato  o  potentato 
straniero,  ec.  ec. ,  chiunque  fosse  per  tal  guisa  in  contrav- 
venzione alle  leggi,  sarà  riputato  colpevole  di  delitto,  e,  dopo 
esserne  stato  convinto,  dietro  informazione  od  accusa,  sarà 
punito  di  multa  o  di  prigione,  o  deirima  e  dell'altra,  a  di- 
screzione del  tribunale  che  lo  atra  giudicato. 

Ora,  affinchè  nessuno  de'nostri  sudditi  non  si  esponga  scon- 
sideratamente alle  p^e  imposte  dall'anzidetto  statuto,  noi 
proibiamo  rigorosamrate  a  chiunque  di  commettere  un  atto 
qualsiasi  in  contravvenzione  al  detto  statato,  sotto  commina- 
toria d'incorrere  il  nostro  sovrano  dispiacere  e  le  diverge  pme 
stabilite  da  questo  statuto. 

Gol  prosate  proclama  noi  avvertiamo  e  preveniamo  inoltre 
i  nostri  fedeli  sudditi  e  tutte  le  persone  aventi  diritto  aUa 
nostra  protezione,  di  osservare  verso  tutti  i  suaccennati  Sovrani 
e  ciascuno  di  essi,  come  verso  tutti  e  ciascuno  dei  loro  sud- 
diti, nonché  verso  le  parti  belligeranti  indistintamente,  con 
cui  ci  troviamo  in  pace,  le  leggi  ed  ì  doveri  della  neutralità, 
e  di  rispettare  in  tutti  ed  in  ciascuno  di  essi  l'esercizio  dei 
diritti  delle  Potenze  belligeranti,  di  cui  noi  e  i  nostri  reali 
predecessori  abbiamo  sempre  reclamato  il  privilegio. 


1B8 

E,  col  presente  proclama,  noi  avvertiamo  e  preveniamo 
inoltre  i  nostri  fedeli  sadditi  e  tutte  le  persone  indistinta- 
mente, che  hanno  diritto  alla  nostra  protezione,  che  se  qual- 
cuno di  essi,  ponendo  in  non  cale  il  nostro  reale  prodama 
e  il  nostro  sovrano  dispiacere,  osa  fare  alcun  atto  contrario 
al  loro  dovere  di  sudditi  d'un  Sovrano  neutrale,  in  una  guerra 
tra  altri  Sovrani,  o  in  contravvenzione  su  questo  proposito 
al  diritto  delle  nazioni,  e,  più  particolarmente,  rotope  o  cerca 
di  rompere  il  blocco  legalmente  e  realmente  stabilito  da  al- 
cuno 0  dall'uno  o  dall'altro  di  essi  Sovrani,  o  in  loro  nome, 
trasportando  ufficiali,  soldati,  dispacci,  armi,  munizioni  di 
guerra,  ed  ogni  altro  articolo  considerato  come  contrabbando 
di  guerra,  giusta  le  leggi  o  le  moderne  consuetudini  delle 
nazioni,  il  tutto  per  il  servizio  di  uno  degli  anzidetti  Sovrani, 
noi  avvertiamo  e  preveniamo  che  tutte  le  persone  le  quali 
si  rendessero  per  tal  guisa  colpevoli,  incorreranno,  coi  loro 
navìgli  e  colle  loro  merci,  nelle  pene  portate  in  proposito 
dai  diritto  delle  nazioni. 

E,  col  presente  proclama,  noi  avvertiamo  i  nostri  sudditi 
e  tutte  le  persone  aventi  diritto  alia  nostra  protezione,  che, 
se  mai  contravvenissero  al  medesimo,  ciò  sarà  a  loro  rìschio 
e  pericolo,  e  che  da  noi  essi  non  avranno  veruna  protezione 
contro  la  cattura  c.ei  bastimenti  o  contro  le  pene  suddette, 
e,  al  contrario,  la  loro  condotta  ci  recherà  il  massimo  di- 
spiacere. 

Dato  nella  nostra  Corte,  al  Palazzo  di  Buckingham,  il  tre- 
dicesimo giorno  di  maggio,  nell'anno  di  Nostro  Signore  1859, 
il  ventiduesimo  del  nostro  regno. 

Dio  salvi  la  Regina. 


44  maggio  4869.  —  Napoleone  trasfmsce  il  suo  quartiere  generale 
ad  Alessandria.  Il  sm  arrivo  in  questa  città  vien  festeggiato 
con  molte  dimostrazioni  di  onore  e  di  pnbb'ca  gioja. 


'^r.'TJKryyr 


159 
l3iOIIUZZO| degli  esuli  napoletani  residenti  a  To- 
rino al 'loro  eompatrloti. 

Torioo.  16  maggio  1859. 

Dopo  dieci  anni  l'Italia  ripiglia  nuovamente  l' impresa  del- 
l'indipendenza  nazionale. 

Questa  volta  l' è  di  guida  il  nome  augusto  di  Vittorio  Ema* 
nuele,  la  cui  fede  nella  giustizia  della  causa  italiana  ha  vinto 
ed  umiliate  tutte  le  congiure  ordite  in  Europa  contro  i  suoi 
alti  propositi;  le  sono  di  sostegno  le  armi  piemontesi,  gli 
eserciti  di  Francia,  i  petti  dei  volontaij  che  qui  trassero  da 
molte  parti  della  Penisola. 

Con  tali  sussidj  non  fallirà  la  magnanima  impresa;  ma  è 
pur  necessario  per  l'onore  d'Italia,  per  le  sue  sorti  avvenire, 
che  gl'Italiani  tutti  vi  concorrano. 

Guai  a  quella  provincia,  le  cui  armi  rimanessero  oziose  e 
lontane  dalla  pugna  !  essa  si  mostrerebbe  indegna  del  nome 
italiano,  e  diverrebbe  ludibrio  del  mondo  civile.  La  Lom- 
bardia e  la  Venezia  soltanto  non  potranno  mandare  eser- 
citi alla  commune  guerra  ;  ma  vi  saranno  degnamente  rap- 
presentate da  quei  generosi  giovani  volontari  che  numerosi 
accorsero  sotto  la  bandiera  sabauda,  dalla  invitta  costanza 
con  cui  per  tanti  anni,  senza  mai  piegare  il  forte  animo, 
sopportarono  il  flagella  del  carnefice  straniero. 

A  fronte  di  soldati  austriaci  che,  irrompendo  nel  Piemonte, 
calpestano  questa  terra  su  cui  sventola  il  vessillo  italiano, 
ogni  sentimento  di  rancore,  ogni  rivalità,  ogni  dissidio  di 
opinioni  politiche  deve  tacere;  sarebbe  colpa  il  discutere  sulla 
persona  del  prìncipe  che  con  mano'  pronfci  accennasse  ai  suoi 
soldati  i  campi  lombardi  :  uno  debb'essere  il  pensiero  ed  il  voto 
delle  anime  oneste,  l'indipendenza  d'Italia.  Quando  gl'italiani 
si  saranno  affrancati  dalla  suprema  miseria  che  possa  afiQig- 
gere  un  popolo,  ed  avranno  cacciato  dalle  loro  terre  l'op- 
pressore straniero^  allora  soltanto  potranno  onoratamente, trat- 
tare le  quistioni  interne,  e  stimarsi  degni  dei  destini  che  sono 
immancabili  alle  nazioni  forti  e  generose.  Ed  allora  non  man- 


160 

cherà  la  gratitudine  de'  popoli  a  quei  prìncipi  che  con  animo 
fido  si  votarono  al  riscatto  della  patria  commune: 

Noi  siamo  certi  che  la  gioventù  e  le  truppe  napolitane  sen- 
tano anch'esse  il  dovere,  ed  anch'esse  anelino  di  porre  il  loro 
braccio  nella  causa  della  redenzione  italiana,  ne  ignoriamo 
gli  ostacoli  che  hanno  impedito  T  adempimento  di  sì  nóbììi 
desiderj.  Ma  ormai  non  può  un  governo,  che  non  sia  pos- 
seduto da  pervicace  demenza,  ripugnare  alla  forza  del  sen- 
timento nazionale,  il  quale,  manifestato  con  voti  concordi, 
sarà  onnipotente.  Richieggano  adunque  ad  una  voce  i  napo- 
litani, che  il  forte  loro  esercito  sia  messo  contro  il  nemico 
commune,  ed  abbia  anch'esso  a  partecipare  a'  pericoli  ed  alla 
gloria  dei  prodi.  Qui  si  ricordano  ancora  con  lode  le  prove 
di  valore  date  da  quei  napolitani  che,  nel  i848,  ebbero  la 
fortuna  di  combattere  nelle  pianure  lombarde  e  nella  Venezia, 
e  tra  plausi  affettuosi  sono  corsi  al  campo  quanti  tra  noi 
erano  abili  alle  armi. 

Si  affrettino  pertanto  anche  i  giovani  generosi  che  sono 
nel  regno^  e  muovano  risoluti  sui  campì  ove  li  aspettano  i 
loro  fratelli,  ove  si  combattono  le  battaglie  della  libertà  e 
dell'onore,  ove  col  sangue  de'  forti  sarà  scritto  il  nuovo  e 
supremo  destino  d'Italia. 

VIVA  L'INDIPENDENZA  D^ITALIA! 


J6  maggio  1859.  —  La  sera  di  questo  giorno  comparve  nelle  acque 
dell'Adriatico  dinanzi  a  Venezia  la  squadra  francese  comandata 
dal  contrammiraglio  Jurien  de  la  Gravière. 

—  Gli  austriaci^  dopo  piccoli  (contri  presso   Voghera^  si  ritraggono 

oltre  Casteggio, 

—  /*  governo  di  Modena  dirigevasi  il  2  corrente  mese  al  governo 

sardOy  invitandolo  a  dichiarare  se  esso  accettava  o  no  la  re- 
sponsabilità della  violazione  ed  usurpazione  dei  territori 
estensi  di  Massa,  Carrara  e  Montignoso^  commessa  da  agenti  e 
da  truppe  sarde.  Avendone  ottenuto  un  riscontro  affermativo,  il 
duca  ne  fece  oggetto  di  solenne  protesta  che  ha  inoltrato^  in  questo 
.  giorno  Ì6  maggio,  atte  Corti  amiche  e  segnatarie  dei  trattati  del 
Ì81K.  Questo  avviso  ufficiale  racchiudendo,  dice  il  Messaggiere  di 
Modena,  il  rifiuto  delle  conseguenze  tutte  deducibili  dalla  suddetta 
usurpazione  »  (I),  viene  da  esso  publicato  a  norma  di  chiunque. 


161 

17  maggio  1859.  —  Vi^ana  —  Un  autogr,afQ  swrmho  sùUef)^  H  conte 

Buoi  dalla  sua  carica  come  ministro  degli  affari  esteri  nominane 
dolo  ministro  di  Stato,  e  gli  sostituisce  nel  ministero  degU  esteri 
il  ministro  plenipotenziario  e  inviato  presidenziale  della  Dieta  fe- 
derale Giovanni  Bernardo  conte  di  Rechberg-Rothenlowen. 
—  Un  ordine  del  giorno  dal  quartier  generale  dell'armata  pievwntese 
encomia  le  truppe  pel  loro  coraggioso  contegno  nei  fatti  disarmi 
che  segnalarono  l'apertura  delle  ostilità. 

18  maggio  1859.  •—  A  Vercelli,  Novara  e  in  altri  luoghi  gli  austriaci 

continuano  le  loro  enormi  spogliazioni  in  danaro ,  vettovaglie 
e  foraggi,  pena,  in  caso  di  non  consegna,  una  mtUta  ejfuale  al 
quintuplo  del  valore. 

«OO^OCX» 


HAMIFESTO  pnblieato   In    MaMiA   e   CArrava   dal 
contnilssarlo  straordinario  del  g^overno. 

GeooTa,  18  maggio  i8S9. 

Il  commissario  straordinario  del  governo,  in  conformità 
degli  ordini  ricevuti  dal  governo  del  re,  decreta  : 

1.^  I  codici,  le  leggi  civili  ed  amministrative  in  vigore  nelle 
terre  di  Massa  e  Carrara,  salvo  quelli  relativi  alla  materia  e  per* 
sonale  militare,  ed  allC'  gabelle  e  dogane,  sono  provvisoria- 
mente conservati* 

2.°  Gli  attuali  impiegati  civili  e. dell'ordine  giodiziarioeonr 
tinuano,  finche  non  sia  altrimenti  di^sto  per  ciascuno  di 
essi,  neiresercìzio  delle  loro  funzioni  ed  attribuàoni. 

3.^  Tutte  le  amministrasioni ,  contemplate  nei  precedenti 
articoli,  sono  poste  nella  dipendenza  del  regio  commissario, 
e^  dovranno  uniformarsi  ai  suoi  ordini,  nel  pditico  e  nd- 
l'amministrativo. 

4.^,  Si  formerà  immediatamente  un. bilancio,  nel  quale  il 
personale  dì  tutte  le  amministrazioni  civili  e  giudiziarie  sarà 
contemplato. 

Il  bilancio  indicherà  per  ciascuno  quali  siano  gli  assegna- 
menti, gli  stipendi,  le  indennità,  di  cui  godesse  in  virtù  di 
titoli  regolari,  ne  resterà  lecito  di  farvi  innovaiaone  d'ora  in- 
nanzi, senza  l'approvazione  del  re. 

Si  comprenderanno  inoltre  in  tale  bilancio  tutte  le  pen- 
sioni, regolarmente  accordate,  dal  precedente  governo,    le 

Archivio,  tic.  91 


qmiì  testono  pare  ecms^^vate  nei  limiti  della  concessioiie.  Re* 
staao  provvisoriamente  conservate  le  leggi  preesistenti  snlle 
pensioDi^  e  si  potranno  comprendere  nei  bilando  le  pensioni, 
die  restassero  dovnte,  in  conformità  delle  leggi  medesime, 
sempre  quando  la  cessazione  dell' impiego  non  provenga  da 
destitnzione. 

5.^  Sono  provvisoriamente  conservate  tutte  le  imposto  pri- 
vato ed  altri  rami  di  entrate  d'ogni  spede,  riseosM  dal  ces- 
sato governo. 

La  riscossione  avrà  luogo  sotto  la  sorveglianza  e  dipen- 
denza d^  r^o  commissario. 

6.^  Il  prodo^  delle  entrate  sarà  versato  per  intiero  nelle 
casse  4ello  Stato,  le  quali  suppedit^anno  i  fondi  necessari 
per  ^e  froDto  alle  spese  contendiate  negli  articoli  4.^  e  5.^ 

7.^  Le  truppe  Si^anno  fuse  con  l'eserdto  nazionale.  I  gradi, 
dati  dai  governi  preesistenti,  verranno  sottoposti  alla  con- 
ferma del  re.  Saranno  pure  fud  i  corpi  dei  volontari ,  né 
potrà  essere  ammessa  resistenza  dei  corpi,  che  non  facdano 
parte  integrante  dell'esercito,  e  non  siano  sottoposti  alle  leggi 
e  regolamenti  tutti ,  relativi  tanto  al  personale  die  al  mate- 
riale che  riguardano  l'eserdto  medesimo. 

9.^  Gesseranno  le  leggi  locali  relative  alia  leva,  ed  coltrerà 
tanmediatamente  in  vigore  la  l^e  degli  antichi  Stati  sardi. 
Tutti  i  soldati  attualmente  inscritti  od  arruolati,  dovranno  con- 
tbmare  il  lorp  servizio  nell'esercito  nazionale,  pel  tempo  fls* 
sato  d^e  l^i  anteriori  locali. 

9.^  Sono  abrogate  le  leggi  doganali  locali.  Entrerà  subito 
ìq  vigore  la  tariffo  degli  antichi  Stati  sardi.  Le  linee  interne 
saranno  ^oppresse:  si  trasporterà  la  linea  nel  nuovo  ultimo 
eonfine  con  l'estero. 

iO.^  Le  gabdle  del  sale  e  tabacco,  polvere  e  piombi,  sono 
poste  immediatameute  sotto  la  dipendraza  ddl'ammhiistra- 
zione  centrale.  Entreranno  immediatamente  in  vigore  le  ta- 
riflte  degli  ant^hi  Statj  sardi  e  te  leggi  relative. 

Di  S.  Martwo. 


49  maggio  16119.  —  Le  uUime  trufpe  (m$tfùi€ke  rimaci^  «  VereOU, 
sgombrano  aUa  mattina  la  cUiàfacenéQ  iàlk^re  ékemtki  44  panie 
suUa  Sesia,  VeresUi  viene  alle  i  A|s  pam.  ecct^faia  Mk  truppe 
sarde, 

—  U  luartier  generate  deU'esereiie  austriaco^  da  Mmrtara  i  di  beC 
nmwo  fraeportato  a  Garkuce, 


PROCLAMA  dei  C#MmÌMarJ  mie^mmipéànmw§  MMe 
e  C^wiiva  al  cessare  dc^le  lava  Ansimai  gaTcm»- 
ilve. 


muat^  90  raggio  |98f . 

Concittadini  t 

II  governo  del  re  aggrega  definitivamente  questa  provincia 
agli  Stati  sardi,  e  manda  a  reggervi  nn  suo  rappresentante. 

Pigliando  congedo  da  voi,  sentiamo  il  bisogno  di  rmgra» 
ziarvi  per  la  cooperazione  die  d  avete  dato  nel  difficile  com- 
pito che  ci  era  addossato. 

Abbiamo  attraversato  assieme  giorni  di  crisi  e  di  nUanùi 
senza  aver  a  deplorare  nessun  disordine.  La  publica  tran- 
quillità non  è  stata  turbata,  la  proprietà  e  le  persone  sono 
state  rispettate.  Non  avete  abusato  della  vittoria;  generod 
verso  i  cambiti,  non  avete  cwtristato  cw  vendetta  i  Storni  d«l 
nostro  risorgimento. 

Quando  il  nemico  d  ha  minacciati,  correste  spont^o^  t 
numerosi  a  difesa  del  paese,  e  impazientì  'di  miBorarvi,  gli 
moveste  incontro. 

Il  vostro  contegno  prova  che  siete  d^fni  del  felice  avre* 

nire  che  vi  prepara  il  governo  del  re  prode. 

• 

Viva  il  re  Vittorio  Emanuele!  Viva  l'Italia f 

V.  Giusti.  —  E.  Brìzzolam 


»  maggio  1889.  —Arrivo  a  Massa  del  cav.  Giuseppe  Campi  incoricelo 
del  governo  di  quelle  prcvinde  in  nome  dri  re  Ytttfirifi   Kmt^ 


164 

nu^j  i  cammitsarj  straordinarj  V.  Giusti^  E,  Brizzolari  ras- 
segnano nelle  sue  mani  il  potere. 
iO  maggio  4859.  —  Battaglia  di  Montebello  (*).  Quest'oggi,  vei^^o  il  mez- 
zogioìmo^  il  corpo  austriaco  del  generale  Stadion,  forte  di  circa 
20,000  uomim,  assaliva  la  brigata  di  cavalleria  del  general  Sonnaz 
checo  priva  la  destra  degli  alleati  sino  a  Casteggio;  questa,  con 
varie  cariche  vigorose,  ritardava  l'avanzarsi  dell'inimico  sino  al 
giungere  della  divisione  del  general  Forey,  che  caricando  alta 
baionetta,  riprese,  dopo  6  ore  di  accanito  combattimento^  Gene- 
strello  e  Montebello  dove  i  nemici  s'erano  trinceraH  nelle  case 
e  nel  cimitero.  Gli  alleati  ins^uirom  jsin^  in  Casteggie^  ^tt  au^ 
striaci,  che  ritraevansi  in  rotta,  A  circa  700  uomini  sommano 
le  perdite  dei  francesi  e  sardi;  gli  austriaci  ebbero  a  perdere 
circa  1800  uomini  fra  cui  300  prigionieri.  Dalla  parte  dei  fran- 
cesi cadde  morto  il  generale  Beuret  ;  degli  austriaci  perirono 
due  ufficiali  superiori,  e  due  feriti  furono  fatti  prigionieri. 

(*)  Montebello  è  un  borgo  celebre  nei  fasti  militari  pel  fatto  d'arme  combatluioYi 
i]  9  glagDO  IMO  da  Lanoes  contro  il  corpo  austriaco,  forte  di  S0,000  nomini,  comandalo 
dal  generale  Ott,  e  che  valse  a  quel  valoroso  generale  il  titolo  appnnto  di  duca  di 
MMitebello,  o  all'esercito  di  Doniiparte  il  passaggio  della  scrivia. 

— ooo^OO« 


ORIMNAIVZA  piAlirata  dal  Consiglio  federale  svlx- 

aero* 

Berna,  SO  maggio  1869.. 

Il  Consiglio  federale  svizzero,  affine  di  assicurare  in  ogni 
eTsntuaHtà  l'ordine  nei  territori  confinanti  col  teatro  «della 
guerra,  e  di  prevenire  ogni  atto  non  compatibile  coir  attitu- 
dine neutrale  della  Svizzera,  sull'appoggio  dell'art.  90  cap.  9 
ddla  costituzione  federale,  e  della  risoluzione  del  5  maggio 
4859,  ha  emanato  le  seguenti  disposizioni,  le  quali  vengono 
colla* presente  rese  note  a  norma  di  ciascuno: 

Art.  L  L'esportazione  di  armi,  polvere  e  munizioni  da 
guerra  in  generale  per  i  confini  svizzero-italiani ,  come  pure 
ogni  radunamento  di  simili  oggetti  in  vicinanza  di  questi 
confini,  •  è  vietata.  Nei  casi  di  recidiva ,  gli  oggetti  saranno 
sequestrati. 

Art.  II.  Armi  e  munizioni  che  dall' Italia  fossero  intro- 
dotte sul  territorio  svizzero,  sia  da  rifugiati,  sia  da  disertori, 
od  altrimenti,  saranno  esse  pure  sequestrate.  Sono  eccettuate 
le  armi  dei  viaggiatori,  che  sono  muniti  di  carte  regolari;  o  di 


168 
rifugiati,  che  si  recano  immediatamente  neir  interno  della 
Svizzera. 

Art.  IH.  I^  compera  od  ingenerale  il  ricevere  armi,  mu: 
nizìoni  ed  oggetti  d' abbiglìanienlo,  che  da  disertori  venissero 
introdotti,  è  vietato,  e  tali  oggetti,  quand'anche  si  trovas- 
sero in  mano  di  terzi,  dovranno  essere  sequestrati. 

Art.  IV.  I  rifugiati  o  disertori  che  entrano  nei  territori 
dei  confini  italiani,  dovranno  essere  internati  a  distanza  suf- 
ficiente. —  I  confini  dell'  internamento,  dappertutto,  ove  sia 
necessario,  saranno  precisati  dal  Consiglio  federale.  Sono  ec- 
cettuati i  vecchi,  le  donne,  i  figliuoli,  i  malati^  e  quelle  per- 
sone di  cui  si  hanno  motivi  sufficienti  da  presumere  che  man- 
terranno una  condotta  tranquilla. 

Nel  territorio  a  mezzodì  di  Lugano,  come  pure  nel  terri- 
torio che  giace  fra  la  Tresa,  da  una  parte,  e  Lugano  e  Breno 
dall'altra,  non  dovrannosi  trattenere  rifugiati  o  disertori  di 
sorta,  eccettuati  quelli  the  vi  possedessero  fondi,  sinché  vi 
si  mantengono  tranquilli.  Se  nei  circoli  che  sono  al  di  qua 
del  limite  suindicato,  si  agglomerassero  rifugiati  o  disertori, 
il  Gonuglio  federale  si  riserva  di  dare  u}ti«*iorì  éìafpùtmdm 
in  pfopoeito.  • 

I  rifugiati  0  i  disertóri  che  non  ^  prestassero  agii  ordini 
delle  autorità,  od  altrimenti  dessero  motivo  di  reclami,  sa- 
ranno espulsi  immediatamente. 

Art.  V.  Il  passaggio  di  persone  abili  alle  armi  per  il  ter- 
ritorio svizzero,  per  portarsi  dal  territorio  di  una  delle  Po- 
tenze guerreggianti  in  quello  di  un'altra,  è  vietato.  Quésta 
persone,  ove  non  preferiscano  di  ritornare,  saranno  mandate 
neirinterno  della  Svizzera. 

Art.  VI.  I  governi  dei  cantoni  confinanti,  Grigioni,  Ticino 
e  Vallese ,  ed  il  comando  militare  federale  instltuito,  sono 
incaricati  dell'  esecuzione  di  questa  ordinanza  ;  come  pure  lo 
è  il  dipartimento  del  commercio  e  dei  dazj  per  ciò  che  ri- 
guarda il  vietato  commercio  delle  armi  e  munizioni  ai  conftni. 


I«6 

SI  maggio  18B0.  —  Due  coimne  del  generale  GaUini  guQiano  la  Sem  a 
monte  ed  a  vaUe  del  ponte  di  Vercelli  attaccano  alla  bajonetta 
gli  austriaci  j  che^  datisi  a  precipitosa  fuga^  abbandonino  mi 
campo  morti^  feriti^  armi,  munizioni  ed  equipaggi, 

22  maggio  18K9.  —  Morte  di  Ferdinando  II  re  di  Napoli.  —  Egli  naegu^, 
il  12  gennajó  1810  a  Palermo  da  Francesco  I  ed  fsàbeUa  di 
Spagna^  e  sàU  al  trono  VS  novembre  1830.  —  Gli  sueeeiette  il 
figlio  Francesco  11^  principe  di  Calabria. 

—  Gli  Estensi  abbandonano  Aulla,  Fivizzano,   Fosdinovo  e  paesi  vi' 

cmt\  ritirandosi  per  la  via  del  Cerreto.  GH  abitanti  di  quei  Co- 
muni  proclamano  ad  unanimità^  la  dittatura  del  re  Vittorio 
Emanuele, 

—  Partenza  da  Genova  per  Livorno  del  principe  Napoleone. 

—  La  Garfagnana^  già  estense,  pronunciasi  per  la  causa  nazionale. 
-*  Àkune  ricognizioni  verso  la  Sesia  ed  il  Po,  dirette  personalmente 

dal  re,  tengono  a  bada  gli  austriaci.  —  Intanto  aUre  trmpe 
sarde  occupano  l'isolotto  in  faccia  a  Terranova,  sloggiandone 
gli  austriaci. 

—  /  francesi  occupano  Costeggio  e  vi  si  fortificano. 

—  Il  generale  Giulap  publica  dal  quariier  generale  di  Garlaeco  un  ma- 

nifesto con  cui  prescrive  a  tutti  gli  abitanti  dei  paesi  occupati 
dalle  truppe  imperiali  la  consegna^  nel  termine  di  due  giorni, 
di  tutte  le  armi  da  fuoco  e  da  taglio,  pena  la  fucilasione. 


*-^if»*^ 


AMflnAIIAZIOiVB  di  neutralità  à^Hm  ItenittiaMA 
durante  la  (nierra  tra  la  Franeia  e  la  Sarikyna 
da  nn  lato/e  l'Anatrla  dall'altra. 

Copenaghen,  S3  magn^o  1889. 

In  oooasìone  detta  guerra,  scoppiata  tra  (a  Francia  e  la 
Safddgnà  da  un  lato,  e  l'Austria  dall'altro,  viene  recato  a 
publica  notizia,  che  il  governo  di  S.  M.  ha  aderito,  nel  85 
giagno  1856,  alla  diehiarazione ,  sottoscritta  il  i6  aprile  dì 
quell'anno  nel  Congresso  di  Parigi  dai  plenipotrazierj  #  Fran*^ 
eia,  Prussia,  Russia,  Sardegna,  Gran  Bretagna,  Turchia  ed 
Austria,  e  relativa  ai  diritti  degli  Stati  neutrali  durante  una 
gfleria  tra  Potenze  marittime  straniere,  e  che  in  seguito  a 
di  i  sudditi  di  S.  M.  ch'esercitano  il  commercio  e  la  navi- 
gazione^ possono  aepettarsi  che  i  principia  fissati  dalla  sud- 
detta dichiarazione  a  favore  del  commercio  neutrale,  verranno 
durante  la  presente  guerra  osservati. 


167 

Le  aisposizloni  conteniite  n^ia  dièbiarazione  del  19  aprite 
1856,  sono  le  seguenti: 

1.^  La  i^rateria  è,  e  rimane  abolita. 

3.^  La  bandiera  neutra  copre  la  mepoanEÌa  nemica,  ad  eo 
oeaione  del  contrabbando  di  guerra. 

3.^  La  mercanzia  neutra,  ad  eccezione  del  contrabbanda 
di  guerra,  non  può   esser  sequestrata  sotto  bandiera  nemica. 

4.^  I  blooetii,  per  essere  obligatoi},  devono  essere  eflbttivi, 
vale  a  dire,  mantenuti  con  forza  sufficiente  per  infqiedire  redi- 
mente Taccesso  al  litorale  nemico. 

Nel  mentre  il  ministero  degli  afFari  esterni  publica  quelle 
disposizioni  per  la  notizia  di  qualunque  ne  abbia  interesse, 
non  omette  di  ag^ungere,  che  non  potendo  i  sudditi  di 
S.  M.,  come  ben  s'intende,  domandare  che  la  dichiarazione 
in'  discorso  venga  a  loro  vantaggio  osservata,  ne  potendo  at- 
tendersi di  essere  trattati  come  neutrali  dalle  Potenze  beUige- 
ranti,  quando  non  osservino  quanto  quelle  Potenze  sono  in 
diritto  di  pretendere,  secondo  il  diritto  delle  genti,  dai  sudditi 
di  Stati  neutrali,  anche  il  governo  di  S.  M.,  soltanto  in 
qneUa  presupposizione,  si  troverà  in  gradq,  sopravvenendone 
il  caso,  di  proteggere  i  loro  interessi  presso  le  Potenze  belr 
ligeranti. 

PBOCLAMA  4el  «Merale  GarUialdl. 

sesto  CMùàé,  U  mtgftlo  ISI». 

Lombardi  * 

Voi  siete  chiamati  a  nuova  vita  e  dovete  ricadere  alla 
chiamata  come  risposero  i  padri  vostri  a  Pontida  ed  a  Le- 
gnano; il  nemico  è  lo  stesso  atroce  assassino. 

I  figli  vostri  d'ogni  provincia  hanno  gsnirato  di  vivere,  di 
morire  con  noi;  le  ingiurie,  gli  oltraggi,  la  servitù  di  venti 
passate  generazioni  noi  dobbiamo  vendicarle,  e  lasciare  ai 
nostri  figli  un  patrimonio  non  contaminato  dalla  puzza  del 
dominatore  soldato  straniero.  Vittorio  Emanuele,  che  lavdontà 


i«8 

nazionale  ha  eletto  nostro  duce  supremo,  ne  spinse  fra  voi 
per  ordinare  nella  patria  la  battaglia. 

Io  sono  commosso  della  sacra  missione  affidataw  e  su- 
perbo di  comandarvi.  All'armi  adunque!  il  servaggio  deve 
cessare  per  chi  è  capace  di  impugnare  un'arme,  e  chi  non 
l'impugna  è  un  traditore. 

L'Italia  co' suoi  figli  uniti  e  purgata  dalla  dominazione 
straniera,  ripiglierà  il  posto  che  la  Provvidenza  le  assegna 

fra  le  nazioni. 

Garibaldi. 

ORDIIVIi:  lìEL  GIORMO 

di  Vittoi4o  Emanuele  alle  mlllBle  tosealt^. 

Plrense,  93  nuiggio  1850. 

Soldati  toscani! 

Al  primo  rumore  di  guerra  nazionale  voi  cercaste  un  capi- 
tano che  vi  conducesse  a  combattere  i  nemici  d'Italia. 

Io  accettai  di  comandarvi,  essendo  dover  mio  il  dare  or- 
dine e  disciplina  a  tutte  le  forze  della  nazione. 

Voi  non  siete  più  soldati  di  una  provincia  italiana:  siete 
parte  dell'esercito  italiano. 

Stimandovi  degni  di  combattere  a  fianco  de'  valorosi  sol- 
dati di  Francia,  vi  pongo  sotto  gli  ordini  del  mio  amatissimo 
genero,  il  principe  Napoleone,  a  cui  sono  dall'imperatore  dei 
Francesi  commesse  importanti  operazioni  militari. 

Obbeditelo  come  obbedireste  a  me  stesso.  Egli  ha  communi 
i  pensieri  e  gii  affetti  con  me,  e  col  generoso  imperatore 
che  scese  in  Italia  vifidice  della  giustizia,  propugnatore  del 
diritto  nazionale. 

Soldati  !  sono  giunti  i  giorni  delle  forti  prove.  Io  conto  su 
di  voi.  Voi  dovete  mantenere  ed  accrescere  l'onore  delle  armi 
'  italiane. 

VrrroRio  Emanuele. 


23  maggio  i859.  —  Arrivo  a  Livcn^no  di  S.  M.  ti  principe  Napolewte 
a  bordo  dell' jacht  La  Regina  Ortensia. 


m  BUigcio  1859  —  R  gener<ik  OagibaUi  ann  dtca  4600  ^0cmtwpi 

ielle  Alpi^  calatosi  dal  Biellese^  fer  Borgomanero  ed  Arona^ 
passa  il  Ticino,  sosta  la  sera  in  Sesto  Colende,  dopo  una  mar- 
cia di  %  ore,  e  la  mattina  del  giorno  successivo  (24)  entra  in 
Varese  fra  le  entusiastiche  acclamazioni  di  que'cittadm,  dichia- 
ratisi tosto  per  il  re  Vittorio  Emanuele  e  per  la  causa  nazionale. 
Numerosi  rinforzi  austriaci  sopraggiungono  nel  Comasco, 

-.  GU  austriaci  spingono  verso  sera  una  riccogniziancy  senza  risultato, 
contro  i  sardi  a  Borgo  Vercelli. 


minnCAZIOIVB  deiri  m.  goven*  Militerà  dell» 
tjmmelkskwMei. 

Milano,  li  maggio  ISIf . 

Nelle  attuali  circostanze  che  rendono  necessario  il  rigore 
delle  leggi  eccezionali,  volendo  io  porgere  i  mezzi  a  tutti  gli 
abitanti  della  Lombardia  per  deporre  senza  pena  e  respon- 
sabilità gli  oggetti  proibiti,  giusta  la  Sovrana  Patente  18  gen- 
najo  Ì8i8  e  norme  successive,  cioè  delle  armi  da  fuoco,  da 
taglio  e  da  punta,  o  delle  munizioni  di  cui  sì  trovassero  tuttora 
in  possesso,  senza  la  prescritta  licenza,  trovo  di  prefiggere, 
dietro  autorizzazione  dell'eccelso  I.  R.  governo  generale,  tutto 
il  mese  andante  di  maggio  come  termine  perentorio  per  la  im- 
pune consegna  delle  dette  armi  e  munizioni. 

Scorso  questo  termine,  ogni  individuo  presso  il  quale  ver- 
ranno rinvenute  armi  o  munizioni,  sia  sulla  persona  o  nella 
sua  abitazione  od  in  altra  località,  ove  fossero  state  riposte 
per  un  fatto  a  lui  imputabile,  sarà  trattato  secondo  il  pieno 
rigore  delle  leggi  eccezionali,  senza  riguardo  alla  condizione 
ed  alla  precedente  illibata  condotta  deir  individuo  medesimo . 

L'i.  A.  UnetU§maretciaUo, 
g999melor$  mOUmrs  Mia  Lombardia. 

Andor  Mblgzer  pi  Kellbmes. 


ÀreMvio  etc.  M 


m^CliAMA  del  regi»  Mnuttlimirl*  di  S.  Mmemtà 
SMPdtt  alle  pepelasl«Ml  di  Lonibardla» 

Varese,  %i  maggio  «06f . 

Cittadini  I 

Appena  il  re  Vittorio  Emanuele,  primo  soldato  delf  indi- 
pendenza nazionale,  annunciò  all'Italia  d'aver  ripresa  la  spada, 
le  popolazioni  lombarde,  volgendo  gli  occhi  al  Ticino,  do- 
mandarono il  segnale  dell'insurrezione. 

Le  ragioni  dell' umanità  e  detta  prudenza  e  le  generali  ne^ 
cessità  della  guerra  ci  mossero  a  consigliarvi  un  indugio  che 
voi  accettaste,  perchè  tutto  è  oggi  disciplinato  in  Italia,  la 
quiete  al  pari  dell'azione. 

Ma  ora  gli  indugi  sono  rotti:  il  prode  generale  Garibaldi 
venne  a  darci  quell'annuncio,  e  dappertutto  dinanzi  a  lui  le 
popolazioni  insorgono  e  si  pronunciano  per  la  causa  nazio- 
nale e  pel  governo  del  re  Vittorio  Emanuele. 

Commissario  di  S.  M.  sarda,  vengo  a  prendere  il  governa 
civile  di  questo  spontaneo  movimento.  - 

Cittadini! 

L'insurrezione  lombarda  sarà  animata  da  quel  nuovo  e 
mirabile  spirito  italiano  che  col  segreto  della  concordia  ci  fa 
ritrovare  il  segreto  della  fortuna.  Nessun  disordine  verrà  a 
turbare  il  sublime  spettacolo  della  libertà;  nessun  impeto  cieco 
verrà  a  disordinare  l'organismo  civile  del  paese;  nessuno 
spirito  d'  improvida  reazione  presumerà  di  considerare  come 
il  trionfo  di  un  partito  quello  che  invece  è. il  trionfo  di  una 
società  tutta  Intera. 

Le  guerre  dell'indipendenza  non  si  vìncono  che  con  gravi 
sforzi;  vi  sta  dinanzi  l'esempio  del  generoso  Piemonte,  che 
da  undici  anni  profonde  i  più  gravi  sagriflcj  dietro  queir  alta 
speranasa  che  ora  è  divenuta  una  realtà. 

La  nostra  impresa  è  sicura:  il  prode  esercito  piemontese, 
guidato  del  re,  viene  in  nostro  soccorso;  T Italia  si  ordina  per 
combattere  la  guerra  dell' indipendenza.  Napoleone  111  ha  gel- 


m 

tato  sulla  bilancia  eòi  dentini  la  spada  ddla  Francia,  nostra 
sorella,  e  naturale  alleata  delle  cause  generose. 

Tutta  Italia  ci  domanda  la  formazione  di  un  forte  Stato, 
baluardo  della  nazione^  e  avviamento  a'  suoi  nuovi  destini  ; 
i  voti  decenni  del  paese  stanno  per  essere  compiuti,  e  voi 
potete  insorgere  nella  certezza  di  questa  invocata  unione,  e 
gridando:    ' 

VIVA  VITTORIO  EMANUELE  RE  COSTITUZIONALE. 

Emilio  Visconti  Venosta^ 


2&  maggio  i8Sd.  —  La  mattina  Garibaldi  è  in  Varese. 

•r-  Partenza  delVimperatore  dei  francesi  cotta  guardia  imperiale  alla 

volta  di  Voghera,  ove  stabiUsce  il  sm  quartiere  generile,. 
--  OU  austriaci i  giunti  a  Reggio  «  -si  ritirano  colle  truppe  estensi  a 

BresceUo^  dove  il  duca  fa  preparativi  di  difesa. 


IMCHIARAZIOIiE  pnblicata  dui  minttoiro  deyli  ttt- 
fari  esterni  di  Napoli. 

Napoli,  25  nuiggio  186f . 

Veduta  la  guerra,  scoppiata  nell'alta  Italia,  ii  governo  di 
S.  M.,  in  armonia  coi  principi  della  più  rigorosa  neutralità 
da  egfio  professata  in  tutti  1  tampi  ed  anche  nette  cimataauBe 
presenti ,  si  affretta,  anche  dal  proprio  lato,  a  manifestare  la 
volontà  dì  rispettare  coscienziosamente  tutto  quello,  che  ri- 
guarda i  diritti  intemazionali,  relativamente  al  commercio  ed 
alla  navigazione  dei  neutrali  in  tempo  di  guerra,  e  tutto  quello, 
che  in  tal  particolare  ha  fissato  il  congresso  di  Parigi  del  i6 
aprile  i856. 


PROCLAMA  del  comaiidanie  la  II  aPMate  e  ffovcr* 
natare  generale  del  r^gno  lombapdo-velieto. 

Garlasco^  25  maggio  IS59. 

Sembra  intenzione  del  nemico  di  provocare  la  rivokiziOQe 
alle  spalle  dell'armata  che  sta  sotto  ai  miei  ordipi,  edi<X)- 


174 
Strìngermi  in  tal  modo  ad  abbandonare  una  posizione  che 
piare  egli  non  ardisca  attaccare  in  campo  aperto. 

Ciò  però  non  gU  rinscirà. 

Fra  poco  giungeranno  dagli  Stati  ereditar]  dell'augusto  no- 
stro sovrano  nuove  forze  imponenti,  che  basteranno  a  re- 
primere colla  massima  energia  qualunque  rivoluzione  scop- 
piasse. 

Do  la  mia  parola,  che  i  luoghi  i  quali  facessero  causa  com- 
mune  colla  rivoluzione,  impedissero  il  passaggio  ai  rinforzi 
della  mia  armata,  distruggessero  le  communicazioni,  i\)onti,  ec., 
verrebbero  puniti  col  fuoco  e  colla  spada.  Emetto  in  questo 
senso  le  opportune  istruzioni  ai  miei  sotto-comandanti. 

Spero  che  non  mi  si  obligherà  a  ricorrere  a  tali  mezzi 
estremi,  e  che  alle  conseguenze  della  guerra,  senz'altro  disa- 
strose per  il  paese,  non  si  vorranno  aggiungere  anche  i  ter- 
rori di  una  guerra  civile. 

Dato  nel  mio  qturtifr  generale,  ti  detto. 

Di  Sua  Ma$ttà  /.  Jl.  apotloUca,  generale  d'artiglieria,  ecc.  tu. 

Gyulai. 


WMM)IMI«0  di  S.  M.  Il  ve  di  SMMnIa,  iadirlnato 

•   mi  mcMibjpi  delle  C^WMere  In   eeeasiente  della  mm^ 

leMie  apertura  della  atraardiaarla  Dieta  del  re* 

«TUO. 

Dresda,  SS  maggio  1889. 

Signori  membri  degli  Stati, 

Fatali  circostanze  del  tempo  mi  hanno  indotto  a  racco- 
gliervi di  nuovo  intomo  a  me,  dopo  breve  periodo.  Dopo 
una  pace  di  oltre  40  anni,  si  è  accesa  la  guerra  nel  cuore 
dell'Europa,  ed  essa  minaccia  di  porre  in  quistione  i  trat- 
tati, sui  quali  il  suo  slato  legale  essenzialmente  riposa. 

La  Confederazione  germanica  non  potè  rimanere  spetta- 
trice indifferente.  Decise  di  armarsi,  onde  tutelare  la  propria 
sicurezza  ed  il  proprio  onore,  e  la  Sassonia,  qual  memb<*o 


173 
fedele  di  essa,  ha  posto  senza  ritardo  il  proprio  esercito  nello 
stato  richiesto  dì  approntainento.  Per  quanto  grate  sia  al 
mio  CQore  paterno  di  imporre  nuovi  aggravj  al  mio  popolo, 
mi  trovo  però  necessitato  a  chiedervi  di  accordare  i  mezzi  pe- 
cuniari in  tali  circostanze  occorrenti;  e  sono  fermamrate  con- 
vinto che  li  accorderete  tosto  con  volonterosità  patriottica. 

Ve  ne  verranno  communicate  le  relative  proposte,  e  del  pari 
vi  verranno  eàandio  presentate,  per  la  posteriore  approvazione, 
alcune  misure  legislative  urgenti,  e  comandate  dalle  attuali 
condizioni. 

Per  quanto  gravi  siano  i  tempi,  cui  andiamo  incontro,  mi 
sostiene  la  coscienza  di  avei*  sempre  alzato  la  mia  voce  per 
tutto  ciò  che  mi  parvero  prescrivere  l'onore  della  Germania 
ed  il  mantenimento  dei  principii  di  diritto,  sui  quali  fondasi 
la  Confederazione  degli  Stati  di  essa.  Mi  sorregge  la  coscienza 
che  tutto  il  popolo  sassone  partecipa  ai  miei  sentimenti.  Con 
volonterosa  prontezza,  gli  uomini  obligati  al  militare  servi- 
gio corrisposero  alla  mìa  chiamata  alle  armi,  e  si  sono  con 
gioja  schierati  sotto  le  bandiere  della  Sassonia.  E  cosi  anche 
tal  grave  prova  ad  altro  non  servirà  che  a  stringere  ancor 
più  saldamente  i  legami  tra  il  principe  ed  il  popolo;  quei 
legami,  la  cui  intimità  fu  tanto  bellamente  dimostcata  nelle 
gioje  e  negli  affanni,  negli  ultivii  tempi. 

Che  se  si  dovesse  giungere,  a  pugnare  per  la  giusta  causa, 
spero  fidente  che  Iddio  sarà  con  noi  e  colla  intiera  patria 
tedesca. 


26  maggio  1889.  —  Un  corpo  di  circa  4000  austriaci  con  200  ca- 
vaUeri  e  4  pezzi  d'artiglieria,  partito  da  Como  cerca  foggiare 
Garibaldi  da  Varese  ;  ma  egli  lo  batte  a  Varese  e  subito  dopo 
a  Malnate,  e  lo  costringe  a  ritirarsi  precipitosamente  su  Como. 

—  L'imperatore  dei  francesi  arriva  in  Vercelli,  alle  10  ant,,  col  gene^ 
rote  Lamarmora ,  ti  mareaciaUo  VaUhmt^  e  lo  stato  maggiore. 
Ne  riparte  un'ora  dopo. 


174 
PROC^iAHIA   ilei   iN!«ie  CMMMisMri»  di  fkia    M 
mik  sarda  alle  pa|»alasia«J  di  Varese. 

Varese,  t6  maggio  1899. 

Cittadini  ! 

Il  nemico  è  in  ritirata. 

I  Cacciatori  delle  Alpi  si  sono  battuti  con  un  coraggio  de- 
gno del  Prode  che  li  comanda,  e  della  causa  che  difendono. 
E  Voi,  0  cittadini,  avete  tenuto  un  ammirabile  contegno. 

Tutta  la  gioventù  è  accorsa  a  prendere  il  fucile,  a  doman- 
dare la  battaglia,  a  difendere  le  barricate:  ogni  famiglia  ga- 
reggiò nel  porgere  soccorsi  ai  combattenti  e  mezzi  alla  difesa. 

La  LomtKìirdia  seguirà  il  vostro  esempio. 

II  commissario  di  S.  M.  sarda  ve  ne  ringrazia  in  nome 
del  re  capitano  della  guerra  d'indipendenza. 

il  commUiorto  di  S,  JT.  il  re  Vittorio  Bmanu^, 

Emilio  Visconti  Venosta. 


CIRCOLARE  Indlrissata  dal  prlnelpe  GortoeliakeV, 
mlnlsire  defli  aUbri  estei4,  agli  a|^ntl  dlplsma- 
tlel  russi,  aeeredItaAl  presso  le  CmtM  estere. 

Pietroburgo,  «7  maggio  1859. 

A  fronte  delle  complicazioni  insorte  nell'Italia,  parecchie 
grandi  Potenze  d'Europa  hanno  creduto  di  dover  cqnstatare, 
col  mezzo  di  apposite  dichiarazioni,  la  loro  attitudine  imme- 
diata ed  eventuale. 

Dalle  notizie  trasmesseci  risulta  aver  il  governo  di  S.  M. 
britannica  fatto  conoscere  agli  Stati  della  Confederazione  che, 
seeondo  il  suo  avviso,  nessun  atto  ostile  del  governo,  fran- 
cese, nessun  trattato  obligatorio  giustificava  da  parte  della 
Germania  ìm  attacco  contro  la  Francia,  né  l'adozione  prema*  ' 
tura  di  una  linea  di  condotta ,  da  cui  potesse  risultare  una 


178 

gueìia  t>uiupea;  e  che  in  conseguenza,  se  la  Confederazione 
provocasse,  nei  momenti  attuali,  una  simile  guerra,  senza 
un  casus  foederis,  e  generalizzasse,  senza  motivo  sufBdente, 
una  lotta  che,  per  quanto  possibile,  dovrebbe  restare  loca- 
lizzata, il  governo  di  S.  M.  britannica  manterrebbe  una  stretta 
neutralità  e  non  potrebbe  assistere  in  veron  modo  la  G^* 
mania,  ne  guarentirne  da  attacchi  le  coste,  m^cè  l'interposi- 
zione delle  sue  forze  navali. 

Dal  suo  lato ,  il  Gabinetto  delle  TuUeries  ha  solennemente 
dichiarato  di  non  nutrire  verso  la  Germania  alcun  senti- 
mento tale  per  sua  natura  da  inquietarla  o  darle  sospetto^  e  di 
non  essere  animato  che  dal  più  sincero  desiderio  di  vivere  in 
buona  armonia  colla  Confederazione  germanica,  risoluto  di 
rispettarne  ovunque  i  diritti  e  gl'interessi. 

Infine  il  governo  prussiano,  mentre  ordinava  di  porre  in 
assetto  di  guerra  il  suo  esercito,  ha  dichiarato  che  siffatta 
misura,  puramente  difensiva,  aveva  per  iscopo  di  guarentire 
l'integrità  della  Germania,  di  metterne  al  sicuro  gl'interessi 
contro  qualunque  eventualità,  e  di  vegliare  al  mantenimento 
ddrequilibrio  europeo. 

Per  indicare  qual  sia  il  giudizio  di  S.  M.  l'imperatore 
nelle  gravi  questioni  del  giorno,  potrei  limitarmi  a  riferire 
queste  dichiarazioni.  I  prindpj  ch'esse  stabiliscono  e  le  as- 
sicurazioni che  contengono  sono  pienamente  concordi  colle 
vedute  del  nostro  augusto  sovrano. 

Tuttavolta,  indotta  S.  M.,  in  questi  ultimi  tempi,  ad  al- 
lontanarsi dal  contegno  riservato,  cui  si  era  imposto  dopo 
la  gu^ra  d'Oriente,  io  credo  utile,  a  questo  proposito,  di 
entrare  in  alcuni  particolari  colle  legazioni  imperiali. 

Il  desiderio  dell'imperatore  di  concentrare  esclusivamente 
la  sim  attenzione  sopra  le  essenziali  riforme  intraprese  nel- 
l'interno del  suo  impero,  ha  dovuto  cedere  a  fronte  della 
gravità  delle  circostanze.  Il  nostro  augusto  sovrano  non  ha 
creduto  di  poter  restare  inerte  spett^Uore  delle  complicazioni 
che  minacciavano  la  pace  generale. 


i7B 

A  fine  di  sciogliere  qaeste  complicazioni,  noi  abbiamo  pro- 
|K)sto  un  Congresso  enropeo.  Questa  idea  venne  accolta  con 
sdlledtudine  dalle  grandi  Potenze. 

Questo  Congresso  non  poneva  alcuna  di  esse  in  presenza 
delllgnoto.  il  suo  programma  era  stato  preventivamente  trac- 
ciato sulle  basi  proposte  da  S.  M.  britannica,  e  più  tardi, 
ebbe  anco  una  maggior  estensione,  quale  fu  richiesta  dal 
governo  austriaco.  L'idea  fondamentale,  che  aveva  presieduto 
a  quella  combinazione,  non  recava  pr^iudizio  ad  alcun  inte- 
resse essenziale. 

Da  una  parte  cons^rvavasi  il  rispettivo  stato  di  possesso 
in  Italia,  e,  dall'altra,  poteva  emergere  dal  Congresso  un  ri- 
sultato che  nulla  avesse  di  esorbitante,  né  di  inusitato  nelle 
relazioni  intemazionali. 

In  quanto  a  noi,  eravamo  disposti  ad  entrare  in  queste 
deliberazioni  con  sentimenti  della  maggior  conciliazione  ed 
equità.  Fidenti  nell'appoggio  che  avrebbero  incontrato  i  no- 
stri sforzi,  noi  potevamo  sperare  che  sarebbero  stati  rispar- 
miati air  umanità  i  flagelli  della  guerra. 

Restammo  delusi.  Nell'ultimo  momento,  e  quando  tutte  le 
difficoltà  dei  particolari  sembravano  appianate,  il  Gabinetto 
di  Vienna  interruppe  bruscamente  le  negoziazioni,  allegando 
per  unico  motivo,  che  la  sua  dignità  non  gli  permetteva  di 
sedere  in  un  Congresso  a  cui  fossero  ammesse  le  Corti  ita- 
liane, e,  per  conseguenza,  la  Sardegna. 

Qui  non  ho  bisogno  di  notare  che,  in  un  Congresso,  chia- 
mato ad  occuparsi  degli  s^ari  d'Italia,  l'assenza  delle  Corti 
italiane  sarebbe  stata  ad  un  tempo  un  errore  di  logica,  ed 
una  mancanza  di  giustìzia,  emergendo  la  loro  partecipazione 
dai  principi  stabiliti  ad  Acquisgrana,  e  consacrati  <ki  Con- 
gressi di  Lubiana  e  di  Verona,  che  l'Austria  stessa  aveva  in- 
vocati. 

Noi  abbiamo  vivamente  e  profondamente  deplorato  una  de- 
terminazione la  quale,  da  una  parte,  provava  non  essere  stata 
compresa  a  Vienna  Tinlenzione  per  cui  avevamo  proposto  la 


177 
rìuDione  di  un  Googresso  ear(^[»o,  e,  dalTallra  parte^  abban- 
donava  alle  sorti  della  guerra  interessi  che  avreM)èra  trc^ 
vato  una  salvaguardia  nelle  basi  medesime  del  proposto  Con- 
gresso. 

I  documenti  di  questa  neguione  subiranno  un  giorno  il 
giudizio  della  coscienza  publica. 

Noi  non  temiamo,  in  nessuna  guisa,  il  giudizio  che  essa 
pronunzierà  sul  contegno  del  nostro  Gabinetto.  In  allora  sarà 
constatato  che,  avendo  noi  avuto  soltanto  per  iscopo  di  accele- 
rare una  riunione,  dalla  quale  speravamo  veder  uscire  un 
pacifico  componimento,  nessuna  difficoltà,  nessuna  pertina- 
cia, nessuna  opinione  preconcetta  è  venuta  da  nostra  parte 
a  porvi  ostacolo.  Dobbiamo  soggiungere  con  tutta  sincerità 
ohe,  nel  corso  di  queste  trattazioni,  il  governo  francese  ha 
lealmente  assecondati  gli  sforzi  delle  Potenze  die  desidera- 
vano, come  noi,  di  assicurare  il  mantenimento  della  pace. 

Comunque  sia,  fallito  questo  supremo  tentativo  a  preve- 
nire la  guerra  poc'anzi  scoppiata,  un'altra  missione  ci  restava 
da  adempiere,  quella  di  restringerne,  per  quanto  possibile, 
le  conseguenti  calamità.  . 

A  questo  riguardo,  ho  già  espresso  la  nostra  piena  ade- 
sicme  alle  dichiarazioni  delle  Potenze  che  tendono  a  questo 
scopo  tanto  essenziale  agl'interessi  generali  d'Europa. 

Associandoci  particolarmente  a  quella  del  governo  di  S«M.  bri- 
tannica, noi  non  sapremmo  dissimulare  il  rammarico  cui 
proviamo  per  T  agitazione  che  si  manifesta  in  alcune  parti 
della  Germania. 

Noi  temiamo  ch'essa  dipenda  da  una  mala  intelligenza  si- 
mile a  quella  che  fece  disconoscere  a  Vienna  Tidea  del  Con- 
gresso proposto  dalla  Russia. 

Ma  le  male  intelligenze,  in  cui  soiio  avviluppati  i  destini 
dei  popoli,  prendono  un  carattere  tale  di  gravità,  che  impon- 
gono il  dovere  di  porle  in  diiaro. 

Il  nostro  augusto  sovrano  non  vuole  che  ve  ne  siano  in- 
torno alle  intenzioni  ond'è  animato  nelle  attuati  congiuniore. 

Archivio,  ile»  93 


178 

-  Alcuni  Stati  della  Confederazione  germanica  sembrano  prece- 
caparsi  fortemente  riguardo  air  avvenire.  Per  evitare  perìcoli 
che  noi  crediamo  senza  fondamento,  si  espongono  essi  a  farne 
nascere  di  reali,  e  ciò  non  solo  col  non  resistere  a  passioni 
il  cui  sviluppo  potrebbe  mettere  a  repentaglio  la  sicurezza 
e  la  fòrza  interua  dei  governi ,  ma  eziandio  col  fornir  motivi 
serii^simi  di  rimostranze  ad  uno  Stato  vicino  e  potente,  neir  i- 
stante  in  cui  essi  ne  ricevono  rassicuranti  dichiarazioni. 
.  Il  governo  francese  ha  solennemente  proclamato  che,  in 
confronto  della  Germania,  esso  non  ha  alcuna  ostile  ìnten* 
zione. 

Questa  dichiarazione,  fatta  al  cospetto  deir  Europa,  venne 
s^ccolta  con  sollecito  assentimento  dalla  maggioranza  delle 
grandi  Potenze.  Un  tale  assentimento  implica  obligazioni. 
È  così  che  noi  abbiamo  compreso  il  nostro. 

Allorché  una  malaugurata  combinazione  di  circostanze  ha 
condotto  ad  una  rottura  ostile,  il  solo  mezzo  per  accelerare 
il  ritorno  della  pace  e  diminuire  i  mali  della  guerra,  si  è 
di  restringerla  nel  terreno,  sul  quale  combattono  gl'interessi 
che  rhan  fatta  nascere. 

Nelle  attuali  circostanze,  il  gabinetto  di  Berlino  prese,  a 
divisa  del  suo  contegno,  la  difesa  dell'integrità  della  Germania 
e  il  mantenimento  dell'equilibrio  europeo. 

Nel  medesimo  grado  noi  siamo  interessati  a  conservare 
questo  equilibrio,  e,  sotto  tale  rapporto ,  la  nostra  vigilanza 
non  la  cederà  a  quella  di  nessun  altro.  In  quanto  all'inte- 
grità della  Germania,  il  carattere  elevato  e  cavalleresco  del 
principe  che  se  ne  proclamò  il  custode,  e  la  cui  potenza  è 
alla  portata  di  questa  missione,  dovrebbe,  ci  sembra,  dispen- 
sarci da  ogni  altra  guarentigia.  Crediamo  quasi  inutile  di 
rammentare,  colla  storia  alla  mano,  che  questo  interesse  non 
è  punto  indiflferente  alla  Russia,  e  ch'essa  non  ha  mai  in- 
dietreggialo innanzi  sacrifici,  quando  si  è  trattato  di  guaren- 
tirlo da  un  pericolo  reale. 

Ma  il  rinnovarsi  di  questi  sacrifici  non  sarebbe  giustificato 


179 
agli  ocdìi  di  S.  M.  V  imperatore,  se  esso  fosse  provocato  da 
una  situazione  volontariamente  e  violentemente  cagionata, 
malgrado  le  amichevoli  esortazioni  cui  prodiga  e  le  prove 
onde  esso  le  appoggia. 

Il  nostro  desiderio,  come  quello  della  maggioranza  delle 
grandi  Potenze,  è  di  localizzare  in  questo  momento  la  guerra, 
poiché  essa  nacque  da  circostanze  locali;  e  in  ciò  sta  l'imico 
mezzo  di  accelerare  il  ritorno  della  pace.  Il  contegno  di  al- 
cuni Stati  della  Confederazione  germanica  tende,  al  contrario/ 
a  generalizzare  la  lotta,  dando  ad  essa  un  carattere  e  pro- 
porzioni che  sfuggono  ad  ogni  umana  previdenza,  e  che,  in 
ogni  caso,  accumulerebbero  rovine  e  farebbero  versare  tor- 
renti di  sangue. 

Noi  possiamo  tanto  meno  comprendere  questa  tendenza, 
in  quanto  che,  —  indipendentemente  dalle  guarentigie  cui  of- 
frono alla  Germania  le  positive  dichiarazioni  del  governo  fran- 
cese, accettate  dalle  grandi  Potenze  e  consentanee  all'odierna 
situazione,  —  gli  Stati  tedeschi  s'allontanerebbero,  per  lai 
guisa  dalla  base  fondamentale  che  li  rannoda  fra  loro. 

La  Confederazione  germanica  è  una  combinazione  pura- 
mente ed  esclusivamente  difensiva.  È  per  questo  titolo  ch'essa 
entrò  nel  diritto  publico  europeo,  sulla  base  dei  trattati  a 
cui  la  Russia  appose  la  sua  firma. 

Óra  nessun  atto  ostile  è  stato  commesso  dalla  Francia 
contro  la  Contederazione,  e  per  quest'  ultima  non  esiste  alcun 
trattato  obligatorio  che  motivi  un  attacco  contro  quella  Potenza. 

Se,  per  conseguenza,  la  Confederazione  si  portasse  ad  atti 
ostili  contro  la  Francia,  in  base  a  semplici  congetture,  contro 
le  quali  ha  ricevuto  più  d'una  guarentigia,  essa  avrebbe  falsalo 
lo  scopo  della  sua  istituzione  e  disconosciuto  lo  spirito  dei 
trattati  che  consacrarono  la  sua  esistenza. 

Noi  conserviamo  pertanto  la  speranza  che  la  saggezza  dei 
governi  federali  rifuggirà  da  determinazioni  che  ridondereb- 
bero a  loro  proprio  danno,  senza  contribuire  ad  assodare  il 
loro  assetto  intemo. 


180  , 

Se  mai,  ciò  che  a  Dio  non  piaccia,  dovesse  essere  altri^ 
menti,  noi  avremmo  in  ogni  caso  adempiuto  un  dovere  di 
franca  e  sincera  amicizia.  Qualunque  sia  il  risultato  delle  odierne 
complicazioni,  l'imperatore,  nostro  augusto  sovrano,  perfetta- 
mente libero  nella  sua  azione,  non  s'inspirerà  che  agli  inte- 
ressi del  suo  paese  e  alla  dignità  della  sua  corona,  nelle  de- 
teminazioni  cui  Sua  Maestà  sarà  chiamata  a  prendere. 
Accogliete,  ecc. 

GORTSCHAKOFF. 


KOTIFICAZIONB  paMieato  dal  Konfalonierr  di  Pi- 


Firenze,  S7  mtggio  1859. 

Cittadini  ! 

Una  colonna  del  5.^  corpo  dell'esercito  francese,  coman- 
dato da  S.  A.  il  principe  Napoleone,  giungerà  domani  a  Fi- 
renze» passando  per  la  via  postale  livornese,  e  si  recherà  di- 
rettamente sui  Prati  delle  Casc'me  dell'Isola,  ove  si  propone 
accamparsi,  per  conservare  le  sue  guerresche  abitudini,  e  ri- 
sparmiare alla  città  quei  lievi  incomodi  che  recar  può  l'al- 
loggio dei  soldati.  A  questa  prima  colonna  altre  terranno  dietro 
nei  giorni  successivi  e  fra  breve  giungerà  il  principe  Napoleone. 

Gli  alleati  di  re  Vittorio  Emanuele  sono  sempre  i  ben  ve- 
nuti fra  noi;  chi  spende  la  propria  vita  per  la  causa  della 
nostra  indipendenza,  dividendo  gloria  e  pericoli  coi  soldati 
d' Italia,  ha  diritto  al  nostro  affetto,  alla  nostra  riconoscenza. 

Dalle  meste  e  gravi  emozioni  che  proverete  domani  nd 
tempio  di  Santa  Croce,  vi  sarà  grato  ritemprare  l'anime  a 
più  liete  speranze,  accorrendo  incontro  a  questi  ospiti  gra^ 
diti,  coi  quali  avrete  la  certezza  di  vendiisare  i  fratelli  tastè 
compianti.  Lasciatevi  dunque  guidare  da  quesU  sentimeli  ^ 


MI 
e  r accoglienza  che  farete  ai  soldati  di  Francia,  sarà  degna 
di  due  nazioni  generose,  unite  in  un  solo  pensiero. 

Dal  palaizo  municipale  di  Firenu,  Il  detto. 

Jl  gonfaloniere 

FeBUNANDO  BAEtX)U)ll|iEI. 


27  maggio  —  Il  firo9cafo  Radetzki  si  fnastra  la  mattina  nelle  acque 
di  Canohbw  {sponda  sarda  del  Vertano);  accolto  a  fueUate  e 
colpi  di  cannoni  dalla  guardia  nazionale^  dal  popolo  e  dai  doga- 
nieri^ risponde  per  qtéalche  tempo  col  cannone^  mdi  si  ritira. 

—  Garibaldi  marcia  su  Como   radendo    la  montuosa  frontiera 
svizzera;   assale  con  circa  1600  cacciatori^   7000   austrinci 

•  condotti  da  Urban^  e  (fo^  quasi  5  ore  di  combattimento^  h 
scaccia  dtMe  sue  posizioni  tra  la  Camerlata  e  le  alture  di  Ca- 
valasca^  e  segnatamente  sul  colle  di  S.  Fermo,  EMra  tn  Como 
a  iO  ore  di  sera^  e  vi  è  accolto  con  entusiasmo.  La  maitina 
seguente  (W)  costringe  gU  aueiriad  a  ritirarsi  aneàe  dalla  Ca- 
merlata. 

—  La  Lunigiana  varmense  si  solleva  e  si  pronuncia  pei  re  Vit- 
torio Emmanuele. 


j>*^«^— — 


PaOCEiAMA  del  municipio  di  Oonao. 

Como,  Ì8  maggio  4859. 

Cittadini  I 

La  bandiera  tricolóre,  dopo  undici  anni  di  patita  violenza, 
sventola  nuovainente  sulle  nostre  mura,  piantatavi  dalfcaroica 
legione  Garibaldi,  avanguardia  d^l'esercito  liberatore  sardo- 
francese. 

Il  consiglio  comunale,  col  concorso  di  altri  cittadini,  in- 
terprete dell'unanime  voto  del  popdo,  proclana  la  naziooale 
indipendenza  coU'aniiesaone  al  Piemonte,  rappresentato  dai 
regio  cottmlssario  sig.  Emilio  Vìseonti  Venosta,  etetto  dal 
leale  e  magnanimo  nostro  re  costMuzìonale  Vittorio  Emanuele. 


182 

Concittadini  I  tutti  concordi  di  volontà,  vigorosi  di  azione, 
pronti  ad  ogni  sacrificio  e  confidenti  nell'avvenire,  cooperiamo 
alla  santa  opera  dell'italiana  redenzione. 

VrvA  l'indipendenza  italiana. 
Viva  Vittorio  Emanuele. 
Viva  Napoleone  III. 

Il  Podestà,  CASTIGLIONE. 

Gli  Assessori, 
Pietro  Riva  ~  Ing,  Camozzi  —  Ing.  Carloni. 


28  maggio  1859.  ~  La  4.^  divisione  sarda  (gm.  Cialdini)  si  accampa 
sulla  sinistra  della  Sesia.  —  Il  corpo  del  maresciallo  Canrobert 
si  trasporta  a  Casale, 

^  Alle  5  ant,  i  piroscafi  il  Radetzky  ed  il  Benedek  si  presentarono 
di  nuovo  dinanzi  a  Canobbio,  ed  aprirono  sul  paese  un  fuoco  ter- 
ribile che  durò  3  ore,  in  seguito  a  che  si  ritirarono.  La  difesa  fu 
ammirabile;  nessuna  perdita  da  parte  degli  abitanti;  alcuni  nemici 
feriti  a  bordo. 

—  Verso  le  ipom.  gli  austriaci  in  forza  considerevole  occupano  Bobbio. 
•—  Garibaldi  publica  un  proclama  a  Chiavenna  con  cui  si  annuncia 

che  Vittorio  Emanuele  prende  il  possesso  della  Valtellina. 

—  Il  tenente  maresciallo' Urban,  cacciato  da  Como  dalla  divisione  del 

prode  Garibaldi^  entra  in  Seregno  verso  le  9  della  mattina  con 
un  corpo  di  8  mila  uomini,  e  vi  commette  violenze  e  atrocità 
inaudite. 


— »oo5|'>0« 


PROCIiAMA  41  S.  fi.   il  govepnatope  letterale  del 
renano  loaibardo-veneio. 

Verona,  29  maggio  1859. 

Nelle  vicinanze  del  teatro  della  guerra,  ovvero  dei  la<^bi 
occupati  da  bande  armate  d'insorgenti,  rimane  assolutamente 
vietato  il  suono  delle  campane  per  qualsiasi  pretesto. 

Quel  commune,  nel  di  cui  territorio  si  sarà  contravvenuto 


183 
alia  pie^miu)  disposizione,  verrà  punito  con  forte  contribu- 
zione di  guerra,  in  proporzione  all'entità  del  commune  stesso. 
Chi  poi  venisse  colto  nel  suono  delle  campane,  allo  scopo 
di  allarmare,  ovvero  chi  per  iscritto,  a  voce  o  con  qualsiasi 
altro  mezzo  volesse  informare  il  nemico  o  gl'insorgenti  delle 
mosse  della  I.  R.  truppa,  verrà  sottoposto  a  giudizio  stata- 
rio e  fucilato. 

•         « 

Per  S.  E.  il  governatore  generale, 

L7.  R.  generale  dt  cavalleria 

Conte  Carlo  di  Wallmoden. 


PROCIiAMA  del  Governatore  mtlttore  della  liom- 
bardia. 

Hilano,  S9  maggio  1859. 

Sento  che  alcuni  malintenzionati  traggono  partito  da  misure 
militari  e  mosse  strategiche  delle  truppe ,  per  diffondere  voci 
allarmanti  ed  indurre  la  popolazione  ad  atti  inconsiderati, 
come,  per  esempio,  a  convegni  in  massa  in  singoli  luoghi. 

Mentre  rammento,  che  gli  autori  e  propagatori  di  voci  al- 
larmanti incorrono  nel  rigore  delle  leggi  militari,  esorto  la 
popolazione  a  non  lasciarsi  forviare  da  simili  rumori,  ne  in- 
durre a  siffatti  passi  inconsiderati,  essendoché  si  sono  già 
prese  le  più  efficaci  misure  per  mantenere  l'ordine  legale, 
e  ristabilirlo,  ovunque  venisse  turbato;  per  cui  i  trasgressori 
delle  leggi  non  potrebbero  che  imputare  a  se  stessi  le  gravi 
conseguenze  della  loro  contravvenzione. 

L'i.  A.  tenenU'fnaréseiallo 

Andor  Melczer  di  Kellembs. 


Uè  maggio  18884  ^  Inmmzimie  a  Chiavmna  te  cui  ptipgtazime  si 

pronuncia  per  la  causa  nazionale. 
^  Le  dimsioni  sarde  Fanti,  Durando  e  CasteWorgo  si  recano  a  Ver- 

ceUi.  -^  La  guardia  imperiale  giunge  a  Ckisaìe,  al  qual  luogo 

si  atmano  pure  i  corpi  dei  generali  Mac-Mahon  e  Baraguaf 

d'HiUiers. 


liOTIFICiliZlONB  dell*  I.  R.  geiremo  ■Allitmre  della 
WjomihmrAlst. 

MìUdo,  io  maggio  4859. 

Bande  armate  di  eongiarati  calarono  dal  Piemonte  nella 
Lombardia. 

La  città  di  Varese  e  Como,  le  quali  fra  le  loro  popola- 
zioni contano  molti  nemici  della  tranquillità  e  deir  ordine, 
hanno  fatto  causa  commune  con  queste  disperate  turbe  e  tro- 
vansi  quindi  in  aperta  rivolta. 

Non  bastando  ormai  le  ordinarie  prescrizioni  di  legge  al 
ristabilimento  della  quiete  e  dell'  ordine ,  si  reca  a  pubUca 
notizia,  che  dal  giorno  della  presente  notificazione  in  avanti, 
i  qui  sotto  accennati  reati,  commessi  nelle  dette  città  ed  altri 
luoghi  rivoltosi  della  provincia  di  Como,  verranno  trattati  se- 
cóndo il  diritto  statario,  ed  i  colpevoli  puniti  colla  morte  en- 
tro 24  ore. 
i.^  Alto  tradimento; 
IL^  Offesa  alla  Maestà  Sovrana,  od  offesa  ai  membri  della 

casa  imperiale; 
ni.^  Sollevazione  e  ribellione; 
IV.^  Illecito  arruolamento  ; 
V.^  Sedizioni  od  appoggio  prestato  alla  mancanza  verso  Te- 

bligo  di  servizio  militare  giurato; 
VL^  Spionaggio,  e  tutti  gli  altri  atti  diretti  contro  la, forza 

bellìgera  dello  Stato; 
VU.°  Stendere  e  diffondere  scritti  e  proclami  rivoluzionarj; 
VIIL**  Rapina  ; 


Ì8B 
IX.""  lUecito  possesso  od  occultazione  di  arnù  e  mooiziom  ; 
X.""  Resistenza  contro  le  guardie  militari  con  vie  di  fatto  o 

minacce  pericolose; 
)(1L^  Publica  violenza  mediante  guasti  o  impedimenti  mali- 
ziosi di  ferrovie  e  tel^rafl. 

L*  /.  A.  tenetUe-tnareteiallo  gouernalore  miUlare 
della  Lombardia 

Andor  Melczer  di  Kellgmes. 


30  maggio  1859.  —  Approfittando  ddtassmza  dette  truppe  di  Oari- 
baldi,  Urban  fa  eannoneggiare  ed  occupa  Vinerme  Varese,  /m- 
pone  (T.  il  proclama  seguente)  una  contribuzione  di  3  mittioni 
entro  S4  ore,  pena  U  saccheggio  ;  prende  le  39,000  Ure  che  a 
stento  si  poteron  raccogliere^  poi  saccheggia  la  dttà. 


rBOCJLAIIili  p«lilie»to  ìu  ITamm    dal  tonento-aia. 
rescialla  IJrliaB. 

Varese,  30  maggio  1859. 

I^ordine  di  S.  E.  il  signor  tenente*maresciallo  Urban,  la 
città  di  Varese,  per  giusta  punizione  del  suo  contegno  po- 
litico, viene  castigata  colla  seguente  contribuzione,  ritenendo 
che  questa  debba  ricadere  sopra  il  ceto  possidente  del  paese, 
come  quello  che  è  più  aggravato  della  colpa  suddetta,  e  quindi 
dovrà  essere  in  progresso  ripartita  esclusivamente  sopra  l'e- 
stimo. 

La  contribuzione  consiste  in  tre  milioni  di  lire  austriache 
le  quali  debbono  essere  pagate,  il  primo  milione  entro  due 
ore,  il  secondo  entro  sei  ore,  il  terzo  entro  24  ore,  sempre  dalla 
publicazione  del  presente  (1). 

(I)  Calcolato  la  popolaskme  di  Varese  (iO,000  anime  circa)  e  le  fortune  assai  rlsirelte 
dei  possidenti,  massime  in  questi  anni,  non  si  sarebbe  potato  in  3  giorni,  raccogliere 
in  danaio  la  trentesima  parte  dell'imposislone.  Questa  non  bastando,  seguono  le  altre 
imposiiioni  in  buoi,  tabacco,  ligari,  e  corame  t  Ciò  Taiga  a  far  conoscere,  almeno  in 
parte,  il  sistema  di  ladroneccio  e  di  derastasioni  seguito  dai  generali  austriaci  I 
Arehkfio,  §t$.  U 


ItioUM  dovraiHìo  essere  fomiti  N.^  300  bool,  tutto  il  ta- 
bacco ed  i  sigari  che  si  trotano  nel  paese,  e  tutto  ìì  òorame 
per  l'uso  della  truppa. 

Infine  saranno  consegnali  10  possid^ti  del  luogo,  onde 
servire  in  qualità  di  ostaggio,  a  gai:anzia  dell' esecuzione  di 
quanto  è  sopra  ordinato  e  della  publica  tranquillità. 

Si  lusinga  il  tenente-maresciallo  che  la  popolazione  non 
sarà  restia  a  prestatasi  alle  contribucioni  snawertite,  per  non 
esporsi  alle  conseguenze  sinistre  della  minima  opposizione. 

//  tetèmte-maresciallo  Ubban. 


30  maggio  1859.  —  Le  dimioni  piefnonteii  che  eroM  a  YereelU^  var- 
cano la  Sesia  volgendosi^  Fanti  su  Confienza^  Durando  su  VinzagUo 
0  Ca$t0Ìèorgo  su  Oosaiiné,  w^mitre  CmUmi  mmeva  su  Palestra. 

~  Attacco  di  Palestre.  Le  truppe  sarde  capitanaU  dal  goneralfi  Gal- 
dini  assalgono  Palestre,  e  dopo  accanito  combattimento^  se  ne 
impddroniscono^  obligando  gli  austriaci  a  ritirarsi  in  disordine 
e  precipitosamente  sopra  Bobbio,  colla  perdita  di  300  prigionieri 
ed  un  gran  numero  di  tndrti.  Le  perdite  della  dtvmòne  mrda 
ascendono  a  140  tra  morti  e  feriti.  Due  ore  dopo  gli  austriaci 
vengono  contemporaneamente  at:accati  dalle  truppe  sarde  a  Vin- 
zagliò,  a  Casaline  e  Confienza:  dopo  lunga  resistenza  iMtl'te- 
tmìo  dei  viUaggi^  sono  messi  in  fuga  e  costretti  ad  indietreggiare 
su  Bobbio,  lasciando  sul  campo  2  cannoni.  Le  perdite  sarde  ascen- 
ébmo  a  188  tra  morti  e  feriti, 

—  M  fnestà  medesimo  giorno  if  omerale  Niel^  venuto  a  Vereelti^  pas- 
sava la  Sesia,  e  occupava  Borgo-Vercelh,  spingethdosi  coli'  avan- 
guardia sino  ad  Orfengo  ;  il  maresciallo  Canrobert  si  recava  a 
Ptarolo  e,  appena  Palestro  fu  in  potere  dei  eardi,  gettava  tre 


penti  suUa  Sesia. 


-«♦■oo^l^oo»*. 


«87 

PBOCLAMA  «Ile  Irvi^pr   41   S.  M.    Il  vr   IMtorio 
KMiiSwele. 

IO  raaggto  1S99. 

Ia  prima  nortra  baliaglia  segnò  la  prima  nostra  vittoria. 
L'eroico  vostro  coraggio,  il  mirabile  ordine  delle  vostre  file, 
l'ardire  e  la  sagacia  dei  capi  hanno  oggi  trionfato  a  Palestro, 
a  Vinzaglio^  a  Casalino. 

L'avversario,  ripetutamente  attaccato,  abbandonava,  uopo 
ostinata  difesa,  le  forti  sue  posizioni  alle  vostre  mani.  Questa 
cajppagP»  !^n  potfiva  apirirM  sot|Q  pm  felici  »U6|))cj« 

Il  trionfo  di  oggi  ci  è  arra  sicura,  che  altre  vittorie  voi 
riserverete  alla  gloria  del  vostro  re,  alla  fama  della  valorosa 
armata  piemontese. 

Soldati! 

La  patria  €6ultd0Hile  vi  esprìme,  per  meszo  mio  fa  sua  H- 
GOttoBcennt,  a,  superba  deHe  tiosire  batfeglie,  essa  già  addita 
alla  storia  i  nomi  degli  eroici  suoi  figli,  che  per  la  seconda 
tolta,  nel  memoriMie  giorno  del  80  maggio,  hanno  valofo- 
samente  combalMto  per  lei. 

Dal  quartiere  generale  principale  al  Torrione. 

VITTORIO  EMANUELE. 


31  masgfp»iSim.  —  Le  Hcitioni  Menautt  e  TtOGlm  del  corp9  Canrù- 
beri  effettwno  nd  mattìm  il  pasmgio  iella  Sew^  e  Praroh^ 
ritardato  nel  giorno  antecedente  daffingrossamento  della  Sesia 
.  e  dàUa  rottura  di  i  penti.  Durante  U  combtaHmenfQ  a  Pàleètrù^ 
t^tUtima  dmeime  Baurbaki  terminaiea  M  poesagfio ,  e  il  g^n^ 
rak  MaC'Mahon  usciva  anch'esso  còl  suo  corpo  da  Vercelli. 

—-  Combattimento  di  Palestre.  Oli  austriaci  alle  10  antim.  con  forze 
imponenti  II)  tentano 4i  rifigtiare  la  pamimi  dt  Pale8tP0,  mu  som 
ricaociQti  daUe  truppe  sar&  mo  oltre  U  lim^  degli  av^pmti. 
Poscia,  passando  pel  ponte  detta  Bridda^  rinnovano  Vattacco  con 
fèrzo  preponderanti^  e  $*impodr§niieoM  della  Calcina  di  8.  Pie* 

(i)  Circa  30,000  Qoinlol  componenti  le  doe  divisioni  LITIta  e  lellacich  ,   sotto  il 
comando  generale  del  tenente-maresciallo  Zobel. 


168 


irò.  Le  truppe  sarde  però,  rinforzate  dal  3.°  reggimento  dei 
Zuavi^  irrompono  con  impeto  sul  nemico^  gU  ritolgono  àUa  bajo» 
netta  la  Cascina  S.  Pietro,  menano  strage  sul  ponte  iella  Bridda^ 
precipitano  nel  canak  di  Sartirana  gran  forte  della  brigtOa 
austriaca  Szabo^  e  respingono  su  tutta  la  Itnea  gK  austriaci^  i 
quali^  verso  le  2  jHmi.  muovono  in  piena  ritirata  verso  Robbia 
e  Rosasco^  lasciando  nelle  mani  del  loro  avversario  iOOO  prigio- 
nieri, 000  feriti^  un'intiera  batteria^  ed  il  campo  di  batiagtbs 
coperto  di  morti.  Le  perdite  degli  alleati  montano  a  102  morti 
e  487  feriti. 


too^o»* 


PROCLAMA  di  S.  M.  Il  re  l^liéorto  Bai»ttael«  alle 
irappe. 

3i  maggio  1859. 

Soldati  i 

Oggi  OD  nuovo  e  splendido  fatto  d'armi  è  gialo  segnalato 
da  novella  vittoria.  Il  nemico  ci  attaccava  vigorosamente  nelle 
posizioni  di  Palestro.  Portando  poderose  forze  contro  la  no- 
stra  destra,  tendeva  ad  impedire  la  congiunzione  delle  nostre 
colle  truppe  del  maresciallo  Ganrobert.  L'istante  era  supremo. 
Di  gran  lunga  inferiori  in  numero  all'avversario  erano  le  no- 
stre schiere. 

Ma  stavano  a  fronte  degli  assalitori  le  valorose  truppe  della 
quarta  divisione,  guidate  dal  generale  Cialdini,  e  Timparog- 
giabile  terzo  reggimento  dei  Zuavi,  il  quale,  operando  in  que- 
sto giorno  coU'esercito  sardo,  possentemente  contribuiva  alla 
vittoria.  Micidiale  fu  la  mischia.  Ma  alla  perfine  le  truppe 
alleate  respinsero  il  nemico  dopo  avergli  fatto  toccare  gra- 
vissime perdite,  fra  le  quali  un  generale  e  parecchi  ufficiali. 

A  mille  circa  sommano  i  prigionieri  austriaci.  Otto  cannoni 
ftiroDO  presi  alla  bajonetta,  cinque  dai  Zuavi,  tre  dai  nostri. 

Nello  stesso  mentre  in  cui  avveniva  il  combattimento  di 
Palestre,  il  generale  Fanti  con  pari  successo  respingeva  colle 
truppe  della  seconda  divisione  un'altro  attacco  diretto  dagli 
austriaci  sopra  Gonfienza. 


189 

S.  M.  r imperatore,  nel  visitare  il  campo  di  tMtta^a, 
esprimeva  le  sue  più  sentite  eongratulaziom ,  ed  apprezzava 
rimmenso  vantaggio  di  questa  giornata. 

Soldati! 

Perseverale  in  questi  vostri  sublimi  propositi,  ed  io  vi  as- 
sicuro che  il  cielo  coronerà  la  vostra  opera  così  coraggiosa- 
mente iniziata. 

Dai  Qnanler  generale  principale  al  Torrione,  li  detto. 

VITTORIO  EMANUELE. 


INDIRIZZO  del  wanielpie  di  l^areM  »  8.  M.  Il  re 
%rHimw*^  BmaBaele. 

Dal  monti  sopra  Varese,  i  giugno  4869. 

Sirei 

I  cittadini  di  Varese  che,  primi  in  Lombardia,  acclamando 
air  Italia  ed  a  Vittorio  Emanuele,  abbattevano  le  insegne 
della  straniera  schiavitù,  jeri,  per  vicenda  di  guerra,  furono 
di  nuovo  assaliti  dalle  truppe  austriache,  a  disonore  condotte 
dal  maresciallo  Urban. 

Seco  portando  come  pegno  prezioso,  la  sacra  bandiera  tri- 
colore, essi  errano  ora  esuli  sui  patrj  monti,  mentre  li  fu* 
nesta  da  una  parte  l'acerbo  spettacolo  dei  domestici  tetti 
bersagliati  dalle  bombe  e  dai  cannoni  nemici ,  e  delle  case 
e  dei  negózj  abbandonati  alla  licenza  di  soldatesca  sfrenata, 
dall'altra  il  tristo  annuncio  di  esigenze  e  di  minacce  cosi 
esorbitanti  e.  crudeli  che,  se  il  tempo  permette  realizzarle,  la 
mina  del  paese  sarà  consumata. 

Non  li  avvilisce  però  la  dura  prova,  né  men  saldo  diviene 
il  loro  coraggio  e  la  fede  nell'avvenire  della  patria,  dacché 
voi,  sire,  siete  sorto  primo  soldato  della  sua  indipendenza. 


Anebe  mUo  la  forea  della  veDdetla  aus4riaca,  essi  non  sanno 
datarsi  dello  splendido  peccato  d'essere  accorsi  esultanti  ad 
accogliere,  e  portar  alto  il  Vostro  vessillo  —  d'aver  impugnato 
le  armi  per  difenderlo  —  d'aver  Voi  salutato  Liberatore  e  re 
-^  d'aver  qui  offerta  una  famìglia  ai  prodi  Vostri  cacciatori 
delle  Alpi  -«-  d'essersi  infine  uniti  a  loro  per  battere  e  vin- 
cere il  nemico. 

Per  voi,  0  sire,  e  per  Tllalia  essi  benedicono  ora  anche 
la  sventura,  e  la  sostengono  come  nuovo  battesimo  che  lì 
renda  più  degni  dell'affrancamento  straniero  e  dei  benefici 
del  Vostro  provvido  regno  che,  da  undici  anni  sospirato,  in 
questi  ultimi  giorni  poterono  finalmente  inaugurare.  Come  già  le 
liete  dimostrazioni  del  risorgimento  e  della  vittoria,  aggradite 
quindi,  o  Sire,  l'omaggio  dei  loro  attuali  dolori  e  sagrificj, 
e  questo  sia  suggello  della  fede  e  dell'amore  che  sempre  .e 
nella  prospera  e  nell'avversa  fortuna,  i  cittadini  di  Varese  ser- 
beranno alla  causa  dell'indipendenza  nazionale  ed  a  Voi,  ma- 
gnanimo re,  che  la  promoveste  e  propugnate. 

Passi  la  tempesta,  e  presto  l'iride  della  libertà  ritorni  a 
q^lemtere  colla  vittoriosa  bandiera  tricolore  anche  smJla  de- 
serta e  soonsolata  nostra  città.  Qualunque  però  sia  la  sorte 
di  gtterra  a  noi  riservata,  i  cuori ^  i  voti  e  le  opere  nostre, 
noi  giuriaoK),  o  Sire,  saranno  s^npre  per  voi  e  per  rindi<* 
pendenza  d'Italia  —  pel  generoso  Vostro  alleato  e  per  la 
gloria  deUe  prodi  fraterne  armate  ^  pel  trionfo  d^^  patria, 
della  ffmtim,  della  civiltà. 

Sire!  h  maro  il  giuramento  dato  nel  giorno  del  dolore. 

Jl  Pùd0$tà  CUbcamo. 
Gli  Assessori,  =  Morandi  -  Picinelu  -  Delbosco. 

//  Segret,  Doti.  Zanzi 


m 

iPB#  al  eoamiUuMivIo  straordÌniu>Ì«  dU  S.  M»  sarda. 

Morbegno,  1  giugno  1Ò59. 

Un  voto  universale,  espresso  nell'atto  di  fusione  1&48 ,  e 
che  venne  fatalmente  represso  pel  eorso  éi  undici  anni  da 
una  dominazione  straniera,  finalmente  si  compie;  ed  ora, 
eoi  ooaseoso  del  popolo,  siamo  lieti  di  potere»  in  nome  di 
questo  distretto  di  Morbegno ,  liberamente  deporre  colla 
presente  a  S.  M.  sarda  l'atto  della  piena  adesione  a)  l(^it- 
tifflo  governo  di  Vittoria  Emanuele  nostro  re  costituzionale. 
Anche  questa  parte  della  Valtellina  non  sarà  certamente 
l'iiUima  a  rendersi  meritevole  dei  riguardi  del  magnanimo 
re  e  del  sno  animo  beneflco,  tatto  intanto  al  solUevo  dei 
popoli  ilsdiani  ed  al  loro  benessere ,  ed  a  ridonare  a  questi 
la  tanto  sospirata  indipendenza  nazionale. 

La  Dqfmtazione 
A.  PiHUQEiiU»  —  Qai^uìberti.  —  Q^  Marri. 

Gli  aggiunti 
A.  Maffei»  -**^  G.  Valenti.  —  C.  PARRAVicifii. 


1  giugno  18Sd.  —  Questa  mattina,  alle  ore  T,  il  generale  Niel  col 

suo  eorpo  entra^  dopo  nn  breve  combattimmto^  th  ffovara  «6(>- 
gmio  a  nemica  a  precipitosa  ritirata.  GH  altri  corpi  A'ancesi 
continuano  ad  avanzarsi  sulla  sinistra  della  Sesia  verso  Novara. 

—  Alle  5  pom.  t imperatore  Naj^okone  entra  in  Novara.,  fra  le  più 

ffiìtim  aóclamazi^i  dei  Httadmi. 
-^  La  città  di  Sondrio^  oapùlmio  della  VaUelUna^  ka  ptot^kamto  la 
sovranità  di  re  Vittorio  Emanuele. 

—  il  re  Vittorio  Emanuele  è  partito  co"  suoi  ajutanti  Ma  volta  del 

campo  qnesta  mattùut  alle  6  antim. 

2  giugno  i8S9.  —   GH  austriaci  abbandonano  ia  linea  del  Pe  in 

faccia  a  Valenza. 

—  Le  truppe  dei  generali  Niel,  Mac-Mahon,  Baraguay  d'Hilliers  e  la 

Guardia  imperiale  sono  colFùnperatere  a  Novara,  aemdo  fU 
avamposti  da  un  lato  contro  il  ponte  di  Boffalora,  dall'altro  al 
passo  di  Turbigo. 


t  giligao  19B9.  —  A  Pavia  è  fubìkato  un  apvUo  di  Giulay  in  cui 
si  dichiara  che^  per  motivi  strategici  Pannata  austriaca  si  ri- 
tira dietro  il  Ttciitò^  e  si  ordina^  che  nessuno  abbia  a  suscttmre 
imbarazzi,  sótto  pena  di  mandare  la  dttà  a  ferro  ed  a  fuoco, 

*-  Verso  le  6  di  sera^  gli  austriaci^  fatto  saltare  U  ponte  di  S.  Martino^ 
si  ritraggono  sulla  sinistra  del  Ticino. 

—  //  generale  GarOaldi  rientra  m  Como. 

3  giagDO  1859.  —  Questa  mattina  aUe  8,  alcuni  corfi  d'armata  au- 
striaci sgombrano  precipitosamente  Mortara,  ripiegandosi  su  Vi- 
gevano^ Bereguarao  e  Pavia. 

—  Tutte  le  divisioni  sarde  e  il  corpo  del  maresciallo  Canrobort^  ol^ 

trepassaia  Novara^  si  segano  a  OalUate  e  Trecate. 

—  Il  generale  Giulat  trasporta  U  suo  quartier  generale  a  Rosate. 

—  n  2.®  corpo  francese,  comandato  dal  generale  Mac-Mahon^  e  una  di- 

visione della  Guardia  imperiale  passano  il  Ticino  a  Turbigo. 
I  cacciatori  algerini  guidati  dal  generale  De  la  Motterouge^  as- 
salgono àUa  baionetta  gU  austriaci  trincerati  in  Robecchetto, 
e  dopo  10  minuti  di  vivissimo  combattimene ,  K  sloggiano  dal 
villaggio  e  U  obligano  a  ritirarsi  con  gravissime  firdite  ab- 
.  banJonando  ormt,  bagagli^  un  cannone  e  alcuni  jnigionieri. 
—  Le  perdite  dei  francesi  ascendono  a  80  tra  morti  e  feriti. 


CIBCOLARB  diramata  dalla  lao|r«tei»c'i»>A  ^  L.om- 

liardia  a  tutti  I  capi  delibila  del  varj  dicasteri, 

perehè   irenlaae   eomMunlcaia  al   slngpoli    latpie- 

yati  (1). 

MUmo,  3  gliigno  &859. 

S.  H.  I.  R.  A.,  a  tenore  di  dispaccio  pervenutomi  da  S.  E. 
il  signor  facente  funzioni  di  capo  dell'I.  R.  comando  gene- 
rale in  Verona,  generale  di  cavalleria,  conte  di  Wallmoden, 
si  b  degnata  di  ordinare,  pet*  Teventualità  dell'occupazione 
nemica  d'una  parte  del  regno  lombardo-veneto,  che  tutte 
le  autorità  hanno  da  restare  sui  loro  posti  di  servizio  fino 
all'ultimo  momento,  ed  unirsi  indi  alle  II.  RR.  truppe  in 
partenza.  Qualora  ciò,  in  singoli  casi,  non  fosse  possibile, 
esse  avranno  immediatamente  a  dimettere  le  loro  cariche. 

Qualunque  impiegato  il  quale,  contro  tale  sovrano  ordine, 
continuasse  nell'esercizio  delle  sue  funzioni  verrà  trattato 
come  colpevole  esalto  tradimento. 

Kellersperg. 

(1)  U  GastéUa  di  Uilarnh  chiamò  questa  circolare:  Ultimo  aUo  del  paterno  reset- 
mento  auetriaco. 


t83 

4  giagna  18B0.  —  Stornane  la%^  dk>imne  deUtesercitosario^pgttfia 
da  Galliate^  e  passato  il  ponte  di  Turbigo  in  coda  al  corpo  fran- 
cese del  generale  Mac-Mahon^  entra  verso  le  lì  antim.  in  quel 


—  Battaglia  di  Magenta.  —  Napoleone,  partito  la  mattina  da  Novara, 
giunge  alle  11,  vicino  a  Magenta,  villaggio  occupato  dal  nemico, 
netP  istante  in  cui  il  combattimento  era  impegnato  lungo  ìa  U- 
nea  del  Ticino,  difesa  da  oltre  100  mUa  austriaci  (1).  In  que^fa 
lotta  terribile  in  cui  si  pugnò  di' ambe  le  parti  col  massimo  ac- 
canimento, e  in  cui  il  borgo  di  Magenta,  preso,  e  ripreso 
ora  dagli  alleati ,  ora  dagli  austriaci,  rimase  all'ultimo  in 
potere  dei  primis  gli  austriaci  vennero  ovunque  battuti  ed  in- 
calzati per  tutte  le  direzioni  sino  alle  8  di  sera  in  cui  l'eser- 
cito franco-sardo  restò  vincitore  della  battaglia.  Gli  austriaci 
vi  subirono  perete  enormi: perdettero  4  cannami,  e  2  bandiere; 
ebbero  20,000  uomini  fuori  di  combattimento,  di  cui  1,000  pri- 
monieri,  e  lasciarono  sul  campo  12,000  fucili  e  30,000  zaini. 
Le  perdite  deW  esercito  alleato,  le  cui  forze  erano  sproporziona- 
tamente inferiori  (2)  a  quelle  del  nemico,  ammontano  a  8,000  fra 
morti  e  feriti,  e  fra  i  primi  3  generali  e  4  colonnelU. 
Cosi  cinque  giorni  dopo  la  partenza  da  Alessandria,  P  esercito  al- 
leato aveva  dato  tre  combattimenti,  vinto  una  battaglia,  sgom- 
brato U  Piemonte  dagli  austriaci  e  aperto  le  porte  di  Milano 


IliDIRIZZO  del  mnnielpio  di  Sondrio. 

Sondrio,  5  giugno  1859. 

Cittadini  I 

L'adunanza  cittadina,  oggi  tenuta  in  questo  municipio,  pro- 
ferì ad  unanime  acclamazione  il  grido  della  italiana  indipen- 
denza coU'unione  al  Piemonte. 

Percosso  da  troppo  note  sventure,  questo  voto,  già  pronun- 
ciato undici  anni  sono,  non  poteva  perire  dentro  di  noi,  perchè 
alimentato  dalla  fede  e  dalla  assidua  presenza  dei  pablici  mali, 


(1)  Hanno  preso  parte  all'azione  i  corpi  dei  generali  Glam-Gallas,  Schwarzenberg, 
Liòhtenatein  e  Zobel. 

(i)  Combatterono  le  dirisioni  Renault  e  de  vinoy  dellll  corpo»  De  la Motteroage  ed 
Espinasaedel  II  corpo,  una  ]i>rigata  del  IV  corpo,  la  divisione  dei  granatieri  e  dei  volteg- 
giatori della  Guardia,  e  la  divisione  sarda  Fanti;  in  complesso  65  mila  «omini  circa. 
Archivio  ete.  Ss 


916 
IMIURIZZO  diretto  dal  nmiileipU  di  Milaito  a  H.  M.  - 
ii  re  l^ittorie  BmaMuele. 

Milano,  5  giugno  i889 

Sire! 

Il  corpo  municipale  di  Milano  è  orgoglioso  d'usare  uno  de' 
suoi  più  preziosi  privilegi,  quello  d'essere  l'interprete  naturale 
de' suoi  concittadini  nelle  circostanze  straordinarie,  quando 
la  vita  politica  e  la  communale  si  confondono  e  si  completano 
a  vicenda ,  per  testimoniare  alla  maestà  vostra  l'unanime  voto 
della  popolazione. 

Essa  vuol  rinnovare  il  patto  del  48,  e  riproclamare  in  co- 
spetto della  nazione  un  fatto  politico,  che  undici  anni  di  con- 
fidente aspettazione  e  d'intemerata  lealtà  avevano  maturato 
in  tutte  le  intelligenze  e  in  tutti  i  cuori.  L'annessione  della 
Lombardia  al  Piemonte  fu  proclamata  stamane,  quando  an- 
córa le  artiglierie  del  nemico  potevano  fulminarci  e  i  suoi 
battaglioni  sfilavano  sulle  nostre  piazze.  Siffatta  unione  è  il 
primo  passo  sulla  via  del  nuovo  diritto  publico,  che  ridona 
alle  nazioni  l'arbitrio  di  sé  medesime.  L'eroico  esercito  di 
Vostra  Maestà,  e  queHo  del  generoso  vostro  alleato,  die  pro- 
clamò che  l'Italia  dev'essere  libera  dall'Alpi  sino  all'Adriatico, 
compiranno  in  breve  la  magnanima  impresa. 

Gradite  intanto,  l'oms^gio  che  la  città  di  Milano  vi  manda 
per  mezzo  nostro,  e  credete  che  una  è  la  voce  che  esce  da 
tutti  i  cuori,  uno  il  grido  nostro; 

W.  IL  RE!    W.  LO  STATUTO!    W.  L'ITALIA. 

Gli  (messori  municipali 
Alberto  de  Hsbra  -  Massimiluno  de  Leva 

FbANCESCO  MARGARriA  -  GIOVANNI   UbOLDI  DE  CaPE! 

Fabio  Boretti  -  Achille  Rougier. 

6.  Silva,  Segret. 


.197 
egiogno  1880  —  L'hèdirùzo  duetto  dal  municipio  di  Milano  a  S.  M.  il 
re  Vittorio  Emanuele,  ^li  è  stato  consegnato  oggi  da  una  depu- 
tazione del  Corpo  municipale,  in  presenza  di  S.  M\  l'imperatore 
Napoleone  III. 


INDIRIZZO  della  refia  città  df  Milano  a  S.  M.  l'im- 
peratore  IVapòleone  HI. 

Milano;  6  giugno  1859. 

Sire  ! 

Il  Consiglio  communale  della  città  di  Milano  tenne  oggi 
stesso  una  seduta  straordinaria  nella  quale  deliberò  per  accia* 
mazione,  che  la  Congregazione  municipale  rassegni  a  S.M.  l'im- 
potatore  Napoleone  III  un  indirizzo  esprìmente  la  viva  rico« 
nòscenza  del  paese  pel  generoso  concorso  di  Lui  alla  grande 
opera  della  redenzione  d'Italia. 

Sire! 

La  Congregazione  municipale  si  tiene  grandemente  onorata 
da  cosi  alto  mandato,  ma  ben  sa  quanto  poco  valgono  le  pa- 
role a  potersene  sdebitare.  In  un  discorso  di  cui  tutti  am- 
mirarono i  magnanimi  sensi,  ma  che  gl'Italiani  ascoltarono 
con  religioso  affetto  e  seppero  interpretare  come  uno  splen- 
dido augurio,  Voi  dicevate  di  riposare  sul  giudizio  della  po- 
sterità. 

Sire! 

Il  giudizio  sulla  santità  della  guerra  che  Voi  combattete 
insieme  al  re  Vittorio  Emanuele  II,  è  ormai  pronunciato  dal- 
Topinione  universale  dell'Europa  civile;  e  i  nomi  di  Monte- 
bello,  di  Palestro  e  di  Magenta  appartengono  già  alla  storia. 
Ma  se  nel  giorno  della  battaglia  l'altezza  de' Vostri  propositi, 
eguagliata  appena  dall'eroismo  de'Vostri  soldati,  ci  fa  sicuri 
della  vittoria,  l'indomani  non  possiamo  dispensarci  dal  pian- 
gere amaramente  la  perdita  di  tanti  generosi  che  vi  segui- 
rono sul  campo  dell'onore.  I  nomi  dei  generali  Beuret,  Le- 


198, 
clerq,  Espinasse  e  di  taoti  altri  eroi  ùoé  prMocemmte  ca(farti« 
sono  già  accolti  nel  santuario  dei  nostri  martiri,  e  rimarranno 
scolpiti  nel  cuore  degli  Italiani,  come  in  monunientó  non  pe- 
rituro. •     * 

Sire! 

La  riconoscenza  nostra  per  Voi  e  per  la  grande  Nazione 
che  Voi  foste  destinato  a  rendere  ancor  più  grande,  potrà 
dall'Italia  redenta  esservi  manifestata  con  maggiore  efficacia. 
Noi  siamo  intanto  superbi  d'essere  i  primi  ad  esprimerla,  come 
fummo  i  primi  ad  essere  liberati  dair  odioso  cospetto  della 
tirannide  austriaca.  Concedeteci,  o  Sire,  di  salutarvi  col  grido 
del  nostro  popolo 

VIVA  NAPOLEONE  IH!  VIVA  LA  FRANCIA! 

De  Herra  -  De  Leva  -  Francesco  Margarita  -  Fabio  Boretti 

Uboldi  DE  Capei  -  Cesare  Giulini  della  Porta  -  Rooi»» 

Giovanni  d'Adda  -  Alessandro  Porro. 

6.  &i.TA>  SegrH. 


conunlsMiario  di  S.  M.  sarda. 

Milano,  6  glagno  1S69. 

Inclito  municipio, 

Vcoe«ÌAni0  e  coKunissario  4el  re  Vittorio  Bmaauele,  assu- 
nwndo  per  un  istante  il  oaratt^e  di  ra|ipresentante  di  Ve- 
niva a  Milano,  sorella  per  simpatie,  per  sventiura  e  per  po- 
litica afiSniti,  provo  irresistibile  il  desiderio  di  solennemente 
mantfe&tare  —  e  prego  cotesto  nunìcipio  di  aggradire  —  U 
sen&nento  della  mia  esultanza  e  le  Baie  fettcitaziouin  q/n^ 
sto  gioroo,  nel  qoaJie^  fugati  gli  austriaci  dominatori,  sven- 
tola per  la  città  il  tricolore  vessiUo,  e  il  forte  popolo  delle  glo- 


199 
lìose  cinque  giornale  vede  finalmente  raggiungersi  lo  scopo 
delle  perseveranti  cominani  nostre  aspiraraoni  :  la  mdipen^ 
detiza  italiana. 

Piaccia  al  municipio  prendere  atto  di  tale  mia  significazione. 

Viva  r  Italia  nnita! 

Viva  il  leale  e  magnanimo  Eroe,  nostro  re  Vittorio  Emanuelel 

Viva  il  possente  e  generoso  nostro  alleato  Napoleone  III  im- 
peratore de' francesi. 

Febdinàndo  Ferraguu. 


IMDIIIIZZÓ  dei  milanesi  alle  truppe  alleate. 

MIUqo,  0  gtagao  I8ff . 

Liberatori  I 

U  palpito  d'entusiastica  riconoscenza  che  desta  in  noi  mi- 
lanesi questa  prima  alba  di  libertà,  frutto  del  vostro  sangue, 
o  prodi  franco-italici,  non  trovando  uno  sfogo  bastante  nel 
plauso,  cerca  anche  Teflusione  della  parola. 

Figli  d'Italia  !  £  il  voto  dei  vostri  che  sciogliete  ;  è  al  biso- 
gno presente  della  vostra  patria  che  ^sodisfate  ;  e  la  felicità 
dei  nepoti  che  andate  preparando. 

Figli  della  Senna!  Voi  avvalorate  coi  vostri  gli  sforzi 
d'una  nazione  oppressa  che  vuole  la  libertà:  né  amore  di 
paterno  focolare,  né  imperiosità  di  sacrifici,  ne  ogoi  maniera 
di  pevieoli  valsero  a  distogliervi  da  quésta  santa  intrapresa, 
che  deve  stringere  in  ^ema  fratellanza  la  terra  di  Dante  con 
quella  di  Voltaire. 

Ma  coìme  lodarvi,  ccMne  rimeritarvi  degnamente?  L'encomio 
di  tutti  gli  amici  della  libertà  non  basta;  ristoria  scAa  potrà 
sdebititfd  coll'imporre  alle  future  generazioni  un  sentimento 
di  gratitudine  per  voi. 


100 

L'opera  santa  non  è  però  ancora  compiala  :  nuovi  trionfi 
vi  aspettano,  accorretevi,  l  nostri  voti  vi  accompagnano. 

.    VIVA  VITTORIO  EMANUELE  II. 
VIVA. NAPOLEONE  III. 

PBOCLAMA  del  municipio  di  l^arese. 

Varese,  6  giugno  1859. 

I  cittadini  esuli  in  massa  sui  patrj  monti,  mentre  la  sol- 
datesca del  maresciallo  llrban  sfogava  la  sua  feroce  baldanza 
contro  l'inerme  e  deserta  Varese,  fanno  ora  ritorno  ai  dome- 
stici focolari  col  nuovo  onore  dei  sagrificj  nobilmente  affron- 
tati e  sofferti.  Tale  contegno,  memorabile  nella  storia  del  paese, 
destò  publica  simpatia  verso  la  nostra  città,  e  il  municipio, 
mentre  riprende  le  proprie  mansioni,  momentaneamente  iff- 
terrotte  dalle  armi  nemiche,  con  essa  si  compiace  come  di 
nuova  prova  che  tutto,  occorrendo,  saprebbe  sagrificare  per 
la  santa  conquista  dell'indipendenza  e  della  libertà  d'Italia, 
propugnate  dal  valoroso  e  magnanimo  re  Vittorio  Emanuele. 

All'intento  però  di  riparare,  per  quanto  è  possibile,  ai  gravi 
danni  paliti  dalla  città  di  Varese  nella  recente  invasione  au- 
striaca, presi  gli  opportuni  concerti  col  regio  commissario 
sardo  in  Lombardia, 

si  decreta: 

1.°  Una  Commissione  speciale  è  istituita  a  constatare  e  pe- 
rttare  i  danni  cagionati  dalle  truppe  austriache  nell'invasione 
suddetta,  onde  procurare  l'indennizzo  ai  danneggiati.  Essa 
viene  composta  dei  signori;  consigliere  Tullio  Sopransi,  in- 
gegnere Attilio  Arcellazzi,  dottore  Achille  Zaffanelli,  Giuseppe 
Bonazzola  e  Veratti  Cesare.  Tale  Commissione  stabilirà  il  pro- 
prio ufficio  nel  locale  della  R.  Pretura,  e  ad  essa  i  danneg- 
giati produrranno  entro  8  giorni  la  distinta  e  possibilmente 
comprovata  nota  dei  danni  patiti. 


Giuseppe  Speróne  Cesare  Parw*cip|^  P^pom  Mftrci^H,  «m^^ 
dote  Pietro  Gragnola  e.  nobile  Carlo  Martignoni,  per  sussi- 
diare i  poveri  delle  città  e  delle  castellanze,  che  nelle  attuali 
vicende  rimasero  privi  dì  menù  di  lavoro.  Tale  commissione 
terrà  il  proprio  suo  ufficio  in  casa  Speroni  in  piazza  S.  Martino, 
e  ad  essa  3i  m^&»  fin.  d'ora  un  jfondo  privativo  ^  bene- 
ficenza di  ital.  lire  3000,  generosamente  ottenuto  all'indicato 
scopo  dal  R.  eommtesario  straordinario  di  S.  M.  il  re  Vittorio  E- 
manaele  in  Lombardia. 

Gamm6. 

i(  $egir$UirÌQy  Dqtt.  Zai^. 


11  grido  d'evviva  al  re  Vittorio  Emanuele  fu  il  s^ale 
deirittsurrezione  per  la  causa  della  indipendenza. 

Gol  grido  stesso  la  rappresentanza  del  distretto,  i  più  rag- 
guardevoli cittadini  e  la  gran  maggioranza  del  popolo,  quest'oggi, 
in  publica  e  solenne  adunanza,  per  spontanea  acclamazione 
rìconsacrava  il  voto  dell'annessione  49l  paesQ  agU  Stati  di  S.  M. 
sarda,  re  costituzionale. 

In  quel  voto,  già  altra  volta  pronunciato,  per  undici  anni 
fatto  lacero  dalla  forza,  stette  però  sempre  salda  la  nostra 
fede;  perchè  la  fede  dei  popoU  Boxk  pà>^  mn»  sfMitt«  per 
fovesci  daUa  sorte. 

A  rm»dkarte„  S.  li.  s»rda  lua.  bmoditD  U  99aÉ»  e  gtoer 
roso  lo  coMyiva  l'eletta  d^tt  nasioM  fraiì^oM* 

£  s»ai»  la  ows»^  e  iion  pn^  fallir^,  se  non  wtr^  mimi 

Archivio,  eie,  u 


lardine,  la  traoiq[uiIlite^  la  eoucordìa,  che  la  patria  ha  diritto 
d'attendere  da  tvrtti  i  suoi  figli. 

{Seguono  oltre  a  900  firme). 


PROCLAMA  del  manleipio  di  Tirano. 

Tirano,  6  giugno  1U9. 

Le  vittoriose  annate  di  S.  M.  Vittorio  Emanuele,  re  di  Sar- 
degna, primo  soldato  deirindipeDdema  italiana,  sono  entrate 
sul  suolo  lombardo,  e  le  popolazioni  anche  di  questa  vallata 
hanpo  dato  le  più  evidenti  prove. di  anelare  all'indipendenza 
nazionale  e  di  imbrandire  le  armi  per  la  cacciata  dello  stra- 
niero, dopo  tanti  anni  del  più  duro  servaggio. 

Il  municipio  di  Tirano  nella  Valtellina,  aderendo  ai  voti  e 
desiderii  di  una  popolazione  che,  oppressa  da  una  straniera 
oecupkBione  fliHitare,  fa  però  sèmpre  itaHana  di  ^ontfe  e  di 
fatto,  dichiara  la  sua  unione  agli  Stati  di  S.  M.,  il  magna- 
nimo re  di  Sardegna  Vittorio  Emanuele,  pronto  a  sottostare 
a,  tutti  i  sacrifizi  richiesti  per  la  nazionale  indipendenza. 

{Seguono  8  firme  ài  deputati  ed  aggiunti). 


ORDÌNE  del  giorno  del  tenente  i^nerale  Ulloa  al- 
l^armata  tooeana. 

I  .  .  .  •  .  ;' 

!..  Firenze,  6  gtagno  1SS4. 

Ufflzialì,  sotr uffizi*»  e  soldati  I 

Io  son  lieto  e  superbo  di  porre  a  vostra  cognizione  una 
lèttbra  che  S.  A.  L  il  principe  Napoleone  mi  dirigeva  dòpo 
avermi  procurato  l'oÀore  di  visitar  seco  le  posUnoiii  della  Co- 
roAdtt  mobile  alle  Filigftre/ Essa  e  del  seguente  tenore: 


m 

QHartitr  generaU  a  Firenze., 

.   «  Generale, 

€  Visitando  jerl  gli  accantonamenti  dell'armata  toscana  alle 
»"Piligare/io  sono  stato  colpito  dal  contegno  delle  truppe  della 
»  prima  brigata  sotto  il  comando  del  colonnello  Stefanelli,  dalla 

•  loro  aria  marziale,  e  dal  buono  spirito  che  le  anima. 

«  Vogliate  testificarne  loro  la  mia  sodisfazione. 

«  lo  ho  ferma  convinzione  che  nel  giorno  della  battagliai  esse 

•  sapranno  fare  onore  alfltalìa  col  lóro  valore  e  eon  la  fer- 
»  mezza. 

t  Gradile,  generale,  ecc.  » 

//  priìieipe  comandante  in  capo  il  T.  eòrpo, 

.  Napoleone. 

La  lode  dei  valorosi  è  pei  valorosi  il  più  belìo  àéi  premji 
ne  voi  potreste  desiderarne  uno  più  lusinghiero  dì  quello  che 
vi  viene  offerto  nelle;  parole  di  chi  comanda  i  nostri  bravi 
e  geiierosi  alleati. 

E  ìiell'ora  della  prova,  da  voi  invocata,  ed  io  ve  la  pro- 
metto ormai  vicina,  voi  mostrerete  che  non  è  nuova  ai  sol*»- 
dati  toscani  la  via  dèlia  vittoria,  e  meriterete  essere  dettì 
etnulì  condegni  degli,  eroi  di  Montebello.  di  Palestre  e  éì 
Magenta. 

Il  lenenle-genefale 

Girolamo  Ùlloa. 


CIBOOCABB  del  Consiglie  federale  mvtmuew^  al  eon- 
9oUtl  swln^ri  fai  Hallm  relativa  M  mgsimfWtt 
sirnviierl  al  servizio  4i  priìicipl  italiani^    . 

.    Signori! 

-Ci  è  pevyeQBto  4»  Darle  4' od  gian  numero  di  K«Ì!n«(IÌQi 
svizzeri  in  Italia  un  indirizzo  datato<i|a^ipeit^  iUftSfffOfS^ 


MI 

p.  p.,  ove  si  lamenta  vivamente  che  sianvi  ancora  al  servhdo 
di  principi  italiani  truppe  che  si  danno  il  nome  di  reggi- 
menti $mxeri;  che  rarraolamento  per  questi  r^ginienti  si 
pratichi  in  proporzioni  astese,  e  che  persino  un  cittadino  del 
cantone  di  Uri  abbia  concbloso  col  governo  papale  una  con- 
venzione per  la  fcNrmazioae  di  un  nuovo  reggimento. 

Gli  autori  detta  petizione  insistono  con  energia  sugi'  in- 
eenvraiimfti  che  emergono  dal  fatto  dell' e^tenza  di  truppe 
apaoldate,  fornite  dalla  Svizzera  ;  dinostraao  Timpressione  dis- 
gustosa che  questo  stato  di  cose  fa  nascere  nello  spirito  ddla 
popolazione  italiana,  massime  nelle  circostanze  attuali;  final- 
mente, che  la  condotta  delle  truppe  assoldate  in  Italia,  quale 
è  stata  recentemente  descrìtta  nei  publid  fogli,  potrdt^be 
compromettere  la  posizione  degli  svizzeri  che  esercitano  pa- 
QÌ0ain«Bite  in  Italia  la  loro  industria. 

Noo  volendo  passare  sotto  silenzio  questo  ridavo,  nm  vi 
iBdirizziamo,  perchè  siano  communicate  a  chi  di  diritto^  le 
osservazioni  seguenti,  circa  l'oggetto  della  mossa  lagnanza- 
La  contradizione  che  esiste  senza  dubio  nel  fatb^  tfie 
la  libnra  Svizzera  foriùsca  a  prhusipi  truppe  assoldate,  è  pro- 
fondamente sentita  nel  paese,  non  sole  oggidii  ma  da  mia 
lunga  se^  di  anni;  e,  motto  tempo  prima  d^la  rigenera^ 
zione  dei  cantoni  e  della  Confederazione,  i  più  nobili  patrioti 
e  i  confederati  più  illuminati  hanno  elevato  enei^camente  la 
Toce  contro  qttesto  abuso.  Come  avviene  di  qualunque  pro- 
gresso, cod  anche  T  abolizione  delle  capitolazioni  militari 
non  potè  conseguirsi  che  a  prezzo  di  grandi  sforzi  e  di  lotte 
penose. 

iMln  gMHnaiiMa  attoale  eia  lisemta  la  eodìsfuiaaiidi 
^t9à&t  eSsMiailn  qiislo  progrieeso  e  di  salutarlo  C4mè  una 
verità.  Sino  dal  183^  ié  ntiove  costttuzionf  cantonali  hanno 
abolito  ìé  eapitolaonoAi  militari,  e  la  nuova  costituzione  fe- 
derale ha  consacrato  lo  stesso  principio,  poiché  l'articolo  4.^ 
«tiiMIlMe  dìiHame*te  e  p«8ttìvaaiMfte,  «on  pmt^ì  cdndlfiu- 
Mto  liiM^e  cai^llMttioiii  miiilariv 


La  legistaziohe  fedeMtle  non  è  stala  a  tale  scopo  inattiva, 
poidìè  essa,  con  decisione  del  20  giugno  1849,  confeimìala 
il  24  Inglio  1855s  iia  ptoibito  ogni  arniolatiMnto  pef  11 
servìzio  mìfitare  stranilo.  Essa  inoltire  nel  codice  {cenale  ha 
comminato  la  prigionia  e  delle  mitlte  contro  il  rednlaménto  (fi 
abitanti  della  Svizzera  per  il  vietato  servfislo  tkiilHare  sfrA^ 
filerò,  estendendo  questa  comminaziené  àgli  agenti  degli  ni^ 
ic]  di  ireclutamento  che  si  sono  stabiliti  fiiori  della  Svizze^a^ 
per  eludere  il  divieto  dell' arruolamento  su  quel  tenKtorio. 

Tutte  queste  disposizioni  tton  esistono  toltanto  ^er  forma- 
lità e  stila  carta,  m^  vengono  applicate  con  tutto  A  i^oiié 
possibile.  Sé  ne  ha  lina  prova  manifèsta  nella  seiie  di  eùh* 
danne  che  furono  pronunciate  contro  arruolatoti  nei  drierM 
cantoni  della  Svizzera,  e ,  se  le  trasgressioni  non  sono 
ovunque  colpite  dal  braccio  d^la  giustiziai,  se  là  vigente 
legislazieiie  non  può  del  tatto  reprìmere  il  mate,  dò  deesi  at^ 
tribmre  ad  altre  circostanze  kidipendenli  dalle  autorità  fé» 
dedali  e  che  niun^»  può  dd^Aoi'are  più  vivamente  di  quello 
éhe  nei  faimmo*  * 

Ogiii  qualvòlta  si  è  potuto  sparare  d^oMienéf  qualcflie  rt* 

scdtato,  fteurdùò  aperte  negoziazioni  oogli  Stati  vieibi,  aUo  soopd 

'  dì  (ar  soptUimeiie  OfBcj  di  arruolamento  abusivamente  tol*" 

rati,  e  noi  abbiamo  avuto  la  sodisfazione  di  vedere  che  qnéSif 

sforzi  noft  sono  rimasti  infruttuosi. 

Per  ciò  che  concerne  specialmeóte  i  corpi  (fi  truppe  al  tièr- 
aHA  di  Napoli,  sotto  il  nome  di  reggimenti  nmzeti,  tatto 
le^  relative  capitolazioni  sono  spirate;  una  sola  i*agghin|^ 
il  suo  termine  al  i5  corrente.  Noi  àblnamo  già  fatto  gli  atti 
n»ees6atj  perchè  gli  emblemii  cantonali  o  federai  VMgàfio 
tom  Hs&é  ban^Hfere  di  questi  reggimenti;  noi  d  adoj[»ererefiio 
eaiiandio  m  modo  cèe  fall  reggìimnti  non  portino  più  quin"- 
d^  iÉìnahzi  dtl  nome  ehe,  una  vòlta  spirate  le  capitola«idìli 
militari,  deve  sembrare  una  usurpazione,  pel  m<yfivo  che  i 
reggimeli  iti  quertione  non  sono  pHi  reggiimnti  i^z8èri>;  e 
non  pottebbetro  eaneiderarsì  che  comtf  reggimeli  dtrMieri. 


ao6 

Ben  più  falsamente  ancora  sono  qualificati  come  truppe 
svizzere  i  reggimenti  che,  indipendentemente  dalle  truppa 
nazionali,  trovansi  al  servizio  degli  Stati  .detta  Chiesa. 

Non-  esìstono  con  questi  Stati  capitolazioni  militari  di  sorta, 
e  le  convenzioni  precedentemente  esistenti  a  questo  riguardo 
non  furono  giammai  sottoposte  alla  sanzione  della  Dieta;  esse 
potante  erano  nulle,  secondo  T  antico  diritto  publico  leder 
r4le,  e  non  possono  assolutamente  venir  ascritte  a  carico 
dijUa  Confederazione. 

Una  capitolazione  concbiusa  nel  1824  collo  ^tato  di  Lucerna, 
in  occasione  della  formazione  di  una  guardia  svizzera,  è  spi- 
rata da  lungo  tempo  ed  è  già  annullata  dalla  costituzione 
di  quel  cantone. 

Più  tardi,  nel  1832,  il  goVemo  degli  Stati  della  Chiesa  Jba 
emc^ùuso,  egli  è  vero,  con  semplici  persone  private  conven- 
zioni per  la  formazione  di  reggimenti  stranieri,  e  a  questo 
scopo  alcuni  cantoni  hanno  permesso  T  arruolaipento,  senza 
però  l'autorizzazione  della  Dieta.  Ma  questi  reggimenti  fu- 
rano disciolti  nel  1848,  e  ì  reggimenti  stranieri  esistenti 
(»a  negli  Stati  romani,  non  sono  precisamente  altro  che  una 
a^lomerazione  di  persone  di  tutti  i  paesi;  fatto  del  quale 
la  Svizzera  non  pub  naturalmente  assumere  alcuna  resjK)^* 
sabilità. 

Se  ciò  non  ostante,  i  reg^menti  stranieri  al. servizio  pa- 
pale sono  designati  sotto  il  nome  di  reggimenti  svizzeri^  se 
all'estero  si  persiste  nel  considerare  come. identiche  le  truppe 
svizzere  e  le  truppe  assoldale,  noi  non  possiamo  chiei  deplo- 
rare ciò  sinceramente;  ma  respingiamo  energicam^te  questa 
supposizione.  Se  d'altronde  noi  siamo  ben  informati^  i  reg- 
gimenti stranieri  al  servizio  pontiflcio  non  .pc»rt»nQ  realmeQte 
il  titolo  di  reggimenti  svizzeri^  e  se  tuttavia  lo  si  dà  loro 
tcadizionalmente,  ciò  accade  per  abuso,  e  noi  nulla  possiam 
fare  per  porvi  rimedio. 

N^la  petizione  si  è  detto». che  un  cittadino^ del  qi^tone di 
Uri  ha  tentato  di  reclutare  in  Isvizzera  un  nuovo  reggijBfìentp 
per  il  servizio  papale.  Noi  ne  fummo  eziandìo  informati  per 


i»7 

mèzzo  della  stampa,  e' il  nostro' dipartiménto  di  giustizia  e 
di  polizia  volge  a  quest'oggetto  tutta  la  sua  attenzione.  Se 
questa  voce  dovesse  confermarsi,  noi  non  mancheremo  di 
intervenire  energicamente  contro  una  simile  impresa,  atteso 
che  deve  a  noi  importare  anzi  tutto  d'impedire  che  le  leggi 
della  Confederazione  vengano  violate  e  che  all'estero  si  faccia 
abuso  del  nome  svizzero. 

Le  popolazióni  italiane,  una  volta  che  conoscano  il  vero 
stalo  delle  cose,  non  esiteranno  più  a  rendere  la  giustizia 
dovuta  ^Ua  Svizzera  ed  alle  sue  autorità.  A  questo  scopo  ^ 
noi  vi  autorizziamo,  per  ciò  che  voi  giudicherete  conveniente, 
a  combattere  e  confutare  officiósamente,  appoggiandovi  agli 
stessi  fatti,  i  pregiudizj  e  le  idee  erronee  che  si  riproduces- 
sero nella  stampa,  in  pregiudizio  della  Svizzera  e  de'suoi  citta- 
dini stabiliti  in  Italia. 

.  D'altra' parte,  non  evvi  alcuno  che' non  comprenda,  non 
essere  in  potere  delle  autorità  svizzere  il  restringere  il  libero 
arbitrio  d^li  individui,  di  modo  che  il  passaggio  al  servi- 
zio straniero  non  abbia  più  luogo,  e  non  potere  la  Svizzera 
esser  tenuta'  responsabile  di  tali  atti  che  sono  puramente  in- 
dividuali. Il  potere  eziandio  degli  altri  Stati  non  va  guari 
più  lungi,  poiché  egli  è  incontestabile,  che  precisamente 
al  momento  in  cui  nazioni  belligeranti  si  trovano  a  fronte 
in  Italia,  vi  hanno  alla  rinfusa  numerosi  partigiani  che  non 
appartengono  alle,  ps^rti  cQmbattenti,  ma  ad  altri  popoli  non 
interessati 

Oltre  a  ciò,  l'entiata  al  servigio  militare  straniero  è  la  con- 
tinuazione di  un  .uso  esistente,  sgraziatamente  divenuto  da 
lunghissimo  tempo  abituale,  di  modo  che  l'eccesso  degene- 
rante in  abuso  non  può  che  col  tempo  essere  represso  e 
ricondotto  a  ragionevoli  proporzioni. 

Aggradite  rassicurazione  della  nostra  altissima  stima. 

in  nome  del  Consiglio  federale  svitzero 

Il  pretidetUé  della  Confederazione, 

Stampfu. 

Il  eancelliere  della  Confederazione 
SCHIESS. 


288 

B!iiPfApe|0« 

Maestàl 

Il  municipio  di  Pisa,  facendosi  interprete  delPunanime  vo- 
lontà di  questo  popolo  in  mille  modi  manifestatasi,  sente  il 
dovere  di  rispettosamente  indirizzarsi  a  Voi,  proclamandovi 
redentore  magnanimo  della  nostra  gran  patria  italiana.  A 
Voi  ii  merito  di  aver  tenuto  alto  il  tricolore  ressillo;  a  Voi 
di  aver  sert)ate  intatte  le  costituzionali  franchigie;  a  Voi  dt 
esservi  circondato  di  uomini  egregi,  che  con  più  nobile  ar- 
gomento hanno  saputo  tener  vivo  per  tutta  Italia  l'amore 
della  libertà  e  della  indipendenza. 

A  Voi  in  questo  giorno  solenne  la  città  nostra,  più  di 
ogni  altra  per  lunga  stagione  costretta  al  giogo  dell'umilia- 
zione e  del  dolore,  e  mercè  Vostra  tornala  a  nuove  e  più 
splendide  sorti,  riverente  s'inchina,  e  mentre  Vi  rende  gra- 
zie che  la  parola  non  è  atta  ad  esprìmere,  e  con  Voi  si  con- 
gratula per  la  vittoria  delle  armi  Vostre  e  de!  prodi  Vostri 
^leatt,  caldamente  Vi  prega  a  non  esporre,  come  m  passato 
faceste  nella  nobil  guerra  che  or  si  combatte,  l'augusta  Vo- 
stra persona.. 

Voi,  grandissimo  dei  re,  idea  incarnata  della  nazionalità 
e  libertà  italiana^  dinanzi  al  quale  non  è  dimostrazione  di 
riverente  aflietto  e  di  unanime  devozione  che  proporzionata 
sia  ai  titoli  die  illustrano  al  cospetto  dell'intiera  nazione  la 
preziosa  Vostra  esistenza,  accettate  Toma^io  di  questo  po- 
polo, che  per  oi^no  nostro,  a  Voi  si  dirige,  e  presago  dei 
Vostri  nuovi  destini,  Vi  proclama  primo  fra  i  re,  fra  i  guer- 
rieri, fra  i  cittadmi  d'Italia. 

Pisa,  4|l  palano  copmunlutivo. 

//  gonfaloniere  F.  Fu^occhietti. 


209 

OllDlMlS   Ael   i^omo  Ael   tienietfte-getieral^  "««miiiii- 
dante  la  IX.  divisione  piemontese. 

7  giagno  1859. 

Soldati! 

Dalla  riva  del  ticino  io  volsi  jerì  lo  sguardo  indietro  e  mi- 
rai con  compiacenza  il  glorioso  sentiero  da  voi  segaìto  per 
giungere  sin  qui. 

Voi  segnaste  con  piede  sicuro  le  orme  del  vostro  passag- 
gio sulla  Sesia  e  sul  Po ,  e  scolpiste  in  cifre  indelebili  !l 
nome  della  IV^  divisione  a  Frassinello,  a  Casale,  al  torrione, 
a  Borgo  Vercelli,  a  VUlata,  a  Palestre. 

Il  vasto  laberinto  delle  rìsaje,  i  frequenti  corsi  d'acqua,  i 
fiumi  senza  ponti,  il  numero  dei  nemici,  la  forza  delle  loro 
posizioni,  le  marcie,  le  veglie,  le  fatiche  continue  dì  un  mese 
d'avanguardia,  furono  per  voi  cose  di  poco  moìtìento;  voi 
sapeste  tutto  sostenere,  lutto  superare. 

Frattanto  il  nome  della  IV*  divisione  corre  sul  labbro  di 
ognuno. 

Il  re  ci  onora  di  un  lasmghìero  ordine  del  giorno. 

L'armata  ci  encomia,  la  patria  ci  applaude,  e  dovunque 
vi  volgete,  vi  attende  un  saluto,  qqà  stretta  di  mano,  un 
ewival 

Soldati  !  da  quanto  faceste  io  traggo  speranza  di  grandi  cose; 
fidenti  nel  vostro  valore  e  nel  senno  di  chi  conduce  l'eser- 
cito^ avanzate  sul  territorìo  Dj^uìgo,  ed  in  Jbreve  éai  poggi 
dì  Verona  gridate  alte  genti  ttaiiaoe:  H  teéek^o  ipùrì: 

H  g€nerale  eamandanU  la  lY  divitione 

Francesco  Giàldini. 


6  giugno  i859.  —  Dimostrazione  popolare  a  Roma  all'aimuncio  della 
vittoria  di  Magenta, 

Archivio  ite,  %7 


210 

PROCLAMA  del  eoMandante  le  forse  fh*Mieesl  in 
Roma. 

Roma,  7  giugno  1859. 

Una  viva  gioja  riempi  jeri  il  vostro  cuore  ed  il  nostro. 
Questa  gioja  sard)be  stata  per  noi  anctie  più  vìva,  se,  fedeli 
ad  un  avvertimento  fin  qui  compreso  a  meraviglia,  voi  ave- 
ste sapulo  contenerne  la  clamorosa  espressione. 

Niun  fautore  di  disordini  venga  a  frammischiarsi  oggi 
nelle  vostre  file;  togliete  qualunque  pretesto  alla  malevolenza, 
affinchè  le  misure  di  repressione,  che  noi  potremmo  esser 
chiamati  a  prendere ,  non  possano  cadere  sugli  amici  dei 
francesi.  Credete,  romani,  che  il  silenzio  è  per  noi  penoso 
e  che,  privati  del  bene  di  combattere  a  lato  dei  nostri  fra- 
telli d'armi,  ci  sarebbe  stato  ben  dolce  di  poterli  almeno 
acclamare.  Ma  s'essi  tengono  ben  alto  in  questo  momento  il 
vessillo  della  Francia,  noi  teniamo  qui  quello  dell'ordine,  e 
sapremo  farlo  rispettare.  Quest'ancora  è  un  nobile  vessillo! 


Il  generale  di  divitUme, 
ajuUuUe  di  campo  di  S.  M,  Vimperatore  de' franeesi 

Conte  di  Goyon. 


7  giagno  Ì8K9.  —  Dimostrazione  patriottea  a  NapoU  in  ocauione  delia 
vittoria  di  Magenta^  invano  impedita  dagU  sgherri  di  Francesco  II. 

—  OH  austriaci,  dopo  tanti  lowni  diforti/lcazione,  abbandonano  Pavia 
e  si  dirigono  verso  Cremona  facendo  consegna  al  municipio  dei 
molti  effetti^  delle  provvisiom  e  dei  feriti  che  non  si  pollone 
trasportare. 


T  nflfln  n  i 


211 

« 

mSCORSO  pronunciato  da  S.  11.  la  regina  d'In- 
l^hlltorra  airapertnra  delle  nnave  Camere. 

Londra,  f  giugno  tgM. 

Milordi  e  Signori! 

Nello  stato  perplesso  attuale  degli  a£Eari  ricorro  con  sodi- 
sfazione  ai  consigli  del  mio  Parlamento  che  ho  éonYOoato  per- 
chè si  riunisca  nel  più  breve  termine  possibile.  Ho  ordinato 
che  vi  siano  presentate  le  carte  che  serviranno  a  farvi  co- 
noscere qaanto  furono  vivi  ed  assidui  i  miei  conati,  onde 
preservare  la  pace  dell'Europa;  quei  conati  per  mala  sorte 
fallirono,  e  la  guerra  fu  dichiarata  tra  Francia  e  Sardegna 
da  una  parte,  ed  Austria  dall'altra. 

Siccome  ricevo  dai  belligeranti  d'ambe  le  parti  assicura- 
zioni d'amicizia,  cosi  mi  propongo  di  conservare  tra  esse  una 
stretta  ed  imparziale  neutralità,  e  spero,  col  divino  ajuto, 
di  serbare  al  mio  popolo  il  beneficio  della  pace.  Tuttavia, 
considerando  lo  stato  attuale  dell'Europa,  ho  stimato  neces- 
sario, per  la  sicurezza  de'miei  Stati  e  l'onore  della  mia  co- 
rona, d'aumentare  le  mie  forze  navali  in  maggior  proporzione 
di  quella  approvata  dal  Parlamento. 

Conto  fiduciosa  sul  concorso  cordiale  che  voi  darete  a  que- 
sta misura  di  precauzione,  dettata  da  una  politica  difensiva. 

Il  re  delle  Due  Sicilie  avendomi  annunciata  la  morte  del 
re  suo  padre,  e  la  sua  ascensione  al  trono,  slimai  conve- 
niente, d'intelligenza  coU' imperatore  dei  francesi,  di  rinno- 
vare le  mie  relazioni  diplomatiche  colla  Corte  di  Napoli,  re- 
lazioni ch'erano  state  sospese  durante  il  precedente  regno. 
Tutte  l'altre  mie  relazioni  all'estero  proseguono  ad  essere  so- 
vra un  piede  del  tutto  sodisfacente (1). 


(I)  11  rtmanente  del  discorso  fa  da  noi  oteesso  perchè  alhtto  eslnneo^^alle  circo- 
etanae  della  guerra  attuale.  Esso  termina  coU'espressione  di  fldacia  da^parte  della  re- 
gina «  che  il  risultato  delle  deliberaiioni  parlamentari  tenda  ad  assicurare  al  paese 
la  continuaslone  della  pace  all'esterno  ed  un  progressivo  miglioramento  airinlemo  >•. 


212 

8  gì<igtoo  1859.  —  Arrivo  a  Milano  deWesercito  sardo.  LeLL.  MM. 

fimperatore  dei  francesi  ed  il  re  Vittorio  Emanuele  fanno  il 

loro  ingresso  in  queskt  metropoH  i?er9o  fe  «re  8  onf.,  sahh 

tate  dam  pepohzùmi  con  éimoetreakmi  deOafdùnioa^impaÉia, 


ORDIItfB  del  g^lomo  di   Maip^leone  III  all'  esercito 
dritalia. 

Milano,  8  giugno  1859. 

Sol(btit 

Ud  mese  fa,  fidando  negli  sfarzi  della  diplomazìa,  io  spe- 
rava ancóra  la  pace,  quando  d'un  tratto  l'invasione  del  Pie- 
monte per  opera  delle  truppe  austriache  ci  chiamò  alle  armi. 
Noi  non  eravamo  pronti:  mancavano  uomini,  cavalli,  materiale 
di  guerra,  approvigionamenti;  e  noi,  per  soccorrere  i  nostri 
alleati,  dovemmo  shoccare,  in  fretta  e  a  piccole  frazioni ,  al 
di  là  delle  Alpi,  innanzi  ad  un  nemico  formidabile,  apparea- 
chiato  da  lungo  tempo. 

Era  grave  il  pericolo  :  Teurgia  della^  nazione  e  11  vo&tro 
coraggio  hanno  tutto  superato.  La  Francia  ha  ritrovato  le 
antiche  sue  virtù,  ed  unita  in  uno  scopo  ed  in  un  solo  sen- 
timento, mostrò  la  potenza  de'  suoi  mezzi,  e  la  forza  del 
suo  patriottismo.  Sono  dieci  gioroi  da  che  incominciarono  le 
operazioni,  e  già  il  territorio  piemontese  è  sgombro  da'suoi 
invasori.  L'esercito  alleato  diede  quattro  felici  combattimenti 
e  riportò  ima  vittoria  decisiva  che  gli  apersero  le  porte  della 
Lombardia;  voi  avete  posto  fuori  di  combattimento  35,000 
austriaci,  preso  17  cannoni,  due  bandiere,  fatti  B,000  pri- 
gionieri,  ma  tutto  non  è  terminato;  noi  avremo  ancora  lotte 
da  sostenere,  ostacoli  da  superare.  Io  faccio  assegnamento 
su  di  voi.  Coraggio  dunque,  bravi  soldati  dell'esercito  d'Italia  1 
Dall'alto  del  Cielo  i  vostri  padri  vi  contemplano  con  orgoglio  I 

Dal  qwrtitre  genaiala  <tt  Milano. 

napoleone; 


Si3 
PROCliAllA  di  S.  M.  l'imperatoi-e  MapelcN^se  IH. 

Italiani  ! 

La  fortuna  della  guerra  mi  conduce  oggi  nella  capitale  della 
Lombardia;  or  vengo  a  dirvi  perchè  ci  sono. 

Quando  TAustria  aggredì  ingiustamente  il  Piemonte,  io  mi 
sono  dooiso  di  ^estanore  il  mìo  alleato  il  re  di  Sardegna: 
l'onore  e  gl'interessi  della  Francia  me  k>  imponevano.  I  vo- 
stri nemici,  che  sono  i  miei,  hanno  tentato  di  sminuire  la 
simpatia  ch'era  universale  in  Europa  per  la  vostra  causa ,  fa- 
cendo credere  ch'io  non  facessi  la  guerra  che  per  and[>izione 
personale  o  petr  ingrandire  il  territorio  ddla  Fracicia.  Se  mai 
v'haaiio  uooìiiii  che  no»  comprendono  U  loro  tempo,  w  non 
sono  certo  nel  novero  di  eo^ro.  L'opinione  publica  è  oggi 
illuminata  per  modo  che  à  diviene  più  ^and^  per  l'jnfluenaa 
oiorale  eserótatiiche  per  istoriti  oonqiùste;  e  questa  influenza 
morale  io  la  oereo  oon  orgoglio  oontribuendo  a  lar  libera  una 
delle  più  belle  parti  d'Europa.  La  vostra  accoglienza  mi  ha 
già  provato  che  voi  m'avete  compreso.  Io  noo  vengo  tra  voi 
con  un  sistema  preconoepito,  per  ispossessare  sovrani,  o  per 
imporre  la  mia  volontà;  il  mio  esercito  non  si  occuperà  che 
di  due  cose:  combattere  i  vostri  nemici  e  manteoiere  l'orane 
interno;  esso  non  porrà  ostacolo  alcuno  alla  Mbera  manife- 
stazione de'vostri  lattimi  voti.  La  Provvidenza  favorisce 
talvolta  i  popoli  come  gli  individui ,  dando  loro  occasione  di 
farsi  grandi  d'un  tratto,  ma  a  questa  condizione  soltanto, 
che  sappiano  approfittarne.  Il  vostro  desiderio  d'indqpendeoza, 
così  vagamente  espresso,  cosi  sovente  caduto,  si  realizzerà 
se  saprete  mostrarvene  degni.  Unitevi  dunque  in  un  solo  in- 
tento: la  liberazione  d^  vostro  paese.  OfganiZMtevi  militar- 
mente: volale  sotto  le  bandiere  del  re  Vittorio  Emmuele,  ohe 
vi  ha  così  nobilmente  mostrata  la  via  dell'onore.  Ricondatevi 


»4 

che  senza  disciplìDa  non  vi  ha  esercito,  e,  ardenti  del  santo 
fuoco  della  patria,  non  siate  oggi  che  soldati,  per  esser  do- 
mani liberi  cittadini  d'un  gran  paese. 

Dal  (inarllers  generale  dì  Mtlano. 

NAPOLEONE. 


INDIRIZZO  della  re|r><^   ^^^  **  Milana  a  S.  ■■•  il 
re  Vittorio  Bataniiele. 

Milano,  8  giugno  1859. 

Sirei 

n  voto  publico  vuole  che  la  M,  V.  a  cui  per  miracolo  di 
concordia  sono  state  commessele  sorti  della  Patria  commune, 
si  rechi  quanto  più  presto  può  in  mano  il  governo  e  l'in- 
dirizzo della  cosa  publicà  di  questo  paese. 

Tal  voto  era  già  stato  solennemente  pronunciato  da  mi- 
gliaja  de' nostri  volontarj,  prima  col  giuramento  innanzi  a 
Dio,  poi  col  sangue  avanti  al  cannone  austriaco.  Ed  ora  il  Con- 
siglio communale.  rappresentante  del  popolo  milanese,  ha  ad 
unanimità  di  voti,  anzi  per  una  irresistibile  acclamazione,  ap- 
provato e  fatto  proprio  l'indirizzo  che  la  Congregazione  mu- 
nicipale avea  rivolto  alla  Maestà  Vostra  sino  dal  giorno  5  del 
corrente  giugno  e  che  le  venne  presentato  il  giorno  succes- 
sivo al  quartier  generale  di  S.  Martino  di  Trecate. 

Sire! 

Nella  deliberazione  del  Consiglio  communale  di  Milano  la 
M.  V:  vedrà  una  prova  novella  che  le  verità  dd  cuore  non 
hanno  due  modi  d'esprìmersi.  Noi  siamo  Vostri  per  persua- 
sione, per  affetto,  per  la  necessità  geografica,  pel  diritto  sto- 
rico dell'atto  di  fusione  del  1848,  confermato  da  questi  un- 
dici anni  di  preparazione  e  di  passione,  1  quali  rimarranno 


218 
incancellabili  nella  storia  dei  popoli,  come  esempio  sublime 
di  quel  che  possa  la  perseveranza  nei  giusti  propositi  e  la 
dignità  nelle  publiche  sventure. 

Sire! 

Questo  popolo  ha  molto  imparato  perchè  ha  molto  sofferto. 
La  M.  V.  è  stata  chiamata  dal  voto  di  tutta  l'Italia,  dal  ri- 
spetto d'Europa,  dal  consenso  della  Francia  a  consolare  i 
dolori  della  nazione  e  a  raccogliere  il  frutto  delle  sue  lut- 
tuose esperienze. 

Shre! 

Noi  useremo  colla  Maestà  Vostra  le  parole  che  già  Vi  com- 
mossero, quando  le  udiste  sulle  labra  de' nostri  volontarj 
feriti  intorno  a  Voi  nella  gloriosa  giornata  di  Palestro.  Fate 
libera  e  felice  l'Italia  e  noi  benediremo  le  nostre  ferite! 

Alberto  de  Herra  -  Francesco  Margarita 

Massoiujano  de  Leva  -  Fabio  Boretti 

Ubold!  db  CAm  '  Alessandro  Pòrro 

Giovanni  d'Adda  -  Cesare  Giulini. 


IMDIRIZZO  del  muiiicipio  di  Berf^amo. 

Alt  Onorevole  signor  Emilio  Visconti  Venosta  commissario 
di  S.  M.  il  Re  di  Sardegna  in  Bergamo. 

Bargamo,  8  giugno  1869. 

Al  Vostro  giungere  in  questa  città  al  seguito  delle  vitto- 
riose truppe  del  prode  generale  Garibaldi,  la  civica  rappre- 
sentanza di  Bergamo,  interprete  dell'unanime  voto  di  tutta 
questa  popolazione  esultante  pel  sospirato  arrivo  dell'esercito 
liberatore,  si  afifìretlò,  in  nome  della  città  stessa,  a  procla- 


mare  ed  a  riconoscere  il  re  Vittorio  EmaDoele  II,  quale  le^ 
gìttitno  sovrano  costìtozìonate  di  questo  paese;  confermando 
così  la  propria  annessione  al  generoso  Piemonte,  «he  veniva 
già  a  suffragio  universale  solennemente  votata  nell'anno  1848,  e 
che  solo  la  violenza  straniera  potè  impedire  che  fosse  recata 
ad  effetto. 

La  infrascritta  civica  rappresentanza  vi  prega,  o  signore, 
di  far  tosto  pervenire  al  governo  di  S.  M.  il  re,  nonché  a 
S.  M.  slessa,  questa  liberà  espressione  delF  universale  volo 
cittadino,  ed  a  presentarle  l'omaggio  dell'eterna  gratitudine 
e  sudditanza  di  questa  città. 

Il  Podestà^  Ottavio  Morlani 

Gli  Assessori,  G.  B,  Barca  -  N.  ALBoaGUfirn 
Db  kìfmBK  MoRBTTi  -  D.""  A.  Savisgo. 


PBOCliAIIA  4el  innidM^i»  41 

Volita,  8  giugno  1859. 

Cittadini  t 

La  Vostra  Congregazione  municipale,  interprete  dei  Vostri 
voti,  si  è  affrettata  fin  da  jeri  a  consociarsi  alla  città  di  Mi- 
lano nel  riconoscere  il  governo  di  S.  M.  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele II. 

Si  generoso  slancio,  sotto  il  pericolo  dì  grossi  corpi  circo- 
stanti di  truppe  nemiche,  venne  proclamato  dal  governo  dì 
Milano,  quale  atto  di  coraggio  che  onora  altamente  la  no- 
stra città,  e  sarà  tra  breve  fatto  conoscere  al  prode  re  Vit- 
torio Emanuele,  che  combatte  vittoriosamente  a  fianco  del 
magnanimo  imperatore  Luigi  Napoleone  IH  per  l'indipen- 
denea  italiana. 

Cittadini!  La  Congregazione  municipale  va  orgogliosa  di 
rappresentarvi  in  qttestì  solenni  momenti  ed  esulta  con  Voi 


217 

per  il  trionfo  deR'^ercito  alleato,  nelle  di  cài  file  combat- 
tono tanti  prodi  nostri  eoneittadiDi. 

Essa  confida  nel  vostro  patriotismo  per  la  necessaria  coo- 
perailotìe  ai  buon  governo  deBa  città,  postocbè  per  ora  si 
trova  tatto  concentrato  nei  nostri  rappresentanti  municipali. 

Cittadini  tutti  dunque  ad  una  voce  proclamale: 

VIVA  L'ITALIA  l  VIVA  LA  FRANGIA  1 
VIVA  VITTORIO  EMANUELE  III  VIVA  NAPOLEONE  III! 

//  Podestà,  LcxGì  Villa. 

Gli  Assessori^  -  C.  Tbesoli»  -  A.  Beretta 
G.  Grassi  -  G.  Fossati. 

F.  TiGozzi,  segretario. 


CVRCWEiAIII!  del  Veg^n  <5<rtmris»itt»ifo  pw^émo  li  g*e- 
ncnmie  OarKafdt  a  fotte  le  mnÉbrHk  aiiiniiila#i>a- 
tive  del  Inof^ld  ehe  al  pronnnelarono  per  la  eavaa 
naxlonale. 

Bergamo,  8  giugno  1859. 

Pregiat^simo  signore  ( 

Nell*assumere  la  missione  che  il  governo  del  re  mi  aveva 
affidato  presso  iì  generale  GaitbaMi ,  ho  già  espresso  la  fl- 
ducia  che  Vorganismo  civile  del  paese  non  si  sarebbe  disor-  , 
dinato.  —  Il  trionfò  delFindipendenza  nazionale,  prima  con- 
dizione di  vita  per  un  popolo,  non  è  già  un  moto  di  disor- 
dine, d'anarchia,  ma  bensì  il  ristabilimento  sulle  sue  basi 
naturali  della  società  dvìle  italiana. 

È  intenzione  del  coimnissario  del  re  presso  il  generale 
Garibaldi,  che  nelle  provincie  che  si  pronunciarono  per  la 
causa  nazionale,  rammfnistrazione  civile  funzioni  regolar- 
mente; che  gl'impiegati,  saFve  quelle  disposizioni  particolari 

ÀreMviOt  eUm  %$ 


2i8 
che  si  potessero  prendere ,  rimangano  al  loro  posto  e  ser- 
vano il  governo  con  lealtà  e  con  rigorosa  disciplina. 

1  public!  funzionari  devono  mostrare  la  loro  devozione 
alla  causa  nazionale  col  dare  opera  perchè  tosto  scompa- 
iano que'  disordini  che  sono  inseparabili  dallo  stabilimento 
d'un  nuovo  ordine  di  cose. 

V.  S.  vorrà  dunque  vegliare  perchè  il  servizio  dell'uffi- 
cio a  cui  presiede  sia  regolarmente  attivato,  e  perchè  la  cosa 
publica  non  soffra  alcun  danno  da  una  ingiustificabile  in- 
terruzione della  gestione  publica. 

Il  regio  commissario 
Emiuo  Visconti  Venosta. 


UWDIRUBEO  dtUmt^mgregmMÌmme  provinciale  dU 
gsuÈtkm  mi  n*  C?#iii<|giirÌ0  straordiiiMPio  di   S.  M. 
0arda« 

Bergamo,  8  giugno  1859. 

Illustrissimo  signore! 

La  Congregazione  provinciale  con  animo  esultante  esprime 
alla  S.  V.,  egr^io  sig.  Commissario,  gli  unanimi  sentimenti 
di  cui  sono  animati  questi  abitanti  per  fatti  memorandi  che 
si  stanno  ora  compiendo  per  opera  del  magnanimo  re  Vit- 
torio Emanuele,  giovato  dal  generoso  imperatore  Napoleone, 
diretti  ad  ottenere  finalmente  la  tanto  sospirata  liberazione 
d'Italia. 

Or  sono  dieci  anni,  questa  provincia,  chiamata  a  pronun* 
ciarsi  sui  proprj  destini,  non  esitò  un  istante  a  proclamare 
la  propria  unione  ai  fratelli  del  vicino  Piemonte,  sotto  lo  scettro 
costituzionale  di  S.  M.  Carlo  Alberto,  di  sempre  cara  e  ver 
nera  la  memoria;  ed  ora  che  le  è  di  nuovo  concesso  di   e- 


sprimere  la  libera  saa  parola,  superba  di  potere  in  questa 
solenne  circostanza  far  uso  del  diritto  a  lei  demandato,  di 
rappresentare  queste  popolazioni,  dichiara  di  fare  atto  solenne 
di  adesione  al  governo  della  prefata  Maestà  sarda,  e  di  es- 
sere disposta  di  porre  a  disposizione  del  regio  governo  tutti 
i  meflizi  die  da  lei  possono  dipendere  onde  la  magnanima 
opera  intrapresa  tocchi  alla  meta  desiderata. 

Mentre  i  sottoscritti  membri  La  interessano,  signor  R.  Com- 
missario, a  voler  umiliare  a  S.  M.  Vittorio  Emanuele  que- 
sti sincerissimi  sentimenti  di  gratitudine  e  di  divota  suddi- 
tanza, si  fanno  un  pregio  di  esprimere  la  più  distinta  stima 
e  considerazione. 

Il  Presidente  Moneret. 

/  deputati  provinciali 

{Seguono  le  firme). 


8  giugno  1859.  —  Combattimento  di  Melegnano.  —  Dietro  ordine 
diWimperatore  Napoleone  9  il  marenciaUo  Baraguay  d'Hilliers  si 
porta  a  MelegnanOy  dove  eransi  concentrati  e  trincerati  circa 
35  mila  austriaci^  per  coprire  la  ritirata.  Alle  ore  4  pom.  la 
porizùme  viene  attaccata  di  fronte  dcMe  divisioni  Bazaine  e  Lad- 
mirault^  mentre  la  divisione  Forey  doveva  circuire  il  nemico. 
Dopo  tre  ore  della  più  energica  resistenza^  gli  austriaci^  cacciati 
alla  baionetta  di  trincea  in  trincea^  di  casa  in  casa^  sgombrano 
il  villaggio  lasciatido  il  terreno  coperto  di  morti  e  abbando- 
nando un  cannone  e  un  migliaja  dt  prigionieri.  1  francesi  eb- 
bero da  900  uomini  fuori  di  combattimento;  le  perdite  piié  sen- 
sibili furono  sopportate  dagli  Zuavi^  che  fecero  prodigi  di  valore. 

—  Gli  austriaci  sgombrano  da  Pavia  e  Lodi.,  e  ripassano  VAdda  di- 

struggendone i  ponti;  loro  quartier  generale   a  Cava-Tigozzi 

{9  miglia  al  di  là  di  Cremona). 
— •  Coi»  decreto  odierno^  iato  in  Milano^  S.  M.  U  re  Vittorio  Emanuele  //, 

ha  nominato  governatore  della  Lombardia  il  cav.  Paolo  Onorato 

Vigliani. 
•^  La  mattina  Garibaldi  entra  in  Bergamo;  drca  150D  ausMadi  che 

movevcmo  da  Brescia^  vengono  respinti  e  fugati  dai  Cacciatori^ 

assai  minori  di  numero. 

—  Alle  ore  10  del  mattino,  una  Colonna  di  austriaci^  forte  di  9335 

uomini  d'ogni  arma^  con  10  pezzi  d'^artiglieria  e  6  racchette^ 
rioccupa  la  città  di  Pa»ia^  mantenendovi  uno  strettissimo  stato 
d^asseaio  fino  al  mezzodì'  del  giorno  successivo  in  cui  abbandona 
la  dttà. 

—  Terso  la  mezzanotte  dell'  8  al  9,  gU  austriaci  sgombrano  Laveno 


e 


^  n  dirigano  gì  amfm  svizzero;  giunti  a  Miigaiiino  la  ni^Um 
coi  piroscafi  Radetzky,  Benedek  e  Ticino,  vengono  accolti  àat 
generale  Bontems^  e,  seguito  tt  disarmo,  énmati  a  Bettinzona. 


PIMKXAll A  éà  WUtopi»  BmmMto  «i  papali  ili  Loittr 
bardia. 

Mllno,  9  ghigno  ISM. 

Popoli  di  Lombardia! 

La  vittoria  delle  armi  liberatrici  ne  conduce  fra  Voi. 

Rislaurato  il  diritto  nazionale,  i  Vostri  voti  raffermano  T  u- 
nione  col  mio  regno,  che  si  fonda  nelle  guarentire  del  vi- 
vere civile. 

La  forma  temporanea  che  oggi  dò  al  governo,  è  richiesta 
dalle  necessità  della  guerra. 

Assicurata  l'indipendenza,  le  menti  acquisteranno  la  oom- 
postezza,  gli  animi  la  virtù,  e  sarà  quindi  fondato  un  libero 
e  durevole  reggimento* 
Popoli  di  Lombardia! 

I  Subalpini  hanno  fatto  e  fanno  grandi  sacrifici  per  la  pa- 
tria oommune;  il  nostro  esercito,  che  accoglie  nelle  sue  file 
animosi  volontarj  delle  nostre  e  delle  altre  province  italiane, 
già  diede  splendide  prove  del  suo  valore,  vittoriosamente  com- 
battendo per  la  causa  nazionale. 

L'Imperatore  dei  francesi,  generoso  nostro  alleato,  degno 
del  nome  e  del  genio  di  Napoleone^  facendosi  Duce  dell'e- 
roico esercito  di  quella  grande  nazione,  vuole  liberare  l'I- 
talia dalle  Alpi  air  Adriatico, 

Facendo  a  gara  di  sacrifici!  seconderete  questi  ms^na- 
nimi  propositi  sui  campì  di  battaglia,  Vi  mostrerete  degni 
dei  destini  a  cui  l'Italia  è  in  ora  chiamata  dopo  secoli  di 
dolore. 

Bftl  Quartiere  generale  principale  in  Milano,  n  detto. 

VITTORIO  EMANUEUE. 


9SÌ 

VllOtA.AMA  deiln  regf^emie   di  Parma   alle    popo- 
laxlonl  dei  Ducati. 

Parma,  d  giugno  1859. 

Quale  sia  stato  il  governo  della  mia  reggenza  ne  invoco 
a  testimonii  voi  tutti,  abitanti  dello  Stato  e  la  storia. 

Idee  più  ferventi,  lusinghiere  per  le  menti  italiane,  sono 
venute  a  inframettersì  ai  progressi  pacifici  e  saviamente  ti^ 
berali  cui  tutte  le  mie  cure  erano  rivolte;  e  gli  avvenimenti 
che  or  si  succedono,  mi  hanno  collocata  fra  due  contrarie 
esigenze,  prender  parte  ad  una  guerra  dichiarata  di  nazio- 
nalità, e  non  far  contro  alle  convenzioni  cui  Piacenza  in 
più  special  modo  e  lo  Stato  intero  erano  già  sottoposti  lun- 
go tempo  innanzi  chlo  ne  assumessi  il  governo. 

Non  debbo  contradire  ai  proclamati  voti  d'Italia,  ne  venir 
meno  alla  lealtà.  Onde,  non  riuscendo  possibile  una  situa- 
zione neutrale,  qual  pur  sembravano  consigliare  le  condizioni 
eccezionali  fatte  da  quelle  convenzioni  al  territorio ,  cedo 
agli  eventi  che  premono,  raccomandando  al  municìpio  par- 
mense la  nomina  di  una  Commissione  dì  governo  per  tutela 
dell'ordine,  delle  persone  e  delle  cose,  per  Famministrazione 
publica,  per  congrua  destinazione  alle  regie  truppe,  e  per  le 
altre  provvidenze  che  sian  comandate  dalle  circostanze. 

E  mi  ritiro  in  paese  neutro  presso  gli  amati  miei  figli,  i 
cui  diritti  dichiaro  di  riserbare  pieni  ed  illesi,  fidandoli  alla 
giustizia  delle  alte  Potenze  ed  alla  protezione  di  Dio. 

Buone  popolazioni  d'ogni  Commune  dei  Ducati,  dapperr 
tutto  e  sempre  mi  rimarrà  grata  nel  cuore  la  memoria  di  voi. 

LUISA,  reggente 

Il  segretario  intimo  di  gabinetto 
Da  parte  di  S,  A.  R. 
6.  Pallavicino. 


9  giugno  Ì8B9.  —  La  duchessa  reggente  di  Parma  parte  daqueUa 
città  dopo  avervi  publieato  il  surriferito  proclama.  Il  Mu- 
nicipio nomina  tosto  una  commissione  governativa^  e  delibera  di 
mandare  inviati  al  re  Vittorio  Emanuele^  pregandolo  di  assu- 
mere la  dittatura  del  paese  (V.  gli  atti  seguenti). 


PROCLiAMA  del  reg^l*   «•mmlssari*  straordlnurto 
In  Panna,  eair.  Dra|pliL 

Panna,  9  giugno  18fi9. 

attadini! 

Avete  udito  come  per  la  imponenza  degli  avvenimenti,  che 
con  tanta  rapidezza  hanno  incalzato,  S.  A.  I.  l'augusta  reg- 
gente abbia  dovuto  allontanarsi  dagli  Stati,  onorando  me  de' 
suoi  pieni  poteri  con  nome  di  Commissario  regio  straordi- 
nario in  fino  a  tanto  che  la  Commissione  di  governo  che 
vi  rappresenta,  sia  entrata  in  ufficio. 

Se  un  tanto  incarico  che  mi  è  imposto  non  fosse  preca- 
rio e  momentaneo,  certamente  io  non  sarei  atto  di  gran 
lunga  a  sopportarlo;  ma  ciò  non  essendo  che  per  non  la- 
sciare alcuna  materiale  interruzione  neir esercizio  dell'auto- 
rità, vado  lieto  di  annunziarvelo  e  di  essere  per  un  istante 
vostro  capo. 

Per  le  prove  di  simpatia  che  mi  avete  sempre  date,  e  di 
cui  caldamente  vi  ringrazio,  confido  che  tutti  continuerete 
in  quella  calma  e  dignità  che  tanto  distinguono  i  Parmensi, 
e  che  le  mie  raccomandazioni  per  questo  non  saranno  in- 
darno presso  alcuno. 

Draghi. 


22S 
EDITTO  del  mmiiciplo  |ianneiifie. 

Parma,  9  giugno  1850. 

Il  municipio  di  Parma. 

Veduto  TodierDO  proclama  dì  S.  A.  R.  la  duchessa  reg- 
gente Luisa  Maria: 

Nomina  una  Commissione  governativa  colUincarico  di  reg- 
gere il  paese  finché  vi  provegga  il  governo  del  re  Vittorio 
Emanuele  II. 

Essa  è  composta  dei  signori: 
CantelU  conte  Girolamo,  -  Bruni  vicepresidente  dott.  Pietro,  - 
Armani  ing.  dott.  Evaristo,  ed  assume  immediatamente  Teser- 

cizio  della  sua  autorità. 

Parma  detto,  ore  i  e  !f9  pom. 

Pel  Podestà  dimissionario. 
Il  Sindaco  G.  Vincenzi. 

1  segretari  provmarj 
G.  OsENGA  •  S.  Rapaggioli. 


PROCLAMA    della    C^mmissioiie    f^oiremativa    di 
Parma* 

Parma,  IO  giugno  1859. 

La  città  nostra  è  sicura  dal  lato  delle  truppe  che  dovevano 
esseme  la  tutela  e  prescelsero  di  trattarla  da  nemica.  Esse 
si  dirìgono  all'Oltrepò,  per  unirsi  con  chi  tenta  di  contrastare 
alla  causa  dell'indipendenza  italiana. 

È  tolta  la  cagione  unica  che  minacciava  la  sicurezza  e  la 
tranquillità  nostra.  Rinascano,  con  la  sicurezza  e  la  tranquil- 
lità, Tordine,  la  concordia,  la  confidenza  publica.  E  Parma 
si  mostri  degna  dei  nuovi  destini  che  la  aspettano,  e  prepari 
a  se  stessa  tempi  di  rigenerazione  e  di  civile  progresso. 

G.  Cantelli  -  P.  Bruni  -  E.  Armani. 


224 

NOTIFICAZIOJli;  del  C^maiidante  le  tmpiie  Mutria- 
eke  In  Bol^fna. 

BOfogoa,  9  giugno  1859. 

Il  dovere  cbe  m'iDeombe  di  tutelare  11.  R.  truppa  posta  ai  mìei 
ordini,  mi  obliga  di  impedire  o  reprimere  ogni  atto  di  sfre- 
gio e  di  ostile  oontegno  contro  la  stessa  diretto. 

Verificatosi  negli  scorsi  giorni  qualche  simile  fatto,  cba, 
non  rimarcato,  potrebbe  ripetersi,  avverto  che  nra  sar&  mai 
per  tolerare  qualsiasi  dimostrazione  offendente  VLK.  truppa, 
e  che,  in  caso  di  necessità,  mio  malgrado  sarei  costretto  di 
adottare  le  più  rigorose  misure  militari^  a  termini  anche  deUa 
Notificazione  20  maggio  1857,  che  stabilisce  la  procedura 
militare  nei  casi  ivi  accennati. 

Voglio  lusingarmi  che  il  contegno  dei  cittadini  continuerà 
ad  essere  pacifico,  rendendo  con  ciò  superfluo  ogni  energico 
procedere. 

ir'  /.  R.  generaU,  eomandauie  le  truppe  d'oecupaziomt 

Nobile  di  Habermann. 


IMDIRIZZO  della  giovenCù  delle  Due  Sleille  al  s^l- 
daii  dell' enerelio  napolltaiio. 

Nl4)aB»  9  giigno  M59. 

Per  due  volte  T  esercito  sardo  affrontò  il  sommo  rischio 
di  fronte  all'urto  delle  forze  intere  dell'Austria  —  e  due  volte 
le  forze  degli  Stati  minori  risposero  alla  chiamata,  e  sempre 
il  popolo  seguì,  anzi  precesse  sul  campo  della  battaglia  patria. 

Ma  r  esercito  napolitano^  più  vigoroso  di  numero,  più  van- 
taggiato di  condizioni,  più  necessario  e  decisivo,  mancò  al- 
l'appello nei  giorni  della  lotta,  e  le  sorti  d'Italia  furono  fa- 
talmente decise. 

Officiali,  sotr officiali  e  soldati  dell'esercito  napolitano: 


ttS 

Là  terza  prova  è  cominciala.  E  r  esercito  sardo,  che  per 
la  terza  voita  inalza  il  grido  di  guerra,  per  la  vostra  len- 
tezza nelle  nazionali  risoluzioni,  ha  dovuto  fortificarsi  di  un'al- 
leanza straniera. 

E  per  la  terza  volta  i  soldati  degli  Stati  minori  di  Modena, 
di  Parma,  di  Toscana,  di  Roma,  gittate  le  insegne  della  ser- 
vitù, proclamansi  soldati. 

E  la  gioventù  sollevata,  ogni  giorno  più  numerosa  e  fi- 
dente, corre  a  creare  nuove  file.  Oltre  a  40  mila  sono  già  sotto 
i  loro  capi  e  con  le  armi  alla  mano  ;  a  centinaja,  a  migliaja 
arrivan  dei  nuovi  ogni  giorno. 

Noi  con  voi  —  soli  manchiamo  !  E  noi  giovani  delle  Due 
Sicilie,  che  la  vostra  attitudine  impedisce,  e  separati  per  troppa 
distanza  dal  campo  di  battaglia,  fremiamo  di  vergogna  per 
voi,  per  noi  stessi. 

L'Europa  dubiaed  attonita  all'inerzia  di  9  millioni  di  po- 
polo, e  di  100  mila  soldati  italiani,  domanda  se  realmente 
la  causa,  che  ^i  combatte  sui  campi  subalpini^  sia  quella  della 
nazione  italiana,  o  no  —  giacché  onde  tale  sia  fatta  e  si  con- 
servi, vuoisi  il  consenso  e  la  forza  di  tutta  Italia. 

Suvvia  ■—  fratelli  —  uscite  dalle  nostre  case  —  figli  dei  pa- 
dri nostri  — non  si  dica  più  che  non  slam 'pronti  se  non 
a  guerre  intestine.  Mostrate  al  mondo  che  il  vostro  non  è 
abbigliamento,  è  divisa  di  soldato. 

Il  dito  di  Dio  disperde  gli  ostacoli.  —  Tutto  ormai  dipende 
dal  voler  nostro  concorde. 

Alziamo  insieme  il  grido  di  guerra,  ed  il  nostro  stendardo 
sia  quello  ditalia,  patria  commune  di  25  millioni.  Le  vostre 
file  si  allarghino,  che  noi  le  riempiremo  —  e  la  nostra  mar- 
cia diritta  sulla  base  del  nemico  d' Italia,  sarà  marcia  di  trionfo 
traverso  a  popoli  fratelli,  pronti  ad  aumentare  le  nostre 
forze  —  marcia  decisiva. 

I  momenti  sono  solenni  e  rapidi  pel  nostro  onore,  pel  no- 
stro avvenire. 

Concittadini  fratelli  dell' esercito  napolitano: 

Archivio  eie.  39 


8SS 

0  partecipi  al  combattimento  ed  all'  onore,  arbitri  noi  stessi 
delle  scNTtì  della  patria,  —  o  passivi,  vili  e  maledettti  ;  preda 
all'arbitrio  del  vincitore. 


ISTRIJZIOIII  lasciate  da  S.  Jk.  R.  la  doelieaaa  ref- 
l^eiiie  (1). 

Panna,  9  gingilo  igs». 

1.*  I  ministri  di  Stato  e  il  presidente  del  dipartimento  mi- 
litare cesseranno  dalle  loro  cariche  alla  mia  partenza  da 
Parma. 

2.^  Tutti  gli  altri  magistrati,  i  funzionari  e  gF impiegati 
d'ogni  classe  rimarranno  fermi  ai  rispettivi  loro  posti. 

3.°  Agli  affari  ordinarli  dei  tre  ministeri  di  grazia  e  giu- 
stizia, dell'interno  e  delle  finanze,  sarà  provvigionalmente  dato 
corso  dai  rispettivi  segretarii  generali. 

4.^  Le  firme  per  legalizzazione  verranno,  nel  ministero  degli 
affari  esteri,  apposte  pel  ministro  dal  segretario  generale  di 
questo  dipartimento. 

5.^  Le  cose  .tutte  della  Gasa  reale  sono  raccomandate  al 
maggiore  conte  Lodovico  Tedeschi-Radini ,  comandante  dei 
reali  alabardieri,  sino  al  ritorno  del  conte  Edoardo  dal- 
l'Asta, attuale  governatore  provvisorio  dei  reali  palazzi  e  mag- 
giordomo della  Casa  reale. 

6.^  Il  municipio  parmense  si  unirà  tosto,  a  cura  del  po- 
destà di  Parma,  per  la  nomina  della  Commissione  di  governo. 

7.^  Fino  all'entrata  in  esercizio  di  essa  Commissione,  le 
regie  truppe  saranno  sotto  la  dipendenza  del  loro  ispettore 
generale,  commendatore  generale  Antonio  Cretti,  e  cureranno 
colla  maggiore  disciplina  la  conservazione  dell'ordine  publico. 
Poi  rimarranno  agli  ordini  della  Commissione  di  governo;  e,  av- 

(1)  Quest'alto  ed  il  seguente,  qui  posti  per  anteriore  omissione,  seguono  immedia* 
tamente  ii  proclama  8  giigio  di  quest'ArcMvio»  pag.  Stl. 


«7 

Tenimenti  di  forza  maggiore  che  le  ponessero  in  penosa  co- 
strizione, potranno  anche  riguardarsi  prosciolte  dal  loro  gin^ 
ramento. 

8.^  Tre  mesi  del  soldo  soggetto  a  ritenzione  sono  conceduti 
a  quegli  uffiziali,  un  mese  del  soldo  giornaliero  a  quei  sot- 
t'uffiziali,  e  un  mezzo  mese  di  detto  soldo  a  quei  soldati 
delle  truppe  in  piena  attività  di  servizio,  i  quali,  dopo  aver 
concorso  alla  difesa  ed  al  mantenimento  dell'ordine  nei  primi 
sei  giorni  della  mia  partenza,  vogliano  cessare  dal  militare 
servizio. 

9.®  Le  presenti  istruzioni  ed  il  mio  odierna  proclama  sa- 
ranno subito  publicati  e  diramati  a  cura  del  nostro  segre- 
tario intimo  di  -gabinetto. 

Luisa,  reggente. 

BaparU  di  5.  il.  H. 
n  Segretario  inUma  di  gaàiueito 
G.   PALUVICINa. 


MECREV»  della  Dncltessa  ««ggtnte. 

PaitBA,  9  giugno  1859. 

Noi  Lum  Maria  di  Borbone^  ec.,  ec. 

Per  tutto  quanto  fosse  necessario  disporre  neir  intervallo 
fra  la  nostra  partenza  da  Parma  e  il  momento  dell'entrala 
in  uffizio  della  Commissione  di  governo  che  sarà  nominata 
dal  municipio  parmense,  sono  dati  i  nostri  pieni  poteri,  con 
titolo  di  Commissario  regio  straordinario,  al  cav.  Luigi  Dra- 
ghi, direttore  della  polizia  generale;  e  ciò  senza  pregiudizio 
di  quelli  già  dati  al  governatore  di  Piacenza,  come  nostro  Com- 
missario regio  in  quella  città. 

Il  titolo  e  i  poteri,  ora  dati  al  cav.  Draghi,  gli  cesseranno 
appena  avrà  assunto  l'esercizio  del  governo  la  detta  Commis; 
sìone. 


ns 

Il  nostro  segretario  intimo  di  gabinetto  curerà  Teseoizione 
del  presente  atto. 

Luisa  reggente. 

Da  parte  di  5.  il.  IT. 
fi  Segretario  iniimù  di  gabinetto 

G.  Pallavicino. 


10  giugno  18S9.  —  La  Cimtnissione  governativa  di  Parma  é^nana  delle 
disposizioni  con  cui: 

l.^  È  istituita  una  Commissione  di  sicurezza  e  difesa. 

2.^  E  istituita  la  guardia  nazionale,  da  organizzarsi  secondo  le 
leggi  vigenti  nel  regno  sardo; 

3.®  Si  invitano  i  cittadini  a  concorrervi. 

4.^  È  stabilita  nel  tenore  seguente  la  formola  esecutoria  degli  atti 
publid:  la  Commissione  governativa  incaricata  di  reggere  ii 
paese  sino  a  che  provegga  il  governo  di  Vittorio  Emanuele 
re  di  Sardegna. 

8.^  È  abrogato  il  decreto  22  dicembre  1851  sullo  stato  d'assedio, 
con  tutte  le  disposizioni  relative. 

6.^  È  confermato  il  corpo  dei  gendarmi  nelle  attribuzioni  confe- 
ritegli aalle  leggi. 

7.^  Si  ordina  che  la  bandiera  tricolore  colla  croce  di  Savoja  sia  inal- 
berata fieUa  reale  cittadella^  e  che  la  tricolore  italiana  sia  la  coc- 
carda della  forza  publica. 
—  AUe  2  pom.  gii  austriaci  in  numero  di  6000  abbandonano  Piacenza^ 
dopo  aver  gettati  nel  Po  molti  cannoni^  bombe  e  munizioni, 
e  rovinato  cotte  mine  il  ponte  suUa  Trebbia  e  le  fortificazioni. 
È  atterrato  nella  città  lo  stemma  ducale  e  proclamatavi  la 
sovranità  di  re  Vittorio  Emanuele. 


DELIBERAZIONE  del  Consiglio  clinico  di  Piacenza. 

Piaeeosa,  40  giugno  1 659.    (4) 

Deliberato  ad  unanimità: 

Piacenza  e  il  suo  ducato  nel  4848,  chiamato  a  deliberare 
intomo  al  suo  reggimento  politico,  con  voto  unanime  acclamò 

(4)  Questo  atto  e  il  snccessiyo  furono  compiuti  in  Piacenza  mentre,  per  ie  rotte  com* 
municationi,  e  per  la  chiusura  della  città,  essa  non  aveva  alcuna  notizia  degli  atti  a- 
■aloghi  ehe  fomplvansl  in  Milano  il  giorno  8  giugno. 


229 
la  sua  annessione  al  Piemonte  sotto  la  dinastia  di  Savoja. 

Le  armi  austriache,  nel  susseguente  anno  1849,  imposero 
a  questo  paese  un  governo  contrario  ai  nostri  voti,  e  lo  man- 
tennero sino  al  giorno  d'oggi,  in  cui  le  truppe  austrìache 
hanno  abbandonato  la  nostra  città. 

Cessata  cosi  la  prepotente  forza  straniera  che  ci  teneva  stac- 
cati dal  governo  piemontese ,  Piacenza  ed  il  ducato  ritornano 
oggi  sotto  il  governo  di  Vittorio  Emanuele,  di  questo  re,  che 
CQllasua  lealtà  e  col  suo  valore  ha  acquistato  tanti  diritti 
alla  devozione  ed  all'affetto  degl'Italiani. 


AIVJIUMCIO    del  sindaco  di   Piaocnza  sulla  fopna- 
zlone  della  Commlssioiic  provvisoria  di  governo. 

Piacenza,  IO  giagno  4859. 

Piacentini  ! 

Il  nostro  perpetuo  nemico,  l'oppressore  d'Italia,  rotto  e 
fugato  in  molti  rapidi  combattimenti  dalie  valorose  ed  in- 
vitte armi  italo-francesi,  ha  abbandonato  Piacenza  distruggendo 
i  numerosi  forti  che  vi  aveva'  nuovamente  eretti. 

Piacenza  è  libera,  e  rivive  il  Patto,  che  con  mirabile  ed 
universale  consmso  di  tutti  gli  ordini,  Piacenza,  prima  fra 
le  altre  città  d'Italia,  provocò  e  strinse  coli'  illustre  martire 
per  V indipendenza  italiana,  col  magnanimo  Carlo  Alberto, 
di  sacra  memoria. 

Il  municipio,  rappresentante  naturale  del  popolo,  riuniti 
a  se  molti  cittadini,  ha  proclamato  unanime  quel  Patto,  ed 
unanime  ha  eletto  una  Commisione  provisoria  di  governo' com- 
posta dei  signori  aw.  Gius.  Manfredi  —  aw.  marchese 
Gius.  Mischi  —  cav.  Fabrizio  Gavardi,  la  quale  reggerà  la 
città  e  il  ducato  piacentino,  intanto  che  giuoga  {ra  noi  il 
commissario  del  re  italiano,  che  insieme  col  generoso.  Na- 
poleone ni,  sta  combattendo  sui  campi  loimbardi  l'ultim^gt 
gwrra  della  nazionale  indipendenza.  ... 


t30 

Piacentini  ! 

Il  contegno  dignitoso  e  prudente  ^serbato  nei  tempi  della 
sventura  vi  ha  onorati.  Voi  non  verrete  meno  a  voi  stfósi  ora 
che  è  cessata  la  compressione,  e  mentre  molti  altri  dei  vo- 
stri figli  continuano  nelle  fatiche  e  nei  perìcoli  della  guerra. — 
Ogni  buon  cittadino  sarà  custòde  dell'onor  del  paese. 

VIVA  VITTORIO  EMANUELE!  VIVA  NAPOLEONE  UH 

VIVA  L' ITALIA  I  VIVA  LA  FRANCU! 

VIVANO. LE  NAZIONI  SORELLE! 

Dall' nirisio  podestariale,  li  detto. 

Pel  Podestà,  il  sindaco  G.  Anguissola. 

DEUBERAZIOIÌE  del  municiiiio  di  IJvonM  dvrj^ 
l*iu»io9be  della  Teveima  al  PienMnte. 

LlTOino,  IO  giugno  1859. 

Adunati  servatis  servandis, 

GV  III.™*  signori  gonfalonieri  e  componenti  il  magistrato  della 
eommunilà  di  Livorno,  in  numero  di  dieci,  sufficienti  per  trat- 
tare, ecc. 

Il  signor  gonfaloniere  ha  fatto  manifesto  che  parecchi  sti- 
mabili cittadini  si  sono  a  lui  presentati,  e  gli  hanno  espresso 
in  nome  della  parte  migliore  di  questa  popolazione,  come, 
dietro  te  dichiarazioni  emesse  dall'imperatore  soprai  destini 
dell'Italia,  non  sia  più  tempo  di  soprasedére,  ma  convenga 
devenire  a  formare  un'Italia  unita  e  compatta  il  meglio  òhe  si 
possa  e  per  quanto  si  possa; 

Come  la  prioeipale  cagione  delle  rK>stre  sventure  sia  stata 
fin  qui  la  divisione  di  tanti  piccoli  Stati;  e  che  obliando 
gl'interessi  particolari  e  le  tendenze  egoistiche  locali,  eia  or- 
mai tempo  di  pensare  a  formare  uno  Stalo  possente  e  oom- 


231 
patto,  capace  di  per  se  stesso  a  ben  governarsi  e  difendersi: 
che  a  capo  di  questo  non  poteva  esser  dubio  c^i  avesse  a 
collocarsi;  poiché  le  azioni  ed  i  sacrifizii  fatti  da  Vittorio 
Emanuele  parlavano  abbastanza  .a  suo  favore,  e  gli  davano 
sacrosanti  titoli  a  questa  corona. 
Su  di  che  loro  coadunati: 

Considerando  che  il  momento  è  venuto  per  l'Italia  di  rial- 
zare il  capo  dal  lunghissimo  servaggio  sofferto  ;  t^he  la  for- 
tuna non  si  offre  due  volte  alle  nazioni;  e  che  se  si  lascia 
sfuggire  r opportunità,  questa  pub  non  tornare  mai  più; 

Considerando  che  la  sussistenza  dei  piccoli  Stati  dipende 
dal  volere  dei  più  grandi ,  e  che  essi  non  hanno  vita  lor 
propria,  ma  sempre  da  influssi  e  dominazione  straniera 
dipendono  : 

Considerando  alle  chiari  manifestazioni  dell'augusto  mo- 
narca alleato  al  Piemonte,  che  fa  appello  agli  Italiani  a  ma- 
nifestare le  loro  idee  e  voleri;  e  li  consiglia  ad  unirsi  in  na- 
zione; 

Deliberano,  che  a  conoscere  in  modo  sicuro  la  volontà  dei 
singoli  communisti,  sia  nominat»  una  deputazione  che  elegge 
nelle  persone  dei  signori  (Seguono  le  firme). 

Qual  deputazione  risiedendo  in  questo  palazzo  communi- 
tativo  stia  permanentemente  a  rappresentare  la  civica  ma- 
gistratura, air  oggetto  di  ricevere  le  dichiarazioni  di  tutti  quelli 
che  ben  cerziorali  e  spontanei  intendono  fare  atto  di  unione 
in  un  solo  Stato  della  Toscana  al  Piemonte;  qual  deputa- 
zione, compito  r  ufficio,  dovrà  presentare  le  raccolte  soscri- 
zioni  alla  magistratura  medesima  perchè  su  quelle  deliberi. 
E  ciò  ratificano  e  contestano  con  Part.  di  voti  9  favorevoli 
ed  1  contrario. 

Visto,  il  gonfaUmiere  Ukmele  D'Angiolo. 

n  eaneelliere,  minMro  del  censo 
LsortARlM)  SORiAHO. 


232         .  • 

PRO€L.%MA  del  municipio  di  Livorno. 

Livorno,  40  giugno  4869. 

CoDciliadìni  I 

u  La  provvidenza  favoritce  tal- 
volta i  popoli  come  gì'  indivi- 
dui dando  loro  oecatUme  di 
farsi  grandi  d' un  tratto^  ma 
a  questa  condizione  che  (Uip- 
piano  approfUtame.  >• 

Napoleone  ui. 

La  Toscana  aspira  ad  unirsi  all'italico  regno  sotto  il  prode 
Vittorio  Emanuele  II. 

Questa  aspirazione  aspettava  per  manifestarsi  il  tempo  op- 
.  portuno.  Ora  è  giunto,  ed  ogni  vero  italiano  lo  sente. 

La  commissione  eletta  dal  municipio  per  raccogUere  ade- 
sioni all'unione  del  nostro  al  grande  Stato  italiano,  vi  eccita 
ad  accorrere  volonterosi  e  pronti  a  questo  solenne  atto  na- 
zionale. Riflutare  sarebbe  farsi  indegni  di  un  avvenire  glo- 
rioso e  possente,  abiurare  l'Italia. 

Dal  Palazzo  municipale,  li  detto.    ^  t 

Per  la  commissione 
Il  pres.  cav.  Michele  D'Angiolo. 


PROCLAMAl  del  ninnlci|ilo  di  Como. 

Como,  10  giugno  1859. 

Cittadini! 
Appena  i  generosi  soldati  dell'italiana  indipendenza  en- 
trarono vincitori  nella  capitale  lombarda,  il  vostro  municipio 
vi  accorse  sollecito  a  presentare  i  suoi  omaggi  ai  loro  glo- 
riosi condottieri,  e  a  rinnovare  dinanzi  al  magnanimo  re 
Vittorio  Emanuele  II  l'atto  di  conferma  dell'adesione  al  go- 
verno sardo,  già  solennemente  proclamato  dal  consiglio  com- 
munale. 


1X\ 

L'accoglienza  fatta  al  vostro  monicipio,  le  benigne  ed  ami- 
chevoli espressioni  con  cui  r  onorarono  ì  due  grandi  Sovrani, 
sono,  0  cittadini,  per  esso  e  per  voi  un  memorabile  avvenimento; 
sono  la  caparra  di  un  certo  e  libero  avvenire;  sono  un  fatto 
da  scolpire  nei  nostri  cuori,  e  nella  nostra  storia. 

Siate  orgogliosi  dei  vostri  figli  e  fratelli ,  *che  volontari  ac- 
corsero a  militare*  sotto  le  bandiere  della  libertà  italiana:  essi 
combatterono  da  veterani  a  fianco  dei  Veterani^  e  con  pari 
valore:  il  re  Vittorio ,  ripetè  con  compiacenza  questo  elogio, 
ed  ammirò  la  prode  legione  Garibaldi. 

Non  è  però  compiuta  Y  opera  della  redenzione  italiana;  essa 
domanda  ancora  gravi  sacrifizi;  il  re  nostro  e  Napoleone  II! 
li  dicono  indispensabili  alla  conquista  dei  nostri  diritti,  alla 
causa  della  civiltà.  Su  dunque,  obbediamo  fidenti  alla  loro 
voce  che  è  segno  di  vittoria  e  di  libertà;  sventoli  da  tutte  le 
case  il  vessillo  italiano,  e  i  suoi  colorì  siano  di  sprone  alle 
armi  per  la  gioventù,  e  per  tutti  a  generosa  abnegazione. 

Accogliete  esultanti,  o  cittadini,  il  reale  saluto  che  il  mu- 
nicipio vi  porta  per  volere  di  Vittorio  Emanuele. 

Gli  asse»ort\  Riva  -  Caiiozzi  -  Carlonl 

//  Segret,  G.  Cantaluppi. 


11  giugno  1850  —  Con  decreto  odierno  il  governatore  di  Lombardia 
ordina  che  per  lo  innanzi^  tutti  gli  atti  publici  rogati  da  notaj 
debbano  portare  l'intestazione  t  Regnando  S.  M.  ti  re  di  Sar- 
degna^  ecc.  ecc.  Principe  di  Piemonte,  Vittorio  Emanuele  IL  » 


:>S|904 


AVVISO  della  Con|^re|fazloiie  mniileipale  della  re- 
^a  città  di  Pairta. 

PATla,  li  ghigno  1889. 

La  Congregazione  municipale  nelle  cai  mani  si  raccolsero 
pel  momento  attribuzioni  che  eccedono  l'ordinario  suo  man- 
dato, affine  di  conseguirne  il  'migliore  adempimento,  ha  cre- 

ÀrchMùi  iU.  IO 


334 

duto  4i  associarsi  neljL'opf»^  ^tt?  ffol)e  ed  illu^iiia,tiB  ]^r- 
sone,  come  anche  di  fare  ass^^aoienV)  su  ^utti  ^ri0(^T|^qLÌ 
capaci  di  prestare  un  servizi  di  pyblica  yigi^f^i;^^. 

Mercè  d'un  siffatto  cpqcpjiso,  e  per  la  ^ois^  <ie^erent^  ^(^wr 
eia  della  popolazione,  la  ({i^elie  g^pera^e  d^ji  pg^esQ  ^  \  suol 
ordinamenti  poa  tennero  ti^h^ti: 

Cittadini! 

Durante  w  lungo  periodp  ^ì  oppressi^ope  s^ojpre  piìj  ^ag- 
gravata, voi  serbaste  un  contro  pal.i]^.Q  e  dìgnito^p:  -rr  in  que- 
sti ultimi  giorni  lo  pobllitaste  con  atti  di  c^ità  generpsa.  ppm- 
pìuti  sotto  gli  occhi  medesimi  dell' pppi;e^o^^e  e<il^  prò  (Ji 
tanti  de' suoi  da  esso  lui  abbandonati,  che  era.ipiO  nostri^  ne- 
mici e4  ora  pìi^  non  lo  sono  4^cbè  versapp  nella  §^>entii^; 
—  voi  non  ismentiste  pai  m  Istaqt^  ^l^ell^  ]:ettitu4ine  ed 
^evat^zza  di  sentimenti,  che  vi  |)a  sempre  distinti 

Perciò  chi  ^ja  V  opore  di  rs^ppresen^rvi  si  affwja  pienanjpntg 
che  p^i  yostri  concordi  voleri  durerà  inalt^r^l^  la  publica  tran- 
quillità —  che  voi  continuerete  il  ^lisericordioso  oificip  di 
soccorrere  i  malati  ed  i  feriti  qui  rimasti  —  che  per  vei  sarà 
protetta  ogni  proprietà  di  privato,  mantenuto  incolume  ogni 
publico  avere,  come  sacro  patrimonio  della  nazione. 

Attendiamo  cosi  di  presentarci  degnamente  dinanzi  a  quel 
potere  di  cui  affrettiamo  coi  nostri  voti  T  avvenimento  e  che 
verrà  fra  breve  a  costituirsi  eziandio  fra  noi. 

Freniamo  ancóra  per  poco  i  nostri  impazienti  desidqrj,  ed 
appariranno  in  queste  mura  il  vessillo  tricolore  4' Italia  e 
quello  della  Francia,  sua  magnanima  protettrice.  Ve  li  reche- 
ranno que' prodi  che  li  glorificarono  col  loro  sangue  versato 
per  conquistarci  T indipendenza.  —  E  noi,  set)bene  es^f^i 
dalle  incessanti  esigenze  del  nostro  nemica,  ^  qual(fh$  pre- 
servato peculio  del  commune,  e  più  di  tatto  nello  slancio  patriot- 
ti(H)  dei  singoli  cittadini,  |rove]ren^p  ^i  chf[  {postraj^e  qja^LUU^  ci 
^dj^  ranimo  di  sciogliere  ì\  ^Q^\o  deiro^piialilà  ver^o  colepo, 
cui  ci  stringpno  antichi  l^^mi  di  rt^^^ìong^tà  e  di  ^irpQ,  le- 


geniche  il  séhtìttréìidd  della  gràttludine  ha  i*eso  ogginvai  Iti- 
dissotoblli. 

Dal  palazzo  civico,  li  detto. 

/{  podestà^  iàtmu 
Gli  assessori,  BeccaLli  -  Bell'Acqua  -  Noè  -  BèllàW. 

Staurenghi,  segretario. 


IMDIRIZZO  del  mimieiiilo  della  regia  eitik  dì  Lodi 
a  S.  M;  il  r«  Ytttorttf  BMIiiitlèKe  II. 

li  giugno  1859. 

Reale  Maestà  Vittorio  BmaQuelel 

Il  municipio  della  città  di  Lodi  innalza  alla  Maestà  Vo- 
stra il  pio  féiVtdo  ed  niiatiitlie  della  città  e  provincia  à 
Lodi  e  Crema,  volò  del  qùàté  si  fa  intèrprete  ìii  questo  primo 
istante  di  suprema  esultanza,  in  cui  non  è  dato  a  tutte  le 
costituite  rappresentanze  di  adunarsi  a  pronunciarlo,,  ma  che 
sgorga  dal  cuore  dell'universo  popolo  acclamante  alla  Maestà 
Vostra,  al  generoso  imperatore  ed  al  glorioso  esemfc  re- 
déhtòré. 

t\  thuilicìpìo  pohe  la  città  t  provincia  sótto  là  sovranità 
di  Voi,  magnahìtìió  ré  Vittorid  Etnànuelé,  là  di  cìil  dinastia, 
ìù  tanti  seiDòH  di  oppressioni  é  doiorì  deli'  Italia  iiòsirà,  sola 
tìtostrò  ìùàltét^ató  Tunìòlfté  del  i*  tì  da  i^opolò,  sóla,  tìòp* 
le  municipali  glorie,  lasdÒ  iiòbili  tràcòé  della  itàliàilsl  esi- 
sién^a  iiella  siOm  )[)dlìtica  delle  iiaìióiii,  il  cdi  ^céttfó  dr  dona 
ttldipéUdehìsà,  l^ér^,  Unióne,  òrdiùfe  é  M^ióné  d^òé^l  étàé^ 
è  i)artito  della  mhiìe  Iti  lift  sòl  Volere. 

Le  sparse  membra  del  nostro  paese,  si  a  lun^ò  àtiéStiilti  & 
fltitiirsì  ih  hiiità  tìì  ìèg^  é  di  aifitììié,  àmé  ìtì  étìtlò  ^  lin- 
gbà,  ^èiiiimèbti  è  tiàtiifòli  bbnfifii,^]^  Voi,  ^t  glMiVélfiibtti 
sacrifizii   del  grande  martire,  iì  Vtóttó  gtoiitìté,  ^P  fW- 


33ft 
sauribile  coocorso  dei  condltadini  di  Piemonte,,  per  la  «e^ 
nerosa  alleanza  di  un  sommo  eroe  e  della  sua  nazione,  si 
veggono  ora  presso  a  toccare  la  meta  segnata  da  secoli  colle 
sventure  e  col  sangue  di  tutf  i  sommi  della  nostra  nazione. 
La  gioja  profonda  e  calma  che  da  tutti  traspira,  fa  palese 
la  certezza  dell'evento  con  tanto  duce. 

Maestà,  Voi  che  siete  scorta  a  guesta  nuova  riscossa,  che 
ci  rialzate  da  tante  disillusioni  e  da  sì  profondi  mali,  che  le 
gesta  Vostre  palesarono  al  mondo  pel  iH*imo  dei  devoti  alla 
patria  nostra  d'Italia,  Voi  acconsentite  alla  volontà  nostra^ 
ed  a  che  possiamo  gridare 

VIVA  VITTORIO  EMANUELE  NOSTRO  REI 

(Seguono  U  firme,) 

IIVIMMIZZO  della  De|itttaBÌone  inviata  dal  mnnlet- 
pio  parmeiiae  per  presentare  ai  re  Vittorio  Bma- 
nnele  II  il  loto  dell'anione  di  Parma  al  regina 
sardo. 

.« 

Ptrma,  11  giugno  1859. 

Md«6tà! 

Il  voto  presso  che  unanime  dei  cittadini  significò,  son  già 
corsi  più  di  due  lustri,  il  volere  che  lo  Stato  di  Parma  fosse 
unito  a  quelli  della  gloriosa  dinastia  di  Vostra  Maestà. 

Con  quel  voto  Parma  mirò  fin  d'allora  ad  accrescer  colle 
proprie  le  forze  propugnatrici  deirìndipendenza  italiana  e  ad 
assicurarne  il  trionfo  e  la  stabilità. 

E  quanto  quel  voto  sia  rimasto  vivo  neiranimo  di  questa 
popolazione,  lo  vedeste  Voi  Sire,  lo  ha  veduto  Italia  quando 
la  parte  fiorente  della  nostra  gioventù  accorse  intorno  al  Vo: 
stro  vessillo. 

Oggi  il  municipio  parmense  è  lieto  di  rinnovare  Tespressione 
di  quel  voto  e  di  proclamare,  che  ogni  classe  de'cittadini  lo 
mantenne  scolpito  nel  cuore. 


337 
Nel  recarlo  ora  al  Trono  di  Vostra  Maestà  sente  Timpor- 
tanaa  di  on  atto  ctìì\  quale  il  paese  nostro.^,  entraedo  oìalla 
famiglia  italiana,  può  partecipare  alla  grandeeza  e  prosperità 
de'suoi  destini. 

{Segwmo  le  firmi). 


PR€H:;EiAM A  della  CoHiHiiiisloiie  provvisoria  di  g^^ 
verno  del  dveoto  di  PioeenBit,  reggente  in  noMie 
di  S.  M.  il  re  Witterio  Enannele  II. 

Piacenza,  41  giugno  1859. 

attadini  ! 

L'usurpazione  e  la  prepotenza  sono  cessate.  Per  voto  una- 
nime ed  immediato  siamo  ricongiunti  a  quel  regno  da  cui 
gli  animi  nostri  non  furono  mai  divisi  negli  undici  anni  in 
che  ha  dominato  la  forza. 

Il  magnanimo  Re,  il  primo  .soldato  del  valoroso  esercito 
dell'italiana  indipendenza  è  oggi  il  prìncipe  nostro;  la  nostra 
bandiera  è  la  nazionale  bandiera. 

Concittadini,  assumendo  in  nome  di  re  Vittorio  Emanuele 
il  governo  di  questo  ducato  fino  a  che  giungeva  fra  noi  un 
regio  Commissario,  nelle  diificoltà  dell'incarico  di  che  ci  ono- 
raste, conforta  il  vedere  che  la  concordia,  la  dignità  ed  il 
senno  di  ogni  ordine  di  cittadini  sono  proprj  dell'alta  idea 
di  nazionalità,  e  degni  di  questi  giorni  solenni,  in  che  l'I- 
talia si  sta  liberando. 

Saldi  in  quei  sublimi  principi  di  libertà  e  di  ordine,  di 
virtù  e  di  gloria,  a  cui,  come  le  azioni  vostre,  cosi  gli  atti 
s'informano  del  brevissimo  nostro  regime,  scambiamoci  il 
saluto:^ 

VIVA  VITTORIO  EMANUELE,  NOSTRO  RE!  VIVA  L'ITALIA! 
•       *    G.  Manfredi  -  G.  Mischi  -  F.  Gavardi. 


^e 


Slodenft,  Il  giugno  1859. 

Noi  Francesco  V,  ecc. 

Al  séguito  dell' avvenuta  invasione  di  una  porzione  dei  no- 
stri Stati  per  parte  della  Sardegna  che,  essendo  diebiarala 
in  ifitato  di  guerra  eontpo  dì  Noi,  tion  traiasCia  iiteltre  di  ec- 
Imitare  perfidamente  a  Hvolta  i  singoli  p^test,  tostoi^è  fìéan- 
gouo  privi  di  truppe  regolari; 

Di  fronte  alla  minaccia  permanente  per  parte  della  Francia, 
che,  come  alleata  al  Piemonte,  ha  già  condotto  uh  nttrtieròso 
oO^o  tfartaata  nella  Httiitrofti  Toscana,  e  spinte  notetoli 
forze  sui  confina  che  ingrossaho  ogni  gidrfìo^  e  fajino  per* 
flnd  ècottéilé  hel  nosth)  Stato  coUà  mira  evidente  d'Mh 
vaderlo  quanto  prima. 

In  prelserìiA  finalmente  degli  avvenimenti  accaduti  nel  li- 
fiaUrbfo  Stato  tiàrhiénsé,  che  sempre  piti  feeiittdbd  pef  ^miìk 
parie  l'invasione  nemica;  e  pél"  flón  ddpdfr»  i  mostri  sudditi 
ài  VA&M  Ìnsèt)d^iri  dà  tina  difesa,  iti  <]fiesto  tHómétito  prò- 
MbRMiehte  itlf^Uttttosìl,  ci  siamo  d&lèlrmihati  di  alltffitàfiìffdi 
d^  (Itiesfà  capitale  tion  grati  parte  delle  nostre  fedeli  tì-uppe. 

F«ir  tiUh  lasciare  peto  il  ^aese  senta  governo^  e  peftM 
r  itthniinfstfazidhé  ptm^  proceda  colla  dotota  règofàritft^  d^- 
st)òn£&tì()a  quslhto  &e^. 

i.""  £  instituita  una  reggenza,  che  dhra&te  la  noiiraàs^ 
§éneti  ^oVèròerà  à  mitìe  hOBtfo,  còilfei^èMol6  «di  a  tale  bg- 
gè^  i  necessari  potei^i,  e  dsilìa  quale  dipetìdet^nno  le  autoHià 
Aitté  Mìe  Sfato. 

2.^  Questa  verrà  composta  dal  conte  Luigi  Giacohazad,  ikh 
stro  ministro  dell'interno,  in  qualità  di  presidente,  e  ne  sa- 
ranno membri: 

li  conte  Giovanni  Galvani,  consigliere  nel  ministero  degli 
affari  esteri, 


33» 

Il  cavile  dottar  Giasej^e  Cofipì,  eonsullero  dai  b^ìdì* 
sleifp4?  buoi^  gqyfirnq, 

Il  conte  Pietro  Gaadiei,  mtend^te  geaer^le  de»  igieni  ca- 
morali  presso  il  ministero  delle  finanze, 

li  dottor  Tommaso  Borsari,  consigliere  pel  sapremo  tri- 
buQftle  di  revisiona. 

Questi  reggeranno  ancóra  i  rispedivi  dicasteri  oni  appar- 
tengono, rimanendQ^e  temporane^pnente  esonerati  i  ministri. 

3.^  A  tutelare  viemmaggiormente  la  publica  e  priya^tist  sicu- 
rezza, essa  viene  anche  autorizzata,  ove  lo  ritenga  opportuno, 
a  creare,  in  vista  delle  attuali  circostanze,  una  guardia  ur- 
bana, la  quale  si  comporrà  indistintamente  di  tutti  i  capi 
di  casa  e  padroni  di  negozio  dai  25  ai  50  anni,  e  che  dovrà  di- 
pendere immediatamente  dal  comandante  militare  da  noi  no- 
minato nella  p^f^^^oa  del  maggiore  Stanzani. 

4.^  Quando  la  presenza  del  nemico,  od  altre  circp^tAQZf^  di 
forza  maggiore,  impedissero  alla  reggenza  4i  fqD^ioQf^q,  e^a 
dovrà  sciogliersi,  pre\^  formale  protesta  dell^.  patita  v^^le^a, 
lasciando  agli  usurpatori  o  ribelli  la  resiiKts^UitÀ  del  \(f/;fk 
operato. 

Neirannunnai'e  q^iesla  determi&azi<M2o  a  tntf  i  nostri  sud- 
diti, e  nel  prendere  piomentaneamente  congedo  dai  molH  ^ 
essi  che  oi  sono  e,  vogliamo  credere,  ci  resferaunQ  fedeli  ait- 
che  nelle  peripezie,  a  eui  la  divina  Provvidenza  c)  ri^erb^^^^ 
eredias^i  perà  di  nostro  diritto  e  di  nosti^  dov^e  41  dich^l,- 
rare  fin  d'ora  nulli  tutti  gli  atti,  ordina  e  disposi^uonj  c^e 
potessero  emanare  da  qualunque  governa  usurpatpre  che  qf\ì 
si  stabilisse,  e  abiamiamo  risponsabili  anebe  in  lutrurotiiMi 
i  sudditi  che  sì  rendesgero  autori,  istrnmenti  a  tomsìm  ài 
atti  illegali  o  lesivi  i  nostri  diritti  e  quelli  dì  no£»tra  ^mi-. 
glia,  e  così  di  quegli  atti  che  ^eniiisero  da  loro  commessi 
contro  i  fedeli  nostri  sudditi. 

Datò  in  Modena  dal  nostro  ducale  palano. 


34Ó 

11  giugno  IBBU.  •—  Con  decréto  oiwmo  deLfrmcipe  EMfémo  di  Sa- 
voja^  «  è  istituita  temporariamente  presso  il  Ministero  degti  affari 
esteri  una  Direzione  generale^  cui  sono  attribuiti  gii  affari  di 
quaìsivogUa  natura  riguardanti  le  provinde  italiane  annesse 
aUo  Stato  sardo^  o  poste  sotto  la  protezione  di  S.  Jf .  > 

—  Comincia  U  passaggio  dell'Adda  dell'armata  Sarda,  che  si  compie 

U  giorno  seguente. 

—  Gli  austriaci  abbandonano  alle  ì  del  mattino  Bologna.  La  stessa 

mattina  parte  il  legato  ^pontificio  ed  è  instaurata  in  città  la 
Giunta  provvisoria  di  governo. 

—  Gli  austriaci  sgombrano  la  mattina  il  borgo  di  Vaprio^  occupato 

sébito  dopo  daUe  truppe  sarde. 


CIRCOLARE  indipissaia  dal  conte  di  Cavovr  m  tutti 
i  miiiistrl  e  papprescntaiitl  della  Sardefpia  all^  e- 
•tera. 

Toiioo,  It  giugno  4859, 

'  Signore, 

GoD  un  dispaccio  circolare  precedente  ebbi  l'onore  di  far 
conoscere  alle  Inazioni  di  S.  M.  sarda  gli  atti  di  spoglia- 
zione a  cui  si  abbandonava  l'armata  austriaca  nelle  provinde 
sarde  ch'essa  aveva  occupate. 

Debbo  presentemente  informarvi  che  hna  inchiesta  giudi- 
ziaria è  stata  ordinata  dal  governo  a  questo  riguardo.  Que- 
sta proverà  che  l'Austria  ha  brutalmente  violate  ie  leggi  della 
guerra,  e  che  la  condotta  delle  sue  truppe  non  è  già  quella 
che  distingue  le  nazioni  civilizzate.  I  risultati  di  quest'in- 
chiesta saranno  a  tempo  debito  communicati  alle  legazioni. 
Ma  vi  ha  in  oggi  un  fatto  che  venne  legalmente  constatato 
dair  autorità  giudiziaria,  e  che  io  àébbo  segnalare  all'inde- 
gnazione  dei  gabinetti  dell'Europa  intiera.  Publicato  dalla 
stampa,  esso  non  sarebbe  creduto;  il  governo  slesso  debbe 
farlo  conoscere  e  guaffentime  l'esatta  verità. 

Il  20  maggio,  il  giorno  stesso  della  battaglia  di  Monte- 
bello,  verso  le  undici  del  mattino,  truppe  austrìache  erano 
accampate  sulle  alture  di  Torricella,  piccolo  communi  della 
provincia  di  Voghera.  Una  pattuglia,  dopo  aver  arrestato  Tu- 


241 
sclere  del  tribunale  ehe  aveva  incontrato  per  via,  ed  averlo 
forzato  a  servirle  di  guida,  andò  nel  vills^gio  e  penetrò 
nella  casa  dei  coloni  Cignoli.  Là,  dopo  una  minuziosa  per- 
quisizione in  ogni* angolo  dell'abitazione,  si  ordinò  dai  sol- 
dati a  tutti  i  membri  della  famiglia  Cignoli,  come  ad  alcuni 
altri  individui  che  si  trovavano  a  caso  nella  corte  del  caso- 
lare, di  seguirli. 

La  perquisizione  aveva  fatto  scoprir  nella  casa  pochissima 
quantità  di  minuto  piombo  da  caccia. 

Le  persone  arrestate  erano  in  numero  di  nove:  cioè:  Pie- 
tro Cignoli,  dell'età  di  60  anni;  Antonio  Cignoli,  di  50  anni  ; 
Girolamo  Cignoli,  di  35;  Carlo  Cignoli,  di  i9;  Bartolomeo 
Cignoli,  di  17;  Antonio  Setti,  di  26;  Gasparo  Riccardi,  di  48;  Er- 
menegildo Sanpellegrino,  di  14;  Luigi  Achille,  di  i8.  Aveavi 
così  un  vecchio  di  60  anni  e  un  ragazzo  di  14. 

La  pattuglia  li  condusse  dinanzi  al  comandante  austriaco, 
che  era  sulla  strada  maggiore  a  cavallo  in  mezzo  alle  sue 
truppe. 

Dopo  avere  scambiato  alcune  parole  in  tedesco  coi  soldati 
che  adducevano  questi  prigionierU  U  comandante  disse  al- 
l'usciere, che  aveva  servito  di  guida,  di  rimanere  al  suo  posto; 
poscia  ordinò  ai  nove  disgraziati  villici,  che  non  sapevano 
farsi  comprendere,  e  che  non  avevano  membro  per  la  paura 
che  tenessero  fermo,  di  discendere  in  un  sentiero  di  fianco 
alla  via.  Avevano  essi  appena  fatti  alcuni  passi,  quando  il 
comandante  fece  segno  ad  un  pelotone  ordinato  sopra  la  via 
di  far  fuoco. 

Otto  di  questi  disgraziati  caddero  morti  all'istante:  il  vec- 
chio Cignoli  mortalmente  (erito  più  non  dando  segno  di  vita. 

Le  truppe  austriache  si  rimisero  in  marcia,  e  il  coman- 
dante volgendosi  verso  l'usciere,  gli  disse  che  poteva  andar- 
sene: ed  affinchè  non  gli  accadesse  di  essere  trattenuto  dalle 
truppe  che  ancóra  erano  nei  contorni,  gli  diede  un  biglietto 
che  dovesse  presentare  all'occorenza,  e  che  a  lui  servirebbe 
di  salvocondotto. 

ArehMo,  €U,  31 


24S 

Questo  biglietto  era  uoa  earta  di  visita  che  portava  sotto 
la  corona  di  coote  il  seguente  nome: 

Feldmar9chalìiiut$nant  Urban, 

Questo  biglietto  figura  sulla  prima  facciata  dell'inchiesta. 

Alcun  tempo  dopo  gli  abitanti  si  avvicinarono  al  luogo 
dove  questo  terribile  macello  era  avvenuto.  Il  vecchio  Ci- 
gnoli,  che  aveva  riacquistato  i  sensi,  fu  trasportato  nello  spe- 
dale di  Voghera,  dove  morì  cinque  giorni  dopo. 

Simili  enormità  non  hanno  bisogno  di  commenti;  è  un 
assassinio  non  meno  vile  che  atroce,  e  di  cui  solo  si  po- 
trebbe aver  esempj  fra  i  barbari  ed  i  selvaggia 

Voi  siete  pregato,  signor ,  di  dar  communicazione  di 

questo  dispaccio  al  ministro  degli  affari  esteri  del  governo 
presso  cui  siete  accreditato,  e  vi  prego  nel  tempo  medesimo 
di  aggradire  le  nuove  assicurazioni  della  mia  distintissima 
stima. 

GAvoim. 


mMtUXXtft  della  reyia  elitk  di   WatH^se  m  S.  M.  Il 
IM  Wlit«Mr4«  Biiiitiiaele  II. 

Varese,  Il  giugno  1659. 

Sire! 

La  città  di  Varese,  una  nelle  aspirazioni,  nei  bisogni,  ne- 
gli affetti  italiani  con  tutte  le  altre  di  Lombardia,  si  com- 
muove esultante  all'annuncio  delle  splendide  vittorie  che  Voi, 
Sire,  coi  prodi  eserdti  alleatii  condussero  in  Milano,  a  ripi- 
gliar possesso  di  un  regno  che  lo  spontaneo  voto  del  po- 
polo fino  dal  1848  unì  al  libero  e  fraterno  Piemonte,  e  tra 
cui  invano  la  violenza  austriaca  volle  che  il  Ticino  scorresse 
ancóra  fiume  straniero. 

Passarono  iO  anni  di  dura  servitù,  ma  quel  voto  di  con- 
cordia e  di  avvenire  risorgo  ora,  reso  più  forte  e  solenne 
dai  tanti  dolori  dignitosamente  sofferti  nel  fremito  della  a- 


24S 
spettazione  e  della  speranza,  mentre  Voi,  o  Sire,  sempre  por« 
Undo  alto  ed  onorato  il  somaro  vessillo  tricolore,  non  un  mo- 
inento  cessaste  di  meditare  e  di  furraiuoTare  l'indipendenza 
d'ItaUa  e  il  ristabilimento  del  diritto  nazionale,  il  quale  noi 
pure  chiama  a  partecipare  dei  benefici  del  provvido  vostro 
governo  e  delle  libere  sue  istituzioni. 

Siate  quindi  il  beoveauto  suUa  terra  lombarda ,  o  nostro 
liberatore  e  re ,  e  il  Dio  che  ooncede  la  vittoria  a  chi  dì* 
fende  la  patria,  il  (diritto  e  la  civiltà,  affretti  a  Voi,  magna** 
DiiKìo  Ske,  ed  alte  intrepi^  e  generose  l^nì  alleate,  qpel 
giorno  di  nuova  e  sobttme  oonso^azione  in  em  dalle  Alpi  fivcor 
telando  la  saera  bandiera  tricolore,  potrete  proclamare  afl'!- 
talia  fiài  alle  Dazioni  la  primii  parola  della  ioro  istoria  fo- 
tur*. 

Sire  !  i  sensi  di  riconoscenza  ,  di  devozione  e  d'amore  ohe 
lo  scrivente  municipio  vi  pregava  di  accogliere  coU'indirizzQ 
1.°  corrente,  dettato  mentre  la  città  di  Varese  era  battuta 
dalla  barbarie  austriaca,  ora,  odia  commune  esultanza  della 
vittoria,  ve  li  ripete  per  decreto  del  Consìgiio  commiiuale, 
il  quale,  Isella  straordinaria  adunanza  di  jeri  sera,  a  que'sensi 
unanimi  applaudendo,  coachiudeva  gridando:  Vivarindipen- 
denza  dltaUa,  viva  il  nostro  ne  Vittorio  Emaniiide,  viva  l'u- 
nione  al  libero  Piemonte  I 

//  Podestà  Gargano. 
Gli  assessori,  A.  Mobandi.  -  Picinelli.  -  Del-Bosco. 

n  segretario  Dott.  Z^àfUl* 


IMDIRIZZO  della  eiità  di  Warese  a  Mapoleone  III, 
iinjpepatare  jdet  francesL 

Vare»e,  12  giugno  1859. 

Sire! 

A  Voi  che,  generoso  come  la  Francia,  alle  antiche  e  re- 
centi sue  glorie  or  quella  aggiungeste  di  elevarla,  novella 


Sii 
Giovanna  d'Arco,  a  vindice  della  giustizia  e  della  civiltà ^ 
del  diritto  nazionale  e  dell'indipendenza  d'Italia,  la  città 
di  Varese,  nell'entusiasmo  dell'infranta  schiavitù,  tributa, 
come  a  magnanimo  liberatore,  l'omaggio  della  riconoscenza, 
dell'ammirazione  e  dell'affetto. 

Tale  omaggio,  o  Sire,  è  insieme  un  bisogno  del  cuore, 
ed  un  dovere  d'onore.  Voi  comprendeste  i  lunghi  ed  acerbi 
dolori  dell'Italia,  e  forte  della  virtù  che  rigenera  ed  edifica 
col  coraggio  del  genio,  additaste  alla  Francia,  sempre  grande 
nei  propositi,  la  liberazione  di  questa  sorella  di  stirpe,  di 
libertà,  d'avvenire.  La  vostra  parola  fu  intesa,  e  or  la  con- 
sacrano la  Francia  colle  vittorie,  l'Italia  redenta  colle  più 
fervide  benedizioni,  e  l'Europa  già  vi  destina  il  nome  più 
grande  che  uomo  abbia  portato  mai ,  quello  di  Washington 
delle  nazioni. 

Sire! 

Il  Dio  che  concede  la  vittoria  a  chi  difende  la  patria,  il 
diritto  e  la  civiltà,  affretti  a  Voi  e  alle  intrepide  e  generose 
nazioni  alleate  quel  giorno  di  nuova  e>sublime  consolazione, 
in  cui  dalle  Alpi  sventolando  la  sacra  bandiera  tricolore,  po- 
trete proclamare  all'Italia  e  alle  nazioni  la  prima  parola  della 
loro  storia  futura.  Questo  voto  che  la  città  di  Varese  faceva 
pel  magnanimo  suo  re  Vittorio  Emanuele,  lo  ripete  per  voi, 
0  Sire,  poiché  è  voto  di  indipendenza  per  l'Italia,  di  gloria 
per  la  Francia,  di  sodisfazione  e  conforto  per  tutta  la  na- 
zione. 

Il  Podestà  Carcano 
Gli  Assessori,  -  A.  Morandi.  -  Picinelli.  -  Del  Bosco. 

Il  Segretario,  Dott.  Zanzi. 


248 


MIMRIXZO  dii  «mati^»  della   reglit  miUk  di  Ber- 
Inalilo  a  S.  il.  Il  re  Wlt4orlo  Bmaavele  II. 


Bergamo,  IS  giugno  «880. 

Sire  ! 

I  rappresentanti  la  città  di  Bergamo  sentono  l'irresistibile 
bisogno  di  accorrere  tosto  ad  esprìmere  a  V.  M.  Tunanime 
voto  de' loro  concittadini. 

Ninna  parola  può  dire  l'ammirazione  e  la  riconoscenza, 
che  in  tutti  si  desta  per  Voi,  che  insieme  al  magnanimo  e 
generoso  Vostro  Alleato  ci  recate  il  massimo  dei  beneficj, 
quello  dell'indipendenza  nazionale,  della  sospirata  nostra  li- 
berazione. 

La  città  di  Bergamo  Vi  ha  proclamato  suo  Re,  ha  con- 
fermata l'annessione  sua  al  generoso  Piemonte,  che  ha  fatto 
e  fa  si  grandi  sacriflcj  per  la  patria  commune. -Il  voto  una- 
nime del  paese,  legalmente  manifestato  col  suffragio  univer- 
sale nel  1848,  appartiene  al  diritto  nazionale;  se  la  forza 
straniera  potè  per  qualche  tempo  tenerne  sospesa  l'effettua- 
zione ,  il  diritto  rimase  intatto  e  imperituro,  ed  ora,  mercè 
le  congiunte  arme  liberatrici,  trova  alfine  la  sua  applicazione. 

Accogliete  pertanto,  o  Sire,  l'omaggio  di  etema  ricono- 
scenza e  lealtà,  che  la  città  di  Bergamo  VI  porge  per  mezzo 
de' suoi  legali  rappresentanti,  e  i  destini  del  nostro  paese 
siano  oramai  congiunti  indissolubilmente  con  quelli  della 
V.  M.  e  della  illustre  Casa  Vostra. 

//  Podestà,  0.  MoRLANi. 

Gli  Assessori,  G.  B.  Barca.  -  N.  Alborghetti 

Doti.  A.  Moretti.  -  Dott,  A.  Varisgo. 

■  ooBoan 


146 


UUMBIZZa  della  wmgln  «iiii  di  ller««w« •&  H*  Tìm» 
perittore  lMi4p«le««c  III* 

Bergamo,  IS  giugno  18S9. 

Sire! 

Le  splendide  vittorie  da  Voi  riportate  colla  rapidità  napo- 
leonica, combattendo  alleato  del  nostro  re  Vittorio  Emanuele, 
liberarono  n  Piemonte  ed  11  cuore  della  Lombardia,  e  get- 
tarono salde  basi  airindipendenza  italiana.  Bergamo,  fra  le 
prime  città  lombarde  sottratte  all'oppressione,  proruppe  in  se- 
gni di  riconoscenza  publica  e  di  gìoja,  che  noi  rappresentanti 
di  essa,  non  possiamo  esprimere  con  parole.. Voi  venturato, 
0  Sire,  che  vedeste  gli  sguardi  di  tutti  i  popoli  della  terra 
seguire  avidamente  le  armi  vostre  !  Perchè  Voi  conducete  la 
più  generosa  delle  nazioni  a  chiudere  Téra  delle  conquiste, 
a  fondare  quella  deir  indipendenza  nazionale,  a  far  scompa- 
rire gli  odjfra  l  popoli,  a  coUegarìi  col  vincoli  delte  libertà, 
della  solidarietà.  Noi  uniamo,  o  Sire,  i  nostri  voti  e  quelli 
dei  popoli  dell'Europa,  la  nostra  voce  si  confonde  nel  cla- 
more universale. 

Noi  profittando  de'consigli  Vostri,  uniremo  11  nostro  sangue 
a  quello  de'pròdi  e  generosi  fratelli  di  Francia,  per  compire 
la  grande  impresa  della  redenzione  d'Italia,  fidenti  ndla  fe- 
condità dell'alleanza  così  santificata. 

La  Provvidenza  che  Vi  conduce,  o  Sire,  mirabilmente  a  sì 
grandi  risultati,  Vi  scorgerà  a  compire  l  Vostri  voti  e  quelli 
delle  nazioni. 

VIVA  NAPOLEONE  111. 

//  Pode$tà,  0.  Moiu^ANi. 

Gli  assessori,  li.  h.  Barca  -  N-  ÀLBOEGiUETn  - 
Dott.  A.  Moretti  -  Doti.  A.  Varisco. 


247 


visoria  pmnmetÉme. 

Parma*  IS  giugno  1859. 

Cittadini  t 

Un  nuovo  ordine  di  cose  si  inaugura  in  Parma,  ieri  il 
municipio,  rìpristinaddo  con  solenne  atto  F  annessione  di  Parma 
al  regno  sardo,  decretata  nel  i848,  inviava  una  de][>atazione 
per  esprimere  a  re  Vittorio  Emanuele  II  i  voti  del  paese. 

Intanto  la  Commissione  di  governo,  pel  mandato^  tempo- 
raneo  affatto^  di  cui  è  munita,  non  può  prendere  provvedi- 
menti di  carattere  definitivo^  e  restringer  deve  la  propria  a- 
zione  à  quanto  valga  al  m&ntffliimento  delia  sicuresza  e  det- 
rondine,  e  a  preparare  l'avvenimento  del  nuovo  governo. 

In  questo  compilo,  già  grave  e  difficile^  la  Commisione  di 
governo  ha  il  conforto  di  vedersi  coadjuvata  con  alacrità  e 
coraggio  dalla  Commissione  di  sicurezza  e  difesa,  dai  corpi 
della  guardia  nazionale ,  de' gendarmi  e  delle  guardie  di  fi- 
nanza, dal  maggior  numero^  infine,  dei  cittadini,  ed  anche 
da  coloro  di  essi  cbe,  a  prestare  la  loro  opera  in  prò  del  paese, 
abbandonarono. persino  il  lavoro  da  cui  traggono  sostenta- 
mento. 

E  mentre  loda  il  contegno  e  la  cooperazione  dei  buoni,  as- 
sicura che  coloro  i  quali  si  resero  colpevoli  verso  il  paese,  sa- 
ranno sottoposti  al  rigore  delle  leggi. 

Il  paese  abbia  fiducia  nella  Commissione  di  governo  la  quale 
ambisce  soltanto  a  conseguire  che  la  tranquillità  e  l'ordine 
si  mantengano,  per  poter  dire  a  chi  verrà  rappresentante  di 
re  Vittorio  Emanuele  II:  Parma  è  degna  figlia  di  quell'Italia 
cui  Dio^ privilegiò  di  grandezza  e  di  sventure! 

G.  Cantelli  -  P.^  Bruni  -  A.  Armanl 


248 

NOTUFICAZimiVB  paiiUMto  dal  Mi>éÌMale  legato 
agli  aiiitand  di  Bologna  in  occaaiaaie  della  pai^ 
tenxa  del  presidio  austriaeo  da  quella  eittà. 

Bologna,  IS  giugno  1860. 

Abitanti  di  Bologna  I 

La  guarnigione  austriaca  ha  abbandonato  questa  città.  Nulla 
di  meno  sussistono  sempre  le  convenzioni  .solenni  a  termini 
delle  quali  la  sovranità  Ad  Santo  Padre  è  protetta  dalla  parola 
di  due  imperatori  in  guerra. 

Io  faccio  appello  al  buon  senso  di  questa  città  e  di  questa 
provincia.  Che  tutti  gli  amici  deirordine  si  raccolgano  intorno 
a  me  per  mantenerlo  e  difenderlo.  L'ordine  sarà  mantenuto, 
se  il  primo  ed  il  più  sacro  dei  diritti,  quello  del  monarca, 
del  Santo  Padre,  è  rispettato. 

G.  cardinale  Milesi. 


>ooSoo< 


PR€H:;LiA1IA  pnhlieato  dUl    mnniieipio  di  Boloyaa 
dopo  la  partenza  del  eardinaie  legato. 

Bologna,  IS  giugno  1859. 

Bolognesi  I 

Rimasta  senza  rappresentanza  governativa  questa  città  e 
provincia,  il  vostro  municipio  sente  il  debito  di  provvedere 
senza  ritardo  alla  conservazione  dell'ordine  publico,  alla  tu- 
tela degVinteressi  morali  e  materiali  di  questa  popolazione. 

A  questo  fine  ha  nominato,  ad  unanimi  voti,  una  Giunta 
provvisoria  di  governo ,  composta  dei  signori  :  —  Pepoli  mar- 
chese Gioachino  Napoleone,  Malvezzi-Medici  conte  Giovanni, 
Tanari  marchese  Luigi,  Montanari  prof.  Antonio,  Casarini 
avv.  Camillo. 

Confida  il  municipio  che  saprete  contenervi  in  modo  de- 


249 
gDO  di  questi  solenni  momenti,  e  cl)e  tutti  i  buoni  ed  one- 
sti presteranno  il  loro  cordiale  appoggio  alla  Giunta  di  go- 
vernò, pel  conseguimento  dell'indicato  fine. 

Dftlla  resideoia  municipale. 

Enrico  Sassoli  -  Francesco  M.  Neri  -  Carlo  Marsili 

Luigi  Pizzardi  -  Francesco  Bianchetti  -  Luigi  Scarselli 

Giuseppe  Ceneri. 


PR€M7EiAMA  della  Alvnta  provvisoria  di  governo 
eootftaltit  In  Bolof^na. 

Bologna,  IS  giogno  i859. 

Cittadini  ! 

Nei  momenti  supremi  in  cui  siamo  chiamati  dal  municipio 
onde  provvedere  alle  necessità  del  paese,  ci  gode  F  animo 
che,  primo  fra  i  vostri  bisogni  sia  quello  di  pigliar  parte 
anche  voi  alla  guerra  dell'indipendenza  patria. 

Le  nostre  cure  sono  già  volte  al  nobile  e  doveróso  ^intento 
che  vi  proponete;  ed  appena  costituiti  in  potere,  ci  siamo 
indirizzati  al  magnanimo  Re  di  Piemonte,  e  ne  abbiamo  in- 
vocata la  dittatura  :  pegno  efficace  di  ordine,  unione  e  vittoria. 

Sebbene  abbiate  espresso  il  desiderio  spontaneo  ed  una- 
nime di  unirvi  anche  voi  alla  gloriosa  monarchia  sabauda , 
pure,  facendo  assegno  sulla  vostra  prudenza  civile,  slam  certi 
che  il  partito  preso  noi  giudicherete  punto  contrario  al  com- 
pimento dell'idea  italiana. 

Animosi  e  concordi  meritate  la  libertà  che  vi  attende,  ser- 
bandovi pari  alla  causa  che  propugnate. 

Gioachino  Nap.  Pepou.  -  Luigi  Tanabi 
Camillo  Casarini  -  Giovanni  Malvezzi. 


Àrthivio  ite,  St 


2S0 

12  giugno  1859.  —  Partenza  atte  11  antm.  di  Napoleone  IH  da  Mù 

lano  alia  voUa  di  Gorgonzola,  ove  ha  questo  stesso  giorno  tras- 
portato il  suo  quartier  generale. 

—  Le  truppe  austriache  d'occupazione  abbandonano  AtKona  alle  ore 

6  antim. 

—  Mentre  gli  austriaci  erano  ancóra  in  Modena,  Reggio  si  pronu$icia 

per  Vittorio  Emanuele:  vi  è  istituito  un  Comitato  governativo 
composto  dei  Sig.  Baroni,  Terracchini,  Struccbi. 

13  giugno  1859.  —  Nelle  prime  ore  antim,  la  guarnigione  di  Brescia 

(circa  800  uomini)  abbandona  la  città,  inchiodando  i  cannoni 
del  forte  e  lasciando  molti  approvvigionamenti.  —  il  grosso  del- 
Vesercito  austriaco  si  concentra  sul  Chiese  nella  campagna  di 
Montechiari. 

—  Alla  mattina  il  corpo  del  generale  Urban  parte  da  Coccaglio. 

—  L'armata  sarda  varca  il  Serio  e  si  porta  suWOglio  con  avanguar- 

dia a  Coccaglio.  —  Quartier  generale  del  Re  a  Palazzuolo. 


IMDIRIZZO  del  municipio  di  Cmi 

Crema,  13  giugno  IS59. 

Cittadini  ! 

L'ora  della  rigenerazione  è  finalmente  scoccata  !  Ne' modi 
che  rincìvilimento  esige  ed  il  publico  ordine  permette,  mani- 
festate pure  la  gioja  che  vi  innonda  l'anima  e  che  a  stento 
e  per  altri  motivi  avete  fin  qui  repressa. 

Il  municipio  attuale,  forte  dei  convincimento  di  nulla  avere 
omesso  pel  bene  del  proprio  paese,  forte  della  l^ge  di  re 
Vittorio  Emanuele,  8  andante,  la  quale  lo  conferma  nel  pro- 
prio posto,  dichiara  di  tenerlo  finché  i  proprj  concittadini 
nelle  forme  legali  abbiano  espresso  il  loro  avviso. 

La  moltiplicità  degli  affari  però  esigendo  ohe  tantosto  sia 
accresciuto  il  numero  de' suoi  membri,  egli  si  associa  prov- 
visoriamente i  signori:  nob.  Girolamo  Fadini,  ing.  Cesare 
Capredoni,  avv.  Luigi  GriiBni,  ing.  Agostino  Bettinelli;  ma 
viene  pure  convocato  il  Consiglio  communale  per  le  ore  10 
di  domani.  14  andante,  all'uopo  di  avere  «la  sua  delibera- 
zione sulla  conferma  0  rimpiazzo  di  tutti  i  membri  compo- 


25i 
nenti  il  municipio,  per  tale  maniera  provvfeoriamenle  co- 
stituito. 

Umiliati  alla  Prarvidenza  i  pìt  sentitt  ringraziamenti  per 
la  grazia  che  (talmente  ha  Toluto  compartirci,  e  devoti  ail'or- 
dìne  ed  alla  legalità  gridiamo  moanimi 

W.  VITTORIO  EMANUELE  RE  COSTITUZIONALE. 

W.  il  Grande^  il  Generoso  di  Lui  Alleato 
IMPERATORE  NAPOLEONE  III. 

Per  il  Podestà 

Gli  Assessori,  Doti.  Gdglielmo  Viola  -  Lodovico  Oldi 
Archit  Giovanni  Massari. 

Dott,  Foglia,  Segretario. 


IMMIIIIZS*  d#lla  emÈgregnm^mnm  Hiaiilietpiile  df  €re- 
mit  a  S.  M.  lì  re  littorio  Emanarle. 

Cnnu,  is  glngtio  19S0. 

Sire! 

In  questi  solenni  momenti,  nei  quali,  dopo  sì  lunghi  do- 
lori e  speranze,  il  nostro  paese  viene  dalle  vittorie  delle  armi 
di  V.  M.  e  del  suo  magnanimo  Alleato  restituito  air  indipen- 
denza nazionale,  la  città  di  Crema  si  associa  giubilante  alle 
città  consorelle  nelF  esprimere  a  V.  M.  la  sua  pronta  ed  una- 
nime adesione  al  nuovo  governo. 

A  questo  governo  generosamente  nazionale  che  la  Lom- 
bardia in  modo  solenne  rrconcMe  nel  1848,  e  che  d^  allora 
in  poi  fu  dalla  voce  di  questo  popolo,  pur  fremente  sotto 


352 

r  oppressione  dello  straniero,  con  continue  proteste  perenne- 
mente conclamato  come  unico  suo  legittimo  governo. 

À  Lui  erano  sempre  rivolti  i  nostri  sguardi  ;  in  Lui  ripo- 
savano le  nostre  speranze;*  da  Lui  attingemmo  ordini  ed  ispi- 
razioni ;  da  Lui  abbiamo  appresa  la  virtù  del  sagrificio  e  la 
grandezza  della  pazienza,  da  Lui  ci  venne  l'attesa  parola  della 
nostra  liberazione. 

Riconoscente  di  tanto  beneficio  la  città  di  Crema  si  appa- 
recchia volonterosamente  alle  nuove  ed  ultime  prove.  V.  M.  si 
assicuri  della  profonda  divozione  e  della  illimitata  fedeltà  di 

questa  parte  dei  novelli  suoi  sudditi. 

« 

Il  Municipio. 
Gli  Assessori,  Dott.  Vida  -  Oldi  -  Àrch.  Massari 

Avo.  Grifpini  -  Ing.  Fadini. 


PROCLAMA  del  f(eneMle  «arthaldl  al  BrMelani. 

Brescia,  IS  giugno  186». 

Cittadini  bresciani! 

Le  festose  dimostrazioni  con  cui  accoglieste  oggi  i  Caccia- 
tori delle  Alpi  furono  una  novella  prova  del  vostro  patriotìco 
entusiasmo.  Il  sublime  spettacolo  che  offerse  subito  dopo  la 
vostra  città,  appena  suonarono  le  campane  a  stormo,  vi  mo- 
strò pari  alla  vostra  fama. 

Accorrendo  voi  oggi  al  primo  grido  d'allarme,  insieme  coi 
Cacciatori  dell'Alpi,  avete  mostrato  che,  gelosi  custodi  della 
acquistata  indipendenza,  siete  decisi  a  difenderla  coi  vostri 
petti,  a  consacrarla  col  vostro  sangue.  Gloria  ai  Bresciani  ! 

I  nemici  che  infestano  ancóra  questi  dintorni  non  sono 


ÌB3 

scDiere  di  soldati  che  ininaccino  la  vostra  città,  ma  masnade 
fuggitive  che,  per  aprirsi  una  strada  alla  ritirata,  lasciano 
dappertutto  ove  passano  le  tracce  della  loro  barbarie  e  della 
finita  ed  esecrata  loro  dominazione. 

Cittadini  bresciani,  abitanti  delle  campagne! 

È  giunto  il  momento  di  compiere  le  patrie  vendette,  di  com^ 
battere  in  nome  dei  vostri  fratelli  morti  sui  campi  dì  battaglia 
e  sui  patiboli  di  Mantova,  di  continuare  le  vostre  splendide 
tradizioni  di  gloria! 

Alla  rabbia  dei  nostri  nemici,  costretti  ad  abbandonare  per 
sempre  queste  belle  contrade,  opponete  il  coraggio  del  sa- 
crificio; accorrete  ad  ingrossare  le  file  dei  volontarj;  nulla 
vi  sia  grave  per  rivendicare  la  vostra  libertà. 

La  bandiera  tricolore,  idolo  antico  dei  nostri  cuori,  on- 
deggia sui  vostri  capi  e  vi  comanda  amore  di  patria  e  co- 
raggio. Le  gloriosa  schiere  italo-franche ,  liberandovi  dai 
vostri  nemici,  vi  trovino  degni  dei  vostri  liberatori  t 

G.  Garibaldi 

//  Commissario  di  S.  M.  sarda 
Aw,  Bernardino  Bianchi. 


PROCLAMA  della  «tanto  prevvisovia  della  elito  di 
Ravenna. 

Ravenna,  43  giagno  1859. 

Cittadini! 

La  Giunta  provvisoria  di  governo  per  la  città  di  Ravenna 
assume  il  potere  e  volge  a  voi,  concittadini,  le  sue  prime  pa- 
role, esortando  caldamente  la  popolazione  a  mantenere  l'or- 


dine  interno,  il  quale,  se  è  fondamento  certo  in  ogni  tempo 
della  poblica  prosperità,  è  altresì  condizione'  indispensabile 
perchè  un  bene  iniziato  movimento  raggiunga  lo  scopo  po- 
litico al  quale  è  diretto. 

Legati  per  interessi  e  per  situazione  territoriale  alia  prò-* 
vincia  bolognese,  noi  faremo  adesione  in  nome  della  città 
nostra  al  governo  centrale  che  in  Bologna  si  è  costituito  nella 
giornata  di  jeri  sotto  la  dittatura  del  magnanimo  re  Vittorio 
Emanuele,  e  attenderemo  le  disposizioni  che  da  quello  ver- 
ranno emanate  rapporto  al  governo  e  alla  provincia  Raven- 
nate. 

Testimoni  dell'ardore  col  quale  i  nostri  concittadini  hanno 
volato  nelle  file  dell' armata  italiana,  dello  spirito  nazionale 
che  anima  queste  popolazioni,  e  del  quale  nella  fornata 
(foggi  hanno  dato  cosi  luminosa  prova,  noi  che  pienamente 
partecipiamo  a  questo  grande  anelito  di  indipendenza,  noi  non 
ci  limiteremo  soltanto  a  richiamare  la  nostra  solenne  adesione 
al  governo  centrale  di  Bologna,  sotlo  la  dittatura  del  re  sa- 
baudo, ma  esprimeremo  un  voto  caldissimo  di  tutti,  che  possa 
un  giorno  la  città  nostra  essere  chiamatara  far  parte  di  quella 
monarchia,  alla  quale  ogni  cuore  Ualiwo  ha  debito  di  rico- 
noscenza. 

Là  Giunta  provvisoria  di  governo  per  la  città  di  Ravenna 
adempirà  coscienziosamente  i  doveri  ai  quali  è  chiamata,  e 
confida  nel  buon  senso,  nel  patriottismo  dei  Ravennati,  aifin- 
chè  le  venga  agevolato  il  sentiero. 

Gioachino  Raspoih  -  Ippolito  Gamba  -  Domenico  BoccAcaNi. 


-^OOJjQooe— 


28S 


PROTESTA  del  Card.  Milesi,  legato  di 

ferrar»,  13  gli^o  IM». 

La  Gazzetta  di  Bologna  del  42  corr.*«  n.®  132,  narrando 
i  deplorabili  avvenimenti  ivi  occorsi  in  quel  giorno  contro  il 
legittimo  governo  del  Santo  Padre ,  omette  circostanze  so- 
stanziali di  fatto,  alla  qoale  omis^ioiìe  voole  il  dovere  ch'io 
supplisca. 

A  determinare  la  partenza  del  Cardinale  legato ,  al  quale 
mancò  d' improvviso  una  guarnigione  competente,  non  bastò 
F  atterramento  delle  insegne  pontificie,  né  gli  indiretti  inviti 
a  partire,  come  da  documento  che  si  conserva,  ma  insistette  egli 
invece,  perchè  gli  autori  del  nuovo  ordine  di  cose  si  spie- 
gassero in  qualche  modo  chiaramente  sulla  natura  di  quel 
movimento.  E  fu  solo  dopo  queste  insistenze,  che  una  Com- 
missione di  due  soggetti  bolognesi  si  presentò  per  dirgli,  prima 
ancóra  che  il  Consiglio  municipale  fosse  convocato  e  delibe* 
rasse,  volere  il  popolo  la  dittatura  di  re  Vittorio  Emanuele 
e  la  partecipazione  alla  guerra. 

Queste  pretese  pugnano  evidentemente  e  diametralmente 
coi  diritti  di  sovranità  di  quahinqne  principe  indipendente, 
e  molto  più  con  quelli  del  sommo  Pontefice;  pugnano  an- 
córa nei  caso  attuale  con  la  dichiarata  ed  accettata  neutra- 
litàdel  governo  pontificio  nella  presente  guerra.  Protestò  dun- 
que il  Cardinale  legato  solennemente  contro  una  tale  violenza, 
con  termini  fermi  e  gravi,  e  colle  più  ampie  dichiarazioni  di 
voler  salvi  ed  illesi  i  sacri  diritti  della  Santa  Sede,  come 
possono  farne  fede  le  rispettabili  persone  che,  di  ciò  pregate, 
si  trovarono  presenti. 

Questi  fatti,  per  le  gravi  conseguenze  che  ne  discendono, 
non  dovevano  essere  passati  sotto  silenzio. 

Il  Legato  G.  Card.  Milbsi. 


256 

BRANI  di  «ina  IcMerà  indirixaBata  dal  signor  Carlo 
Mattenoel  (1)  a  lord  CU^wley,  antfcaoelatore  Inyieoo 
a  Torino. 

Firenze,  13  giugno  1859. 

Milord. 

Or  SODO  circa  undici  anni  ch'io  ebbi  l'onore  di  conoscervi  a 
Francoforte,  ed  ho  mai  sempre  conservato  un  vivo  sentimento 
di  riconoscenza  per  la  bontà  con  cui  mi  accoglieste.  Io  ero 
a  quell'epoca  incaricato  d'una  missione  presso  il  governo 
centrale;  aUora,  come  al  presente,  io  avevo  abbandonato  le 
mie  esperienze  e  i  miei  studj  per  ajutare,  in  quanto  potevo, 
il  mio  paese. 

Milord,  l'Italia  è  ancóra  la  più  grande  questione  della  no* 
str' epoca;  io  ho  ammirati  i  vostri  sforzi  per  la  pace;  ho 
sperato  in  questi  sforzi,  e  colla  mia  debole  voce  ho  osato 
indirizzarmi,  or  fanno  appena  due  mesi,  al  Parlamento  inglese, 
per  incoraggiare  l'Inghilterra  a  non  abbandonare  alla  sola 
Francia  la  grand' opera  della  pacifica  liberazione  d'Italia. 

Noi  abbiamo  compreso  ch'egli  era  conforme  ai  sentimenti 
ed  al  vero  inter€^e  dell'imperatore  dei  francesi  il  prestarci 
il  suo  appoggio,  e  che  questo  appoggio  dovea  essere  scevro 
da  ambizione  di  famiglia  e  senza  viste  di  ingrandimento  per 
la  Francia.  Abbiamo  compreso  che  l'Austria,  ridotta  fatal- 
mente alla  necessità  d'opprimere  l'Italia  sotto  malvai  go- 
verni e  di  mantenervi  un  focolare  rivoluzionario  permanente, 
confidando  alla  sorte  delle  ariAi  ciò  che  la  giustizia,  l'uma- 
nità e  i  trattati  stessi  le  negavano,  non  avrebbe  tardato  a 

(I)  Matteucci,  membro  dell'Academla  delle  scienze  di  Parigi,  ed  uno  dei  patrioti  più 
fermi,  più  moderati  e  più  chiaroveggenti  dell'Italia.  Egli  prese  gran  parte  in  tutto  ciò 
che  si  fece  in  questo  paese  per  prepararne  ed  assicurarne  la  indipendenza,  e  metterlo 
in  possewo  di  istituzioni  liberali.  Nel  1848  fu  incaricato  dai  nuovo  governo  della  To- 
scana di  varie  missioni  diplomatiche,  eh'  egli  compiè  non  senza  successo  ed  alle  quali 
fa  allusione  nella  presente  lettera  a  lord  Cowley.  —  Attualmente  fu  nominato  membro 
della  consulta  toscana. 


provare  le  conseguenze  terrìbili  della  sua  ostinazione  e  del 
suo  isolamento. 

Il  momento  non  è  quindi  lontano  in  cui  T  Europa  dovrà 
conoscere  l'opera  delle  vittorie  delle  armi  alleate.  L'Italia 
dev'essere  pacificata,  vale  a  dire,  resa  indipendente;  la  sua 
nazionalità  dev'essere  costituita;  abbisognano  all'Italia  governi 
saggi  e  apposolati  a  lìbere  istituzioni.  L'Europa  deve  alla  sua 
volta  reclamare  dall'Italia  ch'ella  cessi  d'essere  un  focolare 
rivoluzionario  ed  abbia  la  forza  necessaria  a  difendere  la 
sua  indipendenza  contro  le  ambizioni  e  le  gelosie  de' vi- 
cini. Egli  è  con  queste  viste  ampie  e  previdenti  che  l'Eu- 
ropa deve  ajutare  l'Italia  a  costituirsi 

Quali  sono  gli  avvenimenti  succeduti  in  Italia  dopo  la  guerra 
che  vi  è  scoppiala?  Quali  saranno  le  necessarie  conseguenze 
delle  brillanti  vittorie  d^li  alleati  e  dello  slancio  sempre  cre- 
scente del  sentimento  nazionale? 

È  in  primo  luogo  affatto  conforme  alla  ragione  il  credere 
che  gli  Stati  dell'Italia  centrale  non  potranno  più  venir  ri- 
condotti a  ciò  che  erano  prima  della  guerra;  questo  risul- 
tato non  sarebbe  possibile  che  ammettendo  la  completa  dis- 
fatta degli  alleati  e  la  continuazione  dell'  occupazione  austriaca 
e  dell'agitazione  rivoluzionaria.  Anche  l'aggrandimento  della 
Sardegna  è  divenuto  una  necessità  politica. 

I  fatti  vengono  ogni  momento  a  realizzare  le  nostre  pre- 
visioni. Il  municipio  di  Milano,  il  cui  esempio  non  tarderà 
ad  essere  seguito  da  tutte  le  città  della  Lombardia  e  della 
Venezia,  rinnovando  l'annessione  del  1848,  si  è  dato,  in  pre- 
senza deir  imperatore  dei  francesi,  al  re  Vittorio  Emanuele. 
A  Parma,  a  Modena,  a  Bologna,  le  popolazioni  già  si  solle- 
vano, e  la  presenza  degli  austriaci,  se  ancor  ve  ne  rima- 
nesse in  queste  città,  non  potrebbe  impedirla.  Nei  ducati, 
la  dedizione  alla  Sardegna  aveva  avuto  luogo  nel  1848,  e  non 
ponno  esservi  oggidì  che  maggiori  ragioni  e  simpatie  per 

Archivio,  eie»  Il 


488 

i^solidare  questo  patto  $  famiglia.  Ndde  lezioni,  potrebbero 
esservi  motivi  di  alta  politica  coQtrarj  ai  voti  delle  popoia- 
zioDi;  ma  tutti  gV  interessi,  le  analogie  di  carattere,  i  ricordi 
^el  regno  d' Italia,  tutto  spingerà  quelle  popolaàoni  ad  Boìrsi 
ad  un  governo  forte  per  impedire  il  ritorno  del  cattivo  go- 
verno clericale. 

La  Toscana,  come  il  cesto  dell'  Italia  meridionale  e  centrale, 
ha  provato,  specialmente  negli  ult'uni  dieci  anni,  l'influraza 
maligna  e  ruminazione  di  un  regime  che  non  aveva  altra 
volontà  che  quella  del  gabinetto  di  Vienna.  Quando  ia  guerca 
scoppiò,  tutta  la  Toscana  soUevossi  per  dcnnattdare  ralleanea 
col  Piemonte  e  la  guerra  contro  T  Austria,  perchè  tutta  la 
Toscana  aveva  compreso  quali  fossero  i  necessarj  effetti  della 
dominazione  austriaca  in  Italia.  Allorché,  or  sono  alcuni  mesi, 
.aveansi  ancora  dei  dubj  sulla  possibìUtsi  della  guerra,  e 
credevasi  piuttosto  che  la  pacificazione  d' Italia  avesse  ad  uscire 
da  un  Congresso  europeo  ;  ed  anche  allora  che,  in  un  tempo 
assai  più  vicino,  le  vittorie  de^li  alleati  altro  non  erano  che 
jsperanze,  noi  credemmo  che  questo  centro  d'incivilimento 
italiano,  questo  paese,  la  cui  autonomia  ha  radici  cosi  pro- 
fonde e  cosi  vetuste,  avrebbe  potuto,  nell'interesse  detta  pa- 
tria commune,  conservare  la  sua  vita  individuale,  e  die  sar 
vétibe  anche  stato  più  utile  raggruppare  intorno  alla  Toscana 
alcune  Provincie  omogenee  dell'  Italia  centrale.  Da  qui  la  pru- 
dente riserva  uscita  dalla  rivoluzione  di  Firenze,  riserva  leal- 
mente accettata  dal  re  Vittorio  Emanuele  e  dal  suo  grande 
ministro,  riserva  che  sarebbe  d'uopo  rispettare  per  non  creare 
complicazioni  nel  momento  in  cui  la  guerra  solo  dev'essere 
k)  scopo  supremo  di  tutti  i  nostri  sfarzi.  Nella  aspettazione, 
la  Toscana,  la  coi  maggiore  sventura  sar^be  uiMt  rìstau- 
razione  operata  dalle  baionette  austriache,  segue  con  an- 
sietà i  successi  dell'armata  piemontese,  e  tutti  i  cuori  bat- 
jtono  nel  veder  sfolgorai  la  spada  del  re  liberatore  d'Italia. 

Milord,  secondo  tutte  le  previsioni  umane,  l'Austria  non 


tarderà  ad  essere  ridetta  a  difeoidersi  nelle  fortezze  di  Man- 
tova e  di  Vercma  contro  le  fòrze  formidabili  e  vittoriose  de^ 
gli  eserciti  alleati.  È  allora  che  l'Inghilterra  sarà  chiamata 
a  pesare  colla  sua  autorità  ne'  consigli  europei  che  debbono 
(issare  la  futura  costituzione  dell'Italia;  noi  speriamo  che 
soltanto  i  voti  degli  italiani  e  i  veri  in  tiessi  dell'Europa  vi 
saranno  consultati;  Crediamo  che  questi  voti  e  questi  inte- 
ressi saranno  sodisfatti  mercè  la  forcftazione  di  un  grande  Stato 
composto  di  tutta  l'Italia  settentrionale  e  della  maggior  parte 
dell'Italia  centrale;  Stato  ajQ&dalo  alla  spada  gloriosa  di  Vit^ 
torio  Emanuele.  Questo  grande  Stato  assicurerà  l'indipen- 
denza di  tutta  Italia  e  il  regolare  sviluppo  delle  sae  libere^ 
istituzioni. 

Allorquando,  fra  qualche  mese,  noi  vedremo  uscire  dal- 
l'organizzazione militare  di  questo  regno  un'armata  di  150,000' 
italiani,  quale  sarà  la  grande  Potenza  che  oserà  ajutar  rAu-" 
stria  a  prolungare  gli  orrori  della  guerra  e  ad  impedire  un 
risultato  conforme  agli  interessi  dell'Eurc^^,  reclamato  dallai 
inalterabile  volontà  di  tutto  un  popolo? 

L'Europa  ha  riconosciuto  da  molti  anni  che  l'autorità  del 
Santo  Padre  non  è  stata  che  umiliata  dai  difetti  inseparabili 
dall' amministrazione  clericale  degli  Stati  romani,  difetti  che^ 
hanno  necessariamente  occasionato  permanenti  occupazioni 
straniere  ed  acceso  le  passioni  rivoluzionarie  in  Italia.  Il  giorno 
in  cui  il  Santo  Padre,  cedendo  l'amministrazione  delle  le* 
gasioni  al  regno  unito  dell'Italia,  si  spoglierà  del  piccolo 
potere  che  lo  indeboliva  in  faccia  a  tutto  il  catolicismo,  egli 
acquisterà  nella  considerazione  e  nel  rispetto  del  mondo 
intiero. 

Milord,  è  giunto  il'  tempo  in  cui  i  consigli  dell'Europa,  e' 
quelli  speciahoente  dell' Ingpiilterra,  potranno  radere  grandi 
servigi  all'Italia.  Le  condìisiouì  geografiche ,  le  tradizioni,  le 
origini,  i  caratteri  dei  d^Enreirti  popoli  del  nuovo  repio,  non 


260 

si  prestano  ad  una  aggregazione  unifornie  che,  stringendoci 
in  un  sol  corpo,  tentasse  di  trasformare  le  nostre  grandi  città 
in  capiluoghi  di  dipartimento  o  d'intendenza.  Il  regno  unito 
dell'Italia  non  deve  cancellare  le  individualità  che  sono  pro- 
prie alle  Provincie  riunite.  Fa  mestieri  per  l'Italia  di  un 
grande  accentramento  militare  e  di  una  grande  larghezza  nelle 
amministrazioni  locali  ;  ci  abbisogna  un  sistema  unico  di  re- 
golamenti e  di  leggi  di  dogana,  di  commercio,  di  recluta- 
mento, ma  è  d'uopo  lasciar  sussistere  e  sviluppare  tutto  ciò 
che  conviene  alla  varietà  delle  intelligenze  e  che  ha  rapporto 
alle  istituzioni  scientiflcho,  letterarie  e  delle  belle  arti.  Le  isti- 
tuzioni municipali  devono  essere  la  base  del  nostro  edificio 
politico,  base  coronata  da  due  poteri  legislativi,  l'uno  rappre- 
sentante il  popolo  del  regno  unito,  l'altro  le  Provincie  riunite 
di  questo  regno.  Bisogna  che  lo  splendore  do)  capo  delio 
Stato  si  spanda  ad  intervalli  su  tutte  le  grandi  città  del  re- 
gno, circondato  dall'autorità  popolare  dei  Corpi  legislativi. 

Gl'italiani  vedono  aprirsi  inanzi  l'avvenire  lungamente  at- 
teso ^  che,  per  quanto  grande,  non  è  perciò  meno  il  frutto 
di  un'antica  civiltà,  dì  penosi  sforzi,  di  generosi  sagrificj.  Le 
grandi  potenze,  che  apprezzano  il  valore  dell'indipendenza 
e  della  gloria  di  una  nazione,  non  potrebbero  al  presente, 
senza  nuocersi,  respingere  questa  sorella  che  ha  già  dato  al- 
cune prove  di  non  essere  degenerata.  Le  solenni  parole  che 
l'imperatore  ha  indirizzato  agl'italiani  al  suo  ingresso  in  Mi- 
lano, ci  assicurano  che  il  capo  della  Francia  ha  compresa 
la  sua  missione,  e  che  porgendo  la  mano  a  rialzare  la 
schiatta  latina,  ha  sconcertati,  con  un'alta  sapienza,  ch'è  so- 
vente l'alleata  di  una  viva  fede,  i  calcoli  fondati  su  pregiu- 
dizi volgari  e  sopra  uno  stretto  egoismo. 

Umiliamoci  dinanzi  alla  Provvidenza,  ed  inalziamo  al  dolo 
fervide  preghiere,  perchè  accordi  agl'italiani  la  perseveranza 
e  tutte  le  virtù  necessarie  a  compire  i  destini  cosi  felice- 
mente preparati,  e  protegga  i  nostri  capi  contro  il  ferro  ne- 
mico e  contro  il  bagliore  del  successo. 


26f 
Milord,  se  mi  verrà  dato  sperare  che  queste  considerazioni 
d'un  patriota  italiano,  che  riflette  costantemente  sulle  condi- 
zioni del  suo  paese,  possano  per  un  istante  attirare  la  vo- 
stra attenzione  ed  esercitare  qualche  influenza,  benché  minima, 
sulle  vostre  opinioni,  io  ne  ringrazierò  il  buon  Dio  colla  mag- 
giore effusione. 

Carlo  Matteucci. 


14  giugno  1859.  -—  Perugia  si  manifesta  a  favore  deUa  causa  nazio- 
nale. Vi  viene  costituito  un  governo  provvisorio. 

—  La  Gazzetta  prussiana  annuncia  la  mobilitazione  di  sei  corpi  d'eser- 

cito^ ordinata  dal  governo  di  Prussia. 

—  Con  decreti  del  principe  Eugenio^  luogotenente  generale  di  S.  U*  sardiji^ 

sono  mminati  il  cav.  Luigi  Farini,  a  governatore  degli  Stati  mo- 
denesi e  il  conte  Diodato  Pallieri^  a  governatore  degli  Stati  par- 
mensi. 

—  Manifestazione  popolare  a  Venezia^  alla  nuova  della  vittoria  degli 

alleati  a  Magenta^  soffocata  dagli  austriaci  nel  sangue. 

—  /{  generale  Urban  sgombra  nella  notte  Capriano,  abbruciando  il 

ponte  a  Pontegattello. 

—  Gli  austriaci  sgombrano  Borgoforte. 

—  La  mattina  alle  8  arrivano  in  Parma  le  prime  truppe  italiane  com- 

poste di  un  distaccamento  di  piemontesi  e  toscani. 


CmCOLARB  del  conte  Cavour  ai  rappresentanti  del 
Ifoverno  dei  Re,  presso  ie  eortl  estere. 

Torino,  44  giugno  4859. 

Signore! 
La  conoscenza  che  voi  avete  dei  principii  che  hanno  sem- 
pre diretta  la  politica  del  governo  di  S.  M.,  come  anche  le 
frequenti  communicazioni  eh'  ebbi  cura  di  fare  alla  legazione 
in  questi  ultimi  tempi,  hanno  dovuto  mettervi  in  situazione 
di  apprezzare  e  far  apprezzare  gli  avvenimenti  politici,  che 
testé  si  compirono  in  Lombardia.  Egli  è  nondimeno  utile  dì 
darsi  conto  ossidi  dell'origine  e  delie  cause  di  questo  fatto, 


26< 
e  di  precisare  così  più  nettamente  ancóra  le  intenzioni  e  gli 
atti  del  governo  del  re. 

Dat  momento  in  cui  la  quistione  italiana,  negata  dagli  uni, 
impicciolita  dagli  altri,  prese  il  primo  posto  fra  le  preoccupa- 
zioni dell'Europa,  M  gabinetto  <fi  S.  M.,  colia  ft*anchezza  che 
gli  è  abituale,  fece  conoscere  l'estrema  difficoltà  della  situa- 
zione. 

A  questo  scopo,  nel  memorandum  del  4  marzo  scorso,  in- 
dirizzalo al  governo  inglese,  e  che  fu  in  séguito  publicato 
dalla  stampa,  io  mi  sono  studiato  di  esporre  ì  risultati  della 
dominazione  austriaca  in  Italia,  risultati  che  non  hanno  ana- 
logia nella  storia  moderna. 

Ho  dimostrato  che  Tantipatia  e  Podio  universale  contro  il 
governo  austriaco  provenivano  da  prima  dal  sistema  di  go- 
verno che  era  imposto  ai  lombardo-veneti,  in  séguito  e  so- 
pratutto dal  sentimento  di  nazionalità  offeso  dalla  dominazione 
straniera.  Il  progresso  dei  lumi,  la  diffusione  deiristruzione, 
che  r  Austria  non  poteva  interamente  impedire,  aveano  rese 
più  sensibili  quelle  popolazioni  alla  loro  triste  sorte,  quella 
di  essere  governate  da  un  popolo,  col  quale  esse  non  hanno 
alcuna  communanza  ne  di  razza,  né  di  costumi,  né  di  lingua. 

GU  austriaci,  dopo  un  mezzo  secolo  di  dominazione,  non 
erano  ancor*  stabiliti  in  quelle  provincie:  vi  erano  accam- 
pati. Questo  stato  di  cose  non  si  presentava  come  un  fatto 
transitorio  di  cui  si  potesse  prevedere  il  termine  più  o  meno 
vicino,  ma  s'aggravava  ogni  giorno  e  non  faceva  ch^  peggio- 
rare. Noi  dicevamo  che  una  tale  condizione  non  era  contra- 
ria ai  trattati,  ma  ch'era  contraria  ai  grandi  principi!  di  equità 
e  di  giustizia  su  cui  riposa  l'ordine  sociale.  Se  non  si  giunge 
a  condurre  l'Austria  a  modiflcare  i  trattati  esistenti,  aggitw^ 
gevamo  noi,  non  si  riuscirà  ad  una  sola  soluzione  defini- 
tiva e  vitale,  e  bisognerà  contentarsi  di  palliativi  più  o  meno 
efficaci.  Nondimeno,  nella  speranza  di  migliorare  momentar 
neamente  una  situazione  tanto  grave,  noi  ci  siano  affrettati^ 
sulla  dimanda  che  d  era  stata  JEatta,  d'indicare  gli  espèdieisli 


M3. 
che  ci  àeii)t)ravaQO  i  m^t  adatti  per  ottenere  i  risulteti  cbe 
8i  desìderayano. 

Disgrazìatameate  l'Austria  s>i  mostrò  più  cbe  mai  contra- 
ria ad  ogni  conciliazione;  essa  era  decisa  a  mantenere  per 
Olezzo  della  forza  quella  pn^nderanza  che  aveva  acqui- 
stata 8ngU  Stati  riconosciuti  indipendenti  dai  trattati.  Essa 
raddoppiava  le  minacce  ed  accelerava  i  formidabiti  prepa* 
jativi  militari  diretti  contro  il  Piemonte  che  era  la  soia  bar- 
riera opposta  alla  sua  dominazione  esclusiva  in  Italia. 
.  I  piccoli  Stati  che  avevano  Legata  la  loro  sorte  a  quella 
dell'Austria,  e  che  erano  allo  stesso  titolo  incorsi  neU'anì- 
mav^sione  dei  loro  sudditi,  non  potevano  mostrarsi  meglio 
iXMnpresi  de'  loro  doveri  verso  i  loro  popoli.  Serie  ed  inevi- 
tabili complicazioni  sembravano  imminenti. 

Il  riposo  dell'Europa  trovavasi  cosi  in  pericolo.  Fu  allora 
che  la  proposta  d'un  congresso  fu  fatta  dalla  Russia,  aggra- 
dita dalle  grandi  potenze  ed  accettata  dal  Piemonte.  La  base 
del  congresso  era  il  mantenimento  dello  statu  quo  terrìto- 
fiate,  vale  a  dire  dei  trattati  che  assicuravano  i  suoi  posse- 
dimenti in  Italia. 

Si  sa  quello  cbe  è  avvenuto:  ÌAustria,  che  vedeva  posto 
in  discussione  non  i  suoi  diritti  legali  cbe  le  erano  espres- 
samente riservati,  ma  le  usurpazioni  che  aveva  effettuate  in 
dispetto  delle  stipulazioni  europee,  l'Austria  gettò  la  ma- 
gherà ad  un  tratto;  malgrado  gì'  impegni  formali  presi  col- 
l'Inghilterra  di  non  attaccare  il  Piemonte,  essa  lanciò  la 
sua  armata  contro  gli  Stati  di  S.  M.,  ed  i  suoi  generali  di- 
cevano senza  riserva  che  l'imperatore  sarebbe  venuto  a  trat- 
tare a  Torino. 

I  fatti,  per  dire  il  vero,  non  corrisposero  alla  iattanza  de- 
,gU  stati  maggiori  e  le  armate  austriache  hanno  dovuto  li- 
mitare le  loro  imprese  a  delle  spogliazioni  e  ad  atti  di  cru- 
deltà inqualificabili  contro  popolazioni  inoffensive.  Il  nemico 
fu  respinto  dal  territorio  piemontese  e  le  vittorie  di  Palestro 
e  di.  Magenta  ci  hanno  aperta  la  Lombardia.  Fu  in  allora  che 


264 
gli  avvenimenti  hanno  confermato  i  nostri  giudizj  sullo  stato 
morale  delle  Provincie  lombardo -venete  e  dei  piccoli  Stati 
che  avevano  fatto  causa  commune  coir  Austria.  I  sentimenti 
delie  popolazioni  scoppiarono;  le  autorità  municipali,  le  stesse 
autorità  municipali  che  erano  state  istituite  dairAuslria,  hanno 
proclamata  la  decadenza  dell'antico  governo;  esse  hanno  rin- 
novata l'unione  del  1848  e  confermata  unanimemente  la  loro 
annessione  al  Piemonte.  Il  municipio  di  Milano  la  proclamò 
ben  anco  sotto  il  tiro  del  cannone  austriaco. 

Il  Re  accettando  quest'atto  spontaneo  della  volontà  na- 
zionale^ non  porta  in  alcun  modo  offesa  ai  trattati  esistenti, 
giacche  l'Austria,  riOutando  l'accettazione  di  un  Congresso 
che  aveva  per  base  il  mantenimento  di  quei  trattati  ed  in- 
vadendo gli  Stali  di  S.  M.,  lacerò,  in  quanto  la  concerne,  le 
transazioni  del  1814  e  1815. 

Le  Provincie  italiane,  che  dalla  fortuna  della  guerra  erano 
state  sottomesse  forzatamente  alla  sua  dominazione,  sono  rien- 
trate nei  loro  diritti  naturali;  rese  libere  due  volte  nel  corso 
di  11  anni,  la  loro  volontà  si  manifestò  senza  ostacoli  e 
senza  pressione.  Nel  1848,  come  nel  1859,  questi  paesi  si 
sono  spontaneamente  riuniti  al  Piemonte  come  fratelli  che 
ritrovano  i  fratelli  dopo  una  lunga  e  dolorosa  separazione. 

Lo  scopo  della  guerra  attuale,  S.  M.  lo  confessa  altamente, 
è  l'indipendenza  italiana  e  la  cacciata  dell'Austria  dalla  pe- 
nisola. Questa  causa  è  troppo  nobile  per  dissimularne  l'impor- 
tanza; essa  è  troppo  sacra  per  non  ottenere  in  prevenzione  le 
simpatie  dell'Europa  civile.  Noi  dobbiamo  ben  anco  riconoscere 
che  queste  simpatie  non  ci  mancarono  mai,  giacché  la  politica 
del  governo  del  re  fu  sempre  la  stessa,  ed  incontrò  l'appro- 
vazione non  solo  dell'opinione   publica,  ma  dei  gabinetti. 

L'Europa,  colla  voce  de' suoi  più  eminenti  uomini  di  Stato, 
attestò  l'interesse  che  portava  al  destino  della  sventurata 
Italia.  Solo  in  questi  ultimi  tempi  qualche  nube  e  qualche 
diffidenza  più  o  meno  mascherata  parve  sorgere.  Il  generoso 
intervento  deli' imperatore  Napoleone  in  favore  d'un  alleato 


ingiuslamente  aggredito  e  d'una  nazione  oppressa,  fu  sino 
ad  un  certo  ponto  disconosciuto.  Si  volte  attribuire  a  mire 
ambiziose  ed  a  disegni  d'ingrandimento  ciò  che  non  era 
che  Una  nobile  devozione  alla  causa  della  giustizia  e  del 
buon  diritto,  e  il  dovere  imperioso  di  porre  in  salvo  la  di- 
gnità e  gli  interessi  della  Francia.  Le  dichiarazioni  esplicite 
deirimperatcHre  Napoleone  HI  al  momento  di  sguainare  la 
spàda^  calmarono  già  considerevolmente  queste  apprensioni. 
Il  proclama  di  Milano,- cosi  chiaro,  cosi  netto  e  cosi  degno, 
dovette  dissipare  tutti  i  dubj  che  avrebbero  ancóra  potuto 
sussistere  in  alcuni  animi  prevenuti. 

Noi  abbiamo  la  più  assoluta  confidenza  che  T  equilibrio 
europeo  non  sarà  punto  intorbidato  per  l'estensione  territo- 
riale di  una  grande  potenza,  e  che  vi  sarà  in  Italia  un  re- 
gno fòrtemente  costituito,  quale  è  naturalmente  indicato  dalia 
configurazione  geografica,  dall'unità  di  razza,  dì  lingua  e  di 
costumi,  e  quale  la  diplomazia  aveva  già  voluto  formare  un'al- 
tra volta  nell'interesse  commune  dell'Italia  e  dell' Eurot)a. 
Golia  dominazione  dell'Austria  e  degli  Stati  che  legarono  i 
loro  destini  a  quelli  dell'Austria,  disparirà  una  causa  perma- 
nente di  turbolenze,  l'ordine  sarà  guarentito,  il  focolare  delle 
rivoluzioni  estinto;  l'Europa  potrà  abbandonarsi  con  tutta 
sicurezza  alle  grandi  intraprese  pacifiche  che  sono  l' onore 
del  secolo. 

Ecco,  s^or  ministro,  il  punto  di  vista  sotto  il  quale  voi 
dovete  presentare  gli  avvenimenti  die  si  sviluppano  in  Ita- 
lia. La  lotta  che  l'Austria  ha  provocato  deve  avere  per  risul- 
tato la  sua  esclusione  da  un  paese  che  la  forza  sola  aveva 
assoggettato  ad  un  giogo  odioso  ed  intollerabile.  La  nostra 
causa,  amo  ripeterlo,  terminando  questo  dispaccio,  è  nobile 
e  giusta;  noi  possiamo,  noi  dobbiamo  confessarlo  altamente, 
ed  abbiamo  piena  fiducia  nel  trionfo  del  bum  diritto. 

Aggradite,  ecc. 

Conte  Cavour. 


Archivio  €te.  14 


266 


ORDIliE  del  giorno  diretto  dal  f^enerale  Crarihaldl 
alle  ipoppe. 

Brescia.  U  glvgno  1859. 

L'uUima  mossa  ha  provato  quanto  può  Famor  di  patria 
nel  cuore  dei  nostri  giovani  Cacciatori. 

Una  marcia  con  brevissime  interruzioni  di  due  notti  ed  un 
giorno  per  non  comode  strade  e  piogge  quasi  continue,  non  ha 
potuto  fuorviare  un  momento  l'impavida  risoluzione  del  do- 
vere da  cui  sono  animati.  —  L'Italia  va  superba  di  voi.  — 
Il  nemico  intimidito,  abbenchè  di  forza  assai  superiore,  non 
ardi  di  cimentarsi  e  la  gioventù  lombarda,  elettrizzata  dal- 
,r esempio,  accorre  numerosa  a  far  parte  di  quell'intrepida 
sdìiera.  Nelle  ricompense  accordale  dal  Supremo  Comando 
bawi  forse  un  lievito  di  malcontento  ch'io  avrei  evitato,  se 
la  precipitazioue  delle  nostre  mosse,  e  forse  l'incuria  dì  rap- 
porti fatti  non  me  lo  avesse  impedito. 

Ho  però  già  prevenuto  verbalmente  che  qualunque  omis- 
sione sarà  corretta,  e  che  certamente  io  non  farò  torto  al 
merito,  quando  questo  venga  a  mia  cognizione.  Io  devo  una 
parola  d'elogio  ai  nostri  prodi  Cacciatori  a  cavallo.  —  Cosi 
pochi  e  mancanti  d'organizzazione  definitiva,  essi  fanno  un 
servizio  importantissimo,  e  già  in  varie  circostanze  alcuni 
individui  di  quel  corpo  hanno  operato  atti  di  bravura  die 
onorano  l'Italia.  Un  cenno  sul  rispettabile  e  patriotico  corpo 
sanitario  di  cui  si  onora  la  brigata,  è  ben  lontano  dal 
corrispondercT  al  merito  reale  de' benemeriti  professori  che 
lo  compongono;  non  fa  mestieri  della  mia  voce  per  farli  co- 
noscere all'Italia. 

Essi  lo  sono  abbastanza  dai  luminosi  loro  antecedenti.  Mi 
limito  dunque  soltanto  a  mandar  loro  in  nome  de'  nostri  fe- 
riti e  di  tutti  noi  una  parola  di  riconoscenza. 

G.  Garibaldi. 


il . 


ÌSJ 


IMOIRIZ^O  del  munieipio  «li  Creittona  a  ^.  M.  Il  re 
llitorie  Emaniiele  II. 

Cremona,  14  giugno  1859. 

Sire! 

Ora  finalmente  che  il  giogo  della  dominazione  austriaca^ 
benché  ancor  ci  minacci  non  lontano,  cessò  di  pesarci  sul  collo, 
erompe  dai  cuori  nostri  unanime,  ardente,  ineffabile  T es- 
pressione deir amore  e  dell'ammirazione  che  ci  legano  a  Voi, 
eroico  nostro  Re,  propugnatore  invitto  della  dignità  della  na- 
zione italiana. 

Questo  popolo  che  già  undici  anni  or  sono,  con  una  con- 
cordia senza  esempi  segnava  la  propria  annessione  politica  alla 
monarchia  di  Savoja,  e  con  essa  all'immortale  principio  per 
cui  combatteva  e  moriva  il  magnanimo  Padre  Vostro,  questo 
popolo  non  ha  mai  cessato  di  essere  e  di  ritenersi  vostro, 
o  Sire;  che  la  forza  paralizza,  ma  non  sopprìme  il  diritto  e 
la  volontà  vera  e  forte  d'una  nazione  vive  nella  di  lei  coscienza, 
s'anco  le  sia  interdetto,  per  soverchianza  de' fatti,  il  manife- 
starsi. 

Ora,  grazie  a  Voi  ed  al  Grande  che  vi  è  alleato,  la  causa  è  de- 
cìsa: Dio,  giusto  giudice,  ha  pronunziato  per  noi,  e  per  tutto 
ciò  che  è  bello,  sacro  e  grande:  ed  ecco  restaurato  il  diritto 
e  resa  l'Italia  padrona  de'suoi  destini. 

Felice  Voi,  o  prode  Monarca,  a  cui  dal  Cielo  fu  conceduta 
la  suprema  felicità  dì  rendere  agli  oppressi  l'indipendenza, 
agU  schiavi  la  libertà.  Ricacciato  fra  poco  Io  straniero  oltre 
la  cerchia  deirAlpi,  favoriti  di  tutti  i  doni  naturali,  compatti, 
fidenti,  sotto  l'egida  di  un  governo  libero  e  forte,  renderemo 
impossibile  il  ritorno  dell'austriaco  ed  insegneremo  al  mondo 
che  se  fummo  lungamente  conculcati,  eravamo  però  degni  della 
simpatia  d'ogni  civile  nazione. 

Non  vi  sono  sacriflzj,  o  Sire,  che  il  popolò  cremonese  non 
sia  pronto  a  sostenere  per  Voi  e  per  la  causa  deirindipen- 
denza:  ed  è  colla  massima  ansietà  che  stiamo  attendendo  un 


Sfl8 
vostro  rappresentante,  a  cui  poterne  tosto  offerire  la  prova. 

Ben  amato  principe.  Eroe  nazionale,  viva  rappresentazione 
deirautonomia  d'Italia,  degnatevi  di  ricevere  Tomaggio  di  devo- 
zione, gratitudine  e  sudditanza  del  popolo  cremonese,  il  cui 
voto  si  è  che  la  Provvidenza,  serbandovi  incolume  dai  peri- 
coli, ai  quali  per  l'impeto  di  irrefrenabile  coraggio  vi  esponete. 
Vi  conceda  di  condurre  a  termine  il  glorioso  compito,  desi^ 
derio  di  fante  generazioni,  speranza  di  tanti  martiri. 

(Sepwmo  le  fimu) 


PR4ICLAMA  del  maiilcipio  cpcaflionese* 

Cremona,  i4  giugno  i8B9. 

Il  libero  voto,  che  la  città  vostra,  undici  anni  or  sodo, 
emetteva  di  unire  i  proprj  destini  politici  a  quelli  della 
valorosa  Casa  di  Savoja,  fu  oggi  per  acclamazione  riconfe^. 
mato  dalla  concorde  e  potente  voce  del  popolo. 

Ecco,  0  cittadini,  sodisfatto  il  più  ardente  de*  vostri  votil 
Siamo  finalmente  sudditi  di  uno  Stato  italiano  forte,  libero 
ed  indipendente,  governato  dal  più  magnaniii[ìO  e  dal  più 
leale  dei  principi.  Mostriamoci  degni  di  lui! 

W.  IL  NOSTRO  RE  VITTORIO  EMANUELE  II! 

W.  il  suo  Alleato  V  Imperatore  dei  francesi 

NAPOLEONE  III! 

Vira  il  loro  esercito  vittorioso/ 
Dal  Gi?ico  Palano,  li  dello. 

La  Rappresentanza  municipale. 
Baroli,  Podestà. 

Maggi  -  Pini  -  Sajni  -  Dovara. 


260 


IMDIIIIKZ*  del  imiaii0ipie  eremMM^e  a  8.  M.  VMm^ 
per«tere  !VApeleoi|#  IO. 

Grenoifli,  i4  gingao  i88f  » 

Sacra  Maestà  I 

La  rìcoQosceaza  pel  generoso  ajuto  che  la  M.  V.  presta 
al  magnanimo  nostro  re,  Vittorio  Emanuele  II  che,  dopo 
undici  anni  d'instancabile  perseveranza,  va  orai  compiendo 
la  generosa  impresa  che  immortalerà  il  sno  nome,  vi  sarebbe 
manifesta,  o  Sire,  dalla  gioja  che  spira  sui  nostri  volti,  dalla 
commozione  delle  voci  nostre,  se  la  fortuna  delle  armi  vi 
avesse  da  noi  condotto  in  questi  giorni  di  publica  e  suprema 
felicità. 

Assicuratevi,  o  Sire,  che  Italia  tutta  non  mai  potrà  obliare 
che  te  sue  lagrime  vennero  da  voi  terse,  che  furono  da  Voi 
sanate  le  sue  piaghe,  che  il  vostro  possente  braccio  la  sol- 
levò dall'oblio  e  dalla  prostrazione  in  cui  giaceva  immersa. 

Assicuratevi  che  una  grande  nazione,  alla  Vostra  alleata, 
varrà  al  certo  ad  appoggiare  qualunque  impresa  giusta  ed 
incivilitrice  ch^  il  genio  Vostro  trovasse  di  compiere. 

Cremona  non  ultima  fra  le  sorelle  lombarde,  Cremona  che 
ebbe  colle  altre  fino  ad  ora  communi  i  dolori,  le  angosce 
ed  il  giogo  della  possanza  austriaca,  Cremona  v'invia  il  suo 
saluto,  saluto  di  rispetto,  di  amore,  di  riconoscenza,  che  sarà 
felice  di  potervi  rnmovare  se  uà  giorno  l'Augusta  Vostra  per* 
s(Mia  vorrà  farla  lieta  deUa  cara  Sua  presenza. 


Ij#  Cilont*  pdrovwimiria  di  Boleffna  a  quella  M  Pe- 
ripcia. 

Bologna,  i4  giugno  1859. 

La  Giunta  provvisoria  df  Bolo^ia  si  rallegra  colla  Giunta 
provvitoria.  di  Perugia  e  fa  voti  di  febdtazione.  In  Romagna 
hanno  fatto  adesione  a  Bologna,  Ravenna,  Faenza,  Imola, 


870 
Lugo,  Bagnacavallo  ed  altre  città  e  paesi  secondar].  Gli  au- 
striaci, partiti  d'Ancona,  sono  a  Rimini,  tengono  la  via  del 
litorale  dirigendosi  a  marcia  precipitosa  verso  il  basso  Po! 
Si  dubita  che  giungano  in  tempo  alla  ritirata.  Desideriamo 
di  quando  in  quando  qualche  notizia. 

(Seguoìio  U  firme). 


PROCLAMA   del   governo  provvisorie   indiriuato 
agli  abitanti  di  Peruf^ia. 

Perugia,  14  giugno  1859. 

Cittadini  I 

Il  grido  dì  guerra  mandato  dall'eroico  Vittorio  Emanuele, 
e  secondato  dal  suo  generoso  alleato,  l'imperatore  Napoleone, 
ha  eccitata  l'emozione  di  tutti  i  cuori  italiani.  Le  provincia 
romane  non  potevano  rimanere  indifferenti  mentre  che  il  san- 
gue de'loro  figli  irrigava  i  campi  lombardi  per  la  libertà  del- 
l'indipendenza della  nazione. 

La  neutralità,  se  ella  nutlameno  conveniva  ^1  Sovrano  pon- 
tificio, come  capo  di  tutti  i  credenti,  questa  neutralità  non 
poteva  accontentare  le  popolazioni;  perchè  la  ragione  politica 
di  trovarsi  sottomesse  al  dominio  temporale  dei  papi,  non 
poteva  spegnarle  della  loro  intima  natura  italiana,  uè  dei 
diritti  e  dei  doveri  che  ne  derivano,  tanto  più,  che  sotto  ap- 
parenti dichiarazioni,  non  si  velarono  abbastanza  le  sim* 
patie  del  governo  per  l'austriaco ,  autore  implacabile  di  tutte 
le  nostre  sciagure. 

Bologna  è  stata  la  prima  a  sommoversì,  e  la  nostra  città, 
italiana  tanto  per  natura,  che  per  sentimento,  ha  seguito 
senza  indugio  quel  magnanimo  esempio,  per  concorrere  più 
efficacemente  (ciò  ch'essa  non  aveva  potuto  fare  sinora  che 
secondo  i  mezzi  permessi  dalle  circostanze)  alla  grande  opera 
della  guerra  nazionale,  voto  principale  e  costante  di  tutta 
l'Italia. 


271 
L'autorità  che  governava  in  nome  della  corte  di  Roma, 
vagendo  il  nobile  e  magnanimo  slancio  di  tutta  la  popola- 
zione, ha  abbandonato  le  redmi  della  cosa  publica,  e  si  è 
ritirata  conducendo  seco  la  truppa.  Il  paese  restò  senza  go- 
verno: i  cittadini  di  volontà  più  risoluta  dovettero  impor- 
sene  il  carico,  per  quanto  grave  esso  sembrasse  loro.  Ciò  à 
quanto  fecero  i  sottoscritti  costituendosi  in  governo  provvi- 
sorio per  l'unico  sentimento  del  dovere  e  nel  solo  scopo  di 
rendere  qualche  servizio  al  paese  ed  alla  nazione,  sino  al 
momento  in  cui  il  re  Vittorio  Emanuele,  a  cui  sì  offrirà  to- 
sto la  dittatura,  ne  avrà  altrimenti  disposto. 

Cittadini,  il  governo  provvisorio,  nei  momenti  supremi, 
ha  d'uopo  del  concorso  di  tutti:  esso  conosce  abbastanza  il 
buon  senso,  il  patriotismo,  la  virtù  di  questa  diletta  città, 
per  non  dubitare  un  solo  istante  ch'esso  sarà  assecondato 
da  tutti  con  quella  concorcUa  e  tranquillità  che  sono  il  più 
bello  appanaggio  d'un  popolo  incivilito  e  il  primo  tìtolo  a 
conseguire  quella  libertà,  verso  la  quale  sono  vòlti  i  nostri 
desiderj. 

VIVA  L'INDIPENDENZA  ITALIANA! 
VIVA  VITTORIO  EMANUELE  ! 

Dal  palazzo  communale. 

F.  GuARDABASSi  -  N.  Danzetta  -  Z.  Faina. 

T.  Berardi,  segretario. 


»oojgoo«- 


PROCLAMA  «lei  mimieipio  di  Imola. 

Imola,  14  giugno  1859. 

Imolesi  ! 

L'autorità  ha  abbandonato  il  governo,  la  guarnigione  il 
paese. 

I  membri  presenti  del  municipio,  radunati  ad  urgenza,  ai 
quali  si  associano  alcuni  distinti  cittadini,  sentono  il  debito 


272 
imperìfoso  di  provvedere  immediataroenie  alla  conservasioDe 
deirordine  publico  e  agli  interessi  morali  e  materiali  di  que- 
sta popolazione.  A  tale  effetto,  cedendo  al  voto  universale, 
aderiscono  pienamente  all'atto  della  Giunta  provvisoria  di 
governo  in  Bologna  del  12  giugno  corrente,  e  vanno  ad  in* 
vocarie  i  necessari  provvedimenti. 

Imolesi  ! 

Osservate  pienamente  l'ordine  e  quella  nobile  calma,  senza 
della  quale  è  impossibile  il  conseguimento  della  nazionale 
indipendenza. 

(8€$uoiw  le  /Irmej. 


•RlNlB   del   glemo  del  generale  Aoy^n, 
dante  le  truppe  franeesl  in  Rovia. 

Roma,  14  gio^o  18M. 

Gli  austriaci  sgombrano  lo  Stato  pqntiflcio.  Ad  Ancona, 
Bologna  e  Ferrara  si  è  già  cominciata  Tevacuazìone. 

Bologna  è  insorta,  è  in  armi:  il  cardinale  Milesi,  inseguito, 
si  è  rifugiato  a  Ferrara.  Le  tiuppe  pontificie  partono  per  An- 
cona. La  tranquillità  di  Roma  e  Civitavecchia  è  confidata  alle 
truppe  francesi,  cosi  ancóra  il  mantenimento  e  la  sicurezza 
del  Papa. 

Grandi  e  nobili  doveri  da  compiere. 

GOYON. 


Ì5  giugno  1859.  —  Gli  austriaci,  partiti  da  Amona ,  rientrano  nel 
Veneto  passando  il  basso  Po,  e  commettono  Dessaxioni  d'ogni 
sorta. 

—  Scontro  di  circa  800  Cacciatori  delle  Alpi  (reagimento  CosenzJ  con 
molte  migliaia  di  austriaci  guidati  da  tfroan ,  a  Tre  Ponti^ 
presso  Rezzato  (tre  miglia  da  Brescia).  OH  auefriad^  dopo  3 


S7S 

are ,  tengono  reipmti  mo  a  Cattenedolo,  da  essi  m  seguito  ab- 
bandonato. Le  perdite  dei  Cacciatori  sommano  a  100  tra  morti 
e  feriti;  fra  cut  gravemente  feriti  il  colonnello  ungherese  Tiirr  e 
ti  maggiore  Bronzetti  {poi  morto  a  Brescia). 
W  giugno  1889.  — ^  Arrivo  in  Mikmo  di  tre  reggimmti  della  guardia 
mperiale:  i  corazzieri^  i  dragoni  e  i  lancieri  francesi. 


RISPOSTA  «lei  ministro  «le^ll  affari  esteri  «li  Sas* 
senia  alla  ei'reolare  «lei  prlneipe  Ciortsehakoff. 

Al  Sig.  de  Konneritz,  ministro  residente  del  re  a  Pietroburgo. 

Dresda,  15  giugno  i859« 

Il  principe  Volkonsky  m'ha  dato  lettura  di  un  dispaccio 
indirizzatogli  dal  principe  Gortschakoflf,  allo  scopo  dì  consta- 
tare r  attitudine  del  governo  imperiale  di  fronte  alle  com- 
plicazioni sòrte  in  Italia  ed  alla  guerra  che  ne  risultò,  come 
pure  il  modo  con  cui  il  gabinetto  di  Pietroburgo  crede  dover 
giudicare  la  situazione  dei  governi  di  Germania  in  mezzo  a 
questi  avvenimenti  medesimi. 

Il  governo  del  re,  ponendo  intera  confidenza  nei  sentimenti 
nobili  ed  elevati  di  S.  M.  l'imperatore  di  tutte  le  Russie, 
non  ha  alcun  dubio  sul  carattere  benevolo  ed  equo  delle  dis- 
posizioni onde  il  governo  di  S.  M.  1.  è  animato  verso  TAl- 
lemagna  ed  i  diflferenti  governi  della  Confederazione  germa- 
nica ;  pertanto  non  è  se  non  con  riconoscenza  che  noi  abbiamo 
potuto  accogliere  questa  importante  communicazione,  ed  io 
vi  prego,  signore,  di  farvene  Y  interprete  presso  il  signor  prin- 
cipe Gortschakoflf. 

Noi  crediamo  dare  al  governo  imperiale  la  miglior  prova  della 
sincerità  di  questi  stessi  sentimenti  rispondendo  con  eguale 
franchezza  alle  differenti  osservazioni  che  ci  vengono  fatte. 

Il  dispaccio  del  principe  Gortschakoff  si  divide  in  due  parli: 
la  prima,  che  è  retrospettiva,  passa  in  rivista  le  negoziazioni 
che  precedettero  il  cominciamento  delle  ostilità,  e  richiama  il 
Congresso  proposto  dalla  Russia  per  impedirie;  la  seconda. 

Archivio,  iU,  88 


874 

che  occupasi  del  presente  e  deU'aweBire,  ioteode  di  pr^e- 
renza  a  far  rilevare  le  viste  del  governo  imperiale  sai  com- 
pito oggidì  riserbato  alla  Gonfederazioiie  germanica. 

Quanto  alla  prima,  il  signor  prineipe  Gortsehakoff  saprà 
apprezzare  le  considerazioni  che  ci  inducono  a  porre  una 
certa  riserva  nel  trattarne  il  soggetto.  Egli  non  troverà  meno 
degno  di  scusa  che  un  governo  alemanno  si  permetta  di  non 
dividere  il  giudizio  severo  pronunciato  sulla  condotta  del  go* 
verno  austriaco,  il  quale,  seguendo  gli  svolgimenti  del  dispaccio 
del  signor  principe  Gortsehakoff,  sarebbe  solo  responsabile 
delle  calamità  della  guerra.  Il  governo  del  re  rese  a  suo  tempo 
piena  giustizia  agli  sforzi  tentati  dal  gabinetto  di  Pietroburgo 
per  prevenirla  mediante  un  Congresso  europeo  ;  ma,  a  meno 
di  mancare  ad  ogni  dovere  d'imparzialità  verso  un  governo 
confederato,  ne  sarebbe  impossibile  l'arrestarci  all'episodio 
del  Congresso  rappresentante  una  fase  e  non  il  complesso  dei 
fatti  che  precedettero  e  condussero  la  guerra,  in  luogo  di  ri- 
portarci all'origine  delle  complicazioni  che  finirono  con  farla 
scoppiare  ;  e  noi  allora  non  sapremmo  dimenticare  che  il  go- 
verno austriaco  nulla  avendo  fatto  che  potesse  dar  ombra  a 
suoi  vicini  0  ad  una  Potenza  qualunque  d'Europa,  fu  dap- 
prima turbato  e  in  séguito  minacciato  nel  pacifico  esercizio 
de' suoi  diritti  di  sovranità.  Ci  è  eziandio  difficile  di  non  con- 
vincerci, che  se  simili  atti,  in  luogo  di  incontrare  le  simpatie, 
fossero  incorsi  nel  biasimo  non  equivoco  dell'Europa,  il  fla- 
gello della  guerra  sarebbe  slato  probabilmente  risparmiato  al- 
l'umanità,  prima  ancóra  che  venisse  posta  la  questione  del 
Congresso. 

Noi  saremo  più  espliciti  sulle  questioni  che  si  coliagano 
alla  posizione  e  all'attitudine  dei  governi  alemanni.  Qui  noi 
abbiamo  una  missione  da  compiere,  e  noi  dobbiamo  sinceri 
ringraziamenti  al  signor  principe  Gortsehakoff  di  averci  of- 
ferta l'occasione  d'entrare  in  alcune  spiegazioni  atte  ad  il- 
luminare i  governi  esteri  su  quanto  avviene  di  presente  in 
Germania. 


S78 

Il  dispaccio  del  signor  ministro  degli  a£fàri  esteri  di  Russia 
attesta  dei  dispiaceri  per  l' eccitazione  che  manifestasi  in  al- 
cane  parti  di  Germania;  esso  esprime  il  timore  che  questa 
agitazione  abbia  origine  in  una  mala  intelligenza,  e  questa 
mala  intelligenza  esso  la  trova  nella  tendenza  jdi  alcuni  Stati 
della  Gonfederasione  germanica  a  preoccuparsi  di  un  pericolo 
imagkiario  e  a  fame  nascere  di  reali,  non  solo  col  non  re- 
sistere a  passioni  il  cui  sfogo  potreUto  mettere  a  r^entaglio 
la  sicurezza  e  la  forza  intema  dei  governi,  ma  eziandio  col 
dare  gravi  motivi  di  rimostranza  ad  uno  Stato  vicino  e  pos- 
sente neirisfeesso  mentre  in  cui  ne  ricevono  rassicuranti  di- 
chiarazioni. 

Vi  ha  evidentemente  una  mala  intelligenza,  ma  non  è  da 
parte  Aei  governi  alemanni  che  si  dovrà  cercarla. 

Il  signor  principe  Gortscbako£f  vuol  pure  ricordarci  più 
avanti,  che  la  Confederazione  è  una  combinazione  puramente 
ed  esclusivamente  difensiva,  e,  che  se  ar  presente  ella  si  re- 
casse ad  atti  ostili  verso  la  Francia,  avrebbe  falsato  lo  scopo 
della  sua  istituzione  e  sconosciuto  lo  spirito  dei  trattati  che 
conservano  la  sua  esistenza. 

A  questo  riguardo,  dobbiamo  cominciare  dal  far«  una  leg- 
giera riserva.  Senza  volere  esaminare  sino  a  qual  punto  la 
parola  combinazione  possa  applicarsi  ad  un'unione  di  Stati 
indipendenti,  riconosciuta  indissolubile,  e  che  conta  fra'  suoi 
membri  due  grandi  potenze  europee,  noi  ci  permetteremo  di 
osservare,  che  la  (Confederazione  germanica,  per  la  sua  or- 
ganizzazione, ha  infatti  un  carattere  principalmente  ed  esr 
senzialmenle  difensivo,  ma  che  non  si  può  pretendere  ch'ella 
sia  una  combinazione  esclusivamente  difensiva.  I  trattati,  sulla 
base  dei  quali  essa  è  entrata  nel  diritto  publico  europeo  —  mi 
valgo  delle  stesse  parole  del  signor  principe  Gortscbakoff,  —  ed 
ai  quali  la  Russia  appose  la  sua  firma,  le  riconoscono  il  di- 
ritto di  pace  e  di  guerra.  Gli  Stati  alemanni  si  sono  sempre 
mostrati  assai  solleciti  di  conformarsi  alle  leggi  fondamen- 
tali che  reggono  la  Confederazione  e  di  non  iscostanseoe,  m^a 
per  ciò  appunto  essi  posson  pretendere  di  conservarle  intatte. 


4?6 

Noi  preghiamo  frattanto  il  signor  principe  Gortsclì^ofT  a 
non  perdere  di  vista  che  non  è  per  alcun  modo  in  nostra 
pensiero  di  disconoscere  qnesto  carattere  difensivo  per  ec-* 
cellenza,  né  di  uscire  dalla  cerchia  delle  di^sizioni  difen- 
sive che  trovansi  nelle  leggi  fondamentali. 

L'articolo  47  dell'atto  finale  di  Vienna,  dì  cui  si  parlò 
troppo  spesso  in  questi  ultimi  tempi,  perchè  sia  necessario 
citarne  il  testo,  ha  preveduto  l'eventualità  che  oggi  si  pre- 
senta come  un  fatto  compiuto,  e,  perchè  i  governi  alemanni 
pensino  ad  adempiere  i  doveri  ch'esso  loro  impone,  eglino 
non  hanno  d'uopo  dì  cedere  a  passioni  che  compromettano 
la  loro  sicurezza,  ne  di  preoccuparsi  di  un  pericolo  avvenire. 
Noi  possiamo  oltreciò  far  osservare  che  sinora  la  CSonfede- 
razione  non  ha  peranco  stabilite  le  decisioni  che  sono  og- 
getto della  sollecitudine  del  signor  principe  Gortschakoff  e 
che  gli  inspirano  timori  per  la  solidità  del  nostro  assetto 
interno;  ma  lungi  dal  sollevare  una  questione  d'oppor- 
tunità, noi  preferiamo  dargli  una  prova  di  più  della  nostra 
confidenza  nelle  disposizioni  amichevoli  del  governo  impe- 
riale, coir  accettare  in  tal  modo  una  discussione  anticipata. 

Non  è  la  prima  volta  che  la  Dieta  di  Francoforte  è  chia- 
mata a  discutere  la  misura  delle  obligazioni  federali  dell'A- 
lemagna  verso  le  due  grandi  potenze  formanti  parte  della 
Confederazione.  Non  è  inutile  il  richiamare  antecedenti  di 
data  abbastanza  recente;  essi  proveranno,  in  qual  modo  si  è 
inteso  fino  ad  ora  il  suo  carattere  difensivo,  senza  dar  luogo 
ad  alcuna  objezione  da  parte  delle  grandi  Potenze  che  hanno 
firmato  i  trattati  sulla  base  dei  quali  la  Germania  è  entrata 
nel  diritto  publico  europeo. 

Ór  sono  alcuni  anni,  la  Russia,  in  séguito  a  discordie  col- 
rimpero  ottomano,  fece  occupare  dalle  sue  truppe  i  princi- 
pati danubiani.  L'intervento  delle  grandi  Potenze,  avendo 
per  iscopo  di  condurre  ad  un  accordo,  rimase  infruttuoso 
dietro  il  rifiuto  della  Porta  Ottomana  d'accettare  puramente 
é  semplicemente  l'arbitrato  della  conferenza  di  Vienna,  e  fu 


VII 
allora  che  la  Tarchia  dichiarò  guerra  alla  Russia.  Essa  ebbe 
per  alleati  ringhillerra  e  la  Frauda..  A  quell'epoca,  la  Gou- 
federazioue  germauica,  sopra  proposta  dell' Austria  e  della 
Prussia,  prese  uua  risolu£ioue  portante  che  ogni  atto  d'aggres* 
sioue  contro  ì'  possedimenti  non  tedeschi  dell'Austria  e  delta 
Prussia ,  verrebbe  quaiiflcato  come  un  attacco  contro  il  ter^ 
ritorio  federale,  e,  alcuni  mesi  dopo,  occupando  le  truppe 
austriache  i  principati  danubiani,  la  Confederazione  amplificò 
la  detta  risoluzione  in  questo  senso,  che.  un  attacco  contro 
quella  forza  armata ,  che  trovavasi  fuori  non  solo  del  terri- 
torio federale,  ma  benanco  del  territorio  austriaco,  sarebbe 
parimenti  considerato  come  una  aggressione  diretta  c&ùtto  la 
Confederazione. 

Io  uùù  so  che  queste  decisioni  abbiano  provocato  {uroteste 
0  solo  rimostranze  ne  a  Parigi,  né  a  Londra,  ne  pure  a  Pie- 
trobuingo,  e  tuttavia  il  governo  imperiale  dì  Russia  avrebbe 
certamente  trovato  motivo  ad  opporvisi.  se  l'attitudine  della 
Confederazione  fosse  stata  contraria  ai  trattati. 

Ma  se  la  Confederazione  è  rimasta  allora  nei.  limiti  de' suoi 
diritti  e  de^ suoi  doveri,  perchè  dunque  esporrcftbessi  essa 
al  presente  a  falsare  lo  scopo  della  sua  istituzione  e  a  di^ 
sconoscere  lo  spirito  dei  trattati ,  prendendo  analoghe  riso- 
luzioni? 

0  forse  non  esisterebbe  analogia  fra  le  circostanze  attuali 
e  quelle  di  allora? 

Vi  ha  infatti  una  differenza  da  notare.  Nel  i854,  la  Con- 
federazione aveva  in  vista  l'eventualità  d'una  aggressione  pro- 
veniente dall'est,  come  essa  oggidì  volge  i  suoi  sguardi 
verso  l'ovest.  Ma  a  quell'epoca  l'intervento  della  Dieta  non 
era  stato  preceduto  da  alcun  atto,  ne  da  alcuna  dimostra- 
zione tendente  a  minacciare  il  territorio  austriaco  o  prussiano; 
di  presente  al  contrario,  questo  intervento  non  ha  ancóra 
avuto  luogo,  ma  in  ricambio,  il  territorio  austriaco  è  invaso. 

Si  vorrebbe  infine  objetlard  a  Pietroburgo  che  a  quest'e- 
poca la  Germania  aveva  a  temere  dalla  Russia  piò  ch'essa 


178 
non  aUria  oggidì  dalla  Francia?  Il  dispaccio  del  signor  prin- 
cipe Gortschalcoif  ci  ricorda,  che  il  governo  francese  ha  so- 
lennemente proclamato  di  non  avere  alcuna  intenzione  ostile 
verso  la  Germania.  Esso  ci  dice  nello  stesso  tempo  che  que- 
sta dichiarazione  è  stata  accolta  con  sollecita  lesione  dalle 
grandi  Potenze.  Noi  ci  ricordiamo  egualmente  di  on  manife- 
sto proclamante  l'intenzione  di  liberare  l'Italia  dalle  Alpi  al- 
l'Adriatico. Questa  dichiarazione  avrebb'ella  del  pari  ottenuto 
la  sollecita  adesione  delle  grandi  Potenze? 

Il  dispaccio  del  principe  Gortscbakoff  constata  un'altra 
volta  l'intenzione  del  governo  imperiale  di  vegliare  al  man- 
tenimento dell'equilibrio  europeo.  Noi  siamo  profondamente 
penetrati  da  ciò  che  questa  dichiarazione  ha  di  rassicurante 
per  l'avvenire  d'Europa.  Noi  sappiamo  apprezzare  nello  stesso 
grado  l'importanza  dell'interesse  che  il  governo  imperiale  di- 
chiara di  annettere  all'integrità  della  Germania.  Noi  amiam 
meglio  persuaderci,  che  se  la  Russia  ha  fatto  dei  sagrificj  in 
favore  della  Germania,  essa  non  se  ne  pente,  poiché,  come 
ci  dice  il  dispaccio  del  signor  principe  Gortscbakoff,  la  Rns- 
$ia  non  s'inspira  che  a'suoi  interessi,  e  si  sono  presentate  tal 
circostanze  in  cui  la  Russia,  alla  sua  volta,  ebbe  a  lodarsi  della 
Germania,  guidata  egualmente  dall'ispirazione  de'suoì  proprj 
interessi.  La  Germania  in  oggi  non  chiede  sagrìflcj:  essa  non 
reclama  che  la  sua  indipendenza  nell'  adempimento  de'  suoi 
doveri  federali. 

E  parlando  In  tal  modo,  noi  non  abbiam  la  pretesa  di 
prendere  la  parola  in  nome  della  Germania.  Ma  allorché  ^ 
tratta  di  affari  federali  e  del  mantenimento  dei  diritti  come 
d^i  oblighi  della  Gonfederaa^ione,  noi  crediamo  ciascuno  dei 
governi  alemanni  chiamato  ad  elevare  la  sua  voce,  e  noi, 
per  nostra  parte,  non  temiamo  d'essere  smentiti  dai  nostri 
confederati. 

Vogliate  dar  lettura  del  presente  dispaccio  al  signor  prin* 
cipe  Gortscbakoff. 

BfiUST. 


m 


IIVIMRUEZO  «Iella  <3»ng^re||^asiaiie   Muiilet^ale  della 
R.  eitià  di  Pavia. 

Pa?ii,  16  ghigno  4859. 

Cittadini  ! 

Quel  desiderato  potere,  di  cui  nell'avviso  munieipato  del- 
ril  corr.  vi  si  prononziava  l'avvenimento,  si  è  costitnlto  in 
effetto  e  nel  modo  che  risulta  dagli  atti  publicatì  in  Milano 
da  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  II  —  specialmente  da  quelli 
qui  riprodotti  colle  stampe,  cioè  la  legge  deU'S  detta  solFor- 
dinamento  temporaneo  della  Lombardia,  il  proclama  d^'is^ 
tesso  giorno  ai  popoli  lombardi  ed  il  decreto  del  9  succes- 
sivo con  cui  si  nomina  il  governatore  di  Lombardia.  —  L'at- 
tuazione di  esso  potere  ebbe  poi  luogo  fra  noi  giungendo  jeri 
1  altro  il  cav.  avvocato  Giuseppe  Àlasia,  nominato  Intendente 
generale  di  Pavia,  e  nelle  cui  mani  pertanto  si  raccolsero  le 
redini  deiramminislrasione  provinciale.  Voi,  o  cittadini,  avete 
fatta  la  bea  dovuta  accoglienza  al  rappresentante  di  Colui, 
che  già  da  tempo  si  è  dedicato  per  intero  all*indefessa  pro- 
pugnazione della  causa  italiana. 

Perchè  del  resto  vi  sia  pienamente  noto  quanto  di  più  im- 
portante venne  operato  in  questi  ultimi  giorni  nell'interesse 
del  paese,  vi  si  espone  qui  sotto  per  tenore  l'indirizzo  che 
jeri  si  ebbe  l'onore  di  presentare  alla  Maestà  del  re  nel  suo 
quartiere  generale:  ' 

•  Sir^l 

«  I  sentimeDii  nutriti  da  ogni  italiano  per  la  Maestà  Vostra  e  per 
qaeirinclita  parte  della  Penisola  in  coi  sotto  il  Vostro  regime  si  tiene  da 
oltre  dieci  anni  coraggiosamente  levato  il  vessillo  nazionale  —  quei 
sentimenti,  o  Sire,  sono  così  avvalorati  nella  popolazione  pavese  da 
una  più  intima  communanzal'.di  condizioni  locali,  che  i  rappresentanti 
di  essa  dovevano  esprìmervi  pei  primi  il  fervente  desiderio  di  rin^ 
novare  quell'unione,  che  sancita  già  nell'anno  1848,  solo  per  la  vio- 
lenza di  centrar]  eventi  potè  essere  impedita.  Perciò  fin  dal  mattino 
deirS  corr.  e  quando  gli  austriaci  erano  ancóra  presso  le  mura  di 
Pavia,  i  sottoscritti  s'indirizzavano  alla  Vostra  volta  neirinlendlmenlo 


SBO 
di  significarvi  il  voto  del  loro  paese.  La  Maestà  Vostra  non  ignora 
per  quale  causa  quella  missione  fu  resa  naterialmeole  impossibile. 
Un  corpo  di  truppe  nemiche  ripiombava  improvviso  sulla  nostra  città 
e  la  funestava  ancóra  per  due  giorni. 

«  Non  appena  per  altro  questo  corpo  ci  liberava  dalla  sua  oppres- 
sione, ed  una  deputazione  di  cittadini  era  di  nuovo  spedita  al  Vo- 
stro governo  per  attestare  i  liberi  sensi  della  città. e  provincia,  il 
Consiglio  commanale  di  Pavia,  raccolto  nel  giorno  li  corr.  in  straor- 
dinaria adunanza,  ratificava  ad  unanimità  l'operato  de'suoi  rappresen- 
tanti, proclamando  in  mezzo  alle  grida  —  Viva  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele —  una  franca  ed  entusiastica  adesione  ai  voti  già  esternati  dalla 
capitale  lombarda,  e  conferiva  espresso  incarico  ai  sottoscritti  di  pre- 
sentaria  alla  Maestà  Vostra  con  formale  indirizzo. 

t  Accogliete  adunque,  o  Sire,  questa  adesione,  che  ora  vi  vieo 
pòrta  da  noi,  e  che  ò  dettata  dal  più  puro  ed  ardente  amore  della 
-patria  italiana,  di  bui  foste  e  sarete  sempre  come  il  più  prode  sol- 
dato, cosi  anche  il  più  saggio  moderatore. 

e  Doti,  Giovanni  Zanini  Podsità  di  Pavia,  i 

e  /  Consiglieri  communaH  i 

e  Ing,  Ernesto  Marozzi  -^  Dott.  Luigi  Magsi.  > 

Il  re  accolse  quest'indirizzo  con  espressioni  di  particolare 
compiacenza  e  dichiarò  solennemente,  che  Egli  ed  il  suo  ge- 
neroso Alleato  non  deporranno  la  spada  ìnfino  a  che  Tunione, 
che  ora  s'invoca  da  ogni  città  appena  libera,  non  si  trovi  satda* 
mente  assicurata. 

Nel  mentre  adunque  noi  pure  vorremo  dirigere  ogni  no- 
stro sforzo  ad  un  sififatto  intendimento  —  né  si  mancherà  di 
coordinarvi  le  più  energiche  disposizioni  —  riuniamoci  tutti 
nel  grido  della  riconoscenza:  Viva  Vittorio  Emanuele  II,  Viva 
Napoleone  III,  liberatori  dltalia 

Pavia,  dal  Palazzo  civico. 

//  Podestà^   Zanini. 
Gli  Asiesori,  Boccali  -  Dell'Acqua  -  Noè  -  Bellati. 

Staurenghi»  Segretario. 


981 


lIWIMRIZZO  del  monlelplo  di  llres«U  al  i*e  Vltéorl«» 
Emanuele. 

Bresela,  U  giugno  1889. 

Sire  ! 

Si  presenta  ossequiosa  ai  vostro  cospetto  una  deputazione 
della  città  di  Brescia  eletta  in  apposita  adunanza  dal  commu- 
nale  Consiglio. 

Essa  viene  col  mandato  di  rinnovare  il  patto  di  unione 
al  regno  sardo ,  che  già  primi  i  bresciani  segnarono  nel 
1848,  e  ad  esprimere  a  Vostra  Maestà  la  generale  loro  esul- 
tanza per  l'italiana  liberazione  mercè  le  rapide  inaudite  vit- 
torie dell'esercito  franco -sardo,  di  cui  sono  duci  magnanimi 
Napoleone  III  e  Vittorio  Emanuele. 

Degnatevi,  o  Sire,  di  accoglierla  con  quella  bontà,  che  tanto 
Vi  onora,  e  di  assicurare  i  bresciani  che  Voi  sarete  il  loro 
re,  come  essi  si  gloriano  proferirsi  per  popolo  Vostro. 

Per  il  Podestà  maneante 

Gli  Assessori,  Arici,  -  Valotti,  -  Belloni. 

Oldofredi.  Segretario 


OBCRETO  del  eomml^sario  provvisorio  di  S.  M.  il 
re  di  Sardeg^na,  eon  eoi  sono  posti  sotto  seque- 
stro i  beni  dell'ex  dnea  di  Modena. 

Modena,  15  giugno  1859. 

Il  commissario  provvisorio  dì  S.  M.  il  re  di  Sardegna  de- 
creta : 

1.^  I  beni  patrimoniali  deirex  duca  di  Modena  che  trovansi 
nelle  provincie  di  Modena  e  di  Frignano,  sottoposte  ^1  no- 
stro commissariato,  sono  immedialamenteposti  sotto  sequestro; 

Archivio  ecc.  H 


2.^  L'avvocato  Gallicano  Biagi  è  Domioato  amministratore 
da  detti  beni  ed  incaricato  dett'eséCQUone  del  presente  te- 

crelo; 

3.^  Gli  amministratori,  fittabili,  e  agenti  attuali  del  detto 
patrimonio  e  gli  altri  gerenti  o  detentori  di  beni  mobili  e 
immobili  di  qualunque  specie,  dipendenti  da  questo  dominio, 
sono  posti  sotto  rautorità  del  suddetto  amministratore,  ch'è 
incaricato  di  proporre  le  riforme  necessarie  neir  amministra- 
zione attuale. 

4.^  L'amministrazione  dei  beni  sequestrati  farà  parte  del- 
Tamministrazione  generale  dei  beni  demaniali. 

Am.  L.  Zini. 


DECRETO  del  coniiiiissaria  provvisorio  di  S.  M.  il 
re  di  Sarde|[^na. 

Modena,  46  giugno  1889. 

Il  commissario  provvisorio  di  S.  M.  il  re  di  Sardina  de- 
creta: 

Art.  1.^  La  Compagnia  di  Gesù  non  essendo  tolerata 
negli  Stati  di  S.  M.  sarda,  i  collegi  e  conventi  di  questa 
Compagnia  nelle  Provincie  soggette  al  commissariato^  sono  di* 
sciolti  e  soppressi.  * 

Art.  2.^  I  membri  della  Compagnia  che  non  sono  nativi 
delle  Provincie  soggette  al  commissariato  devono  allontanar- 
sene nel  termine  di  quattro  giorni. 

Art.  3.^  I  beni  mot)iti  ed  immobili  di  qualunque  specie 
appartenenti  alla  Compagnia,  sono  posti  sotto  sequestro. 

L'amministrazione  di  questi  beni  è  riunita  provvisoriamente 
a  quella  dei  beni  allodiali  della  casa  d'Este,  e  resta  affidata 


airavvocato  Gallicano  Biagi,  incaricato  dell'esecuzione  del  pre- 
sente decreto. 

Àw.  L.  Zini. 


PROCLAMA  pnMieaio  dullfft  Coiigrc|fiuEÌónc  piHi«ii- 
eipale  di  Venezia. 

Veneiia,  i5  giugno  1859. 

Se  in  qualunque  occasione  il  dovere  d'ogni  buon  citt»(JliiM> 
è  di  mantenere  l'ordine  e  la  tranquiililà  publica,  questo  jlo- 
vere  è  tanto  più  imperioso  nelle  eccezionali  circostanze  idQl 
momento.  Jeri  il  municìpio  ba  cercato,  per  quanto  è  {los^le, 
in  confronto  del  cittadini  e  delle  autorità ,  di  ailont^urare  i 
Okali  Jnevitabili  prodotti  da  romori  senza  foi^damento,  e  d'jn^ 
pegnare  le  riapettive  autorità  a  publicare  i  necessari  avvifii 
^la  popolazione. 

11  municipio  deve  raccomandare  ai  veneziani,  che  baane 
sempre  dato  prove  di  lori)  [urudenza  e  moderazione,  di  aste- 
nersi da  ogni  atto  cbe  potesse  dar  luogo  a  fatti  sì  deplore^ 
wìì  qome  quelli  4i  jeri.  Esso  ba  la  convinzione  di  av^r  o|^ 
Tato  con  zelo  e  di  fare  ancóra  tutto  dò  che  puè  contribuire 
a  tale  scopo. 

Il  podestà  Marcello 
Gli  Msesem  Gaspam  -  Foscolo  -  Goim  -  lIoBosira. 

Il  Segretario  A.  GUjo. 


881 


MOTIFICAZIOME  dell'  I.  R.  Lnog«»tenenBa  delle  pM- 
vlnele  venete. 

Venezia,  15  giugno  1869. 

In  seguito  a  veneratissìma  risoluzione  2  mese  corrente, 
communicata  con  dispaccio  deiri.  R.  Ministero  delle'  finanze 
3  mese  stesso,  N.°  1421  F.  M,ed  in  coerenza  alla  communi- 
cazione  del  sig.  governatore  generale  del  regno  lombardo- 
veneto,  14  m.  e,  N.  688  A.  si  dispone  quanto  segue: 

1.*^  Le  publiche  casse  del  regno  lombardo-veneto  emette- 
ranno assegni  in  forma  di  vaglia  sino  all'ammontare  di  50 
millìoni  di  fiorini  in  valuta  austriaca,  i  quali  assegni  terrarmo 
ie  veci  della  moneta  legale  d'argento. 

2.^  Tali  assegni  sono  di  3  categorie,  cioè  di  fiorini  10, 
400,  1000. 

.  3.^  Nel  regno  lombardo-veneto,  ognuno  è  obligato  di  ri- 
cevere tali  assegni  al  loro  valore  nominale,  come  mezzo  le- 
gale di  pagamento  tanto  dalle  publiche  casse  che  dai  privati, 
qualora  l'importo  da  pagarsi  raggiunga  fiorini  10,  e  per  somme 
maggiori  sino,  a  quell'importo  che  possa  pareggiarsi  con  as- 
segni. 

4.®  Le  publiche  casse  effettueranno  quindi  i  pagamenti  in 
moneta  sonante  per  gl'importi  al  disotto  di  fior.  10  —  sia 
che  Timporto  totale  del  pagamento  non  arrivi  a  fior.  10,  sia 
the  si  tratti  del  pareggio  d'un  imporlo  non  divisibile  per  10 
senza  rimanenza. 

5.®  1  versamenti  del  prestito  contemplalo  dalla  notifica- 
zione di  questa  L  R.  Luogotenenza  14  maggio  p.  p.  N.  2421 
p.  dovranno  effettuarsi  esclusivamente  con  tali  assegni,  ad  ec- 
cezione della  I.*  rata  colla  scadenza  30  giugno  corrente,  per 
la  quale  i  versamenti  dovranno  farsi  in  valuta  sonante. 

6.^  In  altri  pagamenti,  fuorché  del  prestito  di  cui  sopra, 
tali  assegni  non  verranno  accettati  dalle  publiche  casse,  qua- 
lunque sia  il  titolo  del  debito. 


285 

7.^  Gli  assegni  affluiti  nelle  casse  dello  Stato,  dipendente- 
mente dal  versamenti,  non  si  esiteranno  più;  sicché,  chiuse 
le  operazioni  del  prestito,  saranno  posti  fuori  di  circolazione, 
e  si  procederà  per  il  ritiro  di  quelli  che  ancóra  si  trovas- 
sero in  circolazione. 

Le  presenti  disposizioni  entrano  tosto  in  attività. 

BlSSINGEN. 

«K>0|S<3^>« 


MOTA  ai  ministri  delie  eortl  estere  aeereditati 
presso  la  S.  S(ede,  eirea  ag^li  avvenimenti  ehe  sne* 
cedettero  in  alenne  eittÀ  deg^li  Sitati  pontitttj  al 
principio  della  fpierra. 

Roma,  15  giugno  1859. 

Si  sa  ora  che,  dopo  la  ribellione  della  Toscana ,  gli  intri- 
ghi che  avevano  agitato  Bologna,  ripresero  con  vigore;  si  era 
formato  in  questa  città  un  club  rivoluzionario  che,  ad  isti- 
gazione di  una  Potenza  straniera,  preparava  una  sollevazione. 
Si  trasse  profitto  dalla  partenza  degli  austriaci,  il  12  giugno, 
per  eccitare  questo  movimento.  Si  cominciò  da  grida  sedi- 
ziose, da  assembramenti  armati,  dal  portare  bandiere  e  coc- 
carde tricolori.  La  folla  si  radunò  dinanzi  al  palazzo  del  le- 
gato, e  ne  fece  sparire  gli  stemmi  pontiQcj,  malgrado  )a  dis- 
approvazione degli  onesti  cittadini,  che  si  trovò  sommersa 
nelle  grida  dei  faziosi. 

In  mezzo  a  questo  tumulto  popolare,  una  deputazione, 
scelta  tra  i  principali  ribelli ,  si  recò  dair  eminente  car(fi- 
nale  legato,  e,  a  nome  del  popolo  di  Bologna,  gli  dichiarò 
arditamente  che  voleva  dare  la  dittatura  al  re  Vittorio  Ema- 
nuele e  partecipare  alla  guerra  dell'indipendenza.  A  fronte 
di  un  simile  oltraggio  fatto  all'autorità  pontificia,  il  legato, 
in  presenza  delle  persone  che  lo  circondavano,  reclamò  so- 


leBACKoa&te  contro  questi  atti  di  violenza  e  si  ritirò  a  Per- 
xan,  lasciando  una  protesta  scritta.  Questo  esempio  di  tfSL- 
dimanto  fu  imitato  da  Ravenna  e  da  tutta  la  provincia, 
del  pari  ^be  a  Perugia^  graùe  all'abilità  ed  alle  ist^a* 
zionì  d'uomini  ben  noti,  che  non  temettero  impiegare  i 
più  efQcaci  mezzi  e  i  più  sottili  artifici,  appoggiati,  co- 
m'erano, da  un'influenza  straniera,  per  cercare  di  propagare 
il  movimento  nelle  altre  Provincie,  malgrado  tutti  gli  sforzi 
che  fece  il  governo  per  opporvisi ,  appoggiato  dalle  sue 
truppe,  che  gli  erano  restate  fedeli. 

Questi  avvenimenti,  che  succedettero  alla  vista  di  tutti, 
non  poteFfiAo  «he  riempiere  d'amarezza  U  falerno  cuore  4i 
Sua  Santità,  che  vide  con  quali  artiflq  fraudolenti  «  men- 
TOgneri  si  cercò  e  si  cerca  tuttavia  staccare  dalia  sua  auto- 
rità e  potere  legittimi  cerle  Provincie  che  furono  lo  scopo 
della  sua  più  attiva  benevolenza. 

Forzato  dai  doveri  della  sua  coscienza  e  da  solenni  giura- 
meirti,  a  conservare  intatto  il  deposito  sacro  del  patrim^Hiio 
4ella  Chiesa,  confidata  alle  sue  cure,  e  a  trasmetterto 
india  Bua  integrità  a' suoi  successori,  il  Santo  Pa*re,  ordi- 
nando al  cardinale  segretario  di  Stato  sottoscritto  di  rendere 
noti  all'Eccellenza  Vostra  gli  atti  di  ribellione  che  si  comnii- 
^ro  m  una  parte  de*  suoi  Stali,  in  pregiudizio  della  sua  an- 
torità  e  indipendenza  sovrana,  riconosciute  da  tutte  le  Po- 
•tenie  ddrEuropa,  mlncaricò  dì  dichiarare,  ch'egli  non  puè 
-riconoscere  alcun  atto  emanato  dal  governo  Mlegittmio,  star 
biltto  nelle  città  in  istato  di  rivolta;  m  conseguenza,  fa  sì^ 
pelle  ai  sentimenti  di  giustizia  del  governo  che  avete  l'onore 
*  rappresentare.  Sua  Satóità  si  riserba  di  procedere  agli 
^  neoessarii  per  mantenere  intatti ,  con  tutt'i  mezzi  d» 
la  Wpovvidenza  pose  in  suo  potere,  i  diritti  inviolabiU  e  sacri 
d#a  Santa  Sede. 

Antonelu. 


887 


WBCBET*  intiinato  dk^lla 

del  Tirolo  al  nranicipio  di  Tiprata  («). 

Treato,  verso  la  metà  di  giugno  1859. 

Dalla  dichiarazione  del  civico  magistrato  degli  il  corrente 
N,^  2811,  S.  A.  L  il  serenissimo  arciduca  luogotenente  ebbe 
a  desumere  con  disapi»rovazioney  che  il  magistrato,  sotto  il 
vano  prelesto  di  non  esservi  autorizzato,  si  rifiuta  a  sotto- 
scrivere un  indirizzo  degli  Stati  provinciali,  ma  solo  ]^o- 
mosso  dal  comitato  permanente  degli  Stati  provinciali,  ed  ha 
semplicemente  lo  scopo  di  attestare  a  S.  M.  il  graziosissimo 
nostro  imperatore,  nelle  attuali  difficili  circostanze,  T incon- 
cussa devozione^  fedele  sudditanza  e  volonterosità  e  sacri- 
flcii  dell'alto  clero,  della  nobiltà,  dei  maggiori  communi  e  dei 
più  ragguardevoli  abitanti  del  paese. 

Non  si  può  comprendere  perchè  il  magistrato  non  si  ritenga 
autorizzato  ad  apporre  tale  firma  in  rappresentanza  della 
città.  Un  tale  rifiuto  mette  in  dubio  i  leali  sentimenti  della 
città,  ©piuttosto  del  magistrato  e  del  suo  stesso  capo,  e  do- 
vrebbe assai  sorprendere  se  il  Commune  civico  di  Trento,  non 
prendesse  parte  a  quest'indirizzo,  mentre  con  sicurezza  s'al- 
tende  una  tale  compartecipazione  di  tutte  le  maggiori  città. 
Un  dichiarato  illeale  sentimento  da  parte  del  magistrato  e 
del  suo  capo  provocherà  necessariamente  contro  quelle  cor- 
rispondenti misure  da  parte  del  governo. 


>  iifS^i^ 


(1)  Nei  primi  giorni  dei  mese  di  maggio,  il  governo  austrìaco  aveva  inviato  a  Trento 
HA  ìnòìtìtxo  da  esso  compilato  coi  qnate  i  sottoscritti  protestando  iottlttrabile  fedeltà 
ecc.  ecc.  offerivano  a  sua  Maestcà  l'imperatore  d'Austria  beni  e  sangue  per  sostenerla 
nelle  presenti  difficili  circostanze;  e  si  voleva  che  esso  fosse  firmato  dal  municipio  di 
Trento,  dagli  altri  communi  provinciali  e  dai  più  notabili  del  paese.  Essendosi  il  mu- 
nicipio di  Trento  e  con  esso  gli  altri  a  dò  rieusaio,  e  raccoltesi  in  tutto  il  Trentiia 
sole  18  firme,  la  Luogotenenza  provinciale  intimava  al  municipio  di  Trento  il  decreto 
^epra  riportato,  che  rischiAra  d'afisai  la  condMone  di  quel  paese. 


188 


C1RCOL.ARB  del  editto  Cavonr  alle  Icyazlcrail 
presso  le  Corti  estere. 

Torino,  16  giugno  4859. 

Signore , 

Col  mio  dispaccio  circolare  jn  data  di  jeri  vi  feci  cono- 
scere che  ì  ducali  di  Modena  e  di  Parma,  come  anche  la 
Lombardia,  appena  liberati  dalla  presenza  delle  truppe  au- 
striache, decretarono  la  decadenza  dell'antico  governo,  come 
anche  la  loro  annessione  al  Piemonte,  rinnovando  così  Tatto 
di  dedizione  alla  casa  di  Savoia  ch'essi  avevano  fatto  una 
prima  volta,  undici  anni  sono. 

La  posizione  eccezionale  dì  quei  paesi  mi  obliga  ad  en- 
trare in  alcuni  dettagli  a  questo  riguardo  colle  legazioni  del  re. 

Egli  è  evidente  che  al  principio  della  guerra  il  Piemonte 
non  avrebbe  potuto  riconoscere  la  neutralità  dei  ducati,  an- 
che quando  fosse  stata  proclamata  in  modo  formale.  Infatti 
i  duchi  di  Modena  e  di  Parma  erano  legati  con  convenzioni 
particolari  che,  in  disprezzo  dei  trattati  generali,  ?tbbando- 
navano  il  territorio  dei  loro  Stati  alle  armate  austriache,  e 
quindi  stabilivano  fra  l'Austria  ed  i  ducati  dei  rapporti  obli- 
gatorii  incompatibili  coi  doveri  d'una  vera  neutralità. 

Queste  convenzioni  sono  note.  I  trattali  del  24  dicembre 
1847  e  del  4  febbraio  1848  recano  espressamente  che  gli 
Stati  di  S.  A.  R.  il  duca  dì  Modena  e  di  S.  A.  R.  il  duca 
di  Parma  entrano  nella  linea  di  difesa  delle  Provincie  ita- 
liane e  dell'imperatore  d'Austria  e  che  per  conseguenza  que- 
st'ultimo ha  il  diritto  di  fare  avanzare  delle  truppe  sul  ter- 
ritorio di  Modena  e  di  Parma,  e  di  farvi  occupare  le  fortezze 
tutte  le  volte  che  i  suoi  interessi  potrebbero  esigerlo.  In 
forza  d'una  disposizione  di  questo  stesso  trattalo,  che  dà  la 
misura  della  previdenza  del  governo  austriaco,  i  sovrani  di 
Modena  e  di  Parma  si  sono  impegnati  a  non  conchiudere 
con  nessun'altra  potenza  una  convenzione  militare  qualsiasi 
senza  il  consenso  preventivo  del  governo  imperiale  di  Vienna. 


Queste  stipulazioni  così  chiare  e  così  precise  non  pe^me^ 
tevano  ai  ducati  di  conservare  la  neutralità.  I  duchi  di  Parma 
e  di  Modena  avrebbero  dovuto  denunciarle  preventivamente 
alle  oslilità,  affine  di  ricollocare  i  loro  Slati  nelle  condizioni 
volute  per  pretendere  ed  ottenere  le  immunità  dei  neutri. 
Ora  nulla  di  questo  è  avvenuto;  al  contrario  i  ducati  furono 
aperti  alle  truppe  imperiali  che  si  radunavano  sulle  fron- 
tiere def  Piemonte,  che  sono  diventate  anch'esse  una  delle 
basi  d'operazione  del  nemico.  Le  ostilità  erano  cominciate. 
Il  Piemonte  era  invaso  dalla  frontiera  d'uno  di  questi  due 
Stati ,  senza  che  ne  seguisse  nessuna  protesta  per  parte  dei 
principi,  i  quali  in  tal  modo  prestavano  mano  all'attacco.  I^ 
convenienze,  come  anche  i  doveri  intemazionali,  avrebbero  al- 
meno imposto,  che  una  communicazione  qualunque  fosse  fatta 
alla  Sardegna^,  per  darle  spiegazioni  sulle  intenzioni  e  sulla 
condotta  di  questi  governi  in  circostanze  tanto  straordinarie. 
Nessuna  communicazione  venne  fatta  in  questo  senso.  La  Sar- 
degna trovavasi  conseguentemente,  in  diritto  ed  in  fatto,  in 
istato  di  guerra  con  quegli  Stati  ch'erano  divenuti  parti  in- 
tegranti del  sistema  militare  dell'Austria. 

I  governi  di  Modena  e  di  Parma  non  potevano  nemmeno 
cercare  un  pretesto  nell'ignoranza  delle  intenzioni  della  Sar- 
degna; giacche  dopo  il  1848  non  abbiamo  mai  cessato  dal 
protestare  contre  le  stipulazioni  che  costituivano  una  viola- 
zione flagrante  dei  trattati  europei,  ed  un  pericolo  perma- 
nente contro  la  sicurezza  delle  nostre  frontiere.  L'invasione 
austriaca  che  si  accompi  usufruttando  il  territorio  piacentino, 
provò  assai  bene  la  giustezza  delle  nostre  previsioni. 

II  duca  di  Modena,  come  arciduca  d'Austria,  partecipava 
agli  odii  della  sua  famiglia  contro  il  Piemonte:  il  suo  cuore 
come  la  sua  corona  erano  all'estero;  esso  dovea  seguire  le 
sorti  della  Potenza  a  cui  avea  infeudato  i  suoi  Stati. 

S.  A.  R.  la  duchessa  di  Parma  non  si  trovava  nelle  stesse 
condizioni;  la  sua  nascita,  le  qualità  personali  che  l'onorano, 
ispiravano  un  ben  sincero  interesse:  il  suo  governo  avrebbe 

ÀrekMo,  ecc.  S7 


MO 
dovuto  seguire  una  lioea  dì  condotta  più  degna  e  più  con- 
forme a'suoi  doveri  intemazionali.  Sventuratamente  il  gabi- 
netto di  Parma  fu  trascinato  da  quel  pendio  su  cui  sdruccio- 
lava: esso  non  volle  uscire  dalla  posizione  che  volontariamente 
aveva  accettato  verso  TÀustria.  É  sul  territorio  di  Parma  cbe 
l'invasione  del  Piemonte  fu  preparata:  è  di  là  che  le  truppe 
imperiali  sono  partite  per  invadere  le  nostre  Provincie.  Pia- 
cenza era  diventala  la  base  delle  operazioni  ofifensive  del  conte 
Gyulai. 

Si  disse,  che  un  trattato  europeo  avea  confidato  airAustria 
il  diritto  di  tener  guarnigione  in  quella  città.  Noi  non  con- 
testiamo il  fatto  ;  ma  questa  servitù  militare  non  aveva  che 
uno  scopo  difensivo,  come  è  espressamente  detto  nel  trattato 
a  cui  si  fa  allusione,  e  le  Potenze  sottoscrittrici  ebbero  cura 
di  dichiarare,  che  tutti  i  diritti  regali  del  sovrano  territoriale 
erano  riservati.  Ora,  per  una  convenzione  spedale  e  vo- 
lontaria tra  r  Austria  e  Parma,  quest'ultima  abdicb  idi- 
ritti  più  essenziali  della  sovranità,  lasciando  all'altra  tutta  la 
libertà  dì  estendere  le  opere  di  fortificazione  in  Piacenza  e  di 
costruirne  di  nuove,  promettendo  ogni  aiuto  ed  assistenza  al 
genio  austriaco,  aggiungendogli  lavoratori,  fornendc^li  i  ma- 
teriali necessarii  (art.  7  della  convenzione  14  marzo  1822). 
Infine,  per  un  trattato  particolare  e  liberamente  conve- 
nuto ,  i  sovrani  di  Parma  diedero  il  diritto  all'  Austria  di 
penetrare  sul  territorio  dei  loro  Slati  tutte  le  volto  ch'essa 
lo  giudicasse  opportuno.  La  Sardegna  protestò  contro  l'esten- 
sione delle  fortificazioni  di  Piacenza  che  mutava  la  natura 
e  lo  scopo  dell'occupazione:  essa  protestò  contro  il  trattato 
del  4  febbraio  1848.  Il  governo  di  Parma  dichiarò  forse  di 
subire  la  legge  del  più  forte?  Dimostrò  forse  qualche  dispìa- 
cere  per  quanto  avveniva  sotto  i  suoi  occhi?  Tutto  si  dispo- 
neva a  Piacenza  per  l'invasione  degli  Stati  del  re;  Yuìtimaium 
di  Vienna  giungeva  a  Torino;  i  corpi  dell'armata  austriaca  si 
mettevano  in  moto;  essi  entravano  in  Piemonte.  Voghera, 
Tortona  erano  occupate,  Alessandria  eca  minacciata,  le  nostre 


291 
còmmimicazìoDi  con  Genova  compromesse,  ed  il  gabinetto  di 
Parma  si  tacque;  esso  non  si  curò  menomamente  della  sorte 
d'ano  Stato  vicino  col  quale  manteneva  relazioni  amichevoli. 
Non  fn  se  non  quando  i  piani  del  nemico  andarono  falliti;  non 
fu  se  non  quando  le  armate  del  Piemonte  e  della  Francia, 
avendo  alla  lor  volta  preso  Toffensiva,  gli  austriaci  erano  alla 
vigilia  di  sgombrare  i  ducati  di  Parma  e  di  Pacenza;  non  fu 
che  allora,  che  si  parlò  di  neutralità  e  del  desiderio  di  prendere 
dei  concerti  militari  colla  Sardegna  a  riguardo  del  parmigiano 
e  del  piacentino.  Era  troppo  tardi.  Il  gabinetto  di  Parma  non 
aveva  del  resto  tampoco  il  diritto  di  fare  proposte  di  tal  fatta. 
GoU'articolo  4  del  trattato  del  1848  era  formalmente  impe- 
gnato a  non  stipulare  convenzioni  militari  qualsiansi  senza  il 
consentimento  dell'Austria. 

Questi  fatti  e  queste  ragioni,  che  importa  di  ben  far  co- 
noscere e  ben  comprendere,  spiegano  e  giustificano  la  con- 
dotta del  governo  del  re.  Qualunque  fosse  il  suo  interessa- 
mento verso  la  persona  della  duchessa  di  Parma,  esso  non 
potea  fare  alcuna  distinzione  fra  Parma  e  Modena.  La  neutralità 
di  questi  ducati  era  impossibile  in  diritto  ed  in  fatto:  essi 
dorevano  seguire  la  sorte  della  Potenza  alla  quale  avevano 
volontariamente  confidato  i  loro  destini. 

La  legazione  di  S.  M.  conformerà  il  suo  linguaggio  alle 
considerazioni  che  precedono. 

Aggradisca,  ecc. 

C.  Cavour. 


292 


Camechè  non  di  molto  posteriore  air  antecedente  diqmcio  del 
giorno  16,  e  ad  esso  relativo,  poniamo  qui  qmsf altro  dello 
stesso  conte  Cavour ,  di  cui  non  abbiamo  potuto  precisare 
la  data: 

DISPACCIO  del  eonte  di  Cavour  al  marchese  d'A- 
zeg^lloy  ambasciatore  sardo  a  Londra. 

Torino,  giugno  1859. 

Signor  marchese, 

Sir  James  Hudson,  per  ordine  del  conte  di  Malmesbury, 
m'ha  dato  lettura,  e  lasciato  copia  dell'unito  dispaccio,  rela- 
tivo agli  affari  di  Parma. 

In  questo  dispaccio  il  ministro  degli  affari  esteri  di  S.  M. 
britannica  si  studia  di  stabilire  che,  per  fatto  della  Sardegna, 
il  governo  dì  Parma  si  sarebbe  trovato  neir  impossibilità  di 
protestare  contro  l'ingresso  nel  ducato  di  truppe  austriache, 
ove  queste  avessero  tentato  di  farlo,  non  potendo  più  fondar 
la  sua  protesta  sul  carattere  neutrale  del  ducato.  Il  conte 
di  Malmesbury  aggiunge,  che  il  governo  di  Parma  non  si  è 
mai  dipartito  dalla  linea  della  più  stretta  neutralità,  e  che 
l'Austria,  per  parte  sua ,  non  ha  dato  motivo  a  credere  di 
non  volerla  rispettare ,  per  cui  l' intervento  colla  Sardina 
non  avrebbe  potuto  qualificarsi  che  come  un  crudele  ed  in- 
giustiflcabile  uso  della  forza  contro  uno  Stato  debole  e  piccolo. 

Io  mi  asterrò  dal  giudicare  i  termini  poco  amichevoli  di 
questo  dispaccio,  e  mi  limiterò  a  rettificare  i  fatti  che  vi  hanno 
relazione;  e  i  fatti  slessi  sono  per  se  medesimi  così  notorj, 
che,  dopo  aver  letto  il  dispaccio  di  cui  si  tratta,  non  si  po- 
trebbe a  meno  di  domandare,  e, non  senza  ragione,  se  il 
ministro  che  ci  accusa  abbia  per  avventura  dato  una  sola 
occhiata  alla  carta  del  teatro  della  guerra.  Perocché  nessuno 
ignora  infatti  che  l'attacco  contro  il  Piemonte  fu  appunto  pre- 
parato sul  territorio  di  Parma;  che  là  appunto  le  truppe  au- 
striache si  raccolsero  minacciando  la  nostra  frontiera ,  e  che, 
valendosi  di  quel  territorio,  invasero  il  Piemonte. 


£93 
Piacenza  era  divenuta  la  base  principale  delle  operazioni 
offensive  del  conte  Gyulai.  Voghera  e  Tortona  furono|occu- 
pate  da  un  corpo  d'armata  sboccato  dalla  frontiera  di  Pia- 
cenza. Di  là  è  partita  la  punta  fatta  su  Bobbio.  Se  Alessandria 
fu  minacciata,  se  le  nostre  communicazioni  con  Genova  si 
trovarono  un  momento  compromesse,  bisogna  attribuirlo  alla 
violazione  del  territorio  del  ducato. 

Il  governo  di  Parma  ha  egli  protestato  contro  questi  atti 
che  si  compivano  sotto  gli  occhi  suoi?  —  Esso  non  ha  detto 
una  sola  parola  per  impedire  le  operazioni  militari  del  suo 
alleato  contro  uno  Stato  vicino  e  col  quale,  secondo  che  ora 
afferma,  desiderava  mantenersi  in  amichevoli  relazioni.  Al- 
lorquando le  ostilità  erano  imminenti,  le  convenienze,  non 
meno  che  i  doveri  internazionali,  avrebbero  richiesto  almeno 
che  una  communicazione  qualunque  si  facesse  alla  Sardegna, 
per  darle  spiegazioni  sulla  linea  di  condotta  che  il  governo  di 
Parma  si  proponeva  di  seguire  nelle  circostanze  eccezionali 
cui  esso  andava  incontro.  Non  ce  ne  venne  pur  fatta  parola. 
Non  fu  se  non  allora  che  i  disegni  del  nemico  ebbero 
completamente  fallito,  se  non  allora  che  le  armate  alleate 
di  Piemonte  e  di  Francia  ebbero  preso  alla  lor  volta  l'of- 
fensiva, e  che  gli  austriaci  si  trovaron  ridotti  alla  vigilia. di 
sgombrare  i  Ducati»  non  fu  se  non  allora  che  si  fece  motto 
del  desiderio  di  mantenere  la  neutralità. 

È  evidente  che,  dopo  tutto  ciò  ch'era  avvenuto,  una  tal 
pretesa  non  poteva  esser  accolta.  Il  conte  di  Malmesbury, 
nel  suo  dispaccio,  non  ha  voluto  che  constare  un  fatto,  os- 
sìa che  il  governo  di  Parma  non  avesse  mai  mancato  ai  do- 
veri della  neutralità,  e  che  l'Austria  l'avesse  sempre  rispet- 
tata. Per  distruggere  tali  allegazioni,  io  non  ho  altro  a  fare 
che  richiamare  le  operazioni  militari  ch'ebbero  luogo  dopo 
il  29  aprile;  esse  provano  che  le  informazioni  pervenute  al 
conte  di  Malmesbury  erano  del  tutto  inesatte. 

Se  il  ministro  britannico  degli  affari  esteri  avesse  recata 
la  discussione  sopra  un  altro  terreno,  invocando  in  favore 


f04 

del  governo  di  Parma  dei  trattati  anteriori  che  il  ooDocas- 
aero  in  ima  sitoazione  eccezionale,  mi  sarebbe  stato  albrot- 
tanto  agevole  rispondergli  in  modo  sodisfacente.  Il  mio  di- 
q^acdo  circolare  del  16  corrente  la  mette  in  grado,  signor 
marchese,  di  trattare  m^  tal  questione,  se  ve  ne  fosse  bi* 
sogno. 

La  prego  di  dar  lettura  e  lasciare  copia  di  questo  di- 
spaccio a  lord  John  Russdl,  e  colgo  quest'occasione,  *ecc.  ecc. 

C.  Cavour. 


16  giugno  1859.  —  Oggi^  alle  3  pam.y  gii  autiriaci  tertimar^m  di 

sgombrare  Montechiari. 

-^  /{  quartier  generale  di  S.  M.  il  re  è  a  Castegnato^  provincia  di 
Brescia y  quello  di  S.  Jlf.  l'imperatore^  a  Covo,  provmcia  di 
Bergamo. 

17  giugno  1880.  —  Arrivo  a  Massa  dd  princ^  Napoleone^  entuna- 

eticamente  accoltovi. 

—  /(  re  Vittorio  Emanuekj,  aUa  testa  delle  truppe  sarde^  entra  in  Bre- 
scia alle  iO  antim. ,  e  vi  stabilisce  il  suo  quartier  generale 
principale. 

-*.  OU  austriaci  rioecupano  Montechiari. 


AWWO  pnblicato  dUlla  e0ngregmMÌon^  mnnieipale 
dU  Bresela. 

BrescU,  17  giagno  1859. 

Le  aatorìtà  regie  ed  il  municipio  si  recavano  questa  mat- 
tina a  ricevere  ed  ossequiare  S.  M.  il  glorioso  nostro  re  Vit- 
torio Emanuele,  che  rendendo  esauditi  gli  ardenti  nostri  voti, 
onorava  di  sua  reale  presenza  questa  città. 

Interprete  il  municipio  della  generale  esultanza,  ne  dirigeva 
conformi  parole  alla  Maestà  Sua,  che  graùosan^nte  d^ar 
vasi  d'accogliere,  e  donare  la  seguente  risposta,  che  imperi- 
tara  rimarrà  nella  mente  e  nel  cuore  di  ciascuno  di  noi* 


296 
Eccone  il  tenore: 
€  RiDgrazio  loro  signori  pei  sentimenti  espres^mi  a  nome 
dei  cittadini  bresciani  ed  in  nome  della  causa  italiana:  loro 
tributo  i  più  sentiti  encomii  per  l'eroica  condotta  mai  senb* 
pre  tenuta,  massime  nei  momenti  i  più  dii&cili. 

e  Spero  in  Dio  che  i  tanti  sacrìficii  di  queste  popolazioni 
saranno  ricompensati  da  gloriosi  e  felici  successi.  » 

Dtl  Civico  palano.  Il  detto. 


INDIRIZZO  dellA  depatasione  della  eiiià  di  Casal- 
■'^MW'^^*^  a  S.  E.  il  governatore  della  Kioatbardia. 

.  Gasalmaggion ,  i7  glagao  1889. 

Il  dì  13  dd  corrente  la  città  di  Gasalmaggiore  ed  il  suo 
territorio  venivano  sgombrati  dalle  truppe  austriache,  le 
quali,  dopo  avere  levate  le  publiche  casse  ed  ordinate  forti 
requisizioni  nei  dintorni,  si  ritraevano  oltre  VOglio.  Il  munici- 
pio cittadino  e  l'intera  popolazione,  tuttoché  ignari  di  quanto 
fosse  intervenuto  da  più  giorni  nell'alta  Lombardia,  mal  sape- 
vano contenere  il  loro  giubilo  di  vedersi  oggimai  liberi  dall'esosa 
presenza  dello  straniero  e  chiamali  a'  nuovi  destini,  che  i  me- 
ravigliosi avvenimenti  di  questi  giorni  vanno  maturando;  se 
non  che.  Tessere  tuttavia  distanti  di  poche  miglia  i  corpi  tede- 
schi, moderava  la  generale  impazienza  e  consigliava  alla  sa- 
via popolazione  un  prudenziale  contegno.  L'autorità  munici- 
pale però,  procuratrice  naturale  in  queste  supreme  neces- 
sità dei  diritti  e  dei  doveri  della  patria,  non  indugiava 
un  istante  a  pronunciarsi  per  la  causa  nazionale,  e  a 
quest'uopo  spediva  a  Cremona  ed  a  Milano  due  membri 
del  proprio  collegio,  Ippolito  Longari-Ponzoni  e  avvocato 
Costantino  Poltronieri,  perchè  si  ponessero  in  immediata  re- 
lazione colle  nuove  autorità  publiche  costituitesi  nel  capo- 
luogo ddla  provincia  e  della  capitale,  spedisiero  ìndilata- 


mente  a  Gasalmaggiore  gli  atti  officiali  del  governo  nazionale, 
e  si  recassero  personalmente  presso  il  rappresentante  del 
medesimo  in  Lombardia,  a  fare,  a  voce  ed  in  iscritto,  schietta 
«  solenne  adesione  al  nuovo  ordine  di  cose  che  il  dito  di 
Dio  ed  il  senno  degli  uomini  vanno  apprestando  alla  patria 
nostra. 

Neiradempiere  i  sottoscritti  a  questo  prezioso  mandato,  essi 
hanno  l'onore  di  dichiarare  a  V.  E.  che,  richiamando  e  ri- 
suggellando l'atto  di  fusione  del  1848,  essi  sono  gl'inter- 
preti sinceri  dei  voti  di  tutti  i  loro  concittadini  acclamanti 
a  re  nostro  il  generoso  e  prode  Vittorio  Emanuele  II.  Un- 
dici anni  di  dolore  e  di  aspettazione  hanno  ritemprati  gli 
spiriti  patriolici  delle  nostre  popolazioni,  e  le  splendide  vit- 
torie degli  eserciti  del  re  e  del  suo  possente  alleato  hanno 
riconsacrato  i  diritti  della  nazione  e  di  Casa  Savoja.  Acco- 
gliete, Eccellenza,  queste  dichiarazioni  solenni  ed  esplicite 
della  nostra  città,  e,  come  noi  siamo  gl'interpreti  dei  voti  pa- 
triotici  del  paese  che  rappresentiamo,  vogliate  esserlo  Voi 
presso  la  maestà  del  re,  assicurandolo  che,  come  fummo 
pronti  ed  impazienti  di  acclamare  al  riscatto  nazionale  e  ai 
diritti  della  sua  Casa,  Casalmaggiore  non  verrà  mai  meno 
nella  perduranza  e  nei  sacriflcii  indispensabili  a  conquistare 
l'indipendenza  italiana,  e  a  fondare  quell'epoca  di  libertà 
che  ci  promettono  la  prodezza  e  la  lealtà  di  Casa  Savoja. 

Ippolito  Longari-Ponzone. 
Aw.  Costantino  Poltronieri. 


<»oo^oo<»- 


PROCLAMA   della   comitiissione  g^Tcraatiwa   di 

Parma,  17  giugno  1889. 

Cittadini  ! 

Il  Governatore  civile  degli  Stati  parmensi,  in  nome  di  re 
Vittorio  Emanuele  II,  assume  oggi  il  regime  di  es^.  Eeeo 


497 
sodisbUi  i  voli  vostri  legittimi  e  più  ardenti.  Ecco  compiuto 
il  fatto,  a  conseguire  il  quale  la  commissione  di  governo,  in^ 
terprete  del  publico  desiderio,  rivolse  gli  atti  più  determinati. 

La  commissione  di  governo  rimette  il  reggimento  del  paese 
in  chi  saprà  procurarne  il  bene:  quel  reggimento  che  la  fi- 
ducia del  municipio  le  affidò  e  che  assunse  per  solo  amore 
della  cosa  pubiica.  Essa  ha  la  coscienza  d'aver  adempiuto  al 
proprio  mandato  con  fede,  abnegazione  e  coraggio. 

Nel  sostenere  il  difficile  incarico,  la  commissione  di  go^ 
verno  trovò  efficace  sussidio  in  ogni  ordine  di  cittadini.  Nesr 
suno  de'  corpi  costituiti,  nessuna  classe  mancò  ai  debito  suo. 
La  commissione  di  sicurezza  e  difesa  si  è  resa  benemerita 
per  operosità  e  devozione  alla  causa  dell'ordine. 

La  commissione  di  governo  è  lieta  di  proclamarlo.  E  a 
tutti  rende  grazie  della  cooperazione  che  le  prestarono,  a 
tutti  rivolge  con  sincerila  dì  elogio  le  parole  =  avete  bene . 
meritato  dalla  terra  vostra  e  della  causa  Italiana  !  == 

Cittadini  ! 

Un  immenso  campo  si  è  aperto  ora  dinanzi  ali* Italia,  la 
quale,  emulando  le  antiche  grandezze,  potrà  dall'avvilimento 
del  servaggio  salire  al  fastigio  della  vita  sociale. 

Ma  ì  grandi  effetti  richieggono  proporzionate  cagioni.  Onde, 
a  conseguire  che  rilalìa  raggiunga  il  suo  rinnovamento,  è 
bisogno  che  i  figli  d'essa  sieno  nelle  città  e  nel  campo  de- 
gni eredi  di  que' grandi  che  ressero  il  mondo  col  senno  e 
con  la  spada. 

A  tanto  fine  contrastano  ostacoli  formidabili,  perchè  il  più 
funesto  effetto  del  dispotismo,  e  l'Italia  lo  soffre  da  secoli, 
è  di  troncare  i  nervi  della  vita  civile. 

Voi  mostrerete  però  che  il  dispotismo  non  ebbe  potenza 
dì  corrompervi,  coU'assumere  l'esercizio  d'ogni  militare  e  civile 
virtù.  Già  i  vostri  fratelli  provarono  che  le  armi  italiane  fe- 
riscono ancora.  Provate  altresì  che  tutte  le  italiane  menti 
sono  capaci  di  politico  senno.  Cosi,  per  parte  vostra  accoglie- 

ÀreMvio,  ^e.  3« 


196 
rete  l'avvertimento  e  avvererete  il  presagio  che  la  sapienza 
^  Napoleone  III  ba  diretto  all'Italia: 

La  Provvidenza  favorisce  talvolta  i  popoli,  come  le  per- 
sone, presentando  loro  Toccasione  a  larsi  grandi  d'un  tratto; 
ma  a  condizione  che  sappiano  profittarne  I 

G.  Cantelli  -  P.  Bruni  -  E.  Armani. 

PROCLAilA  del  governatore  degli  Siati  parniensi 
In  nome  di  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele. 

Parma,  17  giugno  1659. 

Popoli  di  Parma  e  Piacenza  I 

Secondando  i  voti  che  vi  ba  costantemente  inspirati  il  go- 
verno nazionale,  e  che  avete  testé  solennemente  espressi  per 
mezzo  de'  vostri  rappresentanti,  quei  re  valoroso  e  leale, 
che  non  ha  mai  esitato  ad  avventurare  la  propria  c(^ona  e 
la  vita  per  migliorare  le  sorti  dell'intera  nazione,  m'invia  tra 
voi  Goll'arduo  ed  onorevole  incarico  dì  assumere  il  governo 
di  questa  bella  parte  d'Italia. 

Le  molte  e  nobili  prove  che  avete  già  dato  di  amor  pa- 
trio, di  savj  intendimenti  e  di  generosi  propositi,  sono  per 
me  altrettanti  argomenti  di  fiducia  che,  mercè  vostra,  mi 
riuscirà  in  effetto  meno  grave  il  compito  assegnatomi,  seb- 
bene difficili  corrano  i  tempi. 

Sarà  mia  cura  di  conciliare  tutti  gli  interessi  legittimi,  per 
quanto  sia  giusto  e  possibile,  coordinandoli  al  bene  generale; 
accoglierò  ogni  amico  e  sincero  consiglio;  procederò  in  tutti 
i  miei  atti  con  quella  ponderazione  che  è  maggioriBente  ne- 
cessaria nelle  subitanee  mutazioni^  non  iscompagnandola  però 
da  quella  energia  e  fermezza  che  gli  avvenimenti  richieg- 
gono; mi  adoprerò  con  ogni  studio  perchè  siano  quanto  prima 
tradotti  in  atto  quei  miglioramenti  che  le  odierne  circostanze 


299 
permettono,  e  perchè  fin  d'ora  si  preparino  quelle  più  am- 
pie riforme  che  sono  nel  commune  desiderio.  Ma,  riservando 
il  compimento  dì  quest'opera  rinnovatrfce  atemjH  più  tran- 
quilli ed  opportuni,  debbono  ora  i  vosfri  come  i  miei  pen- 
sieri essere  principalmente  rivolti-  a  fetr  si  che  tutte  le  forze 
nazionali  concorrano  ad  assicurare  ed  accelerare  il  trionfa 
della  gran  causa,  per  cui  impugnarono  le  armi  il  prode  re 
Vittorio  Emanuele,  e  il  generoso  imperatùre  dei  francesi, 
in  cui  rivivono  il  genio  e  il  valore  del  primo  Napoleone. 

Gli  insegnamenti  della  storia  e  della  sventura  riescano  a 
noi  profittevoli:  sia  in  tutti  una  gara  di  annegazione  e  di  sa^ 
grìflcj:  ciascuno,  secondo  le  proprie  facoltà,  paghi  il  suo  tri- 
buto alla  patria,  e  nella  concordia  degli  animi  moltiplichiamo 
le  forze. 

Popoli  di  Parma  e  Piacenza! 

L'animosa  gioventù  di  queste  contrade,  al  primo  annun- 
zio di  guerra,  accorse  volonterosa  a  testimoniare  all'Europa 
il  voto  nazionale,  ingrossando  le  Ale  dell'esercito  piemon- 
tese; non  foste  secondi  ad  alcun'altra  terra  italiana  in  ogni 
sorta  di  manifestazioni  e  di  imprese  patriotiche;  non  vi  re- 
sta a  conseguire  che  il  merito  e  la  gloria  della  perduranza 
negli  alti  propositi.  Questa  io  spero  da  voi;  questa  vi  domanda 
r Italia;  poiché  sono  a  tal  prezzo  l'indipendenza,  la  libertà 
e  la  grandezza  delle  nazioni. 

H  governatore  degli  Stati  parmensi 

Diodato  Palueri. 


PROCLfAMA  del  R.  commÌM»iirlo  proirvl94M>lo  di 
dena. 

Modena,  17  giugno  1859. 

Concittadini! 
Sono   lietissimo  di   annunciarvi   die  il  cavaliere   Luigi 
Carlo  Farini,  deputato  al  parlamento  sardo,  è  destinato  da 


300 
S.  M.  a  governatore  dì  queste  Provincie,  e  ch'egli  sarà  in 
breve  tra  noi. 

Il  telegramma  ch'egli  m'ha  fatto  l'onore  dì  trasmettere  te- 
ste, raccomanda  il  itianteniraento  dell'ordine  publico,  e  cor- 
tesemente aggiunge,  che  il  governo  del  re  confida  nella  fer- 
mezza del  suo  temporaneo  rappresentante. 

Voi  certamente  plaud  irete  con  me  alla  felice  scelta  di  co^ 
insigne  statista  a  nostro  governante;  essa  è  un  nuovo  pegno 
della  benevolenza  e  della  fiducia  con  cui  il  prode  re  ditta- 
tore si  degna  accett^tre  l'omaggio  della  nostra  profonda  ed  il- 
limitata devozione. 

Apparecchiamoci  adunque,  cari  concittadini,  ad  accogliere 
degnamente  l'illustre  personaggio;  e  colla  calma,  colla  tran- 
quillità, colla  concordia  schietta  e  leale  mostriamoci  in  tutto 
degni  del  regale  favore,  e  proviamo  il  nostro  fermo  propo- 
sito di  ajutare,  in  quanto  è  da  noi,  il  governo  del  re  nella 
grande  impresa  della  nostra  rigenerazione. 

Dal  palazzo  di  gov.,  li  detta. 

Aw.  Luigi  Zini. 

//  segretario  A.  Soragni. 


>  <5»"<  '■ 


DELIBERAZIOUE  ^ella  eommunlta  elvica  di  Sle- 
na, eaipplBiente  il  vota  per  l'annessione  della  To- 
scana al  Piemonte. 

Siena,  17  giugo o  1859. 

Adunati  nelle  consuete  forme  ed  in  sufficiente  numero  dì 
sette  per  trattare,  ecc.,  gli  Illustrissimi  signori  gonfalonieri  e 
priori  componenti  il  magistrato  della  communità  civica  di 
Siena,  hanno  emesso  ad  unanimità  di  suffragi  la  seguente  de- 
liberazione: \ 


301 

Ck)Dsiderando  che  FaDoessione  della  Toscana  alle  sorti  della 
patria  comoìone  è  un  volo,  per  quanto  oggi  più  solennemente 
espresso,  riconosciuto  per  altro,  e  universalmente  proclamato 
fino  dal  27  aprile  1859,  non  solo  come  modo  unico  di  con- 
corso pieno  ed  efficace  alla  guerra  dell'indipendenza,  pro- 
gramma per  irresistibile  acclamazione  assentito  in  quel  giorno, 
ma  come  riparazione  ai  dolori  passati,  e  vera  e  sola  via  di 
stabili  e  felici  ordinamenti  futuri; 

Considerando  che  se  ragioni  d'alta  convenienza  politica  con- 
sigliarono in  allora  riservare  le  manifestazioni  di  cotesto  voto, 
l'attendere  oggi  più  oltre  sarebbe  irrefragabile  colpa;  sarebbe 
un  contrariare  i  desiderii  profondamente  sentiti  dalle  popola- 
zioni; sarebbe  l'esporsr  a  gravissimi  pericoli;  sarebbe  non  ri- 
spondere al  magnanimo  appello  dell'imperatore  Napoleone; 
sarebbe  mancare  alla  manifestazione  dei  nostri  legittimi  voti; 
sarebbe  un  perdere  la  miracolosa  occasione  offertaci  dalla 
Previdenza  di  costituirci  cittadini  di  una  grande  nazione; 

Considerando  che  oltre  questo  interesse  di  un  ordine  su- 
periore, l'annessione  al  regno  di  S.  M.  Vittorio  Emanuele  è 
la  migliore  e  più  certa  garanzia  della  prosperità  interna  della 
Toscana.  —  Fino  dal  1814  fu  un  desiderio  non  mai  so- 
disfatto fra  noi  la  istituzione  di  un  governo  provido  e  forte 
che  fosse  tutela  inviolata  delle  persone  e  delle  cose;  distrutti 
gli  ottimi  ordini  civili  in  allora  esistenti*,  e,  dopo  la  disastrosa 
e  lunga  esperienza  di  una  inestricabile  confusione,  in  peggio 
raffazzonati;  incompiute  e  revocale  le  riforme  municipali  e  po- 
litiche; non  riuscite  per  difetto  dì  preparazione,  per  vizj  in- 
trinseci, per  ripugnanza  del  potere,  per  pochezza  dello  Stato, 
inabile  finche  piccolo  a  partecipare  delle  morali  e  politiche 
migliorie,  come  dei  benefizj  ^  perfezionamenti  di  cui  le  cre- 
sciute industrie  e  le  operosità  moderne  hanno  fatto  una  ne- 
cessità pressoché  universale; 

Considerando  che  la  Toscana  risponde  a  questi  concetti, 
e  provvede  al  suo  benessere  aggregandosi  agli  Stati  della  casa 
dì  Savoja,  che  rappresenta  e  propugna  in  Italia  i  prindpj  di 
nazionalità,  di  ordine,  e  di  libertà; 


301 

Associandosi  con  profondo  convincimento  ai  sentimenti  della 
popolazione,  ha  unanimamenle  deliberato  di  esprìmere,  come 
esprìme,  il  voto  per  la  immediata  annessione  della  Toscana 
agli  altrì  stati  italiani,  sotto  il  governo  costituzionale  di  S.  M. 
il  re  Vittorio  Emanuele. 

Carlo  Gobradino  Chigi,  gonfalmiere. 
Antonio  Burloni,  cancelliere. 


18  Giugno.  —  Questa  mane  la  regina  Yittwia  riceve  in  ferma  uf- 
ficiale i  sigilli  dell'amministrazione  del  cessato  ministero  Derby ^ 
e  li  rimette  al  nuovo  governo  formato  sotto  la  direzione  dt 
lord  Pahnerstou^  primo  ministro  —  Lord  Uussell^  nuovo  mini- 
stro degli  esteri. 

—  S.  Jlf.  l'imperatore  de'  Francesi  entra  in  Brescia  fra  le  accoglienze 

entusiastiche  della  popolazione. 

—  din  decreto  del  governatore  Vigliani  è  posta  in  vigore  in  Lombardia 

la  legge  sulla  guardia  nazionale  4  marzo  1848  colle  modifica- 
zioni portate  dalla  successiva  27  febbr.  1859. 
•^  Nella  notte  precedente  a  questo  giorno  furono  fatti  numerosi  ar- 
resti m  Venezia  :  i  sostenuti  esportati  dalla  città^  sembra  ve- 
nissero inviati  a  Josephstadt,  (Y.  la  Notif.  del  Comand,  di  piazza). 

—  L'esercito  sardo  conserva  le  sue  posizioni  davanti  Brescia^  a  Rez- 

zatù  e  Castenedolo  —  L'esercito  francese  occupa  Brescia  e  din' 
tornii  e  trovasi  in  linea  colle  regie  truppe. 

—  La  città  di  Ancona  aderisce  al  movimento  nazionale  per  la  guerra 

dell'  indipendenza.  Il  generale  pontificio  parte  coi  gendarmi:  la 
truppa  pontificia ,  sotto  il  comando  del  generale  AUighieri ,  si 
ritira  nel  forte.  — -  È  proclamata^  la  dittatura  del  re  ed  istituita 
una  Giunta  provvisoria  di  governo.  — 


ORmiVB  DEL  CMIRIVO  dell*  Imperatore  Praneeseo 
Glnaeppe  I.^  nell' assumere  il  eoaiaiido  delle  aaie 
truppe. 

Verona,  16  giugno  1859. 

Recandomi  oggi  in  mano  il  comando  superiore  del  mio 
esercito,  che  s'accampa  in  faccia  ai  nemico,  io  voglio  con- 


308 
tìiìiiare  alla  testa  delle  mie  valorose  truppe  la  lotta  che  F  Au- 
stria fu  costretta  ad  intraprendere  pel  suo  buon  (more  e  pel 
suo  diritto. 

Soldati  !  La  vostra  devozione  alla  mia  persona,  il  valore 
di  cui  avete  dato  si  splendide  prove,  mi  assicurano  che,  sotto 
la  mia  condotta,  riporterete  quei  successi  che  la  patria  at- 
tende da  voi. 

Francesco  Giuseppe. 


MOTIPICAZIOME  del  comandaiite  di  plassa  In  Ve- 
nezia. 

Veoesia,  16  giugno  1899. 

A  fine  di  porre  un  freno  alla  publicazìone  di  notizie  false  e 
allarmanti,  ed  impedire  T  eccitamento  a  publici  disordini, 
r autorità  dovette  allontanare  da  questa  città  alcuni  indivi- 
dui. Questa  misura  deve  tranquillare  le  famiglie  stesse  che 
ne  sono  colpite,  poiché  avrebbe  potuto  succedere  che  questi 
mdividui,  in  luogo  di  restare,  alle  loro  finestre,  spettatori 
deir  uccisione  degl' infelici  da  loro  ingannati,  si  fossero  az- 
zardati a  discendere  nella  mischia  e  dividerne  i  pericoli  da 
loro  stessi  provocati» 

//  tmente-maresciallo  barone  Alemann. 


ORDIME  DEL  «lORMO  all'armata  toseana. 

Fireozo,  18  giugno  185«. 

Ufficiali,  sott'ufficiali  e  soldati  I 

I  nostri  voti  sono  appagati:  io  vi  conduoo  ad  affironjtare 
il  nemico. 


304  ' 

Quando  si  voleva  far  di  voi  un  cieco  stromento  nelle  mani 
deirAustria,  voi  sd^naste  quella  condizione  villssìma,  e  ri- 
spondendo alla  voce  che  vi  chiamava  sotto  la  bandiera  ita- 
liana, con  un  volere  meravigliosamente  concorde  sorgeste 
tutti  come  un  sol  uomo,  gridando:  Viva  l'Italia/ 

Si  soldati.  Viva  V Italia f  ma  affinchè  l'Italia  viva,  biso- 
gnerà fugare  l'Austriaco  che  la  calpesta.  E  sarà  fugato,  se 
voi  saprete  combattere  impavidi  con  la  ferma  risoluzione  di 
vincere  e  di  morire. 

Soldati,  io  son  certo  del  vostro  coraggio  e  della  vostra  di- 
sciplina, e  che  saprete  emulare  i  vostri  fratelli  di  Piemonte 
e  i  vostri  amici  di  Francia. 

La  pugna  è  vicina,  la  vittoria  sicura.  Avanti  dunque  I  L'I- 
talia ci  guarda. 

VIVA  L'ITALIA  1  VIVA  VITTORIO  EMANUELE  II! 
VIVA  NAPOLEONE  III  ! 

Il  generale  in  capo 

G.  Ulloa. 


>oo%ooo- 


LETTERA  eneiclica  di  S.  ».  Papa  Pio  IX  a  tutti 
i  patriarchi,   primati,   areivescovi,   vescovi,   ecc. 

Roma»  16  giugno  1859. 

Pio  P.  P.  IX. 

Venerabili  fratelli,  salute  ed  apostolica  benedizione! 
Quel  moto  di  sedizione,  che  teste  scoppiò  in  Ilalia  contro 
i  legittimi  principi,  e  dagli  Stati  limitrofi  ai  dominj  pontificii 
invase  pure,  come  una  fiamma  d'incendio,  alcuna  delie  no- 
stre Provincie,  le  quali,  commosse  da  quel  funesto  esempio 
e  spinti  da  astemi  eccitamenti,  si  sottrassero  dal  paterno 
nostro  reggimento,  cercando  anzi,  ad  istigazione  di  pochi. 


30S 
di  sottoporsi  a  queir  italiano  governo  che  in  questi  ultimi 
anni  ia  avverso  alla  Chiesa  ed  ai  legittimi  suoi  diritti  ed  ai 
sacri  ministri.  Or  mentre  Noi  riproviamo  e  lamentiamo  que- 
sti atti  di  ribellione,  coi  quali  una  parte  soltanto  del  popolo 
in  queUe  sturbate  provinde  sì  ingiustamente  risponde  alle 
paterne  nostre  cure  e  sollecitudini,  e  mentre  apertamente 
dichiariamo  essere  a  questa  Santa  Sede  necessario  il  civile 
principato,  perchè  senza  alcuno  impedimento  possa  esercitare, 
a  bene  della  religione,  la  sacra  potestà  (il  quale  civile  prin- 
cipato si  sforzano  di  strapparle  i  perversi  nemici  della  Chiesa 
di  Cristo),  a  Voi,  venerabili  fratelli,  in  si  gran  turbine  di 
avvenimenti,  indirizziamo  la  presente  lettera  per  trovare  qual- 
che sollievo  al  Nostro  dolore.  Ed  in  questa  occasione  anche 
vi  esortiamo,  che,  secondo  la  sperimentata  vostra  pietà  e  Te- 
simio  vostro  zelo  per  l'apostolica  Sede  e  la  sua  libertà,  pro- 
curiate di  compiere  quello  che  leggiamo  avere  già  prescritto 
Mosè  ad  Aronne,  supremo  pontefice  degli  Ebrei  (iVtim.,  eap.  xvi): 
«Prendi  il  turibolo  e  messovi  del  fuoco  dell' altare,  ponvi 
«  sopra  rincenso,  e  va  sùbito  a  trovare  il  popolo  per  fare 
«  orazione  per  lui  ;  imperocché  il  Signore  lia  già  sciolto 
«il  freno  all'ira  Sua,  e  il  Anello  infierisce.»  E  parimenti 
vi  esortiamo  a  pregare,  come  già  quei  santi  fratelli  Mosè  ed 
Aronne,  i  quali,  bocconi  per  terra,  dissero:  «Fortissimo  Dio 
«degli  spiriti  di  tutti  gli  uomini,  infierirebbe  ella  mai  l'ira 
«  tua  contro  di  tutti,  pel  peccato  di  taluni?»  (iVww.,  cap.  xvi). 

Al  qual  fine,  venerabili  fratelli,  vi  scriviamo  la  presente 
lettera,  dalla  quale  prendiamo  non  lieve  consolazione:  giac- 
ché confidiamo  che  Voi  risponderete  appieno  ai  Nostri  desi- 
deri ed  alle  Nostre  cure. 

Del  resto.  Noi  dichiariamo  apertamente  che,  vestiti  della 
virtù  che  scende  dall'alto,  la  quale  Dìo,  mosso  dalle  preghiere 
dei  fedeli,  concederà  all'infermità  Nostra,  soffriremo  qualun- 
que pericolo  e  qualunque  acerbità,  piuttosto  che  abbandonare 
in  veruna  pairte  l'apostolico  dovere,  e  permettere  qualunque 
cosa  contraria  alla  santità  del  giuramento  con  cui  ci  si^o 

ÀrehUfio,  tee.  39 


306 
legali ,  quando  per  divino  volere  salimmo,  benché  immerite- 
voli, sopra  questa  suprema  Sede  del  Priucipe  degli  apostoli, 
rocca  e  baluardo  della  fede  catolica.  E  augurandovi,  vene- 
rabili fratelli ,  ogni  all^rezza  e  felidtà  nel  compiere  il  vo* 
stro  dovere  pastorale,  con  ogni  affetto  compartiamo  a  Voi  ed 
ai  vostro  gre^e  l'apostolica  benedizione,  auspice  della  ce- 
leste beatitùdine. 

Dato  in  Roma  presso  San  Pietro  il  dì  18  giugno  déifmno 
4859,  del  Nostro  pontificato  il  deòimoquarto. 


19  Giu^o  1859  —  La  lìotte  di  questo  giorno ,  la  flotta:  sarda  (com- 
posta di  ft  legni^  fra  cui  due  fregate)^  ewmnàaita  dal  barone  Tiloki- 
0,  fece  vela  da  Genova  per  l'Adriatico, 


sano. 


PROCIi.lìilA.  «lei    regio   g^in^eriSiatore    dfe^duentl   di 
Modena  e  Regiflo. 

.  Modena,  19  giogoio  1859. 

Italiani  delle  Provincie  modenesi  ! 

Voi  avete  rinnovato  il  voto  della  unione  col  regno  di  Sar- 
degna. Vittorio  Emanuele  mi  manda  a  governarvi.  L'esempio 
del  Primo  Soldato  deir  indipendenza  insegna  a  me  ed  a  voi  la 
via  del  dovere. 

Primo  dovere  di  tutti  gli  Italiani  è  oggi  quello  di  essere 
larghi  alla  patria  dell'avere  e  del  sangue:  primo  dovere  di 
un  governo  nazionale  mantenere  severamente  l'ordine  civile^ 
e  rifornire  l'esercito  di  uomini  e  di  denaro. 

Io  farò  il  mio,  voi  non  mancherete  al  dover  vostro. 

In  queste  Provincie  furono  sempre  ingegni  elevati  ed  ani- 
mi forti,  che,  per  egregie  qualità  e  per  fatti  preclari,  salirono 
in  fama.  Voi  continuerete  a  far  prova  di  quel  senno  civile 
eh'  è  necessario  a  fondare  libero  rQggimeAto,  e  di  quella  co- 
stanza che,  ne' duri  partiti  della  guerra,  non  abbandona  gli 
animi  robusti. 


307 
Dc^o  alcuni  secoli  di  dolme,  l'ilalia  ha  una  occasione 
nuovissima  di  liberarsi  -dalla  dominazione  straniera.  Il  re 
Vittorio  Emanuele  scioglie  il  voto  fatto  sulla  tomba  del  suo 
magnanimo  padre,  esponendo  la  vita  dove  è  maggiore  il  pe- 
pioolo  delle  battaglie.  L'imperatore  della  più  forte  fra  le  na- 
soni latine,  combattendo  i  nostri  nemici  con  generosilà  me^ 
Favigliosa,  accresce  lo  splendore  di  un  nome,  al  quale  pa-* 
reva  che  né  il  genio,  né  la  fortuna  potessero  aggiungere  gloria. 
Italiani  delle  próvincìe  modenesi  t  Io  ho  fatto  sigurtà  per 
voi  al  governo  del  re,  che  mostrerete  la  riconoscenza  alf im- 
peratore ed  alla  generosa  nazione  francese,  gareggiando  di 
virtù  coi  popoli  subalpini,  i  quali,  provati  da  mólte  sventure^ 
non  perdonarono  a  fatica,  né  a  sacrifici  per  assecondare  Vit- 
torio Emanuele  nel  bisogno  di  preparare  e  condurre  a  buon 
fine  la  grande  impresa. 

Àjutatemi  vói  del  consiglio  e  dell'opera.  Siate  uniti  e  con- 
cordi: che,  per  vincere  i  nemici  d'Italia,  bisogna  vincere  le 
nostre  passioni,  levar  via  gli  sdegni,  por  giù  le  borie  muni- 
cipali, aivere  in  cima  dei  pensieri  r  indipendenza,  T  unione  e 
la  grandezza  della  patria,  della  quale  vogliamo  esser  citta- 
dini. ^ 

Il  regio  governatore  Parini. 


I  >-L  i(f9E)t  ii< 


CIBCIOLAHE  db-ttnatodfttlnitelfttiN^AelFiiitwflM^  di 
Ti^B^m/M  ^  pnefeiii  e  «oéto  prefetti  .i^eli^lvaiiiente 
jil  inowUiieiulo  41  nwUme  mM  Pie^aaii,|e  iiptai»ifles]tiir 
tosi  in  paese. 

rirenm,  19  giugno  i859. 

Illustrissimo  Signore. 

JDairartiMlo.pnblieato  nel  UénHore  N.""  i4«.  V.  S.  IHu- 
atrìssma  vedrà  quale  sia.il  contegno  che  il  governo  intende 
osservare  lelativamenAe  all'espressione  dei  ivoti  éult'uniona 


308 
della  Toscana  colle  altre  Provincie  d' Italia,  liberate  dalla  do- 
minazioDB  e  dalla  preponderanza  austrìaca,  sotto  lo  scettro 
costituzionale  dei  re  Vittorio  Emanuele. 

È  precìso  dovere  degli  agenti  del  governo  lo  uniformarsi 
In  tutto  a  queste  massime.  Perciò  eglino  dovranno  invigilare 
con  ogni  cura  affinchè  l'espressione  di  questi  voti  non.  tra- 
scenda né  a  manifestazioni  tumultuarie,  né  a  dissidii,  per 
cui  venga  meno  il  rispetto  che  ciascuno  deve  alle  persone, 
ai  diritti,  alle  opinioni  dei  suoi  concittadini. 

Quando  gli  argomenti  della  persuasione  riescissero  ineffi- 
caci, sarebbe  obligo  di  Y.  S.  Illustrìssima  di  usare  tutta  F  au- 
torità di  cui  la  legge  Y  investe,  affine  di  prevenire  ogni  dì* 
sordine;  ma  anziché  questo  rimedio  estremo  centro  un  male, 
dal  cui  timore  ci  assicurano  il  senno  e  la  temperanza  del 
popolo  toscano,  converrà  adoperare  molta  operosità  neir  il- 
luminare le  menti  e  dimostrare  quanto  male  si  comporrebbe 
r  unione  Ira  gì' Italiani  delle  diverse  Provincie  dividendo  quelli 
che  sono  già  uniti;  nel  mettere  in  chiaro  come  questo  er- 
rore, colpevole  in  ogni  tempo,  sarebbe  sacrilegio  oggi,  perchè 
impedirebbe  ai  toscani  di  raccogliere  le  forze  ed  i  pensieri 
verso  la  guerra  destinata  a  farci  ottenere  la  liberazione  d'I- 
talia, vanamente  desiderata  per  tanti  secoli,  e  ricondurrebbe 
in  trono  quella  dinastia,  la  cui  ristorazione  sarebbe  per  noi 
un  danno  ed  una  vergogna.  Avrà  cura  V.  S.  Illustriss  ™*  nello 
stesso  tempo  di  far  conoscere  come  debbano  essere  liberis- 
sime le  manifestazioni  di  quei  voti. 

Se  altri  accusasse  il  contegno  del  governo  che  non  prmde 
parte  a  questi  atti,  V.  S.  lUustriss."»*  spiegherà  come  coloro 
che  ora  sono  incaricati  del  governo  della  Toscana,  abbiano 
per  primo  dovere  di  astenersi  da  ogni  atto  che  oltrepassi 
i  limiti  del  mandato,  che  dal  re  Vittorio  Emanuele  venne  af- 
fidato al  suo  commissario;  e  nello  stesso  tempo  V.  S.  Illu- 
striàs."*  dichiarerà,  che  essi  respingono  come  una  calunnia 
P  imputazione  di  volere  contrastare  al  voto  della  naeionfe, 
mantenendo  quelle  divisioni  di  territorio  per  cui  l'itatia  fu 


309 
impedita  dal  prender  luogo  fra  le  nazioni  indipendenti,  o  di 
menomare  l'omaggio  al  re  Yiitorio  Emanuele,  il  cui  nome 
simboleggia  T indipendenza,  l'unione,  la  libertà  pei  popoli 
italiani. 

V.  S.  Illustrissima  farà  comprendere  in  pari  tempo  come 
astenendosi  dall' ingerirsene,  il  governo  assicuri  autorità,  e 
quindi  maggiore  eincacia  a  quegli  atti,  che  debbono  esprimere 
un  voto  dei  cittadini,  affatto  libero  e  spontaneo;  carattere 
che  non  avrebbero  allorché  quelli  venissero  iniziati  o  sug- 
geriti per  consiglio  dei  governanti,  anziché  per  azione  pro- 
pria dei  cittadini  e  delie  magistrature  che  hanno  officio  di 
rappresentarli. 

Di  V.  S.  Illustrissima. 

Dai  minlitero  dell'interno,  ecc. 

Devotiss.  servii.  B.  Ricasoli. 


SO  Giugno.  —  /{  corpo  di  Svizzeri^  partito  da  Roma  sotto  il  colonnello 
Schmidt^  attacca  Perugia.  Dopo  3  ore  di  vivismna  difesa^  che 
fu  continuata  anche  nelle  strade  e  nelle  piazze^  gli  Svizzeri  s'im- 
padroniscono della  città,  e  la  saccheggiano  barbaramente  per 
parecchie  ore  con  grandissima  uccisione  di  gente^  comprese  le 
donne  e  gU  inermi. 

•-*  Hél  caneistero  segreto  tenuto  la  mattina  di  questo  giorno^  Pio  IX  ade- 
risce alla  nomina  fattane  dall'imperatore  d'Austria^  già  sca- 
duto da  ogni  diritto  sulle  Provincie  lombarde,  proponendo  la  chiesa 
metropolitana  di  Milane  pel  A.  D.  Paolo  Ballerini,  canonico  e 
dottare  in  sacra  teologia. 


PROCLAMA  ai  Popoli  di  Lombardia. 

Milano,  SO  giugno  1889. 

Primo  mio  dovere  era  il  provvedere  all'armamento  di  que- 
ste Provincie  che  si  trovano  in  faccia  al  nemico. 


810 

Già  si  va  ordinando  la  guardia  nazionale.  Ora  vi  annuncio 
la  leva  militare. 

Noik  fa  ancora  un  mese,  rannnnzio  d'una  chiamata  dei 
vostri  figli  al  militare  servizio  avrebbe  gettata  la  desolazione 
nelle  famiglie. 

Oggi  voi  lo  accogliete  con  gioja,  come  lo  aspettaste  con 
impazienza,  e  già  in  buon  numero  lo  preveniste. 

Ormai  nessuno  di  voi,  giovani  Lombardi,  invidierà  quei 
generosi  ohe  con  tanto  rischio  corsero  negli  scorsi  mesi  ad 
arnolarsì  nelle  file  dell'es^cito,  che  oltre  il  Tidno  si  pre- 
parava  a  combattere  per  ^indipendenza  della  patria. 

Sarete  tutti  soldati  del  vostro  paese,  —  e  il  re,  che  davvero 
è  il  primo  soldato  d'Italia,  vedrà  che  anche  mi  campi  di  bat- 
taglia sapete  secondare  i  suoi  magnanimi  propositi,  e  che  siete 
degni  dei  destini  a  cui  Vltalia  è  chiamata  dopo  secoli  di  dolore. 

Là  presso  alle  fortezze,  dove  è  solito  riparare  dalle  scon- 
fitte, il  nemico  è  ancóra  grosso  e  minaccioso. 

Rifornire  quindi  e  rinvigorire  l'esercito  è  la  suprema  ne- 
cesjsità  del  momento,  e  lo  sarà  sin  che  venga  il  giorno  che 
si  dirà:    non  v'ha  più  un  austriaco  in  Ital^. 

POPOLI  DI  LOMBARDIA. 

Se  aveste  bisogno  di  eccitamento,  io  vi  ripeterei  ie  savie 
parole  che  nel  memorando  otto  giugno  v'  indiràzava  Ns^k)- 
leone  :III,  il  potente  amico  della  nostra  causa  nazionale:  Or- 
ganis^M^tevi  militarmmtey  wlate^  sotto  le  bandiere  di  i?eyrr- 
TORio  Emanuele,  che  vi  ha  cosi  nobilmMte  mostrato  la  via 
dell'onore,  ricordatevi  che  senza  disciplina  non  vi  ha  esercito^ 
6,  ardenti  del  santo  fuoco  della  patria,  non  siate  oggi  che 
soldati,  per  essere  domani  liberi  cittadini  d^un  grande  paese. 

Dal  palazzo  di  gorerao. 

Viva  il  Re!  viva  Italia  1 

^  li  ffovemaiore  della  Lombardia 

'VlGUAHri; 


311 


PROTESTA  della  duchessa  reggente  di  Parana,  da- 
tata da  San  G  allo  (Svizzera),  oire  si  é  ritirata  S.  A. 
reale  dopo  di  avere  abbandonato  i  «noi  Stati. 

fiea  Galid»  90  giugno  1859. 

Noi,  Euim  Maria  di  Borbone,  reggente  degli  Stati  par- 
mensi pel  duca  Roberto  L 

LoDtaod  dal  paese  che  noi  governiamo  con  vero  aoiore  io 
nome  dell'  orfano  nostro  figlio,  ci  fu  di  dolorosa  sorpre^  lo 
apprendere  le  gravi  mutazioni  politiche  avvenutevi  in  ont^ 
alle  disposizioni  da  noi  lasciate  partendo,  ed  a  pregiudizio, 
dei  diritti  e  degl'interessi  del  duca  di  Parma. 

Io  couseguema  di  che  ci  è  fora^,  nostro  malgmdo,  dì  muo- 
ver querele  contro  una  parte  de'  no&tri  sudditi,  e  contro  uh 
governo  vicino  che  manifesta  T intenzione  dì  sostituirsi  io 
nostro  luogo,  e  che  senza  motivi  legittimi,  ci  considera  coiae 
nemici. 

In  verità^  noi  non  avevamo  creduto  di  doverci  aspettare 
fatti  somiglianti. 

Allorché,  il  3  maggio,  i  nostri  sudditi  tornarono,  di  pro- 
prio impulso,  a  mettersi  sotto  la  nostra  autorità,  noi  vedemmo 
in  questo  fatto  un  indizio  delle  buone  disposizioni  del  paese 
a  nostro  riguardo;  quanto  all'esterno,  noi  ricevevamo- conti- 
nuameote  da  parte  di  tutte  le  Potenze,  compresevi  le  belli- 
geranti, testimonianze  d'intimo  accordo,  le  quali  rispondevano 
perfettamente. alla  politica  da  noi  costantemente  seguila. 

Ciò  nuUameno,  gli  eventi  sorvenuti  negli  Stali  della  ducale 
nostra  casa,  dapprima  a  Pontremoli,  poscia  nella  capitale,  e 
da  ultimo  a  Piacenza,  sono  violazioni  dei  diritti  di  nostro 
figlio  il  duca  di  Parma  Roberto  I ,  e  non  possiamo  astenerci 
dal  protestare  publicamenle  e  solennemente,  come  prote^ 
stiamo  col  presente  documento,  contro  gli  atti  di  ribellione^ 
cbe  si  permisero  i  municipii  di  Partna,  Piacenza  e  Pontremoli, 
parlando  in  nome  delle  popolazioni,  ed  arrogandosi  il  diritto 


312 
di  scioglierle  dall'obbedienza  ch'esse  dovevano  al  duca  come 
suoi  sudditi;  dopo  di  che  i  municipii  stessi  proclamarono 
l'incorporazione  del  paese  al  regno  di  Piemonte. 

Protestiamo  inoltre  contro  il  procedere  del  governo  piemon- 
tese, prima  nella  provincia  Pontremoli,  e  poi  in  altre  parti 
del  ducato,  per  avere  questo  governo,  da  una  parte  attizzata 
e  protetta  la  rivoluzione,  e  per  avere  dall'altra,  in  onta  ad 
ogni  diritto,  in  onta  alle  stipulazioni  dei  trattati  europei  in 
generale,  e  de' trattati  speciali  col  Piemonte  in  particolare, 
accettata  la  consegna  che  gli  fu  fatta  del  ducato  di  Parma, 
e  ciò  senza  alcuna  provocazione,  ne  causa  legittima  di 
guerra. 

Nello  stesso  tempo  noi  respingiamo  ogni  argomento  che 
potesse  venire  addotto  come  motivo  o  come  pretesto  dì  di- 
ritto 0  di  fatto,  per  gravarci  di  solidarietà  coli' Austria  rela- 
tivamente agli  atti  di  questa  Potenza  in  faccia  al  Piemonte, 
allorquando  essa  si  ritirò  dalla  fortezza  di  Piacenza. 

Protestiamo  eziandio  contro  tutti  quelli  i  quali,  nel  corso 
delle  vicende  politiche ,  si  resero  o  si  renderanno  colpevoli 
di  un  attentato  qualunque  contro  i  diritti  di  nostro  figlio, 
diritti  che  noi  dichiariamo,  col  presente  atto,  di  voler  man- 
tenere intatti  e  nella  piena  loro  integrità. 

Protestiamo  e  dichiariamo  di  considerare  come  nulli,  non 
avvenuti  e  di  ninno  effetto  tutti  gli  atti  che  sono  stati  pro- 
dotti 0  si  potessero  produrre  ancóra  negli  Stati  di  Parma  a 
pregiudizio  dei  diritti  del  nostro  dilettissimo  figlio. 

Protestiamo  infine  contro  le  conseguenze  di  tali  atti,  ri- 
serbandoci in  qualsiasi  tempo,  e  con  tutt'i  mezzi  legaii,  di 
far  valere  i  diritti  premenzionati. 

Noi  facciamo  questa  pmtesta  al  cospetto  di  Dio  e  degli 
uomini  ;  noi  protestiamo  non  solamente  nell'  interesse  di  no- 
stro figlio,  ma  nell'interesse  ben  anco  de'  suoi  sudditi,  e  vo- 
gliamo che  la  nostra  protesta  sia  portata  a  notizia  delle  Po- 
tenze alle  quali  è  affidata  la  custodia  del  diritto  publico  d'Eu- 
ropa. 


3t3 
Noi  ci  appelliamo  a  queste  Potenze,  nella  fiducia,  che  nel* 
l'alta  loro  giustizia,  nell'interesse  ddl' inviolabilità  dei  diritti 
dei  sovrani  e  d^li  Stati,  nella  loro  magnaminità  infine,  essi 
prenderanno  a  cuore  e  appoggeranno  efficacemente  la  causa 
del  giovine  orfano,  sovrano  di  Parma. 

Dato  a  san  Gallo  in  3riCEera»  lì  detto. 

Luisa,  reggente. 

Per  copia  conforme. 
6.  Pallavicino,  segretario  particolare. 


ALLOCtlZIOME  di  S.  S.  P.  P.  Pio  IX  tonata  nel  Con- 
eistopo  seg^reto  il  90  g^iug^no  1S50. 

Roma,  SO  giugno  1859. 

Venerabili  Fratelli! 

Al  vivo  dolore,  da  cui  insieme  a  tutti  i  buoni  Ci  sitiamo 
oppressi  per  la  guerra  eccitatasi  fra  nazioni  catoliche,  altro 
grandissimo  se  ne  aggiunge  per  la  làgrimcvole  mutazione  e 
disordine  di  cose,  che,  per  nefanda  opera  ed  ardimento  al 
tutto  sacrilego  dì  uomini  empii,  testé  avvenne  in  alcune  Pro- 
vincie del  Nostro  pontifico  dominio. 

Voi  bea  intendete,  venerabili  fratelli,  che  noi  ci  dogliamo 
con  queste  parole  di  quella  scolorata  congiura  e  ribellione 
di  faziosi  contro  il  sacro  e  legittimo  principato  civile  Nostro 
e  di  questa  S.  Sede,  la  quale  congiura  e  ribellione  alcuni 
iniquissimi  uomini,  dimoranti  nelle  stesse  provinde,  osarono 
tentare,  prcHuuovere  e  compiere  con  dandesline  e  inique  con- 
venticole, con  mene  turpissime  tenute  con  persone  di  Stati 
Jimitrofi,  con  libelli  frodolenti  e  calunniosi,  con  armi  prov- 
vedute e  vffiute  di  fuoiì,  e  con  moltissimi  altri  inganpi  ed 
arti  perverse. 


344 

£  non  po8«iai09  fion  immotare  assabsimo  che  questa  ioi- 
qua  congiura  sia  primieraqoente  sconcata  oella  nastra  cif6 
di  Bologiìa,  la  quale,  colmata  di  bene&y  dalla  Nostra  patena 
beuevolenza  e  liberalità,  due  anni  or  sono,  quando  vi  sog- 
giornammo, non  aveva  lasciato  di  mostrare  e  di  attestare  la 
sua  venerazione  verso  di  Noi  e  di  questa  Sede  apostolica. 

Infatti  in  Bologna  il  giorno  12  di  questo  mese,  dopo  che 
inopinatamente  ne  partirono  le  truppe  austriache,  i  congiu- 
rati più  segnalati  per  audacia,  senza  frapporre  indugio,  con- 
culcando tutt'i  divini  ed  umani  diritti,  e  rilasciato  ogni  freno 
all'iniquità,  non  ebbero  orrore  di  tumultuare  e  di  armare, 
raunare  e  guidare  la  guardia  urbana,  e  recarsi  al  palazzo  del 
Nostro  cardinal  legato,  ed  ivi,  tolte  le  armi  pontificie,  inal- 
zare e  collocare  in  loro  vece  il  vessillo  della  ribellione,  con 
somma  indegnazione  e  fremito  degli  onesti  cittadini,  i  quali 
non  si  arrestavano  punto  di  riprovare  liberamente  si  gran 
delitto,  e  di  applmidire  a  Noi  ed  al  nostro  pontificio  governo. 

Poi  dagli  stessi  ribelli  fu  intimata  la  partenza  allo  stesso 
cardinal  Nostro  legato,  il  quale,  secondo  il  dovere  del  suo 
officio ,  non  lasciava  di  opporsi  a  tanti  soeterati  ardimenti 
e  di  sostenere  e  difèndere  i  diritti  e  la  dignità  Nostra  e  di 
questa  Santa  Sede.  Ed  a  tal  segno  d'iniquità  ed  itppudiBnfò 
vennero  i  ribelli,  che  non  temettero  di  mutare  il  governo,  e 
chiedere  la  dittetura  del  re  di  Sardegna,  e  per  questo  fine 
mandarono  loro  deputati  allo  stesso  re.  Non  potendo  dumque 
il  Nostro  legato  impedire  tante  malvagità,  e  più  a  hing^  so- 
stenerle ed  esserne  spettatore,  pnblieb  a  voce  ed  in  iscrtlto 
atia  solenne  .protesta  contro  quanto  erasi  cifrato  da  ^qtiei 
foziosi  a  danno  dei  diritti  Nostri  e  di  questa  S.  Sede,  e,  cd- 
Btretto  a  partire  di  Bologna,  mosse  a  Ferrara. 

Le  nefendezie  di  Bologna  vennero  cogli  stessi  colpevoli  okkIì 
Oflerate  altresì  in  Ravenna,  in  Perugia  ed  altrove,  con  Mn- 
man  lutto  de' buoni,  da  uomini  scelerati,  nella  fidanza  che 
il  Ibro  impeto  non  potesse  venir  ^represso  è  frenato  dalte 
Nostre  pontificie  milizie,  le  quali,  trovandosi  in  poco  lìcanwo, 


3iK 
non  erano  in  grado  di  resistere  al  loro  farore  ed  alla  loro 
audacia. 

Laonde  nelle  anzidette  città  si  vide  per  opera  dei  faziosi 
oonculoata  Fantorità  di  ogni  legge  divina  ed  umana,  ed  op- 
pugnata la  suprema  civile  potestà  Nostra  e  di  questa  9.  Sede, 
inalberati  i  vessilli  della  ribellione,  tolto  dì  mezzo  il  legittimo 
pontificio  governo,  invocata  la  dittatura  del  re  di  Sardegna, 
e  spinti  e  costretti  alla  partenza  i  Nostri  Delegati  dopo  pu- 
bllca  protesta,  e  commessi  altri  non  pochi  delitti  di  fellonìa. 

Ninno  poi  ignora  a  che  principalmente  mirino  sempre  co- 
desti odiatori  del  cìvil  principato  della  Sede  apostolica,  e  ciò 
ch'essi  vogliono,  e  ciò  che  bramano  e  sospirano.  Per  fermo 
tutti  sanno,  come  per  singolare  consìglio  della  divina  prov- 
videnza, è  avvenuto  che,  in  tanta  moltitudine  e  varietà  di 
prìncipi  secolari,  anche  la  romana  Chiesa  avesse  un  dominio 
temporale  a  niun'altra  podestà  soggetto,  acciocché  il  Romano 
Pontefice,  sommo  pastore  di  tutta  la  Chiesa,  senz'essere  sot- 
toposto a  nessun  principe,  potesse  con  pienissima  libertà  eser- 
citare in  tutto  Torbe  il  supremo  potere  e  la  suprema  auto- 
rità, a  luì  data  da  Dio,  di  pascere  e  reggere  l'intero  gregge 
del  Signore,  e  insieme  più  facilmente  propagare  di  giorno  in 
giorno  la  divina  religione,  sopperire  ai  vari!  bisogni  dei  fe- 
deli, prestare  ajuto  al  chiedenti,  e  procurare  tutti  gli  altri 
beni,  i  quali,  secondo  i  tempi  e  le  circostanze,  fossero  da  lui 
conosciuti  conferire  a  maggior  vantaggio  di  tutta  la  cristia- 
nità. Adunque  gV  infestissimi  nemici  del  temporale  dominio 
della  Chiesa  romana  perciò  si  adoperano  d'Invadere,  d'inde- 
bolire e  distruggere  il  cìvil  principato  di  lei,  acquistato  per 
divina  provvidenza,  con  ógni  più  giusto  ed  inconcusso  diritto, 
e  confermato  dal  continuato  possesso  di  tanti  secoli,  e  rico- 
nosciuto e  difeso  dal  commun  consenso  dei  popoli  e  dei  prin- 
cipi, eziandio  acatolici,  qual  sacro  e  inviolabile  patrimonio 
del  Principe  degli  apostoli,  affinchè,  spogliata  che  sia  la  ro. 
mana  Chiesa  del  suo  patrimonio,  possano  essi  deprimere  ed 
abbattere  la  dignità  e  la  maestà  della  Sede  apostolica  e  del 


316 
Romano  Poateflce,  e  più  liberamente  danneggiare  a  far  aspra 
guerra  alla  santissima  religione,  e  questa  religione  medesima, 
se  fosse  possibile,  atterrare  del  tutto. 

A  questo  scopo  per  verità  mirarono  e  tuttavia  mirano  gl'i- 
nìqui  macchinamenti  e  tentativi  e  frodi  di  quegli  uomini,  i 
quali  cercano  di  abbattere  il  dominio  temporale  della  romana 
Chiesa,  come  una  lunga  e  tristissima  esperienza  a  tutti  am- 
piamente fa  manifesto. 

Per  la  qual  cosa,  essendo  Noi  obligati,  per  debito  del  No- 
stro apostolico  ministero  e  per  solenne  giuramento,  a  prov- 
vedere con  somma  vigilanza  all'incolumità  della  religione,  e 
a  difendere  i  diritti  e  i  possedimenti  della  romana  Chiesa 
nella  loro  totale  integrità  e  inviolabilità,  nonché  a  sostenere 
e  conservare  la  libertà  di  questa  S.  Sede,  la  quale  libertà 
è  senza  niun  dubio  connessa  colla  utilità  di  tutta  la  Chiesa 
catolica;  e  per  conseguenza  essendo  Noi  tenuti  a  difendere 
il  principato  dalla  divina  Provvidenza  concesso  ai  romani 
pontefici,  pel  libero  esercizio  dell'ecclesiastica  primaàa  su  tutto 
l'orbe,  e  dovendo  noi  trasmetterlo  intero  ed  inviolato  ai  no- 
stri successori;  per  ciò  Noi  non  possiamo  non  condannare 
sommamente  e  detestare  gli  empii  e  nefandi  sforzi  ed  atten- 
tati dei  sudditi  ribelli,  e  loro  fortemente  resistere. 

Pertanto  dopo  avere  con  Nota  di  reclamo  del  Nostro  car- 
dinale segretario  di  Stato,  mandata  a  tutti  gli  ambasdatorì, 
ministri  ed  incaricati  d'affari  delle  Corti  estere  accreditati 
presso  di  Noi  e  di  questa  S.  Sede,  riprovato  e  detestato  le 
violenze  di  cotesti  ribelli,  ora  alla  presenza  di  questo  vostro 
ragguardevolissimo  consesso,  o  venerabili  fratelli,  alzando 
la  Nostra  voce,  con  la  maggior  forza  che  possiamo  dell'animò 
Nostro,  protestiamo  contro  tutto  ciò  che  gli  anzidetti  ribelli 
hanno  osato  di  fare  nei  predetti  luoghi,  e  colla  Nostra  suprema 
autorità  condanniamo,  riproviamo,  cassiamo  ed  aboliamo  tutti 
e  singoli  gli  atti  si  io  Bologna,  sì  in  Ravenna,  si  in  Perugia, 
e  si  in  qualunque  altro  luogo,  e  sotto  qualsivoglia  titolo  fatti 
da  essi  ribelli  contro  il  sacro  e  legittimo  principato  Nostro  e 


317 
di  questa  Santa  Sede,  e  diclùariamo  e  decretiamo  che  tali 
atti  sono  nulli  del  tutto,  illegittimi  e  sacrìleghi. 

Dìppiù  ricordiamo  a  tutti  la  scommunica  maggiore,  e  le  altre 
pene  e  censure  ecclesiastiche  fulminate  dai  sacri  canoni, 
dalle  costituzioni  apostoliche  e  dai  decreti  dei  concilii  gene- 
rali, specialmente  dal  tridentino  (sess.  22,  cap.  XI.  DeReform.) 
da  incorrersi,  senza  bisogno  di  altra  dichiarazione,  da  coloro 
che  in  qualsivoglia  modo  ardiscono  di  scuotere  il  potere  tem« 
porale  dei  Romano  Pontefice,  e  quindi  dichiariamo  esservi 
di  già  miseramente  incorsi  lutti  coloro  i  quali  a  Bologna,  Ra- 
venna, Perugia  ed  altrove  osarono  colPopera,  col  consìglio, 
coirassenso,  e  per  qualunque  siasi  altro  modo,  di  violare, 
perturbare  ed  usurpare  la  civile  potestà  e  giarisdizione  Nostra 
e  di  questa  S.  Sede,  e  il  patrimonio  di  S.  Pietro. 

Intanto,  mentre  spinti  dal  debito  del  Nostro  officio,  siamo 
eostr^ti,  non  senza  grande  dolore  deiranimo,  a  didiiarare 
e  promulgare  tali  cose,  commìserando  alla  lagrìmevole  cecità 
di  tanti  figliuoli.  Noi  non  desistiamo  di  dhnandare  umilmente 
e  istantemente  dal  clementissimo  Padre  di  misericordia,  che 
eolla  sua  onnipotente  virtù  afifretti  quel  giorno  C'Osi  desiderato, 
nel  quale  possiamo  nuovamente  accogliere  con  gioja  fra  le 
paterne  braccia  questi  figliuoli  nostri  ravveduti,  e  ritornati 
al  proprio  loro  dovere;  e  vedere  reintegrato  in  tutti  i  nostri 
pontifici  Stati  l'ordine  e  la  tranquillità,  allontanatane  ogni 
perturbazione.  Sostenuti  da  tal  fiducia  in  Dio,  siamo  confor- 
tati dalla  speranza  che  i  principi  d'Europa,  siccome  per  Io 
addietro,  cosi  ora  altresì  pongano  di  commune  accordo  e  sol- 
lecitudine ogni  loro  opera  nel  difendere  e  conservare  intero 
questo  principato  temporale  Nostro  e  della  S.  Sede,  impor- 
tando sommamente  a  ciascuno  di  loro  che  il  Romano  Pon- 
t^ce  goda  pienissima  libertà,  affinchè  sì  possa  debitamente 
sodisfare  alla  tranquillità  dì  coscienza  dei  catolici  che  dimo- 
rano nei  loro  Stati.  La  quale  speranza  per  certo  da  ciò  an- 
córa viene  accresciuta,  che  gli  eserciti  francesi  esistenti  ora 
in  Italia,  secondo  le  dichiarazioni  del  carissimo  nostro  figlio 


318 

In  Cristo,  Timperatore  dei  francesi,  non  solo  non  ferapno  eosa 
alcuna  contro  il  potere  temporale  Nostro  e  di  questa  S.  Sede, 
ma  anzi  lo  difenderratino  e  conserveranno. 


ClllCOli ARE  del  ministro  diagli  affari  esierl  di  Pran- 
«$la  ag^il  agenti  dipiomaiiel  francesi  annesterò,  re- 
lativa ali'opiiiione  dei  iroverna  imperlaie  Mili' at* 
titadine  e  la  politiea  della  C^rataaia. 

Parigi,  SO  giugno  1859. 

Signore,  voi  conoscete  la  eiroolare  indirizzata  dal  governo 
ra$&o  ai  suoi  agenti  in  Germania,  e  voi  avete  apprezzato  tutta 
la  giustezza  delle  vedute  cb'ei  sottomette  con  tanta  oppor- 
tunità alla  riflessione  dei  governi  confederati.  Non  si  saprebbe 
meglio  definire  la  posizione  rispettiva  delle  Potenze  nelle  cose 
d'Italia  e  portare  un  più  vero  giudizio  sulla  situazioira  ge^ 
nerale.  U  governo  russo  rende  piena  giustizia  alla  sincerità 
delle  assicurazioni  da  noi  date  alla  Germania  dal  principio 
della  guerra,  e  vi  vede  con  ragione  motivi  suffiotenli  per  la 
Confederazione  di  guardare  con  intiera  fiducia  lo  svolgersi 
della  lotta  che  sosteniamo  in  Italia. 

Non  è  mia  intenzione  di  riandare  una  espo^zione  di  coi 
avrete  facilmente  compreso  la  conclusione.  Raccomando  tùt- 
tavolta  alla  vostra  particolare  attenzione  in  questo  documento, 
le  considerazioni  che  si  riferiscono  specialmente  ai  rapporti 
della  Confederazione  nella  questione  presente.  Non  solo,  se- 
condo il  governo  rusdo,  la  Germania  non  deve  intervenire* 
perchè  non  si  tratta  né  de' suoi  interessi,  né  de'suoi  diritti, 
ma,  mischiandosi  nel  conflitto,  mancherebbe  alla  parte  che 
le  hanno  assegnato  i  trattati. 

Non  solo  essa  non  potrebbe  mettere  m  campo,  nello  stato 
delle  cose,  la  nece^àità  di  proteggere  TeqUilibrio  europeo,  che 


sia 
um  ^  nimcmU)^  ma  ò  essa  stMsa^be  Ipeomprometterebbe, 
6(9  prateftd6$se  stabilire  esser  dessa  neoetsariamente  parte 
interessata  in  una  guerra  promossa  dall'Austria  come  Polena 
«uropea,  e  Taziom  del  corpo  federale,  considerato  come  tale, 
doversi  esercitare  air  infuori  dd  limiti  della  Go&federazioiie. 
UBa  simite  dottrina  non  tenderebbe  infatti  a  nientemeno,  che 
all'  incorporazione  di  fatto  nelle  provincue  non  alemanne  det 
V  Austria  al  territorio  federale,  e  a  questo  titolo  essa  sarebbe 
«osi  opposta  agli  int^essi  stessi  de^  altri  Stati  tedeschi,  come 
allo  spirito  dei  trattali  europei  che  hanno  consacrato  le  con- 
dieionl  di  toro  esistenza. 

Gii  organi  dell' Austria  objettano,  lo  sappiamo,  che  il  pos- 
sesso del  regno  lombardo-veneto  Ira  le  sue  mani  sareUbe  ne<- 
4)es8ario  per  la  sicurezza  delle  frcmtiere  federali;  ma,  sena 
entrare  in  alebna  controversia  a  questo  riguardo,  io  posae 
appAUarne  agli  atti  ufficiali  della  Oteta  stessa,  nella  circo- 
stanza più  decisiva. 

^aodo  quest'assemblea  ebbe  ad  occuparsi  dell' organizea- 
fame  tnilitare  della  Confederazione  germanica^  i  membri  del** 
l'associazione  che  hanno  possessioni  atemamie,  furono  chiar 
ttati  a  laor  conoscere  collettivamente  quelle  delle  loro  Pro- 
vincie per  ie  «quali  essi  intendevano  partecipare  alle  cariobe 
ed  agli  oblighi  communi.  Come  ne  la  fede  il  proceeso  ver^ 
baie  delle  deliberazìom  in  data  del  6  aprile  1&1&,  l'Àusbria, 
dopo  aver  enumerato  i  suoi  territori  atemanni,  parlò  di  qitelU 
4"  Italia,  e  dichiarò  in  termini  positivi,  che  nou  entrerdofae 
per  nulla  nelle  sue  visto  di  estendere  al  di  là  ddte  Alpi 
la  linea  di  difesa  della  Confederazione. 

Si  tcattava,  lo  ripetiaoiD,  di  fissare  le  basi  dd  sistema  mi* 
Mlare  igMinaaiCD.  La  discussione  aveva  preso  in  4|uel  mo^ 
aento  stesso  tutta  r  ìmportenza  che  si  addioeva  ad  un  soggette 
«osi  strettemente  legato  ai  più  e^enztali  interessi  4eli' Atot* 
Bagna.  Nessuna  voce  si  alzò  per  pretendeve  che  il  regno  lom* 
terdo-veneto,  uè  il  Po,  nò  alcuno  de' suoi  affluenti,  né  l'A* 
dige  stesso  fossero  necessari  aMa  «eurenn  della  Cenfederaf 


3» 

ZÌ0D6,  ed  è  alle  Alpi  ebe,  secondo  la  proposta  delf  Austria, 
conviene  che  la  Dieta  ponga  la  frontiera  e  la  linea  di  difesa 
deirAlemagna. 

Non  insisterò  davantaggio  sopra  un  fatto  che  risponde  con 
tanta  autorità  ad  ogni  objezione,  contro  il  quale  non  potrebbe 
prevalere  una  tesi  basata  sopra  erronei  giudizj  e  sollevata 
per  la  necessità  delle  circostanze. 

Le  naove  misure  militari,  teste  adottate  in  Prussia,  non 
c'inspirano,  a  questo  rigurdo,  alcuna  inquietudine.  Il  governo 
prussiano,  mobilizzando  una  ragguardevole  parte  del  suo  eser- 
cito, dichiara  ch'esso  non  ha  altro  scopo  che  quello  di  pro- 
teggere la  sicurezza  deirAlemagna  e  di  mettersi  in  grado 
d'esercitare  una  giusta  influenza  sugli  ulteriori  assetti,  d'ac- 
cordo colle  altre  due  grandi  Potenze.  Noi  non  possiamo  in 
questo  trovarci  in  disaccordo  col  gabinetto  di  Berlino. 

Il  governo  dell'imperatore,  che  avrebbe  desiderato  che  l'af- 
fare d' Italia  fosse  discusso  in  un  congresso,  lungi  dal  ricu- 
sarsi che  tutte  le  Potenze  concorrano  con  esso  a  consacrarne 
l'assestamento,  farebbe  egli  stesso,  occorrendo,  appello  alla 
loro  partecipazione  al  momento  opportuno. 

La  circolare  del  governo  russo  indica  assai  altamente  in 
quale  senso  la  sua  azione  non  mancherà  di  avere  il  suo  e^ 
4Mto  quando  sarà  giunto  il  momento.  Come  questo  docu- 
mento lo  ricorda,  e  come  ve  lo  feci  io  stesso  sapere,  il  go- 
verno Inglese,  al  principio  delle  ostilità,  aveva  già  dal  suo  canto, 
tenuto  il  più  acconcio  linguaggio  ai  governi  tedeschi,  studian- 
dosi di  distoglierli  dal  pensiero  di  far  causa  commune  col- 
r  Austria  contro  dì  noi. 

Senza  conoscere  ancóra  ufficialmente  le  disposizioni  dei 
Duovi  ministri  inglesi,  noi  siamo  autorizzati  ad  inferire  da 
loro  discorsi  nella  discussione  che  li  ha  portati  al  potere,  to' 
conclusioni  più  favorevoli  air  indipendenza  d'Italia,  e  nei  vi 
attingiamo  la  ferma  persuasione  che  i  voti  del  governo  in- 
glese, come  ra4)poggio  della  sua  influenza,  sono  per  la  $0* 
lozione  che  noi  medesimi  coltiviamo. 

Walewski.    _ 


321 


PROCLAMA    del  eomandanie  Biilltare  della  elM4 
di  Peraipia. 


Perugia,  Il  giugno  1959. 


Perugini  ! 


Un  pugno  di  faziosi,  accresciuto  dal  numero  dei  sedotti, 
osò  di  attentare  alla  sovranità  clella  S.  Sede.  Mandato  dal- 
l'augusto sovrano  Pontefice  Pio  IX  a  ripristinare  tra  voi  il 
suo  legittimo  governo,  sarebbe  stato  mio  desiderio  d'evitare 
Ogni  conflitto.  Coloro  però  ch'eransi  impossessati  della  cosa 
publica,  vollero  spingere  l'audacia  fino  a  resistere  armata 
mano,  e  le  mie  truppe  in  tal  frangente  non  mancarono  al  loro 
penoso  quanto  imperioso  dovere. 

Ora  sarà  mia  cura  di  ristabilire  e  tutelare  l'ordine  publico; 
al  qual  effetto,  valendomi  dei  poteri  conferitimi,  dichiaro  ed 
ordino  quanto  appresso: 

1.^  È  ripristinato  in  tutta  la  sua  integrità  il  legittimo  pon- 
tificio governo. 

2.^  Tutti  gli  atti  dell'intruso  governo  provvisorio  sono  nulli 
e  di  niun  effetto. 

3,^  È  stabilito  un  governo  militare  da  durare  fino  a  nuove 
disposizioni. 

Perugini  t  rispettate  le  leggi,  ed  io  rispondo  delia  disciplina 
delle  mie  truppe. 

il  colonnello  eomofuiaiiU 

Commendatore,  Antonio  Sghmidt. 


il 


NOTinCAZIOMB    èri    mmwmaMémmtr    MilltaiN^    «eli» 
mìUk  di  Pepn|rl<^« 

GOVERNO  MILITARE. 

Peragla,  SI  filngno  1859. 

Entro  ventiquattr'ore  dovranno  essere  depositate  presso  il 
comando  militare  tutte  le  armi  da  taglio  e  da  fuoco,  e  le 
munizioni  d'ogni  specie. 

È  proibito  Fuso  di  qualunque  distintivo  militare. 

fi  proibito  del  pari  qualunque  contrassegno  o  manifestazione 
sediziosa. 

I  contravventori  saranno  puniti  a  tenore  delie  leggi  mar- 
ziali. 

La  consegna  delle  armi  e  munizioni  avrà  luogo  nella  cosi 
detta  sala  de'notarì. 

il  colonnello  comandante 

Commendatore^  Antonio  Schmidt. 


ti  giugno  18S9.  —  Perugia  sottoposta  a  governo  mibtare;  gli  tvis- 
zeri  vi  continuano  violenze^  arresti  e  fucilazioni. 

—  V imperatore  d^  Austria  trasferisce  il  suo  fuartier  generale  a  Vii- 
lafranca. 


ARTICOIiO  del  flM^ale  «nelale  41  R* 
•I  n^tlSM  II  flktto  iH  Peragl». 

noma,  ti  glagno  1859. 

Non  6  ignoto  come  nei  giorno  14  del  corrente,  pochi 
faziosi  usm-passero  in  Perugia  il  legittimo  potere,  proclamando 
un  regime  provvisorio. 


3f3 

A  reprifftere  quest^atto  di  rib^iom^  il  governo  atiinò  op- 
partaiiiQ  di  apedirvi  persoaa  di  fldacia  per  intimar  knro  di 
rientrare  nell'ordine,  dovendosi^  ned  caso  contrario,  far  uso 
della  forza. 

Riuscite  vane  le  adoperate  insinuazioni,  una  colonna  di 
truppa  comandata  dal  colonnello  Schmid l,  secondo  gli  ordini 
ricevuti,  mosse  a  quella  volta,  e  dopo  un  combattimento  di 
tre  ore,  penetrò  da  tre  punti  nella  città,  e  vi  ristabili  il  go- 
verno legittimo  con  sodìsfazione  dei  buoni. 

lì  Santo  Padre  onde  manifestare  la  somma  sua  sodisfa* 
zione  al  menzionato  colonnello,  si  è  degnato  promuoverlo  al 
grado  di  generale  di  brigata,  e,  in  attenzione  di  speciali 
rapporti,  onde  premiare  quelli  che  si  sono  maggiormente  di- 
stinti, ha  ordinato  che  si  facessero  i  dovuti  elogi  alla  truppa 
che  prese  parte  a  questo  fatto,  e  che  cosi  bene  sì  distinse.  (Il) 


ORIM^E  WEMj  GIORIiO  del  comandante  la  l.""  dli^i- 
stone  militare  pontMeia. 

Roma.  21  giugno  18S9. 

Soldati! 

Perugia  è  caduta.  11  governo  pontifìcio  è  ristabilito.  Jeri 
alle  7  pomeridiane  i  vostri  compagni,  i  miei  prodi  soldati 
vi  sono  entrati  dopo  un  fuoco  di  ire  ore  consecutive.  Una 
fiera  difesa  non  li  ha  trattenuti;  il  frontone  di  San  Pietro  e 
la  porta  di  questo  nome,  furono  presi  d'assalto.  Il  coraggio 
dì  tutte  le  truppe  che  M  han  preso  parte,  come  mi  dice  il 
suo  degno  comandante,  il  colonnello  Schmidt,  è  stato  oitre- 
modo  degno  di  elogio.  Si  <  dunque  resa  lode  a  questi  bravi 
soldati,  e  serva  a  noi  tutti  di  nobile  e  generoso  esempio.  Se 
mi  trovo  orgoglioso  d'annunziarvi  questo  fatto  glorioso,  non 
ti  dissimulo  che  mi  trovo  dispiàc^ntìsstmo  di  non  aver  anch'io 


3S4 

divìso  con  essi  la  sofferenza  di  sette  giorni  di  marcia  forzata 
e  i  pericoli  del  combattimento.  Sono  però  soldato;  cornatale 
devo  dare  esempio  a  tutti  di  abnegazione  della  propria  irò- 
lontà. 

De  Gregobio, 
Comandante  la  prima  dìvimne. 


28  giugno  1859.  ^  Vesercito  francese  passa  U  Chiese  a  Mantéchiariy 
saombrato  dagU  aminoci  il  di  antecedente;  la  cavalleria  si  spinge 
.  fino  ad  Asola  e  Goito.  Quartier  generale  a  Montechiari. 

^  Le  truppe  pontificie  abbandonano  Rimini,  sgombrata  il  dì  antecedente 
anche  dagli  svizzeri;  la  città  segue  tosto  l'esempio  di  Bologna^ 
istituendo  una  Giunta  provvisoria. 


DISPACCIO  indirizzato  da  lord  Johm  Rns«ell,  hìI- 
nistre  de|pil  aflTapI  esieri  d^  Inghilterra ,  a  lerd 
Bloomfleld,  anbaaeiatore  ing^iese  presso  laClsrte 
di  Berlino. 


Foreign-Offlce,  St  giugno  I8S9. 

Milord  I 

Il  governo  di  S.  M.  vede  con  viva  inquietudine  manife- 
starsi in  Alemagna  una  tendenza  a  partecipare  alla  guerra 
scoppiata  tra  la  Francia  e  la  Sardegna  da  una  parte,  e  l'Austria 
dall'altra.  L'atteggiamento  prudente  e  moderato  della  Prussia 
è  l'unica  causa  capace  di  decidere  che  la  guerra  rimanga 
localizzata  in  Italia  e  non  si  estenda  sul  territorio  alemanno 
e  quindi  in  tutte  le  altre  parti  dell'Europa. 

L'imperatore  Napoleone  ha  dichiarato  di  non  aver  inten- 
zione d'attaccare  l' Alemagna;  v'è  quindi  ragione  a  credere 
che  il  principe  reggente  di  Prussia  non  vorrà  attaccare  ia 
Francia. 


»s 

Si  pretende  però  cihe  rAlemagoa  sia  mloacciata  se  non 
direttamente,  almeno  indirettamente,  e  si  dice  che  se  essa 
non  partecipasse  alla  guerra  sul  Po,  dovrebbe  quanto  prima 
difendersi  sul  Reno;  che  le  fortezze  austriache  sull'Adige  sono 
i  veri  baluardi  dell' Alemagna  contro  la  Francia.  In  questo 
ragionamento  si  contengono  ntolte  asserzioni  false  e  mal 
fondate. 

Niuno  può  negare  che  la  guerra  tra  l'Austria  e  la  Sarde- 
gna —  guerra  che  forse  ad  ogni  modo  non  si  poteva  evi- 
tare —  sìa  provenuta  dalla  situazione  d'Italia. 

Dal  4815  in  poi  l'Austria  ha  esercitato  per  lungo  tempo 
una  supremazia  di  fatto  sugli  Stati  italiani;  in  questi  ultimi 
anni  la  Sardegna,  ha  incoraggiato  e  nutrito  presso  gli  italiani 
il  sentimento  della  indipendenza.  Allorquando  lord  Loftus 
domandò  al  conte  Buoi  Y  assicurazione ,  che  l'Austria  non 
farebbe  in  alcun  caso  avanzare  uno  solo  de'  suoi  soldati  al 
di  là  delle  sue  frontiere  in  Italia,  senza  essersi  dapprima 
messa  d'accordo  colla  Francia,  il  conte  Buoi  rispose  in  questi 
termini: 

«  Noi  io  non  posso  assicurar  questo,  perchè  si  verrebbe  con 
ciò  a  rinunciare  alla  nostra  sovranità.  Noi  non  interverremo 
in  nessun  Stato  se  non  nel  caso  che  la  nostra  assistenza  sia 
domandata,  e  in  questo  caso  l'accorderemo;  mentre  del  resto 
teniamo  per  fermo,  che  il  dichiarare  apertamente  questa  in- 
tenzione sia  il  miglior  mezzo  per  mantener  l'ordine». 

Cosi  l'Austria  non  volle  rinunziare  al  suo  preteso  diritto 
d'intervento  per  il  .caso  in  cui  fosse  stata  richiesta  d'appc^- 
gio,  e  la  Sardegna,  dal  canto  suo,  non  volle  desistere  dalla 
pretesa  di  rappresentare  i  dolori  e  le  aspirazioni  d'Italia;  ma 
il  re  d  Sardegna  non  trovandosi  in  grado  di  troncare  da 
solo  una  differenza  di  tal  natura ,  ha  reclamato  e  ottenuto 
l'ajuto  dell'imperatore  dei  francesi. 

Io  non  parlerò  qui  del  motivo  immediato  della  guerra:  \\ 
mio  predecessore  ha  esposto  perfettamente  le  idee  di  S.  M. 


MS 

io  proposito.  Da  queste  spiegazioni  risulta  chiaramente  che 
il  motivo  della  guerra  trovavasi  nelle  opposte  pretese  del- 
l'Austria e  della  Sardegna. 

Questa  guerra  scoppiò  senza  interessare  sotto  verun  rap- 
porto l'Alemagna.  Pretendere  che  la  Francia,  ottenuti  ch'essa 
abbia  dei  successi  sul  Po  e  sulla  Brenta,  debba  voltarsi  ad 
assalire  la  Germania  al  Reno,  è  allegare  una  ipotesi  purar 
mente  arbitraria. 

Ma  DOQ  si  deve  decidere  l'importante  questione  della  guerra 
continentale  dietro  vaghe  supposizioni  ed  esagerati  timori,  fi. 
del  pari  un  errore  il  dire,  che  le  tortezze  del  'Mincio  e  del- 
l'Adige sieno  i  baluardi  dell'Alemagna.  Bisogna  ricordarsi  che 
le  fortezze  di  Peschiera,  Verona  e  Mantova  non  appartenevano 
alle  antiche  frontiere  dell'Alemagna,  mentre  tutt' all' opposto 
il  paese  che  si  estende  da  Verona  all'Adriatico,  faceva  parte 
nel  i792  di  uno  Stato  italiano,  debole,  poco  guerriero  e  com- 
pletamente decaduto. 

Tutto  ciò  che  si  può  dire  è,  che  mentre  un  gran  numero 
di  tedeschi  rijjfuardano  quelle  fortezze  come  un  baluardo  per 
TAlemagna ,  un  buon  numero  di  italiani  le  considerano  come 
una  minaccia  per  Tltalia.  Il  trattato  di  pace  deve  decidere 
quale  sarà  la  lor  sorte  in  avvenire. 

Se  questi  molivi  per  sé  stessi  sono  già  evidentemente  in- 
sufflcienji  perchè  gli  Stati  alemanni  facciano  la  guerra,  vi 
sono  però  eziandio  forti  ragioni  contro  una  misura  cosi  pre- 
cipitosa. 

Il  principe  reggente  di  Prussia  pondererà  ben  bene  nella 
sua  saggezzi  quanto  impolitico  consiglio  sarebbe  quello  di 
metter  in  azìoiìe  il  suo  |)aese,  come  fosse  il  campione  del  cat- 
tivo governo  dell'Austria  in  Italia.  La  sicurezza  di  Berlino  e 
di  Magdeburgo  non  dipenderà,  no  certamente,  dal  man- 
tenimento di  un  detestabile  governo  a  Milano  ed  a  Bologna.  Ma, 
agli  occhi  degl'italiani,  la  Prussia,  quand'avesse  a  prender 
le  armi  per  appoggiar  rAustria\  sarebbe  considerata  come 
la  protettrice»  «li  quanto  l'Austria  ha  fatto  o  permesso. 


Avvi  ancora  un'altra  considerazione  d'estrema  imporlanza. 

Pino  a  questo  punto  la  guerra  ha  suscitato  ben  poche  emo- 
zioni in  Francia.  Allorquando  la  questione  di  preponderanza 
sarà  decisa  sul  campo  di  battaglia,  le  due  grandi  Potenze 
belligeranti  saranno  disposte  senza  dubio  a  porre  un  termine 
ad  una  lotta  che  le  sfinisce. 

Ma  se,  per  un  attacco  dell'Alemagna,  la  Francia  fosse  chia- 
mala a  difendere  il  proprio  territorio,  impossibile  sarebbe 
il  prevedere  fino  a  qual  punto  s'infiammerebbero  le  pas- 
sioni degli  odj  internazionali,  e  per  quanto  tempo  il  conti- 
tinente  europeo  avrebbe  a  soffrire  i  mali  della  guerra. 

Voi  siete  già  stato  informalo  della  risoluzione  di  S.  M.  di 
osservare  la  più  stretta  neutralità,  d'accordo  in  ciò  coU'u- 
namime  sentimento  del  suo  popolo.  S.  M.  ha  voluto  tener 
libero  il  paese  da  ogni  impegno  che  potesse  vincolarlo  nella 
sna  libertà  d'azione.  Il  governo  di  S.  M.  spera  che  la  Prus- 
sia seguirà,  per  quanto  glielo  permettano  gl'interessi  del- 
TAlemagna,  un'egual  linea  di  condotta. 

Porse  non  è  lontano  il  momento  in  cui  la  voce  delle  Po- 
tenze amiche  e  mediatrici  potrà  farsi  ascoltare  con  successo, 
e  i  loro  reclami  in  favore  della  pace  non  rimarranno  senza 
risultato. 

Leggete  questo  dispaccio  al  signor  barone  di  Schleinitz  e 
dategliene  copia. 

Io  sono,  ecc. 

John  Russell. 


3ÌB 


DISPACCIO   del  eonte  di  Reehfcerg,  Ministro 
striaeo  defili  affari  esteri,  al   barone  di  Keller . 
ambaselatore  d'Austria  a  Berlino. 


Yerooa,  ti  ghigno  1880. 

Insieme  colla  nota  che  ci  annuncia  la  mobilitazione  di  una 
parte  dell'  esercito  prussiano,  ed  al  quale  rispose  la  mia  pre- 
cedente dichiarazione,  il  signor  ambasciatore  di  Prussia  mi 
lesse  del  pari  un  ulteriore  dispaccio  del  barone  di  Schlei- 
nitz.  Questo  dispaccio  espone  le  considerazioni  che  indussero 
il  governo  di  Berlino  a  prendere  tale  misura. 

Mi  dovette  dispiacere  che  le  istruzioni  del  barone  di 
Werther  non  gli  permettessero,  secondo  il  mio  desiderio,  di 
lasciarmi  copia  di  quella  esposizione  abbastanza  particolareg- 
giata. Dopo  i  colloquj  precedentemente  avuti  seco  lui  e  col 
generale  di  Willisen,  io  non  avrei  creduto  che  tuttavia  U 
gabinetto  di  Berlino  si  comportasse  verso  di  noi  con  una 
tale  riserva,  da  evitare  persino  di  darci  alcun  documenti 
scritto  riguardante  le  sue  intenzioni.  A£Bnchè,  in  mancanza 
d' un  siffatto  documento,  Y  imperatore,  nostro  augusto  padrone, 
potesse  avere,  almeno  verbalmente,  una  conoscenza  esatta  e 
completa  delle  viste  della  Prussia ,  io  proposi  al  barone  di 
Werther  di  accompagnarmi  a  Verona  presso  S.  M.  Avendone 
pertanto  riferito  al  suo  governo,  egli  ne  ottenne  T  autoriz- 
zazione necessaria. 

Malgrado  l'importanza  delle  dichiarazioni  del  barone  di 
Schleinitz,  io  non  potei  quindi  ragguagliarne  l'imperatore  che 
dietro  le  impressioni  lasciatemi  da  un  attento  ascolto,  e  se 
nella  mia  risposta  non  seguii  in  modo  perfettamente  esatto 
tutti  gli  svolgimenti  del  dispaccio  del  gabinetto  di  Boriino,  fa 
d'uopo  attribuirlo  a  questa  sola  circostanza 

Il  gabinetto  di  Berlino  espone  da  principio  come  esso  non 
abbia  potuto  decidersi  allo  scambio  di  note  da  noi  proposto, 


319 

pel  motivo  che  un  ta(e  scambio  avr^)be  proctotto  lo  stesso 
effetto  di  una  formale  guarentigia  dei  nostri  possedimentr  in 
Malia.  Ha  ci  sembra  che  il  mantenimento  di  questi  posse- 
dimenti  non  possa  venire  considerato  come  affare  esclusii^a- 
mente  austriaco  senza  che  la  solidità  del  sistema  di  Stati  eu- 
ropeo non  abbia  a  riceverne  una  scossa  incalcolabile.  È  vero 
che  i  segnatari  dell'atto  del  congresso  di  Vienna  non  hanno 
assunto  speciale  guarentigia  per  il  mantenimento  della  costitn^^ 
zione  territoriale  fondata  in  Italia.  Ma  questa  guarentigia  era 
più  che  compensata  dai  principi  generali  su  cui  riposava 
l'alleanza  conchiusa  fra  le  Potenze  conservatrici  dell'Europa. 
AH'epuca  in  cui'  seguì  il  congresso  dì  Vienna, ed  anche  sino 
ai  nostri  giorni,  la  Francia  non  poteva  sperare  dì  non  tro- 
vare dinanzi  a  se  che  un  solo  avversario  s' ella  avesse  voluto 
distruggere  una  parte  importante  dell'ordine  europeo  consa- 
crato dai  trattati.  La  Francia  non  poteva  pensare  ad  alten* 
tare,  mediante  una  guerra  localizzata,  ai  rapporti  territoriali 
che  le  Potenze  alleale  avevano  stabilito,  non  solamente  cóme 
im  trofeo  di  loro  vittorie,  ma  anche  come  il  fondamento  della 
loro  commane  sicurezza  contro  una  Potenza  ambiziosa  ed  nsu^ 
p^ktriie.  La  difesa  solidaria  di  ciò  ch'era  stato  solida  riamante 
conquistato,  era  cosa  sì  naturale,  si  fecile,  che  venne,  si  sa, 
considerato  come  affatto  dipendente  dalla  convenienza  parti- 
colare dell'Austria  il  dichianare  la  Lombardia  parte  cost^ftilrva 
del  territorio  federale  tedesco,  e,  conseguentemente,  anche 
del  sistema  di  difesa  della  Germania,  de  ciò  non  ebbe  luogo; 
fu  solo  perchè  non  volevasi  estendere  inutilmente  gli  oblighì 
delta  Confederazione,  né  allontanarsi  dall'idea  d'una  unione 
frazionale  alemanna,  attesoché  l'alleanza  fra  le  principali  Po^ 
tenze  della  Gonfedi  razione  esisteva  senza  di  ciò. 

Questi  stessi  articoli  dell  atto  finale  di  Vienna  a'  quali  si 
è  così  sovente  appoggiati  in  questi  aitimi  tempi,  però  settzia 
risultato  finora,  avrebbem  oMigata  la  Confederazione  germa^ 
riica  a  procedere,  di  concerto  coir  Austria,  in  un  modo  ben 
più  precìso  ch'or  non  sia  il  (Mso,  seconda'  la  nostta  rmtvi«M 


336 
di  vedere,  ove  questi  articoli  fossero  stati  ridotti  come  da  prin- 
cìpio li  proponeva  la  Prussia. 

È  egli  dunque  per  caso  che  la  violazione  del  sistema  difen* 
sivo  deH815,e  perticolarmenterisolamento  di  una  delle  due 
Potenze  germaniche  di  contro  alla  Francia,  sembrerebbe  og- 
gidì  meno  pericoloso  che  in  ogni  altr' epoca  anteriore?  Noi 
non  lo  crediamo,  e  respingiamo  lungi  il  pensiero,  che  il  ga- 
binetto prussiano  possa  da  parte  sua  rispondere  affermati- 
vamente a  questa  questione. 

Inoltre,  fra  lo  scambio  di  Note  da  noi  proposto  ed  una 
guarentigia  durevole  e  mediante  trattato  dei  nostri  possedimenti 
italiani,  ci  sembra  che  corresse  sempre  unsi  tale  differepza 
da  non  potersi  disconoscere.  Facendo  la  nostra  proposta,  noi 
non  avevamo  altro  fine  che  quello  di  prender  atto  di  una 
serie  di  dichiarazioni  che  la  Prussia  aVrebbe  fatte,  in  parte 
publicamente,  in  parte  confidenzialmente,  per  bocca  de' suoi 
rappresentanti,  e  che,  provocate  dagli  avvenimenti  del  mo- 
mento, non  avrebbero  potuto  aver  effetto  se  non  nella  compli- 
cazione attuale.  Le  parole  magnanime  del  principe  reggente 
ci  avevano  data  la  convinzione  che  la  Prussia  trovavasi  d'ac- 
cordo con  noi  sul  terreno  dei  principj,  e  ch'essa  impieghe- 
rebbe tutte  le  sue  forze  per  mantenere  l'ordine  legale  esi- 
stente, la  santità  dei  trattati,  la  potenza  dell' Alemagna  e 
l'equilibrio  europeo.  I  nostri  rappresentanti  a  Berlino  ave- 
vano ricevuto  le  stesse  assicurazioni  espresseci  a  Vienna  da 
quelli  di  Prussia.  Che  poteva  dunque  esservi  di  più  natu- 
rale da  parte  nostra  che  il  desiderio  di  constatare  l'accordo 
che  regnava  fra  le  viste  di  queste  due  Potenze?  Noi  amiamo 
sperare  che  in  fondo  il  gabinetto  di  Berlino  approva  pie- 
mente  questo  desiderio,  e  temeremmo  di  non  render  giusti- 
zia ai  sentimenti  della  Potenza  alemanna,  nostra  confe- 
derata, se  non  riguardassimo  come  affatto  stabilito  fra  essa 
e  noi,  senza  l'ombra  d'un  dubio,  che  l'impresa  della  Francia 
di  turbare  l'ordine  l^ale  stabilito  dai  trattati  in  Italia,  sotto 
pretesto  d'emancipare  la  nazionalità  italiana,  dev'essere  r«- 


Mi 
spinta,  e  che  i  possedimenti  acquistati  altre  volte  in  com- 
mune,  tanto  in  Italia  che  sul  Reno,  debbono  essere  mante- 
nuti coir  unione  di  tutte  le  nostre  forze.  Frattanto,  siccome 
il  gabinetto  reale  di  Prussia  sembra  non  desiderare  che  noi 
prendiamo  atto  formale  di  queste  dichiarazioni,  noi  non  oltre- 
passeremo il  limite  che  traccia  la  Prussia  a  queste  negozia- 
zioni, almeno  per  il  momento,  attesoché  essa  vuole,  che  la 
questione  della  sua  condotta  futura  sia  strettamente  trattata 
come  affare  dì  confidenza  fra  le  due  Potenze. 

Ma  il  dispaccio  del  barone  di  Schleinitz  manifesta  inoltre 
r  intenzione,  nel  caso  in  cui  rAustrìa  fosse  seriamente  minac- 
ciata di  perdere  i  suoi  possedimenti  italiani,  e  l'ordine  legale 
fosse  così  posto  in  pericolo,  di  fare  dapprima  un  tentativo 
di  mediazione  armata  per  allontanare  queste  eventualità. 

Se  non  si  trattasse  che  di  determinare  il  momento  in  cui 
dovrebb' esser  fatto  questo  tentativo,  noi  potremmo  doman- 
dare se  r  ordine  legale  in  Europea  non  sia  già  stato  più  che 
minacciato,  se  non  abbia  di  già  realmente  ricevuto  un  grave 
pregiudizio,  sofferto  uno  scotimento  profondo? 

Ma  noi  dobbiam  dire  con  tutta  la  franchezza  di  cui  la 
gravità  della  situazione  ci  fa  un  dovere  d'amici,  che,  sin  dal 
principio  della  sedicente  questione  italiana,  noi  non  abbiamo 
stimato  che  la  parte  di  mediatrice  fosse  quella  che  la  Prus- 
sia poteva  scegliere  e  disimpegnare  con  successo,  non  solo 
per  sua  propria  sodisfazione ,  ma  anche,  senza  parlare  de' 
nostri  sentimenti  e  de'  nostri  voti,  per  il  bene  e  la  pace  della 
Germania  e  dell'Europa. 

La  natura  e  l' importanza  dell'  insorta  questione  ci  sembra- 
tane rendere  questa  parte  moralmente  impossibile  alla  Prus- 
sia. La  lotta  che  noi  sosteniamo  non  fu  altro,  sin  da  princi- 
pio, che  la  lotta  per  il  nostro  diritto  contro  l'usurpazione,  per 
la  indipendenza  nostra  e  dell'Europa  contro  la  supremazia 
della  Francia.  Giammai  si  frammischiò  a  questa  lotta  una 
questione  di  dubio  diritto.  Come  fossero  vani  e  nulli  i  pre- 
testi sotto  i  quali  i  nostri  avversarj  tentarono  dissimulare  i 


laro  veri  progetti  sinché  que^  iossero  giunti  a  pataritìi; 
ciò  è  quanto  ha  ben  presto  dimostrato  la  forza  convincente 
degli  avveDÌmenti.  In  presenza  di  ciò  che  succedette,  nessuno 
vorrà  più  perdere  una  sola  parola  per  parlare  dei  nostri  trat- 
tati con  Parma  e  Modena,  o  dei  nostri  rapporti  cogli  altri 
Stati  italiani. 

Noi  stessi  abbiamo  già  quasi  dimenticato  che  queste  erano 
altrevolte  le  pretese  cause  della  guerra.  Ma  fosse  pure  altri- 
menti, e  si  aprisse  ad  un  mediatore  un  campo  più  favore 
vole ,  hannovi  tuttavia  ragioni  facili  a  indovinarsi  per  cui  noi 
non  possiamo  vedere ,  né  con  gioja,  né  con  sodisfazione^  la 
Prussia  presentarsi  in  questa  qualità.  In  oltre  il  nostro  deside- 
rio di  veder  la  Prussia  prendere  la  nostra  parte  e  combattere 
al  nostro  fianco,  è  troppo  vivo  e,  ci  sembra  eziandio,  troppo 
l^ittimo.  Di  più  la  Prussia,  come  membro  della  Confedera- 
zione germanica,  ha  degli  oblighi  che  possono  da  un  mo- 
mento air  altro  divenire  inconciliabili  colia  sua  posizione  di 
mediatrice. 

Queste  riflessioni,  che  noi  abbiamo  già  fatte  allorché  non 
potevasi  trattare  che  di  tentativi  di  mediazione  pacifica,  si 
applicano  naturalmente  con  assai  maggior  forza  ad  una  me- 
diazione formale  ed- armata  della  Prussia. 

Uba  mediazione  armata,  la  parola  lo  dice,  implica  Tidea  di 
un  caso  di  guerra  d'ambe  le  parti.  Fortunalamenle  esso  non 
esiste  fra  l'Austria  e  la  Prussia,  e  in  conseguenza,  noi  non  pos- 
siamo, avuto  riguardo  ai  rapporti  esistenti  fra  queste  due 
Potenze,  figurarci  le  possibilità  di  una  mediazione  armata 
della  Prussia.  Il  nome,  come  la  cosa,  ci  sembrano  dover  sem- 
pre rimaner  estranei  a  questi  rapporti. 

Al  contrario  noi  non  abbiamo  a  giudicare  come  la  Corte 
di  Berlino  possa  trovare  conveniente  il  designare  in  un  senso 
diverso  Tattiludine  ch'essa  ha  preso  mediante  la  mobiUtazione 
dell'esercito.  Ciò  che  noi  dobbiamo  bramare  si  è,  che  la 
Prussia  si  pronunci  phiarament^  e  ben  prestoi  contro  la  Frap- 
ci9.  Ma  se  il  gabinetto  di  Berlino,  i^  ca^iaa  del  carattere 


cb'  esso  ba  sin  qm  conservato  alle  sii/d  relazioni  con  quest'ul- 
tima Potenza,  pensa  che  una  breve  transizioDe  m  necessaria 
a  preparare  una  lai  decisione;  se  la  Prussia  crede,  rimpetto 
alla  Francia,  di  dover  cominciare  col  dare  a  questa,  tran* 
sisione  il  noma  di  mediazione  armala,  noi  non  possiamo 
attribuir  certamente  a  questo  modo  tli  determinare  la  pi^ 
pria  attitudine,  quei  carallere  di  verità  completa  cb'esso  non 
ba  ai  nostri  occbi;  ma  possiamo  attendere  con  fiducia  Te- 
voluzione»  probabilmente  vicina,  con  la  quale  la  Prussia,  gii 
d'accordo  con  poi  sui  principi,  promette  unirsi  con  noi  anche 
nell'azione. 

Nello  stesso  tempo  noi  manteniamo  completamente  quanto 
abbiamo  già  detto  in  un  precedente  dispaccio,  vale  a  dire, 
che  non  faremo  alcuna  difficoltà  a  commnnicare  anticipa- 
tamente e  confidenzialmente  al  gabinetto  di  Berlino  la  no- 
stra opinione  sulle  proposte  di  pace  ch'esso  credesse  poter 
indirizzare  alla  Francia,  supponendo  tuttavia  che  tal!  pro- 
poste mantengano  intatte  le  disposizioni  territori:)!!  del  i815 
e  i  diritti  di  sovranità  deirAustria  e  degli  altri  principi 
dell'Italia.  È  ben  inteso,  che  dal  momento  in  cui  la  Prus- 
sia fosse  nostro  alleato  attivo,  non  vi  potrebb'esser  questione 
di  proporre  condizioni  di  pace  se  non  di  commune  accordo. 

Alla  proposta,  più  volle  menzionata,  d'uno  scambio  di  Note^ 
noi  abbiamo  aggiunto  Tofferta  di  lasciare  alla  Prussia  l'ini- 
ziativa di  tutte  le  misure  che  potesse  trovar  di  adottare  la 
Confederazione  germanica  relativamente  alla  questione  attuala 
8.  M.  l'imperatore  si  Umilerà,  per  il  momento,  ad  apfM>ggiare 
te  proposte  che  il  gabinetto  prussiano  ha  deciso  di  fare;  ma 
Vostra  Eccellenza  comprenderà  che,  dacbè  il  gabinetto  di 
Berlino  non  ha  aa^nto,  sotto  verun  rapporto,  un  impegno 
obligiktorio ;  dachè  egli  ha  aggiornato,  riservandosi  la  sua 
libera  scella,  anche  il  momento  in  cui  procederà  a  risolu* 
ÙQUi  più  energiche,  sotto  forma  di  una  mediazione  armata, 
noi  non  possiatoo,  da  parte  nostra,  rinunciar»  per  nulb  al 
pieno  esercizio  dei  nostri  diritti,  e  dobbiamo  eziandio  seim 


334 

iudagio  assicarare  la  nostra  libertà  di  azione  nel  dominio 
degli  affari  federali  tedeschi. 

Le  osservazioni  precedenti  sono  quelle  che,  in  conformità 
alle  intenzioni  dell'  imperatore,  io  debbo  trasmettere  a  Vostra 
Eccellenza,  in  risposta  alla  communicazione  verbale  che  ci  è 
stata  fatta.  Io  credo  solamente  dover  incaricarvi  di  dar  let- 
ture del  presente  dispaccio  al  signor  barone  di  Schleinitz , 
senza  tuttavia  oppormi,  ove  il  signor  ministro  ne  mostrasse 
il  desiderio,  a  che  voi  lo  lasciate  in  sue  mani  perchè  ne 
faccia  uso  confldenziale. 

Ricevete,  ecc. 

Conte  Rechbebg. 


CIRCOLARE  ladirisaaia  dal  govcraatore  ai  wemcmwì 
della  Lombardia. 

'  Milano,  11  glogno  1859. 

Illustrissimo  e  revermdissimo  Monsignore. 

Appena  io  venni  chiamato  dalla  Maestà  del  re  all'onore 
di  reggere  il  governo  di  queste  Provincie,  sentii  tosto  il  bi- 
sogno di  far  appello  alio  zelo  evangelico  e  patriotico  dell'e- 
piscopato lombardo ,  e  di  chiarirlo  deirindole  e  della  misura 
del  concorso  che  il  governo  del  re  domanda  al  clero.  Gli 
ardui  e  molliplici  ofBcii  che  accompagnarono  l'ingressoSnel- 
esercizio  delle  mie  funzioni,  non  mi  consentirono  disfarlo  cosi 
tosto  come  avrei  voluto,  e  ancóra  mi  obligano  a  toccare  le 
cose  per  sommi  capi,  non  bastandomi  il  tempo  a  particolari 
dichiarazioni. 

Non  è  mestieri  ch'io  accenni  alla  Signoria  Vostra  illustris- 
^ma  e  reverendissima  qual  valida  guarentigia  debbano  essere 
pel  clero  le  tradizioni  della  real  Casa  di  Savoja ,  la  quale 


MS 
in  ogni  tempo  si  distinse  per  illuminata  sollecitudine  dei  più 
preziosi  interessi  della  religione  e  della  morale:  ben  (^e  dirò 
che  Vittorio  Emanuele  li  non  è  venuto  e  non  verrà  mai  meno 
agli  illustri  suoi  esempj  domestici,  e  che  il  suo  governo  ha 
sempre  professato  e  sempre  professerà  il  massimo  ossequio 
verso  la  Chiesa,  dei  cui  veraci  dirjtti  e  della  cui  legittima 
libertà  fu  e  sarà  sempre  custode  vigile  e  disinteressato.  Ho 
detto  appositamente  disinteressato  per  istabilire  con  questa 
sola  espressione  il  divario  che  la  Signoria  Vostra  illustrissima 
e  reverendissima  deve  porre  fra  le  relazioni  che  il  governo 
del  re  intende  avviare  col  clero  e  quelle  che  correvano  fra 
esso  ed  un  governo,  il  quale  esercitava  sulla  Chiesa  un  pa- 
trocinio che  riesci  va  a  una  vera  servitù,  e  sempre  lo  subor- 
dinava a' suoi  politici  intendimenti. 

Quel  governo  è  scomparso  da  queste  provincie  con  una 
si  rapida  e  prodigiosa  sequela  d'eventi,  in  cui  l'alto  e  reli- 
gioso animo  della  Signorìa  Vostra  illustrissima  e  reverendis- 
sima avrà  certo  veduto  lo  avveramento  d'un  disegno  della 
Provvidenza.  Un  tal  concetto  mi  fa  sicuro  che  la  causa  na- 
zionale, sì  visibilmente  benedetta  da  Dio,  sarà  da  Lei  riguar- 
data come  la  causa  della  giustizia,  ed  avrà  in  Lei  un  pro- 
pugnatore quanto  autorevole ,  altrettanto  efQcace.  Importa  ol- 
tre di  ciò  sìan  rese  consapevoli  le  popolazioni:  importa  ch'esse 
sappiano  che  il  loro  voto  di  tanti  anni  sedeva  pur  nell'animo 
de' loro  pastori:  importa  che  nella  manifestazione  de' loro  na- 
zionali affetti,  si  veggano  precedute  dalle  religiose  lor  guide. 
Di  che  avranno  egual  giovamento  le  condizioni  religiose  e 
nazionali,  giacche  dall'un  canto  la  religione  deriverà  maggior 
reverenza  dal  mostrarsi  ajutatrice  dei  più  desiderati  e  più  reali 
miglioramenti  civili,  e  dall'altro  il  sentimento  nazionale  verrà 
fortificato  da  tutto  che  hanno  d'augusto  le  religiose  sanzioni. 

Io  quindi  non  dubito  che  la  S,  V.  illustrissima  e  reveren- 
dissima vorrà  affrettarsi  di  volgere  una  lettera  pastorale  al 
suo  clero  e  al  popolo,  nella  quale  porrà  in  chiaro  quanta 
ventura  sia  per  queste  contrade  d'essere  sottratte  alla  signorat 


forestiera,  e  quali  (lo?erì  corrano  al  clem  e  al  popolo  verso 
il  novo  governo  nazionale,  di  che  ora  sono  prosperale. 

In  pari  tempo  la  Signoria  Vostra  illustrissima  e  reveren- 
dissima sentirà  il  dovere  di  provvedere  che  in  codesta  dìo* 
cesi  s'introducano  le  preghiere  pel  re  secondo  le  prescrizioiii 
liturgiche,  e  secondo  le  pratiche  generalmente  invalse  negli 
Slati  catoUci.  Alle  quali  preghiere  Ella  troverà  pur  doveroso 
che  altre  se  ne  aggiungano  pel  trionfo  dell'armi  alleale  du- 
rante qne^  guerra  dell'indipendenza,  dal  cui  esito  dipendono 
le  sorti  della  patria  e  Tassestamento  della  pace  europea. 

E  poiché  alle  preghiere  vuoi  andare  congiunta  l'opera,  la 
Signorìa  Vostra  illustrissima  e  reverendissima  fairà  officio 
degno  del  suo  ministero,  aiutando  con  efficaci  parole  il  conv* 
pimento  della  leva  militare,  che  fa  teste  bandita^  col  reale 
decreto  17  giu^o  185d.  È  della  massima  importanza  che 
la  riverita  voce  dei  ministri  della  religione  secóndi  lo  slancio 
deirrafmosa  gioventù  italiana  a  sostenere  cui  braccio  la  li* 
berazione  del  suolo  patrio  dalla  foi'estiera  ed  ingiusta  domi- 
nazione. 

Sarà  ad  un  tempo  opportuno  che  Ella  faccia  comprendere 
»1  popolo  men^  islrùtto  quanto  sia  grande  il  beneficio  che  il  ma- 
gnanimo imperatore  dei  francesi  e  l'inviltosno  esercito  porgono 
aH'Uaflia^  o  più  speciaimente  alle  provinole  lombarde  più  grar^ 
vale  del  gì(^o  straniero,  ajutandole  ad  ottenere  stabilmente 
la  loro»  redenzione,  e  come  sia  quindi  sacro  debito  l'attestare 
co»  ogni  maniera  di  riguardi  e  di  alleviamento,  la  viva  no- 
stra riconoscenza  verso  i  generosi  liberatori,  nelle  quali  di- 
meatraxioni  debbe  il  clero  Illuminare  colla  parola  e  guidare 
com'esempio. 

Io  confido  che  l'episcopato  e  tutto  il  clero  lombardo  to^ 
ranno  per  mantenere  e  dimostrare  col  fatto  quella  ripiila* 
fazione  alla  causa  nazionale,  dii  che  corre  generale  il  grido, 
e  che  cresce  ossequio  ed  amore  alle  sue  religiose  e  cittadine 
làrtù.  Che  se  andrò  ben  lieto  di  poterne  radere  piMa  te^ 
slimonian2&  al  governo  del  re .  attrrttanto^  oomonque  ne;  dc^ 


337 
▼essi  esser  rammaricato,  ho  fermo  di  procedere  ricìsamente 
e  severamente,  ove  neir episcopato  e  nel  clero  non  trovassi 
quel  contegno  e  quel  concorso  che  le  circostanze  esigono,  e 
che,  lealmente  domandato  in  nome  del  re  e  della  patria,  deve 
essere  lealmente  concesso  da  quanti  parlano  ed  operano  in 
nome  di  Dio  e  della  religione. 
Accolga,  Monsignore,  gli  atti  del  mio  profondo  ossequio. 

//  governatore  della  Lombardia 

VlGUANI. 


PROCLAMA  della  Giunto  proiririsoria  a  Ferrara. 

Ferrara,  ti  giugno  t859.    • 

Cittadini  1 

Nel  primo  istante  di  libertà  che,  dopo  tanti  anni  d'op- 
pressione e  di  avvilimento,  a  noi  sorride,  la  patria  ci  chiama 
a  reggerne  provvisoriamente  le  sorti. 

È  debito  di  cittadino  nei  supremi  momenti  il  non  rifiu- 
tarsi a  tanto  invito:  e  noi  l'accettammo  fldendi  nel  leale  ed 
unanime  vostro  concorso. 

L'arduo  assunto  che  ci  sta  innanzi  non  ci  spaventa,  poi- 
ché non  vogliamo  essere  che  gl'interpreti  e  gli  esecutori  dei 
generosi  vostri  propositi. 

Aderendo  al  moto  spontaneo  della  vicina  Bologna,  ci  af- 
frettiamo ad  invocare  la  dittatura  dell'eroico  Vittorio  Ema- 
nuele II,  perchè  l'unione  sia  pegno  di  sicura  vittoria,  perchè 
voi  j)ure  possiate  concorrere  efficacemente  alla  santa  guerra 
dell'indipendenza  d'Italia. 

La  vostra  mitezza  ci  sta  garante  che  non  sarà  turbato  l'or- 
dine interno,  mentre  dai  nostri  fratelli  Ferrara  sarà  degna- 
mente rappresentata  sui  campi  dell'onore. 

Archivio,  ecc.  43 


^38 

Cittadini  !  mostriamoci  maturi  ai  destini  cbe  ci  attendono, 
e  ricordiamo  che  nulla  dev'  essere  nobile  e  grande  come  lo 
slancio  dignitoso  d'un  popolo  che  sorge  a  meritarsi  il  pro- 
prio riscatto. 


24  giugno  ^  Con  odierno  decreto  della  Giunta  centrak  provvisoria  di 
Bologna,  è  adottato  per  le  truppe  delie  Romagne  il  codice  pe- 
nale militare  piemontese. 


PROCLAMA  della  Giunta  centrale  proiririsorla  al 
popoli  delle  provlnele  e  eiità  unite  di  Bolo|[^na. 

Bologna,  li  giugno  1859. 

Cittadini  ! 

Perugia,  dopo  disperata  difesa,  cadde  nelle  mani  dì  mer- 
cenari barbari  che  intitolandosi  Pontifici  la  saccheggiarono 
con  inaudito  strazio.  Allo  spiegarsi  del  nazionale  vessillo  jerì 
fuggivano,  oggi  minacciano  libere  città  insorte  al  santo  grido 
d' Italia. 

Sopporteremo  indifferenti,  inerti  la  strage  de'  fratelli  ?  La- 
scieremo  indifese  le  città  che  a  noi  si  unirono?  Sarebbe 
onta,  infedeltà. 

La  gioventù  animosa  non  per  anche  arruolata  nelle  truppe 
ordinate  o  cittadine,  segua  l'impulso  del  suo  patriotismo,  ac- 
correndo dovunque  saranno  aperti  registri  ad  inscriversi. 

La  guerra  d^ndipendenza  è  il  nostro  scopo  supremo^  ma 
primo  dovere  si  è  difendere  i  lari;  preservati  questi,  vole- 
rete primi  ai  campi  lombardi. 

La  Giunta  centrale  provùisoria  di  governo 
LwGi  Tanari  -  Antonio  Montanari  -  Giovanni  Malv^z». 


33) 


ARTICOLO  omcfale  rfcl  Uontlcar.,  circa  la  ditta- 
tura offerta  iialle  città  Italiane  al  re  littorio. 

Parigi,  )4  glQflrno  ItM. 

Non  sembra  essersi  compreso  esattamente  quel  che  vera- 
mente  signiika  la  ditlalura  offerta  da  ogni  parte  al  re  di 
Sardegna;  dal  che  si  conchiude  che  il  Piemonle.  senza  con- 
sultare il  voto  delle  popolazioni  e  delle  ((randi  Potenze,  pensi, 
coll'ajuto  delle  armi  francesi,  riunire  tutta  Italia  in  uno  solo 
Stato.'  Simili  congetture  non  hanno  alcun  fondamento.  Le 
popolazioni  libere  od  abbandonate,  vogliono  far  causa  commune 
contro  l'Austria;  per  questo  intento  si  sono  naturalmente 
poste -sotto  la  protezione  del  re  di  Sardegna.  Ma  la  dittatura 
è  un  potere  unicamente  temporaneo,  il  quale  raccogliendo 
le  forze  communi  in  una  sola  mano,  offre  il  vantaggio  di 
non  pregiudicare  i»  alcuna  guisa  le  combinazioni  future. 


24  grugno.   —  Battafrlla  di  Solferino  e  Hmn  Martino. 

Gimfs  gli  ar^ni  ielf  imperatore  Nepoiewie^  (  esercite  del  re  da- 
veva  portarsi  sopnt  PozzQÌengo;  il  1.^  corpo  (tmresciallo  )Ba- 
raguey  d'flilliers)  sopra  Solferino;  il  2.^  corpo  {maresciallo 
Mac-Mahoii)  sopra  Oicriana;  il  ZP  corpo  (maresciallo  Canro- 
bert)  sopra  Medole;  il  4.°  corpo  (generale  Niel)  sopra  G^idif- 
zolo^  e  la  Guardia  imperiale^  comandata  dal  maresciallo  He- 
goaud,  sopra  Castiglione.  L'esercito  austriaco^  che  aveva  du* 
rante  la  notte  passato  il  Mincio  a  Goito^  Valeggio.,  Monzam^ 
bano  e  Peschiera^  e  componerasi  di  nove  corpi  d'ai*matap,  forti 
eomplessivamente  di  oltre  280  mila  uomini^  avanxavasi  verse  il 
Chiese^  sopra  un  campo  ai  Inittuglia  unente  un' estcìisione  n^n 
minore  di  tre  leghe.  —  Le  due  armate  mossero  l'una  cpntro 
l'altra^  e  tosto  s'impegnò  su  tutti  i  punti  una  lotta  delle  pia 
accanite  e  micidiali.  Le  truppa  dell'  esercito  francese  espugna- 
rono l'una  dopo  l'altra,  sotto  un  incessante  fuoco  di  mitra- 
glia^ ie  formidabili  posizioni  di  Solferino^  Medole.,  San  Cas- 
mtno^  Cavriane^.,  Castelgoffredo  e  Casanova.,  occupate  e  difese 
disperatamente  dal  nemico;  le  truppe  sarde^  forti  di  soli  35  mUa 
uomini.,  formate  dalle  quattro  divisioiU  Fanti  ^  Mollard,  Cuc- 

n  i.^   coriK)  Glam-Gallas ,  3."  Licht<»(isieìn ,.  i.<>  Schwanesoberg^  ò.^  Stadion  ^ 


chiari  e  Durando ,  suverati  i  più  ardui  ostacoli  che  presmlO' 
vano  posizioni  prussochè  iìiespugnabiU^  ed  avendo  a  lottare  contro 
forze  sproporzionatamente  maggiori^  s'impadronirono  di  San 
Martino^  di  Madonna  della  Scoperta  e  di  Pozzolengo.  —  Le  per- 
dite  in  questa  sanguinosa  lotta,  combattuta  alla  presenza  dei 
due  imperatori  e  del  re  ^  e  che  durò  dalle  4  del  mattino  alle 
8  della  sera ,  furono  sventuratamente  considerevoli  da  ambe  ìe 
parti.  Quelle  dell'armata  francese  toccarono  la  cifra  di  11,500 
tra  morti  e  feriti;  quelle  deW  armata  sarda  ammontarono  a 
6,300.  Le  perdite  subite  dagli  austriaci  furono  d'assai  maggiori  : 
essi  ebbero  28  mila  uomini  fuori  di  combattimento^  di  cui  700O 
prigionieri,  e  lasciarono  irwltre  nelle  mani  degli  alleati  4  ban- 
diere  e  30  pezzi  di  cannoni.  ^  L'istessa  sera  l'imperatore  Na- 
poleone stabili  il  suo  quartier  generale  a  Cavriana. 
SS  giugno  1859.  —  Arrivo  a  Parma  del  principe  Napoleone  con  truppe 
francesi. 


ORDIWK  DEI/  GIORWO  dell'Imperatore  Napoleone. 

Cavriana,  15  giugno  1859. 

Soldati! 

Il  nemico  credeva  di  sorprenderci  e  di  respingerci  al  di 
là  del  Chiese;  a  lui  invece  toccò  ripassare  il  Mincio.  Voi 
avete  sostenuto  degnamente  l'onore  della  Francia,  e  la  bat- 
taglia di  Solferino  eguaglia,  anzi  supera  le  rimembranze  di 
Lonato  e  di  Castiglione. 

Per  dodici  ore  voi  avete  respinti  gli  sforzi  disperati  di 
oltre  150,000  uomini.  Né  la  numerosa  artiglieria  del  ne- 
mico, né  le  formidabili  posizioni  ch'esso  occupava  sopra  una 
estensione  di  tre  leghe,  né  il  caldo  soffocante  valsero  ad  ar- 
restare il  vostro  slancio. 

Le  patria  riconoscente,  per  bocca  mia,  vi  ringrazia  di  tanta 
perseveranza  e  di  tanto  coraggio  ;  ma  essa  piange  con  me 
coloro  che  sono  morti  sul  campo  dell'onore.  Noi  abbiamo 
conquistato  3  bandiere,  30  cannoni  e  fatti  seimila  prigionieri. 
L'esercito  sardo  ha  combattuto  con  egual  valore  contro  forze 
superiori;  "esso  è  ben  d^[no  dì  combattere  al  vostro  fianco. 


344 

Soldati,  tanto  sangue  versato  non  tornerà  inutile  alla  glo- 
ria della  Francia  ed  alla  felicità  dei  popoli. 

Dal  quartier  generale  Imperiale  di  GavriaDa. 

NAPOLEONE. 


IMSPACCIO  del  conte  di  ^ehleiniiz,  ministro  prus- 
siano defili  affari  esteri,  st^ìi  ambaseiatori  di  Prus- 
sia presso  le  Corti  d^lnu^iiilterra  e  di  Russia. 

Al  signor  conte  Bernstorff  a  Londra,  ed  al  signor  de  Bis- 
mar  k  a  Pietroburgo. 

Berlino,  Si  giugno  t8M. 

La  rapidità  con  la  quale  si  succedono  da  alcuni  giorni  gli 
avvenimenti  politici  e  militari  in  Italia,  la  caduta  dei  governi 
di  Toscana,  di  Parma  e  di  Modena,  le  sollevazioni  che  hanno 
avuto  luogo  in  altre  parti  della  Penisola,  Y  incertezza  infine 
ctie  esiste  in  tutti  gli  spiriti  sulla  durata  e  sull'  estensione 
probabile  di  una  lotta  in  cui  sono  impegnati  due  potenti 
imperi,  hanno  determinato  il  governo  del  re,  per  molivi  di 
precauzione,  e  per  la  sua  propria  dignità ,  a  mobilitare  una 
parte  dell'esercito  prussiano. 

L'agitazione  che  si  è  impadronita  della  Germania,  il  con- 
tinuo avvicinarsi  delle  parti  belligeranti  alle  frontiere  tede- 
sche e  gli  accidenti  d'una  guerra  che  noi  ci  siamo  sforzati 
a  prevenire  co'  nostri  consiglj  nel  modo  più  leale  e  più  dis- 
interessato ,  avrebbero  di  già  bastantemente  giustificato  da 
sé  stessi  armamenti  che,  del  resto,  non  fanno  che  rispon- 
dere a  quelli  dei  nostri  vicini. 

D'altra  parte  voi  comprenderete,  signore,  che  noi  dobbiamo 
fin  d'ora  porci  in  istato  di  sorv^liare  il  progresso  degli  av- 
venimenti ,  il  cui  risultato  finale  potrebbe  modificare  l'equi- 


:i4i 
librìo  eurepeo^  indebolendo  un  impero  al  quale  ci  uniscono 
i  legami  della  Confederazione  germanica,  e  intaccando  le  basi 
del  diritto  publico  alla  fondazione  del  quale  noi  abbiamo 
contribuito,  e  il  cui  mantenimento  è  nell'interesse  della  fami- 
glia degli  Stati  europei. 

L'attitudine  che  noi  abbiamo  creduto  di  dover  prendere, 
non  pregiudica  in  verun  modo  la  questione  italiana,  ne  gii 
interessi  diversi  che  vi  si  connettono.  Ma  egli  era  impossi- 
bile al  principe  reggente,  conia  coscienza  del  suo  diritto  e 
delle  obligazioni  i^ipostegli  dalla  sua  propria  digniià  e  dagli 
interessi  del  suo  paese  o  della  Germania,  di  rinunciare  all'e- 
sercizio di  quell'influenza  a  cui  egli  ha  diritto  di  pretendere  , 
né  d'approvare  anticipatamente,  con  un*ailitudine  passiva^  i 
cangiamenti  che  i  confini  territoriali  hanno  subito  o  prossono 
subire  in  un  paese  congiunto  da  legami  così  numerosi  alla 
grande  famiglia -dei  popoli  europei. 

NulladimeDO,  si  avrebbe  grap  torto  atitlriboeDdo  al  governo 
del  ire  l'ìnteazione  di  voter  sìgotoneggiiare,  onn  un  intervento 
ppeiDaturo  ed  arbiJ^ario,  uiaia  jsihiaKione  già  pericolosa,  e  di 
tentfti*e  isolatamente,  sen^a  prima  accordarsi  colle  altre  Po- 
tenze«  di  porre  in  prima  linea  questa  o  quella  solneione  d'una 
questietne  ia  quale  <tocca  tanti  intenessi  da  non  potere^  por 
il  ban6  generale,  iion  divenir  l'oggeUo  della  soUecitudrue  oom- 
wme  di  tutte  le  graodi  Potenze.  Beo  lungi  da  ciò,  la  Pras* 
sia  non  può,  con  la  sua  attitudine,  la  sua  influieDsa  ed  .i 
sikoi  o^nsìglj,  sj^ire  altro  scopo  che  quello  ch'e^sa^  di  con- 
c&tUà  ooU' Inghilterra  e  «colla  Russia,  sforssavasi  reaeBtemeDie 
di  f «giungere,  ne  foruayare  aUro  voto  che  quieUo  di  ritornare 
sui  terreno  delle  negoùazioni,  onde  trc^vare  una  $oliiaone 
equa  per  tutti,  ed  offrendo  guarentigie  di  dunita  ^]^r  una 
questione  cui  iaaientevoli  errori  hanno  sottrailo  alla  sola  i^se 
che  l'Europa  può  e  deve  approvare  quando  tnattasi  d^  grandi 
prinoìsj  del  suo  ordine  publico  <e  sociale. 

I  nostri  ariAaoaanti,  io  io  ripeta,  signore,  non  ^ù^nno  altro 
usQj^  e  ma  aoAuncMio  da  pafle  iioi^lra  um  ttuova  pob- 


943 
tìca,  Bè  certo  V  intenzione  d'aggiungere  nuove  complicazioni 
a  quelle  che  noi  operammo  prevenire  e  di  cai  seguimmo  da 
poi  incessantemente  con  Inquietudine  il  corso.  Noi  deside- 
riamo la  pace,  e  perciò  ci  indirizziamo  con  confidenza  ai  ga- 
binetti di  Londra  e  di  Pietroburgo  per  trovare,  di  concerto 
con  essi,  i  mezzi  di  por  fine  ali'efifusione  del  sangue  e^rendere 
il  più  presto  possibile  all'Europa  la  pace  e  la  sicurezza  che  esi- 
gono I  suoi  intesssi  morali  e  materiali. 

Tutti  conoscono  il  profondo  rammarico  che  ci  cagionò  la 
malaugurata  risoluzione  e  Tenergìa  con  la  quale  noi  la  dis- 
approvammo. Questa  risoluzione  del  {rabinetloTdì  Vienna  nel 
momento  slesso  in  cui  le  altre  Potenze  cercavano  trovare  le 
basi  di  un'equa  soluzione,  provocò  una  rottura  *che  noi  spe- 
rammo prevenire  mediante  una  azione  commune. 

Ha,  ad  onta  di  questo  fallo,  noi  siamo  nondimeno  di  pa- 
rere che  l'Europa  e,  in  partlcolarje  la  Germania,  non  possano 
assistere  con  indiflferenza  all'indebolimento  d'una  Potenza  che 
ci  è  sempre  sembrata,  per  la  sua  posizione  geografica  e  la 
sua  condizione  particolare,  un  elemento  essenziale  e  un  na- 
turale mallevadore  dell'equilibrio  generale.  Mantenendo  an- 
che oggidì  questo  principio,  noi  siamo  tuttavia  ben  lungi  dal 
disconoscere  le  difficoltà  che  si  opporrebbero  al  semplice  ri- 
stabilimento di  uno  stato  di  tose  che  condusse  non  solo  ad 
una  guerra,  ma  ad  una  serie  d' insurrezioni  propagatesi  gra- 
datamente nell'Italia  settentrionale  e  centrale;  e  noi  credia- 
mo che  riforme  effettive  ed  eslese  saranno  il  mezzo  più  si- 
curo e  più  giusto  a  mantenere  in  quel  paese  Tordirìe  e  la 
Iranquillilà,  e  che  tali  non  potevano  essere  le  misure  di  vio- 
lenza e  lo  spiegamento  di  forze  militari,  tanto  gravose  per 
l'Austria  da  essere  sproporzionale  colle  risorse  delle  sue  Pro- 
vincie italiane. 

Siamo  pa<')m«nti  d'avviso  chei  trattati,  in  forza  dei  quali 
TAustria  esercitava  una  specie  dì  protettorato  sopra  alcuni 
Stati  vWni ,  possano  essere  surrogali  da  una  combinazione  la 
quale  meno  si  opponga  ai  sentimenti  delle  popolazioni ,.  ^ 


344 
che  l'ordine  e  la  legalità,  senza  cui  TordinameDlo  ed  un  sag- 
gio pregresso  sono  impossibili,  contengano  guarentigie  più  si- 
cure di  quelle  di  cui  abbiamo  veduto  l'esito  infelice. 

Dopo  quanto  ho  detto,  voi  comprenderete,  signore,  che  noi 
non  possiamo  avere  l'intenzione  di  contribuire  per  parte  no- 
stra all'impossibile  ritorno  di  un  passato  che  produsse  così 
tristi  risultati;  che,  al  contrario,  noi  accoglieremo  con  solleci- 
tudine ogni  proposta  che  miri  a  conciliare  i  diritti  della 
casa  imperiale  d'Austria  con  un'opera  di  riorganamento  fon-* 
data  su  principi  liberali  ed  amichevoli,  e  che  ci  sembrerà  pro- 
pria a  sodisfare  i  voti  legittimi  delle  popolazioni  italiane. 

Noi  crediamo  eziandio  d'avere  il  diritto  di  prender  atto 
delle  dichiarazioni  non  equivoche  dell'imperatore  Napoleone 
e  della  sua  risoluzione  di  non  bramare  ne  conquiste,  ne  in- 
grandimenti per  la  Francia.  Tale  intenzione,  che  in  origine 
è  stata  chiaramente  e  francamente  espressa,  e  che  posteriori 
dichiarazioni  non  hanno  potuto  che  confermare,  ci  sembra 
un  prezioso  pegno  per  farci  sperare  una  soluzione  pacifica, 
uno  dei  dati  in  base  ai  quali  si  potrà  giungere,  speriamo, 
ben  presto  e  di  commune  accordo,  alla  redazione  delle  pro- 
poste che  noi,  di  concerto  colle  Corti  di  Russia  e  d'Inghil- 
terra, desideriamo  indirizzare  alle  Potenze  belligeranti.  Noi 
nuoceremmo  sino  ad  un  certo  punto  ad  una  questione  che  bra- 
miamo assai  di  ricondurre  sul  terreno  delle  negoziazioni  e 
di  un  accordo  europeo ,  se.  volessimo  precisare  più  oltre  su 
tale  proposito  le  nostre  idee 

Noi  abbiam  dovuto  limitarci  ad  indicarne  i  contorni  este- 
riori e  r  interno  legame  a  far  conoscere  il  nostro  voto  sin- 
cero di  por  fine  alle  calamità  d'una  guerra  che,  avvicinandosi 
sempre  più  ai  confini  della  Confederazione  germanica,  può 
d'ora  in  ora  imporci  oblighì  più  diretti  e  più  urgenti,  e  ad 
indirizzarci,  con  tutta  confidenza  e  franchezza  alle  grandi  Po- 
tenze le  quali,  rimaste 'finora  come  noi  estranee  a  questa 
guerra  disgraziata,  hanno  come  noi  interesse  ad  intervenire 
in  tempo  opportuno  ed  a  prevenire  una  generale  conflagra- 
nioze. 


34S 

Speriamo  che  voi,  signore,  otterrete  senza  fatica  dal  ga- 
binetto di  Londra  (Pietroburgo)  di  manifestarci  colla  stessa 
franchezza  che  abbiam  creduto  dover  usare,  le  sue  viste  in- 
tomo alla  soluzione  delle  questioni  attuali,  e  al  modo  di  ren- 
derle accette  alle  Potenze  belligeranti. 

Vogliate  esprimere  nello  stesso  tempo  a  lord  John  Russell 
(principe  Gortschakoff)  la  nostra  speranza  e  il  nostro  voto 
di  porre  la  nostra  azione  e  la  nostra  influenza  in  armonia 
con  quella  del  gabinetto  inglese  (russo),  per  affrettare  la  con- 
clusione della  pace  e  la  ripresa  delle  negoziazioni  fra  le  parti 
belligeranti,  e  vogliate  non  lasciar  passare  occasione  veruna 
per  porre  nel  primo  progetto  il  pensiero  di  una  mediazione 
coramune,  sulla  forma  e  l'estensione  della  quale  noi  atten- 
diamo colla  più  vìva  impazienza  le  communicazioni  che  il 
governo  di  S.  M.  la  regina  d'Inghilterra  (l'imperatore  di  Rus- 
sia) sarà,  come  speriamo,  disposto  a  farvi. 

Ricevete  ecc. 

SCHLEINITZ. 


DISPACCIO  del  barone  di  ScMeinite ,  ministro  do- 
lali affari  esieri  di  Prussia,  alle  le|[pazioni  prus- 
siane presso  le  Corti  gpermanielie. 

Berlino,  94  gìngno  1859. 

Signore  I 

Voi  avrete  già  compreso  dalle  indicazioni  che  accompa- 
gnavano la  mia  communicazione  del  14  di  questo  mese  in- 
torno alla  mobilizzazione  d'una  parte  dell'armata  prussiana, 
che  il  governo  non  intende  scostarsi  dalla  linea  di  politica, 
che  voi  conoscete,  e  che  le  misure  militari  più  estese  ch'esso 
prende  attualmente  non  possono  ora  avere  altro  scopo  che 

Archivio  f  $€€,  44 


346 
quello  di  dare  ad  un'azione  diplomatica  ulteriore,  nel  senso 
di  questa  politica,  l'energia  netiessaria. 

Noi  possiamo  scorgere  sino  da  questo  istante  che  non  esiste 
a  tale  riguardo  nessuna  malintelligenza  nei  gabinetti  delle 
grandi  Potenze. 

In  fatti,  una  malintelligenza  sarebbe  quasi  impossibile. 
La  Prussia  non  ha  mai  abbandonato  la  sua  posizione  di  Po- 
tenza mediatrice.  Il  suo  sforzo  principale,  dopo  scoppiata  la 
guerra,  fu  piuttosto  quello  di  guarentire  questa  posizione,  ri- 
cusando dì  dare  rassicurazione  della  sua  neutralità,  e'fitando 
di  assumere  con  nessuna  parte  verun  impegno,  e  rimanendo 
per  tal  modo  completamente  imparziale  e  libera  per  agire 
come  mediatrice. 

Raggiungere  tale  scopo ,  ^  importante  nel  punto  di  vista 
del  nostro  preprio  interesse  e  di  quello  deirAlertìagna,  non 
era  cosa  facile  in  presenza  deir  agitazione  die  r^ava  in 
molti  Stali  alemanni. 

Noi  abbiamo  appena  bisogno  di  qui  ricordare  che  la  di- 
rezione in  ciò  della  nostra  politica  differiva  da  quella  di  un 
gran  numero  di  governi  alemanni,  e  che  segnatamente  l'Au- 
stria non  ne  era  punto  sodisfatta. 

Ma  per  quanto  vivi  fossero  i  dispiaceri  con  cui  ci  accor- 
gemmo della  diversità  delle  tendenze,  noi  dovemmo  mante- 
nerci fermamente  nella  linea  che  ci  parve  giusta.  Ciò  non  era 
richiesto  soltanto  dall'interesse  politico  della  Prussia,  ma  dalla 
sollecitudine  eziandio  la  più  leale  per  il  benessere  della  pa- 
tria commune,  ed  infine  dalla  seria  volontà  di  prot^gere  in 
pari  tempo,  e  secondo  le  nostre  forze,  gV  interessi  dell'Austria. 
Questo  tempo  non  era  per  anco  sopraggiunto,  e  conveniva 
prima  lasciare  all'Austria,  come  grande  Potenza,  la  cura  di 
difendere,  nella  guerra  da  essa  intrapresa,  i  suoi  legittimi 
possedimenti  sopra  un  terreno  per  essa  vantaggioso,  e  che*non 
interessava  la  Confederazione. 

I  nostri  sforzi  quindi  tendevano  anzitutto  ad  evitare  che 
la  Confederatone  non  fosse  prematuramente  impegnata  nella 


347 
guerra,  ed  avevamo  tanto  più  il  diritto  di  agire  in  tal  modo^ 
in  quanto  che,  dopo  l'esame  il  più  coscienzioso. delle  con- 
venzioni federali,  non  avevamo  sino  allora  trovata  nessuna 
valida  ragione,  nessun  motivò  che  potesse  giustificare  una 
guerra  federale. 

Ma  se  nel  medesimo  tempo  noi  adottammo  tutte  le  mi- 
sure aventi  per  iscopo  la  sicurezza  della  Germania,  collo^ 
cata  fra  le  due  grandi  Potenze  belligeranti,  e  se,  mercè  la 
nostra  cooperazione,  gli  organi  della  Confederazione  fecero 
incessanti  preparativi  di  difesa,  ci  incumbeva  il  nuovo  dovere 
di  vegliare  acciocché  tali  preparativi,  in  faccia  alla  linea  dif* 
ferente  seguita  dai  nostri  confederati ,  e  non  mancavano  di- 
fensori alia  Dieta,  di  vegliare,  diciamo,  acciocché  tali  prepa- 
rativi non  si  convertissero  improvvisamente  in  mezzi  di  attacco, 
Goimpromettendo  in  tal  modo  gravemente  e  la  nostra  posi- 
zione e  quella  della  Confederazione.  Inoltre,  e  con  nostro 
vivo  rincrescimento,  vi  avevano  sintomi  che  annunziavano, 
che  si  apparecchiava  nel  campo  opposto  al  nostro  a  concert 
tarsi,  e  la  gravità  della  situazione  dovette  farci  temere,  che 
non  venissero  in  tal  modo  vieppiù  aumentate  le  tendenze  dis- 
solutive della  Confederazione 

Noi  non  parleremo  qui  delle  difficoltà  che  ci  hanno  eau- 
sato gli  affari  della  Germania  nelle  nostre  relazioni  coi  ga- 
binetti delle  grandi  Potenze. 

A  prevenire  ora  i  pericoli  di  cui  le  circostanze  da  noi  ad- 
dotte minacciano  la  patria  commune,  e  per  corrispondere 
anzitutto  colla  maggiore  fiducia  alla  diffidenza  dimostrata  verso 
la  Prussia  e  le  sue  intenzioni,  S.  A.  R.  il  principe  reggente 
ha  risolto  d' inviare  a  Vienna  in  missione  il  generale  di  Wil- 
lisen. 

Alcune  spiegazioni  su  questa  missione  e  sul  suo  risultato 
basteranno  per  permettere  ai  governi  alemanni  di  scorgere 
il  fondo  della  nostra  politica. 

Si  trattava  per  noi  dapprima  di  ottenere  schiarimenti  dal- 
l'Austria intorno  allo  scopo  a  cui  essa  mirava  nella  guerra 


348 

da  lei  intrapresa,  e,  nel  caso  iti  cui  non  ci  fossimo  intesi  odo 
essa,  di  stabilire,  di  commune  accordo,  in  quali  eventualità  ed 
in  qual  punto  la  Prussia  interverrebbe  per  un  lentaUvo  di  me- 
diazione fra  le  parti  belligeranti,  ed  in  qual  momento,  ove 
questo  tentativo  andasse  a  vuoto,  essa  dovrebbe  procedere 
ad  un'azione  più  estesa.  Le  intenzioni  del  governo  a  questo 
riguardo  dipendevano  naturalmente  da  certe  supposizioni  circa 
l'attitudine  deirAustria. 

Si  scorse  sin  dal  principio,  dopo  essersi  reciprocamente 
communicate  le  proprie  viste,  che  si  era  dissenzimti  sulla 
scopo  della  guerra,  e  che  non  bisognava  pensare  a  stabilire 
un  accordo  su  questa  base.  In  conseguenza  il  governo  prus- 
siano dovette  riserbarsi  a  decidere  egli  stesso  in  quali  even- 
tualità ed  in  quale  momento  procederebbe  all'azione.  Al  de- 
siderio manifestato  dal  gadinetto  di  Vienna,  che  la  Prussia 
inviasse  anche  a  Pietroburgo  una  missione  speciale,  per  ot- 
tenere che  la  Russia  rimanesse  neutrale,  il  principe  reggente 
si  affrettò  ad  aderire,  ma  non  potè  darvi  esecuzione.  Un 
altro  desiderio  dello  stesso  gabinetto,  espresso  nel  medesima 
tempo,  vale  a  dire  il  concentramento  d'un'armata  d'osserva- 
zione sul  Reno,  al  quale  dovevano  partecipare  anche  le  truppe 
austriache,  dovette  essere  respinto,  per  la  ragione  ben  chiara 
che,  in  questo  momento,  una  tale  misura,  presa  in  questa 
forma,  non  avrebbe  più  oltre  indugiato  ad  attirare  la  guerra 
sulla  Germania. 

Durante  le  proposte  fattesi  vicendevolmente  dai  due  go- 
verni, il  nostro  ha  ripetuto  in  modo  categorico  l'assicurazione 
ch'era  intenzione  della  Prussia  di  agire  pel  mantenimento 
dei  possessi  austriaci  in  Italia,  e  che  esso^  procederebbe  di 
conformità,  dal  momento  in  cui  questi  possessi  fossero  se- 
riamente minacciati. 

Malgrado  parecchie  divergenze  d'opinioni,  noi  avemmo 
allora  la  sodisfazione  di  vedere  che  si  era  vicini  a  ben  giu- 
dicare la  differenza  dei  punti  di  vista  reciproci,  e  che  stava  per 
effettuarsi  un  ravvicinamento  pieno  di  fiducia.  Ctome  avrebbe 


349 
potato  altrimenti  avvenire,  dachè  le  proposte  della  Prassia 
non  le  erano  inspirate  che  da  sentimenti  di  amicizia  leale 
e  disinteressata?  Alla  fine  della  missione  del  generale  di  Wil- 
lisen,  la  quale  aveva  condotto  a  questo  felice  risultato,  il  ga- 
binetto di  Vienna  manifestò  il  desiderio  che  questa  inten- 
zione della  Prussia,  vale  a  dire  la  promessa  del  nostro  con- 
corso a  raggiungere  lo  scopo  indicato,  fosse  espressa,  per 
maggior  certezza,  sotto  forma  obligatoria,  mediante  uno  scam- 
bio di  Note.  L'accedere  a  tale  desiderio  awebbe  equivaluto 
ad  una  guarentigia  della  Lombardia. 

Al  cospetto  di  eventualità  così  vaghe,  sarebbe  ciò  stato,  da 
parte  della  Prussia,  un  assumersi  un  impegno  ch'essa  non 
avrebbe  potuto  mantenere.  E  del  pari  noi  dovevamo  respin- 
gere ogni  impegno  formale  che  avesse  potuto  alterare  la  no- 
stra posizione  di  Potenza  mediatrice. 

Per  conseguenza,  nel  dispaccio  diretto  il  14  luglio  al  ba- 
rone di  Werther,  dispaccio  che  avea  per  iscopo  di  terminare 
la  missione  del  generale  Willisen  e  di  riassumere  gli  eventi, 
noi  ci  limitavamo  a  ripetere,  in  un  modo  sommario,  quali 
fossero  le  nostre  intenzioni  relativamente  all'interesse  del- 
l'Austria, come  elleno  venissero  manifestate  in  più  conver- 
sazioni durante  la  missione,  ed  esprimevamo  la  speranza 
che  si  conlracambierebbe  la  nostra  confidenza,  e  ci  si  rende- 
rebbe possibile  l'effettuazione  di  queste  intenzioni,  facendo 
quello  che  noi  supponevamo,  massime  rispetto  al  contegno 
dell'Austria  verso  la  Dieta. 

Sin  qui  noi  non  abbiamo  verun  motivo  a  credere  che  i 
rapporti  di  fiducia,  felicemente  stabiliti  fra  i  due  gabinetti , 
possano  venir  minacciati  da  un  rifiuto  per  noi  indispensa- 
bile, e  che  non  ha  inoltre  punto  mutati  i  nostri  senti- 
menti, ne  le  nostre  intenzioni.  Crediamo  al  contrario  poter 
sperare  fermamente  che  nulla  ne  accadrà. 

Indipendentemente  dalle  negoziazioni  da  noi  esposte,  dopo 
la  battaglia  di  Magenta,  allorché  gli  eventi  assumevano  sul 
teatro  della  guerra  d'Italia  proporzioni  sempre  maggiori. 


350 

noi  abbiamo  decretato  la  mobilizzazione  della  maggior  parte 
deir esercito  prussiano,  e  con  ciò  ci  proponiamo  ancóra, 
come  abbiamo  già  indicato  nella  circolare  del  14  gii^o^  di 
procedere  d'accordo  colla  Dieta.  Noi  abbiamo  in  tal  guisa 
fatto  più  di  quanto  desiderava  l'Austria  chiedendo  il  con- 
centramento  al  Reno  di  un  esercito  di  osservazione. 

Ciò  che  ci  ha  determinati  ad  ordinare  la  mobilitazione,  è 
la  necessità  di  avere  a  disposizione  un  esercito  considere- 
vole pronto  ad  entrare  in  campagna,  giaccliè  il  momento 
della  mediazione  poteva  giungere  in  breve,  e,  col  nostro  or- 
ganamento militare,  non  potevamo  aver  in  pronto  quest'e- 
sercito senza  levare  la  landwehr.  Questa  misura,  vincolando 
in  una  proporzione  rilevante  le  forze  militari  della  Franda, 
facilita  pure  d'assai  la  posizione  dell'Austria;  ma  impone  in 
pari  tempo  sacrificj  cosi  enormi  al  paese ,  da  non  poter  es- 
sere giustificati  che  da  una  politica  indipendente  ed  animata 
dall'interesse  particolare  dello  Stato. 

Fortunatamente,  in  questo  caso,  l'interesse  politico  della 
Prussia  è  pienamente  identico  a  quello  della  Germania,  ed 
è  tanto  più  importante  in  quanto  che,  la  Germania  non  può 
non  sentire  le  conseguenze  della  nostra  azione  politica  nel- 
l'attuale questione  europea. 

Noi  faremo  certo  ogni  sforzo  per  tenere  più  a  lungo  che 
potremo  lontana  la  guerra  dalla  Confederazione. 

Ma  d'altra  parte,  sebbene  abbiamo  ragioni  a  credere  che 
il  nostro  tentativo  di  mediazione  reagirà  sui  gabinetti  delle 
grandi  Potenze ,  pure ,  non  possiamo  dissimularci  che,  se- 
guendo la  politica  da  noi  additata,  la  Prussia  non  possa  in- 
tanto porsi  nel  caso  di  una  guerra  con  la  Francia.  Questa 
guerra  essendo  fatta  esclusivamente  sul  territorio  federale , 
e,  nell'eventualilà  che  abbiamo  di  mira,  avendo  per  iscopo 
essenziale  di  difendere  i  dirilli  e  gl'interessi  alemanni,  la 
Confederazione  non  potrebbe  esimersi  dal  parteciparvi,  ed  è 
perciò  che  stimiamo  nostro  dovere  particolare  il  provocare 
in  tempo  utile  le  misure  che  valgano  a  porre  i  quattro  corpi 


351  ' 
federai]  eitra^prassiani  ed  extra^aastriaci  in  grado  di  unirsi 
alle  armate  prussiane,  pronti  a  combattere  per  la  causa 
commune. 

Noi  speriamo  con  queste  negoziazioni,  che  offrono  la  com- 
pleta spiegazione  dei  nostri  rapporti  coli'Austria,  della  nostra 
politica  e  della  nostra  posizione  verso  la  Dieta,  d'aver  so^ 
disfatto,  per  quanto  fu  possibile,  i  desideri  de'  nostri  con- 
federati. 

Appoggiati  ad  un  forte  concentramenlo  militare,  noi  in- 
tendianK),  sforzandoci  a  mantenere  i  possedimenti  austriaci 
in  Italia,  di  proporre,  a  tempo  debito,  ai  grandi  gabinetti  la 
questione  della  pace,  e  di  offrire  la  nostra  mediazione. 

Date  communicazione  confidenziale  e  verbale  di  questo  di- 
spaccio, e  vogliate  farmi  conoscere  al  più  presto  T  impres- 
sione ch'esso  avrà  prodotto. 

SCHLBINITZ. 


ORDIME'  DEL  «lORMO  di  S.  M.  Il  re  Vittorio  Bma- 
naele. 

Riyoltella,  96  gingno  1859. 

Soldati!  • 

In  due  mesi  di  guerra,  dalle  invase  sponde  della  Sesia  e 
del  Po,  voi  correste  di  vittoria  in  vittoria  alle  rive  del  Garda 
e  del  Mincio.  Nella  via  gloriosa  da  voi  percorsa,  in  compa- 
gnia del  generoso  e  potente  nostro  alleato,  voi  deste  ovun- 
que le  più  splendide  prove  dì  disciplina  e  d'eroismo.  La  na- 
zione va  altera  di  voi;  l'Italia  tutta,  che  conta  con  orgoglio 
fra  le  vostre  file  i  migliori  suoi  figli,  plaude  alla  vostra  virtù, 
e  dalle  gesta  vostre  trae  augurio  e  fiducia  ne' suoi  futuri 
destini. 


382 

Ora  fuYvi  naoi^a  e  grande  vittoria;  DuoYanieDte  spargeste 
il  vostro  sangae,  vincendo  un  nemico  grosso  di  numero  e 
protetto  da  fortissime  posizioni. 

Nella  giornata,  ormai  famosa,  di  Solferino  e  S.  Martino, 
voi  respingeste,  combattendo  dall'alba  a  notte  chiusa,  prece- 
«duti  dagli  intrepidi  vostri  capi,  i  ripetuti  assalti  del  nemico, 
e  lo  forzaste  a  ripassare  il  Mincio,  lasciando  nelle  mani  vo- 
stre e  sul  campo  di  battaglia  uomini,  armi  e  cannoni. 

Dal  suo  canto  l'esercito  francese  ottenne  eguali  risultati 
ed  egual  gloria,  dando  nuove  prove  di  quell'impareggiabile 
valore  che  da  secoli  chiama  l'ammirazione  del  mondo  sa 
quelle  eroiche  schiere. 

La  vittoria  costò  gravi  sacrifici;  ma  da  quel  nobile  sangue, 
largamente  sparso  per  la  più  santa  delle  cause,  imparerà 
l'Europa  come  l'Italia  sia  degna  di  sedere  fra  le  nazioni. 

Soldati  I 

r 

Nelle  precedenti  battaglie  io  ebbi  spesso  occasione  di  por- 
tare all'ordine  del  giorno  molti  di  voi.  Oggi  io  porto  all'or- 
dine del  giorno  l'intero  esercito. 

Dal  qnartier  generale  principale  in  Rivoltella. 

VITTORIO  EMANUELE. 


LA  GIUMTA  ppovvisoria  di  g^irerno  per  la  provili- 
eia  di  Ferii. 


Forlì,  S6  giugno  iW«. 

Cittadini  t 

In  virtù  del  proclama    della  Giunta  centrale  dijBologna 
dli  24  corrente  mese,  è  istituita  in  questa  città  una  Com- 


383 
missione  incaricata  deir  arruolamento  dei  volontari  per  la  di- 
fesa dei  nostri  fratelli  insorti  al  santo  grido  d'Italia. 
La  Commissione  è  composta  dei  Signori 
Carlo  Cappacini. 

GlOTANNI  AlBONETTI. 

Antonio  Danesi. 

Temistocle  PANaATicHi,  ^Segretario. 
Cittadini  t  —  Le  atrocità  avvenute  in  Perugia  hanno  destata 
generale  indignazione.  —  Ogni  popolo  civile  leverà  un  grido 
di  riprovazione  contro  tanta  barbarie,  che  vi  ricorda  tempi 
e  costumi  runolissimi  dai  nostri.  —  Accorrete  dunque  animosi 
ad  inscrìvervi  ne'  registri  che  sono  aperti  in  questo  palazzo 
communale,  e  ricordate  che  niuno  di  noi  può  rimanere  indif- 
ferente ed  inerte  allo  strazio  brutale  dei  nostri  fratelli. 

Dalia  Residenza. 

La  Giunta  provvUoria  di  governo 

Eugenio  Dott.  Romagnoli 
Pietro  Dott,  Bondi. 


-•-ocA-^:^  'iJdN^JL-^D^i'^ir^IissìiS^c-^ 


li  A  GIlTIiTA  ppoir  visoria  di  |po  verno  pei  distretto 
di  Clesena. 

Cesena,  96  giugno  i859. 

Cittadini  I 

In  virtù  del  proclama  della  Giunta  centrale  di  Boltìgna 
'  del  24  corrente  mese ,  è  istituita  in  questa  città  una  com- 
missione incaricata  dell'arruolamento  dei  volontari  per  la 
difesa  dei  nostri  fratelli  insorti  al  santo  grido  d'Italia, 
La  commissione  è  composta  dei  signori: 

Marchese  Gii[seppe  Gmiii  -  Dottor  Giuseppe  Vistoli 

Eugenio  Valzania. 
», 

Pio  Calassi,  Segretario. 

Archivio f  tee,  4S 


attadiiii! 

Innanzi  le  atrocità  consumate  in  Perugia  da  un'orda  di 
sgherri  mercenari,  e  l'oppressione  in  cui  gemono  tutti  i  no- 
stri fratelli  delle  Marche  e  deirUmbria^  voi  certo  non  rimar- 
rete indifferenti.  Iscrivetevi  adunque  animosi  nel  registri  che 
sono  aperti  nel  locale  dettp  il  Ridotto. 

Dalla  nesidenn. 

Per  la  (Htmto  prowitoria  <U  got^emo 

Pietro  Pasolini  Zanblu. 


i  MMrf  » 


LA  CatlNTA  prowisoria  di  ij^irerao  della  città  di 
Imola. 

Imola,  te  giugno  1859. 

Cittadini  I 

Urgenti  bisogni  della  patria  vi  chiamano  alle  armi. 

Questo  appello  è  diretto  alla  difesa  dei  nostri  fratelli,  con- 
tro una  masnada  di  prezzolati  stranieri  che  con  stragi  e  vì- 
tuperj  tenta  di  nuovamente  sobbarcarli  ad  insoflribile  giogo. 
Siete  chiamati  al  soccorso  di  altre  animose  città,  che  al  pari 
di  noi  si  scossero  al  grido  unanime  d'Italia,  ai  santi  nomi 
di  libertà,  d'indipendenza.* 

Cittadini  f 

La  missione  è  santa,  generoso  il  princìpio,  all'armi  adun- 
que, all'armi! 

E  voi  che  sempre  chiarì  vi  rendeste  pel  vostro  patrioti- 
smo,  accorrerete  volonterosi  alla  ghMta  difesa,  mostrerete  cosi 
a^li  stranieri  che  questa  terra  è  ora  fatale  ai  depredatori, 


3!» 

fìiostrwete  alla  patria  quanto  in  voi  possa  il  sentimento  dei 
conculcali  dìFìtti. 

VIYA  L^ITALIA! 

Ptl  paltno  di 


La  (HmUti  prawUofia  dt  gonnmo 

Giusbpn:  S€AaABSLU-G(mMi«Fuiiiin 
Anton-Domenico  Gambehini  -  Alfredo  Cardinau. 


LETTERA  cMifidensialA  Indirlszato  dal  mln&atiM 
defili  affari  esieri  di  Prussia  all'ambaselatore  a 
Eisadra  eoniemporaiieaiiieiiie  alla  eireolare  del  9^ 


Berlino,  17  giugno  1959. 

À  S.  E.  il  signor  conte  di  Bernstorff. 
Signor  conte* 

Land  Bloontfleld  ci  ba  c(»QamiUì|cato,  d'ordine  del  suo  go- 
verno, un  dispaccio,  qui  unito  in  ooigÌA,  datato  22  aiìdaAile, 
nel  quale  U  primo  spretane  di  Stato  di  S.  M.  britannica 
esprime  le  inquietudini  che  gl'inspirano  le  disposizioni  fiate* 
sate  da  alcuni  Stati  della  Confederasione,  riguardo  alla  guerra 
scoppiata  fra  rAuetria  da  una  parte  e  la  Francia  e  la  Sar- 
degna dall'altra. 

Le  nostre  precedenti  oQnununiGaaiOEii  hanno  già  posto  Vo- 
stra Eccelenza  in  grado  d'illuminare  il  governo  di  S.  M.  bri* 
tannica  sulla  natura  delle  nostre  ìnlenzioni  e  sul  nostro  giu- 
dizio rispetto  all'attuale  complicazione.  Senza  ammettere  in 
ogni  suo  particolare  Targomentazione  di  lord  Jhon  Russell  m 
favore  del  principio  di  neutralità  ch'egli  raccomanda  alia  Prus- 
sia, in  presenza  dei  gravi  avvenimenti  che  succedonsi  in  Ita^ 
talia,  noi  constatiamo  con  piacere  che  S.  S.  ammette,  che  la 


350 
sitaazioiie  particolare  in  cai  trovaci  la  Germania,  gìostìfica 
e  spiega  le  differenze  che  potrebbero  sussistere  ft'a  la  nostra 
attitudine  e  quella  del  governo  britannico. 

H  nostro  dispaccio  del  24  corrente,  ch'era  già  scritto  quando 
ricevemmo  la  communicazione  del  gabinetto  di  Saìnt-James, 
manifesta  alla  sua  volta  il  nostro  giudizio  sulla  crisi  italiana 
e  sui  doveri  ch'ella  c'impone,  come  pure  lo  scopo  a  cui  ten- 
dono i  nostri  sforzi. 

Noi  godiamo  vedere  che  il  gabinetto  di  SainWames  divìda 
con  noi  la  speranza  d'una  soluzione  pacifica,  e  creda  alla  pros- 
sima opportunità  d'un  tentativo  di  conciliazione,  ed  al  suc- 
cesso che  avranno  i  consigli  delle  Potenze  amiche  allorché 
stimeranno  giunto  il  momento  d'interporsi  fra  le  parti  belli- 
geranti. 

I  gravi  avvenimenti  militari  sorvenuti  in  questi  giorni  ci 
sembrano  un  motivo  di  più  a  sollecitare  un  accordo  fra  le 
Potenze  rimaste  fin  qui  estranee  al  conflitto,  e  pel  quale  la 
stessa  loro  imparzialità  impone  il  dovere  e  dà  il  diritto  di 
accelerare  con  ogni  loro  sforzo  il  termine  d'una  >  lotta,  a  cui 
ciascun  giorno  apporta  nuovi  e  tristi  incidenti. 

Quanto  alla  Prussia,  in  particolare,  la  sua  posizione  in  Ger- 
mania, i  suoi  doveri  verso  i  suoi  confederati ,  e  gl'imbarazzi 
e  i  pericoli  ricrescenli  d'uno  Stato  vicino  ed  alleato,  costi- 
tuiscono forti  motivi  per  reclamare  nel  modo  più  energico 
un  accordo  tale  da  assicurare  all'Europa  i  beneflcj  di  una 
pacificazione,  la  quale  diverrebbe  dì  giorno  in  giorno  pia 
difficile  a  realizzarsi,  ove  la  guerra,  prolungandosi  oltre  mi- 
sura, prendesse  nel  medesimo  tempo  proporzioni  che,  forse, 
non  ci  permetterebbero  più  dal  rimanerci  estranei. 

Noi  crediamo  ecc.  ecc. 

(Veggasi  per  il  rim«nente  il  dispaccio  del  U  giagno  diretto  al  signor  Bismark  a  Pie- 
troburgo) 

SCHLEINfrZ. 


357 

IMDIRIZXO  del  ramasi^aU  a  S.  M.  11  re  Viiiorio  E- 

manaele  U  (i). 

Bologna,  giugno  1899. 

Sire  ! 

A  voi,  generoso  ed  impavido  re,  cbe  tenete  aito  il  vessillo 
raccolto  nella  sventura  e  custodito  dieci  anni,  l'Italia  goarda 
commossa,  e  confidente  vi  segue. 

Le  Romagna,  cbe  da  Voi  sempre  speravano  salvezza,  esul- 
tanti dì  rompere  un  silenzio  si  lungamente  patito,  convertono 
l'adtica.  voce  di  dolere  in  grido  di  guerra,  e  invocano  la  dit- 
tatura della  M.  V. ,  onde  siate  duce  eziandio  dei  loro  figli,  e 
vogliate  in  essi  ristaurare  le  avite  virtù  militari,  afl&nehè  ab- 
biam  parte  col  resto  d'Italia  tanto  alle  fatiche,  cbe  alle  glorie 
del  commune  riscatto. 

Ottenuta  l'indipendenza  mercè  di  Voi  e  del  magnammo 
Vostro  alleato,  sarà  dato  alle  nostre  popolazioni  esprimere 
quei  legittimi  voti  cbe  già  sono  nel  cuore  di  tutti. 


— o^>^5cgo^^^>^^" 


INDIRIZZO  del  romai^all  a  S.  M.  l' Imperatore  Ma^ 
paleone  ili. 

Bologna,  giugno  1859. 

Maestà  I 

Gli  abitanti  della  Romagna  sentono  altamente  il  sacro  do- 
vere di  combattere  anch'essi  la  guèrra  dell'indipendenza,  e  di 
raccogliersi  tutti  sotto  il  vessillo  tricolore  italiano,  che  ora  nuo- 
vamente sventola  vittorioso  a  lato  delle  trionfanti  insegne  di 
Francia.  Essi,  che  inviarono  10,000  volontari  all'armata  quando 
il  loro  governo  impediva  in  ogni  guisa  che  dessero  di  piglio 
alle  armi,  sapranno  ora  mostrare  all'Europa  colla  spontaneità 

(4)  Qoestì  dui  indirizzi,  sebben  privi  di  data,  furono  riportati  a  questo  luogo,  per- 
chè retativi  alfa  susseguente  lettera  del  eonte  di  Cavour. 


del  sacrificio,  colla. fermezza  del  proposito,  colla  coocordìa 
dtdfazione,  che  sono  meritevoli  di  combattere  e  di  morire  per 
ritalia.  Essi  non  voglioDo  lasciare  ai  loro  figli  il  tarpo  retag* 
gio  di  non  aver  concorso  cogli  altri  italiani  al  rinnovamento 
della  patria. 

Noi  abbiano  quindi  invocato  la  dittatura  del  leale  re  dei 
Piemonte,  e,  stnetti,  riverenti  a  bai  d'intorno,  saremo  ^ggi 
soldati  per  essere  demani  liberi  cittadini. 

Jfiire!  Mèi  parerai  fari  dagli  altri  itiAani;  vi  tìMttxn  wm- 
pran;  te  vostre  nobiU  pra^,  colle  quali  jnimnì^cb^ 
pMde  esercilo  non  si  opporrà  aUa  libera  namfestaitìime^M  te- 
^tfifDi  voti,  vi  ba  acquistala  la  nostra  etema  rieonoscfliua. 

A  Ibgenta  avete  vinto  il  nemico,  a  Milano  avete  cmcfeà- 
statai  qu^rinfluenza  morale,  che  coUc^ca  un  principe  nidto  più 
alto  che  sterili  conquiste. 

Sirei  Questi  paesi,  che  furono  campo  di  teneste  disoopffie  e  di 
ire  -di  parti,  oggi  mirabilmente  scomparse,  hanno  diritto  òhe  si 
provegga  alla  loro  salvézza,  aoeiò  non  si  rifimvino  le  antidie 
sventure. 


LETTERA  del  emnie  Cavour  in  risposte  «H'ImU- 
risso  della  depataElsiie  bolaipnese. 

Torino,  S8  giugno  1859. 

Illustrissimi  signori. 

&.  M.  il  re  mi  ordina  di  ringraziare  le  SS.  LL.  deUIndi- 
rizzo  presentatogli  a  nome  delle  popolazioni  delle  Romagne, 
nel  quala»  esprimendo  il  voto  detta  loro  fusione  col  Piemonte, 
invocano  la  sua  dittatura.  S.  M. ,  unicamente  preoccupata  dal 
pensiero  di  liberar  l'Italia  dal  giogo  straniero,  non  potrebbe 
accondiscendere  ad  un  atto  il  quale,  suscitando  complicazioni 
diplomatiche,  tenderebbe  a  r^Mlere  pui  diCficile  l'otteninìente 


Me 
di  questa  scopa.  latlavla^  rieiHiOfleeifio  quanto  yba  di  do^ 
btte  e  gjmeroso  net  seDtlsiMto  cht  spinse  questi  popoli  a  coU'- 
Mrreiti  alla  gfw^ra  sostenuta  per  qufesta  grande  causa  dal 
Piemonte  e  dal  suo  generosa  alleato»,  rimperatore  del  franceri^ 
S.  M.  non  può  rifiutarsi,  malgrado  il  smio  profonde^  rispetto 
pri  Santo  Padre,  a  prendere  sotto,  la  sua  direzione  le  forae 
ebe  questi  paesi  stanno  ordinando,  e  che  si  dispoi^no  a 
mettere  al  servizio  dell'indipendenza  italiana,  compiendo'  per 
tal  modo  il  doppio  officio  di  dirigere  il  concorso  deHe  Roma- 
gne  aBa  guerra,  e  d'impedire  die  il  motimento  naiioni^  ^Ranzi 
operato  non  degeneri  nel  disordine  e  nelPanarchia. 

Doto  aggiungere  che  &  M.  ha  già  deliberato  di  eleggere 
per  suo  eomufissavio  a  tal  fine  il  caT.  Massimo  dTAzeglia  die 
accetta  FinearioD. 

Gradiseaiio  le  SS.  LL.  i*^sensi  della  disfinttssima  mìa  gob* 
siderazione. 

C  Cavour. 


S8  giugno  1859.  —  /{  principe  Eugenio  di  Savoja^  in  udienza  di  questo 
aiomOy  sulla  proposta  del  presidente  del  Consiglio^  conte  Cavour^ 
nanonmato  U  cav.  Massimo  d'Azelio  Commissario  straordi- 
nario nelk  Romagne. 

—  La  sera  di  questo  giorno  le  truppe  degli  alleati  passano  U  Mincio  senza 
incontrare  resistenza. 


INDIRIZZO  dellla  rei^a  ettik  di  Cskmmlmmggl^we  ss 
S.  M.  il  re  Vittori*  Enifuiaek.  U.<> 

OvahBftgglore  18  gingno    I89V. 

Alla  Sacba  Maestà'  del  re  Vittorio  Emanuele  ii. 

Questa  città,  ohe  ne)  184&  si  era  unanìmamenle  dichiarata 
soggetta  al  padre  Vostro,  di  gloriosa  raemorta,  e  die  sempre 


360 
jiel  sao  cuore  setbb  questa  speranza  e  quesfo  voto,  ora  che 
le  armi  straniere,  rintuzzate  dalla  prodezza  dell' esercito  Vo- 
stro e  del  potente  e  magnaninio  Vostro  alleato,  r  imperatele 
dd  francesi  Napoleone  III.^,  più  non  le  impediscono  la  lìbera 
manifestazione  de' suoi  desiderj,  si  affretta  a  dep(»rre  anche 
innanzi  al  trono  Vostro  le  sincere  proteste  di  somo^ssione 
e  di  ossequio  che  si  convengono  ai  sudditi  più  affezionati  e 
leali. 

Umtte  poi  l'Europa  tutta  risuona  delle  Vostre  lodi,  mentie 
ritalia  applaude  all'eroico  Vostro  valore,  e  in  Voi  ravvisando 
il  propugnatore  della  sua  indipendenza,  manda  i  suoi  figli 
a  combattere  al  flauco  Vostro,  anche  la  città  di  Casalmag- 
giore  è  compresa  da  meraviglia  alle  splendide  Vostre  gesta, 
e  si  dichiara  pronta  a  tutti  quei  sacrifici  che  l'onore  della 
nazione,  le  supreme  necessità  della  guerra  e  la  safi^ezza  Vo- 
stra le  imporranno. 

VIVA  L'INDIPENDENZA  D' ITALIA I 
VIVA  IL  PRODE  RE  VITTORIO  EMANUELE  IH 


INDIRIZZO  della  reglm.  città  di  Casaimagfgiapc  a 
S.  il.  l'imperatore  napoleone  DI. 

Gasalmaggiore,  S8  giugno  1859. 

Alla  Sagba  Maestà'  dell'imperatore  dei  francesi. 

Napoleone  III. 

♦  '. 

La  Vostra  generosa  alleanza  col  nostro  re,  la  scesa  degli 
eserciti  di  Francia  sulle  pianure  del  Piemonte  e  della  Lom* 
bardia,  ci  riempirono  l'animo  di  gioja  e  di  speranza. 

Salve,  0  imperatore  delle  genti  latine  t 

La  vittoria  inghirlandò  a  Montebello,  a  Palestro,  a  Magenta 
le  Aquile  francesi  e  la  Croce  di  Savoja.  La  civiltà  occìden- 


SM 

tòte,  llndilntideDM  e  la  lìiteilàitallM»,'tìfeco0Ktm(rrM'tf 
sangue  ai  padri  Vostri ,  hanno  trovato  un  vindice  supremo 
ncffla  spada  e  nel  senno  di  Vestra  Maestà. 

Sien  granie  a  Dio  giusto  e  onnipoisènte. 

La  guerra  conquisterà  la  pace;  Y^ièì,  la  libertà  ed  il  pre- 
ludio di  un  felice  avvenire  ci  fanno  obliare  le  angoscio  <M 
pas^o. 

•Nipote  dà  primo  re  d'Italia,  è  noèlro  il  Vostro  fesn^^ 
ima  la  noslra  civiltà^  la  Vostra  gloria.  Gongitibti  che  fufttmo 
nel  dolore,  lo  saremo  nell'aurora  novella  che  il  senno  e  la 
s^ada  deifct  Francia  prq[)arano  alle  futdre  fenemKkmi. 

fiatve,  0  itbperatore  delle  genti  laiiM! 


MOTIFICAZIOMB  del  generale  eemkndlaiite  11  Mippo 
péntkÉelo  At  òlpéÉPaBiene  In  Anéena. 

Aaeona,  S8  giugno  1869. 

Pelr  dispoi^zione  dì  S.  S.  Papa  Pio  IX,  fellcetnente  regnante, 
viene  dal  sigtìbr  generale  ÀUighìeri  in  me  trasferii  il  co^ 
i^àt^db  e. list  presidenza . governativa  di  questa  città.  Pretalcn^ 
domi  quindi  dei  conferitimi  athpli  poteri,  veggo  ntBctessarfo^  A 
tutela  dell' ordine  publico,  ematiare  le  sdenti  disposizioni. 

I.^  La  città  di  Ahcona  e  suoi  borghi  si  dìèhiaranb  ito  istato 
d'à&sedio. 

2.^  Ttìtti  gli  atti  éèinnfrdsb  governo  s'intendono  intera^ 
meAte  annullali. 

a.""  Tatti  gli  irbpiegati  del  lógittìmo  govèlrbó  riprenderarinò 
il  rispettivo  loro  esercizio  fino  a  che  non  veligli  dui  sypariiorr 
^òverbo  disposto  altrìtnebli. 

4.^  Si  bfdina  un  completo  disarmo^  per  ceri  io^unò  ààii 
tènfiuto  à  depositare  M\  palazzo  ddegatizio  (entro  rultétidre 
termine  di  24  ore,  a  decorrere  dalia  publiAiiAone  della  j^^ 
setìte)  le  arMi  da  ftiocò  e  da  tagliò,  rìtentite  andie  èbn  it« 

Archivio,  f€,  46 


3ft8 

golate  licenza,  docaakeoto  che  <lovrà: essere  egimloieirte  esi- 
bito. 

§  1.  La  contravvenzioDe  al  presente  articolo  saràpaaita, 
se  l'arme  non  sia  della  classe  delle  proibite,  con  detenzione 
da  uno  a  tre  anni ,  e  con  multa  di  scudi  cento  ai  cinqne- 
eebto. 

§  2.  Se  Tarme  sia  vietatala  senso  degli  articoli  117  e 
120  del  v^ente  regolamento  penale  communa»  la  pena  sarà 
quella  di  cinque  ^ni  di  opera  publica,  e  della  multa  di 
scudi  cento  ai  cinquecento. 

5.^  Dovranno  ^aalmenle  depositarsi  neir  indicato  perìodo 
di  ore  24  tutte  le  munizioni  (k  guerra  di  qualunque  spedo 
e  quantità  esse  siano,  come  i  fornimenti  militari. 

§  1.  L'abusiva  ritenzione  delle  suddette  munizioni  sarà 
punita  con  uno  ai  tre  anni  di  detenzione,  e  con  multa  di 
scudi  cento  ai  cinquecento. 

§  2.  L'abusiva  ritenzione  dei  fornimenti  militari  siatrà 
punita  con  detenzione  da  sei  mesi  ad  un  anno,  e  con  multa 
di  scudi  cinquanta  ai  ducentocinquanta. 

6.^  Si  ordina  egualmente  il  versamento  entro  le  24  ore 
nel  locale  del  Lazzaretto,  di  tutti  gli  oggetti  provenienti  dai 
magazzini  del  governo  e  dalle  truppe  di  occupazione  sottratti 
durante  il  tempo  della  sedizione. 

§  1.  Il  contravventore  incorrerà  nella  pena  di  uno  a 
tre  Ianni  di  detenzione,  e  nella  multa  di  scudi  cento  ai  cin- 
quecento, ed  ove  si  riconoscesse  autore  della  sottrazione,  an- 
drà soggetto  purancbe  alla  sanzione  penale  per  i  furti. 

§  2.  Trattandosi  di  armi  militari,  la  pena  sarà  quella 
di  tre  ai  cinque  anni  di  opera  publica  e  di  multa  di  scudi 
cento  ai  cinquecento. 

7.^  Si  prescrive  il  deposito  di  tutte  le  insegne  ed  emblemi 

della  rivfiluziotie^  che  verranno  distrutti,  sotto  pena  ai  riten- 

tori  di  :  uno  ai  tre  apni  di  opera  .publica  e  della  multa  di 

scudi  cento  ai  (ùnquecentQ.  . 

8.^  Viene  anche  proibita  la  conservazione  di  qualunque 


303 
personale  contrassegno  sedizioso^  ed  il  colpevole  andrà  sog^ 
getto  alla  pena  di  uno  ai  trenta  giorni  di  carcere,  e  della 
multa  di  scu(\i  cinque  ai  venticinque. 

9.^  Sono  vietati  di  notte  gii  attruppamenti  di  persone  nelle 
publicbe  contrade,  sotto  pena  del  carcere  dai  quindici  giorni 
ai  trenta,  e  della  multa  di  scudi  cinque  ai  venticinque. 

10.°  Niun  cittadino  potrà  allontanarsi  dal  territorio  di  An- 
cona senza  un  permesso  di  polizia,  da  rilasciarsi  gratuita- 
mente, altrimenti  sarà  punito  col  carcere  dai  quìndici  aì  trenta 
giorni,  e  colla  multa  di  scudi'  cinque  aì  venticinque. 

H.°  Qualunque  opposizione  e  resistenza  alla  forza  publica 
nell'atto  di  eseguire  le  proprie  incombenze  di  servigio,  sarà 
punita  con  tre  ai  cinque  anni  di  opera  publica,  e  con  multa 
di  scudi  cento  ai  cinquecento. 

Se  si  aggiungono  percosse,  ferite  o  imbrandimento  d'arme, 
la  pena  è  cumulata  con  quella  che  è  propria  a  siffatti  ad-, 
debiti,  secondo  la  legge  ordinaria  e  secondo  il  massimo  d^l 
grado. 

12.°  Gli  insulti  e  le  ingiurie  alla  forza  publica  fuori  del- 
Tesercizio  delle  sue  incombenze  di  servizio,  saranno  puniti 
col  carcere  da  uno  a  sei  mesi,  e  con  multa  dai  scudi  cinque 
ai  venticinque; 

13.°  Si  richiamano  alla  più  stretta  osservanza  le  antecedenti 
governative  disposizioni  snil'obligo  nei  locandieri,  albergatori 
e  particolari  di  dar  conto  alla  polizia  delle  persone  cbe  al- 
loggiano 0  pernottano  nelle  loro  case ,  come  della  partenza 
delle  medesime ,  sotto  pena  ai  contravventori  della  mult^  di 
scudi  dieci  cbe^  in  caso  di  recidiva,  verrà  aumentata  fino  a 
scudi  cinquanta. 

14.°  La  trasgressione  dei  menzionati  articoli  sarà  verificata 
mediante  una  procedura  sommaria  e  spedita,  da  sottoporsi  al 
giudizio  inappellabile  di  un  consiglio  di  guerra  permanente. 

15.°  Le  multe  verranno  versate  nella  cassa  camerale  a  fa- 
vore del  governo.  Se  pero  alcuno  manchi  4i  mezzi  a  sodis-. 
farle,  si  commuta  colla  detenzione  per  tanti  gforni  quanlf' 


364 

sono,  gli  scudi  d^lla  multa  ioflttta,  da  Don  eccedere  però  la 

durata  di  un.  anno. 

/<  generale  comandante  il  corpo  d'operazione, 
govemafore  civile  e  mUitare^ 

G.  De  Kalbermàtten. 


PROTESTA  i|^i  IV«r»U«aipi  9k  C«rl«  Vl^uicifvi, 

di  Taomima,  presidente  del    Coipaiyli^;  dei  attiiii- 

•ti»Ì.  (1). 

Il  y  a  des  hommes  qui  ne  soni  pas 
defi  lear  ^mps* 

NAPOLBOflB  m. 

Napoli,  S8  gijDgno  I8(t9. 

I  Napolitani  non  ponno  esprìmere  apulamente  la  loro  gioja 
per  la  vittoria  riportata  sugli  austriaci  dalle  armi  liberatrici 
di  Francia  e  di  Piemonte,  perchè  non  hanno  bajonette  da 
opporre  a  quelle  dei  vostri  sbirri  e  mercenarj,  e,  se  ne  a- 
vessero,  essi  indietreggerebbero  inanzì  ad  una  guerra  dvile 
che  hanno  in  orrore. 

Voi  diceste  che  una  minoranza  faziosa  desidera  sola  in 
questo  regno  T  alleanza  col  Piemonte  e  colla  Francia,  e  la 
guerra  contro  il  nostro  commune  nemico,  e  vi  vantaste  di 
poter  opporre  alla  dimostrazione  fatta ,  il  7  giugno ,  da  al- 
cune migliaja  di  veri  italiani,  quella  di  trecentomila  amici 
dell'Austria. 

Voi  non  temeste  di  proferire  una  simile  asserzione ,  voi 
soldato ,  il  cui  nome  non  è  senza  gloria,  voi  che  dovete 
la  vostra  fortuna  alla  bandiera  francese,  sotto  la  quale  com- 
batteste t  Credete  forse  non  si  chiami  la  nostra  terra  ita- 
liana che  per  una  semplice  espressione  geografica,  ed  in  que- 
sta lotta,  la.  più  nobile  che  mai  siasi  impresa  da  alcun  so- 

(1)  QaesU  protosta  che  segni  ad  altra  del  13  giof^o.  fa  impressa  e  sparsa  a  migiii^ 
di  copie  pel  regno  detle  Due-Sicitie.  Essa  rischiara  mirabilmente  ie  reciproche  con- 
dM^oi  é^  gOTemo  e  dilla  popolasio^e  di  quei  paese. 


yn;9Jm^,  sia  in^iffQreate  o  pijcupeiosa  airAnstrìa  la  maggioranti 
dei  Napolitani? 

E  come  lo  sapete?  Per  giungere  sino  a  voi  qaal  via  si  è  aperta 
la  pablica  opinione?  Voi  no&  lasciate  alla  stampa  venin 
mezzo  per  esprimere  il  suo  pensiero  nazionale;  voi  persegui- 
tereste ad  oltranza  coloro  che  dessero  sfogo  alla  propria  opi- 
mone,  apponendo  la  loro  firma  al  più  legale  degli  indirizzi. 

Voi  non  permettete  agli  uomini  generosi  di  varcare  i  con- 
fini, per  andare  ad  arruolarsi  sotto  le  bandiere  dell'indipen- 
denza; voi  ingombrate  di  birri  e  di  gendarmi  le  strade  della 
capitale,  perchè  il  re  trovi  le  popolazìcHii  mute',  al  suo  en- 
trare per  la  prima  volta  in  città.  ColKordinanza  de)  35  giu- 
gno, voi  decretaste  le  pene  più  severe  contro  ogni  uomo  del' 
popolo  che  osasse  al  suo  passaggio  (M'esentargli  una  supplica, 
fQt  invocarne  la  clemenza,  e  voi  induceste  il  giovine  prìncipe 
a  creder»,  nasooodefsi  sotto  la  veste  di  ciascuno  de'  suoi 
sudditi  l'animo  ed  il  pugnale  di  un  assassino. 

Diteci  dunque  ancóra  una  volta  come  mai  il  pensiero  della 
nazione,  nelle  circostanze  sì  gravi  in  cui  si  agitano  i  suoi 
destini ,  pub  arrivare  fino  al  trono ,  od'  almeno  fino  alFal^ 
tezs»  del  vostro  seggio  ministeriale?  Se  voi  impertanto  sup- 
ponete che  lo  Stato  risiede  in  voi ,  e  che  dovete  sostituire 
l'arbilrio  della  vostni  personalità  ai  desiderj  deUa  popolazione 
ed  alla  volontà  del.  monarca;  se  tutte  le  vie  son  chiuse  alla 
manifestazione  del  pensiero,  non  dimenticate  che  voi  ass&- 
mciC'  la  responsabilità,  al  cospetto  del  mondo  civile^  deW^v« 
venire  del  vostro  paese  con  un  sistema  di  governo  dierEufi' 
i^a  ha  oandannato.  Dalla  sicurezza  del  vostro  governo^  che 
non  può  condurci  se  non  al  disonore  ed  al  siervaggio,  pui2>^ 
sorgere  uno  di  quegli  atti  scandalosi  che  si  commettcmo, 
a  jgicurno:  fisso  e  ad  ora  determinata,  dalle  popolazioni  dis»^ 
prezzate  e  mal  governate,  e  che  noi  non  giungeremo  ad  impe^ 
dire  colla  forza  dei  nostri  ragionamenti,  né  voi  con  quella^ 
delle  vostre  armi;  uno  di  quegli  atti  di  cui  Tistoria  del  no« 
stvo  regno  oflre  numerosi  e  non  lontani  esempj^  eche^ l'Bli- 


366 
ropa  assolverebbe  come  una  conseguenza  degV  iunumerevoti 
disinganni,  della  necessità  e  della  disperazione. 


DISPACCIO  di  lord  J«hn  Russell  miwlsiro  ingleM 
deiplt  aflkri  esteri,  a  Str  James  HadsoB  pHiliiÌsti>s 
.  d'Iniphtlterra  a  Torino. 

Foreign-Office,  S8  giugno  4859. 

Signore,  ho  ricevuto  e  recato  alla  regina  i  vostri  dispacci 
fino  a. quello  del  25  inclusivo.  Riguardo  airultimo  numero 
di  questi  dispacci,  che  da  un  sommario  di  una  circolare  dì- 
ramata  dal  governo  sardo,  in  cui  annunzia  alle  dipendenti 
autorità  k  che  fu  creato  al  dipartimento  degli  affari  esteri  un 
€  officio  temporarìo  per  la  trattazione  degli  affari  derivanti 
«dalle  relazioni  che  sorsero  dall'annessione  o  protezione 
e  della  Sardegna  delle  Provincie  italiane  durante  la  presente 
«  guerra  » ,  io  debbo  dirvi,  che  il  governo  di  S.  M.  -volentieri 
ammette  l'espediente  di  unire  gli  sforzi  di  coloro  che  sono 
impegnali  in  guerra  coU'Austria,  sia  colla  regolare  azione  dei 
rispettivi  sovrani,  sia  collo  spontaneo  movhnento  degli  abi- 
tanti sotto  una  commune  direzione.  Ma  riguardo  alla  p^- 
manenle  annessione  alla  Sardegna  di  Stati  che  obedivaooai 
loro  separali  sovrani,  il  governo  di  S.  M.  ha  adottata  una 
linea  di  condotta  che  crede  conforme  al  diritto  delle  nazioni. 
Il  governo  di  S.  M.^come  vi  annunziai  nel  mio  dispaccio  del  22, 
dice,  che  ogni  cosa  fatta  ora  deve  essere  considerata  come 
provvisoria,  e  che,  benché  possa  essere  necessario  di  fare 
aggiustamenti  per  il  mantenimento  temporario  dell'ordine  in 
paesi  dove  il  precedente  governo  si  ritirò  o  fu  scacciato,  pure 
la  volontà  del  popolo,  la  fortuna  della  guerra,  e  finalmente 
un  trattato  europeo,  devono  nell'ultimo  risultatori  compcnregli 
aggiustamenti  territoriali  ed  i  diritti  di  sovranità  nell'Italia 
centrale  e  settentrionale.  U  governo  di  S.  M.  è  felice  di  tro- 
vare che  le  visle  che  esso  prese  in  questo  affare  siano  par*- 


as9 

lecìp^te  dal  governo  dell'imperatore  dei  francesi,  e  coofer- 
inate  dalla  dichiarazione  del  Moniteur  del  24 ,  che  annun- 
zia, essersi  erroneamente  inferito  dalla  dittatura  offerta  al  re 
di  Sardegna  da  ogni  parte  d' Italia ,  che  cioè  la  Sardegna , 
senza  consultare  i  voti  del  popolo  o  delle  grandi  Potenze, 
cercasse  di  unire,  col  sostegno  delle  armi  della  Frauda,  tutta 
l'Italia  in  un  solo  Stato,  ma  essere  tale  dittatura  un  potere 
puramente  femporario  che,  mentre  unisce  sotto  una  sola  au- 
torità le  forze  communi,  ha  il  vanteggio  di  non  pregiudicare  in 
nessun  modo  qualsiasi  futura  combinazione.  Dal  linguaggio 
del  barone  di  Brunow  ricavo  che  tali  sono  pure  le  viste  del 
governo  russo  in  questo  affare. 

Voi  leggerete  questo  dispaccio  al  conte  Cavour,  ma  non  ne 
darete  copia  a  Sua  Eccellenza. 

Io  sono,  ecc. 

John  Russell- 


PROCliAM A  del  ienente-Buiareseiallo  Ilrban  «•man- 
dAntej  della  eittà.  e  fartessa  di  Verona. 

YeroDa,  nltimi  di  giugno  1859.  (1). 

Lo  stato  d'assedio  dichiarato  ai  30  del  p.  p.  aprile,  e  i 
susseguenti  proclami  non  vengono  osservati  secondo  la. loro 
importanza.  Dichiaro  a  tutti  gli  abitanti  del  territorio  forti- 
ficato affidatomi  da  S.  M.  Francesco  Giuseppe,  che  io  voglio 
rispettate  rigorosamente  da  ognuno  le  leggi  dello  stato  d'as- 
sedio ;  io  non  riconosco  alcuna  distinzione  di  persone,  io  non 
punisco  che  il  fatto  o  V  intenzione.  Acciocché  gli  abitanti  sap- 
piano con  chi  hanno  a  fare,  dichiaro  che  ognuno  può  fidarsi 
di  me,  .onorato  austriaco,  e  che  io  non  mi  fido  di  nessuno 
di  voi: 

Urban. 

(1).  FU  {Wbltcttto  dalla  Gazzetta  d'Augusta  del  30  giugno. 


S68 

20  «fugno  1889.  ^  il  Cor^liù  féMtOè  svizxeto  M  inìirixzalù 

circolare  n'moi  agenti  iiplMnatiti  in  cui  fntesta  c^tro  ferì* 
mostranze  fatte  verso  i  reggimenti  composti  di  stranieri^  riguar- 
dati reggiménti  svizzeri,  al  servizio  del  Papa^  ed  invita  gU  sttsù 
agenti  ad  illaminare  le  popolazioni  sn  tak  oggetto. 

^  Avendo  gli  Svizzeri  pontifici  t'insultata  la  bandiera  americana  nei 
fatti  di  Perugia^  il  rappresentante  degli  Stati  uniti  presse  la 
Corte  (K  Roma,  tolto  lo  stemma  americano  dc^  sua  residenza^ 
parte  da  quella  città  e  ei  conduce  a  Lii^ùmo. 

—  Le  truppe  sarde  strinsjono  da  vicino  i  forti  estemi  di  Peschiera 

sulla  destra  del  Mincio;  lo  varcano  il  giomo  seguente  (30)  per 
irtoeetire  la  piazza  anche  dalla  sinisira  del  fimne. 

3Ò  giugno  i8S9.  —  S.  Jtf .  l'imperatore  NapokiMe  trasf&ieoe  da  Foito 
fl  suo  quartier  generale  a  Valeggio. 

1  Luglio  1859.  —  Oggi,  alle  ore  nove  circa,  arrivo  in  Piadena  del 

principe  Napoleone,  preceduto  dal  suo  corpo  d'armata. 

—  Nelia  notte  dai  30  giugno  al  ì  ingOo  gli  austriaci  tentano  una  Sor- 

tita da  Peschiera,  ma  dopo  breve  zuffa  colle  truppe  sarde,  sm 
costretti  a  ritirarsi  abbandonando  buon  numero  ai  morti,  feriti 
e  prigionieri.  Vengono  da  essi  incendiati  i  casùtari  tìiràosktnti 
alla  fortezza. 

—  Tutto  Vesercito  alleato  si  trova  sulla  sinistra  del  Mincio,  e,  giunti 

1  rinforzi  del  principe  Napoleone,  avvicinasi  a  Verona. 

2  Luglio.  —  Gli  avamposti  austriaci  sono  a  breve  distanza  da  Villa- 

franca,  occupata  dal  corpo  del  maresciallo  Niel. 

—  /{  governatore  di  Lombardia  notifica  al  municipio  eacettazùme  détta 

dimissione  presentata  dal  comandante  e  aalto  Staio  maggiore 
della  guardia  nazionale  di  Milano,  e  la  surroga  del  comanéMte 
provvisorio  signor  avvocato  cavaliere  colonnello  Cerruti. 
«-  Alle  dieci  antimeridiane  le  truppe  di  Garibaldi  (2^.  reggimento 
De-Medici  coi  bersaglieri  genove^  etcupano  Bormia  dopo  per- 
ziali  combattimenti  cogli  austriaci. 


»OOgOOO- 


PROCLAiiA    del    camando   superiore   provvisoi4» 
deiia  ipnal^Ia  liazionale  ài  Élllano. 

Milano,  S  li^lio  1859. 

Militi  ciltadinìf 

Delegato  dal  governo  all'ODorevole  incarico  di  dare  assetto 
legale  e  militare  alle  vostre  file,  che  già  di  tanto  in  queste 
difficili  contingenze  seppero  rendersi  benemerite,  mi  vedo  pure 
in  oggi  chiamato  ad  assumerne  interinalmente  il  comando. 


m 

Conscio  deiraltesza  e  deir  importanza  dì  cotanto  offlcio, 
già  da  altri  cosi  degnamente  tenuto,  non  è  senza  trepidanza 
che  io  mi  v"  accingo,  ne  mi  avrei  Y  animo,  se  in  tale  dif- 
ficile quanto  onorifico  mandato,  non  venisee  a  sorreggermi  e 
l'amor  vostro  a  quei  sacri  principii  di  libertà  e  d'indipen- 
denza che  furono  il  voto  di  secoli,  e  l'inalterabile  vostro  de- 
siderio di  volerli  ad  ogni  costo  e  mantenuti  e  consolidati; 
se  B91Ì  mi  frigaoasse  la  carteis^za  che  niuno  di  voi  sarà  per 
venir  meno  alla  nobile  missione  die  una  libertà  ordinata  vi 
demanda. 

Uso  alla  sincerità  nel  dire,  come  alla  fermezza  nell'operare, 
se  da  un  canto  io  vi  accerto  che  non  mancherò  a  mezzo 
onde  potere  col  vostro  concorso  raggiungere  il  duplice  com- 
pito assegnatomi,  vi  dichiaro  del  pari  che  non  sarà  mai  ch'io 
transiga  né  colla  disciplina,  prima  base  d'un  corpo  militar- 
mente organizzato,  ne  coi  doveri  che  sono  inerenti  all'officio 
di  cui  mi  si  volle  onorato. 

Militi  cittadini! 

Due  generosi  principi  percorrono  vittoriosi  queste  contrade 
purgandole  dal  terrorismo  e  dal  servaggio:  un  prode  es^- 
cito  gloriosamente  sta  rivendicando  col  proprio  sangue  i  di- 
ritti d'una  nazione  barbaramente  conculcata! 

Giusti  ammiratori  di  tanto  eroismo^  voi  pure  stringetevi 
attorno  alle  vostre  bandiere,  simbolo  di  redenzione  e  di  vita; 
non  uno  manchi  all'appello  che  la  patria  a  voi  indirizza, 
e  sotto  l'egida  del  re  galantuomo  procedete  tutti  animosi 
nel  compimento  de' vostri  doveri,  pur  sempre  fermi  di  pro- 
posito, che  è  debito  d'ogni  cittadino  l'impugnare  destramente 
un'arma  a  difesa  dell'ordine,  della  libertà  e  dell'indipendenza, 
e  cheli  vocabolo  sacrifizio  non  esiste  di  fronte  ai  .più  vitali 
interessi  della  patria. 

V(9\  qjuaniere. 

//  comandante  superiore  interinale. 
Avvocato  F.  Cerruti. 


Archivio f  ecc.  47 


370 

3  Luglio.  —  Lafsera  il  quartier  fenerale  ééSl^mp$rmore  N&fokme 
vim  trmferUo  a  ViUafranca.  Quartier  generale  M  re  a  Ma- 
zombano, 

—  Atk  S  del  mattino  una  squadra  di  16  vascelli  di  guerra  francesi 
e  sarà  entrane  nel  parto  H  Lusem-Piecolo  (Istria) ,  vi  sbarca 
I^IOO  uomini  circUy  e  prende  possesso  del  paese. 

AVVISO  della  MBunisslMie  d'«rrvolanieiit#  dei  vra- 
ienterj  per  la  epediziene  delle  IÌeina|fBe. 

Forlì,  3  loglio  1859. 

Iq  sèguito  di  ordini  pervenuti  a  questa  Giunta  provinciale 
di  governo  dalFillustre  generale  Roselli,  comandante  in  capo 
la  Colonna  mobile  della  spedizione  per  le  Romagne,  ci  aftet- 
tiamo  d'invitare  lutti  i  volontarj  di  questa  città  già  inscritti 
a  presentarsi  dimani  alle  ore  6  antimeridiane  nel  2.^  cortile 
di  questo  palazzo  governativo  all'oggetto  di  essere  accasermati 
e  incominciare  i  militari  esercizi!. 

Cittadini! 
É  la  difesa  della  nostra  patria,  dei  nostri  lari  che  oggi  ci 
chiama  alle  armi.  — Lo  scempio  miserando  ddir  infelice  Pe- 
rugia ei  dica  quali  sarehl)er  le  gesta  delle  inique  orde  pa- 
pali, se  fosse  lor  dato  d'invadere  anche  le  nostre  beile  eon- 
trade.  -**-  Distinti  comandanti  sono  già  arrivati  in  Bologna, 
i  qnali  ci  guideranno  animosi,  e,  occorrendo,  divideranno  oob 
noi  i  pericoli  del  eonflilto,  con  noi  la  gioja  della  vittoria.  —  Ri- 
spondiamo adunque  con  quello  stemcio  che  è  proprio  A  que- 
sti arditi  paesi  al  santo  appello  di  patria,  al  grido  di  ve- 
detta che  le  Tittime  di  quella  città  sventurata  inalzaBO  al 
cielo.  —  Quel  fremito  d'ira  che  ha  sempre  scosso  i  nostri  petti 
alla  voce  ^U  oppressi,  àirinsulto  della  baldanzosa  tirannide, 
oggi  più  che  mai  di  nuovo  in  noi  si  ridesti.  —  Pensiamo  che 
sacri  pegni  hanno  a  noi  affidato  quei  generosi  nostri  fratelli 
che  sui  campi  lombardi  pugnano  per  l'indipendenza  della 
nostra  nazione;  e  che  è  sacro  debito  in  noi  l'esserne  gelosi 


371 
custodi.  —  PeofiiaiDO  cbe  in  questi  supremi  momenti  TeBitare 
è  vergogna,  il  trepidare  è  delitto;  e  che  da  noi  soli  dipende 
l'onore  di  queste  Provincie,  la  salvezza  dèlie  nostre  {amiglie. 


La  eomfmnbme  farfitókm&nto. 

Carlo  Gapaccini 
Giovanni  Albonetti 
,  Antonio  Danesi 
Temistocle  Panoatichi. 


govera*  di  Bologna. 

BotogDft,  4  Luglio  185». 

Cittadini  di  Bologna  e  delle  provincie  unite,  siamo  lieti 
d'annunziarvi  che  ir  2^.  corpo  d'atmata  delUtalia  centrale  h 
in  marcia  per  questa  città,  e  domani  mattina  alle  ore  7  la 
prima  colonna  giungerà  al  Meloiicdlo.  Questo  corpo  racco^iè 
il  flore  della  gioventù  delle  nostre  provincie,  la  quale,  in- 
sieme ^al  proprio  generale,  il  prode  Luigi  Mezzacapo,  rispose 
Con  entusiasmo  all'invito  di  questa  Giunta  centrale  ph)wìso- 
ria  di  governo,  di  accorrere  in  difesa  della  nostra  causa.  Ac* 
cogliamo  queste  schiere  di  fratelli  con  esultanza  e  confidiamo 
nel  loro  patriotismo  e  he!  loro  valore. 

Dato  nella  nostra  residenza  gOTematlya. 

OioAOfiMo  Napoleone  Pepou.  •*-  Giovanni  HALVsm. 
Luigi  Tanaiu.  -^  Cahillo  Gasmuni.  — >  Airrol9io  Montanari. 


372 

4  Luglio.  —  Partmxa  da  Torma  per  Firenze  dèi  eatmUere 
d^Àzeglio. 

—  Con  decreto  N.  282.  G.  G.  del  governo  di  Lombardia^  tutti  i  cittadini 
nelle  Provincie  lombarde  sono  dichiarati  ugtMli  davanti  alla  legge ^ 
qualunque  sia  il  culto  religioso  che  professano^  e  godom  ugual- 
mente, come  nelle  antiche  Provincie  del  regno^  di  tutt'i  diritti 
civili  e  politici.  — 


IMDIRIZZO  del  Ticinesi  dimoranti  a  Torino  al  eon«e 
di  Cavour. 

Torino,  5  luglio  1859. 

Eccellenza  I 

Animati,  quanto  ogni  altro  italiano,  dai  sentimenti  del  più 
vivo  entusiasmo  per  la  grand-opera  della  rigenerazione  d'I- 
talia, !  Ticinesi  residenti  in  questa  capitale  hanno  determi- 
nato di.  manifestarlo  con  un  indirizzo  al  prode  eroe  di  Pa- 
lestro,  Vittorio  Emanuele  II,  affidando  ai  sottoscritti  l'onore- 
vole incarico  di  rimetterlo  nelle  mani  di  V.  E.  perchè  si 
compiaccia|di  farglielo  aggradire. 

Nel  compiere  tale  mandato,  colgono  con  gioia  T  occasione 
di  poter  pure  esprìmere,  a  nome  di  questi  loro  coDDazionali, 
l'alta  ammirazione  verso  TE.  V.  per  T energia  e  sublime 
cooperazione  a  favore  di  questa  grand-opera. 

Colla  vostra  politica,  nel  breve  volgere  di  pochi  anni,  voi 
avete  saputo  distruggere  tante  opposizioni .  e  fatto  disparire 
tante  discrepanze  di  principii;  e  voi  avete  raccolto  il  fiore 
delle  italiane  genti  sotto  lo  stesso  vessillo,  e  rivolti  tutti  gli 
animi  allo  stesso  scopo;  voi  avete  fatto  con  dò  opera  quasi 
creduta  impossibile,  e  solo  i  posteri  della  risorgente  Italia 
potranno  rimeritarvi  degnamente;  noi  non  possiamo  che  ap- 
plaudirvi. 

L' E.  V.  può  misurare  quanto  essi  siano  dispiacenti  di  do- 
ver contemplare  la  loro  patria  racchiusa  in  una  cerchia  di 
stretta  e  rigorosa  neutralità,   mentre  i  valorosi  franco-sardi 


373 
combattono  su  campi  vicini  in  favore  di  popoli  oppressi;  e 
con  qual  animo  ripudiano  essi  quegV  insensati  che,  portando 
il  nome  di  Svizzeri,  si  son  fatti  stromenti  di  despoti,  repri- 
mendo con  barbara  mano  le  generose  aspirazioni  di  alcune 
sgraziate  Provincie  di  questa  bella  e  deliziosa  Penisola, 

Voglia  VE  V.  gradire  queste  sincere  espressioni  e  Tassi- 
curanza  della  loro  inaltersJìile' devozione;  ed  intanto  permetta 
che  i  sottoscritti  abbiano  T  onore  di  rassegnarsi  con  distinta 
stima  e  profondo  ossequio  di  V.  E. 

(Seguono  le  firme). 


-♦-<x-Aii:?=r^?:;:2;:;^Tlr^:i^^ 


VVOliUUEZO  dei  Ticinesi  dinMr^ntf  a  Torfipo  a  S.  M^ 
il  re  di  Sardegna. 

Torino,  5  giugno  1869. 

Sire! 

In  mezzo  al  giubilo  universale  dei  popoli  italiani ,  ed  al- 
Tammirazione  di  tutta  TEuropa  che  la  M.  V.  ha  saputo  destare 
con  10  anni  di  continui  sforzi  ed  impareggibile  fermezza, 
nel  propugnare  la  causa  dell'indipendenza  italiana,  i  ticinesi 
residenti  in  questa  capitale  non  possono  resìstere  al  desiderio, 
ora  che  ferve  la  lotta,  di  porgere  alla  R.  V.  persona  le  loro 
più  sentite  felicitazioni  e  vivi  augurj,  perchè  la  grande  im* 
presa  sia  coronata  con  successo  pari  alla  grandezza  d'animo 
con  cui  fu  intrapresa. 

Le  gloriose  vittorie  da  Voi  e  dal  vostro  potente  Aleato  ri- 
portate sull'inimico,  sono  arra  di  più  splendidi  trionfi,  e 
noi,  conscii  della  santità  della  causa  e  della  simpatia  che  inspira 
in  ogni  cucire  educato  a  principii  di  libertà,  mentite  facciamo 
plauso  alla  magoanima  e  santa  impresa  che  la  M.  V.  tanto 
valorosamente  e  lealmente  propugna  ora  sul  campo,  come 
prima  nella  reggia,  inalzbmo  pure  fervidi  voti  per  la  con- 


374 

servaùo&e  del  vostri  preziosi  giorni  nei  pericoli  delle  batta- 
glie die  affrontate,  con  animo  cotanto  degno  dei  glorìoai 
vostri  antenati. 

Sire! 

Aggradite  rumile  omaggio  nostro,  e  siate  certo  che  andiamo 
lieti  e  superbi  di  potervelo  rassegnare  con  tutta  quella  lealtà 
e  franchezza,  di  cui  i  figli  non  degeneri  d'Elvezia  sono  ca- 
paci nella  più  viva  effusione  del  loro  cuore. 

Evviva  ritalial  Evviva  il  rei 

(Seguono  olire  «  cento  firme). 


mOCl4Alll A  della  Ctant*  eeatrftle  pt^ifvhmtAm  éM 
fj^verno  di  Bolo|^na. 

Bologna,  8  taglio  1589  (mta). 

Cittadini  t 

Domani  arriverà  col  primo  convoglio  della  strada  ferrata 
di  Modena  alle  ore  12  *;j,  un  battaglione  bersaglieri  piemon- 
tesi che,  sotto  il  comando  del  generale  d'Azeglio,  partito  oggi 
stesso  da  Torino  per  Firenze,  viene  fra  noi  a  mantenere  V  or- 
dine e  a  porgere  cosi  un  nuovo  pegno  dell'  affetto  che  S.  M.  il 
re  Vittorio  Emanuele  nutre  per  queste  provincie. 

Accoglieteli  come  i  degni  fratelli  di  quelli  che  a  S.  Mar- 
tino alzarono  cosi  alta  la  bandiera  tricolore.  Pest^giate  in 
essi  la  lealtà  ed  il  coraggio  del  re;  il  valore  dell'armata  sarda, 
il  trionfo  deiridea  italiana. 

La  Giunta  centrale  pravviema  di  governo^ 

Pepou  -  Maltezbi  ^  Aimmio  MomMikia 
Càmllo  Gasìiiini  -  Luigi  Ièmìk. 


J7t> 

5  Luglio.  —  Arrivo  a  Bologna  dèi  1^.  reggmento  dd  3.^  corpo  M* 
VltaUa  citktrak^  comandato  del  colonnello  Fichi. 

—  Con  decreto  N.  1463-112,  del  governo  di  Lombardia,  è  abolita  la 
pena  corporale  col  bastone  o  colle  verghe  comminata  dal  Codice 
penate  ausiriaco  come  costituente  <  una  aperta  ofidea  àt  eenee 
morale^  non  mano  che  alla  civiUà  del  secolo  ed  a  gueUa  di  questi 
paesi  t. 


CIRCOLARE  d«ir  inteiidettto  dcAU  f^Hivincia  di  B^ 
l#ir>^a  al  RR.  paroohl. 

Bulogoa,  6  loglio  i$ft9. 

Molto  revereudo  signore. 

Aperto  in  Bologna  r  arruolamento  per.  la  guerra  dell' in^V 
pendenza,  cbe  si  combatte  con  si  prosperi  successi  dal  ma- 
gnanioM  re  Vittorio  Emanuele  e  dal  suo  generoso  allento,  l'im- 
peratore Napoleone,  io  debbo,  come  intendente  di  questa  dttìi 
t  proTincia,  adoperarmi  perchè  tutte  le  forze  niateriali  e  mo- 
r&K  del  nostro  paese  prestino  il  loro  valevole  oonoorso  a  que^ 
ata  nobile  intrapresa. 

L' indipendenza  di  una  nazione  è  non  solo  un  diritto,  ma 
è  il  bene  supremo  di  un  popolo,  e  senza  di  essa  non  vi  hanno 
uè  civili  progressi,  né  benessere  pnblico;  perocché  per  pro^ 
sperare  è  d'uopo  innanzi  di  vivere,  e  vivere  di  vita  prar 
pria  e  indipendente. 

Anche  la  divina  Provvidenza  distinse  nel  mondo  le  singole 
nazioni,  divise  a  seconda  della  postura,  dei  naturali  confini^ 
delle  schiatte,  dei  costumi  e  del  linguaggio,  e  fondb  cosi  il 
principio  naturale  della  Icuro  indipendenza  e  autonomia,  dbe 
doveva  essere  rispettato  fra  i  singoli  popoli,  e  fu  pur  Ivoffifo 
oosi  di  freq^ieBte  disconosciuto. 

È  adunque  un  sacro  dovere  di  ogni  popolo  di  mantenere 
la  proprb  indipendmaa,  e  di  riacquistarla  quando  sia  per-* 
duta;  è  un  sacro  dovere  di  ogni  classe  di  cittadini,  dai  più 
alti  .agki  infimi  gradi,  di  prestare  il  suo  concorso  aUa  ìndi- 


376 
pendenza  della  patria  col  braccio,  cogli  averi,  colla  voce,  eot- 
r  influenza. 

A  questo  concorso  che  la  patria  richiede,  non  può  rima- 
nere estraneo  il  clero,  parte  nobilissima  della  nazione,  e  molto 
meno  lo  debbono  i  parochì,  che  sono  del  clero  Y  eletta  parte, 
destinati  pel  loro  istituto  a  guidare  moralmente  e  dirigere  le 
popolazioni  affidate  alle  sue  cure. 

Anche  il  clero  è  composto  di  cittadini  che  denno  volere 
la  patria  libera  da  dominio  staniero,  e  vivente  di  vita  pro- 
pria ed  indipendente,  ed  assecondare  quindi,  per  quanto  è 
in  loro,  l'opera  della  divina  Provvidenza,  della  quale  sono 
ministri. 

10  mi  rivolgo  quindi  alla  S.  V.  molto  reverenda,  perchè, 
informato  a  questi  principi,  e  seguendo  l'esempio  e  i  generosi 
impulsi  del  clero  di  Lombardia  e  di  altri  eminenti  ecclesia- 
stici d' Italia  e  di  Francia,  voglia,  per  quanto  è  in  Lei  di  au- 
torità e  d'influenza,  adoperarsi  a  che  le  popolazioni  soggette 
alla  di  lei  giurisdizone  portino  la  loro  pietra  al  grande  edi- 
ficio che  sul  fondamento  stabilito  colle  battaglie  di  Magenta 
e  di  Solferino  si  sta  innalzando;  voglia  adoperarsi  a  che  vi 
contribuiscano  colla  persona,  accorrendo  ad  Ingrossare  le  file 
nell'arruolamento:  e  vi  contribuiscano  con  offerte  pecuniarie 
0  di  altri  effetti  coloro  che,  o  per  età  o  per  posizione  sociale, 
0  per  altre  circostanze,  non  ponno  pagare  colla  persona  il 
tributo  che  tutti  dobbiamo  all'Italia. 

11  centro  di  arruolamento  è  stabilito  iu  Bologna,  ed  in  Bo- 
logna è  la  Commissione  centrale  incaricata,  al  pari  delle  rap- 
presentanze communali,  di  ricevere  le  offerte  per  la  causa  na- 
zionale. Ai  signori  governatori  e  priori  della  provincia  non 
sono  mancati  i  proclami  e  gli  eccitamenti  tanto  di  questa  in- 
tendenza, come  della  Giunta  governativa,  all'effetto  che  essi 
pure  si  adoperino,  per  quanto  è  in  loro,  al  fine  commane,  e 
per  le  offerte  si  mettano  poi  in  relazione  diretta  colle  Goro- 
missioni  centrali. 

All'azione  dei  signori  governatori  e  priori  non  mancherà, 


in 

io  spero,  la  di  Lei  valida  cooperazione;  anzi  ritengo  che  Ella 
vorrà  usare  per  questo  tutto  il  di  Lei  zelo  ed  influenza;  zelo 
ed  influenza  tanto  più  benefica  ed  efficace,  quanto  è  più  ele- 
vato il  grado  e  maggiore  l'autorità. 

Ella  vorrà. infine  prendersi  la  cura  speciale  di  far  cono- 
scere ai  di  Lei  parocbiani  il  tenore  e  lo  spirito  di  questa  mia 
circolare,  affinchè  più  universale  ed  esteso  sia  lo  stimolo  nelle 
popolazioni  a  concorrere  in  ogni  modo  alla  sospirata  impresa 
dell'indipendenza  italiana. 

In  questa  fiducia,  passo  a  rassegnarmi  di  vero  cuore 
Di  Lei  Molto  Rev.  Signore 

Deyotissimo, 

V  intendente  —  A.  Ranuzzi. 


6  luglio  1850.  —  3500  Tirolesi  minacciando  la  Valtellina,  parecchie 

colonne  di  Garibaldi  e  Cialdini  li  respinsero  da  Bormio  fino  aììe 
prima  cantoniera  dello  Stelvio.  OU  austriaci  ebbero  cannierevùli 
perdite. 

-^  (sera)  Arrivo  di  Kossuth  in  Acquiy  accoltovi  festosamente  da  quella 
popolazione  e  da  alcune  compagnie  di  Ungheresi. 

—  U  isola  di  Cherso  occupata  da  1000  francesi. 

7  lagUo  1859.  ^  L'Austria  propone  neUa  Dieta  di  Francoforte  la  mo- 

bilizzazione dei  contingenti  di  tutta  la  Confederazione  sotto  il 
comando  supremo  del  principe  reggente  di  Prussia. 


DISCORSO  tenuio  dal  regio  commissario  siraovdl* 
narlo  Boneompagnl  nella  adananxa  inanf^ralo 
della  C^nanlia  di  gcoverao  dolla  Toaeana* 

Pfrenxe,  7  loglio  1889. 

Signori  ! 

Il  decreto  dell'i  i  maggio  che  istituì  )a  Consulta  prescrive 
vi  renda  conto  deirandamento  dell^mministrazione  publica, 

Ar€kivio,  tee,  »  4S 


'  a78 

0  ci  assicura  da  voi  la  sapienza  dei  consigli  ùgfA  volta  cbe 
l'importanza  delle  materie  richieda  una  più  matura  discus- 
sione. Noi  veniamo  a  compire  Tuna  e  Faltra  di  queste  parti. 
Il  ministero  vi  renderà  conto  delle  cose  più  importanti  re- 
lative airamministrazione  dello  Stato.  Nel  formarvene  il  con- 
cetto, terrete  conto  delle  gravissime  difficoltà  dei  tempi,  e  vi 
rallegrerete  che  questo  popolo  toscano,  mantenendo  illesa  l'au- 
torità delle  leggi  e  la  quiete  publica,  le  abbia  rese  più  age- 
voli a  superare. 

Fra  gli  atti  del  governo  passato,  uno  de'più  disastrosi  fu 
quello  che  distrusse  ogni  vestigio  di  libertà  communale,  onde 
il  paese  difetta  di  ógni  rappresentanza  che  valga  a  tutelare 
ì  suoi  interessi.  Il  governo  crede  necessario  restituire  ai  cit- 
tadini il  diritto  di  eleggere  i  rappresentanti  del  municipio, 
prescrivendo  le  condizioni  e  ordinando  le  forme  per  cui  fosse 
agevolato  Tesercizio  di  questo  diritto. 

Il  codice  penale  promulgato  dal  governo  granducale  restau- 
rato traviò  dalle  massime  liberali,  che  in  questa  parte  dì  legisla- 
zione onorano  da  gran  tempo  la  Toscana.  U  governo  provvisorio 
avvisò  saggiamente  che  fosse  debito  di  umanità  il  rimettere 
la  legislazione  del  paese  sulla  via  migliore  che  aveva  da  gran 
tempo  seguita,  e  rivendicando  la  gloria  di  non  vedere  la  To- 
scana funestata  dai  patiboli,  prescrisse  la  revisione  del  codice 
penale.  Questa  revisione  è  compiuta  nella  parte  più  ui^ente. 

Le  condizioni  di  questi  tempi  in  cui  l'esercito  rivendica 
l'indipendenza  nazionale,  richiedono  che  coloro  i  quali  hanno 
maggiore  interesse  a  mantenere  l'ordine,  adoperino  alla  si- 
curezza interna.  Niun  popolo  più  che  il  toscano  è  degno  della 
fiducia,  per  cui  la  difesa  dell'ordine  è  comm^sa  all'opera 
dei  cittadini.  Noi  aspetteremo  il  vostro  parere  sugli  scbami  di 
legge  destinati  a  regolare  queste  parti  di  publico  servizio. 

Signori,  sono  lieto  che  Toffizio  di  cui  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele mi  onorò,  mi  dia  occasione  di  trovarmi  fra  voi  cbe 
adoperaste  ogni  cura  a  promuovere  in  Italia,  priOtuovendola 
in  Toscana,  la  causa  liberale.  Le  speranze  d'Italia  sono  più 


379' 
prossime  al  loro  compimento  che  non  sieno  state  mai  mercè 
alla  lenità  ed  al  valore  del  re  Vittorio  Emanuele;  mercè  al- 
Teroico  contegno  di  quel  mirabile  esercito  piemontese  che , 
per  avere  già  propugnato  una  volta  Tindipendenza  italiana, 
per  averne  tenuto  alto  il  vessillo  nei  giorni  della  sventura, 
per  avere  accolto  nelle  sue  file  la  più  eletta  gioventù  di  tutta 
la  Penisola,  è  salutato  come  esercito  dell'Italia;  mercè  al  po- 
tente ajuto  dell'imperatore  Napoleone  HI  e  del  valorosissimo 
esercito  francese. 

Le  sorti  della  Toscana,  inseparabili  da  (foeUe  della  graode  pa- 
tria italiana,  stanoomatarandosi  in  quel  famoso  quadrato  di  for* 
tezze  dove  si  raccoglie  1^  forza  principale  dei  nostri  nemici, 
ma  che  è  ora  assalito  con  nno  sforzo  non  ancóra  visto  d'uo- 
mini e  di  apparecchi  guerreschi.  Colà  arriverà  fra  breve  l'eser- 
cito toscano,  nelle  cui  mani  sta  l'onore  di  questa  parte  d'I* 
talia.  Accompagniamolo  coi  nos;tri  voti  è  coi  nostri  conforti. 
Sarà  prima  cura  del  governo  che  venga  rifornito  di  quei  sus- 
sìdi e  di  quei  rinforzi,  per  cui  si  possa  dire,  che  la  coope- 
perazione  della  ToscaTta  all'impresa  d'indipendenza  non  fu. 
sproporzionata^  né  alla  grandezza  dello  scopo,  fiè  alla  gene- 
rosità d'animo,  che  portò  ad  accorrere  volontariì  sui  campi 
di  battaglia  mìgliaja  de' vostri  concittadini.  Adoperi  ciascuno 
dì  noi,  adoperi  Toscana  tutta,  per  conseguire  il  glorioso  in* 
tento.  Grande  sforzo  di  discplina  si  richiede  perche  I- impresa, 
non  sia  turbata  da  desiderìi  intemperanti  o. prematuri,  grande 
sforzo  è  necessario  per  superare  definitivamente  un  nemico 
vinto  già  in  tutti  gl^otcontri,  ma  pure  ancóra  potente  e  pe- 
ricoloso. Procediamo  risoluti  nella  vìa  dell'abnegazione  e  dei 
sacrifizi.  Saremo  lieti  a  suo  tempo  di  aver  cooperato  agl'indi- 
pendènza, all'unione,  alla  libertà  d'Italia. 

1>al  pftiftno  Tficebio. 

C.   BONCOyPAGNI, 


3m 


DISCORSO  letto.  In  nenie  del  ministero,  dal  mini* 
stro  dei^ll  affari  eeelesiastiel,  nell'adnnattsa  Inaa- 
Hpnrale  della  Consulta  di  i^overno  della  Toseana. 

Pireo».  7  taglio  1859. 

Signor  presidente  e  signori  della  Consultai 

La  parte  amministrativa  della  Toscana  sotto  il  cessato  go- 
verno non  era  meno  imperfetta  della  politica:  questa  ^a 
guastata  dalle  massime  austrogesuitiche,  quella  era  disordi- 
nata da  erronee  pratiche  e  dalla  mancanza  di  un  metodo 
razionale.  Ma  se  a  un  tratto  fu  spezzato  il  giogo  austriaco^ 
non  a  un  tratto  "^i  può  corr^gere  la  sua  mala  amministra- 
zione. Il  giogo  fu  rotto  per  sempre,  quando  la  dinastia  au- 
striaca, con  volontario  abbandono,  dimise  il  supremo  potere 
di  fatto ,  che  essa  riteneva  dachè  perde  quello  di  diritto 
coirabolizione  dello  statuto.  Ma  lei  partita  ,  restavano  tutti 
gli  ordigni  della  macdiina  governativa  o  vecdii»  o  guasti,  od 
imperfetti.  Finché  l'Italia  non  sia  ricostituitaci  governo  prov- 
vissono  in  13  giorni,  ed  il  nuovo  ministero  in  54,  potevano, 
dovevano  scdtanto  sodisfare  a  due  necessità  imperiose,  l'or- 
dine publico  e  la  guerra.  L'avvenimento  del  27  aprile  non 
fu  violenza  fisica,  fu  combattimento  civile  :  l'occhio  non  vide 
alcuna  strage,  ma  la  mente  discuoprì  un  gran  vuolo^  la  man- 
canza assoluta  d'c^ni  instrumento  goTemativo.  La  insipienza 
congiunta  con  l'avversione  a  tutto  quanto  era  nazionale,  aveva 
ridotto  il  granducato  austriaco  ad  uno.  scheletro.  Appena  toc- 
cato dalla  mano  nazionale  andò  in  polvere.  Ma  sebbene  sia 
fausto  per  un  popolo  che  senza  eccidii  si  dilegui  un  mal  go- 
verno, non  è  senza  pmcolo  il  ritrovarsi  privo  d'ogni  buon 
istituto  publico,  quando  appunto  gli  animi,  incoraggiti  dalia 
felice  occasione,  vorrebbero  in  un  giorno  riguardare  lo  spazio 
perduto  con  l'indietreggiare  di  molti  anni. 

A  questa  necessità  di  evitare  il  disordine  interno  per  con- 
servarsi interi  al  supremo  assetto  d'Italia,  si  aggiungeva  l'ai- 


381 
tra  necessità  di  provvedere  il  tributo  alla  guerra  deiriDdipen- 
denza,  rilegando  la  disciplina  delle  poche  milizie  scomposte 
dai  moti  civiti,  riunendo  nuovi  soldati,  e  provvedendo  tutto 
quel  che  mancava  per  armarli  e  abilitarli  a  tenere  la  cam^ 
pagna. 

L'ordine  fu  ed  è  conservato  con  mano  ferma. 

Fra  tante  passioni  e  tanti  intrighi,  con  la  forza  del  gran 
concetto  nazionale  e  della  sicura  coscienza  di  conseguirlo,  fu* 
rono  rotte  le  trame  de'  perturbatori ,  dileguate  le  ombre  de' 
timidi ,  attirati  i  prudenti  e  animosi  che  sanno  la  forza  vera 
non  istare  nelle  guardie  pretoriane,  ma  nel  concorso  e  nella 
costanza  di  tutti  a  volere  il  bene ,  a  farlo ,  a  mantenerlo. 
Molti  sono  gli  atti  public!  del  governò  su  ciò;  gli  atti  non 
publicati  son  maggiori  di  numero  e  d'importanza,  pevidA 
il  ministro  dell' intemo  è  instancabile  nel  far  penetrare  in 
tutti  gli  ordini  dello  Stato  l'alto  concetto  della  sorte  offerta 
aintalia,  di  farsi  grande  e  }K>tente:  il  quale  concetto  estin- 
gue le  idee  meschine ,  eccita  i  virili  propositi ,  e,  alla  frivo- 
lezza delle  ciance,  sostituisce  la  gravità  dell'azione.  Intanto, 
per  secondare  l'opera  conservatrice,  si  forma  una  nuova  e 
vera  gendarmeria;  è  proposto  il  decreto  per  una  guardia 
di  sicurezza  affidata  a  quei  cittadini  che  hanno  più  bisogno 
di  conservarla;  è  proposto  il  decreto  perchè  il  voto  intelli- 
gente e  non  la  cieca  sorte  costituisca  le  rappresentanze  mu- 
nidpali.  Vennero  già  publicati  decreti  perchè  le  false  noti- 
zie non  destino  vane  apprensioni,  e  perchè  le  insidie  dei 
perturbatori  non  si  ascondano  ancóra  nelle  publiche  esul- 
tanze. 

Alla  ricreazione  dell' ordine  morale  ha  cooperato  sollecita- 
mente il  ministro  della  giustizia  col  provvedere  alla  dignità 
della  magistratura,  col  preparare  i  decreti  per  misurare  le 
pene  con  la  qualità  dei  delitti,  per  guarentire  la  fede  publica 
nelle  istitazioni  del  credito  e  ne'  giudizj  di  fallimento. 

Il  ministro  degli  affari  ecclesiastici  aveva  in  questo  propo- 
sito un'opera  più  vasta,  sebbene  meno  a»ai  appariscente.  Il 


381 
regno  della  coscienza  è  il  pia  importante.  Non  dirò  le  pre- 
parazioni necessarie  ad  assicurarne  la  libertà,  e  insieme  la 
libertà  de'  culli  in  modo  sempre  conservativo  dell'  ordine.  Fare 
lo  Stato  laico  senza  che  cessi  di  essere  religioso,  anzi  diventando 
religioso  facendosi  tolerante ,  non  è  opera  da  compiersi  in  un 
mese.  Ma  sarà  compita  con  tutta  la  fermezza  che  si  ridiiede 
nella  cosa  più  importante  dell'  uomo,  perchè  si  estende  oltre 
questa  terra.  Né  il  ministro  si  è  ristretto  a  preparare  si  grand'o- 
pera;  egli  non  ha  tralasciato  e  non  tralascerà  veruna  occasione 
di  operare  praticamente  ed  estesamene.  Ha  preveduto  i  mali 
che  possono  venire  dalla  turbazione  delle  coscienze,  per  abusò 
del  ministero  ecclesiastico,  ora  specialmente  che  gli  atti  del  go- 
gemo  temporale  del  Papa  danno  ampia  materia  al  giudizio 
della  publica  opinione.  Per  prevenire  il  tentativo  ancóra  di 
questo  turbamento,  il  governo  ha  invocato  il  senno  dell'^i- 
Bcopato  toscano,  mentre  provvedeva  da  sé  stesso  alla  pronta 
e  ferma  repressione  di  ogni  reato,  senza  fare  alcuna  distin- 
zione fra  gli  ecclesiastici  e  i  laici. 

Il  ministero  della  publica  istruzione  volle  rianimare  gl'in- 
gegni perseguitati  o  avviliti  dalla  dinastìa  decaduta,  la  quale 
temeva  più  d'ogni  altra  potenza  quella  della  mmte.  Forte 
nel  principio  che,  più  che  con  i  premj  gì'  ing^ni  si  rialzano 
con  vendicar  le  ingiurie  loro  fatte,  aprì  questa  strada  con 
esempj  rassicuranti.  Ed  indefessamente  si  occupò  nel  riordi- 
nare il  publico  insegnamento,  come  istituzione  necessaria  alla 
grandezza  morale  della  nazione. 

Cosi  ciascun  ministero  esercitando  il  proprio  officio  ecn  uni* 
formi tà  di  concetto  governativo,  mentre  sodisfaceva  (perqunto 
era  in  lui  e  permetteva  la  brevità  del  tempo  procelioso)  ai 
vari!  bisogni  del  paese,  cooperava  al  commune  intento  di  com- 
porre queir  ordine  degli  animi  e  delle  menti,  senza  del  quale 
la  quiete  materiale  o  è  breve  sonno,  o  lunga  morte. 

L' altra  necessità  predominante,  e  non  meno  grave,  era  quella 
ddla  guerra.  Questa  scoppiava  quando  si  coaqpieva  Tatto  éel 
27  aprile.  Allora  la  Toscana  aveva  la  cattiva  istituzione  drt 


383 

generale  comando  che  rwniva  Toffizio  del  ministero  della 
guerra,  e  quello  del  capo  della  milìzia.  Allora  la  Toscana 
aveva  7000  soldati  (non  contando  i  cacciatori  di  costa  e  di 
frontiera),  i  qaali  avrebbero  potuto  entrare  in  campagna;  ma 
i  bersaglieri  mancavano  di  carabine,  non  v'erano  carriaggi, 
ne  la  provianda,  ne  quanl'altro  occorre  ad  un  esercito  per 
uscire  dalle  parate  e  andare  a  combattere.  In  meno  di  due 
mesi,  da  poca  e  mal  accozzata  milizia,  fu  composto  un  eser* 
cito  che  ascese  a  12000  uomini  di  ogni  arme,  senza  conlare 
i  depositi. 

Cosi  fu  cresciuto  i'  esercito  di  dieci  battaglioni  di  fanteria, 
di  tre  squadroni  di  cavelleria,  di  due  compagnie  zappatori 
del  genio,  di  due  batterie  d'artiglieria,  di  un  corpo  di  proh 
viahda  con  sufficiente  numero  d' uomini  e  di  caralli,  e  ordi- 
nati infine  i  depositi,  e  ordinata  la  creazione  di  nuovi  corpi, 
i  quali  pofaranno  ristorare  T  esercito  ed  aumentarlo, 

E  non  si  ristette  solo  la  cura  del  nuovo  ministro  della 
guerra  ad  aumentare  la  milizia,  ma  la  corredava  di  tutti  qi^ei 
fornimenti,  che  sono  necessarii  in  campagna  :  cosi  creava  il 
servizio  dei  viveri,  dei  trasporti,  delle  poste,  e  quello  sanin 
tarlo  e  religioso.  Finalmente,  per  provvedere  ai  bisogni  futuri 
dell'esercito,  da  un  lato  si  apparecchiava  grande  quantità  di 
oggetti  di  vestiario,  di  armi  di  più  qualità,  una  batteria 
da  posizione,  e  due  nuove  scialuppe  cannoniere;  e  dall'  altro 
lato  si  istituiva  una  nuova  scuola  nel  collegio  militare  per 
formarvi,  entro  lo  spazio  di  6. mesi,  b\ioni  sotto-ufficiali:  s'in- 
vitavano con  un  premio  a  tornar  alle  bandiere  sotto-ufficiali 
e  soldati,  che  le  avevano  abbandonate  per  capitolazione  com- 
piuta; e  si  faceva  un  nuovo  appello  al  patriotìsmo  della  gio- 
ventù, perchè  corresse  volontaria  sotto  le  armi,  e  si  fornisse 
per  cotal  modo  incremento  all'esercito. 

Il  re  protettojre  univa  intanto  le  nostre  milizie  al  5.^  corpo 
del  valoroso  esercito  francese;  e  una  colonna  dei  nostri  è 
già  disce3a  nei  campi  lombardi,  dove  la  prima  prova  del.  re- 
divivo valore  militare  dei  toscani  li  accenderà  maggiormente 


384 

a  combattere  in  modo  da  gareggiare  di  valore  eoi  francesi  e 
compiere  il  gran  destino  d'Italia. 

Tutto  questo  apparecchio  di  provvedimenti  civili  e  militari 
non  potrebbe  reggere  se  non  fosse  sostenuto  dalla  finanza. 
Il  suo  presente  stato  è  in  condizioni  particolari,  e  richiede 
un'esposizione  compiuta,  che  il  ministro  da  cui  è  retta  si 
propone  presentare  da  se  stesso  alla  Consulta.  Noi  qui  ne 
faremo  un  breve  cenno. 

Prospero  pare  Io  stato  della  finanza,  perchè  il  debito  pu- 
blico  è  piccolissimo  in  paragone  delle  forze  economiche  del 
paese  e  confrontato  con  quello  degli  altri;  pare  anche  mo- 
derato il  bilancio  presuntivo,  edito  dal  cessato  governo.  Ma 
il  giudizio  che  si  fa  guardando  la  superficie  delle  cose,  non 
regge  addentrandovìsi.  Occorrono  nuovi  fondi,  perchè  la  guerra 
e  un  miglior  reggimento  esigono  maggiore  spesa.  Diminuire  a- 
dunque  non  si  può  l'uscita;  si  può  togliere  molti  abusi,  ma 
le  necessità  delle  giuste  spese  durano,  e  altre  soprag^unge- 
ranno.  Crescer  l'entrata  non  si  può  senza  una  riforma  gene- 
rale di  tutte  le  imposte.  Questa  non  è  opera  da  imprendersi 
ora  che  la  guerra  assorbe  tutte  le  cure  del  presente,  e  non 
fa  conoscere  distintamente  il  nostro  avvenire.  Convien  dunque 
oggi  fare  il  bene  possibile  e  riservare  il  meglio  al  poi.  Ecco 
le  massime  regolatrici  :  modificare  la  macchina  finanziaria  e 
non  rifarla  ;  non  gravare  il  paese  di  nuove  imposte,  se  non 
nell'estrema  necessità;  ottenere  dal  credito  quel  che  manca 
al  bilancio;  esser  larghissimi  alla  guerra  e  parchi  in  tutta 
il  resto. 

Il  bilancio  del  cessato  governo  era  illusorio,  dando  un  a- 
vanzo  di  L.  85,400.  Rifatto  il  bilancio  del  solo  semestre  dal 
luglio  al  dicembre  di  quest'anno,  dà  un  disavanzo  di  circa 
dieci  millioni. 

Questo  disavanzo  non  proviene,  come  alcuno  potrebbe  cre- 
dere, soltanto  dai  lavori  di  publica  utilità,  i  quali  non  sono 
compresi  nel  bilancio  dato  aUe  stampe,  ma  in  parte  massima  de- 
riva da  un  debito  fluttuante  formato  nel  peggior  modo,  cioè  da 


986 

cambiali  a  varie  scaftaize,  le  qaàli  al  31  dicembre  1858  a- 
scendevaDO  a  L.  6,761,980.  Oltre  a  ciò  la  finanza  ha  un  de- 
bito ingente  con  la  cassa  de'  risparmj.  Di  questi  debiti  si 
poteva  in  altri  tempi  differire  il  pagamento:  ora  bisogna  ef- 
fettuarlo subito. 

Nel  bilancio  vecchio  le  spese  della  milizia  non  erano  com- 
prese che  per  l'assegnamento  ordinario.  Il  bilancio  nuovo, 
facendo  il  calcolo  del  più  ristretto  assegnamento  straordinario , 
presagisce  un  maggiore  disavanzo. 

Per  far  fronte  a  questi  impegni  non  si  può  ricorrere  che 
al  credito.  La  difficoltà  di  un  imprestito  che  potesse  fornire 
i  fondi  a  tutto  il  1860  non  nasce  tanto  dalle  angustie  finan- 
ziarie dell'Europa  quanto  dalla  ristrettezza  del  tempo.  Bisogna 
cominciare  dal  guadagnare  tempo  per  provvedere  danaro.  Né 
guadagnar  tempo  si  poteva  che  con  parziali  provvedimenti,  i 
quali  saranno  paratamente  esposti  dal  rapporto  speciale  del 
ministro  delle  finanze.  11  più  grande  e  il  più  felice  fu  tro^ 
vato  quello  delle  cedole  communali.  Bisognava  creare  un  ti- 
tolo superiore  ad  ogni  eccezione,  spendibile  in  Toscana,  e  spen- 
dibile immediatamente.  Il  frutto  doveva  regolarsi  non  sui  pre- 
stiti a  lunga  scadenza,  o  non  rimborsabili;  bensì  su  quelli 
a  scadenza  breve,  ed  avuto  riguardo  alle  condizioni  dell'at- 
tuale mercato.  Le  cedole  communali,  quali  furono  divisate, 
erano  il  titolo  migliore,  poste  le  presenti  condizioni.  Il  rima-* 
nente  sarà  fornito  da  nuovo  prestito,  e,  se  la  Provvidenza 
prosegue  ad  ajutare  l' Italia,  abbiamo  ragione  di  sperare  che 
riusciremo.  Allora  tutte  le  difficoltà  saranno  vinte:  e,  rista^ 
bilìta  la  pace  e  costituita  la  nazione  libera,  non  vi  sarà  un 
debito  impossibile  a  sopportare  e  ad  essere  estinto  in  tempo 
non  lungo. 

Per  questi  brevi  cenni  il  ministero  si  confida  aver  dimo- 
strato, che  non  gli  mancò  l'animo  per  sostenere  il  grave  inca- 
ricO)  finche  la  Consulta  non  venisse  a  crescergli  le  forze  con 

ÀreMvio,  eec,  49 


398 
r  appoggio  della  sua  sa^ezza  e  del  sao  affetto  alla  caasa 
nazionale. 

RlCASOLl  —  RlDOLFÌ  —  POGGI   —  BUSACCA  —  SaLVAGNOU 

De  Caverò. 


DISPACCIO  di  lord  Jolrn  RnMell  tndirlnato  m  Ur* 
Blooinfleld  ministro   d'Inghilterra  alia  Carte  di 
'  Berlino. 

Foreign-Offlce,  7  loglio  1859. 

Il  conte  di  Bernstorff  m'ha  letto  due  dispacci  del  barone 
di  Schleinitz,  nno  dei  quali  con  questa  indicazione  «  di  somma 
confidenza  »  riguardo  allo  stato  attuale  degli  affari,  e  della 
politica  che  la  Prussia,  unitamente  all'  Inghilterra  ed  alla  Rus- 
sia, desidera  di  seguitare,  riguardo  alla  guerra  d'Italia,  ed 
alle  sue  conseguenze.  Questi  dispacci  sono  in  data  24  e  27 
giugno. 

Il  barone  di  Schleìnitz,  nel  primo  di  questi  dispacci,  fa 
allusione  allo  stato  degli  affari  che  hanno  impanato  la  Prus- 
sia a  mobilizzare  una  parte  della  sua  armata.  Non  è  sola- 
mente, die' egli,  l'agitazióne  della  Germania,  cagionata  dal 
progresso  della  guerra  verso  le  sue  frontiere,  che  rese  neces- 
sarii  armamenti  proporzionati  a  quello  de'  suoi  vicini,  ma  la 
Prussia  ha  creduto  suo  dovere  di  mettersi  in  grado  di  com- 
battere il  progresso  degli  avvenimenti,  che  potrebbero  ten- 
dere alla  modificazione  dell'equilibrio  del  potere  europeo^  in* 
debolendo  un  impero  €ol  quale  la  Prussia  è  c(mfedm*ata,  e 
toccando  le  basì  dei  diritti  europei  registrati  negli  atti  sottoscritti 
dalla  Prussia  medesima. 

Il  barone  dì  Schleinitz  fa  tutlavolta  osservare,  che  la  po- 
sizione adottala  dalia  Prussia  non  pregiudica  punto  la  que- 
stione italiana,  tuttoché  gì'  interessi  della  Prussia  e  della  Ger- 


387 
«mania  impongano  il  dorere  al  prìncipe  reggente  d'osare  del- 
l'influenza  che  dee  esercitare,  e  d'impedirgli  di  sanzionare 
prematuramente  ddle  modificazioni  territoriali  che  colpisco- 
no una  nazione  formante  una  parte  essenziale  della  grande 
famiglia  europea.  Ma  la  Prussia  desidera  agire,  come  fece 
precedentemente,  di  concerto  con  l'Inghilterra  e  la  Russia,  per 
riaprire  negoziati  nell'  interesse  della  pace.  Il  conte  fiernstorflf 
ba  in  conseguenza  l'ordine  di  concertarsi  coi  governò  della 
r^ina  sul  modo  di  pervenire  a  questo  risultato,  di.  mettere 
in  tal  guisa  un  termine  aireffosioDe  del  sangue  e  di  ridO'- 
nare  all'Europa  la  calma  che  ricbiedono  i  suoi  morali  e  ma- 
teriali interessi. 

Il  barone  di  Schleinitz  fa  osservare,  che  quantunque  la 
Prussia  abbia  lamentata  la  decisione  dell'Austria  di  ricorrere 
alle  estremità,  tuttavolta,  né  l'Europa  in  generale,  né  la 
Germania  in  particolare,  possono  scorgere  con  indifferenza 
tutto  quello  che  tenderebbe  ad  indebolire  l'Austria.  Egli  è 
ben  lungi  dall' illudersi  sulle  difficoltà  prov^ien  ti  dagli -av* 
venimenti  della  guerra,  e  pensa  che  una  riforma  considere- 
vole sarà  necessaria  nell'amministrazione  degli  affari  del  nord 
e  del  centro  d'Italia,  e  cfa«  sarà  cotesto  un  modo  più  sicuro 
di  governare  pacificamente  quelle  Provincie,  che  non  l'uso  dei 
mezzi  militari  dell' Austra.  Egli  opina  eziandio  che  i  trattati 
che  obligano  l'Austria  ad  esercitare  una  specie  di  protetto- 
rato su  certi  Stati  italiani  potrebbero  esser  surrogati  da  un 
sistema  migliore. 

In  tal  guisa  la  Prussia  non  pensa  già  dr  ristabiUre  un  an- 
tico stato  di  cose,  che  al  giorno  d'oggi  pub  essere  riguardato 
quale  una  impossibilità;  ma  essa  coglierà  inoltre  con  solle* 
dtudine  qualunque  proposta  che  avesse  per  oggetto  la  rior- 
ganizzazione d'Italia,  la  quale,  nd  riconoscere  i  diritti  del- 
l'Austria, facesse  diritto  ai  voti  legittimi  della  popolasione 
italiana,  basandosi  sui  principi!  liberali.  La  Prussia  pensa  ìn^ 
oltre  essere  in  diritto  di  prender  nota  della  dichiarazicup^ 
esplicita  dell'imperatore,  ch'egli  non  ambisce  né  conqutejte 


388 

/ 

ne  ingrandimento  territoriale  ;  questa  parrebbe  a)  barone  A 
Schleinilz  essere  un  pegno  della  possibilità  d'arrivare  ad  un 
commune  accordo  con  l'Inghilterra  e  la  Russia  nella  via  da  se- 
guire* 

Si  prega  il  conte  di  Bemstorff  di  domandare  quali  sono 
le  viste  del  governo  della  regina  a  questo  riguardo,  e  il  di- 
spaccio termina  colla  raccomandazione  di  non  trascurare  oo» 
casione  alcuna  di  mettere  inanzi  una  mediazione  commune. 
Il  dii^ccio  del  27  giugno  accusa  ricenrimento  della  communir 
cazione  che  col  mio  dispaccio  del  22,  io  vi  pregava  di  fase 
al  barone  di  Schleinitz;  essa  si  riferisce  al  precedente  di- 
spaccio del  24  perche  scritto  prima  di  questa  communicazione, 
per  far  craoseere  le  viste  che  il  governo  prussiano  desitera 
di  porre  in  esecuzione. 

Assicura  il  conte  Bemstorff  che  questa  communicazione  sa* 
nVbe  attentamente  esaminata  dal  governo  di  S.  M.,  ma  non 
desiderava  dapprhna  richiederla  della  significazione  completa 
di  queste  parole  e  arrestare  l' effusione  del  sangue  >  e  una 
<  mediazione  in  commune  » .  Io  domandai,  nel  caso  die  le  pro- 
poste dell'Inghilterra  e  'della  Prussia  riunite,  ed  anche  che 
la  Russia  sì  unisse  ad  esse,  fossero  respinte,  se  queste  Po- 
tenze impiegherebbero  la  forza. 

S.  E.  rispose  che  non  aveva  su  questo  punto  spì^azioni 
a  communicare;  che  la  Prussia  non  poteva  proporre  all'Au- 
stria alcun  abbandóno  di  territorio,  ma  solamente  riforme  e 
cangiamenti  nella  maniera  d'amministrare.  Essa  nullameno 
desiderava  da  me  una  risposta  immediata;  e  gli  dissi  che 
essendo  pendente  la  discussione  del  gabinetto,  io  non  poteva 
che  esprimere  T  opinione,  die  non  era  ancóra  giunto  il  tempo 
opportuno  da  fare  ai  belligeranti  una  proposta  qualunque. 

Tale  essendo  lo  stato  ddla  OotXb  di  Prussia,  io  debbo  de* 
siderare  che  voi  vogliate  esprimere  al  barone  di  Schleinitz 
i  ringraziamenti  del  governo  di  S.  M.  per  i  suoi  sensi  ami- 
dievoli  e  lo  zelo  per  il  benessere  degli  Stati  dell'Europa  che 
ìsfiiò  questa  proposta.  Gli  sforzi  tentati  da  una  Potenza  eoa 


38e 
ilhiininata  eome  la  Prassia,  per  mtabiiire  la  paee  sol  con- 
Unente  europeo,  saranno  sempre  convenientemente  apprezzati 
da  S.  M. 

Il  governo  di  S.  M.  è  pronto  a  dichiarare  ch'esso  scorgerà 
con  gioja  il  momento  nel  quale  possa  essere  accettata  un'e- 
qua proposta  d'armistizio  e  di  negoziati.  Ma  il  governo  di 
S.  M.  si  crede  in  buona  fede  tenuto  ad  andar  più  lungi  e 
accogliere  la  proposta  della  Prussia  con  eguale  franchezza. 
Egli  pensa  che,  nello  stato  attuale  degli  affari  in  Italia,  non 
possa  ripromettere  la  cessazione  di  questa  guerra,  senza  una 
cessione  da  parte  dell'Austria. 

L'imperatore  dei  francesi  non  si  è  contentato  di  respìn- 
gere l'invasione  austriaca  dal  territorio  del  suo  alleato;  egli 
ha  dichiarato  essere  sua  intenzione  di  liberare  l'Italia  dalle 
Alpi  air  Adriatico.  Questo  proclama  è  stato  accolto  con  tra- 
sporto nel  nord  e  nei  centro  d'Italia,  ovunque  le  truppe 
austriache  esercitavano  un  potere  (pressore. 

Milano  e  tutta  la  Lombardia,  Parma,  Modena  e  la  Toscana 
hanno  vivamente  proclamata  la  loro  partecipazione  alla  guerra 
cui  esse  erano  in  tal  guisa  invitate.  Ora,  non  abbiamo  mo- 
tivi per  supporre  che  l'imperatore  d'Austria  sia  disposto  a  ce- 
dere le  sue  possessioni  ereditarie  ad  alcun  altro  sovrano. 
Tale  è  la  difficoltà  della  crisi  attuale  dell'Europa. 

La  grande  ed  antica  monarchia  dell'Austria  può  essere  lenta 
a  riconoscere  che  nessuna  disfatta  è  irreparabile,  a  confer- 
mare con  un  trattato  il  successo  d'una  insurrezione  popolare 
contro  il  suo  dominio.  Tuttavolta,  dopo  gli  avvenimenti  ch'eb- 
bero luogo  dopo  la  dichiarazione  di  guerra,  non  dee  aspet- 
tarsi che  un  trattato  ottenuto  da  tutte  le  forze  della  Germa^ 
nia,  e  che  ristabilisca  la  supremazia  dell'Austria  in  Italia, 
abbia  ki  sé  elementi  di  durata  e  di  sicurezza. 

Il  principe  r^gente  di  Prussia  riguarda  om  inquietudine 
il  mantralmento  dell' equilibrio  delle  Potenze  m  Europa.  Esa- 
miniamo tale  questione;  Il  bilanciarsi  dei  poteri  in  Europa  si- 
gnifica, col  fatto,  l'indipendenza  di  tutti  i  suoi  diversi  Stati.  La 


390 

^repond^anza  d'una  Potenza  qualunque  minaoòa  tetruggpre 
questa  indipendenza.  Ma  l' imperatore  Napoleone,  col  suo  pro- 
clama di  Milano,  ha  dichiaralo,  come  conseguentemente  fece 
osservare  il  barone  di  Schleinitz,  che  in  questa  guerra  non 
va  in  cerca  di  conquista,  di  ingrandimento  territoriale.  Indi 
potrebbe  essere  prematuro  forse  il  discutere  se  il  re  di  Sar- 
degna dovrà  regnare  nella  Lombardia,  Parma,  Modena  e  la 
Toscana,  o  se  dovranno  essere  mantenuti  o  creati  diversi 
Stati  indipendenti  dell'Italia  del  nord. 

11  governo  di  S.  M.  è  fermamente  convinto  che  un'Italia 
ove  il  popolo  si  comporrebbe  di  cittadini  liberi  d'un  grande 
paese,  forliflcherebbe  e  confermerebbe  l'equilibrio  europeo. 
L'indipendenza  degli  Stati  non  è  giammai  cosi  sicura  come 
allorquando^  l'autorità  sovrana  è  appoggiata  dall'attaccamento 
pel  popolo. 

Un  sovrano  sostenuto  dalla  forza  delle  armi  alla  testa  di 
un  popolo^senza  affezione  alcuna  in  lui,  è  un  eterno  oggetto 
d'attacchi  dalla  parte  dei  vicini  ambiziosi;  e  l'elemento  di 
potere  basato  sopra  elementi  altrettanto  discordanti,  non  offre 
che  equilibrio  mal  fermo.  —  Se  l'Italia  potesse  essere  gover- 
nata da  sovrani  4che  avessero  l'affezione  dei  loro  popoli,  essa, 
con  i  suoi  25  millioni  d'abitanti,  colle  sue  ricchezze  naturali 
e  l'antica  sua  civilizzazione,  sarebbe,  come  avvisa  il  governo 
della  regina,  una  parte  preziosa  della  famiglia  europea.  Ag- 
giungo ancóra,  che  ogni  organizzazione  d'ItaJìa,  agli  occhi  del 
governo  della  regina ,  sarebbe  incompleta,  se  questa  non  co- 
minciasse da  una  riforma  permanente  nell'amministrazione 
degli  Stati  della  Chiesa.  Le  nostre  viste  ^  riguardo  ai  difetti 
del  governo  pontificio,  sono  state  sottomesse  al  governo  del- 
l'imperatore  dei  francesi. 

Il  governo  di  S.  M.,  essendo  dell'avviso  qui  sovra  esposto, 
suir attuale  stato  degli  affari,  si  oppone  a  qualunque  inter- 
posizione che  fin  da  principio  sarebbe  o  potrebbe  essere  senza 
fratto,  0  condurre  ad  avere  un'organizzazione  parziale  e  senza 
sicurezza. 


301 

La  regina  ha  fatto  tutti  gli  sforzi  possìbili,  in  maniera 
compatibile  colla  pace,  per  mantenere  la  fede  dei  trattati. 
Air  ultimo  momento,  l'Austria,  con  atto  della  maggiore  im- 
prudenza, ha  cominciato  la  guerra  ed  invaso  il  Piemonte: 
da  questo  istante  tulio  è  stato  cambiato:  l'Austria  ha  oltre- 
passate le  frontiere  che  erano  state  tracciate  nei  trattati  del 
18(5:  per  cons^uenza,  questi  trattati  non  potevano  più  es- 
sere riguardati  dalla  Francia  e  dalla  Sardegna  come  obli- 
gatorìi:  F  Italia  è  stata  provocata  alla  guerra,  ed  essa  ha  par- 
tecipato alla  lotta. 

In  queste  circostanze,  il  governo  della  regina  è  obligato 
di  esaminare  con  più  larghezza  di  vedute  tutto  il  teatro  della 
guerra;  egli  sarà  lieto  di  concertarsi  colla  Prussia  in  tutte 
le  occasioni  ove  una  delle  due  Potenze  sia  d'avviso  che  una 
strada  che  conduce  alla  pace  possa  esser  fatta  con  succes- 
so. È  parimente  lieto  il  governo  di  vedere  che  quello  di 
Berlino  non  partecipa  alla  violenta  eccitazione,  che  recente- 
mente si  è  manifestata  in  alcune  parli  dell'Alemagna,  e  che, 
dirigendo  gli  affari  della  Confederazione  germanica,  sia  ani- 
mato da  una  sollecitudine  illuminata  pei  più  cari  interessi 
della  Confederazione  europea. 

John  Russell. 


8  Luglio.  —  Sospensione  éParmi  sottoscritta  a  YiUafranea  fra  il  ma- 
resciallo Vaillant  per  l'imperatore  Napoleone  ed  il  generale  di 
cavalleria  Hess  per  l'imperatore  d'Austria.  —  L'armistizio  ces- 
serà il  15  agostOy  giorno  in  cui  cade  la  festa  onomastica  di  Na- 
poleone. — 


CON% ENZIOME    d'armistizio    eonchiusa    a    Villa- 
franca,  TS  In^^llo  1959. 

Art.  1.*^  Vi  sarà  sospensione  d'armi  tra  gli  eserciti  alleati 
di  S.  M.  il  re  di  Sardegna  e  di  S.  M.  l'imperatore  dei  fran- 
cesi da  una  parte,  e  gli  eserciti  di  S.  M.  l'imperatore  d'Au- 
stria dall'altra. 


392 

Art.  2.^  Qaesta  sospensione  d'anni  dorerà  dal  giorno  d'oggi 
sino  al  15  d'agosto  senza  denuncia.  In  eons^guenza  di  ciò 
le  ostilità,  se  sarà  il  caso,  ricomincerebbero,  senza  preventivo 
avviso,  il  16  a  mezzodì. 

Art.  3.^  Tostochè  le  stipulazioni  di  questa  sospensione  d' armi 
saranno  state  stabilite  e  sottoscritte,  le  ostilità  cesseranno 
sopra  tutta  l'estensione  del  teatro  della  guerra,  si  per  terra, 
che  per  mare. 

Art.  4.""  Gli  eserciti  rispettivi  osserveranno  strettamente  le 
linee  di  delimitazione  seguenti,  le  quali  furono  definite  per 
tutta  la  durata  delia  sospensione  d'armi.  Lo  spazio  cbe  se- 
para le  due  linee  di  delimitazione  è  dichiarato  neutro,  di  ma* 
niera  che  sarà  interdetto  alle  truppe  delle  due  armate.  Dove 
un  villaggio  sarà  attraversato  dal  limite,  Y  insieme  di  questo 
villaggio  sarà  a  profitto  delle  truppe  che  l'occupano. 

I  confini  del  Tirolo  lungo  lo  Stelvio  ed  il  Tonale  formano 
una  delimitazione  commune  alle  armate  belligeranti. 

La  linea  di  delimitazione  La  linea  di  delimitazione 
franco-sarda  parte  dal  confine    austriaca  si  stenderà  dal  con- 


del  Tirolo,  passa  per  Bagolino, 
Lavenone  ed  Idro,  attraversa 
la  cresta,  che  disgiunge  la  valle 
Degagna  dalla  valle  di  Tosco- 
lano  e  termina  a  Maderno  sulla 
riva  occidentale  del  lago  di 
Garda. 

Le  truppe  piemontesi  stan- 
ziate nei  luoghi  di  Rocca  d'Anfo 
terranno  le  posizioni  che  oc- 
cupano di  presente. 

Fra  la  riva  orientale  del  lago 
di  Garda  e  l'Adige  vi  sarà  una 
linea  di  delimitazione  tracciata 
al  sud  di  Lazise,  da  Vàllona 
per  Saline  fino  a  Pastrengo; 


fine  del  Tirolo  presso  al  ponte 
del  Gaffaro,  sino  a  Rocca  d*Anfo, 
ove  le  truppe  terranno  le  po- 
sizioni che  occupano  di  pre- 
sente, e  comprenderà  la  strada 
che  communica  con  questi  due 
punti.  Poi,  distaccandosi  dalla 
punta  nord-est  del  lago  d' Idro, 
la  linea  di  delimitazione  au- 
striaca seguirà  il  confine  del 
Tu-olo  e  il  ruscello  detto  To- 
scolano  fino  al  luogo  dell' i- 
stesso  nome  posto  sopra  le 
rive  del  Iago  di  Garda. 

La  strada  che  conduce  da 
Lazise  a  Ponton  servirà  dì  de- 


qaesta  linea  segnerà  il  limite 
delle  posizioni  franco-sarde. 


s» 

limitazione  alle  troppe  austria- 
che tra  la  riva  orientale  del  lago 
di  Garda  e  l' Adige.  I  battelli 
della  flottiglia  austrìaca  del 
lago  di  Garda  communicberan- 
DO  liberamente  tra  Riva  e  Pe- 
schiera: tuttavia,  nella  parte 
meridionale  del  lago,  al  di- 
sotto di  Maderno  e  di  Lazzise, 
non  potranno  toccare  che  Pe- 
schiera, e  in  questa  parte  di 
corso  eviteranno  di  allontanarsi 
dalla  costa  orientale. 

Appoggiandosi  sopra  T  Adi- 
ge a  Bussolengo,  la  linea  di  de- 
limitazione austriaca  si  diri- 
gerà poscia  sopra  Mantova  per 
Dossobono,  Isolalta,  Nogarole, 
Bagnolo,  Ganedole  e  Drasso. 
Villafrancs^  e  tutto  il  terreno  compreso  fra  le  due  linee  di 
delimitazione  sono  dichiarati  neutri. 


Da  Pastrengo  la  linea  di  de- 
limitazione franco-sarda  s^ui- 
rà  la  strada  che  mena  a  Som- 
macampagna,  e  di  là  passerà 
per  Pozzo  Moretto,  Prabiano, 
QoadernieMassimbonàaGoito. 


La  linea  di  delimitazione  au- 
striaca si  dirigerà  da  Mantova 
^sopra  Curtatone  e  Montanara 
e  poi  lungo  l'Avalli  a  Boq[o- 
forte. 


A  partire  da  Goito  la  linea 
di  delimitazione  franco-sarda 
rimanendo  sempre  sulla  riva 
destra  del  Mincio,  passerà  per 
Rivalta,  Castelluccbio,  Gab- 
biana,  Cesoie  e  toccherà  il  Po 
a  Scorzatolo. 

Al  disotto  di  Borgoforte  il  Po  forma  una  linea  di  delimi- 
tazione naturale  tra  le  armate  belligeranti  fino  a  Ficcarolo  e 
di  là  fino  alla  sua  imboccatura  a  Porto  di  Garo. 

Al  di  là  del  Po  la  linea  di  delimitazione  è  naturalmente 
tracciata  dalle  coste  austriache  dell'Adriatico,  compresevi  le 
isole  che  ne  dipendono  e  fino  all'ultima  punta  meridionale 
della  Dahnazia. 

ÀrthiPiOy  écc.  SO 


im 


OnWUam  DÌEL  «IORKO  4ÌS*ll.rÌMpeMtore  IWap*- 
leoBe  IH. 

▼aleggio.  10  iBglto  I85t. 

Soldati  I 

Venne  conchiusa,  il  giorno  8  luglio,  una  sospensione  d'armi 
tra  le  parti  belligeranti  che  durerà  fino  al  15  agosto. 

Questa  tregua  vi  permetterà  di  riposarvi  dalle  vostre  glo- 
riose fatiche  e  di  attìngere  nuove  forze  se  vi  sarà  d'uopo  dì 
continuare  un'opera  cosi  splendidamente  inaugurata  col  vo- 
stro coraggio  e  la  vostra  devozione. 

Io  torno  a  Parigi  ;  lascio  per  intanto  a  capo  del  mìo  eser- 
cito il  maresciallo  Vailiant. 

Mi  rivedrete  fra  voi  per  dividere  i  vostri  pericoli. 

NAPOLEONE. 


PROCliAMA  della  Giante  «entrale   pi^iririaerla  et 
H^irerne. 

Mognà,  11  taglio  1869. 

Popoli  di  Bologna  e  delle  Romagne  unite  t 

I  voti  che  i  vostri  deputati  portavano  ai  piedi  di  Vittorio 
Emanuele  ora  sono  esauditi.  Massimo  D'Azeglio,  eletto  com- 
missario straordinario  di  S.  M.  sarda  per  le  Romagne,  giunge 
questa  sera  in  Bologna.  Uomo  più  leale,  italiano  più  Ulustre, 
pio  generoso  soldato  della  causa  nazionale  non  poteva  inviarci 
il  re  galantuomo,  il  campione  magnanimo  della  santa  guerra 
d'indipendenza. 

Qual  nome  più  glorioso  e  più  caro  a  queste  contrade  di 
Massimo  D'Azeglio,  che  in  tempi  tristissimi  dipingeva  air  Eu- 
ropa commossa  ed  attonita  i  dolorosi  casi  di  Romagna,  e  po« 
scia,  in  mezzo  alle  file  della  romagnola  gioventù,  spargeva  il 
sangue  suo  sui  Berìci  colli? 


107 
E  Massimo  EfAzegfk)  predilige  le  Romagne  perchè  terre 
di  robuste  braccia,  di  petti  gagliardi,  con  cui  si  formano  I6 
schiere  de'  soldati  Titloriosi.  I  pochi  dei  nostri  che  combat- 
terono a  S.  Martino  si  meritarono  già  gli  encomj  di  Vittorio 
Emanuele  e  del  suo  grande  alleato;  ed  il  commissario  che 
oggi  ce  li  reca,  ben  s'imprometle  da  noi  che  saranno  seme 
a  raddoppiare  il  nostro  entusiasmo,  a  riempiere  le  file  dei 
combattenti.  Oggi  adunque  accogliete  rinviato  illustre  col  giu- 
bilo di  popolo  affettuoso  e  riconoscente,  e  domani  rinnoviamo 
più  forti  i  vincoli  già  stretti  seco  lui  col  battesimo  di  sangue 
versato  a  Vicenza. 

Popoli  delle  provincie  unite  1 
Se  vogliamo  esseret  liberi  ed  italiani  anche  noi  insieme  ai 
nostri  fratelli  piemontesi,  lombardi,  toscani  e  veneti,  il  tempo 
è  questo.  Pensiamo  che  l'Europa  si  apparecchia  a  farci  i  de- 
stini che  sapremo  meritare. 

Entusiasmo  assennato,  virilità  di  propositi,  e  numerosi  sol- 
dati Massimo  D'Azeglio  si  ripromette  da  voi.  E  questa  Giunta 
.  centrale  dì  governo  è  ben  certa  che  Bologna  e  la  Romagna 
non  saranno  minori  di  se  stesse,  e  non  verranno  meno  al- 
r aspettazione  dell'Europa  che  attenta  ci  guarda. 

La  Giunta  centrale  provvisoria  di  governo. 

GiOACH.  Nap.  Pepoli  —  Giov.  Malvezzi  —  Ant.  Montanari 
Camillo  Casarini  —  Luigi  Tanari. 


PROCLAMA  deir  intendente  della  provlnela  di  Bo- 
log^a* 

BoiOgQà,  il  loglio  iS5»« 

Cittadini  t 
I)  grido  di  dimore  di  queste  prcrvincie  fu  compreso  dal 
principe  generoso,  che,  impugnate  le  armi  a  prò  della  patria^ 
acco(^ie  ora  i  vostri  voti,  e  c'invia  una  fra  le  più  illustri 
glorie  d'Italia. 


398 

Massimo  D'Azeglio  sarà  oggi  fra  noi;  lo  scrittore  che  in 
eloquenti  pagine  svolava  al  mondo  le  miserie  di  questi  popoli 
infelicissimi;  il  soldato  che  combatteva  da  prode  sui  campi 
di  Vicenza  fra  i  duci  dell'animosa  gioventù  italiana. 

Bolognesi  t 

Anche  una  volta  udirete  la  voce  di  Colui  che  già  iniziava 
il  nostro  risorgimento.  Raccogliendovi  intorno  a  I.uì,  voi  lo 
ajuterele,  risoluti  e  concordi,  a  compiere,  nei  fatti  e  nelle  re- 
altà dell'avvenire,  ciò  che  oggi  è  nel  fondo  di  tutti  i  cuori, 
nel  sentimento  e  nelle  aspirazioni  di  tutti. 

La  fede  nuovissima  di  un  principe  magnanimo,  il  senno 
e  la  virtù  di  un  popolo  così  maturo  nei  consigli  civili,  come 
forti  nei  campi  di  battaglia,  renderà  più  agevole  la  via  che 
ci  guida  alla  desiderata  meta. 

Bolognesi  ! 

Salutale  festosi  l'arrivo  dell'illustre  rappresentante  di  Vii- 
torio  Emanuele.  Salutatelo  come  l'alba  di  un  giorno  lunga- 
mente sospirato.  Voi  lo  seguirete  fra  i  faustissimi  della  vostra 
vita.  Voi  ne  imprimerete  la  memoria  nel  cuore  dei  vostri 
figli  come  quello  in  cui  un  popolo  è  risorto  dalle  sue  ceneri. 

L'intendente^  Annibale  Ranuzzi. 


PROCLAMA  pablieato  dal  eav.  Massimo  D* Azeglio, 
re^lo  eommissarlo  straordinario  per  le  Romafpie. 

Bologna,  U  luglio  1850. 

Popoli  delle  Romagne! 

La  vittoria  v'ebbe  liberati  appena  dall'occupazione  austri- 
aca, e  voi  pronti  sempre  alla  lotta  ed  al  sacriflcio,  non  tar- 
daste un  momento  ad  offrire  il  vostro  braccio  all'Italia. 


399 

Il  re  Vittorio  Emanuele,  che,  a  fianco  del  nostro  grande 
alleato  T  imperatore  dei  francesi,  combatte  ora  l'ultime  batta- 
glie dell'indipendenza,  udiva  la  vostra  voce,  ed  egli'mi^manda 
suo  commissario  fra  voi. 

Io  non  vmgo  a  pregiudicare  questioni  politiche  o  di  do- 
minio intempestive;  vengo  a  porre  in  opera  in  queste  elette 
Provincie  il  sapiente  consiglio,  non  mai  abbastanza  ripetuto 
e  lodato,  di  Napoleone  III  :  Fatevi  oggi  soldati  se  volete  do- 
mani diventar  cittadini  liberi  ed  indipendenti. 

Le  nazioni  non  si  rigenerano  nei  canti  e  nelle  allegrezze, 
ma  nei  travagli  e  nei  pericoli. 

Volle  Iddio  che  l'indipendenza  e  la  libertà,  supremi  beni, 
costassero  all'uomo  supremi  sacrificii. 

Io  dunque  non  v'invito  a  pace  ed  a  riposo,  ma  a  guerra 
e  fatica.  Non  a  gioie  ne  a  feste,  ma  a  sacrificii  e  patimenti. 
Non  vi  porto  licenza,  ma  ordine  e  disciplina. 

Io  non  vengo  nuovo  tra  voi. 

Da  un  pezzo  mi  dolgo  de' vostri  mali  ed  ammiro  la  vostra 
fermezza  nel  sofifrirli,  la  vostra  costanza  a  mantener  viva  ne' 
cuori  la  fede  nell'avvenire  del  sangue  latino.  So  bene  che 
a  voi  non  si  convengono  lusinghe,  ma  virili  e  franche  pa- 
role, ed  io  franco  vi  parlo. 

Se  saprete  obedire,  saprete  combattere  e  vincere.  Se  avrete 
disciplina  quanto  avete  coraggio,  sarete  fra  i  primi  soldati 
del  mondo. 

Ma  la  disciplina  e  l' ordine  non  possono  metter  radici  dove 
ardono  le  discordie. 

Voi  già  le  sapeste  vincere  ;  più  non  esiste  tracccia  tra  voi. 

Lo  sa  r  Italia  e  ne  gode  :  re  Vittorio  Emanuele  ve  rie  rin- 
grazia. 

Siano  dunque  bandite  per  sempre. 

Iddìo  fece  l'uomo  libero  delle  proprie  opinioni, siano  po- 
litiche, siano  religiose.  Chi  si  volesse  fare  arbitro  delle  altrui 
colla  violenza,  usurperebbe  il  più  ricco  dono  fatto  all'uomo 
dal  suo  Creatore,  imporrebbe  la  più  abbietta  delle  schiavitù. 


400 

Oblio  sulle  amare  memorie  del  passato.  Datevi  tutti  la 

^  mano  come  fratelli,  e  pensate  che  nel  volersi  far  libera  e  di 

propria  ragione,  tutta  l'Italia  è  concorda  in  un  sol  volere. 

Sia  questa  la  vittoriosa  risposta  degli  ilaliani  all'antica  ac- 
cusa che  li  dichiara  incapaci,  perchè  discordi,  di  divenire 
popolo  libero  ed  indipendente. 

Concorrete. a  smentirla,  e  mostrate  die  non  siete,  come 
gridavano  i  vostri  nemici,  uomini  insofferenti  di  legge  e  di 
freno,  ma  insofferenti  soltanto  dell'ingiusto  e  vei^ognoso 
giogo  straniero. 

Viva  Vittorio  Emanuele  e  f  indipendmza  italiana/ 

Massimo  D'azbuo* 


li  luglio.  —  Ore  9  antim.  Abboccamento  a  Villafranca  dei  due  mo- 
narchi^ l'imperatore  Napoleone  III  e  l'imperatore  d'Austria 
Francesco  Giuseppe,  affine  di  stabilire  e  sottoscrivere  i  pre- 
liminari della  pace. 


ATTO  del  preliminari  di  paee  «onchinftl  m  Yilla- 
franea.  (*) 

Villafranca,  11  luglio  1859. 

Fra  S.  M.  l'imperatore  d'Austria  e  S.  M.  l'imp^atore  dei 
francesi  venne  convenuto  quanto  segue  :  I  due  sovrani  favo- 
reggeranno la  creazione  d'una  Confederazione  italiana.  Questa 
Confederazione  sarà  sotto  la  presidenza  onoraria  del  Santo 
Padre.  L'imperatore  d'Austria  cede  all'imperatore  dei  francesi 
i  suoi  diritti  sulla  Lombardia,  ad  eccezione  delle  fortezze  di 
Mantova  e  di  Peschiera,  di  modo  che  il  confine  dei  posse- 
dimenti austriaci  partirà  dall' estremo  raggio  della  fortezza  di 
Peschiera,  e  si  stenderà  in  linea  diritta  lungo  il  Mincio  sino 


101 

alle  Grazie;  di  là  a  Scorzarolo  e  Luzana  al  Po,  d'onde  gli 
attuali  confini  continueranno  a  formare  i  limiti  dell'  Austria. 
L'imperatore  dei  francesi  rimetterà  il  territorio  ceduto  al  re 
di  Sardegna.  La  Venezia  farà  parte  della  Confederazione  ita- 
liana, rimanendo  tuttavia  sotto  la  coronst  dell' imperator  d'Au- 
stria. Il  granduca  di  Toscana  e  il  duca  di  Modena  rientrano 
nei  loro  Stati,  concedendo  un'amnistia  generale.  I  due  Impe- 
ratori domanderanno  al  Santo  Padre  d'introdurre  ne' suoi  Stati 
riforme  indispensabili.  Amnistia  piena  ed  intera  è  accordata 
da  ambe  le  parti  alle  persone  compromesse  in  occasione  degli 
ultimi  avvenimenti  nei  territori  delle  parti  belligeranti. 


IS  luglio  1869.  —  La  Consulta  toscana^  nella  seduta  di  questo  giorno^ 
ha  deliberato  con  voto  unanime  di  unirsi  al  nuovo  regno  di  casa 
Savoja. 


mSPACCM   dU  S.  M.  l'imperaioM  ]IIa|H»le#ii«»  lU. 
a  S.  M.  l'ÌMiper«irl«e. 

Vaieggio,  IS  loglio  1859. 

La  pace  è  sottoscritta  tra  l'imperatore  d'Austria  e  me. 

Le  basi  della  pace  sono: 

Formare  una  Confederazione  italiana^  sotto  la  prei^denza 
onoraria  del  Papa. 

L'imperatore  d'Austria  cede  subito  i  suoi  diritti  sulla  Lotn^ 
bardia  all'imperatore  dei  francesi,  che  li  trasmette  al  re  di 
Sardegna. 

L'imperatore  d'Austria  conserva  il  Veneto,  ma  esso  farà 
parte  integrante  della  Confederazione. 

Amnistia  generale. 

NAPOLEONE. 

Archivio^  tH,  il 


40* 


PROCEiAHA  éì  H.  M.  l'imperatore  Napoleone  111  al 
ooldatl. 


Valegglo,  IS  luglio  185». 

Soldati! 

Le  basi  delia  pace  sono  stabilite  coli' imperatore  d'Austria; 
lo  scopo  principale  della  guerra  è  raggiunto.  Per  la  prima  vol- 
ta ritalia  sta  per  diventare  una  nazione.  Una  Confederazione  di 
tutti  gli  Stati  d'Italia,  sotto  la  presidenza  d'onore  del  Santo 
Padre,  riunirà  in  un  sol  corpo  i  membri  dì  una  medesima 
famìglia.  La  Venezia  rimane,  è  vero,  sotto  lo  scettro  dell'Au- 
stria, ma  sarà  una  provìncia  italiana  che  formerà  parte  della 
Confederazione. 

La  riunione  della  Lombardia  al  Piemonte,  ci  crea,  da  que- 
sta parte  dalle  Alpi,  un  potente  alleato  che  ci  sarà  debitore 
della  sua  indipendenza.  I  governi  rimasti  fuori  del  movimento, 
0  richiamati  nei  loro  doroinj,  comprenderanno  la  neeessità 
di  salutari  riforme.  Un'amnistia  generale  farà  scomparire  le 
tracce  delle  civili  discordie.  L'Italia,  signora  omai  delle  sue 
sorti,  non  avrà  più  che  ad  incolpare  sé  medesima,  se  non 
avanza  gradatamente  nell'ordine  e  nella  libertà. 

Voi  tornerete  fra  breve  in  Francia;  la  patria  riconoscente 
accoglierà  con  giubilo  quei  soldati,  che  levarono  sì  allo  la 
gloria  delle  nostre  armi  a  Montebello,  a  Palestre,  a  Turbigo, 
a  Magenta,  a  Melegnano,  a  Solferino;  che  in  due  mesi  hanno 
affrancato  Piemonte  e  Lombardia,  e  non  Imnno  fatto  sosta, 
se  non  perchè  la  lotta  stava  per  pigliare  proporzioni  le  quali 
non  corrispondevano  più  agl'interessi  che  la  Francia  aveva 
in  questa  guerra  formidabile. 

Andate  dunque  superbi  de'  vostri  lieti  successi,  superbi  dei 
risultati  ottenuti,  superbi  sopratutto  di  essere  i  figli  predi- 
letti di  quella  Francia  che  sarà  sempre  la  gran  nazione,  fin- 


(03 
che  avrà  un  cuore  per  comprendere  le  nobili  cause  ed  uo- 
mini come  voi  per  difenderle. 

Dal  qaartier  generale  imperiale. 

NAPOLEONE. 


»oo%ooo- 


PROCLAMA  di  S.  M.  Il  re  TUtorlo  Enaanuele  alle 
(ruppe. 

Moniambano,  IS  loglio  i8S9. 

Soldati  I 

Dopo  due  mesi  dì  campagna  noi  giungevamo  vittoriosi  sulle 
rive  del  Mincio.  Le  vostre  armi,  unite  a  quelle  valorose  dei 
nostri  alleati,  hanno  trionfato  per  ogni  dove. 

Il  vostro  coraggio,  la  vostra  disciplina,  la  vostra  perseve- 
ranza, vi  fecero  ammirare  da  tutta  T Europa.  Il  nome  del 
soldato  italiano  corre  oggigiorno  venerato  sulle  labra  di  tutti. 

Io,  che  ebbi  la  gloria  di  comandarvi,  ho  potuto  apprezzare 
quanto  di  eroico  e  di  sublime  vi  fosse  nel  vostro  contegno 
durante  il  periodo  di  questa  guerra.  Egli  è  inutile,  o  soldati, 
che  io  ripeta  che  avete  acquistato  il  più  gran  tiloto  alla  mia 
riconoscenza  e  a  quella  della  patria. 

Soldati  1 

Importanti  affari  di  Stato  mi  chiamano  alla  capitale.  Io  af- 
fido il  comando  dell'esercito  al  distinto  e  prode  generale  La- 
marmora,  che  ha  diviso  con  noi  i  pericoli  e  le  glorie  di  questa 
campagna.  Ora  vi  annuncio  la  pace;  ma  se  mai  nell'avvenire 
l'onore  della  patria  nostra  vi  richiamasse  alla  pugna,  voi  mi 
rivedrete  alla  vostra  testa,  sicuro  che  noi  marceremo  di  bel 
nuovo  alla  vittoria. 

VITTORIO  EMANUELE. 


404 


ORDINE  DEL  «lORIiO  indUrlssato  dall' imperatoM» 
Franeeseo  Giuseppe  I  all'armata. 

Verona,  iS  luglio  1869. 

Appoggiato  al  mio  buon  diritto,  io  sono  sceso  in  campo 
a  propugnare  la  santità  dei  trattati,  calcolando  sull'entusiasmo 
de'  miei  popoli,  sul  valore  del  mio  esercito,  sui  naturali  al- 
leati dell'Austria. 

Io  trovai  i  miei  popoli  pronti  ad  ogni  sacrificio.  Sangui- 
nosissime battaglie  mostrarono  nuovamente  al  mondo  l'eroico 
coraggio  e  lo  sprezzo  di  morte  ond'è  animato  il  mio  bravo 
esercito,  il  quale,  combattendo  in  minor  numero,  dopoché 
migliaja  di  officiali  e  di  soldati  suggellarono  fedelmente  colla 
morte  il  loro  dovere,  attende  lieto,  non  affranto  di  forza  e 
dì  coraggio,  la  continuazione  della  lotta.  Privo  di  alleati,  io 
cedo  soltanto  agli  sfavorevoli  rapporti  della  politica,  in  con- 
fronto dei  quali  è  mio  primo  dovere  il  risparmiare  a'  miei 
soldati  ed  a'  miei  popoli  inutili  sagriflcj  di  sostanze  e  di  sangue. 

Io  conchiudo  la  pace  sulla  base  della  linea  del  Mincio. 
Ringrazio  di  tutto  cuore  il  mio  esercito.  Esso  mi  ha  mostrato 
di  nuovo  come,  in  future  lotte,  io  possa  fare  illimitato  asse- 
gnamento sa  di  lui 

Francesco  Giuseppe. 


IMITA  IndUrlsaata  dal  governo  pontlfleio  al  rappre- 
oentantl  delle  Potesse  eotere. 

Roma,  IS  laglio  1859. 

In  mezzo  ai  timori  ed  alle  apprensioni  occasionate  dall'at- 
tuale guerra  deplorabile,  sembrava  alla  S.  Sede  di  poter  es- 
sere tranquilla  dopo  le  molte  assicurazioni  eh' essa  aveva  ri- 


405 
cevute,  assicurazioni  alle  quali  si  era  unita  pur  quella  del 
re  dì  Piemonte  che,  dietro  consiglio  dell' imperatore  de' fran- 
cesi, suo  alleato,  aveva  riQutata  la  dittatura  che  gli  era  stata 
offerta  nelle  provincie  insorte  degli  Stati  pontifici .  Ma  è  do- 
loroso il  rimarcare  che  le  cose  ban  tutt'altro  corso,  e  che 
si  compiono  sotto  gli  occhi  del  Santo  Padre  e  del  suo  governo 
dei  fatti  che  rendono  ogni  giorno  più  inqualificabile  la  con- 
dotta del  gabinetto  sardo  verso  la  S.  Sede,  condotta  che  di- 
mostra chiaramente  ch'esso  vuol  rapire  alla  S.  Sede  una  parte 
integrante  del  suo  dominio  temporale. 

Dopo  la  rivolta  di  Bologna,  che  S.  S.  ha  di  già  deplorata 
nella  sua  allocuzione  del  30  giugno,  quella  città  divenne  il 
convegno  di  una  folla  d' officiali  piemontesi  venuti  di  Toscana 
e  da  Modena,  nello  scopo  di  preparare  quartieri  per  le  truppe 
piemontesi.  Da  quei  Stati  esteri  essi  introdussero  delle  mi- 
gliaja  di  fucili  per  armare  gì' insorti  ed  i  volontari,  dei  can- 
noni per  aumentare  le  turbolenze  delle  Provincie  rivoltate  e 
rendere  più  audaci  i  perturbatori  dell'ordine. 

Un  altro  fatto  che  rende  completamente  illusorio  il  rifiuto 
della  dittatura,  ha  portato  al  colmo  siffatta  violazione  flagrante 
della  neutralità,  ed  aggiunta  un'attiva  cooperazione  per  man- 
tenere la  sommossa  negli  Stati  della  Chiesa.  La  nomina  del 
marchese  D'Azeglio  in  qualità  di  commissario  straordinario 
nelle  Romagne  (come  risulta  dal  decreto  di  S.  A.  R.  il  prin* 
cipe  di  Savoia,  luogotenente  generale  di  S.  M.  sarda,  del  28 
giugno,  e  dalla  lettera  del  conte  di  Cavour,  sotto  la  medesima 
data),  per  dirigere  il  concorso  delle  Legazioni  alla  guerra  e 
sotto  lo  specioso  pretesto  d'impedure  che  il  movimento  nazio- 
nale non  produca  alcun  disordine,  è  una  vera  attribuzione 
di  funzioni,  che  lede  i  diritti  del  sovrano  territoriale. 

Le  cose  hanno  camminato  con  una  tale  rapidità  che  le 
truppe  piemontesi  sono  di  già  entrate  nel  territorio  pontificio 
occupando  Forte  Urbano  e  Castelfranco  dove  arrivarono  ber- 
saglieri piemontesi  ed  una  parte  della  brigata  Real  Navi.  Tut- 
tociò  allo  scopo  di  opporre,  unitamente  ai  rivoltosi,  una  re- 


406 

sistenza  energica  alle  truppe  pontificie  che  sono  spedite  per 
rivendicare  il  potere  usurpato  nelle  provincìe  ribelli,  e  creare 
nuovi  ostacoli  air  esecuzione  di  questo  giusto  disegno. 

Infine,  per  completare  l'usurpazione  della  sovranità  legit- 
tima, due  officiali  del  genio,  di  cui  uno  piemontese,  furono 
mandati  a  Ferrara  per  minare  e  distruggere  questa  fortezza. 

Cosi  odiosi  attentati,  nella  perpetrazione  dei  quali  si  ma- 
nifesta una  flagrante  violazione  del  diritto  delle  genti  da  più 
d'un  punto  di  vista,  non  possono  che  riempiere  dì  amaritu- 
dine r  anima  di  Sua  Santità,  e  cagionarle  una  viva  e  giusta 
indignazione,  aumentata  ancóra  dalla  sorpresa  del  vedere  che 
tali  enormità  sono  il  fatto  del  governo  d' un  re  catolico,  che 
aveva  accettato  il  consiglio  a  lui  dato  dal  suo  augusto  alleato 
di  rifiutare  la  dittatura  che  gli  era  stata  offerta. 

Tutte  le  misure  prese  per  prevenire  o  diminuire  questa 
serie  di  mali  essendo  state  vane,  il  Santo  Padre,  non  dimen- 
tico dei  doveri  che  gì' incombono  per  la  protezione  de' suoi 
Stati,  e  per  Tinlegrìtà  del  dominio  temporale  della  S.  Sede, 
essenzialmente  connesso  con  l'indipendenza  e  il  lìbero  esercizio 
del  supremo  pontificato,  reclama  e  protesta  contro  le  viola- 
zioni e  le  usurpazioni  commesse  ad  onta  dell'accettazione 
della  neutralità,  e  vuole  che  la  sua  protesta  sia  communicata 
a  tutte  le  Potenze  europee.  Confidando  nella  giustizia  che  le 
distingue,  egli  crede  ch'esse  vorranno  prestargli  il  loro  ap- 
poggio, ch'esse  non  permetteranno  il  successo  d'una  viola- 
zione cosi  aperta  del  diritto  delle  genti  e  della  sovranità  del 
Santo  Padre,  Egli  spera  che  esse  non  esiteranno  a  cooperare 
alla  sua  rivendicazione,  ed  a  quest'  affetto  egli  invoca  la  loro 
assistenza  e  la  loro  protezione. 

Il  sottoscritto  cardinale  Segretario  di  Stato,  conformemente 
all'ordine  pontificale,  invia  la  presente  Nota  a  Vostra  Eccel- 
lenza, colla  preghiera  di  trasmetterla  alla  sua  Corte,  ecc. 

Guc.  Antonelli,  card. 


407 


13  luglio  18S9.  "  Arrivo  in  Milano  verso  le  ore  1  e  Ifi  pomerid.  di 
S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele. 

—  Ritomo  a  Torino  del  conte  Cavour^  proveniente  dal  quartiere  ge- 
nerale del  re.  —  Tutti  i  ministri  hanno  rassegnata  la  loro  dn 
missione  al  luogotenente  di  S.  M. 


PROCLAMA  di  S.  M.  Il  re  WIttorlo  Bmanneie  II. 

Milano,  18  iagUo  1859. 

Popoli  di  Lombardia! 

Il  cielo  ha  benedetto  le  nostre  armi.  Gol  possente  ajuto 
del  magnanimo  e  valoroso  nostro  alleato,  l'imperatore  Na- 
poleone, noi  siamo  giunli  in  pochi  giorni  dì  vittoria  in  vit- 
toria sulle  rive  del  Mincio. 

In  oggi  io  ritorno  fra  voi  per  darvi  il  fausto  annuncio  che 
Iddio  ha  esaudito  i  vostri  voli.  Un  armistizio,  seguilo  da  pre- 
liminari di  pace,  assicura  ai  popoli  di  Lombardia  la  sua  in- 
dipendenza, secondo  i  desiderj  da  voi  tante  volte  espressi.  Voi 
formerete  d'ora  inanzi  cogli  antichi  nostri  Stati  una  sola 
rd)era  famiglia. 

Io  prenderò  a  reggere  le  vostre  sorti,  e,  sicuro  di  trovare- 
in  voi  quel  concorso  di  cui  ha  d'uopo  il  capo  dello  Slato 
per  creare  una  novella  amministrazione,  io  vi  dico:  «  Popoli 
della  Lombardia!  Fidate  nel  vostro  re;  Egli  provvederà  a  sta- 
bilire sopra  solide  e  imperiture  basi  la  felicità  delle  nuove 
contrade  che  il  cielo  ha  affidato  al  suo  governo  > . 

VITTORIO  EMANUELE. 


-fxr3«c32^:=r"7^^ — • 


iOB 


IliDIRIZZO   del   winiiieipio  di  JHilaiio,  a  S.  M  il  re 
Wiitorio  Bmaiinele  II. 

Milano,  i3  laglfo  i859. 

Sire  \ 

A  Voi,  reduce  dai  gloriosi  campi  ove  rifulse  il  valore  Vo- 
stro e  dell'eroico  Vostro  esercito,  il  municipio  esprìme  i  sensi 
d'influita  riconoscenza  del  popolo  milanese  per  quanto  ope- 
raste a  vantaggio  della  patria.  La  città  partecipa  al  Vostro 
dolore  pel  sangue  sparso  in  guerra  sì  generosa,  ma  si  con- 
forta nel  pensiero  che  ì  sostenuti  sacrifici  valgono  al  Vostro 
nome  l'incancellabile  simpatia  di  tutta  Italia.  Questo  popolo 
accolto  nella  famiglia  dei  sudditi,  che  da  tanti  secoli  con 
ammirabile  costanza  seguirono,  o  sire,  l'augusta  Vostra  casa 
nella  varia  fortuna,  ambisce  di  dimostrare  esso  pure  la  sua 
devozione  al  leale  Vostro  scettro,  pronto  sempre  ad  ogni 
cimento  quando  la  Vostra  voce  lo  chiami  a  difesa  del  re  e 
di  quella  bandiera  che  levaste  sì  alto  a  simbolo  della  nazio- 
nalità italiana. 

//  podestà 
LUIGI  BELGIOJOSO. 

Gli  assessori,  Alberto  De  Herra  -  Francesco  Margarita 

Massimiliano  De-Leva  -  Aotille  Rougier  -  Fabio  BcmErn 

Cesare  Giulini  Della  Porta  -  Alessandro  Porro. 

Guglielmo  Silva,  segretario. 

-— ***AAAAAAAAAru>AA/v»— — 

INDIRIZZO   del   g^enovesi  a  S.  iW.  il  re  Wiitorio  E- 
mannele  II.  {*) 

GenoTa,  13  luglio  1859. 

Nel  profondo  senso  di  disinganno  e  di  costernazione  che 

n  Qnest'indirlzio,  coperto  da  circa  ottomila  firme,  raccolte  in  un  solo  giorno,  ta 
pretentato  la  sera  del  iff  luglio  1859  all'intendente  generale  d«  una  deputaiione 


409 

In  tutto  il  paese  produsse  Firapreveduto  annunzio  d'una  pace, 
pur  troppo  diversa  da  quella  ch'era  diritto  sperare,  un  dolce 
conforto  provarono  gli  animi  tutti  al  pensiero,  alla  certezza 
che  quella  pace  non  era  opera  Vostra;  e  che  puro,  inconta* 
minato,  glorioso  restava  il  nome  del  primo  soldato  deir  in- 
dipendenza italiana. 

La  questione  nazionale  non  è  sciolta,  ma  non  è  tampoco 
.annullala.  Essa  entra  in  una  nuova  fase,  piena  di  gravis- 
sime difficoltà  e  di  supremi  pericoli:  nja  quel  re  e  quel  po- 
polo che  hanno  saputo  reggere  a  dieci  anni  di  lotta,  e  vin- 
cere dapertutto  ove  T inganno  e  la  fatalità  non  bastano  ad 
impedire  al  valore  di  vincere,  sapranno  pure  trionfare  degli 
ostacoli  che  Y  avvenire  prepara.  Non  è  con  un  tratto  di  penna 
che  si  cancellano-  i  sentimenti  di  ventisei  milUoni  di  cuori. 

Ma  se  il  paese  è  pronto,  se  tutte  le  forze  vive  della  na- 
zione sono  disposte  a  grandi  prove  ed  a  grandi  sacrìQcj,  oc- 
corre però  che  loro  non  venga  meno,  né  si  rallenti  quella 
forte  e  sapiente  direzione  che  Vostra  Maestà  e  il  suo  mini- 
stero hanno  finora  prestato  al  popolare  entusiasmo. 

Tutti  comprendiamo,  o  Sire,  il  Vostro  soffrire.  L'Italia,  di 
cui  Voi  sentiste  il  grido  di  dolore,  sente  ora  tutta  Tirresi- 
stibile  eloquenza  del  Vostro  silenzio. 

Ma  appunto  perchè  soffrite  con  Lei  e  per  Lei,  l'Italia  ha 
fede  in  Voi  e  nel  Vostro  governo  ;  ed  osa  niandarvi  una  pa- 
rola di  consolazione,  che  sarà  accolta  —  ne  abbiamo  speranza 
—  con  gioja.  da  Voi. 

Siate  Voi  benedetto,  e  benedetti  siano  quei  prodi  che  ai 
Vostri  fianchi  pugnarono  per  la  più  santa  delle  cause. 

Se  ora  l'Italia  piange,  la  sua  indipendenza  e  la  sua  libertà 
sono  SI  grandi  beni,  da  meritare  che,  per  conquistarli,  molto 
sangue  e  molte  lagrime  si  spargano  ancóra. 

Finche  Voi,  Sire,  sarete  propugnatore  dell' italiano  riscatto, 
breve  ora  dureranno  l'abbattimento  e  lo  sconforto;  e,  di  sé 

composta  dei  signori  Coiarelo  Michele,  Cevatco  G,  B,,  Doria  PamfiU  DomenieOf  Mu$$& 
•d  Odiro  Paolo, 

ÀnkiviOj  ecc.  ft 


secura,  si  sentirà  capace  la  na^ùoqe  di  conseguire  i  più  fau- 
sti destini. 


^-^ 


PROCLAiWit  ai  toseani  del  eoBuni^suvl^  •|«»||#«>4I- 
nmrl^  del  re  littorio  Pni^aa^l^  H» 

Firenze,  ia  loglio  1859. 

Toscani  I 

Le  nnove  di  avvenimenti  che  troncano  le  più  belle  spe- 
ranze addolorano  tntt'i  cuori.  Il  governo  partecipa  alia  vostra 
costernazione.  Ma  noi  non  dobbiamo  abbandonarci  a  questa; 
dobbiamo  aspettare  di  avere  notizia  de'  fatti  non  per  anco  co- 
nosciuti ne'  loro  particolari  ;  dobbiamo  stringerci  insieme,  per 
mostrare  con  la  nostra  fermezza  che  siamo  degni  d'essere 
cittadini  d'una  patria  indipendente  e  libera.  Finché  ci  rimanga 
questa  fermezza,  non  avremo  perdute  tutte  le  nostre  speranze. 

Già  sono  per  partire  i  nostri  inviati  a  Torino,  all'oggetto 
di  sapere  la  vera  condizione  delle  cose.  Ora,  anche  la  ma- 
nifestazione del  dolore  non  sarebbe  che  un  aggravio  del  male. 
Conserviamo  l'ordine,  eh' è  più  che  mai  necessario  alla  sal- 
vezza della  patria. 

Domani  si  adunerà  la  Consulta:  con  essa  il  governo  al- 
zerà la  voce  della  Toscana  a  Vittorio  Emanuele,  in  cui  ri- 
posa ogni  nostra  fiducia. 

La  Toscana  non  sarà,  contro  il  suo  volere  e  i  suoi  diritti, 
riposta  sotto  il  giogo,  nò  sotto  l'influsso  austriaco. 

fi  commissario  straordinario  del  re  Vittorio  Emanuele 
durante  la  guerra  d' indipendenza, 

C.  BONGOMPAGNU 

/  ministri,  Bettino  Ricasoli  -  De-Cavero  -  Ridolfi  -  Pozzi 

Raffaele  Busacca  -  Salvagnou. 

fi  segretario  generale  del  governo  di  Toscana 

Celestino  Bianciu. 


411 

14  luglio.  —  Aìk  ore  5  e  1;2  pameridiane  rientrava  in  Milano  da 
Porta  Ori»ntale  S,  M.  l'imperatore  Napoleone  IH. 

—  La  Consulta  di  governo  Toscana,  composta  di  quaranta  distinti  per- 
sonaggi ,  e  radunatasi  in  questo  giorno^  si  dichiarò  unanime 
contro  il  ritomo  della  dominazione  e  della  influenza  austriaca. 
(Y.  la  Dichiarazione  segueote). 


DlCHlAltAziOiVE  della  Consulta  di  governo  io^ 
oeana. 

Firenze,  i4  loglio  1859. 

La  Consulta,  udite  le  oommuaicazioni  del  governo,  persuasa 
che  il  ritorno  della  caduta  dinastia,  come  qualunque  altro  as« 
setto  che  fosse  contrario  al  sentimento  nazionale,  sarebbe  in* 
compatibile  col  mantenimento  dell'ordine  in  Toscaiia,  e  get- 
terebbe in  Italia  il  seme  di  nuovi  sconvolgimenti,  opina  chd 
il  governo: 

I.^  faccia  i  più  premurosi  officj  presso  S.  M.  Timperatore  de' 
francesi  e  si  adoperi  anche  presso  le  altre  grandi  Potenze, 
perchè,  nel  determinare  le  sorti  di  questa  parte  d'Italia,  ^ 
abbia  riguardo  alla  libera  Dffótuifestazione  de'  suoi  legittifni 
voti; 

IL^  perchè  questi  voti  siano  legalmente  manifestati  a  silo 
tempo  da  un'assemblea  di  rappresentanti  del  paese,  che  poniga 
in  esecuzione  la  legge  elettorale  del  i848,  ed  ordini  frattanto  la 
formazione  delle  liste  elettorali; 

IIl.^  si  rivolga  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  perchè  gli 
piaccia  conservare  il  protettorato  della  Toscana  anche  dopo 
la  conclusione  della  pace  e  fino  all'ordinamento  definitivo 
del  paese. 

Deliberato  ad  unanimità  di  voti  nell'adunanza  di  questo 
giorno. 

Per  il  Présidinte 

Ubaldino  Peruzzi,  vicepresidente. 

Il  segretfifio,  LBOPOLoa  Galbotsi. 


411 

PROCEiAM.%  del  f^nffaloniere  di  Firense. 

Firenze,  li  loglio  1850. 

Abitanti  di  Firenze! 

lo  congiungo  la  mia  voce  a  quella  del  governo  per  racco- 
mandarvi,  in  questi  momenti  dì  solenne  aspettazione,  la  calma 
e  r  unione,  e  per  far  appello  alla  vostra  fede  nella  causa  ita- 
liana, e  alla  vostra  confidenza  nella  lealtà  di  re  Vittorio  E- 
manuele. 

La  città  è  stata  jeri  sera  dolorosamente  sorpresa  al  ricevi- 
mento di  notizie  inattese.  L'emozione  che  è  scoppiata,  i  la- 
menti che  si  sono  manifestati  testimoniamo  altamente  la  ge- 
nerosità dei  vostri  sentimenti,  il  vostro  amore  per  l'Italia  e 
il  vostro  desiderio  di  veder  compirsi  i  voti  che  voi  avete  da 
lungo  tempo  formati. 

La  voce  della  ragione  moderi  le  vostri  inquietudini;  mo- 
stratevi all'altezza  degli  avvenimenti.  Giammai  non  fu  più 
necessario  d'essere  uniti  e  di  non  avere  che  una  volontà. 

È  dalla  vostra  saggezza  e  dalla  vostra  moderazione  che  di- 
pendono i  nostri  destini.  Sono  la  vostra  devozione  al  re  Vit^ 
torio  Emanuele  e  la  vostra  confidenza  in  lui,  che  possono 
assicurarvi  il  vantaggio  d'essere  liberati  da  una  dinastia  la 
cai  politica  è  inconciliabile  coi  sentimenti  sacri  che  animano 
ritalia. 

Il  gonfaloniere^  B.  Bartolommh. 


PROCIjAMA  del  ^vernaiore  di  Livorno. 

LiTorno,  li  lagUo  1859. 

Livornesi  t 

Il  proclama  del  governo  dice  assai  chiaro  quanto  impegno 
egli  adoperi  perchè  sia  dignitosamente  provveduto  alle  sorU 


41S 

della  Toscana,  —  A  questo  scopo  la  Consulta  è  già  adunata.  — 
Parte  questa  sera  per  Torino  il  segretario  generale  signor  Ce- 
lestino Bianchi  incaricato  di  speciale  missione. 
Livornesi  I 

Resta  ancóra  molto  a  sperare,  giacche  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele e  l'imperatore  Napoleone  III  promisero  in  faccia  all'Eu* 
ropa  la  indipendenza  di  tutta  l' Italia.  Quindi  il  paese  ha  il 
più  alto  dovere  di  serbare  il  suo  senno  e  le  sue  forze  pel 
nostro  assetto  definitivo.  —  Ogni  atto,  non  che  disordinato, 
impaziente,  sarebbe  atto  di  pessimo  cittadino  nemico  della 
patria,  ed  il  governo,  quanto  più  sono  gravi  i  momenti,  tanto 
Pjiù  avrebbe  il  debito  di  allontanare  il  pericolo  di  qualsiasi 
perturbazione. 

Livornesi  I  io  conto  sopra  di  voi.  —  Voi  darete  il  più  splen- 
dido esempio  di  un  dignitoso  contegno  qual  si  addice  a  po- 
polo di  alti  sensi  e  civile. 

//  governatore, 
Teodoro  Annibaldi  Biscossi. 


ir^i<UTHti,ft*»- 


PROCLAMA  della  Glnnia  provvisoria  di  g^overiio 
nelle  Romagne. 

Bologna,  i4  luglio  1859. 

Cittadini  di  Bologna  e  delle  Provincie  unite  I 
Costretti  gli  austrìaci  ad  abbandonare  la  nostra  città  per 
le  vittorie  delle  armi  alleate,  i  rappresentanti  del  governo  pon- 
tificio dovettero  abdicare  l'autorità  dinanzi  alle  imponenti  e 
pacifiche  dimostrazioni  di  tutto  il  paese.  Gessato  quindi  di 
fatto  ogni  governo,  noi  fummo  dal  municipio  chiamati  a  man- 
tenere l'ordine,  ed  a  tutelare  gl'interessi  morali  e  materiali 
di  queste  popolazioni. 
Appéna  assunto  il  potere,  una  voce  concorde  giungeva  fino 


414 

a  noi,  quella  del  popolo  che  chiedeva  risolutamente  la  ditta- 
tura del  re  di  Piemonte,  nel  doppio  scopo  di  concorrere  alla 
guerra  d'indipendenza,  e  di  conquistare  sui  campi  di  Lom- 
bardia il  diritto  di  esprìmere  liberamente  il  voto  di  essere 
noi  pure  chiamali  a  salutare  nostro  re  quegli  che  aveva  per 
undici  anni  di  sventura  custodito  gelosamente  il  nostro  vessillo. 

L'esempio  di  Bologna  veniva  seguito.  Le  Romagne,  poscia 
le  Marche  facevano  spontaneo  atto  di  adesione  a  questa  Giunta 
ehe  quindi  si  chiamò  Giunta  centrale,  avendo  assunto  la  dire- 
zione delle  Provincie  unite. 

Noi  non  esitammo:  al  re  fu  inviata  una  deputazione:  a- 
primmo  volontarj  arruolamenti:  alla  fede  delle  milizie  citta- 
dine affidammo  la  custodia  della  città;  trovammo  armi  per 
combattere.  Ma  in  quel  mentre  che  ogni  nostro  sforzo  era 
rivolto  a  cooperare  alla  guerra  d'indipendenza,  gli  atroci  casi 
di  Perugia,  riprovati  non  solo  dall'Italia,  nfia  da  tutta  Europa, 
e  la  rioccupazione  di  alcune  delle  città  pronunziate,  ci  co- 
strinsero a  provvedere  altresì  alla  difesa  delle  provincie  a  noi 
unite.  Interpreti  del  publico  voto  e  del  publico  sdegno,  noi 
offrimmo  armi  alla  gioventù  animosa,  che,  raccoltasi  al  nostro 
invito  in  numerose  schiere,  mosse,  sotto  gli  ordini  del  gene- 
rale Roselli,  per  le  Romagne  a  vendicare  e  difendere  i  nostri 
fratelli. 

Ma  dalla  vicina  Toscana  giungevano  a  noi  foci  fremeati  di 
sdegno  dei  volontarj  romagnoli,  che,  raccolti  colà  sotto  la 
bandiera  della  indipendenza,  imploravano,  prima  di  raggiun- 
gere l'armata  in  Lombardia,  di  difendere  le  jiroprie  famiglie 
rassicurandole  dalla  ivivasione  di  orde  mercenade. 

Ci  rivolgemmo  ài  prode  generale  Mezzacapo,  ed  egli,  liei 
àuo  patriolismo ,  Aon  potè  ricusarsi  alla  nòstra  preghiera,  tii 
avendo  da  noi  accettato  il  «oms^do  delle  nostre  truppe,  oggi 
ottomila  tnolonUrj,  orgamizzatl,  disciplinati,  soùé  a  noi  sicrifo 
pegno  dì  vittoria. 

Intanto  il  re  di  Piemonte  accettava  di  orgftniEfeire  le  nostrtt 
forze  per  la  guerra  e^  ài  maiM»tìere  tra  noi  l'ardine  ^tlblito, 


415 

nominando  a  questo  scopo  commissario  straordinario  il  cava- 
liere Massimo  D'Azeglio. 

L' istoria  prenderà  atto  della  solenne  dimostrazione  con  cui 
Bologna  accolse  l'inviato  del  re,  dimostrazione  che  fu  ad  un 
tempo  energica  protesta  contro  il  cessato  governo  e  prova  di 
fiducia  in  Vittorio  Emanuele. 

La  Giunta  centrale,  appena  arrivato  il  commissario,  consi- 
derando compiuto  il  suo  mandato,  stimò  d'interpretare  il  pu« 
blìco  voto,  rassegnando  nelle  di  lui  mani  la  propria  autorità, 
essendo  questo  l'unico  mezzo,  in  tali  supremi  momenti,  di  tu- 
telare l'ordine  publico,  che  è  il  primo  bisogno  della  società. 
E  benché  il  signor  commissario  abbia  repUcatamente  dìciiia^ 
rato  non  essere  autorizzato  a  questo,  pure,  costretto  dall'evi- 
dente urgenza  della  situazione,  ha  provvisoriamente  accettato. 
La  Giunta  abbandons^  quindi  il  governo,  l'abbandona  ram- 
mentando al  commissario  l'incompatibilità  del  dominio  tem- 
porale dei  papi  colle  tradizioni,  colle  abitudini,  colle  aspira- 
zioni e  colla  civiltà  di  questi  paesi,  e  al  pari  di  noi  racco* 
manda  le  altre  provincia  dello  Stato,  che  a  noi  fecero  atto  di 
adesione,  e  le  quali,  conculcate  d£^  forze  mercenarie,  hanno 
Io  stesso  diritto  con  poi  alla  libertà  ed  ^la  indipendenza. 
Cittadini! 

Noi  vi  iringrazìamo  del  concorso  che  ci  avete  prestato,  della 
fiducia  che  in  no^  avete  riposta,  dell'ordine  die  avete  man- 
tenuto. Noi  siamo  lieti  e  superbi  di  potere  contrapporre  agli 
eccidj  di  Perugia  la  generosa  moderazione  del  nostro  popolo. 

DaUm  rasidenia. 

La  Giunta  centrala  ^avvisoria  di  ;otvrfi«, 

GioACH.  Nap.  Pepòw  -r-  Giov,  Maì^v^zzi 
Ant.  Montanabi  —  Gamillo  Casarini  —  Luigi  Tanabi. 


■  ••n»*' 


4ift 

mDIRIZZO  dei  po|»oll  della  VeneBla   al   eòoie   di 
Cavour  (l). 

14  lagUo  1859. 

Eccellenza! 

Fino  dal  1848  il  popolo  della  Venezia,  a  traverso  dì  gravi 
patimenti,  fece  spontaneo  atto  di  fusione  col  regno  di  Pie- 
monte (2). 

La  mala  ventura  delle  armi  restrinse  quell'atto  ad  un  de- 
siderio; ma  questo  desiderio  crebbe  e  si  infervorò  maggior- 
mente negli  anni  successivi,  anni  di  tale  pressura,  da  rendere 
immortale  tanto  lavversione  dei  veneti  contro  il  governo  del- 
l'Austria; quanto  l'affetto  loro  verso  il  Piemonte. 

Prova  solenne  di  siffatta  avversione  sono  le  molte  migliaja 
di  giovani  d'ogni  ordine  che  lasciarono  famiglie  ed  agi  per 
prodigare  la  vita  sui  campi  dì  battaglia  contro  il  nemico. 

Prova  di  questa  avversione  sono  la  generosità  e  l'alacrità 
di  qu^^nti,  non  potendo  cimentarsi  nei  di  del  pericolo,  con 
le  offerte  loro  e  coi  rischi  della  propria  vita  agevolarono  la 
fuga  ai  valorosi  che  corsero  a  stringersi  sotto  la  bandiera 
del  ré. 

Prova  di  tale  avversione  si  fu  il  prepotente  fremito  gene- 
rale che  qui  l'altt-o  jeri  corse  ogni  vena  al  solo  e  più  lon- 
tano sospetto  che  ì  preliminari  di  pace  conducessero  questi 

(I)  Questo  indirizzo  al  conte  di  Cavour ,  quale  presidente  del  Consiglio  del  ministri 
di  S.  M.,  fu  redatto  da  uomini  onorandissimi  delle  diverse  provint'ie  venete,  sùbito 
dopo  l'infaustissima  notizia  dei  preliminari  di  Villafranca,  e  presentato  al  governo  da- 
nna commissione  di  veneti  a  ciò  incaricati  dai  loro  concittadini. 

(9)  Crediamo  opportuno  di  qui  riprodurre  il  sopracilato  Atto  di  annesiione  del  Ve- 
neto al  Piemonte,  compiuto  nel  luglio  18^8:  m  obbedendo  alla  suprema  necessità  che 
M  l'Italia  intera  sia  liberala  dallo  straniero,  ed  all'intento  principalmente  di  con  ti- 
M  nuare  la  guerra  della  indipendenza  colla  maggiore  efficacia  possibile ,  come  vene- 
uziani,  in  nome  e  per  l'interesse  di  questa  provincia,  e  come  italiani,  per  l'interessa 
udì  tutta  la  nazione,  votiamo  la  immediala  fusione  della  città  e  provincia  di  Vene- 
MZia  negli  Stati  sardi  della  Lombardia  ed  alle  condizioni  slesse  della  Lombardia,  colla 
«  quale  intendiamo  in  ogni  caso  di  rimanere  perpetnamento  incorporati ,  seigaeDdoBa 
H  i  destini  politici  unitamente  alle  altre  provincle  venete  «•• 


417 
popoli  a  dividersi  dai  fratelli  dì  Piemonte  e  di  Lombardia, 
ed  a  trascinarsi  fra  i  già  sperimentati  stenti  sotto  il  flagello 
deirAustria,  sia  che  il  flagello  venga  maneggiato  dall'intero 
governo,  o  da  sola  una  mano  di  quella  dominante  famiglia; 
mano  che,  sotto  ghirlande  di  rose,  nasconde  spine  di  trafit- 
ture mortali ,  e  che  basterebbe  a  ledere  la  imperiale  francese 
promessa  della  italica  indipendenza;  perchè  un  vincolo  qua- 
lunque fra  r  Italia  e  la  Casa  d'Absburgo  non  sarebbe  per 
quella  che  vìncolo  di  servaggio. 

Eccellenza  !  I  veneti  si  rivolgono  a  voi,  e  col  mezzo  vostro 
al  re  loro  (che  tale  lo  possono  chiamare  inanzi  agli  uomini 
e  inanzi  a  Dio),  nella  certezza  che,  consapevoli  entrambi  di 
quanto  qui  si  spera  e  si  anela,  di  quanto  si  fece  e  si  fa,  di 
quanto  si  sofferse  e  si  soffre,  vorrete  dare  opera  in  questi 
supremi  momenti  ad  assicurar  loro  il  conseguimento  di  un 
desiderio  e  di  un  bisogno  più  che  decenne;  desiderio  e  bi- 
sogno che  si  confonde  con  quello  medesimo  della  vita,  e  la 
cui  sodisfazìone  può  sola  guarentire  la  pace  airintera  Penìsola. 

Il  fuoco  della  rivoluzione,  pur  troppo  sempre  funesto  ed 
inutile  spesso,  cova  in  Italia,  e  sta  per  divampare  in  largo 
incendio.  Se  cessò  razione  dell'armi  che  poteva  rattenerne 
la  fiamma,  uno  solamente  è  il  mezzo  d'impedirne  i  danni, 
eioè  la  giusta  e  santa  vostra  parola  a  propugnare  la  causa 
di  questo  paese  nelle  politiche  discussioni  d' Europa  che  fra 
poco  decideranno  delle  sorti  italiane. 

Eccellenza  t  La  patria  nostra  si  affida  tutta  al  patrocinio 
del  fedele  ed  intrepido  nostro  re,  alla  sapienza  dei  vostri 
consigli,  alla  caldezza  costante  del  vostro  cuore,  alla  nota 
potenza  del  vostro  labro. 

I  Popoli  i»slla  Venezia. 

copia  conrorme  riuselata  dal  soiloterltll  : 

Gio.  Batista  Giustiniani  da  Venezia.  —  Alberto  Cavalletto  da 
Padova.  —  Sebastiano  Teochio  da  Vicenza.  —  Prof.  Giuseppe  Cle- 
menti da  Verona.  —  Pbospero  Antonini  da  Udine.  —  Guglulmo 
nob.  d'Onigo  da  Tr^»o.— Bernardo  Bernardi  da  Rovigo.'-Àw^  Luigi 
De'Steffani  da  Belluno. 

Archivio,  ec^.  Il 


418 

Aggiungiamo  al  precedente  indirizzo  quesf  altro  privQ  ii 
data, 

IIWDIRIZJEO  preseniaio  da  ana  «Icpatasione  di  ve- 
neti agli  ambaseiaiori  d'Iniphilierra,  di  Raasia  e 
di  Prussia  residenti  in  Torino,  e  nel  quale,  in  nome 
e  per  incarico  dei  più  onorandi  e  autorevoli  cittadini  delle  Pro- 
vincie venete,  si  reclatn»  T indipendenza  assoluU  delle  Venezie 
dall'Austria. 

Eccellenza  I 

All'udire  i  patti  di  Villafraoca,  grida  di  dolore  e  di  dispe- 
r^mne  pronjppero  dai  popoli  della  Venezia. 

Grafi  numero  dì  persone,  cospicue  per  ingegno  e  per  con- 
dizione, e  membri  dì  municipi,  appena  n'el)b|sro  sentore,  con 
raro  ardimento  distesero  e  di  là  maiidarono  un  vigoroso  ri- 
diamo contro  quei  patti,  incaricando  poi  di  presentarlo  al 
governo  sardo  e  ai  ministri  delie  Potenze  estere,  qu^  resi- 
depti,  per  invocarne  rajuto  e  la  protezioqe. 

Eccellenza,  noi  ve  lo  presentiamo  e  ci  permettiamp  d|  ag- 
giungere alcune  nostre  parole. 

Sarebbe  lungo  il  tesservi  la  dolorosa  storia  deUe  nostra 
tristi  vicende.  Uditene  un  sunto: 

La  Venezia,  per  tredici  secoli  indipendente,  fiaccola  di  ci- 
viltà nelle  tenebre  del  medio  evo,  maestra  nelle  arti  e  nelle 
scienze;  che  promosse  industrie  e  commerci  e  fu  balijardo 
contro  r  invasione  e  la  barbarie  ottomana,  che  per  tanti  anni 
minacciò  l'Europa;  la  Venezia,  travolta  nel  turbine  che  in- 
furiò sullo  scorcio  del  secolo  decirpottavo ,  fu  ingiustamente 
levala  dal  novero  delle  Potenze. 

PjlQn  ci  fermiamo  su  quel  luttuoso  passato! 

Il  congresso  di  Vienna  sconoscendo  1  meriti  e  i  diritti  di 
^quella  illustre  republica,  senza  udirla  e  per  la  sola  ragione 
della  forza,  l2^  diede  in  balìa  all'Austria. 

E  qui  comincia  la  lunga  serie  delle  prepotenze  e  dell'  op- 
pressione di  cui  fu  vittima. 


419 

Un  governo  straniero,  itnp()sto  dalle  baionette,  inviso  alla 
popolazione,  non  poteva  regnare  che  con  la  violenza  e  l'a- 
stuzia, e  violenza  ed  astuzia  furono  i  soli  mezzi  del  suo  do^ 
minio. 

Le  tasse  poste  senza  misura  e  a  suo  beneplacito;  le  fler*' 
secuzioni  è  le  calunnie  agli  uomini  d'ingegno;  i  patiboli  ef  le 
carceri  a  chi  si  lasciava  sfuggire  un  detto  di  libertà  e  d'in- 
dipendenza; ogni  idustria  e  commercio  intralciata  o  inter* 
detta  a  profitto  delle  industrie  e  commerci  delle  altre  parti 
dell'impero;  le  scienze  che  più  favoriscono  la  libertà,  impà-' 
stoiate,  se  non  bandite;  favorito  Tozio  ed  il  vizio;  coscrizióni 
annuali  depauperanti  la  popolazione  della  gioventù  più  ro*> 
busta,  tolta  alle  arti,  alle  industrie,  all'agricoltura  e  matìdftta 
nelle  più  remote  provìncie  dell'impero  per  opprimere  delle 
altre  nazionalità:  ecco  in  pochi  termini  qual  era  il  governo 
austriaco. 

Trentatrè  anni  di  (Questo  inìquo  reggimento  non  valsero  a 
frenare  e  corrómpere  un  popolo  integro  e  amante  ddl' indi- 
pendenza. 

L'odio  chiuso  da  principio  ne'  petti,  cominciò  a  poco  a  poco 
a  divampare. 

Fu  represso ,  ma  divampò  di  nuovo  ;  e  col  tempo  mano 
mano  crescendo,  si  lete  mcendio  nel  4848,  e  di  tal  impeto 
e  vastità,  ohe  non  potendo  gli  eserciti  austriaci  arrestarlo, 
ripararono  à  salvamento  nelle  fortezze. 

Liberi  allora  i  veneti,  per  voto  universale  si  unirono  ai 
fratelli  di  Lombardia  e  di  Piemonte. 

Intanto  nuovi  aiuti  crebbero  le  forze  agli  a^istriaci,  e  gli 
italiani,  lasciati  a  se  stes&i,  impari  di  forze  e  nuovi  in  gran 
parte  all'arte  militare,  dovettero  soccombere;  ma  caddero  prò*» 
testando  con  l'armi  alla  mano  e  col  sangue. 

Le  resistenze  di  Udine,  di  Treviso^  del  Cadore,  di  Vicenitt 
e  di  Venezia,  non  vinta  dal  ferro  e  dal  fuoco  nemico,  ma 
dalla  peste  e  dalla  fame,  resteranno  luminosi  esempi  dell'a^ 
more  dei  veneti  all' indipendenza  e  dell'odio  loro  invincibile 
alla  dominazione  austriaca. 


tao 

L'Earopa  assistè  impassibile  al  nostro  sacrificio,  e  tcìt» 
credette  alla  nostra  morte. 

Veg^a  adesso  se  si  è  ingannata! 

Cademmo  nel  1849,  ma  per  risorgere  e  per  ricominciare 
la  lotta. 

Un  bnitale  governo  militare,  che  per  pia  anni  bistrattò  le 
nostre  provtnde,  volle  soffocare  il  nostro  amore  d'indipen- 
denza con  quei  snppUzj  di  Mantova,  che  fece  kioFFidire  Eu«^ 
ropa,  e  con  le  carceri  di  Josephstadt,  popolate  dai  nostri  pa- 
trioti.  Misfatti  inutili  f 

Il  sangue  dei  martiri  e  i  patimenti  dei  carcerati  davano 
nuo\^  vita  alla  resistenza  dei  Veneti. 

Vedendo  die  la  crudeltà  non  giovava,  si  ricorse  alle  blan-^ 
dizie. 

Axti  vane  \  Le  blandizie  furono  dìsdegnosamente  respinte. 

Una  voce  frattanto  risuonò  da  questo  lato  delle  Alpi  wi- 
serkordiosa  alle  grida  di  dolore  d^ Italia. 

Quella  voce,  quale  scintilla  elettrica,  si  propagò  e  scosse 
i  petti  della  veneta  gioventù,  che  numerosa  ed  eletta,  abban- 
donati gli  agi  e  sfidando  pericoli  di  viaggi  lunghi  ed  alpe- 
stri, qui  accorse  e  indossò  il  sajo,  e  lieta  si  sobbarcò  alla 
dora  vita  del  soldato. 

Piò  tardi  un'altra  voce  risuonò  da  Francia,  è  disse  di  txh 
ler  rendere  libera  ^l'Italia  dall'Alpi  aW Adriatico.  E  nuova 
veneta  gioventù  a  quella  voce  accorse  e  s'arruolò  nell'eser- 
cito sardo. 

Caldi  d'amor  patrio,  fidenti  nelle  promesse,  i  giovani  no- 
stri fecero  bella  prova  di  sé  nei  campi  di  battaglia;  e  molti 
a  Palestre,  a  Ciomo,  a  Varese,  a  Rezzate,  a  San  Martino  in- 
contrarono la  morte  da  prodi,  confortati  negli  estremi  mo- 
menti dalla  speranza  che  la  loro  terra  natale  sarebbe  an-^ 
ch'essa  fatta  libera.  Oh  delusione  I 

Il  giogo  antico  è  invece  nuovamente  calcato  sul  collo  della 
Venezia! 

Ma  non  creda  Europa  che  la  Venezia  vi  si  rassegni. 


4U 

Ora  là  la  ferocia  e  il  dispotismo  militare  insolentiscono  più 
che  mai.  Agli  antichi  oltraggi  nuovi  oltraggi  si  aggiungono: 
le  tasse  si  pongono  non  in  ragione  delle  facoltà,  ma  in  ra- 
gione delle  opinioni  avverse  al  governo;  si  arrestano  persone 
onorandissime  e  senza  processo  di  sorta  si  deportano  a  Jo- 
sephstadl;  donne  d'illustri  casali,  agguantate  da  birri,  di  notte 
tempo  si  traducono  nelle  fortezze  e  si  assoggettano  a  giu- 
dizi di  Corti  militari;  le  case  s'invadono  da  turbe  licenziose 
e  violenti  di  soldati,  cacciandone  ì  padroni  o  relegandoli  nelle 
soffitte;  si  dà  di  piglio  agli  averi,  via  portando  le  granaglie 
e  i  bestiami;  dapperutto  spavento  e  terrore. 

Ecco,  Eccellenza,  lo  stato  delle  nostre  Provincie! 

Tali  nuovi  fomiti  alla  giusta  ira  de'  veneti,  renderanno  la 
guerra  ancóra  più  accanita  col  nostro  nemico. 

Oh  si!  la  Venezia  tornerà  da  capo,  se  l'Europa  non  le 
viene  in  aiuto:  tornerà  da  capo  e,  più  fiera  e  indomita  di 
prima,  durerà  nella  lotta  finché  non  avrà  l'indipendenza,  ch'è 
suo  diritto  e  suo  supremo  bisogno. 

Eccellenza,  noi  vi  abbiamo  descritte  le  sofferenze  e  detti 
i  propositi  de'  veneti.  Ora  permettete  che  vi  diciamo  una  pa- 
rola nell'interesse  della  pace  e  dell'equilibrio  europeo. 

Sono  quarantacinque  anni  che  l'Italia  è  in  rivoluzione  e 
che  minaccia  di  continuo  la  pace  d'Europa. 

Finche  prevalsero  le  storte  idee  che  dettarono  i  patti  del 
1815  e  fondarono  la  santa  alleanza,  durò  il  vezzo  di  pren- 
dersela coi  popoli  d' Italia  che  di  quando  in  quando  alzavano  il 
capo  per  dire  le  loro  ragioni;  e  l'Austria  ebbe  l'assenso  di 
altre  Potenze  per  ridurli,  se  fosse  stato  possibile,  al  silenzio 
e  alla  quiete  del  sepolcro.  Lo  tentò  invano. 

l  moti  repressi  in  un  luogo,  scoppiavano  in  altri  e  poco 
stante  tornavano  a  rivivere  là  dov'erano  stati  repressi. 

Queste  inutili  repressioni;  la  fortuna  che  un  principe  di 
cara  memoria,  presa  in  mano  la  nostra  causa,  la  propugnasse 
con  l'armi;  la  fortuna,  ancóra  maggiore,  che  il  di  lui  figlio  è 
successore  se  ne  facesse  il  difensore  intrepido  e  costante  ;  la 


4« 

gelosia  che  finalmente  destò  in  Europa  la  preponderanza  so- 
verchia che  vi  prese  FAustrìa  mediante  i  trattati  segreti  cogli 
altri  principi  d'Italia  e  mediante  il  concordato  con  Roma; 
Intto  ciò  fece  pensare  l'Europa  a' casi  nostri  ed  alla  neces- 
sità di  togliere  le  cagioni  per  far  cessare  gli  effetti. 

Fu  riconosciuta  nell'Austria  la  vera  causa  del  male;  ed 
una  guerra  fuintrapresa  da  Francia  e  Piemonte  per  cacciarla 
d'Italia. 

La  guerra  terminò  con  la  pace  inattesa  dì  Villafranca,  che 
confermò  il  dominio  dell'Austria  sulla  Venezia  e  sulle  for- 
tezze lombarde;  che  pattuì  il  ritorno  del  duca  di  Modena  e 
del  granduca  di  Toscana;  e  che  forse  lascerà  che  le  lega- 
zioni e  il  ducato  di  Parma  siano  ricondotti  sotto  1  governi  di 
prima. 

Ai  mali  d' Italia  non  si  portò  dunque  rimedio:  se  ne  man- 
tennero le  cagioni  e  si  rinnoveranno  gli  effetti;  e  i  patti  di 
Villafranca ,  se  non  saranno  mutati ,  ecciteranno  nuovi  tor- 
bidi e  nuove  guerre, 

E  r  equilibrio  europeo  fu  dalla  pace  ottenuto? 

L'Austria  rimasta  padrona  della  Venezia  e  del  qutórila- 
tero,  cogli  influssi  òhe  le  danno  la  forza  di  un  vasto  imperò 
di  cut  è  signora,  e  le  parentele  coi  principi  di  Mddena  e  di 
Toscana,  e  i  diritti  che  vanta  alla  loro  successione  ;  l'Austria, 
col  concordato  che  le  fece  Roma  grata  e  devota,  e  col  àuo 
govèrno  assoluto,  modello  e  norma  degli  altri  governi  d'Ita- 
lia, trantìe  il  Piemonte;  TAuslria,  diciamo, o  rtaianga  sola, 
b  sia  confederata,  conserverà  sull'Italia  quella  preponderanza, 
che  fu  cagione  priucipale  della  guerra  testé  combattuta.  Cosi, 
se  le  cose  rimanessero  nei  termini  segnati  a  Villafranéa,  le 
sorti  della  Venezia  sarebbero  peggiorate,  la  pace  piò  Setìa- 
men  te -minacciate  dalla  rivdlùzione,  e  reqtìilibHo  eufopeo  al- 
teralo in  fevore  dall'Austria.  tJna  sóla  speraftia  ti*altefrà  an- 
(Jòra  la  Venezia  e  le  altre  parli  d'Italia  dal  rìcori-ete  a*mètìa 
estremi;  là  speranza  dhe  un  congresso  delle  Potenze  possa 
fimediare  alla  pace  disastrosa  di  Villafratica,  dando  àtìa  Ve- 
nezia la  indipendenza  assoluta  dall'Austria. 


)i;ccellenza ,  con  qaesla  speranza  i  qostri  cou(;itt^ÌQÌ  4i- 
sterro  «  mandarono  T  indirizzo  che  yi  s^bbi^mp  pr^eflitatQ; 
e  coq  questa  noi  ci  siamo  a  voi  rivolti. 

Or  vi  preghiamo  che  vogliate  trasmetjlerlo  con  queste  hqt 
$tre  parole  a}  vostro  governo,  il  qual^^  m  abbiamo  fl4jiieìa, 
y|  darli  ascolto  per  debito  d'umanità,  per  osservanza  ^l  ^Ir 
ritto,  e  p^er  mantenere  la  pace  e  l'equilibrio  leuriopeo. 

Gradite,  Eccellenza,  i  sensi  del  nostro  ossequio. 

Gio.  Batista  Giustiniani  da  Venezia.  —  Alberto  Cavalletto  da 
Podova.  —  Sebastiano  Tecghio  da  Vicenza,  -r  Prof.  Giuseppe  Cle- 
V^nti  da  Verona.  —  Pbosperq  Ai^tonvui  da  Vdins*  ^  Guolibulo 
nob.  d'Onigo  da  Treviso.  —  BBaNAUPp  Pebnarpi  <1(^  Ronigo.  n-  4f' 
vocato  Luigi  De-Steffani  da  Belluno.  —  4^vv.  /^iovjvnni  P»if()y49  ^ 
Vicenza, 


PROTESTA  degli  eml|rr*tl  wfnett  wA  ^opofP  p^  pi 

16  loglio  1859. 

I  veneti,  cbe  da  parole  e  da  fatti  solenni  tenevano  an- 
nunziata e  già  prossima  la  loro  unione  con  altri  popoli  della 
famiglia  italiana,  e  ne  avevano  dimostrato  il  desiderio  e  il 
diritto  con  gli  osigli,  di  giorno  in  giorno  moltiplicati,  e  con 
lo  spontaneo  concorso  alla  guerra,  spontaneo  ma  insieme 
obedienti  ad  inviti  autorevoli;  i  veneti  si  vedono  ad  un  tratto 
sul  punto  d'essere  divisi  fin  da  quella  parte  d'Italia  a  cui 
1^  fuina  del  ÌQÌ4  li  lasciava  congiunti. 

PotremiQO  rammentare  i  titoli  antichi  :  ma  basti  accennare 
il  consentimento  di  tutta  l'Europa,  e  principi  e  popoli,  e  le 
lodi  d^PPlBrtuttQ  profuse  all'impresa  di  re  Vittorio  Emanuele 
e  (leir  imperatore  Napoleone  III  che  legittimavano  le  spepanae 
e  le  sancivano  eoi  suffragio  universale  della  puMica  coscienza. 

I  soscrirepti  s'a^tai^ono  dalla  qq^pela,  iohe  non  si  addice 


424 
ne  al  deluso,  ne  al  previdente;  s'astengono  dal  corruccio, 
che  non  s'addice  a  chi  sente  la  dignità  del  proprio  diritto; 
ma  poiché  il  privilegio  dell' esigilo  dà  loro  la  facoltà  e  im- 
pone il  debito  di  parlare  per  quelli  che  sono  costretti  al  si- 
lenzio, eglino  non  potrebbero  senza  colpa  dissimulare  il  loro 
profondo  rammarico.  Si  fanno  interpreti  del  voto  dei  loro 
concittadini,  non  solamente  perchè  ciascun  d'essi  ha  operato 
qualche  cosa  e  sofferto,  ma  perchè  ad  essi  ne  viene  il  man- 
dato dalla  triste  necessità  e  dall'evidenza  dei  fatti. 

I  veneti  hanno  già  dimostralo,  più  chiaramente  che  mai, 
con  le  resistenze  e  co'  patimenti  di  oltre  dieci  anni,  la  loro 
irrecusabile  volontà;  e,  a  confermarli  in  essa,  sopraggiunsero 
avvenimenti,  che  alla  coscienza  dei  popoli  e  dei  governi  d'Eu- 
ropa spettta  ormai  giudicare. 

iSiffwmo  le  firme  di  tutta  la  prima  e  Meoanda  emigrazione  veneta,) 


18  luglio.  —  Arrivo  in  Torino  alle  ore  5  ij2  pom.  di  S.  M.  tt  re 
Vittorio  Emanuele  insieme  con  S.  M.  l'imperatore  Napoleone, 


§mOEWUmXO  dei  niiiniciplo  di  Mllaiio  a  S.  MI*  riai- 
peratope  Napoleone  EMM. 

MiiaDO,  18  luglio  1859. 

Sirei 

Il  popolo,  che  abbiamo  Tenore  di  rappresentare,  seguì  com- 
mosso il  corso  vittorioso  dell'eroico  esercito  Vostro:  esso  pal- 
pitò ai  pericoli  che  Voi  voleste  affrontare  creando  fasti  che 
sono  una  nuova  pagina  gloriosa  per  la  storia  di  Francia,  e 
che  associano  per  noi  ai  sensi  di  ammirazione  quelli  di  un'in- 
cancellabile  riconoscenza. 

Il  paese  sottratto  al  giogo  straniero  saprà  mostrarsi  degno 


di  quel  destino  a  cui  la  M.  V.  gli  aperse  la  via,  ed  unito 
2^1i  avventurosi  popoli  della  corona  sabauda,  sotto  il  regime 
d' una  libertà  ordinata,  attenderà  ansioso  il  momento  dì  po- 
ter mostrare  con  efficacia  la  sua  gratitudine  pei  grandi  sa- 
criflcìi,  che  la  generosa  Francia  ha  sostenuti  per  lui. 

Questo  popolo  vide  al  cimento  quanto  sia  il  Vostro  affetto 
per  la  nostra  nazione.  Che  se  gravi  considerazioni  politiche 
arrestarono  il  volo  dei  Vostri  trionfi,  esso  chinerà  il  capo 
alla  Vostra  risoluzione,  Adente  sempre  in  colui  che  comprese 
e  propugnò  la  nobile  causa  italiana. 

Sire,  il  magnanimo  cuore  ed  il  profondo  senno  politico 
della  M.  V.  ci  stanno  mallevadori  che  le  sorti  d' Italia  con- 
tinueranno ad  essere  oggetto  delle  alte  Vostre  sollecitudini, 
<3  l'unione  delle  due  bandiere  affratellate  sul  campo  sarà 
pegno  d'indissolubile  affetto  fra  le  due  nazioni. 


INDIRIZZO   del  mniilciplo  dt  Parma  a  S.  M.  Il  ré 
Viitorlo  Bmannele  II.  (*) 

Parma,  15  luglio  1869. 

Maestà! 

Nel  momento  supremo  in  cui  si  librano  le  sorti  d'Italia, 
i  nostri  cuori,  che  tanto  hanno  battuto  per  Voi  nei  rischi 
delle  battaglie,  provano  la  necessità  dì  rinnovarvi  la  manife- 
stazione de*  sentimenti  di  gratitudine,  d'ammirazione  e  d'a- 
more. 

Sire!  noi  siamo  con  Voi  e  per  Voi,  re  nostro;  lo  saremo 

(*)  Questo  indlrino  venne  dal  podestà  e  dair  anzianato  di  Parma  presentato  ao- 
lednèmente  al  governatore,  accompagnandolo  con  queste  parole  del  podestà: 

mU  municipio  mi  Parma  si  reca  a  Voi,  onde  pregarvi  di  far  penrènil«  a  S.  11.»  It 
nostro  re,  l'espressione  dei  leali  sentimenti  dì  cui  è  animato  questo  popolo  nella  uni- 
versale trepldaiione  per  gli  eventi  che  si  compiono  inaspettatamente. 

M  II  governo  di  S.  M.  può  tenersi  sicuro  che  niuno  storio  e  sàgriQcio  polrel^be  Te- 
nirci  richiesto  per  la  sacra  causa  italiana,  da  lui  propugnata,  che  noi  non  fossimo 
pronti  ad  a'flh)ntare  volonterosamente  m. 

Àrehivio,  U9,  '^ 


.426 
sempre  colla  stessa  risolutezza  e  la  stessa  fldacia ,  superbi  di 
partecipare  alla  fortuna  che  Voi  sublimate  colle  Vostre  virtù. 

Il  municipio  Vi  fa  per  tutti  queste  solenni  promesse  che 
vorrete  accogliere  e  serbare  nella  grand' anima  Vostra. 


RISPOSTA  del  |^overna<ore  di  Parma  conte  Ole- 
dato  Palllerl  airindirlsEZo  del  munlelplo  parmense 
al  re  littorio  Emanuele. 


Parma,  16  luglio  1869. 

Signori  ! 

I  generosi  e  patrìotici  sentimenti,  che  voi.  rappresentanti 
dì  questa  forte .  città,  mi  avete  esternati,  avranno  un'  eco  in 
tutti  i  cuori  italiani. 

Non  sono  i  sùbiti  entusiasmi  quelli  che  fanno  un  popolo 
d^no  di  essere  libero,  sibbene  la  fermezza  del  volere  e  la 
perduranza  del  proposito.  Questa  solenne  manifestazione  è 
conferma  di  quanto  per  voi  si  esprimeva  e  si  operava  dal 
primo  giorno  dell'italiano  risorgimento,  ed  io  ve  ne  ringrazio 
fin  d'ora  a  nome  dì  quel  re,  che,  raccolta  su  un  campo  di 
battaglia  la  paterna  corona,  non  esitò  un  istante  a  perigliarla 
un'altra  volta  per  rivendicare  la  nazionale  indipendenza. 

A  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  io  rassegnerò  senza  ri- 
tardo l'indirizzo  con  cui  rinnovaste  l'antico  patto.  Ed  esso 
verrà  con  amore  accolto  dal  prìncipe  leale  e  guerriero,  perche 
fra  tutte  le  italiane  Provincie  queste  mirabilmente  risposero 
alla  sua  chiamata. 

I  vostri  figli  accorsero  numerosi,  sfidando  le  ire  delle  in- 
digene e  delle  straniere  polizie,  ad  arruolarsi  sotto  l'italiano 
vessillo.  Non  vi  ha  famiglia  che  non  abbia  alla  gran  patria 
commune  pagato  il  suo  tributo,  come  lo  pagaste  Voi,  o  si- 
gnor Podestà,  il  cui  figlio  combatte  semplice  gregario  le  bat- 
taglie della  nazionale  indipendenza. 


417 

n  voto  di  unione  coi  Piemonte,  che  nel  libero  esercìzio 
degli  imperscrittibili  vostri  diritti  con  unanime  slancio  espri- 
meste, or  sono  undici  anni,  e  che  la  brutal  forza  straniera 
potè  per  qualche  tempo  frustrare,  ma  cancellare  giammai. 
Voi  lo  confermate  quest'anno  coir  invio  de' figli  vostri  nelle 
file  dell'italiano  esercito,  e  venne  a  Palestro  ed  a  Solferino 
cementato  da  quei  generosi  che  combattendo  versarono  il  loro 
sangue  per  la  più  giusta,  come  per  la  più  santa  delle  caase« 

La  unione  di  queste  piemontesi  Provincie  è  un  fatto  su 
cui  nessun  dubio  può  sollevarsi.  Così,  o  signori,  potessi  io 
del  pari  allegrarmi  con  altre  Provincie  che  ad  uguali  prove 
ed  a  non  minori  sacrifici  si  sottoposero  ed  a  cui  fu  dato  solo 
intravedere  il  pieno  compimento  dei  troppo  legittimi  loro  votil. 
Ma  anche  per  queste,  ora  sopratutto  che  una  nuova  pagina 
ancor  venne  lacerata  degli  infausti  trattati  del  1815,  sorgerà 
una  volta  l'alba  di  un  giorno  migliore,  e  noi  tutti  Raffret- 
teremo frenandola  coi  virili  propositi,  con  gli  avveduti  con- 
sigli, con  una  forte  moderazione. 

Io  confido,  0  signori,  nel  concorde  appoggio  vostro,  in 
quello  della  animosa  guardia  nazionale,  che  ormai  per  ordine, 
disciplina  e  numero  pare  antica  istituzione,  infine  nel  buon 
volere  e  nella  cittadina  virtù  del  popolo  tutto. 

Stiamo  uniti  :  taccia  ogni  pensiero  che  di  patria  non  sia  : 
i  grandi  sacriflzj  non  bastano  a  far  risorgere  una  nazione: 
sono  pure  necessarie  concordia  di  voleri,  fermezza  di  prin- 
cipi, energia  di  azione,  fede  inconcussa  nella  sovranità  pò* 
polare,  unica  legittima  fonte  di  ogni  potere  civile.  Se  mai  da 
qualsiasi  parte  o  sotto  qualsiasi  bandiera  sorgesse  un  grido 
disunitore,  soffochiamolo  sotto  l'unanime  sforzo  di  un  popolo 
deciso  a  tutto,  prima  che  sottostare  ai  mali  dell'anarchia,  o 
ricadere  sotto  la  verga  di  un  governo  contro  il  quale  ricla- 
mano le  conculcate  ragioni  della  dignità  umana. 


CIRCOLARE  diTCttaai  prefetti  dal  ministro  dell'In, 
temo  dl|Tooeana. 

Firenze,  15  luglio  1659. 

Gl'inviati  toscani  a  Torino  scrivono  al  governo  toscano:  «  Se 
la  Toscana  sa  mantenersi  nel  suo  buono  e  vero  spirito  ita- 
liano, è  sempre  padrona  de' suoi  destini  :  e  disponendo  di  se 
italianamente,  gioverà  immensamente  al  compimento  dei  de- 
stini d'Italia.  » 

Dopo  questo  annuncio,  non  rimangono  che  poche  parole 
ad  aggiungere  :  che  il  paese  si  prepari  a  proclamare  con  di- 
gnità e  fermezza  il  suo  voto  italiano.  Il  governo,  oggi  come 
sempre,  si  mostrerà  all'altezza  delle  circostanze,  aprirà  al  voto 
nazionale  del  paese  modi  civili  di  manifestazione;  combatterà 
il  disordine  da  qualunque  parte  esso  venga,  perchè  il  disor- 
dine è  il  nemico  di  ogni  buon  pensiero  e  di  ogni  deliberazione 
generosa  e  sensata,  perchè  il  disordine  uccide  le  forze  vive 
di  un  popolo  e  le  rivolge  a  suo  danno.  Egli  spera  che  le 
autorità  locali  risponderanno  alla  fiducia  del  governo.  Questo 
annuncio  può  essere  publicato. 

//  ministro  delVintemo, 

B.  RlGASOLI. 


HECRBTO  del  regio  gavenko  di  Tooeana  eon  eni 
viene  attivata  la  le|rS^  elettorale  del  9  maggio 
ftS48u 

Plrenw,  15  luglio  1859. 

Il  governo  di  Toscana  considerando  che  fra  i  pareri  dati 
dalla  Consulta  al  governo  avvi  pur  quello  che  debbasi  atti- 
vare la  legge  elettorale  del  13  maggio  1848,  procedendo 
alia  formazione  immediata  delle  liste  elettorali; 


4» 

Considerando  che  tale  parere  ha  per  iscopo  di  provvedere  il 
paese  di  un'assemblea  di  rappresentanti,  la  quale  possa  e- 
mettere  un  voto  legittimo  sulla  sorte  definitiva  della  To- 
scana; 

Considerando  che  le  dichiarazioni  fatte  da  Napoleone  III, 
e  quelle  emesse  nel  parlamento  inglese  dai  ministri  della 
regina,  assicurano  che  si  terrà  conto  dei  voti  espressi  nei 
modi  legittimi  dagli  italiani; 

Considerando  che  a  questo  solo  provvedimento  non  si  ar- 
resta il  governo,  il  quale  ha  inviato  e  invierà  rappresen- 
tanti alle  Corti  d'Europa  per  far  valere  i  bisogni  e  i  diritti 
della  Toscana; 

Considerando  che  tuttociò  resterebbe  inutile  se  non  fosse 
religiosamente  conservato  l'ordine  publico,  poiché  qualun- 
que siasi  perturbamento  scemerebbe  l'importanza  del  volo 
da  emettersi,  e  ci  toglierebbe  l'assistenza,  sia  per  parte  del 
re  Vittorio  Emanuele,  il  quale  non  mancherà  di  fare  quanto 
potrà  in  favore  nostro,  sia  per  parte  degli  altri  potentati  che 
non  possono  vo^ec  disgiungere  l'assestamento  dell'Italia  dalla 
pace  europea; 


Decreta: 

Art.  «.^  La  legge  elettorale  del  3  maggio  1848  è  appli- 
cata per  la  elezione  dei  rappresentanti  della  Toscana  che  de- 
vono emettere  il  voto  sopra  la  sorte  futura  dello  Stalo. 

Art.  2.°  I  prefetti  procederanno  immediatamente  ad  ordi- 
nare ai  gcHifalonieri  di  formare  senza  ritardo  le  liste  elet- 
torali. 

Art.  3.^  Un  successivo  decreto  stabilirà  tutto  ciò  che  rir 
guarda  i  termini  e  le  norme  per  una  sollecita  formazione 
delle  liste  elettorali. 


430 

Art,  4.^  Il  ministro  dell'  interno  è  incaricato  dell'  esecuzione 
del  presente  decreto. 

/{  commissario  straordinario^ 

C.    BONCOMPAGNI. 

V.  Il  ministro  dell'interno^ 
B.   RlGASOU. 

V.  Per  l'appofiizione  del  sigillo 

//  ministro  di  giustizia  e  grazia, 
(L.  S.)  E,  Poggi. 


DEEilBERAZIOKE  del  municipio  di  Lucca  per  l' an- 
nessione imniediata  della  Toscana  ag^ll  Stati!  di 
re  littorio  Emanuele. 

Lucca,  15  luglio  1859. 

Il  gonfaloniere  della  città  e  commune  di  Lucca,  rende  nota 
al  publìco  la  deliberazione  emessa  a  pieni  voti  da  questo  ma- 
gistrato civico  nella  straordinaria  adunanza  del  li  luglio  cor- 
rente. 

Il  magistrato,  ecc.,  vista  la  deliberazione  in  data  del  21  ca- 
duto giugno,  colla  quale  venne  nominata  una  deputazione 
air  incarico  di  ricevere  dai  cittadini  le  firme  esprimenti  il  voto 
per  l'immediata  unione  della  Toscana  al  regno  costituzionale 
di  S.  M,  il  re  Vittorio  Emanuele  li,  e  di  sottoporre  indi  le 
note  relative  alle  ulteriori  e  definitive  delìberazi«»ni  del  collegio; 

Viste  le  note  autentiche  conlenenti  le  citate  firme,  e  i  re- 
gistri dello  spoglio  fattone  per  ordine  alfabetico  dai  deputati, 
da  cui  risulta  che  la  maggior  parte  delle  firme  stesse  ap- 
partengono alle  classi  più  distinte  per  capacità,  censo,  com- 
mercio ed  industria; 

Considerando  che  tale  spontaneo  e  numeroso  concorso  di 
soscrittori,  mentre  risponde  in  modo  non  equivoco  all'  appello 


431 
del  magistrato ,  mentre  consuona  al  voto  già  espresso  da  molti 
fra  i  principali  municìpii  della  Toscana,  è  al  tempo  stesso 
un'assoluta  e  deQnitiva  protesta  contro  il  passato  ordinamento 
politico;  è  l'espressione  solenne  del  desiderio  di  una  patria 
libera,  grande,  potente  ;  è  un  atto  di  gratitudine  e  di  fiducia 
verso  queir  unico  monarca  italiano,  che  ha  fin  qui  rappresen- 
tato i  principii  di  liberjà,  d'ordine  e  d'indipendenza; 

Associandosi  con  intimo  convincimento  al  voto  de'  suoi  con- 
cittadini. 

Ha  deliberato  e  delibera: 

Il  municipio  di  Lucca  fa  atto  di  piena  adesione  per  l'im- 
mediata unione  della  Toscana  agli  Stati  italiani  governati  dal 
re  Vittorio  Emanuele  II. 

Dal  palazzo  civico. 

Prof.   P.   SlNlBALDI. 


PROCEiAIMA  del  commissario  straordinario  delle 
Romaf^ne. 

Bologna,  15  luglio  1859. 

La  Giunta  centrale  provvìsoriist  di  governo,  la  quale  aveva 
SI  genél-osamente  assunto  a  reggere  sin  qui  Bologna  e  le  Pro- 
vincie unite,  ha  stimato  ora  che  necessità  di  ordine  publico 
la  forzasse  altresì  a  cessare  dal  suo  officio  e  rimettere  nelle 
mie  mani  quel  potere,  del  quale  essa  aveva  cosi  sapiente* 
mente  usato. 

Costretto  da  una  tale  necessità  di  mantener  l'ordine  pu- 
blico, ho  dovuto  provvisoriamente  accettare  questo  potere,  ed 
ho  stimato,  sempre  in  via  provvisoria,  di  nominare  a  gerente 
la  sezione 

delle  finanze:  —  Il  signor  marchese   Gioachino  Napo- 
leone Pepoli; 


432 

degli  affari  intani  e  di  publica  Èicurezza:  —  Il  si- 
gnor prof,  Antonio  Montanari; 

di  grazia  e  giustizia:  —  Il  signor  avvocato  Borsari; 

dei  lavori  publici  e  del  commercio:  —  Il  signor  conte 
Ippolito  Gamba; 

dell'istruzione  e  beneficenza  publica:  —  Il  signor  conte 
Albicini; 

della  guerra:  —  Il  signor  Enrico  Falicon. 
Ciascuno  di  questi  signori  dovrà  provvedere  alla  spedizione 
degli  affari  ordinarj  e  regolari  della  sezione  alla  quale  è  no- 
minato: gli  affari  più  gravi  e  straordinarj  dovranno  discutersi 
tra  loro  riuniti,  e  le  decisioni  saranno  riportate  al  commis- 
sario straordinario,  onde  provveda. 

Si  riconforti  il  publico.  La  pace  non  ha  in  nulla  pr^u- 
dicato  le  quistioni  politiche  di  queste  Provincie.  Quanto  a  me. 
Voi  conoscete  il  mio  carattere:  sapete  che  siamo  amici  vec- 
chi. Fin  dove  possono  le  mie  forze,  io  le  impiegherò  tutte 
a  vostro  vantaggio. 

Màssimo  D'àzeguo. 


DECRETO  del  commissariato  straordinario  ^r  le 
Romafi^ne. 

Bologna»  15  ItigHo  18W. 

Un  governo  che  voglia  efficacemente  tutelare  e  garantire 
r  ordine  publico  noi  può  che  fondandosi  suir  opinione  illu 
minata  del  paese,  e  però  circondandosi  degli  uomini  più  probi 
J>iù  intelligetìti  e  più  interessati  al  manlehiitienlo  dd 
l'ordine  stesso.  Il  commissario  straordinario  delle  Rdthagiia 
volendo,  in  coerenza  di  questi  principii,  procedere  à  quel 
l'assettamento  che  meglio  possa  contribnire  al  mantenimento 
di  quest'ordine  publico,  ha  dato  disposizioni,  pettohè  fei  prò- 


va 

ceda,  nel  più  stretto  tempo  necessario,  alla  compilazione  ()i 
una  legge  elettorale  per  la  formazione  dei  consigli  muni- 
cipali, dai  quali  dovranno,  poi  costituirsi  i  consoli  provinciali, 
e  in  fine  una  rappresentanza  centrale,  quando  il  tempo  e  le 
assettate  condizioni  delle  cose  il  consentiranno. 

Ma  volendo  il  commissario  straordinario,  per  quanto  è  in 
lui,  circondarsi  fin  d'ora  dei  lumi  di  uomini  che  rappresen- 
tino r  opinione  del  paese,  ha  decretato  la  formasùone  di  un 
Consiglio  di  stato,  che  si  comporrà  dei  soggetti  i  quali  sa^ 
ranno  nominati  nel  foglio  officiale. 

Le  attribuzioni  di  questo  Corpo  consultivo  varranno  de- 
terminate da  un  decreto  speciale. 

MASSmO  D'AZEGLIO. 


18  Luglio.  ~  Il  cav.  Massimo  D' Azeglio  parte  da  Bologna  per  To- 

rùWj  chiamatovi  dal  re,  delegando  nella  sua  assenza  le  proprie 
attribuzioni  al  colonnello  Enrico  Falicon  gerente  la  sezione  della 
guerra. 


LETTERA  autografa  di  Pio  IX  al  oardInale|PatrÌsl, 
vicario  i^enerale  di  S.  S. 

Roma,  15  lafflio  1889. 

Signor  cardinale. 

Tutto  il  mondo  catolico  conosce  quali  siano  stati  nella  pre^ 
sente  lotta  in  Italia  i  nostri  sentimenti,  i  quali  altro  non  eb- 
bero in  mira  die  il  conseguimento  della  pace,  ed  a  tal  fine 
abbiamo  diretto  a  tulto  l'episcopato  le  nostre  lettere,  le  quali 
lo  invitavano  a  far  publiche  preghiere  per  ottenere  dal  Dio 
della  pace  un  tanto  dono.  Ora  che  questo  dono  è  stato  con- 
seguito, incarichiamo  lei,  sig.  cardinale,  di  avvertire  i  fedeli 


di  questa  capitale  del  cristianesimo  affinchè  vogliano  interve- 
nire alle  solenni  azioni  di  grazia  da  offrirsi  al  Signore,  per 
essersi  degnato  di  far  cessare  il  più  terribile  di  tutti  i  fla- 
gelli, che  è  la  guerra.  Quali  saranno  per  essere  le  conse- 
guenze di  questa  pace.  Noi  le  attendiamo  con  calma,  e  con- 
fideremo sempre  nella  protezione  che  Dio  si  degnerà  conce- 
dere adesso  e  sempre  ai  suo  Vicario,  alla  sua  Glìiesa  ed  al 
mantenimento  dei  diritti  di  ambidue.  Intanto  si  seguiteranno 
le  solite  preci  dopo  le  messe  private,  sostituendo  alla  ora- 
zione prò  pace  quella  prò  gratiarum  actione. 

Ringraziare  Iddio  per  la  pace  ottenuta  fra  le  due  grandi 
Potenze  catoliche  belligeranti  è  Nostro  dovere;  ma  il  segui- 
tare la  preghiera  è  un  vero  bisogno,  giacché  varie  provinole 
dello  Stato  della  Chiesa  sono  ancóra  in  preda  dei  sovverti- 
tori dell'ordine  stabilito;  ed  è  in  queste  Provincie  stesse  ove 
in  questi  giorni  da  una  usurpatrice  straniera  autorità  si  an- 
nunzia <  che  Iddio  fece  l'uomo  libero  delle  proprie  opinioni, 
sieno  politiche,  sieno  religiose  > ,  dimenticando  così  le  autorità 
stabilite  da  Dio  sulla  terra  cui  si  deve  obedienza  e  rispetto, 
dimenticando  del  pari  la  immortalità  dell'anima,  la  quale, 
quando  passa  dal  transitorio  all'eterno,  dovrà  rendere  conto 
speciale  anche  delle  sue  opinioni  religiose  al  Giudice  onnipo- 
tente, inesorabile;  imparando  allora,  ma  troppo  tardi,  che  uno 
è  Dio,  una  è  la  fede,  e  che  chiunque  esce  dall'arca  dell'unità 
sarà  sommerso  nel  diluvio  delle  pene  eteme. 

È  dunque  evidente  la  necessità  di  proseguire  la  preghiera, 
affinchè  Iddio  sì  degni  nella  sua  infinita  misericordia  di  ri- 
stabilire la  rettitudine  delia  mente  e  del  cuore  in  tutti  quelli 
che  furono  trascinati  a  fuorviare  dal  cammino  della  verità, 
ed  ottenere  che  piangano  non  sulle  ims^inarìe  e  menzo- 
gnere stragi  di  Perugia,  ma  sulle  proprie  colpe  e  sul  pro- 
prio accecamento.  Questo  accecamento  ha  spinto  negli  scorsi 
giorni  una  turba  di  forsennati,  per  la  maggior  parte  ebrei» 
a  cacciare  con  violenza  qualche  famìglia  religiosa  dal  suo 
sacro  ritiro.  Questo  accecamento  ha  prodotto  tanti  altri  mali 


43S 
che  aflfUggODO  e  straziano  il  cuore.  Ma  la  preghiera  è  più 
potente  dell'  inferno ,  e  qualunque  cosa  si  domanderà  a 
Dio  da  qudli  che  sono  congregati  nel  nome  suo,  sarà  in- 
fallibilmente ottenuta.  E  che  cosa  domanderemo?  Che  tutti 
]  nemici  di  Gesù  Cristo,  della  sua  Chiesa,  di  questa  S.  Sede 
si  convertano  e  vivano  <  convertantur  et  vivant,  t 
Riceva  Tapostolica  benedizione  che  di  cuore  le  compartiamo. 

Dal  Vaticano. 

Pios  PP.  IX. 


MAMIFESTO 

dell'imperaior  d'AnstrU  a'snol  popoli. 

Laxembnrg,  iff  luglio  l8St. 

Allorquando  la  misura  delle  concessioni  compatibili  colla 
dignità  della  corona,  coli' onore  e  col  decoro  del  paese,  è  e< 
saurita,  allorquando  tutti  i  tentativi  per  addivenire  ad  un  pa- 
cifico accordo  hanno  fallito,  vien  meno  ogni  libertà  di  elezione 
fra  due  alternative,  e  ciò  che  è  inevitabile  diventa  allora  un 
dovere. 

Questo  dovere  mi  aveva  posto  nella  dura  necessità  di  re- 
clamare da'  miei  popoli  nuovi  e  dolorosi  sagriflcj,  perch'  io 
potessi  assumermi  la  difesa  dei  loro  beni  più  sacri. 

I  mìei  popoli  corrisposero  al  mio  appello:  essi  si  strin- 
sero coraggiosamente  attorno  al  mio  trono,  sopportarono  ogni 
maniera  di  sagriflcj  richiesti  dalle  circortanze,  con  una  ab- 
n^azione  che  meritossi  tutta  la  mia  riconoscenza,  e  che 
avrebbe  aumentato,  se  fosse  stato  possibile,  la  mia  cosi  viva 
aflezione  per  essi.  Tuttociò  mi  doveva  ispirare  la  sicurezza 
che  la  giusta  causa,  per  la  cui  difesa  la  mia  brava  armata 
volava  ai  campi  di  battaglia,  avrebbe  ottenuto  piena  vittoria. 

Ma  sventuratamente,  il  risultato  non  corrispose  alla  gene* 


416 

rale  aspettativa:  la  sorte  delle  armi  non  ci  arrise  fatorevole. 
Il  valoroso  esercito  austriaco  diede  anche  qaesta  volta 
prove  così  segnalate  del  sno  eroismo  e  della  sua  tenacità,  da 
meritarsi  T  ammirazione  di  tutto  il  mondo  e  persino  dei  ne- 
mici istessi  ;  cosicché,  se  io  debbo  gloriarmi  d' essere  il  capo 
d'una  tale  armala,  la  patria  deve  porgerle  ringraziamenti  per- 
chè essa  seppe  cosi  alto  levare  l'onore  della  bandiera  au- 
striaca, serbandolo  intemerato. 

Un  altro  fatto,  che  egualmente  non  potrebbesi  recar  in  du- 
bio,  si  è  che  i  nostri  avversar],  malgrado  le  immense  risorse 
da  lor  preparate  di  lunga  mano  e  con  enormi  sagriflcj,  per 
una  guerra  da  molto  tempo  risoluta,  poterono  bensì  riuscire 
con  vantaggio,  ma  non  mai  raggiungere  una  vittoria  veramente 
decisiva:  mentrechè  l'esercito  austrìaco,  animato  pur  sempre 
da  indomabile  coraggio,  occupava  anche  da  ultimo  tali  posizioni, 
nelle,  quali  poteva  ancora  aver  fiducia  di  ritogliere  ai  nemico 
i  suoi  primitivi  successi. 

Ma  per  arrivare  a  tanto,  bisognavano  certamente  altri  sa- 
^iflcj  non  meno  sanguinosi  di  quelli,  a  cui  già  avevaiDO 
dovuto  sottostare,  e  pei  quali  il  mio  cuore  era  profondamente 
amareggiato  di  dolore. 

In  tali  congiunture  era  mio  dovere  altresì  di  te&er  serio 
conto  delle  proposte  di  pace  che  frattanto  mi  venivano  fotte. 

Le  dure  prove  che  la  continuazione  della  guerra  avrebbe 
imposte^  sarebbero  state  tanto  più  penose,  in  quanto  che  io 
ero  già  stato  costretto  a  domandare  ai  miei  fedeli  sudditi 
ragguardevoli  sagriflcj  di  danaro  e  di  sangue.  E  il  saccesso 
sarebbe  per  me  rimasto  pur  sempre  incerto,  massime-  dopo 
esssere  stato  cosi  amaramente  deluso  nella  speranza  oh'  io  mi 
avevo  di  non  rimaner  solo  nella  lotta,  la  quale  non  venne 
intrapresa  nel  solo  interesse  del  buon  diritto  drtl' Austria. 

Sebbene  la  nostra  giusta  causa  avesse  destato  nella  mag- 
gior parte  d'Alemagna  calde  e  commoventi  simpatie,  e  non 
menò  in  alcuni  governi  che  nei  popoli,  tuttavia  i  naturali 
noitri  alleati  $i  rifiutarmo  ostinatamente  a  ricomscere  V  alta 
significanza  della  questione  per  cui  si  combatteva. 


437. 

L' Austria  si  trovava  pertanto  costretta  ad  affrontare  da 
sola  avvenimenti,  la  cui  gravità  poteva  aumentare  ad  ogni 
istante. 

Per  conseguenza  T onore  dell'Austria  essendo  salvo  mercè 
dell'eroico  coraggio  spiegato  dall'armata  sui  campi  di  batta- 
glia, io  dovetti  risolvermi  ad  obedire  alle  considerazioni  po- 
litiche, a  fare  un  sacrìflcio  per  ristabilire  la  pace,  a  dare  il 
mio  consenso  ai  preliminari  assegnati  per  la  sua  conclusione 
finale;  dopo  però  aver  avuto  certezza,  mediante  intelligenze 
fatte  direttamente  coll'imperator  de'  francesi ,  e  senza  in- 
tervento d'alcun  terzo,  che  io  otterrei  in  ogni  caso,  condi- 
zioni più  favorevoli  di  quelle,  che  mi  avrei  potuto  aspettare  dal- 
l'immischiarsi  nelle  trattative  delle  tre  grandi  Potenze,  che 
non  presero  parte  alcuna  alla  guerra.' 

Sventuratamente  fu  necessità  il  dover  dislaccare  la  maggior 
parte  della  Lombardia  dal  resto  dellimpero. 

Devo  però  consolarmi  nell'idea  d'aver  ridonato  i  beneflcj 
della  pace  ai  miei  amati  popoli.  E  questi  beneflcj  mi  sono 
doppiamente  preziosi  per  ciò,  che  io  potrò  ormai  consacrarmi 
tranquillamente  con  tutta  attenzione  e  sollecitudine  a  com- 
piere la  missione  che  mi  sono  imposta,  quella,  voglio  dire, 
di  fondare  su  basi  solide  il  benessere  e  la  potenza  dell'Au- 
stria, animando  il  ben  inteso  sviluppo  delle  sue  forze  morali 
e  fisiche,  con  miglioramenti  delle  leggi  e  dell'amministra- 
zione. 

In  questi  ultimi  tempi  di  prove  e  di  sagrificj ,  i  miei  po- 
poli mi  hanno  fedelmente  sostenuto:  ch'essi  mi  sorreggano 
ben  anche  nell'opera  di  pace  da  me  intrapresa,  e  m'aju*- 
tino  a  condurre  ad  effetto  le  mie  buone  intenzioni. 

Ebbi  già  occasione  di  attestare  la  mia  riconoscenza  alla  mia 
brava  armata  in  uno  speciale  Ordine  del  giorno. 

Ad  essa  rinnovo  in  oggi  l'espressione  di  tali  miei  sentì- 
Hienti,  nell'atto  di  diriger  la  parola  a'  miei  popoli,  ai  quali 
porgo  ringraziamenti,  perchè  mandarono  i  loro  figli  a  com^ 
battere  per  Dio,  per  l'imperatore  e  per  la  patria.  Ricordo 


438 

con  dolore  gli  eroici  compagni  d'armi  che  caddero  sui  campi 
di  battaglia,  per  non  rialzarsi  mai  più. 

Francesco  Giuseppe, 


IMDIRIZZO  degrll  emiiri^ti  veneti  ai  iiiiiaiie«i. 

MilAOO,  16  taglio  IS59. 

Undici  anni  fa,  dopo  che  con  uno  sforzo  eroico  di  cinque 
giornate  scuoteste  il  giogo  deirauslriaco,  e,  col  solo  ajuto  del 
valoroso  re  Carlo  Alberto,  lo  ricacciaste  oltre  il  Mincio,  il  go- 
verno di  Vienna  vi  offriva  pace  e  libertà  a  condizione  di  po- 
ter egli  continuare  a  signoreggiar  la  Venezia  Q. 

Considerazioni  di  fredda  politica,  anche  scevra  da  ogni  idea 
di  egoismo,  avrebbero  potuto  consigliarvi  ad  accettare;  ma 
voi,  generosi,  non  ascoltaste  che  lo  slancio  del  vostro  cuore, 
e  piuttosto  che  vedere  oppresse  quelle  Provincie  alle  quali 
vi  legavano  communità  d'interessi  e  di  simpatie,  rigettaste 
la  fratricida  proposta,  e  vi  assoggettaste  a  ricadere  più  tardi 
sotto  Tabborrito  giogo  straniero. 

n  H  U  maggio  f 848,  il  barone  Hnmmeiaaer,  aatorìnatoTi  dal  barone  miendoif,  pre- 
sidente del  ministero  imperlale  ausirlaco,  area  sottoposto  al  gabinetto  di  Saint-Jamu 
il  seguente  memorandum,  come  base  della  proposta  mediazione: 

M  u  Lombardia  cesserà  di  appartenere  all'Aiistrla.  Essa  sarà  libera  di  rimanere  in- 
dipendente 0  di  riunirsi  a  quell'altro  Slato  deir  Italia  che  credesse  dover  scegliere.  Essa 
si  addosserà  una  parte  proporzionale  del  debito  austriaco.  Lo  Stalo  veneto  resterà  sotto 
la  sovranità  dell'imperatore;  avrà  un'amministrazione  separata,  affatto  nazionale, 
diretta  dai  rappresentanti  del  pa«*se ,  senza  V  intervento  del  governo  imperiale ,  • 
rappresentata  presso  il  governo  centrale  della  monarchia  da  un  ministro  che  dirige- 
rebbe le  sue  relazioni  con  questo  governo. 

«  L'amministraiione  veneta  avrebbe  per  presidente  un  arciduca  vice-re,  il  quale 
risiederebbe  a  Venezia  in  qualità  di  luogotenente  dell'imperatore. 

M  Lo  Stato  veneto  pagherebbe  le  sue  proprie  spese  e  contribuirebbe  a  quelle  dell'Im- 
peratore per  SOO  mila  lire  all'anno.  Esso  si  assumerà  per  suo  conto  una  parte  del  de- 
bito nazionale.  L  armata  veneta  sarà  tutta  nazionale,  ma  sottoposte  al  ministro  della 
guerra,  n 

Queste  condizioni,  presentate  al  governo  provvisorio  di  Milano  ed  al  consiglio  de 
re,  vennero  rIOutate,  dicendo  che  non  si  poteva  far  paee  prima  che  tutta  ItsJia  non 
ioiie  sgombra  d'austriaci. 


439 

Oggi  una  necessità  misteriosa,  che  noi  deploriamo  senza 
accusare,  mette  ad  effetto  questa  dolorosa  separazione;  e  mentre 
la  Lombardia  ricupera  la  tanto  sospirata  libertà,  e  raggiunge 
il  più  ardente  de'  suoi  voti  col  formar  parte  degli  Stati  retti 
da  Vittorio  Emanuele,  la  Venezia  rimane  inopinatamente  sotto 
lo  scettro  dell'Austria. 

Ha  voi  non  sentiste  la  gioja  della  vostra  tanto  desiata  li- 
berazione; ed  il  buUettino  fatale  che  annunziava  la  conclu- 
sione della  pace,  non  ebbe  che  un'  eco  sola,  un  grido  di  la- 
mento per  la  sorte  dei  veneti. 

Fratelli!  Quel  grido  scese  come  un  conforto  nei  nostri  cuori 
straziati,  fu  la  benedizione  del  caritatevole  al  condannato,  fu 
la  speranza  di  un  avvenire  migliore,  accertata  dalla  mani- 
festazione  di  animi  pietosi  in  pari  tempo  che  forti. 

La  Venezia  seppe  e  riconobbe  il  generoso  vostro  sacrificio 
del  i848. 

.  La  Venezia  saprà  da  noi  la  viva  parte  che  prendeste  alla 
novella  sua  sciagura:  e,  se  adesso  non  possiamo  darvi  che 
poche  parole  di  ringraziamento  bagnate  di  amare  lagrime, 
possiamo  però  assicurarvi,  che  quando  sorgerà  anche  pei  ve- 
neti un'era  felice,  e  che,  paghi  i  nostri  voti,  formeremo  tutti 
una  sola  famiglia  sotto  l'egida  del  glorioso  re  che  sguainò 
la  spada  per  l' indipendenza  di  tutta  Italia;  sapremo  provarvi 
coi  fatti,  che  i  legami  formati  per  tanti  anni  di  communi  sof- 
ferenze sono  ancor  deboli  in  confronto  di  quelli  stretti  dal 
vincolo  della  gratitudine  e  della  riconoscenza  per  la  pietà, 
di  cui,  dimenticando  le  vostre  gìoje,  ci  deste  teste  spontanea 
ed  universale  testimonianza. 

Gli  emigrati  veneti  dimoranti  in  Milano. 

(Seguono  le  firme.) 


440 


UWMRIZZO  delle  donne  nii^enfssi  al  diUatore  Fa* 
.  rlnl.  O 

Modeot,  46  iDglio  i8S«. 

Eccellenza  I 

La  firma  nostra  non  è  accettata  nelle  sottoscrizioni  aperte 
dal  patrìotico  nostro  municipio;  pure,  italiane  al  pari  del  no- 
stri padri,  fratelli,  sposi  e  figli,  sentiamo  il  bisogno  di  espri- 
mere il  nostro  voto. 

Cento  indirizzi  con  migliaja  di  firme  sono  già  stali  pre- 
sentati onde  TE.  V.  possa  far  conoscere  al  re  Vittorio  che 
la  popolazione  di  questo  paese  intende  confermare  la  dedi- 
zione già  fatta  nel  1848  replicata  pochi  di  fa. 

Offrono  gli  uomini  un  voto  al  re  galantuomo,  pronti  a  so- 
stenerio  colle  armi,  coir  ingegno,  colla  parola,  col  danaro  per 
difendere  il  loro  diritto,  il  loro  paese,  il  loro  re;  noi  pure 
offriamo  ogni  opera  che  la  nostra  debolezza  non  contrasti  al 
buon  volere. 

Saremo  al  bisogno  forti  e  pie  come  le  nostre  sorelle  di 
Roma,  di  Milano,  di  Brescia.  Anche  una  donna  può  essere 
utile  alla  patria,  o  educatrice  come  la  Ferrucci,  o  forte  come 
TAnitta  del  generale  Garibaldi. 

Se  il  governo  austriaco  ha  punito,  per  politica  a  lui  av- 
versa, noi  donne,  e  punito  fino  colle  verghe,  sotto  un  libero 
governo  avremo  certo  il  diritto  di  dare  un  volo  per  T  indi- 
pendenza del  nostro  paese,  per  l'annessione  al  generoso  Pie- 
monte. 

(Seguono  6064  Arme  delle  donne  modenesi). 


16  luglio. —  Ritorno  a  Parigi  dell'imperatore  Napoleone  III. 

—  Grande  manifestazione  popolare  a  Modena,  a  favore  del  re  Vitto- 

rio  Emanuele^  e  contro  il  ritorno  del  duca. 

—  V  Austra  domanda  alla  Dieta  di  ridurre  i  contingenti  federali  sul 

piede  di  pace. 

{*)  A  quest'indirlBO  si  sottoscrissero  anche  le  donne  sassolesi  con  900  Armo. 


441 

Con  decreto  odierno  del  commissario  straordinario  per  le  Romagne^ 
si  sciolgono  i  consigli  e  le  magistrature  communali  nominate  dei 
cessato  governo  pontificio^  e  si  incaricano  le  intendenze  o  giunta 
provinciali  della  nomina  di  commissioni  municipali  provvisorie 
dei  singoli  communi. 


ORDIME    DBEi    CllORMO   del  ppineipe  veg^gente  di 
Prussia  all'esercito  prussiano. 

Castello  di  Babelsberg,  16  luglio  1859. 

Nel  punto  in  cui  scoppiò  la  guerra  fra  due  grandi  Poten- 
ze nostre  vicine,  io  ordinai  che  l'esercito  fosse  posto  sul 
piede  di  guerra,  per  sostenere  la  posizione  della  Prussia  co- 
me Potenza  di  primo  ordine.  Il  pericolo  che  allora  ci  minac- 
ciava è  cessato.  Mentre  voi  erevate  ancóra  in  cammino  per 
recarvi  alle  posizioni  destinatevi,  le  Potenze  belligeranti  sti- 
pularono inprovvisamente  la  pace. 

Il  vostro  avanzarvi  ha  manifestato  la  ferma  risoluzione 
di  custodire  intatti  i  nostri  confini  e  quelli  della  Germania, 
qualunque  fosse  stata  la  sorte  delle  armi.  Voi  avete  risposto 
alla  sollecitudine  ch'io  mi  attendevo  da  voi,  conservando  in 
tutto  una  attitudine  degna  del  nome  prussiano.  I  vostri  sa- 
grificj  personali  furono  grandi  ;  ve  ne  esprimo  la  mia  piena 
sodisfazione. 

GUGUELMO. 

principe  di  Prussia,  reggente. 


DISCORSO  di  lord  Derby, 

A  rendere  noto  qitali  fossero  le  viste  del  cessato  ministero 
inglese  circa  la  questione  italiana,  e  quali  disposizioni  esso 
avesse  a  nostro  riguardo,  crediamo  utilissimo  il  riprodurre,  per 
ciò  che  concerne  la  politica  esterna,  gran  parte  del  discorso 

Arehivio^  ecc.  M 


«42 
tenuto  da  [lord  Derby  in  occasione  di  un  banchetto  dato  a 
Londra  il  16  luglio  in  onore  di  lui  e  del  sig.  D'Israeli  dal 
partito  conservatore  o  torista. 

Londra,  i6  lagUo  1859. 

La  corrispondenza  diplomatica  da  noi  esposta  agli  occhi 
del  paese  mostrò  con  qual  zelo  e  con  qaale  sollecitudine 
fosse  stata  studiata  la  questione  italiana,  e  quelli  che  non 
avevano  esitato  a  condannarci,  scusarono  dapoi  la  loro  con- 
dotta dicendo,  che  se  i  documenti  fossero  stati  communicati 
prima  al  parlamento,  ciò  avrebbe  modificato  la  loro  opinione. 
Noi  abbiamo  più  presto  la  sodisfazione  di  sapere  che  la  pro- 
duzione di  queste  carte,  secondo  il  giudizio  degli  uomini  di 
stato  inglesi  di  tutti  i  partiti ,  e  secondo  quello  d^li  uo- 
mini di  stato  stranieri,  ha  provato  quanto  noi  fossimo  de- 
cisi ad  osservare  la  più  stretta  neutralità.  Se  invanamente 
abbiamo  sprecate  le  nostre  esortazioni  e  le  nostre  preghiere, 
non  è  già  per  difetto  di  sincerità  o  d'imparzialità  ch'esse  non 
riuscirono  ad  impedire  la  guerra  fra  le  due  parti,  le  quali 
erano  anteriormente  determinate  a  farla. 

La  guerra  è  terminata,  ed  ogni  amico  dell' umanità  deve 
rallegrarsi  di  veder  cessata  l'effusione  di  quei  torrenti  di 
sangue  umano  che  furono  a  profusione  versati  a  Magenta, 
a  Solferino^  e  in  altri  luoghi  d'Italia.  Non  è  ancor  tempo 
di  poter  parlare  con  esattezza  delle  condizioni  di  questa  tre- 
gua  0  di  questa  pace.  Ma  debbo  confessarvi  che,  dopo  gli 
schiarimenti  che  noi  possediamo  attualmente,  io  riguardo  lo 
stato  delle  cose  da  lei  prodotto  come  più  critico  e  più  perico- 
loso di  quello,  che  esisteva  dapprima.  A  mio  avviso,  questa 
guerra  venne  intrapresa  per  motivi  insufficienti^  giacché,  fra 
tutti  gli  scopi  che  furono  posti  avanti  per  giustificarla,  non  ve 
ne  ha  un  solo  che  siasi  verificato  o  che  sia  stato  raggiunto 
dalla  pace,  e,  in  alcuni  punti,  la  situazione  è  anzi  peggiore. 

N(H  che  ammiriamo  i  governi  costituzionali,  noi  che,  in- 


443 
sieme  coi  veri  amici  della  libertà,  ammiriamo  sincerameote 
l'esempio  del  regno  di  Sardegna  in  lotta  per  la  libertà  co- 
stituzionale, ed  evitante  il  dispotismo  del  pari  che  gli  eecesdi 
della  licenza,  noi  vedemmo  con  dispiacere  come  questo  re- 
gno non  si  contentasse  di  godere  della  sua  libertà  e  della 
sua  costituzione,  come  non  si  appagasse  di- servire  d'esem- 
pio al  rimanente  d'Italia  ed  alle  altre  nazioni;  noi  lo  ve- 
demmo con  dolore  abbandonare  la  via  costituzionale^  sfor- 
zandosi d'eccitare  V  animosità,  i  neri  intrighi  e  le  macchi'^ 
nazioni  in  mezzo  ai  popoli,  mantenendo  delle  armate  ebe 
rovinano  le  sue  finanze  e  che  distrussero  la  sua  prospe- 
rità. E  quale  fu  il  risultato  d' un  sacrificio  di  100,000  uo- 
mini (poiché  la  cifra  degli  uomini  posti  fuori  di  combatti* 
mento  in  questa  breve  campagna  non  può  essere  stata  mi* 
nore)?  Quali  ne  furono  i  motivi?  Furono  la  presenza  dello  stra« 
niero  in  Italia,  la  cattiva  amministrazione  degli  Stati  del  papa, 
il  malcontento  dei  popoli,  la  necessità  di  liberarli  dal  giogo 
straniero,  di  lasciarli  scegliersi  da  loro  il  proprio  governo. 
La  lotta  è  terminata,  e  quali  sono  le  condizioni  alle  quali, 
secondo  quanto  conosciamo,  fu  fatta  la  pace?  quali  ne  sono 
i  vantaggi  per  la  libertà  dell'Italia? 

La  stessa  costituzione  sarda  è  stata  sospesa:  io  spero  che 
ciò  non  debba  durare  se  non  fin  tanto  che  durerà  la  lotta. 
L'Austria  è  stata  cacciata  dal  Milanese,  che  fu  riconosciato 
dall'imperatore  Napoleone  quale  legittimo  patrimonio  dell'Au- 
stria fin  ch'ella  stessa  rimanesse  entro  i  suoi  limiti  Ed  a 
quale  scopo?  Per  lasciar  libera  Milano  di  scegliersi  un  governo? 
No:  Terminate  le  ostilità,  la  Francia  accetta  dall'Austria  il 
dono  di  quel  territorio  e  lo  getta  sdegnosamente  al  suto  al* 
leato.  Che  più?  Io  non  trovo  che  la  nazione  italiana  abbia 
ragione  di  lamentarsi  del  suo  governo  ;  ma  se  ella  si  lagnasse 
a  buon  diritto,  se  si  bramasse  la  libertà  d'Italia,  che  doveva 
fare  la  Sardegna?  Ella  si  è  aggregata  la  Lombardia,  col  con- 
senso del  suo  potente  alleato.  Resta  a  sapersi  se  ciò  piacg 
agli  abitanti  della  Lombardia  od  anche  del  Piemonte.  Elia 


444 

ha  voluto  annetter&i  Modena,  Parma  e  la  Toscana;  ma  an 
wto  si  oppose  a  questi  progetti  ambiziosi,  e  il  risultato  di  tutte 
queste  macchinazioni  fu  che  la  Toscana,  Modena,  e,  io  lo 
spero,  Parma,  saranno  riposte  nel  loro  antico  stato  dall' au- 
torità dello  straniero,  e,  credo,  anche  del  Piemonte.  Quali 
sono  i  miglioramenti  negli  Stati  del  Papa?  Nessuno.  E  di 
più,  verrà  stabilita  una  confederazione  di  tutti  gli  Stati  coi 
loro  antichi  capi,  compresevi  la  Venezia  e  T  Austria.  Que- 
sta confederazione,  il  Piemonte  incluso,  sarà  sotto  la  presi- 
denza del  sovrano  Pontefice  degli  Stati  romani. 

Non  crediate  ch'io  esprima  qui  un'opinione;  essa  sa- 
rebbe prematura  in  quanto  concerne  i  probabili  risultati  del 
movimento.  Ma  ciò  ch'io  considero  come  un  risultato  ine- 
vitabile è,  che  gli  amici  della  libertà,  eccessiva,  o  moderata, 
questi  uomini  di  cui  furono  eccitale  le  speranze,  saranno 
doppiamente  disingannati.  Che  che  ne  avvenga,  io  mi  ralle- 
gra che  sia  cessata  la  guerra.  Io  rendo  piena  ed  intera  giusti- 
zia all'imperatore  dei  francesi  per  i  diversi  motivi  di  politica 
e  di  umanità  che  lo  impegnarono  a  mettere  un  pronto  fine 
agli  orrori  della  guerra,  poidiè  io  penso,  che  poco  tempo 
ancóra  sarebbe  trascorso,  e  T  Europa  sarebbe  stata  avvolta  in 
una  generale  conflagrazione;  ed  è  impossibile  il  dire  quando 
questa  guerra  avrebbe  avuto  termine.  Dico  pertanto  esser 
questa  una  situazione  che  deve  porgere  all'Inghilterra  ma* 
teria  a  grandi  e  serie  riflessioni. 

Le  passioni  sono  state  eccitate  in  tutta  l'Europa.  Furono 
fatti  grandi  armamenti.  Sovratutto  la  potenza  militare  della 
Francia,  che  ha  sempre  predominato  in  quel  paese,  ma  che, 
durante  un  certo  tempo,  sembrava  essersi  assopita  e  aver  fatto 
luogo  a  sentimenti  pacifici,  questo  ardore  bellicoso  s'è  ri- 
destato, e  la  repentina  cessazione  della  guerra  non  permise 
alle  passioni  così  fomentate  d'essere  sodisfatte.  La  Francia  og- 
gidì ha  non  solo  una  potente  armata,  ma  continua  tuttora 
ad  aumentarne  la  forza,  ad  allestire  le  flotte  più  formida- 
bili e  minacciose,  e  che  non  sono  per  nulla  necessarie  alla 


445 
sua  difesa.  La  Francia  può  riposarsi  sicura  sulla  sua  ar- 
mata; ma  una  flotta  francese  Imponente  dee  sembrare  al- 
l'altre nazioni  del  mondo  avere  uno  scopo  non  di  difesa  na- 
turale, ma  d'aggressione. 

Io  sono  fermamente  convinto  che  l'imperatore  dei  fran- 
cesi desidera  conservare  coli' Inghilterra  relazioni  amichevoli, 
e  spero  bene  ch'esse  verranno  mantenute.  Epperò  io  dico 
che  queste  relazioni  saranno  gravemente  compromesse;  che 
questi  nostri  desiderj,  qualunque  siano,  d'essere  in  buone 
relazioni  colla  Francia,  verranno  paralizzati,  ove  noi  siamo 
obligati  a  fare  gli  sforzi  quasi  sovrumani  che  facciamo,  e 
che  ne  abbisogna  continuare,  per  mantenere  la  nostra  ma- 
rina in  quello  stato  di  completo  armamento,  che  essenzial- 
mente importa  alla  stessa  esistenza  del  nostro  paese. 

Io  dico  che  noi  bramiamo  di  rimanere  in  pace,  e  questa 
brama,  ne  sono  sicuro,  è  divisa  dal  gabinetto  attuale.  Cionondi- 
meno la  posizione  della  Francia  in  questo  momento,  col  suo 
potente  esercito,  con  una  marina  considerevole  e  che  s'au- 
menta vieppiù  mercè  lo  spirito  militare  e  l'effervescenza  che 
si  sono  destati  in  mezzo  al  popolo ,  qualunque  siano  i 
voti  personali  dell'imperatore  a  fine  di  mantenere  con  noi 
le  relazioni  attuali,  presenta  uno  stato  di  cose  di  natura 
tale,  da  turbare  le  amichevoli  relazioni  che  debbono  fra  noi 
esistere,  e  da  provocare  una  guerra  fatalmente  necessaria 
alla  felicità  ed  agl'interessi  universali.  Io  attendo  con  an- 
sietà, ma  con  fiducia,  che  i  miei  compatrioti  non  soffrano 
che  il  presente  o  tutt' altro  governo  rallenti  negli  sforzi  im- 
periosamente necessarii  a  porre  l'Inghilterra  in  uno  stato  di 
perfetta  sicurezza. 

Qualunque  sia  la  confidenza  ch'io  possa  avere  nelle  buone 
disposizioni,  nei  voti  personali  e  nella  saggia  politica  del- 
l' imperatore  Napoleone ,  mi  faccio  l' interprete  e  l' eco  del 
nobile  sentimento  espresso  nella  precedente  seduta  dal  mio 
illustre  ed  onorevole  amico  lord  Lyndhurst,  e  dico,  che  per 
quanta  fiducia  io  possa  avere  in  altrui,  non  consentirò  giam- 


440 

mai  a  lasciar  dipendere  dai  buon  volere  o  dalla  moderazione 
della  Francia,  o  di  qualch' altra  parte  del  mondo,  l'onore,  la 
sicurezza  e  gli  interessi  dell'  Inghilterra. 

Signori,  desiderando  di  tutto  cuore,  com*io  desidero,  che 
la  pace  sia  mantenuta,  sono  persuaso  che  toì  direte  con 
me  essere  dovere  dell' Inghilterra  il  trovarsi  perfettamente 
ed  interamente  disposta  a  tutto  fare  per  la  sua  difesa;  che 
una  falsa  economia,  una  sciocca  parsimonia  non  tolgono 
al  paese  di  fare  tutti  i  suoi  sforzi  per  fortificare  e  miglio- 
rare le  difese  nazionali.  Io  son  certo  che,  quali  si  siano  i 
sacriQcj  domandati  da  questo  o  da  quel  governo,  essi  verranno 
dì  tutto  cuore  accordati  da  coloro  che  si  gloriano  d'essere 
il  gran  partito  conservatore  del  loro  paese  C^pplansi  wt» 
e  prolungati). 


17  laglio.  —  Arrivo  a  Torino  del  wìarch.  Massmo  D'Azeglio^  es- 
sendo cessato^  dopo  la  conclusione  della  pace^  lo  scopo  della  sua 
missione.  — 

—  Arrivo  a  Vienna  delF  imperatore  Francesco  Giuseppe. 


IlilHRIZZO   presentato  dal   manl^rfpie  dt  C:# 
S.  M.  il  re  l^Utòrio  Bmaanele  II.  (*) 

Como,  17  luglio  1859. 

Cariche  d'allori  riedono  le  bandiere  alleate  dai  campi  di 
battaglia,  e  la  fama  che  fu  conchiusa  la  pace  dalle  parti  bel- 
ligeranti, echeggia  dovunque  si  attendevano  i  grandi  risul- 
tati della  lotta  tra  la  barbarie  e  la  civiltà.  La  clamorosa  no- 
vella non  ha  però  portato  la  gioja  in  ogni  cuore,  perchè 
tutta  Italia  teme  siano  deluse  le  sue  lunghe  speranze,  e  la 
Venezia  sospira  ancóra  invano  il  giorno  del  suo  riscatto.  E 

n  Neiristessa  occasione  venne  dal  municipio  presentato  alUo  indirizzo  a  S.  E.  il 
conte  di  Cavour. 


44? 
con  tutta  Italia,  certamente ,  è  attristato  il  cuor  Vostro,  o 
magnanimo  Sire,  percliè  il  dubio  che  non  siano  avverati  i 
felici  suoi  destini  non  lascia  riposo  ai  generosi  Vostri  sen- 
timenti. 

Al  loro  amato  re,  primo  ed  invitto  campione  dell'italiana 
indipendenza,  all'affettaoso  padre  de'  suoi  popoli,  osano  quin- 
di anco  il  municipio  ed  i  cittadini  di  Como  esprimere  le 
loro  angosciose  incertezze  sulle  sorti  della  Venezia;  osano 
anch'essi  dividerne  i  timori  colla  Maestà  Vostra,  per  acqui- 
starsi qualche  diritto  a  concepire  nuove  speranze  e  più  in- 
tensi desideri!,  i  quali,  sorretti  dalla  ferma  ed  eroica  devo- 
zione Vostra  alla  gran  patria  commune,  ci  otterranno  da 
Napoleone  IH  l'immancabile  adempimento  della  promessa  che 
V Italia  sia  libera  fino  all'  Adriatico. 


Il  Podestà. 

(Seguono  le  Arme). 


Gli  Assessori 


mmiRIZZO  della  ^itià.  di  Re^io  al  re  Vittoria  E* 
manuele,  ppesentatog^ll  aal  messo  dell' intenden- 
te g^enepale  eav.  Campi. 

Reggio,  17  luglio  1889. 

Sirei 

La  fede  che  la  città  di  Reggio  nell'anno  1848  giurò  al 
Vostro  gran  genitore  nel  tempio  istesso  dedicato  alla  gran 
Madre  di  Dio,  dinanzi  al  quale  ora  tutta  raccolta  manifesta 
al  rappresentante  del  Vostro  governo  la  risoluta  volontà  di 
mantenerla,  è  intatta. 

Qualunque  siano  le  condizioni  della  pace,  esse  non  po« 
tranno  mai  toglierci  a  Voi,  perchè  noi  siamo  vostri  per  antico 
affetto  e  per  un  sacro  voto:  e  bene  vel  diranno  le  rinno^ 


448 

vate  innumerevoli  sottoscrizioni  a  cui  anelante  corre  ora  ogni 
ordine  di  cittadini,  testimonio  di  nostra  incrollabile  costanza. 

Che  se  la  nostra  voce  è  troppo  de))ole  perchè  possa  giun- 
gere sino  al  magnanimo  Vostro  alleato.  Voi,  o  sire,  fatali 
conoscere  i  nostri  voti  e  additategli  la  nostra  gioventù,  la 
quale,  per  l'indipendenza  e*  per  l'unione  al  Vostro  regno, 
disprezzando  gli  ostacoli  opposti  dalla  tirannide,  correva  ani- 
mosa sotto  le  Vostre  bandiere,  dividendo  cogli  agguerriti  sol- 
dati dell'  esercito  alleato  i  pericoli  e  gli  allori  di  Mont^lio, 
Palestre  e  S.  Martino. 

E  se  l'antico  dominatore  di  queste  Provincie  volesse  ora 
tentare  di  ricuperarle  per  forza  di  armi,  sappiate,  o  sire,  sap- 
pia l'Europa,  che  la  città  di  Reggio,  sebbene  vedovata  della 
sua  più  forte  gioventù,  saprà  respingere  gli  sgherri  della  ti- 
rannia, e  che  sin  d'ora  tutte  le  Provincie  modenesi  sono 
pronte  a  sorgere  come  un  uomo  solo  per  difendere  e  man. 
tenere  il  sacro  patto  che  a  voi  indissolubilmente  le  stringe. 

In  questo  frangente.  Voi,  o  Sire,  non  permetterete  che  i 
Vostri  rappresentanti  ci  abbandonino:  noi  siamo  Vostri,  Voi 
ci  dovete  proteggere. 

Il  rappresentante  del  Vostro  governo  vi  dirà,  o  sire,  se 
questa  sia  manifestazione  spontanea  dei  sentimenti  da  cui  è 
animata  la  Vostra  città  di  Reggio. 


IMCHIAR AZIOME  fepinnlata  dai  deniMPatici  di  «ai- 
te le  papti  delia  Ciepinania,  pinnitisi  in  Bisenaeli. 

Eisenacb,  17  loglio  1869. 

1.^  Noi  vediamo  nella  situazione  attuale  del  mondo  gran- 
di pericoli  per  T  indipendenza  della  nostra  gran  patria  te- 
desca, e  questi  pericoli  sono  accresciuti  anziché  diminuiti  dalla 
pace  or'ora  conchiusa  tra  la  Francia  e  l'Austria. 


419 

2.^  Questi  pericoli  hanno  la  loro  ultima  causa  nei  difetti 
della  costituzione  federale  della  Germania,  e  non  possono 
essere  allontanati  che  mediante  una  pronta  modificazione  di 
questa  Costituzione  stessa. 

3.^  A  questo  scopo  è  necessario  che  la  Dieta  germanica 
sia  sostituita  da  un  governo  centrale  dell' Alemagna,  fermo, 
forte  e  permanente,  e  die  venga  convocata  un'  assemblea  na- 
zionale. 

4.**  Nella  situazione  presente  gli  atti  opportuni  a  raggiun- 
gere questo  scopo  non  possono  emanare  che  dalla  Prussia, 
e  giova  quindi  sforzarsi  di  indurre  questa  Potenza  a  pren- 
derne l'iniziativa. 

5.®  A  questo  scopo,  e  per  proleggere  più  vigorosamente  gli 
interessi  tedeschi,  fa  d'uopo  conferire  provvisoriamente  alla 
Prussia,  sino  alla  costituzione  definitiva  del  governo  centrale 
tedesco,  la  direzione  delle  forze  militari  alemanne  e  la  rap- 
presentanza diplomatica  della  Germania  all'esterno. 

6.^  È  dovere  d'ogni  tedesco  l'appoggiare  con  tutte  le  sue 
forze  il  governo  prussiano  nel  tendere  a  questo  scopo,  e  per 
certo  il  popolo  tedesco  non  indietreggerà  inanzi  ad  alcun 
sacrificio  che  contribuisca  all'indipendenza,  all'unità  ed  al 
benessere  dell.a  patria  tedesca. 


ISTAMZA  diretta  al  podestà  di  Rovereto,  eirea  l'an- 
nessione del  Tlrolo  alla  Confederazione  Italiana. 

Rovereto,  18  Luglio  i859. 

Illustrissimo  signor  Podestà/ 

I  sottoscritti  rappresentanti  hanno  letto  con  sommo  pia* 
cere  nel  preg.  dispaccio  dell'  I.  R.  luogotenenza  al  civico 
magistrato,  in  data  del  13  corrente,  che  S.  M.  I.  R.  A.  fa- 
vorisce l'erezione  di  una  confederazione  italiana,  e  rende 

ÀrehiviOf  €€€,  57 


450 
COSÌ  possibile  una  gran  patria  italiana,  die  è  l'aspirazione 
fervente  di  26  railiioni  di  cuori,  formanti  la  grande  famiglia. 

Con  eguale^piacere  i  sottoscritti  rappresentanti  lessero  nel 
manifesto  amperìale...  del  15  corrente  il  fermo  volere  di 
S.  M.  di  fondare  durevolmente  Tinterno  benessere  de'  suoi  po- 
poli sullo  sviluppo  opportuno  delle  loro  forze  morali  e  mate- 
riali, e  sui  miglioramenti  nella  legislazione  ed  amministra- 
zione che  stanno  in  armonia  coi  tempi 

Noi  ci  crederemmo  indegni  delle  sovrane  benevole  espres- 
sioni   indegni  di  appartenere  alla  riunita  famiglia  italiana 

se  non  cogliessinio  si  felice  occasione  per  ricordare  ancóra 
una  volta  umilissimamente  alla  M.  S.,  che  noi  pure  siamo 
membri  della  riconosciuta  italiana  nazionalità,  e  che  i  nostri 
interessi,  la  nostra  lingua ,  i  nostri  costumi,  la  posizione,  il 
clima,  la  letteratura ,  il  bisogno  nostro  supremo  ci  chiamano 
irresistibilmente  a  formar  parte  dell'iniziata  italica  confedera- 
zione. 

Noi  crediamo  quindi  venuto  il  momento  in  cui  i  municipii 
di  questa  estrema  parto  d'Italia,  che  fu  già  unita  al  Tirolo, 
alzino  fldentemente  le  loro  voci  avanti  al  trono;  e,  quai  rap- 
presentanti di  400,000  Italiani,  invochino  con  tutta  la  forza 
di  si  alti  bisogni  lo  scioglimento  del  nesso,  che  politicamente 
li  univa  ad  una  gloriosa,  si,  ma  estranea  nazionalità,  ad 
interessi  materiali  e  morali,  grandiosi  certo,  ma  stranieri  ai 
proprìi  bisogni  ;  scioglimento  sempre  bramato,  chiesto  già  vi- 
vamente altra  volta  e  propugnato  vigorosamente  da  rappre- 
sentanti dì  questa  estrema  parte  d'Italia  alle  alte  Diete  di 
Fi-ancoforte  e^dì'Kremsier. 

S.  M....,  che  vide  sempre  con  piacere  gli  slanci  de'  suoi 
popoli  alemanni  verso  la  gran  patria  alemanna  (?),  che  fa- 
vorisce ora  un'italiana  confederazione...,  che  riconosce  e  alta- 
mente proclama  come  necessarii  tutti  quei  miglioramenti  di 
legislazione  ed  amministrazione  che  stanno  in  armonia  co* 
tempi....,  non  potrà,  noi  ne  slam  certi,  che  applaudire  alle 
nostre  preghiere,  trovarle  giuste,  convenienti,  adatte  a  tempi, 


451 

ed  esaudirle...  chiamandoci  a  far  parte  delia  nuova  italica 
confederazione,  che  è  la  sola  nostra  famiglia,  la  sacra  nostra 
nazione,  unendoci  appunto  alle  venete  Provincie.... 

I  sottoscritti  rappresentanti  chieggono  quindi  premurosa- 
mente al  loro  podestà  che  voglia  al  più  presto  riunirli  in  ap- 
posita sessione  di  rappresentanza,  onde  avvisare  ai  modi  più 
opportuni  per  far  giungere...  al  trono  le  fervide  nostre  pre- 
ghiere e  il  troppo  a  lungo  represso  palpito  dei  nostri  cuori,  p 


19  luglio  —  Formazione  a  Torino  del  nuovo  ministero  composto  (U\ 
seguenti:  Cav.  Alfonso  La-Mamahmora  ,  presidente  e  ministro 
di  guerra  e  marina  ;  Cav.  Gius.  Dabormida  ,  ministro  degli 
affari  esteri;  Cav,  Urbano  Rattazzi,  ministro  delf intemo;  eom- 
mend.  Giov.  Oytana,  ministro  delle  Finanze;  avv,  Vincenzo 
M16LIETTI,  ministro  di  grazia  e  giustizia;  march.  Pietro  Mon- 
ticelli, ministro  dei  lavori  publici;  conte  Gabrio  Casatk  mini- 
stro  deìFistruzione  publica  {quest'ultimo  per  decreto  posteriore.) 


-«oO^OO»- 


ORMME  »ELrGIORlVO  del  generale  Oaribaldi. 

LoYcre,  i9  loglio  1859. 

Ck)munque  vadano  le  cose  politiche  nelle  circostanze  pre- 
senti, gl'italiani  devono,  non  solo  non  deporre  le  armi  e  ma- 
nifestare scoraggiamento,  ma  ingrossare  le  file  e  dimostrare 
all'Europa  che  ,  guidali  dal  prode  Vittorio  Emanuele  ,  sono 
pronti  a  nuovamente  affrontare  le  vicissitudini  della  guerra, 
comunque  essa  si  presenti. 

Garibaldi. 

(')  La  sessione  aranteiikale  domandata  in  quesU  i8Un2a,  da  noi  abbreflata  delle  parti 
meno  importanti,  fa  tenuta  ai  «6  luglio,  e,  presenti  9«  sopra  «i  rappresentanti,  venne 
ad  unanimità  adottata  lajproposta  contenuta  nell'islanM  suddetta,  nonché  l'altra  con- 
forme del  municipio  di  Trento.  (Vedi  in  quest'Archivio  la  Deliberaziùne  del  munMplo 
iridenlino  in  data  33  luglio.) 


LETTERA  indirixatata  dal  eav.  Bone^mpaf^S  al 
Ibernale  il  Moming-Post^  In  rispof^ia  ad  an  discorsa 
di  lord  Moraianby,  meaibro  della  camera  del  lordi. 

FireDie,  19  luglio  1859  (*)• 

Sig.  redattore  del  Morning-Post  / 

In  un  discorso  pronunciato  alla  camera  dei  lordi,  il  march, 
di  Normanby,  fondandosi  sulla  cognizione  ch'ei  pretende  pos- 
sedere di  quanto  avvenne  in  Toscana,  dice  ch'io  mi  sono  diso- 
norato come  diplomatico,  cospirando  contro  il  sovrano,  pr^so 
la  Ck)rte  del  quale  io  ero  accreditato ,  ed  aggiunge ,  che  le 
truppe  mancarono  al  loro  dovere  di  fedeltà,  sotto  l'influenza 
della  subornazione  e  della  corruzione  praticate  da  me  e  da, 
miei  agenti. 

Il  nobile  lord  aggiunge,  che  dall'alto  del  mio  baiarne  io 
ringraziai  la  folla  tumultuante  di  ciò  ch'ella  aveva  fatto,  e  che 
m'impadronii  del  governo  in  nome  del  mio  signore. 

Dopo  tali  asserzioni,  uno  de' suoi  nobili  colleghi,  lord  Slrat- 
ford  de  Redcliffe,  dichiarò  con  eguale  giustizia  e  collo  stesso 
buon  genio  che  il  granduca  di  Toscana  avrebbe  avuto  il  di- 
ritto di  farmi  appendere  dinanzi  alla  porta  del  miojpalazzo. 

Se  il  discorso  di  lord  Normanby  fosse  stato  pronunciato  e 
publicato  in  Italia,  io  mi  sarei  astenuto  dal  rispondervi.  Il 
mio  carattere,  spero,  è  bastantemente  conosciuto  da'mieì  com- 
patrioti, qualunque  sia  la  loro  opinione  politica,  perchè  que- 
ste imputazioni  possano  in  alcun  modo  intaccare  il  mìo  onore. 
Ma  allorquando  simili  asserzioni  provengono  dall'estero,  quan- 
do haimo  l'autorità  d'un  discorso  pronunciato  nella  camera 
dd  lordi  da  un  membro  che  dìcesi  testimonio  oculare  degli 
avvenimenti,  mi  trovo  in  obligo  verso  il  governo  del  re,  di 
cui  sono  rappresentante,  di  ristabilire  la  verità  dei  [fatti,  e 
di  non  lasciarmi  imputare  atti  diametralmente  opposti  ai  prìn- 
cipii  che  mi  guidarono  mai  sempre.  A  misura  che  la  guerra 

(*)  Il  Moring-Pottf  publicò  qnesta  lettera  soltanto  I)  16  settembre,  dichiaraodo» 
che  alte  consIderaiioDi  poliUche  ritardarono  sino  a  qael  giorno  la  publicazione  ditale 
documento. 


453 
tra  il  Piemonte  e  l'Austria  diveniva  imminente,  io  osservavo 
che  una  rivoluzione  era  inevitabile  in  Toscana,  se  il  governo 
ricusava  associarsi  al  sentimento  nazionale. 

Da  quel  momento  io  presi  col  ministero  misure  per  im- 
pegnarlo ad  entrare  nell'alleanza  franco-sarda;  e  Io  stesso 
giorno  di  Pasqua  24  aprile,  due  giorni  prima  della  rivolu- 
zione, io  rimisi  al  signor  Lenzoni,  ministro  degli  affari  esteri, 
una  Nota  nella  quale  persuadevo  il  suo  governo  ad  entrare 
nell'alleanza,  indicandogli  i  pericoli  della  situazione  in  cui  il 
governo  erasi  posto. 

Nel  tempo  stesso  ch'io  davo  questi  consigli  al  governo  , 
usavo  di  tutta  l'influenza  che  possedevo  sui  Capi  del  partito 
liberale  ,  per  indurli  ad  astenersi  da  ogni  atto  illegale ,  da 
ogni  moto  rivoluzionario,  da  ogni  esigenza  sulla  politica  in- 
terna, da  ogni  recriminazione  sul  passato  che  avesse  potuto 
dar  motivo  alla  Corte  ed  al  governo  di  diffidare  del  partito 
nazionale. 

Quando  vidi  che,  in  séguito  all'ostinazione  del  governo  , 
la  rivoluzione  stava  per  iscoppiare,  esorlai  i  capi  del  movi- 
mento co'  quali  ero  in  relazione ,  ad  impedire  tutto  quanto 
avesse  potuto  condurre  all'effusione  di  sangue  o  disonorare 
il  paese.  Il  27,  durante  l'insurrezione,  indirizzai  un  discorso 
al  popolo  riunitosi  sotto  le  mie  finestre  ,  ed  impiegai  tutti 
ì  mezzi  ch'erano  in  mio  potere,  per  distorlo  dal  commet- 
tere verun  eccesso;  a  tal  che,  la  famiglia  reale,  abbandonando 
Firenze  di  pieno  giorno,  e  in  mezzo  ad  un  popolo  in  ìstato 
di  rivoluzione,  potè  ottenere  i  riguardi  e  le  attenzioni  dovute 
alla  sua  posizione  ed  al  suo  infortunio. 

Grazie  al  buon  senso  del  popolo  fiorentino  ed  agli  uomini 
che  lo  dirigevano,  mi  fu  facile  conseguire  l'intento. 

Lord  Normanby  mostra  un'ignoranza  assoluta,  quando  dice 
che  al  primo  momento  della  rivoluzione  io  mi  impadronii 
del  governo  dirigendomi  alla  moltitudine  insorta,  che  erasi 
riunita  sotto  il  mio  balcone.  Se  Lord  Normanby  avesse  con- 
sultato i  documenti  autentici,  non  avrebbe  ignorato  il  fatto , 


4S4 

che  avendo  il  granduca  abbandonato  la  Toscana  senza  pren- 
dere alcuna  misura  per  l'interesse  del  paese,  il  municipio  si 
vide  obligato,  onde  prevenire  ranarchia,  ad  istituire  un  go* 
verno  provvisorio  composto  dei  signori  Peruzzi,  Halenchini 
e  Danzini;  e  non  avrebbe  ignorato  che  il  governo  provvisorio 
si  affrettò  a  chiedere  al  re  Vittorio  Emanuele  che  prendesse 
misure  pel  governo  del  paese,  dimodoché  la  Toscana  potesse 
efficacemente  cooperare  alla  guerra  dell'indipendenza.  Fu  in 
séguito  a  queste  pratiche  che  S.  M.  mi  incaricò  di  rappre- 
sentarla in  t[ua]ità  di  commissario  straordinario. 

Dopo  questi  errori,  nei  quali  lord  Normanby  cade  su  fatti 
publici  e  notorii,  provati  da  documenti  autentici ,  si  può  scor- 
gere qual  fede  debbasi  prestare  a'suoì  scritti  quando  tratta 
di  fatti  che  non  avvennero  sotto  gli  occhi  di  tutti.  Il  nolHle 
lord  pretende  conoscere  personalmente  assai  bene  il  paese 
in  cui  dimorò,  ma  questa  cognizione  non  può  essere  basata 
che  sopra  informazioni  fornite  da  teslimonj  imperfettamente 
istruiti  0  poco  degni  di  fede.  Se  non  fosse  così,  il  marchese 
di  Normanby  non  sarebbe  rimasto  nell'igiìoranza  di  fatti  che 
sono  conosciuti  da  tutti  coloro  che  seguirono  il  movimento 
d^li  eventi  politici  in  Toscana. 

Spero  che  voi  avrete  la  compiacenza  di  inserire  questa 
lettera  nel  vostro  pregevole  giornale. 

Bicevpte,  signore,  ecc. 

B.   BoNCOMPAGNi 

regio  eommiuario  in  Toteana 

pél  re  YUioHù  EmmuOt  dwrnnU  la 

guerra  dHndipendenza. 


J^ft^lB^^"^" 


465 
BBCRETO  del  eommii*sariato  strAordinario  per  le 
Romafl^ne. 

Bologna,  i9  luglio  1859. 

'  Visto  che  nel  nostro  manifesto  del  15  luglio  corrente  fu 
annunziato  che  sarebbe  stata  costituita  quanto  prima  una 
rappresentanza  centrale ,  e  che  nel  frattanto,  per  circondarci 
fin  d'ora  dei  lumi  d'uomini  che  rappresentino  l'opinione  del 
paese,  venne  ordinata  la  formazione  di  un  Consiglio  distato; 

decretiamo  : 

1.^  È  istituito  un  Consiglio  di  Stato,  che  si  compone  di 
quindici  consiglieri,  scelti- dal  commissario  straordinario  sopra 
Note  presentate  dai  gerenti  delle  sezioni  governative  e  formate 
dai  nomi  proposti  dalle  Giunte  provinciali. 

2.^  Il  Consiglio  dì  Stato  sarà  presieduto  dal  commissario 
straordinario  o  da  quello  dei  gerenti  delle  sezioni  governative 
ch'egli  sarà  per  destinare. 

3.^  I  consiglieri  dovranno  aver  oltrepassato  l'anno  trente- 
simo di  loro  età. 

4.^  I  gerenti  delle  sezioni  governative,  o  in  loro  vece  i 
rispettivi  segretari  generali,  potranno  intervenire  alle  adunanze 
del  Consiglio  di  Stato. 

5.°  Il  Consìglio  di  Stalo  potrà  essere  richiesto  del  suo  pa- 
rere sopra  i  progetti  dì  legge  e  sopra  qualunque  questione 
che  gli  sia  sottoposta  dal  commissario  straordinario.  Potrà 
ancóra  essere  incaricato  di  compilare  i  progetti  di  legge. 

6.^  I  consiglieri  di  Stalo  adempiono  le  loro  incombenze 
0  riuniti  in  adunanza  generale,  o  divisi  in  sezioni. 

7.°  Le  sezioni  sono  tre,  e  ciascuna  si  compone  di  cinque 
consiglieri.  La  prima  sezione  si  occupa  di  affari  interni  e 
di  publica  sicurezza  ;  la  seconda  di  afifari  di  grazia  e  giusti- 
zia ,  d'istruzione  e  di  beneficenza  publica,  e  di  belle  arti; 
la  terza  di  finanze,  di  commercio,  lavori  publici,  industria  ed 
agricoltura.  Quali  dei  consiglieri  di  Stato  all'una  od  air  al- 
tra delle  tre  sezioni  appartengano ,  è  stabilita  dal  commis- 

rio  straordinario. 


456 

8."^  Il  Consiglio  di  Stalo  si  unisce  ordinariamente  in  adu* 
nanza  generale  una  volta  per  settimana,  e  straordinariamente 
tutte  le  volte  che  il  commissario  Io  reputa  neccessario.  Le 
sezioni  si  uniscono  a  seconda  del  bisogno  :  ogni  sezione  avrà 
per  presidente  il  consigliere  della  sezione  che  è  primo  per 
ordine  di  nomina. 

9.°  Al  Consiglio  di  Stato  è  addetto  un  segretario  generale, 
il  quale  assiste  alle  adunanze  generali,  ne  redige  le  delibe- 
razioni, distribuisce,  sia  al  Consiglio,  sìa  alle  sezioni,  le  ma- 
terie rimesse  dal  commissario  straordinario,  e  si  occupa  della 
corrispondenza  subordinatamente  al  Consiglio. 

10.^  Nelle  disposizioni  governative  si  farà  menzione  se  fu- 
rono emanate,  riportato  il  parere  del  Consiglio  di  Stato. 

11.^  In  casi  d'urgenza  e  fino  a  che  il  paese  non  avrà  la 
rappresentanza  centrale,  annunziata  dal  manifesto  del  i5 
del  corrente,  potrà  il  Consiglio  di  Stato,  ottenuta  l'autorizza- 
zione del  commissario  straordinario,  rendersi  interprete  dei 
voti  e  dei  bisogni  delle  popolazioni  di  queste  Provincie. 

Pel  eomnUuario  straordinario , 

Il  colonnello  Enrico  Falicon. 

Il  gerente  la  sezione  delle  fUianzet 

GiOÀCHìMo  Napoleone  Pepou. 

Il  gerente  la  sezione  dell'interno  è  di  publiea  sicurezza, 

Ant.  Montanari. 

Il  gerente  la  sezione  dei  lavori  publiei  e  per  interim  di  grazia  e  giustizia, 

Ippolito  Gamba. 

Il  gerenti  la  sezione  dell'istruzione  e  publiea  beneficenza. 

Cesare  Albiginl 


ommVBmm* 


AVYlStO  dell'  I.  R.  Oirezlone  di  Polisla  in  Venezia. 

Venezia,  19  laglio  1859. 

Abbenchè  la  conclusione  della  pace  offra  ai  buoni  cittadini 
occasione  e  campo  a  raccoglierne  già  a  quest'ora  i  frutti, 


45? 
pure  alcuni  nemici  delF  ordine  e  delia  quiete  continuano 
ad  agitare  il  publico  meno  esperto  con  notizie  false  ,  allar- 
manti e  altrettanto  assurde  pel  solo  scopo  di  contrastare  Finte- 
resse  publico  col  mantenere  vive  delie  vane  ed  illusorie  speranze, 
e  forse  anche  col  prorauoveve  dei  disordini,  i  quali  non  po^ 
Irebbero  produrre  altro  effetto  che  quello  di  rivolgere  con- 
tro i  colpevoli  il  rigore  delle  leggi  marziali. 

Mentre  esorto,  dietro  autorizzazione  superiore,  il  publico 
a  non  lasciarsi  ingannare  da  siffatti  malevoli,  rammento  che 
lo  Stato  d'assedio  vige  tuttora,  e  che  in  base  di  questo  si 
procederà  col  maggior  rigore  centra  i  disseminatori  di  false 
ed  allarmanti  notizie,  in  quantochè  la  ostinata  perseveranza 
di  taluno  dei  detti  forsennati  esige  la  più  severa  repressione, 
onde  non  solo  mantenere  il  publico  buon  ordine,  ma  anche 
garantire  i  sudditi  fedeli  e  tranquilli  dalle  fatali  conseguenze 
di  simili  mene  perverse. 

A  raggiungere  questa  mela,  saprò  adoperare  tutti  i  mezzi 
che  sono  a  mia  disposizione. 

L'I.  R,  coniigliere  di  reggenza,  diretlore  di  polizia 

Adolfo  cav.  di  Straub. 


ARTH>OLO  della  Gazzetta  prussiana  O  Intorno  ai  prò- 
liminarl  della  paee  di  Villaffranea* 

Berlino,  19  IngUo  1859. 

La  sorpresa  che  doveva  cagionare  al  primo  istante  la  sù- 
bita ed  inattesa  notizia  della  pace,  ha  dato  ora  luogo  ad  un 
giudizio  calmo  e  riflessivo  ;  a  poco  a  poco  comprendesi  ge- 
neralmente tutto  ciò  che  vi  ha  di  grande  nel  fatto  del  ri- 
stabilimento della  pace,  e  che  anche  questa  volta  i  conce- 
piti timori  di  una  gran  guerra  europea  non  si  sono  rea- 
lizzati. 

{*}  Giornale  semi-oiflciale,  organo  del  gabinetto  prussiano. 

ÀrMviOy  eec,  58 


4S8 

Se  ciò  fu  possìbile,  lo  si  deve  in  gran  parte  airaUitudine 
osservata  dalla  Prussia  in  questi  ultimi  mesi.  Si  può  ^li 
disconoscere  che  sarebbe  essenzialmente  dipenduto  dalla 
Prussia  il  dare  alla  guerra  le  proporzioni  che  si  temevano 
partecipandovi  ella  stessa  e  strascinandovi  nello  stesso  tempo 
la  Germania,  con  che  le  avrebbe  dato  l'aspetto  dì  quelle 
guerre  che  lacerarono  l'Europa  durante  intere  generazioni  ? 

Si  sa  con  qual  entusiasmo  una  parie  del  popolo  tedesco 
avrebbe  accolta  questa  condotta  della  Prussia.  Era  pur  na- 
turale che  un  antico  confederato  e  compagno  di  lotta,  con- 
rando  sovra  simpatie  le  quali  durano  da  lunghi  anni,  cre- 
desse poter  parimenti  contare  sopra  una  communanza  d'a- 
zione nella  guerra. 

Il  governo  prussiano  resistette  a  queste  sollecitazioni,  ed  in 
oggi,  gettando  uno  sguardo  retrospettivo  su  tutto  l'anda- 
mento delle  cose  e  sul  loro  risultato,  non  iscorge  alcuna 
ragione  di  dolersi  della  sua  attitudine;  essa  gli  valse  F ap- 
provazione completa  e  quasi  senza  eccezione  del  proprio 
paese,  e  può  sperare  eziandio  che  verrà  giorno  io  cui  la 
Germania  più  non  gli  ricuserà  la  sua  riconoscenza  per  la 
conservazione  della  pace. 

La  posizione  della  Prussia  era  differente  e  più  difficile  di 
quella  delle  altre  due  grandi  Potenze  neutrali.  I  suoi  rap- 
porti coU'Àustria  in  seno  alla  Dieta  germanica,  la  vicinanza 
4el  teatro  della  guerra  alle  frontiere  tedesche,  tutto  ciò  po- 
teva, nel  punto  in  cui  lo  si  attendeva  meno;  imporre  alla 
Prussia  oblighi  di  cui  il  suo  governo  non  disconobbe  T  im- 
portanza, come  provò  colle  sue  preventive  misure  di  provvedi- 
mento e  di  difesa.  Doveagli  quindi  premere  tanto  più  di  non 
lasciar  giungere  questo  momento  in  modo  arbitrario  e  non  giu- 
stificato. 

Precisamente  a  motivo  di  questa  posizione,  il  governo  do- 
veva sentirsi  particolarmente  portalo  ad  una  mediazione 
mercè  la  quale  esso  poteva  avere  il  desiderio  e  la  speranza 
d'evitare  al  suo  antico  confederato  sagrìficj  di  cui  le  ulte- 


459 
riori  probabilità  della  guerra  non  lasciavano  prevedere  ne 
la  misura,  ne  Timportanza. 

La  Prussia  poteva  e  doveva  considerare  come  sua  pro- 
pria missione  quest'opera  di  pace,  non  già  la  partecipazione 
ad  una  lotta  che  era  stata  intrapresa  malgrado  i  suoi  con- 
sigli amichevoli,  i  suol  serj  avverlimenl!  per  distornarne  TAu- 
strla;  e  se  il  nuovo  manifesto  di  pace  deirimperatore  esprime 
il  dispiacere  che  l'Austria  abbia  dovuto  sostener  questa  lotta, 
priva  de' suoi  alleati  più  antichi  e  più  naturali,  la  Prussia 
non  lasciò  perciò  meno  al  governo  imperlale  alcun  dubio 
su  questo  oggetto;  essa  gli  disse  chiaramente  come  mancasse 
la  base  vera  ed  essenziale  della  communanza  tanto  dei  mo- 
tivi che  dello  scopo  della  guerra.  La  Prussia  può  sguainare 
la  spada  tanto  per  gli  interessi  germanici,  quanto  per  gli  in* 
teressi  prussiani  e  pei  principi  su  cui  riposa  la  pace  del- 
TEuropa;  ma  essa  non  lo  può  per  mantenere  o  ristabilire 
in  Italia  uno  stato  dì  cose  che  l'Austria  stessa,  coll'attaale 
trattato  di  pace ,  dichiara  insostenibile  ;  non  lo  può  per 
il  mantenimento  di  certe  disposizioni  dei  trattati  del  1845, 
le  quali,  dopo  Tincominciamento  di  questa  guerra ,  furono  puf 
messe  in  questione  ;  poiché  essa  non  dimenticherà  che,  per 
il  Congresso,  la  cui  riunione  fa  sventata  àdiWultimatum  del- 
TAustria  alla  Sardegna,  prendevansi  unanimemente  per  base 
i  trattati  del  i815. 

La  Prussia  non  poteva  intraprendere  la  guerra  per  otte- 
nere un  tal  risultato.  Questo  non  era  un  motivo  sufficiente 
per  una  guerra  federale  di  cui  la  Germania  stessa  avrebbe 
potuto  divenire  il  teatro!  Non  era  questa  una  ragione  per 
chiamare  l'Europa  alle  armi. 

L'Austria  medesima  non  vi  vide  un  motivo  sufficiente  per 
arrischiare  le  sue  ultime  forze.  Dopo  una  lotta  di  due  mesi 
in  cui  fu  costretta  alla  ritirata,  ma  senza  essere  affranta, 
essa  rinuncia  a  prolungare  la  guerra,  e,  in  luogo  di  chiamare 
a  nuovi  sacrifici  i  suoi  popoli,  le  cui  forze  son  lungi  dall'es- 
sere spossale,  conchiude  la  pace  sacrificando  una  provincia 


460 

e  riconoscendo  la  necessità  di  stabilire  in  Italia  un  naova 
ordine  di  cose. 

Il  possedimento  della  Lombardia,  i  suoi  trattati  anteriori 
coi  principi  italiani,  tutto  lo  stato  di  cose  sinora  esistito,  non 
le  son  dunque  sembrati  d^ni  di  cpiei  sacrificj  che  avreb- 
bero costato  la  continuazioue  de'  suoi  sforzi  ed  una  lotta  su- 
prema e  decisiva:  ed  è  a  questo  prezzo  elevatissimo,  è  vero, 
che  infine  l'Austria  paga  senz'esservi  costretta  dall'ultima  ne- 
cessità; è  a  questo  prezzo,  noi  diciamo,  che  la  Prussia,  che 
la  Germania  avrebber  dovuto  intervenire  con  tutte  le  lora 
forze,  e  sagrificare  il  sangue  dei  figli  loro? 

Per  verità,  la  Prussia  non  si  è  rifiutata  a  riconoscere  l'alta 
importanza  della  questione  del  giorno;  e  precisamente  per- 
chè la  riconobbe,  essa  si  guardò  dal  prender  parte  a  questa 
guerra,  e  di  farne  in  tal  modo  una  guerra  di  principj,  ciò 
che  non  era  per  l'Austria  stessa,  come  lo  prova  lo  sciogli- 
mento. 

La  Prussia  non  ha  alcuna  ragione  di  lamentare  che  le  cir- 
costanze abbiano  resa  inutile  una  mediazione  che  le  avrebbe 
imposto  nuovi  sagriOcj.  Quanto  a  ciò,  essa  trovasi  nella  stessa 
posizione  delle  altre  Potenze  d'Europa  di  cui  aveva  il  diritto 
di  sperare  la  eooperazione.  Se  il  manifesto  imperiale  insinua 
che  la  partecipazione  di  queste  Potenze  alle  trattative  sareb- 
be stata  di  tale  natura  da  produrre  condizioni  meno  favorevoli 
all'Austria,  noi  possiamo  opporvi  questo  fatto,  che  le  ipotesi 
d'ond'era  partita  la  Prussia  nelle  sue  communicazioni  alle 
altre  Potenze,  erano  di  natura  molto  più  favorevole  che  non  lo 
siano  i  preliminari  della  pace  attualmente  stabiliti.  E  se  si  ot- 
tenesse un  accordo  delle  tre  grandi  Potenze,  questo  accordo, 
oltre  il  suo  peso  morale  riconosciuto  dal  manifesto,  porte- 
rebbe sicuramente  in  sé  stesso  una  garantia  di  giustizia  tanto 
per  gli  interessi  dell'Europa  ed  i  bisogni  dell'Italia,  che  per 
r  onore  e  le  giuste  pretese  delle  stesse  Potenze  beir^e- 
ranti. 

Convìnto  d'aver  adempiuto  al  proprio  dovere  in  faccia  al 


461 

proprio  paese,  in  faccia  alla  Germania,  senza  trascurare 
d'aver  riguardo  alla  loro  posizione  in  Europa,  il  governo 
prussiano  non  ha  alcun  motivo  d'essere  malcontento  dell'a- 
spetto affatto  impreveduto  che  hanno  preso  gli  avvenimenti, 
e,  sospendendo  le  misure  militari  da  lui  prese  in  vista  di 
eventualità  che  oggidì  non  sono  più  verisimili,  esso  attende 
gli  avvenimenti  con  quella  fiducia  che  gli  dà  anzi  tutto  la  co- 
scienza di  avere  la  completa  approvazione  del  popolo  tutto. 


BKLIBERAZIOIHK   del    manicipio   di  Pivenxe  per 
l'annessione  della  Toseana  al  veg^o  iialieo,  sotto 
lo  seeiiro  di  Wittovio  Emanaele  li- 
Firenze,  tO  iQglto  1859. 

Adunat.  serv.  serv.  gli  illustrissimi  signori  gonfaloniere, 
priori  e  consiglieri  in  sufficiente  numero  di  23  per  trat- 
tare, ecc. 

Omissis,  ecc. 

Considerando  che  Leopoldo  II,  abbandonando  volontaria- 
mente lo  Stato,  sciolse  ogni  vincolo  di  sudditanza  esìstente 
tra  emo  ed  il  popolo  toscano,  il  quale  perciò  venne  a  riac- 
quistare il  diritto  di  disporre  liberamente  dei  suoi  nuovi 
destini; 

Considerando  che  questo  diritto  ha  ricevuto  inoltre  la 
sanzione  della  vittoria  nella  guerra  della  indipendenza  ita- 
liana, nella  qual^  i  figli  di  Leopoldo  II  combattevano  nelle 
file  dell'armata  nemica; 

Considerando  che  S.  M.  l'imperatore  dei  francesi,  allean- 
dosi generosamente  al  re  sabaudo  per  combattere  codesta 
guerra  di  rigenerazione,  assicurò  i  popoli  d'Italia,  che  nes- 
sun ostacolo  sarebbe  frapposto  alla  manifestazione  dei  loro 
legittimi  voti; 

Considerando  che,  mentre  le  alte  Potenze  belligeranti  trat- 


40S 

tano  definitivamente  delle  condizioni  della  pace,  e  mentre 
tatto  il  paese  va  ad  esser  formalmente  consultato,  è  dovere 
del  municipio  di  Firenze,  seguitando  l'esempio  degli  altri 
municipi  toscani,  di  farsi  frattanto  interprete  de'  desideri  dei 
suoi  concittadini; 

li  Municipio 

esprime  il  voto  che  la  Toscana  sia  ammessa  a  far  parte 
di  un  vasto  regno  italico  sotto  la  dominazione  di  S.  3/. 
t7  re  Vittorio  Emanuele  11^  conservando  quelle  separazioni 
amministrative  che  possono  meglio  tutelare  gli  interessi  eco- 
nomici di  quésta  provincia.  E  qualora,  per  ragione  di  alta 
politica,  ciò  non  fosse  attuabile,  esclusa  sempre  ed  assoluta- 
mente  la  dominazione  della  Casa  austro -lorenese  e  della  bor- 
bonica, esprime  il  desiderio  che  venga  chiamato  a  reggere  i 
destini  di  questo  paese  un  principe  della  gloriosa  Casa  di 
Savoja. 

Ed  invita  il  suo  gonfaloniere  a  fare  presso  il  nostro  attuai 
governo  gli  opportuni  officj,  affinchè  la  presente  delibera- 
zione, come  tutte  le  altre  congeneri  dei  municipi  toscani, 
vengano  sottoposte  alla  benigna  considerazione  di  S.  M. 
Vittorio  Emanuele  e  di  S.  M.  l'imperatore  de' francesi,  per- 
chè sieno  esauditi  i  voti  de'  popoli  toscani. 

Il  gonfaloniere, 
Ferd.  Bartolohmbi. 

n  tomelUere  miniiiro  M  eenié, 

P.  Mangi. 


MOTA  inviata   alle   Corti  di   Francia   e   d' Austria 
dalla  ■•  R.  Lei^azlone  toscana  presso  la  S.  Stnle. 

Roma,  20  lagHo  iKf^. 

Sono  a  tutti  noti  i  deplorabili  avvenimenti  del  27  aprile 
decorso  che  costrìnsero  S.  À.  I.  e  R.  il  granduca  di  Toscana 
ad  allontanarsi  da'  suoi  Stati. 


4S3 

E  80D0  pur  ncfte  le  proteste  emesse  in  quel  suo^allonta* 
narsi  avanti  il  Corpo  diplomatico  accredilato  presso  la  sua 
persona,  non  che  le  altre  posteriori  datale  da  Ferrara  e  da 
Vienna. 

È  snperflao  il  ritornare  sui  fatti  speciali  articolati  in  quelle 
proteste,  e  sugli  occulti  e  palesi  maneggi  cbe  furono  il  prin^ 
cipale  movente  dei  fatti  stessi. 

Basterà  solo  avere  presente  cbe  S.  M.  il  re  di  Sardegna, 
mentre  ricusava  la  dittatura  della  Toscana,  si  permetteva 
però  di  qualificare  il  suo  rappresentante  presso  FI.  e  R, 
Corte  granducale,  commendatore  Boncompagni,  come  commis- 
sario straordinario  per  la  guerra  dell'indipendenza. 

Tale  risoluzione  del  governo  piemontese,  tuttoché  larvata 
dall'apparente  fine  di  meglio  ordinare  le  forze  della  Toscana 
per  la  guerra  dell'indipendenza  che  andava  a  combattei'si, 
costituiva  per  se  stessa  la  più  manifesta  violatone  del  gius 
internazionale  ad  una  usurpazione^  senza  esempio  nella  sto- 
ria, dei  sovrani  poteri  del  granduca. 

Ma  il  fatto  pur  troppa  dimostrò  che  la  qualifica  dijcom* 
missario  attribuita  a  quel  rappresentante  nascondeva  ben  al-> 
tri  fini,  imperocché  il  detto  commissario  sino  dai  primi  mo^ 
menti  invase  ogni  parte  dell'amministrazione  dello  Stato, 
moltiplicando  decreti  ed  atti  intesi  a  rovesciarlo  completamen- 
te ed  a  consolidare  l'attuale  rivoluzione. 

Se  pertanto  tali  atti  erano  doppiamente  ingiusti  anche  &a* 
rante  la  guerra,  sia  perchè  lesivi  degli  altrui  diritti ,  sia  per- 
che eccedenti  la  stessa  usurpata  qualifica,  oggi  ne  è  divenuta 
scandalosa  ed  intolerabile  la  continuazione,  dopo  che  è  stata 
provvidenzialmente  firmata  la  pace  tra  le  LL.  MM.  l'impera- 
tore d'Austria  e  Timperalore  de'francesi. 

Ognun  vede  infatti  che,  in  presenza  di  un  si  grande  av« 
venimenlo,  è  venuto  a  mancare  anche  il  pretesto  o  mendi- 
cato colore  ad  ogni  e  qualunque  ingerenza  del  governo  pie- 
montese  in  Toscana. 

Nulladimeno  i  recenti  decreti  publicati  dal  Monitore  to- 


464 
scano ,  segnatamente  in  data  dei  15  e  (6  luglio  corrente , 
fanno  a  tutti  conoscere  che  il  detto  commissario  Boncompa* 
gnì,  procedendo  di  pieno  accordo  coi  capi  della  rivoluzione, 
cioè  a  dire  cogli  attuali  governanti  O,non  solo  persiste  nell'e- 
sercizio delle  usurpate  funzioni,  ma  tenta  di  sconvolgere  sem- 
pre piùFordinamento  polìtico  della  Toscana  e  creare  ostacoli  al 
ritorno  della  legittima  monarchia,  sia  coll'armare  una  guardia 
nazionsde,  col  pretesto  di  provvedere  airintema  tranquillità, 
sia  col  convocare  un'assemblea  di  pretesi  rappresentanti  del 
paese,  nello  scopo  di  falsare  la  vera  opinione  publica  ed  i 
veri  voti  delle  popolazioni  toscane,  sìa  infine  col  dichiarare 
anche  nel  più  recente  Monitore  del  18  andante,  voler  conti- 
nuare gli  arruolamenti  militari,  nel  concetto  (sono  sue  parole) 
che  V Italia  si  armi  mentre  la  diplomazia  tratta;  comecbè  la 
pace  non  fosse  già  firmata  o  si  volesse  fare  ostacolo  all'ese- 
cuzione di  quella. 

Comprende  ognuno  di  quale  gravità  siano  questi  audaci  atti 
i  quali,  mentre  includono  la  più  manifesta  usurpazione  della 
sovranità  granducale,  infuocano  le  passioni  politiche,  minac* 
ciano  gli  Stati  vicini,  avversano  l'esecuzione  del  trattato  di  pace 
preparando  al  paese  interne  ed  esterne  calamità  sempre  più 
gravi. 

Le  LL.  MM.  gllmperatori  d'Austria  e  di  Francia  che,  al  con- 
seguimento della  pace,  hanno  voluto  subordinare  ogni  altro 
riguardo,  non  possono  non  penetrarsi  della  necessità  d'im- 
pedire l'esecuzione  delle  misure  suddette  minacciate  •  in  Jo- 
scana,  che  cessata,  come  è  oggi,  la  guerra,  non  hanno  evi- 
dentemente altro  fine  che  di  resistere  con  modi  rivoluzionar] 
al  grande  impulso  impresso  dall'avvenimento  della  pace,  (tì 
impedire  una  temuta  reazione  popolare,  e  dì  osteggiare  il 
ritorno  dell'augusto  principe  che  è  profondamente  nel  cuore 
dQ'  toscani. 

(*)  È  da  notarsi  che  il  governo  di  Toscana  sta  ora  In  mano  de*  rivoluaionarj ,  non 
pochi  de'quali  forestieri.  Il  capo  del  governo  è  piemontese;  li  ministro  della  guerra  è 
piemontese;  il  ministro  delle  flnanse  è  un  siciliano  emigralo.  Il  governatore  di  Livorno 
è  piemontese.  Il  comandante  della  marina  e  del  porto  di  Livorno  è  piemontese.  I  co- 
mandanti della  gendarmeria  e  d*altrl  corpi  sono  piemontesi  essi  pure. 


165 

I  prelodatì  monarchi,  che  nella  loro  potenza  e  nella  loro 
moderazione  hanno  preferito  il  ritorno  della  pace ,  non  per- 
metteranno certo  che  per  le  trame  dì  pochi  audaci,  avidi  di 
potere,  abbia  ancóra  a  durare  in  Toscana  uno  sconvolgimento 
che  è  peggiore  di  ogni  guerra. 

S.  A.  L  R.  il  granduca  riposa  nella  coscienza  de'suoi  di- 
ritti, nella  giustizia  dei  due  augusti  monarchi,  nel  giudizio 
imparziale  che  V  Europa  intera  ha  portalo  sempre  suirindole 
del  suo  governo,  e  nell'immancabile  amore  de' suoi  figli,  ì 
Toscani. 

Ed  il  sottoscrìtto  sì  fa  interprete  dei  venerati  desiderj  di  S.A., 
pregando  la  bontà  deirEccellenza  Vostra  a  voler  interporre 
gli  officj  che  crederà  migliori  all'effetto  di  richiamare  sem- 
pre più  l'attenzione  di  S.  M.  Timperatore,...  e  del  suo  im* 
periate  governo  sulla  presente  situazione  della  Toscana,  onda 
venga  prontamente  impedita  Fattuazione  delle  gtavi  misure 
suddette,  quali  sono  l'armamento  della  guardia  nazionale  e 
la  convocazione  del  preteso  parlamento  toscano,  misure  tutte 
che  vanno  a  sovvertire  maggiormente  la  Toscana,  a  renderne 
più  difficile  il  riordinamento,  non  senza  grave  danno  dei  paesi 
vicini. 

E  lusingandosi  il  sottoscritto  ministro  plenipotenziario  della 
prelodata  A.  S.  presso  la  S.  Sede  di  vedere  secondato  que- 
ste sue  premure  dall'autorevole  sollecita  mediazione  dell'Ec- 
cellenza Vostra,  incontra  con  piacere  l'onore  di  rass^narle 
nuove  proteste,  ecc. 

Scipione  Bàrgagu. 


SK)  luglio.  —  In  forza  di  decreto  dato  questo  giorno  in  Bologna  dal 
regio  commissario  straordinario  per  le  Romagne^  sono  istituiti 
tre  commissariati  di  circondario  in  ciascuna  delle  Provincie  di 
Ferrara^  Forlì  e  Ravenna. 

— Arrim  a  Roma^  come  ambasciatore  austriaco^  del  signor  HUbner^  in 
suirogazione  del  conte  Colloredo  destinato  a  rappresentante  del- 
l'Austria nelle  conferenze  di  Zurigo. 

Archivio,  éec,  *  89    . 


466 

—  L'imperatore  Napoleone  ricevette  questa  sera  al  palazzo  di  Saint' 
Chud  i  granai  Corpi  dello  Stato. 

(V.  i  disconi  seguenti  tenvti  in  qnest'oecaslone). 


IMSCOMSI  iadirixsati  air  Imperatore  MapoleoM  dai 
gpaadll  C^M-pi  delle  Stoto. 

Parigi,  90  loglio  1959* 

Parole  di  S.  E.  il  Sig.  Troplongy  presidente  del  senato. 
Sire! 

Se  Vostra  Maestà,  non  consultando  che  la  snperiorità  deUe 
sue  armi,  avesse  continuato  la  guerra,  è  opinione  generale  in 
Francia  6  forse  in  Europa  che  nulla  avrebbe  ritardato  il  suo 
cammino  irresistibile,  e  che  Magenta  e  Solferino  sarebbero 
stati  seguiti  da  nuovi  trofei.  Perchè  adunque  Timperatore 
ha  voluto  arrestarsi  all'auge  della  fortuna? 

Vostra  Maestà  Tha  detto:  è  perchè  Tinteresse  francese,  che 
aveva  imposto  la  guerra,  consigliava  oggi  la  pace,  e  l'impe- 
gnarsi più  oltre  nella  lotta  era  un  oltrepassare  la  causa 
legittima  del  nostro  intervento.  Sire,  la  Francia  ha  compreso 
questo  nobil  linguaggio,  essa  vi  riconobbe  la  vostra  devo- 
zione per  lei,  come  la  vostra  alta  previdenza  di  fronte  ad 
ingiuste  gelosie  ed  a  disordinate  pretese  delle  passioni  rivo- 
luzionarie. Dopa  avervi  seguito  con  orgoglio  sul  campo  di 
battaglia,  essa  vi  approva  e  vi  ammira  in  questa  eroica  mo- 
derazione che  appartiene  soltanto  alle  anime  grandi. 

Allorché  Scipione  ebbe  vinto  Annibale  a  Zama,  avrebb'e- 
gli  potuto  distrugger  Cartagine.  Egli  noi  volle,  sebbene  si 
fosse  impegnato  ad  abbattere  la  potenza*  cartaginese.  Politico 
prudente  quanto  abile  generale,  egli  sapeva  che  sovente  il 
perdere  del  tutto  il  proprio  nemico  è  un  perdere  se  stesso. 

Godiamo  adunque  di  questa  pace  gloriosa,  fruito  di  una 
guerra  che,  in  due  mesi,  ha  liberato  il  Piemonte  e  strap- 


4(57 

pato  la-  Lombardia  al  suo  potente  dominatore;  felicitiamone 
rdmperatore,  aspettando  dbe  le  nostre  grida  di  trionfo  ao 
colgano  il  ritomo  de' nostri  invincibili  soldati.  La  Francia  sen- 
tesi  oramai  più  libera  nella  sua  azione  esterna,  più  possente 
mercè  le  sue  armi,  e  più  rispettata  mercè  la  ferma  saggez^ 
del  suo  Sgoverno.  Se  la  campagna  d'Italia  fece  su  di  essa 
risplendere  i  grandi  giorni  del  primo  impero,  la  pace  di  Villa- 
franca  le  è  mallevadrice  sicura  che  essa  non  avrà  a  rive- 
derne se  non  le  prosperità. 

Parole  di  S.  E.  il  cónte  Momtf, 
precidente  del  Corpo  legislatiw. 
Sire! 

Jn  tre  mesi|quali  prodigi  I 

La  guerra  era  dichiarata,  e  noi  non  avevamo  in  Italia  uti 
sol  uomo.  L'Austria  vi  possedeva  un'armata  numerosa  in 
posizioni  formidabili  da  lungo  tempo  studiate;  la  sua  influen- 
za invadente  pesava  su  tutti  i  governi  italiani.  Alcuni  gior- 
ni dopo^  cinque  vittorie  successive  venivano  ad  aggiungere 
la  pagina  più  gloriosa  alla  nostra  storia  militare,  e  lo  scopo 
politico  che  voi  vi  eravate  prc^sto,  era  raggiunto. 

Ma  la  più  bella  di  tutte  le  vittorie  è  quella  che  voi  avete 
riportata  su  voi  medesimo.  Nell'ebrezza  del  trionfo,  vi  siete 
mostrato  generoso  nemico  come  alleato  disinteressato  e  fe- 
dele; circondato  da  soldati  vittoriosi  ed  ardenti,  non  avete 
pensato  che  a  risparmiare  il  loro  sangue  prezioso  ;  avete  re- 
so all'Italia  la  vera  libertà,  liberandola  dal  despotismo  ed 
impedendo  in  essa  le  mene  rivoluzionarie;  infine  con  questa 
mh-abile  misura  che  vi  caratterizza,  voi  vi  siete  portato  tanto 
lungi  (fuanto  lo  esigeva  l'onore  della  Francia,  ma  non  più 
lungi  di,  quello  che  esigessero  i  suoi  interessi. 

Sire,  la  vostra  assenza  è  stata  pel  paese  una  prova  resa- 
gli facile  dalla  nobile  attitudine  dell'imperatrice,  e  che  gli 
porse  l'occasione  di  mostrare  la  sua  confidenza  in  voi  e  il  suo 
attaccamento  alla  vostra  dinastia. 


468 

10  sono  certo.  Sire,  esprimendovi  questi  sentimenti,  (Tes- 
sere l'interprete  del  Corpo  legislativo. 

Parole  di  S.  E.  il  Signor  Baroche, 
presidènte  del  Consiglio  di  Stato, 
Siret 

11  vostro  Consiglio  di  Sts^to  si  unisce  con  gioja  e  coire- 
nei^ia  d'una  profonda  devozione  ai  sentimenti  espressi  a  Vo- 
stra Maestà  in  nome  del  Senato  e  del  Corpo  legislativo. 

Dopo  avere,  come  tutta  la  Francia,  come  l'Europa  intera, 
ammirata,  durante  una  guerra  così  gloriosa,  l'abilità  del  gran 
capitano  e  l'eroismo  de' suoi  soldati,  noi  abbiamo  ammirato 
ancor  più  la  moderazione  piena  di  saggezza,  la  quale,  an- 
che in  mezzo  ai  prosperi  eventi,  ha  saputo  arrestarsi  nel  punto 
in  cui  gli  interessi  al  pari  dei  sentimenti  della  FraiDcia  po- 
tevano soffrire  dal  carattere  e  dallo  sviluppo  ^che  la  guerra 
sembrava  dover  prendere. 

Benedetto  sia  Iddio  che  sano  e  salvo  vi  riconduce,  coperta 
di  nuova  gloria,  in  questa  Francia  di  cui  voi  siete  il  salva- 
tore e  la  speranza,  fra  questa  sposa  augusta  di  cui  noi,  du- 
rante la  vostra  assenza,  provammo  il  fermo  coraggio  e  l'atto 
senno,  e  questo  nobile  fanciullo  che  già  apprende  a  ringra- 
ziare il  cielo  dei  trionfi  del  padre  suol 


IHSCaRSO  di  Mapoleoue  III  iu   risposta  ai  prandi 
Coppi  dello  Stato. 

Parigi,  SO  luglio  18S9. 

Signori  t 

Trovandomi  in  mezzo  a  voi  che,  durante  la  mia  assenza, 
circondaste  Fimperatrìce  e  mio  figlio  di  tanta  divozione,  prova 
il  bisogno  anzitutto  di  ringraziarvi,  e  in  séguito  di  spiegarvi 
quale  sia  stato  il  movente  della  mia  condotta. 

Allorché,  dopo  una  felice  campagna  di  due  mesi,  gli  eserciti 
di  Francia  e  di  Sardegna  giunsero  sotto  le  mura  di  Verona, 


469 
la  lotta  stava  inevitabilmente  per  mutar  di  natara,  tanto  sotto 
il  rapporto  militare  che  sotto  il  rapporto  politico.  Io  era  fa- 
talmente obligato  d'assalire  di  fronte  un  nemico  trincerato 
dietro  grandi  fortezze,  protetto  contro  ogni  diversione  sui 
fianchi  dalla  neutralità  dei  territorj  che  Fattorniavano;  e,  co- 
minciando la  lunga  e  sterile  guerra  degli  assedj,  io  mi  ve- 
devo di  fronte  V  Europa  in  arme  ^  pronta  a  disputare  1  no- 
stri trionfi,  0  ad  aggravare  i  nostri  rovesci. 

Tuttavia,  le  difficoltà  dell'impresa  non  avrebbero  crollata 
la  mia  risoluzione,  uè  rattenuto  lo  slancio  del  mio  esercito, 
se  i  mezzi  non  fossero  stati  fuor  di  proporzione  coi  risulta* 
ti  da  raggiungersi.  Bisognava  risolversi  a  rompere  arditamente 
gli  eccoli. opposti  dai  territorj  neutri,  ed  allora  accettare  la 
lotta  sul  Reno  come  sull'Adige.  Bisognava  dovunque  franca* 
mente  fortificarsi  col  concorso  della  rivoluzione.  Bisognava 
spargere  ancóra  un  sangue  prezioso,  .di  cui  già  troppo  se 
n'era  versato;  in  una  parola,  per  trionfare,  bisognava  arrischiare 
ciò  che  ad  un  sovrano  non  è  per-messo  di  porre  a  repen- 
taglio che  per  l'indipendenza  del  proprio  paese. 

Se  mi  sono  fermato,  non  fu  dunque  per  istanchezza  o 
per  isflnimento,  ne  per  abbandono  della  nobile  causa  che 
volevo  servire,  ma  perchè  nel  mio  cuore  qualche  cosa  par- 
lava ancor  più  alto:  l'interesse  della  Francia... 

Credete  voi  forse  che  a  me  pure  non  sia  costato  l'infre- 
nare l'ardore  di  que'  soldati  che,  ebri  della  vittoria,  non  do- 
mandavano che  di  spingersi  inanzi? 

Credete  voi  forse  che  a  me  pure  non  sia  costato  l'esclu- 
dere apertamente  innanzi  all'Europa  dal  mio  programma  il 
territorio  che  si  estende  dal  Mincio  all'Adriatico? 

Credete  voi  forse  che  a  me  pure  non  sia  costato  il  vedere 
in  tanti  cuori  onesti  dileguare  nobili  illusioni ,  patriotiche 
sepranze  svanire? 

Per  servire  l'indipendenza  italiana,  feci  la  guerra  contro 
la  volontà  dell'Europa:  non  appena  i  destini  del  mioi  paese 
poterono -correre, pericolo,  ho  fatto  la  pace. 


470 

£  forse  un  dire  eoo  ciò  che  i  nostri  sforzi  ed  i  nostri  sa- 
crifici andarono  svaniti?  No.  Come  lo  dissi  neir addio  a' 
miei  soldati,  abbiamo  ragione  d'andar  saperbi  di  questa  breve 
campagna. 

In  quattro  combattimenti  e  due  battaglie,  un  esercito  nu- 
meroso, che  non  è  secondo  ad  alcuno  nell'ordine  e  nel  co- 
raggio, fu  vinto.  Il  re  di  Piemonte,  chiamato  altre  volte  il 
custode  delle  Alpi,  vide  ii^suo  paese  libero  dall'invasione^ 
ed  il  confine  de'suoi  Stati  dal  Ticino  portato  ai  Mindo.  L'i- 
dea d'una  nazionalità  italiana  è  ora  ammessa  da  coloro 
che  maggiormente  la  combattevano.  Tutti  i  sovrani  della  Pe- 
nisola comprendono  finalmente  il  bisogno  imperioso  di  sa- 
lutari riforme. 

Per  tal  modo,  dopo  d'aver  dato  nuova  prova  della  potenza 
militare  d'ella  Francia,  la  pace  che  ora  ho  conchiuso  sarà 
feconda  di  buoni  risultati.  L'avvenire  li  svelerà  ogni  di  più 
per  la  felicità  dell'Italia,  l'infiuenza  ddta  Francia  e  il  riposo 
dell'Europa. 

NAPOLEONE. 


41  luglio  1889.  —  Giungono  a  Modena  i  primi  battaglioni  dèìla  di- 
vinone  toscana  eotto  gli  ordmi  del  generale  VUoa. 

—  S.  M.il  re  Vittorio  Etnanuele^  con  lettera  in  data  d^oggi,  indiriz* 
zata  al  commissario  sardo  a  Firenze,  gli  ordina  di  rasseanare 
la  Cosa  publica  in  mano  di  una  o  più  persone  aventi  la  jldncia 
del  paese. 


RAPPORTO  diell'afpeiisia  ipeneraie  swisxera  lu  Na- 
poli al  proprio  fpowerno  sulla  oommosAa  militare 
del  V  ed  S  Inizilo. 

ftepoU»  SI  li«llo  1869. 

Coir  animo  oppresso  da  dolore  io  prendo  oggi  la  penna 
per  istruirvi  dei  fatti  deplorabili  che  ebbero  luogo  in  varii 


471 
reggimwti  svizzeri  al  servizio  di  S.  M.  il  re  delle  due  Sici- 
lie. Ed  ho  il  dispiacere  di  dovere  accagionare  di  questi  fat- 
ti le  pratiche  da  me  iniziate  per  ottenere ,  in  conformità 
agli  ^ordini  ricevuti  dalle  Vostre  Eccellenze,  che  gli  emblemi 
della  Confederazione  scompaiano  dalle  bandiere  dei  reggi- 
menti suddetti.  Dachè  ebbi  il  vostro  onorato  dispaccio  del 
i3  giugno  p.  p.,  io  rimisi  all'officiale  una  copia  ed  una 
traducono  francese  del  vostro  primo  dispaccio  su  questo  ri* 
guardo,  affinchè,  esso  venisse  confidenzialmente  communi- 
cato  da  questo  officiale  al  re  in  persona.  Seppi  allora  con 
numnarì^  che,  mentre  io  agivo  in  tal  modo  in  nome  della 
Confederazione  colle  maggiori  cautele,  alcune  autorità  canto- 
nali eransi  poste  in  relazione  diretta  coi  colonnelli  dei  reg- 
gimenti in  questione,  a  rischio  d'irritare  questi  capi  dei 
corpi  e  di  compromettere  il  risultato  delle  mie  trattative. 
Tuttavia  io  seppi  nel  corso  della  giornata  del  15  corrente 
che  gli  emblemi  del  cantone  di  Berna  erano  stali  nel  mat- 
tino tolti  dalla  bandiera  del  IV  reggimento,  e  che  questo  atto 
aveva  originato  un  grande  disgusto  e  fermento.  Il  giorno 
dopo  ebbi  la  sodisfazìone  di  sapere  che  quel  reggimento  a- 
veva  senza  indugio  presentato  le  armi  alla  sua  bandiera  così 
modificata,  e  che  l'agitazione  della  vigilia  sembrava  calmarsi. 
Quali  non  furono  pertanto  il  mio  stupore  ed  il  mio  ramma- 
rico assistendo  ai  fatti  avvenuti  nella  sera  del  7 1 
Eccone  il  riassunto,  per  quanto  mi  fu  possibile  esatto: 
Il  punto  di  partenza  della  rivolta  ebbe  Ijiogo  al  quartiere 
del  Carmine  occupato  da  quattro  compagnie  scelte  del  II  reg- 
gimento. Era  scorso  brevissimo  tempo  dachè  l'appello  della 
sera  aveva  avuto  luogo»  allorquando  un  soldato  dello  stesso 
II  reggimento  venne  a  recare  una  lettera  ad  uno  dei  soldati 
presenti  nel  quartiere  suddetto.  Si  udì  allora  un  fischio , 
ed  a  questo  segnale,  già  convenuto  evidentemente  dapprima, 
un  gran  numero  d'uomini  si  precipitarono  sulle  loro  armi 
e  sui  loro  zaini,  ed  uscirono  sulla  via,  caricando  le  armi. 
La  fermezza  dell'offiiciale  che  comandava  il  posto,  riesci  a 


474 
rattenerne  un  gran  numero  ;  ma  una  colonna ,  abbastanza 
forte,  si  diresse  immediatamente  al  vicipo  quartiere  dei  Santi 
Apostoli,  occupato  egualmente  dal  II  reggimento.  Quivi  pure 
ebbe  luogo  una  lotta  col  posto,  in  séguito  alla  quale  alcuni 
altri  uomini  si  unirono  alla  colonna  dei  rivoltosi.  Questa  re- 
cossi allora  alla  caserma  di  S.  Giovanni,.a  Carbonara,  occu- 
pata dal  III  reggimento ,  e  vi  trovò  nuovi  e  considerevoli 
rinforzi  che  attendevano  con  armi  e  bagagli,  sforzandosi  di 
oltrepassare  i  cancelli  di  uscita.  Come  altrove,  il  posto  resi- 
stette per  quanto  si  fu  possibile;  ma  non  potè  impedire  una 
grande  defezione.  La  colonna  cosi  ingrossata  precipitossi  al- 
tera al  quartiere  S,  Potito,  occupato  dal  IV  reggimento,  col 
quale  s'impegnò  una  seria  lotta.  Ma  tutti  gli  sforzi  tentati 
per  trascinare  questo  reggimento  furono  parimenti  vani,  e 
i  rivoltosi  dovettero  ritirarsi,  portando  via  una  delle  ban- 
diere del  reggimento.  Un  piccolissimo  numejo  d'uomini  di 
questo  reggimento  li  seguì. 

La  colonna  si  diresse  allora,  a  suono  di  tamburro,  al  pa- 
lazzo di  Capodimonte,  abitato  in  quel  momento  dal  re  e  dalla 
maggior  parte  della  famiglia  reale.  Ricevuta  quivi  da  diverse 
persone  del  séguito  di  S.  M.,  essa  mosse  varie  lagnanze  e 
fra  le  altre  quelli^  degli  emblemi  svizzeri  sulla  loro  bandiera, 
gli  oblighi  troppo  gravosi  del  sermio,  i  rifiuti  di  conge- 
do, ecc.  Invano  esortati  «a  ritornare  al  dovere,  questi  uomini 
fuoriT^di  se  dopo  breve  tempo  si  ritirarono  scaricando  di  trat- 
to in  tratto  alcuni  colpi  di  fucile,  e  si  condussero  a  prender 
posizione  sul  campo  di  Marte,  ove  passarono  la  notte  a  bere 
eccessivamente.  Ma  essi  non  indugiarono  ed  essere  quivi  rag- 
giunti dal  IV  reggimento  e  dal  XIII  battaglione  di  cacciatori 
che  li  attorniarono  e  li  tennero  d'occhio  sino  alla  mattina. 
Varie  intimazioni  di  arrendersi  furono  loro  indirizzate  invano, 
dopo  di  che  ebbe  principio  il  fuoco.  Si  incominciò  con  colpi 
di  moschetto,  ma  segui  tosto  la  mitraglia,  e  due  colpi  di  que- 
sto mezzo  terribile  bastarono  per  ricondurre  la  sommissione 
e  lo  sbandamento  dei  rivoltosi. 


473 

Si  calcola  il  numero  dei  loro  morii  ad  una  trentina  e 
quello  dei  feriti  a  50.  Duecentocinquantaquattro  individui  fu- 
rono trasportati  al  Castel  S.  Elmo. 

In  séguito  a  questi  fatti,  si  interpellarono  individualmente 
tutti  i  soldati  del  II  e  del  III  reggimento,  per  lasciar  libero 
a  ciascuno  di  continuare  il  servizio,  o  di  ritornare  alle  pro- 
prie case.  Mille  e  quattrocento  uomini  in  circa  chiesero  di 
andarsene,  e  stanno  per  essere  immediatamente  imbarcati 
sopra  navigli  del  governo. 

Quanto  ai  prigionieri  di  S.  Elmo,  io  credetti  di  dover  fare 
una  pratica  officiosa  in  loro  favore  presso  il  principe  di  Sa* 
triano ,  ministro  della  guerra  e  presidente  del  Consiglio ,  e 
S.'E.  mi  assicurò  ch'essi  verrebbero  trattati  con  riguardi  nel 
loro  carcere,  e  che  egli  stesso  vorrebbe  che  si  limitasse  ad 
espellerli  dal  paese/ 

Seppi  con  vivo  dispiacere  che  gli  emblemi  svizzeri,  dap- 
prima soppressi  su  varie  bandiere,  sono  stati  ristabiliti  in 
séguito  agli  avvenimenti  da  me  tracciati. 

Per  VagmUe  generile  dilla  ConfederaU&m  tvizzera 

Il  vice-agente, 

BOURGUIGNON. 

oooffO^o  ■     ■       ■■ 


MOTA-CIItCOLARE  del  ministro  de^ii  affari  esteri 
di  Berlino  ai  rappresentanti  della  Prussia 
so  le  Corti  gennanielie. 


Berlino,  SS  loglio  1889. 

Immediatamente  dopo  il  suo  ritomo  da  Verona,  il  conte 
Recbberg  ha  detto  al  nostro  ambasciatore  a  Vienna,  che  l'Au- 
stria era  principalmente  stata  mossa  ad  accettare  le  propo* 
ste  di  pace  perchè  le  condizioni  di  mediazione,  per  parte  delle 
grandi  Potenze  neutre,  erano  più  sfavorevoli  all'Austria  dì 

ÀrckiviOf  €C€,  60 


474 

* 

quelle  alle  quali  aderiva  l'imperatore  dei  francesi.  Ad  un  di- 
spaccio circolare  del  coote  Rechbei^,  di  cui  mi  è  stata  re- 
centemente data  lettura  confidenziale,  era  unito  un  pitogetto 
di  mediazione,  che  si  diceva  indirizzato  dall' Inghilterra  alla 
Francia,  e  alle  di  cui  disposizioni  si  pretendeva  la  Prussia 
avesse  aderito.  Il  Giornale  di  Magonza  publica  oggi  questo 
progetto  Q.  Voi  siete  autorizzato  a  dichiarare  positivamente: 
1.^  che  la  Prussia  non  ha  formulato  condizioni  di  pace  dì 
alcuna  specie,  né  tampoco  accettate  condizioni  di  tal  fatta, 
che  fossero  state  da  altri  formulale;  2.^  che  il  progetto  u- 
nito  alla  circolare  austriaca  e  poscia  poblicaio  da  alcuni 
giornali,  ci. era  completamente  ignoto. 

SCBLEINITZ. 


>oo^*o*~ 


OECKETO  del  irovernatore  di  MadeM* 

Modica,  fS  luglio  i889. 

Considerando  che,  regnanti  i  due  arciduchi  Francesco  IV  e 
Francesco  V  d'Austria  d'Esle,  furono  innumerevoli  i  giudizi 
penali  senza  forma  e  senza  rito  legale,  molte  le  conflscazioni, 

{*)  Ecco  il  testo  dei  prelimiDari  di  pace  e  delie  proposte  di  mediazione  pubiieatodal 
soYracitato  Giornale  di  Magonza  : 

l.<*  L'Italia  rbstituita  a  bè  mbdesima. 

s.^  gonredsrazlomb  di  tutti  gli  stati  italiani  sbn^a  alcuna  kgcbuonv. 

3.0  Ingrandimento  della  Sardegna  sia  coll'  unione  della  Lombardia,  sia  col- 

L*UNIONS  DB!  DUCATI. 

i.o  Creazione  d'uno  Stato  indipendenti,  coimKNDBNTi  ic  TrMfiro  K  il  Mode- 
nese SOTTO  UN  ARCIDUCA. 

S.^'  La  Toscana  alla  duchessa  di  Parma. 

.é.O  yiCE-RB<^ìO  laico   nelle  LEGAZIONI. 

7.p  Congresso  pbr   rioroanizzare  l'Italia  in  conformità'  delle  basi  frbac- 

CENNATB,  E  TENENDO  CONTO  DEI  DIRITTI  ACQUISTATI  DAI  VOTI  DELLE  POPOLAZIONI. 

Dalle  commnnicazioni  fatte  da  lord  Palmerston  alla  Camera  del  Communi  (V.  io 
questo  ArchiTlo  la  sedata  del  SS  loglio)  si  ^eva  che  I  detti  ponti  non  sono  menoma- 
mente un  progetto  di  mediazione,  ma  sibbenc  il  piano  di  nn  aggiustamento  redatto  dalia 
Francia  |e  presentato  da  essa,  rome  ona  spedo  d!  uUimatumy  all'Inghilterra  che  ac- 
consentiva  commnniearlo  aU'Aoatria,  senza  però  appoggiarlo  od  arcooipagnarlo  oqn  os- 
servazioni. Da  ciò  risolta  incontestabile  l' autenticità  del  documento. 


•  475 
le  usurpazioni  e  le  inique  distribussioai  delle  altrui  proprietà; 
Considerando  che  la  civiltà  e  la  giustizia  comandano  di 
far  palesi  le  opere  delle  male  -signorie,  alfinchè  la  publjca 
opinione,  avvalorando  ì  legittimi  voti  dei  popoli,  pronunzi  li» 
sue  inappellabili  sentenze; 

decreta  : 

l.^È  istituita  una  commissione,  la^quale  cerchi  nei  segreti 
e  nei  pqblici  archivi  tutti  i  documenti  delle  licenze  e  degli 
arbitrii  dei  due  ultimi  duchi  di  Modena,  delle  opere  sovver- 
sive d'ogni,  ordine  civile,  e  delle  offese  contro  i  diritti  della 
proprietà  e  della  famìglia. 

2.^  La  cammissione  dovrà  raccogliere  e  pul»Ucare  imme- 
diatameate  e  per  ordine,  tutti  i  documenti  in  originale,  e  colla 
traduzione  in  lingua  francese. 

(Seguono  altre  norme  e  la  nomina  della  commissione). 

Il  regio  governatore  ^ 
C.  Luigi  Farini. 


PROCLAMA   del  comitato  holo^nefte  per  la  «otto-i 
scrizione  al  .^oto  po|Kilarc* 

Bologna,  S3  loglio  1859. 

Cittadini  t 

La  manifestazione  del  voto  generale  sull'ordinamento  della 
cosa  publica,  è  naturale  diritto  d'ogni  popolo. 

Questo  diritto  venne  proclamalo  solennemente  dall'impe- 
ratore dei  francesi  al  cospetto  del  mondo,  come  la  vera  base 
del  diritto  publico. 

Nelle  attuali  gravi  circostanzei in  cui  te  sorti  d'Italia,, vit- 
toriose sui  campi  4i  battaglia,  sono  riipesse  anche  una  yQl|;a« 
nelle  mani  della  diplomazia,  a  questo  diritto  gl'italifin!  deb- 


47(5 

bono  con  fiducia  ricorrere  e  palesare  ordinatamente  i  lora 
voti. 

Gilè,  se  la  forte  gioventù  degli  Stati  romani  versò  anch'essa 
valorosamente  il  sangue  per  la  causa  nazionale,  illustrando  il 
nome  italiano,  questo  nobil  sangue  sarebbe  versato  indarno, 
se  ogni  cittadino  che  lo  pubjiberamente  npn  accorresse  al 
compimento  dell'opera,  col  manifestare  la  propria  volontà  in- 
torno al  futuro  reggimento  di  questi  popoli. 

Modena,  Parma,  Toscana  alzarono  la  voce  dinanzi  all'Eu- 
ropa, e  protestarono  contro  ogni  pensiero  di  restaurazione. 

Protestate  voi  pure,  o  cittadini  ;  e  dite  francamente  ciò  che 
non  volete,  ciò  che  bramate. 

Una  dichiarazione  esplicita  di  voto  publico,  con  che,  re- 
spingendo il  passato,  si  aspira  ad  essere  italiani  con  Vitto* 
rio  Emanuele,  è  pronta  e  v'aspetta. 

Cittadini,  che  consentite  con  noi,  accorrete  a  firmare,  e  a 
migliaja  e  a  migliaja  si  contino  i  vostri  suffragi. 

I^  storia  recente  dei  principati  danubiani  ci  insegna  che 
nel  consiglio  dei  potenti  il  voto  dei  popoli  è  ormai  anch'esso 
ascoltato. 

H  eomilaio  eoiUtuttoti  per  la  ioUoterizion$  al  vaio  popolari, 

UiNALDo  principe  Simonetti —  Ramponi  dott,  Francesco 

ZoBou  Giovanni  —  Rusconi  dott.  Federico 

Aglebert  Augusto. 


PROCKiAMA  indirizsato  al  popoli  dell*  provlneia 
di  Ferrara  dal  refpio  eommlssarlo  straordinario. 

Ferrara,  M  loglio  18M. 

Popoli  della  provincia  di  Ferrara! 
Destinato  a  venire  fra  voi  qual  r^io  commissario  sardo, 
poche  parole  basteranno  per  tracciarvi,  o  popoli,  la  mia  con- 


477 
dotta.  Il  proclama  dato  da  Massimo  D'Azeglio  alle  popolazioni 
di  Romagna  il  giorno  ^stesso  del  suo  arrivo  in  Bologna,  sarà 
da  me  seguito  con  fermezza  e  con  seterità. 

Voi  già  deste  prove  grandi  d'ordine  e  di  disciplina;  io  vengo 
a  chiedervi  la  costanza  in  ciò  fare,  e  proveremo  all'Europa 
quanto  sia  ingiusta  l'accusa  fatta  agi'  Italiani  di  non  e^ere 
capaci  di  vivere  a  libero  reggimento. 

Ab1)iate,  popoli  ferraresi,  fiducia  in  me^  come  io  l'ho  in 
voi;  troverete  in  me  l'uomo  franco  e  leale.  Sarò  con  voi  nel- 
l'ora del  consiglio  per  dare  un  indirizzo  fermo  alle  idee  ed 
agli  spiriti  degli  uomini  amanti  veri  di  libertà  e  d'indipen- 
denza; sarò  con  voi  nell'ora  in  cui  il  pericolo  sarà  maggiore 
per  ispirare  ai  difensori  delle  patria  quell'unione  ch&  fa  la 
forza  delle  nazioni. 

Vengo  fra  voi  a  rispettare  le  opinioni  di  tutti  i  cittadini, 
ma  combatterò  inesorabilmente,  e  senza  distinzione  alcuna  di 
ceto,  i  delitti  di  leso  patriotismo»  dichiarando  tutti  ugualmente 
risponsabili  delle  loro  azioni,  e  soggetti  a  vera  punizione. 

Attendo,  o  ferraresi,  dal  vostro  patriotismo  quel  concorso 
che  è  necessario  per  rendere  facile  la  mia  missione],  ed  io 
sarò  fiero  di  aver  seco  voi  contribuito  ad  organizzare  a  no- 
vella vita  politica  una  popolazione  colta  e  ricca  di  memo- 
rie d'uomini  che  la  illustrarono. 

VIVA  VITTORIO  EMANUELE  II I 

VIVA  L'INDIPENDENZA  ITALIANA  1 

# 

6.  A.  Migliorati. 


»eo8|e»o< 


PROCLAitfA  del  governò  mlVemereUm  toseano. 

Firense,  99  IngHo  1689. 

Soldati  I 

I 

Il  governo  saluta  con  gioja  il  giorno  del  vostro  non  lon- 
tano ritomo.  Se  la  fortuna  invidiò  al  valor  vostro  i  pericoli 


478 
della  contesa  e  i  premii  della  vittoria ,  aprirà  alla  vostra 
disciplina  un  altro  campo  non  meno  onorato  ndla  Toscana 
stessa.  Qui  v'attende  la  patria  a  rendere  più  augusta  la  so- 
lenne manifestaziope  de'suoi  voti.  Le  armi  vostre  non  avranno 
da  domare  intemi  nemici.  La  concordia  cittadina,  che  non 
fu  mai  turbata,  mercè  vostra  sarò  resa  più  sicura  ora  che, 
a  far  durevole  la  pace,  si  vuole  affidare  la  nostra  sorte  ad 
uno  scettro  che  non  sìa  austriaco,  ma  nazionale.  Chiunque 
osasse  offendere  la  maestà  dei  popolo  che  provvede  libera* 
mente  ai  suo  miglior  avvenire;  chiunque  minacciasse  le  no- 
stre frontiere,  sarebbe  respinto  da  voi  come  il  maggior  de'  ne- 
miei.  Questo  gran  bene  aspettando  da  voi^con  affetto  e  fl- 
ducia  tutto  il  paese  vi  onora  altamente,  perchè  vi  riconosce 
custodi  intrepidi  della  sua  quiete  solenne  e  della  sua  saggia 
libertà. 

Il  governo,  o  soldati,  v'affida,  insieme  con  la  guardia  na- 
zionale, la  tutela  del  più  sacro  diritto  della  Voscaoa.  quello 
di  pronunziarsi  Uberamente  intorno  ad  un  principato  &a- 
zìonaie  e  costitueioiiale;  che  le  conservi  l'antica  civiltà,  e  la 
nuova  indip^denza. 


RISPOSTA  dieir  Imperatore  Mapolepue  alle  eon- 
gri*«tolaxloiil  iiidiriszateipll  dal  Corpo  diplomatieo, 
per  l'orbano  del  suo  presMenie,  Il  nfanaio  apo- 
atolieo  {*). 

Parigi,  %%  luglio  1859. 

L'Europa  è  stata  in  generale  così  ingiusta  verso  di  me  al 
principio  della  guerra ,  ch*io  mi  stimai  felice  di  poter  con- 
chiudere la  pace  dachè  l'onore  e  gli  interessi  della  Francia 

(*)  11  Goi|io  dtplonuulcot  JÌce?uto  il  giorno  SS  laglio  da  S.  M,  rimpeiatore  Napoleone, 
espresse  per  meno  del  suo  presidente,  il  Nunsio  apostolico,  le  proprie  C9Qgra^9l^2Ì0ai 
sulla  pace  in  questi  termini  : 

H  aite,  il  Corpo  diplomatico  pyorara  il  i)i$ogno  .di  chiederò  .a  Vostra  .  Haastà  di  .oT- 
trirle  le  sue  sollecite  e  sincere  felicitazioni  pel  suo  felice  ritorno  e  per  la  pronta  con- 
oliMione  della  pace  ».  '      , 


479 

furono  sodisfatti,  e  di  provare  come  non  poteva  entrare  nelle 
mie  intenzioni  di  sconvolgere  TEoropa  e»  di  suscitare  una 
guerra  generale.  Io  spero  che  al  presente  tutte  le  cause  di 
dissentimento  svaniranno,  e  che  la  pace  sarà  di  lunga  durata. 
Ringrazio  il  Corpp  diplomatico  delle  sue  felicitazioni. 


BBLIBER A2»<M«E:  aidioUftia  airitMaritAiiÉKA  dai  mniit^ 
«sipio  iridenilnà  nella  tuesslone  del  93  Ingollo  1859, 
di  chiedere  di  nuovo  la  separazione  del  Trentino 
dal  Tlrolo,  e  la  sna  annessione  alla  Venezia  (*)• 

Trento,  «a  faglio  IS59. 

«  Il  Consiglio  communale,  conoscendo  che  il  desiderio, 
anzi,  nelle  attuali  circostanze,  l'assoluto  bisogno  della  parte 
italiana  della  provincia  reclama  imperiosamente  Taggregazione 
della  medesima,  sotto  i  rapporti  politici  ed  amministrativi, 
alle  Provincie  venete....  delibera,  che,  di  concerto  colle  rap- 
presentanze delle  altre  città,  debbano  esser  fatti  i^  passi  op- 
portuni per  conseguire  questo  scopo,  ed  invita  quindi  il  ci- 
vico magistrato  a  mettersi  per  tale  oggetto  in  corrispondenza 
colle  suddette  rappresentanze^  ed  in  pari  tempo  a  communi- 
care  il  presente  conchioso  al  sig.  consigliere  municipale  Ro- 
ìhano  Ronchi,  chiamato,  come  uomo  di  confidenza,  a  rinfor- 
zare il  comitato  della  Dieta  provinciale  (convocato  ora  ad 
Innsbruck  dall'arciduca  luogotenente  del  Tirolo),  pregandolo 
di  volerlo  portare  a  notl2ia  ddl'eccelsa  presidenza  del  comi* 
tato  medesimo.  > 

{St9uùm  U  firme)* 

(t)  Qnesu  dalibeiitioBe  TClTne  adotuta  ad  unatUimUà  nella  sessione  municipale  di 
Roveredo  del  t6  Inglio,  e  vi  aderiva  pure  a  voti  unanimi  il  Consiglio  commuoale  della 
città  di  Ala.  Le  città  di  Riva  e  di  Arco,  in  cui  l'intervento  dell'autorità  politica  tuHavia 
in^pedl  bruscamente  la  riunione  del  Consiglio,  parteciparono  al  municipio  di  Trento  la 
meno  solenne  ma  non  meno  intera  adesione  dei  loro  ofQcj  conttitnall.  (Tedi  gli  iW 
di  quesfirrAirto  in  data  Riva,  1  agosto,  e  Arco,  27  luglio). 


480 


PROCLAMA  del  generale  «aribaiai. 

Lovere  (Val-Camonica),  f3  luglio  1859. 

Italiani  del  centro  1 

Sono  pochi  mesi  noi  dicevamo  ai  lombardi: 

t  /  wstri  fratelli  di  tutte  le  Provincie  hanno  giurato  dU 
vincere  o  di  morire  con  voi  ».  E  lo  sanno  gli  austriaci  se 
abbiamo  tenuto  parola.  —  Domani  noi  diremo  a  voi  ciò  che 
dicemmo  ai  lombardi  allora;  e  la  nobile  causa  del  nostro  paese 
ci  troverà  serrati  sui  campi  di  battaglia  volonterosi  come  fum- 
mo nel  passato  periodo,  e  coir  aspetto  imponente  d'uomini 
che  fecero  e  faranno  il  loro  dovere. 

Reduci  alle  vostre  case,  e  fra  gli  amplessi  dei  vostri  cari 
non  dimenticate  la  gratitudine  che  dobbiamo  a  Napoleone, 
ed  alla  eroica  nazione  francese,  i  di  cui  valorosi  figli  giac- 
ciono anc/òra,  per  la  causa  d'Italia,  feriti  e  mutilati  sul  Ietto 
del  dolore. 

Non  dimenticate  sopratutto,  comunque  sia  l'intenzione  della 
diplomazia  europea  sulle  nostre  sorti,  che  noi  non  dobbiamo 
staccarci  dal  sacro  programma  =  Italia  e  Vittorio  Emanuele. 

Garibaldi. 


tS  luglio.  ^  Con  odierno  atwiso  della  Giunta  provvisoria  di  governo  m 
Bologna^  è  instituita^  in  forza  di  decreto  del  giorno  fO  stesso 
mese  del  regio  commissariato  straordinario,  la  guardia  nazio- 
nale in  tutti  i  communi  compresi  mlle  Provincie  deUe  Romagne. 


RBL. azioni;  del  miiilstro  deirintenie  della  ToseiU 
na  al  eommissario  straordinario  intomo  alle  dell- 
berazlonl  del  manielpll  per  l'anneasioiie  della  To- 
aeana  af^li  Stati  sabaudi. 

Plreme»  t3  luglio  IM9. 

Eccellenza  I 
Fino  dal  giorno  in  cui  i  toscani,  rimasti  senza  governo, 
ricorsero  ai  protettorato  di  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele, 


481 

perchè  sotto  la  sua  generosa  laida  si  coslttuissè  un  reggi- 
mento nazionale,  chiaramente  mostrano  quali  fossero  i  loro 
sentimenti  per  il  propugnatore  deiritaliana  indipendenza,  e 
quali  i  loro  voti  per  un  definitivo  assetto  delle  cose  d'Ita- 
lia. Ma  i  toscani  non  si  tennero  paghi  a  quella  manifesta- 
zione; e  mentre  il  governo  temporaneo  che  resse  il  paese 
durante  la  guerra,  per  giusti  riguardi  politici,  non  credo  di 
provocare  più  aperte  dichiarazioni,  l'impazienza  di  cittadini, 
mal  sofferendo  di  rimanere  in  una  inerte  aspettativa,  si  ri- 
volse alle  rappresentanze  communali  porche  si  facessero  in- 
terpreti dei  publici  voli.  Il  governo  non  si  oppose  a  que- 
ste sollecitudini  dirette  ai  municipii,  fiacche  per  una  parte 
non  poteva  condannare  il  desiderio  universale  di  uscire  al 
più  presto  da  una  condizione  di  cose  tutta  provvisoria,  e 
per  Taltra  parte  gli  sembrava  che  fosse  migliore  cimsiglio 
lasciare  che  si  tenesse  quella  via  di  manifestazione,  piutto- 
slochè  aprire  il  campo  a  tumultuarie  dimostrazioni  ed  alla 
coilisione  dei  parlili,  mentre  la  calma  ed  un'ammirabile  con- 
cordia regnavano  in  Toscana.  Che  un  paese  condotto  dalla  forza 
delle  cose  in  una  condizione  anortnale,  faccia  ogni  sforzo 
per  uscirne  e  per  determinare,  finché  lo  può,  le  sue  sorti,  è 
atto  naturale  e  di  molto  senno,  e  del  pari  è  atto  di  grande 
senno  politico  il  ricorreje,  per  Tosprossione  dei  voti  publici,  a 
quell'unica  rappresentanza  che  il  paese  possiede.  Se  per  al- 
tro il  governo  della  Toscana  non  si  oppose  a  che  si  consul- 
tassero i  municipii,  vegliò  con  fermezza  onde  nessuna  vio- 
lenza turbasse  le  loro  deliberazioni,  le  quali,  qualunque  fos- 
sero, prescrisse  che  a  lui  solo  venissero  trasmesse  nelle  forme 
ordinarie.  E  questo  si  operò. 

Queste  deliberazioni  sono  oggi  riunite  presso  il  ministero 
deirinterno,  ed  io  mi  faccio  un  dovere  di  accompagnarle  al- 
l'E.  V.  perchè  siano  poste  sotto  gli  occhi  di  S.  M,  Villorio 
Emanuele.  Da  esse  rileverà  l'È.  V.  con  quale  unanime  suf- 
fragio e  con  quanta  eloquenza  di  affetto  i  municipii  toscani 
abbiano  espresso  il  voto  di  vedere  il  nostro  paese  riunito  a 

AreMvio  €ce,  61 


4Sf 

quella  Italia  che  sotto  lo  scettro  nazionale  dei  reali  dì  Sa- 
voja  si  sarebbe  potuto  costituire  dopo  la  guerra.  Le  splen- 
dide vittorie  delle  armi  italo-franche,  le  promesse  magnanime 
dell'imperatore  Nap(deone  affidavano  i  toscani  ad  esprimere 
questi  voti,  i  quali,  a  mio  avviso,  conservano  anche  oggi  tutto 
il  loro  valore,  ed  uniti  agli  altri  più  solenni  che  emetterà 
tra  breve  l'assemblea  dei  rappresentanti,  possono  essere  di 
gran  momento  per  definire  le  condizioni  della  pace  lasciate 
in  sospeso  nei  preliminari  gi^  sottoscritti. 

Ad  accrescere  autorità  a  queste  manifestazioni  dell'opinioDe 
publica  toscana  durante  la  guerra,  due  cose  mi  restano  a  far 
rilevare  all'È.  V.  La  prima  è,  che  le  deliberazioni  municipali  che 
le  accompagnano,  furono  emesse  da  quelle  rappresentanze 
stesse  le  quali,  sotto  la  influenza  del  passato  ^verno,  uscivano 
dalle  borse,  o  furono  scelte  da  lui.  La  seconda  è,  che  nessuna 
violenza,  anzi  nessun  atto  meno  che  onesto,  fu  adoperato  per 
ottenerlo.  Era  preciso  dovere  del  mio  ministero  di.  tutelare 
la  Ubertà  dei  municipii  nell'aderire  o  nel  rifiutarsi  alle  pro- 
poste deliberazioni,  ed  asserisco  solennemente  all'È.  V.  che 
nessun  rapporto  e  reclamo  mi  è  giunto,  sia  per  parte  delle 
rappresentanze  communali,  sia  per  parte  delle  autorità  go- 
.vemative  locali,  sia  per  parte  dei  privati  che  mi  possa  fare 
minimamente  dubitare  della,  sincerità  dei  voti.  L'opinione  pu- 
blica si  è  pronunciata  univoca  e  i  municipii  se  ne  sono  fatti 
interpreti;  se  questa  è  esortazione,  ogni  assemblea  che  deli- 
bera in  consuonanza  colla  nazione,  si  potrà  dire  che  deliberi 
sotto  una  pressione  esteriore.  Inoltre  V.  E.  rileverà  dalla 
stessa  enumerazione  dei  voti  singolari  nelle  deliberazioni  non 
unanimi,  che  fu  libero  ciascuno  di  votare  in  senso  favorevole 
0  contrario,  senza  che  ninno  gli  chiedesse  ragione  del  suo 
voto.  E  ciò  tanto  nelle  maggiori  città  dello  Stato  come  nei 
più  umili  villaggi 

Le  deliberazioni  trasmesse  fino  al  giorno  d'oggi  a  questo 
municipio  e  che  mi  onoro  di  accompagnare  a  V.  E.,  appar- 
tengono a  141  Gommunità,  tra   cui  si  comprende  la  città 


4»» 

di  Firenze,  Livorno  e  le  altre  più  cospicue  città  della  Toscana. 
Tali  deliberazioni  sono  state  pronunciate  con  809  voti  af- 
fermativi e  45  voti  negativi,  e  rappresentano  il  voto,  gf in- 
teressi di  1,135,863  abitanti. 

*  L'aspettativa  deirassemblea  speciale,  la  cui  elezione  si  sta 
apparecchiando,  e  il  riguardo  dr  non  invaderne  il  canipo^ 
tratterrà  forse  dal  pronunciarsi  qiieile  rappresentanze  commu- 
nali  che  fin  qui  non  emisero  il  voto;  ma  io  sono  certo  che* 
ove  lo  facessero,  le  loro  delibera'zioni  compirebbero  l'opere 
delle  prime^  e  la  Toscana  sarebbesi  pronunziata  all'unanimità. 

Tutte  queste  cose  vado  lieto  di  poter  riferire  all'È.  V.  per* 
che  son  persuaso  che  varranno  ad  avvalorare  anche  questa 
prima  manifestazione  dell'animo  dei  toscani,  la  quale,  quando 
sarà  confermata  in  modo  ancor  più  regolare  e  solenne  dal- 
l'assemblea nazionale  che  sta  per  convocarsi,  non  posso  du- 
bitare che  non  sia  presa  in  seria  determinazione  dai  poten- 
tati che  dovranno  definire  l'ordinamento  d'Italia. 

He  l'onfore  di  )[)r6fessarmi  con  distinta  considerazione  ed 
ossequio 

Dell' E.  V. 

0al  ministero  dell'in  terno 

(HsJ^^  Bettino  Ricasout. 


RAPPORTO  del  vicé-aniniiraglla  Ronàiil-Desfcs-i 
•és,  camandaiiie  In  eapo  Im  squadra  del  Mediter- 
ranea a  S.  E.  il  ministro  della  marina,  sulle  ope« 
raziani  della  flotta  alleata  durante  la  guerra  d*I« 
talia. 

Vascello  Bretagnay  Lasslnpiccolo,  93  luglio  1859. 

Signor  ammiraglio. 
Onorato  dalla  confidenza  dell'imperatore  del  comando  in 
capo  delle  forze  navali  del  Mediterraneo,  io  rendo  conio  a 


481 

Vostra  Eccellenza  della  ripartizione  e  deiruso  che  ne  dovetti 
f;irc,  a  termini  delle  vostre  istruzioni,  dal  momento  in  cui 
esse  ebbero  la  missione  speciale  di  secondare  nel  mare  Adria- 
tico le  grandi  operazioni  deirescrcìto  di  S.  M. 

Queste  forze  navali  comprendevano  dieci  vascelli  di  linea  e 
quattro  fregate  ad  elice  ;  due  di  questi  vascelli  e  due  fregale 
si  trovavano  già.  staccate  sotto  il  comando  particolare  del  con* 
trammiraglio  Jurien  de  La  Gravière  per  assicurare  il  blocco  ef* 
feltivo  di  Venezia. 

V.  E.  mi  aveva  prescritto  di  lasciar  quattro  vascelli  e  due 
fregale  in  riserva  a  Tolone  sotto  gli  ordini  del  contrammira- 
glio Jehenne:  era  pertanto  con  quattro  vascelli,  compresovi 
h  Bretagna,  che  porta  la  mia  insegna,  ch'io  dovevo  recarmi 
nel  golfo  di  Venezia  e  riunirvi  i  diversi  elementi  della  (Fotta 
di  spedizione. 

Il  più  importante  di  questi  elementi,  se  considerasi  la  na- 
tura delle  acque  in  cui  noi  dovevamo  operare,  era  una  nuova 
squadra  recentemente  formata  per  ordine  di  S.  M.,  <^  <^^ 
sotto  il  nome  di  flotta  d'assedio,  veniva  con  cinque  amsi 
e  sei  trasporti  ad  elice,  a  completare  T  insieme  delle  forze 
navali  poste  sotto  il  mio  comando  superiore. 

La  flotta  d'assedio  fu  affidata  all'abile  direzione  del  con- 
trammiraglio conte  Bouét-Willaumez,  che  giunse  a  Tolone  il 
1  -^  giugno  per  attivare  l'appropriazione  speciale  e  l'armamento 
delle  navi  destinate  a  farne  parte. 

Essa  si  componeva  di  quattro  fregate  a  ruote  e  di  venti- 
cinque batterìe  galleggianti  e  cannoniere,  per  la  maggior  parte 
a  poca  altezza  d'acqua,  munite  di  ferro  per  traverso  o  sol 
davanti,  vale  a  dire  perfettamente  adatte  a  smantellare  le  for- 
tificazioni. 

Le  fregate  a  ruote  e  le  batterie  galleggianti  furono  armate 
cosi  rapidamente,  che  .sino  dal  12  il  contrammiraglio  Bouèt- 
Willaumez  potè  partire  per  l'Adriatico  con  questa  prima  e  pe- 
^^antc  divisione  della  flotta  d'assedio. 

Dopo  una  sosta  forzata  di  3  giorni  a  Messina,  per  rinno- 


48S 
vare  il  suo  approwigtonamento  di  carbone,  essa  toccò,  Tun- 
(lecimo  giorno,  la  baja  di  Antivari,  che  Vostra  Eccellenza 
m'aveva  designata  come  punto  di  riunione  generalo  della 
flotta  di  spedizione.  Affìne  di  affrellare  possibilmente  il  mo- 
mento di  questa  riunione,  io  m'ero  deciso  a  far  rimorchiare 
ciascun  gruppo  di  cannoniere,  a  misura  che  esse  fossero  pronte, 
per  uno  de'miei  quattro  vascelli. 

V Arcale  partiva  il  15  con  6  di  queste  piccole  navi. 

Il  18,  allo  spuntare  del  giorno,  seguiva  il  vascello  Àlexan- 
dre  con  6  altre  cannoniere  a  rimorchio,  e  la  sera  del  giorno 
stesso,  io  abbandonavo  Tolone  colla  Bretagna  e  due  avvisi 
traendocl  dietro  le  nostre  ultime  dieci  cannoniere,  e  lasciando 
a  Tolone  il  vascello  Redoutabley  che  doveva,  Ire  giorni  dopo, 
condurre  l'ultimo  gruppo  della  flotta  composto  di  due  trasporti 
carichi  di  munizioni  da  guerra  e  di  due  cannoniere  toscane. 

Il  30  giugno ,  tutte  queste  forze  ,  dopo  le  diflicoltà  di 
navigazione  che  gli  uomini  di  maro  indovinano  e  che  è  quindi 
inutile  enumerare  a  Vostra  Eccellenza,  erano  riunite  ad  An- 
tivari per  gruppi  come  vi  erano  venute,  ma  il  primo  di  que- 
sti gruppi  eh'  io  conducevo  e  dirigevo  con  tutta  la  rapidità 
possibile  verso  il  fondo  deir  Adriatico,  ove  avevo  ordine  di 
impadronirmi  dell'isola  di  Lussino,  era  composto,^ a  cagione 
d'una  resistenza  da  ducersi,  nel  modo  che  segue: 

Ivaseellì  Bretagna  e  Redoutable; 

Le  fregate  Uogadùr  (contrammiraglio  Bouèt-Willaumez)  ed 
hi»; 

La  fregata  sarda  Vittorio  Emanuele; 

Otto  cannoniere;  una  batteria  galleggiante. 

L'isola  idi  Lussino,  situata  allo  sbocco  dell'arcipelago  di 
Quarnero,  è  punto  centrale  fra  Venezia,  Trieste,  Fola,  Fiume 
e  Zara,  che  sono  i  pincipali  stabilimenti  n^rittimi  dell' Au^ 
strìa  sul  litorale  della  Venezia,  deiriUiria,  dell'Istria,  del- 
l'Ungheria e  della  Dalmazia. 

Il  possesso  di  quest'isola  era  per  noi  d'un'  importanza  estre- 
ma e  doveva  assicurarci  una  eccellente  base  di  operazione.  Il 


486 
nemico  non  poteva  non  comprenderlo;  e  noi  dovevamo  da  ciò 
pensare  ch'egli  avrebbe  tentato  d'opporci  una  resistenza,  che 
noi  eravamo  d'altronde  in  grado  di  superare. 

Nulla  di  questo,  e,  sia  timore  di  lasciarci  una  guarnigione 
prigioniera ,  sia  piuttosto  impotenza  a  difendersi  su  tutta 
l'estensione  delle  coste  minacciate  dalla  flotta  alleata,  gli  au- 
strìaci avevano  completamente  abbandonata  a  se  stessa  la 
numerosa  popolazione  di  Lussino,  e  disarmate  le  torri  Mas- 
similiano che  dominano  la  città  e  Porto  augusto. 

Dopo  avere  sostituiti  sulla  città  o  sulle  torri  di  Lussìnpiccolo 
i  colori  francesi  e  piemontesi  a-  quelli  dell'Austria,  io  feci  sa- 
pere agli  abitanti  che  li  avrei  trattati  come  compatrioti  se  da 
parte  loro  ci  assistessero  con  tutte  le  loro  risorse.  Io  fui  com- 
preso da  quella  popolazione  essenzialmente  pacifica  e  com- 
merciante; cosicché  non  giudicai  Ta  proposito  di  usare  del  di- 
ritto ch'io  avevo  di  confiscare  i  quattordici  o  quindici  navi- 
gli mercantili  ancorali  nel  porto,  dopo  essermi  assicurata 
ch'erano  proprietà  degli  abitanti  dell'isola. 

Allora  cominciarono  i  preparativi  dell'attacco  delle  coste 
della  Venezia,  te  batterie  galleggianti  ricevettero  il  com- 
pletamento della  loro  artiglieria  e  si  disalberarono  per  essere 
meno  vulnerabili  ai  colpi  del  nemico;  le  cannoniere  fecero 
altrettanto.  Le  une  e  le  altre,  comandate  dal  contrammiraglio 
Bouèt-Willaumez  e  dal  capitano  di  vascello  De  La  Roncière 
Le  Noury,  si  recarono  in  una  baja  vicina  per  és^uirvi  dei 
tiri  d'esercizio,  che  questi  bastimenti,  armati  in  tutta  fretta, 
e  provveduti  peraltro  di  eccellenti  marinai-cannonieri  deco- 
rali, non  aveano  ancor  potuto  fare  convenevolmente. 

11  comandante  Bourgois  del  Magador  faceva  nello  stesso 
tempo,  e  con  successo,  ripetuti  esperimenti  coi  terribili  pe- 
tardi sottomarini,  per  far  saltare  alcuni  steccati  imitati  da 
quelli  phe  sbarravano  l'entrata  dei  tre  porti  di  Venezia,  cioè 
Chioggia,  Malamocco  e  Lido. 

Tre  giorni  soltanto  erano  bastati  per  stabilirci  fortemente 
a  Lussino,  ch'io  lasciai^  in  custodia  a  400  raarinaj  ed  a  400  sol- 


487 
dati  di  fanteria  di  marina,  sotto  il  comando  superiore  del  capi- 
tano di  fregata  Duvauroux,  officiale  energico,  istrutto  e  vigilante. 
I  magazzini  posti  in  città  si  riempivano  dei  nostri  approvig- 
giónamenti  in  viveri,  in  carbone;  si  montavano  sulla  spiag- 
gia apparati  distillatori  per  fornirci  d'acqua  mediante  la  di- 
stillazione di  quella  di  mare;  infine  un  ospitale  di  120  letti, 
stabilito  a  terra,  colle  nostre  risorse,  riceveva  i  malati  delle 
navi  della  flottiglia  nel  tempo  stesso  che  disponevamo  uno 
de'trasporti  misti  della  flotta  per  ricevere  i  feriti  nel  giorno 
del  combattimento. 

Mentre  che  una  parte  dei  nostri  infaticabili  marina]  com- 
piva questi  lavori  di  prima  urgenza,  sotto  l'energica  ed  attiva 
direzione  del  contrammiraglio  Chopart,  mio  capo  di  stato  mag- 
giore, gli  altri  completavano  il  carbone  delle  navi,  sguer- 
nivano e  disalberavano  le  batterie  impagliettate,  come  pure  le 
piccole  cannoniere,  lavoravano  a  stabilire  sopra  trabaccoli  cat- 
turati de'mortaj  di  32  centimetri,  accordatimi  da  Vostra  Ec- 
cellenza prima  della  mia  partenza  da  Tolone. 

Il  6  luglio,  due  grandi  trasporti  misti  giungevano  a  Lus- 
sino, recandomi,  nel  momento  più  opportuno,  i  3,000  uomini 
di  fanteria  di  linea  formanti  parte  delle  truppe  che  l'impe- 
ratore aveva  ordinato  di  aggiungere  alla  spedizione.  Io  li  feci 
immediatamente  ripartire  Siopra  i  vascelli;  seppi  nello  stesso 
tempo  che  il  generale  di  divisione  Wìmpffen  veniva,  per 
ordine  di  S.  M. ,  ad  assumere  il  comando  delle  truppe  di 
sbarpo. 

Il  7,  un  avviso  da  me  spedito  a  Rimini,  per  portare  un 
dispaccio  telegrafico  col  quale  io  informavo  Vostra  Eccellenza 
della  presa  di  possesso  di  Lussino,  e  chiedevo  gli  ordini  del- 
l'imperatore, secondo  la  raccomandazione  fattami  prima  ch'io 
partissi  da  Tolone,  rientrò  in  Porto  Augusto,  portatore  d'un 
dispaccio  che  vi  attendeva  l'arrivo  della  squadra,  e  col  quale 
l'imperatore  mi  ordinava  d'attaccare  le  difese  esterne  di  Ve- 
nezia. 

La  flotta  era  pronta;  io  fissai  la  partenza  al  domani  mat- 


tijoa,  8  luglio,  lasciando  soltanto  due  cannoniere  toscane  a 
disposizione  del  comandante  superìiMre,  per  concorrere  alla 
sicurezza  del  nostro  stabilimento. 

L'attacco  combinato  della  flotta  e  del  corpo  spedizionario 
doveva  aver  luogo  il  10  luglio,  ed  io  ne  avevo  dato  avviso 
a  Vostra  Ec^^ellenza  sino  dal  7,  mediante  il  telegrafo  di  Ri- 
mini. Nessuno  dubitava  del  successo. 

L'8  luglio,  all'alba,  la  flotta  era  sotto  vaporo  ed  usciva  da 
Lussino,  allorquando  comparvo  il  vapore  SylaUs  speditomi 
la  sera  del  giorno  prima  dal  contrammiraglio  Jurien,  recan- 
domi una  lettera  del  governatore  generale  della  Venezia  ed 
uu  dispaccio  da  Verona,  col  quale  il  generale  Fleury ,  aiu- 
tante di  campo  deirimperatore,  nell'aununciarmi  ch'era  stala 
firmata  una  sospensione  d'armi,  mi  ordinava,  da  parte  di  S.  M., 
di  sospendere  ogni  ostilità. 

Un  momento  dopo,  un  avviso  parlamentario  spedito  da 
Zara,  mi  raggiungeva,  e  il  suo  capitano  mi  rimetteva  una 
Nota  con  cui  il  governatore  generale  della  Dalmazia  mi  dava 
egualmente  annuncio  della  sospensione  d'armi. 

Questo  imprevedutó  avvenimento  non  deverà  modificare 
le  nostre  disposizioiìi  di  partenza,  e  pensai  anche  che  la  pre- 
senza d'una  flotta  numerosa  inanzi  a  Venezia  darebbe  alla 
sospensione  d'armi  una  nuova  e  grande  importanza. 

Presi  lutti  i  rimorchi,  noi  ci  dirìgemmo  adunque  verso  le 
spiagge  veneziane,  e  l'indomani,  al  levare  del  sole,  la  flotta 
intera,  forte  di  45  bastimenti  da  guerra  d'ogni  ordine,  an- 
corava su  cinque  lineo  paralelle  alla  costa,  in  vista  del  duomo 
di  S.  Marco  e  d'una  popolazione  agitata,  in  quel  momento 
solenne,  da  sentimenti  assai  diversi.  . 

Io  spedivo  immediatamente  un  officiale  parlamentario  ? 
Malamocco,  portatore  d'una  lettera  colla  quale  avvertivo  il 
feld-marcsciallo  che  sospendevo  ogni  ostilità.  Gli  domandavo 
netto  stesso  tempo  che  mi  venisse  accordato  un  salvocon- 
dotto  per  un  officiale,  che  desideravo  inviare  al  quartier  ge- 
nerale deirimperatore  sulla  strada  ferrnl;^  da  Venezia  a  Ve- 


489 
rona.  Mi  fu  risposto  che  sì  andava  a  riferirne  a  S.  M.  A.' 
stessa. 

Al  mattino  del  40,  un  avviso  portante  bandiera  paria- 
mentaria,  venne,  lungo  la  Bretagna,  a  porsi  a  mia  disposi- 
zione, per  recare  T officiale  ch'io  avevo  chiesto  di  mandare 
all'imperatore.  Il  capitano  di  fregata  FouHioy,  mio  primo 
ajutante  di  campo,  vi  si  imbarcò,  latore  di  un  rapporto;  in  cui 
rendevo  conto  sommario  a  S.  M.  della  situazione  della  flotta, 
di  quanto  essa  avea  fatto  sino  a  quel  giorno,  e  di  ciò  ch'era 
pronta  a  intraprendere  al  primo  segnale  che  le  venisse  dato. 

Il  mio  ajutante  di  campo  era  di  ritorno  la  mattina  del 
i2;  egli  era  stato  accompagnato,  durante  il  viaggio,  da  offi- 
ciali austriaci  e  trattato  con  estrema  cortesia.  Giunto  al  quar- 
tier  generale  francese  a  Valeggio,  ebbe  Uonore  di  essere  ri- 
cevuto rn  dì  mattina  dairimperatore,  che  volle  lungamente 
intrattenersi  a  parlare  della  flótta  e  de'  suoi  mezzi  d'azione. 

S.  M.  si  compiacque  rimettergli  per  me  la  lettera  seguente: 

Valeggio,  li  luglio  1899. 

«  Mio  caro  ammiraglio, 
«Una  sospensione  d'armi  è  stata  conchiusa  sino  al  15  a- 
«gosta:  vi  prego  pertanto  di  rinviare  a  Lussino  tutti  J  ba- 
«  stimenti  che  non  hanno  bisogno  di  tener  il  mare. 
*  a  Se  la  pace  non  si  fa ,  conto  suU'  energia  della  flotta ,  e 
«  sull'abilità  del  suo  Capo,  per  concorrere  coll'esercito  di  terra 
«allo  scopo  che  mi  sono  proposto. 

«Impiegate  il  tempo  sino  al  15  agosto  a  esercitare  gli 
«equipaggi,  a  fare  ricognizioni  su  tutte  le  coste,  ed  a  cer- 
tcare  d'informarvi  dei  punti  deboli  del  nemico. 
«Ricevete  l'assicurazione  della  mia  amicizia. 

«  NAPOLEONE.  » 

Io  qui  termino,  signor  ammiraglio;  il  rimanente  è  noto 
a  Vostra  Eccellenza;  ella  sa  che  Tabulazione  è  una  virtù 
necessaria  ed  essenziale  della  nostra  professione;  i  marinaj 
della  flotta  dell'Adriatico,  delùsi  nella  speranza  di  veder  co- 

ÀreMvio  eec,  62 


490 
ronali  i  grandi  sforzi  d'attività  da  aoa  onorevole  partecipa-^ 
zione  alle  gloriose  fatiche  dell'esercito,  sanno  ancóra  ralle- 
grarsi de' trionfi  cui  non  fu  loro  dato  di  concorrere  colle 
armi  alla  mano  ed  associarsi  alle  gioje  come  alla  riconosceoza 
della  patria. 

Io  prego  Vostra  Eccellenza  d'aggradire  l'omaggio  del  mio 
profondo  rispetto. 

//  viceammiraglio^  senatore^ 

amandante  m  capo  la  squadra  del  Mediterraneo^ 

R0MAiN-DeSF0SSÉ& 


»ISP ACCIO  del  barone  di  Sehleiiilte»  minisiM  de* 
|l^li  affari  esteri  di  Prussia  al  barone  di  IVer- 
tlier,  ambaseiaiore  prussiano  a  Vienna. 

BerliDO  sS  luglio  ISf9. 

Rilevai  dal  dispaccio  di  Vostra  Eccellenza  del  19  di  que- 
sto mese  che,  dietro  le  spiegazioni  da  voi  date,  in  base  ai 
miei  dispacci  del  15  corrente,  al  conte  Rechberg,  il  gabinetto 
imperiale  d'Austria  non  potrebbe  più  dubitare  della  posizione 
«presa  dal  governo  del  re  m  faccia  alla  questione  italiana, 
in  quella  fase  di  essa  che  precedette  la  soscrizione  dei 
preliminari  di  pace. 

Nell'intervallo ,  U  modo  di  vedere  erroneo  adottato,  sotto 
questo  rapporto,  dal  gabinetto  di  Vienna,  trovò  in  documenti 
offlciali  un'  espressione  la  quale  getta  una  luce  troppo  in- 
certa suirattitudine,  che  nói  abbiamo  osservata,  perchè  io  non 
mi  vegga  costretto  a  esibire  una  prova  parlìcolare  e  fondala 
su  fatti  incontestabili  che,  da  parte  nostra,  noi  non  abbiamo 
in  alcuna  guisa  dato  luogo  a  queste  male  intelligenze. 

Nel  manifesto  di  S.  M.T imperatore  d'Austria,  datato  da 
Laxemburgo  il  15  luglio,  è  detto,  che  S.  M.  fu  amaramente 
disingannata  nella  sua  speranza  41  non  trovarsi  sola  in  ana 
Jotta  la  quale  non  era  stata  intrapresa  soltanto  in.  favore 


491 
del  buon  diritto  deiFÀustria.  Inoltre,  che,  malgrado  le  calde 
simpatie  che  la  causa  giusta  deirAustria  aveva  trovato  nella 
maggior  parte  della  Germania,  non  meno  nei  governi  che 
nei  popoli,  i  suoi  alleati  più  antichi  e  più  naturali  eransi 
ostinatamente  rifiutati  a  riconoscere  V  alta  signiflcanza  delia 
grande  questione  del  giorno;  che  in  conseguenza,  T  Austria 
avrebbe  dovuto  affrontare  da  sola  gli  avvenimenti  futuri;  fi- 
nalmente, che  S.  M.  erasi  convinta  di  poter  in  ogni  caso 
ottenere,  mediante  accordo  diretto  coli' imperatore  dei  fran« 
cesi,  senza  intervento  di  terzi,  condizioni  meno  sfavorevoli 
di  quelle  che  avrebbe  potuto  attendersi  dall'  immischiarsi 
nelle  trattative  delle  tre  grandi  Potenze  che  non  avevano 
preso  parte  alla  lotta,  mediante  le  loro  proposto  di  mediai 
zione  fra  esse  Concertate  ed  appoggiate  dalla  pressione  mo- 
rale del  loro  accordo. 

Una  circolare  francese  del  conte  di  Rechberg,  che  il  ba- 
rone di  Koller  ebbe  la  bontà  di  leggermi  in  questi  giorni, 
come  pure  un'altra  circolare  del  16  corrente,  indirizzata  ai 
rappresentanti  dell'Austria  presso  le  Corti  tedesche,  e  che  essi 
hanno  portato  a  cognizione  dei  rispettivi  gabinetti,  dandone 
lettura  circolare  il  cui  essenziale  contenuto  ci  venne  commu* 
nicato  da  varie  parti,-  non  permettono,  con  mio  s'mcero  dis- 
piacere, di  dubitare  che  nell'ullima  delle  frasi  citate  del  ma* 
nifesto  imperiale,  avevasi  pure  avuto  l'intenzione  di  espri- 
mere un  biasimo  contro  l'attitudine  della  Prussia. 

Ai  due  documenti  è  unito  un  progetto  di  mediazione  a- 
dottato,  dicesi,  dall'Inghilterra,  che  è  formulato  in  sette  punti 
e  la  cui  accettazione  sarebbe  stata  infatti  più  sfavorevole  al- 
TAuslria  che  non  i  risultati  dell'accordo  diretto  colla  Francia. 

Il  conte  di  Rechberg  pretende,  in  ciò  che  concerne  que- 
sto progetto,  nel  suo  dispaccio  indirizzato  ai  rappresentanti 
dell'Austria,  ch'esso  sia  stato  approvato  dalla  Prussia,  dalla 
Gran  Bretagna  e  dalla  Russia,  e  che  queste  Potenze  abbiano 
promesso  di  appoggiarlo  efficacemente. 

I  pretesi  fatti,  designati  nei  documenti  suddetti,  giunsero 


4<W 
iininciUatamente  alla  publicità  mediante  gli  organi  naroerosr 
della  stampa   austriaca  ed  alemanna,  e  fornirono  materia 
ad  attacdii  violenti  contro  la  politica  prussiana. 

Benché  sia  conforme  ai  nostri  proprj  sentimenti  il  voto 
espresso  dal  conte  di  Uechberg  a  Vostra  Eccellenza,  che  i 
gabinetti  delle  due  grandi  Potenze  tedesche  vogliano  aste- 
nersi da  reciproche  recriminazioni,  il  sig.  conte  di  Rechberg 
non  vorrà  eertamente  che  questo  voto  giunga  sino  a  farci 
lasciare  senza  risposta  i  rimproveri,  appoggiati  su  fatti  me* 
satti,  che  vennero  mossi  contro  di  noi  presso  tutti  i  gabi* 
netti  e  mandati  alla  publicità ,  e  che  al  contrario -egli  sarà 
sollecito  di  rettificarli  da  parte  sua  per  la  medesima  via  e 
nella  medesima  estensione  loro  data  dal  gabinetto  imperiale, 
indubitatamente  dietro  errònee  supposizioni. 

Noi  non  intendiamo  menomamente  con  ciò  di  contestare 
il  diritto  del  governo  imperiale  di  far  la  pace  colla  Francia 
direttamente  e  senza  Y  intervento  delle  altre  grandi  Potenze, 
né  esaminare  la  questione  di  sapere  se  l'intervento  di  que- 
ste Potenze  avrebbe  potuto  produrre  un  risultato  più  favo- 
revole all'Austria  che  non  l'accordo  diretto  coirimperatore  dei 
francesi. 

Il  gabinetto  imperiale  si  sovverrà  quanto  noi  abbiamo  de- 
plorato la  querela  insorta  ad  onta  dei  nostri  consigU,  e  come 
noi  abbiamo  cercato,  esprimendo  francamente  la  nostra  opi- 
nione, di  prevenire  anticipatamente  un  amaro  disinganno. 

La  nostra  attività  mediatrice,  i  nostri  armamenti,  le  no- 
stre proposte  alla  Dieta  germanica  escludono  pure  decisamente 
la  supposizione,  che  noi  abbiamo  disconosciuto  l'alta  signìfi* 
canza  della  vertente  questione;  e  quanto  alla  questione  di 
sapere  sino  a  qual  punto  l'Austria  sarebbe  stata  obligata  ad 
affrontare  da  sola  gli  avvenimenti  futuri,  non  solo  i  suoi  ar- 
mamenti e  le  sue  proposte,  ma  anche  gli  organi  accreditati 
da  S.  M.  l'imperatore  d'Austria,  negli  ultimi  tempi  che 
precedettero  la  soscrlzione  della  pace,  presso  la  Corte  del  re, 
potranno  renderci  a  questo  riguardo  una  testimonianza  che 


493 
noi  non  temiamo.  Ha  noi  crediamo  poter  con  ragione  bra- 
mare, che  la  giustificazione  pubiica  delle  condizioni  di  pace 
concedute  dall'Austria,  se  ve  n'era  d'uopo,  secondo  l'opinione 
del  gabinetto  imperiale,  non  venisse  basala  sopra  viste,  in- 
tenzioni od  azioni  supposte  dal  governo  del  re,  bensì  che  si 
fosse  cercato  anzi  tutto  di  procurarsi  presso  quest'ultimo  schia- 
rimenti, che  il  gabinetto  di  Berlino  non  avrebbe  certamente 
ricusato. 

Secondo  il  dispaccio  di  Vostra  Eccellenza,  menzionalo  in 
principio  del  presente,  il  ministro  imperiale  degli  affari  esteri 
attribuisce  gli  errori  che  determinarono  TAustria  a  segnare 
1  preliminari  di  pace,  alla  circostanza  che  noi  non  gli  ab- 
biam  fatto  pervenire  più  presto  le  communicazioni  alle  quali 
Vostra  Eccellenza  fu  da  me  autorizzata  in  data  del  15  di 
questo  mese,  e  che  noi  in  generale  non  abbiam  cercalo  di 
intenderci  col  gabinetto  di  Vienna  sui  tentativi  di  media- 
zione. 

Sotto  quest'ultimo  rapporto,  basterà  il  richiamare  che,  se- 
condo il  dispaccio  del  conte  di  Rechberg,  in  data  di  Verona 
22  giugno,  il  governo  imperiale  contestava  in  genere  alla 
Prussia  il  diritto  di  prendere  la  parte  di  mediatrice  propria- 
mente detta,  specialmente  d'accordo  con  altre  grandi  Potenze 
non  tedesche,  e  ch'esso  non  si  dichiarò  disposto  se  non  a 
conferenze  confidenziali  sulle  proposte  di  pace  che  noi  do- 
vevamo indirizzare  alla  Francia  e  le  quali  dovevano  mante- 
ner intatto  lo  stato  territoriale  del  1815  ed  i  diritti  di  so- 
vranità dell'Austria  e  degli  altri  principi  italiani;  ch'esso  a- 
veva  in  conseguenza  rotto  anticipatamente  ogni  accordo  pos- 
sibile fra  i  due  governi  sovra  proposte  di  mediazione  rea- 
lizzabili. Ma  evidentemente  non  esisteva  per  noi  alcun  mo- 
tivo di  dichiarare,  che  noi  non  avervamo  formulato  ne  accet- 
tato condizioni  di  mediazione  di  alcuna  specie,  da  che  non 
eravamo  stali  posti. in  grado  di  rispondere  al  rimprovero  d'a- 
ver proposto  condizioni  di  mediazione  sfavorevoli  all'Au- 
stria. 


404 

Se,. dopo  ciò,  noi  non  eravamo  in  grado,  da  ana  parte, 
d'impedire  airAustria  di  commettere  un  errore  di  cui  noi 
stessi  non  avemmo  conoscenza  che  dopo  la  convenzione  di 
Villafranca,  le  informazioni  che  le  erano  pervenute  intomo 
ai  nostri  pretesi  progetti  di  mediazione  mancavano,  d'altra 
parte,  del  carattere  positivo  che  avrebbe  potuto  rendere  su- 
perflua upa  domanda  indirizzataci  a  questo  riguardo. 

Secondo  quanto  disse  il  conte  di  Rechberg  a  Vostra  Ec- 
cellenza, il  gabinetto  di  Vienna  sarebbe  stato  reso  consape- 
vole dal  gabinetto  francese  delle  disposizioni  delle  Potenze 
neutre.  Egli  ha  aggiunto  che  quanto  fu  dalla  Francia  indi- 
cato come  costituente  le  condizioni  di  mediazione,  era  all'in- 
circa  cib  che  Lord  Russell  designò  nel  suo  dispaccio  del  22 
giugno  a  lord  Bloomfield,  e  che,  dalle  disposizioni  conosciute 
dei  gabinetti  di  Londra  e  di  Pietroburgo  si  poteva  desumere 
con  certezza  che  da  una  mediazione  delle  tre  Potenze  si  a- 
vrebbero  avute  condizioni  più  sfavorevoli  di  quelle  concedute 
dairìmperator  Napoleone  a  Villafranca. 

10  ho  appena  bisogno  dì  far  osservare  come  dal  detto  di- 
spaccio del  segretario  di  Stalo  d'Inghilterra  risulta  clùara- 
mente,  che  il  gabinetto  Inglese  comprendeva  la  questione  in 
modo  diverso  dal  gabinetto  del  re.  Io  credo,  del  resto,  di 
poter  riguardare  siccome  un  procedere  che  deroga  ai  rapporti 
abituali  della  guerra  quello  per  cui  una  delle  parti  bellige- 
ranti si  faccia  istruire  dal  suo  avversario  circa  le  disposi- 
zioni delle  Potenze  neutrali. 

Ma,  se  io  sono  ben  informato,  il  conte  di  Rechberg  deve 
avere  almeno  di  presente  la  certezza  non  essere  il  progetto 
di  mediazione  in  sette  punti,  che  dicevasi  accettato  dalle  tre 
Potenze  neutre,  un  progetto  inglese,  bensì  un  precetto  fran- 
cese, stato  respinto  a  Londra.  In  ogni  caso  noi  non  ne  avem- 
mo la  prima  notizia  che  molti  giorni  dopo  la  soscriztooe  dei 
preliminari  di  pace. 

11  governo  di  S.  A.  R.  il  principe  reggente  ha  la  coscienza 
d'aver  provati  col  fatto,  per  tutta  la  durata  della  guerra,  i 


496 
seQlimenti  più  amichevoli  e  assai  più  di  quanto  egli  fosse 
in  obligo  in  forza  di  obligazìoni  positive.  I  fatti  parlano  così 
allo  a  tale  riguardo,  che  noi  non  abbiamo  a  temervi,  sotto 
questo  rapporto,  il  giudizio  dei  nostri  confederati,  delle  grandi 
Potenze  europee  e  della  publica  opinione.  Ma  noi  non  pos* 
siamo  tacere  quando,  dopo  la  conclusione  di  una  pace  che 
dal  nostro  lato  non  dobbiam  giudicare,  ci  si  rende  publica- 
mente  responsabili  di  quanto  essa  racchiude  in  pregiudizio 
dell'Austria.  Io  non  posso  per  conseguenza  rinunciare  alla 
speranza  che,  dal  proprio  lato,  il  gabinetto  di  Vienna,  con- 
siderando con  calma  il  vero  stato  delle  cose,  saprà  apprez- 
zare le  nostre  azioni  e  dare  a  questo  modo  di  vedere  una 
conveniente  espressione. 

A  questo  scopo  prego  Vostra  Eccellenza  di  dar  lettura  al 
conte  Rechberg  di  questo  dispaccio,  e,  s'egli  lo  desidera,  di 
lasciargliene  copia. 

SCHLEINITZ, 


PROCLAMA  della  Ckiaitta  provrisarla  di  Ravenna . 

Bayeiwa,  i4  luglio  1869. 

Abitanti  della  città  e  provìncia  di  Ravenna  t 

Egli  è  con  sincero  gaudio  che  noi  vi  annunziamo  oggi 
l'arrivo  del  regio  commissario  straordinario  per  la  nostra  pro- 
vincia, marchese  Emanuele  di  Rorà. 

Inviato  dal  rappresentante  in  Bologna  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele, esso  viene  fra  noi  a  reggerci  in  supremi  momenti,  e 
a  conservare  quell'ordine  che  in  tempo  di  convulsioni  polì- 
tiche è  tanto  onorevole  per  un  popolo  civile. 

Non  può  da  noi  nascondersi  il  giubilo  di  rassegnare  in 
queste  mani  un'  autorità  la  quale,  mercè  il  concorso  di  tanti 
buoni  cittadini,  è  stata  mantenuta  con  quel  severo  rispetto 


4»6 
alle  leggi  che  dalla  vostra  civiltà  giustamente  si   attendeva. 

Abitanti  della  città  e  provincia  di  Ravenna! 

Noi  vi  ringraziamo  dell'ajuto  che  ciascuno  di  voi  ha  pre^ 
stato  ai  governo  ed  alla  patria,  fidenti  che  saprete  nel  pros- 
simo avvenire  mostrarvi  degni  dei  destini  che  sono  riservati 
all'Italia. 

Per  la  Giunta  provvisoria  di  governo^ 

Gioachino  Rasponi.  —  Domenico  BoccAcaNi. 


PROCLAMA  del  eommissarlo  straordinario  della 
provinola  di  Rairenna. 

Rarenna,  34  loglio  1859. 

Popoli  della  provincia  di  Ravenna! 

Alle  sagge  e  generose  parole  che  a  voi  ha  dirette  il  pro- 
vetto campione  dell'indipendenza  italiana.  Massimo  D'Azeglio, 
io  solo  aggiungerò  che,  accettato  l'onorevole  incarico  di  com- 
missario di  questa  provincia,  non  feci  csctcolo  sulle  deboli 
mie  forze  e  sul  mìo  buon  volere,  ma  piuttosto  sui  sentimenti 
di  amor  patrio  che  non  vennero  mai  meno  in  voi,  e  sul 
leale  appoggio  che  avreste  dato  a  chi  vi  è  inviato  dal  re  ita- 
liano, dal  prode  guerriero  Vittorio  Emanuele. 

Giunta  l'ora  d'impugnare  le  armi,  voi  deste  novella  prova 
di  quei  nobili  sentimenti  mandando  prodi  e  numerosi  sol- 
dati a  combattere  il  commune  nemico  nelle  file  dell'armata 
sarda.  Essi  contribuirono  alle  gloriose  vittorie  riportate  da- 
gli eserciti  che  avevano  a  Capi  il  primo  soldato  deirindipen- 
denza  italiana  ed  il  generoso  nostro  alleato  Napoleone  III. 

Quei  forti  ed  animosi  giovani  compirono  il  loro  dovere  sul 
campo  dell'onore  pagando  alla  patria  un  tributo  di  sangue; 
ora  tocca  a  voi  a  contribuire  col  senno  e  colla  virtù  civile 
alla  grandiosa  opera  della  rigenerazione  d'Italia 


4W 

GraQ  parte  della  nazionale  impresa  fu  compiuta  colla  sola 
forza  delle  armi.  Alla  giustizia  dell'Europa,  all'accortezza  dei 
principi  liberatori,  più  di  lutto  alla  fermezza  ed  all'  assen- 
natezza  delle  italiche  popolazioni,  è  affidato  il  definitivo  Jtrionfo 
deirindipendenza' della  nostra  patria.  Essa  sarà  tanto  più 
gloriosa,  quanto  maggiore  sarà  in  essa  l'opera  degl'italiani. 

Voi  non  avete  perciò  che  a  mantenere  con  uguale  costanza 
quel  dignitoso  contegno  ed  ordine  che  sapeste  serbare,  senza 
intervento  di  forza,  nei  solenni  avvenimenti  che  sonosi  com- 
piuti ;  non  avete  che  a  perseverare  con  uguale  ardore  in 
quel  perfetto  accordo  di  nobili  e  patriotidie  aspirazioni,  per 
cui  vi  siete  resi  degni  di  libertà  e  avete  dato  la  più  solenne 
smentita  ai  vostri  detrattori,  provando  che,  liberi,  siete  stati  ca- 
paci di  governarvi  da  soli. 

Chi  tenterà  di  seminare  fra  di  voi  la  discordia,  chi  oserà  in 
questi  gravi  momenti  di  turbare  l'ordine  publico,  è  nemico 
vostro  e  dell'  Italia,  e  come  tale  io  non  indugerò  a  colpiiia 
€on  tutto  il  rigore  delle  leggi* 

Popoli  dì  Ravenna! 

Nel  momento  che  stanno  per  decidersi  le  sorti  d'Italia,  ab- 
biate fiducia  nell'avvenire,  assicuratevi  col  vostro  contegno  la 
stima  e  la  simpatia  che  già  vi  dimostrano  le  Potenze  d'Eu- 
ropa, e  sia  la  vostra  divisa: 

Liberta,  Ordine,  Concordia. 
Emanuele  di  Rora\ 


^i  luglio  —  È  costituito  in  Parma  un  Cknnitato  elettorale  per  diri- 
gere ed  unificare  Fopinione  pubUca  nelle  ekzi&ni  poUttche 

^  Dna  odierna  notizia  da  Vienna  reca  l'abdicazione  del  granduca  di 
Toscana  Leopoldo  II  (nato  ai  3  ottobre  1797^  a  favore  di  suo 
figlio  il  mincipe  ereaitario  Ferdinando  {nato  ai  10  giugno 
1838,  vedovo  di  Anna  Maria,  figlia  del  regnante  re  di  Sassonia)^ 


-<>i^y«^:J?,^&^^jCiia^2s^?2?^>>-*- 


Àrekivio  eee*  61 


408 
inUMRIZZO  del  ■Ailnne»!  all' armate  d'Itella. 

Milano,  95  taglio  1859. 

Francesi  ! 

Dae  mesi  or  sono,  un  intero  popolo  tr^idante  d'an^ietà^o 
di  speranza  origliava  il  rimbombo  del  vostro  cannone:  que- 
sta gran  voce  delle  battaglie  annanziava  l'ora  del  suo  riscatto 
e,  sempre  più  vicina,  rinvigoriva  la  voce  sua  già  levata  con- 
tro i  snoi  oppressori;  voi  giungevate;  *e  il  primo  raggio  dei 
sole  di  libertà  ci  mostrikva  le  gloriose  vostre  insegne  intrec- 
aiate  alle  insegne  del  nostro  paese. 

Al  magnanimo  appello  del  vostro  imperatore^  voi  avevate 
compiuto,  altrettanto  rapidamente,  cose  altrettanto  grandi 
quanto  quelle  operate  dai  vostri  padri,  gli  eroi  della  prima 
armata  d' Italia.  Tutte  le  vostre  soste  erano  state  segnate  dalia 
vittoria;  ma  superavano  ogni  paragone  e  og^  lode  lo  zelo 
Iraterno  ond' eravate  accorsi  in  sussidio  di  un  alleato  iniqua* 
mente  lissalito,  l' abnegazione  generosa  dì  cui  davate  esem- 
pio al  mondo,  versando  il  sangue  vostro,  il  più  nobil  san- 
gue di  Francia,  per  questa  Italia  sì  grande  e  infelice. 

Lo  vostre  aquile  non  sostarono  che  per  drizzare  il  volo  a 
nuovi  trionfi,  e  colmarsi  di  gloria  in  nuove,  gigantesche  bat- 
taglie;  r ultima  disperata  prova  ddH'uiimico  ricadde,  colla 
mina  deUa  folgore,  sopra  il  suo  capo  ;  ma  fu  pur  troppo  anche 
l'ultima  delle  nostre  giornate.  Forza  era  di  riporre  nella 
guaina  la  spada  di  Francia:  noi  eravamo  lìberi  col  migliore 
dei  re;  ma  fratelli  diletti  restavano  in  pianto. 

Nessun  maggior  dolore  era  mai  sopravvenuto  a  letizia  mag- 
giore. Voi  lo  vedeste  al  pallore  delle  nostre  fronti,  lo  sen- 
tiste in  fondo  all'anime  vostre;  e  forse  dubitaste  che  il  ram- 
marico in  noi  vincesse  la  gratitudine. 

Ah  no,  non  è  ingrato  il  popolo  italiano;  egli  sa  tutto 
quanto  vi  debbo,  e  non  ha  conforto  migliore  che  il  ricor- 
darlo,* oggi  appunto  che  v'è  d'uopo,  eletti  figliuoli  di  Fran- 
cia, lasciarci  a  mezzo  il  cammino  della  nostra  fortuna.  L'im- 


W9 
peralore  H  disse:  avvenga  che  può,  sarà  sempre  F^raneia  la 
gran  nazione,  finche  avrà  cuore  per  comprendere  dna  nobll 
causa,  e  uomini  come  voi  per  difenderla.  Non  invano  ì  no- 
stri figliuoli  avrahno  combattuto  al  vostro  fiancò  le  grandi 
battaglie  dell* indipendenza;  al  vostro  esempio  essi  avranno 
attinto  forze  novelle;  e  voi  fors'anco  non  serberete  ingrato 
ricordo  dei  vostri  fratelli  d'arme,  di  colesti  antichi  camerati^ 
che  già  in  Crimea  imparaste  a  conoscere,  di  cotesti  giovani 
combàttenti,  che  il  patriotismo  ha  suscitati,  e  che  la  patria 
ritroverà,  per  disciplina  maturi,  il  giorno  che  Iddio  Je  con- 
ceda di  compiere  i  proprj  destini. 

Quel  giorno,  ne  tenìam  fede,  le  nostre  bandiere  s'intrec- 
ceranno, s'impalmeranno  le  nostre  destre,  batteranno  all' u- 
niàono  l  nostri  cuofi,  come  s'intreccian  òggi  le  nostre  ban- 
diere, e  le  destre  s' impalmano,  e  i  cuori  addoppiano  il  bat- 
tito, non  già  scambiandosi  V  estremo  commiato,  ma  l' tìA  Y  al- 
tro, dicendosi  :  A  rìitóderci  sui  campi  deir onore? 

/  milanese 


«llllUiB  DEL  «lORIiO  Indirfuate  dnl  teuenU»  g4^ 
.   memmìe  €■•  IJIIoa  all^  aratala  toscana. 

Soldati  deir esercito  toscano! 
In  un  momento  solenne  per  la  pàtria  vodta*a,  nel  momento 
in  cui  il  vostro  governo  dà  opera  a  costituire  Uberamente 
il  paese,  e  si  accinge  a  t6her  salda  incontro  a  tutti  la  hw^ 
dìera  costiluzicmale  italiana,  io  sento  il  bisogno,  o  soldati^ 
di  alzare  la  mia  voce  in  mezEO  a  voi  e  rammentarvi  quel 
che^  faceste  e  quello  òhe  siete  per  fare.  Da  monarca  stranì^ro^ 
e  da  straniero  generale  educati  a  politica  di  servitù,  e  sdegnosi 


90O 
dei  giogo,  voi  sentiste  d'esser  nati  italiani,  e  con  forte  mano 
scuoteste  la  mal  salda  catena,  con  voi  movendo  in  dignitosa 
e  calma  mutazione  il  paese  voglioso  di  libertà.  E  correste  sui 
campi  lombardi,  e  con  forte  petto  sosteneste  le  fatiche  di  lun- 
ghe e  penose  marce  senza  mandare  un  lamento,  senz'albra 
speranza,  senz'altro  desiderio  che  quello  dì  aggiungere  le 
schiere  nemiche,  e  comprare  col  sangue  alla  patria  vostra  la 
libertà  per  tanf  anni  negata.  Vicini  alla  meta  de'  vostri  de- 
sideri, schierati  in  faccia  al  nemico,  pronti  a  misurarvi  in 
battaglia,  l'annunzio  di  un  armistizio  certo,  poi  d'una  pace 
quasi  stabilita,  vi  chiamò  sul  labro  parole  di  dolore.  La  glo- 
ria del  combattimento  non  coronò  le  vostre  armi,  ma  ne' 
cuori  generosi  ardeva  il  desiderio  di  libera  morte  in  prò  di 
libertà,  e  la  coscienza  d'aver  fatto  quanto  era  in  poter  vo- 
stro calmò  l'ira  raccolta  e  il  non  sfogato  sdegno  guerriero. 
La  lode  del  principe  Napoleone,  poi  quella  del  generale  La- 
marmora  vi  scesero  in  cuore  come  dolce  confòrto  nelle  fa- 
tiche; il  mormorio  indistinto  di  pochi  non  ebbe  suono  pel 
vostro  orecchio  e  passò  disprezzato. 
.    Soldati,  oggi  la  voce  del  vostro  paese  vi  rende  nuova  é 
più  cara  giustizia.  Liberata  dal  governo  d'un  prìncipe  au- 
striaco, e  felice  di  riacquistare  la  propria  indipendenza,  la  • 
Toscana  dichiara  Leopoldo  d'Austria  e  la  sua  dinastia  de- 
caduti dal  trono,  e  con  ogni  maniera  di  voti  affretta  il  mo- 
mento di  darsi  in  braccio  al  re  galantuomo,   al  re  soldato^ 
al  prode  Vittorio  Emanuele,  che  conquistò  sui  campi  di  Ma- 
genta e  di  San  Martino  la  sovranità  sui  cuori  italiani. 

Ck)me  noi,  chiamati  a  nuova  e  libera  vita,  questi  ducati 
temono  tuttora  gli  sforzi  dei  detronizzati  sovrani,  e  come  noi 
si  strìngono  militarmente  insieme  per  esser  pronti  in  ogni 
occasione  a  disperata  difesa.  La  Toscana  ha  fatto  causa  com- 
mune  con  loro,  e  qui  ci  siamo  arrestati  per  difendere  il  com- 
mune  dirìtto  di  questi  popoli  ad  esprimere  i  loro  liberi  voti, 
e  per  impedire  per  sempre  il  restauro  delle  austriache  dinastie. 

Soldati,  la  Toscana  senza  tumulti,  senza  sangue,  vendicata 


60( 

a  libera  vita,  affida  oggi  alle  vostre  armi  la  sua  salute  e  la 
sua  sicurezza  futura.  I  cittadini  toscani,  stretti  tuttt  in  un  sol 
partito,  si  son  dichiarati  altamente  avversi  al  ritorno  di  vec- 
chi sistemi,  e  il  paese,  sicuro  e  guardato  dalle  armi  cittadine, 
si  accinge  ora  a  formare  il  nuovo  governo  costituzionale. 
Soldati,  noi  sosterremo,  finche  avremo  vita,  questa  politicai 
che  è  la  nostra;  noi  difenderemo  la  nostra  bandiera  contro 
ogni  nemico,  e  sarà  nemico  chiunque  volesse  imporci  un  go- 
verno austriaco,  e  un  monarca  caccialo.  E  la  patria,  fidata 
alla  nostra  custodia,  attenderà  tranquillamente  all'espressione 
de' suoi  liberi  voti.  E  se  nella  santa  missione  avessimo  o* 
staceli  da  superare,  nemici  da  combattere,  allora  i  vostri  voti 
saranno  compiuti,  allora  le  armi  toscane  avrebbero  avuta  la 
loro  parte  nelle  battaglie  della  libertà. 


Girolamo  Ulloa. 


IMDIRIZZO  inviate  dai  niodeneai  al  parmlipiani  per 
le  dlBA««itpaMÌ«iii  di  iratellamsa  picevnic  a  Parata 
il  »d  Insila  1S59. 

Modena,  S6  loglio  1869. 

Ancóra  commossi  dalle  ricevute  accoglienze,  siamo  a  rin- 
graziarvene,  o  fratelli. 

Non  fu  solo  una  giornata  di  piacere  quella  che  assieme 
passammo,  fu  un  solenne  patto  che  giurammo  assieme. 

Ne  siamo  profondamente  convinti,  Parma,  Piacenza,  Borgo 
San  Donnino^  Bolc^na,  Modena,  Reggio  si  sono  strette  con 
indissolubile  nodo  di  amicizia,  di  fratellanza. 

È  una  nuova  lega  lombarda;  Parma  è  novella  Pontida,  e 
saremo  pronti  a  suggellare  il  patto  ad  un  nuovo  Legnano. 

Promettiamo  per  noi,  ci  facciamo  interpreti  degli  altri  no* 
stri  communi.  Sappiamo  che  un  solo  è  il  volere  di  tutti. 


802 

Grazie,^  0  municipio  veramente  italiano,  vi  rendono  i  mu- 
nicipii  nostri,  pronti  ad  ogni  patriotica  opera. 

Ad  ogni  appello  saremo  con  voi:  voi  sarete  per  noi  pronti 
ad  ogni  bisogno. 

Grazie,  o  cittadini  di  Parma,  delle  gentili  accoglienze,  delle 
ispirazioni  fratellevoli  che  ricevettero  da  voi  i  concittadini  della 
nostra  città. 

Signore  di  Parma  !  noi  e  le  nostre  donne  slamo  commossi 
dalle  amabili  parole,  dall'entusiasmo  che  ci  avete  mostrato. 

Quelle  mani  che  ci  donarono  dei  fiori,  sapranno  ad  un  bi- 
sogno curarci  dalle  ferite,  tergere  il  sudore  e  la  polve  de'campl 
dai  reduci  dalle  battaglie  italiane. 

Ci  salutammo  col  grido  di  viva  alla  fratellanìsa,  di  viva 
al  nostro  re. 

Convìnti  e  risolutamente  pronti  ad  ogni  opera  per  soste- 
nere l'unione  fra s noi  e  col  nostro  re,  di  nuovo  li  ripetiamo. 
Addio. 

/  cittadini  modenesi. 


CIRCI^LARB  del  mlnlstpo  dell'Interno  al  goveran- 
topt  ed  ag^l'lnien«lentl  frenerai!  delle  provineie  del 
reg^no. 

Torino,  U  loglio  liM. 

L'indole  degli  avvenimenti  in  mezzo  ai  (^ùali  si  è  com- 
pita l'annessione  della  Lombardia  ai  regno  subalpino  ha  dato 
occasione  dugli  esimii  uottìinl  che  fbnAavano  il  Gonsigìio  della 
Corona  di  rassegnare  il  loro  mandato.  Ma  tale  cambiàmeikfo 
non  induce  alcuna  seria  variazióne  nell'indirizzo  politieo  che 
con  tanta  sapienza  e  ferme:tza  essi  mantennero  flnmra  al  go- 
verno dello  Stato. 

I  sentimenti  che  legano  il  re  ed  li  paese  al  glorioso  im- 
peratore ed  alla  grande  nazióne  di  cai  regge  le  sorti  ;  b  ne- 


803 
cessila  di  assicurare  e  ^  lealmente  eseguire^  QeU' interesse 
della  commuae  pab-ia,  le  coadizioni  della  pace;  Topportu* 
nità  di  far  partecipare  quanta  priora  le  Provincie  annesse  aUcj 
franchìgie  di  cui  sono  in  possesso  le  antiche:  lungi  dal  rìr 
movercene,  devono  persuaderci  sempre  più  della  convenienza 
di  rimanere  fedeli  air  indirizzo  che  da  oltre  due  lustri  ci  as- 
sicura, nell'accordo  dell'ordine  colla  libertà^  tutti  i  beneficii 
del  nostro  reggimento  polilico. 

Eppert^nto  il  nuovo  Consiglio  continuerà  a  promuovere 
quanto  più  largamente  lo  svolgimento  dei  grandi  principil 
che  il  magnanimo  largitore  dello  Statuto  poneva  a  base  del 
nostro  diritto  publico,  per  l'avanzamento  de' suoi  popoli  ed 
a  salvaguardia  dei  deismi  dell'Italia,  la  quale  troverà  nelle 
riforme  compite  e  nelle  libertà  praticate  a  nostro  esempio 
via  a  còn^^uire  senza  scosse  quell'indipendenza  che  il  voto 
dell'Europa  infuna  colle  ragioni  della  giustizia  e  della  ci* 
viltà  reclfi^mano  a  vicenda. 

^  L'opera  che  il  nuovo  ministero  è  chiamato  a  condurre  a 
termine  in  un  breve  stadio  è  altrettanto  ardua,  quanta  sono 
importanti  gli  effetti  che  devono  derivarne  al  paese  intero. 
Esso  ha  perciò  mestieri  del  concorso  franco  e  della  coopera* 
zione  intelligente  di  tutti  gU  officiali  preposti  alla  puJ^licA 
azienda  nelle  diverse  parti  del  r^no.  Il  sottoscritto  si  rivolge 
quindi  a  qnelli  che  dipendono  dai  suo  dic^tero,  invit^nctoli, 
fidente,  ad  immedesimarsi  nel  pensiero  del  governo,  e.  ad 
agevolargli  con  ogni  studio  l' adempimento  del  mandato  che 
gli  è  imposto  dalla  fiducia  della  Corona* 

A  questo  fine  si  faranno  soUeciti  di  calmare  gli  animi 
troppo  presto  sconfortati,  di  rialzare  le  depresse  speranza»  dÀ 
assodare  la  fede  nel  di)ritto  e  nella  libertà,,  di  togliere  di  mezzo 
tutte  le  cagioni  di  dissidio,  di  rannodare  infine  iotorno  al 
trono  cosUtuziouale  del  re  tutti  gl'interessi,  tutte  ]^  aspirar 
:àoni,  tutfe  le  influente  legittime  della  nazione. 

Il  governo  del  re  vuol  essere  sempre  il  governo  di.  ^ttQ 
il  paese,  e  non  mai  quello  di  un  partito.  E  se  egl^  è  proprio 


80\ 
degli  ordini.  Uberi  che  la  nazione  vada  divisa  in  partifi,  egli 
è  parimenti  una  condizione  essenziale  di  questi  ordini  stessi 
che  le  potestà,  onde  emana  dirèttamente  la  guarentigia  de» 
diritti  e  degl'interessi  dei  cittadini,  rimangano  aliene  da  ogni 
spirito  di  parte. 

L'autorità  morale  dei  publici  officiali  si  accrescerà  di  tanto, 
quanto  si  mostreranno  più  compresi  dei  loro  doveri  a  si- 
mile riguardo. 

Né  vuoisi  tampoco  dimenticare  dai  rappresentanti  del  po- 
tere centrale  nelle  diverse  provincie  che,  secondo  lo  spirito 
delle  nuove  istituzioni,  essi  sono  in  pari  tempo  e  per  molti 
rispetti  i  rappresentanti  delle  provincie  medesime  verso  a 
questo  potere  stesso,  e  che  sono  ivi  costituiti  per  proteggere, 
secondare,  afforzare,  nei  termini  della  legge,  Fazione  locale 
si  puhiica  che  privata,  e  non  per  negarla,  soffocarla  od  im- 
pigliarla  a  profitto  esclusivo  dell'azione  governativa.  Non  sì 
deve  per  fermo  scalzare  presso  di  noi  Vordmamento  accen- 
trativo  che  costituisce  la  forza  dei  grandi  Stati  moderni;  ma 
non  sirpuò,  senza  pericolo  di  scemarne  Tefficada,  esagerarlo, 
giacché  ciò  riuscirebbe  a  scapito  dell'energia  che  si  svolge 
naturalmente  nella  cerchia  communale  e  provinciale  ed  in 
quella  delle  private  associazioni,  onde  di  tanto  cresce  la  po- 
tenza politica  ed  economica  delle  nazioni. 

E  siccóme  é  mente  del  governo  di  proporre  riforme  che 
le  libertà  communali  e  provinciali  allarghino  e  più  ampia- 
mente traducano  in  atto  il  concorso  della  nazione  con  tut^i 
poteri  dello  Stato,  gli  officiali  publici  avranno  cura  di  secon- 
darlo preparando,  per  quanto  loro  tocca,  le  popolazioni  cui 
sono  preposti  a  questa  -estensione  delle  publiche  malleverie. 

Nelle  Provincie  dove  l'istituzione  rappresentativa  non  e 
peranco  in  vigore,  essi  procureranno  di  anticipare  sul  momento 
in  cui  ne  saranno  dotate,  cercando  di  conoscere,  per  confor- 
marvisi  secondo  la  ragione  publica  il  consentirà,  il  voto  delle 
popolazioni  loro  affidate,  circondandosi  a  questo  fine  degli 
uomini  che,  pei  lumi,  per  la  moralità  e  per  altre  qualità. 


BOB 
sono  tenuti  come  i  rappresentanti  naturali  della  contrada* 
In  questo  stesso  intento,  avranno  cura  di  rimuovere  dagli 
òfficj  le  persone  che  non  godono  della  pubtica  considerassione. 

Il  governo  del  più  leale  dei  re  deve  non  solo  essere,  ma 
altresì  parere  agli  occhi  di  tutti  il  più  onesto  ed  il  più  mo- 
rale dei  governi.  La  nazione  ha  diritto  di  apparipe  degna 
della  sua  libertà.  E  però  tutf  i  funzionari  publìci  non  lasce- 
ranno sfuggire  alcuna  delle  occasioni,  che  sì  affacceranno  loro, 
dì  rendere  omaggio  alla  moralità  civile. 

La  sicurezza  jfublica  dovrà  inflne  attirare  in  supremo  grado 
la  loro  attenzione.  Accade  spesso,  dopo  le  grandi  guerre  o 
le  forti  emozioni  politiche,  che  Y  ordine  sia  a  questo  riguardo 
più  0  meno  gravemente  compromesso;  essi  dovranno  quindi, 
coirajuto  delle  autorità  municipali  e  della  guardia  aa2Ìonale, 
che  avrassi  ad  ordinare  in  ogni  Commune,  provvedere  in 
guisa  che  tutte  le  persone,  qualunque  sia  là  loro  condizione, 
e  tutte  le  proprietà,  qualunque  sia  la  loro  natura,  abbiano 
a  tenersi  sicure  sotto  la  tutela  publica;  avvertendo  ch'egli 
è  essenzialmente  da  ciò  che  con  ragione  i  popoli  misurano 
e  riconoscono  la  bontà  e  la  forza  dei  governi. 

In  questi  termini  lo  scrivente  si  ripromette  da  tutti  gli 
officiali,  che  tanto  nelle  antiche  quanto  nelle  novelle  Pro- 
vincie dipendono  dal  suo  dicastero,  l'operosità  ed  il  cotlcorso 
necessario  al  compimento  dell'opera  che  gli  è  assegnata. 

RATTAaa. 


VnaCM^AMM.  affli  afciteiiii  della  eitià  e  proviaeia  di 
Guastalla. 

Guastalta,  16  luglio  1859. 

Il  governo  di  S.  M.  tutto  inteso  a  riparare  nei  modi  più 
solleciti  ed  efficaci  il  guasto  lasciato^  in  ogni  ramo  dei  nostri 
ordini  sociali  da  un  reggimento  che  troppe  volte  fu  la  nega- 

ArcMvio  9ee.  •  64 


906 
zioQe  della  equità,  della  giustizia,  del  progresso  civile,  oggi\ 
{Nrecorrendo  alla  vostra  volontà,  provvede  al  pronto  riordina- 
mento del  Gommune,  e  vi  chiama  all'esercizio  del  più  bello^ 
del  più  prezioso  dei  vostri  diritti. 

Il  Commune,  gloriosa  tradizione  delle  nostre  istorie,  splen- 
dido monumento  della  sapienza  dei  padri  nostri ,  reliquia 
augusta  e  vraeranda  in  cui  stanno  scolpiti  i  caratteri  della 
civiltà  italica,  e  pietra  angolare  d'ogni  libertà  politica,  fu  in 
odio  al  cessato  dominio.  Francesco  II  d'Austria.  d'Este  nella 
sua  cupa  politica  lo  abbassava  e  costringeva  in  vergognosi 
ceppi;  più  tardi  ferocemente  lo  disfaceva,  e  vi  surrc^avauna 
finzione,  o  piuttosto,  ad .  esempio,  un  abbietto  arnese  di  ser- 
vilità, e  un  tristo  strumento  di  tenebrosa  inquisizione. 

Tanta  enormezza  disconfessava  lo  stesso  suo  figlio;  ma 
Francesco'  I,  dissotterando  il  Gommune,  aborri  dal  restituirgli 
i  ^uoi  diritti,  la  sua  vita  propria,  la  sua  azione  naturale,  e, 
per  insaziabile  sete  di  autorità  dispotica,  lo  tenne  mai  sem- 
pre in  condizione  più  che  pupillare,  servile,  compiacendosi 
di  farlo  a  ogni  tratto  curvare  sotto  il  peso  di  un'orgogliosa 
e  capricciosa  padronanza. 

Il  governo  del  re,  cittadini,  cancella  quest'obrobrio,  spezza 
queste  catene,  e  vi  rende  a  voi  medesimi.  Nella  legge  com- 
munaie  che  oggi  si  promulga,  stanno  ordini  e  franchigie  de- 
gne di  voi,  misurate  alla  civiltà  dei  tempi,  alle  vostre  neces- 
sità, ai  vostri  diritti,  né  minori  di  quanto  possiate  deside- 
rarvi ed  aspettarvi  da  un  reggimento  forte,  glorioso  ed  one- 
sto. Salutate,  cittadini,  con  lieto  e  grato  animo  quest'altra  non 
dubia  prova  della  fiducia  che  il  governo  del  re  ripone  nel 
vostro  senno  civile  e  nel  vostro  patriotismo;  ed  accingetevi 
a  prender  parte  davvero  a  quella  vita  publica,  che  fu  sem- 
pre nei  vostri  voti,  e  che  vi  additerà  alla  Europa  siccome  de- 
gni di  alti  e  nobili  destini. 

A  cùnmisiario  itraordùiario  itUendente  iella  pr^tmcia^ 
Am.  Luigi  Zini. 


507 
IMSPACCIO    del  mlnUiro    aiisiriiieo    «legrll    affari 
esteri  all'inviato   ausipiaeo  presso  la  Confedera- 
flEione  svizzera. 

A  S.  E.  il  barone  Menshengen,  inviato  straordinario  e  mi- 
nistro plenipotenziario  a  Berna.  > 

vieana,  «7  Ivglio  l^S9.    , 

Signor  barone. 

il  signor  Stampfli  ha  già  senza  duino  ricevuta  la  notìzia 
die  i  governi  di  Austria  e  di  Francia  si  accordarono  per 
aprire  trattative  di  pace  nella  città  di  Zurigo;  io  vi  invito 
nondimeno  a  dame  partecipazione  officiale  ai  signor  pren- 
dente della  confederazione. 

La  circospezione  e  Tenergia  spiegate  dal  Consiglio  federale 
per  mantenere,  durante  la  guerra,  una  attitudine  di  neutralità 
imparziale  ad  un  tempo  e  benevola,  raccomandano  in  par- 
ticolar  modo  il  territorio  ospitale  della  Svizzera  alle  Potenze 
belligeranti  per  la  riunione  dei  loro  plenipotenziarj.  Scegliendo 
la  città  di  Zurigo,  il  governo  imperiale  si  tenne  anticipata- 
mente sicuro  deirassenso  del  Consiglio  federale,  e  non  credo 
d'aver  bisogno  di  raccomandare  i  plenipotenziarj  dell'impe- 
ratore alle  obliganti  accoglienze  delle  autorità  nazionali. 

Ricevete,  signor  barone,  rassicurazione  ddla  mia  distin- 
tissima stima. 

Rechberg. 


OiOOJ^^<>«^ 


RISP^OSTA  del  mnnlelpio  di  Areo  a  quello  di 
Trénio  eirea  la  deliberazione  913  loglio  del  Con*- 
sigillo  eommunale  tridentino  f). 

N.  630.     Al  lodeì)ole  civico  Magistrato  di  Trento. 

Arco,  i7  luglio  1859. 

Appena  ricevetti  il  patriotico  invito  fattomi  da  questo  lo- 
pevole  municipio  colla  pronta  sua  Nota  de'  24  luglio  N.  4472, 

(•)  Vedi  in  queslArchivio  pag.  47». 


mi  affrettai  a  convocare  a  sessione  la  cìvica  rappresentanza, 
per  communicame  alla  medesima  il^  tenore,  ed  invitarla  ad 
accedere  alla  deliberazione  presa  dal  benemerito  Consiglio 
commanale  di  Trento  nella  sessione  del  23  di  luglio. 

Ma  it  decreto  dell'  I.  R.  Pretara  di  Arco  id  26  corrente, 
di  cui  bo  l'onore  di  acchiudere  copia ,  rese  impossibile  di 
tenere  la  detta  sessione  communale. 

Per  il  momento  quindi  non  posso  che  esprimere  il  peiF 
siero  di  questo  civico  Magistrato,  il  quale  applaudisce  alle 
deliberazioni  prese  dal  Consiglio  communale  di  Trento  nella 
sessione  del  23  corrente,  ed  alle  medesime  pienamente  si 
associa. 

Colgo  questa  occasione  per  rassegnare  ecc. 

Dal  municipio  di  Kno, 

Il  f.  f.  di  podestà, 
Bertamini. 


PROGRAMMA  per  le  elesioni  mumielpali ,  ^ 
sto  dal  Consiffliot  direttore  del  eomltato  eletto- 
rale di  Parma  ,  ap|NPovato  In  adnnansa  i^serale 
ad  anaminiità  d|  voti. 

Parma,  i7  loglio  i859. 

Nella  composizione  nazionale  il  Commuue  è  l'unità  politica 
fondamentale  ;  e  nel  Commune  si  trova  la  sorgiva  perenne  ed 
unica  delle  vitali  forze  in  cui  la  nazione  o  Stato  si  r^ono 
e  si  sostengono;  di  guisa  cb6  sono  sempre  grandissimi  gli 
influssi  del  buon  governo  municipale  in  tutte  le  parti  del 
sistema  civile.  E  però,  anche  in  tempi  ordinarli  e  quieti,  an- 
che quando  Tautorità  communale  si  aggira  nella  più  angusta 
cerchia  de'  suoi  attributi  abituali,  sommamente  importa  che 
il  suffragio  popolare  ne  commetta  T  esercizio  ad  uomini  di 
merito  riconosciuto  e  che  godano  pienamente  la  confldenza 
universale. 


Ila  occotroDO  talvolta  nella  vita  delle  nazioni  certi  casi  ec- 
ceziooaU  e  straordinari!,  in  cui  l'autorità  communale  q  da  ne- 
cessità condotta  a  valicare  i  termini  di  semplice  magistrato 
amministrativo,  e  a  pigliare  qualità  e  grado  di  potere  poli* 
tico:  in  allora,  fatta  maggiore  di  se  medesima,  ella,  in  una 
ristretta  cittadinanza,  si  erìge  interprete  dei  voleri  di  un 
gran  popolo;  laonde  è  indispwsabile  cbe  dall'urna  delle  ele- 
zioni vengano  fuori  nomi  i  quali  non  pure  accennino  a  pregi 
di  mente  e  a  virtù  di  cuore,  ma  a  una  fede  politica  e  par- 
ticolare. 

A  questo  officio  gravissimo  sono  appunto  chiamati  oggidì 
i  municipii  degli  Stati  di  Parma,  degli  Stali  di  Modena,  delle 
Legazioni  e  d^a  Toscana.  Sperava  Italia  di  ottenere,  a  no- 
stri giorni,  indipendenza  e  libertà:  Vittorio  Emanuele  II,  si 
pose  a  capo  dell'alta  impresa,  e  il  regno  sardo  venne  de- 
signato dal  eorso  istesso  degli  avvenimenti  come  il  centro 
a  cui  bisognava  rivolgere  la  mira;  e  pon  impulsa  tanto  più 
poderoso,  quanto  più  naturale,  i  popoli  della  Penisola  incli- 
narono a  quello,  facendo  della  unione  al  Piemonte  l'oggetto 
delle  loro  sollecitudini  e  delle  loro  speranze. 

Fortuna  non  volle  mandare  contenti  i  desideri!  della  na- 
zione; nondimeno  le  Provincie  preindicate,  esautorati  i  prin- 
cipi cbe  la  forza  impose  e  la  violenza  con  la  frode  manten- 
nero, e  lasciate  in  balia  di  sé  medesime,  per  una  seguenza 
di.  accidenti  a  nessuno  ignoti,  sono  ancóra  in  tale  stato  con- 
stituite,  da  potere  almeno  recare  ad  atto  in  parte  il  disegbo 
mancato.  Ed  ecco  che  ai  municipii  toscani,  romagnoli,  mo« 
d^iesi  e  parmigiani  viene  spontaneo  e  bellissimo  il  compito 
d'inaugurare  ne' territori  rispettivi  il  diritto  nazionale  ita^ 
liano. 

Pertanto  il  Gomitato  elettorale,  considerate  maturamente 
le  cose  dette/  studiate  le  propensioni  manifestissime  dell' o- 
pinione  generale,  ha  riconosciuto  e  determinato  M  condotta 
politica  che  si  dovrebbe  seguire  dall'autorità  municipale  di 
Parma;  acciocché  il  paese  nostro,  che  non  fu  ultimo  sin  qui^ 


810 

trasvialo  da  un  indirizzo  falso,  non  riesca  inferiore  alle  eir« 
costanze  presentile  non  fallii  di  contro  agli  altri  doveri 
che  ad  ogni  terra  d'Italia  incombono  in  questi  momenti  su* 
premi. 

Tale  condotta  politica  si  riassume  sostanzialmente  nelle 
proposizioni  seguenti: 

ii^  A  riconferma  del  voto  replìcatamente  manifestato  dal 
popolo,  proclamare  una  volta,  in  faccia  al  mondo  e  in  ter- 
mini franchi  e  risoluti,  la  decadenza  del  governo  ducale,  e 
spezzare  così  ogni  vincolo  con  un  passato  che  ripugna  alla 
coscienza  publica,  e  che  il  progresso  della  civiltà  ha  reso 
impossibile. 

2.^  Dichiarare  che  l'unico  principe  voluto  da  questo  paese 
è  il  re  costituzionale  Vittorio  Emanuele  II. 

3.^  Bandire  solennemente  che  il  governo  dei  dinasti  ca- 
duti non  potrà  essere  imposto  al  paese  che  per  forza  ma- 
teriale soverchiante,  e  che,  ove  questa  forza  si  mostri,  il  paese 
ha  fermato  saldamente  il  proposito  di  contrastarla,  per  quanto 
potrà,  e  di  respingerla. 

4.°  Promuovere  immediate  disposizioni  affinchè  si  ordini 
la  guardia  nazionale,  se  ne  mobilizzi  la  parte  più  giovane, 
si  facciano  leve  numerose,  si  raccolgano  denari,  si  acqnisttno 
armi,  si  fornisca  insomma  il  paese  della  massima  forza  di 
cui  è  capace,  per  difendere  i  diritti  suoi  colla^  massima  vi- 
goria. 

5.®  Promuovere  sùbiti  ed  energici  povvedimenti  per  ridurre 
all'impotenza  gli  elementi  di  reazione  di  qualunque  natura. 

6.°  Stabilire  publicamente  in  principio  che  le  terre  ita- 
liane, condotte  dagli  eventi  a  condizioni  identiche,  devono 
cooperare  con  mezzi  uniti,  concertati  e  simultanei  alla  difesa 
commune;  e  però  adoperarsi  acciocché  le  forze  dello  Stato  di 
Parma  siano  impiegate,  se  occorrerà,  a  proteggere  i  popoli 
di  Modena,  delle  Legazioni  e  della  Toscana,  ove  quelle  Pro- 
vincie fossero  minacciate  di  una  rlstaurazione,  e  affinchè  siano 
prese  intelligenze  per  avere  anche  noi  da  loro  eguali  ajuti 
ed  eguali  soccorsi,  quando  fossimo  incalzati  da  eguali  bisogni 


511 
7.0  Finalmente  fare  e  promuovere  tutto  ciò  che,  secondo 
le  forze  del  manicipio,  può  essere,  na'  varii  casi,  necessario 
0  utile  alla  massima  unificazione  della  patria  italiana  sotto 
lo  scettro  costituzionale  di  Vittorio  JBn^anuele  IL 

Questo  è  il  programma  politico  del  Comitato  elettorale,  il 
quale  proporrà  al  publico,  e  sosterrà  con  ogni  possa,  per  le 
vicine  elezioni  municipali,  que'-candidati  che  aderiranno  alle 
proposizioni  sopra  specificate. 

Il  Consiglio  direttore  del  comitato  elettorale, 

C.  Filippo  Ljnati  -  D.  S.  Riva  -  Am.  Armelonghi  Leonzio 

D.  C.  Nardini  -  E.  PoNTOLi  -  Avv.  A.  Barbieri 

D.  G.  AsPERTi  -  A.  Garbarini. 


PROCLAMA   cllpeito  dal  commendatore   Farlnl  ai 
popoli  delle  proTineie  modeneflii. 

'    ^  Modena,  97  luglio  18ft9. 

Il  governo  del  re  deve  oggi  lasciarvi  piena  ed  intera  la 
libertà  di  esprimere  nuovamente  e  ne' più  spontanei  e  so- 
lenni modi,  i  vostri  legittimi  voti. 

Giova  a  queste  Provincie,  giova  alla  patria  commiine  che 
voi  mostriate,  come  i  mutamenti  avvenuti  in  Italia,  durante 
la  guerra  d'indipendenza,  non  fossero- il  frutto  di  un  entu- 
siasmo fuggevole,  ne  l'opera  di  una  nascosta  ambizione. 

Lasciandovi  padroni  dell'avvenire  che  saprete  meritare,  il 
re  mi  dà  il  gradito  incarico  di  assicurarvi,  che  ne' consigli 
dell'Europa  difenderà  i  vostri  legittimi  diritti.  Voi  sapete 
quanto  valga  la  parola  di  Vittorio  Emanuele! 

Ne' brevi  giorni  in  cui  tenni  il  potere,  voi  foste  ammira- 
bili per  concordia  o  per  civile  virtù.  E  come  disciplinati, 
così  foste  forti.  Fra  la  gioja  delle  vittorie  e  fra  gii  ardui  do- 


Ki2 

veri  che  la  improvvisa  pace  ha  imposto  agli  italiani,  rimase 
sempre  eguale  in  voi  la  costanza  dell'animo,  la  volontà  de' sa- 
crifici, la  coscienza  del  diritto. 

10  vi  lascio  Uberi,  ordinati  ed  armati. 

11  vostro  contegno  mi  assicura,  che  voi  non  confonderete 
mai  le  pure  ragioni  della  libertà  colle  vane  ebrezze  della 
licenza.  A  voi  non  si  addicono  i  clamorosi  tumulti  di  chi 
dubita  e  teme.  L'Europa  civile  ha  oramai  riconosciuto  il  di- 
ritto delle  nazioni  a  disporre  dei  loro  ordini  interni.  Pre- 
paratevi a  degnamente  usare  di  (Questo  diritto,  sicuri  che  con- 
tro la  volontà  dei  popoli  virtuosi,  non  si  rìstaurano  le  si- 
gnorie cadute  per  nazionale  decreto.  Ho  certezza  che  dalle 
Provincie  modenesi  non  sarà  fornito  nessun  pretesto  di  ca- 
lùnnia agli  implacati  calunniatori  di  questa  povera  Italia,  per* 
che  nelle  parole  e  negli  scritti,  ne'  consigli  e  nelle  risoluzioni, 
adoprerete  per  forma,  che  non  solo  a  voi  venga  lode  o  me- 
rito, ma  onore  air  intera  nazione  ed  ajuto  di  buona  fama  a 
tutta  la  nostra  stirpe. 

Popoli  delle  Provincie  modenesi  I 
lo  ritorno  in  condizioni  di  privato,  e,  grazie  all'onore  fat- 
tomi dai  municipii  delle  due  maggiori  città,  posso  chiamarmi 
vostro  concittadino. 

Concittadino,  ho  fiducia  nelle  vostre  sorti  e  nella  giustizia 
della  publica  opinione.  Che  se  l'avvenire  vi  riserbasse  qual- 
che ardua  provai  l'essere  stato  primo  agli  onori,  mi  darà  il 
diritto  di  essere  primo  ai  pericoli. 

-  C.  Luigi  Faum. 


PROCLAMA  MB  tmi  il  «owiHilMario  «Ai^aMdliiiarfo 
|»er  le  R#HMi|^nre  dichiaira  di  eesiMine  dalle  pra* 
prié  ftinsiani. 

Tonno,  S8  luglio  1859. 

Popoli  delle  Romagnel 
La  pace,  conchiusa  in  Villaf ranca  fra  i  due  imperatori,  ha 
fatto  cessare  il  più  importante  dei  motivi  pei  quali  il  re  Yit: 


513 
torio  Emanuele  mi  aveva  mandato  suo  commissario  fra  voi  : 
quello  di  chiamarvi  alle  sue  bandiere  per  la  guerra  d' indi- 
pendenza. 

Egli  m'imponeva  al  tempo  stesso  ch'io  mantenessi  l'ordine 
in  queste  Provincie,  e  vuole  ov\  disponga  le  cose  in  modo 
che  in  queste  nuove  ed  impreviste  condizioni  esso  non  s'ab- 
bia a  turbare.  Per  quanto  era  in  me,  e  per  quanto  lo  con- 
cesse il  tempo,  cercai  servire  fedelmente  a  queste  sue  leali 
intenzioni. 

Ho  l'incarico  d'annunziarvi  che  Egli,  sollecito  sempre  del 
vostro  bene,  impiegherà  con  premura  caldissima  tutti  i  mezzi 
concessi  dal  diritto  internazionale,  onde  otteniate  dal  con- 
corso dei  governi  europei  l'adempimento  dei  vostri  giusti  e 
ragionevoli  desiderii. 

La  presenza  d'un  commissario  del  re  ne  potrebbe  preoc- 
cupare la  libera  manìfeslazione,  alla  quale  il  sospetto  d'in- 
teressate influenze  toglierebbe  fede  e  valore.  Egli  quindi  mi 
richiama  da  quest'officio,  ed  è  mìo  dovere  obedire.  Con  qual 
cuore  io  vi  lasci  ve  lo  dica  il  cuor  vostro.  Ma  vi  dica  in- 
sieme che  se  non  è  sempre  dato  all'  uomo  vincere  la  for- 
tuna, neppure  la  fortuna  può  vincerlo  ov'egli  noi  voglia. 

È  vostro  diritto  il  proclamare  al  cospetto  del  mondo  quali 
sieno  i  vostri  voti. 
Sappiatelo  esercitare  con  dignità  e  con  fermezza. 
Un  solo  pericolo  vi  minaccia:  la  discordia  ed  il  disordine. 
Ascoltate  il  consiglio  del  vostro  più  vero  ad  antico  amico. 
Chi  fra  voi  porrà  inanzi  altro  questioni ,  o  è  stolto,  ovvero  è 
mandato  da  chi  vuole  dividervi  per  perdervi. 

Coir  ordine,  colla  tranquillità  vostra  mostrate  all'Europa 
che  il  chieder  leggi  giuste  ed  eguali  per  tutti,  concesse  in 
oggi  ad  ogni  popolo  civile,  che  il  volersi  far  indipendenti  dal 
giogo  straniero,  ed  il  reclamare  l'esecuzione  di  promesse 
tante  volte  violate,  non  è  opera  di  rivoluzionarj,  ma  che  ri- 
voluzionarli debbono  dirsi  invece  coloro  i  quali,  calpestando 
il  principio  cristiano  e  la  retta  ragione  di  Stato,  impongono  , 

Archivio  uè,  65 


sii 
agli  uonùni  pesi  inlollerabili,  e  U  spiBgono  a  sprezzare  ogni 
freno  e  gettarsi  fra  le  braccia  della  rivoluzione. 

Massimo  D'Azeglio. 


PRO€L.%lilA  al  popoli  della  provincia  di  Ferr«u-a. 

Ferrara,  il  28  loglio  1859. 

Il  governo  dovendo  provvedere  agli  urgenti  bisogni,  in  cui 
fcrsa  il  paese,  ha  fatto  appello  al  vostro  palriolismo,  ricor- 
rendo francamente. al  credito  publico. 

Il  governo  ha  mostrato  una  Qducia  illimitata  in  queste  po- 
polazioni/dando  la  preferenza  ad  un  prestito  volontario,  pìul- 
tostochè  ricorrere  ad  altre  misure. 

Permettetemi,  o  ferraresi,  di  dirvi  soltanto  quanto  sia  ne- 
cessario che  tutte  le  classi  de'  cittadini  concorrano  al  successo 
del  governo  in  questa  operazione  finanziaria;  da  questo  suc- 
cesso dipenderà  il  trionfo  della  libertà  e  dell'  indipendenza 
delle  Provincie  dì  Romagna. 

La  forza  e  la  grandezza  delle  nazioni  dipende  dall'accordo 
tra  governo  e  popolo.  Rispondete,  o  ferraresi,  all'invilo  del 
governo  colla  medesima  spontaneità  con  cui  rispose  la  Fran- 
cia al  suo  generoso  imperatore,  quando  dimandò  i  mezzi  per 
recarsi  a  combattere  in  Italia  l'eterno  nostro  nemico;  seguite 
l'esempio  del  Piemonte,  la  cui  popolazione  non  indietreggiò 
mai  quando  si  trattò  di  fare  sacrificii  per  correre  alle  armi  ; 
seguite  Infine,  o  ferraresi,  il  nobile  e  generoso  esempio  del 
popolo  modenese,  il  quale  non  esitò  a  sottoscrivere  a  sacri- 
ficii pecuniarii  per  somma  maggiore  di  quella  che  era  richie- 
sta dall'autorità  governativa? 

La  spontaneità  nel  dare  il  vostro  concorso  al  governo  in 
questa  circostanza,  sarà  il  supremo  de'  voti  di  vostra  indipen- 
denza che  l'Europa  dovrà  rispettare  e  sanzionare. 

L'assicurazione  che  abbiamo  e,  che  in  queste  provincia  non 
vi  sarà  intervento  straniero;  ma  e -he  le  nostre  sorti  dipende- 


5ib 
ranno  esclusivamente  dair  accordo  completo  in  cui  sapremo 
metterci,  e  per  noi  garanzia  solenne  che  saremo  un  giorno 
ciò  che  vorremo  e  sapremo  essere. 

Accorrete  oggi  dunque  in  folla,  o  ferraresi,  a  sottoscrivere 
rimprestito  domandato,  e  siate  quindi  pronti  a  correre  all'armi 
il  giorno  della  lotta,  gridando  col  cuore  e  colle  labra  : 

Vim  Vifìdipendenza  ilaliamt 

Dai  Castello* 

G»  A.  Migliorati. 


mSCORSO  del  {^oirernatore  Parlai  ai  modeiftesi.O) 

Modena,  28  Inglic  I85d. 

Il  vostro  municipio  mi  ha  espresso  i  vostri  voti  ;  adesso  ho 
manifestata  la  mia  gratitudine  ed  i  miei  sentimenti.  Io  ac- 
cetto la  temporanea  autorità:  dico  temporanea^  perchè  in  que- 
sti supremi  momenti,  nelle  gravissime  risoluzioni  da  pren- 
dersi per  la  salute  e  la  dignità  dei  paese,  bisogna  dare  al- 
l'autorità legittima  base,  cioè  la  larga  e  sicura  base  del  voto 
popolare.  Darò  opera  a  convocare  nel  più  breve  termine  pos- 
sibile i  comizii« 

Il  governo  qui  caduto  per  publico  disprezzo  e  per  infa- 
mia d'alleanza  cogli  oppressori  d'Italia,  non  potrà  essere  ri- 
stabilito che  sulle  ceneri  delle  nostre  città. 

Non  ho  bisogno  di  raccomandarvi  tutte  le  civili  virtù  delle 
quali  deste  sì  bello  esempio.  La  concordia,  virtù  nuova  ne- 
gl'italiani, ha  per  questa  ragione  a  durare  più  salda. 

Vi  raccomando  il  rispetto  alla  religione,  alle  persone  ed 
alle  cose  sacre:  chi  non  rispetta  le  leggi  di  Dio,  piega  più 
facilmente  il  collo  alle  leggi  della  tirannide. 

Voi  mi  conoscete;  io  sarò  tutto  per  tutti.  Terrò  il  potere 
con  dignità,  perchè  io  rappresento  la  dignità  di  tutti  voi,  li- 

(*)  Vedi  le  notizie  di  questo  giorno.  —  Il  presente  discorso  fu  diretto  da  Farini  al 
popolo  recatosi  ad  acclamarlo  sotto  il  balcone  del  palazzo  governativo* 


516 
beri  cittadini;  sarò  sempre  moderato,  non  molle  ;  giusto,  ma 
inesorabile. 

A  nome  del  re  Vittorio  Emanuele  debbo  dirvi  ancóra  una 
volta  cJbe  egli  ba  a  cuore  voi  e  le  voslro  sorti,  e  che  propu- 
gnerà i  vostri  legittimi  voti  ne'  consigli  delle  Potenze  d'Eu- 
ropa. Le  Provincie  modenesi,  così  bella  parte  d'Italia,  ricche 
di  antiche  e  recenti  glorie,  che  diedero  tante  prove  di  patrio- 
tismo  0  di  costanza,  non  debbono  porgere  alcun  pretesto 
alle  mormorazioni  dei  nostri  nemici,  continuando  pur  sem- 
pre il  movimento  nazionale,  per  la  coscienza  che  Tltalia  non 
può  aver  pace  vera,  Anche  non  abbia  assicurato  pienamente 
la  sua  nazionalità  e  la  sua  libertà  dall'  Alpi  all'  Adriatico. 
Viva  il  re!  Vìva  l'Italia. 

Le  cure  della  cosa  publica  non  mi  permettono  di  tratte- 
nermi più  a  lungo  con  voi;  io  spero  che  avrò  in  ognuno 
di  voi  un  ajuto  alle  cose  civili,  e,  se  occorra,  un  soldato  della 
nazione  (Sì,  sì;  hanno  gridato  interrompendolo).  Col  coraggio 
e  colla  fermezza  si  assicurano  i  diritti  dei  popoU,  e  si  vin- 
cono i  nemici.  E  se  fosse  da  temere  assalto  di  nemici,  ci 
conforti  l'avere  fra  noi  l'esercito  d'una  delle  vicine  Provin- 
cie italiane.  Intendo  parlare  del  prode  esercito  toscano,  che 
così  potente  ebbe  nell'animo  il  sentimento  nazionale,  che  non 
accettò  patti  da  una  dinastia  che  passeggiava  coi  nemici  d'I- 
talia ai  quali  serviva.  Sì  ;  la  storia,  nelle  sue  più  splendide 
pagine  civili,  registrerà,  che  l'esercito  toscano  iniziò  nell'I- 
talia centrale  quel  nazionale  movimento,  che  non  avrà  ter- 
mine finche  l'Italia  non  sia  libera  tutta  quanta.  Viva  l'Italia  1 


*-r- 


PROCLAHA  del   dittatore  Fartnl. 

Governo  nazionale  delle  Provincie  modenesi. 

Modena,  S8  luglio  1859. 

Concittadini! 
Mi  avete  dato  singolare  testimonianza  di  affetto  e  di  flducia. 
Ne  sono  commosso  :  se  Dìo  m'ajuta,  dimostrerò  coi  fatti  la  ri- 


517 
conoscenza.  —  Tutto  all' Italia,  sari^  tutto  a  voi,  che  propu- 
gnando il  vostro  diritto,  propugnate  quello  della  nazione. 

Accetto  la  dittatura  temporanea  per  convocare  prontamente 
i  comizi!  popolari ,  ai  quali  si  appartiene  di  costituire  il  po- 
tere su  quella  legìttima  base  della  volontà  nazionale,  nella 
quale  si  fondano  il  forte  e  glorioso  impero  di  Francia,  il  go- 
verno della  nobile  e  libera  Inghilterra  ed  altri  civili  princi- 
pati moderni. 

Ai  rappresentanti  del  popolo  io  rassegnerò  in  breve  l'au- 
torità che  tengo  dal  vpstro  affetto  e  dal  suffragio  dei  muni- 
cipii. 

Intanto  manterrò  severamente  l'ordine,  guarentirò  a  tutti 
la  libertà,  rafforzerò  le  ordinanze  militari,  aumenterò  gli  ar- 
mamenti. 

Oramai,  o  concittadini,  noi  ci  conosciamo.  Nessuno,  den- 
tro, attenterà  con  sediziose  pratiche,  alla  concordia,  all'onore 
alla  tranquillità  del  paese.  Chi  Tosasse  non  andrebbe  impu- 
nito. La  civile  Europa  non  permetterà  assaUi  di  fuori.  Che 
se  i  vinti  servi  dello  straniero  ci  minacciassero,  forte  der  di- 
ritto ,  forte  del  mandato  popolare,  io  mi  ajuterò  con  risolu- 
zione di  tutte  le  forze  che,  quando  si  tratta  della  propria 
indipendenza,  si  ponno  francamente  chiamare  a  concorso. 

Concittadini!  Noi  siamo  oggi,  in  questa  Italia  centrale,  i 
soldati  dell'onore  e  della  dignità  nazionale. 

//  dittatore, 
Farini. 


luglio.  —  Da  una  deputazione  de' veneti  è  presentata  all'ambasciatore 
di  Francia  in  Torino,  un  indirizzo  per  S.  J*.  l'imperatore  de' 
francesi^  che  accompagm  la  protesta  mandata  dalle  Provincie 
venete  contro  il  dominio  tanto  diretto  che  indiretto  dell'Austria 
nella  Venezia. 

Modena.  Avendo  il  governatore  delle  Provincie  modenesi^  Farini^  per 
ordine  del  r^,  ritinto  le  autorità  sarde  e  rassegnati  i  poteri 


ai  munkipj^  i  municipj  stessi  dello  Statù  e  la  città  tutta  in  folla 
acclam(Mrono  il  cessato  governatore  a  dittatore  di  queste  Pro- 
vincie. 
28  luglio.  —  Reggio.  Appena  publicato  il  proclama  de!  ritiro  del  go- 
vernatore Farini^  la  guardia  nazionale  di  Reggio  e  la  città 
hanno  proclamato  il  concittadino  cav.  Farini. 

—  Tosto  dopo  la  publicazione  del  proclama  in  nome  del  governo  na- 

zionale delle  Provincie  modenesi,  i{  dittatore  Farmi  ha  orga- 
nizzato Vammtnistrazione  centrale  e  composto  il  ministero  come 
segue:  grazia  e  giustizia^  avv.  Luigi  Chiesi;  interno^  avv.  con- 
sig.  Edmondo  Musi;  istruzione  publica^  prof,  Geminiano  Grì- 
meììì;  finanze,  aw.  Luigi  Terni;  lavori  publictj  sig.  Luigi  Tirelli; 
guerra^  colonnello  Luigi  Frapolli.  —  La  spedizione  degli  affari 
esteri  affidata  ad  apposita  commissiotie  presso  il  dittatore. 

—  //  Honileur  annuìKia  la  decisione  dell'imperatore  Napoleone  che 

le  armate  di  terra  e  di  mare  siano  nel  più  breve  termine  ri- 
poste sul  piede  di  pace. 


NOTA  |»ublicata  dalla  Gaueita  pB^ussiana  «  peiaM- 
waaieiite  alle  neg^oslasionl  fra  t  goderai  di  l^ien- 
na  e  di  Berlino  durante  la  guerra  d'Italia  (*). 

Derlioo,  38  luglio  1859. 

Nel  nostro  numero  del  23  di  questo  mese,  noi  publicammo 
una  circolare  indirizzata  dal  governo  prussiano  alle  Corti 
germaniche  il  24  giugno  (**),  come  pure  quelle  inviate  a  Lon- 
dra ed  a  Pietroburgo  (*")  che  condussero  all'introduzione  d'una 
mediazione  fra  le  grandi  Potenze  belligeranti. 

La  Gazzetta  di  Vienna  del  26  publica  a  sua  volta  una 
missione  del  conte  di  Rechberg  al  barone  di  KoUer,  datata 
dal  22  giugno,  la  quale  non  ha  alcun  rapporto  coi  docu- 
menti sopra  indicati,  ed  essa  dichiara  che  il  governo  au- 
striaco non  ebbe  notizia  degli  ultimi,  spediti  a  Londra  ed 
a  Pietroburgo. 

(*)  In  questo  ed  in  allri  articoli  la  Gazzella  prussiana,  giornale  officioso,  come  già 
notammo,  si  fa  organo  diretto  del  gabinetto  di  Berlino. 
D  Vedi  ArchlTlo,  pag.  345. 
(•••)  Vedi  Archivio,  pag.  341  e  356. 


519 

Noi  faremo  osservare  clie  una  slmile  communicazione  do- 
veva naturalmente  non  esser  fetta,  attesoché  scopo  di  que- 
sti dispacci  era  il  condurre  ad  un  accordo  fra  le  tre  grandi 
Potenze  riguardo  alla  mediazione  che  avevasi  in  vista. 

La  missiva  del  conte  di  Rechberg  al  barone  di  Roller  ap- 
partiene alla  corrispondenza  che  ebbe  luogo  col  gabinetto  di 
Vieiina  in  séguito  alla  missione  del  luogotenente  generale  di 
Wìllisen.  È  la  risposta  ad  un  dispaccio  del  ministro  degli 
affari  esteri,  barone  di  Schleinitz,  in  data  14  giugno,  il  quale 
non  era  destinato  che  a  riassumere  i  colloquj  fatti  a  viva  voce. 

Noi  publicbiamo  oggi  i  documenti  seguenti,  per  far  cono- 
scere tutto  il  processo  delle  negoziazioni  col  gabinetto  di 
Vienna. 

1.^  Il  dispaccio  prussiano,  in  data  14  giugno,  che  spiega 
le  intenzioni  del  governo  ripetute  dal  generale  di  Willisen, 
e  fa  conoscere  in  modo  più  che  possibile  esalto  ì  risultati 
della  sua  missione. 

2.^  La  risposta  del  conte  di  Rechberg,  datata  da  Verona 
il  22  giugno,  al  dispaccio  precedente  di  cui  eragli  stata  data 
lettura; 

3.^  La  risposta  del  gabinetto  prussiano  al  dispaccio  del 
conte  Rechberg; 

4.*^  Un  dispaccio  al  barone  di  Werther,  in  data  23  giugno, 
che  contraddice  gli  ingiusti  giudizj  stilla  politica  prussiana, 
racchiusi  nel  documenti  officiali  del  gabinetto  di  Vienna. 

Questa  Nota  è  seguita  dai  documenti  di  cai  annuncia  la  publica- 
zione*  Eccoli  : 

I 

DISPACCIO  del  ministro  degli  affari  esteri  di  Prus- 
sia, ali^antbaseiatore  prussiano  presso  la  Corte 
austriaca. 

il*  S.  E.  il  Sig.  barone  di  Werther^  a  Vienna. 

^  Bcrlioo,  14  giugno  i8U9. 

Nei  vostri  rapporti  del  29  e  del  31  del  mese  scorso»  Vostra  Ec- 
cfìllftnza  ci  communicò  le  prime  notizie,  attese  con  grande  interesse^ 


890 

sttli'accoglienza  falla  dal  gabìnello  di  Vienna  alle  ullime  proposte 
presentate  in  nostro  nome  al  laogotenenle  generale  di  WiUisen. 

Guidato  dal  desiderio  che,  in  affare  cosi  importante,  regnasse  la 
maggior  chiarezza,  io  avevo  avuto  cura  d' indicare,  con  una  lettera 
al  generale  dì  Willisen,  in  modo  preciso  il  nostro  punto  di  vista, 
tanto  riguardo  ai  nostri  progetti  in  alcune  circostanze  che  riguardo 
alle  ipotesi  che  dovevano  necessariamente  guidare  la  nostra  na- 
zione. 

Io  rilevo  ora  dal  rapporto  di  Vostra  Eccellenza  che  il  generale  di 
Willisen  lesse  parola  per  parola  la  mia  lettera  al  conte  di  Rechberg, 
eh'  ei  gli  diede  pure  notizia  del  dispaccio  telegrafico  del  27  del 
mese  scorso,  e  che  per  tal  modo  il  signor  ministro  venne  esatta- 
mente informato  della  nostra  opinione.  Noi  fummo  lieti  che  le  no- 
stre pratiche  fossero  state  apprezzate  dal  gabinetto  imperiale,  e  che 
il  sig.  conte  di  Rechberg  abbia  dichiarato  d'essere  d'accordo  colla 
situazione  presa  da  noi. 

'  Nel  tempo  stesso  noi  troviamo  assai  naturale  che  la  Corte  impe- 
riale, per  evitare  ogni  possibile  malintelligenza,  annetta  una  parti- 
colar  importanza  al  veder  espresse  ancor  una  volta  sotto  conveniente 
forma  le  intenzioni  formulate  in  varie  conferenze. 

Ecco  adunque  i  progetti  da  noi  emessi  nei  colloqui  ^h^  ebbero 
luogo  a  Vienna: 

Noi  vogliamo  che  la  guerra  scoppiata  in  Italia  non  conduca  ad 
un  rovesciamento  dell'ordine  di  cose  esistente  in  Europa.  Noi  vo- 
gliamo al  contrario,  ottenere  il  mantenimento  dei  possessi  territoriali 
dell'Austria  in  Italia,  quali  furono  determinati  dai  trattati  del  1815, 
e  ristabilire  la  pace  su  questa  base. 

Nulla  ci  farà  deviare  da  questi  reclami.  Ma  se  colla  posizione  che 
prenderebbe  in  questa  circostanza ,  l'Austria  impedisse  il  risultato 
della  mediazione  armata  che  noi  progettiamo  o  il  ristabilimento  delia 
pace,  noi  ci  riserveremo  completamente  la  nostra  libertà  d'azione. 

Se,  nei  limiti  da  noi  indicati,  non  si  potesse  ottenere  la  pace  per 
l'Austria,  se  l'impero  fosse  seriamente  minacciato  per  la  perdita 
de'  possedimenti  italiani  ed  il  sistema  europeo  fosse  in  pericolo,  e 
nostra  intenzione,  afQne  d'evitare  codeste  eventualità ,  di  tentare  una 
mediazione  armata  e  di  agire ,  per  raggiungere  questo  scopo ,  nel 
modo  che  esigono  i  nostri  doveri  quale  Potenza  europea  e  quale 
nazione  germanica. 

£  nostro  proprio  interesse  il  non  tardare  di  troppo  il  nostro  in- 
tervento. Ma  la  scelta  del  momento  opportuno,  tanto  per  la  media- 
zione che  per  l'azione  ulteriore  della  Prussia ,  dev'essere  riservato 
al  libero  arbitrio  della  Corte  di  Berlino. 


»21 

Tali  sono  le  nostre  ferm^  intenzìouì ,  ma  a  condizione  espressa 
che  cosi  l'Austria  come  gli  altri  governi  tedeschi ,  ci  lascino  l'ini^ 
piativa  di  tutte  le  ìnisure  da  prendersi  nella  confederazione,  e  ohe 
non  siavi  quistione  di  alleanze  separate, 

S' io  ben  comprendo  le  informazioni  da  voi  communicatemì,  que- 
ste intenzioni  e  queste  ipotesi  ottennero  felicemente  Tapprovazione 
della  Corte  imperiale. 

AflBne  di  constatare  questo  accordo  di  vedute  fra  i  due  gabinetti, 
il  conte  di  Rechberg  desidera  vederle  formulale  in  iscritto ,  ed  a 
questo  scopo  egli  propose  uno  scambio  di  Note. 

Tuttavia  non  possiamo  dissimulare  le  gravi  objezioni  che  oppon- 
gonsi,  secondo  noi,  a  questa  proposta. 

Il  conte  di  Rechberg  ha  senza  dubio  intenzione  di  veder  confer- 
inato  in  iscritto  ciò  che  il  ministro,  nella  sua  lettera  del  29  dello 
«corso  mese  al  generale  di  Willisen,  chiama  uno  scambio  di  idee. 
Ma  in  fondo  sarebbe  questa  una  trasformazione  de'  nostri  pensieri 
poi) Irci  più  segreti,  più  confidenziali  in  assicurazioni  positive  cui 
più  non  manca  che  la  forma  di  trattato,  e  le  quali  ci  renderebbero 
impossibile  la  politica  che  noi  dichiarammo  di  voler  seguire. 

Indipendentemente  da  ciò  che  lo  scambio  di  Note  proposto,  po- 
irebb'essere  considerato  da  Francia  e  Russia  come  un  impegno  for- 
male e  come  una  partecipazione  alla  guerra,  esso  renderebbe  pure 
ineseguibile  qualunque  tentativo  di  mediazione. 

Ma  noi  possiam  tanto  meno  rinunciare  a  quest'ultima,  in  quanto 
la  nostra  posizione  attuale  in  faccia  ai  grandi  gabinetti,  ci  fa  spe- 
rare ch'essa  non  rimarrà  senza  effetto  sulla  loro  attitudine. 

Noi  €i  crediamo  autorizzali  a  nutrire  la  convinzione  che  il  go- 
verno imperiale  troverà  perfettamente  giusto,  dietro  queste  osser- 
vazioni, che  noi  ci  rifiutiamo  allo  scambio  di  Note  ch'egli  richiede. 

Senza  aver  ricorso  a  questa  formalità,  si  otterrà  istessamente  lo 
scopo  di  chiarire  i  progetti  esistenti. 

A  questo  fine.  Vostra  Eccellenza  è  autorizzata  ad  esprimere  a 
viva  voce  al  sig.  conte  di  Rechberg,  in  nome  delgoverno  prussiano, 
il  pensiero  contenuto  in  questo  dispaccio  che  voi  gli  leggerete. 

Quanto  a  noi,  crediamo  di  poter  maggiormente  sperare  d'incon- 
trare nella  Corte  imperiale  fiducia  pari  alla  nostra.  Si  tratta  per  la 
Prussia,  nelle  viste  da  lei  fatte  conoscere ,  non  del  compimento  di 
un  ohligo  assunto  verso  l'Austria,  ma  piuttosto  d'una  generosa  ri- 
soltizione  spontaneamente  presa  da  S.  A.  R.  il  prìncipe  reggente.  È 
questo  più  che  mai  il  caso  d'avere  in  noi  fiducia  piena  ed  intera. 

SCHLEINITZ 

Jtrchivio  eccm  06 


322 

II. 

DISPACCIO  del  conte  di  Rechberg^  ministro  austriaco  degli  affari  esteri 
al  barone  di  Roller,  ambasciatore  austriaco  a  Berlino^  in  dnta  22 
giugno.  (V.  Archivio^  pag,  328). 

III. 

DISPACCIO  del  Miiilsiro  dc^li  affari  esieri  di  Prus- 
sia, all'aiiibaseiatore  prussiane  presso  la  Corte 
austriaca. 

A  S.  E.  il  barone  di  Werther,  a  Vienna, 

'  .  Boriino,  5  loglio  1859. 

io  risposta  alia  mia  missiva  a  Vostra  Eccelleoza,  in  data  14  mese 
scorso,  il  conte  di  Rectiberg,  conforme  agli  ordini  dell' imperatore, 
diresse  da  Verona  il  22  di  questo  mese,  al  barone  di  Keller,  un 
particolareggiato  dispaccio  che  quest'ultimo  mi  communicò  jeri  con- 
fidenzialmente. In  conseguenza  io  mi  trovo  obligato  a  mandare 
a  Vostra  Eccellenza  la  qui  unita  copia  di  quell'importante  docu- 
mento. 

Noi  Siam  penetrati  dall'  influenza  che  questa  risposta  del  governo 
imperiale  alla  sincera  spiegazione  delle  nostre  amichevoli  intenzioni 
verso  l'Austria  doveva  avere  sull'attitudine  ulteriore  della  Prussia 
nella  crisi  attuale,  e  noi  l'aspettavamo  colia  speranza  e  col  più  vivo 
desiderio  di  ottenere  un  risultato  al  quale  da  più  d'un  mese  noi 
consacrammo  gli  sforzi  più  disinteressati,  coljlrovare  una  basa  si- 
cura per  un  accordo  fra  le  due  Corti. 

Un  esame  leale  della  risposta  fatta  dal  ministro  degli  aSari  esteri 
di  Vienna,  quanto  a' suoi  punti  più  gravi,  dimostrerà  a  Vostra  Ec- 
cellenza s' egli  era  possibile  al  governo  prussiano  di  considerare  il 
suo  desiderio  come  realizzato.  , 

Il  conte  di  Rcchberg  ha  preso  per  ponto  di  partenza  del  suo  ra- 
gionamento il  rifiuto  racchiuso  nel  mio  dispaccio  del  i4  giugno  di 
attemperare  al  suo  desiderio  di  procedere  ad  uno  scambio  di  Note, 
per  formulare  le  condizioni  di  accordo  che  determinerebbero  T  atti- 
tudine da  prendersi  dai  governi.  Siccome  noi  dovevamo  considerare 
un  simile  scambio  di  Note  come  una  nuova  guarentìa  data  dalla  Prus- 
sia per  il  conservamento  dei  possessi  austriaci  in  Italia,  noi  avremmo 
con  ciò  rinunciato  alla  posizione  libera  ed  indipendente  che  per- 
metteva alla  Prussia  di  ricercare  la  soluzione  delle  differenze  come 
Potenza  mediatrice.  La  mediazione  sarebbe  per  tal  modo  divenuta 
la  guerra,  e  il  mediatore  si  sarebbe  trasformato  in  campione. 


523 

Noi  non  faremo  alcun  rimprovero  all'Austria,  ov'ella  non  pren- 
desse per  guida  di  sua  condotta  che  T interesse  dello  Stalo.  Ma  noi 
non  possiamo  convenire,  dal  lato  nostro,  clie  i  trattati  del  1815  siano 
l'espressione  dei  priocipj  generali  e  delle  speciali  tendenze,  alla 
cui  osservazione  la  Prussia  potrebb' essere  obligata  a  scapilo  del 
suoi  interessi. 

Se  il  nostro  modo  di  vedere  non  fosse  condiviso  dalle  Potenze 
europee  e  dall' Austria  stessa,  come  mai  colla  cooperazione  dell'Au- 
stria si  sarebbero  potuti  fare  nell'ordine  di  cose  stabilito  dai  trattati 
del  1815,  cangiamenti  quali  avvennero  per  il  Belgio,  per  Cracovia 
e  per  Neuchatel? 

Quanto  a  ciò  che  riguarda  là  questione  attuale  della  guarentia  dei 
possedimenti  austriaci  in  Italia,  ne  sembra  che  i  tentativi,  spesso  fé- 
licin  fatti  in  epoche  differenti  dal  gabinetto  imperiale,  alBoe  d'ot- 
tenere dalia  Prussia  un  appoggio  pel  territorio  indicato,  confermano 
come  qui  non  si  tratti  di  precisar  meglio  un  rapporto  già  esistente, 
ben.sl  di  fondare  un  nuovo  impegno  col  quale  la  Prussia  si  impor- 
rebbe, per  la  sicurezza  del  territorio  e  della  Potenza  dell'Austria, 
oblighi  di  cui  il  governo  imperiale  non  ha  senza  dUbio  sconosciuto 
il  valore  e  che  la  Prussia  non  può  in  ogni  caso  accettare  se  non 
per  una  libera  e  spontanea  risoluzione. 

11  signor  ministro ,  lo  dico  con  dispiacere ,  si  ingannò  comple- 
tamente nel  giudicare  le  nostre  intenzioni  ed  i  nostri  sentimenti. 
Se  la  Prussia  si  mostrò  pronta  ad  agire,  stipulando  la  conserva- 
zione dei  possedimenti  austrìaci  in  Italia  qual' condizione  del  rista- 
bilimento deira  pace,  ciò  si  fece  senza  che  esistesse  per  essa  un 
dovere  sotto  questo  rapporto,  sotto  l'influenza  d'una  risoluzione 
spontanea  presa  in  favore  degli  interessi  dell'Austria  che  era  già 
seriamente  minacciata  ne' suoi  possedimenti. 
xNoi  dobbiamo  ripeterlo  per  ispiegare  la  nostra  attitudine,  da  chò 
mal  grado  le  nostre  anteriori  dichiarazioni  ritroviamo  nel  dispaccio 
del  conte  di  Rechberg  quest'opinione  erronea  che,  conformemente 
ai  trattoti  del  1815  la  Prussia  non  può  avere  nella  sua  politica,  al- 
tro scopo  che  quello  di  mantenere  lo  statu  quo  in  Italia,  foss' an- 
che a  prezzo  de' più  grandi  sagrìiicj.  Solo  sotto  questo  rapporto  si 
può  comprendere  come  il  gabinetto  imperiale  dichiari  la  politica  di 
mediazione  che  noi  abbiamo  in  vist^  una  cosa  insufficiente  ed  an- 
che una  impossibilità  morale,  e  come  dopo  breve  tempo  di  posa  esso 
ci  domandi  una  alleanza  aperta  coir  Austria. 

Fa  d'uopo,  per  giustificare  i  nostri  progetti  di  mediazione,  che 
io  invochi  anco  una  volta  i  quattro  punti  che  costituivano  la  base 
delle  negoziazioni  del  congresso,  partendo  dalla  convinzione  che 


Sii 
la  situazione  deiritatia  era  anormale  e  rincresceTole?  È  forse  cbe 
r  Austria,  approvando  questi  punti  »  non  abbia  riconosciuta  la  giu- 
stizia degli  sforzi  fatti  dalle  Potenze  neutre  per  introdurvi  un  or- 
dine di  cose  più  tollerabile?  Fa  d'uopo  ricordare  che  le  difficoltà 
da  risolversi  non  entravano  tutte  nella  sfera  dei  trattati  del  1815, 
ma  che  esse  traevano  in  parte  la  loro  sorgente  da  una  situazione 
creata  dopo  tiuest'epoca?  Applicandosi  alla  soluzirae  di  queste  dif- 
ficoltà, al  miglioramento  di  questo  stato  di  cose,  VAustria  in  luogo 
di  arrischiare  il  proprio  territorio  avrebbe  trovato  il  miglior  ap- 
poggio contro  l'usurpazione.  Ed  allorché,  in  luogo  di  ciò  colla  sua 
condotta  verso  la  Sardegna,  a  malgrado  delle  rimostranze  della  Prus- 
sia, essa  ebbe  accumulati  sopra  di  sé  i  pericoli  che  la  pace  doveva 
e  poteva  scongiurare,  non  é  egli  affatto  logico  che  la  Prussia  cer- 
chi disporsi  dallato  della  mediazione  colle  altre  grandi  Poteaze? 
Il  jjoverno  ha  già  fatte  in  questo  senso  delle  pratiche  a  Londra  ed 
a  Pietroburgo,  ed  osso  osa  dire  che  persistendo  a  tenersi  in  que- 
sta via,  gli  sarà  possibile  servire  gli  interessi  generali  dell'Europa 
e  quelli  dell'Austria  e  d'agire  in  suo  favore  in  un  modo  che  le  sa- 
rebbe stato  impossibile  quando  la  Prussia  avesse  assunte  le  parti  di 
campione  e  non  fosse  più  libera  nelle  sue  risoluzioni. 

Se^il  conte  di  Rechberg  considera  questa  libertà  di  risoluzione 
come  impossibila  per  la  Prussia,  in  qualità  di  membro  della  con- 
federazione germanica,  la  quale  impone  dei  doveri  incompatibili, 
secondo  noi,  colla  mediazione,  noi  abbiamo  chiaramente  espressa 
la  nostra  risoluzione  nel  caso  di  un  tttlacco  del  nemico  contro  il 
territorio  della  confederazione,  e  le  misure  militari  prese  sono  una 
prova  che  questa  risoluzione  non  avrebbe  tardato;  ma  l'attitudine 
di  tutta  la  Germania  conferma  la.  speranza  che  questa  eventualità 
non  avrà  a  realizzarsi.  Se  tuttavia  si  presentasse,  la  Prussia,  certa- 
mente, potrebb'essere  forzata  a  cangiar  di  attitudine,  per  adempiere 
ai  doveri  di  confederata  ;  ma  non  dubitiamo  che^  non  sfuggirà  al 
gabinetto  imperiale  come,  in  questo  caso,  anche  l'Austria  avrebbe 
^  prendere  una  posizione  affatto  diversa  da  quella  di  oggidì. 

Rincrescemi  che  le  spiegazioni  del  dispaccio  del  conte  di  Rech- 
berg, m'abbiano  condotto  a  questa  rivista  retrospettiva;  ma  quanto  più 
desideriamo  andar  d'accordo  col  gabinetto  imperiale,  tanto  più  ci 
sentiamo  obligati  a  segnalare  benché  con  rammarico,  le  differenze 
del  nostro  ragionamento. 

Queste  differenze  concernono  cosi  le  basi  della  pace  stessa  come 
le  ipotesi  alle  quali  noi  dobbiamo  attaccare  la  nostra  azione. 

Quando  noi  indicammo  il  14  giugno  i  limiti  a  cui  noi  avevamo  inten- 
zione di  portare  la  mediazione  nostra,  noi  eravamo  guidati  dalla  con- 


'  525 

vinzione  che  non  potevamo  dirigere  i  nostri  sforzi  se  non  allo  sla- 
bilìmento  d'una  situazione  che  fosse  nella  cerchia  del  possibile  e 
offrisse  nel  tempo  stesso  guarentigie  di  durata.  Era  missione  di  un 
congresso  i^  guarire  i  mali  del  sistema  politico  seguito  sino  ad  ora 
in  Italia;  e  se  ffatlanto  gli  avvenimenti  avessero  provato  sino  all'e- 
videnza come  questa  situazione  avesse  bisogno  di  un  riorganamento 
fondamentale,  noi  non  avremmo  potuto  rìcondur  completamente  l'or- 
dine di  cose  anteriore  e  conquistare  a  questo  scopo  la  pace  colle 
armi  alla  mano. 

-  Le  nostre  precedenti  dichiarazioni  non  respingono  esse  formal- 
mente una  supposizione  simile?%  tuttavia  noi  non  possiam  scorgere 
in  ciò  che  domanda  il  conte  di  Rechberg  quU'altro  che  il  semplice 
ristabilimento  dello  $tatu  ^uo  ante  bellum  nell'Italia  settentrionale 
e  centrale.  In  caso  di  rifiuto  di  queste  proposte,  il  conte  di  Rech- 
berg spera  che  noi,  senza  esitare,  prenderemo  parte  alla  guerra 
come  alleati  dell'Austria. 

Il  governo  del  re  non  potè  udire  queste  pretese  se  non  con  vivo 
rammarico,  poich'esse  aggiornano  nuovamente  la  realizzazione  di 
un  2\ccordo  coli' Austria  da  noi  tanto  sperato,  sovratutto  in  questi 
ultimi  tempi. 

Allorché,  nel  dispaccio  del  14  giugno,  noi  dicevamo  di  far  degli 
sforzi  per  ricondurre  la  pace  sulla  base  dei  possedimenti  austriaci 
in  Italia,  e  che  a  questo  scopo  entreremmo  eventualmente  nella  via 
di  una  mediazione  armata,  noi  pensavamo  che  l'Austria  ci  stende- 
rebbe, in  questo  senso,  con  sollecitudine  la  mano. 

Era  per  ciò  necessario  che  l'Austria  non  congiungesse  la  que- 
stione del  suo  possesso  coi  rapporti  cogli  altri  Stati  italiani  e  che 
essa  non  eliminasse  dalla  questione  dei  diritti  di  sovranità  dei  prin- 
cipi italiani  lo  stabilimento  di  un  nuovo  ordine  di  cose,  più  corri* 
spendente  ai  bisogni  dell'epoca  ed  ai  voti  delle  popolazioni.     . 

Il  governo  del  re  aveva  d'altronde  dichiarato  espressamente  ch'e- 
gli considerava  come  una  questione  separata  quella  dei  rapporti  del- 
l'Austria cogli  altri  Stati  italiani. 

Allorquando,  malgrado  questa  dichiarazione,  l'Austria  fece  entrare 
questa  questione  nel  terreno  delle  sue  condizioni,  e  noi  non  pote- 
vamo dissimularci  che  ti  risultato  del  nostro  intervento  trovavasi 
cosi  posto,  sin  da  principio,  in  questione  in  un  modo  che  noi  non 
stimiamo  giustificato ,  il  signor  ministro  del  re  troverà  naturale 
ch'io  gli  dica  che  noi  ci  slam  riservata  in  questo  caso  la  libertà  di 
giudizio  più  intero  e  più  indipendente. 

Allorquando  il  governo  prussiano  communicò  a  Vienna  le  sue  in- 
tenzioni relativamente  alla  pace,  egli  pose  eziandio  alle  sue  prali- 


K26 
clic  ulteriori  la  condizione  espressa  che  TAustria  ci  lascerebl>e  Vi- 
nizialiva  di  lutto  le  misure  da  prendersi  nella  confederazione^  e 
che  si  eviterebbe  ogni  proposta  di  alleanze  separate.  Il  conte  di 
Rechberg  rispose  a  questa  domanda  che  l'Austria  non  poteva  rìnun- 
ciare  al  pieno  esercizio  de*  suoi  diritti  e  ch'essa  doveva  al  contra- 
rio preservare  da  ogni  detrimento  la  libertà  della  propria  azione 
in  faccia  a'  suoi  confederati.  Noi  non  poSsiam  dispensarci  dal  dire 
che  la  condizione  da  noi  posta  non  trovò  il  menomo  appoggio  da 
parte  del  gabinetto  austriaco. 

Il  risultato  dell'esame  a  cui  io  sottoposi  la  proposta  del  conte  di 
Rechberg  non  risponde  adunque  afle  speranze  che  noi  avevamo  di- 
ritto di  nutrire  in  séguito  alle  nostre  pratiche  anteriori.  Tuttavia 
se  le  basi  sulle  quali  sembrerebbe  possibile  un  accordo  colla  Prus- 
sia mancavano  per  il  momento,  ciò  non  deve  illuderci  sul  compito 
che  ci  siamo  imposti  né  cangiare  i  nostri  sentimenti. 

La  Prussia,  completamente  libera  nelle  sue  risoluzioni,  impiegherà 
d'ora  in  poi  tutti  i  suoi  sforzi  a  ristabilire,  insieme  coU'Inghilterra 
e  colla  Russia  una  pace  che  corrispopda  agli  interessi  dell'Austria 
.  ed  offra  guarentigie  di  durata.  Ha  coi  sentimenli.di  amicizia  che  noi 
nutriamo  per  l'Austria  sarà  per  noi  una  sodisfazione  affatto  speciale 
il  poter  essere  utili  agli  interessi  dell'Austria  mediante  gli  sforzi 
che  faremo  per  giungere  alla  pace. 

Prego  Vostra  Eccellenza  a  dar  cognizione  a  S.  E.  di  questo  di* 
spaccio,  che  voi  gli  leggerete  ed  a  lasciargliene  copia  s'ei  la  de- 
sidera. 

SCHI£INITZ. 
IV. 

DISPACCIO  del  barotie  di  Schleinitz^  ministro  degli  affari  esteri  di 
Prussia  al  barone  di  Werther^  ambasciatore  prussiano  a  Vienna,  in 
data  2S  luglio.  {Y.  ArcKimo^  pag.  490). 


CAMERA  dei  commiini  d'Iii^hiltcppa. 

Seduta  del  28  luglio  {*), 

Londra,  28  logUo  i899. 

Sulla  mozione  che  alcuni  dispacci  vengano  communicali  alla  Ca- 
mera, Lord  John  Russell  pronuncia  il  seguente  discorso:  Alzandomi 

<*)  Quesla  lunga  ed  importante  sedata  del  38  luglio,  nelfa  quale  per  beh  otto  ore  si 
discussero  gli  afTari  d'Italia,  e  specialmente  i  discorsi  di  Lord  Russell  e  Lord  Pàl- 
merslon,  gettano  molla  luce  sulle  stipulazioni  di  Villafranca  e  le'relativc  questioni  da 
trattarsi -in  un  congresso  europeo,  rivelando  nel  medesimo  tempo  le  viste  favorevoli 
del  governo  inglese  rispetto  alia  questione  italiana. 


•  527 

per  dare  alla  Camera  spiegazioni  da  me  promesse  sullo  stato  delle 
nostre  relazioni  airestero,  io  debbo  dire  che  avrei  desiderato  poter 
differire  codesta  esposizione,  e  l'ayrei  fatto  se  non  fossimo  gru  perve- 
venoti  ad  un  epoca  molto  avanzata  della  sessione.  Ed  anche  a  quest'e- 
poca della  sessione  la  differirei  se  potessi  sperare  che,  avanti  la  pro- 
rogazione del  parlamento,  verrebbe  adottato  un  aggiustamento  de- 
finitivo sia  ^alle  altre  Potenze,  sia  dalle  medesime  in  unione  coll'In- 
ghilterra:  ma  essendo  altrimenti»  non  credo,  nella  presente  situa- 
zione degli  affari  politici,  di  poter  più  a  lungo  privare  il  parlamento 
di  queste  spiegazioni. 

Prima  di  entrare  in  questo  tema,  dirò  che  veggo  con  piacere 
annunciata  nelFodierjno  Mmiteuf  la  decisione  dell'imperatore  dei 
francesi  di  porre  sul  piede  di  pace  le  sue  forze  di  terra  e  di  mare. 
Ciò  sarà,  lo  spero,  il  presagio  di  una  pace  durevole  in  Europa. 

Non  entrerò  in  particolari  sopra  avvenimenti  alla  Camera  notis- 
simi. Ella  sa  che  la  pace  venne  conchiusa  in  modo  alquanto  subitaneo 
e  improvviso;  ella  sa  eziandio  quali  siano  state  le  ragioni  date  prima 
dall'imperatore  dei  francesi,  che  cioè  se  la  guerra  avesse  continuato, 
se  ne  sarebbe  considerevolmente  allargato  il  teatro  e  avrebbe  forse 
dovuto  combattere  ad  un  tempo  e  sul  Mincio  e  sul  Reno  ;  poscia 
dall'imperatore  d'Austria,  il  quale  dichiarò  che  le  Potenze  neutre 
stavano  per  proporgli  una  base  di  mediazione  meno  vantaggiosa  e 
meno  accettabile  per  Fiustria  delle  condizioni  di  pace  ch'essa  po- 
teva ottenere  colla  via  diretta  delle  negoziazioni.  Benchò  questi 
due  motivi  mi  sembrino  avere  un  certo  fondamento  non  potendo 
nessuno  affermare  che  le  Potenze  tedesche  non  avrebbero  preso  parte 
alla  guerra,  e  potendo  anche  accadere  che  le  Potenze  neutre  si  fos- 
sero accordate  in  qualche  epoca  ulteriore  sovra  un  piano  di  media- 
zione, pure  gli  avvenimenti  cosi  preveduti  e  predetti  non  si  com- 
pirono. 

Per  quanto  concerne  le  Potenze  neutre,  queste  Potenze  non  con- 
chiusero convenzione  alcuna,  ed  in  ogni  caso  il  governo  dì  S.  M. 
non  stabifr  alcun  accordo  nò  colla  Prussia  né  colla  Russia.  Furono 
fatte  alcune  pratiche  dalla  Prussia  a  Londra  ed  a  Pietroburgo.  Il 
dispaccio  contenente  la  proposizione  della  Prussia  venne  publicato 
nei  giornali  tedeschi,  e  la  risposta  del  gabinetto  britanico  a  que- 
sta proposizione  fa  parte  dei  documenti  che  io  ho  deposto  sul  banco 
,della  Camera. 

Scbben  queste  circostanze  abbiano  avuto  qualche  peso  presso  i 
due  imperatori  in  favore  della  pace,  evvi  tuttavia,  io  credo,  una  ra- 
gione, che  non  fu  designata  nelle  carte  officiali,  ma  che  pure  ebbe 
importaìiza  e  dirò  anche  assai  considerevole  agli  occhi  dell'impera- 


828  ^ 

tore  dei  francesi  e  dell'imperalor  d' Austria.  Era,  secondo  me,  im- 
possibile che  un  sovrano,  il  quale  per  lo  avanti  non  si  era  mai  tro- 
vato su  di  un  campo  di  battaglia,  non  fosse  colpito  d'orrore  alla  vista 
di  40  0  80  mila  uomini  uccisi  o  feriti  in  un  giorno ,  nel  pieno  vi- 
gore della  vita  e  della  gioventù.  Questo  spettacolo  produssie  effetto, 
io  credo,  così  sull'imperatore  Napoleone,  come  pure  suir imperato- 
tore  d'Austria;  e  sembrami,  quanto  a  me,  che  non  si  potrebbe  rim- 
proverare a  due  grandi  sovrani  che  regnano  su  due  possenti  imperi, 
di  avere,  nell'atto  stesso  che  mantengono  la  loro  politica  come  mo- 
narchi)  aperto*  il  loro  cuore  a  sentimenti  umani  {Applausi). 

Il  trattiUo  di  pace  conchiuso  a  Villafranca  TU  luglio,  consta  di 
due  parti  assai  differenti.  La  prima  si  riferisce  alla  pace  conchiusa 
fra  l'imperatore  de' francesi  e  l'imperatore  d'Austria,  ed  alla  cessione 
della  Lombardia  all'imperatore  dei  francesi  che  la  rimette  imme- 
diatamente al  re  di  Sardegna.  Su  questopunto  noi,  che  non  abbiam 
preso  parte  alcuna  alla  guerra,  non  abbiamo,  credo,  nulla  a  dire. 
Se  l'imperatore  dei  francesi  giudicò  d'aver  sagritlcato  a  bastsutiza  il 
sangue  ed  i  tesori  della  Francia,  e  che  la  continuazione  della  guerra 
avrebbe  costato  nuovi  ed  inutili  sacrificii  d'uomini  e  di  danaro,  egli 
era  in  pieno  diritto  di  far  la  pace;  d'altra  parte,  l'imperatore  d'Austria 
poteva  benissimo,  in  considerazione  de'sagrificj  che  avrebbe  dovuto 
ancor  fare,  cedere  una  provincia  per  ottenere  la  pace.  Di  si  fatte 
cose,  spettava  a  loro,  mi  sembra,  il  giudicare,  e  la  cessione  di  que* 
sta  provincia  non  turba  requilìbrio  europeo  per  modo  da  giustifi- 
care l'intervento  delle  Potenze  estere  a  questo  riguardo. 

Ma  la  seconda  parte  del  trattato  offre  un  carattere  ben  diverso; 
essa  riguarda  il  riorganamento  futuro  dell'Italia.  Ora  lord  Elcho 
ha  fatto  una  mozione  relativa  a  questa  questione.  La  mozione  è  re- 
datta in  termini  che  per  nulla  si  riferiscono  alla  proposta  fatta  al- 
l'Inghilterra. La  mozione  di  Lord  Elcho  dichiara  non  convenire  Qè 
all'onore  né  alla  dignità  dell'Inghilterra  il  partecipare  ad  una  con- 
ferenza avente  per  oggetto  di  regolare  le  condizioni  di  una  pace  i 
cui  preliminari  furono  stabiliti  fra  gli  imperatori  di  Francia  e  d'Au- 
stria. È  questa  una  proposizione  che  tutti  approvano.  Se  si  trattasse 
di  discutere  le  condizioni  di  una  pace  conchiusa  dai  sovrani  di  Fran- 
cia e  d'Austria,  non  v'è  dubio  che  non  converrebbe  né  alla  dignità 
dell'Inghilterra  né  a  &aoi  interessi  il  concorrere  a  regolare  queste 
condizioni. 

Ma  la  questione  é  relativa  all'avvenire;  i  destini  dell' Italia  dipen- 
dono da  ciò  che  può  farsi  al  presente  sia  dai  sovrani  dì  Francia  e 
d'Austria  soli,  sia  dall'Europa  assistente  alle  conferenze,  ed  allora 
la  qtiestione  non  è  più  la  stessa.  Lord  Glarendon,  nel  1856,  assistendo 


525) 
alle  conferenze  di  Parigi  per  deliberare  sulla  qucsllono  di  pace  fra 
la  Francia  e  la  Granbrelagna  da  una  parte  e  la  Russia  dalFaltra,  cre- 
dette suo  dovere,  d'accordo  colla  Francia,  di  sottoporre  la  questione 
italiana  all'esame  dei  rappresentanti  delle  Potenze  europee,  pel  mo- 
tivo che  la  situazione  d'Italia  interessava  l'Europa  tutta.  Egli  disse 
che  se  gli  Stati  romani  dovevano  continuare  ad  essere  occupati  da 
truppe  straniere,  ei  provedeva  una  rivoluzione  ed  aggiunse  conve- 
nire alle  grandi  Potenze  il  pensare  a  prevenirla.  Nessuno  nella  Ca- 
mera rimproverò  mai  a  lord  Clarcndon  questa  sua  inieiativa ,  perchè 
veramente  la  pace  d'Europa  può  dipendere  dallo'  scioglimento  della 
questione  italiana  e  l'Inghilterra  non  può  essere  indifferente^alla  pace 
d'Europa. 

Ecco  frattanto  la  proposta  dell'  imperator  dei  francesi.  Essa  non 
consiste  già,  come  suppone  il  mio  nobile  amico,  nella  domanda  che 
il  gabinetto  inglese  faccia  parte  d'una  conferenza  per  esaminare  i 
particolari  del  trattato  di  Yillafranca.  È  di  natura  affatto  diversa,  e 
non  posso  in  miglior  modo  dare  alla  Camera  un'idea  del  tenore  di 
questa  proposta,  che  leggendo  il  sunto  di  un  dispaccio  diretto  dal 
conte  Walewski  al  conte  dì  Persigny  e  di  cui  quest'  ultimo  mi  la- 
sciò copia.  Non  posso  produrre  i  preliminari  della  pace,  ch'egli  pa- 
rimenti Oli  communicò,  poiché  essi  non  sono  firmati  che  dall'im- 
peratore d'Austria.  È  un  documento  incompleto  che  dovrà  svilup- 
parsi nel  trattato  che  sarà  firmato  in  séguito.  Le  condizioni  sulle 
quali  si  andò  d'accordo  a  Yillafranca,  sono,  io  credo,  le  stesse  da 
me  lette  nei  giornali,  uno  o  due  giorni  fa,  ed  è  perciò  inutile  ch'io 
le  ripeta:  ma,  se  lo  si  vuole,  io  deporrò  sul  banco  il  dispaccio  del 
conte  Walewski.  Vi  è  detto  : 

e  I  plenipotenziarj  di  Francia  e  d'Austria  si  riuniranno  Immedia 
iamente  a  Zurigo  per  convertire  in  trattato  dì  pace  le  basi  stabilite 
fra  i  due  sovrani.  Dalla  precedente  mia  corrispondenza  voi  sapete 
che  il  governo  dell'imperatore  desiderava  veder  le  grandi  Potenze 
concorrere  ad  un  regolamento  definitivo  degli  affari  d'Italia.  Le'' in- 
tenzioni dell'imperatore  non  sì  sono  cangiate,  e  quindi  speriamo  che 
le  Potenze  potranno  riunirsi ,  sia  in  congresso  sia  in  conferenze , 
per  deliberare  su  tutte  le  questioni  sollevate  dallo  stato  di  cose  in  Ita- 
lia^ ed  aventi  relazione  ad  interessi  generali,  » 

In  quest'ultima  frase  voi  osserverete  che  i  termini  sono  generali, 
che  non  hanno  nessun  rapporto  ai  particolari  di  un  trattato  di  pace 
ed  ancor  meno  alle  condizioni  del  trattato  di  Yillafranca.  Vi  si  pK)- 
pone  che  le  grandi  Potenze  conferiscano  su  tutto  le  questioni  re- 
lati  ve  ad  interessi  generali. 

Il  conte  Walewski  continua  in  questi  termini  : 

Archivio  t€C,  '         f7 


830  - 

e  Non  ho  bisogno  di  aggiungere  che  la  slessa  essenza  del  nuovo 
ordine  di  cose  da  crearsi  in  Italia  implica  un  preliminare  accordo 
fra  i  varj  Stati  della  Penisola  che  saranno  necessariamente  chiamati 
a  riunirsi  per  deliberare  sulle  basi  della  confederazione  che  i  due 
sovrani  convennero  di  promuovere.  » 

10  vi  dirò  ora  ciò  che  il  governo  risolse  di  fare.  Noi  non  cre- 
demmo di  dover  per  il  momento  dare  una  risposta  precisa  al  conte 
Walewskì.  Noi  ringraziammo  S.  M.  T  imperatore  dei  francesi  di 
questa  commujiicazione  ;  ma  nel  medesimo  tempo  gli  facemmo  co- 
noscere, non  per  iscritto,  ma  per  mezzo  dell'ambasciatore  di  S.  M. 
a  Parigi,  varie  condizioni  e  specialmente  due,  indispensabili  perchè 
la  Gran  Bretagna  possa  aderire  a  qualunque  specie  di  conferenza. 

La  prima  si  ò  che  noi  vediamo  il  trattato  che  sta  per  conchiudersi 
a  Zurigo.  Mi  si  dice  essere  ancor  dubio  se  questo  trattato  confermerà 
puramente  e  semplicemente,  mediante  la  Qrma  de'  plenipoteij^ziarj , 
gli  articoli  del  trattato  stabiliti  fra  loro  dal  due  sovrani ,  o  se  si 
estenderà  a  comprendere  il  regolamento  generale  dell'Italia.  Fors' an- 
che il  trattato  di  Zurigo  sarà  da  meno  dei  preliminari  convenuti  a 
Villafranca  ;  in  questo  caso  esso  sarebbe  una  semplice  conferma  della 
pace  fra  i  due  sovrani  ed  il  re  di  Sardegna,  e  non  entrerebbe  in  nes- 
sun particolare,  eccettuata  naturalmente  la  CQssione  di  territorio 
fatta  dall'  Austria.  Dipenderà  infine  da  questo  trattato  il  sapere  se 
noi  accetteremo  l'invito  di  far  parte  d'un  congresso.* 

La  seconda  considerazione  è  che  sarebbe  inutile  associarsi  a  qua- 
lunque specie  di  conferenza  sullo  stato  dell'  Italia ,  se  l' imperator 
d'Austria  non  xi  avesse  a  partecipare.  Questo  monarca,  nell'atlo  di 
segnare  gli  articoli  della  pace  di  Villafranca,  si  è,  a  quanto  sembra, 
opposto  a  qualunque  idea  di  congresso  :  ora  io  dico ,  che  sarebbe 
assurdo,  tanto  il  voler  assestare  gli  affari  d'Italia  senza  l'Austria , 
quanto  il  dare  il  nome  di  assemblea  delle  grandi  Potenze'^  ad  una 
conferenza,  alla  quale  non  assistessero  i  rappresentanti  dcirAuslria, 
né,  probabilmente,  quelli  della  Prussia. 

Ecco  infine  un'altra  questione:  Importa  il  sapere  quali  saranno  i 
punti  da  regolarsi  in  una  conferenza  od  in  un  congresso.  Il  trattalo 
^di  Villafranca  ha  lasciato  lo  stato  d'Italia  in  una  completa  disorga- 
nizzazione. Forse  il  trattato  di  Zurigo  non  farà  di  più,  ed  allora 
non  sarebbe  di  utilità  alcuna  il  dare  un  consiglio  in  un  congresso 
per  risolvere  queste  questioni.  Fa  duopo  che  in  questa  conferenza 
vi.  abbia  fra  le  Potenze  un  accordo  od  una  communanza  di  vedulc, 
senza  di  che  il  congresso  non  si  sarebbe  forse  appena  riunito,  eh' ci 
si  scioglierebbe  tostochè  cominciasse  la  divergenza  d'opinioni. 

11  trattalo  di  Villafranca  abbraccia  questioni  di   grandissima  im- 


331 

j[>ortanza,  ma  debbo  dire  die  come  trattalo  destinalo  a  regolare  gli 
affari  d'Italia  esso  porta  le  traccie  della  fretta  con  cai  venne  ideato 
0  conchiuso.  Tutte  le  grandi  questioni  che  nel  18tJ6  cagionarono 
tante  inquietitudini  ah  rappresentante  inglese  a  Parigi;  che  nel  1857 
e  18S8,  diedero  luogo  a  deliberazioni  fra  le  Potenze  di  Eufbpa,  e 
che  furon  cagione  della  breve  ma  sanguinosa  guerra  or  ora  termi- 
nata^ vi  son  rimaste  indecise. 

La  prima  questione  sollevata,  a  motivo,  io  credo,  della  predile- 
zione deir  imperatele  per.  questo  progetto,  è  quella  d'una  confe- 
derazione italiana»  L'articolo  del  trattato  non  porta  che  la  confede- 
razione debba  esser  formata:  esso  dice  soltanto  che  i  due  sovrani 
promuoveranno  la  creazione  di  una  confederazione.  Ora,  per  sé  stessa, 
io-  trovo  buona  l'idea  e  credo  che  se  Italia,  da  secoli  preda  am- 
bita di  Potenze  straniere,  polesse  organizzarsi,  se  i  suoi  varj  Stati 
potessero  venir  uniti  da  un  vincolo  federale  di  natura  difensiva,  ella 
sarebbe  in  grado  di  respingere  qualunque  aggressione  e  cesserebbe 
l'intervento  staniero  ;  ma  pure,  io  dubito  sia  questo  il  tempo  in  che 
una  simile-  confederazione  possa  effettuarsi.  Infatti,  di  quali  membri 
avrà  essa  a  comporsi?  Secondo  il  piano  di  Villafranca,  vi  avrebbero 
il  papa  presidente,  mmperatore  d'Austria,  due  arciduchi,  il  re  di 
.  Napoli  ed  il  re  di  Sardegna.  Or  bene  1  io  non  comprendo  come  una 
tale  confederazione  possa  essere  per  l'Italia  un  benetìcio. 

Questa  confederazione  dovrà,  senza  dubio,  occuparsi  di  interessi 
generali.  La  Sardegna,  come  noi  tutti  sappiamo  con  grande  sodisfa- 
zione,  gode  da  molti  anni  di  una  costituzione  con  tutte  le  libertà 
che  ne  dipendono  :  come  sperare,  col  papa  presidente  della  confe- 
derazione, coU'imperator  d'Austria  membro  della  medesima,  e  con 
arciduchi  che  gli  sono  attaccati  per  stretti  legami  ài  parentela,  e 
(She  naturalmente,  debbono  seguire  le  sue  ispirazioni,  come  sperare, 
ripeto,  di  veder  favorire  le  viste  che  il  governo  piemontese  potrebbe 
emettere  nel  seno  dell'assemblea  federale? 

Prendete,  per  esempio,  la  libertà  di  culto  e  di  coscienza,  privilegio  di 
che  si  fa  in  Inghilterra  grandissimo  conto,  e  concesso  egualmente  a  To- 
rino e  in  tutta  la  Sardegna.  In  Toscana  v'ha  solo  ciò  che  dicesi  libertà  di 
coscienzxt^  vale  a  dir  che  i  toscani  possono  abbandonar  la  Chiesa  ca- 
tolica  e  divenir  protestanti  ma  in  questo  caso  essi  non  possono  pu- 
blicamente  riunirsi  in  un  luogo  di  culto.  Negli  Stati  del  papa  nep- 
pur*  questo  privilegio  esiste.  Or  bene  se  la  confederazione  venisse 
a  trattare  di  questa  questione,  come  potrebbero  conciliarsi  vedute 
,  si  opposte?  come  mai  il  papa  e  l'imperator  d'Austria  che  fece 
seco  lui  un  concordato,  potranno  favorire  questa  libertà  dei  culli  che 
ò  uno  de'pijfl  bei  privilegi  della  Sardegna?  Sembrami  adunque  che. 


832 
sebbene  la  confederazione  possa  divenire  un  giorno  un  buon  sistema 
per  r  Italia ,  pure  le  proposte  di  Villafranca  non  adempiono  alle 
condizioni  necessarie  per  costituire  una  Potenza  federale  unita. 

Altra  importante  questione  si  presenta,  di  sapere  come  il  trattato 
verrà  posto  in  esecuzione.  E  su  ciò  ne  fa  d'uopo  intenderci,  prima 
d'inviare  un  rappresentante  al  congresso  delle  grandi  Potenze.  Ssìp- 
piamo  che  in  una  clausola  del  trattato,  clausola  brevissima  ed  al- 
quanto ambigua^  si  dichiara  che  il  granduca  di  Toscana  e4  il  duca 
di  Modena  rientreranno  nei  loro  Stati  accordando  un'amnistia.  Ha, 
domando  io,  come  rientreranno  nei  loro  Stati?  {Bravo  ì). 

lì  granduca  di  Toscana  trovasi  in  una  posizione  molto  analoga  a 
quella  di  un  sovrano  che  regnò  nel  nostro  paese  Q.  Egli  regnava 
in  forza  di  una  costituzione,  e  la  violò;  il  suo  popolo  gliene  fece  rimo- 
stranze e  gli  chiese  l' abdicazione  ;  egli  non  abdicò  e  fuggi  dal  paese. 
Non  è  questa  una  situazione  molto  favorevole  al  suo  ritorno,  di  pieno 
accordo  e  coli'assenso  del  suo  popolo?  {Bravo t)  D'altra  parte, può 
accadere  che  il  popolo  toscano ,  avendo  goduto  per  molti  anni  di 
una  grande  felicità  sotto  il  pacifico  regno  di  Leopoldo  I  e  de' suoi 
discendenti,  richiami  il  figlio  del  granduca  al  trono  a  cui  questi  ab- 
dicò. Ma,  benché  non  abbia  su  ciò  assicurazioni  officiali,  debbo  dire 
alla  Camera  d'aver  io  buone  ragioni  a  credere  che  l'imperatore  dei 
francesi  non  intenda  valersi  di  truppe  francesi  per  restaurare  il  gran- 
duca di  Toscana.  {Applausi).  Neppure  l'ìmperator  d'Austria  ha^  io 
credo,  o  almeno  non  confessò  l'intenzione  d'impiegare  le  proprie 
truppe  per  ristabilire  i  due  arciduchi  ;  aggiungerò  anche,  volesse  egli 
farlo,  l'imperatore  dei  francesi  vi  si  opporrebbe.  Vi  son  dunque  im- 
mense difficoltà  neiresecuzione  del  trattato. 

£  difficile,  molto  difficile  il  sapere  qual  sarà  il  risultato  delle  de- 
liberazioni del  popolo  toscano  ;  presto  si  riuniranno  i  suoi  rappre- 
sentanti per  decidere,  secondo  la  costituzione  abolita  dal  granduca, 
0  secondo  l'esempio  dato  da  noi  in  altri  tempi,  se  debbano  ri- 
prendere il  sovrano  che  si  condusse  acquei  modo,  o  sceglierne  un 
altro;  6  questa  la  miglior  via  ch'ei  possa  adottare. 

Quanto  al  governo  inglese,  non  v'ha  per  lui  che  un  modo  d'agire. 
So  i  rappresentanti  del  popolo  toscano,  d'un  popolo  savio  e  tran- 
quillo, si  adunano  e  dichiarano  noii  esservi  che  una  sola  forma  di  go- 
verno  sotto  cui  la  Toscana  possa  vìvere  felice^  è  impossibile  che  qui  si 
trovi  un  ministro  di  S.  M,  che  voglia  opporsi  a  tale  dichiarazione. 
{Applausi), 
Quanto  dico  di  Toscana,  dico  altresì  del  ducalo  di  Modena.  Yo- 

(•)  Giacomo  il:  ultimo  dopli  Stnard  che  ref^nasst»  In  Inghilterra,  faggi  nel  4689  ?i! 
rranrla  abbandonando  II  trono  a  GtigfHmo  d*0rflngp. 


53» 
gliono  gli  uni  die  il  daca  di  Modena  verrebbe  accollo  ne'  suoi  Siali 
fra  acclamazioni,  molti  invece  assicurano  che  non  potrà  rientrarvi 
se  non  colla  forza.  Ecco,  dunqac  altri  punti  su  cui  noi  dovrem  es- 
sere chiariti  prima  di  sedere  ad  una  conferenza. 

Ma  v'ha  un'altra  questione  che  trattano  questi  preliminari,  e  che 
da  secoli  fu  ed  6  ancóra  la  più  ardua  di  tutte  in  Italia:  il  governo 
temporale  del  papa.  Le  dichiarazioni  fatte  al  principio  della  guerra 
dall'  imperatore  dei  francesi  e  dal  re  di  Sardegna  produssero  a  Bo- 
logna un  cangiamento  di  governo.  Bologna,  e  le  provincie  vicine 
come  voi  sapete,  furono,  da  dieci  anni  in  poi,  tenute  in  obedicnza 
da  una  guarnigione  austriaca.  Un  membro  della  Camera  dei  lordi, 
lord  Lyndharst ,  enumerò ,  in  uno  de'  suoi  discorsi ,  le  persone 
messe  a  morte  dagli  austrìaci  sotto    l'impero  della  legge  mar- 
'^ziale.  Non  dico  che  buona  parte  di  codeste  persone  non  siano  state 
convinte  di  ladrocinio  o  di  altri  misfatti  ;  ma  nessun  popolo  ama  ve- 
dere la  giustizia  criminale  anmiinistrata  da  un  corpo  di  truppe  stra- 
niere, con  leggi  straniere  e  con  leggi  marziali  in  tempo  di  pace. 
La  legge  mangiale  non  dee  venir  applicata  che  in  momenti  estremi, 
ed  a  ragione  di  un  carattere  interamente  eccezionale.  Ne  risultò, 
che  quando  le  truppe  austriache  partirono  da  Bologna ,  il  cardinale 
Legato  parti  anche  lui  (Risa).  Parti  quietamente,  nella  sua  carrozza, 
ma,  per  prudenza,  partì  subito.  Ciò  mi  ricorda  il  motto  diuncar- 
dinatle  che  era,  anni  sono.  Legato  a  Bologna.  Nessuno  ignora  conle 
cotesti  cardinali  romani  sappiano  benìssimo  dire  dei  motti  arguti  a 
proposito  di  affari  politici,  bench'essi  non  siano  che  legislatori  ed 
anuninistratori  assai  mediocri.  Or  bene,  questo  cardinale  di  cui  non 
ho  d'uopo  di  dire  il  nome,  interrogato  un  giorno  come  conduce- 
vasi  il  popolo  a  Bologna,  rispose  tranquillamen le:  «  Oh,  benissimo; 
il  popolo  si  conduce  a  maraviglia  ma  quanto  a  persone  attaccate  al 
governo  di  S.  S.,  credo  non  ve  ne  siano  che  due:  io  ed  il  vice-le- 
gato, e  neppure  del  vice-legato  sono  interamente  sicuro.  »   (Risa), 
Ecco  dunque  qual  fu  sino  al  presente  la  situazione  di  Bologna  ;  op- 
però quando  un  uomo  riverito  ed  amato  in  tutta  Italia,  Massimo  D'A- 
zeglio, si  recò  in  questi  giorni  a  Bologna,  mandato  dal  re  di  Sarde- 
gna, vi  venne  accolto,  fra  gli  applausi  di  70,000  persóne.  In  qual  modo 
adunque  il  governo  del  papa  potrà  essere  accetto  agli  abitanti  delle 
legazioni  ? 

L'imperatore  dei  francesi  e  Timpcralor  d'Austria  dicono  che  rac- 
comanderanno al  papa  alcune  riforme  indispensabili,  ma  il  papa,  che 
esercita  al  pari  di  loro,  i  diritti  di  sovranità  ha  sempre  detto  :  «  Io 
posso  essere  cacciato  da  Roma,  confinato  nel  più  umile  villaggio 
d' Italia  ;  ma  anche  in  questo  villaggio  io  manterrò  la  mia  aulorità 


534 
e  Anche  slo  qui  governerò  secondo  Timpulso  della  mia  coscienza,  t 
In  qaal  modo  tale  dìflicoUà  possa  esser  toltav  davvero  io  non  saprei. 
Mi  si  dice  che  il  papa  non  ò  ostile  ad  una  confederaùone  e  che 
egli  accetterebbe  il  titolo  di  presidente,  ma  voi  sapete  che  come 
vicario  di  Cristo  egli  ha  dichiarato  di  non  poter  intervenire  in  que- 
stioni di  guerra^  né  porsi  alla  testa  di  una  impresa  bellicosa  della 
confederazione.  Queste  sono  alcune  delle  difficoltà  della  questione. 

Il  re  di  Napoli,  mi  compiaccio  dirlo,  benché  non  abbia  fatto  tutto 
ciò  che  potrebbe  desiderarsi  dagli  amici  delle  libere  istituzioni,  ha 
nullameno  cominciato  a  cangiare  il  sistema  che  disgraziatamente  pre- 
valse sotto  il  defunto  re.  Il  regno  di  quest'ultimo  somigiiava  alla 
legislazione  dei  sospetti  nel  tempo  della  rivoluzione  francese  durante 
il  Terrorismo.  A  Napoli  30,000  persone  erano  sotto  la  sorveglianza 
d'una  polizia  despotica  e  tirannica,  e  nelle  Provincie  ve  n'era  tal  nu- 
mero ,  da  formare  un  totale  di  100,000  persone.  Queste  non  pote- 
vano esercitare  professioni  liberali  né  abbandonare  il  loro  alloggio 
senz'essere  seguite  dalla  polizia,  che  aveva  per  tal  modo  un  potere 
più  grande  di  quello  del  sovrano.  Il  re  attuale  ha  cominciato  a  por 
termine  a  questo  slato  di  cose  ;  ma  la  polizia  ha  potuto  «in  grai 
parte  contrariare  i  suoi  voti.  Ora  il  re  possiede  nel  principe  Satriana, 
meglio  conosciuto  sotto  il  nome  di  generale  Filangieri,  un  ministro 
di  carattere  fermo  e  conciliante,  sotto  la  direzione  del  quale,  il  re- 
gno di  Napoli  sarà,  come  spero,  considerevolmente  ammigUorato. 

Ecco  pertanto  la  situazione  in  cui  ci  troviamo:  È  imminente  la 
stipulazione  di  un  trattato  a  Zurigo.  Un  agente  del  governo  fran- 
cese fu  mandato  a  Vienna  per  regolare  coli' imperator  d'Austria  le 
basi  di  questo  trattato.  Per  quanto  mi  é  noto  l'imperaCore  dei  fran. 
cesi  desidera  ardentemente  che  esso  trattato  conferisca  agU  italiani 
il  privilegio  di  governarsi  da  sé.  Ora,  comunque  essi  godano  di  un 
tal  beneficio,  sotto  questo  o  quel  principe,  riuniti  in  una  confede- 
razione 0  divisi  in  due  o  tre  Stati  potenti,  io  sono  convinto,  e  con 
me  lo'é  pure  il  governo  della  regina,  che  l'esistenza  di  uno  opiA 
Slati  indipendenti  in  Italia,  sarà  vantaggiosa  all'Europa. 

Io  non  posso  ancor  dire  in  questo  momento  se  vi  sarà  una  con- 
ferenza 0  un  congresso,  ma  ciò  ch'io  posso  con  sicurezza  affer- 
mare si  é,  che  il  governo  di  S.  M.  non  opererebbe  saviamente,  e  il 
parlamento  ancor  meno,  quando  adottasse  intorno  a  questa  questione 
una  decisione  perentoria  ed  assoluta.  Sarebbe  impossibile ,  per  un 
ministro  della  Corona ,  il  dire  che  V  Inghilterra ,  che  prese  parte 
alti  va  a  tutti  i  grandi  avvenimenti  d'Europa  dal  1815  in  poi,  che 
sotto  M.  Canning  partecipò  alla  formazione  del  regno  di  Grecia, 
che  solto  lord  Palmerston  obbe  porte  alla  formazione  del  regno  del 


838 
Belgio  ed  alln  sua  separazione  dall'Olanda,  sarebbe  impossibile,  dico, 
ad  un  ministro  di  questa  nazione,  il  dichiarare,  che  l'Inghilterra  vo- 
glia ora  bruscamente  e  senza  motivo  astenersi  da  un  congresso  di 
Potenze  europee,  se  v'ha,  come  quella  di  cui  parlo,  occasione  favo- 
revole di  migliorare  la  sorte  d'Italia,  di  raffermare  la  pace  d'Europa 
e  di  assicurare  l'inifipendenza  degli  Stati  italiani. 

Importa  nello  stesso  tempo  che  tutte  queste  condizioni  di  cui  io 
ho  parlato,  siano  ben  esaminate,  anzi  che  noi  acconsentiamo  a  pren- 
der parte  a  un  tale  congresso.  Nulla  v'  avrebbe  di  meno  dignitoso 
che  l'agire,  Qome  lord  Elcho  sembra  supporre  che  noi  vogliam  fare, 
l'assistere  cioò  ad  una  conferenza,  semplicemente  per  regolare  i  par- 
ticolari di  un  trattato  conchiuso  fra  i  due  sovrani.  Io  dichiaro  non 
solo  non  esser  questa  mai  stata  la  nostra  intenzione,  ma  non  esserci 
giammai  stata  fatta  una  proposizione  simile. 

L'imperatore  dei  francesi  ha  sempre  detto,  e  con  ragione,  che  l'I- 
talia era  una  sorgente  di  pericolo  e  di  rivolu2ione  :  che  questo  pe- 
ricolo non  poteva  essere  stornato,  che  il  progresso  della  rivoluzione 
non  si  arresterebbe.  Anche  le  Potenze  europee  non  acconsentissero 
ad  associarsi  ad  una  combinazione,  accettabife  dal  popolo  italiano, 
e  da  tutti  gli  uomini  giusti  e  ragionevoli  d'Europa. 

In  tale  stato  di  cosQ  adunque,  benché  M.  Disraeli  tratti  disdegno- 
satnente  la  questione  della  rigenerazione  d'Italia,  mi  sarà  permesso 
il  dire  :  Se  un  paese  così  bello  pei  doni  della  natura,tCOsì  ricco  d'uo- 
mini di  genio  d'ogni  maniera,  se  un  paese  il  cui  Stato  ispirò  canti 
tristissimi  dal  Petrarca,  nel  14.<^  secolo,  fino  al  Leopardi  nel  19.^, 
a  tanti  scrittori  che  lamentano,  in  termini  quasi  identici,  le  mi-' 
sere  condizioni  della  patria  loro  ;  se  un  tal  paese,  io  dico,  potesse 
rendersi  alla  prosperità,  se  i  suoi  figli  potessero  trovare  libero  campo 
all'esercizio  del  loro^  ingegno  e  della  loro  energia,  sicché  avessero 
finalmente  a  sedere  fra  le  nazioni  d'Europa,  recando  il  loro  tributo  — 
e  certo  sarebbe  ricco  tributo  — ■  al  .benessere  generale  ed  alla  ci- 
viltà, della  famiglia  europea,  se  una  tal  méta  potesse  esser  rag^- 
giunta,  non  esito  a  dichiarare  ch'io  ne  gioirei  e  meco  ne  gioirebbe  il 
governo  di  S.  M.,  superbo  d'avervi  contribuito. 

M.  Disraeli.  (*)  V'ha  una  parte  del  discorso  del  nobile  lord  che 
mi  parve  alquanto  oscura,  ed  é  quella  in  cui  parlò  di  condizioni  che 
furono  proposte  all'imperatore  d'Austria  da' suoi  alleati  e  che  egli 
riguardò  come  più  dure  di  quelle  a  lui  offerte  dal  suo  nemico.  Sa- 
rebbe stato  conveniente  che  il  nobile  lord,  toccando  questo  argo- 
mento, avesse  dato  alla  Camera  maggiori  ragguagli  di  quelli  che  io 
potrei,  dal  canto  mio,  dedurre  dalle  suo  considerazioni.  Lo  stato 
(*)  Capo  dei  partito  dell'opposizione. 


53C  ■ 
(lolle  cose  è  si  grave,  la  condotta  del  governo  inglese  nel  momento 
attuale  può  essere  di  tanta  importanza,  ch'io  non  saprei  a  bastanza 
esorlare  il  parlamento  a  seguire  con  diligenza  le  osservazioni  dal 
nobile  lord.  Egli  ha  asserito,  davanti  a  quest'adunanza  quantunque 
in  termini  piuttosto  ambigui,  che  l'imperator  d'Austria  dichiarò  d'a- 
ver acconsentito  alla  pace,  poco  sodisfacente  per  ambedue  le  partii 
perchè  vennegli  dimostrato,  che  egli  non  avrebbe  ottenute  propo- 
ste più  favorevoli  qualora  avesse  invocato  la  mediazione  dei  governi 
amici  e  suoi  naturali  alleati.  Ora  io  non  posso  astenermi  dalV invi- 
tare il  governo  a  dare  maggiori  ragguagli  intorno  a  questo  argo- 
mento, e  voglio  sperare  che  esso  non  vorrà  negare  alla  Camera  tali 
commonicazioni.  ^iuno  può  supporre  che  ciò  era  una  mera -inven- 
zione dell'imperatore  d'Austria.  Sarebbe  quindi  a  desiderare  che  il 
nobile  lord  assicurasse  l'Assemblea  che  nessuna  proposta  di  acco- 
modamento delle  Potenze  neutrali  pervenne  alla  regina  passando 
per  gli  ofQcj  del  governo  britannico.  Uno  degli  Stati  neutrali,  la 
Prussia,  afferma  che  verun  progetto  di  tal  sorta  fu  recato  a  sua 
notizia.  Io  non  posso  rilevare  dalie  parole  del  nobile  lord,  se  an* 
che  il  governo  di  S.  M.  ignori  questo  fatto,  e  sarebbe  necessario 
il  sapere  se  un  tal  progetto  di  pace  sia  stato  presentato  all'impera- 
tor  d'Austria  passando  per  la  via  diplomatica  del  goyerno  di  S.  M.  - 
Importa  alla  Camera  d'essere  assicurata  che  i  ministri  non  fecero 
veruna  communicazione  di  tal  sorta  al  nostro  ambasciatore  a  Vienna, 
né  lo  incaricarono  di  esortar  l'Austria  ad  accettare  quelle  proposte  : 
imperocché,  supponendo  per  un  momento  che  ciò  sia  avvenuto,  qual 
ne  sarebbe  il  probabile  risultato?  Sarebbe  che  l'imperator  d*Austria 
avrebbe  ottenuto  da  'suoi  nemici  patti  più  miti  che  non  da  coloro 
ch'egli  chiama  i  suoi  naturali  alleati.  Il  governo  di  S.  M.  sarebbe 
caduto  nel  medesimo  fallo  in  cui  cadde  nel  1848.  In  quel  tempo  fu 
fatta  dal  governo  austriaco  una  proposta  somigliante  alle  condiziom 
di  pace  che  or  furono  accettate  per  T  influenza  dell' imperator  dei 
francesi.  Allora  fu  proposto  di  por  flne  alle  turbolenze  dell'Italia 
mediante  l'abbandono  della  Lombardia,  ossìa  agli  stessi  patti  che 
dopo  una  guerra  sanguinosa  servirono  di  fondamento  alla  pace  at* 
tualc.  Osservi  la  Camera  come,  se  vera  è  questa  notizia,  venga  ri- 
petuto in  ogni  sua  parte  il  funesto  errore  del  1848.  Noi  ripudiam- 
mo la  proposta  dell'Austria,  dicendo  che  anche  la  Venezia  dovea  es- 
sere abbandonata  dall' imperator  d'Austria.  Noi  facemmo  di  questo 
punto  una  condizione  sine  qua  non.  Nel  caso  presente  le  proposte 
sono  le  medesime  e  seconda  la  lettera  e  secondo  Io  spirito.  Que- 
sta Potenza  neutrale  —  questo  naturale  allealo  —  non  s'intromette 
rome  mediatrice  se  non  a  patti  cosi  duri,  e  in  pari  tempo  il  nemico 


537 
deir  imperatore  d'  Austria  offre  a  loi  condizioni  più  miti.  L' impe- 
ratore d'Austria  accetta  queste  condizioni.  Qual'è  la  nostra  posizione? 
La  controTorsia  fu  decisa  senza  il  nostro  intervento,  e  senza  che 
siano  accettate  quelle  condizioni  di  cui  ci  slam  fatti  proponitori  al- 
Pimperator  d'Austria. 

Quando  invece  il  governo  di  S.  M.  fosse  stato  lo  stromento  per 
indurre  l'imperator  d'Austria  all'accettazione  dei  patti  propostigli 
dalllmperatore  di  Francia,  ben  diverse  sarebbero  le  nostre  relazioni 
con  l'uno  e  con  l'altro  di  questi  potentati.  In  questo  Caso  Tlnghil- 
terra  sarebbe  una  potente  mediatrice  tra  la  Francia  e  l'Austria  per 
ii  benessere  generale  dell'Europa,  e  l'Austria  non  ci  riguarderebbe 
come  un  popolo  che  abbandonò  la  sua  causa.  L'Austria  non  sarebbe 
sdegnata  contro  di  noi,  sebbene  ci  consideri  come  suoi  alleati  na- 
turali, ma  ci  sarebbe  riconoscente  di  quelle  condizioni  di  pace  onde 
va  debitrice  soltanto  al  suo  maggiore  nemico  Cudite^  udite).  Io  penso 
esser  questo  un  argomento  sul  quale  il  governo  di  S.  H,  dovrebbe 
dare  alla  Camera  maggiori  schiarimenti  ("ApplansiJ. 

Volgiamo  ora  l'attenzione  alla  còsa  di  più  grave  Importanza  nel 
momento  attuale,  al  trattato  di  Yillafranca.  Il  nobile  lord  dice  che 
esso  dev'essere  considerato  sotto  due  punti.  In  primo  luogo  osserva 
essere  nato  da  questa  pace  un  rilevante  mutamento  di  territorio , 
ma  pure  non  tale,  da  porre  in  venin  modo  a  repentaglio  l'equili- 
brio delle  Potenze;  epperd,  considerata  la  cosa  sotto  questo  riguardo, 
non  essere  necessario  all'  Inghilterra  d'intervenire  al  congresso. 
L'equilibrio  delle  Potenze  è  una  frase  che  fo  ridere  talvolta  quelli 
che  non  la  comprendono  (risa);  io  intendo  per  essa  un  cangiamento 
di  territorio  tale,  da  poter  produrre  la  preponderanza  di  uno  Stato 
già  troppo  potente.  Convengo  col  nobile  lord  che  la  cessione  della 
Lombardia  fatta  dall'Austria  al  Piemonte,  non  è  un  fatto  da  cui  possa 
derivar  pericolo  alla  bilancia  delle  Potenze:  e  mi  associo  quindi  an- 
che al  suo  avviso  che,  per  ora,  non  convenga  airinghilterra  intro- 
mettersi nella  questione. 

Ha  v'ha  un  secondo  aspetto  sotto  il  qaale  noi  dobbiam  considerare 
questo  trattato  di  Yiltafranca,  ed  è  quello  che  il  nobile  lord  chiama 
t  l'avvenire  dell'Italia  t.  Questo  argomento  è  di  somma  importanza. 
Noi  dobbtam  'rivolgere  lo  sguardo  all'avvenire  d'Italia,  poiché  allor- 
quando lord  GlarendoQ  Intervenne  al  congresso  di  Parigi,  dopo  la 
guerra  colla  Russia,  il  governo  di  S.  M.  adottò  una  linea  di  politica 
che  riconobbe  esser  suo  debito  di  seguire,  per  ottenere  alcuni  cam- 
biamenti in  questo  paese  mal  governato.  Ebbene ,  qual  fu  la  posi- 
zione di  lord  Clarendon  dopo  la  guerra  colla  Russia? 

È  bensì  vero,  che  egli, ricoììoscendo  allora  chele  condizioni  d'I- 

^rehivio,  ecc.  68 


538 
talia  potevano  turbare  la  quiete  europea,  savituneute  giudicò  essere 
giunto  il  tempo  di  assestare  nel  congresso  molte  faccende  d'Europa, 
e  litalia  non  dover  essere  trascurata;  esser  quello  il  momento  op- 
portuno per  raccomandare  una  politica  tendente  a  prevenire  futuri 
sconvolgimenti. 

Io  non  ho  quindi  alcuna  obiezione  da  fare  alla  yia  da  lui  seguila 
in  quella  circostanza.  Ha  quello  che  voi  raccomandate  prima  che 
una  guerra  incominci,  e  più  ancóra  allo  scopo  di  prevenire  la  guerra, 
è  cosa  ben  diversa  da  ciò  che  dovete  sanzionare  e  raccomandare 
dopo  che  la  guerra  è  scoppiata  e  condotta  a  termine.  (Affifìu$iJ. 
Imperocché  un  congresso  è  sempre  un  affare  pericoloso,  e  più  pe- 
ricoloso in  questo  momento  che  in  qualunque  altro.  La  guerra  è 
tal  cosa  che  ninno  astrattamente  approva»  e  che  noi,  generalmenle 
parlando,  ci  studiamo  di  evitare;  ma  non  segue  da  ciò  che  noi  dobbiamo 
ricusare  di  prendervi  parte,  quando  ciò  sia  necessario.  Se  un  con- 
gresso era  il  mezzo  di  stornare  la  guerra,  era  dovere  del  governo 
di  perorare  per  esso.  Ma  la  politica  che  lord  Glarendon  raccomandò 
e  sostenne  alle  conferenze  di  Parigi ,  sebbene  per  un  certo  vèrso 
portasse  un'ingerenza  nelle  cose  d'Italia,  la  quale  allora  minacciava 
turbare  il  riposo  dell'Europa,  offriva  al  consesso  europeo  l'occa- 
sione di  prevenire  questo  pericoh).  Nel  caso  presente  il  nobile  lord 
riconosce  di  non  poter  accettare  l'invito  al  congresso,  fino  a  che 
non  abbia  ricevuto  il  medesimo  invito  dall'imperatore  d'Austria,  e 
questo,  per  quanto  è  a  nostra  cognizione,  non  venne  fatto.  Ma  qua- 
lora il  nobile  lord,  cui  sta  a  cuore  la  sorte  deir  Italia,  intervenisse 
al  congresso  per  cooperare  al  futuro  riordinamento  di  questo  paese, 
non  si  troverebbe  egli  vincolato  dai  patti  di  Villafranca?'Qual  fu 
l'oggetto  principale  raccomandato  a  Parigi  dal  governo  francese  e, 
credo,  anche  da  quello  d'Inghilterra?  Era  di  stabilire  in  Italia  la 
secolarizzazione  degli  Stati  romani  (udite).  Il  grande  compito  era 
virtualmente  di  ridurre  il  papa  al  solo  esercizio  della  potestà  reli- 
giosa. Ora  vedo  che,  secondo  il  trattato  di  Yìllafranca,  il  papa  de- 
v'essere capo  di  una  grande  confederazione.  Queste  due  linee  di 
politica  sono  essenzialmente  contradditorie.  Se  voi  andate  a  questo 
congresso  vorrete  occuparvi  dei  ducati?  11  nobile  lord  dice  che  i 
ducati  si  lasceranno  in  balla  a  sé  medesimi,  e,  sebbene  noa  abbia 
autorità  per  asserirlo»  egli  prevede  quasi  istinlivamente  che  la  Fran- 
cia non  interverrà  colie  armi  a  favore  dei  principi  discacciati  da  que- 
sti Stati.  Egli  ha  altresì  ragione  se  spera  e  crede  che  anche  l'Au- 
stria si  asterrà  dall'usare  la  forza  per  questo  .motivo..  Or  benC)  in 
qual  modo  sarà  accomodata  la  faccenda?  Il  nobile  lord  dice  che  il 
popolo  britannico  non  acconsentirà  mai  ad  un  intervento  del  suo 


53» 
governo  per  ricondurre  questi  principi  sui  loro  troni.  So  le  cose 
j»tanno  iu  questi  termini,  a  che  serve  prender  parte  al  congresso? 
Se  il  congresso  è  determinato  di  agire  secondo  i  capitoli  del  trat- 
tato di  Villafranca,  il  nostro  governo,  coU'acceltare  rinvilo  a  man- 
darvi un  rappresentante,  assume  una  respons|||ilità  che  niuno ,  io 
credo,  vorrà  approvare. 

M^  Botoffer  C).  Io  credo  che  non  vi  sia  uomo  di  tanto  spirilo . 
da  poter  fare  un  discorso  saaggiormente  atto  a  render  inutile  qua- 
lunque conferenza^  più  di  queUo  diretto  alla  Camera  dal  nobile  lord 
segretario  di  Stato  per  gli  aBari  esteri  (lord  John  Russell).  L'unica 
sodisfazione  che  me  ne  è  derivata  si  è  di  non  aver  più  dubio  al- 
cuno che  il  governo  di  S.  M.  non  prenderà  parte  a  veruna  confe- 
renza. Io  ne  sono  contento,  giacché  non  essendosi  questo  paese  im- 
picciato colla  guerra,  è  n^eglio  che  non  s'impicci  colla  pace,  e  giac- 
ché •—  scusi  il  nobile  lord  se  parlo  chj^ro  —  né  lui ,  né  il  nobile 
visconte  alla  testa  del  governo  (  lord  Palmerston  ) ,  possono ,  se- 
condo la  mia  opinione,  prender  parte  a  qualunque  conferenza,  che 
vantaggi  la  pace  d'Europa.  Per  molli  anni  essi  sono  stati  legati  col  par- 
tito rivoluzionario  d'Europa:  nessun  governo  estero  ebbe  in  loro  confi- 
denza, né  li  considerò  con  maggior  sodisfaziono  il  partito  liberale  (udi- 
te).  Ogni  volta  chei  nobili  lordi  intervennero  negli  affari  d'Italia,  pro- 
dussero discordia  e  mali;  scomposero  ogni  cosa  e  nulla  mai  fonda- 
rono di  stabile  fuditej.  Il  nobile  lord  deputato  di  Londra  ha  mo- 
strato di  fare  gran  caso  delle  preseati  difOcoltà;  ma  se  non  ve  ne 
fossero,  non  sarebbe  allora  il  caso  di  conferenze.  Il  nobile  lord  ha 
detto  che  un  grande  ostacolo  alla  conferenza  proveniva  dall'essere 
la  Sardegna  governata  da  una  costituzione  liberale,  mentre  gli  altri 
Stati,  che  sarebbero  membri  della  proposta  federazione,  son  retti 
da  sovrani  despotici.  Ma  la  stessa  circostanza  esisteva  precisamente 
nella  confederazione  germanica.  Amburgo  è  una  republica,  mentre 
TAustria  é  una  monarchia  despotica.  Gotesta  ragione  d'una  diversità 
nel  maneggio  dei  loro  affari  interni,  coi  quali  la  confederazione  non 
avrebbe  che  fare,  non  impedisce  varj  Stati  dall'unirsi  per  commune 

(*)  Non  crediamo  inutili  airinterprelazionc  di  questo  strano  discorso  di  M.  Bowyer, 
i  seguenti  cQrìosI  cenni,  recati  dat  giornate  £«  Lombardia  I Atomo  a  codesto  oratore; 

M  È  costui  (Lord  Bomymr)  un  mvnbra  poto  noto  delia  Camera,  ma  cito  gì'  Italiani 
debbono  imparare  a.  conoscere  come  un  nemico  furibondo  delia  loro  indipendenza  e 
libertà.  Ei  sa  molto  bene  TÌtaliano,  come  quegli  che  visse  a  Genova  molti  anni  delia 
sua  giovinezza,  e  potrebbe,  volendo,  conoscere  perfettamente  l'Italia;  ma  essendosi  fatto 
di  protestante  eatolico,  divenne  seguace  ed  amico  del  cardinale  '  Wisoroan ,  il  famoso 
arcivescovo  caloUeo  dt  Weatroinster  la  bondr»  :  e  percliè  il  cardinale  è  sTonlurata- 
Sion  le  tutta  cosa  della  setta  gesnUicay  anche  M .  Bowyer  ò  diventato  un  gesuita  laico, 
e  parla  appunto  come  potrebbe  parlare. un  gesuita,  che  fosse,  per  un  caso  bizzarro» 
ma  non  impossibile,  membro  della  Camera  dei  communi". 


840 
difesa  e  per  regolare  deHe  queslioni  che  li  tnteressano  nrth  lor» 
qualità  di  federati.  Il  nobile  lord  avera  anche  parlalo  come  te  di 
ch'egli  chiama  la  questione  della  libertà  religiosa,  dovesse  trattarsi 
dalla  federazione.  Ma  Tautorità  federale  non  doTr^be  mischiarsi 
della  libertà  di  cosfllnza  nei  diversi  Stati  più  che  della  polizia  e 
illuminazione  delle  loro  vie.  L'oggetto  della  coirfMeraxioDe  sandtbe 
di  proteggere  l'Italia  dall'aggressione  straniera  e  stabilire  k  mate- 
rie che  interessano  la  Penisola  come  un  tutto  solo;  né  io  posso  ve- 
der ragione  perchè  diSérenzo  nelle  forme  di  goYomo  abbiano  ad 
impedire  la  Sardegna  e  gli  Stali  delta  Santa  Sede  dal  riimirsi  per 
trattare  materie,  che  li  riguardano  in  conmmne,  siccome  italiani. 

Il  nobile  lord  avera  fatto  prova  di  un  certo  giudiiio  toccando  as- 
sai leggiermente  il  paralello  del  granduca  di  Toscana  e  di  Giacomo  II: 
ma  esso  mette  bene  in  luce  quelle  predilezioni  dei  wlUg$  cui  ac- 
cennò il  signor  Disraeli.  Realmente  non  c'è  somiglianza  Ara  i  due 
casi.  La  guerra  scoppiò  perchè  la  Sardegna  aveva  violato  la  legge 
internazionale  e  un  trattato  formale  d'estradizione,  rioeveiido  dise^ 
tori  delle  troppe  austriache.  Quest'era  un  giusto  motivo  di  far  la 
guerra.  Il  ministro  sardo  a  Firenze  era  a  capo  d'una  società  che 
non  celava  l'intenzione  di  portare  un  cambiamento  nel  governo.  Per 
mezzo  di  società  segrete  e  con  profusione  di  danaro  si  produsse 
una  vergognosa  rivolta  fra  le  truppe  del  granduca,  ed  egli  fu  cot 
stretto  ad  andarsene  dal  paese.  Fra  questo  caso  e  quello  di  Giacomo  li 
non  si  può  fare  conAronto. 

Lo  stesso  accadde  negli  altri  ducati.  I  sovrani  furono  espulsi  p^ 
le  società  segrete,  pei  denari  spesi  e  per  Topera  d^li  ambasciatori 
sardì.  La  causa  deirindipendenza  italiana  non  mi  è  indiilérente,  ma 
non  per  questo  aderirò  mai  alla  dottrina  che  il  fine  giustifichi  i  mezzi 
(udite).  I  mezzi  usati,  in  questo  caso,  furono  iniqui,  e  il  mezzo, 
come  era  a  prevedersi,  non  venne  raggiunto.  Il  nobile  lord  disse 
che  Bologna  anelava  all'unione  colla  Sardegna»  ma  io  non  lo  credo 
né  punto  né  poco.  Adesso  i  {yolognesi  sono  esenti  dalla  coscrizione,  e 
leggiermente  tassati:  uniti  al  Piemonte,  sarebbero  sog^tti  alla  co- 
scrizione e  a  gravi  tasse.  Hanno  altresì  una  università,  che  è  per 
loro  quasi  tanto  importante,  quanto  lo  è  ad  Oxford  la  sua.  Bologna 
è  intimamente  legata  colla  S.  Sede,  ed  io  non  eredo  che  i  suoi  abi- 
tanti vogliano  separarsene  per  unirsi  alla  Sardegna. 

Lord  J.  Russell.  Non  ho  detto  che  desiderassero  tale  unione. 

M,  Bowyer.  Sebbene  non  l'abbia  detto,  lo  lasciò  intendere  ;  pM- 
chè  certo  non  volle  dire  che  desiderassero  di  far  da  sé,  e  ta  sua 
firancbezza  gli  impedisce  di  negare  che  il  suo  desiderio  non  sia  che 
si  uniscano  alla  Sardegna.  Il  governo  sardo  mandò  a  Bologna  Mas- 


m 

«imo  D'Ateglto,  e,  senaa  la  menoma  voglia  di  dir  male  di  quello 
statista,  non  posso  a  meno  di  credere ,  cbe  la  sna  riputazione  in 
Em*opa  non  ne  avrebbe  scapitato,  se  si  fosse  tenuto  lontano  da  Bo- 
logna. Egli  vi  fu  spedito  commissario  regio  a  fomentare-  la  rivo- 
lozione,  a  prendere  il  comando  delie  troppe,  «.fore  armamenti ,  e, 
senza  dobio,  ad  adoperarsi  a  tntta  poss^  per  riuscire  all'unione  col 
Piemonte  di  qualche  parte  di  quel  territorio*  Un  tal  procedere  era 
assolutamente  incompatibile  coUe  idee  pia  communi  del  diritto  in- 
ternazionale (iiditej.  Il  nobile  lord  parlò  di  queste  cose  con  una  certa 
sodisfazione:  lodò  il  carattere  di  Massimo  D'Azeglio  e  parlò  dell'o- 
vazione con  cui  fu  ricevuto;  ma  io  sarei  curioso  di  sapere  in  che 
modo  fu  combinala  quell'ovazione  (udite).  Disse  il  nobile  l<Nrd  nel 
suo  famoso  dispaccio  prussiano,  che  dalla  volontà  del  popolo  doveva 
dipendere  il  futuro  governo  d'Italia.  Questo  linguaggio  andrebbe 
assai  bene  per  noi,  ma  il  nobile  lord,  cbe  ha  passato  tanto  tempo 
in  Italia,  sa  bene  che  non  si  deve  parlare  cosi  sul  serio  del  popolo 
italiano.  Egli  deve  sapere  che  il  popolo  d'Italia  è  mollo  differente 
dal  popolo  di  qui;  cbe  il  potere  delle  società  $egrei^  vi  impedirebbe 
ogni  manifestazione  reale  della  publiea  opinione  fuditej.  Quando  par- 
lava delle  dichiarazioni  firmate  dal  popolo,  non  conosceva  egli  i 
mezzi  posti  in  uso  per  ottmierle?  Si  portava  un  foglio  a  qualche- 
duno  dicendogli  di  flratarlo:  se  vi  si  rifiutava,  egli  era  esposto  alla 
vendetta  delle  società  segrete,  e,  natundmeote,  per  non  compro- 
mettersi,  firmava.  Eppure  il  nobile  lord  parlò  di  manifestazioni  della 
publiea  opinione  cosi  ottenute  sidlo  stesso  tono. con  cui  si  tratte- 
rebbe d'una  «lezione  per  Middlesex  (wUieJ.  Creatasi  nella  testa  una 
teoria  wkig^  egli  tirò  inanzi  a  seconda  di  quella,  sebbene  l'appli- 
cazione venisse  sbagliata.  Ma  la  Camera  deve  essere  cauta  e  non  trat- 
tare questa  questione,  come  se  l'Italia  fosse  simile  all'Inghilterra, 
Cosi  il  nobile  lord  ha  intrattenuto  la  Camera  di  un  bel  frizzo  det- 
togli da  un  cardinale.... 

Fjord  John  RnaeU.  Non  dissi  che  fosse  diretto  a  me. 

jir.  Bawifer.  Non  valeva  la  pena' di  parlarne  allora.  Sembrava  che 
qualche  cardinale  si  fosse  divertito  a  burìarsi  del  nobile  lord ,  ma 
ora  si  capisce  essere  null'altro  che  uoa  storiella  raccontata  da  taluno 
a  talaltro,  nessuno  sa  chi  siano,  —  eppure  si  è  con  questa  prova 
che  il  nobile  lord  s'attentò  d'influire  sulla  Camera  dei  communi 
(itditej.  Se  sopra  cosi  futili  dichiarazioni  si  dovesse  basarsi  trattando 
di  si  importanti  materie,  sarebbe,  per  verità,  assai  meglio  limitarsi 
ai  propri  domestici  affari.  Ma  nel  sorgere  a  parlare,  mio  principale 
scopo  era  il  biasimare  le  violazioni  delle  leggi  intemazionali,  che 
ingenerarono  quello  stato  di  cose  di  coi  si  compiaceva  il  nobile 


B4S 
lord  (uauj.  Fa  U  procedere  del  gOTeroe  sardo  conforme  al  diritto 
delle  genti}  Per  me,  io  ?oglio  sperare  che,  dorante  le  yacanze,  lord 
Palmerston  e  lord  John  Russell  terranno  nna  consulta  e  scrìveranno 
un  nuovo  trattato  su  questo  soggetto,  da  leggersi  con  interesse  e 
curiosità  grande  da  tutti  i  giureconsulti  e  diplomatici  di  Europa, 
se  oontenrà  una  valida  ginstiflcazione  di  quei  procedimenti.  Quest'o- 
pera che,  io  spero,  presto  verrà  regalata  al  mondo,  prenderà  il  po- 
sto di  Grozio,  di  Puffendprf  e  di  tutti  gli  antichi  scrittori  di  diritto 
internazionale,  perchè  fondata  su  principj  diametralmente  oppost^^ 
quelli  da  loro  stabiliti.  Io  son  d^avviso  che  il  nobile  deputato  di 
Londra  potrebbe  acconGiamente  scrivere  in  trattato:  f  De  jnre  le- 
gatornm.%  Egli  ehe  tanto  si  compiace  di  attaccare  il  papa,  il  gran- 
duca di  Toscana  ed  il  re  di  Napoli,  egli,  per  boera  d'altri  —  non 
guarentendone  l'esattezza  —  riferì  cose  straordinarie  sulla  polizia  di 
Napoli ,  alle  quali  io  prego  la  Camera  di  voler  prestare  poca  cre- 
denza. 

Il  nobile  lord  si  mostra  sempre  volentieri  oppositore  del  governo 
del  papa,  siccome  del  peggior  governo  del  mondo  (Usa),  Io  non 
voglio  qui  assumermi  T  impresa  di  confutare  tutte  le  calunnie  pro- 
nunciate contro  quel  governo,  ma  non  esiterò  a  dire  che  da  molti 
anni  è  andato  migliorando  frisa}  y  cif  egli  è  un  buon  governo 
(risajy  eh'  è  un  governo  progressivo  (ripetnie  risa) ,  ed  io  sono  in 
grado  di  dire  al  mio  onorevolissimo  amico  —  se  mi  è  concesso  di 
cosi  chiamarlo  —  il  cancelliere  dello  scacchiere,  che  presso  il  papa 
e*  6  un  sopravanzo  nelle  rendite  (fidile^  risaj.  Io  credo  per  conse- 
guenza, che  l'onorevolissimo  signore  si  sentirebbe  molto  piA  con- 
tento ,  sotto  questo  riguardo ,  se  coprisse  il  posto  di  primo  mini- 
stro del  papa  (fisaj.  In  altra  occasione,  dopo  essersi  il  nobile  lord 
abbandonato  al  piacere  d'uno  de' suoi  Mzzi  contro  il  governo  del 
papa ,  io  gli  domandai,  se  si  fosse  dato  briga  di  verificare  ì  fatti, 
e  se  avesse  letto  un'opera  utilissima  e  assai  istruttiva,  recente- 
mente publicata  dal  mio  onorevole  amico,  il  deputato  di  JDaogarvan 
(H.  Ifagttire),  nel  quale  contenevdsi  una  minuta  reterione  sul  governo 
del  papa.  Il  nobile  lord  disse  di  non  aver  letto  quel  libro,  ma  am- 
mise candidamente  che  avrebbe  dovuto  leggerlo,  ed  io,  in  verità,  sono 
precisamente  del  suo  parere  (risaj^  pensando  che  prima  di  attaccare 
il  governo  di  uno  Stato  estero,  il  nobile  Ioni  avrebbe  dovuto  darsi 
l'incommodo  d'informarsi  accuratamente  del  soggetto.  Io  poi  oso  an- 
córa dire  che  il  nobile  lord  o  qualunque  persona  che  volesse  ac- 
certarsi della  verità  in  riguardo  al  governo  papale,  troverebbe  es- 
sere mere  calunnie  tutte  le  coso  poste  inanzi  contro  la  sua  ammi- 
nistrazione, lo  chiodo  ed  imploro  dai  nobili  lordi  di  non  prender 


S43 

parte  al  coagresso,  percbè  qod  produrrebbero  cbe  malanDi,  mischian- 
dosi io  materie  assai  difficili  e  delicate,  delle  qaali  io,  con  tatto  il 
riapetto,  ritengo  cbe  non  se  ne  intendano  ponto,  e  le  qoali  non  toccano 
né  direttamente  né  indirettamente  gli  interessi  di  questo  paese.  Eglino 
si  recherebbero  a  quel  congresso,  imbevati  in  certo  modo  della  fi« 
lantropia  liberale.  Il  nobile  lord  n(m  capace  come  si  possa  combi- 
nare la  presidenza  del  papa,  ma  ciò  si  farebbe  senza  che  il  nobile 
lord  se  ne  impacciasse  menomamente^ 

Il  più  gran  nome  italiano  è  qudlo  del  papa,  che  negli  imtichi 
tempi  era  il  capo  del  partito  guelfo,  doè  del  partito  nazionale.  Sem- 
pre hatino  i  papi  sostenuto  il  partito  nazionale ,  e  Giulio  II  disse 
air  ambasciatore  di  Venezia  :  «  Non  ci  sono  in  Italia  che  due  veri 
re  italiani,  l'uno  il  vostro  duca  di  Capoa,  l'altro  la  mia  tiara,  i  II 
duca  di  fapua  se  n'è  Ito  ^  ma  la  tiara  rimane  ancóra  ,  ed  esercita 
un'influenza,  la  quale,  mentre  perpetua  in  certo  qual  modo  la  gran- 
dezza imperiale,  si  spande  per  tutto  il  mondo,  riguardo  non  alle 
cose  temporali,  ma  alle  spirituali.  Nessuno  che  conosca  la  lettera- 
tura d'Italia  dirà,  Petrarca  o  Dante,  o  alcun  altro  di  quei  grandi 
che  ne  furono  romamento,  avere  sbeffeggiato  il  papa.  Prendendo  le 
opere  del  solo  Dante,  non  c'è  difficoltà  a  trovarvi  dei  passi,  in  cui 
parlaidel  papa  nelmodo  più  entusiastico.  Che  cosa  avverrebbe  dlRoma, 
se  perdesse  il  papa?  Che  cosa  è  Roma  se  non  la  città  del  papa? 
Se  si  togtiessero  al  papa  i  suoi  dominj  temporali,  e  lo  si  riducesse 
alla  situazione  di  semplice  pensionato,  che  cosa  avverrebbe  di  Roma? 
Sarebbe,  direi  quasi ,  nella  posizione  di  O^iford  senza  università,  o 
di  Windsor  senza  castello,  un  semplice  museo  di  antichità.  Senza 
dubio  sono  buone  le  intenzioni  dei  nobili  lordi  verso  V  Italia ,  ma 
essi  non  conoscono  gli  italiani,  e  se  vorranno  trattare  gli  affari  di 
quel  paese  secondo  le  idee  dei  wbigé^  invece  di  acquistarsi  le  be- 
nedizioni del  popolo  italiano,  se  ne  attireranno  le  maledizioni. 

Lord  PalmerstM.  Il  signor  Disraeli  desidera  sapere  se  le  Potenze 
che  son  rimaste  neutrali  durante  la  guerra ,  e  specialmente  il  go- 
verno  inglese,  abbiano  fatto  all'imperator  d'Austria  proposte  di  pace 
meno  favorevoli  di  quelle  ch'egli  poi  ottenne  a  Yillafranca. 

Il  mio  nobile  amico  (lord  John  Russell)  ha  già  detto  che  nes- 
suna proposta  venne  fatta  al  governo  austriaco  da  alcuna  delle  Po- 
tenze neutre.  Sembra  pertanto  che  l'onorevole  avversario  (M.  Dìsradi) 
abbia  ottenuto  informazioni  assai  positive  su  quanto  avvenne,  iitfor- 
mazioni  che  gli  furono  communicate,  non  so  poi  come.  Infatti,  ad 
un  certo  momento  della  guerra ,  l'ambasciatore  francese  presso  la 
Corto  d'Inghilterra  rimise  a  lord  John  Russell  un  pezzetto  di  carta, 
contenente  le  condizioni  dì  un  aggiitòtameato,  in  termini  molto  gè- 


nerici;  e  pregò  il  oosiro  governo  a  volerle  trasmettere  al  governo 
austriaco  racconunandaiidole  come  base  su  cui  poteva  conchiadersi 
un  trattato  di  pace.  Il  mio  nobile  amico,  daccordo  co'saoi  coUegfai, 
pensò  cbe  il  nostro  governo,  bramoso  com'era  di  veder  finire  la 
guerra,  non  poteva  assolutamente  rifiutarsi  a  servire  d'intermediario 
per  fare  una  communicazione  che  funa  delle  parti  credeva  favorevole 
alla  conclusione  della  pace,  e  che  l'altra  parte  era  perfettamente  li- 
bera di  accettare  o  no,  secondo  cbe  meglio  stimasse.  Ma  compren- 
denuno  nello  stesso  tempo,  che  la  situazione  nella  quale  trovavansi 
in  quel  momento  le  due  Potenze  belligeranti ,  non  era  di  natora  da 
giustificare  una  communicaziooe  che  emanasse  da  noi.  Noi  dunque 
seguimmo  la  sola  via  che  ci  si  presentasse  opportuna,  dicendo  ai- 
Tambasciatore  di  Francia:  4  Noi  communicberemo  alL'ambasdatere 
austriaco  presso  la  Corte  d'Inghilterra  le  vostre  vedute,  non  già  le 
nostre,  sidle  condizioni  alle  quali  si  potrebbe  fare  la  pace;  però  noi 
non  vi  accompagneremo  alcun  consiglio,  e  ci  asterremo  anche  dat 
l'esprimere  un'opinione  in  proposito:  la  commumeadone  che  noi 
crediamo  di  dover  presentare  procede  da  voi,  non  da  noi.  1  E  cosi 
fti  fatto.  Il  mio  nobile  amico  rimise  quel  Memanmium  al  ministro 
austriaco  presso  la  nostra  Corte,  dicendogli,  che  la  proposta  non  ve- 
niva già  da  noi  ma  dal  governo  francese  ;  che  il  governo  aostriaco 
poteva  agire  come  meglio  gli  sembn^se,  ma  che  noi  non  davamo 
alcun  consiglio ,  nò  esprimevamo  opinione  veruna.  L'onorevole  av- 
versario pare  d'avviso  che  quel  progetto  fosse  redatto  dietro  nostro 
consiglio,  0  che  per  lo  meno  fosse  accompagnato  da  qualche  opinione 
0  raccomandazione  per  parte  nostra.  Su  questo  punto  ei  s'inganna. 
Il  signor  Disraeli  ò  ritornato  nel  suo  discorso  sopra  un  fàlto  sto- 
rico, del  quale  si  parlò  già  molte  volte  in  questa  Camera,  che  cioè, 
riguardo  agli  affari  d'iUdia,  noi  siamo  ricadati  nell'errore  del  1848. 
La  mia  condotta  nel  48  fu  ripetutamente  presentata  sotto  un  falso 
aspetto  da^miei  avversai)  politici;  invano  io  smentii  queste  fdse 
asserzioni,  riportandomi  ai  documenti  da  me  deposti  sul  banco  della 
Camera.  A  quell'epoca  l'Inghilterra  non  aveva  alcun  mezzo  d^aziene 
sui  partiti  che  facevansi  la  guerra  in  Italia.  Allora  il  barone  Hum- 
melauer  venne  in  inghilterra,  e  propose  di  erigere  la  Lombardia  in 
arciducato  austriaco,  staccandola  dall'impero  ;  e  in  qual  momento? 
Nel  memento  in  cui  non  eravi  pib  un  austriaco  in  Lombardia,  io 
cui  tutti  ne  erano  stati  cacciati  dalle  truppe  italiaae  ,  ed  erasi  a 
Milano  stabilito  un  goverm  frovmorio.  Una  tale  proposta  era  dav- 
vero uno  scherzo.  Fa  presentalo  dall'  Austria  al  governo  provviso- 
rio di  Milano,  che  l' accolse  con  derisione  e  scherno,  e  neiqpur  tì 
rispose.  L'Austria  allora  usci  fuori  coU'altra  proposta  di  cedere  la 


54S 
Lombardia  al  Piemonte  e  di  erìgere  io  arciducato  la  Venezia,  ch'era 
insorta  contro  gli  austriaci  unendosi  agli  italiani;  ma  come  era 
molto  in?erisimile  che  gli  italiani,  allora  vittoriosi,  accettassero  co- 
desta proposta,  noi  dicemmo  al  governo  austriaco  che  credevamo 
non  potersi  fòro  in  Italia  alcun  accomodamento  sodisfacente ,  se  la 
Venezia  non  vi  fosse  compresa.  Se  non  che  le  cose  presto  mutarono; 
il  maresciallo  Radetzky  riconquistò  la  Lombardia,  e,  naturalmente, 
di  quel  progetto  non  si  parlò  più.  Ciò  non  vuol  dire  per  altro,  che 
la  condotta  del  governo  inglese  non  sia  stata,  in  quel  dato  momento, 
conforme  al  vero  stato  delle  cose. 

L'onorevolissimo  avversario  non  vorrebbe  che  noi  in  veruna  cir- 
costanza partecipassimo  ad  una  conferenza,  perchè,  dice,  il  nostro 
rappresentante  non  avrebbe  a  far  altro  che  limitarsi  a  registrare  le 
convenzioni  altrui.  Ora,  il  mio  nobile  amico  ha  chiaramente  stabi- 
lito esservi  due  parti  distinte  nel  trattato  di  Villafranca;  Tuna  ri- 
guarda gli  aggiustamenti  concernenti  Venezia  e  Lombardia  ;'rAU' 
stria  conserva  la  Venezia;  e  la  Lombardia,  con  un  mezzo  termine 
atto  a  salvare  l'amore  proprio  dell'Austria,  viene  ceduta  alla  Fran* 
eia  che  la  rimette  alla  Sardegna. 

Su  queste  materie,  riferentisi  al  territorio  che  fu  sede  della  guerra , 
noi  non  abbiam  nulla  a  dii%;  ma  v'ha  un'altra  parte  delle  stipulazioni 
relative  ad  altre  posizioni  d'Italia  non  occupate  dagli  eserciti  belli- 
geranti, sulle  quali  1  due  sovrani  contraenti  non  hanno  alcuna  auto- 
rità, e  di  cui  non  possono  disporre  da  sé' stessi.  Lord  John  Russell 
ha  detto,  che  prima  che  noi  prendiamo  alcuna  decisione  circa  la  que- 
stione di  sapere  scegli  è  conveniente  che  ooi  prendiam  parte  alla  confe- 
renza, noi  dovremo  conoscere  gli  accordi  fatti  tra  la  Francia,  l'Au- 
stria Csla  Sardegna.  Il  mio  nobile  amico  ha  indicato  diverse  difficoltà 
che  potevano  nascere  dagli  accordi  conchiusi  a  Villafranca,  relati- 
vamente alla  confederazione. 

L'Austria  e  la  Francia  non  hanno  facoltà  di  dire  agli  Stati  italiani 
ch'essi  devono  organizzarsi  in  una  confederazione.  Esse  possono 
ben  dire  che  favoreggeranno  un  simile  accomodamento,  il  quale  non 
pu<ìt  esser  fatto  né  a  Zurigo  né  altrove^  ma  deve  dipendere  dal  consenso 
e  dal  piacimento  degli  Stati  che  verrebbero  sottoposti  a  tale  dispo- 
sizione. Ora  il  mio  nobile  amico  ha  fatto  vedere  che  le  difficoltà 
che  potranno  provenire  dall'esecuzione  di  un  simile  accordo,  sono 
tali  da  colpire  ognuno.  Come  è  possibile  che  i  rappresentanti  di  Au- 
stria e  di  Sardegna  seggano  allo  stesso  tavolo  per  discutere  ami- 
chevolmente 7  Il  papa  dovrebb'essere  il  presidente  della  confedera- 
zione; ma  e  il  re  di  Sardegna  che  è  scommunicato  ?  (JYo /)  SI,  dico 

Archivio,  ecc,  69 


546 
io;  non  è  scommunicato  personalmente;  ma  chiunque  prenda  pos- 
sesso di  parte  del  territorio  pontificio  è  dichiarato  scommunicato 
senz'altro  :  il  re  ha  mandato  commissari  ^d  esercitare  autorità  nelle 
legazioni  ;  non  occorre  dunque  grande  sforzo  di  logica  a  provare 
che  il  re,  per  questo  solo  è  sconuuunicato.  Ha  supposto  anche  ch'e* 
gli  effettivamente  noi  sia,  l'onorevole  avversario  riconoscerà  che  le 
relazioni  fra  il  govemo  papale  ed  il  governo  sardo  sono  tali  da  ren- 
der poco  probabile  che  il  loro  mutuo  avvicinamento  conduca  ad  una 
soluzione  amichevole  delle  difficoltà. 

Possono  Porgere  questioni  relativamente  alla  toleranza  religiosa, 
questioni  insolubili  e  che  debbono  condurre  a  discussioni  e  diver- 
genze. Altre  questioni  possono  nascere  circa  la  libertà  della  slampa 
e  i  diversi  gradi  di  libertà  necessaria  in  materia  politica.  Tutte  que- 
ste questioni  debbono  necessariamente  venir  discusse  dalla  Dieta 
che  si  propone.  Non  ò  probabile,  se  l'Austria  fa  parte  della  confe- 
derazione, che  la  Sardegna  e  gli  altri  Stati  liberi  dell'Italia  possano 
funzionare  in  armonia  completa  cogli  Stati  non  liberi  di  Roma,  Mo- 
dena e  Toscana.  E  queste  sono  questioni  che  devono  esaminarsi. 

Or  dunque  I  se  noi  giudichiamo  di  non  poter  togliere  queste-  dif- 
ficoltà, non  vi  sarebbe  evidentemente  utilità  alcuna  a  che  il  governo 
inglese  partecipasse  alla  conferenza  ;  ma  'se  scorgiamo  un  mezzo  di 
formulare  accomodamenti  generali ,  tali  da  evitare  i  mali  esistenti 
e  da  stabilir  basi  le  quali  possano  produrre  miglioramenti  e  ren- 
dere i  popoli  più  felici,  io  penso  che  vi  avrebbe  pel  governo,  non 
solo  convenienza,  ma  dovere  di  usar  tutti  i  mezzi  possibili  per 
giungere  a  formulare  codesti  accomodamenti. 

L'onorevole  e  dotto  signore  (M.  Bowyer)  dice  che  il  governo  di 
Roma  6  calunniato,  che  è  uno  dei  migliori  governi,  anzi  dei  più  pro- 
gressivi. Ma  io  gli  domanderei:  Or  come  avviene  che  da  dieci  anni 
in  circa  è  riconosciuto  che  senza  la  presenza  di  truppe  straniere  a 
Roma,  per  frenare  i  malcontenti  e  mantener  l'ordine,  cotesto  ottimo 
governo  non  durerebbe  un  sol  giorno  ?  (Bravo!)  Può  essere  che  que* 
sta  non  sia  l'opinione  dell'onorevole  e  dotto  signore,  ma  cerio  è 
quella  del  governo  romano  ;  il  quale  sa ,  meglio  dell'  onorevole 
membro,  in  che  razza  di  rapporti  esso  si  trovi  co'sudditi  suoi  (Bravo!), 
Il  fatto  stesso  del  malcontento  o  del  risentimento  del  popolo 
contro  il  governo  di  Roma  è  prova  irrefragabile  ch'esso  non  è 
un  modello  di  governo,  come  vorrebbe  farci  credere  l'onorevole 
e  dotto  signore.  Non  ò  nella  natura  degli  uomini  il  buttar  giù  i  go- 
verni senza  motivo:  l'uomo,  dicesi,  è  un  animale  distruttivo,  ma  poi 
non  a  quel  punto!  (Rim).  Anzi  vediamo  che  nei  governi  buoni  nel 


847 

loro  complesso,  se  scoppiano  parziali  rivolte,  la  maggioranza  impone 
alla  minoranza  e  conserva  l'ordine.  Nel  1848  questa  metropoli  fu 
minacciata  da  una  faziosa  insurrezione  (*);  che  cosa  avvenne?  Cento- 
mila buoni  cittadini  si  armarono,  non  di  moschetti  o  daghe,  o  pi- 
stole, ma  dell'onesto  bastoncino  inglese  ("*),  e  la  città  fu  così  tran- 
quilla quel  giorno  come  alla  vigilia  o  all'indomani.  Non  altrimenti 
avverrebbe  a  Roma  se  fosse  ben  governata;  e  appunto  accade  tutto  il 
contrario  perchè  il  governo  romano  è  uno  dei  peggiori  del  mondo 
civile. 

Ma,  si  dice,  noi  siamo  protestanti ,  e  non  ci  torna  andarci  ad  im- 
pacciare d'un  governo  catolico,  anzi  clericale:  e  pure  nel  1831  lin- 
ghilterra,  la  Russia  e  la  Prussia,  tutte  acatoliche,  si  unirono  a  Fran- 
cia ed  Austria  per  dare  ottimi  consigli  al  papa,  e  cosi  li  avesse  se- 
guili 1  Insomma  se  il  governo  romano  è  tanto  buono ,  eccellente  e 
progressivo ,  e  perchè  non  potrà  la  voce  unità  di  tutta  Europa 
pregarlo  di  progredire  un  po' più  rapidamente?  (Risa). 

L'onorevole  avversario  non  vuol  credere  alle  informazioni  del  mio 
nobile  amico,  relative  al  regno  di  Napoli;  io  posso  garantirgli  che  sono 
fatti  provati,  fatti  che  dimostrano  sino  a  qual  punto  quei  pessimi  go- 
verni rendano  desolate  le  povere  popolazioni  d'Italia.  Ah  1  voi  dite  che 
noi  siamo  gli  avvocati  della  rivoluzione?  Avvocati  veri  della  rivoluzione 
sono  coloro  che  vogliono  -mantenere  governi  cosi  viziosi,  governi  che 
spingono  i  popoli  alla  disperazione^  e  che,  rendendo  impossibile  ogni 
legittima  miglioiia,  costringono  i  sudditi  infelici  a  gettarsi  nelle  cospi- 
razioni e  nelle  sette  tenebrose,  per  sottrarsi  a  tante  calamità  ("Ap- 
pbnusij.  L'onorevole  signore  ha  vólto  in  ridicolo  l'idea  della  questione 
italiana.  Egli  ha  detto  che  il  mio  nobite  amico  è  sempre  vissuto  nella 
illusione  che  in  Italia  vi  sia  un  gran  partito  whig.  Vi  ha  infatti  in 
questo  paese  un  partito  whig^  —  il  grande  partito  costituzionale 
—  ed'esso  ha  sempre  oppugnato  la  setta  republicana  e  mazziniana, 
la  quale  mira  alla  rivoluzione  anziché  alle  beneflche  riforme.  Ma  io 
sostengo  davanti  all'onorevole  signore  che  la  somiglianza  fra  l'In- 
ghilterra e  l'Italia  è  ben  più  grande  ch'egli  co' suoi  scherzi  non  creda. 
In  Italia  v'ha  non  solo  un  gran  partito  tohig,  ma  anche  un  partito 
tory  (Tùa)\  la  lotta  fra  il  grande  partito  whig  e  la  minoranza  tori- 
sta  che  trovasi  al  potere,  è  la  causa  de'  turbamenti  che  abbiam  ve- 
duto fApplatmJ, 

Il  partito  whig,  ò  il  più  numeroso,  ma  esso  non  ha,  come  qui,  il 
mezzo  di  formulare  un  «voto  di  sfiducia*  contro  i  suoi  avversar]; 

(*)  La  dimostrazione  dei  cartisti. 
{•*)  lì  bastoncino  dei  policemen. 


B48 

e  per  tal  mado  il  popolo  soffre  sotto  il  peso  delle  tribolazroiìi  onde 

10  opprime  la  consorterìa  dispotica  che  ha  in  suo  potere  il  goyerno. 
Noi  simpatizziamo  naturalmente  col  partito  costituzionale  ;  e  dichiaro 
con  franchezza  ch'io  desidero  il  trionfo  di  questi  veri  amici  dell'I- 
talia, cui  sta  a  cuore  di  veder  stabilita  rn  ogni  parte  della  Penisola 
quella  libertà  moderata  e  ragionevole  òhe  è  i)  solo  fondamento  della 
publica  felicità.  (^Applausi). 

Sino  ad  ora  noi  non  a^blam  nuUa  deciso  circa  la  risposta  all'in- 
vito che  ci  venne  fatto  di  prender  parte  al  congresso.  Noi  non  pos- 
siamo, a  questa  riguarda,  dare  una  risposta  dedsira,  sinché  non  ab- 
biamo conoscenza  degli  accordi  di  Zurigo.  Fa  d'uopo  che  noi 
sappiamo  sino  a  qual  punto  le  parti  cofitraenti  avranno  regolato  que- 
stioni sullo  quali  esse  non  avevano  autorità  di  deliberare;  srao  a 
qual  punto  esse  avranno  lasciato  aperte  alla  discussione  altre  que- 
stioni, sulle  quali,  sebbene-  non  sottoposte  alla  loro  giurisdizione, 
possono  essere  chiamate  ad  esporre  il  loro  parere  e  le  loro  opi- 
nioni. Ma  noi  certamente  non  ci  assoceremo  al  congresso  collo  scopo 
di  assumerci  alcun  di  quegli  imbarazzanti  impegni  contro  v  quali  l'o- 
norevole signore  ha  levato  la  voce. 

È  veramente  strano  che  gli  onorevoli  membri,  i  quali  precedente- 
mente volevano  la  conferenza,  ora  la  respingano.  È  bensì  vero  che 
di  conferenze  si  trattò  prima  della  guerra,  non  dopo,  come  nel  pre- 
sente caso.  Ma,  in  generale,  le  conferenze  seguono  una  guerra,  e  se 
è  meritorio  Tinsisterc  per  una  conferenza  avanti  la  guerra,  non  lo 
è  meno  l'insìstervi  dopo  di  essa,  allo  scopo  di  modi/lcare  quanto 
fosse  atto  di  propria  natura  a  provocare  il  rinnovamento  della  guerra. 

Ci  si  dice:  Non  andate  alla*  conferenza,  ed  eviterete  cosi  gli  im- 
barazzi di  un  impegno  per  l'avvenire.  Eccellente  avviso!  Ha  quelU 
che  ce  lo  danno,  come  hanno  essi  agito?  I  documenti  ci  attestano 
ch'essi  erano  disposti  a  guarentire,  per  cinque  anni,  la  Sardegna 
contro  ogni  attacco  dell'Austri!.  Se  vi  fu  mai  impegno,  non  dirò  più 
imbarazzante,  ma  anche  impossibile  ad  eseguirsi,  6  certamente  que- 
sto, assunto  con  tanta  noncui'anza.  Se  l'attacco  immediato  contro  la 
Sardegna  fosse  venuto  da  un  paese  sul  quale  avremmo  potuto  eser- 
citare una  garanzia  ;  se  noi  avessimo  potuto  valutare  le  risorse  e  le 
spese  dell'impresa,  avremmo  potuto  pendere  nella  bilancia,  e  dire: 

11  compito  è  bensì  arduo ,  ma  ciò  che  noi  intraprendiamo  lo  pos- 
siam  fare,  e  lo  faremo.  Ma  come,  io  vi  dimando,  avreste  potuto  im- 
pedir l'Austria  dall'attaccar  la  Sardegna?  Avreste  mandato  un'armata 
a  Genova?  Questo  impegno,  voi  direte,  non  riguardava  la  sola  In- 
ghilterra, v'era  comprosa  la  Francia.  Che  è  quanto  dire  che  noi  do- 


849 
f evamo  dare  alla  Sardegna  la  guarentigia ,  é  che  la  Francia  dovea 
fornire  un'armata  perchè  questa  guarentigia  fosse  valida. 

Il  governo  francese  comprendendo  il  valore  di  tale  combinazione 
ricusò  la  guarentia,  e  la  combinazione  cadde  a  terra. 

Noi  non  disconosciamo  per  nulla  gli  interessi  dell'Italia  ;  di  que- 
sto paese  che  è  abitato  da  un  popolo  dotato  dalla  provvidenza  d 
tutti  i  suoi  doni.  L'onorevole  avversario  ci  dice  che  noi. non  dob- 
biam  trattare  T Italia  come  Tlnghilterra,  né  pej;^sare  che  l'opinione 
publica  vi  sia  egualmente  libera.  Pur  troppo  ciò  6  vero.  Ma  se  l'I- 
talia non  è  trattata  come  l'Inghilterra,  non  ne  segue  perciò  ch'ella 
non  possa  godere  la  stessa  libertà  civile  e  politica,  e  fruire  di  quelle 
istituzioni  che  sono  nostro  retaggio.  E  se  a  ciò  potessero  condurre 
i  consigli  d'Europa,  mediante  aggiustamenti  possìbili  in  una  confe' 
ronza,  io  son  d'avviso,  che  que'  governi  i  quali  si  accordassero  a  un 
tale  scopo,  avranno  meritato  le  lodi  di  quanti  desiderano  il  bene 
dell'umanità.  {Applausi). 

M.  H.  Baillie  consiglia  di  consacrare  tutta  l'attenzione  del  governo 
alle  questioni  interne  che  certo  non  mancano ,  e  di  lasciare  ;^.che  le 
divergenze  straniere  si  regolino  al  di  fuori. 

M.  M.  Milnes  spera  che  dal  trattato  di  Yillafranca  risulterà  un 
bene  per  l'Italia.  Le  Potenze  neutre  potranno  utilmente  interporre 
i  loro  ofQcj  per  dare  un  buon  impulso  a  questa  convenzione. 

M.  Whiteside  rimprovera  a  lord  Palmerslon  d'essersi,  nel  1848,  la- 
sciata sfuggir  l'occasione  più  favorevole  di  assicurare  l'indipendenza 
della  Lombardia  e  dare. una  libera  costituzione  alla  Venezia'.  Stanno 
probabilmente  per  ripetersi  i  medesimi  errori.  Risulta  dal  discorso 
dei  nobili  lordi  John  Russell  e  Palmerston  ch'ossi  disapprovano, 
con  pressoché  una  sola  eccezione,  tutti  gli  articoli  del  trattato  di 
Yillafranca.  Se  essi  fanno  partecipare  l'Inghilterra  al  congresso,  ciò 
sarà  sicuramente  per  render  nullo  il  trattato,  e  il  risultato  inevi- 
tabile sembra  essere  la  ripresa  degli  orrori  della  guerra. 

M,  Df  ufwmwid  :  Una  assemblea  costituzionale  come  la  nostra  deve 
saper  grado  alla  Sardegna,  il  solo  Stato  che  abbia  acquistate  isti- 
tuzioni liberali  senza  la  rivoluzione,  mentre  che  in  Austria,  per 
Io  stabilimento  del  concordato,  venne  consolidata  la  supremazia  sa- 
cerdotale, funesta  alla  libertà.  L'Inghilterra,  paese  protestante,  devo 
coscienziosamente  ricusare  ogni  complicità  col  congresso  che  sta 
per  riunirsi  a  Zurigo. 

Jlf.  Gladstone  confuta  le  argomentazioni  di  M.  Whiteside.  Certa- 
mente, il  governo  della  regina  comprende  tutta  la  gravità  della  si- 
tuazione  e  sa  essere  oggidì  supremamente  necessario  il  procedere 


880 
con  riserva  e  circospezione.  La  condotta  del  governo,  riguardo  al 
congresso,  dipenderà  da  circostanze  ancóra  ignote. Tutto  ciò  chea]  pre- 
sente ricbiedesi,  si  è  che  la  Camera  voglia  evitare  di  legarsi  ed  obli- 
garsi  ad  una  condotta  qualunque  coirespressione  prematura  della  le- 
gislazione. 

£  dato  l'ordine  per  la  deposizione  dei  documenti  sul  banco  della 
Camera.  . 

La  Camera  si  age;iorna  a  due  ore  antimeridiane. 


LiETTlìR  A  indirisEzata  al  Times  dal  secretarlo  di  lord 
John  Russell,  ministro  inf^lese  dogali  aflkri  csterL 

Londra.  SS  luglio  1869. 

Signore,  rispetto  ad  alcune  osservazioni  publicate  nel  vo- 
stro numero  di  questi  giorni  e  che  appoggiano  sulla  reia- 
zione  di  un  discorso  di  lord  John  Russell,  iri  cui  si  fa  dire 
a  lord  John  Russell  ch'egli  trova  che  le  condizioni  di  Vil- 
lafranca  sono  e  giuste  » ,  io  sono  autorizzato  da  lord  lohu 
Russell  ad  annunciarvi,  che  questa  relazione  è  affatto  ine- 
satta, e  che  egli  non  ha  espresso  nel  parlamento  alcuna  opi- 
nione sulla  pace  di  Villafranca. 
Ho  l'ordine  d'essere,  ecc, 

Giorgio  Russell, 


40  luglio  —  Il  governo  delle  Roniagne  ha  adottato  il  codice  Napo- 
leonico. 

—  Con  odierno  decreto  del  governo  di  Toscana  vengono  convocati  i 
collegi  elettorali  per  la  mattina  del  7  agosto  p.  v.  per  l'elezione 
dei  rappresentanti  della  Toscana. 


I  >!'<«3ft'  ^ 


551 


MOTA  del  Uomtore  toscano  (*). 

Firenze,  39  luglio  1859. 

La  Toscana  intende  tutta  Timportanza  di  rappresentare  i 
suoi  interessi  e  i  suoi  bisogni  presso  le  Corti  d'Europa,  il 
marchese  di  Lajatico  D,  Neri  dei  principi  Corsini,  dopo  aver 
degnamente  rappresentato  la  Toscana  sui  campi  di  battaglia 
come  commissario  al  quartier  generale  di  S.  M.  il  re  Vitto- 
rio Emanuele,  dóve  ha  reso  utilissimi  servigi  al  paese,  si 
recava  ultimamente  a  Parigi  in  missione  straordinaria  col 
cav.  Ubaldino  Peruzzi,  che  tanto  giovò  alla  Toscana  come  capo 
del  governo  provvisorio. 

Accolti  questi  nostri  rappresentanti  con  bontà  somma  da 
S.  M.  l'imperatore,  scrivono  d'aver  incontrato  segni  non  equi- 
voci d'interesse  per  l'avvenire  della  Toscana- 
Ora  il  marchese  di  Lajatico  passerà  a  Londra,  ove  spe- 
rasi che  lo  attendano  buone  disposizioni  di  S.  M.  britannica 
e  del  suo  governo  a  favore  del  paese  nostro,  di  cui  è  inca- 
ricato di  far  conoscere  le  vere  condizioni. 

Il  cav.  prof.  Matteucci  resterà  per  qualche  tempo  a  Torino, 
ove  la  Toscana  ha  continua  necessità  d'essere  rappresen- 
tata efficacemente.  , 

Presto  saranno  spediti  altri  rappresentanti  del  governo 
presso  le  altre  Corti. 


»^^^oo«— 


KIMRIZZO  «lei  popolo  siciliano  ai  consiglieri  mu- 
nicipali convocati  dal  re. 

Messina,  39  luglio  1859. 

Signori,  il  volere  del  vostro  principe  già  vi  chiama  a  rac- 
colta solo  perchè,  voi  interpretando  i  bisogni  dei  popoli,  diate  a 

1*)  Giornale  onciale  del  gofcrno  di  Toscana. 


552 

lui  un  esatto  ragguaglio  dei  voli  della  Sicilia.  Intanto  qual- 
che ministro  spergiuro,  e  qualche  maligno  e  disonorato  in- 
tendente vi  consiglieranno  a  tradire  la  vostra  coscienza,  e  te- 
stimoniare che  lo  stato  economico,  morale  e  politico  della  Si- 
cilia sia  degno  d'invidia,  e  non  di  compianto.  Oh,  guarda- 
tevi dalle  insidie  di  cotali  demoni,  che  o  tosto  o  tardi  vi  spin- 
geranno sull'orlo  di  un  abisso, 

A  voi  è  noto,  come  all'intera  Europa,  il  malcontento  che 
regna  nell'animo  dei  siciliani,  l'ardente  brama  di  governative 
innovazioni  che  hanno  rivelato  con  segni  certi,  che  hanno 
promosso  la  polizia  ad  inveire  ferocemente  contro  quei  veri 
cittadini  che,  caldi  di  affetto  patrio,  hanno  inteso  sempre  ad 
opere  liberali  e  generose;  ed  in  vero  potreste  voi,  o  signori, 
attestare  che  in  Sicilia  lo  spirito  publico  sia  tranquillo,  men- 
tre la  fame  e  la  miseria  ogni  giorno  prendono  misure  gi- 
gantesche, e  un  dazio  sull'anima  rende  quei  poveri  abitanti 
alla  condizione  della  materia  bruta? 

Ignorate  voi  forse  come  le  prigioni  siano  zeppe  di  giovani 
onesti,  le  di  cui  famiglie  vedovate  traggono  una  vita  di  stento 
e  di  prolungata  agonia?  Non  vi  sono  note  le  sevizie  e  le 
enormezze  coYnmesse  in  Messina  dall'ispettore  Toscano,  che, 
per  un  lieve  sospetto  politico,  bastona,  tortura  individui  one- 
sti, e  gli  sloca  tutte  le  membra,  perchè  sicuro  che  cotali  sce- 
leratezze  giungono  gradite  al  ministro  di  polizia,  il  quale  in 
Palermo  inveisce  financo  cóntro  le  più  distinte  dame,  e  pro- 
diga medaglie  e  sovvenzioni  a  quello  schifoso  birre  che  ec- 
cede in  empietà?  Non  sono  forse  a  voi  note,  o  signori,  le 
turpi  azioni  commesse  in  Catania  da  un'orda  di  magistrati 
concussiomtrii,  e  da  una  jena  lurida  di  sangue,  che  addi- 
mandasi  intendente,  sig.  Panebianco,  uomo  senza  religione  e 
senza  coscienza?  Ignorate  poi  il  suicidio  avvenuto  in  persona 
di  un  onorevole  impiegato  destituito?  Sconoscete  come  e  quanto 
il  merito  sia  negletto,  deriso,  calunniato,  e  come  il  solo  ti- 
tolo che  meriti  in  faccio  ai  distributori  d'impieghi,  sia  lo  spio- 
naggio e  la  calunnia? 


«63 

Dubitale  voi  della  meschina  condizione  in  che  trovansi  i 
proprtetarj  che  per  gravissime  imposizioni  potrebbero  nomarsi 
coloni  regii,  e  nulla  più?  Non  sapete  voi  forse  che  in  Sici- 
lia/i  ministri,  gl'intendenti,  i  commìssarii,  i  birri  nelle 
loro  gradazioni  di  ministero  fanno  gara  dì  vergogna  e  di  vi- 
tuperio? '     ^ 

Volumi  di  storia  noi  potremmo  compendiare,  a  mostrare 
come  r  attualità  della  Sicilia  risponda  a  capello  al  IMedio 
Evo;  dappoiché  in  tutta  l'isola  al  di  d'oggi  una  denunzia  an- 
che falsa  è  valevole  ad  arrestare  legalmente  un  innocente, 
e  ad  infierire  su  di  lui  fino  a  dimenticare  la  personalità 
umana,  cosa  non  mai  sognata  in  Milano  dalla  polizia  au- 
striaca. A  voi  dunque,  o  signori  componente  i  muniwpii,  si 
volgono  le  Provincie  sicule,  e  vi  pr^ano,  anzi  vi  scongiu- 
rano a  non  mentire  a  voi  stessi,  ed  a  ricordarvi  dell'impor- 
tanza della  vostra  carica. 

Le  benedizioni  di  un  popolo  saranilo  per  voi  la  più  bella 
corona,  ed  il  vostro  nome  volerà  di  labro  in  labro,  ove  mai 
avrete  il  coraggio  civile  di  dare  al  principe  un  fedele  ritratto 
dello  Stato  della  Sicilia. 

Nel  caso  diverso  ricordatevi  che  non  verrà  mai  meno  quel 
braccio  vindice  che  punisce  fra  le  tenebre,  ed  è  braccio  di 
Dio! 


B-OO^OOO- 


ARTICOLO  del  Journal  de  Saint  •  Petersbourg^  eirca  la  i 
dilazione  attribuita  alla  Russia  anterioraiente  alla 
paee  di  VillaTranca* 

Pietroburgo,  29  loglio  18S9. 

Alcuni  giornali,  interpretando  gli  atti  publici^  hanno  preteso 
che  delle  basi  di  mediazione  fossero  state  stabilite  tra  le  Po- 
tenze neutre  antecedentemente  alla  pace  di  Villafranca ,  ed 
è  perchè  queste  basi  sembravano  airimpcrator  d'Austria  più 

AreMvio,  tee,  70 


Mi 
svantaggiose  dello  condizioni  offerte  dalla  Francia,  ch'egli  sa- 
rebbesi  deciso  ad  accettare  quest'ultime. 

Noi  siamo  autorizzati  a  dichiarare  che  nessuna  base  di 
mediazione,  di  cui  si  avesse  l'idea,  non  solo  non  era  stata  fis- 
sata, ma  ch'essa  non  fu  mai  discussa. 

I  preliminari  di  pace  sono  stati  firmati  da  Francia  ed  Au- 
stria prima  ancóra  che  il  principio  dì  mediazione ,  che  fa- 
ceva l'oggetto  dei  discorsi  tra  le  Potenze  neutre,  fosse  defi- 
nitivamente stabilito. 


30  taglio  —  //  dittatore  Farm  a  Uodina  fMica  te  kgffe  che  regola 
la  convoeazùme  dei  comizj  per  la  elezione  di  73  deputati  for- 
mante Vassembleay  incaricata  di  costituire  il  potere  esecutivo  e 
di  esprimere  il  voto  del  paese  riguardo  (riìa  sovranità  ed  alla 
costituzione  della  provincia  modenese  nel  generale  ordinamento 
della  nazione. 

-^  Decretato  dal  governo  di  Toscana  lo  sfnantellamento  del  forte  S.  Gior- 
gio, detto  il  Belvedere. 

—  In  Bologna  sopra  26  mila  persone  atti  a  firmare^  10  mila  sottoscris- 
sero le  proteste  contro  il  governo  pontificio. 


LETTERA  del  generale  Giuseppe  Oarilialdl,  In  ri- 
sposta alla  eongraiulaxlone  del  demoeratlel  spa- 
linoli C). 

Al  signor  Edoardo  Campos^  Madrid. 

Uyere,  30  luglio  1859. 

Mio  carissimo  amico  e  compagno,  la  vostra  lettera  di  con- 
gratulazione mi  ha  fatto  il  più  gran  piacere. 

Non  invano  ho  sempre  fatto  assegnamento  sulle  simpatie 
della  democrazia  spagnuola. 

C)  QttesU  lettera  ▼•one  inierita  nel  giornale  democratico  di  Hadrld,  La  DitcuiUm,  del 
glomo  9  agosto. 


5SS 

I-A  mìa  regola  dì  condotta,  sul  terreno  della  politica,  sarà 
sempre  la  slessa: 

Libertà,  Unione^  Indipendenza. 

Ecco  i  tre  emblemi  del  mio  scudo  di  guerra. 

Ne  mi  disgiungerò  mai  da  loro ,  perchè  costituiscono  la 
speranza  dorata  di  tanti  anni  di  lavori  e  di  patimenti. 

I  prodi  e  leali  spagnuoli  hanno  ragione  d'aver  fiducia  in  me. 

Quando  \e  giuste  aspirazioni  del  popolo  italiano  saranno 
adempiute,  quando  l'Italia  sarà  veramente  libera  dall'Alpi  al- 
f  Adriatico,  allora  che  non  avrà  più  a  temere  per  la  propria 
libertà,  verrò  a  visitare  la  vostra  ricca  Penisola,  ed  avrò  un 
vero  piacere  di  conoscere  e  stringere  tra  le  mìe  braccia 
tutti  i  fratelli  e  correlìgionarj  che  non  conosco. 

La  sorte  delle  armi  mi  fu  propizia  in  quest'ultima  guerra; 
nulla  è  dovuto  al  mio  valore;  non  ho  fatto  che  adempiere 
a'  miei  doveri  come  soldato  della  libertà. 

Addio,  carissimi  fratelli  ;  salutale  In  mio  nome  questa  ono- 
revole democrazia  spagnuola,  cosi  bene  rappresentata  dalla 
Viscusion,  e  contate  sulla  promessa  formale  del  vostro  affet- 
tuoso amico. 

Salute  e  avanti/ 

G.   Garibaldi. 


HM<x^?r^;:-iL-aS;:!X:52iL^ii:^^ 


WWOlRIZaEO  del  romaiii  al  soldati  ffancesi,  in  oc- 
casione del  servisio  ffinnelire  celebrato  a  Roma 
nella  chiesa  di  S.  Luigi. 

^  Roma,  30  taglio  1859. 

Oggi  che  voi  celebrate  la  memoria  dei  vostri  prodi  com- 
militoni morii  sui  campi  lombardi  per  la  causa  santa  della 
vostra  nazionalità,  noi  uniamo  i  nostri  voti  ai  vostri,  e  vi 
giuriamo  gratitudine  eterna. 


859 

Là  dove  non  è  permesso  di  esprimere  liberi  voti ,  ne  di 
pregare  publicamente  pei  proprj  coDcittadini ,  spenti  a  fianco 
de' vostri  compagni,  è  dolce  di  unire  almeno  le  proprie  pre- 
ghiere alle  vostre ,  e  spargere  una  lacrima  sulla  tomba  dei 
vostri  fratelli  d'arme. 

Noi  speravamo  celebrare  con  voi  altri  trionfi ,  e  con  essi 
l'intera  liberazione  d'Italia;  ma  se  il  santo  scopo,  che  il  vo- 
stro magnanimo  imperatore  ^  proponeva,  non  fu  raggiunto, 
il  generoso  sangue  francese  sparso  insieme  al  sangue  italiano 
non  sarà  stato  versato  invano;  che  tosto  o  tardi,  l'alleanza 
delle  genti  latine,  riconosduta  dall'imperatore,  e  cemmtata 
da  questo  nobile  sangue,  frutterà  certamente  la  completa  ìa* 
dipendenza  d'Italia. 

I  Romani. 


ai  loglio.  —  Il  governo  sardo  ka  decretato  terezione ,  a  spese  dello 
Stato  y  di  un  monumento  in  Solferino  a  perenne  ricordanza  ai 
posteri  detta  memoranda  mttoria  riportata  daU*  esercito  trmco- 
sardo  il  24  giugno  i8S9. 

—  Una  lettera  del  re  al  fodestà  di  Milano  ringrazia  i  cittadini  della 

testimonianza  di  pietoso  rimpianto  da  essi  offèrto  il  giomo  28 
/tiglio  aHanima  del  di  lui  magnanimo  genitore  Carlo  Alberto. 

—  n  dittatore  di  Modena  decreta  che  tutti  i  corpi  di  truppe  gtìi  or- 

dinati 0  che  si  stanno  formando^  entrino  a  far  parte  di  una 
brigata  denominata  brigata  Modena  :  ti  comando  ne  l  affidato 
al  generale  Ribotti.  * 


un  rrfl}rrrrn 

PROTESTA  4ei  PiacenUni 

Piacenu,  luglio  1859. 

Noi  abitanti  della  città  e  provincia  di  Piacenza,  per  la  gra- 
zia di  Dio  e  del  sangue  sparso  da' nostri  fratelli  d'Italia  e 
di  Francia,  sottratti  al  barbaro  giogo  dell'Austria  e  dei  du- 
chi SUOI  vassalli; 


857 
Veduti  i  preliminarj  della  pace  segnati  a  Villafranca  tra 
S.  H.  rìmperatore  dei  francesi  e  Francesco  Giuseppe  d'Austria, 
ne'quali  preliminari  non  è  fatta  parola  della  sorte  di  queste 
non  ultime,  ma  pur  sempre  sventurate,  fra  le  Provincie  ila- 
liane  ; 

Veduto  l'agitarsi  delFinfame  ed  esoso  partito  austro-ducale- 
gesuitico,  che  dalla  gravità  e  singolarità  degli  attuali  avve- 
nimenti inaspettati ,  ha  preso  animo  e  si  riconforta  a  folli  e 
scelerate  speranze; 

Nel  modo  più  solenne,  dinanzi  a  Dio,  alla  diplomazia, 
all'Europa,  a  lutto  il  mondo  civile 

PROTESTIAMO 

di  non  volere  a  nessan  patto  essere  di  nuovo  assoggettati 
air  aborrito  giogo  del  governo  borbonico: 

Governo  barbaro,  che  trattandoci  quasi  paese  di  conquista, 
continuò  per  undici  anni  ad  esercitare  sopra  di  noi  ogni  ma- 
niera di  oppressione; 

Governo  ladro^  che  con  insopportabili  contribuzioni  ci  rubò 
il  nostro  danaro,  e ,  prendendone  a  scherno ,  proclamò  ciò 
fare  al  fine  Rincoraggiare  V industria; 

Governo  retrogrado,  che  insieme  coU'Auslria  si  oppose  in 
prima  alla  costruzione  delle  ferrovie,  e  poi,  sotto  speciosi 
pretesti,  ne  ritardò  il  compimento ,  causando  così  a'  commerci 
ed  alle  industrie  del  povero  paese  danni  incalcolabili; 

Governo  croato,  che  quasi  branco  di  vili  schiavi  ci  punì 
col  bastone  di  ogni  aspirazione  a  libertà,  e  destituì,  impri- 
gionò, perseguitò  e  costrinse  ad  esulare  i  nostri  migliori  in- 
gegni ,  i  cittadini  per  bontà  di  costumi  e  per  generosità  di 
sentire  più  distinti; 

Governo  viky  che  a  premiare  i  più  abietti  ed  obrobriosi 
servigi  prestati  alla  borbonica  famiglia ,  elevò  alle  più  co- 
spicue Cariche  uomini  di  doppia  fede,  mirabilmente  inetti  ed 
ignoranti,  mettendo  a  carico  degli  stabilimenti  di  publica  be- 
neficenza i  lucrosi  emolumenti  loro  assegnati,  togliendoli  cosi 


558 
a  vecchi  e  capaci  impiegati  che  vi  avevano  sacrosanto  diritto; 
Governo  aristocratico,  che  alla  boriosa  ignoranza  del  pa- 
triziato, a'scialaquatòri  dell'avi to  patrimonio,  a  quanti  il  vì- 
zio aveva  tratto  nella  miseria ,  prodigò  onori  e  gradi  sì  mi- 
litari che  civili,  affinchè  ne  ritraessero  larghi  mezzi  a  conti- 
nuare nelle  loro  turpitudini,  ed  a  beffarsi  dell'onesta  povertà 
e  del  sapere,  dannati  a  lottare  costantemente  col  bisogno; 
Governo  dispotico,  che,  ad  impedire  la  manifestazione  de'moltì 
nostri  bisogni  e  de' più  santi  desiderìi,  decretò  che  in  Piacenza 
non  si  potesse  intraprendere  alcuna  publicazione  periodica, 
fosse  pure  semplicemente  letteraria  od  artistica,  e  liràitò  alla 
Gazzetta  di  Milano,  dXY Armonia,  al  Campanile  e  ad  altre  si- 
mili quisquiglie  croato-gesuitiche  l'introduzione  dei  giornali 
stampati  all'estero; 

Governo  ridevolmente  orgoglioso,  che  spogliò  di  ogni  libertà 
il  municipio  per  regolarlo  a  suo  capriccio,  contradime  i  più 
l^ìttimì  voti,  e  disconoscere  i  più  manifesti  bisogni  ;  per  Io 
che  nessun  cittadino  di  mente  e  di  cuore  volle  da  molti  anni 
accettare  l'amministrazione  del  commune; 

Governo  tre  volte  ladro,  perchè  col  rubare  ogni  anno  cen- 
tomila lire  sugli  introiti  del  dazio  di  consumo,  e  coli' estor- 
cergli sotto  altri  speciosi  tìtoli  ingenti  somme,  ha  ridotto  il 
municipio  in  tali  distrette  finanziere  da  non  avere  di  che 
riparare  i  suoi  ediflzj  cadenti  e  le  strade  della  città  omai 
impraticabili  ; 

Governo  venduto  alV Austria,  il  quale  dopo  avere  regalati 
al  comando  della  fortezza  vasti  e  superbi  locali,  che  erano 
sacra  proprietà  communale,  impose  al  commune  di  dover  so- 
disfare a  tutte  le  esigenze  indebile  e  smodate  della  guarni- 
gione e  dei  comandanti,  e  alle  rimostranze  ciltadme  rispose 
col  sorriso  del  lojolese  ; 

Governo  egoista,  che  dopo  aver  lasciato  costruire  fuori  del 
raggio  segnato  dai  trattati,  nuove  fortificazioni,  occupare  i  no- 
stri terreni  senza  indennità,  devastare  le  più  fiorenti  campa- 
gne, abattere  vasti  ed  importanti  fabbricati,  si  limitò  a  prote- 


5S0 

stare  pei  beni  del  suo  patrimonio,  nulla  calendogli  di  quelli 
de'  sudditi  ; 

Governo  piii  iniquo  di  quello  d'Antonelli,  perchè  non  pro- 
testò contro  la  legge  stataria  qui  proclamata  dall' austriaco, 
anzi,  colla  nomina  di  un  regio  commissario  a  rigore  la  città 
sotto  la  dipendenza  austriaca,  l'approvò  e  confermolla,  abban- 
donandoci cosi  all'arbitrio  del  croato;  ma  riserbando  pel  suo 
erario  il  nostro  danaro; 

Governo  rugiadosamente  ecònomo,  che  per  pagare  i  debiti 
di  Carlo  il  Pazzo  aveva  deciso  di  spolparci,  onde  rimettere 
all'orfanello  Roberto  lo  Statò  libero  da  ogni  debito  e  piene  le 
casse;  perchè  potesse  a  suo  tempo  esserci  perfetto  imitatore 
del  padre; 

Governo  ignorante,  che  per  un  Pallavicino,  acerrimo  ne- 
mico di  ogni  libertà,  andava  millantando  la  sua  neutralità, 
e  in  tanto  i  suoi  gendarmi  gareggiavano  di  zelo  nell' arre- 
stare i  disertori  ungheresi  ed  italiani  dalle  file  austriache, 
nel  perquisire,  d'ordine  del  comandante  croato,  case  poste 
ben  lungi  dal  raggio  fortilizio ,  nel  farsi  guide^  fedeli  ed  at* 
tento  alle  orde  dell'Austria  allorché  invadevano  Bobbio  e  Stra- 
della  ; 

Governo  inconseguente,  che^  rovesciato  dai  moti  di  Parma  del 
1.^  maggio  u.  s.,non  esitò  d'invocare,  giusta  i  trattati,  l'in- 
tervento austriaco,  che  gli  venne  negato,  trasmettendone,  nel 
più  alto  segreto,  l'invito  a  Giulay,  portato  da  un  magistrato 
nostro  che  trafugoUo  da  Parma,  per  essere  di  qui  spedito  per 
istafetta  al  campo:  ed  ora  sta  tuttavia  attendendone  la  me- 
ritata ricompensa; 

Governo  pusillanime  \  che  tremando  al  solo  nome  di  As- 
sociazione, a  tutte  si  oppose,  e  i  relativi  progetti  giacciono 
tuttavìa  ne'  polverosi  archivii  della  cessata  burocrazia  mini- 
steriale; 

Governo  spergiuro,  che  dopo  di  aver  dato  solenne  parola 
di  ristaurare.gli  studii  gettati  da' gesuiti  nel  fango,  lasciò  poi 
deserte  catedre  importantissime ,  tenne  lontano  i  più  g^e« 


660 

rosi,  conserva  le  creature  del  prete  Marzolini ,  e  ne  trapiantò 
altre  noa  dissimili,  sicché  ne  esci  un  corpo  insegnante  ibrido 
e  mostruoso,  nella  generalità  indegno  della  publica  confi- 
denza e  quindi  dannalo,  pur  contro  sua  voglia,  a  propagare 
nelle  scuole  rindisciplina  e  il  disamore  allo  studio; 

Governo  nemico  della  luce,  che  paventando  Teducauone  e 
l'istruzione  popolare,  negò  ripetutamente  di  permettere  che 
una  società  di  onesti  cittadini  aprisse,  a  proprie  spese,  scuole 
serali  e  festive  pel  popolo  ; 

Governo  sciocco,  che,  dopo  dichiarata  la  sua  neutralità  per 
mezzo  dal  mellifluo  Cattaui,  invitava  i  communi  a  prestare 
a'distaccamenti  austriaci  quanto  avessero  domandato,  ed  au- 
torizzava a  pagare  quelli  che  ne  avevano  di  proprio,  agli  al- 
tri forniva  danaro  del  publico  erario; 

Governo  crudele  e  beffardo,  che  al  municìpio  di  Piacenza 
chiedente  un  pronto  sussidio,  per  far  fronte  alle  spese  degli 
alloggiamenti  e  dei  trasporti  militari  austriaci,  perchè  rerario 
communitativo  era  esausto,  rispose,  si  servisse  diparte  di  quelle 
somme  che  il  commune  doveva  alFerario  per  spese  di  reciproca 
utilità; 

Governo  bigotto,  che  per  mezzo  dì  un  Salali  protesse  in  ogni 
occasione  e  fece  forte  ed  invincibile  la  camarilla  sanfedistica 
la  quale  impedì  costantemente  il  compimento  di  ogni  desi- 
derio più  santo  de'  cittadini  ; 

Governo  assassino,  che  dopo  toccala  la  sua  quola  delle  spese 
della  guerra  4848-49  imposta  al  Piemonte,  la  dilapidò,  e 
quindi  ad  hoc  impose  sullo  Stato  una  speciale  contribuzione; 
ma  con  tutto  ciò  pochissimi  toccarono  danaro  sonante,  al- 
cuni qualche  obligazione  del  debito  publico,  altri  furono 
pagati  dai  communi,  assaissimi  noi  si  volle  ne  dallo  Stato  nò 
dai  communi; 

Governo  frodolento,  che,  esalta  una  particolare  imposizione 
per  pagare  le  spese  causate  dal  colèra,  ne  pose  poi  il  do- 
dicesimo a  carico  dei  communi  ed  alcuni  ne  attendono  tuttavia 
il  pagamento,  altri  dovettero  piegarsi  a  ricevere  cartelle  del 
debito  publico; 


m 

eoverno  demoralizzatore ,  che  ci  tolse  all' agricoltura  e 
air  industria  il  fiore  della  gioventù  nostra,  non  per  fame 
soldati  mantenitori  dell'ordine  e  del  rispetto  alle  leggi,  ma 
per  fame  altrettanti  pretoriani  sempre  pronti  a  sostenere  il 
dispotismo  e  ad  acuire  le  armi  contro  i  fratelli,  e  restituirceli 
poi  aborrenti  dall'onesto  lavoro,  corrotti  e  corrompitori,  der 
gelazione  delle  famiglie  e  obrobrio  del  paese.   ; 

Governo  infine,  sotto  il  quale,  come  cantò  il  divino  Ali« 
^tàm,  non  ^bero  favore  se  non  se 

Ipocrisia,  lusinghe  e  chi  affattura 
Falsità,  ladronecci  e  simonia, 
Ruffian,  baratti  e  simile  lordura. 

Per  queste  cose,  e  per  le  altre  molte  che  taciamo  per 
brevità,  noi  piacentini 

DICHURIAMO 

decaduta  fra  noi  di  diritto  e  di  fatto  la  stirpe  borbonica,  e, 
come  già  primi  fra  gl'italiani  nel  1848,  proclamiamo  ora 
di  nuovo  la  nostra  unione  agli  Stati  di 

S.  M.  VITTORIO  EMANUELE  II 
re  prode  e  galantuomo^ 

che  unico  fra' regnanti,  commosso  alle  voci  di  dolore  che 
venivano  da  ogni  parte  d'Italia  gridò  :  avete  pianto  abba- 
stanza; e  si  fece  primo  soldato  dell'indipendenza  italiana. 

Vogliamo  che  la  nostra  bandiera  sia  la  tricolore  fregiata 
della  croce  sabauda,  sotto  la  quale  i  nostri  figli  accorsero 
fra' primi  a  combattere  la  santa  guerra,  che  benedetta  da 
Dio  e  dagli  uomini  ed  ajutata  potentemente  da'prodi  figli  di 
Francia  è  ora  entrata  in  una  nuova  fase. 

Vessillo  di  redenzione,  tu  sei  l'idolo  e  il  signore  di  quanti 
nutrono  un  sacro  affetto  per  l'Italia.  Noi  ti  terremo  alto  e 
sempre  ti  difenderemo,  ove  sia  uopo,  col  nostro  sangue:  Tu 

ÀrehMOp  Hc*  7t 


56i 
sei  la  stella  nel  deserto  deiritalico  orizzonte  :  Dio  ti  ha  pre- 
scelto a  raccogliere  le  sparte  membra  d'Italia  1 

W.  VITTORIO  EMANUELE  II  NOSTRO  RE! 
ABBASSO  IL  GOVERNO  BORBONICO  t 

/  Piacentini. 


1  agosto  1859.  —  Con  risoluzione  odierna  il  cav.  Bancompaffni  tras- 
mette i  suoi  poteri  straordinari  al  Consiglio  dei  ministri^  no- 
minandone presidente  il  barone  Bettino  RicasoU. 

—  Il  re  Vittorio  Emanuele  ha  firmato  il  decreto  che  estende  alla  Lom- 
bardia la  legge  sulla  libertà  della  stampa.  ^ 


RISPOSTA  d«l  municipio  di  Riva  a  quello  di 
Trento  intorno  alla  dellberaalone  US  laglio  del 
Consiglilo  eommunale  tridentino  C). 

BiTa,  «  agosto  i8M. 

N.  4043.  —  Al  lodevole  magistrato  di  Trento. 

Era  pel  30  passalo  mese  gì  ore  4  pom.  convocala  l'intiera 
rappresentanza  della  città  di  Riva,  per  esternarsi  sulla  mo* 
zione  tendente  ad  ottenere  che  la  parte  italiana  del  Tirolo 
venga,  pei  rapporti  politici  ed  amministrativi,  aggregata  alle 
venete  Provincie;  e  già  alla  sola  voce  corsa  della  sessione 
indettasi  per  questo  oggetto,  vivissimo  e  generale  s'era  dalla 
popolazione  stessa  manifestato  il  desiderio  e  voto  aperto  che 
Riva  debba  appoggiare  ed  accogliere  con  plauso  la  suddetta 
mozione.  Quando,  la  sera  del  29,  arrivava  racchiuso  superiore 
decreto,  che  ordina  la  sospensione,  proibisce  ogni  discus- 
sione e  deliberazione  suirimportante  e  vitale  oggetto,  e  to- 
glie così  alla  città  il  mezzo  di  esprimere  nelle  vie  legali  il 

(*)  Vedi  IQ  questo  Archivio,  a  pag.  479. 


503 

più  giusto  e  sentito  bisogno,  sopprimendosi  in  questa  popo- 
lazione il  sentimento  della  propria  nazionalità,  e  frapponen- 
dosi ostacoli  ai  sentimenti  e  bisogni  che  indirizzar  si  vor- 
rebbero al  trono.  In  forza  del  1 138  della  provvisoria  legge 
communale  17  marzo  1849,  io  non  posso  che  riscontrare 
così  alla  gradita  Nota  24  p.  p.  N.  4472;  augurandomi  che 
questa  mia  valga  del  pari  airottenimento  dello  scopo  gene- 
ralmente bramato. 

//  podestà^ 
Martini. 


APPELLO    AGL'  IT  ALIAMI  fatto    eircolaro    nelle 
provineie  venete. 

Dalle  Veneiie,  i  agosto  i880. 

A  noi  pure  la  sventura  domanda  il  suo  diritto  di  lagrime. 
Povera  Venezia  Ida  45  anni  il  dolore  abita  le  tue  lagune;  da  45 
anni  la  speranza  del  risorgimento  ti  fa  più  grande  che  nei  giorni 
della  gloria;  da  45  anni  tu  gridi  all' Europa:  —  sono  una 
povera  venduta;  —  e  nell'ora  in  cui  credevi  porre  con  libertà 
una  corona  d'alloro  sulle  tombe  de'  tuoi  martiri,  sei  costretta 
a  ripetere  a  questa  Europa,  che  sempre  inutilmente  ti  com^ 
piange:  —  m'hanno  di  nuovo  venduta!  — 

Ma  che  hai  fatto  perchè  il  martirio  duri  etemo  per  te? 
Fu  forse  delitto  l'esser  sórta  dalle  rovine  d'Aitino  e  d'Aqui^ 
leja,  perchè  i  figli  dì  questa  terra  benedetta  avessero  un  cen- 
tro in  cui  preparare  le  future  riscosse?  Fu  forse  delitto  se 
unica  tra  le  parti  della  nostra  Penisola,  quando  gl'italiani 
sì  laceravano  in  eterne  discordie,  tenesti  altissimo  il  vessillo 
della  patria  libertà?  Povera  Venezia!  ognuno  ti  compiange 
e  ti  ammira;  ti  compiange,  perchè  immeritevole  delle  gra- 
maglie di  cui  sei  rivestila;  li  ammira,  che  il  cuore  dei  citta- 
dini batte  ancóra  per  te. 


M4 

Tq  accogliesti  Tannanzio  delFitalica  riscossa  con  un  grido 
di  gioja ,  e  molti  de'  tuoi  figli  scontano  ancóra  quel  grido 
nelle  carceri  della  Germania:  l'Italia  chiese  soldati,  e  a  mille 
a  mille  partirono  dalle  tue  terre  i  generosi,  coraggio  invitto 
mostrando  sui  campi  delle  battaglie,  fermezza  nei  patimenti^ 
e  giubilo  nel  morire  per  quella  terra  che  loro  avea  dato  la 
irita.  Tu  benedicesti  al  primo  soldato  ddllndipmdenza,  al 
tuo  re  Vittorio  Emanuele,  e  già  ne  preparavi  il  trirafo.  Tu 
benedicesti  a  quel  grande  che  voleva  lavare  la  macchia  di 
Campoformio,  rendendo  libera  Tltalia  dalFÀlpi  oìf  Adriatico^ 
9  lo  proclamasti  Tuomo  della  provvidenza,  non  credendo  che 
la'  parola  del  più  possente  d'Europa  restar  potesse  incompiuta, 
segnando  la  tua  rovina.  Povera  Venezia  I  E  pure  speri  an- 
corai Tu  non  hai  scagliato  una  maledizione!  Tu  prepari  le 
tue  forze  per  mostrare  di  nuow  all'Europa  quanto  valga  la 
virtù  cittadina! 

D^itosa  e  fiera  di  te  stessa,  tu  saluti  dalle  lagune  i  fra- 
telli felici;  le  tue  madri  e  le  spose  non  piangoito  i  mariti 
ed  i  figli  morti  sul  campo,  ma  pensano  se  qualche  aUntaio 
loro  rimanga  da  offrire  in  sacrificio  alla  patria.  L'obolo  dd 
povero  si  unisce  a  quello  del  ricco  per  facilitare  la  fuga  cB 
chi  deve  rappresentarti  nell'ora  del  pericolo  —  uno  è  il  pw* 
siero  di  tutti  —  tsi  rimanga  pure  faifelici,  ma  si  salvi  l'o- 
nore; si  muoja  sotto  le  rovine -delle  nostre  città,  anziché  adat- 
tarsi, pur  col  pensiero,  alla  dominazione  straniera». 

Chi  potrebbe  ridire  il  tuo  entusiasmo  nel  giorno  della  spe- 
ranza? Chi,  con  quale  ansietà  accogliervi  le  notizie  che  una 
voce  amica  ti  portava  dalla  Lombardia?  Cbì  crederebbe  che 
sotto  l'austriaca  pressione,  divisi  dall'esercito  combattente  per 
una  muraglia  di  ferro,  circondati  da  baionette,  potessero  i 
tuoi  figli,  al  falso  annunno  di  una  vittoria,  abbracciarsi  e 
baciarsi  per  via,  abbattere  nelle  campagne  gli  stemmi  dello 
straniero,  inalzare  il  tricolore  vessillo  nelle  tue  contrade  e  ba- 
gnarlo del  proprio  sangue  prima  di  vederselo  strappare  da- 
gli occhi?  E  chi  potrebbe  ripetere  un  atto  di  viltà  commesso 
nelle  tue  Provincie? 


66B 

La  storia  delle  tue  sofferenze,  della  tifa  dignità,  ormai  ap- 
partiene all'avvenire;  Tavveramento  de'  tuoi  voti  ^etta  a  tutti 
gli  italiani  che  comprendono  l'altezza  della  loro  missione. 

Quando  nel  1848-49  le  armi  della  libertà  hanno  ceduto 
all'avverso  destino,  tu  sola,  circondata  da' tuoi  figli  e  dalle 
tue  sante  memorie,  gettasti  un  guanto  di  sfida  al  vincitore, 
né  hai  ceduto,  che  allorché  la  fame  e  la  peste  rendettero 
inutile  una  resistenza  gloriosa  tanto  a  quel  tempo,  che  gl'i* 
nimici  stessi,  stanchi  di  disprezzare,  lodarono.  Ma  quei  giorni 
di  sommo  eroismo  t'iianno  legato  gli  italiani  con  oblìgo  sa- 
crosanto, e  chiunque  abbia  cuore  e  non  appartenga  all' a- 
bietta  schiera  della  transazione,  non  può  alimentare  che  un 
sol  proposito,  quello  cioè  di  renderti  la  libertà  che  degna- 
mente hai  meritato. 

Unitevi  adunque,  italiani,  sotto  le  bandiere  del  nostro  re 
Vittorio  Emanuele;  ricordatevi,  che,  finche  il  Veneto  rimarrà 
sotto  lo  scettro  dell'Austria,  non  sarà  la  vostra  che  libertà 
fittizia  e  menzognera  —  Uno  sia  il  vostro  grido:  Unificazione 
^Italia,  e  questo  grido  l'udrete  nell'ora  del  pericolo  ripetere 
dai  popoli  della  Venezia,  che  v'attendono  per  porgervi  la 
mano,  e  per  suggellare  col  sangue  la  propria  grandezza  ed . 
il  proprio  riscatto. 

Tutta  TAdria  soffre,  ma  non  transige  con  lo  straniero.  Essa, 
come  sempre  ha  rigettato,  rigetterà  anche  adesso  ogni  pro- 
messa di  beneficio.  Essa  ^uol  ancóra  soffrire,  ma  non  per- 
dere il  frutto  delle  sue  sofferenze. 


566 
MESSACfCilO  con  cui  il  coimiiendatope  B*iicom|kaf 
gnl  annuncia  ai  membri  della  Consulta  ioseana 
la  eesaazione  dalle  sue  funzioni  di  regalo  rommis- 
sario  straordinario  e  la  trasmissione  dei  poteri 
nel  Consigliò  dei  ministri* 

Firenze,  1  agosto  1859. 

Signori  1 

Ho  l'onore  di  deporre  presso  il  seggio  della  presidenza: 

1.^  Un  officio  indirizzato  al  regio  cominissario'[[dal  mini- 
stro degli  affari  esteri  di  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele,  per 
cui  cessano  i  potéri  che  gli  erano  conferiti; 

2.^  Un  decreto  per  cui  è  stabilito  che  questi  poteri  pas- 
sino nel  Consiglio  dei  ministri; 

3.*^  Un  altro  decreto  per  cui  il  barone  Bettino  Ricasoli  è 
nominato  presidente  di  detto  Consiglio. 

Mi  sento  profondamento  commosso  nel  compiere  quest'atto 
che  mi  separa  da  toì.  Mi  sento  profondamente  commosso 
allorquando  paragono  colla  realtà  dei  fatti  presenti  le  spe- 
ranze che  io  salutavo  il  giorno  in  cui  venni  ad  inaugurare 
i  vostri  lavori.  Tuttavia^  a  tanta  angustia  dell'animo  non  man- 
cano i  motivi  di  conforto.  Al  pari  di  me,  molti  di  voi  ricor- 
dano i  tempi  in  cui  tutta  l'Italia  era  sottoposta  alla  signo- 
ria ed  al  predominio  austriaco:  in  cui  gli  stranieri  sorride- 
vano al  sogno  di  chiunque  vagheggiasse  un'Italia  signora  di 
se:  in  cui  molti  italiani  moderati  nelle  opinioni,  temperati 
nei  proposili,  erano  spinti  a  gettarsi  nelle  congiure  se  non 
volevano  restare  inoperosi  in  prò  della  patria. 

Oggi  la  dominazione  straniera  se  non  è  distrutta,  è  pro- 
fondamente scossa;  i  più  nobili  ingegni  di  tutto  il  mondo 
civile  riconoscono  che  la  nostra  patria  debbe  aver  luogo  fra 
le  nazioni  autonome;  gritaliani  hanno  mostrato  una  tempe- 
ranza di  proposili,  una  disciplinatezza,  un  valore  che  lì  pro- 
varono degni  della  libertà.  Noi  siamo  tuttavia,  come  crede- 
vamo di  essere,  al  termine  delle  dure  prove  che  la  provvi- 
denza impose  all'Italia.  Queste  prove  saranno  superate  con 


567 
quella  perseveranza  iihe  è  pronta  non  solo  alle  fatiche  ed  ai 
dolori,  ma  anche  ai  temperamenti  di  opinioni  che  siano  ne- 
cessarli  a  salvare  quei  principii  supremi  di  nazionalità  e  di 
libertà,  che  l'abbandonare  è  impossibile  perchè  sarebbe  ino- 
norato. 

Voi,  0  signori,  in  cai  si  raccoglie  molta  parte  del  senno 
della  Toscana,  adoprerete  efficacemente  al  bene  d'Italia,  ado- 
perando al  bene  di  questa  nobilissima  parte  di. essa,  verso 
cui  riporto  un  affetto  che  mi  è-  ispirato  dalle  tradizioni  do- 
mestiche, dalla  memoria  dell'età  prima,  dalla  benevolenza  di 
cui  voi  ed  i  vostri  concittadini  mi  onorarono. 

C.   BONCOMPAGNI. 

La  Consulta  di  governo  per  Vorganp  del  sm  vice -presidente 
cav.  abate  Lambruschini^  rispondeva  col  seguente  discorso 
al  regio  commissario: 

Firense,  i  agosto  4859. 

La  Consulta  ha  sentito  le  communicazioni  che  le  ha  fatto  il 
signor  commissario  straordinario;  e  se  ella  ammira  e  rispetta 
il  sentimento  di  alta  convenienza  che  ha  mosso  S.  M.  il  re 
di  Sardegna  a  richiamare  nelle  presenti  congiunture  Vostra 
Eccellenza,  non  può  non  esserne  dolente  vedendo  priva  la 
Toscana  di  una  protezione  che  la  rassicurava.  Confida  però 
la  Consulta  che  S.  M.  il  re  non  vorrà  cessare  di  proteggerla 
di  fatto,  e  di  adoperarsi  perchè  le  sorti  di  questa  bella  parte 
d'Italia  siano  tali  da  renderla  partecipe  ed  ajuto  dell'italiana 
indipendenza  e  prosperità.  Vostra  Eccellenza,  che  conosce  cosi 
bene  i  sentimenti  dei  toscani,  vorrà  esseme  interprete  presso  - 
S.  M.  ed  esprimerle,  a  nome  di  tutti,  e  specialmente  della  Con- 
sulta, la  nostra  gratitudine,  la  nostra  riconoscenza  e  la  no- 
stra fiducia. 

Fra  i  favori  che  S,  M.  il  re  ci  ha  comparliti,  noi  ricono- 
sciamo quello  di  avere  scelto  per  commissario  straordinario 
l'È.  V.  la  quale  ha  saputo  cosi  bene  corrispondere  alle  in- 
tenzioni di  S.  M.  e  si  è  saputa  guadagnare  la  stima  e  l'af- 
fetto di  tutti. 


868 

Gradisca,  TE.  V.,  i  nostri  ringraBiamenli  per  lutto  quello 
cbe  ba  fatto  per  noi,  e  sia  certa  che  la  memoria  di  lei  re- 
sterà vìva  nei  nostri  animi,  come  se  Ella  fosse  uno  della  to- 
scana famiglia. 

Lambruschini. 


>»sa>o  B 


EiBTTBRA  del  pro-eommisAario  per  le  RentagrBe, 
.    eonte  FalieMi,  al  OMtsiylIo  di  govcfne ,  eoa  eoi 
tmmmwm€>Ut>  a  «aest'itUlMO  il  potere  eseevtlTa. 

Illustrissimi  Signori/ 

A  norma  degli  ordini  ricevuti,  ed  a  seconda  del  proclama 
oggi  publicato  dal  regio  commissario  straordinario  nelle  Ro- 
magne,  in  nome  ed  in  qualità  di  rappresentante  del  cav. 
Massimo  D'Azeglio,  io  deggio  rassegnare  nelle  mani  di  que- 
sto Consiglio,  componente  il  governo  delle  Romagne,  il  po- 
tere del  quale  egli  r^io  commissario  andava  rivestito,  ae- 
do venga  provisto  al  reggimento  di  queste  Provincie,  smchè 
la  rappresentanza  nazionale  abbia  potuto  costituirsi  e  pro- 
nunciare. 

In  tate  stato  di  cose  le  SS.  LL.  111."^  giudicheranno  se 
non  sia  intanto  il  caso  di  eleggere  un  C^po  del  governa,  il 
quale  poss»  imprimei^i  quella  massima  energia  imperiosa- 
mente richiesta  pel  più  perfetto  fnantenìmento  dellN^rdine. 

Non  saprei  prendere  commiato  dalle  SS.  LL.  Illustrissime 
smiSi  caldamente  ringraziarle  dall'operoso  concorso  con  cui 
tanto  efficacemente  mi  sorressero  nei  disimpegno  delle  mie 
funzioni  nel  breve  tempo  che  me  ne  aspettò  T incarico,  e 
senza  esprimere  la  mia  viva  ammirazione  pel  sommamente 
decoroso  ed  esemplare  contegno  ognora  mantenuto  da  que- 
ste nobili  popolazioni. 

Gradiscano  le  SS.  LL.  Ill.«»  i  sensi  della  mìa  massima 
considerazione. 

Pel  regio  commissario  straordinario. 
Il  colonnello,  Enrico  Faiigon. 


509 

■INDIRIZZO  del  Censitile  munlelpalc  della  elttk 
di  Parigli  a  S.  H.  l'Imperatore  Mapeleene  HI. 

Parigi,  1  agosto  18S9. 

Sirei 

li  giorno  delia  partenza  di  Y.  M.  la  pq[K)iazione  di  Pa- 
rigi, interprete  dei  sentimenti  di  tutta  intera  la  Francia,  nel- 
l'entusiasmo  della  sua  ardente  ovazione.  Vi  offriva  le  sue 
braccia  e  tatti  i  sucm  tesori  perchè  ve  ne  poteste  valere  al- 
l'uopo per  sostener  la  guerra,  e  Vi  dava  altresì  giuramento 
di  vegliare  con  n^ttwno  affetto  sul  sacro  deposito  ad  essa 
confidato. 

Ogni  marcia  delle  nostre  armate,  ogni  nome  illustrato  dalle 
Vostre  rapide  vittorie,  essa  lo  salutava  con  sublime  orgoglio: 
nello  slancio  della  sua  gratitudine  correva  appiè  degli  altari 
a  render  grazia  a  quella  destra  possente,  che  su  Voi  sten- 
deva la  sua  protezione  nel  furor  delle  battaglie. 

Il  Consiglio  municipale  della  città  di  Parigi  s'allieta  di  po- 
t^  attestare  che  questa  cittadinanza,  così  grande  ne'  suoi 
sentimenti  nelle  giornate  memorabili  della  guerra,  ha  fatto 
risplendere  anche  ndle  più  ornili  sue  dìm(nre  l'amore  ch'essa 
serba  all'imperatore,  la  fedeltà  che  ha  votato  alla  sua  dina- 
stia, la  riconoscente  venerazione  ch'essa  deve  al  genio,  che 
l'ha  illustrata  con  nuove  glorie. 

Durante  l'assenza  Vostra,  o  Sire,  mentre  l'imperatrice  con 
tanta  devozione  e  fermezza  reggeva  il  peso  dei  publici  affari, 
la  popolazione  dal  canto  suo,  quasi  il  più  generoso  d^li 
istinti  la  guidasse,  era  tutta  compresa  dalla  convinzione,  che 
serbar  l'ordine  sulle  sponde  della  Senna  fosse  pure  parteci- 
par degnamente  alle  vittorie  che  V.  H.  riportava  sulle  sponde 
del  Mincio. 

Quando  l'imperatore,  nella  sua  moderazione  fissando  egli 
stesso  il  termine  de'  suoi  succes»,  imbrigliava  lo  slancio  im- 
paziente del  suo  esercito,  della  sua  armata  navale,  la  città 
di  Parigi  si  felicitava  d'una  pace,  determinata  dalla  saggezza 

ArehiviOf  tee,  71 


570 
dell'uomo  di  Stato,  e  benediceva  tanta  moderazione  che,  ar- 
restando lo  spargimento  del  sangue,  garantiva  i  diritti  del- 
l'Italia oppressa,  senza  scatenare  il  turbine  rivoluzionario. 

Sire!  Le  acclamazioni  patriotiche  d'una  immensa  cittadi- 
nanza alla  presenza  dei  Vostri  invincìbili  soldati,  le  sue  fer- 
vide preghiere  al  Dio  che  Vi  conduce,  fra  poco  ech^ge- 
ranno  in  un  giorno  solenne,  proclamando  che  la  nazione, 
superba  del  suo  imperatore.  Vi  ammira  e  Vi  ama  per  tanta 
nuova  gloria  conquistata  alle  nostre  bandiere,  per  tanta  fer- 
mezza, cui  pericolo  alcuno  non  iscuote,  per  cosi  severa  calma 
che  sa  dominare  pure  eziandio  l'ebrezza  del  trionfo,  pei 
beni  della  pace  così  prontamente  ricuperati,  infine  per  la 
nobile  condizione  in  cui  avete  colloca^  la  Francia  dinanzi 
all'Europa. 


2  agosto  1859.  —  È  cessata  oggi  ogni  ingerenza  nelle  legazioni  del 
commissario  sardo  i  cui  foteri  sono  rimessi  al  nuovo  governo 
composto  degU  antichi  mmistri  sotto  la  presidenza  del  eolmmello 
Cipriani.  —  Il  nuovo  governo  convoca  un'assemblea  a  sì^agio 
universale^  per  esprimere  il  voto  del  paese, 

—  /{ municipio  di  Milano  annuncia  avere  il  Consiglio  eommunale  aperto 

una  sottoscrizione  a  favore  degli  invalidi  e  deUe  famiglie  degli 
estinti  degli  eserciti  alleati^  ed  avervi  inscritta  la  città  per  lire 
centomila^  invitando  nello  stesso  tempo  i  cittadini  a  contribuire 
a  quest'opera  santa. 

—  C'oli  decreto  odierno  è  pubUcato  a  Modena  lo  Statuto  costituzionale 

del  regno  sardo^  4  marzo  1848. 


IMDIRUeZO  della  mongregmmlome  munleipale  di  Mi- 
lano aironerevolc  municipio  di  Torino. 

Milano,  %  agosto  1859. 

Sin  da  quando  il  prode  e  leale  re  nostro,  solvendo  la  pa- 
terna promessa,  chiamò  l'Italia  alla  guerra  d'indipendenza, 
e  venne  col  suo  magnanimo  alleato  a  liberare  queste  Pro- 
vincie dal  giogo  straniero,  la  congregazione  municipale  di  Mi- 
lano provò  viva  brama  di  far  conoscere  all'illustre  munici- 


871 
pio  di  Torino  quali  fossero  i  sentimenti  dei  milanesi  per 
quei  popoli,  coi  quali,  per  voto  solenne  e  costante,  hanno 
accommunale  le  sorli.  Era  mente  di  questa  civica  magistratura 
di  esprimere  il  voto  della  città  col  mezzo  di  una  commissione 
inviata  a  Torino,  e  scelta  nel  proprio  seno.  Con  tale  atto  , 
non  solo  intendeva  di  attestare  la  sua  cordiale  simpatia  per 
una  grande  e  gloriosa  città  sorella,  ma  ben  anco  di  salutare 
nella  capitale,  dello  Stato  tutte  le  nobili  e  gagliarde  genti  della 
corona  sabauda,  dalle  quali  deriva  Tesercito,  che  è  il  vanto 
e  la  difesa  d'Italia.  Si  proponeva  infine  di  prestare  omaggio 
di  riverenza  a  quella  sede,  che  fu,  e  sarà  maestra  alla  na- 
zione di  una  politica  sapiente,  generosa  e  perseverante.  Ma 
nel  breve  decorso  di  sì  memorando  periodo  di  tempo,  que- 
sta municipale  rappresentanza  fu  sopraccarica  di  tanle  cure, 
che  mai  non  le  riuscì  possibile  di  dar  esecuziojtie  al  suo  di- 
visamento.  Ed  anche  in  oggi  l'imminente  arrivo  del  nostro 
commune  ed  amatissimo  monarca,  il  quale  viene  a  far  liete 
di  sua  presenza  le  provincie  lombarde,  nuove  al  suo  scet- 
tro, ma  non  al  suo  cuore,  impedisce  ai  componenti  il  mu- 
nicipio di  lasciare  Milano. 

Tuttavia  questa  congregazione  non  vuole  più  a  lungo  in- 
dugiare, e  Se  per  ora  le  è  tolto  di  usare  forma  più  solenne, 
supplisce  col  presente  scritto,  lusingandosi,  chj&  il  preclaro 
municipio  torinese  vorrà  accoglierlo  come  documento  di  sin- 
cera e  fraterna  amicizia,  e  simbolo  di  quella  concordia,  che 
stringerà  sempre  in  sacro  vincolo  i  popoli  di  questo  regno, 
presagio  e  p^no  della  completa  redenzione  d'Italia. 

Sottoscritti  aWoriginale 
n  podestà^  Luigi  Belgioiòso. 

Gli  assessori,  Alberto  De  Herra.  -  Massimiliano  De  Leva. 
Francesco  Margarita.  -  Giovanni  Uboldi  De  Capei.  -  Ce- 
sare GiuLiNi  DelìJì  Porta.  -  Gabrio  Boretti.  -  Ales- 
sandro Porro.  -  Achille  Rougier. 

Avv.  Guglielmo  Silva,  segretario. 


S7S 
PROCIjAMA  Mtt  etti  II  regio  Mmk9Al«sarf«  siraor- 
diniuplo  di  V^mimmm  ammneia  la  eessasiane  del 
proprio  potere. 

nrenia,  9  tgwto  tS59. 

Toscani  1 

In  mezzo  alle  varie  impressioni  che  produsse  sogli  animi 
l'annunzio  di  una  pace,  per  cui  Tltaiia  non  acquistava  ancóra 
piena  signoria  di  sé,  il  re  Vittorio  Emanuele  non  volle  ren- 
dere più  difficili  le  condizioni  del  governo,  separandosi  im- 
mediatamente da  voi.  Oggi  egH  non  potrebbe  continuare  nel 
protettorato  senza  dare  un  pretesto  all'accusa  di  assumersi 
negli  Stati  italiani  delle  ingerenze  cbe  non  gli  spettano,  e 
d'influire  in  qualche  modo  su  di  un  voto,  che  debb' essere 
liberissimo.  Perciò  egli  mi  prescrive  di  cessare  dall'offlcio  di 
commissario  'Straordinario,  di  cui  mi  aveva  onorato. 

Nel  separarmi  da  voi  òeìtoo  sodisfore  ad  un  voto  del  mio 
cuore,  esprìmendovi  quanto  io  mi  sia  affezionato  a  questa 
nobil  parte  d'Italia,  quanto  vi  sia  riconoscente  della  bme- 
volenza  e  della  fiducia  con  cui  mi  agevolaste  il  disimpegno 
del  grave  officio.  Voi  continuerete  ad  agevolare  l'assunto  al 
Consiglio  dei  ministri,  in  cui  passa  il  governo  dello  Stato. 
Per  senno  civile,  pari  all'intemerata  rettitudine,  essi  sono 
meritevoli  di  tutta  la  vostra  flduda,  ed  a  loro  è  dovuto,  se 
io  non  venni  meno  ad  un  incarico  troppo  ms^ore  ddle 
mie  forze. 

Debbo  nello  stesso  tempo  adempiere  ad  un  debito  di  giu- 
stizia, rendendo  solenne  testimonianza  a  quanto  operaste  per 
la  causa  nazionale.  Sia  lode  all'eserdto  toscano  pel  generoso 
proposito  di  volere  combattere  contro  lo  straniero,  e  per  la 
fortezza  con  cui  sostenne  le  fatiche.  Se  gli  venne  meno  l'oc- 
casione, non  gli  venne  meno  l'animo  di  gareggiare  co' suoi 
fratelli  d'armi  nelle  fazioni  campali.  Sia  lodo  ai  dodicimila 
volontarii  che  partirono  a  difesa  d'Italia  da  questa  sua  pro- 
vìncia, che  mostrava  così  di  voler  vincere  gl'influssi  delle 
signorie  che  l'avevano  divezzata  dalle  armi:  sia  lode  alla  ri- 


673 
voluzione  del  dì  27  aprile,  che  rimossa  ogni  occasione  di  dis- 
senso, riunì  tatti  gli  animi  nel  commune  intento  di  riven- 
dicare colle  armi  l'indipendenza  italiana,  che  con  la  tempe- 
ranza dei  propositi,  e  con  la  dignità  del  contegno,  mantenne 
alla  Toscana  l'antica  fama  dì  civiltà;  sia  lode  a  tutti  voi, 
che,  durante  il  tempo  corso  dal  27  aprile  in  poi,  manteneste 
rordme  publico  raccomandato  al  senno  dei  cittadini,  più  che 
alla  forza  dei  costringimenti. 

Fra  poco  sarete  chiamati  a  compiere  un  atto  solenne,  da 
cui  dipenderà  la  sorte  della  Toscana  e  in  parte  quella  d'I- 
talia: all'elezione  dell'assemblea  che  in  nome  vostro  delibe- 
rerà sulle  sorti  definitive  dello  Stato*  I  vostri  suffragi  sieno 
liberissimi.  Non  li  determinino  né  opinioni  pregiudicate,  né 
ossequio  servile  alla  potenza,  né  spirito  di  parte:  si  ispirino 
alla  coscienza  del  dovere,  e  s'informino  al  più  puro  amore 
di  patria.  Siate  più  che  mai  solleciti  di  mantenere  illeso  l'or- 
dine publico.  L'esercito,  la  guardia  nazionale,  i  cittadini  tutti 
si  mostrino  pronti  a  propugnare  i  sacri  diritti  della  nazione. 
Il  contegno  di  tutti  sia  tale  da  dimostrare  al  mondo  che  l'I- 
talia non  abbisogna  di  tutela  straniera,  e  ch'essa  é  degna 
di  sedere  nel  consesso  dei  popoli  liberi  ed  indipendenti.  À- 
vrete  per  voi  l'opinione  delle  nazioni  più  civili,  la  quale  riprova 
i  governi  cha  non  si  fondano  sullo  spontaneo  assenso  dei 
popoli:  avrete  per  voi  la  parola  del  nostra  potente  alleato, 
7imperatore  dei  francesi,  il  quale  a  dì  9  giugno,  nei  giorni 
delle  nostre  più  belle  speranze,  indirizzandosi  agli  italiani, 
riconcdbbe  il  diritto  che  avevano  di  manifestare  lìberamente 
i  loro  legittimi  voti;  e  dopo  avere  stabilito  le  basi  della  pace, 
dichiarò  a  dì  i2  luglio,  che  l'Italia  doveva  essere  ormai  si- 
gnora delle  sue  sorti,  e  che  nessun  ostacolo  ravrd;)be  trat- 
tenuta dal  progredire  nell'ordine  e  nella  libertà;  avrete  p^ 
voi  il  benevolo  e  leale  patrocinio  del  re  Vittorio  Emanuele, 
il  quale  mi  prescrive  di  dichiararvi  che  «sebbene  non  possa 
«conservare  la  protezione,  nondimeno  raccomanderà  calda* 
«mente  e  difend^à  i  giusti  e  legittimi  voti  dei  toscani  di- 


S7& 

€  nanzi  a  quel  consesso,  che  dovrà  determinare  più  partìco- 
<  larmente  i  capitoli  della  pace  » . 

Che  se,  nonostante  questi  motivi  che  v'inducono  a  sperare, 
le  condizioni  politiche  dell'Europa  v'impedissero  dì  ottenere 
lutto  quel  bene  che  vagh^giate  nell'animo,  ed  a  cui  avreste 
pure  diritto,  voi,  ispiratevi  a  questa  prudenza  che  prende 
consìglio  dagli  avvenimenti,  ammetterete  ogni  temperamento 
che  giovi  a  salvare  i  principi!  supremi  da  cui  dipende  il  pro- 
gresso civile  dei  popoli,  la  nazionalità  e  la  libertà  costitu- 
zionale: e  nelle  dure  prove  a  cui  l'Italia  è  sottoposta,  tro- 
verete un'occasione  di  educarvi  alla  virtù,  che  più  d'ogni 
altra  fa  grandi  gl'individui  e  le  nazioni:  la  perseveranza. 

Il  eommiòsario  straor^nario  del  re  Vittorio  Emanuela 
durante  la  guerra  delVindipendenzay 

C.   BONCOMPAGNI. 

Il  segretario  qimeralej 

CELBSTUfO   BlAI«qHI. 


PROCLAMA  della  comiiiisslone  di  freTerno  per  le 
Romagne ,  eoiisefpaeiiteniente  al  ritira  del  refi^io 
eommlaaarlo  t^traordlnaria. 

Bologna,  1  agosto  1889. 

Ben  doloroso  è  per  noi  il  separarci  da  un  personaggio 
che  rappresenta  si  al  vivo  la  lealtà  del  re  Vittorio  Emanuele, 
il  senno  e  la  fermezza  del  popolo  subalpino.  Ma  il  cav.  Mas- 
simo D'Azeglio  nel  suo  proclama  ne  dice  le  ragioni  :  e  le 
Roms^ne,  facendo  prò  dei  consigli  del  loro  più  vero  ed  an- 
tico amico,  ora  più  che  mai  debbono  mostrare  al  mondo  quella 
virilità  die  rende  i  popoli  degni  di  libere  istituzioni. 

Noi  assumendo  per  breve  tempo  il  poderoso  incarico,  a 
cui  niun  probo  cittadino  può  ricusarsi  quando  la  necessità 
della  patria  il  dimanda,  abbiamo  subito  compreso  che  due 
gravissimi  doveri  cMncomhevano. 


878 

L'uQo,  di  eleggere  un  Capo  del  governo,  per  dare  al  po- 
tere esecutivo  quell'unità  e  speditezza,  che  sono  indispensa- 
bili nei  momenti  difficili  come  i  presenti.  E  quindi  abbiamo 
detto  ad  unanimità  il  colonnello  Lionetto  Cipriani,  ben  noto 
per  Tenergia  de' suoi  propositi  e  per  la  sua  inalterabile  de- 
vozione alla  causa  italiana. 

L'altro,  di  convocare  prestamente,  a  somiglianza  di  To- 
scana e  di  Modena,  un'assemblea  che  sia  interprete  dei  voti 
del  paese  legalmente  costituito,  e  nomini  uno  stabile  governo 
che  prenda  cogli  Stati  vicini  un  assetto  definitivo,  per  ren- 
derci più  forti  contro  la  ristaurazione  dei  governi  passati,  e 
fare  meglio  accolti  ed  apprezzati  i  nostri  voti  davanti  al  Con- 
sesso d'Europa. 

Concittadini  delle  Romagnel 

Vi  hanno  nella  storia  de'  popoli  momenti  solenni,  che  de- 
rìdono dei  destini  di  lunghi  e  lunghi -anni.  Ben  compren- 
derete che  uno  di  tai  momenti  supremi  è  questo.  L'Europa 
si  è  persuasa  che  l'Italia,  per  essere  tranquilla  e  felice,  ha 
mestieri  di  assetto  e  di  istituzioni  che  rispondano  alla  ci- 
viltà de'  tempi,  alle  esigenze  legittime  della  nazione. 

Quel  Grande,  che  s'intitolò  primo  soldato  dell'indipendenza' 
italiana,  ci  conserva  la  sua  simpatia  e  c'impromette  di  ado- 
perarsi con  tutti  i  mezzi  a  lui  concessi  per  l'adempimento 
dei  nostri  giusti  e  ragionevoli  desidera. 

All'opera  adunque  con  alacrità,  concordia  e  fiducia.  Man- 
teniamo l'ordine,  organizziamoci,  esprìmiamo  legalmente  e 
difendiamo  risoluti  i  nostri  diritti;  camminiamo  con  un  po- 
polo uscito  di  minorità,  che  sa  trattare  e  compiere  i  propri  ne- 
gozi con  senno  e  con  calma.  Così  trionferemo  d'(^ni  osta- 
colo ,  ed  assicureremo  a  noi  ed  ai  nostri  figli  la  libertà  e 
l'indipendenza. 

GioACH.  Nap.  Pepoli.  -  Ant.  Montanari.  -  Ippolito  Gamba 
Cesare  Alwcini.  -  Filippo  Martinelu.  -  Ferd.  Pinelli. 


576 

PROCLAMA  della  Glvnto  pMvviMrla  d*lmol«. 

liiKXa,  f  agosto  19S9. 

attadini  I 

ieri  sera  giungeva  fra  noi  F  illustre  avr.  Raffaele  Feoli, 
sotto-intendente  per  la  nostra  città  e  distretto. 

Viene  esso  inviato  dal  rappresentante  in  Bologna  di  re 
Vittorio  Emanuele,  di  quel  re,  che  propugnando  pel  primo 
la  causa  della  libertà,  gode  ora  la  simpatia  di  chi  si  sente 
italiano,  ed  al  quale  sono  rivolte  le  aspirazioni  dei  popoli, 
pei  quali  il  desiderio  di  essere  indipendenti  era  attribuito 
ingiustamente  a  d^tto. 

È  nelle  mani  di  questo  nobile  inviato  che  noi  rassegniamo 
ora  quei  poteri,  che  vennero  dignitosamente  mantenerti  merce 
la  cooperazione  e  concorso  di  cittadini  che  bene  avvisano  a 
civiltà,  a  progresso,  che  tanto  sentono  della  patria. 

Noi  rendiamo  le  più  vive  azioni  di  grazie  a  ciascuno  di 
voi,  dtìB  comprendendo  i  gravi  e  difficili  momenti  in  cui 
v^sava  il  paesei,  seppe  prestarsi  al  mantenimento  dell'ordine, 
mezzo  indi^ensabile  alla  rigenerazione  dei  popoli. 

Dovete  ora  più  che  mai  attenervi  con  ugnale  costanza  al 
dignitoso  contegno  finora  serbato  ;  corrispoiKl^e  dovete  alla 
fiducia  io  voi  riposta  cdle  civili  virtù,  c(»ì  vero  patriolisroo, 
e  mostrarvi  in  tal  modo  degni  di  qudla  indipendenza  che 
fu  sempre  immutabile  meta  dei  vostri  desideri. 

Dtl  palaoo  di  residema. 

Per  fci  Gtimlo  prùmisorm  di  ffooemo 
Giuseppe  Sgababelli  Gommi  Flàhiiii.  -  àuiiuedo  Cardinau. 


PROCaLAMA  del  mteiaieM 

Flrense»  4  agosto  taf». 

Toscani  ! 
Le  imminenti  elezioni  chiamano  i  toscani  all'esercizio  della 
più  alta  prerogativa  clie  abbia  un  cittadino  in  paese  libero; 


877 

lo  sUAuire  sui  destini  della  patrisu.  Il  governo  ebbe  conforti 
autorevoli  per  aprire  alla  Toscana  questa  via  di  salute;  e  se 
TEuropa  non  vuol  macchiare  la  pace  con  opere  di  violenza^ 
e  perpetuare  in  Italia  le  cause  delle  rivolnzioni,  possianio 
augurarci  che  sarà  dato  ascollo  ai  nostri  voti. 

Frattanto  ogni  cittadino  faccia  il  dover  suo;  e,  concorrendo 
alle  elezioni,  scelga  rappresentanti  autorevoli  che  abbiano  il 
coraggio  di  manifestare  i  legittimi  voti  del  paese:  l'antica  no- 
stra civiltà  e  gravità  delle  condizioni  presenti,  impongono 
a  tutti  oblighi  sacri^  che  ninno  potrà  disconoscere  impune- 
mente. 

Il  governo  che  resse  il  paese  fino  ad  oggi,  aiutandosi  della 
mirabile  disposizione  degli  animi  a  vincere  difficoltà  gran- 
dissime, non  mancherà  al  debito  suo  nei  grande  atto  che 
la  Toscana  è  per  compiere.  Lasciando  ogni  cittadino  libero 
del  suo  voto,  ne  proponendo  candidati  di  sua  sceRa,  H  go- 
verno vuole  soltanto  che,  in  cpiesla  grande  occasione,  la  To* 
scana  si  mostri  degna  di  sé,  e  degna,  dell' Italia.  Lo  vuole, 
ed  è  dover  suo  di  volerlo;  e  tutti  coloro  che  osassero  tur- 
bare la  concordia  degli  animi  in  questo  solenne  momento, 
sarebbero  puniti  daUa  severità  della  legge  e  dalla  riprova^ 
zìQne  universale. 

Alle  accuse  maligne  di  anarchia  e  di  violenza  di  parti,  rb 
spendano  dunque  i  toscani  con  una  elezione  ordinata  e  tran- 
quilla, e  con  un  fermo  e  concorde  volere:  e  sarà  questa  una 
vittoria  civile,  la  quale  avrà  merito  al  pari  di  quelle'  ripor- 
tale sui  campi  di  battaglia.  Non  siano  indarno  gli  esempi 
dei  nostri  maggioTi,  che  seppero  col  senno,  colla  parola,  col 
sangue,  fortissimamente  propugnare  l'indipendenza  e  la  libertà 
della  patria. 

Il  governo  riposa  sicuro  sul  senno  dei  toscani;  e  confida 
che  le  prossime  elezioni  porgeranno  a  Napoleone  imperatore 
un  valido  argomento  per  adempiere  i  suoi  benevoli  intendi- 
menti verso  l'Italia. 

L'Europa  desidera  la  pace;  ina  pace  non  avrà  l'Europa 

Archivio,  eco,  73 


878 
se  i  legittimi  voti  ordinatamente  espressi  dagl'italiani  non 
saranno  rispettati,  ne  vorrà  l'Europa  che  questa  sua  elettisr 
sima  parte,  anziché  strumento  possente  della  felicità  univer- 
sale, sia  minaccia  continua  e  perpetuo  pericolo. 

[Seguano  U  flm*  éi  fui»  i  nUnMrti, 


CIBCOLABB  di  monsl^iior  Hatteueel,  direttore  di 
ipollmla  In  Rema,  alle  prestdenme  re|pi«narie  a«l 
ritorno  del  velontorj. 

N.  aB42-({9.  Sez.  1. 

Roma,  4  a^sto  1859. 

Molti  d^li  individui,  che  partivano  già  nei  mesi  decorsi 
quali  volontari  dalla  capitale  per  seguire  le  sorti  ddla 
guerra  cosi  detta  della  indipendenza,  fanno  al  presente  ri- 
torno anche  clandestinamente  nella  medesima. 

Sarà  perciò  opportuno  che  il  signor  presidente  inculchi  ai 
proprj  dipendenti  ed  alla  forza,  d'indagare  il  ritorno  dei  me- 
desimi per  sorvegliarli  e  per  darne  pronto  avviso  a  questa 
direzione  generale,  indicando  esattamente  se  siano  nativi  della 
capitale  o  se  abbiano  in  essa  lungo  domicilio,  e  positiva  oc- 
cupazione, ovvero  altrimenti,  per  devenire  a  quelle  misure 
che  si  crederà  conveniente  di  adottare  sul  conto  di  loro. 


Dalla  Direzione  geoorale  di  Polista. 


Il  direttore  generale, 

A.   MATTEUCa. 


^  agosto  —  Un  ordine  del  giorno  del  cardinale  Antonelli,  come  mi- 
nistro delle  armi,  conferisce  nuove  crocia  medaglie,  promozioni^ 
ecc.,  ai  conquistatori  di  Perugia. 


579 

COSE  DELLA  VENEZIA 


IIVIHRIZZO    della   congrcf^aBlone   centrale   vejieta 
all'Imperatore  d'Austria  C). 

Yeneiia,  I  agosto  1859. 

Sacra  Maestà  Imperiale/ 
In  questo  momento  solenne,  in  cui  proclamando  la  pace. 
Vi  dichiaraste  unicamente  inteso  ai  vantaggi  dei  paesi  sog- 
getti alla  vostra  corona,  accogliete,  o  Sire,  la  calda  pr^liiera 
che  dal  profondo  delle  loro  sciagure  v'inalzano  pel  nostro 
mezzo  le  venete  Provincie. 


n  Per  Tftlotaro  tutta  rimpottama  di  questo  e  del  susseguente  docomenlo,  fa  d'nopp 
avrertire  alla  fonte  da  cni  essi  emanano. 

La  Gongregasione  centrale  è  una  flnzione  di  rappresentanza  del  paese,  nna  impo- 
tente e  falsa  istituzione,  colla  quale  la  ipocrisia  sfacciata  deli*Anstria,  deludendo  le 
promesse  del  18U,  cercò  ed  ottenne  di  far  credere  alla  diplomazia  straniera  che  le  pro^ 
yincie  italiane  godono  del  sistema  rappresentativo.  Per  ismasctierare  l'impudente  men- 
zogna basta  porre  in  ctiiaro  il  modo  con  chì  sono  eletti  i  deputati  centrali  e  quale 
ne  sia  il  mandato. 

La  nomina  ne  è  riservata  all'imperatore  sopra  una  terna  formata  sulle  proposte 
dei  Consigli  communall,  presieduti  da  commiissarj  distrettuali  che  suggeriscono  i  nómi 
da  proporsl,  adoperandori  tutta  la  loro  influenza.  Né  sempre  a  formar  la  terna  serve 
di  norma  la  pluralità  del  voti ,  ma  la  scelta  cade  sui  più  servili  od  almeno  i  più  ti- 
midi fra  quelli  che  ambiscono  quel  posto,  non  per  provvedere  al  bene  dei  paese,  ma 
per  percepire  li  salarlo  di  1,000  fiorini  annesso  all'Impiego.  Sono  In.  realtà  impiegati 
governativi,  paurosi  di  demeritare  la  grazia  sovrana  ossia  lo  stipendio  unito  alta  ca- 
rica loro. 

Il  mandato  poi  si  limita  agli  interessi  puramente  loeàU^  e,  per  poco  che  TaUkna  sia 
Importante,  li  loro  voto  è  soltanto  consultivo.  Sarebbe  poi  loro  officio  informare  il  so- 
vrano dei  bisogni  delia  popolazione  e  rendergliene  palese  1  desideri .  Può  ben  crederò 
che  d'ordinarlo  questo  incarico  è  compiuto  dalla  congregazione  con  grandissima  mo*> 
dtrazIoM:  a  talché  il  popolo  veneto  ebbe  a  chiamarlo  VUtUuto  dH  sordo  rmuM  per 
simboleggiarne  la  docilità  e  timidezza  a  tutta  prova.  Eppure  lo  strazio  economico  delle 
Provincie  venete  giunse,  per  le  esorbitanti  gravezze,  a  tal  segno,  che  persino  la  con- 
gregazione non  polo  tacere  più  oltre.  Spinta  dal  grido  generale,  dall'esasperazione  del- 
Toplnlone  pnbllca,  essa  chiese  apertamenie  nei  due  surriferiti  indirizzi,  che  cessassero 
le  incomporublll  estorsioni,  facendo  una  eanfessione  oflUiale  della  estrema  miseria  a 
cai  é  condotta  la  Yeneda  dai  mal  governo  dell'Austria,  confassiòne  che,  come  diciamo, 
acquista  tanta  maggiore  importanza  in  quanto  parte  da  una  istituzione  viziata  nello- 
righie,  imbevuta  di  tristissimi  germi,  nella  quale  se  ewi  qualche  onesto,  indipendente' 
6  buon  cittadino,  la  maggioranza  é  composta  da  un  servidorame  austriaco  nato  a  lam- 
blie e  strisciale.  A  petto  di  una  testimonianza  sifl'atta  cadono  tutte  le  menzognere  ed 
impudenti  asserzioni  che  i  fogli  anstriaci  tuttodì  riproducono ,  per  ingannare  i  loro 
tottoH. 


880 

Dal  fatalo  anno  1848  osse  passarono  di  flagello  in  flageno 
senza  potersene  riavere  giammai....  lo  sperperamenlo  e  le  im- 
posizioni di  quell'anno  infelice  e  dei  tre  susseguenti;  il  vuoto 
di  capitali  o  d'industria  d'allora,  formatosi  e  cresciuto  poscia^ 
sia  per  l'aumento  di  bolli  e  tasse  nel  1850,  sia  pel  prestilo  co- 
lossale del  1854,  sia  pel  cambio  di  monetazione  del  1858; 
il  guasto  dei  più  preziosi  nostri  prodotti,  che  da  parecchi 
anni  vanno  menando  la  crittogama  delle  viti  e  l'atrofia  idei 
baco,  a  cui  per  più  volte,  e  specialmente  in  quest'anno,  si 
aggiunse  la  siccità  e  Io  scarso  ricolto  delle  biade,  finalmente 
gli  ultimi  tre  mesi  in  cui  le  nostre  Provincie,  qui  furono 
teatro  di  guerra,  colà  campo  d'un  esercito  innumerevole,  do- 
vunque bersaglio  di  tasse  e  requisizioni  d'c^ni  maniera;  esse 
sole  caricate  delle  spese  di  approvigionamento  di  due  armate 
e  di  altri  pesi  che  sarebbero  spettati  a  tutto  il  regno;  esse 
aggravate  tuttavia  delle  correnti  imposte  erariali  col  forte 
aumento  in  causa  della  guerra;  esse  sole  responsabili  di  20 
millioni  di  fiorini  in  assegni;  esse  sole  obligate  forzosamente 
al  prestito  di  30  millioni. 

Soltanto  in  quest'anno,  in  cui  la  possidenza  può  appena 
contare  sopra  una  metà  della  rendita  censuarìa  per  adequato, 
deve  essa  pagare  un  importo  quasi  trìplice  dt  tal  ricavato: 
or  dove  ne  troverà  i  mezzi?.-,  come  manterrà  le  proprie 
famiglie?. . .  come  sodisferà  agli  impegni  già  contratti  in  con- 
seguenza delle  ultime  calamità?... 

La  congregazione  si  sente  in  dovere  di  esporvi  l'estrema 
urgenza  che  la  Vostra  giustizia  si  affretti  di  togliere  uno 
stato  dì  cose  angustioso  e  pericolosissimo  sotto  ogni  riguardo. 

Imploriamo  quindi  che  cessino  sollecitamente  tutte  le  ad- 
dizionali d'imposte  sancite  in  vista  e  durante  la  guerra. 

Che,  dietro  il  nostro  detagliato  rapporto  al  ministero,  sia 
tolto  il  prestito,  ed  i  vaglia  ornai  emessi  sieno  limitati  ed 
estinti  nella  maniera  colà  indicata. 

Che  in  qualsivoglia  modo  la  Vostra  sapienza  trovi  pronto 
mezzo  di  alleggerire  i  nostri  pesi,  perchè  ci  sìa  pur  dato 
di  sodisfare  ad  essi  e  provvedere  alle  necessità  della  vita. 


981 
Sirei  se  alla  eloquenza  dei  fatti  da  noi  esposti  vorrete 
unire  la  ineluttabile  dimostrazione  delle  cifre,  in  cui  quei  fatti 
si  possono  tradurre,  noi  viviamo  sicuri  che  sarà  benigna- 
mente accolta  questa  nostra  rispettosissima  rimostranza. 

Esteso  seduta  stante,  e  firmato  da  tutti  i  presenti,  meno 
uno. 

[Segwmo  le  firme  dei  deputati). 

Airindirizzo  m  unito  il  seguente 

PROSPETTO 
dei  carichi  addossati  in  un  anno  al  censo  veneto. 


Estimo  pagante  nelle  Provincie  venete  «L.  52,346,689,  cent.  24. 


TITOLO    dell'imposta 


Imposta  ordinaria  primitiva  .... 

Ordinaria  addizionale  originaria  .  . 

Addizionale  straordinaria  del  33  *Jt 
per  cento 

Aggiunta  di  V«  suirimposta  fondia- 
ria e  sulle  case  (sovrana  ordinan» 
13  maggio  1859,  noUf.  pref.  23  4«lto)   . 

Carico  ordinario  territoriale  1859  . 

Imposta  straordinaria  pef  supplire 
a   deficit  arretrati  dei  Communi. 

(Net.  pref.  18  giugno  1869) 

Imposta  di  guerra,  detta  di  tappa^ 
per  ranprovigionamento  della  I  * 
(id.)  e  della  II,*  armata,  rata  unica 
(6  luglio  1859) 

Prestito  di  21  millionì  di  fiorini  (so- 
vrana risolnz.  7  maggio  1859) 

Sovrimposte  communali,  provinciali, 
consorziali 


IMPORTO 

in  soldi  anstr. 

per  ogni  lira 


08,689  47 
01,375  83 

03,355  10 

02,231  70 
01,700  00 

01,577  00 


01,900  00 
14,305  00 
15,780  00 


IMPORTO 

in 
centesimi  austriaci 


24,827  05 
03,930  95 

00,586  00 

06,390  00 
04,800  00 

04,000  00 


05,420  00 
41,000  OOca. 
45,000  OOca, 


),784  10     144,953  OOca. 


888 

OsserTasloni. 

Estimo  come  sopra  52,346,689  24. 

La  rendita  deiranno  corrente  è  circa  la 
metà  della  censnaria,  e  quindi  ....    26,473,344    62 

Prodotto  totale  delle  imposte,  giusta  l'ul- 
tima finca  75,902,699    39 

Differenze  fra  la  rendita  e  le  imposte  pa- 
gabili  49,729,354,    77 

Le  imposte,  di  cui  nella  presente  tabella,  aggravano  di- 
rettamente il  censo,  ma  siccome  ogni  altra  imposta,  anche 
di  diversa  natura,  pesa  in  ultima  analisi  sul  possesso,  cosi 
si  osserva: 

1.^  Che  colla  notificazione  prefelt,  23  maggio  1859  fu  im- 
posto un  aumento  straordinario  in  ragione  di  1^5  sul  con* 
tributo  arti,  commercio,  sulle  vendite  e  sugli  emolumenti 
fissi; 

*  2.^  Che  colla  notificazione  prefett.  21  maggio  fu  imposta 
una  tassa  straordinaria  addizionale  del  20  per  cento  su  tutti 
i  generi  soggetti  al  dazio  consumo; 

3.^  Che  colla  notificazione  prefett.  del  giorno  medesimo 
fu  imposta  una  tassa  addizionale  straordinaria  (oltre  la  com- 
petenza normale)  di  fior.  2  pel  sale  raffinalo,  e  di  soldi  50 
pel  sale  di  mare  bianco  sciolto  pef  ogni  quintale  metrico; 

4.^  Che  con  la  notificazione  prefett.  del  giorno  medesima^ 
fu  imposta  un'addizionale  straordinaria  alle  imposte  indi- 
rette di  bollo,  e  diritti  fissi. 

VeiiMia,  5  agosto  19S9. 


883 
Il  Bappotto  delia  anigregamne  centrale  veneta  al  minuterò 
delle  finanze,  di  coi  si  fa  parola  nel  succitato  indirizzo  a 
S.  M.  del  5  agosto,  è  il  seguente: 

N.  840. 

All'eccelso  presidio  di  luogotenenza 
per  l'eccelso  L  R,  ministero  delle  finanze. 

ToDetla,  5  Agosto  1889. 

Appena  comparsa  la  sovrana  risoluzione  ordinatrice  di  un 
prestito  di  75  milUoni  di  fiorini  su  questo  regno,  di  cui  alle 
venete  provincie  era  assegnata  la  tangente  dì  30  mlllioni, 
questa  centrale  umiliava  a  S.  M.  Findirizzo  che  si  allega  in 
copia  O,  e' da  cui  risulta  la  impossibilità  che  i  communi  si 
facessero  sovventori  entro  il  giro  di  un  solo  anno  di  21  mil- 
lìoni  di  fiorini,  e  sostenessero  poscia  il  gravissimo  rimborso 
che,  col  premio  di  alienazione  a  loro  inevitabile,  sarebbe  som- 
mato a  circa  60  millioni,  rifondibili  nei  prossimi  futuri  25 
anni  a  carico  delle  imposte  dirette  ed  indirette  di  queste  Pro- 
vincie. —  Intanto  le  più  sfavorevoli  circostanze  sopravven- 
nero a  p^giorare  la  nostra  economica  condizione:  il  grave 
aumento  di  1|6  su  tutte  le  imposte  dirette,  e  maggiore  an- 
córa sulle  indirette,  la  imposta  territoriale  straordinaria 
per  lo  stato  di  deficienza  di  quel  fondo,  l'altra  di  1,200,000 
fior,  pel  mantenimento  delle  due  armate,  le  aggravate  esi- 
genze communali,  le  requisizioni,  gli  acquartieramenti,  ed 
i  trasporti  militari  avvenuti  per  tanta  massa  di  truppe  sovra 
così  ristretto  paese;  finalmente  tre  gravissimi  infortunj  que- 
sf  anno  ai  nostri  danni  congiunti,  quali  la  malattia  del  baco 
e  delle  uve,  e  la  siccità  estrema  che  ne  toglie  essa  sola  oltre 
metà  dei  foraggi  e  delle  granaglie. 

Ora  la  rendita  censuaria  di  un  paese  è  la  espressione 
della  media  produttività  annuale  di  esso;  questo  prodotto  nel 
corrente  anno  deve  qui,  per  le  suesposte  cause,  essere  cer- 

(*)  v.  l'In^Mao  che  segue  In  data  %7  maggio  189«. 


ÌS84 
tamento  al  disoUo  della  stessa  cifra  censuaria;  infatti,  sup- 
posto anche  Testremo  che  la  rendita  efifetUva  ordinaria  dei  no- 
stri fondi  stia  alla  censuaria  come  100  a  150,  ed  ammessa  l'al- 
tra non  esagerata  supposizione  che  quella  sia  in  quest'anno 
perduta  almeno  per  223,  è  certo  vicinissima  al  vero  la  con- 
clusione, che  i  proprietarii  di  fondi  nelle  nostre  Provincie  per- 
cepiscono in  quest'anno  appena  la  metà  della  rendita  cen- 
suaria e  quindi  *L.  26,173,344  62.  (Estimo  52,346,689  24). 
Per  lo  contrario  le  esposte  contribuzioni,  che  per  questo  solo 
anno  aggravano  il  censo,  ascendono  ad  oltre  50  ss.  per  lira, 

e  quindi  ad  austriache L.  75,902,699    39 

per  cui  vi  sarà  un  deficit  di     ...      »   49,729,354    77 

Ora  poniamo  che  ogni  possidente  ha  conseguenze  di  fa- 
mìglia e  di  passività,  dovute  incontrare  per  la  passata  esor- 
bitanza delle  imposizioni,  e  vediamo,  ad  evidenza  di  cifre,  se 
riesce  affatto  impossibile  la  continuazione  di  un  tale  stato 
di  cose  assolutamente  rovinoso  ed  oppressivo. 

Vediamo  poi  in  ispecialità  se  vi  sia  la  da  noi  notata  impos- 
sibilità del  concorso  al  prestito,  impossibilità  che  toccata  con 
mano  dairistesso  governo,  lo  mise  nella  necessità,  per  con- 
seguire gr  importi  che  gli  abbisognavano,  di  emettere  20 
millioni  dì  carta  monetata. 

Emessa  la  carta,  il  prestito  pel  governo  è  compiuto;  a  che 
dunque  continuare  ad  esigere  dai  communi  la  forzata  con- 
correnza al  prestito,  come  chiaramente  dimostra  inutile  ed 
assurdo  la  Consulta  che  si  unisce  della  congregazione  pro- 
vinciale di  Verona? 

A  che  continuare  nel  mantenere  le  obligazioni  tanto  one- 
rose per  la  loro  restituzione,  e  non  estinguere  ì  vaglia,  come 
propone  la  Consulta  che  si  unisce  della  congregazione  pi'O- 
vinciale  di  Treviso? 

Perchè  piuttosto  non  abbandonare  ogni  idea  del  prece- 
dente prestito  sulla  impossibilità  di  sua  attuazione,  sì  eviden- 
temente provata,  e  per  la  sua  parte  dimostrata  dalla  unita 
Consulta  della  congregazione  provinciale  di  Padova? 


518 

Se  il  prestito,  come  un  impossibile,  da  parte  del  governo 
fu  abbandonato,  perchè  non  lo  sarà  da  parte  e  per  interesse 
dei  poveri  amministrati,  i  quali  hanno  tutte  le  altre  gravezze 
che  furono  enumerate,  ed  ora  *si  hanno  già  la  responsabilità 
d^ll  assegni,  ai  quali  indipendentemente  dal  prestito,  e  come 
ad  un  fatto  compiuto,. è  pur  d'uopo  di  porre  rimedio,  è  pur 
d'uopo  0  presto  o  tardi  di  procurare  Tammortizzazione? 

Vegga  inanzi  lutto  codesta  presidiale  magistratura  di  ot- 
loiere  che  i  vaglia  emessi  o  da  emettersi  vei^no  assogget- 
tati al  controllo  di  questa  Camera  di  commerelo,  ciocché  ne 
accrediti  la  circolazione,  procurando  inoltre  che  sieno  accet- 
tati dalle  publiche  casse  a  pagamento  delle  imposte. 

Quanto  poi  alla  loro  estinzione,  è  progetto  ineseguibile 
quello  proposto  dalla  congregazione  provinciale  veronese,  il 
quale  cangiandosi  in  obligazioni-,  rend^ebbero  il  paese  re- 
sponsabile di  54  miUioni  invece  di  20  soltanto. 

Non  ammettiamo  pure  che  possa  in  fatto  es^uirsi  la  pro- 
posta, più  di  buona  volontà  che  di  oculato  conteggio ,  fatta 
dalla  provincisde  trevisana,  di  estinguere  l'importo  in  cinque 
anni,  giacché,  per  quanto  riuscissero  favorevoli  le  future  cir^- 
costanze,  si  andrebbe  incontro  ad  un  sopraccarico  insoppor- 
tabile. 

Condìiudiamo  quindi  col  nostro  primo  indirizzo,  e  con 
quello  della  padovana  provinciale,  che  il  prestito  è  impossi- 
bile sotto  ogni  aspetto. 

Che  quanto  alle  conseguenze  della  emissione  degli  assoni 
conviene  possibilmente  limitarne  la  durata  di  circolazione  ^ 
ma  contemporaneamente  distribuirne  VestiwlMe  in  model 
soflérlbile  e  compossibile  colle  altre  imposto;  U  che,  a  nostro 
avviso,  potrebbe  agevolmente  avvenire,  qualora  si  distribuisse 
con  insensibile  generale  contribuzione  su  tutto  le  imposto 
dirette  ed  indirette  dell'impero,  come  ogni  altro  peso  dello 
Stato. 

(Sepmn')  U  (Urme  dei  iMpiitoli). 

Ùme  relativo  atto  $U$9o  argimento^  rechiamo  qui  unito  ^  sebbene  an* 

archivio  we.  7i 


B86 

tenore  di  dato,  quesf altro  Indirizzo  della  coDgregaziooe  centrale 
venata  a  S.  M.,  steso  il  27  maggio^  prima  cioè  che  i  serii  rovesci 
delle  armi  austriache  avessero  alquanto  mitigata  la  brutale  prepo- 
tenza di  qué"  padroni. 


All'inclito  e#B9reg^aBtone  eentride. 

I  sottoseritti  deputali  mettono  a  protocollo  perchè  sia  letto 
e  discusso  nella  seduta  27  corrente  il  seguente 

Progetto  (f  indirizzo  a  Sua  Maeità. 
Sacra  Maestà  Imperiale! 

Questa  congregazione  centrale,  chiamata  dalla  sua  istitu- 
tuzìone  a  rappresentare  i  bisogni,  i  desiderj  e  le  premiere 
delle  venete  Provincie,  da  Voi  stesso  ripristinata  sotto  gli 
auspicj  più  lusinghevoli,  e  colla  raccomandazione  di  cooperare 
al  fine  inteso  dal  vostro  governo,  di  avvants^iare  cioè  stu- 
pro più  la  condizione  materiale  e  morale  del  paese,  questa 
congregazione,  dicevasi,  nulla  ommise  fin' ora  per  corrispon- 
dere all'alto  e  delicatissimo  suo  mandato,  recando  perciò  ai 
piedi  del  vostro  trono  imperiale  i  più  leali  e  fidenti  indirizzi 
che  ritraessero  la  vera  condizione  amministrativo -economica 
di  questo  paese,  e  provocassero  dalla  sovrana  sapienza  vostra 
le  previdenze  indispensabili  al  migliore  generale  ben'essere, 
ma  in  ispecialità  a  favore  dei  possidenti  e  dei  communi,  come 
quelli  che  ^n^da^noi  particolarmente  rappresentati,  e  che 
costituiscono  la  parte  più  vitale,  più  numerosa  e  nel  tempo 
medesimo  la  più  aggravata,  sia  per  lo. stato  eccezionale  ddle 
imposizioni  dal  1848  in  poi,  sia  per  la  serie  dei  flagelli  che, 
quasi  dalla  slessa  epoca  tutt'ora  infierendo,  sorveimero  Tun 
dopo  l'altro  ad  inaridire  le  fonti  delle  loro  principali  risorse. 

E  quando  finalmente  l'economia  dei  censiti  e  delle  com- 
munità  poteva  aspirare  fiduciosa  ad  uno  dei  tanti  domandati 


587 
sollievi,  fatto  fondatamente  sperare  dal  Vostro  rescritto  i6 
loglio  1858,  mediante  la  generale  perequazione  che  avrebbe 
diminuiti  oltre  di  un  quarto  la  nostra  imposta  fondiaria, 
ecco,  per  Timprovvisa  mutazione  dei  tempi,  non  solo  ìndefini* 
tamente  sospendersi  quel  giustissimo  provedimento,  ma  ag- 
giungersi la  nuova  addiàonale  di  un  sesto  su  quella  base 
già  eccedente  d'imposizione,  aumentarsi  tutte  le  altre  impo* 
ste  dirette  ed  indirette,  e  sovrastare  olbre  a  (Ah  l'incubo  spa- 
veptoso  di  trenta  millionì  di  fiorini  qual  cifra  assegnata  al 
veneto  territorio  nel  prestito  testé  dalla  Maestà  Vostara  erdi- 
nato. 

Sirei  Fu  vera  e  coscienziosa  la  esposizione  altre  volte  fat- 
tavi che  tutta  la  rendita  censuaria  resta  ordinariamente  as- 
sorbita dalle  imposte  e  da  altre  imprescindibili  esigenze,  ri- 
manendo al  proprietario  ed  alla  sua  famiglia  il  8<Ro  tenue 
rilievo  del  prodotto  effettivo  sul  catastate:  riprova  ne  sia  il 
numero  sempre  crescente  delle  aste  fiscali  in  odio  dei  pic- 
coli possessori,  il  crollo  improvviso  anche  di  più  larghe  for- 
tune ed  il  generale  ristringimento  di  tutti  gli  abftienti  alle 
spese  della  più  rigorosa  necessità.  .;«.>:  -^ 

Ora  queste  provmeie  dovranno. entrò  di  un  sold anno  ver- 
sare in  moixeta  metallica  21  millioni  di  ficnrini  pel  prestito,  e 
poi  circa  altri  25  p^  ogni  specie  d'imposte,  aggiuntavi  la  re- 
centissima addizionale,  onde  in  tutto  46  millioni  di  denaro 
sonante,  mentre  tutto  l'effettivo  numerario  esistente  in  paese 
non  supera  forse  la  metà  di  quel  cumulo  enorme;  e,  parlando 
del  sdo  estimo,  sarà  caricato  di  quara  tutto  il  prestito  (at- 
tesa la  irrilevanza  degli  altri  enti  per  questo  imponibiìi)  e 
poi  di  forse  altri  15  millioni  pd  complesso  delle  imposte 
fondiarie,  territoriali,  communali,  provinciali  ed  erariali  colla 
rispettiva  aggiunta,  sicché  il  territorio  veneto,  censito  men 
che  18  millioni,  ne  dovrebbe  pagare  pressoché  36,  sotto  la 
insistenza  delle  deplorate  calamità,  colla  imminenza  d'altre 
sopravvenienti,  e  colle  piaghe  ancóra  aperte  dell'ultimo  pre- 
stito 1854. 


B88 

Oramai  i  commani,  ad  ecceEione  di  podHsàmi,  sono  ridotU 
alla  miseria,  non  possedono  né  avanzi  da  anticipare^  ne  beni* 
fondi  da  vendere  o  da  ipotecare ,  né  capitali  da  richiamare, 
e  quelli  che  ne  hanno,  non  trovano  ne  acquirenti,  né  mu- 
tuanti, né  solventi  debitori  per  la  scarsezza  del  numerario, 
per  la  triste  prospettiva  ddle  cose,  e  per  la  scomparsa  d'o* 
gai  fiducia. 

Gettando  finalmente  sulle  imposte  dirette  la  ingente  cifra 
del  prestito»  oltre  alllmpossibilità  deU'eflèttivo  incasso,  spa- 
venta la  futura  ed  irreparabile  rovina  del  possesso  fondiario. 

Non  resterebbe  che  di  alienarlo,  ma  anche  in  questo  caso 
quali  difficoltà,  quali  conseguenae?  Se  anche  tutti  i  Com- 
muni riuscissero  a  trovare  un  sovventore,  a  quali  sagrifiq 
non  dovrebbero  sottostare?  Supposto  che  potessero  pattuire 
per  adequato  il  premio  del  20  per  cento,  dovrd)b^no  esbor- 
sare 6  millìoni  immediatamente,  e  poi  pel  rimborso,  oltre  i 
30  millioni  di  capitale,  circa  altri  24  per  interessi^  onde  io 
tutto  60  millioni  spremuti  dalle  sfasciate  economie  dei  com- 
muni e  dei  censiti,  perché  il  r.  erario  negli  attuali  suoi  bi- 
sogni possa  incassarne  soli  21! 

Maestà!  per  quanto  sieno  eslese,  per  quanto  sieno  urgenti 
le  esigenze  del  momento,  ctìme  potrà  sofferìre  la  Vostra  giu- 
stìzia che  esse  si  aggravino  triplicatamente  sopra  una  sola 
e  cosi  piccola  porzione  d^  Vostro  impero? 

Sirei  a  noi  é  dato  soltanto  d'invocare  dalla  sapienza  e 
clemenza  Vostra  quei  tmnperamenti  che  rassicurino  e  salvino 
il  paese  da  tanta  rovina:  se  questi  non  giungle,  mandie- 
rehbe  qui  allora  ogni  essenziale  elem^to  di  ben'esaere»  ogni 
soggetto  di  matmale  e  morale  miglioramento,  e  svanirebbe 
l'oggetto  del  nostro  mandato. 

Venula»  $7  maggio  1869. 

{Setfwmo  U  firme  OH  26  dipuiaH  emtraUU 


DECRETO  4el  dltiaiore  41  Modena. 

Modena,  5  agosto  1859. 

IL  DITTATORE 

DELLE  PROVINCIE  MODENESI 
VISTO  l'articolo  17  DEL  DECRETO  29  LUGUO  ULTIMO  SCORSO  NUMERO  2; 

detmf^ina: 

'  Art..  1.^  I  collegi  elettorali  sono  convocati  pel  giorno  14  del 
corrente  agosto. 

Occorrendo  una  seconda  votazione ,  questa  avrà  luogo  il 
giorno  15  successivo. 

Art.  2.*  L'assemblea  dei  deputati  è  convocata  in  Modena 
pel  giorno  16. 

Il  presente  decreto  sarà  publicato  nei  modi  voluti  da11% 
le^ge. 

Dal  iMlaao  nazionale. 

G.  Luigi  FARmi.  & 


PROCI4AIII  del  g!«ir«ma^re  delle  Ronaf  ne. 

Popoli  delle  Romagnet    . 

La  fiducia  degli  uomini  elle  vi  rappresentano  mi  ba  cliia* 
malo  ad  assumere  il  governo  di  queste  pravincie,  v^Uiire 
alla  loro  difesa,  far  prevalere  nel  diritto  publicp  europeo  i 
vostri  disconosciuti  e  conculcati  diritti. 

Mio  primo  dovere  è  convocare  V  assemblea  che  deve  ra- 
tificare legalmente  questo  mandato:  intanto  richiedo  che  tutte 
le  autorità  civili  e  militari  continuino  nel  rigoroso  adem- 
pimento dei  loro  doveri. 


aoo 

Convinto  che  l'avvenire  di  questo  paese  dipende  dalla  sua 
condotta  savia  ed  energica,  ho  piena  fede  nel  successo  dei 
nostri  sforzi,  quando  a  me  non  sia  per  mancare  il  concorso 
che  invoco  di  tutti  i  cittadini. 

//  governatore  generale^  Lionetto  Cipriani. 


Bologna,  e  agosto  1899. 

Guardie  nazionali  delle  Romagnet 

Armate  per  la  difesa  delle  persone,  delle  proprietà,  delle 
leggi,  dei  magistrati,  abbiate  sempre  ben  presente  che  Tes- 
sere armato  è  diritto  d'uomo  libero;  ma  che  all'esercizio  di 
questo  diritto  sono  congiunti  gravi  doveri. 

Sono  lieto  di  encomiare  il  modo ,  col  quale  li  avete  di- 
simpegnati fin  qui. 

La  vostra  perseveranza  contribuirà  possentemente  ad  as- 
^sicurare  la  prosperità  del  paese. 

//  governatore  generale,  Lionetto  Cipruni. 


Bologna,  6  agosto  185^. 

Soldati  delle  Romagnet 

Governatore  generale  di  queste  Provincie ,  aironore  di  reg- 
gerle, allungo  quello  di  aver  voi  sotto  i  miei  ordini. 

Il  soldato  è  il  mallevadore  deirindipendenza  e  delVordìue 
del  suo  paese.  Ciò  vi  dice  quanto  aspetto  da  voi. 

Dal  canto  mio  porrò  ogni  cura  nel  provvedere  al  vostro 
bmessere,  ed  al  compimento  intero  della  vostra  organiEza- 
zione. 

Soldati  I 
Nessuno  verrà  ad  assalirvi,  ma  chiunqjie  venisse,  sappia 
che  il  paese  può  con  lare  su  voi. 

Il  goioertiatore  generale^  Ucwetto  Cìpriahi. 


891 
UMMIUZZO  m  RISPOSTA  del  miinieiplo  di  To- 
rino air  onorevole  eon|rregazIone   munieipale  di 
Milano  O- 

Torino,  6  agosto  1869. 

Milanesi! 

Prinaa  che  il  valore  delle  armi  alleate  francasse  da  ser- 
vitù straniera  la  vostra  terra,  e  il  genio  delle  vittorie  scen- 
desse a  coronare  i  combattimenti  iper  la  redenzione  d'Italia, 
il  pensiero  dei  vostri  dolori  e  delle  vostre  sciagure  ci  pre- 
mea,  come  accade  tra  fratelli  ed  amici. 

Memori  che  in  un  istante  d'immensa  speranza  avevamo 
steso  a  voi  la  destra  in  segno  di  amicizia  e  giurato  inalte- 
rabile afifetto,  affrettavamo  coi  desideri!  e  coi  voli  il  giorno 
io  cui  rientraste  di  fatto  a  parte  della  libera  famiglia  ita- 

Per  dieci  anni  d'aspettazione  e  di  prova  ci  studiammo  di 
temperare  ai  vostri  concittadini  .qua  venuti  le  amarezze  e 
gli  affanni  dell'immeritata  esilio. 

Per  la  vostra  generosa  gioventù,  scesa  in  questi  ultimi 
tempi  ad  ingrossare  le  patrie  schiere,  avemmo  ammirazione 
e  conforto:  e  non  appena  udimmo  varcato  il  Ticino  dalle  ar- 
mate liberatrici,  sgombre  dal  nemico  le  vostre  mura,  aprimmo 
il  cuore  a  snùsurata  letizia;  e  non  sapendo  meglio  festeg- 
giare la  vittoria  che  con  un  atto  di  simpatia  a  voi  sacro, 
togliemmo  solennemente  il  velo  che  ben  note  cagioni  di 
convenienza  politica  avevano  sleso  sull'iscrizione  di  quel  mo- 
numento che  voi  nei  giorni  della  sofferenza  e  dell'oppressione 
donaste  all'esercito  sardo  e  affidaste  m  custodia  al  manici- 
.pio  tormese. 

Le  vostre  parole  sono  sacre  per  noi,  o  milanesi,  perchè 
sono  regressione  dei  sentimenti  di  un  popolo  che  ha  motto 
sofferto  e  non  ha  mai  smarrita  la  sua  fede. 

Voi  siete  ancóra  i  degni  eredi  d!  quei  forti  che  posata  una 
mano  sulla  spada,  stesa  Taltra  ai  fratelli ,  conobbero  la  po- 

(*)  Vedi  l'indiriao  del  monlcipio  di  Milano  a  pag.  670. 


tenza  dell'unione  e  giurarono  a  Pontida  una  l^a  die  rese 
gloriosa  la  pianura  di  Legnano  e  costrinse  Federico  a  desi- 
derare la  pace  dopo  logorati  ventidue  anni  e  sette  esercili 
contro  la  libertà  italiana. 

I  vostri  padri  vi  hanno  lasciati  esempi  di  eroismo  e  di 
valore,  e  voi  non  foste  degeneri  dalla  loro  virtù.  Due  volte, 
nel  giro  di  pochi  anni,  avete  dato  prova  di  wraggio  per  fet 
redenzione  della  patria,  di  moderazione  ndlla  vittoria,  di  co- 
stanza nei  propositi  e  di  fede  nella  giustizia;  p^ò  noi  siamo 
lieti  detramicizìa  rinnovata  ed  andkim  sup^bi  di  formare 
colla  città  vostra  e  colle  altre  cento  lombar/le  corona  a  quel 
re  che,  per  la  lealtà  nel  serbare  in  pace  il  retaggio  del  suo  ma- 
gnanimo padre,  e  pel  suo  valore  nel  combattere  in  campo 
il  nemico  della  nazione,  ben  meritava  di  vedere  accresciuta 
la  famiglia  dei  suoi  popoli  ed  ampliato  il  glorioso  suo  regno. 
Vd  accogliete,  o  milanesi,  queste  sincere  parole  in  ricam- 
bio di  benevolenza  e  di  fraterna  amicizia,  mentre  noi,  asso- 
ciando il  nostro  al  vostro  grido,  godiamo  ripetere  con  mtu- 
siastica  gioja:  —  Viva  la  nazione  italiana  I  viva  il  re  Vitto- 
rio iSmannde  II  t 

SottoicriHi  aW&riginale, 
ti  Sindaco.  NoTTA  Giov.  -  T.  P.  Babicco  v.  sindaco.  -  Cav. 
GAzzfiRA  V.  sindaco.  -  Aw.  Pio  àgodino  ,  consigliare  de- 
legato.  -  Savio  avt>.  Francesco,  consigliere  delegato.  - 
MoRis  Gius. ,  consigliere  delegato'.  -  Cav.  Pateri  Pu-i- 
BERTO,  consigliere  delegato. 

Il  segretario,  G.  Fava. 


»00^0<X 


•RIMMÉI  «BfttBIIALe,  «fretto  air  armato  ltraac«M 
'''•••«nr««l*««  ami  Rea»,  «lai  «onandaato  hi  ea^, 
il  nareseialto  PellMler,  d««a  di  ]lhdalL*ff. 

Nuwy,  <  •UOMO  1810. 

Soldati! 
Nell'atto  di  allontanarmi  da  voi,  io  reco  con  me  la  cer- 


lezza  che  quando  l'imperatore  avesse  creduto  di  dover  mo- 
bilitare Tarmata  d'osservazione,  voi  vi  sareste  dimostrati  i 
degni  emuli  dei  vostri  predecessori  e  dei  gloriosi  vincitori 
di  Montebello,  di  Palestro,  di  Magenta  e  di  Solferino. 
Soldati! 

Continuate  a  dar  l'esempio  di  tanta  disciplina  e  di  cosi 
belle  virtù  militari,  che  guadagnano  l'ammirazione  degli  stra- 
nieri, e  fanno  di  voi  il  perpetuo  argomento  d'onore  al  paese. 

Se,  ciò  che  a  Dio  non  piaccia,  la  patria  fosse  minacciata, 
io  richiederei  dall'imperatore,  come  supremo  iavore,  l'onore 
di  combattere  alla  vostra  testa,  e  di  coronare  di  nuovo  al- 
loro le  vostre  aquile. 

0al  quartiere  generale. 

Il  Maresciallo  di  Pr ancia,  eamandanle  in  capo 
V annata  d'o$servasione  e  le  divisioni  militari  dell'està 

Pélissier,  duca  di  Malakoff. 


6  agosto.  —  Riuniùne  a  Zurigo  dei  plenipotenziari  desti$èaii  a  ridurre 

i  preUmifiari  di  ViOafranca  in  trattato  definitivo. 
■—  Arrivo  a  Bologna  del  colonnello  Lionetto  Cipriani,  nuovo  capo  del 
governo  delle  Romagne^  che  assume  nello  stesso  giorÌM  il  po- 
tere. 

—  Giunge  nel  golfo  della  Spezia  la  flotta  navale  sarda  di  ritortw  dal- 

l'Adriatico. 

7  agoslo.  —  Arrivo  in  Milano  alle  ore  6  pomeridiane  di  S.  M.  il 

re  Vittorio  Emanuele  //,  con  numeroso  corteggio  di  cospicui 
personaggi. 

—  Ebbero  luogo  quesfoggi  in  Firenze  le  elezioni  dei  deputati  all'as- 

semblea che  deve  esprimere  i  voti  dei  toscani, 

—  /(  cavaliere  Jocteau^  ministro  sardo  a  Berna^  nominato  secondo  pfe* 

nipotenziario  di  Sardegna  alle  conferenze  di  Zurigo. 


Archivio^  eec»  75 


INPIRUEZO  presentato  dal  munlelplo  milantase  a 
S4  n.  Il  re  Vittorio  Bmaniiele  nell^atto  ehe  faeewa 
Il  solenne  Ing^resso  In  Milano. 

Milano,  7  agosto  iU9. 

Sìref 

La  congregazione  municipale  non  è  sola  all'onore  di  ri- 
cevere la  Maestà  Vostra  sulla  soglia  di  Milano ,  perchè  il  Con- 
siglio communale  della  città  interviene  per  rendere  più  so- 
lenne l'omaggio  al  re  nostro  liberatore  ;  la  rappresentanza 
del  commune  suburbano ,  del  quale  calchiamo  il  suolo ,  è 
pure  presente  per  dichiarare  i  suoi  devoti  sentimenti* 

Questa  contrada,  bersaglio'  secolare  di  ogni  straniera  in- 
vasione, vede  adempiuto  il  più  vivo  de'suoi  desiderii  ora  che 
le  è  'dato  di  riverire  nel  monarca  un  principe  nostro ,  degno 
rampollo  di  gloriosa  stirpe  italiana.  Udite,  0  Sire,  il  grido 
che  a  Voi  eleva  questo  popolo,  il  quale,  acclamando  il  re 
che  è  patrono  delle  publicbe  Ubertà,  applaude  al  campione 
dell'indipendenza  nazionale. 

I  Vostri  lombardi,  come  palladio  di  redenzione,  serbarono 
in  cuore  pel  figlio  la  sudditanza  che  aveano  consacrata  al 
magnanimo  Vostro  genitore,  martire  illustre  d'una  santa 
causa,,  sicché  dieci  anni  di  torture  inaudite  e  di  arti  mali- 
gne non  valsero  a  soffocarne  l'invincibile  devozione.  Questo 
unanime  grido  che  vi  saluta,  0  Sire,  i  figli  dei  nostri  figli 
lo  inalzeranno  del  pari  intorno  agli  eredi  del  trono  come 
dfftlla  virtù  di  Vittorio  Emanuele  IL 

Chiamati  alle  fauste  sorti,  sin  qui  indarno  ambite  da  altre 
genti  d'Italia,  di  obedireal  mite  Vostro  scettro,  e  di  formare  una 
sala  famiglia  Coi  liberi  cittadini  del  vostro  antico  dominio, 
noi  confidiamo,  per  la  tutela  della  patria  commune,  nella  saggia 
e  perdurante  politica  di  che  siete  maestro.  Ciie  se  il  destino 
ricondurrà  i  dì  della  prova,  la  M.  V.  con  voce  sicura  potrà 
ripetere  agli  amici  come  ai  nemici  d'Italia  l'eroico  detto  di 


nn  prode  suo  antenato:  <  Tanti  ho  sudditi  nlirettanti  wl^ 
dati  »  —  e  unanime  il  popolo  dello  Stalo  raanlerrà  la  *pa* 
rola  del  re. 

Il  podestà. 

LDIGl  B&L«10JOS0. 

Gli  assessori,  Alberto  De  Herra  —  Massimiliano  Oe  Leva 

Francesco  Margarita  —  Giov.  Uboldi  De  Capei 

Achille  Rougier  —  Fabio  Boretti  —  Alessandro  Porro 

Cesare  Giulini  Della  Porta, 

GcGL.  Silva,  segretario. 


■^^o<::::?^;^^^,^;i»rr'veJLiì^^^?g>c>>^M 


niMBf  zzo  dMln  «MirneMbme  MnmM^c^l  4 
«rfft^  m  S.  M.  Il  M  Wittorio  CwaaMle  U,  appi 
irata  nairadunansa  S  agoata  dal  Canalfflla  aam- 
munale. 

BrescU,  8  «gotto  1880. 

Sirei 

La  congregazìaae  munic^[iale  di  Brescia,  nel  mentre  si 
onora  di  pr^entarsi  nuovaflaente  a  V.  M«,  è  t^en  lieta  di 
ricanfermare,  in  nome  de'proprj  concittadini,  i  vivi  sentimenti 
della  più  leale  devozione. . 

Aggregati  ormai  con  indissolubili  nodi  al  glorioso  Vostro 
regno,  i  bresciani  esultanti  vedono  già  inaugurata  un'era 
novella,  -e  da  Voi  protetti,  e  dalle  provvida  leggi  Vostre  as- 
sicurala la  futura  loro  prosperità. 

.  La  gratitudine  nostra  per  la  generosa  impresa  del  italiana 
indipendenza,  e  l'amore  per  la  M.  V.  è  tanto  vivo,  quanto 
Voi  siete  grande  al  cospetto  d'Italia ,  che  giustamente  Vi  ap- 


plaude,  magnanimo  dwe,  principe  leale,  padre  vero  de^ po- 
poli. 

Sirei 
Degnatevi  accogliere  colla  acclamata  bontà ,  che  Vi  onora^ 
le  espresse  attestazioni,  sebbene  insufficienti  a  manifestare 
appieno  gllnterni  moti  de'riconoscenti  nostri  cuori;  e  vogliate 
ritenere,  e  per  sempre,  i  bresciani  fra  i  più  fedeli  sudditi 
Vostri/ 

{Seguono  l9  /Irme)» 


BWMRIZZO  del  munlclpto  di  Crema ,  «  S.  MI.  Il  re 
WIttorio  B«M«ele  II.  (') 

Crema,  8  agosto  iS59. 

Siret 

Sia  lode  all'Etemo  !  Il  magnanimo  re  dell'alta  Italia,  scossa 
la  polvere  delle  grandi  battaglie,  ove  copriva  sé,  l'angusta 
sua  stirpe  ed  ì  suoi  prodi  ^d'imperitura  gloria,  slede  final- 
mente in  mezzo  ai  nuovi  suoi  figli,  ed  i  nuovi  suoi  figli  gu* 
6tano  rineflfabile  gioja  di  contemplare  benigno  ed  amoroso 
quello  sguardo  che  portava  terrore  e  sconfitta  alle  falangi  del- 
roppressoré.  Sire,  la  vostra  mercè,  il  regno  sabaudo  cam- 
peggia in  Europa,  come  la  stella  del  mattino  neir uniforme 
azzurro  del  firmamento.  Sire,  coirindipendenza  di  Lombardia, 
voi  avete  rivendicato  T onore  d'Italia  intera,  ed  ora,  come 
ne' bei  tempi  di  Roma,  è  un  vanto  il  poter  dire:  san  citta- 
dino d^Italia/ 

Cotanto  gaudio  del  re  e  del  popolo  è  bensì  amareggiato 
dal  pensiero  delle  torture  fra  cui  gemono  ancóra  gii  strenui 
figli  della  Venezia,  pensiero  molesto  in  ispecial  modo  a  Crema, 
da  noi  rappresentata,  la  quale  colla  Venezia  ebbe  per  se- 

n  Qoest'indirfaoo  steso  U  7  agosto  venne  presentato  a  S.  M.,  neiradienia  deirs 
cotrente. 


897 

coli  comroune  la  sorte  e  la  nazionale  indipendenza;  ma  era 
forse  vietato  dal  destino,  che  Taomo  potesse  nuotare  in 
quella  felicità  che  sarebbe  stata  il  nostro  retaggio,  ove  d'un 
solo  trattO'  aveste  potuto  raggiungere  la  meta,  che  la  vostra 
grand'anima  si  era  prefissa. 

Sotto  il  vostro  scettro  però  l'avvenire  è  per  noi,  e  ciò  basta. 

Sire,  degnatevi  di  accogliere  le  vive  azioni  di  grazie ,  gli 
omaggi  ed  i  giuri  di  perpetua  fedeltà  di  Grenìa^  come  ao- 
cogliaste  gli  altri  delle  maggiori  sue  sorelle. 


INDIRIZZO  della  eltik  e  proirioela  di  Lodi,  m  S.  M. 
il  re  Ylitorie  Bnanaele  II.  O 

Lodi,  8  agosto  I8C9. 

Sire! 

Dopo  una  serie  di  vittorie  che  coleranno  di  gloria  im- 
mortale il  Vostro  nome  e  quello  del  potente  Vostro  alleato. 
Voi,  primo  soldato  dell'indipendenza' italiana,  siete  venuto 
ad  annunciarci  che  la  Lombardia  è  per  sempre  afifraneata  dal 
dominio  straniero^  e  che,  congiunta  cogli  altri  Vostri  Stati, 
avrebbe  d'ora  inanzi  goduto  con  essi  tutti  i  vantaggi  di  un 
governo  libero  e  nazionale. 

Di  questo  avvenimento,  da  tanto  tempo  atteso  ed  affirettato 
col  più  ardente  desiderio,  noi  rendiamo,  o  Sire,  i  più  vivi 
ringraziamenti  a  Voi,  al  prode  Vostro  esercito  ed  a  quello 
della  generosa  nazione  che  volle  dividere  con  noi  la  gloria 
ed  ì  pericoli  di  questa  lotta;  ma  nello  stesso  tempo  non  pos- 
siamo dissimularvi  il  profondo  dolore  da  noi  provato  all'udire 

(*)  A  qaest*  Indirino,  fteso  sin  dal  i6  luglio,  si  sottoscrissero  migliaja  di  abitanti  di 
Lodi  e  delle  più  grosse  borgate  della  provincia.  La  data  dell*8  agosto  segna  il  giorno 
In  cai  esso  Tenne  presentato  al  re  da  apposita  depvtaxione  delia  città  di  lx)dl. 


808 
che  la  pace  ccmchiasa  dal  Vostro  alleato  lasciava  in  gran  parte 
insodisifatti  i  pia  fervidi  voti  e  le  più  nobili  aspiraaiioni  dei 
nostri  cuori. 

'Una  pace  che  non  rende  all'ItaUa  tutto  ciò  ebe  è  sao,  che 
suggella  con  una  naova  sanzione  il  dominio  straniero  sovra  una 
parte  nobilissima  di  questo  suolo,  che  nidla  statuendo  sul- 
l'avvenire d'altre  contrade  italiane  che  ebbero  con  noi  cem- 
mani  i  dolori,  i  saoriflcj  e  le  sperante ,  ci  lascia  il  desolante 
timore  di  vedervi  reintegrato  il  trionfo  della  fona  sopn  il 
diritto,  della  pressione  straniera  e  reazionaria  sopra  il  libero 
sviluppo  delle  franchigie  nazionali,  non  è,  o  Sire,  la  pace 
che  Vi  riprometteva  il  Vostro  magnanimo  cuore,  quando  sfi- 
dava intrepido  i  pericoli  delle  battaglie,  non  è  la  pace  che 
doveva  confortare  il  lutto  di  tante  madri  che  piangono  sulla 
tomba  dei  figli  caduti  per  la  santa  causa  deirindipendenza, 
non  è  la  pace  cui  anelavano,  come  a  supremo  bisogno  della  vita, 
quanti  sono  gli  abitanti  dì  questa  terra  oppressa  e  conculcata. 

Sire,  tatto  il  vostro  passato  c'induce  a  credere  che  Voi 
pure  deplorate  nel  Vostro  animo  l'inelatlabile  necessità  che 
Vi  costrinse  a  dq^oiro  b  spada  prima  <K  poter  4ire  aUlta* 
lia:  e  /  Itici  guai  mio  finiti,  tu  avrai  tmpogtò  fra  le  nazimii. 

Nuove  prove  e  nuovi  cimenti  saranno  necessarii,  o  Sire , 
al  trionfo  della  causa  che  Voi  avete  finora  propugnata  con 
tanta  generosità,  e  noi  ci  stringiamo  pieni  di  fidoda  intomo 
al  Vostro  trono,  persuasi  che  Voi  saprete  traociarct  la  via 
che  ci  conduca  entro  breve  termine  al  totale  riscatto  del  no- 
stro paese.  Sorretti  dal  senno  e  dalla  lealtà  del  vo^o  go- 
verno, noi  sapremo  mostrare  airEuropa  colla  virtù  dell'abne- 
gazione, colla  fermezza  dei  propositi  e  colla  costante  concor- 
dia che  l'Italia  vuol  essere  e  sarà,  e  che  col  solo  sodisbct- 
cimento  di  questo  nobile  desiderio  lungamente  matarato  m 
nostri  cuori  sarà  possibile  quella  pace  solida  e  duratura  die 
fu  finora  inutilmente  cercata  nelle  artificiali  combinazioni  di 
una  politica  fredda  ed  ^cistica. 

Sire,  quando  sarà  suonata  l'ora  della  nuova  battaglia,  noi, 


ne  siamo  certi.  Vi  troveremo  ancóra  alla  testa  delle  nostre 
file.  Chi  ha  avuto  la  generosità  d'iniziare  questa  gloriosa  lotta 
non  vorrà  certo  rinunciare  alla  gioja  di  compierla  còlla  pro- 
pria spada. 

Ma  intanto,  o  Sire,  i  tempi  volgono  gravi  ;  i  pericoli  non 
sono  rimossi ,  e  il  giorno  della  lotta  non  è  forse  lontano. 
Deh!  fate  ch'essa  non  ci  trovi  impreparati.  Non  Vi  arresti, 
neirenergia  delle  misure  che  crederete  opportune  alla  salvezza 
della  patria,  la  gravità  dei  sacriflcj  che  ci  dovreste  imporre. 
Il  paese  medesimo  reclama  altamente  che  venga  armata  tutta 
la  gioventù  come  unico  mezzo  a  far  [conoscere  all'Europa 
che  l'Italia  sa  e  vuole  governarsi  da  sé. 

Comandateci  dunque,  o  Sire,  quanto  dobbiamo  fare  per 
affrettare  l'ora  tanto  desiderata  della  nostra  redenzione;  dispo- 
nete di  noi,  dei  nostri  figli  e  delle  nostre  sostanze;  niun  sacrifi- 
cio ci  parrà  troppo  grave,  purché  si  ottenga  il  trionfo  di 
questa  causa  cosi  giusta,  eppure  tanto  combattuta. 


8  agosto.—  Il  regio  commissario  sardo  nelle  Provincie  parmensi^  Dto^ 
dato  Panieri,  rassegna  i  suoi  poteri  nelle  mani  deW  avvocato 
Manfredi^  eh' è  nominato  governatore  provvisorio. 

—  Oggi  i  plenipotenziari  di  Francia,  Austria  e  Sardegna ,  convenuti 
a  Zurigo^  tennero  la  loro  prima  ceduta. 


PINE. 


INDICE 

DEI  DOCUMENTI  CONTENUTI  IN  QUEST'  OPERA 


PRBrAXXONC    , Pag.  5 

Genn^  !•  Paiole  dette  da  Napoleone  in  U  primo  giorno  dell'anno  1859  all'ambasciatore  au- 
striaco barone  di  Hflbner »       9 

(0.  Discorso  del  re  Vittorio  Emanuele »     \y\ 

15,  Indirizzo  di  risposta  della  Camera  dei  deputati  al  discorso  del  re  di  Sardegna  n      u 
Febb»,  5,  Dispaccio-circolare,  indirizzato  dal  governo  imperiale  austriaco  a  tutte  le  Corti 

germanicbe « h     IS 

7^  Discorso  dell'imperatore  Napoleone  JII»  all'apertura  delie  Camere  legislative  nel 

giorno  7  febbrajo  i8S9 n     15 

12.  Dispaccio-circolare,  tndiritto  dal  goyemo  prussiano  a* suoi  inviati  presso  le  Corti 

germaniche  .    .    «^ 19 

*  2B.  Dispaccio  spedito  dal  ministro  degli  esteri  al  conte  Appony  a  Londra»  e  dato  da 

Vienna  il  95  febbrajo  1859 »     SI 

MarzO,8.  ^<^^^^<^<><^^^®^  ministero  di  buon  governo  In  Hodena  ....'.«..>•     S9 
.^,  Articolo  officiale  del  MoniìeuTt  concernente  Ip  stato  della  questione  italiana  e  le 

Intenzioni  dell'imperatore  Napoleone  lU  ^  riguardo  di  essa *•     30 

(Q,  Dichiarazione  del  ministro  degli  esteri ,  barone  de  Schleinltz ,  alla  Camera  dei 
deputati  saU'attU^dine  della  Prussia  di  fh)nte  alle  esistenti  complicazioni  po- 
litiche  , »      38 

(4,  Nota-circolare,  Indirizzata  dal  Consiglio  federale  svizzero  a  tutte  le  Potenze  so- 
scrittrici  del  trattati  di  Vienna  del  181<(,  riguardante  l'attitudtaie  che  terrebbe 

nel  caso  che  scoppiasse  la  guerra. h     S5 

..,  droolare  colla  quale  il  Consiglio  federale  ha  communicato  al  governi  cantonali 

la  Nota  dichiarante  la  neutralità  svizzera    . »     37 

19^  Articolo  officiale  del  UoniUwr  sul  contegno  della  Germania  nella  atiuale  vertenza 

italiana *•     ivi 

17, Nota  indirizzata  dal  ministro  degli  affari  esteri  di  Sardegna,  conte  Cavour,  al 

marchese  D'Azeglio,  ambasciatore  presso  la  Corte  d'Inghilterra   ....>«     41 
— .Paragrafi  del  JInnortol  é^p^O'maiiq^e  nei  quali  evvi  il  tenore  del  principali  trat- 
tati e  convenzioni  conchiusi  fhi  l'Austria  e  gli  Stati  italiani,  ecc.  .    .    .    >«     46 
— .Trattato  fra  l'Austria  e  la  Toscana,  sotjoscritto  a  Vienna  il  15  giugno  1815.    »     47 
— .TratUto  d'alleanza  offensiva  e  difensiva  fra  l'imperatore  d'Austria  e  il  duca  di 

Modena,  conchiuso  e  sottoscritto  a  Vienna  il  28  dicembre  1847     ...»     48 
ÀrckiviQ  eoe.  76 


602 

Marz.,17.  ArUr4>lo  publicato  diìV Otservatore  austriaco  a  Vienoa  nel  suo  numero  del  30 

dicembre  1847 , Pag,      50 

»      23.  Copia  d'ODa  Nota  del  signor  conte  Baol-Schaaenstem  al  sig.  Balabine,  ministro 

russo  a  Vienna,  in  risposta  alia  proposizione  del  congresso »•      55 

*  25.  Dispaccio  del  principe  Gorlschakoir,  ministro  degli  affari  esteri  ai  signor  di  BaJa- 

bine»  ministro  rosso  a  Vienna,  in  risposta  alla  Nota  austriaca  del  23  mano 
diretta  a  quest'ultimo  dal  conte  Buoi >•     56 

>  26.  Petizione  alle  graodi  Potenze,  fatta  circolare  per  le  firme  a  Firenze  e  Livorno.  »      59 

>  30.  Risposta  dell'Austria  alla  dichiarazione  del  Consiglio  federale  sulla   neutralità 

svizzera >•      60 

•   >      31.  Copia  d*una  Nota  del  sig.  conte  Buoi  Schauenstein  a  lord  A.  Loftus,  ministro  in- 
glese a  Vienna,  intorno  ai  punti  preliminari  del  congresso »      61 

Apr.pHflUlndiriao  dei  soldati  toscani  ai  loro  conciltadiui «t      64 

»  10.  Articolo  officiale  del  Moniteur  circa  le  disposizioni  della  Francia  verso  la  Ger- 
mania   »     ivi 

*  14.  Risposta  della  Francia  alla  dichiarazione  del  Consiglio  federale  sulla  neutralità 

svizzera »     67 

*  10*  Risposta  del  governo  sardo  alla  Nota  del  congresso  federale  dichiarante  Tatlita- 

dine  presa  da  esso  Consiglio  nelle  attuali  congiunture *•     66 

*  18*  Risposu  spedita  sotto  forma  di  dispaccio  telegrafico  dal  ministro  degli  ttìktì  ester- 

ni del  Piemonte  al  governo  di  S.  M.  britannica,  il  quale  Invitava  il  governo 
del  re  ad  aderire  al  principio  del  disarmo  generale  ed  alla  sua  effettuazione 
immediata  anche  prima  dell'aprimcnto  del  congresso »     70 

>  19.  Discorsi  profferiti  alle  due  Camere  del  parlamento  da  lord  Halmesbury ,  e  dal 

signor  Disraeli,  concernenti  lo  stato  delle  negoziazioni  relativamente  airitallan     71 

*  """•  Articolo  officiale  del  Moniteur  circa  il  congresso  e  le  condizioni  del  disarmo  ge- 

nerale  n     74 

*  — -Lettera  del  signor  conte  di  Buol-Schauensteln   al  sig.  conte  di  Cavour,  in  data 

di  Vienna  19  aprile  1859 n     76 

»  21.  Dispaccio  dell'Agenzia  Havas,  confermalo  dal  Moniteur ,  che  contiene  1  quattro 
punti  formulati  dall'Inghilterra  circa  la  regolazione  del  disarmo  ed  il  con- 
gresso  M     78 

t  23.  Progetto  di  legge  presentato  dal  conte  Cavour,  presidente  del  Consiglio  dei  mini-' 
stri ,  alla  Camera  dei  deputati ,  per  la  concessione  dei  poteri  straordinarj  al 
governo  del  re  durante  la  guerra »     ivi 

>  28.  Risposta  fatta  dal  conte  Cavour  zìVultimatum  del  conte  Buoi ^     79 

*  — .  Proclama  al  toscani m     so 

*  27.  Atto  del  governo  provvisorio  di  Firenze. »•     81 

>  — •  Circolare  del  conte  Walewskl  a  tutti  gli  agenti  diplomatici  francesi  all'estero    «•  81 

>  — •  Proclama  del  commissario  straordinario  sardo  in  Massa  e  Carrara   ....••  87 
»  —.Ordine  dell'armata  disi. M. l'Imperatore  d'Austria     .    .    , »•  88 

>  — .  Proclama  di  S.  M.  il  re  di  Sardegna  alle  truppe «  ivi 

»  28.  Dispaccio  dei  gabinetto  austrìaco,  in  data  38  aprile,  a  tutti  gli  inviali  e  Incari- 
cati d'affari  presso  le  Corti  germaniche »  89 

>  — .Al  miei  popoli  (proclama  dell'Imperatore  d'Austria) n  ie 

>  — .  Circolare  del  governo  provvisorio  di  Toscana  a  tutte  le  autorità  municipali ,  ci- 

yi]i«  militari  ed  ecclesiastiche  dello  Stato »     94 

>  — .  Proclama  del  generale  Giorgio  Klapka,  diramalo  nelle  file  degli  ungheresi  al  ser- 

vizio dell'esercito  austriaco ,    .    »     96 

»      29.  Ordine  all'armata  del  generale  conte  Gyulal »     98 


603 

Apr.,  29.  Proclama  del  r«  Vitlorip  Emanneie  ai  popoli  d'IUlia Pag,  90 

— '.  Proclama  del  medesimo  ai  popoli  del  regno n  iri 

-^.  Copia  d'UB  dispaccio  del  eoo  te  Walewski  al  marchese  di  Banneyille  a  Vienna  »  ioo 

-^.  Proclama  del  conte  Gynlai  alle  popolazioni  della  Lombardia  e  della  Venezia.    »•  109 

— .  Proclama  del  medesimo  ai  popoli  della  Sardegna.    • ,    .    •    m  |04 

— •  Circolare  del  ministro  imperiale  degli  aflàri  estemi,  conte  di  Bnol-Scbaaeiistatay 

alle  legazioni  imperiali  austriache .    m  ICS 

Magg,9 1.  Proclama  di  8.  A.  R.  la  duchessa  reggente  Luisa  Maria  di  Borbone    .    .    •    t*  119 

— .  Dichiarazione  della  Giunta  proTTlsorla  di  Parma ftU 

—.Protesta  della  Commissione  di  goremo  contro  la  precedente  dichiarazione*    .    h  iyi 

— .  Protesta  del  granduca  di  Toscana n  415 

2.  Copia  d'una  lettera  del  marchese  di  Banneville  al  conte  di  Duol-Schauenstein  *«  116 
— .  Copia  d'una  lettera  diretta  dal  sig.  barone  di  Hilbner  al  sig.  conte  di  Walewski  n  ItÌ 

-~*  Avviso  publicato  dal  municipio  della  città  di  Como nli7 

— •  Memorandum  diramato  dal  governo  provvisorio  di  Toscana  ai  membri  del  Corpo 

diplomatico  ,    ,    , • n  ivi 

3.  Dichiarazione  ietta  dal  conte  Walewski,  ministro  degli  affari  esteri  di  Franetei 
ai  senato  e  al  Corpo  legislativo ••  IS4 

— .  Nota  colla  quale  il  cardinale  Antonelli  noliacò  ai  membri  del  Corpo  diplomatico 

la  neutralità  pontificia    .    • .    .    »  1S9 

-»•  Proclama  dell* imperatore  Napoleone  al  popolo  francese.    ^    .  > »•  130 

— •  Confronto  fatto  dal  Courrier  de  ParU  intorno  ai  proclami  dell*  imperatore  d'Au- 
stria e  di  Francia *•  139 

"*•  Alla  Giunta  provvisoria  del  governo  di  Parma m  437 

— .  Notificazione  della  Commistione  governativa  di  Parma »•  Ivi 

-—•Proclama  del  podestà  di  Parma »  438 

— •  Proclama  agli  abitanti  di  Trieste  e  del  litorale  illirico  •    •    •    ^    •    .    •    •    m  ivi 

4.  Dichiarazioa«  della  Commissione  di  governo  creata  da  S.  A.  R.  la  duchessa  reg- 
gente di  Parma.    . »   »  139 

o.  Proclama  della  reggente  stessa *•  ivi 

— «Nota  presentata  dall'inviato  (kancese  al  Consiglio  federale  svizzero»  e  partecipata 

anche  ai  governi  dei  sio^li  Cantoni •    » **  1^0 

"^^  Communicazlone  fatta  dal  barone  di  Schleinitz,  ministro  degli  affari  esterni  di 

Prussia,  alla  Camera  dei  deputati     • »  141 

8.  Circolare  della  presideAza  dell' I.  R.  governo  centrale  marittimo h  443 

—  •  Notificazione  dell'  I.  R.  Governo  militare  della  Lombardia  .    • t*  444 

9.  Notificazione  del  comandante  il  Qorpo  dei  dragoni  in  Modena n  145 

10.  Decreto  che  conferisce  la  reggenza  all'imperatrice  durante  l'assenza  di  Napo- 
leone 111 U6 

— . Decreto  riguardante  il'principe  Girolamo »«  147 

li. Circolare  della  presidenza  dell'I.  R.  governo  centrale  marittimo >«  148 

— .  Decreto  del  comandante  la  seconda  armala, generale  d'artiglieria  di  S.  M«  I.  R.  A.»*  149 

12.  Ordine  del  giorno  di  Napoleone  Ili  air  esercito  d'Italia «  150 

— .  Indirizzo  dei  genovesi  a  Napoleone  lU    .    .    .    . »•  161 

13.  Ordine  del  giorno  del  principe  Napoleone  al  V  Corpo  dell'armata  d'Italia.    .    n  159 

—  .Protesta  fatta  dall'inviato  prussiano  sig.  di  Usedom  nell'assemblea  federale,  re- 
lativamente airulteriore  trattamento  della  proposta  dell'Annover  del  13  mag- 
gio, di  collocare  al  Reno  no  esercito  germanico x  153 

— ''  Proclama  di  neutralità  della  regina  Vittoria «  156 

15.  Indirizzo  degli  esuli  napoletani  residenti  a  Torino  ai  loro  compatrioti  .    .     .    »  io9 


m 

Magg.18.  Manifesto  publicato  in  Massa  e  Carraia  dal  commfasarlo  straordinario  del  go- 

Ytmo Pag.    m 

>      SK).  Proclama  del  commissaij  straordlnarj  di  Massa  e  Carrara  al  cessare  delle  loro 

fonzionl  goTernatlre • »    le» 

— •  Ordinania  pnblicata  dai  Consiglio  federale  sìinen »    ••  164 

SS.  Dichiaraslone  di  neutralità  della  Danimarca  durante  la  guerra  tra  la  Francia  eia 

Sardegna  da  nn  lato,  e  l'Austria  dall'altro »  IM 

*"*•  Proclama  del  generale  Garibaldi^  .    .    • ••  t67 

— •  Ordine  del  giorno  di  Vittorio  Emanuele  alle  milizie  toscane »  i68 

2(>  Notiflcaxlone  dellì.  R.  goremo  militare  della  Lombardia  , »  169 

~*  Proclama  del  regio  commissario  di  8.  M.  sarda  alle  popolationi  di  Lombardia  n  170 

2B.  Dichiarazione  pnblicata  dal  ministro  degli  aflkrl  esterni  di  Napoli   ....••  f7l 
"^^  Proclama  del  comandante  la  n  armata  e  gorematore  generale  del  regno  lom- 

bardo-reneto n  tri 

— «Discorso  di  S.  M.  il  re  di  Sassonia*  Indirinato  ai  membri  delle  Gunoe  In  oc- 
casione della  solenne  apenura  della  straordinaria  Dieta  del  regno  .    .    .    r  i7t 
M.  Proclama  del  regio  commissario  di  S.  M.  sarda  alle  popolazioni  di  Varese    .    ••  f7i 

27.  Circolare  indirizzata  dal  principe  Oortscbakoff,  ministro  degli  affari  esteri»  agli 
agenti  diplomatici  russi  accreditati  presso  le  Corti  estere *•  irl 

— •  Notificazione  pnblicata  dal  gonfaloniere  di  Firenze ••    180 

28.  Proclama  del  municipio  di  Como >•    isi 

29.  Proclama  di  S.  E.  li  gorematore  generale  del  regno  lombardo-veneto     .    .  f»    181 
-*-.  Proclama  del  governatore  militare  della  Lombardia >•    183 

30.  Notificazione  deU*I.  R.  governo  militare  della  Lombardia «184 

*~*  Proclama  publicato  in  Varese  dal  tenente-maresciallo  Urbsn •»    185 

---•  Proclama  alle  truppe  di  8.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  ..,«....  n    C87 

31  .proclama  di  S.  M.  Il  re  Vittorio  Emanuele  alle  truppe *•    188 

ulllg.)  I.  Indirizzo  del  municipio  di  Varese  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele      .    .    .    ■•  188 
***•  Indirizzo  presentato  dalla  deputazione  di  Morbegno  al  commissario  straordinario 

di  S.  M.  sarda ••  191 

3.  Circolare  diramata  dalla  luogotenenza  di  Lombardia  a  tutti  i  capì  d'oAcio  dei 

varj  dicasteri,  perchè  venisse  communicata  ai  singoìl  Impiegati .    .    •    .    »  I9S 

«'•  Indirizzo  del  municipio  di  Sondrio ••  198 

•  Proclama  della  congregazione  municipaTe  della  regia  città  di  Milano    .    .    ,    ••  194 

•  Proclama  della  congregazione  municipale  della  regia  città  di  Milano    ...»  195 
^*  Indirizzo  diretto  dal  municipio  di  Milano  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele    .    *•  198 

0-  Indirizzo  delU  regia  città  di  Milano  a  S.  M.  l'imperatore  Napoleone  m    .    .  t»  197 

•  Indirizzo  presentato  al  municipio  di  Milano  dal  commissario  di  8.  M.  sarda.  «•  198 

•  Indirizzo  dei  milanesi  alle  truppe  alleale :    •    .  »  199 

•  proclama  del  municipio  di  Varese »  900 

""•  Dichiarazione  del  Consiglio  communale  di  Chiavenna »  901 

— •Proclama  del  municipio  di  Tirano »  909 

•  ordine  del  giorno  del  tenente-generale  UUoa  all'armau  toscana  .....*•  ìtì 

•  Clrcdlare  del  Consiglio  federile  svizzero  ai  consolati  svizzeri  In  Italia,  relaUvaai 
^        reggimenti  stranieri  al  servizio  di  principi  italiani «•908 

^•Indirizzo  del  municipio  di  Pisa  al  re  Vittorio  Emanuele '•908 

'  Ordine  del  giorno  del  tenente-generale  comandante  la  IV  divisione  piemontese  -    909 
-  Proclama  del  comandante  le  forze  francesi  in  Roma »    910 

•  Discorso  pronunciato  da  S.  M.  la  regina  d'Inghilterra  airapcrlura  delle  nuove  Ca- 
mere   ili 


60S 

6ÌUgn.,8.  Opaline  ^el  glojDO  di  Napoleone  III  airesercUo  dìlalia Pag.  «i« 

— •  Proclama  di  S.  M.  rimperalore  Napoleone  HI  ...    • »  SI13 

— -Indirizzo  della  regia  città  di  Milano  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele    .    .    .    >•  SU 

•  Indirizzo  del  municipio  di  Bergamo ••  lltt 

*  Proclama  del  municipio  di  Monza »  116 

—  *  Circolare  del  regio  commissario  presso  il  generale  Garibaldi  a  tutte  le  autorità 
amministrative  del  luoghi  che  si  pronunciarono  per  la  causa  nazionale  •    >•    tl7 

— 'Indirizzo  delia  congregazione  provinciale  di  Bergamo  al  regio  commissario  straor- 
dinario di  S.  M.  sarda «  148 

^^  Proclama  di  Vittorio  Emanuele  ai  popoli  di  Lombardia »  HO 

"~*  Proclama  della  reggente  di  Parma  alla  popolazioni  dei  Ducati n  m 

— •  Proclama  del  regio  commissario  straordinario  in  Parma,  cav.  Draghi  ...    f*  111 

""'Editto  del  municipio  parmense »  113 

— •  Notlflcikzione  del  comandante  le  truppe  austriache  in  Bologna >«  Ili 

— •  Indirizzo  della  gioventù  delle  Due  Sicilie  ai  soldati  dell'esercito  napolitano   .    »  ivi 

— -Istruzioni  lasciate  da  8.  A.  R.  la  duchessa  reggente h  116 

— •Decreto  della  duchessa  reggente n  117 

itK  Proclama  della  Commissione  governativa  di  Parma h  113 

— •  Deliberazione  del  Consiglio  civico  di  Piacenza t*  128 

— •  Annuncio  del  sindaco  di  Piacenza  sulla  formazione  della  iommissione  provviso- 
ria di  governo ••  119 

— •  Deliberazione  del  municipio  di  Livorno  circa  l'unione  della  Toscana  al  Piemonte  »  130 

— •  Proclama  del  municipio  di  Livorno    .    .    .    # »•  *** 

"^  •  Proclama  del  municipio  di  Como  .    • **  ^vi 

ii*  Avviso  della  congregazione  municipale  della  regia  città  di  Pavia     ....>•  133 

— «Indirizzo  del  municipio  della  regia  città  di  Lodi  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  U  ••  136 
— •  Indirizzo  della  deputazione  inviata  dal  municipio  parmense  per  presentare  atre  Vit- 

'    torlo  Emanuele  n  il  voto  dell'unione  di  Parma  al  regno  sardo  ....••  136 
— «Proclama  della  Commissione  provvisoria  di  governo  del  ducato  di  Piacenza  reg- 
gente in  nome  di  8.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  n  . ft  137 

— «Editto  publicato  dal  duca  di  Modena  nell'atto  di  abbandonare  la  propria  capi- 
tale  »•  IW 

^^*  Circolare  indirizzata  dal  conte  di  Cavour  a  tutti  1  ministri  e  rappresentanti  della 

Sardegna  all'estero n  140 

— .  Indirizzo  della  regia  città  di  Varese  a  8.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  II     .    •    «•  141 
— .Indirizzo  della  città  di  Varese  a  Napoleone  III,  imperatore  dei  francesi     •    •   ••  143 
--"•Indirizzo  di  omaggio  della  regia  città  di  Bergamo  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele II  H  145 

— .Indirizzo  della  regia  città  di  Bergamo  a  S.  M.  Timperators  Napoleone  IH .    .    »*  146 

"""•  Proclama  della  Commisslon'e  di  governo  provvisoria  parmense »  147 

—  .Notificazione  publlcata  dal  cardinale  Legato  agli  abitanti  di  Bologna  in  occasione 
della  partenza  del  presidio  austriaco  da  quella  città »  148 

-— .  Proclama  publicato  dal  municipio  di  Bologna  dopo  la  partenza  del  cardinale  Legato  h  ivi 

— «Proclama  della  Giunto  provvisoria  di  governo  costituita  in  Bologna.    ...    t*  149 

13.  Indirizzo  del  municipio  di  Crema  ,    , •  ....    h  160 

— .Indirizzo  della' congr^azione  municipale  di  Cremaa  8.  M.  il  re  Vittorio Bmanoeie»*  151 

^—.Proclama  del  generale  Garibaldi  ai  bresciani n  161 

— . Proclama  della  Giunto  provvisoria  della  città  di  Ravenna  .    .    .    .^  .    •    .'  »<  163 

-—.Protesto  del  card.  Milesi,  Legato  di  Bologna »  166 

— .  Brani  di  una  lettera  indirizzato  dal  signor  Carlo  Matteucci  a  lord  Cowley.  amba- 
sciatore inglese  a  Torino »♦  156 


006 

Giug.,14. 


IB. 


Mflà  circa. 

>      16. 

Mieta  circa. 

*7. 


18. 

19. 

20 


Circolare  del  conte  G^ivour  ai  rappreseDtanti  del  goveroo  del  re   presso  le  Gorti 

estere Pég,  S«l 

Ordine  del  giorno  diretto  dal  generale  Garibaldi  alle  troppe »  96« 

Indirizzo  del  municipio  di  Cremona  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  II    .    .    ••  S67 

Proclama  del  municipio  cremonése • n  S6S 

Indirizzo  del  municipio  cremonese  a  S.  M.  Timperatore  Napoleone  DI .    .    .    »  169 

NotiQcazione  della  Giunta  provvisoria  di  Bologna  a  quella  di  Perugia  .    •    •    h  tri 

Proclama  del  governo  provvisorio,  indirizzato  agli  abitanti  di  Perugia .    •    •    ••  t70 

Proclama  del  municipio  d*ImoIa «i  171 

Ordlnc'Jdel  giorno  del  generale  Gof  od»  comandante  le  truppe  francesi  in  Bona  »■  171 
Risposta  del  ministro  degli  altari  issteri  di  Sassonia  alla  circolare  del  principe 

GortscbakoflT *..•>•  173 

Indirizzo  della  congregazione  municipale  della  regia  città  di  Pavia  ...•••  179 

IndirizzQ  del  municipio  di  Brescia  al  re  Vittorio  Emanuele n  ist 

Decreto  del  commissario  provvisorio  di  S.  M.  il  re  di  Sardegna,  con  cui  sono  po- 
sti sotto  sequestro  i  beni  dell'ex  4uca  di  Modena n  ìtì 

Decreto  del  conunissario  provvisorio  di  S.  M.  il  re  di  Sardegna      .    .    •    •    n  i8t 

Proclama  publicato  dalla  congregazione  municipale  di  Venezia    .    ....••  98S 

Notiflcazlone  delPI.  R.  luogotenenza  delle  Provincie  venete >•  984 

Nota  ai  ministri  delie  Corti  estere  accreditati  pressò  la  S.  Sede,  circa  a^U  arre- 
nimenti  che  succedettero  in  alcune  città  degli  Stati  pontifici  al  principio  della 

guerra* n985 

Decreto  intimato  dalla  luogotenenza  provinciale  del  Tirolo  al  municipio  di  Trento  >•  987 

Circolare  del  conte  Cavour  alle  legazioni  sarde  prèsso  lo  Corti  estere  .    .    •    »  288 

Dispaccio  del  conte  di  Cavour  al  marchese  D'Azeglio,  ambasciatore  Sardo  a  Londra»  999 

Avviso  publicato  dalla  congregazione  municipale  di  Brescia n  994 

Indirizzo  della  deputazione  della  città  di  Casalmaggiore  aS.  E.  il  governatore  della 

Lombardia »  99S 

Proclama  della  conunissione  governativa  di  Parma »  996 

Proclama  del  governatore  degli  Stati  parmensi  in  nome  di  S.  M.  il  re  Vittorio 

Emanuele ««998 

Proclama  del  regio  commissario  provvisorio  di  Modena n  999 

Deliberazione  della  communi tà  civica  di  Siena,  esprimente  il  voto  per  l'annessioiie 

della  Toscana  al  Piemonte >•  300 

Ordine  del  giorno  dell'imperatore  Francesco  Giuseppe  I  nell'assumere  il  comaDdo 

delle  sue  truppe ,    ...    »  901 

Notiflcazione  del  comandante  di  piazza  in  Venezia »  903 

Ordine  del  giorno  all'armata  toscana «  ivi 

Lettera  enciclica  di  S.  S.  papa  Pio  IX  a  tutti  i  patriarchi,  prinutti,  arcivescovi,  ve- 
scovi, ecc *.•...    n  S04 

Proclama  del  regio  governatore  de'ducati  di  Modena  e  Reggio n  906 

Circolare  diramata  dal  ministro  dell'interno  di  Toscana  ai  prefetti  e  sotto  prefetti 

relativamente  al  movimento  di  unione  al  Piemonte  manifestatosi  in  paese   »  907  * 

Proclama  .ii  popoli  di  Lombardia  del  governatore  VigUani ....»..»  909 
Protesta  della  duchessa  reggente  di  Parma,  datata  da  San  Gallo  (Svizzera) ,.  ove 

si  è  ritirata  S.  A.  reale  dopo  di  avere  abbandonato  i  suoi  Stali     ...»  3(1 
Allocuzione  di  S.  S.  Papa  Pio  IX  tenuta  nel  concistoro  secreto  il  90'giugno  1859  »<  331 
Circolare  del  ministro  degli  affari  esteri  di  Francia  agli  agenti  diplomatici  francesi 
all'estero,  relativa  all'opinione  del  governo  imperiale  suH'attitudine  e  la  poli- 
tica della  Germania »  316 


L 


607 

6ÌUg.>21»  proclama  del  comandante  militare  deUa  città  di  Perugia Pag.  asi 

»       — •  Notiflcazione  dei  comandante  militare  della  città  di  Perugia »•  3Sa 

*  — •  Articolo  del  giornale  officiale  di  Roma  con  cui  ai  notifica  ii  falM>  di  Perugia     »  ivi 

>  — •Ordine  del  giorno  del  comandante  la  i.*  divisione  militare  pontificia  .    .    •    »  323 

>  22.  Dispaccio  indirizzato  da  lord  John  Rusaeil  ,  miniatro  degli  aflbrl  esteri  d'Ingbil- 

terra,  a  lord  filoomfield,  ambasciatore  inglese  presso  la  Corte  di  Berlino     n  324 

>  — •  Dispaccio  dei  conte  di  Recbberg,  ministro  austriaco  degli  affari  esteri»  al  barone 

di  Keller,  ambasciatore  d'Austria  a  Berlino n  328 

'      — •  Circolare  indirizzata  dal  governatore  Viglianl  ai  vescovi  della  Lombardia  .    .    »  334 

'      — -Proclama  delia  Giunta  provvisoria  a  Ferrara h  337 

»      24.  Proclama  della  Giunta  centrale  provvisoria  ai  popoli  delle  Provincie  e  città  unite 

di  Bologna    .     .    , • h  338 

*  — •Articolo  officiale  del  ManUiur^  circa  la  dittatura  offerta  dalle  città  italiane  al  re 

Vittorio  Emanuele "339 

*  24.  Dispaccio  del  conte  di  Sohleinltz,  ministro  prussiano  degli  affari  esteri,  agli  am- 

basciatori di  Prussia  presso  le  Corti  d'Inghilterra  e  Russia     ......  841 

*  *  Dispaccio  del  barone  di  Schleiniti,  ministro  degli  affari  esteri  di  Prussia,  alle  le- 

galloni  prussiane  presso  le  Corti  germaniche ■«  345 

'      25.  Ordine  dei  giorno  dell'imperatore  Napoleone n  340 

*  'Ordine dei  giorno  di  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele n  35i 

*  OA*  ^'^^^■^  ^^^A  Giunta  provvisoria  di  governo  per  la  provincia  di  Forlì    .    .    »  362 
»      2o.  Prodama  della  Giunta  provvisoria  di  governo  pel  distretto  di  Cesena  .    .    •    h  353 
^      ^'Proclama  della  GiunU  provvisoria  di  governo  della  città  d'Imola    .    ...»  354 
'      27.  Lettera  confldensiale  indiriiEata  dal  ministro  degli  affari  esteri  di  Prussia  all'am- 
basciatore a  Londra  contemporaneamente  alla  circolare  del  24  giugno .    .    m  355 

aUim.  <i.m.  iQdiriziQ  ^i^  romagnoli  a  8.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  U 357 

*  — •  Indirino  del  romagnoli  a  8.  M.  llmperatore  Napoleone  m *«  ivi 

»      28.  Lettera  del  eonta  Cavour  in  risposta  all'indlrisso  deUa  deputazione  bolognese   h  358 

>  "^^  Indirifl»)  della  r^ia  città  di  Casalmaggiore  a  8.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  II  >•  369 

*  — •  Indirizzo  della  regia  città  di  Casalmaggiore  a  8.  M.  l'Imperatore  Napoleone  III.  >•  360 

>  —  •  Notificazione  del  generale  comandante  il  corpo  pontificio  di  operazione  in  Ancona  »  861 

*  "*•  Protesta  del  napolitani  a  Cario  Filangieri,  duca  di  Taormina,  presidente  del  Con- 

siglio del  ministri n  364 

>  ~~« Dispaccio  di  lord  John  Russell,  ministro  inglese  degli  affari  esteri,  a  Sir  James 

Hudson  ministro  d'Inghilterra  a  Torino n  366 

nUm.  li. m.  Proclama  del  tmenle-mareaciallo  Urhan  oomandanle  delia  città  e  forleaza  di 

Verona «  367 

LUgUf  2 .  Proclama  del  comandante  superiore  provvisorio  delia  guardia  nasionaie  di  Milano  h  368 
'        3.  Avviso  della  commissione  d^airnolamento  dei  volontari  per  la  spedinone  delle 

Romagna »    >»  370 

8        4.  Proclama  della  Giunta  centrale  provvisoria  dei  governo  di  Bologna     •    .    .    h  37i 

>  5.  Indirino  dei  ticinesi  dimoranti  a  Torino  al  conte  di  Cavour n  372 

*  — .Indirizzo  dei  ticinesi  dimoranti  a  Torino  a  S.  M.  il  re  di  Sardegna.    .    .    .    h  373 
t      — .Proclama  della  Giunta  centrale  provvisoria  del  governo  di  Bologna     .    .    .   •«  374 

>  6.  Circolare  dell'lnlcndente  della  provincia  di  Bologna  ai  rr.  partochi.    .    .    «    h  375 

>  7.  Discorso  tenuto  dal  regio  commissario  straordinario  Boncompagni  nella  adunanza 

Inaugurale  della  Consulta  di  governo  delia  Toscana »•  377 

»      — .  Discorso  letto,  in  nome  del  ministero,  dal  ministro  degli  aflàri  ecclesiastici,  nel- 
l'adunanza Inaugurale  della  Consulta  di  governo  delia  Toscana      ...»  380 

>  — .  Dispaccio  di  lord  John  Russell  indirizzato  a  lord  BloomQeld  ministro  d'Inghilterra 

alla  Corte  di  Berlino «  386 


606 
Lugl.,  8.  GoATenzione  d'armistisio  oonchinso  a  VUlaCraaca,  i'8  lagUo  1859     .    .    .    Pag.    391 

9.  Decreto  del  regio  goreraatore  delle  prorlncie  modenesi     .    « m    394 

— .  Dispaccio  telegrafico  del  coote  Oafoiur  al  fiommimiario  Boneompagni     .    •    .    *•     995 

10.  Ordine  dei  giorno  di  S.  M.  Tlmiieratoie  Napoleone  III  .    .    • ••    396 

11.  Proclama  della  Giunta  centrale  proTvieoria  di  governo  •..,....>•     irì 

— .  Proclaina  dell'intendente  della  pnnrioela  di  Bologna      .    .    « ••    397 

— .  Proclama  pnblicato  dal  cav.  Massimo  D'Aieglio,  regio  commissario  straordinario 

per  le  Romagne ••     398 

— .  Atto  dei  preliminari  di  pace  conehinsi  a  VIUafranca  »     400 

12.  Dispaccio  di  S.  M.  l'imperatore  Napoleone  Ili  a  8.  M.Timperatriee      .    .    .    »•     401 

— .  Proclama  di  8.  M.  rimperalore  Napoleone  lU  al  soldati.        »    402 

—  .Proclama  di  8.  M.  il  re  YUtorio  Emanuele  alle  tmppe  .......«>•    403 

~..  Ordine  del  giorno  indlriaato  dall'Imperatore  Fnneesco  Giuseppe  I  all'armau  ••    404 
— .  Nota  indirlssaia  dal  governo  pontificio  ai  rappresentanti  delle  Potense  estere    «    |yj 

13.  Proclama  di  8.  M.  U  re  Vittorio  Bmannele  II >•    407 

— .  Indirino  del  mnnletpio  di  Milano  a  8.  M.  11  re  Vittorio  Bmannele  n  .    .    .    »•    408 

— -.  Indirino  dei  genovesi  a  8.  M.  il  re  Vittorio  Kmannele  H ■•     Ivi 

— .  Proclama  ai  toscani  del  commissario  straordinario  del  re  Vittorio  Bmannele  Il«    ito 

14.  Dicliiarazlone  della  Consulta  di  governo  toscana ;    .   ••    ili 

— «  Proclama  del  gonfaloniere  di  Pirense .    ••    419 

— .  Proclama  del  governatore  di  Uvomo »    Iti 

— .  Proclama  della  Giunta  provvisoria  di  governo  nelle  Romagne ■•    411 

15.  IndirisEO  dei  popoli  della  Veneiia  al  conte  di  Oavovr ••    41< 

Mita  dfM.  IndiriBK)  presentato  da  una  depataiftone  di  veneti  agli  ambasciatori  d'ingliUierray 

di  Russia  e  di  Prussia  residenti  in  Torhio »   418 

— .Protesta  degli  emigrati  veneti  ai  popoli  ed  ai  governi  d'Boropa     •••.••    493 
— .  Indirino  del  municipio  di  Milano  a  8.  M.  T  imperatore  Napoleone  ID  •    •    •   ■•   494 
-*,  Indirino  del  municipio  di  Parma  a  8.  H.  il  re  Vittorio  Emanuele  II  ...n   415 
-». Risposta  del  governatore  di  Parma  conte  Diodato  Pallieri  aliHndlrino  del  muni- 
cipio parmense  presentato  al  re  Vittorio  Emanuele  n    495 

— .  Circolare  diretta  ai  prefetti  dal  ministro  dell'interno  di  Toscana     ....    n    498 
—*.  Decreto  del  regio  governo  di  Toscana  con  cui  viene  attlvaU  la  legge  elettorale 

del  S  maggio  1848     . m    ivi 

,  Deliberaiiotte  del  municipio  di  Lucca  per  Tannesslone  immediata  della  Toscana 

agli  Stoti  di  re  Vittorio  Emanuele ....*•    430 

..^Proclama  del  commissario  straordinario  delle  Romagne     •...•..   m   411 

_  ^  Decreto  del  commissario  straordinario  delle  Romagna »   4)9 

.^'Lettera  autografa  di  Pio  IX  ai  cardinale  Patrisi,  vicario  generale  di  8.  8.    .   ••   433 

'  Manifesto  dell'imperator  d'Austria  a*suol  popoli «431 

Iq[  Indirino  degli  emigrati  veneti  ai  milanesi  .    . *>    438 

*  Indirino  delle  donne  modenesi  al  dittatore  Farini »   440 

]  Ordine  del  giorno  del  principe  reggente  di  Prussia  all'esercito  prussiano     .    *«   441 

^  Discorso  di  lord  Derby    •    •    .    •    « n   ifi 

(7^  Indirino  presentato  dal  municipio  di  Como  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Emanuele  n  >•   444 
.^^  Indirino  della  città  di  Reggio  al  re  Vittorio  Emanuele  *  presentatogli  col  meno 

dell'intendente  generale  cav.  Campi .....•..••   447 

...,  Dichiaraxione  formulata  dal  democratici  di  tutte  le  parti  della  Germania,  riuni> 

tisi  in  Eisenach' »   446 

ig.  Istania  diretta  al  podestà  di  Rovereto,  circa  l'annessione  del  Tirolo  alla  confsde- 

railone  italiana n    449 


eoo 

Lugl.919.  Ordine  del  giorno  del  generale  Garibaldi «^    •    •    Pa^.  i&i 

)      — .Lettera  indirizzata  dal  car.  Boncompagoi  al  giornale  il  Morning- Post  fin  risposta 

ad  un  discorso  di  lord  Norma nby,  membro  della  Camera  dei  lordi.    .    .    n  453 

— .  Decreto  del  commissariato  straordinario  per  le  Romagne »  i55 

—  .Avviso  dell'I.  R.  direzione  di  polizia  in  Venezia  •    .    ., .    »  456 

—^.Articolo  della  gazzetta  prutsiana  intorno  ai  preliminari  della  pace  di  ViUarraaca»  457 

20.  Deliberazione  del  municipio  di  Firenze  per  l'annessione  della  Toscana  al  regno 
italico,  sotto  lo  scettro  di  Vittorio  Emanuele  II »    461 

— .  Nota  inviata  alle  Corti  di  Francia  e  d'Austria  dalla  I.  R.  legazione  toscana  presso 

la  S.  Sede ,    ...»    462 

— .  Discorsi  indirizzati  all'imperatore  Napoleone  dai  grandi  Corpi  dello  Stato       .    »    466 
— •  Discorso  di  Napoleone  HI  in  risposta  ai  grandi  Corpi  dello  Stato »    468 

21 .  Rapporto  dell'agenzia  generale  Svizzera  in  Napoli  al  proprio  governo  sulla  som- 
mossa militare  dei  7  ed  8  luglio •. n    470 

22.  Nota  circolare  del  ministro  degli  affari  esteri  di  Berlino  ai  rappresentanti  della 
Prussia  presso  le  Corti  germaniche »    473 

— .Decreto  del  governatore  di  JUodena    « »    474 

—  .Proclama  del  comitato  bolognese  per  la  sottoscrizione  al  voto  popolare    .    .    >•    475 
— .  Proclama  indirizzato  ai  popoli  della  provincia  di  Ferrara  dal  regio  commissario 

straordinario , »    47G 

—  .Proclama  del  governo  all'esercito  toscano    . h    477 

— .  Risposta  dell'imperatore  Napoleone  alle  congratulazioni  indirizzategli  dal  Corpo 

diplomatico,  per  l'organo  del  suo  prefidoiite,  il  nunzio  apostolico    ...    «    478 

23 .  Deliberazione  adottata  airunanimltà  dal  ihunicipio  tridentino  nella  sessione  del 
23  luglio  i859,  di  chiedere  di  nuovo  la  separazione  dei  Trentino  dal  Tirolo, 
e  la  sua  annessione  alla  Venezia »    479 

— .  Proclama  del  generale  Garibaldi    .    . ....,«    4S0 

— •Relazione  dei  ministro  dell'interno  della  Toscana  al  commissario  straordinario  in- 
torno alle  deliberazioni  dei  municipii  per  ranncssiooc  della  Toscana  agli  Stati 

sabaudi    .    .    .    • .    m    ^ »«    ivi 

*""•  Rapporto  del  vice-ammiraglio  Romain-Deslossés  ,  conrandiante  in  capo  la  squadra 
.     del  Mediterraneo  a  S.  E.  il  XQinistro  della  marina,  sulle  operazioni  della  flotta 
alleata  durante  la  guena  d'Italia       ,..........*..»    483 

— •  Dispaccio  del  barone  di  Schleinitz,  ministro  degli  affari  esteri  di  Prussia,  al  ba- 
rone di  Werther,  ambasciatore  prussiano  a  Vienna »    400 

2&.  Proclama  della  Giunta  provvisoria  di  Ravenna    •....,,..    r    .    ••    i05 
— .  Proclama  del  regio  commissario  siraordinario  della  provincia  di  Rayenna  .    •    »    496 

25.  Indirizzò  dei  milanesi  alllarquita  d'Italia     ................    408 

—  .Ordine  del  giorno  indirizzato  dal  tenente- generale  G.  Ulloa  all'armata  toscana   h    499 
— .Circolare  dei  ministro  dell'Interno  al  governatori  ed.  agl'intendenti. generali  deli« 

Provincie  del  regno     •..•....••• »*    502 

26.  Indiilzzò  inviato' dal  modenesi  ai  parmigiani  per  1»  dimostrazioni  di  fratellanza 
ricevute  a  Parma  il  24  lùglio  i859    .    .    . »....»    501 

— .'.Proclama  agir  abitanti  della  dtìà  0  provincia  di  ^Ufistalla     ,  , >«    5O6 

27.  Dispaccio  del  ministrò  austriaco  degli  affari  esteri  all'inviato  ausdriaco  presso  la 
confederazione  J^Vizzera   .,/..•..., «    507 

—  .Risposta  del  municipio  di  Arco  a  quello  di  Trento  o^ca la deiiberacipne 23 loglio 
del  Consiglio  communàle  tridentino  • .,...»«     ivi 

—  .Programma  per  le  elezioni  municipali,  proppsto  dal  qonsylglio  dlrettoro  dei  comi- 
tato elettorale  di  Parma,  approvato  in  adunanza  generale  ad.otaniiuità  di  voti»  508 

ÀrehUHOt  9cc.  77 


Lllgl.,27.  Proclama  diretto  dal  commendatore  l'arinì  al  popoli  delle  prortocie  nodeDesi  Pag,     sii 
»      28.  Proclama  con  cui  li  commissario  straordinario  per  le  Romagne  dichiara  di  ces- 
sare dalle  proprie  fanslonl m    513 

*  — •  Proclama  al  popoli  della  provincia  di  Ferrara »     Sii 

*  *-"•  Discorso  del  governatore  Farini  ai  modenesi «SIS 

»      — •  Proclama  del  dittatore  Farini >•     516 

>  -^.  Nòta  pnbllcata  daila  gazzétta  pruatana  Mrelatiramente  alle  negoziazioni  fra  i  go- 

verni di  Vienna  e  di  Berlino  durante  la  guerra  dltalia »«    518 

Dispaccio  del  ministro  degli  affari  esteri  di  Prussia,  ali*ambasclatore  prussiano 

presso  la  Corte  austriaca,  In  data  U  giugno* ••    5IS 

Dispaccio  del  ministro  degli  aflari  esteri  di  Prussia,  all' ambasciatore  prussiano 

presso  la  Corte  austriaca.  In  data  5  luglio n    9St 

>  — .  Camera  dei  Communi  dlnghttterra »    5S6 

*  — •  Lettera  indiricrata  ai  Times  dal  secretarlo  di  lord  John  Russell,  ministro  inglese 

degli  affari  esteri    .    * »    550 

>  29.  Kota  del  Monitore  toetano  .    .    - .    .    n    S5i 

>  "— •  Indirizzo  del  popolo  siciliano  ai  consiglieri  municipali  convocati  dal  re    .    .    »•    ivi 

*  *-~-  Articolo  del  Journal  de  SaintPetenbourg^  circa  la  mediazione  attribuita'  alla 

Russia  anteriormente  alla  pace  di  ViIIafranca x    553 

*  30.  Lettera  del  generale  Giuseppe  Gadbaldi,  In  risposta  alla  congratulazione  (Jei  de- 

mocratici spagnuoii •*    551 

*  — •Indirizzo  del  romani  ai  soldati  francesi,  In  occasione  del  servizio  funebre  cele- 

brato a 'Roma  nella  chiesa  di  S.  Luigi •*    555 

UUim,  d.m.  Protesta  dei  piacentini »    55C 

AgOS.,  1.  Risposta  del  municipio  di  Riva  a  quello  di  Trento  intorno  alla  deliberazione  23 

luglio  del  Consiglio  communale  tridentino h    5fi3 

*  — •  Appello  agl'italiani  fatto  circolare  nelle  provincle  venete *•    565 

'      **•  Messaggio  con  cui  II  commendatore  Bonoompagnl  annunzia  al  membri  della  Con- 
sulta toscana  la  cessazione  delle  sue  funzioni  di  regio  commissario  straordina* 

rio  e  la  trasmissione  dei  poteri  nel  Consiglio  del  ministri t    9H 

*  **•  Lettera  del  pro-commlssario  per  le  Romagne,  conte  Fallcon,  al  Consiglio  dì  go- 

verno, con  cui  trasmette  a  quest'ultimo  H  potere  esecutivo   ..«..••    558 

*  — •  Indirizzo  del  Consiglio  municipale  della  città  di  Parigi  a  S.  M .  l'Imperatore  Napo- 

leone m ,     .    «t    559 

*  2.  Indirizzo  della  congregazione  municipale  di  Milano  all'onorevole  municipio  di  Torino  ••   570 

*  — •  Proclama  con  cui  li  regio  commissario  straordinario  di  Toscana  anntmcia  la  ces- 

sazione del  proprio  potere - «571 

*  — -Proclama  della  commissione  di  governo  per  le  Romagne,  conieguen temente  al 

ritiro  del  regio  commissario  straordinario >•    S7i 

*  —  •  Proclama  della  Giunta  provvisoria  dimola •    >•   576 

»      — •  Proclama  del  ministero  toscano ••   576 

*  4.  Circolare  di  monsignor  Matteucd.  direttore  di  polizia  in  Roma,  alle  presidenze 

regionarie  sol  rilorao  del  volontar]   . «.678 

*  S.  Cote  della  Veaeiia  —  Indirizzo  della  congregazione  centrale  veneta  all'imperatote 

d'Austria      , ,.579 

All'taiclitoeongregaslone  centrale  (Progetto  dnndirlzio  a  s.  M.in  dau  %r  maggio>*  S66 

>  —•  Decreto  del  dltutore  di  Modena -  589 

»        &  Predami  del  governatore  delle  Romagna n    ifi 

»      — .  IndlriBO  di  rispoeta  del  municipio  41  Torino  all'onorevole  congregazione  munici- 
pale «I  «ihoio  n  m 


611 

AgOSM  6*  Ordine  generale,  diMtto  all'armtu  francese  d'osservazione  sul  Beno,  dal  coman- 
dante in  capo,  il  maresciallo  Pelissier,  dnca  di  Malakoff  .....    Pag,  99% 

»         7.  indirizzo  presentato  dal  municipio  milanese  a  S.  U .  il  re  Vittorio  Emanuele  nel- 

Tatto  che  faceva  il  solenne  ingresso  a  Milano m  594  ' 

»  8.  Indirizzo  d^lla  congregazione  municipale  di  Brescia  a  S.  M.  il  re  Vittorio  Ema- 
nuele II,  approvato  nelVadunanza  8  agosto  dal  Consiglio  communale    .    .    n  595 

*       — «Indirizzo  del  municipio  di  Crema,  a  S.  II.  il  re  Vittorio  Emanuele  II  .    .     .    *^  IJ96 

«       — •  Indirizzo  della  città  e  provincia  di  Lodi,  a  S.  U.  il  re  Vittorio  Emanuele  II.     n  597 


FATTI  PRINCIPALI  DELLA  GUERRA. 

^^SS*  4!  Combattimento  a  Fra5jin£(to n    138 

13.  Punta  su  Bobhlo • »•    153 

19.  Sgombro  degli  austriaci  da  Vereelli >«    163 

,"20.  Combattimento  di  Mont$bello  e  Coiteggio »    164 

21. Combattimento  di  Yercém    .    .    •    .* «*.•»•    i66 

23.  Garibaldi  in  Lombardia «,4 »    i69 

26.  Gombattimenio  di  Yarete  e  Malnate *i*i73 

27.  Combattimento  di  jS.  F«rmo.     •    .    •    *. n    tsi 

28.  Bombardamento  di  Canobbio n    183 

30.  Attacco  di  PaUitro.  —  Combattimento  a.  Vinz<igliOf  CasaUno  e  Confienza    .  m    186 

31.  Combattimento  di  PaId3<ro -....>•    i87 

6ÌagD.,l.  Combattimento  di  Novara n    191 

3.  Passaggio  del  Ticino.  —  Turbigo  e  Bobecchetto >•    i92 

4.  Battaglia  óì  Magenta ••198 

K.  Evacuazione  di  Milano »«...*     .    *  »    194 

8.  Arrivo  in  Milano  di'Napoleona  m,  e  di  Vittorio  Emanuele n    ti% 

— .  Combattimento  di  JCek^ano.  •— Sgombro  di  £ar«fU) »    ^ig 

10.  Sgombro  degli  austriaci  da  Piacenza  •    •    • •  .    .    •  n    Slt6 

11.  Sgombro  degli  austrìaci  da  Bologna •  >•    S40 

18.  Combattimento  di  3y«  PonM,  presso  JtejBMte »    171 

20.  Presa  di  Perugia •-    809 

24.  Battaglia  di  5oI/srliio  e  San  JfaHino ••    t'9 

Lugl.,  6.  Scontri  allo  S(«Iv(o.    ' '•177 

»      11.  Abboccamento  a  Villafhmca  delie  LL.  ÌOL  Timperatore  dei  francesi  e  l'imperatore 

d'Austria  .    .' "    ^ 


Pag. 


ERRATA 

CORRIGE.    ^ 

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che  ò  ancora 

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n 

43 

1858 

1859. 

88 

M 

25 

disdegDosameoeie 

dUdegnosamenté. 

2S1 

M 

8 

8  giugno 

9  giugno. 

%%t 

n 

32 

8  giugno 

9  giugno. 

J38' 

n 

6 

essendo 

essendosi. 

3S8 

H 

6 

ai  quale 

alla  quale. 

344 

M  penuUi 

.  conflagraniose 

conflagrazione. 

373 

n 

14 

5  giugno 

6  luglio. 

w^ 


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0  0  1948