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Full text of "Atti."

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THE GIFT OF 

FRANCIS SKINNER 

OF DEDHAM 
IN MEMORY OF 

FRANCIS SKINNER 

(H. C. 1869) 
Receivtd CTvJ W^ I S^ Ai' 



TRANSFERRED 



TO 



HARVARD COLLEGE 
LIBRARY 



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DF LAVORI ACCADEMICI 

DEL REALE ISTITUTO D' INCORAGGIAMENTO 
ILIB SCIENZE SATURILI ECONOIIGHE E TSCN0L06IGHE 

NELL' ANNO 186S 
E CENNI BIOGRAFICI 

I 

DISSOCI GIOVANNI SEHHOU E FRANCESCO BBIGANTI 

RELAZIONE E RICORDI 

LETTI NELLA PRIMA ADUNANZA PUBBLICA DEL MESE DI GENNAIO 18«6 

DAL SE6BETABI0 PERPETUO 

COIIM» FBAISCESCO DiX filODICB 



NAPOLI 

TVOGBAPIA list B. ALBSBGO DB* POTBBt 

1866 



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IGHOni 



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hvBi lietissimo per V adempimento delF ufficio che mi viene da- 
gli Statuti accademici, di riferire cioè annualmente intomo a' lavo- 
ri deir Istituto , se potessi farlo in modo da corrispondere degna- 
mente air altezza dell' argomento ; pure mi conforta la cortesia vo- 
stra ed il mio buon volere. IVè solamente per ciò debbo richieder- 
la , che pure altro peso preme i miei omeri mal fermi , dovendo 
eziandio adempiere air altro onorevolissimo, ma penoso mandato, qua- 
le è quello di dettare i cenni biografici di coloro fìra i nostri colle- 
ghi che avendo continuato il decoro di questa Accademia ccm le loro 
opere , oggi , per V ineluttabile destino degli uomini , non sono pivi 
fra noi. Lo sgomento non mi aiuterebbe ; e però fo voti perchè 
r affollo che mi liga a quelle care memorie voglia rendenni più a- 
gevole la via che debbo necessariamente percorrere. 

I. 

Anche il passalo anno , o Signori , è sialo fecondo di occupa- 
zioni al nostro Corpo Accademico, provvenienti dall' applicazione del- 
l' articolo 31 de' suoi Statuti; il quale, come sapete, dice, che 
chiunque faccia utiU scoperte o perfezionamenti nelle arti meccani- 



- 4 - 

che e chimiche e Deii"^ agricoltura , o introduca nel Regno nuove 
maniere d' industria , o effettui considerabili sauificazioni di terreni, 
può presentarsi all' Istituto ad ottenere in premio de' propri studi 
una menzione onorevole, o una medaglia accademica. Hon v' ha chi non 
vede il doppio vantaggio di tale provvedimento ; imperciocché ol- 
tre air avere un giudizio intorno a studi soventi volte astrusi e dif- 
ficili , i quali merce la discussione ed il concorso di molti eletti 
ingegni valgono a porli più stabilmente su la diritta via , il premio 
accademico giova altresì perchè il pubblico immediatamente faces- 
se il debito conto di quegli studi , richiamandoli dalle discussioni 
dell' aula accademica in campo più vasto , e di maggior profitto a-» 
gli autori ed innovatori di novelli apparecchi e processi; i quali non 
attendono altro , alcune volle , che di esser noti per discendere im- 
mediatamente nella pratica con universale certissimo vantaggio. Ora 
ecco in breve quanto l' Istituto ha operato a tal proposito^ 

L' acciaio , come è risaputo , oggi è il principal fattore del pro- 
gresso industriale , e della potenza delle nazioni ; laonde buon vi- 
so fece r Istituto agli studi pratici del sig. Gennaro Diascolo , il 
quale ha saputo nelle sue officine in Napoli produrre V acciaio ce- 
menlato affinalo e fuso. E s\ che vale la pena di esser perseve- 
rante in tali ricerche ^ specialmente per chi vive in Italia , e ne 
ama la fama ed i futuri destini. L' acciaio che ò adoperato dal 
fabbricare il più terribile strumento di guerra de' giorni nostri , 
da' proietti , dalle difese delle navi mercè le così delle coro^^e , 
da' potenti organi delle maraviglibse macchine a vapore , a' genti- 
li islrumcnli per i bisogni i piaceri e il lusso della vita ; T ac- 
ciaio decsi certamente avere in conto- di una delle principali ma- 
terie con la quale si delinea la fisonomia del secolo in cui vi- 
viamo. I lavori fatti pubblicare dal Ministero della Marina , da 
quelb di Agricoltura Industria e Commercio , gli altri dal chiara 



— 5 — 

iflgcgnere Gabella , i quali fan giudicare come enormi ostacoli si 
frappongono per farci giungere alle soluzioni del difficile problera», 
non son valuti ad arrestare il Mascolo nelle sue ricerche. Si rin- 
sellino i monti , si squarci la terra italiana per cavarne i combu'- 
stìbili necessari ^ si allarghino le miniere , ed i fatti degli sforzi 
personali acquisteranno un' importanza nazionale : ciò è vero; ma non 
è men certo che que' fatti faran trovare la via spianata. L' Istituto 
esaminò tre qualità di acciaio del Mascolo in seguito di ulteriori 
sludi dei soci d'Agostino, Giordano, Corsi e IVovi, che seguirono quel- 
li deir anno antecedente; ed ebbe a rimaner lietissimo essendo as- 
sicuralo che i mentovali acciai erano adoperati negli stabilimenti mi- 
Htari di Castel IVuovo in questa Citta, in quelli di Lancusi, e nel- 
le fabbriche private di IVapoli e di Campobasso. Laonde incoraggiò 
il signor Mascolo nel difficile cammino , e come attestato di aggra- 
dimento non dubitò conferirgli una medaglia di argento. E qui gio- 
va soggiungere che mal non si appose FAccademia quando così fa- 
vorevolmente accolse i lavori del Mascolo, se un tal giudizio ad al- 
tre pniove si volesse sottoporre. E di vero vogliam dire che i det- 
ti acciai air ultima esposizione universale di Dublino ( si noti sul 
suolo inglese) ottennero onorevole menzione* 

Chi si fa a studiare con attenzione nella storia delle scoperte 
ed invenzioni umane, e ne fa il confronto con lo stato in che og- 
gi si trovano , molte volte avrebbe a convincersi che non pochi 
strumenti importantissimi nelle scienze e nelle arti si adopera- 
no con quelle stesse imperfezioni onde la prima volta uscirono dal- 
le mani degl' inventori. Vuoi che ciò sia fòrza di abitudine, o man^ 
canza di riflessione , a cieco ossequio all' antichità , i fatti esisto- 
no, e non vale porli in dubbio. E di vero la bussola , queff istru- 
mento indispensabile a valicare i mari , ed al quale tanto deve la 
civiltà presente, oggi si trova a non esser sufficiente per tutti i bi- 



— 6 — 

sogni , come non fu quando fu messa innanzi da quel Genio a- 
nialfilanO) di cui tanto siamo giustamente superbi. Or ecco, dopo 
tanto indugiare, chiamato V Istituto ad esaminare una bussola perfe- 
zionata dal prof. Leopoldo di Majo, e fatta fabbricare dal distin- 
tissimo meccanico Saverio Garrulo, ad uso del nostro Istituto tec- 
nico j e dopo che quel Preside n* ebbe riconosciuto i vantaggi fatti 
a lui noti in astratto dall' autore. Esso ha dato air istrumento il no- 
me di nuovo Compasso marino, da servire ai diversi usi nautici, 
e specialmente per ottenere la deviazione magnetica a bordo de' le- 
gni corazzati. Tale ista'umento è, come dicono , un compasso a 
liquido, sul sistema Santi, modificato e adatto per parecchie ag- 
giunzioni a molli usi , cui per sé sarebbe inetto. La punta su 
cui è bilicato V ago congiunto alla rosa dei venti , invece di sor- 
gere direttamente dal fondo della scatola di rame, come nelle bus- 
sole comuni , è impiantata acconciamente nel punto infimo di un va- 
so cilindrico di cristallo, con fondo a calotta sferica: questo vaso 
s' introduce in altro simile più grande; e fra entrambi v' è della gli- 
cerina su la quale il vaso intero galleggia. L' uno è all' altro unito 
mobilmente per mezzo di diaframmi , e perni circondati da spire e- 
lastiche; ed il maggiore con intorno un cilindro di rame vien so- 
speso alla cardanica, come vedesi per ogni altro compasso di rolla. 
A tutto ciò, che costituisce in fondo la bussola del Santi , per 
avere un compasso generale, il di Majo ha aggiunto un cerchio 
mobile concentrico alla rosa, avente da un lato un traguardo ob- 
biettivo con ispecchietto per riflettere le immagini degli aslri, e dal 
lato opposto un traguardo oculare con prisma di cristallo, per la 
lettura degli archi della rosa ; dippih , a rendere l' istrumento bus- 
sola di confronto degli azimut della rosa, e di allri indipendenti 
dair ago magnetico , sul lembo dei diaframma superiore v' è una 
graduazione argentata con due nonii ; e per dare maggior precisione 



— 7 — 

alle osservazioni è soUoposto al cerchio mobile do cannocchiale gi- 
revole intorno un asse orizzontale, e però in nn piano verticale pas- 
sante per i due traguardi. 

IVon insisteremo più intomo ai particolari di siffatto istrumen- 
tO) potendosi essi leggere negli Atti : ciò che vogliamo soggiungere 
son le parole con le quali i soci Padula, Zanncrtti e Giordano con- 
chiusero il loro rapporto all'Istituto. « IVon si può, essi dissero, 
}) non riconoscere nel!' istrumento un vero progresso per ciò che 
» concerne la soluzione de* difficili problemi nautici, mc^àante l'ago 
» calamitalo. A noi per verità non sembra che le diflicollà svanis- 
» sero : sarebbe grave errore persuadersene , e forse anche sperar- 
» lo ; ma sono attenuate mirabilmente cosi da non più recare quel 
» grave imbarazzo, e quei gravissimi pericoli, che a ra^on se ne 
» temono, specialmente su i battelli a elica, e su le navi corazzate ». 

L' Istituto a dare al sig. di Majo segno non dubbio del con- 
to in che tenne le sue ricerche ed i precedenti suoi studi, lo e- 
lesse sodo corrispondente nella sezione di tecnologia , non senza 
fere ne' suoi Atti verbali onorevole menzione del sig. Gargiulo per 
r intelligente concorso nella fattura dell* istrumento. 

Un apparecchio del sig. Luigi Caccese, che consiste in una stu- 
fa di qualsivoglia capacità nella quale si può mantenere una tempe- 
ratura costante superiore a queUa dell* ambiente, ed inferiore a lOO**, 
fu pure sottoposta al giudizio dell'Accademia. Eccone le parti più 
ùnportanti, ed il loro modo di azione. Da ubo desiati della stufa 
ewì una caldaia con acqua che si riscalda. H vapore penetra in uà 
serpentino che ^ra nel recipiente da riscaldare, e condensatosi in 
acqua, ne cala per V estremo inferiore,, o, rimanendo vapore , sfug- 
ge all' aria Uberà'. Se le cose restassero cosi, la temperatura nell' in- 
terno della stula sarebbe a poco meno di 100". Bla per averla co- 



— « — 

«tante con lievissimo errore di sotto a' 100**, r autore delT appa- 
recchio ha immaginato un meccanismo elettro-magnetico di uno o 
due soli elementi di pila a forza costante, che si muove automati- 
camente ; il quale sussidiato nel suo circuito da un termometro re- 
golatore della temperatura , e mercè due valvole che si aprono e si 
chiudono acconciamente, il termometro stesso col movimento in es- 
so del mercurio, rende stabile la temperatura che si richiede, con 
i soli errori certamente ben lic\i c^e posson provenire dal concorso 
della elettricità e di altri fatti poco importanti nelle loro conseguen- 
ze. Basti dire che la temperatura rimane costante al pimto che si 
desidera con una variazione assai tenue^ la quale può ridursi ad nn 
quinto di grado. Quali sono i vantaggi di questo apparecchio ve- 
dranno chiaramente tutti coloro che sanno come le arti e le scien- 
ze sperimentali avean preciso bisogno di ottenere una temperatu- 
ra costante, come sono ì bisogni della chimica, della fisica, della 
cristallografia, della fisiologia, ed è noto ciò che al proposito fin 
qui si poteva ottenere. 

L* Istituto in seguito del parere dei soci Padda , Zannotti e 
Giordano relatore, e per incoraggiare gli studi del giovane autore 
dell' aj^arecchio, gli assegnava una medaglia di argento, ed il Se- 
gretario perpetuo , Preside del r. Istituto tecnico, consentiva ad a- 
cquistare per cpiesto stabiUmento il modello che fìi posto sotto gli 
occhi dell'Accademia. Ancora l'Istituto volle esternare il suo pieno 
compiacimento al distinto macchinista della r. Università sig. Gio- 
Tfuini Bandiera costruttore deUa stufa mentovata. 

Ma mi avveggo , Signori , che troppo lungi mi trarrebbe que- 
sta parte degli studi del r. Istituto, se volessi continuare ad espor- 
vela intera. Laonde per non profittare soverchiamente della vostra in- 
dulgenza, mi limito a soggiungere solamente, che l' Accademia fece 
buon viso ai perfezionamenti dell' arte ceramica presso di noi do* 



— 9 — 

wti al sig. Giovanni Mollica y al quale assegnò una medaglia dì aiv 
gento; ai mobìli fabbricati con calcare bituminifera di Ragusi bel-i 
lamenter preparata dal sig. Luigi Fosca, la quale noreUa industria 
fu accuratamente esaminata da' soci Padula , Del Giudice , Lauren- 
tmo e IVovi ; ad un novello istrumento del sig. Basilio Scariano aU 
to ad agevolare e rendere più esatto il taglio degli abiti, istrumen- 
to i cui vantaggi furono posti in luce da' soci Laurenzano, Del Giù-* 
dice e Corsi; in guisa che tanto al Fosca quanto allo Scariano Y I« 
slituto decretò una medaglia di bronzo. Il sig. Diascolo del quale 
avete udito parlare, e gli altri i cui nomi or ora vi ho ricordato, 
riceveranno in questa solenne adunanza il premio che han saputo 
tanto degnamente meritare. 

Gli strumenti musicali del cav. Antonio Fummo, e specialmente 
il suo piano-melodico meritarono grandissima lode, e F Istituto eb- 
be a godere delle cospicue onorificenze di cui si giudicò dal Gover- 
no fregiare il solerte ed inteUigente artefice. 

n socio Presutli intrattenne V Istituto con appositi rapporti in- 
torno a siffatti pregevolissimi istrumenti ; capaci infallibilmente ad in- 
fondere un momento di calma anche agli animi più straziali da' do- 
lori frequenti pur troppo inseparabili dalla vita delF uomo. 

In minor conto , ma non senza incoraggiare a far meglio, tenne 
r Istituto la proposta del sig. Salvatore Rossi per un istrumento at- 
to a misurare Y altezza di qualunque fabbricato, traguardandone la 
sommità da un determinato punto di stazione ; per una macchina da 
innalzare Y acqua del sig. Giuseppe Liguori ; per alcune fornacette 
economiche del sig. Salvatore de Luca; ed altre parecchie. 

Anche nelF anno decorso la coltivazione del cotone è stata ac- 
curatamente seguita dair Istituto , ed è quasi soverchio il dire qual 
potente sussidio di lumi e di pruove vi abbia arrecato il nostro so- 
cio prof. Gasparrini , Direttore dell' Orto botanico. I semi venutoci 



— lo- 
dai Ministero di Agricoltura e Commercio furon coltivali ; si rispose 
alla benemerita Commissione reale per la coltivazione de' cotoni in 
Italia sopra tutte le notizie che richiese; ed altri studi si fecero so<^ 
pra questo argomento da cui grandi vantaggi economici otterrà V I- 
talia ; ed altre comunicazioni non meno importanti furon fatte per se- 
condare r instancabile zelo e la dotta operosità del comm. De ¥in« 
cenzi, Direttore del Museo industriale di Torino e nostro antico so« 
ciò corrispondente. 

Un giudizio deir Istituto fu chiesto intorno alle piante da col- 
locarsi negli opportuni siti di questa vasta città; e particolarmente 
si volle sapere quali effetti nocevoli esercita sugli occhi la peluria 
che si stacca da' platani nella primavera. Vi rispose adequatamene 
te un rapporto de' soci Minichini , Gussone e Gasparrini. Si disse 
che il preteso danno è quasi nullo nel fatto ^ e si consigliava la 
piantagione di platani per la bellezza del loro portamento j per 
r ombra che spandono intorno, per la sollecita crescenza , e per- 
chè vengono in ogni terreno , sopportano la potagione , ed il loro 
legno è buono a più usu 

Il Ministro di Agricoltura Industria e Commercio scriveva che 
era giunta la dispiacevole notizia di una nuova malattia alle uve, d'in- 
dole diversa della crittogama ; e però commetteva all' Istituto di as- 
sumere accurate informazioni per descrivere la malattia quanto più 
minutamente fosse stato possibile , e pregandolo a trasmettere con 
le notizie alcuni saggi delle uve infette. Una memoria del socio Ga- 
sparrini, che è pubblicata negli Atti , reca la maggior luce sull' ar- 
gomento ; ed essa fu trasmessa immediatamente al Ministero insie- 
me co^ saggi richiesti, raccolti a cura del socio Semmola. 

Lo stesso Ministro faceva conoscere eziandio che nella Savo- 
ia ed in alcune campagne italiane si era manifestata una malattia 
ai cereali , e più specialmente ne' grani ^ ed interessava l' Istituto 



— 41 — 

a studiarla. Le indagini per buona fortuna sin oggi sono state laH 
da non meritare T attenzione dell' Accademia e del Ministero. 

Ancora l' Istituto ncll' ultimo ottobre fu invitato dal ministero 
medesimo a comporre sotto forma d' istruzioni o consigli un lavo- 
ro da darsi agli egregi signori Cav. De Filippi, Senatore del Re- 
gno, e Prof. Giglioli, i quali si recheranno a conto dello Stato a 
visitare il Giappone e la China, dopo che il Governo venne nel lo- 
devole proponimento di stipular trattati di commercio con quelle lonta- 
ne nazioni. I soci 0. Costa Presidente, Gussone, Gasparrini, Scacchi, 
del Giudice, Costa Achille e IVovi attendono al mentovato lavoro, che 
ha per iscopo di determinare quali prodotti naturali e quali indu- 
strie da que' luoghi possono introdursi in Italia. La sua importan- 
za adunque è di facile giudizio , perchè altri ne avesse qui a dire. 

Finalmente il Comune di Portici venuto nel divisamento di sta- 
bilire in que' tanto rinomati e deliziosi poderi una volta della Co- 
rona , oggi del pubblico Demanio , un Istituto agrario con podere 
modello, dirigevasi all' Istituto per isvolgere il proponimento, e sug- 
gerire tutti quei consigli che si fosse reputato necessario. Vi atten- 
de una Commessione accademica, di cui fan parte il Presidente, il 
Segretario perpetuo ed i soci Gussone, Gasparrmi e Semmola. 

Poco nulla possiam dire quanto alle Società Economiche di 
queste Provincie pe' lavori che avessero potuto inviare all' Istituto. 
Alcune di esse ci hanno trasmessi gli Alti verbali delle loro torna- 
te, che sono stati attentamente esaminali. 11 nostro giudizio intorno 
a tali Società dicemmo nella precedente relazione, ed in altre occa- 
sioni , e non mancammo mai di dimostrare i vantaggi reciproci del- 
lo stretto legame fra esse e questo Istituto. Il tempo forse dimo- 
strerà se bene o mal ci apponemmo. Esse dovrebbero vivere in qua- 
lunque modo , anche sotto altre denominazioni , anche per iniziati- 
ve private , che la vita è indispensabile al progresso delle istitu- 



— 12 — 

zìodì j V atonia e la morie le seppelliscono irrevocabilmente e per 
sempre. 

]Vel decorso anno V Istituto^ oltre al sig. Leopoldo di Majo, di 
cui già avete udito a parlare j e che fu nominato Socio corrispon- 
dente , in tale ordine di soci nominava ì signori Angelo Angeluc- 
ci nella Sezione di Tecnologia , Giuseppe Costa in quella di Agri- 
coltura Pastorizia e Vclcrinaria , ed i signori Giulio Petroni , IVereo 
Domenicucci, Pasquale Turiello, e Scipione Staffa per quella di E- 
conomia pubblica Commercio e Statistica. Questi ultimi quattro no- 
mi li riudrete ricordare con onore da qui a poco. 

Il nostro egregio Presidente , al quale gli anni e le durate fa- 
tiche , lungi dallo scemarne le forze e la vigoria della mente , in- 
fondono invece nuova vita pel bene della scienza e pel maggior 
lustro della patria nostra , in seguito delle faticose accurate e 
dotte sue peregrinazioni , presentava alF Istituto in varie stagioni 
deir anno alcuni saggi di calcare bitumifera di Roccasecca , e mo- 
stratene le qualità, faceva considerare come a molti usi, e special- 
mente a fabbricar mobili di lusso^ quella materia pò levasi adopera- 
re. I fatti dimostrarono la verità dei consigli , che V Istituto oggi 
possiede un bel mobile ornato di quella naturale produzione per in- 
citare gì' industrianti a farne lor prò. Fece pur vedere quanto al fi- 
ne medesimo si presti il legno di Tuja pel bellissimo pulimento di 
cui è capace , e come sarebbe giovevole che quella pianta venisse 
più accuratamente coltivata. Finalmente nello scorcio delF anno egli 
reduce da Monte Cairo, offerse allo studio deir Istituto altri minerali. 

Il socio Vice-segretario signor IVovi comunicò all' Accademia 
che trattando i caolini di Calabria col solfato di allumina e di am- 
moniaca , e quindi col carbonato di soda, ottenne un sale che può 
surrogare il nitrato di stronziana in vari fìiochi artiflziati, e servire 
come un corpo dividente ne' lilà e negli azzurri. Ulteriori studi FI- 



~ 13 — 

stiluto attende sul proposito dal socio Scacchi, al quale il saggio 
del Duovo sale fu trasmesso. Lo stesso socio signor iVovi fece cono- 
scere che avendo trattalo Y olio di semi di cotone col cloruro di 
ealce ed acqua, e poi con una corrente di acido carbonico, otten* 
ne dopo poche ore Io svolgimento di una vegetazione singolare di 
cui mostrò alcuni saggi. Il socio Gasparrini compirà intorno a tali 
fatti le pruove che valgono a rischiararli. 

Le mostre industriali di Londra e di Parigi han fatto vedere 
che il Parìan o Paros , specie di porcellana imitante il marmo di 
Paro, e una delle più importanti produzioni della ceramica, da es- 
ser forse preferite alle porcellane di Sassonia e di Sèvres. I nomi 
di Kuhn , Copeland , Battam , Minton , ed altri , e le officine di 
Creil , Bordeaux ^ Serraguemines e Choisy-le-Roi sono perciò già 
pervenute in grande rinomanza. Or Y Istituto ha voluto assicurarsi, in 
seguito della iniziativa dello stesso socio sig. IVovi , se alcune delle no- 
stre terre si prestavano a questa industria ; ed i nostri feldspati com- 
patti , i caolini , e le argille han dato soddisfacenti risultamenti , e 
tanto più in quanto che le tracce di ferro contenute ne' nostri caolini 
sono opportune a dare quella tinta speciale che caratterizza] il Panari. 

Il premio Del Giudice che Y Accademia volle assegnare all'au- 
tore della memoria che avesse risposto alF importante quesito così 
dettato : Degli Stabilimenti di pubblica beneficenza nella Città 
di Mapoli, e de' modi di renderli veramente giovevoli alle clas- 
si bisognose , promosse quattro lavori. I soci della classe di Eco- 
nomia pubblica Commercio e Statistica , signori Bianchini, Trin- 
cherà , Santangelo , evitabile , Minichini e de Luca , eletto a rela- 
tore il signor Trincherà, tolsero ad esame quelle Memorie, o me- 
glio voluminose opere , e fu lieto Y Istituto , in seguito dell' elaborato e 
coscienzioso rapporto della classe, di poterne accettare le conseguenze 
che furono di dividersi il premio in parti uguali agli autori di due 



— u — 

di esse Memorie , ed onorare con Y accessit un allro de' lavori man- 
dati al concorso* Autore di uno de' lavori premiati è il signor Pa- 
squale Turiello, dell'altro sono autori i signori Giulio Petroni e 
IVereo Domenicucci , e della Memoria che meritò Y accessit il sig. 
cav. Scipione Staffa. Quanto l'argomento trattato da questi Valenlì 
uomini sia meritevole delia più alta considerazione non ci ha fra i 
IVapoIetani chi non sappia , che la carità de' IVapoletani in ogni 
tempo fu quella che seppe accumolare milioni per opere di pub- 
blica beneficenza , come acconciamente fece osservare lo scrittore 
del rapporto accademico. Oggi in questa aula , in occasione di 
questo lieto giorno per l' Istituto , nel quale può ritornare per un 
momento su le fatiche di un anno , i lodati autori riceveranno il 
premio ad essi promesso ; e noi siam certi che ne saranno tanto 
più contenti in quanto che lo riceveranno come da membri delia 
propria famiglia ; imperciocché essi furono eletti a soci corrispon- 
denti di questo scientifico consesso* E se le scritture in discorso, 
che quanto prima a cura e spese dell' Istituto saranno rendute di 
ragion pubblica , varranno a gittar maggior luce sopra un argo- 
mento pel quale tanto oggi è preoccupata la pubblica opinione , o 
almeno ad aprire un più vasto e nobile agone alla discussione, al- 
l' attrito cioè delle varie opinioni da cui vien fuori il vero , quan- 
do si fan tacere le esagerate passioni ; l' Istituto e gli autori di 
quelle opere^ potranno avere il convincimento di aver contribuito 
per un'opera emmentemcnte mnanilaria, e tale da ricordare incon- 
trastate glorie di quesla bella e cospicua parte d' Italia , alla qua- 
le se sovente il molestissimo dente della calunnia, ed il sanguinoso 
artiglio dell' invidia vogliono recar molestia, pur sovente essa sorge 
piena di nobile orgoglio a mostrare quel che fu, quello che potreb- 
be essere per opera de' suoi figli che italiani nell'anima, amano co- 
me madre la gloria del paese che li vide nascere* 



— «5 — 

IViun risultato ancora posso annunziare quanto air allro que- 
silo intorno alla macerazione della canapa e del Uno , la cui ini- 
ziativa è dovuta alla solerte e patriottica Deputazione di questa Pro- 
vincia. L' Istituto ad emettere un esatto giudizio in fatto di tanta 
importanza, ha uopo ancora di altro breve tempo. Quattro furono le 
scritture che giunsero in tempo debito per essere accettate ; ed es- 
se oggi formano lo studio di speciale commissione accademica. 

Altri due quesiti per pubblici concorsi l'Istituto offeriva allo stu- 
dio de' dotti nel decorso anno; e furono: 

i." Tenute presenti le piti importanti industrie in EuropOy 
ed il loro staio attuale , determinare quali di esse piii. special- 
mente dovrebbero promuoversi in Italia , e con quali mezzi, per 
renderla ricca e potente , non perdendo di mira^ anzi studian- 
do accuratamente le produzioni della terra italiana per vantag- 
giare le industrie patrie ed il commercio coli' estero, 

2.** Scrivere un manuale teorico-pratico di economia socia- 
le f che possa servir di testo negli Istituti tecnici d' Italia. 

Ed iO) Signori) son lietissimo nel potervi accertare che non 
son mancati campioni in queste difficili arene. I termini per la pre- 
sentazione de' lavori scadde col 1** decembre p. p., e già l' Istituto 
alacremente si occupa dello esame delle opere ricevute. Auguriamo- 
ci bene anche per questi lavori ^ che essi potrebbero rendere gran- 
di servigi al benessere sociale, e specialmente agli italiani, e po- 
trebbero concorrere alla buona istruzione di que' giovani su cui pog- 
giano le nostre sorti avvenire. 

La via di questa maniera di concorsi conduce sicuramente ai 
più cospicui risultati; e le storie letterarie e scientifiche son là a 
provare evidentemente questo vero. Ma l'Istituto non può batterla 
come desidererebbe, poiché non dispone che di discretissimi mezzi 
pecuniari. Pure non mancò nel corso dell' anno, in forza dell' art. 



— 16 — 

32 de' suoi statati rivolgersi al Municipio di questa illustre città; pre- 
gandolo a concorrere da parte sua alle pubblicazioni di qualche que-^ 
sito utile alle arti , alle industrie , o ad applicazioni delle scienze di 
evidentissima utilità, facendogli considerare che cosi esso^ a tante ope- 
re lodevoli compiute, avrebbe potuto lasciare alla storia il suo no- 
me congiunto a qualche importante scoperta o perfezionamento in 
fatto di generale interesse. Ala fin qui le premure dell'Istituto son 
restate senza risultati: pur nondimeno non ha rinunziato alla spe- 
ranza di ottenere i chiesti aiuti, considerando che essendo il Muni- 
cipio una emanazione del nostro popolo, non può non nudrire no- 
bili generosi e patriottici sentimenti. 

Finalmente a compiere questo rapidissimo cenno de' nostri lavo- 
ri basta tener presente il volume degli Atti non ha guari pubblicato 
per le stampe e che contiene le memorie accademiche lette nel cor- 
so deir anno. Vuoisene qui dare una indicazione sommaria. 

1.^ Il Discorso del Presidente pronunziato nella prima tornata. 

2.^ La Relazione de' lavori accademici dell'anno precedente del 
Segretario perpetuo. 

3."" Una memoria col titolo Del Cbrylm avellana del socio 
sig. Giuseppe Frojo. L' autore facendo osservare come nel 1863 
dal solo porto di IVapoli si esportò una grande quantità di nocciuo- 
le per la Francia e l' Olanda , per un valore non meno di 240,000 
lire, e ponendo in veduta altri dati statistici, conchiuse che accu- 
ratissima e molto estesa dovrebbe essere la coltivazione del Corylus 
avellana. E però egli , date le principali notizie di questa utilissi- 
ma pianta, mostra quali sono le varietà di essa piìi coltivate nelle 
province meridionali d' Italia , quale sia Y uso de' noccioli e la loro 
coltura , e dando conto di alcune opinioni del Du Breuil e dell' Er- 
rerà , segna alcuni importanti fatti che non poco varranno a render 
profittevole la mentovata pianta. 



^ n — 

4.** Voa Relazione riguardante Y industria ceramica nelle pro- 
vince napoletane de* soci Del Giudice , Giordano , Scacchi e IVovi 
relatore. Le cagioni della decadenza della ceramica presso di noi, 
ed i mezzi di ritornarla in onore sono i principali scopi che si pre- 
fissero gli autori di quella Relazione, volendo in ciò secondare uà 
nobile desiderio dell' intero Corpo accademico manifestato in varie 
occasioni. Alcune notizie storiche di questa pregevole arte si espon- 
gono, richiamando alla memoria quali furono i lavori che resero ri- 
nomati ne' tempi andati Locri, Mola, Capua, Cuma, S. Agata dei 
Goti, Telese, Ruvo, Ganosa, i Castelli ed altri luoghi di questa 
parte d' Italia. L' arte antica vien ricordata ; ed in alcune partico- 
larità indovinata , insieme con le principali materie che furon con suc- 
cesso adoperate a fabbricar quei vasi e quei molti oggetti che 
formano oggi , non ostante i secoli decorsi , Y ammirazione di co- 
loro che bene addentro veggono in tali pregevoli opere. E gli au- 
tori della Relazione conchiusero che a noi luminosi esempi non man- 
cano di più eccellenti magisteri dell'arte, di forme belle, ardite ed 
eleganti, e di purità di disegno; né varietà di materia, che ad o- 
gni singola fabbricazione si confaccia. Delle invetriature colorate pur 
si discorre , attribuite agli Arabi , e se ne mostrano i maggiori par- 
ticolari, desumendoli da' fatti storici di non lieve importanza. IVè si 
omette di dimostrare che ciò che a riguardo di questa arte si va 
diffondendo in molti paesi di Europa non è che frutto di sapere i- 
taliano, che, come avviene per alcune produzioni della natura, va 
sovente a germogliare dove trova più propizio il suolo, e più cle- 
mente e sorridente il ciclo. I Castelli di Abruzzo furono i primi ad 
operare la vernice piombifera dei Persiani e degli Arabi, né furon 
lardi a giovarsi di quella slannifera. Si ragiona delle porcellane , 
che oggi formano una gloria della Francia ; si narra ciò che noi fa- 
cemmo per esse , e ciò che si fece più specialmente a Molise , a 



-. 18 — 

Firenze ed in altri paesi italiani. Infine si parla delle materie ado« 
perate nel passato, di quelle che oggi potrebbero adoperarsi, dei 
vantaggi che se ne avrebbero , ed altre tali cose si dicono che 
qui non potremmo senza troppo dilungarci ricordare. Ma queste 
poche parole vogliam qui ripetere , che si leggono in quella Reta-* 
zione. (( Desideriamo, si dice, quel giorno in che F Italia sciente 
di se medesima, sappia apparire gigante al cospetto delle nazioni. 
L' argilla del vasaio , il bronzo del cannone , il ferro delle locomo-^ 
live ed ogni altra materia che per industria si trasforma, debbono 
avere per una mente creatrice e domesticata ai dettati delle scienze 
economiche un nesso che non si scompagna dagli interessi naturali 
del popolo^ che non si dissocia dagli interessi morali; sovrano mez- 
zo del cuore umano che dovrebbe esser meglio studiato da coloro, 
che caso o merito condusse al governo della pubblica fortuna »• 

5.^ Motizie sopra una Mortella dell AmtraUa che può es^ 
sere coltivala utilmente nelV Italia meridionale del socio G. Ga« 
sparrini. La pianta di cui parla Y autore è coltivata nelF Orto bo- 
tanico di IVapoli. Le sue foglie son perenni, ha bellissimo il por- 
tamento, mentre resiste a tutte le vicissitudini del nostro clima. 
Ciò che la fa distinguere dalle altre della stessa specie, è il suo 
frutto ed il suo legno che han molti pregi , pe' quali sarebbe uti- 
lissimo che entrasse nella nostra coltura arborea , specialmente in 
quei verzieri delle grandi città ne' quali si richiede, al dir delF au- 
tore, r utile misto al dilettevole, con insieme una certa aria di pae- 
saggio. IVeir Orto botanico la mentovata Mortella , che il celebre 
DecantoUe annoverava nel genere Jamòosa (Jambosa australis) col- 
tivasi in campo aperto, cresce rigogliosamente, in guisa che tre 
mortine si veggono raggiungere Y altezza di dodici metri in circa , 
con fusto diritto, cilindrico, corteccia piuttosto liscia, vestito insin 
dalla base di rami opposti , divisi e suddivisi , eretti anziché no , 



— 19 — 

formanli tutti insieme una cima fronzuta^ ampia, fitta, piacevole a 
vedere , atteso la moltitudine de' medesimi rami e delle foglie persia 
stenti di color verde cupo. L' autore dopo di aver cosi distinta la 
pianta nel maggior suo vigore, soggiunge tutti gli allri particolari 
che sono necessari a sapersi : ed a proposito de' fruiti fa osservare 
come essi sieno di forma bislunga , di color rosso sanguigno , lisci , 
teneri, polputi, sugosi, e tali da giungere sino alla lunghezia di 
mezzo pollice. Hanno sapore gradevole tra dolce ed acido con 
un cerio senso di fresco , senza essere menomamente ostico né friz- 
zante. Seguono le nolizie chimiche del frutto stesso, date alF autore 
per sua istanza dal eh. prof. De Luca. Quanto al legno si fa no- 
tare come esso potrebbe forse essere utile all' ebanista, al torniaio, 
air intarsiatore. Finalmente 1' autore, a compiere l' importante suo la- 
voro, dà tulle le notizie che sono necessarie per coltivare T albero 
in parola e moltiplicarlo. Ma noi qui non possiamo seguirlo, perchè 
incalzati da quanto ancora ci rimane a dire; e però altro non ag- 
giungiamo che la scrittura del Gasparrini accenna ad una di quelle 
pratiche utilità che tanto fanno apprezzare le scienze ed i loro cultori. 
6.® Una memoria del nostro Presidente 0. G. Costa col tito- 
lo Note geologiche e paleontologiche 8ul TerminiOj o Montagno-' 
ne di Senno. Quesla scrittura fa parte di quella serie di Memorie 
da servire alla formazione della Carta geologica delle province na- 
politane. IVel primo volume della seconda serie de' nostri Atti acca- 
demici si compresero altri lavori simili dello stesso autore, il qua- 
le fedele nella sua promessa verso la scienza, insiste su questa ma- 
niera di studi da non potersi meglio desiderare. IVella memoria che 
qui ricordiamo le esplorazioni eseguite dall' autore su quegli aspri 
monti sono dichiarate co' più importanti particolari , ed al proposi- 
to rammenta quanto il defunto illustre nostro collega Michele Tenore 
disse allorquando nel 1841 visitò il Terminio. Ricorda quali sino a 



~ 20 — 

quel lempa erano i soli simboli di avanzi organici di quelle rocce , 
e ciò che disse al proposito Y altro nostro collega prof. Scacchi. 
Soggiunge come que' monti gli offerirono spoglie testacee di mollu- 
schi di diversa genia , e tali da essere bastevoli per la ricognizione 
deir età di quel terreno , standovi prìncipii accettati comunemente 
dai moderni geologi. La memoria è seguita dalle necessarie illustra- 
zioni de' fossili che vi son menzionali ; illustrazioni che qui non pos- 
siamo neppur di volo accennare. 

7.* Una memoria Su gV insetti che danneggiano le piante di 
cotone e ne alterano la qualità del prodotto ^ e mezzi per (jfuo- 
rentirle dagli stessi, del socio corrispondente Giuseppe Costa. In 
questa scrittura Y autore discorre particolarmente delle specie e va- 
rietà di coione coltivate in Terra d' Otranto; fa notare quali Cole- 
otteri, Lepidotteri^ Ortotteri, Emilteri, Aracnidi sieno più nocevoli 
ed in qual modo , e conchiude sponendo i mezzi che egU crede op- 
portuni per evitarne i danni. Tale è l'argomento di questa scrittu- 
ra che la sua utilità non è per chicchessìa un mistero. Possano gli 
studi deir autore produrre tutto il bene di cui son capaci. 

8.^ Delle acque minerali nelle provincie napoletane. E una 
scrittura de' soci Giordano > Minichini e Presutti ; questo ultimo re- 
latore. In ciò questi soci adempirono ad un voto dell' Accademia , 
sempre intenta a fecondare le nostre sorgenti di ricchezza. Si cer- 
cò sussidio per le opportune notizie da' Prefetti , dalle Società E- 
cononiiche y da qualche socio corrispondente. Di ciascuna acqua 
minerale s' indica il luogo donde scaturisce , indicando all' uopo là 
provìncia , il circondario , il comune. Si soggiungono le origini del- 
le notìzie , il nome qualificativo dell' acqua , la descrizione delle 
particolarità che le si attengono il più possibilmente. Quanto agli 
ingredienti minerali delle acque ed alle analisi cliimiche , gli auto- 
li y per buone ragioal ^ non fecero de' ragguagli ricevuti che poco 



— 21 — 

nessun uso. Di mohissime analisi chimiche videro il bisogna, og^ 
gì specialmenle che passi così giganteschi sonosi veduti fare ad u« 
na delle più utili scienze che trovò negli atomi sublimi rivela- 
zioni. Con giusti criteri le facoltà medicamentose delle acque , in 
tanti modi diffuse, sono considerate, non ostante le storie volumi- 
nose che si^ trovano scritte di malattie sanate o mitigate or con 
questa or con queir altra acqua ; mentre , come fecero osservare 
gli autori, le teoriche delle scuole, di cui quelle storie spesso son 
piene, soventi sono artifizi razionali da esser paragonati alle lan- 
terne magiche gittanti lume nel buio, non già per rischiararlo, ma 
per figurarvi le immagini loro. Le acque minerali di queste Provin- 
cie , stando alle notizie correnti , sommano forse ad un dugentocin- 
que y la loro temperie varia da 15 centigradi a quelli dell' acqua 
bollente presso a poco , parecchie le materie incorporate in esse ; 
di qui il facile corollario che se fossero aiutate dalla scienza e dal- 
l' arte , i vantaggi che esse potrebbero produrre sarebbero consi- 
derabilissimi ; e però è biasimevole chiunque sia , privata o pub- 
blica amministrazione, che non renda profittevole quel fondo di ric- 
chezze con bene proprio e di altrui. Ciò posto, dovremo noi dire 
ulteriormente per provare il merito delle fatiche spese al proposito 
da' mentovati nostri soci ? 

9.^ Un Rapporto intomo air arte di conciar pelli , de' so- 
ci Presutti e Briganti, del quale ancor deploriamo la recente per- 
dita. II primo di essi fu relatore nella scrittura di questo lavo*- 
ra, come fu del precedente. La concia delle pelli costituisce una 
arte delle principali ne' bisogni dell' uomo , e di non ultimo inte- 
resse rispetto air utile comune e dello Stato. Laonde non è stra- 
no che r Istituto volle farla oggetto di suoi studi nello scorso an- 
so. Si fecero numerose inchieste in queste provincie , le quali se 
non furono in tutte secondate come l' Istituto sperava da chi avrebr 



~ 22 — 

be dovuto e potuto secondarle , pur non dì meno produssero mc« 
diocre frutto. Fatto onorevole cenno delle concerie nella provincia 
di IVapoli , nel rapporto si ragiona di quelle delle altre provincieé 
Se ne presenta quasi una statistica. A chi legge quel rapporto si 
fa tosto innanzi alla mente il grato pensiere di vedere come pres- 
so di noi r arte di conciar pelli sìa diffusa più di quanto credesi 
comunemente , e che per conseguenza se il concorso illuminato dei 
dotti , dei privati e della pubblica amministrazione Y aiutassero, es- 
sa sarebbe capace di tale progresso da offrire utili considerabilis- 
simi. IVella sola Terra di Bari forse son lo i comuni dove esisto- 
no concerie che salgono al numero di circa SO. Gli autori non 
mancano di accennare ai modi di conciare , e di dichiarar le ma- 
terie concianti adoperate, facendo da tali argomenti quelle osserva- 
zioni che sono necessarie. Finalmente gii autori svolgono sul propo- 
sito i fatti più opportuni di economìa pubblica, e dando uno sguar- 
do alle condizioni nostre y mostrano fin dove le concerie di que- 
ste Provincie potrebbero perfezionarsi e con quali mezzi. 

10.^ Mote relative alla miniera di asfalto di Roccasecca ed 
agli usi cui può utilmente impiegarsi. È questo il tìtolo di al- 
tra scrittura del nostro socio Presidente. Egli nel presentare un 
piccolo mobile fatto con questo minerale , volle esporne le qualità 
sue principali sotto Y aspetto degli usi industriali cui si può util- 
mente assegnare. E dopo non mancò di descrivere come esso mi- 
nerale sia disposto presso Roccasecca, e propriamente nel luogo 
detto Colle di San Mango ; laonde ne descrìve i deposili ed ogni 
altro fatto utile a sapere , investigando le falde e le cime del Cai- 
ro , e gli altri prossimi monti , quali quelli di Cassino , ed i ter- 
reni verso Aquino , dove scavasi una grande quantità di conchìglie 
terrestri del genere Elice ; ed altre particolarità furono riferite, ma 
che qui non possiamo neppure accennare. Ciò non di meno voglìam 



— 23 — 

soggiungere queste poche parole delF Autore , che manifeslava voli 
che sarebbe certamente utile veder conseguiti* ce Quando un giorno 
non lontano , egli scrisse , si avrà la strada rotabile da Colle San 
Blango a Roccasecca ; quando si cavasse V asfalto in massi rego- 
lari ; e quando V industria si sviluppasse in guisa da trovarsi con- 
venevole r acquisto di una macchina atta a segare la dura roccia y 
con grande risparmio di tempo e di mano d' opera ; allora sì che 
tutto consiglierebbe Y adottare Y asfalto non solo per la fabbricazio- 
ne di mobili , ma anche per pavimenti , zoccoli , mostre di porte ^ 
e per coprir tettoie e via innanzi per altri usi ». 

11.^ Sulla Melala deW uva apparsa nella stale di questo 
anno 1865 in alcuni luoghi delle provincie di Napoli. E una 
altra scrittura del socio G. Gasparrini. l\Jella state deiranno scor- 
so si annunziò che ne' dintorni di IVapoli si era manifestato nella vi- 
te un altro male non mai avvertito. Dapprima parve all'autore di 
riconoscer la melata o melume , noto fenomeno che nel corso della 
state suole in certi anni manifestarsi su le foglie di parecchi alberi 
ed arbuscelli. Ricorda alcuni suoi studi precedenti sul proposilo ; 
ma soggiunge che nel passato anno la vite fu affetta dalla melata 
anche nel frutto , accompagnata ancora da una muffa nerognola fra- 
gilissima che minutamente descrive ^ e gli fa conchiudere come 
delta muffa sembra avere tutti i caratteri del Cladosporium Fu^ 
mago. Indica tutte le altre piante da lui studiate , e dove apparve 
lo stesso fenomeno. Gonchiuse che la malattìa non è temibile per 
eoDtagìone , e che non era altra che la melata , facendosi però 
quella dei 65 molto rimarchevole per la sua intensità e per esser- 
si attaccata anche al frutto della vite. L' autore inCne descrive i mo- 
di onde si manifesta e si propaga la melata , i danni che arreca^ 
e come potrebbero evitarsi o scemarsi sensìbilmente. 

12. Ancora dello stesso socio è un' altra memoria col tìtolo 



~ 24 — 

Osservazioni sopra una malattia del cotone detta pelagra, e su 
qualche muffa che T accompagna. Anche di questa malattia che 
attacca una pianta per la quale oggi tanto si lavora in Italia affla 
di vederla il più possibilmente diffusa , Y Autore ne mostra la ge- 
nesi , e le particolarità più importanti che V accompagnano , non 
senza far ricordo come la detta malattìa sia antica, sebbene dì al- 
tra origine e natura ; e cita fra gli altri i lavori del Bohr e del 
Lastery pubblicati nel principio del corrente secolo, come quelli che 
trattano delle piante in genere in modo molto largo, avuto riguardo 
al tempo in cui que* lavori furono pubblicati. IVoi non possiamo se- 
guir r autore in questa altra sua scrittura ; ma ciò che possiamo af- 
fermare è che in essa la scienza e la pratica si danno bellamente 
la mano , in guisa che se da una parte tu vedi soddisfatte le giuste 
esigenze del dotto , dalF altra vedi nettamente quanto dalle astrat- 
tezze scientifiche puoi cavare per pratica ed immediata utilità. 

13. Nuom compasso marino per servire ai diversi usi naur 
tici y e specialmente per ottenere la deviazione m^netica a 
bordo delle navi corazzate. E questa una memoria del socio cor- 
rispondente signor Leopoldo di Maio , intorno alla quale altro non 
diremo dopo quanto innanzi ne ricordammo. E inutile quasi sog- 
giungere come Fautore in tale scrittura nota le imperfezioni degli 
nitri strumenti, descrive il proprio, e ne fa il confronto con quel- 
li in uso. 

14. Della Bombice della quercia del Giappone ( Bombyx 
Anlherea , Yamormai ). Il socio Achille Costa faceva un rappor- 
to neir ultimo Dicembre , dove toccava del primo allevamento di 
quella in IVapoli. Le uova di tal bombice in numero di 34 la no- 
stra Camera di Commercio ebbe cura di mandarle a questo Istitu- 
to , ed air Agrario di Caserta ; ed il nostro Socio tocca minuta- 
mente della qualità di esse uova , della schiusa deVbachi fra otto 



— 25 — 

giorni d* incubazione in ccrlc date condizioni di temperatura ; del- 
r allevamento di esse con le foglìoline tenere di tre maniere di quer- 
ce : e siccome un sol baco rimase io vita, se ne continua la sto- 
ria Cno al compimento delle quattro mude. Cosi dopo sessanta giorni 
si vide il bozzolo , e quindi una Bombice femmina , la quale dopo 
pochi dì depose un centoventi uova. Da ultimo , ragionando dell'u- 
tilità comparata deir allevamento di tal baco , il nostro socio con- 
ebiude , che a preferenza delle altre Bombici , questa Ya-ma-mai 
debba essere accetta in quei luoghi dove le querce sono in abbon- 
danza ; e ciò per positivo vantaggio deir industria serica. 

15. Sopra una stufa a vapore con regolatore elettro-magne' 
fico del sig. Luigi Caceese, Mota del sodo Giuliano Giordano, 
Di tal lavoro non diremo altro che descrive per minuto la soprac- 
cennata stufa , mostrandone Y adattezza e V importanza ; non altrimen- 
ti dì ciò che ne avete udito innanzi. Onde basti di averne fatto sol 
qui menzione. 

16. Finalmente nel volume degli atti nel quale si leggono i 
lavori enunciati sono altresì comprese alquante biograCe di soci del- 
l' Istituto, i quali, trapassali negli anni decorsi, non avean ricevu- 
to Cn qui questa onoranza accademica. Laonde per opera de* soci 
de Luca, Minichini, Corsi, Del Giudice, Trincherà si ricordano i 
nomi e le opere del Visconti, del Boccanera, del Grillo, del Co- 
stanzo , del Mobile , del Puoti , del Guarini , del Pelliccia , e del 
Carfora: nomi questi giustamente rinomati nelle scienze, e di cui 
questa Accademia non cessa di aver vanto. 

Ecco in breve , o Signori , le esercitazioni accademiche del 
1865. Oggi r Istituto entra nel sessantesimo anno di sua vita, ed io 
sono sicuro che i dotti ed il pubblico non vedranno passarlo senza 
che un novello solco per opera sua non sia scavato nell'arduo cam- 



^ 2G - 

pò delle scienze e delle loro applicazioni a vantaggio universale. La 
qual fiducia vien ispirata dal volgere indietro lo sguardo su la lun- 
ga via già percorsa^ dove anche V occhio più severamente indagato-* 
re si riposa con compiacimento e con rispettosa attenzione. 

II. 

Le Accademie 9 Signori, quando vivono come la nostra, godo- 
no ì piaceri , soffrono i dolori al modo medesimo delle famiglie 
nelle quali sapendosi scusare i difetti e tenendosi in grande ossequio 
i meriti , in esse son comuni la gioia e le blandizie della sorte , 
comune il lutto per l'avverso destino. 

Un lavoro scientifico di uno de* nostri soci è accettato con amo- 
re j è festa di famiglia ; la perdita di un socio è duolo di tutti , 
che richiede Y opera riparatrice del tempo per essere attutito. Ben 
due volte , Signori , nel corso dell' anno passato noi fummo rattri- 
stati da perdite dolorosissime ; che la falce inesorabile della morte 
mietè due nobili vite utilmente spese per le scienze , quali furon 
quelle de' soci Giovanni Semmola , e Francesco Briganti. 

Lasciate che io per un momento ve ne ricordi i fatti princi- 
pali , ed abbiate , vi prego , le mie parole in conto di tributo di 
onoranza , di un ultimo fiore che per parte dell' Accademia vien 
deposto su quelle tombe onorate , e non come parole atte a ritrar- 
re al vero quelle vite , che beo altre dovrebbero esser di quelle 
che io sappia usare. 

Giovanni Sebimola cessò di vivere nel terzo giorno del mese di 
Aprile, 

La pubblica opinione y la stampa periodica si fecero comuni 
interpetri del dolore nell'annunziarne Y infausta nuova , e ben meri- 



— 27 — 

tamenle , perocché se i tramagli di quella infermità che lo condusse 
al sepolcro lo aveano già da piìi anni tolto alle attive inrestigazio* 
ni della scienza^ la ricordanza di una ¥ita operosamente consacrata 
al bene ed al vero, ne faranno sempre cara e venerata la memoria. 

Nacque in Brusciano , modesto villaggio di Terra di Lavoro , 
ad otto miglia da IVapoli nel Dicembre 1793, da Gaetana Barbella 
e da Francesco dell' antica famiglia Semmola , già ivi tramutatasi 
da Paupisi. 

Ebbero cura de' primi suoi studi il padre e lo zio Mariano j 
allora professore di Glosofia di cospicua fama nella R. Università di 
IVapoli. Quasi in opposizione de' costoro disegni volle darsi alle 
mediche discipline. Studiò scienze naturali presso i piii chiari uo* 
mini del tempo con queir inestinguibile ardore che solo può infon- 
dere un intelletto che mira alla scoperta del vero. Se ne tragga ar- 
gomento da ciò che , non volendo lo zio eh' ei si dipartisse dal go- 
verno della casa a Brusciano , gli fu forza venire ogni dì a Napo- 
li fra mille disagi a sentir lezioni , ed ogni dì ritornare alla fami- 
glia , con tale costanza da sgomentare la piò decisa volontà. 

In medicina fu allievo del Lanza, e ne divenne poi , come dì 
tutti i maestri , amicissimo. 

Mollo giovane ancora , mortogli il padre , rimase capo della 
famiglia e , mal suo grado , dovè fermare dimora nel luogo nati- 
vo , dandosi ivi con rapido successo alF esercizio clinico , che fu 
il campo delle sue vaste sperienze su le vere virtù dei farmachi. E 
intanto non si rimanea dallo studiar sempre e provvedere insieme a- 
gli studi dei due minori fratelli. Non contava ancora 28 anni , ed 
era già medico celebratissimo per tutta la Provincia. Ma la sua 
mente e la sua dottrina avean bisogno di ben altro campo per po- 
tersi largamente spaziare. Riuscirono vani i suoi sforzi per andare 
a porre dimora in IVapoli in sino a che ebbe vita suo zio , il qua- 



— 28 — 

le gli consenti solo che venisse a concorrere al posto di direttore 
della farmacia in quel tempo famosa dell' Ospedale degF Incurabili. 
Fu cosi grande il merito del suo esperimento clic , dovendosi non- 
dimeno a queir uffizio eleggere il Ricci, venne il Semmola proposto 
ad una voce dal consesso di esame per medico di queir ospedale. 

Muore Mariano Semmola nel novembre del 1826 , e Giovan- 
ni trapianta tosto la casa a Hapoli , dove annunziandosi con gravi 
lavori di farmacologia e di clinica , crebbe in breve nella stima del- 
l' universale e venne presto ad alta rinomanza. 

Da quel tempo insino al 185S che il male nervoso venne ad impe- 
dirgli di recar soccorso agF infermi , la sua carriera clinica fu un 
continuo e nuovo trionfo. Ed in mezzo alle incessanti sue occupazio- 
ni mediche non lasciava d'insegnare per più ore del giorno con 
r eloquente sua parola a numerosissima gioventù , non mancava al- 
la clinica dcir Ospedale , dove sempre grande schiera di giovani 
aspettavano ad aflbllarglisi intorno, ansiosa di raccogliere dalla sua 
voce la genuina scienza de' morbi ; non si arrestava nel cammino del- 
le sue dotte ricerche, e leggeva alle Accademie ed ai Congressi , e 
dava alle stampe lavori di alta importanza. Anzi dirò dippiù ; fra 
molliplici e gravi cure il suo pensiero costante fu Y indirizzo della 
sua nuova famiglia , e quello che stette in cima di ogni altro, V e- 
ducazione de' figli. 

In lutti i suoi lavori trovi tesori di filosofia sperimentale e di 
arditi criteri che lo menarono alla ricerca del vero , che egli ri- 
trovò e sostenne a fronte degli empirici , de' sistematici e de' tra- 
scendentali. E vi si scorge dappertutto il suo grandissimo valore a 
trattar materie di chimica , di mineralogia , di fisiologia , di dot- 
trine patologiche. In ogni suo lavoro , anche ne' minori , t' imbatti 
in una verità trovata, o in un errore abbattuto ; vedi additato fran- 
camente e lealmente il limite della ragione e della sperienza. Illu- 
stri uomini contemporanei lo felicitarono per lettere de' suoi lavori. 



— 29 — 

Tulle le più cospicue Accademie ilaliane e straniere Io procla- 
marono loro Socio. 

Solo dair aula universitaria fu tenuto costantemente lontano. Fu 
colpa dei tempi , o del velenoso dente delF invidia ? IVoi non lo di- 
remo, poiché parliamo di Giovanni Semmola. Fu nipote di Mariano 
' che neir anno venti sedette deputato e segretario del Parlamento di 
^^apoli. Egli stesso eletto due volte deputato dalla sua provincia nel 
quarantotto , venne , nel tempo che segui alle commozioni di quel- 
la anno , destituito dal solo uffizio in cui 1^ eminente suo merito lo 
aveva collocato , quello di medico dell' Ospedale degF Incurabili , 
privandosi cosi migliaia d' infermi del prezioso soccorso del suo dot- 
to e afieltuoso consiglio. 

Dal 1849 gli apparvero i primi turbamenti del sistema nervo- 
so, che poi 9 dopo sedici anni di soflerenze ognora crescenti , gli han- 
no troncato la vita. Ma la lunga infermità non fece che accresce- 
re inverso lui Y ammirazione di tutti. Incalzato d' ogni Iato , massi- 
me negli ullimi anni , dalF ostinata malvagità del male , che rarissi- 
ma volta concedeva alle travagliate sue membra un momento di calma, 
non vedesti mai scomporsi neppur lievemente la serenità del suo 
animo. Il suo volto si atteggiava sovente a sorriso, anche sotto i più 
crudeli tormenti ; il sorrìso di colui che non ha operato che il bene. 

Una lotta continua , animosa , felice , conciossiachè il suo corag- 
gio non fu mai vinto fino all' estremo istante di vila. Senti appres- 
sarsi la morie, e T aspettò rassegnato e fidente. Schivo sempre di 
ogni vanità, non ne volle neppur dopo morte; pochi amici ^ senza al- 
tro funebre cortèo, per suo rispettato volere, ne accompagnarono 
la spoglia air ultima dimora. 

La pienezza delle sue facoltà intellettuali non gli mancò sino 
air agonia. E poi era chiusa nella sua mente tal copia di luce , che 
pure un sottile sprazzo bastava di per se solo a risplendere. Già 



— 30 ~ 

traragliato dal morbo dellava il suo maggior trattato di farmacoto* 
già e di terapeutica generale. La famiglia, i figliuoli, la scienza lo 
occuparono sempre. 

Lavorò indefessamente per offrire alla patria cittadini utili e prò-» 
bi, e delle sue fatiche raccolse largo compenso. Tolta in moglie 
nel Febbraio 1829 Fortunata Panico, specchio di domestiche virtù ^ 
lasciò di lei sette figli che gli fecero lieta la vita, ne addolcirono 
gli ultimi tormenti, e rendono più onorata la sua memoria. IVon rì« 
corderò per nome che solo il primo di essi , il quale appena setti* 
lustre fa rivivere nelF aula universitaria il nome di Mariano Semmola , 
e vi farà sicuramente brillare lo splendido lume dì scienza che eb- 
be in retaggio dal padre. 

Uomo di incorrotti costumi, non si stancò mai di combattere e 
smentire il falso ; non piegò mai alla lusinga o air adulazione. Fu 
leale e franco^ ma pieno di prudenza ; religioso senza ipocrisia. Di 
aspetto dignitoso, e forse severo , ma cortese , modesto e amorevole 
con tutti per isquisita bontà di animo. IVon ti avi'enne mai di sorpren- 
derlo a trattar chicchessìa, fino all' ultima plebe , con poca umanità. 
Posto così alto nella pratica medica , non lo udisti mai a parlare 
con poco riguardo né pure verso il più giovane e il meno provetto 
de' medici ; e tutti lo amarono di grato animo. Ebbe virtù di dive- 
nire amico agV infermi ; così che il suo nome suona in ogni classe 
riverito ed onorato. 

Di tanto uomo non si cancella certo nei superstiti la memoria; 
ma conviene trasmetterla agli avvenire con pubblico atto di ossequio. 
Onde facciam voti di poterne salutare Y effigie nelF aula della nostra 
Università, anche per riparazione di un onore mancatogli in vita. 

Infine, perchè dell' ili. uomo si potesse da chicchessia fare a- 
dequato giudizio , vogliamo- qui appresso notare i titoli de' suoi prin- 
cipali lavori nella scienza. 



— 31 -^ 

IVel 182& dimostrava il Semmola la prima volta che tulli i 
sali solubili di chinina e cinconina posseggono la medesima vir- 
tù terapeutica (1). IVel 182S ritrovava il principio medicinale del 
cìjnodon daciylon , sostanza azotata cristallina che chiamò ctnodi-^ 
na (2). IVeir anno medesimo poneva ad analisi e descriveva una nuo-- 
va specie minerale da lui trovata sul Vesuvio , che appellava ieno^ 
vile , rame ossidato nativo (3). Confermava in queir anno Y ef- 
ficacia del cloro nelV idrofobia (4). Faceva nel 1827 Y analisi del- 
la corteccia del j)nimis cociimilia (S). Descriveva nel 1828 una 
singoiar malattia nervosa , che appellò pfeonospo^mia (6). IVel 1829 
— 30 dava in luce i risidtamenti clinici e statistici di una corsia 
degF infermi affidati alle sue cure nelF Ospedale degF incurabili (7). 

IVel 1832 pubblicava Y Analisi del cyperus esculentas (8). 
Dettava la storia di una singoiar malattia da lui nominata epilessia 
dromera , e dimostrava due primi casi d' ipertrofia spontanea del 
sistema muscolare volontario (9), Discopriva coir analisi e la spe- 
rienza che Y acqua di Binelli , stimata maraviglioso specifico del- 
le emorragie e di un' arcana composizione , mancava affatto di tal 

(1) Giornale medico napoletano 1824. 

(2) Alti del R. Istituto d'incoraggiamento voi. VI 1826. — Berzelius 
Rapport sur Ics progrès de la chimie 1843. 

(3) Berzelius. Op. cit. lournal de la Socielé géologique de Francc v. xm. 

(4) Memoria letta ed approvata dall' Accademia medico-chirargica nel 
1826 , e riferita nelle opere più cospicue di medicina. 

(5) Napoli 1821 ed Alti del R. Istituto d' incoraggiamento voi- iv. 

(6) Mem. Iella air Accademia pontaniana, e pubblicata nel 1830. 
0) Napoli 1829-30. 

(8) Voi. IV degli Alti del R. Istituto d' incoraggiamento. — Berzelius, 
Traile de chimie tom. vi. 

(9) Mem. letta all' Accademia pontaniana e pubblicala neir anno 1834. 



— 32 — 

lìrlù (10), Discorreva dei prìncipi! regolalorì della disciplina fe- 
rajjeiitica degli spedali cavandoli dalla filosofìa terapeutica , dalla 
chimica e dal modo di considerare la condizione degF infermi (H). 
IVel 1836 dava alle stampe un esame critico dell* opera di farma- 
cologia del prof. Giacomini per combatterne i principii (12). Scri- 
veva indi della colera orientale (13): e poco dopo dimostrava con 
esperimenti che il sangue degV infermi di colera non conteneva 
virus colerico , ne ingenerava tal malattia nelF uomo e negli ani- 
mali ; unico lavoro sperimentale e legale che resta nella storia di 
quel morbo in opposizione del contrario avviso (14). IVcl 1838 stu- 
diava gli effetti delle rivaccinazioni sui propri figliuoli ; lavoro che 
dette il primo esempio di simili sperienze presso di noi (15) : trat- 
tava in seguito delle malattie vaiuoloidi per risolvere le diverse 
quistioni sulla vaccinia (16). Pubblicava un' esame dei veri e faU 
si calcoli urinarii (17) : e faceva un' analisi di cento calcoli ti- 
rinarii , il quale è il primo lavoro su tali materie fatte in questa 
parte meridionale d'Italia (18). Additava essere stala sempre erronea 

(10) Scrittura pubblicata negli Annali clinici. Napoli 1833. 

(11) Annali clinici dello spedale degV Incurabili— 1838. 

(12) Mem. letta all'Accademia pontaniana e pubblicata nel 1836. 
. (13) Napoli 1836. 

(14) Memoria letta nel 1831 alla R. Accademia delle scienze^ e stam- 
pata nel Tol. IV degli Atti. 

(15) Memoria letta all'Accademia medico-chirurgica nel 1840, e di- 
vulgata in diversi giornali. Vedi Biblioteca vaccinica voi. xxiv. 

(16) Vedi Rendiconto della R. Accademia delle scienze 1842. 

(11) Mem. letta nella R. Accademia delle scienze e pubblicata nel 
voi. IV de' suoi Atti. 

(18) Mem. Ietta nel R. Istituto d' incoraggiamento , e stampata nel voi. iv 
degli Alti 1840. BerzeliuS; Rapport sur Ics progrès de la chimic ^ v. année. 



la preparazione del iartrcdo di potassa e ferro medicinale^ e ne 
proponeva un' altra facile ed esalta (19). Indi scriveva de' dir ersi 
iartrati di potassa e ferro , e ne mostrava due nuovi (20) • 

Si occupava nel 1841 de' principali e piti comuni errori di 
fdosojia terapeutica (21). Dichiarava i limili della ragione e deU 
la esperienza ne' diversi fatti della medicina (22). Discopriva la pri- 
ma volta il sesquiossido di ferro nella renella raccolta nelF orina di 
un infermo di nefralgia dolorosissima (23), e ritrovava una nuova 
materia ^assa , la stearentina , che sovente si forma nelle budel- 
la e si evacua dai bambini lattanti in alcune lor malattie (24). IVeU 
r anno medesimo faceva Y analisi del sugo latteo dell' albero del fi- 
cus soussureana , Tenore , e di altri sughi lattei (2S). IVel 1842 
scriveva un parere su le cagioni delle febbri endemichey le quali 
dimostrava derivare dalle speciali condizioni atmosferiche de' luoghi 
palustri y non già da speciale materia ( miasma ) (26) ; e discor- 
reva sopra i metodi d' impietrire i corpi organizzati (27). Si ha 
di lui un lavoro sulF origine del calore animale , che dimostra 

(i9) Annali clinici KapoH 1839. 

(20) Mcm. Iella ali* Accademia reale delle scienze^ ed inserita nel voi. iv 
dogli Ani. Comptcsrendus^ ann. 1843. Berzelius opera suddetta , e traile de 
chimie tomo v. 

(21) Mem. letta all' Accademia pontaniana, e stampata nelle opere minori. 

(22) Memoria letta al congresso di Firenze, e stampata in quegli Atti. 

(23) Memoria letta nel congresso di Firenze ed inserita in quegli At- 
ti. Berzelius, R.ipport sur les progrès de la chimie etc. 

(24) Atti del congresso di Firenze 1841. 

(25) Memoria letta air Accademia delle scienze, e stampata nel voi. iv 
degli Atti, e Berzelius, Rapport sur les progrès de la chimie, v. année. 

(26) Rendiconto deir Accademia delle scienze, anno 1842. 
(Ul) Idem. 

8 



errooea ìa teorica cliimica del Dumas e del Liebi^, ed insuflicien- 
te a spiegare i fenomeai calorìGci nella specie umana (28). Anco* 
ra pubblicava le sue esperienze e considerazioni nelle sostanze 
diaforetiche (29). IVel 1843 scriveva su le mofcte del lago ci' A- 
gnano (30), Nel 1844 si applicava ad una serie di sperimenti su 
eavalli e sopra agnelli , per i quali si faceva a dimostrare che la 
temperatura del sangue venoso non è diversa , come sinora affer- 
mavasi da' fisiologi , da quella del sangue arterioso negli organi 
centrali (31). Scriveva un epilogo di dottrine farmacologiche , che 
venne distribuito a Milano net 11 Congresso (32). Pubblicava F a^ 
natisi di un calcolo salivale (33) ; un caso di catalessia e so^ 
gnazione spontanea ; degli sperimenti sulle virtii del creosoto , 
sulle acque emostatiche ec, le quali scritture nel maggior nume- 
ro son raccolte in un volume col nome di Opere minon (34). An- 
cora dimostrava al VII Congresso col dottor Sorrentino un fatto nuo- 
vo qual è la cristallizzazione né* viventi non microscopica (35). 
Egli componeva ancora , col concorso della facoltà medica y un 
Bicettario dello Spedale degV Incurabili (36) , breve , semplice , 

(28) Rendiconto dell' Accademia rccile delle scienze. Il Berzelius dichia- 
rava in una lettera air autore, che teneva alla stessa opinione, perchè di- 
mostrata da fatti solenni in opposizione dell' altra comunemente seguita. 

(29) Memoria letta air Accademia Reale delle Scienze ed inserita nei 
suoi Alti 1842. 

(30) Y. Read, dell' Accademia re(Ue delle scienze, anno i843. 

(31) Rendiconto dell'Accademia reale delle scienze, anno 1844. 

(32) Opere min. e diversi giornali. 

(33) Memoria letta air Accademia medico-chirurgica di Napoli, e stam- 
pata nel 1838. 

(34) Napoli 1845. 

(35) Yedi Atti del medesimo Congresso scientifico. 

(36) Napoli 1835,. 



— 35 — 

filosofico , COSI lavorato come va richiesto dai più severi principi 
di patologia , di chimica e terapeutica tra loro collegate per sod^ 
disfare agli obblighi che si hanno verso gF infermi ricoverati nelle pie 
case. Publicava in oltre un Parere sulle cagioni della pellagra ( 37 ) 
e una disamina della cianurina ( 38 )• 

Ma già nel 1832 aveva pubblicato il Saggio su la preparazio^ 
ne , faeoltà ed uso de' medicamenti ; opera con la quale creò la 
scienza ; e che lo guidò da ultimo air opera maggiore a cui rivol* 
gea tutto il frutto de' suoi studi di patologia , di terapeutica e di 
chimica a queste scienze applicate, che è il Tratlato di farmacologia 
e terapeutica generale. Di questa scienza in tutte le opere fin al« 
lora pubblicate non esistevano che frammenti ; o forse , a dir me- 
glio , essa non ancora avea acquistato fisonomia di scienza. ColFo- 
pera del Semmola ella fece questo gran passo per mettersi in via 
di perfezionamento. Tutte le investigazioni vi sono condotte col me- 
todo sperimentale e con ordine fisiologico , i soli mezzi per e^ 
scindere gli errori e ritrovare il vero , in questa scienza costituita 
da elementi cosi numerosi ed oscuri (39). 

Da ciò il pregio in che universalmente è tenuta codesta opera, 
e la ricerca che se n' è fatta non pure presso di noi , ma anche 
in Francia ed in Germania. 



(37) Giornale delle scienze mediche. Napoli 1849 n. YL 

(38) Annali di chimica. Milano 1846 q. IL — Mem. stampata nel — 
Dono delC Accademia pontaniana agli scienziati d Italia del VII congres- 
so. Napoli 1845. 

(39) In una nuova edizione dell' opera V autore si propone di aggiunge* 
re nuovi capitoli , fra' quali un contento sulle virlU semibili de farmachi , 
un altro delt orario nelF uso de farmachi, un terzo degli incompatibili fi- 
siologici terapeutici e chimici ^ un altro su la dietetica ecc. 



^ 36 -- 

Francesco Briganti , uno de* soci ordinari di questo R. Islilu* 
to, passò a miglior vita il 21 or decorso, lasciando desiderio di sé 
in quanti il conobbero , e duolo grandissimo in noi che ne ricor- 
diamo le opere e le virlù. 

IVacque in ÌVapoli nel 18 Aprile 1802 da Vincenzo e da Gar« 
mela d'Amore. E perchè la genealogia d'una famiglia onesta. e la- 
boriosa è da conservare onorevolmente^ aggiungeremo che Vincenzo 
Briganti, dottor fisico, fu botanico valentissimo, ebbe cattedra di ma- 
teria medica nella Regia Università degli studi, e fu ascritto fra i 
nostri soci ordinari il 28 Aprile 1808 , arricchendo gli Atti Acca-* 
demici di vari suoi lavori, come la Descrizione della struttura^ mu-- 
fazione, vitto e costumi della Mosca che fora le ulive. — Illustra^ 
zione di una pianta americana , chiamata dai Brasiliani Zabu'^ 
caio lacapucaya. — Di una nuova varietà del Cocos Chilensis; 
senza dire dì altre pregevoli memorie lette in altri Consessi scienti- 
fici napolitani. E suo figlio Francesco , specchiandosi nella paterna 
virtù , ed iniziandosi per nobile esempio alle naturali discipline, 
mostrò in prosieguo che il buon volere, e l'ingegno furon doti e- 
reditarie di quel nome , non tralignando punto dalla bella ed inte- 
merata fama del genitore. 

Fin da' verdi anni propenso allo stùdio delle buone lettere e 
delle scienze naturali , si accattivò la benevolenza dei suoi e 1' aimni- 
razione degli amici. Fatti i suoi primi studi, si addisse alle scien- 
ze mediche , e tal grido levò di sé nelle prime prove , che ne con- 
segui laurea con lode. E tanto venne innanzi nella pubblica stima, 
che dovendosi ordinare la Biblioteca della R. Università, fu, ancor 
giovanissimo, prescelto a sì faticoso lavoro ; e n' ebbe poi nomina 
definitiva di Bibliotecario. Ma queste applicazioni noi distoglievano dai 
prediletti studi, invece l'infervoravano nel suo disegno di fare opera 
utilissima alla gioventù, agevolando ad essa la domestichezza de' li- 
bri , e la conoscenza dell' insegnamento universitario , largo campo 



^ 37 — 

d* indagini e di avvenire. E siccome mancava nella R. Università un 
gabinetto di materia medica dimostrativa, dette opera ad attuarlo 
unitamente al padre suo, che con cure indefesse vi lavorava d'in* 
torno. Ed in questo ed in altri lavori vediamo coadiuvare amorevol-» 
mente il padre nelle sue fatiche , e questi con pari benevolenza ac* 
comnnare col figlio i suoi studi : niun meschino affetto turbando il 
lor mirabile accordo , intento solo al progresso della scienza. 

E ciò diciamo, perchè tale è questa arcana natura dell'uomo, 
che spesso de' più cari prendiamo sospetto, bastando qui ricordare 
i Bernoulli , famiglia unica nei fasti della Scienza , per aver dato 
in un secolo otto sommi matematici , e che pur presenta il dolo-- 
roso esempio d' illustre padre ^ che fieramente ingelosisce del figlio, 
per la felice risoluzione d'un problema a lui sfuggita. Ma ritornan- 
do al nostro compianto collega , egli è pur da aggiungere : che ai 
quei dì scarse conoscenze si aveano intorno ai funghi; i quali sic- 
come quelli che forniscono cibo avidamente ricerco dai gastronomi , 
ma spesso funesto per ignoranza delle specie venefiche , richiamarono 
gli studi di Vincenzo, che si dette a tesserne la monografia, scri- 
vendo parziali dissertazioni sul fungo che nasce su la posatura del caf- 
fè (Ayarìcus coffeae), o sopra altre specie. Ma la morte avendo 
troncato i suoi giorni , la R. Accademia delle Scienze commise al 
figlio Francesco le cure di compiere il lavoro, ed esso vide la lu- 
ce col titolo: Historia Fungorum Regni Xeapolilanij IVap. 1848 
con 46 tavole. Così ancora Vincenzo Briganti erasi dal 1811 - 1826 
occupato della preparazione della pania dalle bacche del Loranto 
Europeo, e per le cure di Francesco vedesi ampliato e pubblica- 
to questo lavoro nel 1838 col titolo: Oraiio de planlis apud ve- 
ieres Visci nomen habentibìis , in qua Loranthi europaei ac Fi- 
rn albi hislorìam exponitur habita in Regia Scientiarum Aca- 
demia III."^ idus décembris BSVCCCXL Opus nunc primum ab e- 



— 38 — 

jusdem filio F. B. typis mandalum , cura nonnullis noMlSy et 
iconibus aere sculptisj Weapoli 1838 in 4.^ 

La sua vita scieatifica sì può riassumere così: Nella sua gio-^ 
Ycnlù dette lezioni di luedicìua e di botanica. Nel 3 dicembre 183S 
fu nominato Socio ordinario di questo R. Istituto. L' Accademia Me-< 
dico Gerusica , la Pontaniana Y ascrissero fra i loro ; e quella di 
Palermo ed altre illustri Accademie fra i corrispondenti. Fu ispettore 
del Collegio Veterinario , ed alla morte di suo padre rimasta mota 
la cattedra di materia medica , fu Francesco chiamato ad occupar*- 
la. IVel 1848 per disposizioni dei Ministeri dell' Interno , e di Agri- 
coltura e Commercio s* ebbe la vigilanza delF igiene pubblica per 
r uso de' funghi , e ne conseguì merilatissìma lode. IVel 1854 fu 
nominato Commissario speciale per la distruzione dei Bruchi j che 
infestavano le Puglie ; e non è a dire con quanta diligenza attese 
a questo malagevole incarico. 

Detto ciò , non citeremo se non che i titoli delle principali sue 
opere e memorie , tutte degne di menzione e di studio. Pubblicò 
negli Atti Accademici di questo R. Istituto i seguenti lavori: 

1. Su due nuove specie di testacei spettanti al genere Pupa. 

2. Descrizione di una specie di Schizonia con alcune riflessio- 
ni sulla riforma dei caratteri essenziali di questo genere 1840. 

3. Descrizione di due nuove rare specie di funghi della fami- 
glia dei Porodermei. 

4. Saggio della Flora Lucana , e descrizione di una nuova om- 
brellifera 1847. 

5. Descrizione di un nuovo fungo del genere delle dedalee 1847« 

6. Ragguaglio degli esperimenti intorno alla macerazione del li- 
no a secco , eseguiti nelF anno 1843 a cura del R. Istituto 1847. 

7. Della sostanza gommosa che geme dai vecchi tronchi del- 
le querce, e del modo di trarne proGtto per la pittura 1840. 



~ sa ^ 

S. Intorno a' mezzi di prevenire gli avvelenamenli per funghi 
in queste provicie meridionali d' Italia. 

9. Di ima produzione fungosa ebe viene dal pastone delle ulive. 

Ma una memoria importantissima , malamente posta in oblìo dal* 
r arte ^ si è quella delle Piante tintorie -del Regno di Napoli , la 
quale fu data alle stampe per questo R. Istituto nel 1842. 

In essa il valente uomo venne noverando le piante utili air arte 
tintoria , che spontaneamente allignano nei nostri campi ^ e si col* 
tivano nei nostri giardini ^ contrapponendo le produzioni indigene al- 
le straniere y seguendo in ciò T impulso dato da altro nostro insigne 
defunto collega , il Tenore , che sin dal 1808 pubWicò un Saggia 
su le qualità medicinali delle piante della Flora IVapolitana. 

Questi lavori , che ci dichiarano ricchi in mezzo ad una pre- 
sunta povertà , sono davvero degni d' altissima lode ^ e tali da ser- 
vir di sprone a chiunque brama la prosperità della Patria. 

Quando il dottor Semmola , nel 1842, presentava alla R. Ac- 
cademia delle Scienze di Napoli i primi saggi d'un vegetale esoti- 
co , che gli Abbissini adoperano come purgante , per esortazione del 
{^residente cav. Teuore , il Briganti si dette a determinarlo , e do- 
po lunghe ricerche, riconobbe il Cusso o Bankesia abyssinicay de- 
scrivendone le proprietà drastiche ed antelmintiche, fu processo di 
tempo felicemente adoperate ad espellere la tenia. 

Scrisse pure verso il 1861 una memoria in tomo ai modi di 
rendere innocui i funghi velenosi, inedita tuttavia. 

Fu il nostro socio Briganti relatore di numerose commissioni, 
• membro delle stesse ; ed in tutti gli avuti incarichi pose sempre 
zelo ed an[U)re; e l'ultima segnatura, che apponeva a laborioso la- 
voro, s^^era quella della memoria testé venuta a luce, e bellamente 
redatta dalla Commissione incaricata della disamina Delle acque mi-- 
nerali e delVArte di conciar pelli nelle provincie napolilane. 

Francesco Briganti fu largo di urbanità con tutti, d' arguto in^ 



— 40 — 

gegno, di gradevole conversare, e cosi poco inorgoglito del suo sa- 
pere, che fu sempre veduto modeslamenle rispondere a coloro che 
lo consultarono nei loro dubbi , ignari o insigni uomini che fosse- 
ro. Queste doti dell' animo suo lasceranno una memoria ìncancella* 
bile in coloro che lo conobbero. Soleva dire : che le scoperte scien- 
tifiche sono il maggior bene che possa un uomo. conseguire: e pie- 
no di questo nobile concetto , fece sempre giustizia nelle sue re- 
lazioni agli inventori ed agli scopritori d' utili trovati. La salute gli 
si era notevolmente affievolita in questi ultimi tempi ; ma le sue fa- 
coltà intellettuali conservavano V intera loro potenza. Esso covava un 
malore , da cui fu colpito gravemente , manifestandosi con una le- 
sione al cervelletto, che lo condusse a morte. 

Fra lo spettacolo delle guerre, delle epidemie , delle catastrofi so- 
ciali, è pur bello vedere l'uomo della scienza adoperare l'intera esisten- 
za a benefizio dell' umanità , e chiuderla con far voti pel suo benessere. 

Se soventi si elevano statue a chi si rendette meritevole di ri- 
cordo alla posterità , la stampa innalza più durevoli monumenti alla 
memoria di coloro che si consacrano al bene dell' umanità ed al 
progresso dell' incivilimento. Tra costoro senza dubbio è da anno- 
verare Francesco Briganti , nostro compianto collega. 

L' attenzione , chiarissimi Signori , con la quale avete seguito 
il mio disadorno discorso , e 1' essermi chiaramente accorto che a- 
Vete goduto delle notizie del lavoro di questa antica Accademia , 
nel corso dell' ultimo anno , che vale ad aggiungere un altro ti- 
tolo alla benemerenza di quanti amano le utili istituzioni ; e l' aver 
letto sul vostro sembiante il duolo che avete diviso con noi per la 
perdita che abbiam sofferto di due chiarissimi accademici ; mi fa sen- 
tire il dovere di ringraziarvi in nome proprio non solo , ma facen- 
domi interpelre de' sentimenti dell' intero Corpo accademico , pre- 
garvi di volere in ricambio accogliere i suoi più sentiti atti di grazie. 



ATTI 



DEL B. ISTITUTO D' INCORAGGIAMENTO 



lllB SCIEHZB IITIIIII KMMKIt I TECHtUIIICn 



DI NAPOLI 






\ 



ATTI 



DEL 



R. ISTITUTO D'INCORAGGIAMENTO 



ALLE SGIEMZE NATCRALI ECONOIHGHE E miVOLOGIGHE 



DI NAPOLI 



•^ ^•9j ^ »t» t* 



2/ SERIE - TOMO II. 



NAPOLI 

STABamCNTO TIPOGRAFICO D^li REALE ISTITUTO d' IFICOIAGGIAMBIITO 
Nel Reale Albergo de' Ppreri 

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PABOIE 

PR««f!KZUTE DAL PffiSnUNTS IH I. ISTITUTI 0* IlWllilililERTI 

HELLO APRIR LA PUBBLICA ADCHANZA DEL GIORIfO 5 GEiNNAIO 1863 

ALLA PUSEtIZA BI 

S. A. R. IL PRINCIPE DI PIEHOÌVTE 

I OEUI PKIKAUK Aim)BITÌ, E DI ItCMEHOSI SCIENZUTI S LETTBBATI 



Altezza Reale, luosTBissin SicRoii 

Jj artici^ 16 del nostro Statuto sovranamente sancito prescrìve ehe 
neUa prwia pubblica adunanza dell' anno, pubbliche essendo pur tutte 
le altre, m fosse reso conto di quanto si è dal Gobpo Agcadehigo 
operato per promuovere ed avvantaggiare le scienze naturali , V in- 
dustria é le arti. Giustissimo, sapientissimo provvedimento! percioc« 
che, essendo T Istituti sorretto dal pubblico «rario, in parte dalla 
Stalo ed in parte dalla Provincia , ragion vuole che il puUilico sia 
consapevole dei risultamenti ottenuti dalk lucubrazioni dei singoli 
componenti if sodalizio, sia per giovarsene , sia. per apportarvi il 
suo sindacato. 

Ond'è che se pregammo T A. V. R., Principe augusto, di ono« 
rare di vostra presenza quest'adunanza, se invitammo ^' IlIu8trÌ8SÌ-> 
mi Rappresentanti la Provìncia ed il Municipio, se aprùnmo le porle 
di quest' aula ad ogni intelletto , non si d>be il pensiero di far 
pompa di noi, e di annunziar con jattanza T opera nostra; ma siv- 
vero per compiere un dovere dalla legge prescrìtto. AI quale uffizio 
essendo chiamato il Segretario Perpetuo di questo Istituto, egli lo 
verrà compiendo con quella saggezza di coi è grandemoite dotato. 



— 6 — 

A me concederete pochi: istanti: soliamo , perchè possa soddisfii- 
re ad un altro dovere b^ppo sentito. Un rapido sguardo al passa- 
to per nia*AtfW «1 presente, e presentir faweiire, per qmnto 
alla umana mente ed al dehole mio ingegno è concesso: eoeo qMJHj» 
che in tale prima solenne circostanza credo che riuscir non dovesse 
discaro ali* A. V. R. ad a ^anti distinti personaggi sono tpì convenuti. 

Onorevoli concittadini! V Istituto d' incorai^ianiento è opeta dei 
padri nostri : parto felice dell' amor per la scienza e della carità di 
pataia. Al cadere del passato secolo queste estreme regioni italiane 
restavano rattristate e deserte : quasi come una selva spogliata dagli 
alberi proceri e robusti ^ pmehè la immane scure della tirannide 
distrusse coloro che torreggiavano in mezzo a quanti sapienti popò? 
lavano questa vasta metropoli. Le sciente aaUvali speóahaei^, che 
commcÌAvano a brillare fra noi , ricaddero nell' antico e provorUale 
sikiKti», Ma i teneri germogli su questa terra ferace, e sotto un 
eielo cotanHo benefico non tardar<mo ad elevare le diiome ed a di- 
stendere le loro radici. Si strìnsero esù agli alberi annosi rifluisti 
incolumi e la selva si ripopolava di nuovo. Fu allora dite in quei 
novelli Sacerdòti di Sofia si svegliò il concetto di stringersi in so- 
dalizio per promuovere esclusivamente la coltura delle naturali di- 
scipline; d' onde il. nome appellativo cT ineoragffiammt9 «He ^Seieii^ 
ze Naiurali. Il concetto passò in atto, l'Istituto fu eretto, e con 
r <^lò di quanti allora asaóciavansi ne dimentarono la vita sotto il 
vesàUo tricolore Mia .Francàa , potenza dominatrice in quel ten^, 
di questa e drile restanti parti d' Italia. U Governo nondimeno gli 
accordò l' aailo e 1' appellativo reale. Un uomo venerando aitrettan- 
to per quando dotto , l' illustre CoUigno , sotto la cui presidenza eo- 
minciaw a dar segni di vita il neonato istituto, alzò 1' autorevole o 
non sospetta sena voce per &re avverlire di esser cosa, umiliawle die 
nella casa, del He , e 8<dtQ. la impronta reale, si mettesse la «ta- 



v!^ tin' éótfriétta p9r 'sMtetUnre il Réde htUuIo <r heoràggiómen' 
tf «tfM Uimz^ nialunM. Lo iUamiiitto Govérao noa attese V eeo a 
Mft' voée, cbè tosto provvide tila bisogna con «• Mode&lo i^ifNiit- 
fSdggto» li genio, T amore, il patriotlisno, latto allora si accreb- 
be; è col tenue sussidiò ottenuto la vita si elevò , ^ proopei^do' 
imfin più «rebbe.' 

KesUlailo r antico sovrano sd trono di Cario III.*' Borbone eb- 
be il bfM» senso di conservare con le ahre scienlificlie e letterarie 
Ki^okioni , iMdate dal deceniiale goveirno franceóe , anclie queste 
R.. latitato 4'foeoraggiameiilo; ne riformb soltanto lo statuto; e po- 
scia maritava con esso la Commissione di arti è manifatture, accre- 
scendone anche i su&sidi. h tal giHsa T Idituto prosperava; ma non 
tardò a tnaformarsi. Laonde, divenuto corpo consultivo per privi- 
legi ,r concessioni , «d incoraggiamenti pw tutto ciò che riguarda- 
va le arti, le manifiitturo, Ttedustrìa ed il commercio, le duibir* 
Ile occupazioni de^soci per taM cose fecero sì che le scienae natu- 
rali Intri^sero. 

Le annuali e poi triennali esposizioni delle patrie manifatture 
ed industrie evennero il soggetto primario delle occupazioni nostre. 
Nò per questo, si ha da lamentare alcun che : anzi cravien confes- 
sare che esse tutte cose prosperavano da bene in meglio « testimo- 
ne eloquMrte e non perituro sarà alle generazioni ehe seguono que- 
sto vasto « magnifico edifiiìo. Sorgeva esso modello neU*uUina espo- 
sizione del 18S3 ; e tanto piacque all' universide, che io stesso Go- 
verno avverso al progresso delle scienae e delle lettere si vide co- 
stretto ad aceonsentiro di renderio solido e permanepte per lo stes<> 
so uso. Onore a colui che ne concepì il disegno, e ohe hugfaes- 
so il cammino della esecuzione to rese sempre migliore e condus- 
se presso al suo termine : onore anche a coloro che ne proamran'* 
-M il compimento* 



— 8 — 

In tal perìodo e H ricorderò con rìotfeseimento non «sser m^t* 
eato un retrìto ohe neH' aula del penultimo regnante Borbone arnsse, 
bestenmiìando, scoi^'urato lo siacelo della nobile ed utile istttaxione» 
Un resto di pudore però ne ieee svanire il nnlvagio suggerìttento* 
Siimlmente non venne meno il coraggio ad altro consigliere della ce^ 
rona di assicurarne la prosperità ed innalzarne la vite. Per tal modo 
l'Istituto d* Incoraggiamento, in quanto alla parte eooiMmiìea, seasibil- 
mente ìmmegtiava. Chi vago fosse addentrarsi in questa parte storica 
ed i^ruirsene potrà seorrere la Storia de* lavori deU' Mtato dalk sua 
origine a tutto il 1860, scritta daU* egregio suo Segretario perpi»* 
tuo e resa di pubblica ragione. 

Natati i destini d' Italia , si doisevano mutare ' enàndio le vec-* 
thw istituzioni, per acconciarle convenevolmente al progresso delle 
scienze e della civiltà. Quindi snlnva ancor la stessa sorte questo 
istituto, il quale, sceveratane da esso la parte inAdlettuale dalla 
materiale , si riduceva quasi alla primitiva sua origine. Assegnate le 
cure di tutto ciò che à rapporto alle arti all' industria ed al eom« 
bercio alla Camera commerciale , il B. Istituto resta ora incarica- 
lo della vigilanza sulF Istituto Tecnico e sopra le scuole ^^iidi: coq 
la quale disposizione si à in mente di dare il maggiore possibile 
sviluppo allo insegnamento scientifico per quanto dipende dalle sue 
'applicazioni. Letture pubbliche, e corsi lìberi per lo insegMHAento 
industriale sono ammessi in seno di questo nostro Istituto ; al qua- 
le uopo ^rà provveduto di un Museo mdustrisde, ove saranno rac- 
t)oltì modelli, disegni, materie prime e macchine d'ogni maniera* 
Laonde è chiaro die lo Stato a inteso provvedere ehe il oonsorzio 
della scienza con V arte fosse maggiormente stretto con vincoli o- 
mogenei , senza pretendere che i Sacerdoti di Sofia saendessero nel- 
la officina jdel labbro. 

Con tali norme cominciava l'era novella di questo B. Istituto 



— 9 — 

nel febbraio delFanno leste decorso. Primo suo debito stimò quet* 
lo di scegliere I* ottimo tra i buoni di questa colta metropoli per oc- 
eapare i posti rimasti vuoti dai soci decessi. Ond' è che seggono 
ora fra noi i più belli ingegni nei rami speciali in cui 11 vuoto 
giaceva. 

i lavori scienlifid riprendevano con maniere alacrità il loro cam« 
mino : e quanto nel corso dei 10 mesi si è oprato lo ascolterete or 
ora dalla relazione fedele dei Segretario perpetuo come annunziai 
sul principio. Nel modesto v(rfume che racchiude le memorie venu- 
te a luce finora, frutto delle luoubrazioni de'socii può ciascuno jdie 
il voglia consultare lo asserto. 

Che se taluno fuori di questo recinto , non troverà in esso di- 
cnoa cosa pratica e d'immediata ut lità , gioverà ricordargli, che 
quando il nostro G. B. la Porta dimostrava con la sua camera o- 
scura la ripetizione delle immagini degli oggetti estemi illuminati, 
niuno presagiva la sua applicazione da cui è. derivata Y arte tanto 
estesa della fotografia. Quando si costruiva quel piccolo apparecchio, 
r eolipila per dimostrare gli effetti della forza espansiva del vapore , 
non si ravvisava in esso la potente locomotiva che per mare e per 
terra traghetta uomini e cose cavissime, accorciando il tempo. AN 
lorchè Lavoisier scomponeva l'acqua, e ne isolava i suoi elementi, 
niuno pensava che un dì uno dì quei gaz sarebbe servito a fugare le 
tenebre notturne nelle città e nei rillaggi. 

Chi andasse a Como ancor oggi, e desse uno sguardo a quei 
gretti apparecchi coi quali il Volta forzala la natura a svelargli le 
leggi con cui V elettricità si svolge e procede , difficilmente potrà 
persuadersi esser quelli i germi veraci d' onde è scaturito quel mez- 
zo per cui oggi si parla agli antipodi con la stessa velocità del ful- 
mine. E se la storia di ogni umana invenzione non mentisce, tut- 
to à proceduto così: onde sentenziando scriveva V oratore del Lazio. 

Skc. Serib, Tomo U. ^ 



QnitìU' rerum principia pfona ied mii progre$iHonibv» n$<i (iu« 
gmiur, iVon è però che ona ipotesi la mia, supponendo «h'esi- 
$ter potesse tra gli uomini colti nostrali un solo ilota , a cui oatu" 
ra stata fosse prodiga nei sens) ^ avara neU' intelletlo. 

Io non intendo in pari tempo fare il panegirista dell' Istituto ; 
ma ò voluto accennare a tali cose per prevenire soltanto] gì' incau- 
ti contro le malefiche inflnenze de' tristi. Questi miei dotti collegbi) 
con quella solerzia con cui locubrarono nel passato, prosegliirann^ 
^ncor nell'avvenire. DI talché, se finora nulla si trovò da lam^tai^e> 
più prospero certo sarà 1' avvenire. 

L' avvenire però è riposto anche in Voi Illustrìssimi Rappresen- 
tanti la Provincia ed il Municipio. Spetta a Voi il provvedere in gui- 
sa da non fere venir meno questo sodalizio , di cui i vostri paren-^ 
ti ne furono i primi fondatori. Sìa vostra prima cura il compimeo'* 
to di questo edifizio che aggiungerà maggior vanto alle tante ope- 
re che adornano la città. Spelta a tutti gli elevati ingegni di que- 
sta felice regione il far prosperare la istituzione qual' essa al pre-* 
sente si trova col concorso loro morale e scientifico. Gos) facendo 
è d' augurarsi che di tutti i fari sia per esser questo il faro mag- 
giore destinato « diffonder la luce sa tutto il sUoIo italiano. 

Comm. Obonoo Gabubu Costì. 



DE' XAVORX ACCADEMICI 

nKhf AKir« 1864 

RELAZIONE DEL SEGRETARIO PERPETUO 

CA¥» FBAMCEMO UKMt tUVBUM 

fXTn hblla pbima adunanza pdbnjca del mtsB di gennaio èmb 



SlGMOBI 



jfloEiPio ali* oDorevolissImo mandato di esponi quali sono stati i la» 
tori di questa Accademia nell' anno prossimamente decorso. Sarò bre« 
ve il pili possibilmente per non abusare della vostra indulgenta, tan- 
to più quanto che debbo richiederla intera sapendo di non poter cor- 
rispondere come sarebbe mestieri al carico impostomi. 

L'Istituto, Signori, ha per virtù dei suoi Statuti e per lun- 
ghissima consuetudine V importantissimo compito di togliere ad esa- 
me tutte le scoperte o i perfezionamenti nelle applicazioni meccani- 
che e chimiche, così nelF agricoltura , come nella industria in gene- 
rale, appartenenti ad inventori ^he ad esso si presentano, ovvero 
che il Governo e la pubblica Amministrazione reputano meritevoli di 
studi e di considerazioni. Una volta Y Istituto per la materia dei pri- 
vilegi industriali era in continue occupazioni riguardo ai^ giudizi in- 
torno a scoperte ed invenzioni vere o pretese; oggi, mutala la le- 
gislazione al proposito , gì* inventori lo mantengono in continuo eser- 
cìzio per ottenere opportuni suggerimenti , per veder cotonati i loro 
studi con menzioni onorevoli , e più ancora con itiedagl^ di onore; 



— 12 — 

IVon-ni fero ad esporre fil filo gli s\aèì MYisìWxào in (ali 
propositi nel passalo anno , ma ricorderò solamente così di volo 
che tolse ad esame il processo del sig. Guglielmo Ville di Parigi 
per segregare i fosfoli di calce naturali e per facilitare il loro ef- 
fetto utile su' vegetabili. Si occupò della proposta del sig. Oreste 
Edoardo per i cuscinetti in ferro laminato delle ruotale delle strade 
ferrate. Diede giudizio intorno al metodo ed alle conseguenze eco^ 
nomiche della riduzione de' cenci vecchi di bambagia allo stato di 
esser filati e tessuti di nuovo. Occupò V Istituto una maniera di pen- 
na da stenografia telegrafica del sig. Belisario Detti ; un novello si- 
stema di via ferrata del sig. Edoardo Scharpe; il vaglio del sig. 
Banghert ; il novello gas luce del sig. Ducloz ; i saggi tanto di ac- 
ciaio fuso quanto cementato del sig. Maseolo, e via innanzi. E pidi 
tardi furono materie di studio dell' Istituto le proposte del sig. An- 
gelo Banieri dichiarate in una sua scrittura a penna col titolo Brevi 
cenni storici mlV aniiehità delle acque termali e delle arene in- 
focate dell'isola d'Ischia, nella quale scrittura l'autore dimostra 
i vantaggi industriali che potrebbero trarsi da un suolo dJ circa 
3000 metri quadrati riscaldato di sopra a 100**, e da sorgente di 
acqua che segna 80** e con forza di S4 litri a minuto; donde ma- 
teria prima, cioè caler naturale, e motore idraulico, che nulla 
costano. Ed aucora una scrittura del sig. Gaetano Fortunato col ti- 
tolo Cenno monografico e statistico del comune di Giffoni Valle- 
^iano. Io questo lavoro si ragiona della popolazione di quel Co- 
mune , delle sue istituzioni , e poscia si tratta sommariamente di 
quanto io quel territorio attiensi alla Geologia, alla Mineralogia, al- 
la Zoologia , alla Botanica , ai prodotti naturali , e via innanzi. L' I- 
stituto trovò tale lavoro degno di lodi.. 

^ Ad illuminar gli autori l' Istituto concorse con i suoi giudizi; e 
ad incoraggiarli si limitò in certi casi alla semplice menzione onore- 



^ lì ^ 

Iòle, i1ser})àDdosi le njaggiori considerazioni quando avrà potuto coit 
opportuni regolamenli provvedere all' eseguimento esalto e coscien-* 
zioso'di quanto vien prescrìtto ne* novelli suoi Statuti recentemente 
approvati da chi ne aveva il diritto^ pel eonferimrato di premii e di 
medaglie. 

È risaputo Y importantissimo fine cui mirano le Società econo-! 
•ttcbè nelle varie proviacie di questa parte d'Italia. Tali Società 
' nella incertezza della loro futura esistenza , ed ancora in una .tal 
^le atonia , frutto del passato , kanno avuto un periodo mólto dif- 
ficile a superare. Pure alquante di esse ridestate a novella vita, noa 
haino mterrotto le loro eorrispondeoze con questo Istituto, sapendo 
bràe> esser ciò un mezzo di vigore e di risveglio. E l'Istituto vi ha 
corrisposto col medesimo zelo, non venuto mai meno pel corso 
di oHre a mezzo secolo. Gli atti verbali di quelle Società pervenuti 
all' Accademia sono slati' accuratamente esaminali da apposite com-r 
missioni, e quando il bisogno l'ha richiesto, son venuti fuori giudi- 
zi e ragguagli non inutili ai siogoH componenti delle mentovate So- 
cietà e di certissimo vantaggio alle scienze nella loro applicazione, 
Noi ^am di credere che strettissimo dovrebbe essere il legame allo 
a coBgiungeré quelle Accademie provinciali con questo Istituto; ed 
io un giorno occupando un pubblico ufficio che mi permetteva di 
guardare più net complesso questo vero, feci quanto mi ia possi- 
bile per farlo scendere nel campo della pratica. Non vidi in tutto 
seguitato i miei proponimenti , ma ciò non mi tolse allora, non mi 
toglie adesso il convincimento che la comunanza di studi e di fini 
delle Società economiche e dell' Istituto, il potente concorso che que- 
sto ultimo vi può arrecare, dovrebbe dimostrar chiaro l' importanza 
di quel legame ed i buoni frutti che potrebbe produrre a vantag- 
^0 di tutti. 

JVel passato anno V Istituto ha continuato i suoi studi relativi 



- 14 - 

air iedustrìa serica , e spera che compiuti i raggnagli , ed afèli 
tutte le notizie richieste dai paesi dove detta indostria è pih anaft^ 
zèta, possa rendere di puU>lica ragione le conseguenze delle sns 
ricerche, lina Commissione accademica composta dai soci Gussone, 
Briganti, Semmola Vinc. , e Costa Ach. attende a tale importantis* 
Simo lavoro, come seguilo a quelli che in tutto il tempo passato so« 
no stati fatti dalF Istituto, e di cui tanto n è vantaggiato k sdénitf 
e la pratica. 

Ad un altro ìmportmrtissimo lavoro ha pure atteso Y Istituto wk 
tempo stesso, voglio dire lo studio delle acque minerali in quasi 
tutte queste provinde. È risaputo emne tali acque sono fonti di ia-« 
Iute agi* infermi di moltissimi moiti, di ricchezza a dii le posne* 
de. Pure in moltissimi luoghi sono o mal note, o poco usate, o ab« 
bandonale affatto. I Soci Presutti, Giordano e Briganti hanno aU 
leso alia raccolta del maggior numero di faUi restivi a tali acque, 
e 1" Accademia già possiede una Relazione , opera de* suoi Gooh 
missari , che puhblicherà fra breve , affinchè le legali rappresen- 
tanze amministrative di parecchie provincie avessero tutti gli opporr 
tuni elementi per torre ad esame e provvedere acconciamente ali* or- 
dinaménto ed agli usi delle migliori acque minerali che attualmente 
vanno perdute. 

Come lavori accademici collettivi son noti quelli che riguardano 
la coltivatone del cotone, di questa materia tanto preziosa a* futa- 
ri destini economici dell'Italia. E per le sue pruove, e per i suoi 
saggi , e per le memorie scritte sul proposilo , son lieto dì po- 
ter qui ricordare come 1* Istituto ottenne il maggior attestato di 
stima ai suoi lavori dal Coniglio generale dei Giurati della prima 
Mostra di cotoni che si tenne in Torino. Oggi V Islitnto continua i 
suoi lavori per prepararsi alla prossima Mostra che avrà luogo qiiì 
ìa Napoli, eseguendo nell'Orto botanico, sotto la immediata sorve- 



— is: — 

fimsi 4el QtreKOre <fi eàso coiliin. Gasparrini suo' soeio Ordinift'* 
rio, i saggi che repata migliori e più propri per concorrere allo, 
sviluppo! deiriniustria cotoniera qhe accenna a prendere- vaste pro- 
porzioni in Italia... A questo proposito però è ben che si dica come 
V Istituto non è fra il numero degli esageratori di questa fonte di: 
Dcchezze) ed esso sa ben due cose , che il coltivatore è il mi- 
gliof giudice del tornaconto nei tàlli dell' industria agraria , e che; 
bastano a quello poche sointille per dar-gli gran luce; e che T ar- 
goménto più importante neir industria in discorso è il giudicare qua! 
prò possa trarsi da alcuni; terreni, come son quelli di mfrfti luo^ii 
rimasti da secoli sotto il dominio di acque stagnanti, e su i qualir 
■OM sònosi potuto compiere molle pruove agrarie. 
i L' Istituto non restò indifferente ai nobili sforzi del Comizio a^ 
graiio della ubertosa e vasta provincia di Terra di Lavoro nelFor-; 
dinàre la recente Mostra dei prodotti delle arti e delle industrie di 
ogni maniera, I . Soci sigg. . Costa Oronzio , Gussone e JVovi forono» 
èriristìtuto- deputati a visitar quella Móstra e a dame ragguar) 
gtio» U rapporto di quei socii non si lasciò attendere, e dai fai-; 
ti che pose in luce, e dalle discussioni che ebbero luogo in que-; 
sta aula^ ne venne per conseguenza che oggi l'Istituto si occupa:: 

i.° Degli studi per la produzione dell'olio dei semi del co-i 
Ione; TaC studi sono afBdati ad una commissione accademica di cut 
£iD parte i soci Presutti, Laurenzano, Gasparrini e Novi. > 

2.° Degli studi dell' arte plastica e ceramica per mdagar le 
cagioni della sua decadenza appo am, e per descrivere e sludiarQ 
le diverse materie prime indigene da potersi adoperare in tale in- 
dustria « sperimentare le paste più adatte a smalli e vemid che' 
possono resistere a notevole temperatura. I soci che si occupano di 
tale Unoro sono i sigg. Del Giudice, Giordano, Scacchi e Novi. 

3/ Di un catalogo di erbe indigene in reazione degli usi 



— 16 — 

ifiduslriali a cui possono assegnarsi , affidandone il primo kwro ai^ 
Soci Cassone, Gasparrini e Briganti. 

Impostaci una severa brevità, non reputiamo necessario fSf^ù-^ 
dere altre parole per dimostrare a quali risultati d* interesse univcr-^ 
sale posson condurre tali studi dell' Istituto. 

Disposta sempre l'Accademia a far plauso ad ogni lavoro che 
avesse per iscopo il miglioramento della nostra condizione industria^ 
le, accolse con interesse un rapporto su le patrie manifolture pre« 
sentato dai Soci sigg. Laurenzano e Santangelo, disponendo eke a 
tempo convenevole si fosse preso in tutta quella considerazione che 
merita Y importanza delP argomento. 

IVon ha negletto pertanto Y Istituto un altro mezzo efficacissimo 
per il pronto progresso di quelle discipline a cui le sue cure sono 
rivolte , aprendo pubblici concorsi sopra argomenti di universale in* 
leresse; moHe potente e sicura, come tutti sanno ^ per risvegliare 
ed incitare le menti a proflttevoli sludn. Due soli si è potato pnn 
clamarne finora , cagione la brevità del tempo da che son VMuti ia 
ptatica i nuovi suoi Statuti. Il primo iniziato dal Segreiario per-^ 
peluo con un premio di lire «'iOO, di cui egli faceva offèrta aM' K 
stituto, come prodotto di propine accademiche, durante alcuni mesi 
ne' quali essendo infermo, non gli fti dato attendere alle cose del- 
r Istituto. Il tema che T Accademia prescelse a tale premio , e di 
cui ciascuno può dà sé rilevare Y importanza pratica , fu questo : 
Degli siabilimenii di pubblica beneficenza nella Città di Napoli 
e de' modi di renderli veramente giotetoli alle clasd bisognose. 

E perchè meglio si possa notare la specialità del tema, ecco 
le principaK condizioni. Dòpo una succinta e lucida esposizione sto-<» 
rica di moltissimi stabilimenti di beneficenza che possiede la eitt2( 
di Napoli , sarà bene , perchè si riesca ad un risultato pratico di 
qualche valore, che la memoria presenti un certo numero di pos- 



— « — 

nggm^ statistici su la diversa Datura di redditi e su le spe- 
se di amministrazione che quelli sopportano, rilevando i dati e le 
■otiàe oppOTtune o da monografle, o da opere speciali già messe 
a stampa,, o da documenti governativi, o da altri indizi, sieno an- 
che di fondate plausibili congetture, almeno per quanto i tempi, i 
luoghi , e r indole del proposto tema consentono. Ancora aggiungerà 
importanza al lavoro lo studio e la diligenza di ricercare con sotti- 
le industria, e come riuscirà meglio, quali sieno gli usi cui quelle 
rendite vengono applicate, facendovi sopra analoghe osservazioni, 
che mostrino la necessità, T importanza e la legittimità delle rifor- 
me che vogliono introdursi in questo ramo, accennando soprattutto 
all' alienazione de* fondi produttivi, sieno rustici, sieno urbani, per a- 
equistame rendita iscritta sul gran Libro del Debito pubblico d' Italia. 
Tarmine del concorso il mese di aprile di questo anno. 

Ad altro concorso provvide la benemerita Deputazione proiin- 
ciale, seinpre sollecita a promuovere lo sviluppo morale e materiale 
di questa cospicua Provincia. Essa volendo impor modo a' continui 
danni prowenienti dalla macerazione della canapa e del lino, scelse 
r ampia via del pubblico iconeorso. Ecco il quesito renduto di pub- 
blica ragione: Tenuto conto di smonto fin qui H è esposto per 
la macerazione ad acqua ^ a vapore^ ed a secco della canapa e 
dd Uno , proporre o un metodo nuovOf o un perfìszionamenio a 
fuetti già notif nel fine di conseguire U maggior vantaggio e- 
amomieo neUa riduzione del gambo delle piante in filo, e per 
Ib guarenUgia della salute pubblica. 

Termine del concorso il mese di giugno di questo anno. 

È a sperare che in un fatto di tanto interesse puU^eo non 
wmaùi il potente soccorso delle seiense e de' dotti. 

L* Istituto aggiunse lire 500 da' particolari suoi fondi alle lire 
3000 assegnate al premio dalla Pronneia per una medaglia all' an- 

Sac Sun, Tomo U. 3 



— 18 — 

tore del secondo lavoro in ragion di merito, cbe rispondesse con 
lode al mentovato quesito. 

Di mezzo alle altre occupazioni non mancò V Istituto di atten« 
dere a far progredire la pubblicazione degli Atti. Il primo quader- 
ne di questo anno è già da più mesi venuto in luce per le slampe; 
r altro è sotto i torchi. Vi han preso posto una memoria che si ap- 
partiene al nostro Presidente prof. Oronzio Costa, che è quasi il 
prolegomeno di un corso di memorie promesse dall' autore nel- 
lo scopo di formarne la carta geologica delle province napolitano , 
lavoro ^à compiuto, o almeno progredito per altre parti d' Italia, e 
però reclamato oggidì dalla scienze. In essa e* comincia ad esporre 
r iconografia analitica delle rocce di sedimento primitivo degli Ap- 
pennini napolitani. Facciamo voti che il nobile disegno possa esser 
presto recato a compimento con qnella solerzia che mirabilmente non 
vien meno in questo IVestore de' professori italiani. 

Una memoria intomo a ricerche di Geometria analitica , del prof. 
Fortunato Padula , enunciata nel volume 13 àe' IVouvelles annoJM 
de malhematiques pag. 181 dallo egregio prof. Giusto Bellavilis. Il 
Padula si occupò fin dal 18S4 della quislione enunciata dal BdBa'« 
vitìs, e nel dimostrarla s' imbattè in alcuni teoremi di Geometria, dei 
quali fece pubblicare soltanto gli enunciati nel fascicolo dell' agosto 
di queir anno degli Annali che si pubblicano in Roma dal eh. prof. 
Barnaba Tortolini. IVelIa memoria che or ricordiamo l'autore, ehi; 
a riprese si occupò di quei studi , li pone nell' ordine istesso co- 
me gli si presentarono. Premette la dimostrazione della suddetta 
quistione , di cui eccone 1' enunciato : 

Se 9i divide un poliedro omogeneo in tetraedri in un mo" 
do qualunque, e si suppone la massa di ciascun tetraedro riur 
nita al centro della sfera ad esso circoscritto , U eentro di gra- 
vitò di siffatto sistema di punti materìaii è teinpre lo stesso. 



-19-. 

Di qui una serie d'importantissimi teorani ài numero di tre- 
dici , e di altre conseguenze le cui semplici enunciazioni ci irarrelH 
bere di là dal lìmite entro il quale vogliamo arrestarci ; e però al^ 
tro non ne diremo. 

Una memoria del prof. Nicola Tnidi « Ricerche di iSeomeirìa 
anaiitiea relaiim ad alcuni sistemi di coorditmte omogenee ». In 
questi ultimi tempi potentissimo ausilio ha ricevuto Y opplicazione del- 
l' algebra alla geometria dalla introduzione di diversi sistemi di coor- 
dinate; e di vero essi permettono di tradurre le equazioni delle U- 
nee e deUe superGcie in funzioni omogenee delle variabili, e però 
si può trarre partito dalle numerose proprietà di esse funzioni. E 
v«ro che altri han creduto che questi nuovi sistemi fossero veramen- 
fe opportuni quando venissero applicati a ricérche le quali hanno per 
soggetto proprietà proiettive delle figure, dovendo per contrario ol^ 
ferire minore semplicità de' metodi ordinari quando nelle ricerche è 
impegnata la considerazione dì relazioni metriche. Ma 1' autore fk 
riflettere che « la simmetria essa sola è già un largo compenso s4 
espressioni che in apparenza sembrano più complicate, ma v'ha di pia 
ehè si tratta di metodi recentissimi, non ancora studiati sotto tutti 
gli aspetti ; e noi abbiamo ferma fiducia che da qui a non molto 
queste apparenti difficoltà saranno interamente dominate ». IVeUa me- 
moria cui accenniamo V autore espone alcune formolo , le quali si rap- 
portano al metodo deUe coordinate triUnearì, e che sono il fondamen- 
to delle sue ricerche. Consistono in diverse relazioni osservabitissi^ 
me tra gli angoli che ima retta comunque situata in un piano for^ 
ma eon tre rette fisse, vale a dire coi lati del triancolo fondamen- 
tale. Seguiranno le applicazioni a diverse quistioni. 

Una memoria del socio prof. Ferdinando de Luca, che tratta delle 
proseime comunicazioni commerciali, ed industriali di Mia la (er- 
ra, b questa scrittva l'autore comincia per dare una notizia recentìs* 



— 2» — 

siiàa deUa Nuova Zelanda, la cui regione, come i risaputo, corrisponde 
a quella -degli antìpodi di Europa. Fa osservare come in queir ìsola si 
sieno di recente introdotte rimarchevoli istituzioni di civiltà; mentre 
i primi europei che vi approdarono in tempi non remotissimi, ebbero 
a combattere selva^ antropofagi. Il censo del 1862 offerì una po- 
polazione enr(^ea di 126 mila abitanti , ed 84 mila indigeni che a- 
more d' indipendenza spinge a fare aspra guerra alio straniero. Po- 
ne sempre più in luce Y autore come le nazioni sono ora tormen- 
tate da una sola idea , quella del loro ravvicinamento; e ricorda co* 
me r Ingluiterra spinge una linea telegrafica da Londra ai suoi do- 
minii indiani per Costantinopoli , Bagdad , Teheran » Bombay ; che 
«omunicazioni elettromagnetiche sono in via di esecuzione fr& Pietro- 
Iwrgo e PdLÌBO da una parte , e dall' altra fra la città dei Ciart 
eé il Pacifico ; come una linea telegrafica di ben settemila chilo- 
■letri cQngiunge>à Cadice al capo S. Rocco a cinquanta gradi <H 
latitudiue sud nel Brasile, attaccandosi ai punti intermedi delle iso* 
le di Madera y delle Canarie , al capo Bianco su la costa oeciden- 
lele dell* Africa , e ad un* isola del capo Verde ; ed una linea te- 
l^^ea fra un pimto settentrionale dell* loghilterra , e h auova 
Brettagna nell' America del nord, congiungerà queste due regioni ; e 
i punti intermedi dell* Ishmda, della Croenlandia, e del Labrador so- 
stituendo la eorda situata non ha molto fra 1* Islanda, e V mbt di 
Twranuova, rottasi nel fondo dell* Oceano; come in fine un congres- 
so diplomatico si radunò^ in questo ultimo tempo a Parigi per [wov- 
ledere tra la Francia , 1* ItaUa, H Belgio, il Portogallo, la Svezia, 
il Brasile, al congiungimento dell* antico d nuovo continente, mercè 
la potentissima fòrza della elettricità. Pure ciò che darà compimen- 
to alla eomunicazioiiM di tutta la terra, sog^unge 1* autore, sarà la 
s^ada di ferro mondiale, cominciata a Mosca, e che per gli Urali si 
«striderà lungo la Siberia meridionale da una parte al Pacifico per 



b Manjuna , e dati* altra per Kiatla , città fì>onUera fra la Russia t 
h dm f a Pekino > e pel canale in^erìale a Canton nel mare det- 
-k Cina. La Persia dà compimento ad una strada ferrata, ed ha sta- 
èiKto una linea telegraCca. E Ano a traverso d^' anarchico e tur*- 
holente Afghanistan sono aperte grandi strade commerciali. Titte 
qoeste ecnnunicazioni sono per terra , e sopra territorio russo , o 
crafinanle con la Russia. Questa immensa rete sarà compiuta dalia 
strada ferrata che scendendo per le provincie russe orientali, pas» 
9erà dall'Armenia russa neir Asia ottomana, e per l' Istmo di Suec 
in Africa. Ricordati tutti questi fatti per trarne pr<^tto in quanto 
aBe minori e parziali comunicazioni, che per ciò non cessano di 
«ssere di evidentissimo interesse , Y autore ha arricchita la sua me- 
moria di considerazioni statistiche desunte dai calcoli meglio accer- 
tati e pi& recenti; ma non è qui il luogo di seguirlo nelle ulterio- 
ri considerazioni e conseguenze dd lavoro. Solamente soggiùngia- 
«0 che le notizie e le considerazioni che espone in questa Meioo- 
ria sono attinenti alle non lontane comunicazioni industriali e. com- 
merciali di tutte le IVazioni. I fatti statistico-geografici che svolge 
«(NM> recentissimi; e di vero essi non risalgono al di là del 1863. 
» Le comunicazioni telegrafiche , dice 1' autore , che sono vicine 
s ad abbracciare tutta la terra , V apertura dei due istmi più fa- 
» masi che separavano mari vicini , i quali ciò non ostante non 
> comunicavano naturalmente che pw un lungo giro di migliaia di 
» miglia : le strade fenrate che vanno moltiplicandosi aUa giornata; 
s insomma la facilità per correre in breve tempo dall' uno all' al- 
1 tro confine dd globo : tutto fa presumere che non sarà lontana 
* r cfK»ca , nella quale i popoli deporranno le loro così dette gè- 
I losie nazionali sull'altare della patria comune, la Terra ». E con 
aumo non abbattuto né dagli anni , uè didle etiche > il nostro geo- 
grafo scrive le seguenti paride che come termine di questo rapi- 



— M — 

dissimo cènno del suo lavoro qui vogliamo ripetere, a Tutto ort 
» tende a civiltà, egli dice, tutto è movimento per incivilire le di* 
» verse razze della specie umana. Questo movimento , veloce coi* 
» me r elettrico e il vapore che lo rapprasentano , è V idea che 
» caratterizza la presente civiltà , la quale mette capo a quel gran^ 
» de principio di fare di tutti gli uomini un ovile ed un pastore^ 
» Primacchè l'elettricismo ed il vapore fossero stati attaccati al 
» carro della civiltà , il tempo e lo spazio facevano fronte all' tt<K 
» mo : ora lo spazio ed il tempo sono in mano dell' a<mio. E q«e« 
» sta è la definizrone del progresso del secolo XDL ». 

Una memoria del Socio corrispondente Prof. Giuseppe Frojo eoi 
tìtolo Poche osservazioni gulla coltura del cotone siamese. L'au- 
tore ricorda quanto al proposito si è detto dai dotti e dagli agri- 
coltori intelligenti , in guisa che sembrerebbe , egli dice , esao^ 
rito il difficile argomento. Pure vien notando alcune sue osser*" 
vazioni intomo alla scelta dei semi , per la quale non sono mai bo* 
stevoli le cure del coltivatore , e riferisce alcuni suoi sperimenti per 
preparare acconciamente i semi che si debbono affidare alla terra. 
Il secondo argomento che tratta, è relativo ai modi ordinari di se- 
minagione, e dimostra come essi fanno andar perduti per lo meno 
48 chilogrammi di semi per ogni ettaro , e mostra in qual modo 
si può riparare a qnesta perdita. Finalmente il sig. Frojo pon ter- 
mine alla sua scrittura mostrando 1* antipatia decisa del cotone per 
la robbia tintoria , la quale è largamente coltivata nelle nostre cam- 
pagne, facendo con ciò seguito alle osservazioni del conte Marini, 
e del Berti-Tichat, in quanto all' a\irersione del cotone per altre 
piante, come a dir per le patate, pc'fagiuoli e pel mais, non sen- 
za accennare alle possibili cagioni dei fatti osservati. 

Finalmente è pur prossima a comparire negli Atti una scrittura 
ilei Socio prof. Achille Costa, che tratta Detta pcscicoUvra nel goU 



— 23 — 

fi di Napoli. V autore considera la Pescicoltura nel ^dfo di Na- 
poli sotto due distinti aspetti, per quel che riguarda cioè la indu- 
stria in sé stessa, e quindi la probabilità e facilità della riuscita , e 
d! altra parte delle conseguenze che da essa, supponendola attuata 
e prospera^ può risentirne la libera pescagione, ed il mercato del 
pesce nella città dì IVapoli. In tali esami Y autore prende a punto 
di partenza ciò che intendono di attuare coloro i quali attendono ad 
una concessione di tale industria presso di noi ; e dopo accurato 
ragionamento il Costa viene a conchiudere primamente che la Pe- 
scicoltura condotte nelle proporzioni con le quali i Concessionarii 
r hanno immaginate, non è effettuabile, né è suscettiva di dare quei 
rìsiltementi che essi attendono in seguito di calcoli fatti su la car- 
te nel proprio studio. Quanto alle conseguenze della Pescicoltura 
nella libera pesca e sul mercato del pesce in Napoli , Y autore è di 
credere che le proposte fatte per Y industria in parola non sono 
teli da ovviare agli inconvenienti che presente la pesca nel golfo di 
Napoli , ai quali si potrebbe unicamentis provvedere con opportu- 
no regolamento di pesca , che tenesse stretto conto de' dati che la 
scienza air uopo può offerire. Il golfo di Napoli merite ogni consi- 
derazione perchè è ricco di pesci, forse più di qualunque altro ma- 
re. L' autore non tralascia di soggiungere ehe le sue idee non van^ 
no applicate ai vivai per certi molluschi , principahnente air ostri- 
Goltera ; invece egli crede che uno stabilimento per siffatte industria 
non solo sarebbe con facilita attuabile, ma essa recherebbe quindi 
vantaggi ai consumatori ed ai capitalisti che a queir industria alten^ 
dessero. Or ci piace ripetere qui le parole con le quali Y autore 
termina il suo lavoro. 

)) Son queste, egli dice, le poche osservazioni ehe volevamo 
» esporre sull'argomento. Siamo sicuri che molti non divideranno 
» con noi le nostre opinioni ; ma ciò a nulla monte. I nostri ragio- 



— 24 — 

» namenli potraono soltanto essere smentiti o dichiarali erronrì dal 
» fotto. E noi che non abbiam ponto la pretensione di crederci in- 
y> &Uibiii , e che mentre vediamo con piacere ogni cosa che ha del 
» progresso senza che però rechi nocumento agli interessi dei più, 
j saremo Ueti se vedremo sorgere con felici auspici il proposto stt« 
» bilimento di Pescicoltura, e prosperare fino alla sua compiuta i- 
» stallazione, dandoci lutti quei vantaggi che i concessionari pro- 
» mettono , a loro stessi, alla classe de' pescatori , ed aUa popo- 
V lezione, essendo unicamente il bene dd paese quello che deside- 
» riamo , e per Io quale ci siamo determinati a sottcmiettervi le po« 
» che considerazioni che ci è sembrato poter fare su tale argomento». 

Nel corso dell* anno a cui accenniamo l' Istituto chiami ad oe- 
eupare alcuni seggi vacanti di soci residenti i sùgg. cav. Giuseppe 
Novi, prof. Achille Costa, marchese Michele Avitabile, e prof. Ar- 
cangelo Scacchi Senatore del Regno ; e nominò sod corrispondenti 
ì sigg. prof. Berti-Pìchat, Carlo Remond, Giuseppe Frojo, barone 
Giuseppe CesaU , e Gaetano 'Caporale. 

In mezzo alle sue occupazioni ed incessanti studi, 1* Accade- 
mia dovette sovvenirsi del fatto di non esservi rose soìza spine. Es- 
sa fu colpita dalla perdita dell' illustre suo sodo vice-segretario Er- 
nesto Capocci. Egli nacque l'anno 1198 in Picinisco, piccdo vS- 
laggio di Terra di Lavoro, di civile famìglia. Mostrando fin dai 
teneri suoi anni ingegno non comune, il padre volle che attendes- 
se agli studi in Napoli. Qui si rivolse con ispeciale affetto die 
matematiche, ed in breve fu in grado di studiare astronomia sotto 
la scorta dell' insigne Zuccarì, direttore in quel tempo dell' Osserva- 
torio di s. Gaudioso, ora Osservatorio della Marina. Alcuni lavori 
che compì presso l' illustre astronomo gli valsero ben presto un ti- 
tolo alla pubblica estimazione; così che quando nel 1819 si dovet- 
te provvedere al personale dell* Osservatorio di Capodimonte , egli 



— 25 — 

De fu nominalo vice-direttore. Morto nel i833 il Brioschi Direttore 
di quella Specola, il Capocci ne occupò il posto, dove restò insino 
al 1849, quando per le sciagurate vicende politiche di quel tempo 
ne fu rimosso. IVel 1848 era stato Deputato al Parlamento di IVa- 
poli. nJel 1860 venne dal Governo reintegrato in queir ufficio al qua- 
le aveva con amore sempre volto il pensiero; poi nominato Sena- 
tore del Begno, e decorato di parecchi ordini cavallereschi. Tornato 
alle ambite occupazioni della sua scienza, potea menare ^orni piò 
lieti e tranquilli , quando in suH* ottobre del 1863 la sua salute co* 
mindÒ ad essere sofferente. Dieci giorni di aria del luogo nafiò , 
nella seconda metà del dicembre, non gli valsero alcun l>enefizio. 
n primo giorno dell* anno ritornava in iVapoli fra i suoi ; il dì 4 
era minacciato di aneurisma; il mattino del 6, aUe ore 9^ di quel 
male cessava di vivere in età di 65 anni, lasciando desolazione nel- 
la famiglia, riverente commozione in quelli che gli furono sottopo- 
sti, dolore acerbissimo fra gli amici, e lutto per tutti che o lo co- 
nobbero di persona o di nome. 

I suoi lavóri sciéntiGci consistono in moltissime memorie sulla 
Astronomia fisica è su le Comete, varie determinazioni di orbile pa- 
raboliche ed ellilliche, molte determinazióni di posizioni geografiche, 
e diverse memorie su' tremuoli. Ma il più reputato e principale suo 
lavoro è 1' ora 1 8. '^ della carta stellare di Berlino che gli meritò in 
concorso la medaglia di oro insieme coli' illustre Inghirami. Quella 
carta è di esattezza impareggiabile. 

Fra i suoi lavori letterarii si dee notare segnatamente il co- 
mentò della parte astronomica della Divina Commedia , ed il Boman- 
20 stòrico che ha per titolo V uUimo Viceré di MapolL 

La rinomanza che gli acquistarono i suoi lavori lo fecero ascri- 
vere a quasi tutte le Accademie Italiane ed a molte Accademie stra- 
niere. 

Sbc. Ssrix, Touo II. * 



— 2G — 

Dotto e buon cittadino il Capocci lasciò nella scienza e nella 
coscienza pubblica un vuoto diflìcile ad esser colmalo; e noi con 
queste parole pa'ghiamo un ultimo tributo di stima e di affetto al 
nostro illustre e compianto colle^. 

Ecco, Signori) in qual modo visse quest'Accademia il 58.** 
anno di sua esistenza. Il costante suo programma fu quello di strin- 
gersi con una mano alle alle cime della scienza, e con 1' altra aite 
applicazioni di quella rivolte immediatamente al benessere sociale. 
I numerosi volumi rcnduti di pubblica ragione, la. preziosa raccolta 
de' suoi atti verbali , il suo nome congiunto a quanto ewi d' iinpOr- 
tante ne' fatti delle industrie in questa bella parte d'Italia, là sua 
rinomanza in patria e fuori , ed il co^ìcuo albo de* suoi soci ita- 
liani e stranieri , sono i fatti cbe dimostrano ne' modi piìi cbiari la 
importanza e la bontà di quel programma. Pure ricordiamoci. Si- 
gnori, dì alcuni singolari nomi cbe voUero assumere molte Accade- 
mie , come quella degli Anelanti , dei Confusi, degi' Impazienti^ dei 
Sonnacchiosi , degli Addormentati , degli Svegliati , de' Disingannati , 
degli Agitati, degli Audaci, de' Trapassati, dei Pubninanti, e per fi- 
no dei Vagabondi! E se si avesse la pazienza di ravvicinare le epo- 
che di fondazione di tali Accademie con ì luoghi dove ebbero sede 
e con i tempi che correvano, pi& o men lontani da quelli per e- 
sempio dell' Accademia Platonica , prima forse in [Italia cbe meriti 
ricordo, fondala in Firenze intomo al i414, a cui appartenne un 
Pico della Mirandola, un MacchiavelK , un Poliziano, e che poscia 
per le turbolenze fiorentine del 1521 fu dispersa; ou'ero più o men 
lontani dal 1560, in cui in IVapoli fu slabilila la prima Accademia 
per r incremento delle scienze fisiche, che col nom^ di Actidemia 
secretorum nafurae fu di spinta e servi di modello a molte altre 
Accademie stabilite in molte città di Europa, e dopo poco abolita 
dall' autorità ecclesiastica di quel tempo; o pure dal 1609 anno di 



— 27 — 

fondazione dei Lincei ^ e via innanzi; si vedrà facilmente che quei 
^mi apparentemente bizzarri, tranne poche eccezioni, furono una 
protesta civile del tempo, contro il bavaglio che molestar doveva la 
bocca dei dotti. Ora alcuni sono così insistenti verso le Accademie 
che se il lor numero crescesse, e sperda V onor d' Italia questa sup- 
posizione, potrebbe aversi il penoso spettacolo, in mezzo al mara- 
viglioso risorgimento della nostra patria, che qualche Accademia 
mutasse il suo nome in quello dì TùrmenMi, S* abbia in mente que- 
sto vero, che cioè ordinariamente non rimane a conseguire al sa- 
cerdote di minerva dopo lunghi anni di studi e di stenti, che una 
cattedra d* insegnamento ed un seggio accademico. Depone della 
sua civiltà quel governo o amministrazione che sia , che mante- 
nendo in fiore e preterendo le Accademie, può almeno con es- 
se onorare il sapere. E si noti che oggi non si offre alle Acca- 
demie un ptdagio ed un giardino recinto da muro e disposto a 
foiaU ombreggiati da alberi ^ come un tempo in Atene. Ciò al pic- 
colo numero di coloro, che certamente non sono in questo recinto, 
the vogliono assumere senza mandato Y uflicio di censori di queste 
piccole repubbliche letterarie e scientifiche. Ad essi ed a tutti dicia- 
mo che per quanto riguarda il r. Istituto , esso non ismetterà mai 
il suo buon volere ed il suo zelo per mantenere intatta la sua fama, 
e per meritare sempre più la stima de' dotti e la benevolenza del 
pubblico. 



DEL CORYLVS AVELLAXA 

DEL SOCIO COBRI^PORDINTE 

GIUSEPPE FROJO 

Letta wXta fornata de' 9 Febbraio 1865. 

I." 
Scopo del lavoro. 



n 



NA interessante coltura è ormai dìvemita qudla delle avellane o 
noecìuole volgarmente nocelle e nocchie^ al dimostrar la qual cosa ba- 
sti il dire che nell* anno 1863 dal solo porto di Napoli sonosi espor- 
tate, come rilevasi dalla statistica della Dogana quintali 5,000 di noc- 
eiuole dirette la massima parte per la Francia e Y Olanda, le qua- 
li essendosi vendute al prezzo medio di lire 42 per quintale dan- 
no lire 210,000 , al che se aggiugnesi che con questa coltu- 
ra potrebbero utilizzarsi estesissimi incolti sub-appennini, ricavando 
da iin ettaro come media annuale lire 100 si avrà una idea chia- 
ra d^ utilità di estendere la coltivazione del Gorylus avellana. Dal- 
le succennate considerazioni indotto, ho dato mano a questo lavoro 
di cui è {precipuo scopo il far noto ai coltivatori di paesi lontani 
tutto r interesse di questa pianta, la coltura della medesima, quali 
ne siano le migliori varietà, quale il tornaconto e finalmente gli 
usi. Perchè poi più completo riesca il lavoro comincerò dal dare la 
storia e la descrizione di essa. 



-^30 — 

Dd Corylm aveUoM. 

Il Corylas avellana indigeno della Europa e. dell'Asia meridio- 
nale trovasi mentovato dagli antichi scrittori fra i ^ali Teofrasto e 
Virgilio il quale nei suoi bellissimi versi scrisse. 

Hk eoruUs mixtaa inier tonsidimus uknos (f ) 

ed altrove: 

Phillis anuU corulos; iUU dum PhUUs umabU 
Nee myrtus mncei eoruios, tiec làurea Pkoehi, (2). 

I Greci davano il nome dì IVux Pitica ai suoi finitti, perchè 
loro le varietà più stimate vernano dal Ponto, o anche Nux Heracleo« 
tica da Heraclea ora Penderaelù città dell* Aàa Minore suUe rive del 
mar Nero. Presso i Romani poi trovasi chiamata Nux Praenestina da 
Preneste ora Palestrina città dell'Agro Romano e Nux Avellana da 
Avellano o Avella città nella Terra di Lavoro, ove purticolarmente col- 
tìvavasi ed ancora collitivasi questa pianta. 

II genere Corylus appartiene alla monoecia potiandria di Lin« 
neo, alle amontacee di Jussiean ed alle betulacee di Endficher, è un 
^ande arbosccUo di 4 a 5 metri di altezza, di cui U iusto ordinaria* 
mente non sorpassa il diametro £ 12 a IS centimetri, bendiè quan- 
do si pota per volerlo portare ad alto fusto pub acquistare pro- 
porzioni quasi doppie, mette moki rimessiticci dal piede. La cor- 

(!). Yirg. Egl. T, V. 3. 

(2). Yirg. Egl. VII, V. 63. 64. 



- M — 

leccia dèi giotani rami è di color grigio malto che man mano in- 
vecchiando divi«M di un bruno rossastro sul quale si disegnano del- 
le linee più chiare e ^igiastre prodotte dall' allargarsi delle lenticel- 
le , è molto ramoso, gemme ovoidi con scaglie citiate di un bru- 
no chiaro, foglie pù o meno angolose cordiforme alla base, a con- 
torno ovale, ^rotondate e qualche volta diventando sensibilmente ob- 
iòngfae, inegualmente dentate sui bordi, di un verde carico ed or- 
dinariamente scabre nella pagina superiore, e di un verde pallido 
rivestite di fina peluria nella pagina inferiore, la loro lunghezza me- 
dia è da 10 a 15 centimetri, sono portate da un picciuolo breve 
quasi s^npre rivestito di peli ^hiandolosi. Fiori maschi disposti in 
lun^ amenti cilindrici di cui ciascuno è composto di un asse fili- 
forme, intono al quale sono inserite un gran numero di scaglie im- 
bricate , trifide, a divisioni intermediarie dorsali. Ciascuna scaglia por- 
ta interiormente da otto a dodici antere ovali, pressocchè sessili u- 
niloculari , aprentisi dal basso in alto e terminate da due o pih pe- 
li piccoli , polCné abbondante di color giallo, fiori feminei posti al di- 
sotto degli amenti maschiU riuniti in piccoli bottoni ovali formati di 
scaglie imbricate, intere, di cui le più esteme ricovrono dei ru- 
dimenti di foglie, mentre che le più inteme cedrone ciascuna tre pistilli. 
Ovarii ovali, aderenti drcondati da una cupola sfrangiata, sor- 
montati ciascuno da due stili filiformi, molto lunghi, sempre rossi, 
terminati in punta, fratti solitaru, geminati, ternati od anche qua- 
temati, compoi^ da una noce ovale ossea evalve coronata da un ru- 
dimento di calice e circondata da un grande ravolucro. Questa no- 
ce nocciuola nella sua giovinezza contiene due ovoli posti all' e- 
stremo di un lungo cordone, che partendo dalla base si eleva fino 
al sommo della cavità. Dei due ovoli un solo persiste ordinariamen- 
te e si sviluppa nello intano della noce in una mandorla che giun- 
ge ad occuparne tutta la cavità, dq^o di avere assorbita una sostan- 



— sa- 
ia bianca acidula che prima rìempivala. Quésta mimdorla si coihpo* 
ne di due grossi cotiledoni e di un embrione pioecdo ed è ricover* 
ta da una sottile membrana. 

L' involucro verde che inviluppa le nocdoole varia per la sua Iub* 
ghezza che può essere minore, mag^ore, o andK eguagliare le me* 
desìme , varia ' per le sue incisioni e finahneùte pei peli die b ri* 
vestono i quali possono essere tanto brevi da formare appena un fr* 
no tomento ed allora per lo più sonò gMandolosi, ciò che avviene di 
rado quando sono molto lunghi. 

in.' 

Varieià ài noeciuole pik eoltUìate neUe jMtwtttee 
merìdùmaU d' Italia* 

molte sono le varietà di noeciuole conosciute dalla sciènza e 
giungono fino a 12 delle quali il tipo primitivo è il Corylus syl- 
vestris a giudizio del Wildenow e per confimna del Poitrau, però 
in pratica mal son discernìbili le varietà des<^itte dagli autori per 
altre infinite varietà provenienti da seme, che per insensibili grada- 
zioni si accostano all' una o all' altra delle descritte. A semplificare 
r argomento e riuscire meglio intentevole agli agricoltori io presso a 
poco seguirò il Tenore (1) il quale in queste province riconosce tre 
varietà cioè il Corylus sylvestris di Wildenow, il Corylus ovata ed 
il Corylus Maxima ambedue di Lamarch (2). Queste tre varietà rap- 
presentano tre gradazioni di grandezza nei frutti , la sylvestris è la 
più piccola , la ovata è la mezzana e la maxima è dì maggior gran- 

(1) Tenore Fio. Keap. V , p. 263. 

(2) Lamarch. Ilio geo. tab. ^80. fig. IV. 



^ 33 -i. 

defza. Or paragoniamo queste varietà con quelle distinte dai colti- 
vatori. Questi hanno sei nocciuole essenzialmente diverse e sono la 
tonnolella, k cannellina, la migliarinola, la mortarella, la S. Gio- 
vanni e la camponeca; le due prime cioè la tonnolella e. la cannel- 
lina sono le più piccole e manifestamente non sono che sottovarie- 
tà del Gorylus sylvestris Tuna a frutto rotondo e l'altra a frutto al- 
hmgato, che potrebbero perciò dirsi Corylus sylvestris fructu rotundo 
e frueto dittongo. La migliarinola è di mezzana grandezza e si accosta 
alla ovata di cui è carattere principale T avere l'involucro pia breve del 
fruttole questo quasi pia largo che lungo essendo un poco depresso 
alla sommità. La Camponeca la mortarella e la S. Giovanni che so- 
no le più grandi si accostano alla maxima che ha per priacipal ca- 
rattere r involucro pia lungo del frutto e dì cui possono conside- 
rarsi come sotto varietà; la camponeca è più rotonda, la S. Giovan- 
ni è più allungata e la mortarella è anche allungata ma matura sem- 
pre più tardi della S. Giovanni, ha l' involucro molto più lungo, e 
termina in punta; talché potrebbero essere distìnte coi tre nomi di 
Corylus maxima 1.^ fructu rotundo, 2.** fructu oUongo 3.® fructu 
apice acuminato. 

Filippo Re (1) nota come coltivate nell' alta Italia quattro va- 
rietà di nocciuole Cioè la bianca così detta dal frutto che pare cor- 
rispondere alla nostra S. Giovanni che in fatti ha il guscio più bian- 
co, la grossa tonda che è la camponeca, la pistacchina che è la mor- 
tarella e finalmente la grappoluta che pare la migliarinola la quale 
più di sovente dà frutti temati e quaternati. L' Errerà (2) finafanen- 
te distingue quattro principali varietà di nocciuole nella Spagna, cioè 
le due sottovarietà del Corylus sylvestris le quali perchè prospera- 
ci) Filippo Re agricoltura lib. 8 Cap. IV. 

(2) Errerà agricoltura. 

Sec. Sm», Tomo II. ^ 



— si- 
ilo sui moBti egli chiama afellàne montanine, eie due sottomrietà del 
maxima di cui sempre la più allungata è la primatieeia , le ^fuali ifw» 
olle meglio vengono m laogfai meno elevati egli cbiama aveUane ca« 
sereeee. 

Oltre le connate varietà evn il Coryius tobulosa che ha il ca« 
lice tttbnloso molto piìi lungo del fruito e ristretto ali* apice dcscrit'> 
to da Wildenow (f ) il quale Io da come indigeno dell' Europa au- 
strale, ma l'Errerà non lo cita nella Spagna ne ^quì trovasi mento» 
vato dal Tenore, ne dal Gussone (2), ne dal Morris, solo il Ber* 
teloni (3) dice di averne avuto un esemplare dall* Istria, per lo eoo- 
trarlo il Poiteau (4) afferma che questa specie è molto coltivata in 
Francia ove se ne distinguono due varietà, V una di cui la mandor*^ 
la ha hi pellicola rossa e V altra 1' ha bianca, ora io poeso assictt* 
rare che anche presso noi esistono ambedue le varietà del Goryhis 
tubolosa ma coltivate particolarmente da qualcuno e non generalmen* 
te per farne commercio. In quanto poi all' asserzione dal Poiteau che 
questa spezie sia migliore della maxima, tanto coltivata nella Spagna 
e nett' Italia farò osservare come il medesimo autore parla della 
Francia ove la Maxima dà frutti molto più piccoli dell* ordinario , per 
la qual cosa sarebbe utile il provare la tubolosa nei luoghi ove le 
nostre migliori varietà poco prosperano ed osservarne il risultalo. 

In commercio le descritte varietà sono ricercate per diversi hi* 
sogni; così la S. Giovanni la quale matura sul finir di giugno e il 
cominciar di luglio è ricercata per venderla fresca, la cannellina è 
usata dai confettieri i quali Y adoperano invece della mandorla co-^ 

(1) WUIdcDow enftumeratio planlartmi Horii fiero] inenais , geo. 1050 
p»g. 983. 

(H) Giussone Fio. Sica. Synopsis voi. 3 p. 6!d. 

(3) Berloloni Fto. Ita. \oI. 10 p. 236. 

(I) Poiteau Monographie de Koiseticr», Pari». 



>» la lOBBdella e la migliarmola è richiesta dai vendifori a mi* 
imo ai ^lali, comprando a misura e vendendo a numero, toma c(m« 
lo che una stessa misura ne contenga un numero maggiore, la cam« 
poneca e h mortarella poi sono piii ddle altre innate fiiori ovenum* 
giansi eatraesene olio. 

IV. 

Uso de» noeetiiofó. 

Molti sono gli usi che hanno i noociuoli cominciamo dal loro 
legno y questo è bianco, legiero; ma nel medesimo tempo dotato di 
m^ flejssibililà e di tale tenacità che può servire ad usi in^ortan^ 
ti, come sarebbe il fome sedie e suppellettili, rustiche di assai lun-k 
ga durata specialmente se non si scorteccia, è di una tessitura eom^* 
patta ma non prende che un mediocre pulimento e per le sue pie* 
cole proporzioni non può servire che per oggetti piccoli , però te 
ceppale offrendo pezzi piò grandi e meglio venati, in Francia seno 
richieste per fame lavori d' intarsi e lavori al tomo. 11 suo peso spe* 
ciflco è molto variabile secondo il tempo nel quale è stato reciso; 
ma approssimativamente nei fusti almeno di 10 centimetri di diame- 
tro. L' Uartig ne valuta a 01 o 68 libbre il peso di un piede cu- 
bo quando è verde ed a 41 libbre quando è secco, onde se te ci- 
fre sono esalte sembra contenere circa 0,4 del suo péso di acqua 
di vegetazione. Comparativamente al legno del foggio te sua poten- 
za calorica sta come 94 a 100. Bruciando non da mia fiamma ben 
viva e la sua combustione è lenta, ma la sua bragia dura moltis- 
simo e riscalda quasi come quelte del legno di betulte. Secondo il 
Wernech il legno del nocciuolo carbonizzato da il 52,1 per cento 
in volume ed il 34,1 in peso di un carbone di coi te densità è dì 



-- sa — 

0,162. La corteccia contiene il 2,1 per cento di tannino*' L' Hat- 
ler (1) dice dell' altitudine del legno di nocciuolo a eliiarire il via 
torbido e come ai suoi tempi adoperavasi la corteccia della radice 
contro le febbri intermittenti^ forse pel tannino che vi si contiene, 
oggi poi il carbone di questo legno ha due importanti usi, i' uno di 
servire a far matite Y altro di essere impiegato nella fabbricazione 
della polvere da sparo. 

I rami giovani essendo dritti, lunghi e flessibili quando son 
verdi s* impiegano ad intesserne corbelli, a fame bastoni e maniche 
di scuriade, e fendendosi facilmente son buoni a fame cerchi. Ma 
che valgono essi tutti questi usi quando disgraziatamente hanno i 
rami di nocciuolo perduto per mutar di secoli la miglior loro vir- 
tude? Essi erano i geologi degli antichi, poiché assicuravano quei 
mangi-arrosto del paganesimo che messi in bilico eoi loro inchinar* 
si, indicavano certamente la presenza sotterra di metalli preziosi, ed 
ora dobbiamo ricorrere ai geologi, i quali ancor molto imperfetta- 
mente suppliscono alle antiche bacchette divinatorie. 

Lo scopo principale pel quale coltivansi le avellane è pel loro 
frutto , che è una mandorla secca , inodore , d* un sapore leggier- 
mente dolce e piacevole, dalla quale con la pressione può cavarsi 
un succo latteo emulsivo ed un olio non sgradevole , le frutta man- 
giansi abbondantemente verdi e secche, piit spesso si usano torrefatte, 
secondo 1' Haller le avellane erano impi^te contro i calcoli, esse di- 
gerisconsi meno facilmente delle noci dì cui sono però piò nutrien- 
ti , mangiate in abbondanza gonfiano il ventre, generano fastidio al- 
lo stomaco, e danno peso e dolore alla testa, torrefiitte poi sono 
molto piò innocue anzi pestate e bevute con acqua di mele gli Spa- 
gnoli le prendono per rimedio contro le tossi inveterate, e costumar 

(1) Haller fio. Helv. Voi. 2L pag. 295. 



— 31 ^ 

UÀ mangiarté d digiuno eoo le foglie di rula e con fichi secchi per 
^venire gli effetti dell* aria malsana. 

V olio grasso che dalle avellane estraesi con lo stesso metodo 
come quello di mandorle è di non sgradevole sapore , tanto che in 
qualche dipartimento della Francia è usato invece dell' olio di ulive, 
come questo e come .quello di mandorle si discioglie nell' alcool, 
1000 gocce di alcool a 40 dell' areometro di Beumé alla tempera- 
tura dì 12^ 5 ne discìolgono tre gocce, esso è essiccativo cousìde- 
rando come tali gli olii che esposti all'aria in sottili strati si dis- 
seccano in una vernice, la qual proprietà può essere aumentata fa- 
rcendo bollire in essi degli ossidi di piombo, anche V Haller ritiene 
questa proprietà es»ccativa ed indica perciò 1' olio di avellane co- 
me buono per la pittura. D Berzelius (i) però non pone quest' o» 
Ilo fra gli es^ccativi, perchè probabilmente toghe altro termine di 
paragone. Quest' olio è abbondante poiché dalle nocciuole private dd 
guscio osseo estraesene dal SO al 60 per 100 , esso è untuoso ha 
un peso specifico di 0,9242 alla temperatura di 15** ed alla tempe- 
ratura di — 19' congelasi. Il tempo necessario al gocciamento espres- 
so in minuti secondi alla temperatura di 15° è di 166, e la sua 
fluidità per rispetto aH' acqua ponendo questa = 1,000 alla mede- 
sima temperatura di 15** è di^ 54,20. 

La quantità di olio bruciata in un ora in lampada con mocco- 
lo è di 53,4 e di acqua evaporala di 190. 

Gli usi di quest' olio sono varii , oltre al servir di condimento 
come quello di ulive esso è anche compreso in quella immensa con- 
gerie di rimedii indicati contro la calvizie, e dagli antichi era anche 
creduto antehnintico e come riceve e ritiene facilmente gli odori co- 
sì può essere usato da' profumieri , infine in molte altre cose può 
essere impiegato come succedaneo e. di quello di ulive e di quello 

(1) Berzelius Chim. Y. \. 



^ 38 -* 

^ mandorle. Inoltre al dire del Du Brenil (1) le sanze di qnest* oli* 
SCHIO migliori di quelle dell' fAio di mandorie per fiwne quella ^ 
cCHnuneniente addimandasi pasta di mandorle. 

V. 

Coltura del noectuolo. 

n noeciudo è albero poco dilicato ccunmie a lotta T Europa 
meridionale, protra nella calda Sicilia (2) e vive fino al sessanta- 
cinquesimo grado di latitudine nwd, in quanto alla eq[M)SÌzioiie ama 
piil i luo^i freschi che i soverchiamrate soleggiati , gli si accomo- 
da ogni fetta di terreni purché alquanto profondi e n<tt paludoà y 
ama l' acqua pere tanto da vegetar bene owe sono ontani e piante 
simili, a condizione che V acqua non vi stagni, i monti e le terre 
in pendio gli convengnno perfettamente, ed io ho trovato il Corylus 
sylvestris sopra gli alti monti dell' Abbruzzo Aquilano neUa medeàr* 
ma regione del faggio sol che dava pochi frutti, e però pei luoghi 
molto elevati vuoisi preferire questa varietà riserbando pei più bas- 
si il Corylus ovata ed il maxùna , si accomoda bene nei teneni cal- 
careo-ar^llosi ed anche nei molto sciolti ma profondi e freschi od 
in regioni ove siavi abbondanza di piogge , ed anche qui è da no- 
tare come il sylvestris si accontenti anche di luoghi asciutli essa è 
inCne la varietà pih rusticana. 

n nocciuolo vive circa 20 anni ma rùnetle da se, voglio dire 
che i numerosi poUoni che nascono al piede rimpiazzano i tronchi 
che si disseccano e per tal modo la piantagione non devesi rinno- 
vare che dopo lunghissimo tempo, le ceppale viv^o per anni molti. 

(1) Du Brcuil «rboricoKure. 

(2) Gussone loc. cit. 



— S0 — 

È mestieri per8 ogni anno togliere i rimessiticci ed ove questi 
iMsero impiegati a qualche uso potrebbe questa potatura eseguirsi 
x^gù due anni per averli più lunghi , quando poi qualcuno dei gros- 
si tronchi mostri vecchiezza si lascia per rimpiazzarìo quello fra i 
rimessiticci meglio vigoroso. La potatura eseguesi in marzo e re* 
stringesi a togliere i rami secchi e quelli che troppo cresciuti an- 
dassero ad intralciarsi con quei delle vicine piante , più interessan- 
te è il togliere i rami succhioni i quali nascendo verso il basso del 
festo tolgono a questo molto umore. 

In tre modi moIUplicaà il nocciuolo , per via di seme per talea 
e per rimessiticci con radici. Io non discorrerò delle moltiplicazioni 
per talea, la quale poche volte riesce, né del margotto, il quale è 
troppo incomodo ed inutile per tal genere di piante. 

La moltiplicazione per via di seme se è luogo caldo può farsi 
dall* ottobre al novembre, se h freddo sarà meglio farla in marzo, 
si apparecchi buona terra leggiera e vi si affondino i semi per m: 
0,05 alla distanza l'uno dall'altro m. 0,10 avendo cura di annaf- 
fiarli quando scarseggiassero le piogge, al secondo anno possono 
trapiantarsi. Della moltiplicazione per rimessilicci dirò nel descrive- 
re le pratiche usate in queste province per tal coltivazione. 

I nocciuoii soffrono nei terreni che a lungo ritengono Y acqua 
come in quelli che presto la smaltiscono spezialmente ove le piog- 
ge estive siano rare, né siavi benefizio d' irrigazione , nei climi mollo 
caldi sarà meglio piantarli sulle falde di colline o di monti esposte 
a bacio poiché il soverchio sole ove mancassero le piojrge, fa ca- 
dere le frulla immalurc, e la medesima cosa produce la melala o 
diaccinola primaverile, perchè allora appunto cominciano queste a 
svilupparsi , può nuocere loro anche la nebbia che li sorprende nel- 
l'alidore estivo , precipuamente nelle valli poco ventilate ^ ed inoltre 
avvi pure un verme che guasta le fruita ma non è tanlo moltiplica- 



— lo- 
to. Le noccìuole pìirehè dopo raccolte si faceioo bra disseccare ed ia 
seguito si mantenghioo in luoghi asciutti possono conservarsi anc^ 
per 4 anni senza che si guastino, ma se il luogo è umido acquir 
stano un brutto sapore di olio guasto. 

Per dare il tornaconto della coltura dei lacciuoli • preciserò i 
metodi che generalmente sono seguiti per piantare un noceileto eo« 
me appo noi dicesi nelle terre salde e nelle tene donde siaà estirpi 
pata qualche selva cedua ordinariamente di castagno. 

Siccome il nocciuolo fiorisce in Gennaio e Febbraio cosi il piatt* 
lamento deve farsene nelF autunno , potendosi però eseguire anche 
nel verno, quantunque fosse giài ncominciate il germogliamento, pet 
la qual cosa nell' Ottobre si cavano i fossi disposti in quincence lon« 
tani gli uni dagli altri nei terreni huoùì met. 4,5 , e nei meno fer- 
tili mét. 3,5, la loro profondità nei terreni molto sciolti esser de- 
ve di met. 1,20 e nei piò tenaci di 0,95 e la larghezza dim. 0,60 
per 0,10. In ciascun fosso si pongono 4 piante poco T une dall' al- 
tre lontane, avendo cura che le radici non vadino contorte o di so« 
verchio avviluppate. 

Essendo le piante dei nuoccioli piccole ne ingombrando il ter- 
reno, il quale perchè di bosco o di prato naturale è sempre abbon- 
dante di elementi fertilizzanti, cosi si utilizza col coltivarvisi civaie o 
granaglie secondo che piò convenga alla qualità del suolo medesimo 
p alle speciali condizioni commerciali del paese, piò comunemente 
nel primo anno seminasi grano turco (ZeaMays) e fagiuoli uniti, 
per far la qual cosa nel verno si dissoda il terreno ciò che veramente 
dovrebbe farsi prima , ma per le moltiplici faccende dell' autunno 
mancando i lavoratori così praticasi quando costoro vanno a miglior 
mercato. IVel marzo poi si fanno le altre operazioni preparatorie per 
la semina e cosi di seguito. Questa medesima coltura si succede 
per quattro anni con diversi risultati però, poiché nel primo anno 



— 41 — 

quaBlonqùe il terreno sia stato più profondamente smosso perchè 
dissodalo, pure tulli gli avanzi vegelali travolli solto dalle lavorano^ 
ni non si trovano ancora in uno stalo di disfacimenlo tale da poter 
^sere assimilale dalle nuove pianle, invece la vegetazione è più che. 
mai rigogliosa nel secondo anno appunto per la copia di elementi 
fomiti dai disfalli avanzi organici , al terzo anno scema la produzio- 
ne e nel quarlo anche di più, laddove non siasi rifornito il suolo di 
convenevoli ingrassi , ma siccome queslo non praticasi ed anche per- 
die r ombra dei nocciuoli già cresciuti comincia a nuocere alle pian- 
te erbati , cosi tralasciasi di più colti varvisi il grano turco ed i fa^ 
ginoli che sono piante eslive, e con sano accorgimento vi si coltiva 
la segala, e se il luogo è elevato si predilige una varietà di que« 
sta detta di montagna la quale prospera sui monti ma matura più 
tardi. La segala se non è pianta del tutto invemegna pur compie 
i^a vita sul finir di primavera e il cominciar di estate per modo che 
le foglie dei nocciuoli la trovano già molto avanzata ne possono per-* 
ciò con r ombra loro recarle sensibile nocumento. Questa coltura vi 
si seguita per tre anni successivi , dando prodotti sempre decrescèn- 
ti , per quella ìnelullabil legge contro la quale non avvi che V av- 
vicendamento la copia di convenienti ingrassi. Ordinariamente do- 
po il scllimo anno si desiste dal più coltivarsi cosa alcuna anche 
perchè i rami dei nocciuoli sempre più allargandosi nel tempo di 
state aduggerebbero le sottoposte coltivazioni, pure se pei prece- 
denti sette anni non si fosse isterilito il suolo , vi si potrebbero an- 
cora coltivare delle piante dei tutto vernine come trifoglio incarna- 
to , qualche eruca e forse anche fave o qualche altra pianta da fo- 
raggio. Questo ho detto non per speranza eh' io m' abbia di veder 
veramente solloposle queste terre ad una coltura intensiva, ma per 
non aver taccia di poco accorto , ai miei desideri opponendosi la man- 
canza 4' ingrassi a buon mercato ed il caro dei lavoratori. 

Sic. Siai«| Tomo U. ^ 



— 42 ~ 

I nocduoli come si è dello appo noi mòlliplieansi per via di 
rimessiticci di due o più sovente di tre anni che schiantatisi dalle 
ceppaie, quei di tre anni al lerzo anno del loro ripìanlamento co* 
minciano a dar qualche frullo aumentando nel quarlo e nel quinto» 
però il prodotto dì questi anni è lungi dal poter essere valutato ed 
è perciò che nel qui annesso quadro del tornaconto di questa col- 
tura non ne ho tenuto conto. iU sesto anno poi comincia la produ* 
zione ad entrare nei calcoli economici delF agricoltore e raddoppia* 
si anno per anno fino al decimo > epoca in cui la piantagione con 
dello campaiuolo dicesi chiusa e vuol dire che è perfetta nel suo 
accrescimento perchè i rami delle piante Y un V altro quasi si toc* 
cano , e perchè è al caso di dare il massimo prodotto, questo mas- 
simo può talvolta giungere fino a 36 quintali y ma questa cifra trop- 
po incoraggiante va guardata non come cosa da potervisi fare su as*» 
segnamento» ma come raggio di bene che passa e torna di rado e 
però nel quadro del tornaconto io sonmi attenuto ad un prodotto mas- 
simo nientemeno che un terzo minore dell' accennato e perchè più 
ordinario e per mostrare altresì che anche senza i favolosi prodot- 
ti^ quella dei noccìuoli è tal coltura da meritare di essere eslesa. 

La raccolta delle avellane si fa di due maniere , quando voglion- 
81 mangiare fresche ,è necessario raccoglierle a mano e ciò è net me- 
se di luglio perchè fortemente aderisce la cupola alla nacciuola, quan- 
do poi voglionsi raccogliere secche allora nelF agosto ed anche net 
settembre si usa di percuotere i fusti degli alberi con maglio di le- 
gno, essendo ciò bastante perchè le nocciuole si stacchino dalle cu- 
pole alle quali in queir epoca pochissimo aderiscono e da terra si rac- 
colgono, questa pratica però quantunque abbia per se il vantaggio 
della economia purtutlavolta è poco commendevole per le piaghe che 
a lungo andare col percuotere e ripercuotere si formano sui fusti, 
per la qfnì cosa io credo che senza scapitare in economia si pos« 



~ 43 — 

sa con lieve accorgimento oUenere il medesimo effetto addossando cioè 
al fusto un pezzo di legno ben solido e di mediocre larghezza e 
sovra questo battere , che per tal modo si scuoterebbe V albero sen« 
sa produrre ferite, le avellane raccolte si fanno per qualche tempo 
disseccare e si conservano in luoghi asciutti. 

Qui terminerebbe il mio lavoro , ma ancora una particolare os- 
servazione restami a fare che riguarda la mollìplieazione dei nocciuo- 
H, presso noi non si usa moltiplicarli per seme perchè questi il più 
delle volte danno varietà di poco conto raramente delle buone per 
la qual cosa saria mestieri d' innestarle ora V innesto comunque pra- 
ticalo qui rarissimamente attacca, mentre al contrario come afferma 
il Du Breuil e V Errerà nella Francia e nella Spagna attacca facil- 
mente, io credo che questa differenza possa addebitarsi al clima sen- 
za che ciò paia strano, perchè il legno della medesima spezie di 
piante varia in tenacità, flessibilità e più che altro nella quantità del- 
r acqua contenuta non sola da regione a regione, ma varia nella stos- 
sa regione fra le piante diversamente esposte, varia eziandio fra pian- 
ta e pianta egualmente esposte , ma V una cresciuta isolata e Y al- 
tra addossata a muro o stretta fra altre piante, or chi può nega- 
re che la più o meno fluidità della linfa non sia sufficiente ragione 
perchè Y innesto non attacchi? anzi notisi che gli agricoltori san be- 
ne ed io ho molte volte sperimentato che diflicilmente viene a bene 
r innesto fatto quando soffia vento di tramontana ( che per noi tal 
vento è freddo ed asciutto ), or che produce V abbassamento della tem- 
peratura se non una minore affluenza dì linfa nelle parli aeree del- 
la pianta, ciò che basta perchè F innesto per mancanza di umore 
si muoia. 



— 44 — 







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DELL' INDUSTRIA CERAMICA 

NELLE PROVINCE NAPOLETANE 
RELAZIONE 

LETTA AL REALE ISTITITO D' IXCORACCIAMENTO 

NEUE TORNATE ACCADEMICHE DI FEBBRAIO E MARZO 1865 



» Je te donne terre, je te donne tour ^je te dowM 
1 esmail , je te donne couieure , et trez toue «if 
» <fint à fwre dea vaees; je te òaftls coubverte , 
1 ji*. te bailie bon feu , bon buù , poinct ne fetae* 
1 tu rien que chouee de petit entendement et de 
1 nul/e gloyrc et nul trtomphe, et tu iC a» taleni 
i requie >. 

Cl.A17DlU8 P0PEI.TIf, tT. del PlCOOl. 



N 



OD SÌ tosto questo R. Istituto ebbe udita la lettura della relazio- 
ne intorno la mostra agraria-industriale di Terra dì Lavoro (*) de-^ 
libera nominare una Commissione speciale, che le cagioni indagas- 
se della decadenza della Ceramica (') presso di noi, ed i mezzi espo- 
nesse di ritornarla in onore. E perchè in queir arte è una feconda 
sorgente di lavoro e di prosperila , ed un vanto imperituro di ri- 
nomanza per gli artisti ed industrianti , che con ingegno vi lavora- 
no intorno, la Commissione anzidetta con animo volenteroso si fe- 
ce a studiare i mezzi da ristorarla , e da volgerla a quel confine 
di eccellenza, di che essa è capace. E quel così poco, che qui ne 
diremo a suo nome, l'è però tanto da mostrare un concetto awiva- 
tore da attuare , una grande opera da iniziare ; conciosiachè se ci 
fossimo fatti a dirne più in là , sarebbe stato duopo entrare per en- 
tro ai piii sottili particolari dell' arte , ed intessere un lavoro , che 
ài jnolto ne avrebbe dipartito dai limiti d' una propose. ^ 



— 46 — 

La Esposizione Internazionale , che di qn\ a breve si aprirà in 
Dublino, n' è slata pui^ di sprone in questi sludi, imperciocché i 
nostri industrianti dovendo inviare colà imitazioni di vasi Italo -Gre- 
ci, di Galtagirone, e dei Castelli, ed opere ornamentali di terra cot« 
ta , ci hanno dato opportunità di meglio determinare lo stato del- 
l' arte di confronto a quella già nota dello straniero, e di giudica- 
re del suo possibile avvenire. 

Accortamente taluni antichi storici annoverarono V arte del va- 
saio, in fra quelle, che prime furono trovate dagli uomini, perchè 
a dar forma alle argille non fu necessario adoperare utensili di me- 
tallo, come nella piupparte delle altre arti interviene. Questa indu- 
stria fanciulla, che non s* aiuta del fuoco, ma dissecca al sole, sul- 
r ardenti arene delle riviere , e nei lìberi campi , ha accompagna- 
to i primi vagiti dell' uomo ('); come lo provano le tradizioni ed 
i monumenti dei primi popoli , che si strinsero a civil comunanza 
nei fertili piani del Tigri e dell* Eufrate; dove mossero per avven- 
tura le emigrazioni , che popolarono a mano a mano la terra. E 
queste tradizioni non possono ormai più rivocarsi in dubbio, dopo 
che le scoperte di Rich , di Botta , di Layard e d' altri , allargaro- 
no ì confini delle narrazioni bibliche , e detler pregio alle asserzio- 
ni di Ctesia, Diodoro Siculo, Mosè di Chorene, Erodoto, Senofonte ec. 

Le miriadi di mattoni aJoperati a costruire le famose mura di 
Alinive e di Babilonia mostrano quanto antica si fosse quesf arte di 
plasmare le argille. Cosi ad Ezecchiello, profetante sul fiume Glie- 
bar, fu comandato dal Signore di prendere un mattone e disegna- 
re sovr' esso Y assediata Gerusalemme ; ed ivi il vate rappresentò 
r esercito nemico, le opere in terra, le macchine, ec. ; e fu di cru- 
da argilla, al dire dei più accreditati commentatori delle divine scrit- 
tore (^). Il caso, più che il sapere dovette manifestare che espo- 
nendo le argille al fuoco acquistavano saldezza e perdevano la prò- 



~ 47 — 

prietà nociva di stemperarsi nei liquidi. Questa pratica segna un pri- 
no passo dell* arte (')• 

Quando ì Greci volgevano a rovina T opulenta Troia, Ifigenia 
involava dalla Tauride il simulacro di Diana ; e recavalo nella Cam- 
pania. Ed ivi sul Tifata ebbe cullo col nome di Diana Fascelide o 
Tifalina. Tra i ruderi di questo antichissimo tempio , abbiam rinve^ 
nulo terre cotte or quasi che crude y or dipinte di bianco e di ros* 
so j ora di perfetta cottura : ed in fra esse , mattoni con sopravi u« 
na leggenda , che dicendo d* una Sagra Mefite , testimonia la ricor- 
danza dei fenomeni vulcanici, che sconvolsero le nostre contrade (*). 
E non sono molti giorni trascorsi che dall' antica Cales n'è perve- 
nuto un torso di argilla, il quale al modo di lavoro, al garbo del- 
le membra ed al tipo della razza serba molto del carattere, che nel- 
le opere Assiricfae si riconosce. Cosicché, possiamo senza tema ac- 
certare che sin dai suoi primordii fu conosciuta ed esercitata la pla- 
stica nelle nostre contrade \ ninna cosa potendo farne più ampia te- 
stimonianza, quanto le favisse dei tempii, in che la credula an- 
tichità riponeva i voti sagri agFIddii, sin da tempi di cui è per- 
duta ogni storica ricordanza. 

Ma non appena dai semplici mez2:i di lavoro e di prosciugo , a- 
doperati neir infanzia dell' arte, si fa passaggio air opera del fuoco 
ed air ornare in colore ed invetriare, sorge d'un tratto una diffe- 
renza grandissima tra il primo abbozzo ed il lavoro finito , tra la 
pasta a cui la mano dà foggia e V oggetto compiuto^ a cui V arte 
ed il genio hanno saputo improntare la vita della bellezza e della 
forza. Omero errante invoca il favore dell' intelligente Minerva, on- 
de il fuoco lavori a segno nelle fornaci dei vasellai di Samo, e chia- 
ma paventosi flagelli dall'arte Sintripe, Smarago, Asbesto, Abaclo 
ed Omodamo ; i quali genii malefici , sono la mitica personificazio- 
acL dei ékmìf che sopravvengono nella eottura Q). Ed oggi stesso 



— 48 — 

H favore del geuìo deU* arte e del caso sono spesso lecessarii, per^ 
che giunga a segno adegualo la cottura e rìescaao a perfezione dei 
lavori y intorno a cui alniissinii artefici hanno per lungo tempo pro- 
fusa la diligente loro opera. L' atmosfera del forno più o meno os- 
sidante riducente , una traccia impercettibile di ferro , una ema- 
nazione melailica j deludono spesso le più dotte previsioni e le più 
accorte diligenze dell' uomo. Il Turgan ha ben descritto i difetti nu- 
merosissimi , che si manifestano nella coltura , le speranze ^ i pal- 
piti , le crudeli delusioni degli operai (*). Cosi ancora il Brogniart» 
sotto al capitolo cnfamage de la p rcelaine dice di quella spe- 
ciale colorazione in giallo, che deturpa la porcellana , che fa per- 
dere delle intere infornale , e che ha scoraggialo con la sua fre- 
quente riproduzione più di un industriante. Or ben la causa di que^ 
sto dannosissimo eiTetto è ancora ignota , n' è in potere dell' uomo 
eliminarla, al pari di tante altre, di cui qui sarebbe lunghissimo 
tener parola (•). 

Tale è T Arte, o egregi colleghi, di cui qui vi tenghiamo ra- 
gione: meravigliosa nei suoi prodotti, utilissima all'umano consor- 
zio ; ma difficile in fra le più malagevoli , che onorano il sapere e 
¥ umana costanza. 

IVoi non seguiremo passo passo lo svolgersi di quest' arte dal 
Keramos dei Greci all' elegante coppa di Scvres e di Firenze, dal /u- 
ium fifjulinum dei Latini, al pelunze dei Cinesi, dall'informi zol- 
le costipate intomo ai forni a secco , sino ai forni anulari , testé ve- 
nuti a suscitare speranze di nuovi successi (**); ma stringeremo il 
nostro dire a quelle cose soltanto , che mostrando la malagevolezza 
dell' arte ed i suoi pregi , possono da una via sgannare coloro, che 
di lancio stimino potersi acquistare il senso e le praliche dei suoi 
magisteri , e dall' altra sospingere i volenti a quel vanto di eccelien- 
xa , che nomini singolari si acquistarono con ammirevole perseveranza. 



— 49 — 

Or perciocché quasi che tutti gli antichi popoli, foggiarono i 
loro ¥Oli in terra cotta, e consagrarono nelle tombe, i vasi, paté* 
re , lagrimali y unguentarli ed altri vasellami , è stalo possibile rac* 
cogliere i testimoni dell' arte loro; la quale in parte è stata supe- 
rata dai moderni, in parte no, come a cagion d* esempio nella pro- 
duzione di quel lustro di color rosso, somigliante la ceralacca, che 
sinora non si è potuto imitare; nonostante che T analisi chimica a- 
vesse riconosciuto nella sua composizione un silicato alcalino e ter- 
roso ("). IVoi non islaremo ad esporre le possibili fasi dell' arte in 
questo oscuro periodo , né come nascesse e prosperasse in Italia ^ 
imperciocché più di 20 secoli s'interpongono tra la produzione di 
vasellami appannati e lustri dei suoi primi abitatori sino all' appa- 
rizione delle maioliche invetriate. Etruschi ("), Romani, Siculi, Cam- 
pani produssero con fogge tutte lor proprie, e più ancora le emi- 
grazioni Greche , che dettero alla Magna Grecia una civiltà , di cui 
serbiamo sì nobili ricordanze. Egli é fuor di dubbio soltanto^ che 
in più di SO luoghi diversi di queste Province meridionali si son 
trovali e trovano tuttora bellissimi vasi , e terre cotte elettissime , 
che tuttodì si ammirano nel Museo IVazionale e nelle private colle- 
zioni; etra essi primeggiano quelli di Locri nella Calabria, di IVo- 
la, Capua, Cuma, S. Agata de' Goti, Telese, Ruvo, Canosa, Pe- 
sto, Taranto, Agrigento, Centuripa ec. 

Il gran segreto degli antichi fu quello di ben stemperare, de- 
cantare e maturare i materiali plastici , come si fa manifesto sì dal- 
le opere loro sì dai depositi di argille, marne, ocre^ sabbie, di cui 
essi si servirono. IVoi abbiam trovato in Calvi , argille raffinate di 
color «giallognolo chiùse in anfore , ed il Romanelli C*) narra che nel- 
r Isola di Capri, e precisamente nel fondo del dottore Arcucci, fu- 
rono trovale quattro grotte^ piene di argille finissime azzurre e bian- 
che, lavorate ivi dai Romani, e che da taluni si stimarono essere la 

Scc. SxRii; Tono II. 7 



— so — 

base dei famosi vasi Murrini recali io Roma da Pompeo , dopo ta 
Guerra Milridalica (**). 

IVè fia inulile aggiungere che i Tircci, e Plinio il narra, dal- 
le Calabrie prendevano molla argilla figulina; e perchè ripnlatissi- 
me erano le opere loro , eccellenli esser doveano le materie prime, • 
che di colà prov venivano ; sia che sole le adoperassero o che le ve- 
nissero maritando con altre sostanze plastiche. Olire di che dalle stes- 
se Calabrie essendo venuti il feldspato, il quarzo latteo e piroma- 
co, ed i caolini per la fabbrica di porcellana di Capodimonle è ve- 
ramente da deplorare che oggidì rinnegando ogni antica tradizione 
ed ogni più recente memoria , non si dia alle cave di quelle pro- 
vince quel valore che davvero si hanno. Se siamo bene informati, 
nelle Calabrie s' immettono annualmente oltre 200,000 franchi di sto- 
viglie e terre cotte delle sole fabbriche napoletane ("), cosicché le 
loro fornaci non producono tanto da bastare air interno consumo. 
Ma ritornando al punto onde movemmo , è da venire in questa sen- 
tenza: che a noi più che ad altri sarebbe opera agevolissima co- 
noscere le argille , di cui si avvalsero i nostri avi , rinvenire le ca- 
ve da cui erano tratte, lavorarle coi dettati dell' arte moderna, e con- 
durci a quella rara perfezione di opere , che riputate le fece nel 
correr dei tempi. 

Uno dei caratteri dei vasellami antichi si è quello, come scri- 
ve il Brongniart (**), d' essere permeabili , poco atti a contenere so- 
stanze grasse fuse, o liquidi caldi; conciosiachè qualsiasi antico va- 
so , che non è coperto di quel lustro ornamentale , che si dava a 
taluni di essi , lascia più o meno prontamente trasudare V acqua, che 
vi si ripone. Questa proprietà devesi ascrivere sì ai digrassanti , che 
mescolavano alle argille , e che le rendevano porose, e quindi più 
facili a bevere il lustro prima della cottura, sì alla bassa e poco 
protratta temperatura alla quale erano sottoposte. Con ciò non m- 



— 51 ~ 

tendiamo dire che questa specie di vasellame fosse bandita dagli n* 
si domestici , imperciocché Ateneo scrive : che i Greci si servirono 
neir imbandire le mense di soli vasi di terra sino ai tempi dell* im- 
pero macedone, (350. an. a. G. C.) e Plinio afferma che in Samo, 
COSI riputala pei suoi lavori in argilla, si fabbricavano buoni va* 
sellami da tavola e da cucina ("). Oltre di che lo stesso Brongniart (*^) 
parlando dei veri vasi etruschi , ìnleraitiente neri o interamente ros- 
si e quasi sempre ornali di rilievi ^ aggiusta fede alla tradizione 
che Porsenna, 501 anni avanti Fera volgare avesse un servizio di 
tavola, cos\ fabbricalo, e che si teneva assai acconcio a questo u- 
so ('•). Ma all'epoca delF impero romano, e forse molto tempo pri- 
ma , i lavori d' argilla furono sottoposi! a maggior vigoria di fuoco 
ed acquistarono maggior forza negli usi domeslici. Una cosa è da 
ritenere soltanto che il secondo progresso essenziale dell arte, è sta- 
to quello dello scoprimento della soprapposizione d' uno strato vitreo 
ed impermeabile alle argille : imperciocché soltanto allora i suoi pro- 
dotti assumeltero il caratter d' una fabbricazione industriale, presen- 
tando ad un tempo il corpo o pasta ^ e la invelriaiura j che noi 
diciamo vernice, smalto, coperta. Questo strato vitreo, che trova- 
si sui vasi Greci, Romani, Arabi, Persiani, Americani^ è generato 
dalla fusione d' un silicato alcalino, come risulta dagli studii fatti da 
Luynes e Brongniart. (V. nota 11 ). 

I 16 grandi doliì trovali al Musigno presso il fiume Sarno nel 
1858, sorgono a prova della perizia acquistata nel plasmare e cuo- 
cere presso di noi. Essi hanno metro 1,59 di altezza, e le iscri- 
zioni , le note , e le tracce di pece danno a credere, che fossero sla- 
ti adoperati a serbar vino (^). L' anfora leggiadramente scolpita 
sulla marca della fabbrica , ne fa arguire la celebrità e valentia del 
figulo che li fabbricò (*'). 

Oltre di che nel Museo IVazionale di Napoli esiste buon nume- 



— sa- 
rò di vasellami, ehc portano ancora traecia dcir uso fattone, ed a 
Pompei vengon fuori talvolta stoviglie bruttate ancora del nero deU 
la fiamma a cui furono sonunesse nel cucinare. E nello stesso Mu- 
seo sono lucerne grandissime invetriate , cioè coperte di sostanza vi- 
trea fusa alla superficie delF argilla , senza punto di mescolanza d' al- 
tre sostanze , e più una statuetta coperta d' un vetro azzurro (") e 
parecchi vasi coperti di oro. E non è molto tempo trascorso che di 
Pompei son venute talune stoviglie a fondo giallo sprazzate di ros- 
so, cott vernice , che non si può dire né lustro degli antichi ne pa- 
tina coperta dei moderni. I quali colori derivano fuor di dubbio 
dalle ocre gialle e rosse , convenevolmente cotte, mescolate per av- 
ventura al sai comune. Coi fatti esiste nel Museo un vaso ordinario, 
la cui vernice somiglia moltissimo a quella che da noi si dà alle 
scafarée ( vasi da lavare in cucina ) ed un altro in cui essa passa 
al color di palassandro , perchè forse a caso è stata esposta a for- 
te temperatura^ come lo dimostra la colatura a moccoli della stes- 
sa. Questa eccesso di fuoco ha fatto funzionare da fondente la po- 
tassa delle ceneri del combustibile , o la calce del forno, e si è for- 
mato con le ocre quello spessore, che dà al lustro tanta somiglian- 
za alle moderne invetriature. Queste cose diciamo perchè mercè l'o- 
cra y il sai conrnne , ed il carbonato di potassa siamo giunti ad a- 
vere in certe date condizioni il giallo, in altre il colore di palas- 
sandro somigliantissimo a quello degli antichi. 

Da tutto ciò uno è il corollario, che vogliamo inferirne; cioè 
che a noi luminosi esempii non mancano dei piii eccellenti magiste- 
ri deir arte^ di forme belle ardite ed eleganti , e di purità di di- 
segno ; né varietà di materie , che ad ogni singola fabbricazione si 
confaccia. 

E ciò basti per queir età , che ponendo la figulina sotto la so- 
vrana tutela della Dea delle Scienze e delle Arti, adoperò le argille 



— 53 — 

lavorate a premiare ìe triofifanti uirlii^ ad onorare gF Iddìi e la pie- 
tosa ricordanza degli avelli ("). 

Interi secoli sono stati necessari per far passaggio da queste 
poco solide figuline degli antichi a vasellami compalli , brillanti^ ric- 
chi delle più vivide tinte , e tali da sopperire ai numerosi usi do* 
mestici y ai capricci del lusso ed ai molli bisogni delle industrie. A 
dir breve, è da poco in qua che si è raggiunta quella perfezione, 
che in se riunisce la solidità , F utilità e \ eleganza , in un' arte , 
la quale figura nei bisogni domestici del ricco e del povero, e nei 
mezzi di numerose industrie. 

IVIei primi secoli delF era volgare le verniciature silico-alcalìne 
luslfi furono in Asia surrogate da una vernice a base di piom- 
bo , che ostando in gran parte alla permeabilità delle paste , avea 
tutta volta r inconveniente d^ essere trasparente e di lasciare intrave- 
dere il colore deir argilla sottostante. E \ uso di queste vernici col 
piombo si è così radicato nelF arte , che nonostante i danni, che re- 
cano alla salute, sono ancora adoperate. Esistono tuttavolta vasella- 
mi romani, arabi, inglesi d'epoca incerta nei quali taluni vedono u- 
na vernice a base di piombo, ma questi rari avanzi .non valgono a 
determinare date precise ne certa origine alla scoperta (**). 

Un gran problema era da risolvere; il rinvenimento cioè d' u- 
na sostanza , che ad un tempo rendesse impermeabili le paste ^ che 
fosse dotala di tale opacità da celare i colori naturali delle argil- 
le , e servisse ad un tempo di veicolo e corpo ai colori vetrificabi- 
li, senza appannarne la naturale bellezza. E questa scoperta ebbe 
luogo , perchè fu trovato un vetro reso opaco dalU aggiunzione 
deir ossido di stagno. Un vetro atto a maritarsi con diversi colo- 
ri credesi che non fosse sconosciuto dagli antichi , avendolo i Gre- 
ci ed i Romani adoperato sopra i metalli, e gli Egiziani sopra le 
terre-colle dei loro idoli in forma d' invetriatura verde ed azzurra. 



•- 54 — 

IVoi più innanzi abbiamo folto menzione d' una statuetta smaltala » 
4izzurro esistente nel nostro Museo IVazionale , ed a Milo fu pur tro- 
vato nel 1829 uu vaso greco smaltalo di verde. Vasellame inverni- 
eiato del secondo al quarto secolo dell* era volgare , si è pure rio- 
venuto in varii luoghi e creduto di fabbricazione romana Q^). Ma sii 
che vuoisi^ queste invetriature d' un sol colore furono poco adope- 
rate dagli antichi , ne s^ ebbero presso di loro quelle applicazioni, 
che posero in grido V arte moderna (")• 

Allribuiscesi agli Arabi V invenzione o riproduzione di queste 
invetriature colorate^ ma non si sa il quando e il come fossero at- 
tuate. Il Davillier nella sua opera : Ilisloìre des Fmences Hispa- 
nO'Moresques, posto mente agli oggetti invetriati rinvenuti a Kher- 
sabad sotto 10 a 12 piedi dì terra , slima che questa invenzione • 
riproduzione vuoisi assegnare al secolo MWL Lenormant cita fram- 
menti di rasellame arabo invcruiciato appartenente al IX secolo. GÈ 
Arabi possessori delle Spugne trasmisero ai Mori quesf arte e nel- 
le fabbriche di Malaga, Maiorca, Valenza, Barcellona, Murcia, Mor- 
viedro e Toledo^ si fabbricarono stoviglie invetriate fulgide d'uà 
cangiante meUìllico, che al mutar di lume passava dal rosso del ra- 
me forbito alla iridazione della madreperla. lìyon è da omettere che 
si sono trovati frammenti verniciati del 12.® e 13.® secolo a lumiè- 
ges , Fonlainebleau, presso Ginevra ec. ma stimasi che la prima no- 
tizia autentica che si abbia sia dell' anno 1283, in che un vasaio di 
Schelestadt scopri i processi per inverniciare col piombo (*'). 

Il Signore Du Broc de Segange nella sua recente opera sui 
foenzai di IVevers (*•) scrive: Egli è probabile che si discuterà anco- 
ra molto tempo suir origine della introduzione dello smalto stanni- 
fero in Italia, prima che si ritrovi una convenevole soluzione. Ciò 
che vi ha di certo si è che gV Italiani dopo aver veduto i prodotti 
i>lleouti con questo smalto, come quelli che possedoao in supremo 



~ 55 ^ 

grado il senso decorativo, valutando di lancio lutto il partilo, che si 
poteva trarre da cosi bella invenzione , nonostante che ignorassero 
compiutamente i nuovi procedimenti dell' arte , si sforzarono giunge* 
re con mezzi diversi a risullamenli presso a poco identici. IVon a- 
vendo alcuna conoscenza dello smalto stannifero, coprirono le loro 
argille d* un leggiero strato di terra bianchissima, che si trovava nel 
territorio di Siena, la quale serviva di fondo alla pittura (**). Sol- 
toponevasi questo lavoro ad un primo fuoco , coprivasi poscia con 
una vernice piombifera, e dopo una seconda coltura essa presen- 
tava per la vivacità dei suoi colori e la trasparenza delia invetria^ 
tura , r aspetto d' una vera maiolica. La vernice di piombo essen- 
do tenera ed alterabile dagli agenti esterni, prendeva queir aspetto 
iridato, che caratterizza quel genere che si disse: Mezza maiali^ 
ca. Passeri , crede che nel 1300 si cominciò a Hibbricare in Italia 
questa maniera di figulina Q^) la quale ebbe vita sino al 16.^ se- 
colo, e non fu al tutto dismessa se non che quando i procedimen- 
ti deir invetriare con lo stagno furono più generalmente conosciuti ("). 

Marryat ed altri credono che i Pisani espugnata nel 1115 Fi- 
sola di Maiorca o Maiolica ebbero la ««prima idea delF arte Araba, 
e ne furono cosi colpiti , che prese di colà delle bacinelle ne ornarono 
le loro chiese a memoria della riportata vittoria. Di qui il nome di 
Maiolica j adoperata prima a significare le terre invetriate, che da- 
vano riflessi metallici, e poscia la faenza in generale. Ma il Davil- 
lier recatosi a vedere queste bacinelle, che tuttora esistono a San- 
ta Apollonia , San Sisto e San Martino , opina che non possano ap-* 
partenere agli Arabi delle Spagne ; imperciocché la terra grossola- 
na di cui sono composte ed i scarsi ornamenti , che le decorano 
mettono gran dubbio sulla loro provvenienza* 

Brongniart è di credere che verso il 1415 degli operai Arabi 
e Spagnoli da uaa parte, e dall'altra Luca della Robbia avessero 



— 56 — 

ÌDtrodoUo in ItaL> Io smallo stannifero. Darcd opma che i Mori re- 
carono quest'arie in Sicilia dair82S al 1012, e che di là si pro- 
pagasse sul continente. I lavori di Luca sono troppo perfetti per po- 
tersi credere prodotti da un'industria allora nata. 

Ma a dir vero, noi sarenuno tenuti agli scrittori del Politecni- 
co se meglio ci chiarissero sui cocci dell' epoca Longobarda , che an- 
cor si serbano in Italia , ed intorno quel piatto del secolo MIU eh' è a 
Cividale del Friuli (^). Quali sono i caratteri della dipintura ed inverni- 
ciatura che li distingue ? Ma se queste figuline lasciano un dubbio 
nel nostro animo , non così quelle dei Castelli , borgata degli A- 
bruzzi presso il Gran Sasso d'Italia. Il vaso effigiato nel trienle 
Atriano , mostra pei Castelli un retaggio d' arie delegato dalla piii 
remola antichità , e le grandissime anfore , i dofii , le olle cene- 
rario , le lucerne , gì' idoli , i vasi , che si scavano da quando a 
quando in quei dintorni , confermano la lode data da Plinio e da 
altri alla figulina Atriana (^). Or bene quest' arte mai intramessa 
negli Abruzzi , fu colà precorritrice e divinalrice di quella degli A- 
rabi ; perchè in parecchie anticlie Chiese e campanili della provin* 
eia Teramana , osservansi molti ornamenti di figulina smaltata e co- 
lorata in azzurro coli' ossido di cobalto , ed in verde con l' unione 
degli ossidi di cobalto e di antimonio. E di particolare menzione 
son degQC le figuline del Campanile di Atri alzato nel 1279 , e mol- 
to pili quelle del frontespizio della Chiesa di S. Maria a mare, co- 
struito verso il X secolo in Giulia IVuova. Quindi non possiamo con- 
sentice con gli scrittori, che dicono non essersi adoperalo in Eu- 
ropa la vernice piombifera prima del XIII secolo. Oltre a ciò il 
Passeri (^) ricorda akuni mattoni così smaltati esistenti in un se-^ 
polcro di Bologna, e talune scodelle della facciata della Badia di 
Pomposa, lavorati entrambi nel liOO. 

Vn nuovo fatto recherà forse nuova luce sulla cosa. 



— 51 — 

Dopo undici secoli di stretta clausura , il 20 Ottobre 1864 si 
è aperto a' profani il monastero di monache di Donna Regina in Na- 
poli 9 e si sono scoperti varii tesori artistici sinora ignorati. Tra 
essi ¥Ì è un pavimento fatto coi mattoni dei Castelli , di due epo* 
^he diverse , sui quali sì vedono dipinti gli slemmi della Regina Ma- 
ria di Ungheria moglie di €arlo 2.^ di Adgìò (anno 1309), quel- 
li di molle nobili case napoletane y ed alcuni ritratti feminili ed al- 
tri ornamenti. Questi mattoni sono di sì gran pregio, che sono sla- 
ti collocati nel Museo nazionale (^). 

Ma ad avere una data certa degli smalti stanniferi, bisogna gio- 
co forza arrestarsi al tempo corso dal li30 al 1481 , in che il 
fiorentino Luca della Robbia , scoprì questo smalto , o avutane no- 
tizia , ebbelo recato a gradissima perfezione. Quesf abile artista , 
orafo , scultore e fusore ad un tempo , veduto che se Y argilla ri- 
ceveva fedelmente le forme che il genio e V arte Y imprimono pri- 
ma di scolpire e colare , noa resisteva però agli urti , alle offese 
dell* acqua , alle ingiurie dell* atmosfera e del tempo , immaginò ri- 
vestirla d' una sostanza vetrjGcata , che le desse durabilità di mar- 
mo di bronzo. Gli amatori conoscono i basso-rilievi smaltati , che 
ei condusse per le porte del duomo di Firenze e per altre opere 
pubbliche ; e chi gì' ignora può farsi adeguato giudizio del loro pre- 
gio , leggendo gli studii fatti sui lavori di Luca e della sua fami-» 
glia , dal Signor Henri Barbet de Jouy conservatore del Louvre , 
messi a stampa nel 18SS. Né egli si stette pago air invetriare sem- 
plicemente in bianco , ma si spinse al colorire con mirabile vivez^ 
za e segaenze di tinte , & dipingere figure e storie sul piano , a 
decorare pavimenti , pareti , facciate , avvalorandosi delF aiuto del- 
la scoltura e della pittura , che improntarono alle sue opere queUr 
fietlezza di disegno e quella singolare espressione di afletti , che 
sì ricerche ed ammirate le rendono. Noi non passeremo inosserva- 

St4i. Smc, Tomo li. 8 



~ 58 — 

lo tra fatto. Gli smalti di Luca hanno una tinta , the partecipa ad 
un tempo del marmo di Paro e deli' avorio leggermente ingialli^ 
to (^). Or bene quel paros o panari che ora è venuto si in grido 
dopo i lavori di Copeland^ Ballam, e Alìnlon in Inghilterra^ non 
è forse uà concetto nato dai lavori dell' artista fiorentino ? 

I fratelli ed i figli di Luca proietti dai Medici continuarono ad 
esercitare V arte e formarono scuola. Essi ebbero a competitori A<< 
gostino di Antonio di Duccio discepolo dello slesso Luca , che nel 
11S9 invetriava terre colle in Perugia, e Pierpaolo di Agapito da 
Sassoferrato , che nel 1513 fece in Sinigaglia un ammirevole alta^ 
re. Tra gF imitatori , è da mentovare Giorgo di Pietro Àndreoli ^ 
nato in Pavia ; ma stabilitosi a Gubbio sin dalla sua giovinezza , 
onde fìi detto mastro Giorgio da Gubbio. Esso soprappose ai co* 
lori i riflessi metallici con tanta efficacia , che Y arte fu dotata di 
nuovo stile e n' ebbe vanto la città che Y avea ospitato. Fece egli 
opere insigni , ed usò talvolta condurre teste e mani senza coper- 
ta vetrina, acciocché fosse meglio imitata la carnagione e conser- 
vata r espressione delle fisonomie (1498-1576). 

Abbracciando in uno il progresso delF arte , possiamo dire col 
Du Broc de Segange: che dopo la morte di Luca (1481), il se- 
greto dello smalto .stannifero si diffuse in Italia ; cosicché in sul 
cadere del 15.^ secolo fu posto in uso ad Urbino, Gubbio, Castel- 
Durante , Pesaro sotto il patrocinio dei duchi di Urbino , e nel cor* 
rere del 16.^ a Rimini, Pisa, Genova , Savona, Forlì ^ Napoli , 
Venezia , Arezzo , Padova , Castello di Deruta , IVocera , Pavia , 
Ravenna , Bologna , Ferrara, Città di Castello, Spello ed Imola. 

Tra tanti e sì diversi centri di fabbricazione fan bella mostra 
dì virtù , artefici preclari , fra quali Orazio Fontana (1540) figlio 
di Figulo Durantino , stabilitosi presso la corte urbinate. Artefice 
pregiato per le delicate gradazioni e la felice fusione dei colori e 



— 59 — 

specialmente per lo studio posto nel governare gli effetti del fuoco 
seppe dare maggior lucentezza e levigatezza agli smalti ("). Il suo 
fratello Flaminio , chiaro per vivezza e franchezza di composizione, 
vuoisi che fosse stato chiamato in Toscana dal Granduca Francesco 
per fondare la vaseria di Caffaggiolo (**). 

Così ancora Francesco Xanto d» Rovigo , detto il Rovigiese 
da Urbino , perchè scelse Urbino a dimora , addusse nella cerami- 
ca correttezza di disegno , sicurezza di tocco , pensata distribuzio- 
ne e vivacità di colori. Se i figuli Urbinati esercitarono con riusci- 
ta r arte sin dal XIV secolo (^) ei non è se non che ai tempi di 
Xanto e di Fontana , che vennero in grido. 

Sotto il dominio dei Manfredi in Faenza sì svolse V arte cera- 
mica e venne a gran perfezione (1501). In Castel Durante coeva 
essa forse alla fondazione del paese (1284) ebbe pure i suoi fash\ 
Ivi il Piccolpasso esercitò V arte del vasaio e ne descrisse i me- 
todi con corredo di notizie e di disegni, e d' ivi mossero quel Gui- 
do di Savino, che stabili reputata vaseria in Anversa nel bel mez- 
zo del XVI secolo, i Gatti, che introdussero le loro fornaci in Cor- 
fu intorno il 1«^30 , e quel Francesco del Vasaro , che perfezionò 
la ceramica veneziana (1545) (**). 

Più tardi a Venezia sorsero vaserie , fra le quali quella de* 
scritta con ammirazione dal Piccolpasso provveduta di peculiari mu- 
lini detti alla veneziana , e che fabbricava grandi vasi da mensa è 
da farmacia. E cosi e non altramente esser dovea , imperciocché ^ 
al dire del Marryal , Venezia città essenzialmente commerciale di- 
venne il mercato generale delle maioliche , le quali erano spedite 
in Inghilterra sotto il nome di Venìis Parselayne. Ed oggi , per 
mutata condizione di cose , è per appunto T Inghilterra , quella che 
inonda di stoviglie i mercati di Europa ^ e frena io svolgimento 
della ceramica in Francia ed in Italia , nonostante i favorevoli ele^ 



— 60 — 

menli che entrambe posseggono. Ed a proposito di questo nome di 
porcellana , è da notare , che sin dal 1500, le belle maioliche di 
Pesaro , si dissero porcellana (^*) cosa che non sapremmo spiega- 
re se vuoisi ritenere Y anno 151S , per la data della prima impor- 
tazione della vera porcelkma in Europa , fatta dai Portoghesi (^'). 

» L* email stannifère , scrive il Segange , acclimaté sur pres- 
I que tous les points de Y Italie , fut pendant plus d' un siede le 
) monopole de ce beau pays. De temps en temps quelques fransfuges 
» ailaient porter le grand secret dans d* autres contrées^ ec. (^)d. 
Ed in vero Signori e popolo pregiavano grandemente quei lavo- 
ri ; e ciascuno secondo sua condizione, ingegnavasi di possedere 
vasi j boccali e piatti di maiolica istoriata ; la quale era dive- 
nuta un oggetto di lusso , una parte non lieve della eleganza e del- 
la preziosità delle domestiche suppellettili , e chi di maggior copia 
e di maggior pregio ne avea , si prendeva superbia maggiore ed 
ostentavane la possessione Q^). T duchi di Toscana sostennero con 
ogni maniera d' incoraggiamento Y arte ceramica , e ne fecero do- 
no a Carlo V e ad altri sovrani come cosa singolarissima ed eccel- 
lente. Guidobaldo II. della Rovere nel 1S68 rilasciò privilegio a 
Giacomo Lanfranco j che avea trovato il modo di dorar le maioli- 
che e fregiarle d' opere di rilievo (^). Camilla d' Aragona e Gio- 
vanni Sforza , dichiararono con pubblico decreto che le vaserie di 
Pesaro avean fatto più bel lavoro che in altra terra d' Italia e vie- 
tarono r importazione nel ducato di ogni stoviglia forestiera , ed i 
Manfredi protessero Y arte in Faenza , e cosi altri principi e Signori. 

Felice età per Y arte , quando i più abili artisti fornirono i 
disegni delle forme e dei soggetti , abilissimi pittori Y eseguirono, 
e sperimentati figuli temprarono al fuòco fé decorate argille e gli 
smalti. Felice età in che Signoria e popolo la sostennero, senza che 
trattati di commercio , dettati da politiche condiscendenze , la voU 
gesserò ad estrema rovina! 



~ 61 — 

Queste cose non diciamo a vana erudizione, imperciocché ten* 
ghiamo questi falli come enunciazione di verità d' on^e si possoa 
trarre utilissimi coroUarii« Luca della Robbia , è Y espressione del 
fervente volere e della costanza congiunta a quella tanta varietà di 
conoscenze delle dottrine affini j che possono condurre un' arte a 
perfezione. Oggi più che allora non sr può divenire capo di una 
industria ceramica senza quel sentimento innato del bello , che na- 
sce spontaneo e si nutre collo studio e T osservazione, senza la co- 
noscenza delle chimiche dottrine , senza queHa delfa mineralogia e 
della meccanica. Toltone poche eccezioni y in Italia la ceramica non 
è pili un* arte ma un mestiere ; quindi oggi interviene nella peni- 
sola quello che avvenne in ispeciallà alla Toscana , dopo la morte 
del Guidobaldo. La produzione a fui livrèe au commerce , il fallut 
9 la donncr à bas prix , alors tout ce qui tieni aux arls du des- 
)) sin y h ce qu* on appello le mèrito ou la perfeclion dans les 
9 arls , dut étre et fui negligé , parco que le commerce hìi peu de 
9 cas de ce genre de mérite qu il &ut payer eher et qui produit 
» peu (*•)»• 

Così ancora i della Rovere , gli Sforza , i Manfredi , rappre- 
sentano queir inlelligente potere , che sa favoreggiare e tutelare il 
sapere , che reca onore alla patria ^ e ricchezza ed agio air uni- 
versale. 

Da ultimo gli artisti , che diffondono il gran segreto in altre 
contrade dell* Europa , sono i rappresentanti di quella viva scintilla 
di ereazione degl* Italiani , e di quel primato ^ che irradiò un gior^ 
ao la civiltà degli altri popoli ^ e che le sventure e le miserande 
gare eccUssarono. Oh sì ^ desideriamo Y aurora di questo giorno , 
in che Tllalia sciente di' se medesima saprà apparire gigante al co« 
spetto delle nazioni ^ desideriamo questo sapiente indirizzo di cose 
daii* umile bottega del figulo y att' imponente opificio degli istrumen- 



— 62 ~ 

lì di morte , alle maravigliose oiDcìne degli strumenti di commer- 
cio e di civiltà L'argilla del vasaio, il bronzo del cannone, ilfer^ 
ro delle locomotive ed ogni altra materia , che per industria sì tra- 
sforma j debbono avere per una mente creatrice e domesticata ù 
dettali delle scienze economiche un nesso , che non si scompagna 
dagV interessi naturali del popolo , che non si dissocia dagF inte- 
ressi morali ; sovrano mezzo dei cuore umano , che dovrebbe es- 
re meglio studiato da coloro , che caso o merito condusse al go- 
verno della pubblica fortuna* 

Abbiamo veduto innanzi che i Castelli di Abruzzo furono tra i 
primi ad adoperare la vernice piombifera dei Persiani e degli A- 
rabi , né furon tardi a giovarsi dì quella slannifera. Conciossiachè 
chiamalo Luca dalla Robbia in IVapoli da Alfonso di Aragona per 
attuare i lavori di terra invetriata del real Palagio di Poggioreale, 
pare che avesse trasmesso o fallo trapelare a qualcuno di qui il 
suo segreto. 

Aiilonio Router intorno al 1S40 lodava i lavori dei CaslcIIanì 
(") e quando infiacchiva V arte ceramica in Italia , essi perseveran- 
do ne' loro lavori la tenevano in fama , ondechè Muzio Panza nel 
1S92 , il Toppi nel 1678 , il Pacichellì nel 1703 , il Frali (*•), 
il Placidi 1729 (") ed altri ne fecero onorevole menzione. Ma a 
dir vero non è se non che nel secolo XVIH che elella schiera di 
arlìsli colà recarono V arie a nobile meta. Trenlacinque fabbriche 
smerciavano annualmente meglio che 30 mila scudi di vasellami e 
stoviglie nelle sole Cere di Sinigaglia, Fermo e Loreto. Gesualdo 
Fuina in fra gli altri disegnò sulle maioliche come su porcellana {^) 
ed invetriò a fuoco di muffola , e scrisse una memoria sul modo 
di preparare ì colori a smalto , acciò con lui non perisse il frullo 
delle sue fatiche (1775-1822). IVoi non diremo più innanzi di una 
fabbricazione patria .resa celebre dai nomi dei Geutìle , dei Grue , 



~ 63 — 

e da una schiera di liien conosciuti artisti siccome Cnstelli , Cap-*^ 
pelli , Cappelletti , Eusanio j Filippi , Lotti y martini ( Silvio ) ^ 
Olivieri , Pompei , Tiberì ec. (") ta»to più che negli archivii di 
questo R. Istituto sono diversi antecedenti sul riguardo; e gU scrìt^ 
ti del G insti IT 5a Ili , del Bonghi , del Rosa e del Cherubini (*^) V han- 
no degnamente illn stilala. Di rem solo che gli antichi lavori dei Ca-- 
stelli si acquistano ora a prezzi favolosi dagli amatori , e che hi i- 
mìtazione loro ^ forma oggidì per noi un proficuo capo di commer- 
cio j tenuto quasi esclusivamente dai Signori /Vngelo Giustiniani e 
Giovanni Mollica ^ ì quali hanno raccolti intorno a loro i pochi ve^ 
ter ani dell* arte , che ancora sopravvivono , tra i tanti che la illu- 
strarono in sullo scorcio del XVllI secolo ed i primordi! del se- 
guente* 

Come sopra dicemmo gli clementi industriali della nuova fab- 
bricazione ceramica passarono dalF Italia nel resto dell' Europa. Co- 
si nel 1542 a Rouen si fal>bncava un mattonalo forse da artefici 
Italiani sullo stile italiano (^^)* Così ancora nel 1521 Francesco I-^ 
faceva venire d* Italia , per lavorar di smalto ^ Girolamo della Rob- 
bia , e nel corso di iO anni che fu allo stipendio dei Valois , con* 
dusse quelle meravigliose (erre dipinte ^ eh* erano sì ammirate dal- 
l' Evelin nel 1630. Ma V arte per qucsli^ ausilii non si svolse colà 
in forma industriale* Questa gloria era serbata alla casa Gonzaga , 
che oltre un secolo tenne il Ducato di IVeters- Francesco Gouza- 
^ intento a naturalizzare nei suoi dominii le arti che avca veduto 
brillare in Italia introdusse in Francia la vera fabbricazione intor* 
no al 1600 (**) mercè V opera della fami^ia Conrado originaria 
dei contorni di Savona , dove sin dal 1500 si faceva industria di 
faenza* Bla non fu facile ai Gonrado di riprodurre in Francia que- 
sta rabbricazìone coi dati ed i processi ereditati dalla madre patria* 
(lEiperciocehè a IVevers , non era un nuovo nietauro j che forniva 



— 64 — 

quelle marne argillose , e gbiaìe e saUiie die neHe vaserie di Ur- 
bino y Faenza e Savona f davan di lancio la pasta. Essi dovette- 
ro lungamente studiare , cementare e correggere i nuovi elementi, 
per conseguire quella indispensabile annonia di dilatazione « restrin- 
gimento tra la pasta ceramica , che serve di base al lavoro, e gli 
smalti che la decorano ("). Questo fatlo ed altri consimili servan» 
di esempio a quei proprietarli di materiali ceramici , che credendo 
arricchire per sola epera della provvidenza , stimano xhe d' un trat- 
to si possa giungere a trovare neir arte il posto ussoluto e reJati- 
vo di una nuova materia. Essi sgomentano alle prime difficoltà , o- 
bliando o sconoscendo la storia di un* arte , dove ogni progresso è 
segnato da sagrificii : essi perdon di lena , e rimangon privi di 
quei beneGcii e di quella ricchezza , che non di rado è il premio 
del lavoro e della perseveranza. 

9 Cles ouvrages encore n* ont rìen que la figure , 
» Il y faut ajouler Y email et la peinture. 
» Get email , dont Y éclat et la vivacìté 
» Des rayons du soleil imite la beante 
» Pallas y qui de Plutus dédaigne la rìcfaesse , 
» Compose cet email par son unique adresse. 

P. de Frasnay (••), 

I poeti non seppero meglio esprimere la difficoltà di compor- 
re lo smalto, se non che attribuendone le pratiche alla sola peri- 
zia della Dea delle Arti e delle Scienze. 

Un raro esempio di costanza offre la storia dell' arte in Ber- 
nardo Palissy ; noi non Y oblieremo ; conciossiachè è una pagina 
troppo eloquente pei neghittosi , per poterla negligere. Le opere di 
quest'uomo singolare sono ben note agli amatori; dischi carichi di 



- 6S - 

pesci , di retini e di vegetali in rilievo, conosciute in allora col nome 
dì Rusiiques figulines^ e che venivano di preferenza adoperate ad or« 
Dare i dressoirs. La pasta di cui si compongono i suoi prodotti^ so« 
miglia a quella delle faenze malamente denominate di Errico IV 
(IS40-1560) perchè oltre alle proporzioni di silice e di allumina 
da quest' ultime contenute , ha un pò di calce e di ossido di fer* 
ro. I colori degli smalti sono vivi e belli ; se non che il Pallssy 
Bon avendo indovinato , ma intraveduto , la proprietà degli smalti 
^tanniferi , non ha potuto conseguire la bianchezza delle faenze d' I* 
talia e di IVevers. Per la qual cosa i suoi prodotti al pari delle fa* 
cnze di Errico 1F non possono strettamente esser classate tra le 
faenze slannifere. 

E fama che per sedici anni continui lavorasse il Palissy a con« 
seguire la fusione di varie specie di smalti ad uno stesso grado di 
calore, e che in far ciò spendesse tutta la sua fortuna^ bruciando 
perGno le mobilie e masserizie della sua casa per alimentare la 
fiamma, che dovea rivelargli i segreti delF arte. Magro, sparuto, 
febbricitante , deriso da tutti come un demente , scopre infine quel* 
le coperte colorate e quel modo facile e sicuro di lavorare in ri- 
lievo , che lo fecero immortale (1S43-1545). Errico IP, Caterina 
dei Medici , Errico 111.^ ed i più grandi signori del tempo suo , 
ammirandone l'abilità lo protessero ed incoraggiarono; ma un po- 
tere che sventuratamente pesò troppo sul cattolicismo , cioè il fa^ 
natismo sacerdotale, lo condusse a morire in carcere nel iS89, e 
le silenti mura deir avello chiusero con 1' illustre vittima i nobili se- 
greti deir arte. Essa per un secolo intristì in Francia , perchè Ber- 
nardo non lasciava discepoli • 

Or perchè è avvenuto che per disuso delle antiche pratiche e 
ninno studio dei progressi del tempo si sia cosi incattivita V arte 
presso di noi, eh' è per perdere all' intutto le sue foltezze, anzi la 

Stc, Serib. Tomo li. 



— 66 — 

vita , siaci concesso di mettere innanzi un altro esempio di rara co- 
stanza y il quale abbencliè alquanto per tempi si diparte dal prece- 
dente, varrà a ridestare in qualcuno mente ed affetto per essa. 

Con la dillicile arte di comporre lustri ^ smalti ed invetriatu- 
re ceramiche va legata per numerosi punti di contatto X altra mu^ 
sita , musivaria , Y arte cioè di comporre mosaici ; essendoché 
la più parte delle sostanze coloranti , e taluni silicati , sono comu- 
ni ad entrambe. Or la musivaria che nei tempi di mezzo si volse 
alle pure signilicanze religiose; nei nuovi tempi, per libertà di con- 
cetti , si sconGnò dal S. Marco di Venezia ai Chioschi del remoto 
Egitto. L' opera iniziata da Giotto e dalle scuole fiorentine , ha pre- 
so ora corpo e perfezione , imperciocché i Veneziani nello stabili- 
mento Sai viali han ridonato al mosaico T antico splendore. Questa 
gloria non è figlia del caso , ma di perseveranti ricerche ; essen- 
doché se Bernardo Palìssy lavorò sì lungamente per trovare il se- 
greto dei smalti colorati , Lorenzo Radi , a cui devesi questo gran- 
de progresso delF arte musiva , ha lottato meglio di 20 anni con 
innumeri dìlficoltà per imitare felicemente le agate caledonie ed al- 
tre pietre venate e chiazzale , quelle stesse stessissime , che Dome- 
nico Miotti avea scoperte nel secolo XIII e di cui può dirsi eh* era 
perduto il segreto. Hon fame , non freddo , ne vigilie e scherno , 
infiacchirono neir animo del muranese V affetto dell' arte , ma rad- 
doppiando i suoi sforzi innanzi agli ostacoli , giunse a libare la so- 
vrana voluttà del successo ("). 

Avidi ricercatori delle ricchezze , non è questo un nobile esem- 
pio da imitare ? 

Il Salviati a dar pregio al commercio degli smalti del Radi , 
diede al mosaico una vita inattesa. Creò una scuola , e le parole 
dette dalla Sand nei Mailres mosaiste l'avvalorarono nel suo pro- 
posito. L'Istituto Veneto gli apri le sue sale per esporre le prò- 



^ 61 — 

duzioni mosive. Sei medaglie ne premiarono Io zelo , altre otto me- 
daglie incoraggiarono i suoi artisti , e la fabriceria di S. Marco si 
obbligò pw 1? anni di acquiiSlare tutte le paste a smalto , di che 
avesse bisogno. Questi fatti nm debbono esser muli pei nostri con- 
sessi scientifici. 

Or noi giungiamo ad im tempo , note\ole pei mutamenti che 
recò neir arte , e per Y azione , che tuttora esercita sul gusto ed i 
bisogni deir universale. L" apparizione della pin^cellana in Europa , 
colpì la fantasia dei popoli. Un Tassarne duro impermeabile inodo- 
ro , partecipante dell' indole del vetro , ornato di vivide tinte e che 
per essere poco conduttore del calorico si prestava mirabilmente per 
gli usi da tavola, dovea di necessità trionfare del vasellame metal- 
lico, dotato sempre di speciale odore, e scottante per sostanze calde, 
non che sopra ogni quidsiasi specie di maiolica dalla coperta te- 
nera , fendibile per freddo e calore ed attaccabile dai coltelli nell' atto 
del trinciare. IVoi non istaremo a discutere se T origine della porcel- 
lana si perdesse nelle tenebre deUa pib remota antichità o se diiara 
menzione se ne facesse sdtanlo un secolo innanzi V era volgare, in 
quella Gina , ove 2698 aiMH prima di G. G. eravi un soprainten- 
dente delF arte ceramica, e 225S aoani innanzi lo stesso tempo s'in- 
nalzava air impero un tal €hun povero vasellaio di Chang-tang (**)* 
IVoì solo ricorderemo che colà s* ebbe F arte un apogeo di gloria, 
donde tiecadde ; ìmperciocchò la porcellana azzurra come il colore 
del firmamento , brillante come uno specchio , sottile come la car- 
ta , sonora come un Miin^ ( istrumento musicale ) è divenuta co- 
là sì rara che se ne serbano ora i frammenti come cosa preziosa) 
a farne collane ed altri ornamenti. 

La riproduzione di questo azzurro aereo , è ancora un proble- 
ma da risolvere , sì nel Celeste impero , e sì nella civile Europa ! 

I Giapponesi , che poco innanzi 1' era volgare ricevettero dal- 



~ 68 — 

la Corea le prime nozioni della porcellana , col tempo recarono sì 
in alto i magisteri dell' arte , che vinsero gli stessi Cinesi. 

E mentre e gli uni e gli altri fabbricavano a ribocco maravi- 
gliosi prodotti y V Europa a stento produceva qualche smalto e dei 
vasellami , iti che più il bello ideale della scultura e del disegno 
appariva , che non il nerbo e la sostanza della ceramica. 

Apparsa la porcellana in Europa si usò per lungo tempo soii- 
za punto conoscerne la composizione , cosicché Pancirolo nel trat- 
tare delle cose perdute ed inventate , sostenne che essa si fabbri- 
cava col gesso , gusci di conchiglie tenuti sotterra 80 anni y e bian- 
co di uovo. Ma nel 17.^ secolo quando Mazzarino : 

}) Tratta deìix rois , (ratto deux remeSj 
)) En pluts d' argent , en porcelaines. 

Lorct. 

si cercò d* imitare una sostanza tenuta in sì alto pregio , cosicché 
fabbricanti , chimici e principi fecero sforzi inauditi per conseguire 
r intento. Se non che Y analisi chimica era ancora incipiente , e gli 
stessi materiali fatti venire daHa Cina non solo erano stati colà ma- 
nipolati , ma gli elementi che li componevano si presentavano col 
prestigio di nomi arcani. 

E di vero sotto la denominazione di Petunse e di Caolino si 
stimò che si ascondessero rocce elettissime del solo Celeste impe- 
ro y senza punto sospettare che le nostre pegmaiiti ( feldspato e 
quarzo ) ed i feldspati più o meno scomposti poteano fornire gK 
elementi da ciò. 

Il caso , potente ausiliare delF ingegno , mise due volte sulla 
via della scoperta del vero : conciosiaché a Dresda y Boettger e 
Tschirchaus, cercando terre refrattarie per fabbricar crogiuoh, s' im- 



— 60 — 

batteroDO in una argilla rossa dei contorni di ftleissen , che al fiio^ 
co delle un vasellame rosso , denso , compatto e durissimo. E ben- 
ché non fosse né bianco né traslucido come la porcellana della Ci- 
na ^ pure fu battezzato col nome pomposo di Porcellana rossa. 

Allora il Principe Federico Augusto di Saxe j colmò Boetlger 
di favori , ma lo consegnò ad un ufficiale con ordine di non lasciar^ 
lo mai solo , onde non rivelasse il segreto , e quando Carlo Xlf 
nel 1106 entrò in Saxe j i due chimici ed ì loro operai scortati 
da una forte mano di cavalleria furono condotti nella fortezza di 
Koenigstein per proseguire i loro lavori. 

Molti anni ancora trascorsero senza che Hoettger potesse giun- 
gere a produrre cose che somigliassero alla vera porcellana , ma 
un nuovo caso fortuito , venne in sussidio , e la grande scoperta co- 
ronò le pene infinite della costanza e dell' industria. 

IVel mi Giovanni Schnorr , vede che il suo cavallo a sten- 
to ritrae il piede da una terra dei contomi di Aue , la osserva e 
vedutala bianchissima , ne fabbrica polvere da incipriare. Boetlger, 
come gli altri , ne cosparge la sua parrucca , ma vedutala di gra- 
ve peso e terrosa , la saggia al fuoco , e con grave sorpresa, tro- 
va il caolino , base della porcellana , che sì lungamente avea in- 
vano ricercata. Allora il governo proibì V estrazione della terra di 
Aue , uomini affiliali con giuramento la condussero in botti suggel- 
lale nella fabbrica d^ Albrechtsburg , che divenne custodita come u- 
aa Piazza in tempo di guerra. In questo modo nacque la porcel- 
lana di Saxe y che in prosieguo imitò così bene quella della Cina 
e del Giappone (*•). 

Scrìve il Turgan : » Il n' y eut alors sorte de trahìsons que 
» les souverains et les grands.seigneurs de F Europe n'inventassent 
}) pour surprendre les secrets de la fabrications de Meissen » (^) 
quindi il modo di fabbricazione si diffuse per ogni donde ^ ed alla 



— TO — 

smania di conoscerne il processo ùidustriale succede quella della 
ricerca del caolino. Così quesla roccia fu trovata in Calabria poco 
dopo il 1Ì34 , a Rudolstadt verso il 1758, ad Alencon ( Fran- 
cia ) nel 4765 e poco appresso a Saint-Yrieix presso Lnnoge, e 
servì dì base alla famosa industria di Sèvres. E qui come altro- 
ve il caso mette pure la sua opera , percbè la s^ora Damel, 
trova in fondo di uno stretto burrone una tara bianca , eh' essa 
crede utile a surrogare il sapone. Il farmacista Villaris ricMiosceia 
€ssa il caolino ; tace della scopritrice , ed ottiene dal governo un 
premio di 25 mila lire. IVel 1825 rictmosciutasi la verità , Luigi 
xml concedette alla Damel una pensione sidla lista civile. Cosic- 
cliè lo stesso Brongniart , che sumeri questa riparazione , scrive : 
(( C élait une dette de la Franco pour une découverte , fortuite , 
il est vrai , mais qui a procure à ce pays un genre d' indush'ie au- 
quel on doit un grand mouvement de fonds et de travaux , et noe 
immense exploitation. » 

La storia dì questa ricerca desta un vivo interesse per ]^i e- 
pisodii , che la compongono ; noi li taciamo per non sconfinare , 
ma da essi una verità rifulge , cioè che prima di trovare buona 
qualità di caolino non fu possibile di fabbricare porcellana dura , 
ma una fritta vitrea chiamata porcellana ten^a ; che i possessori 
dei magisteri deir arte venderono ad alto prezzo i loro segreti; che 
talvolta disprezzati ebbero poscia più cotanti di quello che diman* 
darono , e che i princìpi ed i minisbi pia intelligenti caldeggiaro- 
no questa scoperta , e con larghezza di premii e non «on misera- 
bile grettezze giunsero a costituire Y industria. 

Uomini chiari nelle chimiche discipline diressero successiva- 
mente la manifattura di Sèvres , e fecero mirabihnente progredire 
r arte Ceramica. Il nome di Brongniart , ricorda la perfezione dei 
colori e degli ornali , la piUura su vetro , arte perduta nel me- 



— ri — 

dio €vo , la imilazione delle pietre preziose , e le utili pubblica^ 
ziouì sulta Ceramica. Sotto la sua intelligente direzione si produs* 
sero i chimici Laurent , Malaguti e Salvétat ^ ed una pleaide di 
famosi artisti , che illustrarono V industria. Ora sotto la direzione 
di Regnault , la porcellana tenera è slata rimessa in voga ^ e la 
faenza perfezionata è divenuta oggetto d* arte , e nei lavori smesse 
le forme troppo accademiche si son poste in uso le più eleganti 
forme della Grecia antica j delF epoca della Renaissance e dell' 0-* 
ricnte. Il gusto di questi capolavori delF arte è divenuto un fìirore, 
cosicché nelle pubbliche vendite una tazza rotta si è vista pagare 
sino a 20,000 franchi, perchè di buona marca. 

La Francia tiene V industria delle porcellane in conto di una 
gloria nazionale , ed alteramente Y addita ad esempio della utilità 
delle manifatture ^ le quali anzi che nuocere alle industrie private, 
forniscono ad esse feconde fezioni e nobili modelli da imitare. É 
una grave quistione codesta che noi non affronteremo ^ lasciando a- 
gli economisti il vanto del dirimerla. Per noi basta Y accertare , 
che a Sèvres , chimici , disegnatori y pittori , modellatori , forna- 
ciai sono uomini insigni y e che fieri di appartenere ad una delle 
prime officine del mondò y d' una sola gloria sono solleciti ricerca- 
tori , quella cioè di produrre opere , che degne siano di figurare 
tra i capolavori dell' arte. 

I sovrani di Napoli non furono fra gli ultimi a proteggere que- 
sta nuova fabbricazione , e quindi per volere di Carlo 111 , sorse 
la R. Manifattura di porcellana di Napoli y i cui prodotti orna- 
no ancora le più classiche collezioni di Europa. Una bella testimo- 
nianza di quei tempii Y abbiamo neir opera pubblicata dal Venuti , 
che dirigendo questa fabbricazione , ebbe dedicato al Re d' Inghil- 
terra nel 1787 la Interpretazione delle pittvre del servizio di ta^ 
vohy regalato da Ferdinando IV a quel sovrano. SilTatto servizio 



— 12 — 

conservasi luttora a Westminister , ed è ricordalo da varìi scrit- 
tori inglesi. Così ancora il Brongniart y il Marryat (**), il Richard 
(**) , fanno onorevole menzione dei lavori napoletani , notevoli per 
arditezza di forme , buon gusto e corretta esecuzione. E non è da 
obliare che le nostre fabbriche dei Castelli, fornirono in sul principi» 
e dopo buona mano d' abili artisti. Saverio Grue eh' entrò tanto in- 
nanzi agli altri per V eccellenza del modellare , diresse la fabbrica 
e vi condusse di propria mano squisiti lavori intorno al 1798 {^\ 
rimanendovi sino a che da quel luogo della Reggia, che lungamen- 
te serbò il nome di Porcellana^ fu trasferita alla Vita a Capodi- 
monte 1806-1807. Ornalo di lettere, espertissimo nelle arti del di- 
segno viaggiò in Germania , Francia ed IjighiKerra per ammaestrar- 
si nei procedimenti dell' arte , specialmente per conoscere i parti- 
colari del preparare i colori da muffola (•*). In questo modo ope- 
rando lasciò generoso esempio , a quei giovani Castellani i quali 
inviati air estero a spese del pubblico per studiare i fondamenti del- 
l' arte , la rinnrgarono , volgendo ad altri studii Y ingegno. Fran- 
cesco Antonio suo Gglio nella sua gioventù attese anche al dipinge- 
re in porcellana , e lasciò pure pregevoli lavori. IVon è da obliare 
(Gennaro Ciofli , dì cui si ammirano tuttora mirabili lavori nella col- 
lezione del Signor Bonghi. Ed è questo artista appunto che nel 
1843 fu prescelto dal Consiglio Generale della Provincia di Tera- 
mo per insegnare a dipingere ed indorare ad alcuni giovani castel- 
lani. IVè da meno si mostra Carlo de Simone , che condotte con 
maestria molte belle pitture nelF antica fabbrica di porcellana sVb- 
be nel 18i7 per voto del decurionato T mcarico d' aprire in Castel- 
li una scuola <Ji disogno applicata alla maiolica (•^). 

Lavorarono con lode anche un tal Giuseppe Tallarino carico 
ormai di anni. Raflaele Accelli datosi poscia allo smaltare metalli 
]«*eiiosi , Francesco IVardoni , dello Carricllo , che tuttora dipinge 



-.13 — 

pregevoli disegoi sul vetro e sa maiolica, e tanti aìlri dì cui ne 
manca la notizia. Oggi in fra gli altri disegnano su porcellana e 
vetrificano a muffola Raffaele Giovane^ che nella sua gioventù lavorò 
nella fabbrica di Capodimonte , ed ebbe medaglia di oro a titolo 
d' incoraggiamento nelle mostre induslriali del 1828 , 1832, ec. , 
e Carlo ed Antonio Paté , figli dì quel Giovanni , che fu uno dei 
socii direttori della fabbrica anzidetta. Ma nei primi anni del 19.^ 
secolo declinò talmente V arte presso di noi , che non valsero più 
a sostenerla ne la pubblica opinione ^ né gli sforzi dei perseguita^ 
ti artisti y né gli studii di Gaetano Gagliardi , Socio di questo R> 
Istituto , né le profferte di Francesco Romeo , né i progetti di Ni- 
cola Acuto , né le critiche ed i consigli di una commissione spe- 
ciale nominata in quel tomo di tempo; E quando nel 1809 la no* 
stra fabbrica si ornava del fastoso titolo: Mamifaduredelalteinef 
queir ingegno arditissimo del Lippi , osservatala , scrìveva al famo- 
so Arcivescovo di Taranto , allora Ministro dell' Interno , le seguen- 
ti notevoli parole: » Rilevo a buon conto che la pasta non é pasta 
da porcellana , che i molini non sono molini , che i processi di 
febbricazione non sono processi da ciò , che la vernice non é ver- 
nice , che i forni non sono forni , che la porcellana non é porcel- 
lana; in una parola, che la fabbrica non é fabbrica (••). IV' é pun- 
to da trasaudare una notevole particolarità , cioè che allora la fab- 
brica era in mano di due stranieri , che dopo mille pompose esi- 
bizioni nulla fecero , ma espulsero dallo stabilimento tutti quei fa- 
mosi artisti , che 1' aveano levata in grido , e che furono astretti 
per questo a mendicare la vita. 

IVel leggere i documenti officiali di questa dolente istoria, no i 
vi scorgiamo un iniquo proposito di distruzione , una ferma volon* 
tà di fhr sparire una fabbrica che a buon dritto per disegno e per 
gusto rivaleggiava con le prime di Europa* Da Carlo III sino ai 

S£c. SEfliE, Tomo li. *0 



— 74 — 

Napoleooldi j il governo avea speso milioni di scudi per fondare e 
svolgere presso noi si noliile industria , bastando dire che sino al 
1815 aveala sovvenuta la Tesoreria (*') e quando essa era divenuta 
cospicua per lavori ^ e corredala di una mollitudine slraordinaria d' 
eletUssimì e costosi modelli (^) fu smessa perchè mancavano acque 
da animare le macchine (^) e feldspati e quarzi^ di cui abbonda* 
no le Calabrie e gli Abruzzi ('•). 

A Pescolanciano in provincia di Molise fu istituita una fabbri- 
ca di porcellana dal Duca di quel feudo , chiamandovi artefici stra- 
nieri, adoperando quarzo giallognolo dello stesso luogo. I suoi pro- 
dotti erano ricercatissimi. Fu smessa per furto impreveduto. 

In Toscana fin dal principio del secolo XVII , fondavasi a Fi- 
renze una fabbrica sotto gli auspicii del Granduca Francesco I.^ e 
nei primordii del secolo susseguente era pure a Vinovo nel Piemon- 
te una fabbrica reale di ceramica. 

Lode grandissima è da conferire alla casa Ginori , che fece de- 
gli abitanti di Doccia presso Firenze una popolazione industriale, le 
cui produzioni onorano Y Italia e fecondano tutte le arti , che con 
la ceramica hanno attenenza. Imperciocché sin dal 11 33 intenden- 
dosi colà alla fabbricazione delle stoviglie, non solo vi si producono 
oggetti d' usuale consumo, e vasi ornamentali degni di ammirazio- 
ne, ma porcellane elettissime, che meritamente son venule in altis- 
simo grido. E qui non ci rimarremo dal ricordare , a vitupero dei 
neghittosi , che quando il Marchese Carlo Ginori volle riattivare la 
produzione delle porcellane a mezzo rilievo , non altro tipo prescel- 
se se non che quello bellissimo della celebre manifattura napoleta- 
na (") ed oggidì islesso fra le felici imitazioni delle opere di Lu- 
ca della Robbia e di Benvenuto Cellini , la fabbrica della Doccia 
produce pregevoli copie dei nostri lavori di Capodimonte ("). 

L' introduzione della porcellana , se da una parte fé declinare 



^ 15 - 

r indiistrìa della maiolica , ad affievolire al confronto ogni antica 
pittura , creò all' opposto una necessità imperiosa di migliorare le 
paste comuni ed . il modo di colorirle ed ornarle. Quindi mentre 
in sullo scorcio del 18.? secolo si reggeva ancora in fiore la no- 
stra fabbrica di porcellana ^ venne su in Napoli una bella specie 
di vasellame detto terraglia y che di presente è assai ricercala da- 
gli amatori. La pasta con la quale si foggiava , avea per base ora 
il caolino di Venezia, ora la terra di Vicenza, or quella dì Valenza, 
uniti alla polvere dì marmo ed al feldspato in decomposizione di Ca- 
labria, naturalmente associato al quarzo, e conosciuto allora col nome 
dì quarzino, ed ora con quello di arena dura. Taluni adoperarono ; 

Arena dura (quarzo e feldspato). 2S 
Polvere di marmo ..... 12. S 
Bianco di maiolica ..*..! 

ridotti a pasta sotto le macine , e quindi uniti a parli 32 di cao-v 
lino di Venezia. 

Siffatte miscele conosciute allora sotto il nome dì maieriale , 
hanno ritenute og^di la stessa denominazione. 

]Voi non sappiamo perchè taluni dei nostri fabbricanti di og* 
gidì accolgono con incredulità questa formola , imperciocché le so- 
stanze semivitree o fritte furono e sono adoperate a modificare le 
paste. Cos\ prima del 1109 , cioè prima che si trovasse il cao- 
lino in Saxe , la Francia fabbricava la porcellana tenera con una 
pasta formata in gran parte da una materia semivitrea preparata di 
proposito ("). Noi stessi abbiamo prodotto una maiolica spnorissi* 
ma riunendo la patina o fttanco di terraglia col caolino e la era- 
ie. Questa mescolanza si è vetrificata alle alte temperature divenen? 
do decisamente traslucida. 



^ 76 — 
Ld coperta si otteneva col riunire 

Arena tenera ( feldspato e quarzo ) . . f & 

Minio celese . ^ 10 

Sale comune. » 1 ("j 

Fritti a fuoco da fornaciaio nelle caselle e quindi triturati. 
Questa fritta slattaia , prendeva nome di vernice trasparente. 

Non è perciò che altri non avesse usato coperta stannifera fi- 
nissima , sussidiala dall' anzidetta sostanza piii fusibile , perchè me* 
no ricca di quarzo , e perciò conosciuta col nome di arena tenera. 

Colori fini , indorature , lustri metallici , e ben intesi disegni 
ne omatano Y aspetto : e la grandezza delle opere e l' arditezza 
dell' esecuzione le rendevano sopra ogni dire pregevoli ("). La stes- 
sa fabbrica di porcellana dì Gapodimonte , lavorò in questo gene- 
re , e noi abbiamo avuta occasione di vedere dei gruppi di terra- 
glia , attuali con tanto gusto e colorili di tìnte si naturali che noi 
non esitiamo a dire , che spirano più verità dei lavori di porcel- 
lana f nei quali Y occhio a dir vero non riposa come fa sulla se- 
verità del marmo e della pasta del paros. Ma oggidì imbastardite 
le paste con le argilloliti di Ponza, d' Ischia e della Solfatara ("), e 
col carbonato calcare appennino , scemato lo stagno della coperta^ 
composta a freddo la vernice trasparente , deturpali i colori , estin- 
ti gli artisti , r arte è divenuta così grama , 'che mal risponde ai 
progressi del tempo ed ai bisogni del commercio. 

Ma prima che entriamo in altri particolari è bene ricordare il 
nome di coloro che piii contribuirono a tenere in fiore presso dì 
noi r arte del faenzaio nel declinare del 18.** secolo e nei primor- 
dii del seguente. 

Intorno al 1760, dai Castelli recossi in QJapoli la fiuniglift Giù- 



— 11 — 

stÌDÌaDÌ , che per lungo tempa sostenne Y onore dell* arte. IVicoIà 
Giustiniani lavorò di maioUea e di terraglia con molta perfezione , 
abbellì le sue opere (fi carminio, di azzurro e di altri delicati co- 
lori smettendo il dipingere a & tinte delle native contrade. Usò di 
muffole e tanto siffattamente attese a\ progresso dell' arte , che me-^ 
rito il sopranome di Mcola Pensiero ("). 

Biagio Giustiniani suo figlio seguì le stesse norme. IVel 1834 
lavorò in ogni genere ceramico con molta lode , ed in fra V altro di 
mattoni incisi a mosaico ed a rilievo , m porcellana ed in altra pa- 
sta speciale^ che per sostanza e bellezza fu detta mezza porcellana, 
Neil' esposizione napoletana del 183& era vi dei Giustiniani una felice 
imitazioBe del famoso vaso di Ruvo, eh' ora trovasi nel Museo IVa- 
zionale , alto palmi 6 /, ^ ^i circonferenza palmi 9. Quest' opera 
arditissima richiese per la grandezza della mole un forno specia- 

IVoi non erriamo neH' accertare che l' opificio di Biagio , divenne 
la scuola dei più abili artisti, ivi essendosi ammaestrati quei pittori , 
iomarUi e fornaciai che poco appresso istituirono nuove fabbriche o 
ebbero celebrità. Non meno di 60 maestri direttori e 120 sussidii 
lavorarono nelle sue officine , 1 materiali di SiciUa , Ischia , Ponza 
e Gaeta ('•), 

Ed i suor figli Antonio e Salvatore sostemiero alacremente il 
vanto dell' arte. 

I Giustiniani fabbricarono vasi -di porcellana opaca imitanti lo 
stile Etrusco , adoperando però nel dipingere 1' oro e 1' azzurro in« 
vece del nero e del color nsrturale deir argilla ^ del qual modo pre- 
sero privativa nel 1834. E ciò diciamo per coloro i quali stimano 
che soltanto in Vienna si fossero fatti di questi lavori ,. dei quali 
sono belli esempi nel Museo del Signor Bonghi.. 

Ora esistono di questa famiglia Angelo Giustiniani di Paolo , 



- 18 — 

elle Gene Horìdà ìnduslrìa di terre colte e d" imita^Ofne dei vaà I« 
talo-Greci e dei Castelli (^) ed altro Angelo Giustiniani di Ginsep- 
pe , che dipinge in questi due generi uelF officina di Giovaiiu Mol- 
lica, IVel 1185 il Re Ferdinando volendo promuovere Y industria 
delle stoviglie sul fare inglese fece anticipare ducati 18,000 a Gen^ 
naro e IVIicola del Vecchio , che non solo produssero opere egrege , 
ora accuratamente ricerche da' collettori , ma presero privilegio coi 
Giustiniani per la fabbricazione della porcellana opaca. I lavori fal- 
li con queste porcellane e col biscotto Ggurarono ancora nell'espo-- 
sizione del 1834 e del 1836, ma in quella del 1828 sparirono, se 
nonché Giuseppe Tallarino, Sebastiano Cipola e Carlo de Simone, 
ricordarono con le loro belle miniature su porcellana estera, che Far- 
le , un giorno (pii in Gore , oramai tramontava neir oblio* Alla qual 
eosa ponendo mente questo R« Istituto , ed alle infiacchite maioli- 
che dei Castelli, messe in mostra dal Celli, facea voti perchè il Gor 
verno desse almeno un locale gratuito per stabilire un' industria ri- 
sloralrìce della ceramica (*')• Troviamo nelle memorie del tempo 
che Giustiniani e del Vecchio componessero la loro porcellana Iras^ 
parente , F opaca ed il biscotto col quarzo di Calabria o di Si- 
rih'a , unito ai caolino trovato in Ischia , e che stimavasi migliore 
di quello di Civita-Castellana, di cui si servivano ordinariamente. Ma 
perchè in Ischia sono argillolìti e non caolino, non aggiustiamo so* 
icrchia fede a tale asserzione. I del Vecchio , che smisero la loro 
industria verso il 1840 furono forse 1 soli, che avessero guadagna- 
to col loro esercizio una fortuna. 

In questo stesso periodo Domenico e Raffaele Miglinolo, acqui- 
starono pure fama di buoni fabbricanti. Essi in fra F altro presero 
privilegio per uno smalto imitante il bronzo e ne presentarono dei 
belli saggi nella mostra del 1834. Verso il 1830 Salvatore Colon- 
uese aj[)rì un altro opificio , dove *di preferenza si fabbricavano va- 



— 79 -^ 

si da fiori ed altri lavori om&menlali notevoli per dimensioni e per 
gusto. Poscia Gaetano e Francesco Colonnese studiando nelle mio- 
te dottrine la ctumica dei colori e degli smalli , e ponendo a pro- 
fitto le conoscenze di uomini speciali , invigorirono le pratiche del-^ 
Farle, e la esercitarono in tutta la sua ampiezza. Nella esposizìo- 
ne industriale di IVapoli del 1836 presentarono stoviglie imitanti le 
inglesi. IVoi abbiamo veduto nel loro opificio mirabili imitazioni del- 
l' antico , porcellane , disegni per trasporlo e dovizia d' ogni ma* 
feriale ceramico , che ancor si serbano d^ un tempo , in che vi fu 
entusiasmo per V arte. Ma i Colonnese oggi al pari degli altri hanno 
quasi negletto il bello artistico, e si son dedicali ai lavori correnti 
e di uso generale per non dare nel rischio di chiudere la fabbrica. 

E fama che IVicola Maiorini , iniziatosi nei principìi dell' arte 
neir ofllcina del Giustiniani, e riuscito espertissimo , aprisse verso il 
1830 un' altra vaseria , dove con bella lode lavorò di faenza e di 
terraglia ed in opere ornamentali. Le sue maioliche e quelle di Vin- 
cenzo suo figlio sono spesso preferite nei mercati pel maggior cor- 
po della vernice e V esattezza del lavorio , ed i suoi sedili con fi- 
gure egizie , pompeane ec. sono molto slimati. 

Di presente questa maniera di disegni è attuata nella sua fab- 
brica da un tale Antonio Avallone veterano nel suo mestiere. 

Poco dopo il 1830 Raffaele Gargiulo fece accurati studi! sui 
vasi antichi , istituì una fabbrica d' imitazione e venne in grido di 
primo fra i restauratori di questi cimelif (•*). 

Esso pubblicò una memoria col titolo : Cenni sulla maniera 
di rifvcemre i vasi fdlili Ilalo-Greci , sulla loro costruzione ^ 
sulle laro fabbriche più distinte e sulla progressione e decadi^ 
mento delV Arte vasaria. E di questa memoria ne fece una seconda 
edizione nel 1843. Il Gargiulo si associò in sulle prime a Pasqua.-- 
le Mollica ^ abilissimo imitatore delle opere degli antichi e che a« 



— 80 — 

vendo lavorato in quasi che tutte le fabbriche napoletane morì ìn« 
torno al 18^8 prestando sempre la sua mano al progresso dell' arte. 

Sotto la scuola del padre e negli opificii del Giustiniani e del 
Vecchio formossi Giovanni Mollica , che in fra i presenti artisti go- 
de meritamente fama di buono dipinlore di maioliche e modellatore 
di terre cotte. Esso intorno al 1842 aprì industria d' imitazione 
di vasi Italo-Greci, di maioliche dei Castelli, di Callalgirone e di 
Urbino , e di terre cotte modellate sui piii belli originali del Mu- 
seo Nazionale. Giovanni Mollica prende ora un posto notevole nel- 
r arte , perchè è artista atto a condurre siffatti lavori dal principio 
deir opera alla fine , approntando da se i colori \ i fondenti , le 
paste , e dirigendo la coltura di muffola e di gran fuoco con peri- 
zia. Sarebbe solo da desiderare che taluni dei disegni, che escono 
dalle sue officine , avessero maggior finito , ma il Mollica , come 
gli altri, piegandosi alla funesta necessità di produrre a prezzi bassis- 
simi noD può pretendere dai suoi laiorieri quella perfezione d' opera 
eh' è in ragione composta del merito artistico e del tempo che si pone 
a compirla. IVoi vorremmo che F abilità del Mollica fosse usofruttuata, 
e che fosse posto in tali condizioni da produrre lavori do^ni della pa- 
tria industria. L' arte volge ormai alla china, e se coloro che pos- 
sono ristorarla sapessero quanto è difficile porre in armonia la fu- 
sibilità dei colori e delle invetriature , i ritìramenti e dilatabilità 
delle paste , la loro tenacità e durezza, verrebbero presto in questa 
sentenza : che difficilissime sono le pratiche ceramiche , nonostante 
la semplicità de* prineipii scientìfici su cui riposano , che pochissi- 
mi la possedono , e che questi pochissimi sono da careggiare, ora 
che sono per sparire gli avanzi della buona scuola napoletana. 

IVei varii paesi del reame furono fabbriche come Salerno, Gif- 
foni , Vielri; uè saremo per trasandare che nel feudo re^o di Tres- 
sauti presso Foggia fu nel 1821 trovata uu argilla, che cotta da- 



— gi- 
va del vasellame assai forte e di vaghissimo aspetto , che formò 
pure capo d' industria (*•), 

Così ancora nei terreni solcati dal Volturno , e precisamente 
presso Gapua iìi rinvenuta un* argilla azzurrognola , che fu adopra* 
la .a foggiare la piupparte dei lavori di terra cotta della Reggia di 
Caserta ; e questa cava d' elettissima argilla ora è inesplotata. Que- 
sle cose diciamo a mostrare che i nostri fabbricanti del passato e- 
rano più solerti ricercatori dei materiali ceramici , cosicché dalle 
Puglie 9 dalle Calabrie , dalla Sicilia , da IVoIa , da Capua^ da S. 
Apollinare e da Tico di Sorrento ritraevano utili elementi ^ mentre 
ora possiam dire che Montesarchio e Gaeta siano rimaste le sole^ 
che forniscono argille, le quali si vanno mescolando coi caolini e- 
steri e le argillolili di Ponza. 

L' artificio di trasportare i disegni stampati sulla coperta che 
Sadler e Green e Tourner aveano introdotto in Inghilterra sin dal 
1809, fu conosciuto e consigliato dal Lìppi, nel 1828. Gabriele de 
Simone pubblicò in Napoli un opuscolo dal titolo : Processo per 
stampare le stoviglie sopra e sotto la vernice , per sovrana de^ 
terminazione palesato. E nel 1834, negli ilnnaft Civili si fa men- 
zione del disegnare per trasporto col manganese e col cobalto, in- 
citando i nostri industrianti a servirsi di questo processo (**). 

Tuttavolta i nostri fabbricanti, che a piò riprese hanno tenta- 
to questo rapido procedimento di disegno, non ne fanno punto u- 
so , nonostante che la xilografia s* avesse avuta gran voga in IVa- 
poli dal 1840 al 1850 , che i trasporti litografici avessero avuto 
un apogeo di perfezione per cura nostra dal 184S al 18S9, e che 
i trasporti su maioliche e porcellane invetriate mercè litografie a co^ 
lori metallici fossero da piò tempo in moda , sotto il barbaro no- 
me di Policùmmda. GF intimi rapporti , che passano tra questi 
processi e quelli della ceramica avrebbero dovuto sfolgorare qual- 

Sec« Serie, Tomo II. il 



-. 82 - 

ehe lampo di luce nella mente dei nostri fabbrìcaoli di stofiglie , 
ma no, chiusi nella loro cerchia , se soli hanno creduto possedi- 
tori di meravigliosi segreti ^ e circoscritto hanno T universo nel- 
r ambito dell' umile loro fornace. 

^po ciò si nieghi pure che Y ignavia , non osti qui di con- 
tinuo al progresso , e che mentre da una parte nobili intelligenze 
avanzano sempre il lor tempo , dall' altra una massa restìa ad ogni 
innovazioK , orgogliosa e nemica del proprio bene , intralcia ogni 
prosperità industriale. 

E qui n' è forza dipartirci di bel nuovo dalle domestiche co- 
se per seguire il movimento sincrono dell' arte , che domina i par- 
ticolari d' ogni sua singola industria. Intorno al 112S in Inghilter- 
ra un tal Astbury introdusse nella pasta della maiolica un nuovo 
sussidio y cioè la silice macinata ^ che mentre da un lato divideva 
gli elementi plastici e li rendea piii acconci a bere lo smalto , da- 
va loro nerbo a resistere agli incurvamenti e rotture prodotte dal 
fuoco. Giosia Wedgwood impossessandosi di questo felice concetto 
e variando in diversi modi le paste e le coperte , giunse a creare 
un nuovo genere di stovi^ie a pasta Gna e dura e con smalto tras* 
parente. Questa maiolica , solida , leggera impermeabile acquistò in 
breve una celebrità industriale e commerciale , che sempre più' si 
è sostenuta. Wedgwood , a cui davvero mancano soltanto le vicis- 
situdini della miseria per dividere con Palissy la gloria delta popo- 
larità , ci porge pure un nobile esempio della potente opera del- 
l' intelligenza e della costanza di un uomo sulla ricchezza di una 
nazione. Imperciocché ei mosse da principii così stabili ^ da prò- 
eedimeiìti così studiati e sicuri , che in breve sorsero nello Staffor- 
dshire ISO fornaci, che detter vita a 60 mila operai; in un dis- 
tretto già sterile e muto » ma che poscia per antonomasia fu deBO« 



— 83 — 

nrimito The P^Oeries (^, Wedgewood nel 1710 fabbricò un villa|«- 
gio ebe chiamò Etruria ad onore dell' industria. 

Ora a Sévres si fabbrica una faenza sul fare di quella ingle- 
se y ornata di colori fini , che con essa lotta per arte ma non per 
prezzo commerciale. 

Questa faenza si sosterrà ancora per molto tempo , sino a che 
cioè la porcellana dura non sarà Ibbbricata a più mite prezzo , il 
che può sempre da un momento all' altro attuarsi , essendoché le 
rocce granitiche fusibili non mancano, ne' depositi di caolini da as- 
sociarvi per produire porcellane opache migliori d^ ogni ' più eletta 
faenza (^). 

Il timore che possa mancare T* acido borico ed il borace, che 
forma base de' «nalli delle buone faenze , sospinge sempre più ì 
ilEibbricantì a risolvere questo problema economico. 

Fu un tempo , in che i governi per proteggere le fabbriche 
iodigene , colpirono con assoluta proibizione l' immissione dei pro- 
dotti inglesi vi fecero gravitare tali dazi , da impedirne la diffu- 
sione , ma ora le teorie del libero scambio , e considerazioni po- 
litiche , che spengono ogni senso d' economia interna , hanno fat- 
to inondare i mercati di Francia e d' Italia con quei prodotti a 
scapito d' una industria patria vastissima. 

Difficilissimo è ormai contendere con un paese , che abbonda 
di buoni caolini , di peginatiti, di silice , di elette argille , di com- 
bustibili e di tanti altri elementi , che servono mirabilmente all' in- 
dustria ceramica : tuttavolta i nostri esperimenti , ne danno il drit- 
to di dire , che noi potremmo creare una nuova specie di maioli- 
ca solidissima e di mite prezzo , mercè di rocce analoghe , dipar^ 
tendosi dal primo eailhvtage inglese , o pasta da quarzo piroma- 
co , per trarre maggior partito dai caolini e dai feldspati. Forse 
non giungeremo a conseguire quel punto di bianco , che colà na- 



— 84 — 

luralmenle si consegue , ma non per questo non potremmo acerc 
una maiolica resistenlissima ed ornata di gai colori , e di forme 
comode e venuste (^'). Beilo è T imitare con ammirevole esattezza 
le opere dell' antichità e del 500 e 600, bellissimo è il coglier van- 
to d' artistico pregio , ma ora è suprema necessità di raggiungere 
più alta meta , quella cioè dì vasta produzione industriale ^ che so- 
disi! a* bisogni della telegrafia , della trattura della seta , della me- 
tallurgia , della produzione degK acidi, dei laboratorii ec. 

Se r arte ceramica è rimasta per 20 secoli impigrita , essa 
ha preso in breve tempo un notevole svolgimento , ed i progressi 
della geologia , della mineralogia , della chimica , della fisica e del- 
la meccanica , ci porgono di presente non pure le conoscenze per 
rinvenire e conoscere i materiali da adoperare , ma i modi da pu- 
rificarli e da porli in opera ^ con la minima spesa e la massima 
facilità. E se la introduzione della silice polverijlenta nelle paste se- 
gnò un' epoca notevole neir arte , se V introduzione delle pegmati- 
ti e deir acido borico nella coperta ne determinò un altro , V uso 
di certi fosfati naturali , di t^une sabbie calcari-silicee , e di talu- 
ni colori naturali , potrà pure per noi creare un' era importantissi- 
ma ; tanto più che a noi non manca il caolino^ la steatite, il quar- 
zo latteo e piromaco, il feldspato, il gesso, il solfato di barite, il 
carbonato di calce , la magnesia y Y acido borico, il granito e via 
innanzi. 

A^oi possiamo pili parlicolarmenle applicare a noi quello che 
il Richard dice\a dell' Italia in generale : se il nostro paese pos- 
siede le materie necessarie a tale industria , qual cagione le con- 
tende di eguagliare in essa le altre nazioni (••) ? 

IVoi mantenghiamo un commercio attivissimo con Y oriente , in 
vasellame ordinario , rigiole patinate , e discreto mercato facciamo 
in Europa delle imitazioni Italo-Greche , e dei lavori dì Pesaro , 



— 83 — 

Callagirone e Caslcllì. Per Y opposto dalF Inghilterra , daHa Fran- 
cia , dalla Svizzera e dair alta Italia acquistiamo una quantità prò- 
digiosa di stoviglie per gli usi domestici , e di gres ceramici e 
mattoni rerrattarii per le industrie Q^). Questi vistosi capitali , che 
versiamo allo straniero sono delle forze vive^ che sottragghiamo al- 
l' attività nazionale. E se si pensa che siamo al punto di nudrire 
Fattività industriale e non spegnerla^ sorge sempre pih potente il 
pensiero di resistere a questa invasione mercantile straniera , sia pro- 
ducendo lavori che sodisfino a' bisogni della vita e delle arti , sia 
modificando le tariffe doganali e le intposte sulle materie prime. Le 
sostanze , che adopera il figulo sono vergini d' umano lavoro , ab- 
bondano tra noi e sono sostenitrici di vasto commercio. Spegnere la 
piccola industria che non può reggere a rovinose conseguenze , si- 
gnifica rinunziare a questo dono provvidenziale. 

Se ponghiama mente ai prodotti ceramici presentati alla mo- 
stra di Firenze ove quasi a saggiare le proprie forze si accoglie- 
vano la prima volta le arti belle e le industrie della Patria comu- 
ne , se avvisianK) agli altri eh' erano nella Esposizione internaziona- 
le di Londra , noi vediamo che Y Italia fedele alle sue nobili tra- 
dizioni occupa un posto eminente per la parte artistica , non così 
pel nerbo e qualità di talune paste per le quali al paragone è vin- 
ta dalle produzioni inglesi e francesi. Questa inferiorità di prodot*- 
ti plastici essenzialmente industriali , notasi più particolarmente per 
le province meridionali, dove la mancanza d' associazione ^ T alto in« 
teresse dei capitali , la deficienza delle vie inteme y la poco cono- 
scenza dei proprii prodotti naturali e FoUio dell' arte né intralcia- 
no lo svolgimento^ senza dire delle imposte e dei tcattati di com» 
mercio, che per Y industria in parola sono ormai un danno che pe- 
sa sulla intera penisola. 

£ qui , prima di chiudere il nostro dire , siaci concesso ad- 



— 88 — 

dìtare un altro ramo delF industria ceramica in clie malamente ce- 
diamo il campo ad altri , quello cioè delle terre cotte ornamenta- 
li. E tanto più inchiniamo a ricordare questa riprovevole negligea- 
xa in quantochè i nuovi quartieri da edificare in IVapoli , aprireb- 
bero vasto campo d consumo della produzione. In queste carte toc- 
canuno dì volo delle ardile lavorate rinvenute sul Tifata, al Musìgno 
ec. , ma è pur da aggiungere che in Aquino, S. Maria di Capila, 
Calvi, nelle Puglie ec. sì son trovate terre cotte rappresentanti una 
moltitudine infinita di oggetti , ornali architettonici , e mattoni con 
rappresentanze di battaglie di sì eletto lavoro, che pochi pezzi , anco* 
ra posseduti dal eh. numismatico Signor Gennaro Ricci , sono sta- 
ti valutati le migliaia di franchi. E se Pietro risconti ricorda una 
baccante in cotto trovata in Roma , di grandezza naturale e di per- 
fetto lavoro , se nelle cripte della Chiesa di Lenno sul lago di Co- 
mo si consentano tuttora reliquie di statue colossali in cotto , noi 
non abbiamo nulla da invidiare, avendo esempii dallo scrivere in cot- 
to al fedele rappresentare dell' arte anatomica. 

Esistono dei Colonnesi non ispregevoli produzioni ornamentali, 
e del Signor Carata di IVoia, che nel 1860 fabbricò i delicati ornati 
che abbellano la Casina del Signor Luigi Corsi ; ma Y arte non ha 
oggi quella vastità d' applicazione, che ne viene additata da una tra- 
dizione, di cui raccogliemmo il retaggio, e dai bisogni della socie- 
tà in che viviamo. IVoi vorremmo instituita presso noi una fabbri- 
cazione emula di quella fatta redivivere in Milano dallo scultore An- 
drea Boni. Le sue decorazioni edilizie han fornito un mezzo sem- 
plice e durevole di abbellimento ai costruttori (••) e bene a ragion 
ne r Istituto Lombardo lo ha incoraggiato nelP intrapresa con me- 
daglia di argento e di oro. Non v* ha materia, che più docilmente 
si pieghi ad essere foggiata in ornati , che armonizzano con ogni 
maniera di stile , e che leggiadramente variano ogni bellezza di 



— 81 — 

Arctutettora (^)» Ed m far questo raccomandiarao ai produttori ed 
ai consumatori Y opera del Uunge, che Iia pubblicato i disegni del- 
le p^L belle argille ornamentali dell' Italia* 

Noi vorremmo porre a confronto i materiali da noi usati con 
quelli dello straniero , mostrare Io scarso numero delle sostanze co- 
loranti^ che nel dipingere adoperiamo, gli errori di fabbricazione , 
i difetti dei forni ^ e quanto al presente stato dell' arte si appar- 
tiene ; ma ciò sarebbe una sconGnare di soverchio ; ondechè sen- 
za pili diremo , quanto a creder nostro si convenga operare per- 
chè r arte si richiami a piii sani principii, a quel fare ardito e leg- 
giadro , che caratterizza la potenza dell' arte , a quel modo severo 
e facile 9 che rivela la potenza dell'industria. 

1.^ Innanzi tutto ei si conviene studiare le sostanze naturali , 
di queste province ^ che sono o possono essere adoperate nell' ar- 
te I onde le proprie ricchezze si conoscano , e di maggior nume- 
ro d' elementi si accresca la dovizia dei mezzi di cui si dispone. 
Ed a ciò fare è indispensabile rivolgersi alle Camere di Commer- 
cio y alle Società Economiche , ai Prefetti , ai Sindaci , ai privati 
invitandoli per lettere a dar contezza delle fabbriche esistenti y del 
commercio che sostengono , dei materiali che adoperano , e di quel- 
li che probabilmente potrebbero adoperare , esortandoli ad un tem- 
po ad inviare saggi degli uni e degli altri a questo R. Istituto. 

t.^ Avute queste sostanze converrebbe definirle , saggiarle , 
eombmarle , conoscere le invetriature, che sono in armonia con le 
paste , che ne derivano ^ e divulgare per le stampe i risultamenti 
di questi studii. 

3*^ Utilissimo sarebbe concedere medaglie d' Incoraggiamento 
« coloro che ancor sostengono la nobiltà dell' arte presso di noi j 
e che accontentandosi tuttodì a sostenere gli effetti di una rovino* 
M concorrenza , non hanno per ancora perduto lena nell' industria. 



— 88 — 

4.* E perchè questi studi , questi intoraggiamenti non sareb- 
bero che un momentaneo lampo di luce^ che ia breve si dilegue- 
rebbe j a rendere duraturi ì beneficii che s* intendono conferire al-> 
r industria ed al paese , sarebbe indispensabile creare una cattedra 
di ceramica , un museo ceramico , ed una scuok di pittura per 
colori a fuoco , onde non pure gli artisti s' ispirino in quella me- 
ravigliosa bellezza del disegno che si può sentire non definire ; ma 
eziandio in quelle sottilità di roagi^eri , che danno vita a mille va*> 
riefà d' elette tinte e di splendori sotto V azione riduttrice j ossidan* 
le e fondente del fuoco. 

5.^ E perchè Y esposizioni industriali son divenute ormai un 
elemento incontestabile di civiltà , dovrebbesi da tempo in tempo 
aprir mostre ceramiche , onde i prodotti delle singole regioni d' I- 
talia fossero raffrontati , e studiata la diversità dei risultamenli con- 
seguiti dair uso delle stesse materie prime , o di nuove sostanze. 
E perchè in Italia sono olire 23<)0 fabbriche, che adoperano 80,000 
individui a produrre un valore di 49 milioni di franchi (•*) chiaro 
apparisce che per tenue che fosse il vantaggio che si reca air indu- 
stria ceramica grandissimo è il numero dei partecipanti che ne frui- 
sce. E se si amsa al sussidio, che debbon prestarle i modello tori, 
disegnatori, fabbricanti di colori, minatori, saggiatori, dotti ed arti- 
sti si vedrà fuor di misura accrescere la cifra anzidetta e con essa 
r importanza del benefizio. Oltre di che eliminali gli smalti a base 
di piombo ne vantaggerà la pubblica salute e la conservazione delle 
sostanze alimentari , e perfezionati i prodotti ceramici, di cui si av- 
valgono le arti e le industrie , esse procederanno più agevolmente 
nel loro cammino. Pw la qual cosa, il giorno, che sarà dato a que- 
sto R. Istituto di prendere qualche feconda iniziativa pel progresso 
deir arte , sarà giorno di lietissimo auspicio, e tale da serbarne du- 
ratura memoria. E se i fatti risponderanno a* desideri!, questo Con- 



— 89 — 

sesso , che ha s\ nobili titoli alla gratitudine dei proprii concitta^ 
dini \ un altro ne acquisterà dalla Patria comune , che per volger 
d* anni non iscemerà di suo pregio , quello cioè di aver ristorata 
un* industria importantissima , diminuito il tributo che paghiamo al^ 
lo straniero , ed elevate al posto di ricchezza moltissime sostanze^ 
ancora neglette , ancora vergini di umano lavoro. 

La C<mm%$$%cne 

F1AIICB8CO DEL GnJDlCK 
GlVLUIIO GlOIDARO 

AtaifGUo SaccBi 
GivsiprB Novi, relatore. 



StK. SlBlI, ToKO II. 



Uff O T E 



(1) Tornate Accademiche del i6 Nor. e 4/ Dee. 1864. V. Atti del 
R. IsUCofo d'Ine. 4864, p. ili. 

(2) I francesi dissero Aris Céramiques^ V assieme delle arti, che inten- 
dono a lavorare le materie plastiche^ ornarle, cuocerle, colorarle ec. de- 
rivando questo vocabolo o da Ceramus figlio di Bacco , che vuoisi inven- 
tore deir arte , o da Keramos ( xépaji.o( ) corno , in memoria della sostan- 
za e della forma primitiva dm vasi da bere. Quindi le arti ceramiche ab- 
bracciano ora la fabbricazione delle tegole^ dei mattoni, delle storte da gas 
illuminante, delle muffole, delle stufe, degli apparati chimici, dei bottoni 
foldspatici, delle iscrizioni in rilievo delle strade^ delle pietre litografiche ar- 
tificiate, dei caratteri da stampa, pietre da affilare, macine da molire^ pomi- 
ci fittizie, dadi delle ferrovie, dei filtri ec. che non hanno più nulla da fare 
coi vasi da bere e da ornamento , e si servono di pasta da porcellana, di grés^ 
di paros, di feldspato, di talco , magnesia ec. molto diverse dalla semplice 
mescolanza di argille , e colano in istampi queste paste liquide, e le foggiano 
con macchine ed altri magisteri , che non hanno nulla più di comune con Y o- 
pera della mano e del tornio. Per tutte le quali cose ne pare che il significato 
della voce Ceramica sia più esteso di quello, che diamo alF altra di Figulina o 
arte del fignh , eh' è facitore di vasi di terra e di slwiglie o vasi da cucina , e 
ètW altro , che in Napoli si dà ora all' Arte del Faenzaio^ che comprende i 
lavori di maiolica di terraglia e dei mattoni. Aspre parole disse Andrew 
IJre , a proposito di questo nome : Ceramica. « The French , irho are fond 



— 94 — 

of giviBg far^fetched oames (o (he most ordinary things , have dignified 
the art of pottery with the tille of ceramifuej from the greek nouo Képoiioc 
an earlheo pot ^ compounded of two words which signify , in that laogua- 
gè, buraed day ». (Dici. pag. 1009). E ciò diceva, ponendo Torse mente 
alla radice latina , ritenuta nella voce francese poleriey e ncir inglese pot- 
tery, che entrambe signiGcano arte ceramica (V. Brongn. pag. 2). Noi tut* 
tavolia stimiamo utile ritenere quest* ultima denominazione come quella, che 
derivando anch' essa da lingua madre rende meglio il concetto dell' arte 
moderna. 

Del resto chi volesse meglio addentrarsi in queste sottilità etimologiche, 
potrebbe consultare il Thesaurus Graecae linguae. Parisiis voi. IV p. 1431 , 
dove è detto in fra Y altro che quella voce deriva da terra, quasi si dices- 
se terrestre : a Derivatum pu(alur ab Epa, Terra, ut dicatur xipcv^q , quasi 
Epa(i.0(; coque libentius illa signif. qua prò Terra fictili ponitur, primum 
locum dedi »* 

(3) Taluni popoli selvaggi anche ai giorni d' oggi prosciugano al sole 
i loro vasellami ed in specialità i grossi vasi per contenere il grano e to- 
molare gli estinti. 

(4) Giobbe. Cap. XIX. 23. 24. traduz. del Martini. 

(5) Sahétaty Lcijon de Céramique. Par. 18S1 T. l.'p. 3. 

(6) Y. Iscrizioni Monumenti e Vico scoperti da G. Novi Nap. 1861 p. 19» 

(I) Hist. d'Hèrodote, traduction par M. Miot. Paris 1822 T. III. p. 263. 

(8) Les Grandes Usiues de Franco, Sèvres. p. 241, 268 e seg. 

(9) Brongniarl. Traile dcs Arts Cér. Par. 1854 T. 1.* p. 611. 

(10) V. Le Tcchnologisle Janv. 186S p. 191. 

(II) V. Broog. op. cit. T. 1.^ p. 421. E pur da notare che quc- 
sto strato di terra vetrificato , non solo si trova nei vasi greci , romani j ed 
italo-greci^ ma in quelli arabi, persiani ed americani. Cosi le armi di quar- 
zo piromaco si trovano ora presso la Senna, nella Scandinavia, a Tclese^ 
in kvizzera , presso il lago di Como e di Varese , e neH' ultima America, 
in quantità straordinaria: ( Proceedings of the Academy of nat. Seien. of 
Philadelfia 1863) non sono dunque tutti questi fatti rivelatori d' una età, che 
ad un tempo irradiò la sua civilizzazione in tutti gli angoli della terza mercè. 



— 93 — 

le ^igranoni , per vie ora aepollc nelle acque dell' oceano ? Le isole A- 
jettte I non erano per ayventura parte del continente Asratico o Americano ? 

(12) V. Noel des Yergers. L'Etrurie et Ics Etrusques ou dìx ans de 
fovilles dans les maremmes Toseanes. Par. 1862 — 1865. 

(13) Isola di Capri. Nap. 1816 p. TI. e 104. 

(14) Senza mettere in dubbio Y esistenza di questi depositi di argille 
non possiamo affatto dividere 1' opinione che serrissero alla fabbricazione 
dei yasi Murrini. Coi fatti Beudant afferma , che la ftuorina o calce fluata 
naturale , era dagli antichi adoperata a questo scopo ; cosicché i colori vi- 
vi di questa sostanza , la piacevole disposizione delle sue fasce e degli ag- 
gruppamenti molecolari formavano il pregio e rarità degli oggetti d' arte con 
essa prodotti ( Minerai, p. 202 ). 

(15) I numerosi saggi da noi fatti sulle sostanze plastiche delle Cala- 
brie, hanno incuorati taluni proprietarii ad instiluire colà una fabbrica dì 
stoviglie e mattoni; e le nostre esortazioni hanno del pari influito a costitui- 
re in Napoli una Socielà per una fabbricazione modellata su quella Inglese. 
In quanto alle Calabrie è da conoscere che ora a Roccella si fabbricano , 
brocche porose come gì' idrocerami in 10 fornaci diverse, ed a Gerace al- 
trettante fornaci lavorano con argille bianche. Verniciano con piombo e feld- 
spato. A Gioiosa si fanno Tasi da bere, e ncir altro versante, a Polistina 
e S. Giorgio si lavorano argille che divengono rosse con la cottura. A Se- 
minara specialmente si fabbricano quei grossi vasi chiamati ziriy atti a con- 
tenere sino a 4 quintali di olio. In Soriano se ne fabbricano pure ma so- 
BO di minor pregio. ( V. Atti del R. Ist. T. XI. p. 22Ù. Memoria di G. 
k. Pasquale). 

(16) Traité des Arts Cér. T. 1.* p. 8. 
(11) L. 35. cap. 12. 

(18) Op. cit. p. 415. 

(19) Questo fatto è da ritenere, quando si ammetta F esistenza istori- 
ea di Porsenna, essendo ben noto che taluni critici la negano. Lo stesso 
éicasi di Numa e di altri antichi , di cui parliamo , e che si tengono co» 
■• personificazione di taluni avvenimenti nati dallo svolgimento della civiltà. 

(20) Leggeai in Plinio : % Dolm ad vina excogitatis 9 Pare che Y uso 



— H — 

dei doli! per scrbiir tino, olio e cercali fosse aDtichissioio. YarroM pres- 
so Nonio Marcello scrive: Calpar nomine (mliquo4ohim quod ntUefuam ne- 
men dolii probaium eèset ec 

(21) Domenico de' Cuidobàldi: lotomo ai Tari dolii ?ÌDarii rioTemU «1 
Husigno Nap. 1859 p. 21. 

(22) Veramente reca meraviglia come gli anticbi non avessero fatto pia 
ampia applicazione del vetro nella Ceramica. Senaca dice che le cadere ai 
ornavano di laslre di vetro ( Epist. 86 ) e Stazio assicura che si pose- 
vano perfino sui cieli delle stesse ( Sjlv. lib. l.^carm. 23. r. 42). Nel* 
le rovine di una villa romana il Passeri vide una intera divisione di vetro 
( Lucenuie ficiUes voi 1.^ p. 67) ed a Pompei si son trovate delle lastre 
ancora in sito. A Tiro era nel tempio d' Ercole una colonna di vetro ver* 
de , di tale bellezza, che credevasi fatta da un solo smeraldo ( Thèophrastey 
traile des Pierres^ édit. 1154 N.^ 44 e 54). Luciano magnificando la bellei* 
za delle donne scrive ^ che talune parti del loro corpo brillavano di mag- 
gior luce deir elettro e del vetro di Sidone (Bossignol. Les metani, p. 562)* 
Dei vetri greci così ammirabili per magistero nulla diremo , potendosene ve- 
dere magnifici saggi nel nostro Museo Nazionale. Ivi e pur notevole un piccolo 
bassorilievo della collezione Egizia, imperciocché sopra una lastra semivitrea, 
rileva una figurina composta nelle diverse sue parti di vetro azzurro , verde, 
e giallo, accortamente distribuiti ; e cosi sopra i soliti idoli , vedesi lo smalto 
azzurro e verde passare a diverse gradazioni di tinte secondo V intensità della 
coperta e del fuoco. Oltre di ciò in questa collezione sono varii grossi pezzi 
di vetro azzurro, che a dir vero lasciano in forse sulla origine loro. Ogno« 
no ha inteso dire del famoso vaso Barberi o Portland , dai due strati di 
vetro congiunti, cioè dalle figure bianche , che rilevano su fondo azzurro, 
e cosi dell' altro notevole saggio dell' arte vetraria antica trovato a Stras* 
burgo nel 1825 ( Mém. de la Soc. des Anliquaires de France ^ 1S42 j 
p. 95 ). Ma quello eh' è più strano è che i Pitti della Scozia ed i Celti 
delle Gallio profittando della faciltà eoa la quale ?etrificano talune pietra 
delle loro contrade , eressero mura ed edificii interi di sostanza somigliane 
te al vetro da bottiglia, se non eleganti, come le costruzioni di porcella- 
na dei Cinesi , almeno più forti ( Fournier ^ Le Yieux Neuf 1859, T. 2.* 



— 95 ~ 

p. 1S8 )• IHi uUimo ricorderemo i laTorì di vclro dei primi secoli dell' e* 
ra volgare nei quali ?edon8Ì ?arii soggetti sagri graffiti in oro ed iotro- 
messi tra dac retri diversi. 

Nelle età susdeguentì , quaodo uomini e divalli furon co^^ciU dì Terra , 
i latori di argilla e di vclro furoao poco in uso ^ non parlando gli storici 
ed i poeti conlemporanei j se non che dì vasellami di metallo* In efletti ^ 
h facile concepire che fragili vasi non poteano esser condotti sui carri di 
Cermani , Unni, Dani ^ Svevi , Normanni ^ ec. Stimano alcuni che non fu 
se noti che dopo le crociate , che la ceramica comincio a prendere novel- 
la vita y e forse <juel vasaio di Schelestadt che nel l!ll83 copri le argille 
di una vernice vitrea^ in cui il piombo entrava ia forte proporzione j do- 
vette dair Asia attingerne V esempio o la notizia. 

Noi d' altra parie facciamo le meraviglie dell* oblio in che i moderni 
hanno posto un antico modo da smaltare le argille col vetro colorato • Nar- 
ra il monaco Teofìlo, che scrisse di diverse arti nel secolo XIj che i Gre- 
ci di quei tempi trituravano linamente un colore, quindi vi aggiungevano uà 
quinto di vetro dello stesso colore , finamente macinato , e con questa me* 
scolanza dipingevano, tutto ciò che potevano immaginare j e quindi poneva- 
no i lavori cosi dipinti nelle fornaci di vetro. ( TnEOPmiE , Essai mr kt 
divers arl$ edizione del conte Ch. V Escalopier. Par. 1843, lib. Il )- 

(23) I vasi di Nestore, Prusia^ Seleuco , la coppa d' Arcesilao ec. so- 
no doni onorifici: e la piupparte di quelli, che ornano le collezioni pub- 
bliche e private , provengono da antiche tombe. Sopra diverse monete gre- 
che e romane trovansi effigiati dei vasi ; ed a provare in quanto pregio Y ar- 
te sì tcuesse dagli antichi basta dire che Numa instituì in Roma un collega 
gio pei vasai , e presso gì' Israeliti nella tribù di Giuda era una famiglia 
di vasai, che dimorava e lavorava nei giardini del Re, I prezzi dei prodotti 
deir arte al dir di Plinio toccarono talvolta cosi alto segno, che Vitetlio pa- 
gi un vaso non meno di 200 sesterai. 

(24) SahélaL Le?on de Cér. Par. 1857 , p, 5, 

(25) Richard. Sulle condizioni delK industria Ceramica^ Relaiiom Tor^ 
§865, Voi. 3.* p. 278. 

(2fi; Chi desidera avere maggiori oozìoni sul proposito puà leggere V o* 



— 96 — 

pera del Darcd , NoUce des fìjiye»ìces peinieé itaUemieè hispan(hm(iiM9qiM 
et fran^aises et des terree cuites émaUlées. Par. 1864. Ivi si fa menzioDe 
di Tascllanù assìrici^ egiziani, o greci, che lasciano ia dubbio se la patiaa , 
che li copre sia una vermce a base di piombo od ubo smalto p. 12 e seg. 
(21) Rich. op. cit. pag. 279. 

(28) La faience , les fcuenciers et les ^mailleurs deRévers 1863, p. 2€« 

(29) Fu generalmente a Pesaro che si segui questa fabbricazione Ter- 
so il 1300 ( V. Brongniart, T. Il, p. 50 e 51 ) ; 4uUavolta è da dire 
che non senza, fondamento le fabbriche dei Gaslelli in Abruzzo rtf^cIamaM 
hi priorità dell' invenzione della veste o indumento d'apparecchio ( tnr 
gohe dei francesi )• Coi fatti il Piccolpasso , scrittore del XV secolo ^ 
denota sempre la mezza maiolica col nome di lavori alia CaèleUana. (Ao« 
M , Notizie Slor. delle Maioliche di Castelli. Napoli 1851 , p. 30. 

(30) Passeri attrihuisce a Pesaro l' applicazione della vernice piombife- 
ra sulla pasta nel 1100^ e quindi sull'intonaco o indumento nel 1300« 
( V. Salvétat^ p. 5. ). 

Gubbio posta nel ducato d' Urbino seguiva il movimento industriale 
di Pesaro, Castel-Durante ed Urbino. Essa è celebre pei lavori di maestro 
Giorgio Àndreoli^ nella cui famiglia si mantenne il segreto di rialzare 1' a* 
spetto delle maioliche con un rosso rubino metallico. Questa iridazione pa« 
re che fosse stata prodotta in quei tempi col silicato di protossido di rame, 
che in istrato leggerissimo si soprapponeva ai labori già compiuti, i quali 
io questa guisa andavano tre volte al fuoco ( Darcel. p. 29 e 263 )• Nel* 
r esposizione di Londra del 1862 il signor L. Carocci da Gubbio , richia* 
mò in vita questa iridazione, di cui erasi perduto il segreto {Bichard. p« 
311). Noi ignoriamo il processo seguito dal Carrocci, ma spesso n' è oc« 
corso d' avere belle iridazioni col manganese , il cobalto, il silicato di fer- 
ro ec. sopra «oggeUi esposti alla fiamma riduttrice del forno, ed è pur ri* 
saputo che mescolando il nitrato di bismuto con altri corpi metallici , si giuit« 
gè a conseguire dalla iridazione della perla semplice a quella dell' olegisto. 
D' altronde dicesi che nel manoscritto originale del Piccolpasso^ si trovi spie* 
gate interamente il modo d' iridare la maiolica. 

(31) Tutti gli autori slranieri hanno avuto cura di notare che gì' Ita* 



^ 9t — 

liasi , chiamayaao Manacùito , la TerBÌce piombosa ( Br. T. II. p. 67. 
Scgange p. 26 ), ma egli è da aggiungere che il marzaeùUo del 1300 si 
componeva di òssido di piombo, potassa e sabbia silicea finissima calcinati as« 
sieme j e che oggidì sotto il nome di manacotlo s' intende da noi un dop* 
pio ossido derivante dalla mescolanza di 5 parti di piombo ed 1 di stagno^ 
che si calcinano insieme in un forno a riverbero. Esso serve a formare la 
felina o smalto della faenza e della terraglia, unendo 1 parte di marzacot- 
io ed 1 di arena tenera , ossia di quarzo e feldspato in iscomposizione del- 
le Calabrie. Nei Castelli si unisce al marzacotto il quarzo granuliforme , 
che si trova sopra luogo, ed il salmarino. Per fare uno smalto di prima 
qualità ivi si calcinano 48 parti di piombo , e 12 di stagno , e quindi vi 
si aggiungono 84 parti di quarzo , 3 di sale , e 2 di mìnio. 

A Névers, dove la fabbriciaione è d' origine italiana^ lo smalto si com- 
pone così : 

Stannato ptombico o maraacotio . • « ^ 50 
Sabbia silicea •«.••« ^a 65 a 13 

Sale comune da 6 a 12 

La vernice piombifera <è rimasta ancor irelF arte col trtolo di vernice tra* 
sfaref^e e si forma di arena tenera slattata nelF acqua di mare e di mi« 
nio biacca , secondo la pratica del fornaciaio , o meglio si compone a 
fuoco coi medesimi elementi perchè mono si fenda^ 

Il Piccolpasso, che descrive lo stalo delF arte nel 1548, afferma che 
gli oggetti cotti e coperti di smalto , venivano prosciugati e quindi vi si di- 
pingeva di sopra A crudo coi colori uniti ad un fondente cioè il nuirzacoUOj 
che si componeva <li feccia di vino bruciata o di sabbia del lago presso Yal« 
lombrosa ( formavasi così un silicato di potassa )• Dopo dipinti s' immerge^ 
vano in un bagoo dello stesso marzaootlo, e si mettevano a fuoco nelle case. 

Lo smallo ^^r-a Udto con lo slagno ; il giatto aranciato con Y antimo* 
nio 9 il piombo e Y ossi<)o di ferro ; il ^aUo chiaro con antimonio^ piombo 
e sale ; il verde con Y antimonio , rame e piombo; t azzurre con la zaffe- 
rà ; il violetlo col manganese : ed il rosso da pochi solo con sostanze a 
iQr note. 

Egli è <Ia sapere che nel manoscritto originale del Piccolpasso, che Irò 
Sec« SzBis, Tomo II. 13 



— JTS - 

y&sì in loghiitcrra nella, biblioteca del Musco di Soulli-Rcnsington^ sono!pa-! 
reccbie ricelte^ in ispccialità quelle dei caugianti metallici delle maioliche, 
che non sono state pubblicate nella slampa fattane a Roma Bel 1851 ed a 
Parigi nel 1861. (V. Darcel. Alfred. Noticc dcs fayences. p. 21 e 26). 
£ da desiderare che questo importante lavoro venga pubblicalo per intero. 

(32) Anno 1865 , Fase. Ili y p. 282. In questo piatto si veggono 
grcifflti di carattere Longob^irdo nella invetriatura o vetrina, come scrive il 
Lazari p. 42 ed il il Dareel p. 15. 

(33) Y. Plinio. Ilist. nat. LXXXY, cap, 12. Palma y Storia eccl. o 
civ. della regione più settentrionale del Regno di Napoli. Teramo 1862 \ 
Voi. 1.^5 pag. 39. Rosa^ Notizie Sloriche delle Maioliche di Castelli. Nap. 
1851 , pag. 21 e sog. 

(3i) Istoria delle pitture in maiolica fatte in Pesaro. Pesaro 1838 p. 30. 
L'edizione di Venezia è del 1158. 

(35) Sellembriui L. Le pitture di Donna Regina. Nap. 12febb. 1865. 

(36) Darcel. op. cit. p. 386. De Jouy Les della Robbia. 1 voi. in 
12, Par. 1855. 

(3T) Il Polilecìiico. Milano 1865 , Fase. IH , p. 284. 

(38) Lazari. Notizie delle opere d' arte e d' antichità della raccolta 
Correr. Venezia 1859. 

(39) Piingilioni. Notizie delle pitture in maiolica fatte in Urbino. 

(40) // Politecnico , p. 286. 

(41) Du Eroe de Scgangc, p. 21. 

(42) Id. , p. 21. — Brongn. scrive che la porcellana fa introdotta in 
Europa verso H 1500 ; allora il nuovo nome fu in Italia immediatamente 
esteso per analogia a significar la maiolica , ammenoché gì' Italiani allora 
signori del mare non ne avessero avuto conoscenza prima del cadere del 
secolo XIV, e prima che Portoghesi ed Olandesi ne facessero smercio. Di- 
cesi che Alfonso d' Este nel 1419 ne iniziasse la fabbricazione nel suo Da* 
cato {Vlnd. It. N.* 16 anno 1865). 

(43) Op. cit., p. 21 e 28. 

(44) Bonghi Diego^ Intorno alle Maioliche di Castelli. Nap. 1856 p. 15. 

(45) Nel nostro museo naiionale^ come sopra dicemmo, sono varii I«« 



— 99 — 

Tori di argilla indorati , io (aluni dei quali si vede ad un tempo , il Ia« 
stro e r oro , ed in Milo e nelle Puglie si son trovate collane , pendenti , 
anelli ed altri lavori di argilla indorati così da imitare i veri gioielli ed 
altri ornamenti. Rinfiovala I' arie dal LanFraiuo , [m^^aò nelle nostre fab- 
briche dei Castelli , circa un secolo dopo ( Rosa , Not. Stor. , p. 50 )- 
Nella raccolta del Signor Diego Bonghi , vedonsi bellamente condotti 
diversi disegni con profili in oro , la quale maniera riesce di sorprendente 
effetto nella rappresentanza di corazze , scudi ed altri armi di olfesa e di 
difesa y come se ne possono vedere esempi neir anzidetta collezione. Bel 
resto qnesr arte non era se non che un' applicazione dell' alluminare in 
pergamena. 

(40) Brong, T< I, p, H. 

(41) Cronaca generale di Spagna, p. 81 e scg. Venezia 1356. 

(48) FratL Descrizione del lìluseo Pasolini in Faenza, p. 9. 

(49) Y. Leonini. 5Ionumenlì storici artìstici della città di Aquila^ Nap^ 
1848 y p. 149. 

(50) Non senza ragione registriamo questa innovazione posta in mezzo 
dal Faina, imperciocché in quel genere di pittura, che i Castellani dicono 
a 2i ore o a gran fumo essi dipingevano sullo smalto crudo a quella guisa 
ciic si dipinge a fresco* Quindi V artista doveva esser franco nel tiatleg* 
giare , senza dubbiezze di contorni e proporzioni , perchè il colore vien 
tosto assorbito ed immedesimalo siffatlaniente , che non si può cancellare 
il mal fatto, E come ciò poco fosse , gli urti , la prolungata siccità e 
l'eccesso della tinla dislaccano la coperta silico-stannirera dall' argilla sot- 
(ostante. Questa irradiazione immediata della materia colorante sulla sostan- 
la cruda dello smallo j deturpò sovente i migliori dipinti , ingenerando quei 
rapidi passaggi di tinte e iiuelii appanamentj , che taluni a ragione rav- 
vi sana nelle pitture dei Castelli ( Ongine , prù(jre$d e aitilo attuate della 
pitturu a malto, Ainrjn . anno 1838). Ma quando la pillura su porcellana, 
arriccili Y arte di grande varietà di cftlori e di nuovi magisteri j si dipin* 
8 e sullo smallo vetrificato con speciali fondenti ed a tale temperatura, che 
conservale furono le tinto più delicate. E perchè l'acqua gommosa, g!i olii 
volatili j gli essiccativi , ed altri solventi sono adoperati a stemperare i co- 



— 100 — 

lori y si pui noi solo (ratteggiare con maggiore squisitozaà , ma emendare 
gli errori commessi. 

Pochi giorni or sono abbiam veduto presso il Signor Angelo Giusti- 
niani dei dischi da lui testé condotti con V antico modo del dipingere a cru« 
do ^ e benché vivissimi ne Tessera i colori , pure vi si nota di leggieri 
quella diffusione delle tinte , che genera spesso di eosto alle figure una 
specie di penombra. Le antiche maioliche italiane coperte di smalto a ha* 
gno , quindi dipinte , venivano di bel nuovo immerse con grave pericolo 
in altro bagno di vernice trasparente. I colori prendevano somma vivacità 
e bellezza in ispecialtà i gialli , i rossi j i verdi ( Du Broc. p. 52 ). 

(51) Giulio Gristofari fece nei Castelli un organo con canne e tastiera 
di maiolica , che rendeva dolcissimo suono. Sarebbe quindi da vedere qual 
posto tenga la maiolica convenevolmente invetriata in fra i corpi vibranti , 
e quali possibili applicazioni potesse avere nella genesi e ripercussione del 
suono. 

(52) Dei Grue e della pittura ceramica in Castelli. Napoli 1865. 

(53) Du Broc de Segange, p. 29. 
(5t) Id. p. 59. 

(55) Du Broc de Segange , p. 30 e seg. e p. 61. 

(56) Pierre de Frasnay nel 1135 compose un poema sulla fabbricazio* 
ne delle maioliche di Kévers. 

(51) V. 11 Politecnico 1864 p. 314-Brongn. Art. Cér. 1854 T. I. p. 12L 

(58) lulien , Histoire et fabrication de la Poccelaine chinoisc. 

(59) Sa! vétat fissa lo scoprimento della porcellana dura al 1109. LL^'p. 8^, 
e Figuier scrive che nel 1110 fu inslituila la fabbricazione della porcella* 
sa bianca ad Albert in Meissen. (les grandes iuvenlianè. Par. 1861 p. 115).. 

(60) Les grandes Usines de Franco. Sevres p. 221. 

(61) A History of potterj and porcelain London 1857. 

(62) Giulio Richard Sulle condizioni deir Lidustria Ceramica. Nelle Re- 
lazioni dei Comissarii speciali per Y esposizione internazionale del 1862. 
Torino 1865 V. 3.* p. 303. 

(63) Annali Civili fase. LUI p. 119. 

(64) Rosa Op. cit. p. 43. 52. 9a. 



— 101 — 

(65) Ricordiamp con piacere che negli anni 1 846-1841, (rovandoci ne- 
gli Abruzzi col Signor Pasquale la Cava, ora professore di Chimica a Co- 
stantinopoli , avemnio Y occasione di dare utili consigli intorno alle fabbri- 
che de' Castelli , facendo venire ad un tempo per esse le principali opere 
pubblicate all' estero sulle arti ceramiche. 

(66) Questo importante autografo è ora nelfe nostre mani. 
(61) AnnaU Civili 184a, p. XXVIII e seg. 

(68) Basta gettare lo guardo sugli avanzi di questi modelli, che tutlo- 
ra giacciono lei sotterranei del Mnseo Nazionale , per convincersi della loro 
bellezza e dell« sperpero che se n' è fatto^ 

lì Signor Giuseppe FiorelU , Direttore del Museo , ha mente di riordi- 
naili, ma è opera che fa mancare il coraggio ai più intelligenti dell'arte. 

(69) L' acqua da sceverare per deeantaitione e per animare i molini, tro- 
vavasi in varii luoghi di Napoli, ma non è da obliare, che quel Carmino 
Lippi , che sì amaramente criticava ì processi della nostra fabbrica era lo 
stesso , che avea scrittO' suUe potence motrici conosciute in' meccanica ; e 
che pochi anni appresso propose 1' uso delle ariiglierie a vapore^ e molini, 
trafile , trapani , martelli , coltelli , seghe , pestoni , trombe , filature , dì^ 
stillerie ec. animati da questa ttrapossente forza, che ha mutato la civiltà. 

Era quindi costui nomo di tale tempra da trovar modo da utilizzttre le 
acque ed i mezzi disponibili , ma en già sentenziata la distruzione dell' in^ 
dustria presso di noi , e non si vollero ascoltare le- sue proposte. 

(10) Le rocce caoliniche delle Calabrie danno il 15 per cento di cao« 
lino, lasciando nei lavamenti un residuo di quarzo e feldspato^ che si usa 
pure n<lla fabbricazione della porcellana e della terraglia. Se non che il 
ferro trovasi in tale stato di combinazione , che a sceverarlo dal caoHno è 
mestieri adoperare lunghi e complicati magisteri. Le due sostanze conosciu- 
te col nome di arena tenera e dawi , sono, pure mescolanze di quarzo e 
feldspaia, e lavate danno talvolta fino al 15 per cento d'una pasta, acni 
taluni hanno esteso il. nome di caolino. 

(11) Eco della Scienza, dell' Ind. e dclComm. Firenze 10 Giugni 1864» 
(1^) Richard; Op. cit. p. 303. 

(13) SahélaU Op. cit. T. 1.* p. &. 



— 102 — 

{li) Taluni andctii b^ descrivere il Modo 4% d^eriare^ tenuto ai h)r 
tempi , dicoDO che la coperta componevasi di sabbia , pionobo, sale e tartaro^ 
Essa faceva velrlTicaro ì diversi colori dei dise^i dipinti sopra un primo smal* 
to^ cosicché poteva dirsi davvero nna vernice traslucida, o 4in ?el# di ve« 
tro passalo sul lavoro. 

La vernice napoletana del 1800, ba una stretta analogia con quella antica. 

(75) V. Brongniarl Traila des Aris Cèr. T-2. p. 4t..M^sée Cer. Tav. 38, 

(76) Quesle argilbliti derivano dalla lenta decomposizione delle rocce 
trachitiche sottoposte alle azioni vulcaniche^ Taluni malamente le denominano 
caolini , perchè questi ultimi anzicchè dalle trachiti derivano dai graniti , 
dalle pegmatiti ed altre rocce Teldspaticbe lentamente decomposte da altri 
agenti naturali, fra i qnali prendono parte per avventura le correnti elettriche. 

(77) Annali Civili, 1833, VoL ir p. «8. 

(78) Idem, anno 1836. 

(79) Idem, anno 1833. 

(80) €on esso lavora Slatteo Capezzoli, da Napoli restauratore, e pit- 
tore , e Luigi Ciustiniani in opere di stecca in ispecialtà statuette e grup- 
pi di terra colta. 

(81) Annali Civ. 1833 Voi. 2.* p. 68-1839. Voi. 19. p. 65.1836- 

(82) Ci sono molti, che possono restaurare sino al lavoro del foggia- 
re e tornire , ma quando trattasi di mettere sul cotto i lustri e le figure ia 
armonia con ¥ antico, sono ben pochi coloro, che vi riescono. In questa dif* 
ficile maniera di restanro hanno nome il Gargiuk) e Giovanni Mollica , ed 
in quella delle terre cotte Paolo Sbaui restauratore nel Museo Nazionale* 

(83) Ann. Civ. 1836 e 1855. Voi. LV. p. 56. 

(84) Annali Civili, Fase. 8, p. XXVIII. 

(85) lire. Dict. voce Pollery, Salvétat T. I. p. 20, 

(86) V. Salvétat. T. I p. 15, 17, e 18. 

(87) Noi che non abbiamo una pentola, che stia salda al fuoco dovrem- 
mo contentarci di questi risultamenli. La faience brune ou iene à feu^ che 
si fabbrica a Parigi va esposta al fuoco senza che punto ne soffra , mentre 
quella bianca si frange , quindi la prima è sempre preferita negli usi do- 
mestici (Brongn. T. 2.^ p. 21). 



— 103 — 

(88) Relazioni citate p. 276. 

(89) Si calcola che in Italia s'importa dall'estero per circa 13 milio- 
ni di franchi all' anno di stoviglie ed altri prodotti ceramici. 

(90) Il Politec. XVIII. p. 145 — XXIV. p. 282. 

(91) Nello scopo di divulgare la conoscenza dei congognamenli mecca- 
nici di cui si avvale l'arte ceramica^ ponemmo in mostra nell'ultima E- 
sposizione industriale di Terra di Lavoro^ i disegni delle principali macchi- 
ne adoperate in Francia ed in Inghilterra per frantumare, intridere, compri- 
mere , e foggiare le argille, unitamente ai saggi dei diversi lavori, che '^* 
esse si producono , fabbricali con argille delle province meridionali» In questa 
serie era la Combined clay-preparing' and Brick-making machine del Clay- 
fon , che produce 18 mila a 25 mila mattoni al giorno , la macchina del 
Milch con la quale vuoisi che si foggino 1500 mattoni all'ora, il Malaxeur 
del Brughat, ed altre maniere di strettoi a mano^ mossi da animali, ac- 
qua vapore, per fabbriccire tubi^ tegole ed opere ornamentali belle di ri- 
lievi e di forme. Egli è gran tempo che il signor Placido €arafa di Noia 
ha in uso nella sua fabbrica di S. Giovanniello di siiTatti congegnamenti ^ 
e così ancora il signor Luigi Manzella ìiell' altra di Scauro. Per tutte le 
quali cose, debbonsi ritenere come nocivi allo svolgimento dell'arte^ tutti 
quei privilegi che T avvincono di nuove pastoie ^ non essendo utile concede- 
re ad alcune l' use assoluto di cosa nota, in un momento che d' ogni par- 
te d'Italia si reclama il ristoramento dell'arte. 

(92) Expositioa inlernational de 1862:. Catalogne oflicieL Paris 1862. 
pag. 441. 



NOTIZIE 

SOPRA mA. MORTELLA DELL' AUSTRALIA 
CHE PUÒ ESSERE COLTIVATA ITriLNENTE NEIL' ITALIA MERIDIONALE 

PEL SOCIO OROINABIO 

a GASPARRiNi 

Memoria letta ai Reale htituto netta tornata de* 23 Marzo 1S6S 
ed accompagnata da una tavola^ 



lieir Orto botanico di Napoli, da molli anni, coltivasi in campo a* 
perto un mirto arboreo dell' Australia a solo oggetto di vista ; per* 
che mantiene sempre le foglie , ha bellissimo portamento , resi* 
ste a tutte le vicissitudini del nostro clima. Ma a parte di questo, 
verso altre mortelle a noi note , possiede due altri pregi > buon le- 
gno e buon fmtlo , pei quali può entrare nella nostra coltura arbo- 
rea , segnatamente presso le grandi città , in quei verzieri ove si 
vuol r utile misto al dilettevole con insieme una ceri* aria di pae- 
saggio. Dietro tali motivi, alGn di promuovere fra noi la diffusione 
di questo albero , è paruto se ne dovesse dare qualche contezza 
a' giardinieri paesisti, e per chi ama frutti peregrini di gentile as- 
petto. IVòn ìslarò a discutere le ragioni per cui esso ha ricevuto 
nella scienza più nomi , bastando solo sapere che dapprima ritenu- 
to qual congenere del mirto comune venne denominato lUyrtus au- 
siraìis , indicando così il genere e la patria sua. Poscia fu alloga- 
to floir altro detto Eugenia , da ultimo il celebre Decandolle l'an- 
noverava w\ genere lamhosa ( lambosa australiis ) serbando sem- 

Sfx. Serie, Tomo II. «* 



— 106 — 

pre il nome specifico con cui si volle ricordare la provenienza. Ve- 
nuto questo albero da pochi anni in Italia , e non essendo ancora 
generalmente conosciuto , non ba tra noi nome volgare ; lo cliiame* 
remo quindi mirto australe, come in principio fu chiamato. 

IVeir Orto botanico esso cresce rigogliosamente , e già tre pie- 
di raggiungono V altezza di dodici metri in circa , con fusto dirit- 
to , cilindrico , corteccia piuttosto liscia, vestita, infin dalla base, 
di rami opposti , divisi e suddivisi , eretti anziché no ^ forman- 
ti tutti insieme una cima fronzuta , ampia , fitta ^ piacevole a ve- 
dere , atteso la moltitudine dei medesimi rami e delle foglie per- 
sistenti di color verde cupo. L' albero cosi formato resiste al ven- 
to , al pari del leccio o di qualsivoglia altro riconosciuto adat- 
to a ciò. Per dire alcun che delle foglie , esse mancano di peli , 
siccome ogni altra parte a qualunque età ; non hanno intaccature di 
sorte nel contorno , son quasi piane , o leggiermente concave lun- 
go il mezzo , acute in punta , ristrette alla base in picciuolo lun- 
go tre in quattro linee ; di figura ellittica bislunga ^ e quasi lan- 
eiolate , misurano nella lamina da un pollice ad un pollice e mez- 
zo in lunghezza. Vengono a due a due nelle articolazioni dei gio- 
vani ramuscelli tetragoni y e nella faccia inferiore , alquanto pallida 
rispetto alla superiore, mostrano solo il nervo mediano. IVella som-- 
mità dei rami e neir ascella delle foglie nascono i fiori peduncola- 
ti, biancastri, un poco odorosi, disposti in piccole cime terminali ed 
ascellari, ove sovente divengon solìtarii. Il lembo del loro calice è 
diviso in quattro lobi intieri , rotondi , rossastri , cui succedono al« 
trettanti petali quasi conformi y ma poco più grandi , biancastri ,. 
leggermente concavi. Molti stami sottili , e lo stilo filiforme nel mez- 
zo, sorpassano due o tre volte i petali. Delle due a tre cellette del- 
l' ovajo con dentro molti uovicini , se ne trova solo una nel frutta 
con in fondo un piccol seme rotondo vestito di pellicina sottile ; se-^ 



— 101 — 

me che non di raro manca. I frutti bislunghi pendenti, di color 
rosso sanguigno, lisci, teneri, polputi, sugosi, arrivano alla lun- 
ghezza di circa mezzo pollice. Hanno sapore aggradevole tra dol- 
ce ed acido con un certo senso di fresco , senza esser menoma- 
mente ostico né frizzante. Due qualità che posseggono le bacche 
della mortella nostrale , e per cui queste riescono spiacevoli a man- 
giare. Esse inoltre sono più piccole , molto meno sugose , meno 
polpute , abbondano di semi e di materia oliosa di particolare odore ; 
la quale esiste anche nelle foglie , e dà alle bacche il sapore frizzan- 
te , siccome si è detto. Vero è che tra le varietà della mortella no- 
strale ne abbiamo una più gentile a frutto bianco; ma le menzionate 
qualità , l' ostico cioè ed il frizzante della madre loro si sentono , ben- 
ché meno spiccate , anche in essa , e la rendono perciò di lunga 
mano inferiore alla mortella dell' Australia , che non ha sapor forte in 
veruna parte, né ghiandole apparenti. Dippiù questa la supera in for- 
za, in bellezza, e nella qualità del legno. La. nostra mortella d'ordinario 
s' innalza infino a due metri o poco più , ha fusto sottile che si spoglia 
di rami nella parte bassa , non fa bella cima , tende piuttosto a far ce- 
spuglio , cresce lentamente, ed il suo legno non potrebb' essere atto 
che a qualche piccol lavoro del tornio. Vero è pure che in condizioni 
eccezionali , dopo moltissimi anni , il fusto del mirto comune può ar- 
rivare alla grossezza di oltre cinque centimetri in circonferenza, co- 
me rilevasi da un saggio donato dal professor Gussone alF Orto bo- 
tanico ; tutlavolta ciò incontra rarissimamente, e giunto a tanta gros- 
sezza si spacca, riscccandosi,. e non e buono a niente. In contrario 
la mortella deir Australia é arborea , di belio aspetto , tutta vestita 
di rami e di foglie , cresce con vigore , resiste al vento e può a- 
doperarsi come riparo contro di esso : qualità questa da doversi te- 
nere in conto pel nostro paese , ove i venti disertano tante belle 
piante dili' Asia , dell' America , e di altre regioni della terra , é 



— 108 — 

che, poco meno impetuosi che quelli fossero, maggiori sarebbero le 
delizie dei nostri giardini. Le tre mortine dell* Australia più grandi 
e tuttora in crescenza nell'Orto botanico misurano già, siccome si è det- 
to, dodici metri in altezza , nel tronco un metro e mezza in circonfe« 
renza per una lunghezza di circa tre metri. Avremmo quindi^ per ora^ 
un diametro più che sufficiente^ siccome ognuno intende, ai lavori del- 
l' ebanista , del tomaio , dell' intarsiatore , se nel legno vi fossero le 
qualità necessarie a tale uso ; la compattezza cioè , la grana fina , 
la venatura , il colore uniforme o vagamente marezzato. Ha tranne 
una certa compattezza alquanto maggiore ia comparazione del ca- 
stagno, deir ailanto^ del platano^ da servire meglio che questi legni, 
ai lavori del tornio , il legno del mirto di cui parliamo non è ma- 
rezzato y né ha il cuore ben distinto dall'alburno. Però l'esame è 
caduto sul legno umido ora reciso,^ il quale col rìseccarsi diverrà^ 
credesi , più compatto. 

Ritornando al frutto, di cui si sono accennate le qualità più 
sensibili , cioè il sapor fresco aggradevole tra dolce ed acido, l' ab- 
bondanza del sugo e la tenerezza della polpa; quesl' ultima quali- 
tà lo rende poco durevole, colto a maturezza o caduto che sia; an- 
zi battendo sul terren sodo diviene facilmente corruttibile. Bisogna 
quindi mangiarlo fresco, o cavarne un giulebbo ad uso di bevande 
rinfrescanti per la stagione calda, anche contro alle leggiere in- 
disposizioni viscerali causate da riscaldamento. Effii'llo questo pro- 
vato in noi medesimi, e che si può presumere dalle ricerche chi- 
miche, che a nostra istanza vi ha fatto il professor De Luca. Esi- 
ste in tal fruito una certa quantità di crcmor di tartaro, insieme 
a materia zuccherosa, e materia colorante come quella del vino; e 
però il sugo espresso contenendo le medesime sostanze che il su- 
go dell' uva, fermenta come il mosto con isvolgimento di acido car- 
bonico e produzione di acquarzente, die resta nel liquido fermentato 
e può convertirsi in ac^to. Ma rispello allo in^^mn; o»^;n-:«u^ ^-«^^ 



— 109 — 

soddisfar meglio alla curiosità del lettore riportando testualmente 
la stessa nota comunicatami dal nostra egregio professore • 

» Il succo ottenuto per espressione da' frutti maturi del mirto 
australe è di un color rosso-violetto assai elegante , ha sapore aci^ 
dello assai grato, e lascia depositare col riposo una sostanza pa- 
renchimatosa di strutlura cellulare tinto in rosso , ma che poi s' im^ 
bianca con ripetuti lavaggi. Questa sostanza è insolubile non solo 
neir alcole , nell' etere , ma pure in tutti gli altri dissolventi comu- 
ni alla temperatura ordinaria, e si può conservare inalterata Del- 
l' alcole. 11 succo filtrato è limpido, e conserva la colorazione ro- 
sea elegante; ha inollre i seguenti caratteri. 

)) 1.^ Coir allume prende lina colorazione più viva e s' in- 
torbida solo per r addizione delF ammoniaca prendendo una colora^ 
lione verde inlensa. 

)) 2.^ Coir acelato di piombo dà un abbondante precipitalo 
azzurro assai resistente alla luce. 

9 3.^ *Gol nitrato di sott' ossido di mercurio un precipilalo 
rosso-dalia, che si dilegua col tempo. 

» 4.^ Col nilralo acido di protossido di mercurio fornisce 
una colorazione rossa intensa assai inslabile , che volge tosto al giallo. 

» S^.^ Col protoeloruro di rame si avviva il colore e si for- 
ma un precipilalo celeste per Y addizione delF ammoniaca. 

)) G.^ Con gli acidi liberi il colore volge maggiormenle al 
rosso e con gli alcali prende una magnifica colorazione verde. 

)) IJ^ Col sesquìcloruro di ferro si ha una colorazione ros- 
so-bruna. 

)) 8.^ Colla soluzione di golalina appena si oUiene un in- 
torbidamento. 

)> II succo^ dopo filtrazione, abbandonalo a se stesse, inco- 
mincia a fermentare spandendo uu odor grata spiritosa e depositan- 



— 110 — 

do una roalcrla amorfa. Il liquido rifillralo ha fornito coli' acciaio 
di piombo un precipitato azzurro , che raccolto sopra un Gltro e la- 
valo più volle, si è poi decomposto coir idrogeno solforato. Il li- 
quido sovraslante al solfuro di piombo colla GItrazione preseiitaya 
appena una colorazione rosea, che divenir sempre più intensa col- 
r evaporazione e concentrazione fino a che sì è ottenuta una massa 
sciropposa estratlira di un color rosso vivo di vino , e di sapore 
acidello , che lasciata a lato dclF acido solforico ha depositalo dei 
cristalli abbondanti i quali hanno tulli i caratteri delF acido tartrico* 

)) Le acque madri soprastanti al precipitalo piombico sono slate 
esse pure decomposte con idrogeno solforato per eliminare il piom- 
bo deir eccedente acetato , ed il liquido bollilo ha fornito colla con- 
centrazione una materia sciropposa zuccherina colorata, che riduce 
benissimo il tarlrato capro potassico* 

)) Porzione del succo abbandonato a sé più lungamente alla 
temperatura di 2S/ a 30/ ha fornito colla distillazione un liquido 
spiritoso che ha svolto un vapore infiammabile coir ebollizione* 

» Altra porzione di succo ha depositato col riposo una sostan- 
za parenchimatosa con tracce di materia colorante scnz' amido co- 
ni' è stalo confermato dall' osservazione microscopica. Questa mate- 
ria stemperata nell'acqua e lasciata a se si decolora ma non si 
gonfia, ne boUita coir acqua fa colla; invece si aggruma e precipi- 
ta in fondo del vase. 

)) 11 succo appena filtrato deposita , per mezzo di un miscu- 
glio di alcole e di etere ; un precipitalo bianco cristallino aderen- 
te alle pareti interne del vase ove si opera. Esso presenta la stes- 
sa forma cristallina del cremore di tartaro , e distrutto sopra una 
lamina di platino lascia un residuo alcalino di carbonato di potassa. 

)) Il liquido etereo alcoolico ha lasciato colla evaporazione un 
estrallo colorato in rosso , il quale fermenta col lievito di birra con 
produzione di alcole e di acido carbonico. 



)) Xa mateFia colorante del succo de' frulli del mirto delF Au- 
stralia somiglia a quella del vino; per ambidue i liquidi si usano 
gli stessi agenti di precipitazione per separarla , e gli stessi dis- 
solventi per discioglierla» Il liquido dunque proveniente da' frutti del 
mirto australe ha una materia colorante simile a quella del vino ; 
contiene del cremore di tartaro che si può ottenere per semplice 
evaporazione ; fermenta con isvolgimento di acido carbonico e pro- 
duzione di alcole , che resta in soluzione : il liquido fermentato può 
^are origine all' acide acetico » » 

Rimane a dire del modo come multiplicare questo albero e col- 
tivarlo • Esso viene facilmente di seme messo poco affondo in terre- 
no sciolto nel corso della primavera e dell' està : ma la seminagio- 
ne fatta in aprile o maggio dà miglior guarentigia di riuscita^ rima- 
nendo alla pianticella il tempo necessario a rafforzarsi j onde non 
essere offesa^ in sulla prinm tenerezza^ dal seguente inverno. I se- 
mi germogliano in pochi giorni^ ed in capo a due settimane spun-- 
tano le pianticelle , le quali nel secondo anno dal semenzajo pas- 
sano al piantonajo ponendole alta distanza quasi di un metro V una 
dair altra senza potarle y e senz' altro governo , tranne T annaflìa- 
menlo secondo il bisogno, e sarchiarle di tempo in tempo per non 
lasciarle affogare dalle naturali erbe del suolo. Giunte alf altezza di 
un metro si può trasporle a dimora tra T uscita dell' inverno ed il 
principio di primavera , e nel corso di aprile potendole annafliare 
^bbondevolmente. Hon hanno bisogno di essere potale y a meno che 
non fossero mollo grandi; ed anclie in tale condizione deesi procedere 
eon riguardo per non disordinare il bel portameut» loro naturale. 

]Von conosciamo altro modo di moltiplicar questo albero che 
pel seme : perchè non ci è bastato il tempo a far la pruova dei 
piantoni * hi quale atteso le foglie sempre verdi e la qualità del le- 



— 112 — 

gno, compallo anzi che nò , non pare doiresse riuscire alene, h 
nutile poi sarebbe V innesto , poiché il mirto comune , sul quale a 
prima giunta questo modo di propagazione par ehe si potesse ten- 
tare, avendo d' ordinario fusto sottile , di crescenza lentissuna , non 
potrebbe portare V altro tanto più grosso del mirto di Australia , 
posto che m attecchisse. Né ci ha al presente ne' nostri giardini al-< 
tra mortella, o altra pianta congenere die a tale bisogna sia adat« 
ta^ come ad esempio il cotogno pel nespolo del Giappone. 

Ma a che andare in cerca di differenti modi di multiplicazio- 
ne quando quello della seminagione é facile e sicuro? La necessi- 
tà deir innesto si sentirà allorché la morlioa dell' Australia avrà da- 
Xo qualche razza t) varietà migliore che non é la specie naturale 
ora nota. Che ciò possa e debba un giorno avvenire ce Y impro- 
mettono influiti esempii di piante , cui V uomo ha talmente modifl- 
cate ed ingentilite con la continuata coltura da non rimanervi , in 
eertune , veruna traccia della primitiva sembianza. Essendo così , 
ehi mai potrebbe ora sostenere che solo il mirto australe aves- 
se a resistere alla mano delVuomo? L' avvenire adunque promette 
in favor stfo rispetto al frutto ; il che verificandosi , quando che sia^ 
r albero allora sarà di maggiore importanza , e le sue varietà gen« 
tili potranno innestarsi sopra soggetti venuti di semenza. Quaranta 
anni addietro che pregio avea il nespolo del Giappone ? veruno ; e 
molti se lo ricordano n frutto piccolo , quanto una piccola ciliegia, 
a mallo sottile , asciutto anziché no , con dentro un grosso seme. 
Ma seminato qua e là ha dato una razza a frutto grosso , quanto 
ima mezzana {M^ugna , polputo , sugoso ^ tra dolce ed acido mollo 
aggradevole* Così il nespolo del Giappone é ora ammesso nei nostri 
frutteti; e non vale, wcetto il frutto, sia in bellezza sia repello 
alla qualità del legno, il mirto delF Australia ; il quale inoltre ha il 
pregio di dar fiori e frutli continuamente per quasi sei mesi ^ dal- 
la metà di novembre a tutto marzo. 



MEMORIE 

DA SERVIRE ALLA FORMAZIONE DELLA CARTA GEOLOGICA 

DELLE PROVINCIE NAPOLITANE 

Pel Prof. O* A. Costa. 

( Continuazime '^ V. Tomo precedente pag. 17) 

Presentata all' adanamxa de* 26 Aprile ISeSt 



IWOTE GEOLOGICHE E PALEONTOLOGICHE 

SUL TfiRMINIO HONTAGNONE DI SERINO« 

Il gruppo de' monti picentinì, dopo quel suoi prolungamenli set'- 
tentrìonaii, che, partendo da Pizzo-aùtolo e da Colle-pagano, co- 
stituiscono la valle del Cerasudo, rhnane interrotto, e vi succede 
il piano deir Ogliara. Questo cosi detto piano meglio direbbesi av- 
vallamento depressione del suolo , per essere costituito da due piag- 
ni inclinaU, in mezzo ai quali scorre il Sabato ^ Gume perenne, che 
à la sua origine dai varii rigagnoli che sorgono dallo Accelico e 
dal versante meridionale dello stesso Ter/ninio, e va a tributar le sue 
acque nel Volturno. Dal lato opposto a queHo, che dalla valle del Cera« 
suolo, dolcemente inclinando, deriva, sorge maestoso un altro gruppo 
di monti ben ulti , ed è questo il Terminio ; il quale , nelF uscire dal- 
la valle del Cerasuolo ti vien sulla destra. Ha se, come d' ordinario, 
si scende dalla Cof/a, traversando le creste del bacino del Pettine, il 
Terminio ti viene quasi di fronte. Esso si presenta allora tripartito, 
come delineato si vede nella tavola VII: e ciascuna delle tre parti con 
nome, configurazione ed altezza diversa. A destra la parte minore 

Sec. SsAis, Tomo II. fS 



— 114 — 

jiia la meglio circoscrllta , la piii denudata y è cosliluila da piani 
distinli e graduali in modo da formare una piramide a scaglioni: 
è questa la Falconiera , forsi cosi delta perchè vi si annidano uc- 
celli di rapina del genere Falco o Falcone* 

A sinislra , e quindi dal lato setlenlrionale , si eslolle la par- 
te eminente , la cui cima y nuda ancor essa in gran parie , è taglia- 
la a picco in diversi lati , qua e colà rivestita da faggi annosi^ diru- 
pata in gran parte e disastrosa. Questa parte viene appellala dal 
volgo il Carpincto y ed il suo gomignolo (ima del flauto. La par- 
ie intermedia più estesa e vestita à nome di colle delV orso. GÌ' in- 
tervalli che lo fiancheggiano portano il nome di varco ( guado ) : 
r uno dello varco del Carriliello , dal lato meridionale , V altro 
varco di Portella , dal lato settentrionale. Un burrone basso ed 
esleso si frappone Ira la base della parte mediana di questo grup- 
po e la vallala o piano che gli succede , Y Ogliara : e Ira il bur- 
rone ed il piede del monte , scorre un rigagnolo , il quale versa 
le sue acque nella così della valle calda , dove si associa a quel- 
r altro scolo di acque provenienti dal varco di porlella , e che 
fluisce per V angusta valletta denominata Valle delle cannelle. 

Immergendosi in questa valle \ occhio si avverte di una po- 
tente e ben distinta stralilicazione della roccia sulla parte destra e 
meridionale ; ma cotesta non è che un' illusione. Essa è V opera 
delle acque che vi fluirono un tempo , certo assai più copiose di 
quelle che attualmente vi scorrono. 

La stratificazione nondimeno vi esiste , ma mollo oscura^ né 
da per tulio e nel modo stesso apparisce. 

Sul sinistro lato , e presso al fondo della valle , trovasi una 
gradinata tagliata sul monte , per la quale si ascende ad un alti- 
piano y su cui edificata s' incontra una chiesetta dedicata al Salva^ 
tore. Da qui si ascende non senza diflìcoltà su qucjr acrocoro del- 



— 115 — 

lo il Flauto del carpincio ; il quale si eleva suir attuale livello del 
mare per 1783 metri (misura trigonometrica delF Officio Topog. ). 

E questo il cammino che batter dere chi muove il piede per 
esplorare le viscere di quel monte ; mentre che coloro che bramano 
ascendervi per diletto, od altro scopo diverso da quello del geolo- 
go, partirà dal villaggio di S. Sossio, e percorre un sentiero men 
ripido , ma più lungo fin quasi la meta dell' altezza. 

IVella sommità del Salvatore la stratificazione oscuramente si av- 
verte : e gli strati anno una inclinazione di 10 gradi dal S-0 al IV-E. 

La roccia dell* ossatura di questo monte è ben diversa da quel- 
la dei monti picentini , de' quali si è precedentemente trattato; e rac- 
chiude ancora taluni fossili assai differenti da quelli del contiguo Ce- 
r asuolo. 

Mi limiterò a descrivere la parte esplorata da me ; poiché que- 
sto gruppo si estende verso oriente per più miglia e le sue modifi- 
cazioni sono svariate, ne da me ben conosciute. 

In generale la roccia non è punto bituminosa, né rende odore 
d' idrogene solforato in seguito di percossa o frattura. Per lo più è 
bianca, compatta, dura, frangibile regolarmente e nettamente. Varia 
non pertanto da sito in sito fra quelli grandi depositi. Cosi altrove 
la è dessa dì color bigio chiaro , con frattura irregolare tendente al 
concoide, compatta, con frequenti molecole splendenti come la mica, e 
cristalli microscopici di calce carbonata. Le ultime cime della Falco- 
naia sono coslìluite da una calcarea slratosa, che racchiude conchiglie 
di quegli stessi generi che si trovano al Pizzo-aìiiolo ed a Colle^a^ 
gano : e vi ò trovato pure un esemplare ben piccolo dell' Ilippurites 
gracilis. Nel Varco della Faja la calcarea è egualmente compatta, si- 
licea e con aspello cristallino. Il seguire però coleste piccole modifica- 
zioni a parer mio non à grande importanza geologica. Quello che 
più monta è lo esame analitico de' corpi organici che si racchiu- 



— 116 — 

dono nelle diverse località. Sotto tal punto di vista debbo dichiarare 
essere ben poco quello di cui ò potuto accertarmi; ma parmi baste- 
vole per constatare piii sempre la mentita allo asserto « che i nostri 
appennini scarseggiassero di fossili^ speziahnenlc caratteristici de' di- 
versi terreni » • La roccia del Terminio y non solo n' è doviziosa in 
certi strati ^ che certo non possono esserne tutti ugualmente gre- 
miti , ma vi si trovano predoim'nanti talune genie, che altrove man- 
cano affatto, vi appariscono appena. 

Won ricorderò qui sotto tale rapporto le IVerinee raccltiuse nel- 
la stessa calcarea delle vette del Salvatore , mentre nella inferior par- 
te non si è ancora osservato un simbolo di corpo organico : le qua- 
li Merìnee si presentano solo quando la roccia è spianata e lustra- 
ta (1) ; ma la frequenza della Requienia in quella parte che dicesi il 
Varco della Fata y le non rare Ippurili ^ la presenza della Dice- 
raieSy e quella della Avicnla decvssataj sono tali cose che im- 
portano molto nella caratteristica definizione di quel terreno^ stan- 
do alle dominanti dottrine de' geologi attuali. 

Il defunto illustre nostro collega cav. M. Tenore visitava il Ter- 
minio nel 1841. Egli trovava comporsi la massa Mia del TermU 
nio prima dal calcareo-compatto ^ e poi dal calcareo alpino (2): 
ed in quella sua rapida escursione , mentre lamentava la ninna appa- 
renza di fossili in quelle roccie , constatando così quanto altrove avea 
recisamente affermato , stando nel \arco della Faja , V azzardo gU 
porgeva alle mani un nucleo di mollusco ^ che V altro nostro collega 
Pr. Scacchi riconobbe appartenere al genere Diceras : e soggiun- 
geva esser quella roccia calcare piena zeppa di conchiglie fos* 
sili (3). 

(1) Vedi — Iconografia delle roccie di sedimento primitivo ec. 

(2) Rendiconto della R. Accademia delle Scienze 1812, n. 5^ pag. 3^31. 

(3) L. cil. p. 331. 



— in — 

Eran questi dunque i soli simboli di avanzi organici che di quelle 
roccie si possedevano (1). 

IVon sono molli neppure gli otto giorni da me passali per que^ 
gli aspri monti, aiuto riguardo alla loro vastità ed elevazione. Ciò 
nondimeno essi monti mi anno olTerto documenti siilalli della esi^ 



(I) Non posso per5 lasciare questo proposito senza osseryazfone; anzi 
parmi imporiantìssimo Io avvertire la seguente contradizionc tra quello che 
lasciava scritto il dotto nostro collega cav. Teaore , ed il fatto portomi dal 
suo degno nipote Gaetano. AiTerma questi dì non avervi raccolto altro di me- 
glio allo infuori deli' esemplare esibitomi della Dicerates , e che si è rap« 
presentato nella Tav. annessa n.2, e più un picool pezzo di calcarea coa- 
crezionata racchiudente qualche altro nucleo della stessa conchiglia , di cui 
appariva soltanto una parte pia o meno breve dell' anfratto, riconoscibile so- 
lo da chi tenesse presente il modulo intero. Io ò disfatto questo pezzo , 
sperando di scoprirvi qualche parte men dubbia e più netta, sia della con- 
chiglia , sia del suo interno modulo , ma senza alcun frullo. 

Nella relazione pel contrario sta detto a Ai Varco della Faja . • • 
ci fermammo a raccogliere bellissimi saggi di roccia calcare piena zeppa di 
conchiglie fossili, che coir assistenza dei nostro distinto collega Sig. Scacchi, 
abbiamo trovato doversi riferire al genere Diceras m . Sarebbero dunque le 
altre molle del genere Requieniaf Dal modulo a me esibito, s'è quello 
stesso esaminato dal Prof. Scacchi, non par dubbia la sua definizione. 

Bene avvertiva inoltre il Prof. Scacchi, essere cosa rara per queste no- 
stre regioni la presenza della Dicerates. Ricorderò in proposito intanto il 
piccolo gruppo trovato di tale conchiglia nel Bosco del Barone ai piedi del 
monte Stella , e col^ descritta come rarità paleontologica : e fa specie è i- 
dentica, sempre piccofa, e ben diversa dalla Dicerales arietina. 

Posso pertanto assicurare che malgrado le molteplici iterate e diligen- 
ti ricerche fatte in quel sito, come in aUri contigui, niuna traccia di Di* 
cetate$ mi è occorso avvertire : e pel contrario mi si sono offerto frequenti 
le Requienie nella condizione mai sempre che trovasi dichiarato.. 



-. !18 — 

slenza di spoglie testacee di molluschi di diversa genia , da essere ba- 
slevoli per la ricognizione dell' eia di quel terreno , stando ai prin- 
cipi ricevuti comunemente dai moderni geologi. 

Di falli , quella calcarea stratosa e denudata che costituisce la 
cosi detta Falconiera , racchiude doviziosamente una specie del ge- 
nere Requienia; la quale a stretti rapporti con la R. ammoniaj spes- 
so confusa o scambiata con la slessa Diceras. E' tanto n' è dovizio- 
sa la roccia, che lutti quei massi calcarei staccati e diffusi per la 
sottostante valle delF Ogliara ne racchiudono* Tutti i pezzi di roccia 
che ingombrano Y aja dell' antica Sebazia, e quelle di cui sono forma- 
te le muricele de' diversi poderi ne' quali Taja è divisa ne schiudono 
appena percosse dal martello. E però increscevole il notare , che 
malgrado siffatta abbondanza non ne vien fuori una sola intera e 
dalla roccia spogliata. Fra le centinaja che ne ò distaccate, appe- 
na una tien le due valvole normalmente congiunte, mane intere, né 
nette. Essa è rappresentata nella Tav. VII, fig. 4 a, fc, di naturale 
grandezza, e quale si trova nella mia collezione. 

Kon è a dirsi però a quali incertezze guidano l' osserralore quel- 
le parti più meno eslese di tali conchiglie, e le ambiguità che ne 
risultano. Talvolta ne vedi Y anfratto nitido della Requiema] tal' al- 
tra r estremo aguzzato od ottuso j spiralmente contorto della Dice- 
ras ; e qualche fiata si affaccia una parte allungata sotto lo aspel«- 
to di una Gaprotina, ed anche dell' Ippurite : come la stessa sinoni- 
mia ne rende ampie pruove. 

E non è da tacersi neppure essere così stretti i rapporti tra 
le Requienie, le Gaprotine e le Caprine, che molti opinano di non po- 
tere essere zoologicamente separate, sia per generi, sia per grup- 
pi. Dalla loro apparenza altronde, e dallo stato incompleto o monco- 
ni ottenuti n' è derivato eziandio queir essere riferite le parti ora a 
Diceratcs, ed ora a Requienia eà a CaproUna. 



— H9 — 

Scbbeac la Requienia predominasse^ non è però questa la sola 
specie reperibile in quella calcarea. Mi ò trovato ancora, come è sia- 
lo già detto, Ippuriti, Foladomie, Avicole, e IVerinee. 

Le Ippurili appartengono alla roccia della Falconiera: esse sono 
piccole in relazione alle allre conosciute, gracili, e contorte. E sebbe-* 
ne io non sia ancor persuaso dei caratteri che distinguer potessero 
essenzialmente le specie di tal genere, pure son costretto assegnar lo- 
ro un nome distintivo, per non confonder queste con altre di località e 
forse di terreno diverso. Quindi Yb contrassegnale con T aggettivo gfa- 
cUiSy che n' esprime appunto la statura. IVoterò fin d* ora però che 
questa specie trova la sua identica nella calcarea di Castellammare (i). 

La Foladomia è quella stessa che trovasi sulle creste dei mon- 
ti picentini già descritti: la Pholadomya rugosa y Cos. 

Similmente V Avicula polymorpha Cos. la si trova non di ra- 
do: e spezialmente poi vi ò incontrata V Avicula decussata Miinster. 

Questo è ciò che si presenta all' occhio nudo di chi si pone 
a contemplare con un poco di attenzione la roccia di quel monte, 
senza pretendere che altro non si offrisse a chi estendesse le ricer- 
che in più altri siti e con maggiore diligenza; perocché le mie 
esplorazioni riduconsi appena a punti matematici, lo ripeterò sem- 
pre. Ma quando poi lo sguardo analitico si spinge per entro la pa- 
sta della medesima roccia , si rimarrà sorpreso in vederla gremita 
di spoglie testacee di molluschi , e di numerosi frammenti di altre 
genie del regno organico. Come prova di questa verità si è premes- 
sa a questo lavoro Y Iconografia analUica delle roccie di sedimen- 
to primitivo degli Appennini Napolitani. Spianato e lustrato in si- 
mil guisa^un pezzo di roccia delle vette del Salvatore del Termi- 
n«o, e' non si stenterà punto a riconoscervi una copia di minute con- 

(1^ Vedi — Studii sopra i lerrcoi ad illiolili ec. P. IIL 



— 120 — 

ehiglie che per entro la sua massa calcarea dolomitica si trovano nm* 
massaie. Eccone 1' esempio. 

La figura 3 dell' annessa tavola rappresenta un pezzo di quel- 
la roccia con la superficie spianata « lustrata, come si è detto. Es- 
sa ti mostra una folla d* immagini che sono ¥ espressione de' corpi 
organici intimamente lapidefatti , taluni de' quali si lasciano ricono- 
scere senza equivoci per conchiglie di gasteropedi, del genere iVe- 
rinea, fig. a. Altre ne rappresentano il taglio trasversale, o Y obli- 
quo, ossia a sghembo, come le fig. 6 6 , « e : ciò non è che un sag- 
giolino. Che non potrà discoprirsi se in simil modo si procedesse 
per una superficie di un sol metro quadrato 1 



--«t 



^LUSTRAZIONI DE* FOSSILI MENZIONATI 



1. Dicerates. Tar. YII^ fig. 2 a^ b. 

Siccome è slato già detto il Sig. G. Tenore ibi comunicava genlìlmca«- 
te V unico esemplare della DiceraleB, di cui si fa menzione nel citato TÌag« 
gio del cav. M. Tenore, e di cui lo stesso suo nipote fu Io scopritore. 

Consiste esso in un modulo interno dì una delle due valvole , impian- 
tato qual si vede nella roccia in a, essendone stata distrutta la conchiglia 
e rimasto il voto. La forma di tale nucleo veramente accenna ad una pic- 
cola DiceralcB, quale la definiva il nostro collega Scaccili. Rimane però dub- 
bio se mai esso nucleo appartenesse alla medesima Requienìa, cotanto ab^ 
bondevole in quella roccia: ed a questa dubbiezza accresce forza V altro nu- 
cleo modulo interno b, il quale à tutta la probabilità di appartenere al 
medesimo individuo^ ed in cui Y anfratto è depresso, e sdraiato come in tut- 
ti gli esemplari del genere Requienia di quella formazione, e qual si vuo- 
le proprio nel genere Requienia. Ricorderò anzi a proposito essere stato pre- 
so sovente 1' equivoco scambiando la Dicerales con la Caprotina ammanta; 
e che le Requienie si vogliono anche da taluni non differire essenzialmente 
dalle Caprotine stesse. Bel resto è uopo confessare che in questa parte la 
scienza è ancora in qualche oscurità ; e che trattandosi di moduli interni gli 
equivoci sono facili e frequenti. 

E occorso pure di addurre esempi di tal natura nel discorrere della 

Requienia di Castellammare nel precitato lavoro sopra i terreni ad ittiolitl 

di queste meridionali provincie, al quale si rimanda il lettore. 

Sic. Ssau, Tomo K. !• 



— f » — 

2. Avicìda polymarpha^ Got. 

— YoTtetas. Taf. VU, fig. 8 a, 6. 

Nelle precedenti memerie, ragioiande delle ÀTicole de* nostri terreni , si 
è notato di quali anomalie sia suscettive un tal genere , ed a quali altera- 
zioni vanno soggetti gV individui di «na medesima specie , sia per cagioni 
inerenti all' organismo , sia per quelle eventuali dipendenti dalla fossilìzsa- 
zione. Fra le tante varietà n' è disegnata una del TérminiOy eifigiata nella 
Tav. VI, fig. ti e t3t. K veramente quella segnata dal N/ 22. si presene 
ta con una siffatta espansione marginale del lato ventrale, àà farsi credere 
realmente ben distinta specie. Pertanto avendola trovata frequente nella calca- 
rea del Terminio , e proprio nella località distinta col nome di Velia dbUa Fàt^ 
tonajia o Falwnieta , mentre tutti gV individui conservano la medesima for^ 
ma, convessità e statura, la espansione marginale varia immensamente^ co- 
me la si vede in quello effigiate sotto il N.^ 2i , e sovente manca del tut- 
to. In mene a tante varietà occorre segnalarne altre due; una effigiala 
nella tav. VII , fig. 6 6 , nella quale X espansione marginale V assimila a 
quella della tav. Y, fig. 9 , proveniente dal Cerasuolo ; V altra ben distinta 
da notevole compressione del late ventrale, per la quale s'ingenera una 
carena sul dorso della valvola, che scorre dall'apice al margine posteriore. 
Questa varietà non è infrequente nell' indicata località del Terminio. Dietro 
tali anomalie si può essere autorissate a battezzarla per una distinta spe- 
cie? Io son contento di averne data piena conoscenza,, lasciando ad altri 
r arbitrio di giudicarne a suo mede. 



3. Atieuìa deeusèala^ Munì 



JK. 



A. decus$atay lesta obliqu& ovata^ aH$ aeulangfdi», valva dexlra lacvi 
tmeava , sinistra infiala , umbane promimenle incurvo submediano , coslis 
distantibus inlersliliis^e coMenlrice couferlim lineatisi 

Lunghezza O^QOft. 



— 123 — 

AiAcula decussala , Miins. 

Goldr. II, pag. 128~Tab. €XVI, fig. 12. 
Monoli» decussala y Bronn. 

Cesia, Noie — Tav. VI, fig. 20. 

Ossenazione. Ritengo come un* Avicola , e sia pure una Mimotis , la 
presente specie , seguendo il pensiero dei sullodati autori ; ma senza re* 
stame persuaso. Perciocché nel genere Avicola, sebbene s'incontrano per 
ordinario le due Tahole un poco diverse fra loro per quella espansione la- 
terale od apicale, e per essere talvolta V una un poco meno (umida o con- 
vessa deir altra, come nell'il. corrugata, non mai però T una delle due 
valvole è concava e Y altra convessa. Ciocché poi massimamente si oppo- 
ne a ^piesto consorzio è la struflura della conchiglia: solida, profonda- 
mente solcata, traversata da lamine concentriche, e rivestita da uno stra- 
to liscio e sottilissimo ; mentre il guscio calcare di tutte le specie note del 
g. Aticida è costantemente delicatissimo e frgile. Meglio é vero starebbe tra 
le Monotis , ore attualmente si trova riposta, se le basi di questo genere aves- 
sero maggiore solidità. Io credo però che il yero suo posto sia tra le /o- 
ntre, le quali anno pure molta affinità con le Monotis. Mancando nondi- 
meno dì esemplari nitidi e completi non mi fermo stt questo mio concetto , 
riserbandomi di pronumiarmf nettamente qualora F opportunità se ne presenti. 

i. Pholadomya rugosa^ Cos. 

La Pholadomya rugosa^ cotanto abbondevole nei vicini monti picentini^ 
incontrasi ben pure nella calcare del Termìnio^ e proprio in quella delle 
maggiori altezze della Falconiera. 

Essa però è meno ovvia di quel che mostrasi nella precitata località 
del Cerasuolo. 

Similmente raccbinde T Avicola polymcrfha, più rara ancora ( stando 
alle atbiali esplorazioni ) (I). 



(i) Rìoordaò pnre in questo loogo, che la frequenn come la nrità sono lekUvei e 
tovente T efletlo di corritpondQna ricerche. 



— 124 — 



S. Requienià ammoniaf Tav. VII^ fig. 4 a^ h. 

Se io riferisco con dubbio alla specie ominoiita la noslra RepMnia^ 
ciò deriva dui noa aver potuto ancora riuscire a trovarne un solo esempla* 
re completo , dal quale risultassero y se non del tutto netti^ ìa gran parie 
almeno evidenti i suoi speciGci caratteri ; che anzi , allo infuori dell' esem- 
plare effigiato nella Tav. A^ fig. 2, il quale n& porge lo insieme delle due 
valvole, senza che alcuna sia completa, i numerosi altri individui colà 
raccolti non daniu) della conchiglia che una porzione più o meno estesa. 
£ queste molteplici porzioni, nude, di rado mi svelano la forma degli anfrat- 
ti proprii disila R. ammonia. Laonde^ neir ambiguità nella quale mi trovo, 
piacemi richiamare Y attenzione dei Malacològioi a Paleontologi , onde me- 
glio comparando Ui forme generali e parziali de' nostrali esemplari , possa- 
no giudicarne con cognizione di causa. 

La Dg. 2 dunque rappresenta l' individuo avente le due* valvole no»- 
malmenie accoppiate ; ma la lora riunione è anche occultata dai residui del- 
la roccia di cui con molta pena sono riuscito spogliarla. Le due valvole coiv- 
servano in massima parte intero l'ultimo loro giro della spira; nel resto., 
come d'ordinario, trovandosi la conchiglia strettamente, e dirà^ pure iati, 
mamente incarnata con la roccia , si rompe meglio che si distacchi da que* 
sta ; ond' è che i primordii apieali delle medesime^ due valvole non gli ò vl^ 
sii giammai. 

6. HipfMfile^ gracilià ; n. Tav. VII , fig. k. 

Vetta della Fah^oniérav 

Io ritengo tuttora questo genere nel modo come è generalmente consta 
derato ; senza però coavenir^ che tali esseri appartengano realmente al re- 
gno animale: uè come caratteristici di una qualche zona dei terreni di so^ 
dimento a rudisti^ secondo il concetto del d' Orbigny seguito dai più. 

Trattasi ora di conoscere i fossili che si racchiudono nelle roccic dei 
diversi nostri mentii 



— 125 — 

Questa Bostrale specie è lunga ^ gracile , alquanto tortuosa a foggia di 
corno di capra; sottilmente e per lo lungo striata, solida, e senza venm 
segno di quelli notati allo interno nelle specie note di tal gènere ; che in- 
vece in questa la interna sostanza è tutta uniforuìemente costituita di cal- 
carea spatica, restando solo di organico uno strato esteriore sottilissimo. 
La parie eslrema oppuutila^ die si direbbe il primordio iletla valvola, niaa< 
ca; r estremo opposto^ che ne sarebbe l\ìpcrturaj è lotto investilo iulima- 
mente dalta roccia dolomitica alla quale appartiene. 

Intanto giova notare , che sia per questo genere , e sia ancora per la 
fiequienia^ la roccia del Terminio conviene con quoIU di Castellammare^. 

E se y come io la penso , T Azicula decussata è realmente una Janira^ 
i due terreni si somigliano maggiormente por 4 generi di fossili: la Pha* 
ladoìnya , l* Avicula , la Junira e V Hippunlcs* 



SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Vlf. 



Prospetto del ierminio qual si vede dal lato occidentale* 
Fig* 1. lh)ypnriÌ€B gracilié di naturale grandezza. 
Kig. S> IVzzo di roccia calcarea concrezìouala , raccbiudenlc due moduli di 

Dicerales a o b^ 
flg. 3. Pezzo di roccia lustrata^ nella quale ai vede intera la Nmnea a — il 
taglio trasversale ft, b^ 6 di tre altri individui^ e la sezione svaria- 
to di altri individui* 
fig» 4. n. La Requienia nello stato in cut la si Irma, 

6. Una porzione di segmento di altro csempIarCj veduto di profilo* 
Fig, 3, a. Esemplare di Requimia^ la coi valvola mostrasi dalla faccia spirale. 
6. altro un poco diverso e più piccolo. 
Ct lo stesso veduto di profilo* 
lig. 6. a. AneHlapo%mot7J^^ varietà carenata^ predominante nel termini^,. 
&. altra simile con T oreccbielta; e senza careaa« 



— 126 — 



AVVERTENZA 



6i è dello nella, pag. UT, non esser moKi gli otlo giorni da me impie* 
^ali per visitare il Terminio attesa la vastità di quel gmppo di monti. Ed 
in Talli non 6 polulo percorrere tutti quei tratti di terreno che in meno di 
48 ore visila^a il benemerito nostro collega €av. Tenore. Laonde non sa* 
rà senza utilità riferire qiA quanto egM ebbe a notare relativamente alla 
geologia del Terminio. 

Dopo aver detto in generafle... analogamefUe oRa tonomvlla tompori- 
ziùM di quella catena di monli ^ prima dal cakareo compat'lù ^ « pei dei 
calcareù alpino comporsi la massa tuUa del Terminio ^ narra del terreno 
vulcanico presso la tetta dd monte «~ il suolo ^ natura tretoso ed inva- 
so dapertutto di tenaci e plastidie argille del piano de' lagareUiy «~ t sas* 
si che vi erano frammisti a diverse maniere di marna argillosa litoidea , 
sparsa di ferro idrato «~ alcuni sassi di graniti , composti principalmente 
di quarzo^ feldspata^ è mica argentea ed altri the si riferivano a macigni 
di 0/iolitiea natura —* grossi pezzi di guarzo grasso pt% o meno rotola- 
ti. Dalle quali cose il dotto uomo trae argomento per discorrere della proba- 
bile origine e provenienza di tali sassi erratici ; avvertendo in pari tempo 
4;ome siasi ingannato il Marchese Pareto asserendo noti essersi ancor trovato 
sassi erratici negli appennini; rannodando questo fatto con altri di simil na« 
tura per lui medesimo rilevati nel ripiano deUe rose presso U toppo di La- 
Viano in Basilicata y t ricordando gli analoghi delle Alpi e de' Pirenei. 

Io non mi sono punto occupato di tali iiicidenlty perciocché sono es« 
«i estranei allo scopo di queste mie note , lo quali anno per soggetto le 
roccie di sedimento primitivo, ed i fossili eh' esse racchiudono. 

Con ciò non si escludono affatto le altre notizie risguardanti i terreni 
terziari; ma di questi si discorrerà partitamente , e dopo esaurito il piano 
primitivo della presente trattazione. 



SUGU INSETTI 

CHK 

DlNEfidliSD H PJIISTS DI GOTOHS E NE MTERINO U ||1IUITÌJ)EIPH(ID0TT0 

E MEZZI PER GUARENTIRLE DAtiLI STESSI 

BEL SOCIO G0&RI6P0I«]XRllTr 



Kia qme fato deèetutj pmiriàe potùètmum tohaiuri 

Goia. 



L. 



^a Proviiicià di Terra d'Otranto, siècome tlilùn* allra delNapolé- 
tano, par fosse stata da natura prescelta per isfòg^arfi là più graw 
parte dfel suo bello e del suo buono. Eppur noi ci accontentìama* 
carpirne, con ninna o tuttt» al pì£ pochissima eura^que' pochi finita 
ti di cui essa può rimunerare lo scarso sudore versalo. Sicché vaf 
quasi solènne verità là sentenza del BurKe , cioè r. che qnanto più 
noi ignari ci' troviamo de* Raturali fenomeni,. tanto pia spinti verna* 
mo ad ammirarne l'autore, ed al vero sentime^ del sublime.- 

IVòn & perà così' per GoelKe , il qude dal coi»iderare minu- 
ziósamente ir cranio di un Capriolò fii spinto ad altri studi, dai quali 
trasse orìgine feeonda per le prime idee sulle metam<«lbsi organiche. 

Ond' è che da qualche tempo T agricoltura appo noi , soper- 
clnata da diverse vìeissitudini , reclama soccorso ,■ onde potere ni 
e^o modo assicurare un rièollo , . it qiHilè se non giungerà a sod- 
disfare le nostre brame , . o ad eguagliare almeno quella quantità 
di derrata che altra fiata quel tale terreno produsse, non ne sia 
per lo meno mollo inferiore.. 



In tanta miseria di mente presso la maggior parte, la Soeie^ 
ta economica di Terra d' Otranto , cui mi onoro appartenere qaal 
socio ordinario , mai sempre sollecita ad ottener tale intento , non 
mancò mai j come non manca inculcare que* mezzi che da' solerti 
suoi socii vennero esperimentati e dimostrali efficaci ; e ciascuno de* 
suoi componenti non mai ha trasandato , né lascia tuttavia fere ogni 
sforzo per raggiungere la stessa meta. Imperocché Atto nell' animo 
loro sta che omnium societatum nulla praestantior est y nulla 
firmior , quam cum Tiri boni^ moribus mniles^ mnt famiUarir 
tate conjuncti. Cìc. de 0(f. 

Volgendo io , or è già tempo , lo sguardo al cotone , ebbi 
con sorpresa a notare che mentre da un Iato è desso uno de* prin- 
cipali patrii prodotti , e specialmente la risorsa di talune contrade 
della provincia ; è dall' altra parte uno de* meno curati. Per la qual 
eoswi cercai studiare nella più ampia sfera possìbile le cause che 
determinano lo scarso e talvolta cattivo prodotto di tal pianta. €iò 
in parte eseguito nel Marzo 1856 , diedi alla luce un mio tenue 
lavoro y su gì* insetti che danneggiano le piante di cotone e mezzi 
per garentirle. Ben tosto ebbi ad accorgermi dello interesse che de- 
stato avea presso coloro che si addicono ali* agraria economia e che 
zelanti si mostrano delle patrie cose. Un tal fatto eccitò in me la 
premura di estender non solo le ricerche e le osservazioni , onde 
meglio assodare le sposte cose , ma ad emendare eziandio qualche 
errore sfuggito nel tempo brevissimo in cui fu quell* opuscolo mes- 
so 9 stampa , e di cui furono in breve esauriti i pochi esemplari 
tirati dapprima. 

Essendomi dipoi a luti* uomo occupalo di tale argomento mi 
è riuscito trovare altre specie di entomali nocivi , egualmente che 
i primi j al cotoniere. 

pi questi avendo seguito , per quanto mi è sialo possibile , 



— ito — 

1 coturni e le mélamorfosi , ho avuto aggio ad airTedermi de'dan» 
ni che essi producono. Dopò ciò , cercano ogni possibile mezzo per 
distruggerli -od allontanarli, parmi esserci riuscito. Del risultato di 
lati mie lucubrazioni ho fatto argomento del presente lavoro , che 
mi fo sollecito rassegnare a questo dotto consesso. La semplice lu- 
singa che io «ulro si è che esso venga accolto non per meriti del- 
f autore « dello scritto , di che V un come l'altro mancano affatto, 
ma solo come avvertenza a' collivalori di questa pianta. E ciò va- 
gheg^'ando Y idea che il cotone possa divenire in Italia la sorgen- 
te dì ricchezza e prosperità , come lo è stato finora per gli Stati 
Uniti e per F Inghilterjra. 

H A P 1." 

'Specie e variefà di isolane eolHvate in Terra d' (Hrattìto. 

Prima di venire a discorrere degF insètti che afltaecano il co- 
toniere mi è indispensabile premetter talune notizie che riguardano 
direttamente le specie e varietà di cotoni che in Terra d* Otranto 
si coltivano , "e sul merito <de' loro prodotti. 

i.® IVel VI.° volume degli atti di questo ficaie Istituto d^Iu- 
toraggiamerito alle Scienze IVaturali trovasi consacrala unaHollissi- 
ma memoria del sempre illustre nostro botanico fu cav. Michele Te- 
nore , sulle diverse specie e varietà di coione cottivale nel re- 
gno di iVapoH , con le istruzioni pel coUivamenio del cotone 
siamese , e le notizie sulle altre specie di cui potrebbcsi prova- 
re r introduzione. 

2." Due specie di eotone soglionsi coltivare in Terra d' Otran- 
to , cioè: 1.* Il cotone siamese: Gossypium siamense , var.hna 
4ilha nivea f Ten., varietà a pappo bianco di neve, conosciuta nef 

Ssc. Sejuk, Tomo U^ 1' 



— 130 — 

Leccese col nome di amhdee paccta, che snona bombage pazza (i), 
e turchialora janca nel Gallipolino, volendo dire turcbesca bianca. 
Di questa specie collivasi ancora la varietà rossa , o cotone barba- 
resco; var. lana rufa; varietà a pappo rossastro, distiota in talu- 
ni paesi col nome di turchialora rossa f in altri con quello di am-- 
bàee barbaresca, 2.** Il cotone erbaceo , Gossypium herbaceum; 
Lio., volgarmente coione di seme verde ; ban^agia ; ad in prò* 
vincia distinto col nome di bombage riccia ( ambdee rizza ) Lecce; 
amb. paesana y Calatone , ec. 

3.*^ Tale coltivazione, di qualunque specie essa si voglia, non 
v' ha ehi ignori qual importantissimo posto occupi nella Terra d* O- 
franto ; ed è già lunga pezza che il cotone forma una delle prin- 
cipali derrate , dalle quali la provincia trae buona parie delle ren* 
dite sue. 

4.** Non V* ha , fra coloro che per poco intendono le cose del 
commercio , ehi non sappia in quale estimazione sia tenuto il no- 
stro cotone presso tutte le nazioni straniere , distinto per antono- 
masia con raggiunto di Gallipoli a di Lecce, a preferenza di 
quelli che sogliono segnarsi co^ distintivi di Salonieaf de*DardaneU 
lif d' Enos t per esser di questi più fino e più tenace f specialmen- 
te il così detto fiore , ossia quello di prima qualità. 

5." Epperò anch'esso, al pari delT aurifluo albero di Pallade , 
da qualche anno a questa parte è infestato da notevolissimi entomaU^ 

6.** Ognun sa la posizione geografica di Terra d'Otranto in 
piano f fra due mari , senza difesa di monti ^ e perciù soggetta ad 

(1) PreadoD» in ^eftta proriaeia Taggiunl» di |Hi«eù> ( pasco ) tut- 
ti 1 frulli cbe presenlano od Tolume coosiderevole. SÌMome le capsule di 
questa specie di cotone son mollo voluminose in proporsione dì ^cllc del- 
l' erbaceo , così per dialiogucrle dalla seconda specie le sì assegna 1' ad- 
dieltiro faceta. 



— 131 — 

ìslaDlanei mulamenli di temperatura ; soggetta alle nebbie ed altre 
meteore. Di talché gli eccessivi ardori della state , le piogge smo- 
date della primavera , le nebbie ed i freddi venti riconosciuti per- 
niciosissimi alle piante di cotone , specialmente lorchè sono in fio- 
re , sono state sempre considerate le sole cause del poco ricolto. 
Ciò appunto si è avveralo in questo anno (1) , in cui a causa del- 
le nebbie precoci , per venti impetuosi verificatisi , oltre i danni 
prodotti dagl' insetti , il prodotto de' cotonieri viene ancora non tut- 
to di buona qualità. 

IJ^ Varie altre specie di cotone si vanno introducendo fra noi 
mercè le cure del Governo , come il cotone americano Sea-hlandt 
volgarmente Georgia , proveniente da IVewyork ; il Luigiana , ed 
altre , sotto nomi diversi. IVoi abbiamo coltivato per due anni an- 
che il cotone Jumel ( Gossypium vUifolium ), ma con poco buon 
successo finora. 

8.** Son già parecchi anni ne' quali ho impiegato ogni cura 
per investigare quali cause potessero concomitarsi , da cui ripeter 
si dovesse il discapito che attualmente si avverte. Se V amor pro- 
prio non m' illude credo esser giunto a scoprirne talune , e credo 
pure aver trovato il mezzo per guarantircene in avvenire. 

9.° Ben comprendo quale impressione produr debbe neU' ani- 
mo di taluno , il sentire essersi trovali i mezzi per guarentire il co- 
tone da' suoi nemici. 

Pure debbo protestare che vano sarebbe lo attender dei mez- 
zi eorativi dopo aver agito le cause , ninno perciò si aspetti tro- 
varli in questa scritta ; ma sibbene vi si troveranno quelli preven- 
tivi, poiché accaduto il danno niun mezzo più é dì andare trovando. 

(ì) Si parla del 1864 : potendosi aggiungere ancora le jnceaaanli 
pioTe del Seltembre ed Ottobre. 



^ 132 — 

CAPO II.» 

Enumeraaione deg^ insetti nodm al cotone. 

10. Se la mosca olearia , non men di allri molti insetti , di 
specie , generi ed ordini, diversi , produce lagrimevoli danni nellft 
olearia economia ^ anche il cotone conta i suoi nemici y. ì qnali in 
tutte le diverse età offendon le piante. Molte larve di coleotteri, 
qualche rairiapodo , ed altri enUmiati trovansi sotterra lorchè vi si 
affida il seme del cotone. Io però questi tralasciando , tra perchè 
niuno pochissimo danno fan risentire , U>a perchè in picciol ùa- 
mero s' incontrano ,. tra perchè finalmente con gli stessi mezzi ven- 
gon facilmente Gugati ,. non farò veii)0 che dei pùncipali nemici-, i 
quali coir essersi moltiplicati a dismisura fanno oggi maggiormente 
sentire la minorazione in bontà e quantità di questo prodotto. 

Ordine Col90iteri\- 

11. Meritano ogni considerazione alcuni coleotteri del genere 
Bo9trichu8 di Geoffroy e Latreille ; Apale di Fabrìcio ; Dermestes 
dì Linneo. Son dessi l* Apaie sexdeniata , Fabr. , e la Xyloper- 
ta Chevrieri , Vìi., specie le quali attaccano pure i teneri tralci 
della vite , e le novelle messe do' rami di olivo e di altri leegetali, 
che fanno intristire e seccare. Le madri forano la delicata scorza 
delle giovani piante per deporvì le uova. Le larve che da queste 
sviluppando penetrano nell' alburno., formando degli andirivieni nel" 
la parte legnosa e nel midollo , cagionano l' intristimento e final- 
mente la morte delle piante intere , o per Io manca dì buona par« 
te de' rami più delicati. 



— «3 — 

12/ Le lane della Coccinella a 7 punti , Coccinella l-pan^ 
clofa, Lin., come anche quelle dell' Adonia a 2 punli^ ildoma 6t- 
pwìctala j Lìù.j appena che le Cassole sou quasi prossime al to- 
tale loro incremculo e che incominciano ad aprirsi, vanno ad insi- 
nuarci ne' semi ^ di cui dislruggouo la mandorla , e cosi volali, de- 
primendosi: e schiacciandosi nello sgranellare il cotone passano fra 
t eilindrctU dello scannello, doUo in taluni paesi ionio da taglia- 
re (1) , e misli agli escrementi di quelle lordano il cotone , che 
vicn ritenuto come inutile, soUo i diversi nomi di cazzatore, nnigr 
ghiuturCj nnutieddri^ ec, 

i Questi due cocciucUidcr nello stalo f immagine , delti dal no- 
stro i?oIgo pecureddre della 3Iadonna , mentre da un canto pane 
avessero a ritenersi piuttosto utili che dannosi, perchè vanno sulle 
piante di eolone,, come su quasi tulle le altre, a cercarvi gli afidi di 
cui sono avidi , onde detti afidifarii ; pure nemici di quella pianta 
addivengono per le uova che vi lasciano ^ e il di cui danno sape* 
riormente fu dello^ 

13. Qui mi si permetterà far marcare che tal difetto non prò* 
Tiene sollanto dall' essere slati i semi volali della mandorla dalle 
larve sudette ,. ma provenire ancora dal poco adatto antichissimo 
strumento di cui si servono per lo sgranellamento. Difattì nella re- 
lo^tione che il Commissario generale per la coltivazione de' cotoni 
in Italia ^ Commendatore de Vincenzi , facca al Ministero di Agri- 
coltura Industria e Commercio , parlando del cotone ricevuto dal 
Sotlocomilato dell' Esposizione internazionale , che mandò all' espo- 
sizione del 1862 il cotone siamese , dice esser buon cotone , ma 

(I) Lo sgranellamento del cotone vien detto in molti paesi del Lee* 
ctsc liigfjhiàre , ossia (agliarc il cotone , perciò lo sgranellaloio appella- 
lo ricne tumu de tagghiatù , per dislitiguorlo dal lorao addello alla fi- 
latura. 



— 134 — 

male sgranellalo. IVclla catliva condizione in cui è ridotto non va- 
lere che lira f . 83 il cliilograramo. Sgranellato bene varrebbe L. 
2. 52 a 2. 73 il chilogrammo. Ognun vede la perdita del 33 */, per 
esser male sgranellalo. Lo stesso cotone di Brindisi fu contradi- 
stinto con medaglia nell' ultima Esposizione intemazionale di Lon- 
dra , per essere slato trovato di così buona qualità y da esser ri- 
cercato ih commercio. 



Lepidotleri. 

li. Maggior attenzione però richiamano quattro altri insetti 
dell' ordine de' Lepidotteri , nello stato però solamente di larva. Son 
dessi la Xodua gamma » Lin., Plìma gamma , Ochs., e la No- 
ctua meticulosaf Lm., Hadena m^ticulosa, Schr., Ochs., PhUh 
gophora meiiculoaa , Boisd. , Trtsk. , e le altre due nottue or- 
intiera e peltigera, 

iS. Per quanto avvenenti siano ed innocui del pan questi iiot- 
tueliti nello stato di vaga farralla , altrettanto in quello di larva 
dannosi si sperimentano alle piantagioni di cotone , conosciuti dal 
nostro volgo » secondo i diversi paesi , co' nomi di Canneddra , 
Spezza-fierru ; e più generahnente con quelli di Pizzi-fierrUf R(h 
noce e Mand/rìale : e tutte venendo fuori dalle uova ne' mesi di 
aprile e maggio , vanno ad attaccare le Cassole ( noci del volgo )» 
ne consumano il pappo ancor latticinoso , e le votan così della par- 
te più mteressante della pianta. 

16. Dicesi ancora nemico del cotone il brucio sotterraneo > 
ossia la larva della Noeiua subterranea di Fabrìcio , e quello det- 
to propriamente del cotone , ossia la larva della Moctua gossypii 
dello slesso autore. Per quanta diligenza abbia io osalo , pel cor- 
so di ventiquallro anni ad on bel circa , non mi è ancora vena- 



— 135 — 

to il destro di trovare in provineia un solo individuo di queste due 
nottue , e quindi neppur delle larve : a meno che qualche auto- 
re non aresse vuluto con esse indicare le due summentovate armi- 
gera e pelUgera. D' altronde ninno de' moderni sistematori riporta 
i nomi delle pribie come sinonimi di quelli delle seconde. 

Ortotteri, 

17. Molto interesse risvegliar deve il Grillo del cotone, Gril- 
lu8 gosvypii , m., grillo confuso Gnora col campestre , ma che si 
avvicina più al domestico , senza però convenirvi del tutto. Esso 
potrebbe esser quello^ che taluni autori han chiamato grillo nero , 
e die costituir deve una specie distinta sotto lo specifico nome di 
sopra enunciato (f ). 

18. Questo grillo sì nello stato di larva che io quello d'in- 
setto perfetto , ossia d' immagine , ha costume di starsene , duran- 
te il giorno , sotto le pietre e zolle ne' campi , ed anche fra le 
erbe : appena poi il sole tramonta ne sorte fuora e va vagando in 
traccia di nutrimento. Attacca molte piante , ma quelte del cotone 
a preferenza y facendo pasto delle giovani foglie, e particolarmen- 
te delle seminali , non che di teneri ramicelU che manomette e di- 
strugge : e solo allora te piante vanno esenti dai guasti di esso 
quando i fusti ìneomineiaBO ad essere alquanto legnosi , e le foglie 
han presa una certa consistenza. 



(1) V. Faana del regno di Napoli. Ortotteri GriUidei, pag. 46, ove si 
trova descritto dal Sig. Costa Achille, e rappresentato nella Tar. IX, Og. 0. 



— 136 - 



Emitteri. 



19. la Grafosoma lineata di nero , (h^aphosoma nigro4inea' 
f a , e la PenMoma prasina , conosciute, con altre congeneci, sot- 
to il volgar nome di Cimecì riesti ( Cimici agresti ) attaccano ì 
fiori , e quindi producono Y d)ortimento del frutto. 

20. Talune specie del genere Aphis , e qualche Calìttieo, che 
da' rustici vengon confusi jsotto il nome di resina niwra , si rendo- 
no infesti poiché , succiando continuamente la scorza della pianta n 
apportano perdite considerevoli di succo vegetativo , onde le tenere 
piante di cotone vanno sempreppiii intristendo e finalmente si perdono. 

Aracnidt 

21 . Particolar posto merita frai* nemici del cotoniere la liìga> 
le meridionale, Migàle merìdiondia , Costa, conosciuta da' no- 
stri villani ed nome di Taranla , indistintamente. 

22. Questo aracnidé vive per costume sotterra , «n eunicoK 
da se stesso praticati, consistente ciascuno In una cavità tubolare , 
in direzione obliqua (quasi costantemente da oriente ad occidente) 
ristretta in punta all' estremità inferiore , rivestita all' interno di una 
tela bianca , di un tessuto assai denso , finissimo , quasi trasparen- 
te , e simile in certa guisa alla intema superficie ilei serico invo- 
lucro bozzdo del filugello., munito del suo generico coperchiet- 
to. Durante il giorno sta presso Y apertura , socchiusa ^ a fior di 
terra , attendendo la preda. Per pralicsu'e il suo abituro distrugge 
buona parte delle tenere radici ^ e quindi le delicate pianticelle di 
«Qtone vanno a seccare. 

23. Un altro e più forte nemico della slessa jgenk h la no- 



— 137 — 

strale vera Taranta , o meglio Falangio di paglia » Aranea taran- 
tulu t Lin« , Lymm iaranlula de' moderni zoologi. 

24. Questo grosso ragno scava , come il primo , il suo cuni- 
colo anche dentro terra, che tappezza di serica sostanza, come la 
Migale, oppure adatta il serico abitacolo nelle fenditure di ter- 
reni argillosi , simile . m(Hto a quello del ragno precedente , se- 
nonché questo delia Licosa è quasi perpendicolare; di 4 fino a 10 
millìmetri dì diametro , secondo Y età ; profondo talvolta fino a 12 
millimetri : non serba lo slesso calibro in tutta la sua lunghezza, ed 
il tessuto del tubo intemo è meno fitto ed anche meno spalmato 
di serica sostanza. Più, comincia esso con un largo imbuto forma- 
io di una tela molto lasca ; il di cui bordo , rivolto in fuori , si 
distende sul terreno , ed è assicurato con de' fili più densi al ter- 
reno sottoposto ed alle piante circostanti. — Durante il giorno 
sta in agguato nel cunicolo , presso il fondo dell' imbuto , in at- 
trizione di preda , scagliandosi addosso agV insetti che capita- 
no nella rete che forma l' imbuto con una prestezza sorprenden- 
te , e tirandoli a se dentro l' imbuto , ove li divora. Ed acciò gli 
insetti potessero senza ostacolo pervenirvi , durante la notte non fa 
che distruggere tutte le piantoline che trovansì intorno all' uscio del* 
la sua abitazione. Quindi le tenere piante di cotone vengono rose 
ed abbattute. 

CAPO IH.* 

Mezzi per evitare i danni indicaii. 

2S.^ Ad evitare i danni che tutti gli enumerati viventi arrecano 
alle nostre piantagioni di cotone , ecco quanto una lunga e non inter- 
rotta esperienza, e svariati esperimenti mi han guidalo a conchiudere. 

Seg. SeuE, Tomo II. 19 



^ 138 — 

26*^. Io non mi fermo a dir quanto concerne la cottivasione del 
terreno che a quelle addir si vuole ^ essendo cose ben note. Pure 
non/ se dispensarmi dal ricordare doversi in primo scegliere i ter* 
reni della più buona qualità, e mobili mediocremente, vai dire si* 
lìceo-argilloso-calcari, o calcare-argilloso-silicei, ed abbondantemea* 
te lelaminarli con stabbio ben decomposto. Onde pulirli dall' erbe 
nocive , e per tenerli sempre in questo stato devesi incominciare a 
lavorarti ne* mesi di luglio ed agosto ; e fino al marzo seguente o 
r aprile , secondo i diversi terreni , lavorarli almeno tre o quattro 
altre fiate , rivoltando sempre la superficie. E ciò perchè questo pri* 
mo passo conduce non solo ad averii liberi da erbe frustranee, ma 
oltre che si darà luogo al meteorizzamento e perciò alla fecondità 
del terreno, sarà questo ancora sgombrato da molti vermi e larve 
di diversi insetti che diverranno pasto di piccoli uccelli. Imperocché 
quando le piante sono state già attaccate da' nemici, ben malagevo* 
le si rende dar loro la caccia. 

CoUwale % campi y dice uno scrittore, parlando degli Acri* 
diiy ed avrete distruUo i bruchi del nostro volgo. 

27.^ Terminata appena la penultima operazione , ottima cosa 
riesce ingrassare il terreno con letame di porco, o con altro for- 
mato a bella posta dagli escrementi de' bachi da seta e con le mor« 
te crisalidi , nonché co' bachi stessi periti per qualsivoglia cagio* 
ne, frammischiandovi gii avanzi di foglia servila a quelli di pasto. 
È r uno e r altro , oltre 1' essere un eccellente ingrasso pel terre- 
no, rendesi pestifero al grillo segnato al numero 17; conlra il qua- 
le vai moltissimo ancora usare il balsamo di solfo (1), in de' pic- 

(1) Il balsamo di solfe si prepara preadendo parte 1 di Cori di sol- 
fo e parti 6 di olio di noce, si mischiano e si riscaldano dolcemente, fi- 
no a che saranno perfettamente mescolati : indi ancor caldo si molle ne' xn^ 
selti, come si disse 



— 139 — 

coli vBSt pesti qoà e là nei campi a cotciiBe ; perocché V odore di 
quello li costrìoge a fìigi^re ben lungi. 

28.*^ Ihrìa di affidare al terreno i semi del coione » U»eir tà. 
debbono questi , abneno per 24 ore » in un vaso o recipiente qua- 
lunque, in una fossa praticata nel terreno piena di acqua, nella 
quale precedentemente siasi traula immersa della cenere per metà 
del peso delT acqua , ed indi decantata , avendo cura di ben stro- 
picciarli e rimenarli cmque o sei fiate in quel firattempo, acciò re- 
stino sbarazzati da qualche filamento del pappo che vi fosse rima- 
sto aderente, rendendosi ancor cosi il seme pih atto ad una sol- 
lecUa vegetazione, poiché si sollecita lo svolgimento del germe. 

29.** Terminata la semina abbiasi stretta cura di agguagliare 
la superficie del terreno, frangendo anche le pia picc(de zdle, sot- 
to le quali andrebbero ad appiattarsi molti de' nemici sojHradescrit- 
ti. Tale «frazione guarentisce ancor F umidità cotanto necessa- 
ria al germogliamento, e difende le pianticelle dalla diretta azio- 
ne de* raggi calorifici che potrebbero prosciugare il terreno troppo 
sollecitamente. 

30.** Né feria mestieri ricordare che trovandosi delle pietre pel 
suolo , grosse o piccole che siano, fe d* uopo non lasciarle nel cam- 
po, ma cacciarle via tutte, perocché sotto dì quelle forman loro 
stanza molti insetti nocivi , e spezialmente le larve delle nottue , le 
quali durante il pomo vogliono tenersi difese dalla luce e dal ca- 
lore de' raggi sdari. 

31.^ Rfon appena le tenere piante presentano cinque a sei fo- 
glìoline fa mestieri incominciar la sarchiatura e ripeterla pib fiate, 
secondo la bisogna il richiede , onde disturbare la capillarità nel ter- 
reno, avendo cura di franger sempre qualche piccola zolla rimasta, 
nettare il terreno dalle erbe nocive, ed uccidere qualunque anima- 
lello potesse incontrarvisi. 

32.** Ad evitare i guasti de' ragni non che della coccinella a 



•^ 140 — 

7 punti, notale annumeri 12, 21 e 23^ ho troTalo sempre profi- 
cuo spargere sul terreno, appena seminato il cotone, della filiggi- 
ne ben polverizzata mista a calce in polvere, in tal quantità da ap- 
pannare la superficie del suolo. E giova qui ricordare che la cal« 
ce e la filiggine furono sempre ritenute quali sostanze utilissime al- 
la vegetazione. 

33.^ Con lo stesso mezzo i due coleotteri menzionati al N.^ li, 
se non vengono per la prima volta allontanati del tutto , pure ho 
costantemente osservato una notevole diminuzione d' individui , che 
a lungo andare sì disperdono affatto. 

34.^ Per allontanare le larve deMepidotteri segnati al N.^ 14, 
non basta tener continuamente ben netto il terreno dalle erbe spon- 
tanee , come poco fa si è detto , ma è molto conducente seminare 
insieme al cotone una proporzionata quantità di seme di lattuga (la^ 
duca saliva) , pianta di cui tali larve sono avidissime a preferen- 
za di altre; lo che mi è riuscito sempre oltremodo proficuo. 

3S.^ Pe' rimanenti nemici, appartenenti all'ordine degli J^mtf- 
fen, segnati a* numeri 19 e 20, oltre il preservativo di cimar le 
piante appena manifestali i fiori (1), fa duopo spruzzare in ogni 
!> a 1 giorni la piantagione del cotone con decozione di tabacco o 
dì giusquìamo. 

36.^ Con tali mezzi, usati scrupolosamente, per lo spazio di 
un bel dodicennio, in diversi terreni, ed avarìe esposizioni ho sem- 
pre ottenuto vantaggiosissimi risultati. Ed in questi ultimi anni an- 
che per le specie di cotone di recente introdotte. 

(( Se nasce un mal non aspettar eh' ei cresca, ma in distrug- 
gerlo tosto usa ogni prova ». 

(1) La cimatura delle piante si pratica ancor per le fare , e si fa ap« 
punto ad evitar la così detta regina ; ossia gli afidi , ed a procurare nel* 
lo stesso tempo un maggiore sviluppo sìa alle piante come ai frutti. 



MOTE 



Non igaerd che in qualche opera che versa sufla coUivazione del cotog- 
ne , oltre gli afidi e le formiche , Tengono considerati come nemici del co-» 
tono più altri animali , sotto il nome H XMelii nowoi ^ fra questi facendo 
figurare un granchio» 

Permettendomi sopra dì essi far talune osservazioni li andr6 enumeran- 
do , e noterò per ciascuno quauto è da osservarsi. Non dirò poi rerbo deK 
le formiche , }e quali fortunatamente a vece di esser nemiche del cotone , 
sono di questo come di altre piante erbacee amicissime, poiché divorano 
gli afidi di cui vanno in traccia. 

1/ Grillo-talpa. Achela gryllotalpa^ Fab ; Gryllolalpa vìUgaris dei 
moderni. 

Il Grillo-talpa, si dice, abbonda spesso ne^ terreni irrigui. • . nK>l« 
lo soffici, pingui e freschi, ecc. Son dessi appunto tali terreni che il Gril- 
lotalpa sceglie per la sua dimora. Ond' è che non coltivandosi cotone nei 
terreni di tal fatta in Terra d' Otranto , non mi è occorso avvertirne i dao- 
ni. Ha ove anche ciò fosse, è ben risaputo come sbrigarsene. É desso li- 
vido del letame cavallino fresco : di questo adunque si formano piccoli cu- 
moli qua e là del cotoniere, ed al mattino albescente si troveranno tutti 
radunati sotto di quelli , e facilmente si uccideranno. 

2.^ Meìolonlka fidlo. Questo coleottero trovasi principalmente nelle a- 
rene asciutte delle rive del mare, in Italia^ in Provenza, ed anco sulle co- 
ste di Francia;^ ne> Marquenterre: nelle dune di Dunkerque e dell' Olanda. 
Assicurasi eziandio essersi trovato in Fontainebleu. E risaputo che esso, al 
pari della specie congenere Meldmiha vuìgaris si riproduce in ogni i.^ an- 
no I restando per tre nello stato di larva e che va soggetta, ad eguali pò- 



— ut — 

riodì, ad appariiioni mollo nmnerose d* ìndifidiii. Sicebèi «ebbene le ndo« 
loote tanlo come larve quanto come immagini siano infeste a direrse pian- 
tagioni, pure i loro danni maggiori sono a lagrimarsi soltanto in siffatti ee- 
ceiionali anni. Fortonaf amente però nella provincia di coi parlo non fo pe- 
ranco rinvenuta alcuna delle due specie indicate. 

3/ Aresto o verme cipollaro. Di questo insetto, cbe vien detto t lepi- 
dottero somigliante alle larve che mangiano le foglie di cavoU » nulla pos- 
so dire non essendo riportata alcuna sinonimia^ né caratteri scientìfici per 
riconoscerlo. 

4.^ Verme o ruga del cotone: Nottua goèèj/pH. Per quanto abbia potu- 
to estendere le mie indagini non mai mi fu dato incontrare nella provincia 
questo lepidottero. 

5/ Erodio gobbo. Erodine gibbm. Potrebbe forse esso arrecar qualcbe 
danno al cotone coltivato in Taranto , perchè vive esclusivamente ne' terre- 
ni sabbionosi^ dove V ho sempre ritrovato percorrendo la provincia. Non mai 
però ho potuto marcarne alcun danno al cotone, bensì alle piante cucor- 
bitacee ; insieme alla Tenlyria grqndis , che negli stessi luoghi marittimi 
a' incontra. E sol di passaggio dicasi lo stesso della Tenlyria glabra^ che 
come r Erodio vien detta nel Leccese Tozza-mueiy perchè i foresi giorna- 
lieri han costume urtare il capo di questi insetti contro la zappa, lorchè 
nel lavorar la terra li incontrano. Così entrando il capo totalmente entro al 
torace vanno a morire. Questo è il metodo che si usa per distruggerli. 

6.^ Acridium migralorium. Dicasi pur ciò che si vuole di questo acri- 
diano , certa cosa è che appo noi non si trova : ma ove pur si trovasse 
non sono al cotone esclusivi i danni che arreca; né poi il solo della sot- 
to-famiglia. Tutti gli acridi in generale, attaccano indistintamente qualun- 
que vegetabile; manomettendo e distruggendo qualunque piantagione, e per- 
fino gli alberi^ lorchè negletti han tutto l'agio dì moltiplicarsi, ne' terreni 
incolti ove fetano e prodigiosamente si aumentano. 

1.^ Eumolpo delie viti. Per quanto abbia esteso le mìe osservazioni 
sugli entomati che danneggiano il cotoniere , non mai ebbi a notare alcun 
danno prodottovi da questo coleottero, il quale per altro si dice non pro- 
durre gravi danni. 



— 143 ~ 

8/ Titn saprei a ^uale ipccie di emillero riferire quello detto ctimce 
ietta canape sebbene sia »tato avvertito al paragrafo 19 degli emitleri^ ce- 
ne molti di questi si readano dannosi al cotone* 

9/ Cascolo. Ifiita giudiiio può darsi su questo vivente , non sapendo 
qua] posto esso prenda nella gran catena animale ; poiché non mi è riusci- 
to trovare fai nome presso gli autori di entomologia finor consultati. 

10/ AUre ituetto terde , ehe roìnpe col suo pungiglione la capsola 
del coione , ti depone le uavn che formano un tegumento vischioso guaslan* 
do fuetfa parte intaecaia. 

Trovasi da me registrato fra i danneggiatori del cotone la Penlatoma 
pralina come anche talvolta la iorfuala ^ le quali o' introducono nelle ea- 
psole del cotone^ divorano il mandorlo, e con gli escrementi lordano il pap- 
po. A questi emilteri si vuol forse riferire il detto insetto verde. 

11.* Il grillo arvease dev'esser quello stesso da noi indicato nel par. 17. 

12.^ Il Granchio di terra; Caneer rurieola di Fabricio. E questo la 
Telphusa flvviatUis de^ Garcinologi, appartenente alla famiglia Decapodt ma- 
crouri j fra i crostacei ( non fra gì' insetti ). Trovasi questo granchio ben vo- 
lentieri nelle Calabrie ed in varie altre parti del Napolitano : niun danno 
però si è ancora avvertito da esso prodotto a^ vegetabili di sorta. 

13.* Bagno degli uccelli: Aranea aticularis. Questo aracnide sarà for- 
se infesto ai cotonieri di An:erica , ov' esso s' incontra. Per nostra ventu- 
ra appo noi , e neir Europa intera , non mai fu rinvenuto. 

14.* Bruco sotterraneo. Ifodua subterranea. Nello stato d' immagine 
niun lepidottero produsse mai alcun danno al vegetali, sìbbene in quello di 
larva. E sopra di questo veggasi quanto fu detto ne'^ paragrafi 14, IS e 1(>. 

15.* Apate monaco. Apaie monacus y Fab. 

16.* Bacherozzolo. Coccus , Fab. 

Vedi quanto ne dissi ne' paragrafi 11 e 20. Coleotteri e Coccinigliferi. 

n.* Si fa altrove menzione di un'altra larva, cosV esprimendosi lo 
scrittore, a II terme. Un bruco vorace da molto tempo danneggia i nostri 
ì cotonieri, apportando certi anni la distruzione di un intero prodotto. Bam- 
ì mentano i proprietarii che un dodici a quindici anni addietro riuscì qua- 
1 Si nullo il raccolto; essendosi più che mai sviluppato quest' insetto a cau- 



— 141 -. 

D sa forse di faToreToli condtmni atmosfcfiche. Comparisee allorché la pian* 
% (a trovasi in fiore , e ?ao formandosi le caselle, e di queste rode gì* ia- 
}} terni tegumenti^ facendole attristire , abortire e cadere a terra »» 

Io non saprei ad altro vivente riferir questo braco , se non alle larve 
de' 4 lepidotteri segnati ne' paragrafi 14^ 15 e 16 sulla semplice conside* 
razione degli effetti. 

Nel giornale della Commissione d' Agricoltura e Pastorizia per la Sici- 
lia si fa pur parola del grillo arvense (grittuB ruèlicus)y del Bruco sot« 
terraneo (noctua BubterraneaJ j dell' Apate monaco (apate monacuè ) , e 
del Grillo-talpa (Acheta gryllo-talpa). Di questi fu già detto quanto a 
ciascuno concerne. 

(bennato 186S 



DELLE ACQUE MINERALI 

DELL' ARTE DI CONCIAR PELU 

WELLE PROVIUCIE MPOLETME 

NOTIZIE E RAPPORTI 

LETTI AL REALE ISTITUTO D'INCORAGGIAMENTO 
NeUe tomaie ordinarie de' meii di maT:M ed aprile 1865 



RAPPORTO INTORBO ALLE ACQUE HIKERAU 



Signor Presidente 



È 



pi& che un anno passato da che questo Istituto volgendo nelF a« 
nimo il desiderio di fecondare per quanto gli è possibile le sorgenti 
di ricchezza nelle nostre provincie napoletane, fissava il pensiero sopra 
due obbietti, i quali sono le acque minerali e Tarte di conciar pelli; 
e nel suo disegno deliberava di sapere in prima il meglio che si 
potesse delle loro presenti condizioni^ tra naturali e dalF arte, per 
trovare appresso dove per avventura sarebbe luogo a provvedimenti 
governativi; aflmchè migliorate e moltiplicate fossero, e così a benefizio 
ed utile delle popolazioni riuscissero. Per la qual cosa all'uopo ne ma* 
nifestava il divisamento per lettera circolare a' Prefetti ed alle Società 
Economiche delle provincie , e sì ai Sottoprefetti ed a qualche So^ 
eio corrispondente ancora ; invitandoli ad aiutarlo all' opera col rac* 
cogliere e mandarci le notizie di fatto, semplici e circoscritte, se^ 
tondo le norme in dette lettere significate. Ci mettemmo in aspet« 
tazione ( per ora ragioneremo delle sole acque minerali ) , ma fin 
qui fummo mal secondati, in quantochè le notizie spicciolatamente 

Scc. Simix, ToMQ U. 19 



— 146 — 

Tenuteci) ed a quando a quando, furon poche e magre. Intanto per 
guadagnare qualche cosa nel mezzo tempo y ci facemmo a razzolare 
nelle scritture pubblicate, in quel modo che ci potè venir fallo. E 
con certa nostra maraviglia e soddisfazione insieme ci abbattevamo 
negli Annali Civili per gli anni 1841 e 42 , e vi trovavamo scriu 
to di tutte le acque minerali del regno allora delle Due Sicilie. A 
prima giunta ci pane di essere già il nostro intento fornito; ma non 
penammo guari a conoscere di averci troppo ripromesso ; imperocché 
non altro vi leggevamo che semplici indicazioni di acque minerali e 
di luoghi dove sono , ordinate per provincie , circondarli, e comuni , 
per lo più con corredo di virtù mediche; non di raro nominate le 
materie minerali costituenti , e talvolta anche chi le dimostrò ; ma 
senza i particolari , donde si può arguire delia loro attitudine a ri* 
cevere miglioramenti proporzionati e confacenti alla natura loro me- 
glio conosciuta ed a' tempi presenti. Quindi non potevamo trarne aU 
cun materiale proprio per lo nostro scopo, e di ben poco ci era-» 
vamo vantaggiati. IVuUadimeno pure due notevoli benefizii ci pareva 
di poterne ricavare. L' uno era che fottici noi accorti in quella com-* 
pilazione , di errori di nomi e di cose ; e perciò entrati in dubbio 
di tutto, volendocene servire, non potevamo tuttavia evitare la dura 
fatica di correggere, e per trovare la correzione, non andare pe-> 
scando e raccozzando riscontri. Quanto fastidio ne avemmo, chi noii 
ha provato il simile, non può immaginarselo. L^ altro aiuto è di es- 
serci noi valuti di quelle indicazioni di acque e di luoghi^ per man* 
darle eoa nuovo invilo a' Prefetti e Sottoprefetti , per certiOcame ^ 
se non altro , Y esistenza nell' ambito della loro giurisdizione. In que« 
sto secondo invito furono lasciate le Società Economiche ^ come quel-* 
le che poeo o niente ne davano a sperare. Con tutto questo, aiK 
che le risposte furono scarsissime. 

Ciò bene inteso^ che cosa di cosiffatta materia a¥ula era 4a 



^ 147 ^ 

fare ? Se avessimo voluto starcene solamente a quel che ci era vé-> 
nulo a nostra richiesta , era si poco da non potergli dare forma 
convenevole al nostro fine. IVon rimaneva dunque se non far massa 
di tulio , ed esporlo sotto il medesimo ordine con le debite distin- 
zioni, specialmente delle fonti donde le notizie ci derivarono o vi 
furono attinte. Cosi facendo , è il vero che Y opera , qual' è . ora , 
non è del tutto secondo la nostra intenzione verso la meta cui mi« 
riamo; ma è tale almeno e sì disposta da poter essere quando che 
sia agevolmente perfezionata. Le fondamenta vi sono. 

Adunque la disposizione è la seguente (*). In un quaderno scom- 
partito a colonne v' è la provincia, il circondario, il comune, T o- 
rigine della notizia , il nome qualificativo delF acqua minerale ; in ul- 
timo la descrizione delle parlieolarìlà che le si attengono, dove più 
dove meno, dove nulla, quali e quante* ne avemmo, o ne trovam- 
mo ricordate. Intorno a ciò ci è forza confessare la nostra povertà, 
generalmente parlando. Somma cura ponemmo a raddirizzare i no- 
mi proprii di comuni e di luoghi , i quali cosi guasti com' erano , 
avrebbero indubitatamente indotto in errore quasi tutti i lettori. Qui 
occorre un' avvertenza. IVel nuovo ordinamento polìtico delle nostre 
regioni fu aggregata a' nostri comuni la città di Benevento , e se ne 
fece una provincia con ritagli di altre circostanti. Laddove vi è ca- 
pitato qualche comune con acqua minerale notata, quantunque Ta- 
vessimo registrato sotto V antica sua dipendenza , non ne abbiamo di 
meno avvertito la nuova. De' falli risguardanti le cose, o che deri- 
vassero da prima origine, o da' copisti, o dal compilatore, o dalla 

(*) 11 modo detto di sopra di ordinare le notizie raccolte, in tavole 
sinottiche, era bene acconcio a porle sotto lo sguardo dell' Accademia, qua- 
si come in ispecchio. Nel doverle ora inserir nei volume è stato mestieri 
dare alla scrittura sesto e forma che il volume richiedeva, senta iattavia 
lasciarne punto. 



— 148 — 

stampa, non si può dire quanti ve ne fossero e quali. Per la na^ 
tura slessa della materia erano senza riscontri nelle nostre condizio- 
ni. IVulladimeno talora un canone della scienza, un avvisamento di- 
ligenle , una nolizia d' altronde , lontana contraddizione svelavano 1* 
errore , o Io accennavano ; e nonché esso solo , ma donde veniva 
eziandio. Verbigrazia al leggere che la temperie di un acqua mine- 
rale segnava 16 gradi del termometro di Fahrehneit; e che la sua 
gravità specifica era 2 e 3 insino a 24 volle maggiore di quella 
deir acqua distillata , chi appena informato delle prime nozioni fisi- 
che non si sarebbe accorto di quegli svarioni? Laonde il luogo o 
fu emendato, se si potè, o lasciato, o notato. Talora, e fu di ra- 
ro, ci trovammo nelle descrizioni tra particolari contrarii. IVon po- 
tendo noi sapere dove stesse o potesse slare la verità, le riferim- 
mo tulle due senza più ; quasi mettendole in serbo per Y avvenire. 
Ma quando vi era diversità sola, ci attenemmo in preferenza alle 
notizie mandateci, per congettura di più probabile verità. 

Quanto si è poi agi' ingredienti minerali delle acque ed alle 
analisi chimiche^ tuttoché ve ne fosse assai, non ne facemmo alcun 
uso , da qualche cenno in fuori ; e la ragione è questa. Le materie 
che si dissero trovale nelle acque, furono espresse in generale, o 
sommariamente per alcune; per altre in particolare nella quali là e 
quantità. Ma non furono rappresentali né i modi né i mezzi mercè 
de' quali quegli effetti si erano conseguili. Ora poiché la fede che 
a cosiffatte cose si dà, riposa tutta o nella riputazione stabilita del- 
l' investigatore , nella narrazione circostanziata e ragionala dell' o- 
perato, secondo i precetti della scienza e le più acconce manipola^ 
zionì deir arte , dove sta il perno di ogni cosa ; qual sicurtà trove- 
rebbe chi leggesse di tre analisi di quantità eseguile in un sol Ca- 
lo in una mattina dalle otto in poi? Ovvero di essersi trovalo nel- 
r acqua solfuro di ferro , od ossalato di calce ; ovvero ferra argHr- 



Iosa meccanicamenle sciolta j ovvero addo solforico Ubero y ovvero 
cloruro d' iodo, ed altro simile , che si rinvengono in recenti rag- 
guagli a stampa di Società Economiche ne' loro Atti e di altri? In- 
terpetrazione benigna per avventura potrebbe accorrere a scusare 
quegli errori, se il contesto non riluttasse a tale benevolenza. D'al- 
tro canto vuoisi por mente, F arte divenuta oggi più sottile ed in-^ 
dustriosa nel cercare , e più sicura nel trovare ; ed ancora il discor- 
so più circospetto e la deduzione più ritenuta nelF assegnare la ma- 
niera di unione ne' composti esistenti nelle acque minerali , formati 
già dalla considerazione e non dimostrati da' riscontri , se non nel- 
le parli di che si credono costituiti. Questi ed altri motiii non lie- 
vi ci tolsero giù di riferire ne' rispettivi luoghi la composizione chi- 
mica speciale delle acque minerali , trovata per via di analisi 91/an- 
titaiiva^ cosi detta. Abbiamo stimato bastante il nominar semplice- 
mente le materie credute volgarmente esistenti in esse, e la quali- 
ficazione loro generale e comune ; la quale ne significa bene la par- 
te principale, come per esempio, acqua sulfurea, acidula, salina, 
ferrata. E per verità Y idrogeno solforato, 1' acido carbonico, il fer- 
ro , in dose da costituir minerale 1' acqua , sono tali che si ricono- 
scono da' sensi , e sono il nerbo , se non il tutto , della virtù sana- 
tiva di quella. Da ciò non si deve inferire che le analisi non si ab- 
biano a rifare da capo sotto migliori auspicii, e secondo lo stato 
presente della chimica ; £ neanche esser lusso di scienza rispetto al- 
la medicina , il sapere tutti gli elementi di un acqua minerale , nu« 
merosi ed esili che sieno. Il morbo e la sua curagione formano nel 
corpo umano un atto di movimento , nella estensione e nella durata, 
con p )stissìmo , ed intrigato talmente, che qualunque particella la 
men notevole interviene e s'intromette neH' azione, talvolta signoreg- 
gia, e signoreggiando dispone, sospinge, mena it tutto ad un riu- 
scimenio che non vi sarebbe senza essa ; e pure il volgo che meo 
ifcde la neglige , e reca ad altro 1' effetto. 



— 150 — 

La maggior dote neUe descrizioni che abbiamo delle acque mi- 
nerali nostre sono le infermila varie e moltiplici nelle quali il lor va- 
lore è lodalo. Ma dove apparisce chiara la verità delle cose? La 
pratica universale neir uso delle ac(pie minerali presso di noi è vol- 
gare , e vuol dire per tradizione , e grossamente empirica ; ancbo 
quando il medico consigliò. Vero è che storie scritte di malattie sa- 
nale milìgate sono dapertutto, ma non si può del pari affermare 
il fatto morboso essersi nella sua integrità compiuta in se e fuor di 
se, dalle sue origini al termine, attesamente osservato, con iscru- 
polosa diligenza investigato, e che è più, ripetute volte veduto, con 
fedeltà rappresentato , e Y inganno e Y illusione evitati. Senza di ciò 
nessun corollario, nessun canone, nessun precetto sarà mai legittimo, 
vero , ed utile nella medicina. IVè tampoco ignoriamo le facoltà me- 
dicamentose che soglionsi attribuire alle acque minerali, suggerite 
dalle teoriche delle scuole, o apprese da scrittori che sottilizzaro- 
no in aria sulla natura delle umane infermità. Quegli artifizii razio- 
nali sono come lanterne magiche gitlanti lume nel buio, non già per 
rischiararlo, ma per figurarvi le immagini loro. Gli scrutatori na- 
turali spesso obliarono la gran sentenza di Bacone: Mon fingendum 
aut excogitandum y sed inveniendum natura quid fadat aui /«- 
rat. Ci è panilo dunque soverchio trascrìvere quella derrata, e Y ab- 
biam messa dall' un de* lati ; avendo serbato , ciò nonostante , di far 
menzione della tale o tal* altra virtù medica delle acque , e di quei 
morbi chiari e ben determinati nella forma , sopra a' quali essa vir- 
tù si mostrò con effetti sensibili, immediati, invariabili, e per lunga 
esperienza provati. Ed anche in ciò seguimmo semplicemente la storia. 

Da ultimo nella narrazione delle cose, dove credevamo neces- 
sario ed utile alcun chiarimento, non trascurammo di apporvi qual- 
che noia a parte. 

Dichiaralo il modo tenuto da noi nel disporre la materia pò- 



— 151 — 

iulasi raccogtiere intorno aUe acque minerali napoletane; convieiie d« 
ra considerarle in generale ed in particolare j per quanto se ne può^^ 
guardando al loro merito, giusta il nostro proponimento. Innanzi trai* 
to avvertiamo che non furono daH' Istituto messe in novero quelle 
della provincia di IVapoli. Senza dubbio essa è la più ricca in ac« 
que minerali sorgenti lungo il lido da Sorrento a Baia, ed insino 
in Ischia ; e conciossiachè siano riputatissime, antiche, e frequenta- 
te molto, non mancarono in varii tempi scrittori che le illustraro- 
no e per la parte storica , e per la parte medica , e de' nostri di 
per la parte fisica ancora. La nostra Accademia delle scienze ne fa- 
ceva tempo Dai, subbietto di lavoro particolare, il quale per chec- 
ché si fosse, non ebbe compiiiìento. IVel 61 la Commissione Rea^ 
le per la gran mostra pubblica in Firenze domandava a questo I- 
stituto notizie intorno alle acque minerali di IVapoli, ed esso pre- 
stamente soddisfaceva air inchiesta, mediante V opera di quattro Com- 
missarii che personalmente visitarono i luoghi e notarono ciò che la 
brevità di tre giorni concedette» Il resto in succinto Io toglieva di 
necessità ad imprestìto «dalle scritture varie, senza poterne dare si- 
curtà alcuna. Ora fatto di ogni cosa ragione alla grossa apparisce 
chiaramenle il bisogno che le acque minerali di IVapoli siano ma- 
neggiate di nuovo. La riputazione loro, la chimica, e la medicina 
soprattutto che non lasciò sinora nessun documento autentico delF o- 
pera sua, la sanila pubblica, le presenti condizioni civili, ed i no- 
tabili miglioramenti cui si porgerebbero con propizia docilità^ impe- 
riosamente lo esigono* 

Le acque minerali delle provincie napoletane sono molte, ed an- 
cor più se si aggiungono le pochissime note e le ignorate che vi 
debbono poter essere. Stando alle notizie correnti, e facendo som- 
mario conto , montano forse ad un dugencinquanla. La temperie che 
portano nell* uscir della terra è varia, ma non fu cercata in tutte^ 



— 152 — 

uè con diligenza. IVuIladimeno si pnò dire che alcune sono fresdw 
a 15 centigradi , o circa , quanto segna il termometro a mezzana 
profondità del snolo. Altre sono raen fresche delle predette , e men 
calde dell* ambiente estivo. Se variano nel corso dell' anno , è di po« 
co 9 e da cagioni esteriori. Queste sono in maggior numero. Altre 
infine , e non molte , sono calde , sensibilmente parlando , più del 
calor della slate , con gran differenza fra se, insino forse ali* acqua 
bollente; sono le termali cosi dette. Le seconde si potrebbero no- 
minare semi-termali, per distinguerle. E ben notevole poi che tal- 
volta la fredda sorge vicin vicino alla termale. Queslo particolare fu 
ricordato anche da Plinio (*). Seguendo quel che ne fu scritto, le 
materie incorporate in esse sono parecchie in alcune , ma più saran di 
certo aUorchè verranno con artifizio più perfetto e più addentro stu- 
diate. Discorrendone in comune si può sicuramente affermare trovar- 
¥isi assai spesso V idrogeno solforato , Y acido carbonico, il solforico , 
il silicico, ( e per propria esperienza il fosforico ), il cloro, la calce, 
la magnesia , la soda, il ferro. Meno frequenti i solfori alcalini, la po- 
tassa, r iodio, il bromo, T allumina, il manganese. Dei quali alcuni si 
mostrano quasi sempre in esilissima dose. In gran parte sono più 
D meno usate. Le meno sono o per iscarsezza di sorgente, o per 
siti foor di mano e romiti troppo, o per luoghi alpestri, o per cat- 
tiva aria della contrada, o per altri accidenti che fanno ostacolo. Le 
usate più sono in ragione che gF impedimenti scemano , e che qual- 
che merito fu loro riconosciuto. Quando gP impedimenti sono ribel- 
li , difficili ad esser domati o sminuiti dagli umani espedienti, qua- 
lunque cura per quelle acque sarebbe perduta; e però queste si han- 
no a mettere da banda. Ha dove Y arte può fare con frutto, il prò 
rhe ivi ne risulterebbe, non procurandolo, accuserebbe di biasimevole 

' (0 Hislor. natw. lib. XXXI, 2. . 



— 153 — 

iieglìgCDza, La convenienza poi ed i proprii riguardi sono pertinenza 
speciale suggerita dal caso ; la quale sarebbe nostro ufiìzio di signi- 
ficare individualmente, qualora la nostra istruzione fosse riuscita com- 
piuta; ovvero essendo meno imperfetta, dovremmo accennare in parte. 
Alcune acque furono da natura meglio trattate, diciam così, ri- 
spetto air usò che ne divenne perciò più largo. Onde la necessità 
mosse r artifizio ad adoperarvisi alterno. Ma questo è ben lontano 
da quel che X arie salutare e lo stato sociale richiedono. Ed in ve- 
ro rustico frascato, mal composto abituro, fossa scavata nella terra 
per bagno, conciossiachè riparino il corpo dal sole, dal vento, dal 
freddo, dalla pioggia, e via dicendo, aggiungono il disagio lor pro- 
prio al servirsene. Ed è un gran che per lo plebeo tornarsene dal- 
le acque alla sua casipola con qualche bencGzio , e gran ventura pel 
gentiluomo partirsene senza giunta di male. Sia vi è ancora di più. 
Gli appetiti dell'animo sono parie integrale della nostra vita. Ben- 
ché il soddisfarli non sia propriamente necessario al ben' essere del 
corpo , può bene talvolla venire la loro vicenda ; ed allora danno 
grande aiuto all' cllìcacia del medicamento, secondo la tempra ed i 
costumi degli uomini. E tuttodì 1* arte medica osserva questo. Pel 
medico volgare lo sciroppo serve a rintuzzare e covrire 1' amarore 
della droga ; ma pel medico savio ed avveduto il nappo d' oro al 
Signore vanitoso è veicolo disponente all' effetto salubre del farma- 
co. Adunque se gli argomenti a guernir le acque minerali debitamen- 
te per r uffizio loro oggi non è lecito il trasandare , quello che può 
forse parer soverchio , non è tale. IVè poi è da credere che 1' u- 
tile lutto intero vada allo scopo unico della sanità ; uiia porzio- 
ne si diffonde all'universale, e non isfugge all'occhio acuto del- 
lo statista. La ricchezza pubblica non ha sua radice nella proda* 
zione, secondo la opinione di alcuni economisti; non nel consu- 
mo secondo altri, ma sì in entrambe insieme miste e conlempe- 

Sec. SewB, Tomo li. *• 



— 134 — 

rate in una cotcil misura. E poiché non vanno mai disgiunte , do^ 
ve r una cresce e Y altra non discorda , il movimento è maggiore» 
e con esso la vita, che forza ed energia rappresenta, e nella co- 
munione degli uomini civili k ricchezza. Laonde quell' acqua mi- 
nerale che nella sua povertà era appena visitata da infermi caccia- 
tivi da duro bisogno, fate di ben corredarla ; la facilità delF andar** 
vi , r agio del dimorarvi , e le morbidezze del vivervi , non che vi 
chiameranno, ma vi tireranno gran moltitudine, al cui sostentamen- 
to più ancora ne occorre. Ed in questo arrotarsi insieme e conti-* 
nuo di cotanta gente, il danaio che rappresenta tutte le cose nel- 
la società , trapassa da borsa in borsa insino in lontano, nella stes- 
sa guisa che fa il sangue fluendo da' canali grossi ne' mezzani e nei 
minimi , Cno agF impercettibili , e dà vita ed ufficio ad ogni parte 
del corpo. E tuttavia in ciò, chi ben guarda, la porzione dello spen- 
dere occasionata dal medicarsi non è la maggiore. Questo fatto ap* 
parisce luminosamente in molli luoghi di Germania e di Francia, i 
quali nella stagione de' bagni sono punti più di ritruovo a chi cer- 
ca diporto e buon tempo , che ad infermi necessitosi di ristorare il 
corpo male andato. E che ne sarebbe se avessero il nostro fulgido 
sole , il cielo cristallino , le apriche campagne con Y abbondanza , 
particolarità e squisitezza de' loro prodotti? Ma a che andar cercan-^ 
do esempii dalla lungi in contrade forestiere, quando ne abbiamo 
de' solenni in casa propria; benché antichi? IVIon furono molte ae- 
que minerali nostre ornate da' romani di magnifiche terme che i 
secoli e la settentrionale barbarie non giunsero del tutto a distrug-. 
gere? e che forse quella grandezza fosse sfoggio di tronfia (^uten- 
za, non fu anzi uso ed eflfetto di sapienza civile? La quale più 
(Ae il valore delle arnu fece di quella nazione la prima e la più pos-. 
sente del mondo. Sapienza unica che non ebbe e non avrà mai Y e^ 
guale insinoehé Y uomo abiterà questa terra e vorrà vivervi in sch 



— 155 — 

cietà ben ordinala. Ora se alle nostre acque minerali, moltiplici, va« 
rie, ed efficacissime come sono, aggiugnete gli aiuti della scienza 
ed ì prestigii dell'arie, e senza risparmio^ chi oserebbe affermare 

che un giorno non saranno richiamo di gran genie, eziandio stra« 
niera ? Se ciò h vero coni* e verissimo , bene e prowidamcnle fa- 
rà r amministrazione pubblica a porvi la raenle e la mano; ed il 
cerio profitlo non si rcslcrà al solo paese circoslanlc, ma bene si 
spanderà in largo, ed anche, il che non è spregevole, una porzio* 
ne sdrucciolerà insino nelle casse dello Stalo. Tanlo è : il buon 
massaio che del suo podere vuol grasso ricoUo, conviene che eoi 
lavorarlo lo annafiii, V ingrassi j lo carezzi, Io sludii. Se noi fa, si dà 
della scure in sul piede. 

Le considerazioni parlicolari che seguono , perchè son legale 
più slrrllamcnle al line propostoci, sarebbero assai se la materia rac- 
colta fosse sufficiente. Per la ragion contraria saranno poche» 

La provincia di Terra di Lavoro è doviziosa anziché no di ac* 
que minerali. Alcune furono rinomate eziandio presso i Romaai, le- 
slimonii i loro scrii tori e gli avanzi di Icrmc colà csislcnli ancora» 
In varie epoche furono subbicUo di doltc elucubrazioni ; ma la parte 
loro fisica o nalurale non fu toccala se non di raro; alquanto meglio 
nelle età nostre ; ma sempre per quanto la scienza ne dava. E pe- 
rò il loro sialo presente nò il loro merito non si può per lutle al 
giusto punto conoscere ed assegnare- Ciò non ostante tra per quel- 
lo che se ne sa , e per quello solo che ce ne scrisse il Sindaco di 
Arce, intorno alle acque di Fontana per mezzo del Solloprefello di 
Sora, siamo bastevolniente sicuri nel dire, le acque minerali di que- 
sta provincia essere varie per copia, tutte avere temperie mezzana ^ 
se non una Ira quelle di Mondragonc, che è Icrmale, e forse un al- 
ita in Suio. Tulle quasi essere adoperate assai e poco, ed il poco 
non pare per difelto di virtù , ma per mancanze eslrinscche. In nes- 



— 156 — 

suna esservi edifizii da albergare uomini ed animali , ne comodi ed 
agi air uso de' bagni, se non temporanei e rozzi, o impcrfelli. Sem- 
brano degne dell' altenzione governativa per loro capacità le acque 
minerali di Fontana nel Circondario di Sora ; le acerrane in quello 
di IVola , quelle di Mondragone nel Circondario di Gaeta ; che so^ 
no le aquae Sinuessanae di Plinio , dall' antica Sinuessa, città ora 
distrutta (*); forse eziandio quelle di Suio; ma specialmente quel- 
la detta del Cantarono presso a Francolise , tenuta maraviglio- 
sa dagli antichi, vedendo ebbri coloro che ne bevevano (*). La qual 
cosa oggi a noi non fa maraviglia , sapendo 1' azione inebbrian- 
te dell' acido carbonico entrato copiosamente nello stomaco , come 
fanno i vini schiumosi odierni , ancorché sieno deboli di spirito. 
L' acqua del Cantarone dunque debb' esser pregna a ribocco di a- 
cido carbonico , il quale per 1' esperienza moderna fu trovato ener- 
gico rimedio applicato al corpo, contro gravi malori. Onie quelle 
acque acquisterebbero gran pregio. Ala sopra di tutte stanno le ac- 
que sulfuree di Telese, ora passate alla provincia di Benevento; le 
quali per le proprie doti , per la bontà della contrada e qualità del 

(•) Plinio, Op. cU. lib. XXXI, 4. 

Q) Plinio, Op. cil. lib. 11, 106. Lynceslis aqua, quae vocatur aci- 
dula y tini modo temulentos facit. Ilem in Paphlagonia, et in agro Cale* 
no. Pare che Pliuio V avesse saputo da Tcopompo. Egli dice aKrovc ( lib. 
XXX, 13) Theopompus^ inebriati fbnlibus ipsis quas diximus. Valerio Mas- 
simo, lib. I, cap. 8: Vel qnare alleram in Macedonia, alteramin Cale- 
no agro aquam proprietalem vini , qua homines inebrienlur , possidere lùi- 
iura Toluerit. Altri scrittori antichi eziandio lasciarono ricordo di acque i* 
nobrianti; Vitru?io^ lib. Vili, pag. 164; Ateneo, lib II, pag. 42; Sene- 
ca, Quaesl. natur. lib. Ili, cap. 20: Hoc babel mali et Lgnceslius amnis 
(( Quem quicumqne parum moderato gutlure traxil Haud aliler turbata 
quam $i mera vina bibisset » . I due versi sono di Ovidio. Metamor. lib. 
XV; Y. 329. Del sapor vinoso di dette acque r. appresso a Francolise. 



-. 151 — 

siìo possono moltiplicare di assai il loro naturai valore. Insino ad 
alcuni anni fa gì' infermi se ne servirono alla selvaggia, diciam co- 
sì, siccome la natura le dava, senza ricoveri ivi per alloggiarvi e 
per bagnarsi, da qualche meschino frascato in fuori. Finalmente la 
provincia ne prese cura e vi fece costruire edificii solanoente per ba- 
gni. Ma, vaglia il vero, senza il consiglio e la direzione di uo- 
mini da ciò, r opera riusci difettosa* IVon pertanto correggendo, per 
quanto si può ed aggiugnendo quel che bisogna a farla compiuta, 
e la natura delle cose consente , le acque di Telese con tante pre- 
rogative eccdlenli, tra le quali non è piccola la prossimità di lYapo- 
n , possono senza fallo salire in fama fra le più accreditate in Eu- 
ropa. L* Istituto sa che per opera sua pende un lavoro sopra quel- 
le acque , che a quesf ora avrebbe avuto il suo tonnine , se i ma- 
snadieri inreslanti la comptigna non no avessero da pm anni impe- 
dito r andarvi. Giova sperare che il crudel flagello presto finisca, e 
le laboriose fatiche siano riprese ed il mandato adempiuto. 

Conformemente a quclto che diceramo teste delle acque mine- 
rali , della provincia ^ì IVapoli incidentalmente , e dr quella di Ter- 
ra di Lavoro , sono di non piccola importanza in provincia di Prin- 
cipato Cftra ìe acque minerali di Conlursi ed Olivete , quelle di Guar- 
dia in Calabira Citra , quelle di Sambiase in Calabria Ultra 2^ , e 
forse anche quelle di Gerace in Calabria Ultra 1.* Sono abbondan- 
ti , molliplicJ , varie nella quanlitìi y termali e fredde. Sono rinoma- 
le nella provincia ed intorno e popolale assai , nonostante il disa- 
gio e le privazioni molte che da' bagnatori vi si patiscono. Per quel- 
le di Contursi ed Olivete un tempo la provincia eccitò il favore del- 
la pubblica amministrazione a porle in migliore sUito. Il voto rimase 
non esaudito. Sono parimente notevoli V acqua Ventina et virìum 
in Abruzzo Ultra i^ e più ancora nell' Abruzzo Ultra 2^ quelle nel- 
te valle del Velino tra Anirodoco e Cittaducale. L' una e le altre 



— 158 -- 

ebbero gran' rinomanza ne* primi secoli dell' Impero Romano. Della 
Ventina lasciò memoria Vilruvio PoUione vissuto sotto Augusto. Ne* 
secoli successivi si disperse. Ha nelF anno 1828, un'alluvione la 
lomò alla luce. Incominciò a riprendere credito ; fu subito esamina- 
ta I e nuovamente ; in ultimo ^ qualche anno dopo la ricomparsa, ne 
ili eseguita Y analisi per cura deir Istituto nostro. Le acque nella 
valle del Velino della vicina provincia sono forse di maggior momen- 
to. La loro copia, diversità, e natura, la salubrità della contrada 
eon le migliori opportunità, ed il numero degli accorrentivi ad n- 
same ne sono la pruova, senza la giunta della loro celebrità anti- 
ca , avendovi ì Romani rizzato grandiose terme dette di Vespasiano, 
1 cui resti tuttora \i si dissepelliscono. 

Sono eziandio degne di attenzione le acque minerali recenti, poco 
di lungi da Salerno, a greco; le acque di Tito e quelle di S. Ca- 
taldo , termali e fredde ; e quelle di Atella in Basilicata ; con V al- 
tra di S. Teodoro in Principato Ultra vicino al comune di Villamai- 
na. In Terra d'Otranto T acqua sulfurea di S. Cesarea presso Ca- 
stro e Vitigliano, e T altra simile della Cenata vicino a IVardò. Per la 
prima vi furono progetti di edifizii , e di strade. Con queste acque 
vanno pure quelle di Raiano nella valle Solmonese in Abruzzo Ul- 
tra 2.^ Ancora non vuol essere lasciata senza cura Y acqua minera- 
le di Manfredonia in Capitanata , e per avventura quella di S. Bar- 
tolomeo, comune prima della provincia suddetta, ora nelF altra di Be- 
Bevento. 

Bimane ora per tutte le provincie gran numero di acque mine- 
rali verso di cui la sola conoscenza di loro nomi , luoghi ed uso non 
ci fa abili a dirne cosa positiva. IVulladimeno considerando che le 
non usate sono tali per difelli ed ostacoli grandi^ e che le usate mo- 
strano con ciò di soddisfare, comunque sia, i bisogni degli uomini ; 
solo questo basta a far credere che le seconde siano atte a migliori 



— 159 — 

condizioni , e se non altro , ad esser munlle di presidii per la con-^ 
sensazione , la custodia , e la dispensazione comune : e con ciò pren*» 
dere un'aspetto piii civile e più convenevole. 

Con maggiore istruzione meglio avremmo sviscerata questa parte 
speciale del tema. Poco essendocene venuta alle mani, ci siamo con- 
dotti , usando le parole delF Alighieri , come buon sartore^ Che come 
egli ha del panno , fa la gonna. Infine , pria di far punto y per sug- 
gello alle sovraesposle cose diciamo : posciachè è incontrastabile le ac- 
que minerali nostre esser un fondo di ricchezza sopita , non sarebbe 
gran biasimo il non suscitarla? Se ci volgiamo indietro a' tempi andati, 
troviamo la carità de' nostri maggiori essersi esercitata con mille altre 
istituzioni di beneficenza, largamente verso le acque minerali di questa 
provincia , e ne stanno ancora vive le opere. De' tempi nostri vedia- 
mo con islopore spendersi prezioso tesoro dì danaro, di fatiche, di 
pazienza , di perseveranza , ed insino alla vita stessa , a fine di pe- 
netrare negli arcani della natura ; non valerci poi de' trovati a ton- 
forto degl'infermi, ed a più presta e sicura guarigione de' morbi, 
certo sarebbe vergognosa ignavia. Se così non è , i vocaboli di ci- 
viltà , di progresso , di umanità oggi cosi spesso sonanti nelle boc- 
che degU uomini, sono nomi vani o bugiardi. Speriamo e confidia- 
mo che le sollecitudini dell' Istituto trovino luogo nella mente e ne* 
consigli di chi regge la cosa pubblica , e che le dovizie del nostro 
suolo non sieno preterite. 

E però, affinchè esse sollecitudini non si arrestino a questo 
primo passo senza ulterìor frutto , ci sembra opportuno d' informar** 
ne le provincie col mandare ad ognuna copia del presente rappor- 
to. E con ciò tanto quelle che hanno acque nunerali disposte a mi-* 
gliore stato 9 notate in esso rapporto, grandi o piccoli che debba- 
no essere i miglioramenti ; quanto quelle che forse ne hanno , e so- 
no ignorate da noi per mancanza o imperfezione di notizie; sì ec^ 



— 160 — 

cilino a riconoscere il proprio fallo e vanlaggio, ed a muovere elfi« 
caci provvedimonli alF uopo ; nel che V Islìlulo non lascerà la aia 
parie, 

1 COMMISSARI! 

€iruAKO Giordano 

DonEMCO MlMCDlM 

DoARKico Pbesutti, relatore. 



NOTIZIE 

INTORNO ALLE ACP HINERALI DELLB PROVINCIE NAPOLETANE 



PROVINCIA DI TERRA Di LAVORO 

CIRCONDÀRIO DI CASERTA 

Tum— Acqua ferrata acidula {Ca). Poco di lungi da Teano a piedi 
del monte Lucno , in una pozza naturale sorge e si aduna l' acqua delle Calde» 
reìie , così detta , perciocché vi ribolle un aeriforme che vuoisi acido carbof 
nico. E limpida con sapore d'inchiostro. Plinio la nominò acidula^ dal sa* 
por razzente forse. E usata. I tedeschi nel tempo del loro dominio nelle 
Provincie napoletane , se ne valsero molto , e ne portarono la fama in Ger- 
mania^ cosicché le loro milizie venute nel 1815 , ne fecero grande uso , 
( esaminata da Lapira ) ^. 

Beuoha — Acqua acidula ( C). Nelle adiacenze di Bellona sono le acs 
que minerali di Triflisco. Nel luogo sono quattro sorgenti, le cui tre so- 
no minerali , ma una usata propriamente , la quale si raccoglie in ricellaco- 
lo naturale. E limpida, senza odore^ di sapor pungente, di temperie 15^ 
R. ( r ambiente 20^ ). Sorgendo è accompagnata da acido carbonico che ru- 
moreggia. E usata a bevanda dai vicini. (Esaminata da Lapira 1820). 

Telese — Acque acidule sulfuree (G. R. '). Telese è un villaggio di po^^ 
che case prossimo all' antica Telese , città sannitica rinomata nelle romane 

(i) Le lettere puntate accennano chi mandò le notile, o donde si attinsero. 

Caporale, Delle acque minerali campane^ ecc. Statistica^ ecc., Napoli, i86i.4*^ 

(a) Lapira, Memoria su t origine , analisi ^ ed uso medico delle acgue minerali dì 

Terra di Lavoro^ Caserta, i8ao. 

(3) Commissario relatore. \ 

S£c. ScRiE, Tomo II. 21 



— 162 — 

fttoric^ un 21 miglia di là da Napoli a iramontaoa. Insiao a poco fa era 
nel compreso dilla provincia dì Terra di Lavoro, ora è passala in quella 
nuova di Bcuerento. Ivi presso, apio di colline, che sono i primi scaglio- 
ni dcir Appennino che in quella regione appellasi Malese , sono , oltre ad 
una ricca sorgente di acqua dolce, più altre e varie di acque minerali, ram- 
pollanti dal suolo , r una poco lontana dall' altra ^ e correnti sulla pianura 
ticina. Tutte sono della medesima natura, acidule-sulfuree. Furono già co* 
nosciute coi nomi di Acqua di goccioloni j della peraina j o della pera ^ del* 
t oliveUoy inferno. Ora che alcune sono guernite di edifizii da bagni, ai 
distinguono il bagno della peraina , quello degli uomini, quello deUe donne , 
quello pei poveri y ciascuno da per se separato dalF altro. Ed infine una sorta 
di tondo ricetto come peschiera dove si aduna e si attigue T acqua per bere. 

La base del suolo sottoposto è tufo vulcanico antico; le colline sono 
calcarea dì recente formazione. La pianura per la quale esse acque fluiscono 
è coverta di depositi calcarei lasciati dalle medesime acque. Per buono spa* 
zio presso alle sorgenti è sterile e nuda , per Y acido carbonico che disotto 
serpeggia, e qua e colà sfiata. 

Le acque sono adoperate principalmente per bagni ^ quantunque si be« 
vano eziandio. Sono abbondanti. NelF autunno scemano per ricomparire co* 
piose a primavera, e così seguitare tutta la state sminuendo. Ciò sta sog* 
getto al corso della stagione piovosa o secca, e ne segue F andare. 

La temperie loro presa alla sorgente è la stessa per tutte , con picco- 
la diflerenza derivante dalle condizioni esteriori anziché dalle interne e pro- 
prie. Il medio è tra i 11 ed i 18 gradi di Reaumur; discende alcun poco 
nel fitto inverno^ e sale alquanto nei maggiori calori estivi, fifa queste pic- 
cole variazioni dipendono dall' esser le sorgenti immediatamente esposte al- 
l' ambiente aperto e libero. 

La gente vi accorre al cominciar di luglio, e vi rimane quanto più 
può dell'agosto^ ed insino al settembre. 

La pratica medica intorno alle acque dì Telese è tutta volgare empirica 
e per tradizione , e così diretta da' medici^ e secondo le indicazioni comuni 
rispettivamente all' ingrediente aulfureo , che è il più conosciuto fra gli altri. 
U reato è regolato da una colale esperienza e dall' avviso del medico che 



— 163 — 

8Ì consiglia. II muggior utile che se ne trae è nelle malattie cronicbe della 
pelle, Tengono appresso le ostruzioni delle viscere addominali, le alTezioni 
scrofolose , le ipertroGe ghiandolari , le cachessie j le artrilidi croniche . le 
ranelle ^ le nevrosi. 

Nella stagione de' bagni i paesi circostanti ne mandano a prendere per 
beranda. Qualche trafficante la porta attorno non lungi in fiaschi di creta* 
Quanta se ne spacci in questo modo non si può dire , non essendosene te* 
nato mai conto. 

I bagnatori furono mai sempre in buon numero , e nel maggior con- 
corso insino a duemila. Ora che le condizioni van migliorando, cresceran- 
no via via, perchè le acque sono in istima. 

Da che il governo delle acque di Telese è passato nelle mani della 
provincia, F amministrazione di esse ha preso una certa regola ed ordine. 

Intorno agli edìfizii de' bagni non vi è nessun comodo per dimora, at- 
tesa la malaria , così detta , della campagna piana vicina. La gente prende 
albergo ordinariamente nel villaggio di S. Salvatore ad un miglio e mezzo 
di distanza , ovvero in Amorosi , altro villaggio poco più lontano ; ovvero in 
Solopaca, paese a tre miglia, più grande e più comodo, dove gli agi del 
vivere non mancano, e similmente in Cerreto. 

Delle acque minerali di Telese non vi sono analisi compiute ed ordi- 
nate , bensì saggi e notizie sparse. Pareccbj scrittori ne fevellarono più e 
meno , ma più per incidenza che di proposito. 

Due ne trattarono specialmente , e sono : Perugini , Memoria suU' indo^ 
le ed WG delle acque minerali di Telese, Napoli, 1819. — Harone, Guida 
medica per l' uso deUe acque minerali di Telese, Napoli, 1851. 

Poiché le acque minerali di Telese si trovano dotate delle migliori con- 
dizioni naturali , sì mostrano capaci de' maggiori provvedimenti civili , con che 
possono riuscire a grande utile per le umane infermità, e salire a gran fama. 

S. Felice di Arieuzo — Acqua sulfurea ( G. ). Presso il comune di S. 
Felice è Y acqua minerale detta del MefUo. Sorge da più polle vicine. 
É limpida; odore e sapore nullo; ma bevuta, poco stante e dà ratti d' i« 
drogeno solforato. E adoperata a bevanda. 



— 164 — 

CIRCOIXDAUIO DI KOLA 

Acerba — ilcgua acidula stdfurea (Ann. Giv. •€.'). Le acque pcrdncn-' 
ti al Comune di Accrra sono più insieme , ma <lislinte in tre. Una va col no- 
me di S. Gimeppe a Suessola. £ limpida senza odore né sapore (sic) y se 

non che^ bevendola^ dà a] gusto sensazione di Tresco. Temperie 14^ R. 

« 

L' altra acqua è detta del Attillo. E simile alla precedente , e più pic- 
cante. Medesima temperie. 

La terza pare che non diflcrisca gran fatto dalle precedenti. Va sotto 
il nome di AcqiM della Cercolu. Temperie li"* R. ( esaminata da Lapira ). 

Noia — Le predette tre acque furon dette in comune di Suessola , o' 
di Calabrocilo. Benché malamente descritte, pare che abbiano fn se idro« 
gene soirorato ed acido carbonico, principali ingredienti. Debbono poter es- 
sere antiche^ se sono esatte le osservazioni del Caporale su gli avanzi di 
terme che in que' luoghi egli ha riconosciuto. Le ha nominate termo-minerali, 
quantunque nessuna superi la temperie di 14^ R. siccome ^li stesso ha spe- 
rimentato , in conrerma di quello che aveva scritto Lapira. Ma le appella 
così perciocché chi vi si bagna^ e nnota Terso la solvente , e ad un corto 
sito si ferma , sente a' piedi calore. Onde apparisce che in mezzo alla cor- 
rente fredda sorge nel fondo acqua calda. Checché ne sia, posto anche che 
le acque di Suessola stieno così comò egli afferma, segnando 14^ gr&di , 
non sì possono qualificare per termo-minerali. ( V. Caporale: Risìdlamcnli 
ec. dei bagni termorminerali di Suessola. Napoli, 8.^, 1861. f. 3). Le ac- 
que di Suessola sono adoperate dalle vicinanze ma non vi ha comodi per i 
bagnatori , se noa camerini di legno temporanei. Attesa la condizione pro- 
pizia dei luoghi, r abbondanza delle acque , ed il facile accesso , investiga- 
ta e conosciuta meglio la loro natura fisica, sono ben capaci di esser for- 
iate di tutti quegli argomenti necessarii al proprio ufficio loroi. 

CIRCONDARIO DI GAETA 

MoivDRAfioifB -^ Acque sulfuree ( C. ). Le acque ài Mondragone sono par» 
ti te in tre distinzioni. 

(i) Annali Civili, Caporale^ 



1.^ Acqua de% bagni. Termale; i^pannalia nella trasparenza; dì sa- 
pore amarìccio sulfureo; esala idrogeno solforalo. 

2.* Aequa della Vignala detta Torre. E formata da tre sorgenti vi- 
cine Ira se che presto unisconsi in recipiente comune* £ torbida, poco a- 
maar, sulfurea all'odorata; temperie ordinaria. 

3.^ Acqua di S. Giuseppe. Sorge in un pozzo in campagna , limpi- 
da., di sapore frizzante stìtico, dà bollicine di acido carbonico. Lapira le 
esaminò. Seconde lui, idrogene solforato è nelle due prime; aeido carbo- 
nico in tutte, pochissimo nelle due prime, copioso nella terza. 

ffota — Le sopracennate acque sono le Sinuessanae aquae di Plinio' 
(31, 4)^ così dette dall'antica Sinuessa, ciiià allora* ivi esisten4e, ora di- 
strutta. Furono dai Romani molto stimate , e ne son. testimonii gli avanzi di 
terme antiche ancora visibili. Le acque di Iflòndragone sono adoperate da^ 
gli infermi, ma dai soli circonvicini. I lontani ne sono impediti , perchè noa 
trovano i mezzi che ne agevolano loro queir uso. E però noa sarebbe spesa 
gittata il provvedervi , restituendo atl esse l' antica forma^ 

Sno — Acque minerali varie (^ C. y. Le acque minerali dr Suio sono* 
cinque, e denominate conre segue*.: 

i.^ Acqua della [ossala, o della mola di Salom,one.'— E alle sponde- 
del Garigliano. E limpida, forte acidula, bene impregnata di acido carbo- 
nico. Fra gli altri ingredienti ha il ferro, senza idrogeno solforato. 

2'.^ Acqita di S. EgidUo. — Anicino alla precedente. Ha idrogeno sol- 
forato, è piccante e stitica. 

3.* Acqua dei bagni. — Esala odor di uova guaste , eon poco aci- 
do carbonico. 

4.» Aequa per gli oeohj. — * Leggermente sulfurea , con poco acida 
carbonico^ 

5.* Acqua per le piaghe. — Simile alla precedente.^ 
Le acque minerali di Suio sono poco sapute e poco usate; Se* non che 
non ha guari la Società Economica di Terra di Lavoro prese ad occuparse- 
ne , e deputò due de' suoi membri i Sigg. Tartaro e Fiorillo ad investigar- 
le, f quali ne pubblicarono l'analisi nel 1856, d'onde pare che la prima 
abbia solo acido carbonico in copia, le altre poco, eoa idrogeno solforata 
superaate^ e di assai nella seconda. 



— 166 ^ 

Slando al loro dcKaio , gì' ìngredicnfi in (qKc sarebbero sotto sopra gli 
stessi io vario proporzioni , e specialmente i due aeriformi. Mancando i suf- 
ficienti ragguagli necessarii , niente si può dire intorno ai provvedimenti per 
migliorarle. 

Frarcolisb — Acqua acidula ( G. ). Di là da Gapua verso Galvi ^ ad 
un miglio da Francolise bay vi una sorgente di acqua limpida, fumosa , raz- 
icnte , sente di vino , ed è ricca di acido carbonico , onde fu notato dagli 
anticbi, cbe chi ne beveva diventava ebbro, la qua! cosa ancbe oggi si 
verifica (*). Quel!' abbondanza di acido carbonico la rende assai pregevole, 
e degna di attenzione , benché poco usata. In quei dintorni si veggono 
avanzi di antiche terme (A. G. ). 

CIRCONDARIO DI PIEDIMONTE 

CiOMuno '^ Acqua sulfurea {k. C. ). Nel tenimento di Ciorlano più sor* 
genti di acqua sulfurea si accolgono insieme. Sono poco note, ma si ado- 
prano con sicuro effetto a sanare dalla scabbia uomini ed animali. 

Paatelu — Acqua /errofa (C. ). Acqua non ancora esaminata e pare po- 
co usata. 

RoccBiTTi -A- Acftia /errala (? ^ )• Nella pianura delle campagne tra 
Riardo e Rocchetta vi sono tre ricettacoli grandi di acque minerali ferrate, 
con acido carbonico, dal minore de' quali si attigue acqua per bere; le al- 
tre due servono ai bagni. 

Queste acque son dette delle FerrareUe. Scorrendo lasciano una fan* 
ghiglia giallastra. Poco usate (Lapira). 

FossAcia — - Acftia jpooo nota ( ? )• Tra Prata e Pratella , vicino al 
villaggio. di Fossaceca trovasi un laghetto detto FtiUo, le cui acque sono 
bollicanti, ed esalano un aeriforme soffocante (Lapira). 

Sesto —* ic^tia sulfurea (C). Al Comune di Sesto si appartiene F ac- 
qua sulfurea di CampoUmgo non esaminata ; usata dai vicini ; poco nota. 

(i) y. DoU alla p. 1 56. Del sapor vinoso poregli antichi ne feoero parola. PUo. XXXI. iS. 
(9) Quello segno significa fonie dubbia. 



— 167 — 

8. SIabu wu^outito e Pozhlu — Acqua wlfurea ( G. ). Le acqae dei* 
le di Trivemo e detta Solfatara si appartengono al Comune di Po:uiiUi e 
$. Maria delV Olivctù. Non furono sinora esaminate y ma secondo il San- 
nicola hanno idrogeno solforato con acido carbonico. Nulladimeno sono a- 
doperate non da poca gente. 

Vcuafro — Acqua acidula (San. in G.*). In Venafro v' è un acqua appel- 
lata di S. Jannio ^ che secondo il Sannicola sembra che sia acidula. Nicola 
Pilla che la studiò alla grossa nel 1796 la crede suirurea. Checché ne sia, 
il Sannicola dice che è adoperata come bevanda semplice, anziché medica- 
mentosa» 

CIRCONDARIO DI SORA 

Abcb — Acqua innominata ( G. ). Acqua poco nota spettante al comu- 
ne di Arce. Non fu sinora esaminata. É limpida senza odore : e per espe* 
rienia si sa che giova nelle malattie erpetiche. 

. Sardoiiato — > Acqua sulfurea marziale ( Sai. in C.^). Nel comme di San» 
donato , in contrada detta i Canali sorge un ruscelletto di acqua limpida con 
odore di uova guaste , e sapere agretto. Gol riposo lascia un sedimento gtal« 
ligno. Si tiene per acqua sulfurea marziale. Non vi é regola nel servirsene, 
e ciascuno la sperimenta a suo giudizio , ma comunemente é riguardata co- 
me diuretica. II dottor Salvucci neir agosto 61 diede ragguaglio alla Socie- 
tà Economica di Terra di Lavoro di quest' acqua. 

ic^tia sulfurea. Nello stesso comune in luogo detto Monticchio si vede 
m acqua limacciosa fetente d' idrogeno solforato. Di state si secca e lascia 
il fondo gialliccio. 

SAivceiuiANo — Acgiia sulfurea ( G. ). In quel comune dicesi esser?! una 
copiosa sorgente di acqua sulfurea. 

FoHTAiiA — > Acgtia sulfurea^ Aóqua ferrata^ h Cadane (Sind. Ar.')« A 
distanza del villaggio Fontana allo scarco di colline sorgono diverse polle di 

(i) Sannìcola in Caporale. 

(j) SalvBCci in Caporale. 

(3) Dal Sindaco di Arce, per mezzo del SottoprefeUo. 



ticqua, due delle quali -fiono minerali^ Y una h detta sulfurea ^ F altra ferra* 
la ; dopo due o tre passi si mescolano «olle dolci e formano prima un la^ 
glieito, poi un rivolo, nominato Solfatara. Ad un 10 passi dalle dette acque 
minerali è .un' altra sorgente minerale nominata le Cadafìe. 

II centro di Fontana è distante dalle acque un miglio «e mezao. Ora vi 
si va per via alquanto faticosa, ma vi si è cominciata ima strada carrozza- 
Itile. I paesi ^eno lontani onde vi si può andare per* istrada consolare 8on« 
Arce, Sera, Isola, Arpino. Il suolo intorno *è vulcanico capace di ogni col* 
tura, ed abbastanza fertile, la cultura principale è grano, e granone; albe- 
ri di ogni specie vi vegetano intorno. Clima dolce, aria pura e8ana;iies« 
suna acqua stagnante vicina. Le acque minerali sono di proprietà del co- 
mune di Fontana. La quadrtà del sito vi consente bene gli edifizii adattati 
per r uso de' bagni e dell' alloggio ; la buona lontananza de' paesi lo ricbie- 
de , e la spesa non sarebbe grande. La quantità delle acque varia seiconde 
le stagioni ^m o meno piovose ; in rarissimi casi si sono vedute mancare^ 
La temperie loro è ordinaria^ ma non è stata osservata con termometri* 
Sono limpide. Ressuna analisi se a' è fatta. Dal «apore e Jall' odore si de- 
sume cbe abbiano in ^ idrogeno solforato^ «ed acido cail)onico. L' uso n'è 
regolato da un grossolano e volgare empirismo. Le notizie date portano che 
sono adoperale in gran numero di malattie. Per l'uso^ le acque vanno at- 
torno , perciocché coloro che ne hanno bisogno non trovano presso alle 8or< 
genti come potervi dimorare. Nessuno scrittore ne ha trattalo ancora. 

Pfola. — La provincia di Terra di Lavoro è partita in cinque circonda- 
rii , al cui reggimento sono un Prefetto in eapo , e qvattro Sottoprefetli. 
Air invito mandato loro dall' Istituto eon lettera circolare , 'ed alle Società 
Economiche eziandio, e ripetuto dopo alcun tempo, vedendone il silenzio; 
il solo Soltoprefetto del circondariu di Sera lia potuto raccogliere notizie 
intorno alle acque minerali di Fontana dal Sindaco di quel comune. Le al* 
tre spettanti alle Acque minerali del resto della provincia si sono attinte da- 
gli Annali jQivili per ^li a^mi I8il e 42 , e da altre scritture , le quali so^ 
no d' ordine inferiore , più e meno , e quindi non troppo sicure quanto a^ 
particolari. Lo stesso vale similmente per tutte le altre provincie napoleta« 
fijòy siccome apparirà via fac^do. Checché ne sia abbiamo qui trascritte 



— 169 — 

^clle notizia e le loro orìgini nel modo che si vede di sopra ^ e medesima* 
menle sarà fatto in appresso aveodo nondimeno raddirizzati i nomi che erano 
guasti, e quegli errori che alla diligenza fu possibile di scoprire. Tutto il 
resto che non dava segno alcuno di dubbio^ e si sottraeva alla inquìsizio^ 
ne, fu preso a fidanza, e cosi lo porgiamo. 

PROVINCIA DI ABBRUZZO CITRA 

CIRCONDARIO DI CfflETI 

Cababunico — Acqua sulfurea (A. C. ). Vicino al villaggio di S. Croce 
pertinente al comune di Caramanico, v' è un' acqua minerale che tiensi per 
sulfurea, della quale nessuno esame fu fatto. E adoperata per bevanda e 
per bagni, cui provvedesi temporaneamente alla meglio. 

Acqua sulfurea ( A. C. )• A mezzodì di Caramanico sta un'acqua detta 
del PisdareUo. Non fu esaminata^ ma dagli effetti si argomenta che abbia 
a contenere varii sali. 

Acqua sulfurea (A. C. ). Presso al comune predetto sorge un' acqua 
sulfurea freddissima detta del fiume Orla^ usata per bagni nei giorni assai 
caldi. 

GuARDiÀGRELE — Acqua Salina { A. C. ). Sorgente di iicqua salina ha luo* 
go in Guardiagrcle nella contrada detta della Torre. Fu esamini^ta da Yin* 
ceslao de Sanctis. Ha in se molto sai comune , ed è adoperata per condì* 
re ; si usa anche per bagni. 

S. YALEiiTiifo — Acqua sulfurea (A. C. ). Allato alla sorgente del fiu* 
me Lavino v' è un' acqua sulfurea poco carica. A ponente di S. Valentino 
trovasi altra acqua sulfurea , ed altra non lungi dalla sponda del fiume Or* 
ta. Non esaminate. 

Salle — Acqua sulfurea (A. C. ). Nella contrada detta Valle del moti* 
te morto havvi sorgente fredda di acqua sulfurea , in addietro assai frequen* 
tata , poscia abbandonata per lo pericolo dai malandrini. 

SERRAHOifACEsa — Acqua sulfurea (A. C. ). Nella contrada nominata 

Miniera del gesso. 

Sic. Sbrib, Tomo II. M 



— 170 — 

Tocco — Acqua èvìfìjirea ( À. G* )• Acqua sulfurea, oelìa valle del Colle 
di Cristo^ colle di oro. 

CIRCONDARIO DI VASTO 

Gissi — - Acqua salina (SPr.^). Deotre i massi di gesso del comune di 
Gissi trapela acqua che Tien fuori in piii vene, limpida, salina, amariccia, 
di temperie media, essendo di state pia fresca dell'aria ambienterò d'in- 
verno più calda. Si dice che sia purgante agli animali che se ne abbeve- 
rano. Dal cammino che fa e da' minerali che trapassa si deduce che debba 
portare solfato di calce , e si presume il solfato di soda. Neil' uso come be- 
vanda credesi che danneggi la sanità. Non fu mai esaminata finora. Con ta- 
li prerogative non pare che tiri a se qualche riguardo. 

JYota —, Le sopra narrate cose sono ia risposta all' unica indicazione di 
acqua minerale nel circondario di Vasto mandate al Sottoprefetto. 

CIRCONDARIO DI LANCIANO 

Laka — ^ Acqua acidula Mlina ( A. C. ). Ifel comune di Lama verso la 
Maiella , sorge un' acqua nella quale vuoisi che sia acido carbonico , ed al- 
cuni sali, e dagli efletti si argomenta di avere principalmente esso acido 
carbonico. 

Palerà — Acqua indeterminata ( A. G. ). Nel comune di Pdena v' ha 
un'acqua minerale non determinata. 

ViLU Sartakaru — ic^tia mlfurea ( A. C. ). Un terzo di miglio distan- 
te dal comune v' è una fonte di acqua sulfurea , non esaminata. 

Casoli— r ilc^ua sulfurea ( A. C. ).. Varie polle di acqua sulfurea sono 
a pochi passi dalla riva nel Fosso di Galvano cosi nominato. 

Nota — Da questa provincia noa si ebbe né al primo né al seconda 
invito nessuna risposta , salvo che dal Prefetto di Vasto ad una indicazione 
di acqua minerale mandatagli. Tutte le aggiunte sono tratte dagli Annali Ci- 

{x) SoUopr«retu>K 



— ni ^ 

vili , e sono sì poca cosa che non dà luogo a considerazione di qualche 
momento. Forse maggiore informazione potrà rendere alcuna delle acque non 
immeritevole di riguardi. 

PROVINCIA DI ABRUZZO ULTRA 1.' 

CIRCONDARIO DI TERAMO 

Tébamo — Acqua sulfurea ( S. E.* ). Vicino la città scaturisce pochi 
passi di lungi dal ponte sul fiume lordino , colla cui acqua subito si me- 
scola , onde non se ne può far uso. 

ToRRicBLU — -> Acqua ferrala ( S. E. ). Quesf acqua ha sapore alquan- 
to frizzante ; odore poco sensibile. Stando esposta alFaria fa sedimento 
rugginoso. Temperie sua 13^ R. — Acqua conosciuta dagli antichi. Vuol* 
si che i Pretuziani ne usassero per bagni. Nei dintorni si trovano resti 
di anticipo terme. Ora non se ne fa uso. 

Notaresco — Acqua ferrata ( S. E. ). Quesf acqua sorge propriamen- 
te nel così detto fosso di Caprachxa. É come la precedente nelle qualità 
sensibili. 

Castellalto — - Ac^a ferrata acidula ( S. E.). Sorge nel fosso Cupo 
in contrada Cesarono. E poca; simile alla precedente. 

Fra Castellalto e Castelsasso — Acqua salina ( S. E. ). Fra Castel- 
lalto e Castelli sono sei sorgenti saline; la prima fra Castellalto e Castel- 
basso nella contrada del feudo di Montepietro ; la seconda nella contrada 
detta di Befaro ; la terza nella Selva grande; la quarta nelle Mandorle; 
la quinta nel fosso del Cotte cf oro; la sesta nel fosso di Vilia Faieta. 

MiARO — -— ( S. E. ). Due grandi sorgenti di acqua nelle contrade 
di Botteri e Saddini. 

Mortorio — Acqua salina ( S. E. ). Nella contrada della Piano Mar* 
tesi , si trova una sorgente di acqua salina. 

Castiglione delu Valle — -> Acqua salina ( S. E. ). Si trova una sor* 
genie nella contrada detta Brecdaroli. 

(i) Società Economìoa. 



— 112 — 

FaoirBAROU — • Acqua sulfurea ( S. E. )« Sorge vicluo al villaggio di 
Frondarola nel fosso detto Solfo^ 

Spiano — Acqua sulfurea ( S. E. ). Nasce nel fosso appellato AppH> 
zùttito. ( Il Qome Spiaao non si trova registrato tra quelli de' comuni e 
de' villaggi della provincia. Forse è Bonae di contrada, o di luogo. (Man- 
ca negli Annali Civili )• 

CuLuvo — * Acqua sulfurea ( S. E. ). Qoest' acqua sorge nel fosse di 
Monteverde presso al fiume Vomano. 

CiviTEUA DEL Trowto — Acqua sulfurea ( S. E. ). Tre sorgenti danno 
acqua sulfurea nella Valle del passo di S. Angelo. ( analizzata da un Si- 
gnor Grocetti ; negli Annali Civili , 1842 )• 

ToRTOAExo — Acqua sulfurea ( S. E. ). Nella via da Saliuello aUa Vi- 
braia vi è la sorgente di quesl' acqua^ 

S. Ojicro — Acqua sulfurea (S.E.). Vicino al comune di S. Ornerò^ 
e propriamente presso al camposanto v'è sorgente copiosa di acqua sulfurea. 

Morbo — Acqua sulfurea ( S. E.. )• Abbondante acqua sulfurea sorge 
nel fosso detto dell' Acquasanta. 

Cah^li e YiuE — Acqua sulfurea ( A. G. )• Nel comune di Campii e 
Ville è una sorgente di acqua sulfurea y uà terzo di miglio dall' abitato ^ 
in luogo detto Cucco di S. Pietro. 

Garraro -— Acqua sulfurea (A. C. ). In Garrano villaggio unita al corna- 
ne di Teramo sorge a levante, dal colle di Melatino, un filo d'acqua sulfurea. 
Altri simili si veggono ivi lungo il fosso sotto la pianura di PtUignano.. 

Ripa -^ Ac^pM sulfurea ( A. C. ). Nel villaggio di Ripa, presso al 
mulino Tondi , sorge poca acqua sulfurea e forse ferrata y ( questo nome 
Ripa non è registrato tra quelli della provincia )• 

Castelìi — • Acqua marziale ( A. C. ). Nella, contrada FonneUi sono 
due acque y V una sulfurea , l' altra ferrata. 

CIRCONDARIO DI CITTÀ SANTANGELO 

Citta Sartargelo — Acqua acidula ( S. E.). Sorge nella sponda. siV 
nistra del torrente Piomba , a qualche miglio lontano dal mare , gorgogliaa^ 



— 173 ^ 

io y un*^ acqua leggermente acidula , limpida , fresca , senza odore , di sa* 
pere alquanto dispiacevole. Vuoisi che quesf acqua fosse quella ricordata 
da S. Gregorio Blagno , assai riputata a quei tempi, che poi disparve , e 
riapparve nell' anno 99 del secolo passato ( Annali Civili ). Ìl ora abban^ 
donata , e non par che lo meriti. 

Perrb — > iic^tia acidula (S. E.- A. C). Vicino Penne nella contrada detta 
del Cupo y nasce nn' acqua limpida , senza odore , di sapore non grato y 
in sufficiente quantità, fresca di state tra 13.^ e 14.^ R« , efien fuori per 
dieci polle. Fu nota , ed ia pregio presso i romani sotto Augusto , testi^ 
monio Yitruvio Pollione. Fu appellata aqua Ventina et virìum. Coir andar 
degli anni si disperse : ma nel 1828 un gran diluvia la fece ricomparire.. 
Non tardj^ ad esser sottoposta a tre esami chimici successivi. L' ultimo fa 
poco più che treni anni fa, per commissione dell' Istituto d'Incoraggiamen- 
to a tre suoi membri. Ne scrisse per la parte medica il dottor Gentile nel 
suo Trattato èuW aequa Ventina et virium. Napoli, 1833. ( Annali Civili ). 

Ca&tagha — Acqua salina ( S. IL )• Tre sorgenti sono nella contrada 
detta Castiglione della Narda. 

Basciaho — Mqua salina ( S. E. )• Due sorgenti sono nella contrada 
di Colle Magico, e Varano. 

GAfiMiGRARO -^— Acqua salina ( S. E. ). Sette sorgenti d' acqua , delle 
quali una scaturisce nella contrada detta Piano Vomano ; due nelle Safo^ 
gne ; tre in Montegualtieri ; ed una nel torrente Piomba. 

Bisesti — Acqua salina ( S. E. )• Due sorgenti. 

€astigltoi«c hesser Raimondo •— Acqua salina ( S. E. ) Due sorgente 

Penna Sani Andrea •— Acqua salina ( S. E. )• Due sorgenti in contrada 
Coirani. Le materie trovate in tutte le predette acqpe saline sono princi^ 
palmente molto cloruro di sodio y o sai comune. 

MoscuFo — Acqua sulfurea ( S. E. )». Nella contrada detfa Strepara 
de^ Santi v' è ricca sorgente di acqua sulfurea. 

Non poche altre sorgenti di acque sulfuree sono per la provincia, ma 
poiché sono povere di acque non se ne fa menzione.' 

Nòta -— Le notizie registrate^ di sopra intorno alle acque minerali del- 
ta provincia di Abruzzo Ultra I.^ si sono tratte da un libretto messo a stani;- 



— ni — 

pa dalla Società Economica della provincia ^ intitolalo : Anno LXXV deUa 
Beale Società Economica della provincia di Abruzzo ultra /.* , IV deUa 
^compilazione degli Atti di essa , 8/^ Firenze, 1863 , mandato ali* Istituto 
da essa Società per mezzo del Prefetto ^ella Provincia. 

Neil' esposizione testé fatta delle acquo minerali , siccome ne dava & 
volume della Società Economica , si vede non esservi altre notizie che il 
nome deir acqua , quello del comune^ e del sito dove sta. Talvolta si ac« 
cenna della lor copia ; in poche di alcuna qualità sensibile ; non mai del. 
r uso in generale o in particolare. Quanto alla lor costituzione chimica , 
sono nominati i componenti senza riferire chi li trovò ^ fuorché in una so- 
la. ( V. Penne ). Non si sono da noi ricordati, perciocché leggendovisi 
notabili errori avrebbero fatto qui ingombero inutile. Per non lasciar nul- 
la di quello che vi é , abbiamo aggiunto altre acque , e dd particola- 
ri 9 fra quelle registrate negli Annali Civili. E forse son quelle che la So- 
cielà Economica non narrò colle sulfuree perché di piccolo valore per i- 
zcarsezza di acqua. Nonostante la materia cosi poca, da qualche circostan- 
sa si presume probabile che tra le dette acque non manchi qualcheduua 
con buoni titoli ad essere ora ben governata, e specialmente V acqua Ventina. 

PROVINCIA DI ABRUZZO ULTRA 2/ 

«mCONDARIO DI CITTADUCALE 

GiTTADUCALE ( S. E. ). Nella valle , tra Antrodoco e Gittaducalc , dove 
6corre il Velino , onde é detta VaUe del Velino , parecchie sorgenti sparse 
di acque minerali si veggono , e non lontane dalla pubblica strada carroz- 
zabile , delle ^ali una sola è ferrata , con acido carbonico. Le altre sono 
tutte acidule sulfuree. Le più notabili sono le seguenti: 

Acqua ferrata acidula. — L* acqua ferrata ha scaturigine presso alla 
chiesa detta di S« Vittorino , ad un par di miglia da Gittaducale cui es- 
sa appartiene. La sua temperie é ordinaria ; ed é usata. 

Acque sulfuree. — Tra le acque sulfuree^ una cui porzione si perde 
mescolandosi con le dolci, due sorgenti sono principali, e vicine. Son lon- 



^ fTsr ~ 

tane all'acqua ferrala un quarto di miglio circa. Si appartengono a due 
privati cittadini de' quali portano il nome , l' una di Bonafacda , V altra di 
Cetili. Abbondano di acido carbonico e d' idrogeno solforato , i quali vi boU 
licano dentro. 

Le sepradette acque sulfuree con la ferrata son tutte tre abbondanti 
e perenni , e riputate ab antico. Rei dintorni testimonianze di terme che 
furon dette di Ye9fpa9%and si trovano tuttavia. Nel sorgere si raccolgono 
ciascuna in un laghetto y d' onde fluiscono dopo un cinquanta passi al vi- 
cino fiume Velino. 

Àutbodoco — Acqae mlfiiree ( S. E. ). Ad un estremo della Valle deF 
Telino vicin vicino al villaggio di Antrodoco , tra le acque che escono dal- 
le falde del monte Giano y due seno tenute in pregio ed uso , 1' una lon^ 
tana pochi passi dall' altra.. Sono accolte ciascuna in ricettacolo murato per 
andarsene poi al fiume Velino che le riceve. La qualità e natura di que- 
ste due acque è come quella delle precedenti sulfuree , se non che sono 
di minore efficacia , e. per5 sono adoperate per bevanda ; laddove le altre 
presso Antrodoco sono ad uso di bagni. Ad usarne vi accorrono nella sta«- 
glene propria genti de'^ paesi vicini e lontani , al cui ricovero non basta 
Y edifizio ivi rizzatovi dal proprietario Bonafaccia. Pei bagni si fanno fra* 
scati , ed appena si può provvedere a rattiepidire V acqua. Il suolo e le 
colline intemo sono calcaree , la terra è fèrtile e coltivata. Vi sono ortagt^ 
gi 9 biade , camangiari , alberi da frutta , V olivo , la vite , secondo che- 
porta il piano, ed il collo. Il clima è temperato , T aria salubre. Nondime>- 
no per cagione, delle acque non infrenato del Velino nella regione di GiU 
taducale 1' aria à contaminata di state da miasmi. 

CIRCONDARIO DI SOMONA. 

Riuno _ Acqua sulfùrea ferrala (S*E. y. Nella valte softnonese sor- 
ge alle falde di un monlicello ^ poco lungi dal villaggio Raiano , vicino 
al 'ponte sul fiume AternO; un rigagnolo di acqua sulfurea, tanta da pote-^ 
re dar muto ad un mulino , la quale dopo alquanto si arresta in laguna , 
dove si macera il lino e la canapa. Quesf^ acq^ua , oltre all'idrogeao sot-^ 



— ne — 

f<>ra(o , porta seco eziandio del ferro. É adoperata unicamente per bevanda. 

Acqua sulfurea ( S. E. ). Altra fonte d' acqua sulfurea trovasi vicino 
Raiano un mezzo miglio , nominata della quaglia. Si raccoglie in laghet- 
to senza scolo , profondo abbastanza. Quantunque quest' acqua sia destina- 
ta a servire per bagni , e ^ia frequentata , lìondimeno è «provvista di o- 
gni comodo a queir ufficio. 

Un cittadino di Raiano n'è proprietario. Nei luoghi intomo si scava- 
no resti di fabbriche , i quali mostrano esservi stati eolà nei tempt andati 
edifizì d' importanza per bagni , e vuoisi che ivi fosse stata Y antica €orfi- 
nio. Le vie vi sono piane e carrozzabili* 

Popoli — Acqua sulfurea marziale ( S. E. ). Nella stessa valle di Sol- 
mona , ad oriente di Popoli , accanto alla strada regia che mena a Ghie- 
ti y copiosa vena di acqua minerale esce dalla terra y e si tiene per sul- 
furea ferrata. Intorno ad essa niente altro è detto. 

Pertimà •— > Acque ferrate ( S. E. ). Non lontano dai villaggio Penti- 
ma sono tre sorgenti di acqua ferrata ^ siccome si crede colà , a varia di- 
stanza ; cioè r una a dugento quaranta passi , l'altra a trecentoventi ^ la 
terza ad un miglio e nvezzo. Del rimanente nessuna menzione fu fatta. 

Noia — Le surriferite notizie venuteci dalla Società Economica di A- 
bruzzo ultra 2.^ , sono evidentemente poche rispetto ai quesiti mandati. Pu- 
re danno sufficiente fondamento a muovere qualche provvedimento a miglio- 
rare la condizione di queste acque j ed il primo luogo spelta alle acque 
della valle del Velino. Di queste acque a detto del Presidente della So- 
cietà Economica ne fece studio particolare Sebastiano Purgotti , e pubbli- 
cò il lavoro in Perugia nel 1^56. La Società Economica lo ricorda , e si 
duole di non avere il libro , che lo avrebbe mandato. 

RmsoiiDOu — Acque ignorale ( A. G. ). Tra Rivisondoli e Roccaraso si 
trovano alcune acque minerali non conosciute per non essere usate. 

VaLETTA BABBEA — itc^ua minerale (?). Indicato il solo comune. 

Ahatbice — Ac^pM minerale ( A. G. )• In Amatrice sono alcune acque 
minerali poco rinomate e non esaminate^ 



PROVINCIA DI MOLISE 

CIRCONDARIO DI CAMPOBASSO 

Campobasso — Acqua svlfiirea ( A. C. ). A mezcodì del comune di Cam- 
pobasso in contrada d«Ua Tappino ^ evvi una sorgente di acqua sulfurea 
poco nota e senz' uso. 

FsuAzzANO — Acqua sulfurea ( A. C. ). In terreno pubblico mila con« 
trada detta S. Cataldo corre un'acqua che al sapore ed odore pare sul- 
furea. È adoperata per bagni e per bere. Non mai esaminata. 

MoiiTAGAiie — Acqua minerale ( A. C. ). Acqua minerale di natura igno« 
la y ma usata ^ in luogo nominato €oUaro. 

PiETBACATBLLA — Ac^pM Salina ( A. C. ). Acqua forse salina in centra- 
da YaUi , creduta purgativa. Un' altra similmente non esaminata , in ter- 
reno pubblico detto Bagni. 

Basblice — Acqua ferrata (A. C. )• Quesf acqua trovasi in contrada 
detta Scaletta. Non usata. 

Acqua sulfurea (A. C. ). Un^ acqua sulfurea è in luogo nominato Co- 
stafUaecia. Fu esaminata da un Pasquale Caruso. Nomasi acqua di Puccini. 
£ adoperata in bagni e bevanda (comune passato alla provincia di Benevento).^ 

Colle — Ac^pM sulfurea ( A. C. )• Nel vallone detto dell' aequa solfa ^ 
y' è acqua minerale tenuta per diuretica e catartica. Non fu ancora esaminata. 

PoRTEuiiDOLFO — Acquu ferrata ( A.C. ). Quest'acqua è in contrada 
Surgetaa. Ivi passa in fondo particolare { Mastro Pietro ). ( comune pas- 
salo alla provincia di Benevento ). 

Acq[ua salina (A. C. ). Havvene un' altra salina. 

VincHiATitto — Acqua minerale ( A. C. ). Acqua di natura ignota, ma 
usata per bagni e bevanda , si trova in contrada CardareUa. 

TanEKTO — Aequa sulfurea (A. C. ). Sorgo nel terreno pubblico ed 
in luògo detto Vallone del solfo. Esaminata da Giosuè Scarano. 

Baoholi — Acqua minerale ( A. C. ). Acqua creduta diuretica e dia« 

forelica ; sorge in Colle capanna , suolo pubblico. 

Sic. Sbrix, Tomo II. » 



Petreila — Acqua èalina (?). Qucst* acqua ò in Tu^go detto Atqma salato» 
S. CiocE DI MoRCORE — • Acqua iìUfwrea ( ? ). Acque sulfuree varie ia 
coatrada detta ìsea. ( Il cemune è passato alla provincia di Benevento). 
SiPino — Acqua acidula (?). Non vi è altra indicazione. 

CIRCONDARIO V ISERNIA 

IsERRu -— Acqua sulfurea ( A. C. ). Aequa suirorea im contrada Cd^ 
ìe pagano. 

Acqua ferrata ( A. C. ). Acq«a ferrata poco distante dalla siiirurea. 
Ambedue sono adoperate per bevanda e per bagni. Sono tcnite sema nes* 
«una eira. Per Y acqua ferrata cbe è più riputata , nel 1840 , per voti del 
Consiglio provinciale fu stabilito di farsene T analisi. Ma niente ne fu ese« 
guito di poi. 

MwARDA — ie^ iulfurea ( ? ). Acqna sulfurea ed altre acque mine^ 
rati tra Miranda ed Isernia. 

CIRCONDARIO DI LARINO 

Mobtelouqo -— Acqua wlfurea (A. C). Nel hiego detto tadiechiù del 
comune di Slontelongo vi ha una polla di acqua sulfurea usata per bagni 
e per bevere. Si tiene per purgante. Nessuna analisi. 

Taverna — > Acqua mlfwea ( ì ). Acqua sulfurea di cii si è trovata fa 
sola ìndicttione. 

S. Felice •— Acqua minerale ( ? ). Acqua minerale vicina alla stra- 
da pubblica. Secondo gli Annali Civili è nel luogo detto CasleUela ( V. la 
nota appresso. 

Casteluccio — ^ Atqua wlfkrM ( ? ). Acqua sulfurea in luogo detto 
Tignale. 

CiviTAaupoHARAiio -— AcquQ sulfurea ( SPr. ). ^uesf acqua ben nota 
ed usata con profitto ^ si è già dispersa , esisteva in conlradu Riaritolo ^ 
ed un edifizio fabbricatovi air uopo 30 anni fa dal Comune è ora diru* 
to. Tuttavia non si crede impossibile il rinveaime la sorgente» 



-- ITO — 

BvÀLDi — . At^a èìdfurea ( SPr. ). Fra i temmeiiti di TaTCìina, S# 
Felice^ ^ Ripalda, nel punto denominato Castellerei vi è un' acqua che scor- 
ra da una collina sassosa in quantità sufficiente, che si disperde fra le sot- 
tostanti frane. E limpida di odor forte e pungente. Collo stare si fa latti- 
ginosa e dà sedimento gialligno. E adoperata e guarisce prestamente la ro- 
gna negli animali. 

Queste acque meritano di esser prese in considerazione a giudizio di 
uomini periti , dice il Sotloprefetto. 

Nota — Il Sottoprefetto di Larino , nel verificare le indicazioni di 
acque minerali di sopra segnate nel suo Circondario , mandategli dall' Isti** 
tuto , ha trovato che era perduta V acqua di Civitacampomarano^ indizi in- 
certi di quella di Montelongo ; di quella di Castelluccio , aspetta ancora 
Io informazioni. Quella di Ripalda pare che sia una cosa con quella di la- 
venna e S. Felice , presso ai quali comuni si trova , similmente che presso 
a Ripalda ; ed il sito nominato Castelleta che leggesi dell' acqua di S. Fe- 
lice , negli Annali Civili , dee leggersi Castellerei , siccome ha scritto il 
Sottoprefetto , so non fu errore. 

Al primo invito dell'Istituto la Società Economica di Molise promise 
di volersi occupare della richiesta , ma non attenne la promessa. Al secon- 
do invito ai Prefetti e Solto-prefelti delle proviocie y solamente il Sotto- 
prefetto del circondario di Larino mandò le poche notizie registrate di so- 
pra. Le altre si sono prese dagli Annali Civili ( anno 1842 ), e qualche- 
duna da fonte dubbia. Tutte quante sono così magre , che non si può pre- 
sumere a quale acqua minerale della provincia sarebbe utile migliorare lo 
condizioni per 1' uso. Non è impossibile che tra le annoverale , che non 
sono poche , ve ne siano di qualche considerazione. 

PROVINCIA DI PRINCIPATO CITRA 

CIRCONDÀRIO DI SALERNO 

Salebro — Aequa tidfurea ( S. E. ). A grecale di Salerno, ed a mezzo 
miglio da Porta Rotese, varie polle di acque minerali sorgono in un terre* 



no di proprietà privata ; ma una è là priocipale , Ta quale fu rrurcnula 
nello scavare uu poczo noi i825. E limpida frizzante nel berla , di saper a» 
spro astringente e con odore di uova corrotte. Rende idrogeno solforalo ed 
acido carbonico, hr slate la sua temperie è 20"* R-; essendo quella dell' am* 
diente 23^ La strada che mena alle acque è carrozzabile, la porzione pia 
prossima alla Città è di passeggio^ Y altra è polverosa di state. Il suolo è 
parte vulcanico , e parte calcareo, ineguale, a colline. Le acque sorgono in 
valle. L'ulivo, la vile, gli alberi da fruttavi vegetano bene; tuttOièincoU 
tura. 11 clima è dolce d' inverno , non mollò caldo di stale. L' aria k sospet- 
ta , perchè si veggono ì conladini che vi praticano , spesso presi da febbri 
intcrmillenti. Forse si dee attribuire alle irrigazioni che si fanno nei terre* 
ni che declinano verso il mare , ed alle acque deviate dell' Imo, per ali* 
menlnre numerose e grandi fabbriche esislenti in quelle vicinanze. Il luogo 
e la contrada si porgono bene aHa costruzione di edifizii per uso delle ac* 
que^ essendovene già parecchj per industria ed arti. L' acqua dei pozzo è 
abbondante , ma conviene attignerla. Se quella delle polle vicine che viene 
sopra terra è identica, si possono riunire e raccogliere. L'uso dell'acqua, 
quantunque di poco tempo, ha già sufficientemente mostrato i suoi effelli, 
ed a quali morbi vaglia , oltre quello che discretamente n' è concesso di pre- 
sumere come acqua acidula sulfurea. I Salernitani ne usano bene, come e* 
ziandio i villaggi intorno, ma a casa propria^ per non esservi nel luogo, 
comodo di dimora. 

Acqua aeiduh ( S. E. ). Yicino alla città , a libeccio , fuori la Por- 
ta dell' Annunziala , in un giardino di un colai Domenico Vallo , sca- 
vandosi un pozzo nel 1822, vi scalurV dentro un^' acqua minerale acidula bol- 
licante di acido carbonico, limpida, delta temperie di ÌS^K. essendo l'am- 
biente esteriore di 24.^ E frizzante al palato; abbondante che non è venu- 
ta mai meno. Essendo ta sua scovarla recente, 1' uso e T esperienza non ne 
sono molto propagati. Ne scrisse e la esaminò il Sig. Anselmo Hacrl della 
Società Economica della Provincia. Ne fece comunicazione alla Società e la 
mise a stampa nel medesimo anno. Questa scrittura fu mandata all' Istituto 
fra le risposte. 

llUiofii — Acqua iulfurea ( S. E.). Acqua scoverta nel 183^1. Sorge il 



tin antro vicino alTà riva dcr mare ,« sotto ai macigni calcarei del monte , po^ 
cbissimo al disopra del livello del mare , dove subito si gitla. É torbida di 
solfo ba odor sulfureo , temperie 1^- gradi di R. Distante dal comune di Ha« 
lori uh mezzo migKo. La via per andarvi è malagevole. La strada carrozza* 
Mie Tè vicino un 60' passi. E perciò si può migliorarne Inaccesso. Si ui 
sa dalle popolazioni intorno cbe la mandano a prendere, per bevanda, e per 
bagni. Il suolò intorno è proprietà particolare. Si vuole obese ne fosse fat« 
fo qualcbe saggio cbimico, e si crede cbe abbondi di sai comune. 

MoRTccoRviNO — Acqu^ varie sulfùree acidule ferrate (• A. C. ). Nel teni- 
mento di Montecorvino presso ai villaggi di Paiano e di S. Tecla vi sona 
variò piccole sorgenti di acque minerali dorè sulfuree;^ e dove acidule, e 
dove ferrate. 

GìFFOifi VALI* PIA5A — Acquu solffia, Acqua sulfurea (A. 6. ); Ancora ap* 
partenenti al comune di Giffòni si notano specialmente due acque, \ una sa« 
ITna con saK comune, F altra salina sulfurea la quale ^i tiene per purgativa e 
diuretica, e di state si beve in copia da molta gente. Acque non esaminate^ 

Sarro — Acqua sulfurea^ acqua acidula ( A. G. ). Nel territorio di Sar« 
no si trovano un'acqua sulfurea^ ed una aciduk. A.mbedue usate, ma noa 
mai studiate. 

CmCONDARrO DI 6AHPA6NA' 

CÒNTURSi ED Oliveto — Acquc acidule ( S. E. )i Sono più acque e di 
antica conoscenza. Sono fredde- e ti^rmaK^ acidule, sulfuree, saline. 

Le acidule sono pareccbie, abbondanti, tra le rive del Sole, comin^ 
ciàndo da sotto Gontursi, insino al ponte di OKveto. Sono limpide, al sa- 
poro razzanti. Hanno in sé acido carbonico pia e meno. 

Acque sulfuree ( S. E. ). Scatùnscona da- due sorgenti di là dal pon» 
le di Gontursi, verso maestro; copiose da animare un muKno; limpide, boK 
ìicanti nella sorgente, di saper firizzante, e forte di idrogene solforale, il 
«ni odore si sente a molta distanza. 

Acqua salina calda ( S. E. ). Da Gontlirsi verso if ponte di Oliveto i 
ad ui^ miglio, incontrasi la Solfatara, così detta; d'onde discendendo al- 



^ 482 ^ 

quanto, sj IroTano due acque saljoe-fermali^ che colà nascono Tegnenti da 
unica sorgente. La lor temperie è di 28 a 30 centigradi e sono usate per 
bagni. II tenimen(o è del comune di Contursi. 

Acqua wlfwrea calda ( S. £. )• Dalla Solfatara saddetta verso il pon« 
le d' Oliveto, vicino alla cappella di S. Antonio, k un altra acqua che 8or« 
gè spumeggiando e mandando acido carbonico ed idrogeno soiroralo. E ne- 
vaslra («k), frizzante, sa^ e sente S idrogeno solforato; è calda da 29* 
a 32"^ centigradi. E detta del bagno forte. Al di sopra di quesf acqua po- 
chi passi ve ne ha un' altra simile più calda ( 32* a 36* centigradi ) ma 
di minor forza minerale. 

Nelle vicinanze del ponte di Olivete trovasi il cosi detto bagno dolce 
in due recipienti, da una stessa sorgente ; T acqua è limpida, salmastra, sti- 
fica, di leggiero odor sulfureo , di calore meno variabile ( 31 a 32 centi* 
gradi). E la pia riputata delle altre. 

Dalla via opposta ritornando, alle falde del monte Pruno sono due 
grandi pozze di acqua da una sorgente. Sono di color nerastro (sto), sal- 
mastre, e sulfuree. La lor temperie è 30* a 31* centigrado. 

Nel piano vicino al ponte di Contursi, detto di Cernerà^ ed anticamen« 
le del Peironio , sorgono altre acque della temperie di 23 a 25 centigra- 
di^ limpide, bollicanti^ di saper acido salmastro, sulfuree. 

AcqtAe fredde (S.E.). Altre acque di simile composizione^ ma a 18* 
«centigradi di temperie , si veggono scorrere in più rivoli tra il ponte di Con- 
tursi, e di Oliveto. Tutte le sopradescritte acque, scorrono per una dolce 
china , e vanno a giltarsi nel fiume Sele. Vi sono intorno i comuni di Con* 
tursi , di Oliveto , di Golliano, di Valva a qualche miglio distante ; le stra- 
de che da quei paesi vi conducono sono carrozzabili. Solo quella da Pale- 
monte , lunga due miglia, è naturale. La campagna intorno è coltivata e 
ficnz' alberi ; nessuna aria cattiva. Il monte Pruno a ridossi è vestito di al- 
beri. 11 territorio dove sono le acque termali si appartiene al monistero di 
S. Rosa di Conca. Due soli ricettacoli sono di proprietà privata. La gen* 
te vi accorre al numero di due mila circa V anno. Dimorano nelle varie ca* 
60 di campagna^ o casini nelle adiacenze, ed in un gran casamento fatto* 
fi dal proprietario di sopra connato. Mancano poi in tutte quei comodi addet- 



ti air ne ?an(i déBe ac^ie secondo h malattie; 1 mezzi da vivere nélTa &f^ 
gione dei bagni vi vanno in aUI>eiidaDza da €ontursi, ed altri paesi vicini» 
I medici cke consigliano sono delle vicbanze. Nessun regolamento ordinato^. 
K queste accolte ne scrissero Felice Parisi , udì' archivio^ della Società Eco* 
B#mioa di Salerno; Macrl in una lettera a Sannicola , nel giornale II Severifko^ 
prima del 41 (Annali Civili, anno 1811). 

CàPAccra — Acque non usate (A. G. ). Due ac<|iie minerali sorgono nel<^ 
k pianura dì Capaccio; non seno usate ne esaminate. 

RoccjkftASMM — Acqua iemak { A. 6. ). Nel territorio di Bk)CcadasjHdo 
scaturiscono acque minerali termali in poca quantità, senz'laura notizia. 

Castello S. Lorbrio — Acqua èmlfàrea ( A. C). Un miglio lontano dal 
comune di Castello S. Lorenzo v' è un' ac^ua sulfurea non esaminata, ma a^ 
doperala. 

Valva — Ac^a ignela (?)• Al eomuoe di Valva si attribuisca un acqua 
minerale poco conosciuta. 

CmCONDARIO M VALIO 

Cainiìtlorga — Acq^a sulfùrea ( SPr. ). (^esf acqua è poco nota, è a^ 
doperata dal volgo e si tiene pev purgativa *y secondo 1' esperienza comune^ 
esala odor di solfo ( idrogeno soIfoBato )• B Sottoprefetto opina potersi he^ 
ne fare istanza al Real Governo di volgervi le sue cure. 

PALBivaa — ( SPr. )v Nel promontorio* di Palinuro ,. ad Oriente sorge 
nel fondo di una grotta al lido del mare, appellafa Cala delT acqua fètenle^ 
e sotto r acqua marina un" acqua cRe dal puzzo di idrogeno solforato nel* 
f ambiente si arguisce essere acqua sulfurea. Per tst qualità del luogo^ e del 
sito dove sorge non può essere di alcun uso. 

' Nota. -—^ Queste notizie sono di risposta alle due indicaiiooi date da^^ 
If Istituto. 

CIRCONDJUtm DI SAIA 

Atrra I Ca^guiio <^-^ ( SPr. ) N^cssun iKcquai minerale indicata (MV Mi^ 
tulo in Atena e Caggiano trovasi in quel Circondario.. 



^ 181 — 

Wota. — Nella relazione mandata dalla SocieUiEconomica iliracconto del* 
le acque minerali è partito in sei distinzioni : 

1.* Acque al nord-est di Salerno ; 2.^ A^que ad we$t; 3.^ Acque di 
Conlursi ed Oliveta; 4.* Acque di Maiori; 5.* Acque fetenti di Faiano; 6.^ 
teglie di Samo. La relazione si arresta colle notizie della 4.* Intorno alla 
prima distinzione la Società narra. Nel i826 essa incarioi alouni de' socii 
ad esaminar quelle acque. Il socio Anselmo Hacii ne feee Y analisi chimi* 
ca j ed il compagno Stefano Adinolfi ne raccolse gli effetti nelle malattie* 
La storia di tutto fu distesa da esso Naciù, é rappresentata alla Società , 
d' onde questa trascrisse le notizie mandate all' Istituto in detta relazione. 
Fer la seconda si rimette a quello che «ne pubblicò il prelodato Signor 
Macrt, e ne ha mandato T opuscolo. Per la tensa ne riferisce quel che ne 
scrisse il medico Felice Parisi. Già nel il90 un Remigio Ferretti analizza- 
va alcune delle acque minerali esistenti , allora secondo la chimica di quei 
tempi. Queste sono state le fonti che ci han somministrato le soprascritte 
notizie. Pel j»es(o delle acque minerali notate gli Annali GìtìIì han forni- 
^ j con qualche altra notizia avuta dtii SoKepreTeUi di Vallo e di Sala^ co- 
fn' è notalo di sopra. 

In questo stalo d' informazione^ per wà si puè dir solamente^ ohe le 
acque di Conlursi ed lOlrveto y e le recenti a greco di Salerno meritano at« 
ienzione. Yer^o Je prime negli anni andati la proriacia eccitò i proy?edimen« 
iì della pubblica Amninistrazione a migliorarle , che poi furono trascurati, 

WOYINCIA DI PRINCIPATO ULTRA 

CIRCONDARIO DI AVELLINO 

CnvsAiK) — Acqua mdfurea { A. G. ). Nel vallone a piedi della rape Pan- 
Rfcfira , V era una sorgente di acqua sulfurea ora perduta per gli continui 
scoscendimentL 

AiTAmu, Grottolelu — Acqua sulfurea ( A. G. ). Presso al torrente^ 
(ormine tra Altavilla e Grottolella, vi ha uo rivoletto di acqua sulùirea. Nei* 
suno e&ame, e nessun' nso^ 



— 185 ^ 

Acqua salvia ( A. G. )• Sorgente d' acqua cbe tiene sai comune, custo- 
dita in un pozzo. 

Gastelpoto— Acqua sulfurea (X. G.). Poeo lontano da Gastelpoto ri 
è scaturìgine d'acqua torbida di bianchiccio, fetente di solfo, anche a cer- 
ta distanza. Non usata né esaminala. 

MowTAPEBTO, Saiza, Sorbo — Acque varie ( A. G. ). Nelle campagne di 
Slonlaperto , Salza, Sorbo vi sono varie acque minerali, con alcuna torma- 
le, ma poco o niente usate, e non esaminate. 

MowoaizATi — Acqua sulfurea (?). Nel tenimento di Monocalzati tro- 
vasi un' acqua sulfurea carica d' idrogeno solforato. 

GIRGONDAMO DI AMANO 

Aruro — Acque varie sulfuree ( A. G. ). A questo comune appartengo- 
no varie acque minerali , delle quali due sulfuree più note , V una in con- 
trada Pignatale e Y altra in contrada 5. Liberatore. Nessuna esaminata. 

Acqua sulfurea (Pr. Gon.«). Quest'acqua nasce nella contrada S. Re- 
girM. E pregna , come pare d' idrogeno solforato ( nella scrittura leggesi 
« acqua sulfurea molto sopraccarica di acido solforoso , mista alla magne- 
sia » ). Di state molti ne usano a bevanda. 

Acqua salata {Vr. Gon. ). In altra contrada^ nominata S. Liberatore 
v' è un' acqua salata (acqua satura^ di addo muriatico (acqua salata J. 
( così la scrittura ), della quale i contadini usano a condire gli alimenti. 

ViLLAifovA — Acqua sulfurea (Pr. Gon.). In contrada conGnante con quel- 
la di S. Regina testé ricordata havvi un' altra acqua sulfurea , e pare che 
ne sia un ramo. Negli Annali Givili leggesi così : ce Nel territorio di Villa- 
nova dove sono le Macchie di FaratrQ zampillano varie sorgenti di acque 
sulfuree e ferrate, delle quali si fa uso per bevanda e per bagni )). 

Bonito — Acqua psrrata ( Pr. Gon. ). Nella contrada nominata Vialicale 
sorge un rivo di acqua ferrata, e nella contrada MorUeagosto ( Montaggui* 
io negli Annali civili ), un ruscelletto di acqua sulfurea. Entrambe usale. 

(i) Presidente del Considìo di Sanità interna, 

Ssc. SzRiB, Tomo II. Si 



Casaliobo --« Acqaa ferrala ( Pr. Cod. }. Alle falJe del ntonte llotondùy 
TiciDO alla sponda del fiume Mesciana, sorge UD*ac(iua fniaerale^ che ere* 
desi pregna di materie fèrrugimse con carbonaio di soda. 

MiBAVEiu — Acqua sulfurea (A. C. )^ Alle radici del Colle di Caml&y 
scaturisce acqua sulfurea usata da*^ contadini. Non esaminata. Qucst' acqua noiv 
esiste secondochè scrisse il Presidente del Gonsìglie dì Sanità interna di A- 
riaoo. V. la nota all' ultimo. 

S. GioBGio LA HOLARA — Acqua suifùrca (A. G. ). Nel piano delle ter^ 
re sorge da più punti acqua sulfurea , che si accoglie in un rigagnolo. Se 
ne usa a bevanda nella slate. Kon esaminata , ( comune passato alla prò* 
Vincia di Benevento ). 

Castelbaroru — Acqua ignola ( ? )• Trovasi indicato il solo luogo e noa 
r acqua minerale. Quesf acqua non esiste secondochè scrisse il Presidente 
del Gonsiglio di Sanità interna di Ariano. Y. la nota air ultimo. 

Padcli — Acqua sulfùrea ( ? )v Alcune polle di acqua sulfurea indicate 
in quel comune , ( comune passato alla provincia di Benevento )• 

HoRTigcALva — Acqua sulfurea ( A. G. ). Nella contrada nominata Mal* 
vizza sono alcune sorgenti di acque minerali , appellate cola BoUe. Dicchi 
che bevute purgano il ventre, e che guariscono i cani rognosi che vi si tuf- 
fano più volte. Pare che T acqua sia sulfurea. Non è usata; poco not^i. 

Pescolahazza— Acqua sulfùrea ( A. G.). Dentro il bosco di Pralola fra 
i sassi scaturisce un'acqua sulfurea; che credesi simile alla sulfurea di S. 
iucia in Napoli. ( Questo eomune è passato ora alla provincia dì Benevento)» 

CIRCONDARIO DI S. ANGELO DEI LOMBARDI 

S. AffOBLO DEI LomABDf — t Acqua sulfurea ( A. G. )v Nella contrada det^ 
ta Selvatico \ è un' acqua minerale putente di uova corrotte, limpida, nma^ 
ra. Adoperata a bevanda e docciatura. Nessuno esame. Nel territorio di quel 
comune altre sorgenti minerali sono , ma trascurate e non esaminate. 

Frioerto — Acqua sulfurea ferrata^ Acqua ferrata (A. G. ). Nel bosco^ 
di Migliano , a pie del colle Molignana scaturisce acqua sulfurea ferrata. 
Allr' cicqiia ferrata si vede nel luogo detto la calcara ;, e nclla^ contrada det-- 
la le Mvfilclle sono altre acqiie sulfuree.. 



^ 187 — 

Roca S. Felice — Acqua «idfurea^ Acqua acidula ( A. C. ). Nella vai* 
le d' Ansanio trovasi una sorgente di acqua minerale, torbidiccia di color 
grigio, esalante fòrte puzzo sulfureo. Poco distante ve ne ha un' altra ado*- 
perata per bagni, ed un'altra acidula usata a bevanda. Nessuna analisi. 

S, Mkmo — Acqua sulfurea ( A. C. ). Acqua sulfurea latlicinosa in S* 
Nango usata a bere. Nessuna analisi. 

CiSTELFBAiia — Acqua salina ( A. G. ). In quel comune, poco lontano 
dalle rive del fiume Calore, havvi un acqua minerale adoperata ia bagni , 
ed in bevanda. Esaminata da un medico Signor Romano. 

Galitri — Acqua sulfurea ( A. G. )« Nelle terre di Galitri si trovano due 
acque V una sulfurea, V altra salina. Nessun esame fatto. 

Bisaccia — Acqua sulfurea ( A. G. ). Nella contrada delta il Formicoso 
\ è un' aqua sulfurea. Adoperata a bagni. Nessuno esame fatto. 

ViLLAHAiNA — Acqua sulfurea termale (A. G. ). Varie acque sorgono in 
questo comune , e vanno sotto il nome di 5. Teodoro. Tengono idrogeno soU 
forato ed acido carbonico, oltre ai sali diversi. Sono le più stimate della 
provincia. La lor temperie è 23^ R. Son molto adoperate. Furono esamina» 
te da Macchia. V. // Filialre Sebezio. 

ToRELLA — (?). Acqua sulfurea abbondante trovasi nel luogo detto Isca 
piana. 

Nota. Questa provincia non rispose al primo invito. Al secondo, fatto 
al Prefetto ed a' Sottoprefetti , il solo Soltoprefetto di Ariano rispose, per 
bocca del Presidente del Gonsiglio di Sanità interna. Le quali risposte^ cor«> 
rispondenti alle nostre indicazioni , abbiamo di sopra quasi trascritte. Di alcu*- 
ne acque delle indicate da noi, i comuni sotto il cui nome son messe, so- 
no passali con esse alla provincia nuova di Benevento. Due altre del circon* 
dario , in Mirabella e Gaslelbaronia, non vi sono. 

Le acque minerali della Provincia di Principato Ulteriore non son po- 
che, riguardando a quelle che abbiamo registrale. Pochissimo ne fu scritto 
delle loro circostanze peculiari , e le nostre richieste furono senza successo. 
Laonde nessuno avviso fondalo se ne può dare , quanto alla loro capacità a 
migliori condizioni , se non forse di quelle di S. Teodoro, presso Villamai* 
na : le quali essendo in molto credito , e molto usate , debbono potere avere 
in se sufficienti requisiti per attirarsi le cure dell' Amministrazione Civile. 



— 188 — 
PROVINCIA DI CAPITANATA 

CIRCONDARIO DI FOGGIA 

MA?iFnEDORiA — Acqua salina acidula ( S. E. ). Nel comune di Manfre* 
clonia, lungo la spiaggia del mare, ad oriente , a mezzo miglio fuori l'a- 
bitalo ; a pie di un gran sasso ^ in un come seno naturale, scaturiscono tre 
fonti di acqua, T una vicino all'altra. Quella di mezzo sola raccogliesi in 
una maniera di pozza grande che le serve di ricettacolo. La sorgente è pe- 
renne nò manca mai Y acqua dove si aduna. Secondo Y Andria che ne fece 
r analisi, pare che abbia in se sali di soda, di calce, dì magnesia, ed 
acido carbonico libero ; la crede simile air acqua media di Castellammare. 
La gente di quei luoghi vi ripone fiducia. Nei tempi andati fu quasi dimen- 
ticala. Si usa per bevanda. Trovasi memoria in qualche scrittore, che fosse 
adoperata anche per bagni, si agli uomini come agli animali; benché og- 
gi non si faccia per mancanza di comodi. 

iVoto— Queste pochissime notizie sono ricavate da una breve scrittu- 
ra a stampa intitolata: Topografia ^ proprietà fisico-chimiche y ed wi medi- 
ci dell' acqua minerale di Cristo in Manfredonia y per Luigi de Sautis. 
Napoli, i86i. Opuscoletto mandato dalla Società Economica. 

S. BARTOLonEo — Acqua sulfurea {Ut. Gabr. *). Nel bosco comunale di 
Nontauro in contrada Guadamolli^ (Annali Civili) di lungi da S. Bartolomeo 
un tre miglia, in un luogo la terra avvalla alquanto, ed ivi rampolla in 
yarii punti un' acqua , della quale porzione si raccoglie in rivoletto. Altre 
polle che si disperdono non sono sì poste che non si potrebbero tutte insieme 
a quella riunire, e crescerne T abbondanza, ora scarsa anzi che no. L'ac« 
qua sorge limpida, con temperie di ÌV a 14^ di R. , ha odore di idroge- 
no solforato , il quale sentesi a qualche distanza. Nella fonte si vela di sot- 
til crosta biancastra , che leggiermente si rompe e divide , anche col soffio. 
Il rivoletto ai margini è coverto di fanghiglia di color bianchiccio, che ri- 

(0 DoUor Gabriele per mezzo del PrefeUo. 



— i8d — 

)i)estata si fa nericcia. Nella scrittura dicesi che V acqua svaporata al sole 
lascia nitrato di potassa , carbonato di potassa e di soda. L' uso n' è fre- 
quente in quelle popolazioni per bevanda. Per bagni non tanto , perciocché 
è malagevole r adoperarli 9 essendo mestieri di scavar fossi per raccoglier* 
vi r acqua. E vantata in molte malattie soprattutto della pelle. 

Nota — Dal riferitosi nella scrittura del dottor Gabriele si può dedur- 
re che r acqua sulfurea di S. Bartolomeo ( ora comune della nuova provin* 
eia di Benevento) è capace di essere migliorata nelle sue condizioni natu- 
rali e di uso, ad utile e comodo delle popolazioni circostanti. 

MoNTESAifTAifGELO ( S. E. )• Dicevasi esservi un'acqua ferrata nel bosco 
d' Umbra , testimonio il professore Michele Tenore , nel 1826 ; dipoi non 
veriGcatasi. 

Vieste ( S. E. ). Per antica memoria vi erano due acque minerali, Y una 
sotto la rupe alla punta del Turco y l'altra sotto il magazzino del porto. 
Ora non vi sono più. 

Gerignou^ Biccari ( S. E. ). La Società Economica non ha conoscenza 
di acque minerali indicate ne' due comuni di Gerignola e Biccari. Di questi 
due comuni negli Annali Civili è scrìtto come segue: 

Gerignola — Acqua salina (A. C. ). a Nel tenimento di Cerignola, a tre 
miglia verso il mezzogiorno del comune vi ha una corrente di acqua mine- 
rale nel luogo detto Monteanerta. E limpida, salmastra, amara, purgan- 
te. E adoperata )). 

Biccari — Acqua sulfurea (A. C. ). ce Nel luogo detto Commara vi ha 
una sorgente di acqua minerale. Contiene buona dose di solfo. Ninna analisi ))^ 

Aggiungiamo dagli Annali Civili. 

VoLTURARA — Acqua sulfurea ( A. C. ). In quel comune sono varie sor- 
genti di acqua minerale sulfurea, trovata giovevole nelle malattie della pelle. 

CIRCONDARIO DI BOVINO 

Troia — Acqtia salina ( A. C. ). In un pozzo , non è molti anni sca- 
vato in un terreno particolare ih Troia ^ contrada della Guardiola ^ vi corse 
acqua salina non voluta bevere dagli animali domestici, benché limpida e 



— 190 — 

«eiìia odore alcuno , ( del sapore aoa si fa motto ). L' acqua non fu curata 
oè usata da alcuno. 

Nota — L' analisi fu ese^ita òallo speziale di quel comune Tommaso 
d' Agnessa j e pubblicata per le stampe nel 1856. Opuscoletto mandato dal- 
la SocielÀ Economica. 

Le notizie surriferite furono date dalla Società Economica per mezzo 
del Prefetto. Ella si scusa del ritardo percliè i Siudaci non risposero mai 
alle loro incbieste. (guanto alle indicazioni mandate dall'Istituto. Disse es* 
sere ricordanze per tradizione. 

Bovino — Acqua salina ( A. G. )• Trovasi un* acqua salina nel fondo 
detto Castello dei Santi. E raccolta in un pozzo donde si attigne per cbi ne 
Tuole. Si crede che sia simile all' acqua media di Castellammare. Usata. 

Savignano — Acqua sulfurea ( A. G. ). Nasce presso il torrente Rifieto. 
Ha odore sulfureo. Non esaminata. ( Questo comune è passato nella provìn- 
cia di Priacipato ulteriore ). 

Gastelfrarco — Acqua sulfurea (A. G. ). Sorgente d^ acqua con forte 
odore sulfureo , e perciò appellata Fontana fetida. ( Questo comune è pas- 
salo alla provincia di Benevento). 

MoNTELEo.^E — Acqua sulfurea y AcqtM salina ( A. G. ). Nel bosco di 
Monterone in riva al fiume è una sorgente di acqua sulfurea. Un altra di 
acqua salina è nel luogo detto 5erro delP acqua salsa vicino alla via pub- 
blica. ( Gomune passato alla provincia di Principato ulteriore ). 

CIRCONDARIO DI SANSEVERO 

Peschici ( S. E. ). Sorge un acqua termale alla spiaggia , sotto 1' ac- 
qua marina ad un sette palmi di tondo. 

S. NiaifDRO ( S. E. ). Presso la taverna del lauro dlcevasi esservi un 
acqua termale. Dalle ricerche niente si è ritratto. 

RiGifAMO — Acqua salina ( A. C. ). Poco lontano dal comune , alle falde 
del monte , scorre un' acqua salina di efficace virtù purgativa. 

CAGRAifo — Acqua acidula ( A. C. ). Parecchie sorgenti di acqua mi- 
nerale nel territorio di quel comune poco lontano dal lago di Varano. Han 
sapore agretto e virtù diuretica. 



— 191 — 

Tico — Acqua ferrala ( À. G. )• Nel bosco di Umbra di quel commie 
5000 alcune sorgenti di acqua ferrata. Non usate. 

Poggio iwerule — Acqua ifkdeterminata ( A.. G« )• Nel luogo detto S. 
Ifazaro trovasi un acqua noa deteiminata, creduta termale. E. adoperata ia 
parecchie malattie. 

GcLBRZA — Acqua aalina ( A. G. ). Net luogo nominato Pozzo piccola 
frovasi uà' acqua limpida senxa odope y leggermente amara , che si tiene per 
purgativa. 

Nola — Poca informazione e tarcK aremnuy direttamente dalla provin* 
eia , e fu dalla Società Economica, e da qualche privato cittadino per mez^ 
zo del Prefetto. All' altra porzione dell' esposto ci ban somministrato gli An^ 
nuli Civili. L'una parte e T altra niente porgono per Tobbietto nostro^ se 
già nou fosse L' acqua salina acidula *dl Manfredonia. 

PROVINCIA m BASILICIUA 

GIRGONDAiaO DI POTENZA 

Tito — Acqua sulfùrea ( Seg:. S. E.* )»Ia contrada Pieschi àà un miglu> 
del comune di Tito sono alcune scaturigini di acqua sulfurea usata da più; 
tempo. Nel luogo ▼! sono cinque camerini da bagno ; da sodisfare trenta a qua* 
ranta persone alla volta;, altri sono in via di farsi. Niente altro Odetto io^ 
torno ad esse. Tito è popolata di pece mene che cinquemila abitanti. 

n casino del proprietario delle acque serve di alloggio ai bagnatori per 
quanto pu5. Vi si desidera un edi&io pubblico all' obbielto per la riputa* 
zione delle acque , e per 1' affluenza deHe persone ; come eziandio la cono^^ 
scenza della loro composizione. 

GALvekie — Acqua poco nota ( S. E. ). Alcune sorgenti dt acque mine^ 
Fall trovansi nel territorio di GalreHo. £ia Società Economica ne fece esami*' 
Bar tre, ma con nientie di buon, frutto. Una par che sia sulfurea, le altre 
due saline, delle ^ali una> con acido carbonico^ Il volge^ le tiene utili a va*-^ 

(^ Dal. Segretario delh So«elà Eoonoinica. 



— 192 — 

rie maialile , e sono usate al bere. Sono in terreno boscoso ; e chi vi pas« 
sa de' contadini ne beve. 

ViCNOLA — Acqua ferrata ( A. C. ). Alcuni rivolelli di acqua ferrata, a- 
doperata , ma non esaminala. 

ViETRi — Acqtèa sulfurea {K. C), Indicato il solo comune. Adoperata 
in bevanda ed in bagni. 

BIarsico — Acqua sulfurea ( A. C. ). Due sorgenti di acqua sulfurea fred« 
dar Alcuni rivoli di acqua termale bituminosa (sto). Le prime scaturiscono, 
r una vicino all' abitato a maestro ; Y altra a tre miglia una da Marsico ver- 
so un colle; pendice del monte Vulture. Usate. 

ToLVE — Acqua salina acidula (A. G. ). Piccola sorgente detta Fon^ 
iiina nuova. Usata a larghe bevute riesce purgante. Si vuole che tenga sol- 
fato di magnesia ed acido carbonico. 

Gahcelura — Acqua ignota ( A. G. ). In Gancellara trovasi un' acqua che 
credesi minerale ma non esaminata nò sperimentata. 

AviGLiAiio — Acqua sulfurea ( ? ). Tre sorgenti di acqua sulfurea con aci- 
do carbonico in contrada Montepiemo nel bosco delle Caldane, ildoperata. 

GIRCOIXDARIO DI MELFI 

Atelu — Acqua sulfurea termale , Acqua ferrata ( Seg. S. E. ). Nel ter- 
ritorio di Àtella vi sona due ricche vene di acque minerali , V una sulfurea 
calda , r altra ferrata. La prima è adoperata per bagni. Si raccoglie in due 
grandi piscine ad uso di uomini in comune. Per le donno vi sono due ca- 
merini. Vi è una casa ivi per alloggiamento. Ha circa venti camere. La cam- 
pagna intorno è bosco. Son conosciute col nome di acque di 5. Cataido per 
una cappella ivi vicina intitolata a quel Santo. Ne' tempi aodati erano mol- 
to frequentate. Le acque di Tito sopraccennate ne scemarono Faccorrimen- 
to delle persone. 

iVoto — Le seguenti notizie furono mandate dal Sottoprefetto di Melfi 
quindici mesi dopo l' invito primo , avute dai Sindaci dei comuni rispettivi. 
Mettiamo quelle riguardanti Atella immediatamente appresso a quelle date dal- 
la Società Economica, perchè essendo diverse, forse sono ondate sotto il 
medesimo comune acque diverse. 



Atciu — .icgftie èììtfwee ùciduk ( SPr. ). Nel (ehlmento dì Atella sono 
ire acque a diverse distanze dal comune. Una nel bosco di IHonticchio, in 
piano, le allre due ib altri sili, in vallate; sono mezzanamente abbondanti , 
perenni ; escono da più polle; la lor temperie è mezzana; e la qualità sulfurea, 
e acida (^^). ( Non è specificato se una o più sono le sulfuree j ovvero u« 
na più sono le acidule, o tutte tre le stesse). Son limpide. Il suolo non 
è da coltura. Intorno nella vicinanza si coltiva a biade ; clima temperato ; 
aria sana; vie naturali e di campagna. Uso esteso anzi che no. Ne' luoghi* 
nessun comodo. Adoperate per bagni e bevande. Nessuna analisi o esame. 

Melfi — Acqua ferrata sulfwea (SPr.). Nel bosco di Monticchio, quat- 
che miglio io dentro sono tre acque minerali a qualche distanza Tana dall' al- 
tra, della medesima qualità , siccome pare. Sono abbondanti perenni , e capaci 
di essere riunite. La lor temperie è ordinaria. Hanno in se per principali 
ingredienti acido carbonico , idrogeno solforato , e ferro. Nessun' analisi no 
fa fatta. Sono adoperate molto per bevanda e per bagni dalle popolazioni cir- 
convicine. Non vi è alcun casamento o comodo per bagni. Si provvede al- 
l' uso come si può. La qualità sana del luogo, le città popolose intorno , la 
riputazione delle acque , le fanno suscettive di tutto ciò che si richiede a 
fame agiato e civile V uso. 

Rapolu — Aequa ferrata , Acqua èulfurea ( SPr. ). Nel territorio di 
Rapolla sono parecchie acque minerali; ma due sono le principali. L' una in 
Orto dd Lago, distante 250 passi dall' abitato , 1' altra otto miglia in con- 
trada Rendtna. La copia è poca; la temperie ordinaria; la campagna intor- 
no è insalubre. Appena si usano per beverie. 

Bklla — Acqua sulfurea ( SPr. ). Sono due le sorgenti di acqua mi- 
nerale di Bella. Sono poco lontane Y una dall' altra ; 1' una termale , V al- 
tra fresca; di qualità sulfuree; abbondanti; in luogo boscoso selvatico; lon- 
tano dall' abitato un sei miglia. Nessuna strada carrozzabile vicina. Cam- 
pagna incolta. Aria sana. Accesso non difficile. Fondo privato. Molta gen-. 
te tì concorre, e pei bagni vi è qualche casa di fabbrica: altre di legno. 
Uso senza regola, e comune. Nessuno esame ne fu fatto. L' abitato è mez- 
zanamente lontano. 

PzscopAGAifo — Acqua acidula ( A. G. ). Due acque minerali fredde. L' u- 

Sic. SziiB, Tomo II. 2S 



— 194 — 

na razzente con piccolo sapore sulfureo, Y elltà, che non sempre corre, mo« 
atra aver del ferro. 

FoBERZA — ilc^fiia iulfwea (A.G.). Duo sorgenti di acqua sulfurea; 
r una in luogo detto Gagliardo ; Y altra nella difeM nominata delle 5ctm* 
mie. L' odor sulfureo si sente a qualche distanza. Nella state si seccano. 

NiscHiTO — Acqua sul/urea ( ? ). Nel tenimento dì quel comune è una 
scaturigine di acqua detta la$o fetente. 

CIRCONDARIO DI LAGONEGRO 

LATtonico — - Acqua acidtda termale ( S. E. )• Copiosa sorgente di ac* 
qua termo-minerale è in un luogo nelle vicinanze del monte Alpi , un miglia 
e mezzo lontano da Latronico. Pare clie sia acidula da una rozza analisi fat- 
tane in passato. E stimata di ?irtù purgante, e diuretica. E proprietà par- 
ticolare. I proprietari! vi han costruito case per bagni e per dimora. Buo- 
na mano di gente ri va nella stagione debita, tuttoché le vie siano assai 
malagevoli. 

IVota — Quello che si è registrato di sopra , avuto dalla Società Eco- 
nomica di Basilicata , fu ricavato da un volumetto a stampa CAlti della 5o- 
detk Ec<mom%ca di Ba$ilieatay Potenza 1862 )/ pervenuto all' Istituto sen- 
za alcuna lettera di accompagnamento. U contenutovi sono ragguagli dati alla 
Società dal Segretario , per gli anni 1851 a 61 , di varie cose di pertinen- 
za di essa società ; tra le quali sono le poche notizie intorno alle acque mi- 
nerali della provincia. Lo scrittore finisce così : a Le acque sinora accennate 
m sono le più conosciute. Na ve ne ha delle altre in diversi altri Comuni 
^ della Provincia , delle quali è fatta menzione nel fascicolo 53 dogli Annali 
D Civili del già regno delle due Sicilie ))• Queste notizie sono qui ricordate. 

Bollita — Actpéa indeterminata ( A. C. ). Acqua termale in contrada S. 
Marzio y non esaminata; pare ferrata sulfurea. 

S. Chirico raparo -— Acqua sulfurea (A. C). Parecchie seicenti di 
acque sulfuree fredde. Usate a bevanda. Non esaminate. 

FRANavuLA — Acqua sulfurea ( A. C. ). Acqua sulfurea fredda purgan- 
te. Non esaminata. 



— 195 -I 

RivEUO — Acqua wlfurea (?)• Acqua sulfurea in parecchie piccole sor- 
genti. Adoperata per bevanda e talora per bagni. Non esaminata. 

CIRCONDARIO DI MATERA 

MoRTEPELOso — Acfiia salina acidula ( SPr. ). Acqua limpida , senza o- 
dorè, meno salata dell'acqua marina. Sorge ad un miglio e quarto circa 
dal comune , nel fondo del così nominato VaUane deUe noci. La ria che vi 
mena è in gran parte carrozzabile naturalmente. Il suolo intomo è sterile 
ed incolto, ma senza acque stagnanti, ed è proprietà particolare. L'acqua 
è sufficiente da poter essere raccolta e dispensata con più comodo nelF uso. 
Al presente non vi è niente di artifizio. La gente ne usa abbondantemente 
di state, e vi accorrono, non che quelli di Montepeloso , ma di altri pae- 
si vicini eziandio. Dicesi che abbia in se addo carbonico^ e solfalo di ma^ 
Bneèia di 9oda e di coke. E diuretica, catartica. Fu conosciuta da sette lu- 
stri in qua. ( Ragguagli dati dal dottor Yallesi al Sindaco di Montepeloso ). 

Craco — Acque saline ( SPr. ). Nel tenimento di Craco sono due sor* 
genti di acqua salina, Tuna si trova nel sito detto Lago salso \ T altra in 
quello nominato Bruscala; ambedue scarse di acque. Sono ancora altre pie-* 
cole sorgenti sparse nel luogo detto Casale. V acqua di Lago Salso è ama« 
rissima massimamente di state; le altre sono saline. Se ne ignora la compo- 
sizione. Sono senz' uso , perciocché ristagnando di state si corrompono. 

Nota. Le notizie delle due precedenti acque le avemmo dopo il secon- 
do invilo. 

S. Maubo — Aeque varie (A. C). In S. Mauro sono varie acque mi- 
nerali non usate. 

jVoto — - Dalle notizie intorno alle acque minerali della Basilicata ricevute, 
attinte da scritture pubblicale , essendo imperfette, discrepanti , e non ben 
circoscritte, vi è sospetto che alcune acque sieno ripetute sotto diversi titoli. 

In generale sì può concludere per ora, che son capaci di considera- 
zione specialmente quelle di Tito e quelle di S. Cataldo. 



PROVIMfilA Di TERRA DI BARI 

eiRGOPlDÀRIO M BAU 

Bari — - Acque saline ( Pir. )• Luogo il lidio della nmriM di Bari si reggo- 
NO io vani luoghi sorger acque saline che per esperiensa riuscirono purganti. 

GiOTiiu£zo — ( Pf . ). In Giovinauo tempo fa usci una sorgente di ac« 
qua salina purificante 

Fasaro — ( Pr. ). In Fasano un'acqua salina nel luogo detto Fiume è/bh 
$ciaÌO] un' altra vicino la torre S. Velietro. Altre in variL punti della spiaggia. 

MoDUGRo -— ( Pr. y Acqua salina, ia un poczo profondo in Hodugno. 

MoflOPOLi — ( Pr. y. Dovunque- si cava il terreno vicino al raare^ insino 
alla profondili deP pelo deH' acqua nanna kannosi sorgenti di acque salmastre^ 

Tutte le predeUe acque sono di poca e nessuna imporlanxa. 

Nota -— Il Prefetto di Bari ha riscritto per singulo alle indicazioni 
mandategli dall' Istituto per lo suo circondario , nella seconda istanza. La 
Società Economica poco prima aveva detto sopra di esse, essere così pò- 
co mineralizzate di sali ; chs molte senza alcun danno sono usale come 
bevanda ordinaria. 

ClRCaNDARIO DI ALTAHCRA 

Altamura — Aequa salsa ( SPr. ). Nel tenimento del comune di AI- 
iamura sorgono alcune acque salmastre che pep la pochezza e per lo sito 
della loro origine non meritano attenzione. 

Gravhia — Acqua di Serroj^avento saliaa (Sin. »^). L' acqpa è lim- 
pida y senza odore ^ di saper salmastro. Sorge a due miglia dall' abita- 
io alla falda di una collinetta , ia quantità non molta , specialmente di 
stale y. ma sufficiente ad uso di bere e di bagni , avendone cura. Racco- 
gliesi in ricetto naturale. La sua temperie è ordinaria^ IL sito è ia leg« 

(jk) Sindaco.. 



— fai — 

gfer pendio. Clima temperalo , caloroso di siate. Aria poco salubre pet 
acque stagnanti a dugeocinquanta p^ssi dair acqua minerale. Il luogo è capa** 
ce di esser disseccato. Il campo adiacente non è gran fatto fertile ; è col- 
tirato a grano per la Hiaggior parte ; q«a e colà con arbusti ; argilloso. 
E stimata dagli abitanti di Gravina , e la tengono per purgativa. 

Ne borono neHa slate. Se^ ne prorredono sul luogo senza regola al- 
cuna. Essi soli ne usano. Nessuno V ha studiata ,. e nessuna notizia se a'è 
pubblicata. Vi si va per ria cacrozzabiie. Il fondo è proprietà privata. 

Acq$M a Pozzo fetente ( Sin. )• Ad un miglio e mezzo da Gravina, a pie 
di una collina sorge un' acqua poco* abbondante e trascurata , ma avendo- 
sene cura dicesi che potrebbe diventare più copiosa. Si raccoglie ia reci* 
piente artifiziato alla grossa. E limpida, di temperie ordinaria, di sapore 
amaretto , di color rerdastro , senza odore. La campagna intorno è mezza* 
Mmente fertile , e con arbusti, lì clima è temperata di state. Vi si va a 
vettura di animali. Vi sono acque stagnanti intorno , ma per condizioni na#- 
tyrali. Il luogo si appartiene alla Gassa Ecclesiastica. Si crede che abbia 
virtù drastica e la gente 1' ha in sospetto di malefica , onde non ne usano. 
Nessuna notizia della sua natura. 

BiTETTO — Acqua salina ( A. €. )• In Bitetto v' ha un pozzo con acqua 
grata al gusto ma purgativa. 

Altamura — ( A. G. ).. Alcune acque salmastre di nessun, conto sono 
neir ambito del comune. 

GmCONDARIO DI BARLETTA 

T&Aifi — - Acque salse ( Sin. ). Tutti i pozzi e le sorgenti di acque 
nelle campagne e nella città di Trani sono salmastre y ma tre sono le prin- 
cipali ; r acqua di €^islo , Y acqua del Curatoia^ , e l' acqua Bocca d* oro. 
La più vicina è la prima. Si raccoglie da più. origini vicino al mare , do* 
ve presto discende. Le due altre sono alquanto più lontane. La prima an« 
che è più adoperata. Vuoisi che abbia virtù catartica e puridcanle ,. ed b 
n qualche eredito , e sarà per avvenlura la vicinità del mare e dei casi- 
ini. L'acqua di Crislo fu esaminata da Tuppuli clic Rk, di Bisceglie — Ne 



— I§8 — 

gli Annali Civili, anno 1841 , si reca V analisi formale di Galileo Callotta » 
( così il testo , forse Palletta )• — > L' acqaa nella ?ia delle paludi dicesi e^ 
saminata da Binetti di Barletta. 

Nota ^- Queste acque , tome minerali non par che meritino alcuna 
considerazione da parte dell'utile pubblico. ^- In generale le acque mine* 
rali della Provincia di Bari sono poche, tutte saline, e nessuna di pregio 
(ale che valesse la fatica di spendervi qualche sollecitudine attorno^ fuor* 
che pei vicini , ai quali forse può tornare alcun utile. 

PROVINCIA DI TERRA D' OTRANTO 

CIRCONDARIO DI LECCE 

Otràuto — Aequa wlfurea ( ? )• Acqua sulfurea nel sito della SpmoH 
vicino al lido. 

Yaoisco — Acfua Bu^urea ( ? ). Acqua sulfurea vicino al mare. ( Va* 
disco non è nome di comune, dee poter essere di contrada. 

CIRCONDARIO DI TARANTO 

AvETtAiiA r— Acqua minerale ( ? ). Acqua minerale ( niente altro nel- 
r indicazione )• 

CIRCONDARIO DI GALLIPOLI 

PaEsso Castbo e YrncuANO -— Acqua wifwrea lerrnak ( S. E. )• Al mez- 
zodì del Capo di Leuca sorge e si raccoglie dentro grotte l'acqua mine* 
rale , detta di S. Cesarea. É calda , limpida , salmastra , amariccia , pu- 
tentc di uova guaste ; schiumosa all' aria , e bollendo s' intorbida , e la po« 
satura è bianchiccia. Di presente attinta arrossa la tintura di laccamuffa. 
L' acqua di calce vi fa precipitato bianco. Le lamine di argento , di piom- 
bo , di stagno tenutevi dentro , o neir aria soprastantele nella fonte , si 



- !9§ - 

abbruniscono. L' aria de' luoghi intomo mostra di esser sana dai bagnato- 
ri che vi tornano, dimorando in disagiati abituri. E adoperata per bagni 
e per beranda. 

Nardo — Acqua èvljurea iehnale ( S. E. )• Altr' acqua sulfurea termale 
sorge nelle vicinanze di Nardo, ed è nella contrada che s' intitola della Ce- 
nata. V aria ivi è buona, ed il vivere vi sarebbe agiato, secondo che con* 
'cede il paese intorno ; ma per non esservi nessun ricovero per abitazione^ 
appena si vede qualcheduno andarvi. 

S. Maru al bagno — Acgua sti//iirea (?). Più acque sulfuree sono presso 
al villaggio di S. Maria al bagno ( Fra i comuni e villaggi delle Provin- 
cie napoletane non v* è quel nome , è forse nome di contrada o sito ). 

Nola -— La Società Economica nel riscrivere mentovò non altro che 
le due predette acque minerali , e con pochissimi particolari. Negli Anna- 
li Civili l^ggesi solamente della prima ; donde abbiamo tratto ed aggiunto 
qualche altro particolare. Ivi son riferiti gV ingredienti avuti dall' analisi 
chimica eseguita da Raffaele Danese e Pasquale Greco , tra i quali sono 
notabili e principali l'acido carbonico e l'idrogano solforato. Ivi è detto 
eziandio che vi era progetto (1841) di rizzare colà un edifizio da bagni , 
e farvi la via carrozzabile , affine di rendere comoda la dimora ed agevo- 
le r andarvi ( Y. Annali Civili , 1841 , voi. 27 , p. 157 ). Adunque que- 
si' acqua e la precedente pare che non debbano rimanere abbandonate. 

PROVINCIA DI CALABRIA CITRA 

CIRCONDARIO DI COSENZA 

Ceiusaho — - Acqua sulfurea termale (A. C). Alle falde di un monte, 
per mezzo di roccia calcarea scorre un ruscelletto di acqua frizzante al pa*' 
lato, di odor di uova guaste, tiepida, bianchiccia. Non esaminata. 

Pabcrti — Acqua ferrata ( A- C. ) Sopra una collina in contrada del* 
ta Vitolo , nel lenimento del comune Parenti , sorge un' acqua limpida e 
fresca , ma stilica alquanto. E usala come acqua ferrata. Si vuole che cott* 
tenga pure acido carbonico. 



— 20« — 

FAC!fA5o — Acqua mlfiirea ( Sin. S. H. *) Si hùxe solamente « dai co8« 

CIRCOJVDÀBIO DI GASTROVILLÀRI 

S« Caterina ^— Ao^pia mlfia^a (Sia.S.JH.). Seai' uso. 

Spezzano albanése — Acqua saU$M { Rot. ^)« AI comune di Spezzano 
Albanese spetta un' acqua minerale y da non molti anni conosciuta. Consiste 
in due polle separate, lungo la sponda del fiume Esaro^ e lontane in su dal 
ponte ivi un due terzi di miglio. L' una è prossima alla rira e soggetta ad 
essere coveria dall' onde nelle piene d' inverno e per la mutazione del Iet« 
to del fiume. L' altra polla più alta e più lontana, è più sicura. Ambedue 
sono identiclie , limpide , senza «dorè , perenni nelle sorgenti , salmastre , 
amarognole , temperate a 19^ {non è detto di quale scala, ma è da pre- 
sumere di Iteaumur ). Stando in wsi aperti^ o chiusi non s' alterano di ap« 
parenza. Si usano per bevanda. Son purgative «date in buona dose^ e son 
tenute in molto credito. Aflermasi da chi ne <ece V analisi , esse avere 
in se , oUre a varii e soliti sali , idrogeno schietto , che si può raccogliere 
eziandio nella sorgente. L' uso non par che sia esteso gran fatto oltre gli 
Spezzanesi. 

Noia -*- Benché V indicazione di ^est* acqua venne con le altre di so- 
pra notate mandate dal Sottoprefetto del circondario , tuttavia le poche no- 
tizie le abbiamo tratte dalla breirissiBaa scrittura a stampa di Alessio Re- 
litti da Cerchiara^ intitolata : Analisi chimica deW acqua mineraie in Spe> 
zana Aìbanese, ecc. Ni^li, 1653« 

Cassano — Acqua èulfurea ( SPr. )• In Gassano tì è un' acqua sulfu- 
rea bene adoperata, e nel faiO|fo vi è casamento per quell'uso ed è opera 
di un privato cittadino. 

Cekchiaia •— Acqua mUfurea (SPr. ). Acqua sulfurea aominita solamen- 
te ( non è negli Annali Civili ). 



(i) Sindaco dì S. Blareo. 
(p) Alessio RoviUi. 



^ 201 — 

CIRCONDARIO DI PAOLA 

GvARDii — ( Sin. S. M.). Al piede di una rupe , lontana da Guardia uà 
tre miglia, sorgono tre acque minerali, le quali benché siano vicine T una 
all' altra di pochi passi , nondimeno sono diverse e distinte. L' una è sulfurea 
calda , r altra ferrata fredda , la terza sulfurea fredda. Tulle tre dopo bre* 
ve tragitto sono ritenute da cattivi recipienti, donde poi dopo l'uso^ o per 
soverchio, vanno ad unirsi colle acque di un torrente un cento palmi lon- 
tano, che per quella valle scn va al mare. 

Ae^pm sulfurea calda.— V acqua sulfurea calda esce da un cupo antro 
dentro la roccia^ insieme a gran copia di vapori, e qualche bolla di aeri- 
forme , è scottante , gialla , di saper dispiacevole , pule dì uova guaste , il 
qual fetore si spande a gran distanza. Il letto del suo corso è tinto di giallo , 
come eziandio per alcuno spazio quello del torrente. L' acqua è abbondante. 

Acqua ferrata fredda.—^ Appresso alla predetta acqua , nel fondo di un 
gran cavo nel sasso, quasi camera, rampolla in varii luoghi, e si aduna 
in uno come laghetto, un'acqua della temperie comune, limpida, ma po- 
chissimo tinta di giallo , fresca e stilica al palato , all' aria si appanna , e 
stando in boccia chiusa, fa posatura fulva. D' ivi per un canale va al sud 
recipiente vicino. 

Acqua sulfurea fredda.— hi presso alle predette acque serpeggiano al- 
cuni rivoletti di acqua sulfurea fredda che pure si raccolgono insieme. E 
ad un di presso come la calda, dalla temperie in fuori. 

II silo in comune di queste acque è valle profonda e chiusa. Il terre- 
no prossimo ad essa è sterile, più in lontano è coltivato a frumento. L'a- 
ria sarebbe sana se non fosse contaminata dagli efletti della macerazione del 
lino e della canapa lungo il corso del torrente. Guardia n' è distante tre 
miglia , Paola otto , altri villaggi sono intorno. Le vie sono malagevoli. Ca- 
samenti per r uso delle acque e per abitazioni non vi sono , se non frasca- 
ti« Nondimeno il luogo ne sarebbe capace. Il fondo è del comune. Le ac« 
que sono rinomate in tutte le Calabrie, e vuoisi che vi accorrono circa 
4000 persone nella stagione propria. Non vi è alcun regolamento per 1' uso. 

Rendono al comune 1300 ducati annui o in quel torno. 

Sic. SsRis, Tomo II. 8^ 



— 202 — 

Nola -^ Dclfó acque minerali di Guardia nessuna analisi fa fatta ^ e* 
neanche data suOiciente sicurtà sulle qualità Gsiche proprie. Alcuni scrii* 
tori ne trattarono in diversi tempi ^ e più e meno distesamente , . ma della 
parte storica, anziché della naturale. ](i' ultimo che ne abbia fatto ricordo, 
e le ha intitolate acque Luigiane , in ossequio al Conte di Aquila. Luigi Bor*^ 
bone/ cui ha dedicato l'opuscolo, è il Dottor Giovanni Pagano. Scrittura di 
nessun conto per la parte fisico-chimica. ( V. Trattalo deUe ac^ termo-mi* 
.nerali li^igiane di Gnardda Lombarda. WapoH, 12.® t850).. 

FiscALpo — Mei tenimento di Fuscaldo frizza unapoUa minerale (Pa-^ 
gano). ISon è negli Annali Civili. 

ScAiEA — Acqua sulfùrea. Trapela una venuzza di acqua sulfurea cfef 
uno scoglio nella Scalea. (Pagano). Non è negli Annali Civili. 

Nola — Lo specchio delle acque minerali di Calabria Citra mostra chia« 
ramente che le sole acque di Guardia pei loro grandi requisiti , meritano i 
più larghi provvedimenti rispetto agli svariati usi cui si possono^ applicare eoa 
i sussijJii delh scienza e dell' arte. 

PROYINCrA or CALABRIA ULTRA b 

CIRCONDARIO DI REGGIO 

SoLAPip — • Acqua sulfurea ( A. C. ). Allo searco dellfe pendici di Aspro* 
monte tra i macigni corre un' acqua che all' odore si conosce subito essere 
sulfurea, ma perchè è lontana dall' abitato^ e scende per luoghi alpestri , 
non è usata, ed è poco conosciuta* 

Palizzi — Acqua sulfurea ferrala ( Sin, SPr.)^Ad oriente del comune dì 
j^alizzi men che mezzo miglio , ed in contrada della Vecchia , scaturisce da* 
crepacci della roccia 1' acqua minerale in poca quantità. Qua e colà intorno ad 
essa scaturigine ne trapelano delle altre. Si stima acqua sulfurea ferrata dal- 
Vodore , dal sapore, e dai depositi che lascia di solfo e di ferro nel suo corso* 

Altr' acqua minerale simile alla precedente sorge nella medesima re* 
gione , più di là dal comune dieci colanti , in contrada nominata Angria o 
Ciandera. Nessuno esame fu finora istituito di queste due acque. Dell' us^. 
e d' altro niente è dello. 



^ 203 — 

CIRCONDARIO DI PAIMI 

Feroleto — Acque mlfuree termali ( À. C. ). In quel comune di Fero^ 
)eto vi ha sorgenti di acque termali che sentono di solfo ^ dette Acqm Sanie. 
Scaturiscono da un promontorio lontano dall' abitato un miglio circa. Nob 
esaminate. 

PoLisTiKO -^ Acqua mlfurea ( A. C. )• A poca disianza dall' abitato ) 
in Polistina, sorge acqua sulfurea copiosa. £ usata per bagni, ma non ti 
è nel luogo nessun comodo. Non fu esaminata. 

CiivQUEFBOifDi — Acqua minerale ( ? ). E indicato il solo comune. 

Gautbo — Acqua sulfurea caUn (A. C. ). Esce dalla fessura di una 
rupe e scaturisce intorno ad essa in v^irii luoghi , poi sì raccoglie tutta ia 
un laghetto a pie del monte Lifio. V acqua minerale è calda a 28^ di R^ 
ed abbondante. E limpida nel sorgere, con bollicine di aeriforme. Esala o* 
dorè sulfureo, ed annerisce l'argento. Tenuta alParia ad esalare, dopo aU 
quanto , se si agita si veggono nel seno del liquido andar giti particelle mi» 
nule bianche. Le quali furono credute di solfo , ma debbono essere carbonai» 
to di calce. Pare dunque che T acqua oltre air idrogeno solforato ^ contenga 
acido carbonico compagni usuali. E usala in bevanda. Nessuna analisi di essa^ 

Teiunento di RizzkoNi •*— Acqua sulfurea ( S. E. )• Sorge in mezzo di 
vasta pianura in contrada detta Ingarfo ( Ingarsh Annali Civili ), e si spaa* 
de in pantani onde non si può conoscere propriamente dove sorge. Ivi l'a*» 
ria è malsana. Intorno, la pianura è sparsa di alberi (ulivi, gelsi, ed a- 
ranci , e limoni per lo più ). Il terreno è vario , argilloso , calcareo , ed è 
coltivato a grano, granone ed altro ^ perchè h sufficientemente fertile. Ne 
fanno uso per bevanda gli abitatori più vicini. Il luogo , e la mancanza di 
opportuni meczi^ ne impedisce l'uso per bagni. Nessuna nozione chimica» 

CIRCONDARIO DI GERACE 

GfiBAc^ — Acqua sulfurea calda ( S. E. ). Tra Geracc , Anlonimina , 
Cimìnà, e Portigliela nasce un'acqua minerale limpida, che depone fango 
melmoso nerastro, dal quale esala idrogeno solforato. La temperie di state 



— 204 — 

è 30* gradi R. D'inverno manda vapori visibifi alla superficie, la quafó 
si covre d* un \e1o giallastro piombino. Il sapore è salso aspro, e non si 
bove. L* acqua è abbondante, ed è usala per soli bagni. GbMa volle be- 
vere n' ebbe dolori viscerali , e diarrea. V è un ricellacolo dove si racco^ 
glie deir acqua insieme con allre fredde cbe scaturiscono tntte dal pendio 
di una collina. Il luogo è coverto di tettoia: ed è diviso in dlie sezio- 
ni da servire ai bagnatorl dell' uno e dell' altro sesso. Nei dmtomi vi sono 
easeM^ di fabbrica e baracche di legno che si costruiscono temporaneameiN 
te. La natura della regione non è salubre per fa frequenza de' venti impe- 
tuosi neìta sfate. Il suore è argilloso ; ìà campagna intorno è buona; le coN 
Kne hanno alberi; Y aia dopo le p'ogge estive è malsana. Non vi sono in- 
torno acque stagnanti propriamente, ma vi è ritrigazione d\;i campf e Ta 
macerazione del lino nel fiume vicino di Antonimina. Coloro che non per^ 
nettano nel luogo dei bagni evitano le febbri periodiche perniciose. I sopra- 
eitati paesi sono intorno all' acqua sulfurea pressoché ad egual distanza. Gè- 
race vi ha ta via meo difficile all' andarvi; n' è distante un due miglia e mer- 
zo. Il fondò dove sorgono e sì raccorgooo dette acque porzione si appartie- 
ne alla Chiesa arcipretile di Antonimina , porzione a questo comune, porzio- 
ne all' altro di Gerace, la maggior paKe ad un privato cittadino. Molta 
gente vi decorre e da tulla la Provincia e dalla vicina di Catanzaro. Il nu- 
mero annuale è tra i mille ed i mille e duecento. Più ve ne andrebbero se 
vi fosse buona e sicura dimora. Quelle popolazioni Hinno caldi voti che il 
Governo vi provveda. Fu fatto ne*^ tempi passati un pfogelto di edifizii ad- 
detto ad use di quelle acque, approvato dal Governo : non ne fu eseguito 
niente. Per ora oltre le casette vi è un buon casamento del proprietario di 
quei luoghi Paolo Franco. Le acque sono in pregio e meriterebbero V atten^ 
«ione del Governo. 

Acqua so/tiki.— - A qualche centinaio di passi dalle sopradelte acque sono 
dìie altre sorgenti di acqua salina. Si adoperane entrambe come purganti 
bevendole. 

Nota — La Società Economica diede contezza soramente deire aeque mi- 
nerali di Gerace e di Rizzkoni. Di quelle di Palizzi rispose il Sindaco ri- 
iihieslo dal SottojìFefelto. Le altre poche son prese dagli Annali CivihV Era. 



— 205 — 

torte 9 scDza dubbio^ F acqua minerale di Gerace è degna de' maggiori rf* 
guardi a favor suo. Le altre , benché non siano nude al tutto di buone con- 
dizioni proprie , nondimeno ne hanno buona mano delle esteriori malagevo^ 
fi ad esser superata. Ma questa è materia speciale*, e dipende dalla cono- 
scenza dei luoghi, e delle cose, che non ci hanno data. L'acqua sulfurea 
termafe di Galalro non merita di esser dimenticata. 

PROVINCIA DI CALABRIA ULTRA 2' 

Sono molle le acque minerali della provincia di Calabria ultra 2.^ N< 
diede notizia per le stampe il Segretario della Società Economica di detta 
provincia in un lavoro inlitorato r Studii slatisliei ^ ecc. stdl' industria a« 
gncola e manifalluriera della Calabria ultra 2« , fatti per incarico della 
Società Economica, ecc. Napoli, 1845 : dove il capitolo terzo tratta dell' t- 
drologia minerale. Ivi divide egli tutte le acque in tre distinzioni ; l.« ko 
que senza usa , e non esaminate ; 2.^ Acque usate , ma uon esaminate ; 
3.^ Acque usale ed esaminate. 

Con questo medesimo ordine ci faccianoo ad esporle. 

DISTINZIONE t^ ACQUE NON USATE Nt ESAJKINAIS 

CIRCONDARIO DI CATANZARft 

Cropani — - Acqua salina. Sorgente tre miglia tontìtno del paese in con»» 
trada S. Lucia. Tiene in se sai comune. 

Ita HARCEDtsA e Belgastbo— Acjua salina. Sorgente simile alla.pre* 
cedente. 

MiGLiERiNA — Acqua soHna-ferrala. Fra le rupi det monte Porielkh 
Acqua avente solfato di ferro. 

Girifalco — Acqua salina^ ferrata. Sorgente^ perenne di acqua, nominata 
Yosina , simile alla procedente , a tramontana del monte Cornilo. 

Aaivuom e S. Elu — Tra Amaroai e S. Elia vi è una sorgente di ao<^ 
«yiia la qtiale credasi essere marziale. 



I— 206 — 

tiASFÉRnii ^- AeqiM ferrata. Scaturisce alle falde del Monte Paladina. 

Oliyadi — - Acqua ignota. Gredesi cke ^est* acqua possa ralere nelle 
ostniziooi. 

TiEioLO — Ac^a tatina. Nel Mo$Ue di Tiriólé ?' è sorgente perenne 
di acqua avente solfato di allumina. 

Staletti — - Acqua ignota. Recentemente dopo le cose stampate dal 
Segretario della Società Economica, furono trovate nel lenimento di Sta- 
letti due acque minerali fatte analiEzare a cura di detta Società Economi- 
ca. Sono usate poco o nulla. Questa notizia è nella risposta del Segretarie 
della Società Economica all' invito dell' Istituto. 

ORGONDÀRIO DI MONTELEONE 

HoRTEROsso — Acqua sulfurea. QuesV acqua sorge in contrada Mortella^ 
€ vuoisi sulfurea. 

CIRGONDARIO DI COTRONE 

PouasTBO — - Acqua sulfurea , Acqua ferretto. Due sorgenti sono pres« 
so il comune , l' una ferrata l' altra sulfurea. Un' altra sulfurea pure scatu- 
risce da rupe calcarea nel podere detto Papaserena. Quesl' acqua è soprani 
nominata de' bagni , perchè forse ne' tempi andati era abbondante da poter 
essere adoperata per bagni. 

Pallegorio — Acqua sulfurea. Una sorgente di acqua sulfurea in con- 
trada Paiamo. 

Girò — Aequa sulfurea tiepida. Trovasi nel luogo detto Olmi e Bagni , 
un' acqua minerale alquanto tiepida che viene di solfo , e credesi anche fer- 
mala. Eravi ne* tempi passati casamento ad uso di bagni , d'onde è rimasto 
il nome alla contrada. Un'altra acqua carica di idrogeno solforato è nel 
confuie del tenimento verso Gariizzi in luogo detto Solforo. 

Grixoli e Melissa — - Acqua eulfurea. Due acque sulfuree sono ne' ter- 
ritori! di Crucoli e di Melissa , nelle contrade Yituro e Sa$Ua Domenica. 



— 20T -• 

eiRGOI^DARIO DI NIGiSTRO 

MABTiRAifo — Acqua sulfurea calda. Aequa ferrala fredda. Sorgenti 
sulfuree calde soao in Martirano j contrada PrimaroM, e p ùino della croce*^ 
Acqua Ferrata fredda in contrada Petrvilo^ 

GiMiGLUfU) — - Acqua ferrata^ Sorgente di acqpa calda eoa solfato di feri- 
to y ia contrada Ajcqua boUiia. 

MSTINZIORE 9^ kCQJBE USJWFE y Hi» NON ESi^INATE 

emcoNDAwo di Catanzaro 

Tatkriva — Aerila dubbia. Yaioìsì che le acque del fiume Mli passane 
db pel territorio del comune Taverna si facciano sulfuree^, e con questa cre- 
denza molli ivi si bagnano^, e la. cr^denaa dura. Altri negano a queir acquai 
ih creduta qualità. 

Zagaiisb — > Tre acque. Acqua sulfùrea^ Acqua Mlina^ Acqua allumi^ 
uosa. — A questo comune sono assegnate tre acque minerali. Una è nella con- 
trada detta Cemsilo ^ e dicesi che abbia in^ se solfò ( idrogeno solforato )' 
ed allume. E adoperata per bagni nelle malattie cutanee. Un'altra è in lue* 
go detto Caètsre , ed ha origine in un' altro iM)minatò Arragazziy e porta 
seco solfalo di soda. Adoprasi come purganti^. La terza vuoisi che tenga solo* 
allume. Si usa come medicina, ma più, serre a conciar pelli. Scorre ncllai 
eontrada Cella y avendo origine neir altra appellata CoUaz^a; 

Sersale — - Aofua sulfùrea. X scirocco del paese da un monte vicino^ 
prende orìgine un'acqua minerale sulfurea che scorre per la contrada Trip*- 
jfa poco di lungi dati comune. Odora, di solfo. Usasi per bevanda e per ba- 
gnature tepida. 

NiGLiEiHifA- — Acqua sulfurea. Due miglia fuori del' paese nel podere 
nominalo Ilichelia contrada Boccaliti sorge un'/ acqua aventfc idrogeno solfo- 
rato. Si adopera per bagni m^lle malattie della pelle. 

Amato ^-^ A'cqua sulfùrea. Acqua simile alla precedente sorge in con- 
trada Acqua Santa j un miglio e^ mezzo lontano diiir aiutato. Ha idroge* 
no. solforato. Adoprasi per bagni.. 



^ 208 — 

CEfiTBACHB E MoRTEPAOKE — AcquG ferrata. Tra i due paesi, in contra- 
da nominata Colture è copiosa sorgente di acqua ferrata , comunemente ado« 
perata. 

CIRCONDARIO DI GOTRONE 

CoTRORE — - Atqna Bolina. In un pozzo nel podere detto Campiteìla, ad 
un terzo di miglio dal paese sorge un' acqua creduta purgativa e rinfrescante. 

Negli Annali Civili leggesi dippiù : a A pochi passi da Coirono sgor- 
i;ano due vene di acqua , una ferruginosa V altra sulfurea: ed in certa ter- 
ra che chiamano Paparenna spriccia altra acqua sulfurea da una rupe cal- 
care ; anche oggi quel luogo ritiene l' antico nome di Bagni d • 

S. Nicola dell' alto — - Acqiui sulfurea. Acqua sulfurea trovasi in S. Ni- 
cola delX alto ( leggesi negli Annali Civili deVH UHra ) Usata a bevanda. 

Caccuri «- Alcuni laghetti di acque minerali vedonsi ne' poderi Tem- 
menio^ e Terzo del Vescovo. Sono appellati Avis. Se ne ignorano le ma- 
terie che costituiscono l' acqua. Quelli della prima contrada sono antichi , 
giudicandone dagli avanzi di bagni che si trovano neHe vicinanze. Hanno 
credito di guarire reumatismi cronici. 

Verzino -— Acqua iulfurea. Acqua sulfurea in contrada Varco di Mazza 
nel podere Acrelia^ 

CIRCONDARIO DI NICASTRO 

GiNiGLiAifo — > Acqua salina. Si trova quest'acqua nel luogo appellato 
Loslretto. Tiene allume^ e si usa per bagni nelle piaghe invecchiate. 

BISTINZIONE S^ ACQUE ESAMINIATE ED ADOPERATE 

CIRCONDARIO DI CATANZARO 

Sr.LLiA «- Acqua salina. Di là da Sellia due miglia a mezzodì in con- 
trada Sciniay ed al pendio di una collina discendono alcuni rigagnoli di acqua, 
tra i quali due minerali che riunitili in uno vanno a metter foce nel fiume 



— 209 — 

Simerì. Quesl' acqua porta seco buona dose di sale comune e magnesia ( co^ 
si la scrillura addietro diala, a pag. 9 ; a pag, 5 dice solfato di soda ). 

CIRCONDARIO DI MONTELEONE 

Pizzo — Acqua ferrata. Da vicino colle , scaturisce quest^ acqua mine- 
raìe , e corre per Io luogo detto Fontana vecchia. Secondo un imperfetto esa- 
me tiene ferro ed acido carbonico. 

CIRCONDARIO DI COTRONE 

Strorgoli — Acqua sulfurea. Escono da una rupe presso Strongoli pia 
rivoletti di acqua solfurea con odore di uova guaste , ed in contrada Co* 
cornerò. Poco usata. Fu analizzata da Vincenzo Capezza. 

CuccARi E Cererzià «- Acqua sulfurea. Tra Cuccari e Cerenzia sono più 
sorgenti di acque idrosulfuree. Tengono idrogeno solforato ed acido carboni* 
co con alcuni sali. Sono adoperate per varie malattie. 

CIRCONDARIO DI NICASTRO 

Sahbiase -— Acque varie fredde e calde. Lungi da Sambiase un mi^ 
glie havvi alcuni monti distinti con propriì nomi^ tra 1 quali discende un 
torrente^ cbe per sei miglia porta il nome di Formiti^ e poi di Bagni. A 
destra ed a sinistra del detto torrente fluiscono varie acque minerali dal* 
le loro sorgenti e vi si vanno ad immettere. Sono fredde e calde. Le pri* 
me ) con una calda , banno origine nel lato orientale dal monte S. Elia ; 
le seconde a settentrione del monte Sfuzzari. Scaturiscono alle loro fal- 
de presso al Ietto del torrente, ed in esso letto medesimo, che di sta* 
te per lo secco e per l'irrigazione delle campagne rimane scoverto in parte. 
Poiché le acque in discorso don più, vanno distinte nel luogo con diversi 
nomi: 1.* Acqua del bagno fresco: 2.^ AcqtM del bagno medio: 3.^ Ac* 
qua del Caronte: 4."^ Acqua del CaronteUo: 5.^ del tremuoto: d.^delSa* 

raeeno: 1.* Acqua ferrata: 8.^ delT occUfb : 9.^ sulfurea Jìredda. Le più 
Sic. Simis, Tomo U. ti 



— 210 — 

SODO sulfuree, qualcuna ferrala; tuKe haeno acido carbooico ed idroge(w> 
solforato; più del primo ^ ( fuorché uoa) cUe del secondo, stando alle ana* 
lisi del Ricca ; e secondo le investigazioni del Parracocchia pare che in al- 
cune siano solfuri alcalini. Le acque di Sambiase sono usate, e conosciute 
da più secoli. La lor fama è diffusa nelle provincie circonvicine^ donde vi 
traggono molti infermi. Sono proprietà di privati cittadini. V* ha delle casipolo 
per la gente che vi va, ma poche e disagiate. La Società Economica , sono 
molti anni passati , ne prese cura , e prima uno de' suoi membri , il Golo-* 
simo^ poi il €alcaterra ; e poi Parracocchia, Nontesanto^ e Ricca se ne oc* 
cuparono. Vi furono le analisi chimiche fatte dal primo e da* tre ultimi , e 
principalmente dal Ricca. Ma non vi si può fare grande assegnamento sopra. 
Intanto quelle acque meritano bene i provvedimenti dell' amministrazione prò- 
yinciale , secondo le loro condizioni presenti e delle cognizioni mediche e 
chimiche. Quanto alle altre , per i pochi particolari che se ne hanno^ nien« 
te di positivo si può dire , e da quello che ne accenna il prelodato Segre- 
tario non pare che se ne possa trarre graa profitto. Nidladimeno per qual- 
cuna ciò potrebbe non valere. 



RAPPORTO 

IUTOMO ALL' ARTE DI CONCIAR PELLI 



Signor PrSsidente 



N, 



EL precedente rapporto Q) risguardante lo stato presente delle ac* 
que minerali delle provinole napoletane, dichiarandosi in prima lo sco- 
po cui mirava Y Istituto nel cercarne la cognizione, si accennava ezian- 
dio di un altro subbietto compreso nella stessa idea, e sotto la me- 
desima forma; ma ben differente. Questo subbietto erano le conce 
delle pelli, arte delle principali ne' bisogni dell* uomo, e dt-non ul- 
timo interesse rispetto all' utile comune e dello stato. Il primo fat- 
to fu esposto all' Accademia , e fu dichiarato qual frutto ebbero le 
cure dell' Istituto. Rimaneva l' altro che ora ci facciamo ad assolvere. 
Il modo d' istituire l' inchiesta non fu dissimile da quello usa- 
to per le acque minerali. Si fece capo a' Prefetti, a' Sottoprefetti , 
alle Società Economiche delle provincie, indirizzando loro l' invito e 
le norme , e le sollecitazioni. Cinque provincie restarono finora mu- 
le. Le altre, dove il Prefetto, o il Sottoprefetto, dove qualche pri- 
vato cittadino, e nella più parte le Società Economiche non indu- 

(•) V. f. 145. 



grarono, e (ta qualche mese con sufficiente sodìsfazione nsposera. 
In verità, o che la cosa fosse più semplice e rislrelta^ o meglio 
maneggevole ,. o più accessibile alla investigazione immediata ;. certa 
è che te notizie date quadrano bene ai quisiti (*), sono ordinate se- 
condo essi e circoscritte ; sicché non diedero gran fatica ad esse- 
re disposte, e registrate in quella guisa che loro si conveniva (*). 
Tuttavia non è da credere che il materiale ci pervenne quan- 
to ne potevamo aspettare. S'è per te aeque minerali , qual fatto na- 
turale , vi era fatica scabrosa a ritrovarlo nella sua verità ; per le 
concerie qual fatto d' artifizio umano, una sola ma grave diififolLx 
ci si parava dinanzi ed era la graa {ripugnanza che l'uomo in so- 
cietà sente a palesare le sue cose ; e massimamente quando ne te- 
me la sottrazione o Timpaccio. Il che come ognun comprende è un 
grano di fiele che guasta il dolce di ghiotta torta. Via facendo ne 
avremo qualche esempio. 11 resto si desume dalla pochezza di esso 
materiale rispetto alla provincia, siccome apparirà via. facendo». 

(•) r quisiti furono questi: Dove le concerie soìw? — tn die numero? 
— Quanti latoranli ti si adoperano , ed a quale uso ? — Quante pelli vi 
si conciuìw per anno ? — Le pelli conciate sono consumate tutte nel pae- 
se^ Q cofitrada dove si fùnno j ovvero neUe provincie intorno y ovvero an^ 
Gora in paesi lontani e stranieri? — Le pelli che dà la provincia si con^ 
ciano tuUe im, o porzione ^ ed. il resto si concia altrove?, ovvero son ven- 
dute gregge agli stranieri ? — Bastano alle coìicerie le sole pelli del paese 
proprio j ne ne vanno eziandio da altri luoghi vicini e lontam ? — Qua- 
li modi di conciar vi si usano alle pelli che si maneggiano per F ufficio 
cui si destinano ? — Quali materie sono adoperate nelle varie conce ? — iSo- 
no naturali del paese ^ o vi vanno da provincie vicine ^ o anche da pae- 
si stranièri? 

(^) Per la loro qualità ai sono- potute inserire nel corgo del preseur- 
t4L* rapporto.. 



— 213 — 

La provincia di IVapoli non fu dall' Istituto interrogata , sapen-^ 
dosi bene Le numerose concerie che vi sono in piedi^. ed il loro lo^* 
devole andamento, per ì ripetuti saggi di che egli fu giudice nel- 
le passale pubbliche mostre, quando questa città era metropoli , ed 
una certa prosperità ,.. neHa quale si sono mantenute in appresso da 
non poco tempo in qua, anche in concorrenza colle straniere, ac- 
quistando* progressivamente forza anziché intristire e venir meno. E 
però si par bene che ad esse non fa bisogno aiuto o protezione co^- 
mechessia; ma solo che noa si oppongano al loro libero procedi- 
mento impacci ed intoppi y. o per indiretto si scemi loro T alimene 
to porgendolo ad altrui. Egli, è chiaro che grandi fabbriche co- 
me sono^ non siano indietro nella cognizione e nella scelta dei pro- 
cessi di concia usati dalle maggiori officine di oltremonti ed oltre- 
mare , né nella pratica de' migliori , e nella confezione di ogni mar 
niera di corame. Le materie concianti qui naturalmente abbondano,, 
e son quasi tutte deK paese , e le pelli stesse straniere sono mes- 
se a profitto. Relativamente a- modi di. conciare iaispecie, ogni fab^ 
bricante, siccome aiviene per tutte le arti, e per le fabbriche di 
uome^ ha i suoi particolari segreti nelle manipolazioni, che mal si 
^uscirebbe a. volerli sapere. Insomma le- concerie della, provincia di 
IVapoIi , se in generale non isdegnerebbero i convenienti e diretti ftw- 
vori allo stato loro presente, che niente in queste faccende é sover- 
chio, il principal necessario per loro é che non siano attraversate nel- 
lo sfogo de' loro prodotti , e che sia agevolata la loro sussistenza.. 

IVon é altrettanto delle concerie provinciali.. Primieramente ci 
duole ripetere quello ohe testé notavamo delle cinque previncie sor^ 
de air ìniJto dell' Istituto^ Laddove ne volessimo scusare cui si spet- 
tava di corrispondere, col supporre non esservi colà alcuna conce- 
ria; da una parte non par probabile, dall'altra, quando cosi fos- 
tie,. era pure un fatto la cui conoscenza non: sarebbe del tutto sUi»- 



rilc. In ogni caso, il rescrivercene era se non altro convenienza di 
forma. Queste provincie sono, Abruzzo citra, Principato ultra, Ba- 
silicata, Capitanata, e Terra d'Otranto. Delle altre rimanenti ne di- 
remo in succinto quel che ne fu comunicato. 

La provincia di Terra di Lavoro andrebbe quasi in compagnia 
colle cinque mute , imperocché de' cinque circondarii solo quel di 
Sora ci ha mercè del Sottoprefetto ragguagliati intorno alle conce- 
rie di quel circondario (*). Intanto è notissimo che in S. Maria di Ca- 
pua, del circondario di Caserta, vi è buona mano di concerie. Adun- 
que nel circondario di Sora quattro comuni hanno concerie e sono 
Sora, una con due lavoranti; Isola, una con 4; S. Germano, 4 con 
30 lavoranti; ed Arpino anche 4 con 20 manuali. In tutto 10 con- 
cerie con 56 artefici. In comune le pelli che vi si conciano nelF an- 
no sono 5000 in quel torno. In Arpino poche cuoia grosse vi si 
conciano; ma pelli soffici da guanti, da colorire, per fodere, e per 
altri usi simili , e pergamene ancora , 50000 per anno. Il resto 
misto con cuoi grossi, in altre concerie. In somma son conciate pelli 
di ogni maniera ed uso. Le pelli della provincia non bastano al la- 
voro ; sopperiscono le altre intorno. Le conciate si smaltiscono se- 
condo la lor qualità ed ufficio neir interno della provincia ; e si man- 
dano di fuori, e molte pergamene a Roma. 

In Principato citeriore la Società Economica ci fornisce. Inco- 
mincia con buona lealtà a dirci, che le notizie che ci manda non 
sono tutte da fonte sincera , ma qua e colà ha supplito del suo per 
informazione d' altronde. Ella dà cinque comuni per sede di conce, 
Salerno, Torraca, Sapri, Vallo, Vibonati. Da Vibonati e da Vallo 
nessuna risposta non potè mai avere uè da conciatori , ne da citta- 

(•) Volcnlicri notiamo qui che fa pure quel Sotloprefello il solo nella 
proviDcia a corriapoDdere all' invito dell' Istituto noli' ìoformazione intorno 
alle acque minerali. 



Jfni, ed eziandio un conoscenle del Segrclario rescrisseglT neganr- 
dosi. IVuUadimeno egli trasse qualche cognizione per altre vie. Egli 
assegna a llbonali ed a Vallo 20 concerie per ciascuno, e 10 Ira 
Salerno, Torraca e Sapri. In tutto soiv)vi 25*0 lavoranti; ed un 100,000 
pelli in concia ( avvertasi ora per sempre , che i numeri sono qui 
trascritti senza comento o tara^ il che lasciamo alla discrezione al- 
trui ). Le pelli da conciare sono di bue e di bufalo , e servono a 
&r suola e tomai di calzatura grossolana ; e per rustica bardatura^ 
Il consumo è tutto nella provincia ed in alcune delle vicine come 
Basilicata e Calabria citra ^ alle quali Fibonati che è prossimo le 
trasmette. 

In Terra di Bari eccovi un dottor Vito Pascasio da Mola in pri- 
ma, e di poi il Prefètto che informano. Tra Funo e V altro vi è di- 
screpanza nella parte principale , ed è mestieri significarla. Ambidue 
nominano 15 comuni che hanno concerìe; si veramente che sei 
deir uno non sono fra quelli delF altro. Il Pascasio conta 43 con- 
cerie in tutto,^ ed il Prefetto 49. Questi 131 lavorante e quegli 22ft 
circa ; varii , in ciascuna con gran differenza dalF una air altra* 
Il priipo non sa assegnare numero di pelli che vanno in concia ; il 
secondo afferma essere di 8530 ; tutti due y le pelli da conciare esse- 
re d'ogni sorta, ma non tutte quante in ogni conceria. Buona por- 
zione delle pecorine, di agnelli e capretti essere spedite gregge iu 
IVapoli. Le grosse, di bue^ bufalo, cavallo, mulo, asino, servire per 
suola, tomaio, ed altri usi grossolani nella provincia e intorno. Se« 
^ondo Pascasio le pelli paesane non bastano ad alimentare le con« 
eèrie ivi ; andarvene da altre provincie , ed anche da regioni stra- 
niere di là daU' Adriatico. 

La Società Economica di Calabria ultra 1"^ dà 20 concerie per 
la provincia distribuite in cinque comuni , Galatro , Cinquefrondi y. 
CliiXbne, nel circondario di Palmi ; ia quello di Gerace^ Gioiosa e Cai»- 



— 216 — 

signano ; con 3 e 4 lavoranti in ciascona. Conciarvisl pelli caprine^ 
pecorine, bovine in numero di 5 a 6000 per anno, ed andarvi dai 
paesi della proiincia, dire le proprie. Le pelli conce spacciarsi ne^ 
paesi allorno. Essere usate quelle di concia soffice e di color chia- 
ro per fodere e guernimenti; allre dure e forti per calzari. 

In Calabria ultra 2"^ sono 110 concerìe comprese in 29 comu- 
ni, i cui principali sono Mcastro, Soriano^ Sorianella^ Gerocame 
con 440 lavoranti mescolatamente. Vi si conciano cuoi pelosi, pel- 
K mprììie di ogni età per diversi usi , il cui prodotto è di 2800 
eantaia per anno. Tutte sono detta provincia, con altre che vi si por- 
tano di fuori e si consumano in essa. Fino a pochi anni h erano 
in Tropea due grandi fabbriche die lavoravano di tutto e bene. Ciò 
nonostante Gnirono. In generale le allre concerie della provincia so- 
no in decadenza. Tanto avemmo dal Segretario generale della So- 
cietà Economica. 

Da tre fonti derivarono a noi le notìzie per la Calabria citerio- 
re, cioè dalia Società Economica per Y intera provincia; dal Sindaco 
di Cosenza perciò che si spelta a quel solo comune ; e dal dottor E- 
duardo PandoWì di Rlormanno per le concerie in quel comune princi- 
palmente, e per cinque altre di giunta secondariamente. La sómma 
delle notizie dà vista di approssimarsi meglio alla verità; tuttavìa ani 
alcune differenze notevoli. Le concerie sono 63 sparse per dieci co- 
muni, di cui solo Normanno ne ha 20, (cosi PandoUì; la Socie- 
tà Economica dice 8 ), e Scigliano 15. I lavoranti sono in Morman- 
no 40 circa; in Cosenza 12 con 5 concerie ( cosi la Società Eco- 
nonuca; 4 concerie il Sindaco. Si noti qui la presenza dei relato- 
ri sulla faccia del luogo ) ; nel resto sono un 200 sotto sopra. Vi 
si conciano in generale pelM di ogni animale che sono in uso. Par- 
ticolarmente nelle conce dì Cosenza 2700 alla rinfusa. In quelle di 
Mormanno 7000 per suola; 1000 per tomaio; 200 pelli pecori- 



— 217 — 

ne per grembiuli di fabbri ed altri artefici. In tutta la provincia poi 
SOOO cuoia di animali grossi, 80000 di minori di varie specie» 
Ogni fabbrica ha la sua qualità di pelli a lavorare. Quella sola in 
Rossano , conciossiachè sia costituita in grande , lavora di tutto. Le 
pelli della provincia soverchiano il bisognevole alle concerie. E pe- 
rò il soverchio va nelle provincie circostanti , ed a IVfapoli ed a Mes-* 
Sina. Ma non perciò non raccettano corame forestiero e specialmen- 
te di America. Le pelli gregge d' agnello e capretto sono manda- 
te in IVapoli richieste dagli stranieri per farne guanti. Le pelli con- 
ce sono consumate in gran parte nella provincia medesima. Una por- 
zione va pure alle vicine. 11 lavoro fino viene anche in IVapoli a ga- 
reggiare col napoletano. 

L'Abruzzo ultra 2^ ci pare scarso di concerie, stando al det- 
to del segretario deUa Società Economica. Ivi non se ne contano 
che una meschina in Popoli, e 6 in Aquila, fra le quali una è la 
maggiore per la quantità di lavoro. In tutte si numerano un 60 ma- 
nuali, e vi si conciano cuoia di cavalli, muli, asini, buoi e pelli di 
animali minuti , una cui parte ( agnelli e capretti ) si mandano greg- 
ge altrove. Il bufalo non si conosce nella provincia. Le pelli da con- 
ciare sono del paese e qualche voRa le forestiere. Se ne conciano 
per anno un 6000 di animali grossi ed un 5000 di piccoli , per 
diversi usi di suola dì tomaio, di bardatura, ecc« Le quali si con- 
sumano tutte in provincia, da poche in fuori che vanno in Abruz- 
zo ci tra ed in Molise^ 

Sei concerie sono nella provìncia sorella alla precedente ; cioè 
i in Teramo una in Campii ed una in Penne. Di quest' ultima ci 
informava il suo proprio conduttore per la via del Sindaco e del 
Prefetto. Delle altre i Sindaci dei due comuni. In Teramo sono 24 
lavoranti, in Penne 18, in Campii S. Vi si lavora corame grosso 
per suola , e bardatura ed io vacchetta. In Teramo 3 in 4000 nel- 

Sec SimiE, Tomo IL ^« 



— 218 — 

r anno ; in Penne un migliaio in vacchetle e 2000 per suola. In Cam- 
pii dove si conciano pure pelli pecorine e caprine, non si sa dire 
il quanto. Gran parte delle cuoia grosse viene di fuori della pro- 
vincia la quale non ne dà abbastanza. Le conciate si adoperano nel- 
la provincia ed anche si mandano in Romagna e negli altri due A- 
bruzzi. 

Il Prefello di Molise ci mdimksiàx^V assoluta privazione di con^ 
certe di pelli in quella provincia , quando la Società Economica con 
propria verità ci afiermava esservi state in Campobasso parecchie con- 
cerie, ed una via ne conserva ancora il nome. Ora esservene un' a- 
vanzo di quelle, scadute e sopraffatte dalle grandi sorte nella pro- 
vìncia di IVapoli dove passano tutte le materie prime in pelli e so- 
stanze concianti di che quella provincia è ferace. Le umili conce- 
rie che in Campobasso ancora vivono conciano solamente corame per 
bardatura dozzinale. 

Tra le cose proposte ad esser notate per conto dell' arte di con- 
ciar pelli ve ne ha due riserbate a dirne in ultimo in comune, per 
la ragione che essendo più circoscritte delle altre, e le stesse qua- 
si per tutte le concerie , sarebbe stato tedioso ripeterle per ciascu- 
na di esse. Le due cose sono il modo di conciare: le materie con- 
cianti adoperate. Messa da parte Y origine delF arte suddetta che per 
eerto debbe esser nata coir uomo , il fatto principale nel dar la con- 
cia , e la materia propriamente conciante non furono prima de' no- 
stri tempi essenzialmente conosciuti. Il principio fondamentale inva- 
riabile di questo fatto dimora nel rendere la pelle incorruttibile, e 
quanlo si può impenetrabile all' acqua ; cui di necessità venne ap- 
presso il darle qualità varie di tenacità , di sodezza , di morbido , 
di resistenza , secondo gì' isvariati bisogni dell' uso. E ciò dovè segui- 
re il lento avanzarsi delle società , e dell' esperienza degli anni ; la 
quale a poco a poco mostrò in talune piante e loro parti essere ri- 



- 21D — 

posfa la virili di togliere al cuoio il corrullibile , farlo difficile ad ìm^ 
mollarsi ed anche aggiungergli nerbo. Ma non si seppe mai insino a 
noi che la sostanza era una ed identica , benché sparsa in esse piante. 
L'esperienza pure aveva lentamente suggerito ed insegnato i modiiarii 
di applicare quella materia alF effetto ; dopo di che venuti Tagio ed 
il lusso nel vivere, richiesero per Fuomo dì citta ii soffice, il sottile, 
il colorito, il lucido , il belF aspetto , in uno Y appariscenza ed il mor- 
bido. Tutte parli secondarie ; senza negligere per Tuomo rustico il 
forte , il resistente , il durevole. Ovvero a parlar più proprio e spe- 
ciale , secondochè Y esperienza ammaestrò e la pratica mantenne , e 
la facilità di avere di tale o di taF altra materia dotata di quella vir- 
tii conciante , si adoperò dove la scorza di quercia, o di pino, do- 
ve la galla , dove il lentisco , dove il mirto , dove il sommacco , do- 
ve la vallonea , e via dicendo , per adempiere Y operazione capita* 
le : e di più Y olio di ulive, di pesce, il sego, il grasso per ram- 
morbidire ; la calce , ed altri liquori per pelare ; le tinte , le ver«» 
pici per dar vista e finimento, che sono in parte gli accessori al-» 
la concia. Adunque quanto alle pratiche del conciare , poiché le no« 
stre concerie , da quelle di IVapoli in fuori, sono quasi tulle ristret- 
te, e dedite al lavorio di corame forte ed ordinario; le manipola- 
zioni sono le antiche e comuni a tutte nella sostanza , ed ancor' oggi 
usate altrove; salvo i particolari variabili nel magisterio. Laonde vi 
si usano le materie nominate di sopra o Y una o Y altra che Y usan- 
za ed il comodo portano. Rispetto alle materie concianti egli è indù-» 
bitato trovarsene doviziosamente in tutte le provincie , in quale più, 
in quale meno, o Tuna, oF altra, fuorché qualcheduna scarsa. Sic- 
ché il fornirsene é reciproco; e nel tutto insieme la derrata soprab- 
bonda, e si vende a' forestieri. Che se talora se ne compra di fuori, 
è in quella provincia dove far così torna più utile. 

Sebbene le concerie di cui già siamo informali non si riferisca- 



no che alla metà forse e poeo più deHa regione napoleftaba, ftoo ca«^ 
dremo io errore giudicando, che ve ne fossero anche altreltasle nel re* 
sto del territorio^ non sarebbero neUa mediocrità gran fatto differenti 
dalle altre. Ora, sia che vuoisi, la domanda che ci suona alte orecchie, 
ed è lo scopo delle nostre sollecitudini, è questa : sono esse capaci di 
levarsi a più alto grado che al presento non sono? E incontrastabile^ 
che posto il movente universale di tutte le cose umane , cioè V u^ 
tile, la radice della forza vitale necessaria a ciò è il capitale; se-» 
gue 'appresso la produzione con Io spaccio ^ che è T alimento che so- 
stiene. Il capitale, ovvero il danaio che lo forma ^ non è perawentu-» 
ra difficile a rinvenire perchè sta nelle mani dell^ uomo; quantunque e^ 
gli nel trarlo fuora e metterlo in azione non lo feccia senza lungo 
e maturo esame^ sapendo bene, che uscito dello scrigno pena mol« 
to a ritornarvi, se non ismarrisce la via. Lo spaccio poi della pro« 
duzione dipende da varie e moltiplici circostanze esteriori y vicine e 
lontane y sopra alcuna delle quali la vigilanza ^ la previdenza ^ Y at* 
tività non giungono. La princìpalissima di quelle è la conciM^renza 
ne' mercati , la quale oggi , e neUe condizioni civili e politiche del- 
r Europa non pare che si possa sostenere con frutto dàlie nazioni 
piccole e mezzane contro le grandi, e specialmente quelle, il cui fondo 
maggiore di ricchezza pubblica e privata sono le arti ed il traffico. E 
ehi a fuggir la gara e la rivalità volesse restringersi al solo consumo 
interno del proprio paese, non vede indietro il rivale polente inse- 
guir dovunque per sopraffare, e perdere eziandio del suo quando il 
vincere la gara lo richiede ('). IVè sarebbe da pensare che in ca- 

(«) Nel i8Si fu qui riziata in S. Giovanni a Teduccio una fabbrica di 
cristalli fiDi di ogni maniera forniti di tutti gli argomenti all' uopo, sotto il 
nome de' fratelli Hentzj. I lavori furono cominciati e messi in vendita. La 
qualiià del cristallo^ e la bontà del lavoro non lasciavano nulla a deside- 
rare, accompagnati dal prezzo inferiore a quello de' cristalli stranieri. Noi 



!» prapna il fabbricante potrebbe avere difesa e protezione dal suo 
Principe ; imperocché la gabella sulle mercatanzie forestiere non sem- 
pre si può aggravar tanto da agevolare ed aiutar le proprie. Le 
alleanze y ì trattati di commercio, le convenienze, e più d'ogni al- 
tra cosa il timore di quella maniera di rappresaglia che tra nazio- 
ne e nazione Buoi farsi in così fatti casi,, sempre più dannosa a chi 
è meu possente , legano le mani alla debole di fare a prò de* suol 
ciò che il debito ed il buon volere suggeriscono. Allora è savio con- 
siglio e meglio espediente rivolgersi ad altro di più fondato e sicuro 
proGtto. Tale è il caso nostro. Ed in vera quando il Sommo FallOF 
delle cose ci largì terra feconda e cielo benigno , ci additò dover noi 
intorno a queste due fónti inesaurabìli le nostre facoltà e gli artifizio 
principalmente esercitare , e lasciare ad altri altramente forniti prowe«* 
derci del rimanente. IVoi non faremo mai un ago,, nm avremo sempre 
dal nostro suolò di che con un pochissimo comperarne mille. Fu tempa 
già neir età nostra , in cui venne in mente alle nazioni europee , cia- 
scuna di emanciparsi dalle altre ne' bisogni della vita ^ far tutto e* 
trovar tutto in casa propria. Ma Tandazzo durò poco ^ perciocché to-» 
sto mercè dell' esperienza si avvidero di aver contrariata la natura^ 
nella quale apparisce con fulgida evidenza legge impreteribile, tut- 
te le creature dell' universo , insino all' uomo stesso , essere congiun- 
te insieme sì , che nessuna può stare senza il sostentamento dall' ai- 
fra. E noi medesimi che corriamo sempre al forestiero col nostro- 

fttes&ì De fummo testìmonii e* ne pigliammo i saggi con piena soddisfazione. 
Immantinente i fabbricanti stranieri che fornivano la piazza di Napoli ordi« 
narono ai loro corrispondenti^ di ribassare! prezzi della loro mercanzia an^ 
che con. perdita qualunque^ al punto che i fabbricanti napoletani non* po^ 
tessero sostener la lotta. Fu fatta. I nostri allo spacciar la derrata loro fu- 
rono costretti a venderla con iscapito. I forni furono spentì , la fabbrica di» 
smessa,, e non poche migliaia di ducati andarono ia fumo^ 



— 222 — 

mtil prò , ^ ne siamo imbaslardili , ne facemmo la mala prova. Co* 
81 favellando non intendiamo di concludere al nostro proposito che 
le nostre concerie hannosi a lasciar perire o stentare* Certamente 
nello slato umile come sono , con poclìi tu^ieGcì da uno 'in su, non 
hanno tanto vigore né organi sufficienti a salire a considerabile gran* 
dezza; perciocché ostano loro tre potenti impedimenti, ciò sono V atti- 
tudine loro presente^ le concerìe della provincia di IVapoli e le stra^ 
ni ere. IVondimeno possono ben sollevarsi alquanto più nel perfezionare 
proporzionatamente alla lor possa i metodi di conciare quel corame 
per la gente e per le arti, che Fuso comune fa più generale^ più 
necessario ^ e più utile. IVel che senza dubbio non vi sarà chi en- 
tri loro innanzi, non trovandovisi né convenienza né guadagno. A far 
ciò é grande agevolazione Y avere neHa provincia ed intomo le ma- 
terie prime , pelli e sostanze concianti ed altro. Basterebbe a tanto 
un esperto artefice per conceria , od almeno per le più notabili , a^ 
dattato alla lor capaciti, che impratichisse i conciatori a quella quali- 
tà di lavoro , ed a quei procedimenti di perfezione che meglio a 
ciascuna conceria si competerebbero. E qui entra V uffizio e Y ope- 
ra del governo municipale , provinciale , e pubblico , verso i qua- 
li a benefizio delle nostre contrade F Istituto i voti suoi dirizza; e 
con caldo amor patrio conforta i Consigli Municipali e Provinciali a 
non defraudare delle lor cure Tarte di conciar pelli dove trovasi 
ÌQ atto, come quella che sovviene a bisogni de' più necessarii del vi- 
vere; ed anche in bassa condizione, dove sia ben trattata, e soste- 
nuta non fallirà certo di retribuir largamente del suo bene operare 
a' prossimi ed a' lontani della civil comunanza. 

I COMIII88ARII 

FiAiicESCo BBiGAirri 
PoMEjiico Pbesutti, relatore. 



NOTE 

REUTITB lUA HINIERA DI ISFilTO DI ROGGiSECCi 

ED ÀGLI USI CUI PUÒ UTILUENTE lUPIEOÀRSl 

PEL SOCIO OBOINAaiO 
O. «. COSTA 

Pre«entat6 ai B. htiiuto nella tùmata de' 7 Settembre 1$6S^ 



SlGMORI OoLLEGIIt 



N, 



el presentarvi un lavoro di asfalto nostrale, eome il dicono, o> 
di calcare bituminiféra y da servire dì saggio per un nuovo utile im- 
piego di questo minerale,, panni indispensabile accompagnarlo coit 
alcune brevi notizie» 

Io non intendo già dir verbo intomo al minerale per se stes- 
so considerato , essendo esso noto come tale ancbe ai neofiti culto- 
ri di mineralogia. È mio intendimento soltanto informarvi delle sue 
qualità peculiari in rapporto agli usi economici cui si può destina- 
re, cltre a quelli cui generalmente si addice.. 

Voi osservaste non à guari un mobile lavorato dall* ebanista Luigi 
Fosca con Y asfalto breccioso della Sicilia:, e ne ammiraste il pre- 
gio della materia e del lavoro, talché lo giudicaste degno di enco- 
mio e di premio. Era quello il primo saggio che siasi latto tra noi 
deir applicazione di quel minerale ad uso di mobilia, e quantunque 



— 221 — 

r asfalto breccioso fosse di un colere non gajo , anzi dir si potreln 
1)e lurido, pure l'opera si faceva ammirare per la delicatezza del 
lavoro, la precisione della commessure impereettibili alF occhio nudo, 
la bella ed esatta modenatura^ ed il lustro apportato alla snperG- 
*cìe : in somma trovaste da ripetere con Ovidio e col Tasso - la ma- 
Uria esser vinta dal lavoro (a). 

Fu dopo ciò che mi ^urse tosto in pensiero di sottomettere al* 
lo stesso lavorio Y asfalto dì Colle San Mango ^ presso Roccasecca^ 
onde vederne i risultamenti. AlF uopo feci lustrare alcuni piccoli sag- 
gi , che da quella miniera avea condotti meco , quando nello scorso 
unno colà mi recai espressamente per istudiarne lo giacimento, la 
«stensione , € tolte le condizioni locali , sotto il duplice aspetto deU 
la geologia e della economia. Il tentativo essendo riuscito iusinghie- 
ro , lo feci indi ripetere in proporzioni maggiori , sottoponendolo an« 
che al tornio , ed i risultati furono maggiormente felici. 

Senza punto sostare mi adoprai per modo da ottenerne un mas- 
so alquanto esteso ^ sicché ricavar se ne potessero lastre di ^mpiez- 
2a considerevole : e , grazia ai favori del Sig. Francesco Petrarco- 
ae , zelantissimo per tutto ciò che può interessare la prosperità na- 
2Ìonale, ne ottenni due grossi pezzi di due qualità diverse: una 
cioè di asfalto molto breccioso, T altro dì asfalto assai pingue, ne- 
ro, e poco infarcito di brecciolino e di terra^ 



Al settentrione di Colle S. Mango, ed a quattro chilometri al- 
lo incirca dalF abitato, s^ incontrano due elevatezze, distinte per u- 
na vaUata che vi tramezza, e per la quale scorre un torrente tem^ 

(a) Maleriam superahal opus; Ovìd. Mctamorf. L. II, 4. 

a Che vinla è la materia dal Ia?oro d« Tasso, Gerus« Cani. 16, sL 2; 



— 225 ^ 

poraneo. Una di tali eleralezze porta il nome di Moniiedlo.y al- 
tra di Monte Grotte (a). 




A. Monlicello 

B. Monle-gToUe 

C. Calcarea in parie denudata 

D. Bosco di Elei 



fr^ Filone di Asfalto 
t. Torrenle lemporapeo 



00 



Filone oli Asfalto, detto 
Pielra Orlando 



(a) A. fine di rendere sensibile la posizione de' due maggiori filoni di 
AsrnHo, e ben intender quello che sta detto nella pag. precedente ò creduto 
rappresentare qui quelle due elevatezze di Monticello e di Monte-grotte coi 
rispettivi depositi ; ma non posso dissimulare che questa rappresentazione non 
sarà trovata soddisfacente all' esigenze dei cultori di geologia. 

Generalmente in geologia si chiedono spaccali; vai quanto dire una rap- 
presentanza oreografica delle diverse roccie che compongono un monte, e il 
loro rispettivo giacimento e proporzioni. A far ciò si suppone il monte se* 
gaio per metà da un piano verticale, sicché ne mostrasse l'ossatura centra- 
le , e com' essa è formata , i terreni sovrapposti o addossati , con tutte le 
loro particolarità ed incidenti, ugualmente che la successiva sovrapposizio- 
ne delle formazioni diverse. Ma si domanda, di tanti spaccati che si sono e- 
Sic. Sbbii, Tomo II. . %9 



— 226 — 

Nel primo di questi due monlicelli vi è un polente filone di 
asfalto brecciosOy o meglio un detrito calcare cementato dal bitu-^ 
me, la di cui parte posta a giorno a T estensione di meiri linei- 
la sua maggiore larghezza; e la lunghezza di metri 71. 44; il fi- 
lone però s' interna nelF ossatura del monte, e quindi non può co- 
noscersi il suo vero termine. E però, quando anche non avesse 
più che dicci metri di profondila, termine minimo supposto, rica- 
var si possono 100,000 mcU-i cubici di asfalto. 

li filone e inclinalo air orizzonte per un 30 gradi allo incir- 
ca, e la sua inclinazione e verso occidente. Da questa plaga à per 
letto una calcarea marnosa , bianca , con frattura irregolare e li- 
scia, dante leggiero odore argilloso alitandola; si frange agevolmen- 
te, ed à r apparenza di essere leggiermente calcinata. Cosi essa si. 
mostra nella crosta , ed è questa Y opera dell* azione continua del- 

fiibili , qual' è quoIT uno che coscicnziosamcDlc esprime il Tcro? Se a'ecceU 
lui qualche piccolo spazio , messo allo scoperto per un distacco parziale deU 
la roccia , lutti gli altri sono concelli ideali falli sopra quel poco che si of-^ 
fre naluralmeole a nudo. Quanto valore aver possono cotesti spaccali, cillor- 
cUè si lenta spiegare certi fenomeni, sia riguardanti la loro genesi, sia che 
si riferissero a certe specialità rilevanti , ne giudichi chi può e che più ne 
sa. Io mi limito costantemente a rappresentare le cose quali in realtà si pre*^ 
sentano ai sensi , risorbando lì resto tille conghiellure tislralte. 

Così nel caso attuale, io rappresento i due monti contigui, o un mon- 
te solo solcalo e divìso in due dciHo scorrer continuo delle acque : M ap- 
pellato Wonticello - G Monte-grotte. 

n primo offre alla base la calcarea posta a nudo in gran parte, senza» 
lasciarci intravedere alcun segno manifesto di stratiCcazione regolare. Su quc-^ 
sta giace il grande filone di asfalto breccioso A, A, ed allo slesso sovrasto^ 
la parte emioente, tutta ricoperta di massi calcarei staccati e rotolati fra 
terra vegetale ed alberi di Quercus hilex. 

Io simil guisa si presenta T altro monte gemello G,, o MotUc-grotle y 



— 227 — 

le meteore , come d' ordinario si osserva. La calcarea interna si pre^ 
senta come V ordinaria di quegli Appennini. Sovrasta dal lato op« 
posto e supremo un ammasso di roccie calcaree , altre bituminose ^ 
altre nò , miste a terra vegetale , che presta appoggio ad alberi di 
Elce^ dai quali è rivestita tuita la parte superiore ed elevata di 
quella catena di monti.' 

Il secondo filone di asfalto del cosi detto Monte Grotte è po- 
sto fra strali di arena: esso porta il nome di Pietra Orlando; 
ed à r estensione di 53 metri. 

Oltre le due località di cui si ò parlato , anche nel sito dello 
Bosco Abbaco Pilone si trovano segni di asfalto, senza che però 
se ne fosse scoperta la sorgente. 

Un quarto deposito giace più dappresso air abitalo di Colle S« 
Magno, luogo detto Acero. 

eoo tal diflcrcnza però ^ che nel suo vcrsanle occfdcntaìe trovasi uno strato 
di sabbia ^ risultante dallo sfacimonto della stessa roccia dei piani superio- 
ri y traghettata dalle piovane che largamente pel suo piano inclinato vi scor- 
rono. In mezzo a questo Ietto giace il filone di asfalto breccioso o, o, no- 
to sotto nome di Pietra Orlando y posto obbliquamcutc a traverso snile spal- 
fe del monte. 

Si dimandi ora , qual' è la profondila di questi filoni di minerale; qua- 
le la natura del sottoposto strato che loro sene il letto ; quale la condizione 
della calcarea dell'ossatura del monte medesimo? Se v' à chi possa rispon- 
dere adequatamente e con convincimento a tale quesito , sarà questi il ver^ 
oracolo di cui la natura si serve per svelare i suoi arcani ai profani. 

Un vero spaccato esser dovrebbe come quello che in miniatura si è fai*, 
lo nella valle del Gerasuolo, sui monti di GilTuni, e che si è rappresentato 
nella Tav. II. delle Note geologiche , pag. 34 e 35 ; ma se ciò fosse possi- 
bile ^ non dirò per una grande montagna , ma per un monticello soltanto , 
io lìou saprei neanche immaginarlo: eppur<( ci si presentano sovente spac- 
<:ali di catene bea lunghe dì monti altissimi! 



— 228 — 

Sì è detto che V asfalto è breccioso^ o, per meglio esprimere 
h sua qualità , che sia un detrito calcareo cementalo dalF asfalto. E 
veramente costituisce esso una massa durissima , di color bruno sere-* 
xialo di bianco gialliccio dante air arancio ; ma non è tutto il filone 
eostantemeute cosi, incontrandosi in vece da quando in quando, se non 
puro, misto a poca materia calcarea, con scarso e minuto detrito di tal 
natura. Di talché, in qualche sito, e nella calda stagione, esso si 
fonde , e scorre nello stato liquido : come per lo appunto succede 
nella miniera di asfalto di Puglielta , nel distretto di Campagna y 
Provincia di Principato Cilra (a). 

La prima di queste due qualità è la sola suscettiva di essere 
lustrata, acquistando un bel lucido, nel quale risplende la screzia* 
tura gialliccia ed arancina sopra un fondo nero o bruniccio ; Y una e 
r altro ineguali, d' onde risulta la graziosa apparenza marmorea. IVor 
così r altra qualità , la quale , per essere poco imbrattalo il bitume 
da materie eterogenee, è mollo trattabile al taglio, e facilmente si am- 
mollìsce sotto la pressione e lo stropicciamento ; quindi poco o nul- 
la è suscettiva di esser lustrata nei modi conosciuti. Serbando siffat- 
ta qualità per gli usi troppo noti cui Y asfalto si addice^ ed intor- 
no ai quali non occorre dir altro, dopo averne notata Y abbondanza 
in quella località ; aggiungerò alcune parole su quello che costitui- 
sce il soggetto di queste note. Dopo averne additata la sua appli- 
cazione ad uso di mobilia, accettabile per la sua apparente bellez- 
xa , conviene considerare la cosa dal lato economico ; esaminare cioè 
se vi sia il tornaconto , tanto dalla parte delF artista , quanto da quel- 
la del committente, e dello esplolatore della miniera. 

Se io dovessi rispondere a tali quesiti, nello stato in cui at- 

(a) Di questa miniera di asFallo trovasi una breve notizia nelf Iride p 
Giornale che pubblicavasi in Napoli nel 1858 ed anni òegueati» 



— zza — 

tualmenle si trova ciascuna delle cose che vi concorrono y non esi- 
terei punto a dire recisamente nò. Perciocché, a cominciare dalla 
posizione in cui la miniera si trova, fino al compiuto lavorio della 
materia, tutto è difficile, penoso, stentato, e però dispendioso. 
Mancanza di strada rotabile^ in luogo montuoso ed in pendio disa- 
stroso ; difetto di arte e di stromenti adattati alla esplotazione ; distan- 
za dai luoghi in cui la materia può mettersi in opera ; durezza som- 
ma dello asfalto breccioso , mentre non si posseggono né macchine 
nò stromenti atti al taglio : tutto concorre a dissuadere per ora dal- 
r intraprenderne la esplotazione per gli usi cui potrebbe utilmente 
impiegarsi. 

Ma quando un giorno non lontano si avrà la strada rotabile da 
Colle San Magno a Roccasecca ; quando si cavasse Y asfalto in massi 
regolari , come si fa per i marmi e per la calcarea di Terra d' 0- 
tranto (a) ; e quando Y industria si sviluppasse in guisa da trovarsi 
convenevole Y acquisto di una macchina atta a segare la dura roc« 

(a) Usano generalmente in Terra d'Otranto cavare la propria calca- 
rea f il tofo ed il carparo, tagliandola col piccone in quadroni ed in pa« 
rallelepipedi regolari, che talvolta dividono anche con la sega, secondo che 
richiede Y uso a cui si addicono. €osì praticando nel cavare lo asfalto, si 
rinfranca la fatica non lieve necessaria per regolarizzare il masso , 4»nde 
ridurlo poscia in lamine più o meno delicate; secondo l'opera perlaqua- 
le debbono servire; non si trasporta un materiale inutile, economizzando 
la spesa ; e se tutto ciò si facesse sopra luogo , la mano d' opera coste- 
rebbe anche meno. Io non intendo con ciò dire che l' asfalto si potesse ca- 
vare con la medesima agevolezza con la quale si cava la calcarea leccese ; 
r opera sarebbe più faticosa ; ma comparando questa fatica con quella che 
richiede il regolarizzare un masso ìnrormc, e che sovente non si presta al« 
le dimenzioni che si desiderano , e tenendo presenti gli altri vantaggi di so- 
pra notati, si otterrà una grandissima economia* 



— 230 — 

ola, con grande risparmio di tempo e di mano d* opera: allora à 
ehe tulio consiglierebbe V adottare Y asrallo , non solo per la co« 
struzione di mobili , ma anche, e specialmenle, per pavimenti , zoc-» 
coli ({amòri), mostre di porle ed altri ornati dì nobili appartamen- 
ti ; per coprirne tettoje , senza tema d' incorrere negli attuali in- 
oonvenienli per i quali è da rifiutarsi (a); e massimamente per lastra 
carne i marciapiedi delle cillà (b). 

A far SI che a tali risullamenti si pervenisse, concorrer deve 
r opera nostra: e per ora esporremo air occhio del pubblico i sag-> 
gi dai quali apparisce il bello della maleria e del lavoro ; indi coo- 
pereremo perchè si rimovessero i mali e gli ostacoli , e si facilitas- 
se r esecuzione dell' opera; al quale Cnale scopo genericamente è 
chiamato questo Reale Istituto. 

(lì) II modo come attualmente s* in>picga V asfalto per spalmarne i la^ 
strici e le tcltoje, sia per le frodi che v' inlroducono gì' inlraprenditori e 
poi gli operai y sia per la insuflicienza di arie nello adoperarlo , ne à dl« 
screditalo 1' uso per la mala riuscita. Ma quando anche si volesse adopra* 
re a regola di arte e coscienziosamente^ è ben impossibile raggiungere quel- 
la perfezione , alla quale la natura è pervenuta col concorso simultaneo de' 
suoi grandi agenti, e col lavorio di molti secoli. La compattezza forte ed 
uniforme che presenta lo asfalto breccioso in natura, non è imitabile dal- 
Farle. Se quindi, adoperando questo asfalto quale naturalmente ci viene 
somministrato dalla miniera , si riducesse in lastre regolari , assettale queste 
convenevolmente, e ben cementate le loro commessure^ non andercbbero esse 
soggette nò a rammollimenti , ne a screpolature , come d' ordinario succede 
alle spalmature artifiziali ; spezialmente sotto il nostro clima tanto variabile» 

(b) A quest'uso precipuamente potrebbe con grande successo impie- 
garsi , tra perchè non si richiede che una sola faccia bene spianata > e tm 
perchè la cementazione delle commessure, quando anche non fosse perfet- 
ta^ non arrecherebbe alcun danno* 



^ 231 — 

E pofclì^ trattasi di materie prime provenienti dal regno mfne^ 
rale, atte a lavori di ornamento e di mobilia, giova qui ricordare la 
calcarea bituminosa di Giffoni, che ben si associa al congenere asfal- 
lo breccioso, dì cui si è parlalo. 

La calcarea bituminosa di GifToni^ e distintamente quelle della; 
Portella di Mandriilauro , e della Valle del Oerasuolo, delle quali si 
è fetto un cenno nelle mie Mote geologiche e paleontologiche mi 
monti picenlini^ pag. 33 e 40 (a), è di un bel nero variegato di 
bruno ^ di fulvo, con qualche vena di un giallo dorato ; durissima 
ancor essa , e quindi suscettiva di un bel pulimento ^ talché alcuni 
saggi lustrati superano in bellezza il nero di Egitto. E dippiii y 
m Mandridauro, essendo cotesta calcarea stratosa, si ottengono a- 
gevolmente delle lastre di considerevoli dimenzioni. Quale bel con- 
trasto non farebbe F associazione ben consigliata di queste due qua- 
lità di calcarea nelle decorazioni architettoniche ! I saggi esistenti 
nelle mie private raccolte chiaramente lo mostrano. . 

E perchè dal canto mio nulla posto fosse in non cale, senza 
metter tempo fra mezzo , mi sono colà recato, in Colle S. Magno» 
Indicare a quei spaccamonti la qualità dell* asfalto utile all' uso no* 
vello ; insegnar loro il modo più acconcio per ricavare pezzi cubi* 
ci parallelepipedi , e gli stromenti atti a tal opera ; eccitare in 
fine i cittadini di Roccasecca , e gli abitatori di Colle S. Magno y 
pib zelanti della cosa pubblica , a promuovere V applicazione della 
asfalto ùl cui si è discorso^ procacciando cioè al Fosca lo smalti* 
mento dei suoi lavori ;^ ecco i primari punti di vista, ai quali ten^ 
devano le mie premure. 

Ha oltre a ciò^ la scienza reclamava ancor essa qualche cosa ds^ 

(a) Vedi Memorie da servire alla rormazione della Carta geologica del!»' 
h pFOTineie napoletane , 1864.. 



^ 232 — 

farsi ^ senza che però restasse puramente nel campo dell* intettetto. 
Laonde , associando la scienza air arte j mi sono adoperato y per 
quanto le mie forze il comportano, far servire la parte intelletlifa 
alla produttiva , aOin di renderla materialmente utile , come la co- 
mune degli uomini T attende. 

Studiare un pò meglio lo giacimento della miniera, conoscer*- 
ne tutte le diramazioni ^ le differenti qualità dello asfalto breccioso, 
e rintracciarne possibilmente la sua primitiva sorgente , erano i 
vuoti che io sentiva, e che conveniva riempire. Come vi sia riuscì 
to lo dirà quel che segue. 

1. U primario e più potente filone dello asfalto di cui è pa« 
rola, essendo quello del Moniicello^ è da notare^ che questo non 
corre sempre della medesima condizione. Oltre al mutarsi da tratto 
in tratto , come si è superiormente avvertito , trovandosi sovente piH 
rissimo , molle , e talvolta scorrevole , quello imbrattato da tritumi 
calcarei è pure variabilissimo. Perciocché i frammenti calcarei che 
lo imbrattano, or si trovano minuti e frequenti, e quindi scarso il 
bitume, ora son quelli mescolati a brecciolino più grosse, e spesso 
poi* gli uni e le altre un poco rari. Quelle parti che si trovano nel- 
la prima condizione sono le preferibili per delicati lavori, essendo 
la massa intera più compatta , uniforme , e durissima , sì che pren- 
de un bel pulimento. La seconda è utile per i lavori più estesi , co- 
me pavimenti, zoccoli e simili. La terza è da rìGutarsi, essendo al- 
tronde utilissima per ricavarne V asfalto puro, e per la distillazio- 
ne sua , quale dall' uso ordinario e comune si richiede. 

2. Tali cose falle avvertire a quei taglia-monti , si è loro in- 
segnalo il modo di cavare i massi regolari, e la forma da dare 
agli slessi, onde non eslrarre materiali inutili, ne doversi impiega- 
re altra fatica per ridurli a forme determinate ; più , si è loro in- 
dicata la forma più acconcia da dare ai picconi che si addicono a 
tal maniera di esplotazione. 



— 233 — 

3. Più opportuno si è riconosciuto ali* uopo espresso soperior-* 
mente il banco dello slesso asrallo di Ptelm-OrlandOy giacente nel 
contiguo Sfonte-Grolte, 

4. Migliore ancora ò potuto riconoscere queir altro banco, gia- 
cente nel luogo detto V Acero, il quale, trovandosi a due chilometri 
soltanto discosto dall' abitato di Colle, è preferibile eziandio per la 
facilitazione del trasporto. 

5. Sono stato assicurato da ultimo trovarsi in Fontana , luogo 
posto tra Arci ed Arpino, un deposito dì asfalto breccioso, simile 
a quello indicato come il migliore per usi delicati. Io non V ò visto. 

Da quanto si è detto intorno allo giacimento ed alla dissita 
località di quella contrada emerge evidentemente, che siccome pel 
litantrace di Giffbni, così per lo asfalto di Roccasecca, il bitume si 
trova in più luoghi per un raggio estesissimo; ma sempre più o 
meno imbrattato da brcceioline calcaree. La qual cosa senza equivo- 
co dimostra, che esso ebbe a scorrere liquido sopra un letto calcare 
coperto di tritumi della medesima roccia; i quali, investiti dal bi- 
tume , e da questo impastati , o cementali , costituirono quella massa 
solida, resa dal tempo semprcppiù dura, quale al presente si trova. 

Mentre però è incontestabile la genesi dello asfalto breccioso, 
non è ugualmente chiaro s' esso costituito avesse uno strato, coper- 
to poscia da un successivo deposito o sedimento calcare ; ovvero che 
avesse colmato un solco o spazio vuoto posto fra strato e strato cal- 
care. Questa seconda idea sembra a me più verosimile, senza pe- 
rò tenerla assolutamente per certa. E non è senza interesse per la 
$<eienza la soluzione di questo problema, perciocché esso si lega per 
un Iato alla formazione successiva degli strati terrestri , e per Y altro 
con la provenienza dì quei monti, subordinati ad altri di maggior mole 
ed altezza, com* è il Cairo, da cui sembra che si fossero staccati. 

Sec SsRis, Tomo II. *• 



— 234 — 

IVè allrimcnli può iiilcndersi lai svariala posizione di quogU slra- 
li biluminosi ; imo giacenlc con leggiera inclinazione sul piano ori^- 
zonlale , V allro poslo diagonalmcnlc alle spalle di un colle coirii- 
guo ; un lerzo irregolarmenle ai piedi del successivo versanle; eco* 
sì svarialainenle per allri è avvenuto. E d\illra parie, la loro io- 
Icrruzione, senza un punlo cenlrale sensibile o concepibile di ema- 
nazione, dimostra che la loro scalurìginc debba cercarsi in un luo- 
go eminenle , anche al di sopra delia maggiore altezza del Cairo, 
la quale scaturigine e scomparsa, in seguilo delle vicissitudini cui 
è ambila soggetta la crosta terrestre da tempo in tempo , ed in 
un' era troppo remola. 

Io non ò tralascialo alF uopo d' investigare le falde e le cime 
del Cairo , il quale torreggia fra quel gruppo di monti subordina- 
ti e di colline più basse; ma niun vestìgio di bitume mi è occor- 
so incontrare. Invece prossimamente alle sue velie, le quali si ele- 
vano sopra il h'vello del mare per 1«^0G,60ri29 metri , e dal lato 
S. 0. vi ò troiaio un banco polente di ferro idrato (a). Alquanto 
più in giù vi regna una breccia di color rosso, con vene più fosche^ 
brune, e bianche. Essa porla di rado qualche piccola iVen/iea (b). 

Dal lato IV. E. le cime e creste del Carro mostrano la calca- 
rea di sedimento, dalla quale è da supporsi formala la sua ossatu- 
ra y non essendo strano od inverosimile, che essa si mutasse negli 

(n) Dalla scomposizione di q4iesla minerale dcrivcX la colorazione ia 
rosso tanto della breccia, qiianlo dil terreno argilloso delle solloposte pia- 
nure dalla SlelFa a Cassino ; e spocialmenle in prossimità di quesl' ullìma 
cvvi uno strato di siffatto terreno die poco ilifferiscc da una ricca limonile.. 
K'^è da tacersi che di limonile abbondano tulli quei monti di Terra di La- 
voro, ai quali la Blela tiene il primato in altezza. 

(b) Di questa specie sarà data la descrizione e la immogine nella Mo^ 
oegrafia del geacre Nevitiea^ che vedrà la luce fra poco.^ 



— 235 ~ 

sfrati soltoposli e mollo più aniiclii. In vcrun punto di quelle alture 
ò potuto (liscuoprire vestici di ctirpi organici. Se nonché , in una 
delle variela di quella calcarea si trovano, nella sua massa, frequenti 
corpuscoli polimorfi, a superlicie levigatissima, non angolosi, e di una 
maggior durezza della calcarea che li racchiude. Fallo identico a quel* 
Io che ne porge la calcarea di Campagna , ])resso Padula , delta colà 
Pielra-bìanca^ e V altra di Pngliella; e tulle e tre analoghe a quella 
deir ultimo strato della sommità del Gran Sasso d' Italia , benché con 
grande diversitì di elemenli , come ampiamente sarà dimostrato a suo 
luogo. Un'alira varietà di calcarea regna sulle medesime cime del Cai» 
ro. Essa è di color bianco sudicio , di grana fìna , con molecole 
splendenti come di mica, ed in uno simile a quella del Tuoro del^ 
la 3Iuddalena^ sul Monte Stella. ]Viuna traccia di fossile coU si 
trova ; ma nei monli subordinali al Cairo propriamente dello , da 
questo medesimo lato IV. E., tra Cairo e Monlecassino, quei cqIU 
costituiscono delle ondolazioni ed avvallamenti. Ciascuna di* quelle 
gibbosità è distinta col nome di un santo: e quella che va col no- 
me di S. Cosimo è la meno elevata delle altre. Sopra essa fre- 
quenti s* incontrano massi calcarei gremiti di Nerìnee e qualohe 
Rudisla. . E però di tali massi calcarei non ne ò trovalo in sito 
veruno , ma slaccati sempre e sparsi sul versante orientale. Ed in 
quanto alia specie di Acrinen, una ne trovo cola, la quale regna 
per tulli quegli appennini. Essa è identica a quella de' monti di 
Vitolano , di Moutecalvo e di Pielraroja, tranne qualche differenza 
in questa ultima, per essere un poco più acuta delle altre. IV al- 
tra specie più piccola à molla simiglianza con quella seconda spe- 
cie di Rodi, a pie AA Gargano, ed a quella sì frequente di Mon- 
te Cr.lvo. Essa non à che 8 millimetri di lunghezza; il maggiore 
de* suoi giri di spira à 3 mill. di diametro. 

Da questo medesimo lato, ai piedi di Monte Cassino, la cal- 
carea contiene , benché rara y una specie del genere Pecten. 



— 236 — 

IVoQ sarà fuor di proposito anche il notare, che dal lato ep-* 
posto y presso Aquino , trovasi una formazione di acqua dolce , \à 
quale a 12 moiri di prorondila è gremita di conchiglie terrestri del 
genere Elice , tra le quali ò potuto ben distinguere le seguenti specie: 

1. Helix erìcctorum. 

2. ■ nemeralis^ 

3. fuscoM? 

Il Sig. Giovanni Paolilla/ net Congresso scientifico tenuto in 
Caserta, nella primavera del 1863, tra Y Accademia degli Aspiranti 
Naturalisti e quella Società Economica , della quale è Socio corri- 
spondente, fece argomento di una sua breve memoria la miniera di 
asfalto di CoUe^ S. Magno. IVella quale memoria , dopo aver riferito 
un particolareggiato conto del eosto dello asfalto, ridotto agli usi 
ordinarli^ e condotto in IVapoli (a), proponeva questi due problemi 
da risòlversi dai componenti dell'Accademia suddetta.^ 

(a) Spesa occorrente per tramutare un icant«i]o o 100 rotoli di calca- 
rea biluminifera di Colle S. llagno in Hastlce di applicazione secondo i 
consueti processi di elaborazione. 

1. Cavatura a ciclo aperto ••«.»..» g. 04 

2. Trasporto del minerale a Roccasecca ^ • )) 20 

3. Molitura ^ • » 1& 

4. Trasporto alla mola e ritomo •..>•» Oft 

5. Combustibile » iS 

6. Fondente minerale a ducati 3 il cantajo, il 

massimo un decimo ..••••• s 8(^ 
1. Magistero, uso e consumo d^'strumcntì, fer- 
me, magauinaggio^ approssimativamente • » 2S 

8. Trasporto del mastice in pani in Napoli • d 3S 

9. Valore del minerale • • . . ^ . • n OS 

Totale ducati. » > .2.60 



— 237 — 

1. L* attuale ounìera di asfalto si contiene soltanto soHa mon* 
lagna esplorala , ovvero le altre che con essa si continuano conten- 
gono pure altre simili miniere , siccome vi è un fondato motivo di 
oedere per le osservazioni praticate? 

2. QuaFè il mezzo più facile e meno costoso per la compo- 
nxhne dell'asfalto? 

AI primo di questi due quesiti la soluzione parmi siasi ora già 
data. Al secondo , non essendo qui il luogo di rispondere, bastar 
potrebbe per ora quel modo proposto per coprir tettoje e stabilire 
pavimenti, perchè il quesito andasse risohito. 



Da qaesto calcolo, togliendo gli clementi S^aT, risalterebbe il costo 
dello asfalto, per gli asi di mobilia , decorazioni , ec. di sole grana 64 
(lire 2. 12) il cantajo; ma siccome il cavare la roccia bìtaminosa in per< 
n regolari, o ridurre a tali gli amorfi, richiede maggior fatica, • pi^ 
hugo tempo, «osi è da calcolarsi per la niena^ a docati i. 40r 



SUllA MELATA DELL' UVA 

APPARSA NELLA STATE DI QUESTO AlVIVO 186S 

IN ALCU.NI LUOGHI DELLA PROVIXCIA DI NAPOLI 

DEL SOCIO OROlITAniO 
G. GiSPARRim 

Pre$entata al B. Isliluto (T incoraggiamento nella tomaia dei 21 scUembre-. 



R 



cir estate dclFanno corrcnic f \ignal e propriclarii di Baia, di 
Pozzuoli 9 dei coalorni del Vesuvio e ùi altri sili, annunziavano es- 
sere sopraggiunto alia vite un^ nuovo male non mai avvertite, diver* 
so dair altro a lutti noto , che venne tra noi circa quindici anni ad- 
dietro , ed è causato dal fungheUo microscopico riconosciuto gene- 
ralmente col nome di oidio. Il presunto nuovo male attacca principale 
mente il frutto , e consiste in un trasudamento di umore vischioso 
dalla superGcie degli acini, i quali perciò ammarciscono o si risec- 
cano. IVella prima metà di luglio essendoci stali trasmessi da Baco- 
fi j ove dicesì che il mak sia stato più gra^e che in altri luoghi , 
dei grappoli allo stalo di agresto , imbrattali di materiale viscoso 
dolciastro ; a prima giunta ei parve dovesse il fenomeno riferirsi a 
quello riconosciuto in agricoltura col nome di melata o melume, e 
che manifestasi in certi anni , nel eorso delF estate , sulle foglie di 
parecchi alberi ed arbuscelli». 



— 240 — 

Sopra questa malattia j che la gente di contado indica col nHh 
me di mannay due anni addietro, nel ReodiccMìto della R. Accade- 
mia delle scienze di IVapoli fase. 121, pubblicammo alcune 09ser« 
vazioni accompagnale da un cenno storico , e dalF esame chimico 
del prodotto mannoso fatto dal professore De Luca. Discussele o« 
piuioni sulla varia origine, probabile o reale, del fenomeno in ta- 
lune circostanze ; per rispetto a quello avvenuto nelF estate 1863 , 
tutte le indagini conducevano a riconoscere in esso un patimento o 
infermità delf organo su cui si manifesta, promosso in tutto, o per 
gran parte , dalla lunga siccità e dal calore forte; nel qual caso la 
parte fluida di natura zuccherosa, contenuta nelle cellule delle foglie, 
vien fuora attraverso V epidermide. Si notò pure un certo numero di 
piante , nelle quali , in luglio ed agosto di detto anno , questo fair 
to fu osservato. Esse erano il noce , il tiglio^ il castagno, il car- 
pino , la quercia , il pioppo nero , il rovo , V avellano , V orno , il 
limone e la vite. Nel tiglio e nel pioppo il male esisteva sulle fo- 
glie e sulla corteccia dei rami giovani ; nelle altre , compresa la 
alessa vile, solo sulle foglie, in una o in entrambe le facce. 

Ma nel corrente anno , durante luglio ed agosto , in più lue- 
^hì della provincia, massime in quelli più asciutti e solatìi, la vite 
è stata affetta dalla melata anche nel frutto, in fin da quando era a- 
greslo. Vi si accompagnava una mufla nerastra fragilissima, confor- 
mata a bioccoletti, alti un terzo di millimetro circa, più o meno fit- 
ti, in taluni punti sparsi qua e là, occupanti tutta, o parte, la su- 
perficie dei granelli. Ciascun bioccolettp mucedinoso ha due ordini 
di filamenti , alcuni distesi sulla epidermide delF acino , qua e là 
Aggruppati , altri eretti fragilissimi , variamente ramosi ; e qualcu- 
no di questi con i ramoscelli e le celline terminali in certo modo 
}M)miglianti ad un penicillo. Sia in verità questa muffa sembra ave- 
re tulli j caratteri del Cladosporiutu Fumago. Intanto sull* agre- 



^ 241 -- 

sto un poco avvizzito pel trasudante umore vischioso , la presenza 
costante di questa muffa dava a credere eh* essa fosse la causa 
primitiva ed unica del male. Concello che in certo modo veniva av- 
valorato 9 in principio di agosto , alle falde del Vesuvio j in leni- 
mento di Torre del Greco , ove il male dicevasi esser più forle che 
nelle terre circostanti. Cosi era di fallo , poiché buon numero di 
luligni, senza distinzione di razza, dove più dove meno, n'era- 
no attaccati anche nelle foglie e nei tralci ; le foglie davano umo- 
re j quasi come il frutto , ovunque abbondava la muffa , che d' or- 
dinario era alla faccia superiore. La stessa muffa, accompagnata dal 
trasudamento vischioso, si rinvenne sulle foglie degli agrumi accanto 
alle viti , e su quelle del pioppo nero , cui le vili sono appoggia- 
te. Si vide pure la quantità del materiale trasudato variare in pro- 
porzione della muffa, e che, nelle stesse condizioni di terreno, di 
coltura e di esposizione, i vitigni in cui essa mancava erano immu- 
ni dalla melata. Appariva quindi chiaro, quasi , che non alla sta- 
gione calda e secca si dovesse il male imputare , ma piuttosto al 
la muffa in parola. 

Per risolvere siffatto dubbio siamo tornali alla osservazione , 
nel principio di settembre, in più vigneti intorno Portici, Resina e 
paesi circonvicini, per vedere se la muffa precede il trasudamen- 
to morboso o solo vi soprannasce , siccome avevamo creduto nel 
1863: perchè allora, e prima, rinvenuta sulle foglie del tiglio, 
e di altre piante affette di melata , si conobbe che il suo mice- 
lio non penetrava la epidermide; e le foglie della Quercus sessi-- 
liflora attaccala dalla melala punto non erano muffale. Or le nuo- 
ve ricerche confermano tutto ciò; il micelio della muffa si appog- 
gia e distende sulla buccia de' granelli senza penetrarla ; ed in ol- 
tre questa muffa non ha mestieri di un organo vegetale vivente al- 
la sua esistenza. Essa viene ancora rigogliosa sulla corteccia dis- 

Sm. SiMB, Tomo li. ^i 



— 248 — 

seccata cadente dal ceppo della vile , e per 6no ft i pali seechi , 
in parte fraciiU, che la sostengono, ove per ginnta mostrasi pìk svi- 
luppata e perfetta. Rispetto poi alla precedenza »amo convinti che 
non precede il trasudamento , e fra tante pruove ce n' ha una che 
non lascia il menomo dubbio, quantunque non venga fornita dal- 
la stessa vite. Alcune foglie, tra giovani ed adulte, della Jambosa 
MutraliSf altrimenti mortella dell'Australia, in certi ramuscelli, men- 
tre scriviamo questa nota in fine di settembre, offrono un materiale 
viscoso alla fàccia superiore, il quale sulle foglie più giovani non 
è accompagnato da veruna muffa, mentre sullo stesso ramoscello, in 
qaeUe più adulte, essa a mano a mano viene nascendo, ed è simile 
a quella della vite nd colore, nella struttura ed altro. In certe galle 
di quercia, mentre sono in crescenza, Y uscita di qualche materiale vi- 
schioso non è preceduta da veruna muffa. Risulta quindi che il male 
non può riputarsi contagioso, e la muffa che ¥ accompagna non ess^^ 
direttamente parasita della vite, siccome fa Y Erysiphe allo slato di 
oidio. Essa attaccasi facilmente alle materie vischiose su cui trova 
conveniente appoggio. Con ciò non si vuol dire che la sua pres^ua 
non renda la malattia più grave; il semplice contatto del micelio 
con la epidermide di qualunque organo vivente ne sturba la res]^- 
razione , 1' esalamento con le altre funzioni inteme , a parte Y azione 
chimica che potrebbe esercitarvi alterandola più o meno prontamen- 
te. Così anche i legni di qual»voglia sorta p^ opera delle muffe 
inteneriscono e si disfanno facilmente. Aggravano inoltre il male la 
cocciniglia, gli afidi, detti comunemente pidocchi, e qualche altro 
insetto, i quali accorrono sugli organi ammalati, chi in cerca di nu- 
trimento , chi di luogo opportuno alla loro prole ; il lor numero so- 
vente è tale che alcuni vignai imputano ad essi la malsania delF u- 
va. Venuti a questo che la malattìa non è temibile per contagione, 
e Hou è altra cosa che la melata , cui la vite va soggetta nelle sta- 



{ioni eslive seccbe e smodalamrate calde; nondimeDO è nolevole la 
ìntenàtà con cui, in questo anno, ha proceduto sulle vigne basse, 
esposte direttamente a mezzodì, e Tessersi estesa anche al frutto. 

I pampani attaccati dalla melata intristiscono, si riseccano, co- 
sì per r umore che tramandano, massime dalla faccia superiore, co- 
me per la muffa che vi forma talvolta una specie di feltro ; essi 
perciò si ra^rinzano e si cadono con facillà. Di raro il tralcio gio- 
vane ammuffato dà umore; però non poche viti state soggette alla 
melata , da qualche punto del ceppo o dei rami più grossi, versava- 
no linfa nel corso di giupo. I rami e ramuscelli del grappolo po- 
co umore tramandano , ma investiti dalla muffa si cadono poscia , 
divenuti teneri , più o meno fecilmente, secondo V abbondanza o la 
scarsezza di quella, e pel tempo che vi ha durato. Sugli acini del- 
la fu^teae, della castagnara e di altre uve, essa di raro ne co- 
priva uguabnente la superGcie ; d' ordinario vedovasi qua e là riu- 
nita in piccoli bioccoletti, dove rari dove fitti, mentre dagli spazìi 
intermedii, ed anche dalla superGcie poco o niente muf&la, veniva 
lìiora Tumore zuccheroso, che si spandeva intorno, addensandosi so- 
vente, in certi punti, in grumetti granellosi biancastri, solubili nelT ac- 
qua. Onde T acino intenerito corrompesi con facilitii , ovvero, ismuii- 
gendosi, divien floscio, grinzuto. In tal caso dentro la fiocina ina- 
ridita, più meno alterala, rimane un poco di polpa rasciutta, a- 
mara, che non contiene più zucchero, e non è buona né anche a 
fornire vino di qualità inferiore. Mentre ognuno sa che gli acini i 
quali si appassiscono nalurnlmenle contengono polpa dolciastra, da 
cui si cava poco ma spiritoso vino. Incontra talvolta che si possa 
fare questo paragone tra gli acini del medesimo grappolo. 

Imperciocché la melala nell^ vite procede con molla irregola- 
rità ; non tutte le viti di una vigna , eh* io abbia visto , ne sono at- 
taccale, ma solo un certo numero, dove più dove meno, quali Icg- 



— 2tt — 

genneete, quali forfemente, aleune in tolta la loro hmgbeua, al- 
tre in qoaldie parte , ora in basso ^ ora in alfo^ o soltanto in nn 
tralcio. E tosi pure nei grappoli, perfino tra gli acini del medesi- 
mo grappok)^ rimanendone alcuni immunì. Irregolarila questa osser- 
vabile anche nei piccoli vigneti, in suolo uniforme, piano, coltiva- 
to allo stesso modo, e sopra vitigni presso a poco della stessa età, 
condotti a pancata. Quelli ad arbuscello menati in alto ne sono ri- 
masti esenti, secondo mi è stato riferito , ed io medesimo ho rico- 
nosciuto nelle pianure di Casoria, Afir^ola, Secondigli»io ed al- 
tri luoghi circostantr; e questo pare sia efletto del moiimento d' a- 
ria , del calore meno intenso a tanta disianza [dal terreno , ed a)^ 
r ombra dei pioppi, cui le viti sono maritate, e dei motti pampani 
elle difendono il frutto dal sole forte. 

Tal fatto e Y aver visto sovente, nella stessa pancata, le viti 
meno percosse dal sole, ed i grappoli in alto, esser poca o niente 
infetti di melata, rendono F osservatore quasi certo che la luce mten- 
sa , il calor forte , e la siccità mollo prolungata ne siano insieme 
le cause promotrici , siccome in altre scritture si è dichiarato ; e 
che però i grappoli più scoperti al sole, e più prossimi al suolo, 
ne debbano patire dippiù. Se in ciò bene ci apponiamo , ognu- 
no comprende che a cessar tanto male non sia lo stesso caso del- 
l' oidio, contro cui giova il solfo ; perchè Y oidio è vero parasilo 
offendendo primitivamente la vite , mentre la muffa che accompagna 
la melata è secondaria , viene anche sul legno morto , siccome si è 
dello, e sulla stessa vite solforata. Qualche intelh'gente vignaio , col 
fine di trovare un rimedio contro la melata, ha tentato inutilmen- 
te, e piuttosto con danno, T acqua di cake sparsa sui grappo- 
li. Se adunque la luce col calore intenso e la lunga siccità sono 
le cause del male, pare allora che lo spampanar troppo, scopren- 
do i grappoli air azione diretta del sole forte, e tenere U terreno 



— 245 — 

netto da qaalsivoglia erba debbano contribuire a renderlo più gra^ 
ve. E qui ricordiamo al lettore le stesse vigne ad arbuscello nei luo- 
ghi testé menzionali, ove, a parte il movimento d' aria e V ombra sui 
grappoli, il terreno nel corso dell'estate è coperto di grano turco, 
zucche , fagioli ed ahro. IVon sapremmo dire in qual altro modo ir 
calore e la hice facciano trasudare la parte fluida contenuta nel- 
le cellule con essa la s^ostanza zuccherosa, ciò che costituisce ap- 
punto la melata , se non fosse Y azion loro riscaldante, promotrice un^ 
fbrte esalamento , al quale, nella lunga siccità, non bastando la poca 
acqua di vegetazione, vi supplisca iu parte il contenuto nelle cellule. Ma 
questa spiegazione non vorremmo fosse presa punto per punto alla 
parola, essendo tuttavia in gran parte ignota F intrinseca azione del- 
la luce sopra tante funzioni vegetali. Inoltre lo stesso fenomeno del-- 
fa melata può parere , o realmente essere , almeno in apparenza , 
effetto di cause diverse, talvolta opposte. La siccità col calor for- 
te, due anni fa produssero la melata in- alcuni alberi, senza alcu- 
na muffa , come là quercia , che in taluni silr n' è stata affetta an- 
che nel presente anno. La malattia degli agrumi distinta a Salò col 
nome di male delFolìo, è una melala invernale causata dal freddo; 
ed avremmo qufndi che gli estremi gradi di' temperattira sopporlabi- 
n dal limone e dal melarancio produrrebbero in certo modo sulle 
foro foglie il medesimo effetto. Si può obbiettare ancora che dove 
veramente Y estate molto calda e secca fosse eausa^ della melata , 
questa non manclierd)be mai in caso o condizione siffatta , almeno 
per gli alberi che una volta ne furono attaccati ; mentre che ciò non 
sempre si verifica , occorrendo non di rado a vedere che il tale al^ 
bero il quale un anno diede la melata y noi dia in altro, standovi la 
slessa causa, in cpianlo si può giudicare dal ppoeedere sensibile deb- 
le stagioni. Aggiungo pure essermi abbattuto nel 1863 in un quer*- 
chido con hi melata air ombra di querele annose esenti dal malei^ 



e: questo stesso, direbbe taluno, non potrebbe pnre essere effetto ^ 
pienezza e stravaso di umore , quando V esalamrato fosse debole ri* 
spetto ali* assorbimento? Ma non bisogna confondere la vera mdata col 
trasudamento linfatico che si osserva in tante piante, come sulle foglie 
primordiali di molte graminacee, e sulle foglie di parecchie piante 
della famiglia delle aroidee, e che proviene dall'abbondanza della stes- 
sa linfa per effetto di debde esalazione , rispetto alla quantità che ne 
viene dalle radici. Vorremmo ancora tenuto in conto , per la parte che 
le compete , la disposizione intrinseca di certi individui della medesi- 
ma specie, e lo stato loro vegetativo, come si osserva in certi vitigni 
della stessa vigna , e perGno negli organi simili dello stesso individuo, 
come sono le foglie dello stesso tralcio ; altrimenti come spiegare che 
in condizioni uniformi per ogni verso, chi sì e chi no resiste ali* azio- 
ne degli agenti esterni ? Ci si permetta da ultimo allegare un fatto 
di maggior rilievo, occorsomi solo una volta, in ottobre 4848. Du- 
rante quel mese un grosso frutto della Cucurbita tnoximaf ver- 
dastro, né ancora ben maturo, messo in un canto della stanza, al- 
la luce diffusa debole, mandavi^ fuori da tutta la superficie umore 
dolce, vischioso, siccome si è osservato adesso sull'uva. Di queste 
difficoltà che torbano in qualche modo la spiegazione data rispetto 
alla causa della melata, il lettore troverebbe notizie più estese, ed 
in parte discusse, nel lavoro testé citato (sopra la melata o irasti' 
damenio di aspetto gommoso 186B), inserito nel rendiconto del- 
l' Accademia. Esse certamente non possono non far peso nella men- 
te del lettore, al quale schiettamente confessiamo che il tempo e la 
condizione in cui manifestasi la melata ci fanno ripetere che , se 
non in tetto, almeno per gran parte , concorrono a promuoverla la 
siccità prolungata col calore intenso solare. 



OSSJBRVAZIONI 

StìlfM UM JHALATTIA DEL COTONE DETTA PELAGM 
E Stl QUALCHE MUFFA CHE L' ACCOMPAGNA 

KL SOCIO («DIlfABIO 
«* «ASFABKIIfr 

£««• ai B. lUiMo netta tornata de' U iMobre i$$Ì. 



Questo Istiloto volendo eorrìspondere alte premure del Governo di 
voler aumentare nelle provinole meridionali la produzione del coio- 
ne, nella primavera deiranno 1863, commetteva a quattro suoi mem- 
bri d* istituire le ricercbe che si fossero credute più opportune , 
onde conoscere quali contrade delle provincie più prossime alla Cil- 
\k , tanto rispello alla nalura del snolo , quanto alla econonu'a , fos- 
sero meglio adalle a tale industria. Il Governo inoltre rimetteva qual'^ 
che varietà di cotone allrove pregiala , o riconosciuta generalmente 
di qualilà superiore, perchè si vedesse con la esperienza come ven- 
gono appresso noi , e se qualcuna meritasse veramente la preferen- 
za sul cotone siamese dello cwnunemente nostrale» Di tutto ciò la 
commissione ragguagliò a tempo Tlslilulo. 

Un socio corrispondenle dell* Istituto , Giuseppe Frojo , dietro 
nostro invilo , fattosi ad osservare il procedimento della coltura del 
«olone nella proiincia di Napoli , in fine di giugno 1863, recava al- 
cune piante dcE cotone nostrale (Gossypium siamense Ten.) allac- 
eate da una malalUa che i nostri agricoltori chiamano pelagra , ere- 



— 248 — 

dendo essi che derivi dal sole e dal forte calwe. Noi V osservammo 
in settembre nelle cotoniere presso Scafati e Ponticelli* 

La malattia ha sede nel fusto , dal npdo vitale in su, per un 
tratto più meno esleso , secondo il vigor suo, ed il tempo da che 
dura; di raro attacca qualche ramo grosso a poca distanza dalla pro- 
pria base« Comincia col rammollimento delia corteccia, la quale per- 
ciò diviene bruna o livida , tramandando spesso da certi punti, umo- 
re brunaslro alquanto vischioso ; in seguito la parte affetta anneri- 
sce si rìsecca. Alla prima apparizione del male , e per qualche 
tempo dopo , massime quando non fosse molto esteso , o non oc- 
cupasse tutta la circonferenza del fusto , la cima della pianta non 
pare se ne risenta. Poiché allora, da una parte la radice, essen* 
do sana, contìnua ad attirare umore dal terreno, edalFaltra il tes- 
suto fibroso vascolare interno , in corrispondenza del sito magagnalo, 
dà passaggio a certa quantità dì linfa ascendente, capace a mante- 
nere in vita rami, foglie e fiorii Ma ciò per poco tempo, infino a 
che r alterazione non giunge alle slesse fibre vascolari , le quali in- 
tcnerite dal moto putrefattivo manifestatosi primitivamente nel paren- 
chima corticale, e dall' azione delF aria , non sostengono più la ci- 
ma della pianta. Questa allora piegasi sul proprio stelo ed in po- 
co tempo appassisce (iav. IL fìg. 4. ) 

IVon pare che tal malattìa sia stata generalmente auertita, ne 
esaminata nella indole , e ne' suoi rapporti con altre afiezioni cui 
tanti vegetabili vanno soggetti. Ciò sarà dipeso forse dal non esser 
essa frequente , o dal poco conto in che molti coltivatori la tengo- 
no , atteso il piccol numero delle piante che ne sono aflette. Ma 
quante malattie, dicono alcuni, leggiere e limitate in principio, noi 
divengono poi, in date circostanze, generali e forti? Esempio la vir 
le , ripetono , a tempi nostri , si aspramente infestata da un male, 
che prima , essendo leggierissimo, raro , o limitato ad un grappo- 



— 249 — 

lelto , a qualche acino o a qualche foglia, passava- inosservato. Ad 
altri coltiratori è paruto, anzi, che l'indicata malattia del cotone avesse 
attenenza con quella della vite, e di parziale a pochi individui po- 
tesse un giorno estendersi a molti. Dietro le quali credenze stimia- 
mo non inutile o superfluo sottoporre al giudizio dell' Istituto il ri- 
sultato delle indagini alF uopo istituite. 

Dapprima domanderete se questo male abbia esistito per lo ad- 
^etro, sia del tutto nuovo. Per quello della vite la stessa doman- 
da venne in campo ; nel quale , dopo tante opinioni contrarie o diver- 
se, sostenute, dieci anni sono, da molti scienziati, si conchiuse che 
la crittogama da cui è prodotto non è un essere autonomo, ma la 
forma giovanile, transitoria, domandata generalmente oidio, (specifica- 
to col titolo di Oidium Tutkeri) di un funghetlo appartenente al gene- 
re Erysiphe, le cui spezie vivono sulle foglie e sui fusti di molte pian- 
te , e che quantunque Y Erysiphe che infesta la vite non fosse allora 
specificamenlB nota , non ci avea ragioni per ritenerla qual nuova crea- 
zione. Si può dire lo stesso, quasi, per le malattia del cotone in 
parola, cioè che sia antica, sebbene d'altra origine e natura; i coltiva- 
tori la conoscono, né sappiamo che se ne sia parlato in seguito di ac- 
curate investigazioni. Intanto gli autori che da molto tempo han trattato 
del cotone , e gli altri che di presente vi lavorano , o per distinguere 
spezie e varietà, o per oggetto di coltura, essendo molti, seguitereb- 
be che avremmo dovuto consultarli tutti per toglier di mezzo tale 
incertezza. Ma ciò non sarebbe possibile , attesa la pochezza di li- 
bri, per sì fatta materia, nelle nostre biblioteche, la lontananza in 
cui siamo dalle contrade ove attualmente più fioriscono le scienze 
naturali , e le molte lingue in cui oggidì il sapere è sparso. Incon- 
tro a tante diWìcoltà siamo proceduti con questo criterio. Fra i la- 
vori fatti nel passato, ce ne ha due molto estesi, l'uno del Rohr, 
i' altro del Lastery , pubblicati nel principio del corrente secolo ; es- 

Sec. Serie, Tomo li» «Si 



— 250 — 

si tratlano Y argomcnlo così rispetto alla distinzione delle specie , 
come alla coltura, ai danni cui vanno soggette, alle malattìe ed al- 
tro, n contenuto di questi lavori si trova nel gran Dizionario di a- 
gricollura composto da una società di scienziati francesi : opera mol- 
to eslesa e pregiata , che comprende quanto mai per lo addietro si 
ò detto e fatlo sul tema del cotone. Consultandola ove si parla di 
ciò che disturba la vegetazione della pianta , sono accennate due ma- 
lattie pili comuni, che per certi rispetti sembrano avere attenenza 
con quella di cui tralticimo; esse sono la scabbia e la peluria bian- 
ca. Ivi è detto esser la prima prodotta dalle formiche, che attacca 
il fusto verso la base, la cui corteccia perciò diventa scabra e si 
screpola in seguilo : e che la peluria bianca attacca le foglie , nei 
luoghi umidi presso al mare, e viene attribuita alle particelle sali- 
ne deposte dalla rugiada e dalle nebbie. E dei tanti insetti che dan- 
neggiano il cotone in differenti modi, si dice che la larva dell' i1- 
paie MonacuSy corrosa prima la certeccia del ramo, va a pascer- 
si della parte legnosa interna, procedendo spiralmente, e con ge- 
nerare, nel suo cammino, una spezie di cancro, che fa piegare o 
spezzare il ramo in quella parte. 

A prima giunta non pare dubbio che a questo danno da pqrte 
deir insetto, o alF altro della scabbia si dovesse riferire il male di cui 
si tratta, segnatamente al secondo, quantunque appena accennato da- 
gli autori del Dizionario ; oltreché senza verun motivo potrebbesi tra 
noi attribuirlo alle formiche. Ma le seguenti considerazioni con- 
ducono a diverso risultato. Se il male derivasse dalla radice , che 
per altro è sanissima , Y intiera pianta perirebbe in brevissimo 
tempo. IV'è puossi imputare, almeno a prima vista, a patimen- 
to della cima , perchè anche dopo la comparsa del male intor- 
no intorno alla base del fusto , la stessa cima , per qualche setti- 
mana , non perde la sua vigoria , dando nuove produzioni. Il ma- 



— 251 — 

le quindi Uniilalo a quella parie , ove poco o nienle possono direi- 
lamenle il caldo , il freddo , la nebbia , Y abbondanza o la scar- 
sezza deir acqua , né la qualilà del terreno , ne il letame , o il 
lavoro della collivazione , sembra piultoslo cbe potesse derivare da 
qualche essere parasilo , vegetabile o animale. Ed eccoci in pre- 
senza delle muffe che nella parte ammalala non mancano. E rispet- 
to al bacherozzolo di sopra nominato j i cui guasti .potrebbero an- 
cora col tempo dar luogo alla nascenza delle muffe , le ricerche in 
fino ad ora fatte , col fine di rinvenirlo , sono slate inutili. Si può 
obbieltare che le metamorfosi delF insetto potendo già essere avve- 
uule, non ne rimaneva altra Iraccia che il danno fatto dalla larva. Se 
fosse così il danno starebbe principalmente nel legno guasto e cor- 
roso ; ed in contrario esso riseccalo , imbrunilo j divenuto fragi- 
le j si trova intiero. Il nostro dotto collega professore di zoologia, 
Achille Costa , cui abbiam mostrato il cotone cosi guasto , non ci 
vede r opera di verun baco. Inoltre di tal malattia non fa menzio- 
ne il Belli Plchat nel suo esteso e compiuto manuale pubblicalo nel 
1862 sulla collivazione del cotone. Con ciò non si pretende nega- 
re la possibilità di un danno primitivo per parte di qualche inset- 
to ; diciamo solo che stando allo esame fatto nello scorcio di set- 
tembre 1863 j e neir estale del seguente anno , il male y anziché 
alla lana di un' insetto j dovrebbesi attribuire ad una muffa che 
suole accompagnarla. Oltre a ciò nella parte interna magagnata del 
fusto non si trova mai traccia di cammino o corrodimento spirale, 
giusta il procedere del nominato bacherozzolo : e la malattia co- 
mincia e si avanza sotto forma dì macchia bruna superficiale , su 
cui è riconoscibile un finissimo micelio. IVè altrimenti mostrasi in 
principio la malattia della vite , che per un sottile tessuto miceli- 
co sulle parti affette , insieme ad un certo pallore. Per giunta Ta- 
na delle muffe che talvolta F accompagna^ campeggia quasi sempre 



— 2Sf2 — 

nel silo ove il coione si ammala. Quesla muffa è YAlternaria te- 
nnis. Cosi rimane giusUficato il sospetto di un certo rapporto che 
potesse esserci tra il male della lite e quello del cotone. Ma di 
falto non ci ha relazione di sorta , siccome si vedrà , Ira Y uno 
e r altro. 

La malattia della vite , abbiam detto , è causata da un fun- 
ghetto del genere Enjsiphe , il quale manifeslasi sotto forma di 
oidio , passa di rado allo stato di picnide , senz' altro progresso 
vegetativo verso una Erysiphe perfetta. Accompagnano sovente V oi- 
dio parecchie muffe , Allernaria ienuis , Penicillum glaucum , 
Trichothecium roseum , con qualche altra meno frequente , che 
tutte sarebbero secondarie , nate cioè sugli organi già affetti dal- 
r oidio. Se non che undici anni avanti che si fosse avvertita la ma- 
lattia della vite ne' tepidarii di Londra , Y Attemaria ienuis , osser- 
vata e descritta dal Duby nel 1834 col nome. di Torula dissiliens j 
fu ritenuta qual causa di un male che allora soffriva la slessa vi- 
te lungo il lago Lemano. L' autore afferma che, senza ater prece- 
duto pioggia nebbia , tale muffa abbondava alla faccia inferiore 
della foglia , ove , per la propria fragilezza , formava quasi un 
feltro ferruginoso e polveroso. 

Questo folto , avvertito prima dal Duby , e Y essersi rinvenu- 
to sulla vite r Alternarla in compagnia delF oidio , il che fu nota- 
to nel lavoro che la nostra Accademia delle scienze nel 1851 pub^ 
blicava in proposito della malattia della vite , c*^ indussero Y anno 
appresso a ricercare con maggior diligenza i particolari di siffatta 
muffa ; de' quali non avremmo mai più fatto parola se la stessa non 
fosse presente ne' punti ove comincia , o sia poco progredita la ma- 
httia del cotone. Mi si rinvengono ancora le sue varietà j e quasi 
tutte le altre mucedinee rinvenute sulla vite inferma , eccetto l'oi- 
dio ; di modo che quantunque fossimo coavinli , per Le ragioni che 



— 253 — 

si diranno avanti , non esser veramente dessa la causa primaria 
della pelagra nel cotone , nondimeno la sua presenza , inGn dal 
principio del male , potendo far giudicare altrimenti della natura di 
questa muffa , si è creduto non del tutto inutile darne una certa 
contezza j accompagnata da alcune figure. Acquisteremo così piena 
conoscenza di un vegetabile microscopico , che ad ogni osservazio- 
ne può turbare il concetto semplice che devesi avere del male con 
cui lo stesso vegetabile si associa. 

Tra i funghi mucedìnosi Y Aliemaria tennis , allogata dagli 
autori neir ordine degli arlrospori , è facile a conoscere , non dal 
micelio ramosissimo , confervoideo , complesso , quale occorre in 
altre muffe , ma dai proprii filamenti conidici , eretti , semplici o 
ramosi , i quali d' ordinario ingrossano di tratto in tratto j rego- 
larmente , per crescenza e divisione di un certo numero di cellule , 
mentre altre , nei punti intermedii , rimangono piccole , in serie li- 
neare. Dalla quale alternanza dei tratti rigonfiati con quelli sotlìlt, 
il IVees trasse il nome generico. Le colline conidiche costitutive i 
rigonfiamenti germogliano in contatto con la umidità j anche sul ve- 
tro , e contengono un materiale si tenue che appena si scorge. Tut- 
te le parti di questa muffa , in principio lisce , biancastre , colF e- 
tà cangiano colore ; il micelio ed i filamenti conidici imbrunano j i 
conidii passano dal giallo al bruno. Variano i filamenti conidici in 
più modi, nella lunghezza, giungendo a misurare un millimetro in 
circa nel massime^ sviluppo , in esser semplici o ramosi, nella^J^- 
ghezza e direzione dei rami. IVè gli stessi conidii sì somigliano in 
grandezza , forma e disposizióne. Alcuni son sessili , altri più o me- 
no peduncolati ; talvolta vengono in cima a' rami , isolati , ovvero 
a due e tre. Anche fe cellule costitutive ciascun rigonfiamento cou- 
dico , presentano naturalmente non poca varietà , di luogo a luogo 
a breve distanza y e per effetto dello condizioni in cui si vive la 



— 254 — 

muffa ; della quale le figure annesse al presente tema ritraggono 
lo stato vegetativo e le forme a noi note che più si differenziano 
fra loro. 

In Marzo Ì8SS , sui tralci della vite stati infetti di oidio l'an- 
no preceduto , Y Altemarìa non per anco sviluppata , in certi pun- 
ti offriva la seguente notabile particolarità. Il micelio steso sulla 
corteccia pareva qua e là ravviluppato ( tav. /. fig. /. ) in forma 
di piccole prominenze più o meno grandi , quasi rotonde. Dalla 
loro sommità lo stesso micelio dava conidii sessili e peduncolati f 
appartenenti all' Altemariaf con non pochi filamenti semplici di va- 
ria lunghezza , articolati , alcuni dei quali in certo modo simili ad 
un oidio incipiente con la cellula terminale più grande. 11 tessuto 
micclico fitto, intricato, steso sui detti tubercoli, nascondeva il loro 
contenuto, ma rotti questi, mediante la compressione fra due vetri, 
davano fuori. una moltitudine di quei germi , che il Tulasne ha di- 
stinti col nome di stilospore. La loro forma era ovale o bislunga, va- 
riavano in lunghezza , misurando al più O*"*", 016 , alcuni unicel- 
lulari , altri bicellulari. Sembrava fossero racchiusi in particolare 
vessichelta , appartenente ad un organismo fungoso diverso allo sta- 
to di picnidc , coperto dal micelio dell' Altemaria^ quantunque non 
fossimo giunti a separare Y uno dall' altro. 

Tutto ciò occorre ancora , sebbene raramente e con qualche 
varietà , nel cotone , massime alla faccia inferiore delle foglie an- 
nebbiate. Ma ivi vedesi chiaro in certi punti , sotto al micelio di 
un Alternaria , o sopra o appresso , un certo numero di vessi- 
chette ( iav. 11. fig, S a 9 ) rotonde^ le quali in principio quan* 
do misurano da Ì2, a 14 millesimi di millimetro , contengono a- 
more finamente granelloso. Poscia , divenute più grandi, presen* 
tano un foro al vertice ( iav, 11. fig. 7. )t da cui mandan fuo- 
ri germi o stilospore , quasi simili a quelle osservate nella vite , 



— 255 — 

Daloralmenle , o in seguito di leggiera compressione. Ciascuna 
vcssicbetta è formata di semplice membrana omogenea , senza ap- 
parente struttura cellulare , e quantunque s' incontrino sovente più 
vessichetle tra' filolini ( tov. //. fig. 6) micelici dell' AHemaria , 
nmi di meno non si è vista con chiarezza la connessione organica 
cbe probabilmente può o dev* esserci tra loro. 

Se così è, tali organismi sì può ritenerli quali picnidi della 
Pleospora fteròarum, i più giovani dei quali contengono umore 
mucoso granelloso , che poscia si organizza in slilospore a misura 
che ingrandisce la sua matrice al punto in cui il suo vertice apre- 
si per un foro. In quest' ultimo ^tato Y organo somiglia al perìtecio 
maturo della detta Pleosporaf Y analisi della quale fatta dal Tulasne 
occupa r intiera tav. 32 nel suo Selecta fungorum. Ma se fosse- 
ro peritccii gli organi di aspetto consimile osservati nel cotone con- 
terrebbero asci e spore, non già i germi detti stilospore , i quali 
cominciano dall' esser rotondi unicellulari , per indi divenire bislun- 
ghi bicellulari. Sopra di che consultato il professore De IVotaris , 
rispondeva non senza qualche esitazione , che per mancanza degli 
asci i detti organismi potrebbero riferirsi al gruppo dei Perispo- 
riacei. 

Ritornando ora all' alternaria le celline conidiche di siffatta 
muRa germinano, e danno loro individui più o meno perfetti , in po- 
chi giorni , anche sul vetro tenuto in atmosfera umida sotto picco- 
le campane. Nelle quali condizioni è nata due volte fra le cel- 
lule conidiche isolate dell' oidio della vite. In tal caso essa non a- 
rea micelio , e qualche individuo stava con la estremità basale del 
filamento impiantata ( tav. 1. fig. 3 ) nella stessa cellula dell' oi- 
dio da sembrare una produzione della sua membrana interna. Col 
medesimo metodo, esercitandoci a considerare la formazione dei bu- 
delli pollinici della Reseda alba, ci siamo abbattuti nell' Alternaria 



— 256 — 

e nel Trìchoihecium giunti al massimo sviluppo sul vetro. La fi- 
gura quarta nella prima tavola ritrae un individuo della prima muf- 
fa , mancante di tessuto micelico , col gambo intromesso in una 
fessura della cellula pollinica , come derivasse dalla entina ; un ra-* 
mo della sua cima somigliava affatto all' Allemana tenuis , un' al- 
tro, in quanto alla forma , teneva piuttosto a qualcuna delle tante 
varietà conidiclie della Pleospora herbarum ; il terzo infine pel rav- 
vicinamento dei ramuscelli, la loro sottigliezza, la cortezza e la pic- 
colezza delle celline onde son formati, assumeva un certo aspetto del 
Penicillum incipiente. IVon si pretende qui affermare che sia desso 
in quello stato; sappiamo però che questa muffa sovente si accom- 
pagna con la Pleospora e la stessa Allemaria. Il Trìchothecium ro- 
seum Link, impiantato similmente in una fessura della esina, giu- 
sta la figura ottava nella tavola prima , ha condotto a perfezione , 
nella sommità del gambo, un grappoletto di spore bicellulari, quan- 
do nella parte inferiore cominciava a spuntare qualche filolino mi- 
celico. In questi esempi di produzioni mucedinose sopra vetro non 
verrebbe a proposito una obbiezione , cioè che nello spargere so- 
pra quello i conidiì delF oidio vi sia capitato qualche filamento di 
vecchia Altemariaj da cui sarebbe derivata la nuova. Per contrario 
è più naturale ritener Y una e Y altra muffa quali prodotti di rispet- 
tivi germi riproduttori menzionati, casualmente mescolati con quelli 
deir oidio , e con i granelli pollinici della Reseda. Tale almeno è 
hi nostra opiniene. 

L' Allemaria lenuis non pare un ente fungoso autonomo di 
particolare natura, ma piuttosto una delle svariate forme conidiche 
di un funghe tlo piii complesso abbastanza comune su molti organi 
vegetali teneri, infermi , o in atto di disfarsi. Questo funghetto , se 
non c'inganniamo, può essere h Pleospora herbarum- Per s^ esat- 
lamente analizzala, come si è detto, descritta e figurata dai Signori 



— 251 — 

Tfilasne neOa loro magnifica opera col titolo Seleda fungorum. Cer- 
to è almeno che Ira le tante varietà conidiche di tale specie, quel- 
la espressa dalla fig. II nella tavola 33, opera citata, corrisponde 
a pelo all' Altemaria tennis più comune , mentre Y altra nella tavo- 
la 32 fig. 2 sarebbe una forma più grande della medesima. Tenen- 
do sotto campana foglie o peduncoli del Sonchus tenerrìmus, in 
pochi giorni si sviluppano Y Altemaria , i conidii della Pleospora 
ed il Pemcillvm glaucvm , anche sulle ghiandole esistenti sui pe- 
dunculi, e dai frantumi di foglie messi sopra vetro, onde osserva- 
re le dette muffe a grado a grado che spuntano e crescono. Con- 
fesso non aver mai veduto distintamente connessione tra loro mice- 
lii. La nostra figura sesta nalla tavola prima ritrae una prominenza 
ghiandolare del Sonchus tenerrimus con sopravì conidii multiformi 
della Pleospora herbarum , dei quali i più sviluppati son forniti di 
esilissime produzioni in sembianza di cortissimi peluzzi. Alcuni ra- 
mi del micelio scendono alla base della ghiandola , indi s' inalzano 
terminando similmente in conidii. La figura settima presso alla ba- 
se della medesima ghiandola esprime un macro Penicillum incipien- 
te, isolatamente, quale si è offerto alla vista. Il non aver visto in- 
fino ad ora una vera connessione tra' micelii delle due muffe in qui- 
stione non contraddice ricisamente che Y Allemana non possa es- 
sere una forma conidica della Pleospora. La figura del Tulasne si 
può allegare in pruova, quantunque egli non T abbia distìnta per 
tale fra le tante forme conidiche appartenenti alla stessa Pleospora. 
Conferisce forse al subbielto, sebbene in piccola parte, quello os- 
servato parecchie volte intorno ai semi di rapa, (Brassica Rapa) 
posti su lastre di vetro , in una gocciola d' acqua , tenute sotto campa- 
na. 11 seme cuopresi di mucosità, e se non germina^ in pochi giorni 
vi nascono intorno il Penicillum glaucum ^ ovtero, ma più di raro, 
altra mucedinea fornita di molto micelio , da cui s' inalzano filamen- 

Sec. Sebib, Tomo II. 33 



— 258 — 

ti eoDÌdìci svanatt f^a sé, e di tratto in tratto nefla loro rungbezza. 
La figura quinta nella prima tavola ne ritrae un piccol saggio, sul 
quale certi ramuscelli nel punti a- a accennano alla forma di alter-- 
nana, gli altri a quelU della Pleoipera polythrica figurati dalla 
stesso lodato Tulasne nella tavola 29. 

In marzo, sulla corteccia giovine àtì tralcfo di vite, stato in- 
fetto di oidio r anno avanti , tra' ciufTetti conidicl dell' Altemari» 
(flg. i.'lm}. f.} esistevano sovente tubercoletti costituiti da vilup->^ 
pò di finissimo micelio confervoideo. Dentro £ tubercoletti non ci a- 
vea niente , ma dai filolini micelici superficiali , sorgeva talvolta- un? 
Penidìlumf solo o accompagnato da albra mmcedinea incipiente,, 
foroìla di un capolino di germi, o spore unicellulari, nella sommità 
ingrossata dì un filamento eretto, cilindrico, gracile ,. articolato. Essa; 
a prima giunta ha t aspetto di una Polyadis , ma in: essenza devesi 
riferire piuttosto ai genere Haplotrichwn Link,, stando alle spore u- 
nìcellulari riunite in ciqiolino nella estremità ingrossata di filamenti 
articolati. Sul cotone si è trovata ib: tutti gU stati di sua vegetazio- 
ne, a principiar da quello osservato in marzo sulla vite non anco- 
ra germogliala , infino al massimo suo sviluppo ,. quando si presen- 
ta come sta riibratta alla figura terza- della tavola seconda ;. nel quale 
stato si disforma facilmente^ mediante T acqua^ E rispetto al Peni- 
cillum esso può sembrare una. forma gonidica di altra muffa , una 
forma per esempio del gruppo delle cladbsporiee, anziché il vero- 
Pemcillum glaucunif di cui però la varietà è sì grande che appena 
si potrebbe significare cm parole e con figpre. Queste due muffe,. 
aUa loro incipienza, sembrano provenire dallo stesso miceUo costitu- 
tivo il sottoposto tubercoletto, mentre in realtà hanno orìgine diver- 
sa. Oltreché in certi aiti^ nascono separale, 1' apparente comune o- 
i^i ne dipende dal trovarsi i rispettivi micelii ravviluppati insieme ,. 
né di«tinguibifi nell' intricala massa che formano. R nondimeno a ve- 



^ 259 — 

^erle, così nella vite come nel cotone, imbrunire u^almanle, ed 
accompagnarsi quasi sempre insieme, tirano, dapprima, a far credere 
non essere del lutto senza fondamrato la presunta derivazione da una 
«omune matrice. Concetto che , stando al semplice aspetto , trovereb- 
be un certo appoggio nclF Altemaria nata tra granelli pollinici del- 
la Reseda alba; dove si vede qualche ramusceHo, che pel numero 
« la brevità delle sue divisioni, non che per la piccolezza e la for- 
ma delle loro ccllìnc, assume una cercaria di penicillo. Ma né T 
una né l'altra hanno che fare con Y Haplotrìcum; e rispetto alle 
prime veruna osservazione diretta ha dato la pruova di quel concet- 
to, che sarebbe stato il veder nascere dallo stesso fllamento miceli- 
co , di qua Y altemaria , di là il penicillo , come due polloni della 
medesima ccppaja. 

L^ esposto riscontro tra il male della vile e quello del cotone 
se mostra qualche uniformità nelle produzioni mucedinose, solleva 
4' altra parte alcuni dubbii. Ed in prima, se una Erysiphe allo sta- 
to di oidio è causa unica, primiliva nella vile, della infermità degli 
organi cui si appiglia , sui quali poscia , come sopra qualunque pun- 
to magagnato, spuntano , fra le altre , le quattro muffe osservate nel 
cotone, sarebbe da vedere se in questa pianta preceda similmente 
lo slcsso altro oidio. Il primo esame fatto in settembre, quando 
il male del cotone era già progredito, non poteva rispondere a sì 
fatta domanda, sebbene non ci avessimo rinvenuto l'oìdio; perchè 
l'oidio della vite, ne' primi anni, quando più aspramente infestavala, 
era presente ed in vegetazione anche di autunno sulle foglie caden- 
ti. Ed essendosi poi verificata la sua mancanza nel cotone attaccalo 
di pelagraf come mai l' altemaria ne sarebbe la causa, quale ente 
parasilo , quando la si è vista nascere sul vetro e giungervi a per- 
fezione? Eppure sopra ciò può nascere un dubbio. Si è detto che 
qualche individuo di altemaria venuto sopra vetro mancava di mice- 



— 2eo — 

Ho; nel qual caso Tacque con ciò che tiene discìolto, e Taria, so^ 
no bastate alla sua vegetazione. Ma in condizione diversa , come suN 
la epidermide in contatto colTaria, senza il micelio, eh' è Porga- 
no assorbente^ la esistenza di quell'essere sarebbe compromessa. 
Mediante tale organo, quindi^ attirerebbe dalle parti sottostanti il nu^ 
trimento necessario, promuovendo , forse , in esse anche un atto dis- 
solutivo per facoltà tuttora ignota. Poiché, direbbe taluno, se il mi- 
ceUo ne attirasse solo la umidità , come fa un corpo secco in contat- 
to con altro che ne sia imbevuto, il suo operare sarebbe molto senf- 
plicc, conforme a quello, per modo di dire, delF aria secca che a- 
sciuga le foglie, o del terreno asciutto che dissecca le radici. Di- 
co ciò non senza esitazione , potendo il fatto spiegarsi altrimenti , 
cioè che la presenza del micelio dia queir effetto con disturbare la 
libera azion della luce, la respirazione, l'esalamento. 

Tale ai è il concetto che ci siamo fatto di un presunto para- 
sitismo intrinseco o condizionato che si volesse imputare all' alter- 
naria : due supposti che non vengono a proposito in seguito di quan- 
to se n' è detto intorno alla sua natura. E che veramente non sia 
parasita , ne causa primaria della malattia in parola , lo dimostra l'e- 
sperimento fatto r anno scorso ncH' Orto botanico. Foglie e steli di 
varie piante , e dello stesso cotone ammalato di pelagra , aventi l' ai- 
ternaria fiirono attaccati al cotone sano rigoglioso; il quale non con- 
trasse verun male , e si mantenne florido infino al termine della ve- 
getazione. Come prima si conobbe nclF affezione della vite 1' effetto 
di un fungo mucedinoso parasite , si cominciò ad imputare ad allre 
mucedinee, a drillo od a torto ^ tanti mali cutanei di piante e di 
animali. Per quello del cotone, senza l'esame delle principali muf- 
fe che l'accompagnano, e di cui si sono esposte le particolarità,, 
non fu possibile , prima , a farcene un concetto chiaro della sua in- 
dole e provenienza. Sbrigatici ora di questo impaccio sark facile ift 
poche parole venire alla spiegazione del latto.. 



Quando pi& infestava la malattia della vite , i nostri vignai as- 
sicuravano eh' essa appariva immediatamente appresso ad una nebbia 
matutina. Anche i coltivatori di cotone temono forte la nebbia , per- 
chè offende le foglie giovani rendendole molli , flosce , quasi come 
cotte , percui in breve tempo periscono. Le adulte patiscono meno, 
ma portano sovente le tracce della malefica influenza di quella me- 
teora , massime alla faccia inferiore, in vista di macchie brune o ros- 
sastre y più meno estese , accompagnate da alterazione del pa- 
renchima in corrispondenza , seguitandone il paUore , indi il riscc- 
camento di parte o deir intiera lamina. Lo stesso picciuolo, risen- 
titosi di tanto danno , perde la vigoria e si abbassa rìseccandosì a 
poco a poco. Allora raramente manca nei siti così magagnati deUa 
stessa foglia Y alternaria , che suol essere sempre presente aUa base 
del fusto ammalato di pelagra , e spesso insieme alle altre mucedi- 
nee di sopra nominate. 

Le nebbie di primavera son rare , o mancano talvolta , netta 
provincia di IVapoli ; nella quale stagione in alcune piante apparisce 
qualche macchia di pelagra limitata a poco spazio. In taluni sili pe- 
rò la nebbia suol esser frequente tra luglio ed agosto , recando 
danno al cotone. Vorremmo sapere onde procede tal sua facoltà sul- 
le parli giovani , tenere , in crescenza ; se dafl' istess' acqua aflo sta- 
to di vapore , e dalF acido carbonico in copia che contenessse , o 
dafla temperatura ; se dair insieme di tutte queste cose , ovvero da 
qualche particolare esalazione terrestre. S' ignora anche , in quanto 
è nostra conoscenza , se neH' emergere dal terreno ^ rechi con se 
i germi di talune muffe , o apparecchi le condizioni nenessarie alla 
loro nascenza. Si sa che a certe piante nuoce niente ,. a certune po- 
co , ad altre molto , più o meno secondo k) stato di vegetazione 
in cui si trovano , e tra queste ultime *va annoverato il cotone. U 
suo effetto appariscente sulle foglie , piii che nei fiori e sul frutta 



— 262 — 

giovine di tal vegetale , costituisce la malattia detta annebbiatura , 
comune ad altre piante sotto dSTermti aspettL Nel cotoue limitasi 
ad un certo numero di foglie^ o offende F intiera cima^ e d'ordina* 
rio è accompagnata^ m seguito^ da afidL Lungo il fusto delle piante 
fortemente aimebbiate manifestansi , a varia distanza dal nodo vitale 
in su, di raro inGno alla base del grossi rami, alterazioni leggiere o 
gravi nella corteccia : la quale in qualche punto pSi o meno esteso di- 
viene di color fosco rossastro, tenera, umida, per indi diseccarsi. Sì 
falla malsania , die talvolta in dato sito stendesi intorno intomo al fu- 
sto , suor «ssere accompagnata , io princìpio , da trasudamento di 
umore molto flnamente granelloso , biancastro , alquanto viscoso ; ii 
quale si adden^ in grumetli di materia gommosa dello stesso co- 
lore , sedabile in acqpia. SuUa corteccia così magagnata di raro in- 
contransi afidi , ma quasi sempre ci ha Tesile micelio ddTaltema- 
ria. Or la mancanza o la rarità degli afidi, la mancmiza, sebbene 
non frequente , della stessa altemaria , o di altre muffe , il trasu- 
damento di materiale gommoso , il precedere V alterazione delle fo- 
glie a quella della corteccia , non dichiarano alF evidenza che il ma- 
le comincia nelle foglie? Disturbate le principali funzioni dì que- 
st' organo , Y esalamento e la respirazione , Y umore ascen<knte ri- 
stagna nei vasi del fusto , ed altresì neDa corteccia quello in essa 
circolante ; le cui cellule da ciò infermate mandano fuori parte o 
lutto il materiale mucoso in esse racchiuso , e clie all' aria si con- 
densa ifì grumetli dì aspetto gemmoso. Intenerite così e divenute 
flosce le cellule corticali j né" sili ove il trasudamento fu forte , si 
riseccano poscia in poco tempo , imbruniscono , formandosi in tal 
modo le macchie livide nerastre, cui seguila il dislacimento della 
corteccia in corrispondenza loro , penetrando Y alterazione infino al 
tessuto fibroso vascolare più interno. Tdl'è intrìnsicamente il male 
denominato pelagra , Y effetto di un patimento delle foglie : effetto 



— 263 — 

pì& meno fòrte', coi disordinano soggiaciono le piante dieboli. E 
contemplato nel sito ove si manifesta è Y «no delle tante varietà di 
quelle malattie gommose ^ in cui sdla formazione del materiale non 
partecipano le membrane cellulari , ma solo il loro contenuto. La 
pelagra ^indi , nel senso di corruttela della corteccia del fosto , 
per qualunque causa , non è prodotta da mucedinea parasita , non 
può esser conta^osa , ed in generale è poco temìbile , anche in 
eerte località un poco umide solette di tanto in tanto a qualche 
leggiera nebbia. Dia questa meteora nel mezzo deH* estate, quandc 
fosse intensa e si accompagnasse a cangiamenti subitanei di tempe-^ 
latura , reca grave danna alle foglie ed all' intiera dma siccome » 
suo luogo si è detto. 



SlPIDSCUmcI^M BISLOE IFIKSIinElIS 



TAVOLA L 

FiG. 1-2. AUemaria tenuU in marzo 1855 sui tralci dell' anno prece- 
duto , stati infetti di Oidium Tukeri. 

i. Lamina epidermica tolta con rasojo; essa presenta i gruppi miceli- 
ci a- a di colore bruno, formati di filolini articolati, dislesi sopra tuberco- 
li concettaceli , appartenenti forse ad altro ente fungoso. Dal tessuto mi- 
celico soprastante ad essi escono filamenti eretti, semplici, di varia lun- 
ghezza e conformazione , alcuni simulanti il primordio di un oidio , altri 6-6 
ritraggono esattamente i conidii incipienti , ancora sessili , delF alternarla , 
uno de' quali x esce dai filamenti interposti. II concettacelo e , apertosi die- 
tro compressione^ manda fuori germi unicellulari e bicellulari. 

2. Sviluppo dell' alternaria dalla stessa lamina epidermica, fig. i, te- 
nuta sotto campana. 

2.^ Uno dagli stessi conidii gcrmogliante sopra retro. 

3. AUemaria tennis nata sopra vetro , tenuto sotto campana in atmo- 
sfera umida , tra' conidii dell' Oidium Tvkeri , in uno dei quali a erasi im- 
piantato il suo filamento basale. 

4. AUemaria tennis nata sul vetro tra' granelli pollinici della Reseda 
alba^ in capo a otto giorni. Manca di micelio; la base del filamento si tro- 
va impiantato nella fessura e della esina. Fra i rami conidici qualche ramo- 
scello , come vedesi in o, dalla piccolezza , gracilità e forma delle sue col- 
line imita, cosi un poco, un penrcillo nella sua incipienza. 

5. Mucedinea nata intorno i semi di rapa sotto campana in una goc- 

* Le figure riportate nelle due tavole anoesse al lavoro sono ritratte ali* ingrandimento 
lineare di 2oo circa, tranne la i.à nella tavola II, cb' è di grandezza naturale. 



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— 265 — 

Ofola d'acqua; il ramuscello a accenna alquanto all'alternarla, gli altri si 
approssimano a'conidii della Pleospora polythrica. 

6. Pleospora herbarum allo stato conidico in cima ad una ghiandola x 
del Sonchus tenerrimus , tenuta^ insieme al peduncolo, sotto campana in at- 
mosfera umida. I conidii più sviluppati aveano finissima peluria alla super- 
ficie , ma si corta che appena si poteva scorgere. Un ramo del micelio sce- 
so infino alla base della ghiandola, quindi s' inalzava terminando ne' conidii 6, 

1. Penicillum glaiicum incipiente, che sovente, nel Sonckus lenerri- 
mu8 si accompagna con la Pleospora herbarum. 

8. TrichoOhecium roseim nato fra' granelli pollinici della Reseda alba, 
tenuti sotto campana sul vetro ^ ed ivi giunto a perfezione, giusta la figu- 
ra, nello spazio di sei giorni. La base introdottasi in una fessura della esi- 
na a pareva un prolungamento della entina; e più in su del granello pol- 
linico metteva qualche filolino micclico« 

TAVOLA II. 

FiG. 1. Penicillum e, ed Haplotricum b nati sul ramo della vite^ sta- 
to infetto di oidio , tenuto pochi giorni sotto campana , nel principio di mar- 
zo, avanti lo sbocciamento delle gemme. Entrambe queste mucedinee di co- 
lore bruno sorgevano da una piccola escrescenza a formata dal viluppo dei 
proprii micelii. 

2. Lo stesso Penicillum ^ o una forma analoga di altra muffa, dive* 
nulo più grande , anche sotto campana , ma in altro sito del tralcio ; il suo 
micelio non era avviluppato in sembianza di escrescenza basale* 

3. Due individui di Haplotrichum fig. 16-6 trovati in altri punti dei 
tralcio, e giunti al maggiore sviluppo co' proprii micelii liberi. L' uno di essi 
avea il capolino intiero di spore unicellulari , l' altro, in fine di vegetazione, 
mostrava la sommità ingrossata del filamento , sulla quale rimaneva ancora 
qualche spora. 

4. Fusti del cotone, di grandezza naturale, attaccati dalla malattia 
detta pclagra , per eCTrtlo della quale 1' uno di essi nel punto a si è pie- 
gato, e l'altro in e non ha corteccia per essersi disfatta. 

Sbc. Serie, Tomo U. ** . 



— 266 — 

5. Foma pl& frequeete delF Altemaria ne' sili del fuslo ove la corteo- 
eia è ammalata di pelagra. 

6. Un ramuscello di alternaria, il cui micelio lia tra le sue diramazio- 
ni vessichelte sferiche, o picnidi giovani, che misuravano da 13 a 50 mil« 
lesimi di millimetro. 

1. Gli stessi picnidi, alcuni, come in e, giavani contengono umore 
granelloso mucoso finissimo; gli altri in a giunti a perfetto s^viluppo mO'^ 
strano un forellino al vertice. 

8. Varietà di forma e grandezza degli stessi picnidi. 

9. Duo dei picnidi grandi , coperto dal micelio dell' alternarla , avente 
un forellino al vertice; esso era pieno di stilospore. 

10. Stilospore uscite dal picnide precedente^ e dagli altri due ritratti 
nella fig. 7 a. 



MJOVO COMPASSO MARINO 

DI HAJO-GARAIVIiO 

PER SERVIRE AI DIVERSI USI NAUTICI, 

£ SPECIALMENTE PER OTTENERE LA DEVIAZIONE MAGNETICA 
A RORDO DEI LEGNI CORAZZATI 

MEMORIA DI LEOPOLDO DI MAIO 

SOCIO GOBBISPONDENTE DEL R. ISTITUTO D* INCORiGGMKENTO 

Preientata nella tornata de' 7 SettenJbre 184S. 



PARTE PBIHJl 

Introduzione 



U 



opo ei non è che si ridica , quale e quanta importanza aver debba 
pei marini l'assegnarsi preciso della rotta: tauto è la cosa per sé 
stessa generalmente conosciuta. 

E la Bussola, istrumento d' origine antichissima, e, forse igno* 
ta , modificata dal nostro connazionale Flavio Gioja verso il declina- 
re del secolo 13°, ha reso, e rende tuttora, in cotal senso, ser- 
vigi rilevantissimi alla navigazione, 

IVon è qui certo nostro intendimento il tessere la Storia ed i 
progressi d' un tale importantissimo istrumento marino; ma ci tenia- 
mo non pertanto ad obbligo il doverne accennare i principali a lar- 
ghissimi tratti. E però diremo primieramente, essersi creduto Y ago 
magnetico segnare con la sua direzione la vera linea meridiana ; ma 
osservazioni ripetute , dopo quella del Colombo nel 13 Settembre del 



— 268 — 

1492 , ove r Ammiraglio s' avvide non dirigersi Y ago magnelìco ver- 
so la polare , e che questa deviazione non era costante , han dimo- 
stro chiaramente che Tago magnetico devia dalla lìnea meridiana 
del luogo, e che questa deviazione , delta declinazione magnetica o 
variazione della Bussola , va cangiando per diversità di luoghi ,. di 
stagioni, e a norma del vario stato elettrico, dell' atmosfera, e, nel- 
lo stesso luogo e medesime condizioni, anche pel succedersi degli annit 

Olire a qucsla declinazione magnetica, Tago soffre un' altra de- 
viazione, eh' è la inclinazione magnetica, la quale consiste nella in- 
clinazione dell'ago sospeso pel suo centro di gravità, al piano del- 
l'orizzonte; e che al pari della declinazione va cangiando valore. 

Alla indinazione magnetica , che inclinar facea altresì la rosa dei 
venli ; e però non dava sulla stessa i veri azzimut riferiti all' oriz- 
zonte, si è cercato apportare riparo collo stahilir due regolelti di 
ottone , che , scorrendo lungo 1' ago , possono determinare un mag- 
gior peso dall' un lato o dall'altro, e quindi l'ago e la rosa pren- 
dono artificialmente la posizione orizzontale, e per qualsiasi latitudine. 

Quanto poi alla declinazione magnetica , Y astronomia IVautica 
possiede diversi mezzi per ricavarla, adoperando nelle osservazioni 
dell' azzimut il compasso azzimutale, {strumento che lasciava tut^ 
togiorno alcun che a desiderare. 

Fu ritenuto lungamente non dover l' ago soffrire alcun' altra mo- 
dificazione, ma nel 1774, nei viaggi del celebre Capitano Cook , 
r astronomo Wales incominciò ad avvedersi di una novella alterazio- 
ne dell' ago magnetico nella sua direzione a bordo delle navi. Ael 
viaggio di d' Entrecasteau , il Sig. Beauprèx, se ni è puranche av- 
veduto, ed à giustamente segnalato gli errori che potrebbero deri- 
vare nelle rilevazioni delle coste, fatte a bordo delle navi, median- 
te la bussola. Flinders ha riconosciuto che queste deviazioni aumen- 
tane, per uno stesso bastimento,, coU' inclinazione magne'.ica; rela- 



— 269 ^ 

tirameDte alle direzioni della nave, ha cercato legare fra essi i vìr 
sullamenti delle numerose osservazioni dì Wales, mediante formolo 
empiriche, le quali non sì sono trovate esatte per le osservazioni po- 
steriori. Iniìne , in questi ultimi tempi, sì sono molti occupati di que*- 
sto importante fenomeno; e nei viaggi di scoverta al polo IVord, gli 
uffiziali della marina inglese hanno osservato le grandi deviazioni di 
«ui abbiamo sopra fatto cenno. 

Da tutti i fisici , sia dei primi tempi , sia de' posteriori si è 
dedotto, essere le suddette deviazioni dipendenti dalle masse di fer- 
ro sparse sulla coverta delle navi, che, magnetizzate per T induzio- 
ne terrestre , influivano nella sfera d' azione delF ago , e ne deviat- 
vano la direzione; deviazione che cambiava, e giustamente, seconi- 
do ì diversi rombi della rosa dei venti*. 

Si fu allora che il Barlow inunaginò il compensatore del suo 
nome, che neppure bastò ad ovviare a questi errori,^ oltre alla gran;- 
de dilOcoltà pratica di adoperarlo. 

L' Illustre sig. Poisson nel 1838 pubblicò un assai pregevole 
ed interessante lavoro sulF argomento della declinazione dell' ago , 
calcolata a bordo di una nave sopra cause perturbatrici; ma di que- 
sto , benché dotto lavoro ^ la prima parte s' occupa puramente del 
Iato pratico , mentre nella seconda si diffonde in vedute teoriche, le 
quali, comunque pregevolissime, non si affarebbero al nostro sco- 
po. Se le bussole col compensatore di Barlow, attentamente adope- 
rato , poteano ritenersi in certo tal qual modo sufficienti ai bisogni 
della niarina Militare^ ora esse non corrispondono mica allo inten- 
to nei bastimenti ad elice e corazzati, ove \st gran massa di ferro 
formante la corazza , magnetizzandosi, arreca positive deviazioni sul- 
ta rosa dei venti , in fatto di che non si è mai abbastanza troppo 
eauto, per non avvenirsi in scrii e positivi disastri. 

JVon ìstimiamo per noi convenevol cosa lo addentrarci a sug^ 



— 210 — 

gerir mezzi a calcolare le deviazioni dell' ago magnetico^ pei diver- 
si luoghi , per le diverse epoche , e pei diversi stati atmosferici ^ 
non parendoci essere io possesso dì tutti i mezzi valevoli a conse-» 
guire un così arduo intento; ma per altro abbiam creduto utile la 
costruzione di uno strumento, che corrisponda a quanti bisogni di 
bussole aver possa un Uffiziale di niarina Commerciale, o Militare; 
sia come compasso di rotta, sia come comjmsso azzimutale, sia co- 
me bussola a cannocchiale per le rilevazioni terrestri , e sia final- 
mente come bussola di confronto pel calcolo delle deviazioni magne- 
tiche a bordo delle corazzate; deviazioni che, sebbene locali, e pel 
dato slato atmosferico, pure, tenendo riguardo alle piccole traver- 
sale^ cui ordinariamente queste vanno soggette, potrebbero senza gran- 
di errori ritenersi come costanti, e servirsene con sufficiente sicu- 
rezza nella navigazione che va ad intraprendersi. Ed è appunto di 
queslo isirumento, che noi passeremo a dare la descrizione. 

PARTE SEGONDi 

Descrizione deW istrumento. 

V Isirumento , cui sopra abbiamo accennato , si compone d' un 
compasso liquido, nel sistema Santi, con nostre modificazioni per 
renderlo atto ai rimanenti usi da noi esposti ; e siccome un tal si- 
stema^ sebbene inventato dal nostro connazionale fin dal 1860, e 
costruito da ben due anni dal nostro Egregio Meccanico Sig. Gar- 
giulo Saverio, lutlafiata non essendo in ogni sua parte conosciuto 
fra noi, ci diom V assunto di descriverlo compiutamente, e come ap- 
punto abbiamo credulo costruirlo pei noslri bisogni. Su tale propo- 
silo dobbiamo tributare i più sentiti ringraziamenti al surriferito Gar- 
gìulo , che non ha mancalo di eseguirlo con quella precisione , che 
non lascia niente a desiderare fra noi. 



— 211 — 

L* Istnimento adunque si compone principalmente dì due va- 
si di cristallo, di forma cilindrica, aventi per base una calcita sfe- 
rica , r UDO di diametro alquanto minore deli' altro , in modo da pu- 
tervisi introdurre e lasciare dello spazio intermedio, ove viene ver- 
sata della glicerina. Questi vasi sono uniti mobilmente fra essi , me- 
diante due diaframmi posti ai lemlù superiori de' vasi stessi. Il dia- 
framma del vaso interno passa, mediante quattro fori, che divido- 
no la circonferenza sua in quattro parti eguali, in quattro pernet- 
ti situati fissi al diaframma del vaso esterno; e si situano attorno a* 
pernetti suddetti quattro spire, per far vie ma^iormente galleggia* 
re il vaso interno. 

Tutto questo viene attaccato esternamente ad un cìfindro di ra« 
me , che serve a guardarne la fragilità. Quest' apparecchio viene 
sospeso alla cardonica, per le oscìllazioni della nave,, come per o* 
gni altro compasso di rotta. 

IVel fondo del vaso interno v' è un piccolo cilindro di bosso , 
nel quale è fissato un perno vèto, in cui viene una spira, sulla qua» 
le poggia la punta della sospensione dell' ago. La rosa dei venti à 
la divisione come ogni altra rosa , oltre a quella di metallo , che 
dà Yt di grado ; ovvero i 20'. Ed affinchè questa rosa si manten- 
ga sempre orizzontale , ha la doppia compensazione; i' una nel sen- 
so dell' ago f mediante due regoletti di ottone , che scorrono lungo 
r ago, e r altra nel senso a questo perpendicolare, mediante altri due 
regoletti, che scorrono lungo due verghette sottilissime e nel senso 
normale all' ago. Net vaso interno c*^ è inoltre la linea di fede, che 
si situa nella direzione della chiglia delta nave. It vaso intemo, con* 
teoente la rosa dei venti , si covre con un cristallo. Fu qui sareb- 
be il compasso liquido di Santi. 

Come noi intendevano renderto un compasso generate, così ab- 
biamo aggiunto un cerchio, con due raggi perpendicolari fra loco e 



da delermiDarnc il centro, che rotando inforno al suo centro , eh' è 
quello del cristallo , e che artisticamente corrisponde a quello della 
rosa, porla da un lato un traguardo obbiettivo con specchietto da 
riflettere le immagini degli astri, che si vogliono osservare, e dal- 
r altro , e direttamente opposto al primo, un traguardo oculare con 
prisma di cristallo per la lettura degli archi della rosa dei venti, non 
che due cristalli colorati da servire come offuscanti, allorché si os- 
serva il Sole. 

Uè qui termina il nostro islrumento , poiché , dovendo servire 
come bussola di confronto degli azzimut della rosa, e di altri indipen- 
denti dair ago magnetico , abbiamo creduto aggiungere sul lembo del 
diaframma superiore una graduazione inargentata, concentrica al cri- 
stallo, e che mediante i due noni situati sul cerchio mobile, pos- 
sa dare \\^ di grado ^ ovvero (T; e i due noni abbiamo creduto ad- 
operarli per iscemare gli errori inevitabili di eccentricità. Ma la bus- 
sola di confronto ha bisogno di osservazioni precìse, e di oggetti 
distanti sufficientemente , per lo che abbiadko creduto impossibile pra- 
ticare queste osservazioni coi traguardi; che perciò abbiamo credu- 
to indispensabile l'adoperare un cannocchiale, che potesse rilevare 
r oggetto terrestre, od anche un astro nel piano verticale che pas- 
sa pei due traguardi: conseguentemente si sono fatti poggiare sui due 
diametri del cerchio mobile due sostegni , sui quali poggia \ asse 
di rotazione del cannocchiale , eh' è talmente situato, da percorrere 
un piano perpendicolare a quello della bussola , e che passi pel 
traguardo obbiettivo e quindi anche per T oculare : ed essendo la 
bussola galleggiante, sarà il suo piano orizzontale, ed il cannocchia- 
le percorrerà un piano verticale che passa pei due traguardi. E per 
diminuire la flessibilità dei sostegni del cannocchiale, che arreche- 
rebbe deviazioni sugli azzimut osservati, si sono i sostegni medesi- 
mi uniti verso la parte inferiore con una piccola spranghetta di ottone^ 



— 273 — 

n caimocchiale si è munito d' un micrometro di due fili in cro- 
ce, per avere con maggior precisione le osservazioni. 

Per maggiore comodità v'è {mre un fenmurosa, utilissimo per 
la sua particolare posizione. 

Tale è appunto Tistrumento di cui intendevamo parlare, e del 
quale ora passeremo ad accennar la bontà pei diversi usi a' quali 
intendiamo adoperarlo. 

PARTE TERZi 

Bontà déir htrumendo posto in confronto con altri detta 
medesima natura e parziali , che fino ad ora erano conosciuti. 

Compasso di rotta, È chiaro in primo luogo, che il nostro 
{strumento, come quello che corrisponde ad un compasso liquido di 
Santi, è il più acconcio come compasso di rotta, in tutte le navi, 
e spezialmente su quelle ad elice ed a ruote, non sembrandoci po- 
tere essere per tali navi possibile V uso di altre bussole, che, a cau- 
sa delle continue scosse ddla macchina, ofirirebbero grandissima dif- 
ficoltà ndh) assegnare eoa suificiente approssimazione la rotta, re- 
stando r ago in continue oscillazioDi. 

In quanto alla rosa, è essa della più possibile orizzontalilà , col 
minimo peso; e quindi colla minima diminuzione di sensibilità ma- 
gnetica dell' ago. 

Da quanto precede vedesi essere il nostro istrumento il più ac- 
concio compasso di rotta, ed il solo di cui potesse farsi uso sul- 
le navi ad elice, od a ruote e corazzate. 

Compasso azzimutale. È anche utilissimo adoperare il nostro 
istrumento per T osservazione degli azzimut, poiché, essendo il va- 
so intemo galleggiante sulla glicerina ^ il piano superiore del cri- 

Sk. Suus, Tomo II. M 



— li- 
stano è orizzontale» e qniadi s* è sicaro essere vertieale tanto il lra> 
guardo obbiettÌ¥0 , quanto quello oculare» ed orizzontale poi Y asse dt 
rotazione dello specchietto che riflette T astro da osservarsi; conse- 
guentemente si è sicuro di essersi osservato T astro nel proprio ver- 
ticale, e che la lettura della rosa corrisponde al vero azzinmt magnetico. 

Inoltre il nostro istrumento può anche servire per T osservazio- 
ne deir azzimut di un astro, che, come le stelle o pianetini» non po- 
trebbero osservarsi per riflessione, ed è perciò utilissimo, avuto ri- 
guardo alla possibilità delle osservazioni dirette , fra cui bisogna ri- 
cordare non essere di poca importanza quella della polare» come pi& 
appresso vedremo. 

Volendo anche adoperarlo pel soie , s* è creduto perciò forni- 
re di uno oQìiscante il cannocchiale di cui doU)iamo lare uso per 
le osservazioni. 

Da quanto si è detto vedesi chiarissimamente che» il nostro i- 
strumcnto è superiore a qualsiasi compasso azzimutale conosciuto fi- 
no ad oggi» non solo» ma che benanche serve a (are delle osser- 
vazioni, per le quali fin oggi non poteasi far uso» non essendo pos- 
sibile adoperare il traguardo oculiire per simiti osservaziora. 

Bmsola a cannocchiale. Fin qui sembra poca la sua utilità; 
ma chi ben V osserva, sa a priori apprezzsHme k utililà» come Bus- 
sola a cannocchiale per le rilevazioni terrestri. 

Infatti, il cerchio graduato fisso fa le veci di un goniometro» 
e polendosi mediante il cannocchiale superiore, concentrico alla ro- 
sa e goniometro » munito d' un marometro , osservare dei punti a 
qualsiasi distanza, potrà servire comodissimamente per bussola a can- 
nocchiale per le rilevazioni terrestri » avuto anche riguardo aUa sua 
precisione di 6' nell'arco graduato possono aversi nelle osservazioni. 

Dal su esposto se ne deduce essere il nostro istrumenlo ma- 



— 215 — 

rìno uUIìsslmo ed esattissimo per le osservazioni di Iriangolazioni per 
rilievi nella pianta d' un porto. 

Bussola di confronto^ D nostro istrumento, come quello che 
corrisponde al più preciso compasso di rilevazioni terrestri, è il più 
acconcio come bussola di confronto; ed anche avuto riguardo alla 
possibilità di adoperarlo in alto mare, mediante Y osservazione del- 
la polare. 

Pare da quanto abbiamo detto che il nostro istrumento rappre- 
senti non solo quanti altri ve n' erano separatamente finora, ma ben- 
anche è a tutti questi, e parzialmente considerato, superiore per pre- 
cisione, e per la possibilità di alcune osservazioni eh' erano impra- 
ticabili senza di esso. 

Crediamo finalmente nostro debito accennare al modo come u- 
sarto , e pei diversi usi a' quali vuole adoperarsi, 

PARTE QCARTi 

Del modo come adoperare il sudddio Istrumerdo* 

Volendo adoperare il detto istrumento come compasso di rotta, 
basta toglierne tutto l'apparato superiore e rimanerlo come un sem- 
plice compasso liquido di Santi, che, situato convenientemente sulla 
nave , servirà a determinarne la rotta. Bisognerà , se è possibile , 
situarlo in modo da aver libero 1' orizzonte , per potersene servire 
dal medesimo sito come compasso di rotta, compasso azzimutale, e 
bussola di confronto per le deviazioni magnetiche, se pur ve ne sono, 
allorché lo strumento è adattato pel luogo più favorevole possibile. 

In tal caso pei rombi si terrà conto della rosa ordinaria, non 
già della graduazione metallica. 

Allorquando di questo istrumento vorrem servirci come compas- 



— 276 — 

so azzimulale, bisognerà montare il cerchfo mobile eoi due fragaar- 
di ; e rimanendo invariata la posizione del compasso , si dirigerà il 
traguardo oculare da vedere F immagine riflessa nello specchietto con- 
renientemenle inclinato; si cercherà osservare l'immagine dell' astro 
in modo da rimanere bisecata dal fih> obbiettivo, ed in questa po- 
sizione si cercherà rallentare la rosa ^ mediante il fermarosa ; dopo 
di rbe si passa alla lettura dell' azzimut. 

Volendo avere l'osservazione più direttamente ,. specialmente se 
trattisi di un astro, la cui immagine riflessa sarebbe quasi impossi- 
bile ad osservarsi , allora si inclinerà il cannocchiale approssimati- 
vamente a quanto può essere l'altezza dell'astro, e si girerà 1' ap- 
parato supcriore in modo da vedersi l'astro, col centro nell' inter- 
sezione dei due flK del micrometro , si fermerà la rosa, e si a\Tà 
1' azzimut cercato. In tal modo si ha il vantaggio di potere avere 
r azzimut di un qualsiasi astro, e pel Sole si dovrà usare l'offuscan- 
te di cui è munito il cannocchiale. 

Volendo usare il suddetto istrumento come bussola a cannoc- 
chiale , è facile vedere che il suo uso è perfettamente come quella 
delle bussole di tale specie. 

La maggiore utilità, secondochè più volte abbiam detto, è co- 
me bussola di confronto , atteso la graduazione del goniometro e 
della rosa , non che del cannocchiale superiore ^ che ne precisa le 
osservazioni. 

Infatti volendo servirsene a tale uso , e supponendo che la na- 
ve sia fornita di due di questi compassi sperimentati e paragonali 
in luoghi scevri da deviazioni, ed in quello appuuto ove a bordo si 
trova quello che regob il cammino della nave ; allora si fisserà un 
punto notabile della costa , net quale si stabilrà uno dei compassi 
con un segnale convenzionale. Indi si farà la rilevazione contempora- 
nea dal luogo sulla costa ^ e dalk bussola a bordo : se queste sono 



— 277 — 

opposte, se ne conchiuderà non soffrire, pel dato rombo, la rosa 
deviazione alcuna. 

Si avvertirà inoltre in tale osservazione di avere la prua della 
nave diretta pel dato luogo. Se poi i due rombi osservati non cor* 
rispondono in direzione opposta , e si è sicuro essersi scelto a ter- 
ra un sito senza alcuna influenza sulla direzione dell'ago, allora se 
ne concluderà la deviazione, pel rombo dato dalla direzione oppo- 
sta a quella fatta a terra ; e si sarà stabilita la posizione di que- 
sto punto rimarchevolissimo per passare alle deviazioni per tutti gli 
altri rombi , come appresso indicheremo^ 

Se poi la nave fosse fornita di un solo di questi istrumenti ,. 
bisognerebbe regolare un' altra rosa , situandola nel sito del nostra 
compasso , e vedenck) se trovasi in corrispondenza della prima , si 
dovrebbe trasportare a terra il nostro compasso, curando di mantene- 
re la prua della nave nella direzione del luogo. Indi si riportereb* 
be a bordo, e rifacendo la rilevazione,, si avrebbe la deviazione pel 
rombo pel quale resta effettivamente R luogo scelto. 

Avviene talvolta non potere , per accidentalità possibili , stabi- 
fire in un punto Gsso a terra un compasso , e bisogna invece stabilir- 
ne la posizione indipendentemente. Allora si regolerà una bussola , 
paragonandola al nostro compasso ; indi si situerà in una imbarcazio^ 
ne , la quale dirigerà in modo da formare il punto da rilevarsi , il 
centro della rosa situata nelF imbarcazione , la prua della nave , ed 
il centro del compasso una linea retta. In tale posizione dalla im>- 
barcazione si rileverà la nave, che, non essendo molto distante, po- 
trà praticarsi con un compasso ordinario di rilevazione , e dalla na- 
ve si rileverà il punto. La rilevazione opposta a quella fatta nelF im- 
barcazione darà il vero rombo pel quale dovrebbe restare il punto 
rimarchevole della costa ,^ e la differenza fra questo e la rilevazione 
latta a bordo darebbe la deviazione pel rombo suddetto.. 



— 218 — 

Stabilito con precisione un punto notevole della costa , con uno 
dei metodi precedenti y da preferirsi però il primo se si può » si 
passerà quindi ad osservare le deviazioni pei rimanenti rombi della 
rosa dei venti , praticandosi come segue: 

Si girerà la nave di rombo in rombo verso la destra, me- 
diante il goniometro , ed indipendentemente dalla rosa, il che si ot- 
tiene rilerando il punto osservato di rombo in rombo verso la sini- 
stra della nave ; se in queste osservazioni si vede che la quantità 
segnata dal goniometro corrisponda alla lettura della prua della na- 
ve fatta sulla rosa , se ne dedurrà non soffrire Tago per questi rom- 
bi alcuna delazione. Mentre in contrario la differenza fra il nume- 
ro dei gradi e frazioni del goniometro e quello segnato dalla rosa 
darà la deviazione per ciascun rombo. 

n nostro istrumento è utilissimo altresì, perchè in mare può 
adoperarsi e darci con sufficiente approssimazione le deviazioni pei 
diversi rombi della rosa dei venti ; imperocché in mare abbiamo un 
mezzo troppo facile per fissarci un cardine imporlantssimo , quale è 
quel di Tramontana : la polare allorché passa al Meridiano , come 
ogni altro astro che passa verso Tramontana del Zenit del luogo, segna 
col suo azzimut il vero IVord, ed essendo il suo movimento lentis- 
simo , potrà ritenersi fissa durante V intervaUo delF osservazioni di 
confronto della nostra bussola. 

Volendoci servire di questo mezzo , dirigeremo la prua verso 
la polare , nelF ora in cui passa al Meridiano , cosa di cui non cre- 
diamo occuparcene, essendo troppo noto il modo onde calcolare il 
passaggio d' un astro al Meridiano d' un Itiogo , aHorchè conoscesi 
approssimativamente la latitudine e longitudine del luogo suddetto; ed 
osservando la prua, la differenza che ha sulla Tramontana, darà la 
declinazione della rosa per Tramontana. Indi si passerà ad osserva- 
re la polare per T 1 M mediante il goniometro, ed il rombo segna- 



— ala- 
to sulla rosa, s^è T 1 G dinoterà non esservi deviazione, in con- 
trario la differenza fra quel rombo che dovrebbe segnare e quello 
che realmente dinota la prua, sarà la deviazione per T 1 G. Prati- 
cando successivamente questa osservazione pei diversi rombi della ro- 
sa nautica, si avranno le deviazioni pà diversi romM suddetti. 

In tale osservazione , atteso la infinita distanza della nave alla 
polare , non si avranno errori di eccentricità se, rimanendo ferma la 
nave , se ne giri la prua per praticare le osservazioni. 

Sembra adunque avere suOicient^mente dimostrata la necessità 
del nostro istrumenlo, la sua costruzione , facile, semplice, e pre- 
cisa ; la sua bontà , comunque lo si voglia usare , nonché il modo 
come impiegarlo ai diversi usi. E siccome, a norma dì quanto ab- 
biam detto , non pare esservi necessità nautica alla quale esso noD 
corrisponda, così abbiamo creduto denominarlo Compasso Marino. 



PRIMO ALLEVAMENTO IN NAPOLI 

DELLA BOMBICE DELLA QUEBCIA DEL GIAPPOHE 

( BOMBYXy ANTHERAEAy YàMÀ-MÀÌ ) 

RAPPORTO 

DEL SOCIO ORDINARIO 

A€HX££S eOSSA 
Lello al R. hlilulo mila tomaia del 21 dicembre 1S6S. 



Ju in dal declìoare deHa prima metà del secolo volgente i i\alurarH 
sti han cominciato a rivolgere seriamente la loro attenzione e cura 
ad introdurre in Europa specie di Bombici da quella del gelso di- 
verse, onde trovar modo di moltiplicare il prodotto serico. E dap- 
prima furono quelle del Bicino e dell' Ailanto ( Bombyx arrindia 
è Cynthia)y della prima delle quali furono anche in Napoli ese«- 
guili varii allevamenti; di poi sono stale la Bombice della quercia 
della Cina {B. Pemyi)^ e quella della Quercia del Giappone ( B. 
Ya-ma-maX)] delle quali si tentò T acclimatazione soprattutto in Fran- 
cia. Oggi più particolarmente è quest' ultima, la Bombice della Quer- 
cia del Giappone, che tiene molto occupati i Bacofili di parecchie 
contrade di Europa. Ed a noi pare che non senza ragione si dia- 
no maggior pensiero di questa, che delle prime. Dappoiché, se le spe- 
culazioni sulla Bombice del Bicino e delF Ailanto han dovuto rimar 
nere nel campo delle vedute scicnliGche, senza che la industria a- 
tesse potuto profittarne , per le speciali, condizioni de' loro bozzoli; 

Sec, Serie, Tomo li. 36 



— 282 — 

la Bombice della quercia del Giappone invece, e per la natura del 
bozzolo, e per la (inalila della seta, offre lali condizioni j da poter* 
sene ragionevolmcDle augurare un vantaggia per la ioduelria, ove la 
sua acclimatazione si elTeltuasse in Europa. Lo che tornerebbe mas- 
simamente vantaggioso neir epoca attuale,, in cui i bachi della Bom- 
bice del Gelso, a causa del morbo divenuto quasi abituale, van sog- 
getti a sensibile deperimento. E però è da saper grato immensa- 
mente alla nostra Camera di Commercio^ la quale offrendo un lodevole 
esempio , primo in IVapoli , ha avuta la cura di procurarsi uova di 
siffatta Bombice , ed inviarle parte a questo Istituta e parte air Isti- 
tuto Agrario di Caserta, perchè ne fosse slato tentato lo allevamento. 
E poiché r Istituto rimetteva a noi le uova ricevute dalla lodata Ca« 
mera di Commercio, veniamo oggi a sdebitarci dello incarico afli-^ 
daloci, ragguagliandovi del risultamenta ottenuto da esse. 

Qualità delle uova. Le nova dì Bombice della quercia del Giap* 
pone, che sul cadere del mese di marzo ci venivano conGdate, era* 
no in numero cinquantotto. Un esame superficiale però fu sufficien- 
te per riconoscere a prima giunta, clbB di esse,, ventiquattro erano del 
tutto inutili, avendo le pareli del guscio disseccate e tra loro rav« 
vicinate; sicché sopra trentaquattro soltanto si poteva contare. Studian- 
do però più da vicino queste pe' loro esterni caratteri fisici , dopo 
averle spogliale dello strato di materia bruna della quale vengono 
ordinariamente investile , le trovammo di color bianchiccio sucido , 
colore che, secondo le assicurazioni dì coloro,, i quali hanno studiato 
questa Bombice nel suo luogo natale, si appartiene alle uova dì men 
buona qualità; mentre quelle di miglior razza han color grìgio. La 
qual cosa noi comunicavamo a questo Consesso fin dal mese di A- 
prile, prima cioè che fosse cominciata la loro schiusa.. 

Schitisa de' bachi. Le uova vennero messe in stanza esposta 
a mezzogiorno, la cui ten^peralura interna nel mese di Aprile vario 



— 283 — 

fra i quallordicl e i sedici gradi Reaumur, e che tenevo chiusa di 
lìoUe, ma sufficienlemente aerata di giorno. 

Fra i giorni 14 e 22 Aprile delle trentaquattro uova vitali cin- 
que sole diedero a luce de' bacolini. Le rimanenti , apertele , mostra-- 
vansi altre vuote , altre con la larva più o meno ben formata , ma o 
morta o semiviva ed inerte, mancante quindi della forza necessaria 
n rompere il guscio dell' uovo, non ostante avessimo avuta la cura 
di tenere le dette uova in temperatura caldo-umida, come taluni al- 
levatori han consigliato* Anche de' cinque bacolini schiusi quattro mo- 
rirono senza aver voluto menomamente gustare le foglioline di quer- 
cia loro apprestate. Un solo , Y ultimo schiuso, nacque vispo e vis- 
se , siccome appresso diremo. Questo primo risultamento ottenuto non 
ci sorprese di molto. Tulli i bacofìli, i quali han cercato allevare in 
Europa la Bombice in parola con uova provenute direttamente dal 
Giappone, ci riferiscono fatti pressocchè identici , variandone solo le 
proporzioni. Per esempio, il signor De Roo Van Westmaos, che ha 
pubblicato una molto accurata relazione sul primo allevamento fat- 
tone in IVeerlandia nella memoria che la stessa Camera di Commer- 
cio ha rimessa insieme alle uova a questo Istituto, fa sapere che da 
181 uova gli schiusero soli 410 bacolini , de' quali centodieci pe- 
rirono quasi tulli nel sortire dall' uovo o poco dopo, e soli trecen- 
to vissero fino a tessere il bozzolo. Un altro allevatore, il sìg. Ver- 
loren da 837 uova ebbe 433 bachi, ma la mortalità di questi fu 
immensa, soli 193 essendo giunti a formare il bozzolo. Fatti a- 
naloghi osservò in Parigi il sig. Guerin Meneville, ed altri che cre- 
diamo superfluo qui riferire. 

Allecamento de' bachi. Abbiamo più sopra accennato che dei 
cinque bachi schiusi , quattro morirono senza aver voluto punto gu- 
stare il cibo loro offerto. Un solo si mostrò da principio assai vispo 
e desideroso di alimento* E di tre specie di querce di cui gli ap- 



— 284 -- 

pi*estamAio fogliolìnfc tenere, procuraleci dal R. Orlo Botanico, k 
Q. ileXy la Tommasij eh Q. prinus monticala del Messico , sìa pcF^ 
caso, sia par predilezione, esso si appigliò a quelle della seconda, 
cioè della Q. Tammasi. Trattandosi di unico baco che avevamo a 
nostra disposizione , si comprende agevolnienle che non potevamo 
sperimentare più d* un metodo di allevamento , e mollo meno avven- 
turarlo air aria aperla , m^lla quale la Camera di Connnercio avrebbe 
desiderato fossero siali i bacili allevati. In vece ci conveniva adoltare^ 
HD metodo, il quale ci presentava maggior sicurezza di riuscita , es- 
sendo principale nostro proponimento il veder trasformala il baco ia 
farfalla, onde assodare il prinn) fatto , la possibilità di riuscita di un 
allevamento più copioso. Prescegliemmo quindi un metodo il quale of- 
friva una condizione media tra Y assoluta schiavitù e V aria libera. 
E però durante la prima e seconda età noi tememmo il bacolino so- 
pra rametto di quercia [>cscante in un vaso di cristallo ripieno d' ac- 
qua, r uno e r altro messi sotto una campana di cristallo, la qua- 
le ci pcrmelteva di osservare ogni movimento del baco, ed impedi- 
va che queslo vagamlo avesse potuto smarrirsi. Pel quale seconda 
scopo però la precauzione presa risuUò superflua , dappoiché il ba- 
colino una volta comiivciala a rodere una foglia non si diparti da 
(juella, se non quando era eompletamenl^ consumata e che passava a 
roderne altra. Lorcliè le foglioline del primo ramoscello conHnciava- 
110 a disseccarsi , ne ponevamo accanto un altro al quale il bacoli- 
no si trasferiva da se. L* acqua poi del recipienle nel quale i ra- 
moscelli pescavano veniva ricambiala ogni cinque a sei giorni. Dopa 
la seconda muda, continuando a tenere il bacolino sopra ramoscel- 
li a foglie successivamente meno tenere pescanli in acqua, sostituim- 
iHO alla campana uiva gabbia rivestita di velo ; e questa piazzammo^ 
in vicinanza d' una finestra esposta a mezzogiorno, e che rimaneva 
sempre aperla. di. giorno , e socchiusa di nolle, U baco continua a 



^ 28Sf — 

¥ivcre prosperamente, e dopo sessanta giorni , durante i quali com- 
pi regolarissimamente le sue quattro mude, cominciò a tessere il 
bozzolo, tra le fronde del ramo stesso sul quale era vissuto negli ul- 
timi suoi giorni. IVel cominciar dell' ottobre ne schiuse la Bombice 
femmina, che sotlomelliamo alla vostra osservazione, in imo slato di 
completo sviluppo, quale non si potrebbe desiderare migliore. Dopo 
tre giorni trovammo depositate sulla interna parete del velo che rive- 
stiva la gabbia parecchie uova qui e là disseminate, delle quali pò- 
tettimo conlare cenlovenli, e che per tulli gli esterni caratteri si pre- 
sentavano identiche a quelle ricevute dal Giappone, benché infeconde.. 

Da questo primo saggio eseguito sopra tanto meschine pro- 
porzioni certo non possono trarsi grandi deduzioni. IVuUadimeno a noi 
pare pctcrne ricavare il più interessante de' corollarii , quello cioè di 
essere oggi certi che la larva della Bombice Ya-ma-maì' del Giappone puc^ 
vivere tra noi in istato semiirbero eguahnente bene, che qualunque altra 
indigena o da lungo tempo introdotta ed acclimatata. Che se da cin- 
quantotto uova una sola farfalla si è giunto ad ottenere, ciò non devesi 
punto attribuire allo aIlevamento,«bensì alla condizione delle uova per- 
renuleci. E solo avrebbe potuto trarsi infausto prognostico per la riu- 
scita d^ un allevamento sopra estesa scala , quando avutosi buon nu- 
mero di bacolini vispi e ben portanti , che avessero cominciato a 
prendere alimento , molli ne fossero andati morendo nel corso del- 
la loro crescenza. IVel caso nostro per contrario abbiamo che runi- 
co il quale ha cominciato a prendere cibo, ha menato vita floridissima^ 
h compiute regolarmente le sue metamorfosi , ha formato un bozzo- 
lo di ottima qualità , ed ha dato alla luce una farfalla perfetta» 

Esaurita la esposizione di quanto riguarda V allevamento , d 
resta a dire qualche parola intorno la convenienza d'insistere sulJb 



— 28tt — 

acclimatazione di siOalla Bombice* A potersi formare un giu^zio me-« 
no erroneo su lai quesito egli è mestieri di esaminare tre cose : 
1.® probabilità di prospera rila de' bachi ; 2/ natura dell' alimen- 
to in quanto riguarda il lato economico e quindi il tornaconto ; 3.^ 
qualità della seta che da' bozzoli ricavasi , pel profitto che Y indu- 
stria serica può trarne. In quanto alla prima , dallo esperimento fat- 
to se non abbiamo dati per giudicare pienamente della riuscita dì 
estesi allevamenti , neppure abbiam ragione di disperarne , sicco- 
me rilevasi da quanto superiormente abbiam detto. In quanto alla qua- 
lità deir alimento , è indubitato che stabilendo estesi allevamenli nel- 
le contrade nelle quali vi ha vasti boschi di querce, V alimento riusci- 
rebbe immensamente economico (1). E se il metodo da noi adottato di 
allevare i bachi sopra ramoscelli pescanti in vasi di acqua ( senza 
campane, né gabbie) richiede locali ampii, ciò viene ad usura com- 
pensato dalla considerevole economia di mano d' opera, messa in con- 
fronto a quella necessaria col metodo con cui si allevano i bachi del 
gelso (2). Da ultimo, che la sostanza serica che rilraesi da' bozzoli 
della Bombice Ya-ma-mai possa con molto vantaggio essere adope- 
rata neir arti, è un fatto che non ammette alcun dubbio. Che se es- 
sa anche non supera in bontà quella fornita dalla Bombice del gel- 
so , come pur da taluni bacofili che n' anno estratlo una certa quan- 
tità viene assicurato, certo non è da mettersi in quistione che con 

(1) Alcuni Forestali e Botaaici oppongono alla utilità di siffatto al* 
IcTamento il danno che risentirebbero le querce col Tcnire spogliate dalla 
foglia. Nello stesso senso moveva osservaeioni il collega prof. Gasparrini in 
occasione della lettura di questo rapporto. Noi però non entriamo in siflat* 
la discussione , che vorremmo decisa dopo più vasti esperimenli* 

(2) Per lo allevamento assoluto in piena aria noi crediamo inutile pen- 
MTci 9 per le ragioni medesime per le quali non è stato attuabile pel baco 
del gelso. 



^ — 287 — 

essa possono eonfezionarsi tessuti non inferiori a quelli di eomune 
seta contesti : siccome è facile accorgersene dalla semplice ispezio* 
ne del bozzolo che soltomettiamo alla vostra osservazione. Ed in quan-» 
to alla trattura della seta, questa può ottenersi perfettamente coi me-» 
todi slessi, coi quali si ha la seta de' bozzoli della Bombice del Gelso* 

Per siffatte considerazioni noi crediamo con altri bacofdi, che 
}a Bombice Ya-^a^wai possa a preferenza delle altre di cui si è fi- 
nora tentata F aecUmatazione rendere positivo vantaggio alla indu- 
stria serica , e che in conseguenza non debbasi tralasciare alcun 
mez;o perchè anche tra noi venga definitivamente introdotta là ove 
li a abbondanza di querce, duo al punto da potersi dire quasi in- 
digena. E però opiniamo che questo Reale Istituto nello esprimere 
sensi di riconoscenza alla Camera di Commercio , per avergli data 
occasione d' intraprendere Y allevamento della Bombice in parola , 
faccia voti presso la stessa percliè adoperi ogni mezzo onde pro- 
cacciare la maggior quantità possibile di buono seme , a fine di 
poter tenlnre di ottenere mediante un allevamento più esteso, buon 
numero di farfalle ^ e da queste una quantità di seme che ci esima 
dalla soggezione di ricorrere sempre al paese natio per propagarla 
tra noi. Un simile desiderio si potrebbe esprimere direttamente an- 
Cora al Ministro di Agricoltura e Commercio ,^ il quale potrebbe pro- 
curarne altro seme per mezzo (lei Console Italiano nel Giappone. 

La descrizione dèi baco nelle diverse sue età , del bozzolo e 
della farfalla è stata già assai minutamente fatta da valenti bacolo- 
gi: nò noi avremmo cosa alcuna da aggiungere. IVuUadimeno , per 
utilità de' nostri bacofili, i quali volessero in seguito eseguirne Y al- 
levamento, crediamo utile qui riportarla, accompagnata dalle rela- 
tive immagini, che abbiamo avuto cura far ritrarre dal naturale neU 
la tavola che accompagna la presente relazione. 



mmmmi della bombice tmmìì np m\ ditersi siiti 



L AR Vi 

Prima età. U bacolìno ne^ primi giorni di sua vita a corpo di 
color giallo carico, ad eccezione del solo capo e dorso del primo 
anello toracico, che son rossicci. Tutti gli anelli a cominciare dal se« 
condo toracico lino air otta\o addominale sono percorsi superiormen- 
te da cinque linee longitudinali nere, e in ciascun lato da un* altra 
simile linea bruna : V ultimo anello addominale o codale ha tre mac« 
chic nere, una mediana dorsale ed un* altra su cadauno de* lati. Il 
primo anello toracico ha quattro tubercoli^ i due medii gialli, i la- 
terali neri , tutti guarniti di un fascio di lunghi cigli d' un giallo 
pallido. Gli altri due aneUi toracici , al pari de* primi ^ette addo- 
minali hanno sei tubercoli formanti sei serie longitudinali, de* quali 
i quattro dorsali gialli, i laterali neri. L'ottavo anello addominale 
a i due tubercoli superiori saldati insieme per la base e neri: in- 
line r ultimo à quattro piccoli tubercoli gialli disposti in linea tra- 
sversale , e due altri piìi piccoli presso F estremità. I piedi toracici 
sono rossastri. Verso il sesto giorno la tinta gialla comincia a dive- 
nire verdiccia. Lunghezza da 6 a 10 millimetri. 

Seconda dà. Dopo la prima muda la larva a color verdìccio, 
un poco giallastro nella faccia ventrale , con una linea di color gial- 
lo carico lungo ciascun lato. 11 suo primo anello toracico è verde 
1)runo, con i tubercoli tutti gialli. Le maccl ie dell' anello codale pre- 
sentano una tinta bruno-rossastra. 11 capo , i piedi toracici ed il 
contorno de' falsi piedi addominali sono bruno-rossastri : il lato ester- 
no di questi ultimi è giallo-pallido, quasi bianchiccio. Verso il ter- 
mine di questa età il color verde e più chiaro, ed i tubercoli laterali 



— 289 — 

inferiori cominciano a presentare una tinta turchina. Lunghezza 12 
a 24 millimetri. 

Terza età. Corpo d' un bel colore verde chiaro con tre linee 
longitudinali gialle, Tuna dorsale e due laterali: il capo, i piedi 
toracici e la estremità de' falsi piedi addominali di color rossiccio 
misto di verde. Il primo anello toracico è di un verde*bruno assai 
chiaro^ orlato di turchino nel lato interno. Tutti i tubercoli superio* 
ri sono d' un bel giallo : quelli delle serie inferiori di un bel colo- 
re turchino oltremare : Y anello codale manca di macchia nera sul 
lobo mediano; invece le macchie laterali sono di color verde ros- 
siccio, allungate ed in forma di triangolo, di cui la punta più acu- 
ta tocca Fanello che precede. I falsi piedi anali sono orlati ester- 
namente di giallo, internamente di turchino. Su' tubercoli gialli i 
peli sono neri, ed ordinariamente ài numero di sette, de' quali due 
più lunghi degli altri. Su' tubercoli neri vi à un egual numero di 
peli, de' quali due più lunghi e pallidi, gli altri cinque neri. Al 
termine di questa età la larva prende una forma tozza ; i primi a- 
nelli si fanno più grossi degli altri dandole un aspetto gobbo , e 
• talvolta scorgesi un punto argentino ne' lati del quinto anello. Lun- 
ghezza 32 a 48 millimetri. 

Quarta età. Corpo spesso , più tozzo e più gobbo che al ter* 
mine dell' età precedente , di un bel color verde. I tubercoli appe- 
na percettibili a causa della turgescenza della pelle, e riconoscibi- 
li pe' peli di cui sono tuttavia guarniti : i lati sono percorsi da una 
striscia giallastra, la quale comincia dal primo anello addominale e 
^* termina alla punta della macchia triangolare dell'anello codale, 
la quale è bruno^nerastra. Il capo, i piedi toracici ed il marjgine 
de' falsi piedi addominali sono di color rosso lavato di verde. Su 
questi ultimi trovansi alcuni peli neri. Su ciascun lato del secondo 
e terza anello addominale vedesi distintamente una bella macchia ar- 

Sic SiAUB, Tomo II. S7 



— 290 — 

geniioa situata inimedialamenle al di sotto del rispettivo stimma. 
Lunghezza 50 a 70 millimetri. 

Quinta età. Corpo assai grosso proporzionatamente alla lun- 
ghezza. Capo dì color turchino verdastro , con sei puntini bruni per 
ciascun lato. Il primo anello toracico è di un verde chiaro, orlato 
di bruno giallastro nel lato interno. 11 colore del corpo è di un bel 
verde giallastro , più fosco ne' lati e nel ventre. I tubercoli non so- 
no più distinguibili , e solo se ne riconosce il sito pe' ciuffi di pe* 
li e per de' punti turchini. Le macchie argentine del terzo e quar- 
to anello addominale talvolta sono assai pronunziate e ben grandi; 
tal' altra sono appena osservabili. Altre volte ( e questo è ciò che 
«bbiamo osservalo nel nostro individuo ) tutti gli anelli addominali, 
il primo e Y ultimo eccettuati, presentano una macchia argentina su 
cadaun lato. Lunghezza 80 a 110 millimetri. 

Crisalide e Bozzolo. 

Bozzolo simile per la forma a queOo della Bombice del gel- 
«0, ossia ovato-allungato, completamente chiuso, lungo 40 a SO mil- 
limetri, col diametro minore di 20-27 m., a superficie liscia, dì un 
bel verde chiaro , colore risultante da^ fili serici degli strati ester- 
ni , mentre quelli degli strati interni sono argentini. Da un bozzolo 
si è potuto ottenere un filo di 630 metri senza rompersi una so- 
la volta, e molti frammenti di 100 a 150 metri ogmmo. £saraiuati 
siffatti fili ai micr(Kcoiùo e paragonati con quelli de' bozzoli della 
Bombice del gelso , non ne differiscono che pochissimo in finezza. 
Essi, contrariamente a ciò che pretendono ì Giapponesi, si lasciano 
lacihnente tingere: essendoseae avuti tinti in color porpora con ot- 
tima riuscita. 

La crisalide è lunga 35 a 40 millimetri con 15 a 20 m. sul 



— 291 — 

diametro trasversale maggiore. Il suo eolore è d* un bru&o>nera« 
Siro, ad eccezione di una macchia bruna situata nel capo tra le an« 
tenne. La coda è armata di due punte , le quali osservate con len- 
te veggonsi guarnite dì molli uncinetti, assai stivati ed in numero 
variabile. Essa è fornita di un serbatoio di liquido dissolvente de- 
stinato a rammollire la seta del bozzolo lorcliè la farfalla deve a- 
prirsi ifna via per venire alla luce. 

Il peso medio di un bozzolo conlenente la crisalide viva è di 
Sette grammi ; quello medio del bozzolo dal quale è già schiusa la 
farfalla è di 800 milligrammi. 

Farfalla 

Capo di color giallo più o meno fosco. Antenne gialle, larga-* 
mente pettinate ne' maschi , a barbe corte nelle femine. Occhi neri. 
Torace ed addome superiormente gialli : il primo con un largo col- 
lare anteriore, di color grigio-biancastro in avanti, più bruno e spar- 
so di atomi neri in dietro , il quale fa continuazione col simile co- 
lore che occupa la larga costa delle ali anteriori. Ln parie inferio- 
re del corpo è di colore giallo-rossastro mescolato di bruno. Piedi 
tossì , coi tarsi anellati di bruno nerastro. Le ali superiori sono di 
un giallo vivo tendente più o meno air aranciato ; presso i maschi 
asperse di atomi rossi : la larga costa è grigio-biancastra ; colore 
che al di là della metà dell' ala si fonde insensibilmente nel colore 
fondamentale giallo. Alla base di dette oli vi ha due linee trasver- 
sali ondeggiate, composte di atomi bianchi dal lato interno e bruno- 
nerastri dair esterno: quella più prossima alla base si arresta alla 
piccola nervosità , Y altra comincia dalla nervosità stessa sulla quale 
la prima si arresta, ed incurvandosi raggiunge la costa. Più in là e 
verso il mezzo aalcriore dell' ala si trova sulla nervosità disco-cellulare 



•^ 292 — 

un occhio trasparente) di forma quasi triangolare (1) ad angoli ro- 
tondati , ed ordinariamente più grande presso le femmine , che presso 
ì maschi. Quesf occhio vitreo è tagliato in due parli disuguali dalla 
nervosità disco-cellulare, la quale è piazzata più in vicinanza del suo 
lato anteriore-interno : esternamente è orlato di giallo brunastro^ e li- 
mitato al di fuori da una linea nera ; dal lato interno il contorno del 
dello occhio è di colore bruno livido o rosso vinoso circondalo da 
nna linea bianca , seguita da una bordura più o meno larga rosso- 
vinosa. Al di sopra di esso occhio, e dal lato della base dell'ala 
vedesi talvolta una corta linea obliqua di un rosso vinoso , la quale 
segue la nervosilii superiore air occhio , partendo dalla costa grigia e 
terminando presso Y angolo superiore interno di questo. Dal margine 
anteriore delF ala oltre la sua metà parte una striscia trasversale a 
tratti ondeggiati convessi tra le nervosità e giunge aì margine delF oc- 
chio, ove si arresta per ricomparire dal lato opposto di questo, e 
terminarsi sul margine posteriore o interno deU' ala. Questa striscia 
è bruna e più chiara al dì sopra dell' occhio che ai di sotto : ne! 
maschi è quasi sempre mollo meglio pronunziata che prèsso le fem- 
mine. Verso la estremità delF ala vedesi una striscia obUiqua e di- 
ritta, talvolta più meno ondeggiata, che parte dal terzo esteme 
del margine posteriore e si dirige verso V estremità della costa avvici- 
nandosi insensibilmente air angolo apicale. Questa strìscia è comppsla 
di atomi neri e violetti ai quali esternamente succede angusta linea di 
atomi bianchi: essa inoltre è seguita, anche dal lato esterno, di ator 
mi rossi^ i quali vanno gradatamente rendendosi meno stirali verso il 
margine esterno delF ala. Una striscia bruna assai stretta segiiita da 
uno spazio più chiaro vedesi ordinariamente avanti le frange estrema- 
mente corte. Le ali inferiori ^ di forma rotondata ^ hanno alla base 

(1) Nel nostro individuo femmina è esatl.-uncale circolaccc 



— 295 — 

ima slrìscia ondeggiala bruna, la quale si ripiega al di 'sopra do|-> 
F occhio piazzato quasi nel mezzo dell' ala. Pressò le femmine il cen- 
tro trasparente di quest'occhio, che come nelle ali su'periorij è tra- 
versato: dalla nervosità j h molto più piccolo che quello delle ali supe- 
riori; ma presso i maschi egìia^ia quello delle ali superiori, e talvolta 
incora ne è più grande. Questo centro trasparente è orlato esterna- 
mente, di giallo; poi di bruno livido, indi nuovamente di giallo, ed 
iùfine di nero: dal Jato. interno è orlato di bruno livido che insen- 
sibilmente diviene rosso : indi d' una bella striscia bianca seguita di 
larga bordura rosso -vinósa. Sul lato superiore del detto occhio tro- 
vasi una macchia ovale ed obbliqua di un bel nero. Al di sotto del- 
la striscia ondeggiala della base, più innanzi descritta, nella maggior 
parte de' maschi se ne trova immediatamente un' altra simile egual- 
mente bruna e più o meno fortemente marcata, la quale assai di 
raro osservasi presso le femmine. Una grande strìscia trasversale e 
simile a quella delle ali superiori scorre parallela al margine infe- 
riore dell' ala , ma molto più vicina all' occhio , che a questo mar- 
gine. Quando le ali sono chiuse questa fascia si congiunge, nel mar- 
gine interno , a quella delle ali superiori. Al di sopra di questa fa- 
'sela alcuni maschi hanno ancora una striscia delicata ed ondeggiata. 
La pagina inferiore delle quattro ali è dì un bruno più o meno dis- 
seminato di atomi grigi , gialli e violetti : il margine posteriore è 
giallo , colore che nelle ali superiori si esfende per quasi metà del- 
la loro ampiezza. In detta pagina si osserva una striscia trasver- 
sale di un bruno violetto nel primo terzo a partire dalla base; una 
seconda fascia luruna e più larga nel mezzo , la quale nelle ali su- 
periori passa al di fuori dell' occhio , e nelle inferiori sull' occhio 
stesso; infine una terza fascia brunastra seguita di un' altra forma- 
ta di piccoli Iraltolini fortemente ondeggiati di un grigio violetto. 
Dopo qucst' ultima fascia si trova una larga bordura giallo-brunastra, 



^294 — 

la quale sì estende fino al margine esterno, e nella quale come 
nella pagina superiore , vedesi la linea bruna assai angusta che pre« 
cede la frangia. 

La descrizione qui riferita è quella che conviene al numero 
maggiore d* individui, che perciò dir si possono tipo. Del resto è 
questa Bombice soggetta a variazioni , le quali però si riducono 
quasi esclusivamente al grado di tinta del fondo ; vedendosi or do* 
minare in preferenza il color rosso-vinoso, altre volte il verde-gri- 

^astro. 

larghezza con le ali spiegate 15 a 16 centimetri. 



SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. 



Fic. 1. L'noVo : a grandezza naturale, A ingrandito e quale nataralmen- 
te viene investito dalla sostanza bruna , B lo stesso spogliato 
dalla detta sostanza , C veduto di taglio. 

Fio. 2. La larva appena schiusa dall'uovo, ingrandita. 

Fio. 3. La stessa dopo la prima muda. 

FiG. 4. La stessa dopo la seconda muda. 

FiG. 5. La stessa dopo la terza muda. 

FiG. 6. 11 bozzolo di grandezza naturale e tra fronde di quercia ove è ala* 
to tessito. 

Fifl. 1. La Bombice femmina dì grandezza naturale. 



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J 




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f' 'i 



SOPRA UNA STUFA A VAPORE 

CO^T REGOLATORE ELETTRO-MAGWETICO 
DEL SIC. LUIGI CAGCESE 

DEL scerò ORDINARIO GIULIANO GIORDANO 
Leila al R, hlituto netta tornata del 23 Novembre 1865. 



Q 



uanta sia la necessità che risentono tutte le scienze naturali di 
un calorifero atto a produrre temperatura arbitraria ma costante 
nel grado che meglio occorre, alle diverse esperienze, niuno v' è 
che si è occupato di scientifiche ricerche e lo ignora. Poiché tutti 
abbiam sentito il bisogno di sperimentare quale sia la influenza di 
un determinato potere termico suU* azione delle varie forze natura- 
li , allorché la sua intensità non varia , ed agisce per un tempo 
più meno prolungato. La fisica , la chimica , la fisiologia, la bo- 
tanica , la cristallografia ne somministrano pruove a dovizia. 

Or mentre ciò é verissimo , non é poi men vero che le stu- 
fe attualmente in uso nelle scienze e nelle arti sono ben lungi dal 
sodisfare ai bisogni degli scienziati e dei tecnologi. Imperocché o 
sono esse fondate sul principio di temperare la intensità termica 
della sorgente di calore, e ciascuno comprende quanto ciò sia mal- 
agevole a conseguire ; o mediante appositi regolatori si oppone a 
dati intervalli alla forza termica una cagione di raffreddamento per 



— 296 — 

raggiungere Y equilibrio alla temperatura richiesta , ed in questo 
caso le alternative sono sempre abbastanza discoste per produrre 
considerevoli variazioni nel grado di calore. 

Se così è , dobbiamo saper grado al giovine Sig. Luigi Cac« 
cese j il quale intento con alacrità dai primi anni allo studio delle 
scienze naturali à impiegato i suoi sforzi per risolvere questo pro« 
blema ; ed è riuscito ad immaginare e dirigere la costruzione di 
una stufa capace di produrre in un serbatoio di qualsivoglia capa-* 
cita una temperatura costante superiore a quella dell' ambiente , ma 
inferiore a 100^. Questo limite massimo è definito perchè la cagio* 
ne riscaldante è il vapore delF acqua bollente sotto la pressione or« 
dinaria ; ma esso nulla toglie alla preziosità dell' ordigno , che as- 
sai rare volte occorre nelle scienze naturali sperimentare per lungo 
tempo y e perciò mediante una stufo , a temperatura più elevata. 

Lo scopo poi vien raggiunto con tanta semplicità ed agevolez^ 
za da un lato , e dall' altro con tanta esattezza , che la stufa de 
Caccose mi auguro formerà parte di ogni gabinetto scientìfico , e cia^* 
scun accorto sperimentatore si affretterà a procurarsela. Io, che per 
uffizio ò dovuto esaminarla, e^ dirò pure, che ne consigliai ed in- 
coraggiai r attuazione , ò avuto tutto Y agio di sperimentare con es- 
sa; e perciò credo fare utile cosa e gradita ai dotti , se ne descri- 
vo le parti ed espongo la maniera di sua azione. 

La stufa vien tutta rappresentata nella figura qui annessa. Da 
un de' lati v' è una caldaia di lamina metallica A con acqua, che si 
riscalda mediante lampada a spirito o comunque altrimenti così che 
pervenga alla ebollizione. Il vapore, che si solleva, penetra per un 
tubo adduttore in un serpentino di rame, il quale gira entro al re- 
cipiente B rappresentante la camera che vuoisi riscaldare. Colà si 
condensa in acqua e ne cola per 1' estremo inferiore, o rimanendo 
vapore sfugge all' aria libera. 



— 291 




Ove altro non si ag^ungesse, la temperatura del recipiente 
man mano si andrebbe innalzando , e perverrebbe quasi a 100^, o 
si arresterebbe qualche grado al di sotto, ed oscillerebbe dipenden- 
temente dalle dimensioni assolute e relative della caldaia e del re- 
cipiente, dalla quantità di vapore sollevatosi in [dato tempo, dalla 
lunghezza e dai rivolgimenti del serpentino, e via dicendo. Ma per 
aversi una temperatura costante sotto 100^, ad esempio quella di 
40^, quale richiedesi allo schiudersi delle uova , farebbe mestieri che 
si lasciasse lìbera 1' entrata nel serpentino al vapore finché la tem- 
peratura del recipiente non arrivasse a 40^; e poi s' intercettasse il 
^assaggio, per cederglielo novellamente nelF atto di abbassarsi un 
pt.^-^ssimo sotto i 40®. Or questo per l'appunto à attualo il Cac- 
cese, ed ingegnosamente, cioè non a mano, che sarebbe difficile 
cosa e noiosa, ma con un meccanismo elettro-magnetico, che si 
muove automaticamente nella maniera che sono per esporre. 

Sjec. Serie, Tomo li. 919 



— 298 — 

IVel tubo adduttore del vapor d' acqua dalla caldaia al serpen* 
tino v'à due aperture Cy D^ chiuse da valvole, che si aprono al« 
ternamente : Y una dà uscita al vapore nelF aria libera , Y altra gli 
dà passaggio nel serpentino. Le due valvole sono congiunte in E 
ad un dei due estremi di una leva EF mobile in un piano vertica* 
le intorno a un asse orizzontale fisso; air altro estremo F della le- 
va è attaccata Y ancora G d' una elettro-calamita , dai poli della qua- 
le è mantenuta a breve distanza mediante un contropeso scorrevole 
per la lunghezza della leva medesima e atto a fermarsi dove occor^ 
re con vite di ])ressione. 

Per intendere ora il meccanismo dei movimenti alternativi del- 
la leva, si osservi che nel recipiente B da riscaldare v'è un ter- 
mometro a mercurio H K regolatore della temperatura di quello. Il 
mercurio stesso deve far parte del circuito della corrente animatri- 
ce della elettro-calamita , e prodotta da uno o due soli elementi di 
pila a forza costante, per esempio alla Danieli. A tal fine un filo 
di platino traversa il bulbo in J/ , dov' è saldato alla lampada , e 
si congiunge a un elettrodo. Un altro filo di platiuo unito al secon- 
do elettrodo penetra superiormente per H nel cannello del termo- 
metro , e col suo estremo inferiore si fissa dove , crescendo la tem- 
peratura^ perverrebbe il livello del mercurio, poniamo ai 40 gradi. 

Ciò premesso, dal momento in che si accende la stufa finché 
la temperatura si mantiene sotto i W, il mercurio non tocca il filo 
di platino superiore: il circuito dunque della corrente è interrotto, 
la elettro-calamita è senza azione, e perciò delle due valvole resta 
chiusa C, quella cioè che permetterebbe la dispersione del vapore, 
ed aperta Y altra D ; laonde il vapore penetra nel recipiente , che 
gradatamente si va riscaldando. Bla non appena la temperatura ar- 
riva ai 40^, ed entra allora in azione il regolatore elettro-magne- 
tico. Poiché in questo caso il livello del mercurio tocca il filo di 



— 299 — 

platino superiore H; con ciò venendo a cidudersi [il circuito dettri- 
co, la elettro-calamita agisce; vai quanto dire si chiude al vapore 
il passaggio nel recipiente, ed esso si sperde nell' ambiente. Così 
finché tra pel raggìamentb e pel contatto con V aria circostante non 
incomincia ad abbassarsi la temperatura della stufa. Ma non appe- 
na questo accade, il livello del mercurio discende al disotto della 
punta di platino, s'interrompe di nuovo il circuito elettrico, e il 
vapore rinnovella come prima la sua azione di riscaldamento , e co- 
sì di seguito. 

La esattezza del risultamento è tale che la temperatura, dap- 
prima variabile , allorché poi V istrumento é regolato , rimane co- 
stante al punto che si desidera con una variazione assai tenue , la 
quale 'può ridursi ad un quarto di grado appena. 

E importante far osservare che per rendere minori le perdite di 
calore della stufa, e per regolarla più agevolmente, viene essa cir« 
condata da un rivestimento di legno. Il medesimo espediente si usa 
del pari riguardo alla caldaia ricovrendola allo stesso modo dì uh 
tamburo di materia non conduttrice lateralmente e di sopra. 

Ciascuno poi comprende da se che di leggieri si possono ap« 
plicare a questo calorìfero i perfezionamenti già noti in apparecchi 
di questa natura. Così, ad esempio, riguardo alla umidità, se la 
stufa deve servire al disseccamento , allora il tubo che dà uscita al 
vapore o alF acqua di condensazione deve esser protratto così da 
allontanarlo abbastanza perchè non eserciti influenza di sorta. Se 
poi la stufa deve usarsi per sottoporre a sperimento sostanze vege- 
tali animali, al quale la soverchia secchezza prodotta dal riscal- 
damento fosse per recare nocumento , ed in questo caso dovrà per 
r opposto umettarsi la capacità della camera ; al quale uso potreb« 
be servire benissimo il vapore che à circolato nel serpentino , o 



— 300 — 

r acqua che ne cola. Tale acqua perchè calda potrebbe servire del 
pari ad alimentar la caldaia. 

Con ciò metto fine a questo cenno. Ha prima to* notare che 
il Signor Gaccese autore dell* ordigno descritto » non è già un pro- 
fessore ttè un tecnico, ma un giovme studente, che frequenta i no- 
stri corsi universitari ; inteUigente però , zelante del suo profitto , 
e disposto a progredire nelle scienze di osservazione. Per che cia- 
srano maravigliato dal vederlo già pervenuto sì alto si piacerà che 
ei venga incoraggiato a proseguire alacremente nella carriera così 
bene incominciata. 

Hi sia permesso da ultimo aggiungere die esanimando nel com- 
plesso e nelle aie parti la macchina , tale maestrìa e squisitezza di 
lavoro il perito vi osserva da non potersi ripromettere di meglio 
nelle opere dei più rinomati meccanici stranieri. Ha noi la guar- 
diamo senza sorpresa avvezzi da lunghi anni a somiglianti e più diffi- 
cili prodotti ddl* egregio costruttore di essa Sig. Giovanni Bandie- 
ri macdùnista della nostra R. Università. 



BIOGRAFIE 



P 



er ragioni, die qui sard)be superfluo annoverare, fu pel passa- 
to intriJaseiato di scrivere non poche biografie dei Soei ordinari di 
questo Corpo Accademico , non sì tosto che si avea il rammarico 
di deplorarne la perdita. L* attuale Segretari perpetuo nell' accet- 
tare fl retaggio delle tradizioni scientifiche del Reale Istituto , mi- 
surò questo vuoto in tutta la sua anq[>iezza , ed invocò il concor- 
so di tutti i Soci presenti, affinchè si raccogliessero le maggiori no- 
tizie , che fosse dato conoscere , intomo a eolwo che nel tempo 
passato sostennero sì onorevobnente il decoro ed il lustro dell* Acca- 
demia. Ma la lontananza delle epoche , il mancare di talune fami- 
gfie, la perdita di manoscritti , di documenti , e perfino di lavo- 
ri pubblicati , fecero questa opera piò malagevole di quello che da 
prima si può stimare. Per lo che i brevi cenni biografici, che qui 
ed appresso vedranno la hice , debbonsi tenere in conto di scarse 
notizie per alcuni degli egregi e solerti uomini che ci precedettero 
nel difficile aringo , e debole trS)uto dt onoranza aUe loro virtò. 
Possano queste pagine mostrare sempre piò che questa terra nostra 
Ih in ogni correr di tempo e di fortuna feconda nutrice di felicis- 
simi ingegni , e che questo Istituto non mancò di accoglierli nel suo 
seno con la maggiore onoranza. 



— 302 — 

MGELO BOCGA]\IEM 

( EleUo Udi 11 Luglio 1806 ) 

Angelo Boccanera nacque da onesti genitori nell* anno 1756 
in Leonessa degli Abruzzi. Apparate comunque nel paese natio le 
umane lettere e le scienze filosofiche , andò in Roma per istruirsi 
nell' arte salutare , per la quale mostrò sempre particolare inclina- 
zione. Avendo colà dimorato ali* oggetto pel corso di tre anni , pas- 
sò in questa nostra Città, e si ascrisse tra* così detti Pratic», allo- 
ra conviventi nel Grande Ospedale degl' Incurabili , ove fece non 
poco profitto per gV insegnamenti ricevuti da Antonio Sementini, da 
Cotugno, da Troia e da altri insigni Professori di sifiatto Stabilimento. 

Essendo ancora neofito nell' esercizio dell' arte , previo pubbli- 
co concorso , meritò la piazza di Chirurgo dell' Ospedale suddetto, 
e ben presto cominciò ad insegnare privatamente 1* Anatomia e la 
Chirurgia teoretica. In seguito essendosi sviluppata nelle pianure di 
S. Germano una perniciosa epidemia castrense fìi inviato a prestar 
soccorso alle soldatesche colà stanziate, e si fece ammirare per la 
sua abilità e per la sua filantropia* Colpito dalle sciagure del 1799 
restò esule; dopo l'assenza di quasi un lustro, ritornò tra noi, riebbe 
la perduta piazza di chirurgo negl' Incurabili , e cominciò con mi- 
gliori auspici ad esercitare la propria professione. Laonde in bre- 
ve tempo si rese celebre , acquistò un' eslesa clientela , e nella Re- 
gia Università prima fu Professore di Chirurgia teoretica , ed indi 
Direttore della novella Clinica chirurgica ; come pure si vide nomi- 
nato Chirurgo de' Reali Collegi Mililari , Chirurgo Consulente del- 
l' Ospedale de' Pellegrini , Ispettore dello Scibile nel Collegio Me- 
dico-chirurgico , V'ice-prcsidenle onorario perpetuo dell' Accademia 



— 303 ~ 

niedico-Chirurgica da lui fondala , Socio della Reale Accademia del- 
le Scienze, del nostro Reale Istiluto d* Incoraggiamento alle scienze 
naturali, della Sebezia, della Gioenia dì Catania, dell'Anatomica di 
Perugia ce. ec. 

Boccanera non pubblicò opere, ma niuno potrà negargli il me- 
rito di aver ben conosciuto Y Anatomìa , di aver mostrato molto ze- 
lo neir istruire la gioventù studiosa , di aver fatte pubbliche alcu- 
ne operazioni, cui taluni eseguivano in segreto ; di essere stato as- 
sai abile nel diagnosticare , e nell* operare, d' aver contribuito a no- 
bilitare la chirurgia per lo addietro troppo avvilita , ed a rendere 
un* arte così utile , meno odiosa ; in modo che per la sua affabili- 
tà e per Y obbligante modo di trattar gli ammalati chiamavasi da ta- 
luni La dama de' Chirurghi, 

Inoltre egli era Y innammorato degi' infelici ricoverati nel Pio 
Luogo degl* Incurabili , e finché visse si fece ammirare per assi- 
duità , esattezza , e vera umanità. Nella Clinica da lui diretta mi- 
rò a raccogliere pei progressi della scienza molti pregevoli pezzi 
di Anatomia Patologica, ed a sue spese formò un Giardino Bo- 
tanico per la migliore istruzione degli alunni del Collegio medico- 
Chirurgico. In generale poi il Boccanera sarà sempre degno di 
clo^ , come quegli eh' era molto sensibile alle sventure de' suoi si- 
mili ed amava con trasporto la gioventù medica ; eh' ebbe affatto 
in odio gF intrighi , il cortigianismo , la impostura , la doppiezza 
di animo , la ipocrisia ; che costituito ^udice ne' concorsi , po- 
tè talvolta ingannarsi , ma non osò mai con spirito di premedita- 
zione ledere i sacri dritti della giustizia ; e che caldo di vero 
amor patrio si mostrò costantemente liberale per sentimento ; e non 
mica per avidità di posti o di onori a danno degli altri. 

Un idrotorace , complicato con altre malattie , lo condusse 
sull'orlo del sepolcro. Egli troppo si aviide esser prossimo all'u!- 



— 301-^ 

timo fine, e quasi per non ledere in nuDa gì' interessi de* legittimi 
eredi si astenne dal testare , cercò i soccorsi estremi di nostra He* 
ligione , e non molestato dai rimorsi di aver fatto del male a* saoi 
simili placidamente cessò di vivere al declinare del dì 26 Marzo 1836 
nella età di anni 1S. 

La sua spoglia mortale fu condotta nella Chiesa dell* Ospeda- 

. le degl' locnrabili seguita da un gran numero di Professori , di So« 

ei di Accademie , di Medici , di Chirurghi e di Studenti , fra fl 

jgeneralc compianto* Domnco Mnacmn* 

ARITOIVIO GRILLO 

< Eletto 0* $ Febbraio 1813 ) 

Antonio Grillo ebbe i natali in Napoli , a' 25 Giugno delT au' 
no 1770 , da Domenico , che esercitava V Arte salutare , e da Vin- 
cenza Carputo. Compiuto il primo sviluppo della vita vegetativa e- 
gli aveva già cominciato a coltivar lo spirito , quando per la im- 
matura morte del genitore , essendo rimasto con Y afflitta madre in 
uno stato di non prospera fortuna , conobbe a tempo esser per lui 
la fatica unico mezzo d* immegliMnento. Laonde V accorto giovane 
per la non vana speranza di un avvenire più felice, datosi con ala- 
crità e perseveranza all' acquisto del sapore » apparò dall' insigne 
Clampolongo le latine e greche lettere ; s' istruì presso altri valen- 
ti Professori nelle scienze matematiche e filosofiche , ed indi passò 
a studiar Medicina e Chirurgia sotto gì' insegnamenti di Saverio Ma- 
crì , di Domenico Cirillo , di Antonio Sementini , di Bruno Aman- 
tea , ed Angelo Boccanera. In comprova poi del gran profitto da 
lui fatto basta conoscere che, non essendo ancora uscito dalle scuo- 
le, previo concorso, merilò il tìtolo di Bellore della Regia l'uiver- 



— 305 — 

sita ; iiiiperciocchè allora era lo scolare più istruito prescelto ad io- 
l'ìgilare per un anno al buon ordine tra' suoi compagni , col pre- 
mio della Laurea gratuita. ■ 

la virtù delle acquisite cognizioni esso esordiva neir esercizio di 
«uà Professione in questa Capitale , e raccoglieva i crescenti frut- 
ti delle durate fatiche , allorché apparsa la meteora della Repub- 
blica Napoletana ne diventò partigiano; il che gli fruttò V essere e- 
silialo. Questo male però non gli fu del tutto nocivo ; mentre reca- 
tosi a Parigi ebbe la opportunità di fare ulteriori progressi in A- 
natomia sotto la scorta dell'immortale Bichat , e tradusse anche nel- 
r Italico idioma le Ricerche fisiologiche su la mia e su la moT' 
te di quell'insigne professore. 

Scorsi pochi anni, in grazia di novelle fasi politiche, egli po- 
tè ripatrìare , e ritornò nel suolo natio più istruito per aver fre- 
quentato su le rive della Senna gli Anflteatri Anatomici , e più cau- 
to , per essersi addottrinato nella scuola delle disgrazie soffer- 
te! Così mirando egli a formarsi al più presto una estesa e pros- 
sima clientela , non riflutava le visite mediche , ma valeva soprat- 
tutto come Chirurgo , e come tale fu tenuto in pregio. Si espose 
a' pubblici concorsi , e per la palma in essi meritata fu nominato 
Chirurgo tanto nell' Ospedale degl' Incurabili , quanto in quello del- 
la Rcal Marina , come pure diventò Chirurgo consulente dello Sta- 
bilimento della SS. Trinila de' Pellegrini. In pari tempo il Grillo, 
desideroso di addirsi allo insegnamento, col primo pubblico concorso 
fu fatto Aggiunto alla Clinica di Oflalmiatria ; col secondo Professore 
di Anatomia Patologica nella Regia Università degli Sludii. Da un' al- 
tra banda in considerazione de' suoi meriti scientifici ebbe la nomina 
di Professore di Anatomia descrittiva nel Real Collegio Medico-Chirur- 
gico. Di più fu Socio ordinario di questo Istituto d'Incoraggiamento 
alle scienze naturali , e della Reale Accademia Medico-Chirurgica. 

Sm. Sesie, Tomo II. S» 



— 306 — 

Inoltre ad onta de^ moltiplici incarichi, or ora accennati, non la^ 
sciò di figurare come autore di pregevoli produzioni. Tra esse il 
primo posto è dovuto alla Storia del corpo umano in 7 volumi 
non piccoli , ne' quali i singoli pezzi , componenti la nostra mac- 
china y si trovano descritti con la maggiore esattezza , non senza 
molte idee di Fisiologia e dì Chirurgia teoretica. Ai medesimi si 
deve aggiungere un' opuscoletto intitolato : De rebus anaiomids 
novmime observalis ; il Ragionamento isiorico-fisiologico su di 
un acranio ; Y Elogio Storico di Antonio Sementini , ed una 
scrittura su' Testicoli vendicati , con la quale in un modo abba- 
stanza acre si pn^pose di confutare alcune idee più nuove che ve- 
re pubblicate dal Professore F. Folinea su la struttura de' testico- 
li umani. 

In generale poi Antonio Grillo , irascibile per temperamento , 
attivo per organica costituzione , su le cattedre si mostrò un Pro- 
fessore erudito ; al letto degli ammalati un abile pratico ; nella- 
dempimento de' suoi doveri un uomo esatto , nel disbrigo delle sue 
faccende un faticatore instancabile ^ e per troppa sollecitudine piut- 
tosto affannoso. In società era un lodevole cittadino ; in famìglia un 
padre sempre intento al vantaggio della stessa. Tale fu il tenore 
della di lui vita, che, ricevuti gli ultimi soccorsi della Chiesa, do- 
po pochi giorni di febbre con congestione sanguigna cerebrale, si 
estinse nella età di anni 78 a di 16 marzo 1848 col dispiacere di 
coloro, che ne stimavano le virtìi. Domemco Mlmchi.'^k 



^ 

u 



— 307 — 
BAROIVE FRANCESCO COSTANZO 

HiRESGULLO DI CAMPO « 

, CEletlo o' f8 maggio 1808) 

Volgeva r anno 1767 quando nasceva in Catania Francesco Co- 
stanzo da Vincenzo , e da Teresa Lanzano , entrambi di civil condi- 
zione. Divenuto adulto e volendo ì suoi genitori allevarlo nella car- 
riera delle armi fu posto nelF Accademia militare , dove compì i suoi 
studi e d' onde uscì col grado di Cadetto nel Reggimento Siracu- 
sa Fanteria. Ivi progredendo rapidamente nelle istruzioni, il 2 lu- 
glio 178S un Sovrano Rescritto lo nominava Cadetto nel Real Corpo 
del Genio , destinandolo in aiuto degl' ingegneri, che si trovavano ap- 
plicati ai lavori della Piazza di Augusta. Colà il suo non comune 
ingegno ebbe vasto campo a potersi manifestare , rendendo utili ser- 
vizi, sia nel restaurare molte parti di quelle fortificazioni, sia col 
compiere parecchie opere idrauliche, appena incominciate dal chiaris- 
simo ingegnere Santo de Ferdinando, polendosi ancor oggi ammi- 
rare que' svelti ponti da esso colà fabbricati. 

Nel 1787 fu promosso Sotto-Tenente, e preferito sempre pei 
suoi meriti tra i più distinti suoi compagni , venne inviato nei por- 
ti della Manica , cominciando da Cherbourg e Brest , nello scopo di 
studiare gì' immegliamenti colà recati alle costruzioni idrauliche per 
trame vantaggio pei nostri porti. Mentre il Costanzo era intento ai 
suoi scientifici lavori, una forte contesa sorta col suo Capo milita- 
re Io determinò a recarsi in Ispagna per stabilirvi la sua dimora , 
ma il Ministro napolitano colà residente, a cui non erano ignoti i 
pregi del chiarissimo giovane uiBziale, con dolci maniere, e ponen- 



— 308 — 

do in gioco Famor della pairia, lo indusse a ripalriare. Frattanto 
eh' egli veleggiala pei lidi napolitani , giungeva a Civitavecchia , nel 
momento appunto che la costruzione di quel porto richiedeva un pe-» 
rilo ingegnere ; e siccome la sua bella fama si era di già divulga- 
la in Italia , cosi venne caldamente incitalo a rimanere ai servigi del- 
lo Slato Pontificio. La quale offerta essendo stata accettata , tosto 
si mise air opera , e non mancò di corrispondere alle aspettative di 
coloro, che aveano alltdata una sì importante costruzione al nostro 
giovane napolitano. Chiamalo iteratamente in patria, ebbe al suo ri- 
torno a patire la prigionia in Castello, ed i più acerbi rimproveri* 

IVel 1792, cioè due anni dopo del suo ritorno, con somma 
perizia riconobbe, e mise in istalo di difesa le coste del mediter- 
panco. Indi venne nominalo maestro di Artiglieria nell' Accademia mi- 
litare, ove delle pure lezioni di diseguo di topografia, di diffila- 
mento e delf arte di progettare in architettura , compiendo così il 
trattato di Architettura militare dell' egregio Parisi. 

IVel 1794 venne promosso ì."" Tenente, nel 1797 Capitano ,^ 
e spedilo nell'Abruzzo marittimo, per esaminarne la frontiera, e 
migliorare lo stato difensivo delle fortezze di Pescara, e di Civitel- 
la del Tronto. Fu quindi addetto al Corpo dello Stato Maggiore 
neir attendamento di S. Germano, perchè in queir epoca si faceva- 
no apprestamenti di guerra contro la Francia , per alleanza fatta tra 
IVapoli, Austria, Russia, Inghilterra, e la Porta ottomana. 11 Co- 
stanzo ricevè novello ascenso , e fu nominalo Quarlìer Mastro gene- 
rale dell' antiguardo dell' Esercito comandalo dal Tenente Generale 
Bourcard, e dal Brigadiere Minichini. 

Conquistato il Regno dalle armi straniere , il Costanzo passan- 
do al servizio del nuovo regime , venne nominato Capo di Battaglio- 
ne , e Direttore del Corpo Geografico. In seguilo ebbe destino al 
Forte di S. Elmo ,, ove pr^jse parte attivissima in quelh dilesa, chfe 



-. 309 — 

finì con la capitolazione di niejean. Resa la fortezza egli cercò di 
recarsi in Francia, arroliandosi come soldato della 27.* mezza Bri- 
gata leggiera , ma essendo troppo nota la sua persona fu subito ri- 
conosciuto sollo quelle mentite spoglie , e quindi catturato ed invia- 
to prigione nel Castello della Fortezza di Gaeta. Restituito a liber- 
tà si recò in Parigi nelF Agosto del lllM), venendo colà accolto con 
somma cortesia , ma costretto a campare la iuta col debole sussidio 
che il Direttorio accordava agli emigrati italiani. lUelF avversa fortu^ 
na si mostrò fiero del suo passato , aspettando con rassegnazione 
tempi migliori. In fatti il 14 ottobi*e di queir anno stesso giungeva 
il Generale IVapoleone^ Bonaparte nel porto di Frcjus co' suoi com- 
pagni d'armi Lannes, Marmont, Murat, Andreossi, e Bessieres, e 
eoi dotti Monge^ e BertoUet, ec. tutti reduci da Abukir, facendo 
il suo ingresso trionfale a Parigi da 1»^ Console il IG detto. Stabi- 
litosi quindi nella capitale della Francia , rivolse tutte le sue cure a 
provvedere agli svariati bisogni dello Stato, ed in particolare alla 
parte militare , ordinando la formazione di una Brigata del Genio I- 
taliano, per collocarvi quel gran numero di esuli, che in quell'e- 
poca le vicende politiche avevano menato in Francia , perlocchè il 
Costanzo venne nominato Capo di Battaglione addi 16 Fiorile di quel- 
r anno stesso , recandosi dapprima a Tolone coi suoi compagni, ed 
indi a Savona. Avvenuta la battaglia di Marengo, e l'entrata trion- 
fale di IVapoleone a Milano , il Costanzo fu colà chiamato come Co- 
mandante del Battaglione del Genio, e come Ingegnere sotto gF im- 
mediati ordini del Generale Massena. 

In quella città egli pubblicò una dottissima memoria intorno ni 
modo come opporsi colà con 40,000 uomini ad una invasione stra- 
niera. Quindi il Costanzo, come espertissimo nelle idrauliche dottri- 
ne, fu deputato ai lavori della piazza forte di Mantova , e poco do- 
po il chiarissimo Prony Ispettore delle acque e strade ,^ lo domau.- 



— 310 — 

dò compagno in certe riconoscenze scientifiche : ma entrambi sor-- 
presi nel compiere gli ultimi scandagli terso le foci del Po furono 
condotti prigioni in Venezia. Per la qual cosa Napoleone dolentis^ 
Simo per la pena che dagli Austriaci sarebbe loro certamente ìn« 
flitta , sollecitamente avanzò proposizioni per riaverli , non tralasciando 
di rappresentare altresì al Comandante Austriaco le conseguenze y che 
ne avrebbero potuto derivare in caso di un rifiuto. Dopo tali pratiche 
essi furono posti in libertà con tributo di onoranza degli stessi nemici. 
IVel 1802 fu il Costanzo nominato Maggiore degF ingegneri to« 
pografi, e neir 8.^ e 9.^ anno della repubblica francese, cessando 
di dipendere dal Generale Massena, passò sotto gli ordini del Generale 
Brun, recando molti miglioramenti alle piazze di Mantova e Legnago. 
In seguilo si ebbe il comando del Genio della divisione italia*- 
na al blocco di Venezia sotto gli ordini del Generale Sainl-Cyr. 

IVel 1806 padroni i francesi novellamente del reame di IVapoli, 
Costanzo venne incaricato di fortificare i punti piii minacciati della 
costa , avendosi fondali timori di uno sbarco nemico , essendo ca- 
duta r isola dì Capri in potere degV inglesi comandati dal Colonnel- 
lo Lowe , e Y isola di Ponza trovandosi presidiata dai siciliani ret- 
ti dal Canosa, Gaeta rafforzata da nuovi presidii che minacciavano 
il campo francese 9 ed inoltre tutti i forti delle Calabrie ancora in 
potere delle parti avverse, ove i partigiani delF antico reggime si 
ricoveravano in gran numero per restarvi a difesa , o per uscir- 
ne a campeggiare, e distruggere le terre presidiate dal nemico. A- 
dempiuta con sommo zelo tale commessione passò a far parte del 
corpo assediante la fortezza di Gaeta , coir incarico di dirìgere quei 
lavori di assedio. 

Caduta Gaeta dopo una gloriosa difesa , nella quale i Napole- 
tani ebbero 900 tra morti e feriti , e fra questi lo stesso Philipstadt, 
ed i francesi 1100, tra' quali il Generale Vallongue, che ferito cessò 



— 311 — 

di vivere il terzo giorno , ed il Generale Grigny mozzato il capo da 
Dna palla da 16; quello esercito dopo breve riposo, sotto il Co- 
mando dello stesso Massena si recò nelle ribellate Calabrie. Trasfe- 
ritosi quindi colà il Costanzo col grado di Colonnello capo degF in- 
gegneri, molto si segnalò per coraggio e perizia nelF attacco del 
forte di Amantea. 

In Cotrone egualmente ebbe il Costanzo parte non meno glo- 
riosa^ come altresì in tutte le fazioni, cbe si combatterono in quel- 
l'epoca nelle Calabrie. 

In seguito dovendosi per ordine sovrano compiere il Corpo de- 
gF ingegneri napolitani, il Costanzo venne destinato a far parte di 
una Commessione preseduta dal chiarissimo Generale Parisi , e com- 
posta da dotti uflìziali, e valenti professori, a fin di prescegliere un 
dato numero di uffiziali tra i più idonei delle diverse armi, e dal 
Collegio militare. Indi surrogò il Generale Campredon qual presi- 
dente dei Lavori pubblici ; ed il 20 maggio dell' anno seguente fu 
insignito deir ordine delle Due Sicilie , per gli svariati servigi pre- 
stati. IVel 1808 il R. Istituto d'Incoraggiamento, volendo dare al 
Costanzo un attestato del pregio , in che teneva le sue vaste cogni- 
zioni scientifiche, lo ascrisse fra i suoi soci ordinari. 

IVel 1811 essendo slata abolita la Scuola militare proiaisoria, 
il Costanzo, sebbene Colonnello, ebbe T incarico della formazione 
della Scuola Politecnica, ritenendone il comando col titolo di Go- 
vernatore. Egli v' introdusse tutti i regolamenti ed i corsi di stu- 
di della Politecnica di Francia» 

I lunghi servigi del Coslanzo , le sue vaste cognizioni , gli me- 
ritarono r esser promosso a Commendatore dello stesso R. ordine 
delle Due Sicilie , Y esser creato Darone , e da ultimo il grado di 
Maresciallo di Campo nel 27 giugno 1813. Con Decreto del 2 giu- 
gno dello stesso anno organizzavasi il Corpo degF Ingegneri , e glie- 



— 812 — 

ne veniva affidato il comando. Inoltre volendosi creare una Scuola spe- 
ciale, per formarvi gli uffiziali facoltativi, fu a tal uopo formata una 
Commissione di Alarescialli , con Costanzo alla presidenza , il quale 
presentava al Ministro di Guerra una dotta memoria redatta sulle scrit- 
ture già da lui dettate in Francia nel 1801 allorché vollesi orga- 
nizzare la rinomata Scuola di Metz , che con tanta gloria de' fran- 
cesi si sostiene nel suo splendore. 

Verso la metà del 1814 chiamato nella guerra d' Italia il Ge- 
nerale Colletta, Direttore generale dei Ponti e Strade, lo surroga- 
va il Generale Costanzo, ritenendo sempre la direzione degl* inge- 
gneri militari, ed il Governo della Scuola Politecnica, i quali in- 
carichi , malgrado il suo deteriorato stato di salute venivano adem- 
piti con somma alacrità ed intelligenza. 

IVcI 1811 altro Liceo istallavasi sotto la sua direzione col ti- 
tolo di Reale Accademia Militare affin di fornire all' Esercito uffizia- 
li di fanteria, passando però nel R. Collegio militare (precedente- 
mente denominato Scuola Politecnica) coloro che nelle matematiche 
avendo dato pruova di somma perizia meritato avessero d'apparte« 
nere alle armi speciali. 

Essendosi dopo le vicende del 1820 istituita una giunta di scru- 
tinio , il Costanzo venne destituito dal suo impiego. 

Rimosso dal suo posto , oppresso dalla più cruda miseria, per 
essere privo di beni di fortuna, frutto della sua specchiata onestà, 
senza la consolazione de' suoi cari, per esserne stato orbato da lun- 
ga età, e privo di qualsiasi altro appoggio, mal reggendo a tanfi 
dolori , aggravandosi sempre più i suoi malori , cessava di vivere in 
miscrissima condizione il 4 ottobre 1822; e forse la sua spoglia 
mortale sarebbe slata gettata nella fossa de' poveri se V onoranda 
memoria del chiarissimo professore Luigi Galanti falle non ne aves- 
se le mule esequie nel Tempio dei marinai in Santa Lucia; e prò- 



— 313 — 

prìamcnte dove trovavansi le ceneri del famoso Caracciolo , pagando 
così un tributo di affetto al suo amico e superiore , che non ostan- 
te i suoi titoli ed i suoi merili avrebbe avuto tomba inonorata. 

Il Costanzo era riputato uno dei più profondi matematici del 
tempo, nelle quali discipline avea di preferenza careggiata la de- 
scrittiva. I suoi lavori scientifici si conservano in parte nel R. Of- 
ficio Topografico , e consistono in otto volumi , che si possono clas- 
sificare in tre categorie diverse; 1.^ disegni di opere forti, restauri, 
mutazioni, ed ingrandimenti; 2.^ difesa generale del reame sia dalla 
parte di terra , sia dal lato del mare , ed in particolare per la pe- 
nisola di Otranto; 3.^ progetti per vantaggiare la posizione del pae- 
se , aprendo strade , sterrando' porti e formandone de' nuovi , bo- 
nificando maremme e paludi ec. 

Scrisse pure un trattato sui ponti da guerra. 

Moltissime altre memorie furono altresì da lui scritte riguar- 
danti i porti militari, ma non tutte pubblicate per le stampe. 

Egualmente si conservano nello stesso R. Officio Topografico 
parecchi altri manoscritti y e varii altri si trovano gelosamente custo- 
diti da diversi dotti Ufliziali del Genio. Altre memorie essendo cadute 
nelle mani di persone , che non seppero valutarne il merito, venne- 
ro interamente disperse. 

Una copia della dotta memoria, che egli presentò al Re Fer- 
dinando I. nel 1815 intorno alla difesa del Regno dalla parte de- 
gli Abruzzi , lavoro pregevolissimo sotto tutti gli aspetti ; ed un' al- 
tra compilata al 1821 , risguardante un piano di difesa , si sono pu- 
re salvate dalF opera distruggilrice del tempo. 

La fama del Costanzo era divenuta una tradizione negli alUevi 
della IVunziatella e nelle Armi speciali del Napoletano. La sua vita 
lascia una trista impressione dei capricci della sorte e dell' ingiustì- 
zia, che colpisce sovente T onestà e la virtù dei più insigni cittadini. 

Luigi Corsi. 

Sfic. Scaie, Tomo H. 40 



— 314 -^ 

ALESSIO PELLICCIA 

( Elello il 28 Aprile 1808 ) 

Alessio Pelliccia nacque in IVapoli a' 11 IVovembre 1144 da 
Gennaro Pelliccia ed Orsola Trani, originari patrizi di Tropea , cit- 
ta deir ultima Calabria. IVella sua infanzia sortì dalla natura un 
temperamento vivo , impaziente y e poco inclinato allo studio. Ma 
pervenuto air età di ragione fece in breve rapidissimi progressi nel- 
le lettere. 

IVeir anno sedicesimo della sua età festì V abito clericale ; e 
nel ventesimo terzo , con dispensa , ascese al Sacerdozio. Tradusse 
allora dal francese la Vita di Gesù Cristo con note che trovansi nel 
proemio della Storia Ecclesiastica del Tillemont. 

Heir anno 25.^ cominciò a dettar lezioni Liturgiche nella Con- 
gregazione detta della Conferenza» — Wel 1112 dette alle stampe 
una dissertazione in idioma italiano intomo alla disciplina della Chie- 
sa Greca e Latina nella preghiera , sì pubblica che privata pel So- 
vrano. — Hel 1118 dopo aver sostenuto nella Regia Università de- 
gli Studii due concorsi , uno per la Cattedra di Elica , e Y altro 
per quella delle istituzioni di diritto canonico , ottenne la cattedra 
onoraria di Archeologia Ecclesiastica nella stessa Università. 

IVeir anno 1119 stampò presso Michele Morelli il suo corso di 
antichità Ecclesiastica col titolo de Eccksiae politia , in quattra 
tomi in 8.^, la qucale opera nelF anno seguente fu ristampala in Ver- 
celli dalla Società Tipografica con alcune note dell' Abate IVanzi sul- 
la dissertazione de re Christianorum Lapidaria ^ che trovasi nel 
terzo tomo , e nelF anno seguente fu ristampata in Venezia da Ulo- 
naldini. Essa fu cziandìa introdotta, ne' Collegi e Seminai! Austria- 



— 315 — 

ci , e fu colà rislampala. Pubblicò pure nel 1118 , pe' tipi del Per- 
ger in IVapoli cioque tomi in 4.** di Cronache y Diarii ec. nella mag- 
gior parte inedili , del Regno di IVapoli. 

IVcl 1181 fu destinato insieme con Pasquale Baffi e Giuseppe 
Cestari ad attuare la scelta de* libri degli espulsi Gesuiti. 

In quest' epoca diede ancora alle stampe un* opera col titolo 
di Memoriale di un Cattolico , ove cercò di far conoscere la in- 
dipendenza del nostro Regno , ed il niun diritto della Corte Roma- 
na a conseguire il tributo della Ghinea. 

IVel 1806 , ne' cambiamenti politici del nostro Regno , caduto 
sotto la dominazione francese , il Pelliccia fu eletto da Monsignor 
della Torre Provicario della Chiesa Arcivescovile di IVapoli. 

A' 23 Dicembre detto anno fu annoverato membro onorario del- 
la Real Società d' Incorag^amento di IVapoli con lettera del fu Vi- 
ce-Presidente D. Domenico Cotugno , ed indi approvalo dal Mini- 
stro deir Interno , come da altra degli 11 Giugno 1808. Piò tar- 
di, nel 28 Aprile 1808, venne nominato socio ordinario. 

Ai 19 Agosto 1808 fu eletto membro delF ilccademia Italiana, 
e nel seguente anno ebbe una gratificazione mensuale di ducati 50 
da Gioacchino Napoleone, imo a che non avesse ricevuto una cari- 
ca che le corrispondesse. 

IVel 4 Gennaio 1810 fu con Decreto nominato membro della 
Società Reale. 

A' 19 Dicembre 1811 fu destinato Socio della Commissione 
Generale degli Archivii. 

Intanto, siccome fin dal 1111, cgK avea coltii'ato indefessamen- 
te lo studio della Paleografia, e della Diplomatica, nel 1812, al l.** 
Gennaio fu nominalo con decreto Professore della Regia Università 
degli Sludii di IVapoli nella Caltcdia di Arte Critica Diplomatica. 

A' IG Dicembre dello stesso anno fu nominato proviisoriamcn- 
le l'ìce-Presidenle della Commissione generale degli Archivi!. 



— 3IG — 

Quindi fu norainalo Cavaliere deir Ordine delle Due Sicilie. Es- 
sendo ritornato in questi Dominii Ferdinando L a* 13 IVovembre 
1816 fu il Pelliccia confermato nella Cattedra di Diploniatica. 

A' 9 Giugno 1819 fu nominato Decano della Università nella 
Facoltà di FilosoCa e letteratura* 

IVeir anno 1820 , pubblicò per le stampe un opuscoletto sul 
eulto della Chiesa Greca verso la Vergine Madre di Dio y per le 
stampe di RaDaele Raimondi. 

In questo slesso anno avvenuto il cambiamento politico , e do-* 
vendosi eleggere i Deputati del Parlamento ^ fu egli eletto Depu- 
tato del Quartiere Stella. 

IVel 1823 , conoscendo che mancava una istituzione compiuta 
nella Scienza dell' arte critica diplomatica^ pubblicò il primo tomo di 
tale istituzione , iu 8.^ ^ per le stampe di Sangiacomo in IVapoIi. 

Era per dare alla luce gli altri due tomi d' istituzione diplo^ 
malica , quando colpito da un Aero accidente finì di vivere ai 26 
Dicembre 1823. 

Ritrovansi però inedite varie opere di tale insigne letterato , 
cioè, i due tomi di diplomatica sopradetti , V antica topografia delhi 
Città di IVapoli^ ed altri lavori letterarii non ancora condotti a comr 
pimento. 

Morì il Pelliccia iu età di anni 79. Alto di persona ^ delica* 
to piuttosto , ma forte , aveva il volto lungo , colorito , la fronlc 
spaziosa ^ e del tutto calvo, e gli occhi di colore biancastro. Spi- 
ravano le sue sembianze un' aria dolce , ma non disgiunta dab- 
la gravità ^ che gli conciliava tosto V affetto e la venerazione di 
chiunque il mirava. Era affabile e cortese ^ e nelle conversazio^ 
ni gioviale , piacendosi ancora essere in compagnia di persone o- 
Destamente allegre. Ad una illibata condotta di vita accoppiava ra- 
ra prudenza. IVon era altero ^ nou invidioso , ma pel contrario ero. 



— 317 — 

umile , dolce, pieno di amorevolezza e moderazione. Alieno da o- 
gni sorta di ambizione e di onori, possedeva la virtù e non i di- 
fetti che d' ordinario oscurano la vita de' letterati. Misericordioso sen- 
za ostentazione , religioso senza bigottismo ^ può riguardarsi come 
il tipo di un perfetto ecclesiastico. 

Il suo ritratto è presso il marito della sua nipote Conte di 
Poggioaquilone Luigi Ghezzi. F. Trincherà. 

GIAMMARIA PUOTL 

( Eletto il 26 Gennaio 1826. ) 

Questo nostro collega ebbe vita in Napoli il di 4 Novembre 
1783, dal Marchese IVicola e dalla Marchesa Marìangiola Palmieri. 
Il bello ingegno , che sortì da natura e F esempio di onorevoli an- 
tenati, fra' quali quel Giammaria Puoti, di cui Giambattista Vico pre- 
giava non poco i versi e la mente , lo eccitarono fin dalla giovane 
€là a studi severi. Sotto la scorta de* più chiari uomini che ono- 
rarono questa contrada in sul finire del passato secolo si fortificò 
nelle lettere greche e latine , prime fonti da cui vuoisi attingere il 
fino gusto della classica letteratura ; e già in età appena adulta det- 
tò versi italiani e latini ; talvolta improvvisò con non comune for- 
bitezza. Fratello di quel chiarissimo Basilio Puoti, cui si va debi- 
tore del rinnovamento della letteratura italiana in Napoli , ne ebbe 
con lui comune il culto ardentissimo. Ed a Giammaria si debbono 
il concetto ed i primi elementi del Dizionario domestico napolitano , 
che poscia Basilio condusse a termine. 

IVon disgiunse gli studi classici da quelli del dritto e delF e- 
conomia ; e la lucidezza del suo intelletto , che per vivo naturai 
bisogno non potea rimanersi pago di cognizioni esteriori e leggie- 



— 318 — 

re , Io fece profondo in sifialte discipline. Della sua sapienza giu« 
ridica sono ammirevole documento le sentenze , che pronunziò da 
magistrato ; chiare , precise y di forma grave e dignitosa, senza va- 
na pompa di erudizione; ma sovente rafforzate da brevi principii ri- 
chiamati a proposito ; onde si possono tenere esempio di stile giu- 
ridico. 

Se coltivò con frullo le scienze morali e sociali si rileva am- 
piamente dagli svariati lavori , che dette in luce con lode dei dot- 
ti uomini, cioè, un trallalo sulle privative; un altro sul progresso e 
suir industria delle nazioni ; un ragionamento sulla colonia e sul cre- 
dilo agrario. Fra i lavori poi non fatti di pubblica ragione ne ab- 
biamo sulla educazione , la povertà ec. 

nJei graii ui&zii affidatigli al tempo della dominazione stranie- 
ra raccolse fama d' integrità , di senno , e d' illuminata pratica nei 
falli sociali. 

Dopo il 181S , lasciata la vita pubblica, ritornò agli amati 
suoi studi di lettere ; e pose a stampa il pregevole ragionamento 
sul trattalo degli scrittori del trecento del conte Giulio Perlicari e 
sulla proposta del cav. Monti. 

^ Dal 1818 al 1830 fu avvocato di alla rinomanza. Alle altre 
doti del nobilissimo cuore congiugendo la facile parola , non po- 
tea non collocarsi tosto fra coloro , che primeggiavano nel difli^ 
Cile ministerio. Ma venuto al governo delle cose della giustizia IV 
norando IVicola Parisio , questi volle che cosi elello uomo non man- 
casse a for decoro alla magistratura di IVapoli. Cosi il Puoti da 
Giudice in prima del Tribunal civile , poi Yieepresidenlc e Presi- 
dente di esso , giunse a sedere Consigliere nella Corte Suprema- 
Ed in tale uffizio chiuse la vila il 17 Marzo 1860, lasciando del- 
r intemerala sua giuslizia memoria ossequiosa in tulio il foro na- 
politano. 



— 319 — 

I suoi titoli scientifici gli valsero la nomina di Socio onorario 
della B . Accademia Ercolanese , di Socio ordinario della Ponlania- 
na , e di Socio di questo R. Istituto , dapprima onorario fin dal 
1822 y poscia ordinario nel Gennaio del 182G ; e Vicepresidente 
dello slesso dal 1849 al 185G. 

Per lo spazio di ben sette lustri e più , cioè quasi infino agli 
estremi suoi giorni si mostrò sempre fra i più operosi e solerti Socii. 
Di ogni lavoro che avesse attinenza alle Scienze economiche o tec^ 
nologiclie , fu quasi sempre il relatore per comune consentimento. 
E neir Accademia trasportò quella stessa intemerata rettitudine di 
giudizio , che ebbe nel foro. 

Si trapasserebbe il limite di un breve cenno biografico , se si 
volesse discorrere di tutte le relazioni da lui presentale a questo 
consesso nelle moltiplici discussioni per privilegi industriali. Ram- 
menterò solo , che per incarico del medesimo egli attese volente- 
roso a quel lavoro sulle privative, che più avanti fu mentovato, af- 
fin di trattare e svolgere tale rilevante argomento, secondo gli spe- 
ciali bisogni della nostra industria manifatturiera ed agricola. 

Scrisse inoltre le notizie biografiche del nostro Presidente Com- 
mendator Poli , nelle quali scorgi sempre quella verità di fatti e 
quella purità di linguaggio, che erano doti comuni ad ogni suo scritto. 

iVoi quasi tutti ammirammo del Puoti le splendide qualità del- 
la mente e delF animo e la vasta cultura. 

A'on ti avvenne mai di dipartirti dal suo conversare senza una 
cognizione novella , e senza serbare di lui riverenza ed * affettuoso 
desiderio di rivederlo o riudìrlo. Piacevole e franco nel favellare ; 
di fina modestia e cortesia con lutti , e più con gV inferiori ; pie- 
no di coraggio , ma prudentissimo ; amico di tulli i giovani , che 
bene promettevano di sé , infondea amorevolmente ne' loro cuori fi- 
ducia e speranza. 



— 320 — 

E neUe pareti domestiche non fu meno pregevole uomo. Dal- 
la Principessa Marianna Pignatelli Borgia , che condusse in moglie 
nel Settembre Ì81S, ebbe prole intomo a cui spese le più affet- 
tuose e sollecite cure. Di rado trovi congiunte j come in lui , le no- 
bili qualità dello scienziato , dell'uomo sociale e del padre di fa- 
miglia. F. Del Giudice. 

ANIELLO CARFOM 

( Eletto il 3 Dicembre 183S ) 

Aniello M.' Carfora nacque in IVapoIi il dì 11 Novembre del- 
l' anno 17G8 dall' Avvocato Giuseppe , e da Carmela Marciano. 

Dotato d' indole vivacissima , di precoce ingegno , di memo- 
ria prodigiosa fece il giovanetto rapidi progressi negli studii, e fu 
caro a' maestri , i quali per formare il suo cuore ed ornare il suo 
intelletto erano stati scelti tra dottissimi uomini , di cui a dovizia 
era IVapoli fornita. IViccola Valletta fu però colui , che oltre a per- 
fezionarlo nel romano e nel patrio dritto , infuse nelF animo del 
giovanetto un amore ardentissimo alla poesia. Compiuti col quarto 
lustro i suoi studi legali , fu ammesso tosto nella eletta schiera di 
Avvocati, che allora erano ascritti alla Congrega sotto il titolo di 
S. Ivone , ed avevano il nobilissimo scopo di prestar gratuitamen- 
te r opera loro ed il loro ministero a coloro , a' quali la povertà 
non consentiva di pagare le spese di una lite. 

Poco stante , tra per X intelligenza e lo zelo del giovane av- 
vocato , e per le estese relazioni di famiglia , ebbe egli a vedersi 
circondato da numerosa clientela , ed il suo tirocinio non fu, co- 
me per moltissimi ., ne lungo né diificile. 

Le cure forensi intanto non menomarono in lui T amor delle 



— 321 — 

lettere , in ispeciallà della poesia. Divìdendo così il suo tempo 
fra gli ameni studii lellerarii, ed i più severi di giurisprudenza , 
scrisse a que' tempi eleganti versi latini , gioconde poesie nel dia- 
letto napoletano , e parecchie monografie sulle gravi quistioni di 
dritto privato , che più si agitavano nel foro. 

Nel 1803 si recò in Roma , dove preso da emulazione pei 
poeti estemporanei , volle tentare il difficile aringo , e vi riuscì. 

Ma in quella che disponevasi a visitare altri luoghi d' Italia , 
fu richiamato in IVapoli dal padre, già grave di anni. 

IVel 1807 tolse in moglie Silvia , figliuola del Marchese IVic- 
cola Puoli j giovinetta di eletti costumi e di non comune bellezza. 
Quindi dette più particolare opera allo studio della nuova legisla- 
zione 9 che sotto gli auspicii del I.^ IVapoleone , veniva creandosi in 
Francia. Questo gli fruttò non solo di poter continuare nella car- 
riera del foro , quando il novello Codice fu introdotto in IVapoli da 
Giuseppe Bonaparte , ma lo fece tra' primi esser chiamato a far 
parte della Magistratura che per quelle leggi era stata istituita ; e 
nel 1811 fu Giudice del Tribunale di prima istanza di IVapoli. 

Al ritornare della Dinastia Borbonica , e dopo la rivoluzione 
del 1820 , egli fu conservato nella sua carica ; e non fu promosso 
al posto di Vicepresidente del Tribunale , se non che negli ultimi 
giorni del 1824. 

Poscia venne promosso a Giudice della G. C. civile in IVapo- 
li, e quasi contemporaneamente nominato Decurione del Magistrato 
Municipale. Fu pure tra' Consiglieri degli Ospizii della Provincia, ed 
al governo di pareccRi luoghi pii. 

E già socio corrispondente del R. Istituto d' Incoraggiamento, 
ambendo di essere ascritto ancora tra gli ordinarli , mise a stam- 
pa un suo breve e succoso Cenno intomo alle sorgenti di ricchez^ 
j5a della Sicilia Cileriore , ed a mezzi di aumentarla ; cenno 

Sec. Sebie, Tomo II. « 



^ 322 — 

che doveva precedere un' opera di maggior Iena , e che non potè 
condurre a termine. 

Prossimo a compiere il suo sedicesimo lustro egli chiese il ri^ 
poso dair ufficio di Giudice di G. C. civile ^ dopo un esercizio di 
quaranf anni. 

Poco stante, colpito da gravissimo morbo nervoso, fé paven- 
tare pe' suoi giorni ; ma resistette , per serbarsi al dolore di veder 
prima di lui cessar di vivere il suo figliuolo primogenito nel fior 
dogli anni , e quando nella Magistratura dava alta speranza di sé, 
e con le opere filosofiche e linguistiche aveva acquistato meritata fama 
di valoroso scrittore. A questa perdita amarissima succedette F al* 
tra del suo Tralello Cav. Francesco j col quale aveva sempre con- 
vivuto , e che aveva sempre portato il carico della domestica am* 
ministrazione. Questi due dolori aggravarono le sue sofferenze , ed 
accelerarono il suo fine ; onde nella notte che tenne dietro al 2i 
Gennaio 1851, colpito da apoplessia, in pochissime ore usci di vita. 

Quanti il conobbero deplorarono la sua fine. 

Rimangono di lui edili non pochi scritti in materie legali per 
difese di cause importanti , ed alcuni saggi non pubblicati su di^ 
ferse quistioni di dritto : innumerevoli poi sono le sue poesie ila«^ 
liane e latine y ed in dialetto napoletano messe a stampa in sepa-^ 
rate collezioni. F. TiuifCHERA. 

GIOVAIVIVl GUARIVI 

( EklU a 3 Febbraio 1841 ) 

Dal 10 Gennaio 1794 al 24 Febbraio 18j1 corsera sessan- 
tatre anni e pochi giorni di una vita ^ che doveva rendere bella ed 
onorata la memoria di questo nostro modesto e solertissimo colle- 



— 323 — 

ga. — Giovanni Guarini, nacque in Forino , piccol paese di Prin- 
eipalo lllleriore , e mori in questa illuslre città. Sventure domesti* 
che , e necessità di buoni studii lo menarono in Napoli , dove al^ 
le mediche discipline dette opera , ed alle scienze naturali, tra cui 
la chimica occupò il primo posto nelle sue predilezioni scientifiche. 
La coscienza di appartenere ad onesta e reputata famìglia , Y aver 
perduto il padre per morte prematura , la necessità d' addottrina- 
re la mente , e d' ingentilir il costume per ottenere stato e ripu- 
tazione, lo sospinsero con ferreo volere a divenire dotto e civile. 
Fu per tal modo esempio a' suoi compagni , carissimo a' suoi mae- 
stri , i quali in breve lo chiamarono amico. 

Le opere e V insegnamento ne diffusero il nome nella cittadi- 
nanza ; e più tardi questo nome fu chiaro per ulBcii governativi, e 
per r accoglienza che trovò in illustri accademie. Ebbe agio così di 
comporre una nuova famiglia , e di educarla a virtù ; delia quale 
tanto maggiormente fu più lieto, quanto più doveva sentire amarez- 
ze per urti sociali sofferti nella vita pubblica. Fu professore dì chi- 
mica farmaceutica nella R, Scuola teterìnaria, ed operatore della cat- 
tedra di chimica della R. Università. Ebbe posto di socio aggiunto al 
Segretario perpetuo della R. Accademia delle Scienze , di Socio 
residente del R. Istituto d' Incoraggiamento e della Pontaniana , di 
Socio ordinario della Medico-chirurgica , e di socio corrispondente 
di altre Accademie dell' antico reame ed estere. 

He' dotti consessi non fu inoperoso ; né profittò della scienza 
altrui senza presentare la sua quota di lavoro; la quale si ebbe a 
notare sempre sincera, proveniente dal proprio, e non da quello degli 
altri. Gli atti verbali delF Istituto mostrano gran copia di note, re- 
lazioni e giudizii di questo solerte scienziato sopra svariati argo- 
menti di chimica tecnica , e di scienze naturali , i quali lavori so- 
no notabilissimi per dottrina ed imparzialità di pareri. Hegli Atti 



— 324 — 

della R. Accademia delle Scienze leggonsi di lui le analisi delle 
acque termo-minerali d' Ischia , intraprese dal dotto uomo , che fa 
il Covelli , e compiute dal nostro socio ; quelle delF olio de* semi 
della magnolia grandiflora ; e le altre della cenere del Vesuvio e- 
ruttata nel 1834 ; e vi si trova da ultimo la sua dissertazione sul- 
r incendio del nostro ignìvomo monte , avvenuto nel Ì8S3 , dove 
ebbe a colleghi i chiari professori A. Scacchi, e L. Palmieri. Altri 
nuovi lavori di lui , per lo più originati , son raccolti nelF Escula-^ 
pio napolitano , eiTemeride medica , e nel Rendiconto della R* Ac* 
eademia delle Scienze. 

V opera maggiore del Guarini fu un Dizionario farmacetUi^ 
co j di cui apparecchiava la nona impressione per le stampe j e che 
non ebbe il tempo di veder compiuta : ma vide V opera sua tra- 
dotta in tedesco ^ perchè giustamente stimata da' dotti della Ger- 
mania. Intanto , come cohii il quale grandemente sentiva la neces- 
sità delle chimiche cognizioni nel pubblico insegnamento , volgariz- 
zò le celebrate opere del Rerzelius j e la Materia medica di Ed- 
wards e Vavasseur , rifornendole di copiose e lucidissime note e spie- 
gazioni , che le rendettero di maggior pregio nelle condizioni in 
che trovavasi la scienza in Italia. Infine in compagnia dell' egregio 
professore Sangiovanni prese a divulgare un trattato delle sostan- 
ze incompatibili , e de' reagenti medicinali. 

Queste brevi notizie dimostrano una vita di studio e di ope- 
ra , a cui deesi aggiungere il faticoso esercizio della cattedra pri- 
vata. Alle sue ordinate e dotte lezioni accorreva in grandissimo 
numero la gioventù studiosa ; e si è veduto , noa è gran tempo 
passato , che la maggior parte de' giovani professori di scienze 
naturali erano stati suoi alunni. Eppure egli si tenne sempre in mo- 
desta fortuna ; e veramente modesto è d' ordinario il palrimonio 
che uom dotto e dabbene può trasmettere a' figliuoli. Di virlìi 



— 325 — 

molle e sincere egli ebbe vanto dagli uomini sinceri e virtuosi. La 
scienza gli additò i diritti dell' uomo nella società civile ; il vange- 
lo gr insegnò la liberalità verso i fratelli ; il perchè non carezzò il 
vizio ; non fu ipocrita d* onestà e temperanza ; non adulò il pote- 
re felice ; non preferì mai il sospetto al vero , da cui poteva es- 
sere sconGtto r arbitrio. Era degli uomini che dovea cadere : due 
tliscreti uffizi governativi per virtù sola di scienza godeva , e da en- 
trambi per inconsulte ire politiche fu bruscamente licenziato. Pur 
se ne vivea in pace ; e fu sventura che morisse prima che si fosse 
dileguato il nembo da cui fu avvolto , e però prima dì ottenere il 
guiderdone, che si deve alla virtù di dotto ed onesto cittadino. 

F. Del Giudice. 

AlVrOMO IVOBILE 

( Eletto il n Febbraio 1853 ) 

IVella cospicua ed antica città di Campobasso , nacque Antonio 
Nobile il mese di IVovembre dell' anno 1194. Compiuti ivi gli studii 
della giovanissima età , si recò in IVapoli sul cominciare del 1818, 
per isludiare matematiche sotto la scorta del chiaro professor Gui- 
di. Il quale tanta stima ed affetto gli pose che in breve lo scelse 
compagno all' insegnamento di (]uelle severe discipline , in cui poco 
innanzi Io aveva accolto discepolo. 

Diversi lavori di analisi rivelarono tosto il valore del Nobile a- 
gli uomini della scienza. Il nostro illustre matematico Piazzi gli af- 
fidò nel 1820 il posto di assistente all' Osservatorio astronomico di 
Napoli. Fu poscia eletto professore di matematiche al Collegio me- 
dico ; e quando ivi la sua cattedra venne abolita , passò a dettar 
lezioni di algebra nella Regia Università degli Studii. Morto il Brio- 



— 326 — 

schi , che dirigeva la specola di llfapoli , ed elevato a queir uflizio 
il Capocci , venne il IVobile nominato astronomo in secondo. IVel 
18^1 il merito dei suoi lavori scientiCci gli valse la nomina di So- 
cio ordinario dell' Accademia delle Scienze nella classe dì matema- 
tica ; e così ancora molte Accademie straniere ebbero ad onore di 
annoverarlo fra ì loro socii. 

L' onda politica del 1848 , non lo lasciò incolume ; imper- 
ciocché dopo gli avvenimenti di Maggio fu rimosso dalla cattedra 
deir Università. Qualche anno appresso, cioè ai 11 Febbraio 18S3, 
fu nominato Socio ordinario delF Istituto d' Incoraggiamento , al qua- 
le scientifico Consesso apparteneva nella qualità di Socio corrispon- 
dente Cn dal 12 Febbraio 1829 ma venne negala la sanzione a tal 
nomina , e non fu se non nel 2 Marzo 1862, che ebbe posto in 
quest' Accademia per virtù dell' antico suffragio che avea riscosso. 
Così del pari , mutato Y ordine delle cose in Italia, non gli venne 
fatto di essere reintegrato air Università prima del 1862 , ed il fu 
col titolo di Professore emerito. 

Molti e varii furono i suoi lavori matematici e fisici. IVella pri- 
ma serie vanno specialmente mentovate non poche dotte memorie so- 
pra quistioni di alta analisi e determinazione di molle orbile pia- 
netrrie e cometarie di esattissima approssimazione. E nella seconda 
serie, cioè fra le ricerche di fisica o di astronomia fìsica, merita- 
no particolar lode quelle sulle stelle fìlanti , le osservazioni sulF atmo- 
sfera lunare e gli sludii sulle maree. E sopra tulli è in grande sti- 
ma il suo lavoro sulla determinazione , mediante V osservazione si- 
multanea di stelle fìlanti , delle differenze in longitudine e latitudi- 
ne di due luoghi. 

Olire a' dolori dell' animo , che grandemenle conturbarono la 
sua vita COSI operosa , ebbe il A'obile ad esser afllitlo dalle soffe- 
renze di lunga e penosissima infermili). Quattordici anni di bron- . 



^ 327 — 

ehiìc cronica rie afliciolirono per modo le forze da renderne poi la 
mente disadatta a profonde meditazioni. E nondimeno fm presso a- 
gli ultimi suoi giorni, anche affranto daMravagli del morbo , ^non 
mancò di occuparsi di certi suoi studii sulF elettricità e la luce. In- 
fine una polmonite, che lo assali sul finire del Luglio 1863, con- 
giunta air antico male , lo spense il giorno 2 dell' Agosto seguente « 

Egregio cittadino ebbe la ventura di torre in moglie la mag^ 
gior donna napolitana de' tempi nostri , Maria Giuseppa Guacci ; e 
se fu amareggialo profondamente dalF immatura perdita di una con* 
sorte illustre , ottenne il conforto di veder crescere sotto i propri! 
occhi una prole, che ne onorerà sempre più la memoria. Il giovane 
Arminio specialmente già percorre un cammino onorevole nel dilH- 
cile compito delF insegnamento pubblico. 

La dolcezza de' costumi del IVobile , le qualità del cuore , le 
sue sventure , non pur lo fecero caro a quanti lo conobbero in vi- 
ta , ma gli prepararono il maggiore e più splendido guiderdone , 
che s' abbiano quaggiù la virtù e la dottrina , il vivo desiderio di 
lui in quelli che sopravvivono. F. Del Giudice. 

FERDIMIVDO VISCONTI 

(Eletto il di 3 Dicembre 1835) 

Il rammentare alla posterità i nomi de' sommi uomini che illu* 
strarono la Patria , è obbligo , non meno di ossequio alla memoria 
di coloro , i quali ci lasciarono grandi esempii di virtù e di gene- 
rose azioni, che di ammaestramento alla gioventù. Gli uomini del 
Plutarco e del Fontenelle sono que' rari punti scintillanti^ che splen- 
dono ad onore dell'uomo nell'Oceano tenebroso dell'umanità. 

Ferdinando Visconti fu una di queste glorie patrie, risplendente 



— 328 — 

fra la massa corrotta della razza umana. Egli ebbe in tutta V Euro*- 
pa alta rinomanza di dottrina. Egli fu e sarà sempre esempio di e- 
raulazione alia giovinezza vaga di correre Y aringo difficile delF onore# 
leniva il Visconti in luce in Portici il 9 Gennaio delF anno 1712. 
E, come in Pascal, si appalesava in lui tale attitudine alle mate- 
matiche , che fin dalla fanciullezza fu ricevuto nelF Accademia mili- 
tare, per essere educato nelle svariale e severe facoltà spettanti al- 
le scienze, della guerra. IVel 1191, cioè a diciannove anni, egli a- 
veva compiuto gli studìi tecnico-teorici. Epperò, in seguito degli e- 
sami, uscì dalF Istituto militare col grado di Sottotenente del Genio. 

Avveniva in quella epoca in Francia una delle rivoluzioni poli- 
tiche i cui eccessi , che meritarono a que' disordini Y epiteto di re- 
gno del terrore , non hanno esempio nella storia. Le novità si pre- 
sentano alla immaginazione de' giovani sempre dal lato dell' ideale e 
delle avventure. Il Visconti sorrise alla fama apportatrice di quelle 
frenesie di tutta una nazione in delirio. V audacia di quella gente 
raccogliticcia che, oggi in preda alla sfrenatezza e domani vincitrice 
in campo aperto di battaglioni di soldati veterani, gli richiamarono 
a ricordanza i fatti miracolosi de' 300 Spartani alle Termopili , di 
Salamina, di Maratona, ove centinaia di migliaia di barbari fuggi- 
vano messi in rotta da pochi Greci raccolti alla spicciolata , ma col- 
la febbre di amor di patria nel petto. Ho voluto riferire colle stes- 
se parole , come egli soleva raccontare , la ubbriachezza che gli a- 
veva ingeneralo il fanatismo di un popolo intero. Ma la imprudenza 
di un giovanetto , che non vedeva i perìcoli accanto ad un meraviglioso 
ideale, fu scontala con presso a dieci anni di deportazione nella 
Pantelleria. 

Però quesli anni dolorosi si volsero al meglio, come suole av- 
venire , per un giovane di tallissimo ingegno , il quale net silenzio 
deir esilio si die a studiare i nuovi metodi matematici , di che fa- 



— 329 — 

cerano allora ricca la scienza gl'immortali Lagrangià» Monge, La 
Place, Legendre.... Questi nuovi sludi che, pareva, volessero o- 
scurare le gloriose epoche della Scuola di Alessandria, di quella di 
Archhnede, del Cavalieri, del Cartesio, del IVewton...., potevano 
dirsi quasi generalmente ignorati in Europa , meno che nella metro- 
poli della Francia, al cadere del secolo XVIII. Appena poche no- 
tizie se ne diffondevano, per mezzo de' primi quaderni del famigerato 
giornale della Scuola Politecnica, a' matematici che fino allora ave- 
vano esclusivamente coltivato la Geometria degli antichi, e la così 
detta Geometria Cartesiana. Fra noi questi studii erano in quell'e- 
poca lettera morta. Dapoichè la fama giustamente celebrava la scuo- 
la di Nicola Fergola ; e questi era assai dotto nella scienza de' Geo- 
metri di Alessandria e del Genio di Siracusa; ma si era arrestalo a 
Cartesio e al sommo Newton. Mcola Fergola produsse fra noi in 
quel tempo lo stesso effetto, che l'immensa riputazione di Newton 
in Inghilterra. Pareva agi' Inglesi , anche lungo lempo dopo la mor- 
te di Newton, che se vi fosse stato altro a fare nelle scienze ma- 
tematiche, lo avrebbe fallo il grande Newton. Era la storia de' Pi- 
tagorici , che di niente altro andavano in cerca , fuorché dì ciocché 
aveva loro insegnato il maestro. 

Il silenzio dell' esìlio porse al Visconti 1' occasione di passare 
di mollo oltre il confine della Scnola di Fergola : E questo raro ta- 
lento é la prerogativa de' soli uomini superiori. Il Visconti accoglie- 
va con maraviglia ed ansietà la notizia de' lavori dottissimi pubbli- 
cali dal Méchain e Delambre dal 1792 al 1199, i quali avrebbero 
fallo ricca l' astronomia e tulle le scienze fisiche ed economiche del 
famoso sistema mdrico. Tali lavori dovevano produrre il doppio 
vantaggio , dì un sistema fondalo su la misura di un arco del meri- 
diano terrestre, modulo naturale ed inalterabile; e dì un insieme di 
sludiì , che avevano immediato rapporto alla conoscenza della figura 

Sic. Skbib, Tvmo il. «2 



^ 330 — 

della terra , alla eui determinazione avevano già prima consacrato la 
opera loro i Bouguer, i Glairaut, i Cassini, i Lacaille, i Picard , 
i Mason e Dixon, i Mclanderhielm , i Boscovich... La notizia dei 
vantaggi che davano alle grandi operazioni topografiche i nuovi i- 
strumenti a ripetizione ( il cerchio ripetitore del Borda , il teodolita 
ripetitore del Reichembach ) stimolarono maggiormente il Visconti ai 
nuovi studii della Geodesia » scienza che, sebbene nuova, pure era 
stata fatta così ricca de^ sapientissimi lavori di tanti uomini di primo 
ordine , che ormai poteva dirsi nulla o pochissimo esservi pì& a fare. 
E questi istrumenti dovevano tanto contribuire alla sua riputazione. 
IVon farà dunque maraviglia che, tornato egli appena a libertà, si 
esiliò volontariamente, dirigendosi a Milane, ove la fama magnifica- 
va ne^ nuovi studii analitici il nome di Barnaba Oriani , di cui can- 
tò HonU nella Mascheroniana 

Lui che primiere deW iulalto Urano— Co* numeri ieguò le tie teftete -— 
Orian degli Miri iudagalor aevraiw* 

mikino era in queir epoca la Città italiana, ove accorrevano i gio- 
vani analisti più studiosi , ivi chiamati dalla fama dell' Oriani , del 
Carlini. L' Oriani col sue carattere amorevole si affezionò ^Iremo- 
do air esule napoletano , il eui nome andava alhffgandosi di gior- 
no in giorno. Il celebre Melzi, che presedeva in quella città, alla 
pubblica cosa, per la &ma che celebrava il nome del nostro giovane 
concittadino , volle eonoscerlo : e poiché in quell* epoca il merito per- 
sonale era V unico titolo alle considerazioni , il Visconti fii tosto ele-^ 
vate al grado d'Ingegnere Geografo del GMerno. Ed egli giustifi- 
cava la scelta colla pubblicazione di una Memoria sulla, costruzione 
delle carte topografiche secondo il metodo del celebre Lorgna , il 
fondatore della illustre Società italiana delle scienze de' Quaranta re- 



~ 331 — 

sidenle a Modena; nella quale Memoria il Visconti aggiungeva la 
costruzione de' planisferii equatoriali a quella de' planisferii sul piano 
del meridiano e dell' orizzonte , inventava dal Lorgna affinchè la 
projezione di essi fosse eguale e non la metà de' planisferii relativi, 
siccome nella projezione stereografica. 

Ecco il Visconti già uscito , senza quel nojoso tirocinio , dal 
ruolo de' novizi! : cosicché a lui , preconizzato per uno degl' Inge- 
gneri-Geografi italiani più illustri , a lui commetteva il Principe Eu- 
genio Beauharaais il difficile e lungo lavoro della Carta di tutta la 
frontiera dell' Illiria, che dovea estendersi alle rispettive coste del- 
l'Adriatico. Per giudicare del merito di questo lavoro, eh' esso so- 
lo rivela un gran maestro in geodesia, si studii la dotta Memoria 
da lui consegnata agli Atti dell' Accademia delle Scienze. D'altron- 
de egli ne fu ben rimeritato dalla considerazione pubblica, nella 
quale fu tenuto questo lavoro del Visconti e in Italia e nell' AUema- 
gna e in Francia : Dapoichè le svariate operazioni topografiche che 
egli fu costretto a fare; le innumerevoU calcolazioni e riduzioni, il 
più delle volte assai difficili per le singolarità della topografia di 
quella resone, furono ricemte in tanta onoranza, che furono esse 
scelte a preferenza ad elementi delle carte della Monarchia Austriaca. 
L' illustre General Campana se ne serviva nella carta delle provincie 
Illiriche, in sei fogli e due mezzifogli alla scala di Vsm«m) c n^l* 
r Aliante del Mare Adriatico formato dalla Carta generale in due fo- 
gli a /MOM») e dalla Carta di cabotaggio in 22 fogli al y„MM« E ^^ 
parte di questo Atlante il Portolano in un volume, opera incomin- 
ciata fin dal 1808 e affidata interamente al Visconti, in allora Di- 
rettore in 2." del- Deposito della Guerra in Milano; cosicché i fogli 
terminati prima della sua partenza per Napoli erano pubblicati co- 
me opera sua e nel suo nome. 

Ma la Patria richiamava un (auto figlio, e lo richiamavano i 



— 332 — 

suoi amici. Eppcrò verM il 1814 il Visconti facera rìforno in que- 
sta metropoli col grado di Capobatlaglione del Corpo del Genio; e 
coir incarico di fondare quel rinomato Officio Topografico , che do« 
lea in poco tempo farsi ricco di tanti valorosi giovani, guidati da lui 
nel difficile sentiero degli studii e delle operazioni della nuova geo- 
desia: di che dirò qualche cosa per adempiere al grave compilo 
di toccare senza negligenza la nuova e grande instiluzione^ che un 
uomo divenuto famoso ^ come Visconti ^ veniva a fondare nella nostra 
metropoli ; e per esporre le opere della tela geodesica ^ di cui il no-> 
Siro illustre collega doveva ricuoprire la superGcie di queste province. 
Egli il primo introduceva ne' lavori geodetici e topograGei i metodi 
rigorosi u^ati ora daUe nazioni più civili. Esisteva in IVapoli il Gabinel- 
to topografico fondato dal Signor Rizzi-Zannoni che quel Governo nel 
1181 chiamava da Vienna per &r la carta di queste province. Il 
Zannoni pubblica una carta semitopografica di queste province in 32 
fogli aUa scala dì una linea per 130 tese; la quale carta ^ per uso 
più facile, fu dallo stesso ridotta in sei fogli. Oltreacciò pubblicava 
il Zannoni una carta marittima della costa di queste provincie ad 
uso di cabotaggio , una carta de' contomi di IVapoli , e una pianta 
di questa citta a grande scala. Ma le carte del Rizzi-Zànnoni non 
erano più soddisfacenti per gli errori gravi che presentavana. R Zan-» 
noni non conosceva i metodi della nuova Geodesia, che alla sua e- 
poca non ancora esisteva. IVè allora erano ancora introdotti i famo- 
si istrumenti a ripetizione. Mancavano dimque al Zannoni la nuova 
scienza, e i nuovi mezzi di osservazione. Epperò primo pensiero 
del Visconti fu quello di levare una carta topografica e militare di 
queste province, alla scala di y^.^ dal vero,, da pubblicarsi alla 
scala di Vsmm* Misurata, sotto la sua direzione, una base geodetica 
lunga sei nuglia e mezzo fra Gastelvolturno e Patria, suo primo pen- 
siero fii queUo di formare la carta topografica e idrografica de' con<^ 



— 333 — 

tomi di Illapoti la quale , da nove fogH secondo la primitiva idea , 
egli aumentò a quindici , comprendendovi la foce 4el Volturno , Mon* 
dragone, Capua , il lenimento di Caserta e di S. Lcucio, e parte 
del Taburno. 

Questi lavori non lo distolsero dal supremo pensiero di congìun- 
gere alla grande triangolazione deir Italia superiore la rete triangolare 
eh' egli aveva ideato distendere su di queste province. A quale uopo 
egli commetteva al sig. Francesco Pergola , ingegnere-geografo, cui 
aveva egli affidato la grande triangolazione in queste provincie, di 
prolungare fino a Civitella del Tronto e a Monte Pagano negli Abruzzi 
la catena de' triangoli per congiungelì a quelli dell' Italia superiore , 
la quale era giunta fino a Scapezzano e a' Monti Conerò e S. Verino 
nella Marca Anconitana. Questa rete triangolare, dal lato del nord-ovest 
e del nord , veniva ad unirsi non meno a' triangoli della Francia , che 
a quelli delIMmpero austriaco , i cui lavori geodetici erano eseguiti 
Dell' Alta Italia dagl' ingegneri-geografi austriaci , Brupaccher , Ma- 
rieni, e'I Gen. Campana. Questi rivedevano ancora la triangolazione 
del Boscovich eseguita nelle province romane. E giacché ho nomi- 
nato il General Campana, illustre ingegnere-geografo, il Visconti fe- 
ce conoscere che questo Uomo insigne non era già nato a Milano, 
secondo le varie biografie del medesimo , ma a Portici neU' anno 
1714: E '1 Conte Ranuzzì si aCTrettava a riportare questa notizia nd 
suo applaudito Annuario geografico italiano , anno 1**, Bologna , 
del 1844. Quando l' Istituto Geografico Italiano fu nel 1840 trasfe* 
rito a Vienna , e riunito all' altro che quivi esisteva , il General Cam- 
pana ne fu scelto Direttore, ed in questo grado onorevole cessò dì 
vivere nel Febbraio del susseguente anno 1841. E così la città di 
Portici ha il vanto singolare di aver dato alla patria nel breve pe-; 
riodo di due anni, dal 1112 al 1114 due uomini sommi, entram- 
bi fra' pia illustri e primi Ingegneri-Geografi ;, entrambi autori di 



— 834 — 

opere e lavori geodetici pregevoli ; strambi direltorì in due inelro« 
poli cospicue, Napoli e Vienna, di riputati Stabilimenti geograGci 
da essi stessi dotati di nuovi studii e di nuovi metodi ; entrambi 
Uifiziali generali chiarissimi, Ferdinando Visconti, e Vincenzo Cam- 
pana. 

Per apprezzare viemeglio i lavori geodetici diretti dal Visconti , 
e il pregio in che essi erano tenuti fiirémo le seguenti brevi osser- 
vazioni. Sotto la direzione del General Campana fìi intrapresa la co- 
struzione di una carta generale dell* Italia alla scala di tre linee per 
1000 tese. Furono richieste all' uopo le posizioni geografiche di tut- 
ti i nostri punti geodetici di frontiera, e quanto bisognasse perchè 
la nostra rete trigonometrica fosse consunta con quella del resto 
deir Italia : E fu assai onorevole pel nostro collega 1* osservare che 
il chiaro ingegnere Marieni, incaricato di tutte le operazioni nelle 
province toscane e romane, avendo congiunto i suoi triangoli a quel- 
li dell' Italia Superiore e agli altri della nostra frontiera, ritrovò che 
il lato di Pizzo di Sevo«Monte Terminillo, calcolato colla ba^e del 
Boscovich e colla nostra di Caslelvolturno , non offriva che una diffe- 
renza di 19 centimetri, non ostante che il predetto lato avesse l'e- 
norme lunghezza di 19,444 miglia geografiche di 60 a grado: E 
non ostante che la nostra base di Castelvollurno avesse ancora biso- 
gno di essere riveduta , mercè i mezzi di misura di maggiore per- 
fezione ora in uso, comecché essa avesse poi una grande fidanza 
di maggiore esattezza in confronto di quella del Boscovich. 

Poche altre cose io dirò de' lavori di frontiera immaginali dal 
Visconti che , se non daranno la idea adequala del suo profondo 
sapere in geodesia, serviranno a scagionarmi di negligenza anche 
di una semplice menzione. Egli adunque proponeva air Accademia delle 
scienze 1' unione astronomica dell' osservatorio di Mìnadois , epperò 
di quello di Palermo, alla Cupola di san Pietro, per mezzo di se- 



— 335 — 

gnali istantanei eseguili in uno o piii luoghi intermedi, da' quali 
potessero congiungersi le visuali dirette a Napoli e alla predetta cu- 
pola. Egli propose a tal uq)o Monte Circello per punto medio, ar- 
finchè la differenza de' meridiani di Minadois e della detta cupola 
si deducesse dalla differenza in tempo fra gl'istanti in cui si osser- 
vava il segnale istantaneo convenuto fra i due estremi, Csittevi prima le 
debite riduzioni. 

I lelegraG elettrici risparmiano ora fanti lavori laboriosi: sono 
essi stessi i segnali istantanei fra' luoghi per ove passano i telegrammi. 
Prima di questo capo d'opera deUe umane invenzioni l'Astronomia 
ricorreva agli ecctissi, singolarmente solari, o alle occultazioni del- 
le stelle^ oppure a de' segnali convenuti dagli stes^ osservatori pei 
luoghi designati. Ma il proposto lavoro restò nel campo della scien- 
za ad esser ammirato da' cultori delle cose geodetici^; Esso è ne- 
gli Atti dell' Accademia deHe Scienze. Però il l^sconti non abbandonò 
mai il pensiero del predetto congiungimento de' due meridiani. E quin- 
di commise al distinto Geografo Francesco Pergola, cui egli aveva 
affidato la triangohizione primaria di queste province, di proflttare 
di un' occasione favorevole per dirigere una visuale da una delle sue 
stazioni alla predetta Cupola, onde congiungerla alla rete trigono- 
metrica di queste province. E non tardò a presentarsi l' occasione : 
Che subito r insigne signor Pergola col suo cerchio ripetitore di 12 
pollici di diametro congiunse la ciq>ola medesima al triangolo geo- 
detico di 1** Ordine, Cupola — Monle Terminillo f — Morde Di^ 
midia, lì contatto delle due triangolazioni nella frontiera romana e 
napoletana porse motivo a de' lodevoli confrosti dell'altezza de' monti 
determinata dall'una e dalK altra parte. Pure T altezza della Cupola 
di san Pietro determinata dal Pergola risultava differente per una 
quantità non spregevole da quella rilevata dal colonnello francese Co- 
rabeuf , e dagli astronomi romani Carli , CalaodrelU, e Reichenbach. 



— 336 — 

Questa differenza aprì un* amidievole polemica fra questi ingegneri 
geografi. Bla il Visconti vide subito che la cagione di questa diffe« 
renza era nella differenza della tensione media atmosferica in Fran« 
eia e in Italia. II Pergola aveva fatto uso del coefficiente di rifra^ 
zione 0,08 usato in Francia, che il Visconte ridusse a 0,06415 
dietro moltiplici misure. E per vero, rifatte le calcolazioni colle cor- 
rezioni di 0,06 fino a 0,07 alle distanze al zenit , svanii quella dif- 
ferenza di altezza. 

U Visconti aveva già concepito il disegno della rete trigonome- 
trica che doveva coprire tutta la superficie di queste nostre province. 
Dopo i lavori trigonometrici di frontiera e quelU de* contorni di que- 
sta città in quindid fogli , una rete di triangoli j^imari traversò gli 
Abruzzi, e fu distesa lungo la costa dell'Adriatico, cdlo scopo di 
costruire una carta di cabotag^o di questa costa , e di misurare la 
bocca dello stesso mare da Otranto a Fano. Al quale iavM'o lase- 
ro anche parte gl'Ingegneri Austrìaci, a compimento dell'intera car- 
ta del mare Adriatico , già condotta a buon punto dall' illustre Vi- 
sconti per la parte settentrionale ed orientale. Il signor BrupMcher, 
dell'Istituto geografico di Milano, misurò i triangoli dal Tronto al 
Gargano , «'1 nostro Pergola li continuò dal Gargano ad Otranto , 
Lecce e Panò. Ma tutto V insieme de' grandi disegui del Visconti ri- 
mase incompiuto per degli avvenimenti imprevisti, e Ira questi per 
gli eventi del 1820 ne' quali egli rimase implicalo. Egli ne scriveva 
)t]r|illustre conte Jacopo Graberg da Hemsò, cui manifestava i voti 
delle operazioni trigonometriche e la speranza di vederli subilo com- 
piuti. Egli stesso, dando ragguaglio al chiarissimo Conte Ranuzzi, per 
uso del suo pregevole Annuario GtograficO'Haiiano , dello sta- 
to de' Lavori geodetici , durante la campagna del 1814 , si doleva 
che le operazioni geodetiche di primo ordine da lui sUibilite non 
a^vevano potuto esser proseguite ni punto di compiere la tiangola- 



— 337 — 

zione per la misura dell' arco del meridiano Ira Termoli sull'Adria-» 
lieo, e la Torre di Capo Passaro, punto più meridionale della Si- 
cilia. Già il lavoro per la congiunzione de' triangoli di Sicilia con 
quelli di Calabria era stato eseguito dal Pergola negli anni 1838 e 
1839, nel periodo de' quali la rete trigonometrica di 1.^ ordine fu 
estesa dall' estrema Calabria fino a IVapoli: Ed il Visconti aveva im« 
maginato di estenderla , appoggiandosi al lato Stromboli — Monte 
Antennammarej sopra Messina, col quale lato egli veniva a stabilire 
la posizione di Giojosa antica verso Patti. Da Antennammare e Gio- 
josa egli divisava determinare un punto dell' Elna verso Randazzo, 
e quindi Monte Spennagalio , Castragiovanni e Monte Minerelo di 
Bronte. E dagli" ultimi punti egli stabiliva trigonometricamente i 
segnali geodesici de' monti di Caltagirone , di Forla j e quindi di 
Modica^ di IVoto, i quali sarebbero congiunti colla posizione di Tor- 
re di Capo Passaro, che diveniva co^ì l'ultimo vertice de' triangoli 
della rete. Di più il Visconti annunziava che sarebbesi occupato a 
rinvenire il sito più opportuno alla misura di una seconda base geo- 
detica , la quale aveva stabilito distendere nelle pianure di Catania 
sotto il meridiano di Termoli; e assegnava l'anno 184S pel compi- 
mento della suddetta rete. Ma spuntava il Sole del 184S nunzio fune- 
sto della perdita del nostro illustre collega. Lo stesso anno e' involava 
atrocemente Francesco Pergola il quale , mentre faceva stazione sul 
monte Antennammare, rifugiatosi in una capanna co' pochi che ave- 
va al suo ministero, per Io imperversare di furiosa tempesta, fu ful- 
minato da una corrente elettrica all' istante che apriva un finestrino 
per situarvi l' istrumento. Ma già 1' Ufficio Topografico era vestito 
a gramaglia per la morte immatura de' due altri valenti ingegneri- 
geografi Alfaro e Bruggisser, il primo morto di cholera e il secon- 
do di tifo contratto in campagna durante le operazioni geodetiche. 
Gravissima sventura ; che non è facile il formare de' giovani allievi, 

Sec. Serie, Tomo II. 43 



-. 338 — 

i quali rìunlscaiìo m poco tempo V allitudioe dcVe difficili operazioni & 
calcolazioni geodeliche, e dell'ingegnoso maneggio degli strumenti a 
ripetizione» L* Istituto fatto vedovo de' suoi più distinti geografi che 
avevano nelle loro mani le iìla delle grandi operazioni geodetiche , a- 
spettò ancor lungo tempo per riannodare le nuove alle primarie opera- 
zioni. Aon debbo lasciar di far menzione delle opportune istruzioni date 
dal Visconti ai suoi ingegneri-geografi di nulla trascurare che potesse 
aver rapporto alla topografia. Epperò fra' risultamenti delle operazioni 
geodetiche del Pergola y sotto la direzione del Visconti, è degna da no- 
tarsi la livellazione generale di una parte di queste nostre province 
continentali. Dopo di aver egli congiunte con linee di triangolazio- 
ne i tre mari Tirreno, Adriatico e Jonio n' ebbe delle differenze di 
livello determinale per mezzo de' triangoli ; e fii assai soddisfacente 
r osservare V accordo fra la determinazione diretta delle lince di li- 
vello, e quella che risultava dalla triangolazione: Che il livello del- 
le acque di ciascun mare ^ osservato direttamente , non differiva che 
per una frazione di metro da quello determinato per mezzo deMrian- 
goli geodetici dallo zero di alto mare. 

Darò tt^rmine al breve ragguaglio de' lavori geodetici diretti in 
<]ueste province dal Visconti con poche parole sulla quislione della 
riduzione degli cingoli alf orizzonte. Allorché si osserva un angolo 
col cerchio ripetitore Ira due segnali , Y angolo osservato ha biso- 
gno di varie correzioni e riduzioni , prima di potersene servire nel- 
la calcolazione per la costruzione della carta. Una delle predette 
correzioni è la riduzione air orizzonte ; dapoichè, ritrovandosi que- 
sti angoli nel piano delle due visuali, il quale è inclinato air oriz- 
zonte, dee esser projettalo sul piano orizzontale. Una tale riduzio- 
ne si esegue mediante una elegante formola della trigonometria sfe- 
rica. Ma dee preferirsi o no la formola finita alla medesima svolta in 
serie e ridotta per facillà a tavole? Fu questa la quistione fra i geo- 



— 339 ^ 

grafi francesi e il nostro illustre collega. Il Yisconll aveva dato ge- 
neralmente la preferenza alla formola finita , comccliè essa andava 
incontro agli errori delle tavole trigonometriche a sette decimali, e 
tanto più che le distanze al zenit in geodesia differiscono poco da 90 
gradi. L' illustre Puissant aveva preferito le serie rappresentate dalle 
tavole I e II del 1*^ volume del suo pregiatissimo trattato di Geode- 
sia , coraechè dette serie fossero , nella maggior parte de' casi , di 
lenta convergenza. L' egregio Professore Amante , matematico addet- 
to all'Istituto, aveva all'uopo presentato nel 1834 una sua Memo- 
ria all' Accademia delle Scienze , la quale , dopo maturo esame , a- 
veva approvato la predetta Memoria , a malgrado della viva opposi- 
zione di chi soleva misurare l' importanza matematica al blasone del- 
l' anzianità. Ma quale fu il trionfo del lisconli , quando lo stesso 
Puissant si uniformò alla sua dottrina , eh' egli aveva introdotto nel- 
r Officio Topografico IVapoletano. 

Le poche notizie quassù abbozzate dimostrano che la vita di 
Ferdinando Visconti si traduce in un esercizio continuato di studii 
e di operazioni geodetiche. Ma la Geodesia è l' apogeo delle scien- 
ze matematiche , e fanno ad essa corteggio tutte le scienze fisiche. 
La Geodesia è la scienza che dà la misura della civiltà del secolo 
XIX. Già la Russia ha dato un passo ardito, dopo la Francia, col^ 
la misura non ha guari compiuta di un arco di circa 20 gradi del 
meridiano , che dal Mar IVcro raggiunge il Capo IVord a traverso il 
territorio della Russia centrale e al golfo di Finlandia. Già una con- 
ferenza tenuta a Rerlino dal IS al 22 di ottobre del 1854 ha fer- 
mate le basi della misura dell' arco di meridiano a traverso 1' Eu- 
ropa centrale, chiedendo alle nazioni confinanti i documenti specia- 
li che possono riguardare questa grande operazione: £ la Russia ha 
fatto già pervenire al comitato centrale all' uopo stabilito e residen^ 
te a BerUno, un numero di 17210 punti del suo terrilorio colle 



— 440 — 

rclalìve determioazioni astronomiche e geodetiche della loro longi- 
ludìoe latitudine ed altezza. La Geodesia dunque è la scienza su- 
blime che caratterizza la civiltà attuale; e Ferdinando Visconti era 
uno dei pochi Italiani che contribuirono aU' aumento di questa nuo- 
va e sovrana. deHe scienze. 

Ma la storia della vita degU uomini chiari non è né può esse- 
re sempre un eco di laude : L' obbligo severo di storico imparziale 
è la suprema legge nello scrivere la vita degU uomini illustri : Ed id 
toccherò un periodo delh vita del Visconti , nel quale egU si mostrò 
da poco in quello stesso in cui era massimo. Chi avrebbe potuto pensa- 
re che il grande Geodeta avesse appoggiato col suo nome il baroc- 
co sistema napolitano di pesi e misure, in opposizione alla stessa 
scienza , dal cui seno era sortito il gruide sistenw metrico francese? 
Ma r inflessibile apotegma a quandoque bonus dormiUd Homerus » 
accompagna ogni uomo senza eccezione. Anche il gran IVèwtou colia 
sua cataratta netta idrodinamica fece cadere il velo d^ illusione dal- 
l' occhio del dotto Ilòpital che , sorpreso dalle di lui scoperte , lo 
credeva un genio soprannaturale. Sia che il Visconti cedesse agli 
antichi desideri! di tutti 1 (ìoverni di rendere comune il sistema me- 
trico deMe metropoli a tutto lo Slato: sia che vaghe^asse un si- 
stema nuovo ) originale, tutto italiane, laddove la patria delia scien- 
za è tutta la terra, egli credette di poter dare ordinamento ad un 
accozzamento di nomi, a cui maocavaoo i tre requisiti scientifici , 
ì.^ il fondamento di un modulo naturale, inallerabUe; 2.** il van- 
taggio inestimabile de' molUplici e summoUiplici decimali; 3.° /a 
dipendenza decimale delle misure di supeTp.cie, di volume e di 
peso dair unità lineare. La proposta del Visconti suHa restituzio- 
ne del sistema metrico napoletano non solamente non meritò V ap- 
provazione delle due Accademie delle Scienze e Pontaniana ; ma fii 
anche rcspiuia alla unanimità dalle due Sczioai riunite di Tecoolo^ 



-^ 341 — 

già e delle scienze fisiche e malemalìcfae della VII Adunanza degli 
Scienziati Italiani. Tutti proclamarono il sistema metrico francese a* 
dottato colla legge del 21 ottobre del 1803 dalla maggior parte 
deir Italia settentrionale e centrale , a proposta di una Commissione, 
a capo della quale era F illustre Oriani. 

La precedente quistione^ se mi pose in dissenso col rispetta- 
bile e dotto Visconti y pe' due miei rapporti approvati dalle prelo* 
date Accademie, punto non alterò i miei sentimenti di rispetto ver* 
so colui che io ho sempre venerato, più che amico, maestro, E 
sieno queste poche' parole un solenne attestato di riconoscenza 
verso il filantropo , che mi fu largo di eon^*gli e di aiuti nelF eser- 
cizio di professore di Geodesia, il cui insegnamento fìi. a me aifi^ 
dato dal 1818 nel Collegio militare*.. 

È ben lusinghiero per me il pensiero che noi due fummo sem- 
pre uniti e ne' corpi accademici^ e in queir augusta Assemblea Le^ 
gfslativa del 1820, entrambi Deputati, ed io, per giovinezza], an- 
che Segretario di quel primo Parlamento Italiano , di cui scrisse Bi- 
gnon (( Que peut étre V antiquité n' a jamais eu des exempLes seni- 
blables de sagesse et de fermeté »; Bignon, principe de' pubbUcisli^ 
a cui dallo scoglio di S. Elena il Grande IVapoleone delegava il dif- 
ficile incarico dì scrivere la storia della sua vita. E fummo pure u- 
nili nella sventura comune di esser dimessi nel tempo stesso dalle 
nostre cariche, non dovute certamente al favore; ridotti cogli altri 
nostri colleghi , nella età pia o n^no avanzata, o ad indietreggiare 
per intraprendere nuova carriera , se sprovveduti dì beni di fortuna, 
o a stender la mano alle rispettive famiglie , e forse agli anuci, col 
molesto pensiero di una carriera perduta. Ferdinando Visconti, pri- 
vo di beni di fortuna, si diede, non più giovane, alta professione 
di architetto , nella quale divenne ben presto V oracolo negli affari 
più. dìilicili. (gualche anno dopo egli fu richiamato in carica colla 



— 342 — 

qualità d' Ispellore dell' Officio TopograCco e degF Isliluli di educa- 
zione militare , e colla promozione a Brigadiere. Ma la perdita che 
egli aveva fatto della sua figlia dì adozione Clorinda Lojacono, co- 
nosciuta generalmente col nome di Clorinda Visconti per Y educazio- 
ne distinta che questi le aveva dato, la quale ne aveva fatto una 
donna celebre : la rimembranza di questa perdita gli rendeva grave 
la nuova onoranza pe 1 tristo pensiero che non ne partecipava la sua 
Clorinda. Quando egli lesse il Decreto reale, k) consegnò a me, 
eh' era solo in sua compagnia ; pronunziò il nome di Clorinda , ed 
una lagrima spuntò sulle sue ciglia. Trascorse poco altro tempo a- 
vanti che la pietosa morte ricongiungesse il padre affettuoso, che ta- 
le potea chiamarsi, alla sua rimpianta Clorinda. 

Felice me, o Signori, se, interpetre del vostro mandato, avrò con 
questa magra biografia ombreggiato almeno il carattere, la dottrina 
« la virtù di Ferdinando Visconti , dotto , virtuoso , filantropo. 

Ferdinando de Luca* 



INDICE 

DELLE MATERIE COOTEA^UTE IIW QUESTO VOLUME 



Parole pronunziate dal Presidente nello aprire la pubblica adunanza del 
giorno 5 Gennaio 1865 , alla presenza di S. A, ft. il Principe di 
Piemonte e delle primarie Autorità , e di numerosi scienziati e 
letterati pag. 5 

De' lavori accademici nell* anno 1864 , Relazione del Segretario perpe- 
tuo cav. Francesco del Giudice , Ietta nella prima adunanza pub- 
blica del mese di Gennaio 1865 .....••... 11 

Del Corylus Avellana, Memoria del socio corrispondente Giuseppe Frojo. 20 

Dell'industria ceramica nelle province napoletane, Relazione de' soci 

Del Giudice , Giordano , Scacchi e Novi 45 

Notizie sopra una Mortella dell' Australia^ che può essere coltivata util- 
mente neir Italia meridionale , del socio ordinario G. Gasparrini. . 106 

Memorie da servire alla formazione della Carta geologica delle Provin- 
cie napolitane pel prof. 0. G. Costa ( Conlinuazione ) . — Note 
geologiche e paleontologiche sul Terminio o Montagnone di Scrino. 113 

Sugli insetti che danneggiano le piante di cotone e ne alterano la qua- 
lità del prodotto , e mezzi per guarentirle dagli stessi. Memoria 
del socio corrispondente Giuseppe Costa 127 

Rapporto intorno alle acque minerali de' soci Giordano, Minichini e Presutti. 145 

Rapporto intorno all' arte di conciar pelli de' soci Rriganti e Presutti . 21 1 

Note relative alla miniera di asfalto di Roccasecca, ed agli usi cui può 

utilmente impiegarsi , pel socio ordinario 0. &. Costa. . . . 223 



— 344 — 

Sti la melata deirura apparsa nella state di questo anno 1^3 in alcu- 
ni luoghi della provincia di Napoli. Nota del socio ordinario 0. 
Gasparrini «••• 239 

Osseryazioni sopra una malattia del cotone detta Pelagra e su qualche 
muffa che l'accompagna, del socio G. Gasparrini 241 

Nuovo compasso marino IH' Majo^Gatgivio per servire ai diversi usi 
nautici ec. Memoria del socio corrispondente Leopoldo di Majo • 261 

Primo allevamento in Napoli della Bombice della quercia del Giappo- 
ne. Rapporto del socio ordinario Achille Costa. . . . . • 285 

Sopra una stufa a vapore con regolatore elettronnagnetico dd sig. Luigi 
Gaccese. Nota del socio ordinario Giuliano Giordano • • • • 295 

Biografie 301 

Angelo Boccanera 302 

Antonio Grillo 304 

Barone Francesco Costanzo ' 301 

Alessio Pelliccia ' 314 

Giammaria Puoti • 311 

Aniello Carfora 320 

Giovanni Guarini .......... ^ é •• • 323 

Antonio Nobile • . • . 325 

Ferdinando Visconti • • « 321 



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