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NOTE DIPLOMATICHE
PROCLAMI, MANIFESTI, CIRCOLARI, NOTIFICAZIONI.
DISCORSI ED ALTRI DOCUMENTI AUTENTICI
RIFEHIBIIJ ALL'ATTUAMC
«VERRÀ COIVTRO L' AUSTRIA
111L.AIVO
PRESSO FRANCESCO COLOMBO EDITORE-LIBRA»
Conlr. di S. Hartino, N. 3.
1859.
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ARCHIVIO
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PROCLAMI. MANIFESTI, CIldlfe.ARI, NOTIFICAZIONI,
DISCORSI ED ALTRI DOCUMENTI AUTENTICI
RIFEBIBIU all'attuale
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MCHIVIO
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IVOTE DIPL.OIIATICHI:,
PROCLAMI, MANIFESTI, CIRCOLARI, NOTIFICAZIONI,
DISCORSI ED ALTRI DOCUMENTI AUTENTICI
RIFERIBILI all'attuale
GUERRA COMTRO L.* AUfitTRIA
PER L'INDIPENDENZA ITALIANI
MILANO
PRESSO FRANCESCO COLOMBO UBRAIO-EDITORG
Conlrada di S. Marting^, 3. .
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ASTOR. LENOX AND
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Tip. OokNnbo nell* Orfaootroflo de*IUtchi.
PREFAZIONE
Rendere popolare e manifesto il vero carattere, lo scopo
generoso e supremo della attuale guerra, col porre in luce
da un lato la giustizia e santità della causa cui mossero
a propugnare Francia e Sardegna, dall'altro le meschine
arti, gr indegni raggiri coi quali il governo austrìaco cercò
di giustificare innanzi ai consigli d'Europa una condotta che
meritamente attirossi l'indignazione e la riprovazione dd
mondo incivilito, — l'infamia, diciamo, d'un governo che
con istrana impudenza osa chbmarsi favoreggiatore del pro-
gresso *e dell'incivilimento, mentre opprime sotto un giogo
tirannico e segrega dai proprj fratelli un popolo generoso
che trova i germi vitali del suo vero sviluppo e della sua
civiltà soltanto nella propria indipendenza , e nella com-
munanza d'interessi con coloro con cui ebbe da Dio com-
muni la' favella ed il cielo: ecco lo scopo importante a
cui noi abbiamo aspirato e che ci ha animati alla compila-
zione della presente Raccolta. A raggiungerlo, noi non ab-
biamo trovato mezzo più opportuno che publicare in una
ordinatsl serie cronologica i più interessanti documenti uffi-
ciali emanati dai governi europei in questi ultimi tempi,
nonché alcuni brevi cenni dei principali avvenimenti che in
essi si avvicendarono e che servono di collegamento ai do-
cumrati medesimi, la semplice esposizione dei quali vale,
a parer nostro, meglio delle retoriche declamazioni, a far
rilevare i veri intendimenti che diressero i singoli governi
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6
nel loro modo di agire , ofifrendo in pari tempo allo storico
che si accingerà alla narrazione delle attuali vicende, i ne-
cessari elementi del proprio lavoro.
Questi documenti furono bensì tutti publicati in giornali
od esteri o nazionali ; ma ben limitato era il numero di co-
loro cui era dato leggere i primi pel divieto ond'erano colpiti;
e quei pochi documenti inseriti ne' periodici nazionali, oltre
all'essere variamente dl^rsi, o vebivanb^ijputilati, se degli altri
governi, e presentavano così il lato soltanto che più s'affaceva al
gabinetto viennese, o riportati per esteso, se austriaci, mancavano
del necessario confronto colle risposte confutanti dei governi
esteri; e finalmente il solito corredo di sofismi insultanti pei
primi, di vendute lodi pei secondi, concorreva coi suaccennati
molivi a f9.r sì, che il lettore non potesse formarsi che una
idea imperfetta ed anco inesatta della reale situazione , ^del
punto di vista sotto cui era a considerarsi la questione
italiana. E per vero dire La politica, aosteaiita clal' gabi-
netto aiisbris^co colle sue note di|^H)matiebe , è tanto ast
surda e ofmtraria alle esigenze dea tempi e dei pdpoli mo-
demU fihe il solp c(»frQi|to di quelle eolie relative riaps-
sta e note dei gabinetti ft^ncese e \8ardo nd'^^la più
splendida confutazione. A proposito però de) fwXù prkid-
pale intorno a cui essa politica bì sigglra, il consecnaniento
4ei trattoti deH8|15 ^--^ ^iii ella d'aUronde noa ebbe smipolo
alcuno d'infrangere colla violenza, quando ciò lei sembrò! van^
taggioso — : ne piace qui . addurre le aeguetiti '. parcAe proaun-
cia^e Jia un egregio scrittore italiaao: < . . , , Siaci tectto di
domandare se. vi siano dei casi in cui nd& ^olo ^i poflda ma
sia anei dovere l'infrangere ì trattati. sottoscritti tra poHénze
e potente. Noi siamo per il sì, cjoè, lo erediaino un obbUgo,
masBime m quei casi dove venne fatti degU stati una divt
sione arbitraria, mn coasiderando gl'interessi dei popoU, ma
quello unico dea^ Governanti, noa considerandone i''inéole,
né i biso^i, ne la. natura del clima che la i popcili dello
stesso sentire tra di loro^rma una poUtiea indi^idualB lépe^
culativa; lo crediamo poi giusto dalL'esempio della stórta,
dagli esempi che ci di^ro più volle gU stessi politici. €osi
che, dipartendosi da questi principi, crediamo dovevo che una
na^^ione accorra un'altra nasione quando pipano ioiedB-
simi interest; crediao^o poi giustieia, obbligo,: carità il soo*
correre queUe genti ch^ hanno il medesimo linguagt^io, che
respirano sotto lo stesso cielo, che sono riscaldate dallo stesso
sole e che, per un giaoco o pretesto politico, o per una di
quelle storte ragioni , che chiamansi collo specioso titolo
Ragioni di Stato, non godono delle stesse leggi riformatrici,
ma sono tenute sotto il giogo, sono disanguate negli averi
e sono sacrificate nell'intelligenza ; gli italiani sono tutti fra-
telli, tutti figli d'una stessa madre, d'una stessa terra. ....
É ingiustizia e solenne e massima che non tutti siano chia-
mati a parte dell'eredità patema. I trattati non devono es-
sere etemi, ma sempre eccezionali ; le circostanze, i tempi
devono modificarli, cambiarli, annientarli : mantenerli sempre^
è lo stesso che wlere la barbarie, perchè i trattati, quando
sono l'esecuzione di un patto tra forti e forti; non fanno mai
la tutela del debole, il debole è vittima invendicata, ed è
solo l'unione, l'armonia tra deboli e deboli che può costituire
fortezza. ... » (1).
Altre parole non crediamo noi di dover aggiungere a di-
mostrare l'importanza del fine da noi propostoci; ad otte-
nerlo, nessuna fatica fu da noi risparmiata, perchè la rac-
colta riuscisse il più che fosse possibile completa; tutte le
omissioni, che in seguito si avessero a verificare, verranno da
noi riparate con ogni maggiore sollecitudine mercè appositi
supplementi ; quanto poi ai difetti cui non avessimo potuto
evitare, o correggere, valgano a giustificazione e scusa la
buona volontà e la sincera nostra intenzione di contribuire
pur noi a mantener vivo nel popolo il desiderio della pro-
pria libertà e indipendenza, la gratitudine verso coloro che
ci stesero generosamente la mano soccorritrice, l'abborrimento
della discordia, l'odio verso l'oppressore!
Li IO Giugno 1859.
f mimm i
(i) Taiich£tti. - Di alcune opinioni politiehe popolari »n /(afta. Alessandria 1848.
Parole àptf» da Napolpooe III il; primo gipr^ dell'ansa ISSO,
all'ambasciatore austriaco barone di It&bner:
« Mi dispiace assai che le attinenze ,
» reciproche fra i noistri dite governi
» non siano più cosi buone eofìie in '
» addietro. Ma però i miei sentimenti
» personali verso Sna Maestà Ap.; non
» sono punto cambiati ». . ' .
• . _
DEL. RE VITTaRlO Eil)li]lUBL.E.
Torino, IO gennajo ISit.
Signori Senatori, signori Deputati. . ; , • ,
€ La nuova legisla^ufa^ Ipauguratia, or f^ imì.afìQp^iìOD ha.,
fallito' ailp speranze del paese,, alla. mia aspeHa^pne.
« Mediante il suo illuminato e leale ooQco^sOi^npji abbìaa).o. j
superate le difficoltà della politica interfia, ed ^^cfia, x^^
dendo cosi più saldi quei larghi principi d^, na^iopalità e di
progresso sui quali riposto le noatre libere, istifu^^^iiiij . ,
< Proseguendo nell$ medesima via porterjetq>i^est^ ^no
nuovi miglioramenti nei varii rami della.)cìgij$Ìa2cìonee.della .
pablica amministrazione.
iO
€ Nella scorsa sessione vi furono presentati alcuni progetti
intomo airamministrazione della giustizia. ^
€ Riprendendo Tinterrotto esame, confido che in questa
yerrà provveduto al riordinamento della Magistratura, alla isti-
tuzione delle Corti d'Assise ed alla revisione del Codice di pro-
cedura.
e Sarete di nuovo chiamati a deliberare intomo alla ri-
forma deiramministrazione dea Comutii e delle Provmcie, Il
vivissimo desiderio ch'essa desta, vi sarà d'eccitamento a de-
dicarvi le speciali vostre cure.
e Vi saranno proposte alcune modificazioni alla Legge sulla
Guardia nazionale, affindiè, nerbate intatte' le l)asi dixLuesta
notate istitiikioiié, n^eht) itìtrbdotfi'ìn éssà'^ei m!iglk)ramènti
su999Pm daljL^ppri^nza^ .aitti(3a,refidef«:*|a ^ .fti^^pp^eii^ fif-
fica^ in^JuttVi telimi, ,. ;. . ... / _
>*la crisV cómtierciaVe;, da cui non Mdb immune^ il no-
stra- pmn,^ ^ ^ )€àlàQll& ìcbè colpi ' f i[«66jùamèhte. la. .pVìiìdi-
pale^ f^9^lT3L f atix^l^fk^ sc^fhsurQQO i prov^oiti 4è|k) Sti^j, iCì
tolsero ài' vraere fin d'ora realiste le concepite s^erani^e
di un compiuto pareggio M le spe^è le ehìràtl putìiche.
ff Ciò non v'impedirà di conciliare, nell'esame del futuro
bilancio, i bisogni dello Stato coi principi di severa economia.
€ Signori Senatori, signori Deputati,
e L'orizzonte, in mezzo a cui sorge il nuovo anno , non
è pienamente sereno; ciò non dt meno vi accingerete colla
ooristieta alacrità al vostri lavori parlamentari.
€ Confortati dall'esperienza del passato, andiamo risoluti
incontro all'eventualità dell'avvenire.
€ Quest'avvenire satà felice, riposando là nostra politica
sulla giustittà, "e sull'amore della libertà e della patria.
« Il nostro' Jiaese, piccolo per territorio, acquistò credito
nei Consigli dèirEtiropa, perchè grande per le idee che rap-
presenta, per le simpatie òh'ésso' inspira. Qiièsta condizione
11
non è scevra di pericoli, giacche, nel mentre rjsppttia;mo i
trattati, non siamo insensibili al grido. di dolore che da tante
partì d'Italia si leva verso dì noi.
« Forti per l?t concordia, fidenti nel nostro buon, diritto,
aspettiamo prudenti e decisi i decreti della Divina^ Provvi-
denza. '
Hì^DIRIÌZ^Ó di risposta della C^iniejra dei «Ifs-
|iutati al diseorso del Re d| l^ardeg^ni^
Sirei,
•
ID data, i5 (Xenkii^ 1881.
La Camera elettiva, confortata dalla vostra. approva^jpp e
dai vostri consigli,, si accinge a rendervi quei ringraziamenti,
che sqU sono degni jdi Voi, jfoirasscjcpndar^, alacre ed niia-
pime gli alti proponiti ^>aturati nella vostra mente, e nei desi-
derj della nazione. . ... .. : .,,..
Le proferte di legge, che V. M. ci annunzia, dii'etle a rior-
dinare la magistratura, a rendere pio, pronta ed efficace Tam-
ministrazione della giustizia, a dare uno stabile assetto alle
f^uiìQlugie dei comuni e 4e|le pro^^^U^e^ e ^ J'^^'^lurf^l^
guàrdia riazionale, p^er forma ch'ella possa, più al^tB^
correre col Vòstro valoroso esercito alla àif^a,^Ql,,liP^^
dello Stato, ci sono novella prova def senno con cui la M. V.
sa accordare le necessità d'una (orte disciplina civile ^alle
ragioni della libertà. , . .; . ... .-,: .:;. / . ,,. ..
G questo sicuro senno sarà più che ipai mostipri p^i ^ru^^
gravi e difficili, che fórse ci sovrastaine, è ai quali la M» V.
volle prepararci, esortando a^, sperar l3ene della pancia- e a
Ibénè augurare deiravvenire,. E, yoi avete yera^nte diritto, p
Sire, di trarre de^ passato auspici! 4i.$peranz!jL^,9py^^^
fiducja. i\ vostro pojpòlo,/ ricorrendo. col; pensiero ^gU ,jeyép^
fortunosi e varj di questi ultimi dieci anni, sa a prova, che
la vostra voce non Io ha mai ingannato, anche quando, ad*
dolorata e austera, consigliava rassegnazione o domandava sa*
'crìficj, dì cui non si potevano veder sùbito ì frutti, E ora
la vostra voce, cara ed autorevole a tutte le genti civili, com-
patendo con magnanima pietà a' dolori dltalia, destò certo
Il ricordò di solenni promesse, che fin qui rimasero inadem-
pite, ma nel tempo stesso calmò le ciecJie impazienze, e af-
forzò nei popoli la fede nella provvidenza della civiltà e nella
potenza riparatrice della publica opinione.
Se questo arbitrato consolatore, se questo appello alla ra-
gióne publica dovesse attirare pericoli o raìÙACce sul Vostro
sacro capo/ la nazione, che venera in Voi* il suo principe
lealissimo, cbfì vi riconosce come il possente intercessore della
causa della libertà dinanzi ai consigli europei; che vede tutte
le ire delle fazioni umiliarsi al grand'esempio della Vostra
•fetìfellà, che sa come in Voi e per Voi siasi infine trovato il
segreto, perduto da tanti secoli, della concordia italiana, s'ac-
coglierà tutta intorno a Voi, e mostrèrà com'essa abbia riiap-
preso farte antica 'di conciliare Tubbidienza del soldato òolla
libertà del citladino.
blSMCCIO-CIRCOLiARE, 5 febbrajó «859,
indliH^Iszatò dal Ooverno imperiale austriaco
a iMie le Corti g^ermaniehe*
La gtave inquietudine, che dal princìpio deiranno cor-
rente pesa sulla situazione politica d'Europa, è stata profon-
'dàtniBnte Mentita anche in tutte le parti della Germania. Con
sorpresa dei 'governi e dei popoli, che desiderarono la pace,
ed i ctil ^sforzi sono indirizzati a tanti oggetti importanti' e
dipendenti dalla pace, la fiducia generale nell' avvenire fu
deplorabilmenie scossa'; ma quanto meno gr insorti timbri
pdssohd' essere attribuiti a legitrime cause, tanto più lenta-
J3
tifientesemlira ebe v(^Hano dar luogo a modo più Ca^vopevole
di constdecare lo. stato; delte cose, . . i
Se Tuìolai ^ivatnente lamentare gaesto seE^tuncnto d'ansl^fà,
generalmente diffuso, iQn effetto salutare, e <^e è imposeil^e
di non rioonosoere:, fu qjgianto .mei^o.già i)!iartormx daUfum-
nimità e della risolutezza con cui la publica opinione deUa Ger*
mania, di fronlie Agli, eventi : gnerr^schi^ 0b9..3) credettero
. Kicinl, si . pronunciò . in ^ favore di .una; ì^igorosa 60Qpqr^zìw^•
Tal faJUOvCbe tatti deggiano' ri(^Q(»cere, è qj[i punto lu-
minoso ie sodisfacente nel bujo appetto del giorno.
Il linguaggio di^i ijiomini di ^tato e d^Ua stampa ger-
Qkanica favorì estesamente l'idea che la Germania ^ rit^rrébbei
Qome Potenza unita, esposta ^ pericolo, allorché l'An^tr^aw^pqr
un ingiusto attacco de' suoi, rppssedimes^tji d'Italia, si !vedes&e
chiaqa^^ta alle armi contro una delle i^ù granai Potenze i7)i-
jitari d'£ar<^. Le convinaoni di tutta, JaG^nqs^nia. si upt-
rono a prqtest^^ en^gicameqftjd contro il ritorno dcyl r^pi
.^el^ |GoKV(44er9i2lÌone ^1 Repo. C^i i^n. aecQr4o5„(5lìQ,iiRpoi^
l^sspettQ^ Biì k resajprefyalemtel'ìd^ che, ^m^ml^^
4^i^.èur()jpea minafc^sse.un^ Pot^za, deU^ Gerq^^^iifi ^fg^
M i^m. terrijtorji n(in. tedesct^i^jtvit^i i supVc(wÌ^^ti.4<^
.yrehliiero ^eof^ /far. causa comune,' a fin di csoBserw^e )a o^ce,
jwercè la forza, mpraje dì sì gagliarda upione;ie dw^^Qigi/i,
cofltrpt (Wii aspiattazipiae, pQ» rii^sfiisge^ qfte^:.?pufederatk,flflr
vrebbero in comune difendere l' assalito pos8eBSf)('dl>nii ;ii)¥tn^
13^0 della Confederarne e la sanjtità dei tr^^,^ tutelare
così al tempo st^so l'onore e la dìgni^tà, la sipur^z^^a.Jla
potenza jdeU'up^ Germania* ■ , * : :;: ; li:
; In« gm^ste icjffcostanze, non po([}bi G^iqetU: di es^ci^ies-
pressero il: desidi^lo che venire jdi^VBsa 1^. Qi^^ViQttPv wn
cpiiali dpterqodnate^dec^^ foriqe pote^set qssflpr^*
a giunto tempo ed in modo :ppportu]9o,.ass«^!iraj(^,un'azio9f
so)i^a)Ì0, n?l paso che. l'Austria venisse attaceata»VDa mi^
parti j^mg^ interrpgati sulle nostre idee,, sulla situazione
delle cesie, specialniente eziandio se f Ase tempo di promuói-
16
intesthM dii^rdie, rivelarsi il suo prestigio; ma^ frattanto sorge
ad mtérvalli in mezzo ^ella calma e prosperità generale una
vaga inquietudine^ una sorda a^^iohe, che, senza causa
bed ^defflnìta; s'impossessa di certi spìrìtì, ed' altèra la )>ubliea
fidficia. Io deploro questi periodiòi sdorag^iamettti àenza ri-
maneme sorpreso. •
fn lina società sconvolta, corno la nostra, da tantefritttl'ttiioni,
il tèmpo solo può stàbiUré le convinzioni; ritfempèrai^e i ca-
ratteri e creare ta fed)$ politica. La emozione testé prodottasi;
senif apparenza di pericioli immihenti; Ha diritto di sòrpren^'
derev giacche essa attesta in pari tempo e tròppa diffidènza '
e troppo spavento. *
Sembra esàèrsi dubitato da una parte della moderazióne
di CtìV^ già diedi tante prove, dall' àltefà della potenza reale
della Frància; fortunatamente là massa del popolò è lungi'
dal èubìre slmili imprekslonì. Oggidì è mio do^re di esporvi
nuovamente ciò che paure esserài dhhenticato. Qtiarè tempre
stala la mia politicai' Rassicurare f Europa, rendere alla Pran*
eia il suo vero posto, cementare strettamente la nostra al-
leanza còirii^hiitettà, e regolare colle Potenze continentali '
dell*Europà il griido della mia intimità, secondo le conìfdr- '
mità delle nostre vedute e la natura dèi loro prócédimeiitl
verso la Francia.
Egli è còsi, che alla vigilia dell'i mìa terza elezióne io fa-
ceva a Bordeaux questa dìchiaraziòiiér" i l'tmpwo è la pace »
volendo provare con ciò, che se l'erede dell'imperatore Napo-
leone riascendeva il trono, egli non avrebbe ricominciato
un'era di conquiste, ma in ogni occasione inaugurato un si-
stema di pace, iil quale non sarebbe 6tato»turi)ato che per
la difesa dèi fran* interessi naxlonàfi. r. •
Quanto all'alleanza della Francia e deliltkgliilierra,' adoperai
tutta la mia perseveranza a consolidarla, e trovai al di là
dello stretto una fortunata reciprocità dì sentiménti, tanto da
parte della Regina della Oranbrettagna , còme da parte de-
gli uomini di Stato di tutte le opinioni.
w
Inamida, per aggiuagere . qiuedto scopo., ta^toi AHle.alla p^f^
del mondo, io bo njissso sotto i iwdl pMdJi ^ Jrjit^oJì infi^
morie del passato, f^ ^Xt^fihì d/^iCol^^^
giadizii nazionali del mio. paese. , . ; «,:/ * #
QaesraUedàira ha;prodotto i suoi; fratti: ^n .^plo ^^oi:^
biamo acquistato insieme una . gì wia durevole iq^Qneiatcujffl»
ancora all'estremità ddj9(K)ndo;ab])Mn¥>or or^.^erto.Qj)^
mense impero ai progressi deiriq^vili<nealio e de^ relìg[ipi^
crìstiana. •• - ' . . •> . . -r,» •;- .«;.
Dopo la conclusione della pace, i ausi rapporti, coU'IoHpter
ratoté di Russia Hanmo. assunto il carattere della pia so|kiftta
cordiaUtà, perchè noi ci. tramammo d'accordo sppra tatti J
pimti ìa Utìgi^. Io debbo iHgu^lmeote cai)«raiiula|BM i;he 1$
mie relazioìii colla Prussia furono non interrotta^ntent^i^Q^
mate da una scambievole beoeyoleoEa. )
U gabinetto di Vienna e il mio^ pel.contrario^,lfO{dicO(pg9
laiprriAcresciaìieiito, si sono^ spesso trovati in, dÌ&d4X^ordO:$ii\\|9
pr tecipali questioni , re: abbisognò ;un .grande spalto • di. (mt
ciliazione. per. ^[iungere a risolverle. Co^, pet esempkpu l^ii r|r
costituzione dei Principati danubiani non ha potuto tamit
nafsldsie dopo immerose difficoltà che noeqtiero aHa pÌjBna
eadislaalotié dei lopo più legittimi: detóderii, e(^6;ttii.si ^dor
mandasse qual interesse avea la Francia in quelle intanto
cofìtrade bagnate idal pan»bio, io rispeodArei, die l'intdrflsse
dalla Francia, òidappertuttò' do ve^ havvliuna cabsai^sta «
eWilizzsatriee da far preivalere. ... ^ i.!)
. In: queìsto slato^di cose nulla v'era di isltaórdinariif che;)»
{!>ai)Kàa si rawi(a«a$ae di pw.aA Piemcq^te, ch«[,er» ^tatQneQsji
costante ; dnranite la gneira O; ledale alla ;i)o$tnirr politica. idiir
rante la pace. La felice unione del mio amato caginoy-i} wnr
cipe Napoleone, colla figlia del re Vittorio Emanuele non è
dunque uno di quei fatti insoliti in cui convenga cercare una
ragione celata, ma 4a naturale conseguenza della comunanza
d'interessi dei** due paesi e dell'amicizia dei due sovrani.
Da qualche tempo lo stato d'Italia e la sua condizione anor-
Archivio, èie 3
li
mtìè, ióv0"t'«r<tibé inoa paò >e8S9r& mauteniito die datra|>pe
^ttttDi)^ luqttiettaioi ghifitamenl»' la diplomazia. Noo òiqlié*
^i]^e¥0*^ttItiDoti>i^O'«ùffi4ieni|ie^p«P èveidsre alla guenra. '
« Che gli uni la invochino tm tuttìf i loro ^otiémi& ragioni
l^itttti0^''did>gli «di^,* nei loto èBagfemti limon, éi coniKJac-
tiiln^'iil» itìoMratie alla Prtmòai q pericoli di iuta iniova oxu
msA^ /'ifty ^vSitttb' ìtmitMvMìe nellia ! via; del (diritto , della
|ta!iaid, féàf&awts ^{«mH- ^ 'tt Olio 'governo DÓn*»! la^
sclera ne trascinare, né impaurire, perchè la mia potìiteà'am
«ttftiiiM' iiè!<pM*<r6GMiriM ttè-puidUsiniiiiej :'
«^"fitÉtgy^àbJtioi'dil<uci questi falsi aUarmli «(tteUè ffiflOdeine
ÌriÌ^ttàté,i^6e^l''6btgotttme»iti hitéressa^. La^paoe, spero; non
^rìtii«aiM1à|'^)pl^^'4aM(m wa oàttna il comy abituale Mici
■itì«rf^tti?tori.J'-"'"'i"' '■'" "■'"-" -'■''•!•"" '•' ■ '■•'•■. ••■■■■ ' "•■'■•
Io Ti ho spiegato ItNituÀMMttd lei {(tàlò dello ndstìle réla^
yUtoP'^tdib»', :eit)Udtiia'esp«BìziOne,«tMiforavd attttto ìbLò éh'io
^BÈèd- sK^toi di t» cdttosoeve c^ due' umbI' afiintemo
cornei lairèeielfo,'< Vi' proverà* amo' eliderlo, ehè laimià p<^ca
^tflcdftbi<un> ts^tiAte di èssere' lacstessa^ terna ma màd-
iiaiitó. ' 'i!to:j .•.! <!. . • ! •• .'.j, .-; , : ., • ■..; .r ■
i'-nìOniaiffii: iei «Offici! sempre' con 'fldmia 'Mi «vostra léonoovM
«dm» sutt'sqH^ogglo'dcUa naiàoi^ cheirai ha«onfidatol^BiuH
difitinii -lì-K- ■ T ' i i •■, -.•'■
ì'-f^UUifti «tt» -i^ladmeii un interesHO (ieilsdnatevqnci miesoliina
4Q[^iri«i6 lUrigeianiio ìé une' aztenil Altoniuando; soKtenttib
dal ^to e dai sentimenti popolari,' «no! sale <i' gradini di un
4hAib>,^e«tt"è iÉnalEal» dalla più graveiresj^sabflltd stìprA
^fififtl«>^egloiMt:6v»''6i di86dloitojvolg«ri 'iìMerd3Si,i«d bà'per
l^lèiri 'thòventltooMie 'per ultMni %ì^mu Mo; la saài cofeeiema
^»li tto8i»Bft."-'J !;'•''; • . ]•■ ":.ci:'' ■miì' ì. -.ì : •j,..;
a na<i yl.tiin/.inM l'ii •' . '• 'Ci ! •■'. ;'si ■j.i.i ...,,i .!• ' •■ ,
iìiiu o'i/.-n '1 r.i :'i/ .■■■■. , • •;. ^. i' '•!:; ; ; ■ • • ■ • ,.;.,i.-
niiujiuhti ■ > •■■''\--\f j .11 i^ri^:jti;^:fcat^^iìj-S>-^-^ ' ' ' ■'' ' ■'•
.iiir.T/O' Olii) i-'i» .'.ixi >iiiii- il'fi i i'ii'..| M. !'*.!■ ,• .' ■■ 1 •
■|''.;|(; 0(l'>i.\j|i(|u I IMI- '1 •• I li; il (• ■ ;■ I. "• ii'int'.i 'v i',..!- .U
lDI(iPitOC)IO^€IltlC<MUAIIS:,> «ihiltt4«W tfif
géÉitàkniehé, :••:, ■•^'•K .niii.. ',!-„.i. .:i .;,i..uih;h
■ '■:' ; •.- .'< ir i! •■■ ' ..■ ■■ • • . • ii{f ii> (-II'. ;■'(,') lA
' Se' WfÉctàk «lièi >t«!Miotie) oreéceidtei,'' '«be' (nialifli(ltrr,iai sto
ftìa«IMM pÀviisl> m* ti)^ #aAHO<,i U'iBohnéì-dA*' dell'Ile imi^
è»5pi«gato' fmòra»' Balle sue itkt^ eitml' #Éfèl«e(^'««^ucÌnM|i4
frt;èé軥ÌfUnt:i<àIIie9ttìinki{i ei ftoèsiffli»)iis«rdi]Oi iBMiati ({volK)(1e
Ébi^' giérntHniM)é« tt tiiottvól dK qhestonàlVnxio MJnelttliMafs
paflimlak'e 4drodiéMkft ca*dkiì(Hte' ^litic^ .< .'JiìRìto) uh'I)
>l periedKj' onde >si' crédè' in' molti' dgóbnilitmiÉHpdHlafi'iB!
pace europea, non si lasciano dedurre da un punto .dfa(^an
fflpUMall^fì'è;il]o<>it^d><^^ (rA^<ld«g& aHiH 4«MMi»oisf8oq
tm^ fM'(iiti <iìl^m. 6|^n««flt^fi(é>sf^trft &m^k6 m'iHkif
MoVittìèdri itrtertìi' 'bl>t)dt^'isé4f'^èrÌbM{> di>'l(ìu%MPifiittlfM> Abn
fbè^i^foi'tìn^òvìbm'^'i'h •atm^'piii' àcvm^ Mimm'^^ «Hm
sistema amministrativo. Ma sia^>^àfu«i^UK>i«iflir^(«e>(^
atti%^^*^'>ttflil(^Ìlil^^tìI?'ii(Mf'bffiiM
iifferé' tih '<^«i»«mék'd>taK»''da>pi^fic6¥d)il sJikl^piégltfi'eHlIKIIi p^
''''Sétottmr-i^lfiltii^^è) Ói«@ft)b^6(ÌR«^'déNdn8i «dfl^oéN
care le difficoltà deU»'4Rtfaì»{Hiè |ll%!^t@i^^pWftflf»««K«Sie
iIRt(i^nd^«»l^'^lamÌ«6§^ Ìl^etÌtidfiÌBt&r-
tÌ«òIiml-<«Qi-»fir«Mta^l dflIàl^iAblf^è/ VfM p(MMgtdf|f«lle>dfgfl^
wm W^ùnM^Jàd corso degli* utttrni anei tm aicani s/èìA-
90ttiL'ina9slme ^ le^ Goctì di Vienna e Parigi, a che. spe?
cialmente in queste ultime. settimane, crebbero in^ui^^ida
far nascete serie inquietudini.
Al cospetto di questa grave situazione, non abbiamoèsitato
Ito istante' ^à riconoscere i doveri impostici dalla nostra po«
liizione. Feiietràti dal desiderio di conservare la loro for^ »
trattati, la sua validità allo stato sussistente di (X)se, e con
ciò stesso la paee all'Europa, tutt' i nostri «onati aspjb^rono
ad additare^tanto a Vienna ohe a Parigi i pericoli ine9tìm$bili
d'un conflitto, e, da ambe le parti, aMriam fatte le ritno^
slranfeB pw urgenti tiel senso della pace e della' mode*"
rarione. i
: l>ltta^Ql^, non 4 siano punto lllasi sul n[ìo^Q,.Qo4e siqiUe
a8k)n«r valga a ^vare so^i^focenU efiè^ti. Avendo i^v^qinu)
<K operane niel senso indicato, qusoita è da ooìvri^ui duag^i-
Miti ,4ìs«ordi^ Bi)hmì. pure dovuto CGos^rvarie la.lil^rtà desiai
posizion nostra jcfa^^ due p^i. Oome Stato federalei, non. d
sottf arpemo mai ali'o^s^^anza dei doveri impoetici dalle loggi
fmdwnentaltdeUa(>>n|^ ma quanto aWan^rpiùf^tre/
e as&amere: 4fiM!^9gwi ic^ fMpwasg^ doveri., wm sa-
'pmtini^peir eibi riwiKìseer^wlfi^iepMt^ imo^o nella bUiu^ìw^^
fdiitiw o^rnav, 0 tale: oQi^tQgno^ per iK^tro avviso, nop
lAtpebbe: ojsminafìoo favorire l'adenpimento del <;òmpito cb^
Gis$iama4mp(|6U),'Beiirattuale moQiiento« come Pqtenza mropea^
,;(ìh Hdtttoipettto .che, dagli* indizi più r?cenfiy par ^i prppi^ri
ìm\^ ^uaglft»^ 'Odierna, ^q di;nat]9fa a.ras^daj^i ^elms^*
tienei^.n pp^;;fioecaf»8^nto,
iSe^itm^ avvi speranza, pu/E) aqt^v^eiìsj l'apertura di pra:
DfiM coQiC^rnepUigli affaci .itallanii noi :t^overe^H),.na^aM';
bertà dil|8c»t$xiM^n^. serbata deUa nostra, .pp$^oiW>, il n^esii^
p|Q.a4<9pQi}iQ a :f^ ascoltare jRO^tri^ e9p»siglt#:.99sì$urare un
appoggi; 9Wi«i^aUeposir?riroo8t i ìì; .
-.,;6jaroo:*inrrp8fffi^*wn^
cwl^i^ «wrìetfi<»r*y weMa4ibwtèfdelto,pp««»ftemostfa:ser'^
M
baia da tutte le parli; e negli sforzi 'durati a soanteiiere lit
pace e conciliare i dispareri esistenti sullo stesso terreno col Ga-
binetto britannieo, epo^edere in taleaeeordo, com'andie nella
oooperazione colla Russia , ohe ci sforziamo di acquistare,
una goarem^ia pià^forte a conseginre il successo desideiiBto«
T&H sono^ in soBlanzavi ponti di veduta che finora guida-
rono la nostra azione, e che da parte nostra siain risoluti
dr mantenere id presente. In questa via crediamo servire mei
. modo più efficace la causa conuine, la causa cioè della pace
e del mantenimenlio dello stalo di cose esistente; ma&tenÌT
mento a cui tendono i no^i voti coiAe (^Ui de' nostri al-
leati fermaiìfici. In questa vìa oredìarao servire essa causa
muglio che p^ manifestuàoni e pmtiehe le quali y,a pari^,
nosti:^, non rispondono ne aflo scopo ohe si crede raggiuAt
gare, ikè al cM'attere; dellai situazione attuale, e le quali contri^
buirebbero-aihzi a sn^tard' avvantaggio le passioni, lór prò*
cateiande km' ésten^one-pìè ^nde die 0aor ,nofi avessero.
Ant&tmo Y: E. a portare il presente disipaocio.,, dandone
leìtturav-a notizia' del Governo, e a lasciarglieiie cc^ia^ come
agti^ftitri Governi presso cui siete aoorediteto.
Agjgrbdite, eie.
. S0^t.D/.SG«£EU!aTZ.| ... ...i.
— ^-'^<\/>AAAAAAAAAo
DISPACCIO spMllto dal Ministro de^li esteri
«1 «otute App^my a Loiidiray e dato da VieMn^i^
il S»^ febhriM^y iS59.
Loid' Loftus mi ha confidenzialmente fatto lettura di un
dispaccio con cui .il conte di Malme^ury constata, .che.jil
Governo britainnioO:iiimMpotrebtie, «on grande suo rìncrescir
mento, connsiderare.eeine dissipati i timori di guerra sparsi
dopa iViprincipio di.questojuoino, e dm per^ conseguenza si
credeva (alligato di non . jallentare i sugi sforai : tondenti .ad
n '
khpedtoei^um conflagmaioDe ohexartoi.MD ai ten?ebbe nei
confini dcAf Italia. :
Ib di^paieeió ciriioiare^ spedito ^ neootò QayoBr-iaUQ.^mif(r:
siofii sarde «a propògit^ dell' imprestUo; .the: U Gowema «piol.
contraria in^^ta di appamcchi militari, presd^teitfMA^j^ewojfto'
t) parere di MalknesbQfy., iiki' dGoa«i(ine {vopìola^ f er Tffini^
alM due forti i tHioi odnsìgli amichevoli.: : -
■ <11 Gabinetto britaniiiGO;, sen^a^ faf> emo proprio^ i^fiiittta dh
partenta di> (piesta Circolale, cbe tonde a. gt!a9ttA<^m il^fer'
stilo- ^. contegno miiiBecioso cbe F Atistrìa. a¥fabb«. aasMftto^
mMé frotìtieApe piemontesi, sèmbca arer a (elione; di cónowiM'i^
it punto di vista onde im giudichiamo quel dMmmttì^ eiidt!
COiì^ihoèrsìl' (die iion> & nostra intendione dt aBs^lìfé la ;Sairr
dègtia^ ft obe 'Hoi^ saremiqo aniii diìspoatt> ai.dfff rmano Minni
ae4)b]^ • col i aoveri>6 piemontése il <)iaaiié> permettesse: aUa dwb
pfttitt di -ritirare ^ loro truppe dalle rhpetttvdNJfonliera»^:: i
Noi eappiamoi a^rezzaiPèiinel ^todoror valenti &toaii«be)
iiifi|)(ratono'({neG|t0:apeiTtttre<a]iii6hettdih e mi ci ftiaaMiaAio
ben^ sincetanMittei aldenderio d«l.Goiteroo bfiiianoico, dienti
sparmiare, se è pc^siinle^lor calamiti di ^na<€onlagriaiohB*
generale. Afferriamo volontieri qnest'occasioBe dr -dntrwé a
questo rij^rdo' iti atlbufi^ spiegazioni che, spero, metteranno
in tutta la loro luce le nostre intenzioni pacifiche.
Quali sonp le accuse fòrmolate coìilTO di noi dalla cirix)^
lare del conte di Cavour? Elleno si riassumono nella prote-
sta fetta dhr questo tninistro èontro risflvcm^ pèBpdtìderante
cfiè- f Austria esercita, seconda lui. ìnr «IMltoL.oltre i' HMitl <Ae
i trattati le assegnarono, e che costftuistiet \tM Mhiaceia^to-
stante per la Sardegna.
'Esamiiniaitiò piiis da^ «ioi»a qudsCa: strada accusa. 0 mUn-
gànnc^', od è neil» ì^Uwi delle cose che b gnmdi eorpl'
politici :|^ano sempre ehiamati ad essroitare > una* certa» in--*
flUMim sugli Stati vieini. Gib ohe importa altii)iterei»e^6«-
naie si è^ che qite^t^isfluensa noni Ma>glirmm«(i^ù3ar|^ é>
rtm iia* gfrèttataf a dmno didl^lndip^dentsa d^iai' ^ro StURi:
i' Austria fu piii ivolte n^cas^ fU JpA^wpmt^a^^ìaqp.^oGT
oarritrko a'Gavemi itftliao) abbattuti daUa viv(4|u^pe,.Q^«&^
ioocoffit non furono »m. imposti a Qp^woo; ami non furano
accordali* che alle Bolleeite^ioni. dei polari tegUUmi coq tots^e
dimteresse, con viste d'ordine, 4ì pa«8 ^ di tnajupiillità pq-
Uicaiiiobstri soldatini rltiraropp non si tosto icjìe l^lfgl^
tiiia anlovità si è teovata «oiPts^Udatft^ a;$pgno: di non ,a^
più bisogno della loro assistenza. Il conte di Cavons npn
devo arisaiire .lììdto allo ,neUa istoria d«l^ eoo 9Si&^ 9»t incen-
trate uiì esempla di aifbtti servigi r^i dall' Aìjstriaiall? dh
naatia di Savoja; ;A queliempo; èveco, ^e teorie f)[^o^(wne
di diritto pnblicov' messe in toga 4ìì\ cont^ dLJ(;:av^ODr, qoq
iHrevano aneorat preso* radice iot- Piemonte. . .i. ; .
Noi. non ci fieifmei^einocpiti oUre.nelJ(af co^o^ipi^iqnant,^ sia
assordo ià rimpsotero «he si vorrebbe fa^eipi^rilw Aduna
chsì nostri principi pirlitìei e la rettitudine deUe .i^tne
intenzioni ispìfano ai nostri vìcint. Ciò cbe fu detto i cóntro
i trattati d'àlleaojca* cbd sono vìgenti tra n^lied; aiaqni-Sjtaiì
italiani V non; :ei pare gnairi pia. eerìov' *
tGiiie ^sa bawi: in fatto di più ìnuocuo»' & di più gtwtn
daV lato «^^l diritto ddlie ganti, 4i più conforme all'interesse
universale idei, mantenimento dnll-ordtoe e deUa paco, cbe i
trattati d'alteania ooikehinsi tra Stati indipendenti, nel solo
interesse di una legittima difesa, che imponfoniD iille parli
contraenti obbligazionii s^probfae^ le i|naK non retuno ' la
nl«fQi»a.'ljislione a'jdtritti. delle altra Poihavse? Ma ae qnMtà
teaAtati'naii^ sono lia iftodol tinuna :eonttarj ai prindpj. del
dlrittp pbiilHJe, non ^dnriàmo Htàeà a; capire che sono:. tali
da mettei* inea^lio' àU'azionp ed aUe mire ambizioste di na
Géveroo, il quale, non emìtaiito di es&ere iiUnramente p9h
drone iq casa snav se assmeie ii €6m|dtafdi ongano priivite^
giato dei. pretesi dolùrir delFItalia, e si attdbnìsee ia miisiMcf»
attamente disdettagli da^i altari Sovrani italiani; dì portar la
pàfola^ia nome, di tutta la Pentola; ^ ^i ^ !
Il diritto di «fare. appello a soeborsi stranièri > iF conte 'dt
Cavour, mentre lo accorda nell'interesse del disordine, lo con-
tèsta ai Governi legittimi che pure hanno la missione di ve-
gliare suli- ordine pablico 6 di guarentire la sicnreiza dei
strdditi ioro pacifici. E codesti strani principj, il Gabinetto
di Torino, nel momento che li proclama, lascia accreditare
ropìnione che egli può confare, al proseguimento de' suoi di-
visamehti aggressivi, sull'appoggio d'uTìa grande Pirtenza li-
mitrofa. '
Codeste contraddizioni sono ti^oppo palpabili per lasciar
su^istere n menomo dubbio die i lamenti, fonnolati contro
I-influenza che eserciterebbe l'Austria oltre ai lìmiti dei trattati,
non sono che vanì e futili pretesti. Ciò che hawi dì vero
nel fondo di queste declamazioni, eccolo. Nel W48 il Re di
Sardegna invase a mano armata la Lombardia, senza prece*
dente dichiarazióne di guerra, e senza poter altrimenti giu-
stificare questa rottura della pace che col sentimento nazio-
naie, che lo spingeva, diceva egli, a venir a soccorrere i fra-
tèlli oppressi. L'ingiusto aggressore fu respinto in due cam-
pagne vittoriose. L'Austria non approfittò dei frutti dellasua
vittoria che con una moderazione a cui l'Europa rese giusti-
zia. La pace, 'sottc^critta una volta, l'abbiamo noi presa sui
serio. All'oppòsto la terza entrata in campagna (la terza ri^
scossa) non c^sò mai dal far parte dd programma del Ga-
Mnelto di Torino. ^
Mentre aspettava il momento opportuno per farci la guerra
a mano armata, il Piemonte ci fece una guerra sorda, lasmiido
un lìbero coi^o 4 sia alle calunnie ed agli insulti che una
stampa licenziosa ci profondeva giornalmente, sia agli appìelli
alla rivolta che essa faceva alle popolazioni degli altri paesi
italiani, sia infine alle dimostranzioni ostili d'ogni fattoi; Al*
lorquando, due anni fa, Tlmperatove, nostro augusto padrone,
visitò le sue Provincie italiane, segnaiido il suo passag^
con atti di grazia e di beneficenza, la stampa piemontese raA-
doppiò il suo furore, e portò la demenza fino all'apologia
del regicidio. Si è allora che presenlammoal Gabinetto' di
Tormo la semplice quisttooe: quali gaaee&tigie poteva som- •
ministrard contro la proluogazto&e Uid^nita d'una stato éb
G0S6 si attentatorìo alle rdiaziom d'amicizia che noi desìde-
ravaiBO vedere sussistere tra i due Govemii E03O ciò cbe< ii
conte di Cavour, nel suo linguaggio, ditama esigere medifr*
eaaoBÌ alle ìsUtozioni del suo paesel
Llnearkato d'aSsbri deU^imperatore la richiamaio da Torino
pei non essere più festimooia oculare d'ima sttuasnoi^^
male a cui il Governo piemontese non Toleva rimeffiare. Ma
qwsta sospensione delle relazioni diplomatiche non c'impedì
^ ccHittnuare, come per lo passato, a cembinaiee a concei^
tare colle autoriti piemontesi tatto ciò che è di natura a fa-
vorire e &vilu|>pare le comunicaaioni, te relazioni commercialt^
m una parola, le relaaioni di Im» vicmato tra gli aèitanti
dei due paesi. A dispetto di cpiesta buona volontà e di questa,
moderazione costanti, a dispetto della nostara inesauriUte pa^
zienza, grida di guerra frenetiche si alzarono oltre Ticino;,^
specialmente sul principio di quest'anno*
In vist» dell'agitazione provocaita da qmll'ardore di guefin,,
coi il discorso reale pro&unsnato neir24)ertura del Padacnentoi
e le susseguati spiegazioni dei ministri non^ erano certo taC^
da scoraggiare , il Goremo imperiale si è alla fine deoso #
inviare rinforzi noi Regno Lombardo^Veneto. QcKestà «x^ura,
comandata daUa più semplice prudenza, non ha che uno scopo*
puramente difensivo. L'asserzione del conto Ga^vour, due fòsse)
misara os^ diretta contro la Sardegna, non è più fondata;
diecpi^aper cui afferma che le guarnigioni di Bologna &d'An-
cona erano state aumentate.
Tal' è la situazione ridotta a'suoi termini pia semplkn. Lamano^
sulla coscienza: che cosa potremmo noi iare per attenuarla
e per cangiarla in meglio? Chi potrebbe spingere più in tài
di quello che abbiamo fottd noi la moderazione e la longa*
ntmità? E le Potenze che, come la gran Bretagna, dd^Kteano'
al mantenimento detta pace una sollecitadme non meno ghisftsi
che onorevole, non si sentirebbero chiamate a pigliarsi f as-
Archivio 9 eie, 4
96
•sunto di togliere là sorgente dei male, riconducendo il Pie-
monte ad un giudizio più sano de'suoi diritti e de'sooi doveri
internazionali? — Coi loro sforzi riuniti il Gabinetto di Torino
venga impedito di proseguire nella sua parte di provocatore
in cui, abusando i vantaggi della sua posizione e la tolleranza
deirEuropa, si compiace da parecchi anni; e si vedrà, siaoH)
certi, rinascere nel resto dèlia penisola la tranquillità e la
pace morale che gli eccitamenti continui dd Gabinetto di To-
rino tendono a sbandire.
Affrettiamoci di prevenire un' obbiezione che presentiamo.
La scontentezza d'una parte delle popolazioni, massime nel-
r Italia centrale e meridionale, ci si dirà, ha la sua sorgente
principale neir amministrazione difettosa dei Governi.
Mentre riproviamo le mille calunnie con cui si procura dì
eccitare l'opinione contro questi Governi, noi non ci sentiamo
chiamati a sostenere la tesi che. tutto sia perfetto nell'or-
ganamento e nel sistema amministrativo dei loro paesi. Anche
là dove le istituzioni sono più eccellenti, bisogna molto ac-
cordare all'imperfezione d^li istrumenti. Da un mezzo secolo
in qua l'Italia si è data ad ogni sorta di esperienze politi-
che. I sistemi più diversi vennero a vicenda messi in pratica.
In oeoseguenza all'introduzione di istituzioni phe fanno prova
mirabik là dove furono sviluppate e maturate dai secoli, ma
che non sembrano omogenee al genio, alle tradizioni ed alle
condizioni sociali degli Italiani, si videro succedere nella Pe-
nisola sovvertimenti deplorabili, scene di disordine e di san-
guinosa anarchia, Non sono i consigli dell' Austria che ad-
dussero que' giorni nefasti dell'istoria moderna dell'Italia.
All'incontro noi abbiamo sempre francamente applaudito ad
ogni migliorìa che recasse l'impronta della sana pratica, ab-
biamo costantemente accolto con sSdisfazione, e favorito,
secondo la nostra influenza, qualunque bene inteso progresso.
Consistati, abbiamo dato, in tutta coscienza, il nostro avviso
dopo maturo esame di tutte le circostanze.
Qiu^ste misure possono non aver prodotto tutto il bene che
^7
altri poteva, aspettare. Ma chi oserebbe rifonderne tutta la ri-
sponsabilità sdir azione dei Governi? Ciò che è certo si è che
tutti gli Stati grandi o piccoli hanno ai giorni nostri da lot-
tare contro potenti ostacoli. Abbiamo più sopra dimostrato
che la libertà, come è intesa in Piemonte, libertà vicioa alla
licenza e affrancata dal rispetto scrupoloso dei diritti altrui,
non è senza gravi inconvenienti per gli Stati limitrofi..
Con :ci6 . riconosciamo che il Governo Piemontese stesso è
prima * di chicchessia il giudice del regime interno che con-
viene al &U0 paese. Ma- come noi rispettiamo a questo ri-
guardo la sua autonomia, non ci crediamo del pari autoriz-
zati ad imporre ad altri Stati italiani un sistema di Governo/
e a determinare Topportunità dei momento per fare a questo
sistema i miglioramenti ch'ei potesse richiedere.
Checché ne sia, il grande argomento mes^ innanzi con-
tro : l'amministrazione pontificia si è, che essa non può so-
stenersi che coirajuto^degli stranieri; A questo noi rispon-
diamo semplicemente, che il Gabinetto del "Vaticano è già
entrato in pratiche tanto coH'Austria quanto colla Francia
per es^^ro* lo sgombro degli Stati pontiflcj, preparato da
lunga mano colla diminuzione successiva dei corpi d'occu-
pazione e colla riorganizzazione progressiva della forza ar-
mata pontificia.
Somministrando al Sommo Pontefice, spodestato dalla ri-
voluzione, il soccorsa delle loro armi, l'Austria e la Francia
servirono ad un grande interesse d'ordine sociale. La &^
vranità temporale del Santo Padre è una delle guarentigie*
del libero esercizio del suo ministero apostolico e delPindi-
pendenza del capo spirituale M cattolicismo. Tuttavia il
giorno in cui il Governo pontificio dichiarerà che la riorga-
nizzazione della sua forza armata ha fatto abbastanza pro-
gresso per poter da se bastare ai bisogni deirordine e did^la
sicurezza interna, rimperatoro, nostro augusto padrone^ sarÀ
lieto di poter richiamare ie sue truppe, perchè vedrà in.quer
sto risultato un nuovo pegno della sollecitudine paterna che il
Santo I^re accorderà egualmente al migUoram^to succes-
sivo d^altri rami di pablico servizio.
Del Testo, non ci diesimaliamo che le difficoltà, incontrate
daiiGovemo pontificio neiradempimento del suo cémpito, pro^
vengono molto meno dalF intemo dbe dagli elementi rivolu-
rionarj, àsììe inflnenae e dadle ^eccitazioni ciie {cartono smza
posa dall'estero. Per potere sperare su questo termo pronti
e Mici risiidtati nnlla è più indispensabile, ripeto, che d'o*
perare sul Piemonte, affinchè rispetti Tindipendenza degli air
tri Stati italiani, appunto o)me la sua indipendenza è rispet-
tata da lon), come òa noi, nei limiti assegnatigli dai trattati.
% Sol allorquando questo r»ultato sarà ottennio, .il Governo
pontificio e gli altri Governi italiani potranno con efficacia
occuparsi dell' introduzione dei raiigliorameBti che conipcffta
la ioro amministrazione interna. Allora altresì ^i avvbi he-
nevoli dell'Austria, clie più di tutte le altre Potense è inte-
ressata al ben essere e alla prosperità ddla Penisola, non
vferranno loro meno in tale conformità.
Incarico V. E. di sottoporre queste considerazioni al por
dizio lllunnnàto del Gabinetto Imtannico. Noi siamo troiq)o
penetrati dell'immensa risponsabilità ohe innanzi a Dio e in-
nanzi agli uomini peser^be sopra coloro che, senza legittimo
motivo, turbass^o la pace dell'Europa, per non avene som-
mamente a onore che un governo amico ed alleato, come la
gran Bretagna, sia interamente edificato inbMrno alte nastro
hifteB^oni pacifidie. •
L'Austria non nudità alcun progetto ostile contro il Pie-
monte. Ella si asterrà, non ostante le giuste querce die po-
trebbe far valete, da ogni atto aggressivo finché il Gofremo
sardo dal lato suo rispetterà f inviolabilità del territorio im-
penale, e di quello dei suoi alleati. L'Imperatore, nostro au-
gusto padrone (V. E. e autorizzata di assicurale lord Mal-
fnesbury), non brandirà eia spada, <Aie perla dilesa dei suoi
diritti incontestabili, e jper il mantmiimento dei trattati, che
9ioi consideriamo, al pari del Governo britannico, come la
sola guarentigia solida dell'ordine politico.
Famrisoa, sig. conte, di fare iattura di questo dispaccio a
lord Malmesbnry; e dargliene copia, se Sua Signoria lo desi-
dera. Riceva, eoe.
Conte BuoL.
87 Febbraio 1889. -*- ArriBO a Fmiui di lArd Cowky^ àmbasciai$f$
di S. M. Britannieay inearioato d'am ndsmne ufficiosa otmto
per Ucopo di preparare una baae ad ulierioriufidaU negozia-
zioni^ mediante un ratwicinaniento tra la Francia e V Austria.
wiictggoK»»^
^OTIFICAZIOTWB.
Modena, 5 Mano 48(9.
Alcuni sudditi estensi, specialmente delle provincie oltre-
apennine, sonosi recati alFeslero con animo di reagire contro
il proprio legittimo Governo ; e siccome quest'assenza non è
punto a considerarsi come semplice contravvenzione al | 214
del Regolamento di Polizia risgnardante coloro che vanno
all'estero sprovvisti di recapiti di giro, così, in adempimento
dei sovrani comandi, si prescrive:
i.^ €ìmw9», GoiM sopra, suassentb dopo il 1.^ gennajo
p. p: 6 rientrò in patria senza speciale permesso, sarà ar«
raitato e sottoposto a pena diseìpiinare da uno fino a due
mesi di caitusre.
2.^ Quelli ohe si sono assentati o cbe si assentass^*o d'ora
ÌB poi e rientrassero senza permesso dd Buon Governo, pu*
Uieala che sia la pf esente Nolificaeione, saranno sottoposti
a peoa ctHrezianate lino a) mas^mo grado stabirito dal § 9,
Art. 5 del suddetto Reg^olsttnento, a seconda della precedanle
loro coDÓotta, e delle cii«oslaaze più o meno aggravanti.
3.^ Balie premesse misure vengono ecoettnati , e saranno
perdo soletti soltanto alia peaoa correoicHìale ficsata dal snc^
citato § 214, coloro che sortiti già dallo Stato, conclndenìte*
mente eomproveraimo «sersi trattenuti in estere località per
30
interessi priTati, e non mai per reagire in modo alcuno contro
il proprio legittimo Governo.
4.^ Se fra gli assentati si trovassero impiegati sta*étti da
giuramento, militari attivi, o militi di riserva, al rientro in
patria saranno posti i primi a disposizione del potere giudi-
ziario, i secondi a dipendenza del foro militare pdi relativo
ordinario giudizio a termini di l^e.
5.® Pei colpevoli di altri delitti commessi o prima o contem-
poraneamente 0 dopo l'assenza, avrà luogo l'applicazione delle
rispettive leggi, oltre la pena stabilita sotto li §§ 1 e 2.
Tanto si deduce a publica notizia perchè serva dì norma
a chiunque, e perchè i funzionar] poUtid e la forza publica
ne curino la esatta osservanza.
// Ministro De Buoi.
Articolo nfflclale del Monlteiir, conceriieiite lo stato
della questione italiana e le intenzioni deirimpe-
ratope Napoleone Ili a riguardo di essa.
Parigi, 5 Mano 4859.
e La condizione delle cose» in Italia, quantunipie già antica,
prese in questi ultimi tempi, agli occhi di tutti, una tale
gravità, da dover naturahnente fermare l'attenzione ddl' Im-
peratore; imperocché al capo di una grande Potenìsa, come
la Francia, non è lecito isolarsi dalle questioni, che interes-
sano l'ordine europeo. Aniihato 4a uno spiritò di prudenza,
ch'ei sarebbe colpevole di non aver avuto, egli si preoccupa
lealmeifte della soluzione ragionevole ed equa, che potr^e
ricevere tali delicati e difiGicili problemi.
e L' Imperatore nuir ha da nascondere; nulla da disconfes-
sare, né nelle sue preoccupazioni, né nelle sue alleanze. L'in-
teresse francese domina la sua politica e giustifica la sua
vigilanza.
€ A fronte delle inquietudini mal fondate, ci piace crederlo,
3t
che GomiQoasero gli animi ia Piemonte, l'Imperatore promise
al Re dì Sardegna di difenderlo contro ogni atto aggressivo
deir Austria; ei non promise nulla di più, e si sa ch'egli
manterrà la parola. .
e Sono questi pensieri di guerra? Da quando in qua non è
più conforme allei regole della prudenza di prevedere le dif-
ficoltà, più 0 meno vioinov e ponderarne tutte le conseguenze?
< Abbiamo indicato quant'ha di vero nei pensieri, nei
doveri, nelle di^osizioni dril'Itnperatore; tutto ciò, die le
esagqrazioni della stampa ci ^giunsero, è immaginazione,
menzogna e delirio- *
e La Francia, dicesi, fa considerevoli armamenti. Quésta
è un'imputazione affatto gratuita. Non lu oltcepassato lo stato
effettivo normale, ammesso due anni fa dall'Imperatore per
l'assetto di pace. L'artiglieria compera 4000 cavalli, per rag-
giungere quel limite prestabilito; I reggimenti di linea banno
2000 uomini, ogni reggimento di cavalleria 900.
e Si dice altresì che i nostri arsenali ricevettero un im-
pulso straordinario. Si dimentica che abbiamo tutto il corredo
della nostra artiglieria da cangiare, e tutta la nostra flotta
da trasformare. Quest'ultima impresa, da lungo tempo riso-
luta per dare alla nostra flotta il suo stato normale, è san-
cita da voti annui del Ck)rpo l^slativo; e, malgrado l'alacrità
più lodevole, parecchi anni saranno ancor necessarii al com-
pimento di que' lavori.
a Finalmente, si piglia inquietudine pegli apparecchi della
nostra marina. Tutti quegli apparecchi si limitano all'arma-
mento di quattro fregate pel trasporto delle truppe di Francia
hi Algeria e d'Algeria in Francia, e di quattro trasporti misti,
destinati a provvedere alle diverse eventualità, segnatamente
al servigio di Civitavecchia ed al rifornimento della nostra
spedizione di Cocincina, per Alessandria.
e Tali sono i fatti. Essi debbono rassicurare completamente
gli animi sinceri sui disegni attribuiti all' Imperatore, e far giu-
stizia delle asserzioni degli uomini, interessati a sparger dubbi
su' pensieri più leali e nuvole sulle situazioni più chiare.
• 33
« Non è egli tempo di domandare quando cesseramio te
vaghe ed assurde voci, diffuse dalla stampa da un capo del-
l'Europa air altro, efae rappresentano da per tutto alla credulità
publica l'Imperatore come provocante la guerra, e fanno
responsabile lui solo delle inquietuditii e degli armamenti del-
l'Europa? Chi può avere il diritto di traviare cosi oltraggio-
samente gli animi, d'inquietare cosi gratuitamente gr interessi?
e Dove sono le parete, dove sono le Note dqptotoatiche,
dove ^oùù gli atti, che impfichino la volontà di provocare la
guerra per le passioni eh' elF appaga» o per la gteria ch'ita
* procaccia? Chi ha veduto i soldati, chi ha noverato i cannoni,
chi stimò le provvisioni, aggiunte oon tanta spesa e tanta
fretta allo stato normale e regolare ddl' assetto di pace in
Francia? Dove sono le love straordinarie, te cyamale di classi
anticipate? In qual di si richiamarono i soldati m congedo
rìnnovabite? Chi potr^be mostrare infine gli demeati, per
minimi che si vogliano, di qudle accuse generaU, che la
malignità inventa, la credulità diffonde, e la stoiteatza accetta?
e Senza dubbio, come dicevamo, l'Imperatore veglia sulle
cause diverse dì complicazione, che possono sorgere sull'o-
rizzonte. £ proprio d'ogni saggia poUtica cercar di scongiu-
rare gli avvenimenti o le questioni, ch0 possono tvffbsure l'or-
dine, senza del quate non è possibite alcuna pace, aJcuna
transazione. I!ton occorre tregua a' veri affari; ma sicurezsa
e avvenire.
< Una sifiEatta previdenza non è né agitazione, né provo-
cazione. Stodiare le questimi non è crearte; torcere da esse
gli sguardi e l'attenzione non sarebbe neppure rimuoverte.
né scioglierle.
« Del resto. Tesarne di tali questioni e entrato netta via
diplomatica, e nulla autorizza a credere che l' esito non ne
sia favorevole al consolidamento della publtea pace.
38
DiehiaraBioiiie del miiiiistro de^lt «^«t^ri, b#M»iie«
de SeliletnHs^ alla Camera dei IHpaiati m^
raUitndSne della Prawia di frante alle ^»U
stfenti eom^leaUiOiii polttielie«
BertiDO, 10 mano i859.
la mezzo al movimeato che durante la scorsa settùnami,
si maDifestò nelle altre parti della GerzBaDìa, la rappr^eataìKsa
provinciale prussiana conservò im couìtegaò, chele assioiira
il diritto alla riconoscenza del governo non che a quella di
tutto il paese. In questa moderata condotta, a fronte dell'ec-
citazione generale degli animi, la nazione riconoscerà con
giusto orgoglio la più eloquente prova di quel latto potitioo e
di quella saggia prudenza che si conviene ad un'assemblea
la quale è chiamata a rappresentare gli interessici' un gran
paese. Ma il governo saluta in essa un caro pegno della fidu-
cia dalla quale si sente rafforzato neiradempimento dei gravi
obblighi che gli incombono. Esso crede ora venuto il momento
in cui gli ^ia concesso di esporre alla rappresentanza proiin*
cijile in tratti gwerali, ed in quante lo permetta ia deijcar
tezza dell'argomento, il punto di vista che segue nelle quir
stioni del giorno sòrte cosi repentinamente. Le apprensioni
che ispira lo stato attuale delle condìnoiii d'Europa non si
possono tutte ridurre ad alcune questioni nettamento pr^cisate^
Esse risultano assai più dal {»:ofondo malcontento, nato da
qualche tempo fra singole Potenze, e chesi manifestò in una
serie di fatti parlanti. In presenza di un tale stato di cose.^
il governo non poteva essere un momento in .dubbio, sulr
l'assunto che deve proporsi la Prussia.
Assicurare ai trattati europei la stima che loro è dovuta^
agli esistenti il loro vigore e cosi garaoliire la pace ad una
parte del mondo^ questo ^lo poteva essere 1^ scopo che il
governo della Prussia doveva sforzarsi ad ottenere con tutti
i mezzi che sono a sua disposizione. Non legato da ohfoUgbi
speciali ad alcuno, e nei più amichevoli rapporti collePotons^
Archivio, $U. 5
34
ifileressate più da vicino, il governo prussiano si trova nella
fafforevole posizione di far valere in tutta la forza da ambe
Fé parti, colla stessa imparzialità ed energìa, il suo consiglio
conciliante e pacificatore. Diretta dagli stessi motivi ed allo
stesso scopo, agli sforzi della Prussia si unirono gli sforzi
della sua intima amica Tlnghilterra , e come finora, anche oggi
due gabinetti si abbandonano alla speranza, di molto aumen-
tata in questi ultimi giorni, che ai loro sforzi comuni non
verrà meno il desiderato successo. Ma per questi sforzi, di
ahitare come Potenza europea a sciogliere una gravissima
complicazione europea, la Prussia non dimenticherà mai la
sua vocazione tedesca.
Come il governo prussiano è al fatto della slima coscien-
ziosa dovuta ai trattati europei e dello stato di diritto in Eu-
ropa che riposa su questi ultimi, così esso è parimenti pe-
netrato dalla convinzione che la politica della Prussia, se
deve corrispondere all'alta vocazione del nostro paese, deve
sempre essere nazionale. Ogni interesse veramente tedesco
troverà sempre nella Prussia il suo più caldo rappresentante,
e dappertutto, ove si tratta di mantenere intatto il diritto e l'in-
dipendenza della patria comune, la Prussia non esiterà un mo-
mento, a mettere per questi comuni beni sulla bilancia il
peso dì tutta la sua forza. iMentre il Governò parte da que-
sta base, e mentre nell'attuale complicazione serve così nel
modo più efficace ai veri interessi della Germania, adope-
rando tutta l'influenza della Prussia come Potenza europea
al componimento delle esistenti differenze, esso sa di essere
pienamente d'accordo ed unito al paese ed alla dì lui rap-
presentanza, e, penetrato da questa convinzione, muove tran-
quillamente, ma ad un tempo con ferma risoluzione incon-
tro a tutto quanto potrà sorgere dall'avvenire. Giacche qua-
lunque cosa dall'avvenire possa sorgere, sempre ed in ogni
stato di cose troverà la vecchia Prussia al suo posto e fedele
all'assunto che la Provvidenza divina con mano visibile le ha
assegnato.
Sott. DOTT. SCIILEINITZ.
35
n^OTA-GlRCOLiiltiE, iu<tìrSzzaia dal eonsi-
g^lio federale svizzero a tutte le Potenze so-
scrittrici dei trattati di Vienua del Ì8ÌI5 ri-
g^nardante Failhudine che terrebbe nel easo
ehe scoppiasse la gpuerra.
Berna.- li matso 1801.
« Quantunque gU Stati dell'Europa godalo oggi pfena^
mente dei benefici della pace, non Y'ha dubio c)^ la fidur
eia nella durata di questa condi:3Ìone di cose è scossa, ed
hannosi motivi di temere che la quiete generale possa. ^^
sere turbata dalla possibilità di impor^nti avvenimenti r,
e In siffatte circostanze la Svizzera deve alla. propri^, dir
gnità, alla propria qualità di Stato ipdìpendente e libeirOt
come pure alla propria costituzione cid al pr€{)rio oi^dina-
mento politico, di pronunciarsi a tem^o ed apertamente sul-
Vattìtudine che essa, nella previsione di certe eventualità, è
intenzionata di prendere, giusta la posizione che le additalo
la sua giacitura, ìsl sua storia, gli Interni suoi bisogni ei le
sue rela;&ioni cogli Stati esteri. . ^
f II Ck)nsiglio federale pertanto dichiara nel modiO piafcyr-
male, che se la pace europea dovesse essere turbata, la Con-
federazione svizzera conserverebbe e difenderebbe con tutti,
i mezzi di cui può disporre Tintegotà e la neutralità del suo
territorio, alla quale essa ha diritto in forza della sua qua-
lità di Stato indipendente ed in forza dei trattati europei
del 1815, solennemente riconosciuti e gi^arentiti. Essa adem^
pira questa missione uniformemente e lealmente verso tutti..
< I trattati #del 1815 dichiarano inoltre che certe; porzioni
di territorio della S^voja, che formano parte integrale degli
Stati di S. M. il Re di Sardegna, sono comprese nella neu-
tralità svizzera.
« Infatti emerge da questi trattati — cioè dalla dichi^ura**
zione delle alte Potenze del 29 marza 1815 ; dagli atti; di
adesione della Dieta svizzera del 13 agosto 1815; dagli atU
confusionali del ^ giugno 1815, art. 92; dalla pace di Pa-
fìgì del ^0 novembre 1815, art. 3, e dall'alto del giorno stesso
che proclama il riconoscimento e la garanzia della perpetua
neutralità della Svizzera e deirinviolai3)ìlità del suo territorio
— che le parti della Savoja indicate in questi alti godono
della ste&sa neutralità come la Svizzera, colla clausola spe-
ciale, che « ogni qualvolta le Potenze vicine alla Svizzera
trovtngi tn istato di ostilità aperte o minacciate , le truppe
di !S. M. il Re di Sardegna, che fossero eventualmente nelle
Provincie neutrattzzate, debbono ritirarsi, ed a tal fine pos*
sono passare per il Vallese, ove siavi il bisogno, e che troppe
di nessuna sorta e di qualsiasi Potenza vi possano dimorare
0^ passare, tranne quelle che la Confederazione svìzzera tro-
vasse bène di mandarvi » .
e I qui riferiti dispositivi dei trattati generali sono stati
in ogni loro parte confermati nel trattato speciale , che fu
conchiuso il 16 marzo 1816 fra la Confederazione e S. M.
il Re di Sardegna.
t Se adunque te circostanze lo esìgono, ed in quanto ciò
sia reso necessario per assicurare e difendere la neutralità
ed integrità del suo territorio, la Confederazione svizzera farà
ttìo del diritto consentitole dai trattati di occupare la parte
Aeutrallzzata della Savoja. Ma in ciò è compreso che, se la
Cìf^ttfederazione ricorre a questa misura, essa rispetterà scru-
polosamente in ogni sua parte le condizioni dei trattati, quella
fra le altre che prescrìva, che l'occupazione militare da parte
della Svizzera non impedirà in modo alcuno rammmistra-
zione instìtuila nelle dette provìncìe di S. M. Sarda. H Con-
siglio federale dichiara, che egli procurerà ditmeltersi d'ac-
eordo col Governo di S. M. il Re di Sardegna sulle condi-
rioni particolari di una simile occupazione.
« Il Consiglio federale, per ultimo, si abbandona alla spe^
ranza che questa sua dichiaratione, libera non meno che
léaló, sarà accolta favorevolmente dalle alte Potenze, ed esse
37
pienamente comprenderanno il punto di rista, al quale egli
dovette porsi in presenza dell'attuale situazione politica e
nella previsione delle possibili eventualità.
« Egli cc^lie roccasione, ecc*.
ID jiohie del coaBlgllo federale :
// pres. della Confederazione Stamppli.
// cancelL della Confederazione Schikss.
Circ^lai^e «olla quale II Ciottslf^e fecleriale ha
■iaiilcaie al governi cantonali la Noi^ diohlaranto
la nentralitÀ svizzera.
Berh^, 14 marto IS59.
« Le congiunture politiche attuali hanno preso recente-
mente un andamento, che autorizza almeno ad £unmettere
la possibilità di una rottura della pace, e che perciò dee es*
sere osservato più dawicino.
< In tali circostanze, ci parve conforme alla dignità deltò
Confederazione, di tracciare lealmente la posizione, che la
Svìzzera dee prendere, se sì realizzano certe eventualità; po-
sizione, ctfessa manterrà anche, noi ne siamo ^rsuasi, con
risolutezza.
« Nói abbiamo crednto dover adempiere questo incarico
colla notificazione, che abbiamo diretto alle Potenze partico-
larmente, e che abbiamo l'onore di qui farvi conoscere in
copia. »
Artieolo nffleiale del Monitenr sul eonteg^no della
Cierniània nella attuale vertènza Italiana.
Parigi, 15 marzo 1859.
< Una parte della Germania offre oggidì uno spettacob;
che ci rattrista e ci sorprende.
I Una questione vaga, indeterminata, che tocoa i problemi
più delicati, sorge improvvisamente nel mondo politico. Il
Governo francese ci vede un soggetto di esame e un dovere
di vigilanza. Ei non si preoccupa della situazione inquietante
dell'Italia se non per risolverla, di concerto co' suoi alleati e
a prò' del riposo dell'Europa. È egli possibile attestare un
desiderio più sincero di sciogliere paciflcamente le difficoltà,
e di prevenire le complicazioni, che risultano sempre dalla
mancanza di previdenza e di risolutezza?
€ Tuttavia, una parte della Germania risponde a tal con-
tegno sì tranquillo co' più sconsiderati allarmi. Sopra una
semplice presunzione, che nulla giustifica e tutto ribatte, si
ridestano i pr^gìudizii, si propagano le diffidenze, si scate-
nano le passioni: una specie di crociata contro la Francia
è intrapresa nelle Camere e nella stampa d'alcuni Stati della
Confederazione. La s'incolpa di nutrire ambizioni, ch'eUa di-
sconfessò, di preparare conquiste, di cui non ha bisogno, e
si adopera con tali calunnie a spaventare l' Europa con ag-
gressioni immaginarie, delle quali non v'ebbe mai neppur
il pensiero.
< Gli uomini, che traviano in codesta guisa il patriottismo
tedesco, s'ingannano di data. Ben si può dire di essi che
niente hanno dimenticato e niente appreso. Ei si sono ad-
dormentati nel 1813, e si ridestano, dopo un sonno di mezzo
secolo, con sentimenti e passioni sepolte nella storia, e che
sono un contrassenso riguardo al tempo attuale; e' sono vi-
sionarli, che vogliono assolutamente difendere ciò che nes-
suno pensa ad attaccare.
« Se il Governo francese non fosse convinto che le sue
azioni, i suoi principii, ed il sentimento della maggioranza
del popolo tedesco smentiscono le sospizioni,'di cui si vor-
rebbe renderlo oggetto, egli avrebbe diritto di sentirsene of-
feso; potrebbe scorgervi, non soltanto una ingiustìzia, ma si
ancora una lesione all'indipendenza della sua politica. In
fatti tutto il movimento, che. si tenta di suscitare sul Reno
circa una questione, che non minaccia la Germania, ma che
39
interessa la Francia quale Potenza europea, mirerd)be a niente
meno che contenderle il diritto di far sentire la propria in-
fluenza in Europa e di difèndere i suoi interessi anche colla
più estrema moderazione. Questue una pretensione, che sa-
rebbe offensiva, se potesse esser seria. La vita d'una grande
nazione, qual è la Francia, non è circoscritta entro a' suoi
confini ; ella si manifesta in tutto il mondo coU'azione salu<
tare, ch'essa esercita a profitto della. sua potenza nazionale,
al tempo stesso che pel vantaggio della civiltà. Quando una
nazione rinunzìasse a tal parte ell'abdica il suo grado.
< E però, contrastare quella legittima influenza, che pro-
tegge da per tutto il buon diritto, o confonderla colle an>*
bizioni, che lo minacciano, è un disconoscere ad un tempo
la parte, che spetta alla Francia, e la moderazione della
quale l'Imperatore, diede tante pròve, dacché il popolo fran-
cese lo innalzò alla responsabilità del potere supremo.
< L'Imperatore che seppe dominare tutf i pregiudizi!, do-
vrebbe attendersi eh' e' non venissero invocati contro di lui.
Che sarebbe accaduto se, montando sul Iroiio^ egli avesse por-
tato i sentimenti gretti e le rimembranze irritate, che ora
s'itivocano per renderlo sospetto? Anziché farsi l'alleato più
intimo dell'Inghilterra, come glielo consigliavano gl'interessi
della civiltà, sarebbe divenuto suo rivale, come parevano co-
mandargli le rivalità secolari de' due popoli. Anziché acco-
gliere gli uomini di tatfì partiti, avrebbe respinto con diffi-
denza i servitori delle antiche dinastie. Anziché raffermare e
calmare l' Europa, l'avrebbe scossa, riscattando, a prezzo della
sua sicurezza e della sua indipendenza, le memorie del 1814
e del 1815.
« Se l'Imperatore, cedendo a tali suggestioni, avesse vo-
luto senza ragione rinnovare, in un'era dì pace e di civiltà,
le guerre e le conquiste del primo Impero, e' non sarebbe
stato del suo tempo, ed avrebbe cosi incorso il maggior bia-
simo, che possa cogliere un capo di Governo. Non si regna
con gloria, quando si obbedisce a rancori e ad odii. Gloria
IO
vera per un Sovrano è quella soltanto, che si fonda sul giù-
dfeiio generale de' bisogni del suo paese» e sulla garantia il-
luminata degl'interessi della. società.
« Ciomproviamo qui semplicemente una situazione, posta
in luce da tanti atti decisivi della politica dell'Imperatore.
Innanzi a questa situazione sì limpida e franca, l'Europa si
sentirà rassodata nella sua sicurezza,-, e coloro, che voglWno
spaventarla e ingannarla, proveranno forse qualche imbarazzo.
4 Quanto alla Francia , ella non si commosse finora per
que' vaghi rumori e per qu^U ingiusti attaccJbÀ; essa non
rende risponsabne tutta là Germania dell'errore o della ma-
levolenza di alcune manifestazioni , le quali rispondono me^
glio a meschini risentimenti che a gravi timori. U patriottis-
mo tedesco, quando non sia oscurato da prevenzioni, sa di-
stinguer benissimo tra i ^veri che l'obbligano e i pregiudizii
che lo traviano. La Germania nulla ha a temere da noi per
la sua indipendenza; noi dobbiamo attenderci da essa altre-
tanta giustizia per le nostre intenzioni, quanta simpatia noi
abbiamo per la sua nazionalità. Col mostrarsi imparziale, ella
si mostrerà previdente^ e servirà meglio la causa della pace.
< La Prussia lo ha compreso, e si è unita all'Inghilterra
per far sentire a Vienna buoni consigli, nel momento stesso
in cui alcuni agitatori cercavano di appassionare e di colle-
gare contro di noi la Confederazione germanica. Questo con-^
tegno riservato del Gabinetto di Berlino è certamente più
proficuo alla Germania dell'impeto di coloro, i quali, facwdo
appello ai rancori ed ai pregiudizii del 1813, si espongono
ad irritare in Francia il sentimento nazionale. Il popolo fran-
cese ha la delicatezza dll suo onore, al tempo stesso che la
moderazione della sua forza, e se colla minaccia si concita,
colla conciliazione si calma. »
tt
• ^QTA . . ...
liiilirlxs#ta dal nilnlstro degli afl^^rl es4eH ài Sarde-p
f^na, coate Cavour, al march. d'Azeglio, aiiih«i«eia-
tore presso la Corte d'Inghilterra. .
Torino, 1 7 mano I8&9* '
Sir James Hudson in una Nota io data del 14 di questo
Qftese, di euì troverete qui unita Qoaoopia, mi domandò, iu
nome dal suo governo, se la Sardegna era disposta a seguire
Tesempio deirAustria dichiarando in modo formale^ ccfine aveva
fatto il conte Buoi nel amo dispaccio al conte A|^ny dei 25^
febb., che non aveva intenzione alcuna di attaccare ia{K)ten2a
a Lei vicina,: •
Apprezzando 1 sentimenti che hanno inspirato questa pra-:i
tica: per parte del gabinetto di» 6t. James, non esiteremo a.
rispondergli colla più intera franchem^ come già alibiamo
fatto, quando, ci domandò di formulare in modo chiaro e pre^
ciso le querele dell'Italia, e di indicare i mezzi Onde porvi
rimedio. . ; ^ .. • • .
In cospetto agli atti aggressivi: (con qual altro nome cUa*-^
marli?) commessi dall' Anstifia^ aliai conoentra^ooe diiorze im-
portanti sul confine sardo, all'armata pdsta ^ul piede^ <di
gu^ra^ alla costruzione ed all'occupazione di nuove icurtifi-
casioni sovra un territorio che non le appartiene s^ail'occupa-
zinne decennale delle Legazioni, alle .violazioni dei trattati;
piiblici, il governo del Re avrebbe il diritto, secoiidble leggi
delle nazioni, di provvedere alla propria difesaxontrorAustria^
anche colla via delle armi; L'Inghilterra ha implicitamente ri-
conosciuto questo diritto . quaiido, non è * lungo tempo , ool-
l'orgaao del suo Ministro degli a£Dari esteri, riprovando con
tutto il peso della^ «la grande aotorìtà e cdla ' solennità di
un uiBcio diplomatico le inique misure dei sequestri posti
dall'Austria sui beni dei sudditi sardì, constatava ohe se . in
tale circostanza .erasi riuscito a scongiotàre i fMrìcòli; dlinna
gnerra, questo risultato era dovuto esclusivamente alla ino*'
derazione di cui il governo sardo aveva fatto provai.
Archivio f eie. 6
43^
Tuttavia, giacché il governo britannico riconobbe lo stalo
anormale deir Italia, e permise alla Sardegna di sfocarsi a
porvi rimediò, il governo sardo, prendendo atto di questi im-
pegni, e riservandosi la propria libertà d'azione nel casò*ln cui
l'Austria non si astenesse nelFavvenire dal commettere atti ag-
gressivi, k pronto a dare l'assicurazione, che non è sua in-
tenzione di attaccar l'Austria e condente a fare , riguardo a
ciò^> una dichiarazione' identica a quella' contenuta ^nel di-
spao6io affrettato del dente Buoi, it quale, a vero dire, non
è'che unalQQga ed amara requisitoria contro la Sardegna
e la potiUéadel gabinetto che ho l'onore di pmsiede^e. .
I discorsi pronunciati innanzi al parlamento per ispieg^e
la nostra politica,. i dispacci e le circolarì che avretei em-
municati al gabinetto di St. James, e pkrticoiarnkente :il:ilf(^-
mormiltlm 'rivolto all'Inghilterra ed alla Prussia, ai qiudi
loiHl Malmesbury rese intera^ giustizia, spieganld e giustiflqano la
nostra condotta in modo così esplicito, che ihi credo di*
spensato dal cogliere quest'occasione per confutare ad uno ad
uno gli argomenti cbe adopera il coorte Buoi nel suo dls-
pacóiov 9^ Fa|4>T«sentare ìà Sardegna icdme la cuisOr ìrara
dello staio anormale d'Italia. Questi ai^DMiti d'altronde > non
posstmò avere: alcun ^one per una persóna imparmle che
ceiH^rvb nfia'>m6moria esatta dei fatti che si succedettero 4Jk>po
il pMudipfo di qiiest'annd. Le misura ^militari prese snecessi-
vamehteldàtf Austria, di ciii vi ho trailténhto nel miii dispae^
ciò del f 3 cbrrente;. tutte hs^nò preceduto gli> atti del go-
verno'! sarda chp avrebbero potuto ghistiflcàrle. ' -
- Il discprstì della i Corona: all'apertura ^èlParlamentb idi To*
rino non fu pronunciato che il 10 gennafò; al 3 defilo st^so
mese un ; iluovo corpo d'armata era stato precipitosamente m*
viato in Italia.
II nostro pre&tito non ebbe luogo che molto tempo. dc^o
il tentativo feitto dairAusttia di negoziarne uno assai cohsick-
revole a Lenito. Finalmente; seinoi abbiamo chiamati i nostri
contingenti sotto le armi, lasciando le nostro riservo ai loro
A3
focolari^ciò non avvenne che quando T^ustrisi, ddcìétandoiche
i cor][»i d'armata fossero posti sul piede ; dì gderfa Gasl|^l^ta,
di convinse che ci saremmo quanto ptoima trovali a fROHle
dalia ipiù forte fra le armate che calpestarono Jlàuolo itali^-
Godesti fatU formano uno stirano commèntoi ^alle pccrtestè
pacifiche colle quali è tèirminato il dispaccia aufitriaco,> e sa-
r^be difficile :<3onciiia]ili. fra loro; se in queslòi stessa, alllp
diplomatico non fosse contenuto il fondd del pendiero.'{ÌBU!A^
stria sulla vertenza italiana* .i.i:/
Il conte Bnol^ dopo aver rapidamente tracciato, secondai il
suo ipodo di vedere, i varj aii^venimeDliiicHe sonosi succSediiti
dal I84B, finisce od dichiarare .che ^iVItalia è psofóndb^
iDente agitata, se malcontente ile Bono. la popdasjioniv sehi
g6vera£ unita federo, per sodisfare! airvèti.'deii loil(tj^uilditif,
iat colpa è dovtitàÌ9.i sentimenti ed dllo; spìnto .luiteflesto!,
che lai libarla h&srilùp^atoJn Piemonte, e, per llr)i(8od«fte
parole medìBsiitie: dèli icoafe fiiioU i< ^'ì63iisoAxmm6wl '^m-
sto piasé d'islfittiriiMii che agiscon'a meraTigUosamestelà dove
furóQD'sviluppate^ rimtàrate dsiv.seQoll^nha che non^senÉbroi^p
ODiogeniee' ai igenioviaUe ìtraidmoDi 'ed* alle' condiidénii sócioìì
delVItàiUa »; Pertanto lilioonte! Buoi ìndica come ipriiiei{MBl9
rìfbedk) a. questo stato^^^tlcOsei,; di isui: non^si rdis9ÌiiHt]Sl^.la
gravità,, un'azione comune delle grandi Potenze sulla Sftodaf
ipiìai, .piBrtfDrsàrla a modifioife le SUB isititeziócA. i;^<^ !
Si isoftoohlla libertà iaPiemonte^ eia .Loinbardiai^'lai Vene-
zia e gli altri Stali, della. Penàsola^terranno tranquilli t Sénsa
ammettere' (Questa; ieeofiluiione^ ed 'essendo conyi&ti,! cbe ila
dietruKione -delle istitozioni; lìbecaii in Piemonte ,: inveoeiitiS
ricondurre la paee,'.avxebbe per. affetto^ di ^rigettare duitòvié
della rivoluzione gli* IKaliani; ridotti alia dis^^rationav ik»
esitiamo iai^ riconi^scere che vi e molto ! vero; neKpeni^itorehe
inspirava questa parte del ; disp^tócio : del minlstroi austarlaKOf.
Il contrasto che presenta il Piemonte colle Provincie sot«-
jtomessé alla domìtiazìone austriaca e gli altri Stati., d'Italia,
è troppo appariscente perchè l' Aulirla nfon ne si»» profonda;;
44
mente irritata. L'esempio di questo paese , provando, contro
1^ asserzioni del conte Buoi, che gii italiani sono suscettibili
di un governo liberale e progressivo, rende più odioso ai
popoli della Penisola il sistema che s'appoggia sul governo
militare, le punizioni corporali^ le imposte opprimenti, le
misure finanziarie ruinose, l'abbandono al clero dd ^Sritti
più sa^i dello Stato. e dei cittadini. La libertà del Piemonte
è dùnque, lo riconosciamo, un pericolo e una minaccia per
l'Austria. Per isfuggirlo questa non ha die due partiti da
prendere: distruggere il governo liberale in Sardegna, o
stendere la sua dominazione su tutta l'Italia, per impedire
ohe il contagio non si comunichi agli Stati della Penisola,
che non possono disporre di forze che bastino a comprimere
i toti delie popolazioni. Fu il secondo partito che venne ab-
bracciato da lei, aspettando di arrivare più tardi e per una
Via scoperta a conseguire il primo dei mezzi indicati.
L'Austria Tiusci finora (1),co'suoi trattati particolari con Par^
ma, Modena e Toscana, coll'occupazione indefinita ddla Roma-
fjBa, che non cesserà tanto presto, per le stesse confessioni delle
éorti di «Vienna e di Roftia , colle fortificazioni considerevoli
die vi le^eguisce, a rendersi la vera dominatrice degli Stati
deiritalia cìantrale e a cingere il Piemonte con nna cerchia
feiT.6a, ...'••• ■ . .. 'i
£ contro tale stato dì cose, pw nulla giustificato dai trat*
tati di Vienna, che la Ss^rdegna noti cessò 4ial protestare da
molti anni, acclamando l%ìtervento e l'appoggio delle Po-
tenze firmatarie di questi medesimi trattati. È tale stato, co-
stituente da lungo tempo una minaccia ed uh pericolo per
la Sardegna, aggravato recentemente dagli armaihentì straor-
dìDarii e da altri atti aggressivi dell'Austria, che forzò il go-
verno* del Re a prendere misure difensive ed a chiamare i
contingenti setto Je armi. Che tale stato cessi , che la Do-
(i) Veggui a questo proposito l'articolo seguente di questa Raccolta relatiTO ap-
t)iittto U trattati pàrtitolàri sorraccennati, e dal quale si riconosce quanta sia stata
inora IV^QUienn, esei^lMtft dadl'iUlstria In Italia.
«s
minazione jiustriaca rientri nei limiti che formali stipulazioni
le assegnano, che FAustria disarmi, e la Sardegna, sebbene
deplorando la sorte infelice delle popolazioni dell'altra sponda
del Ticino, limiterà i suoi sforzi, come l'Inghilterra glielo con-
sigliò tante volte, ad una propaganda pacifica;, destinata a
sempre più illuminare la pubUca opinione in Europa sulla
vertenza italiana, ed a preparare così gli elementi della sua
soluzione futura. u
Ma, finche il nostro vicina ^.agglomererà intomo a lui e
contro noi tutti gli Stati dell'Italia che ne circondano, finché
potrà far liberamente camminare le sue truppe dalle rive del
Po alla sommità degli Apen&ini, finche occuperà Piacenza,
trasmutata in fortezza di primo ordine, come una minaccia
continua sui nostri confini, ci tornerà impossibile, seU)ene
mantenendo la dichiarazione contenuta nella prima parte, di
questo dispaccio, di non restar armati, di non conservare
la giusta nostra diffidenza vèrso l'Austria armata e provocante.
n Governo di S. M. B. è troppo illuminato e troppo, leàfe
per non ammettere, che non potremmo seguire un'altra linea
di condotta senza tradire inostri doveri, senza mancs^re al-
l'onore, qualunque siasi 11 desiderio nostro di dissipare \p
nubi che minacciano intorbidare la pace del mondo, e òì aile-
rire. alle speranze di una potenza come l'Inghilterra, per la
quale abbiamo tanta deferenza quanta amicizia.
Vincarico, sig. Marchese, di 'dare lettura, e copia di que-
sto dispaccio lal conte di Malmesbary, e sono
e Firtn. coNTS Cavoub.
M Al Marchese C. D'Axigiio
Londra.
. •••>..■ . . . ^ ,■■
A4 illustrazione della precedente Nota si publicano i seguenti
r • ^
' ' Paragrafi
-. • ' I
4el tfefBorial Diplpmatique nei quaU vien dato il tmwre dei princi-
pali tri/ittati e convenzioni conchiusi fra V Austria e gli Stati ita-
liani , non che di un articolo publicato daW Osservatore Austriaco
t{ 30 dkemtré 1847 sull'occupazione di Ferrara per parte delle truppe
austriache. '
Il lesto del tratlatp, coDchiuso a Vienna iH2 luglio 18i5
tra rÀustria ed il Re di Napoli , ha servito, mutatis wuton-
dis, di tipo ai trattati sottoscrìtti nel 4847 dall' Austria, cosi
col DuQato dì Modena còme col Ducato di Parma, dei quali
riproduciamo il testo più innanzi, , \.
L'importanza principale del trattato del 12 luglio sta nel-
l'esistenza d*un artìcolo segreto, i cui terjnini furono per la
prima Yolìa publicatì in un dispaccio, in data di Napoli
5 ottobre 1820, indirizzato dal d.^ca di Campochiarb, allora
ministro (j^egli affari esterni, del Regno delle Due Sicilie, a
tutte le C9^tì d'Europa. Noi . togÌia!mq da esso quell'artìcolo^^^
il qus^le è cosi cQncejpìto : .
t 6rimfiègni,'tthé le LL. MM. prendoho con questo trattalo ad
oggetto di assic4]itare la ps^; interna dell'Italia.» facendo ad essai un
dovere di preservare i loro Stati e i loro sudditi rispettivi da nuove
reazioni e dàlie sventure d'imprudenti innovazioni, le qaaU né ca-
gionerebbero U ritorno., resta intero tra le àUe parti contrapnti che
S. M. U Re delle Due Sicilie, ripigliando il Governo del suo Regno,
non v'introdurrà cangiamenti, che non possano conciliarsi, sia colle
antìcbe istitnÈioni monarchiche, sia coi principi] adottati da S. M.
I. e R. nel reggime interno delle Provincie d'Italia. »
Dopo d'aver riportato i termini di questo articolo segreto,
la Nota del duca di Campochiaro soggiunge:
t I termini vaghi ed ambigui di quell'articolo domandano una
spiegazione, fi noto che, in diplomazia, il senso letterale dei trat-
tati è il solo che faccia un trattato. 11 Re essendosi conformato al
senso di quell'artìcolo al tempo della ristorazione del Governo na-
poletano, ha adempito i suoi impegni su questo riguardo.
•
e È opportuno osservare che ^ui si tratta d'un senso iDorbld, è
non d'ana GODdizione o convenzione fvipcedsa ed «obUtgatoria' jietf
un tempo, indefinito. . . 1 . il:
e Oltracciò) domandando anche per J ipòtesi,- che. i'airtiooki'SUKM
d^tto fosae obbligatorio, per sempre^ per avere- il.diirìttofdivrgdira
d'infraidofte al detto articolo, cofit^ej^rebba provare ché'il' ealigì»^
mento, operato nella forma del Governo, 'ò opposto Mie: igtittizrioiil
monarchiche. Noi sosterremo /invece, che^ fe:Cp9lialziohi.%ott&&li-
dano i troni , poiché esse mettono ì 'Sovratu (alfidarò'^i^! tvtti' gU
attacchi, e garaniiscopo la. legittimità dei tofò^fdìritti>aiM^. libarsi
tratta qui di discutere sopra teorie, trattasi idi rpiie^eyrtfotaoiitlH
biamo qui fatto, che, inf mancatnca'di/ quahiiiqìié<'rkgm»L .PAdsfria
non puLÒ neppure prevalersi d^uoa ^coolanaitaiàoneg'Ia.mAle sbrifìeariH
sce ad altri tèmpi e ad al tfre^ circostanze i)ÈrrgBfetlficirbQ3^.^ira')0pprasi4
zipne alla. Bostrà rifonpà politica, w) ,< irii» : ci •; m'I U o . ci
• • ' '- *'• "" ' ' luu- ' '' ' ""' ■ •' -^ -^ •'•'
' 'grattato fra V Austria é ìa
i . . ' .,.•'' f : : ' . ' /.<m''! ri '..•'• • -i "
S. M. rirapefi^tore dfAuSttìàp SV À. ;il/<ìi;ahfl[uca dì To-
scana, aQiqnati djk Qn.gran d^siderio d'aasicurare la.*traQcpiil-
Ulà dei loro Stati e la pace iùtehia ' ed éstériìadelF Italia, éi
sono intesi per conchiudere un'alleanza difensiva, it cui og-
getto e quello di' vigilare al riposò interno ed alla sicurezp
dell'Italia. ' / '^
Art. 1. L'Imperatore d'Austria e.il Granduca di Toscana dichia*
rano che, in virtù dell'unione ch'ei pattuiscono col presente trattato,
esisterà, da ^questo, giorno fra essi un'alleanza,. av-ente uer oggetto te
difesa' del loro Stati rispettivi, e la conservazione della tranquillità
intertiar ed esterna dell'Italia. . ^^
Art. 2. L'Imperatore d'Austria e il Grandinca dsToaica^a §i gua-
rentiscono reciprocamente tutti gli Stati, ch'essi posseggono in Italia,
conforme alle convenzioni del trattato generale di Yjenna. ,,,
Art. 3. In qualunque caso, in cui la penisola Itatiòa rosse minac-
ciata d' wa guerra, le due Potenze cootrtientì;; dopa pr^veotiv4 aèr>
cordo, adopereranno tutti i lo^o buoni V^SSù^ P6r ,wpedjr quella
guerra; se tuttavia i loro sfòrzi riuscissero ihunll, efese dichiarano
presentemente, una volta per H^Bpro;.Ghertgoacderdi]iìo qualunque^
attacco Q qualunque aggressione Tininacciosa.coiBitfp 4 lorp posseder'
memi [^ispettivi hi Italia, coihe' diretti anche personalmèiito contro*
quella delle du^, che kion venisse a^ttaccata.' ' '' ' •' < '^' -
Art. i. Benché la mutua, garantia.dfi loro poss6<Umeiit| inr^ts^ia.
alla quale s' impegnalo l'Imperatore ^'.Austria e il QrandQca.'di
Toscana, debba essere Éiantenóia con lutto il lóro pó4éne, ì$enèhè
•
le Pùtenze •contraenti siano (f accordo^ gtasta il principio che forma
la base di questo trattato^ che chiunque attacca il territorio dell'una
attacca l'altra eziandio, esse hanno però creduto couveniente di de-
terminare il numero delle truppe, ch'esse sono tenute di sommi-
nistrare in ogni guerra compromettente il riposo dell' Italia. L' Im-
peratore s'impegna di dare 80,000 uomini di tutte le armi; il Gran-
duca almeno 6,000 uomini.
Art. 5. .Le due parti contraenti s'impegnano vicendevolmente di
tener sempre in buono stato le piazze forti, ohe servono ad assicu-
rare il sistema di difesa estema dell'Italia. Quelle piazze saranno
particolarmente designate.
Art. 6. Esse stabiliranno Immediatamente le basi d'un sistema co-
mune di diJBesa. Una convenzione speciale regolerà le relazioni delle
truppe dell'Austria e della Toscana, sotto il comanda del generale
in capo dell'esercito austriaco, come pure i provvedimenti per l'ap-
prowigionamento e per la sussistenza.
Art. 7. L'Imperatore d'Austria e il Granduca di Toscana s'impe-
gnano e si promettono, pel caso in cui si trovassero in guerra per
la difesa delVItalia» di non fare né di ascoltare veruna proposizione
d'armistizio o di pace, e di non negoziare o conchiudere col ne-
mico 0 co' nemici, ohe avranno , senza essersi intesi da prima ; e
di comunicarsi reciprocamente tutto ciò, che potesse venire a loro
conoscenza, che fosse di qualche interesse per la sicm^ezza deà'I-
talìa, e per la tranquillità dei loro rispettivi possedimenti.
! Art; 8. Il presente trattato sarà ratificato, e 1» ratificazioni scam-
biate nel termine di sei settimane.
Vieno^, 15 giosDo 1841.
Principe di Metternich.
Principe Corsini.
Trattato S alleanza offensiva e difensiva fra l'Imperatore
d'Austria e il Duca di Modena; conchiuso e sottoscritto a
Vienna, il 28 dicembre 1847.
S. M. rimperatore d'Austria e S. A. R. TAroiduca^ Duca
di Modena, animati dal desiderio reciproco di stringere an-
cora piti i vincoli d'amicìzia e di parentela, che esistono tra
essi, e di vigilare, con comuni sforzi, alla conservasìone della
pace intema e dell'ordine legale nei loro Stati, hanno con-
venuto di fare a questo riguardo un trattato speciale.
A questo oggetto, hanno nominato per plenipotenziarii :
S. M. l'Imperatore d'Austria, «S. A. R. il Prìncipe Clemente
w
V9Boes|ao Lotario di netteraich-Vianeburg, daca idi PorteUa^
ec. ec, ec. ; r .
S. A. R. l'Àrcidaca duca di Modena, il sig. conte Teodoro
di Volo, ec. ec., i quali, dopo di aver scambiato i loro pieni
poteri trovati in buona e dovuta forma, convennero di sta*
bilire i punti seguenti:
Art. 1. In qualunque caso, in cui gli Stati italiani di S. M. lim-
paratore d'Austria e di S. A. R. il Duca di Modena saranno e^pftsti
ad un attacco dai di fuori, le alte parli contraenti s'impegnano di-
prestarsi reciprocamente aiuto ed assistenza con tntt'i mezzi In loro
potere, dacché ne sarà fatta domanda daU'una delle due parti all'altra.
Art. 2. Siccome, ih conseguenza, gli Stati di S. A. R. il Duca di
Modena, entrano nella lìnea di difesa delle Provincie italiane di S. M.
rimperatore d'Austria, S. A. R. il Daca di Modena accorda a S.H.
rimperatore d'Austria il diritto di fare avanzar truppe imperiali sul
territorio modenese , e di far loro occupare le piazze forti , ogni
qual volta lo esigerà Tìiiteresse della comune difesa, o la prudenza
militare.
Art. 3. Se sopraggiungessero nell'interno degli Stati di S, A, R.
il Duca di Modena avvenimenti, atti a far temere che l'ordine e la
tranquillità potessero esser turbati, o se movimenti tumultuosi di tal
qualità s'innalzassero fino alle proporzioni d'un vero sollevamento «
per la repressione del quale i mèzzi, di cui dispone il Governo, non
fossero sufBcienti, S. M. 1- Impi^ratore d'Austria s'impegna, dacché
la domanda gliene sarà stata fatta, a prestare tqtVi soccorsi militari
necessarìi per la conservazione o pel ristabilimento della tranquillità
e dell'ordine legale.
Ari. &. Si A. R. il Duca di Modena s'impegda, a non fare con
altra Potenza qualsivoglia convenzione militare, senza antecedente
consenso di S. M. I. n. A.
Art. 5. Ui^a convenzione speciale regolerà immediatamente tutto
ciò, che ha relazione alle spese di manutenzione delle truppe d'una
delle due parti, dacché esse opereranno sul territorio dell'altra.'
Art. 6. Il presente trattato sarà ratiflcato, e le ratificazioni saranno
scambiate nel termine di quindici giorni, o pt& presto, se si potrà farlo.
In fede di che, noi, plenipotenziarj di S. M. rimperatore
d'Austria e di S. A. R. il Duca di Modena, abbiamo sotto-
scritto la presente convenzione, e vi abbiamo apposto il no-
stro sigillo.
Fatto a Vienna, il 24 dicembre 1847.
Il principe Di Mbtterniciì.
Il conte Teodoro m Volo.
Archivio, 9U, 7
Un trattato identico, quanto alla forma, fu conchiuso tra
S. 14. I. R. A. e S. A. R. l'Infante Duca di Parma.
Articob, puhlicato dalT Osservatore austriaco, a Vienna, nel
suo Numero del 30 dicembre 1847..
Allorché, alcuni mesi addietro, il comandante della guar-
nigione imperiale della piazza di Ferrara si trovò nella ne-
cessità di organizzare un servizio di pattuglie di notte, e, in
mancanza di una guarnigione papale regolata, di far occupare
le porte, come pure il eofpo di guardia principale della città,
quei provvedimenti provocarono, com'è noto, alcune proteste
dal Cardinale Legato (1). Queste ultime non vennero riconosciute
(1) Circa tale occupazione crediamo opportuno di qui aggiungere
quanto brevemente espose il signor Ignazio Cantù nella sua Storia
della Rivoluzione lombarda,^ e cosi pure le proteste del Cardinale Le-
gato riportate nell'opera suddetta:
cNovecento croati partiti da Verona, é sessanta cavalieri ungheresi
con tre pezzi d'^irtiglierìa, venuti da Rovigo, passarono il Po a Lago
Scuro e a Francolino, e il 17 luglio 1847 entrarono in Ferrara a
suon di tamburo, a bandiera spiegata, con accesa la miccia, spia-
nate pel tiro le carabine, e in tal atto attraversando la quieta Gio-
Vecca e le altre principali vie della città, s'impadronirono delle ca-
serme papali, della gran guardia e delle porle aella città. Era quello
il domani dell' anniversario della amnistia ponliQcia.
' Mentre i sorpresi abitatori dell'assalita città restavano attoniti di
tale apparecchio, T Austriaco, gonfio del tradimento, si smascellava
d'aver occupata con generoso trionfo una città inerme e imposta paura
al re de' monarchi! »
Protesta pel Cahuinai* Ciìcgri contro l'occupazione di Ferrara.
Nel nome di Dio, sotto il Pontificato di Sua Santità Papa Pio IX
Pontefice Ottimo Massimo felicemente regnante. Tanno II del suo
pontificato, e di nostra salute 1847, correndo l'indizione romana V,
in Ferrara, capoluogp di Legazione, questo giorno di giovedì 6 del
mese di agosto. Io infrascritto notare pontificio, d'ordine di sua
eminenza rev. il sig. cardio^le Luigi Ciacchi, per la santità dì nostro
81
dalla Corte imperlale come fondate in diritto, e non poterono
per conseguenza produrre vemn cangiamento nelle disposizioni
del servigio. Però la stampa s'ìmpadronl con avidità di quel-
Temergente, per argomentare eziandio sull'effervescenza, che
regiava nello Stato della Chiesa, e per fulminare contro b
politica austriaca gli attacchi più sfrenati^ ai quali il Governo
imperiale, forte del suo buon diritto, non oppose se non il
Signore Papa Pio JVono, Legato di questa città e provincia di Fer-
rara, e a di lui ordine e dettatura, ho scritto di parola in parola la
seguente protesta. < Essendomi stata partecipata con dispaccio dì
questo giorno di S. E. il sig. Tenente maresciallo conte Auersperg
comandante, a nome di S. M. l'Imperatore d'Austria, la fortezza e
le truppe imperiali , che per l'accaduto al sig. capitano Jankovich
deirimp.R. reggimento Arciduca Francesco Carlo, dall'ora della ri*
tirata di sera uno alla sveglia dì giorno, perlustreranno le pattuglie
austriache di adattata forza quella parte della città che richiude le ca-
serme ed i diversi alloggi degli ufficiali, il castello, e l'ufilciodi
comando della fortezza* ritenendo io che un tal fatto sia del tutto
illegale e contrario agli accordi posteriori dì trattati in Vienna, e
successiva lunga consuetudine; così, nella mia rappresentanza di le-
gato apostolico di questa città e provìncia, volendo conservare iiir
denni i sacri diritti della Santa Sede solamente ed in tutto il mode
che è migliore, protesto contro la illegalità d'un tal fatto e di qiip-
lunque ulteriore atto che potesse in pregiudizio dei diritti stessi e
di questi sudditi pontificii alla mia amministrazione e tutela racco-
mandati, e tutto ciò a discarico del dovere di mia rappres^ntaniia
ed in pendenza delle sovrane risoluzioni : e siccome raecaduto al
sig. capitano Jankovich non è giustificato, e quando anche il fosse
non può dar diritto all'intrapresa misura di perlustrazione per tutta
la città ed a quanto altro si. contiene nel preossequìato dispaccio di
S. E. il sig. Tenente Maresciallo, del quale mi riserbo dare parate
al governo, così, anche per questo motivo, rinnovo la fatta protesta
pei titoli suespressi, intendendo e volendo sempre illesi e riservati
1 diritti stessi come sono sempre spettati, e tuttora spettano alla
Santa Sede » . Tanto T Eminenza sua rev. ha dichiarato e protestato
nel migliore e più efficace modo di ragione e di legge, volendo
ed ordinando, che della presente protesta si coQservi l'originale ne'
mici rogiti, e ne sia data copia autentica alla suprema segretaria di
Stato, al comitato militare austriaco, a questa comunità,ed a questa
apostolica legazione a perpetua memoria.
Ftrm. Luigi card. Giacchi.
Flamminio avv. Bottoni.
Dott. Fb. Maria Carletti, testimùnto.
Doti, EtisRo Monti notaio^ ideni.
Hi
dbpresfo, ch'essi merilavano. Da parte sua, la Corte di Roma
credette ^ dover far pervenire aicune rappresentanze per
ettt^ere ia soppressione dei provvedimenti sopraccennati, solò
mezzOb esso diceva, di allenare la fatai condiaione, in cui si
trovava* •
Veduta rinutilità della prima dichiarazione, fu ripuhlicata
la seguente:
Nonostante la protesta da me fatta nel giorno 6 corrente a S. E.
Il sig. Tenente Maresciallo conte Auersperg , comandante, a nome
di S. Sf. l'Imperatore d'Austria, la fortezza e le truppe imperiali
per r intinlalami notturna perlustrazione delle pattuglie austriache,
protesto, che mi feci dovere di rassegnare al superiore Governo, dal
3ua1e ottenni anche onorevole approvazione coir ossequiato dispaccio
eir eminéntissimo sig. cardinal segretario di Stato del giorno nove
eorrente N.® 7275B, Sezione Prima; venendo io inoltre prevenuto in
iscritto, con foglio del sig. suddetto Tenente Maresciallo d oggi stesso,
recatomi all'ora del mezzogiorno mediante una militare deputazione
in aspetto quasi minaccioso, che con ordine di S. E, il generale in
topo conte Èadetzky di Milano 11 agosto Ì6il venivagli positivamente
intimato di occupare la gran guardia e le porte della città murata di
Férraray perfettamente a norma dei principii del militare servizio di
accordo col nostro pieno diritto. Ed anzi detta occupazione essendo
già seguita all' un' ora pomeridiana di questo stesso giorno ; e te-
nendo io, nella mia rappresentanza di Leaato apostolico di questa città
e provincia, un simil atto per una manifesta violazione dei sacri di-
ritti spettanti alla santità ai nostro Signore ed alla Santa Sede sopra
questa città e provincia, né volendo t;o1 mio silenzio pregiudicar
menomamente ai diritti stessi, perciò formalmente ed in ogni mi-
glior modo di ragione protesto contro il fatto della suddetta pratica
occupazione, sostenendola affatto illegale ed arbitraria e lesiva l'as-
soluto e tliieno dominio della sovranità della Santa Sede sopra questi
«noi Stati: E con tanta maggior ragione mi protesto e mi ^ravo
della mia suespresssa rappresentanza contro tale militar occupazione,
in quantochè venne fatta, senza che nessun motivo fosse dato in pre-
cedenza né dal governo, né da' suoi sudditi, e perché inoltre venne
fatta in pieno giorno in questa piazza ed a publico spregio del
foverno politico e delle sue truppe, che presiedevano paciflcamente
posti già occupati, e finalmente nel modo più minaccioso e repen-
tino, che appena die agio di prevenir gli ufficia li pontificii che te-
nevano il comando de' pubblici posti.
Il cardinale Ferretti, che allora occupava il segretariato di
Stato, approvò intieramente, a nome di Pio IX\ l'operato
del cardinal Ciacchi,
u
'Le rappresentanze reiterate della Corte di Roma si aitpog^
giavano in parte sulla protesta, fatta dal Cardinale Gonsalvi,
il i9 giugno i&i5, contro Tarticolo 103, come pnre otintro
varie altre disposizioni dell'Atto finale del Congresso di Vienna;
in parte sulla considerazione delle congiunture (fifflcili, che pe-
savano gravemente sul Governo pontiGcio.
La questione comprendeva dunque due elementi: il punto
di diritto, e le convenienze, quali esse dovevano risultare
dalla reazione delle congiunture sulle condizioni così dell'una
come deiraltra Corte.
Nell'esame del punto di diritto , era necessario prima di
tutto prendere in considerazione l'art. 103 dell'Atto finale,
sul quale si fonda il diritto dell'Austria di tener guarnigione
a Ferrara, come pure il valor pratico della protesta, sollevata,
contro quell'articolo dal Cardinale Consalvi.
Mentre la piena validità dell'art. 103 non era stata rivocata
in dubbio da veruna deUe Potenze soscrittrici dell'Atto di
Vienna, queste si erano già, nel 1815, dichiarate sul valore
praticò della protesta del cardinale Consalvi, prendendone
semplicemente cognizione.
La Corte imperiale non poteva, in quelle congiunture, en-
trare in dìsbussione sulla questione di diritto. Invece l'Impe-
ratore, fedele alle sue disposizioni inalterabili riguardo al
Capo della Chiesa, era dispostissimo di dare personalmente al
Santo Padre tutte le pruove possibili di buona volontà, pur^
che per altro il diritto non ricevesse veruna lesione. Si fé* conò^
scere quelle disposizioni dell'Imperatore al Santo Padre, il
quale, in una lettera autografa, aveva vivamente raccoman-
dato tal'affare a S. M.
La determinazione delle condizioni, alle quali l'affare po-
teva esser deciso, era, per sua natura, di competenza delle
Autorità militari, ed esse appunto ne furono incaricate dal
Governo imperiale, colle istruzioni formali di spingere fino
ai limiti più estremi la condiscendenza ai desiderii del Santo
Padre, e di allargarli il più che fosse permesso dalle cure
84
per la sicuretta e pel servigio regolare delle truppe imperiali.
Le istruzioni, date dal comandante in capo delle truppe
del Regno Lombardo-Veneto, ottennero per risultamento una
convenzione, in virtù della quale, truppe di linea papali, che
saranno inviate a Ferrara, occuperanno il corpo di guardia
principale e tre porte della città. La quarta, la porta del Pò,
ch'ò vicina alla cittadella, occupata da truppe imperiali, ed
ai loro quartieri, che si trovano in città, rimarrà sempre aperta,
e non vi saranno poste truppe per ora.
Cosi venne accomodato un affare, il quale, in altro tempo
non avrebbe preso mai le proporzioni d'una controversia, ma
che, sotto l'influenza dell'abitazione, a cui è in preda l'Italia,
era stata avidamente afferrata dallo spirito di partito, per se-
minare, se riusciva possilnle, la disunione tra'poleri, nell'in-
timo accordo dei quali risiede la più ferma garantia dell'or-
dine sociale. Quel colpevole tentativo fu sventato dalla grande
moderazione e daUo spirilo conciliativo della Corte imperiale,
cui il Governo pontificio ha reso formalmente piena giustizia.
In virtù d'una convenzione, conchiusa tra il Cardinale le-
gato di Ferrara ed il sig. conte tenente maresciallo Auersperg,
comandante delle eruppe austriache a Ferrara, successe il 23
di qud mese, alla presenza d^ uffiziali superiori austrìaci
e pontificii^ designati a tal'oggetto, l'occupazione del corpo
di guardia principale da parte delle truppe papali, come pure
l'occupazione delle porte della città, eccettuata quella del Pò,
che resterà neutrale^ e non sarà occupata se non da doga-
nieri pontificii. I provvedimenti, presi dal Cardinale legato,
provano che il buon accordo #che non ha mai cessato tra'dua
Governi, e che non venne turbato se non per poco tempo
a Ferrara, vi è ristabilito.
>ooB>»oc
Copia d^unà IVofii del sìg. eonte Buol-Sehaiien-
Stein al »ig. Balabine, miniistro russo a Vien-
tia, in risposta alla proposizione del Con-
g^resso.
Vienna, S3 marzo 1859.
Il sottoscritto ec. ec. fu solleeito <li sottoporre a S. M. I. R. A,
rotitratora che il sig. Balabine ec. ec. gli ha fatta a doim
della soa Corte, comunicandogli un telegramma del sig. prin-
cipe di Gortschakow in data del 21 del corrente mése, in
cui è detto che l'imperatore Alessandro, desiderando con uno
sforzo supremo di pres^nrare la oonservazione della pace, pro^
pone la 'radunanza d'un Congresso delle grandi Potenze, U
quale cercherebbe di appianare le complicazioni italiane, e ehd
questa proposizione fu già accettata dai Governi di Francia,
della Gran Bretagna e di Prussia.
In esecuzione degli ordini dì S. M. I., il sottoscritto ha
l'onore di fare al sig. Balabine la risposta seguente, pregan-
dolo di volerla portare a. conoscenza della sua Corte.
Apprezzando al glHito toro valore i sentimenlìv che hanno
inspirato a S. M. imperiale di tutte le Russie l'entrattira, che
ella gli ha fatto fare, desiderando di prestare il suo concorso
da un'opera, che deve sanzionare di nuovo gl'impegni conse-
gnati nei trattati^ e la totalità dei diritti, che ne derivano,
l'Imperatore Francesco Giuseppe accetta, da parte sua, la pro-
posizione, di cui si tratta.
Secando il parere del Gabinetto imperiate, tutta la diìfficoltà
si riassume nel sistema politìoo, cui s'attiene la Sardegna nelle
sue relazioni esterne. Metter fine a tate stato di cose, che iii-
quieta rSuropa, e prevenirne il ritofno, tale sembra essere
la parte tis^rvàta alle Potenze, chiamate in prima linea a tu-
telare l'ordine sociale.
Se tuttavia, oltre codesta questiene, che il sottoscritto con^-
sidera come la sola essenzialmente importante per la pacifi-
cazione morale (tell'Italia, entrasse neH'intmzione delle Potevize
86
di metterne altre ancora in discussione , sarebbe necessaria
ch'esse fossero esattamente precisate in antecedenza; e, in
quanto esse toccassero il reggime in temo d'altri Stati sovrani,
il sottoscritto non potrebbe dispensarsi dalilnsislere sopra tutto
perchè si procèdesse in tal caso conforme alle r^ole formu-
late dal protocollo di Aquisgrana in data del 15 novembre 1818.
Terminando, il sottoscritto dee insistere sopra un'ultima
ooDsideraùone. Voler intavolare deliberazioni pacifiche in mezzo
allo strepito delie armi e degli apparecchi di guerra, sarebbe,
non solo materisdmente pericoloso, ma moralmente impossibile.
£ dunque ìBdispensabile, secondo ropinione del Gabinetto im^
perlaio, la quale, il sottoscritto non ne ha verun dubbio, sarà
condivisa da tutte le Potenze, che, preliminarmente a qua*
lunque conferenza, la Sardegna operi il suo disarmamento.
Il sottoscritto coglie, ec. ec.
Conte BuoL.
OISPACCflO del pplneipe CUiPtoeliakoff, Mlnlsti^
. flegli rnSàmi Mtepl al si^. di BnlaMne, mlnlHÉPo
r«i«9^ in Wlennn, In risposili, ali* nata AumU^htm
dal SS mapso diretta a ^neat^ ultima dal «onte
Buoi.
Pietrobargo, 16 niarlo 1859.
Ho posto sotto gli oochi di S. M. I. la Nota, direttavi nei 38
corr. dal conte Buoi, quale risposta alla proposizione, ohe
siete stato incaricato di fargli in nome di S. M. I., mtorao
all'anione di un Gongcesso delle grandi Potenze. Qaella co*
manÌ€iai2Ìone, che ha per oggetto di appianare le difficoltà
sòrte in Italia, e di asaicttrare la > conservazione della paoe,
è. un nuovo segno, che il nostro augusto Signore ha voluto
dare dei sentimenti che lo animano. S. M. ha provato viva
sodisfazione nel vederla appieazata da S. M. r Imperatore
Francesco Giuseppe«
Mentre il conte Buoi vi rese nota Tadesioxie di S. M. I. R. A.
m
^; nostra pTO{iQstav ^'indieb il ]^UtttoailivìBtaij]«^
il Qabincttto Ai Vienaa considera le coildlxlofìkihe^e9»tfll»mt
suo eseguimento. Esso la nianifesttlta 41 desidèrio' «he le (ifae^
stioni» die dovessero €Àsere discnsse^ veniteero pfèdMMfmw
detenodnate priàia. Esse sono determiiiat»' dsii^(]tabttéo^|»i&l
ftssaU dal Governo di S. M. bribttnlcavaiiiuatl HrGtfU^
imperiale ed i Governi francese le* pi^nssiano haiifib 4ai&nttr
loro ^eila adesione. • ' i' /i : l'p il-
« Il ^ig; conte Buoi h» tnolti^ Achteatò ^hé- ii|i quairt^
qnelle questioÀi ^riguardar dovessero il Governa 'itìtéro di iift?
Statt; il Gabinetto di Vienna persisteva che si prÒcedé^é^<e8ft^
forme alle regole formolate nM protocòllo d^Aqto^rana^^^
novembre 1818. Quel protocollo : dice 1es«ualmeiàté:ì^4[-^tft
caso c|ie un Congresso abbia per oggetto affarf/«Iie ngiftii<>
dine spedalmente altri Stati eu9opèi^>«ssi non veri^attuo'^^
tati se non in seguito a f<»rmale invito da pa#fe degli <lStati^
ddei suddetti affari riguardano, e sotto l'espressa rieì^rva 9él
loro diritto di prendervi parte direttameiìte^io medianlé* i te^
plenipotenziarii. 1 ^ j ' -ih-^iìfll^b
. « L'importanza della presente situazione fa tlié'^él 'póéSà
perfettamente prescindere dalla prima condiiDone; aitiòèuÀatd
in quel protocollo, di un invito formale da partó^e^l! StaO
italiani. Le Potenze non possono aspettarlo; per cerèar^ 'Ai
allontanare i pericoli che minacciano la pace ; è isiamo coti^
vinti èbe il Gabmetto di Viennav<$i^cido le s^ptOài^oni^''^^
Aquisgrana, ha lasciato egli stesso cadere quell'idea. Ili tfQékìé
alla seconda^ l'unica alla quale podsa ilferìrsi la méìfi^ne
fatta in quel protocollo, vale a dire la parte<»paziione' ^dé^
Stati italiani ad una discussioùe, nella qà[ale sono direttatuétite
interessati, ci è sembrata tanto giusta; da ufdn^^efèf' iMl
nuHa opporvi. . iii.n' f • u. :*
e Finalmente, il sig. conte Buo! bà fatto notare e^éré^^tìM^
terìalmente pericoloso, e moralmente impossiÌ)it9,''é<^^
discussioni amidievoli in mestzd allo 6tret)it«i7leIlé^art«1')Ml
agli apparecchi di guerra. Tale osservazlMé è^«molè9idd^
Archivio, éle,^ t
«9
((h#.| Gs^biMttì non: aTf(M»en> potato non rifonoscttne Y^^
Siu8tiite!KB9^i')ni;fiefiiito a ciò;, vtane proposto di oltenctreda
S^uM^ .riDipemton d'AMteia e da S. li. il Re di Sardegna
|VPmmsil4tpQii attaocare^ eidi tenere te rispettWe lom trapìte
^«ggaal$}dì^aca dal leimftaeideLTicìiie* Questa xpnibiiiasionéj
i|,;pj9g|r0r^avvlsOi» toglk «aflfiiiieiiteiifiente la presupposta scoerà
vAnimfii di^H^bionei dd peogresso. . <• 'i :
cln quanto riguarda il disarmamento psevraturodeHa Sar4
Afgpaf.clKpstoidal oonte ftuol/del qdaIeyC6ni6 et a&imiidano
ppstenoHf vostri^tategiammì, tt Gaiiinetto di Vienna, fa Una
condiziona ùm: gim^ non del proprio entrare nel Congresso;
Tqjtifi^/» Qcedew che^^ \àg^ ipaturo' esame^: la slesso Goremo
^>6. M. L,&. A. rkonoscteà (die siffatta condizione^ ch'esclude
o0Qi reQJipiv)QMxa, non sarebbe conciliabile con a» eqaoi^^^
pr^Bzam^nio.deUd' coat^imone. reciproca dei due Btiatt.
; /iiSeoondo oij(»:^he primaaccennunmo, possiamo oonstettire
Cbe4e. iMfie questioni, indicate nella Nota del sig. i miniislì^o
d«g|i a&rj esAemi ' d' Austm come condisionì indispensabili
deirunione del Congresso, sono a sufficienza schiarite per lo
sj^irito Qongj^Qte, ohe in oiò mostrarono ì Gabinetti. Le quattro
^asJi.jielte dJacnsBìom furono fissate ed accettate. In quantd
figliarda la compartecipazione degli Stati ìitaUani è sodisfatto
(f^e^stijAilasiqni di Aqqi^^rana. Finalmente, sono iftidiisate lo
i|^s^Ì9 misure d^ precja^sione per impedire^ duraofte il coriso
4§ll§;.^iQ<Hi$^ni^i ogm^/confUtto fra' due efìerófi^ cbe si stanno
ftiirouyte»; r '. • ^• ; «^.v-.f -:,.-" •••.'■•:.'
i ,,«Q^e^te,pratiflh6preUmiiiari ci:sembrano ora tanto amnzatè,
q^' ne^sgiM .de'QaJbin^i; che vi presero parte, potrebbe k^
^tHQAr^iì ,iQ fafm oU'ppiiiione deirEurn^t^a ed alla propHa'c^r^
pcifen%|(«^a,c)^pQBsabi}i^4ì.f9r ai£^ a vuoto cdh pretén^
sioni inammissibili l'opera di riconciliazione, della quale il iìo^
iKtffnatirit^riale prese l'ùtiaiattva. La maggior partedi queste
Q9n3id^mai01Mtè.già nbta idlo stesso 6ig;aiinistrD degli iésti
teter»i d'Ailstrìa.^' Va . le ho fette perreriiremadiaùte H telé^
gr«4Qt idei,. quale l'urgenaa delld Sircostanxe ci ^foraa ad ^^
profittardv iSicoome per& tt iconte SooLn* ila teleflialo ùbA^
derìodìaTere risposta serìtta aUàNetà,.ebfrvilialtidìfiztali»^
^te . wtoriuato, per. :ordme ' di :S. Jiki^ a leggetgtl ib^ffesontfe
4tfqpfa^o e^ % lasdarglteDB cap&L. «v: rr;-ì , i'vr-i iiHO!.p.i?n v»
/••jO; ..'Or'».-; •n»»{ f:!i'<i
•.. .:•.■:/ ;.. ...'—' • '••• .'• t ; . ■ • -;.it
le Anne a Firense e Lilvomo. ; ;i . ^
e I sottoscrìtti salutano voloRtieri il fatto àìm€m«f9tm^
europeo come l'espressione della publica opinione, la quale
riconosce le lagnanze degli Italiani e la necessità di venire
in loro ajuto. Senza ledere Tenore dovuto ai loro sovrani,
•^ ccedona ^..adampier^ il ìf>fQ , jdftipr^ g^itf » flywgfWtW
— JUnCba Ja pàeiteiMme i]jEila^P€iMolib<diBV0i»IKii0tk^
sata suirindìpendenza di tutti gli Stati dei quali essa consta^
indipendenza che deve essere collettivamente assicurata da
tntte.ie graàdì'Botjaàzev e .ificottosbiidai dòlctanenenlé/odn^in.
nuovo. traHato, pet. |1 quale i trattati 8peiiaIi4»Àidii8iriad^i^
il iÈAi Uh^ TAnstifa^^ed'i dirersi setigrafii dell'ItaMat^e é^
elamoie del trattato dì vVieMia che sono in^tntìmsj^ Mà^'
traddizione colla mantovata^iQd^eiidaiuaA <pnna il^'^diitlfo ^
pvtqidie' Jiì JPerrteav^CìQfmGehGn.^ Piacenza^ dwofio: éàsecfe an*
nttttàtr.- -; ;. • • j.^ii^ìif-'! :i9gss*
■\^ 8i^ ClIe^gli Siati «nifte lltsdia « coiiipfRid debband;»^!
sereiie^fetìfifamti.e raflòr^ a airae dBii]^co9()lèStaikiddHtalbl)
6»tral6 la cui 8ti8t6nz& si; oppaniei alto ^vHttppò fieHbiiMnMi
«yxiraili della naàone a nm giovQL ve alial0fDvpiÉ6ptteiKilb
pèndflBsav ;.iiè adlpd^e&ddnza. dflit'ixKtq^ iuir' i^
>^ 3/ Che in ognuno diqa^tì^StatixkiiiaalffMnietitotd^'f
l'ordine non abbia mai -da èssere, affidarti èheotàiiiìalianfMWl
iilfiiginia. '. '" •/■.•:.i ;... . • .r.:- ì.\: , \ >/ "': iL '^.frt^i'rH^ \\ t
ih-HH ftw"": £ai6« in Italia aoD àbhbpd daTeiislerbj conie lidt<ì
Antì »e foctezte, !liMl*i di quelle che neoo riputate ne^
oeittriei'ttUa.idilèsa del suolo naxionale, e che le guamigioni
dlnf|afis|dii(ti;teB2&.6 piflSze forti aUriano da essere fotte da
contiDgeuti misti, formati idai singoli Slati, in proporzione
della loro popolaadone.
— 5.^ Che un atto speciale debba essere aggiunto al nuovo
trattato {Art 1.^), per istituire una autorità federativa alla
fiH{^«L Abbia da ^daire tutto de che si riferisce alla di^
fesa militare d'Italia.
— 6.^ Ohe 1$ istituzioni rappresentative, basate specialmente
sulle leggi municipali e sulla libertà di stampa, abbiano da
éiiSifi^ ÈòàùOtaiìib agli Stati Italiani.
^'••'\' ^" • ♦
MUmNlSTià dk»ir Amiria alla dleklAraslon^ dlel
"^Mommifflité IMhupale amila ne«i#all<4 aviamepa.
,f.tM:; '. . . •
Vienna, 30 mano 4859.
nirtnH: Qetemr kU S. M. L R. A. ha ricevuto la Nota, che
iècjCti^liOi federato svizzero si compiacque indirizzargli sotto
ilti4 deIr.itaR*. mese, per mformarlo delle risoluziom ptese
d9^ jCQBfedaftziODe svizzera in presenza della possibilità
die (tei pace I europea possa essere turbata.
'M iia Goiifed«:azione dichiara soieonemente di voler pro^
t^ere l'integrità e la neutralità del suo territorio, con tutti
m»zinai6uft dìappstzioiie^ ed inoltra rUeva che certe parti
dd.tetritoriO'^élla Savoia Bono comprese dai brattati nelhi
nanimlità della: Svizzera Essa* esprime lintenzione dfinteo*
émii 001 Gqverno di S. M. sarda sulle €oodizi6ni speoialt
di una eventuale occupazione militare dì quelle Provincie da
p4rtB(4fttrupfiis svizzere, le quali sole^ in caso di guerra,
hmuukrik:#ritb> di passarvi t> di restarvi.
< Il Governo di S. M. L, dai documenti precitati, ha ^^
^pjIttD diodo sodisiazione cb&yHt Consiglia federale è risoluto di
M
rifóndere energicamente ì diritti ed adempiere coscienziosa-
mente ì doveri, che emergono dai trattati europei, che hanno
garantito la neutralità perpetua della Svizzera e FinviolabiÙtà
del suo territorib. •
e Del resto, dopo l'emanazione della Nota del Consiglio
federale , gli avvenimenti pros^[uirono , e quantunque la
condizione sia ancora sempre tesa, tuttavia è permesso ab-
bandonarsi alla speranza che, mercè gli sforzi uniti delle
grandi Potenze, il mondo sarà ancora una volta preservato
dalle calamità di una guerra generale.
' « ir Governo di S. M. I., prendendo atto della dichiara-
zione del Consiglio federale, non esita un istante a dargli
rassicurazione ch'ali Rispetterà religiosamente la neutralità
svizzera, sinché la Confederazione stessa Tosservi e la man-
tenga con tutti i meza, che sono a sua disposizione.
. . : . ' . • • • *
€!«pia didima IVota del »ig» conte Baok4ieliaiieaM
«teia a lord A. JLcìlìtas, ministro ing^lese a
/Vienna, intoma ai |innti preilttiinai4 del Con-t
.^'^TMSO^
Vienna, 31 maryo 1859. .
'Il sottoscrìtto ecc. è sollecito di accusare il riceviménto
dèlta Nola, «he lord A. Loftus gli ha fatto Tonore d'hìditlz-
zar^li'in data de! 28 corrente, e che contiene le condizioni,
alle quali il Governo di S. M. britannica è^ pronto ad accet-
tare la proposizione d'un Congresso delle grandi Potenze, che
pipendM^bbe in considerazione le complicazioni sOrto in Italia.
Avendo il Governo britannico espresso inoltre il desiderio
di vdéér aderire il Governo impelale a quelle proposizióni,
it ìsctttoscrìtto ha preso a questo riguardo gK. ordini dell'Im-
peratore, suo augusto Signore. ' "
Egtt si trova ora autorizzato ad informare lord A. Loftus
«he a Governo imperiale, apprezzando altamente i motivi, che
guidano il Gabinetto britannico, ed i sentimenti di franca ami-
cizia, d^ cui egli, e animato .yei^o VApstriav^^^t^L, neU«
iqi^ura precisata nel foglio qui annesso, le basi di idi3Gussione
proposte dalia Nota di Sua. Signoria.
Un quinto punto di deliberazione, ch'egli ba creduto dover,
aggiungere ,; quella d'un accordo sop^a un dis^mamento si-
pìult^nao deil^ grandi Pptens^e, sarà» sepz.'2jcun., dubbio, ac^
colto, da trutte le Potenze come una nuova tqstimonìanza delle
intenzioni . pacifiche delF AijjStria,
,,,^isulta ancora dalla Nota di lord. A, Loftu^ che.^e il Gq^
verno imperiale accetta, alle condizioni i^esizionate qui sopra;,,
la proposizione d'un Congresso, il Governo br^tapjj^ico invi-
terà, quello. d^Ua Francia, in forn^ pipante, ad insistere, in
conf}une con lui, acciocché la Sardegna; disami imiuediata**,
mentJB,, e a.dai^gli una gar^pt» collettiva perrad^mpMneftto.
deir impegno preàp verso, di lui. . , .„., .
Questa pratica, che il Gabinetto britannico si propone di fare
di concerto col Governo francese, è tanto più conforme all'in-
iamm.gQfméàBi the sarebbe iBoralnatte ImposriMla; ^epiiiè
li: G0¥^na* impeliate a! ha. già >fatfb rìtevarsMdolb »à Nota
ittdirtelttf at.aìg.BàbbÌK ili dtta del d9. dì • q«nta Éì4^e,
di attendere a deliberazioni pacifiche in mezzo altfK«4r^|ftto
delle armi.
, Il ^otto$vri^o dea tanto più vivaBiente desid^jar^; che lali
Sfww jiniti ?^bbiana il Iqro pii^D qd tote^o:efif0tto,.<^H^^;^
strJa,.nQn potrebbe, presentarsi .al (;k)ngci«so,:^6>'U(m(qu^d9^
la v.i^rd^a avesse , operato il ^isarmàimenta, fd .avesse = prpr.
ceduto al Upenaawente de' cOTpil^^ : i { .: r^j
i Adempiute ed eseguita queste, ooodizìtosàv: tt: Gofwm^mri
fioriate si dichiara pcom^ a dare, nel moflQ^.pwjfornMtes ras-
sicura^^: che rAusjtria /Aonratta^p^à;la,Saì(d(0gi^
il Congruo, e finche questa pialletterà il derntork impcimlfi
e quello de' suoi alleati. . , j
,^ Pr^aftdo.lordv A. Uftus di porteffe U ?wte»«te di qiwsta
ij^ta a «onpscenw flel.pw GcjwìTìIWsÌI wHoacwtttei*^ ftì^
V Itèzzt di assicurài^é la conservazione della pace Jmj2u'
stria: A ia •, Sardegna.
Il Congresso esaminerà ì mezzi di ricoiidar la Sardegna airadem-
pimenlp de' suoi .doveri {pternazionali , .^ p^n^erà a* provvedimenti
ii prènderai per evitare il ritorno della complicazione attuale. -
!'.'- '.•", ' •; .. • '-^^ -■.-• .}•. •' ". •' ... • ' 'j :^ '. ,.;:;
IL ^^Sgomberó degli Stati rùmdni dà parte dèi còrpi d^ occu-
pazione esfétHì; e pre^ix in considerazione delie riforme da
* 'fdrsi negli Stati italiani.
i La questione dello sgombero degli. Stati pootificfii potrà ^sser diri
scussa. li Congresso abbandonerà alle tre Potenze, direttamente ii)i
teressate, le particolArilà dell' esecuzione. La questione delle rtformtì
afoministrativa potrà ès^r ducussa. S'aódrà d- accordo^ su' eoosigtt
da dare ; ma 1a loro ^tuazione definitiva resta subordiuata alle d^
cisioni degli Stati direttamente interessati • * '
III. ùmbinaiione da sostituirsi a' trattati speciali tm lAà^
stria e gU Stati italianL
, La validità de* nostri trattati non potrebb' essere discussa; ma, se
tutte le Potenze rappresentate al Congresso. convengórtò tra es«e di
produrre 1 loro trattati politici cagli Stati italiani, T Anstria vi si
presterà anch'essa da parte sua. Ella ^'intei>derà cp' Governi coin-
teressati per poter presentare i loro trattati' comuni al Congrèsso ,
e per esaminare in qual misura la loro revisione potrebb' essere ri-
copoftQi^ta lutile. . ,
IV. Non saranno in veruna forma toccate le disposizioni ief^
ritmali ed i trattati del 1815. * ' •
Pienamente inteso che non verranno menomamente toccate le di-
«posizioni territoriali esistenti, né i trattati del 1815, né quelli con-
cniusi ip esecuzione di que' trattati, - , . . •
-.\'. '\. ■ ' • ^ ■'>■ i. . "» ■ -Y . 'si' '■ .«*'»'''• ..:*.; "t t
Accordo sopra un disanuaineiuo siaiullaneo delle grandi P.otenze,
IIVDIRIZZO dei soldati toscani ai loro eonoit-
tadinh
PtìaA di aprite 186^.
e Fratelli toscani 1
cLa grand'ora è ticina; perciò noi vogliamo che voi sap-
piate quali sono i nostri sentimenti. Noi pure giamo soldati
italiani: ci crediamo in dovere di combattere fino all'ultimo
sangue per Tindipendenza d'Italia, nostra patria.
e Sì: è suonata Fora da noi desiderata di vendicare i no-
stri fratelli morti da prodi nelle grandi giornate di Montanara
e Gurtatone; sì, perchè lo vogliamo noi, prèsto saremo ai
fianchi dei nostri fratelli d'armi, i Piemontesi che tanta gloria
acquistarono alla Cernaja sui campi di Crimea, e che vendi-
cheranno con noi la fatale giornata di Novara, .
€ Perciò Toscani uniamoci e preghiamo l'Altissimo che ci,
dette per patria la più bella terra del mondo, la terra d'ogni
arte, d'ogni scienza e d'ogni civiltà; affinchè benedica le nostre
armi nella guerra santa per noi Italiani, nella guerra per l'ac-
quisto di quella liberta che Dio dette ad ogni uomo e di
quella indipendenza cui ha diritto ogni nazione. Guai però
a chi tenterà d'impedire la graade impresa della rigenerazione
d'Italia.
e Fratellanza dunque^ come voi diceste, di milizia e di po-
polo, neutralità mai.
e Sia distrutta l'Austria, viva l'Italia!
Aptieolo uIBsiaie del Moiiitear, eirea le diépò^'
sisioni della Francia /verso la Grermania*
Pingi, 10 aprile 1850.
< Il Governo francese, quant' altri, comprende e rispetta
le delicatezze nazionali. Se, nelle sue intenzioni e nel suo
contegno, egli avesse dato alla Germania un motivo di timore
lini ' 'd lè^ltittii .'•'•"' ••'•''■■'' •'" '"""'• .''ii'i'i'i'-'"' ut .). i/ui;il'')ii
ai qiiaU ;ìoq abbiamo dato venlti'<làii^pi]i^'<<]^^' sbsi/^ W
iiògtbP*tìaUbÌà^=iie»l^èq'<tìà"déP •a(IW"Stk«|f m\cl%m'lM Pef-
ftìtto'^to-^Mta arili taiy"Pim. •QOMòo'yjséfro'SIép^
cfté^.fe"^e''to' éà'mHihirikWMh '«GéHnatKH-'àSSfeftffé «i'
Ibii^i W^-^rèpÉ^Ì( tÉidè^à'^iàtìflki'sK''fi«a$SWte'MI= ittóttiJS'
tritìi •'■^''■''' ''il'" il'''^ .iM-.-fr-i'I r.lld» iriMt.Ni.ii!.(rfi(i'i r. rii '>i)n
s»ft-éIfiÀV<làà (^(y^pòiii^^tàt^WIdii^lifè, 'àttìrlb^iM^H^'tìtt^i
I^'tò 'ììi^'bpiÀ^4)stili WÌMRìteiika'^
oi>iliidM; 'lè '>iW!«Ìr 'ttbrfiltìjiè^^i^/'se'ìAeft'f lòi^o 'àttórt';f«(!9^.*'
gisubilty iH>'«éfr[Mó«i>'étiAie' ÙM<'ttìifi3b(:ìfl:''lfrt^y
tftìÌèvaleriiS,';'èàète 'liàiàrifif ispa^'ìl mòM'^é'miòi'm'mi^
Ttìiletié'."'''" ''''•'"'''' ''" " ' i"'f''''- '-i'"' l'I '' 'x'i' iì'^'"' ""'>
saDtoii'atp'w ìi6m\!^mme^mmk', i\iti^(<dàip^toi^^*fó''
le^'OilH^iiisìe >aelfó''s|)ir»6' é^AUitttlBbV'a^i ìlé^'i(f'^ilYHiM hi-
sfa«<'plftifl«*;"1a'/féìtad'H«(ft8'%fl!^W«i««f»iTóhi"ai'd^
Archivio, eie, 9
nftik oWfa.sa, v^qrk a>le so^Jys^^ippi. ed^alle ^gjaramie richieste
ds4ìdiriU<>: delle gepti', daU^fjBlìcltà.dpi, popoli e. ^a^llnte^^
dell'Europa. In Germania, come in Italia, essa vuole che le
lìiaTìfjfHiiaJitòvirìGO^^ 4^i. tintati, passano mantenersi, ed
axufjs^ntificfirsi, perch'essa le iponsidera come una delle l^asi
e^uT^i dell' ordine. europeo*
:i «, Rappresentar? lail^rancia come ostile alla nazionalità ger-
Q^ic^, POQ .è dunque up errore ^oltaxìto^ ma eziandio un
cpptrosf;^. Il Governo dell'Imperatore ha^empre, da,dieci
.anifi,,Jmpietgatp il suo ioflusso ad appianare le cpntrovcirsìe
cljie insorgevano, ed a risolverle secondo equità e giusti^a,.
1)1 Ispagna, egli ha certamente sostenuto U trono cosUtuzio:
naie della R^ina, esercitando una vigilanza disinteressata sui ^
rifajggit^ che svccfsssiv^ riyohizioair s^yeyano gettato suIIb no-
stre frfìnt^ere.; In ^svizzera, la sua medipzione officio^ ha coq-
trU)uitp a. comporre la controversia di: Neuchàtel, che poteva
riuscire a complicazioni colla Prussia. Nell'Italia stessa, la sua
spyeciti]|dine h^ precorso^ le dilfipolt^ attuali, e,< dopo aver
rfj^istiuajto il Papa nella sua autorità, elja non ispirò da per
tqfto se j[)on penai^ri di moderaj;ione.^ A Napoli» d'accordo
cplla, S|U3 alleata, la Regina d'Inghilterra, egli ha tentato d'in.-
d^^r^e, ^l Governo delle Due Sicilie a riforme che ravr^W)erò
consolidato. In Germania, nella delicata qjiiesUoDe insorta fra
l^j Confederazione e la Danimarca^ intorno ai Ducati» egli ha
compralo, malgrado le sue sin^paiie per la Danimarc£^, le giu-
ste deUcatez;9e del patriottismo tedesco per provincia, Regate
con tanti vincoli al corpo germanico, ne ha fatto udire a Co-
pep^hep se non consigli di cpnciliazione. Nel. Principati da-
Q^ihia^i, egli. si è sjforzato di far trionf^rq i voti legó^^^i di;
quelle prQvinciq, per assicurare a^che ìu quella jprte. di Eiit
rQp;a.J[jprdine^ foudato sqpra,, intere^ nazionali Ripagati.; ,7>
.,.< La.pQlitipa della Franciano^ può avere due pesile .49^ mi^
sm^^; p(}a,{)63^ colla ste^ qqi^ità gl^iateressi ^i UUti i pppolU(;|ò
cl^'^sss^ NìjiiAe, far /rispettar in It^ia, lo.ri^tterà e^purein Ger- ,
wJ^rJ^pi ijpn saremmo punto.minacci^ti dall'egeminp di.una
«7
federativo coHé^- tenente turìtaiile, 'tt ^ 'piiD«pi*i#ii4|ià
p}afltatoKne^<g¥attfte«ftl0ne ttnmeiu^è>itif^^otUmm»*lintU)
ciò, che svolge nei paesi vidni le Trazioni «reate dal eom-,
mercio. clàll' indiistrìà , dal progresso, torna a profitto della
civiltà, e tutto ciò che ingrandisce la civiltà, innsdza la Fran-
. . '.:.; ' -'^^ '■"'..' !• -'j', rr ' • * '. •:^ '^ .([{«'' •'
.. .-nh'. ' . . ■■f...ì,^t>Vgl<i^ ■': ' . * ''^\:\k\V. .•■ìt;>T/
Risposta della Vì^fàbélà altÌJ'ìtllBliiiÉi<SBl#iÉ^ O^liCllirf-
'*bl|(tt4i feileMdei'.stttlla m«MtmM K v
. j ... ')«-.<<:•:- ■^;. ' ;■' r ':'*/'! '^ ' ''. ...l. ". ,' l'i. ' ' J ' \ :
.' ." . V . : ! ^' , . • Parig», If aprile iéji9.^,^^^^
«Il jyf c^idffité Mh ^nfèdemione svìzzera tia mdtriiìiiilfò.
Ih nome tìel Consiglio federale, al sottoserilto ministro dé^H '**•
fari esteri in Francia, una Nota circolare, la quale' M pet* ìsé*^
d'informare le Potenzia dbe la ÓMkfederazione svi2iì;èiri , nel
ésisò che un conflitto dovesse turbbre la paìce dell' Enroj^t,
avrebbe prése misura per proteggere la sua neutralità
contro qualunque aMaoco: ti signor Presidente StatnpBi
ricòi^da in quéstei bccsisionéf Aihe\ secondo le disposisiom
'dèi trattati, una parld ilei lertilorio savoiardo confinante <coiì
Shievraj partéeipa dei bei^efieto di questa neutralità; ed es^
prime la speranza ohe la lealtà delle sue dtchiarazidhi ^rà
tsipptreztàta dalle Polteiizè, ^lle £(Qali égli trovò d1ndirì2}:ftàHa.
«" n sótloscriito, mihistro d^i aflari esteri, accusando al
sig. presidente' la rlceviìta di qAestà coniiinicazione, rìe^toee
giustamente i sentimehti ébe hanno dettato questo attore di
lubìhga; ohe i àehtiftìèiitl delle altre Potenze per il ^rispetto
e» l' osSttPvanza della neutralità elvetica, non essendo ihenb
fàVòrévèS! ^rquelH deirihipératoi^e, il diritto èhe essk'coilsà-
era non può coifrere in alcun caso nessun Nicolo/»
' i)^8%li«iilédf rj^e ìdi«ld]i<niii^«. lf>»|#i4illAin»iiNr«i8»
. J] Ida \\Mn»^^ CéadÉeig;H»iiMÌIe. i/kMp«1I , i^mg^ifmim^
-{V.'i'i 1ì;Ii !.')ki'-' ii:i i\;i''! •; i.'i.n/ i- • ii ]■ ti '■■-,/>;•.'•- ,,;■
..'.VI .tti' .- . 1 ( . t Torino, W »WU« ,*««»•
«. r f:§jlW0T>imÌp|5t|[0^i ■,,.-i|.uri -.. • :•■ .■.". u'xr ■ li. (,
« Il Presidente della Confederazione elvetica, mediante ima
comunicazione del i4 p. p. mese, da voi trasmessami con
vostro dispaccio del 18, ha fatto. conoscere ufficialmente al
Governo del Re l'attitudine che nelle attuali congiunture il
Xém§ìiiiD M«ral0^b»ticmdq;(fi4os«c.or4ii^«ift>i. .»^ >.k:;-
« A tal«i«i«tttril>IlM8ki«itodi«liÌMravClM'40i>1et4nqp4lel-
r Europa venisse ad essere turbata, la Confederazione sviz-
zera 'difenderà é nianterrà, con tutti i mezzi di cui essa
.disMMi l'jqHfgrit» ...ft ia ,p#sytsji|i*»,id!9l -tWKÌtQrWiiiWj ^»s% ha
4ilritip.' cckwej ;Stet«}i iw^WPnjdwt e, ,^ .tìJie, , Jp_ jsqnc» ^Xfi. ^Ifl^w-
<9^at9 -^..jgnaremj^ 4ai,!tnBitt«ti geiie^jrti. ; ; • .; j .,. j . ... , j,, -,
I ,/. «. mierendosi alle 4ì8»#?iziÌ0Pi,i5P«sJaMi(Wntqnq^,#elj.prp-
tfliqollo idfll.^9.)narzo( i9il^ c)d agli atti,.dip)pii)afp BpstQripri
shB ì»- confermano, M Pvesidente; agg^pgnp, ohei^e 1^ pirQ9-
iJ^DBe-lo dMHftndAftsefOi! e pw (p»sk9J^:^a<inpfì9(Ì^sei,[|Qf)e$-
iWlto-ifk^iìassipursrA o difeod^re.lft.fiJ^traPk 0j'iptegnit^,^l
finfi )t«n»taria, , ì». .^m^Xn^&tmimf m-ffm ^rdibfi > n^fifsfj^r ^
Ì9f mq.MMfàl^.fi^i'ì itrattajljl Ja jhqnmo .^n^^i^ito, d'ofìcp-
f(^ ih Mmmvivf^ì^ftt»^ 4«jyij( Sfi^. A':tati«;rig<iar4^,,|i
QpRSiglH) iifQdemle desWtf^o.jnteftàersi.preiTfJWawlftjP^jGP-
ly^OWi 4*. ^> 5l^k«S^<:PWP<)ttQ!>ctl«'i;-PBPti, d^ xegpl^rfì siano
Mmm^ \ri>fìm j«Anf»ren9it fg^ k d«li%a^tir #i<f^,^t9fj, e, d»
itorp.^jìteriBais^, biotto- ris«)^j»'dfciwtifl«ft4itH> i i.„ !*. !:i'h
; / .f> W !Pr?g9, §iig/:WPR«ftd**Wfi, ^.9mfim »lSÌg/.%t»IP»fli
in Wgr»»W*Q«nti del :Gio>vf«np;:tì.-Ql ,% pfj? .'Ja ,mmmmii»»
^.g^^fàì^ ^.Wfi^) ;?p^^^^4iJ<<peil4?iffllf^;phf|^'te,)a«^l*^^.
« I^ §ft«;A<«jP%,p§s^pao,4e?|fia<,.qBjil9POTi^,sjftpp,^,^Vflft-
tualità cj^§ .p^^sono sorgere, di rispettare scrupolosamente T in-
dipendenza e la neutralità della Svizzera, non può che ap-
elamattov »6f:Ieiiinteiffìiv^^'iha <f rwO[^li'|«rsi.ìr)ip6ttafe...{ m
afiSftOHrBfeiotu)^ (fitte i >li9koGAnfad«iiii?ioi}&i « /pivi))» , d(4 ,M]i«Qnpire,
SLitralta')SOQdi'^ntHniite mt'pMoeoUo ydt^.jSd jxiiwr{soi7tS15,
fiOttdidbrAif reouie!» parte i/in té^Ble, >.^:Jiii99t9 .<raliM^^#;|liiar
rando ch'esso deve avere la forza stessa e lo ?,tf5B^.|VflJw9
come se<rfos3d/y]dttfìKaknente inserito ìielV articolo precitato.
Il trattato particolare del 16 marzo 1816 fra la Sardegna,
la Confederazione ed It Cantone di^fSnevra ha confermata
(fuesta dichiarazione del Congrèsso di Vienna. Nessuna seria
5bhfe'*t)t)tf«M!i^^ ?faiftfffff^»ìv*!^4tt(«tf fs**rle*>rtgttBrtW,
lcft^"a'1a?slrtejn^"^^^^^^ iS^fè^ife^
•»«'4r> 9^:MMFÌà,« eèsendkh «dQ69saii&»!id6tefliittqanaii sopra . >ataiini
punti il senso, F importanza e l'estensione dei diritti e d^li
obblighi risultanti dal protocollo di Vienna, affine di poter
btGibffiFeisiì'f)dlri QecoMo'fra^ii-due^iaoyttrviisQfletioi^^
#ii'iitìa «vèmiMle ^òmtìp^ifmei, &v Hv .11' Rei nostro 'iiugusto m-
d#(ynel bì* è>ldegiìseto<>aiitori(aziTe ad%aaé0|tave ià ^proposizione
^i'^di$j(»ter«iifì/uiià cmtfèrraza fra delegati Am iduecStatire
lieleniiinai-ei iper i&roiimiìo^ >!! pmiti dk^regolareviottoÈ iriEleniHt
A rabfioÉL- up 'uorfr «••:< • ' M',- ',(•;? • !.- •..•.•.,-'{{:« ^^'i .^
« Vogliate pertanto, sig/ Commendatore,' tórconosoajfeque-
6t»>BètM«mmatiori0iflè<Bjgi^: Rnealflente dsl^a Gmióf^^óone, e
did||Bi)ai^lf^ie,(q]iaBtici ^rlud^h' fleHa (Sorif «prenz^ noi ^i kr
30iaiUonÌajjéti(yìli) >frai Tòrijio^]^ ixv>:j/ì' :;i^
r>H>kAÌiilfitblerf stato idi feob6:,/i'ó laredd » mxlSk\\fveméxù>x^
V esatta interpretazione ^c^iè^i * at >nostDa 5iid)lta, i emeoge) dalte
3li|iolaaiooi'ìdi'']Vienhauiv^ '-.» :^ •-.> ^u.if;!;'. ■ i / •'
* !»<.Lé iyDbtiofiiich6>)ne^6oatntì8i^nei>d«vo^ Ébsere ventilale
dai dinegati, « dal «aiito suo il Governo dfet Re prestecàtl^
mano a tutte le faòiUtazioni per riuscire ad un* aocordo: so*
disfocento per tutelare i diritti iegittfaiii dello iSlaìto. •
< GohAdo ' che troveremo nel ' Congre«;éo lèderalei la stessa
soUecitudihei e che tutte le difficoltà saraono cosi risolte hel
mòdo pie coiiferme 'agrìiitefes^ pertnanMutt deiidoe poesL
«Vi prego; gig^/ CommeMlQtore, dt dar lettura e rilasciar
còpia di questo dispàccio al Presidènte della CoafederazSone,
B d'aggradire fh pari tempo le assicuraiiioni della mia disfi»la
considerazióne. » ?• i
• < ^tt CÀVOCHii» - ' i
WUiyMa spediiii «otto f»r«m dM dH«|ilM»oio |4il^i;f||fl|f^
dol Mliaotro, degli oARri esterni del PieMoiite «1
^ Ciowerno di S. M. Britannlea, il q[i|ole invitava li
Ciovepno del Re ad aderire al prÌìi<eipio dèi di*
sarmo i^enerale ed alla sua etfettnasiònè' iifainié^
diata anehe yriiMa dell' aprlniento del CToAiT'^sso.
Torino, 18 aprile i859. '
'•' ••? • •'••..-. : ■ ' :» - .; /.- ,
' e Se la Sardegna fosse: stata ammessa ìal.^DgressD sul
piede delle grandi PotenzOv essa polreld^e accettale, «ome
fece la Pran(àa, il principio del disarmo geoert^le, coUa/spiB*
ranzà che il suo consènso non avrebbe spiacevoli coost^uense
ili Italia. La sua esclusione dal Ciongreseo 'Don ie conceda
d'incontrare un simile obligo, e molto meno quello ebe da
lei esige ringhilterra. : -, *
' «'N&lladimene, per conciliare al possibile il suo desiderio
di assecondare gli sford deiringhillerifa con qoet.f^'6SÌigbla
sua sicurezza e il manteniménto della trabqttittitàijn Italia;
la; Sardegna dichiara che, se T Austria si rimane dalli dì viare
nuove forze in Italia, e^sa si obllga: : ) • ;5 r
^ ì.^ k non chiamare sotto le armi>ie sue riseriie, owiie
era risoluta di fare^dopo la chiamata delle riserve ta^nstriaohe;
7*
.«.t."" A im «MbUilara il suo esereito, che è. ancora sql
€ 3.^ A Qcm ffiVQver^ 1^, sue truppe dalle posiziom pur)»*
monte (|ilen^ive> elidesse ppcupaqo :da tre, me§i. »,
DIfifCORSI proflerid alle due Camere ^el Par-
lamento da io^rd Halmeslbary, e dai «(i||ri*^r
IN^ra«lÌ9 cMmeernenAi la stato delle neg^ojsla-*
alQM i^atiw^imfMiie airifajUa»
. . ,- j .. 4» apriie 4859.
• 'Discorso di Lord Malmesbury.
' i fiihiQO di voi ignora €ke le pelazioni della Francia» deN
l'Austria e della Sardegna, da alcun tempo, furono tutt'altro
che sòdiéfacenti. ; Le relazioni dell'Inghilterra, al contrario,
coUe^altre Potenze erano dèlie più eccellenti^
f Le condizioni dieiritfiilia, già poco sodisfacenU, peggio-
rarono; e Tagitazione, che travaglia quel paese, diventò una
causa permanente di contese europee. Gli è estremamente
difflcHe per un paese come l'Inghilterra e per ogni ministro
inglese: di rendersi chiaramente ragione della politica d'un
altro paese; ma veniie rappresentata^ dal Sovrano d'i^i grande
paese;' nna parte^ che ha tutt'altro che diminiiita la difficoltà.
Le cose ag^ravaronsi ogni di più, e verso, la Qne di febbraio
si; gladio^ utile mandare lord Cowley a Vienna.: Le vostre
signorie sanno già Qbe quel diplomatico entrò in negoziazioni
col Ministero austriaco come amico personale. Oltre quelle
negoziazioni, la Russia propose un Congresso, e ho pensato
che non avrei avuto causa alcuna da rifiutar d'aderire a
queliti proposta. Il consenso del Ministero ci venne dato, e
il 22 marzo il barone Brunovir ne sottopose la proposta uf*:
fisiale; gli èdliqra ch'io stabilii i quattro punti preliminari
daiesaranare. li primo riforivasi ai provvedimenti daziarsi
a
goa e r Austria, il secondo riguardava i ràtgfitM Éb(]l>-ii|
il terzo le tifdrille dà fairki,< ttisc^(iMi<!ky, n^l'aWfnitlfetrs^OM)
intema d^li Stati italiani ; e il quarto la sostituzione ai trat-
tati, esistenti tra l'Austria e i Ducati, d'una Confederazione
degli Stati italiani per la loro protezione e il loro scambie-
iblé vàrftàtgiù.''"' ''^ '•'^' •■•- '^i'» •'*•• '<! ?'*.J3i<> .'^i^HI
*"« ^1«éfliivàhó pòi -vAriJf'tlfflfettòlii di 'pirtìcdMfi '*tt**P«lu.
ifatìtó «el Co'tìgressoV^S flélé^ft)àèg!«'f«WfBcdtà''^1à«'^i-
stione del disarmo, •psktkhìf'ét è' ^Bftlj^Mr ttHf sl9»aWè»(er
cosa désideràWlè' che, per procedere a una quieta delibera-
zione, si cominciasse dal^j(in)novere i modi^d^ violenza. L'Au-
stria desidera un disarmo generale ; la Francia propone che
questo disarmo' sia sottétM^sso; ewtoie tfaestiéne, iMl'-esainre del
GodgresìSov e' p«r patte mia' dofhando bh»^sei'i<e ritsienaiAl;
giudizio' a «ti cerfoi'hiimtN-O' d'uffioialt supdriort'. Tutte' le Pé-i
tenze sono d'aoeordbvddldti pimtd' infuori, e;'qilettar^iinti)!!<è>
il tsmpo ]^rod!sb al q«KSl6iségniFà 'it!idiè)ÌPmo.'!*\i''. •■!
'•' • ■''■'■- É^efntii'M'gig':B^(J^i:''>-i-':<'r;, ...i.-.
' * ■•■' II'' •! . ;![ 'i ì ;: •■■\i. '' ■■•.•.. ;;■ •,: i[[ •,•• (i <,.'; it';(|)
«■Mi di^nj^ iai ^o^é Mlfii Cìurnef&f td statoidélteate^i
fuwi tih'asssA'fòVtei 'ifi1t&ziòti«f titt' fàfiPràliiciaki !e-^'Aastcik.'<iL
mÌ^isttl!iligléM),'b Ati^fcia-ed Ib Ì>\»MidH(j YlO0vett^O'<iitre.i
ziohi. Seguii^flo Mctìni éiiai^ èlle' reM^> '««idiote qiadiakiulii'
sttòrffia ; i . fap^resemtstnfil Miai Régltla ìà' (foei • due pawBi > é^i-
wJnd'SinvHlati a teneriieiie' Wgguàgllati. •"'''■"• ' ■•■■'inìif i<y.
« 9foi dredemmd gitififta il moi«éi1ito'4'offHrélaiiioÌUÌ\meMi
diaMdne, e' maiifdaHimo'lo^d Cowl^ya VlinU)avpeK)oohèegIk<
st et^éva'beiiisbimó coìi^é^e'd^ltóiifttélmotti'e d^i'iétaiM-
tìmenft dblflnAipotàMird Na^e9De'àtt!<]pìeilK'lqéÌe^tt(Wief iv ii
^>Lé idfeei dèi! oiiitidtK dblki' ItegHial'^aai^èA teM|ia énu»}
quelle c'hcavettinor gliuòiinlnl ili 'Statb<>iflltMt'i'psilMi'Mlkel>
78
due GamlBre. Nbi cHiedeivattid ohe fosse pc*ào prudeiite «osa
adotto jUoon'prdy vedimene, che poimse tuèMte io stille
delle cose, goal era stato regolato nel 1^5; édlit^^^[)jpii>o*
vano da prit>dpali ttommi di StatOi
< Quei trattati atean dato'àlfétlstiiaaflagràhdeìiiflttenài
itf Iledia, ali» scopo di meglio gbareMii<feire^iiUyHo europeo.
Menfre-éi faoevano sfoi<^ a 'far dcisèil^è utta mediazione, la
Russia 8«iggeri l'idea d'tn Géng^idsso detld (Sbi(pi« g^di Fot>
tétue. Vi fa aderito. L'iaghittiéiTa aòadlmetio neiA ci-ede^té
di dovei {ateectltare'Ctaeila ;propostà di Cong^esbò^' nbn a
quattro condizioni, le quali avessero anzi tutto p^ fenlilafni^to
che non si sarebbe mutato nulla al regolamento definitivo
operato nel 1815.
« La prima condizione fu lo sgomino di Roma dalle truppe
ikutàèro; la eeeèiidai^lwHlinÀ^ dilliammi«Ì9ti^sMoarfn»àl(i^
la itena, eaamiiore <iii6aH -fesacve- "t- tìttgHDri làodi «di'^cynd^re
a una .dichiai;azione di guwra tra ¥ Austria e la Sardegna;
la quarta, veder qual fosse il miglior modo di assestare le
ebsei dell'Italia centrale. 'Téhtiè'àégitlntà uiì'a ^ttiittA''À)ftdi-
^dne,' <itiéna, da una i^r^, •Aei disàYitló' delia Sardé^a;^^
dà tm'aitdi, ^'protezione dèi hòstro Gtìvéhio dnnihtè le dé^
llberkziohl'dertioilifrtóstì; • ' ' ' - • - ' ' ' '•
'■■■U'VImmd dèsidètàVa tette il' don^rèsSb Si' ariùtìàs^e,' 'é- ik
"Frattulà,' Cosi àlmtìto rit*''àbtei/h cotnprtso,- Voleri *hte=i«l
c^tibrie 'diir dl^fmo' vétils^è discu^^ <pléi''4èl'iyriM óel' tm*-
gt<te86. tè à)hbicotii{M''Ht Quésti ttertìitat,' qtìatida il' nei*
Wltì"16rd,'rappreiferi^té''di'^TiVé^t(JiiV itA ftfcfe'ttha dtìhfètàdrf
iti i^rdiJòsitó, Uh ^ulalé'noù 'p'odeì fiài^riferèf, ik'iftttttfèlitò.-
Si fini fcol èottvenlre thè vi satetìbe-'uta dìs^rtao'gènéWJfel
lÀ Ssirdegna nnùàdlmeiiò noh VòRé' ptitttò a^i^ré a (^^
phipóstà, b'riauib ricfeabieòte di'dtéàrhikW». •■l'i'' ' *
'lUAdontì di tiitté iidesiderì^ 'de 'CbVdfQò «li 'S; ilt'fài
^Vmtipatìt&k' Sardegna^ ttél. ^o'tiiÙ'Mi^'^iAÀè lapidi
ttòb'ptìsÈò IfàitèherUiV-d^ 'dire che H'^ó'i^té^nò'fii'^Mii
guo. Spero aneoca che la pace sarà jmwtMMitas > ed >iliot>4a so-
li r«Me<0, eie. H
VP
(li^faziooo; dianaunciare alla Caioa-a dìe.il marcli6^ d'A-
loglio, è giunto da Toripo a Loodjra, in qualità d'ambascia-
Ioi;q ^raordiDarìo. £ uno statista saggio e moderato, la cui
presenza fra noi ci fa presagire la. doLuzione paciflca di tulle
le ^attuali differenze. Io non posso astenermi dal credere e
(lire che,. se* la guerra, scoppia, come v'ha ogni ragion di tiSf
merlo, es$a diverrà fatalpfiente una guerra europea. Ma tordo
a cipetere che quanto mi par più probabile^ secondo rilevati
dalla forza della publica opiniona e dal sentimento delie
diller^nll^ Poteaz^^ ^ è che i pericoli della guerra ]M>tcaimo
^^*e stornati- » .
•ngr^9<M) e lei^0«i4ÌKÌ0iii ilei 4f«anii<^ §-enierale*
'•'''■' -' Parigi-, Ifr' aprile 1859;
.. € Dopo che le cinque Pptqnzp^bbero indento alla> proposta
dell^ Russia' di rinviare fid un Coi;^gresso la questione its^
liana^ .e§se credettero utilQ 4' intendersi suUe.basi delie j^utuiìp
discussioni. Esse andarono d'accordo su quattro .punti:J.^ di
^eterrainaffi ri mez?i per poter conservare la pace, Ira [ l'Au-
^Iri^j e la.Ss^degna ; 2.^ di . ?toj?iiire. cojpjie ^ pos^a nel miglipf
mqtto' venir ,iespguitò lo sgo^^ Stali i^ma^;
3.^ di @^m^narQ sp convenga ^tti^^irre. riforma neir aiBinì:
ni^razìqp^ interna di quelU/q.dijaU^} Stati italiani ^Tapw^
nistraziope fleiq^ali^, presentasse difetti^ che .visibilmente. j^on-
tribuiscoiio a Qr^re UBO -sUto.pe^ pericolosa di
panifusione e jji spoj^twteaze : inoltr$^ ,d' indicale di c^e sorta
esser debbano quaUj^^ìriforn^e; AJ^ di ^ti^uire ai:(ra,ttati a^]
^fìm coi Ducati i^na C^n/ederazione degli ^^ati^ itali^^i fra
10fp,,p§;r iyjì^nde\^l raion tei, protfi^er^i t^ato all'interno quantf
aJlVf^sJtefjBO (l)H,$upcessivamente.il GabiniQtjk>:/jii'y^nna jpclgipii^
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H precedBtìte dìgarrhamenlo' della Sardeg'flà^ dìchmràtfdo clic'
quella misura forhisiva per essa coìitìizioiié indtepéfisaWfedol
soò intervento al Coiìgi^sso. SìOdòmte questi' coriafeìonè'pw-'
mosse eccezioni genérafi; rAbitife le sostituì quella del é^
nerale disarmamento ancor prima dell'apertura del Congresso,
Il Governo inglese riputò sufficiente ehe venisse stabilito SI
principio del disarmamento generale, colla riserva dell'ese-
cuzione di esso da cigolarsi dopo raperlur^. l^a^foinm ftoi}
Rà itìdpgiato a dare là proprfa adeabnef Nbtf ^èr iàn|o ììià-
nlfèàtossl poscia ' 'divergenza' di ' opinióne sulla 'qiusfid^i|^ se
fosse 0 no indispensabile l'adesione ùffìziale della Sardegna
al principio del disarmamento in quel modo fissato. Il Go-
verno deU' Impetratola pensò di nfon polene nò logteafnéiìie
Bè 5 equamente invitare il Pieimrfite ad aderire a quel prin-^
eipco; se eontempdratneaihente non véfnisse altem^o» stesso
invitato dalle Potenzia al Congresso. 'Sicciòme il'Gabinelto>ii)f^
gtcise insistette vivame^ite perebè* la Francia domàkìdassé^ al
Wemonte di adattarsi preventivamente al principio del ige-»'
nbrale disarmamento, il • Goveitvd dell' Imperatore non^ilflutd
di dare un nuovo pe^no di eon^iUàziòne, e 'piv)ttiìse tdliadé^
Tire a quella dòmàiida, j^eiswppdslo che si vada ffaccoiidò
d'invitare, tanto la Sard^dT quanto altri Stati italiani, 9 paN
tec'^are al Congresso. In on caso perfetfenieiite anolegoj in
qudlo, cioè, deSle cohfèreifte tM Troppau iielf anno 1620, t:i
std^a Anuria ha piieso l'iniisiativa di una privala simil^ril
principe di Mettérniofa rappresentò la necessità, ta'gia^2itf}
rutilila diiivitar^ i diverbi Stati 'èlaliani iid inviare plenipo-
tériziafii a) 'Congresso. TroviAmoriti quel'Caso proibente moiti^
di sperare che l'accennata condizione sia p^4ro«i^»ré adèìkfiie
geiterale. In quanto riguarda, per iMieto^ ìl^isàrirtaméhty, il
Governo dell'Imperatore', dopò 'averne ammesso H [Jrlnòlpto;
nulla ito dà ap(K)rre in rigù'afdo al moMenito; cbe-kenrt>raM«
il T)^ opportuno, a ftn di^regolafirtÌQ rìedeeiiisikìe;'d' 4è) le
Pot€)iùe fossero d'tiipinióhe di farlo^ancbe prima del Congresso;
il Govemfo stesso,' dal 'proprio ;laliri:;'non vedi^èbte Hiotìi«i:)i({Ì
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non aderire a quel ^iderio* Per tal modQ, ogni! fm^ &
sperare 4:^, sp anche tntte le difficoltà non qodk) to^te, pure
^m^ PP9^ &61»» w FÌlardp-definitivp.^ecc^do^eebeiiuHfi
più ^i oppone air nnione . d^l Ooogresm» >
Il *^.<>flift»t
tE'i;' JC;il^ 4ei fil^-nor eonte di Buoi 9«li«9f nr
staili ai siy/eoiite,!!! C/avòiir, in dato di Vienna
f 9 aprile «959*
Il Goterno imperiale, Y. E. Io sa, sì è 4ft|e pMnara di
amedere alla proposta del Cvabioetto di PiatroborgOs di ricn
Dkeun Googwsso detle oinque Potense* per eerear di appia^
lare le complicazioni fiopraggiuiite in ItaBa.
, GowfQtì tQttavoUa deUMmpoasibilìtà d'iniziare, con proba-
bilità di sqeoes&o, dellbemeioni paciOche^ mentre in no i^eeè
limitrofo iffha: mmore: di armi e 8l continnano gli appareochi
di gnerra, noi abbiamo domandato il ritorno sul piede di pace
didl'esercito aardo, e il licenRiamento dei corpi franchi o vo^
lont^rì italiani, prima della rionione dei Congresso.
'i U GcfTemb di 8* M. SritaAnica Uoyò questa conditone tanto
gfaista e si oenlonne i^l^ esigente deUa situazione, chiasso
non eail^ ad apppopciarsela^ dichiarandosi pronta ad insistere,
di concerto colla Francia, $iddisaraìO:immediato dstU Sardegna^
offrendole in. ricambio^ «ooflutro qualunque attacco da nQ$b9
yafte, unii gjaaf^ntigia^Hettìva, a gvÌì ^à sfintende^ l'Austria
avret^e fintilo* «norcr ; ,
: Il,(ia}Mnetto idi TarlWr senibrai.n<»ii a^er risposto cbe.con
uft^riSntp eategorifio alllinvito d» porre mi piede di pace il
«an iCMrcIto ; e de «eee«lit«re roSwtagH guarentigia coHeUiva.
: ^eatpii&uto^ «' inspira un dispiacere taftto più projend»
m quanto cbe, :se> ttCievemo sardo avesse consentito a
qnesla. prova. dii.»entìinentii pacifici che gli si dooAandava,
noi .l'avremmo acoolta come un primo shitomo datbt sua in*
tendme di coneoprero; 4a sna parte , a migiiorare t rapporti
sMrttttìatamètÀe sì aKefàti da aÀcnrii anni fra i dìie paesi. In
questo caso ci sareb]t)e stalo permesso di foffiire; inercè il
trasiocamenlo delle truppe imperiali stazionate nel Lombardo-
Veneto, una prova di più* per dimostrare ch'esse non ti Mrono
adunate pev uno ^cepo aggressivo contro la Sardegna.
Finora delusi nella nostrat pratosa, rimpera'torev mio m-
gustò Sovrane, si cofnpiae(}de ordinarm) di tentare dirc^ttar
ménte uno sforzo suprenlio; per distogliere 8. M. Sarda dalla
decisione, a eoi sembra fermato.
Tale, signor Conte, è te geopo di questa lettem. Io ho l'o-
nore di pregare V. E. di prenderne il contenuto nella pKl
seria considerazione, e di farmi sapere se il regio Governo
acoonsente si o no a porrei semsa indugio il suo eserdto sul
piede di pace e a licenziare i volontari Hatiani.
H latóre della presente, a cui, signor Gonfie, vorrete far
rimettere la vostra risposta, ha l'ordine di tenersi per tré
giorni a vostra disposizione.
Spirato questo termine, s'egli non ricevesse veruna risposta,
p se; qu^ta non. fosse appieno sodisfacente, ^^^ r$^))^9^
Utà.ài:4nfist».rfftato ricadrebbe tutta iotoraws^i:. Governo di
S.H. jSiréa: Bopo av^ esaurito indamo tutti i mezai een-
cilianti, a fine ' di procurare a'stioi pa^W la gnawirtlgìÉi' ddla
pace, sulla quale l'Imperatore ha diritto d'insistere, Sua Maestà,
a suo gran malincuore, dovrà ricorrere alla forza delle armi
per ottenerla; ; ; •:
Nella speranza» che la risposta ohie sOHécito da V. EL sarà
conforme ai nostri voti: tendenti al mantehimentQ della pace,
eelgo l'occasione, etc. etc; »
Sott. GONTB BeoL.
ti
mSP ACCIO 4eir Agc«i»ia llava», «Mifeniriftto dar
ilainiiffPM|^<^<^ cirea|Ui vegip^lasione dkl. dl^fpma
ed il C^onypressf».
Parigi; 91 aprile IS59.
< L'Inghilterra fa le seguenli prfposite: L SI diurebbe eN
fetto aatieipatamente al disarma gt^nerale simultaneo; IL II
(Usarmo verrebbe regolata da usa Gqaimis^oQe imlittire o civile
indipeodeule dal Congreaso: la Commissione si comporrebbe»
di sei commissari V'UBO dei quali 4eUa Sardegna; lU. Tosto
che questa Commissione avQsae ^mineiato il suo compito^ ii.
Congresso si riunirdbbe.e progi^edirdU)e nella discussione delle
quistioni;poii(Àche; IV. I rappre^ntanti. degli Stati italiani
verrebbero .tosto invitati, dal Cmgresso rìunilo^ a seder coi
rappresentantideUe ciqque grandi Poteiuse^ a^oHilameilte oome
al Congresso idi, Uibiana del 182i. La Francia, la PJrus^a^,
la Russia aderqpno alle proposte deiringbilterraw II àtonitiur
dice c^e jsi. aspetta ancora la, risposta dell'Austria. > i ^
PiNii^eito di legr^re, presentato dal eonte Ckironr, Pre-
sidente del CTònidgllo del Ministri, alla CaMierà del
lie|Nitati, per la caneesalone del paterl siraordl«
nai;! al foiswerao.del Qe ^nrante la j^nery^a^
• toTino, 23 aprite l 859.
i Art i. In caso di guerra coìr Impero d'Austria /H fie
sarà investito di tcftti i poteri legislativi ed eaecntivi, e potrà,
sotto: la respcrnsabilitàministeriate; fané per semplici decreti
reali tutti gli atti necessarìi alla difissa della patria e delle
nostre .istltuzionL
e Art, 2. Rimanendo intangìbili le instituzioni costituzionali,
il Governo del Re, durante la guerra, avrà la facoltà di ema-
nare disposizioni per limitare provvisoriamente la libertà della
stampa e la libertà individuale. »
,79
M aprite ^1869,;— Arrivo in Torino M l^armifi EmicQ/dì Kell^sp^g^
• ' viéepresidente dèlta Luogotenenza di ÌMìbaraia'; * incdrìcató di
corhsegnare al fimlé Cao^ur ruttimatain ddl^ilttift^r^trAt Alando
il disarmo e il Ucenziamento ^flei volo^i^j t^el t/srinine ffrei^to-
rio di 3 giorni, • i- .<
RISPOSTA falfa dal Conte Cai^our all'ultima-
...fum del. Conte BiioL . ]•;
•:. .' 1 •>' - ' ToHnò, Ì6 «prU« 1859.
""' '""''' SìgnW Conte.' . \/" ..,^ ; ," '\ ....,„. .J...
« 11 Barone di Kellersperg, mi rimise il 23 corrente, alte
ore 5 1 22 di sera, la leU«rj^(ii^3f^Ji*nii fece l'onore di indi-
rizzarnii il 49 di questo mese per intimarmi di rispondere con
un si 0 con un no all'invito che ci è fatto di porre l'esercito
sai piéàé' di pàce'cf * liceririàfel còrpi lorttiatt'di Volontari
Italiani, aiggiungen(]fo bhè,'^é'in tapò a 3 gfòrnl't^. *E. noli
ricteVésse* Tispoèta, a àè' la'ì^ìiposta'che le verrebbe fatta non
fosse appieno sodisfacente, S. M. l'Imperatore fl^Atì&triae^à
decisa dlrfcofferè 'i\\téM'\^kY'ì^ pi^ov-
v^imeritt ' che formatto Poggeitò Sella sua comniunica^iònè;
La questione del disarmo della Sardegna, che costHuiscè' Io
spirito della domanda bHè V. E; nlì indirizza, fu o^ettó di
ftlblìe trttttatìVe tra le glandi Piteìize ed il Governo dì S. W,
C'ueste trattative riuscirono ad una proposizione fórihhìatii
aàlPfól^hlllerra alla qùàlé adérirohoi là l?risihòla; la t^rùsslà! 'è
la' Rtìyjà. Là Sardegna faccettò 'senza risérta'é senza secóridà
vi^\ Sìccòitìe V/ È. nòti' può* ì^notìai^ nk là pròposiziditó
délWtìghlltetT^à- 'k& itì= l^ìypdsta' tìféllà Sarèègrfà;-còsì* iHcm -j^
trei aggiunger nulla per farle conoscere le intenzioni del Go-
j(prBi^,,del Re r^gu^jr^Jo.^l^ d^QcQllà .^e.^sì oppiW3(ev5^n,ft,atta
formaziòiìe del Congre6S(>. • u r..: ->. v, . :\
;; t'i^^gr^Ktotta ]d^tlà Safjiileg^ria ii?' quella, itjlrcòsj^pl^^ ap-
preBfòta dalÌN Europa. Q»alt possano essere te ^ooi^seguenze
ctì'éfesa trae s[è6^^,,ì!:Re,Tjiìp.^u^
la\rieppBsabiU(tà ne ricadrà :s v primi ad
àfrriàté; "che ricusAvòno' le ■fttoposte Mmulatè'Sa' ifrta^'è^'ande
«0
Potensui e riconosciute giuste e ragionévoli dalle attre, è che
ora vi sostituisooQo ua'intìmazioiìe minacciosa.
€ Colgo quest'occasione étc.
Soit. Cavour.
26 aprile 1889. — Il conte Cavour rimkè alU on i e tfièzjib ^ ba-
rone di Kelleriferg la risposta a/rultimatum austriaco. Il barone
di Keller spera parti alle ore 6 e un quarto per le frontiere ac-
compagnato da un ufieiaìe sardo,
Pire'rfze M aprile iSt^,
La p^o^ jiii^ute 4e}VAustria ha.o^lo insultar^ il fiocapi'
pione d'I^Ua,p0rsip9 i^eUa .sua reggia. Forse a quesforai.il
oannona ha rìsfiosto. Tutti, i cuori,, t^tte le braci(4a ìtali^oe
Risponderanno., . i ; ; j/ -. . . •:
E noi Toecaiu dobt)iaQ^ riprendere il pp^tq gloi^iosa obe
avevamo a Curtatone, e far li^ aosjlre yendeite nella vej^iitett^
comijne,*.. .,....-. .....,,. ., ; . . . i, i
j Jla la via che conduQ^ al -caqspo a ^11^ vittoria npn è JU
vffL delle .sommossi;. Il grido di guerra npn è l'urlo della
pi?^M?t, Serbiamoci ipteri, se ypgUamo fa^e U nostro do vereij
sia^io 4ttadini Jbr^nqiiilli p,^ essere soldati intrepidi; sappis^mà
Rispettare, ancora per pocq ten;i^p e porteremp ^ul grafi c^fnpq
(}i^Ua ))aUa^ie, una jqfiilim €| vsjlorosa, .unap To?
scsina tuJl^ .4egn4; ad ij^^ tfjipnfo.dell'i^dipendfiiNi^
iè aprÀe IS89. — '/n ^seguitò HÌÙ sbfirco d^é truppe ftlmd^ià
Piemonte e à varj tentativi di it^ruzim^ fatti^ dal MrrUmé
. . SardQ, nel Carrarese per parte ,dei fifjMiati estensi, e nella pos-
sibilità che alttH tofpi PaMm (kganizimH si ai)iràto^^
' mày ducitft, i< §o$emo <M Akti^ 4^rr0ii#9 àt/brnBOlD daUlÈawii*
. , . nenie doppio, d^lla^ivoluziotifi itf Joscam, previde che il mqn-
tenimentò dettò stato normale iXèì tetritond di Massa, Càf-
' attiro è iltonHspi^ , binata al 4l là dejfK Àpmnàé fNkPée^
.... monifi e ffisMnay sifreblfe diveuffto Htn§f(fssipilB ed^ avryebbe^efjfffjle
le truppe esietm ot pericolò ài veàerst preclusa ogni rtttraìa :
m
; :^ IL lumie ^dmè U mèfgifk^ammH. ^(fc^ Érapp$ Mdààke «ft^> fii^
vizzcmo. — Nel, territorio abhndomiU) venne ffsttkftmtauià*
menti frocìamté uh^ governo' ^aviis6f&^mtime''m rtTit-
torio Emanuele y e furono eletti i signori avvocato Giu^i in
Mima^ 0ri$zoìaH in Carrara^ Commissarj piemontesi agenti
in nome di S. li. Sarda. . . , .>
27 aprile )859. — Il fermento che da lungo tempo agitava la popolazione
. / to9(xm,pil iUMerif d^'C4j^^^
italiana, manifestom la mattma di q^esto giorno in grondi propor:
tioni con fino sfi^aàràinaìrio concorso di truppa e di popùiò sulla
\ ..■ fi$xgq HBùt^om w^JNfenBBt inpégnito di\che fUroM tostamela
inalberate le bandiere tricolori e ifftuonati gli inni itali^i^i. dalle,
bande musicali delle vàrie ùlrmi toscane,^ Il Granduca àltorà^
eonvooaio U Coiffo diplomMcojiékhiMrù di teòvi jDMsr- kiMib^
6, abbandonato dall^ truppe^ annun^^al marv^e^e di l^oiqtìeo
Corsini ch'egli abbandonava il Granducato. -^ La popolazione
percorse le vie gtidando: T^à to Francia^ ma VltaUai Am
sera dd di m^denm^y verso' h^ ore sei^it Grandn^a jfMir^ «foìto
famiglia alla vòlta di Bologna, per di là recarsi a Vien^ ove giùnse
• f ( 2 maggio.^ Vmné <)oMmto dal Municipio di Pirer&é Wfi
Governo profmeofio empnifi dei signóri cfmhM'é^U^
ruzzi, avvocato Vincenzo maleiìfhmi^ maggiore Alessandro Dan-,
Zini, — Il generate pternHièse VOoa fu in seguito nofniftafó gè^
: . innralfi in c^M¥ esercito: tistHtmi: ì ^J
S7' aprile 4^59.'— ìt Munitipiù di Firenze, rìmàsto il pa^sé
sen«:fibi)éfno;8i iffec», ^^mie in altre congiunture smiigUàdtÌ\
, fgd^ interprite àeltéto universaie; le, rkmo^md^la ^
., :^pfema neeessitc^ del pae^^ wrìiUnà ttn^fl?rrta jirw)toiS(»iìb^
; s^fxmda che risu^lfa dal segufint^ <i^to::r [ . ' •
.. U) Municipio ili Firenisev munto in «cgnìzIoDe^efae^O giaa^
du(^ b» abbap^Qijìato il ierrÀtorio jto^i^o^ sei^za^Y^re «in«8»
veruna, disposizione relativa a chi /ijeve rappresenlarior ^ejl^
dt lai assenza, e sentendo in sì grave momento tutta la ne-
cessità fli adottare un pifovvedlmentó atto a prevenire' le ca-
iamità olle potreMMro vartflearsi n61là> matìcàtiza, ah^i^ mò-
iQetìtaQefak d^l'aarane gowrnaUva, bainoliftnatò con deUberà-
2Ìoiie di questa giorno on Gi^verno piQim^flrio nelle pecspnd
dei, signori r; . -
CaV. ^BALDINO PerÙzZI
'Atw, Vincenzo MAiJéNCHmi ''
' 0àt tàlami udlllelMaé di Pliense, iìm'&pUte iMé, alit m 7 e 'metto póm.'l'
**^ "/ '""^ ''" ■ '■■ " ■'•"' * pJ il gontaUmiere
Domenico Naldini, primo priore.
Archivio, ei€, il
8i.
CmCOLf ARG «M «iMite ì«rttlew«iki a taMt ^i
. ^igéqiti dlplomaiiei francesi aire9<era>
^ PàPig^ %7 aprile ièt^i
Signore,
La commumoazione che fa fatta, per ordine di 8. M. I.,
al Senato ed al Corpo legislativo, mi dispensa di riparlare
degli emergenti, di cui l'opinion pobHca si era preeccupata
da alcnne settimane, e che furono oggetto de'miei ulUmi di-
spacci. La gravità della situazioiìe è divenuta estrema, e lo
scioglimento che si annunzia, non sarebbe sgraziatamente
quello « che leali e perseveranti sforzi si erano applicati a
preparare. In congiuntore tanbgravi, è mi sollievo pel go-
verno dell'Imperatore, di poter sottoporre senza timore al
giudnio dell'Europa la questione di sapere a qual Potenza
ificomba la responsabilità degli avvenimenti.
Chela condizione dell Italia fosse anormale; che il malessere
^ la sorda agitazione, che ne risultavano, coetituissero per
tutti un pericolo ; che la ragione consigliasse di scongiurare
con una sana previdenza, una crisi inevitabile, ecco quanto
ringbilterva, la Prussia e la Russia pensarono in paH tempo
che la Francia. L'unanimità delle apprensioni creò tòsto la
conformità dei sentimenti e delle pratiche.' La missione del
conte Oowley a Vienna, la proposizione d'un Congresso/ ema-
nata-ila Pietroburgo, r appoggio prestalo dalla Prussia a questi
tentativi d'accomòdamferito;' la soilécUudine delja. Francia ad
aderire alle combinazioni che si succedettero, fino all' ultima
ora; tutfi questi atti^ io una par oja^ furono inspiralr da uno
slesso movente, dal tìvo e sinoepo deeiderio di consolidare
lai pace, non chiudendo più gli occhi sopra una difficoltà, che
minacciava tanto evidentemente di turbarla.
In questa fase della.. questione^ signore, il Governo del-
l'Imperatore ebbe la svia parte d'iniziativa ^ di azione; ma
questa parte, mi prem^^coUiStatarlo, si è sempre confusa in
un'opera collettiva- La Francia offerse semplicemente il suo
9t
sooeopsD, in quanta di' grande IVitensa europeav per regolàfre,
con. uno. spirito d^adoordo e dì fldiieia ne^li* altri GaUmettiv
una qnestidne chfecéititva )è su^e shrìpatie^ io non Io dissimutoj
mar in eoi essa, non! isiorgefvd'aintìDra. ne: doveri pvtìbolari
dà ^emirierev ile interessi urgenti dq difendarcr. Net ^rnn.
in cui il gstbinetto di Vienna aveva promesso, medilskala dn
dikkrfi2ionì> solenni, diiiion cemiooiariele ostilità, egli: stésso
aveva sembirato presentire l'attìtudi&6i<ehe in^peisrebbeiJDlattì^.
bilmeate al Govèrno* dell' Imperatore: qualiioque ^gressiDiM
diretta centro il Piemonte. r-
.Simile asaoDÌasione, dando alla medìaziolìe delle Potenze
il tempo di' esercitarsi^ iierrtietteva di'sptirare la prossima i con**
vocysione del Congresso. IMbtti, l'Inghilterra «vevisdetetotil
nato,:toltfìiS$ensD delia iVancia^ dbllà Pl*ussiae della I^ùssiai
le' ultiine con^^ni della naaìene di .quell' assemblea;, ove
ilipol^vCihe la giustizia e la ragid&aj assegnavano àgli ^ti
italiani, era loro acoordaAó. LaiSardegila, dal qanta.snH aéé-
riva ài principiò del i disarmò ^imUlCaneo e pfcétiniinarendi
fatte' le'Potenzè^ ehèida qualohe.fempo avevano. aumentaAfiiil
loro effettivo militare. A questi presagi di pace, .il,<àabtn6tto
di Vtenna^oppone tutl'ad un trotto on atto cbe, per cafat-
teriszarloisome dev'essere, equivaleva ad una dichiarauoiif '
di guerra-. •••"?..;.••.. < ..^ . '.--^
Per tal mqdo l' Austria, distrugge isolatamente e icon pvepor
sito (Mlberato, if lavoro seguito- con tanta pSizienza dairint
ghifterra, secondato cdn tanta lealtà dalla Russia e dalla
iVussia; agevolato con - tanta Moderazione dalla Frauda./ Non
solo ^essa diiifde alla Sardegna la porta: del Ck)iaigre8ao, foa
essaléintimavéotto'penadivedervisi costringere dalla forza^
A porre giù» le armi senza condizione alcuna e nel tonnine
di tre giorni; ' . . . r »
Un formidabile apparato di. guerra si apiega in pari teiuiM
sulle rive del Ticino; ed è, a dir vero, in mezzo ad un eser*-
cito in marcia, che il geniale supremo auigtriaco aspetld la
fis|iosta del Gal^inetto di Torino.
N.bì conoscete, signore^ rifìopfessioDe, cagionata a Londra,
a^Bedlno ad a Pietroburgo dalla risoluzione tanto inop-
poirtnna è tanto fatale del Gabinetto, di Vienna. La sorpresa
e il dispiacere delle tre Potenze si tradussero in una prote-
sta, di eòi ropinionò pnbliea sì rese oggi reco in tutte 16
pirli deirEnropa,
Se TiQghilterra, fia Prossìa e. la Bussia, mediante IL posso
ebe si affrettarono a compiere, poterono sdogiierb pfenamente
la loro» responsjabilltà morale e sddisiàre ralle esi^mse dalla
loro dignità offesa, il Governo dell' Imperatore, mosso d'al«
fronde «da 'cbnsìiiernzìam anàlogo, aveva a far rilevare mag-
giormente la sua attitudine, e gli erano imposti altrr bìh
b)ighL Nulla inodiflda la ^lidarietà, che si era stabilita da
prinfiìffio Cca noi e le -Potenze mediatrici; la (fncstiones in
fomdp^ rimane la stessa, ma noi aiibiam.tiiepfpafldiicia nelle
di^sizioni, di cai queste. Potenze ci porsero splendide tef-^
siimonianzev peir dubitare un solo istante di' esse s'^ingàn^
dine sul significato dalla polUica, che antiche tradiarioni e
im|feriose necessità di posizione g^graflca ci indicano tante
naturalmfente.
La Framcia^ da meezo secolo in poi^ non pretese mai di
esercitare ih Italia uà' inSueoza interessala, e non !è dessa
certamente che si può accusare d'aver tentato dì risvegliare
lai memoria' di lotte antiche e di rivalità storiche. .Tutto
qnéilo 'Ch'osa ha domandato finora, e i trattati t^onca^ano
co' suoi voti, ìsra che gli Sfeti della Penisola vivessero della
lor^ viltà propria, e nelle loro laccende interne, «eme neviere
rapporti coll'e^td^ non aves$ero.a consultare aftlri ohe se stessi.
loMiòn do se in tal riguardo si. pensi a Londra^ a Beèrlino ed
a Pietroburgo in altro modo che a Parigi; comunque sia, le
circostanze investirono l'Austria, verso le varie Potenze d'I ta^
illi'V d'ondi situasùone considerata unanimemente preponde-
ranteji ''„:
Lai sola Sardegna sfoggi sinora ad un' azione, che, per
confessione generale, ha alterato in una parte importante
d'Europa il sistema d'equilibrio^ cbè si aveva yoluto stabi-
lirvi. In ogni altro luogo, tal fatto era molto grafe; ma quali
fossero i nostri intani sentimenti, poteva bastaiei, colle opi-
niQat che rieònofidariio negli altri Gabinetti, di additar loro'
il male dìE^ correggere- ^ .
. >Tiile riserbo, dignoroy trattandosi dellaiStodegna, diverrei^
una dimentìeaiìza'de' nostri inteirdssi più essieamli. La con«
^inràzìoiie'M sboio non còpre, dal questa parte, una de^)e
frontiere dbUa firanm: i. passaggi deUeAlpi non sono nelli^
nòBtr^^ man), ed aì lìoi importa al pui alto gtdAo che la tbiaye
né rimanga a Torino, unicaitìente a Tteino. GonsideifaBioni
iiranèesi, . ma òonsideraaioni efliandio europee, Jfincbè il ri-
s|ietto dei diritti e' de^'iQtei«8stlegittìilìi dette; Potenze con-
ttnu^ranno' a servire di nonna v ai Ipro rapporti rec^roei ;
cpieste ooQsideraqioni; difio, ìAòq permettono al Governo del^
Kliniieiratora di esitare sulta condotta, eh' esso ha a tenere,
^pteodo uno Stato tanto considerevole come l'Aui^a assume
verso ii PiecÉbnte Slltaiono della minaccia e si prepara direi-
tsMMiitb; a) dettar^' la leggìi Qdesf oM)Ugo accpiista una gra^
vita onòvii !dal rifiuto delF Austria di discutere piina di. a^
gice. Noi'^mai '^oglSìamo, ail atomi prenzo, trovarci .in' faceia
ad tan fatta}} compiuto, ed è cpiesto fatto che itOovemo é»h
Y Imperatore è. insoluto ad impeditale. Non è . dunque un at-
teggiammtoJ^ffensiVo, ma un provrednMDto di difesa, che
noi adottiamo in questo momento.
'Alla' Sardegna ci tmispono antiche memorie^ ila donìaiiaiaza
delle Dfìgiiiì, e imi recente parentado loLelte famiiglié Sovrane:
Questo . sono serie ragioni di' simjiatia, e. che noi àppi^ezziamo
in tutto li loro valore,' ma che. forse non bastereUbero ade4
cidercii.!QìDeifo che ci segna sìcuraraente la! nostra via, è l'ia^
tehresse permanente ed ereditario della FIraDoia; è l'impossf^
bilità assoluta pÉhr yi Governo deirimper^tolv di ammetter^
che un colpo violento stabilisca appiè delle Alpi, contro i voti
d' nna: nazione amica e la voloiifò ùA suo; Sovrano ,: una
eotidiùoné di cdse, che abbandonerebbe tutta l'Italia ad un
influsso straniero.
80 ^
S. M. imperiate» strettamente fedele alle pacele che pro-
nunciò allorquando il popolo francese lo richiamò al trono
del capo della sua dinastìa, non è animato da alcuna am*
bizione personale, da alcun desiderio di conquista. li tempo
non è lontano, in cui l'Imperatore ha jnroYato, in una crisi'
europea, che la moderazione era l'anima della sua pc^lca.
. Tale moderazione, a quest'ora presiede, eolla stessa fòrza ai
suoi disegni, e, pur tutelando gli interessi che la Provvidenza
gli tei affidato, S; M* non pensa, potete dariie intorno a voi
Rassicurazione più positiva, a separare le sue vedute da queUe
de'sttoi alleati. Lungi da ciò, il suo Governo, riferendosi agli
emergenti, che eontraddistinseDO le tcatlaftive delle precedeoJti
settimane, nutre la ferma speranza che il Gotf»rno di S. li.
brìttanica continuerà a perseverare in dn contegno che^ nnenda
con un vtneolo morale la politica dei due paesi, permetta ai
Gabinetti di Parigi e di Londra di spiegar» s^za risaiM), e
di combinare, secondo le contingenze, un abebrdo destiiiAli^
a preservare il Continente dagli effetti della lotta , che può
sorgere ad una delle sue estrwattà.' La Russia;, be abbraao
la profonda convinzione, sarà sempre pronta à indiriraare > i
suoi sforzi al medesimo scopo. Quanto alla Pnis8ia,'k) spir.
rito imparziale e iconciliatìvo ad un tempo, »di>cui eteafece.
prova fin dall'orìgine della erìsi, è tm sicuro mallemidord
delle sue disposlztora a non trascurar nulla per circofiarivórnei
Tesplosione. • » ,
INfoi desideriamo in modo affatto partìc^lace: che le altre
Potenze, le quali compongono la Confederazione .g^ manUa,
non si lascino forviare dalle memorie di uniepooa é^er^ote;
Là Francia non può vedere se non con rammdrteo l'agitar
zione; che sì è impoteessata éi alcuni Stati della flibrmania.
Essa non comprende come quel paese, ordimuriameqte tanAer
pacato. e imbevuto patpbtticameoAe del sentimento della sua
forza, possa credere min^pcìata la; sua^skurezza da avvenir
mBnti, il cui teatro deve rimaner lontano dal «sua territorio.
Il Governo dell'Imperatore vuol credere pertanto che* gli sta*
87
tisti -étlia- GeAnaoia ricoomceranno bea prestò che dipende
in gran parte da essi medesimi di contribuire a limitare Y^
stensione è ladttfata d'una guerra cui la Francia, se l'è
d*uopo sostenerla, avrà almeno la coscienza di non aver pro-
vocata: *
V'invitò, signore, ad ispirarvi alle considerazioni svolte in
questo dispaccio nel vostro più vicino abboccaménto col si-
gnor..., ed a lasciargliene copila. In faccia alla schiettézza di
itò^ajggio, che vi tengo qui per ordine dell'Imperatore, e the
ìmpfica, nel pensiero di S. M., il desiderio di offrire agli altri
Gabinetti tutte le guarentigie possibili per indurli aid un vero
apprezzaménto della situazione, e rassicurarli, per quanto li
coriòerùe, sulle sue conseguenze, mi è difficile' supporre che il
Governo di. . . non acèblga le nostre spiegazioni con una fidu-
cia eguale a quella che me le ha dettate.
Ricevete ecc.
Walewski.
N. B. La Gazzetta di YUrnia chiamò questo dispaccio : u una tehiwna di MofiinU 1 1 m
Proclama del Commissario straordinario sardo
in HlvMsa e Carrara»
• Cm$dini dfiUe ^provincifi di Ma$sa e Carrara:
' ' . •'.' '• Massa, 17 aprile 4 65»v
Sono lieto tìi tornare tra voi in si fiusti momenti. Questi
paesi, lìberi dal giogo estense, acclamarono spontàneamente i\
Re prode, il Re Vittorio Emanuele, ir sottoscritto, assum£ndo
il Governo di questa provincia' in nome del Be dittatore, spera
di frovare in voi tutti cooperazione ed ^uto. a mantenere là
tranquillità ed il buon ofdine. Viva etc.
// Cmmssar io straordinario
• V. Giusti.
YieoM S7 «prUe IS$9.
Dopo infruttaosi sforzi di conservare al Mio Impero la pace
senza pregiudicarne la dignità, son Io costretto a pigliar ['armi.
Fiducioso Io affido il buon diritto dell'Austria nelle (ùtim^
e sperimentate mani deliba prode Mia armata.. \
La sua fedeltà ed il suo valore, l'esemplare sua disciplina,,
la giustizia della causa che essa combatte, ed un glorioso
passato Mi danno guarentigia dell'esito.
Soldati della seconda armata I Tocca a voi legare la Vittoria
alle bandiere senza macchia dell'Austria. Andate con Dio e
la fiducia del vostro Imperatore alla battaglia.
FRANCEsto Giuseppe, m. p.
aoogoo*
PROCLAMA DI S. M. IL RE DI SARDEGNA ALLE TRUPPE.
Torino, %7 aprile i859.
Soldati! L'Austria che ai nostri confini ingrossa gli eser-
citi, e minaccia d'invadere le nostre terre, perchè la libertà
qui regna con l'ordine, perchè non la forza ma la concordia
e l'affetto tra popolo e Sovrano qui reggono lo Slato, perchè
qui trovano ascolto le grida di dolore d' Italia oppressa : Y Au-
stria osa intimare a noi, armati soltanto a difesa, chp depo-
niamo le armi e ci mettiamo in sua balia.
L'oltraggiosa intimazione dovea avere condegna rispósta;
io la ho disdegnosamenete respinta.
Soldati! ve ne do l'annuncio, sicuro che farete vostro l'ol-
traggio fatto al vostro Re, alla Nazione; l'annuncio che vi dò
è annuncio di guerra; all'armi adunque, o soldati !
Vi troverete a fronte di un nemico che non ci è nuovo ; ma
se egli è valoroso e di$(ipUnaU>, voi non ne tornate U coDdoato e*
potete vantare le giornate di Goito, dì.Pa$tfWgp, (11$.^ Unm^^
di Somma Compagna, di Cp$te« stessa, Jto:(^^
brigate lottarf>no tre giorni goqI«o cinque, oonpi' d'armebt'
Io sarò, vostro d«ce. Attr» volte ci hmrno coooseiuti
con gran parte di voi nel fervore d^lle. pugne; ed io^
^inI)9tteudo a fianco del magna&imo mio.f qottojro, iammirai.
<K)n orgoglio il vp3tpo vaiore- Sid cwopo^daU'.piMre 9 della
gloria^ $o»A G^rtQ, saprete eonsenari}, an»i accrescere im
vostra famj*. 4i prodi. . .: ;,
Avrete. a compagni qfm pr^di. soldati di^f'ran^* vincitori
4i tapte § s^nalate battaglie, di cui fo^ta «ommilitoni alla
deluda, e <;be Napoleone III, sempre accorgente là dove vi ò
^na> cap»a :giu$|a da difep49re e 1» civiltà d» f^^.; prevalere^
c'invia generpfapaente in ajato.in nwnerose schieM.-^
Aflcorreie adunque, fidenti nella vittoria, & di noveUiaUori
fregiate l» vostra bandiera: gn^Ua bandiera fide coi »uoi, lyre
colori e colla etetta gieveniiu qui da .ogni parte d'Italia «on^
venuta e sotto di lei racool^, vi addita «he. t^vete a compito
vostro Vityiipmdenzad^ltaliaf (fwesta , giusta e santa^ifluptesa
^ sarà il vostro grido di,gaeifra.
VITTORIO EMANUELE.
-••oofljod^
DISPACCIO 4el e^abinetto aastriaep, m data
S8 aprile, a tuUi g^li jnviaii e inearleali d'af-
fari presso le eorti g^eriuanieiie*
Il governo imperiale erOi andato inteso colla real corte di
Prussia che venisse protratto di eccitare^ la Confederazione
germanica, a trattare del caso preveduto dall'iarticolo 47 (1) del-
(1) L'art. 47, dell'atto Anale é^ Vienna, citato nel suddetto disjxaccio, dice:
u Art. 47. Nei eaii in cui uno 8kUo della Confederazione venga minaceiato od attàc
etUo nei suoi potsed^nenH tituaii futrri della Confederazione, sorge per la Con-
federazione V obbligo di misure eommmU éi-éffesao di prender parte a dare ajuto,
solo in quanto asa, dopo precedente- diseusiUme» rieonosea a maggioranza di voti^
esistere perieol(^er V assemblea federale n. — ■
ÀrekiviOy etc, IS
90
l' attofloale di Vienna, fino al momento in cui fosse formalmente
espressa la intenzione <lella Francia di prender parte ad una
guerra fra l'Austria e ìa Sardegna.
Quel momento è ora giunto, giacché l'incaricato d'affari
di Francia, marchese di Banneville, in seguito ad ordine im-
partitogli col telegrafo, mi dichiarò nel 26 corrente, che il
suo gov^no, nel passaggio oltre il confine piemontese di truppe
imperiali austriache, avrebbe veduto un caso di guerra per
lui stesso, e giacche la Francia non ha nemmeno aspettato
quest'ultimo avvenimento per ispingere le sue truppe in Sar-
degna. Intanto sono qui giunte anche la risposta evasiva di
Torino, e contemporaneamente le notìzie di una rivoluzione
militare in Fii'enze e di sollevazioni a Massa e Carrara; quindi
le nostre truppe ricevett^o l' ordine di entrare in Piemonte.
In cosi fatte circostanze, non possiamo più a luùgo indugiare
di esprimerci a Francòforte, ed ordiniamo al conte di Rech-
berg di dare in ses^one straordinaria, da fissarsi, ove sia
possibile, per lunedì (1.^ maggio), all'Assemblea federale la di**
cbiarazione, della quale ho l'onore d'inviarvi copia.
Vi ricerco di portarla tosto a cognizione del governo presso
. il quale ci rappresentate, esprimendo la nostra speranza, che
questa nostra e&pr&sione avrà a conseguenza la decisione
della mobilitazione dell'esercito federale, e il rispettivo inviato
presso l'assemblea federale verrà istruito a cooperaie a quella
decisione.
- Ricevete etc,
Goi^T£ BuoL m. p.
28 aprile 1859. — Jeri il principe Eugmio di Savoia-Carignauo è
^tato nomiiato luogotenente generale del Regno di Sardegna du-
* rante la guerra.
9t
AI MIEI POPOL.1!
Vienna, 28 aprile 1859.
Io ho dato Tordina alta Mia fedele e valorosa armata di
porre nn termine alle ostilità commesse già da una serie
di anni dal limitrofo Stato, la Sardina, ed in questi ultimi
tempi giunte al colmo a pr^iudizio degli incontrastabili diritti
della Mia Corona e delllnviolata conservazione deirTmpero A
Me affidato da Dio.
Con tale determinazione ho adempiuto un grave/ ma ine-
vitabile dovere di Sovrano.
Tranquillo nella Mia coscienza posso sollevare lo sguardo
a Dio onnipotente e sottopormi al Suo giudizio.
Pieno 'di flducia rimetto la Mia risoluzione alla sentenza
imparziale dei contemporanei e delle generazioni future; del
consenso dei miei Popoli fedeli sono pienamente sicuro.
Allorché, già da più di dieci anni, 16 stesso nemico violando
ogni diritto delle genti e gli usi della guerra, senza che gli
fosse dato un qualsiasi motivo, soltanto collo scopo (Rimpa-
dronirsi del Regno lombardo-veneto, ne invase colla sua
armata il territorio; allorché fu per ben due volte sconfitto
dal Mio esercito dopo un glorioso c>ombattimento, esso si trovò
in balia del vindtore, Io gli usai tutta la generosità e gli porsi
la mano per la riconciliazione.
Io non mi sono appropriato nemmeno un palmo del suo
territorio, non ho leso alcun diritto spettante alla Corona 46lla
Sardegna nel consorzio della famiglia dei popoli europei; non
ho pattuita alcuna garanzìa onde prevenire la rinnovazione
di simili avvenimenti; — Io ho creduto di trovarla soltanto
nella mano conciliatrice, che gli stesi e che venne accettata.
Alla pace feci il sacrificio del sangue versato dalla Mia ar-
mata per l'onore ed il diritto dell'Austria.
La risposta a (anta moderazione, di cui non havvi altro
esempio nella stona, fu l'immediata continuazione delle osti-
lità, un'agitazione sempre crescente d'anno in anno, ed affor-
98
zata coi mezzi i più sleali c0ntro la pace «d il benessere del
Mio Regno lombardo-veneto.
Ben sapendo quanto Io debba al prezioso bene della pace
pei ìfieir popoli e per FEnropa^ tollerai con pazienza C[ueBte
ostilità rinnovate.
Essa non si esaurì, alloiK^hè avendo Io dovuto prendere
iosttse misure per la sietreziza del Mìo Stato italiano, costret-
tovi daireecesso Mìe mene rivoltose intraprese ai confini ed
anche nell'interno del paese, se ne trasse partito per agire ancor
più ostilmente. .
Tenendo conto del benevolo intervento di amiche grindi
IfotmiB, per la conservazione della pace, aeconsentit ad un
Congresso delle ciiicpie grandi Potenze.
I quattro punii propósti dad regio Governo della Granbret-
tagna e trasmessi al Mìo Governo oorae base delle deliberazioni
del Congresso, vennero da me accettati a condizioni, «he sok>
potevano essere opportune a facilitare il cons^uimento di una
vera, smcera e durevdé pace.
• jColVintima persuasione, che il Mio Governo non aveva fatto
alcun passo, che nemmeno nel modo più remoto avesse po-
talo lurbare la pace, dichiarai ini pari tempo il Mìo deside-
ro, che preventivamente avesse a disarmare quella Potenza,
ìehe h colpa degli scoiùpigli e del pericolo dì turbare la pace.
Alle istanze di amiche Potenze ho finalmente dato il Mio
assenso alia proposta di un disarasamento generale.
Questa mediazione andò fallita per rinAmmissibilìtà delle
«ondizioniy a cui la Sardc^a vincolò il suo consenso.
Non restava pertanto che un unico passo per conservare
Ift pace. Io feci intimare direttamente al regio Governo sardo
di ridurre la sua armata al piede di pace e di licenziare i
Corpi franchi; . ,
La Sardegna non ha assecondata una tale domanda. Ecco
dtmqùe al*rìvato l'istante, in cui per far valere il dinkto, con-
viene ricorrere alla decisione ideile armi.
Ho dato l'ordine alla Mia armata di penetrare nella Sar!-
degna.
Conosco la portata dì qtiesto passo, e se mai le cure del
Regno Mi rinscìrono gravi, lo sono in questo momento. — La
gaerra è un flagello deirumanità: con petto ansante veggo
dome esso minaccia di colpire migliaja def Miei sddditi fedeli
nella tita e nei beni; sento profondamente qual duro cimento
sia appunto ora la guerra pel Mio Impero, che progredisce
sulla via di un regolare sviluppo interno, e che a tal uopb ha
bisogno che si conservì la pace.
Ma il Cuore del Monarca deve tacere, allorché comandano
Foriore ed il dovere.
Ai confini si trova il nemico in armi collegato col partito
della generale sovversione, e col palese progefMo d'Impadronirsi
a forza dei paesi posseduti dall' Austria in Italia. A suo sus-
sidio il Dominatore della Francia, che con Tani pretesti sMm-
Aischia nei rapporti della Penisola italiana, regolati a tenore
del diritto delle genti, pone in mòto le sue truppe e già ai^
cune divisioni hanno oltrepassato i confini della Sardegna.
Tempi difficili trasvolarono già sulla Corona che ho ereditata
senza macchie dai Miei avi ; la gloriosa storia delia Nostra
patria fa fede, che la Provvidenza, adlorqutaMUdo minaeciavano
di stendersi sopra questa parte del mondo le ombre annun-
ciatrici di peripezie ai maggiori beni dell'umanità, si servi
della s{)ada d441' Austria per disperdere col suo lampo quelle
ombre fatali.
Ci troviamo di nuovo alla vigilia di un'epoca simile, in cui
si vuole scagliare la devastazione di quanto sussiste non più
solo^aUe sette, ma persine dai Troni.
Se^ Goabretto^ |K)ngo mano alla spada» essa vien£ da ciò {^n-
sacrata ad essere la difesa dell'onore a d^l b^on diritto dell'Au-
stria, dei diritti di tutti i Popoli e Stati, e dei beni dell' u-,
manità.
Ma a Voi. 0 Miei popoli, che colla vostra fedeltà verso l'a-
vita Casa regnante siete un modello per tutte legati, a Voi
si volge hi Mia voce mvitandovi a starmi da lato aett' intra-
prdsa. pugna odl^ vostra lealtà a tutta prova, colla vostra deh
49
vozione e colla vostra prontezza a qualsiasi sacrificio ; ai vo-
stri figli, da me chiamati nelle file del Mio esercito, Io, loro
Duce supremo, mando il Mio guerriero saluto; Voi potete con
orgoglio Volgere ad essi lo sguardo , perchè fra le loro mani
l'onorata aquila austriaca aprirà i vanni a voli sublimi.
Il Nostro combattimento è giusto. Noi vi entriamo con co-
raggio e fiducia.
Speriamo che in questa pugna non rimarremo soli.
Il suolo su cui Noi combattiamo è imbevuto anche del san-
gue sparso dai Nostri fratelli alemanni, allorché si conquistò
uno dei suoi propugnacoli che poi fu conservato sino a questi
giorni ; fu di solito in quei paesi che gli astuti nemici della
Germania cominciarono le loro tresche, allorché si sforzavana
d'infrangere la forza nell'interno. Il sentimento di un tale pe-
ricolo percorre anche ora le piaggie della Germania, dalla ca-
panna sino al Trono, dall'uno all'altro confine.
10 parlo come Principe nella Ck)nfederazione germanica de-
stando l'altrui attenzione sul pericolo comune, e rammentando
i giorni gloriosi, in cui l'Europa dovette la sua liberazione al
divampante entusiasmo generale.
CON DIO PER LA PATRIA!
FRANCESCO GIUSEPPE m. p.
Il Governo provvisorio di Toscana a tutte le
autorità mnnieipali, civili, militari eil ecefe^-
«(iastielie dello Stato.
CIRCOLARE.
rirenie, S8 aprile 4859.
IIK"»^ Signore,
11 governo provvisorio, che la necessità delle cose con-
dusse a reggere la Toscana, ha già fatto quanto era. in Lui
95,
per tutelar Tordine poblico^ ed è lieto di riconoscere che la ci-
viltà del popolo toscano ed ì generosi spiriti onde tutti sono
animati per la guerra d'indipendeqza,;gli hanno reso facile il
conseguire con la sola persuasione ciò che spesso neppure la
forza basta ad ottenere.
Per altro affinchè questi buoni effetti, che già si ebbero in
Firenze e nelle altre principali città dello Stato, si estendano
e si conservino, il governo crede suo dovere di s^giungere
agli atti legislativi, che già fecero aperti i suoi propositi^ que-
ste più speciali dichiarazioni dirette a tutte le Autorità costi-
tuite, dalle quali esso si augura cooperazione efficace.
Il governo provvisorio prese a reggere lo Stato perchè non
si disfacesse nell' anarchia e intende di serbarlo intatto a
colui che Sua M. il Re Vittorio Emanuele manderà tra
breve a costituirvi un ordinamento, perchè la Toscana si mo-
stri qual'è, e come tale valida cooperatrìce nell'impresa nazio-
nale che si apparecchia. Ogni questione di riordinamento vien
riserbata al giorno in che la grande impresa sarà compiuta.
Queste speciali condizioni eh orìgine e di scopo fanno al
governo un sacro dovere di non procedere ad innovaménti
Intonpèstlvi, ma di serbare, cosi delle p^rsone^xune delle isti-
ziom; tutto quanto potrà essere comportato dal nuovo ed im-
provviso atteggiamento poUtico della Toscana. Però la S. V.
si studiì di rassicurare i timorosi ed, accettando il concorso
leale di tutte le opinioni oneste, mantenga la concordia degli
animi, tanto necessaria a condurre a bene il nuovo ordine
di cose. In quest'opera di conciliazione, di resistenza alFa-
narchia, il Governo crede di poter contare sul patriottismo di
ogni ordine di persone, e però. di questi suoi intendimenti
prega la S. V. a rendere intesi tutti coloro che hanno dì-
pendenza dalla sua autorità, invitandoli ad adoperarsi cia-
scuno nella sfera delle sue attribuzioni ad impedire que'di-
. sordini che spesso derivano più dalla mal'intelligenza delle
cose che da pensata malignità.
l'Italia è ora in uno di quei momenti supremi nei quali
96
le nazioni smtono i proprj destini ed apparecchiano tutte le
loto forze per conseguirli. Chi si facesse turbatore di quest»
aspettazione solenne, che precede il gran giudizio delle arnìi,
sarebbe parricida II Governo ha ogni buona ragione di spe*
rare che non siavi in Toscana chi non rifrigga da tanta scel**
leraggine.
AblMamo l'onore di confermarci con distinto ossequio di
V. S, devotissimo servo ...
Dada nesldem» del Gov. Pr07. il M Aprile IS6».
Cat). Ubaldino Pfiiujzzi.
Aw. V. Halenghini.
Màgsf. Al. Danzini.
28 'aprile 1889. — // Governo provvisorio di Firenze Hresse (temile
Cavour una Nota in cm\ esposti gli avpenifnenti di Tosca^iq^ la
situazione del Paese ^ là propria indole e le proprie viste, do-
manda ch^egli si faccia òrgano presso il re di Sardegna, per-
chè gli' piaccia di assumere la dittatura della Toscas^ 4ffai^
la guerra.
■"-^NAAAAAAA/WATi/vv*.— ■
PROCIjAWIA del Generale CiÌor|flo Klapka, dirti-
matb nelle file deg;ll llngfaresl al tse^wtmÈB éeU^p^
sepelto aiusit4iM)a.
28 aprile i8$».
GuenìerÀI
Corrono dieci a^ni 4accbè il fiore dei vostri concittadiifu
furono immolati sull'altare della patria sgozzati dalla mapo
del carnefice; corrono dieci anni dacché la nostra patria
ungherese soffre il giogo dell'Austria ; corrono dieci anni dac-
ché l'austriaco dominatore governa con volere arbitrario e
calpesta i più santi nostri diritti ;. corrono dieci anni dacché
il guerriero ui^herese serve come uno schiavo lo straniero
signore, il quale alle giqste lagnanze risponde col baffone,
e rimunera l'amore di patria coi patiboli e colle fucilazioni.*
Suonì^ l'ora della vendetta. Già 11 turbine s'addensa sopra
97
la fraudolente Casa d'Austria; gli amioi suoi rabbaudonanov
lo Czar stesso delle Russie corre adesso atte armi in g«ìsa
ben diversa da quella di dieei anni addietro, e flaceherà il
suo org(^lio.
GÀgr Italiani, nostri fratelli di comme sventura, bran-
discono le armi per conquistare Tindipendenza. E voi, guer-
rieri magiari, come potreste rimanere nelle file dell' inimico?
Come potreste battervi contro coloro càe insorsero par iscuo-
tere 11 giogo della servitù 1
Oh non può essere che voi siate i mercenari dell'oppressore I
Qoi accorrete, accorrete o guerrieri, qui dove la santa causa
della patria vi chiama I
Voi non potete aver dimenticato quante volte gli austriaci
furono messi m fuga dalle vostre bajonette; non potete aver
dimenticato i giorni gloriosi d'Isaszag, Fìsti, Szolnok, Nagy-
Sarlb e di Romom ; né avete obliato che l'Ungheria è stata
libera e grande.
Ecco già arrivato il tempo di riacquistare quello che è
stato perduto, e di vendicare i sanguhiosi banchetti di Post
e Arad, che sollevarono per tutto il mondo un grido d'orrore.
Ora non siamo più soli ed abbandonati. L'eroe Re del
Piemonte sta alla testa delFarmata italiana, e presso a luì
H potente Imperatore dei francesi. I vessilli , delle due na-
sioni si unirono : Francia e It^a; ecco il segnale d'attacco.
Esse già contano su noi : esse ci aspettano : come potremmo
noi essere gli ultimi a prender parte a una guerra del cui
esito dipende la nostra liberazione?
Unitevi coraggiosamente e con fiducia alle armate fran-
cesi ed italiane, imperocché solamente un vigliacco può du*
bitare della illice riuscita; e solamente un traditore pub bat-
tersi sotto il vessillo dell'Austria.
Accorrete dunque sotto lo stendardo ungherese che per voi
abbiamo innalzato. In pari tempo anche neU* Ungheria sor^
gerà la guerra; l'Imperatore dei Francesi e il Re del Piemonte
hanno Hiconosciata la santità d^la nostra cau^; noi posse-
Archivio 9 eU* iS
88
diamo la congiunta loro simpatia: i soldati italiani si uni-
ranno a noi; e cosi voi unitevi ad essi.
Formiamo in Italia un*arraata ungherese, colla quale com**
battendo sul suolo italiano, potremo riedere poi .nella patria
nostra a prender parte anche noi alla guerra dlndipend^aza
e d'onore della nazione magiara.
L'indipendenza della nostra patria esige delle vittime: e
cotesta mdipendenza i nostri antenati col loro sangue l'hanno
conquistata, l'hanno difesa, e più secoli la mantennero, e
noi stessi col nostro sangue dobbiamo riconquistarla.
I vostri >gmerali del 1848-49 e i vostri commilitoni con-
tano su voi, perchè sanno qual core batte nel petto del guer*
riero magiaro. Dal canto mio credo che risponderete a questo
politico proclama.
GiMGio KuPKA generale. *
eiiiMMB helIi'aiuiata.
pgyU, U M apriU i858.
Soldati!
Sua Maestà il nostro graziosissimo Imperatore e Sovrano
vi chiama alle armi, e voi salutate con gioja la parola im-
periale, perchè assuefatti e superbi di udhre in essa una chia*
mata alla vittoria.
Voi combatterete per sacri diritti, per l'ordine e la legalità,
per la gloria e la prosperità dell'Austria.
Schieratevi quindi intcHmo alle gloriose bandiere ! Fra poche
ore voi le porterete oUr^ i confini dell'Impero, contro un ne-
mico che le conosce ancora da Volta e da Mor|ira, e che voi
abbatterete ancor questa volta, come a Custozzae a Novara I
II Piemonte ha dimenticato la generosità ij^ta già per due
volte dal Monarca dell'Austria; egli ha sempre ammirato la
nostra disciplina, egli deve nuovamente conoscere il nostro
valore! Su voi sono rivolti gli sguardi del vostro Imperatóre,
è con voi lo spirito del vecchia eroe Radelzkyf All'armi diro-
que, 0 compagni! alla vittoria col grido di gioja: Viva Tlmpe^
ratòre!
F«Tia» dal qturtter genende deirarmaia, li detto.
: GyULAI.
Cnurale d'artiglieriat eomandanU d'armata.
PROCLiAIIA.
Torino , $9 aprile lil».
€ POPOLI D'ITALIA!
e L'Austria, assale il Piemonte perchè ha perorato la causa
deUa comuae Patjrìa nei consi^i dell'Europa, perchè non fi}
insensibile ai vostri gridi di dolore!
t Cosi essa rompe oggi violentemente quei trattati che noa
ha rispettato mal Così oggi è intero il diritto della nazione'
ed io posso in piena coscienza sciogliere il voto fatto sulla
tomba del mio magnanimo genitore! Impugnando le armi
per difendere il mio trono, la libertà de' miei popoli, Tqiore
del nome italiano, io combatto pd diritto di tutta la naziene!
. e Confidiamo in Dio e nella nostra concordia, confidiamo
nel valore dei soldati italiani, nella alleanza della nobile
nazione francese^ confidiamo nella publica opniione.
«Io non ho altra ambizione che quella di essere il primo
soldato dell'indipendenza italiana. W. l'ItaUa.
€ VITTORIO EMANUELE. •
PReCLAMA.
Torino, 19 aprile téS9.
t POPOLI DEL REGNO f
« L'Austria ci assale col poderoso esercito che, simulando
amor di pace, ha adunato a nostra offesa nelle infelici Pro-
vincie soggette alla sua dominazione.
« Non potendo sopportare l'esempio de'nostri ordini civili;
né volendo sottomettersi al giudizio di un Congresso europeo.
373933B
iOO
sui mail e su) pericoli dei quali essa fu sola cagione in Italia,
V Austria viola la promessa data alla Gran Brettagna^ e {a caso
di guerra di una legge di onore.
e L'Austria osa domandare che siano diminuite le nostre
truppe, disarmata e data in sua balia questa animosa gioventù
die da tutte parti dltalia è accorsa a difendere la sacra ban-
diera deirindipendenza nazionale.
e Geloso custode deH' avito patrimonio comune di onore e
di gloria, io ùo Io Stato a reggere al mio amatissimo cugino
il Principe Eugenio, e ripiglio la spada.
< Co'miei soldati combatteranno le battaglie della libertà
e della giustizia i prodi soldati dell'Imperatore Napdeone, mio
generoso alleato.
€ VITTORIO EMANUELE. »
inopia é'um dimpatmlo éeì Mmte Walewski «1
wKMreheme éi Banneville a Vi^nnat
Paiigi, 99 aprtle Ì8M.
Signore, nel momento in cui ho Tenore di scrivervi questo
dispaccio, non posso dubitare che il Ticino non sia stato pasr
fiato diirasercito austriaco. Vi ho già fatto conoscere, col mio
messaggio telegrafico del 26 aprile, il senso cheli Governo
dell'Imperatore si vedrebbe obligato di attribuire a tale di-
mostrazione.
Se la precipitazione degli avvenimenti rende sventuratamente
superflua la discussione, è un dovere per me di ricordare in
brevi parole l'insieme degli atti, che comprovano in uno, e la
necessità imperiosa del nostro contegno, e la perseveranza dei
nostri sforzi per riuscire ad altro risultamento.
Il Governo deirimperatore non ha certamente a giustificarsi
della sollecitudine, che a lui inspirava lo stato delle cose in
Italia. La crisi, che si manifesta oggidì nel centro della Pe-
liispla, dà pienamente ragione alla nostra previdenza, e ci è
lOi
bastato, id dtima anaUsi, di far presentire le Destre appren-
sioni perchè le grandi Potenze deirEoropa le condividessero
in pari grado con noi. Codesto accordo simultaneo dei G2A>ii-
netti, a fronte d'on pericoio, di cui avevano tutti, da alami
anni, l'intiino sentimento, prova a qual punto la questione
sembrasse loro matura. Noi abbiamo il profondo coaviacimimto
che il Congresso, radunato nelle condizioni nelle quali il Ga^
binetto di Pietroburgo aveva proposto di convocarlo, e circo-
scritto nel programma prefinito alle sue deliberazioni dal
Governo dì S. M. britannica^ avrebbe appieno risolto le di£9-
tfoltà, che la prudenza non permetteva ormai di abbandonare
a sé sola; Chi potrebbe dubitare oggi che la pietra d'inciampo^
contro la quale l'opera della conciliazione si è infranta, non
sia stata la pretmsione, accampata dalla Corte di Vienna,
circa un disarmsunento, di cui sarebbe stato forse più guisto
e più vero dirsi ch'ella aveva a dare l'esempio? La Sardegna,
infatti, non aveva ella accettato senza secondi finirla situa*
zione che risultava per essa dai .termini della proposizione
della Russia, e se apprestamenti militari erano già stati fatti
sul suo territorio, oltre che la sproporzione delle fòrze ren*
deva ogni aggressione da parte dna inammissibile, la più seuh
pUce ragione non le imponeva forse il dovere dì attendere
con csdlma la decisione delle grandi Potenze? Ninna garatiziar
in mia parola, non era più reale, ne più completa per YAj^
stria della raunanza immediata del Congresso; e se la prima
condizione, di cui essa reclamava l'adempimento prima d! rì^
spendere alla chiamata degli alteatì, condizione giudicata inac<-
cettabile da tutti, ha dato luogo posteriormente a comìMiiar
2ioqi, ch'essa fu sola a ricusare , mi è p^messo di compro*
vare ohe, cosi al principio come -al fine, l'Ostacolo all'armonia»
ch'era il voto delle altre Corti , non si è incontrato se non
a Vienna. . i ;
La situazione, signore, acquistava senza dubio, in conse^
gu^iza di lauti ritardi, una gravità ognora più s^ria; ma il
fascio di buone volontà, che si era formato e mantenuto fino
101
airuUimo fra i Gabmettt di Parigi, di Berlino, di Loftdra e Pie-
trc^urga, opponeva, per cosi dire, la sua resistenza ai peri-
odi di qadla ^taazione. Nulla si trovava irrimediabilmente
coinprome3SO, allorché l'Austria* non contenta di rifiatare la
sua adesione alle- ultime proposizioni dell'Inghiiterra, ha pveso
ii patito d'indirizzare a Torino una intimazione a breve ter-
mine^ che doveva forzatamente. modificare il nostro contegno.
Il Governo dell'Imperatore non voleva vedere, nell'insieme
degli affari d'Italia, se non una grande questiope europea,
il cui aggiustamento esigeva il concorso di tutti i suoi alleati.
Quegli affari però si legavano, da un lato unico ad interessi',
che le toccavano in forma più personale e più particolare»
L'Austria medesima, promettendo di non incominciare le osti-
lità col Piemonte, riconosceva implicitamente l'esistenza di un
limite, che il desiderio più vivo d'una soluzione pacifica non
poteva permetterci di lasciarle oltrepassare. Il Governo del-
l'Imperatore aveva, d'altra parte, annunciato die, s'ei non so-
sterrebbe la Sardegna in un tentativo di aggressione, le pre-
sterebbe il suo appoggio per provvedimenti difensivi. Tale im-
pcpo aveva una scadenza, dalla quale apparteneva soltanto
alla Corte di Vienna il dispensarci.
Informati della minaccia, che pesava a si breve termine
sul Piemonte, noi abbiamo dovuto, in brevissimo tempo, mel-
arci in condizione di attenuarne gli effetti^ e per domanda di
S. M. il Re di Sardegna, le avanguardie dell'esercito francese
entrarono nel suo territorio. Simpatie, che non esitiamo a prò-
clam£ù*e, difficilmente ei avrebbero lasciati indifferenti ai ci-
menti d'un paese in istrette relazioni colla Francia; ma ra-
gioni più positive imponevano il nostro contegno, giacche quel
paese si trovava alla nostra porta, copriva una delle nostre
frontiere e formava l'ultimo ostacolo all'estensione d'una in-
fluenza, che l'Inghilterra, la Prussia e la Russia riguardavano
con noi come già atta, sia a compromettere l'equilibrio del-
l'Europa, sìa a mantenere nella parte dell'Italia, die si aveva
avuto l'intenzione di costituire in Stati indipent^enti e sovrani,
una causa perpetua d'agitazione e di turbolenze.
Ha
Fermandosi, signore, ad una risoluzione, di cui ho defi-
nito il carattere paramento difensivo, il Governo dell'Impera*
toro ebbe a cuore di non lasciare ignorare alla Corte di Vienna
che il suo ulHmatutn e le eventualità, ch'esso faceva sì chia-
ramente prevedere, piantavano, accanto alla questione gene-
rale trattata in comune fino a quel punto dai Gabinetti di
Parigi, di Berlino, di Londra e di Pietroburgo, una questione
direttamente francese. Esso era un avvertimento supremo^ un
ultimo tentativo^ per impedire, allorché era ancor tempo, che
r Austria e la Francia avessero ad incontrarsi altrove che sul
terreno d'una discussione europea. I sentimenti, che non hanno
cessato d'animare il Governo dell'Imperatore, non temo in
questo solenne momento di farmene garante,, noi trascinavano
alle estremità, cui un'altra volontà l'ha fatalmente condotto.
Il passaggio del Ticino è quello che ci obliga a passare le
Alpi, declinando dinanzi l'Europa la responsabilità degli av-
venimenti. Dovete dunque, signore, subito che non vi rimarrà
più alcun dubio sul movimmto delle truppe austriache, re-
carvi presso il sig.^ conte di Baol, e dopo avergli letto questo
dispaccio, di cui gli lascerete copia, gli dimanderete i vostri
passaporti.
Ricevete, etc. ete.
Sott. Conte Valbwski.
PROCLAMA alle popolazioni della Ijombar-
dia e della Venezia.
Milano, 99 aprile 1859.
< Le provocazioni di cui una temeraria fazione nello Stato
sardo, nemica d'ogni ordine e 4'ogni diritto, faceva segno il Go-
verno imperiale, e l'ostinazione nel respii^ere ogni parola di
pace e di moderazione, stancarono la generosa tonganimità
del nostro Auguro Imperatore e Signore, e Lo determinarono
a proteggere e far trionfare cqlia forza delle armi la causa
del buon diritto e della giustizia. ^ •
104
e Cbiamato dalla sovrana volontà a Comandante' in capo
air armata, nell'atto che le Aquile imperiali ed il nostro glo-
rioso vessillo varcano i confini piemontesi, restano, per <^-
dine sovrano, darante la guerra, concentrati nelle mie mani,
i poteri del Governo civile e militare nel Regno lombak*do-
veneto.
e L'alacrità colla quale dalle vostre fiorenti compagne ac-
corse sotto le armi imperiali la vostra giovenlù, la voloQjte-
rosità, coi! cui provvedeste ai bisogni del valoroso nostro
esercito, il sentimento universale del proprio dovere, mi sono
garanti del mantenimento della quiete e del publico ordine,
a fronte d'ogni perfida suggestione del partito sovvertitore.
« A tutelare la vostra sicurezza, ove venisse turbata dà
qualche insensato, una competente forza rimarrà fra voi
protettrice della vostra tranquillità, e sventura a colui, che
tentasse in qualsiasi modo a turbarla , e ad aggravare i mali
del proprio paese.
« Giustizia, rispetto alle leggi, ubbidienza alle autorità, fu
mai sempre la mia divisa.
« Di Sua Maestà I. R. Ap., Generale d'Artiglierìa, Coman-
dante la seconda Armata e Comandante militare generale
del Regno lombardo-veneto.
Francesco conte Gyulai.
PROCIjAIIIA ai popoli della Sardegna*
Milano, S9 aprUe 188».
« Nel varcare i Vostri confini, non è a Voi, popoli della
Sardegna, che noi dirizziamo le nostre armi.
e Bensì ad un partito tovvertitore, debole di niunero ma
potente d'audacia, che, o'pprimendo per violenza Voi stessi, ri*
belle ad ogni parola di pace, attenta ai diritti degli altri
Stali Italiani, ed a quelli stessi detrAustria.
•< Le Aqufle Imperiali, quando vengano salutale da Voi
senz'irà e senza resistenza, saranno aplfHirtalrid dfor^e, di
tranquillità, di moderazione; ed il pacifico cittadino pab kte
assegno che libertà, onore, leggi e fortune saranno rispettate
e protette come cose inviolabili e sacre.
. € La costante disciplina, cbe nelle truppe imp^ìadi ie
pari al vigore, Vi è garante della mia parola*
< Interprete dei sentimenti generosi del mio Augusto Im^»
JMaratore e Padrone verso di Voi, nell'atto di por piede sul
Vostro suolo, questo solo proclamo e ripete: die non è goerrai
ai pqpoli, ne alle nazioni, ma a un partito provocatore' ehe^
sotto il manto pecioso di libertà, avrebbe finito per toglierla
ad ognuno, se il Dio dell'Esercito nostro non* fosse anche: fi:
Dio didla giustizia.
€ Domato cbe sia il Vùistio e nòstro avversario , e ristaci
bilito bordine e la pace. Voi, che ora potreste chiainAtci i^
mki, ci cbiamerete tra poco lìl^eratori ed amici*
« Di Sua Maestà I. R. Ap., Generale d'artiglierìa^ jOamàn^:
dante la seconda armata e Comandante miUtare gene^Mé*
del Regno lombardo-veneto
FfìANGESco cMte Gtuul
20 aprile 18B9. — Nel pomeriggio 4i queitroggi ekum corpi ii truppe
mMtriacke halMO pomato il Ticino su varii punti. ^ Wm^Mio è ii^
chiarata iu iitato d'assedio.
CIRCOLARE del MinMro iiM|periale de^U nlW
fari estorai» eonto di Biiol-iliMMHefMteiiiy alle
I^efl^asioni imperiali MisAriaelie-
• vienila, tt tprilfi 181^;. >' \
V'invio qui annessa uaa stampa del itianiflasto oggLnndi'^
riazato ai suoi pcpoii dai, nostro imperiale Signote.
Le parole dell'Imperatore annunciano airimipero la irisi>;
lozione di S. M. di far passare il Ticino* att* esercito impoi
riale. Il Gabmetio imperiale aveva accettila anche l'ttUÉma.
ÀreMviOf eUi li
i06'
cibile, ptioposte di mediazione della Gran Brettagna. I nostri
a^ersarii non seguirono tale esempio, e la difesa delta nostra
causa è ora lasciata alle armi. In questo grave momento,
m'incombe esporre un'altra volta a' nostri rappresentanti al-
l'iestetuo i fotti, la malefica potenza dei quali fece naufi^are
ogni tentativo di conservare, la pace, della quale sì a lungo
e ' felicemente godette l'europa.
! La Corte di Torino, rispondendo evasivamente alla nostra
ÌBtìnia^ione di disartnare, non ha fatto che dimostrare di bel
nudvo^ queir ostile volontà la quale da troppo lungo tempo
esinrcita il fvivileglo, triplicemente infelice, di combattere di-
ritti irrepugnabili dell' Austria, d' inquietare l' Europa ed in-
coraggiare le speranze della rivoluzione. Siccome quella volontà
non cessò in faccia alla longanimità dell'Austria, dovette fi-
nalmente sorgere per l' impero la necessità d' ìmpuparelearmi.
Una lunga serie di o£fe^ fatte da un avversario più debcrfe,
fui tranquillamente sofferta dall'Austria, perchè essa conosce
r.Mla missione' di conservare più che sia possibile la pace
del mondo, e perchè l'imperatore ed i suoi pepici conoscono
ed amano i lavori d'uno svolgimento pacificamente progres-
sivo e conducente a gradi più. elevati di prosperità. Nessun
animo retto, nessun cuore onesto fra' contemporanei, dubitar
può del diritto dell'Austria di far guerra al Piemonte. Ma
il Piemonte non ha accettato sinceramente il trattato, col
quale, dieci anni fa, promise a Milano di aver pace ed aùii-
cizia coli' Austria. Due volte conquiso dalle armi, che la sua
aitogatizsÈ aveva provocate, iquello Stato persistette con osti-
nazione deptórabile nelle sue illusioni, a caro prezzo espiate.
Parve che il figlio di Carlo Alberto desiderasse appassiona-
tamente U giorno, in cui l'eredità di sua famiglia, restitui-
tagli iiidknìnmtà dsdiamodemione e dalla generosità dell'Au-
stria, diventasse {)er la terza volta la posta d'un giuoco rovinosa
pei popoli. Ii'oiigoglto d'una dinastia, le cui nulle e vane
pretese air avvenire d'Italia, Bon sono giustificate né dalla
natara né dalla storia di quel paese, né dal suo passai» e
presente, non la ritrasse dallo stringere un'alleaazaiifidBtno
natura colle forze della rivoluzione. Sorda ìadlogniaRimoDÌ;^
zime, fósa circondossi dèi malcontenti di . tutti' gli Stati'^d'I^
talìa: Le speranze di tutti i nemici dei tróni legHtimi ddlà
Penisola trovarono e trovano il loro cèntro a Torino. ÀiToorMi
si fece malvagio abuso del sentimento nazionale delle popò*
lezioni italiane. Ogni germe d'inquietudine in. ItaUa fuadsu^
ratamente alimentato, perchè, crescendo la semente, il Pie-
monte avesse un pretesto di più per deplorare^ipocritafiiicflrtè
le condizioni degli Stali d'Italia, e per assumere agtì;:oed«
d^li uomini di corta vista e de' piazzi, la parte di liberatore.
À tale temeraria impresa seni una stampa: sfrenata, intéhta
ogni giorno a portare al di là dei confini una ribellione mo<-
rale contro l'ordine legittimo dì cose negli Stati vicini^ cosa
questa, che nessun paese d'Europa avrebbe potuto durevob-
mwte sopportare senza' profonda e pericolosa agitazióne: In
causa di tali vanì sogni di avvenire, vidèsi il Piemontef^iper
procurarsi appoggi all'esterno a favore d'un contegno, cól
quale le forze di lui stanno in evidente sproporzione, cacdarfìi
in una guerra, che non Io riguardava, contro una grande
Potenza dell'Europa, sa^rificaire i proprii soldati pec ispo|)&
stranieri, ed esercitar poscia nelle conferenze di Parigi, con
un'alterigia nuova negli annali del diritto delle genti, uh^-
dace censura contro i Governi della propria patria italiana
Governi che non lo avevano offeso-. i*ì
E perchè nessuno potesse credere die nemmeno una scin-
tilla di sincero interesse per la pacifica prosperità delP Italia
si mescolasse in que' desiderii e sforzi sregolati, le passiom
della Sardegna raddoppiaronsi ogni qual volta uno idei So-
vrani d'Italia seguì le in^muazioni della mansuetudine e della
clemenza, e massime ogni quàl volta l'imperatore Franbeseo
Giuseppe diede -splendide prove d' anfore pei suoi sudditi ita-
liani 6 di cura pel felice progresso dei bei paesi d'iUtlia.
Quando l'augusta Coppia imperiale percorsele proiSmàe ita-
liane^ ricevendo gli omaggi dei fedeli suoi sudditi^ e mv--
JOB
tcassisgoando (^ni suo passo con pienezza di beneficii, era
permesso a Tftrìno di lodare senza ostacolo nei puMiei fogli
il tegieidid. Oliando l'imperatore affidò ramministraziooe Stella
Lmbbàrdla e della Venezia all'augusto suo franilo, Tard-
éacà. Ferdinando Hafisimiliano, prindpe distinto per elevate
qualità di spirito, animato dalla mansuetudine e dalla bene-
volenza, ed intimamente amico del vero genio del pc^lo
ttafiabo^ nulla a Torino fu lasciato intentato perchè le nobili in-
temzftom di quel prìncipe trovassero tanta ingratitudine quanta
produrre ne potevano, aiiche fra una popolazione hme in-
tenaionata^ odiosi giornalieri eccitamenti.
La Corte di Torino, strascinata una volta sulla via, nella
quale mm le rimaneva altra scelta che quella o di seguire
tai rivòhuìouB o di farsene capo, perdette sempre più il potere
e la volontà di rispettare le leggi delie relazioni fra Stati in-
dipendenti, anzi dì riconoscersi ristretta nei limiti, che il
diritto delle getitìi impone all'operare di tutte le nazioni civili.
Sotto i più nulli patenti pretesti, la Sardina si sciolse da'
doveri dei trattati, come dimostra l'esempio de' suoi trattati
eoli' Austria e cogli Stati italiani, per l'estradizione de' de-
linquenti e dei disertori. I suoi emissarii percorsero gli Stati
vidni onde indurre i soldati ad essere infedeli contro i loro
duci sovrani. Galpestatìdo tutte le regole della disciplina mi-
litare, aperse ai disertóri le file del proprio esercito. Questi
furono i fatti d'un Governo, che ama vantarsi di avere «yaa
missione di civiltà, e ne' oui Stati vi hanno lettori e scrit-
tori di giornali, i quali, non contenti più della semplice apo-
logia dell'assassinio, numerano le proprie sanguinose vittime
con giója veraOiente scellerata.
E chi si meraviglierà che quel Governo abbia avanti tutto
considerato i diritti dell'Austria, fondati nei trattali, come il
potente ostacolo, dal quale pensar doveva liberarsi con Uitt'i
mezQ di una sleale politica? Le vjBre intenzioni del Pi^nonte,
ohe da lungo tempo non erano per nessuno un secreto, fu*
Tono confessate al primo momento, in cui esso ebbe fiducia
400
sufficiente satl'ajuto straniero, e non trovò più necessaria nes^
suna maschera pe'suoi progetti tendenti alla guerra ed alla
rivoluzione. L'Europa, che scorge nel rispetto dei sussistenti
trattati il palladio della propria pace, intese con giusto sde-
gno^ la dichiarazione che il Governo della Sardegna si cre-
deva attaccato dall'Austria, perdiè l'Austrìa non rìnunKiò al-
reserctzio di diritti e doveri, fondati nei trattati, perchè so«-
stiene i( proprio diritto di guarnigione a Piacenea, guaron-
titole dalle grandi Potenze d'Europa, e perchè osa andar
d'accordo con altri Sovrani della Penisola, a fin di tutelare
in comune interessi legittimi. Mancava un'ultima arroganza^
ed anche questa ebbe luogo. Il Gabinetto di Torino dichiarò
che per le condizioni d'Italia, non vi erano se non mezzi
palliativi, fino a che il dominio della Corona imperiale austrìaca
si estendesse su terra italiana. Così fu eziandio apertamente
intaccato il possesso territoriale dell'Austria: fu oltrepassato
l'estremo confine^ fino al quale una Potenza, come l'Austria,
può tollerare le disflde di uno Stato meno potente , senza
rìspond^e colle armi.
Questa, spogliata dal tessuto, con che si volle bugiardamente
sfigurarla, sì è la verità sul modo di operare, al quale da
dieci anni la real Casa di Savoja si lasdò strasònare da per^
versi consigli. Diciamo ora eziandio ohe le cause ed i rim-
proveri , con cui il Gabinetto sardo cerca di coprire i suoi
attacchi contro l'Austria, altro non sono che tomei^ie calunnie.
L'Austrìa è una Potenza conservativa, e religioQe^ costume
e diritto storico sono per essa cose sacre. Ella sa rispettare,
proteggere e pesare colla bilancia di eguale diritto totto quel
che dì nobile e dì autorizzato sta nello spirito nazionale
de'popoli. Ne'suoi vasti terrìtorii abitano nazioni di varia ori-
gine e lingua. L'imperatore le abbraccia tutte con amore
^ale, e la loro unione sotto l'augusta imperiale fanuglia
giova alla totalità della famiglui dei popoli europei. La pre^
tensione poi di formare nuovi Stati secondo i confini nasio*-
nati, è la più pericolosa di tutte le utopie. Far tale pre*
ito
tensione .è romperla colla stoiia ; voler eseguirla sii qualche
punto (f Europa, si è scuotere dalle fondamenta l'ordine sal-
damente ramificato degli Stati, minacciare la nostra parte di
mondo colla confusione e col caos. L'Europa lo comprende,
e per questo mantiene più fermamente una divisione torri*
toriate, fondata dal Congresso di Vienna, rispettandt) quanto
più fu possibile le condizioni storiche dei territòrii, al ter-
mine di una guerra, che dominò un'epoca. ^
Nessun possesso di nessuna Potenza è più legittimo del
possesso in Italia, che quel Congresso (io slesso che ristabilì il
reame di Sardegna, e che gli fé' dono del magnifico acquisto di
Genova) restituì alla famiglia imperiale di Absburgo. La Lom-
bardia fu feudo per sècoli dell'unpero germanico. Venezia per-
venne all'Austria perchè questa rinunciò alle provincie del Bel-
gio; Quello dunque, che il Gabinetto di Torino, dimostrando
cosi da sé stesso la nullità delle altre sue accuse, chiamò il véro
motivo della scontentezza degli abitanti della Lombardia e
della Venezia, la signoria, cioè, dell'Austria al Po ed all'A-
driatico, è. diritto fermo ed irrepugnabilmente fondato, diritto
chele aquUe austriache difenderanno contro ogni ostilità.
Ma non solo legittimo , giusto e benevolo è eziandio il
Governo delle provincie lombardo-venete. Più presto di quanto
si poteva^ attendere, dopo le gravi prove della rivoluzione,
quei bei paesi rifiorirono. Milano, e tante altre citlà, svilup-
pano vita rigogliosa e degna della loro storia. Venezia si sol-
leva da profonda decadenza a nuova crescente prosperità. L'am-
ministrazione e la giustizia sono regolate; l'industria ed il
commerdo prosperano; le scienze e le arti sono coltivate con
zelo; i pùblici pesi non sono più gravi di quelli, che sop-
portano gli altri dominii della monarchia. Essi sarebbero più
leggieri di quel che sono, se gli effetti dèlia disgraziata po-
litica della Sardegna non aumentassero le esigenze in riguardo
alle forze dello Stato. La gi'ande maggioranza del popolo della
Lombar(]Uà e della Venezia è contenta. Accanto ad essav il nu-
mero dei malcontenti, che hanno dimenticato le lezioni del
IH
1848, non è ragguardevole. Sarebbe .più piccolo di quello cha
è^ se non lo cresqessero le incessanti arti instigatrici del
Piemonte.
Il Piemonte non s'interessa dunque .per un^ popolazioae,
che per avventura soffrisse e fosse oppressa. Invece, impedisce
ed interrompe uno stato di regolare impulso e di svofeimento
ripieno d'avvenire. La previdenza umana non può presagire
per quanto lungo tempo tal giuoco deplorabile possa turbare
1^ pace d'Italia. Ma terribile risponsabilità pesa sui capì dì
coloro, ch'esposero a nuove catastrofi, con maligno propor
niniento» la loro patria e l'Europa. .
La rivoluzione, tanto accuratamente alimwtata m tuttar I9
Peninola, segui rapidamente il datole impulsa. Una solleva*
zione militare a Firenze ha indotto S. A. I. il gr^pduca di
Toscana ad abbandonare ì suoi Stati. A Massa e Carrara re-^
gna la sollevazione, sotto, la protezione della Sardegna,
La Francia poi, dividendo da lung^ tempo lùOTdìmmVià
quella (lo ripetiamo) terribile fisponsabilità, si è ora affret-
tata ad assumersela in tutta la sua estonsione anche coi fatti.
Il Governo imperiale. di Francia feci», nel 26 covrente, di-
chiare a Vienna, dal suo incaricato d'affari, che il passag-
gio del Ticino, per parte di truppe -austrìache, sarebbe con-
siderato dichiarazione di guerra alla Francia. Mentre a Vienna
si attendeva la risposta del Piemonte alla intimazione del di-
sarmamento, la Francia inviò ie sue truppe al di là del con-
ine di terra e di mare delia Sardegna « 'bea sa|iendo che.
cosi gittava il peso decisivo nella bilancia delle ultime ri-
soluzioni della Corte di Torino.
E perchè, domandiamo noi, dovevano essere ad un colpo
solo annientate .le speranze tanto Icigittime del partigiani della
page in Europa? Perchè è giunto il tempo, in cui progetti,
coltivati lungamente in silenzio, si sono maturati^ in cui il
secondo Impero francese vuol chiamare in vita le proprie
idee ; in cui Iq stato legale politico dell' Europa esser dee
sagriflcato alle sue non giustiflcate pretensioni; ed in cui, ai
HI
trattati, Ghe sono base del diritto delle genti d' Europa, esser
dee sostìtoita la saggezza politica, coir annunzio ddla quale
il potere, che regna a Parigi, sorprese il mondo.
l.e tradizioni del primo Napoleone vigono ripigliate.
Beco r importanza della totta^ alia vigilia della quale sta
r Europa.
Possa il mondo disingannato penetrarsi della convinzione
che oggi, come mezzo secolo fa, si tratta della difiìsa dtfla in^
dipendenza degli Stati, e della protezione dei supr€«ìi beni
dei popoli, contro 1* ambizione e la smania di dominare.
Ma l'Imperatore Francesco Giuseppe, Sovrano del nostro
Impero, sebbene afflitto pegr imminenti mali della guerra,
affidò con tranquillo petto la sua giusta causa alla divina
Prowldey&a. Bi trasse la spada, perchè mani scellerate toc-
carono la dignità e l'onore della sua Corona. Egli Tadope^
rerà nel jneno sentimento del proprio diritto, forte per T en-
tusiasmo e pel coraggio del suo popolo, ed accompa^ato d^li
auguri! di vittoria di tutti coloro, la cui cosdènza distingue
fra la verità e l'inganno, fra la ragione ed il torto.
Tanto il manifesto imperiale, quanto il presente diaccio
vorrete portarli a cognizione del Governo, prefio il quale
avete l'onore di essere accreditato.
Ricevete ecc.
CoirrE BuoL.
30 aprile IflBB. •-*- Arrivo a Genova del generale Mae-Mc^on C&mmcia
la marcia étìle truppe franeeei da qaeìlia città. — Arrivo del me-
resciallo Canrobert e del generale Niel al quartiere genfirahdsl
Re Vittorio Emanuele.
— In Verona e Ma^^tova è promulgato lo stato d*as8edio.
^ OU Austriaci sbarcati ad Arona^ occupano Novara aUe 3 pom. al-
tri 9000 austriaci in Martora.
^-^ocffloo*
m
— — -— Il re Vittorio Emanuele parte la nuittina da To-
ritto fèr assumere U comando deWesercUo. Continua l'arrivo di
truppe francesi a Torino e Genova e la loro successiva par-
tenta. — La sera circa ÌB mila austriaci a ÉQnnazzaro.
— • ^ -^ —A Pèmm hi popòìaznme ehiede éi^ fkr causa Jró-*
' mma^^ Piemùnte , ài vista H cHe ia àuchis^a aiMtidotsà^ ^tà
nsidmza w m fìeca a ManiaviL ^ Viale costitùttà) kLJBiàntafn^
; vieoria in nomo^del Re di Stt/rdegm., il .n. y.
PROCliAlllA, di S. A. R. la DimIiwékì r^g^
gènte EiiMiMi lilài4A di BorbMiéé •
Vanna, i aiftgg)b^'^69'. '
Noi Luim Mótim di Borbone Meggmle petOusm Roberto I
gli Stati parmeìM. ' - •
Poiché gli umani desiderj delle grandi Potenze non sono
riusciti ancora alla riunione d'un Congresso europeo, nel
qialiBi aa studiato . d( ;fi0pìafiAi& mbl ragioieui » AonoofigMai^i
sa^e provvidenze le difficoM^^HmortB,'>MlaiitedQ^6^'^n^
prossimità al reali nostri dominii si è accesa la guerra, i doveri
di iuadre c'hntxmgOBO di porre in sicuro ^àlte 6t«ttualUài di
a»aa t no&lrf: aniatìsdiiai i^U. l
'. AU)iaiM ^perciò dovuto pneddem Ja determidatìMie idt^I^
10lit»naro) pes jMil fine dallo^ gtato ttmporaiiaroAntQ^ «MlitnefidOi
accamO' costiiiuianio^ In Codimiasioneidì Govearno l'nwtH.inir
oistri^ affiata, diirdofeJa noeUia aaseitt», rAggswi e.Mtmt-
nigtrino io Stato.ìin ùQmó.M\iìmtiéketiùi, ejeoittc^ttljiAQflki
potéri, fiieeondo: lift leggi» e foitBiÀ9à6tal}iB(e.«(kidMendebde«
iD^ bisognOr aiUe iailrtisiaoii spedati, cbe aftbittmé datei ad /easf
per!(iU!aQcAitiaiie.cilM)ostaiD0d.' . : r . ii, .
:: Nelte^inofideilza diidptmderetritJ^imepeMirofilaifentef e-
s«roiaii,d^llai Odstiia Reggenza, eaprHniaAno^jcàldii le ^siiHferii ! voti
pendìè sia.tMreservatd da* <adamità queiiòiAleftto paesdv e pre-
valgatt» Mgli anìifii la tniteBiaa) dei( séntìbieoti! !« fi IcomìgU
di^ ragiona.' ' i < la^ 'o-kì-ì - i. '«^^.i.nr
, .,; 'f ,; .j.-hp JLDlfai» or»!!!}'
Archivio, èU. ih
114
IHehlar«si<me della Ciinuta ppevviaarla di Pai
p^rma, 1 maggio 1859.
I sottoscritti membri del Comitato nazionale di Parma,
riconosciuto il volere generale della popolazione, e il con-
forme sentimento delle truppe, hanno oggi assunto il Go-
verno della città' e delle Provincie di Parma, a nome di
S. M. il Re Vittorio Emanuele, solo però temporaneamente
fino a che un commissariò regio venga a pigliare il reggi-
mento (10 paese. ' . ^ ^
Questa dichiarasìone è s|»t» faJita io doppio originai^ , e
sarà Inserita ppll» raccolta generale delle Leggi.
^ Riva SAifVATORE. n- Aìoìblonohi Lsoitzro.
Avo. Giorgio Maini. — A. Garbariiii;
«^•■iMÉlMlane di «•▼«?»# eadktea là
Parma, t maggio 1859.
Còlla dichiarazione che ciò presentata dai sig/ avvocato
Leonzio Arnielonghi, professore dottor Salvatore Riva; avvocato
Giorgio Maini, ed ingegnere dottor Angelo Garl)arìni, essen-
dosi verificato il caso di fcraa pi^evàlente 'preveduto nelle
istfuKioni laselateci oggi stosso da S. A^ Ri Luisa Maria di
Borbone Reggentegli Stati parmensi pel Duca Roberto I; ed
altoM il pericolo dì minacciati' imminenti disdrdhii, noi sol*
toscritti componenti la Commissione di Govwno creata dàlia
^venerata A. S. R;, Gessiamo dall'esercizto dèi ricevuto in^
carico, esprimendo però in conformità di esse istruzioni:
1.^ che protestiamo por'la^ctìnsenraeioiie del dominto edei
diritti dei figli di S. A. A. medesima sugli Stati parmensi;
^.^ che r^cGomandiamq con tutto oaldro, anche secondo
i viti desideri di S.' A. Ri, quanto !valer possa pi» efficace-
menfe al mantenimento dell'ordine,' della sicurezza e della
quiete della capitale e di tutto lo Stato;
. 3 .^ che raoGoiBandiaino allrasì gVìntepessi delle truppe par^
mensi, anche prosciogliendole dal gioramehto. In modo che
non restino senza congrua destinazione o provvedimento.
< Parm^ il i maggio, alle oro 9 pom. ifcUt^ in, d^gipio originQfe)^/
E. Salati. — G, Pallavicino. — A. LottHABOirti. — G. GATTAiiig
Visto e ricevuto'
S. Riva. — Aw. Giorgio Maini.
Ahmblonghi Leonzio. — A. Garbarini.
»po9CK><>^
Protesta del Grandue^ di 7roseaB;a#
Ferrara, i maggio 48SV.
Le recenti violenze usate ^Ua rivoluzione eccitata dal Pie-
monte avevano per iscopo di impormi a consentire ad alti
contrari al decoro della mfa persóna come sovrano è. con-
trari alla volontà mia, ed a dichiarare la guerra, violentando
il primario diritto inerente alla sovranità. Dinanzi a code-
sto stato di cose ^ Jo mi vidi cosfcetto; dì abbandonare l'a-
mata Toscana , e cercare colla mia fopriglìa àailo fuori d»
essa presso ufio Stato amicx)^ con cut mi legano battali dii
vicendevole soccorso. Già' in Firenze, la mattina del 27 ^ aprile
ho solflnnemente: protestato dmanzi i:coinponeati S iOOtp^
diplomatico, accreditato presso la mift persona, contro eoùbi
sto violenze, dichiafsiodo.nuill, nQaQ;> awjennti Oìdi oesBun
valore gli atti stessi: e t[uest'o^i, primo .maggio iù Forraca,
protèsta nuovamfente e solennemente eoo tro quella violenza
usatami ; e ripeto la didùatfazionev aUoira fociiialmmt&' (6*^
spressa, della nullità d^H atti suddetti^ i (ìtiali apertsunento
tendono a rovesciare uno stato di:cose.sanaonato' dai lat-
tato di Vienna del: 1&Ì5, firmato, e garantito! dalle Potente
europee. Intendo perciò che tutta la responsabilità di que-
gli atti cada su coloro che contro ogni giustizia ci hanno vo-
luto imporre.
Leopolik).
ito
C^l^la 4^tÉttia l«tter» ilei iMON^hese dll BniiiwvÉlle al
Yienna» 9 Doogglo i859.
Rapportandomi alla coiififnnmcazione che, per ordine del
sua governo, ebbe l'oiK^e di far oggi a S. E. il miniistro
degli affari esterni, e che dà termine alla sua missione, il
sottoscritto ha il rammarico di dover pregare S. E. il conte
di Buol-Schanenslein di volergli consegnare i passaporti ne-
cessari acciocché egli possa lasciare, colle persone compo-
nenti l'ambasciata imperiale di Francia a Vienna, gli Stati
di &. M. l'Imperatore d'Austria, e recarsi in Francia.
Il sottoscritto ha Tonore, ecc.
Banneville.
■ aKiOgtoo*
Copia d'ana lettera diretta dal si|f. harone di Wlikh^
ner al si|;. coutil di Ki^alewaki.
Parigi, % maggio. 1859.
Avendo it signor indarioato d' affari di Francia a ITiennìst
ehiésti i suoi passaporti meditate una noia da Ini rimessa
(l^esta mane al signor conte di Buoi; io ho ricevuto dal mio
gemmo rcrdìne di abbandonare là Frifflcia col personale
Ml'amliasciata. Per il che ho Toilotredì prega» Y. SI 4i vo^
krmi rimettere I miei passaporti^ .
i' il governo olandese, aanuendb al desi<terio òhagUanìBàveCa
egresso là Corte impeciale, ha abilitato il suo rdppréseatanle
a Parigi ed i moì agentii oonsolaiii nei porti francasi ad: no^
caricarsi,, durante Fàssenm dell' ambasciata^ dèlia protestane
offlema dei sudditi adstriau dimoranti in Vrancia;
Aggradi6<ia^ àgnor conte, l'assicurasnne deUa profonda
slìmd^ colla quale ho l'onoi^ di essere di Y. E. ec6.
littMIeato dal Municipio della città di Conio.
Como, s iD«8gh> «809. .
, ^ Cittadini!. . . .
V\, R. Comando di piazza, con sua nota del 1»? eorr^nto»
ha^ communicato che S. E. il signor tenente-maresciallo barone
Urban, comandante la divisione dì riserva^ ebbe incàrico da
S. E. il signor conte Gyulai, generale comandante la seconda
armata del Kegao lombardo-veneto^ di mantenere intatte le
communicazioni senz^i distinzione di sorta, e garantire il paese
dà qualsiasi nemica invasione/
La prefata S. E. assicura queste popolazioni del suo ap-
poggio, ove siano tranquille, e In pari tempo avverte che, se
fosse costretto di ricorrere alla forza per reprimere sconsi-
gliati movimenti, ciò non accadrebbe senz^ imporre gravi con*
tribu:àoni id danaro, e senza punire i colpevoli col massimp
rigore.
Anche per guasti, c^e fossero arrecati alle ferrovie ed ai
tele^aft, ha dicluarato, nella supcitata nota, l'I. R. Comando
di piazza, rimanere responsabili in solidum i Coqauni.
.Di quesjte partecipazioni il municìpio si sente in ol)ligo
di rendere avvertiti tutti cittadini, interessandoli di assisterlo
col loro senno e buon volere, onde siano sviate le tristi con-
seguraze, che l'imprudenza e il mal consiglio di qqàlche ne^
micp del nostro bene, tentassero di chiamare sulla, nostra
città. " ;.
HtlSIIOIIAliDlJM diramate dal «aveimo fnroTvisorio^
di Toscana ai mepiilirl del Corpo diplomatico.
Flrente, 9 maggio 1859.
Il (kNWiO provvisòrio toscano erede es$er suo debito verso
il pà«se,-dtì quale regge pel momento le sorti, di esporre
118
all'Europa le cagioni e Tindole del movimento che nella gior-
nata dei 27 aprile decorso ha avuto per efletto la partenza
di Leopoldo II dalla Toscana, e la mutazione dell'ordine po-
litico dello Stato. Da questa esposizione apparirà manifesto
come la condotta dei toscani sia stata non meno temperante
che patriottica, ed improntata di unsi moderazione pari alla
generosità dei loro sentimenti.
Appena sul principio dell'anno cominciò ad agitarsi di
nuovo la gran questione dell'indipendenza italiana, e furono
intravvedute ìe prohabiltà di una prossima lotta, tutta la To-
scana se ne commosse profondamente. Uno fu il voto, una
l'aspirazione di tutti. Ogni classe di cittadini si associò di
gran caore a questo nobile movimento dell'opinione , nò di
tale unanimità mancarono le manifestazioni o furono dubiose.
Publicazioni importanti per la elevatezza d^tle vedute e per
il nome di chi le firmava, la partenza da ogni parte di To-
scana per il Piemonte di migliaia e migliaia di giovani ap-
partenenti ad ogni condizione sociale, il linguaggio aperto e
pieno di entusiasmo di qualsivoglia classe di cittadini, tutto
addimostrava palesamento qual si fosse in Toscana lo stato
degli spiriti e dell'opinione.
In mezzo a tanto agitarsi di passioni, di belle e nobiH
passioni, il Governo granducale solo rimaneva impassibile ed
inerte. Quanto più esso avrebbe dovuto fare per remuovere
da se il tristo sospetto di simpatizzare per l'Austria e dì vo-
lersi collegare con lei, tanto meno faceva. Epl[)ure gli avvisi
ed i savi consigli, anche in via officiale, non gli mancavano.
Il Governo provvisorio ha preso cc^izione dei rapporti che
al Governo granducale indirizzavano i suoi agenti sia all'in-
terno, sia all'estero, ed è per lui dovere di equità, ricono-
scere che nessuno o quasi nessuno gli dissimulava la verità.
Lo stato dell'opinione publica e la gravità della situazione
gli erano generalmente *con sincerità e con lodevole indipen-
denza rappresentati, ma tutto riusciva inutila; il partito del
governo granducale era irrevocabilmente preso; edse v^eva
119
rimaiiere neutrale, A tutti i consigli, a tutti gli avvisi, a
tutte le ammonizioni egli rispondeva" sempre con una parola
sola « neutralità > procurando perQno di dimostrare essere
chiesto il partito più utile agl'interessi della Toscana ; qua-
siché la neutralità non fosse la negazione del principio che
commuoveva le moltitudini, e come se in una questione di
tanta grandezza si potesse, senza vergogna per il pa^e, par-
largli d'interessi. Se in questo frattempo qualche atto go-
vernativo veniva ih luce, esso certaipente rivelava piuttosto
ima m^l celata antipatia e tm senso di ostilità ccmtro lo stato
dell' opinione, anziché un leale desiderio di sodisfarla. Il
Governo granducale insomma si comportava, in presenza di
un sentimento magnanimo e profondo che tutti i toscani
condivìdevano, come se si trovasse a fronte del sentimento
anarchico e artificiale di una fazione.
Intanto gli avvenimenti incalzavano; il Congresso proposto
dalla Russia, e sul quale il Governo di Leopoldo II aveva
fondate tante illusioni, era riconosciuto impossibile e la guerra
si avvicinava. Le pratiche già iniziate col principe e col mi-
nistero dai più ragguardevoli personaggi, onde indurre il Go«
verno a consentire al voto universale della Toscana, si fecero
allora più incalzanti, ma senza ottenere per questo un suc-
cesso migliore.
Negli ultimi tempi anche l'esercito toscano aveva dato aper-
tissimi segni di animo concorde coi cittadini e del suo ar-
dente desiderio di partecipare alla lotta che si stava appa-
recchiando per la gran causa del riscatto nazionale. La sua
disciplina era eccellente, la sua fedeltà inattaccabile, ed esso
ne aveva dato prove non dubie allorché nel 29 giugno 1857
era chiamato a reprimere in Livorno un movimento averla-
mente fazioso e di un'indole cosi diversa da quella del mo-
vimento attuale. Ma il porlo nelle circostanze presenti in con-
flitto con un sentimento cosi generoso, quale si é quello deU
l'indipendenza nazionale, con un sentimento cosi universal-
mente diffuso, con un sentimento infine che era impossibile
I9D
the non facesse palpitare il euore del soldato oome cpietto di
4)gai .^tra classe di ciltadlDi, il tenérlo di più sotto gli ordiid
d'nn generale austriaco, er^ alto di ioconoepibile imprudeiiBa
^ ohe dowva anche àgli occhi dei meno veggenti <k)nd»n!e
ImmsuficabilqìeDte all'effetto di sciogliere nella truppa i vin^
4^1i dell'obbedienza.
Cosi è difàtti accaduto; fino dal giomp 26^ s^Mitosi apt
pena l'arrivo in Genova delle truppe di S. M. l'Imperatone
dei Frapcesi, non era più dubioso per alcuno in q[uali di^
sposirioni si trovasse l'armata^ e come dovesse ìlGoveiDO
granducale rinunziare alla speranza di ftjriie un passivo istrU^
mento de' suoi disegni. Il giorno 27^ in (sai ccmoscevaai/ es-
sere per spirare il termine della intunazione anstrìaiCa al Pie^
monte, la posizione delle cose si fece più grave. Una immaua
moltitudine di persone di ogni cordine si raccolse sulla ptaaza
di Barbano con bandiere tricolori/ gridando vim la guerra^
viva V Indipendenza d^ Italia, viva Vittorio EmanpeìA, capi*
tano della lega italiana/ Lq due fortezze di S. Gio. Batista
e di San Giorgio innalzarono anch' esse la bandiera triodorè^
e la rivoluzione fu compiuta. ' i
E qui cade in acconcio di narrare un fatto intomo al quale;
per quella moderazione di cai ci siam fatti una legge, non fai
diffonderemo lungamente, ma che l'Europa civile apprezzerà,
indicando da qual parte sia stata la temperanza, da quate le
improntitudini o almeno il desiderio impotente delle mede-
^me« Esisteva nel forte di San Giorgio^ detto comunemiente
di Belvedere^ una circolare segnata, sigillata^ inviata dal ge-
nerale a tutti i comandi nell'agosto dell!anno decorso. Alle
8 1;2 antimeridiane del 27 aprile l'arciduca Carlo secondog»
nito di Leopoldo II, si recava nel forte suddetto^ conrrocaTa
gli. ufficiali e comunicava loro di essere latore di una lettera
del generale Ferrari da Grado, con la quale ordinava l'apei)-
tura della circolare già rammentata. Il piego fu aperto, e Al
trovato die esso racchiudeva le istruzioni preliminari per nit
attacco contro la città. Queste istruzioni furono completala
«4
viva voce dall'arciduca Carlo, il quale concbiuse domandatfk)
agH 'uffi(Àai potate imofnìoiBisiiMrosseroi/SndiuqiuiktAjM
di artiglieria potessero disporrai •>Attii»pM(riei(iÌ>(»iifl^^
del fMt^ mitìsf^ibìMà'MùiB^^
ciÀucé" die; iriéutoèì^iid. tisiiet £oiÉpa«iù)imeèlierei.$«}l^
e éSI iatttt Ik'l^unigliai im^ sìflutamiiotipflrj) flootfHirMMo
al ^^siero dlnchidelirel .ìcDntrò ; i^VioptM fifm(Attit(^
niéiife' ^tro ' eolpiewpli .^aci ì nttiKi 0i i Ho . gdueroMl »m»ttmeol9t>i^
naìiOÀàlitàJiQhe resercitèi «tteeso^isì &ceai|Aoria ilio«9j|^NÌ^
Maifeila>hi'4ala6d(|{<)gpi'lusi Tm9Wk»^4iì\ BP^j.
cipe si^ (determinò' àoliHamareì il marcdlìese 4h Mj«ll^^9W) H^fh
i |lrtt émihenft tapi dd partito tx)ttitiiitic«Mhke4;.«4'Dn^
cbèi à^imet '• fette jQtdndera'^aii gararoò * gcMftàncaJe) i «MeasìsK .
c!ié''poiewitì' MAvàrloh^ '' of^j'i^-i nr.f;/sbijiil%: ■••? j:on i';i:i*:
''R'«attehe^''#'liijatidò, dcf»o esser ventiti afiOo^sMitOii^pP:
i stfoi ftttììci polituii, diehiarò'CivereQtemedte masobiettanie^l^ì
a liéoipoldò^ H' ebè , al putrto jc\à t etan giuata nl^, 4W^»] f)^ .
Gdudl2AAiè fondamentale dfbgpii?àggiastaineato 4cAfii jne^^W^
€tà'la di lui'abdìoaE&one;':/.- *'• r',»'-..! ...,.•; 'r.- ^;,i;.(/)
< 'A gufato '{partito il principe tenacemente: si rifikitjb <f npa^
<j^erfiiet^iidog)i> li suo sonore di sottostarei corno ei^idl^^^
rf-ad-i»ia'tale'-w)fen2a'»i'- • ...!..-.,!. i. .?:.i5„»;i.
Senza volere menomamente mancare al rispetto dOYQtoi
alla sv^tura, è impo^bilè non riooooscere» di^. i|Jbftt| i^n-
periormenie ' narrati, cbe la persona di hdopól^^liifith .^
Ventatela incompatibile, con' f'aifdainentd èi la alran<iftilU^)j(j|
bene ordinato governo. La sua attifudilie> db qiMdtnp ff^\i^
qifébta « parte, tutto ìi '«uoisisteita^iliTitoUtìca^attfaiiiai^^l^to
Hè^i'^ulKtril diedi iabni, il partii»^ sieasiTdfe no* ««der^s^t^VK
QGfatìdò kdgli efvidentembnte raancab» fra manoiiOgni, 9^6^
matel^ìale di resìsteva, i tuMoi atvrefaftie contrìl^aito ,» ing^f^
rare e mantenere negli animi una diffidenza pwp^tm^Jnjìii
stràttibilev'tliffideneaiche^ iuf oiomentti cosi superni ai^rqfrbe
archivio, el^. •_ . , .ui/.'^ . •. . . ' ': ? j^"*. ,:\
r: \
infaBttbitotófite'ilehuto k) Stata'-iik^Qaiiftiij Uirbi^inentiiiq, car
gidMté'^fDVSe'idolohoifie.aàttsttrofi.:'!; . -.-!-.•..('! .>• .>•;.,,
ileiitAntd'4nfi6sfóbilmert|e àlpartitoìcJUiU'abdfeeizione e^Fireso
qiiM» dtial6»Mk)iiaro;b T^ ieiOpol€l9:.;U, coni^^QÒ, il
Cdr^' ^di^bomatlea, e dòito ^àwre' bUa préseozdi^a proVesta^
coltro lèi dura coiidiaionG oRti qaajie: riousaimuCOn^scendei^e,
sii'rivcÀsè'piiii'dpecìalmeQilei ai :tninistri di; < Francia e idi' In-
gUbtei^j'ti 0dfdan(imdK) iloroidiiquaU foczelpc^^ disporre .
pet*i]p^b(ygfe)rei'la isiclarexzal wa etieUa^Qa famiglia e Iute-
lai^ìài^ua^t^rtgfifta: Avuto fin risposta da lambidue che <iws-
stiuà fM^za'ffilaùtrlale trovatasi iì toro disfiosizione^ fu invoca^
dèf^MttP'finl^tfehza fiioràteJili tioidve che queste domande
riVeJaMftno^ em iiifMto iMuseìst^ ooudisioni della
città non racchiudevano pericolo di sorta. NttUadiiotoo tutti
i 'iuniififirf «promi^dro e sopra opA altro li mi&istro di Sarde-
gha: 'fi da notarsi òbo il ppincipe, primia di annum^iare for-
malmente qaesle Bue volontà al Corpo dipkmiatico, era km-
gaihènid'rfmàsle a segreto (xdloquìo col ministro d'Austria.
Poche ore dopo, Leopoldo II aveva sèbaìkdonato il suolo
tó^c&no; 'te sua pailenza ebbe luogo noti solo con pienissifna
sicurem,'ma con* decoro. Lo a^oompagnarono il Corpo 4i*
plomatico e lo Stato maggiore dell' uffizialità residente a
FWetìzte.' ' ;• • ' ...'.»..
'Là'<popolatióne'fu ammirabile di: calma e di d^nità. Ncfo
utia fAinlitM?ia, non- ub grido (urdno proferita.; ; risposta elo-
qilente dU'aooùsadi tristi e ^edlzioee pr6isBioni,e. .stupen<)a
i^ìfirovà dentici viltà del pabse.;: i .
^ ^ Wiitìasta "per tal modo la Toscana, senza Governo» pronta-
itoeAte ài mccotee U MuoiciptD^ opuóa autorità cheriff)aqes$d
con legittimità di mandato^ e prendendo le redini della cosa
ptiblitia tìomlnò un Governo provvisorio 'nelle perston^ dei
tre 'sotttìsi^itti. . '• . - ..n.,. .. .* .;., .
' ^ft Gòvértto provvisorio pertanto è un'iìmanawne.. dell'Au-
torità municipale, ed è stato istituito unicamente all'oggetto
supremo di provvedere alla publica sicurezza.
123
Penetrato dal pensiero di questa gravissima responsabilità
e desideróso* dibbbpeviarfìe ta./dunata^ il Gqveinu9^.|^Q(>VT!sorio
'^'dtive^a nmtiri^eiflè'ipen^arlB aiicnezli di .daDtaatta«^0|jQn
' '^ìsiett^y se n(^ deflhjtii^os^'^almeffo più ralal^ileri /^trifqrnlki; di
' ftìai^ìóti eìemeo/ttAl^^ unì* { .]m<ì (L
'*' ^ ÌL'iddole ddl mo^tnento^citcl avètot^àimbialtt %dinei<ppli-
tico della Toscana lo lAMtevé fojdlwHltensiiIla:!vJVÌa«'i'^ .^o)
, Se, mdi, vi è state riypluzione s^lle cui cagioni poh è pos-
Sibilo leqaivoca^,(^;|p(9i[a]^|a ;4^ u^,>.^lo od uniCò pensiero,
ella è fuor di dubbio la rivoluzione aipcaduta in Firenze il 27
d'aprile. Es^.M ^pvpepdwto . e^fitw^^Bieote (dflkjrffjle^, f(PVio-
nale e dal conseguente desiderio di <ìy9ri€orfere ^a guerra
che sì sta coìhbattetiiJlè )?éir^ ^[^ndljjendetì^a^ <'l^^l!*f\^ parteci-
pando ai pericoli d6lj;;j^\^ta é3,!?(na gb^^
Questo essendoti statela ilncaraùwe unica edp^siij^pjdel
rìvolj^thentb che ;^ì . è cotìipltftè te 'TOBOftna^-a^^ght^ meglio e
con maggiore coniforraita ai voli dèlfe'poèoìàziòtf t'avrebbero
potuto affidarsi i destini del paese; se non al Governo pie-
montese che a si nobile .c^u^a tante prove ha già dato della
'^sua lealtà, 'e la cui pón(K)lta 'è géhéb§a'aftìttf^èPll|ftìio a
'tutte le popolazióni deUa Penisola una;' feòsliìliìAltit^^
In questo profondo coùvincìmerilo, il GéveVrfo *f>Va^orio
toscano si è affrettato a rivolgersi al Goverfia dt^. M. il re
di Sardegna' prei^dolo ad assumere il* pitotottoralo «della To-
' scanìsL finlanÙK^hè dureraniiO'Ie'Vioaidei.deU
manda è stata litnitauta dalia condislonèidis; i£^ToaQ)n»^L4i)che
in questo periodo 'purunentèlransitorio: cciiiset^^Es<9)toi pie-
- 'msza della sua autonomia ;< un'amtsìnisknaiQiM;8<9)W«ta da
quella dèlia <^rdegna, domnda p&ì méxiiìmgb .tij«iw^: prdi-
' nameMo daflfiiliivoi:a'gQei7arflmta'ed:àlW6bèi«»Jypnoceduto
a- qàeHo generale d^ Italia a* li GovternQ picttiCAles9t'j»9 con
' ^ benevoienta accòlte talt apertupe^:lhaLSaoeeUatonniBlL' ioftfresse
della causa' <comupe iqde^'emineole 4uMa«( e( guasta 5:prima
-'>' giùngerà a' Pirenstatufì céimra%ario inmato^ltal ftiiQ/^^ M.
n^Goi^no prbt^isdriof'tosfòQo tfiiDtatterà,^neUe suemani
^i^rVégì^antodelU iTosoaDa, forte 4elk)u omcmno» 4à»aw6
it'^èlttpiiitò uiiii^c*in!a(Tvem^'e'alt6re. par il ^im^ 4elp9iBse
di poter dire cheKntìniiBiDflri:stBlfil<iUisaiiglWn noa «PriB^n^o,
>' Abn U'piQ lilBnirdiiisofdtne. lunno p regnilo un
cosi sostanziale imitBMiDkl <ti oesa^ ; . ] , , .. .
7' ', CaV, tlBALDINO VUxiUpi — AvhL VÌNCENZÒ MAtÌNtHlNf
." :"'?-: 7:)k«tMrJ (0rnl9f7» '• . ■': ' .«.■..,-;;.
' . r*rrr ^ii.Hfl^ci V» Vm^^frili, R 0ro9SQ deUfkìorowfnata rimane cori-
' centrQtQ sulla Uhistra del Po, ,
^ ^ — — . ^uàkù^e gerieraie auÈtridco a tmeUù.
'3 mirgfé^ò i9k^. -^ RlitaMUto iti Vdmd U gévemù dadoht^ìieposta
tfq.'Gttnifa pr^vxfimriik, la émheesa ritonfa a Pn^ma e rias-
«IWK la reggenzci p^ il principe Roberto. '
piehiaMis&ane letU^ dal Coate Valewski« mlai-
..ipàro degli affari esteri di I^^raneia, al Senato
.e al Corpo lenslativo.
' ' ^ ihufjfi, lliìàggio IM9.
'' .M -SigilOril ' '-' ^ : • :. .1! ..,1 .
'^ ' Ho roiiore"di> presentare al Goi!pò ie^slativa Uesposjaione
4élle praticbé; à)iKlotte dalle Potenzeflno ai moisenV) in cui
' '^y^Attttria/se^avàiìdo lai sua aaiaàe da quella jdegli altri ilpstbi-
iKlttt^,^'lte'^la iisolQÈionend'iiidirixufealla Sardegna Qf) uMfma-
^Mm ittimiiutefDlle,' pdi oaso in cuL^noavi fosse dato Mddisfa-
'' ciMèntO, 4UfiienziaDe"di riooreetie airusDi^dell'arrnii.: • i
'• '^ ni6»r<dmo idéUfimperatore; HDD volle ]6aeiat< i0iMrar«i alla
'^ Corte dft^tiMia irnehe inódo é^i oonsMeoass^ (i«ett-|3ventua-
<^^^ ma é) llnairiòato! dMari di Si H. a Vienna fu a%varlitP, fin
^ >' 4al 'Mf'del' mefieidcoctoviobe %e le troppe vaUcaseero. lai /ron-
tiénL^i4eì VkxAùDlto\ la JPjmwa ^sarebbenObligaU ad. avere
quell'invasione d'un paese alleato per una. 4icbjara9i(nie di
guerra. Avendo persistito la Corte austrìaca a usare la forza
.^'èssendo entrate le s^^^ jl 2^^ scorsò'àul territorio
sardo, rimpératore nii ordino di recare a cdgùlzióné'^el Còi^o
Jegi^tiyo rjuesto fatto che costituisce l'Austria in lutato 'di
pu^ra .colla Pràpci?^. .,.../
,'ho staio d'Italia " aggravalo Halle misure alhmtó^^
Dastanza minaccioso pé^ destare' 1n tteniotìte le )pìh serie in-
. ,|I^uietudini. ;. '.,.^!. ..' , " '.' ,/'','/* . ."• '"'' " '
,j II Governo deir mperà^ àott ha* ptìittto. Ved^' sórgere
'(jl^ueste^àifflcoia, sènza mo'sirar$ìvt^iAetite'p^^
. cons^iienze/ciie èsse potevano 'avefé'pe^ la'pace delll'Europa.
. ' I^pn ^sendo nel caso diialervéiiife dii*etkWferitè pef p^porre
egii stèsso i gìiezzi di prevenire, fii sòirècitò Ò'accoélierfe le
/aperture/ che gii son^ state jfatte. tteno Ai tìdacia"nei"sen-
tiiùenti del Governo di ^! N(! brUtatìica'iiòniè^u^
,^,d^l jsuo ambasciatore a Parigi, rrÒovérnò' delrìtn^eftitorè ap-
Vpiawdl sinceiiménte àlb coniè di do^e;^ andò
'';p!d|^^dèdpìere a^ \in ptirrib t(nltàtlvd,*^'ÌLtto
a torepar^re im '^ fu lièto tón'utiia sòttdfófàtfone
.^^nj(jn 'meM scaiAbiaite f/rf'il sié^am-
* ,ba§ciatore .dlngiiu^^^ ed il tìQvernó:'àxiètria6òi'yrattb tafl da
' fornire' elementi di neg^^^^ ^
La pròposiziohé di radunarsi itt tìòA'gfresso',')[ii^èséntà^
., ippn|entp stesso c^alla Rùssia, mp'òndeva a qùesta^ttiàJi^one
.^^d.modo più àWepturató,. chiamando le tìtiqud*' Potènze a
questa' piróne
,11 Governo ingl^, aderendovi anch'eg;li^ giudidt/^tiWpre-
(ji^re* le ì)slsi delie deliberaziotó ' eventuali dél'^Còtìgresso.
Queste basi soùo le feeguérili:"
I.^ Determinare i mezzi, pei quali la pace può é^séi^è 'itian*
tenuta fra l'Austria e la Sardegna;
11.^ stabilire come lo sgombro degli Stati romapi, da parte
delle truppe francesi ed austriache, possa' esser meglio ef-
.fettuato;^ ' ' ' ' •
III.^ Esaminare se convenga introdurre rifdrhie neirammi-
nistrazione interna di quegli Stati e degli altri Stati detr Italia,
la cui aiqministi*azìone pfTrisse difetti, che.ey^dentemeitte ten-
dessero a. are^re uno stato permaneute è pjpttpòìósó di j)er-
. turbaziqme e di malcontènto, e quali sarebbero queste rifoi^iùe.
,IV.^ Sostituirp,aj. trattati fra l'Austria ed i dicati una Con-
.'. i 'ìJt.Ti,} (Tir '^.\r\i\ \^ ry ,; ••in >; . . j \\i\i\ r»;«', Tlir- 'I*"'»'!
..^ federaa^yj^ne. dai^l|,.3tati. (3l$ll.Il?^liaj fra l^^^^ la recyiproca
loro protezione .tanto interna quanto 'esterna. ' .' ' , .**'
. j. ][1 G()yerpo. jieir|mj?^r^Jo^e^^Ovse, neir^-derìre ienzi fl^^fva
,,i^.a qvjest^ basi^ deUa neg9)irazione, la ste4a sUlècitUdìnè/ch'egli
^avev» posto pelUaccettare la proposizióne (i*un Congresso'
.,. . Ji Gpyer^p, ai^ìfiàci9J^y^yaj dal 6anÌo ^uó, dato H sùòjas-
.,, sepso alla riunione d*qp Congresso, accompagnaiidoìo cpn al-
. £un^ ossery9|ZÌoni ,,,m^ sei^2^ pprvi cóndi^^iorii' formali kÀ as-
j.,.^olut^<» ^ tutto doveva f?^, gpeprg che le necòpazibnì pòtes-
sefo. aprirsi ia un termine vw^^^ ', *,' '
, . U Gabinetto di Vienna aveva parlato del previo (lisaìTma-
.. amento deillfi Sari^egpa, fCome /d'una misera indispénsabUe ad
assjcuf^are la calma; del^^ deliberai e più tardi ne fece
,. una condizipui;. assoluta (ìell^ sua partecipazipne ài 'Cohgt*esso.
Avendo. qupstaf^domap,4as^ obiezioni unanimi, il :Ga-
binetto di Vienna vi sòsiìtuì la propòsizìopé di un disarma-
. mento, generale ed ÌBpii[i9diatp, aggiungendolo come uÀ quinto
...pulito aHe l^as^i dèlie,. negoziazioni^ .. ,' ' • *
Pjprj tal jnodo,^ o .signon,^ mentre )a ^'rancia aj|eva sùèces-
ij^^yamepte accattato, Sj^nza esitanza, ' tuYle 'lei j^o^tJstóìdrit' che
., , le. jO^rafto stalle! p|;e^eni^te^ jV;|ustria, dqpp 'èssere '^^ di-|
sposta a prestarsi alle negoziazioni ^*sollév^va
,. .,. ][|Gpv6ijnodeU'ifliperatore,eipnono^^
. lìmenti di conciliazione che 'aveva preso per r^^
127 •
'il Gàbiiìelto it/glese, cd^ occa^rsi colla pia
legale sotfòcitb'àiné ' &él ±etik ài far isparire i rltardi,'(àe tfet^
questione del disarmamento appòilavà' alla^riutìioDé del Goii^-
gres^o, àyè^a '^eh^tó^chèsi sóddfefereWbe ài' quiùttì' Juirto
pósto mhàaiid^^^^^ àtnmetténdo iiiìmèajataménte 11 .
p^ihciptóMyi^M^ coAvèneìjaò di règoljttó^
réséctfeiórfé attipertafa'stèsèà dette deliberiarf^ dè'irienipd- •
ÌV^Qov^rhó àf 'S.* M. acèonseiili iafl'aècéttàf e queste com-
binaziòbe. Rimàheyà sempre s^détei;ia(iihai'è'^e, là
di cose, fos^é nécèàsarib che là Sàirdègna stessa soscrlvesse'
prèviamente al priùcìpib del d|sarmamentò generale. Non sem-
brava che uiià ^mil^c^hdfeiprié potesse essere inipòsta al 60- '
verno sardo ', se pra ' laàciàto ' estratìeo alfe' dèììbérazioiii dd'
Congresso.; ma questa medesima considerazióne oÉfriva efe^*
menti d'una nuòva combihà!zioi^e, ' la quale, interamente con-
forme ai principi! dèiréquità, non' sembrava dover sollevare
objezioni. Il Governo 'deir imperatore dichiarava al Govenió
inglese d'esser disì)ost()' ad indurre il Gabinetto di Torino a
dare egli puf e il suo assebso af dlsàirmaitìiento generale, sem-
preche tutti gli Stati itaìiariì fossero Invitati a far parte del
Congres^Q. ' ' ' '
Voi già sapete, 0 signori, che, mòtìitìcantìó <}uesto sugge-
rimento iii mòdo dà conciliare tutte le suscettibilità, il Go-
verno dì S. M. brit,anhlca ha presentato un' ulthna proposi-
zione, fondata sili, principio dòl dìsàrmamènto jgfeneraìe simul-
taneo ed immediato. L'ÌBséctìz^on'e' doveva essere regolata da
una Commissione, nella quale ìt Piemonte sarebbe stato ìrap-
presentato, I plehipotenziarj si safrebbérO radunati subito chfe
quella Commissione fòsse Stata anch'essa radunata, e gli Stati
italiani sarebbero stati iiivitati dal Congresso à sedere coi rap^
presentanti dello cfnquéf granfdi Poténié, tiel modo stesso cHtì
aiCòngi^esso'dfLub'^^^^^^ '''- ' ' -' ';'' i^»
'il iGo^•er^o dell^mperatòré volle màniifestar di nuòvo' le- iuié
disposizioni concftiantì [ aderendo ' à( * ^w^ista' prot)bsteiéne • ' 'tó
1^-
qij^ f^,puce|,isu)cetlat» iadiUtf^i^pfp^ dalle Corti. ^|li Prussia
e. di jElus^, ed, alla .qufle, an^he il po^v^rnpiiè^on^^^^ si è
diqliìar^ propfp, a ;OwiXor?i5(rsì- . \ ;
Sfti^ofij.cfre» npl wp^Wite «tesso, i^ ci^i, H,Goyejrqp deirim-^
pflratow,cre4?v^ pptef;.i^ufri,re la spei:^p di ? uj^ deflniliyo'
ac(H>r40) abl^is^Qìo. ^a^u^to cÌm la CortQ d'Austria JCiQq^y^ .d'ao.
eeHare la prqpQ$izÌQn(^ d^l G.Qy6irnQ ,di S^.. J(*. t^ntaiivica,. ed
indirizzava una intimazione diretta al Governo Sardo. ìntantq.
che da una ^art^, il Gabinetto di Vjennj^ p^^n^iste a non cQn- '
satire l^n^Qpissio^Q. deig^i S^t'^ italiani ài Con^re^^ di cui
egli pep^ tal mo^o. rende inipo^sibi^ la riunione, dall'altra do-
rala, ^ al Piemonte d'indvirsi a porre la $ua. armata. sul piede
dijpafce ed a^ congedare i vplo^^^Ji[; doé, a concedere sùbi-
tfi^ente. ed. iaplditaixisnte all'Austria ciò. eh' egli ha ^^ia accor-
da,^ all9, potenze, spttQ, 1^. sql^ riserva d'incendersi con loro.
Io npn^ ho, bi^gno, di far risaltar^ il carattere di questo
a^o, nè^ d'ipsislerQ più a Icfngo péi:^ porrp in evidenza i sen-
tio^enti di ; moderazione , di cui il Governo dell! imperatore
non (ha, a| contrario, pescato di mostrarsi animato: se gii
sjpr^ir^er^ dell^ quattro Potenze per tutelar'e la pace hanno
ipicpntr^lp o^^Qoli, la n9tstra. condotta, aliamèn|è l'attest^, quésti
ostacoli non sono venuti dalla Francia. Finalmente, ò signori,'
§€il?^,gufjrradpve uscire dalle esposte complicazioni, il Governo
df S. M. sivra il fermpi cpnvincimento d'aver fatto tutto ciò
cheja ^uqi digni^.gli permetteva per preyenir^. questa estre-
mità:, e non sar^. sopra. di lui che si (M)lrà farne ricadere la
resppps?ibilità-.Le proteste, cli^ii Governi della Gran Bretagna,
d^Hft Russia, e della Prussia hj^nno indirizajato alla 'Corte d*Au-
&tri0, atjtestanp che^ a tale, r^uardp, ci 31 rendè intera giustizia.
Ali?' presenza di questo stato di cose , sé la Sardegna è
OM^f^ciata, se^ cpme tutto fa presumere, il suo territorio è
invaso, )ia Francia non può esitare ?l rispondere all' appello
dì una nazione alleata, alla quale pi ùqiVgoqo iiiiisressi cp-
moni e sifnpatie tradizionali^ rìngiqvanit^ da una recente fra-
tellanza d'armi, e dall'unione i^pntratta fra lo due Caso 're*
guanti.
199
Così, 0 signori, il Governo dell' imperatore, forte della co-
stante moderazione e dello spirito di conciliazione, di cui mai
non cessò d'inspirarsi^ aspetta con calma il corso degli avve-
nimenti, avendo la fidacia^ che la sua condotta, neUe diverse
peripezie che sonosi avvicendate, incontrerà r assenso una-
nime della Francia e dell'Europa.
Wj^LEWSKI.
IVOTJL colla quelle il ear4inale ALuAouelli uoti-
fieò ai membri del C3orpo diplomatico^ la ueu-
fralità poutificia.
Roma, 3 maggio 1859.
Le speranze che si nutrivano pel mantenimento della pace
in Europa sono svanite. Secondo quanto hanno dichiarato 1
giornali ufficiali, ed i preparativi di guerra di due grandi na-
zioni, sembra che le ostilità cominceranno presto. Un tale
stato di. cose. preoccupa vivamente il cuore del Santo Padre,
il quale, rivestito del carattere sublime di Padre commune
di tiitti^^ i fedeli, e nella sua. qualità di Vicario di Colui che è
l'autore della pace, come pure per il dovere dell' apostolico
suo ministero, nulla desidera, nulla domanda a Dio nelle ar-
denti sue preghiere, che di veder regnare sulla terra un
bene si caro e si prezioso qual' è quello della pace.
Tuttavìa, nell'amara tristez^ che riempie il suo cuore,
S. S. ama affidarsi al buon volere delle Potenze per arre-
stare 0 almeno diminuire i gravi danni che minacciano l'Eu-
ropa, se è impossibile scongiurarli. Qualunque seguito aver
possano gli avvenimenti, S. S. dimanda a ragione che, nel
caso di una guerra, si rispetti in tutti i rapporti la neutra-
lità che il Governo pontificio deve conservare a causa dello
speciale suo carattere^ neulrs^lità da cui egli non potrebbe mai
allontanarsi, come lo ha dichiarato in altre circostanze, e Io
dichiara an<$he oggi, per giuste ragioni. Adunque S^ S. spera
che, in questa guerra, si rispetterà la sua neutralità e sial-
Àvehivio eie; 17
|30
iontanerà àm dominj detta Chiesa ogoi ooIUsione che potesse
Tolgere a danno degli Stati b diei sudditi della S. Sede.
Qaantunqne ii S. P^re abbia piena fiducia tielle jra^iraì
sopra espresse, tuttavia, trattando una si importaiKte qufidmie,
ha creduto dover dare al sottoscritto cardìmie segretarip di
Stato il mandato speciale d'indirizzare a V. E. la presente
Nota, colla preghiera di comraunicarla al vostro Sovrano e
di fargli comprendere la di lui convenienza di lasciare il
suo carattere nazionale; neutralità che il diritto publico ri-
conosce, 6 che le Poterne haimo mai Mmpro ammesso in
simtti circostanze.
PROGEiAllIA
deirimperatore Napoleone al popolo franèese.
Pvfgi, 3 maggio i8«u
Francesi! e L'Austria, facendo entrare il suo esercito sai
territorio del fte di Sardegna, nostro allea)to, ci didiiaia la
guerra. Essa viola cosi i trattati, la giustma, e minaccia i
nostri confinì. Tutte le grandi Polemre hanno protestato om-
tro questa aggressione. Il l^emonte avendo accettato le oath
dizioni €he dovevano assicurar la pace, si domanda il per-
chè di questa subitanea invasione: gli è che TAusta-ìa ha
condotto le cose a tale estremo, che bisogna ch'essa domini
sino alle Alpi, o die Fltalia sia lit^era smo all'Adriatico, per-
chè in questo paese, ogni angolo di terra liinasto indipen-
dente è un pericolo per il suo potere.
Sinora la modersu^ione fu la regola della mìa condotta;
ora l'energia diviene il mio primo dovere.
€he là Francia si armi « dica rfeoiutamente all'Europa :
lo non voglio conquiste, ma intendo mantenere fi«na ddw-
lezfca la mia politica nazionale e tradizionale; io osservo i
trattati a condizione che non si Tioleranao conlro éi me;
io rispetto il territorio ed i diritti delle potenze neutre, ma
i3f
dichiaro àltaniaile te mie simpatìe per un popola, la òi eui
storia si confonde cotta nostra, e che geme sotlo^ Toppre^-
ftione straniera.
La Francia ha mostrato il suo*. odio all'anarehia. Essa: ha
voluto darmi un potere sJodbastanù forte per ridurre all'im*
potenza i fautori di disordini e gli uomini meofreggìhiii de-
gli antìdii partiti, che vedonsi incessantemente patteggiare
coi nostri nemici; ma ciò non pertanto essa non ha abdicato
la sua parte incivilìtrice. 1 suoi alleati naturali sono sempre
stati ^elli die vogliono il miglioramento deiruman[tà; e
quando essa snuda la spada, non i^ già per dominare, ma
per fiberare.
Adunque Jp scopo di questa guerra è di render l'Italia
a se stessa e non di farle cangiar j^adrone; e noi avremo
ai nostri confini un popolo amico che ci dovrà la sua indi-
Noi non^ andiamo in Italia per fomentare if disordine, ne
per iscùotere.il potere del Santo Padre, che noi abbiamo ripo-
sto sul suo tròno^ ma a sottrarlo alla pressione straniera
che si aggrava; su tutta la Penisola^ e contribuire a fondarvi
l'ordine sugl'interessi legittimi sodisfatti.
Noi flnàlniMkto andiasno su quella elas^ca terra, ilhistrata
da tante vittorie, a ritrovar le orme da' nostri padri: fecèfa
Iddio che noi siamo degni di loro t
Io andrò quanto prima a pormi alla testa dell'esercito. La-
ccio ia Francia l'imperatrice e mio figlio. Secondata dall' ^e-
spenenza e dai Itimi deirttttimo fratello ddl' imperatore, es^a
saprà mostrarsi alPaltezza della stia missione.
Io li affido al valore dett'armata che resta in Francia per
vegliare sui nostri 'confini, come pex proteggere il domestico
focolare; io li affido al patriotismo della guardia nazionale;
io finalmeote U affido a tatto iq^teto il popdlOy ohe li eireon-
derà» di quelfamofe e di quella devozione di coi ogni giorno
io ricevo tante prove.
132
Cofs^ìo, adunque, ed unione! Il nostro paese è per mo-
strare di nuovo al mondo ch'esso non ha d^enerato. La
Provvidenza benedirà i nostri sforzi, santa essendo agli occhi
di Dio la causa che è fondata sulla giustizia, sull'umanità,
sull'amore della patria e dell'indipendenza.
Dal palano delle TuHIerie» H dello.
NAPOLEONE.
Avendo il lettore soli' occhio in questo Archivio^ ambedue i proclami dd-
l'imperator d'Austria e dell'imperatore dei France^y crediamo pregio
dell'opera il riprodurre qui il bellissimo confronto che di essi faceva
il Courrier de Paris:
I DUE PROGLAHL
L'imperatore dei francesi e l'imperatore d'Austria hanno parlato.
I loro manifesti) sparsi pei mondo, attendono U gmiitio de' con-
temporanei e quello della posterità.
Osservando i due dettati, tanto dissimiglìanti pel fondo e per la
forma, le nazioni attente cercano di scrutar T animo dei due Monarchi
attraverso le profondila e i misteri di questo grande e solenne lin-
guaggio.
Ma più del segreto pensiero dei due monarchi, più dei loro de-
sideri 6 del loro scopo^ anelano i popoli a .conoscere il sentimento
morale che spinge entrambi verso i campi di Lombardia per com*
battersi. L'istinto delle moltitudini domina qui la scienza degli uo-
mini incanutiti negli affari. Questo istinto le avverte che iloro de-
sini stanno per dipendere più o meno dai sensi morali, onde sono
Ispirati que'due discorsi. Ah! guai alle nazioni! se^ da una parte e
dall'altra, l'unica causa di questa guerra è l'interno scatenamento
delle regali passioni, se queste parole sono dettate solo dall'orgo-
glio e dall'ambizione I Ma, se dall'uno o dall'altro lato appare il sacro
segno del buon diritto e del buon volere, salutiamo questa promessa
di pace, come un'aurora benefi<;a che s'alza attraverso i satiguigni va-
pori dei campi di battaglia. Da qualunque lato si tnovi questo segno
distintivo, diciamo a chi lo porta: tCon questo segna vincerai? » .
Dio non è soltanto colle numerose schiere. Egli ò anzi. tutto con
chi combatte per la giustizia e per la libertà delle nazioni.
II. *
Il prima dei due Sovrani a sollevare la voce fa l'imperatore d^Au-
strla. • •
Egli ha parlato il primo, com'egli aveva il primo preso le armi e
cercato l'occasione di guerra. »
Il suo discorso è improntato di non so cpx^ì cupa e implacabile
maestà, che rammenta l'età del ferro dell'Europa. Ascoltando cfuesta
parola, che sembra uscire dalle viscet^e de) mediò evo^ lènazioni, sòr-
prese, attristate, si domandano sé assistono a quiailfahe ftmesta evo-
cazione del passato. Forse che il mon<]o non abbia progredito? Nòti
sarebbero che vani sacrifici le sacre immolazioni dei <ìampf di bat-
taglia della rivoluzione e dell'impero? Dusque questo sangue vek*-
sato per il patriotismo e per l'amore della libertà non avrebbe tro«
vato grazia innanzi a Dio? il suo fumo sarebbe ascéso verso il cielo
come l'incenso di un altare impuro? Non saremmo noi che una ttirba
di ombre umane curvate sotto il flagello del destino e in traccia di
chimere?
Tale è pertanto l'impressione di questo' di^orsb ehe fadòrrugar
la fronte, che serra il cuore al cittadino che legge quei caratteri
faUli.
< A' miei popoli.... i esso dice. E da questa prima parerla si do*
Olanda qual'è il monai^ca che in tal guisa può tenere pifrgbéttri in
una sola mano. Un Sovrano veramente legittimo, un Sovtiano quale
ce lo definisce il principio modèrno delle sovranità, ha dunque più
popoli? Un padre di famiglia ha dunque più famiglie?
A quali popoli si volge l'imperator d' Austria? Di qtialì popoli
vuol parlare, quando esclama: e Io son ceno del loro consenéo ! V
Forse del popolo di Polonia sgozzato a Cracovia, e le cùi^ mise-
rie hanno fatto pi^Aigere tutto ir mondo? • '
Forse del popolo d'Ungheria, vinto, tradito sulle pianure del Ti-
bisco, e fucilato, esigliato, impiccato dopo la vittoria? J' ' '
Forse del popolo rumepo, spezzato nella sua unità, torteemato
dalle occupazioni militari e dai capitani di circolo, divisò, se nota nel
Banato e nella Transilvania, almeno nella BucoviDa da^suoi ft^telli
di Valacchia, di Moldavia e cK Bessarabia'? '
Forse -dei popoli slavi pei quali il tricolore stendardo è^ già ' ap^
parso qual stella d'indipendenza? -
Forse del popolo scinàvone', o dalmata,, o croato?
Forse della Boemia? ' "
Forse ntìtiuàiù del popolo italiano del Lombardo^Vehetò?
131
Ahi quest'ultimo dimostra io modo strano il consenso onde paria
r imperatore d' Austria I Se Daniele Manin, come il funereo spettro
di Banco^ potesse uscire dalla sua tomba, lo si vedrebbe andar driito
all'imperatore nazionicida, e, sollevando il sudario, mostrerebbe,, per
soU risposta al discorso imperiale, il suo petto sozzo di tutte le
piaghe d'Italia!
É forse al vero po{iok) tedesco che s'indirizza l'imperatore d'Au-
stria?
Ohim^l quante voUe il vero cittadiM tedesco, il tedesco pensa-
lore, filosofo^ umanitario e patriota in pari tempo, quante volte il
cittacHne^ tedesco dei gruadocato d'Austria ooft ebbe a gemere per
sifiatto mìàcugtio. di popoli, in cui si diluisce il sangue germanico,
si specde la. nazionalità g)0rmai»ica, come s'indjBbolisce un forte li-
Viore in una abbondante so|nzioiie«
. L'inq^eralore d'Austria nell'atto di lanciare un nuovo dardo in que-
sta madire dei sette dolori eb^ ehi^maii Halia, salle;va, die' egli, i
$aoi sguardi vevso Dio.
Ma dunque egli crede cieco Iddio!
Egli tracuAda la sua rìaolnzione alla pi;>sterilà.^S;gU donane non
crede alla steriat
Egli la offre al giudizio dei contemporanei; dunque egli ignora
esservi una coadenaa pabltea!
EgU rammeata le sm vittorie del 1846. Dwqud noa si ricorda
che s'egli vìBs« nel i849^ fu perebi^ la seconda repub)ica francese
mancò al più saero de' suoi dovari; ma IL sepoqd^ impara dovi mani-
cherà al suo.
Egli dice di nofi assalii appropriato un sol palifto di terremo. Ma
l'avida sua mano poteva forse coatenerne dawaatMIgio ?
Egli non hadoMMlato veruna guarentìigìfa ! Sewa dubio, la Fran-
cia trovavasi ji Roma e l'Eurapa iatiera era aami di cs^aaOciw.
« Sapendo bene* die' egli « cid oh' io deve alla paoe*.^ « E cb^din*
que ha ricusato il Gongresao? Chi non .si è accontentato del disar
mameatof
< La mediaiùane è fallita... » Ma per cbi è falUAa^ se non per Piti
tmaiwn alla Sardegna?
Egli vanta la sua generositi. E la terra è lubrica dei cada/ver
eh' egli ha atase su questo auo)0 ;, e la Franpia,, l' InghiUefrra, la Tur
chia, l'Europa intiera è popolata de'auoi esJigliatìs e la leggenda au-
striaca corre il mMdo eome un lugubre racconto imagniato dalla
fantasia di qualche poeta, come sarebbe Jouif^ o Birgar.
Le cure del potere, di cui parla l'Imperatore d'Austria d#«ano
iofaUi pesare assai giaveskente soMa sua testa, poidbi al pondo ddla
corona bisogna aggiungere «inetti degli allori rosai àtì sangue dei
pofieli, i quatta come pampini^ caricano te leiia di queeto Bacoo te-
desco che vorebbè conquistare U mondo !•.... Giovia» coroaMo, non
parlale della irostna spadb: la vomirà spada è «ntBCvre, Nen parlate
delPooore dei popoli che gemono sotto il rostro soetliroc qiiiasta Or
nere sotto il mostre gorerno cagionò hiro pone troppo crudiaiL» por
invocare simili rimembranze. Non parlate della fedeltà A questi pe*-.
poli, altrimenti ci ricorderemmo che nel iSHiy simili a SuDsooe in
procinto di scuoiare le CDlonne éal teolpio^ qneati popoU hanno fai«<
tarto^i^eppeìlrsi «on toì sotto le mine iilril' impero auslriaco, .pre^
ferente la morte d vostro dominio. BammentateTi di tutti cpieslt.
valorosi cui trjiél la fortuna e le cui oaibre inalale precedooo gift
le nostre aquile e volano * contro le vostre schiere!
I vostri popoli, Sire! . . . Ma essi ci allendooo come UbeMarL Ti
sono tre posti al desco di famiglia per ognijseèdatofranieeaetthe ve-
nisse a piiantane l>e sttodar-do tricolore in FiolQiria« in Ungteriavifi
Boemia, pre$9o< gli Sìm «necidionait. •Che oarà duaqne ia haliaf
In VBdtà, ti 401)0 circostante oeHe spiali il iiadare d/iOiMNre, di
giustizia, di diritti «quisiti è la peggiore delle oitpietfc. Beve iq[)per*
tair sciagura «1 farsi giuoco di tali sittpaUe alla vigilia di ttoa bait«
taglia.
Nemico fatale, nemico tradtsiomle detta gaustiàa di Dia, oemioo
della »azie«alità e della «oMle patria germanica, cbe ai varretd>e ira*'
scinarein questa settima bolgia dell' >inferno« ^*mm poilitica .iBpa.?en*
tevole, non invocate né i troni, nò le capanne II re e i popoli hanno
in orrore la caparbietà che rapisce loro le dolcezze della pace : dop-
pio sacrilegio, se invocate Dio e la Patria. L'Austria — nemica di '
tétte le patrie, tienica del genere umaDo« oemìi)a di Dio medeeimo,
in cui risiede ^gni giustìria ^-^ linvòoanéo Die eia Patrìn« imita Li-
berio che iiialsava tempii otta -dkrioità che proEaoava*
IH.
Che dice, al cootrario, Flmperàiore dei {roncesi"?
Qoal è il Wo di'ie^i invoca? .
Su qual principio si fonda la baco del euo oojitegao f
$0X0 primo pensiero è di rammeotare la Ifade antica e «vooeraàda
nel riipeflo dei (ralteti;, e di attesiane la sua «oderauàone oaB nnlhi
pud scsolere ; di pro^oetare essere suo volo dì veder ristabétito Tor-
136 •
dihe in Europa; di assicarare i uèntrì e tutti gli interessi legittiou
cui potesse allarmare una guerra troppo lunga.
Egli>acceftoa in pari tempo alla religooe assodata per. opera sua,
al progresso umano, a cui crede, all'amore di patria che lo anima
e rinfiamma, airindipendenza dei popoli per la quale è pronto a sacri-
ficare giorni pieni di splendore, di potenza e di domestica felicità,
alle gloriose rimembranze de' nostri avi. altre volte vincitori sui
campi d'Italia.
(Egli non vuole conquiste. Afa, poiché bisogna o subire la domi-
nazione austriaca fino alle gole delle Alpi, o respingerla dietro Ta*
driatico, egli entrerà in campo colla sua fede e col suo coraggio, e
combatterà' fino a morie, se bisogna, per salvare l'avvenire della Fran*
eia e porre fra noi e l'ambiaione dell'Austria un'Italia libera, come
già abbiamo una libera Confederazione elvetica.
Ammiraft^ile discorsoi Vero discorso d'un Sovrano, d'un soldato,
d'un cittadino, d'un padre di famiglia che, prima di allontanarsi, dice
al popolo : e Siate uniti, siate eòraggiosi, fidate nella divioa Prov-
videnza! t « ehe,'^per sola raccomandazione, prima di recarsi in lon*»
tane regioni a difendere l'onore della Francia, prima di esporsi ai
perìcoli e al dolori della guerra, dice al s«o popoto colla sempli-
cità nobile e toccante di un Germanico e di un Trajano: ciò vi la-
scio, 0 amici, la mia consorte e il mìo figlio; amateli, proteggeteli,
per amor mio, per il prezzo della causa che difendo. Per compenso
della mia devozione alla causa della giustizia, a quella della gloria
della nostra patria commùne, non vi domando che fiducia e fedeltà. »
• IV.
Quanto a noi, dopo la lettufra di questi due manifesti, se nella so-
litùdine della nosti^a veglia e della nostra meditazione, ci fosse datp
di elevarci al disopra dello stesso sentimento nazionale» se giudi-
cassimo da filosofi e da storici, piuttosto che da publicisti, questi
due manifesti di guerra, il nostro giudizio sarebbe breve e netta-
mente formolato.
L'imperatore d'Austria parla da despota biblico.
L'imperatore dei francesi parla da Sovrano nominato dal suffra-
gio universale, da Capitano inalzato sugli scudi.
Leggendo le sue parole, ciascìmo, come noi, dirà eternamente:
Io l'amo questo imperatore dal cuore di uomo, che d'un tratto rea<
lizza, i più generosi sogni cTella nostra bella gioventù, che raggiunge
l'ideale di gloria e di grandezza politica e morale, a cui sospi-
137
fiMtto^ 4é Mb saggeMi MI* pr<toiiiiia tiostt^ età 'MtUira ntaUa losoii
a tesatilo, AuUb di che peMìrsi.
Iddio sia duDqae con Lui. L' accompagniDO, lo rallegriap b lo (orr,
tjQcti^ino ivoti degli, nomini liberi. »
Earmà, 3' niAggtó ié&ft.
La <W<tJf)à, Ifèhele a'suOi giùrómiàtili, Chiede è viiolc che scom-
paia ogni insegna rivolQZlónarìa è che sia alllstante rtcouo-
sciutcK U' BPvefiìd ii 8. . A. fi; la diìchesstf raggwte^l figlio
Roberto I. .
Non consegaendo entro il termine di un'dQti una risposta
confarmi a questo desiderio della troppa, ed un es^tfirnefito
immediato^ la irajiyf^ prenderà d^^izìani efficaci per eoa^
seguirlq- • * •
.pietra ^questa MtinuiziQìie, la Qiuntfn prowisoria $iè imme-
4iàta7riente (Uscioltd, ' . . " ,
ii • ;. i •..!.• • . .( " • ì . • ..'il ;• • .- ' ....... 1
Mol^ÌÌ^Ì€iUE]H»IiE della Commimione i^òwernatiwa di
PwmaL /
Parma, 3 maggio 1859.
i ^ttOBcrinV &be nella seira dej di i Maggio corrente, ce-
dendo alla forza , prevalente, dovettero cessare dagl' incarichi
dì Commissione ^i governo, loro affidati da S. A. R.J'auga-
sta Reggente contatto dì quello stesso giorno;
Informati ora come, per intimazione delle reali truppe prò-
ià^isnilk^^tétk&w^ìM la iMnnta
provvisori! ch'orasi eretta abbia rinunciat5 ad ogni esercizio
di potere;
E (JhiàttiaiU dalle pr^éssatttf isfari^é delle àùtotltà* costituite.
Archivio f $U. 18
138
(iaU» deliberazione unaDime del municipio, da gran numero
di, altri notabili delia città, e per più, special modo dalle fe-
deli milizie anzidette,
Dichiarano siia b&ona popolazione di Parma, alle truppe
reali ed a tutto lo Stato, ^ho riprendono l'esercizio dei loro
poteri, per usarne alla conservazione della quiete e sicurezza
publica, ed al reggimento del ^paese inaome di S^ A. R; il
duca Boberlo I.
E. Salati. — G. Pallavicino. — A. Lombardinl
PROCIiiMIA BEL PODESTÀ' DI PABMA.
Parma, 3 maggio i8S9.
Cònciltadiml
La Commissione di governo ali) quale Sua Altezza Reale
la duchessa reggente, lièU'assentarsi da questi Stati, aveva,
con atto del primo maggio "1859, lasciati i suoi proprj potm,
laderisce all'invito fatto anche dal municipio, col riassumere
oggi le funzioni inerenti a quel n\andato, dappoiché sono ora
cessate le cause che la costrìnsero a rassegnarle.
Concittadini, diasi opera a conservare quella quiete perfetta
su cui soltanto si regge la sicurezza delle persóne e delle
cose. Gli è unicamente. dai grandi eventi i jjuali svolgonsi
altrove, che debbono farsi dipendere le sorti del nostrg pase.
D, Soràgna.
3 maggio 1859. — 180 amtriacU varcatala Séria^sostano per alcune ore
a ViUantkQva di Oasq^e; indi si ritraggom amoTA aUa mni$tra
del fiume.
— Passaggio del Po inutilmente tentato dagli austriaci a Frassinetto.
Il eombattiniento durò dalle 8 ant. aHe 8 pam:
illIri<Mi/ a #
. Trieste, 3 maggio 1859.
Siji.a Maestà r augusto nostro imperatore e Signore /essèn-
139
dosi degnato di affidarmi la difesa di questo territorio contro
eventuali tentativi del pemico, sono arrivato fra voi per assu-
mere tale missione con* tanto maggior impegno, in quanto che
si tratta di un paese carissimi) al cuore Sovrano, e cosi im-
portante pei* l'interesse di tutta la monarchia; al quale d'al-
tronde mi legano le più gradite rimembranze.
lo mi lusingo che continuerete a dafrmi prove di quella/
inalterabile devozione airaugustissima Casa imperiale, nonché
di quella personale fidu(aa,:cho accompagnarono per var| annr
le gravi cure della mia amministrazione, mentre, nell'esercizio
delle attuali mie mansioni, procurerò di combinare possibil-
mente le esigenze del momento coi vostri interèssi e colle
vòstre abittìlini , e di iwreseryare ognora la sicurezza delle
vostre persone e delle vostre sostanze.
. Francesco GontS di Wimpfpe». •
ì. R. generale d'artiglieria j comandante della T .• amiatec,
^ mCHIARÀZIOliB.
< Pàma, 4 maggie ^859. '
La Commissione di governo creata da S. A. R. la du-
chessa reggente.
Dichiara nulli e come non avvenuti, gli atti della Giunta
provvisoria di governo , costituitasi di proprio.moto la sera
del 4;^ maggio corrente, e dìscìoltasi poi alle* óre' ^ della
mattina del gfdrno 3 stèsso mese. * *^"\ * ' . ^
E. Salati. — G. Pallavicino. — A! Xombardini.
4 maggio 1659. — Ricomincia il combattiménto a Fràssinetto e dura.
tutto il giorno, cùn motto danno de0 austrmi. ^ 4000 au-
striaci a Casteìnuovo Scritta. — Un corpo di trt^ppe austriache
fa saltar in atia coUe mine il ponte delta ferrovia di Valènza.
' V PROCIiAMA dèlia ì*cgpÉ;«ìnié Al RiU^iba;'
• . » Parqisl; 5 maggio 1859. .'
I disordini del dì primo; sebbene avvenuti contro la vo^
I«9
tonta delVimm«n» Duoif^ro dì oiitadini MeVk te mi ottime
ìQtenzioDi p«rò difficUr^^nt^ si eaprindono fwfì d«UQ privai
loKO p^TQti. non gi(ii$tiflcarono'ebQ troppo la mie previdana»
no^rne a tutela della sicurezza (togli amati miei figli
Ma i aeotimeQti 4i fedeltà nnoifestatìai oolite iUi. Urapp^
rimovendo tosto V t^ntorilà iUegittlma cha ^ etn, iqtrusa« ri^
chiamando al potere ia nnia cowaùs^ìone dì govenip cìol .suf-
fragio unanime ^elle autorità eostMiUlte, òiA munÌPipia e degib
altri j^iù notabili d«l pae^a^ ed esprimendo ardeotamentei un
Yote pel mio ritomo;, io m iom tostamente rioeodotta ìr^
meszo di voi per ripreBdere Fesercisio della r^gesaa.
E qui mi fermo coraggiosa e Sdente nella lealtà AfUe
truppe e della popolazione, in queir attitudine, (ti aspettativa
che è per noi di assoluta necessità. Poiché, menire mi ò
permessa dal vero spirito dei trattati, debti' essere la miglior
salvaguardia del paese, non potendo l'alta giustizia e civiltà
delle Potenze belligeranti offendere chi non offende e compie
intanto il proprio dovere, mantenendo Y ordine sino iRjuelle ri-
soluzioni con cui la sapiensa deU^Eur^pa sapra ricondurre
e stabilire in modo permanènte la pace.
Dalla Refle nostra resi^fpza, ti (Htto. .
Luisa Reggente.
NOTAI presei|ita|tii diarMavlnto fr^uetw^ iM €#pis%li<^
federale svissero, e parteelpii^ ^91^11^ «i faviei^ni
dei singoli Cantoni.
' ' ' D6rna« 5 mAggio 1839.
Sua Maestà rimperatqre dei francesi si è tfQyato nejla
necessità di eongiangere le armi Jrancesiv 4;on quelle di
S. Mv il re di S^^rde^a, suo alleato, affine di Respingere V as-
salto che venne diretto contro il territorio sardo dal governo
di S. M. l'imperatore d^ Austria. S. M. ha impartito gli or-
dini perchè nei oorso di ({oesta goarr^ \ m l\ff^i^eg\i de-
sidera ardentementiQ di restringere, i comands^ti della sua
forza coipt)attent€i di terra e di i^ara» ri^eKIno ^ettaweiite
141 .
i diritti dei teirMoiji d«Ua.«aYìgaKioni& edèlcop)merc|o delle
Poten^^e cbe riE»aiìgo»o n^ntroti. e percbè segnano in' ispe-
cìAJi iQod«JÌe massime atabiUtei ndl|a<'di(ft]ÉrazàoDe 16 apn
ISi^G i(}ol..C(»gi?c»d0 di P&riglv i^pportQ )a queUeePodéiiae che
h^ooo acQedQto nUa^medasinìa; L'ìmperatciré G(mfida che il
gOY^TOf)! fe^rale^ ow giusta reeipn^caBaa^Torrà ppescri?ere
dirige misure par l«<:gpa(i i «qitladìni svizaéri osservinlò, du-
notta la gii^rra* i doveri e gli obligbldi noastieità neutralità.
y.inviaW. francese cogtie rocoasione eec.
9U)«r<i,d^l matmrt fiiiempl ili Pimssim albi Càmera
d|el 4rpp<wli*
BerlUio, 5 ipaggio 4859, .
Signori t
La partecipaaip»e, (atta da^ regio gotemov otto giorni sono,
alla is^reseiitanisa naaioilale ìAtòmo alle reazioni esteffe,
dev9 aveim dppafecbhiati al rapporto, chj^ è nostro dovere
di preaentam oggi; i .
Gièi elte allora non en^dbe ìid ilimdrb^ Il cni^^tttplfiorento
yaò parma gìl.qnaM hnpossibiié ad etitarsi;* dWenné ilap-
poi! un fefttÓ. '• '-V'..' . '. nì-n.-i^i ' ' 'm
ft La gnerna ÒMScop|iiata in iltalìa; due >Poteiisè>, ^efttmmbé
nostre vicine, stanno in campo aperto su) MKiid itdilsiticf;
«¥oi tatti, 0 signori^ ^noseate lai gravità 4etift posieidne
come essai viene en^reasq in quéste' poche^ ptiifèle.i >
lievtTB'ii regio gerer&o- Tede chiosa pd* momento fatti-
vità. mèdtalrlcB, da lui adefmala finora ih. unione aH'lnghit^
terra ed alla Russia, non pub tacere il suo profonda rincre-
scimento sopra un simile risults^.
£$60 per6 deet ringraziare fl paese a i suoi r^rescaotanti
per la' cmifi^ip^'w, «he ^IF aVetè mostìrato per ttìttà la durata
dello sviluppo di questa. crisi. > ^ ^
Se egli è quindi deciso di mantenere fermi i suoi punti
di vista poUtiei, e óì farvi subentrare soltanto quelle modi-
ficazìoni dei mezzi da impiegarsi, che detta la ihutata na-
tura delie circostante^ esso spera che la rappresentanza na-*
zionale^e specialmente quésta eccelsa Camera, gli conser-
verà anche in appresso la confidenza, fin qui dimostratagli:
Se il governo ha avuto sempre in mira di agire, secondo
le pr(q>rie forze, per mantenere la pace, esso dovrà adope-
rare ora tutta la sua attività per ristabilirla, e sarà oggetto
delle sue più zelanti cure, che questo ristabilimento abbia
luogo su basi, che uniscano allQ guarentigie della giustizia
quelle della durata.
Affinchè però la Prj^a si trovi in posiiiione di conse-
guire direttamente- e con ^ energia quésto scopo, *in-tiìézko
agli armamenti generali, non potrà a meno* dì prendere iiùa
posizione armata^ ad appoggio della sua azióne.
Riguardata la «cosa da questo punto di vista, il governo
ha esteso l'ordinata: mobilitazione dei. 3 corpi d'annata del
contingente federale prussico agli attrt sei corpi d'armata
dell'esercito. E nello stesso^ senso, e per gl'tddntiei motivi pre-
sentasi oggi a questa eccelsa Camera, proponendo che :gli
sia à^ordato.un credito, di cui abbisogna indispensabilmente,
se la Prussia dee andar fldiiciosa incoMaro alte eventualità,
ed adempiere l'ufficio di vegliare alla sicurezza deirAlemàgiia,;
alla difesa degl'interessi nazionali, ed alla naanutenzione déU
l'equilibrioyeuropeo. . ,
Vw, 0 signori, accordandoci il credito, che oggi vi chie-
diamo, ci porrete in istato dì adempire quest'officio.
I. Idrogetti di legge relativi a quest'oggetto; accom{lagiiati
da una Memoria spiegaUvi^^ vi saranno presentati dai sig. mi-
nistro delle finanze.
S maggio 1809.-^ Da CastOnuaco ScrwU, gK amitriati da^mz^réio
sino a Tortona; aUa sera fecero saltare! colle mmM potate deUa
ferrovia sulla Scrivia ed occuparono Tritio e Pobbietto sulla sinistra
del Po; la notte si ritirarono éa Torfovut. '
143
5 maggio 1889. — VnùfdmeMgioffwM^fi^rJiere generale' d'Ak^
dria loda le truppe piemontesi che combatterono, il ieHia Èros-
gaiétto. ■.'-•.• -^ '. •
6 maggio 1859. — La mattina il generale Cialdini fa una sortita
da Casale^ predando al tiemico.nutiwroso bestiame. Gli austriaci
"' : ' che aveano oceupaito Trinò e PoVbieftto^' siriiirand sopra VercelU'. —
. Nel pomeriggio essi si ritirano pure da Castelnuovo . Scrivia
verso Gerota (alla destra del PoJ. *
— AW inoltrarsi delle 2.* divisióne sardd^ le truppe austriache a Vó-
• ^ . ghera^ Potste Owrùne e Tortona si ' ripiegano^ m fretta^ abban"
^ donando vettovaglie e alcuni ]^gionieri. Rifatto mila Scrivia il
^ poritè^ distrutto dagli austriaci,
T^maggio 1859.'^ Vm notificazione del comando militare austriaco
• . dickktra m i$tail;o d'cisedio la dClà e fortezza d* Ancona.
— Il Segno lombardo-peneto^ dal mom^Uo ^ cui le truppe aùstriaeke
hanno prèso l'offensiva,, viene, con decreto d'oggi^ dichiarato in
istrettisslmo stato 4i guerra.
— Gli austriaci si fortificano a VercelU sMe due rive della Sesia ;
loro avamposti a SanthU.
€ÌtHCOJLA1U^ della presi4€^ii^a dell'I. R. goderne eem-
trale. mapUiliiio.
Trieste, 8 maggio W9.
L'imperiale francese incaricato d'affari in Vienna, prima della
sua partenza, Jia commuQicatp all'I. R. goyemo, che l'impe-
riale govèrno francese, nell'incontro dello scoppio della guerra,
ha stabilito: , . ;
4.^ che i navigli itìercapllli austriaci, i quali attualmente
si trovano in porti francesi, avranno saJvacQpdatM (dessauf^
conàuitsX per rpcarsi liberamente. iji un porto pazionale au-
striaco, oppure in quel porto neutrale, che fossero per sce-
gliefe; . .
a.^'.che que' sudditi austriaci, i quaU lo bramassero, ovvero
yi fossero trattenuti dai proprj affari, potranno continuare a
soggiornare in* Francia, a. condizione che si conformino alle
leggi ed ai regolamenti di polizia colà vigenti,
' Del che si avverte il ceto dei naviganti e dei commercianti,
in seguito al dispaccio 5 maggio corrente, N..2542 H- M.,
dell'eccelso I. R. ministero del commercio, per tranquillante
notizia.
444
ivoTincAZionner
deiri* R* g^overno milUare della Jjonibardia*
I^r supremo ÌDcarico di S. M* l. li. , io assumo il governo
militare nella Lombardia, la qtiale, secondo gli ordini Sovrani,
vi^ne dichiarata in istato di guerra. «
Mentre ciò reco a commune notizia, faodo poft nott^^ che a
me, come Comandante militare nel territorio di (inasto do-
minio, è afi^data, durante la guèrra, la cura per b^ sicur€i«ea
dello Stato^ e pel mantenimento ddk qoietb e dell'ordine,
e die io sono andiie monito dei poteri è delle forze neòes-
sàrie per prevenire ogni disordine e per procurare Tesser-
vaaza delle vigenti l^gi.
Per garantire agli abitanti della Lombardia una efficace
protezione contro eventuali tentativi di perturbazione ddla
tranquillità del paese, i reati qui appresso enunciati sa^anpo
dal giorno di^ qué^'I^òtlhca2:ioiie as^è'gnati aigiudizj di guèrra,^
per la procedura secondo le leggi militari, quand'anche com-
messi dà persone dello stato civile.
•' rcrimlni:' •' • -' '"'• •' ' ■ ' . ' '•'"
l;"" di alto tradimento; !i!.^ di offesa alla Maestà Sovrana,
0 ai membri della Gasa imperiale; 9.'' di sollevazione, ribel-
lione e perturbamento della publica tranquillità; 4.^ di oc-
.cfottàriòrte 0 ifHOStesso illecito di armi & munizioni; 5.^ la Ve-
dtóione 0 diffusione di àtìrltti opwèlàmi rlvoltirfotìàrì; eMI
portar distlùtivi od unifórmi di corpi disciolti od illegalmente
armali; T.** dimostrazioni ecdtaiili ed in iìpedé il cantare
in publico canzoni rivoluzionarie; 8.® opposizione alle guardie
militari con Vie di fatto 6 minacce pericolose', atVèrtendo che
la guardia è an<ihe autoHzkata ad uccidere r aggressore sul
luogo; 9.^ danneggiameWi e impedimenti maliziosi alle fetrade
ferrate od a' telegrafi.
I demti!
4."* di tumultf; ST.^ di partecipazione a società segrete od
assiociazioni proibite, è di arruolamento alle medésime; 3.^ di
149
aeilìzÌQn6ia dii ineiiameDto; 4iP diifrèalLaggot^iQui contro^sei^
dati fuori di servizio. . * - \ .r
•.l^ ftmteavvenzionrM'... -^i . ... ^.^ ;i'i •• . iiv- .-.-i j .j... »•;:;
.1.^ di dififisione di voci'allartnaatì!)3:^ di ofrfii9e'.a. puUipi
iiiipìegiti, goiardieod :ìD»rvieotii1aelUèse£élti(BdalIorci uffioio;
3.^ àidhtofxó oginstiidloTdìÉan2Ì9oQ;avidsiìdffl^
Instabili '^ìu^ìeìì di' guerra) ttfngùQb ififitiiitèq ìMi''' ' /!
-■- ' a;)iiaMila^!^iool<i^ioglnH^zionals dèlleriprottt
Milano, Como, Pavia, Lodi-Crema è) fioiMJhib. vi f i • mh ...>.
b) in ,M^tQva« col raggio giurisdi^lionale (Jelle provincia
di Mantova, CremoiEa^ Brescia e Bergamo.
Io saprò mantenere, colk'ftrza ocootrente la debita disci-
plina nelle truppe imperiali; ^àoi cpiftkmque tentativo di per-
tarbazione verrai d^ parr rigoiwameiite ^umto/^ (puhm^
\^w i)àT.(e; esso iyjèodedà. J^i^)^^
pieranoA dì/zelòe di pren^ura pel manteoimeiìta dejyi'ordine
^ \(tel^. ptìbUca tratttJTiilIità,, é J^^^ abi-
làuti d-^ni classa, cbe.ageivideranòo.m ^ppbggèramio i conati
dfeHe'''^ttbllche Autorità, dit^tt^a re^i«)^ire\ogiii^ <^^^
' AndÒR MeLÒZÉA ir KELLÈMEfe.'
8 nugolo >iffil9. -^ Trui^im9triaekediì^ttever0O'&Huzzùla. ^ Circa
esegmtamo una ricogniziùne verso Cij/Hènov ,
pSoqki
i *'.. ...jvq'kificazioìwb:. •. -.. v-^,v,,j..
Conoscendosi come da malevoli si spargono giornalmente,
tanto nei luoghi di pobUco convegno ohe o^Ue case pri-
vate,: notizie false adii allarmanti isunei.attqali. condizioni di
gncirr3« par intimorire ad attrarre Deli tempo iste^o. al Iqro
pttrtito i buoni e pacifici sudditi : dì t<iua$ti.>&sten3idomiuii,
B valendosene impedire la c(ȓtinuazione, il: sottoaerittow in
Archivio, $t€. 19
140
vista delle conferitali attrìbu^dni, troiia necessario preoGrivttre:
Articolo unico. » •
Chi sarà scoperto e riconosciuto autore in ispeoie^ ed aBt:;he
spargitore di notizie false ed allarmanti, saraponitò, ài se-
conda dei basi e delle ciròostanze, fiao al massiino della pena
disciplinare stabilita dal yigente r^oIameoLto di poliiiai
Le autorità politiche ddk) Stalo, e la forza piibiioa, sono
incaricate, in ciò che rispettivamente loro riguarda, della ese-
cuzione di tale di^siiidne. ' t/
inearUc^ éOla ^iiHa prtifmttva e r^preièi^a* • ' ' \l*
GaRLO di WlDttRKHEmi^ l
9 iiÌHWi<) 185d/H^ £ r4gi$ commsmrio sardbi c(m\nota d'oggiy ré-
mmdendo ad una domanda , direttagli dal governo ^ovvisofio
di Tùscùhay dichiara: * che il mandato dei governo proikiiórù
non si'MendetM più óltre di quel irete termine che f^geenteeei-
sario afincki U re asmmeese l'esercizio dei poteri strQar4inarj
a lui conferiti; es^e trascorso it termine prefinita al mandato
del governo frovvisorió e giunto queOo m cui; ttiaifereMÌo
nel regio commi^wj^ tutt'i poteri, si dia ÌMogm a quello 4tato
di cose che deve durare ftncM durerà la guerra. •
— Essendo stata riconosciuta ufflciatmente la neutralità dello ÉtaU pin-
tificios V /. A. generale comandale le truppe austriaohe in An-
comi, dichiara cessato col giorno d'oggi lo flato f assedio promul-
gato il 7 corrente.
^ Le truppe austriache sgombrano frettolosamente Livorno, Tronzano,
Santhià^ Cavagtià^ Saluzzi^n abbandonando in abSf^ni luoghi k
vettovaglie requisite. Si ritirampur» da VereeOi^ laseitmiovi perà
una retroguardia.:
DECRETO ehe tionterimeè In i«e|:|^sa all'lHi|ieMir
trlec, dlarwito Tassenza di Mapoleome IH*
Parìgii IO onggio 189di
Volendo dare alla nostra ben amata eposb^ riinrpèratH<3ìd,
dei segtii deiralla oonfldenAà che ponis^mo in lei; e, ati«^ò
che noi intendiamo di ttiedercr a <iape detre^ercito d^ItàUk,
aW)iamo risolato di eonleri^e, oorrie COtìfemmo, cbllé *p«-
^entiv alla nostra ben amata sposa, IMm^ierairice, it titolo di
U7
H^gente, perchè ne' eserciti le fQOzìaiii durante h jiostra
assennai conformemeote alle nostra ìstraùoni e ai nosUi lor*
dini, quali noi li avremo fatti conoscere: neirordine geniale
cM «erviuocbe noli avj^ema stabilito 0 eliersarÀlra8crMto sul
libro di Slato; . : i i i :•
Intwdiamo che sìa dc^ta notizia al ooatro ;zìd.; principe
Qirolpmo, al presideeii» d« grai«ii.wrpi.4elte Steti«i*l»^eH^.
hiìùeì Ctìu4%\\Q pdi»t€f'€ ai ikQdtri mioiatri, dai.4«AthQfdtnii
eideU» dette istruzionii -e di» in i\»bsu» ^caao KiinpiEvalrifiP/
pos^/ scostarsi 4^ loro tenore neViesercizio: dflglii'iM <!'«
Reggente; ^ 1 . ■ .-■ ...«'. ^ ;r.: /. ^
i VogUsmo ohe rwpeifatripeiprwledaiiipf nQatrp.oapue il.<4fl^^
sig|iO:|»«yato » il Concilo idi^mìalsUr. '. : . f
Tuttavìa non è nostra intenzione che l'imperatrice! Bag-''
gente possa autorizzsu^ i^QUa^sua ^toscriziòne la promulga-
zime d'alcun s^natu^-condulto^ aèid'a|0ana 1^!9& dello ^tata,
tranne quelle che sono ptéseiitemehtépefìdeYitìditìanri ài Se-
n^^, ,*.V 9W?9 lejfislativQ à al Cbnsigiìò ^J St?itò; iÌférÌ?tì^oci
in tal riguardo al coitenuto degli ordini . e'^ delle ìstcuzionì
qjtrt^sb^a *Mnzioii»te;-'-^ ♦ » - ••- ^■^-\ «■'-•^^\ ^^- ••' ' • •■
;;:;(^(Ìfcri^hJ$ittQ ilVtìo^^rip r^^r^^W ^i St^ dt i(ar ipoDjmùnica-
zìoM deUìe presene lettero patentr al Sepalo, cba le <arà tra-
scrivere sui suoi registri, e il nostro guardasigiUi, ministrò della
giustizia , di farle publlcaré nel Bollettino delle leggi.
.>n.' .. • V v^.-r. ..,...•.. . ,,, .NAPOLEONK. _.
,41 momeofto kU loitUre pWhasstnifieife U cosimm^ delV^fNrt'
cito .d'Unliiiy' ^tbbnnoQ, icoltoiinibtop 'lettere^ satefrti>4i quealor
giorno, GOftftdatQiilaiMggMHt» aUa. iu»^i»> ditotb jspoa»^) Vin^
peratoiee, e regobilQ^ peti} i46iapo> dell» BUstra'osseBza,^ l'orrl
dine del* servizio con un atto inserito nel libro dello Stato;
e jnmto t ootìBìà del.nostoo zio, prineipei Girobmo Napo-
148
leone, dèi membrì dei Ooiisiglio privato, del Gonsigtio dei
TTìhììiìtH 0 èei presidenti del Senato, dei Corpo iegìsiatito e
del'ConaigHtf di'Blato; '.
Vol^dO' dare arhestro. ino, principe Girolamo^ d^ %egBÌ
dell'alta fiducia che in lui riponiamo, e volendo, mediante il
covcovàQ de*i^oi')ami, della sua esperienza è' della sua de-
vo^iòttéalla nostrà^ersona/^volare alte nostra amata spoto
il òotnpìAnèntoi della' sua itriissiòne, abbiamo risconto e rìsola
viamc^ bhe tltnperdftrioe Reggente prenderà, circa le risolozk^ii
e^i dei)reti'i€ihe le terraBno sottomessi, il parere del prineipe'
nostro zio ; noi gli abbiamo inoltre conferito, come gli coih
feriainé,€oUe presenti, il diritto di presiedere, neirassentsa* del-
l'imperatrice Reggentie; il Consiglio' prrrato e il Consiglio dei
ministri ' •• • '
10 maggio l8Se* -^ L'inup^aùre Nàpùietme patti qnesVtagj^ 'da Ai^
rigi, per lJ^nfi.v^e prfi fi foo^eri^^
— 4rnt7o a Uvotyifl ^i truj^e piemontesi. .
— È dichiqrato lo staio d'assedio in tutto il Litorale ielV Adriatico
ìàhm Phiie ài cMjkedaimàito. «^
— Con Nota di questo giorno il regio comim$SQiritìt «nio, «tmiff
delia iichiaraziotif cqn^uta nella precedente Nota del giorno
9i"«nt?tìa fi governo proi)i>isorio iti Toscana a fargli T' e ffdHva
trèsniisAne dei p(Hef^ nO' siue^ssivé piorm il alfe IO di mat^
JifW, ■;. ^ . , ;.
' V • '.{' . ■;;r-''***^'y^^ r. -, ,•.'«•■' .(/un,.
CIRCOLARE ciella Presldensa dell' I. R. governo
eenteale marltilBio*
Trieste, fi maggio 185».
Giusta ^ notìflcd^ACF'telBgrafltisi' ttetr aMdiasei^tdl'e^ «liflflibo
a Londra, il goverho francese ha dichiarato all'incaricato
d'affari brHa&oìco iti Parigi, che t nsthrìgtl anstil^ei ohe Uo-
valisi in porti inglesi tioh godranno* il favore idei tdrAiihe di
sei settimafie/lttrd icondesse, a tenore della go^ebiativa cìreo-
lare & oorrente, 'nei pMrli framebi ipel viaggio di ritorno isena
pericolo 'di "cattnlràzteiiei '■. • ■•■''■• '--i '-i » .ixi-'r» *' «; '■•. ;
Del ch6:si avverte ìli oeto dei naViganti-e deiernimeròianti,^
449
in' éto2ìbn!8i;^t;,ai^^
stero dal òómròémb ed iu a{>pèn49é/(|e^ pure sopra citata
irovernàtWa -cìrcoiam, pier Idrtf intettìgenza e norma.
^ ■ ... .Oli:-.. •..-. . ...» " ■. M . ; ..,•;• .-. -,> ■■•■,1 .
:. u. -■' :■■•■',■, •• , \
i^eralf» d^jurtirltfvia di 8. M. I..R. Apt.
•<,,•..■'•• À...*.., ,0 i.. •.• ■.,■.•• •..•^'*'>** Fwwgjo'.'tasi».
A^nchè 'tton'alìbiài, in ke^b al ritiro dèlie autorità regie
sarde, à rimanere assoUjtWno^n.^ spsp^Jiéllé aitùà^ cìrco-
8taiu»<e£eQ^Bnati..l'ftiMniiiisti«Màmie pòblica oeUa provincia
della Lomellina, Tiene. insfifaità^M'GlM ^retviBÒrì^ d'In-
tendènza, composta; del"'sigii'orf; ,;?. ■^.',;"" „' '. '^ " ^"'' ' . '' ,' '' ' '''!-J '
« .Óa0»arà,vlPapIov! sijid«W9.,di'iiÌòB^^ Ito^èUi (jav, .Enrico
' e 'Ntegronf^io;' ftrttìi 'di'''Vi|ÈJeVano ; \tìjtt8i sàvV.^^Lói'enttJ, Mar-
chettf avT. Giovanni e Pavesi cav. Pietro, dì Mortara.
Restano a£Bdate alla mederà, pel territorio componente
la prdVincia di Lomellina, tutte le attribuzioni in materia am-
ministrativa, che<«fM9>ìfiioiK«iid«tfMaiÌBnte provinciale,
con facoU^iaitlii 4tt:«<iii8liirfiA mndate^fMiljasecwione, in
caso .4'Qf;ge(^zi^, q;a^, provvedimenti che si rendessero neces-
sai} pù bisc^ni straordinarj della provincia o pel servizio
delle II. RR. troppe ivi stanziate. '>l.x
J(n,iflat^:4K,|>o|i^a4a.9ip^^t^diBfp^4jBl|I,:n^^^^^
V»ÌU»3^ ,<lUÌttK^; ,.; r '■.'.,,, ,: .„'i";.ni; r '• .:.::;■(.,■'! .i
. |[f'j9i^n»|riU?iW^.4^a 8ÌP^ ad 1»W r/»n
gpl^(^^,idii^pyWf^ta.d.^^ {jnbnitàgHft^ziariti,!»
base delle vigoiti l^gi. . ,,; ,. ,; ;, , j!
,.jj^.fiipBt^,rfirój{YÌ8pfi«i <^¥r?i, !(H»ti^^lir4 .^ lenfrafieiin.at-
^' «JWW»*» ft^rj^iiM ««»»«.. ywà..di^Pfl¥j»xil(9^Jarsg<H
. N,b./n;.iìl -.. •>(■!• >!!> '4li"tf;i> :•■ ...■A.-nii in ^j e ■<■:■ . ■.\: ■ ■..ì)m.'I
480
m(te Jh^tfi smi, poteri nfiUa pm^sctm 4el $pfm^m ^rfo Afion-
compagni^ già ìUfrninato regio commissariò straorUhario durante
ìa guerra.-^ Con mamfesfo ielle Ètésso giorno^, Ufovérno prw*
visoria €fmuncia oUd Tù^cam la eese%;fUm0^ dri i^^^pfUeri e il
loro trasferimento neUa persona del regio commissario , i7 quale^
con altro manifesto^ pure m data d'oggi^ dichiara di assumere
il governo detta Toscana.
IL maggia I8t(9. ^,r&r£9Jm> Amtrmt9»^
tradeUaJ. , . ^,. . . .. . . .-j^ - c^*,.,
— Molte truppe austriache si concentrno tra Mórtara, Tàìesiro'e *ffolh
Ha; ritirano { due ponti che avevano gittato sutta Sesia presso
P^tfif. -r QuartìfiT gfinfiTfOB fiu^riaco ,fi Mfurtflrq. , , /
— Circa 600 austriaci occupano alla sef'a Rivergaro lungo la treb-
' iM, salta ina da iHaeèfizà a Bobì^^^ ' ' ' •
13 maggie 188». — Àrtico aOmm^ delMmpmthirempaèon&^^fèria
. (f 9.poi»^ $ occalfoiwf flKfUmi e/^tusiki^ici. \ì .,.,. j • [,
— Quartiere generale piemontese ad Occfm^m^ tra y.gj^^a^e iCJd^^
^ IljK^emo mutare dette pr/winpie venete publica una noti^zione
anàloga a queìA del gùvérko miKiare dette provkcXè^MnMrde^
:. r^eritfl^ P» *>to 8;fWJÌA.fWf jwripenf^ 4flQ»*?«^»::^ft.lWtol|Ì»(>,
paterpo .«^opo. ^ ^^^ , .,. , ^ ,^., ^ ., ^ ,. .... ./-//r.-.i.
••(■.. • ,' .. ••• ■!•.•: .. !,'«'ì!--.J ifì ,<-'i'*-"" •■.)
• -■■'••!. , !.■.;•... ..'!■;■ i;,.„-!t>ì;ir."i;.-. in'^'i.iJ iOiJ i'fi'
Soldati I ■■■■■■■'■■■ i"' •■';•!"•" fl« n •""''
' lo Verig<i=a'pmT»r iflè ^oitrt -tesia' iwi* 'èotìtìdi'iH ;'•»' dóin-
battimento. Noi andiamo a secondare la lottà''d'iÀi 'pbj^fS
che Mtendicà làiiiik ?htìi<)èWftéttto;''è<f'a''MlÌiTltìd'tfrfti)p^
Uè del mondo incivilito. •^-^•*' '*"^i^" ''^''*^' "''■<
' ìo'tìtfri' lio bteògho fflf "^tabtóW^ if '^tfò à«ort?'ttftif^-
ziOiie <^ rainniè«&rà'ìinà''ifttòH«:'{^e'tfji!M!Ì' ^i^WaÀii^
Rom&iefsói<iztòtil<HlncTdèvànd'sal inotrmòri^ H^»t^aift 'i^
popolo le sue grandi gesta: e cosi pure vdi,' *^As^^aI^ ^
Mondovi, M^^i^go» JUojdi, Castiglione, "ÀVcolerWvòli ',"'t)ercor-
rerete un'altra via sacrai n^zzo ^ gueUe gloriose ricordanze.
,,Qon?erv<^te qq^m seyepa d*s«ipMWk,J?N fti www^opom
m
dell'ttiGiratOi 001^ job obliatelo)^ Mum vi .sono atiri^nemldi ée
aom i{uelli dbe .albaltdnoi oo»]|ro: di voiJiNeHa baltagffi^ Hf
liimeto comt)atti e iM»K abbaàiKdim Ì8 vò^re file ^p^ spìti^
gervi avafltij Guardatevi dal soterdiio impeto: è la^ sola comi
4h^ temo, ir- •' ■ ••«• . •.'
' Jje^tapove^aimidi firècisióiie mA eoso pericMàse se non
da lungi; esse però nm tt^ieranno ;àlla JM^otietta di eaèer^,
Mtìofi: attré vòlte, l'àribe terribile della finterìa/' teniiase.
Soli^blif^fàtociaino tatti il dover nostro^ e HpoiiianH>'laBC^
•stia fidu0ia<i»t)Diol Là patria aMendé mólto da vòijGià da
tttiicoiifiiid aijl'altiÀ ddia Frianiàa .'edieggiano qaeMe parole
di Ji^ee. laudino:; La liuoiia armata. d'Itattb sarà degna della
•sna aiìtic{i(SGfdHal:^< '!.' .
••^j-» :' h ; .'^IM' : . j i • ,' . - -f -NÀPOLG(H«E,j ^•:'.
IndUrisso dei i^novesl m Mapole^ne III.
Geooya, It maggio 1859.
A :|^^.1M««^ 4^H9l(Mr4:^45U^^ na-
zione, dal p^x^e^.d{^.)^X9.4'^ Dy^pPib^^^ A. nuova vita^
risorge, s'inalza una voce di plauso, di evviva, di novella
speranza, di ardente preghiera. Questa terra d'Italia, che
plaudente ti accoglie, Tu sai quanto fu sventurata madre
^ei^,'e tittlfAa di cento oppre6èi(»ii. Ma; lòAh noti fha
dato iwanD'foiforfla, lo scettro e TiÉilile»).! È Tu intetif-
dèsU (di' figli* ha^ creato i monafcU;: pserebè fiieAtf i tuSttkkivi
df sua Ffovvideotm • «d ha «lutò loro la spida della' potenììài,
p^bè aleno pmtcfltoH' degli oppressi, difétìMri è vindici dei
conculcati difitti. 7u parlasi' ati $viiioipi d'Buropa una tiudva
parolas 'Do insegnasti 16fo «ssiervi una glbrid pìfa verace e più
^fade4t: quella^ della conquista, ta gloria della redenzione
•dl-tto popMoi'- !•■.'...•.-••-:.
• Ei fUeatrb: to ^ieiifdairdo di Ffanda eongttanlo «Nlritalicci ^^6&^
siilo, ineiite spavcfnto" all'anlttio 'deiroi9preséorè''Hl'Ralia,'^oggi
vietii Tu stesso a pM^emsoctxn^rilrtie la maiM a' questa bel-
liasima odi jsrfeliett'lra le naziani. PròBegui;, òiiMagnaniiDev h
«faftde miiresa. Abbia ognl^popolo.itcoiifl&i dhe il iUto:di
JplìqgUba. segnatila e: daqueUi stenda amioà; la. mastoaOle
Yìcin^ nazioBi non pidiinvide e gelóse^ ma soirèlie e ìoocn<^
pagne nel grande viaggio dell'umanità. Prosegui, e la vitto*-
fiat terràHitatró a' passi tuoi, «d il to^ triónfo sarà glovi6so,
^iiale.fQrsaM6»iii! altro mai sulla terra; ' . /
.Questo ineQQÙto di aoealcate moltitudiiM,;che battoiib pgiliiia
a paliBa ed a: Te) levano, le mani, ti ràppnssènili: l'Italia tdtta,
die per bocoa nostra fiovaca ed appiainde (soedorritore; sfatti
simbolo e pogno.idell'apfriaufio immenso dalla^steiM, delle
tbenedùipoì di tutte ;le ^ getieraziofii otae ^ itenrancKt E (Mova
andrà superba di narrare ai suoi nipotiv Ohe 'Sul suo lido
s'imppessei!a le t>rìme vestigia de' tuoi passi liberatori, e che
essa, a nome di tutta rjtalia;.4i salutò co' suoi plausi quando
generoso movesti alla pugna del trionfo.
.)
'•Mliw''dél-gCà(rM'«fel-'j|ii4«iél|»é-l«ìiÌpèl*Mi^ '
; ì, ■■,. ;'■■ ,..•.... h ,■'•■•:'.■ f ■'■■■ ■ ■ ■ j/i'f ■■• l'i;- .•',:■ -I
, , Genova. iS nuggio 18S9.
■•••• SóldatlV '.■'■■■• •""•'••■••.. •••■•■• '■'/ -■ '
. L'imip^ratMei nà: cbìamis^ aU'^nore. di eDmaodsrvi.MMpiliirfsa
-YPii sDqp! miei. «antica icafn«mtL d'Alma e !4iflnkermaitt.
. G<)i]i^ mXiimdav'O^me : in Africa ,^^^^m^^ 4eUa
vostraflprfcisa rìfmtaaione. DifìGìplmfc,loQraegioìe pergiveranxa,
«1^0 ie^ Kinkùi mliiailk cfa^ vQlmastr6rMe.diioiipvoiaU'Eai)Qp9»
aMQQta ai grandi avivpDidrMjptì ohe^alpre^^amnow : «: >i
..: ,11, paese cbe fa* Ift: cmUa ideUa àiijìltàìantica ci del ritorgi-
me(M» moderno, vi; dovri 1& $u^ libertà .:> mcA afflato a^iibe^
rarlo per sempre da' suoi dominatori, da quegli eterna wmibi
della FEaQciay U cui nome^ si confoaddaeUa luoslmtetoria^col
ricordo .di jUitte le lQt(e e di tutte le. noatre vittonie.;
L'^ccpglienxa, ohe ipopoU italiani faai^f. ai. lomlilierator^
iS3
attesta la giustìitia della causa di coi V imperatore ha preso
la difesa. «
VIVA L'IMPERATORE! VIVA U FRAfJCIA!
VIVA L'INDIPENDENZA ITALIANA 1
QHtftier finemlB di Genof *, 11 dBtto.
/{ principe tomandante in capo M f. Corpo delVarmaia in ìtalia
Napoleone (Giuseppe).
IS maggio t859. — Circa MO Austriaci occufmno Bobbio «te 1 If9
di mattina; dopo uw scontro colla guardia nazionale^ si ritrag;^
gono in tutta fretta^ e alle 8 antim. valicano la Trebbia^ riti-
randosi su Rivergaro. '
Alcuni distaccamenti entrano pure <r jBront, Bressema^ Argins»
e CasteggiOy facendo ovunque forti requisizioni.
PROTESTA fatta dall'i»vUito praMlama» •%• «l
IJsedom nell' assemblea federale , relativame^itf^
all'alteriore trattamento della proposta dell^An-
nover del IS maf^i^o, di eolloeare al Reno un eser*
cito germanleo. (1).
Frao€Oforte, 13 maggio 1809.
Nella stessa sessione nella quale fu presentata la proposta
del reale governo annoverese, l'inviato prussiano, per ordine
(1) La proposta presentata dall'inviato annoverese alla Dieta fede-
rale nel 13 maggio, da noi non riportata a suo luogo, secondo l'or-
dine cronologico, perchè di un'importanza affatto relativa alla sur-
riferita protesta della Prussia, è concepita in questi termini:
. € Sebbene il governo reale, nelle proposte della Giunta militare,
relative al porre guarnigioni di guerra nelle fortezze della Confede-
razione, scorga un importante progresso nelle misure militari difen-
sive della Confederazione stessa, misure, atteso Io scoppio della guerra,
necessarie alla sicurezza della Germania, il governo medesimo però
crede che quelle misure debbano essere completate col collocare
un corpo di osservazione, specialmente per assicurare il mezzod)
della Germania contro ogni contingenza. Non fa duopo spiegare che
nemmeno il collocamento ^n corpo d'osservazione na carattere ?Lg-
Archivio j eie, 90
1S4
del proprio governo, ha rìsolaiainente protestato contro essa,
e non può che persistere in quella protesta. Però, per motivi
di forma, il suo governo non avrebbe eccezioni da fare, se
la proposta dell' Annover venisse rinviata alla Giunta militare,
secondo il regolamento per la trattazione degli affari.
Dopo avere la Prussia molte volte dato ai proprii confe-
derati tedeschi rassicurazione più precisa e confermata da
ampii armamenti, ch'essa, in caso di necessità, si moverebbe
con tutte le sue forze e ben oltre alle proprie obligazioni
federali, per prot^gere la sicurezza e l'indipendenza della
Germania, il Governo del re, avuto riguardo alla posizione
speciale, in cui, per effetto della guerra in Italia, trovasi l'al-
tra grande Potenza della Germania, può con diritto tanto
manière attendersi, che gli altri suoi confederati della Ger-
mania gli lascino l'iniziativa delle necessarie misure militari.
Solo in questo modo può conservarsi l'unióne indispensabile
per trattare con profitto la cosa. Il governo del re si tro-
verà con suo vivo dispiacere forzato ad opporsi sempre con
risolutezza eguale a tutte le proposte, che precedano gli avve-
Qimenti e che escano dai limiti del diritto federale, alle quali
il governo stesso non può accordare legittimità.
gressivo, ma sta nei limili della cautela per la sicurezza del terri-
torio federale, e di una posizione decorosa della Confederazione in
mezzo all'urto ed agli armamenti guerreschi delle grandi Potenze
eurpoee. E potrebbe difflcUmenle negarsi che la situazione politica
accenni urgentemente a tale misura di precauzione. LUnviato è quindi
incaricato di fare la seguente proposta :
€ Voglia l'eccelsa assemblea federale decidere: 1.*^ che entro 3 set-
timane venga collocato nell'Alemagna superiore un corpo d'osser-
vazione, la cui forza, composizione e luogo di collocamento \erranno
precisamente determinati dall'Assemblea federale; 2.° che TAssemblea
federale emetta entro giorni 14, in base all'articolo 46 della speciale
prescrizione dello Statuto militare federale, una disposizione spe-
ciale intorno al comando superiore del«uddetlo corpo. »
41»
Proclama di ucuéra11t4 della reggina %Hiarta*
13 maggio 1899. •
Id nome della regina Vittoria:
Noi siamo in pace con tutti i Sovrani, con tutte le Potenze
e con tutti gli Stati.
Malgrado tutti gli sforzi, che abbiam fatto per mantenere
la pace fra tutte le Potenze e gli Stati sovrani, che ora sono
in guerra, le ostilità sono disgraziatamente aperte da una
parte fra S. M. T imperatore d'Austria, e S. M. il re di Sar-
degna e S. M. r imperatore dei Francesi dall'altra, come an-
che fra i loro sudditi rispettivi ed altri abitanti nei loro paesi,
territori o possedimenti; noi siamo sopra un piede d'amici-
^izia e di rapporti cordiali con tutti e con ciascuno di quel
Sovrani, coi loro sudditi rispettivi ed altri abitanti nei loro
paesi, territorii o possedimenti; un gran numero dei nostri fedeli
sudditi hanno sede e fanno commercio, possedono beni e sta-
bilimenti, godono di varj diritti e privilegi n^li Stati di cia-
scuno dei suddetti Sovrani, protetti dalla fede dei trattati
fra noi e ciascuno dei snenominati Sovrani. Desiderando con-
servtre ai nostri sudditi i beneflcj della pace, cui essi attual-
mente hanno la fortuna di godere, noi slamo fermamente
decisi d'astenerci intieramente dal prendere, in modo diretto
od indiretto, alcuna parte alla guerra che mala sorte esiste
fra gli anzidetti Sovrani, loro sudditi e territori, di mante-
nere relazioni amichevoli e pacifiche con tutti e ciascuno di
essi e loro sudditi rispettivi, nonché cogli altri abitanti dei
loro paesi , stati o territori, e di osservare una stretta e im-
parziale neutralità nelle suddette guerre e ostilità che scia-
guratamente esistono fra di loro. Per conseguenza, dietro il
suggerimento del nostro Consiglio privato, noi abbiamo giu-
dicato a proposito di publicare il presente regio proclama,
mercè il quale noi ingiungiamo e comandiamo a tutti i nostri
fedeli sudditi di uniformarvìsi strettamente, di osservare una
scrupolosa neutralità, durante le suddette guerre e ostilità, e
di guardarsi bene in proposito di violare o contravvenire alle
lae
leggi ed agli statuti dell'impero od alle leggi delle nazioni,
poiché, a loro rischio e pericolo, essi saranno responsabili
di esse violazioni o contravvenzioni.
Da nn certo statuto, fatto e sanzionato nel cinquantanove-
Simo anno del r^no di S. M. Giorgio HI — intitdato « Atto
che proibisce Tarraolamento o l'ingaggio dei sudditi di S. M., per
il servizio straniero, nonché rarmamento o T equipaggiamento
negli Stati di S. M. , di navigli destinati a servizj di guerra,
Jè ciò seosa fl permesso di S. M. » — fra l'altre cose si di-
chiara e si ordina quanto segue:
e In qualunque siasi parte del Regno unito o de'possedimenti
di S. M. oltre i mari, chiunque, senza aver ottenuto il per-
messo di S. M. , equipaggia, arma, o tenta di armare ed equi^
paggiare, o concorre scientemente ad armare od equipc^giare
navigli 0 bastimenti, nell'intento o allo scopo, di porli, a tìtolo
di ìegoi da trasporto, al servizio di un principe, di uno Stato
0 potentato straniero, o di una colonia, provincia o parte di
provincia straniera, o di qualunque persona esercente o che
pretendesse esercitare il potere m uno Stato, colonia, provincia
0 parte di provincia straniera, a fine di far crociera lO di
commettere ostilità contro on principe. Stato o potentato
chiunque, o contro i sudditi o cittadini di un principe. Stato,
0 contro gli abitanti d'ogni colonia straniera, o parte di pro^
vincia 0 paese con cui S. M. non fosse allora in guerra, — o
chiunque nel Regno unito, od in ogni altro possedimento,
colonia, od isola appartenente a S. M. distribuirà o darà com-
missioni d'armamento per vascelli o navigli nell'intrato di
usarne nei modi suaccennati, — sarà reputato colpevole di
grave delitto, e dietro iaformazione od* accasa, s'^li n'ò con-
vinto, sarà punito di multa o prigionia, o dell'una o dell'altra,
a discrezione del tribunale che lo avrà condannato, e i detti
bastimenti o navigli, colle rispettive loro armi, equipaggi,
munizioni, approvvigionamenti saranno confiscati.
< Ogni uffiziale di dogana o accisa di Sua Maestà, od ogni
ufficiale della marina di Sua Maestà, che fosse autorizzato
ia7
dalla legge a fare sequestri per le confische incorse a termini
di iegge^ in materia di dogana o accisa, o di commercio e
di navigazione, potrannojegaimente sequestrare questi vascelli
0 navigli, com'è detto di sopra. »
I^'atto medesimo stabilisce inoltre che, in qualunque siasi
parte del Regno Unito della Granbretagna e dell'Irlanda, e
in qualunque punto de'possedimenti di S. M. al di là dei
mari, chiunque, senza il permesso di S. M., aumenta il
numero dei cannoni di essi navigli, o li cambia a bordo con
altri cannoni, od accresce o concorre ad accrescere il ma-
teriale di un bastimento di guerra o d'ogni altro legno
armato che, nel momento del suo arrivo in un porto qua-
lunque del Regno unito o dei possedimenti di S. M., fosse
un vascello di guerra, un bastimento in crociera, o un legno
armato al servizio di .qualche principe. Stato o potentato
straniero, ec. ec. , chiunque fosse per tal guisa in contrav-
venzione alle leggi, sarà riputato colpevole di delitto, e, dopo
esserne stato convinto, dietro informazione od accusa, sarà
punito di multa o di prigione, o deirima e dell'altra, a di-
screzione del tribunale che lo atra giudicato.
Ora, affinchè nessuno de'nostri sudditi non si esponga scon-
sideratamente alle p^e imposte dall'anzidetto statuto, noi
proibiamo rigorosamrate a chiunque di commettere un atto
qualsiasi in contravvenzione al detto statato, sotto commina-
toria d'incorrere il nostro sovrano dispiacere e le diverge pme
stabilite da questo statuto.
Gol prosate proclama noi avvertiamo e preveniamo inoltre
i nostri fedeli sudditi e tutte le persone aventi diritto aUa
nostra protezione, di osservare verso tutti i suaccennati Sovrani
e ciascuno di essi, come verso tutti e ciascuno dei loro sud-
diti, nonché verso le parti belligeranti indistintamente, con
cui ci troviamo in pace, le leggi ed ì doveri della neutralità,
e di rispettare in tutti ed in ciascuno di essi l'esercizio dei
diritti delle Potenze belligeranti, di cui noi e i nostri reali
predecessori abbiamo sempre reclamato il privilegio.
1B8
E, col presente proclama, noi avvertiamo e preveniamo
inoltre i nostri fedeli sadditi e tutte le persone indistinta-
mente, che hanno diritto alla nostra protezione, che se qual-
cuno di essi, ponendo in non cale il nostro reale prodama
e il nostro sovrano dispiacere, osa fare alcun atto contrario
al loro dovere di sudditi d'un Sovrano neutrale, in una guerra
tra altri Sovrani, o in contravvenzione su questo proposito
al diritto delle nazioni, e, più particolarmente, rotope o cerca
di rompere il blocco legalmente e realmente stabilito da al-
cuno 0 dall'uno o dall'altro di essi Sovrani, o in loro nome,
trasportando ufficiali, soldati, dispacci, armi, munizioni di
guerra, ed ogni altro articolo considerato come contrabbando
di guerra, giusta le leggi o le moderne consuetudini delle
nazioni, il tutto per il servizio di uno degli anzidetti Sovrani,
noi avvertiamo e preveniamo che tutte le persone le quali
si rendessero per tal guisa colpevoli, incorreranno, coi loro
navìgli e colle loro merci, nelle pene portate in proposito
dai diritto delle nazioni.
E, col presente proclama, noi avvertiamo i nostri sudditi
e tutte le persone aventi diritto alia nostra protezione, che,
se mai contravvenissero al medesimo, ciò sarà a loro rìschio
e pericolo, e che da noi essi non avranno veruna protezione
contro la cattura c.ei bastimenti o contro le pene suddette,
e, al contrario, la loro condotta ci recherà il massimo di-
spiacere.
Dato nella nostra Corte, al Palazzo di Buckingham, il tre-
dicesimo giorno di maggio, nell'anno di Nostro Signore 1859,
il ventiduesimo del nostro regno.
Dio salvi la Regina.
44 maggio 4869. — Napoleone trasfmsce il suo quartiere generale
ad Alessandria. Il sm arrivo in questa città vien festeggiato
con molte dimostrazioni di onore e di pnbb'ca gioja.
'^r.'TJKryyr
159
l3iOIIUZZO| degli esuli napoletani residenti a To-
rino al 'loro eompatrloti.
Torioo. 16 maggio 1859.
Dopo dieci anni l'Italia ripiglia nuovamente l' impresa del-
l'indipendenza nazionale.
Questa volta l' è di guida il nome augusto di Vittorio Ema*
nuele, la cui fede nella giustizia della causa italiana ha vinto
ed umiliate tutte le congiure ordite in Europa contro i suoi
alti propositi; le sono di sostegno le armi piemontesi, gli
eserciti di Francia, i petti dei volontaij che qui trassero da
molte parti della Penisola.
Con tali sussidj non fallirà la magnanima impresa; ma è
pur necessario per l'onore d'Italia, per le sue sorti avvenire,
che gl'Italiani tutti vi concorrano.
Guai a quella provincia, le cui armi rimanessero oziose e
lontane dalla pugna ! essa si mostrerebbe indegna del nome
italiano, e diverrebbe ludibrio del mondo civile. La Lom-
bardia e la Venezia soltanto non potranno mandare eser-
citi alla commune guerra ; ma vi saranno degnamente rap-
presentate da quei generosi giovani volontari che numerosi
accorsero sotto la bandiera sabauda, dalla invitta costanza
con cui per tanti anni, senza mai piegare il forte animo,
sopportarono il flagella del carnefice straniero.
A fronte di soldati austriaci che, irrompendo nel Piemonte,
calpestano questa terra su cui sventola il vessillo italiano,
ogni sentimento di rancore, ogni rivalità, ogni dissidio di
opinioni politiche deve tacere; sarebbe colpa il discutere sulla
persona del prìncipe che con mano' pronfci accennasse ai suoi
soldati i campi lombardi : uno debb'essere il pensiero ed il voto
delle anime oneste, l'indipendenza d'Italia. Quando gl'italiani
si saranno affrancati dalla suprema miseria che possa afiQig-
gere un popolo, ed avranno cacciato dalle loro terre l'op-
pressore straniero^ allora soltanto potranno onoratamente, trat-
tare le quistioni interne, e stimarsi degni dei destini che sono
immancabili alle nazioni forti e generose. Ed allora non man-
160
cherà la gratitudine de' popoli a quei prìncipi che con animo
fido si votarono al riscatto della patria commune:
Noi siamo certi che la gioventù e le truppe napolitane sen-
tano anch'esse il dovere, ed anch'esse anelino di porre il loro
braccio nella causa della redenzione italiana, ne ignoriamo
gli ostacoli che hanno impedito T adempimento di sì nóbììi
desiderj. Ma ormai non può un governo, che non sia pos-
seduto da pervicace demenza, ripugnare alla forza del sen-
timento nazionale, il quale, manifestato con voti concordi,
sarà onnipotente. Richieggano adunque ad una voce i napo-
litani, che il forte loro esercito sia messo contro il nemico
commune, ed abbia anch'esso a partecipare a' pericoli ed alla
gloria dei prodi. Qui si ricordano ancora con lode le prove
di valore date da quei napolitani che, nel i848, ebbero la
fortuna di combattere nelle pianure lombarde e nella Venezia,
e tra plausi affettuosi sono corsi al campo quanti tra noi
erano abili alle armi.
Si affrettino pertanto anche i giovani generosi che sono
nel regno^ e muovano risoluti sui campì ove li aspettano i
loro fratelli, ove si combattono le battaglie della libertà e
dell'onore, ove col sangue de' forti sarà scritto il nuovo e
supremo destino d'Italia.
VIVA L'INDIPENDENZA D^ITALIA!
J6 maggio 1859. — La sera di questo giorno comparve nelle acque
dell'Adriatico dinanzi a Venezia la squadra francese comandata
dal contrammiraglio Jurien de la Gravière.
— Gli austriaci^ dopo piccoli (contri presso Voghera^ si ritraggono
oltre Casteggio,
— /* governo di Modena dirigevasi il 2 corrente mese al governo
sardOy invitandolo a dichiarare se esso accettava o no la re-
sponsabilità della violazione ed usurpazione dei territori
estensi di Massa, Carrara e Montignoso^ commessa da agenti e
da truppe sarde. Avendone ottenuto un riscontro affermativo, il
duca ne fece oggetto di solenne protesta che ha inoltrato^ in questo
. giorno Ì6 maggio, atte Corti amiche e segnatarie dei trattati del
Ì81K. Questo avviso ufficiale racchiudendo, dice il Messaggiere di
Modena, il rifiuto delle conseguenze tutte deducibili dalla suddetta
usurpazione » (I), viene da esso publicato a norma di chiunque.
161
17 maggio 1859. — Vi^ana — Un autogr,afQ swrmho sùUef)^ H conte
Buoi dalla sua carica come ministro degli affari esteri nominane
dolo ministro di Stato, e gli sostituisce nel ministero degU esteri
il ministro plenipotenziario e inviato presidenziale della Dieta fe-
derale Giovanni Bernardo conte di Rechberg-Rothenlowen.
— Un ordine del giorno dal quartier generale dell'armata pievwntese
encomia le truppe pel loro coraggioso contegno nei fatti disarmi
che segnalarono l'apertura delle ostilità.
18 maggio 1859. •— A Vercelli, Novara e in altri luoghi gli austriaci
continuano le loro enormi spogliazioni in danaro , vettovaglie
e foraggi, pena, in caso di non consegna, una mtUta ejfuale al
quintuplo del valore.
«OO^OCX»
HAMIFESTO pnblieato In MaMiA e CArrava dal
contnilssarlo straordinario del g^overno.
GeooTa, 18 maggio i8S9.
Il commissario straordinario del governo, in conformità
degli ordini ricevuti dal governo del re, decreta :
1.^ I codici, le leggi civili ed amministrative in vigore nelle
terre di Massa e Carrara, salvo quelli relativi alla materia e per*
sonale militare, ed allC' gabelle e dogane, sono provvisoria-
mente conservati*
2.° Gli attuali impiegati civili e. dell'ordine giodiziarioeonr
tinuano, finche non sia altrimenti di^sto per ciascuno di
essi, neiresercìzio delle loro funzioni ed attribuàoni.
3.^ Tutte le amministrasioni , contemplate nei precedenti
articoli, sono poste nella dipendenza del regio commissario,
e^ dovranno uniformarsi ai suoi ordini, nel pditico e nd-
l'amministrativo.
4.^, Si formerà immediatamente un. bilancio, nel quale il
personale dì tutte le amministrazioni civili e giudiziarie sarà
contemplato.
Il bilancio indicherà per ciascuno quali siano gli assegna-
menti, gli stipendi, le indennità, di cui godesse in virtù di
titoli regolari, ne resterà lecito di farvi innovaiaone d'ora in-
nanzi, senza l'approvazione del re.
Si comprenderanno inoltre in tale bilancio tutte le pen-
sioni, regolarmente accordate, dal precedente governo, le
Archivio, tic. 91
qmiì testono pare ecms^^vate nei limiti della concessioiie. Re*
staao provvisoriamente conservate le leggi preesistenti snlle
pensioDi^ e si potranno comprendere nei bilando le pensioni,
die restassero dovnte, in conformità delle leggi medesime,
sempre quando la cessazione dell' impiego non provenga da
destitnzione.
5.^ Sono provvisoriamente conservate tutte le imposto pri-
vato ed altri rami di entrate d'ogni spede, riseosM dal ces-
sato governo.
La riscossione avrà luogo sotto la sorveglianza e dipen-
denza d^ r^o commissario.
6.^ Il prodo^ delle entrate sarà versato per intiero nelle
casse 4ello Stato, le quali suppedit^anno i fondi necessari
per ^e froDto alle spese contendiate negli articoli 4.^ e 5.^
7.^ Le truppe Si^anno fuse con l'eserdto nazionale. I gradi,
dati dai governi preesistenti, verranno sottoposti alla con-
ferma del re. Saranno pure fud i corpi dei volontari , né
potrà essere ammessa resistenza dei corpi, che non facdano
parte integrante dell'esercito, e non siano sottoposti alle leggi
e regolamenti tutti , relativi tanto al personale die al mate-
riale che riguardano l'eserdto medesimo.
9.^ Gesseranno le leggi locali relative alia leva, ed coltrerà
tanmediatamente in vigore la l^e degli antichi Stati sardi.
Tutti i soldati attualmente inscritti od arruolati, dovranno con-
tbmare il lorp servizio nell'esercito nazionale, pel tempo fls*
sato d^e l^i anteriori locali.
9.^ Sono abrogate le leggi doganali locali. Entrerà subito
ìq vigore la tariffo degli antichi Stati sardi. Le linee interne
saranno ^oppresse: si trasporterà la linea nel nuovo ultimo
eonfine con l'estero.
iO.^ Le gabdle del sale e tabacco, polvere e piombi, sono
poste immediatameute sotto la dipendraza ddl'ammhiistra-
zione centrale. Entreranno immediatamente in vigore le ta-
riflte degli ant^hi Statj sardi e te leggi relative.
Di S. Martwo.
49 maggio 16119. — Le uUime trufpe (m$tfùi€ke rimaci^ « VereOU,
sgombrano aUa mattina la cUiàfacenéQ iàlk^re ékemtki 44 panie
suUa Sesia, VeresUi viene alle i A|s pam. ecct^faia Mk truppe
sarde,
— U luartier generate deU'esereiie austriaco^ da Mmrtara i di beC
nmwo fraeportato a Garkuce,
PROCLAMA dei C#MmÌMarJ mie^mmipéànmw§ MMe
e C^wiiva al cessare dc^le lava Ansimai gaTcm»-
ilve.
muat^ 90 raggio |98f .
Concittadini t
II governo del re aggrega definitivamente questa provincia
agli Stati sardi, e manda a reggervi nn suo rappresentante.
Pigliando congedo da voi, sentiamo il bisogno di rmgra»
ziarvi per la cooperazione die d avete dato nel difficile com-
pito che ci era addossato.
Abbiamo attraversato assieme giorni di crisi e di nUanùi
senza aver a deplorare nessun disordine. La publica tran-
quillità non è stata turbata, la proprietà e le persone sono
state rispettate. Non avete abusato della vittoria; generod
verso i cambiti, non avete cwtristato cw vendetta i Storni d«l
nostro risorgimento.
Quando il nemico d ha minacciati, correste spont^o^ t
numerosi a difesa del paese, e impazientì 'di miBorarvi, gli
moveste incontro.
Il vostro contegno prova che siete d^fni del felice avre*
nire che vi prepara il governo del re prode.
•
Viva il re Vittorio Emanuele! Viva l'Italia f
V. Giusti. — E. Brìzzolam
» maggio 1889. —Arrivo a Massa del cav. Giuseppe Campi incoricelo
del governo di quelle prcvinde in nome dri re Ytttfirifi Kmt^
164
nu^j i cammitsarj straordinarj V. Giusti^ E, Brizzolari ras-
segnano nelle sue mani il potere.
iO maggio 4859. — Battaglia di Montebello (*). Quest'oggi, vei^^o il mez-
zogioìmo^ il corpo austriaco del generale Stadion, forte di circa
20,000 uomim, assaliva la brigata di cavalleria del general Sonnaz
checo priva la destra degli alleati sino a Casteggio; questa, con
varie cariche vigorose, ritardava l'avanzarsi dell'inimico sino al
giungere della divisione del general Forey, che caricando alta
baionetta, riprese, dopo 6 ore di accanito combattimento^ Gene-
strello e Montebello dove i nemici s'erano trinceraH nelle case
e nel cimitero. Gli alleati ins^uirom jsin^ in Casteggie^ ^tt au^
striaci, che ritraevansi in rotta, A circa 700 uomini sommano
le perdite dei francesi e sardi; gli austriaci ebbero a perdere
circa 1800 uomini fra cui 300 prigionieri. Dalla parte dei fran-
cesi cadde morto il generale Beuret ; degli austriaci perirono
due ufficiali superiori, e due feriti furono fatti prigionieri.
(*) Montebello è un borgo celebre nei fasti militari pel fatto d'arme combatluioYi
i] 9 glagDO IMO da Lanoes contro il corpo austriaco, forte di S0,000 nomini, comandalo
dal generale Ott, e che valse a quel valoroso generale il titolo appnnto di duca di
MMitebello, o all'esercito di Doniiparte il passaggio della scrivia.
— ooo^OO«
ORIMNAIVZA piAlirata dal Consiglio federale svlx-
aero*
Berna, SO maggio 1869..
Il Consiglio federale svizzero, affine di assicurare in ogni
eTsntuaHtà l'ordine nei territori confinanti col teatro «della
guerra, e di prevenire ogni atto non compatibile coir attitu-
dine neutrale della Svizzera, sull'appoggio dell'art. 90 cap. 9
ddla costituzione federale, e della risoluzione del 5 maggio
4859, ha emanato le seguenti disposizioni, le quali vengono
colla* presente rese note a norma di ciascuno:
Art. L L'esportazione di armi, polvere e munizioni da
guerra in generale per i confini svizzero-italiani , come pure
ogni radunamento di simili oggetti in vicinanza di questi
confini, • è vietata. Nei casi di recidiva , gli oggetti saranno
sequestrati.
Art. II. Armi e munizioni che dall' Italia fossero intro-
dotte sul territorio svizzero, sia da rifugiati, sia da disertori,
od altrimenti, saranno esse pure sequestrate. Sono eccettuate
le armi dei viaggiatori, che sono muniti di carte regolari; o di
168
rifugiati, che si recano immediatamente neir interno della
Svizzera.
Art. IH. I^ compera od ingenerale il ricevere armi, mu:
nizìoni ed oggetti d' abbiglìanienlo, che da disertori venissero
introdotti, è vietato, e tali oggetti, quand'anche si trovas-
sero in mano di terzi, dovranno essere sequestrati.
Art. IV. I rifugiati o disertori che entrano nei territori
dei confini italiani, dovranno essere internati a distanza suf-
ficiente. — I confini dell' internamento, dappertutto, ove sia
necessario, saranno precisati dal Consiglio federale. Sono ec-
cettuati i vecchi, le donne, i figliuoli, i malati^ e quelle per-
sone di cui si hanno motivi sufficienti da presumere che man-
terranno una condotta tranquilla.
Nel territorio a mezzodì di Lugano, come pure nel terri-
torio che giace fra la Tresa, da una parte, e Lugano e Breno
dall'altra, non dovrannosi trattenere rifugiati o disertori di
sorta, eccettuati quelli the vi possedessero fondi, sinché vi
si mantengono tranquilli. Se nei circoli che sono al di qua
del limite suindicato, si agglomerassero rifugiati o disertori,
il Gonuglio federale si riserva di dare u}ti«*iorì éìafpùtmdm
in pfopoeito. •
I rifugiati 0 i disertóri che non ^ prestassero agii ordini
delle autorità, od altrimenti dessero motivo di reclami, sa-
ranno espulsi immediatamente.
Art. V. Il passaggio di persone abili alle armi per il ter-
ritorio svizzero, per portarsi dal territorio di una delle Po-
tenze guerreggianti in quello di un'altra, è vietato. Quésta
persone, ove non preferiscano di ritornare, saranno mandate
neirinterno della Svizzera.
Art. VI. I governi dei cantoni confinanti, Grigioni, Ticino
e Vallese , ed il comando militare federale instltuito, sono
incaricati dell' esecuzione di questa ordinanza ; come pure lo
è il dipartimento del commercio e dei dazj per ciò che ri-
guarda il vietato commercio delle armi e munizioni ai conftni.
I«6
SI maggio 18B0. — Due coimne del generale GaUini guQiano la Sem a
monte ed a vaUe del ponte di Vercelli attaccano alla bajonetta
gli austriaci j che^ datisi a precipitosa fuga^ abbandonino mi
campo morti^ feriti^ armi, munizioni ed equipaggi,
22 maggio 18K9. — Morte di Ferdinando II re di Napoli. — Egli naegu^,
il 12 gennajó 1810 a Palermo da Francesco I ed fsàbeUa di
Spagna^ e sàU al trono VS novembre 1830. — Gli sueeeiette il
figlio Francesco 11^ principe di Calabria.
— Gli Estensi abbandonano Aulla, Fivizzano, Fosdinovo e paesi vi'
cmt\ ritirandosi per la via del Cerreto. GH abitanti di quei Co-
muni proclamano ad unanimità^ la dittatura del re Vittorio
Emanuele,
— Partenza da Genova per Livorno del principe Napoleone.
— La Garfagnana^ già estense, pronunciasi per la causa nazionale.
-* Àkune ricognizioni verso la Sesia ed il Po, dirette personalmente
dal re, tengono a bada gli austriaci. — Intanto aUre trmpe
sarde occupano l'isolotto in faccia a Terranova, sloggiandone
gli austriaci.
— / francesi occupano Costeggio e vi si fortificano.
— Il generale Giulap publica dal quariier generale di Garlaeco un ma-
nifesto con cui prescrive a tutti gli abitanti dei paesi occupati
dalle truppe imperiali la consegna^ nel termine di due giorni,
di tutte le armi da fuoco e da taglio, pena la fucilasione.
*-^if»*^
AMflnAIIAZIOiVB di neutralità à^Hm ItenittiaMA
durante la (nierra tra la Franeia e la Sarikyna
da nn lato/e l'Anatrla dall'altra.
Copenaghen, S3 magn^o 1889.
In oooasìone detta guerra, scoppiata tra (a Francia e la
Safddgnà da un lato, e l'Austria dall'altro, viene recato a
publica notizia, che il governo di S. M. ha aderito, nel 85
giagno 1856, alla diehiarazione , sottoscritta il i6 aprile dì
quell'anno nel Congresso di Parigi dai plenipotrazierj # Fran*^
eia, Prussia, Russia, Sardegna, Gran Bretagna, Turchia ed
Austria, e relativa ai diritti degli Stati neutrali durante una
gfleria tra Potenze marittime straniere, e che in seguito a
di i sudditi di S. M. ch'esercitano il commercio e la navi-
gazione^ possono aepettarsi che i principia fissati dalla sud-
detta dichiarazione a favore del commercio neutrale, verranno
durante la presente guerra osservati.
167
Le aisposizloni conteniite n^ia dièbiarazione del 19 aprite
1856, sono le seguenti:
1.^ La i^rateria è, e rimane abolita.
3.^ La bandiera neutra copre la mepoanEÌa nemica, ad eo
oeaione del contrabbando di guerra.
3.^ La mercanzia neutra, ad eccezione del contrabbanda
di guerra, non può esser sequestrata sotto bandiera nemica.
4.^ I blooetii, per essere obligatoi}, devono essere eflbttivi,
vale a dire, mantenuti con forza sufficiente per infqiedire redi-
mente Taccesso al litorale nemico.
Nel mentre il ministero degli afFari esterni publica quelle
disposizioni per la notizia di qualunque ne abbia interesse,
non omette di ag^ungere, che non potendo i sudditi di
S. M., come ben s'intende, domandare che la dichiarazione
in' discorso venga a loro vantaggio osservata, ne potendo at-
tendersi di essere trattati come neutrali dalle Potenze beUige-
ranti, quando non osservino quanto quelle Potenze sono in
diritto di pretendere, secondo il diritto delle genti, dai sudditi
di Stati neutrali, anche il governo di S. M., soltanto in
qneUa presupposizione, si troverà in gradq, sopravvenendone
il caso, di proteggere i loro interessi presso le Potenze belr
ligeranti.
PBOCLAMA 4el «Merale GarUialdl.
sesto CMùàé, U mtgftlo ISI».
Lombardi *
Voi siete chiamati a nuova vita e dovete ricadere alla
chiamata come risposero i padri vostri a Pontida ed a Le-
gnano; il nemico è lo stesso atroce assassino.
I figli vostri d'ogni provincia hanno gsnirato di vivere, di
morire con noi; le ingiurie, gli oltraggi, la servitù di venti
passate generazioni noi dobbiamo vendicarle, e lasciare ai
nostri figli un patrimonio non contaminato dalla puzza del
dominatore soldato straniero. Vittorio Emanuele, che lavdontà
i«8
nazionale ha eletto nostro duce supremo, ne spinse fra voi
per ordinare nella patria la battaglia.
Io sono commosso della sacra missione affidataw e su-
perbo di comandarvi. All'armi adunque! il servaggio deve
cessare per chi è capace di impugnare un'arme, e chi non
l'impugna è un traditore.
L'Italia co' suoi figli uniti e purgata dalla dominazione
straniera, ripiglierà il posto che la Provvidenza le assegna
fra le nazioni.
Garibaldi.
ORDIIVIi: lìEL GIORMO
di Vittoi4o Emanuele alle mlllBle tosealt^.
Plrense, 93 nuiggio 1850.
Soldati toscani!
Al primo rumore di guerra nazionale voi cercaste un capi-
tano che vi conducesse a combattere i nemici d'Italia.
Io accettai di comandarvi, essendo dover mio il dare or-
dine e disciplina a tutte le forze della nazione.
Voi non siete più soldati di una provincia italiana: siete
parte dell'esercito italiano.
Stimandovi degni di combattere a fianco de' valorosi sol-
dati di Francia, vi pongo sotto gli ordini del mio amatissimo
genero, il principe Napoleone, a cui sono dall'imperatore dei
Francesi commesse importanti operazioni militari.
Obbeditelo come obbedireste a me stesso. Egli ha communi
i pensieri e gii affetti con me, e col generoso imperatore
che scese in Italia vifidice della giustizia, propugnatore del
diritto nazionale.
Soldati ! sono giunti i giorni delle forti prove. Io conto su
di voi. Voi dovete mantenere ed accrescere l'onore delle armi
' italiane.
VrrroRio Emanuele.
23 maggio i859. — Arrivo a Livcn^no di S. M. ti principe Napolewte
a bordo dell' jacht La Regina Ortensia.
m BUigcio 1859 — R gener<ik OagibaUi ann dtca 4600 ^0cmtwpi
ielle Alpi^ calatosi dal Biellese^ fer Borgomanero ed Arona^
passa il Ticino, sosta la sera in Sesto Colende, dopo una mar-
cia di % ore, e la mattina del giorno successivo (24) entra in
Varese fra le entusiastiche acclamazioni di que'cittadm, dichia-
ratisi tosto per il re Vittorio Emanuele e per la causa nazionale.
Numerosi rinforzi austriaci sopraggiungono nel Comasco,
-. GU austriaci spingono verso sera una riccogniziancy senza risultato,
contro i sardi a Borgo Vercelli.
minnCAZIOIVB deiri m. goven* Militerà dell»
tjmmelkskwMei.
Milano, li maggio ISIf .
Nelle attuali circostanze che rendono necessario il rigore
delle leggi eccezionali, volendo io porgere i mezzi a tutti gli
abitanti della Lombardia per deporre senza pena e respon-
sabilità gli oggetti proibiti, giusta la Sovrana Patente 18 gen-
najo Ì8i8 e norme successive, cioè delle armi da fuoco, da
taglio e da punta, o delle munizioni di cui sì trovassero tuttora
in possesso, senza la prescritta licenza, trovo di prefiggere,
dietro autorizzazione dell'eccelso I. R. governo generale, tutto
il mese andante di maggio come termine perentorio per la im-
pune consegna delle dette armi e munizioni.
Scorso questo termine, ogni individuo presso il quale ver-
ranno rinvenute armi o munizioni, sia sulla persona o nella
sua abitazione od in altra località, ove fossero state riposte
per un fatto a lui imputabile, sarà trattato secondo il pieno
rigore delle leggi eccezionali, senza riguardo alla condizione
ed alla precedente illibata condotta deir individuo medesimo .
L'i. A. UnetU§maretciaUo,
g999melor$ mOUmrs Mia Lombardia.
Andor Mblgzer pi Kellbmes.
ÀreMvio etc. M
m^CliAMA del regi» Mnuttlimirl* di S. Mmemtà
SMPdtt alle pepelasl«Ml di Lonibardla»
Varese, %i maggio «06f .
Cittadini I
Appena il re Vittorio Emanuele, primo soldato delf indi-
pendenza nazionale, annunciò all'Italia d'aver ripresa la spada,
le popolazioni lombarde, volgendo gli occhi al Ticino, do-
mandarono il segnale dell'insurrezione.
Le ragioni dell' umanità e detta prudenza e le generali ne^
cessità della guerra ci mossero a consigliarvi un indugio che
voi accettaste, perchè tutto è oggi disciplinato in Italia, la
quiete al pari dell'azione.
Ma ora gli indugi sono rotti: il prode generale Garibaldi
venne a darci quell'annuncio, e dappertutto dinanzi a lui le
popolazioni insorgono e si pronunciano per la causa nazio-
nale e pel governo del re Vittorio Emanuele.
Commissario di S. M. sarda, vengo a prendere il governa
civile di questo spontaneo movimento. -
Cittadini!
L'insurrezione lombarda sarà animata da quel nuovo e
mirabile spirito italiano che col segreto della concordia ci fa
ritrovare il segreto della fortuna. Nessun disordine verrà a
turbare il sublime spettacolo della libertà; nessun impeto cieco
verrà a disordinare l'organismo civile del paese; nessuno
spirito d' improvida reazione presumerà di considerare come
il trionfo di un partito quello che invece è. il trionfo di una
società tutta Intera.
Le guerre dell'indipendenza non si vìncono che con gravi
sforzi; vi sta dinanzi l'esempio del generoso Piemonte, che
da undici anni profonde i più gravi sagriflcj dietro queir alta
speranasa che ora è divenuta una realtà.
La nostra impresa è sicura: il prode esercito piemontese,
guidato del re, viene in nostro soccorso; T Italia si ordina per
combattere la guerra dell' indipendenza. Napoleone 111 ha gel-
m
tato sulla bilancia eòi dentini la spada ddla Francia, nostra
sorella, e naturale alleata delle cause generose.
Tutta Italia ci domanda la formazione di un forte Stato,
baluardo della nazione^ e avviamento a' suoi nuovi destini ;
i voti decenni del paese stanno per essere compiuti, e voi
potete insorgere nella certezza di questa invocata unione, e
gridando: '
VIVA VITTORIO EMANUELE RE COSTITUZIONALE.
Emilio Visconti Venosta^
2& maggio i8Sd. — La mattina Garibaldi è in Varese.
•r- Partenza delVimperatore dei francesi cotta guardia imperiale alla
volta di Voghera, ove stabiUsce il sm quartiere generile,.
-- OU austriaci i giunti a Reggio « -si ritirano colle truppe estensi a
BresceUo^ dove il duca fa preparativi di difesa.
IMCHIARAZIOIiE pnblicata dui minttoiro deyli ttt-
fari esterni di Napoli.
Napoli, 25 nuiggio 186f .
Veduta la guerra, scoppiata nell'alta Italia, ii governo di
S. M., in armonia coi principi della più rigorosa neutralità
da egfio professata in tutti 1 tampi ed anche nette cimataauBe
presenti , si affretta, anche dal proprio lato, a manifestare la
volontà dì rispettare coscienziosamente tutto quello, che ri-
guarda i diritti intemazionali, relativamente al commercio ed
alla navigazione dei neutrali in tempo di guerra, e tutto quello,
che in tal particolare ha fissato il congresso di Parigi del i6
aprile i856.
PROCLAMA del comaiidanie la II aPMate e ffovcr*
natare generale del r^gno lombapdo-velieto.
Garlasco^ 25 maggio IS59.
Sembra intenzione del nemico di provocare la rivokiziOQe
alle spalle dell'armata che sta sotto ai miei ordipi, edi<X)-
174
Strìngermi in tal modo ad abbandonare una posizione che
piare egli non ardisca attaccare in campo aperto.
Ciò però non gU rinscirà.
Fra poco giungeranno dagli Stati ereditar] dell'augusto no-
stro sovrano nuove forze imponenti, che basteranno a re-
primere colla massima energia qualunque rivoluzione scop-
piasse.
Do la mia parola, che i luoghi i quali facessero causa com-
mune colla rivoluzione, impedissero il passaggio ai rinforzi
della mia armata, distruggessero le communicazioni, i\)onti, ec.,
verrebbero puniti col fuoco e colla spada. Emetto in questo
senso le opportune istruzioni ai miei sotto-comandanti.
Spero che non mi si obligherà a ricorrere a tali mezzi
estremi, e che alle conseguenze della guerra, senz'altro disa-
strose per il paese, non si vorranno aggiungere anche i ter-
rori di una guerra civile.
Dato nel mio qturtifr generale, ti detto.
Di Sua Ma$ttà /. Jl. apotloUca, generale d'artiglieria, ecc. tu.
Gyulai.
WMM)IMI«0 di S. M. Il ve di SMMnIa, iadirlnato
• mi mcMibjpi delle C^WMere In eeeasiente della mm^
leMie apertura della atraardiaarla Dieta del re*
«TUO.
Dresda, SS maggio 1889.
Signori membri degli Stati,
Fatali circostanze del tempo mi hanno indotto a racco-
gliervi di nuovo intomo a me, dopo breve periodo. Dopo
una pace di oltre 40 anni, si è accesa la guerra nel cuore
dell'Europa, ed essa minaccia di porre in quistione i trat-
tati, sui quali il suo slato legale essenzialmente riposa.
La Confederazione germanica non potè rimanere spetta-
trice indifferente. Decise di armarsi, onde tutelare la propria
sicurezza ed il proprio onore, e la Sassonia, qual memb<*o
173
fedele di essa, ha posto senza ritardo il proprio esercito nello
stato richiesto dì approntainento. Per quanto grate sia al
mio CQore paterno di imporre nuovi aggravj al mio popolo,
mi trovo però necessitato a chiedervi di accordare i mezzi pe-
cuniari in tali circostanze occorrenti; e sono fermamrate con-
vinto che li accorderete tosto con volonterosità patriottica.
Ve ne verranno communicate le relative proposte, e del pari
vi verranno eàandio presentate, per la posteriore approvazione,
alcune misure legislative urgenti, e comandate dalle attuali
condizioni.
Per quanto gravi siano i tempi, cui andiamo incontro, mi
sostiene la coscienza di avei* sempre alzato la mia voce per
tutto ciò che mi parvero prescrivere l'onore della Germania
ed il mantenimento dei principii di diritto, sui quali fondasi
la Confederazione degli Stati di essa. Mi sorregge la coscienza
che tutto il popolo sassone partecipa ai miei sentimenti. Con
volonterosa prontezza, gli uomini obligati al militare servi-
gio corrisposero alla mìa chiamata alle armi, e si sono con
gioja schierati sotto le bandiere della Sassonia. E cosi anche
tal grave prova ad altro non servirà che a stringere ancor
più saldamente i legami tra il principe ed il popolo; quei
legami, la cui intimità fu tanto bellamente dimostcata nelle
gioje e negli affanni, negli ultivii tempi.
Che se si dovesse giungere, a pugnare per la giusta causa,
spero fidente che Iddio sarà con noi e colla intiera patria
tedesca.
26 maggio 1889. — Un corpo di circa 4000 austriaci con 200 ca-
vaUeri e 4 pezzi d'artiglieria, partito da Como cerca foggiare
Garibaldi da Varese ; ma egli lo batte a Varese e subito dopo
a Malnate, e lo costringe a ritirarsi precipitosamente su Como.
— L'imperatore dei francesi arriva in Vercelli, alle 10 ant,, col gene^
rote Lamarmora , ti mareaciaUo VaUhmt^ e lo stato maggiore.
Ne riparte un'ora dopo.
174
PROC^iAHIA ilei iN!«ie CMMMisMri» di fkia M
mik sarda alle pa|»alasia«J di Varese.
Varese, t6 maggio 1899.
Cittadini !
Il nemico è in ritirata.
I Cacciatori delle Alpi si sono battuti con un coraggio de-
gno del Prode che li comanda, e della causa che difendono.
E Voi, 0 cittadini, avete tenuto un ammirabile contegno.
Tutta la gioventù è accorsa a prendere il fucile, a doman-
dare la battaglia, a difendere le barricate: ogni famiglia ga-
reggiò nel porgere soccorsi ai combattenti e mezzi alla difesa.
La LomtKìirdia seguirà il vostro esempio.
II commissario di S. M. sarda ve ne ringrazia in nome
del re capitano della guerra d'indipendenza.
il commUiorto di S, JT. il re Vittorio Bmanu^,
Emilio Visconti Venosta.
CIRCOLARE Indlrissata dal prlnelpe GortoeliakeV,
mlnlsire defli aUbri estei4, agli a|^ntl dlplsma-
tlel russi, aeeredItaAl presso le CmtM estere.
Pietroburgo, «7 maggio 1859.
A fronte delle complicazioni insorte nell'Italia, parecchie
grandi Potenze d'Europa hanno creduto di dover cqnstatare,
col mezzo di apposite dichiarazioni, la loro attitudine imme-
diata ed eventuale.
Dalle notizie trasmesseci risulta aver il governo di S. M.
britannica fatto conoscere agli Stati della Confederazione che,
seeondo il suo avviso, nessun atto ostile del governo, fran-
cese, nessun trattato obligatorio giustificava da parte della
Germania ìm attacco contro la Francia, né l'adozione prema* '
tura di una linea di condotta , da cui potesse risultare una
178
gueìia t>uiupea; e che in conseguenza, se la Confederazione
provocasse, nei momenti attuali, una simile guerra, senza
un casus foederis, e generalizzasse, senza motivo sufBdente,
una lotta che, per quanto possibile, dovrebbe restare loca-
lizzata, il governo di S. M. britannica manterrebbe una stretta
neutralità e non potrebbe assistere in veron modo la G^*
mania, ne guarentirne da attacchi le coste, m^cè l'interposi-
zione delle sue forze navali.
Dal suo lato , il Gabinetto delle TuUeries ha solennemente
dichiarato di non nutrire verso la Germania alcun senti-
mento tale per sua natura da inquietarla o darle sospetto^ e di
non essere animato che dal più sincero desiderio di vivere in
buona armonia colla Confederazione germanica, risoluto di
rispettarne ovunque i diritti e gl'interessi.
Infine il governo prussiano, mentre ordinava di porre in
assetto di guerra il suo esercito, ha dichiarato che siffatta
misura, puramente difensiva, aveva per iscopo di guarentire
l'integrità della Germania, di metterne al sicuro gl'interessi
contro qualunque eventualità, e di vegliare al mantenimento
ddrequilibrio europeo.
Per indicare qual sia il giudizio di S. M. l'imperatore
nelle gravi questioni del giorno, potrei limitarmi a riferire
queste dichiarazioni. I prindpj ch'esse stabiliscono e le as-
sicurazioni che contengono sono pienamente concordi colle
vedute del nostro augusto sovrano.
Tuttavolta, indotta S. M., in questi ultimi tempi, ad al-
lontanarsi dal contegno riservato, cui si era imposto dopo
la gu^ra d'Oriente, io credo utile, a questo proposito, di
entrare in alcuni particolari colle legazioni imperiali.
Il desiderio dell'imperatore di concentrare esclusivamente
la sim attenzione sopra le essenziali riforme intraprese nel-
l'interno del suo impero, ha dovuto cedere a fronte della
gravità delle circostanze. Il nostro augusto sovrano non ha
creduto di poter restare inerte spett^Uore delle complicazioni
che minacciavano la pace generale.
i7B
A fine di sciogliere qaeste complicazioni, noi abbiamo pro-
|K)sto un Congresso enropeo. Questa idea venne accolta con
sdlledtudine dalle grandi Potenze.
Questo Congresso non poneva alcuna di esse in presenza
delllgnoto. il suo programma era stato preventivamente trac-
ciato sulle basi proposte da S. M. britannica, e più tardi,
ebbe anco una maggior estensione, quale fu richiesta dal
governo austriaco. L'idea fondamentale, che aveva presieduto
a quella combinazione, non recava pr^iudizio ad alcun inte-
resse essenziale.
Da una parte cons^rvavasi il rispettivo stato di possesso
in Italia, e, dall'altra, poteva emergere dal Congresso un ri-
sultato che nulla avesse di esorbitante, né di inusitato nelle
relazioni intemazionali.
In quanto a noi, eravamo disposti ad entrare in queste
deliberazioni con sentimenti della maggior conciliazione ed
equità. Fidenti nell'appoggio che avrebbero incontrato i no-
stri sforzi, noi potevamo sperare che sarebbero stati rispar-
miati air umanità i flagelli della guerra.
Restammo delusi. Nell'ultimo momento, e quando tutte le
difficoltà dei particolari sembravano appianate, il Gabinetto
di Vienna interruppe bruscamente le negoziazioni, allegando
per unico motivo, che la sua dignità non gli permetteva di
sedere in un Congresso a cui fossero ammesse le Corti ita-
liane, e, per conseguenza, la Sardegna.
Qui non ho bisogno di notare che, in un Congresso, chia-
mato ad occuparsi degli s^ari d'Italia, l'assenza delle Corti
italiane sarebbe stata ad un tempo un errore di logica, ed
una mancanza di giustìzia, emergendo la loro partecipazione
dai principi stabiliti ad Acquisgrana, e consacrati <ki Con-
gressi di Lubiana e di Verona, che l'Austria stessa aveva in-
vocati.
Noi abbiamo vivamente e profondamente deplorato una de-
terminazione la quale, da una parte, provava non essere stata
compresa a Vienna Tinlenzione per cui avevamo proposto la
177
rìuDione di un Googresso ear(^[»o, e, dalTallra parte^ abban-
donava alle sorti della guerra interessi che avreM)èra trc^
vato una salvaguardia nelle basi medesime del proposto Con-
gresso.
I documenti di questa neguione subiranno un giorno il
giudizio della coscienza publica.
Noi non temiamo, in nessuna guisa, il giudizio che essa
pronunzierà sul contegno del nostro Gabinetto. In allora sarà
constatato che, avendo noi avuto soltanto per iscopo di accele-
rare una riunione, dalla quale speravamo veder uscire un
pacifico componimento, nessuna difficoltà, nessuna pertina-
cia, nessuna opinione preconcetta è venuta da nostra parte
a porvi ostacolo. Dobbiamo soggiungere con tutta sincerità
ohe, nel corso di queste trattazioni, il governo francese ha
lealmente assecondati gli sforzi delle Potenze die desidera-
vano, come noi, di assicurare il mantenimento della pace.
Comunque sia, fallito questo supremo tentativo a preve-
nire la guerra poc'anzi scoppiata, un'altra missione ci restava
da adempiere, quella di restringerne, per quanto possibile,
le conseguenti calamità. .
A questo riguardo, ho già espresso la nostra piena ade-
sicme alle dichiarazioni delle Potenze che tendono a questo
scopo tanto essenziale agl'interessi generali d'Europa.
Associandoci particolarmente a quella del governo di S«M. bri-
tannica, noi non sapremmo dissimulare il rammarico cui
proviamo per T agitazione che si manifesta in alcune parti
della Germania.
Noi temiamo ch'essa dipenda da una mala intelligenza si-
mile a quella che fece disconoscere a Vienna Tidea del Con-
gresso proposto dalla Russia.
Ma le male intelligenze, in cui soiio avviluppati i destini
dei popoli, prendono un carattere tale di gravità, che impon-
gono il dovere di porle in diiaro.
Il nostro augusto sovrano non vuole che ve ne siano in-
torno alle intenzioni ond'è animato nelle attuati congiuniore.
Archivio, ile» 93
178
- Alcuni Stati della Confederazione germanica sembrano prece-
caparsi fortemente riguardo air avvenire. Per evitare perìcoli
che noi crediamo senza fondamento, si espongono essi a farne
nascere di reali, e ciò non solo col non resistere a passioni
il cui sviluppo potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza
e la fòrza interua dei governi , ma eziandio col fornir motivi
serii^simi di rimostranze ad uno Stato vicino e potente, neir i-
stante in cui essi ne ricevono rassicuranti dichiarazioni.
. Il governo francese ha solennemente proclamato che, in
confronto della Germania, esso non ha alcuna ostile ìnten*
zione.
Questa dichiarazione, fatta al cospetto deir Europa, venne
s^ccolta con sollecito assentimento dalla maggioranza delle
grandi Potenze. Un tale assentimento implica obligazioni.
È così che noi abbiamo compreso il nostro.
Allorché una malaugurata combinazione di circostanze ha
condotto ad una rottura ostile, il solo mezzo per accelerare
il ritorno della pace e diminuire i mali della guerra, si è
di restringerla nel terreno, sul quale combattono gl'interessi
che rhan fatta nascere.
Nelle attuali circostanze, il gabinetto di Berlino prese, a
divisa del suo contegno, la difesa dell'integrità della Germania
e il mantenimento dell'equilibrio europeo.
Nel medesimo grado noi siamo interessati a conservare
questo equilibrio, e, sotto tale rapporto , la nostra vigilanza
non la cederà a quella di nessun altro. In quanto all'inte-
grità della Germania, il carattere elevato e cavalleresco del
principe che se ne proclamò il custode, e la cui potenza è
alla portata di questa missione, dovrebbe, ci sembra, dispen-
sarci da ogni altra guarentigia. Crediamo quasi inutile di
rammentare, colla storia alla mano, che questo interesse non
è punto indiflferente alla Russia, e ch'essa non ha mai in-
dietreggialo innanzi sacrifici, quando si è trattato di guaren-
tirlo da un pericolo reale.
Ma il rinnovarsi di questi sacrifici non sarebbe giustificato
179
agli ocdìi di S. M. V imperatore, se esso fosse provocato da
una situazione volontariamente e violentemente cagionata,
malgrado le amichevoli esortazioni cui prodiga e le prove
onde esso le appoggia.
Il nostro desiderio, come quello della maggioranza delle
grandi Potenze, è di localizzare in questo momento la guerra,
poiché essa nacque da circostanze locali; e in ciò sta l'imico
mezzo di accelerare il ritorno della pace. Il contegno di al-
cuni Stati della Confederazione germanica tende, al contrario/
a generalizzare la lotta, dando ad essa un carattere e pro-
porzioni che sfuggono ad ogni umana previdenza, e che, in
ogni caso, accumulerebbero rovine e farebbero versare tor-
renti di sangue.
Noi possiamo tanto meno comprendere questa tendenza,
in quanto che, — indipendentemente dalle guarentigie cui of-
frono alla Germania le positive dichiarazioni del governo fran-
cese, accettate dalle grandi Potenze e consentanee all'odierna
situazione, — gli Stati tedeschi s'allontanerebbero, per lai
guisa dalla base fondamentale che li rannoda fra loro.
La Confederazione germanica è una combinazione pura-
mente ed esclusivamente difensiva. È per questo titolo ch'essa
entrò nel diritto publico europeo, sulla base dei trattati a
cui la Russia appose la sua firma.
Óra nessun atto ostile è stato commesso dalla Francia
contro la Contederazione, e per quest' ultima non esiste alcun
trattato obligatorio che motivi un attacco contro quella Potenza.
Se, per conseguenza, la Confederazione si portasse ad atti
ostili contro la Francia, in base a semplici congetture, contro
le quali ha ricevuto più d'una guarentigia, essa avrebbe falsalo
lo scopo della sua istituzione e disconosciuto lo spirito dei
trattati che consacrarono la sua esistenza.
Noi conserviamo pertanto la speranza che la saggezza dei
governi federali rifuggirà da determinazioni che ridondereb-
bero a loro proprio danno, senza contribuire ad assodare il
loro assetto intemo.
180 ,
Se mai, ciò che a Dio non piaccia, dovesse essere altri^
menti, noi avremmo in ogni caso adempiuto un dovere di
franca e sincera amicizia. Qualunque sia il risultato delle odierne
complicazioni, l'imperatore, nostro augusto sovrano, perfetta-
mente libero nella sua azione, non s'inspirerà che agli inte-
ressi del suo paese e alla dignità della sua corona, nelle de-
teminazioni cui Sua Maestà sarà chiamata a prendere.
Accogliete, ecc.
GORTSCHAKOFF.
KOTIFICAZIONB paMieato dal Konfalonierr di Pi-
Firenze, S7 mtggio 1859.
Cittadini !
Una colonna del 5.^ corpo dell'esercito francese, coman-
dato da S. A. il principe Napoleone, giungerà domani a Fi-
renze» passando per la via postale livornese, e si recherà di-
rettamente sui Prati delle Casc'me dell'Isola, ove si propone
accamparsi, per conservare le sue guerresche abitudini, e ri-
sparmiare alla città quei lievi incomodi che recar può l'al-
loggio dei soldati. A questa prima colonna altre terranno dietro
nei giorni successivi e fra breve giungerà il principe Napoleone.
Gli alleati di re Vittorio Emanuele sono sempre i ben ve-
nuti fra noi; chi spende la propria vita per la causa della
nostra indipendenza, dividendo gloria e pericoli coi soldati
d' Italia, ha diritto al nostro affetto, alla nostra riconoscenza.
Dalle meste e gravi emozioni che proverete domani nd
tempio di Santa Croce, vi sarà grato ritemprare l'anime a
più liete speranze, accorrendo incontro a questi ospiti gra^
diti, coi quali avrete la certezza di vendiisare i fratelli tastè
compianti. Lasciatevi dunque guidare da quesU sentimeli ^
MI
e r accoglienza che farete ai soldati di Francia, sarà degna
di due nazioni generose, unite in un solo pensiero.
Dal palaizo municipale di Firenu, Il detto.
Jl gonfaloniere
FeBUNANDO BAEtX)U)ll|iEI.
27 maggio — Il firo9cafo Radetzki si fnastra la mattina nelle acque
di Canohbw {sponda sarda del Vertano); accolto a fueUate e
colpi di cannoni dalla guardia nazionale^ dal popolo e dai doga-
nieri^ risponde per qtéalche tempo col cannone^ mdi si ritira.
— Garibaldi marcia su Como radendo la montuosa frontiera
svizzera; assale con circa 1600 cacciatori^ 7000 austrinci
• condotti da Urban^ e (fo^ quasi 5 ore di combattimento^ h
scaccia dtMe sue posizioni tra la Camerlata e le alture di Ca-
valasca^ e segnatamente sul colle di S. Fermo, EMra tn Como
a iO ore di sera^ e vi è accolto con entusiasmo. La maitina
seguente (W) costringe gU aueiriad a ritirarsi aneàe dalla Ca-
merlata.
— La Lunigiana varmense si solleva e si pronuncia pei re Vit-
torio Emmanuele.
j>*^«^— —
PaOCEiAMA del municipio di Oonao.
Como, Ì8 maggio 4859.
Cittadini I
La bandiera tricolóre, dopo undici anni di patita violenza,
sventola nuovainente sulle nostre mura, piantatavi dalfcaroica
legione Garibaldi, avanguardia d^l'esercito liberatore sardo-
francese.
Il consiglio comunale, col concorso di altri cittadini, in-
terprete dell'unanime voto del popdo, proclana la naziooale
indipendenza coU'aniiesaone al Piemonte, rappresentato dai
regio cottmlssario sig. Emilio Vìseonti Venosta, etetto dal
leale e magnanimo nostro re costMuzìonale Vittorio Emanuele.
182
Concittadini I tutti concordi di volontà, vigorosi di azione,
pronti ad ogni sacrificio e confidenti nell'avvenire, cooperiamo
alla santa opera dell'italiana redenzione.
VrvA l'indipendenza italiana.
Viva Vittorio Emanuele.
Viva Napoleone III.
Il Podestà, CASTIGLIONE.
Gli Assessori,
Pietro Riva ~ Ing, Camozzi — Ing. Carloni.
28 maggio 1859. ~ La 4.^ divisione sarda (gm. Cialdini) si accampa
sulla sinistra della Sesia. — Il corpo del maresciallo Canrobert
si trasporta a Casale,
^ Alle 5 ant, i piroscafi il Radetzky ed il Benedek si presentarono
di nuovo dinanzi a Canobbio, ed aprirono sul paese un fuoco ter-
ribile che durò 3 ore, in seguito a che si ritirarono. La difesa fu
ammirabile; nessuna perdita da parte degli abitanti; alcuni nemici
feriti a bordo.
— Verso le ipom. gli austriaci in forza considerevole occupano Bobbio.
•— Garibaldi publica un proclama a Chiavenna con cui si annuncia
che Vittorio Emanuele prende il possesso della Valtellina.
— Il tenente maresciallo' Urban, cacciato da Como dalla divisione del
prode Garibaldi^ entra in Seregno verso le 9 della mattina con
un corpo di 8 mila uomini, e vi commette violenze e atrocità
inaudite.
— »oo5|'>0«
PROCIiAMA 41 S. fi. il govepnatope letterale del
renano loaibardo-veneio.
Verona, 29 maggio 1859.
Nelle vicinanze del teatro della guerra, ovvero dei la<^bi
occupati da bande armate d'insorgenti, rimane assolutamente
vietato il suono delle campane per qualsiasi pretesto.
Quel commune, nel di cui territorio si sarà contravvenuto
183
alia pie^miu) disposizione, verrà punito con forte contribu-
zione di guerra, in proporzione all'entità del commune stesso.
Chi poi venisse colto nel suono delle campane, allo scopo
di allarmare, ovvero chi per iscritto, a voce o con qualsiasi
altro mezzo volesse informare il nemico o gl'insorgenti delle
mosse della I. R. truppa, verrà sottoposto a giudizio stata-
rio e fucilato.
• «
Per S. E. il governatore generale,
L7. R. generale dt cavalleria
Conte Carlo di Wallmoden.
PROCIiAMA del Governatore mtlttore della liom-
bardia.
Hilano, S9 maggio 1859.
Sento che alcuni malintenzionati traggono partito da misure
militari e mosse strategiche delle truppe , per diffondere voci
allarmanti ed indurre la popolazione ad atti inconsiderati,
come, per esempio, a convegni in massa in singoli luoghi.
Mentre rammento, che gli autori e propagatori di voci al-
larmanti incorrono nel rigore delle leggi militari, esorto la
popolazione a non lasciarsi forviare da simili rumori, ne in-
durre a siffatti passi inconsiderati, essendoché si sono già
prese le più efficaci misure per mantenere l'ordine legale,
e ristabilirlo, ovunque venisse turbato; per cui i trasgressori
delle leggi non potrebbero che imputare a se stessi le gravi
conseguenze della loro contravvenzione.
L'i. A. tenenU'fnaréseiallo
Andor Melczer di Kellembs.
Uè maggio 18884 ^ Inmmzimie a Chiavmna te cui ptipgtazime si
pronuncia per la causa nazionale.
^ Le dimsioni sarde Fanti, Durando e CasteWorgo si recano a Ver-
ceUi. -^ La guardia imperiale giunge a Ckisaìe, al qual luogo
si atmano pure i corpi dei generali Mac-Mahon e Baraguaf
d'HiUiers.
liOTIFICiliZlONB dell* I. R. geiremo ■Allitmre della
WjomihmrAlst.
MìUdo, io maggio 4859.
Bande armate di eongiarati calarono dal Piemonte nella
Lombardia.
La città di Varese e Como, le quali fra le loro popola-
zioni contano molti nemici della tranquillità e deir ordine,
hanno fatto causa commune con queste disperate turbe e tro-
vansi quindi in aperta rivolta.
Non bastando ormai le ordinarie prescrizioni di legge al
ristabilimento della quiete e dell' ordine , si reca a pubUca
notizia, che dal giorno della presente notificazione in avanti,
i qui sotto accennati reati, commessi nelle dette città ed altri
luoghi rivoltosi della provincia di Como, verranno trattati se-
cóndo il diritto statario, ed i colpevoli puniti colla morte en-
tro 24 ore.
i.^ Alto tradimento;
IL^ Offesa alla Maestà Sovrana, od offesa ai membri della
casa imperiale;
ni.^ Sollevazione e ribellione;
IV.^ Illecito arruolamento ;
V.^ Sedizioni od appoggio prestato alla mancanza verso Te-
bligo di servizio militare giurato;
VL^ Spionaggio, e tutti gli altri atti diretti contro la, forza
bellìgera dello Stato;
VU.° Stendere e diffondere scritti e proclami rivoluzionarj;
VIIL** Rapina ;
Ì8B
IX."" lUecito possesso od occultazione di arnù e mooiziom ;
X."" Resistenza contro le guardie militari con vie di fatto o
minacce pericolose;
)(1L^ Publica violenza mediante guasti o impedimenti mali-
ziosi di ferrovie e tel^rafl.
L* /. A. tenetUe-tnareteiallo gouernalore miUlare
della Lombardia
Andor Melczer di Kellgmes.
30 maggio 1859. — Approfittando ddtassmza dette truppe di Oari-
baldi, Urban fa eannoneggiare ed occupa Vinerme Varese, /m-
pone (T. il proclama seguente) una contribuzione di 3 mittioni
entro S4 ore, pena U saccheggio ; prende le 39,000 Ure che a
stento si poteron raccogliere^ poi saccheggia la dttà.
rBOCJLAIIili p«lilie»to ìu ITamm dal tonento-aia.
rescialla IJrliaB.
Varese, 30 maggio 1859.
I^ordine di S. E. il signor tenente*maresciallo Urban, la
città di Varese, per giusta punizione del suo contegno po-
litico, viene castigata colla seguente contribuzione, ritenendo
che questa debba ricadere sopra il ceto possidente del paese,
come quello che è più aggravato della colpa suddetta, e quindi
dovrà essere in progresso ripartita esclusivamente sopra l'e-
stimo.
La contribuzione consiste in tre milioni di lire austriache
le quali debbono essere pagate, il primo milione entro due
ore, il secondo entro sei ore, il terzo entro 24 ore, sempre dalla
publicazione del presente (1).
(I) Calcolato la popolaskme di Varese (iO,000 anime circa) e le fortune assai rlsirelte
dei possidenti, massime in questi anni, non si sarebbe potato in 3 giorni, raccogliere
in danaio la trentesima parte dell'imposislone. Questa non bastando, seguono le altre
imposiiioni in buoi, tabacco, ligari, e corame t Ciò Taiga a far conoscere, almeno in
parte, il sistema di ladroneccio e di derastasioni seguito dai generali austriaci I
Arehkfio, §t$. U
ItioUM dovraiHìo essere fomiti N.^ 300 bool, tutto il ta-
bacco ed i sigari che si trotano nel paese, e tutto ìì òorame
per l'uso della truppa.
Infine saranno consegnali 10 possid^ti del luogo, onde
servire in qualità di ostaggio, a gai:anzia dell' esecuzione di
quanto è sopra ordinato e della publica tranquillità.
Si lusinga il tenente-maresciallo che la popolazione non
sarà restia a prestatasi alle contribucioni snawertite, per non
esporsi alle conseguenze sinistre della minima opposizione.
// tetèmte-maresciallo Ubban.
30 maggio 1859. — Le dimioni piefnonteii che eroM a YereelU^ var-
cano la Sesia volgendosi^ Fanti su Confienza^ Durando su VinzagUo
0 Ca$t0Ìèorgo su Oosaiiné, w^mitre CmUmi mmeva su Palestra.
~ Attacco di Palestre. Le truppe sarde capitanaU dal goneralfi Gal-
dini assalgono Palestre, e dopo accanito combattimento^ se ne
impddroniscono^ obligando gli austriaci a ritirarsi in disordine
e precipitosamente sopra Bobbio, colla perdita di 300 prigionieri
ed un gran numero di tndrti. Le perdite della dtvmòne mrda
ascendono a 140 tra morti e feriti. Due ore dopo gli austriaci
vengono contemporaneamente at:accati dalle truppe sarde a Vin-
zagliò, a Casaline e Confienza: dopo lunga resistenza iMtl'te-
tmìo dei viUaggi^ sono messi in fuga e costretti ad indietreggiare
su Bobbio, lasciando sul campo 2 cannoni. Le perdite sarde ascen-
ébmo a 188 tra morti e feriti,
— M fnestà medesimo giorno if omerale Niel^ venuto a Vereelti^ pas-
sava la Sesia, e occupava Borgo-Vercelh, spingethdosi coli' avan-
guardia sino ad Orfengo ; il maresciallo Canrobert si recava a
Ptarolo e, appena Palestro fu in potere dei eardi, gettava tre
penti suUa Sesia.
-«♦■oo^l^oo»*.
«87
PBOCLAMA «Ile Irvi^pr 41 S. M. Il vr IMtorio
KMiiSwele.
IO raaggto 1S99.
Ia prima nortra baliaglia segnò la prima nostra vittoria.
L'eroico vostro coraggio, il mirabile ordine delle vostre file,
l'ardire e la sagacia dei capi hanno oggi trionfato a Palestro,
a Vinzaglio^ a Casalino.
L'avversario, ripetutamente attaccato, abbandonava, uopo
ostinata difesa, le forti sue posizioni alle vostre mani. Questa
cajppagP» !^n potfiva apirirM sot|Q pm felici »U6|))cj«
Il trionfo di oggi ci è arra sicura, che altre vittorie voi
riserverete alla gloria del vostro re, alla fama della valorosa
armata piemontese.
Soldati!
La patria €6ultd0Hile vi esprìme, per meszo mio fa sua H-
GOttoBcennt, a, superba deHe tiosire batfeglie, essa già addita
alla storia i nomi degli eroici suoi figli, che per la seconda
tolta, nel memoriMie giorno del 80 maggio, hanno valofo-
samente combalMto per lei.
Dal quartiere generale principale al Torrione.
VITTORIO EMANUELE.
31 masgfp»iSim. — Le Hcitioni Menautt e TtOGlm del corp9 Canrù-
beri effettwno nd mattìm il pasmgio iella Sew^ e Praroh^
ritardato nel giorno antecedente daffingrossamento della Sesia
. e dàUa rottura di i penti. Durante U combtaHmenfQ a Pàleètrù^
t^tUtima dmeime Baurbaki terminaiea M poesagfio , e il g^n^
rak MaC'Mahon usciva anch'esso còl suo corpo da Vercelli.
—- Combattimento di Palestre. Oli austriaci alle 10 antim. con forze
imponenti II) tentano 4i rifigtiare la pamimi dt Pale8tP0, mu som
ricaociQti daUe truppe sar& mo oltre U lim^ degli av^pmti.
Poscia, passando pel ponte detta Bridda^ rinnovano Vattacco con
fèrzo preponderanti^ e $*impodr§niieoM della Calcina di 8. Pie*
(i) Circa 30,000 Qoinlol componenti le doe divisioni LITIta e lellacich , sotto il
comando generale del tenente-maresciallo Zobel.
168
irò. Le truppe sarde però, rinforzate dal 3.° reggimento dei
Zuavi^ irrompono con impeto sul nemico^ gU ritolgono àUa bajo»
netta la Cascina S. Pietro, menano strage sul ponte iella Bridda^
precipitano nel canak di Sartirana gran forte della brigtOa
austriaca Szabo^ e respingono su tutta la Itnea gK austriaci^ i
quali^ verso le 2 jHmi. muovono in piena ritirata verso Robbia
e Rosasco^ lasciando nelle mani del loro avversario iOOO prigio-
nieri, 000 feriti^ un'intiera batteria^ ed il campo di batiagtbs
coperto di morti. Le perdite degli alleati montano a 102 morti
e 487 feriti.
too^o»*
PROCLAMA di S. M. Il re l^liéorto Bai»ttael« alle
irappe.
3i maggio 1859.
Soldati i
Oggi OD nuovo e splendido fatto d'armi è gialo segnalato
da novella vittoria. Il nemico ci attaccava vigorosamente nelle
posizioni di Palestro. Portando poderose forze contro la no-
stra destra, tendeva ad impedire la congiunzione delle nostre
colle truppe del maresciallo Ganrobert. L'istante era supremo.
Di gran lunga inferiori in numero all'avversario erano le no-
stre schiere.
Ma stavano a fronte degli assalitori le valorose truppe della
quarta divisione, guidate dal generale Cialdini, e Timparog-
giabile terzo reggimento dei Zuavi, il quale, operando in que-
sto giorno coU'esercito sardo, possentemente contribuiva alla
vittoria. Micidiale fu la mischia. Ma alla perfine le truppe
alleate respinsero il nemico dopo avergli fatto toccare gra-
vissime perdite, fra le quali un generale e parecchi ufficiali.
A mille circa sommano i prigionieri austriaci. Otto cannoni
ftiroDO presi alla bajonetta, cinque dai Zuavi, tre dai nostri.
Nello stesso mentre in cui avveniva il combattimento di
Palestre, il generale Fanti con pari successo respingeva colle
truppe della seconda divisione un'altro attacco diretto dagli
austriaci sopra Gonfienza.
189
S. M. r imperatore, nel visitare il campo di tMtta^a,
esprimeva le sue più sentite eongratulaziom , ed apprezzava
rimmenso vantaggio di questa giornata.
Soldati!
Perseverale in questi vostri sublimi propositi, ed io vi as-
sicuro che il cielo coronerà la vostra opera così coraggiosa-
mente iniziata.
Dai Qnanler generale principale al Torrione, li detto.
VITTORIO EMANUELE.
INDIRIZZO del wanielpie di l^areM » 8. M. Il re
%rHimw*^ BmaBaele.
Dal monti sopra Varese, i giugno 4869.
Sirei
I cittadini di Varese che, primi in Lombardia, acclamando
air Italia ed a Vittorio Emanuele, abbattevano le insegne
della straniera schiavitù, jeri, per vicenda di guerra, furono
di nuovo assaliti dalle truppe austriache, a disonore condotte
dal maresciallo Urban.
Seco portando come pegno prezioso, la sacra bandiera tri-
colore, essi errano ora esuli sui patrj monti, mentre li fu*
nesta da una parte l'acerbo spettacolo dei domestici tetti
bersagliati dalle bombe e dai cannoni nemici , e delle case
e dei negózj abbandonati alla licenza di soldatesca sfrenata,
dall'altra il tristo annuncio di esigenze e di minacce cosi
esorbitanti e. crudeli che, se il tempo permette realizzarle, la
mina del paese sarà consumata.
Non li avvilisce però la dura prova, né men saldo diviene
il loro coraggio e la fede nell'avvenire della patria, dacché
voi, sire, siete sorto primo soldato della sua indipendenza.
Anebe mUo la forea della veDdetla aus4riaca, essi non sanno
datarsi dello splendido peccato d'essere accorsi esultanti ad
accogliere, e portar alto il Vostro vessillo — d'aver impugnato
le armi per difenderlo — d'aver Voi salutato Liberatore e re
-^ d'aver qui offerta una famìglia ai prodi Vostri cacciatori
delle Alpi -«- d'essersi infine uniti a loro per battere e vin-
cere il nemico.
Per voi, 0 sire, e per Tllalia essi benedicono ora anche
la sventura, e la sostengono come nuovo battesimo che lì
renda più degni dell'affrancamento straniero e dei benefici
del Vostro provvido regno che, da undici anni sospirato, in
questi ultimi giorni poterono finalmente inaugurare. Come già le
liete dimostrazioni del risorgimento e della vittoria, aggradite
quindi, o Sire, l'omaggio dei loro attuali dolori e sagrificj,
e questo sia suggello della fede e dell'amore che sempre .e
nella prospera e nell'avversa fortuna, i cittadini di Varese ser-
beranno alla causa dell'indipendenza nazionale ed a Voi, ma-
gnanimo re, che la promoveste e propugnate.
Passi la tempesta, e presto l'iride della libertà ritorni a
q^lemtere colla vittoriosa bandiera tricolore anche smJla de-
serta e soonsolata nostra città. Qualunque però sia la sorte
di gtterra a noi riservata, i cuori ^ i voti e le opere nostre,
noi giuriaoK), o Sire, saranno s^npre per voi e per rindi<*
pendenza d'Italia — pel generoso Vostro alleato e per la
gloria deUe prodi fraterne armate ^ pel trionfo d^^ patria,
della ffmtim, della civiltà.
Sire! h maro il giuramento dato nel giorno del dolore.
Jl Pùd0$tà CUbcamo.
Gli Assessori, = Morandi - Picinelu - Delbosco.
// Segret, Doti. Zanzi
m
iPB# al eoamiUuMivIo straordÌniu>Ì« dU S. M» sarda.
Morbegno, 1 giugno 1Ò59.
Un voto universale, espresso nell'atto di fusione 1&48 , e
che venne fatalmente represso pel eorso éi undici anni da
una dominazione straniera, finalmente si compie; ed ora,
eoi ooaseoso del popolo, siamo lieti di potere» in nome di
questo distretto di Morbegno , liberamente deporre colla
presente a S. M. sarda l'atto della piena adesione a) l(^it-
tifflo governo di Vittoria Emanuele nostro re costituzionale.
Anche questa parte della Valtellina non sarà certamente
l'iiUima a rendersi meritevole dei riguardi del magnanimo
re e del sno animo beneflco, tatto intanto al solUevo dei
popoli ilsdiani ed al loro benessere , ed a ridonare a questi
la tanto sospirata indipendenza nazionale.
La Dqfmtazione
A. PiHUQEiiU» — Qai^uìberti. — Q^ Marri.
Gli aggiunti
A. Maffei» -**^ G. Valenti. — C. PARRAVicifii.
1 giugno 18Sd. — Questa mattina, alle ore T, il generale Niel col
suo eorpo entra^ dopo nn breve combattimmto^ th ffovara «6(>-
gmio a nemica a precipitosa ritirata. GH altri corpi A'ancesi
continuano ad avanzarsi sulla sinistra della Sesia verso Novara.
— Alle 5 pom. t imperatore Naj^okone entra in Novara., fra le più
ffiìtim aóclamazi^i dei Httadmi.
-^ La città di Sondrio^ oapùlmio della VaUelUna^ ka ptot^kamto la
sovranità di re Vittorio Emanuele.
— il re Vittorio Emanuele è partito co" suoi ajutanti Ma volta del
campo qnesta mattùut alle 6 antim.
2 giugno i8S9. — GH austriaci abbandonano ia linea del Pe in
faccia a Valenza.
— Le truppe dei generali Niel, Mac-Mahon, Baraguay d'Hilliers e la
Guardia imperiale sono colFùnperatere a Novara, aemdo fU
avamposti da un lato contro il ponte di Boffalora, dall'altro al
passo di Turbigo.
t giligao 19B9. — A Pavia è fubìkato un apvUo di Giulay in cui
si dichiara che^ per motivi strategici Pannata austriaca si ri-
tira dietro il Ttciitò^ e si ordina^ che nessuno abbia a suscttmre
imbarazzi, sótto pena di mandare la dttà a ferro ed a fuoco,
*- Verso le 6 di sera^ gli austriaci^ fatto saltare U ponte di S. Martino^
si ritraggono sulla sinistra del Ticino.
— // generale GarOaldi rientra m Como.
3 giagDO 1859. — Questa mattina aUe 8, alcuni corfi d'armata au-
striaci sgombrano precipitosamente Mortara, ripiegandosi su Vi-
gevano^ Bereguarao e Pavia.
— Tutte le divisioni sarde e il corpo del maresciallo Canrobort^ ol^
trepassaia Novara^ si segano a OalUate e Trecate.
— Il generale Giulat trasporta U suo quartier generale a Rosate.
— n 2.® corpo francese, comandato dal generale Mac-Mahon^ e una di-
visione della Guardia imperiale passano il Ticino a Turbigo.
I cacciatori algerini guidati dal generale De la Motterouge^ as-
salgono àUa baionetta gU austriaci trincerati in Robecchetto,
e dopo 10 minuti di vivissimo combattimene , K sloggiano dal
villaggio e U obligano a ritirarsi con gravissime firdite ab-
. banJonando ormt, bagagli^ un cannone e alcuni jnigionieri.
— Le perdite dei francesi ascendono a 80 tra morti e feriti.
CIBCOLARB diramata dalla lao|r«tei»c'i»>A ^ L.om-
liardia a tutti I capi delibila del varj dicasteri,
perehè irenlaae eomMunlcaia al slngpoli latpie-
yati (1).
MUmo, 3 gliigno &859.
S. H. I. R. A., a tenore di dispaccio pervenutomi da S. E.
il signor facente funzioni di capo dell'I. R. comando gene-
rale in Verona, generale di cavalleria, conte di Wallmoden,
si b degnata di ordinare, pet* Teventualità dell'occupazione
nemica d'una parte del regno lombardo-veneto, che tutte
le autorità hanno da restare sui loro posti di servizio fino
all'ultimo momento, ed unirsi indi alle II. RR. truppe in
partenza. Qualora ciò, in singoli casi, non fosse possibile,
esse avranno immediatamente a dimettere le loro cariche.
Qualunque impiegato il quale, contro tale sovrano ordine,
continuasse nell'esercizio delle sue funzioni verrà trattato
come colpevole esalto tradimento.
Kellersperg.
(1) U GastéUa di Uilarnh chiamò questa circolare: Ultimo aUo del paterno reset-
mento auetriaco.
t83
4 giagna 18B0. — Stornane la%^ dk>imne deUtesercitosario^pgttfia
da Galliate^ e passato il ponte di Turbigo in coda al corpo fran-
cese del generale Mac-Mahon^ entra verso le lì antim. in quel
— Battaglia di Magenta. — Napoleone, partito la mattina da Novara,
giunge alle 11, vicino a Magenta, villaggio occupato dal nemico,
netP istante in cui il combattimento era impegnato lungo ìa U-
nea del Ticino, difesa da oltre 100 mUa austriaci (1). In que^fa
lotta terribile in cui si pugnò di' ambe le parti col massimo ac-
canimento, e in cui il borgo di Magenta, preso, e ripreso
ora dagli alleati , ora dagli austriaci, rimase all'ultimo in
potere dei primis gli austriaci vennero ovunque battuti ed in-
calzati per tutte le direzioni sino alle 8 di sera in cui l'eser-
cito franco-sardo restò vincitore della battaglia. Gli austriaci
vi subirono perete enormi: perdettero 4 cannami, e 2 bandiere;
ebbero 20,000 uomini fuori di combattimento, di cui 1,000 pri-
monieri, e lasciarono sul campo 12,000 fucili e 30,000 zaini.
Le perdite deW esercito alleato, le cui forze erano sproporziona-
tamente inferiori (2) a quelle del nemico, ammontano a 8,000 fra
morti e feriti, e fra i primi 3 generali e 4 colonnelU.
Cosi cinque giorni dopo la partenza da Alessandria, P esercito al-
leato aveva dato tre combattimenti, vinto una battaglia, sgom-
brato U Piemonte dagli austriaci e aperto le porte di Milano
IliDIRIZZO del mnnielpio di Sondrio.
Sondrio, 5 giugno 1859.
Cittadini I
L'adunanza cittadina, oggi tenuta in questo municipio, pro-
ferì ad unanime acclamazione il grido della italiana indipen-
denza coU'unione al Piemonte.
Percosso da troppo note sventure, questo voto, già pronun-
ciato undici anni sono, non poteva perire dentro di noi, perchè
alimentato dalla fede e dalla assidua presenza dei pablici mali,
(1) Hanno preso parte all'azione i corpi dei generali Glam-Gallas, Schwarzenberg,
Liòhtenatein e Zobel.
(i) Combatterono le dirisioni Renault e de vinoy dellll corpo» De la Motteroage ed
Espinasaedel II corpo, una ]i>rigata del IV corpo, la divisione dei granatieri e dei volteg-
giatori della Guardia, e la divisione sarda Fanti; in complesso 65 mila «omini circa.
Archivio ete. Ss
916
IMIURIZZO diretto dal nmiileipU di Milaito a H. M. -
ii re l^ittorie BmaMuele.
Milano, 5 giugno i889
Sire!
Il corpo municipale di Milano è orgoglioso d'usare uno de'
suoi più preziosi privilegi, quello d'essere l'interprete naturale
de' suoi concittadini nelle circostanze straordinarie, quando
la vita politica e la communale si confondono e si completano
a vicenda , per testimoniare alla maestà vostra l'unanime voto
della popolazione.
Essa vuol rinnovare il patto del 48, e riproclamare in co-
spetto della nazione un fatto politico, che undici anni di con-
fidente aspettazione e d'intemerata lealtà avevano maturato
in tutte le intelligenze e in tutti i cuori. L'annessione della
Lombardia al Piemonte fu proclamata stamane, quando an-
córa le artiglierie del nemico potevano fulminarci e i suoi
battaglioni sfilavano sulle nostre piazze. Siffatta unione è il
primo passo sulla via del nuovo diritto publico, che ridona
alle nazioni l'arbitrio di sé medesime. L'eroico esercito di
Vostra Maestà, e queHo del generoso vostro alleato, die pro-
clamò che l'Italia dev'essere libera dall'Alpi sino all'Adriatico,
compiranno in breve la magnanima impresa.
Gradite intanto, l'oms^gio che la città di Milano vi manda
per mezzo nostro, e credete che una è la voce che esce da
tutti i cuori, uno il grido nostro;
W. IL RE! W. LO STATUTO! W. L'ITALIA.
Gli (messori municipali
Alberto de Hsbra - Massimiluno de Leva
FbANCESCO MARGARriA - GIOVANNI UbOLDI DE CaPE!
Fabio Boretti - Achille Rougier.
6. Silva, Segret.
.197
egiogno 1880 — L'hèdirùzo duetto dal municipio di Milano a S. M. il
re Vittorio Emanuele, ^li è stato consegnato oggi da una depu-
tazione del Corpo municipale, in presenza di S. M\ l'imperatore
Napoleone III.
INDIRIZZO della refia città df Milano a S. M. l'im-
peratore IVapòleone HI.
Milano; 6 giugno 1859.
Sire !
Il Consiglio communale della città di Milano tenne oggi
stesso una seduta straordinaria nella quale deliberò per accia*
mazione, che la Congregazione municipale rassegni a S.M. l'im-
potatore Napoleone III un indirizzo esprìmente la viva rico«
nòscenza del paese pel generoso concorso di Lui alla grande
opera della redenzione d'Italia.
Sire!
La Congregazione municipale si tiene grandemente onorata
da cosi alto mandato, ma ben sa quanto poco valgono le pa-
role a potersene sdebitare. In un discorso di cui tutti am-
mirarono i magnanimi sensi, ma che gl'Italiani ascoltarono
con religioso affetto e seppero interpretare come uno splen-
dido augurio, Voi dicevate di riposare sul giudizio della po-
sterità.
Sire!
Il giudizio sulla santità della guerra che Voi combattete
insieme al re Vittorio Emanuele II, è ormai pronunciato dal-
Topinione universale dell'Europa civile; e i nomi di Monte-
bello, di Palestro e di Magenta appartengono già alla storia.
Ma se nel giorno della battaglia l'altezza de' Vostri propositi,
eguagliata appena dall'eroismo de'Vostri soldati, ci fa sicuri
della vittoria, l'indomani non possiamo dispensarci dal pian-
gere amaramente la perdita di tanti generosi che vi segui-
rono sul campo dell'onore. I nomi dei generali Beuret, Le-
198,
clerq, Espinasse e di taoti altri eroi ùoé prMocemmte ca(farti«
sono già accolti nel santuario dei nostri martiri, e rimarranno
scolpiti nel cuore degli Italiani, come in monunientó non pe-
rituro. • *
Sire!
La riconoscenza nostra per Voi e per la grande Nazione
che Voi foste destinato a rendere ancor più grande, potrà
dall'Italia redenta esservi manifestata con maggiore efficacia.
Noi siamo intanto superbi d'essere i primi ad esprimerla, come
fummo i primi ad essere liberati dair odioso cospetto della
tirannide austriaca. Concedeteci, o Sire, di salutarvi col grido
del nostro popolo
VIVA NAPOLEONE IH! VIVA LA FRANCIA!
De Herra - De Leva - Francesco Margarita - Fabio Boretti
Uboldi DE Capei - Cesare Giulini della Porta - Rooi»»
Giovanni d'Adda - Alessandro Porro.
6. &i.TA> SegrH.
conunlsMiario di S. M. sarda.
Milano, 6 glagno 1S69.
Inclito municipio,
Vcoe«ÌAni0 e coKunissario 4el re Vittorio Bmaauele, assu-
nwndo per un istante il oaratt^e di ra|ipresentante di Ve-
niva a Milano, sorella per simpatie, per sventiura e per po-
litica afiSniti, provo irresistibile il desiderio di solennemente
mantfe&tare — e prego cotesto nunìcipio di aggradire — U
sen&nento della mia esultanza e le Baie fettcitaziouin q/n^
sto gioroo, nel qoaJie^ fugati gli austriaci dominatori, sven-
tola per la città il tricolore vessiUo, e il forte popolo delle glo-
199
lìose cinque giornale vede finalmente raggiungersi lo scopo
delle perseveranti cominani nostre aspiraraoni : la mdipen^
detiza italiana.
Piaccia al municipio prendere atto di tale mia significazione.
Viva r Italia nnita!
Viva il leale e magnanimo Eroe, nostro re Vittorio Emanuelel
Viva il possente e generoso nostro alleato Napoleone III im-
peratore de' francesi.
Febdinàndo Ferraguu.
IMDIIIIZZÓ dei milanesi alle truppe alleate.
MIUqo, 0 gtagao I8ff .
Liberatori I
U palpito d'entusiastica riconoscenza che desta in noi mi-
lanesi questa prima alba di libertà, frutto del vostro sangue,
o prodi franco-italici, non trovando uno sfogo bastante nel
plauso, cerca anche Teflusione della parola.
Figli d'Italia ! £ il voto dei vostri che sciogliete ; è al biso-
gno presente della vostra patria che ^sodisfate ; e la felicità
dei nepoti che andate preparando.
Figli della Senna! Voi avvalorate coi vostri gli sforzi
d'una nazione oppressa che vuole la libertà: né amore di
paterno focolare, né imperiosità di sacrifici, ne ogoi maniera
di pevieoli valsero a distogliervi da quésta santa intrapresa,
che deve stringere in ^ema fratellanza la terra di Dante con
quella di Voltaire.
Ma coìme lodarvi, ccMne rimeritarvi degnamente? L'encomio
di tutti gli amici della libertà non basta; ristoria scAa potrà
sdebititfd coll'imporre alle future generazioni un sentimento
di gratitudine per voi.
100
L'opera santa non è però ancora compiala : nuovi trionfi
vi aspettano, accorretevi, l nostri voti vi accompagnano.
. VIVA VITTORIO EMANUELE II.
VIVA. NAPOLEONE III.
PBOCLAMA del municipio di l^arese.
Varese, 6 giugno 1859.
I cittadini esuli in massa sui patrj monti, mentre la sol-
datesca del maresciallo llrban sfogava la sua feroce baldanza
contro l'inerme e deserta Varese, fanno ora ritorno ai dome-
stici focolari col nuovo onore dei sagrificj nobilmente affron-
tati e sofferti. Tale contegno, memorabile nella storia del paese,
destò publica simpatia verso la nostra città, e il municipio,
mentre riprende le proprie mansioni, momentaneamente iff-
terrotte dalle armi nemiche, con essa si compiace come di
nuova prova che tutto, occorrendo, saprebbe sagrificare per
la santa conquista dell'indipendenza e della libertà d'Italia,
propugnate dal valoroso e magnanimo re Vittorio Emanuele.
All'intento però di riparare, per quanto è possibile, ai gravi
danni paliti dalla città di Varese nella recente invasione au-
striaca, presi gli opportuni concerti col regio commissario
sardo in Lombardia,
si decreta:
1.° Una Commissione speciale è istituita a constatare e pe-
rttare i danni cagionati dalle truppe austriache nell'invasione
suddetta, onde procurare l'indennizzo ai danneggiati. Essa
viene composta dei signori; consigliere Tullio Sopransi, in-
gegnere Attilio Arcellazzi, dottore Achille Zaffanelli, Giuseppe
Bonazzola e Veratti Cesare. Tale Commissione stabilirà il pro-
prio ufficio nel locale della R. Pretura, e ad essa i danneg-
giati produrranno entro 8 giorni la distinta e possibilmente
comprovata nota dei danni patiti.
Giuseppe Speróne Cesare Parw*cip|^ P^pom Mftrci^H, «m^^
dote Pietro Gragnola e. nobile Carlo Martignoni, per sussi-
diare i poveri delle città e delle castellanze, che nelle attuali
vicende rimasero privi dì menù di lavoro. Tale commissione
terrà il proprio suo ufficio in casa Speroni in piazza S. Martino,
e ad essa 3i m^&» fin. d'ora un jfondo privativo ^ bene-
ficenza di ital. lire 3000, generosamente ottenuto all'indicato
scopo dal R. eommtesario straordinario di S. M. il re Vittorio E-
manaele in Lombardia.
Gamm6.
i( $egir$UirÌQy Dqtt. Zai^.
11 grido d'evviva al re Vittorio Emanuele fu il s^ale
deirittsurrezione per la causa della indipendenza.
Gol grido stesso la rappresentanza del distretto, i più rag-
guardevoli cittadini e la gran maggioranza del popolo, quest'oggi,
in publica e solenne adunanza, per spontanea acclamazione
rìconsacrava il voto dell'annessione 49l paesQ agU Stati di S. M.
sarda, re costituzionale.
In quel voto, già altra volta pronunciato, per undici anni
fatto lacero dalla forza, stette però sempre salda la nostra
fede; perchè la fede dei popoU Boxk pà>^ mn» sfMitt« per
fovesci daUa sorte.
A rm»dkarte„ S. li. s»rda lua. bmoditD U 99aÉ» e gtoer
roso lo coMyiva l'eletta d^tt nasioM fraiì^oM*
£ s»ai» la ows»^ e iion pn^ fallir^, se non wtr^ mimi
Archivio, eie, u
lardine, la traoiq[uiIlite^ la eoucordìa, che la patria ha diritto
d'attendere da tvrtti i suoi figli.
{Seguono oltre a 900 firme).
PROCLAMA del manleipio di Tirano.
Tirano, 6 giugno 1U9.
Le vittoriose annate di S. M. Vittorio Emanuele, re di Sar-
degna, primo soldato deirindipeDdema italiana, sono entrate
sul suolo lombardo, e le popolazioni anche di questa vallata
hanpo dato le più evidenti prove. di anelare all'indipendenza
nazionale e di imbrandire le armi per la cacciata dello stra-
niero, dopo tanti anni del più duro servaggio.
Il municipio di Tirano nella Valtellina, aderendo ai voti e
desiderii di una popolazione che, oppressa da una straniera
oecupkBione fliHitare, fa però sèmpre itaHana di ^ontfe e di
fatto, dichiara la sua unione agli Stati di S. M., il magna-
nimo re di Sardegna Vittorio Emanuele, pronto a sottostare
a, tutti i sacrifizi richiesti per la nazionale indipendenza.
{Seguono 8 firme ài deputati ed aggiunti).
ORDÌNE del giorno del tenente i^nerale Ulloa al-
l^armata tooeana.
I . . . • . ;'
!.. Firenze, 6 gtagno 1SS4.
Ufflzialì, sotr uffizi*» e soldati I
Io son lieto e superbo di porre a vostra cognizione una
lèttbra che S. A. L il principe Napoleone mi dirigeva dòpo
avermi procurato l'oÀore di visitar seco le posUnoiii della Co-
roAdtt mobile alle Filigftre/ Essa e del seguente tenore:
m
QHartitr generaU a Firenze.,
. « Generale,
€ Visitando jerl gli accantonamenti dell'armata toscana alle
»"Piligare/io sono stato colpito dal contegno delle truppe della
» prima brigata sotto il comando del colonnello Stefanelli, dalla
• loro aria marziale, e dal buono spirito che le anima.
« Vogliate testificarne loro la mia sodisfazione.
« lo ho ferma convinzione che nel giorno della battagliai esse
• sapranno fare onore alfltalìa col lóro valore e eon la fer-
» mezza.
t Gradile, generale, ecc. »
// priìieipe comandante in capo il T. eòrpo,
. Napoleone.
La lode dei valorosi è pei valorosi il più belìo àéi premji
ne voi potreste desiderarne uno più lusinghiero dì quello che
vi viene offerto nelle; parole di chi comanda i nostri bravi
e geiierosi alleati.
E ìiell'ora della prova, da voi invocata, ed io ve la pro-
metto ormai vicina, voi mostrerete che non è nuova ai sol*»-
dati toscani la via dèlia vittoria, e meriterete essere dettì
etnulì condegni degli, eroi di Montebello. di Palestre e éì
Magenta.
Il lenenle-genefale
Girolamo Ùlloa.
CIBOOCABB del Consiglie federale mvtmuew^ al eon-
9oUtl swln^ri fai Hallm relativa M mgsimfWtt
sirnviierl al servizio 4i priìicipl italiani^ .
. Signori!
-Ci è pevyeQBto 4» Darle 4' od gian numero di K«Ì!n«(IÌQi
svizzeri in Italia un indirizzo datato<i|a^ipeit^ iUftSfffOfS^
MI
p. p., ove si lamenta vivamente che sianvi ancora al servhdo
di principi italiani truppe che si danno il nome di reggi-
menti $mxeri; che rarraolamento per questi r^ginienti si
pratichi in proporzioni astese, e che persino un cittadino del
cantone di Uri abbia concbloso col governo papale una con-
venzione per la fcNrmazioae di un nuovo reggimento.
Gli autori detta petizione insistono con energia sugi' in-
eenvraiimfti che emergono dal fatto dell' e^tenza di truppe
apaoldate, fornite dalla Svizzera ; dinostraao Timpressione dis-
gustosa che questo stato di cose fa nascere nello spirito ddla
popolazione italiana, massime nelle circostanze attuali; final-
mente, che la condotta delle truppe assoldate in Italia, quale
è stata recentemente descrìtta nei publid fogli, potrdt^be
compromettere la posizione degli svizzeri che esercitano pa-
QÌ0ain«Bite in Italia la loro industria.
Noo volendo passare sotto silenzio questo ridavo, nm vi
iBdirizziamo, perchè siano communicate a chi di diritto^ le
osservazioni seguenti, circa l'oggetto della mossa lagnanza-
La contradizione che esiste senza dubio nel fatb^ tfie
la libnra Svizzera foriùsca a prhusipi truppe assoldate, è pro-
fondamente sentita nel paese, non sole oggidii ma da mia
lunga se^ di anni; e, motto tempo prima d^la rigenera^
zione dei cantoni e della Confederazione, i più nobili patrioti
e i confederati più illuminati hanno elevato enei^camente la
Toce contro qttesto abuso. Come avviene di qualunque pro-
gresso, cod anche T abolizione delle capitolazioni militari
non potè conseguirsi che a prezzo di grandi sforzi e di lotte
penose.
iMln gMHnaiiMa attoale eia lisemta la eodìsfuiaaiidi
^t9à&t eSsMiailn qiislo progrieeso e di salutarlo C4mè una
verità. Sino dal 183^ ié ntiove costttuzionf cantonali hanno
abolito ìé eapitolaonoAi militari, e la nuova costituzione fe-
derale ha consacrato lo stesso principio, poiché l'articolo 4.^
«tiiMIlMe dìiHame*te e p«8ttìvaaiMfte, «on pmt^ì cdndlfiu-
Mto liiM^e cai^llMttioiii miiilariv
La legistaziohe fedeMtle non è stala a tale scopo inattiva,
poidìè essa, con decisione del 20 giugno 1849, confeimìala
il 24 Inglio 1855s iia ptoibito ogni arniolatiMnto pef 11
servìzio mìfitare stranilo. Essa inoltire nel codice {cenale ha
comminato la prigionia e delle mitlte contro il rednlaménto (fi
abitanti della Svizzera per il vietato servfislo tkiilHare sfrA^
filerò, estendendo questa comminaziené àgli agenti degli ni^
ic] di ireclutamento che si sono stabiliti fiiori della Svizze^a^
per eludere il divieto dell' arruolamento su quel tenKtorio.
Tutte queste disposizioni tton esistono toltanto ^er forma-
lità e stila carta, m^ vengono applicate con tutto A i^oiié
possibile. Sé ne ha lina prova manifèsta nella seiie di eùh*
danne che furono pronunciate contro arruolatoti nei drierM
cantoni della Svizzera, e , se le trasgressioni non sono
ovunque colpite dal braccio d^la giustiziai, se là vigente
legislazieiie non può del tatto reprìmere il mate, dò deesi at^
tribmre ad altre circostanze kidipendenli dalle autorità fé»
dedali e che niun^» può dd^Aoi'are più vivamente di quello
éhe nei faimmo* *
Ogiii qualvòlta si è potuto sparare d^oMienéf qualcflie rt*
scdtato, fteurdùò aperte negoziazioni oogli Stati vieibi, aUo soopd
' dì (ar soptUimeiie OfBcj di arruolamento abusivamente tol*"
rati, e noi abbiamo avuto la sodisfazione di vedere che qnéSif
sforzi noft sono rimasti infruttuosi.
Per ciò che concerne specialmeóte i corpi (fi truppe al tièr-
aHA di Napoli, sotto il nome di reggimenti nmzeti, tatto
le^ relative capitolazioni sono spirate; una sola i*agghin|^
il suo termine al i5 corrente. Noi àblnamo già fatto gli atti
n»ees6atj perchè gli emblemii cantonali o federai VMgàfio
tom Hs&é ban^Hfere di questi reggimenti; noi d adoj[»ererefiio
eaiiandio m modo cèe fall reggìimnti non portino più quin"-
d^ iÉìnahzi dtl nome ehe, una vòlta spirate le capitola«idìli
militari, deve sembrare una usurpazione, pel m<yfivo che i
reggimeli iti quertione non sono pHi reggiimnti i^z8èri>; e
non pottebbetro eaneiderarsì che comtf reggimeli dtrMieri.
ao6
Ben più falsamente ancora sono qualificati come truppe
svizzere i reggimenti che, indipendentemente dalle truppa
nazionali, trovansi al servizio degli Stati .detta Chiesa.
Non- esìstono con questi Stati capitolazioni militari di sorta,
e le convenzioni precedentemente esistenti a questo riguardo
non furono giammai sottoposte alla sanzione della Dieta; esse
potante erano nulle, secondo T antico diritto publico leder
r4le, e non possono assolutamente venir ascritte a carico
dijUa Confederazione.
Una capitolazione concbiusa nel 1824 collo ^tato di Lucerna,
in occasione della formazione di una guardia svizzera, è spi-
rata da lungo tempo ed è già annullata dalla costituzione
di quel cantone.
Più tardi, nel 1832, il goVemo degli Stati della Chiesa Jba
emc^ùuso, egli è vero, con semplici persone private conven-
zioni per la formazione di reggimenti stranieri, e a questo
scopo alcuni cantoni hanno permesso T arruolaipento, senza
però l'autorizzazione della Dieta. Ma questi reggimenti fu-
rano disciolti nel 1848, e ì reggimenti stranieri esistenti
(»a negli Stati romani, non sono precisamente altro che una
a^lomerazione di persone di tutti i paesi; fatto del quale
la Svizzera non pub naturalmente assumere alcuna resjK)^*
sabilità.
Se ciò non ostante, i reg^menti stranieri al. servizio pa-
pale sono designati sotto il nome di reggimenti svizzeri^ se
all'estero si persiste nel considerare come. identiche le truppe
svizzere e le truppe assoldale, noi non possiamo chiei deplo-
rare ciò sinceramente; ma respingiamo energicam^te questa
supposizione. Se d'altronde noi siamo ben informati^ i reg-
gimenti stranieri al servizio pontiflcio non .pc»rt»nQ realmeQte
il titolo di reggimenti svizzeri^ e se tuttavia lo si dà loro
tcadizionalmente, ciò accade per abuso, e noi nulla possiam
fare per porvi rimedio.
N^la petizione si è detto». che un cittadino^ del qi^tone di
Uri ha tentato di reclutare in Isvizzera un nuovo reggijBfìentp
per il servizio papale. Noi ne fummo eziandìo informati per
i»7
mèzzo della stampa, e' il nostro' dipartiménto di giustizia e
di polizia volge a quest'oggetto tutta la sua attenzione. Se
questa voce dovesse confermarsi, noi non mancheremo di
intervenire energicamente contro una simile impresa, atteso
che deve a noi importare anzi tutto d'impedire che le leggi
della Confederazione vengano violate e che all'estero si faccia
abuso del nome svizzero.
Le popolazióni italiane, una volta che conoscano il vero
stalo delle cose, non esiteranno più a rendere la giustizia
dovuta ^Ua Svizzera ed alle sue autorità. A questo scopo ^
noi vi autorizziamo, per ciò che voi giudicherete conveniente,
a combattere e confutare officiósamente, appoggiandovi agli
stessi fatti, i pregiudizj e le idee erronee che si riproduces-
sero nella stampa, in pregiudizio della Svizzera e de'suoi citta-
dini stabiliti in Italia.
. D'altra' parte, non evvi alcuno che' non comprenda, non
essere in potere delle autorità svizzere il restringere il libero
arbitrio d^li individui, di modo che il passaggio al servi-
zio straniero non abbia più luogo, e non potere la Svizzera
esser tenuta' responsabile di tali atti che sono puramente in-
dividuali. Il potere eziandio degli altri Stati non va guari
più lungi, poiché egli è incontestabile, che precisamente
al momento in cui nazioni belligeranti si trovano a fronte
in Italia, vi hanno alla rinfusa numerosi partigiani che non
appartengono alle, ps^rti cQmbattenti, ma ad altri popoli non
interessati
Oltre a ciò, l'entiata al servigio militare straniero è la con-
tinuazione di un .uso esistente, sgraziatamente divenuto da
lunghissimo tempo abituale, di modo che l'eccesso degene-
rante in abuso non può che col tempo essere represso e
ricondotto a ragionevoli proporzioni.
Aggradite rassicurazione della nostra altissima stima.
in nome del Consiglio federale svitzero
Il pretidetUé della Confederazione,
Stampfu.
Il eancelliere della Confederazione
SCHIESS.
288
B!iiPfApe|0«
Maestàl
Il municipio di Pisa, facendosi interprete delPunanime vo-
lontà di questo popolo in mille modi manifestatasi, sente il
dovere di rispettosamente indirizzarsi a Voi, proclamandovi
redentore magnanimo della nostra gran patria italiana. A
Voi ii merito di aver tenuto alto il tricolore ressillo; a Voi
di aver sert)ate intatte le costituzionali franchigie; a Voi dt
esservi circondato di uomini egregi, che con più nobile ar-
gomento hanno saputo tener vivo per tutta Italia l'amore
della libertà e della indipendenza.
A Voi in questo giorno solenne la città nostra, più di
ogni altra per lunga stagione costretta al giogo dell'umilia-
zione e del dolore, e mercè Vostra tornala a nuove e più
splendide sorti, riverente s'inchina, e mentre Vi rende gra-
zie che la parola non è atta ad esprìmere, e con Voi si con-
gratula per la vittoria delle armi Vostre e de! prodi Vostri
^leatt, caldamente Vi prega a non esporre, come m passato
faceste nella nobil guerra che or si combatte, l'augusta Vo-
stra persona..
Voi, grandissimo dei re, idea incarnata della nazionalità
e libertà italiana^ dinanzi al quale non è dimostrazione di
riverente aflietto e di unanime devozione che proporzionata
sia ai titoli die illustrano al cospetto dell'intiera nazione la
preziosa Vostra esistenza, accettate Toma^io di questo po-
polo, che per oi^no nostro, a Voi si dirige, e presago dei
Vostri nuovi destini, Vi proclama primo fra i re, fra i guer-
rieri, fra i cittadmi d'Italia.
Pisa, 4|l palano copmunlutivo.
// gonfaloniere F. Fu^occhietti.
209
OllDlMlS Ael i^omo Ael tienietfte-getieral^ "««miiiii-
dante la IX. divisione piemontese.
7 giagno 1859.
Soldati!
Dalla riva del ticino io volsi jerì lo sguardo indietro e mi-
rai con compiacenza il glorioso sentiero da voi segaìto per
giungere sin qui.
Voi segnaste con piede sicuro le orme del vostro passag-
gio sulla Sesia e sul Po , e scolpiste in cifre indelebili !l
nome della IV^ divisione a Frassinello, a Casale, al torrione,
a Borgo Vercelli, a VUlata, a Palestre.
Il vasto laberinto delle rìsaje, i frequenti corsi d'acqua, i
fiumi senza ponti, il numero dei nemici, la forza delle loro
posizioni, le marcie, le veglie, le fatiche continue dì un mese
d'avanguardia, furono per voi cose di poco moìtìento; voi
sapeste tutto sostenere, lutto superare.
Frattanto il nome della IV* divisione corre sul labbro di
ognuno.
Il re ci onora di un lasmghìero ordine del giorno.
L'armata ci encomia, la patria ci applaude, e dovunque
vi volgete, vi attende un saluto, qqà stretta di mano, un
ewival
Soldati ! da quanto faceste io traggo speranza di grandi cose;
fidenti nel vostro valore e nel senno di chi conduce l'eser-
cito^ avanzate sul territorìo Dj^uìgo, ed in Jbreve éai poggi
dì Verona gridate alte genti ttaiiaoe: H teéek^o ipùrì:
H g€nerale eamandanU la lY divitione
Francesco Giàldini.
6 giugno i859. — Dimostrazione popolare a Roma all'aimuncio della
vittoria di Magenta,
Archivio ite, %7
210
PROCLAMA del eoMandante le forse fh*Mieesl in
Roma.
Roma, 7 giugno 1859.
Una viva gioja riempi jeri il vostro cuore ed il nostro.
Questa gioja sard)be stata per noi anctie più vìva, se, fedeli
ad un avvertimento fin qui compreso a meraviglia, voi ave-
ste sapulo contenerne la clamorosa espressione.
Niun fautore di disordini venga a frammischiarsi oggi
nelle vostre file; togliete qualunque pretesto alla malevolenza,
affinchè le misure di repressione, che noi potremmo esser
chiamati a prendere , non possano cadere sugli amici dei
francesi. Credete, romani, che il silenzio è per noi penoso
e che, privati del bene di combattere a lato dei nostri fra-
telli d'armi, ci sarebbe stato ben dolce di poterli almeno
acclamare. Ma s'essi tengono ben alto in questo momento il
vessillo della Francia, noi teniamo qui quello dell'ordine, e
sapremo farlo rispettare. Quest'ancora è un nobile vessillo!
Il generale di divitUme,
ajuUuUe di campo di S. M, Vimperatore de' franeesi
Conte di Goyon.
7 giagno Ì8K9. — Dimostrazione patriottea a NapoU in ocauione delia
vittoria di Magenta^ invano impedita dagU sgherri di Francesco II.
— OH austriaci, dopo tanti lowni diforti/lcazione, abbandonano Pavia
e si dirigono verso Cremona facendo consegna al municipio dei
molti effetti^ delle provvisiom e dei feriti che non si pollone
trasportare.
T nflfln n i
211
«
mSCORSO pronunciato da S. 11. la regina d'In-
l^hlltorra airapertnra delle nnave Camere.
Londra, f giugno tgM.
Milordi e Signori!
Nello stato perplesso attuale degli a£Eari ricorro con sodi-
sfazione ai consigli del mio Parlamento che ho éonYOoato per-
chè si riunisca nel più breve termine possibile. Ho ordinato
che vi siano presentate le carte che serviranno a farvi co-
noscere qaanto furono vivi ed assidui i miei conati, onde
preservare la pace dell'Europa; quei conati per mala sorte
fallirono, e la guerra fu dichiarata tra Francia e Sardegna
da una parte, ed Austria dall'altra.
Siccome ricevo dai belligeranti d'ambe le parti assicura-
zioni d'amicizia, cosi mi propongo di conservare tra esse una
stretta ed imparziale neutralità, e spero, col divino ajuto,
di serbare al mio popolo il beneficio della pace. Tuttavia,
considerando lo stato attuale dell'Europa, ho stimato neces-
sario, per la sicurezza de'miei Stati e l'onore della mia co-
rona, d'aumentare le mie forze navali in maggior proporzione
di quella approvata dal Parlamento.
Conto fiduciosa sul concorso cordiale che voi darete a que-
sta misura di precauzione, dettata da una politica difensiva.
Il re delle Due Sicilie avendomi annunciata la morte del
re suo padre, e la sua ascensione al trono, slimai conve-
niente, d'intelligenza coU' imperatore dei francesi, di rinno-
vare le mie relazioni diplomatiche colla Corte di Napoli, re-
lazioni ch'erano state sospese durante il precedente regno.
Tutte l'altre mie relazioni all'estero proseguono ad essere so-
vra un piede del tutto sodisfacente (1).
(I) 11 rtmanente del discorso fa da noi oteesso perchè alhtto eslnneo^^alle circo-
etanae della guerra attuale. Esso termina coU'espressione di fldacia da^parte della re-
gina « che il risultato delle deliberaiioni parlamentari tenda ad assicurare al paese
la continuaslone della pace all'esterno ed un progressivo miglioramento airinlemo >•.
212
8 gì<igtoo 1859. — Arrivo a Milano deWesercito sardo. LeLL. MM.
fimperatore dei francesi ed il re Vittorio Emanuele fanno il
loro ingresso in queskt metropoH i?er9o fe «re 8 onf., sahh
tate dam pepohzùmi con éimoetreakmi deOafdùnioa^impaÉia,
ORDIItfB del g^lomo di Maip^leone III all' esercito
dritalia.
Milano, 8 giugno 1859.
Sol(btit
Ud mese fa, fidando negli sfarzi della diplomazìa, io spe-
rava ancóra la pace, quando d'un tratto l'invasione del Pie-
monte per opera delle truppe austriache ci chiamò alle armi.
Noi non eravamo pronti: mancavano uomini, cavalli, materiale
di guerra, approvigionamenti; e noi, per soccorrere i nostri
alleati, dovemmo shoccare, in fretta e a piccole frazioni , al
di là delle Alpi, innanzi ad un nemico formidabile, apparea-
chiato da lungo tempo.
Era grave il pericolo : Teurgia della^ nazione e 11 vo&tro
coraggio hanno tutto superato. La Francia ha ritrovato le
antiche sue virtù, ed unita in uno scopo ed in un solo sen-
timento, mostrò la potenza de' suoi mezzi, e la forza del
suo patriottismo. Sono dieci gioroi da che incominciarono le
operazioni, e già il territorio piemontese è sgombro da'suoi
invasori. L'esercito alleato diede quattro felici combattimenti
e riportò ima vittoria decisiva che gli apersero le porte della
Lombardia; voi avete posto fuori di combattimento 35,000
austriaci, preso 17 cannoni, due bandiere, fatti B,000 pri-
gionieri, ma tutto non è terminato; noi avremo ancora lotte
da sostenere, ostacoli da superare. Io faccio assegnamento
su di voi. Coraggio dunque, bravi soldati dell'esercito d'Italia 1
Dall'alto del Cielo i vostri padri vi contemplano con orgoglio I
Dal qwrtitre genaiala <tt Milano.
napoleone;
Si3
PROCliAllA di S. M. l'imperatoi-e MapelcN^se IH.
Italiani !
La fortuna della guerra mi conduce oggi nella capitale della
Lombardia; or vengo a dirvi perchè ci sono.
Quando TAustria aggredì ingiustamente il Piemonte, io mi
sono dooiso di ^estanore il mìo alleato il re di Sardegna:
l'onore e gl'interessi della Francia me k> imponevano. I vo-
stri nemici, che sono i miei, hanno tentato di sminuire la
simpatia ch'era universale in Europa per la vostra causa , fa-
cendo credere ch'io non facessi la guerra che per and[>izione
personale o petr ingrandire il territorio ddla Fracicia. Se mai
v'haaiio uooìiiii che no» comprendono U loro tempo, w non
sono certo nel novero di eo^ro. L'opinione publica è oggi
illuminata per modo che à diviene più ^and^ per l'jnfluenaa
oiorale eserótatiiche per istoriti oonqiùste; e questa influenza
morale io la oereo oon orgoglio oontribuendo a lar libera una
delle più belle parti d'Europa. La vostra accoglienza mi ha
già provato che voi m'avete compreso. Io noo vengo tra voi
con un sistema preconoepito, per ispossessare sovrani, o per
imporre la mia volontà; il mio esercito non si occuperà che
di due cose: combattere i vostri nemici e manteoiere l'orane
interno; esso non porrà ostacolo alcuno alla Mbera manife-
stazione de'vostri lattimi voti. La Provvidenza favorisce
talvolta i popoli come gli individui , dando loro occasione di
farsi grandi d'un tratto, ma a questa condizione soltanto,
che sappiano approfittarne. Il vostro desiderio d'indqpendeoza,
così vagamente espresso, cosi sovente caduto, si realizzerà
se saprete mostrarvene degni. Unitevi dunque in un solo in-
tento: la liberazione d^ vostro paese. OfganiZMtevi militar-
mente: volale sotto le bandiere del re Vittorio Emmuele, ohe
vi ha così nobilmente mostrata la via dell'onore. Ricondatevi
»4
che senza disciplìDa non vi ha esercito, e, ardenti del santo
fuoco della patria, non siate oggi che soldati, per esser do-
mani liberi cittadini d'un gran paese.
Dal (inarllers generale dì Mtlano.
NAPOLEONE.
INDIRIZZO della re|r><^ ^^^ ** Milana a S. ■■• il
re Vittorio Bataniiele.
Milano, 8 giugno 1859.
Sirei
n voto publico vuole che la M, V. a cui per miracolo di
concordia sono state commessele sorti della Patria commune,
si rechi quanto più presto può in mano il governo e l'in-
dirizzo della cosa publicà di questo paese.
Tal voto era già stato solennemente pronunciato da mi-
gliaja de' nostri volontarj, prima col giuramento innanzi a
Dio, poi col sangue avanti al cannone austriaco. Ed ora il Con-
siglio communale. rappresentante del popolo milanese, ha ad
unanimità di voti, anzi per una irresistibile acclamazione, ap-
provato e fatto proprio l'indirizzo che la Congregazione mu-
nicipale avea rivolto alla Maestà Vostra sino dal giorno 5 del
corrente giugno e che le venne presentato il giorno succes-
sivo al quartier generale di S. Martino di Trecate.
Sire!
Nella deliberazione del Consiglio communale di Milano la
M. V: vedrà una prova novella che le verità dd cuore non
hanno due modi d'esprìmersi. Noi siamo Vostri per persua-
sione, per affetto, per la necessità geografica, pel diritto sto-
rico dell'atto di fusione del 1848, confermato da questi un-
dici anni di preparazione e di passione, 1 quali rimarranno
218
incancellabili nella storia dei popoli, come esempio sublime
di quel che possa la perseveranza nei giusti propositi e la
dignità nelle publiche sventure.
Sire!
Questo popolo ha molto imparato perchè ha molto sofferto.
La M. V. è stata chiamata dal voto di tutta l'Italia, dal ri-
spetto d'Europa, dal consenso della Francia a consolare i
dolori della nazione e a raccogliere il frutto delle sue lut-
tuose esperienze.
Shre!
Noi useremo colla Maestà Vostra le parole che già Vi com-
mossero, quando le udiste sulle labra de' nostri volontarj
feriti intorno a Voi nella gloriosa giornata di Palestro. Fate
libera e felice l'Italia e noi benediremo le nostre ferite!
Alberto de Herra - Francesco Margarita
Massoiujano de Leva - Fabio Boretti
Ubold! db CAm ' Alessandro Pòrro
Giovanni d'Adda - Cesare Giulini.
IMDIRIZZO del muiiicipio di Berf^amo.
Alt Onorevole signor Emilio Visconti Venosta commissario
di S. M. il Re di Sardegna in Bergamo.
Bargamo, 8 giugno 1869.
Al Vostro giungere in questa città al seguito delle vitto-
riose truppe del prode generale Garibaldi, la civica rappre-
sentanza di Bergamo, interprete dell'unanime voto di tutta
questa popolazione esultante pel sospirato arrivo dell'esercito
liberatore, si afifìretlò, in nome della città stessa, a procla-
mare ed a riconoscere il re Vittorio EmaDoele II, quale le^
gìttitno sovrano costìtozìonate di questo paese; confermando
così la propria annessione al generoso Piemonte, «he veniva
già a suffragio universale solennemente votata nell'anno 1848, e
che solo la violenza straniera potè impedire che fosse recata
ad effetto.
La infrascritta civica rappresentanza vi prega, o signore,
di far tosto pervenire al governo di S. M. il re, nonché a
S. M. slessa, questa liberà espressione delF universale volo
cittadino, ed a presentarle l'omaggio dell'eterna gratitudine
e sudditanza di questa città.
Il Podestà^ Ottavio Morlani
Gli Assessori, G. B, Barca - N. ALBoaGUfirn
Db kìfmBK MoRBTTi - D."" A. Savisgo.
PBOCliAIIA 4el innidM^i» 41
Volita, 8 giugno 1859.
Cittadini t
La Vostra Congregazione municipale, interprete dei Vostri
voti, si è affrettata fin da jeri a consociarsi alla città di Mi-
lano nel riconoscere il governo di S. M. il re Vittorio Ema-
nuele II.
Si generoso slancio, sotto il pericolo dì grossi corpi circo-
stanti di truppe nemiche, venne proclamato dal governo dì
Milano, quale atto di coraggio che onora altamente la no-
stra città, e sarà tra breve fatto conoscere al prode re Vit-
torio Emanuele, che combatte vittoriosamente a fianco del
magnanimo imperatore Luigi Napoleone IH per l'indipen-
denea italiana.
Cittadini! La Congregazione municipale va orgogliosa di
rappresentarvi in qttestì solenni momenti ed esulta con Voi
217
per il trionfo deR'^ercito alleato, nelle di cài file combat-
tono tanti prodi nostri eoneittadiDi.
Essa confida nel vostro patriotismo per la necessaria coo-
perailotìe ai buon governo deBa città, postocbè per ora si
trova tatto concentrato nei nostri rappresentanti municipali.
Cittadini tutti dunque ad una voce proclamale:
VIVA L'ITALIA l VIVA LA FRANGIA 1
VIVA VITTORIO EMANUELE III VIVA NAPOLEONE III!
// Podestà, LcxGì Villa.
Gli Assessori^ - C. Tbesoli» - A. Beretta
G. Grassi - G. Fossati.
F. TiGozzi, segretario.
CVRCWEiAIII! del Veg^n <5<rtmris»itt»ifo pw^émo li g*e-
ncnmie OarKafdt a fotte le mnÉbrHk aiiiniiila#i>a-
tive del Inof^ld ehe al pronnnelarono per la eavaa
naxlonale.
Bergamo, 8 giugno 1859.
Pregiat^simo signore (
Nell*assumere la missione che il governo del re mi aveva
affidato presso iì generale GaitbaMi , ho già espresso la fl-
ducia che Vorganismo civile del paese non si sarebbe disor- ,
dinato. — Il trionfò delFindipendenza nazionale, prima con-
dizione di vita per un popolo, non è già un moto di disor-
dine, d'anarchia, ma bensì il ristabilimento sulle sue basi
naturali della società dvìle italiana.
È intenzione del coimnissario del re presso il generale
Garibaldi, che nelle provincie che si pronunciarono per la
causa nazionale, rammfnistrazione civile funzioni regolar-
mente; che gl'impiegati, saFve quelle disposizioni particolari
ÀreMviOt eUm %$
2i8
che si potessero prendere , rimangano al loro posto e ser-
vano il governo con lealtà e con rigorosa disciplina.
1 public! funzionari devono mostrare la loro devozione
alla causa nazionale col dare opera perchè tosto scompa-
iano que' disordini che sono inseparabili dallo stabilimento
d'un nuovo ordine di cose.
V. S. vorrà dunque vegliare perchè il servizio dell'uffi-
cio a cui presiede sia regolarmente attivato, e perchè la cosa
publica non soffra alcun danno da una ingiustificabile in-
terruzione della gestione publica.
Il regio commissario
Emiuo Visconti Venosta.
UWDIRUBEO dtUmt^mgregmMÌmme provinciale dU
gsuÈtkm mi n* C?#iii<|giirÌ0 straordiiiMPio di S. M.
0arda«
Bergamo, 8 giugno 1859.
Illustrissimo signore!
La Congregazione provinciale con animo esultante esprime
alla S. V., egr^io sig. Commissario, gli unanimi sentimenti
di cui sono animati questi abitanti per fatti memorandi che
si stanno ora compiendo per opera del magnanimo re Vit-
torio Emanuele, giovato dal generoso imperatore Napoleone,
diretti ad ottenere finalmente la tanto sospirata liberazione
d'Italia.
Or sono dieci anni, questa provincia, chiamata a pronun*
ciarsi sui proprj destini, non esitò un istante a proclamare
la propria unione ai fratelli del vicino Piemonte, sotto lo scettro
costituzionale di S. M. Carlo Alberto, di sempre cara e ver
nera la memoria; ed ora che le è di nuovo concesso di e-
sprimere la libera saa parola, superba di potere in questa
solenne circostanza far uso del diritto a lei demandato, di
rappresentare queste popolazioni, dichiara di fare atto solenne
di adesione al governo della prefata Maestà sarda, e di es-
sere disposta di porre a disposizione del regio governo tutti
i meflizi die da lei possono dipendere onde la magnanima
opera intrapresa tocchi alla meta desiderata.
Mentre i sottoscritti membri La interessano, signor R. Com-
missario, a voler umiliare a S. M. Vittorio Emanuele que-
sti sincerissimi sentimenti di gratitudine e di divota suddi-
tanza, si fanno un pregio di esprimere la più distinta stima
e considerazione.
Il Presidente Moneret.
/ deputati provinciali
{Seguono le firme).
8 giugno 1859. — Combattimento di Melegnano. — Dietro ordine
diWimperatore Napoleone 9 il marenciaUo Baraguay d'Hilliers si
porta a MelegnanOy dove eransi concentrati e trincerati circa
35 mila austriaci^ per coprire la ritirata. Alle ore 4 pom. la
porizùme viene attaccata di fronte dcMe divisioni Bazaine e Lad-
mirault^ mentre la divisione Forey doveva circuire il nemico.
Dopo tre ore della più energica resistenza^ gli austriaci^ cacciati
alla baionetta di trincea in trincea^ di casa in casa^ sgombrano
il villaggio lasciatido il terreno coperto di morti e abbando-
nando un cannone e un migliaja dt prigionieri. 1 francesi eb-
bero da 900 uomini fuori di combattimento; le perdite piié sen-
sibili furono sopportate dagli Zuavi^ che fecero prodigi di valore.
— Gli austriaci sgombrano da Pavia e Lodi., e ripassano VAdda di-
struggendone i ponti; loro quartier generale a Cava-Tigozzi
{9 miglia al di là di Cremona).
— • Coi» decreto odierno^ iato in Milano^ S. M. U re Vittorio Emanuele //,
ha nominato governatore della Lombardia il cav. Paolo Onorato
Vigliani.
•^ La mattina Garibaldi entra in Bergamo; drca 150D ausMadi che
movevcmo da Brescia^ vengono respinti e fugati dai Cacciatori^
assai minori di numero.
— Alle ore 10 del mattino, una Colonna di austriaci^ forte di 9335
uomini d'ogni arma^ con 10 pezzi d'^artiglieria e 6 racchette^
rioccupa la città di Pa»ia^ mantenendovi uno strettissimo stato
d^asseaio fino al mezzodì' del giorno successivo in cui abbandona
la dttà.
— Terso la mezzanotte dell' 8 al 9, gU austriaci sgombrano Laveno
e
^ n dirigano gì amfm svizzero; giunti a Miigaiiino la ni^Um
coi piroscafi Radetzky, Benedek e Ticino, vengono accolti àat
generale Bontems^ e, seguito tt disarmo, énmati a Bettinzona.
PIMKXAll A éà WUtopi» BmmMto «i papali ili Loittr
bardia.
Mllno, 9 ghigno ISM.
Popoli di Lombardia!
La vittoria delle armi liberatrici ne conduce fra Voi.
Rislaurato il diritto nazionale, i Vostri voti raffermano T u-
nione col mio regno, che si fonda nelle guarentire del vi-
vere civile.
La forma temporanea che oggi dò al governo, è richiesta
dalle necessità della guerra.
Assicurata l'indipendenza, le menti acquisteranno la oom-
postezza, gli animi la virtù, e sarà quindi fondato un libero
e durevole reggimento*
Popoli di Lombardia!
I Subalpini hanno fatto e fanno grandi sacrifici per la pa-
tria oommune; il nostro esercito, che accoglie nelle sue file
animosi volontarj delle nostre e delle altre province italiane,
già diede splendide prove del suo valore, vittoriosamente com-
battendo per la causa nazionale.
L'Imperatore dei francesi, generoso nostro alleato, degno
del nome e del genio di Napoleone^ facendosi Duce dell'e-
roico esercito di quella grande nazione, vuole liberare l'I-
talia dalle Alpi air Adriatico,
Facendo a gara di sacrifici! seconderete questi ms^na-
nimi propositi sui campì di battaglia, Vi mostrerete degni
dei destini a cui l'Italia è in ora chiamata dopo secoli di
dolore.
Bftl Quartiere generale principale in Milano, n detto.
VITTORIO EMANUEUE.
9SÌ
VllOtA.AMA deiln regf^emie di Parma alle popo-
laxlonl dei Ducati.
Parma, d giugno 1859.
Quale sia stato il governo della mia reggenza ne invoco
a testimonii voi tutti, abitanti dello Stato e la storia.
Idee più ferventi, lusinghiere per le menti italiane, sono
venute a inframettersì ai progressi pacifici e saviamente ti^
berali cui tutte le mie cure erano rivolte; e gli avvenimenti
che or si succedono, mi hanno collocata fra due contrarie
esigenze, prender parte ad una guerra dichiarata di nazio-
nalità, e non far contro alle convenzioni cui Piacenza in
più special modo e lo Stato intero erano già sottoposti lun-
go tempo innanzi chlo ne assumessi il governo.
Non debbo contradire ai proclamati voti d'Italia, ne venir
meno alla lealtà. Onde, non riuscendo possibile una situa-
zione neutrale, qual pur sembravano consigliare le condizioni
eccezionali fatte da quelle convenzioni al territorio , cedo
agli eventi che premono, raccomandando al municìpio par-
mense la nomina di una Commissione dì governo per tutela
dell'ordine, delle persone e delle cose, per Famministrazione
publica, per congrua destinazione alle regie truppe, e per le
altre provvidenze che sian comandate dalle circostanze.
E mi ritiro in paese neutro presso gli amati miei figli, i
cui diritti dichiaro di riserbare pieni ed illesi, fidandoli alla
giustizia delle alte Potenze ed alla protezione di Dio.
Buone popolazioni d'ogni Commune dei Ducati, dapperr
tutto e sempre mi rimarrà grata nel cuore la memoria di voi.
LUISA, reggente
Il segretario intimo di gabinetto
Da parte di S, A. R.
6. Pallavicino.
9 giugno Ì8B9. — La duchessa reggente di Parma parte daqueUa
città dopo avervi publieato il surriferito proclama. Il Mu-
nicipio nomina tosto una commissione governativa^ e delibera di
mandare inviati al re Vittorio Emanuele^ pregandolo di assu-
mere la dittatura del paese (V. gli atti seguenti).
PROCLiAMA del reg^l* «•mmlssari* straordlnurto
In Panna, eair. Dra|pliL
Panna, 9 giugno 18fi9.
attadini!
Avete udito come per la imponenza degli avvenimenti, che
con tanta rapidezza hanno incalzato, S. A. I. l'augusta reg-
gente abbia dovuto allontanarsi dagli Stati, onorando me de'
suoi pieni poteri con nome di Commissario regio straordi-
nario in fino a tanto che la Commissione di governo che
vi rappresenta, sia entrata in ufficio.
Se un tanto incarico che mi è imposto non fosse preca-
rio e momentaneo, certamente io non sarei atto di gran
lunga a sopportarlo; ma ciò non essendo che per non la-
sciare alcuna materiale interruzione neir esercizio dell'auto-
rità, vado lieto di annunziarvelo e di essere per un istante
vostro capo.
Per le prove di simpatia che mi avete sempre date, e di
cui caldamente vi ringrazio, confido che tutti continuerete
in quella calma e dignità che tanto distinguono i Parmensi,
e che le mie raccomandazioni per questo non saranno in-
darno presso alcuno.
Draghi.
22S
EDITTO del mmiiciplo |ianneiifie.
Parma, 9 giugno 1850.
Il municipio di Parma.
Veduto TodierDO proclama dì S. A. R. la duchessa reg-
gente Luisa Maria:
Nomina una Commissione governativa colUincarico di reg-
gere il paese finché vi provegga il governo del re Vittorio
Emanuele II.
Essa è composta dei signori:
CantelU conte Girolamo, - Bruni vicepresidente dott. Pietro, -
Armani ing. dott. Evaristo, ed assume immediatamente Teser-
cizio della sua autorità.
Parma detto, ore i e !f9 pom.
Pel Podestà dimissionario.
Il Sindaco G. Vincenzi.
1 segretari provmarj
G. OsENGA • S. Rapaggioli.
PROCLAMA della C^mmissioiie f^oiremativa di
Parma*
Parma, IO giugno 1859.
La città nostra è sicura dal lato delle truppe che dovevano
esseme la tutela e prescelsero di trattarla da nemica. Esse
si dirìgono all'Oltrepò, per unirsi con chi tenta di contrastare
alla causa dell'indipendenza italiana.
È tolta la cagione unica che minacciava la sicurezza e la
tranquillità nostra. Rinascano, con la sicurezza e la tranquil-
lità, Tordine, la concordia, la confidenza publica. E Parma
si mostri degna dei nuovi destini che la aspettano, e prepari
a se stessa tempi di rigenerazione e di civile progresso.
G. Cantelli - P. Bruni - E. Armani.
224
NOTIFICAZIOJli; del C^maiidante le tmpiie Mutria-
eke In Bol^fna.
BOfogoa, 9 giugno 1859.
Il dovere cbe m'iDeombe di tutelare 11. R. truppa posta ai mìei
ordini, mi obliga di impedire o reprimere ogni atto di sfre-
gio e di ostile oontegno contro la stessa diretto.
Verificatosi negli scorsi giorni qualche simile fatto, cba,
non rimarcato, potrebbe ripetersi, avverto che nra sar& mai
per tolerare qualsiasi dimostrazione offendente VLK. truppa,
e che, in caso di necessità, mio malgrado sarei costretto di
adottare le più rigorose misure militari^ a termini anche deUa
Notificazione 20 maggio 1857, che stabilisce la procedura
militare nei casi ivi accennati.
Voglio lusingarmi che il contegno dei cittadini continuerà
ad essere pacifico, rendendo con ciò superfluo ogni energico
procedere.
ir' /. R. generaU, eomandauie le truppe d'oecupaziomt
Nobile di Habermann.
IMDIRIZZO della giovenCù delle Due Sleille al s^l-
daii dell' enerelio napolltaiio.
Nl4)aB» 9 giigno M59.
Per due volte T esercito sardo affrontò il sommo rischio
di fronte all'urto delle forze intere dell'Austria — e due volte
le forze degli Stati minori risposero alla chiamata, e sempre
il popolo seguì, anzi precesse sul campo della battaglia patria.
Ma r esercito napolitano^ più vigoroso di numero, più van-
taggiato di condizioni, più necessario e decisivo, mancò al-
l'appello nei giorni della lotta, e le sorti d'Italia furono fa-
talmente decise.
Officiali, sotr officiali e soldati dell'esercito napolitano:
ttS
Là terza prova è cominciala. E r esercito sardo, che per
la terza voita inalza il grido di guerra, per la vostra len-
tezza nelle nazionali risoluzioni, ha dovuto fortificarsi di un'al-
leanza straniera.
E per la terza volta i soldati degli Stati minori di Modena,
di Parma, di Toscana, di Roma, gittate le insegne della ser-
vitù, proclamansi soldati.
E la gioventù sollevata, ogni giorno più numerosa e fi-
dente, corre a creare nuove file. Oltre a 40 mila sono già sotto
i loro capi e con le armi alla mano ; a centinaja, a migliaja
arrivan dei nuovi ogni giorno.
Noi con voi — soli manchiamo ! E noi giovani delle Due
Sicilie, che la vostra attitudine impedisce, e separati per troppa
distanza dal campo di battaglia, fremiamo di vergogna per
voi, per noi stessi.
L'Europa dubiaed attonita all'inerzia di 9 millioni di po-
polo, e di 100 mila soldati italiani, domanda se realmente
la causa, che ^i combatte sui campi subalpini^ sia quella della
nazione italiana, o no — giacché onde tale sia fatta e si con-
servi, vuoisi il consenso e la forza di tutta Italia.
Suvvia ■— fratelli — uscite dalle nostre case — figli dei pa-
dri nostri — non si dica più che non slam 'pronti se non
a guerre intestine. Mostrate al mondo che il vostro non è
abbigliamento, è divisa di soldato.
Il dito di Dio disperde gli ostacoli. — Tutto ormai dipende
dal voler nostro concorde.
Alziamo insieme il grido di guerra, ed il nostro stendardo
sia quello ditalia, patria commune di 25 millioni. Le vostre
file si allarghino, che noi le riempiremo — e la nostra mar-
cia diritta sulla base del nemico d' Italia, sarà marcia di trionfo
traverso a popoli fratelli, pronti ad aumentare le nostre
forze — marcia decisiva.
I momenti sono solenni e rapidi pel nostro onore, pel no-
stro avvenire.
Concittadini fratelli dell' esercito napolitano:
Archivio eie. 39
8SS
0 partecipi al combattimento ed all' onore, arbitri noi stessi
delle scNTtì della patria, — o passivi, vili e maledettti ; preda
all'arbitrio del vincitore.
ISTRIJZIOIII lasciate da S. Jk. R. la doelieaaa ref-
l^eiiie (1).
Panna, 9 gingilo igs».
1.* I ministri di Stato e il presidente del dipartimento mi-
litare cesseranno dalle loro cariche alla mia partenza da
Parma.
2.^ Tutti gli altri magistrati, i funzionari e gF impiegati
d'ogni classe rimarranno fermi ai rispettivi loro posti.
3.° Agli affari ordinarli dei tre ministeri di grazia e giu-
stizia, dell'interno e delle finanze, sarà provvigionalmente dato
corso dai rispettivi segretarii generali.
4.^ Le firme per legalizzazione verranno, nel ministero degli
affari esteri, apposte pel ministro dal segretario generale di
questo dipartimento.
5.^ Le cose .tutte della Gasa reale sono raccomandate al
maggiore conte Lodovico Tedeschi-Radini , comandante dei
reali alabardieri, sino al ritorno del conte Edoardo dal-
l'Asta, attuale governatore provvisorio dei reali palazzi e mag-
giordomo della Casa reale.
6.^ Il municipio parmense si unirà tosto, a cura del po-
destà di Parma, per la nomina della Commissione di governo.
7.^ Fino all'entrata in esercizio di essa Commissione, le
regie truppe saranno sotto la dipendenza del loro ispettore
generale, commendatore generale Antonio Cretti, e cureranno
colla maggiore disciplina la conservazione dell'ordine publico.
Poi rimarranno agli ordini della Commissione di governo; e, av-
(1) Quest'alto ed il seguente, qui posti per anteriore omissione, seguono immedia*
tamente ii proclama 8 giigio di quest'ArcMvio» pag. Stl.
«7
Tenimenti di forza maggiore che le ponessero in penosa co-
strizione, potranno anche riguardarsi prosciolte dal loro gin^
ramento.
8.^ Tre mesi del soldo soggetto a ritenzione sono conceduti
a quegli uffiziali, un mese del soldo giornaliero a quei sot-
t'uffiziali, e un mezzo mese di detto soldo a quei soldati
delle truppe in piena attività di servizio, i quali, dopo aver
concorso alla difesa ed al mantenimento dell'ordine nei primi
sei giorni della mia partenza, vogliano cessare dal militare
servizio.
9.® Le presenti istruzioni ed il mio odierna proclama sa-
ranno subito publicati e diramati a cura del nostro segre-
tario intimo di -gabinetto.
Luisa, reggente.
BaparU di 5. il. H.
n Segretario inUma di gaàiueito
G. PALUVICINa.
MECREV» della Dncltessa ««ggtnte.
PaitBA, 9 giugno 1859.
Noi Lum Maria di Borbone^ ec., ec.
Per tutto quanto fosse necessario disporre neir intervallo
fra la nostra partenza da Parma e il momento dell'entrala
in uffizio della Commissione di governo che sarà nominata
dal municipio parmense, sono dati i nostri pieni poteri, con
titolo di Commissario regio straordinario, al cav. Luigi Dra-
ghi, direttore della polizia generale; e ciò senza pregiudizio
di quelli già dati al governatore di Piacenza, come nostro Com-
missario regio in quella città.
Il titolo e i poteri, ora dati al cav. Draghi, gli cesseranno
appena avrà assunto l'esercizio del governo la detta Commis;
sìone.
ns
Il nostro segretario intimo di gabinetto curerà Teseoizione
del presente atto.
Luisa reggente.
Da parte di 5. il. IT.
fi Segretario iniimù di gabinetto
G. Pallavicino.
10 giugno 18S9. — La Cimtnissione governativa di Parma é^nana delle
disposizioni con cui:
l.^ È istituita una Commissione di sicurezza e difesa.
2.^ E istituita la guardia nazionale, da organizzarsi secondo le
leggi vigenti nel regno sardo;
3.® Si invitano i cittadini a concorrervi.
4.^ È stabilita nel tenore seguente la formola esecutoria degli atti
publid: la Commissione governativa incaricata di reggere ii
paese sino a che provegga il governo di Vittorio Emanuele
re di Sardegna.
8.^ È abrogato il decreto 22 dicembre 1851 sullo stato d'assedio,
con tutte le disposizioni relative.
6.^ È confermato il corpo dei gendarmi nelle attribuzioni confe-
ritegli aalle leggi.
7.^ Si ordina che la bandiera tricolore colla croce di Savoja sia inal-
berata fieUa reale cittadella^ e che la tricolore italiana sia la coc-
carda della forza publica.
— AUe 2 pom. gii austriaci in numero di 6000 abbandonano Piacenza^
dopo aver gettati nel Po molti cannoni^ bombe e munizioni,
e rovinato cotte mine il ponte suUa Trebbia e le fortificazioni.
È atterrato nella città lo stemma ducale e proclamatavi la
sovranità di re Vittorio Emanuele.
DELIBERAZIONE del Consiglio clinico di Piacenza.
Piaeeosa, 40 giugno 1 659. (4)
Deliberato ad unanimità:
Piacenza e il suo ducato nel 4848, chiamato a deliberare
intomo al suo reggimento politico, con voto unanime acclamò
(4) Questo atto e il snccessiyo furono compiuti in Piacenza mentre, per ie rotte com*
municationi, e per la chiusura della città, essa non aveva alcuna notizia degli atti a-
■aloghi ehe fomplvansl in Milano il giorno 8 giugno.
229
la sua annessione al Piemonte sotto la dinastia di Savoja.
Le armi austriache, nel susseguente anno 1849, imposero
a questo paese un governo contrario ai nostri voti, e lo man-
tennero sino al giorno d'oggi, in cui le truppe austrìache
hanno abbandonato la nostra città.
Cessata cosi la prepotente forza straniera che ci teneva stac-
cati dal governo piemontese , Piacenza ed il ducato ritornano
oggi sotto il governo di Vittorio Emanuele, di questo re, che
CQllasua lealtà e col suo valore ha acquistato tanti diritti
alla devozione ed all'affetto degl'Italiani.
AIVJIUMCIO del sindaco di Piaocnza sulla fopna-
zlone della Commlssioiic provvisoria di governo.
Piacenza, IO giagno 4859.
Piacentini !
Il nostro perpetuo nemico, l'oppressore d'Italia, rotto e
fugato in molti rapidi combattimenti dalie valorose ed in-
vitte armi italo-francesi, ha abbandonato Piacenza distruggendo
i numerosi forti che vi aveva' nuovamente eretti.
Piacenza è libera, e rivive il Patto, che con mirabile ed
universale consmso di tutti gli ordini, Piacenza, prima fra
le altre città d'Italia, provocò e strinse coli' illustre martire
per V indipendenza italiana, col magnanimo Carlo Alberto,
di sacra memoria.
Il municipio, rappresentante naturale del popolo, riuniti
a se molti cittadini, ha proclamato unanime quel Patto, ed
unanime ha eletto una Commisione provisoria di governo' com-
posta dei signori aw. Gius. Manfredi — aw. marchese
Gius. Mischi — cav. Fabrizio Gavardi, la quale reggerà la
città e il ducato piacentino, intanto che giuoga {ra noi il
commissario del re italiano, che insieme col generoso. Na-
poleone ni, sta combattendo sui campi loimbardi l'ultim^gt
gwrra della nazionale indipendenza. ...
t30
Piacentini !
Il contegno dignitoso e prudente ^serbato nei tempi della
sventura vi ha onorati. Voi non verrete meno a voi stfósi ora
che è cessata la compressione, e mentre molti altri dei vo-
stri figli continuano nelle fatiche e nei perìcoli della guerra. —
Ogni buon cittadino sarà custòde dell'onor del paese.
VIVA VITTORIO EMANUELE! VIVA NAPOLEONE UH
VIVA L' ITALIA I VIVA LA FRANCU!
VIVANO. LE NAZIONI SORELLE!
Dall' nirisio podestariale, li detto.
Pel Podestà, il sindaco G. Anguissola.
DEUBERAZIOIÌE del municiiiio di IJvonM dvrj^
l*iu»io9be della Teveima al PienMnte.
LlTOino, IO giugno 1859.
Adunati servatis servandis,
GV III.™* signori gonfalonieri e componenti il magistrato della
eommunilà di Livorno, in numero di dieci, sufficienti per trat-
tare, ecc.
Il signor gonfaloniere ha fatto manifesto che parecchi sti-
mabili cittadini si sono a lui presentati, e gli hanno espresso
in nome della parte migliore di questa popolazione, come,
dietro te dichiarazioni emesse dall'imperatore soprai destini
dell'Italia, non sia più tempo di soprasedére, ma convenga
devenire a formare un'Italia unita e compatta il meglio òhe si
possa e per quanto si possa;
Come la prioeipale cagione delle rK>stre sventure sia stata
fin qui la divisione di tanti piccoli Stati; e che obliando
gl'interessi particolari e le tendenze egoistiche locali, eia or-
mai tempo di pensare a formare uno Stalo possente e oom-
231
patto, capace di per se stesso a ben governarsi e difendersi:
che a capo di questo non poteva esser dubio c^i avesse a
collocarsi; poiché le azioni ed i sacrifizii fatti da Vittorio
Emanuele parlavano abbastanza .a suo favore, e gli davano
sacrosanti titoli a questa corona.
Su di che loro coadunati:
Considerando che il momento è venuto per l'Italia di rial-
zare il capo dal lunghissimo servaggio sofferto ; t^he la for-
tuna non si offre due volte alle nazioni; e che se si lascia
sfuggire r opportunità, questa pub non tornare mai più;
Considerando che la sussistenza dei piccoli Stati dipende
dal volere dei più grandi , e che essi non hanno vita lor
propria, ma sempre da influssi e dominazione straniera
dipendono :
Considerando alle chiari manifestazioni dell'augusto mo-
narca alleato al Piemonte, che fa appello agli Italiani a ma-
nifestare le loro idee e voleri; e li consiglia ad unirsi in na-
zione;
Deliberano, che a conoscere in modo sicuro la volontà dei
singoli communisti, sia nominat» una deputazione che elegge
nelle persone dei signori (Seguono le firme).
Qual deputazione risiedendo in questo palazzo communi-
tativo stia permanentemente a rappresentare la civica ma-
gistratura, air oggetto di ricevere le dichiarazioni di tutti quelli
che ben cerziorali e spontanei intendono fare atto di unione
in un solo Stato della Toscana al Piemonte; qual deputa-
zione, compito r ufficio, dovrà presentare le raccolte soscri-
zioni alla magistratura medesima perchè su quelle deliberi.
E ciò ratificano e contestano con Part. di voti 9 favorevoli
ed 1 contrario.
Visto, il gonfaUmiere Ukmele D'Angiolo.
n eaneelliere, minMro del censo
LsortARlM) SORiAHO.
232 . •
PRO€L.%MA del municipio di Livorno.
Livorno, 40 giugno 4869.
CoDciliadìni I
u La provvidenza favoritce tal-
volta i popoli come gì' indivi-
dui dando loro oecatUme di
farsi grandi d' un tratto^ ma
a questa condizione che (Uip-
piano approfUtame. >•
Napoleone ui.
La Toscana aspira ad unirsi all'italico regno sotto il prode
Vittorio Emanuele II.
Questa aspirazione aspettava per manifestarsi il tempo op-
. portuno. Ora è giunto, ed ogni vero italiano lo sente.
La commissione eletta dal municipio per raccogUere ade-
sioni all'unione del nostro al grande Stato italiano, vi eccita
ad accorrere volonterosi e pronti a questo solenne atto na-
zionale. Riflutare sarebbe farsi indegni di un avvenire glo-
rioso e possente, abiurare l'Italia.
Dal Palazzo municipale, li detto. ^ t
Per la commissione
Il pres. cav. Michele D'Angiolo.
PROCLAMAl del ninnlci|ilo di Como.
Como, 10 giugno 1859.
Cittadini!
Appena i generosi soldati dell'italiana indipendenza en-
trarono vincitori nella capitale lombarda, il vostro municipio
vi accorse sollecito a presentare i suoi omaggi ai loro glo-
riosi condottieri, e a rinnovare dinanzi al magnanimo re
Vittorio Emanuele II l'atto di conferma dell'adesione al go-
verno sardo, già solennemente proclamato dal consiglio com-
munale.
1X\
L'accoglienza fatta al vostro monicipio, le benigne ed ami-
chevoli espressioni con cui r onorarono ì due grandi Sovrani,
sono, 0 cittadini, per esso e per voi un memorabile avvenimento;
sono la caparra di un certo e libero avvenire; sono un fatto
da scolpire nei nostri cuori, e nella nostra storia.
Siate orgogliosi dei vostri figli e fratelli , *che volontari ac-
corsero a militare* sotto le bandiere della libertà italiana: essi
combatterono da veterani a fianco dei Veterani^ e con pari
valore: il re Vittorio , ripetè con compiacenza questo elogio,
ed ammirò la prode legione Garibaldi.
Non è però compiuta Y opera della redenzione italiana; essa
domanda ancora gravi sacrifizi; il re nostro e Napoleone II!
li dicono indispensabili alla conquista dei nostri diritti, alla
causa della civiltà. Su dunque, obbediamo fidenti alla loro
voce che è segno di vittoria e di libertà; sventoli da tutte le
case il vessillo italiano, e i suoi colorì siano di sprone alle
armi per la gioventù, e per tutti a generosa abnegazione.
Accogliete esultanti, o cittadini, il reale saluto che il mu-
nicipio vi porta per volere di Vittorio Emanuele.
Gli asse»ort\ Riva - Caiiozzi - Carlonl
// Segret, G. Cantaluppi.
11 giugno 1850 — Con decreto odierno il governatore di Lombardia
ordina che per lo innanzi^ tutti gli atti publici rogati da notaj
debbano portare l'intestazione t Regnando S. M. ti re di Sar-
degna^ ecc. ecc. Principe di Piemonte, Vittorio Emanuele IL »
:>S|904
AVVISO della Con|^re|fazloiie mniileipale della re-
^a città di Pairta.
PATla, li ghigno 1889.
La Congregazione municipale nelle cai mani si raccolsero
pel momento attribuzioni che eccedono l'ordinario suo man-
dato, affine di conseguirne il 'migliore adempimento, ha cre-
ÀrchMùi iU. IO
334
duto 4i associarsi neljL'opf»^ ^tt? ffol)e ed illu^iiia,tiB ]^r-
sone, come anche di fare ass^^aoienV) su ^utti ^ri0(^T|^qLÌ
capaci di prestare un servizi di pyblica yigi^f^i;^^.
Mercè d'un siffatto cpqcpjiso, e per la ^ois^ <ie^erent^ ^(^wr
eia della popolazione, la ({i^elie g^pera^e d^ji pg^esQ ^ \ suol
ordinamenti poa tennero ti^h^ti:
Cittadini!
Durante w lungo periodp ^ì oppressi^ope s^ojpre piìj ^ag-
gravata, voi serbaste un contro pal.i]^.Q e dìgnito^p: -rr in que-
sti ultimi giorni lo pobllitaste con atti di c^ità generpsa. ppm-
pìuti sotto gli occhi medesimi dell' pppi;e^o^^e e<il^ prò (Ji
tanti de' suoi da esso lui abbandonati, che era.ipiO nostri^ ne-
mici e4 ora pìi^ non lo sono 4^cbè versapp nella §^>entii^;
— voi non ismentiste pai m Istaqt^ ^l^ell^ ]:ettitu4ine ed
^evat^zza di sentimenti, che vi |)a sempre distinti
Perciò chi ^ja V opore di rs^ppresen^rvi si affwja pienanjpntg
che p^i yostri concordi voleri durerà inalt^r^l^ la publica tran-
quillità — che voi continuerete il ^lisericordioso oificip di
soccorrere i malati ed i feriti qui rimasti — che per vei sarà
protetta ogni proprietà di privato, mantenuto incolume ogni
publico avere, come sacro patrimonio della nazione.
Attendiamo cosi di presentarci degnamente dinanzi a quel
potere di cui affrettiamo coi nostri voti T avvenimento e che
verrà fra breve a costituirsi eziandio fra noi.
Freniamo ancóra per poco i nostri impazienti desidqrj, ed
appariranno in queste mura il vessillo tricolore 4' Italia e
quello della Francia, sua magnanima protettrice. Ve li reche-
ranno que' prodi che li glorificarono col loro sangue versato
per conquistarci T indipendenza. — E noi, set)bene es^f^i
dalle incessanti esigenze del nostro nemica, ^ qual(fh$ pre-
servato peculio del commune, e più di tatto nello slancio patriot-
ti(H) dei singoli cittadini, |rove]ren^p ^i chf[ {postraj^e qja^LUU^ ci
^dj^ ranimo di sciogliere ì\ ^Q^\o deiro^piialilà ver^o colepo,
cui ci stringpno antichi l^^mi di rt^^^ìong^tà e di ^irpQ, le-
geniche il séhtìttréìidd della gràttludine ha i*eso ogginvai Iti-
dissotoblli.
Dal palazzo civico, li detto.
/{ podestà^ iàtmu
Gli assessori, BeccaLli - Bell'Acqua - Noè - BèllàW.
Staurenghi, segretario.
IMDIRIZZO del mimieiiilo della regia eitik dì Lodi
a S. M; il r« Ytttorttf BMIiiitlèKe II.
li giugno 1859.
Reale Maestà Vittorio BmaQuelel
Il municipio della città di Lodi innalza alla Maestà Vo-
stra il pio féiVtdo ed niiatiitlie della città e provincia à
Lodi e Crema, volò del qùàté si fa intèrprete ìii questo primo
istante di suprema esultanza, in cui non è dato a tutte le
costituite rappresentanze di adunarsi a pronunciarlo,, ma che
sgorga dal cuore dell'universo popolo acclamante alla Maestà
Vostra, al generoso imperatore ed al glorioso esemfc re-
déhtòré.
t\ thuilicìpìo pohe la città t provincia sótto là sovranità
di Voi, magnahìtìió ré Vittorid Etnànuelé, là di cìil dinastia,
ìù tanti seiDòH di oppressioni é doiorì deli' Italia iiòsirà, sola
tìtostrò ìùàltét^ató Tunìòlfté del i* tì da i^opolò, sóla, tìòp*
le municipali glorie, lasdÒ iiòbili tràcòé della itàliàilsl esi-
sién^a iiella siOm )[)dlìtica delle iiaìióiii, il cdi ^céttfó dr dona
ttldipéUdehìsà, l^ér^, Unióne, òrdiùfe é M^ióné d^òé^l étàé^
è i)artito della mhiìe Iti lift sòl Volere.
Le sparse membra del nostro paese, si a lun^ò àtiéStiilti &
fltitiirsì ih hiiità tìì ìèg^ é di aifitììié, àmé ìtì étìtlò ^ lin-
gbà, ^èiiiimèbti è tiàtiifòli bbnfifii,^]^ Voi, ^t glMiVélfiibtti
sacrifizii del grande martire, iì Vtóttó gtoiitìté, ^P fW-
33ft
sauribile coocorso dei condltadini di Piemonte,, per la «e^
nerosa alleanza di un sommo eroe e della sua nazione, si
veggono ora presso a toccare la meta segnata da secoli colle
sventure e col sangue di tutf i sommi della nostra nazione.
La gioja profonda e calma che da tutti traspira, fa palese
la certezza dell'evento con tanto duce.
Maestà, Voi che siete scorta a guesta nuova riscossa, che
ci rialzate da tante disillusioni e da sì profondi mali, che le
gesta Vostre palesarono al mondo pel iH*imo dei devoti alla
patria nostra d'Italia, Voi acconsentite alla volontà nostra^
ed a che possiamo gridare
VIVA VITTORIO EMANUELE NOSTRO REI
(Seguono U firme,)
IIVIMMIZZO della De|itttaBÌone inviata dal mnnlet-
pio parmeiiae per presentare ai re Vittorio Bma-
nnele II il loto dell'anione di Parma al regina
sardo.
.«
Ptrma, 11 giugno 1859.
Md«6tà!
Il voto presso che unanime dei cittadini significò, son già
corsi più di due lustri, il volere che lo Stato di Parma fosse
unito a quelli della gloriosa dinastia di Vostra Maestà.
Con quel voto Parma mirò fin d'allora ad accrescer colle
proprie le forze propugnatrici deirìndipendenza italiana e ad
assicurarne il trionfo e la stabilità.
E quanto quel voto sia rimasto vivo neiranimo di questa
popolazione, lo vedeste Voi Sire, lo ha veduto Italia quando
la parte fiorente della nostra gioventù accorse intorno al Vo:
stro vessillo.
Oggi il municipio parmense è lieto di rinnovare Tespressione
di quel voto e di proclamare, che ogni classe de'cittadini lo
mantenne scolpito nel cuore.
337
Nel recarlo ora al Trono di Vostra Maestà sente Timpor-
tanaa di on atto ctìì\ quale il paese nostro.^, entraedo oìalla
famiglia italiana, può partecipare alla grandeeza e prosperità
de'suoi destini.
{Segwmo le firmi).
PR€H:;EiAM A della CoHiHiiiisloiie provvisoria di g^^
verno del dveoto di PioeenBit, reggente in noMie
di S. M. il re Witterio Enannele II.
Piacenza, 41 giugno 1859.
attadini !
L'usurpazione e la prepotenza sono cessate. Per voto una-
nime ed immediato siamo ricongiunti a quel regno da cui
gli animi nostri non furono mai divisi negli undici anni in
che ha dominato la forza.
Il magnanimo Re, il primo .soldato del valoroso esercito
dell'italiana indipendenza è oggi il prìncipe nostro; la nostra
bandiera è la nazionale bandiera.
Concittadini, assumendo in nome di re Vittorio Emanuele
il governo di questo ducato fino a che giungeva fra noi un
regio Commissario, nelle diificoltà dell'incarico di che ci ono-
raste, conforta il vedere che la concordia, la dignità ed il
senno di ogni ordine di cittadini sono proprj dell'alta idea
di nazionalità, e degni di questi giorni solenni, in che l'I-
talia si sta liberando.
Saldi in quei sublimi principi di libertà e di ordine, di
virtù e di gloria, a cui, come le azioni vostre, cosi gli atti
s'informano del brevissimo nostro regime, scambiamoci il
saluto:^
VIVA VITTORIO EMANUELE, NOSTRO RE! VIVA L'ITALIA!
• * G. Manfredi - G. Mischi - F. Gavardi.
^e
Slodenft, Il giugno 1859.
Noi Francesco V, ecc.
Al séguito dell' avvenuta invasione di una porzione dei no-
stri Stati per parte della Sardegna che, essendo diebiarala
in ifitato di guerra eontpo dì Noi, tion traiasCia iiteltre di ec-
Imitare perfidamente a Hvolta i singoli p^test, tostoi^è fìéan-
gouo privi di truppe regolari;
Di fronte alla minaccia permanente per parte della Francia,
che, come alleata al Piemonte, ha già condotto uh nttrtieròso
oO^o tfartaata nella Httiitrofti Toscana, e spinte notetoli
forze sui confina che ingrossaho ogni gidrfìo^ e fajino per*
flnd ècottéilé hel nosth) Stato coUà mira evidente d'Mh
vaderlo quanto prima.
In prelserìiA finalmente degli avvenimenti accaduti nel li-
fiaUrbfo Stato tiàrhiénsé, che sempre piti feeiittdbd pef ^miìk
parie l'invasione nemica; e pél" flón ddpdfr» i mostri sudditi
ài VA&M Ìnsèt)d^iri dà tina difesa, iti <]fiesto tHómétito prò-
MbRMiehte itlf^Uttttosìl, ci siamo d&lèlrmihati di alltffitàfiìffdi
d^ (Itiesfà capitale tion grati parte delle nostre fedeli tì-uppe.
F«ir tiUh lasciare peto il ^aese senta governo^ e peftM
r itthniinfstfazidhé ptm^ proceda colla dotota règofàritft^ d^-
st)òn£&tì()a quslhto &e^.
i."" £ instituita una reggenza, che dhra&te la noiiraàs^
§éneti ^oVèròerà à mitìe hOBtfo, còilfei^èMol6 «di a tale bg-
gè^ i necessari potei^i, e dsilìa quale dipetìdet^nno le autoHià
Aitté Mìe Sfato.
2.^ Questa verrà composta dal conte Luigi Giacohazad, ikh
stro ministro dell'interno, in qualità di presidente, e ne sa-
ranno membri:
li conte Giovanni Galvani, consigliere nel ministero degli
affari esteri,
33»
Il cavile dottar Giasej^e Cofipì, eonsullero dai b^ìdì*
sleifp4? buoi^ gqyfirnq,
Il conte Pietro Gaadiei, mtend^te geaer^le de» igieni ca-
morali presso il ministero delle finanze,
li dottor Tommaso Borsari, consigliere pel sapremo tri-
buQftle di revisiona.
Questi reggeranno ancóra i rispedivi dicasteri oni appar-
tengono, rimanendQ^e temporane^pnente esonerati i ministri.
3.^ A tutelare viemmaggiormente la publica e priya^tist sicu-
rezza, essa viene anche autorizzata, ove lo ritenga opportuno,
a creare, in vista delle attuali circostanze, una guardia ur-
bana, la quale si comporrà indistintamente di tutti i capi
di casa e padroni di negozio dai 25 ai 50 anni, e che dovrà di-
pendere immediatamente dal comandante militare da noi no-
minato nella p^f^^^oa del maggiore Stanzani.
4.^ Quando la presenza del nemico, od altre circp^tAQZf^ di
forza maggiore, impedissero alla reggenza 4i fqD^ioQf^q, e^a
dovrà sciogliersi, pre\^ formale protesta dell^. patita v^^le^a,
lasciando agli usurpatori o ribelli la resiiKts^UitÀ del \(f/;fk
operato.
Neirannunnai'e q^iesla determi&azi<M2o a tntf i nostri sud-
diti, e nel prendere piomentaneamente congedo dai molH ^
essi che oi sono e, vogliamo credere, ci resferaunQ fedeli ait-
che nelle peripezie, a eui la divina Provvidenza c) ri^erb^^^^
eredias^i perà di nostro diritto e di nosti^ dov^e 41 dich^l,-
rare fin d'ora nulli tutti gli atti, ordina e disposi^uonj c^e
potessero emanare da qualunque governa usurpatpre che qf\ì
si stabilisse, e abiamiamo risponsabili anebe in lutrurotiiMi
i sudditi che sì rendesgero autori, istrnmenti a tomsìm ài
atti illegali o lesivi i nostri diritti e quelli dì no£»tra ^mi-.
glia, e così di quegli atti che ^eniiisero da loro commessi
contro i fedeli nostri sudditi.
Datò in Modena dal nostro ducale palano.
34Ó
11 giugno IBBU. •— Con decréto oiwmo deLfrmcipe EMfémo di Sa-
voja^ « è istituita temporariamente presso il Ministero degti affari
esteri una Direzione generale^ cui sono attribuiti gii affari di
quaìsivogUa natura riguardanti le provinde italiane annesse
aUo Stato sardo^ o poste sotto la protezione di S. Jf . >
— Comincia U passaggio dell'Adda dell'armata Sarda, che si compie
U giorno seguente.
— Gli austriaci abbandonano alle ì del mattino Bologna. La stessa
mattina parte il legato ^pontificio ed è instaurata in città la
Giunta provvisoria di governo.
— Gli austriaci sgombrano la mattina il borgo di Vaprio^ occupato
sébito dopo daUe truppe sarde.
CIRCOLARE indipissaia dal conte di Cavovr m tutti
i miiiistrl e papprescntaiitl della Sardefpia all^ e-
•tera.
Toiioo, It giugno 4859,
' Signore,
GoD un dispaccio circolare precedente ebbi l'onore di far
conoscere alle Inazioni di S. M. sarda gli atti di spoglia-
zione a cui si abbandonava l'armata austriaca nelle provinde
sarde ch'essa aveva occupate.
Debbo presentemente informarvi che hna inchiesta giudi-
ziaria è stata ordinata dal governo a questo riguardo. Que-
sta proverà che l'Austria ha brutalmente violate ie leggi della
guerra, e che la condotta delle sue truppe non è già quella
che distingue le nazioni civilizzate. I risultati di quest'in-
chiesta saranno a tempo debito communicati alle legazioni.
Ma vi ha in oggi un fatto che venne legalmente constatato
dair autorità giudiziaria, e che io àébbo segnalare all'inde-
gnazione dei gabinetti dell'Europa intiera. Publicato dalla
stampa, esso non sarebbe creduto; il governo slesso debbe
farlo conoscere e guaffentime l'esatta verità.
Il 20 maggio, il giorno stesso della battaglia di Monte-
bello, verso le undici del mattino, truppe austrìache erano
accampate sulle alture di Torricella, piccolo communi della
provincia di Voghera. Una pattuglia, dopo aver arrestato Tu-
241
sclere del tribunale ehe aveva incontrato per via, ed averlo
forzato a servirle di guida, andò nel vills^gio e penetrò
nella casa dei coloni Cignoli. Là, dopo una minuziosa per-
quisizione in ogni* angolo dell'abitazione, si ordinò dai sol-
dati a tutti i membri della famiglia Cignoli, come ad alcuni
altri individui che si trovavano a caso nella corte del caso-
lare, di seguirli.
La perquisizione aveva fatto scoprir nella casa pochissima
quantità di minuto piombo da caccia.
Le persone arrestate erano in numero di nove: cioè: Pie-
tro Cignoli, dell'età di 60 anni; Antonio Cignoli, di 50 anni ;
Girolamo Cignoli, di 35; Carlo Cignoli, di i9; Bartolomeo
Cignoli, di 17; Antonio Setti, di 26; Gasparo Riccardi, di 48; Er-
menegildo Sanpellegrino, di 14; Luigi Achille, di i8. Aveavi
così un vecchio di 60 anni e un ragazzo di 14.
La pattuglia li condusse dinanzi al comandante austriaco,
che era sulla strada maggiore a cavallo in mezzo alle sue
truppe.
Dopo avere scambiato alcune parole in tedesco coi soldati
che adducevano questi prigionierU U comandante disse al-
l'usciere, che aveva servito di guida, di rimanere al suo posto;
poscia ordinò ai nove disgraziati villici, che non sapevano
farsi comprendere, e che non avevano membro per la paura
che tenessero fermo, di discendere in un sentiero di fianco
alla via. Avevano essi appena fatti alcuni passi, quando il
comandante fece segno ad un pelotone ordinato sopra la via
di far fuoco.
Otto di questi disgraziati caddero morti all'istante: il vec-
chio Cignoli mortalmente (erito più non dando segno di vita.
Le truppe austriache si rimisero in marcia, e il coman-
dante volgendosi verso l'usciere, gli disse che poteva andar-
sene: ed affinchè non gli accadesse di essere trattenuto dalle
truppe che ancóra erano nei contorni, gli diede un biglietto
che dovesse presentare all'occorenza, e che a lui servirebbe
di salvocondotto.
ArehMo, €U, 31
24S
Questo biglietto era uoa earta di visita che portava sotto
la corona di coote il seguente nome:
Feldmar9chalìiiut$nant Urban,
Questo biglietto figura sulla prima facciata dell'inchiesta.
Alcun tempo dopo gli abitanti si avvicinarono al luogo
dove questo terribile macello era avvenuto. Il vecchio Ci-
gnoli, che aveva riacquistato i sensi, fu trasportato nello spe-
dale di Voghera, dove morì cinque giorni dopo.
Simili enormità non hanno bisogno di commenti; è un
assassinio non meno vile che atroce, e di cui solo si po-
trebbe aver esempj fra i barbari ed i selvaggia
Voi siete pregato, signor , di dar communicazione di
questo dispaccio al ministro degli affari esteri del governo
presso cui siete accreditato, e vi prego nel tempo medesimo
di aggradire le nuove assicurazioni della mia distintissima
stima.
GAvoim.
mMtUXXtft della reyia elitk di WatH^se m S. M. Il
IM Wlit«Mr4« Biiiitiiaele II.
Varese, Il giugno 1659.
Sire!
La città di Varese, una nelle aspirazioni, nei bisogni, ne-
gli affetti italiani con tutte le altre di Lombardia, si com-
muove esultante all'annuncio delle splendide vittorie che Voi,
Sire, coi prodi eserdti alleatii condussero in Milano, a ripi-
gliar possesso di un regno che lo spontaneo voto del po-
polo fino dal 1848 unì al libero e fraterno Piemonte, e tra
cui invano la violenza austriaca volle che il Ticino scorresse
ancóra fiume straniero.
Passarono iO anni di dura servitù, ma quel voto di con-
cordia e di avvenire risorgo ora, reso più forte e solenne
dai tanti dolori dignitosamente sofferti nel fremito della a-
24S
spettazione e della speranza, mentre Voi, o Sire, sempre por«
Undo alto ed onorato il somaro vessillo tricolore, non un mo-
inento cessaste di meditare e di furraiuoTare l'indipendenza
d'ItaUa e il ristabilimento del diritto nazionale, il quale noi
pure chiama a partecipare dei benefici del provvido vostro
governo e delle libere sue istituzioni.
Siate quindi il beoveauto suUa terra lombarda , o nostro
liberatore e re , e il Dio che ooncede la vittoria a chi dì*
fende la patria, il (diritto e la civiltà, affretti a Voi, magna**
DiiKìo Ske, ed alte intrepi^ e generose l^nì alleate, qpel
giorno di nuova e sobttme oonso^azione in em dalle Alpi fivcor
telando la saera bandiera tricolore, potrete proclamare afl'!-
talia fiài alle Dazioni la primii parola della ioro istoria fo-
tur*.
Sire ! i sensi di riconoscenza , di devozione e d'amore ohe
lo scrivente municipio vi pregava di accogliere coU'indirizzQ
1.° corrente, dettato mentre la città di Varese era battuta
dalla barbarie austriaca, ora, odia commune esultanza della
vittoria, ve li ripete per decreto del Consìgiio commiiuale,
il quale, Isella straordinaria adunanza di jeri sera, a que'sensi
unanimi applaudendo, coachiudeva gridando: Vivarindipen-
denza dltaUa, viva il nostro ne Vittorio Emaniiide, viva l'u-
nione al libero Piemonte I
// Podestà Gargano.
Gli assessori, A. Mobandi. - Picinelli. - Del-Bosco.
n segretario Dott. Z^àfUl*
IMDIRIZZO della eiità di Warese a Mapoleone III,
iinjpepatare jdet francesL
Vare»e, 12 giugno 1859.
Sire!
A Voi che, generoso come la Francia, alle antiche e re-
centi sue glorie or quella aggiungeste di elevarla, novella
Sii
Giovanna d'Arco, a vindice della giustizia e della civiltà ^
del diritto nazionale e dell'indipendenza d'Italia, la città
di Varese, nell'entusiasmo dell'infranta schiavitù, tributa,
come a magnanimo liberatore, l'omaggio della riconoscenza,
dell'ammirazione e dell'affetto.
Tale omaggio, o Sire, è insieme un bisogno del cuore,
ed un dovere d'onore. Voi comprendeste i lunghi ed acerbi
dolori dell'Italia, e forte della virtù che rigenera ed edifica
col coraggio del genio, additaste alla Francia, sempre grande
nei propositi, la liberazione di questa sorella di stirpe, di
libertà, d'avvenire. La vostra parola fu intesa, e or la con-
sacrano la Francia colle vittorie, l'Italia redenta colle più
fervide benedizioni, e l'Europa già vi destina il nome più
grande che uomo abbia portato mai , quello di Washington
delle nazioni.
Sire!
Il Dio che concede la vittoria a chi difende la patria, il
diritto e la civiltà, affretti a Voi e alle intrepide e generose
nazioni alleate quel giorno di nuova e>sublime consolazione,
in cui dalle Alpi sventolando la sacra bandiera tricolore, po-
trete proclamare all'Italia e alle nazioni la prima parola della
loro storia futura. Questo voto che la città di Varese faceva
pel magnanimo suo re Vittorio Emanuele, lo ripete per voi,
0 Sire, poiché è voto di indipendenza per l'Italia, di gloria
per la Francia, di sodisfazione e conforto per tutta la na-
zione.
Il Podestà Carcano
Gli Assessori, - A. Morandi. - Picinelli. - Del Bosco.
Il Segretario, Dott. Zanzi.
248
MIMRIXZO dii «mati^» della reglit miUk di Ber-
Inalilo a S. il. Il re Wlt4orlo Bmaavele II.
Bergamo, IS giugno «880.
Sire !
I rappresentanti la città di Bergamo sentono l'irresistibile
bisogno di accorrere tosto ad esprìmere a V. M. Tunanime
voto de' loro concittadini.
Ninna parola può dire l'ammirazione e la riconoscenza,
che in tutti si desta per Voi, che insieme al magnanimo e
generoso Vostro Alleato ci recate il massimo dei beneficj,
quello dell'indipendenza nazionale, della sospirata nostra li-
berazione.
La città di Bergamo Vi ha proclamato suo Re, ha con-
fermata l'annessione sua al generoso Piemonte, che ha fatto
e fa si grandi sacriflcj per la patria commune. -Il voto una-
nime del paese, legalmente manifestato col suffragio univer-
sale nel 1848, appartiene al diritto nazionale; se la forza
straniera potè per qualche tempo tenerne sospesa l'effettua-
zione , il diritto rimase intatto e imperituro, ed ora, mercè
le congiunte arme liberatrici, trova alfine la sua applicazione.
Accogliete pertanto, o Sire, l'omaggio di etema ricono-
scenza e lealtà, che la città di Bergamo VI porge per mezzo
de' suoi legali rappresentanti, e i destini del nostro paese
siano oramai congiunti indissolubilmente con quelli della
V. M. e della illustre Casa Vostra.
// Podestà, 0. MoRLANi.
Gli Assessori, G. B. Barca. - N. Alborghetti
Doti. A. Moretti. - Dott, A. Varisgo.
■ ooBoan
146
UUMBIZZa della wmgln «iiii di ller««w« •& H* Tìm»
perittore lMi4p«le««c III*
Bergamo, IS giugno 18S9.
Sire!
Le splendide vittorie da Voi riportate colla rapidità napo-
leonica, combattendo alleato del nostro re Vittorio Emanuele,
liberarono n Piemonte ed 11 cuore della Lombardia, e get-
tarono salde basi airindipendenza italiana. Bergamo, fra le
prime città lombarde sottratte all'oppressione, proruppe in se-
gni di riconoscenza publica e di gìoja, che noi rappresentanti
di essa, non possiamo esprimere con parole.. Voi venturato,
0 Sire, che vedeste gli sguardi di tutti i popoli della terra
seguire avidamente le armi vostre ! Perchè Voi conducete la
più generosa delle nazioni a chiudere Téra delle conquiste,
a fondare quella deir indipendenza nazionale, a far scompa-
rire gli odjfra l popoli, a coUegarìi col vincoli delte libertà,
della solidarietà. Noi uniamo, o Sire, i nostri voti e quelli
dei popoli dell'Europa, la nostra voce si confonde nel cla-
more universale.
Noi profittando de'consigli Vostri, uniremo 11 nostro sangue
a quello de'pròdi e generosi fratelli di Francia, per compire
la grande impresa della redenzione d'Italia, fidenti ndla fe-
condità dell'alleanza così santificata.
La Provvidenza che Vi conduce, o Sire, mirabilmente a sì
grandi risultati, Vi scorgerà a compire l Vostri voti e quelli
delle nazioni.
VIVA NAPOLEONE 111.
// Pode$tà, 0. Moiu^ANi.
Gli assessori, li. h. Barca - N- ÀLBOEGiUETn -
Dott. A. Moretti - Doti. A. Varisco.
247
visoria pmnmetÉme.
Parma* IS giugno 1859.
Cittadini t
Un nuovo ordine di cose si inaugura in Parma, ieri il
municipio, rìpristinaddo con solenne atto F annessione di Parma
al regno sardo, decretata nel i848, inviava una de][>atazione
per esprimere a re Vittorio Emanuele II i voti del paese.
Intanto la Commissione di governo, pel mandato^ tempo-
raneo affatto^ di cui è munita, non può prendere provvedi-
menti di carattere definitivo^ e restringer deve la propria a-
zione à quanto valga al m&ntffliimento delia sicuresza e det-
rondine, e a preparare l'avvenimento del nuovo governo.
In questo compilo, già grave e difficile^ la Commisione di
governo ha il conforto di vedersi coadjuvata con alacrità e
coraggio dalla Commissione di sicurezza e difesa, dai corpi
della guardia nazionale , de' gendarmi e delle guardie di fi-
nanza, dal maggior numero^ infine, dei cittadini, ed anche
da coloro di essi cbe, a prestare la loro opera in prò del paese,
abbandonarono. persino il lavoro da cui traggono sostenta-
mento.
E mentre loda il contegno e la cooperazione dei buoni, as-
sicura che coloro i quali si resero colpevoli verso il paese, sa-
ranno sottoposti al rigore delle leggi.
Il paese abbia fiducia nella Commissione di governo la quale
ambisce soltanto a conseguire che la tranquillità e l'ordine
si mantengano, per poter dire a chi verrà rappresentante di
re Vittorio Emanuele II: Parma è degna figlia di quell'Italia
cui Dio^ privilegiò di grandezza e di sventure!
G. Cantelli - P.^ Bruni - A. Armanl
248
NOTUFICAZimiVB paiiUMto dal Mi>éÌMale legato
agli aiiitand di Bologna in occaaiaaie della pai^
tenxa del presidio austriaeo da quella eittà.
Bologna, IS giugno 1860.
Abitanti di Bologna I
La guarnigione austriaca ha abbandonato questa città. Nulla
di meno sussistono sempre le convenzioni .solenni a termini
delle quali la sovranità Ad Santo Padre è protetta dalla parola
di due imperatori in guerra.
Io faccio appello al buon senso di questa città e di questa
provincia. Che tutti gli amici deirordine si raccolgano intorno
a me per mantenerlo e difenderlo. L'ordine sarà mantenuto,
se il primo ed il più sacro dei diritti, quello del monarca,
del Santo Padre, è rispettato.
G. cardinale Milesi.
>ooSoo<
PR€H:;LiA1IA pnhlieato dUl mnniieipio di Boloyaa
dopo la partenza del eardinaie legato.
Bologna, IS giugno 1859.
Bolognesi I
Rimasta senza rappresentanza governativa questa città e
provincia, il vostro municipio sente il debito di provvedere
senza ritardo alla conservazione dell'ordine publico, alla tu-
tela degVinteressi morali e materiali di questa popolazione.
A questo fine ha nominato, ad unanimi voti, una Giunta
provvisoria di governo , composta dei signori : — Pepoli mar-
chese Gioachino Napoleone, Malvezzi-Medici conte Giovanni,
Tanari marchese Luigi, Montanari prof. Antonio, Casarini
avv. Camillo.
Confida il municipio che saprete contenervi in modo de-
249
gDO di questi solenni momenti, e cl)e tutti i buoni ed one-
sti presteranno il loro cordiale appoggio alla Giunta di go-
vernò, pel conseguimento dell'indicato fine.
Dftlla resideoia municipale.
Enrico Sassoli - Francesco M. Neri - Carlo Marsili
Luigi Pizzardi - Francesco Bianchetti - Luigi Scarselli
Giuseppe Ceneri.
PR€M7EiAMA della Alvnta provvisoria di governo
eootftaltit In Bolof^na.
Bologna, IS giogno i859.
Cittadini !
Nei momenti supremi in cui siamo chiamati dal municipio
onde provvedere alle necessità del paese, ci gode F animo
che, primo fra i vostri bisogni sia quello di pigliar parte
anche voi alla guerra dell'indipendenza patria.
Le nostre cure sono già volte al nobile e doveróso ^intento
che vi proponete; ed appena costituiti in potere, ci siamo
indirizzati al magnanimo Re di Piemonte, e ne abbiamo in-
vocata la dittatura : pegno efficace di ordine, unione e vittoria.
Sebbene abbiate espresso il desiderio spontaneo ed una-
nime di unirvi anche voi alla gloriosa monarchia sabauda ,
pure, facendo assegno sulla vostra prudenza civile, slam certi
che il partito preso noi giudicherete punto contrario al com-
pimento dell'idea italiana.
Animosi e concordi meritate la libertà che vi attende, ser-
bandovi pari alla causa che propugnate.
Gioachino Nap. Pepou. - Luigi Tanabi
Camillo Casarini - Giovanni Malvezzi.
Àrthivio ite, St
2S0
12 giugno 1859. — Partenza atte 11 antm. di Napoleone IH da Mù
lano alia voUa di Gorgonzola, ove ha questo stesso giorno tras-
portato il suo quartier generale.
— Le truppe austriache d'occupazione abbandonano AtKona alle ore
6 antim.
— Mentre gli austriaci erano ancóra in Modena, Reggio si pronu$icia
per Vittorio Emanuele: vi è istituito un Comitato governativo
composto dei Sig. Baroni, Terracchini, Struccbi.
13 giugno 1859. — Nelle prime ore antim, la guarnigione di Brescia
(circa 800 uomini) abbandona la città, inchiodando i cannoni
del forte e lasciando molti approvvigionamenti. — il grosso del-
Vesercito austriaco si concentra sul Chiese nella campagna di
Montechiari.
— Alla mattina il corpo del generale Urban parte da Coccaglio.
— L'armata sarda varca il Serio e si porta suWOglio con avanguar-
dia a Coccaglio. — Quartier generale del Re a Palazzuolo.
IMDIRIZZO del municipio di Cmi
Crema, 13 giugno IS59.
Cittadini !
L'ora della rigenerazione è finalmente scoccata ! Ne' modi
che rincìvilimento esige ed il publico ordine permette, mani-
festate pure la gioja che vi innonda l'anima e che a stento
e per altri motivi avete fin qui repressa.
Il municipio attuale, forte dei convincimento di nulla avere
omesso pel bene del proprio paese, forte della l^ge di re
Vittorio Emanuele, 8 andante, la quale lo conferma nel pro-
prio posto, dichiara di tenerlo finché i proprj concittadini
nelle forme legali abbiano espresso il loro avviso.
La moltiplicità degli affari però esigendo ohe tantosto sia
accresciuto il numero de' suoi membri, egli si associa prov-
visoriamente i signori: nob. Girolamo Fadini, ing. Cesare
Capredoni, avv. Luigi GriiBni, ing. Agostino Bettinelli; ma
viene pure convocato il Consiglio communale per le ore 10
di domani. 14 andante, all'uopo di avere «la sua delibera-
zione sulla conferma 0 rimpiazzo di tutti i membri compo-
25i
nenti il municipio, per tale maniera provvfeoriamenle co-
stituito.
Umiliati alla Prarvidenza i pìt sentitt ringraziamenti per
la grazia che (talmente ha Toluto compartirci, e devoti ail'or-
dìne ed alla legalità gridiamo moanimi
W. VITTORIO EMANUELE RE COSTITUZIONALE.
W. il Grande^ il Generoso di Lui Alleato
IMPERATORE NAPOLEONE III.
Per il Podestà
Gli Assessori, Doti. Gdglielmo Viola - Lodovico Oldi
Archit Giovanni Massari.
Dott, Foglia, Segretario.
IMMIIIIZS* d#lla emÈgregnm^mnm Hiaiilietpiile df €re-
mit a S. M. lì re littorio Emanarle.
Cnnu, is glngtio 19S0.
Sire!
In questi solenni momenti, nei quali, dopo sì lunghi do-
lori e speranze, il nostro paese viene dalle vittorie delle armi
di V. M. e del suo magnanimo Alleato restituito air indipen-
denza nazionale, la città di Crema si associa giubilante alle
città consorelle nelF esprimere a V. M. la sua pronta ed una-
nime adesione al nuovo governo.
A questo governo generosamente nazionale che la Lom-
bardia in modo solenne rrconcMe nel 1848, e che d^ allora
in poi fu dalla voce di questo popolo, pur fremente sotto
352
r oppressione dello straniero, con continue proteste perenne-
mente conclamato come unico suo legittimo governo.
À Lui erano sempre rivolti i nostri sguardi ; in Lui ripo-
savano le nostre speranze;* da Lui attingemmo ordini ed ispi-
razioni ; da Lui abbiamo appresa la virtù del sagrificio e la
grandezza della pazienza, da Lui ci venne l'attesa parola della
nostra liberazione.
Riconoscente di tanto beneficio la città di Crema si appa-
recchia volonterosamente alle nuove ed ultime prove. V. M. si
assicuri della profonda divozione e della illimitata fedeltà di
questa parte dei novelli suoi sudditi.
«
Il Municipio.
Gli Assessori, Dott. Vida - Oldi - Àrch. Massari
Avo. Grifpini - Ing. Fadini.
PROCLAMA del f(eneMle «arthaldl al BrMelani.
Brescia, IS giugno 186».
Cittadini bresciani!
Le festose dimostrazioni con cui accoglieste oggi i Caccia-
tori delle Alpi furono una novella prova del vostro patriotìco
entusiasmo. Il sublime spettacolo che offerse subito dopo la
vostra città, appena suonarono le campane a stormo, vi mo-
strò pari alla vostra fama.
Accorrendo voi oggi al primo grido d'allarme, insieme coi
Cacciatori dell'Alpi, avete mostrato che, gelosi custodi della
acquistata indipendenza, siete decisi a difenderla coi vostri
petti, a consacrarla col vostro sangue. Gloria ai Bresciani !
I nemici che infestano ancóra questi dintorni non sono
ÌB3
scDiere di soldati che ininaccino la vostra città, ma masnade
fuggitive che, per aprirsi una strada alla ritirata, lasciano
dappertutto ove passano le tracce della loro barbarie e della
finita ed esecrata loro dominazione.
Cittadini bresciani, abitanti delle campagne!
È giunto il momento di compiere le patrie vendette, di com^
battere in nome dei vostri fratelli morti sui campi dì battaglia
e sui patiboli di Mantova, di continuare le vostre splendide
tradizioni di gloria!
Alla rabbia dei nostri nemici, costretti ad abbandonare per
sempre queste belle contrade, opponete il coraggio del sa-
crificio; accorrete ad ingrossare le file dei volontarj; nulla
vi sia grave per rivendicare la vostra libertà.
La bandiera tricolore, idolo antico dei nostri cuori, on-
deggia sui vostri capi e vi comanda amore di patria e co-
raggio. Le gloriosa schiere italo-franche , liberandovi dai
vostri nemici, vi trovino degni dei vostri liberatori t
G. Garibaldi
// Commissario di S. M. sarda
Aw, Bernardino Bianchi.
PROCLAMA della «tanto prevvisovia della elito di
Ravenna.
Ravenna, 43 giagno 1859.
Cittadini!
La Giunta provvisoria di governo per la città di Ravenna
assume il potere e volge a voi, concittadini, le sue prime pa-
role, esortando caldamente la popolazione a mantenere l'or-
dine interno, il quale, se è fondamento certo in ogni tempo
della poblica prosperità, è altresì condizione' indispensabile
perchè un bene iniziato movimento raggiunga lo scopo po-
litico al quale è diretto.
Legati per interessi e per situazione territoriale alia prò-*
vincia bolognese, noi faremo adesione in nome della città
nostra al governo centrale che in Bologna si è costituito nella
giornata di jeri sotto la dittatura del magnanimo re Vittorio
Emanuele, e attenderemo le disposizioni che da quello ver-
ranno emanate rapporto al governo e alla provincia Raven-
nate.
Testimoni dell'ardore col quale i nostri concittadini hanno
volato nelle file dell' armata italiana, dello spirito nazionale
che anima queste popolazioni, e del quale nella fornata
(foggi hanno dato cosi luminosa prova, noi che pienamente
partecipiamo a questo grande anelito di indipendenza, noi non
ci limiteremo soltanto a richiamare la nostra solenne adesione
al governo centrale di Bologna, sotlo la dittatura del re sa-
baudo, ma esprimeremo un voto caldissimo di tutti, che possa
un giorno la città nostra essere chiamatara far parte di quella
monarchia, alla quale ogni cuore Ualiwo ha debito di rico-
noscenza.
Là Giunta provvisoria di governo per la città di Ravenna
adempirà coscienziosamente i doveri ai quali è chiamata, e
confida nel buon senso, nel patriottismo dei Ravennati, aifin-
chè le venga agevolato il sentiero.
Gioachino Raspoih - Ippolito Gamba - Domenico BoccAcaNi.
-^OOJjQooe—
28S
PROTESTA del Card. Milesi, legato di
ferrar», 13 gli^o IM».
La Gazzetta di Bologna del 42 corr.*« n.® 132, narrando
i deplorabili avvenimenti ivi occorsi in quel giorno contro il
legittimo governo del Santo Padre , omette circostanze so-
stanziali di fatto, alla qoale omis^ioiìe voole il dovere ch'io
supplisca.
A determinare la partenza del Cardinale legato , al quale
mancò d' improvviso una guarnigione competente, non bastò
F atterramento delle insegne pontificie, né gli indiretti inviti
a partire, come da documento che si conserva, ma insistette egli
invece, perchè gli autori del nuovo ordine di cose si spie-
gassero in qualche modo chiaramente sulla natura di quel
movimento. E fu solo dopo queste insistenze, che una Com-
missione di due soggetti bolognesi si presentò per dirgli, prima
ancóra che il Consiglio municipale fosse convocato e delibe*
rasse, volere il popolo la dittatura di re Vittorio Emanuele
e la partecipazione alla guerra.
Queste pretese pugnano evidentemente e diametralmente
coi diritti di sovranità di quahinqne principe indipendente,
e molto più con quelli del sommo Pontefice; pugnano an-
córa nei caso attuale con la dichiarata ed accettata neutra-
litàdel governo pontificio nella presente guerra. Protestò dun-
que il Cardinale legato solennemente contro una tale violenza,
con termini fermi e gravi, e colle più ampie dichiarazioni di
voler salvi ed illesi i sacri diritti della Santa Sede, come
possono farne fede le rispettabili persone che, di ciò pregate,
si trovarono presenti.
Questi fatti, per le gravi conseguenze che ne discendono,
non dovevano essere passati sotto silenzio.
Il Legato G. Card. Milbsi.
256
BRANI di «ina IcMerà indirixaBata dal signor Carlo
Mattenoel (1) a lord CU^wley, antfcaoelatore Inyieoo
a Torino.
Firenze, 13 giugno 1859.
Milord.
Or SODO circa undici anni ch'io ebbi l'onore di conoscervi a
Francoforte, ed ho mai sempre conservato un vivo sentimento
di riconoscenza per la bontà con cui mi accoglieste. Io ero
a quell'epoca incaricato d'una missione presso il governo
centrale; aUora, come al presente, io avevo abbandonato le
mie esperienze e i miei studj per ajutare, in quanto potevo,
il mio paese.
Milord, l'Italia è ancóra la più grande questione della no*
str' epoca; io ho ammirati i vostri sforzi per la pace; ho
sperato in questi sforzi, e colla mia debole voce ho osato
indirizzarmi, or fanno appena due mesi, al Parlamento inglese,
per incoraggiare l'Inghilterra a non abbandonare alla sola
Francia la grand' opera della pacifica liberazione d'Italia.
Noi abbiamo compreso ch'egli era conforme ai sentimenti
ed al vero inter€^e dell'imperatore dei francesi il prestarci
il suo appoggio, e che questo appoggio dovea essere scevro
da ambizione di famiglia e senza viste di ingrandimento per
la Francia. Abbiamo compreso che l'Austria, ridotta fatal-
mente alla necessità d'opprimere l'Italia sotto malvai go-
verni e di mantenervi un focolare rivoluzionario permanente,
confidando alla sorte delle ariAi ciò che la giustizia, l'uma-
nità e i trattati stessi le negavano, non avrebbe tardato a
(I) Matteucci, membro dell'Academla delle scienze di Parigi, ed uno dei patrioti più
fermi, più moderati e più chiaroveggenti dell'Italia. Egli prese gran parte in tutto ciò
che si fece in questo paese per prepararne ed assicurarne la indipendenza, e metterlo
in possewo di istituzioni liberali. Nel 1848 fu incaricato dai nuovo governo della To-
scana di varie missioni diplomatiche, eh' egli compiè non senza successo ed alle quali
fa allusione nella presente lettera a lord Cowley. — Attualmente fu nominato membro
della consulta toscana.
provare le conseguenze terrìbili della sua ostinazione e del
suo isolamento.
Il momento non è quindi lontano in cui T Europa dovrà
conoscere l'opera delle vittorie delle armi alleate. L'Italia
dev'essere pacificata, vale a dire, resa indipendente; la sua
nazionalità dev'essere costituita; abbisognano all'Italia governi
saggi e apposolati a lìbere istituzioni. L'Europa deve alla sua
volta reclamare dall'Italia ch'ella cessi d'essere un focolare
rivoluzionario ed abbia la forza necessaria a difendere la
sua indipendenza contro le ambizioni e le gelosie de' vi-
cini. Egli è con queste viste ampie e previdenti che l'Eu-
ropa deve ajutare l'Italia a costituirsi
Quali sono gli avvenimenti succeduti in Italia dopo la guerra
che vi è scoppiala? Quali saranno le necessarie conseguenze
delle brillanti vittorie d^li alleati e dello slancio sempre cre-
scente del sentimento nazionale?
È in primo luogo affatto conforme alla ragione il credere
che gli Stati dell'Italia centrale non potranno più venir ri-
condotti a ciò che erano prima della guerra; questo risul-
tato non sarebbe possibile che ammettendo la completa dis-
fatta degli alleati e la continuazione dell' occupazione austriaca
e dell'agitazione rivoluzionaria. Anche l'aggrandimento della
Sardegna è divenuto una necessità politica.
I fatti vengono ogni momento a realizzare le nostre pre-
visioni. Il municipio di Milano, il cui esempio non tarderà
ad essere seguito da tutte le città della Lombardia e della
Venezia, rinnovando l'annessione del 1848, si è dato, in pre-
senza deir imperatore dei francesi, al re Vittorio Emanuele.
A Parma, a Modena, a Bologna, le popolazioni già si solle-
vano, e la presenza degli austriaci, se ancor ve ne rima-
nesse in queste città, non potrebbe impedirla. Nei ducati,
la dedizione alla Sardegna aveva avuto luogo nel 1848, e non
ponno esservi oggidì che maggiori ragioni e simpatie per
Archivio, eie» Il
488
i^solidare questo patto $ famiglia. Ndde lezioni, potrebbero
esservi motivi di alta politica coQtrarj ai voti delle popoia-
zioDi; ma tutti gV interessi, le analogie di carattere, i ricordi
^el regno d' Italia, tutto spingerà quelle popolaàoni ad Boìrsi
ad un governo forte per impedire il ritorno del cattivo go-
verno clericale.
La Toscana, come il cesto dell' Italia meridionale e centrale,
ha provato, specialmente negli ult'uni dieci anni, l'influraza
maligna e ruminazione di un regime che non aveva altra
volontà che quella del gabinetto di Vienna. Quando ia guerca
scoppiò, tutta la Toscana soUevossi per dcnnattdare ralleanea
col Piemonte e la guerra contro T Austria, perchè tutta la
Toscana aveva compreso quali fossero i necessarj effetti della
dominazione austriaca in Italia. Allorché, or sono alcuni mesi,
.aveansi ancora dei dubj sulla possibìUtsi della guerra, e
credevasi piuttosto che la pacificazione d' Italia avesse ad uscire
da un Congresso europeo ; ed anche allora che, in un tempo
assai più vicino, le vittorie de^li alleati altro non erano che
jsperanze, noi credemmo che questo centro d'incivilimento
italiano, questo paese, la cui autonomia ha radici cosi pro-
fonde e cosi vetuste, avrebbe potuto, nell'interesse detta pa-
tria commune, conservare la sua vita individuale, e die sar
vétibe anche stato più utile raggruppare intorno alla Toscana
alcune Provincie omogenee dell' Italia centrale. Da qui la pru-
dente riserva uscita dalla rivoluzione di Firenze, riserva leal-
mente accettata dal re Vittorio Emanuele e dal suo grande
ministro, riserva che sarebbe d'uopo rispettare per non creare
complicazioni nel momento in cui la guerra solo dev'essere
k) scopo supremo di tutti i nostri sfarzi. Nella aspettazione,
la Toscana, la coi maggiore sventura sar^be uiMt rìstau-
razione operata dalle baionette austriache, segue con an-
sietà i successi dell'armata piemontese, e tutti i cuori bat-
jtono nel veder sfolgorai la spada del re liberatore d'Italia.
Milord, secondo tutte le previsioni umane, l'Austria non
tarderà ad essere ridetta a difeoidersi nelle fortezze di Man-
tova e di Vercma contro le fòrze formidabili e vittoriose de^
gli eserciti alleati. È allora che l'Inghilterra sarà chiamata
a pesare colla sua autorità ne' consigli europei che debbono
(issare la futura costituzione dell'Italia; noi speriamo che
soltanto i voti degli italiani e i veri in tiessi dell'Europa vi
saranno consultati; Crediamo che questi voti e questi inte-
ressi saranno sodisfatti mercè la forcftazione di un grande Stato
composto di tutta l'Italia settentrionale e della maggior parte
dell'Italia centrale; Stato ajQ&dalo alla spada gloriosa di Vit^
torio Emanuele. Questo grande Stato assicurerà l'indipen-
denza di tutta Italia e il regolare sviluppo delle sae libere^
istituzioni.
Allorquando, fra qualche mese, noi vedremo uscire dal-
l'organizzazione militare di questo regno un'armata di 150,000'
italiani, quale sarà la grande Potenza che oserà ajutar rAu-"
stria a prolungare gli orrori della guerra e ad impedire un
risultato conforme agli interessi dell'Eurc^^, reclamato dallai
inalterabile volontà di tutto un popolo?
L'Europa ha riconosciuto da molti anni che l'autorità del
Santo Padre non è stata che umiliata dai difetti inseparabili
dall' amministrazione clericale degli Stati romani, difetti che^
hanno necessariamente occasionato permanenti occupazioni
straniere ed acceso le passioni rivoluzionarie in Italia. Il giorno
in cui il Santo Padre, cedendo l'amministrazione delle le*
gasioni al regno unito dell'Italia, si spoglierà del piccolo
potere che lo indeboliva in faccia a tutto il catolicismo, egli
acquisterà nella considerazione e nel rispetto del mondo
intiero.
Milord, è giunto il' tempo in cui i consigli dell'Europa, e'
quelli speciahoente dell' Ingpiilterra, potranno radere grandi
servigi all'Italia. Le condìisiouì geografiche , le tradizioni, le
origini, i caratteri dei d^Enreirti popoli del nuovo repio, non
260
si prestano ad una aggregazione unifornie che, stringendoci
in un sol corpo, tentasse di trasformare le nostre grandi città
in capiluoghi di dipartimento o d'intendenza. Il regno unito
dell'Italia non deve cancellare le individualità che sono pro-
prie alle Provincie riunite. Fa mestieri per l'Italia di un
grande accentramento militare e di una grande larghezza nelle
amministrazioni locali ; ci abbisogna un sistema unico di re-
golamenti e di leggi di dogana, di commercio, di recluta-
mento, ma è d'uopo lasciar sussistere e sviluppare tutto ciò
che conviene alla varietà delle intelligenze e che ha rapporto
alle istituzioni scientiflcho, letterarie e delle belle arti. Le isti-
tuzioni municipali devono essere la base del nostro edificio
politico, base coronata da due poteri legislativi, l'uno rappre-
sentante il popolo del regno unito, l'altro le Provincie riunite
di questo regno. Bisogna che lo splendore do) capo delio
Stato si spanda ad intervalli su tutte le grandi città del re-
gno, circondato dall'autorità popolare dei Corpi legislativi.
Gl'italiani vedono aprirsi inanzi l'avvenire lungamente at-
teso ^ che, per quanto grande, non è perciò meno il frutto
di un'antica civiltà, dì penosi sforzi, di generosi sagrificj. Le
grandi potenze, che apprezzano il valore dell'indipendenza
e della gloria di una nazione, non potrebbero al presente,
senza nuocersi, respingere questa sorella che ha già dato al-
cune prove di non essere degenerata. Le solenni parole che
l'imperatore ha indirizzato agl'italiani al suo ingresso in Mi-
lano, ci assicurano che il capo della Francia ha compresa
la sua missione, e che porgendo la mano a rialzare la
schiatta latina, ha sconcertati, con un'alta sapienza, ch'è so-
vente l'alleata di una viva fede, i calcoli fondati su pregiu-
dizi volgari e sopra uno stretto egoismo.
Umiliamoci dinanzi alla Provvidenza, ed inalziamo al dolo
fervide preghiere, perchè accordi agl'italiani la perseveranza
e tutte le virtù necessarie a compire i destini cosi felice-
mente preparati, e protegga i nostri capi contro il ferro ne-
mico e contro il bagliore del successo.
26f
Milord, se mi verrà dato sperare che queste considerazioni
d'un patriota italiano, che riflette costantemente sulle condi-
zioni del suo paese, possano per un istante attirare la vo-
stra attenzione ed esercitare qualche influenza, benché minima,
sulle vostre opinioni, io ne ringrazierò il buon Dio colla mag-
giore effusione.
Carlo Matteucci.
14 giugno 1859. -— Perugia si manifesta a favore deUa causa nazio-
nale. Vi viene costituito un governo provvisorio.
— La Gazzetta prussiana annuncia la mobilitazione di sei corpi d'eser-
cito^ ordinata dal governo di Prussia.
— Con decreti del principe Eugenio^ luogotenente generale di S. U* sardiji^
sono mminati il cav. Luigi Farini, a governatore degli Stati mo-
denesi e il conte Diodato Pallieri^ a governatore degli Stati par-
mensi.
— Manifestazione popolare a Venezia^ alla nuova della vittoria degli
alleati a Magenta^ soffocata dagli austriaci nel sangue.
— /{ generale Urban sgombra nella notte Capriano, abbruciando il
ponte a Pontegattello.
— Gli austriaci sgombrano Borgoforte.
— La mattina alle 8 arrivano in Parma le prime truppe italiane com-
poste di un distaccamento di piemontesi e toscani.
CmCOLARB del conte Cavour ai rappresentanti del
Ifoverno dei Re, presso ie eortl estere.
Torino, 44 giugno 4859.
Signore!
La conoscenza che voi avete dei principii che hanno sem-
pre diretta la politica del governo di S. M., come anche le
frequenti communicazioni eh' ebbi cura di fare alla legazione
in questi ultimi tempi, hanno dovuto mettervi in situazione
di apprezzare e far apprezzare gli avvenimenti politici, che
testé si compirono in Lombardia. Egli è nondimeno utile dì
darsi conto ossidi dell'origine e delie cause di questo fatto,
26<
e di precisare così più nettamente ancóra le intenzioni e gli
atti del governo del re.
Dat momento in cui la quistione italiana, negata dagli uni,
impicciolita dagli altri, prese il primo posto fra le preoccupa-
zioni dell'Europa, M gabinetto <fi S. M., colia ft*anchezza che
gli è abituale, fece conoscere l'estrema difficoltà della situa-
zione.
A questo scopo, nel memorandum del 4 marzo scorso, in-
dirizzalo al governo inglese, e che fu in séguito publicato
dalla stampa, io mi sono studiato di esporre ì risultati della
dominazione austriaca in Italia, risultati che non hanno ana-
logia nella storia moderna.
Ho dimostrato che Tantipatia e Podio universale contro il
governo austriaco provenivano da prima dal sistema di go-
verno che era imposto ai lombardo-veneti, in séguito e so-
pratutto dal sentimento di nazionalità offeso dalla dominazione
straniera. Il progresso dei lumi, la diffusione deiristruzione,
che r Austria non poteva interamente impedire, aveano rese
più sensibili quelle popolazioni alla loro triste sorte, quella
di essere governate da un popolo, col quale esse non hanno
alcuna communanza ne di razza, né di costumi, né di lingua.
GU austriaci, dopo un mezzo secolo di dominazione, non
erano ancor* stabiliti in quelle provincie: vi erano accam-
pati. Questo stato di cose non si presentava come un fatto
transitorio di cui si potesse prevedere il termine più o meno
vicino, ma s'aggravava ogni giorno e non faceva ch^ peggio-
rare. Noi dicevamo che una tale condizione non era contra-
ria ai trattati, ma ch'era contraria ai grandi principi! di equità
e di giustizia su cui riposa l'ordine sociale. Se non si giunge
a condurre l'Austria a modiflcare i trattati esistenti, aggitw^
gevamo noi, non si riuscirà ad una sola soluzione defini-
tiva e vitale, e bisognerà contentarsi di palliativi più o meno
efficaci. Nondimeno, nella speranza di migliorare momentar
neamente una situazione tanto grave, noi ci siano affrettati^
sulla dimanda che d era stata JEatta, d'indicare gli espèdieisli
M3.
che ci àeii)t)ravaQO i m^t adatti per ottenere i risulteti cbe
8i desìderayano.
Disgrazìatameate l'Austria s>i mostrò più cbe mai contra-
ria ad ogni conciliazione; essa era decisa a mantenere per
Olezzo della forza quella pn^nderanza che aveva acqui-
stata 8ngU Stati riconosciuti indipendenti dai trattati. Essa
raddoppiava le minacce ed accelerava i formidabiti prepa*
jativi militari diretti contro il Piemonte che era la soia bar-
riera opposta alla sua dominazione esclusiva in Italia.
. I piccoli Stati che avevano Legata la loro sorte a quella
dell'Austria, e che erano allo stesso titolo incorsi neU'anì-
mav^sione dei loro sudditi, non potevano mostrarsi meglio
iXMnpresi de' loro doveri verso i loro popoli. Serie ed inevi-
tabili complicazioni sembravano imminenti.
Il riposo dell'Europa trovavasi cosi in pericolo. Fu allora
che la proposta d'un congresso fu fatta dalla Russia, aggra-
dita dalle grandi potenze ed accettata dal Piemonte. La base
del congresso era il mantenimento dello statu quo terrìto-
fiate, vale a dire dei trattati che assicuravano i suoi posse-
dimenti in Italia.
Si sa quello cbe è avvenuto: ÌAustria, che vedeva posto
in discussione non i suoi diritti legali cbe le erano espres-
samente riservati, ma le usurpazioni che aveva effettuate in
dispetto delle stipulazioni europee, l'Austria gettò la ma-
gherà ad un tratto; malgrado gì' impegni formali presi col-
l'Inghilterra di non attaccare il Piemonte, essa lanciò la
sua armata contro gli Stati di S. M., ed i suoi generali di-
cevano senza riserva che l'imperatore sarebbe venuto a trat-
tare a Torino.
I fatti, per dire il vero, non corrisposero alla iattanza de-
,gU stati maggiori e le armate austriache hanno dovuto li-
mitare le loro imprese a delle spogliazioni e ad atti di cru-
deltà inqualificabili contro popolazioni inoffensive. Il nemico
fu respinto dal territorio piemontese e le vittorie di Palestro
e di. Magenta ci hanno aperta la Lombardia. Fu in allora che
264
gli avvenimenti hanno confermato i nostri giudizj sullo stato
morale delle Provincie lombardo -venete e dei piccoli Stati
che avevano fatto causa commune coir Austria. I sentimenti
delie popolazioni scoppiarono; le autorità municipali, le stesse
autorità municipali che erano state istituite dairAuslria, hanno
proclamata la decadenza dell'antico governo; esse hanno rin-
novata l'unione del 1848 e confermata unanimemente la loro
annessione al Piemonte. Il municipio di Milano la proclamò
ben anco sotto il tiro del cannone austriaco.
Il Re accettando quest'atto spontaneo della volontà na-
zionale^ non porta in alcun modo offesa ai trattati esistenti,
giacche l'Austria, riOutando l'accettazione di un Congresso
che aveva per base il mantenimento di quei trattati ed in-
vadendo gli Stali di S. M., lacerò, in quanto la concerne, le
transazioni del 1814 e 1815.
Le Provincie italiane, che dalla fortuna della guerra erano
state sottomesse forzatamente alla sua dominazione, sono rien-
trate nei loro diritti naturali; rese libere due volte nel corso
di 11 anni, la loro volontà si manifestò senza ostacoli e
senza pressione. Nel 1848, come nel 1859, questi paesi si
sono spontaneamente riuniti al Piemonte come fratelli che
ritrovano i fratelli dopo una lunga e dolorosa separazione.
Lo scopo della guerra attuale, S. M. lo confessa altamente,
è l'indipendenza italiana e la cacciata dell'Austria dalla pe-
nisola. Questa causa è troppo nobile per dissimularne l'impor-
tanza; essa è troppo sacra per non ottenere in prevenzione le
simpatie dell'Europa civile. Noi dobbiamo ben anco riconoscere
che queste simpatie non ci mancarono mai, giacché la politica
del governo del re fu sempre la stessa, ed incontrò l'appro-
vazione non solo dell'opinione publica, ma dei gabinetti.
L'Europa, colla voce de' suoi più eminenti uomini di Stato,
attestò l'interesse che portava al destino della sventurata
Italia. Solo in questi ultimi tempi qualche nube e qualche
diffidenza più o meno mascherata parve sorgere. Il generoso
intervento deli' imperatore Napoleone in favore d'un alleato
ingiuslamente aggredito e d'una nazione oppressa, fu sino
ad un certo ponto disconosciuto. Si volte attribuire a mire
ambiziose ed a disegni d'ingrandimento ciò che non era
che Una nobile devozione alla causa della giustizia e del
buon diritto, e il dovere imperioso di porre in salvo la di-
gnità e gli interessi della Francia. Le dichiarazioni esplicite
deirimperatcHre Napoleone HI al momento di sguainare la
spàda^ calmarono già considerevolmente queste apprensioni.
Il proclama di Milano,- cosi chiaro, cosi netto e cosi degno,
dovette dissipare tutti i dubj che avrebbero ancóra potuto
sussistere in alcuni animi prevenuti.
Noi abbiamo la più assoluta confidenza che T equilibrio
europeo non sarà punto intorbidato per l'estensione territo-
riale di una grande potenza, e che vi sarà in Italia un re-
gno fòrtemente costituito, quale è naturalmente indicato dalia
configurazione geografica, dall'unità di razza, dì lingua e di
costumi, e quale la diplomazia aveva già voluto formare un'al-
tra volta nell'interesse commune dell'Italia e dell' Eurot)a.
Golia dominazione dell'Austria e degli Stati che legarono i
loro destini a quelli dell'Austria, disparirà una causa perma-
nente di turbolenze, l'ordine sarà guarentito, il focolare delle
rivoluzioni estinto; l'Europa potrà abbandonarsi con tutta
sicurezza alle grandi intraprese pacifiche che sono l' onore
del secolo.
Ecco, s^or ministro, il punto di vista sotto il quale voi
dovete presentare gli avvenimenti die si sviluppano in Ita-
lia. La lotta che l'Austria ha provocato deve avere per risul-
tato la sua esclusione da un paese che la forza sola aveva
assoggettato ad un giogo odioso ed intollerabile. La nostra
causa, amo ripeterlo, terminando questo dispaccio, è nobile
e giusta; noi possiamo, noi dobbiamo confessarlo altamente,
ed abbiamo piena fiducia nel trionfo del bum diritto.
Aggradite, ecc.
Conte Cavour.
Archivio €te. 14
266
ORDIliE del giorno diretto dal f^enerale Crarihaldl
alle ipoppe.
Brescia. U glvgno 1859.
L'uUima mossa ha provato quanto può Famor di patria
nel cuore dei nostri giovani Cacciatori.
Una marcia con brevissime interruzioni di due notti ed un
giorno per non comode strade e piogge quasi continue, non ha
potuto fuorviare un momento l'impavida risoluzione del do-
vere da cui sono animati. — L'Italia va superba di voi. —
Il nemico intimidito, abbenchè di forza assai superiore, non
ardi di cimentarsi e la gioventù lombarda, elettrizzata dal-
,r esempio, accorre numerosa a far parte di quell'intrepida
sdìiera. Nelle ricompense accordale dal Supremo Comando
bawi forse un lievito di malcontento ch'io avrei evitato, se
la precipitazioue delle nostre mosse, e forse l'incuria dì rap-
porti fatti non me lo avesse impedito.
Ho però già prevenuto verbalmente che qualunque omis-
sione sarà corretta, e che certamente io non farò torto al
merito, quando questo venga a mia cognizione. Io devo una
parola d'elogio ai nostri prodi Cacciatori a cavallo. — Cosi
pochi e mancanti d'organizzazione definitiva, essi fanno un
servizio importantissimo, e già in varie circostanze alcuni
individui di quel corpo hanno operato atti di bravura die
onorano l'Italia. Un cenno sul rispettabile e patriotico corpo
sanitario di cui si onora la brigata, è ben lontano dal
corrispondercT al merito reale de' benemeriti professori che
lo compongono; non fa mestieri della mia voce per farli co-
noscere all'Italia.
Essi lo sono abbastanza dai luminosi loro antecedenti. Mi
limito dunque soltanto a mandar loro in nome de' nostri fe-
riti e di tutti noi una parola di riconoscenza.
G. Garibaldi.
il .
ÌSJ
IMOIRIZ^O del munieipio «li Creittona a ^. M. Il re
llitorie Emaniiele II.
Cremona, 14 giugno 1859.
Sire!
Ora finalmente che il giogo della dominazione austriaca^
benché ancor ci minacci non lontano, cessò di pesarci sul collo,
erompe dai cuori nostri unanime, ardente, ineffabile T es-
pressione deir amore e dell'ammirazione che ci legano a Voi,
eroico nostro Re, propugnatore invitto della dignità della na-
zione italiana.
Questo popolo che già undici anni or sono, con una con-
cordia senza esempi segnava la propria annessione politica alla
monarchia di Savoja, e con essa all'immortale principio per
cui combatteva e moriva il magnanimo Padre Vostro, questo
popolo non ha mai cessato di essere e di ritenersi vostro,
o Sire; che la forza paralizza, ma non sopprìme il diritto e
la volontà vera e forte d'una nazione vive nella di lei coscienza,
s'anco le sia interdetto, per soverchianza de' fatti, il manife-
starsi.
Ora, grazie a Voi ed al Grande che vi è alleato, la causa è de-
cìsa: Dio, giusto giudice, ha pronunziato per noi, e per tutto
ciò che è bello, sacro e grande: ed ecco restaurato il diritto
e resa l'Italia padrona de'suoi destini.
Felice Voi, o prode Monarca, a cui dal Cielo fu conceduta
la suprema felicità dì rendere agli oppressi l'indipendenza,
agU schiavi la libertà. Ricacciato fra poco Io straniero oltre
la cerchia deirAlpi, favoriti di tutti i doni naturali, compatti,
fidenti, sotto l'egida di un governo libero e forte, renderemo
impossibile il ritorno dell'austriaco ed insegneremo al mondo
che se fummo lungamente conculcati, eravamo però degni della
simpatia d'ogni civile nazione.
Non vi sono sacriflzj, o Sire, che il popolò cremonese non
sia pronto a sostenere per Voi e per la causa deirindipen-
denza: ed è colla massima ansietà che stiamo attendendo un
Sfl8
vostro rappresentante, a cui poterne tosto offerire la prova.
Ben amato principe. Eroe nazionale, viva rappresentazione
deirautonomia d'Italia, degnatevi di ricevere Tomaggio di devo-
zione, gratitudine e sudditanza del popolo cremonese, il cui
voto si è che la Provvidenza, serbandovi incolume dai peri-
coli, ai quali per l'impeto di irrefrenabile coraggio vi esponete.
Vi conceda di condurre a termine il glorioso compito, desi^
derio di fante generazioni, speranza di tanti martiri.
(Sepwmo le fimu)
PR4ICLAMA del maiilcipio cpcaflionese*
Cremona, i4 giugno i8B9.
Il libero voto, che la città vostra, undici anni or sodo,
emetteva di unire i proprj destini politici a quelli della
valorosa Casa di Savoja, fu oggi per acclamazione riconfe^.
mato dalla concorde e potente voce del popolo.
Ecco, 0 cittadini, sodisfatto il più ardente de* vostri votil
Siamo finalmente sudditi di uno Stato italiano forte, libero
ed indipendente, governato dal più magnaniii[ìO e dal più
leale dei principi. Mostriamoci degni di lui!
W. IL NOSTRO RE VITTORIO EMANUELE II!
W. il suo Alleato V Imperatore dei francesi
NAPOLEONE III!
Vira il loro esercito vittorioso/
Dal Gi?ico Palano, li dello.
La Rappresentanza municipale.
Baroli, Podestà.
Maggi - Pini - Sajni - Dovara.
260
IMDIIIIKZ* del imiaii0ipie eremMM^e a 8. M. VMm^
per«tere !VApeleoi|# IO.
Grenoifli, i4 gingao i88f »
Sacra Maestà I
La rìcoQosceaza pel generoso ajuto che la M. V. presta
al magnanimo nostro re, Vittorio Emanuele II che, dopo
undici anni d'instancabile perseveranza, va orai compiendo
la generosa impresa che immortalerà il sno nome, vi sarebbe
manifesta, o Sire, dalla gioja che spira sui nostri volti, dalla
commozione delle voci nostre, se la fortuna delle armi vi
avesse da noi condotto in questi giorni di publica e suprema
felicità.
Assicuratevi, o Sire, che Italia tutta non mai potrà obliare
che te sue lagrime vennero da voi terse, che furono da Voi
sanate le sue piaghe, che il vostro possente braccio la sol-
levò dall'oblio e dalla prostrazione in cui giaceva immersa.
Assicuratevi che una grande nazione, alla Vostra alleata,
varrà al certo ad appoggiare qualunque impresa giusta ed
incivilitrice ch^ il genio Vostro trovasse di compiere.
Cremona non ultima fra le sorelle lombarde, Cremona che
ebbe colle altre fino ad ora communi i dolori, le angosce
ed il giogo della possanza austriaca, Cremona v'invia il suo
saluto, saluto di rispetto, di amore, di riconoscenza, che sarà
felice di potervi rnmovare se uà giorno l'Augusta Vostra per*
s(Mia vorrà farla lieta deUa cara Sua presenza.
Ij# Cilont* pdrovwimiria di Boleffna a quella M Pe-
ripcia.
Bologna, i4 giugno 1859.
La Giunta provvisoria df Bolo^ia si rallegra colla Giunta
provvitoria. di Perugia e fa voti di febdtazione. In Romagna
hanno fatto adesione a Bologna, Ravenna, Faenza, Imola,
870
Lugo, Bagnacavallo ed altre città e paesi secondar]. Gli au-
striaci, partiti d'Ancona, sono a Rimini, tengono la via del
litorale dirigendosi a marcia precipitosa verso il basso Po!
Si dubita che giungano in tempo alla ritirata. Desideriamo
di quando in quando qualche notizia.
(Seguoìio U firme).
PROCLAMA del governo provvisorie indiriuato
agli abitanti di Peruf^ia.
Perugia, 14 giugno 1859.
Cittadini I
Il grido dì guerra mandato dall'eroico Vittorio Emanuele,
e secondato dal suo generoso alleato, l'imperatore Napoleone,
ha eccitata l'emozione di tutti i cuori italiani. Le provincia
romane non potevano rimanere indifferenti mentre che il san-
gue de'loro figli irrigava i campi lombardi per la libertà del-
l'indipendenza della nazione.
La neutralità, se ella nutlameno conveniva ^1 Sovrano pon-
tificio, come capo di tutti i credenti, questa neutralità non
poteva accontentare le popolazioni; perchè la ragione politica
di trovarsi sottomesse al dominio temporale dei papi, non
poteva spegnarle della loro intima natura italiana, uè dei
diritti e dei doveri che ne derivano, tanto più, che sotto ap-
parenti dichiarazioni, non si velarono abbastanza le sim*
patie del governo per l'austriaco , autore implacabile di tutte
le nostre sciagure.
Bologna è stata la prima a sommoversì, e la nostra città,
italiana tanto per natura, che per sentimento, ha seguito
senza indugio quel magnanimo esempio, per concorrere più
efficacemente (ciò ch'essa non aveva potuto fare sinora che
secondo i mezzi permessi dalle circostanze) alla grande opera
della guerra nazionale, voto principale e costante di tutta
l'Italia.
271
L'autorità che governava in nome della corte di Roma,
vagendo il nobile e magnanimo slancio di tutta la popola-
zione, ha abbandonato le redmi della cosa publica, e si è
ritirata conducendo seco la truppa. Il paese restò senza go-
verno: i cittadini di volontà più risoluta dovettero impor-
sene il carico, per quanto grave esso sembrasse loro. Ciò à
quanto fecero i sottoscritti costituendosi in governo provvi-
sorio per l'unico sentimento del dovere e nel solo scopo di
rendere qualche servizio al paese ed alla nazione, sino al
momento in cui il re Vittorio Emanuele, a cui sì offrirà to-
sto la dittatura, ne avrà altrimenti disposto.
Cittadini, il governo provvisorio, nei momenti supremi,
ha d'uopo del concorso di tutti: esso conosce abbastanza il
buon senso, il patriotismo, la virtù di questa diletta città,
per non dubitare un solo istante ch'esso sarà assecondato
da tutti con quella concorcUa e tranquillità che sono il più
bello appanaggio d'un popolo incivilito e il primo tìtolo a
conseguire quella libertà, verso la quale sono vòlti i nostri
desiderj.
VIVA L'INDIPENDENZA ITALIANA!
VIVA VITTORIO EMANUELE !
Dal palazzo communale.
F. GuARDABASSi - N. Danzetta - Z. Faina.
T. Berardi, segretario.
»oojgoo«-
PROCLAMA «lei mimieipio di Imola.
Imola, 14 giugno 1859.
Imolesi !
L'autorità ha abbandonato il governo, la guarnigione il
paese.
I membri presenti del municipio, radunati ad urgenza, ai
quali si associano alcuni distinti cittadini, sentono il debito
272
imperìfoso di provvedere immediataroenie alla conservasioDe
deirordine publico e agli interessi morali e materiali di que-
sta popolazione. A tale effetto, cedendo al voto universale,
aderiscono pienamente all'atto della Giunta provvisoria di
governo in Bologna del 12 giugno corrente, e vanno ad in*
vocarie i necessari provvedimenti.
Imolesi !
Osservate pienamente l'ordine e quella nobile calma, senza
della quale è impossibile il conseguimento della nazionale
indipendenza.
(8€$uoiw le /Irmej.
•RlNlB del glemo del generale Aoy^n,
dante le truppe franeesl in Rovia.
Roma, 14 gio^o 18M.
Gli austriaci sgombrano lo Stato pqntiflcio. Ad Ancona,
Bologna e Ferrara si è già cominciata Tevacuazìone.
Bologna è insorta, è in armi: il cardinale Milesi, inseguito,
si è rifugiato a Ferrara. Le tiuppe pontificie partono per An-
cona. La tranquillità di Roma e Civitavecchia è confidata alle
truppe francesi, cosi ancóra il mantenimento e la sicurezza
del Papa.
Grandi e nobili doveri da compiere.
GOYON.
Ì5 giugno 1859. — Gli austriaci, partiti da Amona , rientrano nel
Veneto passando il basso Po, e commettono Dessaxioni d'ogni
sorta.
— Scontro di circa 800 Cacciatori delle Alpi (reagimento CosenzJ con
molte migliaia di austriaci guidati da tfroan , a Tre Ponti^
presso Rezzato (tre miglia da Brescia). OH auefriad^ dopo 3
S7S
are , tengono reipmti mo a Cattenedolo, da essi m seguito ab-
bandonato. Le perdite dei Cacciatori sommano a 100 tra morti
e feriti; fra cut gravemente feriti il colonnello ungherese Tiirr e
ti maggiore Bronzetti {poi morto a Brescia).
W giugno 1889. — ^ Arrivo in Mikmo di tre reggimmti della guardia
mperiale: i corazzieri^ i dragoni e i lancieri francesi.
RISPOSTA «lei ministro «le^ll affari esteri «li Sas*
senia alla ei'reolare «lei prlneipe Ciortsehakoff.
Al Sig. de Konneritz, ministro residente del re a Pietroburgo.
Dresda, 15 giugno i859«
Il principe Volkonsky m'ha dato lettura di un dispaccio
indirizzatogli dal principe Gortschakoflf, allo scopo dì consta-
tare r attitudine del governo imperiale di fronte alle com-
plicazioni sòrte in Italia ed alla guerra che ne risultò, come
pure il modo con cui il gabinetto di Pietroburgo crede dover
giudicare la situazione dei governi di Germania in mezzo a
questi avvenimenti medesimi.
Il governo del re, ponendo intera confidenza nei sentimenti
nobili ed elevati di S. M. l'imperatore di tutte le Russie,
non ha alcun dubio sul carattere benevolo ed equo delle dis-
posizioni onde il governo di S. M. 1. è animato verso TAl-
lemagna ed i diflferenti governi della Confederazione germa-
nica ; pertanto non è se non con riconoscenza che noi abbiamo
potuto accogliere questa importante communicazione, ed io
vi prego, signore, di farvene Y interprete presso il signor prin-
cipe Gortschakoflf.
Noi crediamo dare al governo imperiale la miglior prova della
sincerità di questi stessi sentimenti rispondendo con eguale
franchezza alle differenti osservazioni che ci vengono fatte.
Il dispaccio del principe Gortschakoff si divide in due parli:
la prima, che è retrospettiva, passa in rivista le negoziazioni
che precedettero il cominciamento delle ostilità, e richiama il
Congresso proposto dalla Russia per impedirie; la seconda.
Archivio, iU, 88
874
che occupasi del presente e deU'aweBire, ioteode di pr^e-
renza a far rilevare le viste del governo imperiale sai com-
pito oggidì riserbato alla Gonfederazioiie germanica.
Quanto alla prima, il signor prineipe Gortsehakoff saprà
apprezzare le considerazioni che ci inducono a porre una
certa riserva nel trattarne il soggetto. Egli non troverà meno
degno di scusa che un governo alemanno si permetta di non
dividere il giudizio severo pronunciato sulla condotta del go*
verno austriaco, il quale, seguendo gli svolgimenti del dispaccio
del signor principe Gortsehakoff, sarebbe solo responsabile
delle calamità della guerra. Il governo del re rese a suo tempo
piena giustizia agli sforzi tentati dal gabinetto di Pietroburgo
per prevenirla mediante un Congresso europeo ; ma, a meno
di mancare ad ogni dovere d'imparzialità verso un governo
confederato, ne sarebbe impossibile l'arrestarci all'episodio
del Congresso rappresentante una fase e non il complesso dei
fatti che precedettero e condussero la guerra, in luogo di ri-
portarci all'origine delle complicazioni che finirono con farla
scoppiare ; e noi allora non sapremmo dimenticare che il go-
verno austriaco nulla avendo fatto che potesse dar ombra a
suoi vicini 0 ad una Potenza qualunque d'Europa, fu dap-
prima turbato e in séguito minacciato nel pacifico esercizio
de' suoi diritti di sovranità. Ci è eziandio difficile di non con-
vincerci, che se simili atti, in luogo di incontrare le simpatie,
fossero incorsi nel biasimo non equivoco dell'Europa, il fla-
gello della guerra sarebbe slato probabilmente risparmiato al-
l'umanità, prima ancóra che venisse posta la questione del
Congresso.
Noi saremo più espliciti sulle questioni che si coliagano
alla posizione e all'attitudine dei governi alemanni. Qui noi
abbiamo una missione da compiere, e noi dobbiamo sinceri
ringraziamenti al signor principe Gortsehakoff di averci of-
ferta l'occasione d'entrare in alcune spiegazioni atte ad il-
luminare i governi esteri su quanto avviene di presente in
Germania.
S78
Il dispaccio del signor ministro degli a£fàri esteri di Russia
attesta dei dispiaceri per l' eccitazione che manifestasi in al-
cane parti di Germania; esso esprime il timore che questa
agitazione abbia origine in una mala intelligenza, e questa
mala intelligenza esso la trova nella tendenza jdi alcuni Stati
della Gonfederasione germanica a preoccuparsi di un pericolo
imagkiario e a fame nascere di reali, non solo col non re-
sistere a passioni il cui sfogo potreUto mettere a r^entaglio
la sicurezza e la forza intema dei governi, ma eziandio col
dare gravi motivi di rimostranza ad uno Stato vicino e pos-
sente neirisfeesso mentre in cui ne ricevono rassicuranti di-
chiarazioni.
Vi ha evidentemente una mala intelligenza, ma non è da
parte Aei governi alemanni che si dovrà cercarla.
Il signor principe Gortscbako£f vuol pure ricordarci più
avanti, che la Confederazione è una combinazione puramente
ed esclusivamente difensiva, e, che se ar presente ella si re-
casse ad atti ostili verso la Francia, avrebbe falsato lo scopo
della sua istituzione e sconosciuto lo spirito dei trattati che
conservano la sua esistenza.
A questo riguardo, dobbiamo cominciare dal far« una leg-
giera riserva. Senza volere esaminare sino a qual punto la
parola combinazione possa applicarsi ad un'unione di Stati
indipendenti, riconosciuta indissolubile, e che conta fra' suoi
membri due grandi potenze europee, noi ci permetteremo di
osservare, che la (Confederazione germanica, per la sua or-
ganizzazione, ha infatti un carattere principalmente ed esr
senzialmenle difensivo, ma che non si può pretendere ch'ella
sia una combinazione esclusivamente difensiva. I trattati, sulla
base dei quali essa è entrata nel diritto publico europeo — mi
valgo delle stesse parole del signor principe Gortscbakoff, — ed
ai quali la Russia appose la sua firma, le riconoscono il di-
ritto di pace e di guerra. Gli Stati alemanni si sono sempre
mostrati assai solleciti di conformarsi alle leggi fondamen-
tali che reggono la Confederazione e di non iscostanseoe, m^a
per ciò appunto essi posson pretendere di conservarle intatte.
4?6
Noi preghiamo frattanto il signor principe Gortsclì^ofT a
non perdere di vista che non è per alcun modo in nostra
pensiero di disconoscere qnesto carattere difensivo per ec-*
cellenza, né di uscire dalla cerchia delle di^sizioni difen-
sive che trovansi nelle leggi fondamentali.
L'articolo 47 dell'atto finale di Vienna, dì cui si parlò
troppo spesso in questi ultimi tempi, perchè sia necessario
citarne il testo, ha preveduto l'eventualità che oggi si pre-
senta come un fatto compiuto, e, perchè i governi alemanni
pensino ad adempiere i doveri ch'esso loro impone, eglino
non hanno d'uopo dì cedere a passioni che compromettano
la loro sicurezza, ne di preoccuparsi di un pericolo avvenire.
Noi possiamo oltreciò far osservare che sinora la CSonfede-
razione non ha peranco stabilite le decisioni che sono og-
getto della sollecitudine del signor principe Gortschakoff e
che gli inspirano timori per la solidità del nostro assetto
interno; ma lungi dal sollevare una questione d'oppor-
tunità, noi preferiamo dargli una prova di più della nostra
confidenza nelle disposizioni amichevoli del governo impe-
riale, coir accettare in tal modo una discussione anticipata.
Non è la prima volta che la Dieta di Francoforte è chia-
mata a discutere la misura delle obligazioni federali dell'A-
lemagna verso le due grandi potenze formanti parte della
Confederazione. Non è inutile il richiamare antecedenti di
data abbastanza recente; essi proveranno, in qual modo si è
inteso fino ad ora il suo carattere difensivo, senza dar luogo
ad alcuna objezione da parte delle grandi Potenze che hanno
firmato i trattati sulla base dei quali la Germania è entrata
nel diritto publico europeo.
Ór sono alcuni anni, la Russia, in séguito a discordie col-
rimpero ottomano, fece occupare dalle sue truppe i princi-
pati danubiani. L'intervento delle grandi Potenze, avendo
per iscopo di condurre ad un accordo, rimase infruttuoso
dietro il rifiuto della Porta Ottomana d'accettare puramente
é semplicemente l'arbitrato della conferenza di Vienna, e fu
VII
allora che la Tarchia dichiarò guerra alla Russia. Essa ebbe
per alleati ringhillerra e la Frauda.. A quell'epoca, la Gou-
federazioue germauica, sopra proposta dell' Austria e della
Prussia, prese uua risolu£ioue portante che ogni atto d'aggres*
sioue contro ì' possedimenti non tedeschi dell'Austria e delta
Prussia , verrebbe quaiiflcato come un attacco contro il ter^
ritorio federale, e, alcuni mesi dopo, occupando le truppe
austriache i principati danubiani, la Confederazione amplificò
la detta risoluzione in questo senso, che. un attacco contro
quella forza armata , che trovavasi fuori non solo del terri-
torio federale, ma benanco del territorio austriaco, sarebbe
parimenti considerato come una aggressione diretta c&ùtto la
Confederazione.
Io uùù so che queste decisioni abbiano provocato {uroteste
0 solo rimostranze ne a Parigi, né a Londra, ne pure a Pie-
trobuingo, e tuttavia il governo imperiale dì Russia avrebbe
certamente trovato motivo ad opporvisi. se l'attitudine della
Confederazione fosse stata contraria ai trattati.
Ma se la Confederazione è rimasta allora nei. limiti de' suoi
diritti e de^ suoi doveri, perchè dunque esporrcftbessi essa
al presente a falsare lo scopo della sua istituzione e a di^
sconoscere lo spirito dei trattati , prendendo analoghe riso-
luzioni?
0 forse non esisterebbe analogia fra le circostanze attuali
e quelle di allora?
Vi ha infatti una differenza da notare. Nel i854, la Con-
federazione aveva in vista l'eventualità d'una aggressione pro-
veniente dall'est, come essa oggidì volge i suoi sguardi
verso l'ovest. Ma a quell'epoca l'intervento della Dieta non
era stato preceduto da alcun atto, ne da alcuna dimostra-
zione tendente a minacciare il territorio austriaco o prussiano;
di presente al contrario, questo intervento non ha ancóra
avuto luogo, ma in ricambio, il territorio austriaco è invaso.
Si vorrebbe infine objetlard a Pietroburgo che a quest'e-
poca la Germania aveva a temere dalla Russia piò ch'essa
178
non aUria oggidì dalla Francia? Il dispaccio del signor prin-
cipe Gortschalcoif ci ricorda, che il governo francese ha so-
lennemente proclamato di non avere alcuna intenzione ostile
verso la Germania. Esso ci dice nello stesso tempo che que-
sta dichiarazione è stata accolta con sollecita lesione dalle
grandi Potenze. Noi ci ricordiamo egualmente di on manife-
sto proclamante l'intenzione di liberare l'Italia dalle Alpi al-
l'Adriatico. Questa dichiarazione avrebb'ella del pari ottenuto
la sollecita adesione delle grandi Potenze?
Il dispaccio del principe Gortscbakoff constata un'altra
volta l'intenzione del governo imperiale di vegliare al man-
tenimento dell'equilibrio europeo. Noi siamo profondamente
penetrati da ciò che questa dichiarazione ha di rassicurante
per l'avvenire d'Europa. Noi sappiamo apprezzare nello stesso
grado l'importanza dell'interesse che il governo imperiale di-
chiara di annettere all'integrità della Germania. Noi amiam
meglio persuaderci, che se la Russia ha fatto dei sagrificj in
favore della Germania, essa non se ne pente, poiché, come
ci dice il dispaccio del signor principe Gortscbakoff, la Rns-
$ia non s'inspira che a'suoi interessi, e si sono presentate tal
circostanze in cui la Russia, alla sua volta, ebbe a lodarsi della
Germania, guidata egualmente dall'ispirazione de'suoì proprj
interessi. La Germania in oggi non chiede sagrìflcj: essa non
reclama che la sua indipendenza nell' adempimento de' suoi
doveri federali.
E parlando In tal modo, noi non abbiam la pretesa di
prendere la parola in nome della Germania. Ma allorché ^
tratta di affari federali e del mantenimento dei diritti come
d^i oblighi della Gonfederaa^ione, noi crediamo ciascuno dei
governi alemanni chiamato ad elevare la sua voce, e noi,
per nostra parte, non temiamo d'essere smentiti dai nostri
confederati.
Vogliate dar lettura del presente dispaccio al signor prin*
cipe Gortscbakoff.
BfiUST.
m
IIVIMRUEZO «Iella <3»ng^re||^asiaiie Muiilet^ale della
R. eitià di Pavia.
Pa?ii, 16 ghigno 4859.
Cittadini !
Quel desiderato potere, di cui nell'avviso munieipato del-
ril corr. vi si prononziava l'avvenimento, si è costitnlto in
effetto e nel modo che risulta dagli atti publicatì in Milano
da S. M. il re Vittorio Emanuele II — specialmente da quelli
qui riprodotti colle stampe, cioè la legge deU'S detta solFor-
dinamento temporaneo della Lombardia, il proclama d^'is^
tesso giorno ai popoli lombardi ed il decreto del 9 succes-
sivo con cui si nomina il governatore di Lombardia. — L'at-
tuazione di esso potere ebbe poi luogo fra noi giungendo jeri
1 altro il cav. avvocato Giuseppe Àlasia, nominato Intendente
generale di Pavia, e nelle cui mani pertanto si raccolsero le
redini deiramminislrasione provinciale. Voi, o cittadini, avete
fatta la bea dovuta accoglienza al rappresentante di Colui,
che già da tempo si è dedicato per intero all*indefessa pro-
pugnazione della causa italiana.
Perchè del resto vi sia pienamente noto quanto di più im-
portante venne operato in questi ultimi giorni nell'interesse
del paese, vi si espone qui sotto per tenore l'indirizzo che
jeri si ebbe l'onore di presentare alla Maestà del re nel suo
quartiere generale: '
• Sir^l
« I sentimeDii nutriti da ogni italiano per la Maestà Vostra e per
qaeirinclita parte della Penisola in coi sotto il Vostro regime si tiene da
oltre dieci anni coraggiosamente levato il vessillo nazionale — quei
sentimenti, o Sire, sono così avvalorati nella popolazione pavese da
una più intima communanzal'.di condizioni locali, che i rappresentanti
di essa dovevano esprìmervi pei primi il fervente desiderio di rin^
novare quell'unione, che sancita già nell'anno 1848, solo per la vio-
lenza di centrar] eventi potè essere impedita. Perciò fin dal mattino
deirS corr. e quando gli austriaci erano ancóra presso le mura di
Pavia, i sottoscritti s'indirizzavano alla Vostra volta neirinlendlmenlo
SBO
di significarvi il voto del loro paese. La Maestà Vostra non ignora
per quale causa quella missione fu resa naterialmeole impossibile.
Un corpo di truppe nemiche ripiombava improvviso sulla nostra città
e la funestava ancóra per due giorni.
« Non appena per altro questo corpo ci liberava dalla sua oppres-
sione, ed una deputazione di cittadini era di nuovo spedita al Vo-
stro governo per attestare i liberi sensi della città. e provincia, il
Consiglio commanale di Pavia, raccolto nel giorno li corr. in straor-
dinaria adunanza, ratificava ad unanimità l'operato de'suoi rappresen-
tanti, proclamando in mezzo alle grida — Viva il re Vittorio Ema-
nuele — una franca ed entusiastica adesione ai voti già esternati dalla
capitale lombarda, e conferiva espresso incarico ai sottoscritti di pre-
sentaria alla Maestà Vostra con formale indirizzo.
t Accogliete adunque, o Sire, questa adesione, che ora vi vieo
pòrta da noi, e che ò dettata dal più puro ed ardente amore della
-patria italiana, di bui foste e sarete sempre come il più prode sol-
dato, cosi anche il più saggio moderatore.
e Doti, Giovanni Zanini Podsità di Pavia, i
e / Consiglieri communaH i
e Ing, Ernesto Marozzi -^ Dott. Luigi Magsi. >
Il re accolse quest'indirizzo con espressioni di particolare
compiacenza e dichiarò solennemente, che Egli ed il suo ge-
neroso Alleato non deporranno la spada ìnfino a che Tunione,
che ora s'invoca da ogni città appena libera, non si trovi satda*
mente assicurata.
Nel mentre adunque noi pure vorremo dirigere ogni no-
stro sforzo ad un sififatto intendimento — né si mancherà di
coordinarvi le più energiche disposizioni — riuniamoci tutti
nel grido della riconoscenza: Viva Vittorio Emanuele II, Viva
Napoleone III, liberatori dltalia
Pavia, dal Palazzo civico.
// Podestà^ Zanini.
Gli Asiesori, Boccali - Dell'Acqua - Noè - Bellati.
Staurenghi» Segretario.
981
lIWIMRIZZO del monlelplo di llres«U al i*e Vltéorl«»
Emanuele.
Bresela, U giugno 1889.
Sire !
Si presenta ossequiosa ai vostro cospetto una deputazione
della città di Brescia eletta in apposita adunanza dal commu-
nale Consiglio.
Essa viene col mandato di rinnovare il patto di unione
al regno sardo , che già primi i bresciani segnarono nel
1848, e ad esprimere a Vostra Maestà la generale loro esul-
tanza per l'italiana liberazione mercè le rapide inaudite vit-
torie dell'esercito franco -sardo, di cui sono duci magnanimi
Napoleone III e Vittorio Emanuele.
Degnatevi, o Sire, di accoglierla con quella bontà, che tanto
Vi onora, e di assicurare i bresciani che Voi sarete il loro
re, come essi si gloriano proferirsi per popolo Vostro.
Per il Podestà maneante
Gli Assessori, Arici, - Valotti, - Belloni.
Oldofredi. Segretario
OBCRETO del eomml^sario provvisorio di S. M. il
re di Sardeg^na, eon eoi sono posti sotto seque-
stro i beni dell'ex dnea di Modena.
Modena, 15 giugno 1859.
Il commissario provvisorio dì S. M. il re di Sardegna de-
creta :
1.^ I beni patrimoniali deirex duca di Modena che trovansi
nelle provincie di Modena e di Frignano, sottoposte ^1 no-
stro commissariato, sono immedialamenteposti sotto sequestro;
Archivio ecc. H
2.^ L'avvocato Gallicano Biagi è Domioato amministratore
da detti beni ed incaricato dett'eséCQUone del presente te-
crelo;
3.^ Gli amministratori, fittabili, e agenti attuali del detto
patrimonio e gli altri gerenti o detentori di beni mobili e
immobili di qualunque specie, dipendenti da questo dominio,
sono posti sotto rautorità del suddetto amministratore, ch'è
incaricato di proporre le riforme necessarie neir amministra-
zione attuale.
4.^ L'amministrazione dei beni sequestrati farà parte del-
Tamministrazione generale dei beni demaniali.
Am. L. Zini.
DECRETO del coniiiiissaria provvisorio di S. M. il
re di Sarde|[^na.
Modena, 46 giugno 1889.
Il commissario provvisorio di S. M. il re di Sardina de-
creta:
Art. 1.^ La Compagnia di Gesù non essendo tolerata
negli Stati di S. M. sarda, i collegi e conventi di questa
Compagnia nelle Provincie soggette al commissariato^ sono di*
sciolti e soppressi. *
Art. 2.^ I membri della Compagnia che non sono nativi
delle Provincie soggette al commissariato devono allontanar-
sene nel termine di quattro giorni.
Art. 3.^ I beni mot)iti ed immobili di qualunque specie
appartenenti alla Compagnia, sono posti sotto sequestro.
L'amministrazione di questi beni è riunita provvisoriamente
a quella dei beni allodiali della casa d'Este, e resta affidata
airavvocato Gallicano Biagi, incaricato dell'esecuzione del pre-
sente decreto.
Àw. L. Zini.
PROCLAMA pnMieaio dullfft Coiigrc|fiuEÌónc piHi«ii-
eipale di Venezia.
Veneiia, i5 giugno 1859.
Se in qualunque occasione il dovere d'ogni buon citt»(JliiM>
è di mantenere l'ordine e la tranquiililà publica, questo jlo-
vere è tanto più imperioso nelle eccezionali circostanze idQl
momento. Jeri il municìpio ba cercato, per quanto è {los^le,
in confronto del cittadini e delle autorità , di ailont^urare i
Okali Jnevitabili prodotti da romori senza foi^damento, e d'jn^
pegnare le riapettive autorità a publicare i necessari avvifii
^la popolazione.
11 municipio deve raccomandare ai veneziani, che baane
sempre dato prove di lori) [urudenza e moderazione, di aste-
nersi da ogni atto cbe potesse dar luogo a fatti sì deplore^
wìì qome quelli 4i jeri. Esso ba la convinzione di av^r o|^
Tato con zelo e di fare ancóra tutto dò che puè contribuire
a tale scopo.
Il podestà Marcello
Gli Msesem Gaspam - Foscolo - Goim - lIoBosira.
Il Segretario A. GUjo.
881
MOTIFICAZIOME dell' I. R. Lnog«»tenenBa delle pM-
vlnele venete.
Venezia, 15 giugno 1869.
In seguito a veneratissìma risoluzione 2 mese corrente,
communicata con dispaccio deiri. R. Ministero delle' finanze
3 mese stesso, N.° 1421 F. M,ed in coerenza alla communi-
cazione del sig. governatore generale del regno lombardo-
veneto, 14 m. e, N. 688 A. si dispone quanto segue:
1.*^ Le publiche casse del regno lombardo-veneto emette-
ranno assegni in forma di vaglia sino all'ammontare di 50
millìoni di fiorini in valuta austriaca, i quali assegni terrarmo
ie veci della moneta legale d'argento.
2.^ Tali assegni sono di 3 categorie, cioè di fiorini 10,
400, 1000.
. 3.^ Nel regno lombardo-veneto, ognuno è obligato di ri-
cevere tali assegni al loro valore nominale, come mezzo le-
gale di pagamento tanto dalle publiche casse che dai privati,
qualora l'importo da pagarsi raggiunga fiorini 10, e per somme
maggiori sino, a quell'importo che possa pareggiarsi con as-
segni.
4.® Le publiche casse effettueranno quindi i pagamenti in
moneta sonante per gl'importi al disotto di fior. 10 — sia
che Timporto totale del pagamento non arrivi a fior. 10, sia
the si tratti del pareggio d'un imporlo non divisibile per 10
senza rimanenza.
5.® 1 versamenti del prestito contemplalo dalla notifica-
zione di questa L R. Luogotenenza 14 maggio p. p. N. 2421
p. dovranno effettuarsi esclusivamente con tali assegni, ad ec-
cezione della I.* rata colla scadenza 30 giugno corrente, per
la quale i versamenti dovranno farsi in valuta sonante.
6.^ In altri pagamenti, fuorché del prestito di cui sopra,
tali assegni non verranno accettati dalle publiche casse, qua-
lunque sia il titolo del debito.
285
7.^ Gli assegni affluiti nelle casse dello Stato, dipendente-
mente dal versamenti, non si esiteranno più; sicché, chiuse
le operazioni del prestito, saranno posti fuori di circolazione,
e si procederà per il ritiro di quelli che ancóra si trovas-
sero in circolazione.
Le presenti disposizioni entrano tosto in attività.
BlSSINGEN.
«K>0|S<3^>«
MOTA ai ministri delie eortl estere aeereditati
presso la S. S(ede, eirea ag^li avvenimenti ehe sne*
cedettero in alenne eittÀ deg^li Sitati pontitttj al
principio della fpierra.
Roma, 15 giugno 1859.
Si sa ora che, dopo la ribellione della Toscana , gli intri-
ghi che avevano agitato Bologna, ripresero con vigore; si era
formato in questa città un club rivoluzionario che, ad isti-
gazione di una Potenza straniera, preparava una sollevazione.
Si trasse profitto dalla partenza degli austriaci, il 12 giugno,
per eccitare questo movimento. Si cominciò da grida sedi-
ziose, da assembramenti armati, dal portare bandiere e coc-
carde tricolori. La folla si radunò dinanzi al palazzo del le-
gato, e ne fece sparire gli stemmi pontiQcj, malgrado )a dis-
approvazione degli onesti cittadini, che si trovò sommersa
nelle grida dei faziosi.
In mezzo a questo tumulto popolare, una deputazione,
scelta tra i principali ribelli , si recò dair eminente car(fi-
nale legato, e, a nome del popolo di Bologna, gli dichiarò
arditamente che voleva dare la dittatura al re Vittorio Ema-
nuele e partecipare alla guerra dell'indipendenza. A fronte
di un simile oltraggio fatto all'autorità pontificia, il legato,
in presenza delle persone che lo circondavano, reclamò so-
leBACKoa&te contro questi atti di violenza e si ritirò a Per-
xan, lasciando una protesta scritta. Questo esempio di tfSL-
dimanto fu imitato da Ravenna e da tutta la provincia,
del pari ^be a Perugia^ graùe all'abilità ed alle ist^a*
zionì d'uomini ben noti, che non temettero impiegare i
più efQcaci mezzi e i più sottili artifici, appoggiati, co-
m'erano, da un'influenza straniera, per cercare di propagare
il movimento nelle altre Provincie, malgrado tutti gli sforzi
che fece il governo per opporvisi , appoggiato dalle sue
truppe, che gli erano restate fedeli.
Questi avvenimenti, che succedettero alla vista di tutti,
non poteFfiAo «he riempiere d'amarezza U falerno cuore 4i
Sua Santità, che vide con quali artiflq fraudolenti « men-
TOgneri si cercò e si cerca tuttavia staccare dalia sua auto-
rità e potere legittimi cerle Provincie che furono lo scopo
della sua più attiva benevolenza.
Forzato dai doveri della sua coscienza e da solenni giura-
meirti, a conservare intatto il deposito sacro del patrim^Hiio
4ella Chiesa, confidata alle sue cure, e a trasmetterto
india Bua integrità a' suoi successori, il Santo Pa*re, ordi-
nando al cardinale segretario di Stato sottoscritto di rendere
noti all'Eccellenza Vostra gli atti di ribellione che si comnii-
^ro m una parte de* suoi Stali, in pregiudizio della sua an-
torità e indipendenza sovrana, riconosciute da tutte le Po-
•tenie ddrEuropa, mlncaricò dì dichiarare, ch'egli non puè
-riconoscere alcun atto emanato dal governo Mlegittmio, star
biltto nelle città in istato di rivolta; m conseguenza, fa sì^
pelle ai sentimenti di giustizia del governo che avete l'onore
* rappresentare. Sua Satóità si riserba di procedere agli
^ neoessarii per mantenere intatti , con tutt'i mezzi d»
la Wpovvidenza pose in suo potere, i diritti inviolabiU e sacri
d#a Santa Sede.
Antonelu.
887
WBCBET* intiinato dk^lla
del Tirolo al nranicipio di Tiprata («).
Treato, verso la metà di giugno 1859.
Dalla dichiarazione del civico magistrato degli il corrente
N,^ 2811, S. A. L il serenissimo arciduca luogotenente ebbe
a desumere con disapi»rovazioney che il magistrato, sotto il
vano prelesto di non esservi autorizzato, si rifiuta a sotto-
scrivere un indirizzo degli Stati provinciali, ma solo ]^o-
mosso dal comitato permanente degli Stati provinciali, ed ha
semplicemente lo scopo di attestare a S. M. il graziosissimo
nostro imperatore, nelle attuali difficili circostanze, T incon-
cussa devozione^ fedele sudditanza e volonterosità e sacri-
flcii dell'alto clero, della nobiltà, dei maggiori communi e dei
più ragguardevoli abitanti del paese.
Non si può comprendere perchè il magistrato non si ritenga
autorizzato ad apporre tale firma in rappresentanza della
città. Un tale rifiuto mette in dubio i leali sentimenti della
città, ©piuttosto del magistrato e del suo stesso capo, e do-
vrebbe assai sorprendere se il Commune civico di Trento, non
prendesse parte a quest'indirizzo, mentre con sicurezza s'al-
tende una tale compartecipazione di tutte le maggiori città.
Un dichiarato illeale sentimento da parte del magistrato e
del suo capo provocherà necessariamente contro quelle cor-
rispondenti misure da parte del governo.
> iifS^i^
(1) Nei primi giorni dei mese di maggio, il governo austrìaco aveva inviato a Trento
HA ìnòìtìtxo da esso compilato coi qnate i sottoscritti protestando iottlttrabile fedeltà
ecc. ecc. offerivano a sua Maestcà l'imperatore d'Austria beni e sangue per sostenerla
nelle presenti difficili circostanze; e si voleva che esso fosse firmato dal municipio di
Trento, dagli altri communi provinciali e dai più notabili del paese. Essendosi il mu-
nicipio di Trento e con esso gli altri a dò rieusaio, e raccoltesi in tutto il Trentiia
sole 18 firme, la Luogotenenza provinciale intimava al municipio di Trento il decreto
^epra riportato, che rischiAra d'afisai la condMone di quel paese.
188
C1RCOL.ARB del editto Cavonr alle Icyazlcrail
presso le Corti estere.
Torino, 16 giugno 4859.
Signore ,
Col mio dispaccio circolare jn data di jeri vi feci cono-
scere che ì ducali di Modena e di Parma, come anche la
Lombardia, appena liberati dalla presenza delle truppe au-
striache, decretarono la decadenza dell'antico governo, come
anche la loro annessione al Piemonte, rinnovando così Tatto
di dedizione alla casa di Savoia ch'essi avevano fatto una
prima volta, undici anni sono.
La posizione eccezionale dì quei paesi mi obliga ad en-
trare in alcuni dettagli a questo riguardo colle legazioni del re.
Egli è evidente che al principio della guerra il Piemonte
non avrebbe potuto riconoscere la neutralità dei ducati, an-
che quando fosse stata proclamata in modo formale. Infatti
i duchi di Modena e di Parma erano legati con convenzioni
particolari che, in disprezzo dei trattati generali, ?tbbando-
navano il territorio dei loro Stati alle armate austriache, e
quindi stabilivano fra l'Austria ed i ducati dei rapporti obli-
gatorii incompatibili coi doveri d'una vera neutralità.
Queste convenzioni sono note. I trattali del 24 dicembre
1847 e del 4 febbraio 1848 recano espressamente che gli
Stati di S. A. R. il duca dì Modena e di S. A. R. il duca
di Parma entrano nella linea di difesa delle Provincie ita-
liane e dell'imperatore d'Austria e che per conseguenza que-
st'ultimo ha il diritto di fare avanzare delle truppe sul ter-
ritorio di Modena e di Parma, e di farvi occupare le fortezze
tutte le volte che i suoi interessi potrebbero esigerlo. In
forza d'una disposizione di questo stesso trattalo, che dà la
misura della previdenza del governo austriaco, i sovrani di
Modena e di Parma si sono impegnati a non conchiudere
con nessun'altra potenza una convenzione militare qualsiasi
senza il consenso preventivo del governo imperiale di Vienna.
Queste stipulazioni così chiare e così precise non pe^me^
tevano ai ducati di conservare la neutralità. I duchi di Parma
e di Modena avrebbero dovuto denunciarle preventivamente
alle oslilità, affine di ricollocare i loro Slati nelle condizioni
volute per pretendere ed ottenere le immunità dei neutri.
Ora nulla di questo è avvenuto; al contrario i ducati furono
aperti alle truppe imperiali che si radunavano sulle fron-
tiere def Piemonte, che sono diventate anch'esse una delle
basi d'operazione del nemico. Le ostilità erano cominciate.
Il Piemonte era invaso dalla frontiera d'uno di questi due
Stati , senza che ne seguisse nessuna protesta per parte dei
principi, i quali in tal modo prestavano mano all'attacco. I^
convenienze, come anche i doveri intemazionali, avrebbero al-
meno imposto, che una communicazione qualunque fosse fatta
alla Sardegna^, per darle spiegazioni sulle intenzioni e sulla
condotta di questi governi in circostanze tanto straordinarie.
Nessuna communicazione venne fatta in questo senso. La Sar-
degna trovavasi conseguentemente, in diritto ed in fatto, in
istato di guerra con quegli Stati ch'erano divenuti parti in-
tegranti del sistema militare dell'Austria.
I governi di Modena e di Parma non potevano nemmeno
cercare un pretesto nell'ignoranza delle intenzioni della Sar-
degna; giacche dopo il 1848 non abbiamo mai cessato dal
protestare contre le stipulazioni che costituivano una viola-
zione flagrante dei trattati europei, ed un pericolo perma-
nente contro la sicurezza delle nostre frontiere. L'invasione
austriaca che si accompi usufruttando il territorio piacentino,
provò assai bene la giustezza delle nostre previsioni.
II duca di Modena, come arciduca d'Austria, partecipava
agli odii della sua famiglia contro il Piemonte: il suo cuore
come la sua corona erano all'estero; esso dovea seguire le
sorti della Potenza a cui avea infeudato i suoi Stati.
S. A. R. la duchessa di Parma non si trovava nelle stesse
condizioni; la sua nascita, le qualità personali che l'onorano,
ispiravano un ben sincero interesse: il suo governo avrebbe
ÀrekMo, ecc. S7
MO
dovuto seguire una lioea dì condotta più degna e più con-
forme a'suoi doveri intemazionali. Sventuratamente il gabi-
netto di Parma fu trascinato da quel pendio su cui sdruccio-
lava: esso non volle uscire dalla posizione che volontariamente
aveva accettato verso TÀustria. É sul territorio di Parma cbe
l'invasione del Piemonte fu preparata: è di là che le truppe
imperiali sono partite per invadere le nostre Provincie. Pia-
cenza era diventala la base delle operazioni ofifensive del conte
Gyulai.
Si disse, che un trattato europeo avea confidato airAustria
il diritto di tener guarnigione in quella città. Noi non con-
testiamo il fatto ; ma questa servitù militare non aveva che
uno scopo difensivo, come è espressamente detto nel trattato
a cui si fa allusione, e le Potenze sottoscrittrici ebbero cura
di dichiarare, che tutti i diritti regali del sovrano territoriale
erano riservati. Ora, per una convenzione spedale e vo-
lontaria tra r Austria e Parma, quest'ultima abdicb idi-
ritti più essenziali della sovranità, lasciando all'altra tutta la
libertà dì estendere le opere di fortificazione in Piacenza e di
costruirne di nuove, promettendo ogni aiuto ed assistenza al
genio austriaco, aggiungendogli lavoratori, fornendc^li i ma-
teriali necessarii (art. 7 della convenzione 14 marzo 1822).
Infine, per un trattato particolare e liberamente conve-
nuto , i sovrani di Parma diedero il diritto all' Austria di
penetrare sul territorio dei loro Slati tutte le volto ch'essa
lo giudicasse opportuno. La Sardegna protestò contro l'esten-
sione delle fortificazioni di Piacenza che mutava la natura
e lo scopo dell'occupazione: essa protestò contro il trattato
del 4 febbraio 1848. Il governo di Parma dichiarò forse di
subire la legge del più forte? Dimostrò forse qualche dispìa-
cere per quanto avveniva sotto i suoi occhi? Tutto si dispo-
neva a Piacenza per l'invasione degli Stati del re; Yuìtimaium
di Vienna giungeva a Torino; i corpi dell'armata austriaca si
mettevano in moto; essi entravano in Piemonte. Voghera,
Tortona erano occupate, Alessandria eca minacciata, le nostre
291
còmmimicazìoDi con Genova compromesse, ed il gabinetto di
Parma si tacque; esso non si curò menomamente della sorte
d'ano Stato vicino col quale manteneva relazioni amichevoli.
Non fn se non quando i piani del nemico andarono falliti; non
fu se non quando le armate del Piemonte e della Francia,
avendo alla lor volta preso Toffensiva, gli austriaci erano alla
vigilia di sgombrare i ducati di Parma e di Pacenza; non fu
che allora, che si parlò di neutralità e del desiderio di prendere
dei concerti militari colla Sardegna a riguardo del parmigiano
e del piacentino. Era troppo tardi. Il gabinetto di Parma non
aveva del resto tampoco il diritto di fare proposte di tal fatta.
GoU'articolo 4 del trattato del 1848 era formalmente impe-
gnato a non stipulare convenzioni militari qualsiansi senza il
consentimento dell'Austria.
Questi fatti e queste ragioni, che importa di ben far co-
noscere e ben comprendere, spiegano e giustificano la con-
dotta del governo del re. Qualunque fosse il suo interessa-
mento verso la persona della duchessa di Parma, esso non
potea fare alcuna distinzione fra Parma e Modena. La neutralità
di questi ducati era impossibile in diritto ed in fatto: essi
dorevano seguire la sorte della Potenza alla quale avevano
volontariamente confidato i loro destini.
La legazione di S. M. conformerà il suo linguaggio alle
considerazioni che precedono.
Aggradisca, ecc.
C. Cavour.
292
Camechè non di molto posteriore air antecedente diqmcio del
giorno 16, e ad esso relativo, poniamo qui qmsf altro dello
stesso conte Cavour , di cui non abbiamo potuto precisare
la data:
DISPACCIO del eonte di Cavour al marchese d'A-
zeg^lloy ambasciatore sardo a Londra.
Torino, giugno 1859.
Signor marchese,
Sir James Hudson, per ordine del conte di Malmesbury,
m'ha dato lettura, e lasciato copia dell'unito dispaccio, rela-
tivo agli affari di Parma.
In questo dispaccio il ministro degli affari esteri di S. M.
britannica si studia di stabilire che, per fatto della Sardegna,
il governo dì Parma si sarebbe trovato neir impossibilità di
protestare contro l'ingresso nel ducato di truppe austriache,
ove queste avessero tentato di farlo, non potendo più fondar
la sua protesta sul carattere neutrale del ducato. Il conte
di Malmesbury aggiunge, che il governo di Parma non si è
mai dipartito dalla linea della più stretta neutralità, e che
l'Austria, per parte sua , non ha dato motivo a credere di
non volerla rispettare , per cui l' intervento colla Sardina
non avrebbe potuto qualificarsi che come un crudele ed in-
giustiflcabile uso della forza contro uno Stato debole e piccolo.
Io mi asterrò dal giudicare i termini poco amichevoli di
questo dispaccio, e mi limiterò a rettificare i fatti che vi hanno
relazione; e i fatti slessi sono per se medesimi così notorj,
che, dopo aver letto il dispaccio di cui si tratta, non si po-
trebbe a meno di domandare, e, non senza ragione, se il
ministro che ci accusa abbia per avventura dato una sola
occhiata alla carta del teatro della guerra. Perocché nessuno
ignora infatti che l'attacco contro il Piemonte fu appunto pre-
parato sul territorio di Parma; che là appunto le truppe au-
striache si raccolsero minacciando la nostra frontiera , e che,
valendosi di quel territorio, invasero il Piemonte.
£93
Piacenza era divenuta la base principale delle operazioni
offensive del conte Gyulai. Voghera e Tortona furono|occu-
pate da un corpo d'armata sboccato dalla frontiera di Pia-
cenza. Di là è partita la punta fatta su Bobbio. Se Alessandria
fu minacciata, se le nostre communicazioni con Genova si
trovarono un momento compromesse, bisogna attribuirlo alla
violazione del territorio del ducato.
Il governo di Parma ha egli protestato contro questi atti
che si compivano sotto gli occhi suoi? — Esso non ha detto
una sola parola per impedire le operazioni militari del suo
alleato contro uno Stato vicino e col quale, secondo che ora
afferma, desiderava mantenersi in amichevoli relazioni. Al-
lorquando le ostilità erano imminenti, le convenienze, non
meno che i doveri internazionali, avrebbero richiesto almeno
che una communicazione qualunque si facesse alla Sardegna,
per darle spiegazioni sulla linea di condotta che il governo di
Parma si proponeva di seguire nelle circostanze eccezionali
cui esso andava incontro. Non ce ne venne pur fatta parola.
Non fu se non allora che i disegni del nemico ebbero
completamente fallito, se non allora che le armate alleate
di Piemonte e di Francia ebbero preso alla lor volta l'of-
fensiva, e che gli austriaci si trovaron ridotti alla vigilia. di
sgombrare i Ducati» non fu se non allora che si fece motto
del desiderio di mantenere la neutralità.
È evidente che, dopo tutto ciò ch'era avvenuto, una tal
pretesa non poteva esser accolta. Il conte di Malmesbury,
nel suo dispaccio, non ha voluto che constare un fatto, os-
sìa che il governo di Parma non avesse mai mancato ai do-
veri della neutralità, e che l'Austria l'avesse sempre rispet-
tata. Per distruggere tali allegazioni, io non ho altro a fare
che richiamare le operazioni militari ch'ebbero luogo dopo
il 29 aprile; esse provano che le informazioni pervenute al
conte di Malmesbury erano del tutto inesatte.
Se il ministro britannico degli affari esteri avesse recata
la discussione sopra un altro terreno, invocando in favore
f04
del governo di Parma dei trattati anteriori che il ooDocas-
aero in ima sitoazione eccezionale, mi sarebbe stato albrot-
tanto agevole rispondergli in modo sodisfacente. Il mio di-
q^acdo circolare del 16 corrente la mette in grado, signor
marchese, di trattare m^ tal questione, se ve ne fosse bi*
sogno.
La prego di dar lettura e lasciare copia di questo di-
spaccio a lord John Russdl, e colgo quest'occasione, *ecc. ecc.
C. Cavour.
16 giugno 1859. — Oggi^ alle 3 pam.y gii autiriaci tertimar^m di
sgombrare Montechiari.
-^ /{ quartier generale di S. M. il re è a Castegnato^ provincia di
Brescia y quello di S. Jlf. l'imperatore^ a Covo, provmcia di
Bergamo.
17 giugno 1880. — Arrivo a Massa dd princ^ Napoleone^ entuna-
eticamente accoltovi.
— /( re Vittorio Emanuekj, aUa testa delle truppe sarde^ entra in Bre-
scia alle iO antim. , e vi stabilisce il suo quartier generale
principale.
-*. OU austriaci rioecupano Montechiari.
AWWO pnblicato dUlla e0ngregmMÌon^ mnnieipale
dU Bresela.
BrescU, 17 giagno 1859.
Le aatorìtà regie ed il municipio si recavano questa mat-
tina a ricevere ed ossequiare S. M. il glorioso nostro re Vit-
torio Emanuele, che rendendo esauditi gli ardenti nostri voti,
onorava di sua reale presenza questa città.
Interprete il municipio della generale esultanza, ne dirigeva
conformi parole alla Maestà Sua, che graùosan^nte d^ar
vasi d'accogliere, e donare la seguente risposta, che imperi-
tara rimarrà nella mente e nel cuore di ciascuno di noi*
296
Eccone il tenore:
€ RiDgrazio loro signori pei sentimenti espres^mi a nome
dei cittadini bresciani ed in nome della causa italiana: loro
tributo i più sentiti encomii per l'eroica condotta mai senb*
pre tenuta, massime nei momenti i più dii&cili.
e Spero in Dio che i tanti sacrìficii di queste popolazioni
saranno ricompensati da gloriosi e felici successi. »
Dtl Civico palano. Il detto.
INDIRIZZO dellA depatasione della eiiià di Casal-
■'^MW'^^*^ a S. E. il governatore della Kioatbardia.
. Gasalmaggion , i7 glagao 1889.
Il dì 13 dd corrente la città di Gasalmaggiore ed il suo
territorio venivano sgombrati dalle truppe austriache, le
quali, dopo avere levate le publiche casse ed ordinate forti
requisizioni nei dintorni, si ritraevano oltre VOglio. Il munici-
pio cittadino e l'intera popolazione, tuttoché ignari di quanto
fosse intervenuto da più giorni nell'alta Lombardia, mal sape-
vano contenere il loro giubilo di vedersi oggimai liberi dall'esosa
presenza dello straniero e chiamali a' nuovi destini, che i me-
ravigliosi avvenimenti di questi giorni vanno maturando; se
non che. Tessere tuttavia distanti di poche miglia i corpi tede-
schi, moderava la generale impazienza e consigliava alla sa-
via popolazione un prudenziale contegno. L'autorità munici-
pale però, procuratrice naturale in queste supreme neces-
sità dei diritti e dei doveri della patria, non indugiava
un istante a pronunciarsi per la causa nazionale, e a
quest'uopo spediva a Cremona ed a Milano due membri
del proprio collegio, Ippolito Longari-Ponzoni e avvocato
Costantino Poltronieri, perchè si ponessero in immediata re-
lazione colle nuove autorità publiche costituitesi nel capo-
luogo ddla provincia e della capitale, spedisiero ìndilata-
mente a Gasalmaggiore gli atti officiali del governo nazionale,
e si recassero personalmente presso il rappresentante del
medesimo in Lombardia, a fare, a voce ed in iscritto, schietta
« solenne adesione al nuovo ordine di cose che il dito di
Dio ed il senno degli uomini vanno apprestando alla patria
nostra.
Neiradempiere i sottoscritti a questo prezioso mandato, essi
hanno l'onore di dichiarare a V. E. che, richiamando e ri-
suggellando l'atto di fusione del 1848, essi sono gl'inter-
preti sinceri dei voti di tutti i loro concittadini acclamanti
a re nostro il generoso e prode Vittorio Emanuele II. Un-
dici anni di dolore e di aspettazione hanno ritemprati gli
spiriti patriolici delle nostre popolazioni, e le splendide vit-
torie degli eserciti del re e del suo possente alleato hanno
riconsacrato i diritti della nazione e di Casa Savoja. Acco-
gliete, Eccellenza, queste dichiarazioni solenni ed esplicite
della nostra città, e, come noi siamo gl'interpreti dei voti pa-
triotici del paese che rappresentiamo, vogliate esserlo Voi
presso la maestà del re, assicurandolo che, come fummo
pronti ed impazienti di acclamare al riscatto nazionale e ai
diritti della sua Casa, Casalmaggiore non verrà mai meno
nella perduranza e nei sacriflcii indispensabili a conquistare
l'indipendenza italiana, e a fondare quell'epoca di libertà
che ci promettono la prodezza e la lealtà di Casa Savoja.
Ippolito Longari-Ponzone.
Aw. Costantino Poltronieri.
<»oo^oo<»-
PROCLAMA della comitiissione g^Tcraatiwa di
Parma, 17 giugno 1889.
Cittadini !
Il Governatore civile degli Stati parmensi, in nome di re
Vittorio Emanuele II, assume oggi il regime di es^. Eeeo
497
sodisbUi i voli vostri legittimi e più ardenti. Ecco compiuto
il fatto, a conseguire il quale la commissione di governo, in^
terprete del publico desiderio, rivolse gli atti più determinati.
La commissione di governo rimette il reggimento del paese
in chi saprà procurarne il bene: quel reggimento che la fi-
ducia del municipio le affidò e che assunse per solo amore
della cosa pubiica. Essa ha la coscienza d'aver adempiuto al
proprio mandato con fede, abnegazione e coraggio.
Nel sostenere il difficile incarico, la commissione di go^
verno trovò efficace sussidio in ogni ordine di cittadini. Nesr
suno de' corpi costituiti, nessuna classe mancò ai debito suo.
La commissione di sicurezza e difesa si è resa benemerita
per operosità e devozione alla causa dell'ordine.
La commissione di governo è lieta di proclamarlo. E a
tutti rende grazie della cooperazione che le prestarono, a
tutti rivolge con sincerila dì elogio le parole = avete bene .
meritato dalla terra vostra e della causa Italiana ! ==
Cittadini !
Un immenso campo si è aperto ora dinanzi ali* Italia, la
quale, emulando le antiche grandezze, potrà dall'avvilimento
del servaggio salire al fastigio della vita sociale.
Ma ì grandi effetti richieggono proporzionate cagioni. Onde,
a conseguire che rilalìa raggiunga il suo rinnovamento, è
bisogno che i figli d'essa sieno nelle città e nel campo de-
gni eredi di que' grandi che ressero il mondo col senno e
con la spada.
A tanto fine contrastano ostacoli formidabili, perchè il più
funesto effetto del dispotismo, e l'Italia lo soffre da secoli,
è di troncare i nervi della vita civile.
Voi mostrerete però che il dispotismo non ebbe potenza
dì corrompervi, coU'assumere l'esercizio d'ogni militare e civile
virtù. Già i vostri fratelli provarono che le armi italiane fe-
riscono ancora. Provate altresì che tutte le italiane menti
sono capaci di politico senno. Cosi, per parte vostra accoglie-
ÀreMvio, ^e. 3«
196
rete l'avvertimento e avvererete il presagio che la sapienza
^ Napoleone III ba diretto all'Italia:
La Provvidenza favorisce talvolta i popoli, come le per-
sone, presentando loro Toccasione a larsi grandi d'un tratto;
ma a condizione che sappiano profittarne I
G. Cantelli - P. Bruni - E. Armani.
PROCLAilA del governatore degli Siati parniensi
In nome di S. M. il re Vittorio Emanuele.
Parma, 17 giugno 1659.
Popoli di Parma e Piacenza I
Secondando i voti che vi ba costantemente inspirati il go-
verno nazionale, e che avete testé solennemente espressi per
mezzo de' vostri rappresentanti, quei re valoroso e leale,
che non ha mai esitato ad avventurare la propria c(^ona e
la vita per migliorare le sorti dell'intera nazione, m'invia tra
voi Goll'arduo ed onorevole incarico dì assumere il governo
di questa bella parte d'Italia.
Le molte e nobili prove che avete già dato di amor pa-
trio, di savj intendimenti e di generosi propositi, sono per
me altrettanti argomenti di fiducia che, mercè vostra, mi
riuscirà in effetto meno grave il compito assegnatomi, seb-
bene difficili corrano i tempi.
Sarà mia cura di conciliare tutti gli interessi legittimi, per
quanto sia giusto e possibile, coordinandoli al bene generale;
accoglierò ogni amico e sincero consiglio; procederò in tutti
i miei atti con quella ponderazione che è maggioriBente ne-
cessaria nelle subitanee mutazioni^ non iscompagnandola però
da quella energia e fermezza che gli avvenimenti richieg-
gono; mi adoprerò con ogni studio perchè siano quanto prima
tradotti in atto quei miglioramenti che le odierne circostanze
299
permettono, e perchè fin d'ora si preparino quelle più am-
pie riforme che sono nel commune desiderio. Ma, riservando
il compimento dì quest'opera rinnovatrfce atemjH più tran-
quilli ed opportuni, debbono ora i vosfri come i miei pen-
sieri essere principalmente rivolti- a fetr si che tutte le forze
nazionali concorrano ad assicurare ed accelerare il trionfa
della gran causa, per cui impugnarono le armi il prode re
Vittorio Emanuele, e il generoso imperatùre dei francesi,
in cui rivivono il genio e il valore del primo Napoleone.
Gli insegnamenti della storia e della sventura riescano a
noi profittevoli: sia in tutti una gara di annegazione e di sa^
grìflcj: ciascuno, secondo le proprie facoltà, paghi il suo tri-
buto alla patria, e nella concordia degli animi moltiplichiamo
le forze.
Popoli di Parma e Piacenza!
L'animosa gioventù di queste contrade, al primo annun-
zio di guerra, accorse volonterosa a testimoniare all'Europa
il voto nazionale, ingrossando le Ale dell'esercito piemon-
tese; non foste secondi ad alcun'altra terra italiana in ogni
sorta di manifestazioni e di imprese patriotiche; non vi re-
sta a conseguire che il merito e la gloria della perduranza
negli alti propositi. Questa io spero da voi; questa vi domanda
r Italia; poiché sono a tal prezzo l'indipendenza, la libertà
e la grandezza delle nazioni.
H governatore degli Stati parmensi
Diodato Palueri.
PROCLfAMA del R. commÌM»iirlo proirvl94M>lo di
dena.
Modena, 17 giugno 1859.
Concittadini!
Sono lietissimo di annunciarvi die il cavaliere Luigi
Carlo Farini, deputato al parlamento sardo, è destinato da
300
S. M. a governatore dì queste Provincie, e ch'egli sarà in
breve tra noi.
Il telegramma ch'egli m'ha fatto l'onore dì trasmettere te-
ste, raccomanda il itianteniraento dell'ordine publico, e cor-
tesemente aggiunge, che il governo del re confida nella fer-
mezza del suo temporaneo rappresentante.
Voi certamente plaud irete con me alla felice scelta di co^
insigne statista a nostro governante; essa è un nuovo pegno
della benevolenza e della fiducia con cui il prode re ditta-
tore si degna accett^tre l'omaggio della nostra profonda ed il-
limitata devozione.
Apparecchiamoci adunque, cari concittadini, ad accogliere
degnamente l'illustre personaggio; e colla calma, colla tran-
quillità, colla concordia schietta e leale mostriamoci in tutto
degni del regale favore, e proviamo il nostro fermo propo-
sito di ajutare, in quanto è da noi, il governo del re nella
grande impresa della nostra rigenerazione.
Dal palazzo di gov., li detta.
Aw. Luigi Zini.
// segretario A. Soragni.
> <5»"< '■
DELIBERAZIOUE ^ella eommunlta elvica di Sle-
na, eaipplBiente il vota per l'annessione della To-
scana al Piemonte.
Siena, 17 giugo o 1859.
Adunati nelle consuete forme ed in sufficiente numero dì
sette per trattare, ecc., gli Illustrissimi signori gonfalonieri e
priori componenti il magistrato della communità civica di
Siena, hanno emesso ad unanimità di suffragi la seguente de-
liberazione: \
301
Ck)Dsiderando che FaDoessione della Toscana alle sorti della
patria comoìone è un volo, per quanto oggi più solennemente
espresso, riconosciuto per altro, e universalmente proclamato
fino dal 27 aprile 1859, non solo come modo unico di con-
corso pieno ed efficace alla guerra dell'indipendenza, pro-
gramma per irresistibile acclamazione assentito in quel giorno,
ma come riparazione ai dolori passati, e vera e sola via di
stabili e felici ordinamenti futuri;
Considerando che se ragioni d'alta convenienza politica con-
sigliarono in allora riservare le manifestazioni di cotesto voto,
l'attendere oggi più oltre sarebbe irrefragabile colpa; sarebbe
un contrariare i desiderii profondamente sentiti dalle popola-
zioni; sarebbe l'esporsr a gravissimi pericoli; sarebbe non ri-
spondere al magnanimo appello dell'imperatore Napoleone;
sarebbe mancare alla manifestazione dei nostri legittimi voti;
sarebbe un perdere la miracolosa occasione offertaci dalla
Previdenza di costituirci cittadini di una grande nazione;
Considerando che oltre questo interesse di un ordine su-
periore, l'annessione al regno di S. M. Vittorio Emanuele è
la migliore e più certa garanzia della prosperità interna della
Toscana. — Fino dal 1814 fu un desiderio non mai so-
disfatto fra noi la istituzione di un governo provido e forte
che fosse tutela inviolata delle persone e delle cose; distrutti
gli ottimi ordini civili in allora esistenti*, e, dopo la disastrosa
e lunga esperienza di una inestricabile confusione, in peggio
raffazzonati; incompiute e revocale le riforme municipali e po-
litiche; non riuscite per difetto dì preparazione, per vizj in-
trinseci, per ripugnanza del potere, per pochezza dello Stato,
inabile finche piccolo a partecipare delle morali e politiche
migliorie, come dei benefizj ^ perfezionamenti di cui le cre-
sciute industrie e le operosità moderne hanno fatto una ne-
cessità pressoché universale;
Considerando che la Toscana risponde a questi concetti,
e provvede al suo benessere aggregandosi agli Stati della casa
dì Savoja, che rappresenta e propugna in Italia i prindpj di
nazionalità, di ordine, e di libertà;
301
Associandosi con profondo convincimento ai sentimenti della
popolazione, ha unanimamenle deliberato di esprìmere, come
esprìme, il voto per la immediata annessione della Toscana
agli altrì stati italiani, sotto il governo costituzionale di S. M.
il re Vittorio Emanuele.
Carlo Gobradino Chigi, gonfalmiere.
Antonio Burloni, cancelliere.
18 Giugno. — Questa mane la regina Yittwia riceve in ferma uf-
ficiale i sigilli dell'amministrazione del cessato ministero Derby ^
e li rimette al nuovo governo formato sotto la direzione dt
lord Pahnerstou^ primo ministro — Lord Uussell^ nuovo mini-
stro degli esteri.
— S. Jlf. l'imperatore de' Francesi entra in Brescia fra le accoglienze
entusiastiche della popolazione.
— din decreto del governatore Vigliani è posta in vigore in Lombardia
la legge sulla guardia nazionale 4 marzo 1848 colle modifica-
zioni portate dalla successiva 27 febbr. 1859.
•^ Nella notte precedente a questo giorno furono fatti numerosi ar-
resti m Venezia : i sostenuti esportati dalla città^ sembra ve-
nissero inviati a Josephstadt, (Y. la Notif. del Comand, di piazza).
— L'esercito sardo conserva le sue posizioni davanti Brescia^ a Rez-
zatù e Castenedolo — L'esercito francese occupa Brescia e din'
tornii e trovasi in linea colle regie truppe.
— La città di Ancona aderisce al movimento nazionale per la guerra
dell' indipendenza. Il generale pontificio parte coi gendarmi: la
truppa pontificia , sotto il comando del generale AUighieri , si
ritira nel forte. — - È proclamata^ la dittatura del re ed istituita
una Giunta provvisoria di governo. —
ORmiVB DEL CMIRIVO dell* Imperatore Praneeseo
Glnaeppe I.^ nell' assumere il eoaiaiido delle aaie
truppe.
Verona, 16 giugno 1859.
Recandomi oggi in mano il comando superiore del mio
esercito, che s'accampa in faccia ai nemico, io voglio con-
308
tìiìiiare alla testa delle mie valorose truppe la lotta che F Au-
stria fu costretta ad intraprendere pel suo buon (more e pel
suo diritto.
Soldati ! La vostra devozione alla mia persona, il valore
di cui avete dato si splendide prove, mi assicurano che, sotto
la mia condotta, riporterete quei successi che la patria at-
tende da voi.
Francesco Giuseppe.
MOTIPICAZIOME del comandaiite di plassa In Ve-
nezia.
Veoesia, 16 giugno 1899.
A fine di porre un freno alla publicazìone di notizie false e
allarmanti, ed impedire T eccitamento a publici disordini,
r autorità dovette allontanare da questa città alcuni indivi-
dui. Questa misura deve tranquillare le famiglie stesse che
ne sono colpite, poiché avrebbe potuto succedere che questi
mdividui, in luogo di restare, alle loro finestre, spettatori
deir uccisione degl' infelici da loro ingannati, si fossero az-
zardati a discendere nella mischia e dividerne i pericoli da
loro stessi provocati»
// tmente-maresciallo barone Alemann.
ORDIME DEL «lORMO all'armata toseana.
Fireozo, 18 giugno 185«.
Ufficiali, sott'ufficiali e soldati I
I nostri voti sono appagati: io vi conduoo ad affironjtare
il nemico.
304 '
Quando si voleva far di voi un cieco stromento nelle mani
deirAustria, voi sd^naste quella condizione villssìma, e ri-
spondendo alla voce che vi chiamava sotto la bandiera ita-
liana, con un volere meravigliosamente concorde sorgeste
tutti come un sol uomo, gridando: Viva l'Italia/
Si soldati. Viva V Italia f ma affinchè l'Italia viva, biso-
gnerà fugare l'Austriaco che la calpesta. E sarà fugato, se
voi saprete combattere impavidi con la ferma risoluzione di
vincere e di morire.
Soldati, io son certo del vostro coraggio e della vostra di-
sciplina, e che saprete emulare i vostri fratelli di Piemonte
e i vostri amici di Francia.
La pugna è vicina, la vittoria sicura. Avanti dunque I L'I-
talia ci guarda.
VIVA L'ITALIA 1 VIVA VITTORIO EMANUELE II!
VIVA NAPOLEONE III !
Il generale in capo
G. Ulloa.
>oo%ooo-
LETTERA eneiclica di S. ». Papa Pio IX a tutti
i patriarchi, primati, areivescovi, vescovi, ecc.
Roma» 16 giugno 1859.
Pio P. P. IX.
Venerabili fratelli, salute ed apostolica benedizione!
Quel moto di sedizione, che teste scoppiò in Ilalia contro
i legittimi principi, e dagli Stati limitrofi ai dominj pontificii
invase pure, come una fiamma d'incendio, alcuna delie no-
stre Provincie, le quali, commosse da quel funesto esempio
e spinti da astemi eccitamenti, si sottrassero dal paterno
nostro reggimento, cercando anzi, ad istigazione di pochi.
30S
di sottoporsi a queir italiano governo che in questi ultimi
anni ia avverso alla Chiesa ed ai legittimi suoi diritti ed ai
sacri ministri. Or mentre Noi riproviamo e lamentiamo que-
sti atti di ribellione, coi quali una parte soltanto del popolo
in queUe sturbate provinde sì ingiustamente risponde alle
paterne nostre cure e sollecitudini, e mentre apertamente
dichiariamo essere a questa Santa Sede necessario il civile
principato, perchè senza alcuno impedimento possa esercitare,
a bene della religione, la sacra potestà (il quale civile prin-
cipato si sforzano di strapparle i perversi nemici della Chiesa
di Cristo), a Voi, venerabili fratelli, in si gran turbine di
avvenimenti, indirizziamo la presente lettera per trovare qual-
che sollievo al Nostro dolore. Ed in questa occasione anche
vi esortiamo, che, secondo la sperimentata vostra pietà e Te-
simio vostro zelo per l'apostolica Sede e la sua libertà, pro-
curiate di compiere quello che leggiamo avere già prescritto
Mosè ad Aronne, supremo pontefice degli Ebrei (iVtim., eap. xvi):
«Prendi il turibolo e messovi del fuoco dell' altare, ponvi
« sopra rincenso, e va sùbito a trovare il popolo per fare
« orazione per lui ; imperocché il Signore lia già sciolto
«il freno all'ira Sua, e il Anello infierisce.» E parimenti
vi esortiamo a pregare, come già quei santi fratelli Mosè ed
Aronne, i quali, bocconi per terra, dissero: «Fortissimo Dio
«degli spiriti di tutti gli uomini, infierirebbe ella mai l'ira
« tua contro di tutti, pel peccato di taluni?» (iVww., cap. xvi).
Al qual fine, venerabili fratelli, vi scriviamo la presente
lettera, dalla quale prendiamo non lieve consolazione: giac-
ché confidiamo che Voi risponderete appieno ai Nostri desi-
deri ed alle Nostre cure.
Del resto. Noi dichiariamo apertamente che, vestiti della
virtù che scende dall'alto, la quale Dìo, mosso dalle preghiere
dei fedeli, concederà all'infermità Nostra, soffriremo qualun-
que pericolo e qualunque acerbità, piuttosto che abbandonare
in veruna pairte l'apostolico dovere, e permettere qualunque
cosa contraria alla santità del giuramento con cui ci si^o
ÀrehUfio, tee. 39
306
legali , quando per divino volere salimmo, benché immerite-
voli, sopra questa suprema Sede del Priucipe degli apostoli,
rocca e baluardo della fede catolica. E augurandovi, vene-
rabili fratelli , ogni all^rezza e felidtà nel compiere il vo*
stro dovere pastorale, con ogni affetto compartiamo a Voi ed
ai vostro gre^e l'apostolica benedizione, auspice della ce-
leste beatitùdine.
Dato in Roma presso San Pietro il dì 18 giugno déifmno
4859, del Nostro pontificato il deòimoquarto.
19 Giu^o 1859 — La lìotte di questo giorno , la flotta: sarda (com-
posta di ft legni^ fra cui due fregate)^ ewmnàaita dal barone Tiloki-
0, fece vela da Genova per l'Adriatico,
sano.
PROCIi.lìilA. «lei regio g^in^eriSiatore dfe^duentl di
Modena e Regiflo.
. Modena, 19 giogoio 1859.
Italiani delle Provincie modenesi !
Voi avete rinnovato il voto della unione col regno di Sar-
degna. Vittorio Emanuele mi manda a governarvi. L'esempio
del Primo Soldato deir indipendenza insegna a me ed a voi la
via del dovere.
Primo dovere di tutti gli Italiani è oggi quello di essere
larghi alla patria dell'avere e del sangue: primo dovere di
un governo nazionale mantenere severamente l'ordine civile^
e rifornire l'esercito di uomini e di denaro.
Io farò il mio, voi non mancherete al dover vostro.
In queste Provincie furono sempre ingegni elevati ed ani-
mi forti, che, per egregie qualità e per fatti preclari, salirono
in fama. Voi continuerete a far prova di quel senno civile
eh' è necessario a fondare libero rQggimeAto, e di quella co-
stanza che, ne' duri partiti della guerra, non abbandona gli
animi robusti.
307
Dc^o alcuni secoli di dolme, l'ilalia ha una occasione
nuovissima di liberarsi -dalla dominazione straniera. Il re
Vittorio Emanuele scioglie il voto fatto sulla tomba del suo
magnanimo padre, esponendo la vita dove è maggiore il pe-
pioolo delle battaglie. L'imperatore della più forte fra le na-
soni latine, combattendo i nostri nemici con generosilà me^
Favigliosa, accresce lo splendore di un nome, al quale pa-*
reva che né il genio, né la fortuna potessero aggiungere gloria.
Italiani delle próvincìe modenesi t Io ho fatto sigurtà per
voi al governo del re, che mostrerete la riconoscenza alf im-
peratore ed alla generosa nazione francese, gareggiando di
virtù coi popoli subalpini, i quali, provati da mólte sventure^
non perdonarono a fatica, né a sacrifici per assecondare Vit-
torio Emanuele nel bisogno di preparare e condurre a buon
fine la grande impresa.
Àjutatemi vói del consiglio e dell'opera. Siate uniti e con-
cordi: che, per vincere i nemici d'Italia, bisogna vincere le
nostre passioni, levar via gli sdegni, por giù le borie muni-
cipali, aivere in cima dei pensieri r indipendenza, T unione e
la grandezza della patria, della quale vogliamo esser citta-
dini. ^
Il regio governatore Parini.
I >-L i(f9E)t ii<
CIBCIOLAHE db-ttnatodfttlnitelfttiN^AelFiiitwflM^ di
Ti^B^m/M ^ pnefeiii e «oéto prefetti .i^eli^lvaiiiente
jil inowUiieiulo 41 nwUme mM Pie^aaii,|e iiptai»ifles]tiir
tosi in paese.
rirenm, 19 giugno i859.
Illustrissimo Signore.
JDairartiMlo.pnblieato nel UénHore N."" i4«. V. S. IHu-
atrìssma vedrà quale sia.il contegno che il governo intende
osservare lelativamenAe all'espressione dei ivoti éult'uniona
308
della Toscana colle altre Provincie d' Italia, liberate dalla do-
minazioDB e dalla preponderanza austrìaca, sotto lo scettro
costituzionale dei re Vittorio Emanuele.
È precìso dovere degli agenti del governo lo uniformarsi
In tutto a queste massime. Perciò eglino dovranno invigilare
con ogni cura affinchè l'espressione di questi voti non. tra-
scenda né a manifestazioni tumultuarie, né a dissidii, per
cui venga meno il rispetto che ciascuno deve alle persone,
ai diritti, alle opinioni dei suoi concittadini.
Quando gli argomenti della persuasione riescissero ineffi-
caci, sarebbe obligo di Y. S. Illustrìssima di usare tutta F au-
torità di cui la legge Y investe, affine di prevenire ogni dì*
sordine; ma anziché questo rimedio estremo centro un male,
dal cui timore ci assicurano il senno e la temperanza del
popolo toscano, converrà adoperare molta operosità neir il-
luminare le menti e dimostrare quanto male si comporrebbe
r unione Ira gì' Italiani delle diverse Provincie dividendo quelli
che sono già uniti; nel mettere in chiaro come questo er-
rore, colpevole in ogni tempo, sarebbe sacrilegio oggi, perchè
impedirebbe ai toscani di raccogliere le forze ed i pensieri
verso la guerra destinata a farci ottenere la liberazione d'I-
talia, vanamente desiderata per tanti secoli, e ricondurrebbe
in trono quella dinastia, la cui ristorazione sarebbe per noi
un danno ed una vergogna. Avrà cura V. S. Illustriss ™* nello
stesso tempo di far conoscere come debbano essere liberis-
sime le manifestazioni di quei voti.
Se altri accusasse il contegno del governo che non prmde
parte a questi atti, V. S. lUustriss."»* spiegherà come coloro
che ora sono incaricati del governo della Toscana, abbiano
per primo dovere di astenersi da ogni atto che oltrepassi
i limiti del mandato, che dal re Vittorio Emanuele venne af-
fidato al suo commissario; e nello stesso tempo V. S. Illu-
striàs."* dichiarerà, che essi respingono come una calunnia
P imputazione di volere contrastare al voto della naeionfe,
mantenendo quelle divisioni di territorio per cui l'itatia fu
309
impedita dal prender luogo fra le nazioni indipendenti, o di
menomare l'omaggio al re Yiitorio Emanuele, il cui nome
simboleggia T indipendenza, l'unione, la libertà pei popoli
italiani.
V. S. Illustrissima farà comprendere in pari tempo come
astenendosi dall' ingerirsene, il governo assicuri autorità, e
quindi maggiore eincacia a quegli atti, che debbono esprimere
un voto dei cittadini, affatto libero e spontaneo; carattere
che non avrebbero allorché quelli venissero iniziati o sug-
geriti per consiglio dei governanti, anziché per azione pro-
pria dei cittadini e delie magistrature che hanno officio di
rappresentarli.
Di V. S. Illustrissima.
Dai minlitero dell'interno, ecc.
Devotiss. servii. B. Ricasoli.
SO Giugno. — /{ corpo di Svizzeri^ partito da Roma sotto il colonnello
Schmidt^ attacca Perugia. Dopo 3 ore di vivismna difesa^ che
fu continuata anche nelle strade e nelle piazze^ gli Svizzeri s'im-
padroniscono della città, e la saccheggiano barbaramente per
parecchie ore con grandissima uccisione di gente^ comprese le
donne e gU inermi.
•-* Hél caneistero segreto tenuto la mattina di questo giorno^ Pio IX ade-
risce alla nomina fattane dall'imperatore d'Austria^ già sca-
duto da ogni diritto sulle Provincie lombarde, proponendo la chiesa
metropolitana di Milane pel A. D. Paolo Ballerini, canonico e
dottare in sacra teologia.
PROCLAMA ai Popoli di Lombardia.
Milano, SO giugno 1889.
Primo mio dovere era il provvedere all'armamento di que-
ste Provincie che si trovano in faccia al nemico.
810
Già si va ordinando la guardia nazionale. Ora vi annuncio
la leva militare.
Noik fa ancora un mese, rannnnzio d'una chiamata dei
vostri figli al militare servizio avrebbe gettata la desolazione
nelle famiglie.
Oggi voi lo accogliete con gioja, come lo aspettaste con
impazienza, e già in buon numero lo preveniste.
Ormai nessuno di voi, giovani Lombardi, invidierà quei
generosi ohe con tanto rischio corsero negli scorsi mesi ad
arnolarsì nelle file dell'es^cito, che oltre il Tidno si pre-
parava a combattere per ^indipendenza della patria.
Sarete tutti soldati del vostro paese, — e il re, che davvero
è il primo soldato d'Italia, vedrà che anche mi campi di bat-
taglia sapete secondare i suoi magnanimi propositi, e che siete
degni dei destini a cui Vltalia è chiamata dopo secoli di dolore.
Là presso alle fortezze, dove è solito riparare dalle scon-
fitte, il nemico è ancóra grosso e minaccioso.
Rifornire quindi e rinvigorire l'esercito è la suprema ne-
cesjsità del momento, e lo sarà sin che venga il giorno che
si dirà: non v'ha più un austriaco in Ital^.
POPOLI DI LOMBARDIA.
Se aveste bisogno di eccitamento, io vi ripeterei ie savie
parole che nel memorando otto giugno v' indiràzava Ns^k)-
leone :III, il potente amico della nostra causa nazionale: Or-
ganis^M^tevi militarmmtey wlate^ sotto le bandiere di i?eyrr-
TORio Emanuele, che vi ha cosi nobilmMte mostrato la via
dell'onore, ricordatevi che senza disciplina non vi ha esercito^
6, ardenti del santo fuoco della patria, non siate oggi che
soldati, per essere domani liberi cittadini d^un grande paese.
Dal palazzo di gorerao.
Viva il Re! viva Italia 1
^ li ffovemaiore della Lombardia
'VlGUAHri;
311
PROTESTA della duchessa reggente di Parana, da-
tata da San G allo (Svizzera), oire si é ritirata S. A.
reale dopo di avere abbandonato i «noi Stati.
fiea Galid» 90 giugno 1859.
Noi, Euim Maria di Borbone, reggente degli Stati par-
mensi pel duca Roberto L
LoDtaod dal paese che noi governiamo con vero aoiore io
nome dell' orfano nostro figlio, ci fu di dolorosa sorpre^ lo
apprendere le gravi mutazioni politiche avvenutevi in ont^
alle disposizioni da noi lasciate partendo, ed a pregiudizio,
dei diritti e degl'interessi del duca di Parma.
Io couseguema di che ci è fora^, nostro malgmdo, dì muo-
ver querele contro una parte de' no&tri sudditi, e contro uh
governo vicino che manifesta T intenzione dì sostituirsi io
nostro luogo, e che senza motivi legittimi, ci considera coiae
nemici.
In verità^ noi non avevamo creduto di doverci aspettare
fatti somiglianti.
Allorché, il 3 maggio, i nostri sudditi tornarono, di pro-
prio impulso, a mettersi sotto la nostra autorità, noi vedemmo
in questo fatto un indizio delle buone disposizioni del paese
a nostro riguardo; quanto all'esterno, noi ricevevamo- conti-
nuameote da parte di tutte le Potenze, compresevi le belli-
geranti, testimonianze d'intimo accordo, le quali rispondevano
perfettamente. alla politica da noi costantemente seguila.
Ciò nuUameno, gli eventi sorvenuti negli Stali della ducale
nostra casa, dapprima a Pontremoli, poscia nella capitale, e
da ultimo a Piacenza, sono violazioni dei diritti di nostro
figlio il duca di Parma Roberto I , e non possiamo astenerci
dal protestare publicamenle e solennemente, come prote^
stiamo col presente documento, contro gli atti di ribellione^
cbe si permisero i municipii di Partna, Piacenza e Pontremoli,
parlando in nome delle popolazioni, ed arrogandosi il diritto
312
di scioglierle dall'obbedienza ch'esse dovevano al duca come
suoi sudditi; dopo di che i municipii stessi proclamarono
l'incorporazione del paese al regno di Piemonte.
Protestiamo inoltre contro il procedere del governo piemon-
tese, prima nella provincia Pontremoli, e poi in altre parti
del ducato, per avere questo governo, da una parte attizzata
e protetta la rivoluzione, e per avere dall'altra, in onta ad
ogni diritto, in onta alle stipulazioni dei trattati europei in
generale, e de' trattati speciali col Piemonte in particolare,
accettata la consegna che gli fu fatta del ducato di Parma,
e ciò senza alcuna provocazione, ne causa legittima di
guerra.
Nello stesso tempo noi respingiamo ogni argomento che
potesse venire addotto come motivo o come pretesto dì di-
ritto 0 di fatto, per gravarci di solidarietà coli' Austria rela-
tivamente agli atti di questa Potenza in faccia al Piemonte,
allorquando essa si ritirò dalla fortezza di Piacenza.
Protestiamo eziandio contro tutti quelli i quali, nel corso
delle vicende politiche , si resero o si renderanno colpevoli
di un attentato qualunque contro i diritti di nostro figlio,
diritti che noi dichiariamo, col presente atto, di voler man-
tenere intatti e nella piena loro integrità.
Protestiamo e dichiariamo di considerare come nulli, non
avvenuti e di ninno effetto tutti gli atti che sono stati pro-
dotti 0 si potessero produrre ancóra negli Stati di Parma a
pregiudizio dei diritti del nostro dilettissimo figlio.
Protestiamo infine contro le conseguenze di tali atti, ri-
serbandoci in qualsiasi tempo, e con tutt'i mezzi legaii, di
far valere i diritti premenzionati.
Noi facciamo questa pmtesta al cospetto di Dio e degli
uomini ; noi protestiamo non solamente nell' interesse di no-
stro figlio, ma nell'interesse ben anco de' suoi sudditi, e vo-
gliamo che la nostra protesta sia portata a notizia delle Po-
tenze alle quali è affidata la custodia del diritto publico d'Eu-
ropa.
3t3
Noi ci appelliamo a queste Potenze, nella fiducia, che nel*
l'alta loro giustizia, nell'interesse ddl' inviolabilità dei diritti
dei sovrani e d^li Stati, nella loro magnaminità infine, essi
prenderanno a cuore e appoggeranno efficacemente la causa
del giovine orfano, sovrano di Parma.
Dato a san Gallo in 3riCEera» lì detto.
Luisa, reggente.
Per copia conforme.
6. Pallavicino, segretario particolare.
ALLOCtlZIOME di S. S. P. P. Pio IX tonata nel Con-
eistopo seg^reto il 90 g^iug^no 1S50.
Roma, SO giugno 1859.
Venerabili Fratelli!
Al vivo dolore, da cui insieme a tutti i buoni Ci sitiamo
oppressi per la guerra eccitatasi fra nazioni catoliche, altro
grandissimo se ne aggiunge per la làgrimcvole mutazione e
disordine di cose, che, per nefanda opera ed ardimento al
tutto sacrilego dì uomini empii, testé avvenne in alcune Pro-
vincie del Nostro pontifico dominio.
Voi bea intendete, venerabili fratelli, che noi ci dogliamo
con queste parole di quella scolorata congiura e ribellione
di faziosi contro il sacro e legittimo principato civile Nostro
e di questa S. Sede, la quale congiura e ribellione alcuni
iniquissimi uomini, dimoranti nelle stesse provinde, osarono
tentare, prcHuuovere e compiere con dandesline e inique con-
venticole, con mene turpissime tenute con persone di Stati
Jimitrofi, con libelli frodolenti e calunniosi, con armi prov-
vedute e vffiute di fuoiì, e con moltissimi altri inganpi ed
arti perverse.
344
£ non po8«iai09 fion immotare assabsimo che questa ioi-
qua congiura sia primieraqoente sconcata oella nastra cif6
di Bologiìa, la quale, colmata di bene&y dalla Nostra patena
beuevolenza e liberalità, due anni or sono, quando vi sog-
giornammo, non aveva lasciato di mostrare e di attestare la
sua venerazione verso di Noi e di questa Sede apostolica.
Infatti in Bologna il giorno 12 di questo mese, dopo che
inopinatamente ne partirono le truppe austriache, i congiu-
rati più segnalati per audacia, senza frapporre indugio, con-
culcando tutt'i divini ed umani diritti, e rilasciato ogni freno
all'iniquità, non ebbero orrore di tumultuare e di armare,
raunare e guidare la guardia urbana, e recarsi al palazzo del
Nostro cardinal legato, ed ivi, tolte le armi pontificie, inal-
zare e collocare in loro vece il vessillo della ribellione, con
somma indegnazione e fremito degli onesti cittadini, i quali
non si arrestavano punto di riprovare liberamente si gran
delitto, e di applmidire a Noi ed al nostro pontificio governo.
Poi dagli stessi ribelli fu intimata la partenza allo stesso
cardinal Nostro legato, il quale, secondo il dovere del suo
officio , non lasciava di opporsi a tanti soeterati ardimenti
e di sostenere e difèndere i diritti e la dignità Nostra e di
questa Santa Sede. Ed a tal segno d'iniquità ed itppudiBnfò
vennero i ribelli, che non temettero di mutare il governo, e
chiedere la dittetura del re di Sardegna, e per questo fine
mandarono loro deputati allo stesso re. Non potendo dumque
il Nostro legato impedire tante malvagità, e più a hing^ so-
stenerle ed esserne spettatore, pnblieb a voce ed in iscrtlto
atia solenne .protesta contro quanto erasi cifrato da ^qtiei
foziosi a danno dei diritti Nostri e di questa S. Sede, e, cd-
Btretto a partire di Bologna, mosse a Ferrara.
Le nefendezie di Bologna vennero cogli stessi colpevoli okkIì
Oflerate altresì in Ravenna, in Perugia ed altrove, con Mn-
man lutto de' buoni, da uomini scelerati, nella fidanza che
il Ibro impeto non potesse venir ^represso è frenato dalte
Nostre pontificie milizie, le quali, trovandosi in poco lìcanwo,
3iK
non erano in grado di resistere al loro farore ed alla loro
audacia.
Laonde nelle anzidette città si vide per opera dei faziosi
oonculoata Fantorità di ogni legge divina ed umana, ed op-
pugnata la suprema civile potestà Nostra e di questa 9. Sede,
inalberati i vessilli della ribellione, tolto dì mezzo il legittimo
pontificio governo, invocata la dittatura del re di Sardegna,
e spinti e costretti alla partenza i Nostri Delegati dopo pu-
bllca protesta, e commessi altri non pochi delitti di fellonìa.
Ninno poi ignora a che principalmente mirino sempre co-
desti odiatori del cìvil principato della Sede apostolica, e ciò
ch'essi vogliono, e ciò che bramano e sospirano. Per fermo
tutti sanno, come per singolare consìglio della divina prov-
videnza, è avvenuto che, in tanta moltitudine e varietà di
prìncipi secolari, anche la romana Chiesa avesse un dominio
temporale a niun'altra podestà soggetto, acciocché il Romano
Pontefice, sommo pastore di tutta la Chiesa, senz'essere sot-
toposto a nessun principe, potesse con pienissima libertà eser-
citare in tutto Torbe il supremo potere e la suprema auto-
rità, a luì data da Dio, di pascere e reggere l'intero gregge
del Signore, e insieme più facilmente propagare di giorno in
giorno la divina religione, sopperire ai vari! bisogni dei fe-
deli, prestare ajuto al chiedenti, e procurare tutti gli altri
beni, i quali, secondo i tempi e le circostanze, fossero da lui
conosciuti conferire a maggior vantaggio di tutta la cristia-
nità. Adunque gV infestissimi nemici del temporale dominio
della Chiesa romana perciò si adoperano d'Invadere, d'inde-
bolire e distruggere il cìvil principato di lei, acquistato per
divina provvidenza, con ógni più giusto ed inconcusso diritto,
e confermato dal continuato possesso di tanti secoli, e rico-
nosciuto e difeso dal commun consenso dei popoli e dei prin-
cipi, eziandio acatolici, qual sacro e inviolabile patrimonio
del Principe degli apostoli, affinchè, spogliata che sia la ro.
mana Chiesa del suo patrimonio, possano essi deprimere ed
abbattere la dignità e la maestà della Sede apostolica e del
316
Romano Poateflce, e più liberamente danneggiare a far aspra
guerra alla santissima religione, e questa religione medesima,
se fosse possibile, atterrare del tutto.
A questo scopo per verità mirarono e tuttavia mirano gl'i-
nìqui macchinamenti e tentativi e frodi di quegli uomini, i
quali cercano di abbattere il dominio temporale della romana
Chiesa, come una lunga e tristissima esperienza a tutti am-
piamente fa manifesto.
Per la qual cosa, essendo Noi obligati, per debito del No-
stro apostolico ministero e per solenne giuramento, a prov-
vedere con somma vigilanza all'incolumità della religione, e
a difendere i diritti e i possedimenti della romana Chiesa
nella loro totale integrità e inviolabilità, nonché a sostenere
e conservare la libertà di questa S. Sede, la quale libertà
è senza niun dubio connessa colla utilità di tutta la Chiesa
catolica; e per conseguenza essendo Noi tenuti a difendere
il principato dalla divina Provvidenza concesso ai romani
pontefici, pel libero esercizio dell'ecclesiastica primaàa su tutto
l'orbe, e dovendo noi trasmetterlo intero ed inviolato ai no-
stri successori; per ciò Noi non possiamo non condannare
sommamente e detestare gli empii e nefandi sforzi ed atten-
tati dei sudditi ribelli, e loro fortemente resistere.
Pertanto dopo avere con Nota di reclamo del Nostro car-
dinale segretario di Stato, mandata a tutti gli ambasdatorì,
ministri ed incaricati d'affari delle Corti estere accreditati
presso di Noi e di questa S. Sede, riprovato e detestato le
violenze di cotesti ribelli, ora alla presenza di questo vostro
ragguardevolissimo consesso, o venerabili fratelli, alzando
la Nostra voce, con la maggior forza che possiamo dell'animò
Nostro, protestiamo contro tutto ciò che gli anzidetti ribelli
hanno osato di fare nei predetti luoghi, e colla Nostra suprema
autorità condanniamo, riproviamo, cassiamo ed aboliamo tutti
e singoli gli atti si io Bologna, sì in Ravenna, si in Perugia,
e si in qualunque altro luogo, e sotto qualsivoglia titolo fatti
da essi ribelli contro il sacro e legittimo principato Nostro e
317
di questa Santa Sede, e diclùariamo e decretiamo che tali
atti sono nulli del tutto, illegittimi e sacrìleghi.
Dìppiù ricordiamo a tutti la scommunica maggiore, e le altre
pene e censure ecclesiastiche fulminate dai sacri canoni,
dalle costituzioni apostoliche e dai decreti dei concilii gene-
rali, specialmente dal tridentino (sess. 22, cap. XI. DeReform.)
da incorrersi, senza bisogno di altra dichiarazione, da coloro
che in qualsivoglia modo ardiscono di scuotere il potere tem«
porale dei Romano Pontefice, e quindi dichiariamo esservi
di già miseramente incorsi lutti coloro i quali a Bologna, Ra-
venna, Perugia ed altrove osarono colPopera, col consìglio,
coirassenso, e per qualunque siasi altro modo, di violare,
perturbare ed usurpare la civile potestà e giarisdizione Nostra
e di questa S. Sede, e il patrimonio di S. Pietro.
Intanto, mentre spinti dal debito del Nostro officio, siamo
eostr^ti, non senza grande dolore deiranimo, a didiiarare
e promulgare tali cose, commìserando alla lagrìmevole cecità
di tanti figliuoli. Noi non desistiamo di dhnandare umilmente
e istantemente dal clementissimo Padre di misericordia, che
eolla sua onnipotente virtù afifretti quel giorno C'Osi desiderato,
nel quale possiamo nuovamente accogliere con gioja fra le
paterne braccia questi figliuoli nostri ravveduti, e ritornati
al proprio loro dovere; e vedere reintegrato in tutti i nostri
pontifici Stati l'ordine e la tranquillità, allontanatane ogni
perturbazione. Sostenuti da tal fiducia in Dio, siamo confor-
tati dalla speranza che i principi d'Europa, siccome per Io
addietro, cosi ora altresì pongano di commune accordo e sol-
lecitudine ogni loro opera nel difendere e conservare intero
questo principato temporale Nostro e della S. Sede, impor-
tando sommamente a ciascuno di loro che il Romano Pon-
t^ce goda pienissima libertà, affinchè sì possa debitamente
sodisfare alla tranquillità dì coscienza dei catolici che dimo-
rano nei loro Stati. La quale speranza per certo da ciò an-
córa viene accresciuta, che gli eserciti francesi esistenti ora
in Italia, secondo le dichiarazioni del carissimo nostro figlio
318
In Cristo, Timperatore dei francesi, non solo non ferapno eosa
alcuna contro il potere temporale Nostro e di questa S. Sede,
ma anzi lo difenderratino e conserveranno.
ClllCOli ARE del ministro diagli affari esierl di Pran-
«$la ag^il agenti dipiomaiiel francesi annesterò, re-
lativa ali'opiiiione dei iroverna imperlaie Mili' at*
titadine e la politiea della C^rataaia.
Parigi, SO giugno 1859.
Signore, voi conoscete la eiroolare indirizzata dal governo
ra$&o ai suoi agenti in Germania, e voi avete apprezzato tutta
la giustezza delle vedute cb'ei sottomette con tanta oppor-
tunità alla riflessione dei governi confederati. Non si saprebbe
meglio definire la posizione rispettiva delle Potenze nelle cose
d'Italia e portare un più vero giudizio sulla situazioira ge^
nerale. U governo russo rende piena giustizia alla sincerità
delle assicurazioni da noi date alla Germania dal principio
della guerra, e vi vede con ragione motivi suffiotenli per la
Confederazione di guardare con intiera fiducia lo svolgersi
della lotta che sosteniamo in Italia.
Non è mia intenzione di riandare una espo^zione di coi
avrete facilmente compreso la conclusione. Raccomando tùt-
tavolta alla vostra particolare attenzione in questo documento,
le considerazioni che si riferiscono specialmente ai rapporti
della Confederazione nella questione presente. Non solo, se-
condo il governo rusdo, la Germania non deve intervenire*
perchè non si tratta né de' suoi interessi, né de'suoi diritti,
ma, mischiandosi nel conflitto, mancherebbe alla parte che
le hanno assegnato i trattati.
Non solo essa non potrebbe mettere m campo, nello stato
delle cose, la nece^àità di proteggere TeqUilibrio europeo, che
sia
um ^ nimcmU)^ ma ò essa stMsa^be Ipeomprometterebbe,
6(9 prateftd6$se stabilire esser dessa neoetsariamente parte
interessata in una guerra promossa dall'Austria come Polena
«uropea, e Taziom del corpo federale, considerato come tale,
doversi esercitare air infuori dd limiti della Go&federazioiie.
UBa simite dottrina non tenderebbe infatti a nientemeno, che
all' incorporazione di fatto nelle provincue non alemanne det
V Austria al territorio federale, e a questo titolo essa sarebbe
«osi opposta agli int^essi stessi de^ altri Stati tedeschi, come
allo spirito dei trattali europei che hanno consacrato le con-
dieionl di toro esistenza.
Gii organi dell' Austria objettano, lo sappiamo, che il pos-
sesso del regno lombardo-veneto Ira le sue mani sareUbe ne<-
4)es8ario per la sicurezza delle frcmtiere federali; ma, sena
entrare in alebna controversia a questo riguardo, io posae
appAUarne agli atti ufficiali della Oteta stessa, nella circo-
stanza più decisiva.
^aodo quest'assemblea ebbe ad occuparsi dell' organizea-
fame tnilitare della Confederazione germanica^ i membri del**
l'associazione che hanno possessioni atemamie, furono chiar
ttati a laor conoscere collettivamente quelle delle loro Pro-
vincie per ie «quali essi intendevano partecipare alle cariobe
ed agli oblighi communi. Come ne la fede il proceeso ver^
baie delle deliberazìom in data del 6 aprile 1&1&, l'Àusbria,
dopo aver enumerato i suoi territori atemanni, parlò di qitelU
4" Italia, e dichiarò in termini positivi, che nou entrerdofae
per nulla nelle sue visto di estendere al di là ddte Alpi
la linea di difesa della Confederazione.
Si tcattava, lo ripetiaoiD, di fissare le basi dd sistema mi*
Mlare igMinaaiCD. La discussione aveva preso in 4|uel mo^
aento stesso tutta r ìmportenza che si addioeva ad un soggette
«osi strettemente legato ai più e^enztali interessi 4eli' Atot*
Bagna. Nessuna voce si alzò per pretendeve che il regno lom*
terdo-veneto, uè il Po, nò alcuno de' suoi affluenti, né l'A*
dige stesso fossero necessari aMa «eurenn della Cenfederaf
3»
ZÌ0D6, ed è alle Alpi ebe, secondo la proposta delf Austria,
conviene che la Dieta ponga la frontiera e la linea di difesa
deirAlemagna.
Non insisterò davantaggio sopra un fatto che risponde con
tanta autorità ad ogni objezione, contro il quale non potrebbe
prevalere una tesi basata sopra erronei giudizj e sollevata
per la necessità delle circostanze.
Le naove misure militari, teste adottate in Prussia, non
c'inspirano, a questo rigurdo, alcuna inquietudine. Il governo
prussiano, mobilizzando una ragguardevole parte del suo eser-
cito, dichiara ch'esso non ha altro scopo che quello di pro-
teggere la sicurezza deirAlemagna e di mettersi in grado
d'esercitare una giusta influenza sugli ulteriori assetti, d'ac-
cordo colle altre due grandi Potenze. Noi non possiamo in
questo trovarci in disaccordo col gabinetto di Berlino.
Il governo dell'imperatore, che avrebbe desiderato che l'af-
fare d' Italia fosse discusso in un congresso, lungi dal ricu-
sarsi che tutte le Potenze concorrano con esso a consacrarne
l'assestamento, farebbe egli stesso, occorrendo, appello alla
loro partecipazione al momento opportuno.
La circolare del governo russo indica assai altamente in
quale senso la sua azione non mancherà di avere il suo e^
4Mto quando sarà giunto il momento. Come questo docu-
mento lo ricorda, e come ve lo feci io stesso sapere, il go-
verno Inglese, al principio delle ostilità, aveva già dal suo canto,
tenuto il più acconcio linguaggio ai governi tedeschi, studian-
dosi di distoglierli dal pensiero di far causa commune col-
r Austria contro dì noi.
Senza conoscere ancóra ufficialmente le disposizioni dei
Duovi ministri inglesi, noi siamo autorizzati ad inferire da
loro discorsi nella discussione che li ha portati al potere, to'
conclusioni più favorevoli air indipendenza d'Italia, e nei vi
attingiamo la ferma persuasione che i voti del governo in-
glese, come ra4)poggio della sua influenza, sono per la $0*
lozione che noi medesimi coltiviamo.
Walewski. _
321
PROCLAMA del eomandanie Biilltare della elM4
di Peraipia.
Perugia, Il giugno 1959.
Perugini !
Un pugno di faziosi, accresciuto dal numero dei sedotti,
osò di attentare alla sovranità clella S. Sede. Mandato dal-
l'augusto sovrano Pontefice Pio IX a ripristinare tra voi il
suo legittimo governo, sarebbe stato mio desiderio d'evitare
Ogni conflitto. Coloro però ch'eransi impossessati della cosa
publica, vollero spingere l'audacia fino a resistere armata
mano, e le mie truppe in tal frangente non mancarono al loro
penoso quanto imperioso dovere.
Ora sarà mia cura di ristabilire e tutelare l'ordine publico;
al qual effetto, valendomi dei poteri conferitimi, dichiaro ed
ordino quanto appresso:
1.^ È ripristinato in tutta la sua integrità il legittimo pon-
tificio governo.
2.^ Tutti gli atti dell'intruso governo provvisorio sono nulli
e di niun effetto.
3,^ È stabilito un governo militare da durare fino a nuove
disposizioni.
Perugini t rispettate le leggi, ed io rispondo delia disciplina
delle mie truppe.
il colonnello eomofuiaiiU
Commendatore, Antonio Sghmidt.
il
NOTinCAZIOMB èri mmwmaMémmtr MilltaiN^ «eli»
mìUk di Pepn|rl<^«
GOVERNO MILITARE.
Peragla, SI filngno 1859.
Entro ventiquattr'ore dovranno essere depositate presso il
comando militare tutte le armi da taglio e da fuoco, e le
munizioni d'ogni specie.
È proibito Fuso di qualunque distintivo militare.
fi proibito del pari qualunque contrassegno o manifestazione
sediziosa.
I contravventori saranno puniti a tenore delie leggi mar-
ziali.
La consegna delle armi e munizioni avrà luogo nella cosi
detta sala de'notarì.
il colonnello comandante
Commendatore^ Antonio Schmidt.
ti giugno 18S9. — Perugia sottoposta a governo mibtare; gli tvis-
zeri vi continuano violenze^ arresti e fucilazioni.
— V imperatore d^ Austria trasferisce il suo fuartier generale a Vii-
lafranca.
ARTICOIiO del flM^ale «nelale 41 R*
•I n^tlSM II flktto iH Peragl».
noma, ti glagno 1859.
Non 6 ignoto come nei giorno 14 del corrente, pochi
faziosi usm-passero in Perugia il legittimo potere, proclamando
un regime provvisorio.
3f3
A reprifftere quest^atto di rib^iom^ il governo atiinò op-
partaiiiQ di apedirvi persoaa di fldacia per intimar knro di
rientrare nell'ordine, dovendosi^ ned caso contrario, far uso
della forza.
Riuscite vane le adoperate insinuazioni, una colonna di
truppa comandata dal colonnello Schmid l, secondo gli ordini
ricevuti, mosse a quella volta, e dopo un combattimento di
tre ore, penetrò da tre punti nella città, e vi ristabili il go-
verno legittimo con sodìsfazione dei buoni.
lì Santo Padre onde manifestare la somma sua sodisfa*
zione al menzionato colonnello, si è degnato promuoverlo al
grado di generale di brigata, e, in attenzione di speciali
rapporti, onde premiare quelli che si sono maggiormente di-
stinti, ha ordinato che si facessero i dovuti elogi alla truppa
che prese parte a questo fatto, e che cosi bene sì distinse. (Il)
ORIM^E WEMj GIORIiO del comandante la l."" dli^i-
stone militare pontMeia.
Roma. 21 giugno 18S9.
Soldati!
Perugia è caduta. 11 governo pontifìcio è ristabilito. Jeri
alle 7 pomeridiane i vostri compagni, i miei prodi soldati
vi sono entrati dopo un fuoco di ire ore consecutive. Una
fiera difesa non li ha trattenuti; il frontone di San Pietro e
la porta di questo nome, furono presi d'assalto. Il coraggio
dì tutte le truppe che M han preso parte, come mi dice il
suo degno comandante, il colonnello Schmidt, è stato oitre-
modo degno di elogio. Si < dunque resa lode a questi bravi
soldati, e serva a noi tutti di nobile e generoso esempio. Se
mi trovo orgoglioso d'annunziarvi questo fatto glorioso, non
ti dissimulo che mi trovo dispiàc^ntìsstmo di non aver anch'io
3S4
divìso con essi la sofferenza di sette giorni di marcia forzata
e i pericoli del combattimento. Sono però soldato; cornatale
devo dare esempio a tutti di abnegazione della propria irò-
lontà.
De Gregobio,
Comandante la prima dìvimne.
28 giugno 1859. ^ Vesercito francese passa U Chiese a Mantéchiariy
saombrato dagU aminoci il di antecedente; la cavalleria si spinge
. fino ad Asola e Goito. Quartier generale a Montechiari.
^ Le truppe pontificie abbandonano Rimini, sgombrata il dì antecedente
anche dagli svizzeri; la città segue tosto l'esempio di Bologna^
istituendo una Giunta provvisoria.
DISPACCIO indirizzato da lord Johm Rns«ell, hìI-
nistre de|pil aflTapI esieri d^ Inghilterra , a lerd
Bloomfleld, anbaaeiatore ing^iese presso laClsrte
di Berlino.
Foreign-Offlce, St giugno I8S9.
Milord I
Il governo di S. M. vede con viva inquietudine manife-
starsi in Alemagna una tendenza a partecipare alla guerra
scoppiata tra la Francia e la Sardegna da una parte, e l'Austria
dall'altra. L'atteggiamento prudente e moderato della Prussia
è l'unica causa capace di decidere che la guerra rimanga
localizzata in Italia e non si estenda sul territorio alemanno
e quindi in tutte le altre parti dell'Europa.
L'imperatore Napoleone ha dichiarato di non aver inten-
zione d'attaccare l' Alemagna; v'è quindi ragione a credere
che il principe reggente di Prussia non vorrà attaccare ia
Francia.
»s
Si pretende però cihe rAlemagoa sia mloacciata se non
direttamente, almeno indirettamente, e si dice che se essa
non partecipasse alla guerra sul Po, dovrebbe quanto prima
difendersi sul Reno; che le fortezze austriache sull'Adige sono
i veri baluardi dell' Alemagna contro la Francia. In questo
ragionamento si contengono ntolte asserzioni false e mal
fondate.
Niuno può negare che la guerra tra l'Austria e la Sarde-
gna — guerra che forse ad ogni modo non si poteva evi-
tare — sìa provenuta dalla situazione d'Italia.
Dal 4815 in poi l'Austria ha esercitato per lungo tempo
una supremazia di fatto sugli Stati italiani; in questi ultimi
anni la Sardegna, ha incoraggiato e nutrito presso gli italiani
il sentimento della indipendenza. Allorquando lord Loftus
domandò al conte Buoi Y assicurazione , che l'Austria non
farebbe in alcun caso avanzare uno solo de' suoi soldati al
di là delle sue frontiere in Italia, senza essersi dapprima
messa d'accordo colla Francia, il conte Buoi rispose in questi
termini:
« Noi io non posso assicurar questo, perchè si verrebbe con
ciò a rinunciare alla nostra sovranità. Noi non interverremo
in nessun Stato se non nel caso che la nostra assistenza sia
domandata, e in questo caso l'accorderemo; mentre del resto
teniamo per fermo, che il dichiarare apertamente questa in-
tenzione sia il miglior mezzo per mantener l'ordine».
Cosi l'Austria non volle rinunziare al suo preteso diritto
d'intervento per il .caso in cui fosse stata richiesta d'appc^-
gio, e la Sardegna, dal canto suo, non volle desistere dalla
pretesa di rappresentare i dolori e le aspirazioni d'Italia; ma
il re d Sardegna non trovandosi in grado di troncare da
solo una differenza di tal natura , ha reclamato e ottenuto
l'ajuto dell'imperatore dei francesi.
Io non parlerò qui del motivo immediato della guerra: \\
mio predecessore ha esposto perfettamente le idee di S. M.
MS
io proposito. Da queste spiegazioni risulta chiaramente che
il motivo della guerra trovavasi nelle opposte pretese del-
l'Austria e della Sardegna.
Questa guerra scoppiò senza interessare sotto verun rap-
porto l'Alemagna. Pretendere che la Francia, ottenuti ch'essa
abbia dei successi sul Po e sulla Brenta, debba voltarsi ad
assalire la Germania al Reno, è allegare una ipotesi purar
mente arbitraria.
Ma DOQ si deve decidere l'importante questione della guerra
continentale dietro vaghe supposizioni ed esagerati timori, fi.
del pari un errore il dire, che le tortezze del 'Mincio e del-
l'Adige sieno i baluardi dell'Alemagna. Bisogna ricordarsi che
le fortezze di Peschiera, Verona e Mantova non appartenevano
alle antiche frontiere dell'Alemagna, mentre tutt' all' opposto
il paese che si estende da Verona all'Adriatico, faceva parte
nel i792 di uno Stato italiano, debole, poco guerriero e com-
pletamente decaduto.
Tutto ciò che si può dire è, che mentre un gran numero
di tedeschi rijjfuardano quelle fortezze come un baluardo per
TAlemagna , un buon numero di italiani le considerano come
una minaccia per Tltalia. Il trattato di pace deve decidere
quale sarà la lor sorte in avvenire.
Se questi molivi per sé stessi sono già evidentemente in-
sufflcienji perchè gli Stati alemanni facciano la guerra, vi
sono però eziandio forti ragioni contro una misura cosi pre-
cipitosa.
Il principe reggente di Prussia pondererà ben bene nella
sua saggezzi quanto impolitico consiglio sarebbe quello di
metter in azìoiìe il suo |)aese, come fosse il campione del cat-
tivo governo dell'Austria in Italia. La sicurezza di Berlino e
di Magdeburgo non dipenderà, no certamente, dal man-
tenimento di un detestabile governo a Milano ed a Bologna. Ma,
agli occhi degl'italiani, la Prussia, quand'avesse a prender
le armi per appoggiar rAustria\ sarebbe considerata come
la protettrice» «li quanto l'Austria ha fatto o permesso.
Avvi ancora un'altra considerazione d'estrema imporlanza.
Pino a questo punto la guerra ha suscitato ben poche emo-
zioni in Francia. Allorquando la questione di preponderanza
sarà decisa sul campo di battaglia, le due grandi Potenze
belligeranti saranno disposte senza dubio a porre un termine
ad una lotta che le sfinisce.
Ma se, per un attacco dell'Alemagna, la Francia fosse chia-
mala a difendere il proprio territorio, impossibile sarebbe
il prevedere fino a qual punto s'infiammerebbero le pas-
sioni degli odj internazionali, e per quanto tempo il conti-
tinente europeo avrebbe a soffrire i mali della guerra.
Voi siete già stato informalo della risoluzione di S. M. di
osservare la più stretta neutralità, d'accordo in ciò coU'u-
namime sentimento del suo popolo. S. M. ha voluto tener
libero il paese da ogni impegno che potesse vincolarlo nella
sna libertà d'azione. Il governo di S. M. spera che la Prus-
sia seguirà, per quanto glielo permettano gl'interessi del-
TAlemagna, un'egual linea di condotta.
Porse non è lontano il momento in cui la voce delle Po-
tenze amiche e mediatrici potrà farsi ascoltare con successo,
e i loro reclami in favore della pace non rimarranno senza
risultato.
Leggete questo dispaccio al signor barone di Schleinitz e
dategliene copia.
Io sono, ecc.
John Russell.
3ÌB
DISPACCIO del eonte di Reehfcerg, Ministro
striaeo defili affari esteri, al barone di Keller .
ambaselatore d'Austria a Berlino.
Yerooa, ti ghigno 1880.
Insieme colla nota che ci annuncia la mobilitazione di una
parte dell' esercito prussiano, ed al quale rispose la mia pre-
cedente dichiarazione, il signor ambasciatore di Prussia mi
lesse del pari un ulteriore dispaccio del barone di Schlei-
nitz. Questo dispaccio espone le considerazioni che indussero
il governo di Berlino a prendere tale misura.
Mi dovette dispiacere che le istruzioni del barone di
Werther non gli permettessero, secondo il mio desiderio, di
lasciarmi copia di quella esposizione abbastanza particolareg-
giata. Dopo i colloquj precedentemente avuti seco lui e col
generale di Willisen, io non avrei creduto che tuttavia U
gabinetto di Berlino si comportasse verso di noi con una
tale riserva, da evitare persino di darci alcun documenti
scritto riguardante le sue intenzioni. A£Bnchè, in mancanza
d' un siffatto documento, Y imperatore, nostro augusto padrone,
potesse avere, almeno verbalmente, una conoscenza esatta e
completa delle viste della Prussia , io proposi al barone di
Werther di accompagnarmi a Verona presso S. M. Avendone
pertanto riferito al suo governo, egli ne ottenne T autoriz-
zazione necessaria.
Malgrado l'importanza delle dichiarazioni del barone di
Schleinitz, io non potei quindi ragguagliarne l'imperatore che
dietro le impressioni lasciatemi da un attento ascolto, e se
nella mia risposta non seguii in modo perfettamente esatto
tutti gli svolgimenti del dispaccio del gabinetto di Boriino, fa
d'uopo attribuirlo a questa sola circostanza
Il gabinetto di Berlino espone da principio come esso non
abbia potuto decidersi allo scambio di note da noi proposto,
319
pel motivo che un ta(e scambio avr^)be proctotto lo stesso
effetto di una formale guarentigia dei nostri possedimentr in
Malia. Ha ci sembra che il mantenimento di questi posse-
dimenti non possa venire considerato come affare esclusii^a-
mente austriaco senza che la solidità del sistema di Stati eu-
ropeo non abbia a riceverne una scossa incalcolabile. È vero
che i segnatari dell'atto del congresso di Vienna non hanno
assunto speciale guarentigia per il mantenimento della costitn^^
zione territoriale fondata in Italia. Ma questa guarentigia era
più che compensata dai principi generali su cui riposava
l'alleanza conchiusa fra le Potenze conservatrici dell'Europa.
AH'epuca in cui' seguì il congresso dì Vienna, ed anche sino
ai nostri giorni, la Francia non poteva sperare dì non tro-
vare dinanzi a se che un solo avversario s' ella avesse voluto
distruggere una parte importante dell'ordine europeo consa-
crato dai trattati. La Francia non poteva pensare ad alten*
tare, mediante una guerra localizzata, ai rapporti territoriali
che le Potenze alleale avevano stabilito, non solamente cóme
im trofeo di loro vittorie, ma anche come il fondamento della
loro commane sicurezza contro una Potenza ambiziosa ed nsu^
p^ktriie. La difesa solidaria di ciò ch'era stato solida riamante
conquistato, era cosa sì naturale, si fecile, che venne, si sa,
considerato come affatto dipendente dalla convenienza parti-
colare dell'Austria il dichianare la Lombardia parte cost^ftilrva
del territorio federale tedesco, e, conseguentemente, anche
del sistema di difesa della Germania, de ciò non ebbe luogo;
fu solo perchè non volevasi estendere inutilmente gli oblighì
delta Confederazione, né allontanarsi dall'idea d'una unione
frazionale alemanna, attesoché l'alleanza fra le principali Po^
tenze della Gonfedi razione esisteva senza di ciò.
Questi stessi articoli dell atto finale di Vienna a' quali si
è così sovente appoggiati in questi aitimi tempi, però settzia
risultato finora, avrebbem oMigata la Confederazione germa^
riica a procedere, di concerto coir Austria, in un modo ben
più precìso ch'or non sia il (Mso, seconda' la nostta rmtvi«M
336
di vedere, ove questi articoli fossero stati ridotti come da prin-
cìpio li proponeva la Prussia.
È egli dunque per caso che la violazione del sistema difen*
sivo deH815,e perticolarmenterisolamento di una delle due
Potenze germaniche di contro alla Francia, sembrerebbe og-
gidì meno pericoloso che in ogni altr' epoca anteriore? Noi
non lo crediamo, e respingiamo lungi il pensiero, che il ga-
binetto prussiano possa da parte sua rispondere affermati-
vamente a questa questione.
Inoltre, fra lo scambio di Note da noi proposto ed una
guarentigia durevole e mediante trattato dei nostri possedimenti
italiani, ci sembra che corresse sempre unsi tale differepza
da non potersi disconoscere. Facendo la nostra proposta, noi
non avevamo altro fine che quello di prender atto di una
serie di dichiarazioni che la Prussia aVrebbe fatte, in parte
publicamente, in parte confidenzialmente, per bocca de' suoi
rappresentanti, e che, provocate dagli avvenimenti del mo-
mento, non avrebbero potuto aver effetto se non nella compli-
cazione attuale. Le parole magnanime del principe reggente
ci avevano data la convinzione che la Prussia trovavasi d'ac-
cordo con noi sul terreno dei principj, e ch'essa impieghe-
rebbe tutte le sue forze per mantenere l'ordine legale esi-
stente, la santità dei trattati, la potenza dell' Alemagna e
l'equilibrio europeo. I nostri rappresentanti a Berlino ave-
vano ricevuto le stesse assicurazioni espresseci a Vienna da
quelli di Prussia. Che poteva dunque esservi di più natu-
rale da parte nostra che il desiderio di constatare l'accordo
che regnava fra le viste di queste due Potenze? Noi amiamo
sperare che in fondo il gabinetto di Berlino approva pie-
mente questo desiderio, e temeremmo di non render giusti-
zia ai sentimenti della Potenza alemanna, nostra confe-
derata, se non riguardassimo come affatto stabilito fra essa
e noi, senza l'ombra d'un dubio, che l'impresa della Francia
di turbare l'ordine l^ale stabilito dai trattati in Italia, sotto
pretesto d'emancipare la nazionalità italiana, dev'essere r«-
Mi
spinta, e che i possedimenti acquistati altre volte in com-
mune, tanto in Italia che sul Reno, debbono essere mante-
nuti coir unione di tutte le nostre forze. Frattanto, siccome
il gabinetto reale di Prussia sembra non desiderare che noi
prendiamo atto formale di queste dichiarazioni, noi non oltre-
passeremo il limite che traccia la Prussia a queste negozia-
zioni, almeno per il momento, attesoché essa vuole, che la
questione della sua condotta futura sia strettamente trattata
come affare dì confidenza fra le due Potenze.
Ma il dispaccio del barone di Schleinitz manifesta inoltre
r intenzione, nel caso in cui rAustrìa fosse seriamente minac-
ciata di perdere i suoi possedimenti italiani, e l'ordine legale
fosse così posto in pericolo, di fare dapprima un tentativo
di mediazione armata per allontanare queste eventualità.
Se non si trattasse che di determinare il momento in cui
dovrebb' esser fatto questo tentativo, noi potremmo doman-
dare se r ordine legale in Europea non sia già stato più che
minacciato, se non abbia di già realmente ricevuto un grave
pregiudizio, sofferto uno scotimento profondo?
Ma noi dobbiam dire con tutta la franchezza di cui la
gravità della situazione ci fa un dovere d'amici, che, sin dal
principio della sedicente questione italiana, noi non abbiamo
stimato che la parte di mediatrice fosse quella che la Prus-
sia poteva scegliere e disimpegnare con successo, non solo
per sua propria sodisfazione , ma anche, senza parlare de'
nostri sentimenti e de' nostri voti, per il bene e la pace della
Germania e dell'Europa.
La natura e l' importanza dell' insorta questione ci sembra-
tane rendere questa parte moralmente impossibile alla Prus-
sia. La lotta che noi sosteniamo non fu altro, sin da princi-
pio, che la lotta per il nostro diritto contro l'usurpazione, per
la indipendenza nostra e dell'Europa contro la supremazia
della Francia. Giammai si frammischiò a questa lotta una
questione di dubio diritto. Come fossero vani e nulli i pre-
testi sotto i quali i nostri avversarj tentarono dissimulare i
laro veri progetti sinché que^ iossero giunti a pataritìi;
ciò è quanto ha ben presto dimostrato la forza convincente
degli avveDÌmenti. In presenza di ciò che succedette, nessuno
vorrà più perdere una sola parola per parlare dei nostri trat-
tati con Parma e Modena, o dei nostri rapporti cogli altri
Stati italiani.
Noi stessi abbiamo già quasi dimenticato che queste erano
altrevolte le pretese cause della guerra. Ma fosse pure altri-
menti, e si aprisse ad un mediatore un campo più favore
vole , hannovi tuttavia ragioni facili a indovinarsi per cui noi
non possiamo vedere , né con gioja, né con sodisfazione^ la
Prussia presentarsi in questa qualità. In oltre il nostro deside-
rio di veder la Prussia prendere la nostra parte e combattere
al nostro fianco, è troppo vivo e, ci sembra eziandio, troppo
l^ittimo. Di più la Prussia, come membro della Confedera-
zione germanica, ha degli oblighi che possono da un mo-
mento air altro divenire inconciliabili colia sua posizione di
mediatrice.
Queste riflessioni, che noi abbiamo già fatte allorché non
potevasi trattare che di tentativi di mediazione pacifica, si
applicano naturalmente con assai maggior forza ad una me-
diazione formale ed- armata della Prussia.
Uba mediazione armata, la parola lo dice, implica Tidea di
un caso di guerra d'ambe le parti. Fortunalamenle esso non
esiste fra l'Austria e la Prussia, e in conseguenza, noi non pos-
siamo, avuto riguardo ai rapporti esistenti fra queste due
Potenze, figurarci le possibilità di una mediazione armata
della Prussia. Il nome, come la cosa, ci sembrano dover sem-
pre rimaner estranei a questi rapporti.
Al contrario noi non abbiamo a giudicare come la Corte
di Berlino possa trovare conveniente il designare in un senso
diverso Tattiludine ch'essa ha preso mediante la mobiUtazione
dell'esercito. Ciò che noi dobbiamo bramare si è, che la
Prussia si pronunci phiarament^ e ben prestoi contro la Frap-
ci9. Ma se il gabinetto di Berlino, i^ ca^iaa del carattere
cb' esso ba sin qm conservato alle sii/d relazioni con quest'ul-
tima Potenza, pensa che una breve transizioDe m necessaria
a preparare una lai decisione; se la Prussia crede, rimpetto
alla Francia, di dover cominciare col dare a questa, tran*
sisione il noma di mediazione armala, noi non possiamo
attribuir certamente a questo modo tli determinare la pi^
pria attitudine, quei carallere di verità completa cb'esso non
ba ai nostri occbi; ma possiamo attendere con fiducia Te-
voluzione» probabilmente vicina, con la quale la Prussia, gii
d'accordo con poi sui principi, promette unirsi con noi anche
nell'azione.
Nello stesso tempo noi manteniamo completamente quanto
abbiamo già detto in un precedente dispaccio, vale a dire,
che non faremo alcuna difficoltà a commnnicare anticipa-
tamente e confidenzialmente al gabinetto di Berlino la no-
stra opinione sulle proposte di pace ch'esso credesse poter
indirizzare alla Francia, supponendo tuttavia che tal! pro-
poste mantengano intatte le disposizioni territori:)!! del i815
e i diritti di sovranità deirAustria e degli altri principi
dell'Italia. È ben inteso, che dal momento in cui la Prus-
sia fosse nostro alleato attivo, non vi potrebb'esser questione
di proporre condizioni di pace se non di commune accordo.
Alla proposta, più volle menzionata, d'uno scambio di Note^
noi abbiamo aggiunto Tofferta di lasciare alla Prussia l'ini-
ziativa di tutte le misure che potesse trovar di adottare la
Confederazione germanica relativamente alla questione attuala
8. M. l'imperatore si Umilerà, per il momento, ad apfM>ggiare
te proposte che il gabinetto prussiano ha deciso di fare; ma
Vostra Eccellenza comprenderà che, dacbè il gabinetto di
Berlino non ha aa^nto, sotto verun rapporto, un impegno
obligiktorio ; dachè egli ha aggiornato, riservandosi la sua
libera scella, anche il momento in cui procederà a risolu*
ÙQUi più energiche, sotto forma di una mediazione armata,
noi non possiatoo, da parte nostra, rinunciar» per nulb al
pieno esercizio dei nostri diritti, e dobbiamo eziandio seim
334
iudagio assicarare la nostra libertà di azione nel dominio
degli affari federali tedeschi.
Le osservazioni precedenti sono quelle che, in conformità
alle intenzioni dell' imperatore, io debbo trasmettere a Vostra
Eccellenza, in risposta alla communicazione verbale che ci è
stata fatta. Io credo solamente dover incaricarvi di dar let-
ture del presente dispaccio al signor barone di Schleinitz ,
senza tuttavia oppormi, ove il signor ministro ne mostrasse
il desiderio, a che voi lo lasciate in sue mani perchè ne
faccia uso confldenziale.
Ricevete, ecc.
Conte Rechbebg.
CIRCOLARE ladirisaaia dal govcraatore ai wemcmwì
della Lombardia.
' Milano, 11 glogno 1859.
Illustrissimo e revermdissimo Monsignore.
Appena io venni chiamato dalla Maestà del re all'onore
di reggere il governo di queste Provincie, sentii tosto il bi-
sogno di far appello alio zelo evangelico e patriotico dell'e-
piscopato lombardo , e di chiarirlo deirindole e della misura
del concorso che il governo del re domanda al clero. Gli
ardui e molliplici ofBcii che accompagnarono l'ingressoSnel-
esercizio delle mie funzioni, non mi consentirono disfarlo cosi
tosto come avrei voluto, e ancóra mi obligano a toccare le
cose per sommi capi, non bastandomi il tempo a particolari
dichiarazioni.
Non è mestieri ch'io accenni alla Signoria Vostra illustris-
^ma e reverendissima qual valida guarentigia debbano essere
pel clero le tradizioni della real Casa di Savoja , la quale
MS
in ogni tempo si distinse per illuminata sollecitudine dei più
preziosi interessi della religione e della morale: ben (^e dirò
che Vittorio Emanuele li non è venuto e non verrà mai meno
agli illustri suoi esempj domestici, e che il suo governo ha
sempre professato e sempre professerà il massimo ossequio
verso la Chiesa, dei cui veraci dirjtti e della cui legittima
libertà fu e sarà sempre custode vigile e disinteressato. Ho
detto appositamente disinteressato per istabilire con questa
sola espressione il divario che la Signoria Vostra illustrissima
e reverendissima deve porre fra le relazioni che il governo
del re intende avviare col clero e quelle che correvano fra
esso ed un governo, il quale esercitava sulla Chiesa un pa-
trocinio che riesci va a una vera servitù, e sempre lo subor-
dinava a' suoi politici intendimenti.
Quel governo è scomparso da queste provincie con una
si rapida e prodigiosa sequela d'eventi, in cui l'alto e reli-
gioso animo della Signorìa Vostra illustrissima e reverendis-
sima avrà certo veduto lo avveramento d'un disegno della
Provvidenza. Un tal concetto mi fa sicuro che la causa na-
zionale, sì visibilmente benedetta da Dio, sarà da Lei riguar-
data come la causa della giustizia, ed avrà in Lei un pro-
pugnatore quanto autorevole , altrettanto efQcace. Importa ol-
tre di ciò sìan rese consapevoli le popolazioni: importa ch'esse
sappiano che il loro voto di tanti anni sedeva pur nell'animo
de' loro pastori: importa che nella manifestazione de' loro na-
zionali affetti, si veggano precedute dalle religiose lor guide.
Di che avranno egual giovamento le condizioni religiose e
nazionali, giacche dall'un canto la religione deriverà maggior
reverenza dal mostrarsi ajutatrice dei più desiderati e più reali
miglioramenti civili, e dall'altro il sentimento nazionale verrà
fortificato da tutto che hanno d'augusto le religiose sanzioni.
Io quindi non dubito che la S, V. illustrissima e reveren-
dissima vorrà affrettarsi di volgere una lettera pastorale al
suo clero e al popolo, nella quale porrà in chiaro quanta
ventura sia per queste contrade d'essere sottratte alla signorat
forestiera, e quali (lo?erì corrano al clem e al popolo verso
il novo governo nazionale, di che ora sono prosperale.
In pari tempo la Signoria Vostra illustrissima e reveren-
dissima sentirà il dovere di provvedere che in codesta dìo*
cesi s'introducano le preghiere pel re secondo le prescrizioiii
liturgiche, e secondo le pratiche generalmente invalse negli
Slati catoUci. Alle quali preghiere Ella troverà pur doveroso
che altre se ne aggiungano pel trionfo dell'armi alleale du-
rante qne^ guerra dell'indipendenza, dal cui esito dipendono
le sorti della patria e Tassestamento della pace europea.
E poiché alle preghiere vuoi andare congiunta l'opera, la
Signorìa Vostra illustrissima e reverendissima fairà officio
degno del suo ministero, aiutando con efficaci parole il conv*
pimento della leva militare, che fa teste bandita^ col reale
decreto 17 giu^o 185d. È della massima importanza che
la riverita voce dei ministri della religione secóndi lo slancio
deirrafmosa gioventù italiana a sostenere cui braccio la li*
berazione del suolo patrio dalla foi'estiera ed ingiusta domi-
nazione.
Sarà ad un tempo opportuno che Ella faccia comprendere
»1 popolo men^ islrùtto quanto sia grande il beneficio che il ma-
gnanimo imperatore dei francesi e l'inviltosno esercito porgono
aH'Uaflia^ o più speciaimente alle provinole lombarde più grar^
vale del gì(^o straniero, ajutandole ad ottenere stabilmente
la loro» redenzione, e come sia quindi sacro debito l'attestare
co» ogni maniera di riguardi e di alleviamento, la viva no-
stra riconoscenza verso i generosi liberatori, nelle quali di-
meatraxioni debbe il clero Illuminare colla parola e guidare
com'esempio.
Io confido che l'episcopato e tutto il clero lombardo to^
ranno per mantenere e dimostrare col fatto quella ripiila*
fazione alla causa nazionale, dii che corre generale il grido,
e che cresce ossequio ed amore alle sue religiose e cittadine
làrtù. Che se andrò ben lieto di poterne radere piMa te^
slimonian2& al governo del re . attrrttanto^ oomonque ne; dc^
337
▼essi esser rammaricato, ho fermo di procedere ricìsamente
e severamente, ove neir episcopato e nel clero non trovassi
quel contegno e quel concorso che le circostanze esigono, e
che, lealmente domandato in nome del re e della patria, deve
essere lealmente concesso da quanti parlano ed operano in
nome di Dio e della religione.
Accolga, Monsignore, gli atti del mio profondo ossequio.
// governatore della Lombardia
VlGUANI.
PROCLAMA della Giunto proiririsoria a Ferrara.
Ferrara, ti giugno t859. •
Cittadini 1
Nel primo istante di libertà che, dopo tanti anni d'op-
pressione e di avvilimento, a noi sorride, la patria ci chiama
a reggerne provvisoriamente le sorti.
È debito di cittadino nei supremi momenti il non rifiu-
tarsi a tanto invito: e noi l'accettammo fldendi nel leale ed
unanime vostro concorso.
L'arduo assunto che ci sta innanzi non ci spaventa, poi-
ché non vogliamo essere che gl'interpreti e gli esecutori dei
generosi vostri propositi.
Aderendo al moto spontaneo della vicina Bologna, ci af-
frettiamo ad invocare la dittatura dell'eroico Vittorio Ema-
nuele II, perchè l'unione sia pegno di sicura vittoria, perchè
voi j)ure possiate concorrere efficacemente alla santa guerra
dell'indipendenza d'Italia.
La vostra mitezza ci sta garante che non sarà turbato l'or-
dine interno, mentre dai nostri fratelli Ferrara sarà degna-
mente rappresentata sui campi dell'onore.
Archivio, ecc. 43
^38
Cittadini ! mostriamoci maturi ai destini cbe ci attendono,
e ricordiamo che nulla dev' essere nobile e grande come lo
slancio dignitoso d'un popolo che sorge a meritarsi il pro-
prio riscatto.
24 giugno ^ Con odierno decreto della Giunta centrak provvisoria di
Bologna, è adottato per le truppe delie Romagne il codice pe-
nale militare piemontese.
PROCLAMA della Giunta centrale proiririsorla al
popoli delle provlnele e eiità unite di Bolo|[^na.
Bologna, li giugno 1859.
Cittadini !
Perugia, dopo disperata difesa, cadde nelle mani dì mer-
cenari barbari che intitolandosi Pontifici la saccheggiarono
con inaudito strazio. Allo spiegarsi del nazionale vessillo jerì
fuggivano, oggi minacciano libere città insorte al santo grido
d' Italia.
Sopporteremo indifferenti, inerti la strage de' fratelli ? La-
scieremo indifese le città che a noi si unirono? Sarebbe
onta, infedeltà.
La gioventù animosa non per anche arruolata nelle truppe
ordinate o cittadine, segua l'impulso del suo patriotismo, ac-
correndo dovunque saranno aperti registri ad inscriversi.
La guerra d^ndipendenza è il nostro scopo supremo^ ma
primo dovere si è difendere i lari; preservati questi, vole-
rete primi ai campi lombardi.
La Giunta centrale provùisoria di governo
LwGi Tanari - Antonio Montanari - Giovanni Malv^z».
33)
ARTICOLO omcfale rfcl Uontlcar., circa la ditta-
tura offerta iialle città Italiane al re littorio.
Parigi, )4 glQflrno ItM.
Non sembra essersi compreso esattamente quel che vera-
mente signiika la ditlalura offerta da ogni parte al re di
Sardegna; dal che si conchiude che il Piemonle. senza con-
sultare il voto delle popolazioni e delle ((randi Potenze, pensi,
coll'ajuto delle armi francesi, riunire tutta Italia in uno solo
Stato.' Simili congetture non hanno alcun fondamento. Le
popolazioni libere od abbandonate, vogliono far causa commune
contro l'Austria; per questo intento si sono naturalmente
poste -sotto la protezione del re di Sardegna. Ma la dittatura
è un potere unicamente temporaneo, il quale raccogliendo
le forze communi in una sola mano, offre il vantaggio di
non pregiudicare i» alcuna guisa le combinazioni future.
24 grugno. — Battafrlla di Solferino e Hmn Martino.
Gimfs gli ar^ni ielf imperatore Nepoiewie^ ( esercite del re da-
veva portarsi sopnt PozzQÌengo; il 1.^ corpo (tmresciallo )Ba-
raguey d'flilliers) sopra Solferino; il 2.^ corpo {maresciallo
Mac-Mahoii) sopra Oicriana; il ZP corpo (maresciallo Canro-
bert) sopra Medole; il 4.° corpo (generale Niel) sopra G^idif-
zolo^ e la Guardia imperiale^ comandata dal maresciallo He-
goaud, sopra Castiglione. L'esercito austriaco^ che aveva du*
rante la notte passato il Mincio a Goito^ Valeggio., Monzam^
bano e Peschiera^ e componerasi di nove corpi d'ai*matap, forti
eomplessivamente di oltre 280 mila uomini^ avanxavasi verse il
Chiese^ sopra un campo ai Inittuglia unente un' estcìisione n^n
minore di tre leghe. — Le due armate mossero l'una cpntro
l'altra^ e tosto s'impegnò su tutti i punti una lotta delle pia
accanite e micidiali. Le truppa dell' esercito francese espugna-
rono l'una dopo l'altra, sotto un incessante fuoco di mitra-
glia^ ie formidabili posizioni di Solferino^ Medole., San Cas-
mtno^ Cavriane^., Castelgoffredo e Casanova., occupate e difese
disperatamente dal nemico; le truppe sarde^ forti di soli 35 mUa
uomini., formate dalle quattro divisioiU Fanti ^ Mollard, Cuc-
n i.^ coriK) Glam-Gallas , 3." Licht<»(isieìn ,. i.<> Schwanesoberg^ ò.^ Stadion ^
chiari e Durando , suverati i più ardui ostacoli che presmlO'
vano posizioni prussochè iìiespugnabiU^ ed avendo a lottare contro
forze sproporzionatamente maggiori^ s'impadronirono di San
Martino^ di Madonna della Scoperta e di Pozzolengo. — Le per-
dite in questa sanguinosa lotta, combattuta alla presenza dei
due imperatori e del re ^ e che durò dalle 4 del mattino alle
8 della sera , furono sventuratamente considerevoli da ambe ìe
parti. Quelle dell'armata francese toccarono la cifra di 11,500
tra morti e feriti; quelle deW armata sarda ammontarono a
6,300. Le perdite subite dagli austriaci furono d'assai maggiori :
essi ebbero 28 mila uomini fuori di combattimento^ di cui 700O
prigionieri, e lasciarono irwltre nelle mani degli alleati 4 ban-
diere e 30 pezzi di cannoni. ^ L'istessa sera l'imperatore Na-
poleone stabili il suo quartier generale a Cavriana.
SS giugno 1859. — Arrivo a Parma del principe Napoleone con truppe
francesi.
ORDIWK DEI/ GIORWO dell'Imperatore Napoleone.
Cavriana, 15 giugno 1859.
Soldati!
Il nemico credeva di sorprenderci e di respingerci al di
là del Chiese; a lui invece toccò ripassare il Mincio. Voi
avete sostenuto degnamente l'onore della Francia, e la bat-
taglia di Solferino eguaglia, anzi supera le rimembranze di
Lonato e di Castiglione.
Per dodici ore voi avete respinti gli sforzi disperati di
oltre 150,000 uomini. Né la numerosa artiglieria del ne-
mico, né le formidabili posizioni ch'esso occupava sopra una
estensione di tre leghe, né il caldo soffocante valsero ad ar-
restare il vostro slancio.
Le patria riconoscente, per bocca mia, vi ringrazia di tanta
perseveranza e di tanto coraggio ; ma essa piange con me
coloro che sono morti sul campo dell'onore. Noi abbiamo
conquistato 3 bandiere, 30 cannoni e fatti seimila prigionieri.
L'esercito sardo ha combattuto con egual valore contro forze
superiori; "esso è ben d^[no dì combattere al vostro fianco.
344
Soldati, tanto sangue versato non tornerà inutile alla glo-
ria della Francia ed alla felicità dei popoli.
Dal quartier generale Imperiale di GavriaDa.
NAPOLEONE.
IMSPACCIO del conte di ^ehleiniiz, ministro prus-
siano defili affari esteri, st^ìi ambaseiatori di Prus-
sia presso le Corti d^lnu^iiilterra e di Russia.
Al signor conte Bernstorff a Londra, ed al signor de Bis-
mar k a Pietroburgo.
Berlino, Si giugno t8M.
La rapidità con la quale si succedono da alcuni giorni gli
avvenimenti politici e militari in Italia, la caduta dei governi
di Toscana, di Parma e di Modena, le sollevazioni che hanno
avuto luogo in altre parti della Penisola, Y incertezza infine
ctie esiste in tutti gli spiriti sulla durata e sull' estensione
probabile di una lotta in cui sono impegnati due potenti
imperi, hanno determinato il governo del re, per molivi di
precauzione, e per la sua propria dignità , a mobilitare una
parte dell'esercito prussiano.
L'agitazione che si è impadronita della Germania, il con-
tinuo avvicinarsi delle parti belligeranti alle frontiere tede-
sche e gli accidenti d'una guerra che noi ci siamo sforzati
a prevenire co' nostri consiglj nel modo più leale e più dis-
interessato , avrebbero di già bastantemente giustificato da
sé stessi armamenti che, del resto, non fanno che rispon-
dere a quelli dei nostri vicini.
D'altra parte voi comprenderete, signore, che noi dobbiamo
fin d'ora porci in istato di sorv^liare il progresso degli av-
venimenti , il cui risultato finale potrebbe modificare l'equi-
:i4i
librìo eurepeo^ indebolendo un impero al quale ci uniscono
i legami della Confederazione germanica, e intaccando le basi
del diritto publico alla fondazione del quale noi abbiamo
contribuito, e il cui mantenimento è nell'interesse della fami-
glia degli Stati europei.
L'attitudine che noi abbiamo creduto di dover prendere,
non pregiudica in verun modo la questione italiana, ne gii
interessi diversi che vi si connettono. Ma egli era impossi-
bile al principe reggente, conia coscienza del suo diritto e
delle obligazioni i^ipostegli dalla sua propria digniià e dagli
interessi del suo paese o della Germania, di rinunciare all'e-
sercizio di quell'influenza a cui egli ha diritto di pretendere ,
né d'approvare anticipatamente, con un*ailitudine passiva^ i
cangiamenti che i confini territoriali hanno subito o prossono
subire in un paese congiunto da legami così numerosi alla
grande famiglia -dei popoli europei.
NulladimeDO, si avrebbe grap torto atitlriboeDdo al governo
del ire l'ìnteazione di voter sìgotoneggiiare, onn un intervento
ppeiDaturo ed arbiJ^ario, uiaia jsihiaKione già pericolosa, e di
tentfti*e isolatamente, sen^a prima accordarsi colle altre Po-
tenze« di porre in prima linea questa o quella solneione d'una
questietne ia quale <tocca tanti intenessi da non potere^ por
il ban6 generale, iion divenir l'oggeUo della soUecitudrue oom-
wme di tutte le graodi Potenze. Beo lungi da ciò, la Pras*
sia non può, con la sua attitudine, la sua influieDsa ed .i
sikoi o^nsìglj, sj^ire altro scopo che quello ch'e^sa^ di con-
c&tUà ooU' Inghilterra e «colla Russia, sforssavasi reaeBtemeDie
di f «giungere, ne foruayare aUro voto che quieUo di ritornare
sui terreno delle negoùazioni, onde trc^vare una $oliiaone
equa per tutti, ed offrendo guarentigie di dunita ^]^r una
questione cui iaaientevoli errori hanno sottrailo alla sola i^se
che l'Europa può e deve approvare quando tnattasi d^ grandi
prinoìsj del suo ordine publico <e sociale.
I nostri ariAaoaanti, io io ripeta, signore, non ^ù^nno altro
usQj^ e ma aoAuncMio da pafle iioi^lra um ttuova pob-
943
tìca, Bè certo V intenzione d'aggiungere nuove complicazioni
a quelle che noi operammo prevenire e di cai seguimmo da
poi incessantemente con Inquietudine il corso. Noi deside-
riamo la pace, e perciò ci indirizziamo con confidenza ai ga-
binetti di Londra e di Pietroburgo per trovare, di concerto
con essi, i mezzi di por fine ali'efifusione del sangue e^rendere
il più presto possibile all'Europa la pace e la sicurezza che esi-
gono I suoi intesssi morali e materiali.
Tutti conoscono il profondo rammarico che ci cagionò la
malaugurata risoluzione e Tenergìa con la quale noi la dis-
approvammo. Questa risoluzione del {rabinetloTdì Vienna nel
momento slesso in cui le altre Potenze cercavano trovare le
basi di un'equa soluzione, provocò una rottura *che noi spe-
rammo prevenire mediante una azione commune.
Ha, ad onta di questo fallo, noi siamo nondimeno di pa-
rere che l'Europa e, in partlcolarje la Germania, non possano
assistere con indiflferenza all'indebolimento d'una Potenza che
ci è sempre sembrata, per la sua posizione geografica e la
sua condizione particolare, un elemento essenziale e un na-
turale mallevadore dell'equilibrio generale. Mantenendo an-
che oggidì questo principio, noi siamo tuttavia ben lungi dal
disconoscere le difficoltà che si opporrebbero al semplice ri-
stabilimento di uno stato di tose che condusse non solo ad
una guerra, ma ad una serie d' insurrezioni propagatesi gra-
datamente nell'Italia settentrionale e centrale; e noi credia-
mo che riforme effettive ed eslese saranno il mezzo più si-
curo e più giusto a mantenere in quel paese Tordirìe e la
Iranquillilà, e che tali non potevano essere le misure di vio-
lenza e lo spiegamento di forze militari, tanto gravose per
l'Austria da essere sproporzionale colle risorse delle sue Pro-
vincie italiane.
Siamo pa<')m«nti d'avviso chei trattati, in forza dei quali
TAustria esercitava una specie dì protettorato sopra alcuni
Stati vWni , possano essere surrogali da una combinazione la
quale meno si opponga ai sentimenti delle popolazioni ,. ^
344
che l'ordine e la legalità, senza cui TordinameDlo ed un sag-
gio pregresso sono impossibili, contengano guarentigie più si-
cure di quelle di cui abbiamo veduto l'esito infelice.
Dopo quanto ho detto, voi comprenderete, signore, che noi
non possiamo avere l'intenzione di contribuire per parte no-
stra all'impossibile ritorno di un passato che produsse così
tristi risultati; che, al contrario, noi accoglieremo con solleci-
tudine ogni proposta che miri a conciliare i diritti della
casa imperiale d'Austria con un'opera di riorganamento fon-*
data su principi liberali ed amichevoli, e che ci sembrerà pro-
pria a sodisfare i voti legittimi delle popolazioni italiane.
Noi crediamo eziandio d'avere il diritto di prender atto
delle dichiarazioni non equivoche dell'imperatore Napoleone
e della sua risoluzione di non bramare ne conquiste, ne in-
grandimenti per la Francia. Tale intenzione, che in origine
è stata chiaramente e francamente espressa, e che posteriori
dichiarazioni non hanno potuto che confermare, ci sembra
un prezioso pegno per farci sperare una soluzione pacifica,
uno dei dati in base ai quali si potrà giungere, speriamo,
ben presto e di commune accordo, alla redazione delle pro-
poste che noi, di concerto colle Corti di Russia e d'Inghil-
terra, desideriamo indirizzare alle Potenze belligeranti. Noi
nuoceremmo sino ad un certo punto ad una questione che bra-
miamo assai di ricondurre sul terreno delle negoziazioni e
di un accordo europeo , se. volessimo precisare più oltre su
tale proposito le nostre idee
Noi abbiam dovuto limitarci ad indicarne i contorni este-
riori e r interno legame a far conoscere il nostro voto sin-
cero di por fine alle calamità d'una guerra che, avvicinandosi
sempre più ai confini della Confederazione germanica, può
d'ora in ora imporci oblighì più diretti e più urgenti, e ad
indirizzarci, con tutta confidenza e franchezza alle grandi Po-
tenze le quali, rimaste 'finora come noi estranee a questa
guerra disgraziata, hanno come noi interesse ad intervenire
in tempo opportuno ed a prevenire una generale conflagra-
nioze.
34S
Speriamo che voi, signore, otterrete senza fatica dal ga-
binetto di Londra (Pietroburgo) di manifestarci colla stessa
franchezza che abbiam creduto dover usare, le sue viste in-
tomo alla soluzione delle questioni attuali, e al modo di ren-
derle accette alle Potenze belligeranti.
Vogliate esprimere nello stesso tempo a lord John Russell
(principe Gortschakoff) la nostra speranza e il nostro voto
di porre la nostra azione e la nostra influenza in armonia
con quella del gabinetto inglese (russo), per affrettare la con-
clusione della pace e la ripresa delle negoziazioni fra le parti
belligeranti, e vogliate non lasciar passare occasione veruna
per porre nel primo progetto il pensiero di una mediazione
coramune, sulla forma e l'estensione della quale noi atten-
diamo colla più vìva impazienza le communicazioni che il
governo di S. M. la regina d'Inghilterra (l'imperatore di Rus-
sia) sarà, come speriamo, disposto a farvi.
Ricevete ecc.
SCHLEINITZ.
DISPACCIO del barone di ScMeinite , ministro do-
lali affari esieri di Prussia, alle le|[pazioni prus-
siane presso le Corti gpermanielie.
Berlino, 94 gìngno 1859.
Signore I
Voi avrete già compreso dalle indicazioni che accompa-
gnavano la mia communicazione del 14 di questo mese in-
torno alla mobilizzazione d'una parte dell'armata prussiana,
che il governo non intende scostarsi dalla linea di politica,
che voi conoscete, e che le misure militari più estese ch'esso
prende attualmente non possono ora avere altro scopo che
Archivio f $€€, 44
346
quello di dare ad un'azione diplomatica ulteriore, nel senso
di questa politica, l'energia netiessaria.
Noi possiamo scorgere sino da questo istante che non esiste
a tale riguardo nessuna malintelligenza nei gabinetti delle
grandi Potenze.
In fatti, una malintelligenza sarebbe quasi impossibile.
La Prussia non ha mai abbandonato la sua posizione di Po-
tenza mediatrice. Il suo sforzo principale, dopo scoppiata la
guerra, fu piuttosto quello di guarentire questa posizione, ri-
cusando dì dare rassicurazione della sua neutralità, e'fitando
di assumere con nessuna parte verun impegno, e rimanendo
per tal modo completamente imparziale e libera per agire
come mediatrice.
Raggiungere tale scopo , ^ importante nel punto di vista
del nostro preprio interesse e di quello deirAlertìagna, non
era cosa facile in presenza deir agitazione die r^ava in
molti Stali alemanni.
Noi abbiamo appena bisogno di qui ricordare che la di-
rezione in ciò della nostra politica differiva da quella di un
gran numero di governi alemanni, e che segnatamente l'Au-
stria non ne era punto sodisfatta.
Ma per quanto vivi fossero i dispiaceri con cui ci accor-
gemmo della diversità delle tendenze, noi dovemmo mante-
nerci fermamente nella linea che ci parve giusta. Ciò non era
richiesto soltanto dall'interesse politico della Prussia, ma dalla
sollecitudine eziandio la più leale per il benessere della pa-
tria commune, ed infine dalla seria volontà di prot^gere in
pari tempo, e secondo le nostre forze, gV interessi dell'Austria.
Questo tempo non era per anco sopraggiunto, e conveniva
prima lasciare all'Austria, come grande Potenza, la cura di
difendere, nella guerra da essa intrapresa, i suoi legittimi
possedimenti sopra un terreno per essa vantaggioso, e che*non
interessava la Confederazione.
I nostri sforzi quindi tendevano anzitutto ad evitare che
la Confederatone non fosse prematuramente impegnata nella
347
guerra, ed avevamo tanto più il diritto di agire in tal modo^
in quanto che, dopo l'esame il più coscienzioso. delle con-
venzioni federali, non avevamo sino allora trovata nessuna
valida ragione, nessun motivò che potesse giustificare una
guerra federale.
Ma se nel medesimo tempo noi adottammo tutte le mi-
sure aventi per iscopo la sicurezza della Germania, collo^
cata fra le due grandi Potenze belligeranti, e se, mercè la
nostra cooperazione, gli organi della Confederazione fecero
incessanti preparativi di difesa, ci incumbeva il nuovo dovere
di vegliare acciocché tali preparativi, in faccia alla linea dif*
ferente seguita dai nostri confederati , e non mancavano di-
fensori alia Dieta, di vegliare, diciamo, acciocché tali prepa-
rativi non si convertissero improvvisamente in mezzi di attacco,
Goimpromettendo in tal modo gravemente e la nostra posi-
zione e quella della Confederazione. Inoltre, e con nostro
vivo rincrescimento, vi avevano sintomi che annunziavano,
che si apparecchiava nel campo opposto al nostro a concert
tarsi, e la gravità della situazione dovette farci temere, che
non venissero in tal modo vieppiù aumentate le tendenze dis-
solutive della Confederazione
Noi non parleremo qui delle difficoltà che ci hanno eau-
sato gli affari della Germania nelle nostre relazioni coi ga-
binetti delle grandi Potenze.
A prevenire ora i pericoli di cui le circostanze da noi ad-
dotte minacciano la patria commune, e per corrispondere
anzitutto colla maggiore fiducia alla diffidenza dimostrata verso
la Prussia e le sue intenzioni, S. A. R. il principe reggente
ha risolto d' inviare a Vienna in missione il generale di Wil-
lisen.
Alcune spiegazioni su questa missione e sul suo risultato
basteranno per permettere ai governi alemanni di scorgere
il fondo della nostra politica.
Si trattava per noi dapprima di ottenere schiarimenti dal-
l'Austria intorno allo scopo a cui essa mirava nella guerra
348
da lei intrapresa, e, nel caso iti cui non ci fossimo intesi odo
essa, di stabilire, di commune accordo, in quali eventualità ed
in qual punto la Prussia interverrebbe per un lentaUvo di me-
diazione fra le parti belligeranti, ed in qual momento, ove
questo tentativo andasse a vuoto, essa dovrebbe procedere
ad un'azione più estesa. Le intenzioni del governo a questo
riguardo dipendevano naturalmente da certe supposizioni circa
l'attitudine deirAustria.
Si scorse sin dal principio, dopo essersi reciprocamente
communicate le proprie viste, che si era dissenzimti sulla
scopo della guerra, e che non bisognava pensare a stabilire
un accordo su questa base. In conseguenza il governo prus-
siano dovette riserbarsi a decidere egli stesso in quali even-
tualità ed in quale momento procederebbe all'azione. Al de-
siderio manifestato dal gadinetto di Vienna, che la Prussia
inviasse anche a Pietroburgo una missione speciale, per ot-
tenere che la Russia rimanesse neutrale, il principe reggente
si affrettò ad aderire, ma non potè darvi esecuzione. Un
altro desiderio dello stesso gabinetto, espresso nel medesima
tempo, vale a dire il concentramento d'un'armata d'osserva-
zione sul Reno, al quale dovevano partecipare anche le truppe
austriache, dovette essere respinto, per la ragione ben chiara
che, in questo momento, una tale misura, presa in questa
forma, non avrebbe più oltre indugiato ad attirare la guerra
sulla Germania.
Durante le proposte fattesi vicendevolmente dai due go-
verni, il nostro ha ripetuto in modo categorico l'assicurazione
ch'era intenzione della Prussia di agire pel mantenimento
dei possessi austriaci in Italia, e che esso^ procederebbe di
conformità, dal momento in cui questi possessi fossero se-
riamente minacciati.
Malgrado parecchie divergenze d'opinioni, noi avemmo
allora la sodisfazione di vedere che si era vicini a ben giu-
dicare la differenza dei punti di vista reciproci, e che stava per
effettuarsi un ravvicinamento pieno di fiducia. Ctome avrebbe
349
potato altrimenti avvenire, dachè le proposte della Prassia
non le erano inspirate che da sentimenti di amicizia leale
e disinteressata? Alla fine della missione del generale di Wil-
lisen, la quale aveva condotto a questo felice risultato, il ga-
binetto di Vienna manifestò il desiderio che questa inten-
zione della Prussia, vale a dire la promessa del nostro con-
corso a raggiungere lo scopo indicato, fosse espressa, per
maggior certezza, sotto forma obligatoria, mediante uno scam-
bio di Note. L'accedere a tale desiderio awebbe equivaluto
ad una guarentigia della Lombardia.
Al cospetto di eventualità così vaghe, sarebbe ciò stato, da
parte della Prussia, un assumersi un impegno ch'essa non
avrebbe potuto mantenere. E del pari noi dovevamo respin-
gere ogni impegno formale che avesse potuto alterare la no-
stra posizione di Potenza mediatrice.
Per conseguenza, nel dispaccio diretto il 14 luglio al ba-
rone di Werther, dispaccio che avea per iscopo di terminare
la missione del generale Willisen e di riassumere gli eventi,
noi ci limitavamo a ripetere, in un modo sommario, quali
fossero le nostre intenzioni relativamente all'interesse del-
l'Austria, come elleno venissero manifestate in più conver-
sazioni durante la missione, ed esprimevamo la speranza
che si conlracambierebbe la nostra confidenza, e ci si rende-
rebbe possibile l'effettuazione di queste intenzioni, facendo
quello che noi supponevamo, massime rispetto al contegno
dell'Austria verso la Dieta.
Sin qui noi non abbiamo verun motivo a credere che i
rapporti di fiducia, felicemente stabiliti fra i due gabinetti ,
possano venir minacciati da un rifiuto per noi indispensa-
bile, e che non ha inoltre punto mutati i nostri senti-
menti, ne le nostre intenzioni. Crediamo al contrario poter
sperare fermamente che nulla ne accadrà.
Indipendentemente dalle negoziazioni da noi esposte, dopo
la battaglia di Magenta, allorché gli eventi assumevano sul
teatro della guerra d'Italia proporzioni sempre maggiori.
350
noi abbiamo decretato la mobilizzazione della maggior parte
deir esercito prussiano, e con ciò ci proponiamo ancóra,
come abbiamo già indicato nella circolare del 14 gii^o^ di
procedere d'accordo colla Dieta. Noi abbiamo in tal guisa
fatto più di quanto desiderava l'Austria chiedendo il con-
centramento al Reno di un esercito di osservazione.
Ciò che ci ha determinati ad ordinare la mobilitazione, è
la necessità di avere a disposizione un esercito considere-
vole pronto ad entrare in campagna, giaccliè il momento
della mediazione poteva giungere in breve, e, col nostro or-
ganamento militare, non potevamo aver in pronto quest'e-
sercito senza levare la landwehr. Questa misura, vincolando
in una proporzione rilevante le forze militari della Franda,
facilita pure d'assai la posizione dell'Austria; ma impone in
pari tempo sacrificj cosi enormi al paese , da non poter es-
sere giustificati che da una politica indipendente ed animata
dall'interesse particolare dello Stato.
Fortunatamente, in questo caso, l'interesse politico della
Prussia è pienamente identico a quello della Germania, ed
è tanto più importante in quanto che, la Germania non può
non sentire le conseguenze della nostra azione politica nel-
l'attuale questione europea.
Noi faremo certo ogni sforzo per tenere più a lungo che
potremo lontana la guerra dalla Confederazione.
Ma d'altra parte, sebbene abbiamo ragioni a credere che
il nostro tentativo di mediazione reagirà sui gabinetti delle
grandi Potenze , pure , non possiamo dissimularci che, se-
guendo la politica da noi additata, la Prussia non possa in-
tanto porsi nel caso di una guerra con la Francia. Questa
guerra essendo fatta esclusivamente sul territorio federale ,
e, nell'eventualilà che abbiamo di mira, avendo per iscopo
essenziale di difendere i dirilli e gl'interessi alemanni, la
Confederazione non potrebbe esimersi dal parteciparvi, ed è
perciò che stimiamo nostro dovere particolare il provocare
in tempo utile le misure che valgano a porre i quattro corpi
351 '
federai] eitra^prassiani ed extra^aastriaci in grado di unirsi
alle armate prussiane, pronti a combattere per la causa
commune.
Noi speriamo con queste negoziazioni, che offrono la com-
pleta spiegazione dei nostri rapporti coli'Austria, della nostra
politica e della nostra posizione verso la Dieta, d'aver so^
disfatto, per quanto fu possibile, i desideri de' nostri con-
federati.
Appoggiati ad un forte concentramenlo militare, noi in-
tendianK), sforzandoci a mantenere i possedimenti austriaci
in Italia, di proporre, a tempo debito, ai grandi gabinetti la
questione della pace, e di offrire la nostra mediazione.
Date communicazione confidenziale e verbale di questo di-
spaccio, e vogliate farmi conoscere al più presto T impres-
sione ch'esso avrà prodotto.
SCHLBINITZ.
ORDIME' DEL «lORMO di S. M. Il re Vittorio Bma-
naele.
Riyoltella, 96 gingno 1859.
Soldati! •
In due mesi di guerra, dalle invase sponde della Sesia e
del Po, voi correste di vittoria in vittoria alle rive del Garda
e del Mincio. Nella via gloriosa da voi percorsa, in compa-
gnia del generoso e potente nostro alleato, voi deste ovun-
que le più splendide prove dì disciplina e d'eroismo. La na-
zione va altera di voi; l'Italia tutta, che conta con orgoglio
fra le vostre file i migliori suoi figli, plaude alla vostra virtù,
e dalle gesta vostre trae augurio e fiducia ne' suoi futuri
destini.
382
Ora fuYvi naoi^a e grande vittoria; DuoYanieDte spargeste
il vostro sangae, vincendo un nemico grosso di numero e
protetto da fortissime posizioni.
Nella giornata, ormai famosa, di Solferino e S. Martino,
voi respingeste, combattendo dall'alba a notte chiusa, prece-
«duti dagli intrepidi vostri capi, i ripetuti assalti del nemico,
e lo forzaste a ripassare il Mincio, lasciando nelle mani vo-
stre e sul campo di battaglia uomini, armi e cannoni.
Dal suo canto l'esercito francese ottenne eguali risultati
ed egual gloria, dando nuove prove di quell'impareggiabile
valore che da secoli chiama l'ammirazione del mondo sa
quelle eroiche schiere.
La vittoria costò gravi sacrifici; ma da quel nobile sangue,
largamente sparso per la più santa delle cause, imparerà
l'Europa come l'Italia sia degna di sedere fra le nazioni.
Soldati I
r
Nelle precedenti battaglie io ebbi spesso occasione di por-
tare all'ordine del giorno molti di voi. Oggi io porto all'or-
dine del giorno l'intero esercito.
Dal qnartier generale principale in Rivoltella.
VITTORIO EMANUELE.
LA GIUMTA ppovvisoria di g^irerno per la provili-
eia di Ferii.
Forlì, S6 giugno iW«.
Cittadini t
In virtù del proclama della Giunta centrale dijBologna
dli 24 corrente mese, è istituita in questa città una Com-
383
missione incaricata deir arruolamento dei volontari per la di-
fesa dei nostri fratelli insorti al santo grido d'Italia.
La Commissione è composta dei Signori
Carlo Cappacini.
GlOTANNI AlBONETTI.
Antonio Danesi.
Temistocle PANaATicHi, ^Segretario.
Cittadini t — Le atrocità avvenute in Perugia hanno destata
generale indignazione. — Ogni popolo civile leverà un grido
di riprovazione contro tanta barbarie, che vi ricorda tempi
e costumi runolissimi dai nostri. — Accorrete dunque animosi
ad inscrìvervi ne' registri che sono aperti in questo palazzo
communale, e ricordate che niuno di noi può rimanere indif-
ferente ed inerte allo strazio brutale dei nostri fratelli.
Dalia Residenza.
La Giunta provvUoria di governo
Eugenio Dott. Romagnoli
Pietro Dott, Bondi.
-•-ocA-^:^ 'iJdN^JL-^D^i'^ir^IissìiS^c-^
li A GIlTIiTA ppoir visoria di |po verno pei distretto
di Clesena.
Cesena, 96 giugno i859.
Cittadini I
In virtù del proclama della Giunta centrale di Boltìgna
' del 24 corrente mese , è istituita in questa città una com-
missione incaricata dell'arruolamento dei volontari per la
difesa dei nostri fratelli insorti al santo grido d'Italia,
La commissione è composta dei signori:
Marchese Gii[seppe Gmiii - Dottor Giuseppe Vistoli
Eugenio Valzania.
»,
Pio Calassi, Segretario.
Archivio f tee, 4S
attadiiii!
Innanzi le atrocità consumate in Perugia da un'orda di
sgherri mercenari, e l'oppressione in cui gemono tutti i no-
stri fratelli delle Marche e deirUmbria^ voi certo non rimar-
rete indifferenti. Iscrivetevi adunque animosi nel registri che
sono aperti nel locale dettp il Ridotto.
Dalla nesidenn.
Per la (Htmto prowitoria <U got^emo
Pietro Pasolini Zanblu.
i MMrf »
LA CatlNTA prowisoria di ij^irerao della città di
Imola.
Imola, te giugno 1859.
Cittadini I
Urgenti bisogni della patria vi chiamano alle armi.
Questo appello è diretto alla difesa dei nostri fratelli, con-
tro una masnada di prezzolati stranieri che con stragi e vì-
tuperj tenta di nuovamente sobbarcarli ad insoflribile giogo.
Siete chiamati al soccorso di altre animose città, che al pari
di noi si scossero al grido unanime d'Italia, ai santi nomi
di libertà, d'indipendenza.*
Cittadini f
La missione è santa, generoso il princìpio, all'armi adun-
que, all'armi!
E voi che sempre chiarì vi rendeste pel vostro patrioti-
smo, accorrerete volonterosi alla ghMta difesa, mostrerete cosi
a^li stranieri che questa terra è ora fatale ai depredatori,
3!»
fìiostrwete alla patria quanto in voi possa il sentimento dei
conculcali dìFìtti.
VIYA L^ITALIA!
Ptl paltno di
La (HmUti prawUofia dt gonnmo
Giusbpn: S€AaABSLU-G(mMi«Fuiiiin
Anton-Domenico Gambehini - Alfredo Cardinau.
LETTERA cMifidensialA Indirlszato dal mln&atiM
defili affari esieri di Prussia all'ambaselatore a
Eisadra eoniemporaiieaiiieiiie alla eireolare del 9^
Berlino, 17 giugno 1959.
À S. E. il signor conte di Bernstorff.
Signor conte*
Land Bloontfleld ci ba c(»QamiUì|cato, d'ordine del suo go-
verno, un dispaccio, qui unito in ooigÌA, datato 22 aiìdaAile,
nel quale U primo spretane di Stato di S. M. britannica
esprime le inquietudini che gl'inspirano le disposizioni fiate*
sate da alcuni Stati della Confederasione, riguardo alla guerra
scoppiata fra rAuetria da una parte e la Francia e la Sar-
degna dall'altra.
Le nostre precedenti oQnununiGaaiOEii hanno già posto Vo-
stra Eccelenza in grado d'illuminare il governo di S. M. bri*
tannica sulla natura delle nostre ìnlenzioni e sul nostro giu-
dizio rispetto all'attuale complicazione. Senza ammettere in
ogni suo particolare Targomentazione di lord Jhon Russell m
favore del principio di neutralità ch'egli raccomanda alia Prus-
sia, in presenza dei gravi avvenimenti che succedonsi in Ita^
talia, noi constatiamo con piacere che S. S. ammette, che la
350
sitaazioiie particolare in cai trovaci la Germania, gìostìfica
e spiega le differenze che potrebbero sussistere ft'a la nostra
attitudine e quella del governo britannico.
H nostro dispaccio del 24 corrente, ch'era già scritto quando
ricevemmo la communicazione del gabinetto di Saìnt-James,
manifesta alla sua volta il nostro giudizio sulla crisi italiana
e sui doveri ch'ella c'impone, come pure lo scopo a cui ten-
dono i nostri sforzi.
Noi godiamo vedere che il gabinetto di SainWames divìda
con noi la speranza d'una soluzione pacifica, e creda alla pros-
sima opportunità d'un tentativo di conciliazione, ed al suc-
cesso che avranno i consigli delle Potenze amiche allorché
stimeranno giunto il momento d'interporsi fra le parti belli-
geranti.
I gravi avvenimenti militari sorvenuti in questi giorni ci
sembrano un motivo di più a sollecitare un accordo fra le
Potenze rimaste fin qui estranee al conflitto, e pel quale la
stessa loro imparzialità impone il dovere e dà il diritto di
accelerare con ogni loro sforzo il termine d'una > lotta, a cui
ciascun giorno apporta nuovi e tristi incidenti.
Quanto alla Prussia, in particolare, la sua posizione in Ger-
mania, i suoi doveri verso i suoi confederati , e gl'imbarazzi
e i pericoli ricrescenli d'uno Stato vicino ed alleato, costi-
tuiscono forti motivi per reclamare nel modo più energico
un accordo tale da assicurare all'Europa i beneflcj di una
pacificazione, la quale diverrebbe dì giorno in giorno pia
difficile a realizzarsi, ove la guerra, prolungandosi oltre mi-
sura, prendesse nel medesimo tempo proporzioni che, forse,
non ci permetterebbero più dal rimanerci estranei.
Noi crediamo ecc. ecc.
(Veggasi per il rim«nente il dispaccio del U giagno diretto al signor Bismark a Pie-
troburgo)
SCHLEINfrZ.
357
IMDIRIZXO del ramasi^aU a S. M. 11 re Viiiorio E-
manaele U (i).
Bologna, giugno 1899.
Sire !
A voi, generoso ed impavido re, cbe tenete aito il vessillo
raccolto nella sventura e custodito dieci anni, l'Italia goarda
commossa, e confidente vi segue.
Le Romagna, cbe da Voi sempre speravano salvezza, esul-
tanti dì rompere un silenzio si lungamente patito, convertono
l'adtica. voce di dolere in grido di guerra, e invocano la dit-
tatura della M. V. , onde siate duce eziandio dei loro figli, e
vogliate in essi ristaurare le avite virtù militari, afl&nehè ab-
biam parte col resto d'Italia tanto alle fatiche, cbe alle glorie
del commune riscatto.
Ottenuta l'indipendenza mercè di Voi e del magnammo
Vostro alleato, sarà dato alle nostre popolazioni esprimere
quei legittimi voti cbe già sono nel cuore di tutti.
— o^>^5cgo^^^>^^"
INDIRIZZO del romai^all a S. M. l' Imperatore Ma^
paleone ili.
Bologna, giugno 1859.
Maestà I
Gli abitanti della Romagna sentono altamente il sacro do-
vere di combattere anch'essi la guèrra dell'indipendenza, e di
raccogliersi tutti sotto il vessillo tricolore italiano, che ora nuo-
vamente sventola vittorioso a lato delle trionfanti insegne di
Francia. Essi, che inviarono 10,000 volontari all'armata quando
il loro governo impediva in ogni guisa che dessero di piglio
alle armi, sapranno ora mostrare all'Europa colla spontaneità
(4) Qoestì dui indirizzi, sebben privi di data, furono riportati a questo luogo, per-
chè retativi alfa susseguente lettera del eonte di Cavour.
del sacrificio, colla. fermezza del proposito, colla coocordìa
dtdfazione, che sono meritevoli di combattere e di morire per
ritalia. Essi non voglioDo lasciare ai loro figli il tarpo retag*
gio di non aver concorso cogli altri italiani al rinnovamento
della patria.
Noi abbiano quindi invocato la dittatura del leale re dei
Piemonte, e, stnetti, riverenti a bai d'intorno, saremo ^ggi
soldati per essere demani liberi cittadini.
Jfiire! Mèi parerai fari dagli altri itiAani; vi tìMttxn wm-
pran; te vostre nobiU pra^, colle quali jnimnì^cb^
pMde esercilo non si opporrà aUa libera namfestaitìime^M te-
^tfifDi voti, vi ba acquistala la nostra etema rieonoscfliua.
A Ibgenta avete vinto il nemico, a Milano avete cmcfeà-
statai qu^rinfluenza morale, che coUc^ca un principe nidto più
alto che sterili conquiste.
Sirei Questi paesi, che furono campo di teneste disoopffie e di
ire -di parti, oggi mirabilmente scomparse, hanno diritto òhe si
provegga alla loro salvézza, aoeiò non si rifimvino le antidie
sventure.
LETTERA del emnie Cavour in risposte «H'ImU-
risso della depataElsiie bolaipnese.
Torino, S8 giugno 1859.
Illustrissimi signori.
&. M. il re mi ordina di ringraziare le SS. LL. deUIndi-
rizzo presentatogli a nome delle popolazioni delle Romagne,
nel quala» esprimendo il voto detta loro fusione col Piemonte,
invocano la sua dittatura. S. M. , unicamente preoccupata dal
pensiero di liberar l'Italia dal giogo straniero, non potrebbe
accondiscendere ad un atto il quale, suscitando complicazioni
diplomatiche, tenderebbe a r^Mlere pui diCficile l'otteninìente
Me
di questa scopa. latlavla^ rieiHiOfleeifio quanto yba di do^
btte e gjmeroso net seDtlsiMto cht spinse questi popoli a coU'-
Mrreiti alla gfw^ra sostenuta per qufesta grande causa dal
Piemonte e dal suo generosa alleato», rimperatore del franceri^
S. M. non può rifiutarsi, malgrado il smio profonde^ rispetto
pri Santo Padre, a prendere sotto, la sua direzione le forae
ebe questi paesi stanno ordinando, e che si dispoi^no a
mettere al servizio dell'indipendenza italiana, compiendo' per
tal modo il doppio officio di dirigere il concorso deHe Roma-
gne aBa guerra, e d'impedire die il motimento naiioni^ ^Ranzi
operato non degeneri nel disordine e nelPanarchia.
Doto aggiungere che & M. ha già deliberato di eleggere
per suo eomufissavio a tal fine il caT. Massimo dTAzeglia die
accetta FinearioD.
Gradiseaiio le SS. LL. i*^sensi della disfinttssima mìa gob*
siderazione.
C Cavour.
S8 giugno 1859. — /{ principe Eugenio di Savoja^ in udienza di questo
aiomOy sulla proposta del presidente del Consiglio^ conte Cavour^
nanonmato U cav. Massimo d'Azelio Commissario straordi-
nario nelk Romagne.
— La sera di questo giorno le truppe degli alleati passano U Mincio senza
incontrare resistenza.
INDIRIZZO dellla rei^a ettik di Cskmmlmmggl^we ss
S. M. il re Vittori* Enifuiaek. U.<>
OvahBftgglore 18 gingno I89V.
Alla Sacba Maestà' del re Vittorio Emanuele ii.
Questa città, ohe ne) 184& si era unanìmamenle dichiarata
soggetta al padre Vostro, di gloriosa raemorta, e die sempre
360
jiel sao cuore setbb questa speranza e quesfo voto, ora che
le armi straniere, rintuzzate dalla prodezza dell' esercito Vo-
stro e del potente e magnaninio Vostro alleato, r imperatele
dd francesi Napoleone III.^, più non le impediscono la lìbera
manifestazione de' suoi desiderj, si affretta a dep(»rre anche
innanzi al trono Vostro le sincere proteste di somo^ssione
e di ossequio che si convengono ai sudditi più affezionati e
leali.
Umtte poi l'Europa tutta risuona delle Vostre lodi, mentie
ritalia applaude all'eroico Vostro valore, e in Voi ravvisando
il propugnatore della sua indipendenza, manda i suoi figli
a combattere al flauco Vostro, anche la città di Casalmag-
giore è compresa da meraviglia alle splendide Vostre gesta,
e si dichiara pronta a tutti quei sacrifici che l'onore della
nazione, le supreme necessità della guerra e la safi^ezza Vo-
stra le imporranno.
VIVA L'INDIPENDENZA D' ITALIA I
VIVA IL PRODE RE VITTORIO EMANUELE IH
INDIRIZZO della reglm. città di Casaimagfgiapc a
S. il. l'imperatore napoleone DI.
Gasalmaggiore, S8 giugno 1859.
Alla Sagba Maestà' dell'imperatore dei francesi.
Napoleone III.
♦ '.
La Vostra generosa alleanza col nostro re, la scesa degli
eserciti di Francia sulle pianure del Piemonte e della Lom*
bardia, ci riempirono l'animo di gioja e di speranza.
Salve, 0 imperatore delle genti latine t
La vittoria inghirlandò a Montebello, a Palestro, a Magenta
le Aquile francesi e la Croce di Savoja. La civiltà occìden-
SM
tòte, llndilntideDM e la lìiteilàitallM»,'tìfeco0Ktm(rrM'tf
sangue ai padri Vostri , hanno trovato un vindice supremo
ncffla spada e nel senno di Vestra Maestà.
Sien granie a Dio giusto e onnipoisènte.
La guerra conquisterà la pace; Y^ièì, la libertà ed il pre-
ludio di un felice avvenire ci fanno obliare le angoscio <M
pas^o.
•Nipote dà primo re d'Italia, è noèlro il Vostro fesn^^
ima la noslra civiltà^ la Vostra gloria. Gongitibti che fufttmo
nel dolore, lo saremo nell'aurora novella che il senno e la
s^ada deifct Francia prq[)arano alle futdre fenemKkmi.
fiatve, 0 itbperatore delle genti laiiM!
MOTIFICAZIOMB del generale eemkndlaiite 11 Mippo
péntkÉelo At òlpéÉPaBiene In Anéena.
Aaeona, S8 giugno 1869.
Pelr dispoi^zione dì S. S. Papa Pio IX, fellcetnente regnante,
viene dal sigtìbr generale ÀUighìeri in me trasferii il co^
i^àt^db e. list presidenza . governativa di questa città. Pretalcn^
domi quindi dei conferitimi athpli poteri, veggo ntBctessarfo^ A
tutela dell' ordine publico, ematiare le sdenti disposizioni.
I.^ La città di Ahcona e suoi borghi si dìèhiaranb ito istato
d'à&sedio.
2.^ Ttìtti gli atti éèinnfrdsb governo s'intendono intera^
meAte annullali.
a."" Tatti gli irbpiegati del lógittìmo govèlrbó riprenderarinò
il rispettivo loro esercizio fino a che non veligli dui sypariiorr
^òverbo disposto altrìtnebli.
4.^ Si bfdina un completo disarmo^ per ceri io^unò ààii
tènfiuto à depositare M\ palazzo ddegatizio (entro rultétidre
termine di 24 ore, a decorrere dalia publiAiiAone della j^^
setìte) le arMi da ftiocò e da tagliò, rìtentite andie èbn it«
Archivio, f€, 46
3ft8
golate licenza, docaakeoto che <lovrà: essere egimloieirte esi-
bito.
§ 1. La contravvenzioDe al presente articolo saràpaaita,
se l'arme non sia della classe delle proibite, con detenzione
da uno a tre anni , e con multa di scudi cento ai cinqne-
eebto.
§ 2. Se Tarme sia vietatala senso degli articoli 117 e
120 del v^ente regolamento penale communa» la pena sarà
quella di cinque ^ni di opera publica, e della multa di
scudi cento ai cinquecento.
5.^ Dovranno ^aalmenle depositarsi neir indicato perìodo
di ore 24 tutte le munizioni (k guerra di qualunque spedo
e quantità esse siano, come i fornimenti militari.
§ 1. L'abusiva ritenzione delle suddette munizioni sarà
punita con uno ai tre anni di detenzione, e con multa di
scudi cento ai cinquecento.
§ 2. L'abusiva ritenzione dei fornimenti militari siatrà
punita con detenzione da sei mesi ad un anno, e con multa
di scudi cinquanta ai ducentocinquanta.
6.^ Si ordina egualmente il versamento entro le 24 ore
nel locale del Lazzaretto, di tutti gli oggetti provenienti dai
magazzini del governo e dalle truppe di occupazione sottratti
durante il tempo della sedizione.
§ 1. Il contravventore incorrerà nella pena di uno a
tre Ianni di detenzione, e nella multa di scudi cento ai cin-
quecento, ed ove si riconoscesse autore della sottrazione, an-
drà soggetto purancbe alla sanzione penale per i furti.
§ 2. Trattandosi di armi militari, la pena sarà quella
di tre ai cinque anni di opera publica e di multa di scudi
cento ai cinquecento.
7.^ Si prescrive il deposito di tutte le insegne ed emblemi
della rivfiluziotie^ che verranno distrutti, sotto pena ai riten-
tori di : uno ai tre apni di opera .publica e della multa di
scudi cento ai (ùnquecentQ. .
8.^ Viene anche proibita la conservazione di qualunque
303
personale contrassegno sedizioso^ ed il colpevole andrà sog^
getto alla pena di uno ai trenta giorni di carcere, e della
multa di scu(\i cinque ai venticinque.
9.^ Sono vietati di notte gii attruppamenti di persone nelle
publicbe contrade, sotto pena del carcere dai quindici giorni
ai trenta, e della multa di scudi cinque ai venticinque.
10.° Niun cittadino potrà allontanarsi dal territorio di An-
cona senza un permesso di polizia, da rilasciarsi gratuita-
mente, altrimenti sarà punito col carcere dai quìndici aì trenta
giorni, e colla multa di scudi' cinque aì venticinque.
H.° Qualunque opposizione e resistenza alla forza publica
nell'atto di eseguire le proprie incombenze di servigio, sarà
punita con tre ai cinque anni di opera publica, e con multa
di scudi cento ai cinquecento.
Se si aggiungono percosse, ferite o imbrandimento d'arme,
la pena è cumulata con quella che è propria a siffatti ad-,
debiti, secondo la legge ordinaria e secondo il massimo d^l
grado.
12.° Gli insulti e le ingiurie alla forza publica fuori del-
Tesercizio delle sue incombenze di servizio, saranno puniti
col carcere da uno a sei mesi, e con multa dai scudi cinque
ai venticinque;
13.° Si richiamano alla più stretta osservanza le antecedenti
governative disposizioni snil'obligo nei locandieri, albergatori
e particolari di dar conto alla polizia delle persone cbe al-
loggiano 0 pernottano nelle loro case , come della partenza
delle medesime , sotto pena ai contravventori della mult^ di
scudi dieci cbe^ in caso di recidiva, verrà aumentata fino a
scudi cinquanta.
14.° La trasgressione dei menzionati articoli sarà verificata
mediante una procedura sommaria e spedita, da sottoporsi al
giudizio inappellabile di un consiglio di guerra permanente.
15.° Le multe verranno versate nella cassa camerale a fa-
vore del governo. Se pero alcuno manchi 4i mezzi a sodis-.
farle, si commuta colla detenzione per tanti gforni quanlf'
364
sono, gli scudi d^lla multa ioflttta, da Don eccedere però la
durata di un. anno.
/< generale comandante il corpo d'operazione,
govemafore civile e mUitare^
G. De Kalbermàtten.
PROTESTA i|^i IV«r»U«aipi 9k C«rl« Vl^uicifvi,
di Taomima, presidente del Coipaiyli^; dei attiiii-
•ti»Ì. (1).
Il y a des hommes qui ne soni pas
defi lear ^mps*
NAPOLBOflB m.
Napoli, S8 gijDgno I8(t9.
I Napolitani non ponno esprìmere apulamente la loro gioja
per la vittoria riportata sugli austriaci dalle armi liberatrici
di Francia e di Piemonte, perchè non hanno bajonette da
opporre a quelle dei vostri sbirri e mercenarj, e, se ne a-
vessero, essi indietreggerebbero inanzì ad una guerra dvile
che hanno in orrore.
Voi diceste che una minoranza faziosa desidera sola in
questo regno T alleanza col Piemonte e colla Francia, e la
guerra contro il nostro commune nemico, e vi vantaste di
poter opporre alla dimostrazione fatta , il 7 giugno , da al-
cune migliaja di veri italiani, quella di trecentomila amici
dell'Austria.
Voi non temeste di proferire una simile asserzione , voi
soldato , il cui nome non è senza gloria, voi che dovete
la vostra fortuna alla bandiera francese, sotto la quale com-
batteste t Credete forse non si chiami la nostra terra ita-
liana che per una semplice espressione geografica, ed in que-
sta lotta, la. più nobile che mai siasi impresa da alcun so-
(1) QaesU protosta che segni ad altra del 13 giof^o. fa impressa e sparsa a migiii^
di copie pel regno detle Due-Sicitie. Essa rischiara mirabilmente ie reciproche con-
dM^oi é^ gOTemo e dilla popolasio^e di quei paese.
yn;9Jm^, sia in^iffQreate o pijcupeiosa airAnstrìa la maggioranti
dei Napolitani?
E come lo sapete? Per giungere sino a voi qaal via si è aperta
la pablica opinione? Voi no& lasciate alla stampa venin
mezzo per esprimere il suo pensiero nazionale; voi persegui-
tereste ad oltranza coloro che dessero sfogo alla propria opi-
mone, apponendo la loro firma al più legale degli indirizzi.
Voi non permettete agli uomini generosi di varcare i con-
fini, per andare ad arruolarsi sotto le bandiere dell'indipen-
denza; voi ingombrate di birri e di gendarmi le strade della
capitale, perchè il re trovi le popolazìcHii mute', al suo en-
trare per la prima volta in città. ColKordinanza de) 35 giu-
gno, voi decretaste le pene più severe contro ogni uomo del'
popolo che osasse al suo passaggio (M'esentargli una supplica,
fQt invocarne la clemenza, e voi induceste il giovine prìncipe
a creder», nasooodefsi sotto la veste di ciascuno de' suoi
sudditi l'animo ed il pugnale di un assassino.
Diteci dunque ancóra una volta come mai il pensiero della
nazione, nelle circostanze sì gravi in cui si agitano i suoi
destini , pub arrivare fino al trono , od' almeno fino alFal^
tezs» del vostro seggio ministeriale? Se voi impertanto sup-
ponete che lo Stato risiede in voi , e che dovete sostituire
l'arbilrio della vostni personalità ai desiderj deUa popolazione
ed alla volontà del. monarca; se tutte le vie son chiuse alla
manifestazione del pensiero, non dimenticate che voi ass&-
mciC' la responsabilità, al cospetto del mondo civile^ deW^v«
venire del vostro paese con un sistema di governo dierEufi'
i^a ha oandannato. Dalla sicurezza del vostro governo^ che
non può condurci se non al disonore ed al siervaggio, pui2>^
sorgere uno di quegli atti scandalosi che si commettcmo,
a jgicurno: fisso e ad ora determinata, dalle popolazioni dis»^
prezzate e mal governate, e che noi non giungeremo ad impe^
dire colla forza dei nostri ragionamenti, né voi con quella^
delle vostre armi; uno di quegli atti di cui Tistoria del no«
stvo regno oflre numerosi e non lontani esempj^ eche^ l'Bli-
366
ropa assolverebbe come una conseguenza degV iunumerevoti
disinganni, della necessità e della disperazione.
DISPACCIO di lord J«hn Russell miwlsiro ingleM
deiplt aflkri esteri, a Str James HadsoB pHiliiÌsti>s
. d'Iniphtlterra a Torino.
Foreign-Office, S8 giugno 4859.
Signore, ho ricevuto e recato alla regina i vostri dispacci
fino a. quello del 25 inclusivo. Riguardo airultimo numero
di questi dispacci, che da un sommario di una circolare dì-
ramata dal governo sardo, in cui annunzia alle dipendenti
autorità k che fu creato al dipartimento degli affari esteri un
€ officio temporarìo per la trattazione degli affari derivanti
«dalle relazioni che sorsero dall'annessione o protezione
e della Sardegna delle Provincie italiane durante la presente
« guerra » , io debbo dirvi, che il governo di S. M. -volentieri
ammette l'espediente di unire gli sforzi di coloro che sono
impegnali in guerra coU'Austria, sia colla regolare azione dei
rispettivi sovrani, sia collo spontaneo movhnento degli abi-
tanti sotto una commune direzione. Ma riguardo alla p^-
manenle annessione alla Sardegna di Stati che obedivaooai
loro separali sovrani, il governo di S. M. ha adottata una
linea di condotta che crede conforme al diritto delle nazioni.
Il governo di S. M.^come vi annunziai nel mio dispaccio del 22,
dice, che ogni cosa fatta ora deve essere considerata come
provvisoria, e che, benché possa essere necessario di fare
aggiustamenti per il mantenimento temporario dell'ordine in
paesi dove il precedente governo si ritirò o fu scacciato, pure
la volontà del popolo, la fortuna della guerra, e finalmente
un trattato europeo, devono nell'ultimo risultatori compcnregli
aggiustamenti territoriali ed i diritti di sovranità nell'Italia
centrale e settentrionale. U governo di S. M. è felice di tro-
vare che le visle che esso prese in questo affare siano par*-
as9
lecìp^te dal governo dell'imperatore dei francesi, e coofer-
inate dalla dichiarazione del Moniteur del 24 , che annun-
zia, essersi erroneamente inferito dalla dittatura offerta al re
di Sardegna da ogni parte d' Italia , che cioè la Sardegna ,
senza consultare i voti del popolo o delle grandi Potenze,
cercasse di unire, col sostegno delle armi della Frauda, tutta
l'Italia in un solo Stato, ma essere tale dittatura un potere
puramente femporario che, mentre unisce sotto una sola au-
torità le forze communi, ha il vanteggio di non pregiudicare in
nessun modo qualsiasi futura combinazione. Dal linguaggio
del barone di Brunow ricavo che tali sono pure le viste del
governo russo in questo affare.
Voi leggerete questo dispaccio al conte Cavour, ma non ne
darete copia a Sua Eccellenza.
Io sono, ecc.
John Russell-
PROCliAM A del ienente-Buiareseiallo Ilrban «•man-
dAntej della eittà. e fartessa di Verona.
YeroDa, nltimi di giugno 1859. (1).
Lo stato d'assedio dichiarato ai 30 del p. p. aprile, e i
susseguenti proclami non vengono osservati secondo la. loro
importanza. Dichiaro a tutti gli abitanti del territorio forti-
ficato affidatomi da S. M. Francesco Giuseppe, che io voglio
rispettate rigorosamente da ognuno le leggi dello stato d'as-
sedio ; io non riconosco alcuna distinzione di persone, io non
punisco che il fatto o V intenzione. Acciocché gli abitanti sap-
piano con chi hanno a fare, dichiaro che ognuno può fidarsi
di me, .onorato austriaco, e che io non mi fido di nessuno
di voi:
Urban.
(1). FU {Wbltcttto dalla Gazzetta d'Augusta del 30 giugno.
S68
20 «fugno 1889. ^ il Cor^liù féMtOè svizxeto M inìirixzalù
circolare n'moi agenti iiplMnatiti in cui fntesta c^tro ferì*
mostranze fatte verso i reggimenti composti di stranieri^ riguar-
dati reggiménti svizzeri, al servizio del Papa^ ed invita gU sttsù
agenti ad illaminare le popolazioni sn tak oggetto.
^ Avendo gli Svizzeri pontifici t'insultata la bandiera americana nei
fatti di Perugia^ il rappresentante degli Stati uniti presse la
Corte (K Roma, tolto lo stemma americano dc^ sua residenza^
parte da quella città e ei conduce a Lii^ùmo.
— Le truppe sarde strinsjono da vicino i forti estemi di Peschiera
sulla destra del Mincio; lo varcano il giomo seguente (30) per
irtoeetire la piazza anche dalla sinisira del fimne.
3Ò giugno i8S9. — S. Jtf . l'imperatore NapokiMe trasf&ieoe da Foito
fl suo quartier generale a Valeggio.
1 Luglio 1859. — Oggi, alle ore nove circa, arrivo in Piadena del
principe Napoleone, preceduto dal suo corpo d'armata.
— Nelia notte dai 30 giugno al ì ingOo gli austriaci tentano una Sor-
tita da Peschiera, ma dopo breve zuffa colle truppe sarde, sm
costretti a ritirarsi abbandonando buon numero ai morti, feriti
e prigionieri. Vengono da essi incendiati i casùtari tìiràosktnti
alla fortezza.
— Tutto Vesercito alleato si trova sulla sinistra del Mincio, e, giunti
1 rinforzi del principe Napoleone, avvicinasi a Verona.
2 Luglio. — Gli avamposti austriaci sono a breve distanza da Villa-
franca, occupata dal corpo del maresciallo Niel.
— /{ governatore di Lombardia notifica al municipio eacettazùme détta
dimissione presentata dal comandante e aalto Staio maggiore
della guardia nazionale di Milano, e la surroga del comanéMte
provvisorio signor avvocato cavaliere colonnello Cerruti.
«- Alle dieci antimeridiane le truppe di Garibaldi (2^. reggimento
De-Medici coi bersaglieri genove^ etcupano Bormia dopo per-
ziali combattimenti cogli austriaci.
»OOgOOO-
PROCLAiiA del camando superiore provvisoi4»
deiia ipnal^Ia liazionale ài Élllano.
Milano, S li^lio 1859.
Militi ciltadinìf
Delegato dal governo all'ODorevole incarico di dare assetto
legale e militare alle vostre file, che già di tanto in queste
difficili contingenze seppero rendersi benemerite, mi vedo pure
in oggi chiamato ad assumerne interinalmente il comando.
m
Conscio deiraltesza e deir importanza dì cotanto offlcio,
già da altri cosi degnamente tenuto, non è senza trepidanza
che io mi v" accingo, ne mi avrei Y animo, se in tale dif-
ficile quanto onorifico mandato, non venisee a sorreggermi e
l'amor vostro a quei sacri principii di libertà e d'indipen-
denza che furono il voto di secoli, e l'inalterabile vostro de-
siderio di volerli ad ogni costo e mantenuti e consolidati;
se B91Ì mi frigaoasse la carteis^za che niuno di voi sarà per
venir meno alla nobile missione die una libertà ordinata vi
demanda.
Uso alla sincerità nel dire, come alla fermezza nell'operare,
se da un canto io vi accerto che non mancherò a mezzo
onde potere col vostro concorso raggiungere il duplice com-
pito assegnatomi, vi dichiaro del pari che non sarà mai ch'io
transiga né colla disciplina, prima base d'un corpo militar-
mente organizzato, ne coi doveri che sono inerenti all'officio
di cui mi si volle onorato.
Militi cittadini!
Due generosi principi percorrono vittoriosi queste contrade
purgandole dal terrorismo e dal servaggio: un prode es^-
cito gloriosamente sta rivendicando col proprio sangue i di-
ritti d'una nazione barbaramente conculcata!
Giusti ammiratori di tanto eroismo^ voi pure stringetevi
attorno alle vostre bandiere, simbolo di redenzione e di vita;
non uno manchi all'appello che la patria a voi indirizza,
e sotto l'egida del re galantuomo procedete tutti animosi
nel compimento de' vostri doveri, pur sempre fermi di pro-
posito, che è debito d'ogni cittadino l'impugnare destramente
un'arma a difesa dell'ordine, della libertà e dell'indipendenza,
e cheli vocabolo sacrifizio non esiste di fronte ai .più vitali
interessi della patria.
V(9\ qjuaniere.
// comandante superiore interinale.
Avvocato F. Cerruti.
Archivio f ecc. 47
370
3 Luglio. — Lafsera il quartier fenerale ééSl^mp$rmore N&fokme
vim trmferUo a ViUafranca. Quartier generale M re a Ma-
zombano,
— Atk S del mattino una squadra di 16 vascelli di guerra francesi
e sarà entrane nel parto H Lusem-Piecolo (Istria) , vi sbarca
I^IOO uomini circUy e prende possesso del paese.
AVVISO della MBunisslMie d'«rrvolanieiit# dei vra-
ienterj per la epediziene delle IÌeina|fBe.
Forlì, 3 loglio 1859.
Iq sèguito di ordini pervenuti a questa Giunta provinciale
di governo dalFillustre generale Roselli, comandante in capo
la Colonna mobile della spedizione per le Romagne, ci aftet-
tiamo d'invitare lutti i volontarj di questa città già inscritti
a presentarsi dimani alle ore 6 antimeridiane nel 2.^ cortile
di questo palazzo governativo all'oggetto di essere accasermati
e incominciare i militari esercizi!.
Cittadini!
É la difesa della nostra patria, dei nostri lari che oggi ci
chiama alle armi. — Lo scempio miserando ddir infelice Pe-
rugia ei dica quali sarehl)er le gesta delle inique orde pa-
pali, se fosse lor dato d'invadere anche le nostre beile eon-
trade. -**- Distinti comandanti sono già arrivati in Bologna,
i qnali ci guideranno animosi, e, occorrendo, divideranno oob
noi i pericoli del eonflilto, con noi la gioja della vittoria. — Ri-
spondiamo adunque con quello stemcio che è proprio A que-
sti arditi paesi al santo appello di patria, al grido di ve-
detta che le Tittime di quella città sventurata inalzaBO al
cielo. — Quel fremito d'ira che ha sempre scosso i nostri petti
alla voce ^U oppressi, àirinsulto della baldanzosa tirannide,
oggi più che mai di nuovo in noi si ridesti. — Pensiamo che
sacri pegni hanno a noi affidato quei generosi nostri fratelli
che sui campi lombardi pugnano per l'indipendenza della
nostra nazione; e che è sacro debito in noi l'esserne gelosi
371
custodi. — PeofiiaiDO cbe in questi supremi momenti TeBitare
è vergogna, il trepidare è delitto; e che da noi soli dipende
l'onore di queste Provincie, la salvezza dèlie nostre {amiglie.
La eomfmnbme farfitókm&nto.
Carlo Gapaccini
Giovanni Albonetti
, Antonio Danesi
Temistocle Panoatichi.
govera* di Bologna.
BotogDft, 4 Luglio 185».
Cittadini di Bologna e delle provincie unite, siamo lieti
d'annunziarvi che ir 2^. corpo d'atmata delUtalia centrale h
in marcia per questa città, e domani mattina alle ore 7 la
prima colonna giungerà al Meloiicdlo. Questo corpo racco^iè
il flore della gioventù delle nostre provincie, la quale, in-
sieme ^al proprio generale, il prode Luigi Mezzacapo, rispose
Con entusiasmo all'invito di questa Giunta centrale ph)wìso-
ria di governo, di accorrere in difesa della nostra causa. Ac*
cogliamo queste schiere di fratelli con esultanza e confidiamo
nel loro patriotismo e he! loro valore.
Dato nella nostra residenza gOTematlya.
OioAOfiMo Napoleone Pepou. •*- Giovanni HALVsm.
Luigi Tanaiu. -^ Cahillo Gasmuni. — > Airrol9io Montanari.
372
4 Luglio. — Partmxa da Torma per Firenze dèi eatmUere
d^Àzeglio.
— Con decreto N. 282. G. G. del governo di Lombardia^ tutti i cittadini
nelle Provincie lombarde sono dichiarati ugtMli davanti alla legge ^
qualunque sia il culto religioso che professano^ e godom ugual-
mente, come nelle antiche Provincie del regno^ di tutt'i diritti
civili e politici. —
IMDIRIZZO del Ticinesi dimoranti a Torino al eon«e
di Cavour.
Torino, 5 luglio 1859.
Eccellenza I
Animati, quanto ogni altro italiano, dai sentimenti del più
vivo entusiasmo per la grand-opera della rigenerazione d'I-
talia, ! Ticinesi residenti in questa capitale hanno determi-
nato di. manifestarlo con un indirizzo al prode eroe di Pa-
lestro, Vittorio Emanuele II, affidando ai sottoscritti l'onore-
vole incarico di rimetterlo nelle mani di V. E. perchè si
compiaccia|di farglielo aggradire.
Nel compiere tale mandato, colgono con gioia T occasione
di poter pure esprìmere, a nome di questi loro coDDazionali,
l'alta ammirazione verso TE. V. per T energia e sublime
cooperazione a favore di questa grand-opera.
Colla vostra politica, nel breve volgere di pochi anni, voi
avete saputo distruggere tante opposizioni . e fatto disparire
tante discrepanze di principii; e voi avete raccolto il fiore
delle italiane genti sotto lo stesso vessillo, e rivolti tutti gli
animi allo stesso scopo; voi avete fatto con dò opera quasi
creduta impossibile, e solo i posteri della risorgente Italia
potranno rimeritarvi degnamente; noi non possiamo che ap-
plaudirvi.
L' E. V. può misurare quanto essi siano dispiacenti di do-
ver contemplare la loro patria racchiusa in una cerchia di
stretta e rigorosa neutralità, mentre i valorosi franco-sardi
373
combattono su campi vicini in favore di popoli oppressi; e
con qual animo ripudiano essi quegV insensati che, portando
il nome di Svizzeri, si son fatti stromenti di despoti, repri-
mendo con barbara mano le generose aspirazioni di alcune
sgraziate Provincie di questa bella e deliziosa Penisola,
Voglia VE V. gradire queste sincere espressioni e Tassi-
curanza della loro inaltersJìile' devozione; ed intanto permetta
che i sottoscritti abbiano T onore di rassegnarsi con distinta
stima e profondo ossequio di V. E.
(Seguono le firme).
-♦-<x-Aii:?=r^?:;:2;:;^Tlr^:i^^
VVOliUUEZO dei Ticinesi dinMr^ntf a Torfipo a S. M^
il re di Sardegna.
Torino, 5 giugno 1869.
Sire!
In mezzo al giubilo universale dei popoli italiani , ed al-
Tammirazione di tutta TEuropa che la M. V. ha saputo destare
con 10 anni di continui sforzi ed impareggibile fermezza,
nel propugnare la causa dell'indipendenza italiana, i ticinesi
residenti in questa capitale non possono resìstere al desiderio,
ora che ferve la lotta, di porgere alla R. V. persona le loro
più sentite felicitazioni e vivi augurj, perchè la grande im*
presa sia coronata con successo pari alla grandezza d'animo
con cui fu intrapresa.
Le gloriose vittorie da Voi e dal vostro potente Aleato ri-
portate sull'inimico, sono arra di più splendidi trionfi, e
noi, conscii della santità della causa e della simpatia che inspira
in ogni cucire educato a principii di libertà, mentite facciamo
plauso alla magoanima e santa impresa che la M. V. tanto
valorosamente e lealmente propugna ora sul campo, come
prima nella reggia, inalzbmo pure fervidi voti per la con-
374
servaùo&e del vostri preziosi giorni nei pericoli delle batta-
glie die affrontate, con animo cotanto degno dei glorìoai
vostri antenati.
Sire!
Aggradite rumile omaggio nostro, e siate certo che andiamo
lieti e superbi di potervelo rassegnare con tutta quella lealtà
e franchezza, di cui i figli non degeneri d'Elvezia sono ca-
paci nella più viva effusione del loro cuore.
Evviva ritalial Evviva il rei
(Seguono olire « cento firme).
mOCl4Alll A della Ctant* eeatrftle pt^ifvhmtAm éM
fj^verno di Bolo|^na.
Bologna, 8 taglio 1589 (mta).
Cittadini t
Domani arriverà col primo convoglio della strada ferrata
di Modena alle ore 12 *;j, un battaglione bersaglieri piemon-
tesi che, sotto il comando del generale d'Azeglio, partito oggi
stesso da Torino per Firenze, viene fra noi a mantenere V or-
dine e a porgere cosi un nuovo pegno dell' affetto che S. M. il
re Vittorio Emanuele nutre per queste provincie.
Accoglieteli come i degni fratelli di quelli che a S. Mar-
tino alzarono cosi alta la bandiera tricolore. Pest^giate in
essi la lealtà ed il coraggio del re; il valore dell'armata sarda,
il trionfo deiridea italiana.
La Giunta centrale pravviema di governo^
Pepou - Maltezbi ^ Aimmio MomMikia
Càmllo Gasìiiini - Luigi Ièmìk.
J7t>
5 Luglio. — Arrivo a Bologna dèi 1^. reggmento dd 3.^ corpo M*
VltaUa citktrak^ comandato del colonnello Fichi.
— Con decreto N. 1463-112, del governo di Lombardia, è abolita la
pena corporale col bastone o colle verghe comminata dal Codice
penate ausiriaco come costituente < una aperta ofidea àt eenee
morale^ non mano che alla civiUà del secolo ed a gueUa di questi
paesi t.
CIRCOLARE d«ir inteiidettto dcAU f^Hivincia di B^
l#ir>^a al RR. paroohl.
Bulogoa, 6 loglio i$ft9.
Molto revereudo signore.
Aperto in Bologna r arruolamento per. la guerra dell' in^V
pendenza, cbe si combatte con si prosperi successi dal ma-
gnanioM re Vittorio Emanuele e dal suo generoso allento, l'im-
peratore Napoleone, io debbo, come intendente di questa dttìi
t proTincia, adoperarmi perchè tutte le forze niateriali e mo-
r&K del nostro paese prestino il loro valevole oonoorso a que^
ata nobile intrapresa.
L' indipendenza di una nazione è non solo un diritto, ma
è il bene supremo di un popolo, e senza di essa non vi hanno
uè civili progressi, né benessere pnblico; perocché per pro^
sperare è d'uopo innanzi di vivere, e vivere di vita prar
pria e indipendente.
Anche la divina Provvidenza distinse nel mondo le singole
nazioni, divise a seconda della postura, dei naturali confini^
delle schiatte, dei costumi e del linguaggio, e fondb cosi il
principio naturale della Icuro indipendenza e autonomia, dbe
doveva essere rispettato fra i singoli popoli, e fu pur Ivoffifo
oosi di freq^ieBte disconosciuto.
È adunque un sacro dovere di ogni popolo di mantenere
la proprb indipendmaa, e di riacquistarla quando sia per-*
duta; è un sacro dovere di ogni classe di cittadini, dai più
alti .agki infimi gradi, di prestare il suo concorso aUa ìndi-
376
pendenza della patria col braccio, cogli averi, colla voce, eot-
r influenza.
A questo concorso che la patria richiede, non può rima-
nere estraneo il clero, parte nobilissima della nazione, e molto
meno lo debbono i parochì, che sono del clero Y eletta parte,
destinati pel loro istituto a guidare moralmente e dirigere le
popolazioni affidate alle sue cure.
Anche il clero è composto di cittadini che denno volere
la patria libera da dominio staniero, e vivente di vita pro-
pria ed indipendente, ed assecondare quindi, per quanto è
in loro, l'opera della divina Provvidenza, della quale sono
ministri.
10 mi rivolgo quindi alla S. V. molto reverenda, perchè,
informato a questi principi, e seguendo l'esempio e i generosi
impulsi del clero di Lombardia e di altri eminenti ecclesia-
stici d' Italia e di Francia, voglia, per quanto è in Lei di au-
torità e d'influenza, adoperarsi a che le popolazioni soggette
alla di lei giurisdizone portino la loro pietra al grande edi-
ficio che sul fondamento stabilito colle battaglie di Magenta
e di Solferino si sta innalzando; voglia adoperarsi a che vi
contribuiscano colla persona, accorrendo ad Ingrossare le file
nell'arruolamento: e vi contribuiscano con offerte pecuniarie
0 di altri effetti coloro che, o per età o per posizione sociale,
0 per altre circostanze, non ponno pagare colla persona il
tributo che tutti dobbiamo all'Italia.
11 centro di arruolamento è stabilito iu Bologna, ed in Bo-
logna è la Commissione centrale incaricata, al pari delle rap-
presentanze communali, di ricevere le offerte per la causa na-
zionale. Ai signori governatori e priori della provincia non
sono mancati i proclami e gli eccitamenti tanto di questa in-
tendenza, come della Giunta governativa, all'effetto che essi
pure si adoperino, per quanto è in loro, al fine commane, e
per le offerte si mettano poi in relazione diretta colle Goro-
missioni centrali.
All'azione dei signori governatori e priori non mancherà,
in
io spero, la di Lei valida cooperazione; anzi ritengo che Ella
vorrà usare per questo tutto il di Lei zelo ed influenza; zelo
ed influenza tanto più benefica ed efficace, quanto è più ele-
vato il grado e maggiore l'autorità.
Ella vorrà. infine prendersi la cura speciale di far cono-
scere ai di Lei parocbiani il tenore e lo spirito di questa mia
circolare, affinchè più universale ed esteso sia lo stimolo nelle
popolazioni a concorrere in ogni modo alla sospirata impresa
dell'indipendenza italiana.
In questa fiducia, passo a rassegnarmi di vero cuore
Di Lei Molto Rev. Signore
Deyotissimo,
V intendente — A. Ranuzzi.
6 luglio 1850. — 3500 Tirolesi minacciando la Valtellina, parecchie
colonne di Garibaldi e Cialdini li respinsero da Bormio fino aììe
prima cantoniera dello Stelvio. OU austriaci ebbero cannierevùli
perdite.
-^ (sera) Arrivo di Kossuth in Acquiy accoltovi festosamente da quella
popolazione e da alcune compagnie di Ungheresi.
— U isola di Cherso occupata da 1000 francesi.
7 lagUo 1859. ^ L'Austria propone neUa Dieta di Francoforte la mo-
bilizzazione dei contingenti di tutta la Confederazione sotto il
comando supremo del principe reggente di Prussia.
DISCORSO tenuio dal regio commissario siraovdl*
narlo Boneompagnl nella adananxa inanf^ralo
della C^nanlia di gcoverao dolla Toaeana*
Pfrenxe, 7 loglio 1889.
Signori !
Il decreto dell'i i maggio che istituì )a Consulta prescrive
vi renda conto deirandamento dell^mministrazione publica,
Ar€kivio, tee, » 4S
' a78
0 ci assicura da voi la sapienza dei consigli ùgfA volta cbe
l'importanza delle materie richieda una più matura discus-
sione. Noi veniamo a compire Tuna e Faltra di queste parti.
Il ministero vi renderà conto delle cose più importanti re-
lative airamministrazione dello Stato. Nel formarvene il con-
cetto, terrete conto delle gravissime difficoltà dei tempi, e vi
rallegrerete che questo popolo toscano, mantenendo illesa l'au-
torità delle leggi e la quiete publica, le abbia rese più age-
voli a superare.
Fra gli atti del governo passato, uno de'più disastrosi fu
quello che distrusse ogni vestigio di libertà communale, onde
il paese difetta di ógni rappresentanza che valga a tutelare
ì suoi interessi. Il governo crede necessario restituire ai cit-
tadini il diritto di eleggere i rappresentanti del municipio,
prescrivendo le condizioni e ordinando le forme per cui fosse
agevolato Tesercizio di questo diritto.
Il codice penale promulgato dal governo granducale restau-
rato traviò dalle massime liberali, che in questa parte dì legisla-
zione onorano da gran tempo la Toscana. U governo provvisorio
avvisò saggiamente che fosse debito di umanità il rimettere
la legislazione del paese sulla via migliore che aveva da gran
tempo seguita, e rivendicando la gloria di non vedere la To-
scana funestata dai patiboli, prescrisse la revisione del codice
penale. Questa revisione è compiuta nella parte più ui^ente.
Le condizioni di questi tempi in cui l'esercito rivendica
l'indipendenza nazionale, richiedono che coloro i quali hanno
maggiore interesse a mantenere l'ordine, adoperino alla si-
curezza interna. Niun popolo più che il toscano è degno della
fiducia, per cui la difesa dell'ordine è comm^sa all'opera
dei cittadini. Noi aspetteremo il vostro parere sugli scbami di
legge destinati a regolare queste parti di publico servizio.
Signori, sono lieto che Toffizio di cui il re Vittorio Ema-
nuele mi onorò, mi dia occasione di trovarmi fra voi cbe
adoperaste ogni cura a promuovere in Italia, priOtuovendola
in Toscana, la causa liberale. Le speranze d'Italia sono più
379'
prossime al loro compimento che non sieno state mai mercè
alla lenità ed al valore del re Vittorio Emanuele; mercè al-
Teroico contegno di quel mirabile esercito piemontese che ,
per avere già propugnato una volta Tindipendenza italiana,
per averne tenuto alto il vessillo nei giorni della sventura,
per avere accolto nelle sue file la più eletta gioventù di tutta
la Penisola, è salutato come esercito dell'Italia; mercè al po-
tente ajuto dell'imperatore Napoleone HI e del valorosissimo
esercito francese.
Le sorti della Toscana, inseparabili da (foeUe della graode pa-
tria italiana, stanoomatarandosi in quel famoso quadrato di for*
tezze dove si raccoglie 1^ forza principale dei nostri nemici,
ma che è ora assalito con nno sforzo non ancóra visto d'uo-
mini e di apparecchi guerreschi. Colà arriverà fra breve l'eser-
cito toscano, nelle cui mani sta l'onore di questa parte d'I*
talia. Accompagniamolo coi nos;tri voti è coi nostri conforti.
Sarà prima cura del governo che venga rifornito di quei sus-
sìdi e di quei rinforzi, per cui si possa dire, che la coope-
perazione della ToscaTta all'impresa d'indipendenza non fu.
sproporzionata^ né alla grandezza dello scopo, fiè alla gene-
rosità d'animo, che portò ad accorrere volontariì sui campi
di battaglia mìgliaja de' vostri concittadini. Adoperi ciascuno
dì noi, adoperi Toscana tutta, per conseguire il glorioso in*
tento. Grande sforzo di discplina si richiede perche I- impresa,
non sia turbata da desiderìi intemperanti o. prematuri, grande
sforzo è necessario per superare definitivamente un nemico
vinto già in tutti gl^otcontri, ma pure ancóra potente e pe-
ricoloso. Procediamo risoluti nella vìa dell'abnegazione e dei
sacrifizi. Saremo lieti a suo tempo di aver cooperato agl'indi-
pendènza, all'unione, alla libertà d'Italia.
1>al pftiftno Tficebio.
C. BONCOyPAGNI,
3m
DISCORSO letto. In nenie del ministero, dal mini*
stro dei^ll affari eeelesiastiel, nell'adnnattsa Inaa-
Hpnrale della Consulta di i^overno della Toseana.
Pireo». 7 taglio 1859.
Signor presidente e signori della Consultai
La parte amministrativa della Toscana sotto il cessato go-
verno non era meno imperfetta della politica: questa ^a
guastata dalle massime austrogesuitiche, quella era disordi-
nata da erronee pratiche e dalla mancanza di un metodo
razionale. Ma se a un tratto fu spezzato il giogo austriaco^
non a un tratto "^i può corr^gere la sua mala amministra-
zione. Il giogo fu rotto per sempre, quando la dinastia au-
striaca, con volontario abbandono, dimise il supremo potere
di fatto , che essa riteneva dachè perde quello di diritto
coirabolizione dello statuto. Ma lei partita , restavano tutti
gli ordigni della macdiina governativa o vecdii» o guasti, od
imperfetti. Finché l'Italia non sia ricostituitaci governo prov-
vissono in 13 giorni, ed il nuovo ministero in 54, potevano,
dovevano scdtanto sodisfare a due necessità imperiose, l'or-
dine publico e la guerra. L'avvenimento del 27 aprile non
fu violenza fisica, fu combattimento civile : l'occhio non vide
alcuna strage, ma la mente discuoprì un gran vuolo^ la man-
canza assoluta d'c^ni instrumento goTemativo. La insipienza
congiunta con l'avversione a tutto quanto era nazionale, aveva
ridotto il granducato austriaco ad uno. scheletro. Appena toc-
cato dalla mano nazionale andò in polvere. Ma sebbene sia
fausto per un popolo che senza eccidii si dilegui un mal go-
verno, non è senza pmcolo il ritrovarsi privo d'ogni buon
istituto publico, quando appunto gli animi, incoraggiti dalia
felice occasione, vorrebbero in un giorno riguardare lo spazio
perduto con l'indietreggiare di molti anni.
A questa necessità di evitare il disordine interno per con-
servarsi interi al supremo assetto d'Italia, si aggiungeva l'ai-
381
tra necessità di provvedere il tributo alla guerra deiriDdipen-
denza, rilegando la disciplina delle poche milizie scomposte
dai moti civiti, riunendo nuovi soldati, e provvedendo tutto
quel che mancava per armarli e abilitarli a tenere la cam^
pagna.
L'ordine fu ed è conservato con mano ferma.
Fra tante passioni e tanti intrighi, con la forza del gran
concetto nazionale e della sicura coscienza di conseguirlo, fu*
rono rotte le trame de' perturbatori , dileguate le ombre de'
timidi , attirati i prudenti e animosi che sanno la forza vera
non istare nelle guardie pretoriane, ma nel concorso e nella
costanza di tutti a volere il bene , a farlo , a mantenerlo.
Molti sono gli atti public! del governò su ciò; gli atti non
publicati son maggiori di numero e d'importanza, pevidA
il ministro dell' intemo è instancabile nel far penetrare in
tutti gli ordini dello Stato l'alto concetto della sorte offerta
aintalia, di farsi grande e }K>tente: il quale concetto estin-
gue le idee meschine , eccita i virili propositi , e, alla frivo-
lezza delle ciance, sostituisce la gravità dell'azione. Intanto,
per secondare l'opera conservatrice, si forma una nuova e
vera gendarmeria; è proposto il decreto per una guardia
di sicurezza affidata a quei cittadini che hanno più bisogno
di conservarla; è proposto il decreto perchè il voto intelli-
gente e non la cieca sorte costituisca le rappresentanze mu-
nidpali. Vennero già publicati decreti perchè le false noti-
zie non destino vane apprensioni, e perchè le insidie dei
perturbatori non si ascondano ancóra nelle publiche esul-
tanze.
Alla ricreazione dell' ordine morale ha cooperato sollecita-
mente il ministro della giustizia col provvedere alla dignità
della magistratura, col preparare i decreti per misurare le
pene con la qualità dei delitti, per guarentire la fede publica
nelle istitazioni del credito e ne' giudizj di fallimento.
Il ministro degli affari ecclesiastici aveva in questo propo-
sito un'opera più vasta, sebbene meno a»ai appariscente. Il
381
regno della coscienza è il pia importante. Non dirò le pre-
parazioni necessarie ad assicurarne la libertà, e insieme la
libertà de' culli in modo sempre conservativo dell' ordine. Fare
lo Stato laico senza che cessi di essere religioso, anzi diventando
religioso facendosi tolerante , non è opera da compiersi in un
mese. Ma sarà compita con tutta la fermezza che si ridiiede
nella cosa più importante dell' uomo, perchè si estende oltre
questa terra. Né il ministro si è ristretto a preparare si grand'o-
pera; egli non ha tralasciato e non tralascerà veruna occasione
di operare praticamente ed estesamene. Ha preveduto i mali
che possono venire dalla turbazione delle coscienze, per abusò
del ministero ecclesiastico, ora specialmente che gli atti del go-
gemo temporale del Papa danno ampia materia al giudizio
della publica opinione. Per prevenire il tentativo ancóra di
questo turbamento, il governo ha invocato il senno dell'^i-
Bcopato toscano, mentre provvedeva da sé stesso alla pronta
e ferma repressione di ogni reato, senza fare alcuna distin-
zione fra gli ecclesiastici e i laici.
Il ministero della publica istruzione volle rianimare gl'in-
gegni perseguitati o avviliti dalla dinastìa decaduta, la quale
temeva più d'ogni altra potenza quella della mmte. Forte
nel principio che, più che con i premj gì' ing^ni si rialzano
con vendicar le ingiurie loro fatte, aprì questa strada con
esempj rassicuranti. Ed indefessamente si occupò nel riordi-
nare il publico insegnamento, come istituzione necessaria alla
grandezza morale della nazione.
Cosi ciascun ministero esercitando il proprio officio ecn uni*
formi tà di concetto governativo, mentre sodisfaceva (perqunto
era in lui e permetteva la brevità del tempo procelioso) ai
vari! bisogni del paese, cooperava al commune intento di com-
porre queir ordine degli animi e delle menti, senza del quale
la quiete materiale o è breve sonno, o lunga morte.
L' altra necessità predominante, e non meno grave, era quella
ddla guerra. Questa scoppiava quando si coaqpieva Tatto éel
27 aprile. Allora la Toscana aveva la cattiva istituzione drt
383
generale comando che rwniva Toffizio del ministero della
guerra, e quello del capo della milìzia. Allora la Toscana
aveva 7000 soldati (non contando i cacciatori di costa e di
frontiera), i qaali avrebbero potuto entrare in campagna; ma
i bersaglieri mancavano di carabine, non v'erano carriaggi,
ne la provianda, ne quanl'altro occorre ad un esercito per
uscire dalle parate e andare a combattere. In meno di due
mesi, da poca e mal accozzata milizia, fu composto un eser*
cito che ascese a 12000 uomini di ogni arme, senza conlare
i depositi.
Cosi fu cresciuto i' esercito di dieci battaglioni di fanteria,
di tre squadroni di cavelleria, di due compagnie zappatori
del genio, di due batterie d'artiglieria, di un corpo di proh
viahda con sufficiente numero d' uomini e di caralli, e ordi-
nati infine i depositi, e ordinata la creazione di nuovi corpi,
i quali pofaranno ristorare T esercito ed aumentarlo,
E non si ristette solo la cura del nuovo ministro della
guerra ad aumentare la milizia, ma la corredava di tutti qi^ei
fornimenti, che sono necessarii in campagna : cosi creava il
servizio dei viveri, dei trasporti, delle poste, e quello sanin
tarlo e religioso. Finalmente, per provvedere ai bisogni futuri
dell'esercito, da un lato si apparecchiava grande quantità di
oggetti di vestiario, di armi di più qualità, una batteria
da posizione, e due nuove scialuppe cannoniere; e dall' altro
lato si istituiva una nuova scuola nel collegio militare per
formarvi, entro lo spazio di 6. mesi, b\ioni sotto-ufficiali: s'in-
vitavano con un premio a tornar alle bandiere sotto-ufficiali
e soldati, che le avevano abbandonate per capitolazione com-
piuta; e si faceva un nuovo appello al patriotìsmo della gio-
ventù, perchè corresse volontaria sotto le armi, e si fornisse
per cotal modo incremento all'esercito.
Il re protettojre univa intanto le nostre milizie al 5.^ corpo
del valoroso esercito francese; e una colonna dei nostri è
già disce3a nei campi lombardi, dove la prima prova del. re-
divivo valore militare dei toscani li accenderà maggiormente
384
a combattere in modo da gareggiare di valore eoi francesi e
compiere il gran destino d'Italia.
Tutto questo apparecchio di provvedimenti civili e militari
non potrebbe reggere se non fosse sostenuto dalla finanza.
Il suo presente stato è in condizioni particolari, e richiede
un'esposizione compiuta, che il ministro da cui è retta si
propone presentare da se stesso alla Consulta. Noi qui ne
faremo un breve cenno.
Prospero pare Io stato della finanza, perchè il debito pu-
blico è piccolissimo in paragone delle forze economiche del
paese e confrontato con quello degli altri; pare anche mo-
derato il bilancio presuntivo, edito dal cessato governo. Ma
il giudizio che si fa guardando la superficie delle cose, non
regge addentrandovìsi. Occorrono nuovi fondi, perchè la guerra
e un miglior reggimento esigono maggiore spesa. Diminuire a-
dunque non si può l'uscita; si può togliere molti abusi, ma
le necessità delle giuste spese durano, e altre soprag^unge-
ranno. Crescer l'entrata non si può senza una riforma gene-
rale di tutte le imposte. Questa non è opera da imprendersi
ora che la guerra assorbe tutte le cure del presente, e non
fa conoscere distintamente il nostro avvenire. Convien dunque
oggi fare il bene possibile e riservare il meglio al poi. Ecco
le massime regolatrici : modificare la macchina finanziaria e
non rifarla ; non gravare il paese di nuove imposte, se non
nell'estrema necessità; ottenere dal credito quel che manca
al bilancio; esser larghissimi alla guerra e parchi in tutta
il resto.
Il bilancio del cessato governo era illusorio, dando un a-
vanzo di L. 85,400. Rifatto il bilancio del solo semestre dal
luglio al dicembre di quest'anno, dà un disavanzo di circa
dieci millioni.
Questo disavanzo non proviene, come alcuno potrebbe cre-
dere, soltanto dai lavori di publica utilità, i quali non sono
compresi nel bilancio dato aUe stampe, ma in parte massima de-
riva da un debito fluttuante formato nel peggior modo, cioè da
986
cambiali a varie scaftaize, le qaàli al 31 dicembre 1858 a-
scendevaDO a L. 6,761,980. Oltre a ciò la finanza ha un de-
bito ingente con la cassa de' risparmj. Di questi debiti si
poteva in altri tempi differire il pagamento: ora bisogna ef-
fettuarlo subito.
Nel bilancio vecchio le spese della milizia non erano com-
prese che per l'assegnamento ordinario. Il bilancio nuovo,
facendo il calcolo del più ristretto assegnamento straordinario ,
presagisce un maggiore disavanzo.
Per far fronte a questi impegni non si può ricorrere che
al credito. La difficoltà di un imprestito che potesse fornire
i fondi a tutto il 1860 non nasce tanto dalle angustie finan-
ziarie dell'Europa quanto dalla ristrettezza del tempo. Bisogna
cominciare dal guadagnare tempo per provvedere danaro. Né
guadagnar tempo si poteva che con parziali provvedimenti, i
quali saranno paratamente esposti dal rapporto speciale del
ministro delle finanze. 11 più grande e il più felice fu tro^
vato quello delle cedole communali. Bisognava creare un ti-
tolo superiore ad ogni eccezione, spendibile in Toscana, e spen-
dibile immediatamente. Il frutto doveva regolarsi non sui pre-
stiti a lunga scadenza, o non rimborsabili; bensì su quelli
a scadenza breve, ed avuto riguardo alle condizioni dell'at-
tuale mercato. Le cedole communali, quali furono divisate,
erano il titolo migliore, poste le presenti condizioni. Il rima-*
nente sarà fornito da nuovo prestito, e, se la Provvidenza
prosegue ad ajutare l' Italia, abbiamo ragione di sperare che
riusciremo. Allora tutte le difficoltà saranno vinte: e, rista^
bilìta la pace e costituita la nazione libera, non vi sarà un
debito impossibile a sopportare e ad essere estinto in tempo
non lungo.
Per questi brevi cenni il ministero si confida aver dimo-
strato, che non gli mancò l'animo per sostenere il grave inca-
ricO) finche la Consulta non venisse a crescergli le forze con
ÀreMvio, eec, 49
398
r appoggio della sua sa^ezza e del sao affetto alla caasa
nazionale.
RlCASOLl — RlDOLFÌ — POGGI — BUSACCA — SaLVAGNOU
De Caverò.
DISPACCIO di lord Jolrn RnMell tndirlnato m Ur*
Blooinfleld ministro d'Inghilterra alia Carte di
' Berlino.
Foreign-Offlce, 7 loglio 1859.
Il conte di Bernstorff m'ha letto due dispacci del barone
di Schleinitz, nno dei quali con questa indicazione « di somma
confidenza » riguardo allo stato attuale degli affari, e della
politica che la Prussia, unitamente all' Inghilterra ed alla Rus-
sia, desidera di seguitare, riguardo alla guerra d'Italia, ed
alle sue conseguenze. Questi dispacci sono in data 24 e 27
giugno.
Il barone di Schleìnitz, nel primo di questi dispacci, fa
allusione allo stato degli affari che hanno impanato la Prus-
sia a mobilizzare una parte della sua armata. Non è sola-
mente, die' egli, l'agitazióne della Germania, cagionata dal
progresso della guerra verso le sue frontiere, che rese neces-
sarii armamenti proporzionati a quello de' suoi vicini, ma la
Prussia ha creduto suo dovere di mettersi in grado di com-
battere il progresso degli avvenimenti, che potrebbero ten-
dere alla modificazione dell'equilibrio del potere europeo^ in*
debolendo un impero €ol quale la Prussia è c(mfedm*ata, e
toccando le basì dei diritti europei registrati negli atti sottoscritti
dalla Prussia medesima.
Il barone dì Schleinitz fa tutlavolta osservare, che la po-
sizione adottala dalia Prussia non pregiudica punto la que-
stione italiana, tuttoché gì' interessi della Prussia e della Ger-
387
«mania impongano il dorere al prìncipe reggente d'osare del-
l'influenza che dee esercitare, e d'impedirgli di sanzionare
prematuramente ddle modificazioni territoriali che colpisco-
no una nazione formante una parte essenziale della grande
famiglia europea. Ma la Prussia desidera agire, come fece
precedentemente, di concerto con l'Inghilterra e la Russia, per
riaprire negoziati nell' interesse della pace. Il conte fiernstorflf
ba in conseguenza l'ordine di concertarsi coi governò della
r^ina sul modo di pervenire a questo risultato, di. mettere
in tal guisa un termine aireffosioDe del sangue e di ridO'-
nare all'Europa la calma che ricbiedono i suoi morali e ma-
teriali interessi.
Il barone di Schleinitz fa osservare, che quantunque la
Prussia abbia lamentata la decisione dell'Austria di ricorrere
alle estremità, tuttavolta, né l'Europa in generale, né la
Germania in particolare, possono scorgere con indifferenza
tutto quello che tenderebbe ad indebolire l'Austria. Egli è
ben lungi dall' illudersi sulle difficoltà prov^ien ti dagli -av*
venimenti della guerra, e pensa che una riforma considere-
vole sarà necessaria nell'amministrazione degli affari del nord
e del centro d'Italia, e cfa« sarà cotesto un modo più sicuro
di governare pacificamente quelle Provincie, che non l'uso dei
mezzi militari dell' Austra. Egli opina eziandio che i trattati
che obligano l'Austria ad esercitare una specie di protetto-
rato su certi Stati italiani potrebbero esser surrogati da un
sistema migliore.
In tal guisa la Prussia non pensa già dr ristabiUre un an-
tico stato di cose, che al giorno d'oggi pub essere riguardato
quale una impossibilità; ma essa coglierà inoltre con solle*
dtudine qualunque proposta che avesse per oggetto la rior-
ganizzazione d'Italia, la quale, nd riconoscere i diritti del-
l'Austria, facesse diritto ai voti legittimi della popolasione
italiana, basandosi sui principi! liberali. La Prussia pensa ìn^
oltre essere in diritto di prender nota della dichiarazicup^
esplicita dell'imperatore, ch'egli non ambisce né conqutejte
388
/
ne ingrandimento territoriale ; questa parrebbe a) barone A
Schleinilz essere un pegno della possibilità d'arrivare ad un
commune accordo con l'Inghilterra e la Russia nella via da se-
guire*
Si prega il conte di Bemstorff di domandare quali sono
le viste del governo della regina a questo riguardo, e il di-
spaccio termina colla raccomandazione di non trascurare oo»
casione alcuna di mettere inanzi una mediazione commune.
Il dii^ccio del 27 giugno accusa ricenrimento della communir
cazione che col mio dispaccio del 22, io vi pregava di fase
al barone di Schleinitz; essa si riferisce al precedente di-
spaccio del 24 perche scritto prima di questa communicazione,
per far craoseere le viste che il governo prussiano desitera
di porre in esecuzione.
Assicura il conte Bemstorff che questa communicazione sa*
nVbe attentamente esaminata dal governo di S. M., ma non
desiderava dapprhna richiederla della significazione completa
di queste parole e arrestare l' effusione del sangue > e una
< mediazione in commune » . Io domandai, nel caso die le pro-
poste dell'Inghilterra e 'della Prussia riunite, ed anche che
la Russia sì unisse ad esse, fossero respinte, se queste Po-
tenze impiegherebbero la forza.
S. E. rispose che non aveva su questo punto spì^azioni
a communicare; che la Prussia non poteva proporre all'Au-
stria alcun abbandóno di territorio, ma solamente riforme e
cangiamenti nella maniera d'amministrare. Essa nullameno
desiderava da me una risposta immediata; e gli dissi che
essendo pendente la discussione del gabinetto, io non poteva
che esprimere T opinione, die non era ancóra giunto il tempo
opportuno da fare ai belligeranti una proposta qualunque.
Tale essendo lo stato ddla OotXb di Prussia, io debbo de*
siderare che voi vogliate esprimere al barone di Schleinitz
i ringraziamenti del governo di S. M. per i suoi sensi ami-
dievoli e lo zelo per il benessere degli Stati dell'Europa che
ìsfiiò questa proposta. Gli sforzi tentati da una Potenza eoa
38e
ilhiininata eome la Prassia, per mtabiiire la paee sol con-
Unente europeo, saranno sempre convenientemente apprezzati
da S. M.
Il governo di S. M. è pronto a dichiarare ch'esso scorgerà
con gioja il momento nel quale possa essere accettata un'e-
qua proposta d'armistizio e di negoziati. Ma il governo di
S. M. si crede in buona fede tenuto ad andar più lungi e
accogliere la proposta della Prussia con eguale franchezza.
Egli pensa che, nello stato attuale degli affari in Italia, non
possa ripromettere la cessazione di questa guerra, senza una
cessione da parte dell'Austria.
L'imperatore dei francesi non si è contentato di respìn-
gere l'invasione austriaca dal territorio del suo alleato; egli
ha dichiarato essere sua intenzione di liberare l'Italia dalle
Alpi air Adriatico. Questo proclama è stato accolto con tra-
sporto nel nord e nei centro d'Italia, ovunque le truppe
austriache esercitavano un potere (pressore.
Milano e tutta la Lombardia, Parma, Modena e la Toscana
hanno vivamente proclamata la loro partecipazione alla guerra
cui esse erano in tal guisa invitate. Ora, non abbiamo mo-
tivi per supporre che l'imperatore d'Austria sia disposto a ce-
dere le sue possessioni ereditarie ad alcun altro sovrano.
Tale è la difficoltà della crisi attuale dell'Europa.
La grande ed antica monarchia dell'Austria può essere lenta
a riconoscere che nessuna disfatta è irreparabile, a confer-
mare con un trattato il successo d'una insurrezione popolare
contro il suo dominio. Tuttavolta, dopo gli avvenimenti ch'eb-
bero luogo dopo la dichiarazione di guerra, non dee aspet-
tarsi che un trattato ottenuto da tutte le forze della Germa^
nia, e che ristabilisca la supremazia dell'Austria in Italia,
abbia ki sé elementi di durata e di sicurezza.
Il principe r^gente di Prussia riguarda om inquietudine
il mantralmento dell' equilibrio delle Potenze m Europa. Esa-
miniamo tale questione; Il bilanciarsi dei poteri in Europa si-
gnifica, col fatto, l'indipendenza di tutti i suoi diversi Stati. La
390
^repond^anza d'una Potenza qualunque minaoòa tetruggpre
questa indipendenza. Ma l' imperatore Napoleone, col suo pro-
clama di Milano, ha dichiaralo, come conseguentemente fece
osservare il barone di Schleinitz, che in questa guerra non
va in cerca di conquista, di ingrandimento territoriale. Indi
potrebbe essere prematuro forse il discutere se il re di Sar-
degna dovrà regnare nella Lombardia, Parma, Modena e la
Toscana, o se dovranno essere mantenuti o creati diversi
Stati indipendenti dell'Italia del nord.
11 governo di S. M. è fermamente convinto che un'Italia
ove il popolo si comporrebbe di cittadini liberi d'un grande
paese, forliflcherebbe e confermerebbe l'equilibrio europeo.
L'indipendenza degli Stati non è giammai cosi sicura come
allorquando^ l'autorità sovrana è appoggiata dall'attaccamento
pel popolo.
Un sovrano sostenuto dalla forza delle armi alla testa di
un popolo^senza affezione alcuna in lui, è un eterno oggetto
d'attacchi dalla parte dei vicini ambiziosi; e l'elemento di
potere basato sopra elementi altrettanto discordanti, non offre
che equilibrio mal fermo. — Se l'Italia potesse essere gover-
nata da sovrani 4che avessero l'affezione dei loro popoli, essa,
con i suoi 25 millioni d'abitanti, colle sue ricchezze naturali
e l'antica sua civilizzazione, sarebbe, come avvisa il governo
della regina, una parte preziosa della famiglia europea. Ag-
giungo ancóra, che ogni organizzazione d'ItaJìa, agli occhi del
governo della regina , sarebbe incompleta, se questa non co-
minciasse da una riforma permanente nell'amministrazione
degli Stati della Chiesa. Le nostre viste ^ riguardo ai difetti
del governo pontificio, sono state sottomesse al governo del-
l'imperatore dei francesi.
Il governo di S. M., essendo dell'avviso qui sovra esposto,
suir attuale stato degli affari, si oppone a qualunque inter-
posizione che fin da principio sarebbe o potrebbe essere senza
fratto, 0 condurre ad avere un'organizzazione parziale e senza
sicurezza.
301
La regina ha fatto tutti gli sforzi possìbili, in maniera
compatibile colla pace, per mantenere la fede dei trattati.
Air ultimo momento, l'Austria, con atto della maggiore im-
prudenza, ha cominciato la guerra ed invaso il Piemonte:
da questo istante tulio è stato cambiato: l'Austria ha oltre-
passate le frontiere che erano state tracciate nei trattati del
18(5: per cons^uenza, questi trattati non potevano più es-
sere riguardati dalla Francia e dalla Sardegna come obli-
gatorìi: F Italia è stata provocata alla guerra, ed essa ha par-
tecipato alla lotta.
In queste circostanze, il governo della regina è obligato
di esaminare con più larghezza di vedute tutto il teatro della
guerra; egli sarà lieto di concertarsi colla Prussia in tutte
le occasioni ove una delle due Potenze sia d'avviso che una
strada che conduce alla pace possa esser fatta con succes-
so. È parimente lieto il governo di vedere che quello di
Berlino non partecipa alla violenta eccitazione, che recente-
mente si è manifestata in alcune parli dell'Alemagna, e che,
dirigendo gli affari della Confederazione germanica, sia ani-
mato da una sollecitudine illuminata pei più cari interessi
della Confederazione europea.
John Russell.
8 Luglio. — Sospensione éParmi sottoscritta a YiUafranea fra il ma-
resciallo Vaillant per l'imperatore Napoleone ed il generale di
cavalleria Hess per l'imperatore d'Austria. — L'armistizio ces-
serà il 15 agostOy giorno in cui cade la festa onomastica di Na-
poleone. —
CON% ENZIOME d'armistizio eonchiusa a Villa-
franca, TS In^^llo 1959.
Art. 1.*^ Vi sarà sospensione d'armi tra gli eserciti alleati
di S. M. il re di Sardegna e di S. M. l'imperatore dei fran-
cesi da una parte, e gli eserciti di S. M. l'imperatore d'Au-
stria dall'altra.
392
Art. 2.^ Qaesta sospensione d'anni dorerà dal giorno d'oggi
sino al 15 d'agosto senza denuncia. In eons^guenza di ciò
le ostilità, se sarà il caso, ricomincerebbero, senza preventivo
avviso, il 16 a mezzodì.
Art. 3.^ Tostochè le stipulazioni di questa sospensione d' armi
saranno state stabilite e sottoscritte, le ostilità cesseranno
sopra tutta l'estensione del teatro della guerra, si per terra,
che per mare.
Art. 4."" Gli eserciti rispettivi osserveranno strettamente le
linee di delimitazione seguenti, le quali furono definite per
tutta la durata delia sospensione d'armi. Lo spazio cbe se-
para le due linee di delimitazione è dichiarato neutro, di ma*
niera che sarà interdetto alle truppe delle due armate. Dove
un villaggio sarà attraversato dal limite, Y insieme di questo
villaggio sarà a profitto delle truppe che l'occupano.
I confini del Tirolo lungo lo Stelvio ed il Tonale formano
una delimitazione commune alle armate belligeranti.
La linea di delimitazione La linea di delimitazione
franco-sarda parte dal confine austriaca si stenderà dal con-
del Tirolo, passa per Bagolino,
Lavenone ed Idro, attraversa
la cresta, che disgiunge la valle
Degagna dalla valle di Tosco-
lano e termina a Maderno sulla
riva occidentale del lago di
Garda.
Le truppe piemontesi stan-
ziate nei luoghi di Rocca d'Anfo
terranno le posizioni che oc-
cupano di presente.
Fra la riva orientale del lago
di Garda e l'Adige vi sarà una
linea di delimitazione tracciata
al sud di Lazise, da Vàllona
per Saline fino a Pastrengo;
fine del Tirolo presso al ponte
del Gaffaro, sino a Rocca d*Anfo,
ove le truppe terranno le po-
sizioni che occupano di pre-
sente, e comprenderà la strada
che communica con questi due
punti. Poi, distaccandosi dalla
punta nord-est del lago d' Idro,
la linea di delimitazione au-
striaca seguirà il confine del
Tu-olo e il ruscello detto To-
scolano fino al luogo dell' i-
stesso nome posto sopra le
rive del Iago di Garda.
La strada che conduce da
Lazise a Ponton servirà dì de-
qaesta linea segnerà il limite
delle posizioni franco-sarde.
s»
limitazione alle troppe austria-
che tra la riva orientale del lago
di Garda e l' Adige. I battelli
della flottiglia austrìaca del
lago di Garda communicberan-
DO liberamente tra Riva e Pe-
schiera: tuttavia, nella parte
meridionale del lago, al di-
sotto di Maderno e di Lazzise,
non potranno toccare che Pe-
schiera, e in questa parte di
corso eviteranno di allontanarsi
dalla costa orientale.
Appoggiandosi sopra T Adi-
ge a Bussolengo, la linea di de-
limitazione austriaca si diri-
gerà poscia sopra Mantova per
Dossobono, Isolalta, Nogarole,
Bagnolo, Ganedole e Drasso.
Villafrancs^ e tutto il terreno compreso fra le due linee di
delimitazione sono dichiarati neutri.
Da Pastrengo la linea di de-
limitazione franco-sarda s^ui-
rà la strada che mena a Som-
macampagna, e di là passerà
per Pozzo Moretto, Prabiano,
QoadernieMassimbonàaGoito.
La linea di delimitazione au-
striaca si dirigerà da Mantova
^sopra Curtatone e Montanara
e poi lungo l'Avalli a Boq[o-
forte.
A partire da Goito la linea
di delimitazione franco-sarda
rimanendo sempre sulla riva
destra del Mincio, passerà per
Rivalta, Castelluccbio, Gab-
biana, Cesoie e toccherà il Po
a Scorzatolo.
Al disotto di Borgoforte il Po forma una linea di delimi-
tazione naturale tra le armate belligeranti fino a Ficcarolo e
di là fino alla sua imboccatura a Porto di Garo.
Al di là del Po la linea di delimitazione è naturalmente
tracciata dalle coste austriache dell'Adriatico, compresevi le
isole che ne dipendono e fino all'ultima punta meridionale
della Dahnazia.
ÀrthiPiOy écc. SO
im
OnWUam DÌEL «IORKO 4ÌS*ll.rÌMpeMtore IWap*-
leoBe IH.
▼aleggio. 10 iBglto I85t.
Soldati I
Venne conchiusa, il giorno 8 luglio, una sospensione d'armi
tra le parti belligeranti che durerà fino al 15 agosto.
Questa tregua vi permetterà di riposarvi dalle vostre glo-
riose fatiche e di attìngere nuove forze se vi sarà d'uopo dì
continuare un'opera cosi splendidamente inaugurata col vo-
stro coraggio e la vostra devozione.
Io torno a Parigi ; lascio per intanto a capo del mìo eser-
cito il maresciallo Vailiant.
Mi rivedrete fra voi per dividere i vostri pericoli.
NAPOLEONE.
PROCliAMA della Giante «entrale pi^iririaerla et
H^irerne.
Mognà, 11 taglio 1869.
Popoli di Bologna e delle Romagne unite t
I voti che i vostri deputati portavano ai piedi di Vittorio
Emanuele ora sono esauditi. Massimo D'Azeglio, eletto com-
missario straordinario di S. M. sarda per le Romagne, giunge
questa sera in Bologna. Uomo più leale, italiano più Ulustre,
pio generoso soldato della causa nazionale non poteva inviarci
il re galantuomo, il campione magnanimo della santa guerra
d'indipendenza.
Qual nome più glorioso e più caro a queste contrade di
Massimo D'Azeglio, che in tempi tristissimi dipingeva air Eu-
ropa commossa ed attonita i dolorosi casi di Romagna, e po«
scia, in mezzo alle file della romagnola gioventù, spargeva il
sangue suo sui Berìci colli?
107
E Massimo EfAzegfk) predilige le Romagne perchè terre
di robuste braccia, di petti gagliardi, con cui si formano I6
schiere de' soldati Titloriosi. I pochi dei nostri che combat-
terono a S. Martino si meritarono già gli encomj di Vittorio
Emanuele e del suo grande alleato; ed il commissario che
oggi ce li reca, ben s'imprometle da noi che saranno seme
a raddoppiare il nostro entusiasmo, a riempiere le file dei
combattenti. Oggi adunque accogliete rinviato illustre col giu-
bilo di popolo affettuoso e riconoscente, e domani rinnoviamo
più forti i vincoli già stretti seco lui col battesimo di sangue
versato a Vicenza.
Popoli delle provincie unite 1
Se vogliamo esseret liberi ed italiani anche noi insieme ai
nostri fratelli piemontesi, lombardi, toscani e veneti, il tempo
è questo. Pensiamo che l'Europa si apparecchia a farci i de-
stini che sapremo meritare.
Entusiasmo assennato, virilità di propositi, e numerosi sol-
dati Massimo D'Azeglio si ripromette da voi. E questa Giunta
. centrale dì governo è ben certa che Bologna e la Romagna
non saranno minori di se stesse, e non verranno meno al-
r aspettazione dell'Europa che attenta ci guarda.
La Giunta centrale provvisoria di governo.
GiOACH. Nap. Pepoli — Giov. Malvezzi — Ant. Montanari
Camillo Casarini — Luigi Tanari.
PROCLAMA deir intendente della provlnela di Bo-
log^a*
BoiOgQà, il loglio iS5»«
Cittadini t
I) grido di dimore di queste prcrvincie fu compreso dal
principe generoso, che, impugnate le armi a prò della patria^
acco(^ie ora i vostri voti, e c'invia una fra le più illustri
glorie d'Italia.
398
Massimo D'Azeglio sarà oggi fra noi; lo scrittore che in
eloquenti pagine svolava al mondo le miserie di questi popoli
infelicissimi; il soldato che combatteva da prode sui campi
di Vicenza fra i duci dell'animosa gioventù italiana.
Bolognesi t
Anche una volta udirete la voce di Colui che già iniziava
il nostro risorgimento. Raccogliendovi intorno a I.uì, voi lo
ajuterele, risoluti e concordi, a compiere, nei fatti e nelle re-
altà dell'avvenire, ciò che oggi è nel fondo di tutti i cuori,
nel sentimento e nelle aspirazioni di tutti.
La fede nuovissima di un principe magnanimo, il senno
e la virtù di un popolo così maturo nei consigli civili, come
forti nei campi di battaglia, renderà più agevole la via che
ci guida alla desiderata meta.
Bolognesi !
Salutale festosi l'arrivo dell'illustre rappresentante di Vii-
torio Emanuele. Salutatelo come l'alba di un giorno lunga-
mente sospirato. Voi lo seguirete fra i faustissimi della vostra
vita. Voi ne imprimerete la memoria nel cuore dei vostri
figli come quello in cui un popolo è risorto dalle sue ceneri.
L'intendente^ Annibale Ranuzzi.
PROCLAMA pablieato dal eav. Massimo D* Azeglio,
re^lo eommissarlo straordinario per le Romafpie.
Bologna, U luglio 1850.
Popoli delle Romagne!
La vittoria v'ebbe liberati appena dall'occupazione austri-
aca, e voi pronti sempre alla lotta ed al sacriflcio, non tar-
daste un momento ad offrire il vostro braccio all'Italia.
399
Il re Vittorio Emanuele, che, a fianco del nostro grande
alleato T imperatore dei francesi, combatte ora l'ultime batta-
glie dell'indipendenza, udiva la vostra voce, ed egli'mi^manda
suo commissario fra voi.
Io non vmgo a pregiudicare questioni politiche o di do-
minio intempestive; vengo a porre in opera in queste elette
Provincie il sapiente consiglio, non mai abbastanza ripetuto
e lodato, di Napoleone III : Fatevi oggi soldati se volete do-
mani diventar cittadini liberi ed indipendenti.
Le nazioni non si rigenerano nei canti e nelle allegrezze,
ma nei travagli e nei pericoli.
Volle Iddio che l'indipendenza e la libertà, supremi beni,
costassero all'uomo supremi sacrificii.
Io dunque non v'invito a pace ed a riposo, ma a guerra
e fatica. Non a gioie ne a feste, ma a sacrificii e patimenti.
Non vi porto licenza, ma ordine e disciplina.
Io non vengo nuovo tra voi.
Da un pezzo mi dolgo de' vostri mali ed ammiro la vostra
fermezza nel sofifrirli, la vostra costanza a mantener viva ne'
cuori la fede nell'avvenire del sangue latino. So bene che
a voi non si convengono lusinghe, ma virili e franche pa-
role, ed io franco vi parlo.
Se saprete obedire, saprete combattere e vincere. Se avrete
disciplina quanto avete coraggio, sarete fra i primi soldati
del mondo.
Ma la disciplina e l' ordine non possono metter radici dove
ardono le discordie.
Voi già le sapeste vincere ; più non esiste tracccia tra voi.
Lo sa r Italia e ne gode : re Vittorio Emanuele ve rie rin-
grazia.
Siano dunque bandite per sempre.
Iddìo fece l'uomo libero delle proprie opinioni, siano po-
litiche, siano religiose. Chi si volesse fare arbitro delle altrui
colla violenza, usurperebbe il più ricco dono fatto all'uomo
dal suo Creatore, imporrebbe la più abbietta delle schiavitù.
400
Oblio sulle amare memorie del passato. Datevi tutti la
^ mano come fratelli, e pensate che nel volersi far libera e di
propria ragione, tutta l'Italia è concorda in un sol volere.
Sia questa la vittoriosa risposta degli ilaliani all'antica ac-
cusa che li dichiara incapaci, perchè discordi, di divenire
popolo libero ed indipendente.
Concorrete. a smentirla, e mostrate die non siete, come
gridavano i vostri nemici, uomini insofferenti di legge e di
freno, ma insofferenti soltanto dell'ingiusto e vei^ognoso
giogo straniero.
Viva Vittorio Emanuele e f indipendmza italiana/
Massimo D'azbuo*
li luglio. — Ore 9 antim. Abboccamento a Villafranca dei due mo-
narchi^ l'imperatore Napoleone III e l'imperatore d'Austria
Francesco Giuseppe, affine di stabilire e sottoscrivere i pre-
liminari della pace.
ATTO del preliminari di paee «onchinftl m Yilla-
franea. (*)
Villafranca, 11 luglio 1859.
Fra S. M. l'imperatore d'Austria e S. M. l'imp^atore dei
francesi venne convenuto quanto segue : I due sovrani favo-
reggeranno la creazione d'una Confederazione italiana. Questa
Confederazione sarà sotto la presidenza onoraria del Santo
Padre. L'imperatore d'Austria cede all'imperatore dei francesi
i suoi diritti sulla Lombardia, ad eccezione delle fortezze di
Mantova e di Peschiera, di modo che il confine dei posse-
dimenti austriaci partirà dall' estremo raggio della fortezza di
Peschiera, e si stenderà in linea diritta lungo il Mincio sino
101
alle Grazie; di là a Scorzarolo e Luzana al Po, d'onde gli
attuali confini continueranno a formare i limiti dell' Austria.
L'imperatore dei francesi rimetterà il territorio ceduto al re
di Sardegna. La Venezia farà parte della Confederazione ita-
liana, rimanendo tuttavia sotto la coronst dell' imperator d'Au-
stria. Il granduca di Toscana e il duca di Modena rientrano
nei loro Stati, concedendo un'amnistia generale. I due Impe-
ratori domanderanno al Santo Padre d'introdurre ne' suoi Stati
riforme indispensabili. Amnistia piena ed intera è accordata
da ambe le parti alle persone compromesse in occasione degli
ultimi avvenimenti nei territori delle parti belligeranti.
IS luglio 1869. — La Consulta toscana^ nella seduta di questo giorno^
ha deliberato con voto unanime di unirsi al nuovo regno di casa
Savoja.
mSPACCM dU S. M. l'imperaioM ]IIa|H»le#ii«» lU.
a S. M. l'ÌMiper«irl«e.
Vaieggio, IS loglio 1859.
La pace è sottoscritta tra l'imperatore d'Austria e me.
Le basi della pace sono:
Formare una Confederazione italiana^ sotto la prei^denza
onoraria del Papa.
L'imperatore d'Austria cede subito i suoi diritti sulla Lotn^
bardia all'imperatore dei francesi, che li trasmette al re di
Sardegna.
L'imperatore d'Austria conserva il Veneto, ma esso farà
parte integrante della Confederazione.
Amnistia generale.
NAPOLEONE.
Archivio^ tH, il
40*
PROCEiAHA éì H. M. l'imperatore Napoleone 111 al
ooldatl.
Valegglo, IS luglio 185».
Soldati!
Le basi delia pace sono stabilite coli' imperatore d'Austria;
lo scopo principale della guerra è raggiunto. Per la prima vol-
ta ritalia sta per diventare una nazione. Una Confederazione di
tutti gli Stati d'Italia, sotto la presidenza d'onore del Santo
Padre, riunirà in un sol corpo i membri dì una medesima
famìglia. La Venezia rimane, è vero, sotto lo scettro dell'Au-
stria, ma sarà una provìncia italiana che formerà parte della
Confederazione.
La riunione della Lombardia al Piemonte, ci crea, da que-
sta parte dalle Alpi, un potente alleato che ci sarà debitore
della sua indipendenza. I governi rimasti fuori del movimento,
0 richiamati nei loro doroinj, comprenderanno la neeessità
di salutari riforme. Un'amnistia generale farà scomparire le
tracce delle civili discordie. L'Italia, signora omai delle sue
sorti, non avrà più che ad incolpare sé medesima, se non
avanza gradatamente nell'ordine e nella libertà.
Voi tornerete fra breve in Francia; la patria riconoscente
accoglierà con giubilo quei soldati, che levarono sì allo la
gloria delle nostre armi a Montebello, a Palestre, a Turbigo,
a Magenta, a Melegnano, a Solferino; che in due mesi hanno
affrancato Piemonte e Lombardia, e non Imnno fatto sosta,
se non perchè la lotta stava per pigliare proporzioni le quali
non corrispondevano più agl'interessi che la Francia aveva
in questa guerra formidabile.
Andate dunque superbi de' vostri lieti successi, superbi dei
risultati ottenuti, superbi sopratutto di essere i figli predi-
letti di quella Francia che sarà sempre la gran nazione, fin-
(03
che avrà un cuore per comprendere le nobili cause ed uo-
mini come voi per difenderle.
Dal qaartier generale imperiale.
NAPOLEONE.
»oo%ooo-
PROCLAMA di S. M. Il re TUtorlo Enaanuele alle
(ruppe.
Moniambano, IS loglio i8S9.
Soldati I
Dopo due mesi dì campagna noi giungevamo vittoriosi sulle
rive del Mincio. Le vostre armi, unite a quelle valorose dei
nostri alleati, hanno trionfato per ogni dove.
Il vostro coraggio, la vostra disciplina, la vostra perseve-
ranza, vi fecero ammirare da tutta T Europa. Il nome del
soldato italiano corre oggigiorno venerato sulle labra di tutti.
Io, che ebbi la gloria di comandarvi, ho potuto apprezzare
quanto di eroico e di sublime vi fosse nel vostro contegno
durante il periodo di questa guerra. Egli è inutile, o soldati,
che io ripeta che avete acquistato il più gran tiloto alla mia
riconoscenza e a quella della patria.
Soldati 1
Importanti affari di Stato mi chiamano alla capitale. Io af-
fido il comando dell'esercito al distinto e prode generale La-
marmora, che ha diviso con noi i pericoli e le glorie di questa
campagna. Ora vi annuncio la pace; ma se mai nell'avvenire
l'onore della patria nostra vi richiamasse alla pugna, voi mi
rivedrete alla vostra testa, sicuro che noi marceremo di bel
nuovo alla vittoria.
VITTORIO EMANUELE.
404
ORDINE DEL «lORIiO indUrlssato dall' imperatoM»
Franeeseo Giuseppe I all'armata.
Verona, iS luglio 1869.
Appoggiato al mio buon diritto, io sono sceso in campo
a propugnare la santità dei trattati, calcolando sull'entusiasmo
de' miei popoli, sul valore del mio esercito, sui naturali al-
leati dell'Austria.
Io trovai i miei popoli pronti ad ogni sacrificio. Sangui-
nosissime battaglie mostrarono nuovamente al mondo l'eroico
coraggio e lo sprezzo di morte ond'è animato il mio bravo
esercito, il quale, combattendo in minor numero, dopoché
migliaja di officiali e di soldati suggellarono fedelmente colla
morte il loro dovere, attende lieto, non affranto di forza e
dì coraggio, la continuazione della lotta. Privo di alleati, io
cedo soltanto agli sfavorevoli rapporti della politica, in con-
fronto dei quali è mio primo dovere il risparmiare a' miei
soldati ed a' miei popoli inutili sagriflcj di sostanze e di sangue.
Io conchiudo la pace sulla base della linea del Mincio.
Ringrazio di tutto cuore il mio esercito. Esso mi ha mostrato
di nuovo come, in future lotte, io possa fare illimitato asse-
gnamento sa di lui
Francesco Giuseppe.
IMITA IndUrlsaata dal governo pontlfleio al rappre-
oentantl delle Potesse eotere.
Roma, IS laglio 1859.
In mezzo ai timori ed alle apprensioni occasionate dall'at-
tuale guerra deplorabile, sembrava alla S. Sede di poter es-
sere tranquilla dopo le molte assicurazioni eh' essa aveva ri-
405
cevute, assicurazioni alle quali si era unita pur quella del
re dì Piemonte che, dietro consiglio dell' imperatore de' fran-
cesi, suo alleato, aveva riQutata la dittatura che gli era stata
offerta nelle provincie insorte degli Stati pontifici . Ma è do-
loroso il rimarcare che le cose ban tutt'altro corso, e che
si compiono sotto gli occhi del Santo Padre e del suo governo
dei fatti che rendono ogni giorno più inqualificabile la con-
dotta del gabinetto sardo verso la S. Sede, condotta che di-
mostra chiaramente ch'esso vuol rapire alla S. Sede una parte
integrante del suo dominio temporale.
Dopo la rivolta di Bologna, che S. S. ha di già deplorata
nella sua allocuzione del 30 giugno, quella città divenne il
convegno di una folla d' officiali piemontesi venuti di Toscana
e da Modena, nello scopo di preparare quartieri per le truppe
piemontesi. Da quei Stati esteri essi introdussero delle mi-
gliaja di fucili per armare gì' insorti ed i volontari, dei can-
noni per aumentare le turbolenze delle Provincie rivoltate e
rendere più audaci i perturbatori dell'ordine.
Un altro fatto che rende completamente illusorio il rifiuto
della dittatura, ha portato al colmo siffatta violazione flagrante
della neutralità, ed aggiunta un'attiva cooperazione per man-
tenere la sommossa negli Stati della Chiesa. La nomina del
marchese D'Azeglio in qualità di commissario straordinario
nelle Romagne (come risulta dal decreto di S. A. R. il prin*
cipe di Savoia, luogotenente generale di S. M. sarda, del 28
giugno, e dalla lettera del conte di Cavour, sotto la medesima
data), per dirigere il concorso delle Legazioni alla guerra e
sotto lo specioso pretesto d'impedure che il movimento nazio-
nale non produca alcun disordine, è una vera attribuzione
di funzioni, che lede i diritti del sovrano territoriale.
Le cose hanno camminato con una tale rapidità che le
truppe piemontesi sono di già entrate nel territorio pontificio
occupando Forte Urbano e Castelfranco dove arrivarono ber-
saglieri piemontesi ed una parte della brigata Real Navi. Tut-
tociò allo scopo di opporre, unitamente ai rivoltosi, una re-
406
sistenza energica alle truppe pontificie che sono spedite per
rivendicare il potere usurpato nelle provincìe ribelli, e creare
nuovi ostacoli air esecuzione di questo giusto disegno.
Infine, per completare l'usurpazione della sovranità legit-
tima, due officiali del genio, di cui uno piemontese, furono
mandati a Ferrara per minare e distruggere questa fortezza.
Cosi odiosi attentati, nella perpetrazione dei quali si ma-
nifesta una flagrante violazione del diritto delle genti da più
d'un punto di vista, non possono che riempiere dì amaritu-
dine r anima di Sua Santità, e cagionarle una viva e giusta
indignazione, aumentata ancóra dalla sorpresa del vedere che
tali enormità sono il fatto del governo d' un re catolico, che
aveva accettato il consiglio a lui dato dal suo augusto alleato
di rifiutare la dittatura che gli era stata offerta.
Tutte le misure prese per prevenire o diminuire questa
serie di mali essendo state vane, il Santo Padre, non dimen-
tico dei doveri che gì' incombono per la protezione de' suoi
Stati, e per Tinlegrìtà del dominio temporale della S. Sede,
essenzialmente connesso con l'indipendenza e il lìbero esercizio
del supremo pontificato, reclama e protesta contro le viola-
zioni e le usurpazioni commesse ad onta dell'accettazione
della neutralità, e vuole che la sua protesta sia communicata
a tutte le Potenze europee. Confidando nella giustizia che le
distingue, egli crede ch'esse vorranno prestargli il loro ap-
poggio, ch'esse non permetteranno il successo d'una viola-
zione cosi aperta del diritto delle genti e della sovranità del
Santo Padre, Egli spera che esse non esiteranno a cooperare
alla sua rivendicazione, ed a quest' affetto egli invoca la loro
assistenza e la loro protezione.
Il sottoscritto cardinale Segretario di Stato, conformemente
all'ordine pontificale, invia la presente Nota a Vostra Eccel-
lenza, colla preghiera di trasmetterla alla sua Corte, ecc.
Guc. Antonelli, card.
407
13 luglio 18S9. " Arrivo in Milano verso le ore 1 e Ifi pomerid. di
S. M. il re Vittorio Emanuele.
— Ritomo a Torino del conte Cavour^ proveniente dal quartiere ge-
nerale del re. — Tutti i ministri hanno rassegnata la loro dn
missione al luogotenente di S. M.
PROCLAMA di S. M. Il re WIttorlo Bmanneie II.
Milano, 18 iagUo 1859.
Popoli di Lombardia!
Il cielo ha benedetto le nostre armi. Gol possente ajuto
del magnanimo e valoroso nostro alleato, l'imperatore Na-
poleone, noi siamo giunli in pochi giorni dì vittoria in vit-
toria sulle rive del Mincio.
In oggi io ritorno fra voi per darvi il fausto annuncio che
Iddio ha esaudito i vostri voli. Un armistizio, seguilo da pre-
liminari di pace, assicura ai popoli di Lombardia la sua in-
dipendenza, secondo i desiderj da voi tante volte espressi. Voi
formerete d'ora inanzi cogli antichi nostri Stati una sola
rd)era famiglia.
Io prenderò a reggere le vostre sorti, e, sicuro di trovare-
in voi quel concorso di cui ha d'uopo il capo dello Slato
per creare una novella amministrazione, io vi dico: « Popoli
della Lombardia! Fidate nel vostro re; Egli provvederà a sta-
bilire sopra solide e imperiture basi la felicità delle nuove
contrade che il cielo ha affidato al suo governo > .
VITTORIO EMANUELE.
-fxr3«c32^:=r"7^^ — •
iOB
IliDIRIZZO del winiiieipio di JHilaiio, a S. M il re
Wiitorio Bmaiinele II.
Milano, i3 laglfo i859.
Sire \
A Voi, reduce dai gloriosi campi ove rifulse il valore Vo-
stro e dell'eroico Vostro esercito, il municipio esprìme i sensi
d'influita riconoscenza del popolo milanese per quanto ope-
raste a vantaggio della patria. La città partecipa al Vostro
dolore pel sangue sparso in guerra sì generosa, ma si con-
forta nel pensiero che ì sostenuti sacrifici valgono al Vostro
nome l'incancellabile simpatia di tutta Italia. Questo popolo
accolto nella famiglia dei sudditi, che da tanti secoli con
ammirabile costanza seguirono, o sire, l'augusta Vostra casa
nella varia fortuna, ambisce di dimostrare esso pure la sua
devozione al leale Vostro scettro, pronto sempre ad ogni
cimento quando la Vostra voce lo chiami a difesa del re e
di quella bandiera che levaste sì alto a simbolo della nazio-
nalità italiana.
// podestà
LUIGI BELGIOJOSO.
Gli assessori, Alberto De Herra - Francesco Margarita
Massimiliano De-Leva - Aotille Rougier - Fabio BcmErn
Cesare Giulini Della Porta - Alessandro Porro.
Guglielmo Silva, segretario.
-— ***AAAAAAAAAru>AA/v»— —
INDIRIZZO del g^enovesi a S. iW. il re Wiitorio E-
mannele II. {*)
GenoTa, 13 luglio 1859.
Nel profondo senso di disinganno e di costernazione che
n Qnest'indirlzio, coperto da circa ottomila firme, raccolte in un solo giorno, ta
pretentato la sera del iff luglio 1859 all'intendente generale d« una deputaiione
409
In tutto il paese produsse Firapreveduto annunzio d'una pace,
pur troppo diversa da quella ch'era diritto sperare, un dolce
conforto provarono gli animi tutti al pensiero, alla certezza
che quella pace non era opera Vostra; e che puro, inconta*
minato, glorioso restava il nome del primo soldato deir in-
dipendenza italiana.
La questione nazionale non è sciolta, ma non è tampoco
.annullala. Essa entra in una nuova fase, piena di gravis-
sime difficoltà e di supremi pericoli: nja quel re e quel po-
polo che hanno saputo reggere a dieci anni di lotta, e vin-
cere dapertutto ove T inganno e la fatalità non bastano ad
impedire al valore di vincere, sapranno pure trionfare degli
ostacoli che Y avvenire prepara. Non è con un tratto di penna
che si cancellano- i sentimenti di ventisei milUoni di cuori.
Ma se il paese è pronto, se tutte le forze vive della na-
zione sono disposte a grandi prove ed a grandi sacrìQcj, oc-
corre però che loro non venga meno, né si rallenti quella
forte e sapiente direzione che Vostra Maestà e il suo mini-
stero hanno finora prestato al popolare entusiasmo.
Tutti comprendiamo, o Sire, il Vostro soffrire. L'Italia, di
cui Voi sentiste il grido di dolore, sente ora tutta Tirresi-
stibile eloquenza del Vostro silenzio.
Ma appunto perchè soffrite con Lei e per Lei, l'Italia ha
fede in Voi e nel Vostro governo ; ed osa niandarvi una pa-
rola di consolazione, che sarà accolta — ne abbiamo speranza
— con gioja. da Voi.
Siate Voi benedetto, e benedetti siano quei prodi che ai
Vostri fianchi pugnarono per la più santa delle cause.
Se ora l'Italia piange, la sua indipendenza e la sua libertà
sono SI grandi beni, da meritare che, per conquistarli, molto
sangue e molte lagrime si spargano ancóra.
Finche Voi, Sire, sarete propugnatore dell' italiano riscatto,
breve ora dureranno l'abbattimento e lo sconforto; e, di sé
composta dei signori Coiarelo Michele, Cevatco G, B,, Doria PamfiU DomenieOf Mu$$&
•d Odiro Paolo,
ÀnkiviOj ecc. ft
secura, si sentirà capace la na^ùoqe di conseguire i più fau-
sti destini.
^-^
PROCLAiWit ai toseani del eoBuni^suvl^ •|«»||#«>4I-
nmrl^ del re littorio Pni^aa^l^ H»
Firenze, ia loglio 1859.
Toscani I
Le nnove di avvenimenti che troncano le più belle spe-
ranze addolorano tntt'i cuori. Il governo partecipa alia vostra
costernazione. Ma noi non dobbiamo abbandonarci a questa;
dobbiamo aspettare di avere notizia de' fatti non per anco co-
nosciuti ne' loro particolari ; dobbiamo stringerci insieme, per
mostrare con la nostra fermezza che siamo degni d'essere
cittadini d'una patria indipendente e libera. Finché ci rimanga
questa fermezza, non avremo perdute tutte le nostre speranze.
Già sono per partire i nostri inviati a Torino, all'oggetto
di sapere la vera condizione delle cose. Ora, anche la ma-
nifestazione del dolore non sarebbe che un aggravio del male.
Conserviamo l'ordine, eh' è più che mai necessario alla sal-
vezza della patria.
Domani si adunerà la Consulta: con essa il governo al-
zerà la voce della Toscana a Vittorio Emanuele, in cui ri-
posa ogni nostra fiducia.
La Toscana non sarà, contro il suo volere e i suoi diritti,
riposta sotto il giogo, nò sotto l'influsso austriaco.
fi commissario straordinario del re Vittorio Emanuele
durante la guerra d' indipendenza,
C. BONGOMPAGNU
/ ministri, Bettino Ricasoli - De-Cavero - Ridolfi - Pozzi
Raffaele Busacca - Salvagnou.
fi segretario generale del governo di Toscana
Celestino Bianciu.
411
14 luglio. — Aìk ore 5 e 1;2 pameridiane rientrava in Milano da
Porta Ori»ntale S, M. l'imperatore Napoleone IH.
— La Consulta di governo Toscana, composta di quaranta distinti per-
sonaggi , e radunatasi in questo giorno^ si dichiarò unanime
contro il ritomo della dominazione e della influenza austriaca.
(Y. la Dichiarazione segueote).
DlCHlAltAziOiVE della Consulta di governo io^
oeana.
Firenze, i4 loglio 1859.
La Consulta, udite le oommuaicazioni del governo, persuasa
che il ritorno della caduta dinastia, come qualunque altro as«
setto che fosse contrario al sentimento nazionale, sarebbe in*
compatibile col mantenimento dell'ordine in Toscaiia, e get-
terebbe in Italia il seme di nuovi sconvolgimenti, opina chd
il governo:
I.^ faccia i più premurosi officj presso S. M. Timperatore de'
francesi e si adoperi anche presso le altre grandi Potenze,
perchè, nel determinare le sorti di questa parte d'Italia, ^
abbia riguardo alla libera Dffótuifestazione de' suoi legittifni
voti;
IL^ perchè questi voti siano legalmente manifestati a silo
tempo da un'assemblea di rappresentanti del paese, che poniga
in esecuzione la legge elettorale del i848, ed ordini frattanto la
formazione delle liste elettorali;
IIl.^ si rivolga a S. M. il re Vittorio Emanuele perchè gli
piaccia conservare il protettorato della Toscana anche dopo
la conclusione della pace e fino all'ordinamento definitivo
del paese.
Deliberato ad unanimità di voti nell'adunanza di questo
giorno.
Per il Présidinte
Ubaldino Peruzzi, vicepresidente.
Il segretfifio, LBOPOLoa Galbotsi.
411
PROCEiAM.% del f^nffaloniere di Firense.
Firenze, li loglio 1850.
Abitanti di Firenze!
lo congiungo la mia voce a quella del governo per racco-
mandarvi, in questi momenti dì solenne aspettazione, la calma
e r unione, e per far appello alla vostra fede nella causa ita-
liana, e alla vostra confidenza nella lealtà di re Vittorio E-
manuele.
La città è stata jeri sera dolorosamente sorpresa al ricevi-
mento di notizie inattese. L'emozione che è scoppiata, i la-
menti che si sono manifestati testimoniamo altamente la ge-
nerosità dei vostri sentimenti, il vostro amore per l'Italia e
il vostro desiderio di veder compirsi i voti che voi avete da
lungo tempo formati.
La voce della ragione moderi le vostri inquietudini; mo-
stratevi all'altezza degli avvenimenti. Giammai non fu più
necessario d'essere uniti e di non avere che una volontà.
È dalla vostra saggezza e dalla vostra moderazione che di-
pendono i nostri destini. Sono la vostra devozione al re Vit^
torio Emanuele e la vostra confidenza in lui, che possono
assicurarvi il vantaggio d'essere liberati da una dinastia la
cai politica è inconciliabile coi sentimenti sacri che animano
ritalia.
Il gonfaloniere^ B. Bartolommh.
PROCIjAMA del ^vernaiore di Livorno.
LiTorno, li lagUo 1859.
Livornesi t
Il proclama del governo dice assai chiaro quanto impegno
egli adoperi perchè sia dignitosamente provveduto alle sorU
41S
della Toscana, — A questo scopo la Consulta è già adunata. —
Parte questa sera per Torino il segretario generale signor Ce-
lestino Bianchi incaricato di speciale missione.
Livornesi I
Resta ancóra molto a sperare, giacche il re Vittorio Ema-
nuele e l'imperatore Napoleone III promisero in faccia all'Eu*
ropa la indipendenza di tutta l' Italia. Quindi il paese ha il
più alto dovere di serbare il suo senno e le sue forze pel
nostro assetto definitivo. — Ogni atto, non che disordinato,
impaziente, sarebbe atto di pessimo cittadino nemico della
patria, ed il governo, quanto più sono gravi i momenti, tanto
Pjiù avrebbe il debito di allontanare il pericolo di qualsiasi
perturbazione.
Livornesi I io conto sopra di voi. — Voi darete il più splen-
dido esempio di un dignitoso contegno qual si addice a po-
polo di alti sensi e civile.
// governatore,
Teodoro Annibaldi Biscossi.
ir^i<UTHti,ft*»-
PROCLAMA della Glnnia provvisoria di g^overiio
nelle Romagne.
Bologna, i4 luglio 1859.
Cittadini di Bologna e delle Provincie unite I
Costretti gli austrìaci ad abbandonare la nostra città per
le vittorie delle armi alleate, i rappresentanti del governo pon-
tificio dovettero abdicare l'autorità dinanzi alle imponenti e
pacifiche dimostrazioni di tutto il paese. Gessato quindi di
fatto ogni governo, noi fummo dal municipio chiamati a man-
tenere l'ordine, ed a tutelare gl'interessi morali e materiali
di queste popolazioni.
Appéna assunto il potere, una voce concorde giungeva fino
414
a noi, quella del popolo che chiedeva risolutamente la ditta-
tura del re di Piemonte, nel doppio scopo di concorrere alla
guerra d'indipendenza, e di conquistare sui campi di Lom-
bardia il diritto di esprìmere liberamente il voto di essere
noi pure chiamali a salutare nostro re quegli che aveva per
undici anni di sventura custodito gelosamente il nostro vessillo.
L'esempio di Bologna veniva seguito. Le Romagne, poscia
le Marche facevano spontaneo atto di adesione a questa Giunta
ehe quindi si chiamò Giunta centrale, avendo assunto la dire-
zione delle Provincie unite.
Noi non esitammo: al re fu inviata una deputazione: a-
primmo volontarj arruolamenti: alla fede delle milizie citta-
dine affidammo la custodia della città; trovammo armi per
combattere. Ma in quel mentre che ogni nostro sforzo era
rivolto a cooperare alla guerra d'indipendenza, gli atroci casi
di Perugia, riprovati non solo dall'Italia, nfia da tutta Europa,
e la rioccupazione di alcune delle città pronunziate, ci co-
strinsero a provvedere altresì alla difesa delle provincie a noi
unite. Interpreti del publico voto e del publico sdegno, noi
offrimmo armi alla gioventù animosa, che, raccoltasi al nostro
invito in numerose schiere, mosse, sotto gli ordini del gene-
rale Roselli, per le Romagne a vendicare e difendere i nostri
fratelli.
Ma dalla vicina Toscana giungevano a noi foci fremeati di
sdegno dei volontarj romagnoli, che, raccolti colà sotto la
bandiera della indipendenza, imploravano, prima di raggiun-
gere l'armata in Lombardia, di difendere le jiroprie famiglie
rassicurandole dalla ivivasione di orde mercenade.
Ci rivolgemmo ài prode generale Mezzacapo, ed egli, liei
àuo patriolismo , Aon potè ricusarsi alla nòstra preghiera, tii
avendo da noi accettato il «oms^do delle nostre truppe, oggi
ottomila tnolonUrj, orgamizzatl, disciplinati, soùé a noi sicrifo
pegno dì vittoria.
Intanto il re di Piemonte accettava di orgftniEfeire le nostrtt
forze per la guerra e^ ài maiM»tìere tra noi l'ardine ^tlblito,
415
nominando a questo scopo commissario straordinario il cava-
liere Massimo D'Azeglio.
L' istoria prenderà atto della solenne dimostrazione con cui
Bologna accolse l'inviato del re, dimostrazione che fu ad un
tempo energica protesta contro il cessato governo e prova di
fiducia in Vittorio Emanuele.
La Giunta centrale, appena arrivato il commissario, consi-
derando compiuto il suo mandato, stimò d'interpretare il pu«
blìco voto, rassegnando nelle di lui mani la propria autorità,
essendo questo l'unico mezzo, in tali supremi momenti, di tu-
telare l'ordine publico, che è il primo bisogno della società.
E benché il signor commissario abbia repUcatamente dìciiia^
rato non essere autorizzato a questo, pure, costretto dall'evi-
dente urgenza della situazione, ha provvisoriamente accettato.
La Giunta abbandons^ quindi il governo, l'abbandona ram-
mentando al commissario l'incompatibilità del dominio tem-
porale dei papi colle tradizioni, colle abitudini, colle aspira-
zioni e colla civiltà di questi paesi, e al pari di noi racco*
manda le altre provincia dello Stato, che a noi fecero atto di
adesione, e le quali, conculcate d£^ forze mercenarie, hanno
Io stesso diritto con poi alla libertà ed ^la indipendenza.
Cittadini!
Noi vi iringrazìamo del concorso che ci avete prestato, della
fiducia che in no^ avete riposta, dell'ordine die avete man-
tenuto. Noi siamo lieti e superbi di potere contrapporre agli
eccidj di Perugia la generosa moderazione del nostro popolo.
DaUm rasidenia.
La Giunta centrala ^avvisoria di ;otvrfi«,
GioACH. Nap. Pepòw -r- Giov, Maì^v^zzi
Ant. Montanabi — Gamillo Casarini — Luigi Tanabi.
■ ••n»*'
4ift
mDIRIZZO dei po|»oll della VeneBla al eòoie di
Cavour (l).
14 lagUo 1859.
Eccellenza!
Fino dal 1848 il popolo della Venezia, a traverso dì gravi
patimenti, fece spontaneo atto di fusione col regno di Pie-
monte (2).
La mala ventura delle armi restrinse quell'atto ad un de-
siderio; ma questo desiderio crebbe e si infervorò maggior-
mente negli anni successivi, anni di tale pressura, da rendere
immortale tanto lavversione dei veneti contro il governo del-
l'Austria; quanto l'affetto loro verso il Piemonte.
Prova solenne di siffatta avversione sono le molte migliaja
di giovani d'ogni ordine che lasciarono famiglie ed agi per
prodigare la vita sui campi dì battaglia contro il nemico.
Prova di questa avversione sono la generosità e l'alacrità
di qu^^nti, non potendo cimentarsi nei di del pericolo, con
le offerte loro e coi rischi della propria vita agevolarono la
fuga ai valorosi che corsero a stringersi sotto la bandiera
del ré.
Prova di tale avversione si fu il prepotente fremito gene-
rale che qui l'altt-o jeri corse ogni vena al solo e più lon-
tano sospetto che ì preliminari di pace conducessero questi
(I) Questo indirizzo al conte di Cavour , quale presidente del Consiglio del ministri
di S. M., fu redatto da uomini onorandissimi delle diverse provint'ie venete, sùbito
dopo l'infaustissima notizia dei preliminari di Villafranca, e presentato al governo da-
nna commissione di veneti a ciò incaricati dai loro concittadini.
(9) Crediamo opportuno di qui riprodurre il sopracilato Atto di annesiione del Ve-
neto al Piemonte, compiuto nel luglio 18^8: m obbedendo alla suprema necessità che
M l'Italia intera sia liberala dallo straniero, ed all'intento principalmente di con ti-
M nuare la guerra della indipendenza colla maggiore efficacia possibile , come vene-
uziani, in nome e per l'interesse di questa provincia, e come italiani, per l'interessa
udì tutta la nazione, votiamo la immediala fusione della città e provincia di Vene-
MZia negli Stati sardi della Lombardia ed alle condizioni slesse della Lombardia, colla
« quale intendiamo in ogni caso di rimanere perpetnamento incorporati , seigaeDdoBa
H i destini politici unitamente alle altre provincle venete «••
417
popoli a dividersi dai fratelli dì Piemonte e di Lombardia,
ed a trascinarsi fra i già sperimentati stenti sotto il flagello
deirAustria, sia che il flagello venga maneggiato dall'intero
governo, o da sola una mano di quella dominante famiglia;
mano che, sotto ghirlande di rose, nasconde spine di trafit-
ture mortali , e che basterebbe a ledere la imperiale francese
promessa della italica indipendenza; perchè un vincolo qua-
lunque fra r Italia e la Casa d'Absburgo non sarebbe per
quella che vìncolo di servaggio.
Eccellenza ! I veneti si rivolgono a voi, e col mezzo vostro
al re loro (che tale lo possono chiamare inanzi agli uomini
e inanzi a Dio), nella certezza che, consapevoli entrambi di
quanto qui si spera e si anela, di quanto si fece e si fa, di
quanto si sofferse e si soffre, vorrete dare opera in questi
supremi momenti ad assicurar loro il conseguimento di un
desiderio e di un bisogno più che decenne; desiderio e bi-
sogno che si confonde con quello medesimo della vita, e la
cui sodisfazìone può sola guarentire la pace airintera Penìsola.
Il fuoco della rivoluzione, pur troppo sempre funesto ed
inutile spesso, cova in Italia, e sta per divampare in largo
incendio. Se cessò razione dell'armi che poteva rattenerne
la fiamma, uno solamente è il mezzo d'impedirne i danni,
eioè la giusta e santa vostra parola a propugnare la causa
di questo paese nelle politiche discussioni d' Europa che fra
poco decideranno delle sorti italiane.
Eccellenza t La patria nostra si affida tutta al patrocinio
del fedele ed intrepido nostro re, alla sapienza dei vostri
consigli, alla caldezza costante del vostro cuore, alla nota
potenza del vostro labro.
I Popoli i»slla Venezia.
copia conrorme riuselata dal soiloterltll :
Gio. Batista Giustiniani da Venezia. — Alberto Cavalletto da
Padova. — Sebastiano Teochio da Vicenza. — Prof. Giuseppe Cle-
menti da Verona. — Pbospero Antonini da Udine. — Guglulmo
nob. d'Onigo da Tr^»o.— Bernardo Bernardi da Rovigo.'-Àw^ Luigi
De'Steffani da Belluno.
Archivio, ec^. Il
418
Aggiungiamo al precedente indirizzo quesf altro privQ ii
data,
IIWDIRIZJEO preseniaio da ana «Icpatasione di ve-
neti agli ambaseiaiori d'Iniphilierra, di Raasia e
di Prussia residenti in Torino, e nel quale, in nome
e per incarico dei più onorandi e autorevoli cittadini delle Pro-
vincie venete, si reclatn» T indipendenza assoluU delle Venezie
dall'Austria.
Eccellenza I
All'udire i patti di Villafraoca, grida di dolore e di dispe-
r^mne pronjppero dai popoli della Venezia.
Grafi numero dì persone, cospicue per ingegno e per con-
dizione, e membri dì municipi, appena n'el)b|sro sentore, con
raro ardimento distesero e di là maiidarono un vigoroso ri-
diamo contro quei patti, incaricando poi di presentarlo al
governo sardo e ai ministri delie Potenze estere, qu^ resi-
depti, per invocarne rajuto e la protezioqe.
Eccellenza, noi ve lo presentiamo e ci permettiamp d| ag-
giungere alcune nostre parole.
Sarebbe lungo il tesservi la dolorosa storia deUe nostra
tristi vicende. Uditene un sunto:
La Venezia, per tredici secoli indipendente, fiaccola di ci-
viltà nelle tenebre del medio evo, maestra nelle arti e nelle
scienze; che promosse industrie e commerci e fu balijardo
contro r invasione e la barbarie ottomana, che per tanti anni
minacciò l'Europa; la Venezia, travolta nel turbine che in-
furiò sullo scorcio del secolo decirpottavo , fu ingiustamente
levala dal novero delle Potenze.
PjlQn ci fermiamo su quel luttuoso passato!
Il congresso di Vienna sconoscendo 1 meriti e i diritti di
^quella illustre republica, senza udirla e per la sola ragione
della forza, l2^ diede in balìa all'Austria.
E qui comincia la lunga serie delle prepotenze e dell' op-
pressione di cui fu vittima.
419
Un governo straniero, itnp()sto dalle baionette, inviso alla
popolazione, non poteva regnare che con la violenza e l'a-
stuzia, e violenza ed astuzia furono i soli mezzi del suo do^
minio.
Le tasse poste senza misura e a suo beneplacito; le fler*'
secuzioni è le calunnie agli uomini d'ingegno; i patiboli ef le
carceri a chi si lasciava sfuggire un detto di libertà e d'in-
dipendenza; ogni idustria e commercio intralciata o inter*
detta a profitto delle industrie e commerci delle altre parti
dell'impero; le scienze che più favoriscono la libertà, impà-'
stoiate, se non bandite; favorito Tozio ed il vizio; coscrizióni
annuali depauperanti la popolazione della gioventù più ro*>
busta, tolta alle arti, alle industrie, all'agricoltura e matìdftta
nelle più remote provìncie dell'impero per opprimere delle
altre nazionalità: ecco in pochi termini qual era il governo
austriaco.
Trentatrè anni di (Questo inìquo reggimento non valsero a
frenare e corrómpere un popolo integro e amante ddl' indi-
pendenza.
L'odio chiuso da principio ne' petti, cominciò a poco a poco
a divampare.
Fu represso , ma divampò di nuovo ; e col tempo mano
mano crescendo, si lete mcendio nel 4848, e di tal impeto
e vastità, ohe non potendo gli eserciti austriaci arrestarlo,
ripararono à salvamento nelle fortezze.
Liberi allora i veneti, per voto universale si unirono ai
fratelli di Lombardia e di Piemonte.
Intanto nuovi aiuti crebbero le forze agli a^istriaci, e gli
italiani, lasciati a se stes&i, impari di forze e nuovi in gran
parte all'arte militare, dovettero soccombere; ma caddero prò*»
testando con l'armi alla mano e col sangue.
Le resistenze di Udine, di Treviso^ del Cadore, di Vicenitt
e di Venezia, non vinta dal ferro e dal fuoco nemico, ma
dalla peste e dalla fame, resteranno luminosi esempi dell'a^
more dei veneti all' indipendenza e dell'odio loro invincibile
alla dominazione austriaca.
tao
L'Earopa assistè impassibile al nostro sacrificio, e tcìt»
credette alla nostra morte.
Veg^a adesso se si è ingannata!
Cademmo nel 1849, ma per risorgere e per ricominciare
la lotta.
Un bnitale governo militare, che per pia anni bistrattò le
nostre provtnde, volle soffocare il nostro amore d'indipen-
denza con quei snppUzj di Mantova, che fece kioFFidire Eu«^
ropa, e con le carceri di Josephstadt, popolate dai nostri pa-
trioti. Misfatti inutili f
Il sangue dei martiri e i patimenti dei carcerati davano
nuo\^ vita alla resistenza dei Veneti.
Vedendo die la crudeltà non giovava, si ricorse alle blan-^
dizie.
Axti vane \ Le blandizie furono dìsdegnosamente respinte.
Una voce frattanto risuonò da questo lato delle Alpi wi-
serkordiosa alle grida di dolore d^ Italia.
Quella voce, quale scintilla elettrica, si propagò e scosse
i petti della veneta gioventù, che numerosa ed eletta, abban-
donati gli agi e sfidando pericoli di viaggi lunghi ed alpe-
stri, qui accorse e indossò il sajo, e lieta si sobbarcò alla
dora vita del soldato.
Piò tardi un'altra voce risuonò da Francia, è disse di txh
ler rendere libera ^l'Italia dall'Alpi aW Adriatico. E nuova
veneta gioventù a quella voce accorse e s'arruolò nell'eser-
cito sardo.
Caldi d'amor patrio, fidenti nelle promesse, i giovani no-
stri fecero bella prova di sé nei campi di battaglia; e molti
a Palestre, a Ciomo, a Varese, a Rezzate, a San Martino in-
contrarono la morte da prodi, confortati negli estremi mo-
menti dalla speranza che la loro terra natale sarebbe an-^
ch'essa fatta libera. Oh delusione I
Il giogo antico è invece nuovamente calcato sul collo della
Venezia!
Ma non creda Europa che la Venezia vi si rassegni.
4U
Ora là la ferocia e il dispotismo militare insolentiscono più
che mai. Agli antichi oltraggi nuovi oltraggi si aggiungono:
le tasse si pongono non in ragione delle facoltà, ma in ra-
gione delle opinioni avverse al governo; si arrestano persone
onorandissime e senza processo di sorta si deportano a Jo-
sephstadl; donne d'illustri casali, agguantate da birri, di notte
tempo si traducono nelle fortezze e si assoggettano a giu-
dizi di Corti militari; le case s'invadono da turbe licenziose
e violenti di soldati, cacciandone ì padroni o relegandoli nelle
soffitte; si dà di piglio agli averi, via portando le granaglie
e i bestiami; dapperutto spavento e terrore.
Ecco, Eccellenza, lo stato delle nostre Provincie!
Tali nuovi fomiti alla giusta ira de' veneti, renderanno la
guerra ancóra più accanita col nostro nemico.
Oh si! la Venezia tornerà da capo, se l'Europa non le
viene in aiuto: tornerà da capo e, più fiera e indomita di
prima, durerà nella lotta finché non avrà l'indipendenza, ch'è
suo diritto e suo supremo bisogno.
Eccellenza, noi vi abbiamo descritte le sofferenze e detti
i propositi de' veneti. Ora permettete che vi diciamo una pa-
rola nell'interesse della pace e dell'equilibrio europeo.
Sono quarantacinque anni che l'Italia è in rivoluzione e
che minaccia di continuo la pace d'Europa.
Finche prevalsero le storte idee che dettarono i patti del
1815 e fondarono la santa alleanza, durò il vezzo di pren-
dersela coi popoli d' Italia che di quando in quando alzavano il
capo per dire le loro ragioni; e l'Austria ebbe l'assenso di
altre Potenze per ridurli, se fosse stato possibile, al silenzio
e alla quiete del sepolcro. Lo tentò invano.
l moti repressi in un luogo, scoppiavano in altri e poco
stante tornavano a rivivere là dov'erano stati repressi.
Queste inutili repressioni; la fortuna che un principe di
cara memoria, presa in mano la nostra causa, la propugnasse
con l'armi; la fortuna, ancóra maggiore, che il di lui figlio è
successore se ne facesse il difensore intrepido e costante ; la
4«
gelosia che finalmente destò in Europa la preponderanza so-
verchia che vi prese FAustrìa mediante i trattati segreti cogli
altri principi d'Italia e mediante il concordato con Roma;
Intto ciò fece pensare l'Europa a' casi nostri ed alla neces-
sità di togliere le cagioni per far cessare gli effetti.
Fu riconosciuta nell'Austria la vera causa del male; ed
una guerra fuintrapresa da Francia e Piemonte per cacciarla
d'Italia.
La guerra terminò con la pace inattesa dì Villafranca, che
confermò il dominio dell'Austria sulla Venezia e sulle for-
tezze lombarde; che pattuì il ritorno del duca di Modena e
del granduca di Toscana; e che forse lascerà che le lega-
zioni e il ducato di Parma siano ricondotti sotto 1 governi di
prima.
Ai mali d' Italia non si portò dunque rimedio: se ne man-
tennero le cagioni e si rinnoveranno gli effetti; e i patti di
Villafranca , se non saranno mutati , ecciteranno nuovi tor-
bidi e nuove guerre,
E r equilibrio europeo fu dalla pace ottenuto?
L'Austria rimasta padrona della Venezia e del qutórila-
tero, cogli influssi òhe le danno la forza di un vasto imperò
di cut è signora, e le parentele coi principi di Mddena e di
Toscana, e i diritti che vanta alla loro successione ; l'Austria,
col concordato che le fece Roma grata e devota, e col àuo
govèrno assoluto, modello e norma degli altri governi d'Ita-
lia, trantìe il Piemonte; TAuslria, diciamo, o rtaianga sola,
b sia confederata, conserverà sull'Italia quella preponderanza,
che fu cagione priucipale della guerra testé combattuta. Cosi,
se le cose rimanessero nei termini segnati a Villafranéa, le
sorti della Venezia sarebbero peggiorate, la pace piò Setìa-
men te -minacciate dalla rivdlùzione, e reqtìilibHo eufopeo al-
teralo in fevore dall'Austria. tJna sóla speraftia ti*altefrà an-
(Jòra la Venezia e le altre parli d'Italia dal rìcori-ete a*mètìa
estremi; là speranza dhe un congresso delle Potenze possa
fimediare alla pace disastrosa di Villafratica, dando àtìa Ve-
nezia la indipendenza assoluta dall'Austria.
)i;ccellenza , con qaesla speranza i qostri cou(;itt^ÌQÌ 4i-
sterro « mandarono T indirizzo che yi s^bbi^mp pr^eflitatQ;
e coq questa noi ci siamo a voi rivolti.
Or vi preghiamo che vogliate trasmetjlerlo con queste hqt
$tre parole a} vostro governo, il qual^^ m abbiamo fl4jiieìa,
y| darli ascolto per debito d'umanità, per osservanza ^l ^Ir
ritto, e p^er mantenere la pace e l'equilibrio leuriopeo.
Gradite, Eccellenza, i sensi del nostro ossequio.
Gio. Batista Giustiniani da Venezia. — Alberto Cavalletto da
Podova. — Sebastiano Tecghio da Vicenza, -r Prof. Giuseppe Cle-
V^nti da Verona. — Pbosperq Ai^tonvui da Vdins* ^ Guolibulo
nob. d'Onigo da Treviso. — BBaNAUPp Pebnarpi <1(^ Ronigo. n- 4f'
vocato Luigi De-Steffani da Belluno. — 4^vv. /^iovjvnni P»if()y49 ^
Vicenza,
PROTESTA degli eml|rr*tl wfnett wA ^opofP p^ pi
16 loglio 1859.
I veneti, cbe da parole e da fatti solenni tenevano an-
nunziata e già prossima la loro unione con altri popoli della
famiglia italiana, e ne avevano dimostrato il desiderio e il
diritto con gli osigli, di giorno in giorno moltiplicati, e con
lo spontaneo concorso alla guerra, spontaneo ma insieme
obedienti ad inviti autorevoli; i veneti si vedono ad un tratto
sul punto d'essere divisi fin da quella parte d'Italia a cui
1^ fuina del ÌQÌ4 li lasciava congiunti.
PotremiQO rammentare i titoli antichi : ma basti accennare
il consentimento di tutta l'Europa, e principi e popoli, e le
lodi d^PPlBrtuttQ profuse all'impresa di re Vittorio Emanuele
e (leir imperatore Napoleone III che legittimavano le spepanae
e le sancivano eoi suffragio universale della puMica coscienza.
I soscrirepti s'a^tai^ono dalla qq^pela, iohe non si addice
424
ne al deluso, ne al previdente; s'astengono dal corruccio,
che non s'addice a chi sente la dignità del proprio diritto;
ma poiché il privilegio dell' esigilo dà loro la facoltà e im-
pone il debito di parlare per quelli che sono costretti al si-
lenzio, eglino non potrebbero senza colpa dissimulare il loro
profondo rammarico. Si fanno interpreti del voto dei loro
concittadini, non solamente perchè ciascun d'essi ha operato
qualche cosa e sofferto, ma perchè ad essi ne viene il man-
dato dalla triste necessità e dall'evidenza dei fatti.
I veneti hanno già dimostralo, più chiaramente che mai,
con le resistenze e co' patimenti di oltre dieci anni, la loro
irrecusabile volontà; e, a confermarli in essa, sopraggiunsero
avvenimenti, che alla coscienza dei popoli e dei governi d'Eu-
ropa spettta ormai giudicare.
iSiffwmo le firme di tutta la prima e Meoanda emigrazione veneta,)
18 luglio. — Arrivo in Torino alle ore 5 ij2 pom. di S. M. tt re
Vittorio Emanuele insieme con S. M. l'imperatore Napoleone,
§mOEWUmXO dei niiiniciplo di Mllaiio a S. MI* riai-
peratope Napoleone EMM.
MiiaDO, 18 luglio 1859.
Sirei
Il popolo, che abbiamo Tenore di rappresentare, seguì com-
mosso il corso vittorioso dell'eroico esercito Vostro: esso pal-
pitò ai pericoli che Voi voleste affrontare creando fasti che
sono una nuova pagina gloriosa per la storia di Francia, e
che associano per noi ai sensi di ammirazione quelli di un'in-
cancellabile riconoscenza.
Il paese sottratto al giogo straniero saprà mostrarsi degno
di quel destino a cui la M. V. gli aperse la via, ed unito
2^1i avventurosi popoli della corona sabauda, sotto il regime
d' una libertà ordinata, attenderà ansioso il momento dì po-
ter mostrare con efficacia la sua gratitudine pei grandi sa-
criflcìi, che la generosa Francia ha sostenuti per lui.
Questo popolo vide al cimento quanto sia il Vostro affetto
per la nostra nazione. Che se gravi considerazioni politiche
arrestarono il volo dei Vostri trionfi, esso chinerà il capo
alla Vostra risoluzione, Adente sempre in colui che comprese
e propugnò la nobile causa italiana.
Sire, il magnanimo cuore ed il profondo senno politico
della M. V. ci stanno mallevadori che le sorti d' Italia con-
tinueranno ad essere oggetto delle alte Vostre sollecitudini,
<3 l'unione delle due bandiere affratellate sul campo sarà
pegno d'indissolubile affetto fra le due nazioni.
INDIRIZZO del mniilciplo dt Parma a S. M. Il ré
Viitorlo Bmannele II. (*)
Parma, 15 luglio 1869.
Maestà!
Nel momento supremo in cui si librano le sorti d'Italia,
i nostri cuori, che tanto hanno battuto per Voi nei rischi
delle battaglie, provano la necessità dì rinnovarvi la manife-
stazione de* sentimenti di gratitudine, d'ammirazione e d'a-
more.
Sire! noi siamo con Voi e per Voi, re nostro; lo saremo
(*) Questo indlrino venne dal podestà e dair anzianato di Parma presentato ao-
lednèmente al governatore, accompagnandolo con queste parole del podestà:
mU municipio mi Parma si reca a Voi, onde pregarvi di far penrènil« a S. 11.» It
nostro re, l'espressione dei leali sentimenti dì cui è animato questo popolo nella uni-
versale trepldaiione per gli eventi che si compiono inaspettatamente.
M II governo di S. M. può tenersi sicuro che niuno storio e sàgriQcio polrel^be Te-
nirci richiesto per la sacra causa italiana, da lui propugnata, che noi non fossimo
pronti ad a'flh)ntare volonterosamente m.
Àrehivio, U9, '^
.426
sempre colla stessa risolutezza e la stessa fldacia , superbi di
partecipare alla fortuna che Voi sublimate colle Vostre virtù.
Il municipio Vi fa per tutti queste solenni promesse che
vorrete accogliere e serbare nella grand' anima Vostra.
RISPOSTA del |^overna<ore di Parma conte Ole-
dato Palllerl airindirlsEZo del munlelplo parmense
al re littorio Emanuele.
Parma, 16 luglio 1869.
Signori !
I generosi e patrìotici sentimenti, che voi. rappresentanti
dì questa forte . città, mi avete esternati, avranno un' eco in
tutti i cuori italiani.
Non sono i sùbiti entusiasmi quelli che fanno un popolo
d^no di essere libero, sibbene la fermezza del volere e la
perduranza del proposito. Questa solenne manifestazione è
conferma di quanto per voi si esprimeva e si operava dal
primo giorno dell'italiano risorgimento, ed io ve ne ringrazio
fin d'ora a nome dì quel re, che, raccolta su un campo di
battaglia la paterna corona, non esitò un istante a perigliarla
un'altra volta per rivendicare la nazionale indipendenza.
A S. M. il re Vittorio Emanuele io rassegnerò senza ri-
tardo l'indirizzo con cui rinnovaste l'antico patto. Ed esso
verrà con amore accolto dal prìncipe leale e guerriero, perche
fra tutte le italiane Provincie queste mirabilmente risposero
alla sua chiamata.
I vostri figli accorsero numerosi, sfidando le ire delle in-
digene e delle straniere polizie, ad arruolarsi sotto l'italiano
vessillo. Non vi ha famiglia che non abbia alla gran patria
commune pagato il suo tributo, come lo pagaste Voi, o si-
gnor Podestà, il cui figlio combatte semplice gregario le bat-
taglie della nazionale indipendenza.
417
n voto di unione coi Piemonte, che nel libero esercìzio
degli imperscrittibili vostri diritti con unanime slancio espri-
meste, or sono undici anni, e che la brutal forza straniera
potè per qualche tempo frustrare, ma cancellare giammai.
Voi lo confermate quest'anno coir invio de' figli vostri nelle
file dell'italiano esercito, e venne a Palestro ed a Solferino
cementato da quei generosi che combattendo versarono il loro
sangue per la più giusta, come per la più santa delle caase«
La unione di queste piemontesi Provincie è un fatto su
cui nessun dubio può sollevarsi. Così, o signori, potessi io
del pari allegrarmi con altre Provincie che ad uguali prove
ed a non minori sacrifici si sottoposero ed a cui fu dato solo
intravedere il pieno compimento dei troppo legittimi loro votil.
Ma anche per queste, ora sopratutto che una nuova pagina
ancor venne lacerata degli infausti trattati del 1815, sorgerà
una volta l'alba di un giorno migliore, e noi tutti Raffret-
teremo frenandola coi virili propositi, con gli avveduti con-
sigli, con una forte moderazione.
Io confido, 0 signori, nel concorde appoggio vostro, in
quello della animosa guardia nazionale, che ormai per ordine,
disciplina e numero pare antica istituzione, infine nel buon
volere e nella cittadina virtù del popolo tutto.
Stiamo uniti : taccia ogni pensiero che di patria non sia :
i grandi sacriflzj non bastano a far risorgere una nazione:
sono pure necessarie concordia di voleri, fermezza di prin-
cipi, energia di azione, fede inconcussa nella sovranità pò*
polare, unica legittima fonte di ogni potere civile. Se mai da
qualsiasi parte o sotto qualsiasi bandiera sorgesse un grido
disunitore, soffochiamolo sotto l'unanime sforzo di un popolo
deciso a tutto, prima che sottostare ai mali dell'anarchia, o
ricadere sotto la verga di un governo contro il quale ricla-
mano le conculcate ragioni della dignità umana.
CIRCOLARE diTCttaai prefetti dal ministro dell'In,
temo dl|Tooeana.
Firenze, 15 luglio 1659.
Gl'inviati toscani a Torino scrivono al governo toscano: « Se
la Toscana sa mantenersi nel suo buono e vero spirito ita-
liano, è sempre padrona de' suoi destini : e disponendo di se
italianamente, gioverà immensamente al compimento dei de-
stini d'Italia. »
Dopo questo annuncio, non rimangono che poche parole
ad aggiungere : che il paese si prepari a proclamare con di-
gnità e fermezza il suo voto italiano. Il governo, oggi come
sempre, si mostrerà all'altezza delle circostanze, aprirà al voto
nazionale del paese modi civili di manifestazione; combatterà
il disordine da qualunque parte esso venga, perchè il disor-
dine è il nemico di ogni buon pensiero e di ogni deliberazione
generosa e sensata, perchè il disordine uccide le forze vive
di un popolo e le rivolge a suo danno. Egli spera che le
autorità locali risponderanno alla fiducia del governo. Questo
annuncio può essere publicato.
// ministro delVintemo,
B. RlGASOLI.
HECRBTO del regio gavenko di Tooeana eon eni
viene attivata la le|rS^ elettorale del 9 maggio
ftS48u
Plrenw, 15 luglio 1859.
Il governo di Toscana considerando che fra i pareri dati
dalla Consulta al governo avvi pur quello che debbasi atti-
vare la legge elettorale del 13 maggio 1848, procedendo
alia formazione immediata delle liste elettorali;
4»
Considerando che tale parere ha per iscopo di provvedere il
paese di un'assemblea di rappresentanti, la quale possa e-
mettere un voto legittimo sulla sorte definitiva della To-
scana;
Considerando che le dichiarazioni fatte da Napoleone III,
e quelle emesse nel parlamento inglese dai ministri della
regina, assicurano che si terrà conto dei voti espressi nei
modi legittimi dagli italiani;
Considerando che a questo solo provvedimento non si ar-
resta il governo, il quale ha inviato e invierà rappresen-
tanti alle Corti d'Europa per far valere i bisogni e i diritti
della Toscana;
Considerando che tuttociò resterebbe inutile se non fosse
religiosamente conservato l'ordine publico, poiché qualun-
que siasi perturbamento scemerebbe l'importanza del volo
da emettersi, e ci toglierebbe l'assistenza, sia per parte del
re Vittorio Emanuele, il quale non mancherà di fare quanto
potrà in favore nostro, sia per parte degli altri potentati che
non possono vo^ec disgiungere l'assestamento dell'Italia dalla
pace europea;
Decreta:
Art. «.^ La legge elettorale del 3 maggio 1848 è appli-
cata per la elezione dei rappresentanti della Toscana che de-
vono emettere il voto sopra la sorte futura dello Stalo.
Art. 2.° I prefetti procederanno immediatamente ad ordi-
nare ai gcHifalonieri di formare senza ritardo le liste elet-
torali.
Art. 3.^ Un successivo decreto stabilirà tutto ciò che rir
guarda i termini e le norme per una sollecita formazione
delle liste elettorali.
430
Art, 4.^ Il ministro dell' interno è incaricato dell' esecuzione
del presente decreto.
/{ commissario straordinario^
C. BONCOMPAGNI.
V. Il ministro dell'interno^
B. RlGASOU.
V. Per l'appofiizione del sigillo
// ministro di giustizia e grazia,
(L. S.) E, Poggi.
DEEilBERAZIOKE del municipio di Lucca per l' an-
nessione imniediata della Toscana ag^ll Stati! di
re littorio Emanuele.
Lucca, 15 luglio 1859.
Il gonfaloniere della città e commune di Lucca, rende nota
al publìco la deliberazione emessa a pieni voti da questo ma-
gistrato civico nella straordinaria adunanza del li luglio cor-
rente.
Il magistrato, ecc., vista la deliberazione in data del 21 ca-
duto giugno, colla quale venne nominata una deputazione
air incarico di ricevere dai cittadini le firme esprimenti il voto
per l'immediata unione della Toscana al regno costituzionale
di S. M, il re Vittorio Emanuele li, e di sottoporre indi le
note relative alle ulteriori e definitive delìberazi«»ni del collegio;
Viste le note autentiche conlenenti le citate firme, e i re-
gistri dello spoglio fattone per ordine alfabetico dai deputati,
da cui risulta che la maggior parte delle firme stesse ap-
partengono alle classi più distinte per capacità, censo, com-
mercio ed industria;
Considerando che tale spontaneo e numeroso concorso di
soscrittori, mentre risponde in modo non equivoco all' appello
431
del magistrato , mentre consuona al voto già espresso da molti
fra i principali municìpii della Toscana, è al tempo stesso
un'assoluta e deQnitiva protesta contro il passato ordinamento
politico; è l'espressione solenne del desiderio di una patria
libera, grande, potente ; è un atto di gratitudine e di fiducia
verso queir unico monarca italiano, che ha fin qui rappresen-
tato i principii di liberjà, d'ordine e d'indipendenza;
Associandosi con intimo convincimento al voto de' suoi con-
cittadini.
Ha deliberato e delibera:
Il municipio di Lucca fa atto di piena adesione per l'im-
mediata unione della Toscana agli Stati italiani governati dal
re Vittorio Emanuele II.
Dal palazzo civico.
Prof. P. SlNlBALDI.
PROCEiAIMA del commissario straordinario delle
Romaf^ne.
Bologna, 15 luglio 1859.
La Giunta centrale provvìsoriist di governo, la quale aveva
SI genél-osamente assunto a reggere sin qui Bologna e le Pro-
vincie unite, ha stimato ora che necessità di ordine publico
la forzasse altresì a cessare dal suo officio e rimettere nelle
mie mani quel potere, del quale essa aveva cosi sapiente*
mente usato.
Costretto da una tale necessità di mantener l'ordine pu-
blico, ho dovuto provvisoriamente accettare questo potere, ed
ho stimato, sempre in via provvisoria, di nominare a gerente
la sezione
delle finanze: — Il signor marchese Gioachino Napo-
leone Pepoli;
432
degli affari intani e di publica Èicurezza: — Il si-
gnor prof, Antonio Montanari;
di grazia e giustizia: — Il signor avvocato Borsari;
dei lavori publici e del commercio: — Il signor conte
Ippolito Gamba;
dell'istruzione e beneficenza publica: — Il signor conte
Albicini;
della guerra: — Il signor Enrico Falicon.
Ciascuno di questi signori dovrà provvedere alla spedizione
degli affari ordinarj e regolari della sezione alla quale è no-
minato: gli affari più gravi e straordinarj dovranno discutersi
tra loro riuniti, e le decisioni saranno riportate al commis-
sario straordinario, onde provveda.
Si riconforti il publico. La pace non ha in nulla pr^u-
dicato le quistioni politiche di queste Provincie. Quanto a me.
Voi conoscete il mio carattere: sapete che siamo amici vec-
chi. Fin dove possono le mie forze, io le impiegherò tutte
a vostro vantaggio.
Màssimo D'àzeguo.
DECRETO del commissariato straordinario ^r le
Romafi^ne.
Bologna» 15 ItigHo 18W.
Un governo che voglia efficacemente tutelare e garantire
r ordine publico noi può che fondandosi suir opinione illu
minata del paese, e però circondandosi degli uomini più probi
J>iù intelligetìti e più interessati al manlehiitienlo dd
l'ordine stesso. Il commissario straordinario delle Rdthagiia
volendo, in coerenza di questi principii, procedere à quel
l'assettamento che meglio possa contribnire al mantenimento
di quest'ordine publico, ha dato disposizioni, pettohè fei prò-
va
ceda, nel più stretto tempo necessario, alla compilazione ()i
una legge elettorale per la formazione dei consigli muni-
cipali, dai quali dovranno, poi costituirsi i consoli provinciali,
e in fine una rappresentanza centrale, quando il tempo e le
assettate condizioni delle cose il consentiranno.
Ma volendo il commissario straordinario, per quanto è in
lui, circondarsi fin d'ora dei lumi di uomini che rappresen-
tino r opinione del paese, ha decretato la formasùone di un
Consiglio di stato, che si comporrà dei soggetti i quali sa^
ranno nominati nel foglio officiale.
Le attribuzioni di questo Corpo consultivo varranno de-
terminate da un decreto speciale.
MASSmO D'AZEGLIO.
18 Luglio. ~ Il cav. Massimo D' Azeglio parte da Bologna per To-
rùWj chiamatovi dal re, delegando nella sua assenza le proprie
attribuzioni al colonnello Enrico Falicon gerente la sezione della
guerra.
LETTERA autografa di Pio IX al oardInale|PatrÌsl,
vicario i^enerale di S. S.
Roma, 15 lafflio 1889.
Signor cardinale.
Tutto il mondo catolico conosce quali siano stati nella pre^
sente lotta in Italia i nostri sentimenti, i quali altro non eb-
bero in mira die il conseguimento della pace, ed a tal fine
abbiamo diretto a tulto l'episcopato le nostre lettere, le quali
lo invitavano a far publiche preghiere per ottenere dal Dio
della pace un tanto dono. Ora che questo dono è stato con-
seguito, incarichiamo lei, sig. cardinale, di avvertire i fedeli
di questa capitale del cristianesimo affinchè vogliano interve-
nire alle solenni azioni di grazia da offrirsi al Signore, per
essersi degnato di far cessare il più terribile di tutti i fla-
gelli, che è la guerra. Quali saranno per essere le conse-
guenze di questa pace. Noi le attendiamo con calma, e con-
fideremo sempre nella protezione che Dio si degnerà conce-
dere adesso e sempre ai suo Vicario, alla sua Glìiesa ed al
mantenimento dei diritti di ambidue. Intanto si seguiteranno
le solite preci dopo le messe private, sostituendo alla ora-
zione prò pace quella prò gratiarum actione.
Ringraziare Iddio per la pace ottenuta fra le due grandi
Potenze catoliche belligeranti è Nostro dovere; ma il segui-
tare la preghiera è un vero bisogno, giacché varie provinole
dello Stato della Chiesa sono ancóra in preda dei sovverti-
tori dell'ordine stabilito; ed è in queste Provincie stesse ove
in questi giorni da una usurpatrice straniera autorità si an-
nunzia < che Iddio fece l'uomo libero delle proprie opinioni,
sieno politiche, sieno religiose > , dimenticando così le autorità
stabilite da Dio sulla terra cui si deve obedienza e rispetto,
dimenticando del pari la immortalità dell'anima, la quale,
quando passa dal transitorio all'eterno, dovrà rendere conto
speciale anche delle sue opinioni religiose al Giudice onnipo-
tente, inesorabile; imparando allora, ma troppo tardi, che uno
è Dio, una è la fede, e che chiunque esce dall'arca dell'unità
sarà sommerso nel diluvio delle pene eteme.
È dunque evidente la necessità di proseguire la preghiera,
affinchè Iddio sì degni nella sua infinita misericordia di ri-
stabilire la rettitudine delia mente e del cuore in tutti quelli
che furono trascinati a fuorviare dal cammino della verità,
ed ottenere che piangano non sulle ims^inarìe e menzo-
gnere stragi di Perugia, ma sulle proprie colpe e sul pro-
prio accecamento. Questo accecamento ha spinto negli scorsi
giorni una turba di forsennati, per la maggior parte ebrei»
a cacciare con violenza qualche famìglia religiosa dal suo
sacro ritiro. Questo accecamento ha prodotto tanti altri mali
43S
che aflfUggODO e straziano il cuore. Ma la preghiera è più
potente dell' inferno , e qualunque cosa si domanderà a
Dio da qudli che sono congregati nel nome suo, sarà in-
fallibilmente ottenuta. E che cosa domanderemo? Che tutti
] nemici di Gesù Cristo, della sua Chiesa, di questa S. Sede
si convertano e vivano < convertantur et vivant, t
Riceva Tapostolica benedizione che di cuore le compartiamo.
Dal Vaticano.
Pios PP. IX.
MAMIFESTO
dell'imperaior d'AnstrU a'snol popoli.
Laxembnrg, iff luglio l8St.
Allorquando la misura delle concessioni compatibili colla
dignità della corona, coli' onore e col decoro del paese, è e<
saurita, allorquando tutti i tentativi per addivenire ad un pa-
cifico accordo hanno fallito, vien meno ogni libertà di elezione
fra due alternative, e ciò che è inevitabile diventa allora un
dovere.
Questo dovere mi aveva posto nella dura necessità di re-
clamare da' miei popoli nuovi e dolorosi sagriflcj, perch' io
potessi assumermi la difesa dei loro beni più sacri.
I mìei popoli corrisposero al mio appello: essi si strin-
sero coraggiosamente attorno al mio trono, sopportarono ogni
maniera di sagriflcj richiesti dalle circortanze, con una ab-
n^azione che meritossi tutta la mia riconoscenza, e che
avrebbe aumentato, se fosse stato possibile, la mia cosi viva
aflezione per essi. Tuttociò mi doveva ispirare la sicurezza
che la giusta causa, per la cui difesa la mia brava armata
volava ai campi di battaglia, avrebbe ottenuto piena vittoria.
Ma sventuratamente, il risultato non corrispose alla gene*
416
rale aspettativa: la sorte delle armi non ci arrise fatorevole.
Il valoroso esercito austriaco diede anche qaesta volta
prove così segnalate del sno eroismo e della sua tenacità, da
meritarsi T ammirazione di tutto il mondo e persino dei ne-
mici istessi ; cosicché, se io debbo gloriarmi d' essere il capo
d'una tale armala, la patria deve porgerle ringraziamenti per-
chè essa seppe cosi alto levare l'onore della bandiera au-
striaca, serbandolo intemerato.
Un altro fatto, che egualmente non potrebbesi recar in du-
bio, si è che i nostri avversar], malgrado le immense risorse
da lor preparate di lunga mano e con enormi sagriflcj, per
una guerra da molto tempo risoluta, poterono bensì riuscire
con vantaggio, ma non mai raggiungere una vittoria veramente
decisiva: mentrechè l'esercito austrìaco, animato pur sempre
da indomabile coraggio, occupava anche da ultimo tali posizioni,
nelle, quali poteva ancora aver fiducia di ritogliere ai nemico
i suoi primitivi successi.
Ma per arrivare a tanto, bisognavano certamente altri sa-
^iflcj non meno sanguinosi di quelli, a cui già avevaiDO
dovuto sottostare, e pei quali il mio cuore era profondamente
amareggiato di dolore.
In tali congiunture era mio dovere altresì di te&er serio
conto delle proposte di pace che frattanto mi venivano fotte.
Le dure prove che la continuazione della guerra avrebbe
imposte^ sarebbero state tanto più penose, in quanto che io
ero già stato costretto a domandare ai miei fedeli sudditi
ragguardevoli sagriflcj di danaro e di sangue. E il saccesso
sarebbe per me rimasto pur sempre incerto, massime- dopo
esssere stato cosi amaramente deluso nella speranza oh' io mi
avevo di non rimaner solo nella lotta, la quale non venne
intrapresa nel solo interesse del buon diritto drtl' Austria.
Sebbene la nostra giusta causa avesse destato nella mag-
gior parte d'Alemagna calde e commoventi simpatie, e non
menò in alcuni governi che nei popoli, tuttavia i naturali
noitri alleati $i rifiutarmo ostinatamente a ricomscere V alta
significanza della questione per cui si combatteva.
437.
L' Austria si trovava pertanto costretta ad affrontare da
sola avvenimenti, la cui gravità poteva aumentare ad ogni
istante.
Per conseguenza T onore dell'Austria essendo salvo mercè
dell'eroico coraggio spiegato dall'armata sui campi di batta-
glia, io dovetti risolvermi ad obedire alle considerazioni po-
litiche, a fare un sacrìflcio per ristabilire la pace, a dare il
mio consenso ai preliminari assegnati per la sua conclusione
finale; dopo però aver avuto certezza, mediante intelligenze
fatte direttamente coll'imperator de' francesi , e senza in-
tervento d'alcun terzo, che io otterrei in ogni caso, condi-
zioni più favorevoli di quelle, che mi avrei potuto aspettare dal-
l'immischiarsi nelle trattative delle tre grandi Potenze, che
non presero parte alcuna alla guerra.'
Sventuratamente fu necessità il dover dislaccare la maggior
parte della Lombardia dal resto dellimpero.
Devo però consolarmi nell'idea d'aver ridonato i beneflcj
della pace ai miei amati popoli. E questi beneflcj mi sono
doppiamente preziosi per ciò, che io potrò ormai consacrarmi
tranquillamente con tutta attenzione e sollecitudine a com-
piere la missione che mi sono imposta, quella, voglio dire,
di fondare su basi solide il benessere e la potenza dell'Au-
stria, animando il ben inteso sviluppo delle sue forze morali
e fisiche, con miglioramenti delle leggi e dell'amministra-
zione.
In questi ultimi tempi di prove e di sagrificj , i miei po-
poli mi hanno fedelmente sostenuto: ch'essi mi sorreggano
ben anche nell'opera di pace da me intrapresa, e m'aju*-
tino a condurre ad effetto le mie buone intenzioni.
Ebbi già occasione di attestare la mia riconoscenza alla mia
brava armata in uno speciale Ordine del giorno.
Ad essa rinnovo in oggi l'espressione di tali miei sentì-
Hienti, nell'atto di diriger la parola a' miei popoli, ai quali
porgo ringraziamenti, perchè mandarono i loro figli a com^
battere per Dio, per l'imperatore e per la patria. Ricordo
438
con dolore gli eroici compagni d'armi che caddero sui campi
di battaglia, per non rialzarsi mai più.
Francesco Giuseppe,
IMDIRIZZO degrll emiiri^ti veneti ai iiiiiaiie«i.
MilAOO, 16 taglio IS59.
Undici anni fa, dopo che con uno sforzo eroico di cinque
giornate scuoteste il giogo deirauslriaco, e, col solo ajuto del
valoroso re Carlo Alberto, lo ricacciaste oltre il Mincio, il go-
verno di Vienna vi offriva pace e libertà a condizione di po-
ter egli continuare a signoreggiar la Venezia Q.
Considerazioni di fredda politica, anche scevra da ogni idea
di egoismo, avrebbero potuto consigliarvi ad accettare; ma
voi, generosi, non ascoltaste che lo slancio del vostro cuore,
e piuttosto che vedere oppresse quelle Provincie alle quali
vi legavano communità d'interessi e di simpatie, rigettaste
la fratricida proposta, e vi assoggettaste a ricadere più tardi
sotto Tabborrito giogo straniero.
n H U maggio f 848, il barone Hnmmeiaaer, aatorìnatoTi dal barone miendoif, pre-
sidente del ministero imperlale ausirlaco, area sottoposto al gabinetto di Saint-Jamu
il seguente memorandum, come base della proposta mediazione:
M u Lombardia cesserà di appartenere all'Aiistrla. Essa sarà libera di rimanere in-
dipendente 0 di riunirsi a quell'altro Slato deir Italia che credesse dover scegliere. Essa
si addosserà una parte proporzionale del debito austriaco. Lo Stalo veneto resterà sotto
la sovranità dell'imperatore; avrà un'amministrazione separata, affatto nazionale,
diretta dai rappresentanti del pa«*se , senza V intervento del governo imperiale , •
rappresentata presso il governo centrale della monarchia da un ministro che dirige-
rebbe le sue relazioni con questo governo.
« L'amministraiione veneta avrebbe per presidente un arciduca vice-re, il quale
risiederebbe a Venezia in qualità di luogotenente dell'imperatore.
M Lo Stato veneto pagherebbe le sue proprie spese e contribuirebbe a quelle dell'Im-
peratore per SOO mila lire all'anno. Esso si assumerà per suo conto una parte del de-
bito nazionale. L armata veneta sarà tutta nazionale, ma sottoposte al ministro della
guerra, n
Queste condizioni, presentate al governo provvisorio di Milano ed al consiglio de
re, vennero rIOutate, dicendo che non si poteva far paee prima che tutta ItsJia non
ioiie sgombra d'austriaci.
439
Oggi una necessità misteriosa, che noi deploriamo senza
accusare, mette ad effetto questa dolorosa separazione; e mentre
la Lombardia ricupera la tanto sospirata libertà, e raggiunge
il più ardente de' suoi voti col formar parte degli Stati retti
da Vittorio Emanuele, la Venezia rimane inopinatamente sotto
lo scettro dell'Austria.
Ha voi non sentiste la gioja della vostra tanto desiata li-
berazione; ed il buUettino fatale che annunziava la conclu-
sione della pace, non ebbe che un' eco sola, un grido di la-
mento per la sorte dei veneti.
Fratelli! Quel grido scese come un conforto nei nostri cuori
straziati, fu la benedizione del caritatevole al condannato, fu
la speranza di un avvenire migliore, accertata dalla mani-
festazione di animi pietosi in pari tempo che forti.
La Venezia seppe e riconobbe il generoso vostro sacrificio
del i848.
. La Venezia saprà da noi la viva parte che prendeste alla
novella sua sciagura: e, se adesso non possiamo darvi che
poche parole di ringraziamento bagnate di amare lagrime,
possiamo però assicurarvi, che quando sorgerà anche pei ve-
neti un'era felice, e che, paghi i nostri voti, formeremo tutti
una sola famiglia sotto l'egida del glorioso re che sguainò
la spada per l' indipendenza di tutta Italia; sapremo provarvi
coi fatti, che i legami formati per tanti anni di communi sof-
ferenze sono ancor deboli in confronto di quelli stretti dal
vincolo della gratitudine e della riconoscenza per la pietà,
di cui, dimenticando le vostre gìoje, ci deste teste spontanea
ed universale testimonianza.
Gli emigrati veneti dimoranti in Milano.
(Seguono le firme.)
440
UWMRIZZO delle donne nii^enfssi al diUatore Fa*
. rlnl. O
Modeot, 46 iDglio i8S«.
Eccellenza I
La firma nostra non è accettata nelle sottoscrizioni aperte
dal patrìotico nostro municipio; pure, italiane al pari del no-
stri padri, fratelli, sposi e figli, sentiamo il bisogno di espri-
mere il nostro voto.
Cento indirizzi con migliaja di firme sono già stali pre-
sentati onde TE. V. possa far conoscere al re Vittorio che
la popolazione di questo paese intende confermare la dedi-
zione già fatta nel 1848 replicata pochi di fa.
Offrono gli uomini un voto al re galantuomo, pronti a so-
stenerio colle armi, coir ingegno, colla parola, col danaro per
difendere il loro diritto, il loro paese, il loro re; noi pure
offriamo ogni opera che la nostra debolezza non contrasti al
buon volere.
Saremo al bisogno forti e pie come le nostre sorelle di
Roma, di Milano, di Brescia. Anche una donna può essere
utile alla patria, o educatrice come la Ferrucci, o forte come
TAnitta del generale Garibaldi.
Se il governo austriaco ha punito, per politica a lui av-
versa, noi donne, e punito fino colle verghe, sotto un libero
governo avremo certo il diritto di dare un volo per T indi-
pendenza del nostro paese, per l'annessione al generoso Pie-
monte.
(Seguono 6064 Arme delle donne modenesi).
16 luglio. — Ritorno a Parigi dell'imperatore Napoleone III.
— Grande manifestazione popolare a Modena, a favore del re Vitto-
rio Emanuele^ e contro il ritorno del duca.
— V Austra domanda alla Dieta di ridurre i contingenti federali sul
piede di pace.
{*) A quest'indirlBO si sottoscrissero anche le donne sassolesi con 900 Armo.
441
Con decreto odierno del commissario straordinario per le Romagne^
si sciolgono i consigli e le magistrature communali nominate dei
cessato governo pontificio^ e si incaricano le intendenze o giunta
provinciali della nomina di commissioni municipali provvisorie
dei singoli communi.
ORDIME DBEi CllORMO del ppineipe veg^gente di
Prussia all'esercito prussiano.
Castello di Babelsberg, 16 luglio 1859.
Nel punto in cui scoppiò la guerra fra due grandi Poten-
ze nostre vicine, io ordinai che l'esercito fosse posto sul
piede di guerra, per sostenere la posizione della Prussia co-
me Potenza di primo ordine. Il pericolo che allora ci minac-
ciava è cessato. Mentre voi erevate ancóra in cammino per
recarvi alle posizioni destinatevi, le Potenze belligeranti sti-
pularono inprovvisamente la pace.
Il vostro avanzarvi ha manifestato la ferma risoluzione
di custodire intatti i nostri confini e quelli della Germania,
qualunque fosse stata la sorte delle armi. Voi avete risposto
alla sollecitudine ch'io mi attendevo da voi, conservando in
tutto una attitudine degna del nome prussiano. I vostri sa-
grificj personali furono grandi ; ve ne esprimo la mia piena
sodisfazione.
GUGUELMO.
principe di Prussia, reggente.
DISCORSO di lord Derby,
A rendere noto qitali fossero le viste del cessato ministero
inglese circa la questione italiana, e quali disposizioni esso
avesse a nostro riguardo, crediamo utilissimo il riprodurre, per
ciò che concerne la politica esterna, gran parte del discorso
Arehivio^ ecc. M
«42
tenuto da [lord Derby in occasione di un banchetto dato a
Londra il 16 luglio in onore di lui e del sig. D'Israeli dal
partito conservatore o torista.
Londra, i6 lagUo 1859.
La corrispondenza diplomatica da noi esposta agli occhi
del paese mostrò con qual zelo e con qaale sollecitudine
fosse stata studiata la questione italiana, e quelli che non
avevano esitato a condannarci, scusarono dapoi la loro con-
dotta dicendo, che se i documenti fossero stati communicati
prima al parlamento, ciò avrebbe modificato la loro opinione.
Noi abbiamo più presto la sodisfazione di sapere che la pro-
duzione di queste carte, secondo il giudizio degli uomini di
stato inglesi di tutti i partiti , e secondo quello d^li uo-
mini di stato stranieri, ha provato quanto noi fossimo de-
cisi ad osservare la più stretta neutralità. Se invanamente
abbiamo sprecate le nostre esortazioni e le nostre preghiere,
non è già per difetto di sincerità o d'imparzialità ch'esse non
riuscirono ad impedire la guerra fra le due parti, le quali
erano anteriormente determinate a farla.
La guerra è terminata, ed ogni amico dell' umanità deve
rallegrarsi di veder cessata l'effusione di quei torrenti di
sangue umano che furono a profusione versati a Magenta,
a Solferino^ e in altri luoghi d'Italia. Non è ancor tempo
di poter parlare con esattezza delle condizioni di questa tre-
gua 0 di questa pace. Ma debbo confessarvi che, dopo gli
schiarimenti che noi possediamo attualmente, io riguardo lo
stato delle cose da lei prodotto come più critico e più perico-
loso di quello, che esisteva dapprima. A mio avviso, questa
guerra venne intrapresa per motivi insufficienti^ giacché, fra
tutti gli scopi che furono posti avanti per giustificarla, non ve
ne ha un solo che siasi verificato o che sia stato raggiunto
dalla pace, e, in alcuni punti, la situazione è anzi peggiore.
N(H che ammiriamo i governi costituzionali, noi che, in-
443
sieme coi veri amici della libertà, ammiriamo sincerameote
l'esempio del regno di Sardegna in lotta per la libertà co-
stituzionale, ed evitante il dispotismo del pari che gli eecesdi
della licenza, noi vedemmo con dispiacere come questo re-
gno non si contentasse di godere della sua libertà e della
sua costituzione, come non si appagasse di- servire d'esem-
pio al rimanente d'Italia ed alle altre nazioni; noi lo ve-
demmo con dolore abbandonare la via costituzionale^ sfor-
zandosi d'eccitare V animosità, i neri intrighi e le macchi'^
nazioni in mezzo ai popoli, mantenendo delle armate ebe
rovinano le sue finanze e che distrussero la sua prospe-
rità. E quale fu il risultato d' un sacrificio di 100,000 uo-
mini (poiché la cifra degli uomini posti fuori di combatti*
mento in questa breve campagna non può essere stata mi*
nore)? Quali ne furono i motivi? Furono la presenza dello stra«
niero in Italia, la cattiva amministrazione degli Stati del papa,
il malcontento dei popoli, la necessità di liberarli dal giogo
straniero, di lasciarli scegliersi da loro il proprio governo.
La lotta è terminata, e quali sono le condizioni alle quali,
secondo quanto conosciamo, fu fatta la pace? quali ne sono
i vantaggi per la libertà dell'Italia?
La stessa costituzione sarda è stata sospesa: io spero che
ciò non debba durare se non fin tanto che durerà la lotta.
L'Austria è stata cacciata dal Milanese, che fu riconosciato
dall'imperatore Napoleone quale legittimo patrimonio dell'Au-
stria fin ch'ella stessa rimanesse entro i suoi limiti Ed a
quale scopo? Per lasciar libera Milano di scegliersi un governo?
No: Terminate le ostilità, la Francia accetta dall'Austria il
dono di quel territorio e lo getta sdegnosamente al suto al*
leato. Che più? Io non trovo che la nazione italiana abbia
ragione di lamentarsi del suo governo ; ma se ella si lagnasse
a buon diritto, se si bramasse la libertà d'Italia, che doveva
fare la Sardegna? Ella si è aggregata la Lombardia, col con-
senso del suo potente alleato. Resta a sapersi se ciò piacg
agli abitanti della Lombardia od anche del Piemonte. Elia
444
ha voluto annetter&i Modena, Parma e la Toscana; ma an
wto si oppose a questi progetti ambiziosi, e il risultato di tutte
queste macchinazioni fu che la Toscana, Modena, e, io lo
spero, Parma, saranno riposte nel loro antico stato dall' au-
torità dello straniero, e, credo, anche del Piemonte. Quali
sono i miglioramenti negli Stati del Papa? Nessuno. E di
più, verrà stabilita una confederazione di tutti gli Stati coi
loro antichi capi, compresevi la Venezia e T Austria. Que-
sta confederazione, il Piemonte incluso, sarà sotto la presi-
denza del sovrano Pontefice degli Stati romani.
Non crediate ch'io esprima qui un'opinione; essa sa-
rebbe prematura in quanto concerne i probabili risultati del
movimento. Ma ciò ch'io considero come un risultato ine-
vitabile è, che gli amici della libertà, eccessiva, o moderata,
questi uomini di cui furono eccitale le speranze, saranno
doppiamente disingannati. Che che ne avvenga, io mi ralle-
gra che sia cessata la guerra. Io rendo piena ed intera giusti-
zia all'imperatore dei francesi per i diversi motivi di politica
e di umanità che lo impegnarono a mettere un pronto fine
agli orrori della guerra, poidiè io penso, che poco tempo
ancóra sarebbe trascorso, e T Europa sarebbe stata avvolta in
una generale conflagrazione; ed è impossibile il dire quando
questa guerra avrebbe avuto termine. Dico pertanto esser
questa una situazione che deve porgere all'Inghilterra ma*
teria a grandi e serie riflessioni.
Le passioni sono state eccitate in tutta l'Europa. Furono
fatti grandi armamenti. Sovratutto la potenza militare della
Francia, che ha sempre predominato in quel paese, ma che,
durante un certo tempo, sembrava essersi assopita e aver fatto
luogo a sentimenti pacifici, questo ardore bellicoso s'è ri-
destato, e la repentina cessazione della guerra non permise
alle passioni così fomentate d'essere sodisfatte. La Francia og-
gidì ha non solo una potente armata, ma continua tuttora
ad aumentarne la forza, ad allestire le flotte più formida-
bili e minacciose, e che non sono per nulla necessarie alla
445
sua difesa. La Francia può riposarsi sicura sulla sua ar-
mata; ma una flotta francese Imponente dee sembrare al-
l'altre nazioni del mondo avere uno scopo non di difesa na-
turale, ma d'aggressione.
Io sono fermamente convinto che l'imperatore dei fran-
cesi desidera conservare coli' Inghilterra relazioni amichevoli,
e spero bene ch'esse verranno mantenute. Epperò io dico
che queste relazioni saranno gravemente compromesse; che
questi nostri desiderj, qualunque siano, d'essere in buone
relazioni colla Francia, verranno paralizzati, ove noi siamo
obligati a fare gli sforzi quasi sovrumani che facciamo, e
che ne abbisogna continuare, per mantenere la nostra ma-
rina in quello stato di completo armamento, che essenzial-
mente importa alla stessa esistenza del nostro paese.
Io dico che noi bramiamo di rimanere in pace, e questa
brama, ne sono sicuro, è divisa dal gabinetto attuale. Cionondi-
meno la posizione della Francia in questo momento, col suo
potente esercito, con una marina considerevole e che s'au-
menta vieppiù mercè lo spirito militare e l'effervescenza che
si sono destati in mezzo al popolo , qualunque siano i
voti personali dell'imperatore a fine di mantenere con noi
le relazioni attuali, presenta uno stato di cose di natura
tale, da turbare le amichevoli relazioni che debbono fra noi
esistere, e da provocare una guerra fatalmente necessaria
alla felicità ed agl'interessi universali. Io attendo con an-
sietà, ma con fiducia, che i miei compatrioti non soffrano
che il presente o tutt' altro governo rallenti negli sforzi im-
periosamente necessarii a porre l'Inghilterra in uno stato di
perfetta sicurezza.
Qualunque sia la confidenza ch'io possa avere nelle buone
disposizioni, nei voti personali e nella saggia politica del-
l' imperatore Napoleone , mi faccio l' interprete e l' eco del
nobile sentimento espresso nella precedente seduta dal mio
illustre ed onorevole amico lord Lyndhurst, e dico, che per
quanta fiducia io possa avere in altrui, non consentirò giam-
440
mai a lasciar dipendere dai buon volere o dalla moderazione
della Francia, o di qualch' altra parte del mondo, l'onore, la
sicurezza e gli interessi dell' Inghilterra.
Signori, desiderando di tutto cuore, com*io desidero, che
la pace sia mantenuta, sono persuaso che toì direte con
me essere dovere dell' Inghilterra il trovarsi perfettamente
ed interamente disposta a tutto fare per la sua difesa; che
una falsa economia, una sciocca parsimonia non tolgono
al paese di fare tutti i suoi sforzi per fortificare e miglio-
rare le difese nazionali. Io son certo che, quali si siano i
sacriQcj domandati da questo o da quel governo, essi verranno
dì tutto cuore accordati da coloro che si gloriano d'essere
il gran partito conservatore del loro paese C^pplansi wt»
e prolungati).
17 laglio. — Arrivo a Torino del wìarch. Massmo D'Azeglio^ es-
sendo cessato^ dopo la conclusione della pace^ lo scopo della sua
missione. —
— Arrivo a Vienna delF imperatore Francesco Giuseppe.
IlilHRIZZO presentato dal manl^rfpie dt C:#
S. M. il re l^Utòrio Bmaanele II. (*)
Como, 17 luglio 1859.
Cariche d'allori riedono le bandiere alleate dai campi di
battaglia, e la fama che fu conchiusa la pace dalle parti bel-
ligeranti, echeggia dovunque si attendevano i grandi risul-
tati della lotta tra la barbarie e la civiltà. La clamorosa no-
vella non ha però portato la gioja in ogni cuore, perchè
tutta Italia teme siano deluse le sue lunghe speranze, e la
Venezia sospira ancóra invano il giorno del suo riscatto. E
n Neiristessa occasione venne dal municipio presentato alUo indirizzo a S. E. il
conte di Cavour.
44?
con tutta Italia, certamente , è attristato il cuor Vostro, o
magnanimo Sire, percliè il dubio che non siano avverati i
felici suoi destini non lascia riposo ai generosi Vostri sen-
timenti.
Al loro amato re, primo ed invitto campione dell'italiana
indipendenza, all'affettaoso padre de' suoi popoli, osano quin-
di anco il municipio ed i cittadini di Como esprimere le
loro angosciose incertezze sulle sorti della Venezia; osano
anch'essi dividerne i timori colla Maestà Vostra, per acqui-
starsi qualche diritto a concepire nuove speranze e più in-
tensi desideri!, i quali, sorretti dalla ferma ed eroica devo-
zione Vostra alla gran patria commune, ci otterranno da
Napoleone IH l'immancabile adempimento della promessa che
V Italia sia libera fino all' Adriatico.
Il Podestà.
(Seguono le Arme).
Gli Assessori
mmiRIZZO della ^itià. di Re^io al re Vittoria E*
manuele, ppesentatog^ll aal messo dell' intenden-
te g^enepale eav. Campi.
Reggio, 17 luglio 1889.
Sirei
La fede che la città di Reggio nell'anno 1848 giurò al
Vostro gran genitore nel tempio istesso dedicato alla gran
Madre di Dio, dinanzi al quale ora tutta raccolta manifesta
al rappresentante del Vostro governo la risoluta volontà di
mantenerla, è intatta.
Qualunque siano le condizioni della pace, esse non po«
tranno mai toglierci a Voi, perchè noi siamo vostri per antico
affetto e per un sacro voto: e bene vel diranno le rinno^
448
vate innumerevoli sottoscrizioni a cui anelante corre ora ogni
ordine di cittadini, testimonio di nostra incrollabile costanza.
Che se la nostra voce è troppo de))ole perchè possa giun-
gere sino al magnanimo Vostro alleato. Voi, o sire, fatali
conoscere i nostri voti e additategli la nostra gioventù, la
quale, per l'indipendenza e* per l'unione al Vostro regno,
disprezzando gli ostacoli opposti dalla tirannide, correva ani-
mosa sotto le Vostre bandiere, dividendo cogli agguerriti sol-
dati dell' esercito alleato i pericoli e gli allori di Mont^lio,
Palestre e S. Martino.
E se l'antico dominatore di queste Provincie volesse ora
tentare di ricuperarle per forza di armi, sappiate, o sire, sap-
pia l'Europa, che la città di Reggio, sebbene vedovata della
sua più forte gioventù, saprà respingere gli sgherri della ti-
rannia, e che sin d'ora tutte le Provincie modenesi sono
pronte a sorgere come un uomo solo per difendere e man.
tenere il sacro patto che a voi indissolubilmente le stringe.
In questo frangente. Voi, o Sire, non permetterete che i
Vostri rappresentanti ci abbandonino: noi siamo Vostri, Voi
ci dovete proteggere.
Il rappresentante del Vostro governo vi dirà, o sire, se
questa sia manifestazione spontanea dei sentimenti da cui è
animata la Vostra città di Reggio.
IMCHIAR AZIOME fepinnlata dai deniMPatici di «ai-
te le papti delia Ciepinania, pinnitisi in Bisenaeli.
Eisenacb, 17 loglio 1869.
1.^ Noi vediamo nella situazione attuale del mondo gran-
di pericoli per T indipendenza della nostra gran patria te-
desca, e questi pericoli sono accresciuti anziché diminuiti dalla
pace or'ora conchiusa tra la Francia e l'Austria.
419
2.^ Questi pericoli hanno la loro ultima causa nei difetti
della costituzione federale della Germania, e non possono
essere allontanati che mediante una pronta modificazione di
questa Costituzione stessa.
3.^ A questo scopo è necessario che la Dieta germanica
sia sostituita da un governo centrale dell' Alemagna, fermo,
forte e permanente, e die venga convocata un' assemblea na-
zionale.
4.** Nella situazione presente gli atti opportuni a raggiun-
gere questo scopo non possono emanare che dalla Prussia,
e giova quindi sforzarsi di indurre questa Potenza a pren-
derne l'iniziativa.
5.® A questo scopo, e per proleggere più vigorosamente gli
interessi tedeschi, fa d'uopo conferire provvisoriamente alla
Prussia, sino alla costituzione definitiva del governo centrale
tedesco, la direzione delle forze militari alemanne e la rap-
presentanza diplomatica della Germania all'esterno.
6.^ È dovere d'ogni tedesco l'appoggiare con tutte le sue
forze il governo prussiano nel tendere a questo scopo, e per
certo il popolo tedesco non indietreggerà inanzi ad alcun
sacrificio che contribuisca all'indipendenza, all'unità ed al
benessere dell.a patria tedesca.
ISTAMZA diretta al podestà di Rovereto, eirea l'an-
nessione del Tlrolo alla Confederazione Italiana.
Rovereto, 18 Luglio i859.
Illustrissimo signor Podestà/
I sottoscritti rappresentanti hanno letto con sommo pia*
cere nel preg. dispaccio dell' I. R. luogotenenza al civico
magistrato, in data del 13 corrente, che S. M. I. R. A. fa-
vorisce l'erezione di una confederazione italiana, e rende
ÀrehiviOf €€€, 57
450
COSÌ possibile una gran patria italiana, die è l'aspirazione
fervente di 26 railiioni di cuori, formanti la grande famiglia.
Con eguale^piacere i sottoscritti rappresentanti lessero nel
manifesto amperìale... del 15 corrente il fermo volere di
S. M. di fondare durevolmente Tinterno benessere de' suoi po-
poli sullo sviluppo opportuno delle loro forze morali e mate-
riali, e sui miglioramenti nella legislazione ed amministra-
zione che stanno in armonia coi tempi
Noi ci crederemmo indegni delle sovrane benevole espres-
sioni indegni di appartenere alla riunita famiglia italiana
se non cogliessinio si felice occasione per ricordare ancóra
una volta umilissimamente alla M. S., che noi pure siamo
membri della riconosciuta italiana nazionalità, e che i nostri
interessi, la nostra lingua , i nostri costumi, la posizione, il
clima, la letteratura , il bisogno nostro supremo ci chiamano
irresistibilmente a formar parte dell'iniziata italica confedera-
zione.
Noi crediamo quindi venuto il momento in cui i municipii
di questa estrema parto d'Italia, che fu già unita al Tirolo,
alzino fldentemente le loro voci avanti al trono; e, quai rap-
presentanti di 400,000 Italiani, invochino con tutta la forza
di si alti bisogni lo scioglimento del nesso, che politicamente
li univa ad una gloriosa, si, ma estranea nazionalità, ad
interessi materiali e morali, grandiosi certo, ma stranieri ai
proprìi bisogni ; scioglimento sempre bramato, chiesto già vi-
vamente altra volta e propugnato vigorosamente da rappre-
sentanti dì questa estrema parte d'Italia alle alte Diete di
Fi-ancoforte e^dì'Kremsier.
S. M...., che vide sempre con piacere gli slanci de' suoi
popoli alemanni verso la gran patria alemanna (?), che fa-
vorisce ora un'italiana confederazione..., che riconosce e alta-
mente proclama come necessarii tutti quei miglioramenti di
legislazione ed amministrazione che stanno in armonia co*
tempi...., non potrà, noi ne slam certi, che applaudire alle
nostre preghiere, trovarle giuste, convenienti, adatte a tempi,
451
ed esaudirle... chiamandoci a far parte delia nuova italica
confederazione, che è la sola nostra famiglia, la sacra nostra
nazione, unendoci appunto alle venete Provincie....
I sottoscritti rappresentanti chieggono quindi premurosa-
mente al loro podestà che voglia al più presto riunirli in ap-
posita sessione di rappresentanza, onde avvisare ai modi più
opportuni per far giungere... al trono le fervide nostre pre-
ghiere e il troppo a lungo represso palpito dei nostri cuori, p
19 luglio — Formazione a Torino del nuovo ministero composto (U\
seguenti: Cav. Alfonso La-Mamahmora , presidente e ministro
di guerra e marina ; Cav. Gius. Dabormida , ministro degli
affari esteri; Cav, Urbano Rattazzi, ministro delf intemo; eom-
mend. Giov. Oytana, ministro delle Finanze; avv, Vincenzo
M16LIETTI, ministro di grazia e giustizia; march. Pietro Mon-
ticelli, ministro dei lavori publici; conte Gabrio Casatk mini-
stro deìFistruzione publica {quest'ultimo per decreto posteriore.)
-«oO^OO»-
ORMME »ELrGIORlVO del generale Oaribaldi.
LoYcre, i9 loglio 1859.
Ck)munque vadano le cose politiche nelle circostanze pre-
senti, gl'italiani devono, non solo non deporre le armi e ma-
nifestare scoraggiamento, ma ingrossare le file e dimostrare
all'Europa che , guidali dal prode Vittorio Emanuele , sono
pronti a nuovamente affrontare le vicissitudini della guerra,
comunque essa si presenti.
Garibaldi.
(') La sessione aranteiikale domandata in quesU i8Un2a, da noi abbreflata delle parti
meno importanti, fa tenuta ai «6 luglio, e, presenti 9« sopra «i rappresentanti, venne
ad unanimità adottata lajproposta contenuta nell'islanM suddetta, nonché l'altra con-
forme del municipio di Trento. (Vedi in quest'Archivio la Deliberaziùne del munMplo
iridenlino in data 33 luglio.)
LETTERA indirixatata dal eav. Bone^mpaf^S al
Ibernale il Moming-Post^ In rispof^ia ad an discorsa
di lord Moraianby, meaibro della camera del lordi.
FireDie, 19 luglio 1859 (*)•
Sig. redattore del Morning-Post /
In un discorso pronunciato alla camera dei lordi, il march,
di Normanby, fondandosi sulla cognizione ch'ei pretende pos-
sedere di quanto avvenne in Toscana, dice ch'io mi sono diso-
norato come diplomatico, cospirando contro il sovrano, pr^so
la Ck)rte del quale io ero accreditato , ed aggiunge , che le
truppe mancarono al loro dovere di fedeltà, sotto l'influenza
della subornazione e della corruzione praticate da me e da,
miei agenti.
Il nobile lord aggiunge, che dall'alto del mio baiarne io
ringraziai la folla tumultuante di ciò ch'ella aveva fatto, e che
m'impadronii del governo in nome del mio signore.
Dopo tali asserzioni, uno de' suoi nobili colleghi, lord Slrat-
ford de Redcliffe, dichiarò con eguale giustizia e collo stesso
buon genio che il granduca di Toscana avrebbe avuto il di-
ritto di farmi appendere dinanzi alla porta del miojpalazzo.
Se il discorso di lord Normanby fosse stato pronunciato e
publicato in Italia, io mi sarei astenuto dal rispondervi. Il
mio carattere, spero, è bastantemente conosciuto da'mieì com-
patrioti, qualunque sia la loro opinione politica, perchè que-
ste imputazioni possano in alcun modo intaccare il mìo onore.
Ma allorquando simili asserzioni provengono dall'estero, quan-
do haimo l'autorità d'un discorso pronunciato nella camera
dd lordi da un membro che dìcesi testimonio oculare degli
avvenimenti, mi trovo in obligo verso il governo del re, di
cui sono rappresentante, di ristabilire la verità dei [fatti, e
di non lasciarmi imputare atti diametralmente opposti ai prìn-
cipii che mi guidarono mai sempre. A misura che la guerra
(*) Il Moring-Pottf publicò qnesta lettera soltanto I) 16 settembre, dichiaraodo»
che alte consIderaiioDi poliUche ritardarono sino a qael giorno la publicazione ditale
documento.
453
tra il Piemonte e l'Austria diveniva imminente, io osservavo
che una rivoluzione era inevitabile in Toscana, se il governo
ricusava associarsi al sentimento nazionale.
Da quel momento io presi col ministero misure per im-
pegnarlo ad entrare nell'alleanza franco-sarda; e Io stesso
giorno di Pasqua 24 aprile, due giorni prima della rivolu-
zione, io rimisi al signor Lenzoni, ministro degli affari esteri,
una Nota nella quale persuadevo il suo governo ad entrare
nell'alleanza, indicandogli i pericoli della situazione in cui il
governo erasi posto.
Nel tempo stesso ch'io davo questi consigli al governo ,
usavo di tutta l'influenza che possedevo sui Capi del partito
liberale , per indurli ad astenersi da ogni atto illegale , da
ogni moto rivoluzionario, da ogni esigenza sulla politica in-
terna, da ogni recriminazione sul passato che avesse potuto
dar motivo alla Corte ed al governo di diffidare del partito
nazionale.
Quando vidi che, in séguito all'ostinazione del governo ,
la rivoluzione stava per iscoppiare, esorlai i capi del movi-
mento co' quali ero in relazione , ad impedire tutto quanto
avesse potuto condurre all'effusione di sangue o disonorare
il paese. Il 27, durante l'insurrezione, indirizzai un discorso
al popolo riunitosi sotto le mie finestre , ed impiegai tutti
ì mezzi ch'erano in mio potere, per distorlo dal commet-
tere verun eccesso; a tal che, la famiglia reale, abbandonando
Firenze di pieno giorno, e in mezzo ad un popolo in ìstato
di rivoluzione, potè ottenere i riguardi e le attenzioni dovute
alla sua posizione ed al suo infortunio.
Grazie al buon senso del popolo fiorentino ed agli uomini
che lo dirigevano, mi fu facile conseguire l'intento.
Lord Normanby mostra un'ignoranza assoluta, quando dice
che al primo momento della rivoluzione io mi impadronii
del governo dirigendomi alla moltitudine insorta, che erasi
riunita sotto il mio balcone. Se Lord Normanby avesse con-
sultato i documenti autentici, non avrebbe ignorato il fatto ,
4S4
che avendo il granduca abbandonato la Toscana senza pren-
dere alcuna misura per l'interesse del paese, il municipio si
vide obligato, onde prevenire ranarchia, ad istituire un go*
verno provvisorio composto dei signori Peruzzi, Halenchini
e Danzini; e non avrebbe ignorato che il governo provvisorio
si affrettò a chiedere al re Vittorio Emanuele che prendesse
misure pel governo del paese, dimodoché la Toscana potesse
efficacemente cooperare alla guerra dell'indipendenza. Fu in
séguito a queste pratiche che S. M. mi incaricò di rappre-
sentarla in t[ua]ità di commissario straordinario.
Dopo questi errori, nei quali lord Normanby cade su fatti
publici e notorii, provati da documenti autentici , si può scor-
gere qual fede debbasi prestare a'suoì scritti quando tratta
di fatti che non avvennero sotto gli occhi di tutti. Il nolHle
lord pretende conoscere personalmente assai bene il paese
in cui dimorò, ma questa cognizione non può essere basata
che sopra informazioni fornite da teslimonj imperfettamente
istruiti 0 poco degni di fede. Se non fosse così, il marchese
di Normanby non sarebbe rimasto nell'igiìoranza di fatti che
sono conosciuti da tutti coloro che seguirono il movimento
d^li eventi politici in Toscana.
Spero che voi avrete la compiacenza di inserire questa
lettera nel vostro pregevole giornale.
Bicevpte, signore, ecc.
B. BoNCOMPAGNi
regio eommiuario in Toteana
pél re YUioHù EmmuOt dwrnnU la
guerra dHndipendenza.
J^ft^lB^^"^"
465
BBCRETO del eommii*sariato strAordinario per le
Romafl^ne.
Bologna, i9 luglio 1859.
' Visto che nel nostro manifesto del 15 luglio corrente fu
annunziato che sarebbe stata costituita quanto prima una
rappresentanza centrale , e che nel frattanto, per circondarci
fin d'ora dei lumi d'uomini che rappresentino l'opinione del
paese, venne ordinata la formazione di un Consiglio distato;
decretiamo :
1.^ È istituito un Consiglio di Stato, che si compone di
quindici consiglieri, scelti- dal commissario straordinario sopra
Note presentate dai gerenti delle sezioni governative e formate
dai nomi proposti dalle Giunte provinciali.
2.^ Il Consiglio dì Stato sarà presieduto dal commissario
straordinario o da quello dei gerenti delle sezioni governative
ch'egli sarà per destinare.
3.^ I consiglieri dovranno aver oltrepassato l'anno trente-
simo di loro età.
4.^ I gerenti delle sezioni governative, o in loro vece i
rispettivi segretari generali, potranno intervenire alle adunanze
del Consiglio di Stato.
5.° Il Consìglio di Stalo potrà essere richiesto del suo pa-
rere sopra i progetti dì legge e sopra qualunque questione
che gli sia sottoposta dal commissario straordinario. Potrà
ancóra essere incaricato di compilare i progetti di legge.
6.^ I consiglieri di Stalo adempiono le loro incombenze
0 riuniti in adunanza generale, o divisi in sezioni.
7.° Le sezioni sono tre, e ciascuna si compone di cinque
consiglieri. La prima sezione si occupa di affari interni e
di publica sicurezza ; la seconda di afifari di grazia e giusti-
zia , d'istruzione e di beneficenza publica, e di belle arti;
la terza di finanze, di commercio, lavori publici, industria ed
agricoltura. Quali dei consiglieri di Stato all'una od air al-
tra delle tre sezioni appartengano , è stabilita dal commis-
rio straordinario.
456
8."^ Il Consiglio di Stalo si unisce ordinariamente in adu*
nanza generale una volta per settimana, e straordinariamente
tutte le volte che il commissario Io reputa neccessario. Le
sezioni si uniscono a seconda del bisogno : ogni sezione avrà
per presidente il consigliere della sezione che è primo per
ordine di nomina.
9.° Al Consiglio di Stato è addetto un segretario generale,
il quale assiste alle adunanze generali, ne redige le delibe-
razioni, distribuisce, sia al Consiglio, sìa alle sezioni, le ma-
terie rimesse dal commissario straordinario, e si occupa della
corrispondenza subordinatamente al Consiglio.
10.^ Nelle disposizioni governative si farà menzione se fu-
rono emanate, riportato il parere del Consiglio di Stato.
11.^ In casi d'urgenza e fino a che il paese non avrà la
rappresentanza centrale, annunziata dal manifesto del i5
del corrente, potrà il Consiglio di Stato, ottenuta l'autorizza-
zione del commissario straordinario, rendersi interprete dei
voti e dei bisogni delle popolazioni di queste Provincie.
Pel eomnUuario straordinario ,
Il colonnello Enrico Falicon.
Il gerente la sezione delle fUianzet
GiOÀCHìMo Napoleone Pepou.
Il gerente la sezione dell'interno è di publiea sicurezza,
Ant. Montanari.
Il gerente la sezione dei lavori publiei e per interim di grazia e giustizia,
Ippolito Gamba.
Il gerenti la sezione dell'istruzione e publiea beneficenza.
Cesare Albiginl
ommVBmm*
AVYlStO dell' I. R. Oirezlone di Polisla in Venezia.
Venezia, 19 laglio 1859.
Abbenchè la conclusione della pace offra ai buoni cittadini
occasione e campo a raccoglierne già a quest'ora i frutti,
45?
pure alcuni nemici delF ordine e delia quiete continuano
ad agitare il publico meno esperto con notizie false , allar-
manti e altrettanto assurde pel solo scopo di contrastare Finte-
resse publico col mantenere vive delie vane ed illusorie speranze,
e forse anche col prorauoveve dei disordini, i quali non po^
Irebbero produrre altro effetto che quello di rivolgere con-
tro i colpevoli il rigore delle leggi marziali.
Mentre esorto, dietro autorizzazione superiore, il publico
a non lasciarsi ingannare da siffatti malevoli, rammento che
lo Stato d'assedio vige tuttora, e che in base di questo si
procederà col maggior rigore centra i disseminatori di false
ed allarmanti notizie, in quantochè la ostinata perseveranza
di taluno dei detti forsennati esige la più severa repressione,
onde non solo mantenere il publico buon ordine, ma anche
garantire i sudditi fedeli e tranquilli dalle fatali conseguenze
di simili mene perverse.
A raggiungere questa mela, saprò adoperare tutti i mezzi
che sono a mia disposizione.
L'I. R, coniigliere di reggenza, diretlore di polizia
Adolfo cav. di Straub.
ARTH>OLO della Gazzetta prussiana O Intorno ai prò-
liminarl della paee di Villaffranea*
Berlino, 19 IngUo 1859.
La sorpresa che doveva cagionare al primo istante la sù-
bita ed inattesa notizia della pace, ha dato ora luogo ad un
giudizio calmo e riflessivo ; a poco a poco comprendesi ge-
neralmente tutto ciò che vi ha di grande nel fatto del ri-
stabilimento della pace, e che anche questa volta i conce-
piti timori di una gran guerra europea non si sono rea-
lizzati.
{*} Giornale semi-oiflciale, organo del gabinetto prussiano.
ÀrMviOy eec, 58
4S8
Se ciò fu possìbile, lo si deve in gran parte airaUitudine
osservata dalla Prussia in questi ultimi mesi. Si può ^li
disconoscere che sarebbe essenzialmente dipenduto dalla
Prussia il dare alla guerra le proporzioni che si temevano
partecipandovi ella stessa e strascinandovi nello stesso tempo
la Germania, con che le avrebbe dato l'aspetto dì quelle
guerre che lacerarono l'Europa durante intere generazioni ?
Si sa con qual entusiasmo una parie del popolo tedesco
avrebbe accolta questa condotta della Prussia. Era pur na-
turale che un antico confederato e compagno di lotta, con-
rando sovra simpatie le quali durano da lunghi anni, cre-
desse poter parimenti contare sopra una communanza d'a-
zione nella guerra.
Il governo prussiano resistette a queste sollecitazioni, ed in
oggi, gettando uno sguardo retrospettivo su tutto l'anda-
mento delle cose e sul loro risultato, non iscorge alcuna
ragione di dolersi della sua attitudine; essa gli valse F ap-
provazione completa e quasi senza eccezione del proprio
paese, e può sperare eziandio che verrà giorno io cui la
Germania più non gli ricuserà la sua riconoscenza per la
conservazione della pace.
La posizione della Prussia era differente e più difficile di
quella delle altre due grandi Potenze neutrali. I suoi rap-
porti coU'Àustria in seno alla Dieta germanica, la vicinanza
4el teatro della guerra alle frontiere tedesche, tutto ciò po-
teva, nel punto in cui lo si attendeva meno; imporre alla
Prussia oblighi di cui il suo governo non disconobbe T im-
portanza, come provò colle sue preventive misure di provvedi-
mento e di difesa. Doveagli quindi premere tanto più di non
lasciar giungere questo momento in modo arbitrario e non giu-
stificato.
Precisamente a motivo di questa posizione, il governo do-
veva sentirsi particolarmente portalo ad una mediazione
mercè la quale esso poteva avere il desiderio e la speranza
d'evitare al suo antico confederato sagrìficj di cui le ulte-
459
riori probabilità della guerra non lasciavano prevedere ne
la misura, ne Timportanza.
La Prussia poteva e doveva considerare come sua pro-
pria missione quest'opera di pace, non già la partecipazione
ad una lotta che era stata intrapresa malgrado i suoi con-
sigli amichevoli, i suol serj avverlimenl! per distornarne TAu-
strla; e se il nuovo manifesto di pace deirimperatore esprime
il dispiacere che l'Austria abbia dovuto sostener questa lotta,
priva de' suoi alleati più antichi e più naturali, la Prussia
non lasciò perciò meno al governo imperlale alcun dubio
su questo oggetto; essa gli disse chiaramente come mancasse
la base vera ed essenziale della communanza tanto dei mo-
tivi che dello scopo della guerra. La Prussia può sguainare
la spada tanto per gli interessi germanici, quanto per gli in*
teressi prussiani e pei principi su cui riposa la pace del-
TEuropa; ma essa non lo può per mantenere o ristabilire
in Italia uno stato dì cose che l'Austria stessa, coll'attaale
trattato di pace , dichiara insostenibile ; non lo può per
il mantenimento di certe disposizioni dei trattati del 1845,
le quali, dopo Tincominciamento di questa guerra , furono puf
messe in questione ; poiché essa non dimenticherà che, per
il Congresso, la cui riunione fa sventata àdiWultimatum del-
TAustria alla Sardegna, prendevansi unanimemente per base
i trattati del i815.
La Prussia non poteva intraprendere la guerra per otte-
nere un tal risultato. Questo non era un motivo sufficiente
per una guerra federale di cui la Germania stessa avrebbe
potuto divenire il teatro! Non era questa una ragione per
chiamare l'Europa alle armi.
L'Austria medesima non vi vide un motivo sufficiente per
arrischiare le sue ultime forze. Dopo una lotta di due mesi
in cui fu costretta alla ritirata, ma senza essere affranta,
essa rinuncia a prolungare la guerra, e, in luogo di chiamare
a nuovi sacrifici i suoi popoli, le cui forze son lungi dall'es-
sere spossale, conchiude la pace sacrificando una provincia
460
e riconoscendo la necessità di stabilire in Italia un naova
ordine di cose.
Il possedimento della Lombardia, i suoi trattati anteriori
coi principi italiani, tutto lo stato di cose sinora esistito, non
le son dunque sembrati d^ni di cpiei sacrificj che avreb-
bero costato la continuazioue de' suoi sforzi ed una lotta su-
prema e decisiva: ed è a questo prezzo elevatissimo, è vero,
che infine l'Austria paga senz'esservi costretta dall'ultima ne-
cessità; è a questo prezzo, noi diciamo, che la Prussia, che
la Germania avrebber dovuto intervenire con tutte le lora
forze, e sagrificare il sangue dei figli loro?
Per verità, la Prussia non si è rifiutata a riconoscere l'alta
importanza della questione del giorno; e precisamente per-
chè la riconobbe, essa si guardò dal prender parte a questa
guerra, e di farne in tal modo una guerra di principj, ciò
che non era per l'Austria stessa, come lo prova lo sciogli-
mento.
La Prussia non ha alcuna ragione di lamentare che le cir-
costanze abbiano resa inutile una mediazione che le avrebbe
imposto nuovi sagriOcj. Quanto a ciò, essa trovasi nella stessa
posizione delle altre Potenze d'Europa di cui aveva il diritto
di sperare la eooperazione. Se il manifesto imperiale insinua
che la partecipazione di queste Potenze alle trattative sareb-
be stata di tale natura da produrre condizioni meno favorevoli
all'Austria, noi possiamo opporvi questo fatto, che le ipotesi
d'ond'era partita la Prussia nelle sue communicazioni alle
altre Potenze, erano di natura molto più favorevole che non lo
siano i preliminari della pace attualmente stabiliti. E se si ot-
tenesse un accordo delle tre grandi Potenze, questo accordo,
oltre il suo peso morale riconosciuto dal manifesto, porte-
rebbe sicuramente in sé stesso una garantia di giustizia tanto
per gli interessi dell'Europa ed i bisogni dell'Italia, che per
r onore e le giuste pretese delle stesse Potenze beir^e-
ranti.
Convìnto d'aver adempiuto al proprio dovere in faccia al
461
proprio paese, in faccia alla Germania, senza trascurare
d'aver riguardo alla loro posizione in Europa, il governo
prussiano non ha alcun motivo d'essere malcontento dell'a-
spetto affatto impreveduto che hanno preso gli avvenimenti,
e, sospendendo le misure militari da lui prese in vista di
eventualità che oggidì non sono più verisimili, esso attende
gli avvenimenti con quella fiducia che gli dà anzi tutto la co-
scienza di avere la completa approvazione del popolo tutto.
BKLIBERAZIOIHK del manicipio di Pivenxe per
l'annessione della Toseana al veg^o iialieo, sotto
lo seeiiro di Wittovio Emanaele li-
Firenze, tO iQglto 1859.
Adunat. serv. serv. gli illustrissimi signori gonfaloniere,
priori e consiglieri in sufficiente numero di 23 per trat-
tare, ecc.
Omissis, ecc.
Considerando che Leopoldo II, abbandonando volontaria-
mente lo Stato, sciolse ogni vincolo di sudditanza esìstente
tra emo ed il popolo toscano, il quale perciò venne a riac-
quistare il diritto di disporre liberamente dei suoi nuovi
destini;
Considerando che questo diritto ha ricevuto inoltre la
sanzione della vittoria nella guerra della indipendenza ita-
liana, nella qual^ i figli di Leopoldo II combattevano nelle
file dell'armata nemica;
Considerando che S. M. l'imperatore dei francesi, allean-
dosi generosamente al re sabaudo per combattere codesta
guerra di rigenerazione, assicurò i popoli d'Italia, che nes-
sun ostacolo sarebbe frapposto alla manifestazione dei loro
legittimi voti;
Considerando che, mentre le alte Potenze belligeranti trat-
40S
tano definitivamente delle condizioni della pace, e mentre
tatto il paese va ad esser formalmente consultato, è dovere
del municipio di Firenze, seguitando l'esempio degli altri
municipi toscani, di farsi frattanto interprete de' desideri dei
suoi concittadini;
li Municipio
esprime il voto che la Toscana sia ammessa a far parte
di un vasto regno italico sotto la dominazione di S. 3/.
t7 re Vittorio Emanuele 11^ conservando quelle separazioni
amministrative che possono meglio tutelare gli interessi eco-
nomici di quésta provincia. E qualora, per ragione di alta
politica, ciò non fosse attuabile, esclusa sempre ed assoluta-
mente la dominazione della Casa austro -lorenese e della bor-
bonica, esprime il desiderio che venga chiamato a reggere i
destini di questo paese un principe della gloriosa Casa di
Savoja.
Ed invita il suo gonfaloniere a fare presso il nostro attuai
governo gli opportuni officj, affinchè la presente delibera-
zione, come tutte le altre congeneri dei municipi toscani,
vengano sottoposte alla benigna considerazione di S. M.
Vittorio Emanuele e di S. M. l'imperatore de' francesi, per-
chè sieno esauditi i voti de' popoli toscani.
Il gonfaloniere,
Ferd. Bartolohmbi.
n tomelUere miniiiro M eenié,
P. Mangi.
MOTA inviata alle Corti di Francia e d' Austria
dalla ■• R. Lei^azlone toscana presso la S. Stnle.
Roma, 20 lagHo iKf^.
Sono a tutti noti i deplorabili avvenimenti del 27 aprile
decorso che costrìnsero S. À. I. e R. il granduca di Toscana
ad allontanarsi da' suoi Stati.
4S3
E 80D0 pur ncfte le proteste emesse in quel suo^allonta*
narsi avanti il Corpo diplomatico accredilato presso la sua
persona, non che le altre posteriori datale da Ferrara e da
Vienna.
È snperflao il ritornare sui fatti speciali articolati in quelle
proteste, e sugli occulti e palesi maneggi cbe furono il prin^
cipale movente dei fatti stessi.
Basterà solo avere presente cbe S. M. il re di Sardegna,
mentre ricusava la dittatura della Toscana, si permetteva
però di qualificare il suo rappresentante presso FI. e R,
Corte granducale, commendatore Boncompagni, come commis-
sario straordinario per la guerra dell'indipendenza.
Tale risoluzione del governo piemontese, tuttoché larvata
dall'apparente fine di meglio ordinare le forze della Toscana
per la guerra dell'indipendenza che andava a combattei'si,
costituiva per se stessa la più manifesta violatone del gius
internazionale ad una usurpazione^ senza esempio nella sto-
ria, dei sovrani poteri del granduca.
Ma il fatto pur troppa dimostrò che la qualifica dijcom*
missario attribuita a quel rappresentante nascondeva ben al->
tri fini, imperocché il detto commissario sino dai primi mo^
menti invase ogni parte dell'amministrazione dello Stato,
moltiplicando decreti ed atti intesi a rovesciarlo completamen-
te ed a consolidare l'attuale rivoluzione.
Se pertanto tali atti erano doppiamente ingiusti anche &a*
rante la guerra, sia perchè lesivi degli altrui diritti , sia per-
che eccedenti la stessa usurpata qualifica, oggi ne è divenuta
scandalosa ed intolerabile la continuazione, dopo che è stata
provvidenzialmente firmata la pace tra le LL. MM. l'impera-
tore d'Austria e Timperalore de'francesi.
Ognun vede infatti che, in presenza di un si grande av«
venimenlo, è venuto a mancare anche il pretesto o mendi-
cato colore ad ogni e qualunque ingerenza del governo pie-
montese in Toscana.
Nulladimeno i recenti decreti publicati dal Monitore to-
464
scano , segnatamente in data dei 15 e (6 luglio corrente ,
fanno a tutti conoscere che il detto commissario Boncompa*
gnì, procedendo di pieno accordo coi capi della rivoluzione,
cioè a dire cogli attuali governanti O,non solo persiste nell'e-
sercizio delle usurpate funzioni, ma tenta di sconvolgere sem-
pre piùFordinamento polìtico della Toscana e creare ostacoli al
ritorno della legittima monarchia, sia coll'armare una guardia
nazionsde, col pretesto di provvedere airintema tranquillità,
sia col convocare un'assemblea di pretesi rappresentanti del
paese, nello scopo di falsare la vera opinione publica ed i
veri voti delle popolazioni toscane, sìa infine col dichiarare
anche nel più recente Monitore del 18 andante, voler conti-
nuare gli arruolamenti militari, nel concetto (sono sue parole)
che V Italia si armi mentre la diplomazia tratta; comecbè la
pace non fosse già firmata o si volesse fare ostacolo all'ese-
cuzione di quella.
Comprende ognuno di quale gravità siano questi audaci atti
i quali, mentre includono la più manifesta usurpazione della
sovranità granducale, infuocano le passioni politiche, minac*
ciano gli Stati vicini, avversano l'esecuzione del trattato di pace
preparando al paese interne ed esterne calamità sempre più
gravi.
Le LL. MM. gllmperatori d'Austria e di Francia che, al con-
seguimento della pace, hanno voluto subordinare ogni altro
riguardo, non possono non penetrarsi della necessità d'im-
pedire l'esecuzione delle misure suddette minacciate • in Jo-
scana, che cessata, come è oggi, la guerra, non hanno evi-
dentemente altro fine che di resistere con modi rivoluzionar]
al grande impulso impresso dall'avvenimento della pace, (tì
impedire una temuta reazione popolare, e dì osteggiare il
ritorno dell'augusto principe che è profondamente nel cuore
dQ' toscani.
(*) È da notarsi che il governo di Toscana sta ora In mano de* rivoluaionarj , non
pochi de'quali forestieri. Il capo del governo è piemontese; li ministro della guerra è
piemontese; il ministro delle flnanse è un siciliano emigralo. Il governatore di Livorno
è piemontese. Il comandante della marina e del porto di Livorno è piemontese. I co-
mandanti della gendarmeria e d*altrl corpi sono piemontesi essi pure.
165
I prelodatì monarchi, che nella loro potenza e nella loro
moderazione hanno preferito il ritorno della pace , non per-
metteranno certo che per le trame dì pochi audaci, avidi di
potere, abbia ancóra a durare in Toscana uno sconvolgimento
che è peggiore di ogni guerra.
S. A. L R. il granduca riposa nella coscienza de'suoi di-
ritti, nella giustizia dei due augusti monarchi, nel giudizio
imparziale che V Europa intera ha portalo sempre suirindole
del suo governo, e nell'immancabile amore de' suoi figli, ì
Toscani.
Ed il sottoscrìtto sì fa interprete dei venerati desiderj di S.A.,
pregando la bontà deirEccellenza Vostra a voler interporre
gli officj che crederà migliori all'effetto di richiamare sem-
pre più l'attenzione di S. M. Timperatore,... e del suo im*
periate governo sulla presente situazione della Toscana, onda
venga prontamente impedita Fattuazione delle gtavi misure
suddette, quali sono l'armamento della guardia nazionale e
la convocazione del preteso parlamento toscano, misure tutte
che vanno a sovvertire maggiormente la Toscana, a renderne
più difficile il riordinamento, non senza grave danno dei paesi
vicini.
E lusingandosi il sottoscritto ministro plenipotenziario della
prelodata A. S. presso la S. Sede di vedere secondato que-
ste sue premure dall'autorevole sollecita mediazione dell'Ec-
cellenza Vostra, incontra con piacere l'onore di rass^narle
nuove proteste, ecc.
Scipione Bàrgagu.
SK) luglio. — In forza di decreto dato questo giorno in Bologna dal
regio commissario straordinario per le Romagne^ sono istituiti
tre commissariati di circondario in ciascuna delle Provincie di
Ferrara^ Forlì e Ravenna.
— Arrim a Roma^ come ambasciatore austriaco^ del signor HUbner^ in
suirogazione del conte Colloredo destinato a rappresentante del-
l'Austria nelle conferenze di Zurigo.
Archivio, éec, * 89 .
466
— L'imperatore Napoleone ricevette questa sera al palazzo di Saint'
Chud i granai Corpi dello Stato.
(V. i disconi seguenti tenvti in qnest'oecaslone).
IMSCOMSI iadirixsati air Imperatore MapoleoM dai
gpaadll C^M-pi delle Stoto.
Parigi, 90 loglio 1959*
Parole di S. E. il Sig. Troplongy presidente del senato.
Sire!
Se Vostra Maestà, non consultando che la snperiorità deUe
sue armi, avesse continuato la guerra, è opinione generale in
Francia 6 forse in Europa che nulla avrebbe ritardato il suo
cammino irresistibile, e che Magenta e Solferino sarebbero
stati seguiti da nuovi trofei. Perchè adunque Timperatore
ha voluto arrestarsi all'auge della fortuna?
Vostra Maestà Tha detto: è perchè Tinteresse francese, che
aveva imposto la guerra, consigliava oggi la pace, e l'impe-
gnarsi più oltre nella lotta era un oltrepassare la causa
legittima del nostro intervento. Sire, la Francia ha compreso
questo nobil linguaggio, essa vi riconobbe la vostra devo-
zione per lei, come la vostra alta previdenza di fronte ad
ingiuste gelosie ed a disordinate pretese delle passioni rivo-
luzionarie. Dopa avervi seguito con orgoglio sul campo di
battaglia, essa vi approva e vi ammira in questa eroica mo-
derazione che appartiene soltanto alle anime grandi.
Allorché Scipione ebbe vinto Annibale a Zama, avrebb'e-
gli potuto distrugger Cartagine. Egli noi volle, sebbene si
fosse impegnato ad abbattere la potenza* cartaginese. Politico
prudente quanto abile generale, egli sapeva che sovente il
perdere del tutto il proprio nemico è un perdere se stesso.
Godiamo adunque di questa pace gloriosa, fruito di una
guerra che, in due mesi, ha liberato il Piemonte e strap-
4(57
pato la- Lombardia al suo potente dominatore; felicitiamone
rdmperatore, aspettando dbe le nostre grida di trionfo ao
colgano il ritomo de' nostri invincibili soldati. La Francia sen-
tesi oramai più libera nella sua azione esterna, più possente
mercè le sue armi, e più rispettata mercè la ferma saggez^
del suo Sgoverno. Se la campagna d'Italia fece su di essa
risplendere i grandi giorni del primo impero, la pace di Villa-
franca le è mallevadrice sicura che essa non avrà a rive-
derne se non le prosperità.
Parole di S. E. il cónte Momtf,
precidente del Corpo legislatiw.
Sire!
Jn tre mesi|quali prodigi I
La guerra era dichiarata, e noi non avevamo in Italia uti
sol uomo. L'Austria vi possedeva un'armata numerosa in
posizioni formidabili da lungo tempo studiate; la sua influen-
za invadente pesava su tutti i governi italiani. Alcuni gior-
ni dopo^ cinque vittorie successive venivano ad aggiungere
la pagina più gloriosa alla nostra storia militare, e lo scopo
politico che voi vi eravate prc^sto, era raggiunto.
Ma la più bella di tutte le vittorie è quella che voi avete
riportata su voi medesimo. Nell'ebrezza del trionfo, vi siete
mostrato generoso nemico come alleato disinteressato e fe-
dele; circondato da soldati vittoriosi ed ardenti, non avete
pensato che a risparmiare il loro sangue prezioso ; avete re-
so all'Italia la vera libertà, liberandola dal despotismo ed
impedendo in essa le mene rivoluzionarie; infine con questa
mh-abile misura che vi caratterizza, voi vi siete portato tanto
lungi (fuanto lo esigeva l'onore della Francia, ma non più
lungi di, quello che esigessero i suoi interessi.
Sire, la vostra assenza è stata pel paese una prova resa-
gli facile dalla nobile attitudine dell'imperatrice, e che gli
porse l'occasione di mostrare la sua confidenza in voi e il suo
attaccamento alla vostra dinastia.
468
10 sono certo. Sire, esprimendovi questi sentimenti, (Tes-
sere l'interprete del Corpo legislativo.
Parole di S. E. il Signor Baroche,
presidènte del Consiglio di Stato,
Siret
11 vostro Consiglio di Sts^to si unisce con gioja e coire-
nei^ia d'una profonda devozione ai sentimenti espressi a Vo-
stra Maestà in nome del Senato e del Corpo legislativo.
Dopo avere, come tutta la Francia, come l'Europa intera,
ammirata, durante una guerra così gloriosa, l'abilità del gran
capitano e l'eroismo de' suoi soldati, noi abbiamo ammirato
ancor più la moderazione piena di saggezza, la quale, an-
che in mezzo ai prosperi eventi, ha saputo arrestarsi nel punto
in cui gli interessi al pari dei sentimenti della FraiDcia po-
tevano soffrire dal carattere e dallo sviluppo ^che la guerra
sembrava dover prendere.
Benedetto sia Iddio che sano e salvo vi riconduce, coperta
di nuova gloria, in questa Francia di cui voi siete il salva-
tore e la speranza, fra questa sposa augusta di cui noi, du-
rante la vostra assenza, provammo il fermo coraggio e l'atto
senno, e questo nobile fanciullo che già apprende a ringra-
ziare il cielo dei trionfi del padre suol
IHSCaRSO di Mapoleoue III iu risposta ai prandi
Coppi dello Stato.
Parigi, SO luglio 18S9.
Signori t
Trovandomi in mezzo a voi che, durante la mia assenza,
circondaste Fimperatrìce e mio figlio di tanta divozione, prova
il bisogno anzitutto di ringraziarvi, e in séguito di spiegarvi
quale sia stato il movente della mia condotta.
Allorché, dopo una felice campagna di due mesi, gli eserciti
di Francia e di Sardegna giunsero sotto le mura di Verona,
469
la lotta stava inevitabilmente per mutar di natara, tanto sotto
il rapporto militare che sotto il rapporto politico. Io era fa-
talmente obligato d'assalire di fronte un nemico trincerato
dietro grandi fortezze, protetto contro ogni diversione sui
fianchi dalla neutralità dei territorj che Fattorniavano; e, co-
minciando la lunga e sterile guerra degli assedj, io mi ve-
devo di fronte V Europa in arme ^ pronta a disputare 1 no-
stri trionfi, 0 ad aggravare i nostri rovesci.
Tuttavia, le difficoltà dell'impresa non avrebbero crollata
la mia risoluzione, uè rattenuto lo slancio del mio esercito,
se i mezzi non fossero stati fuor di proporzione coi risulta*
ti da raggiungersi. Bisognava risolversi a rompere arditamente
gli eccoli. opposti dai territorj neutri, ed allora accettare la
lotta sul Reno come sull'Adige. Bisognava dovunque franca*
mente fortificarsi col concorso della rivoluzione. Bisognava
spargere ancóra un sangue prezioso, .di cui già troppo se
n'era versato; in una parola, per trionfare, bisognava arrischiare
ciò che ad un sovrano non è per-messo di porre a repen-
taglio che per l'indipendenza del proprio paese.
Se mi sono fermato, non fu dunque per istanchezza o
per isflnimento, ne per abbandono della nobile causa che
volevo servire, ma perchè nel mio cuore qualche cosa par-
lava ancor più alto: l'interesse della Francia...
Credete voi forse che a me pure non sia costato l'infre-
nare l'ardore di que' soldati che, ebri della vittoria, non do-
mandavano che di spingersi inanzi?
Credete voi forse che a me pure non sia costato l'esclu-
dere apertamente innanzi all'Europa dal mio programma il
territorio che si estende dal Mincio all'Adriatico?
Credete voi forse che a me pure non sia costato il vedere
in tanti cuori onesti dileguare nobili illusioni , patriotiche
sepranze svanire?
Per servire l'indipendenza italiana, feci la guerra contro
la volontà dell'Europa: non appena i destini del mioi paese
poterono -correre, pericolo, ho fatto la pace.
470
£ forse un dire eoo ciò che i nostri sforzi ed i nostri sa-
crifici andarono svaniti? No. Come lo dissi neir addio a'
miei soldati, abbiamo ragione d'andar saperbi di questa breve
campagna.
In quattro combattimenti e due battaglie, un esercito nu-
meroso, che non è secondo ad alcuno nell'ordine e nel co-
raggio, fu vinto. Il re di Piemonte, chiamato altre volte il
custode delle Alpi, vide ii^suo paese libero dall'invasione^
ed il confine de'suoi Stati dal Ticino portato ai Mindo. L'i-
dea d'una nazionalità italiana è ora ammessa da coloro
che maggiormente la combattevano. Tutti i sovrani della Pe-
nisola comprendono finalmente il bisogno imperioso di sa-
lutari riforme.
Per tal modo, dopo d'aver dato nuova prova della potenza
militare d'ella Francia, la pace che ora ho conchiuso sarà
feconda di buoni risultati. L'avvenire li svelerà ogni di più
per la felicità dell'Italia, l'infiuenza ddta Francia e il riposo
dell'Europa.
NAPOLEONE.
41 luglio 1889. — Giungono a Modena i primi battaglioni dèìla di-
vinone toscana eotto gli ordmi del generale VUoa.
— S. M.il re Vittorio Etnanuele^ con lettera in data d^oggi, indiriz*
zata al commissario sardo a Firenze, gli ordina di rasseanare
la Cosa publica in mano di una o più persone aventi la jldncia
del paese.
RAPPORTO diell'afpeiisia ipeneraie swisxera lu Na-
poli al proprio fpowerno sulla oommosAa militare
del V ed S Inizilo.
ftepoU» SI li«llo 1869.
Coir animo oppresso da dolore io prendo oggi la penna
per istruirvi dei fatti deplorabili che ebbero luogo in varii
471
reggimwti svizzeri al servizio di S. M. il re delle due Sici-
lie. Ed ho il dispiacere di dovere accagionare di questi fat-
ti le pratiche da me iniziate per ottenere , in conformità
agli ^ordini ricevuti dalle Vostre Eccellenze, che gli emblemi
della Confederazione scompaiano dalle bandiere dei reggi-
menti suddetti. Dachè ebbi il vostro onorato dispaccio del
i3 giugno p. p., io rimisi all'officiale una copia ed una
traducono francese del vostro primo dispaccio su questo ri*
guardo, affinchè, esso venisse confidenzialmente communi-
cato da questo officiale al re in persona. Seppi allora con
numnarì^ che, mentre io agivo in tal modo in nome della
Confederazione colle maggiori cautele, alcune autorità canto-
nali eransi poste in relazione diretta coi colonnelli dei reg-
gimenti in questione, a rischio d'irritare questi capi dei
corpi e di compromettere il risultato delle mie trattative.
Tuttavia io seppi nel corso della giornata del 15 corrente
che gli emblemi del cantone di Berna erano stali nel mat-
tino tolti dalla bandiera del IV reggimento, e che questo atto
aveva originato un grande disgusto e fermento. Il giorno
dopo ebbi la sodisfazìone di sapere che quel reggimento a-
veva senza indugio presentato le armi alla sua bandiera così
modificata, e che l'agitazione della vigilia sembrava calmarsi.
Quali non furono pertanto il mio stupore ed il mio ramma-
rico assistendo ai fatti avvenuti nella sera del 7 1
Eccone il riassunto, per quanto mi fu possibile esatto:
Il punto di partenza della rivolta ebbe Ijiogo al quartiere
del Carmine occupato da quattro compagnie scelte del II reg-
gimento. Era scorso brevissimo tempo dachè l'appello della
sera aveva avuto luogo» allorquando un soldato dello stesso
II reggimento venne a recare una lettera ad uno dei soldati
presenti nel quartiere suddetto. Si udì allora un fischio ,
ed a questo segnale, già convenuto evidentemente dapprima,
un gran numero d'uomini si precipitarono sulle loro armi
e sui loro zaini, ed uscirono sulla via, caricando le armi.
La fermezza dell'offiiciale che comandava il posto, riesci a
474
rattenerne un gran numero ; ma una colonna , abbastanza
forte, si diresse immediatamente al vicipo quartiere dei Santi
Apostoli, occupato egualmente dal II reggimento. Quivi pure
ebbe luogo una lotta col posto, in séguito alla quale alcuni
altri uomini si unirono alla colonna dei rivoltosi. Questa re-
cossi allora alla caserma di S. Giovanni,.a Carbonara, occu-
pata dal III reggimento , e vi trovò nuovi e considerevoli
rinforzi che attendevano con armi e bagagli, sforzandosi di
oltrepassare i cancelli di uscita. Come altrove, il posto resi-
stette per quanto si fu possibile; ma non potè impedire una
grande defezione. La colonna cosi ingrossata precipitossi al-
tera al quartiere S, Potito, occupato dal IV reggimento, col
quale s'impegnò una seria lotta. Ma tutti gli sforzi tentati
per trascinare questo reggimento furono parimenti vani, e
i rivoltosi dovettero ritirarsi, portando via una delle ban-
diere del reggimento. Un piccolissimo numejo d'uomini di
questo reggimento li seguì.
La colonna si diresse allora, a suono di tamburro, al pa-
lazzo di Capodimonte, abitato in quel momento dal re e dalla
maggior parte della famiglia reale. Ricevuta quivi da diverse
persone del séguito di S. M., essa mosse varie lagnanze e
fra le altre quelli^ degli emblemi svizzeri sulla loro bandiera,
gli oblighi troppo gravosi del sermio, i rifiuti di conge-
do, ecc. Invano esortati «a ritornare al dovere, questi uomini
fuoriT^di se dopo breve tempo si ritirarono scaricando di trat-
to in tratto alcuni colpi di fucile, e si condussero a prender
posizione sul campo di Marte, ove passarono la notte a bere
eccessivamente. Ma essi non indugiarono ed essere quivi rag-
giunti dal IV reggimento e dal XIII battaglione di cacciatori
che li attorniarono e li tennero d'occhio sino alla mattina.
Varie intimazioni di arrendersi furono loro indirizzate invano,
dopo di che ebbe principio il fuoco. Si incominciò con colpi
di moschetto, ma segui tosto la mitraglia, e due colpi di que-
sto mezzo terribile bastarono per ricondurre la sommissione
e lo sbandamento dei rivoltosi.
473
Si calcola il numero dei loro morii ad una trentina e
quello dei feriti a 50. Duecentocinquantaquattro individui fu-
rono trasportati al Castel S. Elmo.
In séguito a questi fatti, si interpellarono individualmente
tutti i soldati del II e del III reggimento, per lasciar libero
a ciascuno di continuare il servizio, o di ritornare alle pro-
prie case. Mille e quattrocento uomini in circa chiesero di
andarsene, e stanno per essere immediatamente imbarcati
sopra navigli del governo.
Quanto ai prigionieri di S. Elmo, io credetti di dover fare
una pratica officiosa in loro favore presso il principe di Sa*
triano , ministro della guerra e presidente del Consiglio , e
S.'E. mi assicurò ch'essi verrebbero trattati con riguardi nel
loro carcere, e che egli stesso vorrebbe che si limitasse ad
espellerli dal paese/
Seppi con vivo dispiacere che gli emblemi svizzeri, dap-
prima soppressi su varie bandiere, sono stati ristabiliti in
séguito agli avvenimenti da me tracciati.
Per VagmUe generile dilla ConfederaU&m tvizzera
Il vice-agente,
BOURGUIGNON.
oooffO^o ■ ■ ■■
MOTA-CIItCOLARE del ministro de^ii affari esteri
di Berlino ai rappresentanti della Prussia
so le Corti gennanielie.
Berlino, SS loglio 1889.
Immediatamente dopo il suo ritomo da Verona, il conte
Recbberg ha detto al nostro ambasciatore a Vienna, che l'Au-
stria era principalmente stata mossa ad accettare le propo*
ste di pace perchè le condizioni di mediazione, per parte delle
grandi Potenze neutre, erano più sfavorevoli all'Austria dì
ÀrckiviOf €C€, 60
474
*
quelle alle quali aderiva l'imperatore dei francesi. Ad un di-
spaccio circolare del coote Rechbei^, di cui mi è stata re-
centemente data lettura confidenziale, era unito un pitogetto
di mediazione, che si diceva indirizzato dall' Inghilterra alla
Francia, e alle di cui disposizioni si pretendeva la Prussia
avesse aderito. Il Giornale di Magonza publica oggi questo
progetto Q. Voi siete autorizzato a dichiarare positivamente:
1.^ che la Prussia non ha formulato condizioni di pace dì
alcuna specie, né tampoco accettate condizioni di tal fatta,
che fossero state da altri formulale; 2.^ che il progetto u-
nito alla circolare austriaca e poscia poblicaio da alcuni
giornali, ci. era completamente ignoto.
SCBLEINITZ.
>oo^*o*~
OECKETO del irovernatore di MadeM*
Modica, fS luglio i889.
Considerando che, regnanti i due arciduchi Francesco IV e
Francesco V d'Austria d'Esle, furono innumerevoli i giudizi
penali senza forma e senza rito legale, molte le conflscazioni,
{*) Ecco il testo dei prelimiDari di pace e delie proposte di mediazione pubiieatodal
soYracitato Giornale di Magonza :
l.<* L'Italia rbstituita a bè mbdesima.
s.^ gonredsrazlomb di tutti gli stati italiani sbn^a alcuna kgcbuonv.
3.0 Ingrandimento della Sardegna sia coll' unione della Lombardia, sia col-
L*UNIONS DB! DUCATI.
i.o Creazione d'uno Stato indipendenti, coimKNDBNTi ic TrMfiro K il Mode-
nese SOTTO UN ARCIDUCA.
S.^' La Toscana alla duchessa di Parma.
.é.O yiCE-RB<^ìO laico nelle LEGAZIONI.
7.p Congresso pbr rioroanizzare l'Italia in conformità' delle basi frbac-
CENNATB, E TENENDO CONTO DEI DIRITTI ACQUISTATI DAI VOTI DELLE POPOLAZIONI.
Dalle commnnicazioni fatte da lord Palmerston alla Camera del Communi (V. io
questo ArchiTlo la sedata del SS loglio) si ^eva che I detti ponti non sono menoma-
mente un progetto di mediazione, ma sibbenc il piano di nn aggiustamento redatto dalia
Francia |e presentato da essa, rome ona spedo d! uUimatumy all'Inghilterra che ac-
consentiva commnniearlo aU'Aoatria, senza però appoggiarlo od arcooipagnarlo oqn os-
servazioni. Da ciò risolta incontestabile l' autenticità del documento.
• 475
le usurpazioni e le inique distribussioai delle altrui proprietà;
Considerando che la civiltà e la giustizia comandano di
far palesi le opere delle male -signorie, alfinchè la publjca
opinione, avvalorando ì legittimi voti dei popoli, pronunzi li»
sue inappellabili sentenze;
decreta :
l.^È istituita una commissione, la^quale cerchi nei segreti
e nei pqblici archivi tutti i documenti delle licenze e degli
arbitrii dei due ultimi duchi di Modena, delle opere sovver-
sive d'ogni, ordine civile, e delle offese contro i diritti della
proprietà e della famìglia.
2.^ La cammissione dovrà raccogliere e pul»Ucare imme-
diatameate e per ordine, tutti i documenti in originale, e colla
traduzione in lingua francese.
(Seguono altre norme e la nomina della commissione).
Il regio governatore ^
C. Luigi Farini.
PROCLAMA del comitato holo^nefte per la «otto-i
scrizione al .^oto po|Kilarc*
Bologna, S3 loglio 1859.
Cittadini t
La manifestazione del voto generale sull'ordinamento della
cosa publica, è naturale diritto d'ogni popolo.
Questo diritto venne proclamalo solennemente dall'impe-
ratore dei francesi al cospetto del mondo, come la vera base
del diritto publico.
Nelle attuali gravi circostanzei in cui te sorti d'Italia,, vit-
toriose sui campi 4i battaglia, sono riipesse anche una yQl|;a«
nelle mani della diplomazia, a questo diritto gl'italifin! deb-
47(5
bono con fiducia ricorrere e palesare ordinatamente i lora
voti.
Gilè, se la forte gioventù degli Stati romani versò anch'essa
valorosamente il sangue per la causa nazionale, illustrando il
nome italiano, questo nobil sangue sarebbe versato indarno,
se ogni cittadino che lo pubjiberamente npn accorresse al
compimento dell'opera, col manifestare la propria volontà in-
torno al futuro reggimento di questi popoli.
Modena, Parma, Toscana alzarono la voce dinanzi all'Eu-
ropa, e protestarono contro ogni pensiero di restaurazione.
Protestate voi pure, o cittadini ; e dite francamente ciò che
non volete, ciò che bramate.
Una dichiarazione esplicita di voto publico, con che, re-
spingendo il passato, si aspira ad essere italiani con Vitto*
rio Emanuele, è pronta e v'aspetta.
Cittadini, che consentite con noi, accorrete a firmare, e a
migliaja e a migliaja si contino i vostri suffragi.
I^ storia recente dei principati danubiani ci insegna che
nel consiglio dei potenti il voto dei popoli è ormai anch'esso
ascoltato.
H eomilaio eoiUtuttoti per la ioUoterizion$ al vaio popolari,
UiNALDo principe Simonetti — Ramponi dott, Francesco
ZoBou Giovanni — Rusconi dott. Federico
Aglebert Augusto.
PROCKiAMA indirizsato al popoli dell* provlneia
di Ferrara dal refpio eommlssarlo straordinario.
Ferrara, M loglio 18M.
Popoli della provincia di Ferrara!
Destinato a venire fra voi qual r^io commissario sardo,
poche parole basteranno per tracciarvi, o popoli, la mia con-
477
dotta. Il proclama dato da Massimo D'Azeglio alle popolazioni
di Romagna il giorno ^stesso del suo arrivo in Bologna, sarà
da me seguito con fermezza e con seterità.
Voi già deste prove grandi d'ordine e di disciplina; io vengo
a chiedervi la costanza in ciò fare, e proveremo all'Europa
quanto sia ingiusta l'accusa fatta agi' Italiani di non e^ere
capaci di vivere a libero reggimento.
Ab1)iate, popoli ferraresi, fiducia in me^ come io l'ho in
voi; troverete in me l'uomo franco e leale. Sarò con voi nel-
l'ora del consiglio per dare un indirizzo fermo alle idee ed
agli spiriti degli uomini amanti veri di libertà e d'indipen-
denza; sarò con voi nell'ora in cui il pericolo sarà maggiore
per ispirare ai difensori delle patria quell'unione ch& fa la
forza delle nazioni.
Vengo fra voi a rispettare le opinioni di tutti i cittadini,
ma combatterò inesorabilmente, e senza distinzione alcuna di
ceto, i delitti di leso patriotismo» dichiarando tutti ugualmente
risponsabili delle loro azioni, e soggetti a vera punizione.
Attendo, o ferraresi, dal vostro patriotismo quel concorso
che è necessario per rendere facile la mia missione], ed io
sarò fiero di aver seco voi contribuito ad organizzare a no-
vella vita politica una popolazione colta e ricca di memo-
rie d'uomini che la illustrarono.
VIVA VITTORIO EMANUELE II I
VIVA L'INDIPENDENZA ITALIANA 1
#
6. A. Migliorati.
»eo8|e»o<
PROCLAitfA del governò mlVemereUm toseano.
Firense, 99 IngHo 1689.
Soldati I
I
Il governo saluta con gioja il giorno del vostro non lon-
tano ritomo. Se la fortuna invidiò al valor vostro i pericoli
478
della contesa e i premii della vittoria , aprirà alla vostra
disciplina un altro campo non meno onorato ndla Toscana
stessa. Qui v'attende la patria a rendere più augusta la so-
lenne manifestaziope de'suoi voti. Le armi vostre non avranno
da domare intemi nemici. La concordia cittadina, che non
fu mai turbata, mercè vostra sarò resa più sicura ora che,
a far durevole la pace, si vuole affidare la nostra sorte ad
uno scettro che non sìa austriaco, ma nazionale. Chiunque
osasse offendere la maestà dei popolo che provvede libera*
mente ai suo miglior avvenire; chiunque minacciasse le no-
stre frontiere, sarebbe respinto da voi come il maggior de' ne-
miei. Questo gran bene aspettando da voi^con affetto e fl-
ducia tutto il paese vi onora altamente, perchè vi riconosce
custodi intrepidi della sua quiete solenne e della sua saggia
libertà.
Il governo, o soldati, v'affida, insieme con la guardia na-
zionale, la tutela del più sacro diritto della Voscaoa. quello
di pronunziarsi Uberamente intorno ad un principato &a-
zìonaie e costitueioiiale; che le conservi l'antica civiltà, e la
nuova indip^denza.
RISPOSTA dieir Imperatore Mapolepue alle eon-
gri*«tolaxloiil iiidiriszateipll dal Corpo diplomatieo,
per l'orbano del suo presMenie, Il nfanaio apo-
atolieo {*).
Parigi, %% luglio 1859.
L'Europa è stata in generale così ingiusta verso di me al
principio della guerra , ch*io mi stimai felice di poter con-
chiudere la pace dachè l'onore e gli interessi della Francia
(*) 11 Goi|io dtplonuulcot JÌce?uto il giorno SS laglio da S. M, rimpeiatore Napoleone,
espresse per meno del suo presidente, il Nunsio apostolico, le proprie C9Qgra^9l^2Ì0ai
sulla pace in questi termini :
H aite, il Corpo diplomatico pyorara il i)i$ogno .di chiederò .a Vostra . Haastà di .oT-
trirle le sue sollecite e sincere felicitazioni pel suo felice ritorno e per la pronta con-
oliMione della pace ». ' ,
479
furono sodisfatti, e di provare come non poteva entrare nelle
mie intenzioni di sconvolgere TEoropa e» di suscitare una
guerra generale. Io spero che al presente tutte le cause di
dissentimento svaniranno, e che la pace sarà di lunga durata.
Ringrazio il Corpp diplomatico delle sue felicitazioni.
BBLIBER A2»<M«E: aidioUftia airitMaritAiiÉKA dai mniit^
«sipio iridenilnà nella tuesslone del 93 Ingollo 1859,
di chiedere di nuovo la separazione del Trentino
dal Tlrolo, e la sna annessione alla Venezia (*)•
Trento, «a faglio IS59.
« Il Consiglio communale, conoscendo che il desiderio,
anzi, nelle attuali circostanze, l'assoluto bisogno della parte
italiana della provincia reclama imperiosamente Taggregazione
della medesima, sotto i rapporti politici ed amministrativi,
alle Provincie venete.... delibera, che, di concerto colle rap-
presentanze delle altre città, debbano esser fatti i^ passi op-
portuni per conseguire questo scopo, ed invita quindi il ci-
vico magistrato a mettersi per tale oggetto in corrispondenza
colle suddette rappresentanze^ ed in pari tempo a communi-
care il presente conchioso al sig. consigliere municipale Ro-
ìhano Ronchi, chiamato, come uomo di confidenza, a rinfor-
zare il comitato della Dieta provinciale (convocato ora ad
Innsbruck dall'arciduca luogotenente del Tirolo), pregandolo
di volerlo portare a notl2ia ddl'eccelsa presidenza del comi*
tato medesimo. >
{St9uùm U firme)*
(t) Qnesu dalibeiitioBe TClTne adotuta ad unatUimUà nella sessione municipale di
Roveredo del t6 Inglio, e vi aderiva pure a voti unanimi il Consiglio commuoale della
città di Ala. Le città di Riva e di Arco, in cui l'intervento dell'autorità politica tuHavia
in^pedl bruscamente la riunione del Consiglio, parteciparono al municipio di Trento la
meno solenne ma non meno intera adesione dei loro ofQcj conttitnall. (Tedi gli iW
di quesfirrAirto in data Riva, 1 agosto, e Arco, 27 luglio).
480
PROCLAMA del generale «aribaiai.
Lovere (Val-Camonica), f3 luglio 1859.
Italiani del centro 1
Sono pochi mesi noi dicevamo ai lombardi:
t / wstri fratelli di tutte le Provincie hanno giurato dU
vincere o di morire con voi ». E lo sanno gli austriaci se
abbiamo tenuto parola. — Domani noi diremo a voi ciò che
dicemmo ai lombardi allora; e la nobile causa del nostro paese
ci troverà serrati sui campi di battaglia volonterosi come fum-
mo nel passato periodo, e coir aspetto imponente d'uomini
che fecero e faranno il loro dovere.
Reduci alle vostre case, e fra gli amplessi dei vostri cari
non dimenticate la gratitudine che dobbiamo a Napoleone,
ed alla eroica nazione francese, i di cui valorosi figli giac-
ciono anc/òra, per la causa d'Italia, feriti e mutilati sul Ietto
del dolore.
Non dimenticate sopratutto, comunque sia l'intenzione della
diplomazia europea sulle nostre sorti, che noi non dobbiamo
staccarci dal sacro programma = Italia e Vittorio Emanuele.
Garibaldi.
tS luglio. ^ Con odierno atwiso della Giunta provvisoria di governo m
Bologna^ è instituita^ in forza di decreto del giorno fO stesso
mese del regio commissariato straordinario, la guardia nazio-
nale in tutti i communi compresi mlle Provincie deUe Romagne.
RBL. azioni; del miiilstro deirintenie della ToseiU
na al eommissario straordinario intomo alle dell-
berazlonl del manielpll per l'anneasioiie della To-
aeana af^li Stati sabaudi.
Plreme» t3 luglio IM9.
Eccellenza I
Fino dal giorno in cui i toscani, rimasti senza governo,
ricorsero ai protettorato di S. M. il re Vittorio Emanuele,
481
perchè sotto la sua generosa laida si coslttuissè un reggi-
mento nazionale, chiaramente mostrano quali fossero i loro
sentimenti per il propugnatore deiritaliana indipendenza, e
quali i loro voti per un definitivo assetto delle cose d'Ita-
lia. Ma i toscani non si tennero paghi a quella manifesta-
zione; e mentre il governo temporaneo che resse il paese
durante la guerra, per giusti riguardi politici, non credo di
provocare più aperte dichiarazioni, l'impazienza di cittadini,
mal sofferendo di rimanere in una inerte aspettativa, si ri-
volse alle rappresentanze communali porche si facessero in-
terpreti dei publici voli. Il governo non si oppose a que-
ste sollecitudini dirette ai municipii, fiacche per una parte
non poteva condannare il desiderio universale di uscire al
più presto da una condizione di cose tutta provvisoria, e
per Taltra parte gli sembrava che fosse migliore cimsiglio
lasciare che si tenesse quella via di manifestazione, piutto-
slochè aprire il campo a tumultuarie dimostrazioni ed alla
coilisione dei parlili, mentre la calma ed un'ammirabile con-
cordia regnavano in Toscana. Che un paese condotto dalla forza
delle cose in una condizione anortnale, faccia ogni sforzo
per uscirne e per determinare, finché lo può, le sue sorti, è
atto naturale e di molto senno, e del pari è atto di grande
senno politico il ricorreje, per Tosprossione dei voti publici, a
quell'unica rappresentanza che il paese possiede. Se per al-
tro il governo della Toscana non si oppose a che si consul-
tassero i municipii, vegliò con fermezza onde nessuna vio-
lenza turbasse le loro deliberazioni, le quali, qualunque fos-
sero, prescrisse che a lui solo venissero trasmesse nelle forme
ordinarie. E questo si operò.
Queste deliberazioni sono oggi riunite presso il ministero
deirinterno, ed io mi faccio un dovere di accompagnarle al-
l'E. V. perchè siano poste sotto gli occhi di S. M, Villorio
Emanuele. Da esse rileverà l'È. V. con quale unanime suf-
fragio e con quanta eloquenza di affetto i municipii toscani
abbiano espresso il voto di vedere il nostro paese riunito a
AreMvio €ce, 61
4Sf
quella Italia che sotto lo scettro nazionale dei reali dì Sa-
voja si sarebbe potuto costituire dopo la guerra. Le splen-
dide vittorie delle armi italo-franche, le promesse magnanime
dell'imperatore Nap(deone affidavano i toscani ad esprimere
questi voti, i quali, a mio avviso, conservano anche oggi tutto
il loro valore, ed uniti agli altri più solenni che emetterà
tra breve l'assemblea dei rappresentanti, possono essere di
gran momento per definire le condizioni della pace lasciate
in sospeso nei preliminari gi^ sottoscritti.
Ad accrescere autorità a queste manifestazioni dell'opinioDe
publica toscana durante la guerra, due cose mi restano a far
rilevare all'È. V. La prima è, che le deliberazioni municipali che
le accompagnano, furono emesse da quelle rappresentanze
stesse le quali, sotto la influenza del passato ^verno, uscivano
dalle borse, o furono scelte da lui. La seconda è, che nessuna
violenza, anzi nessun atto meno che onesto, fu adoperato per
ottenerlo. Era preciso dovere del mio ministero di. tutelare
la Ubertà dei municipii nell'aderire o nel rifiutarsi alle pro-
poste deliberazioni, ed asserisco solennemente all'È. V. che
nessun rapporto e reclamo mi è giunto, sia per parte delle
rappresentanze communali, sia per parte delle autorità go-
.vemative locali, sia per parte dei privati che mi possa fare
minimamente dubitare della, sincerità dei voti. L'opinione pu-
blica si è pronunciata univoca e i municipii se ne sono fatti
interpreti; se questa è esortazione, ogni assemblea che deli-
bera in consuonanza colla nazione, si potrà dire che deliberi
sotto una pressione esteriore. Inoltre V. E. rileverà dalla
stessa enumerazione dei voti singolari nelle deliberazioni non
unanimi, che fu libero ciascuno di votare in senso favorevole
0 contrario, senza che ninno gli chiedesse ragione del suo
voto. E ciò tanto nelle maggiori città dello Stato come nei
più umili villaggi
Le deliberazioni trasmesse fino al giorno d'oggi a questo
municipio e che mi onoro di accompagnare a V. E., appar-
tengono a 141 Gommunità, tra cui si comprende la città
4»»
di Firenze, Livorno e le altre più cospicue città della Toscana.
Tali deliberazioni sono state pronunciate con 809 voti af-
fermativi e 45 voti negativi, e rappresentano il voto, gf in-
teressi di 1,135,863 abitanti.
* L'aspettativa deirassemblea speciale, la cui elezione si sta
apparecchiando, e il riguardo dr non invaderne il canipo^
tratterrà forse dal pronunciarsi qiieile rappresentanze commu-
nali che fin qui non emisero il voto; ma io sono certo che*
ove lo facessero, le loro delibera'zioni compirebbero l'opere
delle prime^ e la Toscana sarebbesi pronunziata all'unanimità.
Tutte queste cose vado lieto di poter riferire all'È. V. per*
che son persuaso che varranno ad avvalorare anche questa
prima manifestazione dell'animo dei toscani, la quale, quando
sarà confermata in modo ancor più regolare e solenne dal-
l'assemblea nazionale che sta per convocarsi, non posso du-
bitare che non sia presa in seria determinazione dai poten-
tati che dovranno definire l'ordinamento d'Italia.
He l'onfore di )[)r6fessarmi con distinta considerazione ed
ossequio
Dell' E. V.
0al ministero dell'in terno
(HsJ^^ Bettino Ricasout.
RAPPORTO del vicé-aniniiraglla Ronàiil-Desfcs-i
•és, camandaiiie In eapo Im squadra del Mediter-
ranea a S. E. il ministro della marina, sulle ope«
raziani della flotta alleata durante la guerra d*I«
talia.
Vascello Bretagnay Lasslnpiccolo, 93 luglio 1859.
Signor ammiraglio.
Onorato dalla confidenza dell'imperatore del comando in
capo delle forze navali del Mediterraneo, io rendo conio a
481
Vostra Eccellenza della ripartizione e deiruso che ne dovetti
f;irc, a termini delle vostre istruzioni, dal momento in cui
esse ebbero la missione speciale di secondare nel mare Adria-
tico le grandi operazioni deirescrcìto di S. M.
Queste forze navali comprendevano dieci vascelli di linea e
quattro fregate ad elice ; due di questi vascelli e due fregale
si trovavano già. staccate sotto il comando particolare del con*
trammiraglio Jurien de La Gravière per assicurare il blocco ef*
feltivo di Venezia.
V. E. mi aveva prescritto di lasciar quattro vascelli e due
fregale in riserva a Tolone sotto gli ordini del contrammira-
glio Jehenne: era pertanto con quattro vascelli, compresovi
h Bretagna, che porta la mia insegna, ch'io dovevo recarmi
nel golfo di Venezia e riunirvi i diversi elementi della (Fotta
di spedizione.
Il più importante di questi elementi, se considerasi la na-
tura delle acque in cui noi dovevamo operare, era una nuova
squadra recentemente formata per ordine di S. M., <^ <^^
sotto il nome di flotta d'assedio, veniva con cinque amsi
e sei trasporti ad elice, a completare T insieme delle forze
navali poste sotto il mio comando superiore.
La flotta d'assedio fu affidata all'abile direzione del con-
trammiraglio conte Bouét-Willaumez, che giunse a Tolone il
1 -^ giugno per attivare l'appropriazione speciale e l'armamento
delle navi destinate a farne parte.
Essa si componeva di quattro fregate a ruote e di venti-
cinque batterìe galleggianti e cannoniere, per la maggior parte
a poca altezza d'acqua, munite di ferro per traverso o sol
davanti, vale a dire perfettamente adatte a smantellare le for-
tificazioni.
Le fregate a ruote e le batterie galleggianti furono armate
cosi rapidamente, che .sino dal 12 il contrammiraglio Bouèt-
Willaumez potè partire per l'Adriatico con questa prima e pe-
^^antc divisione della flotta d'assedio.
Dopo una sosta forzata di 3 giorni a Messina, per rinno-
48S
vare il suo approwigtonamento di carbone, essa toccò, Tun-
(lecimo giorno, la baja di Antivari, che Vostra Eccellenza
m'aveva designata come punto di riunione generalo della
flotta di spedizione. Affìne di affrellare possibilmente il mo-
mento di questa riunione, io m'ero deciso a far rimorchiare
ciascun gruppo di cannoniere, a misura che esse fossero pronte,
per uno de'miei quattro vascelli.
V Arcale partiva il 15 con 6 di queste piccole navi.
Il 18, allo spuntare del giorno, seguiva il vascello Àlexan-
dre con 6 altre cannoniere a rimorchio, e la sera del giorno
stesso, io abbandonavo Tolone colla Bretagna e due avvisi
traendocl dietro le nostre ultime dieci cannoniere, e lasciando
a Tolone il vascello Redoutabley che doveva, Ire giorni dopo,
condurre l'ultimo gruppo della flotta composto di due trasporti
carichi di munizioni da guerra e di due cannoniere toscane.
Il 30 giugno , tutte queste forze , dopo le diflicoltà di
navigazione che gli uomini di maro indovinano e che è quindi
inutile enumerare a Vostra Eccellenza, erano riunite ad An-
tivari per gruppi come vi erano venute, ma il primo di que-
sti gruppi eh' io conducevo e dirigevo con tutta la rapidità
possibile verso il fondo deir Adriatico, ove avevo ordine di
impadronirmi dell'isola di Lussino, era composto,^ a cagione
d'una resistenza da ducersi, nel modo che segue:
Ivaseellì Bretagna e Redoutable;
Le fregate Uogadùr (contrammiraglio Bouèt-Willaumez) ed
hi»;
La fregata sarda Vittorio Emanuele;
Otto cannoniere; una batteria galleggiante.
L'isola idi Lussino, situata allo sbocco dell'arcipelago di
Quarnero, è punto centrale fra Venezia, Trieste, Fola, Fiume
e Zara, che sono i pincipali stabilimenti n^rittimi dell' Au^
strìa sul litorale della Venezia, deiriUiria, dell'Istria, del-
l'Ungheria e della Dalmazia.
Il possesso di quest'isola era per noi d'un' importanza estre-
ma e doveva assicurarci una eccellente base di operazione. Il
486
nemico non poteva non comprenderlo; e noi dovevamo da ciò
pensare ch'egli avrebbe tentato d'opporci una resistenza, che
noi eravamo d'altronde in grado di superare.
Nulla di questo, e, sia timore di lasciarci una guarnigione
prigioniera , sia piuttosto impotenza a difendersi su tutta
l'estensione delle coste minacciate dalla flotta alleata, gli au-
strìaci avevano completamente abbandonata a se stessa la
numerosa popolazione di Lussino, e disarmate le torri Mas-
similiano che dominano la città e Porto augusto.
Dopo avere sostituiti sulla città o sulle torri di Lussìnpiccolo
i colori francesi e piemontesi a- quelli dell'Austria, io feci sa-
pere agli abitanti che li avrei trattati come compatrioti se da
parte loro ci assistessero con tutte le loro risorse. Io fui com-
preso da quella popolazione essenzialmente pacifica e com-
merciante; cosicché non giudicai Ta proposito di usare del di-
ritto ch'io avevo di confiscare i quattordici o quindici navi-
gli mercantili ancorali nel porto, dopo essermi assicurata
ch'erano proprietà degli abitanti dell'isola.
Allora cominciarono i preparativi dell'attacco delle coste
della Venezia, te batterie galleggianti ricevettero il com-
pletamento della loro artiglieria e si disalberarono per essere
meno vulnerabili ai colpi del nemico; le cannoniere fecero
altrettanto. Le une e le altre, comandate dal contrammiraglio
Bouèt-Willaumez e dal capitano di vascello De La Roncière
Le Noury, si recarono in una baja vicina per és^uirvi dei
tiri d'esercizio, che questi bastimenti, armati in tutta fretta,
e provveduti peraltro di eccellenti marinai-cannonieri deco-
rali, non aveano ancor potuto fare convenevolmente.
11 comandante Bourgois del Magador faceva nello stesso
tempo, e con successo, ripetuti esperimenti coi terribili pe-
tardi sottomarini, per far saltare alcuni steccati imitati da
quelli phe sbarravano l'entrata dei tre porti di Venezia, cioè
Chioggia, Malamocco e Lido.
Tre giorni soltanto erano bastati per stabilirci fortemente
a Lussino, ch'io lasciai^ in custodia a 400 raarinaj ed a 400 sol-
487
dati di fanteria di marina, sotto il comando superiore del capi-
tano di fregata Duvauroux, officiale energico, istrutto e vigilante.
I magazzini posti in città si riempivano dei nostri approvig-
giónamenti in viveri, in carbone; si montavano sulla spiag-
gia apparati distillatori per fornirci d'acqua mediante la di-
stillazione di quella di mare; infine un ospitale di 120 letti,
stabilito a terra, colle nostre risorse, riceveva i malati delle
navi della flottiglia nel tempo stesso che disponevamo uno
de'trasporti misti della flotta per ricevere i feriti nel giorno
del combattimento.
Mentre che una parte dei nostri infaticabili marina] com-
piva questi lavori di prima urgenza, sotto l'energica ed attiva
direzione del contrammiraglio Chopart, mio capo di stato mag-
giore, gli altri completavano il carbone delle navi, sguer-
nivano e disalberavano le batterie impagliettate, come pure le
piccole cannoniere, lavoravano a stabilire sopra trabaccoli cat-
turati de'mortaj di 32 centimetri, accordatimi da Vostra Ec-
cellenza prima della mia partenza da Tolone.
Il 6 luglio, due grandi trasporti misti giungevano a Lus-
sino, recandomi, nel momento più opportuno, i 3,000 uomini
di fanteria di linea formanti parte delle truppe che l'impe-
ratore aveva ordinato di aggiungere alla spedizione. Io li feci
immediatamente ripartire Siopra i vascelli; seppi nello stesso
tempo che il generale di divisione Wìmpffen veniva, per
ordine di S. M. , ad assumere il comando delle truppe di
sbarpo.
Il 7, un avviso da me spedito a Rimini, per portare un
dispaccio telegrafico col quale io informavo Vostra Eccellenza
della presa di possesso di Lussino, e chiedevo gli ordini del-
l'imperatore, secondo la raccomandazione fattami prima ch'io
partissi da Tolone, rientrò in Porto Augusto, portatore d'un
dispaccio che vi attendeva l'arrivo della squadra, e col quale
l'imperatore mi ordinava d'attaccare le difese esterne di Ve-
nezia.
La flotta era pronta; io fissai la partenza al domani mat-
tijoa, 8 luglio, lasciando soltanto due cannoniere toscane a
disposizione del comandante superìiMre, per concorrere alla
sicurezza del nostro stabilimento.
L'attacco combinato della flotta e del corpo spedizionario
doveva aver luogo il 10 luglio, ed io ne avevo dato avviso
a Vostra Ec^^ellenza sino dal 7, mediante il telegrafo di Ri-
mini. Nessuno dubitava del successo.
L'8 luglio, all'alba, la flotta era sotto vaporo ed usciva da
Lussino, allorquando comparvo il vapore SylaUs speditomi
la sera del giorno prima dal contrammiraglio Jurien, recan-
domi una lettera del governatore generale della Venezia ed
uu dispaccio da Verona, col quale il generale Fleury , aiu-
tante di campo deirimperatore, nell'aununciarmi ch'era stala
firmata una sospensione d'armi, mi ordinava, da parte di S. M.,
di sospendere ogni ostilità.
Un momento dopo, un avviso parlamentario spedito da
Zara, mi raggiungeva, e il suo capitano mi rimetteva una
Nota con cui il governatore generale della Dalmazia mi dava
egualmente annuncio della sospensione d'armi.
Questo imprevedutó avvenimento non deverà modificare
le nostre disposizioiìi di partenza, e pensai anche che la pre-
senza d'una flotta numerosa inanzi a Venezia darebbe alla
sospensione d'armi una nuova e grande importanza.
Presi lutti i rimorchi, noi ci dirìgemmo adunque verso le
spiagge veneziane, e l'indomani, al levare del sole, la flotta
intera, forte di 45 bastimenti da guerra d'ogni ordine, an-
corava su cinque lineo paralelle alla costa, in vista del duomo
di S. Marco e d'una popolazione agitata, in quel momento
solenne, da sentimenti assai diversi. .
Io spedivo immediatamente un officiale parlamentario ?
Malamocco, portatore d'una lettera colla quale avvertivo il
feld-marcsciallo che sospendevo ogni ostilità. Gli domandavo
netto stesso tempo che mi venisse accordato un salvocon-
dotto per un officiale, che desideravo inviare al quartier ge-
nerale deirimperatore sulla strada ferrnl;^ da Venezia a Ve-
489
rona. Mi fu risposto che sì andava a riferirne a S. M. A.'
stessa.
Al mattino del 40, un avviso portante bandiera paria-
mentaria, venne, lungo la Bretagna, a porsi a mia disposi-
zione, per recare T officiale ch'io avevo chiesto di mandare
all'imperatore. Il capitano di fregata FouHioy, mio primo
ajutante di campo, vi si imbarcò, latore di un rapporto; in cui
rendevo conto sommario a S. M. della situazione della flotta,
di quanto essa avea fatto sino a quel giorno, e di ciò ch'era
pronta a intraprendere al primo segnale che le venisse dato.
Il mio ajutante di campo era di ritorno la mattina del
i2; egli era stato accompagnato, durante il viaggio, da offi-
ciali austriaci e trattato con estrema cortesia. Giunto al quar-
tier generale francese a Valeggio, ebbe Uonore di essere ri-
cevuto rn dì mattina dairimperatore, che volle lungamente
intrattenersi a parlare della flótta e de' suoi mezzi d'azione.
S. M. si compiacque rimettergli per me la lettera seguente:
Valeggio, li luglio 1899.
« Mio caro ammiraglio,
«Una sospensione d'armi è stata conchiusa sino al 15 a-
«gosta: vi prego pertanto di rinviare a Lussino tutti J ba-
« stimenti che non hanno bisogno di tener il mare.
* a Se la pace non si fa , conto suU' energia della flotta , e
« sull'abilità del suo Capo, per concorrere coll'esercito di terra
«allo scopo che mi sono proposto.
«Impiegate il tempo sino al 15 agosto a esercitare gli
«equipaggi, a fare ricognizioni su tutte le coste, ed a cer-
tcare d'informarvi dei punti deboli del nemico.
«Ricevete l'assicurazione della mia amicizia.
« NAPOLEONE. »
Io qui termino, signor ammiraglio; il rimanente è noto
a Vostra Eccellenza; ella sa che Tabulazione è una virtù
necessaria ed essenziale della nostra professione; i marinaj
della flotta dell'Adriatico, delùsi nella speranza di veder co-
ÀreMvio eec, 62
490
ronali i grandi sforzi d'attività da aoa onorevole partecipa-^
zione alle gloriose fatiche dell'esercito, sanno ancóra ralle-
grarsi de' trionfi cui non fu loro dato di concorrere colle
armi alla mano ed associarsi alle gioje come alla riconosceoza
della patria.
Io prego Vostra Eccellenza d'aggradire l'omaggio del mio
profondo rispetto.
// viceammiraglio^ senatore^
amandante m capo la squadra del Mediterraneo^
R0MAiN-DeSF0SSÉ&
»ISP ACCIO del barone di Sehleiiilte» minisiM de*
|l^li affari esteri di Prussia al barone di IVer-
tlier, ambaseiaiore prussiano a Vienna.
BerliDO sS luglio ISf9.
Rilevai dal dispaccio di Vostra Eccellenza del 19 di que-
sto mese che, dietro le spiegazioni da voi date, in base ai
miei dispacci del 15 corrente, al conte Rechberg, il gabinetto
imperiale d'Austria non potrebbe più dubitare della posizione
«presa dal governo del re m faccia alla questione italiana,
in quella fase di essa che precedette la soscrizione dei
preliminari di pace.
Nell'intervallo , U modo di vedere erroneo adottato, sotto
questo rapporto, dal gabinetto di Vienna, trovò in documenti
offlciali un' espressione la quale getta una luce troppo in-
certa suirattitudine, che nói abbiamo osservata, perchè io non
mi vegga costretto a esibire una prova parlìcolare e fondala
su fatti incontestabili che, da parte nostra, noi non abbiamo
in alcuna guisa dato luogo a queste male intelligenze.
Nel manifesto di S. M.T imperatore d'Austria, datato da
Laxemburgo il 15 luglio, è detto, che S. M. fu amaramente
disingannata nella sua speranza 41 non trovarsi sola in ana
Jotta la quale non era stata intrapresa soltanto in. favore
491
del buon diritto deiFÀustria. Inoltre, che, malgrado le calde
simpatie che la causa giusta deirAustria aveva trovato nella
maggior parte della Germania, non meno nei governi che
nei popoli, i suoi alleati più antichi e più naturali eransi
ostinatamente rifiutati a riconoscere V alta signiflcanza delia
grande questione del giorno; che in conseguenza, T Austria
avrebbe dovuto affrontare da sola gli avvenimenti futuri; fi-
nalmente, che S. M. erasi convinta di poter in ogni caso
ottenere, mediante accordo diretto coli' imperatore dei fran«
cesi, senza intervento di terzi, condizioni meno sfavorevoli
di quelle che avrebbe potuto attendersi dall' immischiarsi
nelle trattative delle tre grandi Potenze che non avevano
preso parte alla lotta, mediante le loro proposto di mediai
zione fra esse Concertate ed appoggiate dalla pressione mo-
rale del loro accordo.
Una circolare francese del conte di Rechberg, che il ba-
rone di Koller ebbe la bontà di leggermi in questi giorni,
come pure un'altra circolare del 16 corrente, indirizzata ai
rappresentanti dell'Austria presso le Corti tedesche, e che essi
hanno portato a cognizione dei rispettivi gabinetti, dandone
lettura circolare il cui essenziale contenuto ci venne commu*
nicato da varie parti,- non permettono, con mio s'mcero dis-
piacere, di dubitare che nell'ullima delle frasi citate del ma*
nifesto imperiale, avevasi pure avuto l'intenzione di espri-
mere un biasimo contro l'attitudine della Prussia.
Ai due documenti è unito un progetto di mediazione a-
dottato, dicesi, dall'Inghilterra, che è formulato in sette punti
e la cui accettazione sarebbe stata infatti più sfavorevole al-
TAuslria che non i risultati dell'accordo diretto colla Francia.
Il conte di Rechberg pretende, in ciò che concerne que-
sto progetto, nel suo dispaccio indirizzato ai rappresentanti
dell'Austria, ch'esso sia stato approvato dalla Prussia, dalla
Gran Bretagna e dalla Russia, e che queste Potenze abbiano
promesso di appoggiarlo efficacemente.
I pretesi fatti, designati nei documenti suddetti, giunsero
4<W
iininciUatamente alla publicità mediante gli organi naroerosr
della stampa austriaca ed alemanna, e fornirono materia
ad attacdii violenti contro la politica prussiana.
Benché sia conforme ai nostri proprj sentimenti il voto
espresso dal conte di Uechberg a Vostra Eccellenza, che i
gabinetti delle due grandi Potenze tedesche vogliano aste-
nersi da reciproche recriminazioni, il sig. conte di Rechberg
non vorrà eertamente che questo voto giunga sino a farci
lasciare senza risposta i rimproveri, appoggiati su fatti me*
satti, che vennero mossi contro di noi presso tutti i gabi*
netti e mandati alla publicità , e che al contrario -egli sarà
sollecito di rettificarli da parte sua per la medesima via e
nella medesima estensione loro data dal gabinetto imperiale,
indubitatamente dietro errònee supposizioni.
Noi non intendiamo menomamente con ciò di contestare
il diritto del governo imperiale di far la pace colla Francia
direttamente e senza Y intervento delle altre grandi Potenze,
né esaminare la questione di sapere se l'intervento di que-
ste Potenze avrebbe potuto produrre un risultato più favo-
revole all'Austria che non l'accordo diretto coirimperatore dei
francesi.
Il gabinetto imperiale si sovverrà quanto noi abbiamo de-
plorato la querela insorta ad onta dei nostri consigU, e come
noi abbiamo cercato, esprimendo francamente la nostra opi-
nione, di prevenire anticipatamente un amaro disinganno.
La nostra attività mediatrice, i nostri armamenti, le no-
stre proposte alla Dieta germanica escludono pure decisamente
la supposizione, che noi abbiamo disconosciuto l'alta signìfi*
canza della vertente questione; e quanto alla questione di
sapere sino a qual punto l'Austria sarebbe stata obligata ad
affrontare da sola gli avvenimenti futuri, non solo i suoi ar-
mamenti e le sue proposte, ma anche gli organi accreditati
da S. M. l'imperatore d'Austria, negli ultimi tempi che
precedettero la soscrlzione della pace, presso la Corte del re,
potranno renderci a questo riguardo una testimonianza che
493
noi non temiamo. Ha noi crediamo poter con ragione bra-
mare, che la giustificazione pubiica delle condizioni di pace
concedute dall'Austria, se ve n'era d'uopo, secondo l'opinione
del gabinetto imperiale, non venisse basala sopra viste, in-
tenzioni od azioni supposte dal governo del re, bensì che si
fosse cercato anzi tutto di procurarsi presso quest'ultimo schia-
rimenti, che il gabinetto di Berlino non avrebbe certamente
ricusato.
Secondo il dispaccio di Vostra Eccellenza, menzionalo in
principio del presente, il ministro imperiale degli affari esteri
attribuisce gli errori che determinarono TAustria a segnare
1 preliminari di pace, alla circostanza che noi non gli ab-
biam fatto pervenire più presto le communicazioni alle quali
Vostra Eccellenza fu da me autorizzata in data del 15 di
questo mese, e che noi in generale non abbiam cercalo di
intenderci col gabinetto di Vienna sui tentativi di media-
zione.
Sotto quest'ultimo rapporto, basterà il richiamare che, se-
condo il dispaccio del conte di Rechberg, in data di Verona
22 giugno, il governo imperiale contestava in genere alla
Prussia il diritto di prendere la parte di mediatrice propria-
mente detta, specialmente d'accordo con altre grandi Potenze
non tedesche, e ch'esso non si dichiarò disposto se non a
conferenze confidenziali sulle proposte di pace che noi do-
vevamo indirizzare alla Francia e le quali dovevano mante-
ner intatto lo stato territoriale del 1815 ed i diritti di so-
vranità dell'Austria e degli altri principi italiani; ch'esso a-
veva in conseguenza rotto anticipatamente ogni accordo pos-
sibile fra i due governi sovra proposte di mediazione rea-
lizzabili. Ma evidentemente non esisteva per noi alcun mo-
tivo di dichiarare, che noi non avervamo formulato ne accet-
tato condizioni di mediazione di alcuna specie, da che non
eravamo stali posti. in grado di rispondere al rimprovero d'a-
ver proposto condizioni di mediazione sfavorevoli all'Au-
stria.
404
Se,. dopo ciò, noi non eravamo in grado, da ana parte,
d'impedire airAustria di commettere un errore di cui noi
stessi non avemmo conoscenza che dopo la convenzione di
Villafranca, le informazioni che le erano pervenute intomo
ai nostri pretesi progetti di mediazione mancavano, d'altra
parte, del carattere positivo che avrebbe potuto rendere su-
perflua upa domanda indirizzataci a questo riguardo.
Secondo quanto disse il conte di Rechberg a Vostra Ec-
cellenza, il gabinetto di Vienna sarebbe stato reso consape-
vole dal gabinetto francese delle disposizioni delle Potenze
neutre. Egli ha aggiunto che quanto fu dalla Francia indi-
cato come costituente le condizioni di mediazione, era all'in-
circa cib che Lord Russell designò nel suo dispaccio del 22
giugno a lord Bloomfield, e che, dalle disposizioni conosciute
dei gabinetti di Londra e di Pietroburgo si poteva desumere
con certezza che da una mediazione delle tre Potenze si a-
vrebbero avute condizioni più sfavorevoli di quelle concedute
dairìmperator Napoleone a Villafranca.
10 ho appena bisogno dì far osservare come dal detto di-
spaccio del segretario di Stalo d'Inghilterra risulta clùara-
mente, che il gabinetto Inglese comprendeva la questione in
modo diverso dal gabinetto del re. Io credo, del resto, di
poter riguardare siccome un procedere che deroga ai rapporti
abituali della guerra quello per cui una delle parti bellige-
ranti si faccia istruire dal suo avversario circa le disposi-
zioni delle Potenze neutrali.
Ma, se io sono ben informato, il conte di Rechberg deve
avere almeno di presente la certezza non essere il progetto
di mediazione in sette punti, che dicevasi accettato dalle tre
Potenze neutre, un progetto inglese, bensì un precetto fran-
cese, stato respinto a Londra. In ogni caso noi non ne avem-
mo la prima notizia che molti giorni dopo la soscriztooe dei
preliminari di pace.
11 governo di S. A. R. il principe reggente ha la coscienza
d'aver provati col fatto, per tutta la durata della guerra, i
496
seQlimenti più amichevoli e assai più di quanto egli fosse
in obligo in forza di obligazìoni positive. I fatti parlano così
allo a tale riguardo, che noi non abbiamo a temervi, sotto
questo rapporto, il giudizio dei nostri confederati, delle grandi
Potenze europee e della publica opinione. Ma noi non pos*
siamo tacere quando, dopo la conclusione di una pace che
dal nostro lato non dobbiam giudicare, ci si rende publica-
mente responsabili di quanto essa racchiude in pregiudizio
dell'Austria. Io non posso per conseguenza rinunciare alla
speranza che, dal proprio lato, il gabinetto di Vienna, con-
siderando con calma il vero stato delle cose, saprà apprez-
zare le nostre azioni e dare a questo modo di vedere una
conveniente espressione.
A questo scopo prego Vostra Eccellenza di dar lettura al
conte Rechberg di questo dispaccio, e, s'egli lo desidera, di
lasciargliene copia.
SCHLEINITZ,
PROCLAMA della Ckiaitta provrisarla di Ravenna .
Bayeiwa, i4 luglio 1869.
Abitanti della città e provìncia di Ravenna t
Egli è con sincero gaudio che noi vi annunziamo oggi
l'arrivo del regio commissario straordinario per la nostra pro-
vincia, marchese Emanuele di Rorà.
Inviato dal rappresentante in Bologna il re Vittorio Ema-
nuele, esso viene fra noi a reggerci in supremi momenti, e
a conservare quell'ordine che in tempo di convulsioni polì-
tiche è tanto onorevole per un popolo civile.
Non può da noi nascondersi il giubilo di rassegnare in
queste mani un' autorità la quale, mercè il concorso di tanti
buoni cittadini, è stata mantenuta con quel severo rispetto
4»6
alle leggi che dalla vostra civiltà giustamente si attendeva.
Abitanti della città e provincia di Ravenna!
Noi vi ringraziamo dell'ajuto che ciascuno di voi ha pre^
stato ai governo ed alla patria, fidenti che saprete nel pros-
simo avvenire mostrarvi degni dei destini che sono riservati
all'Italia.
Per la Giunta provvisoria di governo^
Gioachino Rasponi. — Domenico BoccAcaNi.
PROCLAMA del eommissarlo straordinario della
provinola di Rairenna.
Rarenna, 34 loglio 1859.
Popoli della provincia di Ravenna!
Alle sagge e generose parole che a voi ha dirette il pro-
vetto campione dell'indipendenza italiana. Massimo D'Azeglio,
io solo aggiungerò che, accettato l'onorevole incarico di com-
missario di questa provincia, non feci csctcolo sulle deboli
mie forze e sul mìo buon volere, ma piuttosto sui sentimenti
di amor patrio che non vennero mai meno in voi, e sul
leale appoggio che avreste dato a chi vi è inviato dal re ita-
liano, dal prode guerriero Vittorio Emanuele.
Giunta l'ora d'impugnare le armi, voi deste novella prova
di quei nobili sentimenti mandando prodi e numerosi sol-
dati a combattere il commune nemico nelle file dell'armata
sarda. Essi contribuirono alle gloriose vittorie riportate da-
gli eserciti che avevano a Capi il primo soldato deirindipen-
denza italiana ed il generoso nostro alleato Napoleone III.
Quei forti ed animosi giovani compirono il loro dovere sul
campo dell'onore pagando alla patria un tributo di sangue;
ora tocca a voi a contribuire col senno e colla virtù civile
alla grandiosa opera della rigenerazione d'Italia
4W
GraQ parte della nazionale impresa fu compiuta colla sola
forza delle armi. Alla giustizia dell'Europa, all'accortezza dei
principi liberatori, più di lutto alla fermezza ed all' assen-
natezza delle italiche popolazioni, è affidato il definitivo Jtrionfo
deirindipendenza' della nostra patria. Essa sarà tanto più
gloriosa, quanto maggiore sarà in essa l'opera degl'italiani.
Voi non avete perciò che a mantenere con uguale costanza
quel dignitoso contegno ed ordine che sapeste serbare, senza
intervento di forza, nei solenni avvenimenti che sonosi com-
piuti ; non avete che a perseverare con uguale ardore in
quel perfetto accordo di nobili e patriotidie aspirazioni, per
cui vi siete resi degni di libertà e avete dato la più solenne
smentita ai vostri detrattori, provando che, liberi, siete stati ca-
paci di governarvi da soli.
Chi tenterà di seminare fra di voi la discordia, chi oserà in
questi gravi momenti di turbare l'ordine publico, è nemico
vostro e dell' Italia, e come tale io non indugerò a colpiiia
€on tutto il rigore delle leggi*
Popoli dì Ravenna!
Nel momento che stanno per decidersi le sorti d'Italia, ab-
biate fiducia nell'avvenire, assicuratevi col vostro contegno la
stima e la simpatia che già vi dimostrano le Potenze d'Eu-
ropa, e sia la vostra divisa:
Liberta, Ordine, Concordia.
Emanuele di Rora\
^i luglio — È costituito in Parma un Cknnitato elettorale per diri-
gere ed unificare Fopinione pubUca nelle ekzi&ni poUttche
^ Dna odierna notizia da Vienna reca l'abdicazione del granduca di
Toscana Leopoldo II (nato ai 3 ottobre 1797^ a favore di suo
figlio il mincipe ereaitario Ferdinando {nato ai 10 giugno
1838, vedovo di Anna Maria, figlia del regnante re di Sassonia)^
-<>i^y«^:J?,^&^^jCiia^2s^?2?^>>-*-
Àrekivio eee* 61
408
inUMRIZZO del ■Ailnne»! all' armate d'Itella.
Milano, 95 taglio 1859.
Francesi !
Dae mesi or sono, un intero popolo tr^idante d'an^ietà^o
di speranza origliava il rimbombo del vostro cannone: que-
sta gran voce delle battaglie annanziava l'ora del suo riscatto
e, sempre più vicina, rinvigoriva la voce sua già levata con-
tro i snoi oppressori; voi giungevate; *e il primo raggio dei
sole di libertà ci mostrikva le gloriose vostre insegne intrec-
aiate alle insegne del nostro paese.
Al magnanimo appello del vostro imperatore^ voi avevate
compiuto, altrettanto rapidamente, cose altrettanto grandi
quanto quelle operate dai vostri padri, gli eroi della prima
armata d' Italia. Tutte le vostre soste erano state segnate dalia
vittoria; ma superavano ogni paragone e og^ lode lo zelo
Iraterno ond' eravate accorsi in sussidio di un alleato iniqua*
mente lissalito, l' abnegazione generosa dì cui davate esem-
pio al mondo, versando il sangue vostro, il più nobil san-
gue di Francia, per questa Italia sì grande e infelice.
Lo vostre aquile non sostarono che per drizzare il volo a
nuovi trionfi, e colmarsi di gloria in nuove, gigantesche bat-
taglie; r ultima disperata prova ddH'uiimico ricadde, colla
mina deUa folgore, sopra il suo capo ; ma fu pur troppo anche
l'ultima delle nostre giornate. Forza era di riporre nella
guaina la spada di Francia: noi eravamo lìberi col migliore
dei re; ma fratelli diletti restavano in pianto.
Nessun maggior dolore era mai sopravvenuto a letizia mag-
giore. Voi lo vedeste al pallore delle nostre fronti, lo sen-
tiste in fondo all'anime vostre; e forse dubitaste che il ram-
marico in noi vincesse la gratitudine.
Ah no, non è ingrato il popolo italiano; egli sa tutto
quanto vi debbo, e non ha conforto migliore che il ricor-
darlo,* oggi appunto che v'è d'uopo, eletti figliuoli di Fran-
cia, lasciarci a mezzo il cammino della nostra fortuna. L'im-
W9
peralore H disse: avvenga che può, sarà sempre F^raneia la
gran nazione, finche avrà cuore per comprendere dna nobll
causa, e uomini come voi per difenderla. Non invano ì no-
stri figliuoli avrahno combattuto al vostro fiancò le grandi
battaglie dell* indipendenza; al vostro esempio essi avranno
attinto forze novelle; e voi fors'anco non serberete ingrato
ricordo dei vostri fratelli d'arme, di colesti antichi camerati^
che già in Crimea imparaste a conoscere, di cotesti giovani
combàttenti, che il patriotismo ha suscitati, e che la patria
ritroverà, per disciplina maturi, il giorno che Iddio Je con-
ceda di compiere i proprj destini.
Quel giorno, ne tenìam fede, le nostre bandiere s'intrec-
ceranno, s'impalmeranno le nostre destre, batteranno all' u-
niàono l nostri cuofi, come s'intreccian òggi le nostre ban-
diere, e le destre s' impalmano, e i cuori addoppiano il bat-
tito, non già scambiandosi V estremo commiato, ma l' tìA Y al-
tro, dicendosi : A rìitóderci sui campi deir onore?
/ milanese
«llllUiB DEL «lORIiO Indirfuate dnl teuenU» g4^
. memmìe €■• IJIIoa all^ aratala toscana.
Soldati deir esercito toscano!
In un momento solenne per la pàtria vodta*a, nel momento
in cui il vostro governo dà opera a costituire Uberamente
il paese, e si accinge a t6her salda incontro a tutti la hw^
dìera costiluzicmale italiana, io sento il bisogno, o soldati^
di alzare la mia voce in mezEO a voi e rammentarvi quel
che^ faceste e quello òhe siete per fare. Da monarca stranì^ro^
e da straniero generale educati a politica di servitù, e sdegnosi
90O
dei giogo, voi sentiste d'esser nati italiani, e con forte mano
scuoteste la mal salda catena, con voi movendo in dignitosa
e calma mutazione il paese voglioso di libertà. E correste sui
campi lombardi, e con forte petto sosteneste le fatiche di lun-
ghe e penose marce senza mandare un lamento, senz'albra
speranza, senz'altro desiderio che quello dì aggiungere le
schiere nemiche, e comprare col sangue alla patria vostra la
libertà per tanf anni negata. Vicini alla meta de' vostri de-
sideri, schierati in faccia al nemico, pronti a misurarvi in
battaglia, l'annunzio di un armistizio certo, poi d'una pace
quasi stabilita, vi chiamò sul labro parole di dolore. La glo-
ria del combattimento non coronò le vostre armi, ma ne'
cuori generosi ardeva il desiderio di libera morte in prò di
libertà, e la coscienza d'aver fatto quanto era in poter vo-
stro calmò l'ira raccolta e il non sfogato sdegno guerriero.
La lode del principe Napoleone, poi quella del generale La-
marmora vi scesero in cuore come dolce confòrto nelle fa-
tiche; il mormorio indistinto di pochi non ebbe suono pel
vostro orecchio e passò disprezzato.
. Soldati, oggi la voce del vostro paese vi rende nuova é
più cara giustizia. Liberata dal governo d'un prìncipe au-
striaco, e felice di riacquistare la propria indipendenza, la •
Toscana dichiara Leopoldo d'Austria e la sua dinastia de-
caduti dal trono, e con ogni maniera di voti affretta il mo-
mento di darsi in braccio al re galantuomo, al re soldato^
al prode Vittorio Emanuele, che conquistò sui campi di Ma-
genta e di San Martino la sovranità sui cuori italiani.
Ck)me noi, chiamati a nuova e libera vita, questi ducati
temono tuttora gli sforzi dei detronizzati sovrani, e come noi
si strìngono militarmente insieme per esser pronti in ogni
occasione a disperata difesa. La Toscana ha fatto causa com-
mune con loro, e qui ci siamo arrestati per difendere il com-
mune dirìtto di questi popoli ad esprimere i loro liberi voti,
e per impedire per sempre il restauro delle austriache dinastie.
Soldati, la Toscana senza tumulti, senza sangue, vendicata
60(
a libera vita, affida oggi alle vostre armi la sua salute e la
sua sicurezza futura. I cittadini toscani, stretti tuttt in un sol
partito, si son dichiarati altamente avversi al ritorno di vec-
chi sistemi, e il paese, sicuro e guardato dalle armi cittadine,
si accinge ora a formare il nuovo governo costituzionale.
Soldati, noi sosterremo, finche avremo vita, questa politicai
che è la nostra; noi difenderemo la nostra bandiera contro
ogni nemico, e sarà nemico chiunque volesse imporci un go-
verno austriaco, e un monarca caccialo. E la patria, fidata
alla nostra custodia, attenderà tranquillamente all'espressione
de' suoi liberi voti. E se nella santa missione avessimo o*
staceli da superare, nemici da combattere, allora i vostri voti
saranno compiuti, allora le armi toscane avrebbero avuta la
loro parte nelle battaglie della libertà.
Girolamo Ulloa.
IMDIRIZZO inviate dai niodeneai al parmlipiani per
le dlBA««itpaMÌ«iii di iratellamsa picevnic a Parata
il »d Insila 1S59.
Modena, S6 loglio 1869.
Ancóra commossi dalle ricevute accoglienze, siamo a rin-
graziarvene, o fratelli.
Non fu solo una giornata di piacere quella che assieme
passammo, fu un solenne patto che giurammo assieme.
Ne siamo profondamente convinti, Parma, Piacenza, Borgo
San Donnino^ Bolc^na, Modena, Reggio si sono strette con
indissolubile nodo di amicizia, di fratellanza.
È una nuova lega lombarda; Parma è novella Pontida, e
saremo pronti a suggellare il patto ad un nuovo Legnano.
Promettiamo per noi, ci facciamo interpreti degli altri no*
stri communi. Sappiamo che un solo è il volere di tutti.
802
Grazie,^ 0 municipio veramente italiano, vi rendono i mu-
nicipii nostri, pronti ad ogni patriotica opera.
Ad ogni appello saremo con voi: voi sarete per noi pronti
ad ogni bisogno.
Grazie, o cittadini di Parma, delle gentili accoglienze, delle
ispirazioni fratellevoli che ricevettero da voi i concittadini della
nostra città.
Signore di Parma ! noi e le nostre donne slamo commossi
dalle amabili parole, dall'entusiasmo che ci avete mostrato.
Quelle mani che ci donarono dei fiori, sapranno ad un bi-
sogno curarci dalle ferite, tergere il sudore e la polve de'campl
dai reduci dalle battaglie italiane.
Ci salutammo col grido di viva alla fratellanìsa, di viva
al nostro re.
Convìnti e risolutamente pronti ad ogni opera per soste-
nere l'unione fra s noi e col nostro re, di nuovo li ripetiamo.
Addio.
/ cittadini modenesi.
CIRCI^LARB del mlnlstpo dell'Interno al goveran-
topt ed ag^l'lnien«lentl frenerai! delle provineie del
reg^no.
Torino, U loglio liM.
L'indole degli avvenimenti in mezzo ai (^ùali si è com-
pita l'annessione della Lombardia ai regno subalpino ha dato
occasione dugli esimii uottìinl che fbnAavano il Gonsigìio della
Corona di rassegnare il loro mandato. Ma tale cambiàmeikfo
non induce alcuna seria variazióne nell'indirizzo politieo che
con tanta sapienza e ferme:tza essi mantennero flnmra al go-
verno dello Stato.
I sentimenti che legano il re ed li paese al glorioso im-
peratore ed alla grande nazióne di cai regge le sorti ; b ne-
803
cessila di assicurare e ^ lealmente eseguire^ QeU' interesse
della commuae pab-ia, le coadizioni della pace; Topportu*
nità di far partecipare quanta priora le Provincie annesse aUcj
franchìgie di cui sono in possesso le antiche: lungi dal rìr
movercene, devono persuaderci sempre più della convenienza
di rimanere fedeli air indirizzo che da oltre due lustri ci as-
sicura, nell'accordo dell'ordine colla libertà^ tutti i beneficii
del nostro reggimento polilico.
Eppert^nto il nuovo Consiglio continuerà a promuovere
quanto più largamente lo svolgimento dei grandi principil
che il magnanimo largitore dello Statuto poneva a base del
nostro diritto publico, per l'avanzamento de' suoi popoli ed
a salvaguardia dei deismi dell'Italia, la quale troverà nelle
riforme compite e nelle libertà praticate a nostro esempio
via a còn^^uire senza scosse quell'indipendenza che il voto
dell'Europa infuna colle ragioni della giustizia e della ci*
viltà reclfi^mano a vicenda.
^ L'opera che il nuovo ministero è chiamato a condurre a
termine in un breve stadio è altrettanto ardua, quanta sono
importanti gli effetti che devono derivarne al paese intero.
Esso ha perciò mestieri del concorso franco e della coopera*
zione intelligente di tutti gU officiali preposti alla puJ^licA
azienda nelle diverse parti del r^no. Il sottoscritto si rivolge
quindi a qnelli che dipendono dai suo dic^tero, invit^nctoli,
fidente, ad immedesimarsi nel pensiero del governo, e. ad
agevolargli con ogni studio l' adempimento del mandato che
gli è imposto dalla fiducia della Corona*
A questo fine si faranno soUeciti di calmare gli animi
troppo presto sconfortati, di rialzare le depresse speranza» dÀ
assodare la fede nel di)ritto e nella libertà,, di togliere di mezzo
tutte le cagioni di dissidio, di rannodare infine iotorno al
trono cosUtuziouale del re tutti gl'interessi, tutte ]^ aspirar
:àoni, tutfe le influente legittime della nazione.
Il governo del re vuol essere sempre il governo di. ^ttQ
il paese, e non mai quello di un partito. E se egl^ è proprio
80\
degli ordini. Uberi che la nazione vada divisa in partifi, egli
è parimenti una condizione essenziale di questi ordini stessi
che le potestà, onde emana dirèttamente la guarentigia de»
diritti e degl'interessi dei cittadini, rimangano aliene da ogni
spirito di parte.
L'autorità morale dei publici officiali si accrescerà di tanto,
quanto si mostreranno più compresi dei loro doveri a si-
mile riguardo.
Né vuoisi tampoco dimenticare dai rappresentanti del po-
tere centrale nelle diverse provincie che, secondo lo spirito
delle nuove istituzioni, essi sono in pari tempo e per molti
rispetti i rappresentanti delle provincie medesime verso a
questo potere stesso, e che sono ivi costituiti per proteggere,
secondare, afforzare, nei termini della legge, Fazione locale
si puhiica che privata, e non per negarla, soffocarla od im-
pigliarla a profitto esclusivo dell'azione governativa. Non sì
deve per fermo scalzare presso di noi Vordmamento accen-
trativo che costituisce la forza dei grandi Stati moderni; ma
non sirpuò, senza pericolo di scemarne Tefficada, esagerarlo,
giacché ciò riuscirebbe a scapito dell'energia che si svolge
naturalmente nella cerchia communale e provinciale ed in
quella delle private associazioni, onde di tanto cresce la po-
tenza politica ed economica delle nazioni.
E siccóme é mente del governo di proporre riforme che
le libertà communali e provinciali allarghino e più ampia-
mente traducano in atto il concorso della nazione con tut^i
poteri dello Stato, gli officiali publici avranno cura di secon-
darlo preparando, per quanto loro tocca, le popolazioni cui
sono preposti a questa -estensione delle publiche malleverie.
Nelle Provincie dove l'istituzione rappresentativa non e
peranco in vigore, essi procureranno di anticipare sul momento
in cui ne saranno dotate, cercando di conoscere, per confor-
marvisi secondo la ragione publica il consentirà, il voto delle
popolazioni loro affidate, circondandosi a questo fine degli
uomini che, pei lumi, per la moralità e per altre qualità.
BOB
sono tenuti come i rappresentanti naturali della contrada*
In questo stesso intento, avranno cura di rimuovere dagli
òfficj le persone che non godono della pubtica considerassione.
Il governo del più leale dei re deve non solo essere, ma
altresì parere agli occhi di tutti il più onesto ed il più mo-
rale dei governi. La nazione ha diritto di apparipe degna
della sua libertà. E però tutf i funzionari publìci non lasce-
ranno sfuggire alcuna delle occasioni, che sì affacceranno loro,
dì rendere omaggio alla moralità civile.
La sicurezza jfublica dovrà inflne attirare in supremo grado
la loro attenzione. Accade spesso, dopo le grandi guerre o
le forti emozioni politiche, che Y ordine sia a questo riguardo
più 0 meno gravemente compromesso; essi dovranno quindi,
coirajuto delle autorità municipali e della guardia aa2Ìonale,
che avrassi ad ordinare in ogni Commune, provvedere in
guisa che tutte le persone, qualunque sia là loro condizione,
e tutte le proprietà, qualunque sia la loro natura, abbiano
a tenersi sicure sotto la tutela publica; avvertendo ch'egli
è essenzialmente da ciò che con ragione i popoli misurano
e riconoscono la bontà e la forza dei governi.
In questi termini lo scrivente si ripromette da tutti gli
officiali, che tanto nelle antiche quanto nelle novelle Pro-
vincie dipendono dal suo dicastero, l'operosità ed il cotlcorso
necessario al compimento dell'opera che gli è assegnata.
RATTAaa.
VnaCM^AMM. affli afciteiiii della eitià e proviaeia di
Guastalla.
Guastalta, 16 luglio 1859.
Il governo di S. M. tutto inteso a riparare nei modi più
solleciti ed efficaci il guasto lasciato^ in ogni ramo dei nostri
ordini sociali da un reggimento che troppe volte fu la nega-
ArcMvio 9ee. • 64
906
zioQe della equità, della giustizia, del progresso civile, oggi\
{Nrecorrendo alla vostra volontà, provvede al pronto riordina-
mento del Gommune, e vi chiama all'esercizio del più bello^
del più prezioso dei vostri diritti.
Il Commune, gloriosa tradizione delle nostre istorie, splen-
dido monumento della sapienza dei padri nostri , reliquia
augusta e vraeranda in cui stanno scolpiti i caratteri della
civiltà italica, e pietra angolare d'ogni libertà politica, fu in
odio al cessato dominio. Francesco II d'Austria. d'Este nella
sua cupa politica lo abbassava e costringeva in vergognosi
ceppi; più tardi ferocemente lo disfaceva, e vi surrc^avauna
finzione, o piuttosto, ad . esempio, un abbietto arnese di ser-
vilità, e un tristo strumento di tenebrosa inquisizione.
Tanta enormezza disconfessava lo stesso suo figlio; ma
Francesco' I, dissotterando il Gommune, aborri dal restituirgli
i ^uoi diritti, la sua vita propria, la sua azione naturale, e,
per insaziabile sete di autorità dispotica, lo tenne mai sem-
pre in condizione più che pupillare, servile, compiacendosi
di farlo a ogni tratto curvare sotto il peso di un'orgogliosa
e capricciosa padronanza.
Il governo del re, cittadini, cancella quest'obrobrio, spezza
queste catene, e vi rende a voi medesimi. Nella legge com-
munaie che oggi si promulga, stanno ordini e franchigie de-
gne di voi, misurate alla civiltà dei tempi, alle vostre neces-
sità, ai vostri diritti, né minori di quanto possiate deside-
rarvi ed aspettarvi da un reggimento forte, glorioso ed one-
sto. Salutate, cittadini, con lieto e grato animo quest'altra non
dubia prova della fiducia che il governo del re ripone nel
vostro senno civile e nel vostro patriotismo; ed accingetevi
a prender parte davvero a quella vita publica, che fu sem-
pre nei vostri voti, e che vi additerà alla Europa siccome de-
gni di alti e nobili destini.
A cùnmisiario itraordùiario itUendente iella pr^tmcia^
Am. Luigi Zini.
507
IMSPACCIO del mlnUiro aiisiriiieo «legrll affari
esteri all'inviato ausipiaeo presso la Confedera-
flEione svizzera.
A S. E. il barone Menshengen, inviato straordinario e mi-
nistro plenipotenziario a Berna. >
vieana, «7 Ivglio l^S9. ,
Signor barone.
il signor Stampfli ha già senza duino ricevuta la notìzia
die i governi di Austria e di Francia si accordarono per
aprire trattative di pace nella città di Zurigo; io vi invito
nondimeno a dame partecipazione officiale ai signor pren-
dente della confederazione.
La circospezione e Tenergia spiegate dal Consiglio federale
per mantenere, durante la guerra, una attitudine di neutralità
imparziale ad un tempo e benevola, raccomandano in par-
ticolar modo il territorio ospitale della Svizzera alle Potenze
belligeranti per la riunione dei loro plenipotenziarj. Scegliendo
la città di Zurigo, il governo imperiale si tenne anticipata-
mente sicuro deirassenso del Consiglio federale, e non credo
d'aver bisogno di raccomandare i plenipotenziarj dell'impe-
ratore alle obliganti accoglienze delle autorità nazionali.
Ricevete, signor barone, rassicurazione ddla mia distin-
tissima stima.
Rechberg.
OiOOJ^^<>«^
RISP^OSTA del mnnlelpio di Areo a quello di
Trénio eirea la deliberazione 913 loglio del Con*-
sigillo eommunale tridentino f).
N. 630. Al lodeì)ole civico Magistrato di Trento.
Arco, i7 luglio 1859.
Appena ricevetti il patriotico invito fattomi da questo lo-
pevole municipio colla pronta sua Nota de' 24 luglio N. 4472,
(•) Vedi in queslArchivio pag. 47».
mi affrettai a convocare a sessione la cìvica rappresentanza,
per communicame alla medesima il^ tenore, ed invitarla ad
accedere alla deliberazione presa dal benemerito Consiglio
commanale di Trento nella sessione del 23 di luglio.
Ma it decreto dell' I. R. Pretara di Arco id 26 corrente,
di cui bo l'onore di acchiudere copia , rese impossibile di
tenere la detta sessione communale.
Per il momento quindi non posso che esprimere il peiF
siero di questo civico Magistrato, il quale applaudisce alle
deliberazioni prese dal Consiglio communale di Trento nella
sessione del 23 corrente, ed alle medesime pienamente si
associa.
Colgo questa occasione per rassegnare ecc.
Dal municipio di Kno,
Il f. f. di podestà,
Bertamini.
PROGRAMMA per le elesioni mumielpali , ^
sto dal Consiffliot direttore del eomltato eletto-
rale di Parma , ap|NPovato In adnnansa i^serale
ad anaminiità d| voti.
Parma, i7 loglio i859.
Nella composizione nazionale il Commuue è l'unità politica
fondamentale ; e nel Commune si trova la sorgiva perenne ed
unica delle vitali forze in cui la nazione o Stato si r^ono
e si sostengono; di guisa cb6 sono sempre grandissimi gli
influssi del buon governo municipale in tutte le parti del
sistema civile. E però, anche in tempi ordinarli e quieti, an-
che quando Tautorità communale si aggira nella più angusta
cerchia de' suoi attributi abituali, sommamente importa che
il suffragio popolare ne commetta T esercizio ad uomini di
merito riconosciuto e che godano pienamente la confldenza
universale.
Ila occotroDO talvolta nella vita delle nazioni certi casi ec-
ceziooaU e straordinari!, in cui l'autorità communale q da ne-
cessità condotta a valicare i termini di semplice magistrato
amministrativo, e a pigliare qualità e grado di potere poli*
tico: in allora, fatta maggiore di se medesima, ella, in una
ristretta cittadinanza, si erìge interprete dei voleri di un
gran popolo; laonde è indispwsabile cbe dall'urna delle ele-
zioni vengano fuori nomi i quali non pure accennino a pregi
di mente e a virtù di cuore, ma a una fede politica e par-
ticolare.
A questo officio gravissimo sono appunto chiamati oggidì
i municipii degli Stati di Parma, degli Stali di Modena, delle
Legazioni e d^a Toscana. Sperava Italia di ottenere, a no-
stri giorni, indipendenza e libertà: Vittorio Emanuele II, si
pose a capo dell'alta impresa, e il regno sardo venne de-
signato dal eorso istesso degli avvenimenti come il centro
a cui bisognava rivolgere la mira; e pon impulsa tanto più
poderoso, quanto più naturale, i popoli della Penisola incli-
narono a quello, facendo della unione al Piemonte l'oggetto
delle loro sollecitudini e delle loro speranze.
Fortuna non volle mandare contenti i desideri! della na-
zione; nondimeno le Provincie preindicate, esautorati i prin-
cipi cbe la forza impose e la violenza con la frode manten-
nero, e lasciate in balia di sé medesime, per una seguenza
di. accidenti a nessuno ignoti, sono ancóra in tale stato con-
stituite, da potere almeno recare ad atto in parte il disegbo
mancato. Ed ecco che ai municipii toscani, romagnoli, mo«
d^iesi e parmigiani viene spontaneo e bellissimo il compito
d'inaugurare ne' territori rispettivi il diritto nazionale ita^
liano.
Pertanto il Gomitato elettorale, considerate maturamente
le cose dette/ studiate le propensioni manifestissime dell' o-
pinione generale, ha riconosciuto e determinato M condotta
politica che si dovrebbe seguire dall'autorità municipale di
Parma; acciocché il paese nostro, che non fu ultimo sin qui^
810
trasvialo da un indirizzo falso, non riesca inferiore alle eir«
costanze presentile non fallii di contro agli altri doveri
che ad ogni terra d'Italia incombono in questi momenti su*
premi.
Tale condotta politica si riassume sostanzialmente nelle
proposizioni seguenti:
ii^ A riconferma del voto replìcatamente manifestato dal
popolo, proclamare una volta, in faccia al mondo e in ter-
mini franchi e risoluti, la decadenza del governo ducale, e
spezzare così ogni vincolo con un passato che ripugna alla
coscienza publica, e che il progresso della civiltà ha reso
impossibile.
2.^ Dichiarare che l'unico principe voluto da questo paese
è il re costituzionale Vittorio Emanuele II.
3.^ Bandire solennemente che il governo dei dinasti ca-
duti non potrà essere imposto al paese che per forza ma-
teriale soverchiante, e che, ove questa forza si mostri, il paese
ha fermato saldamente il proposito di contrastarla, per quanto
potrà, e di respingerla.
4.° Promuovere immediate disposizioni affinchè si ordini
la guardia nazionale, se ne mobilizzi la parte più giovane,
si facciano leve numerose, si raccolgano denari, si acqnisttno
armi, si fornisca insomma il paese della massima forza di
cui è capace, per difendere i diritti suoi colla^ massima vi-
goria.
5.® Promuovere sùbiti ed energici povvedimenti per ridurre
all'impotenza gli elementi di reazione di qualunque natura.
6.° Stabilire publicamente in principio che le terre ita-
liane, condotte dagli eventi a condizioni identiche, devono
cooperare con mezzi uniti, concertati e simultanei alla difesa
commune; e però adoperarsi acciocché le forze dello Stato di
Parma siano impiegate, se occorrerà, a proteggere i popoli
di Modena, delle Legazioni e della Toscana, ove quelle Pro-
vincie fossero minacciate di una rlstaurazione, e affinchè siano
prese intelligenze per avere anche noi da loro eguali ajuti
ed eguali soccorsi, quando fossimo incalzati da eguali bisogni
511
7.0 Finalmente fare e promuovere tutto ciò che, secondo
le forze del manicipio, può essere, na' varii casi, necessario
0 utile alla massima unificazione della patria italiana sotto
lo scettro costituzionale di Vittorio JBn^anuele IL
Questo è il programma politico del Comitato elettorale, il
quale proporrà al publico, e sosterrà con ogni possa, per le
vicine elezioni municipali, que'-candidati che aderiranno alle
proposizioni sopra specificate.
Il Consiglio direttore del comitato elettorale,
C. Filippo Ljnati - D. S. Riva - Am. Armelonghi Leonzio
D. C. Nardini - E. PoNTOLi - Avv. A. Barbieri
D. G. AsPERTi - A. Garbarini.
PROCLAMA cllpeito dal commendatore Farlnl ai
popoli delle proTineie modeneflii.
' ^ Modena, 97 luglio 18ft9.
Il governo del re deve oggi lasciarvi piena ed intera la
libertà di esprimere nuovamente e ne' più spontanei e so-
lenni modi, i vostri legittimi voti.
Giova a queste Provincie, giova alla patria commiine che
voi mostriate, come i mutamenti avvenuti in Italia, durante
la guerra d'indipendenza, non fossero- il frutto di un entu-
siasmo fuggevole, ne l'opera di una nascosta ambizione.
Lasciandovi padroni dell'avvenire che saprete meritare, il
re mi dà il gradito incarico di assicurarvi, che ne' consigli
dell'Europa difenderà i vostri legittimi diritti. Voi sapete
quanto valga la parola di Vittorio Emanuele!
Ne' brevi giorni in cui tenni il potere, voi foste ammira-
bili per concordia o per civile virtù. E come disciplinati,
così foste forti. Fra la gioja delle vittorie e fra gii ardui do-
Ki2
veri che la improvvisa pace ha imposto agli italiani, rimase
sempre eguale in voi la costanza dell'animo, la volontà de' sa-
crifici, la coscienza del diritto.
10 vi lascio Uberi, ordinati ed armati.
11 vostro contegno mi assicura, che voi non confonderete
mai le pure ragioni della libertà colle vane ebrezze della
licenza. A voi non si addicono i clamorosi tumulti di chi
dubita e teme. L'Europa civile ha oramai riconosciuto il di-
ritto delle nazioni a disporre dei loro ordini interni. Pre-
paratevi a degnamente usare di (Questo diritto, sicuri che con-
tro la volontà dei popoli virtuosi, non si rìstaurano le si-
gnorie cadute per nazionale decreto. Ho certezza che dalle
Provincie modenesi non sarà fornito nessun pretesto di ca-
lùnnia agli implacati calunniatori di questa povera Italia, per*
che nelle parole e negli scritti, ne' consigli e nelle risoluzioni,
adoprerete per forma, che non solo a voi venga lode o me-
rito, ma onore air intera nazione ed ajuto di buona fama a
tutta la nostra stirpe.
Popoli delle Provincie modenesi I
lo ritorno in condizioni di privato, e, grazie all'onore fat-
tomi dai municipii delle due maggiori città, posso chiamarmi
vostro concittadino.
Concittadino, ho fiducia nelle vostre sorti e nella giustizia
della publica opinione. Che se l'avvenire vi riserbasse qual-
che ardua provai l'essere stato primo agli onori, mi darà il
diritto di essere primo ai pericoli.
- C. Luigi Faum.
PROCLAMA MB tmi il «owiHilMario «Ai^aMdliiiarfo
|»er le R#HMi|^nre dichiaira di eesiMine dalle pra*
prié ftinsiani.
Tonno, S8 luglio 1859.
Popoli delle Romagnel
La pace, conchiusa in Villaf ranca fra i due imperatori, ha
fatto cessare il più importante dei motivi pei quali il re Yit:
513
torio Emanuele mi aveva mandato suo commissario fra voi :
quello di chiamarvi alle sue bandiere per la guerra d' indi-
pendenza.
Egli m'imponeva al tempo stesso ch'io mantenessi l'ordine
in queste Provincie, e vuole ov\ disponga le cose in modo
che in queste nuove ed impreviste condizioni esso non s'ab-
bia a turbare. Per quanto era in me, e per quanto lo con-
cesse il tempo, cercai servire fedelmente a queste sue leali
intenzioni.
Ho l'incarico d'annunziarvi che Egli, sollecito sempre del
vostro bene, impiegherà con premura caldissima tutti i mezzi
concessi dal diritto internazionale, onde otteniate dal con-
corso dei governi europei l'adempimento dei vostri giusti e
ragionevoli desiderii.
La presenza d'un commissario del re ne potrebbe preoc-
cupare la libera manìfeslazione, alla quale il sospetto d'in-
teressate influenze toglierebbe fede e valore. Egli quindi mi
richiama da quest'officio, ed è mìo dovere obedire. Con qual
cuore io vi lasci ve lo dica il cuor vostro. Ma vi dica in-
sieme che se non è sempre dato all' uomo vincere la for-
tuna, neppure la fortuna può vincerlo ov'egli noi voglia.
È vostro diritto il proclamare al cospetto del mondo quali
sieno i vostri voti.
Sappiatelo esercitare con dignità e con fermezza.
Un solo pericolo vi minaccia: la discordia ed il disordine.
Ascoltate il consiglio del vostro più vero ad antico amico.
Chi fra voi porrà inanzi altro questioni , o è stolto, ovvero è
mandato da chi vuole dividervi per perdervi.
Coir ordine, colla tranquillità vostra mostrate all'Europa
che il chieder leggi giuste ed eguali per tutti, concesse in
oggi ad ogni popolo civile, che il volersi far indipendenti dal
giogo straniero, ed il reclamare l'esecuzione di promesse
tante volte violate, non è opera di rivoluzionarj, ma che ri-
voluzionarli debbono dirsi invece coloro i quali, calpestando
il principio cristiano e la retta ragione di Stato, impongono ,
Archivio uè, 65
sii
agli uonùni pesi inlollerabili, e U spiBgono a sprezzare ogni
freno e gettarsi fra le braccia della rivoluzione.
Massimo D'Azeglio.
PRO€L.%lilA al popoli della provincia di Ferr«u-a.
Ferrara, il 28 loglio 1859.
Il governo dovendo provvedere agli urgenti bisogni, in cui
fcrsa il paese, ha fatto appello al vostro palriolismo, ricor-
rendo francamente. al credito publico.
Il governo ha mostrato una Qducia illimitata in queste po-
polazioni/dando la preferenza ad un prestito volontario, pìul-
tostochè ricorrere ad altre misure.
Permettetemi, o ferraresi, di dirvi soltanto quanto sia ne-
cessario che tutte le classi de' cittadini concorrano al successo
del governo in questa operazione finanziaria; da questo suc-
cesso dipenderà il trionfo della libertà e dell' indipendenza
delle Provincie dì Romagna.
La forza e la grandezza delle nazioni dipende dall'accordo
tra governo e popolo. Rispondete, o ferraresi, all'invilo del
governo colla medesima spontaneità con cui rispose la Fran-
cia al suo generoso imperatore, quando dimandò i mezzi per
recarsi a combattere in Italia l'eterno nostro nemico; seguite
l'esempio del Piemonte, la cui popolazione non indietreggiò
mai quando si trattò di fare sacrificii per correre alle armi ;
seguite Infine, o ferraresi, il nobile e generoso esempio del
popolo modenese, il quale non esitò a sottoscrivere a sacri-
ficii pecuniarii per somma maggiore di quella che era richie-
sta dall'autorità governativa?
La spontaneità nel dare il vostro concorso al governo in
questa circostanza, sarà il supremo de' voti di vostra indipen-
denza che l'Europa dovrà rispettare e sanzionare.
L'assicurazione che abbiamo e, che in queste provincia non
vi sarà intervento straniero; ma e -he le nostre sorti dipende-
5ib
ranno esclusivamente dair accordo completo in cui sapremo
metterci, e per noi garanzia solenne che saremo un giorno
ciò che vorremo e sapremo essere.
Accorrete oggi dunque in folla, o ferraresi, a sottoscrivere
rimprestito domandato, e siate quindi pronti a correre all'armi
il giorno della lotta, gridando col cuore e colle labra :
Vim Vifìdipendenza ilaliamt
Dai Castello*
G» A. Migliorati.
mSCORSO del {^oirernatore Parlai ai modeiftesi.O)
Modena, 28 Inglic I85d.
Il vostro municipio mi ha espresso i vostri voti ; adesso ho
manifestata la mia gratitudine ed i miei sentimenti. Io ac-
cetto la temporanea autorità: dico temporanea^ perchè in que-
sti supremi momenti, nelle gravissime risoluzioni da pren-
dersi per la salute e la dignità dei paese, bisogna dare al-
l'autorità legittima base, cioè la larga e sicura base del voto
popolare. Darò opera a convocare nel più breve termine pos-
sibile i comizii«
Il governo qui caduto per publico disprezzo e per infa-
mia d'alleanza cogli oppressori d'Italia, non potrà essere ri-
stabilito che sulle ceneri delle nostre città.
Non ho bisogno di raccomandarvi tutte le civili virtù delle
quali deste sì bello esempio. La concordia, virtù nuova ne-
gl'italiani, ha per questa ragione a durare più salda.
Vi raccomando il rispetto alla religione, alle persone ed
alle cose sacre: chi non rispetta le leggi di Dio, piega più
facilmente il collo alle leggi della tirannide.
Voi mi conoscete; io sarò tutto per tutti. Terrò il potere
con dignità, perchè io rappresento la dignità di tutti voi, li-
(*) Vedi le notizie di questo giorno. — Il presente discorso fu diretto da Farini al
popolo recatosi ad acclamarlo sotto il balcone del palazzo governativo*
516
beri cittadini; sarò sempre moderato, non molle ; giusto, ma
inesorabile.
A nome del re Vittorio Emanuele debbo dirvi ancóra una
volta cJbe egli ba a cuore voi e le voslro sorti, e che propu-
gnerà i vostri legittimi voti ne' consigli delle Potenze d'Eu-
ropa. Le Provincie modenesi, così bella parte d'Italia, ricche
di antiche e recenti glorie, che diedero tante prove di patrio-
tismo 0 di costanza, non debbono porgere alcun pretesto
alle mormorazioni dei nostri nemici, continuando pur sem-
pre il movimento nazionale, per la coscienza che Tltalia non
può aver pace vera, Anche non abbia assicurato pienamente
la sua nazionalità e la sua libertà dall' Alpi all' Adriatico.
Viva il re! Vìva l'Italia.
Le cure della cosa publica non mi permettono di tratte-
nermi più a lungo con voi; io spero che avrò in ognuno
di voi un ajuto alle cose civili, e, se occorra, un soldato della
nazione (Sì, sì; hanno gridato interrompendolo). Col coraggio
e colla fermezza si assicurano i diritti dei popoU, e si vin-
cono i nemici. E se fosse da temere assalto di nemici, ci
conforti l'avere fra noi l'esercito d'una delle vicine Provin-
cie italiane. Intendo parlare del prode esercito toscano, che
così potente ebbe nell'animo il sentimento nazionale, che non
accettò patti da una dinastia che passeggiava coi nemici d'I-
talia ai quali serviva. Sì ; la storia, nelle sue più splendide
pagine civili, registrerà, che l'esercito toscano iniziò nell'I-
talia centrale quel nazionale movimento, che non avrà ter-
mine finche l'Italia non sia libera tutta quanta. Viva l'Italia 1
*-r-
PROCLAHA del dittatore Fartnl.
Governo nazionale delle Provincie modenesi.
Modena, S8 luglio 1859.
Concittadini!
Mi avete dato singolare testimonianza di affetto e di flducia.
Ne sono commosso : se Dìo m'ajuta, dimostrerò coi fatti la ri-
517
conoscenza. — Tutto all' Italia, sari^ tutto a voi, che propu-
gnando il vostro diritto, propugnate quello della nazione.
Accetto la dittatura temporanea per convocare prontamente
i comizi! popolari , ai quali si appartiene di costituire il po-
tere su quella legìttima base della volontà nazionale, nella
quale si fondano il forte e glorioso impero di Francia, il go-
verno della nobile e libera Inghilterra ed altri civili princi-
pati moderni.
Ai rappresentanti del popolo io rassegnerò in breve l'au-
torità che tengo dal vpstro affetto e dal suffragio dei muni-
cipii.
Intanto manterrò severamente l'ordine, guarentirò a tutti
la libertà, rafforzerò le ordinanze militari, aumenterò gli ar-
mamenti.
Oramai, o concittadini, noi ci conosciamo. Nessuno, den-
tro, attenterà con sediziose pratiche, alla concordia, all'onore
alla tranquillità del paese. Chi Tosasse non andrebbe impu-
nito. La civile Europa non permetterà assaUi di fuori. Che
se i vinti servi dello straniero ci minacciassero, forte der di-
ritto , forte del mandato popolare, io mi ajuterò con risolu-
zione di tutte le forze che, quando si tratta della propria
indipendenza, si ponno francamente chiamare a concorso.
Concittadini! Noi siamo oggi, in questa Italia centrale, i
soldati dell'onore e della dignità nazionale.
// dittatore,
Farini.
luglio. — Da una deputazione de' veneti è presentata all'ambasciatore
di Francia in Torino, un indirizzo per S. J*. l'imperatore de'
francesi^ che accompagm la protesta mandata dalle Provincie
venete contro il dominio tanto diretto che indiretto dell'Austria
nella Venezia.
Modena. Avendo il governatore delle Provincie modenesi^ Farini^ per
ordine del r^, ritinto le autorità sarde e rassegnati i poteri
ai munkipj^ i municipj stessi dello Statù e la città tutta in folla
acclam(Mrono il cessato governatore a dittatore di queste Pro-
vincie.
28 luglio. — Reggio. Appena publicato il proclama de! ritiro del go-
vernatore Farini^ la guardia nazionale di Reggio e la città
hanno proclamato il concittadino cav. Farini.
— Tosto dopo la publicazione del proclama in nome del governo na-
zionale delle Provincie modenesi, i{ dittatore Farmi ha orga-
nizzato Vammtnistrazione centrale e composto il ministero come
segue: grazia e giustizia^ avv. Luigi Chiesi; interno^ avv. con-
sig. Edmondo Musi; istruzione publica^ prof, Geminiano Grì-
meììì; finanze, aw. Luigi Terni; lavori publictj sig. Luigi Tirelli;
guerra^ colonnello Luigi Frapolli. — La spedizione degli affari
esteri affidata ad apposita commissiotie presso il dittatore.
— // Honileur annuìKia la decisione dell'imperatore Napoleone che
le armate di terra e di mare siano nel più breve termine ri-
poste sul piede di pace.
NOTA |»ublicata dalla Gaueita pB^ussiana « peiaM-
waaieiite alle neg^oslasionl fra t goderai di l^ien-
na e di Berlino durante la guerra d'Italia (*).
Derlioo, 38 luglio 1859.
Nel nostro numero del 23 di questo mese, noi publicammo
una circolare indirizzata dal governo prussiano alle Corti
germaniche il 24 giugno (**), come pure quelle inviate a Lon-
dra ed a Pietroburgo (*") che condussero all'introduzione d'una
mediazione fra le grandi Potenze belligeranti.
La Gazzetta di Vienna del 26 publica a sua volta una
missione del conte di Rechberg al barone di KoUer, datata
dal 22 giugno, la quale non ha alcun rapporto coi docu-
menti sopra indicati, ed essa dichiara che il governo au-
striaco non ebbe notizia degli ultimi, spediti a Londra ed
a Pietroburgo.
(*) In questo ed in allri articoli la Gazzella prussiana, giornale officioso, come già
notammo, si fa organo diretto del gabinetto di Berlino.
D Vedi ArchlTlo, pag. 345.
(•••) Vedi Archivio, pag. 341 e 356.
519
Noi faremo osservare clie una slmile communicazione do-
veva naturalmente non esser fetta, attesoché scopo di que-
sti dispacci era il condurre ad un accordo fra le tre grandi
Potenze riguardo alla mediazione che avevasi in vista.
La missiva del conte di Rechberg al barone di Roller ap-
partiene alla corrispondenza che ebbe luogo col gabinetto di
Vieiina in séguito alla missione del luogotenente generale di
Wìllisen. È la risposta ad un dispaccio del ministro degli
affari esteri, barone di Schleinitz, in data 14 giugno, il quale
non era destinato che a riassumere i colloquj fatti a viva voce.
Noi publicbiamo oggi i documenti seguenti, per far cono-
scere tutto il processo delle negoziazioni col gabinetto di
Vienna.
1.^ Il dispaccio prussiano, in data 14 giugno, che spiega
le intenzioni del governo ripetute dal generale di Willisen,
e fa conoscere in modo più che possibile esalto ì risultati
della sua missione.
2.^ La risposta del conte di Rechberg, datata da Verona
il 22 giugno, al dispaccio precedente di cui eragli stata data
lettura;
3.^ La risposta del gabinetto prussiano al dispaccio del
conte Rechberg;
4.*^ Un dispaccio al barone di Werther, in data 23 giugno,
che contraddice gli ingiusti giudizj stilla politica prussiana,
racchiusi nel documenti officiali del gabinetto di Vienna.
Questa Nota è seguita dai documenti di cai annuncia la publica-
zione* Eccoli :
I
DISPACCIO del ministro degli affari esteri di Prus-
sia, ali^antbaseiatore prussiano presso la Corte
austriaca.
il* S. E. il Sig. barone di Werther^ a Vienna.
^ Bcrlioo, 14 giugno i8U9.
Nei vostri rapporti del 29 e del 31 del mese scorso» Vostra Ec-
cfìllftnza ci communicò le prime notizie, attese con grande interesse^
890
sttli'accoglienza falla dal gabìnello di Vienna alle ullime proposte
presentate in nostro nome al laogotenenle generale di WiUisen.
Guidato dal desiderio che, in affare cosi importante, regnasse la
maggior chiarezza, io avevo avuto cura d' indicare, con una lettera
al generale dì Willisen, in modo preciso il nostro punto di vista,
tanto riguardo ai nostri progetti in alcune circostanze che riguardo
alle ipotesi che dovevano necessariamente guidare la nostra na-
zione.
Io rilevo ora dal rapporto di Vostra Eccellenza che il generale di
Willisen lesse parola per parola la mia lettera al conte di Rechberg,
eh' ei gli diede pure notizia del dispaccio telegrafico del 27 del
mese scorso, e che per tal modo il signor ministro venne esatta-
mente informato della nostra opinione. Noi fummo lieti che le no-
stre pratiche fossero state apprezzate dal gabinetto imperiale, e che
il sig. conte di Rechberg abbia dichiarato d'essere d'accordo colla
situazione presa da noi.
' Nel tempo stesso noi troviamo assai naturale che la Corte impe-
riale, per evitare ogni possibile malintelligenza, annetta una parti-
colar importanza al veder espresse ancor una volta sotto conveniente
forma le intenzioni formulate in varie conferenze.
Ecco adunque i progetti da noi emessi nei colloqui ^h^ ebbero
luogo a Vienna:
Noi vogliamo che la guerra scoppiata in Italia non conduca ad
un rovesciamento dell'ordine di cose esistente in Europa. Noi vo-
gliamo al contrario, ottenere il mantenimento dei possessi territoriali
dell'Austria in Italia, quali furono determinati dai trattati del 1815,
e ristabilire la pace su questa base.
Nulla ci farà deviare da questi reclami. Ma se colla posizione che
prenderebbe in questa circostanza , l'Austria impedisse il risultato
della mediazione armata che noi progettiamo o il ristabilimento delia
pace, noi ci riserveremo completamente la nostra libertà d'azione.
Se, nei limiti da noi indicati, non si potesse ottenere la pace per
l'Austria, se l'impero fosse seriamente minacciato per la perdita
de' possedimenti italiani ed il sistema europeo fosse in pericolo, e
nostra intenzione, afQne d'evitare codeste eventualità , di tentare una
mediazione armata e di agire , per raggiungere questo scopo , nel
modo che esigono i nostri doveri quale Potenza europea e quale
nazione germanica.
£ nostro proprio interesse il non tardare di troppo il nostro in-
tervento. Ma la scelta del momento opportuno, tanto per la media-
zione che per l'azione ulteriore della Prussia , dev'essere riservato
al libero arbitrio della Corte di Berlino.
»21
Tali sono le nostre ferm^ intenzìouì , ma a condizione espressa
che cosi l'Austria come gli altri governi tedeschi , ci lascino l'ini^
piativa di tutte le ìnisure da prendersi nella confederazione, e ohe
non siavi quistione di alleanze separate,
S' io ben comprendo le informazioni da voi communicatemì, que-
ste intenzioni e queste ipotesi ottennero felicemente Tapprovazione
della Corte imperiale.
AflBne di constatare questo accordo di vedute fra i due gabinetti,
il conte di Rechberg desidera vederle formulale in iscritto , ed a
questo scopo egli propose uno scambio di Note.
Tuttavia non possiamo dissimulare le gravi objezioni che oppon-
gonsi, secondo noi, a questa proposta.
Il conte di Rechberg ha senza dubio intenzione di veder confer-
inato in iscritto ciò che il ministro, nella sua lettera del 29 dello
«corso mese al generale di Willisen, chiama uno scambio di idee.
Ma in fondo sarebbe questa una trasformazione de' nostri pensieri
poi) Irci più segreti, più confidenziali in assicurazioni positive cui
più non manca che la forma di trattato, e le quali ci renderebbero
impossibile la politica che noi dichiarammo di voler seguire.
Indipendentemente da ciò che lo scambio di Note proposto, po-
irebb'essere considerato da Francia e Russia come un impegno for-
male e come una partecipazione alla guerra, esso renderebbe pure
ineseguibile qualunque tentativo di mediazione.
Ma noi possiam tanto meno rinunciare a quest'ultima, in quanto
la nostra posizione attuale in faccia ai grandi gabinetti, ci fa spe-
rare ch'essa non rimarrà senza effetto sulla loro attitudine.
Noi €i crediamo autorizzali a nutrire la convinzione che il go-
verno imperiale troverà perfettamente giusto, dietro queste osser-
vazioni, che noi ci rifiutiamo allo scambio di Note ch'egli richiede.
Senza aver ricorso a questa formalità, si otterrà istessamente lo
scopo di chiarire i progetti esistenti.
A questo fine. Vostra Eccellenza è autorizzata ad esprimere a
viva voce al sig. conte di Rechberg, in nome delgoverno prussiano,
il pensiero contenuto in questo dispaccio che voi gli leggerete.
Quanto a noi, crediamo di poter maggiormente sperare d'incon-
trare nella Corte imperiale fiducia pari alla nostra. Si tratta per la
Prussia, nelle viste da lei fatte conoscere , non del compimento di
un ohligo assunto verso l'Austria, ma piuttosto d'una generosa ri-
soltizione spontaneamente presa da S. A. R. il prìncipe reggente. È
questo più che mai il caso d'avere in noi fiducia piena ed intera.
SCHLEINITZ
Jtrchivio eccm 06
322
II.
DISPACCIO del conte di Rechberg^ ministro austriaco degli affari esteri
al barone di Roller, ambasciatore austriaco a Berlino^ in dnta 22
giugno. (V. Archivio^ pag, 328).
III.
DISPACCIO del Miiilsiro dc^li affari esieri di Prus-
sia, all'aiiibaseiatore prussiane presso la Corte
austriaca.
A S. E. il barone di Werther, a Vienna,
' . Boriino, 5 loglio 1859.
io risposta alia mia missiva a Vostra Eccelleoza, in data 14 mese
scorso, il conte di Rectiberg, conforme agli ordini dell' imperatore,
diresse da Verona il 22 di questo mese, al barone di Keller, un
particolareggiato dispaccio che quest'ultimo mi communicò jeri con-
fidenzialmente. In conseguenza io mi trovo obligato a mandare
a Vostra Eccellenza la qui unita copia di quell'importante docu-
mento.
Noi Siam penetrati dall' influenza che questa risposta del governo
imperiale alla sincera spiegazione delle nostre amichevoli intenzioni
verso l'Austria doveva avere sull'attitudine ulteriore della Prussia
nella crisi attuale, e noi l'aspettavamo colia speranza e col più vivo
desiderio di ottenere un risultato al quale da più d'un mese noi
consacrammo gli sforzi più disinteressati, coljlrovare una basa si-
cura per un accordo fra le due Corti.
Un esame leale della risposta fatta dal ministro degli aSari esteri
di Vienna, quanto a' suoi punti più gravi, dimostrerà a Vostra Ec-
cellenza s' egli era possibile al governo prussiano di considerare il
suo desiderio come realizzato. ,
Il conte di Rcchberg ha preso per ponto di partenza del suo ra-
gionamento il rifiuto racchiuso nel mio dispaccio del i4 giugno di
attemperare al suo desiderio di procedere ad uno scambio di Note,
per formulare le condizioni di accordo che determinerebbero T atti-
tudine da prendersi dai governi. Siccome noi dovevamo considerare
un simile scambio di Note come una nuova guarentìa data dalla Prus-
sia per il conservamento dei possessi austriaci in Italia, noi avremmo
con ciò rinunciato alla posizione libera ed indipendente che per-
metteva alla Prussia di ricercare la soluzione delle differenze come
Potenza mediatrice. La mediazione sarebbe per tal modo divenuta
la guerra, e il mediatore si sarebbe trasformato in campione.
523
Noi non faremo alcun rimprovero all'Austria, ov'ella non pren-
desse per guida di sua condotta che T interesse dello Stalo. Ma noi
non possiamo convenire, dal lato nostro, clie i trattati del 1815 siano
l'espressione dei priocipj generali e delle speciali tendenze, alla
cui osservazione la Prussia potrebb' essere obligata a scapilo del
suoi interessi.
Se il nostro modo di vedere non fosse condiviso dalle Potenze
europee e dall' Austria stessa, come mai colla cooperazione dell'Au-
stria si sarebbero potuti fare nell'ordine di cose stabilito dai trattati
del 1815, cangiamenti quali avvennero per il Belgio, per Cracovia
e per Neuchatel?
Quanto a ciò che riguarda là questione attuale della guarentia dei
possedimenti austriaci in Italia, ne sembra che i tentativi, spesso fé-
licin fatti in epoche differenti dal gabinetto imperiale, alBoe d'ot-
tenere dalia Prussia un appoggio pel territorio indicato, confermano
come qui non si tratti di precisar meglio un rapporto già esistente,
ben.sl di fondare un nuovo impegno col quale la Prussia si impor-
rebbe, per la sicurezza del territorio e della Potenza dell'Austria,
oblighi di cui il governo imperiale non ha senza dUbio sconosciuto
il valore e che la Prussia non può in ogni caso accettare se non
per una libera e spontanea risoluzione.
11 signor ministro , lo dico con dispiacere , si ingannò comple-
tamente nel giudicare le nostre intenzioni ed i nostri sentimenti.
Se la Prussia si mostrò pronta ad agire, stipulando la conserva-
zione dei possedimenti austrìaci in Italia qual' condizione del rista-
bilimento deira pace, ciò si fece senza che esistesse per essa un
dovere sotto questo rapporto, sotto l'influenza d'una risoluzione
spontanea presa in favore degli interessi dell'Austria che era già
seriamente minacciata ne' suoi possedimenti.
xNoi dobbiamo ripeterlo per ispiegare la nostra attitudine, da chò
mal grado le nostre anteriori dichiarazioni ritroviamo nel dispaccio
del conte di Rechberg quest'opinione erronea che, conformemente
ai trattoti del 1815 la Prussia non può avere nella sua politica, al-
tro scopo che quello di mantenere lo statu quo in Italia, foss' an-
che a prezzo de' più grandi sagrìiicj. Solo sotto questo rapporto si
può comprendere come il gabinetto imperiale dichiari la politica di
mediazione che noi abbiamo in vist^ una cosa insufficiente ed an-
che una impossibilità morale, e come dopo breve tempo di posa esso
ci domandi una alleanza aperta coir Austria.
Fa d'uopo, per giustificare i nostri progetti di mediazione, che
io invochi anco una volta i quattro punti che costituivano la base
delle negoziazioni del congresso, partendo dalla convinzione che
Sii
la situazione deiritatia era anormale e rincresceTole? È forse cbe
r Austria, approvando questi punti » non abbia riconosciuta la giu-
stizia degli sforzi fatti dalle Potenze neutre per introdurvi un or-
dine di cose più tollerabile? Fa d'uopo ricordare che le difficoltà
da risolversi non entravano tutte nella sfera dei trattati del 1815,
ma che esse traevano in parte la loro sorgente da una situazione
creata dopo tiuest'epoca? Applicandosi alla soluzirae di queste dif-
ficoltà, al miglioramento di questo stato di cose, VAustria in luogo
di arrischiare il proprio territorio avrebbe trovato il miglior ap-
poggio contro l'usurpazione. Ed allorché, in luogo di ciò colla sua
condotta verso la Sardegna, a malgrado delle rimostranze della Prus-
sia, essa ebbe accumulati sopra di sé i pericoli che la pace doveva
e poteva scongiurare, non é egli affatto logico che la Prussia cer-
chi disporsi dallato della mediazione colle altre grandi Poteaze?
Il jjoverno ha già fatte in questo senso delle pratiche a Londra ed
a Pietroburgo, ed osso osa dire che persistendo a tenersi in que-
sta via, gli sarà possibile servire gli interessi generali dell'Europa
e quelli dell'Austria e d'agire in suo favore in un modo che le sa-
rebbe stato impossibile quando la Prussia avesse assunte le parti di
campione e non fosse più libera nelle sue risoluzioni.
Se^il conte di Rechberg considera questa libertà di risoluzione
come impossibila per la Prussia, in qualità di membro della con-
federazione germanica, la quale impone dei doveri incompatibili,
secondo noi, colla mediazione, noi abbiamo chiaramente espressa
la nostra risoluzione nel caso di un tttlacco del nemico contro il
territorio della confederazione, e le misure militari prese sono una
prova che questa risoluzione non avrebbe tardato; ma l'attitudine
di tutta la Germania conferma la. speranza che questa eventualità
non avrà a realizzarsi. Se tuttavia si presentasse, la Prussia, certa-
mente, potrebb'essere forzata a cangiar di attitudine, per adempiere
ai doveri di confederata ; ma non dubitiamo che^ non sfuggirà al
gabinetto imperiale come, in questo caso, anche l'Austria avrebbe
^ prendere una posizione affatto diversa da quella di oggidì.
Rincrescemi che le spiegazioni del dispaccio del conte di Rech-
berg, m'abbiano condotto a questa rivista retrospettiva; ma quanto più
desideriamo andar d'accordo col gabinetto imperiale, tanto più ci
sentiamo obligati a segnalare benché con rammarico, le differenze
del nostro ragionamento.
Queste differenze concernono cosi le basi della pace stessa come
le ipotesi alle quali noi dobbiamo attaccare la nostra azione.
Quando noi indicammo il 14 giugno i limiti a cui noi avevamo inten-
zione di portare la mediazione nostra, noi eravamo guidati dalla con-
' 525
vinzione che non potevamo dirigere i nostri sforzi se non allo sla-
bilìmento d'una situazione che fosse nella cerchia del possibile e
offrisse nel tempo stesso guarentigie di durata. Era missione di un
congresso i^ guarire i mali del sistema politico seguito sino ad ora
in Italia; e se ffatlanto gli avvenimenti avessero provato sino all'e-
videnza come questa situazione avesse bisogno di un riorganamento
fondamentale, noi non avremmo potuto rìcondur completamente l'or-
dine di cose anteriore e conquistare a questo scopo la pace colle
armi alla mano.
- Le nostre precedenti dichiarazioni non respingono esse formal-
mente una supposizione simile?% tuttavia noi non possiam scorgere
in ciò che domanda il conte di Rechberg quU'altro che il semplice
ristabilimento dello $tatu ^uo ante bellum nell'Italia settentrionale
e centrale. In caso di rifiuto di queste proposte, il conte di Rech-
berg spera che noi, senza esitare, prenderemo parte alla guerra
come alleati dell'Austria.
Il governo del re non potè udire queste pretese se non con vivo
rammarico, poich'esse aggiornano nuovamente la realizzazione di
un 2\ccordo coli' Austria da noi tanto sperato, sovratutto in questi
ultimi tempi.
Allorché, nel dispaccio del 14 giugno, noi dicevamo di far degli
sforzi per ricondurre la pace sulla base dei possedimenti austriaci
in Italia, e che a questo scopo entreremmo eventualmente nella via
di una mediazione armata, noi pensavamo che l'Austria ci stende-
rebbe, in questo senso, con sollecitudine la mano.
Era per ciò necessario che l'Austria non congiungesse la que-
stione del suo possesso coi rapporti cogli altri Stati italiani e che
essa non eliminasse dalla questione dei diritti di sovranità dei prin-
cipi italiani lo stabilimento di un nuovo ordine di cose, più corri*
spendente ai bisogni dell'epoca ed ai voti delle popolazioni. .
Il governo del re aveva d'altronde dichiarato espressamente ch'e-
gli considerava come una questione separata quella dei rapporti del-
l'Austria cogli altri Stati italiani.
Allorquando, malgrado questa dichiarazione, l'Austria fece entrare
questa questione nel terreno delle sue condizioni, e noi non pote-
vamo dissimularci che ti risultato del nostro intervento trovavasi
cosi posto, sin da principio, in questione in un modo che noi non
stimiamo giustificato , il signor ministro del re troverà naturale
ch'io gli dica che noi ci slam riservata in questo caso la libertà di
giudizio più intero e più indipendente.
Allorquando il governo prussiano communicò a Vienna le sue in-
tenzioni relativamente alla pace, egli pose eziandio alle sue prali-
K26
clic ulteriori la condizione espressa che TAustria ci lascerebl>e Vi-
nizialiva di lutto le misure da prendersi nella confederazione^ e
che si eviterebbe ogni proposta di alleanze separate. Il conte di
Rechberg rispose a questa domanda che l'Austria non poteva rìnun-
ciare al pieno esercizio de* suoi diritti e ch'essa doveva al contra-
rio preservare da ogni detrimento la libertà della propria azione
in faccia a' suoi confederati. Noi non poSsiam dispensarci dal dire
che la condizione da noi posta non trovò il menomo appoggio da
parte del gabinetto austriaco.
Il risultato dell'esame a cui io sottoposi la proposta del conte di
Rechberg non risponde adunque afle speranze che noi avevamo di-
ritto di nutrire in séguito alle nostre pratiche anteriori. Tuttavia
se le basi sulle quali sembrerebbe possibile un accordo colla Prus-
sia mancavano per il momento, ciò non deve illuderci sul compito
che ci siamo imposti né cangiare i nostri sentimenti.
La Prussia, completamente libera nelle sue risoluzioni, impiegherà
d'ora in poi tutti i suoi sforzi a ristabilire, insieme coU'Inghilterra
e colla Russia una pace che corrispopda agli interessi dell'Austria
. ed offra guarentigie di durata. Ha coi sentimenli.di amicizia che noi
nutriamo per l'Austria sarà per noi una sodisfazione affatto speciale
il poter essere utili agli interessi dell'Austria mediante gli sforzi
che faremo per giungere alla pace.
Prego Vostra Eccellenza a dar cognizione a S. E. di questo di*
spaccio, che voi gli leggerete ed a lasciargliene copia s'ei la de-
sidera.
SCHI£INITZ.
IV.
DISPACCIO del barotie di Schleinitz^ ministro degli affari esteri di
Prussia al barone di Werther^ ambasciatore prussiano a Vienna, in
data 2S luglio. {Y. ArcKimo^ pag. 490).
CAMERA dei commiini d'Iii^hiltcppa.
Seduta del 28 luglio {*),
Londra, 28 logUo i899.
Sulla mozione che alcuni dispacci vengano communicali alla Ca-
mera, Lord John Russell pronuncia il seguente discorso: Alzandomi
<*) Quesla lunga ed importante sedata del 38 luglio, nelfa quale per beh otto ore si
discussero gli afTari d'Italia, e specialmente i discorsi di Lord Russell e Lord Pàl-
merslon, gettano molla luce sulle stipulazioni di Villafranca e le'relativc questioni da
trattarsi -in un congresso europeo, rivelando nel medesimo tempo le viste favorevoli
del governo inglese rispetto alia questione italiana.
• 527
per dare alla Camera spiegazioni da me promesse sullo stato delle
nostre relazioni airestero, io debbo dire che avrei desiderato poter
differire codesta esposizione, e l'ayrei fatto se non fossimo gru perve-
venoti ad un epoca molto avanzata della sessione. Ed anche a quest'e-
poca della sessione la differirei se potessi sperare che, avanti la pro-
rogazione del parlamento, verrebbe adottato un aggiustamento de-
finitivo sia ^alle altre Potenze, sia dalle medesime in unione coll'In-
ghilterra: ma essendo altrimenti» non credo, nella presente situa-
zione degli affari politici, di poter più a lungo privare il parlamento
di queste spiegazioni.
Prima di entrare in questo tema, dirò che veggo con piacere
annunciata nelFodierjno Mmiteuf la decisione dell'imperatore dei
francesi di porre sul piede di pace le sue forze di terra e di mare.
Ciò sarà, lo spero, il presagio di una pace durevole in Europa.
Non entrerò in particolari sopra avvenimenti alla Camera notis-
simi. Ella sa che la pace venne conchiusa in modo alquanto subitaneo
e improvviso; ella sa eziandio quali siano state le ragioni date prima
dall'imperatore dei francesi, che cioè se la guerra avesse continuato,
se ne sarebbe considerevolmente allargato il teatro e avrebbe forse
dovuto combattere ad un tempo e sul Mincio e sul Reno ; poscia
dall'imperatore d'Austria, il quale dichiarò che le Potenze neutre
stavano per proporgli una base di mediazione meno vantaggiosa e
meno accettabile per Fiustria delle condizioni di pace ch'essa po-
teva ottenere colla via diretta delle negoziazioni. Benchò questi
due motivi mi sembrino avere un certo fondamento non potendo
nessuno affermare che le Potenze tedesche non avrebbero preso parte
alla guerra, e potendo anche accadere che le Potenze neutre si fos-
sero accordate in qualche epoca ulteriore sovra un piano di media-
zione, pure gli avvenimenti cosi preveduti e predetti non si com-
pirono.
Per quanto concerne le Potenze neutre, queste Potenze non con-
chiusero convenzione alcuna, ed in ogni caso il governo dì S. M.
non stabifr alcun accordo nò colla Prussia né colla Russia. Furono
fatte alcune pratiche dalla Prussia a Londra ed a Pietroburgo. Il
dispaccio contenente la proposizione della Prussia venne publicato
nei giornali tedeschi, e la risposta del gabinetto britanico a que-
sta proposizione fa parte dei documenti che io ho deposto sul banco
,della Camera.
Scbben queste circostanze abbiano avuto qualche peso presso i
due imperatori in favore della pace, evvi tuttavia, io credo, una ra-
gione, che non fu designata nelle carte officiali, ma che pure ebbe
importaìiza e dirò anche assai considerevole agli occhi dell'impera-
828 ^
tore dei francesi e dell'imperalor d' Austria. Era, secondo me, im-
possibile che un sovrano, il quale per lo avanti non si era mai tro-
vato su di un campo di battaglia, non fosse colpito d'orrore alla vista
di 40 0 80 mila uomini uccisi o feriti in un giorno , nel pieno vi-
gore della vita e della gioventù. Questo spettacolo produssie effetto,
io credo, così sull'imperatore Napoleone, come pure suir imperato-
tore d'Austria; e sembrami, quanto a me, che non si potrebbe rim-
proverare a due grandi sovrani che regnano su due possenti imperi,
di avere, nell'atto stesso che mantengono la loro politica come mo-
narchi) aperto* il loro cuore a sentimenti umani {Applausi).
Il trattiUo di pace conchiuso a Villafranca TU luglio, consta di
due parti assai differenti. La prima si riferisce alla pace conchiusa
fra l'imperatore de' francesi e l'imperatore d'Austria, ed alla cessione
della Lombardia all'imperatore dei francesi che la rimette imme-
diatamente al re di Sardegna. Su questopunto noi, che non abbiam
preso parte alcuna alla guerra, non abbiamo, credo, nulla a dire.
Se l'imperatore dei francesi giudicò d'aver sagritlcato a bastsutiza il
sangue ed i tesori della Francia, e che la continuazione della guerra
avrebbe costato nuovi ed inutili sacrificii d'uomini e di danaro, egli
era in pieno diritto di far la pace; d'altra parte, l'imperatore d'Austria
poteva benissimo, in considerazione de'sagrificj che avrebbe dovuto
ancor fare, cedere una provincia per ottenere la pace. Di si fatte
cose, spettava a loro, mi sembra, il giudicare, e la cessione di que*
sta provincia non turba requilìbrio europeo per modo da giustifi-
care l'intervento delle Potenze estere a questo riguardo.
Ma la seconda parte del trattato offre un carattere ben diverso;
essa riguarda il riorganamento futuro dell'Italia. Ora lord Elcho
ha fatto una mozione relativa a questa questione. La mozione è re-
datta in termini che per nulla si riferiscono alla proposta fatta al-
l'Inghilterra. La mozione di Lord Elcho dichiara non convenire Qè
all'onore né alla dignità dell'Inghilterra il partecipare ad una con-
ferenza avente per oggetto di regolare le condizioni di una pace i
cui preliminari furono stabiliti fra gli imperatori di Francia e d'Au-
stria. È questa una proposizione che tutti approvano. Se si trattasse
di discutere le condizioni di una pace conchiusa dai sovrani di Fran-
cia e d'Austria, non v'è dubio che non converrebbe né alla dignità
dell'Inghilterra né a &aoi interessi il concorrere a regolare queste
condizioni.
Ma la questione é relativa all'avvenire; i destini dell' Italia dipen-
dono da ciò che può farsi al presente sia dai sovrani dì Francia e
d'Austria soli, sia dall'Europa assistente alle conferenze, ed allora
la qtiestione non è più la stessa. Lord Glarendon, nel 1856, assistendo
525)
alle conferenze di Parigi per deliberare sulla qucsllono di pace fra
la Francia e la Granbrelagna da una parte e la Russia dalFaltra, cre-
dette suo dovere, d'accordo colla Francia, di sottoporre la questione
italiana all'esame dei rappresentanti delle Potenze europee, pel mo-
tivo che la situazione d'Italia interessava l'Europa tutta. Egli disse
che se gli Stati romani dovevano continuare ad essere occupati da
truppe straniere, ei provedeva una rivoluzione ed aggiunse conve-
nire alle grandi Potenze il pensare a prevenirla. Nessuno nella Ca-
mera rimproverò mai a lord Clarcndon questa sua inieiativa , perchè
veramente la pace d'Europa può dipendere dallo' scioglimento della
questione italiana e l'Inghilterra non può essere indifferente^alla pace
d'Europa.
Ecco frattanto la proposta dell' imperator dei francesi. Essa non
consiste già, come suppone il mio nobile amico, nella domanda che
il gabinetto inglese faccia parte d'una conferenza per esaminare i
particolari del trattato di Yillafranca. È di natura affatto diversa, e
non posso in miglior modo dare alla Camera un'idea del tenore di
questa proposta, che leggendo il sunto di un dispaccio diretto dal
conte Walewski al conte dì Persigny e di cui quest' ultimo mi la-
sciò copia. Non posso produrre i preliminari della pace, ch'egli pa-
rimenti Oli communicò, poiché essi non sono firmati che dall'im-
peratore d'Austria. È un documento incompleto che dovrà svilup-
parsi nel trattato che sarà firmato in séguito. Le condizioni sulle
quali si andò d'accordo a Yillafranca, sono, io credo, le stesse da
me lette nei giornali, uno o due giorni fa, ed è perciò inutile ch'io
le ripeta: ma, se lo si vuole, io deporrò sul banco il dispaccio del
conte Walewski. Vi è detto :
e I plenipotenziarj di Francia e d'Austria si riuniranno Immedia
iamente a Zurigo per convertire in trattato dì pace le basi stabilite
fra i due sovrani. Dalla precedente mia corrispondenza voi sapete
che il governo dell'imperatore desiderava veder le grandi Potenze
concorrere ad un regolamento definitivo degli affari d'Italia. Le'' in-
tenzioni dell'imperatore non sì sono cangiate, e quindi speriamo che
le Potenze potranno riunirsi , sia in congresso sia in conferenze ,
per deliberare su tutte le questioni sollevate dallo stato di cose in Ita-
lia^ ed aventi relazione ad interessi generali, »
In quest'ultima frase voi osserverete che i termini sono generali,
che non hanno nessun rapporto ai particolari di un trattato di pace
ed ancor meno alle condizioni del trattato di Yillafranca. Vi si pK)-
pone che le grandi Potenze conferiscano su tutto le questioni re-
lati ve ad interessi generali.
Il conte Walewski continua in questi termini :
Archivio t€C, ' f7
830 -
e Non ho bisogno di aggiungere che la slessa essenza del nuovo
ordine di cose da crearsi in Italia implica un preliminare accordo
fra i varj Stati della Penisola che saranno necessariamente chiamati
a riunirsi per deliberare sulle basi della confederazione che i due
sovrani convennero di promuovere. »
10 vi dirò ora ciò che il governo risolse di fare. Noi non cre-
demmo di dover per il momento dare una risposta precisa al conte
Walewskì. Noi ringraziammo S. M. T imperatore dei francesi di
questa commujiicazione ; ma nel medesimo tempo gli facemmo co-
noscere, non per iscritto, ma per mezzo dell'ambasciatore di S. M.
a Parigi, varie condizioni e specialmente due, indispensabili perchè
la Gran Bretagna possa aderire a qualunque specie di conferenza.
La prima si ò che noi vediamo il trattato che sta per conchiudersi
a Zurigo. Mi si dice essere ancor dubio se questo trattato confermerà
puramente e semplicemente, mediante la Qrma de' plenipoteij^ziarj ,
gli articoli del trattato stabiliti fra loro dal due sovrani , o se si
estenderà a comprendere il regolamento generale dell'Italia. Fors' an-
che il trattato di Zurigo sarà da meno dei preliminari convenuti a
Villafranca ; in questo caso esso sarebbe una semplice conferma della
pace fra i due sovrani ed il re di Sardegna, e non entrerebbe in nes-
sun particolare, eccettuata naturalmente la CQssione di territorio
fatta dall' Austria. Dipenderà infine da questo trattato il sapere se
noi accetteremo l'invito di far parte d'un congresso.*
La seconda considerazione è che sarebbe inutile associarsi a qua-
lunque specie di conferenza sullo stato dell' Italia , se l' imperator
d'Austria non xi avesse a partecipare. Questo monarca, nell'atlo di
segnare gli articoli della pace di Villafranca, si è, a quanto sembra,
opposto a qualunque idea di congresso : ora io dico , che sarebbe
assurdo, tanto il voler assestare gli affari d'Italia senza l'Austria ,
quanto il dare il nome di assemblea delle grandi Potenze'^ ad una
conferenza, alla quale non assistessero i rappresentanti dcirAuslria,
né, probabilmente, quelli della Prussia.
Ecco infine un'altra questione: Importa il sapere quali saranno i
punti da regolarsi in una conferenza od in un congresso. Il trattalo
^di Villafranca ha lasciato lo stato d'Italia in una completa disorga-
nizzazione. Forse il trattato di Zurigo non farà di più, ed allora
non sarebbe di utilità alcuna il dare un consiglio in un congresso
per risolvere queste questioni. Fa duopo che in questa conferenza
vi. abbia fra le Potenze un accordo od una communanza di vedulc,
senza di che il congresso non si sarebbe forse appena riunito, eh' ci
si scioglierebbe tostochè cominciasse la divergenza d'opinioni.
11 trattalo di Villafranca abbraccia questioni di grandissima im-
331
j[>ortanza, ma debbo dire die come trattalo destinalo a regolare gli
affari d'Italia esso porta le traccie della fretta con cai venne ideato
0 conchiuso. Tutte le grandi questioni che nel 18tJ6 cagionarono
tante inquietitudini ah rappresentante inglese a Parigi; che nel 1857
e 18S8, diedero luogo a deliberazioni fra le Potenze di Eufbpa, e
che furon cagione della breve ma sanguinosa guerra or ora termi-
nata^ vi son rimaste indecise.
La prima questione sollevata, a motivo, io credo, della predile-
zione deir imperatele per. questo progetto, è quella d'una confe-
derazione italiana» L'articolo del trattato non porta che la confede-
razione debba esser formata: esso dice soltanto che i due sovrani
promuoveranno la creazione di una confederazione. Ora, per sé stessa,
io- trovo buona l'idea e credo che se Italia, da secoli preda am-
bita di Potenze straniere, polesse organizzarsi, se i suoi varj Stati
potessero venir uniti da un vincolo federale di natura difensiva, ella
sarebbe in grado di respingere qualunque aggressione e cesserebbe
l'intervento staniero ; ma pure, io dubito sia questo il tempo in che
una simile- confederazione possa effettuarsi. Infatti, di quali membri
avrà essa a comporsi? Secondo il piano di Villafranca, vi avrebbero
il papa presidente, mmperatore d'Austria, due arciduchi, il re di
. Napoli ed il re di Sardegna. Or bene 1 io non comprendo come una
tale confederazione possa essere per l'Italia un benetìcio.
Questa confederazione dovrà, senza dubio, occuparsi di interessi
generali. La Sardegna, come noi tutti sappiamo con grande sodisfa-
zione, gode da molti anni di una costituzione con tutte le libertà
che ne dipendono : come sperare, col papa presidente della confe-
derazione, coU'imperator d'Austria membro della medesima, e con
arciduchi che gli sono attaccati per stretti legami ài parentela, e
(She naturalmente, debbono seguire le sue ispirazioni, come sperare,
ripeto, di veder favorire le viste che il governo piemontese potrebbe
emettere nel seno dell'assemblea federale?
Prendete, per esempio, la libertà di culto e di coscienza, privilegio di
che si fa in Inghilterra grandissimo conto, e concesso egualmente a To-
rino e in tutta la Sardegna. In Toscana v'ha solo ciò che dicesi libertà di
coscienzxt^ vale a dir che i toscani possono abbandonar la Chiesa ca-
tolica e divenir protestanti ma in questo caso essi non possono pu-
blicamente riunirsi in un luogo di culto. Negli Stati del papa nep-
pur* questo privilegio esiste. Or bene se la confederazione venisse
a trattare di questa questione, come potrebbero conciliarsi vedute
, si opposte? come mai il papa e l'imperator d'Austria che fece
seco lui un concordato, potranno favorire questa libertà dei culli che
ò uno de'pijfl bei privilegi della Sardegna? Sembrami adunque che.
832
sebbene la confederazione possa divenire un giorno un buon sistema
per r Italia , pure le proposte di Villafranca non adempiono alle
condizioni necessarie per costituire una Potenza federale unita.
Altra importante questione si presenta, di sapere come il trattato
verrà posto in esecuzione. E su ciò ne fa d'uopo intenderci, prima
d'inviare un rappresentante al congresso delle grandi Potenze. Ssìp-
piamo che in una clausola del trattato, clausola brevissima ed al-
quanto ambigua^ si dichiara che il granduca di Toscana e4 il duca
di Modena rientreranno nei loro Stati accordando un'amnistia. Ha,
domando io, come rientreranno nei loro Stati? {Bravo ì).
lì granduca di Toscana trovasi in una posizione molto analoga a
quella di un sovrano che regnò nel nostro paese Q. Egli regnava
in forza di una costituzione, e la violò; il suo popolo gliene fece rimo-
stranze e gli chiese l' abdicazione ; egli non abdicò e fuggi dal paese.
Non è questa una situazione molto favorevole al suo ritorno, di pieno
accordo e coli'assenso del suo popolo? {Bravo t) D'altra parte, può
accadere che il popolo toscano , avendo goduto per molti anni di
una grande felicità sotto il pacifico regno di Leopoldo I e de' suoi
discendenti, richiami il figlio del granduca al trono a cui questi ab-
dicò. Ma, benché non abbia su ciò assicurazioni officiali, debbo dire
alla Camera d'aver io buone ragioni a credere che l'imperatore dei
francesi non intenda valersi di truppe francesi per restaurare il gran-
duca di Toscana. {Applausi). Neppure l'ìmperator d'Austria ha^ io
credo, o almeno non confessò l'intenzione d'impiegare le proprie
truppe per ristabilire i due arciduchi ; aggiungerò anche, volesse egli
farlo, l'imperatore dei francesi vi si opporrebbe. Vi son dunque im-
mense difficoltà neiresecuzione del trattato.
£ difficile, molto difficile il sapere qual sarà il risultato delle de-
liberazioni del popolo toscano ; presto si riuniranno i suoi rappre-
sentanti per decidere, secondo la costituzione abolita dal granduca,
0 secondo l'esempio dato da noi in altri tempi, se debbano ri-
prendere il sovrano che si condusse acquei modo, o sceglierne un
altro; 6 questa la miglior via ch'ei possa adottare.
Quanto al governo inglese, non v'ha per lui che un modo d'agire.
So i rappresentanti del popolo toscano, d'un popolo savio e tran-
quillo, si adunano e dichiarano noii esservi che una sola forma di go-
verno sotto cui la Toscana possa vìvere felice^ è impossibile che qui si
trovi un ministro di S. M, che voglia opporsi a tale dichiarazione.
{Applausi),
Quanto dico di Toscana, dico altresì del ducalo di Modena. Yo-
(•) Giacomo il: ultimo dopli Stnard che ref^nasst» In Inghilterra, faggi nel 4689 ?i!
rranrla abbandonando II trono a GtigfHmo d*0rflngp.
53»
gliono gli uni die il daca di Modena verrebbe accollo ne' suoi Siali
fra acclamazioni, molti invece assicurano che non potrà rientrarvi
se non colla forza. Ecco, dunqac altri punti su cui noi dovrem es-
sere chiariti prima di sedere ad una conferenza.
Ma v'ha un'altra questione che trattano questi preliminari, e che
da secoli fu ed 6 ancóra la più ardua di tutte in Italia: il governo
temporale del papa. Le dichiarazioni fatte al principio della guerra
dall' imperatore dei francesi e dal re di Sardegna produssero a Bo-
logna un cangiamento di governo. Bologna, e le provincie vicine
come voi sapete, furono, da dieci anni in poi, tenute in obedicnza
da una guarnigione austriaca. Un membro della Camera dei lordi,
lord Lyndharst , enumerò , in uno de' suoi discorsi , le persone
messe a morte dagli austrìaci sotto l'impero della legge mar-
'^ziale. Non dico che buona parte di codeste persone non siano state
convinte di ladrocinio o di altri misfatti ; ma nessun popolo ama ve-
dere la giustizia criminale anmiinistrata da un corpo di truppe stra-
niere, con leggi straniere e con leggi marziali in tempo di pace.
La legge mangiale non dee venir applicata che in momenti estremi,
ed a ragione di un carattere interamente eccezionale. Ne risultò,
che quando le truppe austriache partirono da Bologna , il cardinale
Legato parti anche lui (Risa). Parti quietamente, nella sua carrozza,
ma, per prudenza, partì subito. Ciò mi ricorda il motto diuncar-
dinatle che era, anni sono. Legato a Bologna. Nessuno ignora conle
cotesti cardinali romani sappiano benìssimo dire dei motti arguti a
proposito di affari politici, bench'essi non siano che legislatori ed
anuninistratori assai mediocri. Or bene, questo cardinale di cui non
ho d'uopo di dire il nome, interrogato un giorno come conduce-
vasi il popolo a Bologna, rispose tranquillamen le: « Oh, benissimo;
il popolo si conduce a maraviglia ma quanto a persone attaccate al
governo di S. S., credo non ve ne siano che due: io ed il vice-le-
gato, e neppure del vice-legato sono interamente sicuro. » (Risa),
Ecco dunque qual fu sino al presente la situazione di Bologna ; op-
però quando un uomo riverito ed amato in tutta Italia, Massimo D'A-
zeglio, si recò in questi giorni a Bologna, mandato dal re di Sarde-
gna, vi venne accolto, fra gli applausi di 70,000 persóne. In qual modo
adunque il governo del papa potrà essere accetto agli abitanti delle
legazioni ?
L'imperatore dei francesi e Timpcralor d'Austria dicono che rac-
comanderanno al papa alcune riforme indispensabili, ma il papa, che
esercita al pari di loro, i diritti di sovranità ha sempre detto : « Io
posso essere cacciato da Roma, confinato nel più umile villaggio
d' Italia ; ma anche in questo villaggio io manterrò la mia aulorità
534
e Anche slo qui governerò secondo Timpulso della mia coscienza, t
In qaal modo tale dìflicoUà possa esser toltav davvero io non saprei.
Mi si dice che il papa non ò ostile ad una confederaùone e che
egli accetterebbe il titolo di presidente, ma voi sapete che come
vicario di Cristo egli ha dichiarato di non poter intervenire in que-
stioni di guerra^ né porsi alla testa di una impresa bellicosa della
confederazione. Queste sono alcune delle difficoltà della questione.
Il re di Napoli, mi compiaccio dirlo, benché non abbia fatto tutto
ciò che potrebbe desiderarsi dagli amici delle libere istituzioni, ha
nullameno cominciato a cangiare il sistema che disgraziatamente pre-
valse sotto il defunto re. Il regno di quest'ultimo somigiiava alla
legislazione dei sospetti nel tempo della rivoluzione francese durante
il Terrorismo. A Napoli 30,000 persone erano sotto la sorveglianza
d'una polizia despotica e tirannica, e nelle Provincie ve n'era tal nu-
mero , da formare un totale di 100,000 persone. Queste non pote-
vano esercitare professioni liberali né abbandonare il loro alloggio
senz'essere seguite dalla polizia, che aveva per tal modo un potere
più grande di quello del sovrano. Il re attuale ha cominciato a por
termine a questo slato di cose ; ma la polizia ha potuto «in grai
parte contrariare i suoi voti. Ora il re possiede nel principe Satriana,
meglio conosciuto sotto il nome di generale Filangieri, un ministro
di carattere fermo e conciliante, sotto la direzione del quale, il re-
gno di Napoli sarà, come spero, considerevolmente ammigUorato.
Ecco pertanto la situazione in cui ci troviamo: È imminente la
stipulazione di un trattato a Zurigo. Un agente del governo fran-
cese fu mandato a Vienna per regolare coli' imperator d'Austria le
basi di questo trattato. Per quanto mi é noto l'imperaCore dei fran.
cesi desidera ardentemente che esso trattato conferisca agU italiani
il privilegio di governarsi da sé. Ora, comunque essi godano di un
tal beneficio, sotto questo o quel principe, riuniti in una confede-
razione 0 divisi in due o tre Stati potenti, io sono convinto, e con
me lo'é pure il governo della regina, che l'esistenza di uno opiA
Slati indipendenti in Italia, sarà vantaggiosa all'Europa.
Io non posso ancor dire in questo momento se vi sarà una con-
ferenza 0 un congresso, ma ciò ch'io posso con sicurezza affer-
mare si é, che il governo di S. M. non opererebbe saviamente, e il
parlamento ancor meno, quando adottasse intorno a questa questione
una decisione perentoria ed assoluta. Sarebbe impossibile , per un
ministro della Corona , il dire che V Inghilterra , che prese parte
alti va a tutti i grandi avvenimenti d'Europa dal 1815 in poi, che
sotto M. Canning partecipò alla formazione del regno di Grecia,
che solto lord Palmerston obbe porte alla formazione del regno del
838
Belgio ed alln sua separazione dall'Olanda, sarebbe impossibile, dico,
ad un ministro di questa nazione, il dichiarare, che l'Inghilterra vo-
glia ora bruscamente e senza motivo astenersi da un congresso di
Potenze europee, se v'ha, come quella di cui parlo, occasione favo-
revole di migliorare la sorte d'Italia, di raffermare la pace d'Europa
e di assicurare l'inifipendenza degli Stati italiani.
Importa nello stesso tempo che tutte queste condizioni di cui io
ho parlato, siano ben esaminate, anzi che noi acconsentiamo a pren-
der parte a un tale congresso. Nulla v' avrebbe di meno dignitoso
che l'agire, Qome lord Elcho sembra supporre che noi vogliam fare,
l'assistere cioò ad una conferenza, semplicemente per regolare i par-
ticolari di un trattato conchiuso fra i due sovrani. Io dichiaro non
solo non esser questa mai stata la nostra intenzione, ma non esserci
giammai stata fatta una proposizione simile.
L'imperatore dei francesi ha sempre detto, e con ragione, che l'I-
talia era una sorgente di pericolo e di rivolu2ione : che questo pe-
ricolo non poteva essere stornato, che il progresso della rivoluzione
non si arresterebbe. Anche le Potenze europee non acconsentissero
ad associarsi ad una combinazione, accettabife dal popolo italiano,
e da tutti gli uomini giusti e ragionevoli d'Europa.
In tale stato di cosQ adunque, benché M. Disraeli tratti disdegno-
satnente la questione della rigenerazione d'Italia, mi sarà permesso
il dire : Se un paese così bello pei doni della natura,tCOsì ricco d'uo-
mini di genio d'ogni maniera, se un paese il cui Stato ispirò canti
tristissimi dal Petrarca, nel 14.<^ secolo, fino al Leopardi nel 19.^,
a tanti scrittori che lamentano, in termini quasi identici, le mi-'
sere condizioni della patria loro ; se un tal paese, io dico, potesse
rendersi alla prosperità, se i suoi figli potessero trovare libero campo
all'esercizio del loro^ ingegno e della loro energia, sicché avessero
finalmente a sedere fra le nazioni d'Europa, recando il loro tributo —
e certo sarebbe ricco tributo — ■ al .benessere generale ed alla ci-
viltà, della famiglia europea, se una tal méta potesse esser rag^-
giunta, non esito a dichiarare ch'io ne gioirei e meco ne gioirebbe il
governo di S. M., superbo d'avervi contribuito.
M. Disraeli. (*) V'ha una parte del discorso del nobile lord che
mi parve alquanto oscura, ed é quella in cui parlò di condizioni che
furono proposte all'imperatore d'Austria da' suoi alleati e che egli
riguardò come più dure di quelle a lui offerte dal suo nemico. Sa-
rebbe stato conveniente che il nobile lord, toccando questo argo-
mento, avesse dato alla Camera maggiori ragguagli di quelli che io
potrei, dal canto mio, dedurre dalle suo considerazioni. Lo stato
(*) Capo dei partito dell'opposizione.
53C ■
(lolle cose è si grave, la condotta del governo inglese nel momento
attuale può essere di tanta importanza, ch'io non saprei a bastanza
esorlare il parlamento a seguire con diligenza le osservazioni dal
nobile lord. Egli ha asserito, davanti a quest'adunanza quantunque
in termini piuttosto ambigui, che l'imperator d'Austria dichiarò d'a-
ver acconsentito alla pace, poco sodisfacente per ambedue le partii
perchè vennegli dimostrato, che egli non avrebbe ottenute propo-
ste più favorevoli qualora avesse invocato la mediazione dei governi
amici e suoi naturali alleati. Ora io non posso astenermi dalV invi-
tare il governo a dare maggiori ragguagli intorno a questo argo-
mento, e voglio sperare che esso non vorrà negare alla Camera tali
commonicazioni. ^iuno può supporre che ciò era una mera -inven-
zione dell'imperatore d'Austria. Sarebbe quindi a desiderare che il
nobile lord assicurasse l'Assemblea che nessuna proposta di acco-
modamento delle Potenze neutrali pervenne alla regina passando
per gli ofQcj del governo britannico. Uno degli Stati neutrali, la
Prussia, afferma che verun progetto di tal sorta fu recato a sua
notizia. Io non posso rilevare dalie parole del nobile lord, se an*
che il governo di S. M. ignori questo fatto, e sarebbe necessario
il sapere se un tal progetto di pace sia stato presentato all'impera-
tor d'Austria passando per la via diplomatica del goyerno di S. M. -
Importa alla Camera d'essere assicurata che i ministri non fecero
veruna communicazione di tal sorta al nostro ambasciatore a Vienna,
né lo incaricarono di esortar l'Austria ad accettare quelle proposte :
imperocché, supponendo per un momento che ciò sia avvenuto, qual
ne sarebbe il probabile risultato? Sarebbe che l'imperator d*Austria
avrebbe ottenuto da 'suoi nemici patti più miti che non da coloro
ch'egli chiama i suoi naturali alleati. Il governo di S. M. sarebbe
caduto nel medesimo fallo in cui cadde nel 1848. In quel tempo fu
fatta dal governo austriaco una proposta somigliante alle condiziom
di pace che or furono accettate per T influenza dell' imperator dei
francesi. Allora fu proposto di por flne alle turbolenze dell'Italia
mediante l'abbandono della Lombardia, ossìa agli stessi patti che
dopo una guerra sanguinosa servirono di fondamento alla pace at*
tualc. Osservi la Camera come, se vera è questa notizia, venga ri-
petuto in ogni sua parte il funesto errore del 1848. Noi ripudiam-
mo la proposta dell'Austria, dicendo che anche la Venezia dovea es-
sere abbandonata dall' imperator d'Austria. Noi facemmo di questo
punto una condizione sine qua non. Nel caso presente le proposte
sono le medesime e seconda la lettera e secondo Io spirito. Que-
sta Potenza neutrale — questo naturale allealo — non s'intromette
rome mediatrice se non a patti cosi duri, e in pari tempo il nemico
537
deir imperatore d' Austria offre a loi condizioni più miti. L' impe-
ratore d'Austria accetta queste condizioni. Qual'è la nostra posizione?
La controTorsia fu decisa senza il nostro intervento, e senza che
siano accettate quelle condizioni di cui ci slam fatti proponitori al-
Pimperator d'Austria.
Quando invece il governo di S. M. fosse stato lo stromento per
indurre l'imperator d'Austria all'accettazione dei patti propostigli
dalllmperatore di Francia, ben diverse sarebbero le nostre relazioni
con l'uno e con l'altro di questi potentati. In questo Caso Tlnghil-
terra sarebbe una potente mediatrice tra la Francia e l'Austria per
ii benessere generale dell'Europa, e l'Austria non ci riguarderebbe
come un popolo che abbandonò la sua causa. L'Austria non sarebbe
sdegnata contro di noi, sebbene ci consideri come suoi alleati na-
turali, ma ci sarebbe riconoscente di quelle condizioni di pace onde
va debitrice soltanto al suo maggiore nemico Cudite^ udite). Io penso
esser questo un argomento sul quale il governo di S. H, dovrebbe
dare alla Camera maggiori schiarimenti ("ApplansiJ.
Volgiamo ora l'attenzione alla còsa di più grave Importanza nel
momento attuale, al trattato di Yillafranca. Il nobile lord dice che
esso dev'essere considerato sotto due punti. In primo luogo osserva
essere nato da questa pace un rilevante mutamento di territorio ,
ma pure non tale, da porre in venin modo a repentaglio l'equili-
brio delle Potenze; epperd, considerata la cosa sotto questo riguardo,
non essere necessario all' Inghilterra d'intervenire al congresso.
L'equilibrio delle Potenze è una frase che fo ridere talvolta quelli
che non la comprendono (risa); io intendo per essa un cangiamento
di territorio tale, da poter produrre la preponderanza di uno Stato
già troppo potente. Convengo col nobile lord che la cessione della
Lombardia fatta dall'Austria al Piemonte, non è un fatto da cui possa
derivar pericolo alla bilancia delle Potenze: e mi associo quindi an-
che al suo avviso che, per ora, non convenga airinghilterra intro-
mettersi nella questione.
Ha v'ha un secondo aspetto sotto il qaale noi dobbiam considerare
questo trattato di Yiltafranca, ed è quello che il nobile lord chiama
t l'avvenire dell'Italia t. Questo argomento è di somma importanza.
Noi dobbtam 'rivolgere lo sguardo all'avvenire d'Italia, poiché allor-
quando lord GlarendoQ Intervenne al congresso di Parigi, dopo la
guerra colla Russia, il governo di S. M. adottò una linea di politica
che riconobbe esser suo debito di seguire, per ottenere alcuni cam-
biamenti in questo paese mal governato. Ebbene , qual fu la posi-
zione di lord Clarendon dopo la guerra colla Russia?
È bensì vero, che egli, ricoììoscendo allora chele condizioni d'I-
^rehivio, ecc. 68
538
talia potevano turbare la quiete europea, savituneute giudicò essere
giunto il tempo di assestare nel congresso molte faccende d'Europa,
e litalia non dover essere trascurata; esser quello il momento op-
portuno per raccomandare una politica tendente a prevenire futuri
sconvolgimenti.
Io non ho quindi alcuna obiezione da fare alla yia da lui seguila
in quella circostanza. Ha quello che voi raccomandate prima che
una guerra incominci, e più ancóra allo scopo di prevenire la guerra,
è cosa ben diversa da ciò che dovete sanzionare e raccomandare
dopo che la guerra è scoppiata e condotta a termine. (Affifìu$iJ.
Imperocché un congresso è sempre un affare pericoloso, e più pe-
ricoloso in questo momento che in qualunque altro. La guerra è
tal cosa che ninno astrattamente approva» e che noi, generalmenle
parlando, ci studiamo di evitare; ma non segue da ciò che noi dobbiamo
ricusare di prendervi parte, quando ciò sia necessario. Se un con-
gresso era il mezzo di stornare la guerra, era dovere del governo
di perorare per esso. Ma la politica che lord Glarendon raccomandò
e sostenne alle conferenze di Parigi , sebbene per un certo vèrso
portasse un'ingerenza nelle cose d'Italia, la quale allora minacciava
turbare il riposo dell'Europa, offriva al consesso europeo l'occa-
sione di prevenire questo pericoh). Nel caso presente il nobile lord
riconosce di non poter accettare l'invito al congresso, fino a che
non abbia ricevuto il medesimo invito dall'imperatore d'Austria, e
questo, per quanto è a nostra cognizione, non venne fatto. Ma qua-
lora il nobile lord, cui sta a cuore la sorte deir Italia, intervenisse
al congresso per cooperare al futuro riordinamento di questo paese,
non si troverebbe egli vincolato dai patti di Villafranca?'Qual fu
l'oggetto principale raccomandato a Parigi dal governo francese e,
credo, anche da quello d'Inghilterra? Era di stabilire in Italia la
secolarizzazione degli Stati romani (udite). Il grande compito era
virtualmente di ridurre il papa al solo esercizio della potestà reli-
giosa. Ora vedo che, secondo il trattato di Yìllafranca, il papa de-
v'essere capo di una grande confederazione. Queste due linee di
politica sono essenzialmente contradditorie. Se voi andate a questo
congresso vorrete occuparvi dei ducati? 11 nobile lord dice che i
ducati si lasceranno in balla a sé medesimi, e, sebbene noa abbia
autorità per asserirlo» egli prevede quasi istinlivamente che la Fran-
cia non interverrà colie armi a favore dei principi discacciati da que-
sti Stati. Egli ha altresì ragione se spera e crede che anche l'Au-
stria si asterrà dall'usare la forza per questo .motivo.. Or benC) in
qual modo sarà accomodata la faccenda? Il nobile lord dice che il
popolo britannico non acconsentirà mai ad un intervento del suo
53»
governo per ricondurre questi principi sui loro troni. So le cose
j»tanno iu questi termini, a che serve prender parte al congresso?
Se il congresso è determinato di agire secondo i capitoli del trat-
tato di Villafranca, il nostro governo, coU'acceltare rinvilo a man-
darvi un rappresentante, assume una respons|||ilità che niuno , io
credo, vorrà approvare.
M^ Botoffer C). Io credo che non vi sia uomo di tanto spirilo .
da poter fare un discorso saaggiormente atto a render inutile qua-
lunque conferenza^ più di queUo diretto alla Camera dal nobile lord
segretario di Stato per gli aBari esteri (lord John Russell). L'unica
sodisfazione che me ne è derivata si è di non aver più dubio al-
cuno che il governo di S. M. non prenderà parte a veruna confe-
renza. Io ne sono contento, giacché non essendosi questo paese im-
picciato colla guerra, è n^eglio che non s'impicci colla pace, e giac-
ché •— scusi il nobile lord se parlo chj^ro — né lui , né il nobile
visconte alla testa del governo ( lord Palmerston ) , possono , se-
condo la mia opinione, prender parte a qualunque conferenza, che
vantaggi la pace d'Europa. Per molli anni essi sono stati legati col par-
tito rivoluzionario d'Europa: nessun governo estero ebbe in loro confi-
denza, né li considerò con maggior sodisfaziono il partito liberale (udi-
te). Ogni volta chei nobili lordi intervennero negli affari d'Italia, pro-
dussero discordia e mali; scomposero ogni cosa e nulla mai fonda-
rono di stabile fuditej. Il nobile lord deputato di Londra ha mo-
strato di fare gran caso delle preseati difOcoltà; ma se non ve ne
fossero, non sarebbe allora il caso di conferenze. Il nobile lord ha
detto che un grande ostacolo alla conferenza proveniva dall'essere
la Sardegna governata da una costituzione liberale, mentre gli altri
Stati, che sarebbero membri della proposta federazione, son retti
da sovrani despotici. Ma la stessa circostanza esisteva precisamente
nella confederazione germanica. Amburgo è una republica, mentre
TAustria é una monarchia despotica. Gotesta ragione d'una diversità
nel maneggio dei loro affari interni, coi quali la confederazione non
avrebbe che fare, non impedisce varj Stati dall'unirsi per commune
(*) Non crediamo inutili airinterprelazionc di questo strano discorso di M. Bowyer,
i seguenti cQrìosI cenni, recati dat giornate £« Lombardia I Atomo a codesto oratore;
M È costui (Lord Bomymr) un mvnbra poto noto delia Camera, ma cito gì' Italiani
debbono imparare a. conoscere come un nemico furibondo delia loro indipendenza e
libertà. Ei sa molto bene TÌtaliano, come quegli che visse a Genova molti anni delia
sua giovinezza, e potrebbe, volendo, conoscere perfettamente l'Italia; ma essendosi fatto
di protestante eatolico, divenne seguace ed amico del cardinale ' Wisoroan , il famoso
arcivescovo caloUeo dt Weatroinster la bondr» : e percliè il cardinale è sTonlurata-
Sion le tutta cosa della setta gesnUicay anche M . Bowyer ò diventato un gesuita laico,
e parla appunto come potrebbe parlare. un gesuita, che fosse, per un caso bizzarro»
ma non impossibile, membro della Camera dei communi".
840
difesa e per regolare deHe queslioni che li tnteressano nrth lor»
qualità di federati. Il nobile lord avera anche parlalo come te di
ch'egli chiama la questione della libertà religiosa, dovesse trattarsi
dalla federazione. Ma Tautorità federale non doTr^be mischiarsi
della libertà di cosfllnza nei diversi Stati più che della polizia e
illuminazione delle loro vie. L'oggetto della coirfMeraxioDe sandtbe
di proteggere l'Italia dall'aggressione straniera e stabilire k mate-
rie che interessano la Penisola come un tutto solo; né io posso ve-
der ragione perchè diSérenzo nelle forme di goYomo abbiano ad
impedire la Sardegna e gli Stali delta Santa Sede dal riimirsi per
trattare materie, che li riguardano in conmmne, siccome italiani.
Il nobile lord avera fatto prova di un certo giudiiio toccando as-
sai leggiermente il paralello del granduca di Toscana e di Giacomo II:
ma esso mette bene in luce quelle predilezioni dei wlUg$ cui ac-
cennò il signor Disraeli. Realmente non c'è somiglianza Ara i due
casi. La guerra scoppiò perchè la Sardegna aveva violato la legge
internazionale e un trattato formale d'estradizione, rioeveiido dise^
tori delle troppe austriache. Quest'era un giusto motivo di far la
guerra. Il ministro sardo a Firenze era a capo d'una società che
non celava l'intenzione di portare un cambiamento nel governo. Per
mezzo di società segrete e con profusione di danaro si produsse
una vergognosa rivolta fra le truppe del granduca, ed egli fu cot
stretto ad andarsene dal paese. Fra questo caso e quello di Giacomo li
non si può fare conAronto.
Lo stesso accadde negli altri ducati. I sovrani furono espulsi p^
le società segrete, pei denari spesi e per Topera d^li ambasciatori
sardì. La causa deirindipendenza italiana non mi è indiilérente, ma
non per questo aderirò mai alla dottrina che il fine giustifichi i mezzi
(udite). I mezzi usati, in questo caso, furono iniqui, e il mezzo,
come era a prevedersi, non venne raggiunto. Il nobile lord disse
che Bologna anelava all'unione colla Sardegna» ma io non lo credo
né punto né poco. Adesso i {yolognesi sono esenti dalla coscrizione, e
leggiermente tassati: uniti al Piemonte, sarebbero sog^tti alla co-
scrizione e a gravi tasse. Hanno altresì una università, che è per
loro quasi tanto importante, quanto lo è ad Oxford la sua. Bologna
è intimamente legata colla S. Sede, ed io non eredo che i suoi abi-
tanti vogliano separarsene per unirsi alla Sardegna.
Lord J. Russell. Non ho detto che desiderassero tale unione.
M, Bowyer. Sebbene non l'abbia detto, lo lasciò intendere ; pM-
chè certo non volle dire che desiderassero di far da sé, e ta sua
firancbezza gli impedisce di negare che il suo desiderio non sia che
si uniscano alla Sardegna. Il governo sardo mandò a Bologna Mas-
m
«imo D'Ateglto, e, senaa la menoma voglia di dir male di quello
statista, non posso a meno di credere , cbe la sna riputazione in
Em*opa non ne avrebbe scapitato, se si fosse tenuto lontano da Bo-
logna. Egli vi fu spedito commissario regio a fomentare- la rivo-
lozione, a prendere il comando delie troppe, «.fore armamenti , e,
senza dobio, ad adoperarsi a tntta poss^ per riuscire all'unione col
Piemonte di qualche parte di quel territorio* Un tal procedere era
assolutamente incompatibile coUe idee pia communi del diritto in-
ternazionale (iiditej. Il nobile lord parlò di queste cose con una certa
sodisfazione: lodò il carattere di Massimo D'Azeglio e parlò dell'o-
vazione con cui fu ricevuto; ma io sarei curioso di sapere in che
modo fu combinala quell'ovazione (udite). Disse il nobile l<Nrd nel
suo famoso dispaccio prussiano, che dalla volontà del popolo doveva
dipendere il futuro governo d'Italia. Questo linguaggio andrebbe
assai bene per noi, ma il nobile lord, cbe ha passato tanto tempo
in Italia, sa bene che non si deve parlare cosi sul serio del popolo
italiano. Egli deve sapere che il popolo d'Italia è mollo differente
dal popolo di qui; cbe il potere delle società $egrei^ vi impedirebbe
ogni manifestazione reale della publiea opinione fuditej. Quando par-
lava delle dichiarazioni firmate dal popolo, non conosceva egli i
mezzi posti in uso per ottmierle? Si portava un foglio a qualche-
duno dicendogli di flratarlo: se vi si rifiutava, egli era esposto alla
vendetta delle società segrete, e, natundmeote, per non compro-
mettersi, firmava. Eppure il nobile lord parlò di manifestazioni della
publiea opinione cosi ottenute sidlo stesso tono. con cui si tratte-
rebbe d'una «lezione per Middlesex (wUieJ. Creatasi nella testa una
teoria wkig^ egli tirò inanzi a seconda di quella, sebbene l'appli-
cazione venisse sbagliata. Ma la Camera deve essere cauta e non trat-
tare questa questione, come se l'Italia fosse simile all'Inghilterra,
Cosi il nobile lord ha intrattenuto la Camera di un bel frizzo det-
togli da un cardinale....
Fjord John RnaeU. Non dissi che fosse diretto a me.
jir. Bawifer. Non valeva la pena' di parlarne allora. Sembrava che
qualche cardinale si fosse divertito a burìarsi del nobile lord , ma
ora si capisce essere null'altro che uoa storiella raccontata da taluno
a talaltro, nessuno sa chi siano, — eppure si è con questa prova
che il nobile lord s'attentò d'influire sulla Camera dei communi
(itditej. Se sopra cosi futili dichiarazioni si dovesse basarsi trattando
di si importanti materie, sarebbe, per verità, assai meglio limitarsi
ai propri domestici affari. Ma nel sorgere a parlare, mio principale
scopo era il biasimare le violazioni delle leggi intemazionali, che
ingenerarono quello stato di cose di coi si compiaceva il nobile
B4S
lord (uauj. Fa U procedere del gOTeroe sardo conforme al diritto
delle genti} Per me, io ?oglio sperare che, dorante le yacanze, lord
Palmerston e lord John Russell terranno nna consulta e scrìveranno
un nuovo trattato su questo soggetto, da leggersi con interesse e
curiosità grande da tutti i giureconsulti e diplomatici di Europa,
se oontenrà una valida ginstiflcazione di quei procedimenti. Quest'o-
pera che, io spero, presto verrà regalata al mondo, prenderà il po-
sto di Grozio, di Puffendprf e di tutti gli antichi scrittori di diritto
internazionale, perchè fondata su principj diametralmente oppost^^
quelli da loro stabiliti. Io son d^avviso che il nobile deputato di
Londra potrebbe acconGiamente scrivere in trattato: f De jnre le-
gatornm.% Egli ehe tanto si compiace di attaccare il papa, il gran-
duca di Toscana ed il re di Napoli, egli, per boera d'altri — non
guarentendone l'esattezza — riferì cose straordinarie sulla polizia di
Napoli , alle quali io prego la Camera di voler prestare poca cre-
denza.
Il nobile lord si mostra sempre volentieri oppositore del governo
del papa, siccome del peggior governo del mondo (Usa), Io non
voglio qui assumermi T impresa di confutare tutte le calunnie pro-
nunciate contro quel governo, ma non esiterò a dire che da molti
anni è andato migliorando frisa} y cif egli è un buon governo
(risajy eh' è un governo progressivo (ripetnie risa) , ed io sono in
grado di dire al mio onorevolissimo amico — se mi è concesso di
cosi chiamarlo — il cancelliere dello scacchiere, che presso il papa
e* 6 un sopravanzo nelle rendite (fidile^ risaj. Io credo per conse-
guenza, che l'onorevolissimo signore si sentirebbe molto piA con-
tento , sotto questo riguardo , se coprisse il posto di primo mini-
stro del papa (fisaj. In altra occasione, dopo essersi il nobile lord
abbandonato al piacere d'uno de' suoi Mzzi contro il governo del
papa , io gli domandai, se si fosse dato briga di verificare ì fatti,
e se avesse letto un'opera utilissima e assai istruttiva, recente-
mente publicata dal mio onorevole amico, il deputato di JDaogarvan
(H. Ifagttire), nel quale contenevdsi una minuta reterione sul governo
del papa. Il nobile lord disse di non aver letto quel libro, ma am-
mise candidamente che avrebbe dovuto leggerlo, ed io, in verità, sono
precisamente del suo parere (risaj^ pensando che prima di attaccare
il governo di uno Stato estero, il nobile Ioni avrebbe dovuto darsi
l'incommodo d'informarsi accuratamente del soggetto. Io poi oso an-
córa dire che il nobile lord o qualunque persona che volesse ac-
certarsi della verità in riguardo al governo papale, troverebbe es-
sere mere calunnie tutte le coso poste inanzi contro la sua ammi-
nistrazione, lo chiodo ed imploro dai nobili lordi di non prender
S43
parte al coagresso, percbè qod produrrebbero cbe malanDi, mischian-
dosi io materie assai difficili e delicate, delle qaali io, con tatto il
riapetto, ritengo cbe non se ne intendano ponto, e le qoali non toccano
né direttamente né indirettamente gli interessi di questo paese. Eglino
si recherebbero a quel congresso, imbevati in certo modo della fi«
lantropia liberale. Il nobile lord n(m capace come si possa combi-
nare la presidenza del papa, ma ciò si farebbe senza che il nobile
lord se ne impacciasse menomamente^
Il più gran nome italiano è qudlo del papa, che negli imtichi
tempi era il capo del partito guelfo, doè del partito nazionale. Sem-
pre hatino i papi sostenuto il partito nazionale , e Giulio II disse
air ambasciatore di Venezia : « Non ci sono in Italia che due veri
re italiani, l'uno il vostro duca di Capoa, l'altro la mia tiara, i II
duca di fapua se n'è Ito ^ ma la tiara rimane ancóra , ed esercita
un'influenza, la quale, mentre perpetua in certo qual modo la gran-
dezza imperiale, si spande per tutto il mondo, riguardo non alle
cose temporali, ma alle spirituali. Nessuno che conosca la lettera-
tura d'Italia dirà, Petrarca o Dante, o alcun altro di quei grandi
che ne furono romamento, avere sbeffeggiato il papa. Prendendo le
opere del solo Dante, non c'è difficoltà a trovarvi dei passi, in cui
parlaidel papa nelmodo più entusiastico. Che cosa avverrebbe dlRoma,
se perdesse il papa? Che cosa è Roma se non la città del papa?
Se si togtiessero al papa i suoi dominj temporali, e lo si riducesse
alla situazione di semplice pensionato, che cosa avverrebbe di Roma?
Sarebbe, direi quasi , nella posizione di O^iford senza università, o
di Windsor senza castello, un semplice museo di antichità. Senza
dubio sono buone le intenzioni dei nobili lordi verso V Italia , ma
essi non conoscono gli italiani, e se vorranno trattare gli affari di
quel paese secondo le idee dei wbigé^ invece di acquistarsi le be-
nedizioni del popolo italiano, se ne attireranno le maledizioni.
Lord PalmerstM. Il signor Disraeli desidera sapere se le Potenze
che son rimaste neutrali durante la guerra , e specialmente il go-
verno inglese, abbiano fatto all'imperator d'Austria proposte di pace
meno favorevoli di quelle ch'egli poi ottenne a Yillafranca.
Il mio nobile amico (lord John Russell) ha già detto che nes-
suna proposta venne fatta al governo austriaco da alcuna delle Po-
tenze neutre. Sembra pertanto che l'onorevole avversario (M. Dìsradi)
abbia ottenuto informazioni assai positive su quanto avvenne, iitfor-
mazioni che gli furono communicate, non so poi come. Infatti, ad
un certo momento della guerra , l'ambasciatore francese presso la
Corto d'Inghilterra rimise a lord John Russell un pezzetto di carta,
contenente le condizioni dì un aggiitòtameato, in termini molto gè-
nerici; e pregò il oosiro governo a volerle trasmettere al governo
austriaco racconunandaiidole come base su cui poteva conchiadersi
un trattato di pace. Il mio nobile amico, daccordo co'saoi coUegfai,
pensò cbe il nostro governo, bramoso com'era di veder finire la
guerra, non poteva assolutamente rifiutarsi a servire d'intermediario
per fare una communicazione che funa delle parti credeva favorevole
alla conclusione della pace, e che l'altra parte era perfettamente li-
bera di accettare o no, secondo cbe meglio stimasse. Ma compren-
denuno nello stesso tempo, che la situazione nella quale trovavansi
in quel momento le due Potenze belligeranti , non era di natora da
giustificare una communicaziooe che emanasse da noi. Noi dunque
seguimmo la sola via che ci si presentasse opportuna, dicendo ai-
Tambasciatore di Francia: 4 Noi communicberemo alL'ambasdatere
austriaco presso la Corte d'Inghilterra le vostre vedute, non già le
nostre, sidle condizioni alle quali si potrebbe fare la pace; però noi
non vi accompagneremo alcun consiglio, e ci asterremo anche dat
l'esprimere un'opinione in proposito: la commumeadone che noi
crediamo di dover presentare procede da voi, non da noi. 1 E cosi
fti fatto. Il mio nobile amico rimise quel Memanmium al ministro
austriaco presso la nostra Corte, dicendogli, che la proposta non ve-
niva già da noi ma dal governo francese ; che il governo aostriaco
poteva agire come meglio gli sembn^se, ma che noi non davamo
alcun consiglio , nò esprimevamo opinione veruna. L'onorevole av-
versario pare d'avviso che quel progetto fosse redatto dietro nostro
consiglio, 0 che per lo meno fosse accompagnato da qualche opinione
0 raccomandazione per parte nostra. Su questo punto ei s'inganna.
Il signor Disraeli ò ritornato nel suo discorso sopra un fàlto sto-
rico, del quale si parlò già molte volte in questa Camera, che cioè,
riguardo agli affari d'iUdia, noi siamo ricadati nell'errore del 1848.
La mia condotta nel 48 fu ripetutamente presentata sotto un falso
aspetto da^miei avversai) politici; invano io smentii queste fdse
asserzioni, riportandomi ai documenti da me deposti sul banco della
Camera. A quell'epoca l'Inghilterra non aveva alcun mezzo d^aziene
sui partiti che facevansi la guerra in Italia. Allora il barone Hum-
melauer venne in inghilterra, e propose di erigere la Lombardia in
arciducato austriaco, staccandola dall'impero ; e in qual momento?
Nel memento in cui non eravi pib un austriaco in Lombardia, io
cui tutti ne erano stati cacciati dalle truppe italiaae , ed erasi a
Milano stabilito un goverm frovmorio. Una tale proposta era dav-
vero uno scherzo. Fa presentalo dall' Austria al governo provviso-
rio di Milano, che l' accolse con derisione e scherno, e neiqpur tì
rispose. L'Austria allora usci fuori coU'altra proposta di cedere la
54S
Lombardia al Piemonte e di erìgere io arciducato la Venezia, ch'era
insorta contro gli austriaci unendosi agli italiani; ma come era
molto in?erisimile che gli italiani, allora vittoriosi, accettassero co-
desta proposta, noi dicemmo al governo austriaco che credevamo
non potersi fòro in Italia alcun accomodamento sodisfacente , se la
Venezia non vi fosse compresa. Se non che le cose presto mutarono;
il maresciallo Radetzky riconquistò la Lombardia, e, naturalmente,
di quel progetto non si parlò più. Ciò non vuol dire per altro, che
la condotta del governo inglese non sia stata, in quel dato momento,
conforme al vero stato delle cose.
L'onorevolissimo avversario non vorrebbe che noi in veruna cir-
costanza partecipassimo ad una conferenza, perchè, dice, il nostro
rappresentante non avrebbe a far altro che limitarsi a registrare le
convenzioni altrui. Ora, il mio nobile amico ha chiaramente stabi-
lito esservi due parti distinte nel trattato di Villafranca; Tuna ri-
guarda gli aggiustamenti concernenti Venezia e Lombardia ;'rAU'
stria conserva la Venezia; e la Lombardia, con un mezzo termine
atto a salvare l'amore proprio dell'Austria, viene ceduta alla Fran*
eia che la rimette alla Sardegna.
Su queste materie, riferentisi al territorio che fu sede della guerra ,
noi non abbiam nulla a dii%; ma v'ha un'altra parte delle stipulazioni
relative ad altre posizioni d'Italia non occupate dagli eserciti belli-
geranti, sulle quali 1 due sovrani contraenti non hanno alcuna auto-
rità, e di cui non possono disporre da sé' stessi. Lord John Russell
ha detto, che prima che noi prendiamo alcuna decisione circa la que-
stione di sapere scegli è conveniente che ooi prendiam parte alla confe-
renza, noi dovremo conoscere gli accordi fatti tra la Francia, l'Au-
stria Csla Sardegna. Il mio nobile amico ha indicato diverse difficoltà
che potevano nascere dagli accordi conchiusi a Villafranca, relati-
vamente alla confederazione.
L'Austria e la Francia non hanno facoltà di dire agli Stati italiani
ch'essi devono organizzarsi in una confederazione. Esse possono
ben dire che favoreggeranno un simile accomodamento, il quale non
pu<ìt esser fatto né a Zurigo né altrove^ ma deve dipendere dal consenso
e dal piacimento degli Stati che verrebbero sottoposti a tale dispo-
sizione. Ora il mio nobile amico ha fatto vedere che le difficoltà
che potranno provenire dall'esecuzione di un simile accordo, sono
tali da colpire ognuno. Come è possibile che i rappresentanti di Au-
stria e di Sardegna seggano allo stesso tavolo per discutere ami-
chevolmente 7 Il papa dovrebb'essere il presidente della confedera-
zione; ma e il re di Sardegna che è scommunicato ? (JYo /) SI, dico
Archivio, ecc, 69
546
io; non è scommunicato personalmente; ma chiunque prenda pos-
sesso di parte del territorio pontificio è dichiarato scommunicato
senz'altro : il re ha mandato commissari ^d esercitare autorità nelle
legazioni ; non occorre dunque grande sforzo di logica a provare
che il re, per questo solo è sconuuunicato. Ha supposto anche ch'e*
gli effettivamente noi sia, l'onorevole avversario riconoscerà che le
relazioni fra il govemo papale ed il governo sardo sono tali da ren-
der poco probabile che il loro mutuo avvicinamento conduca ad una
soluzione amichevole delle difficoltà.
Possono Porgere questioni relativamente alla toleranza religiosa,
questioni insolubili e che debbono condurre a discussioni e diver-
genze. Altre questioni possono nascere circa la libertà della slampa
e i diversi gradi di libertà necessaria in materia politica. Tutte que-
ste questioni debbono necessariamente venir discusse dalla Dieta
che si propone. Non ò probabile, se l'Austria fa parte della confe-
derazione, che la Sardegna e gli altri Stati liberi dell'Italia possano
funzionare in armonia completa cogli Stati non liberi di Roma, Mo-
dena e Toscana. E queste sono questioni che devono esaminarsi.
Or dunque I se noi giudichiamo di non poter togliere queste- dif-
ficoltà, non vi sarebbe evidentemente utilità alcuna a che il governo
inglese partecipasse alla conferenza ; ma 'se scorgiamo un mezzo di
formulare accomodamenti generali , tali da evitare i mali esistenti
e da stabilir basi le quali possano produrre miglioramenti e ren-
dere i popoli più felici, io penso che vi avrebbe pel governo, non
solo convenienza, ma dovere di usar tutti i mezzi possibili per
giungere a formulare codesti accomodamenti.
L'onorevole e dotto signore (M. Bowyer) dice che il governo di
Roma 6 calunniato, che è uno dei migliori governi, anzi dei più pro-
gressivi. Ma io gli domanderei: Or come avviene che da dieci anni
in circa è riconosciuto che senza la presenza di truppe straniere a
Roma, per frenare i malcontenti e mantener l'ordine, cotesto ottimo
governo non durerebbe un sol giorno ? (Bravo!) Può essere che que*
sta non sia l'opinione dell'onorevole e dotto signore, ma cerio è
quella del governo romano ; il quale sa , meglio dell' onorevole
membro, in che razza di rapporti esso si trovi co'sudditi suoi (Bravo!),
Il fatto stesso del malcontento o del risentimento del popolo
contro il governo di Roma è prova irrefragabile ch'esso non è
un modello di governo, come vorrebbe farci credere l'onorevole
e dotto signore. Non ò nella natura degli uomini il buttar giù i go-
verni senza motivo: l'uomo, dicesi, è un animale distruttivo, ma poi
non a quel punto! (Rim). Anzi vediamo che nei governi buoni nel
847
loro complesso, se scoppiano parziali rivolte, la maggioranza impone
alla minoranza e conserva l'ordine. Nel 1848 questa metropoli fu
minacciata da una faziosa insurrezione (*); che cosa avvenne? Cento-
mila buoni cittadini si armarono, non di moschetti o daghe, o pi-
stole, ma dell'onesto bastoncino inglese ("*), e la città fu così tran-
quilla quel giorno come alla vigilia o all'indomani. Non altrimenti
avverrebbe a Roma se fosse ben governata; e appunto accade tutto il
contrario perchè il governo romano è uno dei peggiori del mondo
civile.
Ma, si dice, noi siamo protestanti , e non ci torna andarci ad im-
pacciare d'un governo catolico, anzi clericale: e pure nel 1831 lin-
ghilterra, la Russia e la Prussia, tutte acatoliche, si unirono a Fran-
cia ed Austria per dare ottimi consigli al papa, e cosi li avesse se-
guili 1 Insomma se il governo romano è tanto buono , eccellente e
progressivo , e perchè non potrà la voce unità di tutta Europa
pregarlo di progredire un po' più rapidamente? (Risa).
L'onorevole avversario non vuol credere alle informazioni del mio
nobile amico, relative al regno di Napoli; io posso garantirgli che sono
fatti provati, fatti che dimostrano sino a qual punto quei pessimi go-
verni rendano desolate le povere popolazioni d'Italia. Ah 1 voi dite che
noi siamo gli avvocati della rivoluzione? Avvocati veri della rivoluzione
sono coloro che vogliono -mantenere governi cosi viziosi, governi che
spingono i popoli alla disperazione^ e che, rendendo impossibile ogni
legittima miglioiia, costringono i sudditi infelici a gettarsi nelle cospi-
razioni e nelle sette tenebrose, per sottrarsi a tante calamità ("Ap-
pbnusij. L'onorevole signore ha vólto in ridicolo l'idea della questione
italiana. Egli ha detto che il mio nobite amico è sempre vissuto nella
illusione che in Italia vi sia un gran partito whig. Vi ha infatti in
questo paese un partito whig^ — il grande partito costituzionale
— ed'esso ha sempre oppugnato la setta republicana e mazziniana,
la quale mira alla rivoluzione anziché alle beneflche riforme. Ma io
sostengo davanti all'onorevole signore che la somiglianza fra l'In-
ghilterra e l'Italia è ben più grande ch'egli co' suoi scherzi non creda.
In Italia v'ha non solo un gran partito tohig, ma anche un partito
tory (Tùa)\ la lotta fra il grande partito whig e la minoranza tori-
sta che trovasi al potere, è la causa de' turbamenti che abbiam ve-
duto fApplatmJ,
Il partito whig, ò il più numeroso, ma esso non ha, come qui, il
mezzo di formulare un «voto di sfiducia* contro i suoi avversar];
(*) La dimostrazione dei cartisti.
{•*) lì bastoncino dei policemen.
B48
e per tal mado il popolo soffre sotto il peso delle tribolazroiìi onde
10 opprime la consorterìa dispotica che ha in suo potere il goyerno.
Noi simpatizziamo naturalmente col partito costituzionale ; e dichiaro
con franchezza ch'io desidero il trionfo di questi veri amici dell'I-
talia, cui sta a cuore di veder stabilita rn ogni parte della Penisola
quella libertà moderata e ragionevole òhe è i) solo fondamento della
publica felicità. (^Applausi).
Sino ad ora noi non a^blam nuUa deciso circa la risposta all'in-
vito che ci venne fatto di prender parte al congresso. Noi non pos-
siamo, a questa riguarda, dare una risposta dedsira, sinché non ab-
biamo conoscenza degli accordi di Zurigo. Fa d'uopo che noi
sappiamo sino a qual punto le parti cofitraenti avranno regolato que-
stioni sullo quali esse non avevano autorità di deliberare; srao a
qual punto esse avranno lasciato aperte alla discussione altre que-
stioni, sulle quali, sebbene- non sottoposte alla loro giurisdizione,
possono essere chiamate ad esporre il loro parere e le loro opi-
nioni. Ma noi certamente non ci assoceremo al congresso collo scopo
di assumerci alcun di quegli imbarazzanti impegni contro v quali l'o-
norevole signore ha levato la voce.
È veramente strano che gli onorevoli membri, i quali precedente-
mente volevano la conferenza, ora la respingano. È bensì vero che
di conferenze si trattò prima della guerra, non dopo, come nel pre-
sente caso. Ma, in generale, le conferenze seguono una guerra, e se
è meritorio Tinsisterc per una conferenza avanti la guerra, non lo
è meno l'insìstervi dopo di essa, allo scopo di modi/lcare quanto
fosse atto di propria natura a provocare il rinnovamento della guerra.
Ci si dice: Non andate alla* conferenza, ed eviterete cosi gli im-
barazzi di un impegno per l'avvenire. Eccellente avviso! Ha quelU
che ce lo danno, come hanno essi agito? I documenti ci attestano
ch'essi erano disposti a guarentire, per cinque anni, la Sardegna
contro ogni attacco dell'Austri!. Se vi fu mai impegno, non dirò più
imbarazzante, ma anche impossibile ad eseguirsi, 6 certamente que-
sto, assunto con tanta noncui'anza. Se l'attacco immediato contro la
Sardegna fosse venuto da un paese sul quale avremmo potuto eser-
citare una garanzia ; se noi avessimo potuto valutare le risorse e le
spese dell'impresa, avremmo potuto pendere nella bilancia, e dire:
11 compito è bensì arduo , ma ciò che noi intraprendiamo lo pos-
siam fare, e lo faremo. Ma come, io vi dimando, avreste potuto im-
pedir l'Austria dall'attaccar la Sardegna? Avreste mandato un'armata
a Genova? Questo impegno, voi direte, non riguardava la sola In-
ghilterra, v'era comprosa la Francia. Che è quanto dire che noi do-
849
f evamo dare alla Sardegna la guarentigia , é che la Francia dovea
fornire un'armata perchè questa guarentigia fosse valida.
Il governo francese comprendendo il valore di tale combinazione
ricusò la guarentia, e la combinazione cadde a terra.
Noi non disconosciamo per nulla gli interessi dell'Italia ; di que-
sto paese che è abitato da un popolo dotato dalla provvidenza d
tutti i suoi doni. L'onorevole avversario ci dice che noi. non dob-
biam trattare T Italia come Tlnghilterra, né pej;^sare che l'opinione
publica vi sia egualmente libera. Pur troppo ciò 6 vero. Ma se l'I-
talia non è trattata come l'Inghilterra, non ne segue perciò ch'ella
non possa godere la stessa libertà civile e politica, e fruire di quelle
istituzioni che sono nostro retaggio. E se a ciò potessero condurre
i consigli d'Europa, mediante aggiustamenti possìbili in una confe'
ronza, io son d'avviso, che que' governi i quali si accordassero a un
tale scopo, avranno meritato le lodi di quanti desiderano il bene
dell'umanità. {Applausi).
M. H. Baillie consiglia di consacrare tutta l'attenzione del governo
alle questioni interne che certo non mancano , e di lasciare ;^.che le
divergenze straniere si regolino al di fuori.
M. M. Milnes spera che dal trattato di Yillafranca risulterà un
bene per l'Italia. Le Potenze neutre potranno utilmente interporre
i loro ofQcj per dare un buon impulso a questa convenzione.
M. Whiteside rimprovera a lord Palmerslon d'essersi, nel 1848, la-
sciata sfuggir l'occasione più favorevole di assicurare l'indipendenza
della Lombardia e dare. una libera costituzione alla Venezia'. Stanno
probabilmente per ripetersi i medesimi errori. Risulta dal discorso
dei nobili lordi John Russell e Palmerston ch'ossi disapprovano,
con pressoché una sola eccezione, tutti gli articoli del trattato di
Yillafranca. Se essi fanno partecipare l'Inghilterra al congresso, ciò
sarà sicuramente per render nullo il trattato, e il risultato inevi-
tabile sembra essere la ripresa degli orrori della guerra.
M, Df ufwmwid : Una assemblea costituzionale come la nostra deve
saper grado alla Sardegna, il solo Stato che abbia acquistate isti-
tuzioni liberali senza la rivoluzione, mentre che in Austria, per
Io stabilimento del concordato, venne consolidata la supremazia sa-
cerdotale, funesta alla libertà. L'Inghilterra, paese protestante, devo
coscienziosamente ricusare ogni complicità col congresso che sta
per riunirsi a Zurigo.
Jlf. Gladstone confuta le argomentazioni di M. Whiteside. Certa-
mente, il governo della regina comprende tutta la gravità della si-
tuazione e sa essere oggidì supremamente necessario il procedere
880
con riserva e circospezione. La condotta del governo, riguardo al
congresso, dipenderà da circostanze ancóra ignote. Tutto ciò chea] pre-
sente ricbiedesi, si è che la Camera voglia evitare di legarsi ed obli-
garsi ad una condotta qualunque coirespressione prematura della le-
gislazione.
£ dato l'ordine per la deposizione dei documenti sul banco della
Camera. .
La Camera si age;iorna a due ore antimeridiane.
LiETTlìR A indirisEzata al Times dal secretarlo di lord
John Russell, ministro inf^lese dogali aflkri csterL
Londra. SS luglio 1869.
Signore, rispetto ad alcune osservazioni publicate nel vo-
stro numero di questi giorni e che appoggiano sulla reia-
zione di un discorso di lord John Russell, iri cui si fa dire
a lord John Russell ch'egli trova che le condizioni di Vil-
lafranca sono e giuste » , io sono autorizzato da lord lohu
Russell ad annunciarvi, che questa relazione è affatto ine-
satta, e che egli non ha espresso nel parlamento alcuna opi-
nione sulla pace di Villafranca.
Ho l'ordine d'essere, ecc,
Giorgio Russell,
40 luglio — Il governo delle Roniagne ha adottato il codice Napo-
leonico.
— Con odierno decreto del governo di Toscana vengono convocati i
collegi elettorali per la mattina del 7 agosto p. v. per l'elezione
dei rappresentanti della Toscana.
I >!'<«3ft' ^
551
MOTA del Uomtore toscano (*).
Firenze, 39 luglio 1859.
La Toscana intende tutta Timportanza di rappresentare i
suoi interessi e i suoi bisogni presso le Corti d'Europa, il
marchese di Lajatico D, Neri dei principi Corsini, dopo aver
degnamente rappresentato la Toscana sui campi di battaglia
come commissario al quartier generale di S. M. il re Vitto-
rio Emanuele, dóve ha reso utilissimi servigi al paese, si
recava ultimamente a Parigi in missione straordinaria col
cav. Ubaldino Peruzzi, che tanto giovò alla Toscana come capo
del governo provvisorio.
Accolti questi nostri rappresentanti con bontà somma da
S. M. l'imperatore, scrivono d'aver incontrato segni non equi-
voci d'interesse per l'avvenire della Toscana-
Ora il marchese di Lajatico passerà a Londra, ove spe-
rasi che lo attendano buone disposizioni di S. M. britannica
e del suo governo a favore del paese nostro, di cui è inca-
ricato di far conoscere le vere condizioni.
Il cav. prof. Matteucci resterà per qualche tempo a Torino,
ove la Toscana ha continua necessità d'essere rappresen-
tata efficacemente. ,
Presto saranno spediti altri rappresentanti del governo
presso le altre Corti.
»^^^oo«—
KIMRIZZO «lei popolo siciliano ai consiglieri mu-
nicipali convocati dal re.
Messina, 39 luglio 1859.
Signori, il volere del vostro principe già vi chiama a rac-
colta solo perchè, voi interpretando i bisogni dei popoli, diate a
1*) Giornale onciale del gofcrno di Toscana.
552
lui un esatto ragguaglio dei voli della Sicilia. Intanto qual-
che ministro spergiuro, e qualche maligno e disonorato in-
tendente vi consiglieranno a tradire la vostra coscienza, e te-
stimoniare che lo stato economico, morale e politico della Si-
cilia sia degno d'invidia, e non di compianto. Oh, guarda-
tevi dalle insidie di cotali demoni, che o tosto o tardi vi spin-
geranno sull'orlo di un abisso,
A voi è noto, come all'intera Europa, il malcontento che
regna nell'animo dei siciliani, l'ardente brama di governative
innovazioni che hanno rivelato con segni certi, che hanno
promosso la polizia ad inveire ferocemente contro quei veri
cittadini che, caldi di affetto patrio, hanno inteso sempre ad
opere liberali e generose; ed in vero potreste voi, o signori,
attestare che in Sicilia lo spirito publico sia tranquillo, men-
tre la fame e la miseria ogni giorno prendono misure gi-
gantesche, e un dazio sull'anima rende quei poveri abitanti
alla condizione della materia bruta?
Ignorate voi forse come le prigioni siano zeppe di giovani
onesti, le di cui famiglie vedovate traggono una vita di stento
e di prolungata agonia? Non vi sono note le sevizie e le
enormezze coYnmesse in Messina dall'ispettore Toscano, che,
per un lieve sospetto politico, bastona, tortura individui one-
sti, e gli sloca tutte le membra, perchè sicuro che cotali sce-
leratezze giungono gradite al ministro di polizia, il quale in
Palermo inveisce financo cóntro le più distinte dame, e pro-
diga medaglie e sovvenzioni a quello schifoso birre che ec-
cede in empietà? Non sono forse a voi note, o signori, le
turpi azioni commesse in Catania da un'orda di magistrati
concussiomtrii, e da una jena lurida di sangue, che addi-
mandasi intendente, sig. Panebianco, uomo senza religione e
senza coscienza? Ignorate poi il suicidio avvenuto in persona
di un onorevole impiegato destituito? Sconoscete come e quanto
il merito sia negletto, deriso, calunniato, e come il solo ti-
tolo che meriti in faccio ai distributori d'impieghi, sia lo spio-
naggio e la calunnia?
«63
Dubitale voi della meschina condizione in che trovansi i
proprtetarj che per gravissime imposizioni potrebbero nomarsi
coloni regii, e nulla più? Non sapete voi forse che in Sici-
lia/i ministri, gl'intendenti, i commìssarii, i birri nelle
loro gradazioni di ministero fanno gara dì vergogna e di vi-
tuperio? ' ^
Volumi di storia noi potremmo compendiare, a mostrare
come r attualità della Sicilia risponda a capello al IMedio
Evo; dappoiché in tutta l'isola al di d'oggi una denunzia an-
che falsa è valevole ad arrestare legalmente un innocente,
e ad infierire su di lui fino a dimenticare la personalità
umana, cosa non mai sognata in Milano dalla polizia au-
striaca. A voi dunque, o signori componente i muniwpii, si
volgono le Provincie sicule, e vi pr^ano, anzi vi scongiu-
rano a non mentire a voi stessi, ed a ricordarvi dell'impor-
tanza della vostra carica.
Le benedizioni di un popolo saranilo per voi la più bella
corona, ed il vostro nome volerà di labro in labro, ove mai
avrete il coraggio civile di dare al principe un fedele ritratto
dello Stato della Sicilia.
Nel caso diverso ricordatevi che non verrà mai meno quel
braccio vindice che punisce fra le tenebre, ed è braccio di
Dio!
B-OO^OOO-
ARTICOLO del Journal de Saint • Petersbourg^ eirca la i
dilazione attribuita alla Russia anterioraiente alla
paee di VillaTranca*
Pietroburgo, 29 loglio 18S9.
Alcuni giornali, interpretando gli atti publici^ hanno preteso
che delle basi di mediazione fossero state stabilite tra le Po-
tenze neutre antecedentemente alla pace di Villafranca , ed
è perchè queste basi sembravano airimpcrator d'Austria più
AreMvio, tee, 70
Mi
svantaggiose dello condizioni offerte dalla Francia, ch'egli sa-
rebbesi deciso ad accettare quest'ultime.
Noi siamo autorizzati a dichiarare che nessuna base di
mediazione, di cui si avesse l'idea, non solo non era stata fis-
sata, ma ch'essa non fu mai discussa.
I preliminari di pace sono stati firmati da Francia ed Au-
stria prima ancóra che il principio dì mediazione , che fa-
ceva l'oggetto dei discorsi tra le Potenze neutre, fosse defi-
nitivamente stabilito.
30 taglio — // dittatore Farm a Uodina fMica te kgffe che regola
la convoeazùme dei comizj per la elezione di 73 deputati for-
mante Vassembleay incaricata di costituire il potere esecutivo e
di esprimere il voto del paese riguardo (riìa sovranità ed alla
costituzione della provincia modenese nel generale ordinamento
della nazione.
-^ Decretato dal governo di Toscana lo sfnantellamento del forte S. Gior-
gio, detto il Belvedere.
— In Bologna sopra 26 mila persone atti a firmare^ 10 mila sottoscris-
sero le proteste contro il governo pontificio.
LETTERA del generale Giuseppe Oarilialdl, In ri-
sposta alla eongraiulaxlone del demoeratlel spa-
linoli C).
Al signor Edoardo Campos^ Madrid.
Uyere, 30 luglio 1859.
Mio carissimo amico e compagno, la vostra lettera di con-
gratulazione mi ha fatto il più gran piacere.
Non invano ho sempre fatto assegnamento sulle simpatie
della democrazia spagnuola.
C) QttesU lettera ▼•one inierita nel giornale democratico di Hadrld, La DitcuiUm, del
glomo 9 agosto.
5SS
I-A mìa regola dì condotta, sul terreno della politica, sarà
sempre la slessa:
Libertà, Unione^ Indipendenza.
Ecco i tre emblemi del mio scudo di guerra.
Ne mi disgiungerò mai da loro , perchè costituiscono la
speranza dorata di tanti anni di lavori e di patimenti.
I prodi e leali spagnuoli hanno ragione d'aver fiducia in me.
Quando \e giuste aspirazioni del popolo italiano saranno
adempiute, quando l'Italia sarà veramente libera dall'Alpi al-
f Adriatico, allora che non avrà più a temere per la propria
libertà, verrò a visitare la vostra ricca Penisola, ed avrò un
vero piacere di conoscere e stringere tra le mìe braccia
tutti i fratelli e correlìgionarj che non conosco.
La sorte delle armi mi fu propizia in quest'ultima guerra;
nulla è dovuto al mio valore; non ho fatto che adempiere
a' miei doveri come soldato della libertà.
Addio, carissimi fratelli ; salutale In mio nome questa ono-
revole democrazia spagnuola, cosi bene rappresentata dalla
Viscusion, e contate sulla promessa formale del vostro affet-
tuoso amico.
Salute e avanti/
G. Garibaldi.
HM<x^?r^;:-iL-aS;:!X:52iL^ii:^^
WWOlRIZaEO del romaiii al soldati ffancesi, in oc-
casione del servisio ffinnelire celebrato a Roma
nella chiesa di S. Luigi.
^ Roma, 30 taglio 1859.
Oggi che voi celebrate la memoria dei vostri prodi com-
militoni morii sui campi lombardi per la causa santa della
vostra nazionalità, noi uniamo i nostri voti ai vostri, e vi
giuriamo gratitudine eterna.
859
Là dove non è permesso di esprimere liberi voti , ne di
pregare publicamente pei proprj coDcittadini , spenti a fianco
de' vostri compagni, è dolce di unire almeno le proprie pre-
ghiere alle vostre , e spargere una lacrima sulla tomba dei
vostri fratelli d'arme.
Noi speravamo celebrare con voi altri trionfi , e con essi
l'intera liberazione d'Italia; ma se il santo scopo, che il vo-
stro magnanimo imperatore ^ proponeva, non fu raggiunto,
il generoso sangue francese sparso insieme al sangue italiano
non sarà stato versato invano; che tosto o tardi, l'alleanza
delle genti latine, riconosduta dall'imperatore, e cemmtata
da questo nobile sangue, frutterà certamente la completa ìa*
dipendenza d'Italia.
I Romani.
ai loglio. — Il governo sardo ka decretato terezione , a spese dello
Stato y di un monumento in Solferino a perenne ricordanza ai
posteri detta memoranda mttoria riportata daU* esercito trmco-
sardo il 24 giugno i8S9.
— Una lettera del re al fodestà di Milano ringrazia i cittadini della
testimonianza di pietoso rimpianto da essi offèrto il giomo 28
/tiglio aHanima del di lui magnanimo genitore Carlo Alberto.
— n dittatore di Modena decreta che tutti i corpi di truppe gtìi or-
dinati 0 che si stanno formando^ entrino a far parte di una
brigata denominata brigata Modena : ti comando ne l affidato
al generale Ribotti. *
un rrfl}rrrrn
PROTESTA 4ei PiacenUni
Piacenu, luglio 1859.
Noi abitanti della città e provincia di Piacenza, per la gra-
zia di Dio e del sangue sparso da' nostri fratelli d'Italia e
di Francia, sottratti al barbaro giogo dell'Austria e dei du-
chi SUOI vassalli;
857
Veduti i preliminarj della pace segnati a Villafranca tra
S. H. rìmperatore dei francesi e Francesco Giuseppe d'Austria,
ne'quali preliminari non è fatta parola della sorte di queste
non ultime, ma pur sempre sventurate, fra le Provincie ila-
liane ;
Veduto l'agitarsi delFinfame ed esoso partito austro-ducale-
gesuitico, che dalla gravità e singolarità degli attuali avve-
nimenti inaspettati , ha preso animo e si riconforta a folli e
scelerate speranze;
Nel modo più solenne, dinanzi a Dio, alla diplomazia,
all'Europa, a lutto il mondo civile
PROTESTIAMO
di non volere a nessan patto essere di nuovo assoggettati
air aborrito giogo del governo borbonico:
Governo barbaro, che trattandoci quasi paese di conquista,
continuò per undici anni ad esercitare sopra di noi ogni ma-
niera di oppressione;
Governo ladro^ che con insopportabili contribuzioni ci rubò
il nostro danaro, e , prendendone a scherno , proclamò ciò
fare al fine Rincoraggiare V industria;
Governo retrogrado, che insieme coU'Auslria si oppose in
prima alla costruzione delle ferrovie, e poi, sotto speciosi
pretesti, ne ritardò il compimento , causando così a' commerci
ed alle industrie del povero paese danni incalcolabili;
Governo croato, che quasi branco di vili schiavi ci punì
col bastone di ogni aspirazione a libertà, e destituì, impri-
gionò, perseguitò e costrinse ad esulare i nostri migliori in-
gegni , i cittadini per bontà di costumi e per generosità di
sentire più distinti;
Governo viky che a premiare i più abietti ed obrobriosi
servigi prestati alla borbonica famiglia , elevò alle più co-
spicue Cariche uomini di doppia fede, mirabilmente inetti ed
ignoranti, mettendo a carico degli stabilimenti di publica be-
neficenza i lucrosi emolumenti loro assegnati, togliendoli cosi
558
a vecchi e capaci impiegati che vi avevano sacrosanto diritto;
Governo aristocratico, che alla boriosa ignoranza del pa-
triziato, a'scialaquatòri dell'avi to patrimonio, a quanti il vì-
zio aveva tratto nella miseria , prodigò onori e gradi sì mi-
litari che civili, affinchè ne ritraessero larghi mezzi a conti-
nuare nelle loro turpitudini, ed a beffarsi dell'onesta povertà
e del sapere, dannati a lottare costantemente col bisogno;
Governo dispotico, che, ad impedire la manifestazione de'moltì
nostri bisogni e de' più santi desiderìi, decretò che in Piacenza
non si potesse intraprendere alcuna publicazione periodica,
fosse pure semplicemente letteraria od artistica, e liràitò alla
Gazzetta di Milano, dXY Armonia, al Campanile e ad altre si-
mili quisquiglie croato-gesuitiche l'introduzione dei giornali
stampati all'estero;
Governo ridevolmente orgoglioso, che spogliò di ogni libertà
il municipio per regolarlo a suo capriccio, contradime i più
l^ìttimì voti, e disconoscere i più manifesti bisogni ; per Io
che nessun cittadino di mente e di cuore volle da molti anni
accettare l'amministrazione del commune;
Governo tre volte ladro, perchè col rubare ogni anno cen-
tomila lire sugli introiti del dazio di consumo, e coli' estor-
cergli sotto altri speciosi tìtoli ingenti somme, ha ridotto il
municipio in tali distrette finanziere da non avere di che
riparare i suoi ediflzj cadenti e le strade della città omai
impraticabili ;
Governo venduto alV Austria, il quale dopo avere regalati
al comando della fortezza vasti e superbi locali, che erano
sacra proprietà communale, impose al commune di dover so-
disfare a tutte le esigenze indebile e smodate della guarni-
gione e dei comandanti, e alle rimostranze ciltadme rispose
col sorriso del lojolese ;
Governo egoista, che dopo aver lasciato costruire fuori del
raggio segnato dai trattati, nuove fortificazioni, occupare i no-
stri terreni senza indennità, devastare le più fiorenti campa-
gne, abattere vasti ed importanti fabbricati, si limitò a prote-
5S0
stare pei beni del suo patrimonio, nulla calendogli di quelli
de' sudditi ;
Governo piii iniquo di quello d'Antonelli, perchè non pro-
testò contro la legge stataria qui proclamata dall' austriaco,
anzi, colla nomina di un regio commissario a rigore la città
sotto la dipendenza austriaca, l'approvò e confermolla, abban-
donandoci cosi all'arbitrio del croato; ma riserbando pel suo
erario il nostro danaro;
Governo rugiadosamente ecònomo, che per pagare i debiti
di Carlo il Pazzo aveva deciso di spolparci, onde rimettere
all'orfanello Roberto lo Statò libero da ogni debito e piene le
casse; perchè potesse a suo tempo esserci perfetto imitatore
del padre;
Governo ignorante, che per un Pallavicino, acerrimo ne-
mico di ogni libertà, andava millantando la sua neutralità,
e in tanto i suoi gendarmi gareggiavano di zelo nell' arre-
stare i disertori ungheresi ed italiani dalle file austriache,
nel perquisire, d'ordine del comandante croato, case poste
ben lungi dal raggio fortilizio , nel farsi guide^ fedeli ed at*
tento alle orde dell'Austria allorché invadevano Bobbio e Stra-
della ;
Governo inconseguente, che^ rovesciato dai moti di Parma del
1.^ maggio u. s.,non esitò d'invocare, giusta i trattati, l'in-
tervento austriaco, che gli venne negato, trasmettendone, nel
più alto segreto, l'invito a Giulay, portato da un magistrato
nostro che trafugoUo da Parma, per essere di qui spedito per
istafetta al campo: ed ora sta tuttavia attendendone la me-
ritata ricompensa;
Governo pusillanime \ che tremando al solo nome di As-
sociazione, a tutte si oppose, e i relativi progetti giacciono
tuttavìa ne' polverosi archivii della cessata burocrazia mini-
steriale;
Governo spergiuro, che dopo di aver dato solenne parola
di ristaurare.gli studii gettati da' gesuiti nel fango, lasciò poi
deserte catedre importantissime , tenne lontano i più g^e«
660
rosi, conserva le creature del prete Marzolini , e ne trapiantò
altre noa dissimili, sicché ne esci un corpo insegnante ibrido
e mostruoso, nella generalità indegno della publica confi-
denza e quindi dannalo, pur contro sua voglia, a propagare
nelle scuole rindisciplina e il disamore allo studio;
Governo nemico della luce, che paventando Teducauone e
l'istruzione popolare, negò ripetutamente di permettere che
una società di onesti cittadini aprisse, a proprie spese, scuole
serali e festive pel popolo ;
Governo sciocco, che, dopo dichiarata la sua neutralità per
mezzo dal mellifluo Cattaui, invitava i communi a prestare
a'distaccamenti austriaci quanto avessero domandato, ed au-
torizzava a pagare quelli che ne avevano di proprio, agli al-
tri forniva danaro del publico erario;
Governo crudele e beffardo, che al municìpio di Piacenza
chiedente un pronto sussidio, per far fronte alle spese degli
alloggiamenti e dei trasporti militari austriaci, perchè rerario
communitativo era esausto, rispose, si servisse diparte di quelle
somme che il commune doveva alFerario per spese di reciproca
utilità;
Governo bigotto, che per mezzo dì un Salali protesse in ogni
occasione e fece forte ed invincibile la camarilla sanfedistica
la quale impedì costantemente il compimento di ogni desi-
derio più santo de' cittadini ;
Governo assassino, che dopo toccala la sua quola delle spese
della guerra 4848-49 imposta al Piemonte, la dilapidò, e
quindi ad hoc impose sullo Stato una speciale contribuzione;
ma con tutto ciò pochissimi toccarono danaro sonante, al-
cuni qualche obligazione del debito publico, altri furono
pagati dai communi, assaissimi noi si volle ne dallo Stato nò
dai communi;
Governo frodolento, che, esalta una particolare imposizione
per pagare le spese causate dal colèra, ne pose poi il do-
dicesimo a carico dei communi ed alcuni ne attendono tuttavia
il pagamento, altri dovettero piegarsi a ricevere cartelle del
debito publico;
m
eoverno demoralizzatore , che ci tolse all' agricoltura e
air industria il fiore della gioventù nostra, non per fame
soldati mantenitori dell'ordine e del rispetto alle leggi, ma
per fame altrettanti pretoriani sempre pronti a sostenere il
dispotismo e ad acuire le armi contro i fratelli, e restituirceli
poi aborrenti dall'onesto lavoro, corrotti e corrompitori, der
gelazione delle famiglie e obrobrio del paese. ;
Governo infine, sotto il quale, come cantò il divino Ali«
^tàm, non ^bero favore se non se
Ipocrisia, lusinghe e chi affattura
Falsità, ladronecci e simonia,
Ruffian, baratti e simile lordura.
Per queste cose, e per le altre molte che taciamo per
brevità, noi piacentini
DICHURIAMO
decaduta fra noi di diritto e di fatto la stirpe borbonica, e,
come già primi fra gl'italiani nel 1848, proclamiamo ora
di nuovo la nostra unione agli Stati di
S. M. VITTORIO EMANUELE II
re prode e galantuomo^
che unico fra' regnanti, commosso alle voci di dolore che
venivano da ogni parte d'Italia gridò : avete pianto abba-
stanza; e si fece primo soldato dell'indipendenza italiana.
Vogliamo che la nostra bandiera sia la tricolore fregiata
della croce sabauda, sotto la quale i nostri figli accorsero
fra' primi a combattere la santa guerra, che benedetta da
Dio e dagli uomini ed ajutata potentemente da'prodi figli di
Francia è ora entrata in una nuova fase.
Vessillo di redenzione, tu sei l'idolo e il signore di quanti
nutrono un sacro affetto per l'Italia. Noi ti terremo alto e
sempre ti difenderemo, ove sia uopo, col nostro sangue: Tu
ÀrehMOp Hc* 7t
56i
sei la stella nel deserto deiritalico orizzonte : Dio ti ha pre-
scelto a raccogliere le sparte membra d'Italia 1
W. VITTORIO EMANUELE II NOSTRO RE!
ABBASSO IL GOVERNO BORBONICO t
/ Piacentini.
1 agosto 1859. — Con risoluzione odierna il cav. Bancompaffni tras-
mette i suoi poteri straordinari al Consiglio dei ministri^ no-
minandone presidente il barone Bettino RicasoU.
— Il re Vittorio Emanuele ha firmato il decreto che estende alla Lom-
bardia la legge sulla libertà della stampa. ^
RISPOSTA d«l municipio di Riva a quello di
Trento intorno alla dellberaalone US laglio del
Consiglilo eommunale tridentino C).
BiTa, « agosto i8M.
N. 4043. — Al lodevole magistrato di Trento.
Era pel 30 passalo mese gì ore 4 pom. convocala l'intiera
rappresentanza della città di Riva, per esternarsi sulla mo*
zione tendente ad ottenere che la parte italiana del Tirolo
venga, pei rapporti politici ed amministrativi, aggregata alle
venete Provincie; e già alla sola voce corsa della sessione
indettasi per questo oggetto, vivissimo e generale s'era dalla
popolazione stessa manifestato il desiderio e voto aperto che
Riva debba appoggiare ed accogliere con plauso la suddetta
mozione. Quando, la sera del 29, arrivava racchiuso superiore
decreto, che ordina la sospensione, proibisce ogni discus-
sione e deliberazione suirimportante e vitale oggetto, e to-
glie così alla città il mezzo di esprimere nelle vie legali il
(*) Vedi IQ questo Archivio, a pag. 479.
503
più giusto e sentito bisogno, sopprimendosi in questa popo-
lazione il sentimento della propria nazionalità, e frapponen-
dosi ostacoli ai sentimenti e bisogni che indirizzar si vor-
rebbero al trono. In forza del 1 138 della provvisoria legge
communale 17 marzo 1849, io non posso che riscontrare
così alla gradita Nota 24 p. p. N. 4472; augurandomi che
questa mia valga del pari airottenimento dello scopo gene-
ralmente bramato.
// podestà^
Martini.
APPELLO AGL' IT ALIAMI fatto eircolaro nelle
provineie venete.
Dalle Veneiie, i agosto i880.
A noi pure la sventura domanda il suo diritto di lagrime.
Povera Venezia Ida 45 anni il dolore abita le tue lagune; da 45
anni la speranza del risorgimento ti fa più grande che nei giorni
della gloria; da 45 anni tu gridi all' Europa: — sono una
povera venduta; — e nell'ora in cui credevi porre con libertà
una corona d'alloro sulle tombe de' tuoi martiri, sei costretta
a ripetere a questa Europa, che sempre inutilmente ti com^
piange: — m'hanno di nuovo venduta! —
Ma che hai fatto perchè il martirio duri etemo per te?
Fu forse delitto l'esser sórta dalle rovine d'Aitino e d'Aqui^
leja, perchè i figli dì questa terra benedetta avessero un cen-
tro in cui preparare le future riscosse? Fu forse delitto se
unica tra le parti della nostra Penisola, quando gl'italiani
sì laceravano in eterne discordie, tenesti altissimo il vessillo
della patria libertà? Povera Venezia! ognuno ti compiange
e ti ammira; ti compiange, perchè immeritevole delle gra-
maglie di cui sei rivestila; li ammira, che il cuore dei citta-
dini batte ancóra per te.
M4
Tq accogliesti Tannanzio delFitalica riscossa con un grido
di gioja , e molti de' tuoi figli scontano ancóra quel grido
nelle carceri della Germania: l'Italia chiese soldati, e a mille
a mille partirono dalle tue terre i generosi, coraggio invitto
mostrando sui campi delle battaglie, fermezza nei patimenti^
e giubilo nel morire per quella terra che loro avea dato la
irita. Tu benedicesti al primo soldato ddllndipmdenza, al
tuo re Vittorio Emanuele, e già ne preparavi il trirafo. Tu
benedicesti a quel grande che voleva lavare la macchia di
Campoformio, rendendo libera Tltalia dalFÀlpi oìf Adriatico^
9 lo proclamasti Tuomo della provvidenza, non credendo che
la' parola del più possente d'Europa restar potesse incompiuta,
segnando la tua rovina. Povera Venezia I E pure speri an-
corai Tu non hai scagliato una maledizione! Tu prepari le
tue forze per mostrare di nuow all'Europa quanto valga la
virtù cittadina!
D^itosa e fiera di te stessa, tu saluti dalle lagune i fra-
telli felici; le tue madri e le spose non piangoito i mariti
ed i figli morti sul campo, ma pensano se qualche aUntaio
loro rimanga da offrire in sacrificio alla patria. L'obolo dd
povero si unisce a quello del ricco per facilitare la fuga cB
chi deve rappresentarti nell'ora del pericolo — uno è il pw*
siero di tutti — tsi rimanga pure faifelici, ma si salvi l'o-
nore; si muoja sotto le rovine -delle nostre città, anziché adat-
tarsi, pur col pensiero, alla dominazione straniera».
Chi potrebbe ridire il tuo entusiasmo nel giorno della spe-
ranza? Chi, con quale ansietà accogliervi le notizie che una
voce amica ti portava dalla Lombardia? Cbì crederebbe che
sotto l'austriaca pressione, divisi dall'esercito combattente per
una muraglia di ferro, circondati da baionette, potessero i
tuoi figli, al falso annunno di una vittoria, abbracciarsi e
baciarsi per via, abbattere nelle campagne gli stemmi dello
straniero, inalzare il tricolore vessillo nelle tue contrade e ba-
gnarlo del proprio sangue prima di vederselo strappare da-
gli occhi? E chi potrebbe ripetere un atto di viltà commesso
nelle tue Provincie?
66B
La storia delle tue sofferenze, della tifa dignità, ormai ap-
partiene all'avvenire; Tavveramento de' tuoi voti ^etta a tutti
gli italiani che comprendono l'altezza della loro missione.
Quando nel 1848-49 le armi della libertà hanno ceduto
all'avverso destino, tu sola, circondata da' tuoi figli e dalle
tue sante memorie, gettasti un guanto di sfida al vincitore,
né hai ceduto, che allorché la fame e la peste rendettero
inutile una resistenza gloriosa tanto a quel tempo, che gl'i*
nimici stessi, stanchi di disprezzare, lodarono. Ma quei giorni
di sommo eroismo t'iianno legato gli italiani con oblìgo sa-
crosanto, e chiunque abbia cuore e non appartenga all' a-
bietta schiera della transazione, non può alimentare che un
sol proposito, quello cioè di renderti la libertà che degna-
mente hai meritato.
Unitevi adunque, italiani, sotto le bandiere del nostro re
Vittorio Emanuele; ricordatevi, che, finche il Veneto rimarrà
sotto lo scettro dell'Austria, non sarà la vostra che libertà
fittizia e menzognera — Uno sia il vostro grido: Unificazione
^Italia, e questo grido l'udrete nell'ora del pericolo ripetere
dai popoli della Venezia, che v'attendono per porgervi la
mano, e per suggellare col sangue la propria grandezza ed .
il proprio riscatto.
Tutta TAdria soffre, ma non transige con lo straniero. Essa,
come sempre ha rigettato, rigetterà anche adesso ogni pro-
messa di beneficio. Essa ^uol ancóra soffrire, ma non per-
dere il frutto delle sue sofferenze.
566
MESSACfCilO con cui il coimiiendatope B*iicom|kaf
gnl annuncia ai membri della Consulta ioseana
la eesaazione dalle sue funzioni di regalo rommis-
sario straordinario e la trasmissione dei poteri
nel Consigliò dei ministri*
Firenze, 1 agosto 1859.
Signori 1
Ho l'onore di deporre presso il seggio della presidenza:
1.^ Un officio indirizzato al regio cominissario'[[dal mini-
stro degli affari esteri di S. M. il re Vittorio Emanuele, per
cui cessano i potéri che gli erano conferiti;
2.^ Un decreto per cui è stabilito che questi poteri pas-
sino nel Consiglio dei ministri;
3.*^ Un altro decreto per cui il barone Bettino Ricasoli è
nominato presidente di detto Consiglio.
Mi sento profondamento commosso nel compiere quest'atto
che mi separa da toì. Mi sento profondamente commosso
allorquando paragono colla realtà dei fatti presenti le spe-
ranze che io salutavo il giorno in cui venni ad inaugurare
i vostri lavori. Tuttavia^ a tanta angustia dell'animo non man-
cano i motivi di conforto. Al pari di me, molti di voi ricor-
dano i tempi in cui tutta l'Italia era sottoposta alla signo-
ria ed al predominio austriaco: in cui gli stranieri sorride-
vano al sogno di chiunque vagheggiasse un'Italia signora di
se: in cui molti italiani moderati nelle opinioni, temperati
nei proposili, erano spinti a gettarsi nelle congiure se non
volevano restare inoperosi in prò della patria.
Oggi la dominazione straniera se non è distrutta, è pro-
fondamente scossa; i più nobili ingegni di tutto il mondo
civile riconoscono che la nostra patria debbe aver luogo fra
le nazioni autonome; gritaliani hanno mostrato una tempe-
ranza di proposili, una disciplinatezza, un valore che lì pro-
varono degni della libertà. Noi siamo tuttavia, come crede-
vamo di essere, al termine delle dure prove che la provvi-
denza impose all'Italia. Queste prove saranno superate con
567
quella perseveranza iihe è pronta non solo alle fatiche ed ai
dolori, ma anche ai temperamenti di opinioni che siano ne-
cessarli a salvare quei principii supremi di nazionalità e di
libertà, che l'abbandonare è impossibile perchè sarebbe ino-
norato.
Voi, 0 signori, in cai si raccoglie molta parte del senno
della Toscana, adoprerete efficacemente al bene d'Italia, ado-
perando al bene di questa nobilissima parte di. essa, verso
cui riporto un affetto che mi è- ispirato dalle tradizioni do-
mestiche, dalla memoria dell'età prima, dalla benevolenza di
cui voi ed i vostri concittadini mi onorarono.
C. BONCOMPAGNI.
La Consulta di governo per Vorganp del sm vice -presidente
cav. abate Lambruschini^ rispondeva col seguente discorso
al regio commissario:
Firense, i agosto 4859.
La Consulta ha sentito le communicazioni che le ha fatto il
signor commissario straordinario; e se ella ammira e rispetta
il sentimento di alta convenienza che ha mosso S. M. il re
di Sardegna a richiamare nelle presenti congiunture Vostra
Eccellenza, non può non esserne dolente vedendo priva la
Toscana di una protezione che la rassicurava. Confida però
la Consulta che S. M. il re non vorrà cessare di proteggerla
di fatto, e di adoperarsi perchè le sorti di questa bella parte
d'Italia siano tali da renderla partecipe ed ajuto dell'italiana
indipendenza e prosperità. Vostra Eccellenza, che conosce cosi
bene i sentimenti dei toscani, vorrà esseme interprete presso -
S. M. ed esprimerle, a nome di tutti, e specialmente della Con-
sulta, la nostra gratitudine, la nostra riconoscenza e la no-
stra fiducia.
Fra i favori che S, M. il re ci ha comparliti, noi ricono-
sciamo quello di avere scelto per commissario straordinario
l'È. V. la quale ha saputo cosi bene corrispondere alle in-
tenzioni di S. M. e si è saputa guadagnare la stima e l'af-
fetto di tutti.
868
Gradisca, TE. V., i nostri ringraBiamenli per lutto quello
cbe ba fatto per noi, e sia certa che la memoria di lei re-
sterà vìva nei nostri animi, come se Ella fosse uno della to-
scana famiglia.
Lambruschini.
>»sa>o B
EiBTTBRA del pro-eommisAario per le RentagrBe,
. eonte FalieMi, al OMtsiylIo di govcfne , eoa eoi
tmmmwm€>Ut> a «aest'itUlMO il potere eseevtlTa.
Illustrissimi Signori/
A norma degli ordini ricevuti, ed a seconda del proclama
oggi publicato dal regio commissario straordinario nelle Ro-
magne, in nome ed in qualità di rappresentante del cav.
Massimo D'Azeglio, io deggio rassegnare nelle mani di que-
sto Consiglio, componente il governo delle Romagne, il po-
tere del quale egli r^io commissario andava rivestito, ae-
do venga provisto al reggimento di queste Provincie, smchè
la rappresentanza nazionale abbia potuto costituirsi e pro-
nunciare.
In tate stato di cose le SS. LL. 111."^ giudicheranno se
non sia intanto il caso di eleggere un C^po del governa, il
quale poss» imprimei^i quella massima energia imperiosa-
mente richiesta pel più perfetto fnantenìmento dellN^rdine.
Non saprei prendere commiato dalle SS. LL. Illustrissime
smiSi caldamente ringraziarle dall'operoso concorso con cui
tanto efficacemente mi sorressero nei disimpegno delle mie
funzioni nel breve tempo che me ne aspettò T incarico, e
senza esprimere la mia viva ammirazione pel sommamente
decoroso ed esemplare contegno ognora mantenuto da que-
ste nobili popolazioni.
Gradiscano le SS. LL. Ill.«» i sensi della mìa massima
considerazione.
Pel regio commissario straordinario.
Il colonnello, Enrico Faiigon.
509
■INDIRIZZO del Censitile munlelpalc della elttk
di Parigli a S. H. l'Imperatore Mapeleene HI.
Parigi, 1 agosto 18S9.
Sirei
li giorno delia partenza di Y. M. la pq[K)iazione di Pa-
rigi, interprete dei sentimenti di tutta intera la Francia, nel-
l'entusiasmo della sua ardente ovazione. Vi offriva le sue
braccia e tatti i sucm tesori perchè ve ne poteste valere al-
l'uopo per sostener la guerra, e Vi dava altresì giuramento
di vegliare con n^ttwno affetto sul sacro deposito ad essa
confidato.
Ogni marcia delle nostre armate, ogni nome illustrato dalle
Vostre rapide vittorie, essa lo salutava con sublime orgoglio:
nello slancio della sua gratitudine correva appiè degli altari
a render grazia a quella destra possente, che su Voi sten-
deva la sua protezione nel furor delle battaglie.
Il Consiglio municipale della città di Parigi s'allieta di po-
t^ attestare che questa cittadinanza, così grande ne' suoi
sentimenti nelle giornate memorabili della guerra, ha fatto
risplendere anche ndle più ornili sue dìm(nre l'amore ch'essa
serba all'imperatore, la fedeltà che ha votato alla sua dina-
stia, la riconoscente venerazione ch'essa deve al genio, che
l'ha illustrata con nuove glorie.
Durante l'assenza Vostra, o Sire, mentre l'imperatrice con
tanta devozione e fermezza reggeva il peso dei publici affari,
la popolazione dal canto suo, quasi il più generoso d^li
istinti la guidasse, era tutta compresa dalla convinzione, che
serbar l'ordine sulle sponde della Senna fosse pure parteci-
par degnamente alle vittorie che V. H. riportava sulle sponde
del Mincio.
Quando l'imperatore, nella sua moderazione fissando egli
stesso il termine de' suoi succes», imbrigliava lo slancio im-
paziente del suo esercito, della sua armata navale, la città
di Parigi si felicitava d'una pace, determinata dalla saggezza
ArehiviOf tee, 71
570
dell'uomo di Stato, e benediceva tanta moderazione che, ar-
restando lo spargimento del sangue, garantiva i diritti del-
l'Italia oppressa, senza scatenare il turbine rivoluzionario.
Sire! Le acclamazioni patriotiche d'una immensa cittadi-
nanza alla presenza dei Vostri invincìbili soldati, le sue fer-
vide preghiere al Dio che Vi conduce, fra poco ech^ge-
ranno in un giorno solenne, proclamando che la nazione,
superba del suo imperatore. Vi ammira e Vi ama per tanta
nuova gloria conquistata alle nostre bandiere, per tanta fer-
mezza, cui pericolo alcuno non iscuote, per cosi severa calma
che sa dominare pure eziandio l'ebrezza del trionfo, pei
beni della pace così prontamente ricuperati, infine per la
nobile condizione in cui avete colloca^ la Francia dinanzi
all'Europa.
2 agosto 1859. — È cessata oggi ogni ingerenza nelle legazioni del
commissario sardo i cui foteri sono rimessi al nuovo governo
composto degU antichi mmistri sotto la presidenza del eolmmello
Cipriani. — Il nuovo governo convoca un'assemblea a sì^agio
universale^ per esprimere il voto del paese,
— /{ municipio di Milano annuncia avere il Consiglio eommunale aperto
una sottoscrizione a favore degli invalidi e deUe famiglie degli
estinti degli eserciti alleati^ ed avervi inscritta la città per lire
centomila^ invitando nello stesso tempo i cittadini a contribuire
a quest'opera santa.
— C'oli decreto odierno è pubUcato a Modena lo Statuto costituzionale
del regno sardo^ 4 marzo 1848.
IMDIRUeZO della mongregmmlome munleipale di Mi-
lano aironerevolc municipio di Torino.
Milano, % agosto 1859.
Sin da quando il prode e leale re nostro, solvendo la pa-
terna promessa, chiamò l'Italia alla guerra d'indipendenza,
e venne col suo magnanimo alleato a liberare queste Pro-
vincie dal giogo straniero, la congregazione municipale di Mi-
lano provò viva brama di far conoscere all'illustre munici-
871
pio di Torino quali fossero i sentimenti dei milanesi per
quei popoli, coi quali, per voto solenne e costante, hanno
accommunale le sorli. Era mente di questa civica magistratura
di esprimere il voto della città col mezzo di una commissione
inviata a Torino, e scelta nel proprio seno. Con tale atto ,
non solo intendeva di attestare la sua cordiale simpatia per
una grande e gloriosa città sorella, ma ben anco di salutare
nella capitale, dello Stato tutte le nobili e gagliarde genti della
corona sabauda, dalle quali deriva Tesercito, che è il vanto
e la difesa d'Italia. Si proponeva infine di prestare omaggio
di riverenza a quella sede, che fu, e sarà maestra alla na-
zione di una politica sapiente, generosa e perseverante. Ma
nel breve decorso di sì memorando periodo di tempo, que-
sta municipale rappresentanza fu sopraccarica di tanle cure,
che mai non le riuscì possibile di dar esecuziojtie al suo di-
visamento. Ed anche in oggi l'imminente arrivo del nostro
commune ed amatissimo monarca, il quale viene a far liete
di sua presenza le provincie lombarde, nuove al suo scet-
tro, ma non al suo cuore, impedisce ai componenti il mu-
nicipio di lasciare Milano.
Tuttavia questa congregazione non vuole più a lungo in-
dugiare, e Se per ora le è tolto di usare forma più solenne,
supplisce col presente scritto, lusingandosi, chj& il preclaro
municipio torinese vorrà accoglierlo come documento di sin-
cera e fraterna amicizia, e simbolo di quella concordia, che
stringerà sempre in sacro vincolo i popoli di questo regno,
presagio e p^no della completa redenzione d'Italia.
Sottoscritti aWoriginale
n podestà^ Luigi Belgioiòso.
Gli assessori, Alberto De Herra. - Massimiliano De Leva.
Francesco Margarita. - Giovanni Uboldi De Capei. - Ce-
sare GiuLiNi DelìJì Porta. - Gabrio Boretti. - Ales-
sandro Porro. - Achille Rougier.
Avv. Guglielmo Silva, segretario.
S7S
PROCIjAMA Mtt etti II regio Mmk9Al«sarf« siraor-
diniuplo di V^mimmm ammneia la eessasiane del
proprio potere.
nrenia, 9 tgwto tS59.
Toscani 1
In mezzo alle varie impressioni che produsse sogli animi
l'annunzio di una pace, per cui Tltaiia non acquistava ancóra
piena signoria di sé, il re Vittorio Emanuele non volle ren-
dere più difficili le condizioni del governo, separandosi im-
mediatamente da voi. Oggi egH non potrebbe continuare nel
protettorato senza dare un pretesto all'accusa di assumersi
negli Stati italiani delle ingerenze cbe non gli spettano, e
d'influire in qualche modo su di un voto, che debb' essere
liberissimo. Perciò egli mi prescrive di cessare dall'offlcio di
commissario 'Straordinario, di cui mi aveva onorato.
Nel separarmi da voi òeìtoo sodisfore ad un voto del mio
cuore, esprìmendovi quanto io mi sia affezionato a questa
nobil parte d'Italia, quanto vi sia riconoscente della bme-
volenza e della fiducia con cui mi agevolaste il disimpegno
del grave officio. Voi continuerete ad agevolare l'assunto al
Consiglio dei ministri, in cui passa il governo dello Stato.
Per senno civile, pari all'intemerata rettitudine, essi sono
meritevoli di tutta la vostra flduda, ed a loro è dovuto, se
io non venni meno ad un incarico troppo ms^ore ddle
mie forze.
Debbo nello stesso tempo adempiere ad un debito di giu-
stizia, rendendo solenne testimonianza a quanto operaste per
la causa nazionale. Sia lode all'eserdto toscano pel generoso
proposito di volere combattere contro lo straniero, e per la
fortezza con cui sostenne le fatiche. Se gli venne meno l'oc-
casione, non gli venne meno l'animo di gareggiare co' suoi
fratelli d'armi nelle fazioni campali. Sia lodo ai dodicimila
volontarii che partirono a difesa d'Italia da questa sua pro-
vìncia, che mostrava così di voler vincere gl'influssi delle
signorie che l'avevano divezzata dalle armi: sia lode alla ri-
673
voluzione del dì 27 aprile, che rimossa ogni occasione di dis-
senso, riunì tatti gli animi nel commune intento di riven-
dicare colle armi l'indipendenza italiana, che con la tempe-
ranza dei propositi, e con la dignità del contegno, mantenne
alla Toscana l'antica fama dì civiltà; sia lode a tutti voi,
che, durante il tempo corso dal 27 aprile in poi, manteneste
rordme publico raccomandato al senno dei cittadini, più che
alla forza dei costringimenti.
Fra poco sarete chiamati a compiere un atto solenne, da
cui dipenderà la sorte della Toscana e in parte quella d'I-
talia: all'elezione dell'assemblea che in nome vostro delibe-
rerà sulle sorti definitive dello Stato* I vostri suffragi sieno
liberissimi. Non li determinino né opinioni pregiudicate, né
ossequio servile alla potenza, né spirito di parte: si ispirino
alla coscienza del dovere, e s'informino al più puro amore
di patria. Siate più che mai solleciti di mantenere illeso l'or-
dine publico. L'esercito, la guardia nazionale, i cittadini tutti
si mostrino pronti a propugnare i sacri diritti della nazione.
Il contegno di tutti sia tale da dimostrare al mondo che l'I-
talia non abbisogna di tutela straniera, e ch'essa é degna
di sedere nel consesso dei popoli liberi ed indipendenti. À-
vrete per voi l'opinione delle nazioni più civili, la quale riprova
i governi cha non si fondano sullo spontaneo assenso dei
popoli: avrete per voi la parola del nostra potente alleato,
7imperatore dei francesi, il quale a dì 9 giugno, nei giorni
delle nostre più belle speranze, indirizzandosi agli italiani,
riconcdbbe il diritto che avevano di manifestare lìberamente
i loro legittimi voti; e dopo avere stabilito le basi della pace,
dichiarò a dì i2 luglio, che l'Italia doveva essere ormai si-
gnora delle sue sorti, e che nessun ostacolo ravrd;)be trat-
tenuta dal progredire nell'ordine e nella libertà; avrete p^
voi il benevolo e leale patrocinio del re Vittorio Emanuele,
il quale mi prescrive di dichiararvi che «sebbene non possa
«conservare la protezione, nondimeno raccomanderà calda*
«mente e difend^à i giusti e legittimi voti dei toscani di-
S7&
€ nanzi a quel consesso, che dovrà determinare più partìco-
< larmente i capitoli della pace » .
Che se, nonostante questi motivi che v'inducono a sperare,
le condizioni politiche dell'Europa v'impedissero dì ottenere
lutto quel bene che vagh^giate nell'animo, ed a cui avreste
pure diritto, voi, ispiratevi a questa prudenza che prende
consìglio dagli avvenimenti, ammetterete ogni temperamento
che giovi a salvare i principi! supremi da cui dipende il pro-
gresso civile dei popoli, la nazionalità e la libertà costitu-
zionale: e nelle dure prove a cui l'Italia è sottoposta, tro-
verete un'occasione di educarvi alla virtù, che più d'ogni
altra fa grandi gl'individui e le nazioni: la perseveranza.
Il eommiòsario straor^nario del re Vittorio Emanuela
durante la guerra delVindipendenzay
C. BONCOMPAGNI.
Il segretario qimeralej
CELBSTUfO BlAI«qHI.
PROCLAMA della comiiiisslone di freTerno per le
Romagne , eoiisefpaeiiteniente al ritira del refi^io
eommlaaarlo t^traordlnaria.
Bologna, 1 agosto 1889.
Ben doloroso è per noi il separarci da un personaggio
che rappresenta si al vivo la lealtà del re Vittorio Emanuele,
il senno e la fermezza del popolo subalpino. Ma il cav. Mas-
simo D'Azeglio nel suo proclama ne dice le ragioni : e le
Roms^ne, facendo prò dei consigli del loro più vero ed an-
tico amico, ora più che mai debbono mostrare al mondo quella
virilità die rende i popoli degni di libere istituzioni.
Noi assumendo per breve tempo il poderoso incarico, a
cui niun probo cittadino può ricusarsi quando la necessità
della patria il dimanda, abbiamo subito compreso che due
gravissimi doveri cMncomhevano.
878
L'uQo, di eleggere un Capo del governo, per dare al po-
tere esecutivo quell'unità e speditezza, che sono indispensa-
bili nei momenti difficili come i presenti. E quindi abbiamo
detto ad unanimità il colonnello Lionetto Cipriani, ben noto
per Tenergia de' suoi propositi e per la sua inalterabile de-
vozione alla causa italiana.
L'altro, di convocare prestamente, a somiglianza di To-
scana e di Modena, un'assemblea che sia interprete dei voti
del paese legalmente costituito, e nomini uno stabile governo
che prenda cogli Stati vicini un assetto definitivo, per ren-
derci più forti contro la ristaurazione dei governi passati, e
fare meglio accolti ed apprezzati i nostri voti davanti al Con-
sesso d'Europa.
Concittadini delle Romagnel
Vi hanno nella storia de' popoli momenti solenni, che de-
rìdono dei destini di lunghi e lunghi -anni. Ben compren-
derete che uno di tai momenti supremi è questo. L'Europa
si è persuasa che l'Italia, per essere tranquilla e felice, ha
mestieri di assetto e di istituzioni che rispondano alla ci-
viltà de' tempi, alle esigenze legittime della nazione.
Quel Grande, che s'intitolò primo soldato dell'indipendenza'
italiana, ci conserva la sua simpatia e c'impromette di ado-
perarsi con tutti i mezzi a lui concessi per l'adempimento
dei nostri giusti e ragionevoli desidera.
All'opera adunque con alacrità, concordia e fiducia. Man-
teniamo l'ordine, organizziamoci, esprìmiamo legalmente e
difendiamo risoluti i nostri diritti; camminiamo con un po-
polo uscito di minorità, che sa trattare e compiere i propri ne-
gozi con senno e con calma. Così trionferemo d'(^ni osta-
colo , ed assicureremo a noi ed ai nostri figli la libertà e
l'indipendenza.
GioACH. Nap. Pepoli. - Ant. Montanari. - Ippolito Gamba
Cesare Alwcini. - Filippo Martinelu. - Ferd. Pinelli.
576
PROCLAMA della Glvnto pMvviMrla d*lmol«.
liiKXa, f agosto 19S9.
attadini I
ieri sera giungeva fra noi F illustre avr. Raffaele Feoli,
sotto-intendente per la nostra città e distretto.
Viene esso inviato dal rappresentante in Bologna di re
Vittorio Emanuele, di quel re, che propugnando pel primo
la causa della libertà, gode ora la simpatia di chi si sente
italiano, ed al quale sono rivolte le aspirazioni dei popoli,
pei quali il desiderio di essere indipendenti era attribuito
ingiustamente a d^tto.
È nelle mani di questo nobile inviato che noi rassegniamo
ora quei poteri, che vennero dignitosamente mantenerti merce
la cooperazione e concorso di cittadini che bene avvisano a
civiltà, a progresso, che tanto sentono della patria.
Noi rendiamo le più vive azioni di grazie a ciascuno di
voi, dtìB comprendendo i gravi e difficili momenti in cui
v^sava il paesei, seppe prestarsi al mantenimento dell'ordine,
mezzo indi^ensabile alla rigenerazione dei popoli.
Dovete ora più che mai attenervi con ugnale costanza al
dignitoso contegno finora serbato ; corrispoiKl^e dovete alla
fiducia io voi riposta cdle civili virtù, c(»ì vero patriolisroo,
e mostrarvi in tal modo degni di qudla indipendenza che
fu sempre immutabile meta dei vostri desideri.
Dtl palaoo di residema.
Per fci Gtimlo prùmisorm di ffooemo
Giuseppe Sgababelli Gommi Flàhiiii. - àuiiuedo Cardinau.
PROCaLAMA del mteiaieM
Flrense» 4 agosto taf».
Toscani !
Le imminenti elezioni chiamano i toscani all'esercizio della
più alta prerogativa clie abbia un cittadino in paese libero;
877
lo sUAuire sui destini della patrisu. Il governo ebbe conforti
autorevoli per aprire alla Toscana questa via di salute; e se
TEuropa non vuol macchiare la pace con opere di violenza^
e perpetuare in Italia le cause delle rivolnzioni, possianio
augurarci che sarà dato ascollo ai nostri voti.
Frattanto ogni cittadino faccia il dover suo; e, concorrendo
alle elezioni, scelga rappresentanti autorevoli che abbiano il
coraggio di manifestare i legittimi voti del paese: l'antica no-
stra civiltà e gravità delle condizioni presenti, impongono
a tutti oblighi sacri^ che ninno potrà disconoscere impune-
mente.
Il governo che resse il paese fino ad oggi, aiutandosi della
mirabile disposizione degli animi a vincere difficoltà gran-
dissime, non mancherà al debito suo nei grande atto che
la Toscana è per compiere. Lasciando ogni cittadino libero
del suo voto, ne proponendo candidati di sua sceRa, H go-
verno vuole soltanto che, in cpiesla grande occasione, la To*
scana si mostri degna di sé, e degna, dell' Italia. Lo vuole,
ed è dover suo di volerlo; e tutti coloro che osassero tur-
bare la concordia degli animi in questo solenne momento,
sarebbero puniti daUa severità della legge e dalla riprova^
zìQne universale.
Alle accuse maligne di anarchia e di violenza di parti, rb
spendano dunque i toscani con una elezione ordinata e tran-
quilla, e con un fermo e concorde volere: e sarà questa una
vittoria civile, la quale avrà merito al pari di quelle' ripor-
tale sui campi di battaglia. Non siano indarno gli esempi
dei nostri maggioTi, che seppero col senno, colla parola, col
sangue, fortissimamente propugnare l'indipendenza e la libertà
della patria.
Il governo riposa sicuro sul senno dei toscani; e confida
che le prossime elezioni porgeranno a Napoleone imperatore
un valido argomento per adempiere i suoi benevoli intendi-
menti verso l'Italia.
L'Europa desidera la pace; ina pace non avrà l'Europa
Archivio, eco, 73
878
se i legittimi voti ordinatamente espressi dagl'italiani non
saranno rispettati, ne vorrà l'Europa che questa sua elettisr
sima parte, anziché strumento possente della felicità univer-
sale, sia minaccia continua e perpetuo pericolo.
[Seguano U flm* éi fui» i nUnMrti,
CIBCOLABB di monsl^iior Hatteueel, direttore di
ipollmla In Rema, alle prestdenme re|pi«narie a«l
ritorno del velontorj.
N. aB42-({9. Sez. 1.
Roma, 4 a^sto 1859.
Molti d^li individui, che partivano già nei mesi decorsi
quali volontari dalla capitale per seguire le sorti ddla
guerra cosi detta della indipendenza, fanno al presente ri-
torno anche clandestinamente nella medesima.
Sarà perciò opportuno che il signor presidente inculchi ai
proprj dipendenti ed alla forza, d'indagare il ritorno dei me-
desimi per sorvegliarli e per darne pronto avviso a questa
direzione generale, indicando esattamente se siano nativi della
capitale o se abbiano in essa lungo domicilio, e positiva oc-
cupazione, ovvero altrimenti, per devenire a quelle misure
che si crederà conveniente di adottare sul conto di loro.
Dalla Direzione geoorale di Polista.
Il direttore generale,
A. MATTEUCa.
^ agosto — Un ordine del giorno del cardinale Antonelli, come mi-
nistro delle armi, conferisce nuove crocia medaglie, promozioni^
ecc., ai conquistatori di Perugia.
579
COSE DELLA VENEZIA
IIVIHRIZZO della congrcf^aBlone centrale vejieta
all'Imperatore d'Austria C).
Yeneiia, I agosto 1859.
Sacra Maestà Imperiale/
In questo momento solenne, in cui proclamando la pace.
Vi dichiaraste unicamente inteso ai vantaggi dei paesi sog-
getti alla vostra corona, accogliete, o Sire, la calda pr^liiera
che dal profondo delle loro sciagure v'inalzano pel nostro
mezzo le venete Provincie.
n Per Tftlotaro tutta rimpottama di questo e del susseguente docomenlo, fa d'nopp
avrertire alla fonte da cni essi emanano.
La Gongregasione centrale è una flnzione di rappresentanza del paese, nna impo-
tente e falsa istituzione, colla quale la ipocrisia sfacciata deli*Anstria, deludendo le
promesse del 18U, cercò ed ottenne di far credere alla diplomazia straniera che le pro^
yincie italiane godono del sistema rappresentativo. Per ismasctierare l'impudente men-
zogna basta porre in ctiiaro il modo con chì sono eletti i deputati centrali e quale
ne sia il mandato.
La nomina ne è riservata all'imperatore sopra una terna formata sulle proposte
dei Consigli communall, presieduti da commiissarj distrettuali che suggeriscono i nómi
da proporsl, adoperandori tutta la loro influenza. Né sempre a formar la terna serve
di norma la pluralità del voti , ma la scelta cade sui più servili od almeno i più ti-
midi fra quelli che ambiscono quel posto, non per provvedere al bene dei paese, ma
per percepire li salarlo di 1,000 fiorini annesso all'Impiego. Sono In. realtà impiegati
governativi, paurosi di demeritare la grazia sovrana ossia lo stipendio unito alta ca-
rica loro.
Il mandato poi si limita agli interessi puramente loeàU^ e, per poco che TaUkna sia
Importante, li loro voto è soltanto consultivo. Sarebbe poi loro officio informare il so-
vrano dei bisogni delia popolazione e rendergliene palese 1 desideri . Può ben crederò
che d'ordinarlo questo incarico è compiuto dalla congregazione con grandissima mo*>
dtrazIoM: a talché il popolo veneto ebbe a chiamarlo VUtUuto dH sordo rmuM per
simboleggiarne la docilità e timidezza a tutta prova. Eppure lo strazio economico delle
Provincie venete giunse, per le esorbitanti gravezze, a tal segno, che persino la con-
gregazione non polo tacere più oltre. Spinta dal grido generale, dall'esasperazione del-
Toplnlone pnbllca, essa chiese apertamenie nei due surriferiti indirizzi, che cessassero
le incomporublll estorsioni, facendo una eanfessione oflUiale della estrema miseria a
cai é condotta la Yeneda dai mal governo dell'Austria, confassiòne che, come diciamo,
acquista tanta maggiore importanza in quanto parte da una istituzione viziata nello-
righie, imbevuta di tristissimi germi, nella quale se ewi qualche onesto, indipendente'
6 buon cittadino, la maggioranza é composta da un servidorame austriaco nato a lam-
blie e strisciale. A petto di una testimonianza sifl'atta cadono tutte le menzognere ed
impudenti asserzioni che i fogli anstriaci tuttodì riproducono , per ingannare i loro
tottoH.
880
Dal fatalo anno 1848 osse passarono di flagello in flageno
senza potersene riavere giammai.... lo sperperamenlo e le im-
posizioni di quell'anno infelice e dei tre susseguenti; il vuoto
di capitali o d'industria d'allora, formatosi e cresciuto poscia^
sia per l'aumento di bolli e tasse nel 1850, sia pel prestilo co-
lossale del 1854, sia pel cambio di monetazione del 1858;
il guasto dei più preziosi nostri prodotti, che da parecchi
anni vanno menando la crittogama delle viti e l'atrofia idei
baco, a cui per più volte, e specialmente in quest'anno, si
aggiunse la siccità e Io scarso ricolto delle biade, finalmente
gli ultimi tre mesi in cui le nostre Provincie, qui furono
teatro di guerra, colà campo d'un esercito innumerevole, do-
vunque bersaglio di tasse e requisizioni d'c^ni maniera; esse
sole caricate delle spese di approvigionamento di due armate
e di altri pesi che sarebbero spettati a tutto il regno; esse
aggravate tuttavia delle correnti imposte erariali col forte
aumento in causa della guerra; esse sole responsabili di 20
millioni di fiorini in assegni; esse sole obligate forzosamente
al prestito di 30 millioni.
Soltanto in quest'anno, in cui la possidenza può appena
contare sopra una metà della rendita censuarìa per adequato,
deve essa pagare un importo quasi trìplice dt tal ricavato:
or dove ne troverà i mezzi?.-, come manterrà le proprie
famiglie?. . . come sodisferà agli impegni già contratti in con-
seguenza delle ultime calamità?...
La congregazione si sente in dovere di esporvi l'estrema
urgenza che la Vostra giustizia si affretti di togliere uno
stato dì cose angustioso e pericolosissimo sotto ogni riguardo.
Imploriamo quindi che cessino sollecitamente tutte le ad-
dizionali d'imposte sancite in vista e durante la guerra.
Che, dietro il nostro detagliato rapporto al ministero, sia
tolto il prestito, ed i vaglia ornai emessi sieno limitati ed
estinti nella maniera colà indicata.
Che in qualsivoglia modo la Vostra sapienza trovi pronto
mezzo di alleggerire i nostri pesi, perchè ci sìa pur dato
di sodisfare ad essi e provvedere alle necessità della vita.
981
Sirei se alla eloquenza dei fatti da noi esposti vorrete
unire la ineluttabile dimostrazione delle cifre, in cui quei fatti
si possono tradurre, noi viviamo sicuri che sarà benigna-
mente accolta questa nostra rispettosissima rimostranza.
Esteso seduta stante, e firmato da tutti i presenti, meno
uno.
[Segwmo le firme dei deputati).
Airindirizzo m unito il seguente
PROSPETTO
dei carichi addossati in un anno al censo veneto.
Estimo pagante nelle Provincie venete «L. 52,346,689, cent. 24.
TITOLO dell'imposta
Imposta ordinaria primitiva ....
Ordinaria addizionale originaria . .
Addizionale straordinaria del 33 *Jt
per cento
Aggiunta di V« suirimposta fondia-
ria e sulle case (sovrana ordinan»
13 maggio 1859, noUf. pref. 23 4«lto) .
Carico ordinario territoriale 1859 .
Imposta straordinaria pef supplire
a deficit arretrati dei Communi.
(Net. pref. 18 giugno 1869)
Imposta di guerra, detta di tappa^
per ranprovigionamento della I *
(id.) e della II,* armata, rata unica
(6 luglio 1859)
Prestito di 21 millionì di fiorini (so-
vrana risolnz. 7 maggio 1859)
Sovrimposte communali, provinciali,
consorziali
IMPORTO
in soldi anstr.
per ogni lira
08,689 47
01,375 83
03,355 10
02,231 70
01,700 00
01,577 00
01,900 00
14,305 00
15,780 00
IMPORTO
in
centesimi austriaci
24,827 05
03,930 95
00,586 00
06,390 00
04,800 00
04,000 00
05,420 00
41,000 OOca.
45,000 OOca,
),784 10 144,953 OOca.
888
OsserTasloni.
Estimo come sopra 52,346,689 24.
La rendita deiranno corrente è circa la
metà della censnaria, e quindi .... 26,473,344 62
Prodotto totale delle imposte, giusta l'ul-
tima finca 75,902,699 39
Differenze fra la rendita e le imposte pa-
gabili 49,729,354, 77
Le imposte, di cui nella presente tabella, aggravano di-
rettamente il censo, ma siccome ogni altra imposta, anche
di diversa natura, pesa in ultima analisi sul possesso, cosi
si osserva:
1.^ Che colla notificazione prefelt, 23 maggio 1859 fu im-
posto un aumento straordinario in ragione di 1^5 sul con*
tributo arti, commercio, sulle vendite e sugli emolumenti
fissi;
* 2.^ Che colla notificazione prefett. 21 maggio fu imposta
una tassa straordinaria addizionale del 20 per cento su tutti
i generi soggetti al dazio consumo;
3.^ Che colla notificazione prefett. del giorno medesimo
fu imposta una tassa addizionale straordinaria (oltre la com-
petenza normale) di fior. 2 pel sale raffinalo, e di soldi 50
pel sale di mare bianco sciolto pef ogni quintale metrico;
4.^ Che con la notificazione prefett. del giorno medesima^
fu imposta un'addizionale straordinaria alle imposte indi-
rette di bollo, e diritti fissi.
VeiiMia, 5 agosto 19S9.
883
Il Bappotto delia anigregamne centrale veneta al minuterò
delle finanze, di coi si fa parola nel succitato indirizzo a
S. M. del 5 agosto, è il seguente:
N. 840.
All'eccelso presidio di luogotenenza
per l'eccelso L R, ministero delle finanze.
ToDetla, 5 Agosto 1889.
Appena comparsa la sovrana risoluzione ordinatrice di un
prestito di 75 milUoni di fiorini su questo regno, di cui alle
venete provincie era assegnata la tangente dì 30 mlllioni,
questa centrale umiliava a S. M. Findirizzo che si allega in
copia O, e' da cui risulta la impossibilità che i communi si
facessero sovventori entro il giro di un solo anno di 21 mil-
lìoni di fiorini, e sostenessero poscia il gravissimo rimborso
che, col premio di alienazione a loro inevitabile, sarebbe som-
mato a circa 60 millioni, rifondibili nei prossimi futuri 25
anni a carico delle imposte dirette ed indirette di queste Pro-
vincie. — Intanto le più sfavorevoli circostanze sopravven-
nero a p^giorare la nostra economica condizione: il grave
aumento di 1|6 su tutte le imposte dirette, e maggiore an-
córa sulle indirette, la imposta territoriale straordinaria
per lo stato di deficienza di quel fondo, l'altra di 1,200,000
fior, pel mantenimento delle due armate, le aggravate esi-
genze communali, le requisizioni, gli acquartieramenti, ed
i trasporti militari avvenuti per tanta massa di truppe sovra
così ristretto paese; finalmente tre gravissimi infortunj que-
sf anno ai nostri danni congiunti, quali la malattia del baco
e delle uve, e la siccità estrema che ne toglie essa sola oltre
metà dei foraggi e delle granaglie.
Ora la rendita censuaria di un paese è la espressione
della media produttività annuale di esso; questo prodotto nel
corrente anno deve qui, per le suesposte cause, essere cer-
(*) v. l'In^Mao che segue In data %7 maggio 189«.
ÌS84
tamento al disoUo della stessa cifra censuaria; infatti, sup-
posto anche Testremo che la rendita efifetUva ordinaria dei no-
stri fondi stia alla censuaria come 100 a 150, ed ammessa l'al-
tra non esagerata supposizione che quella sia in quest'anno
perduta almeno per 223, è certo vicinissima al vero la con-
clusione, che i proprietarii di fondi nelle nostre Provincie per-
cepiscono in quest'anno appena la metà della rendita cen-
suaria e quindi *L. 26,173,344 62. (Estimo 52,346,689 24).
Per lo contrario le esposte contribuzioni, che per questo solo
anno aggravano il censo, ascendono ad oltre 50 ss. per lira,
e quindi ad austriache L. 75,902,699 39
per cui vi sarà un deficit di ... » 49,729,354 77
Ora poniamo che ogni possidente ha conseguenze di fa-
mìglia e di passività, dovute incontrare per la passata esor-
bitanza delle imposizioni, e vediamo, ad evidenza di cifre, se
riesce affatto impossibile la continuazione di un tale stato
di cose assolutamente rovinoso ed oppressivo.
Vediamo poi in ispecialità se vi sia la da noi notata impos-
sibilità del concorso al prestito, impossibilità che toccata con
mano dairistesso governo, lo mise nella necessità, per con-
seguire gr importi che gli abbisognavano, di emettere 20
millioni dì carta monetata.
Emessa la carta, il prestito pel governo è compiuto; a che
dunque continuare ad esigere dai communi la forzata con-
correnza al prestito, come chiaramente dimostra inutile ed
assurdo la Consulta che si unisce della congregazione pro-
vinciale di Verona?
A che continuare nel mantenere le obligazioni tanto one-
rose per la loro restituzione, e non estinguere ì vaglia, come
propone la Consulta che si unisce della congregazione pi'O-
vinciale di Treviso?
Perchè piuttosto non abbandonare ogni idea del prece-
dente prestito sulla impossibilità di sua attuazione, sì eviden-
temente provata, e per la sua parte dimostrata dalla unita
Consulta della congregazione provinciale di Padova?
518
Se il prestito, come un impossibile, da parte del governo
fu abbandonato, perchè non lo sarà da parte e per interesse
dei poveri amministrati, i quali hanno tutte le altre gravezze
che furono enumerate, ed ora *si hanno già la responsabilità
d^ll assegni, ai quali indipendentemente dal prestito, e come
ad un fatto compiuto,. è pur d'uopo di porre rimedio, è pur
d'uopo 0 presto o tardi di procurare Tammortizzazione?
Vegga inanzi lutto codesta presidiale magistratura di ot-
loiere che i vaglia emessi o da emettersi vei^no assogget-
tati al controllo di questa Camera di commerelo, ciocché ne
accrediti la circolazione, procurando inoltre che sieno accet-
tati dalle publiche casse a pagamento delle imposte.
Quanto poi alla loro estinzione, è progetto ineseguibile
quello proposto dalla congregazione provinciale veronese, il
quale cangiandosi in obligazioni-, rend^ebbero il paese re-
sponsabile di 54 miUioni invece di 20 soltanto.
Non ammettiamo pure che possa in fatto es^uirsi la pro-
posta, più di buona volontà che di oculato conteggio , fatta
dalla provincisde trevisana, di estinguere l'importo in cinque
anni, giacché, per quanto riuscissero favorevoli le future cir^-
costanze, si andrebbe incontro ad un sopraccarico insoppor-
tabile.
Condìiudiamo quindi col nostro primo indirizzo, e con
quello della padovana provinciale, che il prestito è impossi-
bile sotto ogni aspetto.
Che quanto alle conseguenze della emissione degli assoni
conviene possibilmente limitarne la durata di circolazione ^
ma contemporaneamente distribuirne VestiwlMe in model
soflérlbile e compossibile colle altre imposto; U che, a nostro
avviso, potrebbe agevolmente avvenire, qualora si distribuisse
con insensibile generale contribuzione su tutto le imposto
dirette ed indirette dell'impero, come ogni altro peso dello
Stato.
(Sepmn') U (Urme dei iMpiitoli).
Ùme relativo atto $U$9o argimento^ rechiamo qui unito ^ sebbene an*
archivio we. 7i
B86
tenore di dato, quesf altro Indirizzo della coDgregaziooe centrale
venata a S. M., steso il 27 maggio^ prima cioè che i serii rovesci
delle armi austriache avessero alquanto mitigata la brutale prepo-
tenza di qué" padroni.
All'inclito e#B9reg^aBtone eentride.
I sottoseritti deputali mettono a protocollo perchè sia letto
e discusso nella seduta 27 corrente il seguente
Progetto (f indirizzo a Sua Maeità.
Sacra Maestà Imperiale!
Questa congregazione centrale, chiamata dalla sua istitu-
tuzìone a rappresentare i bisogni, i desiderj e le premiere
delle venete Provincie, da Voi stesso ripristinata sotto gli
auspicj più lusinghevoli, e colla raccomandazione di cooperare
al fine inteso dal vostro governo, di avvants^iare cioè stu-
pro più la condizione materiale e morale del paese, questa
congregazione, dicevasi, nulla ommise fin' ora per corrispon-
dere all'alto e delicatissimo suo mandato, recando perciò ai
piedi del vostro trono imperiale i più leali e fidenti indirizzi
che ritraessero la vera condizione amministrativo -economica
di questo paese, e provocassero dalla sovrana sapienza vostra
le previdenze indispensabili al migliore generale ben'essere,
ma in ispecialità a favore dei possidenti e dei communi, come
quelli che ^n^da^noi particolarmente rappresentati, e che
costituiscono la parte più vitale, più numerosa e nel tempo
medesimo la più aggravata, sia per lo. stato eccezionale ddle
imposizioni dal 1848 in poi, sia per la serie dei flagelli che,
quasi dalla slessa epoca tutt'ora infierendo, sorveimero Tun
dopo l'altro ad inaridire le fonti delle loro principali risorse.
E quando finalmente l'economia dei censiti e delle com-
munità poteva aspirare fiduciosa ad uno dei tanti domandati
587
sollievi, fatto fondatamente sperare dal Vostro rescritto i6
loglio 1858, mediante la generale perequazione che avrebbe
diminuiti oltre di un quarto la nostra imposta fondiaria,
ecco, per Timprovvisa mutazione dei tempi, non solo ìndefini*
tamente sospendersi quel giustissimo provedimento, ma ag-
giungersi la nuova addiàonale di un sesto su quella base
già eccedente d'imposizione, aumentarsi tutte le altre impo*
ste dirette ed indirette, e sovrastare olbre a (Ah l'incubo spa-
veptoso di trenta millionì di fiorini qual cifra assegnata al
veneto territorio nel prestito testé dalla Maestà Vostara erdi-
nato.
Sirei Fu vera e coscienziosa la esposizione altre volte fat-
tavi che tutta la rendita censuaria resta ordinariamente as-
sorbita dalle imposte e da altre imprescindibili esigenze, ri-
manendo al proprietario ed alla sua famiglia il 8<Ro tenue
rilievo del prodotto effettivo sul catastate: riprova ne sia il
numero sempre crescente delle aste fiscali in odio dei pic-
coli possessori, il crollo improvviso anche di più larghe for-
tune ed il generale ristringimento di tutti gli abftienti alle
spese della più rigorosa necessità. .;«.>: -^
Ora queste provmeie dovranno. entrò di un sold anno ver-
sare in moixeta metallica 21 millioni di ficnrini pel prestito, e
poi circa altri 25 p^ ogni specie d'imposte, aggiuntavi la re-
centissima addizionale, onde in tutto 46 millioni di denaro
sonante, mentre tutto l'effettivo numerario esistente in paese
non supera forse la metà di quel cumulo enorme; e, parlando
del sdo estimo, sarà caricato di quara tutto il prestito (at-
tesa la irrilevanza degli altri enti per questo imponibiìi) e
poi di forse altri 15 millioni pd complesso delle imposte
fondiarie, territoriali, communali, provinciali ed erariali colla
rispettiva aggiunta, sicché il territorio veneto, censito men
che 18 millioni, ne dovrebbe pagare pressoché 36, sotto la
insistenza delle deplorate calamità, colla imminenza d'altre
sopravvenienti, e colle piaghe ancóra aperte dell'ultimo pre-
stito 1854.
B88
Oramai i commani, ad ecceEione di podHsàmi, sono ridotU
alla miseria, non possedono né avanzi da anticipare^ ne beni*
fondi da vendere o da ipotecare , né capitali da richiamare,
e quelli che ne hanno, non trovano ne acquirenti, né mu-
tuanti, né solventi debitori per la scarsezza del numerario,
per la triste prospettiva ddle cose, e per la scomparsa d'o*
gai fiducia.
Gettando finalmente sulle imposte dirette la ingente cifra
del prestito» oltre alllmpossibilità deU'eflèttivo incasso, spa-
venta la futura ed irreparabile rovina del possesso fondiario.
Non resterebbe che di alienarlo, ma anche in questo caso
quali difficoltà, quali conseguenae? Se anche tutti i Com-
muni riuscissero a trovare un sovventore, a quali sagrifiq
non dovrebbero sottostare? Supposto che potessero pattuire
per adequato il premio del 20 per cento, dovrd)b^no esbor-
sare 6 millìoni immediatamente, e poi pel rimborso, oltre i
30 millioni di capitale, circa altri 24 per interessi^ onde io
tutto 60 millioni spremuti dalle sfasciate economie dei com-
muni e dei censiti, perché il r. erario negli attuali suoi bi-
sogni possa incassarne soli 21!
Maestà! per quanto sieno eslese, per quanto sieno urgenti
le esigenze del momento, ctìme potrà sofferìre la Vostra giu-
stìzia che esse si aggravino triplicatamente sopra una sola
e cosi piccola porzione d^ Vostro impero?
Sirei a noi é dato soltanto d'invocare dalla sapienza e
clemenza Vostra quei tmnperamenti che rassicurino e salvino
il paese da tanta rovina: se questi non giungle, mandie-
rehbe qui allora ogni essenziale elem^to di ben'esaere» ogni
soggetto di matmale e morale miglioramento, e svanirebbe
l'oggetto del nostro mandato.
Venula» $7 maggio 1869.
{Setfwmo U firme OH 26 dipuiaH emtraUU
DECRETO 4el dltiaiore 41 Modena.
Modena, 5 agosto 1859.
IL DITTATORE
DELLE PROVINCIE MODENESI
VISTO l'articolo 17 DEL DECRETO 29 LUGUO ULTIMO SCORSO NUMERO 2;
detmf^ina:
' Art.. 1.^ I collegi elettorali sono convocati pel giorno 14 del
corrente agosto.
Occorrendo una seconda votazione , questa avrà luogo il
giorno 15 successivo.
Art. 2.* L'assemblea dei deputati è convocata in Modena
pel giorno 16.
Il presente decreto sarà publicato nei modi voluti da11%
le^ge.
Dal iMlaao nazionale.
G. Luigi FARmi. &
PROCI4AIII del g!«ir«ma^re delle Ronaf ne.
Popoli delle Romagnet .
La fiducia degli uomini elle vi rappresentano mi ba cliia*
malo ad assumere il governo di queste pravincie, v^Uiire
alla loro difesa, far prevalere nel diritto publicp europeo i
vostri disconosciuti e conculcati diritti.
Mio primo dovere è convocare V assemblea che deve ra-
tificare legalmente questo mandato: intanto richiedo che tutte
le autorità civili e militari continuino nel rigoroso adem-
pimento dei loro doveri.
aoo
Convinto che l'avvenire di questo paese dipende dalla sua
condotta savia ed energica, ho piena fede nel successo dei
nostri sforzi, quando a me non sia per mancare il concorso
che invoco di tutti i cittadini.
// governatore generale^ Lionetto Cipriani.
Bologna, e agosto 1899.
Guardie nazionali delle Romagnet
Armate per la difesa delle persone, delle proprietà, delle
leggi, dei magistrati, abbiate sempre ben presente che Tes-
sere armato è diritto d'uomo libero; ma che all'esercizio di
questo diritto sono congiunti gravi doveri.
Sono lieto di encomiare il modo , col quale li avete di-
simpegnati fin qui.
La vostra perseveranza contribuirà possentemente ad as-
^sicurare la prosperità del paese.
// governatore generale, Lionetto Cipruni.
Bologna, 6 agosto 185^.
Soldati delle Romagnet
Governatore generale di queste Provincie , aironore di reg-
gerle, allungo quello di aver voi sotto i miei ordini.
Il soldato è il mallevadore deirindipendenza e delVordìue
del suo paese. Ciò vi dice quanto aspetto da voi.
Dal canto mio porrò ogni cura nel provvedere al vostro
bmessere, ed al compimento intero della vostra organiEza-
zione.
Soldati I
Nessuno verrà ad assalirvi, ma chiunqjie venisse, sappia
che il paese può con lare su voi.
Il goioertiatore generale^ Ucwetto Cìpriahi.
891
UMMIUZZO m RISPOSTA del miinieiplo di To-
rino air onorevole eon|rregazIone munieipale di
Milano O-
Torino, 6 agosto 1869.
Milanesi!
Prinaa che il valore delle armi alleate francasse da ser-
vitù straniera la vostra terra, e il genio delle vittorie scen-
desse a coronare i combattimenti iper la redenzione d'Italia,
il pensiero dei vostri dolori e delle vostre sciagure ci pre-
mea, come accade tra fratelli ed amici.
Memori che in un istante d'immensa speranza avevamo
steso a voi la destra in segno di amicizia e giurato inalte-
rabile afifetto, affrettavamo coi desideri! e coi voli il giorno
io cui rientraste di fatto a parte della libera famiglia ita-
Per dieci anni d'aspettazione e di prova ci studiammo di
temperare ai vostri concittadini .qua venuti le amarezze e
gli affanni dell'immeritata esilio.
Per la vostra generosa gioventù, scesa in questi ultimi
tempi ad ingrossare le patrie schiere, avemmo ammirazione
e conforto: e non appena udimmo varcato il Ticino dalle ar-
mate liberatrici, sgombre dal nemico le vostre mura, aprimmo
il cuore a snùsurata letizia; e non sapendo meglio festeg-
giare la vittoria che con un atto di simpatia a voi sacro,
togliemmo solennemente il velo che ben note cagioni di
convenienza politica avevano sleso sull'iscrizione di quel mo-
numento che voi nei giorni della sofferenza e dell'oppressione
donaste all'esercito sardo e affidaste m custodia al manici-
.pio tormese.
Le vostre parole sono sacre per noi, o milanesi, perchè
sono regressione dei sentimenti di un popolo che ha motto
sofferto e non ha mai smarrita la sua fede.
Voi siete ancóra i degni eredi d! quei forti che posata una
mano sulla spada, stesa Taltra ai fratelli , conobbero la po-
(*) Vedi l'indiriao del monlcipio di Milano a pag. 670.
tenza dell'unione e giurarono a Pontida una l^a die rese
gloriosa la pianura di Legnano e costrinse Federico a desi-
derare la pace dopo logorati ventidue anni e sette esercili
contro la libertà italiana.
I vostri padri vi hanno lasciati esempi di eroismo e di
valore, e voi non foste degeneri dalla loro virtù. Due volte,
nel giro di pochi anni, avete dato prova di wraggio per fet
redenzione della patria, di moderazione ndlla vittoria, di co-
stanza nei propositi e di fede nella giustizia; p^ò noi siamo
lieti detramicizìa rinnovata ed andkim sup^bi di formare
colla città vostra e colle altre cento lombar/le corona a quel
re che, per la lealtà nel serbare in pace il retaggio del suo ma-
gnanimo padre, e pel suo valore nel combattere in campo
il nemico della nazione, ben meritava di vedere accresciuta
la famiglia dei suoi popoli ed ampliato il glorioso suo regno.
Vd accogliete, o milanesi, queste sincere parole in ricam-
bio di benevolenza e di fraterna amicizia, mentre noi, asso-
ciando il nostro al vostro grido, godiamo ripetere con mtu-
siastica gioja: — Viva la nazione italiana I viva il re Vitto-
rio iSmannde II t
SottoicriHi aW&riginale,
ti Sindaco. NoTTA Giov. - T. P. Babicco v. sindaco. - Cav.
GAzzfiRA V. sindaco. - Aw. Pio àgodino , consigliare de-
legato. - Savio avt>. Francesco, consigliere delegato. -
MoRis Gius. , consigliere delegato'. - Cav. Pateri Pu-i-
BERTO, consigliere delegato.
Il segretario, G. Fava.
»00^0<X
•RIMMÉI «BfttBIIALe, «fretto air armato ltraac«M
'''•••«nr««l*«« ami Rea», «lai «onandaato hi ea^,
il nareseialto PellMler, d««a di ]lhdalL*ff.
Nuwy, < •UOMO 1810.
Soldati!
Nell'atto di allontanarmi da voi, io reco con me la cer-
lezza che quando l'imperatore avesse creduto di dover mo-
bilitare Tarmata d'osservazione, voi vi sareste dimostrati i
degni emuli dei vostri predecessori e dei gloriosi vincitori
di Montebello, di Palestro, di Magenta e di Solferino.
Soldati!
Continuate a dar l'esempio di tanta disciplina e di cosi
belle virtù militari, che guadagnano l'ammirazione degli stra-
nieri, e fanno di voi il perpetuo argomento d'onore al paese.
Se, ciò che a Dio non piaccia, la patria fosse minacciata,
io richiederei dall'imperatore, come supremo iavore, l'onore
di combattere alla vostra testa, e di coronare di nuovo al-
loro le vostre aquile.
0al quartiere generale.
Il Maresciallo di Pr ancia, eamandanle in capo
V annata d'o$servasione e le divisioni militari dell'està
Pélissier, duca di Malakoff.
6 agosto. — Riuniùne a Zurigo dei plenipotenziari desti$èaii a ridurre
i preUmifiari di ViOafranca in trattato definitivo.
■— Arrivo a Bologna del colonnello Lionetto Cipriani, nuovo capo del
governo delle Romagne^ che assume nello stesso giorÌM il po-
tere.
— Giunge nel golfo della Spezia la flotta navale sarda di ritortw dal-
l'Adriatico.
7 agoslo. — Arrivo in Milano alle ore 6 pomeridiane di S. M. il
re Vittorio Emanuele //, con numeroso corteggio di cospicui
personaggi.
— Ebbero luogo quesfoggi in Firenze le elezioni dei deputati all'as-
semblea che deve esprimere i voti dei toscani,
— /( cavaliere Jocteau^ ministro sardo a Berna^ nominato secondo pfe*
nipotenziario di Sardegna alle conferenze di Zurigo.
Archivio^ eec» 75
INPIRUEZO presentato dal munlelplo milantase a
S4 n. Il re Vittorio Bmaniiele nell^atto ehe faeewa
Il solenne Ing^resso In Milano.
Milano, 7 agosto iU9.
Sìref
La congregazione municipale non è sola all'onore di ri-
cevere la Maestà Vostra sulla soglia di Milano , perchè il Con-
siglio communale della città interviene per rendere più so-
lenne l'omaggio al re nostro liberatore ; la rappresentanza
del commune suburbano , del quale calchiamo il suolo , è
pure presente per dichiarare i suoi devoti sentimenti*
Questa contrada, bersaglio' secolare di ogni straniera in-
vasione, vede adempiuto il più vivo de'suoi desiderii ora che
le è 'dato di riverire nel monarca un principe nostro , degno
rampollo di gloriosa stirpe italiana. Udite, 0 Sire, il grido
che a Voi eleva questo popolo, il quale, acclamando il re
che è patrono delle publicbe Ubertà, applaude al campione
dell'indipendenza nazionale.
I Vostri lombardi, come palladio di redenzione, serbarono
in cuore pel figlio la sudditanza che aveano consacrata al
magnanimo Vostro genitore, martire illustre d'una santa
causa,, sicché dieci anni di torture inaudite e di arti mali-
gne non valsero a soffocarne l'invincibile devozione. Questo
unanime grido che vi saluta, 0 Sire, i figli dei nostri figli
lo inalzeranno del pari intorno agli eredi del trono come
dfftlla virtù di Vittorio Emanuele IL
Chiamati alle fauste sorti, sin qui indarno ambite da altre
genti d'Italia, di obedireal mite Vostro scettro, e di formare una
sala famiglia Coi liberi cittadini del vostro antico dominio,
noi confidiamo, per la tutela della patria commune, nella saggia
e perdurante politica di che siete maestro. Ciie se il destino
ricondurrà i dì della prova, la M. V. con voce sicura potrà
ripetere agli amici come ai nemici d'Italia l'eroico detto di
nn prode suo antenato: < Tanti ho sudditi nlirettanti wl^
dati » — e unanime il popolo dello Stalo raanlerrà la *pa*
rola del re.
Il podestà.
LDIGl B&L«10JOS0.
Gli assessori, Alberto De Herra — Massimiliano Oe Leva
Francesco Margarita — Giov. Uboldi De Capei
Achille Rougier — Fabio Boretti — Alessandro Porro
Cesare Giulini Della Porta,
GcGL. Silva, segretario.
■^^o<::::?^;^^^,^;i»rr'veJLiì^^^?g>c>>^M
niMBf zzo dMln «MirneMbme MnmM^c^l 4
«rfft^ m S. M. Il M Wittorio CwaaMle U, appi
irata nairadunansa S agoata dal Canalfflla aam-
munale.
BrescU, 8 «gotto 1880.
Sirei
La congregazìaae munic^[iale di Brescia, nel mentre si
onora di pr^entarsi nuovaflaente a V. M«, è t^en lieta di
ricanfermare, in nome de'proprj concittadini, i vivi sentimenti
della più leale devozione. .
Aggregati ormai con indissolubili nodi al glorioso Vostro
regno, i bresciani esultanti vedono già inaugurata un'era
novella, -e da Voi protetti, e dalle provvida leggi Vostre as-
sicurala la futura loro prosperità.
. La gratitudine nostra per la generosa impresa del italiana
indipendenza, e l'amore per la M. V. è tanto vivo, quanto
Voi siete grande al cospetto d'Italia , che giustamente Vi ap-
plaude, magnanimo dwe, principe leale, padre vero de^ po-
poli.
Sirei
Degnatevi accogliere colla acclamata bontà , che Vi onora^
le espresse attestazioni, sebbene insufficienti a manifestare
appieno gllnterni moti de'riconoscenti nostri cuori; e vogliate
ritenere, e per sempre, i bresciani fra i più fedeli sudditi
Vostri/
{Seguono l9 /Irme)»
BWMRIZZO del munlclpto di Crema , « S. MI. Il re
WIttorio B«M«ele II. (')
Crema, 8 agosto iS59.
Siret
Sia lode all'Etemo ! Il magnanimo re dell'alta Italia, scossa
la polvere delle grandi battaglie, ove copriva sé, l'angusta
sua stirpe ed ì suoi prodi ^d'imperitura gloria, slede final-
mente in mezzo ai nuovi suoi figli, ed i nuovi suoi figli gu*
6tano rineflfabile gioja di contemplare benigno ed amoroso
quello sguardo che portava terrore e sconfitta alle falangi del-
roppressoré. Sire, la vostra mercè, il regno sabaudo cam-
peggia in Europa, come la stella del mattino neir uniforme
azzurro del firmamento. Sire, coirindipendenza di Lombardia,
voi avete rivendicato T onore d'Italia intera, ed ora, come
ne' bei tempi di Roma, è un vanto il poter dire: san citta-
dino d^Italia/
Cotanto gaudio del re e del popolo è bensì amareggiato
dal pensiero delle torture fra cui gemono ancóra gii strenui
figli della Venezia, pensiero molesto in ispecial modo a Crema,
da noi rappresentata, la quale colla Venezia ebbe per se-
n Qoest'indirfaoo steso U 7 agosto venne presentato a S. M., neiradienia deirs
cotrente.
897
coli comroune la sorte e la nazionale indipendenza; ma era
forse vietato dal destino, che Taomo potesse nuotare in
quella felicità che sarebbe stata il nostro retaggio, ove d'un
solo trattO' aveste potuto raggiungere la meta, che la vostra
grand'anima si era prefissa.
Sotto il vostro scettro però l'avvenire è per noi, e ciò basta.
Sire, degnatevi di accogliere le vive azioni di grazie , gli
omaggi ed i giuri di perpetua fedeltà di Grenìa^ come ao-
cogliaste gli altri delle maggiori sue sorelle.
INDIRIZZO della eltik e proirioela di Lodi, m S. M.
il re Ylitorie Bnanaele II. O
Lodi, 8 agosto I8C9.
Sire!
Dopo una serie di vittorie che coleranno di gloria im-
mortale il Vostro nome e quello del potente Vostro alleato.
Voi, primo soldato dell'indipendenza' italiana, siete venuto
ad annunciarci che la Lombardia è per sempre afifraneata dal
dominio straniero^ e che, congiunta cogli altri Vostri Stati,
avrebbe d'ora inanzi goduto con essi tutti i vantaggi di un
governo libero e nazionale.
Di questo avvenimento, da tanto tempo atteso ed affirettato
col più ardente desiderio, noi rendiamo, o Sire, i più vivi
ringraziamenti a Voi, al prode Vostro esercito ed a quello
della generosa nazione che volle dividere con noi la gloria
ed ì pericoli di questa lotta; ma nello stesso tempo non pos-
siamo dissimularvi il profondo dolore da noi provato all'udire
(*) A qaest* Indirino, fteso sin dal i6 luglio, si sottoscrissero migliaja di abitanti di
Lodi e delle più grosse borgate della provincia. La data dell*8 agosto segna il giorno
In cai esso Tenne presentato al re da apposita depvtaxione delia città di lx)dl.
808
che la pace ccmchiasa dal Vostro alleato lasciava in gran parte
insodisifatti i pia fervidi voti e le più nobili aspiraaiioni dei
nostri cuori.
'Una pace che non rende all'ItaUa tutto ciò ebe è sao, che
suggella con una naova sanzione il dominio straniero sovra una
parte nobilissima di questo suolo, che nidla statuendo sul-
l'avvenire d'altre contrade italiane che ebbero con noi cem-
mani i dolori, i saoriflcj e le sperante , ci lascia il desolante
timore di vedervi reintegrato il trionfo della fona sopn il
diritto, della pressione straniera e reazionaria sopra il libero
sviluppo delle franchigie nazionali, non è, o Sire, la pace
che Vi riprometteva il Vostro magnanimo cuore, quando sfi-
dava intrepido i pericoli delle battaglie, non è la pace che
doveva confortare il lutto di tante madri che piangono sulla
tomba dei figli caduti per la santa causa deirindipendenza,
non è la pace cui anelavano, come a supremo bisogno della vita,
quanti sono gli abitanti dì questa terra oppressa e conculcata.
Sire, tatto il vostro passato c'induce a credere che Voi
pure deplorate nel Vostro animo l'inelatlabile necessità che
Vi costrinse a dq^oiro b spada prima <K poter 4ire aUlta*
lia: e / Itici guai mio finiti, tu avrai tmpogtò fra le nazimii.
Nuove prove e nuovi cimenti saranno necessarii, o Sire ,
al trionfo della causa che Voi avete finora propugnata con
tanta generosità, e noi ci stringiamo pieni di fidoda intomo
al Vostro trono, persuasi che Voi saprete traociarct la via
che ci conduca entro breve termine al totale riscatto del no-
stro paese. Sorretti dal senno e dalla lealtà del vo^o go-
verno, noi sapremo mostrare airEuropa colla virtù dell'abne-
gazione, colla fermezza dei propositi e colla costante concor-
dia che l'Italia vuol essere e sarà, e che col solo sodisbct-
cimento di questo nobile desiderio lungamente matarato m
nostri cuori sarà possibile quella pace solida e duratura die
fu finora inutilmente cercata nelle artificiali combinazioni di
una politica fredda ed ^cistica.
Sire, quando sarà suonata l'ora della nuova battaglia, noi,
ne siamo certi. Vi troveremo ancóra alla testa delle nostre
file. Chi ha avuto la generosità d'iniziare questa gloriosa lotta
non vorrà certo rinunciare alla gioja di compierla còlla pro-
pria spada.
Ma intanto, o Sire, i tempi volgono gravi ; i pericoli non
sono rimossi , e il giorno della lotta non è forse lontano.
Deh! fate ch'essa non ci trovi impreparati. Non Vi arresti,
neirenergia delle misure che crederete opportune alla salvezza
della patria, la gravità dei sacriflcj che ci dovreste imporre.
Il paese medesimo reclama altamente che venga armata tutta
la gioventù come unico mezzo a far [conoscere all'Europa
che l'Italia sa e vuole governarsi da sé.
Comandateci dunque, o Sire, quanto dobbiamo fare per
affrettare l'ora tanto desiderata della nostra redenzione; dispo-
nete di noi, dei nostri figli e delle nostre sostanze; niun sacrifi-
cio ci parrà troppo grave, purché si ottenga il trionfo di
questa causa cosi giusta, eppure tanto combattuta.
8 agosto.— Il regio commissario sardo nelle Provincie parmensi^ Dto^
dato Panieri, rassegna i suoi poteri nelle mani deW avvocato
Manfredi^ eh' è nominato governatore provvisorio.
— Oggi i plenipotenziari di Francia, Austria e Sardegna , convenuti
a Zurigo^ tennero la loro prima ceduta.
PINE.
INDICE
DEI DOCUMENTI CONTENUTI IN QUEST' OPERA
PRBrAXXONC , Pag. 5
Genn^ !• Paiole dette da Napoleone in U primo giorno dell'anno 1859 all'ambasciatore au-
striaco barone di Hflbner » 9
(0. Discorso del re Vittorio Emanuele » \y\
15, Indirizzo di risposta della Camera dei deputati al discorso del re di Sardegna n u
Febb», 5, Dispaccio-circolare, indirizzato dal governo imperiale austriaco a tutte le Corti
germanicbe « h IS
7^ Discorso dell'imperatore Napoleone JII» all'apertura delie Camere legislative nel
giorno 7 febbrajo i8S9 n 15
12. Dispaccio-circolare, tndiritto dal goyemo prussiano a* suoi inviati presso le Corti
germaniche . . «^ 19
* 2B. Dispaccio spedito dal ministro degli esteri al conte Appony a Londra» e dato da
Vienna il 95 febbrajo 1859 » SI
MarzO,8. ^<^^^^<^<><^^^®^ ministero di buon governo In Hodena ....'.«..>• S9
.^, Articolo officiale del MoniìeuTt concernente Ip stato della questione italiana e le
Intenzioni dell'imperatore Napoleone lU ^ riguardo di essa *• 30
(Q, Dichiarazione del ministro degli esteri , barone de Schleinltz , alla Camera dei
deputati saU'attU^dine della Prussia di fh)nte alle esistenti complicazioni po-
litiche , » 38
(4, Nota-circolare, Indirizzata dal Consiglio federale svizzero a tutte le Potenze so-
scrittrici del trattati di Vienna del 181<(, riguardante l'attitudtaie che terrebbe
nel caso che scoppiasse la guerra. h S5
.., droolare colla quale il Consiglio federale ha communicato al governi cantonali
la Nota dichiarante la neutralità svizzera . » 37
19^ Articolo officiale del UoniUwr sul contegno della Germania nella atiuale vertenza
italiana *• ivi
17, Nota indirizzata dal ministro degli affari esteri di Sardegna, conte Cavour, al
marchese D'Azeglio, ambasciatore presso la Corte d'Inghilterra ....>« 41
— .Paragrafi del JInnortol é^p^O'maiiq^e nei quali evvi il tenore del principali trat-
tati e convenzioni conchiusi fhi l'Austria e gli Stati italiani, ecc. . . . >« 46
— .Trattato fra l'Austria e la Toscana, sotjoscritto a Vienna il 15 giugno 1815. » 47
— .TratUto d'alleanza offensiva e difensiva fra l'imperatore d'Austria e il duca di
Modena, conchiuso e sottoscritto a Vienna il 28 dicembre 1847 ...» 48
ÀrckiviQ eoe. 76
602
Marz.,17. ArUr4>lo publicato diìV Otservatore austriaco a Vienoa nel suo numero del 30
dicembre 1847 , Pag, 50
» 23. Copia d'ODa Nota del signor conte Baol-Schaaenstem al sig. Balabine, ministro
russo a Vienna, in risposta alia proposizione del congresso »• 55
* 25. Dispaccio del principe Gorlschakoir, ministro degli affari esteri ai signor di BaJa-
bine» ministro rosso a Vienna, in risposta alla Nota austriaca del 23 mano
diretta a quest'ultimo dal conte Buoi >• 56
> 26. Petizione alle graodi Potenze, fatta circolare per le firme a Firenze e Livorno. » 59
> 30. Risposta dell'Austria alla dichiarazione del Consiglio federale sulla neutralità
svizzera >• 60
• > 31. Copia d*una Nota del sig. conte Buoi Schauenstein a lord A. Loftus, ministro in-
glese a Vienna, intorno ai punti preliminari del congresso » 61
Apr.pHflUlndiriao dei soldati toscani ai loro conciltadiui «t 64
» 10. Articolo officiale del Moniteur circa le disposizioni della Francia verso la Ger-
mania » ivi
* 14. Risposta della Francia alla dichiarazione del Consiglio federale sulla neutralità
svizzera » 67
* 10* Risposta del governo sardo alla Nota del congresso federale dichiarante Tatlita-
dine presa da esso Consiglio nelle attuali congiunture *• 66
* 18* Risposu spedita sotto forma di dispaccio telegrafico dal ministro degli ttìktì ester-
ni del Piemonte al governo di S. M. britannica, il quale Invitava il governo
del re ad aderire al principio del disarmo generale ed alla sua effettuazione
immediata anche prima dell'aprimcnto del congresso » 70
> 19. Discorsi profferiti alle due Camere del parlamento da lord Halmesbury , e dal
signor Disraeli, concernenti lo stato delle negoziazioni relativamente airitallan 71
* """• Articolo officiale del Moniteur circa il congresso e le condizioni del disarmo ge-
nerale n 74
* — -Lettera del signor conte di Buol-Schauensteln al sig. conte di Cavour, in data
di Vienna 19 aprile 1859 n 76
» 21. Dispaccio dell'Agenzia Havas, confermalo dal Moniteur , che contiene 1 quattro
punti formulati dall'Inghilterra circa la regolazione del disarmo ed il con-
gresso M 78
t 23. Progetto di legge presentato dal conte Cavour, presidente del Consiglio dei mini-'
stri , alla Camera dei deputati , per la concessione dei poteri straordinarj al
governo del re durante la guerra » ivi
> 28. Risposta fatta dal conte Cavour zìVultimatum del conte Buoi ^ 79
* — . Proclama al toscani m so
* 27. Atto del governo provvisorio di Firenze. »• 81
> — • Circolare del conte Walewskl a tutti gli agenti diplomatici francesi all'estero «• 81
> — • Proclama del commissario straordinario sardo in Massa e Carrara ....•• 87
» —.Ordine dell'armata disi. M. l'Imperatore d'Austria . . , »• 88
> — . Proclama di S. M. il re di Sardegna alle truppe « ivi
» 28. Dispaccio dei gabinetto austrìaco, in data 38 aprile, a tutti gli inviali e Incari-
cati d'affari presso le Corti germaniche » 89
> — .Al miei popoli (proclama dell'Imperatore d'Austria) n ie
> — . Circolare del governo provvisorio di Toscana a tutte le autorità municipali , ci-
yi]i« militari ed ecclesiastiche dello Stato » 94
> — . Proclama del generale Giorgio Klapka, diramalo nelle file degli ungheresi al ser-
vizio dell'esercito austriaco , . » 96
» 29. Ordine all'armata del generale conte Gyulal » 98
603
Apr., 29. Proclama del r« Vitlorip Emanneie ai popoli d'IUlia Pag, 90
— '. Proclama del medesimo ai popoli del regno n iri
-^. Copia d'UB dispaccio del eoo te Walewski al marchese di Banneyille a Vienna » ioo
-^. Proclama del conte Gynlai alle popolazioni della Lombardia e della Venezia. »• 109
— . Proclama del medesimo ai popoli della Sardegna. • , . • m |04
— • Circolare del ministro imperiale degli aflàri estemi, conte di Bnol-Scbaaeiistatay
alle legazioni imperiali austriache . m ICS
Magg,9 1. Proclama di 8. A. R. la duchessa reggente Luisa Maria di Borbone . . • t* 119
— . Dichiarazione della Giunta proTTlsorla di Parma ftU
—.Protesta della Commissione di goremo contro la precedente dichiarazione* . h iyi
— . Protesta del granduca di Toscana n 415
2. Copia d'una lettera del marchese di Banneville al conte di Duol-Schauenstein *« 116
— . Copia d'una lettera diretta dal sig. barone di Hilbner al sig. conte di Walewski n ItÌ
-~* Avviso publicato dal municipio della città di Como nli7
— • Memorandum diramato dal governo provvisorio di Toscana ai membri del Corpo
diplomatico , , , • n ivi
3. Dichiarazione ietta dal conte Walewski, ministro degli affari esteri di Franetei
ai senato e al Corpo legislativo •• IS4
— . Nota colla quale il cardinale Antonelli noliacò ai membri del Corpo diplomatico
la neutralità pontificia . • . . » 1S9
-»• Proclama dell* imperatore Napoleone al popolo francese. ^ . > »• 130
— • Confronto fatto dal Courrier de ParU intorno ai proclami dell* imperatore d'Au-
stria e di Francia *• 139
"*• Alla Giunta provvisoria del governo di Parma m 437
— . Notificazione della Commistione governativa di Parma »• Ivi
-—•Proclama del podestà di Parma » 438
— • Proclama agli abitanti di Trieste e del litorale illirico • • • ^ • . • • m ivi
4. Dichiarazioa« della Commissione di governo creata da S. A. R. la duchessa reg-
gente di Parma. . » » 139
o. Proclama della reggente stessa *• ivi
— «Nota presentata dall'inviato (kancese al Consiglio federale svizzero» e partecipata
anche ai governi dei sio^li Cantoni • » ** 1^0
"^^ Communicazlone fatta dal barone di Schleinitz, ministro degli affari esterni di
Prussia, alla Camera dei deputati • » 141
8. Circolare della presideAza dell' I. R. governo centrale marittimo h 443
— • Notificazione dell' I. R. Governo militare della Lombardia . • t* 444
9. Notificazione del comandante il Qorpo dei dragoni in Modena n 145
10. Decreto che conferisce la reggenza all'imperatrice durante l'assenza di Napo-
leone 111 U6
— . Decreto riguardante il'principe Girolamo »« 147
li. Circolare della presidenza dell'I. R. governo centrale marittimo >« 148
— . Decreto del comandante la seconda armala, generale d'artiglieria di S. M« I. R. A.»* 149
12. Ordine del giorno di Napoleone Ili air esercito d'Italia « 150
— . Indirizzo dei genovesi a Napoleone lU . . . . »• 161
13. Ordine del giorno del principe Napoleone al V Corpo dell'armata d'Italia. . n 159
— .Protesta fatta dall'inviato prussiano sig. di Usedom nell'assemblea federale, re-
lativamente airulteriore trattamento della proposta dell'Annover del 13 mag-
gio, di collocare al Reno no esercito germanico x 153
— '' Proclama di neutralità della regina Vittoria « 156
15. Indirizzo degli esuli napoletani residenti a Torino ai loro compatrioti . . . » io9
m
Magg.18. Manifesto publicato in Massa e Carraia dal commfasarlo straordinario del go-
Ytmo Pag. m
> SK). Proclama del commissaij straordlnarj di Massa e Carrara al cessare delle loro
fonzionl goTernatlre • » le»
— • Ordinania pnblicata dai Consiglio federale sìinen » •• 164
SS. Dichiaraslone di neutralità della Danimarca durante la guerra tra la Francia eia
Sardegna da nn lato, e l'Austria dall'altro » IM
*"*• Proclama del generale Garibaldi^ . . • •• t67
— • Ordine del giorno di Vittorio Emanuele alle milizie toscane » i68
2(> Notiflcaxlone dellì. R. goremo militare della Lombardia , » 169
~* Proclama del regio commissario di 8. M. sarda alle popolationi di Lombardia n 170
2B. Dichiarazione pnblicata dal ministro degli aflkrl esterni di Napoli ....•• f7l
"^^ Proclama del comandante la n armata e gorematore generale del regno lom-
bardo-reneto n tri
— «Discorso di S. M. il re di Sassonia* Indirinato ai membri delle Gunoe In oc-
casione della solenne apenura della straordinaria Dieta del regno . . . r i7t
M. Proclama del regio commissario di S. M. sarda alle popolazioni di Varese . •• f7i
27. Circolare indirizzata dal principe Oortscbakoff, ministro degli affari esteri» agli
agenti diplomatici russi accreditati presso le Corti estere *• irl
— • Notificazione pnblicata dal gonfaloniere di Firenze •• 180
28. Proclama del municipio di Como >• isi
29. Proclama di S. E. li gorematore generale del regno lombardo-veneto . . f» 181
-*-. Proclama del governatore militare della Lombardia >• 183
30. Notificazione deU*I. R. governo militare della Lombardia «184
*~* Proclama publicato in Varese dal tenente-maresciallo Urbsn •» 185
---• Proclama alle truppe di 8. M. il re Vittorio Emanuele ..,«.... n C87
31 .proclama di S. M. Il re Vittorio Emanuele alle truppe *• 188
ulllg.) I. Indirizzo del municipio di Varese a S. M. il re Vittorio Emanuele . . . ■• 188
***• Indirizzo presentato dalla deputazione di Morbegno al commissario straordinario
di S. M. sarda •• 191
3. Circolare diramata dalla luogotenenza di Lombardia a tutti i capì d'oAcio dei
varj dicasteri, perchè venisse communicata ai singoìl Impiegati . . • . » I9S
«'• Indirizzo del municipio di Sondrio •• 198
• Proclama della congregazione municipaTe della regia città di Milano . . , •• 194
• Proclama della congregazione municipale della regia città di Milano ...» 195
^* Indirizzo diretto dal municipio di Milano a S. M. il re Vittorio Emanuele . *• 198
0- Indirizzo delU regia città di Milano a S. M. l'imperatore Napoleone m . . t» 197
• Indirizzo presentato al municipio di Milano dal commissario di 8. M. sarda. «• 198
• Indirizzo dei milanesi alle truppe alleale : • . » 199
• proclama del municipio di Varese » 900
""• Dichiarazione del Consiglio communale di Chiavenna » 901
— •Proclama del municipio di Tirano » 909
• ordine del giorno del tenente-generale UUoa all'armau toscana .....*• ìtì
• Clrcdlare del Consiglio federile svizzero ai consolati svizzeri In Italia, relaUvaai
^ reggimenti stranieri al servizio di principi italiani «•908
^•Indirizzo del municipio di Pisa al re Vittorio Emanuele '•908
' Ordine del giorno del tenente-generale comandante la IV divisione piemontese - 909
- Proclama del comandante le forze francesi in Roma » 910
• Discorso pronunciato da S. M. la regina d'Inghilterra airapcrlura delle nuove Ca-
mere ili
60S
6ÌUgn.,8. Opaline ^el glojDO di Napoleone III airesercUo dìlalia Pag. «i«
— • Proclama di S. M. rimperalore Napoleone HI ... • » SI13
— -Indirizzo della regia città di Milano a S. M. il re Vittorio Emanuele . . . >• SU
• Indirizzo del municipio di Bergamo •• lltt
* Proclama del municipio di Monza » 116
— * Circolare del regio commissario presso il generale Garibaldi a tutte le autorità
amministrative del luoghi che si pronunciarono per la causa nazionale • >• tl7
— 'Indirizzo delia congregazione provinciale di Bergamo al regio commissario straor-
dinario di S. M. sarda « 148
^^ Proclama di Vittorio Emanuele ai popoli di Lombardia » HO
"~* Proclama della reggente di Parma alla popolazioni dei Ducati n m
— • Proclama del regio commissario straordinario in Parma, cav. Draghi ... f* 111
""'Editto del municipio parmense » 113
— • Notlflcikzione del comandante le truppe austriache in Bologna >« Ili
— • Indirizzo della gioventù delle Due Sicilie ai soldati dell'esercito napolitano . » ivi
— -Istruzioni lasciate da 8. A. R. la duchessa reggente h 116
— •Decreto della duchessa reggente n 117
itK Proclama della Commissione governativa di Parma h 113
— • Deliberazione del Consiglio civico di Piacenza t* 128
— • Annuncio del sindaco di Piacenza sulla formazione della iommissione provviso-
ria di governo •• 119
— • Deliberazione del municipio di Livorno circa l'unione della Toscana al Piemonte » 130
— • Proclama del municipio di Livorno . . . # »• ***
"^ • Proclama del municipio di Como . • ** ^vi
ii* Avviso della congregazione municipale della regia città di Pavia ....>• 133
— «Indirizzo del municipio della regia città di Lodi a S. M. il re Vittorio Emanuele U •• 136
— • Indirizzo della deputazione inviata dal municipio parmense per presentare atre Vit-
' torlo Emanuele n il voto dell'unione di Parma al regno sardo ....•• 136
— «Proclama della Commissione provvisoria di governo del ducato di Piacenza reg-
gente in nome di 8. M. il re Vittorio Emanuele n . ft 137
— «Editto publicato dal duca di Modena nell'atto di abbandonare la propria capi-
tale »• IW
^^* Circolare indirizzata dal conte di Cavour a tutti 1 ministri e rappresentanti della
Sardegna all'estero n 140
— . Indirizzo della regia città di Varese a 8. M. il re Vittorio Emanuele II . • «• 141
— .Indirizzo della città di Varese a Napoleone III, imperatore dei francesi • • •• 143
--"•Indirizzo di omaggio della regia città di Bergamo a S. M. il re Vittorio Ema-
nuele II H 145
— .Indirizzo della regia città di Bergamo a S. M. Timperators Napoleone IH . . »* 146
"""• Proclama della Commisslon'e di governo provvisoria parmense » 147
— .Notificazione publlcata dal cardinale Legato agli abitanti di Bologna in occasione
della partenza del presidio austriaco da quella città » 148
-— . Proclama publicato dal municipio di Bologna dopo la partenza del cardinale Legato h ivi
— «Proclama della Giunto provvisoria di governo costituita in Bologna. ... t* 149
13. Indirizzo del municipio di Crema , , • .... h 160
— .Indirizzo della' congr^azione municipale di Cremaa 8. M. il re Vittorio Bmanoeie»* 151
^—.Proclama del generale Garibaldi ai bresciani n 161
— . Proclama della Giunto provvisoria della città di Ravenna . . . .^ . • .' »< 163
-—.Protesto del card. Milesi, Legato di Bologna » 166
— . Brani di una lettera indirizzato dal signor Carlo Matteucci a lord Cowley. amba-
sciatore inglese a Torino »♦ 156
006
Giug.,14.
IB.
Mflà circa.
> 16.
Mieta circa.
*7.
18.
19.
20
Circolare del conte G^ivour ai rappreseDtanti del goveroo del re presso le Gorti
estere Pég, S«l
Ordine del giorno diretto dal generale Garibaldi alle troppe » 96«
Indirizzo del municipio di Cremona a S. M. il re Vittorio Emanuele II . . •• S67
Proclama del municipio cremonése • n S6S
Indirizzo del municipio cremonese a S. M. Timperatore Napoleone DI . . . » 169
NotiQcazione della Giunta provvisoria di Bologna a quella di Perugia . • • h tri
Proclama del governo provvisorio, indirizzato agli abitanti di Perugia . • • •• t70
Proclama del municipio d*ImoIa «i 171
Ordlnc'Jdel giorno del generale Gof od» comandante le truppe francesi in Bona »■ 171
Risposta del ministro degli altari issteri di Sassonia alla circolare del principe
GortscbakoflT *..•>• 173
Indirizzo della congregazione municipale della regia città di Pavia ...••• 179
IndirizzQ del municipio di Brescia al re Vittorio Emanuele n ist
Decreto del commissario provvisorio di S. M. il re di Sardegna, con cui sono po-
sti sotto sequestro i beni dell'ex 4uca di Modena n ìtì
Decreto del conunissario provvisorio di S. M. il re di Sardegna . . • • n i8t
Proclama publicato dalla congregazione municipale di Venezia . ....•• 98S
Notiflcazlone delPI. R. luogotenenza delle Provincie venete >• 984
Nota ai ministri delie Corti estere accreditati pressò la S. Sede, circa a^U arre-
nimenti che succedettero in alcune città degli Stati pontifici al principio della
guerra* n985
Decreto intimato dalla luogotenenza provinciale del Tirolo al municipio di Trento >• 987
Circolare del conte Cavour alle legazioni sarde prèsso lo Corti estere . . • » 288
Dispaccio del conte di Cavour al marchese D'Azeglio, ambasciatore Sardo a Londra» 999
Avviso publicato dalla congregazione municipale di Brescia n 994
Indirizzo della deputazione della città di Casalmaggiore aS. E. il governatore della
Lombardia » 99S
Proclama della conunissione governativa di Parma » 996
Proclama del governatore degli Stati parmensi in nome di S. M. il re Vittorio
Emanuele ««998
Proclama del regio commissario provvisorio di Modena n 999
Deliberazione della communi tà civica di Siena, esprimente il voto per l'annessioiie
della Toscana al Piemonte >• 300
Ordine del giorno dell'imperatore Francesco Giuseppe I nell'assumere il comaDdo
delle sue truppe , ... » 901
Notiflcazione del comandante di piazza in Venezia » 903
Ordine del giorno all'armata toscana « ivi
Lettera enciclica di S. S. papa Pio IX a tutti i patriarchi, prinutti, arcivescovi, ve-
scovi, ecc *.•... n S04
Proclama del regio governatore de'ducati di Modena e Reggio n 906
Circolare diramata dal ministro dell'interno di Toscana ai prefetti e sotto prefetti
relativamente al movimento di unione al Piemonte manifestatosi in paese » 907 *
Proclama .ii popoli di Lombardia del governatore VigUani ....»..» 909
Protesta della duchessa reggente di Parma, datata da San Gallo (Svizzera) ,. ove
si è ritirata S. A. reale dopo di avere abbandonato i suoi Stali ...» 3(1
Allocuzione di S. S. Papa Pio IX tenuta nel concistoro secreto il 90'giugno 1859 »< 331
Circolare del ministro degli affari esteri di Francia agli agenti diplomatici francesi
all'estero, relativa all'opinione del governo imperiale suH'attitudine e la poli-
tica della Germania » 316
L
607
6ÌUg.>21» proclama del comandante militare deUa città di Perugia Pag. asi
» — • Notiflcazione dei comandante militare della città di Perugia »• 3Sa
* — • Articolo del giornale officiale di Roma con cui ai notifica ii falM> di Perugia » ivi
> — •Ordine del giorno del comandante la i.* divisione militare pontificia . . • » 323
> 22. Dispaccio indirizzato da lord John Rusaeil , miniatro degli aflbrl esteri d'Ingbil-
terra, a lord filoomfield, ambasciatore inglese presso la Corte di Berlino n 324
> — • Dispaccio dei conte di Recbberg, ministro austriaco degli affari esteri» al barone
di Keller, ambasciatore d'Austria a Berlino n 328
' — • Circolare indirizzata dal governatore Viglianl ai vescovi della Lombardia . . » 334
' — -Proclama delia Giunta provvisoria a Ferrara h 337
» 24. Proclama della Giunta centrale provvisoria ai popoli delle Provincie e città unite
di Bologna . . , • h 338
* — •Articolo officiale del ManUiur^ circa la dittatura offerta dalle città italiane al re
Vittorio Emanuele "339
* 24. Dispaccio del conte di Sohleinltz, ministro prussiano degli affari esteri, agli am-
basciatori di Prussia presso le Corti d'Inghilterra e Russia ...... 841
* * Dispaccio del barone di Schleiniti, ministro degli affari esteri di Prussia, alle le-
galloni prussiane presso le Corti germaniche ■« 345
' 25. Ordine dei giorno dell'imperatore Napoleone n 340
* 'Ordine dei giorno di S. M. il re Vittorio Emanuele n 35i
* OA* ^'^^^■^ ^^^A Giunta provvisoria di governo per la provincia di Forlì . . » 362
» 2o. Prodama della Giunta provvisoria di governo pel distretto di Cesena . . • h 353
^ ^'Proclama della GiunU provvisoria di governo della città d'Imola . ...» 354
' 27. Lettera confldensiale indiriiEata dal ministro degli affari esteri di Prussia all'am-
basciatore a Londra contemporaneamente alla circolare del 24 giugno . . m 355
aUim. <i.m. iQdiriziQ ^i^ romagnoli a 8. M. il re Vittorio Emanuele U 357
* — • Indirino del romagnoli a 8. M. llmperatore Napoleone m *« ivi
» 28. Lettera del eonta Cavour in risposta all'indlrisso deUa deputazione bolognese h 358
> "^^ Indirifl») della r^ia città di Casalmaggiore a 8. M. il re Vittorio Emanuele II >• 369
* — • Indirizzo della regia città di Casalmaggiore a 8. M. l'Imperatore Napoleone III. >• 360
> — • Notificazione del generale comandante il corpo pontificio di operazione in Ancona » 861
* "*• Protesta del napolitani a Cario Filangieri, duca di Taormina, presidente del Con-
siglio del ministri n 364
> ~~« Dispaccio di lord John Russell, ministro inglese degli affari esteri, a Sir James
Hudson ministro d'Inghilterra a Torino n 366
nUm. li. m. Proclama del tmenle-mareaciallo Urhan oomandanle delia città e forleaza di
Verona « 367
LUgUf 2 . Proclama del comandante superiore provvisorio delia guardia nasionaie di Milano h 368
' 3. Avviso della commissione d^airnolamento dei volontari per la spedinone delle
Romagna » >» 370
8 4. Proclama della Giunta centrale provvisoria dei governo di Bologna • . . h 37i
> 5. Indirino dei ticinesi dimoranti a Torino al conte di Cavour n 372
* — .Indirizzo dei ticinesi dimoranti a Torino a S. M. il re di Sardegna. . . . h 373
t — .Proclama della Giunta centrale provvisoria del governo di Bologna . . . •« 374
> 6. Circolare dell'lnlcndente della provincia di Bologna ai rr. partochi. . . « h 375
> 7. Discorso tenuto dal regio commissario straordinario Boncompagni nella adunanza
Inaugurale della Consulta di governo delia Toscana »• 377
» — . Discorso letto, in nome del ministero, dal ministro degli aflàri ecclesiastici, nel-
l'adunanza Inaugurale della Consulta di governo delia Toscana ...» 380
> — . Dispaccio di lord John Russell indirizzato a lord BloomQeld ministro d'Inghilterra
alla Corte di Berlino « 386
606
Lugl., 8. GoATenzione d'armistisio oonchinso a VUlaCraaca, i'8 lagUo 1859 . . . Pag. 391
9. Decreto del regio goreraatore delle prorlncie modenesi . « m 394
— . Dispaccio telegrafico del coote Oafoiur al fiommimiario Boneompagni . • . *• 995
10. Ordine dei giorno di S. M. Tlmiieratoie Napoleone III . . • •• 396
11. Proclama della Giunta centrale proTvieoria di governo •..,....>• irì
— . Proclaina dell'intendente della pnnrioela di Bologna . . « •• 397
— . Proclama pnblicato dal cav. Massimo D'Aieglio, regio commissario straordinario
per le Romagne •• 398
— . Atto dei preliminari di pace conehinsi a VIUafranca » 400
12. Dispaccio di S. M. l'imperatore Napoleone Ili a 8. M.Timperatriee . . . »• 401
— . Proclama di 8. M. rimperalore Napoleone lU al soldati. » 402
— .Proclama di 8. M. il re YUtorio Emanuele alle tmppe .......«>• 403
~.. Ordine del giorno indlriaato dall'Imperatore Fnneesco Giuseppe I all'armau •• 404
— . Nota indirlssaia dal governo pontificio ai rappresentanti delle Potense estere « |yj
13. Proclama di 8. M. U re Vittorio Bmannele II >• 407
— . Indirino del mnnletpio di Milano a 8. M. 11 re Vittorio Bmannele n . . . »• 408
— -. Indirino dei genovesi a 8. M. il re Vittorio Kmannele H ■• Ivi
— . Proclama ai toscani del commissario straordinario del re Vittorio Bmannele Il« ito
14. Dicliiarazlone della Consulta di governo toscana ; . •• ili
— « Proclama del gonfaloniere di Pirense . •• 419
— . Proclama del governatore di Uvomo » Iti
— . Proclama della Giunta provvisoria di governo nelle Romagne ■• 411
15. IndirisEO dei popoli della Veneiia al conte di Oavovr •• 41<
Mita dfM. IndiriBK) presentato da una depataiftone di veneti agli ambasciatori d'ingliUierray
di Russia e di Prussia residenti in Torhio » 418
— .Protesta degli emigrati veneti ai popoli ed ai governi d'Boropa •••.•• 493
— . Indirino del municipio di Milano a 8. M. T imperatore Napoleone ID • • • ■• 494
-*, Indirino del municipio di Parma a 8. H. il re Vittorio Emanuele II ...n 415
-». Risposta del governatore di Parma conte Diodato Pallieri aliHndlrino del muni-
cipio parmense presentato al re Vittorio Emanuele n 495
— . Circolare diretta ai prefetti dal ministro dell'interno di Toscana .... n 498
—*. Decreto del regio governo di Toscana con cui viene attlvaU la legge elettorale
del S maggio 1848 . m ivi
, Deliberaiiotte del municipio di Lucca per Tannesslone immediata della Toscana
agli Stoti di re Vittorio Emanuele ....*• 430
..^Proclama del commissario straordinario delle Romagne •...•.. m 411
_ ^ Decreto del commissario straordinario delle Romagna » 4)9
.^'Lettera autografa di Pio IX ai cardinale Patrisi, vicario generale di 8. 8. . •• 433
' Manifesto dell'imperator d'Austria a*suol popoli «431
Iq[ Indirino degli emigrati veneti ai milanesi . . *> 438
* Indirino delle donne modenesi al dittatore Farini » 440
] Ordine del giorno del principe reggente di Prussia all'esercito prussiano . *« 441
^ Discorso di lord Derby • • . • « n ifi
(7^ Indirino presentato dal municipio di Como a S. M. il re Vittorio Emanuele n >• 444
.^^ Indirino della città di Reggio al re Vittorio Emanuele * presentatogli col meno
dell'intendente generale cav. Campi .....•..•• 447
..., Dichiaraxione formulata dal democratici di tutte le parti della Germania, riuni>
tisi in Eisenach' » 446
ig. Istania diretta al podestà di Rovereto, circa l'annessione del Tirolo alla confsde-
railone italiana n 449
eoo
Lugl.919. Ordine del giorno del generale Garibaldi «^ • • Pa^. i&i
) — .Lettera indirizzata dal car. Boncompagoi al giornale il Morning- Post fin risposta
ad un discorso di lord Norma nby, membro della Camera dei lordi. . . n 453
— . Decreto del commissariato straordinario per le Romagne » i55
— .Avviso dell'I. R. direzione di polizia in Venezia • . ., . » 456
—^.Articolo della gazzetta prutsiana intorno ai preliminari della pace di ViUarraaca» 457
20. Deliberazione del municipio di Firenze per l'annessione della Toscana al regno
italico, sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II » 461
— . Nota inviata alle Corti di Francia e d'Austria dalla I. R. legazione toscana presso
la S. Sede , ...» 462
— . Discorsi indirizzati all'imperatore Napoleone dai grandi Corpi dello Stato . » 466
— • Discorso di Napoleone HI in risposta ai grandi Corpi dello Stato » 468
21 . Rapporto dell'agenzia generale Svizzera in Napoli al proprio governo sulla som-
mossa militare dei 7 ed 8 luglio •. n 470
22. Nota circolare del ministro degli affari esteri di Berlino ai rappresentanti della
Prussia presso le Corti germaniche » 473
— .Decreto del governatore di JUodena « » 474
— .Proclama del comitato bolognese per la sottoscrizione al voto popolare . . >• 475
— . Proclama indirizzato ai popoli della provincia di Ferrara dal regio commissario
straordinario , » 47G
— .Proclama del governo all'esercito toscano . h 477
— . Risposta dell'imperatore Napoleone alle congratulazioni indirizzategli dal Corpo
diplomatico, per l'organo del suo prefidoiite, il nunzio apostolico ... « 478
23 . Deliberazione adottata airunanimltà dal ihunicipio tridentino nella sessione del
23 luglio i859, di chiedere di nuovo la separazione dei Trentino dal Tirolo,
e la sua annessione alla Venezia » 479
— . Proclama del generale Garibaldi . . ....,« 4S0
— •Relazione dei ministro dell'interno della Toscana al commissario straordinario in-
torno alle deliberazioni dei municipii per ranncssiooc della Toscana agli Stati
sabaudi . . . • . m ^ »« ivi
*""• Rapporto del vice-ammiraglio Romain-Deslossés , conrandiante in capo la squadra
. del Mediterraneo a S. E. il XQinistro della marina, sulle operazioni della flotta
alleata durante la guena d'Italia ,..........*..» 483
— • Dispaccio del barone di Schleinitz, ministro degli affari esteri di Prussia, al ba-
rone di Werther, ambasciatore prussiano a Vienna » 400
2&. Proclama della Giunta provvisoria di Ravenna •....,,.. r . •• i05
— . Proclama del regio commissario siraordinario della provincia di Rayenna . • » 496
25. Indirizzò dei milanesi alllarquita d'Italia ................ 408
— .Ordine del giorno indirizzato dal tenente- generale G. Ulloa all'armata toscana h 499
— .Circolare dei ministro dell'Interno al governatori ed. agl'intendenti. generali deli«
Provincie del regno •..•....••• »* 502
26. Indiilzzò inviato' dal modenesi ai parmigiani per 1» dimostrazioni di fratellanza
ricevute a Parma il 24 lùglio i859 . . . »....» 501
— .'.Proclama agir abitanti della dtìà 0 provincia di ^Ufistalla , , >« 5O6
27. Dispaccio del ministrò austriaco degli affari esteri all'inviato ausdriaco presso la
confederazione J^Vizzera .,/..•..., « 507
— .Risposta del municipio di Arco a quello di Trento o^ca la deiiberacipne 23 loglio
del Consiglio communàle tridentino • .,...»« ivi
— .Programma per le elezioni municipali, proppsto dal qonsylglio dlrettoro dei comi-
tato elettorale di Parma, approvato in adunanza generale ad.otaniiuità di voti» 508
ÀrehUHOt 9cc. 77
Lllgl.,27. Proclama diretto dal commendatore l'arinì al popoli delle prortocie nodeDesi Pag, sii
» 28. Proclama con cui li commissario straordinario per le Romagne dichiara di ces-
sare dalle proprie fanslonl m 513
* — • Proclama al popoli della provincia di Ferrara » Sii
* *-"• Discorso del governatore Farini ai modenesi «SIS
» — • Proclama del dittatore Farini >• 516
> -^. Nòta pnbllcata daila gazzétta pruatana Mrelatiramente alle negoziazioni fra i go-
verni di Vienna e di Berlino durante la guerra dltalia »« 518
Dispaccio del ministro degli affari esteri di Prussia, ali*ambasclatore prussiano
presso la Corte austriaca, In data U giugno* •• 5IS
Dispaccio del ministro degli aflari esteri di Prussia, all' ambasciatore prussiano
presso la Corte austriaca. In data 5 luglio n 9St
> — . Camera dei Communi dlnghttterra » 5S6
* — • Lettera indiricrata ai Times dal secretarlo di lord John Russell, ministro inglese
degli affari esteri . * » 550
> 29. Kota del Monitore toetano . . - . . n S5i
> "— • Indirizzo del popolo siciliano ai consiglieri municipali convocati dal re . . »• ivi
* *-~- Articolo del Journal de SaintPetenbourg^ circa la mediazione attribuita' alla
Russia anteriormente alla pace di ViIIafranca x 553
* 30. Lettera del generale Giuseppe Gadbaldi, In risposta alla congratulazione (Jei de-
mocratici spagnuoii •* 551
* — •Indirizzo del romani ai soldati francesi, In occasione del servizio funebre cele-
brato a 'Roma nella chiesa di S. Luigi •* 555
UUim, d.m. Protesta dei piacentini » 55C
AgOS., 1. Risposta del municipio di Riva a quello di Trento intorno alla deliberazione 23
luglio del Consiglio communale tridentino h 5fi3
* — • Appello agl'italiani fatto circolare nelle provincle venete *• 565
' **• Messaggio con cui II commendatore Bonoompagnl annunzia al membri della Con-
sulta toscana la cessazione delle sue funzioni di regio commissario straordina*
rio e la trasmissione dei poteri nel Consiglio del ministri t 9H
* **• Lettera del pro-commlssario per le Romagne, conte Fallcon, al Consiglio dì go-
verno, con cui trasmette a quest'ultimo H potere esecutivo ..«..•• 558
* — • Indirizzo del Consiglio municipale della città di Parigi a S. M . l'Imperatore Napo-
leone m , . «t 559
* 2. Indirizzo della congregazione municipale di Milano all'onorevole municipio di Torino •• 570
* — • Proclama con cui li regio commissario straordinario di Toscana anntmcia la ces-
sazione del proprio potere - «571
* — -Proclama della commissione di governo per le Romagne, conieguen temente al
ritiro del regio commissario straordinario >• S7i
* — • Proclama della Giunta provvisoria dimola • >• 576
» — • Proclama del ministero toscano •• 576
* 4. Circolare di monsignor Matteucd. direttore di polizia in Roma, alle presidenze
regionarie sol rilorao del volontar] . «.678
* S. Cote della Veaeiia — Indirizzo della congregazione centrale veneta all'imperatote
d'Austria , ,.579
All'taiclitoeongregaslone centrale (Progetto dnndirlzio a s. M.in dau %r maggio>* S66
> —• Decreto del dltutore di Modena - 589
» & Predami del governatore delle Romagna n ifi
» — . IndlriBO di rispoeta del municipio 41 Torino all'onorevole congregazione munici-
pale «I «ihoio n m
611
AgOSM 6* Ordine generale, diMtto all'armtu francese d'osservazione sul Beno, dal coman-
dante in capo, il maresciallo Pelissier, dnca di Malakoff ..... Pag, 99%
» 7. indirizzo presentato dal municipio milanese a S. U . il re Vittorio Emanuele nel-
Tatto che faceva il solenne ingresso a Milano m 594 '
» 8. Indirizzo d^lla congregazione municipale di Brescia a S. M. il re Vittorio Ema-
nuele II, approvato nelVadunanza 8 agosto dal Consiglio communale . . n 595
* — «Indirizzo del municipio di Crema, a S. II. il re Vittorio Emanuele II . . . *^ IJ96
« — • Indirizzo della città e provincia di Lodi, a S. U. il re Vittorio Emanuele II. n 597
FATTI PRINCIPALI DELLA GUERRA.
^^SS* 4! Combattimento a Fra5jin£(to n 138
13. Punta su Bobhlo • »• 153
19. Sgombro degli austriaci da Vereelli >« 163
,"20. Combattimento di Mont$bello e Coiteggio » 164
21. Combattimento di Yercém . . • .* «*.•»• i66
23. Garibaldi in Lombardia «,4 » i69
26. Gombattimenio di Yarete e Malnate *i*i73
27. Combattimento di jS. F«rmo. • . • *. n tsi
28. Bombardamento di Canobbio n 183
30. Attacco di PaUitro. — Combattimento a. Vinz<igliOf CasaUno e Confienza . m 186
31. Combattimento di PaId3<ro -....>• i87
6ÌagD.,l. Combattimento di Novara n 191
3. Passaggio del Ticino. — Turbigo e Bobecchetto >• i92
4. Battaglia óì Magenta ••198
K. Evacuazione di Milano »«...* . * » 194
8. Arrivo in Milano di'Napoleona m, e di Vittorio Emanuele n ti%
— . Combattimento di JCek^ano. •— Sgombro di £ar«fU) » ^ig
10. Sgombro degli austriaci da Piacenza • • • • . . • n Slt6
11. Sgombro degli austrìaci da Bologna • >• S40
18. Combattimento di 3y« PonM, presso JtejBMte » 171
20. Presa di Perugia •- 809
24. Battaglia di 5oI/srliio e San JfaHino •• t'9
Lugl., 6. Scontri allo S(«Iv(o. ' '•177
» 11. Abboccamento a Villafhmca delie LL. ÌOL Timperatore dei francesi e l'imperatore
d'Austria . .' " ^
Pag.
ERRATA
CORRIGE. ^
SS
linea
n
da
ad.
69
n
24
autorizzare
autorizzarflii.
71
t*
1
che ò ancora
cbe non è ancóra
81
n
43
1858
1859.
88
M
25
disdegDosameoeie
dUdegnosamenté.
2S1
M
8
8 giugno
9 giugno.
%%t
n
32
8 giugno
9 giugno.
J38'
n
6
essendo
essendosi.
3S8
H
6
ai quale
alla quale.
344
M penuUi
. conflagraniose
conflagrazione.
373
n
14
5 giugno
6 luglio.
w^
^^J
0 0 1948