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Full text of "Atti dell' Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania"

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SERIE    SECOND  A    TOMO   VIII. 


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CATAiNIA 


BAI     TIPI     RELL    ACCADEMIA     GIOEl^U 

rn£$90  OLI   EREOl  Ul  PEUCESCIUTO 

I8S3. 


DAL    MAGGIO    1851,    AD    APKILE     1852. 

ANNO  XXVII.  DELL'  ACCADEMIA  GIOENIA 


D.  Angolo  Panebianco  Inlcndente  della  Provincia  di 

Culania.   I'rinio  Dircflore. 
Prof.   I).  Carlo  Cicmnicllaro.   Secoiuio  DiroUore. 
D.r  D.  Andrea  Arad;is.   Sccrelario  Gonerale. 
Prof.  Francesco  Tornabene  Gassinese.   Soi;relario  di 

scicnze  nalurali. 
ProP.  Giuseppe  Zurria.  Soyrelario  di  scienze  fisiche. 

D.r  D.  Anlonino  Lo  Giiidice 
D.r  D.  Barlolonieo  Rapisardi 
D.r  D.  31ic]iclc  Fallica 


Prof.  D.r  D.  Giovanni  Rairuleas 


Membri  del  Comilalo 


Prof.  D.  Carlo  Ga<;liani 

D.r  D.  Alfio  Bonanno 

Prof.  Tranccsco  Tornabene  Gassinese.  Direltore  del- 

le  slampe. 
D.r  D.  Andrea  Aradas.  Diretlore  del  Gabinetlo. 
D.r  D.  Gaclano  De  Gactani.  Gassiere. 


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DELL   ANNO    XXVII. 


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SEGRETARIO  GENERALE 


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11  y  a  denx.  manieres  dc  considcrer 
les  illtcis  naturelles;  la  premiere 
est  ie  les  voir  tela  qu*  lis  se  pre- 
senlent  h  nous,  saus  laire  alien- 
tiori  anx  causes,  on  plulol  sans  leur 
iherdier  de  causes;  la  scconde 
c' esl  d' examiner  les  effecls,  dans 
la  vne  de  le,  rapporler  a  dis  prin- 
cipes  el  a   des  causes. 

BuFFON  _  Arilhmetique  morale 


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nJon  mancano,  nella  comune  degli  uomini,  ^ 
fra  gli  slossi  cnltivaloii  dclle  lellore  c  dcllo  scienze, 
di  quclli  i  qiiali  nella  htoria  nalurale  non  cercano 
c  non  prcgiano  die  il  solo  iminodiato  e  materiale 
ulile  deir  iiomo  ;  e  come  superlluo  e  di  mere  lusso 
riguardano  gli  studii  sopra  rami,  che  a  quel  !oro 
fine  dircllamcntc  non  Icndono.  Male  pcro  si  avvisan 
cosloro  se  da  toncrsi  in  poco  conto  essi  slimano 
1'  aiidar  scguendo  la  natura  ne'  vnrii  anelli  della  ca- 
tena degli  esseri,  ed  ammiraila  nella  slnpcnda  variefa 
dclle  loro  forme.  E  prescindendo  del  moral  vanlaggio 
che  un'  anima  pasciuta  di  nobili  idee  ricava  dallo 
Spellacolo  della  naliira.  sia  medilando  sulle  leggi 
immorlali  che  rcgolano  gli  esseri,  sia  conlemplan- 
done  la  cconomia  e  1'  ordine  porlentoso,  cgli  e  in- 
dispensabile,  anche  sollo  la  rislrella  vcdnta  dell'  ulile 
che  VI  cerca  il  volgare,  che  pria  connscer  bene  fa 
d'  uopo  i  naliirali  oggeili,  per  poler  poi  applicarsi 
a  rcndcrli  adalti  agli  usi,  c  convcnienli  al  hisogno. 


2 

Quanlo  la  induslria,  le  arti  ed  il  commercfo 
devono  alio  studio  della  natura,  e  supcrfliio  rammcn- 
tare  ;  giova  pcro  riilettcre,  ad  incoraggiaineiilo  dei 
cultnri  della  storia  nalurale,  che  trascurar  mai  non 
si  debbe  la  piij  minuta  ed  attenta  osseivazione,  la 
indagine  la  piii  accurala,  lo  scrupoloso  esame  di 
ogni  oggetto,  per  distinguerii  ne'  caralteri,  per  li 
quali  la  natura  stessa  individuarli  ha  voluto  ;  e  si 
lasci  che  altri  giudichi  a  suo  modo  di  uno  studio  di 
tal  fatta.  Giorno  verra.  come  le  lante  volte  e  succes- 
so,  che  da  questa  maniera  di  studiar  la  natura,  ve- 
dranno  con  loro  sorpresa  sorgere  inaspettati  resulla- 
menti  utilissiini,  cui  dovranno  i  contrarii  lor  malgrado 
piegar  confusi  la  fronte. 

Continuando  indefessamente  ne'  suoi  travagli 
r  Accademia  Gioenia ,  nou  da  ascolto  alle  parole  dei 
Zoili,  ed  accresce  gia  di  un  volume  la  serie  scconda 
de'  suoi  Atli,  ricco  di  dotte  ed  elaborate  memorie. 
Neir  ordinarle  insieme  io  trovo  che  scrvon  esse  di 
esempio  a  quanto  rillette  1'  immortale  Builbn,  nolle 
parole  che  ho  preso  ad  epigrafe  del  mio  breve  di- 
scorso. 

))  Vi  sono  due  Modi  »  egli  dice  «  di  considerare 
i  fenomeni  naturali  ;  il  prime  si  e  di  riguardarli  quali 
si  prcsentano  a  noi  senza  innoltrarsi  sino  alle  cause : 
il  secondo  si  e  di  esaminarli  coll'  idea  d'  indagarne* 
i  principii  e  le  cagioni .  «  Val  quanto  dire  esaminare 
ed  mdugare  ;  e  di  quesfe  idee  son  modello  le  me- 
morie, delle  quali  un  succinto  epilogo  io  vengo  ad 
csporvi. 

Nel  tempo  che  morbo  crudele  a  gran  passi 
avanzavasi  a  recider  lo  stame  di  sua  vita,  1'  egregio 
Socio  proF.  Maravigna,  non  allro  sollicvo  trovava  agli 
acerbi  dolori,  non  altra  pausa  alia  perlinacia  del  male 


3 

che  r  impiegar  qualchc  ora  alio  amcno  £ludin  dclla 
storia  nalurale.  Dcllc  varie  Monografie  die  in  quel 
tempo  scriveva  per  la  nostra  Accadcmia,  due  per 
bocca  del  socio  Aradas  vennero  proiiunciatc  in  due 
tornate  accadcmichc,  non  pofendo  ogli  slesso  rocarsi 
fra  noi.  Una  di  esse  riguarda  k  il  Sollalo  di  calce 
))  die  Irovasi  nelle  minicre  di  Zolfo  dolla  Sicilia 
))  unitamente  alio  zolfo  ed  alia  celeslina,  con  un  cenno 
»  sul  carbonalo  calcare  die  ivi  rinvionsi.  »  Quesle 
minierc,  oltre  all'  utile  immenso  che  lianno  arrecato 
al  nostro  conimcrcio  col  prezioso  combustibile,  divc- 
nuto  I'ontc  di  ricchczza  nazionale,  ban  fornito  a'  ga- 
binctti  mineralogici  ample  collezioni  di  zolfi  cristal- 
lizzati,  di  strontianc  soU'ale,  di  calci  carbonate  e  di 
gessi  —  II  nostro  socio  in  qiiesla  Monografia,  si  la 
dapprima  a  dichiararc  come,  avendo  altra  volta  scritto 
suUo  slesso  argomcnto,  dopo  tredici  anni,  trovasi  di 
aver  dovuto  renunziare  a  talune  dellc  sue  idee  ;  e 
riandando  le  cause  alio  quali  attribuiva  la  formaziono 
dello  zolfo,  de'  solfati  calcarei  e  strontianici,  non  che 
de'  carbonati  che  con  essi  alio  spcsso  si  trovano,  credo 
dover  piu  tosto  appigliarsi  all'  idea,  che  da  cmana- 
zioni  sotterrane  que'  minerali  derivino  ;  e  molte  leo- 
rie  gcologichc  propone  pel  facile  spiegamento  dclla 
loro  formazione . 

Passa  poscia  a  piu  prcciso  lavoro,  che  e  quello 
di  distinguerc-  le  varie  forme  che  prendono  i  solfati 
di  calcc  nolle  nostrc  miniere  di  zolfo,  spccificando  le 
seguenti : 

1.  Cristalli  in  prismi  tclraedri,  unili  a  due  per  mezzo 

dcgli  angoli  diodri  aculi. 

2.  Cristalli  in  prismi  csagoni,    due  volte    smarginali 

nclla  estroniita. 


3.  Cristalli    in    prisma    triangolarc  smarginati    negli 

spigoli  e  nelle  estremita. 
A.  La  stessa  varicta  nello  stato  emitropico. 

5.  Varicta  prismatoidc. 

6.  Varieta  acicokire.  -.tw^ 

7.  Varicta  fibbro-sctosa.  -    k'i) 

8.  Varicta  lenticolare.  .  ;:  .< 

9.  Varicta  lenticolare  piii  convessa.  ^    ,  j 

10.  Varieta  cuneiforme. 

il.  Varieta  che  diffeiisce  alquanto  dalla  trapezzoidalc 

uniquatcrnaria  di  Hauy.  ,     . 

12.  Varieta  laminare. 

Parla  in  scguito  delle  geodi  gessose  che  con- 
tcngono  neir  inlerno  uno  intralciamento  di  cristalli  aci- 
colari  di  gesso  ;  e  del  carbonato  calcarc  romboedrico, 
che  unitamente  al  solfato  di  strontiana  fan  compa- 
gnia  a'  cristalli  di  Zolfo  ;  e  chiude  la  monografia  ri- 
petcndo  le  nuove  sue  idee  sulle  sotterranee  eraana- 
zioni  deir  inl'ocato  nucleo  dclla  terra. 

La  seconda  Monografia  tratta  «  delle  specie  del 
»  genere  Pimia  di  Linneo,  alia  Sicilia  appartenenti. 
»  per  servire  alia  compilazione  della  di  lei  Fauna  » 
con  13  tavole  diligentementc  disegnatc  ed  incise. 

L'  autore,  togliendo  in  prima  a  provare  la  con- 
fusionc  che  trovasi  nella  specificazione  delle  Pinne 
siciliane,  non  faccndo  astrazione  della  classica  Fauna 
de'  Molluschi  di  Sicilia  del  chiarissimo  Amando  Phi- 
lippi,  vicne  ad  csporre  le  proprie  osservazioni  ten- 
dcnli  a  dclucidare  questo  argomcnto  di  patria  con- 
chiologia  ;  e  trattando  in  ispeciatiia  delle  varie  Pinne, 
incomincia  da  quella  a  lui  donata  al  Socio  Aradas, 
da  questi  gia  dedicata  all'  Accademia  nostra  e  de- 
scritla  sotto  il  nomc  di  Phina  Joonia  ;  passa  in  sc- 
guito a  ragionare  dell'  altra,  stata  riportata  dal  Philippi 


5 

come  idcniica  alia  P.  rudis,  IJn.  Ifu-ciulo  rijovare 
aporLiinciite  esser  essa  una  specie  niiova  die  aina 
di  cliiainare  Pinna  Philippi ;  inl'alti  il  sommo  Linneo 
per  la  sua  Pinna  rudis  cila  tre  figure,  die  oltre  di 
esscre  fra  di  loro  dillerentij  dissomigliano  eziandio 
moitissirao  da  qiiesla  novella.  Due  altre  nuove  specie 
descrive  il  noslro  Socio,  cui  ha  apposto  i  nomi  di 
Pinna  Gemmellari,  c  Pmna  /iradnsii ;  e  la  cenno 
della  P.  Vilrea  di  Ginelin,  e  della  P.  peclmata  di 
l^li.  lligiiardo  alia  P.  nobilis  di  Linn  fa  aperlamenle 
conoscere  die  la  P.  squamosa  Lin  e  la  vuincuia 
di  I'oli,  non  sono  die  variela  della  stessa  V .  nobtlis. 
Talche.  in  questa  monografia  le  specie  posson  dirsi 
ben  dassificate.  ncttamente  delerniinate  ed  esposte  in 
lutte  le  gradazioni  cd  in  tutle  le  varicta  ;  e  quindi 
posson  stiraarsi  orainai  svanite  tulte  le  (lubbiezze  re- 
lative alle  specie  siciliane  del  gene  re  Pinna. 

L'  ingcnuo  autore  rcnde  giustizia  in  questa 
Monografia  agli  ajuti  prcslaligli,  con  escmplari  ed 
osservazioni  dal  socio  Aradas. 

Dal  canto  suo  questo  allro  zelanle  nostro  collega, 
continiumdo  il  suo  «  I'rospcilo  slorico-scienlilico  della 
»  Zdologia  d'  Ha  Sicilia  nel  secolo  xi\  »  ha  lelto  una 
meinoria,  ove  si  la  ad  esporre  varii  altri  lavori  di 
Malacologia  palria  ;  facendo,  pria  di  lutlo,  rilevarc  la 
neccssitii  di  riunirc  in  un  sol  cor|)o,  ed  ordinare 
tanli  mulliplici  e  svariati  travagli,  aflin  di  avere  una 
Fauna  novella  de'  Molluschi  viventi  e  ibssili  della 
Sicilia,  qual  supplemenlo  a  quella  del  ch.  I'liilippi  ; 
perclie,  a  dir  vero,  imponcnte  si  e  il  nuincrn  delle 
specie  nuove  scoverle  dopo  la  pubblicazione  dell' opera 
del  prussiano  naliu'alisla. 

Scende   in  seguito  alia  disamina  di  alcunc  osser- 
vazioni nialacologichc  pubblicatc  dal  proL  P.  Cakara 

2 


6 

nella  sua  Descrizione  dell'  isola  di  Ustica ;  passando 
a  far  serio  esame  siil  secondo  volume  della  Enume- 
raiio  vioUuscorinn  Sciliae  del  prclodato  sig.  Philippi, 
moslraiulo  quali  nc  sono  le  novita.  Dopo  alcune  os- 
servazioui  sulla  distribuzione  geografica  de'  Molluschi 
di  Sicilia,  s'  inlraltiene,  il  socio  nostro,  minutamente 
su'  generi  niiovi,  e  suUe  nuove  specie  :  si  occupa  di 
una  Mcmoria  del  D  r  Domenico  Galvani  di  Bologna, 
che  porta  per  litolo  :  «  llluslrazione  delle  conchiglie 
))  fossili  mar  ne,  rinvenute  in  un  banco  calcare  ma- 
))  dreporico  in  S    Filippo  inferiore  presso  Messina. 

Tornando    poscia    a'  lavori    malacologici    patrii, 

ragiona  di  una  prcgcvolissima    mcmoria   del  Calcara 

pubblicala    in  Palermo    nel  IS-iS,    qual  seguito  alia 

citata  opera  del  Ihilippi  ;  e  finalmente  chiude  il  di- 

scorso  die  endo  di  due  allre  memorie  del  prof.  Calcara, 

di  cui  la  prima  Iralfa  de'  siti  e  profondita  in  che  vi- 

vono  i  generi  de'  Molluschi  marini  di  Sicilia  ;  e  1'  al- 

tra  ha  per  iscopo  di  dare  un  nuovo  ordinamcnto,  ed 

una    nomenclalura    modema,    a    norma  delle    attuali 

scienlifiche    conoscenze,    alia    serie    delle  dcscrizioni 

conch iologiche  che  tbrma  parte  del  Pamphylon  siculum. 

La  continuazione  di  questo  Prospetto,  ha  obbligato 

il  socio  Aradas  a  ritardare  di  alquanto   gli  altri  suoi 

positivi  e  pregevoli    trav;igli    su'  fossili  siciliani  ;  dei 

quali  buon  numcro    ne  ha  raccollo,    descrito  e  pub- 

blicato    ne'  precedenti    nostri    volumi.    Egli  ripigiiera 

bensi   tanto   lavoro,    perche  molti  ne  reslano  tnttavia 

a  descrivere  de'  terreni  terziarii  dell'  Isola  nostra. 

In  quello  calcareo  e  di  gesso  de'  contorni  di 
Pietraperzla,  un  fumo  che  uscir  vedevasi  dalla,  cosi 
<let!a,  yroita  di  Tesialonga  in  Monte  grande,  fu  altri- 
bnito  neilo  scorso  anno  a  vulcanico  travaglio  da  quelli 
abilaoli.   lo  fui  chiamato  dal  Governo  unitamente  al 


prof.  Calcara  da  Palermo,  per  vcrificare  il  fenoineno, 
recundoci   siil  liiogo. 

Noi  cravaiuo  d'  ultronde  persuasi ,  dagli  annun- 
ziali  foaomcni,  non  esser  questi  da  atlribuirsi  ad  una 
cosi  potente  cagione,  i  di  cui  effetti  sarebbero  stati 
forlcincnlo  risentili  dalla  Sicib'a  intera.  Giunti,  in 
effetto,  sul  luogo,  abbiam  trovalo  cbe  nella  cennata 
grotta  iin'  aminassamento  di  teniccio  si  era  acceso, 
e  mandava  dall'  aperlura  estenia  di  essa,  quantita,  ora 
maggiore  ora  minoro,  di  fumo  che  non  poteva  dal 
volgo  ad  ordinaria  causa  atlribuirsi  nell'  alpeslre  l)alza 
e  [)rossocbe  inaccessibile  d  onde  vodcvasi  uscire. 
Qnel  terriccio  era  slato  ivi  accumulato,  per  quanlo 
puossi  per  analogia  giudicare,  daila  lunga  stazione 
di  pipistrelli,  di  uccelli  notluriii  c  di  inselti,  cbe  col 
loro  liino  una  specie  di  Guano  avevan  prodotto. 

La  nostra  visita  ha  servifo  a  serenare  ie  menti 
di  (juo'  che  temevano  1'  apertura  di  un  nuovo  vulcano, 
in  un  sito  di  niolto  rilievo,  vale  a  dire  a  fianco  del 
fiume  Imera  moridionale,  il  secondo,  per  portata,  in 
tjicilia,  in  un  punto  che  signoreggia  fertilissime  pia- 
nuic.  Dall'  altro  canto  la  ispezione  di  que'  luoghi  a 
cunliihuilo  a  nuove  illustrazioni  della  siciliana  geo-* 
gnusia.  f 

Le  osservazinni  falte  in  Montegrande  non  pofe- 
vano  audar  disgiunli  dalle  geologiche  riccrche  del 
lerreno  c  delle  rocce  ove  facevansi  ;  ed  il  rapporto 
di  esse  con  quelle  de'  dintorni  mi  chiamava  a  riniu- 
giiiaro  anlichi  miei  lavori  suU'  argilla  blu  di  Sicilia, 
the  a  conrronlar  io  veniva  con  le  nuove  osservazioni 
su' varii  luoghi  da  me  a  quello  scopo  pcrcorsi.  Cosi 
di  una  nienioria  sull"  argilla  blu  io  vi  iniertonni,  socii 
prechuissimi,  nella  quale  ebbi  a  ragionare  della  es'en- 
sione  di  non  pochi  terreni  terziarii,  finche  ferraaudomi 


8 

a  Movie  grande,  il  vario  andamonto  degli  strati  di 
gesso  c  (li  calcario  di  ciii  e  costiluilo,  mi  spinse  a 
ricercar  la  cagione  delia  direzione  ed  inclinamento 
di  essi . 

Oopo  di  aver  dislintaniente  noverato  e  descritto 
i  terreni  pcrcoisi  in  queila  gita,  fui  in  caso  di  poter- 
mi  assicurare  dclle  varie  rocce  che  vi  dominano,  nel- 
r  ordine  segiiente.  1  Gros  sciolto  ed  Argilla.  2.  Ar- 
gilla  scistosa  e  per  lo  piu  in  banchi.  3.  Gres  calca- 
rifero,  o  Mollasse  in  fdoni  ed  in  massa.  4..  Calcario 
con  niarno,  e  calcario  brccciato.  3.  Gesso.  6.  Marna 
solforilcrar.  Venendo  poi  alio  spiegamento  delle  con- 
torsioni  degli  strati  del  calcario  a  contatto  di  qiicUi 
del  Gesso,  ho  creduto  poler  trovarne  la  causa,  nel 
mutamento  della  calco  carbonata  in  solfata,  per  la 
sottoposta  accensiorie  dcllo  Zolfo,  e  per  lo  istantaneo 
svolgimento  del  gas  acido  carbonico,  che  lasciava  il 
calcario  nel  mntarsi  che  esso  faceva  in  gesso  ; 
svolgimento  capace  a  dislogare  non  solamentc  gli 
strati  delia  roccia,  che  sottomarina  tutlavia  e  non  per 
anche  consolidata  era  del  tiilto,  ma  a  far  soffrire  agli 
strati  non  atlaccati  dall'  acido  solforico,  le  contorsioni 
ed  il  rovesciamento,  che  si  osservano  tanto  distinta- 
raenle  in  Monle  grande. 

i  -  In  prova  del  sottoposto  strato  di  zolfo,  la  di  cui 
accensione  era  stata  cagione  di  que'  fenomeni,  io 
recava  le  soHare  in  quel  terrilorio,  e  le  acqi.e  epatichc 
che  scaturiscono  sin'  oggi  appie  di  queila  balza  ;  ma 
sopralutlo  la  giacitura  inleriore  della  marna  soll'orifera 
alle  altrc  rocce  di  queila  parte  di  Sicilia,  che  entrano 
come  membri  nella  lormazione  dell'  argilla  blu. 

Queila  formazionc,  la  piij  vasta  in  quest' Isola 
fra  le  allre  torziarie,  se  da  una  parte  contribuisce 
lanlo  a  render  fertile  per  eccellenza  il  suolo  siciliano 


9 

e  poi,  in  conlraccambio ,  quella  die  piu  soggella  ai 
iiocivi  eflelli  de'  miasmi,  tliviene  fomite  dolla  triste 
serie  di  inalattic  die  lian  per  cagione  i  nocevoli  ef- 
fluvii  paliidosi.  JNella  lopograCa  medica  di  Sicilia,  lia 
ben  Iraltulo  questo  argomenlo  il  solerte  nostro  sodo 
Galvagni ;  ed  in  quest'  anno,  alle  setle  precedent! 
Mcmorie  la  oltava  egli  ha  aggiunlo,  die  degna  so- 
rella  dclle  altre,  ha  giuslamente  merilato  il  plauso 
deir  Accademia . 

Gome  inlroduzionc  a  questa  memoria  egli  espone, 
die  ne'  climi  cquatoriali  e  nclle  calorose  regioni,  le 
malattie  per  miasma  paludoso  sono  le  piu  comuni,  e 
presentano  ampia  messe  di  fatli  alia  famiglia  delle 
periodiche  ;  c  la  Sicilia,  calorosa  anzi  cbe  no,  vasta 
materia  di  riccrcbe  appresta  in  questa  parte  dell'  arto 
salutare,  corae  ha  dimostrato  nolle  connate  sue  pre- 
cedenti  inemorie  ;  facendo  vedere  che  la  maggior 
parte  delle  periodiche,  dal  miasma  avevano  origine, 
anchc  ne'  siti  ove  credevasi  non  poter  esso  aver  sedc. 
ISe  trovava  egli  la  causa  prossima  in  una  lesione  nel 
sangue,  che  con  iperemia  raanifestasi,  con  piressia, 
con  nevrosi,  con  iperemie  secendarie  ;  cd  una  clas- 
sificazione  novella  proponcva  delle  febbri  periodiche, 
noverandone  delle  specie  rarissirae  e  nuove. 

Pcnctrato  poi  della  iraporlanza  di  tale  travaglio, 
che  sarcbbe  il  rappresentante  della  Patolofjia  mm- 
swalica  di  Sicilia  nella  topografia  medica  dclle  febbri 
paludali  del  Globo,  s'  impegna  a  dimostrare  che  le 
febbri  larvate  di  caratterc  nervoso  :  le  convulsioni 
periodiche,  die  sembrano  non  ricevere  influenza  ve- 
runa  dalle  condizioni  altcrate  del  sangue,  provcngono 
pure  dalle  cause  stesse,  corae  non  poche  allre  pe- 
riodiche. Im[)crocche  quandn  il  miasma  dclle  paludi 
agisce  a  dilungo  sail'  organismo  vivenle,  scnza  pro- 


!0 

durre  il  fcnomeno  febbre,  modifica  lentamente  la 
composizione  del  sangue,  lo  attenua,  lo  impoverisce 
di  globuli,  ne  minuisce  la  plasticita,  le  parti  orga- 
nizzabili  :  ne  cresce  le  inolecole  aquee,  e  cosi  ha 
principio  1'  anemia,  la  cachessia  delle  maremme.  II 
sistema  nervoso  cerebro-midollo-ganglionare  mancan- 
do  intanto,  degli  slimoli  necessarii  alio  eserzio  delle 
sue  funzioni  fisiologiche,  si  disordina  nelle  azioni, 
divien  mobile,  irregolare  e  cade  nella  sofferenza  ne- 
vrosica.  Viene  cosi  la  nevrosi  periodica,  a  febbre 
larvata,  senza  che  a'  fenoraeni  si  associasse  di  spet- 
tanza  del  sistema  sanguigon. 

Di  sodo  appoggio  diviene  a  questa  idea  del 
socio  nostro,  la  Giorosi,  che  nasce  da  una  lesione 
deir  clemento  globulare  e  ferruginoso  del  sangue, 
ma  che  si  palesa  con  varie  nevropatie,  collo  coiivul- 
sioni,  e  co'  fenomeni  di  eretismo  c  di  mobilita  ;  come 
I'  avvalorano  del  pari  i  sintomi  che  si  osservano  in 
chi  soggiace  a  lunga  dieta,  o  a  profusa  emorragia, 
i  quali  soglion  cssere  i  disordini  delia  inlelligenza 
del  sentimento,  del  raoto. 

Esiste  quindi  pel  nostro  socio  un'  antagonism© 
fra  il  grado  di  azione  del  sistema  sanguigno  e  quello 
del  sistema  nervoso  ;  esiste  un  rapporto  di  antitesi 
ira  questi  due  fattori  della  vita,  il  sangue  ed  i  nervi  : 
esiste  un  nesso  fra  due  falti,  tanlo  nollo  stnto  fisio- 
logico  che  nel  patologico,  cioe,  che  la  doficienza  del 
sangue,  lo  scemamento  della  flbrina,  dell'  elemenlo 
globulare,  la  predominanza  delle  molecole  aquee, 
r  anemia,  la  cachessia,  si  associano  o  cocsistono  col- 
1'  esaltazione  delle  funzioni  del  sistema  nervoso  ncllo 
stato  sano,  e  colle  nevropatie  le  piii  numerose  nello 
stato  morboso  ;  e  quindi  pare  che  la  causa  la  piii 
ovvia  delle  nevrosi  dee  cercarsi  nelle  condizioni  al- 
terate  del  sangue. 


It 

A  maggior  conferma  del  vero  si  Ja  egli  ad 
esporre  la  storia  di  tre  casi  di  febbri  larvafe  novro- 
licho.  11  priino  e  d' una  iievrosi  periodica  generale 
del  Pneumogaslrico,  larvata  polimorfa  degli  antichi  : 
il  secondo,  di  una  febbre  larvata  polimorfa  nevrosica, 
con  lenomeni  gastro-pulmonico-cerebrali  :  il  terzo,  di 
una  febbre  larvata  latua,  o  nevrosi  generale  cerebro- 
niidollo-ganglionare  periodica.  Dopo  la  parte  storica 
si  fcrma  a  determinarne  la  sedc  ne' varii  ripartimenti 
del  gran  sisfema  nervoso  ;  e  poscia  si  volge  a  ricer- 
carne  la  genesi  ;  ed  in  tutti  i  tre  casi  dimostra  ad 
evidenza  che  originano  dall'  alterazione  del  sangue 
prodolta  dall' azione  de' miasmi  paludosi. 

Tante  belle  mediche  esercitazioni,  tanti  soltili 
ragionamenli  sulle  cause  prossime  delle  malattie,  po- 
tevano  riuscir  facili  ad  un  socio  dotto  nolle  raedicbe 
si  ben  che  nolle  fisiologiche  dottrine.  Di  quanto  va- 
glia  in  queste  ultime  saggio  luminoso  ha  dato  piii 
d'  una  volta  trattando  della  fisiologia  do'  mostri  non 
solo,  raa  tentando,  egli  il  primo,  indagar  le  leggi 
della  vita  di  essi  coUa  sua  Teratobia. 

Dalle  di  lui  memorie  teratologiche  e  dalle  ana- 
tomiche  descrizioni  di  varii  feti  uraani  mostruosi  del 
socio  prof.  Reguleas,  avendo  concepito  di  quanta 
imporlanza  si  fosse  la  teratologia  nello  studio  della 
fisiologia,  il  mio  figlio  Gactano  Giorgio  Gemmellaro 
con  ispecial  cura  si  e  dato  alio  studio  de'  raostri ; 
ed  ha  avula  la  opportunita  di  esaminare  e  descrivere 
m  pochi  mesi,  nella  fresca  sua  eta,  un  cagnolino  ed 
un  gallo  raoslruoso,  in  due  memorie  ;  delle  quali  la 
prima  gli  ha  meritato  il  vostro  compatimento  ;  e  la 
seconda,  clelto  gia  a  socio  nostro  corrispondenle,  ha 
avulo  r  onore  di  leggere  nella  tornala  delb  scorso 
mese  di  aprilc. 


12 

Era  il  mostro  in  disamina  un   Gallo  adulto  ben 
confornialo,  il  quale  dava  inscrzione,     nella   regione 
sacro-cossale    sinistra,  a  due  mcnibri  addoiiiinali  ac- 
cessorii,    ricchi  di  pcnne,    fusi  sino  all'  arlicolazioiie 
libio-farsiana,  e  anchilosati    in  lulte  le  arlicolazioni  ; 
i  quali  portandosi  lungo    1'  osso   cossale  sinislro,  ri- 
cadevano  dielro  i  membri    addominali    dell'  autosila, 
e  dividevansi  in  due  corrispondenti  piedi  bene  svilup 
pati,  e  piu  il  sinislro  ;  terminavan  essi  colle  dila  spal- 
male,   ma  iniinobili  a  conlorcersi,  il  sinislro  situato  in 
dentro.  il  desiro  in  fuori  da  destiaa  sinistra  e  da  basso  in 
alto.  Soltoposto  alio  anatomiche  osservazioni  1'  autosila 
dava  a  vedere    un    scraplicc    vizio    di  cunl'ormazione 
nella    colonna   vcrlcbrale  di  competenza  alia  respira 
zioiie  pelviana,  e  nella  corrispondente  midoUa  s[)inale; 
e  di  cangiamento    di    connessionc    ne'  muscoii  delta 
rcgionc  sacro-cosso-caudale,   nell'  intestino  rellu,  nel- 
1' uretere  c  canalc  deferenle  sinistri.   II  parasila  man- 
cava  interaraenle    di    ncrvi    proprii ,    e   di  muscoii  ; 
osscrvandosi     in    loro  vece  un  lessulo  cellulare  spu- 
gnoso    ricco    di  vasi.  Avcva    lo  sehelctro  consislentc 
in  un   informe    bacino    imbuliformc    mancante    dclla 
porzione  pubiana,   del  sacro  c  coccige,    il  quale  ba- 
cino per  sinai'irosi    si    arlicolava  con  il  margine  in- 
(erno  dell'  osso  cossale  sinislro,    colle  qualiro  ultimo 
vertebre    sacre,     c   due  prime  caudali  (WW  autosila  : 
seguivano  due  femori,  tibic    e  rolule  fuse,   due  ossa 
peronee,  e  due  piedi,  do' quali  il  sinislro  faccva  ve- 
dere il  lerzo  dito  oltrcmodo  sviluppato.  Tra  I'  autosila 
ed  il  parasila  allra  comunicazione  vascolare  c  nervosa 
non  vi  era  se  non  so  della  branca  sinistra  dell'  artcria 
caudale  chc  cntrava   nel  bacino  accessorio  e  percor- 
reva  Ic  membra  corrispondenti  non  chc  alcuni   filelti 
nervosi ,    db'  quali  uno  proveniente  dal  plesso  sacro, 


13 

passavano    colla    pelle,    dall"  Aulorifa    in    qiiella   del 
Parasila. 

Vencmlo  poscia  alia  parfe  fisiclogica,   si  fa  dap- 
prima  a  stabiliro   il  nimicro  degli  ombrigerrai,    e    la 
natura  della  niostruosila  ;  e  poggiando;,i  siilla  parte  ana- 
tomica  e  sull'  analoga  scmplicita  di  struitara  che  passa 
tra  i  parasili  polimcliani  e  qiiei  dc'polignatiani,  cd  cte- 
rolipiani:  nonche  de'mostri  unitarii,  peracefali,  acefali  e 
milacefali,  crcde  essere  il  volatile  in  disamina  1'  unione 
di  due  embrufermi,  noo  ricono':cendosi    nell'  iniorme 
organismo  del  parasila,    che   una  serie  di  deviazioni 
organiche,    con    diminuzione  e  con  eccesso  di  forze 
formatrici.   Sccnde  poi  alle  cause    e  modo  di  forma- 
zionc   della  mostruosita,    od  e  di  avviso  essere  state 
queste,  i  modificatori    generali    esterai,    ossia  1'  aria 
atmosferica,  il  calorc  e  1'  elcttricita  ;   i  quali  agendo 
sopra  un'  novo  a  due    emhriotroji    primarii,     con  un 
guscio  ( come    ordinariamenle  si  riuviene )   poco  piu 
voluminoso    dell'  ordinario,  unitamcnte  alia  pressionc 
permanente    del    medesimo    guscio  ;    e  non  polendo 
occupare  nessuno  de'  due  cmbriniro^  primarii  1'  equa- 
lore  dcir  uovo,  per  sopraeccitamonto  o  per  mancanza 
di  quella  forza,   la  quale  altcrata  ne  produce  lo  aborlo, 
ne  fu  conseguonza  la  genesia  della  laninella  niuccosa : 
della    prima    zona,  con  parti  delli,  eccontrica    della 
laminetta  serosa:  della  vascolare  e  del  sistema  uro- 
genilale  di  uno  do'  due  emhriolrcfi  principal!,  e  forsc 
di  quelle  vicino  alia  camera  aerea  ;   essendo  in  quel 
luogo    pill    intenso  il  calore,   e  stando  sottoposfo  ad 
una  quantita  maggiorc  di  aria,    di  quanto  se  ne  ri- 
chiede  in  que'  primissimi  tempi  di  organiche  trasfor- 
mazioni. 

Cosi  succedendo,  tulle  queste  deviazioni  organi- 
che, con  arresto  di  forza  formatrice,   dalla  parte  ec- 

3 


u 

centrica  della  laminetfa  serosa,  che  resislette  a  quelle 
cause  distruUici,  forraaronsi  i  membri  accessorii  in 
virtu  di  loro  propria  forza  ;  mentre  che  dall'  altro 
embriolrofo  primario  si  organizzava  I'autosita;  i  su- 
delti  membri  parasilarii  si  fusero  con  il  fralello,  per 
quella  Icgge  che  regola  gli  elementi  organic!  simi- 
lari  ;  dando  cosi  nascita  al  presente  mostro  poHme- 
liano,  che  variando  in  non  pochi  punti  da  quelli  clas- 
sificali  da  Isidore  Geoffroy  S.  Hilaire,  il  giovane  socio 
vorroblje  chiamarlo  Jero-ilio-mele,  avendo  per  carat- 
tere  uno  o  due  membri  accessorii  inserili  nella  rer/io' 
ne  sac}'o  cossale ,  dietro  i  membri  addominali  del- 
I'  autosila.  Cosi  da'  falli  che  presenta  la  osservazione 
si  puo  di  leggieri  risalire  alle  cause  produltrici,  ed 
e  percio  che  la  modcrna  fisiologia  occupa  un  poslo 
nobilissimo  fra  le  mediche  scienze. 

Ma  le  ricerche  de'  principii  nelle  cose,  par  che 
appartengan,  piu  che  alle  allre,  alle  scienze  matenia- 
tiche  e  fisiche.  In  esse  la  mente  non  puo  arrestarsi 
al  solo  falto  :  1'  indagine  del  principio  da  cui  deriva 
e  indispensabile  ;  e  felici,  queste  scienze,  piu  di 
altra  quaisiasi,  allorche  giungono  a  frovare  lo  scopo 
di  loro  ricerche,  son  pur  sicure  di  non  essersi  in- 
gannafe,  perche  resultamenti  veri  i  loro  calcoli  dar 
non  possono  se .  non  e  vero  il  principio  su  cui  la 
formola  e  slabilila. 

Una  nota  del  socio  corrispondente  Ant.  Rossi  da 
Napoli,  inviata  nello  scorso  anno  all'  Accademia,  me- 
ritava  per  ogni  riguardo,  che  facesse  parte  de'  nostri 
Alti  accademici.  L' argomento  che  si  propone  di  di- 
scutere  in  essa  il  nostro  Socio,  si  e  quelle  d'  inve- 
sligare  se  mai  possono,  o  no,  derivarsi  le  acque  da 
un  fiume  torbido.  Egli  premette  che,  quando  la  scienza 
delle  acque  era  nello  stato  d'  infanzia,  si  credeva  che 


15 

ad  im[)c<lir('  le  pcrigliose  inomJnzioni,  dal  soverchio 
innalzarsi  dcllc  pieuc.  era  haslevole  (lividcM'O  1'  alveo 
in  diK'  0  piii  rami  ;  Mdla  idea  clic,  diviso  il  corpo 
dello  aequo  in  piii  alvci  Je  piene  si  sarcbbero  ineno 
elevate  in  essi,  e  sariano  in  tal  modo  impcditi  i 
trislissimi  effolli  dellc  inondazioni.  »  Ma  il  fatto  «  egli 
aggiunge  »  avendo  dimoslrato  il  conlrario,  e  la  scienza 
avendo  insegnalo  invece,  che  diminuendo  il  volume 
dell'  acqua  in  un'  alveo,  ne  diniinmsce  con  1'  altezza 
la  velocila,  e  quindi  le  torbide  dcbbono  audarsi  de- 
positaiido  con  maggiore  rapidila,  di  quanlo  non  av- 
verrebbe  nel  caso  che  il  corpo  delle  acque  rimanesse 
indiviso,  ne  venne  quella  massima  che  k  la  divisione 
»  delle  acque  da  un'  alveo  in  piii  alvei  provoca  lo 
))  alzamenlo  del  foiido  »  e  poi  quell'  allra,  che  e  da 
moiti  assolutainenle  ricevula,  cioe  «  non  potersi  punlo 
»  derivare  parte  delle  acque  di  un  fiume  allorche 
))  son   torbide.  )) 

Relalivamente  a  qucsla  ultima  massima  il  nostro 
egregio  Socio  corrispondentc,  colla  scorta  della  scienza, 
e  per  mezzo  de'  I'atli,  che  a  tal'  uopo  gli  sohiministra 
il  maggiore  de'  fiumi  d'  Italia,  il  Po,  si  fa  ad  mve- 
stigare  che  cssa  non  debba  riceversi  in  un  modo 
assolulo  e  rigoroso  ;  perche  altrimenti  ne  verrebbe 
la  ruina  di  ogni  induslria,  che  Irae  origine  <;  vita 
dalia  derivazione  delle  acque  di  un  qualche  fiume 
tori  lido  ;  ma  erode  bensi  che  tale  massima  debba 
considerarsi  ne'  suoi  rapporti,  e  relativamcnle  alle 
varie  citcostanze  che  affettano  la  derivazione  ;  quali 
sarcbbero  la  importanza  dell'  opera  o  della  induslria, 
per  la  quale  fassi  la  derivazione  :  il  corpo  e  la  na- 
tura  deli'  acqua  da  derivare,  e  la  durata  della  deri- 
vazione. 

A  questi  utili  resullamenti  la  Fisioa  giuuger  non 


16 

polrebbe  senza  lo  ajuto  delle  matematiclie  ;  e  quindi, 
benclic  a  prima  giiinta  alquanto  lonfane  esse  appa- 
rissero  dalle  scienze  nalurali  pure,  considerandole 
quali  valevolissime  ausiliari,  le  abbiamo  noi  ammesso 
iiella  nostra  Accademia  ;  ed  e  percio  che  buon  viso 
si  e  fatlo  alia  dotta  Memoria  del  Socio  corrisponJente 
Giovan  Maria  Lavagna,  prolcssore  di  matematica  nella 
Universila  di  Pisa,  il  quale  ncHa  sua  dimora  in  Catania 
ce  ne  ha  fatlo  dono,  e  va  a  far  parte  del  xxvn  vo- 
lume degli  AUi  Gioenii,  gia  sotto  i  Torchi. 

Essa  si  versa  sulla  integrazione  delle  equazioni 
a  derivale  parziali  di  prim'  ordine,  considerate  nel 
massimo  grado  di  gcneralita.  Tali  equazioni,  che  per 
la  loro  importanza  han  sempre  fissato  1'  attenzione 
de'  pill  faniosi  geometri,  mancavano  di  un  metodo 
generate  per  esscre  risolute,  liache  il  celebre  Jacobi 
di  Koenisberga,  poggiando  sopra  i  lavori  di  Pfaff  e 
di  Hamilton,  non  pubblico  nel  Giornale  di  Lionville 
una  memoria  nella  quale  pervenne  ad  assegnare  1'  in- 
tegral e  generale  di  qualsivoglia  equazione  a  derivale 
parziali  di  prim'  ordine. 

11  nostro  Socio,  senza  conoscerc  tutlavia  i  lavori 
de'  prelodati  geometri ,  come  ha  previamente  dichia- 
rato  nel  184-5,  e  pervenuto,  per  vie  diverse,  ad  as- 
segnare lo  integrale  suddivisato  ;  facendolo  dipendere 
da  quello    delle    equazioni  a  derivate  parziali  lineari 
di  prim'  ordine  ;  ed  indi  dalla  teoria  delle  equazioni 
a  differenziali  ordinarie.  II  suo  metodo,  che  concerne 
le  equazioni  non  lineari  di  natura  qualunque  alle  de- 
rivale parziali    fra    un   numero  qnalsiasi  di  variabili, 
da  molti  punti  di  analogia  cul  metodo  cscogitato  dai 
somino  La  Grange  per  le  equazioni    della  stessa  na- 
tura a  Ire  variabili  ;   ed  il  nostro  Socio,  quasi  in  fine 
della  sua  Memoria,  uon  lascia,   a  tal  proposito,  di  far 


17 

osservare^  come  battendo  la  via  stessa  tenuta  dallo 
illustrc  autorc  dclla  Mcccaaica  analitica,  per  le  cqua- 
zioiii  a  trc  variabili,  possa  anche  ollenersi  1'  intcgrale 
^enerale  di  quelle  che  ne  coflttngono  un  numero 
qualunque. 

Da  quanto  ho  fatto  in  brevo  rilevare  nche  nostre 
memorie,  benche  di  svariato  argomento,  pure,  come 
da  priiicipio  io  diceva,  chiara  si  appalesa  la  propo- 
siziono  del  grande  iJulfon,  vale  a  dire  die  nelle 
Scienze  naturali  basta  lalvolla  i'  osservare  soltanto  e 
descrivere,  luenUc  fa  d' uopo  in  altri  casi  risalire  alle 
prime  cagioni  de'  fcnomeni.  E  cosi  abbiam  I'atio,  non 
gia  qucbta  volta  solamenle  ma  quasi  sempre  in  lulti 
gli  anni  trascorsi ;  ne'  quali  altri  illustri  nostri  colle- 
ghi  I'acean  pur  essi  scntir  la  lor  voce  nelle  nostre 
tornale,  e  di  dotte  memorie  locuplctavano  i  volumi 
degli  Alti  Gioenii,  come  dagli  Elogii  apparisce  che 
i  degni  loro  successor!  ne  han  scrilto.  Ed  in  questo 
anno  appunto,  seguendo  gli  Slatuti  dell'  Accademia, 
il  diligenlissimo  socio  padre  D.  Giovanni  Gafici,  suc- 
ccssorc  deir  illustre  Ab.  Gav.  Francesco  Ferrara,  ne 
ha  tcssuto  lo  encomio  ;  ed  ha  con  maschia  eloquenza 
e  maestria  I'alto  brillare  i  pregi  delle  tante  opere  del 
valoroso  nostro  collega  nella  Storia,  nell'  Archeologia 
6  ne'  varii  rami  della  Storia  naturale  ;  opere  che  gli 
procurarono  a  ragione  la  stima  ed  il  rispetto  delle 
pill  cospicue  Accademie  di  Europa. 

La  pcrdita  che  ha  fatlto  di  tant'  uorao  la  Gioenia, 
e  stata  scguifa  da  altrc  non  men  lamentevoli.  II  socio 
professor  Antonino  di  Giacomo,  uno  de'  primi  fonda- 
tori  deir  Accademia,  che  vi  funziono  da  Segrclario 
Generale  e  da  Presidcnle  :  che  di  accurate  osserva- 
zioni  su'  vuicani  esiinli  di  Militello.  o  di  allre  elabo- 
rate memorie  arricchi   gli   atti  accademici  :   sapiente 


18 

professore  di  medicina  e  Protomedico  generale  di 
Catania  ,  —  ed  il  chiarissimo  prof.  cav.  Maravigna 
fondalore  anch'  esso  della  Gioenia,  che  le  alle  cari- 
che  accademiche  piu  volte  sostenne  :  i  di  cui  trava- 
gli  nella  chimica,  nella  mineralogia,  nella  botanica, 
Delia  conchiologia  cd  in  altri  rami  delle  scienze  na- 
iurali,  fan  parte  non  poca  de'  volumi  de'  nortri  Atti, 

e  fama  scientifica  ebbero  ad  acquistargli Questi 

benemeriti  Socii  ban  pagato,  non  ha  guari.  il  tribute 
alia  nalura,  ed  an  private  1'  Accademia  di  due,  fra  i 
piij  illustri  e  zelanti  di  cui  cssa  pregiavasi,  ed  andava 
fastosa. 

Possano  i  lore  successori,  intessendone  le  bio- 
grafiche  lodi  far  conoscere  luminosamentc  i  rari  pregi 
di  cui  andavano  adorni,  e  di  quale  imporfanza,  nel 
mondo  scientifico  sono  le  opere  lore  ;  mentre  ne  il 
tema  del  mio  discorso,  ne  la  ristrettezza  del  tempo, 
mi  permettono  che  in  allro  modo  io  palesi  1'  ama- 
rezza  del  mio  dolore,  alia  perdita  di  tanto  cari  col- 
leghi,  che  versando  per  essi  una  lagrima  di  amicizia 
di  coQsodalita  e  di  rispetto  insieme. 


DI  SCIENZE  NATURALI 


/  :  jTA/!  Hn: /;:•!,!%•. 


DELLA. 

FLORA  DEI  DINTORNI  D' AVOLA 

DEL  SOCIO  CORRISPONDENTE 

M  E  M  0  R  I  A    IX. 

CHE  CONTIENE  LE  DESCRIZIONI  Dl  TUTTE  LE  SPECIE 
DELLE  CLASSI  Ll^NEA^E  XV.  E  XVI. 


LITTA  NELLA  TORNATA  ORDINARIA  DEL  Dl    1 2  GIUGNO   1831. 


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FLORA  DEI  DINTOliNI  D' AVOLA 


CONIINUAZIONE 


AVVERTI:^Z\ 


oSiceva  con  moUu  verila  I'  egregio  Cessre  Can- 
lu,  che  c/ii  comincia  un  lavoro  e  appena  scolaro  di 
c/ii  h  finisce,  taol«  soiio  le  cose,  clie  col  tempo  ei 
vede  iiie^lio,  0  piii  pieiiameate,  o  bisogoevoli  di  ar- 
dioe  e  di  esposizioiie  inigliori.  Ed  io  mel  so  per  pro- 
pria esperienza  ,  che  impegnalomi  dii  piu  d'  un  de- 
ceiKiio  a  scrivere  la  Flora  dei  ditorni  della  mia  patria« 
e  duralo  oeli'  esecuzioiie  con  ostinata  insistonza,  assai 
cose  avrei  Irovalo  da  modificare  nel  piano  prescello, 
e  iiiolle  nel  fallo  iie  avrei  mulale.  "a  in'  avvidi,  che 
1'  iiilrodurvi  una  quaiunque  varianza  avrebbe  prodollo 
dalle  irregolarita  di  disegno  penose  ai  lellori,  e  che 
io,  lion  mantenendo  simiiitiidine  e  corrispondenza  neU 
le  viirie  prirli  del  lullo,  sarei  somiglialo  a  quell'  ar- 
chilclUi,  che  comincialo  con  un  dalu  ordiiie  un  jalo 
deir  edifizio,  venisse  poi  conlinuanJo  con  allre  forme, 
con  allro  graiidozze  ,  e  coo  allre  coilocazioiii  tit^gli 
allri  lali  ;  il  che  in  atlri  termini  itnporlcrehbe  pre- 
fteutare  piu  oggclli  iu  vece  dell'  unilu  ,  a  mancara 
air  ialeuziuae  dell'  arte  e  di  se  slesso ,  ed  all'  allrui 


aspellaziotie.  Perlanto  fra  Je  cose,  che  in  questo  infe 
lavoro  mi  sou  parse  biiogiievoli  di  emeiida,  io  cre- 
do principatissima  I'  esservi  slali  Irascurali  i  confron- 
ti  col   melodo  naliiraie  ,    come    oggi    suol  praljcarsi 
quasi  coraunemenle  da  chi  b'  impegoa  a  dar  classal© 
le  piaulti  colla  sislemazione  arlificiale    dello    svidese 
Botanico.  La  qual  trascuranza  ,  se   puo    sembrare  di 
poco  0  nessun  momenlo   per  taluni  generi  segregali, 
riesce  di  graiiJe  imporlanza  in  quegli  ordini  o  in  quel- 
le inlere  classi  del  sislema  Imneauo,  che  con  sorpren- 
deiite  risullalo  si  Irasporlano  di  conserva  e  vanno  a 
collocarsi  da  per  se  slessi   in  allrellanli  gruppi  chia- 
raraenle  disegnali  dalia  nalura.  Or  io  nel  solo  riguar- 
do  di    quesli  ullimi    (-onfronli  non  repulo  soslanzial- 
roenle  un  graii(li>sinio  sconcio  il  venirii  aggiungendo 
nella  residua  parte  drl  mio  lavoro;  e  se  alia  classe 
Telr adynamia  ,    alia   Monadelphia  pohjandria  ,  alia 
Diadelphia  decandria,  alia  SyTige?iesia, aWa  Gynandria 
diandria  ....  preuulleroconcisamente  i  earalleri  delle 
naluraii  Famiglie  delle  Crucifere ,  delle    Malvaeee  ^ 
delle  Leyuminose,(M\e  Sina7i/ere  delle  Or cMdee..., che 
van   parallele,  e  si  cdrrisponduno  coii  quei  prirai  grup- 
pi arlificiali,   non  credo  che  ii  lellore  vorra  farmene 
malviso.  Egli  perhllro,  ove  cio  Io  disgusli,    puo  Ira- 
Sandare  a  suo  tulento    quei    Lrevissimi    preliminari  , 
toiti  i  quali  gli  verra  lornato  il  lavoro  nella  forma  ed 
mlegrita   originarie.   Io    pero   avro    sempre    ollenulo 
l\  vanlag^io  di  non  esscre  ohbligalo  a  ripelermi,  ab- 
bracoiando  come  in   un   fascio  i  curalleri   di   famiglia. 
-T-Nella  speranza  dunque,   clie  i  leltori  indulgenli  vo- 
gliano   perdonarini   !a   novila,  e  i  piu  ritrosi   mi  coa- 
seuiano  il  suggeriio  riniedio,  proseguiro  seuza  uileriore 
iadugio  r  ialerrollo  caminiao. 


2S 


CLASSE  XV. 

TETRADYNAMIA 

(  CnVCIFERAE   JuSS.  ) 
OSSERVAZIONE 

Le  piante  di  quesla  Glasse  porlano  tutle  iosie- 
me  espresso  da  nalura  il  suggello  di  Famiglia;  quio- 
di  a  ragioiie  fu  essa  rispetlala  nella  riforma  o  rim- 
paslo  del  sislema  linneano  falto  da  Claudia  Richard. 
E  lale  laniiglia,  variamenle  conosciuta  solto  nom&dJ 
Cnicifere,  o  Cniciformi,  o  Cruciferacee,  e  variamen- 
le considerata  dai  diversi  Autori  nei  tipi  generici,  e 
cosi  inconlraslahilmenle  naturale,  che  nessuna  delle 
classazioni  naliirali  ha  poluto  ripudiarla  ,  o  finaaco 
canijiarne  il  nome.  Essa  cosliluisce  il  57.  Qrdine  na- 
turale  (siliqiiose)  dei  67.  aramessi  ed  abbozzali  dal- 
lo  slesso  Linneo;  forma  la  quinla  Glasse  del  Melodo 
di  Tournofort;h  una  delle  4-0.  classi  della  Storia  Univer^ 
sale  dalle  piante  di  Giov.  Bauhino;  com  pone  le  Cas- 
sulari  (  crucifere  a  frulto  corlo  )  elesiliquose  (  cru- 
cifere  a  fruUo  lungo  )  doile  76.  famiglie  di  Mofjnot 
di  Monipellier  ;  slabilisce  il  primo  ordine  della  13. 
divisiono  nel  Melodo  ^nalitico  di  Lamark  ;  rappre- 
senla  il  7.  ordine  delta  Glasse  xiii.  (  Dicotitedoni' 
polipetali  a  slaini  ipogini )  nel  Melodo  di  Jussieu  ; 
rienlra  iu  ultimo  in  lulli  i  Melodi  modern i  :  quiiidi 
e  la  4.  famiglia  della  (llasse  Hypopelalia  Thiebaut 
de  Jj'ernaud,  e  I'  11.  delle  Talumi/lore  ^\\  ylgost.  De- 
candoUe,  e  la  3.  dtlle  jnunCe  diurne  violtijormi pe- 


tiolo-binarie  del  Melodo  di  Raspail ;  fa  parlo  della 
Polypclalia  Eleutherogynia  nel  Metodo  di  A.  Hi- 
chard,  ec.  ec. 

CARATTEKE   DELLE    CRUCIFERE 

Calice  di  i.  sepali,  due  dei  quali  inlerni,  e  due 
eslerni  (  in  cerli  generi  forraanli  un  sol  paio,  in  aU 
Iri  due  paia  iiicrociale  ),ordinariarnente  colorili,  bislun- 
ghi,  docciali,  aperli  o  conniveuli  ,  sempr«  caduchi  , 
spesso  dispari,  i  due  inlerni  sempre  uguali  nella  ba- 
se, un  po  pijj  sirelli  ,  i  due  eslerni  piu  larghelti  e 
le  pill  voile  prolungalo-saccali. 

Corolla  di  4-.  pelaii,  due  inlerni  e  due  eslerni, 
allernanli  coi  sepali,  eguali  (  tranne  neli'  Iberis  ),  ge- 
ncralmenle  disposli  in  croce,  porlali  sopr.i  uti  disco 
ipogino,  per  lo  piu  ungnicolali,  ad  unghia  formante 
ordinariamente  un  angolo  rello  con  la  lamina. 

Slamz  6.  lelradinatnici  ( di  rado  4.  ovvero  2.) 
qudllro  dei  quaii  grandi  equilungiii  inserili  alia  som- 
mita  del  disco,  opposli  a  due  a  due,  o  Ira  di  loro, 
coi  sepali  piu  larghi  del  calice,  due  piii  piccioli,  la- 
teral!, inserili  sollo  ai  margini  del  disco,  ordinaria- 
menle  liberi  ,  opposli  tra  di  loro,  o  coi  sepali  piu 
sirelli  del  calice.  Anler e  segaale  da  quallro  linee,  e 
deisceiili  laloralineDte. 

Glandole  4.  callose,  vcrdaslre,  ipogino,  di  varia 
figura  (  slaminuli  glanduliformi,  Raspail  )  fra  la  base 
dei  pelali  e  degli  slami. 

Ocario  libero  ,  formalo  da  due  carpelle  saldale 
insienie,  appoggialo  sopra  il  disco  slaminifero,  gon- 
fialo  qualcbe  vulla  alia  sua  base  tra  i  grandi  e  pic- 
cioli stanii,  per  cui  sembra  allora  4.  angolare. 

Sulo  unico  (alle  voile  quasi  duIIo),  curio  quao- 


27 

d(i  r  oviirio  e  lungo,  allnnijalo   quand'  esso  e  corlo: 
slimmi  diii,',  palenti  o  approssimati, 

FruUo  siliquaallungala  poIisp«rma  {siliqtiatera), 
o  corlu  e  niiciimentacea,    1-polisperma  (  silicula  },  o 
lomentacea,   iiideiscente,  oligosperma  (  carcerulo  ),  a 
Iramezzo  lariio  o  siretto,   spesso  piu   luogo  e  saglien  • 
le  delle  sU's-.i'  valve.  —  Grano  uno  o  moiti,   altaccati 
(  laleralinenlt!  iiella  siliqua,   o  silicula  ,  cenJraltnenle 
nel   carcernlo)    alia   placenta  panetaie  <;he  separa   Je 
<l().'  !<•--.•  due  pracenle  sultirali,   Raspail).  Albume, 
o  peri.sperma,  second©  molli  Aulori  nessuno,   secon- 
do  Raspail  sacrificalo  alio  sviluppo  dell'  embrione  io 
seno  del  grano  stesso,  ove  Irovasi  ripiegalo  sopra  se 
medesimo  ,  e    locato  tra  la  radicina  e  i  colijedoni  , 
seriza  inai  penelrare  fra  quest'  ultimi. 

Embrione  oleoso  curvalo:  radicina  diretla  verso 
r  ombelico;  coliledoni  opposli,  inclinali  diversamenle 
su  la  radicina,  piani  o  Imeari,  driUi,  ripiegati  ,  o 
contornali. 

Piante  di  rado  suffrulicose,  per  Io  piii  erbacee 
annue,  bienni  o  vivaci,  la  piu  parte  alimentarie  per 
la  grande  proporzione  di  azoto,che  presentano  nei  loro 
lessuli  qnindi  facili  a  putrefarsi: /by/Ze  quasi  sempre 
alterne  ( fogjiazione  in  spirale  a  4..,  Raspail),  sem- 
plici,  inlere  runcinate  o  variamenle  inciso-lobale,  ed 
anche  pennatiformi,  picciuolate  o  sessili,  mancanii  di 
slipole:  fuslo  e  rami  cilindrici  o  subangolati  :  infio- 
razione  lo  spirale  a  4.,  di  rado  ascellare  (Ira  le 
specie  noslre  nel  solo  Sisymbrium  polyceration),oT^\. 
nariamente  ligcllare  o  lerminale,  incipienie  in  corimbo 
nudo  ,  cbe  poi  si  sviluppa  in  lirso  semplice.  fiori 
(nelle  specie  noslre)  piccoli,  bianchi  o  gialli,  rara- 
meute  rossi. 

Proprietd  anliscobuliche  ,    slimolanli  ,    a  causa 


28 

della  presenza  ordinaria  d' un  principio  nleoso,  acre, 
incoercibile,  volalilissimo  e  fugace,quindi  senza  alli- 
viia  dopo  la  desiccazione.  Spesso  temperato  qiieslo 
principio  acre  da  una  materia  zuccherina,  che  si  for- 
ma naturalmenle  nelle  radici  carnose  di  alcune  specie 
(  Raphanus  ),  e  puo  provocarsi  arlificialmente  in  tutte 
le  parti  eslerne,  o  col  farle  aborlire,  o  col  raellerle 
al  coverlo  della  luce. — Grani  oleosi  o  piccanli  e  ru- 
bcfacienti  come  nella  Sinapis  nigra,  quindi  variamen- 
te  raessi  a  profitlo  dalla  medicma,  e  dalle  arti. 

,,"-■.•,;'      '■:::.  ■  •    »■• 

iW  ObD.    1.    GARCKRVL^nU  >    '  !) 

<  "•   (^Synclislae,  Spr.' — Nanciferae,  Vallr.)        ** 
'■  :;    A  fruUi  indeiscenti,  o  deiscenli  appena. 


Gen.  2i2 
Neslu,  Desvaux 


Cah'ce  palente,  eguale  nella  base.  Carcnrulo' 
subgloboso,  2-Ioculare,  con  valve  concave,  e  tramez-"' 
zo  membranaceo  tenuissimo,  che  sparisce  nella  ma-' 
turila,  onde  1-Ioculare  e  l-spermo  per  aborlo.  Semi' 
subglobosi,  pendenli,  inserili  laleralmente.  Cotiledo- 
m  crassi,  ora  giacenti,  ora  appoggiati.  -^v  * 

■iSa.  Neslu  PAnicVLATj,    Desv.,   DC,  PresI/' 
Guss.  (  Specie  unica  ).  ' 

A  caule  eretto:  foglie  indivise,  aspre  per   corli  ' 
peli  forciili:  Gori  piccioli,  flavi.  (Jnnua).  ^ 

Myagrum  panicidatiim,  Z.,  Ucr.,lV.  sp.—Ra' 
pistrwn  paniculatum,  Gaert.,  Pers. —  Fogelia  sagit- 


29 
tata    Medicus   P  flanzen  Catlungen.   Jlyssum  pani- 
ciilatum.   W.  en.    Crambe  paniculala    AIL     Ulyagro 
similis,  siliqua  rotunda,  C.  B.  liaphaniatrum  silicula 
minori  rotunda  rugosa  aspera,  Cup. 

l^olg.  Fit.  Gameline  paniculee. 

Marzo-Aprile. 

Mrille  vigoe,   tra  le  biade  da  per  tulto. 

Cauli  firelli,  esilmenle  slriali,  semplici  alia  base, 
pannocchiuli    in    cima,   alii  da   1    a   3  piedi,   peloso- 
ispidi  per  corli  peli  fascicolato-rainosi,  basilali  da  uo 
tubercolo.   Foglic  ispido-scabre  piu  dsji  cauli  a  molivo 
di  peli  assai    piu  corli  c  rigidi  (  fascicolaloramosi  , 
e  basilali    da    uii  tubercolo  come  in  quelli )  che  ne 
veslOQO  le  due  piigine,  cigliolate  al  margioe;  Ic  radicali 
ovate  :  le  cauline  inferior!  bisiunghe  o  mezzo  lanceo- 
lale,  atleauale  in  picciuolo,  col  rnargine  oscuraraeote 
angoloso  :   le  superiori  liiieari-lanceolate,  sessili,  saet- 
lale,    ed    anche    alabardale,    ma    coi  lobi  curvali  ia 
denlro  sebbene  lunghi  e  aimminalissimi,  intere  o  dea- 
ticolale  n(d  raargine,    a  dentelli  dislanli,   spesso  ge- 
niinali.   Tirsi  finlliferi   assai  alluogali  da  uh  pal'no  ad 
un  piedo  ed  ancbe  piu,  con   I'  asse  scabro,  e  i  frulli 
sparsi,  dislanli.  Gambelli  filiformi,  glabri,  6-8-iiiieari, 
palenli.  Fieri  piccoli.  ^/a/Zce  coloralo,  vorde-flavesceule. 
Petali  Ilivi.     Carcendo    relicolato    rugoso  ;   subcom- 
prcsso,    glabro^  coroiialo    dallo  slilo  rellilioeo,  lungo 
presso   a  poco  una  lioea,    un    p6  ristrello  alia  base, 
e  debohncnle  iaserito  sopra  di  essa.  Semi  come  nel 
genere. 

243. 

RjpisTnuM,  Granlz. 

Cal.  lasso.  Slami    sdenlali    Carcerulo    coriaceo- 
subero^Oj  comprcsso  in  ciaia,  e  dilalalo  io  due  cavila 


30 

l-sperme,  I'  inferinre  dell«  quali  ordinariamente  sterile 
allungata,  la  supcriore  ^lohdsa,  rugosa.  Seme  nella 
(oggia  superiore  erollo,  nella  inferinre  pendente,  Goli« 
ledoni   piani,   giacenli. 

486.  B.  HuGosvM^  /ill. DC.  syst.  nat.   Giiss. 

A  foglie  radiCiili  liralc,  lo  caiiline  superiori  bi- 
slunghe,  oltuse,  dentate  :  oarcernli  con  1'  artioolo  in- 
feriore  ingrassalo,  lereli-sululavalo,  subeguale  aigambi, 
il  Superiore  striate,  rngoso  ,  (^/Innuo)  . 

A.  Eriocarpum  A  carceruli  pubescenti,  con  I'articolo 
superiore  piu  corto  dclio  slilo.  (  Myagrum  Rugosum, 
Lin.  Ucr.W.Bertol.  M.fiispanicum,  tier,  non  Lin Xakile 
rugosaD.C.  fl.  franc.  Spr.  Eruca  fruticosa  hirsulapa- 
pa\>ens  folio  Bocc.  Raphamslrmn  luteum,  monosper- 
mujji,  silicula  rotunda,  funqosa,  cauliciilis  arclissime 
ac  contiimaciter  adhaerenie ,  Ciip.Baphanislrum  luteum, 
monospermum,  ahernatim  silicula  rotunda,  striata,  Id. 
Jiapistrurn  monospermum  C.B.  prod.) 

B.  Lejocarpum  A  carcernli  glabri,  doppiamenle 
piij  grossi,  con  I'  articolo  superiore  subeguale  alio 
Slilo,  o  piu  lunghetlo  di  <-sso.  (Ca/cHe  rugosa  B.  , 
Poll  Fl.  f^er.  Myagrum  striatum,  Id.  l^iag.  Rapistrum 
monospermum,  Moren.  R.  onentale,  Presl.  ) 

//•  f    I  Fn.  Cameline  froncee.  ^       i 

"'I  Sic.   Lassanu  jancu.  '  ' 

Da  Marzo  alia  prima  metta  di  Giugno. 

A  margini  della  vie,  nei  campi  aride  tra  le  biade. 

Var.  A.  Radice  ramosa,  giailognola.  Caule  aspro 
per  corto  e  rade  setole  retroflesse,  2-3-pedale,  sem- 
plice  alia  base  poi  ramosissimo,  a  rami  pannocchiuti, 
palentissiini  o  declinali.  Foglie  radicali  e  cauline  in- 
feriori  sublirate  come  nel  Raphanus  saticus  a  lobi  la- 
lerali  allerni,    quelli  dell'  eslremila  confluenli,  quelli 


31 

della  base   interrolli  ;   le  caulioo    siiperiori   hi.sInD^lie, 
e   lancoolalo-bisluii^bt!,  iirt'^olaniionle  (Jentale,  a  denti 
ollusi  o  aculi,   e  per  lo  piu,     Iranne    le  piii  piccole, 
con  qualche  sinuosila    alia    base  ;    tulle    picciolale  o 
allenuale  in  picciuolo,  scal)rosello-si'lnlose  sopra  i  nervi 
vioppiii  iiella  pagina  iiircnore,  d'  iin   verde  piu  bian- 
chi(;('i<)  cbe  iiella  Sinapis  incana,    hcuche  uguali   per 
la  fonoa  c  pel   veslilo.    Tirsi  frullifi-ri  allungali,  quasi 
pedali,  qualcbe  volta  f>iiio  ad  uii   piedu  e  mezzi>,  in- 
curvi,    coll    asse    ispidelld  e  frnlli  distanti.    Gainbetti 
1   ij4-\  1J2   lineari,     eguali   ail'  ailicfdo  infcriiiri-  del 
carcerulo  o  piu  luiigbeiii  di  «'Sso,  col   fioro  (informi, 
col  Irulto  ingrossati.   Calice  coloralo,  flavo,  coi  sepali 
inemi)ranacei  lassi  alquanlo  piu  brevi  dell'  unghia  dei 
pelab.    Pelali  somigliaiilissimi    a  quelii  della  Smapis 
incana,  di  cui  qiiesla  specie  conserva   I'  abilo,  se  iioq 
che  il   giallo    di    qucsli  e  pocliissinio    piu  pallido,  e 
r  unghia  piu  lunghella  :   loro  forma  obovalo-cuneala, 
con  r  apice  iiilero  o  rare  voile  dcnlellalo,  Slami  llavo- 
biaiicliicci  :  anlere  Ilavo  :  sUln  verdiccio  come  I'  ovario, 
glabro,   riblorme  nel  fiore,    ailimgalo  e  un   po  crasso 
alia  base  nel   Irullo :  s'/mma  globose  ilavo.  (JarceruU 
appressali    all'  asse,   propriaincnte    clavali,   I'ollamente 
irsuli,  con  I' arlicolo  ini'eriore  subclavulo,  appena  alria- 
lo,  e  spesso  fcrlilo  2valve  ;  il  supcriore  globoso,  ora 
slrialo,  ora  slriato-rugoso,    alle  voile   quasi  creslalo- 
solcalo,   pill  corlo  dello  slilo,  cbe  non  di  rado  c  solcalo 
pur  e'^so  :   qiiesle  rughe   e  quesle  slrie  spesso  oblite- 
lale  dalla  peluria.  Semi  luleoli,    quello    dell'  arlicolo 
inlerioro  ovalo.   quello  del  superiore  subgloboso. 

INclia  variela  B.  ,  traane  le  foglie  radicali  e  la 
base  di'l  caulc,  le  allre  parli  della  piania  soa  glabre  : 
r  arlicolo  superiore  dei  carceruli  doppiamenle  piu 
grosso,  piu  bilorzolulo  lungo  le  coslole,  piii  btiaccialo 


32 

dall'allo  in  glu  :  lo  stilo  men  lungo  la  melta,  quindi 
piu  corlo  di  detto  arlicolo  :  I'  articolo  inferiore  piu 
ingrossalo,  piu  spesso  slrialo,  qualche  volla  bilorzo- 
lulo  specialmente  in  cima. 

1  lalli  di  quesla  specie  si  mangian  colli  insieme 
a  quell]  della  Sinapis  incana,  ma  sono  piu  insipidi. 


•/  Cakile,  Scop. 

.      (  Smembramenlo  del  Gen»  Bum'as  L.  ) 

Cal.  suberello,  2-gibbo  alia  base.  Slami  sdentali. 
Carcerulo  2-arlicoIalo  [con  I'  articolazione  superiore 
altungala,  ensiformi-letragona  ;  I'  inferiore  suberosa, 
turbinata,  troncala  :  ambedue  unilocuiari  parlibili. 
Seme  nell'  arlicolazione  superiore  eielto,  nell'  inferiore 
pendente.    CoHledoni  piani,  giacenti. 

487.  C.  MARirmJ,  Scop.  ,  W.  ,  DC,  BertoL 
ameen.  ,  Presl,  Guss. 

Glabrissima,  a  caule  ramoso  :  foglie  carnose, 
glaucesceiili,  pennalofesse  con  le  lacinie  subdenlale, 
( Annua  ) . 

Cakile  pinnala,  Delisle-Bunias  cakile,  Lin.  Ucr. , 
JTosl. ,  BertoL  pi.  gen.  Cakile,  Anguill.  Erucae  genus 
in  maritimis  naseens,  Caesa/p.  Calcile  quibufidam,  I.B. 
Cakile  Serapionis,  Lob.  Eruca  marilima,  italica,  siliqua 
hastae  cuspidi  sitmli,  Moris.\,  Cup.  E.  marUima,  lali- 
folia,  el  eadem  angusUfoUa,  Cas^. 

I  It.  Baccheroni. 
Fk.  Coquiliier.  •  '. 

Sic.  Arucula  di  man*. 


33 

Marzo-Novembre. — A  Novembro  non  arrivano  che 
pochi  fiori. 

Nolle  arene  marillime   dovunque, 

Radice  biancastra,  ramosa,  con  fibre  liini;hissime. 
('aide   ramosissimo    sin    dalla    base,  ed  ivi  ebiirneo- 
flavescento,   a  rami  erbacei,  flossuosi,  dilTusi,  1-2-pe- 
dali     non    compreso  il  lirso.  Foglie  carnose,  ijlauce- 
scenti,     kicido-papiliose,     glabrissime,     peiiiialofesse, 
scanalati?  su  la  coslola,  a  lacinie  otluse  doccialu,  si- 
nualo-denlale  con  denli  ingrassati  ed  ollusi,  alle  volte 
intere    lineiri  o   subelavale    ed  anche  spatolale  rara- 
menle    dentalo-pinnatifide.    Timi   fiorifen  in  corimbo 
lasso,  frulliferi  iju  2-pedali,   per  ordinario  ramosi  alia 
base,  a  rami  corti  erelto-paletili.    CaHce  ineguale,   con 
due  sepali  alqiianto  piii  corli  e  saccali  alia  base.  Pelali 
eguali,  obovali  od  ellillici,  subrelusi,  bianchi,  o  svani- 
tamenle  carnei,    o  d'  uu  violetlo  dilavatissimo,  ve^dicci 
nell' unghia,  doppiamenle  piu  lunghi  del  calice  (  com- 
putata  r  unghia  stfssa  )  .    Antere    Have  :    filamenti  ed 
ovario  verdicci.  CarceruH  8-10-lineari,  ed  anche  polli- 
cari,  pedicellati,  impianluti  disordinatameule  s;i   1' asse 
della   fiorilura,    con   gambello  conlinuo  con  la  sostanza 
deir  asse   stesso,  2-3-Iineare,  che  poi  iogrossando  si 
raccorcia,  erellopalenle  o  palenlissimo  :  articolo  supe- 
riore   l-spermo,    ovalo-lanceolalo,    lelragono-ancipile, 
con  gli  angoli  dapprima  ollusi,  nclla  malurila  acuti,  con 
base  astala  a  iulacco  triangolare,  iin  po  dopressa  ai  duo 
lati  aciitangoli  ;  arlicolo  infiTiore  1-2-spermoo  sterile, 
con  apice  a  cono  Iriangolare  bigibboso  o  bidenlato  .-die 
due  basi,  per  cui  mezzo  va  inserito  nella  tacca  di  ugual 
forma  dell'  arlicolo  superiore.  'Scmf' compress!,  bislungo- 
semiovali  a  base  slorla,  giallicci,  soloati  in  una  faccia 
concenlricamenle   lungo  tulto   il  margine,   e  nell'  allra 
in   u(i   sol   lalo   lungo     la     promiiieiiza    della    rajicina. 
Odore  di  lulta  la  piauta  forie  c  disgustoso  di  cruca. 


245  :^,..„ 

Senebiera,  Pers. 

Cal.  eguale  alia  base  ,  patente.  Stami  2-4-6. 
Carcerulo  didirao-subcorapresso  ,  rugoso  o  subcri- 
stato,  2-loculare,  con  logge  1-sperme,  e  semi  pen- 
denli.   Cotiledojii  appoggiali. 

488.  S.  coRONOPVS,  Poir.,  Pers.,  DC,  Pros!, 
Gtiss, 

Glabra,  a  caule  ramoso,  depresso,  proslralo:  fo- 
glie  petiiiatoresse  con  le  lacinie  inlere,  dentate  ,  ed 
incise,  iiifiorazione  in  glomeruh'  ascellari  ed  opposli 
alle  foglie,  subsessili:  carceruli  compressi  ,  didinrii  , 
creslalo-relicolalu-iugosi,  lerraiiiati  da  coilo  slilo  co- 
il ico.  (^nnua). 

Cochlearia  coronopus,  Lin.,  JJcr.,  JV.  —  Coro- 
nopus  Buelii,  All.,  Smith,  Lam.,Gaertn.,  Spr.  Le- 
pidium  squamalum,  Forskael.  Cornu  cervinum  al- 
terum,  repens,  Dod.  Ambrosia  i.  Matthioli,  Cast. 
Cornu  ccrvi  repens,  Id.  Nasturtium  verrucosum,  cap- 
sula  bivalvi  aspera  seu  hirsuia,  Cup. 

!It.   Carara,  lappola  gramigiiuoln,   lappoline. 
Fr.   Gochleaire  corQe  de  cerf,  cressoa  corne 
de  cerf. 
Sic.  'Nzinzuli. 

Marzo-Aprile. 

Sopra  Ic  fanghiglie  rasciuUe  per  le  vie  ,  ossia 
in  quci  sili,   che   sono  slali  inondali  iiel  verno. 

Cauli  molli  dalla  slessa  radice,  aperli  e  proslra- 
ti  a  rosa,  e  slrellamente  appressali  a!  terreuo  ,  de- 
pressi,  slriali,  rigidi,  ordinariameote  con  ua  glome- 


3S 

rulo  di  fiori  alia  base  sul  collo  slesso  della  radice  ia 
cenlro  alia  loro  distorsione.  Foglie  un  pn  rrasse  , 
striate,  picciuolale  (  col  picciuolo  a  base  dilalata,  pea- 
nalofesse,  a  lacinie  allerne  ed  opposle,  conlliienti  al- 
ia base,  variamente  incise  per  lo  piu  dal  lalo  inter- 
no,  spesso  flabellate,  pateniemente  erelte,  I'  apicilare 
quasi  sempre  inters,  lanceolala  o  lineare  Glomeruli 
racemosi  ,  ailungati  sino  ad  1-2-pollici  ,  densi  ,  coi 
gj'.nibetti  nel  frutlo  accorciati.  Calice  picciolissimo  , 
ijlajjro,  piii  iunghetto  dei  petali.  Pelali  bianchi,  ob- 
ovati,siibiuteri.  GarceruU  glabri,  corouati  dallo  stilo 
appena  lungo  mezza  linea  subcordali  alia  base,  sub- 

dentati  al  margine.  Semi 

E  piarila  alimentaria  molto  saporita  ,  che   raan- 
giasi  cotta  come  gli  spinaci. 

246 
Raphanvs,  Lin.,  Juss. 
(  It,  Rafano.-/'y?.  Radis.-5/c.  Radicia  ). 

Cal.  eretto  ,  subbisaccalo  alia  base.  Carcerulo 
cilindrico  ,  oscuramente  nodoso  ,  loDgitudiaalmenle 
1-loculare,  polispermo  indeiscente,  arlicolato  alia  ba- 
se, lerminato  da  stilo  conico.  ^emi'globosi  pendenli. 
Coliledoni  raddoppiati. 

489.  R.  sjTiFvs,  Lin.,  Ucr. 

Glal)ro,  a  foglie  lirate:  petali  rosso-violetii,  ve- 
nali:  carceruli  ventricoso-vescicolosi:  roslro  siibegua- 
le  al  carcerulo,  o  piu  corto  di  esse,  {Annuo). 

!It.  Ravanello. 
Ftt.   Radis,   pelile  rave,   raifort  cultive. 
Sic.  Radicia,  rapa. 


3& 

^''-      Aprile-Mnggio. 

"  '  Da  principio  collivato  rinasce  sponlaneo  dai  se- 
mi caduli  qua  e  la  nelle  vigne  e  ai  margini  dei 
campi. 

Bodice  tuberosa,  grossamenle  fusiforme  o  rolon- 
da  maDi;iabile  e  d'  un  gusto  piccanle.   Caule   eleva- 
lo,  ramoso,  2-4-pedaIe.  Foglie  sublirale  ,  le  inferio- 
Ti  picciiiolale  ,    le    superior!    sessili.     Tirsi  frutliferi 
5-15-pollicari.     Pedimculali   come    nelle   due  specie 
seguenli.    Calice  glabro.     /'e/a// obovalo-cuneali,  ros- 
so-violelli  ,  veiiali  di  bluaslro.  Carceruli  quasi  poUi- 
cari  (  non  compreso  il   roslro  )  a  slrozzalure  pocbis- 
simo  rilevale,  con  piii  d'  un  seme  in  ciascun  node  : 
rostro  lungo,  conico-aciiminato  lesiniforme,  subegua- 
)e  at  carcerulo.  Semi  stortamenle  bislunghi,  subcom- 
pressi,   leonini  ,    esilmente    granulali   soUo   la   lenlc  , 
slriali   nel  lalo    ovc   cadono  i    margini    ripiegati    dei 
cotiledoni. 

E  pianla  alimenlaria  noo  solo  per  la  radice,  ma 
anche  pei  lalli  c  i  carceruli  Icneri. 

247 

>-^-        Bjpitjnistrcn,  Tournef.,  Gaert.,  Blerat.        , 

(  Smembramenlo  del  Gen.  Kaplmnus,  Lin.  ) 

Carcerulo  arlicolalo-moniliforme  cilindrico  ter- 
minalo  da  slilo  conico,  ad  una  sola  loggia  longilu- 
dinale  ,  divisa  in  1-8-slrangolanienli  l-spermi  flnal- 
menle  divisibili:  con  base  arlicolala  a  doppio  disco, 
I'  inferiore  dei  quali  e  d'  un  sol  pezzo  a  superficie 
tagliala  in  due  piani  ioclinati  ,  sopra  cui  s'  incaslra 


37 
r  allro  a  due  pezzi  (  i-spermo    o  sterile  ),    che    ha 
piana   !a  superficie,   su  cdi  pnsa  il  carcerulo.  Nel  dip- 
piii  gli   slessi  caralleri   del   £;eiiero  precedenle. 

490.  R.  Arvense,  Merat  Nouv.  fl.  paris.  edit. 
a.  pag.  So^. 

A  foi^lie  subispide,  le  inferior!  sempiicemenle  li« 
ralo,  le  siiperiori  bisluoi^he  o  lanceolalt':  cnlici  ispi- 
di:  carcerulo  assollii];lialo  alia  base,  1-8-spernio  con 
gli  arlicoli  subcilindrici  a  loggia  legiiosa;  striato-co- 
stolali:  rostrn  piu  lungo  deirarlicolo  superiore  (^Jnnuo), 

A.  /ilbi/lorus.'  A   pelali  biaiicbicci,  o  pallidamen- 
ie  rossicci. 

Raphanus  raphanislmm ,  L.,  Ucr.,  IF.,  DC, 
Guss.-Rapha7iislrum  lapsana,  GaerL- Raphanus  sgU 
voslris,  Suff'r.  Rapislrum  arvense,  Jll.  R.  raphani 
salivi  vulgaris  folii  muUo  majoribus,  floribus  candi' 
do  et  purpurea  mixtis,  elatius,  Cup  ,  Bon.? 

B.  Flacijlorus.  -  A  fiori  flavi. 

Raphanus  landr a,  Poll.  Fl.  Ver.  a.  pag.  38 1, 
nan  Morelli,  giusta  1'  emendazione  dello  slesso  Pol- 
lioi  Op.  cil.  3.  in  corrig.  el  add.  pag.  8o3,  e  8oh. 

ilr.   Rapa  salvalioa,   false  ravanello, 
Fn.  Ruiforl  des    cbarnps  ,   raiforl  sauvage  , 
ravenelle. 
Sic.   RadiceJda. 

Marzo-Giugno. 

Tra  i  seminali  entrambe  le  variela;  la  var.  A. 
con  piij  frequenza  aile  rive  dei  fiumi  ,  e  nei  luogbi 
umidi. 

Radice  grosselta,  ramosa,  bianca.  Cauli  orolli, 
cascanli,  o  risorgonli,  alqiianlo  ramosi  ,  1-3-pedali  , 
leggeruienle  ispidi  per  pochi   e  corli    aculeelli.   Fo- 

6 


38 
glie  radical!  e  cauline  inferior!  lirale,  a  lobi  scoslati 
allerni,  ineguali,  atlondali,  smuosi,  mezzo-ispidi,  col 
margine  oUusamenle  doiitato;  le  superiori  bi^lunghe 
o  lanceolate,  grossamente  seghellale.  Tirsi  rrullit'eri 
glahri  neil' asse,  4-  r2-pollicari,  Pec//ce/// ispidelli  co- 
me i  caiili  ,  5-10-lineari  ,  erello-palenti.  Calice  coi 
sepali  scanalalo-subcarinati,  aculeato-ispidi  i<el  dorso, 
principalmente  all'  apice.  Pelali  grandetli  bluaslro- 
venali,  in  A.  biaiicliicci  o  pallidameole  rossici  ,  in 
B.  fl:ivi.  CarceruU  l-l-z/a-pallicari,  glabri,  1-moIti- 
arlicoiati  a  slrangolamenli  successivi,  con  gli  arlicoli 
(  che  nella  maluvazione  finalnienle  si  scindono )  sub- 
cilindrici  slrialo-costoiali  nei  rilievi,  esilmente  striali 
negli  avvallamenli  ;  nei  carceruli  pid  giovani  spesso 
non  slriali  ,  con  le  logge,  ov'  e  niccbialo  il  seme  , 
quasi  legnose:  roslro  coDJco-acuminalo -lesiniforme  , 
aspenno,  piii  corlo  del  carcerulo  se  queslo  e  moiti- 
arlicolalo,  piu  lungo  di  esse  se  pochi -arlicolalo.  -  la 
B.  le  slrozzalure  del  carcerulo  piu  ravvicinale  ,  gli 
arlicoli  piii  altondali.-  Semi Qho\-&\\  foschi,  un  po  com- 
pressi,  lisci  sotlo  la  ripiegalura  dei  coliledoQi,  slria- 
li dal  lalo  opposlo. 

E  pianla  alimenlaria,   ma  di  poco  use. 
491.  n.  Ljndrj,  I\ob.  .  -5' 

A  foglie  ispide:  calici  subglabri:  carcerulo  spesso 
1-spermo  alia  base,  1-4-spfrmo  negli  arlicoli  gros- 
selti,  subgiobosi,.  iuegaali,  appena  slriali:  roslro  piu 
lungo  dell' arlicolo  superiore.  {Annuo). 

A.  liubellum.    A   pelali  rossiccio  -  cinerei  :  foglia 
inferiori   iulerroltamenle   lirale. 

I'^aphamis  Landra,  Morel,  in  DC,  Guss.  prod, 
el  syn.  It.  albi/hrus,  I'resl?  Sprl 

B.  Luleum.  A  pelali  lulei:   loglie  ioferiori  sempli- 
cemenle  lirale. 


39 

rt     t 

-,  .    \  It.   Landra. 
^  \   S/c.   Radicedda. 

Aprile-Maggio  ,  e  qualcLe  pianla  della  var.  B. 
sino  a  Giugno. 

La  var.  A.  nogli  o.-li  tra  il  Raphanus  salivus; 
la  var.  B.  nell^  arene  mariltimo  in  luoghi  umidi 
(  Panfanfl/o  di  Bellomia). 

Radlce  grosseltu,   ramosa  bianchiccia.   Caulo  ra- 
raoso,  corlameiilR  ispido-aculealo,   piu  alia  l)as''  (  or- 
dinariamiMile    rnssiccio-baia  )    die    all'  apice.    Foglle 
radicali    c    catiline    inferiori    lirale    coi    lobi    alleriii  , 
quello  deir  apice  rolondalo,   lulli   gros'janienle    eroso- 
crenali,   un  po  carnose,  cortamente  seloloso-ispide  in 
amendiie  le   pagiiie  ,   coi   picciuoli  e<l   i   nervi   s[)ar.-a- 
menle  verrucoso-aculeati   come  il   caule;   foglie   supe- 
riori   lanceolate  e  lanceolalo-lineari,  rcmotamenle  dea- 
tellalH.    7Yr*!  friiltiff'ri  giabri  nell' asse,  4  12-pollicari. 
Gambelli  fihformi,  sparsi  di  corlissimi  aculeelli  come 
i  caiili,   o   lolaimeiile  glaijn,   a-lD-lmeari,    erelto-pa- 
lenli.  Calice  spesso  fosco  alia  base,  come  nella  specie 
precedeiile,   sp;irs.ini()le  acnieato  principalni-nle  ali'a- 
pict',    con    aciilei   corli   impiantali  st.pra  una   picciola 
verruca.  Pelalt  obovalo-cuneali,  piu  iarghi  all'  apice 
e  piu  corli  che  nella  specie  precedenle,  in  A,  ross.cci, 
venali  di  bluaslro-violelto,   men  rassi  che  nel  Rapha- 
nus salivtis,  0  a  dir  meglio  piu  tiranti  al  cinermo  , 
con   r  niigliia  subeguale  al  calice;  in  B.  lulen-canarini 
a   vene  capdiari   verdi-brnne  ,    quasi   nericce  .   con   le 
unglii.i   subeguale   al   calico   o  piu  lufighcllii,  2-denlali 
ai  due  margini  d  dla  ripiegalnra:  veiialiire  del    petalo 
sempre    piu     pronunciale    nella    pagma   iiiferiorc  alia 
guisa  stessa  che  si  ossarva  aei  fiori  del  Raph.  salivas 


w 

della  specie  precedente.  Anlere  glauche.  SHlo  su- 
bulalo  e  filamenli,  verdi-biatichicci.  CarcerwA"  ordina- 
riaineiile  l-S-sperraij  con  gli  arlicoli  subglobosi,  ine- 
guali,  lisci  inenlre  son  giovaiii  e  senza  alcuna  appa- 
renz/i  ohe  possano  separarsi,  assai  piu  grossi  di  quelli 
del  Raphanisirum  aroense,  che  appena  soiio  sirozzati 
e  piu  sottili  :  rostro  luiighi&sinao,  conico-acuaiinalo- 
lesiniforme,  piu  che  pollicare,  qualiro  voile  piu  lungo 
del  carcerulo,  se  queslo  e  d' ua  sol  pezzo:  esso  ri- 
manc  verde,  meiilre  gli  arlicoli  del  carcerulo  sooo 
bianchicci.  5(?m«  subglobosi,  un  po  compress!,  leonini, 
rugoselli,  slnati  nel  ialo,  ove  cadono  i  margini  ripie- 
gali  del  coUiedoni. 

ModiGcando  i  caralteri  assegnati  da  F.  V.  Merat 
al  nuovo  genere  Hap/ianislrum,  io  volli  aggiuogere  la 
circoslanza  de!la  base  del  carcerulo  arlicolala  a  doppio 
disco,  che  parmi  cosliluire  la  piii  nolabile  dislinziona 
coi  genere  Raphanas.  Or  e  da  avverlirsi  per  la  specie 
prcsenle,  che  sebbuoo  il  disco,  il  quale  fa  base  al 
carcerulo,  fosse  conformalo  come  nella  specie  prece- 
dente, pure  spesso  inlurgidisce,  ed  irapianlasi  su  di 
esso  la  base  slargala  del  carcerulo,  e  spesso  fra  i  tre 
pezzi  di  questo  disco  Irovasi  un  seme  abbonilo,  nienlra 
la  base  del  carcerulo  del  Raphanislrum  arvense  e 
sempre  allenuala,  infecouda. 

248.  :;;    '■   -. 

.   - '      '' 

BiSCaTELLyi   L.  Juss. 

(  Fr.  Luneliere  ) 

Calice  a  base  eguale  o  saccata.  Carcerulo  com- 
presso,  di  due  logge  orbicolari,  1-sperme,  lateralmenle 


4! 

unite  air  asse  medio,  e  da  esse  separabili  per  la  base. 
Semi  corn  press i,  Cotiledoni  ^iacenli. 

492.  B.  Lyrjta,  Lin. ,  Biv.  ,  Presl,  Guss.  syn. 

A  caule  erello,  ramoso,  villoso-irsuto  alia  base: 
foglie  ra'iicali  lirale  :  carceruli  peilicellali  con  i  due 
lobi  ugualmeiite  allondali  di  sopra  e  di  soUo  {Jnnua) , 

A.  Eriocarpa.  A  frnlti  concolori,  peloso-ispidi  in 
ogni  parte. 

B.  raphanifolia  C.  Guss.  prod.  B.  Lyrata  A.  Guss. 
syn. 

B.  Ciliata,  A  frulli  cigliati  nel  margine,  glabri 
oel  disco. 

B.  marilima  Ten.  B.  raphanifolia  B.  Guss.  prod, 
B.  Lyrala  B.  Guss.  syn. 

C.  Leiocarpa.  A  fnilli  inleramenle  glabri. 

B.  raphanifolia,  Poir.  JF.,  Biv.,  Presl.  B.  raphO' 
m folia  A.  Guss.  prod.  B.  lyrala  C.  Guss.  syn,  B.  laxi- 
flora,  Presl.  B.  didyma,  Ucr.  Thlaspi  biscutndim,  ra- 
phani  aul  Irionis  folio,  Bocc.  T.  biscutalum  sylcarum, 
primulae  exeuntis  auriculalo  folio,  Cup.  T.  biscutalum 
Irionis  folio,  Id.  T.  vulyare,  Gas.  Thlaspidium  Bapha- 
ni folio,  Bon. 

D.  Neylccla,  Nob.  A  frutti  pelosi  ne!  margine  e 
sopra  la  loggia  del  seme  :  nella  zona  intermedia  o 
assoiulamenle  glabri,  o  coverli  di  cortissiraa  peluria 
verde-ciiierea. 

^  J     I  Fr.  Lunetiere  liree, 

^'\Sic.  Occbi  di  Canla  Lucia. 

Gennaio-Maggio. 

Nei  campi  aridi,  ai  margin!  delle  vie,  nelle  col- 
linc.    La  var.  C  pii!i  frequenle  nelle  colline. 

Iladice  poco  ramosa,  rigidella.  6'az///slriali,  villoso- 
irsuti  alia  base,  1-2  tJt-pedaW,  solilarii,  romoso-paa« 


1*2 
noccliiuli  all'apice,  ordinariamenle  rossaslro-bai,  Foglie 
radicali,  e  cauline  inferior!  ("che  son  pochissim*^  o 
quasi  nulle^  Urate,  a  lacinia  apicilare  bislunga  o  siib- 
rolonda,  le  lateral!  alternate  distant!,  slrettamente 
confluent!  ;  le  inferior!  picciolissinae  denliformi,  tulle 
lobaln-dentale  a  dent!  ollusi  o  subaculi,  appressala- 
menle  irsuto-villose,  subincane,  picciuolale  :  foglie 
cauline  superior!,  che  servono  d'  involucro  alle  rami- 
ficazioni,  picciolissime,  sessili,  lanceolalo-acuminale  a 
base  abbraccianle,  ciglialo-irsute.  Tirsi  frulliferi  ra- 
inosi,  glabri,  esilmente  slriali,  2-8-pollicari.  GambeUi 
selacei,  3-7-lineari,  palenli  col  fiore,  eretlo-subrecurvi 
col  frullo,  ravvicinali.  Calice  colorato,  flavo-verdognolo, 
glabro,  a  sepal!  bislungbi,  lassi.  Pe/a/<  flavi,  obovali, 
inleri,  quasi  due  volte  e  mezzo  piu  lunghi  dei  sepali. 
Carcerido  bisculalo,  pedicelialo,  con  pediccllo  semi- 
lineare  a  tangenle  dei  lobi  inferiori  :  slilo  lungo  2-3- 
lineare,  persistenle,  ed  assai  sporlo  in  fuori  da!  lobi 
superior!  :  slimma  a  testa  di  cbiodo  :  logge  del  seme 
central!,  1  1J2  linear!  in  dianielro.  Semi  subcircolari, 
compress!,  leonini,  a  radioe  prominente.  A 

.,  -J :.    ;;,  ,,  ].,       Ordihe  2.  Siucaiosj 

"    '•,-■•■■  iS-:tu    J;;,.  SeZIONE    1.  ,    .    ;'     .■'.(J08 

A  silicule  oligosperme  '"  , 

2i9.  ■       -> 

Jlyssum,  DC. 

(  Frazione  del  gen.  Alyssum  L.)       ■ 

{It.  Alisso  Fr.  Alysse,  Alysson ) 

~  '      Cal.  eguale    alia    base  Stami  subappendicolali. 
Silieula    orbicolato-ovale,   lerminala  dallo  slilo,  com- 


43 
preasa,  con  valve  plane  o  convesse  nel  ceniro  :  logge 
1-2-sperme  :    semi  qualche  volta  con  margine  niera- 
branaceo.   Coliledoni  giacetili. 

493.  //.  M^Kirjsiaju,  Lam.,  All.  JV.  ,  Bcrlol.., 
DC.y  Guss. 

A  caiili  mezzo  suITrulicosi  alia  base,  erelli  o 
diirusi :  foglio  lineari-lanceolate,  acute,  appressalamenle 
peloso-caiit'bceiUi  :  slanii  sdenlali  :  slilo  breve  :  silicule 
siiborbicdiari,  compresso-convesse,  Cnalmeiile  glabre. 
( liizocarpica,  e  svjfrulicosa  alia  base. 

Clijpeola  marilima,  Lin.  manl.,  Ucr.  Host.  Alys- 
sum  halijmilblium,Lin.sp.,Ail.  I{ew.,Curt.,non  IP"., nee 
All.X.muiimiim.Lia.sp.DC.elPoll.non  ex  Sald.A.are- 
narium,  ProsL  Koniga  mariiima,  Brown  in  Clappert.  ^ 
Jioich.  ,  Sibth.  Lobularia  marilima,  Desv.  Glica  mari- 
tima,  Lindl.  Naslunium  marinum,  Ge&n.  Thiaspi  leU' 
co/j  folia  acurninala,  Bocc.  T.  frulicosum,  leucoij  folio, 
aufj II sli folium  flore  odore  mellis  aculo,  Cup.  T.  lacan- 
dulae  folio  flore  odore  mellis  acuto,  Id. ,  et  Bon. 

Quasi  tulto  r  auno. 

Nei  liioghi  sassosi,  nei  greppi  delle  colline,  nei 
lagli  sterili  delia  costa,  ed  anche  nei    luoghi  erbosi. 

Badice  ramosa,rugosella.  Cauli  ramosi  sin  dalia 
base,  dilTusu-cespugliosi,  rigidelli,  piii  o  men  grossi 
ed  alii  secondo  la  natura  dei  luoghi  ,  inegualmenle. 
slriali  per  lo  decorrimenlo  dei  picciuoli,  tomenloseilo- 
sul)col()ii()si,o  Verdi  con  peli  appressali  appena  visibili. 
/^o/y/Zc  infcriori  spalolale, quasi  oUuse,  alle  voile  quasi 
glabre,lesuperiori  linearilanccolale, acute,  piu  largliet- 
te  nellrt  mella  superiors  ,  nella  iuferiore  prolungale 
in  picciuolo,  verdi  o  vcrdi-canescenli  per  pc-li  alrel- 
lanieiile  appressali  all'  iiim'i  in  ambedue  le  pngine. 
Tirsi  fiorifcri  a  coriiiiho  serralo  convesso-globoso  , 
IruUifcri  alluugali,  4-12-pullicari,  coi  frulli  spcssi,  la 


u 

pill  parte  aborlili,  tuUi  tomentosello  subcolonosi,  co- 
me il  caule  e  i  gambetti  :  gambeUi  erello-patenli  , 
3-6-lineari  ,  filiformi,    coulinui  con   I'  asse  e  decor- 
renti  sopra  di  esse.  Fiori    odoroselli.     Calice  verdi- 
biaDcbiccio  ,    membranaceo ,    a    sepali    bislunghi  , 
concavi  ,    paleiili-incurvi,    piu  corli  dei  petal! ,  sub- 
eguali  air  unghia  colorati  all'  apice,  appressalamen- 
te  pelosi.    Petall    biancbi  ,    suborbicolari  ,    a    base 
per  ordinario  semicordala  ,  concavi  ,  cortaraenta  un- 
ghiati  con  unghia  filiforme  verde  ,  dope  la  feconda- 
zione  alquanlo  rossicci  alia  base.  Slami  crassi,  quasi 
piramidali,  subeguali,  verdi,  angnlali  alia  base,  senza 
append ici.  Anlere  gialle.    Glandole  verdicce  Ira  gli 
stami  pill  lunghi  ed  il  calice,   Guss.  Silicula  subor- 
bicolare,  un  po  rislrella  alia  base ,  subcolouosa  come 
i  cauli,  finalmenle  glabra,  lucida,  a  logge  inonosper- 
me,  con  tramezzo  finissimo  ,  coronala  da  slilo  capil- 
lare  lungo  appena    ifS  di  bnea.    Semi  leonini  ,  sub- 
orbicolari ,  compressi  ,  slrellamenle  bianco-marginati 
con  radicina  alquanlo  prominenle. 

Generalniente  nei  luoghi  erbosi  conservasi  que- 
sla  specie  piu  verde,  meno  pelosa,  a  foglie  piu  gran- 
delte,  a  fusti  piu  gracili  e  piu  flosci  ,  diffuso  risor- 
genli  o  subereili  ;  nelle  rupi  ,  e  nei  luoghi  slerrati 
piu  canescenle,  piij  suffrullicosa,  a  rami  piii  corli,  e 
ia  piu  folio  cespuglio. 


4S 

SEZIONE    2. 

A  silicule  polisperract 

250 
CjpsELiA,  Moench.,  Caesalp.^  DG> 
(  Frazione  del  genere  Thlaspi,  L,  ) 
(  Fn.  Tabouret.  ) 

Cal.  eguale  alia  base.  Stami  liheri  senza  ap« 
pendici.  Silicula  ohcordalo-cuneala,  depressa,  con  le 
valvo  navicolari  non  orlale  :  Iramczzo  membranoso 
quasi  liacare:  logge  polisperme.  Semi  ovaii,  imraar- 
ginati.   C-oUledoni  giacenli. 

■49i.  C.  BuRsjp^sToiiis,  Moench.,  DC.,  Presl, 
Guss.  syn.  (  Specie  unica  ).  Annua. 

A.  Sinuati folia,   N.  A  fuglie  radical!  sioualo-sub- 
runcinale. 

B.  Pinnaiifolia,  N.  A  fuglie    radicaii  slrellameale 
pennalofesse. 

Tldanpi  Bursapastoris,  L.,  Vcr.^W.y  All.,  Guss. 
prod.  Bursa  pasloris  ,  Malth.  Bursa  pasloris  viajor 
folio  smnalo,  C.  B.,   Cast.  Cup.     Bursa  pastoris  sett 
cap  set  la,   Caesalp. 

C.  Inlegrifolia,  DC.  A  foglie  radicaii  laaceolo-spa- 
lolalc.  quasi   iiilerc. 

Thlaspi   bursa  pasloris   B.  siniplicifolia  ,   Pers. 
Bursa  pasloris  major,  folio  non  sinnalo,  Cup.    Cast. 
I).   Aborliva,   IN.   A  siiiquelle  piii  spesse  ,  rappic- 
ciolite,  asperme.  'i 


46 

I  It.  Borsapaslore, 
Volg.  \  Fn.  Tabouret,  Bursc  a  pasteur. 
I   Sic.   Vurza  di  picuraru. 

OUobre-Maggio. 

Nelle  muricce,   nei  caaipi.perle  vie  da  perliitlo. 

Baclice  ramosa  ,  un  po  crassa  nel  collo.  €auli 
semplici  o  ramosi,  cortamenle  irsuto-canescenii  o  sub- 
glabri,  quasi  sempre  piu  glabri  nella  parte  superiore, 
spesso  piu  di  uno  dalla  slessa  radice  ,  4-8-pollicari, 
non  compreso  il  tirso.  Foglie  radicali  picciuolate,  di- 
sposle  in  rosa,  in  A.  sinuate  in  B.  streltamente  pen- 
nalofesse,  in  C.  subspalolale  dentate,  in  D.  varie,  le 
primordiali  lanceolate  subinlere  in  tutle  le  variela  : 
foglie  cauline  sessili,  rcmotamente  denlicoiate,  lineari- 
lanceolale  a  base  saellala:  lulfe  piii  o  meno  irsuie  , 
cigliolate  nei  margini.  Tirsi  frultiferi  terminaii  ,  al- 
iuiigali,  3-I2-poliicari,  glabri,  coi  gambetti  in  D.  piii 
ravvicinali,  piu  spossi:  ^a7?i6e<0' gracili,  filiformi,  gla- 
bri, col  fiore  erelti,  col  frulto  allungali  (  5-7-lineari  ) 
e  palentissimi,  in  D.  piij  corti,  ed  erello-patenli.  Calico 
semichiuso,  a  sepali  lineari  bianchicci,  fosco-verdognoli 
nel  dorso  ,  sovenle  violetli,  Petali  inleri  ,  bianchi  o 
bianco-verdicci,  picciolissinii.  FtlamenU  curvi:  antere 
grigie.  Silicula  glabra,  nel  germe  da  principio  ovale, 
poi  obcordato-cuneala  3-4-lin  :  nel  lato  apicilare, 
4-3-nei  lalerali,  con  slilo  corto  inchiuso  nei  lobi:  in 
D.  aspe^ma,  quasi  obcordalo-triangolare  a  lati  egui- 
lunghi,  picciolissima,  appena  \ ■  i J 2  '^-Wn:  in  ogni  lato, 
con  slilo  eguale  ai  lob<,  o  pochissimo  saliente.  Semi 
bisluiighi,  compressi,  leonini,  glabri,  ollusamcDle  sol- 
cali  in  araendue  le  faccelle- 


4T 

231 
Dkaba,  Spr. 
(  It.  Draha.  Fn.   Drave  ) 

Cat.  oguale  alia  base,  suberello.  Stami  liberi  , 
senza  appeudici.  Silicu/a  ovale-bislunga,  2-loculare  a 
loggc  poiisporme,  cuu  valve  piano  con vesse  e  tiamez- 
ro  elliilicu.  Slilo  filiforme  o  nullo.  Se7m  iminarginati. 
Cotiledoni  giaccnli. 

4-93.  D.  Fern  A  Z,,   Ucr.,  Guss. 

A  caule  nudo,  eretlo  o  ascendeiile:  Foglie  lan- 
ceolate, UD  po  acute,  subirsule,  a  peli  semplici  o  bf- 
forcali:  pelali  biGdi:  siliquelte  bislunghe,  glabre,  con 
sliinnui  se.ssile.   (/^nnua). 

Erophyla  vulgaris,  DC.  Presl.  Paronychia  vuU 
garis,  Dod.  Bursa  pasloris  minor  ,  loculo  oblongo. 
Cup.  Eadem  foliis  rotundis,  Idem. 

Folg.  Fr.   Drave  prinlaoiere. 

Mei  luogbi  bassi  Geniiaio-Febbraio;  nelle  collioe 
Febbraio-Marzo:  in  Apiile  1'  bo  Irovato  aocor  fiorila 
nella  Cava  d'  Amico. 

IS'ci  prali  utnidi,  nelle  valli  e  nei  luoghi  delle 
collino. 

liadice  quasi  fibrosa.  Caule  nudo  ,  scapiforme, 
soltile,  slrialo,  semphce  ,  sparsameiile  e  corlamenle 
irsiilo,  0  solilario  1-pollicare  ,  erelto  ,  o  inoiti  dalla 
slessa  radice  erdli  ed  ascendenli,  4-6  pollicari.  Fo- 
glie lanceolate  o  bislungolancoulalcallungale  in  pic- 
ciuoli),  mezzo  seghetlale,  o  per  lo  piii  3-denlale  al- 
r  apice,  irsuli  a  peli  semplici  o   2-rorcali ,    lulle  ra- 


i8 
dicali,  folte  dfsposle  in  rosa  ed  appressate  alterreno, 
larghe  dtif-lre  linee,  lungho  2-/y2-8.  T/rs/ fruUifcri 
1-3-poIlicari  ,  glabri.  Gambclli  iilifoimi  ,  nel  fiore 
brevissimi,  nel  Irutlo  6-9-lineari,  erello-palenli.  Calici 
picciolissimi,  bianchicci,  lassi.  Petali  bianchi,  2-fidi, 
a  lacinie  obovate,  spesso  con  una  sfumalura  viololto- 
cinerea  quando  son  prossiine  ad  appassirsi.  Hilicuh 
bislungbe,  ed  anche  bisluiigo-lanceolate  ,  piane,  piu 
luDghe  del  doppio  della  lorw  largbt-zza.  glabre,  coa 
slimma  sessde.  Semi  minutissimi ,  leonioi ,  obovali  , 
conipressi,  foschi  su  I'  ombelico. 

OrD.  3.  SlllQUOSE 

232 
NAsrunf/uM,  B.  Brou.  k 

(  Smembramenio  del  Gen.  Sisymbrmm  L.  ) 
(  It.  Naslurzio   Fr.  Nasturce  Sic.  Naslruzzu.  ) 

Cat.  patenle,  eguale  alia  base.  Siliqiia  sublerele, 
piuUoslo  corla,  lerminala  da  un  corto  slilo,  con  valve 
convesse  non  carrnal<>.  Semi  in  due  serie  irregolari, 
imniarginali.   Coliledoni  giacenli. 

496.  N.   Officinale,  DC.^  Giiss. 

Glabrissimo,  a  cauie  radicanle  alia  base  ,  poi 
risorgenle:  fogiie  pennaliformi  con  le  pseudo-foglioline 
repfinde,  le  lalerali  bishinghe  ed  ovale,  la  lerminale 
maggiore,  cordalo  snborbicoiala:  pelali  (  biancbi  )  dop- 
piamtiile  piu  lunghi  del  caJice,  silique  sublereli,  quasi 
CJecliiuile.  (  Bizocarpico  ). 

Sis^imbrium  nasiurtiwn  ,  L. ,  Ucr.  ,  IF.  BeaU' 


19 

merta  nnslurtium  ,  JFetleratie  Fl.  econ.  Naslurtium 
aqiialicum,  J)od.  N.  arjualicum ,  majus  cl  amartnn, 
Bauh.  prod.  Sist/mbrium  af/italiciim,  -Caesalp.  lilallh. 
Cast.  S.  a'^iiaticum  ,  siipinum,  /lore  aJbo  ,  Cup.  S. 
naslurtium.  a'juaHcu  t.  All.  Cardamine  fonlana,  Lam. 

I    It.    Grescione,   naslurzio   aquatico ,  sisembro 
aqualico,  cicembro. 
Fr    Gresson  de  fonlain,  sisymbre  cresson. 
Sic.   Crisciurii,  crisciuueddu. 

Dicembre-Maggio. 

Wei  ru^icelli,  iiei  Qumi,  negli  slagoi,  nei  luoghi 
acquosi  dovunque. 

CauU  ramosi,  angolato-slriati,  tortuosi,  radicanti 
alia  base,  poi  risorgenii,  slriscianli  o  nuotanli.  Foglie 
p.itenli.  piuUoslo  pennaliformi  che  non  pennate,  ca- 
dendo  le  laciuie  lulte  in  un  pezzo,  percbe  ooa  sono 
arlicolale  su  la  coslola  comune  ,  lullocche  avessero 
r  apparenza  di  vere  foglioline  sessiii:  pseudo-foglioline 
decrescent!  dall'  apice  alia  base  della  coslola  ,  ine- 
giialmente  opposte,  repando-dentale,  le  lalerali  bislun- 
ghe  ed  ovale,  o  sublanceolale,  a  base  storla,  I*  api- 
cilare  piii  grandelta  ,  cordafa  od  ellittica  ,  ed  ovalo- 
lanceolala  ollusa.  Tirai  frulliferi  opposli  alle  foglie  , 
alliingali  ,  A-S-pollicari.  Gambelti  4-6-lineari  ,  sub- 
cguali  alia  siliqua.  CaHce  glaucescenle,  chiuso  o  sc- 
inipalanle.  Pefa//  bianchi,  obnvali  o  subellillici ,  due 
voile  piu  luni^hi  del  calice.  Silirjue  alquanto  tereti  , 
piu  &  meno  lalcalo-subincurve,  ordinariainenle  di  color 
fosco,  coi  gambelli  dociinali  o  palenli.  Semi  minuli, 
fosco-leoniiii.obovalo-ellillici  compress!.  Tulla  la  pianla 
glabrissima. 

E  alimenlaria,  ed  eminenlemenle  anliscorbulica; 
e  quiadi  se  ne  fa  uiollo  uso.  ,-    ; 


ISO 

253 

-  CjiRDAMlNE,    L.    JUSS. 

,  (  Fa.  Cardamine  ) 

Cal.  chiuso  o  palenle,  eguale  alia  base.  Siliqua 
lineare  compressa  ,  con  valve  piaoe  ,  enervie  ,  piu 
sirelle  del  Iramezzo  che  ha  1' orlo  iiigrossalo,  (icisceiili 
con  elaslicila  dalla  base,  e  altorciglianlesi.  Semi  1-se- 
riali,  compressi  ,  quasi  iminarginali.  CoHledoni  gia- 
cenli. 

497.  C.  HmscTj,  L.  W.  Ml.  DC.  Biv.  Presl. 
Guss. 

Patentemenle  subcigliata  ,  a  caiiie  erello:  foglie 
pennaliformi  ,  con  pseiido-foglioline  subdetilicolalo- 
Tosecchiale,  neile  radical!  subcircolari,  nelle  superiori 
bislunghe,  bislungo-spatolalo,  o  lineari:  pelali  spatolalo- 
liiieari,  piu  liinglii  del  calice:  silique  erelte,  glabre, 
coronate  da  corlissimo  stilo  olluso.  (^Annuel). 

C.  pralensis,  Ucr.?  non  L.C,  impaliens,  Ft.  Dan. 
C.  sylveslris,  imnor ,  ilaUca ,  Barrel.  Naslurlium 
pratense,  foUo  roimidiore,  flore  majori,   Cup.  ! 

\  Fn.  Cardamine    herissce  ou  value  ,   cresson 
Folg.\  herisse.  .    ,,,,j,,;, 

(  Sic.  Aruculicedda  sarvaggia.  '        ! 

Gennaio-Febbrajo. 
■    Nei  iooghi  colli  ombrosi,  Ira  le  biade,  in  mezzo 
alle  siepi. 

Badice  ramoso-fibrillosa,  gialiastra.  Caitle  alio 
da  K.  poilici  ad  un  piede,  erello,  quasi  del  luUo  gla- 
bro,  angolalo,  per  lo  piu  semplice,  anche  ramoso  sin 


51 

dal!a  base,  o  piii  d'  uno  dalla  stessa  radice.  Foglie 
piMinatifonni  come  nella  specie  precedenle  :  coslula 
coinuiie  coil  pochi  e  rarissimi  cigli  :  pseudo  fuglioline 
picciuulate,  sulxlentato-rosecchiale,  nelle  radicali  sub- 
rolonde  (  qiiella  in  cima  sempre  piu  giande  ,  e  alls 
voile  subreiiiforme,  le  altre  da  su  in  giu  gradatainenle 
piu  piccole  )  ,  nelle  superiori  bislunghe,  o  bislungo- 
spalolale,  nelle  eslreme  lineari,  o  spalolato-lineari  : 
lulle  alleniiale  in  picciuolo,  iiiegualmente  opposte, 
sparse  di  peli  patent!  nella  sola  pagina  superiore, 
glabra  nella  infcriore.  T^mfruUiferi  1  /yz-S-poUicari,, 
coi  frulli  nella  base  dislanti,  nelT  apice  piu  ravvicinati, 
e  gli  cslren)i  quasi  fascellali  :  gambelto  filiforine,  nei 
frulli  iiileriori  4-  6-lineare,  nei  superiori  gradatamenle 
pill  breve.  Calice  appena  1  /yz-lineare,  cot  sepali 
glaucescenli,  verdicci  nei  dorso ,  biancbicci  nei  mar- 
gini,  sernipatenli,  piu  corli  dei  pelali.  Pt'/a/if  spalolalo- 
lineari,  bianchi,  piccioli,  cocleariformi  all'apice.  Slami 
quasi  sempre  A-dinamici^  rare  voile  4-andri :  non  ho 
mai  vislo  i  due  piu  corli  Iramularsi  in  fiori  compleli, 
per  formare  la  variela  prolifera  si  comune  in  FraDcia« 
Silir/ue  lineari,  glabre,  elegantemenle  torulose,  crelle, 
luD^lieS-lOlinee,  piu  larghelle  di  una  lineayCoronale  al- 
l'apice da  breve  slilo  oUuso.  Sanimmuii,  leonini,  ovali, 
compressi,  quasi  smarginali  nella  eslremila  inferiore, 
allondali  o  piani  nella  superiore,  con  un  solcbello 
lodgiludinale  di  qua  e  di  la  sollo  la  giacitura  della 
radicioa.  Tulta  la  piaota  ha  odore,  e  sapore  di  Eruca. 


52 

254. 

Ababis,  DC. 

(  Fb.  Arabide,  Arabelle.) 

Cal.  erello,  eguale  o  gibboso  alia  base.  Stami 
liberi  senza  appendici.  Siliqua  lineaie,  con  valvs  piane, 
uniiiervie.  Semi  in  una  serie,  ovali  od  orbicolari,  com- 
pressi.   Cotiledoni  giacenli. 

498.  A.  f^ERNA,  DO.,  Presl,  Giiss. 

Ispido-villosa,  a  caule  erelto  :  fo^b'e  dentalo- 
seghellalo,  le  r.idicali  e  cauline  infcriori  bislungbe, 
od  obovalo-spalolalo,  allenuale  in  picciuolo,  le  supe- 
riori  ovale  o  bislunghe,  sessili  ;  a  base  diialata  :  pe- 
dicelli  pill  corli  del  calice  :  silique  corooale  da  corlo 
slimma,  subsmarginalo.  {An7iua)  . 

Hesperis  verna  L.,  Ucr.,  Biv.  Leucojum  pur- 
pnreum,  Bellidis  folio,  Barrel.  L.  minus  rotundifolium, 
flore  purpurea,  Id.  Draba  alpina,  minor  purpurea, 
folio  subrolundo,  aspere  serralo,   Cup. 

Marzo-Maggio. 

Nei  colli  ai  margin!  delle  vie  e  nelle  valli  (  PoZ' 
zdngheri.  Cava  delP  amico)  ,  ma  non  moilo  fiequente. 

Radice  rainosa,  rigida,  biancaslra.  Caule  cilin- 
drico,  oscuramenle  slriato,  erello,  somplice  o  ramoso 
sin  dalia  base,  a  rami  elevali,  palenlemenle  ispido- 
villoso  con  peli  ineguali,  nella  parte  superiore  quasi 
glabralo,  4-8  pollicare  non  compreso  il  lirso,  sposso 
fosco-baio  inferiormente.  Foglie  radicali  e  cauline  in- 
ferior! obovalospalolale  o  bislunghe,  allenuale  ia 
picciuolo,  seghetlalo-denlate  ad  angolo  quasi  rello, 
coi  deuli  dell'  apice  piu  distanli,    piu   irregolari,  piu 


53 

oltusi,  menn  inlaccati,    I'  eslremo  ijrancie  loLiforme  • 
le   caiiliiu;   dislanli,   scrvienti   d'  mvoliioro   ai   r;iiiii  o  oi 
rudiiiiedii     di     questi,     ascendcndo    gradalanicnle  piu 
piccole,  ovale  o   bislunghe,   sessili,    a   hase  non  cor- 
dala  ma  col  margine  dilalato,  piu  lenuemenle  deiilale  ; 
tulle  esiliDcnle  nervose,    corlam«iile    scahroso  irsule 
spesso  coi  deiili  fdlra  volu  sul)d«iil.llali  sollo  I'  irsu- 
zie.    Tirsi  fioriferi   in  corimbo   paiicifloro,  lasso  •  frul- 
tileri   2-8-pollicari,   con    j'  asse  giahro,   e   i   fii)ri   del- 
r  apice  sfuipre  aborlili;   rametii    ascillari    delj'eslre- 
rae  foylit'  spesso  inleramente  ahurlili,  o  pdco  svduppali 
cou    1-2   Ooii  air  apice,  che  ordiiianainciile  uon  allec- 
chiscono,    e    setnpre  non    vaiino  in   fruUo  :   gambetlo 
1-4.  lineare  nel   IruUo,    incrassalo,     hoq    arlicolato  sul 
fuslo,     ma    ooDlinuo     con  la   soslanza  di   esso     senza 
brallee,  ordidariameiile  alquanlo  piij  grosselto  all'  api- 
ce, su  cui  si  arlicola  la  sili-pia.   CaUce  bisaccalo,  coi 
sepali   fosoobai,   liiieari   lanceolati   usuli,  semipalenli, 
piij  corn  deir  unghia  dei  petaii,  Petali  bislungo-obovali* 
o  subrolondi,     osciirameole    relusi   e   inezzi  all'  apice 
violelli   iiella   la(nHia   biam-o-flavi   sopra   I'  unghia    ap- 
piM)a  1-1  1J2  Imeari,    6Vaw  salienli  :  fi/amenu  i>mnco- 
llavi  :  an/ere  :  flave  :  oi^arlo  e  slUnma  verdicci.  SiUque 
ftliernale,   glabre,    2-2  /y^-poilicari,   liyi.je,  eretlo-pa- 
tenli,    pocbissimo   compresse,     longiludinalmenle   cor- 
rugale,   uu  pu  rislrelle  all'  apice  ed  aiiche  alia  ba.se, 
la  cui  uhima  eslremila  nuovameiile  .«,i  slarga  tie!  punlo 
d'  inscrzioi.e    sul     gambello,    pareggiandosi    all'  apicu 
di   esso:    slimma.    che   lo  corona';    semilmeare,   sub- 
smar^Moalo,  oidiocriaineule  uu  po  slrangolalo  alia  base. 
SoiiH   iiiioiili,    bisluii^hi    ed   obovali.    cumpressi,  sc:;rL- 
Jeonini.    I  pdi  pi  r  la  piij  puiie,  spccialmeiile  nel  caule, 
ini  son   parsi  semplici ;    uei  calici  e  nelle  foglie  seni- 
plici  e  biforcali.  g 


5i 

i99.  /f.  ninsuTA,  Scop.  ,  DC.  ,  Guss. 

Irsiila  (coil  peli  semplici  e  forculi  )  a  caule  sub- 
semplici!,  virgtUo,  erello  :  foglie  intere  o  denlale,  le 
railicali  ol)ovalo-bisluiiglie,  olluse,  alteiiuate  in  picciuo- 
lo,  le  cauiiiie  LislLiiigo-lioeari  ,  suboUuse  ,  sessili,  a 
base  ^ellliabbraccial)le  iion  piulungala  :  pelali  spnlo- 
lali,  frello-patenli  ;  silique  ri:^ide,  glabre,  coronale 
dallo  slimma  2-Iobu.  (  liizocarpica,  o  bienne)  . 

Turrilis  hirsula,  Ucr. ,  Gerard,  non  L.  Turrita 
Clusii,   taut. 

13.  Sagitlala.  A  foglie  cordalo-saeHale,  con  le 
oreccbie  roloiidato.  (  Turrilis  sagillala,  Berlol.  aman. 
Presl.  /Irabis  sagitlala,  DC.  ,  Meral.)  . 

Voig.  Br.  Tourelte  berissee,   T.  velue. 

Aprilf-Miiggio. 

Su   i  colli  per  le   vie  e  nelle  valli,  ma  rada. 

Var.  A.  ^ac/ice  ramosa^  rigida,  biancaslra.  Cou/e 
semplico  ,  o  moiti  daila  slessa  radice  ,  1-2-pedali  , 
ciliiiiJnci,  lenuemerile  slnali  ,  vergali  ,  rigidi  erelti  , 
paleiilemeate  irsuli,  spesso  con  I'  eta  fosco-hai  nella 
parle  siiperiore.  Foglie  radicali  rosulale  ,  bislungo- 
spal'ilrtle,  allenuate  iu  piociuolo  ,  nella  iiiaggior  lar- 
gbezza  3-iO  liueari,  luoghe  1-2  //a  poll,  sparse  nella 
pagiiia  superiore  di  piccole  proiniiienze  o  verruchelle^ 
e  (juindi  scabroso-slrigose;  le  cauline  piu  piccole^sessili, 
bisliiiigo-lineari,  o  liiieari-sublanceolale,  subolUise,  sein- 
pre  gradalameute  diniinuite,  a  base  semi  ai)braccianle 
non  sporta  in  fuori  ;  le  superiori  slretlissime  sub- 
acute :  lutle  oUusamenle  e  leggermenle  denlale  o 
subinl}>re,  le  supreme  sempre  inlerissiine:  lulle  villoso- 
ispide.  Peli  del  caule  e  <lelle  foglie  allri  senjplici,.  allri 
2-3-r()r(;ali.  Tirsi  semplici,  e  nei  luoghi  ferldi  (/'ya«;a 
dell  Arnica  )  ancbe  appressalamenle  ramosi,  a  puclii 
iiuri  Jassi  ,  col  frullo  3-10-pollicari  ,  irsuli  oell'  asse 


55 

meiio  follamcnte  del  caule,  coi   fiori  dell' apice  quasi, 
sempre  aborlili:  gamlx^lli  arlicolali  all'  ascelia  d'  una 
picciolissiina  brallea  lincare    (  non  coiinueuli  e  iiiiiii 
come  nella  specie  precedcnie  )   pocliissimo  piu  corli 
dei  calici,   proliini^ali  lU'l  fiullo  da   1    ij»  a  3  liiiee, 
alqiiaiilo   piii   slar<i;ati    all' apice    siiio  a  paregi;iare    il 
diamelro  della    siliqua  ,     clie   s'  impianla    e    conlinua 
sopra  di  esso.  Ca//ci  saccati,  gial)ri,  a  .^epaii  bislungo- 
Jitipari,   ordinariamenle  fosco-bai  C(il   margine  bianco. 
Petali  spalolali  ,   qiialcbe  volta   quasi   lineari  ,   eret'o- 
palenli  o  ricurvi,  bianchi.  Anlere  flave.  Sili(jtie  iigide, 
lineari.   appena  piu  assolligliate  all'  apice,  sublorulose, 
d.ippriina  appri^ssate  al  caule,  poi  ndla  malurila  gra- 
dalamenle  scostantesi  ,    erelto-palenii  ,     dritle   <>  sub- 
ricurve,   1    ij*   2    <y2-pollicari,    lolalmenle  glalire,   le 
piu   giovani   sparse    qualclie    volla  <li   peli   palenli   so- 
pralutln    ill   cima  .   coronale  da  slimnia  corlissiino   2- 
lobo,  lecgermenle  strozzaln  alia  base.  Semi  bislughi, 
o  subcircolari   inleri,  giallicci,  slrettamente  marginalo- 
ala(i>   on   pn   piu   al  di   solto. 

La  Var.  B.  non  in  allro  difTerisce  cbc  nello 
avere  la  base  delle  foglie  cauliiie  proluogala  in  due 
orccchielte  rulnndale,  u  I'  apice  aciilo  ,  e  >e  non  e 
un  lasus  degl'  individui  che  ho  soli'  occhio,  auche  le 
silique  piii  robusle  e    piu  raccorciale. 

255 

CnE/R^ftrnos,  R.  Brow. 

(  Jr.   Violacciocca  Fn.   Giroflee  Sic.  Valacu.  ) 

(  Frazione  dei  Gen.    Cheiranlhus,  Lin.  ) 

Calice  chiuso,  bisaccalo  alia  base  S/Z/yuo  Imeare, 


S6 

lereli-c(»mpressa  o  ancipite  ,  coronata  dallo  slimma 
capilalo  ()  2  lobo  a  lobi  palenti.  Semi  in  una  serie, 
ovali,    compresso-marginali.    Coliledoni  giacenli. 

500.  6'.  fruticulosus,  L.  mani.,  (  non  C.  Chei' 
ri;  fruticulosus,  DC.  el  Guss.) 

A  caiile  angolato,  fnitesceuli!  ,  diffusame'ste  ra- 
raoso:  f'oglie  lanceolate,  aciile,  intere,  verdicanesceali 
in  ambedue  le  paij;ine:  siiique  lelragoiio-ancipili,  eret- 
te  corcndle  da  slimma  2  fido,  con  le  lacinie  ricurve: 
semi  slreltamenle  marginali.  (^Frudce). 

C.  Cheiri,  Ucria'^.  Bianca  ap.  Guss.  syn.  2.  in 
add.  et  emend,  p.  5 4 7. 

It.   Viol'  a  ciocca  gialbi,   vioiacciocca  gialla, 
viola  giylla,  cheiri,  leucojo  giallo. 
f^olff.  I  Fr.  Giroflee  des  murailles,  girollier  suissard, 
violier  jauiie. 
5"/^.   Valacu  giarnu. 

Marzo-Maggio. 

Nei  greppi  delle  pendici  (a  mo/z/e  Celidonio). 

Caule  eretlo,  ramoso,  angolalo,  alio  da  1  a  3 
piedi,  frulesreote,  a  rami  pieghevoli  diffuso-risorgen- 
li  ,  gii  aduiti  lubercolati  dalle  cicalrici  delle  foglie. 
For/lie  lanceolalo-acule,  allenuate  in  picciuolo,  inlere, 
vt'idi-canescenli  in  ambedue  le  pagine  per  corlissima 
pubescenza  appressata  poco  visibile  ad  occhio  nudo, 
cosi  come  i  calici,  ed  1  caiili  giovani.  Tirsi  fionferi 
in  corimbo  lasso,  frulliferi  allungali  da  6  a  12  pol- 
lici:  (jambelli i-lA\Re-M\,  angolato-sub-i-goni,  alquan- 
to  iiigrossali  in  cima,  erello-subpalenti.  Calice  a  sepali 
linejin  lanceolati,  fdsco-rossicci  ,  docciati  ,  bianclucci 
nel  inargine.  Pelali  obovali  a  margine  un  po  dilalato, 
subdi'iiU'llali  all'  apice,  e  d'  un  giallo  pallido.  Siliqua 
ereita,  iuieare,  compressa,  telragoao-aucipile,  1  ij4' 


n' 

3-pollicare,  larga  2  3j4  'in.  con  le  valve  1-nervose, 
riiij;(}»eUe,  canescenli  per  pubescenza  appressalissima 
C'linn  le  foi;lie:  roslro  conico,  1  //a-iioeare,  con  slira- 
mi  2-cor(U!  0  2-fido,  a  lacinie  coslaulemenle  ricnrve, 
cyomi  subiolondi  ed  ovali,  compressi,  subleonioi,  strel- 
lainente  lulro-marginali,  con  sperraoderma  corrogalo, 
radicina  promiiienle,  e  ombelico  nericcio. 
Si  colliva  nc'gli  orti  per  oroamenlo. 

236 

Mjtbiola,  R.  Brow. 

(  Smecnbramenlo  del  Geo.   Cheircmthus,  L.  ) 

Cal.  eretfo,  2-saccalo  alia  base.  Sitiqua  lioea- 
re,  lerelo  o  compressa  ,  con  slimma  sessile  ,  0OQoi« 
venle,  2  lobo,  a  lobi  incrassali  o  cornigeri  nel  dorso. 
Semi  ill  una  serie,  spesso  compressi,  spesso  raargi- 
nali.  CotUedoni  giacenli. 

501.  M.  TuicaspiDATJ,  R.  Brow.,  DC,  Presl, 
Cuss. 

Villoso  lomenlosa  ,  incana  ,  a  caule  suberelto  , 
ramoso;  foglie  sinualo-pennalofesse,  o  spalolate  qua- 
si iotere:  silique  egiandolose,  3-cuspidate,  a  puote  acute 
subeguiili.  {Annua). 

Cheiranihus  tricuspidatus  ,  L.,  Ucr.  Leucojum 
cruci(jerum,  Carrier.  L.  marinum,  Id.  L.  maritimum, 
foliis  el  si/igua  hirsulis  ,  eaque  in  surnmo  apicibus 
donata,  Cup.  L.  crucir/erurn,  foliis  plarib us  ad  no- 
des cincrcis,  sen  incams,  Id. 

J.  .      \   It.   Choiranlo  di  Ire  punle. 
^"^    J   Sic.  Vaiacu  di  mari. 


58 

Gennaio-Maggio;  qualche  pianta  sino  a  Giugno. 

Melle  arene  marillime  da  per  lutlo. 

Radice  ramosa,  biancasira,  lungamenle  fibrosa. 
Caule  palmare  o  pedale,  suberetlo,  ramoso,  vilioso- 
tomenloso  ,  incano.  Foglie  sinualo-pennali>fesse  ,  o 
spatolale,  quasi  inlere,  villoso-lomentose-incane  come 
il  caule.  I'irsi  fruUiferi  3-6-pollicari,  Gambelli  1-2- 
lineari,  nel  frullo  incassati  e  rigidi  ,  conlinui  con  la 
soslanza  del  caule.  Calice  chiuso,  quasi  gamosepalo, 
piu  streKo  all'  apice  ,  coi  sepali  Imeari-lanceolali  , 
membranacei  al  margine  ,  una  linea  piu  lunghelli 
deir  unghia  del  pelalo.  Patali  venosi  ,  violaceo-por- 
poriai ,  bianco-vcrdicci  sopra  I'  unghia  ,  smarginati 
air  apice,  odoroselli.  Silique  lomentoso-incnne,  2  tj^ 
3  poilicari,  eglandoiose,  ngide,  cilindncbe,  nnn  mai 
esaltamenle  drille  ,  difficiimente  deiscenli  ,  ;i  punle 
subulate  2  ry^-B-lineari  ,  nello  slalo  erbaceo  .•*iib- 
otluse  ,  nella  maturita  aculo-spinescenli  ;  le  latorall 
era  orizzontali  ,  come  da  Giiss.  ,  ora  (  e  non  mollo 
di  rado  )  retrorse  come  da  DC,  or  ancbe  voile  al- 
J'  insu  ;  la  media  oscuramente  2-loba  a  causa  dello 
slimma  sessile,  che  vi  persisle  sopra.  Seini  dislanti, 
incastrali  negli  scrobicoli  iocrassalo-legnosi  della  si- 
liqua  ,  compressi  ,  immarginali  ,  piombino-foschi  , 
lisci,  con  radicina  alquanio  proromente  orlala  di  qua 
c  di  la  da  due  solchelli.  f^on  1'  ela  il  caule  ,  le 
silique,  e  qualche  volla  anche  le  foglie  divengon  fosco- 
rossicci. 


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S9 
2S7. 

SlSYUBRWU,    DC. 

(  It.  Siiimbrio.  Fr.  Sisyrabre.  ) 

Cal.  chiuso  o  patenle,  eguale  nella  base.  Siliqua 
terete  o  subiingoldta,  senza  slipile,  cod  slilo  cortis- 
simo,  e  le  valve  concave  3-nervie.  Semi ov&\,i  o  bis- 
luiighi,   ill  una  serie,  penderili.   Coliledoni  a[)^o^^\&\\. 

502.  5.  Officinjle,  All.  ,  Scop.  ,  DC,  Prest. 
Guss. 

Sparsamenle  irsulo,  a  caule  eretto,  patenlissi- 
mamenle  raiiioso  :  foglie  radicali  runcinalo-lirale  :  si- 
lique  subiiiale,  spicalo-lirsoidee,  subsessili,  applicate 
air  asse.  (Annuo)  . 

A.  Eriocarpum.   A.  silique  villose. 

Erysimum  officinale,  L.  Ucr. ,  fF.  ,  Bull.,  Sturm. 
E.vulgare.  C.B.,  Cup.  Erxjsimum,  Cast.  E,  trio  pri- 
mum,  Tabern.  Irio,  Malih. 

D.  Lejocarpum.  A  silique  glabre. 

!It.  Erisamo,  erisimo,  erisimo  officinale,  irfooe, 
erba  cornacchia,  cascellora,  erba  cascellora, 
erba  crocina,  erba  del  cantore,  rapa  selva- 
Ilea,  rapino,  senapaccia  selvalica. 
F^.  IIerl)e  du  Chaulre,  velar officioai,  erysiraum. 
Sic.  Cacacaoi. 

Dalla  fine  di  Febbraio  a  Maggio. 

Nelle  muricce,  nei  campi,  per  le  vie  Ja  per  lullo. 

Var.  A.  Coliledoni  ovali.  Caulo  ramoso,  a  rami 
patenlissimo-arcuali,  scmplice  al!a  base,  l-i-pedale, 
osciirainenle  strialo,  aculfalo-scabro,  rigido,  erello 
sparsamenle    peloso.     For/liis    spjisauieolo   irsule  ;  ie 


60 

radicali  e  cauline  inferiori  runcinato-lirale,  a  lobi  la- 
teral! rellangoli  o  alquanlo  divaricali,  hislunirhi  e  co- 
noideo-subaculi,  confluenli  nella  base  superiore,  irre- 
golarmente  lobalo-denlali,  I'apicilare  siibroloiido  smus- 
Sato  :  tulte  nello  stato  adullo  tinle  ordinanainente  di 
un  colore  rossiccio  violello  ;  le  cauline  superiori  esal- 
tamente  ruiicinalH  (  la  piu  parte  3-6de,  con  le  lacinie 
laleralt  lineari,  divaricate,  la  media  bislunga  o  iineari- 
lanceolala,  allungatn,  otlusamenlf  inciso-di'nialc  ai 
margini,  suboUuse  all'  apice).  T'/rs/ spicifonni,  final- 
tnenle  allungali  /y2-2-pedali,  con  la  rachidi'  striata, 
SubvilJosa.  Gamhelli  lereti  conoidei,  poscia  ingrossati 
superiormenie  quanto  la  base  della  stessa  siliqiin, 
lungbi  appena  una  linea.  Calici  mezzo-chiusi.  Pelali 
pallidamente  lutei,  piccoli  ,  obovali  od  elliltici  (  nou 
lineari),  interi,  quasi  piu  liinghi  del  calict^  Silirjne 
appressate  alia  rachide,  subangolato-striate.  drilte, 
subulate,  piu  viilose  della  racbide,  4-7-lineari,  a  ro- 
slro  cortissimo,  anzi  quasi  nullo,  con  slinnna  persi- 
Stenle  a  testa  di  cbiodo.  Semi  quasi  lisci,  irregoiar- 
rnente,   irregolarmente  angolato-smussati,  foscbi. 

Var.  B.  Won  in  altro  diversifica,  che  nell'  avere 
la  racbide  glabra,  o  sparsa  di  qualche  rado  acnieetto, 
le  silique  glabrissime,  11  caule  aculealo-scabr(>  piu 
tenuemente. 

Ntlie  ml<'  osservazioiii  su  questa  pianla  in  Guss. 
syn.  2.  in  add.  el  emend,  p  84g  per  error  lipografico 
fu  confusa  la  indicazione  della  diirata,  essendosi  detto 
coi  segiii  bienne,  non  amiua,  ne  rizocarpica.  mentre 
dovea  notarsi  annua,   non  bienne,   ne  rizocarpica. 

E*  poco  almientaria,  benche  qualcbe  volia  se  ne 
mancino  i   talli   cotti   in   mineslra. 

503.  5.  PoLYCERyiTioN,  L.,  AIL,  Ucr.,  IF.,  DC. 
Guss.     '  •    • 


.J«t:: 


Glabra,  a  cauli  erelli,  mnlli  dalla  slessji  radicp  : 
foc/lio  radicali  siiuialo-runcinal.';,  coi  Iol)i  iiculi,  den- 
tali  :  silique  ascellari,  liensamente  racemose,  erelle, 
quasi  sessili,  sublenie.  [Ariiiuo)  . 

Erysimum  polijceralion  vel  corniculalum.  Cup. 
Irio.  altera ,  Matlh.  Saxifraga  aurea  Lobelii,  Dalech. 
Turritis  foliia  caulem  ambientibus  polyceralion,  Bocc, 

yolg.  Sic.  Gimiciara. 

Apnle-Maggio. 

Nello  inuricce,  e  per  le  vie^cosi  della  Cilia  come 
delle  campagiie  da  per  tullo, 

Fusli  molti  daila  slessa  radice  (  di  rado  sniitarii), 
glabri,  eretli,  /ya-pedali.  foglie  oscuramcnle  verdi, 
glabra  ;  lo  radjcali  picciuolale,  siniialo-ruiicinate,  a 
lobi  aculi  deutali  ;  le  superiori  bislungo-acuto,  alte- 
nuate  in  picciuolo,  repaii.Jo-denlale.  Fiori  ascellari  in 
tirso  foglioso,  corlissimamcnle  gambellati,  piccioli, 
qua^i  a  ire  a  Ire  :  gambeUi  semilineari,  incrassali. 
Calice  mezzo-palenle.  Pelali  gialii,  piu  lunghelli  del 
calice.  Silique  erelle,  glabre,  6-9-liiieari,  abbonite 
1-2  in  ciascuna  ascella,  di  rado  3,  siibtereli,  lorulosej 
drillc  o  irregolartneiite  curve,  appressatosemipati-nli, 
leriniQalo  da  stilo  corlo  e  crasselto  a  slirnma  siibbi- 
lobo,  spesso  e  in  maggior  parle  31oculari,  3-valvi, 
anomalia  non  prima  osservala  da  allri,  e  che  parve 
a!  cbiariss,  Gussoue  colaiilo  singolaro  ch'  csito  a  pre- 
starvi  fede,  fniche  non  ebbe  veduli  i  saggi  da  me 
invialigli :  Valve  sompre  proUiboranli-saccalc  alia  base: 
Semi  mnmU,  giallicci,  ovali  ed  obovali.  Odore  di  lulla 
la  pianla  graveoIeUe  spiacevolissimo. 


.-.•I 


62 

258. 

Dip  LOT  AXIS,  DC. 

Cat.  palente,  eguale  alia  base.  Silique  iinearl, 
compresse,  con  le  valve  alquanlo  plane,  1-nervie. 
5e/«i'ovali,  piccoli,  in  due  sene,  pendenli.  Cotiledoni 
raddoppiali. 

504-.  D.  Erucoides,  DC.  ,  Presl,  Jacgu.  Sabb., 
Reich.  ,  Guss. 

A  caule  erello  o  ascendenle,  ramoso,  foglioso, 
scahro :  foglie  bislunghe,  subglabre,  le  inferior!  pic- 
ciolale  iiilere,  o  liralo-pennalofesse  le  superiori  sessili, 
sinuato-denlale  e  lirale  :  silique  semi-palenli,  pedicel- 
late (  non  slipilale)  coronate  da  slilo  conico  ensiforme. 
( Annua )  . 

Smapis  erucoides,  L. ,  W.  ,  Biv.  S.  alba,  Ucr.  , 
non  L.  Eruca  syiveslris,  (lore  albo,  italica,  Barrel. 
Sinapistrum  album  hyemale,  erucacfolio  Bon.  Sinnpi 
hjemale  arvorum,  (lore  albo,  Erucae  vel  Bup'/olio, 
Id.  Cup.  S.  arvense,  album,  hyemale,  liainfolio, 
semine  luteo,   Cup. 

Volg.  Sic.   Ciuriddi,   finacciolu,  sinacciolu. 

Da  Sellembre  a  Mai:gio.  In  M;iggio  dai  semi 
caduti  dalle  precedenti  fionlure  rinasce  neile  vigne  e 
toslo  nuovamente  fiorisce  ;  ma  sopraggiuiili  i  mesi 
caldi  la  sua  vegelazione  non  va  mollo  innanzi,  assai 
piu  clie  dallo  zapparsi  le  vigne  vengono  svelte  la 
Duove  piantoline. 

Nei  campi,  nelle  vigne,  Ira  le  biade  dovunque. 

CauH  erc'lli  o  ascendcnli,  ramosi,  oscuramenle 
striali,  1-2-pt'dali,  e  qualche  vnlla  anche  piu  alii  nei 
luoghi  pingui,  ispido-scabri.  /'o^//e  seloloso-scabroset- 
te,  le  radicaii  e  caulioe    inferiori   picciuoiale,  lirato- 


63 

pennalofesse,  dcnlate,  a  lobo  stipt^riore  ordinariamenla 
conico,  (li  rado  bislunglie  inl(!r('  ;  le  superion  varia- 
mmite  siniiilo-denlale,  e  lirale  :  lulle  minutamente 
aculeale  Kmgo  il  margine.  Tirsi  fmlliferi  allungali  da 
mezzo  picde  a  due  :  gamhelli  5-8  liopari,  scahro- 
selolosi,  slriali,  alquanlo  conlorli,  palenli.  Ca//cnrsulo- 
SCiibrnselli,  semipatenli,  qu.dche  volta  fosoo-rossog- 
giaiili.  Pelah  candiJi,  od.>rosi,  obovati,  con  I'  uiigbia 
dapprima  verdaslia,  pria  d'  appassire  per  lo  piu  ros- 
seg^ianle,  iiilcri  o  crenato-erdsi  ail'  apice.  Anlere 
giallo-verdi,  o  siilfuret^.  Stimma  nel  fiore  a  lesla  di 
chiodt)  nel  friilto  subbilobo,  a  lobi  ricurvi.  S/Ugue 
obliqiiamonte  erelle  sul  gainbetlo  palcnte,  alciino  an- 
cbe  ncurve,  larghc  appena  1-1  //5-li'i. ,  lunghe  piu 
d'  nil  pi)Ilico,  gl.ilire,  coverle  di  coilissimo  lomonlo 
nel  solo  sliiuini  persislenle  :  rostro  3-3  i/a-bneare, 
ensifonne,  conico,  1 -spiTmo  o  aspermo.  Semi  mlauU^ 
lisci,   compressi,  siil)ovali,   leonini. 

Le  selolo  sono  relroflesse  nel  caule,  picgilft  ia 
su  ni'i  gainbelli  e  nei  cabci,  subappressalo-inQeSsi 
nolle  fogbc,  ove  prendono  piulloslo  l'  aspello  di  cor- 
tissiini  aculei,  e  sono  alio  voile  cosi  brevi  da  neppure 
avverlirsi,  e  fare  scambiare  la  foglia  per  glabra. 

I  talli  di  qii(!sla  specie  mangiansi  in  mnn-slra, 
sebbene  di  guslo  non  mollo  buono  ;  ma  e  la  prima 
pianta  culinaria  precocissima,  che  ci  offrono  le  noslre 
Campagne  a!  rilorno  dell' auluuno 

oOa.   D.  f^iniinea,  DC,  Presl,   Guss. 
Subacaule,  glabra,  a  tirsi  ascendenli:  t'og'ie  quasi 
tulle  radicali   liscie  :  pelali  subeguali  al  calice  :  s:lique 
suberolle,   pedicellale  (  non  slipilale^  coronate  da  corto 
Slilo   Imeare,   olluso.   {/innua)  . 

A.   Sinualifolia  A.  foglie  sinualo  pennaloftsse. 
Sisymbrium  vimineum,  L.  Tier.  Entca  sylceslris, 


minor,  lutea,  Bursas  paslort's  folio,  Cup.  E,  sicula 
(  mill'  minima)  Bursae  pasioris  folio,  Id.  Bon  ,  Raf. 
E.  sicula,  Bursae  pa^tloris  folio,   Bocc. 

B,  [nlejrifolia  A  fo^lie  bislungo-spatolale,  oltuse, 
iudivise. 

Eriica  Salemitana  Iberis  folio,  Cup.  E.  sybe' 
stris,  minima,  Bellidis  folio,  Id.  E.  sylveslris,  minima, 
autumnalis,  san-nympliensis.  Bellidis  minoris  folio,  Id. 
E.  parva,  IberkUs  folh,  .sicula,  Id.  E.  minor,  Ibendis 
folio,  Id.  E.  folio,  salemilana,  Bon. 

Vola  \^^'  Sysiinbre  nain,  sisymbre  des  vigoes.        -• 
"^  jS/c.  Aruculicedda  sarvaggia. 

Oltobre-Aprile.  .  ,   .    , 

Nelle  vigiie,  e  ne'  luoghi  colli. 

Cauli  appena  sviluppali ,  ordinariamenle  piu  di 
uiio  dalla  slessa  radico,   per  lo  piii   ramosi,    2  3-pol- 
licari,    donde    poi   si  allungano   i  tirsi   pedal!   o  semi- 
pedali  col  frullo  :   non  di   rado  insorili  quesli  lirsi  itn- 
medialaniento  sui  collo  delia  radice,   per  lo  piii  gia- 
ceiili,  anziche  veraoiente  ascendenti.  FoyUe  quasi  lutle 
radicali,   spiegale   in   rosa,    qiialcuna  neile  basse  divi- 
sioni   del  caule,   nella  var.   A.   sinualo-pennalofesse,  o 
si/iuato  lucere,  qua  e  la  deiilale,  col   lobo  (kll'  apice 
alle  voile  bislungo,  alle  voile   rolondalo,   noii  sempre' 
piij  grande  come  nelle  foglie  lirale,  anzi  non  di  rado 
picciolissime ;    lobi    lalerali  ollusissimi,  ora  conoidei. 
ora  rolondali,   quando  opposli,  qiiando  aiterni,  sempre 
ineguali  di  ditnensione,  alle  voile  una  semplice  sinuo- 
Sila  anziche  una  vera  iacmia  :  nella  var.  15.  bisluiigo- 
spalolate,   oltuse,   indivise,   lulle  pero  piu  o  meno  den- 
tate  per  ordinario  inegiialmfnle,  col  margine  alquanlo 
dilatalo  e  spesso  ripiegalo    in  addielro,  firsi  fruiliferi 
i-semipedali,    o  piu  lunghelli.   GambelU  2-5-linear», 


155 

suberelti  nei  frulti  superior!  gradatamente  piii  corlr. 
Calice  semipentale.  Peiali  piccioli,  imeari  spatulali, 
spesso  retusi  all' apice,  luleo-verdegnoli,  inaperli,  ap- 
pma  mez^a  liiiea  piu  lunghi  del  calice.  Silique  erelle, 
o  erdlo-palenli,  largbe  appena  1-1  ij3  lin.  ,  lunghe 
7-12  lin. ,  compresse  ,  allenuate  allc  due  eslremita  : 
rosiro  lungo  una  Jinea,  gracile,  cilindrico-fililorme, 
olliibi),  Jille  voile  mezzo  ciavato,  con  slimina  piccolo, 
ostiurissiinamente  subbilobo.  Semi  ovati,  miuuti,  pal- 
lidameule  leonini,   lisci,  subcompressi. 

239 
Brjssica,  DC. 
(  It.  Gavolo  Fr.  Chou  Sic.  Caulu.  )  '"' 

Cal.  chiuso,  o  di  rado  semipalenle.  Glandole  tra 
gli  slaini  corti  e  il  pisliilo,  Ira  i  lunghi  e  il  calice. 
Silirjua  piultoslo  lerele,  con  stilo  persislenle,  e  valve 
convesse  o  l-nervoso-carinate.  Co/i7ec/o«i  raddoppiali. 
Semi  in  una  serie,  globosi. 

506,  B.  C^MPESTRis,  L.  Ucr.   Guss. 

A  caule  erello,  erbaceo,  ramoso,  superiormente 
glabro  insieme  ai  gambelli:  foglie  irrorale  di  glauco, 
le  radicali  e  le  cauline  inferiori  lirale  ,  cigliolale  , 
ispidetle  neila  pagina  di  sollo,  le  superiori  cordato- 
abbracciafnslo,  biskinghe  :  silique  loruloso-sublereli, 
slipilalo,  semi-palenti,  coronate  da  slilo  subulalo,  1- 
spermo  o  slerde.  (^Anniia). 

B.  sy/vofitris,  Dalech.  B.  camppslris,  perfoliata, 
imis  Lainpsanae  I'/uiii  fo/iis  infunis  (  Sic.  )  ,  purp)i- 
runle  caule,  luleo  floro.  Hon.  B.  canipealris.  perfolia' 
tdf  Lampsanae  Plinii  foliis  in/imis,  purpuranie  caule, 


luteo  flore,  Cup.  Lampsanae  Plinii  foliis,  Id.  Napus 
sulvestris,  foliorum  costa  et  ima  parle  caulis  purpu- 
rets,  radtce  clavari  tenui,  Id. 

(  It.  Rapaccini.rapoccini,  cavolo  perfilalo, colza. 
Folg.  I  Fit.   (ihou  champelre. 


)   Sic.  Gauliceddu. 


Novembre-Maggio. 

Nello  vigne  e  nei  Iiioghi  colli  umidi,   ma    rado 
{BorgeUusa,  Fkimara...) 

'  Radice  raniosa,  alquanlo  dura,  non  gracile.  Cau- 
le  erbaceo,  ramoso,  erello  ed  anche  risogenle,  i-3- 
pedale  ,  palentemenle  irsulo  alia  base  ,  glalirissimo 
nella  pnrlo  siiperiore.  Foglie  d'  un  verde  gaio  irro- 
ralo  di  glauco,  le  radioali  e  ie  cauline  inferior!  pic- 
ciuolale  lirale,  a  lobi  irregolarmenle  dentalo-iTenali 
ci"liali  .  ispidelte  nella  pagina  inferiore  ;  le  c.sulina 
sussecuLive  piii  basse  assai  bislunghe  o  spfUolate  a 
margine  irregoiarmentc  siruialo-denlato  ;  le  siipcriori 
ovalo-acule  ed  ovalo-lanceolate,  non  sinualt^,  ma  sol- 
lanto  a  margine  dilalaloondato,  irregolarmenle  den- 
talo  per  lo  piu  verso  1' apice:  ie  une,  e  le  alire  ses- 
sili,  a  base  cordala  abbraccianle  ,  glabrissime.  Tirsi 
frulliferi  ramosi,  allungali  sino  a  4-14-pollici.  Gatn- 
helli  /ya-l-pollicari,,  erello-palenli  ed  anciie  quasi^ 
orizzonlali,  gracili.  Calice  orelto-palenle,  glauco,  coi 
sepali  lineari,  docciali,  oUusi.  Peiali  obovaii,  concavi, 
lutei,  quasi  doppiamenle  piii  lunghi  dtl  calice.  An- 
tere  lulee.  SlUo  nel  fiore  cilindrico:  slimma  a  te>la 
di  chiodo.  Silirjue  svanilamf;nte  relicolalo-venose,  S- 
6-lineari,  lorose  ,  sii  i  gambi  orello-patenli  verlicali 
ad  essi,  negli  ailri  palenlissimi  nn  po  piegale  all' in- 
su:  roslro  subulalo-conico,  1  ij4-\  iJ^-Wnedx^  coa 
slimma  ribadilo  a    tesla  di    chiodo   come    nel  Core. 


67 

Semi  tnlnuti  globosi,  pallidamente  leonini,  quasi  lisci. 
£  pianta  aiimeolaria. 

N.  B. 

Altra  specie  di  Brassica  »i  Irova  nelle  rupi 
della  Cava  Grande,  che  a  giudicarne  dallefoglie  noa 
caralterisliclie  ,  clie  sole  fiiiora  ho  vedule  ed  in  un 
solo  individuo,  non  lascia  decidere,  se  sia  piutloslo 
la  B.  Incana,  o  la  villosa,  o  allra  diversa  da  quesle. 
E  perciu,  cir  io  non  I'  ho  messa  in  calalogo,  aspetlando 
che  mi  cada  il  destro  di  trovaria  coa  fiori  e  Trulli. 

260 

StNJPis,  DC. 

(  It.  Senape  Fr.  Moutarde  Sic.  Sinapa.  ) 

Cah  eguale  alia  base,  patentissimo.  II  dippiCi 
come  nel  genere  Brassica. 

507.  S.  Nigra,  L.   Ucr.  Presl,  Guss. 

A  caule  erello,  ramosissimo,  subglabro  :  fogb'e 
radicali  e  cauliiie  inferiori  iirale,  picciuolale,  scabro- 
selle,  le  superiori  ianceolale,  inlenssime,  scssili,  gla- 
br*',  quelle  dei  ramelli  peiidule;  silique  liscie,  glabre, 
sublelragone,  lorulose  ,  apprcssale  coronale  da  slilo 
couico,   breve,  gracile,  a.spermo.  (/^nnua). 

Sinapirapi folio,  Plin.,  C.  B.  S.pnmum,  Mallh. 
S.  silicjua  laiiuscula  glabra,  semine  rvfo,  sive  vul- 
'  gar  is,  I.  B.  S.  ayrarium,  luleum,  aUissimiim,  Bras- 
sicae  stjlKoslris  folus  minoribus  airo  viridibus,  caule ^ 
purpiiranie,  Cvp.  S.  luleum,  sihquis  Erucae  modo 
concinnaiis,  Id.  Bon. 


68 

■  "'        I  It.  Senapa,  senape. 
Volg.  \  Fr.  Seneve  noir,  raootarde  noir,  sanve. 
f  Sic.  Sinapa,  siuapu. 

Aprile-Masgio, 

Welle  vigne  ,    e  nei    campi   in  riposo  per  semi 
venulivi  da:;li  orii,  ove  si  colliva. 

Coliledoni  2-Iobi,  grandi.   Cauli  gross!  e  rossicci 
alia  base,   rigidi,   erelli,   2-4-pedali,   pannocchiiilo-ra- 
mosi,  scabrosetli.   Foglie  radical!  e  cauline    inferiori 
lobalo-pennalofesse  ,    inegualmenle    sinualo-dentale  , 
scabre  ;   le  superior!    lineari-lanceoiale  ,    denlicoialo- 
subsegheltale,  glabre:   tulle  d'  un  verde    cup(».    Tirsi 
frulliferi    //a  1  podali,   erello-palenli ,     poco    incurvi  , 
quellf)  deli'  apice  d(  i   rami    non    sempre    piu    lungo. 
GambcUi  2-3-liaeari  ,   non  incrassali  ,   con  le  siiique 
sparse,  coitliiiue,   appressale,  qiialcuiia  pccbissinio  pa- 
tente  all'  apice.   Calici  glaucescenli,  semipalenl!.   Pe- 
tali  obovalo-spalolali ,   lute!  ,  odorosi.  Stliqiia  glabra 
6-10-lineare  (  non  compreso  lo  sl!lo  ),  drilUi,  toruloso, 
sub-^'-gona  coi  due  diamelri  quasi    uguaii  ,    ad    orIi 
dclla  sulura  nervoso-salienli  e  valve  1-nervose,  rugo- 
selle  nella  superficie:   roslro  corlo ,   1-1   yy5-l!npare  , 
strptlamenle  conico ,   olluso  ,  conlinuo  col  Iramezzo  , 
triangolalo  alia  base,  con  le  valve  che  v!  si  ailicolano 
a  sbiescio  sotlo  un  angolo  poco  obiiquo.  Sovii  aller- 
nali  di  qua  e  di  la  sopra  il  Iramezzo,  scuro-ba!,  sub- 
globosi,  semilineari  in   diametro. 

E  pianla  alinionlaria   usitalissima.  I  semi  fieschi 

ridoll!  in   polvere  e  impastal!  col  lievito  di  farina  di 

grano  formano  il  rubefacienle  conosciulo    sollo  nome 

di  sinapismo.  ,i  .a  j 

508.  S.  PuBEscENs,  Lin.,  Biv.  Presl,   Guss. 

Mollemoute-villoso-pubescenle,  subiacana,  n  cauli 


69 
ascendenti  ed  eretli,  ramosi  ,  suirruticosi  alia  base  : 
fogliu  inferiori  liraIo-penn;.iofess(',  col  lol)o  lerniinale 
ovalo,  le  siipcriori  elliltico-bisluoglie,  crenalo-denlale: 
^'ambelti  gracili,  poscia  incr^issato-conici:  silique  te- 
reli,  villoso-irsule,  iippressale,  coronate  da  slilo  conico 
submcurvo.  {liizocarpica). 

Sinajdmontanum.  hilpum,  Rnphani  vulgaris  folio ^ 
Irionis  sihf/ms,  Bon.  liaphunislrum  luteum,  hirsntum, 
Baphani  vulgaris  foliis  ,  siiiquis  Irioms  modo  coii- 
ci/inalis,  Cup.  Rapiianus  arvensis  .  Raphaiii  vulgaris 
foUis,  Irioms  siUcjuis,  Id.  Baphanislrum  luteum,  hir- 
sulum,  liuphani  vulgaris  foUo,  Id. 

B.  Glabrula.   A  caule  e  foglie  verdeggiauli ,  sub- 
irsute  o  g.'abrate.  (5.    cirdnnata,  Spr.) 

!It.   Seuapa  pelosa. 
Fr.  Moularde  velue. 
Sic.    Lassani.    (  Nome   comune   alia   specie 
segueote  510  ). 

Quasi  tutlo  r  anno. 

La  var,  A.  nelle  colline;  la  van.  B.  ai  margin! 
delle  vie,  c  Ira  le  siepi  nei  luoglii  umidi  (  Cassibi- 
liiFranunedica). 

Cauli  da  1  a  2  piedi  ,  per  lo  piii  risorgeuli 
suffruticoselti  alia  base  ,  moileiiieiite  pubescenli  al- 
quanlo  scabroselli  soKo  la  pelnria.  /oijr/te  liralo-peo- 
nalofesse  ,  nou  sollanlo  le  inferiori  ,  ma  ben  ancbe 
per  ordmario  le  superiori  ,  a  lacinie  later^li  subop- 
posle:  mile  denlalo-crenale  irregolarmente,  mollemen- 
te  pubescenli  come  i  cauli  ,  canescenli  meiilre  son 
giovani,  nello  state  adullo  pallidamente  verdi.  Tirsi 
frutliferi  alluiigali  sino  a  3-7-pollici,  con  I'  asse  pu- 
bescenle  come  il  caule.  Gambelti  2-3-lineari,  accoslati, 
gracili  nei  fiorc,  poscia  lucrassalo-conici.  piii  slrelli 

10 


70 
della  siliqua  in  B.  quasi  della  slessa  larghezza  di  essa 
in  A.  Calice  glaucescenle.  /'e<a/i  luleo-canarioi,  ob- 
ovalo-<  llillici,  lineali  alia  base,  subconcavi.  Slami  ed 
antere  dello  stesso  colore  dei  pelaii;  slilo  verdognolo: 
lulti  salienli.  Silique  sublorulose  ,  5-6-liucari  (  noo 
compresso  il  roslio  )^  giovani  villoso-pubescenli,  adui- 
le  pm  glabrale:  roslro  4-81ineare,  compresso-suben- 
siforme  e  slrialo  alia  base  e  daila  slessa  larghezza 
della  siliqua,  rislrelto  e  ciiiiidrico  all'  apice,  pari  ia 
lunghezza  a  sj3  della  siliqua,  1-speinio, quasi  sempre 
incurve  in  cima,  con  stimma  capitalo.  Semi  subleo- 
nini,  lenuemenle  puntali.  La  var.  B.  e  sempre  ver- 
deggianle,  sebbene  abbia  i  cauli  e  le  foglie  appres- 
satameiile  subirsuti  per  peli  rigidi  biancbicci.  11  volgo 
la  conlonde  per  gii  usi  alimentarii  con  la  /.  Incana, 

309.  iS.  AnyENSis,  L.  Ucr.  Presl,  Guss. 

bparsamenle  villosa.  a  caule  erelto,  ramoso:  fo- 
glie grossaraenle  dentate,  le  inferiori  sublirale,  le  su- 
periori  bislunghe,  sinualo-lobate;  gambelli  corli  final- 
mente  incrassati:  silique  glabre,  turgide,  rugosello  6- 
nervose,  suberelle  o  appressale  ,  coronate  da  crasso 
stilo,  ancipile,  asperino.  (^Annud). 

Rapislrum  /lore  Itiieo,  Cast.  Raphanisirum  flora 
luleo,   Clip.  Lampsana,  Cast.  Irion,  Fuclis. 

B.  Eriocarpa.  A  silique  riflessamente  ispido-acu- 
leate. 

Sinapi  ahissimum,  Brassicae  folio  pallida,  aspe- 
Tuin,  Cup.  Bon.  itaf.  S.  arvense,  praecox,  semine 
wt/ro,  Sef/u. 


i..'j]l- 


71 

It.  Raplcollo  selvatico,  senapini,  senapa  sel- 

valica. 
VoJg.  I  /«•  Moiilarde  des  champs,  seoeve,  sendre  , 

raoiitarde  saiivage. 
Sic.  Sinapazzu. 

Marzo-Giugno. 

Nei  cainpi  e  fra  le  Liade,  ma  non  molto  fre^nente. 

Var.   B.  RacUce  ramosa.  Caule  24  ped.iie,    pa- 
lenlemeiite  ramoso,  erello,   ine^ualmente  slriato,  i'^pi- 
do  per    corte    setole    relroflessR   lenuemente    hasilate 
(  vieppia   alia   base)  ,    che  or(liii;iriamenle  e  coiorala 
d'  un  violello  fosco  come  le  base  di  tulli  i  rami.  Fo- 
glie  radical!  c  caiiline  inferiori  liratc,  a  lacinic  lalerali 
allerne  inlerroUe,   I' apicilare  ovala  ItiUe  grossamenle 
e  inegualmenle  dentate  (  a  denti  rotondati,   qualcuiio 
coilamente  spuiilonalo)  scabroso-irsule  in  amendue  le 
pagine  coi   pcli  volli  in  su:  picciuoli  sparsamcnle  sca- 
bro-selolosi  all'  ingiu,   docciali   nella  faccia  superiore, 
profondamenle    alia  base,  leg^ermente  all' apice  ;  le 
altre  cauline  bislunghe,  sinualo-lobale  ,  coi  lobi  ba- 
silari   piccoli   allcrni,   I'  apicilare  ijrande,  inegualmenle 
lobellato-denlato    a    denli    larglii   e  corlissimi  ,   aspre 
pure  in  ambedue  le  pagine  c  nel  margine  e  nei  pic- 
ciucdi   per  corle  selolc  e  co.si  rade  che  a  primo  aspel- 
lo  appariscono  glabre:   lutte  d'un   verdo  nella  pagioa 
suprrmre  oscuro,  nella  inferiore  piii  gaio.  Tirsi  frut- 
tiferi  6-13  pollicari,  erclli,  corlameiile  ispidi  a  rilroso, 
neir  asse  coi  frulti  disordiaati  :  ganibelti  3-l-lineari, 
appressati,  sparsi  di  pochissime  setole.   Calice  patcn- 
tissimo  coi  sepali  lineari,  docciali,  glaiiccscenli ,    ir* 
suli  al  di   fuori.    Pelali  obovalo-cuiieali  ,   pnchissimo 
smarginali  all' apice   od  iiileri,  alquanlo  concavi ,  re- 
ticolalo-oervosi  sopra  1'  ungbia,  corlameule  2<deQtato- 


72 

lubercnlati  alia  basp,  luteo-canarini.  An^ere  verdicce, 
o  delli)  stcsso  colore  dei  pelali  :  slimma  verdiccio  , 
tomeiiloso.  Siligue  7-8-lineari,  irsuto-aculeale  all' in- 
giu^piu  0  meno  appressale,a  valve  3-nervie,  nella  per- 
fetta  malurila  ne  nervoso-striate,  ma  lurgide,  appena 
rugoseite  con  qualclie  oscura  promineoza,  grosse  (2- 
lineari  in  diametro,  e  qualche  volla  anche  piii)  non 
di  rado  slrozzate  una  o  due  voile  come  i  carceruli 
del  liaphanus  sanvus,  solcato-depresse  lungo  le  su- 
ture (  iranne  alia  base  ch'  e  salienlo  )  ,  variamenle 
piegale:  roslro  4-gono-ancipile,  l-nervoso  in  ciascuna 
delle  quallro  faccelle,  giabro,  1-2-spermo  ,  inferior- 
raeole  compresso,  drilto,  erello,  o  ginocchiato,  sem- 
pre  aiqualo  palenle,  corlamenle  cigliolato  alia  base 
sopru  i  due  uervi  salionli  con  ciglietli  riflessi :  slim- 
ma capilalo,  subbilnbo.  Semi  bai,  llsci  ,  quasi  della 
grossLv/^a  di  quell i  della  Sinapis  Nigra. 

JNella  var.  A.  sonn  meno  scabrosetli  le  foglie 
ed  il  oaule:  I'  asse  della  fiorilura  inleramenle  giabro: 
glabri  i  gambelli.-  glabnssime  le  silique,  o  con  qual- 
cbe  rado  pelo  nella  base;  roslro  pur  giabro,  non  sub- 
eguale  alia  siliqua  o  a  s/J  di  essa,  ma  alquanlo  piii 
corlo  :  i  calici  coi  sepal i  glabri  ,  0  aculealo-selolosi 
oslernamenle  verso  1'  apice. 

Jn  enlrambe  le  variela  le  silique  non  son  raai 
torulose,  ne  si  veggion  lali  cbe  negli  esemplari  sec- 
cati  in  istalo  di  non  perletla  malura7ione. 

Non  se  ne  fa  inoilo  uso  per  la  cncina,  essendo 
poco  frcquente,  e  prelVrtiidosi  a  lull'  altre  pel  gusto 
Ja  specie  seguente. 

510.  S.  Incaha,  L.  W.  sp.  558.  DC.   Guss. 

Peloso-scabra,  a  caule  erello,  ramosissimo:  fo- 
glie iiiferiori  lirale  col  lobo  lermioale  obovalo-rolon- 
dalo;  gambelli  brevi,  incrassali:   sdique  gracili  ,  te- 


73 

reli,  appressale,  coronate  d;i  slilo  olluso  l-spermo  , 
drillo  o  i^inocclnato.  {Annua). 

A.  Lejocarpa.  A  silique  glabre. 

B.  Eriocarpa.  A  silique   ispide  patentemente  o  a 
rilroso. 

Cordylocarpos  ptiboscons,  Smith,  Berlol.  aman. 

Hirsclifehlia  adpressa,  Presl.  H.  inflexa,  Id.  Sinapis 

gamculaia,   Desf.  MyagTum  hispamcum.   L.  W.  sp. 

3.  p.  Ao'].  Berlol.  pi.  gen.  Sinapi  sagrarium  liileum 

Cup.  Bon.  Raf. 

T,  ,     I   Fr.  Vraie  moularde. 
'^'  I  Sic.  Lassaoi,  amareddi. 

Da  Marzo  alia  metla  di  Giugno;  nei  terreoi  urai- 
di  anche  sioo  ni  primi  giorni  di  Lugiio. 

INei  campi,  per  Je  vie,  nei  pascoli,  su  le  coIliDe, 
da  perlulto.  La  var.   B.  rarissima. 

Badice  ramosa.   Cotiledoni   piccoli,    subrotondi, 
smargmalo-relusi,  CaiiU  molli  dalla   stessa  radice,  2- 
3-pedali,    oppur    unico  ramoso  sio  dalla  base  ed  iri 
per    ordinario    fosco-rosscggianle    e    vieppiu    peloso- 
scahro,    a    molli    rami    diffusi,    paluli  o  semipatenli. 
Foglie  radicali  lirale  a  lacinie  alterne,  interrotle,  I'eslre- 
raa  cbovalo-rotondata,  le  cauline  inferiori  ugtialmenfe 
lirale,    ma    col    lobo  eslremo   bislungo-lanceolalo ;  le 
cauline    superiori    lanceolato-dentale   o   sublirate,  col 
lobo  estremo    ovalo-lanceoialo,    olluso,   inegualmenfe 
segbcllalo-dcnlalo,  a  denli  oltusi  cigliolali,  spesso  3- 
jobo  con  allri  due  lobelli    inFcriori   lineari-lanceoiali  ; 
le  supreme  uno  al  di  sollo  dell'  inserzione  di  ciascun 
tirso,  assai  piccioja,  lanceolala  o  lineare,   spesso  in- 
tcra,    qualcbe    volla    scarsamenle    denlala,  o  denlata 
oscuramenle  senza  cigli  roarginali,    o  soltanlo  ciglio- 
lala    air  apice.  Tirsi  Icrmioali    composli,    col    fru.lto 


74 
allungali  sino  a  iju-1  pledi,  patenti,  un  po  incurvf, 
quello  centrale  di  ciascun  ramo  sempre  pin  lungo, 
^aw6e///ingrossali,  piu  slrelli  alia  base,  1-1  -ya-IiDeari. 
Sepali  calcinali  &em\^ii{en\.\  o  palenli-incurvi,  eguali 
air  unghia  dei  petali.  Petali  obovali,  venosi,  pallida- 
menle  lulei,  concolori,  a  margine  inlero  od  osciira- 
menle  diinleilalo,  qualche  voita  erosi  all'  apice.  Silkjue 
conlinue,  sparse,  appressale,  un  po  scoslale  all'  apice, 
3-6-liDeari  (  noa  compreso  il  rostro  )  nella  specie  co- 
mune  sempre  glabre,  in  B.  insula  patenlemente  o  a 
rilroso,  col  roslro  sempre  glabro,  subtereli,  non  lo- 
rulose,  col  diamelro  del  tramezzo  pochissimo  piii  lar- 
ghello  deir  allro  diamelro,  e  gli  orli  della  sulura  un 
po  Salient!  :  valve  convesse  e  spesso  oscuramente  ca- 
rinale  ma  sempre  enervie,  nella  malurila  oscuramente 
rugoselle  :  roslro  crasso-subancipile,  subclavalo,  alte- 
nualo  alia  base  ed  all'  apice,  dapprima  aculo,  nella 
malurila  olluso,  l-spermo  (  nei  terreni  ferlili  aiicbe 
2-spermo  )  dritlo  o  variamenle  ginocchialo  (spesso 
non  curvalo  il  solo  rostro,  ma  lulla  la  siliqua)  pari 
in  lunghezza  a  ij3,  o  a  2/5  della  siliqua,  conlinuo 
col  tramezzo  a  base  Iriangolare,  alia  quale  s'  inforcano 
e  s'  arlicolano  a  sbiescio  gli  apici  delle  due  valve. 
Semi  ieonini,  miouli,  compressi,  un  po  bislunghi,  a 
radicina  prominente.  Nella  var.  B.  non  allre  differenze 
si  osservano,  che  quelle  della  siliqua  ispida,  la  quale 
eziaodio  e  alquanlo  piu  tenue. 

E  pianla  di  mollo  guslo,  e  generalmenle  appe- 
tita.  II  volgo  confonde  con  quesla  specie  i!  liapistrum 
rugosum\  che  quando  va  in  fiore  moltissimo  la  somiglia. 

311.  S.  Dissects,  Lag.  DC,  Spr.  ,  Guss, 

A  caule  erello,  ramoso,  ispidello :  foglie  scabro- 
selte,  pennato-divise,  a  lohi  distant!  vari<unetiie  sinuato- 
idenlati  ed  inoisi  :  gambetli  semipateali :  silique  ispide, 


75 

torose,  oligosperme,  rialzate  ih  su,  piu  corle  del  garn- 
betlo  e   <iel   rosiro  i-nsifiMme.  (^Annua) . 

Kaphanislrum  hiteum,  Chelidonii  quaterno  folio, 
articulaia  siliqua,  Cup,  Sinapi  lutemn,  Lini  segelum 
Chelidonii  quaterno  folio  scisso,  siliqua  nodosa  hir- 
sula,  Id. 

Vohj.  Sic.  Finacciolu   di   linu, 

Dal  Gnir  di  Gennaio  sino  alia  mella  di  Aprile  : 
ne  ho  irovalo  anche  fiorili  pochi  individui  in  Novembre 
e  Dicembre  ;  piii  ordinariameole  Marzo-Aprile,  ma  ia 
Aprile  la  fiorilura  nori  s'  inollra  molto. 

Tra  il  Linum  usilatissitnum,  e  qualche  rada  piania 
ai  roargini  dei  campi,  in  mezzo  alle  biade,  e  nei  prali, 

liadice,  ramosa.  Coliledoni  2-lobi,  grandi,  ros- 
seggiacili  tiella  pagina  inferiore.  Caule  1-3-padale, 
ramoso-pannocchiuto,  sparse  di  peli  rigidi,  palenli  o 
richiiiali.  Foglie  penoalo-partite  a  lobi  dislanti,  ordi- 
nariamenle  allernali,  varii  di  diraensione,  nolle  foglie 
superior!  sempre  piu  strelle,  variamente  inciso-dentate, 
con  la  pagina  superiore  per  ordinario  glabra,  I*  infe- 
riore scabrosella  per  minuli  aculeetli,  di  cui  sono 
sparse  tulle  le  pronunciature  dei  nervi.  Tirsi  frutliferi 
ramosi,  erelli,  4-8  pollicari,  Gambetli  5-7-lineari,  se- 
mipatenti,  arcuali,  con  le  siiique  obliquamente  erette. 
Sepaii  del  calico  glaucescenli,  lineari-scanalali,  palenli- 
incurvi.  Petali  obovalo-bislunghi,  giallo  canarini.  Siii- 
que torulose,  luoghe  3-6  linee  senza  il  rostro,  larghe 
2  iji  a  un  di  presso,  sparse  di  rigidi  peli,  come  i 
cauli,  sopra  le  logge  di  semi,  rare  volte  glabre  :  rosiro 
compresso,  slrialo  verlicalmenle  nel  mezzo  (col  iiu- 
mero  delle  slrie  indelerminato,  spesso  obliterandosi  da 
solto  in  su,  ispido  sopra  le  sine,  ma  solo  alia  base, 
aculealo  ai  margini,  spuntalo  all'  apice  e  con  lo  slim- 
ma  quasi    ribadilo  a  guisa    d'  una    picciola   lesla  di 


m 

chiodo,  luogo  quanto  la  siliqua  o  siao  al  doppio  di 
essa,  un  po  slrozzato  alia  base,  che  poi  dilalasi  e 
s*  inforca  sopra  la  siliqua,  ordioariamente  aspermo, 
alcune  voile  1-spermo,  quasi  serapre  alquanlo  falcalo. 
Semi  4-6  in  ciascuna  siliqua,  grossetii,  neraslri,  al- 
lernati  sopra  il  selto,  con  le  protuberanze  che  pur  si 
alterDano  su  la  faccia  eslerna  delle  due  valve. 

Anche  i  tulli  di  quesla  specie  inangiaasi  colli  la 
mineslra,  ma  sod  poco  guslosi. 

. ;       CLJSSE  XFI. 

MoTiADElPHlA  '■      6 

ORD.  i.  PETAISDRIA  .e 

(Gerania,  Juss.,  f^enl,  Geraniaceae,  Geranoideae,  DC.) 

OSSERVAZIONE  "■'. 

La  presenle  classe  non  offre  perfella  corrispon- 
denza  col  melodo  nalurale,  qual  si  osserva  nella  pre- 
cedenle.  Pero  i  generi  europei  di  quesl'  ordiae,  e  del 
seguenle  Decandria ,  i  quail  perallro  non  sono  che 
due  Erodium  e  Geranium  costiluiscono  la  famigiia 
delle  Geraniacee  insieme  all'allro  genere  Pelargonium 
copiosissimo  di  specie  nalive  quasi  liitle  del  Capo  di 
Buona  Speranza.  Noi,  omellendo  quanlo  riguarda  que- 
st' ulliino  genere  slraniero,  esporrenao  al  solilo  brove- 
mente  gii  altri  caralteri  di  tale  famigiia,  che  banno 
reiazioue  coo  quei  due  generi  che  ci  sono  iadigeni. 

Caralteri  delta  Famigiia  delle  Geraniacee. 

I.       Calice  persislenle  di  5  sepali  piu  o  meoo  iDeguali 


77 

in  eslivazione  imbricala,  e  i  due  piu  grandetti  eslerni 
alia   prclliTazione. 

Corolla  rotala  di  3  pdaii  (  raramenle  4-,  o  nes- 
suiio )  piu  o  mono  regolan,  iini^hiali,  iiiseiili  sul 
ricellacdio. 

Slaini  in  nuraero  doppio,  di  rado  Iriplo  dei  pe- 
tal!, (lisposli  in  una  sola  serie  secondo  moili  Aulori, 
dispo.-li  in  due  serie  secoiiJi)  Rn-paii,  allernanti  I'lina 
coi  pet;di  slessi,  e  1'  altra  con  la  priinii;  con  3  sla- 
minodii  i^landtiliformi  soprciposii  al  secondo  nrdine 
degli  slaini,  e  allenianli  con  qucdio. /''i/awr?;?// cgtiali 
o  ineguaii.  quasi  scmpre  innnudfifi  alia  Ixiso  ,  ed  al- 
cuni  shrill  per  le  anlere  al)orliie.  Anlere  bishmghe 
e  vacillanti. 

,  liiceltacolo  prolungalo  al   cenlro   del    fiore   in  un 

asse  grade,  penlagono  :  ovarii  3  e  3  slili  adnali 
o  ap|)licali  alio  slesso  in  tulla  la  lore  lunghezza  (sal- 
vo gli  slimmi  acnli)  ,  allernanli  coi  3  staniinodii  , 
veliiilali  ncjla  faccia  interna,  staccanlisi  alia  malnrila 
e  allorligliandosi  per  la  desiccazione  come  le  arisle 
di  cerli!  gramigne.  Due  uovoli  in  ciascun  ovario,  dei 
quail  un  solo  atteccliisce,  reslando  come  gonfiata  alia 
soniniila   la   loggia  slerile  dell' allro. 

Sierigmo  5-loculare,  3-spermo,  a  carpelle  meni- 
branose  indeiscenli.  Grani  pendenli:  perispermo  nullo 
(  grani  lisci  con  perisperma  pellicnloso  ,  Raf^paH)  : 
embrione  curvalo:  coliledoni  piani,  avvollali  o  piegati 
sopra  loio  slessi  dal  basso  in  alio,  lalora  lobali:  ra- 
dicina   piegala   in   giu. 

Pianio  nci  noslri  cliini  tiillo  orbacee  .  a  foglie 
ioferiori  opposle  ,  le  superiori  allerne  (fogliazione 
opposla  incrociala,  o  in  spirale  a  quallro ,  Iinspail ) 
palminervi,  picciuoiale,  iutere,  lobale,  o  pennatopar- 

H 


78 

tite,  velhitate  e  qtialche  volla  vischiose,  con  slipole 
laterali  geminate,  o  interpositive:  fusli  arlicolati,  qual- 
che  voila  orgaoizzali  come  quelli  degli  endogeni;  fiori 
solilarii,  a  due,  od  ombreliali  sopra  peduncoli  oppo- 
sli  aile  foglie,  quando  queste  SODO  alleroe,  o  ascellari, 
quaodo  queste  sono  opposte. 

Proprieta  Astringent! .  ',' 

261  ' 

Erodwm,  Ail.  W. 

.,,  .    (  Smembramento  del  Gen.    Geranium,  L.  ) 

Cal.  di  5.  sepali  eguali.  Petali  5.  regolari,  o 
irregolari.  Stami  10.  ma  soli  5.  alternalamenle  an- 
tenferi  con  glandole  mellifere  alia  loro  base.  Slerigmo 
5  loculare  con  Jogge  terminate  da  resla  pelosa  nel 
lato  intemo,  avvoltabile   a  spira. 

,  ;  *A  foglie  pseudo-penoata 

512.  E.  Moscn^TVM,  W.  Guss. 

Pdlentemente  irsuto  ,  a  cauli  diffusi  o  prostrali; 
segment!  delle  foglie  ovalo-bislunghe,  subsessili  sub- 
inciso-dentati:  peduncoli  moitiflori:  petali  eguali,  noa 
ollrepassanli  il  calice.  {Annuo). 

Geranium  moschahim ,  L.  Cav.  Ucr.  Riv.  G. 
cicutaefolio,  moschakim,  C.  B.  Cup.  Idem  moscha- 
turn  monlanum,  folio  ad  Mijrrhidem  tendenle,  amju- 
sliori  profimdius  inciso,  sancjwneo  gutlato,  <,up.  Idem 
folio  maculalo,  sea  sangumea  macula  inlinclo,  odo' 
rum,  Id,  G.  ciculae  folio,  Matlh.  Acus  moschata,  Id, 


79 

It.  Geranio  muschialo,  erba  rauschiata. 

Fr.  Geranion  musque 

Sic.   Pannizzeddi  di   noslru  Signori    (  Nome 

Volg.  {  originalo  da  una  pupolare  tradizione, 

che  la   B.   Vefgioe  abbia  immoscadato 

i  pannolini  e  le  fasce  del  neonalo  Re- 

dentore,   avvolgendole  di  quest'  erba  ). 

Dicembre,  ma  piii  decisainenle  Febbraio,  Marzo 
Dei  pascob,   nei  luoghi  erbosi,  ai  margini  dei  campi. 

Quesla,  e  le  seguenli  due  specie  sogliono  met- 
tersi  iH  serie  sollo  la  seziooe  delle  specie  a  foglie 
pennate,  il  che  non  parnii  f-illo  a  proposilo.  Sebbeiie 
ie  apparenii  foglioline  siano  dislaiUi  (  in  quesla  spe- 
cie) per  p:u  d' uii  pollice  le  une  dalle  allre,  e  non 
lascino  alciin'  appendice  su  i  margini  del  picciuolo  per 
farle  credere  una  continuazione  della  slessa  lamina  , 
lullavia  e  facile  a  conoscersi  non  esser  desse  delle 
foglie  veramenle  composte  ,  ma  propriamenle  delle 
foglie  pennaloparlile.  Per  poco  che  le  si  osservino 
allenliimente,  e  agevole  il  vedere,  come  i  picciuoli 
dello  apparenti  foglioline  non  sono  articolali  su  qudlo 
che  offre  imagine  di  picciuolo  comune,  ma  proven- 
gODo  dallo  slesso  picciuolo  ,  che  in  esse  si  dirama 
e  divide;  il  che  moslrasi  pijj  chiaro  all' apice  della 
foglia  ,  dove  in  vece  della  solila  fogliolioR,  come  ia 
tulle  le  pennate  in  caffo  ,  vedonsi  piullosto  Ire  o 
quallro  parlizioni  coi  rispetlivi  nervelli  che  conflui- 
scono  e  si  conlinuano  alia  base  su  la  coslola,  come 
nelle  foglie  decomposle  o  mulliparlile.  E  pure  una 
ripruova  della  mia  asscrzione  il  vedere  alia  sfoglialura 
quesle  foglie  uniformemenle  ingsiallirsi,  e  cadere  luUe 
in  un  pezzo,  menlre  le  vere  foglie  composle  in  lanli 
pezzi  vauQO  slaccauJosi  ,   quaule  erano  le  foglioline 


80 

che  It!  componevano.  Questa  osservazione  e  pure  ap- 
plicaliile  alio  due  specie  seguenli.  Ecco  inlanto  le  ul- 
tenoii  illuslrazioni  su  la  presenle. 

Piaiila  pateiilemenle  piu  o  meno  irs;ii;i  nella 
parle  superiore  dei  cauli,  nelle  loglie,  nei  picciuoli, 
e  iiei  calici  ,  a  peli  glandoloso-vischiosi  ,  arlicolati  , 
diafaiu.  Cauli  diffusi  o  proslrati,  e  qualche  voliii  al- 
zati  sopra  1'  erbe,  spesso  rosseggiaiili  alle  arlicolazio- 
ni:  seginenli  delle  foglie  allerni,  ovatn-bisiunghi,  spes- 
so  sangiiigiio-maccliiali,  a  base  obliqua  ,  acutamenle 
deiilalii-iiicisi,  1'  eslremo  decomposto  o  sparlilo.  *7i- 
pole  iiilerposilive  una  da  un  lalo  ,  due  dall'  allro,  o 
due  pi!r  ciascun  lalo,  membranaceo-scariosp,  ovote  o 
amorfc.  PeduncoU  piu  cnrli  deila  foglia.  ^ra^<ee  quasi 
delta  finna  e  conMslenza  delle  stipole.  Calico  a  se- 
pali  l)i:-liinghi,  coiicavi,  3-5-costolali  ,  spiinloiiali,  e 
ire  di  e>si  membranacei  al  margins  ,  tulli  terniinali 
da  grossa  selola,  spesso  rosso-bruni  all'  apice.  Petali 
eguali  ,  pallidamenle  rosei.  OlricoU  o  cassule  dello 
slerigmo  coverti  di  peli  appressati,  lulei,  come  nelle 
specie  seguenli:  arisie  \  /ya  pollicari.  Odore  di  lulta 
la  pianla  forlemenle   muschialo. 

513    E.  RoMJNVM,  IV.  Presl,  Giiss. 

A  caule,  a  fuglie  irsiiie:  pseudo-foglioline  sessili, 
bislunghe,  acutamenle  inciso-dentale:  peduncoli  radi- 
cali,  S-O^flori:  petali  eguali  ,  interi  (  roseo-porporini 
immacolali,   piii  lunglietti  del  calice.   {liizocarpico), 

G.  liomanum,  L.  Cav.  Uiv.  G.  cicitlae  folio, 
minus  o.t  supinum,  flare  coeriiLio,  Cup.  G.  myrrhi- 
num,  lenuifolium,  ampio  /lore  purpurea  Barrel. 

Folg.   Fr.   Bec-de-grue  romaiu.  > 

Febt)raio-Maggio. 

INt-i  paschi  inariliimi  {  ai  margini  del  Pantanello 
di  JJelloima  presso  la  spiaggia  delle  Trernole) . 


81 

liadice    iin   po  crassa,    perenno.    Foglie  moKe, 
di'^post!'  ID  rosa,  irsnte,  soiniglianlissime  a  (juelle  della 
.specie  precedente  ina  inodore,  con  le  principal!  lacinie 
foirliolinifoiiDi     ora    opposle,   ora  allerne  ,   sessili  ,   a 
base  ohiiqua,   bislunghe,     non   pennatofesse   (Guss.)  y 
ma  piull()^ll)  aculamenle  inciso-denlate  :  foglie  giovani 
<l(Misanieote  villoso-canescenli   piu  nella  pagina  supe- 
riors die  ncila  inferiore  ;   il   purche   non  seml)ra  po- 
tersi  rifi'.nre  alia  var.  Canescens  di  Gussone.   Peduncoli 
radical!,  'i-IS  pollicar!,  niolliflor!  Co-9-flor!  ordinana- 
menle  ):   gamlxMl!  curvali  in  c!ma    sollo  1'  inserzione 
de!  fior!.  Irsuzio  dei  picciuoli   riflessa,  de!  peduncoli 
pale;ile,  do!  ganihell!  appressala.  Involucro  moilifosso, 
metnbranacoo-scarioso,  a  dent!  ineguali  acuti,  arislali, 
ricurvi  :  (  Bratloe  connate  alia  base  di  alcuni  Aulori)  . 
SepaU  cabdnali  villosi,  arislalo-biselosi  in  cimaj  5-5- 
coslolali,    bianco  marginal!    all*  apice.    Petali  eguali, 
bisiiingh!  od  obovalo-subcnitlici,  a  base  unghiala,  piu 
graiidetli  che  nella  specie  precedente  e  nelle  seguenli, 
alquanlo  piu  liiiighi  del  calice,  ma  meno  del  doppio, 
inleri,  iinmacolali,  roseo-porporin!  (non  violell!,  Guss.) 
esseiido  propriamenle  il  loro  colorilo  una  cosa  di  mezzo 
Ira  il  roseo,   del  quale  e  piii  carico  ,    e  !I  porporino 
di   cui  non  raggiunge  I'  intensila,  e  poco  dilTerendo  a 
queslo    rigua'-do    dai    fiori   delia  specie  precedenle  e 
delle  seguenli.  Filamentt  dilalal!.  Arisle  degl!  potri- 
colt  I    /ya-2-poilicar!. 

51-i.  E.  CicaumuM,  fF,  Presl,  Guss.  var.  A. 
Chaerophyllum . 

Sparsaaienle  irsuto,  a  caul!  irii,  dilTusi  ed  ascpo- 
denli:  ioglie  coi  segmenli  ovali  e  bislunghi,  dislinti 
alia  base,  ravvicinali  all' apive,  sc-^sdi,  aculamenle  in- 
ciso-pinnalifido-dcnlali:  pediiiKXil!  inolliilori:  pelal!  sub- 
eguali,  piu  luiiglii  del  calicc.  {Annuo). 


82 

E.  Chaerophyllum,  Dav.  E.  cicutarium  B.  chae- 
rophyllum,  Prest.  Geranium  Cicutarium,  L.  G.  foe- 
tens,  Riv.  G.  cicutaefolioy  minus  et  supinum,  C.  B. 
G.  ciculaefoUo  supinum.  Matlh.  G.  ciculaefoUo,  mi' 
nus,  repem,  flosculis  parvis  candidis,  Cup.  : 

B.  PimpinellifoUum.  A  segmenli  delle  foglie  in- 
ciso-detilali:   petali   piu  corli  del  calice. 

E.  cicutarium,  Cav.  E.  pimpinellifolium,  Pers. 
Reich.  Geranium  pimpinelloides  ,  IF.,  G.  vn.  sive 
gruinum,  Uod. 

G.  Praecox.  Subacaule,a  foglie  patenlissime,  coi 
segmenli  inciso-pinnalifidi  :  pelali  minor!  del  calice 
(  se  pur  non  e  la  pianla  iocipienle  e  poco  sviiuppala 
per  le  coiidizioni  slerili  del  lerreno  ). 

Geranium  praecox  W  Cav.  G.  cicutarium  Fl. 
Dan.  G.    minus,  arvense,   Tabern. 

Folg.  Fn.  Bec-(le-grue  ciculin  ,  Bec-de-grue  a 
feuilles  de  cigiie. 

Febbraio-Aprile. 

Le  var.  A.  e  C.  nei  pascoli  raariltimi;  la  var. 
B.  su  le  colline  per  le  vie. 

Coiiledoni  3-lobi,  Cav.l  Radice  a  filtone.  Cauli 
rosseggianii,  rigidi,  sparsamenle  irsuti,  nella  var.  A, 
1-sesquipeJali,  nella  var.  B.  da  2.  a  4.  poliici,  cor- 
lameiile  artioolati,  in  G.  quasi  nuili,  e  coi  pedtincoli 
subradicali.  Foglie  nella  pagina  siiperiore  glabrc  , 
nella  inferiore  scabroselle  per  peb  appressali  apper.:i 
visibili,  oppure  sparsamenle  ed  appressalameiile  irsule 
in  eiilran)be  ,  coi  segmenli  fogbolinari  dislinii  alia 
base  ,  ravviciriali  all'  apice  ,  subopposlamenle  piu  o 
ineno  pennalifido-inoisi,  a  denli  ovalo  aculi  un  po  di- 
vergenli  cigliolali  ,  gli  apicilari  di  ciascuii  segmento 
quasi  sempre  selolusi  ,  non  di  rado  aiiclie  gli  altri. 
Stipule  iQlerpositive,  due  da  un  l^lo,  una  4^11'  allro, 


83 

Bemiovalo-acule,  con  la  base  dei  margioi  inlerui  so- 
praposta,  bianche  o  rossicce,  Iranne  il  margine,  verdi- 
ncrvoso-acuminale.  Picciuoli  sparsamenle  e  corlamen- 
te  pelosi,  qualche  volla  irsuli.  Peduncoli  piii  lunghi 
o  sul)cguali  della  foglia  ,  sparsamenle  irsuli  vieppiu 
alia  base,  con  peli  ioflessi:  gambelli  ^\ahx'\,  rossicci, 
5-6  lineari,  rifralli,  coi  fiori  erelli.  Involucro  di  due 
cortissime  bratlee,  appena  lineaii,  inciso-cigliale.  Ca- 
lice  patente,  scostato  dai  pelali,  poi  chiuso  sul  frullo, 
appressatamente  peloso,  coi  sepali  3-3-coslolali  ( a  co- 
stole  d'  un  verde  cupo  conflueoti  all'  apice,  e  Is  val- 
licelle  bianchicce  )  uero-sanguigni  all'  apice,  aristati . 
con  1'  arista  appena  semilineare,  ordinariamenlo  bar- 
bala.  Pelali  obovato-bislunghi,  glabri,  barbati  sopra 
r  unghia  ,  capillarmente  biancbiccio-striali  alia  base 
con  slrie  diafane,  roseo-cremisini  in  amendue  le  pa- 
gine  (  non  uiai  gli  ho  vislo  bianchi  ),  patenli  ,  due 
voile  piu  lunghi  del  calice,  anzi  un  po  piu  del  dop- 
pio,  in  B.  e  G.  subeguali  ad  esso.  Ariste  degli  otri- 
coli  1  <y*-poIlicari,  cortamente  vellulate.  Odore  nes« 
suno. 

**  A  foglie  lobate,  e  indivise. 

515.  E.  Mjucboides,  TV.  Presl,   /^ll.  Guss. 

Glandoloso-vischioso,  a  caule  subdiffuso  :  foglie 
cordalo-ovale-o-bislunghe  sublriiobe  ,  inegualmente 
delalo-crenale:  sepali  lerminali  da  corlissima  selola, 
subeguali  ai  pelali.  {Annuo,  e  alle  voile  bienne). 

Geranium  Malaclmdes  ,  L.  Cav.  Lob.  Ucr.  G. 
yi.  Maltli.  G.   folio  ali/ieae.  Moris  ,   C.  B.   Cup. 

Dicembre-Maggio.  Le  piante  rimasle  dallo  scorso 
aoDO  couiinciaoo  a  florire  sin  da  dellembre. 

Nei  luogbi  crLosi,  e  per  ie  vie  dd  per  tutlo. 


84 

Cofiledoni  e\V\H'\c\,  a  base  profondamenle  cordata, 
ohiiqua.  Radice  crassa,  lugosa,  a  lungo  6tloiie.  Caiili 
tereli,  oscurainenle  solcali  da  un  lato  ,  2  3  pedali  , 
diiTiiso-scorrenti  o  rialzali  sii  1'  erbe,  pubesceiili  a  ri- 
troso  n(dla  base,  superiomiente  glaiidoloso-viscbiosi. 
Foglio  cnrdnlo-ovale  o  cordalo-bisliinghe,  propriamente 
mulliloI)i>,  ma  apparenlemenle  a  3-3-lobi,  esscudo  gli 
allri  poco  pr^ioiinciali:  lobi  lutli  ollusi  a  tnargine  on- 
dato,  inegualmeiile  denlalo-crenato:  pagine  appressa- 
lamenle  pul)escenti  all'  insu,  iielle  piante  giovaiii  spes- 
so  caiiescenti;  1' inferiore  quinluplinervia  alia  base,  poi 
ripelulaniente  Iriplinervia  kingo  la  coslola  ,  sebbene 
con  qualche  irregolarila:  picciuoli  opposli ,  inegiiali, 
lereli,  oscuramenlc  depress!  iiella  parte  sup^riore  , 
coverli  (  priiicipalineiile  luogo  la  depressione  )  di  pu- 
besceiiza  ineguale,  paleiile  o  appressata,  nellc  foglie 
radicali  ■;  cauline  iid'eriori  luiiglii ,  poi  gradalaineiile 
accorciali.  Slipole  iaierposilive,  largaineiile  ovato-lrian- 
golari  ,  membranacee,  gia!)ro,  una  da  uii  lalo ,  due 
dall'  allro.  PeduncoU  iielli;  pianle  giovaiii  radicali,  2- 
3-poilicari,  3-4.  nmi,  nelle  adulle  uscellan,  lj-8  flori, 
pn'i  luiighi  della  I'uglia,  lulli  erelli:  gambetli  1J2-I- 
pollicari,  iiella  fioritiiru  crelli ,  poi  riflessi  coi  fruUi 
risorgeiili,  lulli  involucrali  da  picciole  bratlee  scario- 
se,  ovalo  acute,  biaachicce,  ineguali,  che  presto  ap- 
passiscoiio.  Calice  a  sepali  3-5-coslolali  o  nervosi , 
verdi-cnpe,  su  le  coslole  0  nervi  ,  verdi-alleijri  nogli 
spazii  inlermedii,  lerminati  da  una  resia  (  lunga  ijfi 
1J4  di  linea,  e  qualche  volla  piu  d'  una  linea,  ciglia- 
la,  l-2-5elifera  in  cima )  inlernamenle  glabri ,  esler- 
namenlc  peloso  glaiidoloso-glutinosi  ( come  i  pedun- 
coli,  i  gambelli,  e  la  parte  superiore  del  caule  e  dei 
picciuoli)  con  peli  semplici  piu  lunghi  frammischia- 
ti  ai    glaodoliferi.    Pelali    bialungo-obovati  ,   qualche 


85 
volta  leggermenle  all'  apice,  nervoselli,  cremisim  (non 
ccrulei,  Guss.),  con  base  purpureo-venosa,  sulx'i^utili 
al  calice,  ordinariameiiln  piu  corli.  Arisle  degli  otri- 
coli  pollicari.  Slaini  dfila  serie  eslerna  piu  dilatati  , 
pu'i  corli,  menibiaiiaceo-biancliicci,  slerili,  quelli  della 
serie  interna  piu  assotligliali,  piu  lunghi  ,  rossicci  , 
aiilcnfeti:  lulli  quasi  iiberi.  Anlere  verdi-[)igie:  pol- 
line  giallo.   Slimma  granaliiio. 

TuUa  la  piaota  d'  un  verdw,  che  inclina  al  glau- 
cescenle.   Odore  non   molto  sen^ihile.  a\ut 

OrD.    fl.     DlCANDRlA 

(  Siegiiono  le  Geraniacne  G'irania,  Juss.  ) 

262 

Geranium,  W. 

(  Frazions  del  Gen.  Geranium,  Lin.  ) 

Cal.  di  o.  sepali  eguali.  PotaWS.  regolari:  Sta- 
mi  lulli  ft-rlili  con  cinque  nellani  alia  base  dei  fila- 
menli  piu  lunghi,  S/er/V^wo  S  loculare  con  resle  dfille 
e  glabre  avvollabili  a  spira. 

*  Perenni  a  peduncoli  S-llori. 

Si6,  G.  Tdbebosvm,  Dod.  Cup.  L.  Ucr.  Presl^ 
Guss. 

A  radico  tuberosa  ,  caule  ordinariamente  nudo 
alia  base  :  foglie  digilaln-niolliparlile ,  ^^^bolluse  ,  le 
radical!  lungamente  picciuolule,  a  lacinie  cuueiformi- 

42 


lanceolate  ,  pennatifi(io*incise  ,  le  cauline  cortamente 
picciuolale  (  le  supreme  anche  sessili  )  a  lacinie  cu- 
neiforcni-lineari,  dentale-incise:  peduncoli  geminaii  o 
2-flori.  (Jiizocarpico). 

G.  primum,  e  G.  tuberosum  majus,  Malth.  G. 
tuberosum  majus,  C.  B. 

f^olg.   Fr.   Bec-(le-grue   bulbeux. 

IVIarzo  sino  ai  primi  giorni  di  Aprile. 

Nei  lerreni   argilloso-ralcari.  (  Piano  del  Bosco 
rimpello  al  giardino  di  Caruso-Rizzuto). 

Radici  tuberose  (  a  densa  scorza  Dera  *>  spadi- 
cea),  subrolonde,  bisluiighe,  ovatoconicbc;  o  amorfe. 
Cauli  leieti  ,  aiquaotu  ingrossati  e  rosseggiaali  allc 
articolazioni,  piu  o  menu  aiti,  ordinariameiiie  cubitali, 
non  mai  palmari,  snperiormente  2  fidi  o  2-coli)mi,  nudi 
alia  base  (  qualche  voila  arlicolati  infenornieiite  prima 
di  bifiiicarsi,  con  due  foglie  opposte  su  I'  arlicolazio- 
ne  )  corlamcnle  veliutalo-cenerei  come  i  picciuoli  e  i 
peduncoli.  Foglie  d'  un  verde  bianchiccio,  le  radica- 
li  lungameQte  picciulale,  a  picciuoli  da  un  palmo  ad 
un  piede  ;  le  cauIine  nelle  biforcazioni  opposte  coo 
corlo  picciuoio  da  1J2  ad  1.  linea;  le  supreme  Gual- 
meiile  sessili;  rare  volte  unica  e  corla  foglia  picciuo- 
lata  nel  snezzo  del  caule  ,  piu  spesso  neli'  eslremila 
uua  sola  ,  o  due  picciole  ,  sempre  sessili.  Slipole 
ovato-laiiceolate,  membranacee.  Peduncoli  sempre  erel- 
ti,  nelle  biforcazioni  del  caule  2-flori,  alle  volte  quasi 
2-pollicari  ;  nelle  ascelle  non  sempre  gemelli  'i-flori 
lunglii  un  polUce  Guss.  ma  alle  volte  gemelli,  di  cui 
uii(»  a  due  fiori  ,  i'  allro  ad  iiiio  ,  alle  voile  un  solo 
2-floro  ;  neir  eslremo  dei  rami  a  ire  :  lulti  varii  di 
allezza  e  gradalamente  raccorciantisi  da  un  palmo  ad 
un  pollice  soUo  in  su.  Sepali  del  ca//ce  oscuramenle 
3-aervi,  putentemente  bianco  villosi,  arislali  0  spun- 


lonali.  /'<»/a/t  doppiamenle  pii'j  lunghi  del  calicc.  sinar- 
ginati  o  pinttost.)  bilobi,  noii  toccanlisi,  ma  discosti 
1'  un  dair  allro  per  p.a  d'  u>ia  linea  ,  intensamenle 
rosei  al  primo  sviluppar.vi  (e  so  la  stagione  corre 
umida  gndellmi  )  con  vene  cremisi.  Stami  porporini, 
ndia  fecondazione  ravvicinati  alio  stilo  aggregato,  che 
li  al.braccia  d'  og„'  intorno  con  le  cinqtie  divisioni 
del  suo  sliinma  slellato  ,  ovvero  coi  cinque  slimmi  , 
poscia  ciirvali  sopra  i  pefali:  anlere  piombine:  polline 
verdognolo.  OlricoH  villosi,  con  le  ariste  palenlemei.te 
pubescenli,   appena  pollicari. 


** 


Annui  a  peduricoli  2-flori. 


517.  G.  LociDOM,  L.   \y.  Biv.  Presl,  Guss. 

A.  caule  ramoso,  glabrissimo  ,  rossiccio  :  foglie 
lucide  ,  sparsamenle  pelose  o  subglabre  ,  orbicolato 
5-7-!(.balo,  coi  lobi  3-crenali;  calici  piramidato-ango- 
lali,  Irasversainenle  corrugali:  olricoli  solcalo-muricali: 
semi  hsci.  {Annuo). 

G.  annuum,  rotundifoUum,  montanum,  saxalile, 
lucidiim,  Cup.  G.  pes  cohmibmus  diclum,  saxatile, 
crassiusculo  foUo  glabra  lucido,  floscuUs  rubns,  Id. 
(r.  rolundifolmm,  saxalile,  7no7ilanum  ,  Column.  G. 
lucidum  saxatde  foliis  Gcranii  liobertiani ,  Moren. 
Ir.  lucidum.  saxatde,  C.  B. 

f^olg.    Fr.   Bec-dc-grue   luisanf. 

Maiigio-Giiigno. 

i\^;lle  ynll.  d.lle  collino  su  le  rupi  muscuse  (Ca- 
m  ddl  amico,  Lavinaro  dd  puzzdngheri  ) 

Hadice  fibrosa.   Canle   nlindrio  ,  ijlabrissimo 
rosco-rossegg.ante    o    q„asi   pnrp.,rino   principalmente 
su  I  nodi  cosi  come  i  p.cciuoli,   lucido,   erelto  e  ra- 
moso iQ  ciraa,  0  ramoso-  palentissimo  s\q  dalla  base. 


88 
a  rami  palolo-ascendenli.  Foglie  d'  un  verde  allegro, 
lucide,  poi  porporasceiiti  ,  sparsi  nella  pagina  siipe* 
riore  di  peli  radi  e  mnlli,  piu  sovente  glabre,  orhi- 
coIalo-3  lobale  coi  lohi  3-crcnali  e  le  creiie  corla- 
menle  spunlonale  ,  e  qiialche  volla  (  principalmente 
quella  di  mezzo)  2-dt;iilale  ai  lali:  alciine  foglie  7- 
lobe  ,  coi  lobi  basilari  inleri  ,  o  sollantu  l-dt-nlali. 
Peduncoli  ascellari  2-flori  :  gambelli  nel  frullo  non 
nflc'SM.  Calici  glahn,  piramidato-angolali  ,  chiusi,  ad 
aogoii  saglienli,  toi  sepali  cnrtamenle  arislali,  mem- 
branoc«4  ai  margini,   Irasvfrsalmente  corrugali  ai  du 


e 
Jati  dulla  coslola,  con  le  rughe  pure  saglienii,  Pelali 
dilavalanieiile  rosci,  obovalo-spatolali,  inlen,  doppia- 
menle  piij  luogbi  d'l  ralic«^.  coo  1'  ungbia  sagbonle 
quasi  una  linea.  Olricoli  dillo  slerigmo  solcalo  mu- 
ricali,  i^labri  nel  dorso,  pubcscenli  ail'  apice  :  ariste 
•4-3-liiieari,  glabre  alia  base,  un  po  irsute  dal  mezzo 
all'  apice. 

318.  G.  RoTVNDiFOLivM,  L.   Ucr.   W"  Guss. 

Tullo  pubescenle,  a  caulo  palenlemenle  ramosis- 
simo:  foglie  orbicolari,  le  radicali  e  cauline  inferiori 
3-7-lobe  a  lobi  3-fessi  ,  le  superiori  3  lobo  3-fide  a 
base  liancatarsepali  cort  imente  arislali  all'  apice:  pe- 
tali  iuler/,  piia  lungbi  del  calice:  cassule  liscie  irsule 
semi   relicolali.   (^Jnfiuo). 

G.  viscidulum,  Fries.  Guss.  suppl.  ad  Fl.  Sic. 
prod.  G.  malvae  folio  rotunda  ,  C.  li.  Cup.  Cast. 
G.  secundum,  Muiih. 

I    It.    GriseUiiia  selvatica. 
Volcj.  \  Fr.  gerariion  a  feuilles  rondes,  Bec-de-grue 
a  feuilles  rondes. 


/ 

Marzo-Aprile. 


89 
JNei   ruden,  aei  pascoJi  sterili,  nei  luoghi  erbosi, 
ai  marijini  delle  vie,   comunissitno. 

liadice  a  fillone  ,  lijinosa  in  punfa  ,  giallaslra. 
Cauh  orizzonlaliiienle  ramosi,  2-3-pedaii,  tereli  in- 
grossali  e  rossicci  alie  arlicolazioni,  piij  robusli  che 
nr-ll;.  >p('cie  scguenle,  i  principali  oscuramerite  solcoti. 
Fofjiie  (•niiiianamenle  ncrvoso-bolloselle  ie  inforiori 
orl)icolar)  a  base  poco  aperla,  5-7-iobe  a  lobi  3.fidi 
con  la  Jacinia  di  mezzo  spesse  voile  nuovamente  3- 
fossa  0  3-deiitata,  Ie  latorali  eslernamenle  spesso  1- 
denlale  ;  foglie  superiori  quasi  semirolonde  a  base 
Ironcala  ,  5  lobo  3-Ode  ,  a  iolacchi  piu  profondi  ,  e 
denli  piu  acuti:  lullo  opposte  obliquamenle  ,  pateoli 
per  ordinario  con  glandole  rosse  sopra  i  seni  dei  lobi, 
dolci  al  lallo,  ma  non  come  nelia  specie  seguenle  ; 
Ie  radic-ib"  lungamente  picciuolale  a  base  del  picciuolo 
ddalalo-alala.  Slipole  lalerab,  inlere,  3-5  Imeari,  acu- 
minalo  drilte  o  acuminato-falcate,  rosso-baie.  ferfw^j- 
coh  piij  corii  dei!e  foglie:  gambelli  col  fiore  erelli  , 
col  friilto  risorgenli.  5e.;>a//  ca/icmaZ/ovalo-lanceolali, 
3-nervosi,  porporini  all' apice  (i  due  interni  piii  strelti, 
quasi  lineari)  con  arista  lunga  quasi  una  linea,  1-3- 
selosa  in  eima,  nel  fiore  appressati,  nei  frulto  maluro 
palenli.  PciuU  jnleri,  o  appena  smussalo-smarginati, 
pallidamente  rosei  con  vone  piii  cariche.  Brallee  lan- 
ceolalo-lmoari,  acuminate,  slretlissime,  lunghe  2  1J2 
3-lin.  rosso-baie  come  Ie  stipole.  /'//a;7ie;z/«  verdicci; 
amere  e  stimmi  l^ggermente  carnei.  Ariste  degli  o/n- 
coh  6-8-lineari,  piu  pubescenli  che  nella  specie  se- 
guent.;.  Semi  relicolali  e  foveolati  enlro  gli  otiieoli 
lisci,   irsuli. 

Pianfa  lulla  pubescente  con  pubescenza  (  un  po 
iintuoso-viscbiosa,  e  nelle  parti  superiori  decisamenle 
glaudolifera)  nella  pagina  superiore  delJe  foglie  sub- 


90 
appressata,  nella  ioferiore  mezzo-palenle,  nelle  allre 
parti  palenlissima. 

Oltre  le  particolarila  di  sopra  oolale  ,  questa 
specie  ha  per  caralleri  che  la  dislinguono  dalla  se- 
guenle  le  foglie  piu  grandeite  e  alquanto  bollose;  la 
roaggior  rossezza  dei  merilalli;  la  cnnsislenza  e  il  co- 
lonlo  delle  slipole:  le  glandole  sopra  i  seni  d<  i  lobi 
delle  foglie,  i  quali  seni  si  osservano  nel  puiilo  della 
-glandola  alquanlo  aggrinzali;  i  denti  delle  foglie  cor- 
tamente  spuntonali,  il  che  non  Irovasi  nell' altra  traii- 
ne  in  alcuni  un  esilissima  prominenza;  semi  relicola- 
ti;  un  oscurissimo  odor  muscbiato  in  lutle  le  paili 
della  piauta;  ed  allri  molli,  che  omelliamo  per  brevila. 

519.  G.  MoiLE,  L.  W.  Guss. 

Mollemenle  piibescente,  a  caule  ramose,  giacen- 
ie  alia  base:  foglie  orbicolari,  le  radicali  7-9-lobale, 
le  cauline  superiori  allerne,  3-7-lobe,  lulte  a  lobi  3- 
fessi:  sepali  cortamenle  aristali  :  pelali  2-fidi,  piu 
lunghi  del  calice.*  cassule  giabre,  subrogose  setni  lisci 
{Annuo). 

G.  columbinum  ,  vtllosum,  petalis  2-fidis,  pur- 
pureis,  f^aUl.Pes  columbinus,  Dod. 

ilT.  Pie  di  Gallo. 
Fr.  Bec-de-grue  mollet ,    Bec-de-grue  doux 
au  toucher. 

Febbraio-Apriltf. 

Nei  ruderi  e  pascoli  erbosi,  ai  margini  delle  vie 
6  dei  campi,  nei  prati,  comunissimo. 

CoUledoni  bisculati,  porporini  nella  pagina  infe- 
riore.  Radice  a  fillone,  ramosa  in  punta.  Cauli  lere- 
ti,  1  /y2-2-pedali,  qualcbe  volta  diffusamenle  ramosi, 
per  ordinario  eretli  o  appoggiali  all' erbe,  ginocchia- 
iif  rosso-caraei  oella  base  dei  merilalli,  alquaoio  ia- 


_i 


91 

grossali  in  anoendue  1'  eslremila  di  essi.  Foglie  senza 
glandole,  grossamenle  nervose  nella  pagina  iiiferiore, 
5-9-lobe,  a  lol)i  irregoiurmente  2-4-fii1()-Jentale  ,  a- 
nceiideiido  .sempre  piu  profondamenle  incise  ,  le  su- 
preme digilalo-partile  ,  hllerne  :  eslreinita  di  tulti  i 
deiili  subollusa:  picciuoli  tereli,  iunghis'iimi  nelle  fo- 
glie radicali,  poi  dal  basso  in  alio  gradulamtiiile  piii 
corli  nelle  cauline:  sUpole  membranacee  ,  grinzose  , 
biaiiclie,  ovalo-acule,  appressalarn«i>te  piil>osceiili,  in- 
lerposilivo-laleraii  :  gambelti  col  flora  erelli,  col  Irutlo 
risorgenli.  Calici  a  sepali  ovalo-lanceolali  ed  ovali  , 
accostati  cosi  nel  Core  come  nel  frullo.  Pelali  ama- 
rantini  (  non  cerulescenli  Guss.  i  con  tre  slrie  por- 
porine  longitudinali,  pelosi  sopra  lunghia,  piu  lunghi 
del  calice,  2-fidi  a  lacinie  olluse.  Slami  bianchicci : 
aotere  bluaslre:s//w2mi  nero-sanguigoi.  0/rico// glabri, 
subrugosi  :  ariste  3-(>-lineari  ,  cortaniente  velluline. 
Semi  lisci.  Pubescenza  a  peli  ineguali  molii  ,  neila 
pagina  inferiore  delle  foglie  subappressaia  all'  insu 
nella  superiore  quasi  palenle,  nelle  ariste  appressata, 
nelle  ailre  parli  patentissima  ,  e  qua  e  la  alquanto 
ricbinala. 

o20.  G.  DissECTuu.  L.  Guss. 
Gorlauienle  villoso,  a  cauli  palentemente  ramosi: 
foglie  orbicolari,  7-lobalo-parlile  coi  lobi  3-fessi,  le 
cauline  stiperiori  S.parlile  a  lobi  inegualmenle  lineari- 
laciniali:  sopali  lerminali  da  corta  selola:  pelali  smar- 
gioali,  eguali  ai  sepali:  cassule  liscie,  glandoloso-pe- 
lose  insieme  a!le  arisle:  semi  relicolali.  {A7inuo). 

G.  columbmum,  majus  ,  folim  irnis  ,  ad  usque 
pediciilum  divisis.  Kaill.  G.  colunibimun,  lenidus  la- 
cinialum,  Cup.  G.  batraclvoides.  minus,  Cast.  G. 
columbimim,  awiuum,  majus,  (enuius  lacimalum,  et 
lieiic  ad  pediculurn  usr/ue,  i^up. 


92 

Folg.  Fr.  Bec-de-grue  disseque  -  Bec-de-cigue. 

Dalla  Goe  di  Marzo  a  Maggio. 

Nelle  siepi  ombrose,   mile  muricce  erbose,  nelle 
collure,  nelle  vigne  dovuoque. 

Cauli  lereli,  fistolosi,  oscuramente  solcali,  eret- 
li,  palenlerneole  ramosi.  Foglie  come  nella  diagnosi, 
coj  lobi  cuneiformi  ,  3-fidi  ,  o  inegualmenle  lissi  o 
parlili,  lo  radicali  hingamenle  picciuolate  ;  picciuoli 
tereli:  slipole  piccole,  lalerali,  suln'nlerposilive,  Irian- 
golari-acumiiiate,  arislate,  rosseggianli  all'  apice  o  da 
perluUo,  col  nervo  medio  verde.  Peduncoli  >Jm  1- 
pollicari,  piu  corli  della  foglia  tranne  alia  sommila 
dove  le  foglie  son  quasi  sessili.  Involucro  di  quallro 
brallee  simili  nella  forma  aile  stipole,  ma  piu  strelle. 
Gambetli  piu  iunghi  del  peduncolo,  gradalamenle  in- 
grossali  dalla  base  all'  apice  ,  col  Gore  tTclli  ,  col 
frullo  (Telti  0  risorg<Miti.  Sepali  lanceolati  od  ovalo- 
lanceolali,  3-nervosi.  lerminali  da  corla  arisla  appena 
Imeare  pennicellata  in  cima,  accoslali  cosi  ncl  Gore 
come  nel  frullo.  Petali  ^\cci)\\,  eguali  al  calice,  roseo- 
vioielli,  leggermei'.le,  sinargiiiali.  /l7Uere  Chrneo  b\g\e. 
Oiricoli  lisci  con  le  arisle  semipollicari  nella  malurita 
iiericce.  Pubescenza  ntd  caule  deflessa  ,  nelle  foglie 
appressala,  nei  rami  eslremi,  nei  peduncoli,  nei  gam- 
belli,     nei   sepali  e  nelle  arisle  paleoleglan  l(  lift  ra. 

321.  G.  CoLvMBiKvM,  L.  Gms. 

Sparsainenle  e  appressalamenle  peloso,  a  caule 
eretlo,  ramoso-diffuso:  foglie  orbicolari,  3-parlite,  coi 
lobi  raoilifessi  .  e  le  lacinie  lineari :  peduncoli  piu 
Iunghi  dtdia  foglia.-  sepali  lerminali  da  una  resta  : 
pelali  smarginali  ,  piu  lunghelli  del  calico  :  cassule 
glabre  e  liscie;  semi  relicolali.  {Ammo). 


93 

G.  cohmhinutn,  foliis  dissoclis ,  pedicellifi  florimi 
lonr/issi/nis,  k^aill.  G.  orienlale.  coluinbinum.  magnis 
forilms^  podicellis  lomjis  insidenlihus  „  Tonni?  G. 
bairachioides,  /lore  coeruleo  magno,  Casl.  G.  graci' 
ie,  r/erami  /lacmorroidalis  fotiis  el  siliqua,  Cup. 

Fohj.   Fit.  13ec-degrue  colombin,  pied  de  pigeon. 
Maggio-Giugno. 

Nelle  valli  delle  colline  in  mezzo  ai  roveli  e  alle 
siepi  ombrose. 

Gnide  erelto,  ramoso-diffuso,  3-12-pollicfirc.  Fo- 
glie  orbicolalo  I5-parlile  ,  coi  lobi  iDollifessi  o  Ie  la- 
cinie  Inieari  .subotluse,  corlaiiienle  spiinlormle;  lo  ra- 
dicali  corlaiiienle  picciijolalo.  Slipole  acuminalo-arisla- 
te,  a  base  insensibilnienle  allargantesi,  ma  non  ovala, 
rosso-biiic.  Podvncoli  2-pollic;iri,  piu  lunghi  della  fo- 
glia:  gambetli  gracili,  ioeguab,  il  piu  Jungo  subeguale 
al  peduncolo:  brallee  lineari,  subulalo-selacee.  Calici 
piramidali,  dilalati  nel  frulto,  a  sepali  ovalo-acuminati, 
arislali,  3-nervosij  coi  raargini  della  base  rivollali  ed 
appoggiali  I'  un  conlro  1'  altro  per  1'  interna  superficie, 
facendo  inlorno  ai  fiore  cinque  angoli  sagiienli.  Pe- 
tali  smarginati,  dilavalamenle  ceruleo-violelti,  piii  in- 
tensamenle  3-slriati,  pm  liiGgh-'tli  del  caliee  ,  qurtsi 
doppii  di  quelli  del  G.  rotund* folium.  OtricoU  lisci  , 
nella  loro  iminalurila  spcsso  rugostUii  a  Iraverso,  un 
po  pelosi  air  apice  ,  con  Je  arisle  quasi  poilicari. 
I'ubescenza  senza  glandole,  in  lutte  Ie  parti  appres- 
sala  0  sparsa,  nel  caule  con  peli  corii  selacei.  Semi 
relicolato-piuilali, 

322.  G.  lioBERTlANUM  J  Dod.,  Cup.,  /,.,  Ucr., 
Guss. 

Subglabro,  a  caiiit-  ramoso  rosscgirjanle  :  fi)glie 
3-S-aale  coo  feglielle  3-fido-incisp,  e  Ic  l.iuiuie  spua- 

13 


9* 

tonale:  peduncoli  ascellari  ,  piu  longlii  flella  foglia  ; 
calice  lOangolato,  villoso,  coi  sepali  arislali:  pelali 
inleri,  appena  un  terzo  piu  lunghi  del  calice:  cassiile 
glahre,  reiicDiato-rugose:  semi  lisci.  {Annuo). 

G.   roberiianutn  primum  ,   C.  B.    G.    tertium  , 
Matth.  G.  roberlianiiin,  rubens,    Cast. 

!It.   Geranio  roberliano,   G.   roberziano,  Erba 
lobenlci,   Erba  di  S.  Roberto,  Erba  ci- 
micina,  Gicula  rossa. 
Fr.  Hefbe  a  Kobert,  Bec-de-grue  roberlin.     . 

B.  Eriocarpum.  Villoso  a  caule  gracile,  mezzo 
diffuso  ;  cassule  pubescenli  (  G.  purpureum  ,  Fill., 
Poll.  G.  Hoberlianum  B.  Smith,  Meral. 

Marzo-Giiigno. 

Nei  luoghi  ombrosi,  su  le  vecchie  mura,  nelle 
siepi  e  nelle  vaili  delle  collioe  ;  rarissirao  nei  luoghi 
mediterranei  (Pelrara). 

Radice  cilindrico-ramosa  ,  Innganiente  capelluta, 
gialliccio  rossaslra.  Caule  cilindrico,  glabralo  o  villo- 
so, erelto  o  palenlemenle  ramoso,  1-2  pedalc,  sem- 
pre  rosso-baio  alia  base  e  nei  nodi  ,  ordinariamenle 
pure  in  un  lalo  dei  meritaib  piu  adulli  ,  ingrossalo 
air  eslremila  di  essi.  Foglie  5  [larlilo-incise,  per  or- 
dinario  appressalamenle  pubest^nli  all'  iiisu  nella  pa- 
gina  superiore,  o  sparsameule  pelose  sopra  enlrambe, 
e  sul  picciuoln:  sHpole  corle,  acute,  pelose.  Pedun- 
coli 2-flori  air  ascella  dei  rami  ,  o  dei  rudimenli  di 
essi:  bratlee  esillssime:  garobelti  inequali,  I'  uno  una 
mella  o  due  lerzi  dell'  nitro.  Sppali  serapre  villosi  , 
ov;itO'aculi,  arislali,  con  arista  iiiiforme  ,  i  due  piu 
interni  membranacei  al  margine,  1-uervosi,  i  Ire  e- 
slerni  3-cosloluli,  non  membranacei  che  nelle  valli- 
celle:  tulti  oel    fiure  appressati,  nei  frulto  maluro  final- 


95 
mente  erctlo-patenli.  Petali  o])ovato-bisliinghi,  liela- 
menle  rosei  ,  hianchicci  sopra  I'  unghia  ,  convessi 
lungo  il  margine  2-solcalo,  depress!  nel  disco,  un  po 
sbiaJali  nelle  bordure  dei  solchi  ,  appena  ij3  piu 
lunghi  del  calice.  Stami  soltcei,  bianchicci,  alquanto 
assolligliali  all'  apice;  antere  picciolissirac,  Have:  slili 
verdi  con  slimmi  rossicci,  OlricoH  bai,  relicolali,  so- 
spesi  iiella  ioro  malurila  al  roslro  del  ricfllacnlo  so- 
pra due  setole  in  vece  delle  solile  r<'sle  (osservazione 
ijsallissima  del  Desfonlaines,  <;  di  Cavanilles);  in  B. 
pubescenti,  e  non  di  rado  anche  glabri.  Semi  noa 
fuschi,  ma  pallidamenle  rufescenli.  Odore  volpino. 

0/!D.    3.    POIY^NDRIA. 

(Mjir^CSE,   Juss.) 

OSSERVAZIONE 

1  generi  europei  di  quest'  ordine  rientrano  tutti 
nella  famiglia  dtiWe  Malvacee,  della  quale  ecco  in  bre- 
ve i  caralleri. 

Oaratleri  d  Ua  Famiglia  delle  Malvacee. 

Calice  g^mosppiilo,  3-Gdo,  o  5-lobo  ,  a  preflo- 
razione  valvare,  rinforzalo  eslernameiile  du  un  iavo- 
lucro  simile  a  un  doppio  calice,  l-poli-sepalo  ,  n  \- 
poli-fesso. 

Pelali  3.,  regolari,  ipogini,  obliqui,  obcordifor- 
mi  ,  a  pfi  florazione  conlornata  ,  iibcn  o  sakiuli  alia 
base  Ira  Ioro  e  con  gli  slami,  alleruauli  con  le  par- 
tizioni  del  calice. 


96 

Stami  ipogini,  5-10,  o  iodefiniti,  monadelfi,  coi 
filamenti  ora  riuniti  per  gran  parte  della  loro  lun- 
ghezza  in  un  lubo  cilindrico  ,  che  iogiiainn  lo  slilo 
e  che  si  salda  con  la  base  dei  pelaii,  ora  semplice- 
menle  riunili  alia  base  in  un  anello,  od  allora  o  tulti 
anteriferi  o  parte  slerili  :  anlere  libere  cilindracee  , 
globose  o  reiiiformi,  quasi  l-loculari,  segnale  da  4. 
linee  longiludinali,  deiscenli  per  Iraverso  :  polline  a 
grossi  grani  globosi  ed  irti  di  punle. 

Ovario  supero  ,  a  lipo  quinario  ,  con  o  senza 
mtiltipli  ,  inleramenle  ricoverlo  dairappareccbio  della 
corolla  e  del  tubo  staminifero,  ch'  esso  caccia  davanli 
a  se  malurando.  StUo  semplice  o  mollifesso  (  piii  slili 
saldali   un  sulu  )  con  stimmi  per  ordinario  capilali. 

Sterigmo  o  cassnia  a  nioUe  carpelle  verlicillale 
atlorno  1' asse  dello  stilo,  libere  o  saldale,  1-polisper- 
ine.  Grant  erelli,  ovoidi,  reniformi  o  angolalt  ,  piii 
o  meno  compressi  per  la  loro  pressione  reciproca  , 
quiilche  volla  irti  d'  un  lomenio  colonoso.  Perisperma 
nessuoo  (  esauslo  e  pelliculoso,  Raspail ).  Embrione 
drilto,  a  cotiledoni  aggrinziti  o  accorlocciati,  che  si 
incurvniio  sopra  la  radicina. 

Pianle  erbacee  o  Jeguose,  a  foglie  semplici,  pal- 
mate o  rotondate  con  denli  o  lobi  ,  picciuolate  ,  al- 
terne,  disposle  iu  spirale  a  5  ,  munile  di  slipole  ge- 
raioate,  e  qualche  volfa  di  una  o  piili  glandole  vicino 
ai  loro  nervi:  fuslo  per  lo  piu  cilindrico,  di  rado  an- 
goloso,  erello  o  prostralo,  quasi  sempre  ramoso;  fiori 
ascellari  o  lerminali. 

Propneld.  Fogh'e  o  fiori  sedativi  ,  emollienli  a 
un  allissimo  grado  in  tutle  le  specie  per  una  soslanza 
muciiagiuosa  che  contengooo  in  graa  quenlila:  radici 
qualche  voUa  amare. 


263 

Mjlvj  L.  Juss. 

{It.  Mal?a  Fr.  Mauve  Sic.  Panicedda,  malva.) 

Cal.  5-parlito,  rinforzalo  da  un  invoglio  per  lo 

piu  3-fillo  ,  (Ji  rado  6-3-fillo   cal.  doppio   di  alcuni 

aulori.  Sierigmo  pluriloculare  ,    di  logge  per  lo  piii 
moDOspenue. 

*  A  sepaii  deir  invoglio  calicinale  lioeari-selacei. 

523.  M.  Cretica,  Cav.,  fr.,  Cuss.,  Ten.f  fl. 
neap. 

Pdlenlemente  irsula,  a  caule  eretlo  :  foglie  in- 
feriori  subrotonde  crenale,  le  media  oUusamoole  5- 
7-lobe,  le  superiori  3-5-parlite  e  digitate,  I'  estreme 
3-parlite  ,  a  lacinie  lanceolate  segbeltate  :  peduncoli 
soiitarii,  allungaati;  calice  5-parlito  coi  segtneoti  acu- 
minati  subeguali  ai  pelaii  {Annua). 

M.  hirsutacretica,  Tourn.  ex  herb.in  BIus.Hor. 
Paris.  Alcea  cretica  hirsuta,  Id.  Inst,  ex  herb.  ap. 
Juss. 

B.  Decumbens.  A  rami  cascanti,  allungali.  (  M. 
AUhaeoides ,  Cav.  W.  M.  hirsuta  ,  Ten.  /I.  neap, 
prod.  M.  Althaeoides  B.  hirsuta,  Id.  syll. ) 

Dalla  fine  di  Aprile  sino  a  Giugno. 

la  lutli  i  terreni  sterili,  nelle  colline,  e  nei  cam- 
pi  dopo  la  messe.  Non  rai  venne  raai  veduta  la  variela 
iior  bianco. 

Cauli  ramosi,  sposso  tubercolati  e  rossicci,  sem- 
pre  rossicci  alls  ascellc  delle  foglie,  etelU  palmaii  u 


98 
2-peddli  secondo  la  natura  del  lerreoi,  ordinariamente 
pedali,  a  rami  (  spesso  molli  dalla  slessa  radice  )  dif- 
fdsi  o  giacenli,  3-pollicari  o  sesquipedali,  5/?JDo^e  fo- 
gliacee,  ovalo-Ianceolate  acute,  cigliate  ,  rivollate  ai 
margini,  e  lubercolale  lungo  i  medesimi.  F'oglie  io- 
feriori  subrolonde,  crenale  le  cauline  successive  oltu- 
samente  lobale  ,  le  medie  digitate  a  lacinie  grossa- 
mente  seghellale  nella  metta  superiore  ,  le  eslreme 
3-partile  a  deiili  di  sega  piu  piccioli.  PeduncoU  so- 
lilarii,  piu  lunghi  della  foglia.  Sepali  deli'  involucro 
calicinale  slrellamente  lineari-lanceolali,  finalmei)te  pa- 
lenli-nflessi  ,  o  pulenti-subincurvi.  Lacinie  calicinali 
angusle  ^  nervose  ,  3-angoIari-acumiDate  ,  a  base  2- 
lineare  non  ovala,  iunghe  5-6-llneo,  e  due  voile  piii 
deir  involucro,  cigliate,  lurbercolale  piij  d' ailro  nel 
margine  che  per  tal  causa  apparisce  ondolalo,  finai- 
menle  slellaio-palenli  nel  frutlo.  Petali  carnci  (  non 
cerulesceiili  negii  esemplari  secchi  )  ad  apice  denli- 
colato  non  lobato,  piii  corli  del  calice  sul  pnmo  spie- 
garsi,  poi  subegu;ili  ad  esse;  Iunghe  5-6-linevi.  An- 
tere  e  riolline  dello  slesso  color  dei  petali.  Slerigmo 
glabro  con  le  carpelle  leggermente  corrugate-rugose 
verdicce,  nella  inaturita  rosso-fegatose  o  fosche. 

524.  M.  PARfiFLORA,  Lin.,  Presl,  Ucr.,Desr. 
Guss. 

A  caule  ramoso  subglabro:  foglie  appn-ssalamen- 
te  pubescenli  cordalo-orbicolale  7-lobate  a  lobi  den- 
lalo-  crenali,  nelle  superiori  piij  acuti:  peduncoli  1- 
12-ascellari,  corli,  col  frulto  irrfgoiarmeiilo  aiiungali: 
corolle  appena  piu  iunghelte  del  calice:  carpelle  dello 
Sterigmo  rugose,  dentate  al  marginn,  glabre.  [Annua^ 
o  bienne). 

B.  Eriocarpa.  A  slerigmi  piu  o  raeno  pubesceo- 
tl.  {M.  parvi/lora,  Smith). 


99 

yolg.   Sic.    M.ilva,  p;iiiiced(la,   pani-panuzzi. 
Marzo-Maggio. 

^elIe  muricce  erbose,   iiei  campi  in  riposo  per  le 
varieia  comunissime. 

Caule  proslralo  diffuso  o  eretto   secondo  la   na- 
lura  dei  luoglii,  a  rami  paleiitissirai  risorgpnii  all'apice, 
1-3-pedale,   scanalato,   glabro  o  sparso  di  p.'li  slellali 
o  di  semplici  aculeelti  spesso  sopra  piccioli  luheicoli. 
Foglie  cordalo-orbicolale  ,   7-lobale  (  coi    lobi  asceu- 
dendo  piu  aciili,  e  quel  di  mezzo  nelle  superior!  ai- 
luiigato),   mezzo-plicale,   inegualmente  denlalo-crenate 
(con  le  crene  per  ordinario    corlamenle  spunlonale  ) 
appressalamenle  pubescenli  in  ambedue  le  pagine  con 
peli  corli   piii  o  men  radi  :  picciuolo    superiormenle 
piano,  o  scanalato  in  lulla  la  lunghezza,  pubesceole 
su  quella  compressura  o  doccia,   nel  dippiu  sparso  di 
minuli  lubercoli  corlamenle  seligeri  e  piii  spessi  che 
non  oel  caule:  stipole  non  veramente  ovale,     Guss., 
ma  quasi  3-angolari-lanceolale,  appena  scariose,mem- 
branaci'C,   biancbicce,  cigliale  ai  margini  ,   nelle  due 
superfici  quasi  glabre  o  glabrissime.  Peduncoli  ascel- 
lari,  ineguali  ,    corlissimi  (  1-2-lineari  )  nel  Core  ,  e 
sebbene  nel  frullo  si   prolunghino  un  po  piu,  ed  uno 
sia  maggiore  degli  allri  (  1J3  pollicari  )  eretio  o  pa- 
tenle,   lullavia  gli  slengmi  Stan  come  riozaffali  sopra 
e  dintorno    all'   ascella  delle  foglie:   tulli   corlamenle 
pubesccnli   in  una  sula  linea  longitudinale  ,  nel    dip- 
piu quasi  glabri.  Sepali  dell'  involucro  calicinale  ap- 
pena lunghi   una  mella  del  calice,   appressali,  ciglia- 
ti,   interanieiite  verdi  sopra  tullo  all'  apice,   non  vera- 
mente setacei  ,   ma  strellameiile  Imeari  ,    sovenle  uu 
po  lancenlali,   e  verdi   nel  dorso  ,  bianchicci  ai  mar- 
gini,   Cahco  nervoso-rolicolato,  bianchiccio   alia  base, 
glabro,  dilalalo  e  se  inpalenle  nel  frullo,  coi  lobi  di- 


lUO 
\alato-ondati,  rostrati,  cigliati  al  margioe. /'d/a// bian- 
chi  ,  e  pill  ordinariamente  sfuroati  di  roseo-ceruleo 
dilavatissimo  all'  apice  ,  bianchicci  verso  I'  uughia  , 
piccoli,  appena  S-i-lineari,  obovati,  smarginalo-2-lobi 
(oon  2-fidi)  a  lobi  corli,  poco  dilatali ,  col  seno  ot- 
luso.  Tubo  slaminifero,  filamenti ,  ankre  ,  e  pisHlli 
tulli  biancbi.  Slerigmo  aiigolalo  nella  sua  circoiiferen- 
za  ,  glabro  ,  o  piu  spesso  cortamente  vellutalo  con 
tomenlo  che  nella  malurazione  quasi  sparisce  :  car' 
pelle  rugoso-fossellale  sul  dorse,  denlale  ai  margini, 
corrugate  a  raggio  nelle  faccelte  interne. 
'  Quesla,  e  le  due  specie  seguenli  si  adopraoo  ia 
cataplasma  come  einollienli. 

*  A  sepali  dell'iiivoglio  calicioale  laaceolati  ed  ovali. 

525.  M.  ISicAEENSis,  JF.,  Ten.  DC.  Gi/ss. 

A  caule  erello  o  giaceote  ,  Itibercolalo  ramosis- 
simo,  coi  rami  appena  palenli  o  diffusi:  foglie  cordalo- - 
orbicolale,  le  inferiori  oscuramenle  5-7-lobe,  le  supe- 
riori  5  lobale  ,  coi  lobi  in  quelle  oUusi  e  denlalo- 
crenali,  in  quesle  acuti  e  denlati:  peduncoli  ascellari, 
2-6  ,  nel  frulto  allungali  e  palenti  :  corolle  quasi 
mella  pm  lunghe  del  calice:  slerigmi  con  le  carpelle 
rugose.   {Annua).  ,■  i'V"! 

M.  arvensis,  Presl,  ex  Ten. 

A.  LEJOCAnPA.  A  slerigmi  giabri.  (  M,  Rolun- 
difoUa,  Ucria.  M.  Vulgaris,  ^^asl.  M.  Flore  carneo 
minor i,  Cup.  M.  syheslris ,  procumbens  ,  (lore  mi~ 
nore  nlbo,  folio  rolundo^  Id.  M.  sylvesiris,  folio  si- 
nuato,  /lore  dilule  purpureo  duplo  viinori.  Id. 

B-  Enioc^RPA.  A  slerigmi  villosi.  {M.  Nicaeeri' 
sis,  All.  M.  arcensis,  Presl,  Spr?  ex  Gass. 

Volg.  Sic.   Come  nella  specie  precedeuls. 


101 

Marzo-Giugno- 

Nelle  mur.cce,  nei  campi  in  riposo,  tra  le  biede,     • 
per  le  vie  da  per  lullo  .imbcdue  le  variela. 

Caula  ramosissimo,  erello  o  risorgenle,  alle  voile 
rossiccio-baio,  o  baio  maccbialo  all'  ascella  delle  fo- 
glie,   1-3-pednle  ,  per  ordinario  lubercolalo-scabro  a 
Inbrrcoli    pic-ciuli    r.idi   iiuimli    d'  una    coria    seuda  o 
acujet'tlo.   FcfjUe  come  nella  diagnosi,  macchialo-baie 
sii   la   base  donde  sp'irlonsi    i    nervi  ,   corlamenle    ed 
appressalanieiile  pubcscenli    in    ambedue    le   piigine  : 
picciuoli   3-{i-poliicari  (  non    \-'i,Guss.),    depresso- 
subscanalali   superiorniriite  ed   ivi  viilosi  ,   nel  dippiu 
spirsamenle    tubercolalo-piligen    e    siibrugoso-scabri 
coMie   i   cauli.    PeduncoU  villoso-cigliati    longiludinal- 
menle  da  un  solo  lalo  (  a  peli  in  amendue  le  variela 
erello  patenli  )   2  6  sopra  ciascuna   ascella,   corli,  ir.e- 
guali,   nel  frullo  alqua.ilo  allnngali   da  6    linee  ad   I 
pollice,   patenli  o  riflessi  con  lo  slerigmo  risorgeote.   ■ 
Sepali  deir  inwglio  caUcinale    appena  una  linea  piii 
corli  del  calice,   un  po  piu  nel  frullo,    nel  Core  ac- 
coslali,  nel  frullo  palenli,  ovalo-lanceolati  ,  cigliali  , 
larghi  1    >j2-2  linee,  Dervo>i  ,   spesso  a  margine  di-   .; 
lalalo-subondalo.   Lobi  del  calice  ovaloroslrali,  spar- 
samenle  priosi,   cigliale  ai  margin!,    nel  fiore  appog- 
giali,   nel  frullo  semipalenli,  relicolalo-nervosi,  Pelali 
biaiichicci  sfurnali  di  amalislino  con  3  slrie  longitu- 
diiiali  violelle,  obovalo-obconici,  smarginato-bilobi,  a 
seno  olluso  e  lobi  sovenle  denlicolali  dalla  parle  in- 
terna. Tubo  slaminifero  bianco  con\e  le  anlere  ed  il 
polline.  Slili  sfumalamenle  amalislini.  Slerigmi  xa^o- 
si,  glabri,  o   piu  o  meno  vdlosi. 

Osservali  rnollissimi  individui  vivenli  ,    non  alln 
caratleri  di  variela  vi  ho  polulo  scorgere,  che  la  gla- 

14 


1(12 
brizif  o  pubescenza  (Jel  friilto.  \  turbfcoli  del  caule, 
del  picciuolo  e  del  calice  disdiili  dal  Ch.  Gll^sone 
per  tipi  d'  una  terza  vanela  son  caradere  quasi  conm- 
ne  a  lulli  gl'  individiii  di  quesli  dinlorni,  sia  che  ab- 
biano   l<>  sterigrHO  glaliro,   sia  cbe  I'alibiano  villosd. 

326.  M^  Sylfistbis,  L.  ,  Jll.  ,  W.  ,  Ucria  , 
Guss. 

A  caiile  eretto,  siihflessnoso.  pateolemenle  ispido 
come  i  picciuoli  ed  i  ptduncoli:  fogiie  pubescenti,  le 
inferioii  orbicolalo-cordrile,  5  7-lobo,  tientalo-crenflle, 
le  suptriori  semi-orbicolari  quasi  niozze  alia  base  , 
aculamt-nle  3-7-palmalo-lobate,  denlalo-seghellale;  pe- 
duncoli  ascellari,  2  6,  gracili  monoflori:  pelali  2-Iobi, 
a  seno  oltuso,  3-4  voile  piu  iunghi  dei  sepali.-  ste- 
rigmo  vellulalo  subrngoso.  (Jnnua  o  bienne). 

M.  sylvestris  elulior,  Fiichs.  M.  vulgaris,  flore 
mnjore.  folio  sinualo,  Zunnich,  Segu.  M.  sylvestris^ 
folio  sinualo.   Cast.   Cup. 

B.  Glabriuscula.  A  peduncoli  e  picciuoli  alquan- 
to  glabri. 

!Jr.   Malva,  malva  selvalica. 
Fb.   Mauve,   m.iiive  sauvage. 
/   S/c.  Gome  uella  ^pecie  324. 

Marzo-Giugno;   pochi  fiori  in  Luglio. 

Nei  campi  in  nposo,  per  le  vie,  nelle  muricce 
dovunqiie. 

Caale  2-3-pedal(',  erello,  ramose,  a  rami  erelli 
o  risorgcnli  o  proslrali,  alquanlo  flessuoso  ,  ordina- 
riainenle  fosco-rossigno  da  uii  lato,palentemenle  ispido, 
con  peli  semplici  o  slellali,  1-2-lineari,  ineguali,  na- 
scenli  da  miniili  lubercoli,  che  il  rendono  aspro  al 
lallo.  Fogiie  3-7-nervose,  alquanlo  pieghetlale  e  bol- 
lose,  le  radicali  appeoa  Iobate>  poi  coa  lobi  5-7-gra- 


103 
oalamenle  piu  salienli  o  piu  ncuti,  col  margme  dap- 
pnma  creualu,   poi  graJalamenle    dentaloseghellato  , 
a  deiiti   incgiiali  e  scmpre  piii  grandelti  nel  proliin- 
gauifiilo  delle  principali  ramificazioni  dei  neivi:  lobo 
medio  oelle  foglie  eslrerae  prolungalissimo,  i  due  ba- 
silari  quasi  oblilerali,  quindi  quasi  3-lobe:  tutte  pu- 
bescenli  corlameole  ed  appressalamente  all'  insii  (coa 
pch  Bella  pagina  superiore  p:u  corti),    fosco-rossicce 
oei  ceoiro  della  base,  donde  parlono  i    nervi  ,   d'  un 
verde  piu    pallido  nella    pagina    inferiore  :  picciuolo 
subcompresso,  leggermetite  solcalo    al  di  sopra  nella 
mella  iufi-riore  per  ordmario  palente,   ispido  e  luber- 
colalo-scabro  come  il  caule,  piu  villoso  lungo  la  sca- 
nalalura  e  sollo  I'  ioserzione  della  foglia.  Stipole  la- 
lerali  erbacee,  poco  scariose,  cigliale,  verdi-nervose, 
bianchicce  neglr  spazii  inlermedii ,  larghe  2-31inee  , 
iudghe  3-5,  di  forma  ordioariamente  ovalo-acula  ,  e 
nelle  superiori  anche  liaeari-acuminala,  non  di    rado 
a  margine  or  inciso,  or  crenato,  e  ad  apice  olluso, 
or  quasi  mezzo.  Peduncoli  l-llori ,   1-6  dalla    slessa 
ascella,  non   mollo  rigidi.  ineguali,  disordinali,   1   1J2 
2  pollicari,  erelli,  e  col  frullo  soveote  arcuali,  di  ra- 
do subglabri,  ordmariamente  ispido-scabri  come  i  cau- 
li  ed  i  piccuioli  ,   ma  ad  irsuzie  erello-palenle  e  piii 
corla  ,  e  a  lubercoli   piu  mi.iuli  :   nell'  eslremita   dei 
rami  quesli   peduncoli  slan  cosi  poco  dislanli  gli  uni 
dagli  alln,   e   si  picciole  e  si  sparule  divengon  le  fo- 
glie,   cbe  la   infioresccnza   pigiia  quasi  1*  aspelto  d'  uq 
grappolo.   Invoglio  calicinate  coi   sepali  bislungo-ian- 
ceulali  o  subli.u-ari;    ,J3  ,„Ci  corti  del  calice,  subcoa- 
lili   alia  base:  ca//ce  on   le   lacinie  ovalo-acule :   tulti 
due  appressalamenle  bianco-villosi  in  ambedue  le  pa- 
gine,   biancbicci  alia  base  eslerna,  coi  margin!   sub- 
ondali  cigliali:  tulli  due  accoslali  nel  fiore,  semichiusi 


104 
sopra  le  cassule.  felaliglahu,  obconico-2-lolji,  a  seno 
olluso  dilalalo-ondoso,  coi  lobi  puro  oUusi  obliqui  e 
converi^enli  1'  un  coniro  J'  aliro,  3-4- voile  piu  iunghi 
del  calice  ,  lielaraente  violetli  ,  qualcbe  volta  d'  uo 
violetlo  carico  ,  verlicalinenle  nervosi  ,  con  tre  lisle 
longiludinali  addossale  ai  iiervi,  d'  un  violetlo  pifi  in- 
lenso  ,  le  quiili  confluendo  alia  base  sopra  I'  ungiiia 
del  pelalo  si  diriggono  separate  I'  una  al  centro  ,  le 
allre  ai  niargini,  e  cia^cuna  poi  2  3-forcasi,  e  si  obli- 
tera  verso  1'  apice:  lungo  quelle  lisle,  principalmenle 
iiella  mella  inferiore  e  nelle  cominessure  dei  nervelli 
si  osservano  delle  picciole  grinze  o  bollicelle  ,  che 
incavale  dalla  pagina  inferiore  menliscono  nella  su- 
periore  I'  aspello  di  picciole  squatne  lucide:  i  due  lali 
deir  unghia  dei  pelali  son  barbali  di  peli  bianchi,  cbe 
formano  sul  ricettacoio  cinque  islmi  quadrali,  dislri- 
buili  a  slella  iolorno  il  lubo  slaminifero,  che  e  vio- 
Jello  come  i  pelali  ,  piu  intense  alia  base  e  nella 
porzione  libera  degli  stami  a  guisa  delle  slrie  dei 
pelali  slessi.  Slili  d'  un  violello  piu  pallido,  pennicel- 
lati.  /fniere  carnee:  polline  cin."r«o.  Slerigmo  vellu- 
lalo  di  corii  peli  (iioii  giabro,  Merai),  nella  malurila 
subrugnso, 

I  (iuri  di  quesla  specie  sono  ricercali  dai  farma- 
cisli,  e  si  ammiuistrano  come  pellorali. 

II  Gh.  Gussone  (Syn.  fl.  Sic.  2.  p.  229.  )  aper- 
lamenle  dichiara  esser  poco  coiiosciule  molle  Maine 
deir  Europa  meridionale,  e  ancora  desiderarsi  una  piii 
esatta  specificazione  delle  medesime  ,  essendo  caralteri 
poco  coslanli  I'  incisione  ,  6  il  numero  dei  lobi  nelle 
fijglie,  la  figura  delle  slipole,  la  proporzione  e  il  nu- 
mero dei  peduncoli,  la  glabrizie  e  la  rugosila  delle 
cassule,  e  la  forma  dei  sepali  dell'  invoglio  calicina- 
le.  II  perche  non  sa  decisamente  opporsi  all'  opinio- 
a«  di  chi  volesse  riteaere  come  semplici  variela  della 


105 

M.  Syhcstris  la  M.  pohjmorpha  e  la  M,  anibigua  , 
Cuss,  e  la  31.  erecia,  e  l<i  31.  hirsuta,  Presl,  o  giu- 
dica  solamente  esser  cosa  imporlanle  ,  che  semprf^ 
almeiio  si  prenda  nola  di  quelle  forme  divtTSO.  E 
osservabile  inlaulo  ,  che  Ja  descriziooe  da  me  dala 
df'lla  specie  di  quesle  conlrade  ha  lanli,  punli  di  coo- 
lallo  c<n)  quelle  varie  forme  designate  da  Giissone  , 
che  non  saprebbesi  veramenle  in  quale  variela  col- 
locarla;  e  principalmenle  io  non  so  vedervi  quel  seno 
dei  pelali  aculo  ,  che  si  assegna  come  carallere  di- 
stinlivo  di  tulle  quelle  variela.  Se  io  debbo  aver  fede 
alle  mie  proprie  osservaiioni,  questo  seno  dei  pelali 
Delia  specie  di  quesle  conlrade  e  assolulamente  oUuso, 
qua!  dicesi  che  sia  nella  31.  3Iauriliana;  e  quindi  noa 
e  ragione  ,  che  per  lol  carallere  quosl'  ullima  si  di- 
slingua  dalla  31.  Sylvestris.  Spiacemi  non  polere  en- 
trare  piii  innanzi  in  quesle  osservazioni,  per  non  ave- 
re  r  opporlunila  di  poler  eseguire  coi  proprii  occhi 
i  oecessarii  confronli. 

264 
LjyjTERj,  L.  Juss. 

Cat.  Spartito,  rinforzato  da  un  invoglio  3-6-Iobo. 
Slerigmo  plunloculare  con  logge   l-spernae. 

527.  L.  UisPiDJ,  Desf.  iV.  Guss. 

A  caule  frulicoso,  legnoso  alia  base,  nella  parte 
superiore  slellalamenle  ispido  come  i  picciuoli,  i  pe- 
duncoli  ed  i  calici:  foglie  mollemenle  lomenlose,  pa- 
tenli ,  !e  radical!  e  le  cauline  inferior!  suborbicolale, 
ollusamonle  5-lobale,  le  supreme  3  lube  col  lobo  me- 
dio allungato:  peduncoli  solilarii,  2-4-line.iri  :  invo- 
glio calicmale  largo,  subcguale  al  calire:  pelali  smar- 
giuali,  3  voile  piii  lu.ighi  del  calice.  (FruCice). 


106 

Olbia  /n'spida,  Presl. 

Volg.  Sjc.  Panicedda  ad  alberu. 

Aprile-Giugno. 

Nelle  siepi,  nei  luoghi  frulicosi  delle  valli  (Piscia- 
rello,  Cava  di  Cassibili,  ecc.  ). 

Cotiledoni  cordato-3-lol)i.  Cauli  4-10  p^dali,  ra- 
mosi,  erelli,  nella  parle  inferiore  nigosi  girihrissimi, 
finalmfiiile  legnosi  ,  screpolali  ,  nell'  apice  dei  rami 
iiiegLjalmeole  irsuto-ispidi  con  peli  solilarii  e  in  maggior 
parle  slellati.  FogUe  corlanunte  veiluline,  assai  inolli 
nella  pagina  superiore,  un  po  asprelle  nella  inferiore, 
subcanoscenli  in  enlrambe  ndio  pianle  adulle  ,  nelle 
pill  giovani  d'  un  verde  allegro  ed  eslernamenie  bian- 
chicce;  ie  radicali  e  cauiine  di  suUo  cordalo  5  lobe  a 
lobi  alqufinto  ollusi,  grossamente  crenale  ;  Ie  medie 
piu  aculamenle  5-lobale  a  base  quasi  piafia  e  Ie  cre- 
ne  piu  picciole;  Ie  florali  sijbciiiiealo-3-lobalf,  e  quelle 
deli'  eslrema  fiorilura  quasi  lanceolate  indivise  a  crene 
sempre  piu  rapicciolile,  e  agnzzanlisi  in  denli.  pic- 
ciuoli  ispidi  come  i  cauli.  slipole  lalerali,  3-i)ervose, 
fogliacee,  nelle  foglie  inferior!  corle,  ovale,  neile  su- 
periori  lanceolate  o  semilanceolale,  lunghe  3-4-linee, 
preslamenle  caduche.  Peduncoli  ascellari,  nei  finri  in- 
feriori  3-'4-lineari,  nei  Superiori  appena  1-Iineari.  La- 
cinic  iSeW  invoglio  e  del  ca^/ce  largamenle  ovalo-acu- 
niinate  od  ovalo-acute,  ricurvi  all'  apice,  coi  inargini 
un  po  rivollali,  I'  invoglio  pochissimo  piu  corlo  del 
calice,  glaucesceoli  ambidue  nella  base,  densamente 
viiioso-irsuti  insieme  al  pednncolo,  a  peli  ineguali  , 
sem|)lici  e  slellati.  Petali  flabellati,  largamente  smar- 
gHialo-2-lobi,  pollicari,  nervosi  ,  leggermenle  bollo- 
selli  alia  base  negl' inlervalli  dei  nervr,  rosei  con  strie 
violelle,  ciglialo  barbali  ai  due  lali  dell'  nnghia  a  peli 
bianchi   foruiaati   suj  ricetlacolo   Ira   1'  uno   e   T  altro 


U;- 


{■ij.'H.:.! 


f07 

pelalo  cinque  islmi  quasi  quadralo-subconici  dislribuili 
a  steiia.  Tubo  siammiferu,  filamenti ,  e  pistitU  rosei 
come  i  p  tali:  antore  n^Miloimi  carnee:  polline  flavo. 
Sleri(jini  slcllalamenl.'  <•  corl;imenle  irsuti,  con  |e  car- 
pi'lle  ricoverle  in  melta  dal  ricetlacolo  amplialo,  senii- 
orbicolir»"-subconic(i,   tilquanlo  depresso  e  solcalo. 

528.  L.  Trimestris.  L,  Guss. 

A  caule  erello,  erl)acco  ispido,  ramoso,  coi  rami 
risorgenli:  foglie  mollemenle  pubescenli  a  base  cor- 
dala,  le  ioferiori  orbicolato  crenale,  le  superior]  ovate, 
angolale,  o  angolalo-sublobate,  deolale;  1'  eslreme  3- 
lobe  seghellale:  peduncoli  ascellari,  solilarii,  1-flori, 
palenlemenle  irsuli  come  il  picciuolo  e  piu  luoghi  di 
esse:  pelali  grandi,  leggermenle  smiissalo-smarginati: 
slerigino  interamenle  coverlo  dal  ricellacolo  scodelli- 
forme.  [Annua). 

L.  grandiflora,  Moench,  Presl.  Stegia  Lavalera, 
DC.  Malta  trimestris  .  Clus.  M.  erecia  .  Bryowae 
foliin  subrotundis,  foliis  imis  nilide  virenlibus  ,  (lore 
tnagno  tncarnalo,  Cup. 

Folq.  Sic.  Come  neila  specie  524, 

Aprile-Agoslo. 

Nelle  colture,    nei  campi  ,  Ira  le  biade,  per  le 
vie  doviinqiie. 

Caule  fya-3-pedale,  cilindrico,  diffusamente  ra- 
moso a  rami  ascendenli  ,  ispido-seloloBO-scabro  con 
peli  semplici  o  fascellali  ,  nella  parle  superiors  di- 
sordinalamenle  palenli  ,  nella  inferiore  riflessi  e  piu 
radi  ,  tcilli  basilali  da  esilissimi  tubercolelti.  Foglie 
lietamenie  verdi,  ordiiiariamenle  pubescenli,  rare  voile 
quasi  glabra;  le  inferiori  cordato-orbicoiale,  crenate; 
le  niedie  cordalo-ovale,  angolale  o  angolalosiiblobale 
semioltuse,  deiilate;  le  superiori  3-3-lobe,  seghellale, 
col  lobo  medio  allungHlo  acute:  ptcciuo// palenlemenle 


108 
irsuto-villosi  vieppiu  nella  linea  superiore,  f-3-polli- 
cari:  sUpole  lalerali,  ovato-acule,  o  lanceolate  acumi" 
natissime,  scariose,  inlere  o  dentate,  villoso-cigliale, 
decidue.  Peduncoh  lereli  1-2-pollicari,  piii  lunghi  del 
picciuolo,  irsuti  come  il  caule  con  irsuzis  basilata  or- 
dinariamenle  patenle,  non  di  rado  anche  volla  in  ad- 
dietro  nella  parte  inferiore.  Invoglio  calicinale  piu 
corlo  del  calice,  cortamente  pubescente,  glaucescenle 
alia  base,  coi  lobi  rostrate  aculi,  nervosi,  a  margme 
dilatato-ondalo  dentellato  o  subinlero.  Lacinie  del  ca- 
lice lanceolate-acuminate,  scarioso-vellutine,  inlere,  o 
ad  apice  leggermenle  smarginato  o  rosecchialo,  Pe- 
tali  vistosi,  grandi,  {-{-ij^i  pollicari,  4-5  volie  piu 
lunghi  del  calico  ,  flabeilato-spatolali,  campnmilalo- 
ricurvi,  nervoselli,  incarnato-rosei  ( qualche  vnita  as- 
sai  sbiancali  )  con  strie  piu  intenr^e  (  due  dt  He  quali 
pill  lunghe  e  violelte  ai  margini  della  base)  b.uhjiti 
ai  due  lati  dell'unghia  con  peli  bianchi,  che  formano 
sul  riceltacolo  cinque  istmi  quadrali  distribuili  a  slella 
intorno  al  tubo  slaminifero.  die  e  un  po  fosco  alia 
base,  cameo  all'  apice  insieme  ai  filamenli,  alle  an- 
lere  ed  agli  slimmi.  Sterigmo  col  ricetlacolo  amplialo 
scodelliforme  soprapposto  alle  carpelle,  c  quesle  gia- 
bre,  elegantemenle  rugoso-slriale  per  Iraverso,  a  dor- 
so  atlondato,   e  lascianli  un  soico  Ira  la  commessure. 

S'  impiega  come  la  specie  seguenle  agli  slessi 
usi  medicinali  della  Malva,  non  mellendo  il  volgo  al- 
cuna  difTerenza  Ira  questi  due  generi.  : 

S29.  L.   CuETicj,  L.  Giiss. 

Gluuco-verdeggiante  ,  a  caule  eretto ,  erbaceo  : 
foglie  mollemente  pubescenti,  lo  inferiori  a  base  cnr- 
dala,  orbicolale  od  ollusamente  5-lobate,  crenate;  Je 
superior!  a  base  mozza,  aculamonle  S-an^'olato-lobaie 
col  lobo  medio  maggiore,  crenalo-deDlato:  peduucoli 


109 

ascellari,  glomerali  (1-6)  pin  corti  del  picciuolo:  la- 
cmie  calicinali  squisHamenle  nervoso-rugose,  aciimina- 
le  nel  fruHo:  petali  sinarginalo-2-lobi.  {Annua)\  non 
r  ho  vista  mai  bienne  ). 

L.  EmpedocUs.  Ucr.Pex  Guss.  Anthema,  Preal. 
Malva  annua,  hirsula,  foliis  hederae  inslar  angulosit, 
Moris.  L.  sicttla,  Tin. 

f^olg.  Sic.  Come  nella  specie  S2i. 

Aprile-Maggio. 

Nelle  colture,  nei  campi  ,  tra  le  biade  ,  per  le 
vie  dovunque. 

Caule  3-8-pedale ,  cilindrico  ,   patenleraenle  ra- 
moso  a  rami  ascendent!,  nervoso-reticolalo  alia  base, 
irsulo  cotne  i  picciuoli  ed  i  peduncoli,  con  peli    fa- 
sci'llato-slellati  palenti,  ed  inoltre  sparso  qua  e  la  di 
mmuli   lubercoli   acaleati,   sopra  cui  proveogono  quei 
fascelli  di  peli  che  si  son  descritti.   Foglie  appressa- 
taineiue  pubescenti  a  peli  corli,  di  forma  come  nel- 
la diagnosi,  col  lobo  medio  nelle  superiori  piu  grau- 
de  e  pill  aliungato  ,   e  i  denti  piu  aculi  e  piu  voiti 
air  insu  che  non  nelle  foglie  inferiori.  Peduncoli  ascel- 
lari,  agglomerati,   pero  non  iulti  della  slosi^a  luiighez- 
za,   ma  irregolari,   e  disordinali,  ed  uno  (  qtiiilo  im- 
medialo  alia  inserzione  del  ramo  che    parte    da    cia- 
scuna  ascella,  e  il   primo  a  melter  fiore  )  pii'i  aliun- 
gato degli   allri;   lulli   piu  corli  del   picciuolo,  variaa- 
do  la  liiiighezza  di  essi  da   »y3-pollice    ad    \   ijt  ,  e 
quella  del   picciuolo  dai  2   poilici    sino  a  una  spanna 
0  a  un  dodraiile.  Lacioie  deW  invoglio  caliana/o  ov<i\.0' 
subacute  nervoso-rugose  ,   verdi  all'  apice,   piu    corte 
del  calice,   appreissale  nel   flora  paleiili  submcurva  nel 
frutlo.    Sepali  del    calice    ovalo-acuminali    biancbicci 
sul  dorso  ,  col  margiaa  verde  e    come   minutamenta 

IS 


110 

©ndolato-nigoso,  e  rugosi  essi  pure  in  lulta  la  pagi- 
na  esleriore,  finnlmenle  foschi  e  chiusi  sul  frullo  le 
une  e  gii  allii  irsuti,  cii;liali  ai  raargiiii,  bianchiccio- 
glaucesconli  alia  base,  /'e/a/i  ohconici,  smussalo-sinar- 
ginali  all'  apice,  col  seao  (iilalalo  ed  omJoso,  2  volte 
piu  lunghi  del  calice:  colore  di  ossi  dduvalo  Ira  la 
aiTuilisliiio  e  il  cenerognolo  cou  vene  d'  un  viulc;llo 
assai  piiliido.  Slerigmi  glabii  a  superficie  quasi  uni- 
ta  (id  oscuramenic  rugosa  ,  solcali  nelle  comiDCSsure 
delh  carpi'lle,  e  quesle  a  dorso  allondalo,  uella  riia- 
turila  neraslre  con  le  facc(!lle  corrugalo-nervose  a 
raggio.  Ricellacolo  obconico,  non  amplialo  ,  appena 
spurlo  ia  fuori  a  laogeiite  delle  carpelle  ua  po  appua- 
tato  oei  centro. 

(  Continua  )        ■...■. 


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METODO  FACILE  PER  FORMARE 

GLI  OGGHI  ARTIFICIALI 

DI  CRISTALLO 

DAL  SOCIO 
LETTO  NELLA  TORNATA  ORDINARIA  DEL  DJ  20  LUGLIO  18S!. 


f  i;?t^  jArf 


.i^'.t-  xia;'-^  0£  Ui  .iSvf  i;';i/;i'u!0  ,  .  '.vrflot 


lirli  occhi  che  esprimono  le  qualila  Gsiche  o 
iDorali  degli  animali  soao  la  cosa  piii  oecessaria  a 
conoscersi  da  un  preparatore  nell'  arte  di  tassiderroia. 

Molli  melodi  si  conoscono  in  quest'  arte  ioge- 
gnosa  (1)  ,  lalche  gli  occhi  arllGciali  imitano  perfet- 
tamenle  la  natura.  Quelli  pero  riporlali,  sia  nell*  opera 
deJI' abate  Manessa,  sia  in  quelle  dei  manuali  prepa- 
ratori  di  lassidermia,  o  in  altri  saggi  arlistici,  sono 
facili  e  vero  alia  esecuzione,  ma  perche  abbisognano 
degli  assorlimenti  di  piccoli  cilindri  di  srnalto  di  ogoi 
sorta  di  colore  o  di  cristallo,  cbe  si  possono  trovare 
in  Parigi,  lasciaoo  a  noi  desiderate  un  mezzo  che 
valga    ad    ovviare    a    tale    mancanza.    E'  questo  il 

(1)  Chi  desidera  conoscere  i  metodi  per  fare  gli  oeehi 
artificiali  coa  la  lampada  a  mantice  cd  i  cilindri  di  smalto  po- 
tra  consullare  il  Noiireau  manuel  compUl  de  Naluraritle  pre- 
faralcur,  par  M.  Boilard.  Paris  18iS. 


motivo  che  m'  incoraegia  a  pubblicare  un  nuovo  me- 
todo  da  me  Irovalo  facile  e  che  lascia  poco  a  desi- 
derare :  melodo  che  lo:;liera  a  mio  credere,  il  bisogoo 
deir  acquislo  degli  occhi  artificiali  straniori. 

Le  cose  necessarie  soiio.  Un  dinm;mte  per  ta- 
pliare  le  laslre  di  crislallo.  Una  lenaglia  graiide  di 
ferro.  Delia  laslre  di  ferro  o  di  crela  coUa  della  gros- 
sezza  di  Ire  iinee.  Una  piccola  pinzella  con  ganasce 
pialte.  Un  compasso.  Laslre  di  crislallo  bianchissimo. 
Una  mole  alleslila,  ovvero  di  gres,  ed  un  fornello  a 
venlo  di  forma  adallala  al  noslro  uso  del  quale  ec- 
cone    la  descrizione. 

Es*o  componesi  di  malloni  di  forma  qnadrala, 
e  col  ficolare  fornilo  di  ceneralnio.  A  melia  della 
sua  allezza  vi  sara  una  gralicola  di  ferro  :  I'  apertura 
per  situare  la  laslra  di  ferro  con  i  crislalli  puo  esser 
chiusa  con  lastra  di  ferro  a  mauulirio.  Jl  fuoco  sara 
mantenuto  per  mezzo  di  un  canale,  iulroducendo  I'  aria 
con  velocila  forlissima,  giacche  per  fare  gli  occhi 
gross!  per  animali  vi  e  di  bisogno  d'  innalzare  mollo 
i  gradi   di  calore. 

Allorche  Irovasi  il  preparalore  munilo  di  lulta 
le  sudelle  cose,  e  facile  la  formazione  degli  occhi 
col   nuovo  melodo  ed  eccone   la  esposizione. 

Si  taglieranno  delle  slriscie  di  crislallo  di  quella 
larghezza  che  si  desidera,  indi  si  fonneranno  in  (aiiti 
pezzetli  quadrali.  Si  prenderanno  le  laslre  di  ferro  o 
meglio  di  leggiera  crela  coUa,  su  la  quale  si  furraera 
uno  slralo  di  due  Iinee  di  allezza  di  polvere  di  sme- 
riglio,  impastalo  con  poco  acqua  ;  queslo  servira  a 
non  fare  aJerire  i  crislalli  che  vi  si  dovranno  riporre, 
facendo  cio  prendere  la  forma  semi-globosa  piu  facil« 
meule.  —  Allorche  la  polvere  sara  secca  alquanto, 
si  riporranno    con  la  mollella  i  piccoli  cristalli  qua- 


i!5 

drati,  E'  pero  necessaria  cosa  siluarli  con  poco  di 
spazio  e  tulli  d'  una  uguale  lunghezza  e  larghezza 
nel  caso  contrario,  se  ve  ne  fossero  piu  piccoli,  po- 
Irc'bboro  quesli  formarsi  mollo  piu  presto,  e  quelli 
piu  grandi,  perclie  bisognevoli  di  maggior  calore  ri- 
inarrebbero  iiicompleli,  e  qualche  volta  non  polessero 
servire  ail'  uso. —  do  fallo,  su  la  gralicola  di  feiro 
si  rip&rra  la  laslra  che  dovra  essere  luguaie  alia 
circonl'erenza  inleraa  del  foniello,  giacche  se  reslasse 
spazio  alio  inlorno,  allora  la  cenere  e  le  faviile  del 
carbiine  innalzandosi  macchierebbero  la  lucidezza  del 
Cfislallo,  e  r  operaziooe  sarebbe  come  nulla. 

Posla  la  laslra  su  la  gralicola,  per  mezzo  della 
ten^giia  che  no  i  si  dovra  levare  se  pria  non  sia 
quelld  bei)  siluala,  col  inaiitice  si  eccila  una  combu- 
slioDO  mollo  avanzala,  badando  bene  di  osservare 
ddpo  cinqije  miouli  o  piii,  secondo  la  grandezza  del 
crislallo,  se  i  pezzellini  quadrali  abbiano  preso  la 
forma  di  piccoli  globi  rolondi:  cio  pralicasi  aprendo 
la  laslra  di  ferro  a  manubrio,  e  chiudendola  subito, 
so  non  siano  compili  del  lutlo.  — Si  escono  dal  fur- 
niillo,  allorohe  sono  bene  rolondi,  e  lasciandoli  raf- 
freJdare  alquanlo  si  mellono  da  parte.  Si  prosiegue, 
1'  operaziooe  come  abbiam  delto  con  siUiare  le  allre 
laslre  priinieramente  preparate. 

Per  finire  gli  occbi  cosi  grezzi,  come  si  ollengono 
dal  fornello,  bisogoa  che  si  mellano  in  pezzelli  di 
pece  preparata  (1)  ,  e  si  passino  alia  mola  di  gres, 
giacche  la  parte  piana  del  crislallo  non  e  mai  lucida 
ed  ugualo.  Si  moleranno  sino  al  terzo  o  al  quarto 
deir  emisfero  dell'  occhio.  Allurche  il  velro  acquisla 
tullo  il  suo  chiaro,  e  ficile  finir  I*  occhio  pralicando 

(1)  Si  forma  coa  ioVa  pece  nera,  e  polrere  di  inarino. 


m 

due    altre   operazioni ;  ossia,  formando  la  pupilla   e 

colorandolo. 

Si  applica  dalla  parte  piana  la  pupilla,  che  Tor- 
noasi  con  della  carta  nera  bene  lucida,  la  quale  pre- 
parasi  colorando  in  nero  la  carta  bianca,  e  dopo  es- 
sere  bene  asciultata  passandovi  una  soluzione  di  gom- 
ma  arabica.  Siccome  e  moito  difficile  formare  la  pu- 
pilla per  mezzo  della  forbice,  cosi  si  faranno  varii 
lagliatoj  rotondi  di  acciaio  e  di  varie  grandezze,  e 
cosi  regolarmente  lagliata  si  applichera  sul  cristallo. 
Finalmenle  si  coloriscono  ad  olio  di  quel  colore  che 
piacera,  lasciandone  seccare  il  colorito  per  fame 
r  uso  abbisosnevole. 

Gli  occhi  neri  piccoli  o  grandi  si  formano  situando 
dei  pez7,utlini  di  vetro  sul  caibone,  e  col  lubo  ferru- 
minalorio  (^  Chalumeau)  concenlrandovi  una  quanlita 
moinenlanea  di  calorico  con  una  lampada  ;  il  cannello 
e  bastante  a  fondere  i  pezzetlini  di  velro,  e  pronlissi- 
mamente  farii  divenire  rotondi,  e  risultano  cosi  per- 
ft'tli  come  quelli  preparali  con  i  cilindri  di  cristallo 
e  la  tavola  di  smaltalore  con  il  mantice  e  la  lampada. 
E'  qui  che  cade  in  acconcio  dir  qaalche  cosa  su  la 
tnaniera  di  sofjiarej  e  su  la  scelta  del  carbone  bcnche 
di  non  m<dta  necessita  (1) .  —  La  maniera  di  valersi 
del  cannello  a  bocca  esige  un'abitudine  che  si  deve 
acqiiistare  a  forza  di  pratica.  Non  si  deve  mai  soffiare 
coll' aria  de' pohnoni  direltamenle :  il  petto  ben  pre- 
sto   si     esaurirebbe     per     un    esercizio     prolungalo. 

(1)  Si  potrebbe  far  uso  dei  cannello  a  vescica,  pcichc 
•  pill  pntente  del  cannello  a  bocca.  —  Per  la  descrizioiie  del 
Ciinnello  a  vascica  e  la  maniera  di  operare,  vedi,  Laisseijjne  ; 
Appdiidice  al  Dizionario  dc'  reagenli  chimici,  paq.  14-,  Mun- 
tova  1842. 


117 
II  cannello  dev'  essere  alimentato  dall'  aria  conservala 
ne!l;i  bocca,  e  cacciala  con  forza  per  la  cmilrazione 
dei  musooli.  E'  il  rinnovameulo  coiilitiuo  dell'  aria 
nella  hocca,  senza  clu;  cessi  la  respirazioiie  ordmaria, 
che  offre  qualche  difficolla.  Si  liene  percio  la  bocca 
piena  d'  aria  dalle  labbra  strelle,  comprimendo  i  mu- 
scoli  delle  giiancie,  e  siibilo  si  nmpiazza  ;  tiiUo  qiiesto 
senza  inlorrompere  I'  ordinaria  rcspirazione  pel  naso. 
Con  qneslo  risullainrnlo  medianle  un  conv.'oienle 
esercizio,  si  sa|)ra  sofliare  col  cannello  :  operando  in 
queslo  modo,  il  pelto  ha  libero  il  suo  gmoco,  ed  i 
soli  mnscoli  delle  gnance  provano  siil  principio  una 
falica,   la  quale  b«n   presto   nun   si   fa   piu  senlire. 

II  carbone  come  buono  soslegno ,  dev'  essere 
dfinso,  compalto,  senza  crepalure  o  fessure.  I  rami 
giovani  carboiiizzali  devono  essere  rigellali.  Si  puo 
ancbe  usare  il  carbone  a  pezzi  grossi,  assoltigliandoli 
con  la  raspa  in  modo  di  essere  piani  e  conservare 
una  diniei»sione  di  sei  pollici  circa.  Con  un  collello 
si  pralica  nel  carbone  una  cavila  deslinala  a  ricevere 
il  crislallo  per  non  cadere  . 

A  complelare  qneslo  raio  arlicolo  ed  essere  al- 
qiiaiUo  pill  nlile  sento  il  dovere  di  descrivere  un  me- 
todo  parlicolare  cbe  si  conosue,  e  che  UiUudi  prali- 
casi  da'  naluralisli  non  solo,  ma  da  fabbricalori  d'  ogoi 
sorla  d'  occhi  arlificiali. 

Gli  slrumenli  necessarii  sono  ;  una  lavola  di 
smallalore  coo  il  manlice,  la  lainpada,  una  mollella 
rolonda  lunga  6  pollici  con  in  mezzo  un  anello  in 
forma  di  slri'ltojo,  per  via  della  quale  si  lieno  il  HI 
di  r-rro  che  dovra  fare  la  punla  di  appoggio  alia 
base  del  cenlro  dell'  occliio  che  sara  inipossibile  di 
sofliire  ;  un'  allra  pinzclla  piana  della  niedosima  lun- 
ghezza  da  servire  al  maneggio  dello  smallo,  quesla 
e  necessaria  ancbe  per  smoccoiare  lu  lampada. 

16 


iI8 
r'      1  maliriali  sono  :   un'  assorlimento  di  piccoli  ci- 
lindri  di  smallo  di  tuUi  colori,  che  si  possoiio  Irovare 
in  P.irigi,     e  meiilio    a  Nt^verz,    ove    questi    sono  a 
miglior  mercalo  che  in   Uitl'  allra  parte. 

La  lavola  da  manlice  e  qm-lla  di  cui  fanno  uso 
gli  smaltalori,  essa  Irnvasi  in  commercio.  Peccato 
che  il  suo  prezzo  sia  piultoslo  elevalo ,  ma  la  sua 
costruzioiie  e  lanlo  semplicp,  che  si  polrebbe  persino 
costruiria  con  tin  gran  manlice  a  doppio  venlo.  11 
piede  fa  rauovere  un  pedaio  che  da  movimenlo  al 
manlioe,  Nella  lavola  si  pralica  un'  aperlura  nella 
quale  antra  ii  canale  o  condolto  del  manlice.  E'  iu 
quesla  aperliira  che  m  MJianle  un  luracciolo  si  adalla 
il  Inho  schizzettalore  deli'  aria.  Una  delle  sue  t'slr< - 
mila  e  chiusa  dal  luracciolo  il  quale  da  passaggio  ad 
un  lubo  ciipillare  della  stessa  lunghezza  del  diamelro 
inlerno  del  primo  :  e  precisamenle  il  becco  del  can- 
nello  per  cui  e  injeltala  I'  aria,  biccome  qualche  vojla 
r  olio  si  riversa  lungo  queslo  lubo,  cosi  vi  si  adalla 
un  piccolo  serbalojo  destinalo  a  riceverlo,  formalo 
d'  uii  largo  collo  di  fiala  laglialo  colla  lima  e  rasso- 
dalo   medianle  ud   luracciolo  (1)  . 

Allorche  si  e  munito  il  preparatore  delle  anzi- 
delle  cose,  in  pooo  tempo  e  Facile  di  fare  gli  occhi 
di  color  nalurale  e  d<'iia  gmndezza  che  si  vuole  a 
proposito,  e  cosi  bellissimi  die  quelli  degli  animali 
viventi.    Ecco   la    maniera   di   procedere. 

Si  avra  cura  nella  fusione  del  crislallo  di  porlar 
via  lutle  le  macchie  ed  i  globelti  d'aria  che  possono 
inconlrarsi. 

Si  silua    la    lavola    di    smaltalore    in  uo  luogo 

(1)  La  figura  e  la  descrizione   di  queslo  manlice  Irovasi 
neir  opera  da  noi  cilala  di  Laissegun  a  pag.  87,  ^ 

> 

01 


il9 

oscuro,  alBne  che  lo  splendore  che  viene  alio  inlorno 
non  sia  nocevole  a  quello  della  lampada.  che  e  la 
sola  necessaria  per  potere  operare  con  sicurezza  ;  alia 
iampada  l)ene  iliiirainala  vi  si  dirigge  la  punla  del 
Chalumeau  il  quale  conduce  1'  aria  dal  soEBello  su 
il  mi'zzo  dello  sloppiiio  che  si  Iravorsa  leggermenle 
Del  ceiiiro,  o  si  avra  cura  di  avere  una  fiaaima  chiara 
e  ttirchiiiiccia,  alia  quale  si  espoiie  il  velro  o  lo 
smallo  che  vuolsi  fondere.  Se  pero  quesla  fiamraa 
non  e  chiara  e  viva,  i  colori  dello  smallo  sono  sog- 
getli  a  cambiare  e  allora  si  che  1'  operazione  manca ; 
il  solo  uso  puo  frtre  apprendere  i  gradi  convenevoli 
della  fiamina  :  ma  in  g»aerale  e  moglio  esporre  lo 
smallo  che  si  vuol  fondere  all'  eslremila  del  gello 
della  fiatnmaj  perche  ivi  fonde  sovenle  piu  facile  che 
Del  cealro. 

I  piccoli  occhi  sono  i  meno  difBcili  a  farsi,  e 
lullogioriio  con  essi  biso^na  incominciare  :  volendosi 
apprendere  s'  incomincia  in  quesla  maniera.  Si  prea- 
de  un  piccolo  fil  di  fi-rro  lungo  41  mill.  (  un  poUice 
e  mezzo);  una  delle  sue  eslremila  si  lieoe  con  la 
mo'.lella  roloiida  menlra  che  si  avvicina  1'  allra  al 
fiioco,  nel  medesimo  tempo  che  si  cspone  1'  eslremila 
del  piccolo  ciliodro  di  smalto  del  colore  che  si  viioie 
far  r  occhio,  e  si  gira  nelle  dita  sin  che  incDmincia 
a  fondere  ,  allora  se  ne  altacca  alia  punla  del  ferro 
la  quanlila  necessaria  per  la  grossezza  dell'  occhio 
che  si  vuol  fare  ;  se  ne  forma  un  piccolo  globo  gi- 
randolo  alia  fiamma,  e  quando  c  bene  rolondito  si 
pone  nel  suo  centre  un  pii;colo  punlo  di  smallo  nero 
che  dovra  formare  la  pupilla.  Si  espone  nuovamenle 
al  fuoco,  perche  la  pnpilla  faccia  corpo  con  la  massa, 
e  quando  e  bene  incru-iala  si  applica  per  di  sopra 
un  poco  di  crislallo,  che  devesi  cslendere  su  il  lerzo 


120 
o  il  quarto  dell'  emisfero   dell'  occhio  ;  e  qtieslo  cri- 
stallo  che  rappresenta  1'  umore  vilreo  di  quest'  orga- 
no,  dandogli  tutlo    il   suo  lucido. 

Si  coiitinua  ad  esporre  I'  occhio  alia  flamma  sino 
che  il  cristallo  sara  esleso  egualmente  su  tutle  le 
parti  che  devono  formar  I'  iride  ;  cio  fillo  si  lascia 
raffreddare  lenlamente.  Si  puo,  per  far  queslo  genere 
d'  occhi,  congiungere  piu  fil  di  ferro  insierae,  e  allora 
si  ha  pill  fdCilla  a  Tarii  tutti  della  stessa  grandezza, 
perche  i  prinoi,  essendo  sotto  la  vista,  guidaiio  per 
il  seguilo  (1)  .  :.'. 

Quosto  e  quanto  o  llluslri  Socii  ho  polulo  riferire 
e  fare,  esseiido  il  frullo  delle  mie  ricerche  ;  col  mio 
metodo  poi  ho  credulo  rirnediare  la  mancanza  degli 
occhi  artificiali  slranieri,  di  quel  colorito  da  me  de- 
sideralo.  Sono  sicuro  che  un  lal  metodo  da  me  ese- 
guito  con  biion  successo  e  compatito  ;  menire  a  me 
pare  che  gli  occhi  che  per  esso  si  ottengono  imilano 
quelli  dei  fabhricalori  ;  come  polele  bene  osservare 
la  moslra  che  a  belia  posta  ho  quest'  oggi  a  voi 
volulo  presentare.  ■  '•  -^ 


(1)  I  metodi  descritti  non  sono  per  potere  coslruire  gli 
occhi  che  si  adnprano  ai  giorni  nostri  per  correggerla  de- 
fnrmila  che  risiilla  dalla  perdita  di  un'  occhio  nell'  uomo  sia 
nella  donna  ;  la  fdrmazione  degli  occhi  artificiali  per  I"  uomo 
vivftiite,  e  un  metodo  che  mollo  difPerenzia  d<".  quelli  da  noi 
riferiti.  «  AKualmente  la  prolesi  ociilare  ha  acqnislalo  un  lal 
grado  di  perfezionamenlo,  che  sarebbe  ben  difficile  ad  una 
ccrla  dislanza  di  dislinguere  un'  occhio  nalurale  da  un'  occhio 
artificiale.  Quelli  che  si  adoprano  ai  giorni  nosiri  sono  in 
smallo,  e  si  e  giunlo  a  simulare  in  una  maniera  perfetla  i 
vasi  della  congiuntiva,  la  cornea,  la  camera  antcriore,  1'  iride, 
r  apcrtura  pupillare  c  la  sclerotica.  « 


Ill 


DI  ALCUNE  KUOVE  0  POCO  CONOSGIUTE 

SPECIE  DI  GONCHIGLIE  SICILIANR 

VIVENTI 

DEL  CAVA  LIBRE 

SOCIO    ATTIVO 
UTTA  NBLLA  TORNATA  OKDINARIA  DBL  28  AGOSTO  18S1  . 


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BJIeir  anno  1840  lo  mandai  in  Parlgi  al  signer 
Guerin-Meneville  le  figure  di  alcune  nuove  specie  di 
Conchiglie  Siciliane  accompagnale  dalle  corrispondenli 
diagnosi,  descrizioni,  e  figure  per  inserirle  nel  Magaz- 
zino  Zoologico.  Quel  naturalista  in  luogo  di  pubbli- 
carle  nella  lesfe  cilala  opera,  com'  era  mio  divisa- 
niento.  le  pubblicu,  la  raaggior  parte,  nella  Rivista 
Zoolagica,  e  due  solamente  nel  Magazzioo,  e  quello 
cho  piu  interessa  si  e,  che  quelle  deila  Rivista  furono 
pubblicate  senza  figure  e  senza  descrizione  ;  o  per 
dir  meglio,  non  pubblico  esso  di  quelle  conchiglie 
che  la  sola  Diagnosi.  Che  la  cosa  sia  come  vengo 
io  di  racconlarla,  chiara  emerge  dalle  seguenli  parole 
del  ciialo  natnralisla  conttniile  nella  pagina  325  della 
liivisla  Zoologica  anno  1840.  «Le  specie,  dice  il  signer 
»  Gucnii-Meiieville,  che  il  signer  Maravigna  ci  ha  maii- 
B  dato  con  le  descrizioni  e  con  le  fii^tirc  orano  desti- 
s  nale  ad  essere  pubblicale  nel  Magazzino  di  Zoologia; 
»  ma  i  limiti  di  questa  raccolta  non  ci  permettoitu  di 


124. 
s  inserirvi  tulli  i  maleriali  che   ci  giungono,  e  siamo 
»  obbligati  di  pigliare,  dall*  invio  che  ci  vieae  falto  da 
B  ogni  autore,  una  sola  porzione.  » 

»  Noi  speriamo  ben  presto  di  potere  estendere  il 
D  quadro  di  questo  giornale,  all'obbietlo  di  soddisfare  ai 
X  bisogui  della  Zoologia.  Intaulo  noi  ioseriamo  nella 
»  Rivista  Zoologica  le  descrizioni  compendiose  degli 
s  oggelli  che  noi  oon  possiamo  atluaimente  nel  magaZ' 
»  zino.  Ecco  quelle  che  il  sig,  Maravigna  ci  ha  fatlo 
»  I'  onore  di  mandarci  (1)  .  » 

Tale  omissione  di  descrizioni  e  di  figure  e  slala 
la  causa  per  cui  il  prof.  Philippi  ha  messo  in  dubbio 
nel  tomo  2.°  della  sua  opera  su  i  Molluschi  della 
Sicilia  la  novita  di  alcune  delle  mie  specie  pubblicate 
nella  Bivista  Zoologica,  al  segno  che,  dopo  di  avere 
rapportalo  le  mie  nuove  Pleurolome,  vi  ha  aggiunlo 
qul^•^le  nolevolissime  parole  :  «  Plures  vel  omnes  forte 
1)  has  species  jam  supra  enumeratas  esse  credere 
»  possumus  ;  allamun  eas  enumeravi ,  ne  quis  negli- 
B  ^entiarn  mihi  objicial — Pleurotomala,  generis  difBcil- 
»  iimi,  ex  diagao>ibus  lai)lo|.iere  insulficienlibus  nullo 
B  iiiodo  cognosci  posse,  speciesque  ci.  auctoris,  nisi 
»  melius  describunlur  el  figuris  illustranlur,  obblivioni 
s  inaiidandas  esse,   nemo  dubitrtbil  (2)  .  » 

Ecco  dunque,  come  in  me  fa  senlirsi  polentissimo 
il  bisogno  di  pubbiicare  le  mie  specie,  tali  quali  fu- 
rono  iuviale  al  signer  Guerin-Meneville,  cioe  con  la 
diagnosi  non  solo,  ma  con  le  descrizioni  e  le  figure 

{\)  II  sig.  prof.  Philippi,  che  sicuramente  avea  lello  questa 
dichiarazione  del  Kedallore  dulla  Hiiisla  Zoologica,  non  dovea 
altribiiiro  a  mia  colpa  la  pnbblicaiiidiie  delle  mie  nuove  specie 
oon  la  sola  diagnosi  senza   descrizione  e  figure. 

(2)  Enutneralio  MoUuscorum  Siciliac  lom,  2,  pag.  IH. 


125 
onde  convincere  il  ch.  prof.   Philippi  della  novila  di 
esse. 

In  questa  occasione  bo  creduto  pubblicare  la 
seconda  volla  quelle  specie,  sulle  quali  il  citato  natu- 
ralisla  noii  ha  fallo  cadere  sospello  sulla  loro  novita, 
ed  altre  poco  conosciute ;  affioche  si  avessero  riunite 
in  piccolo  volume  i  pochi  lavori  da  me  falli  ( ineno 
la  niooografia  delle  Pione )  in  un  rarao  di  naturale 
isloria,  che  ho  collivato  da  semplice  amatore  senza 
alcuna  prelenzione,  ed  a  cui  ho  poluto  solamente 
coDsacrare  quelle  poche  ore  di  ozio  lasciatomi  dalla 
altre  mie  occupazioni. 

FiDaimente  trovansi  descritte  in  appendice  due 
specie  esoliche  non  da  altri  prima  pubblicate,  per 
quanto  io  ne  sappia. 


.  r 


12G 

GEN.  A  NAT  IN  A  Lam. 

s'  Anatina  Radiata.  Calcara. 

A.  testa  tenm,  fragili,  ovato  globosa,  longitudi' 
naliter  costulata,  radiata;  costeUis plurimis ,  latere  antico 
dtslantibus,  magis  elevalis,  latere  poslico  approximalis . 

Calcara  effenieridi  scieatiGcbe  per  la  Sicilia, 
num.  82,  pag.  35. 

Conchiglia  piccola,  delicata,  pellucida,  bianca, 
ovata,  quasi  equivalve,  solcata  e  costulata  ;  i  solchi 
e  le  cosloie  porlano  delie  sommila,  e  si  eslendono  siuo 
ai  margini  delie  valve. 

Alli'zza  linee  2  1J2 

Lunghezza  lin.    k  tjS 

OSSERVAZIONI 

Quesla  specie  fu  ritrovata  Tossile  e  pubbiicata 
nell'  anno   1840  dal  sig.   P.   Calcara. 

lo  I'avea  ritrovato  vivenle,  e  descrillo  pria  del  teste 
connalo  professore,  e  per  alcune  circostanze  Irascuralo 
di  pubblicare  ;  cosa  ben  conosciuta  dal  sig.  Professore 
Aradas ,  e  nominalo  1*  avea  Anatina  Riiggierii  \  raa, 
essendo  slalo  prevenulo  nelia  pubblicazione  dal  sig. 
Calcara,  ho  dovulo  conservarlc  il  noma  dalale.  Ho  cre- 
dulo  pero  riproduria,  percbe  fa  pubbiicata  dal  ceonato 
naluralisla  senza  figura,  e  per  essere  percio  una  con- 
cbiglia  quasi  sconosciula.  II  signer  Calcara  la  rilrovo 
fossile  ed  io  vivente,  ed  in  islato  di  ollima  conserva- 
zione  in  mezzo  di  alquante  conchiglia  maudalemi  dal 
sig.  G.  Grosso  Cacopardi  da  Messina. 


127 

GEN.  CEIilTIIIUM  Brug. 

Cerithium  Brongniarlii.  Maravigna 

C.  testa  ovato-turrita,  transversim  striata,  ultimo 
anfractu  ventricoso-plicato  ;  duobus  anfractibus  supe- 
rioribus  subnodosis,  aliis  laevibus,  spira  obtusa,  c»- 
nali  parvo,  labro  dilataio,  intus  laevigalo. 

C.  Brongniarlii.  Maravigna  in  Beuve  zoologigue 
1840   pag.  326. 

C.  Pirayoi.  Benoit,  Hicerchemalacolojiches  Mes- 
sina 1843  pag.  12. 

C.  Brongniarlii.  Philippi;  descrip.  mollusc.  Sic. 
lom.  2,  pag.  463. 

Conchiglia  cornea  cod  I'  ultimo  giro  ventricoso 
e  longitudinalmeote  piegato,  col  labro  dilatato,  striata 
universaimenie,  e  con  gli  giri  iatermedii  adorni  di  uoa 
sola  serie  di  tubercoli. 

LuDga  6  lio. 

Larga  3  tja  I  in. 

E'  stata  ritrovala  nel  mare  di  Messioa. 

E'  stata  da  me  dedicata  al  eel.  Al.  Broogniarl 
professore  di  Miaeralogia  al  Museo  di  Storia  Nalurale 
di  Parigi,  in  segno  di  animo  riconosceole  per  1'  ami- 
chevole  accoglieoza  da  esso  ricevuta  nel  tempo  della 
mia  dimora  in  quella  cilia. 

OSSERVAZIONE 

II  Cerithium  Pirayni  del  sig.  Benoit  apparliene 
a  questa  specie  senza  dubbio  ;  lo  che  e  slato  osser- 
vato  da!  prof.  Aradas  nel  suo  Prospotto  della  Storia 
della  Zoologia  di  Sicilia—  /iiii  Accad.  vol.  vi  Serie  ii. 


128 

GEN.  PLEUROTOMA  Lam. 

Pleurotoma  Bivonae.  Maravigna. 

P.  testa  parva,  cornea,  subfusiformi,  longitu- 
dinaliter  et  flexuose  costulata,  columella  labroque  al- 
bidis. 

PI. Bivonae  Maravigoa  Reuve  ZoolASiO  pag.326. 

PI.  Bivonae.  Philippi ;  Descr.  moll.  Sic.  lom.  2, 
pag.  171. 

Gonchiglia  piccola,  color  di  came,  con  coslole 
longiludinali  flessuose,  con  due  delicate  fasce  o  lioee 
biaoche,  io  mezzo  delle  quali  havvene  una  oscura 
sopra  i  giri  ;  la  sua  base  e  striata  ;  la  coloDoetta  ed 
il  labro  sooo  bianchi. 

.,    ■  Allezza  lin.  5  i/a 

Larghezza  lin,  2. 
Differisce  mollissimo  dalia  Pleurotoma  secaliaum, 
a  cui  crcde  polersi  rappnilaro  il  prof,  Philippi,  (Descr. 
moll.  Sic.  torn.  2,  p.  171  )  e  della  PI.  Bertrandi  di 
Pay.  con  la  quale  sembra  voleria  coofondere  il  teste 
cilato  naturalista  (op.  cit.  J.  c.  p.  270  )  ,  mentre  la 
sola  ispezione  della  nostra  figura  paragonala  con  quella 
di  Philippi  (  lav.  xxvi  fig.  9  )  ,  e  di  Payraudeu  (  Catal. 
des  Moll,  de  I'  Isle  de  Corse  tav.  1  fig.  13  ) ,  ne  fanuo 
vedere  la  somma  diversila. 

Pleurotoma  Bivoniana.  Maravigna 

PL  testa  parva,  turriio-fusiformi,  laeviter  rufa^ 
lineis  muliis  obscuris  cincta  ;  coslellis  panim  elevatis  ; 
fascia  alba  prope  suturas  cincta ;  cauda  brevi,  labro 
intus  albo,  laevigata. 


Conchiglia  piccola  di  color  leggermente  leonino, 
altorniala  da  una  linea  hianca  in  vicinanza  delle  su- 
Itirc.  Ha  s()i  aiifralli,  che  sono  accerchiati  da  molte 
linee  oscure. 

Alletza  lii).  %  iji 

Larghezza  3J4  di  I  in. 

E'  stata  da  me  rilrovala  nel  mare  di  Catania. 
Indi  la  ho  ricevuto  da  Palermo  coi  nome  di  PL  sub- 
caudala  dalole  dal  eel.  barone  Ant.  Bivooa,  alia  cui 
memoria  ho  voluto  dedicarla. 

Pleurotoma  Kieneri.  Maravigna  -^ 

PL  testa  fusiformi,  turrila,  fuho-rufa,  longiiu- 
dinaliler  costala,  sublilissime  transversim  striata ; 
spira  acuta  ;  M)ro  crasssiuscitlo  ;  cauda  subnulla. 

I'l.  Kieneri  Maravigna  in  Revue  Zoologique  1840 
pag.  326. 

PI.  Kieneri.  Philippi  Descr.  molL  Sic.  lav.  2 
pag.   171. 

Gonchiglia  di  colore  leonino  oscuro,  con  spira 
acuta,  a  sella  anfralli,  sollilmonte  e  trasversalmente 
striata  ;  le  coslole  sono  un  poco  flessuoso  ;  il  labro 
e  gonOo  e  meno  oscuro  della  coochiglia.  \ 

'^ 
Altczza  lin.  5. 

.   .5,8a 
Larghezza  lin.  2. 

Ahila  il  lilloriile  di  Catania  e  di  Palermo.  Porta 
il  nonie  del  (•d.  conchiglidlogisla  a  cui  dobl)iamo  la 
grande  opera  Speciea  el  iconographie  des  cnr/ui/let 
vivtmies,  il  quale  in  Parigi  eb[)e  la  compiaceuza  di 
farmi  osservare  con  raolla  genlilezza  le  belle  colle- 
zioai  di  Mossciia.  18 


^30 

...r.  ,    Plmrotoma  Falenciennesii.  Marayigna. 


■+'■ 


AhiL 


PI.  testa  parva,  fusiformi,  pellucida, ;  costulis 
magnis,  rolundalis ,  irftmyersirn  rttfo-tineads ;  labro 
parum  incrassaio. 

Pleurotoma  Valenciennesii,  Maravigna  in  Revue 
Zoologique  1840  pag.  325. 

PI.  Valenciennesii.  Philippi  ;  Enum.  moll.  Sie. 
lom,  2  pag.   171. 

Goncbiglia  piccola  fusiforme  cp.n  costole  propor- 
zionatanaeDte  grandc,  rotondata,  trasversalmente  cinte 
da  linee  leoaiae.  H^  setle  anfratti. 

■v(v^^  ,%      AUezza  liu.  4  tji 
;  1  >.?  s/B     ^^      Larghezza  lin.   1  tja, 

{»'•  "L'o  riti;ov,a\o  nel.  liUorale  di  Catania.  E'  slata 
da  me  dedicata  al  eel.  naturalista  Valencienne  pro- 
fessore  al  Musep  di  Stpria  natucale  di  Parigi. 


"C. 


tVi 


Kx\i\t  Pleurotoma  Petitii.  Maravigna.       ,:) 

PL  testa  cornea,  sub  fusiformi,  longitudinaliler 
plicatocoslata,  costulis,  fere  obsoletis  in  ultimo  an- 
fractu  ;  labro  extus  incrassaio. 

I'l.  Petilii.  Maravigna  in  Reuve  Zool.  IS-IO 
pag.  326. 

PI.  Peliiii.  Phil.  Descr.  molt.  Sic.  t.  2  p.  171. 

(loiichiglia  di  cpior  di  came  leggierp,  cpo  pie- 
ghe  longitudiaali,  che  farmano  (ieile  costple  rotondate, 
It?  qiiali  nel  prirno  giro  sono  quasi  cancellale.  II  sue 
Jabro  esleraamente  e  iogrossalp,  foxmaoda  ua  cordpo- 
eioo  biancp. 


•■;i5. 


131 

Lunghczza  lia.  9 
Larghezza  iin.  2.  , 

Abita  il  liltoralc  di  Catania. 

Dedieala  al  sig.  Petit  de  la  Satissaie  amatore  molto 
islruito  di  conchigliologia,  a  cui  dobbiamo  la  pubbli- 
cazione  di  nioite  nuove  specie,  che  mi  ha  accolto  coo 
inOlla  behev'olenza  a  Parigi  nell'  anno  1838. 

GEi\.  FUSUS  Lam.  ' 

Fusus  Blainvillii  Maravigoa. 

F.  testa  parva,  alba,  pellucida,  subfusiformi ; 
anfractibus  quinque  nodalosis  ;  cauda  brevi  subunt' 
bilicata  ;  canali  compresso.  ' 

Fusus  Blainvillii  Maravigiia  ia  Revue  Zool.  aa. 
1840  pag.  325. 

Fusus  Blainv.  Phil.  Enum.  moll.  !.  2  p.  179. 

Conchi^lia  piccola  quasi  Fusiforme.  I  solcbi  loa- 
giludiiiali  e  trasversali  incrociandosi  formano  alcuai 
cingoli  tubetcolosi  sopra  gii  rivolgimeoti,  i  quali 
cingoli  sono  olio  iiell'  ultimo  rivolgimealo,  due  aei 
superiori,  meoo  Del  prirao  cb'  e  liscio. 

Allezza  Iin.  4  ' 

Largbezza  Iin.  2. 

E'  slata  da  me  ritrovata  nel  littorale  di  Catania. 

Porta  il  nome  del  cel.  prof.  Blainviile  niembro 
deir  Isiitulo  di  Fraiicia  e  professore  di  aaatomia  com- 
paruta  al  giardiuo  delle  pianle. 


132 

GKN.   PYHULA  Lam. 
Pyrulu  Borbonica  Maravigna 

P.  testa    alba,    piriformi,    cmgulis  imbncatis, 
spira  depresso  acuta. 

Pyiula  Borbonica.  Maravigna ;  Descrizione  di 
una  nuova  specie  di  conchiglia  siciliaoa  vivenle,  lella 
nella  tomala  diU'  Accademia  Gioenia  di  Catania  del 
6  oltobre  1841,  allu  presenza  di  S.A.R.  il  Principe 
D.  Luigi  Borbone  Conte  di  AquHa  ed  umiliata  al- 
l'  Juguslissimo  Monarca  Ferdinjndo  II^  dal  prof. 
Carmelo  Maravigna.   Catania  \Si2. 

Conchiglia  hiaiica,  pirifuniie,  altoroiata  da  molli 
cordoncini  di  varia  grossezza  formati  da  squame  im- 
bricale.  I  giri  dciia  spira  sono  sei.  \ 

Lunghezza  linee  lo  1,8  f 

-CtKq  -    ^       Larghi'zza  lin.    l\. 

Fu  rilrovala  nel  liltorale  di  Messina.  Fu  dedicata 
da  me  a  oome  dell*  Accademia  Gioenia  al  clemenlissimo 
Monarca  Ferdinando  U  noslro  Signore  nell' anno  1841 
nella  occasionej  cbe  I'  Auguslo  Monarca,  rilrovandosi 
in  Calania,  dovea  onorare  di  Sua  Augusta  Presenza 
r  Accademia  Gioenia  ntl  giorno  6  oltobre,  e  non 
avendo  cio  potulo  per  cause  parlicnlari,  in  Sua  veca 
delego  S.A.R.  il  Principe  Don  Luigi  fralello  della  M.S. 

L'  Augusto  Monarca  non  solo  accolse  1'  offertole 
omaggio  da  me  umiliato  a  voce,  ma  indi  si  com- 
pixcqiio  replicarc  1'  accellazionc  con  R.  Rescrillo  del 
28  oltobre  1841. 


133 
GEN.  BUCCIIiUM  Lam. 
Buccinum  Tinei.  Maravigaa 

B.  testa  parva,  ovato-conica,  rufa,  lineis  multis 
obscuris  ornata  per  totam  spiram,  plicis  parvis  lort' 
giludinalUer  cincla,  ullimo  uiifraclu  Iransversim  slria- 
lo,  labro  intus  laevigata,  margine  reflexo. 

Buccinu7n  Tinei  Jlaravigna  in  Megasia  Zoologi- 
que  an.   '18I0. 

B.  Tinei  Phil.  enum.  moll.  Sic.  torn.  2  p.  191. 

Gonchjglia  ovale  conica,  di  colore  leonino  oscuro, 
altoriiiala  da  molle  linee  oscure  altorno  la  spira  ac- 
compagnale  da  delicalissime  strie,  che  addivengoao 
piu  visibiii  e  profoode  alia  base.  L'  ultimo  anfralto 
ha  molle  macchie  oscure  e  molle  pieghe  piu  grandi 
e  marcale  di  quelle  de'  giri  superiori.  II  labro  e  in- 
teramente  liscio  col  margiae  ua  poco  ripiegato. 

Lunghezza  lin.  6 

Largbezza  lia.  3. 

!  E'  stala  rilrovata  nel  mare  di  Messina,  e  mi  e 
slala  comunicata,  senza  essere  delerminata,  con  allre 
conchiglie,  dal  sig.  G.  Grasso  Gacopardi  lelterato 
dislinlo. 

Ho  dedicato  questa  conchiglia  al  dotlo  mio  collega 
ed  araico  prof.  cav.  V.  Tineo,  Direllore  del  R.  Orlo 
Botauico  di  Palermo. 

Buccinum  Folineae.  Maravigoa 

B.    testa   parva,    alba,     anfraclibus    convexts 


134 

granulaliSy  granulis  aureis  (1) ,  bast  transversim 
striata,  non  granulosa,  margine  acuto ;  labro  cras- 
siusculo,  intus  albo  laevigata. 

Murex  f'olinecB.  Delle  Chiaje  Mem.  iii  pag.  24. 

Fusus  granulatus.  Galcara  ;  Ricerche  malacolo' 
giche.  Palermo  ]839  pag.  16, 

Buccinum  Lefebvrii.  Maravigna  io  Revoe  Zool. 
an.  1840  pag.  323. 

Buccinum  grannlatum.  Galcara  Storia  nal.  del- 
r  /sola  di  Usiica.  Pal.  1842  pag.  56. 

Buccinum  Lefebrii.  Philippi  Enum.  molL  Sic. 
16m.  2  pag.  191.  i     ^ 

Buccinum  Folinece  Philippi,  Enum.  moll.  Sic. 
torn.  2  pag.  189. 

Goiichiglia  piccoia,  bianca  granellosa  ;  i  granelli 
sono  di  colore  giallo  d'  oro,  meno  di  quelli  delta 
sommita  che  sono  bianchi.  La  base  e  Irasversaimente 
striata  senza  granulazioae  :  il  labro  e  rigoafio  e  IoD" 
giludioalraenle  piu  voile  solcalo  nella  parte  esterna. 
Allezza  lin.   4 

Larghezza  lin.    I  1J2. 

E'  slata  da  me  rilrovata  ael  mare  di  Aci-Trezza 
poco  dislaiite  da  Catania.  Trovasi  ancora  nel  mare 
di  Palermo  e  di  Ustica  secondo  ii  prof.  Galcara. 

(1)  Nt>lla  diagoosi  di  qiiesta  specie  slampala  nella  ^ecue 
Zoologique  vi  mancano  le  parole  granulalis,  granulis,  e  per 
CIO  la  susseguenle  aureis  si  riferisce  alia  pjirola  anfradibm. 
Qui  il  prof.  Pliiiippi  dice :  quomodo  toium  album  esse  potest 
si  unl'radus  aurei  sunt  ? 

Ma  il  sigiior  I'rofessore  dovea  ben  avvedersi  che  una 
laiilu  grossuluiia  coiilraddizione  esser  dovea  iin  prodolto  della 
prelerizioni!  di  una  0  piu  parole  da  parte  del  tipografi>,  spe- 
cialmente  die  la  stampa  noa  fu  eaeguita  solto  i  miei  occhi. 


135 

Fu  da  me  dedlcala  al  eel.  mio  amico  Alessandro 
Lefebvre  er.lomologo  chinrissimo,  come  pegno  di 
animo  riconoscenle  per  le  genlilezze  immenGt-  iisalerai 
nel  lempo  della  mid  diinora  in  Parigi  nella  esla  del 
1838.  Ma  il  nome  da  me  dalole  ha  dovuto  cedere 
i|  po;$to  a  quellu  plii  antico. 

OSSERVAZIONI 

I 

II  sig.  Delle  Chiaje  fu  lo  scovritore  di  quesla 
specie  e  la  caratterizzo  per  un  Murex.  Id  saguilo  ii 
proF.  Galcara  ignorando  ia  scoverta  del  naturalista 
oapolitano  la  descrisse  per  un  Fusus.  Ignorando  io 
quanto  ne  aveauo  delto  I'  uno  e  I'  altro  la  descrissi 
come  specie  nuova,  ma  la  rapportai  al  suo  vero  ge- 
nere  Buccinum,  prima  che  cio  fatlo  avessero  i  pro- 
fessori  Galcara  e  Philippi.  Per  cio  essa  deve  conser- 
vare  il  nome  di  Buccinum  Folineoe  Maravigna.  Mi 
fa  pero  impressione  come  il  sig.  Philippi  non  si  av- 
vide  che  il  mio  Buccinum  Lefebvrii  e  lo  slesso  del 
Murex  Folinem  mentre  nel  tomo  2.  della  sua  opera 
enum.  moll.  Sic.  pag.  189  e  191  li  pubblica  sepa- 
ratameale  come  due  specie  distinte,  e  fa  alta  raera- 
viglia  per  essersi  dal  prof.  Galcara  slabilita  I'  idenlila 
della  mia  specie  col  suo  Fusus  granulatus,  lo  che 
vale  col  Murex  Folinece  di  Delle  Chiaje. 

BvcciNVM  ly  Orbigny  Pay.  rjniETJS. 

Nodulis  magnis  albo  vel  rufo  colore,  ': 

Questa  variela  e  interessante  per  i  lubcrcoli 
molto  rialzali  di  colore  luonino  o  biatichi. 


13G 

GEN.  MITRA  Lam. 
Mitra  Sanlangeli.  Maravigna 

M.  testa  fusiformis,  alba,  fascia  rufa  prope 
suturam  cincta,  ullimo  anfraciu  rufo  aurantio,  co- 
lumella subquinque  plicata. 

Mitra  Sanlangeli  Marav.  in  Magasin  de  Zoologie 
!8i0. 

M.  Sanlangeli.  Philippi  enum.  moll.  Sic.  lom.  2 
pag.  193. 

Conchiglia  fusiforme,  bianca,  ornata  di  una  fascia 
color  leonino,  che  attornia  la  spira  vicioo  la  sulura 
sopra  un  fondo  bianco,  che  si  eslende  dalla  sommila 
sino  a!  lalo  diritto  della  bocca.  I  giri  delia  spira  sono 
poco  convessi,   e  I'  ullimo  e  cosi   lungo  quanlo  tulti 

■  i^\ 


g!i  altri  uoili  insieme. 


Luoghezza  pollici  2  lin.  7  i^'' 

.„,  Larghezza  lin.   9.  ',^,j 

11  mio  esemplare  privo  di  mollusco  e  slato  ri- 
Irovalo  nel  mare  di  Messina  ;  se  n'  e  rilrovalo  un'  al- 
tro  con  r  animate  nella  spiaggia  di  Aci-Trezza,  che 
possiede  il  D."^  A.  Aradas. 

Nello  slalo  fossiie  e  stata  rilrovata  questa  specie 
in  Altavilla  dal  prof.  Calcara. 

lo  ho  dedicalo  quesla  specie  magnifica  a  S.  E, 
il  Ministro  Segrelario  di  Slalo  dello  Inlerno  come  ua 
oma^gio  dovulo  ai  merili  dislinli  di  queslo  dollo,  che 
si  compiace  dispiegare  la  sua  prolezione  alle  Scienze 
alle   lellere  ed  alle  arli.  —  Gennaro  1840.  -^ 


m 


Milra  Cordierii.  Maravigna. 


M.  testa  fusiformis  leviter  rufa ;  enfraciibus 
sup^rioribus  usque  ad penultimum  scrobicidatis,  spira 
acuta    columella  qtiadriplicata,  bast  striata. 

Quesla  conchiglia  differisce  dalla  Mitra  cornea 
di  Lamarck  per  avere  gli  gin"  superiori  sino  al  pe- 
niillimo  lion  siriali  come  quella,  ma  scrobicolati.  Le 
pieghe  dnlla  colonnella  non  sono  unite  con  le  sirie 
della  sua  base,  ma  separate  dagli  orii  del  labro  si- 
nistro. 

Differisce  dalla  ^oluta  (  Mitra )  scrobiculala  di 
Brocchi,  perche  quesla  e  luUu  inlt-ra  scrobicolala,  cre« 
Dulata,  e  la  nostra  e  solamente  scrobicolata  dalla 
sommila  sino  al  penultimo  giro,  e  queslo  unitamente 
alio  aiilecedcnte  non  io  sono  che  in  parte  ;  i'  ultimo 
giro  e  levigato. 

Lunghezza  lin.  12  fji 

Lar^hezza  lin.   5. 


■o' 


IIo  dedicato  questa  conchiglia  al  eel.  geologo 
L.  Gordier  nicmhro  dell'  [stilulo  e  professore  al  Museo 
di  Storia  Nalurale  in  alteslato  di  mia  riconoscenza 
per  i  tratli  di  amicizia  ricevuli  durante  la  mia  dimora 


ID  Parigi. 


GEN.   CONUS  Lin. 
Conus  Grossii.   Maraviffoa. 


f 


C  tesln  conoidca   fusco  vel  nigra  colore  ;  spira 
elongato-acuta  ;  anfraclibus  ocio  carenatis. 

Conchiglia  di  colore    oscuro  o  nera,    con  spira 

10 


138 
allungata,  con  olio  giri  convessi  e  carenati  :  I'  ultimo 
e  un  terzo  piu  lungo  di  lulli  gli  allri  uniti  ;  easo  e 
trasversalmenle  stnato  nella  base  e  leggermeute  nella 
parle  superiore.  Alciini  individui  si  moslrano  con 
delle  piccole  fasce  nell'  ultimo  giro  meno  oscure  della 
coQcbiglia,  ed  una  sola  nei  giri  superior!. 

Allezza  pol.  1  lio.  3  1J2 

Larghezza  lin.  5. 

II  signor  Philippi  ha  unite  tulti  i  coni  della 
Sicilia  nella  sola  specie  C.  Mediterraneus  Brug.  e 
dello  atluald  ne  ha  formalo  una  varieta.  II  confronto 
pero,  de'  due  com  fa  conoscere  che  il  cono  di  cui 
si  tratta  ha  caratteri  particolari,  e  specialmenle  quello 
della  spira  elevatissima,  e  quindi  lo  credo  una  specie 
distinla  dedicandola  al  sig.  G.  Grosso  Cacopardi  da 
Messina  letteralo  distinto. 

APPENDIGE ,  1  vi 

■',',,-  SPECIE    ESOTICHE  !  ■  -     '^ 

GEN.  COLUMBELLA  Lam. 

'i 

Columbclla  Casani.  Maravigna.  • 

B.  testa    parva.    rubra,    omformi,  granulata ; 
anfracltbus  connaits;  labro  sulcato\  columella  arcuata, 

Buccinum    Casani.    Maravigna    in   Revue  zool. 
1840  pag.  325. 

j,^.,,,  Bella  e  grazio<?n  conchiglia  per  la  sua  Forma  e 
pel  8uo  colorilo.  Ha  cinque  giri  lanlo  slrellamenle 
naiti  da  polersi  dislinguere    per    la   varia  grossezza 


139 

delle  granulazioni  nel  luogo  della  sulura,  le  quali 
gradalamenle  addivengono  piu  piccole  come  si  avvi- 
cinano  alia  sommita. 

Luoghezza  iio.  3 

Larghezza  lin.  2.  ' 

Ignoto  il  luogo  di  sua  abilazione,  essendo  stata 
da  me  ritrovala  fra  le  conchiglie  coraprale  ia  Parigi 
dal  iiegozianle  Dulur. 

Fu  la  prima  voita  pubblicata  solto  il  oome  di 
Buccinum  Casani ;  ma  un  esame  piu  attenlo  mi  ha 
fallo  vedere  ch'  essa  e  veramente  una  Columbelia. 

Porta  il  noma  del  oh.  professore  di  Fisica  nella 
Universita  di   Palermo  canooico  Alessandro  Gasaao. 

Columbelia  Guerinii.  Maravigaa 

C.  testa  ovato-conica,  alba,  rvfo-reticulala;  spira 
acuta;  labro  sulcata,  basi  transversim  striata. 

Pleurotoma  Guerinii,  Maravigna  in  Reoue  zoolo- 
gique  1840  pag.  326. 

Conchiglia  piccola  di  un  bianco  scuro,  con  delle 
linee  di  color  leoDino,  che  in  varie  guise  incrocian- 
dosi  formano  una  specie  di  rele  su  di  tutti  i  girl, 
che  sono  otto.  La  sua  base  e  striata  ;  il  labro  diritlo 
quatridentato. 

Per  la  forma  della  sua  apertura  questa  concbigliiJ 
fu  da  me  caralterizzata  per  una  Pleurotoma.  II  si^. 
Guerin  Menevilie,  nell'  alio  che  la  pubblico  nella 
Rivisla  zoologica,  in  una  delle  sue  lettere,  mi  fece 
conosrere  il  sospello  ch'  esser  potea  piultosto  una 
Columbelia,  come  difatli  e  dielro  un  piii  accurato 
csame  da  mu  fatlo. 


140 


fi> 


LuDghezza  lin.  4- 
Larghezza  lin.  2. 

Ho  rilrovalo  quesla  conchiglia  fra  quelle  com- 
prate  ia  Parigi  dal  negozianle  Dufur,  e  quindi  ignoro 
ove  abita. 

Ho  dedicalo  questa  specie  al  celebre  naluralisla 
sig.  Guerin-Menevillo,  mio  collega  ed  amico,  in  tc- 
stimonianza  di  gralo  animo  per  la  sua  cordialila 
esleruatcmi  nel  tempo  deila  mia  dimora  in  Parigi. 


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ciiu    o.iennoi    i^ob 

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.1 


su 

VARII  MKTODI  Dl  PRESERVAZIONE 
PER  L'IMPAGLIATURV  DEGLI  UGGELLI 

DI 

tITTi  NCLLA  TOEPfATl  ORniNAWA  DEL  28  SETTEMBRB  I8SI, 


a.tt;.,.  *TTa.j 


%4e  varie  preparazioni  che  si  conoscono  per  la 
conservazione  degli  oggetti  zoologici,  e  piu  partleo- 
larmenle  per  gli  animali  imbottiti,  cbe  noa  pochi 
naluralisli  han  proposto  in  differenli  tempi  onde 
cercare  di  preservarii  dai  dislrutlori  insetli,  sono  molto 
numerose.  La  piu  parte  delle  ricelte  coDosciute  si 
compongono,  per  prima  necessaria  sostanza  preser- 
valrice,  con  dell'  arseoico  e  qualche  volta  coa  del 
sublimato  corrosive,  i  qiiali  come  si  sa,  incorporsn* 
dosi  ai  sapnni  insiememenle  con  allre  sostaaze  for- 
mano  le  cosi  dette  pomate  arsenical!,  o  meglio  sa- 
poni  arsenicaii. 

Molli  naturalisti  pero  temendo  i  gravi  accideoti 
che  veramenle  reca  I'  uso  giornaliero  in  maneggiar 
i  saponi  arsenicaii,  e  per  aggevolare  la  delicalezza  delle 
donne  coltivatrici  dell'  arte  della  tassidermia  banno 
proposto  delle  pomate  senza  nrsinico,  che  a  parer 
mio  la  maggior  parte  non  recano  gli  oltimi  vantaggi  di 
quelle  preparale  coa  tale  spi-ciOco.  —  Quella  pero  di 
M.  SimoQ  garealiscc    molto   la  durata  degli  oggetti 


preparali  eon  della  sua  pasla  saponacea,  e  siccom© 
tale  preparazione  e  piu  in  uso  e  inigliore  a  mio  cre- 
dere delle  allre  conosciuie  mi  piaco  in  questo  articolo 
riporlarla. 

Essa    componesi     di     sapone    bianco    profumalo 
(lib.  I  once  4  )  ,  di  solfalo  di  allumina  e  di  polassa, 
(  mezza  lib.  )  di   soUocarbonalo    di   polassa,  (  onet;  ^  ) 
di  cloruro  di  sod;i,   (  once  quallro  )  di  polvere  di  calce, 
(  lib.  mi'zza  )  di  oanfnrd  in  polvcie,  (  once  due  )  acqua 
(lib.  una  e  mezza  )    olio    pelrulio     (once  due  ).   Si 
fondano  in  uo  vase  di  gres  o  di  porcellana  a  leggier 
Galore  il  sapone  raspato  iu  una  lib.  d'  acqua  il  sot- 
tocarbonato    di    p  >tassa,     il  salfjto  di  allumina  o  di 
polassa    ed    il    cloruro    di   soda.    Can  allra  acqua  si 
estingue  la  calce  che  si  aggiungcra    alia  precedente 
mjscela.    Da  un'  altra  parln  si  fa  disciogliere  la  can- 
fora  mir  olio  poliolio  e  si  versera    neila  della  com- 
posizio.ie,  avendo  cnra  di  mescolar  bene  il  tullo  per 
faro  una  pasla  saponosa  bene  omogenea,   alia  quale 
si  puo  aggiungere  qualche  allra   essenza  di  limo,  di 
rosinarino,  o  allra  che  sara  piu  aggradevolo  al  pre- 
paralore,    Queslo  sapone  conserva  le  pelli  per  1'  azione 
aeU'alcali,  E'  nolo  a  chiunque,  che  secondo  gli  Egiziani 
per   conservare  i  corpi   imbalsamandoli,  la  piii   scm- 
plice  nianiera,  secondo  Erod<ilo,  consisleva   a  indro- 
durre  per  I'  ano  un  liquido  causlico,    che  scioglieva 
gl'  inleslini,    lenendo  poi  il  corpo  collocato  per  sel- 
tanta  giorni  in  una  soluzione  salura  di  natron  (  Gar- 
bonalo  di  soda  impure  dalo  dai  laghi  salali  dell'Egitlo). 
Si  sa  anohe  che  il   raelodo  d'  injellare  una  soluzione 
concenlrala  d' aoelalo  d' allumina  nell' nrlcria-carolide, 
SCopeila  da  Gannal,     il    cadavere    injcUalo   una   volla 
con  quoalo    melodo    si   conserva  lungo  lempo,  con- 
VGl'leudoio    lealainunlo    in  una  uiutnmia.  Aduaque  il 


145 

saponc  di  M.  Simon  composto  di  alcali,  allumina  eo. 
a  ragiono  si  e  giudicalo  utile,  per  la  conservazione 
delle  peili.  La  pomata  soponacea  di  Boilard  e  quasi 
eguale  a  quella  di  M.  Simon,  e  tulle  e  due  possono 
ben  servire  ed  essere  utiii  alle  persooe  timide  a  non 
voler  maneggiare  1'  arsenico.  Vi  e  poi  un  gran 
numero  di  preservalivi  in  polvere,  in  liquore  ed  altro. 
Possono  essere  ulili  ancora  alio  scopo  prefisso  queste 
allie  preparaziooi,  ossia  la  pasta  gooimosa  di  Nicolas, 
che  Boitard  crcde  doversi  rigeltare,  il  sapone  arse* 
nicale  di  xM.  Bccoeur,  la  polvere  di  M.  Theodore  Tboa 
ec.  che  veramente  cosa  luoga  saiebbe  se  volessimo 
enumerare  lulli  i  preservalivi  proposti  dagli  aulori, 
incominciando  dalla  polvere  di  aloe,  mirra,  e  colo> 
quiola  dell'  immortale  Linneo. 

Fra  le  lanle  ricelle  piu  o  meoo  buone  la  mi- 
gliore  e  quella  del  Farmacista  e  cbimico  Becoeur  per 
cui  lo  slesso  Boilard  dice,  che  il  sapone  di  queslo 
coraposilore  prevale  a  tutti,  e  che  e  impiegato  con 
eccellenli  successi  al  Museo  di  Storia  Nalurale  di 
Farigi  e  presso  lulli  i  preparatori,  mercanti  e  araa- 
tori  della  capilaie,  essendo  il  veto  preservativo  che  si 
raccomanda  come  il  piu  proprio  per  1'  esperienza. 
Ecconu  la  ricelta. 

Arsenico  polv.  lib.  2. 

Salditartaro  lib.  1. 

Canfora  once  5. 

Sapone  bianco  lib.    2. 

Galce  in  polv.  once  8. 
Si  laglia  il  sapone  in  pezzetti  o  meglio  si  ra- 
schia  e  si  mette  iu  un  catino  di  gres  a  leggier  ca- 
lore,.  mescolandovi  una  cerla  quanlila  d'  acqua  per 
li(juefare  piu  facilmenle  il  sapone,  agilando  bene  il 
lullo  cou  una  spalola  di  legno  ;  allorche  il  sapone  e 


146 

ben  fuso  da  ncm  rimaoerne  alcuo  pczzelto,  si  levi 
da]  fuoco  e  vi  si  aggiuDga  il  sal  di  tartaro  polveriz- 
zato,  mescolandolo  bene  EntaDtoche  siasi  amalgamaio  ; 
e  in  qqesla  mescolaoza  cbe  si  divide  ia  piu  parti  vi  si 
unisce  successivamente  la  calce  e  1'  arsenico  ;  allor- 
che  la  mescolanza  abbia  presa  una  buona  consistcnza 
si  triluri  in  morlnjo  finche  sara  perfella,  o  per  me- 
glio  dire  quando  le  parli  saraono  bene  incorporale. 
Essendo  raffreddalo  il  tullo  si  raellera  in  morlajo 
la  canfora  e  si  fara  disciorre  in  una  cerla  quantila 
di  spirilo  di  vino  per  renderla  bene  friabiie,  o  dunque 
inlieramenle  disciolla,  mescolandola  di  poi  con  la 
spatoia  perfellamenle  cbiudesi  in  un  vase  di  faenza 
il  preservalivo,  e  si  avra  la  cura  di  conservarlo  bene 
e  melterlo  in  un  luogo  fresco  perche  potrebbe  mollo 
diseccarsi. 

Queslo  sapoue  arsenieale  come  abbinm  delto  di 
sopra  e  il  piu  usalo  da  lulli  i  preparalori,  e  piii 
ancora  nel  Museo  di  Slnria  Malurale  di  Loudra,  di 
quelli  di  Francia,  d'  Ilalia  eo.  Or,  siccomc  bo  io  avulo 
la  favprevole  occasiont;  di  pr(  jicirare  centinaja  di  uc- 
celli^  non  solanienle  pel  gabinetlo  ornilologico  di 
questa  Regia  Univcrsila,  ma  ben'  ancora  per  non 
pocbi  particolari,  avendo  usalo  sempre  p<'r  la  prepa- 
razione  del  8apone  il  melodo  di  Bccoeiir  sperimen- 
lalo  da  me  sempre  oltimo,  ho  solamente  osservalo  die 
per  gli  iiccH'lli  piccoli,  come  si  fossen*  quti  della 
grossezza  del  genere  Silvia,  pu6  migliorarsi  alquanto  il 
procedimenlo  del  farmacisia  bocoeur,  e  pivi  parlico- 
iarmente  yok-ndo  far  nso  del  sapooe  ncgli  nccclli 
moscha,  o  aitri  di  simil  luglia  ;  poiclie  per  fiiiezza  di 
,  procedere  e  accuratezza  di  conciar  bene  le  pelli  in 
piccoli  ncrelii  come  abbiam  f.illo  nolare,  si  nchiede 
mplta  prtcauzione    onde  arrivaro   niegiio  alio  scopo. 


m 

Non  per  queslo  inlendo  io  dire  che  ii  sapone  di 
Becocur  non  riesce  favorevolo  negti  uccelli  piccoli, 
oientrccbc  tiei  grossi  c  oUimo  ;  cio  sarebbe  un  er- 
rore.  Solamenle  voglio  io  far  conoscere  che  il  sapone' 
di  Bocoeur  se  aderirebbe  piii  di  quanlo  Io  e  allorche 
si  passa  alle  pelli,  allora  si  non  vi  sarebbe  I'  incon- 
venieote  di  csser  trasportato  in  parte  dclla  stoppa 
allorche  si  riempiscono;  ma  si  polrebbe  dire  perche 
riempire  le  pelli  subilo  passalo  tl  sapone  ?  perche 
Don  farlo  un  p6  diseccare  ?  E  qui  cade  anche  in  ac- 
coDcio  il  dire  che  se  il  sapone  si  lascia  seccare  aU 
quaoto,  Del  riempirsi  poi  la  pelle,  col  premerla  ed 
aggiustarla  in  tulle  le  sue  parti  pella  buona  forma 
deir  uccello,  il  sapone  viene  a  distaccarsi  in  parte 
scrostandosi,  per  cui  fa  d'  uopo  aver  la  precauzione 
di  aggiugDerne  del  nuovo  in  quelle  parti  in  cui  vi  si 
puo  introdurre.  A  tale  incoaveniente  pero  bo  riuscito 
a  riraediare  con  un  mio  raetodo  che  risultera  cerla- 
mente  facile  e  adatto  a  chiunque  moUo  piu  per  gli 
uccelli  piccoli,  non  convenendo  1' uso  per  quelli  gros- 
si, tranne  dei  rari  soiameote,  dapoicbo  risulla  di 
qualche  costo.  Ecccoe  qui  appresso  la  esposiziooe.  ' 
Si  prende  mezza  libbra  di  buona  cera  bianca  e 
si  fa  liquefare  a  lento  calore  in  un  vase  di  faenza: 
o  di  porcellana.  Allora  si  getlera  una  soluzione  gia 
primieramente  preparata,  composta  di  due  libbre  di 
acqua  e  mezza  libra  di  sale  di  tartaro  alcalino,  agi- 
lando  bene  il  lutto  con  la  spatola  si  vedra  formare 
una  pasta  biancbissima  che  si  fara  boUire  per  dieci 
tninuli,  ed  immcdiatamente  vi  si  aggiuogeranno  quelle 
soslanze  che  il  preparalore  eredera  opportune,  e  quelle 
essenze  che  meglio  gli  piaccrauno,  e  si  ollcrra  cosi 
UQ  ceralo  sia  coll'  arsenico  o  senza.  Si  avrj:  cura  di 
coQservarlo    subito   id  uq  vase   smeriglialo  poiche  e 


148 

piu  facile  degli  altri  a  diseccarsi.  Volendosi  usare  si 
metlera  quella  quantita  cbe  si  desidera  in  un  vase 
aggiungeodovi  un  p6  d'  acqua  se  11  bisogno  lo  ri- 
chieda  e  strofiaaDdolo  con  un  penneilo  iino  a  cbe  si 
ridurra  a  quella  consistenza  cbe  il  preparatore  desidera. 

Questo  cerato  cbe  risulla  d'  una  estrema  finezza 
e  piu,  quando  1'  arsenico  e  porfidalo,  e  cbe  passalo 
islantaneamente  vi  aderisce,  forma  la  piu  bella  prova 
evidente,  e  moslra  chiaro  col  fatto  cbe  la  pelle  per 
suo  mezzo  Irovasi  bene  conciata,  e  rimane  tale  oono- 
stante  la  subitanea  introduzione  del  bombace  o  dclla 
sloppa.  '  Jnr.iirt 

A  maggior  comprova  di  tale  ottimo  risuUato  qui 
mi  gode  1'  animo  di  far  conoscere  a  quesla  rispotla- 
bile  assemblea  che  da  piia  preparalori  e  stato  lodalo 
questo  mio  rilrovalo,  suUa  moslra  cbe  io  ne  feci 
oslensibile  ;  ed  b  slata  da  INecol,  e  da  Grue  in  Mar- 
siglia  sommo  naturalisla,  e  da  altri  preparalori  che 
coltivano  le  scienze  nalurali  giudicato  alquanlo  supe- 
riore  agli  altri  saponi  precedenlemenle  conosciuti. 

Ecco  adunque  come  bo  cercalo  rendermi  utile 
alia  scienza  riuscendo  in  tal  modo  al  riiivenimento  di 
un'  altro  raelodo  per  la  buona  concia  delle  pelli  degli 
uccelli. 


ijf.c.'!  t.nu 


.  ,  ■  J  .   '  '" 


••u 

iti.rj 


liiiiiiiu 

DEGLl 
ECIIIKIDI  VIVENTI  E  FOSSILI  DI  SICILIA 

PARTE  iJUARTA 

FAMIGLIA  DI  CID/IRITI 

PER  IL  SOCIO  ATTIVO 
«TTA  NBLLA  TORBATA  ORDWARIA  DBL  27  NOVEMBRE  18Sf. 


Quod  potui  feci,  facianl  meliora 
potenles. 

Marzulk 


Eccomi  o  Signorl  alia    qiiarla  ed  ullima  parte 
della  mia  monografia  degli  Echiniili    vivenii   e  fossili 
della  Sicilia.   Essa  coinprende  i   Cidarili.  che  nell'  or- 
dine  di   qiielii  animali  cosliluiscono  ui)a  famiglia  mollo 
imporlanle  e  numerosa  di  specie  fossili  e  viveuli.   lo 
ho  fallo  di   Itillo  perche    queslo  mio  lavoro  riesca  il 
meno  possibilmenle  imperfello,    se  non  allro  almeno 
secondo   la   mm  debole  capacila,  ed   i    pochi  mezzi  che 
ho   poUilo   iinpiegarvi.   E'  queslo   [)oi   egregii   Consocii 
un  lavoro    iiiiziiitivo    per    un    online  di  animali,  che 
non   hanno  unquamai  atlirato  I'  alleiizione  de'  zoologi 
iioslrali,   come  «llrove   io  dissi,   tie,   per  qiinnlo  io  ne 
sappia,     de' naluralisti    stranieri,    per  la  parle,  s' iu- 
lende,  che  spolla  alia  Sicilia  ;  e  quando  ad  allro  noa 
giovi,  esso  polra  servire  almanco  di  norma  a  coloro 
i  qiiali    vorranno    coliiva'-e  lo   studio  degli  Echinidi, 
che  non  solamenle  fa  parte  della  zoologia,  aia  benanco 
grandemenle   necessario    ed  ulde   riesce  alle  geologi- 
che  invpsligazioiii. 

Per  lal  oioUivo  ho  credulo  aocor  coDveaieDle  e 


152 

vanlaggevole  ai  collori  di  queslo  ramo  di  zoologia 
in  Sicilia  e^porre  in  fine  del  mio  lavoro  i  caralleri 
di  luUi  i  generi,  che  comprvmle  I'  ordiiie  degli  Echi- 
nidi  Iralti  dalle  opere  del  sig.  ^g^ssiz,  e  precipua- 
mente  dal  calalogo  ragionato  di  quesli  aniinali  da 
lui  compilalo  e  dal  sig.  Desor. 

Cosi  coloro  i  quali  poscia  alia  pubhlicazione  di 
queslo  lavoro  volessero  rivoigere  i  loro  sludii  su 
quest'  ordiiie  di  aniinali,  Iroverebbero  iippianaia  la 
via,  che  puo  conduire  a  piu  ampia  e  precisa  cono- 
scenza  de'  inedesimi,  e  quindi  a  piu  ulili  ed  eslesi 
ritrovcimenli.  lo  non  Iralascero  da  mia  pa;le  conli- 
nuare  le  mie  ricerche  afBri  di  perfezionare  quesla  mia 
BQonografia,  ed  arricchirla  sempre  piu  di  specie  no- 
velle  e  di  nuove   osservazioni. 

Imperlarilo,  onde  procedere  con  melodo  nello 
esam>;  delie  specie  siciliane  spettanli  ai  (lidarili,  gio- 
coforza  e  pria  di  lullo  inlrallenerci  sulla  dislribuziou 
de'  inedesimi. 

Or  la  classificazione  de'Cidarili  stabilita  dai  signori 
Agiissiz  e  Desor,  essendo  la  migliore,  perche  piii 
esalla,  piu  propria  ptr  lo  slalo  atluale  della  scienza 
e  delie  receuli  scoverte,  e  piu  uuiversalmeiile  abbrac- 
ciaia  al  tempo  slesso,  sara  quella,  che  noi  adotlere* 
mo  per  servirci  di  norma  nella  traltazione  de'  Cidarili 
delta   Sicilia. 

IVia  pero  di  venire  alia  esposizione  della  suc- 
cennala  distribuzione,  utilissimo  estimiamo  indicare 
su  quali  e  quanti  caratleri  deve  essa  poggiare,  onde 
agevolmente  riconoscersi  le  generiche  e  speciali 
caratleristiche  di  qoesti  aoiinali  ;  conciossiache  a 
doppio  scopo  niirano  i  noslri  sforzi,  ad  illustrare 
cioe  lo  palrie  cose  ,  e  riunire  1'  opera  nostra 
a  quella  di  tanti  zoologi   siciliani  per  il  progresso  ed 


!53 

il  piii  facile    appreodimento  e  diffusione    delle  cono- 
scenze  zooloi;iclit;  t'ra  noi. 

Adunque  :     1'  ioterna    organizzazione  Je'  Cidariti 
come    di    tull'  allri  Echinidi  non   polendo  nello  slato 
alluale    somoiinislrare   i  caralleri    necessarii    alia  di- 
sliiuione  de'  yeneri  e  delle   specie,   ci  e  di  essenziale 
hisog'ia    desiimerli    dallo    iiivilupjK)  eslerno  di  questi 
animal i  o  dermaloschelelro,    \\   quale  e  il  solo  resto 
die  si  puo  rilivenire    di  lali  esseri  alio  slalo  fossile, 
avvegnacche  spesso  inollo  incomplelo,  e  qiialche  volla 
mancrinle    del    Uillo  par  alcune  specie,  allro  ooo  ri- 
maiieiido  air  iufuoii  dL'i  soli  aculei.  La  forma  quindi 
deli'  inviluppo  e  delle  varie  parti  che  lo  coslituiscoao 
come    gli    ambulacri,  i  tubercoii,   gli  aculei,  l'  ano, 
la  bocca,  non  che    I'  organo  di  raaslicazione  sorarai- 
nislrano   i  caralleri  proprii  e  precisi  per  la  dislinzione 
del  varii  gnjppi,  generi  e  specie.  Facciaraoci  dunque 
a  considerare    parlitaraenle    le    principali   variazioni, 
che    puo    offrire    la    leslula  in  generale  o  nelle  sue 
differeuli  parli. 

1.°  Inviluppo  —  L' inviluppo,  la  leslula  o  il  gu- 
scio,  come  meglio  piacera  appellarlo,  presenla  delle 
variazioni  in  rigiiardo  alia  sua  forma.  Puo  esserd 
complelameiile  rcgolare,  orbicolare,  circolare,  piii  o 
meno  peiitagonale,  ed  anco  ovale  ;  piu  o  raeno  de- 
pressa,  subcilindnca,  conoide,  sforica,  emisferica,  ap- 
pianala  inferiormenle  o  nella  parte  superiore,  o  sopra 
e  solla  ad  un  ttimpo,  couvessa,  escavala,  soUilo, 
spessa  ec. 

2."  Tubercoii  —  Essi  offrono  delle  carallerislicbe 
inleressanli,  sia  per  la  loro  forma,  sia  per  il  loro 
Duraero,  per  la  loro  disposizioiie  ed  allro,  Possono 
variare  Delia  loro  grossezza  ;  sono  seroplici,  depressi 
©  elevali,    a  base    lagliuzzala   o   levigata,  bucherali 


154 
o  pur  no  ;  la  loro  disposizione  varia  ;  ora  irregolar- 
m«nle  sparsi  su  lulla  !a  superficie  del  guscio  ;  ordi- 
nariamente  disposti  in  serie  vertical)  o  Irasversali  piii 
o  meno  regolari  ;  spesso  occupanli  lo  spazio  lullo 
delle  aree  ambulacrali  ed  intrambulacraii  ;  allrevoUe 
mancanti  ael  mezzo  delle  aree  ;  in  alcune  specie  rim- 
piazzalc  in  gran  parte  da  asprezze,  ed  in  ailre  esi- 
sfenli  soltanto  alia  faccia  iufcriore  dell'  inviluppo  e 
mancanti  nella  parte  superiorc  ;  dislanti  fra  loro  o 
ravvicinati,  iiguali  nelle  due  sorta  di  aree,  o  disu- 
j^uali,  tulti  di  una  grandezza,  o  associati  ad  allri  piu 
picooli  ec. 

3."  Le  Areo  —  Sono  esse  di  due  sorta  ambula- 
crali ed  inlrambulacrali.  Ordinariamente  le  prime  sono 
piu  ristrelle  delle  altre,  e  possono  uguagliare  il  4"  , 
il  3"  ,  la  mella,  i  due  terzi  delle  intrambulacraii,  o 
essere  perfellamente  uguali.  Per  la  sola  specie  spellanle 
a!  gen.  Holopneustes  di  Agassiz  fra  lulli  i  Cidariti 
si  da  il  caso  di  essere  le  aree  ambulacrali  piii  lar- 
ghe  delle  intrambulacraii,  e  cio  per  lo  sviluppamento 
straordinario  delle  zone  porifere.  Le  piastre  da  cui 
sono  costituite  olTrono  delle  variela ;  cosi  qualche 
volta  delle  linee  impresse  segnano  le  loro  arlicola- 
zioni,  ed  allora  la  testula  dicosi  assolata,  allre  volte 
queste  linee  sono  superficialissime,  appena  visibili  ; 
in  certi  casi  nel  luogo  delle  arlicolazioni  scorgonsi 
dei  pori  o  degl*  intacchi  ec. 

4.°  Le  Fasce  ambulacrali  o  zone  ponfere — Queste 
prescntano  molte  carallerisliclie  ed  imporlanlissime 
per  la  determinazione  de'generi  e  delle  specie,  e  cio  per 
la  loro  direzione  ed  eslensione.  Spesso  tali  zone 
sono  divise  da  una  serie  di  tubercoli  ;  alcune  volte 
invececche  reslringersi  nella  superficie  iiiferiore,  si 
allargauo  ;  or  sono  ample  di  raolto,  or  ristrcllissime  ; 


155 

or  drille,  ed  or  flessuose.  I  pori  sono  ne'  varii  ^e- 
Deri  disposli  in  varii  modi  ;  or  a  paja  semplici,  due 
a  due  cioe  in  linea  relta  o  leggermente  flessuosa  ; 
talvolla  forinaoo  delle  denlellalure  arcale,  obblique, 
ed  anco  quasi  trasversali  di  due,  tre,  quallro,  citique 
sei,  ed  anco  setle  paja  di  pori  ;  lal'  allra  le  fasce 
pnrose  sono  tre,  due  esleriie  regnlari  e  la  interna 
irregolare,  oppure  lulte  e  tre  regolari ;  in  alcun;  casi 
inGne  la  disposizione  dei  pori  non  coiilinua  in  ugual 
modo  dalla  bocca  sino  alia  somnoila,  ovvero  sono 
confusamenle  sparsi  nelle  fasce  ambulacrali. 

5."  (Hi  Acuiei  — Essi  variano  di  cnollo  ;  possono 
essere  lunghi  corli,  conici,  ciliodrici,  fusiformi,  cla- 
vali,  ghiandiform',  spalolali,  levigati,  slriati,  grossi, 
sotlili,  spinosi,  increspati,  anellati,  a  base  semplice, 
o  rivoltata  ec, 

6."  L'  Anello  in  cui  1' ano  si  schiude  — Esso  e 
formato  da  dieci  piastre,  cinque  ocellarie  alternati- 
vamenle  piii  piccolo  sempre  presso  a  poco  simili  nella 
forma  e  nella  grandezza,  ed  allre  cinque  le  genilali, 
che  sono  oel  mezzo  bucherale,  delle  quali  una  mo- 
strasi  piu  grande  e  di  forma  diversa  con  la  superficie 
costantemenle  granolosa  e  madreporica  di  modo,  ad 
esser  riconoscibiiissima,  e  che  indica  1'  asse  antero- 
posleriore  ;  quesle  piastre  variano  ;  le  genitali  pos- 
sono esser  seuiplici,  o  portanti  un  grosso  tubercolo 
bucberato ;  le  ocellarie  possono  essere  di  varia  gran- 
dezza e  di  diversa  figura,  cio  che  vale  ancora  per  le 
genitali.  In  alcuni  generi  mostrasi  alia  sommita  del  de- 
sco  (desco  apiciale)  uno  scudo  di  una  strutlura  parli- 
colare,  e  composlo  dalle  cinque  piastre  ocellarie, 
dalle  cinque  genitali  e  da  un'  allra  piastra  imparl, 
che  il  sig.  xXgassiz  chiama  piaslra  sopranalc.  Questa 
varia  per  la  posizione,    era  cioe  io  dielro  ed  ora  in 


156 
avanii ;  il  desco  apiciale  ofTre  vario  conlorno,  (alvolta 
e  ondoso,  allra  volla  penlagonale. 

7.°  La  Bocca  —  Essa  diversificasi  per  I'ampiezza, 
e  per  la  coofigurazione;  essa  e  grande  piu  o  meno, 
circolare,  penlagonale  o  senuosa  ;  con  o  senza  inci- 
sioni,  e  queste  piu  o  meno  profonde .  La  membrana 
boccaie  or  nuda,  ed  or  coveria  di  squame  imbricate, 
o  pieghellata. 

S."^  Le  Orecchielle— Quesle  apoGsi  al  nnmero 
di  cinque,  che  si  elevano  dalT  inleriore  conlorno  dei- 
r  aperlura  boccaie  presenlano  molte  variela.  Sono 
esse  gracili  o  spesse,  basse  od  alte,  con  i  pilaslri 
congiunli  o  divisi,  fra  di  loro  vicine  o  dislanti,  a 
sommila  arcale,  o  lerminate  in  punla,  ovvero  tagliate 
in  qiiadrato;  i  fori  che  lasciano  i  duo  pilaslri,  ellillici, 
ovali,  subquadrali  ec. 

9.°  La  Jjanlerna  di  Aristolile,  o  1'  apparecchio 
della  maslicazione —  Quesl' ordegno  complicatissimo  e 
costiluito  da  varie  pezzi  :  i  denli,  le  faici,  le  pira- 
midi,  i  compassi  ec.  I  denli  possono  essere  semplici, 
0  scanalali,  senza  carena  o  carenali,  bicarcnali,  tri- 
carenali  ec.  Le  piramidi  or  dcboli  ed  or  massiccie, 
con  le  branche  ora  riunile  in  arco  alia  somraila  ed 
or  divise.  I  compassi  piccolissimi  o  grandi,  Ironcali 
o  pur  no,  con  o  senza  muscoli  Irasversali  ed  allro. 
La  lanlerna  nell*  insieme  vigorosa  o  debole. 

Ed  ecco  0  miei  Colleghi  tulle  le  variazioni,  tulle 
le  modiGcazioni  organiche,  lulli  i  caratteri  che  offre 
r  inviluppo  de'  Gidariti,  non  che  1'  organo  di  masli- 
cazione di  quesli  animali ;  ed  ecco  su  quali  basi  deve 
poggiare  la  dislribuzione  naturale  della  famiglia  di 
quest!  animali.  E'  tempo  ora  di  esporre  quella  che  e 
stala  slabilita  da'  signori  Agasiiz  e  Desor. 
'•'      Le  caralterisliche  generali  de'Gidarili  ioaccennai 


157 

nel  principio  di  qiieslo  lavoro,  ma  siccoroe  la  dia- 
gnosi  (legli  slessi  e  slala  modificnla  dai  sullodali 
tialuralisti  nel  calalogo  sopracennalo,  e  necessario  qui 
riproduria  coa  le  modificazioni,  cbe  cglino  vi  haono 
apportalo. 

CARATTERI    GBNEBALI    DELLA    FARIGUA 
Dz'  CIOARITI. 

»  Forma  circolarc,    bocca  cenlrale,  situafa  nella 

))  faccia  ioferiore,  chiiisa  da  una  memhrana  (la  mem- 

»  brana  boccale )    or  nuda  ed  or  cov«rla  da  squame  ; 

))  ano  opposlo   alia  bocca,   che  schiudesi  in  un  anello 

))  costituilo   da  dieci  piastre   cioe  cinque  genitali  ed 

«  allrellante    delle   ocellarie,    che  tra  di  esse  alter- 

))  nansi  ;  il  diamelro  anlero-posleriore  e  indicato  dal 

))  corpo  madreporiforme,  che  confundusi  coUa  piastra 

»  genitale    impari  ;    la    teslula  e  ornnta   di  lubercoli 

»  disposli    in  serie,    s»i  quali  impir.ntati  si  veggono 

»  degli    actiici    di    forma    differenlissima,    e  qualche 

»  volla  assai  lungbi  ;    appareccbio  maslicalorio  cora- 

))  plicalissiino    (  conosciulo  col  nome  di  Lanterna  di 

))  Aristolile)  ,  composlo  di  molli  pezzi,  di  cui  i  prio- 

»  cipali  sono    le    piramidi,    Ic    falci,   i  compassi  e  i 

■»  d>Miti  propriamenlc  delti  ;  siil    cootorno  delU  bocca 

))  alia    faccia  inferiore    si    truva  un  cerchio  di  pezzi 

1)  ossei     deslioati   a    sosteaere    ia    laoteroa    e    che 

»  appellansi  orecchielte.  » 

Quesla  famiglia  divides!  iu  quallro  gruppi. 

1."  Gruppo —  CwjRiTi  propriameate  delli. 

»  loviiuppo  spes50  ;  lubercoli  inlrambulacrali  io 

22 


r58 

»  iscarso  oumero,  grossissimi,  tagliuzzati  e  bacheralJ, 
»  porlauli  de^li  aculei  di  un  volume  considerevole  ; 
B  pori  disposli  per  paja  semplici ;  denti  in  forma  di 
9  gronda,  senza  catena  alia  faccia  interna  ;  piramidi 
s  delta  lanterna  aperte  in  alio. 

Queslo  griippo  coniprende  i  generi  di  appresso. 

1.  Cidaris  —  Lamk  (  Agass.) 

2 .  Goniocidaris  —  i  )esor 

3.  Hemicidaris  —  Agass. 

4.  /icrocidaris  —  Agass. 

5 .  ^cropellis  —  A  ^  i  s  s . 

6.  Paloeocidaris  —  Agass. 

2.*  Gbcppo  — SjLSaiE. 

»  11  gnippo  delle  Salenie  e  composlo  di  Echinidi 
»  generalmente  piccoli,  aveali  1'  appareoza  de*  Cida- 
))  riti  propriamentt!  detti,  ina  da  questi  distinti  per 
s  uno  scudo  di  una  struttura  parlicolare  situato  alia 
»  sominila  del  desco,  e  composlo  dalle  piastre  geni- 
»  tail  dalle  ocellarie  e  qualche  voita  da  una  piaslra 
»  impari,  che  il  sig.  Aga»siz  chiama  sopranale  ;  am- 
))  bulacri  slrelti  ;  tubercoii  grossissimi,  or  semplici, 
s  ed  or  biicherali  ;  pori  ambulacrali  disposli  per  paja 
s  semplici. 

I  generi,  cbe  comprendonsi  ia  questo  gruppo 
sono  : 

7.  Salenia  —  Gray. 

8.  Peltasies — Agciss.  ' 

9.  Goniophorus  —  Agass. 

10.  Acrosalenia — Agass.     '  -  •   — ' 

11.  Goniopygus — Agass. 


1S9 

3."  Gruppo — Ecnitii. 

•%  Teslula  sollile  ;  lubercoli  riumerosi  or  perrorati 
s  ed  or  semplici,  su  cui  imptantansi  degli  aculei 
s  gracili  e  suhulati  ;  pori  disposti  or  a  paja  setnplici, 
B  cd  ora  a  paja  multipli,  obbliqiii  o  arcati  ;  denli 
»  tricarenati,  muoiti  di  una  carrna  sagliente  alia 
»  faccia  interna  ;  mascelle  meno  nmssiccie  di  quelle 
»  dc'  Gidarili  ;  branche  delle  pirainidi  riunile  in  arco 
»  alia  sommiia.  s 

Appartengono  al  sopra  indicalo  gnippo  i  seguenti 
generi. 

12.  A^Aropyga  —  Gray. 

13.  Diadetna  — Gray. 

14.  Hemidiadema —Ai;i><&. 
13.  Cyplwsoma — Agas^.. 

16.  Echinocidaris  —  Dfsmoui. 

1 7 .  Echinopsis  —  Agass . 

18.  Jrbacia — Gray. 

19.  Eticosviiis  —  Agass. 

20.  Ccelopleurus  —  Agass. 

21.  G odiopsis -^  Agnss. 

22.  Mcspilin — Dosor. 

23.  Microeyplivs  —  Agass. 
2i.  Sahnacis — Agass. 

23 .  Temnopleurus  —  Agass. 

26.  Clypticus  —  Agass. 

27.  Polycyplms  —  Ai^ass. 
2X.  Amblypncusles  —  Agass. 

29.  Boleiia—  i).s..r. 

30.  Tripncvstes — A^ass. 
3  i .  Jlolopneustos  —  Agass. 

32.  Echinus !.. 

33.  Pediiia — Ai;ass. 


160 

34.  Heliocidaris —  Dcsmoul.  ■ 

4.."  Gruppo  —  EcniNoaETRj. 

))  Quest'  ullirnn  gruppo  distinguesi  per  un  carat- 
»  Itre  parlicnlaro,  cioe  che  1'  inviluppo  invece  di  esser 
»  circolare  e  ailun^.ito  ;  ina  questo  allungamento  non 
J  e  nel  senso  dell'  a>se  antero-posteriore,  e  piullosto 
»  obbliquo  ;  i  pori  sono  disposli  per  paja  obbiiqui, 
X  formando  dcgli  anhi   Irasvcrsali.  » 

Tre  generi  v&uno  compresi  iu  questo  gruppo, 
cine  : 

35.  Echinometru  —  Klein. 

36.  Acrocladia — Agass. 

37.  Podophora  —  Agass. 

Cio  posto  scendiamo  a  Iraltare  1e  specie  vivenli 
e  fossili,  che  apparlengom)  alia  Sicilia. 

GEN  ERE  CIDABIS— Lak. 

Slabililo  per  la  prima  volta  questo  genera  dal 
sig  D  -Lamarck  ha  subilo  in  progresso  varie  modi- 
ficaz  oiii.  II  carallere  priiicipdif ,  che  queslo  celebre 
naJuralisla  assegiiava  alle  sue  (.iiiariii,  si  era  la  per- 
fora/jone  dei  loro  lubercoli,  che  secondo  lui  veniva 
rigtiirdala  come  un  mezzo  particolare  e  nuovo,  che 
ia  n  iliira  avea  comparlilo  a  qiiesli  Echinidi  per  muo- 
vero  i  loro  aciilei,  perciocche  per  opera  di  un  cor- 
doneino  muscoiare  travers-'vnle  I'  inviluppo  e  i  corri- 
spondcnli  tul  ercoii  opinava  che  I'  animale  polulo 
avTebbe  senza  il  ^(>ccorso  dclla  pelle,  diversamenle 
di  come  effelUiasi  i>ei;li  alin  Echiuidi,  muovere  a 
secnnda  il  bisogno  gli  aculei. 

Ma  essendosi    puscia  resi  accorti  i  zooiogisli,  « 


16! 

principnimonte  il  sig.  Blainville  del  fatto,  che  i  fori 
tubercolan  non  giungono  a  penelrare  inleraaienle  la 
teslula,  quesla  perforazione  perde  ogni  imporlanza, 
non  polendo  piii  ollre  arameltersi  1'  esistenza  de*  cor* 
doocini  muscoiari  ammessi  dal  sig.  De  Lamarck,  es- 
seodo  per  altro  gli  acuiei  mossi  uaicarnente  dalla 
pelle,  che  riciiopre  la  superGcie  esleriore  delta  teslula. 
E*  percio  che  il  gen.  (lidaris  creato  da!  sig.  Lamarck 
e  state  diviso  in  molti  allri,  e  cangiala  la  sua  carat<> 
lerislica.  Queila,  che  da  il  sig.  Agassiz,  e  la  seguenle. 

»  Forma  circolare,  appiatlila  superiormeote  ed 
»  inferiormente  ;  inviiuppo  spesso  ;  aree  ambulacrali 
»  slrelle  ugguagliando  in  larghezza  appeoa  il  quarto 
»  delle  are©  intrabulacrali,  coverte  di  piccoli  tuber- 
»  coli  serralissimi,  ai  quali  corrispoodooo  delle  pic- 
»  cole  setale  appiattite  ;  pori  disposli  per  paja  sera- 
»  plici  ;  del  tubercoli  grossissimi  bucberati  sulle  aree 
»  intrambulacrali  porlanti  dei  gross!  acuiei  or  levi- 
»  gati  ed  or  rugosi  o  spinosi  ;  piastre  geoitali  grao- 
n  di,  pe.nlagonali,  uguali  fra  loro  ;  piastre  ocellarie 
»  piccole  tnangolari  ;  bocca  circolare  senza  intacchi  ; 
»  membrana  boccale  coverta  di  squarae  imbr'cate, 
D  sulle  quali  si  prolungano  i  pori  ambulacrali ;  lao- 
»  terna  vigorosa,  composta  di  piramidi  massiccie, 
»  di  cai  le  brancbe  doq  sodo  punto  riuoite  alia 
»  soramila  ;  denti  canalicolati  seoza  careoa  alia  faccia 
>  interna.  » 

Questo  geoere  si  divide  secondo  il  sig.  Agassiz 
natural mente  in  due  tipi  ;  nell*  uno  i  tubercoli  sooo 
kvigali,  oeir  altro  sooo  tagliuzzati  alia  base. 


162 

;  1.°  Tipo  —  Jubercoli  levigali. 

SPECIE  VIVE^TI 

SPECIE  /.''  CiDJRjs  Hystrix  -  Ljkk. 

C.  svbglobosa,    utrinque   depressa  ;  arm's  ma- 

^ribm  iinea  flexuosa  divisis ;  spinis  majorum  tubar- 

colorum  iongtsaimis,  strialis,  ad  series  quinatit. 

Echtnomeira.  Guali.  Iml.  lab-  108  f.  D. 

tCidaris  papillata.    Var.   3.    Leske  apud  Klein. 

i  .  j)ag.  129  L  7.  f.  B.  C—  Encycl.  pi.  136, 

,  f.6-7. — Scilla  Corp.  rnarin.  t.22. — Bonan. 

Recr.  2.  p.  92.  f.  17- 18.— Favan.  Conch. 

pi.  36.  f.  CI.  < 

~ i  ,     Jn  Cidarix  F  RIein  el  Leske.  t.  39.  f.  2. 
!        Cidaris  papillata  minor.  Van  Phelsum.  p.  29. 

pi.  3.  f   1-3. 
-,  :.    Echinomelra  circinata.   Gtiali.pl,  108.  f,  D. 
: , .  ,  -4jidaritcs  hystrix.  Desiongch.    I.  2.  p.  194..^.- 
•  -  Blainvill.  Did.  sc.    iiat.    I.   9.    p.  199.=-- 

Mao.  d'aciin.  p.231.  pi.  20.  f.  5.— Risso. 

Europ.  mer.  1.5.  p. 278.  d. 28.— Lamarck. 

I.  3.  p.  379.  n.  3 Desmoul.  Echind.  pr 

• :  320.  —  Agas.  Prodr.  J.  c.  —  Agas.  e  Peso. 

Catal.raisoii.  des  Echinid.  Aonal.  desscienc. 

natural.  6.  p.  324. 
Inviluppo  globoso,  spesso,  superiormenle  ed  ia- 
feriormenle  appianalo  ;  ciascuoa  delle  due  serie  Ui- 
bercolari  e  coslituila  da  7-8  lubercoli  ben  grossi  a 
base  larga,  cbiusa  da  un  cerchio  elevalo  rormalo  da 
innumerevoli  lubercolelli ,  i  quali  si  veggono  ancora 
nel  mezzo  delle  area  ambulacrali,  formaiido  cosl  una 
fascclla,  che    divide  le  due  rone  porifere,  e  che  ri- 


m 

sulla  da  qiiattro  serie  di  codesti  tubercoletti,  che  »i 
polrebluTo  addimandare  granoli  ;  questa  fascelta  b 
leggennenle  flessuosa.  I  pori  sono  ovali  e  divisi  da 
soicbelti  ;  ii  tubercoli  fra  loro  allernaodo  lusciano  tra 
di  essi  una  linea  flessuosa,  che  divide  le  aree  intram- 
bulacrab.  Gii  aculei  sono  molto  lunghi,  cosicbe  il 
sig.  Lamarck  dice,  cbe  ii  corpo  di  quesla  specie  e 
generalmenle  piccolo  in  proporzioDe  della  lungbezza 
delle  grandi  spine  (1  3.  p.  380);  olire  a  cio  sono 
cilindnco-acuminati  e  longitudinaimenle  siriati. 

Quesla  specie  vive  uci  mari  di  Siciba  ;  si  trova 
Del  lillorale  di  Aci-Trezza,  Calania,  Augusta,  Palermo. 
II  sig.  Lamarck  dice  cbe  essa  vive  deJ  pari  nel- 
rOceano  europeo,  e  nel  Medilerraoeo. 

IVerticale_Millim.53. 
Trasversale  —  Millim.  40. 
Varieta 

Posseggo  un*  individuo  della  sopra  descritia  specie 
ben  grande,  il  quale  mi  ha  oITerto  una  modificazioue 
di  forma  in  alcuni  dei  suoi  grandi  aculei.  Alcuni 
difalti  sono,  come  sempre  osservasi,  ciliodrici  sine 
air  eslremila,  verso  cui  si  assolligliano,  e  termioano 
qua:>i  in  punta;  altri  pero  oltre  la  roela  della  loro 
lunghezza  si  appialliscono,  allargaudosi  sempre  piu 
sino  al  termini!,  e  finiscono  in  forma  di  spalola.  lo 
credo  die  quesla  modificazionc  non  sia  cbe  semplice 
accidenlalila.  Se  non  si  avesse  pero  avuta  la  cerlezza 
di  apparlenere  alia  slossa  specie,  questa  non  coiio- 
scendosi,  si  avrebbe  poiuto  credere  cbe  quest' tiliimi 
aculei  di  forma  divt-rsu  .spettassero  a  specie  differen- 
te.    Cio  induce  ad  ammetlere,  cbe  oon  sr  puo  foiidare 


164 

una  sicura  e  certa  distinzione  specials  siii  caralieri 
de'  soil  aculei,  come  noa  ban  tralascialo  di  avverlire 
i  eommi  nella  scieaza. 


|.  U    (' 


SPECIE  FOSSILI 

Specie  !•• 

'  Cidj4bites  Hysthix  —  Lamk. 

Si  trova  nel  calcareo  lerziario  dei  dinlorni  di 
l\Iessina  e  nella  formazione  cretacea  di  alcuni  punti 
deir  Isola  nostra.  Al  capo  di  Milazzo  si  trovano  i 
soli  aculei  il  doppio  piu  grossi  dell*  ordiiiarin,  che 
sembrano  a  prima  giunla  apparlenere  a  specie  diver- 
sa,  ma  U'l'  esatta  disamina  ci  ha  reso  certi  della 
loro  identila. 

2."  Tipo-^  Tubercoli  ingUvzzati. 

SPECIE  II.''   CWARITES    NOBIllS  —MuNSTER. 

hi-    -> 

,-:  C.  depresso-globcsa,  nodulis  ambulacrorum 
bis'triserialibus,  verrucarum  limbis  suborbicularibus, 
super ficialibus ,  remotis ;  aculeis  majonbus  longiasi- 
mis,  muricalis,  leralibus  vel  cornpressis,  vel  angulo- 
sis  ;  atnbulacn's  flexuosis,  verrucis  mamillaribus  5- 
6  in  singulis  seriebus,  circulo  glenoideo  radiato. 

.  Munsterin  Goldfus.  Pelrtf.  p.  117  pi.  39.  f.4.— 
Desmoul.  Tabl.  syn.  p  328  — Agass.  Echi- 

j,,,  nid.  sviss.  II.  p.  65,  Tab.  21a  ,  fig.  21.  -— 

,  .  Agass.  e  Desor  Galal.  rais.  I.  c.  pcig.  332. 

,  Di  quesla  specie  uon  si  Irovano  in  Sicilia  che 
i-soli  aculei,  di  cui  ne  ho  vedulo  qualche  eseiDpIare 
nella  colleziooe  del  char.  prof.  G.  Gemmeliaro.  ,^^ 


16S 

SPECIE   III."   CiDyiRlTES    GUDDIFERji — GoLDF. 

C aculeis  subovalis,    costato-granulosiSf 

pediciilis  brevilms,  striatis. 

GolJfuss.  Peiref.  p.  120.  pi.  iO.  f.  3.— Favan. 
pi.  G7.  F.  B— Bo.irfj.i.  t  Pcirif.  pi.  54.  fig. 
362-363.— Parkins.  Organ,  rem.  I.  3.  pi. 

\.  f.  11 Scheijcliz.  Miis.  Hiluv.  n.875.— 

Orycl.  helvet.  p.  320.  f.  40. 
Claviculoe  gtandarioe,  Leske.  De  acul.  p.  269. 

pi.  52.  pi.  32. 
Bronn.   Lelbaea.   p.  278.  tali.  xvii.  f,  5. —  Agas- 

siz.  Prodr.  1.  c Desmoul.  Echiniil.  p. 334. 

Agass.  Echinid.  sviss.  II,  p.  76.  Tab.  21a  j 

fig.  9. — Agass.  e  Desor  Catal.  rais.  ec.  i.e. 

pag.  334. 

Di  questa    specie    come    di    molte  allre  non  si 

coiio.scono  die  i  soli  aculei.   Sono  essi  di  una  forma 

sitigoiare,  cine,  quasi  ovali,  longiludinalincnle  coslel- 

lali  ;  le  costelle  sollili  e  granolose,  i  pi'duiicoli  corli, 

a  f.iccella  arlicniarp    tagliuzzala  ;     soraigliano   a  delle 

olive.    Allrevolle    r.ddimandavansi    pielre  giudaiche, 

riguardale    un    tempo    come   sclierzi  della  natura,  e 

poscia,     come    id    dissi    nella    inlroduzione  a  quev>lo 

lavoro,    cousjderat  ■    da  Gesner    per    la    prima  volta 

come  aculei  di  Echini. 

Si  irovano  quesli  aculei  ne'  terreni  giurassici  di 
Angouleine,  Bevancon,  Svizzera,  Baviera,  Wurlemberg, 
Ifii;liillirra,  Nizza,  in;!  lerreno  coraliigeno  del  Mout 
Terrible,   ed   in  varii  allri  iuughi. 

In  Sicilia  rinvengonsi  nel  lerreno  crelaceo  di 
Judica,  Turcisi  ec. 

23 


166 

II   piu    grande    di     quesli  aculei  tra  quelli,  che 
poss'eggo  preseiita   ic   dimenzioni   seguenli. 

ILoiigiludinaio — MiHiin.  35. 
Trasversale — Millira.  16. 
SPECIE  ly."  CiD WRITES  conoii.iTA — GoLDPnss. 

<7.  depressa,  nodults  ambulncrorum  bis-trise- 
rtdlibfts,  verrucarvm  limbis  ovalo  orbicularibus .  sub- 
excavatis,  grannlonini.  corona  cinclis ;  ambvlacris 
fleccvosis;  verrucis  nKimillaribus  4-6  in  singulis  se- 
rtebus,  circulo  glenotdeo  laevi. 

Echinus  cotoikUus.  Schotih,  Petr.   p.  3! 3. 

Echinus  cidtivifi.    Var.   c.    (Jn.   Gniel.   p.  3175. 

Cidaris  mamillaia.   Sp.  2.   (  loss.)  Rlem.   pi.  4-. 

■'  fig-  B. 

RnoiT.  Pelr.   pi.  E.  v..  12.  fig.  4-5.—  PI.  E.vi. 

n.  120. 
Cidaris  papillata.  Var.   Leske.  n.   19.  p.  133. 

pi.  7.  f.  D. 
Boi/rguel.   Pelr.   pi.  53.   f.  351-353. 
Parkinson.  Org.    rem.   t.  3    pi.  1.  f.  9. 
'  '        Cidarites  coronala  Ooldf  Pelref.   p.  119.  Tab. 
39  f.  8. — Agass.  calal.  sysl.  p.  9. — Agas. 
Kchin.  sviss.  II.  p. 59.  Tab. 20.  fig. 8—17. 
Cidariles  moniltfera.  Goldf  Pfclref.  p.  118.  Tab. 
39.   fig.  6. — Agnss.  Calal.  sysl.   p.  9. 
'    '■   Var.   minor.    Cidariles  propingua  M\ins\vT  —  R. 
29 —io    GuMf.  Pelref.  p.  118.  Tab.  4.  fig. 
ih  ■>::-  1.— Agas.s.  Ecbiuid.  sviss.  II.  p.  62.  Tab. 

21.  fig.  5-10. 


te7 

lo  non  ho  vedulo  qupsta  specie  in  Sicilia. 
Lpggesi  pert)  noir  opera  dtl  sig,  Lamnrck  Irovarsi 
in  Malta  e  M''»siiia,  ollre  di  vorii  allri  luoghi,  come 
iicl  lerrcno  giurassico  di  Besancon,  nelle  Ardeone, 
Delia  Svizzera  ec.  ec. 

3."  Gnuppo — EcBiNi 

GENERE  DIADEIJA  —  Gray. 

Quoslo  genrre  e  sialo  da  varii  autori  diversa- 
nionlo  caratterizzalo.  Secondo  il  sig.  Gray  porta 
pressocclie  i  caralleri,  die  il  sig.  Lanjarck  assegna 
alia  scconda  sezione  delie  sue  (lidanli,  cioe— teslula 
orl)icolare,  depressa  ;  amhulacri  relli  ;  gli  aculei  nel 
maijgior  niimero  fisUilosi  —  II  sig.  Gray  pero  ne 
rcceilua  r  ultima  specie,  cioe  la  (].  radiala^  di  cui 
forma  i!  suo  genere  Aslropiga.  II  sig.  Desmoulins 
ha  conservalo  nel  suo  gen.  Diadema  lulle  le  specie, 
che  fanito  parle  della  scconda  sezione  tlel  si/;.  Lamarck, 
ed  ha  dislinlo  i  Diademi  dalle  Cidarili  per  le  |oro 
aree  ambt.lacrali  lii!)ercolose  del  pari  che  le  intrani- 
hulacrali,  e  piT  I'  aiio  moltoppiij  grande  della  l)occa, 
la  qiinle  e  fesstirala  nel  suo  coiilorno.  La  caralleri- 
slica  di  queslo  ge'tere  slabilila  suUe  prime  dal  sig. 
Agassiz,  che  aJol'o  i  generi  d  ■!  sig.  Gray,  e  coin- 
presa  lie'  seguenli  termini  :  a  Inviliippo  piu  o  raeno 
D  dcpresso,  amhulacri  larghi  convergenli  uoifurme- 
))  inente  verso  la  sommila,  gli  aculei  spesso  lubulusi  ; 
»  i  luhfTcoli  dclle  piastre  amliulacrali,  quantuuque 
))  del  pari  che  gli  altri  bucherati,  pure  sono  piu 
»  piccoli  e  di  maggior  niimero  di  quelli  delle  (jdarili.)) 

In  seguilo  quesla  diagnosi  e  slata  dallo  stesso 
autorc  e  dal  sig.    Drspr  nel  calalogd  rngionato  da  noi 


"M 


168 
citato  (anil,  des  scienc,  nal.  f.  vi  p.  346.)  diversificata 
nel  inoilo  di  appresso  :  «  Forma  circolare  ;  inviluppo 
))  sollile ;  tubercoli  grossi,  buclierali  e  lagliuzzati  nelle 
»  aree  ambulacrali  e  nelle  inlrambulacrali  ;  aculei 
»  ciiiudrici,  incresp.ili  e  inollo  lunghi  ;  bocca  grande 
»  senza  incisioiii  ;  orscchielte  Hisgiunle  ;  lanterna  pari 
))  a  quelia  del  getiere  Astropiga  ;  tubercoli  iDlram- 
))  bul.icr.iii  forniarili  tanloslo  due  cil  a!!e  volte  ijuallro 
»  serie.  Differisce  'ial  gen.  Astropiga  per  i  grossi 
»  liibercoli  dalle  arfo  ambulacrali.  Si  Irova  in  luUe 
»  le  formazioni  dal   l.iasse  sino  all'epoca  altuaie.  » 

Queslo  gener<'  e  <Iiviso  in  due  tipi,  cioe  : 

1.  Dne  serie  di  tubercoli  inlrambulacrali  senza  serie 

secondarie. 

2.  Tubcrc;)li   inlranil»ulacrali   disposli  per  serie  multi- 
ple, di  cui  due  principali   mostransi    accompa- 

'  giiale  a  serie  sccond'iri**. 

SPECIE  UNICA  VIVENTE  '     '  ^ 

Diadema  europeum  Agass.  (  Calal.  rais.  I.  c.  p. 346.) 

*.''  Le  poche  parole,  che  caratlerizzano  quesia  specie, 
e  che  si  leggono  nel  catalogo  ragionalo  dei  signori 
Agassiz  e  Desor  sono  le  segnefiti. 

))  I  tubercoli  ambnidcrali  di  questa  specie  sono 
»  uguaimenle  grossi  che  gl'  inlrambulacrali,  gli  uni 
»  e  gli  ciliri  sono  distanlissimi  fra  loro  ;  gli  aculei 
))  gracilissimi,  macchiati  di  vioietlo  e  di  bianco,  con 
»  un  orlo  frangialo  al  collarello.  » 

Secondo  quesli  anlori  vive  nei  mari  di  Palermo. 
Essa  e  r  uoica  specie  vivent  •,  che  si  conosce  del 
gen.    Diadema. 

Ed  e  0  Signori  a  questa    spacie    che  io  credo, 


169 

dubilalivameiile  pero  apparlenga  I'  individuo,  che  vi 
presenio,  pcscilo  nei  mari  di  Palermo,  e  che  scendo 
a  desorivert-   tnmutanripnle. 

L'  inviliippo  0  solid*' ;  le  aree  ambiilacrali  iigua- 
gliano  la  mclla  delle  inlrambulacrali  ;  due  serie  di 
tubercoli  sorgono  nelle  unc  e  nelle  alire,  quelli  delle 
nree  ambiilacrali  sono  poco  piu  piccoli,  e  le  due 
>orie,  che  rosliluiscono,  piu  ravvicinate  tra  loro;  ogni 
serie  e  forrnala  da  piii  di  undeci  tubercoli  bucherali 
e  lai;liuzzali  ;  le  zone  porifere  sono  flessuose  ;  una 
linea  appi-na  flessuosa  divide  le  aree  ambulacrali 
come  <lel  pari  le  inlrambulacrali ;  lungo  quesla  linea 
vegiinnsi  dei  rari  e  piccolissimi  tubercolelli,  anco 
bucherali  e  tagliuzzali,  e  se  ne  scorgono  di  piu  verso 
il  margine  eslerno  delle  aree  inlrambulacrali,  e  pre- 
cisamcnle  nello  spazio,  che  frnpponesi  alle  serie  tu- 
ber, oiari  e  le  zone  porifere.  Alcuni  di  questi  tuber- 
colelli alquanlo  piCi  grosseili  sono  quasi  disposti  in 
serie  secondarie,  e  sono  come  gli  altri  tagliuzzati  e 
perlugiati ;  della  parte  superiore  del  guscio  buona 
porzione  vedesi  denudata,  perciocche  lo  ullime  pia- 
stre coronali  superiori  sono  prive  di  tubercoli,  ad 
eccczzione  di  qualcuno  piccolissimo.  Gli  aculei  son 
raolto  lunghi,  gracilissimi,  sottilmente  e  per  lungo 
slriali,  increspali,  e  macchiali  regolarmenle  di  bianco 
e  di  violetlo  ;  in  vicinanza  pero  della  base  per  un 
quarto  di  lulla  la  loro  lunghezza  sono  soltanto  vio- 
letti ;  al  collaretlo  mostrasi  un'  orlo  frangiato  dal  quale 
ha  principio  I'  aculeo.  Oltre  di  questi  grandi  aculei, 
se  ne  rilevano  degli  altri  piu  corli,  unicolori,  che  si 
allargano  verso  la  sommita,  la  quale  mostrasi  Iron- 
cata  ;  le  orecchielle  u(iii«  swpenormente  e  I'ormanli 
un'  arco ;  il  foro  semiovule. 


no 

i'  I  Trasversalf— Millim.  S3. 

Diamelri  < 

I   Verlicale  —  MiUim.  30. 

Or   queslo    individuo,    che    io    ho    cercalo  alia 
meglio  di  desorivere  e  veramenle  il  Diadema  euro- 
peum    dt;l    sig.  Agassiz  ?    INon  v'  ha  diibbio  pria    di 
tullo,   chfi  esso   oflre  pressocche    lulli   i   cnrailcri   del 
geiiere  Diadema,  come  la  sniligliezza  dell'  iiivil(jppo, 
i  lubc'coli     pertugiali  e  tagliuzzali     tanlo  iielle  aiee 
arnbiilacrali,     che    nelle    inlrambuhciali,    gli    acuiei 
cilindrici,     iricrcspali  e  mollo    lunghi    coll'  orlo   fran- 
g»alo  al  collaretlo  ec.     ma    non    vi  Iroviamn  peio  le 
orecobielle    disgiunle,    secondo    la     caralleiislica  del 
genr-re.   Qiicsta  semplice  variela   potrebbe   imporre  al 
grado  di  escluderlo  da!  genera  Diadema?    l\oi  cre- 
dJaaio  che   no.    Riguardo  poi   alio  (:aralt.'ri.-.liclie  spe- 
ciali,   sembra  I'  individuo    in  esain(!  in  lulto  convenire 
colla    diagnosi    del     sig.  Ai,'assiz  ;  solo   in  esso  non 
iscorgesi    la     perfetia     uguaglianz^a    di   grandezza  dei 
tubercoli  ambnlacrali    con  qiiclli   inlrambnlacrali.  Del 
reslo    pill    eslese   ricerche  ci   daranno   forse  il   deslro 
di  verificare  se  I'  individuo  descrilto   sia  il  Diadema 
europeum  o  allra    specie    del    genere   Diadema  noo 
aocora  descritta. 

GENERE  ECHINOGIDARIS  — DESMOULm. 

r 

II  genere  Echinocidnris,  dice  il  sig.  Diijardin 
nelle  aggiunle  al  sig.  Lamarck  per  la  parle  degli 
Echinodormi  (  t.3  p. 366)  «  e  riguardalo  dalio  slesso 
»  Desnioulins  come  sinonimo  del  gen.  Jrbacia,  ab- 
5)  benohe  esso  non  comprt-nda  che  una  parle  delle 
))  raedcsime  specie  ;  esso  difftiriscc   dagli  Echini  per 


))  la  sua  bocca  enorme  pentagonale.  a  lati  regofar- 
))  meute  ed  ottusamenle  sonuosi,  ad  angoli  non  fes- 
))  snratt,  e  per  la  larghezza  delle  sue  uree  unam- 
»  bulacrali,  che  c  ulmeno  tr/pla  delle  allre.  Con  gli 
»  Echini  pustulosus  e  puudulatua  di  Lamarck,  i  quali 
»  sono  realmenle  (ielle  /Jrbacie  del  sig.  Agassiz,  il 
))  big.  Dcsiiiniiliiis  conipiciide  gli  Echini  loculetus, 
))  stellalus,  aerjiiiliiberculalns  e  Dufresnei  ili  Bl<iinville 
))  (Diet,  des  scienc.  nal.  t.  37.  pag.  75-76.)  » 

Pero  nel  'latalogo  ragionato  degli  Echinidi  del 
signori  Agussiz  e  Desor  i  due  suminonlovali  generi 
M)ii  di-lii.li  e  .>icparali.  Per  ora  noi  esponghiamo  i 
caralieri  del  gen.  Echinocidaris  sfabilili  dai  due  cilali 
nalurah^ti. 

Caratteri  del  gen.   EcinN0CW-4RlS. 

))  Forma  subconica,  poco  elerala ,  inviluppo 
))  sollile,  lubercoli  a  base  levigala,  imperforati  alia 
»  sommila  ;  pori  disposli  per  paja  semplici  iungo 
»  tulti  gli  ambulacri  ;  ano  coverto  da  quallro  piastre 
»  di  uguale  grandezza  ;  due  serie  di  lubercoli  sopra 
))  le  uree  ainbulacrali,  ed  aimeuo  quatlro  sulie  in- 
))  Irambulacrali,  sovenli  pero  le  sole  serie  esleriori 
»  giungono  sioo  alia  sommila,  mentre  le  inleriori 
))  dis|)ariscono  sulla  faccia  superiore  ;  aculei  cilindrici, 
))  soltilmenle  slriati  ;  i)occa  grandissima  ;  membrana 
))  boccale  nuda,  a  parte  le  dieci  piaslrine  del  lubi 
))  boccali  ;  orecchietle  separate  ;  apparecchio  dentario 
))  identico  a  qiieilo  dei  Diademi ;  una  carcna  allu 
))  faccia  interna  dei  denti.  Differisce  dai  Diadeini  per 
»  le  sue  quallro  piastre  anali,  per  i  suoi  aculei  ie- 
))  vigali,  e  per  i  lubercoli  uon  bucherali,  ne  la- 
»  giiuzzati. )) 


172 

SPECIE  UNICA  VIVENTE  J 

ECHINOCIDARIS  JEQnJTUBERCVLATA — DeSMOUL.  (1) 

Ech.  orbicularis,  subconoidea,  depressa;  areis 
ambulacrorum  anguslissimis ,  elevaliusculis  ;  verrucis 
ubique  csqualibus,  in  areis  ambulacrorum  biseriatis, 
serratisque  ;  arearum  major  urn  ad  periphcriam  unde- 
cimseriatis  ;  supra  alque  inferne  decrescentibus ; 
fascis  porosis  aubftexuosis  ;  aculeis  longiusculis,  cy- 
lindricis,  subliliter  striatis. 

Echinus  cequituberculatus —  Blainvill. 
Echinus  neapoliianus  —  Delle  Chiaje. 

Gr  individui  che  formano  oggctlo  di  questa  de- 
scrizione  appartengono  senza  i\nhh\o  a\\&  Echinocidarig 
cequiluberculala.  Olire  di  csscr  furnili  Jei  caralleri 
che  speltano  al  genere  Echinocidaris  stabililo  dal 
sig.  Desmoiilins,  corrispondono  nelln  caralteristiche 
speciali  alia  breve  descrizione,  che  da  della  specie  ia 
esame  il  sig.  De  Biaiaviiie  sotto  il  oome  di  Echinus 
cequituberculatus  nel  Diz.  di  Scienze  nalur.  ad  ec- 
cezion  di  lalune  piccoie  difTerenze,  che  noii  sono  a 
cred«r  mio  se  Don  delle  semplici  e  poco  impmtaiUi 
variefa. 

La    nostra  Echinocidare    presenta    una    leslula 

(1)  Non  avendo  potuto  rinvenire  nelie  operi^  d.i  me  con- 
suUate  la  diagnosi  di  questa  specie,  ma  le  sole  osservazioni, 
ho  crediilo  utile  formolaria  secondo  i  caralleri,  die  mi  lianno 
presenlalo  gl'  individui,  clie  ho  con  sicurezza  riferilo  alia 
specie  in  esame. 


173 

orbicolaro,    subconica,    alquanlo  deprtssa,  piaoa  in- 
feriorinenle  ;   le    aree  ambiilacrali  strellissime,  avenli 
all*  incirca    ucj    quarlo    dclla    larghezza   (ielle  intram- 
hulacrali,    con    due    serie    regojarissime  di  tubercoii 
avvicinalissimi ,  di  mediocre    grossezza  ;    quelli  delle 
aree  intrambulacrali    sono   disposli  in   scrie  verlicali, 
ma  di  modo,  a  formare  benanco   delle  serie  trasver- 
sali  ;  le  prime  sono  poco  regolari,  giungono  ad  un- 
deci    nel    conlorao    della     testula,     gradalamenle  di- 
spariscoQO  nella  p.irlt;  superioie,  e  solo  due  ne  per- 
veugono    alia    sominita,    cioe    le   esteriori  ;    le  serie 
trasTersali    sono    inl^rrolle    nel    mezzo   delle  aree,  e 
segnano  nel  loro  i.iconlro   degli  angoli,   che  si  faaao 
pill  marcati,   quanlo    piu    alia    bocca    si    avvicioaao. 
Quesli  lubercoli  si  mostrano  tulli  di  uguaie  grandezza 
nelle   due  sorla  di  aree,    cio,  che  rende,  come  dice 
il  sig.  Agassiz    mollo    rim;irchevoIe    la  specie  ia  di- 
scorso.    1    pori    ambulacrali    sono    semplici,   disposli 
cioe  due  a  due  in  linea   appena  flessuosa,    e  riuaiti 
da  leggeri  solchelli  ;    le  aree  sono  divise  da  una  liaea 
marcatamente  flessuosa,  cioe  a  zic-zac,  e  fortemenle 
impressa,  e  le  articolazioni  delle  piastre  coronali  sono 
anco  segnate    da    linee    impr«sse  ;  delle  piccolissime 
granolazioni  non  visibili  ad  occbio  nudo  attorniano  i 
lubercoli  ;  le  fasce  porose  nella  parte  inferiore  vanno 
allargandosi  ;  la  bocca  b  grande,   penlagonale  e  lar- 
gamente  senuosa  ;  le  orecchielle  colle  brancha  sepa- 
rate, gracili.  subspaloliformi ;   il  foro  ovale  allungalo. 
Gli    aculei    lungbi  ,    di    color    neraslro ,    e    qualche 
volla  verdaslro;  colore  della  lestula  rosso  leggero  di 
mallone  ;  ambulacri  violacei ;    lubercoli   verdastri,  ed 
alcune  volte  giallaslri. 

Quesla  specie  secondo    il    sig.  Agassiz  vive  nei 

24 


174 
mari  di  Palermo  e  nell' Algeria.  Nei  lillorali  dfCalauia, 
Aci-Trezza  ec.    e    comune,    non    serve  di  cibo,  e  si 
appella  volgarmente  Rizza  masculina. 

ITrasversale  —  Millim.  56. 
Verticale— Millim.  30. 
GENERE  ARBACIA  —  Gray. 
Caralteri  del  gen.  Abbacia. 

»  Piccoli  Echini  subsferici  ;  inviluppo  ricoperlo 
»  di  numerosi  piccoii  tubercoli  a  base  levigala  e  noa 
»  perlugiali,  disposli  in  molle  serie  sulle  aree  intram- 
j)  bulacrali,  e  qualche  volla  ad  ugual  modo  sopra  la 
))  ambulacrali ;  pori  disposli  per  paja  semplici ;  bocca 
»  circolare  senza  profoiide  incisioni  ;  apparecchio  ge- 
»  nitale  strelto  in  forma  di  anello.  Differisce  dal  ge« 
))  nere  Eehinopsis,  al  quale  soniiglia  per  la  forma 
»  in  generale,  per  i  suoi  tubercoli  non  tagliuzzati. 
»  Le  speci«  sono  fossili  dei  lerreni  creUcei  e  terzia* 
»  rii.  (Agass.  ctlal.  rais.   1.  c.  p.  335.) 

SPECIE  1.^  ' 

Arbacia  monilis  —  Agass.  ■' 

Echinus  monilis.  Desmar.  in  Defr.  Did.  sclenc. 

natur.   t.  xxxvii,  p.  100. 
Arbacta  globosa.  Agass.  Gat.  sysl.  p.  12. 
Arbacia  monilis.  Agass.   e  Desor.   Cat.  raison. 

1.  c.  p«g.  353. 
Un  piccolo  Echinide  da  me  rinvenuto  nel  caicareo 


175 

<li  Gravilclli  ne'  dinlorni  di  Messina,  «  che  mi  aecingo 
a  (Ji  scrivcre ,  npparlieue  io  credo  fuor  di  dubio 
idla  specie  sopraindicata.  Ksso  e  quasi  sferico,  raolto 
piccolo,  nil  poco  depresso  inreriormenle,  elegante- 
meiile  lubercolalo  in  lulta  la  siiperficie  del  guscio ; 
i  lubcrcoli  sono  di  due  soria  grandi  e  piccoli  ;  questi 
ugiiali  fra  loro  vcggonsi  disseminali  alia  rinfusa  su 
lulta  la  superficie,  e  formano  una  specie  di  graoo- 
laziono  uniforme  ;  i  grandi,  che  iion  differiscono  fra 
loro  pel  numero,  ne  per  la  grandczza,  sooo  disposli 
in  due  serie  nelle  arce  amliuhcrali  e  nelbi  inlram* 
bulacrali  ;  nelle  prime  le  due  serii;  scorgonsi  pres- 
so  a!  Iimile  esltfrno,  e  nelle  inlrainbiilacraii  sono 
situale  in  luodo  da  risiiltare  uguali  gli  spazii  esi- 
slunli  tra  le  vane  serie,  cio,  che  da  alia  testula  uno 
aspclto  di  elegante  regolarita  ;  i  pori  soQO  a  paja 
semplici. 

I   Verlicale — Mdlim.  6. 
Diamelri  I 

(  Trasversale — Millim.  9. 

SPECIE  2.=" 

Arbacia  deprbssa  —  Agass. 

Agass.  Galal.  sysi.  p.  12.  Agass.  e  Desor  Catal. 
raison.   I.  c.   p.  .3o3. 

Quesla  specie  presenta  quasi  gli  stessi  caralleri 
della  precedenle  ;  invece  pi!r6  di  essere  globosa,  e 
molto  depressa  ;  sullo  aree  inlramhuiacrali  si  scorgono 
di  eosla  alle  due  serie  di  lubercoli  principali  alcune 
allre  serie  di  lid)ercoli  secondarii.  Noi  abbiamo  rin- 
veuuto  un  inilividiia  ili  quesla  specie  oel  lufo  basal- 
lico  di  Mdilello. 


176 

IVerlicale  —  Milllm.  7.  •■' 

'■ 
Trasversalo  —  Millim.  15. 

GENERE  SALMACIS— Agass. 

»  Forma  circolare  subconica  ;  pori  ambulacrali 
TK  disposli  per  paja  doppii  ;  lubercoli  tagliuzzali,  raa 
»  non  bucherati,  formanli    molle   serie  verlicali,  che 

>  si  presentano  sollo  la  forma  di  serie  orizzonlali 
rt  regolari  sopra  ciascuna  piaslra  inlrambulacrale ; 
«  piccoli  incavi  o  pori  (pori  angolari)  nella  riutiioae 
»  delle  piastre  coronali  ;    quattro  piastre  anali  soltiU 

>  meiile  granolose,  d«l  pari  che  le  genilali  e  le 
»  ocellarie ;  bocca  piccola,  raembrana  boccale  niida  ; 
»  orecchielle  sollili,  taglienli,  che  si  toccano  per  la 
))  base  e  ohiuse  alia  sommila  ;  apparecchio  mastica- 
x  tono  coslniilo  a  modo  di  quello  del  Diademi  e 
»  A  Wv.  Echinocidari,  ad  esclusione  del  compasso,  che 
»  SI  lerinina  in  spatoia  Ironcala  ;  pungoli  corli,  ci- 
»  lindiici  e  soUilmenle  slriati.  (  Specie  viveoli  e  fos- 
»  sili.  )  ( Agass.  Gjlal.  raisoii.  I.  c.   pag.  358.) 

SPECIE  UNIGA  FOSSILE 

•  '  '  Salmacis  Pepo — Agass.  ( Gatal.  raisoD.  I.e. 
p.  358.) 
Questa  specie,  da  me  Don  mai  veduta,  Irovasi 
fossile  nel  calcareo  lerziario  di  Palermo  secondo  I'  as- 
serliva  del  sig.  Agassiz.  Somiglia  per  la  sua  slruKura 
al  Salmacis  variiis  dello  stesso  aulore,  ed  e  grande 
specie  rigonfialissima,  di  cui  i  peri  sono  mollo  piccoli; 
i  lubercoli  mancano  n«|  mezzo  delle  aree  intrambu- 
lacrali.  (Agass.  1.  c, ) 


ill 

I, ' ' 

GENERE  TRIPNEUSTES—  Asiss. 

»  Echinidi  di  grande  taglia,  rigonfiati,  a  tubercoli 
n  poco  nlevaiiti,  porUnti  piccoii  aculei  ;  pori  dfsposli 
»  a  (rc>  doppie  serie  verlicali  bea  dislinte  ;  le  due 
»  serie  esteriuri  sono  rellilinee  e  regolari,  la  media 
»  e  irregolare  ;  bocca  piccola,  circolare,  mediocre- 
»  mcnl«  intaccata  ;  appareccbio  maslicalorio  potente  ; 
))  dLMiti  tricarenali  ;  compass!  forcutissimi,  rialzati, 
))  senza  muscoli  trasversali.  Le  specie  sodo  viveuti  e 
»  fussili  de'terreni  terziarii.  »  (Agass.  o  Detor  Gatal. 
s  raison.  1.  c.  p.  363.) 

SPECIE  UNICA  FOSSILE 

Tripniustes  SJRD1CV5 — Agass. 

Trip,  orbicularis,  venlrtcosus,  conoideut,  assu- 
latus,  luteo- purpurascens  ;  f'ascis  porosis  rectig :  pa- 
rorum  paribat  transverse  lernis.  (Laink.t.3.  p.361.) 

Cidaris  sardica.  Leske  apud  Rleio  p.  14.6.  lab. 
9.  f.  A.  B. 

Eocycl.  n.   141.  f.  1.  2. 

Scilla.  Corp.  mar.  lab.  13,  f .  1 . 

Mull.  Zool.  Dan.  Prodr.  n.  2845. 

Echinus  in/latus.  Blainvill.  Diet.  Scienc.  natur. 
t.  37.  p.  91. 

Echinua  Sardicus.  L.  Gmel.  p.  3178.  —  Des- 
loiigcb.  Encycl.    t.  2.  p.  S89. 

Risso.   liisl.   nal.   Eur.   mcr.    t.   5.   p.  276. 

Agass.    I'roilr.    I.  c.   p    J 90. 

Desmoul.   Et-hinid.    p.  28 i. 

Var.  Eclunus  fasctaius  —  Laink.  l.  3.  p.  360. 


178 

Tripneuttes  Sardicus  —  Agass.  e  Desor.  Calal. 
raisoo.  1.  c.  pag.  363. 

Questa  specie  doo  vive  ne'  mari  della  Sicilia  ; 
si  riovieoe  pero  fossile  nel  terziario  del  diotorni  di 
Messina.  lo  I'ho  veduto  solamente  iigurate  nell' opera 
dello  Scilla. 


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SOPRA 

ALCUNE  NON  OVVIE  INFERMITA' 

HILETATB   DAL  PROFKSSORB 

J^<S>!5a'<I>J2  :p2J22'ia<E>  SffiSSSasfiX 
DA  PALAZZOLO 

S«cio  Cerrispoodeote  dell'  Accademia  Gioenia  ee. 


LITTE  D*LL»  8TBSS0  AUTORK  NRLLA   SEDUTA  OBBINARIA 
DEL  dI  30MCeMBaB  1^51. 


Amoa 


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■ '    •'(   M'l  t.'M  ■ 


I   . 

CUB    CON    ISCIENZIATO    SAPERE    LE    CONOSCINZB 
OHANB    SPINGONO,    E    RAFFORZAAO 


Vera  experienlia  nascitur  ex  compluribu$ 
obncnalionihui,  magna  diligenlia,  at* 
teiiiidni'.,  el  cura  nolatis.  quae  inlegram 
morbi  hisloriam.  cum  omnibus  ad  rem 
pirlinenlibus  circumlanliis  complectun- 
tuT ,  unde  medicarum  obsercationum 
summa  palet  uiililas. 

Hoif.  Mvd.  Sistcm.  lonia  i. 


Okorjkdi  SiGNoni 


»  Quid  hisee  oculis,  aut  qualicvmque 
meo  judicio  percepi  spectandum 
propono.  )) 

BOMTIUI 


J  permello  rassegnarvi  argomenti  che  spero 
non  isdegnercle  perche  mirano  limpresa  Voslra  o  lo 
scrulinio  di  cio  che  apprcsenia  natura.  >  Poggiano 
sopra  fatli  da  me  osservati  con  qujilche  sorpresa  nei 
primi  aiini  dell'  esercizio  Clinico,  e  che  lasciai  scritli 
sul  porlafoglio  colla  lusinga  che  la  praiica  allri  me 

25 


:        !82 

pe  avrebbe    dimostrali  (1).  La    bizzarria   coUa  quale 
si  condussero  mi    porta  di  Don    lasciarli  in   dimeali- 
canza,  ed  a  descriverli  per  come  si  ofTrirono,  senza 
ricercalezza    o    lindura   alcuna.    Degoaleli    di  Vosira 
alleniione  per  le  palogeniche  investigazioui  che  pe- 
culiarraenle  dar  polrebbero  alio  scabroso  studio  del- 
r  Elmintologiaj    dell'  Orchionzia,  e  dell'  Afonia  ner- 
vosa:   prolestandomi  colle  parole  del  Rouff  «  que  je 
S  n' easeigiie  point  moo  sentiment,  je  I'expose,  j' ai 
B  fait  ce  que  j'  ai  pu    pour  atleindre  la  verile  »  sen- 
za stare  all'  opinione  delP  Hahnemann  il  quale  si  fe- 
4ce  a  dire  a  que  la  tbeorie  des    maladies  ou  la  Pa- 
»  thogenie  est  le    secret   de  la    nature  et  que  c'  est 
»  folie  de  cbercher,  a  I'expliquer,  ou  a  la  deviniers  (2)* 


(I)  Avanzo  ora  queste  osscFvazioni,  e  dopo  che  allre  po- 
sleriormnole  snccesse  iie  avessi  pubblicalo,  per  averne  ielto  al- 
ciine  meno  impnrlanii  in  cerluni  fngli  periodic],  che  col  sen- 
timento  di  giovare  alia  scieiiza  deli*  uomo  furono  rapporlate. 

(2)  Opinione  strana  a'  principj  fondamenlali  della  scienza 
che  tnira  la  sahitare  conservazioiie,  e  che  urta  il  giudizioso 
senlire  deldollo  Palftlogo  (Begin)  che  scrisse  «Dai»s  I'etat  acluel 
»  de  nos  connaissances  celiiiia  seul  est  un  Medicin  verita- 
1)  hlemeol  instruit,  qui  peut  de'lerminer  d  I' occasion  de  chaque 
»  inaladie.  el  sa  nnlure,  el  son  sie'ge.  et  ses  causes,  el  le  me- 
»  canisme  de  la  production  de  lous  ses  plienoments,  el  qui 
X  sait  deduire  de  lous  ces  elements  I'expe'ce  de  medication  qui 
»  est  le  plus  propre  a  relablir  la  saole.  »  Senza  di  cio  mm 
piiossi  Irovar  giammai  1' utile  che  si  spera,  e  I'oprar  nostra 
ciecaoieote  cadra  oel  piu  trisle,  e  m&ldUguraio  pattume. 


183 

Eccone  in  breve  la  ripartila  sloria  che  fedelis- 
sima  espongo  con  qualche  acconcia  riflessione,  per- 
suaso  che  a  nienle  giovano  le  osservazioni  quaado 
coQ  i  lumi  dulla  scienza  noa  vengono  scorlate. 


I.  ""  • 

,-.1   I   *      J^ 


vi»vCI^Cv*S%iCvv'%w*»4«/v»v*ii»t*'^v»vv<iwvvv»«^ii'»'S'Wwv.^«-*vi/\iVinim( 


PRODIGIOSA  ELMINTIASI  INFESTINALE 

EVACUATA  PER  UN'ASGESSO 

ALL'INGUINE  DRITTO 


L'etude  <les  ces  affections  a  Iniijours  ele, 
et  sera  long-temps  un  siijet  de  con- 
troverse  parmi  ies  Aledicias. 

BoCBK 


[aria  Barberi  povera  industrlosa,  di  anni  65 
circa,  di  cosliluzione  graciie,  di  lemperameolo  ner- 
TOSO,  ed  idiosincrasia  gastrica,  seora  che  fosse  slala 
da  rilevabilc  malore  per  1'  iaoaDzi  contaminata,  a'  4- 
marzo  1832  prova  iolenso,  e  vago  dolor  addomioale 
dopo  aver  IranghioUilo  pane  grossolaoo  coo  olive  in 
aceto,  e  bevulo  vino.  Si  sforza  vomitare  coll' idea 
di  liborarsi  dal  supposlo  iogombro,  ed  invece  an- 
gosciose,  enleralgiche  pene  sperimenla,  che  la  fan 
contorcere,  e  spasimare.  L' empirismo  porialala  a 
ftr  uso  di  un  calarlico,  in  peggior  condizione  !<i  ri- 
duce,  cagioaaadole  ridoadanze  slomacali,  cod  pui  lor- 


186 
menlevoli  sliralure   agl'  inlestini,  die  verso    I'  angui- 
naja  drilla  aggirandosi,  in  queslo  luogo  un  lumor  cre- 
scevano  da  far  supporre  uo'  enterocele. 

Non  voletido  piu  oltre  far  continuare  da  se  la 
facceiida,  nel  quarlo  giorno  la  mia  cura  richiese,  ed 
ecco  lo  stato  in  cui  era  allora  la  Barberi.  Soffriva 
coliche  con  forii  dislurbi  all'  apparecchio  digestive, 
che  le  polenze  lulle  dell'  organismo  teneano  soggio- 
gale,  per  cui  gaslro-enleritide  con  secco  inlonaco  mu- 
coso  alia  lingua,  vomili  inani,  costipazione  fecciosa, 
tensione  addominale,  slimolo  a  rendere  le  orine,  fi- 
SOQOmia  ratlristala,  cefalgia  orbilo-frontale,  oppres- 
sione  di  menle,  respire  accelerate,  e  frequenza  freb- 
bnle  a' peisi  osservai;  oltre  I' allecchilo  doloroso  lu- 
more  all'inguine  deslro,  del  volume  quasi  d*  un  uovo 
d'  oca,  poco  renitente,  di  color  rosso-vivo,  che  dile- 
guavasi  con  larga  base,  e  che  i  caralteri  presentava 
riguardauti  I'  ascesso  flemmonoso.  Le  inignalte  all'e- 
pigaslrio,  ed  in  vicinanza  del  dolore,  le  bagnalure,  e 
7:  cataplasmf;  ammollilivi ,  le  medicine,  e  le  bevan- 
de  da  rinfrescare,  I'assolula  aslinenza  a'cibi,  ed  i  cli- 
steri  movenli  furono  le  prescriziooi  del  momeoto,  sea- 
za  mica  produrre  alcua  bene. 

Spunlava  il  quinto  giorno,  e  la  catastrofe  pafo- 
genica  prendea  piu  temibilc  stato.  La  notle  fu  irre- 
quieta  con  alterazioni  mentali,  alluciDsmenti,  e  sus- 
sulti  rauscolari.  La  flemmasia  gaslro-enlerica  persi- 
stea,  un  molesto  singulto  successe  a'  vomili  inani,  la 
fisonoraia  era  scomposta,  ia  voce  fioca,  il  respire  af- 
fannalo,  1'  eslremila  fredde,  i  poisi  piccoli,  bassi,  ed 
intermittent!,  e  la  trarobasciante  inferma  a'  conferli 
deila  religione  veniva  raccnmandata.  A  malgrado  di 
lanto,  r  olio  di  raandorle  doici,  «  locali  cataplasm^ 
lenilivf,  i  rubefacienti  agli    arti    iofred<iali,  i  clisleri 


187 
anlispamodici  si  prescrissero,  e  la  flemmonosa    estu- 
mescenza  progeltava  aprire,  perche  sollo  il  (alio   ce- 
devole  si  facea. 

i'ero  noil  si    cbiuse  la  sera  di  tal    giorno,  die 
per  premuroso  invito  bisognai  farmi  presto  verso  i'am- 
malala.  Vi  trovai  gli  aslanli  meravigliali,  e  dedili  ad 
ossprvare  con  islupore  sei   vermini,  che  vivi  da  una 
spontanea    apcrlura   dell'  inguinal'  enfiagione    aveano 
nscito.   Erano  fnsiformi,  di  color  hianco-rosato,  di  olio 
a    dicci    pollici    di    lunghezza,    col    diamelro    di    Ire 
linee   circa,  delli  lumbrici  da'  Latini,    ascaridi    lom- 
bricoidi    da'  Francesi,    vermi    Inleslinali  dal  Linneo, 
rundwurm  o  »puhvurm  da'Tedescbi,  compresi  gia  fra 
gli  enlozoari  della  specie  nematoidea  da  Zeder,  e  Ru- 
dolphi,  fra  i  cavitari  del  Cuvier,  che  elminli  per  la 
sua  peculiar    forma  dal    Dumeril  si  dissero,  che  fra 
la  qiiinta  classe  degli  animali  senza  verlebre  dal  La- 
marck, e  fra  le  cause  movenli  1'  otlavo  genere  delle 
gastrosi  dall'Alibert,  sono  noverati.  Osservalo  I'asces- 
so  vi  riconobbi  restremila  cefalica,  di  un  si  caratte- 
rizzalo    parassila,    impegnata  sul  piccolo    bugio  che 
gia  crasi  fatto,  e  tiratolo  fuori^  un'altro,  poi  un'al- 
tro,  ed  ud'  allro  ancora  ne   ravvisai  in  mezzo  I'  ico- 
roso  uraore  che  in    quell'  alio  ne  scorrea.  L'  aspetto 
dell*  ioferma  impertanto  facea  coraggio;  senlivasi  al- 
legerite  le    pene,  e  quiiidi    minorate  le    doglie  spa- 
smodiche,  cessati  i  singuiti,  mancale  I'enteropalie,  ed 
i  poisi  regolarmente  baltevano,  quantunque  da  cele- 
rita  febbrile    ancor    toccali.  Frattanto  un   buon  isca- 
rico  ventrale  poco  prima  era  suocesso  con  isviluppo 
dei  putirosi    gas    che  il  tralto  enterico    teneano  me- 
teorizzalo,  le  orine  piu  libere   scorsero,  il  calore  per 
r  inticro  corpo  equilibravasi,  tullo  nii^lior  condizione 
aoDUDziava. 


188  ^ 

Si  icnne  percio  pel  di  d' appresso  il  medesimo 
trallamento,  ed  injellazioiii  raollilive  si  fecero  sul 
cavo  deir  ascesso,  pria  di  essere  dal  solito  epipla- 
sma  riveslito;  ma  di  la  a  poco  irilervallo  nuovi  di- 
sturbi  enleropalici  si  avvisarono  pel  mdmeolo,  con 
nil'  iiuoffribile  peso  sul  fuoco  dell'  indicalo  ascesso, 
come  so  ( al  dir  della  pazienle)  le  budella  ne  veni- 
vano  fuori.  Era  senz'allro  I' accumulo  verminoso, 
che  man  matio  esilandosi  diedo  per  allora  dodici  ea- 
tozoari,  come  i  precedenli  dell'ugual  forma,  e  colore. 

Nfl  sellimo  giorno  I*  inguinal'  evacuazione  di 
essi  animali  non  si  slelte:  altri  quarantacinque  se 
n*  eslnisero  la  nolle,  durante  la  quale  nuori  piccoli 
disturbi  organico-mentali  si  affacciarono  di  non  tanla 
durata.  L'  ascesso  tramandava  frallanlo  sanie  biauoo- 
opaca,  Ifggermente  striata  di  sangue,  priva  d'  ogni 
sentore  di  materia  escrementizia  od  intestinale,  come 
prive  di  ogni  apparenza  verminosa  vedute  furono  tutle  le 
successe  anali  stercorazioni.  La  sera  fiaalmente  di  egso 
seltiino  giorno,  e  la  nolle  che  all'  otlavo  conducea, 
allra  considerevoie  uscila  di  luridi  entozoj  ebbe  luogo, 
senz'allro  turbamento  fisico-animale,  complelandono 
cosi  il  rilevanle  numero  di  ottantasei. 

Da  queiristanle  la  mediocrila  comincio  a  prender 
GOnsislenza,  della  gastro-enkToflogosi  non  sene  scorgea 
che  un  cenno  appena  ,  la  febbre  gia  rnostralasi  con 
aspetto  gastro-alasso-adinamico  fii  nulla,  ed  im  lan- 
guido  desio  si  avviso  dallo  stomaco  per  li  dimenti- 
cali  alimenti.  Quindi  la  tenue  nutrilura  si  presciisse, 
continuandosi  a  gradi  sino  al  quattordicesimo  giorno, 
Icmpo  in  cui  la  Barberi  s'  inlese  guarila. 

II  cavo  inguinale  astergevasi  dappoi  con  decozioni 
tonico-aslringenli,  che  fra  pocbi  gioriii  sanamente 
appianatosi,  libera    la    resero   ad  ogni  suo  ordinario 


189 
oprare  ;    ed  cTbbnncLo    accasciala  dagli  anni,   e  dalla 
raispria,  par  clio  f'acesse  una  vila  (ninima,  pure  dessa  fino 
al   privsenle  i;o(ie  proporzionala  e  relaliva  huuiia  salute. 

Quest'  osservazione  non  e  cerlo  da  spregiarsi 
rimpetto  la  scienza  che  mira  lo  studio  deli'  umana 
Scolecioiogia,  sia  per  Ic  singolarila  chu  da  per  se 
stessa  presenta  coll'  andamenlo  dimoslralo,  sia  per  le 
dcluciJazioni  che  ofl're  con  quanto  palogenicamenle 
vi  pu6  aver  connessione,  sia  [)erche  concorre  ad 
autcntic.irc  ben  pure  i  falli  ditll'  espurienza  ricevuli  : 
mollo  piu  che  meno  sorpretidenti  se  no  Irovano  Gn 
og;;i  publdicali  da  diversi  scrillori,  colla  sptTanza  di 
voler  sollovare  lui  leinbo  di  quel  velo  clie  gi'  inlimi 
processi  della  tiatura  tiene  ascosi  (3) . 

Ed  in  vero  se  per  poco  conleuiplar  si  volessero' 
Ic  lanle  fatiche  dal  Zoologo,  dal  Naturalista,  e  dal 
Medico  adoperale  per  la  ricerca  di  tulte  le  couoscenze 
che  detla  Scolechiasi  rigiiardano,  si  vedrebbe  coa 
quanlo  impegno  i  medcsimi  hanno  cercalo  dislrigarle 
colle  proprie  osservazioni,  per  I'  aslrusila  che  sempre 
preseulano,  e  perche  tullora  lulenebrale  dal  inislero  (4-). 

(3)  II  Dollor  Vundorberg  in  cirello  si  diede  a  proj^io  de- 
scrivcrc,  ncgli  annaii  di'lla  Sdciela  Medica  d'Anvers,  I' iiscifa 
d'  uii  sol  boinliriciiide  dall'  aiiollo  iiiguiiiali;  desiro  in  uii  iiDmo 
di  circii  U)  .iiiiii,  di  seguito  ad  uu' .isccsso  jivvlmiuIo  in  t.il 
liiogo.  II  Dollor  Maiigi'iiost,  nel  rapporlo  dei  Iravagli  della 
Sociela  Medica  di  Moiiliiis.  espose  pure  con  piacfre  i'  iiscita 
d'liii  siiiiil  VLTMio  cuUc  inarc.ic  elm  colav.uio  da  im' ugiial  nsressi* 
deir  ingiiiiic  drilto.  in  un  irulivhliio  di  anni  trciilaselle  ;  »'d  il 
Dotlor  Clianipionniihc.  nel  Gioniule  di  Mi'dicina  c  Cliinirgia 
pratlica  (b  I'arigi,  non  lascia  la  narrazione  di  un'aKra  posle- 
ma  inguinale,  die  ncll' aprirsi  ad  un' ulminto,  come  a' finora 
descrilli,   diode   iiscita. 

(i)  I  Signori  iJloch,  Brora,  Brcmscr  moslrarono  cerlo 
fra'  classici  piii  disliala  atlcnzionc.  27 


190 

Lungo  fosse  in  efiello  Y  esame  dell'  cscogitazloni 
falle  per  voler  iscoprire  1'  eliologia,  o  le  cause  efli- 
cienti  coll'  occnsione  delle  quali  si  possono  produrre 
gli  enlozoari  (5)  ;  e  se  partilamenle  far  rilevare  si 
volessero  la  diverse  opiniom  sollo  confusa  forma  espres- 
sate  air  assunlo  da  diversi  aulori,  fosse  ancor  lungo 
I'analijizare  se  delli  enlozoj  formansi  o  no  per  speciali 
combinazioni  (6)  ,  se  provengoiio  da  geimi  preesi- 
slenli  dappoi  sviluppali  (7)  ,  se  souo  innati,  e  Ira- 
smessi  a'  discendenli  da'  genilori  (8)  ,  se  risullano  dai 
vermi    esleriori    sollo  forma  di  larve  iogojali  (9) ,  se 

(a)  In  generale  i  cil)i  in  quantila,  e  non  di  qualitade,  con 
lultft  quanio  innove  Imbata  secroziune  mucosa,  principal- 
mcnic  iiei  <:oggelli  liiifalici,  ed  in  quelli  die  hanno  abilazioni 
Minido-fredduse,  si  rapportano  alle  cause  volute.  €io  che  il 
dotlo  Cruveilliier  combina  coll'  esqiiilibralo  polere  della  forza 
assimilatricc  riguardo  gli  elemeuli  ingcrili. 

(6)  Fainosa  quislioiie  in  lulti  i  tempi  di  vario  mode  in- 
Icrpelrata,  die  ba  d.ili>  Inngd  a  molle  cougellure,  ed  a  diversi 
ragionamenli  trascendcnl.ili. 

(7)  Opinione  del  Wagler,  Ueamur,  Rhoederer,  Ellmullero, 
e  da  niolli  altri  secondala. 

(8)  Vallisnieri,  Lcmery,  le  Gierdi,  Andry,  Biocli  lo  so- 
spetlaroiio,  avendosene  scoverto  nei  feti  a'  quali  era  gia  man- 
cata  la   luce,   secondo  dallo  slesso   Ippocrale  fu  osservafo. 

(9)  Linneo,  e  Scopoli  furono  i  prinii  a  crederlo.  Boerhaa- 
ve  vi  SI  uuiftirmava  coii  dire,  che  prendono  forma  diversa 
pel  divcrso  silo  che  viene  da  essi  loro  occupato.  Van-Doeveren, 
llidrmanii,  Hiifl'eland  non  peiisavaiio  diversamente,  e  cnsi  di- 
coiiu  varli  altri  che  preiidnno  a  par^igone  gli  elTelti  dei  Dilteri 

ullo  stomaco  di  ccrluni  erbivori,  e  quelli  della  Musca  carnaria 
iiiiu  ha  guari  dal  Berard  rapporlati  :  menlre  L'  Edwards  at- 
liibuisce  tali  meravigliose  metanioifosi  ad  un  alto  di  qiiella 
Oniiipossente  Irasftirniazione,  che  in  modo  quasi  simile  si  am- 
niira  iiclle  rane.  Epperi)  diclro  1'  esame  aualomico  dei  Signori 
Verncr,  Rudulphi,  lluopcr,  Laennec,  (Jloquet,  Joy,  Baillie,  cd 


6 


191 

nascono  per  pfTtitto  di  sola  morl)Osa  pulrefazione  (10), 
se  sdn  opera  della  forza  vilale  dalla  Chimica  viyenla 
rappiosciilata  (1  i),  se  derivano  da  pseudo-membrane  o 
villosila  iiileslmali  animalizzate  (12),  se  lirauo  origine 
d'  allerale  secrezioni  follicolo-mucose  (13),  se  si  produ- 
cono  sponlaneamenle,  od  a  somiglianza  degl'  iofuso- 
ri(l-l),  se  hanno  da  per  se  slessi  una  dislinta  gene- 
razioiie  (15),  o  se  lulto  dove  al)l)andonar.si  al  inislero 
deir  iiiestrigubile  arcano  che  qui  prosenla  ia  Qatura(16). 

allri,  rcsia  provalo  quanlo  disse  Bremsor,  die  i  Termi  cste- 
riori  cioe,  sou  ben  tliTcrsi  di  qiitlli  die  si  risconlrano  nel- 
r  uonio, 

(10)  Pensare  degli  aniichi  fiiio  da'  Itinpi  Ippoc.ralici,  e 
Galeniaiii,  c  dalla  mciite  di  certuni  inudenii  aoii  aucor  caa« 
cdlalo. 

(1 1)  Arjiomento  del  Broussais,  da!  Glisson,  Gorier,  Gri- 
maud,   Sdle.    Muiler,  ed  allri,  quasi  siipposlo  in  simil  guisa. 

(12)  Rilrovato  di  uii' aulor  Tedesco,  dal  Rtdi,  e  da  Aelio, 
e  Paulo  nncnr  Iravedulo. 

(13)  Hagionarc  del  Fodere,  dallo  slessn  Broussais  coll' idea 
della  preesislenle  gaslrocnlcrilidi!  consi'iililo,  ed  autorizzato 
da'  I'alli  die  presenlano  cerlune  iulestiiiali  allerazioiii  follicolo- 
mucose. 

(II)  Induzioni  ricavale  dall'  ingogiiosc  riccrclie  dei  Signnri 
Prieslpy.  Girord-liliaiilrans,  e  Fray,  e  da  Uudie,  e  Sanson,  ed 
allri  ciiiisenlile. 

(I."i)  I'aiiarpllo,  Sdiciicklo,  Forcsto,  Borello  ec.  li  lenncro 
per  vivipan.  lludnlphi  dice  prodursi  cumc  gli  allri  csscri  vi- 
vcnli,  perclic  proweduli  d'  orgaiii  scssuali,  come  fii  zoologi- 
caoKMile  diiiKislrato.  Goeze  ossiTva  di  esservi  ni'CBssaria  una 
doppia  C(q)iiia  piT  riri^llii.irscne  la  pidpaj^azinne.  Tissdl  asse- 
risce  aver  conlalo  piii  di  dicciinila  uova  iiell'  ovaja  d'  un  sol 
Lombricoide  fcnimina,  e  I'  assionia  IlarveY'iuo  amnielle.  L'  omne 
vitum  ah  oio,  die  all'  omne  tivum  c  vivo,  dall'  Okeu  In 
assimilato. 

(lU)  Cosl  SwammsrJam,    c    quaul'  allri    ei    arrestaoo  a 


Lungo  sarebbe  ratlendern*  la  sintoinalologia  che 
dislintameale  essi  enlozoari  polrebbero  presenlare(17), 
riiifluenxa  che  arrecar  possono  alle  svariale  organico- 
dinamiche-umorali  affejioni  (18),  le  conseguenze  che 
immaginariamenlc  vi  si  sono  allribuile(19),  e  per  fino 
Je  mal  supposle  benefiche  operazioni  clu'  muovere  po- 
irebbero  iu  pro  della  salule(20).  Finabiiente  assai  luii- 

t,' 

contemplare  le  cose,  che  si  credono  sotio  forma  arcana,  e 
che  solloponendosi  in  reslriltissinii  cancclli,  noii  iuteiidono 
interpelrare  mai  quanlo  sla  subordiiialo  a'  processi  che  fuori 
il  tipn  ordinaiio  palologicarocnte  opera  la  iiatiira. 

(17)  Si  sa  cnme  fulli  i  sinlomi,  che  si  allribuiscono  ai 
vprmi  inleslinaii.  spessu  possono  ini^aniiare,  e  che  praltica- 
meiiti!  non  si  sla  al  ci'ilo  se  non  quando  se  ne  vede  I'  uscita. 

(18)  Possono  conipiicarsi  con  quasi  tuUe  le  malallie,  e 
darvi  un'  .ispello  si  vaf,'i),  (rislo,  e  pernicioso  da  imbarazzarne 
il  diiignostico.  Vandeiihosch,  Van-Doeveren,  Ilufft'land.  Perron, 
DclaiMjqiie,  Oummelinck,  La  Mondiere,  e  divers!  praltici  lo 
coiiti'slano. 

(19)  Quant' esageiuzimii  non  si  sono  rapporlale  a' vermi  ! 
Biisqnilloii,  e  Serres  altiiituirono  1'  idrofubia  d'  un  ragazzo  al- 
I'  enlf  liiiinlide,  rnenir'  era  slalo  morso  da  cane  rabbialo.  Ve- 
di  kind  amiiieUcva  oslnizioni  verminose.  R.isp;iil  dicca  essere 
i  Lombrici  causa  e  priiicipio  d'  ogni  malallia.  Orlassin  slabilisce 
sopra  lali  cliTiinti  luUo  il  cardine  dclla  sua  Palologia  ;  ed  il 
il  I'rofi'sisdrt'  Biemscr  rapporia  esompii  ove  prallici  di  inerilo 
haiino  linanclii!  supposlo  coiti'  cffello  Tertniiioso  gli  accidenti 
cagionali  da  vioienze  esleriori.  Questi  paradossi  al  dir  del- 
I'  Alil)(!it  ril.irdano  il  progrcsso  delta  scienzu,  ed  influiscoiio 
alle  disparate  idoe  die  noi  sentiamo.  hi  fatli  il  Signor  Canni- 
n.ili  conid)he  un  uomo  di  rari  talenti,  spiegare  puhMlc.miente 
la  formazione  elminlica  in  diversi  modi,  lasciando  scnipre 
Convintii   r  udienza   di  qnanlo  difreronlcnieute  espoiica. 

(20)  Queslo  pensare  scbbpne  slraiio  alle  vedule  fininlogiclie, 
ha  pure  avuto  i  suoi  faulori.  Goeze  nell'  ammirazione  per 
r  universo,  cerca  provare  die  tutli  gli  fsseri,  fino  gli  elminti, 
hanno  relazione,  ed  ulilla  diicKa,  od  mdircUa  eoll'  uomo.  Butler 


193 

go  sarin  il  volerne  enumerare  od  analizzare  qui  (anti 
specilici  (21),  quelle  lanle  riserhale  ricelle  (22),  quelle 
soslaiue  lutte  in  somma  cho  empiricameule  o  con  re- 
gola  d'  arte  si  sono  impiegale  a  vicenda  per  dislor- 
naie  gli  eliniiili,  atlaccandone  lo  svduppo,  Ja  iiulri- 
lura,  "e  I'  eaislenza  denlro  1'  uomo  (23)  ;  o  I'inlernarci 
in  quelle  scrupolose  ricercho  di  come  si  possono  uc- 
cidere     e  cacciar<»    melodicainenle    dull'  animale   eco« 

prelendoa  esser  neccssarii  tali  vcrmi,  pcrche  sbarazzando  le 
iinpiirila  inlcslinali,  ne  soslengoiio  la  peiistalticila  ;  e  Tame-; 
rifaiio   Hii.hIi   ikui   dlssoiiliva    =)   sliavagaiilo  opinioiie. 

(21)  Le  opere  degli  aiiliclii,  e  de'  secretisli  fan  fuKora 
tesliiiiiiriiaiiza  del  S'.ipposli  rimcdii  che  si  slimaroiio  fino  al 
supnslizioso  per  le  aiitelininticlic  virlu.  Se  ne  pno  curiosare 
la  iisia  neir  opera  di  Breinscr  coil' aggiimle  del  IJIainville, 
ollre   ai   lai.li    lorfnolarii   cli'!   ne  Irascrivuni)  all'  uopo. 

(22)  Noil  vi  iia  malallia  coiiiro  la  quale  si  specularono 
tantr  licfllc.  qiianio  conlro  I'  enli'liniiitia<i.  La  Terapeulica 
niudcrii.i,  ahbcnclie  piii  laginnala.  noii  lascia  cennante  ben  mol- 
te,  cnmit  lu  stesso  Diziunario  del  Varsuviano  DoUor  Szerlecki 
fa  riniarcare. 

(23)  or  insegnamenti  degli  scienziali  nell'  Elminlologia, 
fi-a' qiiali  i  DoUori  Meral.  e  De  Lens  son  da  conlarsi,  aniinet- 
loiio  potcrsi  i  vcrmi  dislriirrc  in  vario  modii,  c  priiiclpalm»nle 
cnn  mezzi  Meccaiiici,  Acri.  Aiii.iri,  Minerali,  AsfiUizziinli,  e<l 
Indigeslivi  :  per  come  legiegio  Prnfessure  Fulii,  il  di  ciii 
valore  non  e  poco  nelle  iiivestigazioni  delle  mediche  verila, 
facea  apjircndiTe  alia  sliidinsa  gmventii  :  menlre  Tiiomson  ri- 
nies9f>  aveali  solo  a' pnrgalivi,  a' spocifiei,  ed  a' corroboranti. 
Si  ricordano  a!  pidposilo  i  travagli  del  IJolognese  Dollnr  (iaziii, 
nel  niiirnale  ili  iJnixelles  dcll.ii;liati,  snll'  efficacia  di  varie 
gosl.iiize  aiilelniiiiliclie.  ed  i  lisollali  favorevuli  ollenuli  coUa 
Sanloiiina  scoverla  da  Kalilcr  di  Dusscldorf,  poi  Irovata  da 
Aim  di  Meclpniborgi>.  sindiala  eon  p.irtieolarila  da  li.ilrler 
non  cbo  da  ObenulDcilT,  ed  in  oggi  d.il  r.irmacista  d' Aurill.' , 
SioiiorG.iir.ini  cediimnicaiiienle  oUenula  dal  semco  contra  d' AL[ 
sollo  forma  bruua. 


194 

Forget  uon  vede  nella  febbre  lifoide  che  un 
enlerile  follicolosa,  una  flemmasb  dei  follicoli  inlc- 
Stinali,  nella  quale  la  lesiune  inleslinale  e  il  caratiere 
fondamenlale  della  malallia  ;  quesia  lesione  e  assai 
probabilinenle  priiniliva  ;  se  essa  e  secondaria  noo 
puo  assomigliarsi  agli  esantemi  febhnli  massime  al 
vajuolo  ;  pnmitiva  o  secondaria  la  lesione  inleslinale 
reciama   essenzialmenle    I'  altenzione  del   pralico  (1)  . 

Lasciaodo  la  doltrina  della  flemmasia  applicala 
alle  lifoide  viene  innanzi  la  leorica  che  posa  sulle 
alterazioni  umorali.  La  bile  per  la  sua  presenza  nel- 
rinteslmo  e  per  il  suo  passaiigio  nel  sangue  deler- 
miua  la  Tifoide  a  della  di  Stoll  e  di  de  Larroque 
Beau  Piedagnel  fra  gli  scrillori  del  giorno  ;  la  Tifoide 
ha  il  punlo  di  parlenza  nelC  inlKslino,  i  sinlomi  pri- 
raitivi  non  dipendono  d'  una  flogosi  inleslinale  ma 
d'  uno  slalo  saburrale  delle  prime  vie,  d'  una  bile 
acrimoniosa  che  altera  la  mucosa  inleslinale  nei  luo- 
ghi  non  prolelli  dalle  mueosila;  passando  nel  lorrenle 
circolalorio  con  o  senza  il  delrilo  delle  piagbe  che 
produce  nell'  inteslino  va  a  delerminare  grandi  disor- 
dini  in  lutti  gli  apparecchi  e  le  feoomenie  atassiche 
adinamiche  pulride. 

Molli  clinici  moderni  ripelono  le  febbri  tifoidi 
dall'allerazione  primiliva  del  sangue,  Bordeu  gli  argo- 
menti  i  piu  numerosi  porgeva  a  quesia  verila  scien- 
liGca,  Andral  nei  suoi  posilivi  travagli  di  Emalologia 
dice  che  se  la  diminuzione  della  fibrina  non  esisle 
necessariamente  in  alcuna  piressia  e  cliiaro  che  non 
e  in  quesia  allerazione  del  sangue  che  bisogna  siluare 
il   punlo  di  parlenza  di   tal'  ordine    di    malallie  ;     ma 


(1)  Forget  trailc  de  1'  enlerile  follicuieiise  p.  521   547. 


193 

scml)ra  chiarissimo  che  la  causa  specifica  che  gli  da 
nasomienlo  Hgisce  sul  sangue  di  guisa  che  lende  a 
distrurvi  la  materia  sponlaneamente  coagulabile,  menlre 
la  causa  che  produce  le  flemniasic  vere,  Irndu  a 
crearu  iiel  sangue  una  nuova  quanlila  di  qursla  nuilcna. 

Piorry  dopo  Uordeu  .losliene  che  la  Tifuidc  e 
un  composlo  di  diversi  slnli  organo-palolngici  clio 
lo  slalo  febbrile  e  le  iesioni  analoiniche  non  possono 
essore  confuse  nello  slesso  sludio  palulogico,  e  bisogna 
dislinguere  i  fenomeni  generali  che  allribuisce  alia 
selticoomia  e  quelli  che  risuliano  (i,ille  infiammazioni 
inlesiinali  ;  gli  allri  slali  orgado-palologici  sono  le 
.lilcrazioni   della   milza  del   polinone    del   sangue. 

Dalle  osservazioni  cliniche  raccolle  in  Sicilia 
pitlrcbbe  dirsi  che  la  Tifoide  e  nel  numfro  di  quelle 
febbri  nelie  quali  la  causa  del  moviraenlo  febbrde  non 
ha  polulo  essere  delertninala,  e  quindi  segueudo  piij 
gli  essenzialisli  che  i  localizzalori  merila  il  nome  di 
febbre  essenziale  ;  che  il  sangue  e  le  funzioui  del 
sislema  nOrvoso  cerebro  spinale  sin  dapprima  allerali 
si  moslrano,  e  sono  I' origine  della  maggior  parte  dei 
sinlomi,  e  che  costituisce  una  tnalattia  a  delermina- 
zioni  morbose  numerose  fra  le  quali  lo  piu  coslanli' 
si  elToltuano  sulla  mucosa  iuleslinale  (1)  . 


(1)  Non  ho  scrillo  1'  arliiulo  Anatomia  Palologica  della 
Tifiidi"  Ji  Sicilia  pcrclie  poclie  nrcropsic  ho  fatlo  su  tale 
malaltia  clii;  non  possono  preslarsi  a  delle  generali  dedu- 
zioni,  ma  da  qiiantn  lio  osserrato  pare  in  Sicilia  spcsso  alia 
lesione  carntlcrislica  delle  glandole  di  Pcycr  collcgarvisi 
uno  slalo  fliMiimasico  intrslinale,  e  una  sofferenza  all'  apparcc* 
chio  della  secrezione  biliare. 


196 

nicameiile  avveniilo  sulla  slessa  enlerica  fil)rillare  te- 
stura,  col  propno  vermicolar  mnvimeulo  che  fecero 
vi  si   Irasporlarono  a!  di  fuori  (29)  .  ■ 

I.  Che  passali  cosi  in  alioiio  abitacolo,  affacciano 
1'  idea  di  polersi  probabiliHente  ancor  in  queslo  luof;o, 
a  somiglianza  degli  amaslozoarii ,  da  per  se  molli- 
plicare  (30)  . 

5.  Ghe  un  processo  irrilalivo  producendo  verso 
r  anguinaja  dritla,  quel  flemmone  vi  slahilirono,  da 
dove  per  mezzo  della  fallasi  suppurazione  n'  ebbero 
uscita  (31) . 

Quest'  uscila  pero  non  ammetle  nel  fallo  in 
esame  diabrosi,  perforamenli,  od  ulcerazioni  per  fame 
supporre  il  meraviglioso  passaggio  al  di  la  dell'  or- 
dinaria  sua  residenza  inleslinale,  per  come  si  cr<'de- 
rebbe  a  prima  vista  d'  alcuni  (32) ,  giacche  dessi  non 
1-  ib 

(29)  L'  assolula  niancanza  d'  ogni  esalo  cscreineiitizio 
dalla  successa  ingiiinaie  aperlura  ne  conchinde  a!  prnposilo  ; 
moltopiu  die  I'  Analoiiiia  I'alnlogica  f*e  lia  piiinamciite  prova- 
lo  il  rammollimento  capace  a  rcndere  non  resisleuli,  e  por- 
meabili   i  IhssiiIi   palni^onicamenle  viziati. 

(30)  La  niuiia  cdmpaisa  elminlica  per  la  via  anale,  allor- 
che  terminafa  I'  enterica  spasmodia  le  copiose  evacuazioni  slor- 
corali  si  fecero  :  la  dimora  siipposla  degli  elniinli  fimri  gl'  in- 
lestini  nell'  alio  chft  il  flemnionoso  ascesso  a  causa  <lelli  slessi 
si  slabiliva  ;  e  1' esistenza  degli  oigani  geiieralori,  gia  in  essi 
elminti  ravvisala  (non  diibbiamenle  come  L' llombergiana  ini- 
niaginazione  assentava,  ma  con  rilevabile  sesso  divijio  per 
ognun  di  loro  )  permelleranno  tale  non  sprcgevole  coiigeUuia. , 

(31)  Se  non  hanno  gli  elminti  in  parola  la  forza  perfo-, 
raliva,  come  comunemente  si  credc,   cerlo  col   propiio  litillare, 
causa  si  fanno  di  evideiilissimo     stimolo    capace    di  pioJiirrc 
flogosi,   e  suppiirazioni.  , 

(32)  In  circlto    Paolo    Guersent,    Gaullier,    de  Claubiy, 
Laenacc,  Lapelletier,    ed    allri    novelli  osservatoii  rapporlauo 


197 
essendo  provvisli  di  pungiglione  (33),  paragonabill 
non  sono,  come  dice  Blainville,  a'  vermi  terreslri  che 
coir  eslreinila  cefalica  bucano  la  terra  umida  quando 
a'  mudesimi  piace,  ne  assomigliar  si  possono  agli 
Echinorinchi  del  porco,  od  al  Lumbricus  effractorius 
a  cui  suol  attribuirsi  tanto  polere  ;  ma  annunzia  un 
semplice  interstiziale  trasporto  attraverso  1'  enterico 
raininollimcnlo  di  gia  avveralo  (34)  ,  il  che  lo 
esperlo  Signor  Mondiere  fii  parimenti  a  provare  fu  coa 
propne  osservazioni.  Per  cui  i  preclari  Roche,  e  Sanson 
dissero  alia  meglio ,  qualmenle  «  Quelques  auleurs 
»  onl  cru  que  les  vers  pouvaient  bien  avoir  perfore 
))  I' inleslin,  mais  aujonrd' hui  que  1' on  salt  comment 
B  s'  opereiil  ces  perforations,  personne  ne  croit  plus 
))  a  de  pareilles  erreurs.  «  Ed  il  disliiilo  mio  amico  • 
e  corrispondenle,  DoUor  Lucas  Cliainpionniere,  nel 
suo  lodovnie  Giornale  accerta  come  «  La  plu-part 
»  dcs  llelminlhologistes  paraissent  d'  accord  pour 
))  dire  que  la  forme  de  la  bouche  dii  Lombric  n'  est 
»  pas    disposee    de    maoiere    a   trancbur    des  tisius 

sppciali  falti  di  pcrforamenli  vcrminosl,  mcnire  da  Riidolphi, 
Brcmser,  Gniveilhicr  i;  da  varii  bon  disfinli  scriltori  assoiuta- 
meiile  si  iiegaiio,  polendo  solo  avverarsi  cio  per  liitt'altra 
coiitiii<ri>nza  rnorboaa,  come  iiei  casi  accaginiiali  dalia  liflica 
entorile,  ilestramcnle  descrilla  dal  disliulu  Dollor  Burne,  po- 
irchbn  awciiire. 

(33)  Socuiido  ipolclicamenle  dail'  Aliberl,  e  seguaci  si 
assonlnva. 

(31)  Verila  drll'  Analomia  Palologica  rivelata,  in  favor 
dclla  quail!  si  ricordano  le  osservazioni  dci  Signori  Seslier  ft 
(lainerer,  dal  Dnllor  G.  Andra!  rapporlale.  Tale  rammollimento 
poi  si  e  conosciiilo  amor  parziaiio,  o  circnscrillo  a  piccolo 
piastre,  che  per  solo  elTello  di  minor.ila  fibrillare  coiisistciiza 
pu6  pure  aver   ludgo,  come  puossi  dire  pel  fallo  in  esame. 

28 


198 
■»  sains  ;  mais  quand  ces  Ilssus  sont  rammnllis,  i1 
»  n'  est  pas  impossible  que  1'  effort  du  ver  ail  pour 
s  effet  la  dechirure  de  1'  intestin,  qui  alors  lui  livre 
M  passage.  »  Cosa  al  dir  di  W.  B.  Joy  ammessa  ai 
tempi  di  Wichmann,  Bianchi,  Rudolphi,  Bremser,  e 
Plalero,  ed  al  di  d'  oggi  non  piu  contraslata  (35)  . 

II  melodo    curalivo  poi  teuulosi  per  riballere  la 
patogenia   della  Barberi,    nieote  altro  finalmeate  di- 

(35)  Won  appena    avea  pensato  esporre  la  descritla  os- 
servazione,  die  iin'  altra  bizzarria  verminosa  mi  venne  in  fatto 
di  nolare  a'  10  Agoslo   1850.  sur  iin  pnvero  fa  legname  Sai- 
vadore  Siracusa,  inleso   Pallotta,    della   mia  patria  Palazzolo. 
Egli  a  quaiilo  dicea,  senza  causa  apprezzabile,    nei  primi  di 
es9()  mese,  verso  !e  ore  pomeridiane,     prov5    dolori  vaghi  ai 
bas80-venlre,  con  bruciore  all'  eslercorazioni,  che  vi  lasciavano 
gran  prurito  nelle  parti  deretane.    Di    la  a  quallru  giorni  ri- 
seiiii  forte    irritazione     viscerale    con    fcbbre,  e  con  (anto  di 
caliire  da  fargli  aTidaineote  Ir/ingiiggiare  la  neve.     All'  oltavo 
giorno  dell'  apparso    dis.ivvanlaggio    ardor  di  fuoco  avverli  in 
vicinanza  dell'  ano,  cbe  nt-l  peniieo  curnspondea  a  sinistra,  e 
dopo  r  intervallo  di  Ire     a    qualtro  ore,   uii  umido  vi  senliva 
col  tocco  della  mano,   jier  cui  dalla  moglie  iie  fii  fnlto  diret- 
tainenle  esaine.  Vi  scopr'i  alia  dislania  di  circa  due  dila  tra- 
svtTsi  deH'orificio  anale,  un'  inaspeltata  csnicerazioiie,  che  poi 
conobbi  aversi  innoltrato-a  Iraverso  11  muscolo  coccigicutaneo- 
sfiiilere,   da  dove  piccolissimi     insulli   biaocaslri   pullulandu  si 
moslravnno  verso  fuori.    Erano    gli   ossiiiri  verinicolari   prove- 
iiienti  dall'  iiileslino  relto,  die  per  I'  avveiiulovi  esulccr.imento 
scendevano  in  tale  luogo.    Gli    ungiraenti  coll'  ungui'iidi   mer- 
cunale,  e  le  sciringale  fatle  con   decozioni    di    pianle   amare, 
il   fomile  elmiiilico  iie  dislrussero  ;   ma    I'  oslinalo,   e   prolallo 
infiammamcnlo  gaslro-enterico,  gia  avvenulo  sopra  un  snggello 
vinlo  pia  dalla  niiseria,  cbe  daH'alrocila  morhosa,   col  coner 
di  allri  giorni  lo  fece  morire.     Quest'  allro    esempio  fratlanto 
non  fa  se  non  autcnlicare   le  consegULMize    cbe   ne   risenlono  i 
lessuti  viventi,    quando    soprafTalli    da  special  modo  irritalivo 
provocano  le  alterazioni  ceonatc. 


199 

tnoslra  all'  inFiiori  dl  qusnto  viene  dall'  esperienza 
slal)ilil(i,  (li  noo  esser  cosa  necessaria  cioe  adoprarsi 
C(»nlro  ^li  eiili'iminii  spociale,  o  direUo  Irallamenlo 
sollo  forma  vcnnifuga,  o  vermicida,  dapoicche  sla 
desso  sempre  raai  poggialo  alio  stato  alluale  del- 
r  orgaiiismo  che  sofTre,  ed  al  peculiare  carallere  di 
sua  indica/Jone  (36)  . 

Oiiesle  considerazioni  dunque  io  presento,  Vir- 
tuosi Accadcmici,  non  come  infallibili,  ma  come  un 
modo  <li  vrilcre  Ib  conoscenzc  che  sj  domandano  ia 
un'  arlicttio,  ove  sempre  mai  si  va  tcnlonando  per 
gli  al)i)agli  lemili  in  si  reconditi  process!,  che  a  se 
riscrva  la  iislora  (37)  ,  col  convincimento  che  a  nulla 
gioveraiino  gli  esami  che  nguardano  la  salule  del- 
1'  uomo,  se  non  sono  a  vantaggio  della  scienza  illu- 
slrali  :  esspiido  assai  giuste  ie  parole  di  chi  disse  : 
))  Ori(jo  Medicinae,  el  quid  quid  solidioris  eiden 
))  ineslf  expcrieniia  potissimum  prooenil.  «  Baglivi. 


(36)  Piiossi  A'nc.  al  propnsHo  che  li  diela.  gli  anl' irri- 
talivi,  e  jjii  oliiisi.  aiitclininticamonlc  iiella  Barbori  opraroiio 
perchc  aiinllflli  alle  circoslaiize.  <l<>l   male. 

(in)  1/  osstTwizidiic  ili'l  Uollor  Viuidcrh.irrli  per  qiiaiito 
ammiri'viil  fussft  stil  cdiiId  dell'  iimaiia  (diiiinlolnijia,  ci-ri-)  non 
C  paragnn,il)il('  alia  qui  rflpportala,  nui\  l.inlo  (wrclie  1'  uscita 
d'  nil  sol  ^omilolo  venniiiuso  aiiiiunziava  da  un'  iiididenle  siip- 
puralo  injiuinaic!  liinKire,  ma  porclii;  il  in.ilon'  d.i  taiili  posilivi 
sconcerli  fisico-organicotliodniici  non  fii  cortpgj»ialo. 


RILEVANII   OUGHITIDI 
DA  CAUSA  SFECIFICA  IiNFERITE 


Le  Pralicien  doil  9'  habilucr  a  suivrc,  a 
analyser  les  effols'  que  tous  Ins  corps 
envirunnanls  prodiiisenl  sur  1'  liorn- 
me,  cl  a  reconnailre  sur  quels  orga- 
nes  ils  porlent  specialeineiit  Icur 
aclioo. 

Begih 


_Je'  primi  Maggio  1832,  un  cerlo  D.  P.  facccn- 
diere  di  campagna,  vedovo  e  padre  di  fainigiia,  di 
56  anni  circa,  di  lemperamenlo  saoguigno  nervoso, 
di  buona  costituzione,  e  disposto  sol  qualche  volta 
col  variar  delle  slagiooi  a  dolori  reumalismali  ,  per 
carnale  congiungimento  con  feoimina  da  mal  vcnereo 
conlagiata,  soiTri  dope  lo  stadio  iucubativo,  forte 
fltisso  blenorragico  con  lulti  i  sinlomi  dell'  acuta 
iirelrite.  Dalosi  alia  soffercnza  per  parecchi  giorni, 
affin  di  -ion  porlare  scandalo  in  casa,  penso  coufidarsi 
ad  ua  suo  fratello,  che  per  coadjuvarne  la  riserbalezza 
presso  ua  veado    ciarlc  secretista  io  condusse,  colla 


202 
lusinga  di  veRir  prestamenle  da  si  afilillivo  iocom- 
modd  guarito.  Per  far  preslo  aJ  improprii  mezzi  ame- 
lodicamenle  fu  soUoposlo,  e  qtiindi  per  imprudenlis- 
siroa  soppressione  del  mentovalo  fliisso  urolrale  (38), 
dappriiiia  leggiero  ingorgo  verso  I'  anguinaja  sinislra 
venne  a  provare,  e  poi  irrilamenlo  al  caoale  deferente, 
air  epididimo,  ed  al  leslicolo  di  esso  lain,  apporlan- 
dovi  dolorosa  lensione,  con  posilivo  lurgore. 

In  questo  slato  cliiamala  la  mia  ciira,  vi  conobbi 
forle  didimo-orchile  con  irradiazione  flogisliea  nelje 
parli  vicine,  e  rapporlalomi  qiianlo  ho  gia  descnllo, 
il  rigoroso  metodo  aotiflogistico   senza  perder  tempo 

(38)  Si  e  da'  dotli  osservalnri  Monteggia,  Riclicrand, 
Roche,  .Sanson,  1'  annolalnre  del  Lagneau,  e  varii  allri  rai;io- 
nalamenln  pensalo,  iioii  doversi  a  ripcrcussioiie  di  scolu  hie- 
norr.i^ico  allrihuire  I'  ingorgo  leslicolare,  volgarnienle  dello  col 
nome  di  gonorrea  rieiilrala.  giacciie  tale  scolu,  noii  per  allro 
viene  meiio,  se  non  per  effollo  dell'  iirilaxidoe  assai  viva  sla- 
bililasi  sopra  orgaiii  lanto  sensihili  d'  atlirarne  ngni  polire, 
facendovi  succedere  qiianto  il  rispellahile  vecchio  di  Coo  fece 
sentirc  a  noi  rolle  parole  c(  Dnobus  dolorilius  siimil  oboitis, 
vehemeidior  ohsairal  uUerum.  )i  Imperlanlo  sembrami  iion  po- 
tersi  mellere  in  <lidibio,  che  1'  assoluta  niaiicanza.  o  la  pro- 
cacciala  perdilu  di  esso  scolo,  maiilener  piio  delto  ingorgo 
quasicche  stazionario  e  concentrato,  mentre  la  escrezione  urelraie 
in  disamina  servirehbe  come  eailo  benciico  in  favore  della 
teslicolare  risolnzione.  Quindi  gindicai  imprudeiite  1'  isloolanca 
soppressione  del  flusso  blenorragico,  nel  case  die  scrivo,  per- 
che  le  Medicine  in  lempo  inopporluno  con  tale  scopo  local- 
mente  adoperale,  di  potenlii<sirno  slimolo  si  resero,  per  non 
aver  prodollo  il  salular  effi'tto  che  conlro  uo  si  cruc- 
cioso  malor  intendeasi  portare,  per  cui  la  secca  urelraie  iofiain- 
mazionc  arrecava,  ch'  estralimitando  a  minacciar  si  fcce  con- 
seguenze  falali.  Cio  che  in  casi  simili  da'  sostcnilori  rncdesi- 
nii  del  metodo  anlibleiiorragico  ahortivo,  tali  che  Ricord  ed  i 
seguaci  del  Carmichael,  non  si  lascerebbe  di  confulare. 


203 

no  fii  adnperalo  (39).  Superala  sifTiiUamenlc  I'  .initezza 
del  male,  con  I'  msislenza  dei  brti^tii  rilassalivi,  delle 
hevande  leggiermeiile  nilrale,  e  dei  calaplasiiii  am- 
mollilivj,  r  ingorgo  teslicolare  ne  fu  meno,  lo  scolo 
goiiorroico  ricoinparve  ('lO)  ,  e  cosi  andossi  ordinala- 
menle    finlanlucche    le  applicazioiii   salurQJne,  le  so- 

(39)  Comecclie  con  isppcial  gradlfnonlo  si  arcnlsero  in 
prnlicu  j;!"  inscjiiiaiucali  del  I'rofessore  I'arigino  dell'  Ospidaie 
Val-(li'  Grace  ( liroiissais  )  ,  segiiili  fin  d'  allora  con  successo 
ila  Lalleniaiul,  e  qiiiiidi  da  molli  scnipolusi  osscrvatori,  ondc 
coiiiballtTsi  ii-  fliigisliche  conspguenze  iiei  tessuli  libro-vascniari 
dei  ijii.iii  qui  si  liciie  ragioiio  ;  cosi  oltre  il  generaic  salasso 
del  |)i*'de,  buoii  numero  di  migualto  localinciilu  a|i|ilicar  feci, 
per  vmcere  la  parziaria  iperemia  morbosa.  I*ero  in  oggi  dieiro 
discnssioni  siiccesst'  innaiizi  la  didla  Fraticpse  Accademia,  fra  i 
chiarissinii  dnllori  Rochoux  e  Vulpcaii,  e  vcniilo  quesl' iillimo 
pill  r>'lict.-(neiite.  cd  in  brevissiino  spa/io  di  h^Mipi)  a  guariro 
dair  Orcliile-bli'iiorragica,  coll'  opera  dclla  si)la  piinzionc  ilel- 
1'  ingorgala  tunica  vagiuale.  iiinlle  porsonc  da  lanto  spiacevole 
inc(uniniido  lormenlale.  Cio  die  oIltMicr  inlcndea  il  H.inileus 
colla  sua  acii|iunlurd.  Lid  il  riuoinalo  Chinirgo  Sigunr  Vidal 
I  De  Cassis)  noil  ha  lascialo  paninenle  iiiciderc  con  profilln, 
e  senza  tema  alciiiia,  la  liinipa  alliui;iiH>a  in  coloio  die  lian- 
no  di  gia  snlferln  I'  Ordiiliilc  p.irciidiiinaldsa  AH  I'liidilo  hulinr 
CuUcrier  rrattaiito  non  era  sl'uggila  qnesla  pralica  saliilare, 
ed  allorclie  viiolar  voica,  dalla  raccolla  palologica  serosa,  la 
tunica  vaginale.  la  punzinm-  sei;uiv'a  con  dellc  indoiliclie  coni- 
pressioni,  dal  Prufusaorc  Fricke  gia  per  la  prima  volta  ado- 
peralc. 

(10)  Ij' inlrodnzinne  della  candelella  per  1' urelra,  1' ino- 
culazione  diiila  (ii.ilallia  ^nnorroica,  1'  iniiucrsione  hdl'  ncqua 
di  calce  <lt'|lo  scrolo.  e  l' applicazione  dcH' ungiieiitu  di  Lypla 
suir  eslreinila  iirelrali!  socondo  i  melodi  di'i  Sigiiori  Drcinilldd, 
Ilirscliel,  Viigi'l,  e  C'lupcr  A^lliy  escngilali,  coll'  idea  di  ri- 
cliiamare  il  sopprosso  scolo  bloiiurragico.  non  i' ho  ntui  nsalo 
jierdic  soggclli  a  nmlle  ragioiiate  ecccjioui,  come  il  DoUor 
CuUericr  ba  pure  cuuliflalu. 


204 
stanze  jodiche,  e  gli  opporluni  injellamenli  urelrali, 
ogoi  ulleriore    morbosa    appendice  dislruggendo,   ri- 
raetlere  fecero  dello  iodividuo  all'  esercizio  campeslre 
come  prima. 

Fin  qui,  o  Signori,  le  circoslanze  descrilte  non 
presetitaoo  alcun  che  di  nnovo,  e  par  che  veramenle 
oziosa  DC  sia  stata  la  tiarrazionc,  se  non  iiitendessi 
metlere  a  conto  le  seguenti  cose. 

Si  Irovava  innollralo  il  mese  Setlembre  dello 
slesso  anno,  quando  da  parte  del  dello  D.  P.  fui  con 
premura  ricercalo.  Egli  voniva  dalia  campagna  Fur- 
mica,  tenere  di  Nolo,  dove  col  di  lui  figlio  S.  ed 
allre  persone,  addello  aveasi  a  far  una  gran  telloja 
di  canne  (arundo  donax  Linn.)  ,  ed  a  pulirc  qtiesle 
dalle  fronde  deilu  qiiali  erano  riveslile.  Moslravann' 
quindi  un'  enorm'^  mluraescenza  ambi-leslicolare  che 
duri  facca  i  lessuli  di  lali  organ!  come  pielra,  e  lo 
scroto  arpro  e  squamoso  come  da  corpo  cscarolico 
toccalo  ;  sonza  che  peio  nuova  causa  di  naccenzione 
venerea  si  fosse  sospellala. 

Nondimaiico  porlando  menle  alia  sofPerla  prevenliva 
afiezione,  alia  scnsibilila  dcgli  organi  inleressali,  e  la 
lendenza  che  aveascro  polulo  acquislare  ad  infiammarsi 
6oUo  J'  influenza  d'  imperceltibili  cagioni,  scmpre  mai 
a  replicar  mi  feci  il  melodo  anliflogislico,  con  di- 
sporre  la  pronia  applicazione  di  piu  mignatte,  clie 
col  mezzo  dt^f  epiplasmt  malaltict  gran  copia  di 
sangue  Irasscro  fuori  (^\)  . 

(4!)  OKrecche  i' cperionza  ha  generalmente  coiifirma(o 
1'  efficicia  degli  a!)bnn(laiiti  salassi  incali  nei  casi  di  Didiino- 
Orchile  (  pur  in  oggi  dalle  disliiile  osservazioni  dei  Signori 
Dupiijlren,  Devergie,  MangisUi.  Culierier.  Conper  Asllcy, 
Grrdj,  e  Dcsriielles  tanlo  raccofiiandati)  ;  non  convienc  tenor 
soKo  silenzio  (jiianlo  alfri  valenti   pralici  han  prcscrilto  a!  caso. 


205 
Al  quarto  giorno  dell'  apparso  incommodo  fral- 
tanlo,  visilaodo  il  1).  P.,  vi  rinvenni  nella  casa  iin 
secoiido  lello,  che  occupavasi  d'  allro  mal.ito.  Era  il 
di  liii  figlio  tj.,  che  la  sera  riloniato  daila  cumpagna 
Furmica,  Irovavasi  ridotlo  anche  egli  di  mala  salute. 
SoiTriva  pure  bilaterale  Orchilide,  coll'  iiiteso  tormen- 
tevole  enfiamenlo  sulle  parti  corrispondenii,  e  le  leg- 
gieri  escaroticlie  impression!  alio  scroto.  Alle  insi- 
steuli  domande  che  gli  feci,  ail  oggelto  di  rilevarne 
la  cagione,  noii  si  sletle  di  appali-sarmi,  che  in 
Giugno  <li  quell'  anno  sedollo  da  impura  donna,  venne 
da  blenorroa  virulenla  conlagialo,  della  quale  gua- 
rito  aveasi  per  opera  d'  un  Farmacisla,  che  gli  appre- 
slo  qtiallameoto  le  medicine,  da  inu  ^lesso  prescrilte 
ad  un'  allro  soggetlo   per  simile  Cii.sD. 

Kaflorzalo  cusi  il  sospetlo  sulla  prosiipposla  agoa- 
scenza  di  tale  mfermila,  il  saputo  Iratlamento  depres- 
sive indicai,  prmia  di  prescrivore  la  cura  addella  a 
guanre  \\  vizio  radicale. 

Eppero  non  appena  delerrainavami  presso  allri 
infermi,  che  con  sollecita  inchiesia  fii  portato  ad 
osservare  un  certo  Matstro  Bernardo   Bosco,   uomo  di 

II  Doltor  Vaillemicr  per  sopirne  il  dolnro.  la  compressa  ba- 
giiala  ili  puro  Laudano  presciivca.  come  rdlliiTgill  dell'  oppio 
serviasi;  Larrcy  della  faiiella  imbeviila  coll'  olio  di  camomilla 
caiifurdtu  ;  Simgy.  per  allri  riflessioiii.  della  seinplico  fald.i  di 
cotoiie  ;  I>ondy  del  ghiaccio  pestato  ;  e  Bovisson  del  clorofotme 
per  olleiienic  la  nnrcoli/z.ixione.  Nnn  imperlanio  la  comiircssa, 
sccondo  il  melndo  del  hoUnr  Fiicke  D'  Ambnrgo  modilicalo, 
ed  air  uopo  dai  Sigiiori  Kocli,  Uicord,  ed  allri  prnpMslasi 
conlro  r  iiigorgo  esislciile  nella  Didiino-Orcliile,  mi  e  riuscila 
assai  piu  giovevolt;  allorcbc  iielle  lisle  compressive,  invecc; 
deir  empiaslro  inerciiriale  di  Vico,  un  cerollo  composlo  di 
joduro  di  piombo  coll' estrallo  di  Belladuniia,  e  di  cicuta,  vi 
bo  sostituito.  29 


206 

sua  natura  gioviale,  di  breve  statura,  di  60  anni  circa, 
di  temperamenlo  nervoso,  dedilo  alia  pesca  nelle 
acque  doici,  e  chw  ia  quel  giorni,  con  i  sopraindi- 
cali  soggetli,  alia  costruzione  della  letloja  in  Furmica 
aveasi  adallato.  Paliva  ancor  cosliii  dolorosa  coosi- 
derevole  Orchionzia  accompagnata  da  scalfiHure  alia 
borsa,  le  qiiali  eransi  accresciule  a  dismisura  medianle 
il  lalte  del  litimaglio  caracia  (^Euphorbia  Cyparissias 
Linn.),  che  adoperalo  avea  slollamentc  collu  speranza 
di  scacciarne  il  male.  Giuravami  noii  aver  forvialo 
mai,  onde  sospeltare  conseguenze  viruleiile-gonorroi- 
che  (42)  ,  e  lagnavasi  solo  di  aver  sofferlo  uq'  invo- 
lonlaria  giannellala  v«rso  I'  inguine  sinislro,  giorni 
prima  del  comparso  gonfiore.  Pero  vi  si  era  svilup- 
pala  la  febbre,  ed  il  vigore  con  cui  mostravasi 
inaiiifestaiido  angiolenia,  fii  bisognevole  sofirire  largo 
salasso  dal  piede,  prima  che  le  mignatle  al  perineo, 
i  foinenlij  i  calaplasmc ,  e  le  medicine  da  rinfrescare, 
ebbero  luogo. 

Ma  noo  erano  per  quel  giorno  slesso  ancor  ler- 
ininale  le  palogeniche  osservazioni  su  gli  organi  cbe 
riguardano  I'  Aidojalomia  !...  Anzisera  fui  chiuntato  da 
uii  cerlo  Massaro  Fietro   Guglielniino  di  auni  50,   in 

(42)  Si  sa  la  Didimn-Oichite  non  esser  sempre  sociata 
ad  alfezKini  veneree,  ne  da  quesle  o  dalle  conseguenze  ble- 
ii.irr.igiclie  dipendere  esclusivaiiiente,  dapoicche  ollre  a  cerlune 
cause  traumaliche,  e  parziaric  cbe  la  possono  occasion;irf ,  allrc 
ve  ne  sono  die  in  uii  modo  sinli»uialico,  simpalico,  cd  anche 
specifieo  la  producoiio,  come  non  lasoia  far  rimarcare  la  pre- 
seiile  osservazione.  Conoso  allresi  un  gonliluomo  a  cui  essi'ndo 
rimasia  un  leggiero  ingorgn  teslicolare  per  molivo  scrofoloso, 
SI  coslanlemenle  iiei  candiiamenli  dello  slagioni  vi  si  psacer- 
ha,  per  quauto  Cou  una  adalla  fasci.itura  e  costrctto  alleviarsi 
lo  spiacevole  peso,  die  gli  eccilercbbe  I'  inlumescenza  accre- 
sciula. 


207 

allora  vedovo,  di  temperamento  sanguigno,  con  idio- 
siticrasia  gaslro-epalica,  di  buooi  coslimii,  c  sci  inesi 
prima  da  ine  curalo  per  forte  pneuinomU;.  ^]gli  era 
slalo  a  falicare  sull'  iiicanlala  teltoja,  dielro  di  che  a 
provar  fij  la  speciosa  lesticolare  malallia,  cogli  epi- 
fenomeni  sapuli  ;  e  quindi  assoggellilo  venne  da 
nie  al  consuelo  melodo  curalivo,  di  cui  gia  se  ii'  era 
connsriiilo  il  valore.  Volendo  inlerpelrariie  la  cau^a 
jilTeMiva,  dicevaini  \l  sofYefentcr,  alia  s|)ippi)|ala,  doversi 
attril)iiirH  al  lello  medc-siino.  porciie  ben  allri  di  esso 
iiicomodo  doievansi  in  qiiella  Campagna,  ove  aveano 
o|»eralo  la  slcssa  I'alica  ;  e  diinoslrandomi  la  pelle  delle 
raaiii  aspra,  c  sic<ra  come  da  corpo  eaulcnlico  allerala, 
lullo  il  solTrire  alle  caniie  incolpava. 

La  circoslanza  per  vero  era  piu  rlie  ciiriosa,  e 
di  seria  allen^ione  rispello  la  causa  che  1'  avea  svi- 
luppalo  ;  per  cni  indtevami  net  doveroso  iinpegno 
di  ric.(  roarla,  dodieotre  slavaiio  soil'  occliio  le  circo- 
Slanze  die  riguaidavaiio  la  malallia.  Quindi  fissavasi 
il  mio  pensiere  sopra  questo  speciaie  oggello,  allor- 
clie  nei  giorno  approsso  in  p.issando  dalia  Farmacia 
del  Signor  Bi>najulijj  el)l)i  a  piacevole  sorpresa  senlire 
il  norae  di  nuovi  individni,  che  nell'  inlesa  Gampagna 
facendo  lello,  dali'  ugual  accidenle  vcnnero  colpili. 
Erano  Paolo  Lo  Scavo,  Paolo  Leono,  inleso  lo  sden- 
lalo,  e  Giuseppe  Inlrigila  da  Buscemi,  allora  esislenli 
in  Palazzolo,  che  vi^ilai,  e  rinvenni  colla  fenomenica 
Urchiooiiia;  confirinaiuloini  vie-meglio  il  ragionar  del 
Guglielmino  in  proposilo  alle  canne  suild(;lle,  giaccliu 
coloro  i  qiiali  non  vi  ebbero  slrello  cor.lallo,  qiian- 
lunqiie  diiiioravaiio  sollo  condizioni  comuni,  non  solfri- 
rono  all'allo  l'  Oncosi  leslicolare. 

Ne  riporlai  percio  foiidati  argomonli,    che  nello 
menlovale    canne,  e  propriaraenle  nel  polverio  conle- 


208 
nulo  fra  le  foglie  delle  slessc,  manteneasi  la  ricercata 
eliologia,  e  che  sempre  mai  incomprensibile  reslerebbe 
neir  oprar  suo,  se  corae  specifica  non  vemsse  riguar- 
dala.  Feci  impertanto  lullo  il  possibile  ptr  ntlenore 
tali  canne  ;  ma  appena  n' ebbi  due,  moiule  dalle  spo- 
glie,  ed  incapaci  a<l  offrirmi  le  cogiiizioni  volule. 
Vi  rimarcai  solo  soUo  I'  insignificanle  foglia  di 
alcuni  nodi,  cinque  piccolissimi  inselli  della  forma 
simile  a'  morpioni,  che  morli  ed  appassili  ricoperli 
erano  da  soltilissima  polvere  biancastra  somiglianle 
alTabburallalo  frisccllo,  quale  loccala  colla  lingua  dava 
un  leggiero  saporello  di  cosa  salsa  con  un  so  che 
di  lazzilade,  e  che  non  polei  solloporre  ad  esame 
per  essero  d'  isparula  dose  (43)  . 

La  spiacevole  idea  dunque  di  non  Irovar  mezzi 
dpcisivi  suir  agnascenza  morbosa,  non  ad  allro  poteva 
determinarmi,  che  a  raccogliere  le  piu  minule  inda- 
gini  su  tiiUo  quanto  mi  si  appresciitava  dagli  cgroli, 
ed  ecco  dope  ogiii  scruliaio  cio  cho  mi  fu  concesso 
rilevare. 

1.  Che  tulli  gli  affelli  dell' indicata  pologenica 
allerazione  in  poco  lempo  radicalmenle  si  guarirono, 
sebbene  con  piu  rilanlo  coloro,  che  senza  cura  alia 
sola  sponlaniela  furono  abbatidonali. 

2.  Che  quanlunque  nell'  inlesa  campagna  molli 
erano  gl'  individui  alle  medesimH  circostanze  sollo- 
poslj ,  pure  della  affczione  non  soffrirono,  se  non 
coloro  ch'  ebbero  hingo  conlallo  coll'  espressale  canne. 

3.  Che  li  piu  Irascurali  alia  dovula  nellezza,  ed 

(43)  Non  polrci  argomenlare  di  poco  iiumero  gl'  iiisclli 
nolle  canne,  stante  la  prudigiosa  maniera  colla  qiialf  suppongo 
molliplicurai,  para^'iiiiamidli  alia  specie  <li  quelli  aiiimaiclti, 
die  le  ingpgnose  microscopiche  osservazioni  del  Sig.  Lauweo- 
iihueli  fanno  nolarc. 


209 
assuefalli  al  sordida  pacciume,  per  Tenunciaio  coii- 
tallo  mag^iormenle  palirono  a  preferenza  de^li  allri, 
che  pill  diligiMiti  Inntn  mal  propriela  seppero  sfuggire. 
A.  (Ihe  gli  allaccali  non  presentando  I'  islesso 
lemperamenlo,  i  nervosi  penarono  piu  per  le  deute- 
ropalie,  che  I'  adinlesica  itifermila  ad  essi  loro,  peC 
k  supposla  specials  ipereslesia,  vieppiu  suscilava. 

5.  Che  per  eiTclto  del  calore  eslivo  slando  a  far 
letlo  col  semplice  calzone  dl  lela,  logorandosi  desso 
roll'  allrilo  delle  canne,  ()ar  che  avesse  dato  eosi  piu- 
vicino  conlallo  alia  significnta  morbifica  cagione. 

6.  Che  de>sa  t)on  come  passeggiera,  ma  per 
qualoha  giorno  dovelte  essere  rnantenula,  ond'  eccilare 
disliirbo  nel  materiale  organico  dei  lessuli,  sopra  i 
quali   si   e  falla  parola. 

7.  Che  finalraenle  lo  allonlanamenlo  di  siffalla 
causa  inolrice  non  facea  progredire  le  conseguenze^ 
morbose,  gia  col  Irallamenlo  anliflogistico  piu  pre- 
slamenle  ribadile  (li)  . 

Desiderio  imperlanio  mi  spingea  a  meglio  svi- 
luppare  le  cose,  ma  con  lutla  I'  adoporala  diligenza 
uon  seppi  rilrovar  allri  mczzi  da  poler  soddisfare  la 
mia  allenziooe.  Alcuni  sollanlo  porlavano  parere.  che, 
le  sapiile  canne  aveano  polulo  dare  ricovero  alle  lu- 
cerlole  sleliioni,  coo  gli  umori  callivi  de'  quali  il  male  > 
si  fosse  insinualo  :    senza    offrir   cosi  i  necessarii,  e  ■ 

(41)  Qui  mi  viene  acconeio  cennare  1'  eruJita  momorla ' 
da  M.  Viii.il,  (le  Cassis,  non  ha  guari  preseiifala  all' Accade- ' 
mia  (li  Scicnze  Mi'iliche  Ji  Fraiicia,  colla  (jtialc  si  accingb  ' 
provare,  clift  qiia!ii!()  un'  ingnrg.imento  a  modo  tiilK'rc<)los9  ' 
risiede  in  uo  tcsHcolo,  csse-iirfo  indirio  (  sceondo  egli  p^'usa  )  " 
di  tubercolamcnto  visccraJe,  c  principalinciilfi  Je'  polni'Uii,  noti 
f»!i  rinicdiarsi ;  meiiire  aarii  al  coiilrario  (juando  si  mostr*  ' 
umbileslicolarc. 


210 

concreti  schiarimenli,  che  per  la  spie^a  della  fenome- 
pica  allerazione,  ravvisata  sii  gli  orgam  spermaleci,  si 
sarebbero  ricercali  (IS)  . 

Rimasero  quiadi  inutili  lull'  allre  ricerche,  ed 
inutile  ia  mia  aspeltaliva  fin'  ora,  giaccbe  mai  piu 
simile  circostanza  si  e  inconlrata.  Onde  restai  sem- 
plicemenle  aramiratore  di  si  Didimo-lesticolare  iper- 
sarcognesi,  col  dispiacere  di  non  iscorgere,  secoodo  il 
senlire  del  Bufalioi,  la  Ghimica  o  meccanica  azione 
che  lo  stato  maleriale  di  esse  parti  avesse  mutato  (46). 

(45)  Inteodeano  pariarc  ditlle  lucertole  slellioni  descride 
da  Biiffon,  che  Pislillioni  italicamenle  son  chiamale,  Tapayaxin 
con  nome  Africono.  e  Scorpioni  in  piii  iunglii  di  Sicili/i,  ie 
qiiali  nella  testa  al  rnspo,  it  la  lopaja  somigliani).  e  cIk;  ri- 
porlale  furono  dajjli  orieiilati  sollo  forma  Crocodilen.  e  non 
gia  delln  spfcie  affiai,  qiiali  sono  Ie  Geckotte,  o  Ie  liicfrtole 
Gecko,  die  secondo  lo  stesso  BiilTon  sembriino  cimtcnprc  nn 
niorlifcro  vcleno,  e  sopra  Ie  qiiali  Bonzio,  Valcnlinn,  ILissel- 
qiiist,  ed  altri  lian  parlatn.  Si  sa  poi  che  gli  aniiclii  leneano 
conio  com'  escarotica  !a  materia  escri'mentizia  di  ccrtiini  Slel- 
lioni, contro  cutanec  nialallie,  la  quale  fu  aniiiinziala  col  iiome 
di  Cordilea. 

(46)  Nnn  f;ira  moraviglia  per  chi  si  addice  all'  arte  di 
osservare  che  iiicslrij,'al)i!e  sara  sempre  la  conoscenza  di  tulle 
Ie  cause  per  Ie  quali  si  formano,  e  van  sciogliendosi  Ie  umane 
malallie.  Qiiinci  Irasmctlero  a'  poster!  senza  rossore  Ie  scoranii 
aforisnialiclie  parole  :  »  Ars  luiifja,  vita  brevis.  occasio  prae- 
ceps.  experimentum  pericvlosum.  judicium  difficile  »  giacclie 
Sempre  niai  ci  troviaino  confusi  di  nuovi  accident!  pei  quali 
non  ne  sappiamo  dare  spiegazionc  alcuna.  Ecco  al  prnposito 
un  caso  su  cui  con  gli  attuali  lumi  della  scienza  non  credo 
trovarvi  spiega  soddisfacenle,  finclie  non  I'  incontra  orgogliosa 
presunzione.  Ilria  Portuese  di  Paiazzolo,  di  anni  45  circa,  di 
temperameiito  sanguigno,  di  huoiia  costiluzione,  essendo  dive- 
nufa  madre  di  selte  figii,  dopo  cinque  mesi  dell'  ultimo  parlo 
vedevasi    svilupparc    una    graduale    inlumescenza  all'  inferior 


21! 

Non  iinperlanto  «  lo  analogic  ben  inane^i^iale 
»  (dicea  I'  illuslre  Gioji  )  divengono  non  di  rado  iielle 
»  mai)i  de'  filosofi  slrumenlo  con  cui  lacerare  ii  mi- 
»  slerioso  velo,  che  le  operazioni  della  nalura  a'  no- 
»  slri  sensi  iwisconde  :  »  per  cui  i'  avveduto  M.  Cru- 
veiiliier  fa  nfltltere,  die  avcndo  la  Medicina  il  lato 
posilivo,  e  qiicllo  cici^elliirale,  noD  conviene  sfuggire 
le  jnlerpetraziuhi  da  I'arsi  sopra  cose  noQ  cbiare,  giac« 

parte  doll'  addomine,  da  far  supporre  nuova  pregnezza,  ancor- 
the  da  fldsso  mcslruo  veiiiva  periodicamenle  visilala.  Ne  slava 
61)11  .ill'irdiiiliva  spi'ccliiaiulosi  forse  sopra  di  una  viciiia  (  SaU 
viilricc  I'lzzo  ) ,  l<i  quale  i'aci'vasi  gravida  solo  quando  1'  ulero 
mtiisilna'nle  lo  scolo  sanguigno  ripigliava  :  esempio  meritevole 
di  esspre  fra  le  osservazioni  dci  hignori  Dubois,  e  Dusourd 
iioveralo.  Scorsi  jier5  sei  inesi  la  ineiilovala  iutumesceiiza  della 
I'orliM'C  porlossi  fuor  limile,  senza  che  niun  felaie  movimenlo 
avvprli«se,  senza  che  le  regole  fussero  mancate,  e  senza  che 
le  manimeile  si  moslrassero  meno  appassile  di  prima  :  per  cui 
scoratasi  a  taulo  divenne  Irista,  caliimala,  acciannosa  nei  mo* 
vimenli,  e  denulrita.  Passu  cosi  la  infelice  non  men  di  qual- 
lordcci  aiirii.  ed  era  divenula  la  curiosila  di  quanti  Medici,  e 
Chirtirgi  consultava.  Aven  quando  io  la  vidi  T  addome  assai 
gonlialo,  leso,  e  lur.enle,  srn/a  mnslrar  onde  di  fluido  sollo 
la  piu  liiligcntc  esplorazionc  Quindi  chi  credo»n  essrre  una 
fisconia  invecchiata,  chi  scirro  alia  malrice  o  sue  dipendenze, 
chi  raccoile  scrose,  od  intuniescenze  dell'  ovaje,  clii  degene- 
razioni  indeterminate,  chi  per  carrf.au  la  vetjea  Inbescente,  e 
chi  non  cnratlcrizzava  il  malanno  se  non  per  un' assoluta  iilrope- 
Ascile.  Onde  fu  che  un  gioviiie  Chirurgo  avido  di  far  bene, 
diverse  fiale  I' inferma  invogliava  per  darsi  nelle  di  lui  niani, 
aflinclie  cull'  o|ieraziiine  della  paracenlesi  si  fosse  guarila.  Era 
per  vi'ro  risolula.  quando  un  di  lui  figlio  vi  si  oppose,  e  seco 
lui  ill  C('ni|iagMa  la  cimdnssc  per  isfn^j^ire  le  premiire  del- 
r  inleso  oiicralure.  .Ma  qui  dall'  Archelipo  polere  deli'  Onni- 
posscnlc  scioglier  si  dovca  sollo  forma  non  veduta  li  caso» 
La  conlurbala  Porliiese  per  dislrarsi  in  quel  giorno  dall'  op- 
pressiouc  che    l'  adligea,    pensa  seguire  una  sua  parcnle  the 


212 
che  quelle  che  o^gi  e  congellura  divenir  puo  cerlo, 
e  sicuro  dimani.  Difalli  Irasportandoci  iir.  poco  (;idla 
menle  alio  esame  delia  diversa  tessitura  che  1'  An- 
tropolomia  diraostra  sull' ammirevole  impasto  dell'or- 
gaaica  composizione,  e  della  diversa  suscetlibilita  che 
la  medesima  Fisiologico-Patologicamente  offre  nel- 
r  essere  da  delcrminale  pnlenze  analelliche,  o  per- 
verteiili,  piutlosto  in  una  parte  che  nell' allra  eccitala, 
si  concepisce  senza  mollo  stento  I'  azioo  dirella  che 
cerlune  cause  possuno  produrre  sopra  speciali  orga- 
ni,  e  tessuli,  per  una  non   indisiinta  specificita. 

Dopo  questo  dovendosi  in  ogni  modo  ammetlere 

per  lo  sviluppo    delle    cose     relative    alle  rapporlate 

afiezioni,   I' opera  d'  un  agente  iosolito  che  ahbia  mu- 

talo  la  compage    dei    tessuti  iesi,    con  gii   umori   ivi 

porlali,   e   n(ju   polendosi    giammai,     per  come  pensa 

il  *agi;io  Duttore  MiaIhe,  acquistar  uu'  idea  giiisla  di 

uti  statu  palologico,     se    si   lasciano  d'  invesligare  le 

sue  cause  produllrici  ;   cosi   nol   riassunti)  delle  avule 

notizie  non   riuscira  malagevole  supporre,  che  la  pol  ■ 

vere  stimolaliva    dolle  canne,     risullata  dall'  esalo  od 

tscreinenti     dei    supposti     insclli,   presso  gl'  individui 

che  I' ehbero    in   viciuo  coiilatlo,    avesse    prodollo  la 

iJidiojo-Orchite.    JNou  come  suol  dirsi  ptd  locco  che 

a  lavar  piinni  ncl  fiiime  di  quelia  campagna  si  porlava,  e  nello 
sceiidere  da  uu  rialto,  coi  pifdi  sdnicciolando  cade  giii  sui 
basso  del  viale.  Anerli  uii  seuso  di  leggiera  coniniozione  sul- 
r  ''oorine  turgescenza  addominaie,  e  cliiauiala  al  piscio  per  Ire 
voile  uoii  reude  che  poclie  orine.  Di  la  a  poco  fliccida  le  si 
facea  la  parte  tesa,  e  non  passarono  le  quaranl'  otto  ore,  che 
seriz'  allro  di  nuoxi  si  ridusse  sgnnfia,  e  piu  snella  che  non 
era.  Rilorno  imii  In  palria  cunsolulissima,  porl.indo  a  queiii 
che  ia  cunoscevano  sommo  stupore,  di  seguilo  al  che  ha  go- 
dulo  piu  risoijjiosa  salute. 


213 
le  mani  imbraltate  da  cssa  polvcre  far  potea  sullo 
scrolo,  0  per  1'  azion  dirella  delle  eanne  medesime, 
ma  in  una  maniera  come  speciGca  e  singoUre  :  dap- 
poichc  sc  il  primo  supposto  fosse  slalo  vero,  sofferto 
avessero  non  solo  gli  organ!  secretori  dello  sperma, 
ma  ben  meglio  tutte  le  alire  parli,  che  venivano  piii 
comunemenle  loccale  (il) ,  e  se  il  secondo  sarebbe 
ammissibde,  I'  ugual  effello  doveano  seiiz'  allro  spe- 
rimenlare  tulli  coloro,  che  senz'  adoprarsi  alia  coslru- 
zione  deiia  t*^ll(>ja,  replicate  voile  sopra  delle  caane 
slellero  a  sedere. 

Per  vero  non  sara  slrano  1'  adnllare  I'  esposla  opi- 
nione  se  si  nflelle,  che  i'  ordine  dell*  organico- 
maleriale  puo  esscre  ben  ancora  potenleineiile  lurbalo 
per  effello  deli'  esclusiva  culanea  inalazione.  L'  espe- 
rienza  niadre  fecoiida  di  quanlo  cerlo  abbiamo  ci  av- 
visa  quesla  verila,  ed  il  melodo  jatralellico  od  em- 
plaslro-enderinico  del  Lambert  e  del  Lesieur,  sollo 
tilolo  Aoalripsologico  rapporlato  dal  Brcra,  e  seguilo 
da  piu  valenli  uomini  nell'  arte  di  curare,  n*  e  pur 
di  prova.  Si  e  conosciulo  in  effello  dopo  poco  '^on- 
traslo,  che  le  soslanzo  vonefiche  porlale  suH'eslerno, 
neir  interior  organ ismo  spediscono  la  di  loro  micidiale 
azione,  e  si  e  vedulo,  che  cerlune  speciali  malallie 
sollo  la  iiiiluenza  di  esciusive  o  pnrlicolari  cause  si 
sviluppano,  modificando  (come  le  valide  medicine) 
in  una  manicra  dirella,  assolula,  e  posiliva  alcuni 
organici   movimenli  funzionali  (^8)  .  Quindi  i  dislinti 

(41)  Per  ciii  san-bhc  stato  piu  facile  suscilarsi  la  Poslitc, 
la  Peulldgiisi,  in  ;ii)iniiia  la  Falloflogosia,  e  non  gia  1'  Orchi- 
tidc,  culle  cnrrispoiidonti  dculeropalie. 

(48)  ?ion  s'  igiiora  la  mcraTigliosa  inlluenza  che  pnrU 
sopra  alcuiii   verso  la  culvpojesi,    1'  emanaziuiie  che  tr^manila 

30 


214 
Dottori  Koche,  e  Sanson  con  pieno  convincimenio  si 
fecero  a  dire,  cbe  «  II  exisle  un  certain  nonibre  de 
»  medicamens,  qui  par  quelqiie  voie  qu'  on  les'  admni- 
»  sire,  vont  exercer  leur  influence  snr  un'  organe 
»  parlicuiier  toujours  le  men>e  pour  ch;icun  d'  eux  » 
e  con  allri  lennini  per  le  corrispondenze  reciproche 
che  le  parli  vicendevoimeiile  per  peculiari  rapporli  fra 
esse  manlengono,  «  Les  sympathies  morbides  sont  le 
a  memes  que  les  sympathies  phisiologiques,  et  elles 
»  obeisseut  par  consequent  aux  memes  iois.  » 

A  vista  di  tanlo  sembrami  probabilissimo  (  Dolli 
Accademici  )  ,  che  la  polvere  portala  in  esame  speci- 
licamente  su  gli  organi  spermatid  avesse  agile  (49); 
ed  abbenche,  al  dir  di  Foscolo,  conviene  lodarsi  il 
vero  quando  viene  chiaramente  dimoslrato,  pure 
non  poteiido  sempre  cosi  succedere  in  una  scienza, 
che  a  prima  vista  conosce  il  raziocinio  per  base, 
uop'  e  mettcre  in  esercizio  questo  iulellelluale  mezzo, 
ove  Ja  strada  dell'  evidenza  e  chiusa. 

D'  allri  piij  solidi  argomenti  dunque  non  si  pos- 
sono  accompagnare,  colie  attuali  vedute,  le  descritle 
aiteraziooi  organico-dmamico-umorali,  perche  da  sco- 
Qosciuta  causa  suscitate,  e  per  lo  scrutitiio  della  quale 

il  fiore  delle  favc  ;  e  si  conosce  generalmenle,  che  la  canfa- 
ride  con  preferenza  atlacca  I'  apparato  dell'  orina,  i'  antimonio  il 
gastro  broiicliiale,  roppio  il  cerebro,  lo  zoifo  la  cute,  il  mer- 
eiirio  le  glandole,  la  digitale  il  cuore,  la  belladonna  il  furo 
pupillare,  e  cosi  via  via  discorreiido. 

(4-9)  Non  e  pur  discara  potersi  comprendere,  alia  concor- 
renza  morbosa,  I*  allora  dominanle  estiva  slagione,  giacclic  in 
Fisiologia-Palologica  ben  si  c  diinoslmlo  quanto  il  terniico 
almoslerico  opera  sull'  organica  sen^^ibillu,  e  come  piii  atliva 
rende  la  cutanea  inalazione,  nell'  ntto  che  svolge  sempre  piii 
!e  molecole  dci  corpi  cjalalivi,  apporlandone  cffelli  piii  pro- 
digiosi. 


215 

si  e  bisognato  andare  colle  congelture  (50) .  Pero  da 
irfis.indarsi  noii  «rano  pel  ragionevole  svilnppo  clie 
mcrilii  ogiii  diligente  ossnrva/,ione,  onde  corrispondersi 
alli*  nonne  giuiiiziosainiMile  deltate  da  clii  scrisse  ; 
«  Obsarvalio  est  filum  quo  dirigi  debeant  Medicorum 
ratiocinia.  »  L'  Ippocrate  Romano. 


(50)  L'  onorevole  Professorc  Francesco  Dottor  Fulci  a  cut 
pur  fecero  senso   fin  dappriina  i  falli  rapporlali,  si  6  degnato 
inanift'slarini,    die  il   Sigiior  Jlichel   ebbe    pnsleriormente  occa- 
sioiic  di  osservare   iiella    B.irbaiilaiia,   come    coiisegiicnza  delta 
polvere  delle  caiine.  una  quasi   simile     malallia  :   colla  disliii- 
zioiie.   che  quaiido  cssa  polvere    purlavasi  sal   viso.    prndiicea 
tuini'Tazioiii  vescicolari,    con     ceTil^ia  ;     quando  suHo  slum.ico 
gaslroenli'rili.     con    siiilomi    loscalivi  ;    ma   non   iscaiisava   i)cMi 
gpesso  sopra  tulli  una  tlussionalc  ipercmiu  con  ninromaitia  nellu 
duiiiie,   ('  saliriasi   iiell'  uomo.   Malallia  secondu  i  miei  precelli 
Tcra(teulii'i   ancora  guarila,    e    clie  il  prelodalo  Sii,'nor  Miciiel 
opiua   iiriginala  (V.    rev.    scientirK].    vol.   x.    18'<o),   da  una 
pruduzione  cri|(l(iganica,    della  nalnra   dcllo  sprone  delta  scijaie 
curnula.   Peri)   i  falli  da  me  esposli     ban    piii   di    coniliidcMlc 
sulla     tftssativa     speciiira   azione    delta    nienlovata    polvere   nei- 
r  npparecibio  sessUate,    giacxlie   qnaluiique   parle   la   nieilesiina 
toccava,   non  vescicole.     non   ci'fatgia,    nun  gaslro-enleroO'igosi, 
nc    tumefazioni    di  surla  produsse ;    ma    ben  vcro  la  costanle 
Orc/iionzi«, 


I     70fj 


■)•.•■.'     iilie   j! 


■\\ 


NEUROSIA  VOCALE 

DAL  FENOMENO  AFONIGO  SINTOMATICAMENTE 

DIMOSTRATA 

»  En  Medicine  oe  connailre  que  ce 
qui  esl  le  plus  frequent,  el  igiiorer 
les'  exceptions,  c'  est  sc  preparer  de» 
revers,  cl  des  regrets.  » 

Boissiui 


ira  il  raese  di  Aprile  1834,  quando  per  conto 
di  una  Signora  preparar  fncea  il  Roob  depuralivo, 
secondo  ia  formola  dello  Swedeur,  ad  ua  Fannacisla 
che  per  fare  presto  e  buono,  penso  inoanzi  me  slesso 
jnlraprenderoe  nel  proprio  laboratorio  la  composizioue. 
Vi  slava  presente  ud  geDliluomo  (G.  Z.)  sellagena- 
rio,    di  temperameolo    nervoso  (51)  ,    d'  idiosiacrasia 

(5i)  Se  ncl  corso  dell*  esposte  osservazioni  ho  conservalo 
il  Tocabolo  temperamento  per  indioare  il  predominio  d'  un  si- 
sterna,  in  oggi  da  ccrluni  moderni  escainbiatosi  colla  voce  co- 
slituzione,  V  ho  falto  perclie  faccio  coosislcre  quesla,  a  norma 
di  quaato  pensa  il  I'rof.  Uoslan,  nella  furxa  che  1'  organismo 
preseoia  rispelto  atie  cause  morbose. 


218 
epatica,  di  buona  salute,  e  dedito  piutlosto  a  far 
una  vita  commoda,  ed  agiala  ;  il  quale  dandosi  a 
ciaogolaro  fuor  proposito,  in  quel  momento  indispelli 
r  animo  del  dello  Fannacisla  a  segno,  che  al  fine  si 
diede  il  capriccio  di  fario  morbosamente  lacere. 
Quindi  col  preleslo  di  aggiungere  al  Roob  allra  ine- 
dicina,  prese  un  baraltolo  che  sturalo  iascio  in  sul 
bancone  :  poco  dopo  il  Sig.  Z.  slernula,  losse,  si 
arrossa  gli  occhi,  si  fa  rauco,  non  pu6  piu  libero 
parlare,  e  mussilaodo  per  la  dispiacenza  se  ne  corre 
sdegnato. 

L'  Alberello  non  altro  contenea  che  Cannella 
Regina  {  Laurus  cinnamomum  Linn.),  al  cui  esalo 
non  sapevano  resislere  gli  organi  fonalori  per  una 
special  impressione  disgradevole  in  parlicolar  modo 
concepila,  e  che  il  sofierenle  niedesimo  col  proprio 
lingu-iggio  chiamava  anlipalica-coslrilliva.  Niuoo  fral- 
tanto  delia  sua  famiglia  era  stain  soggflto  a  si  m«- 
raviglioso  turbamenlo  per  non  dirsi  siagoiare  ;  ed  a 
quanlo  inlesi  lo  acciannamento  collo  sierloro  alia  voce, 
perdurandogli  Gno  a  che  1'  azione  slimoluliva  delia 
cannella  coll'  enlrata  d'  aria  pura  cancellavasi,  cosi 
conlro  J'  afflillivo  epispasmo  forli  inspirazioni  facea, 
aOiQcbe  preslainenle  la  libera  anapneu.ii  avesse  con- 
seguito. 

Pero  il  senlore  di  si  contraria  emanazione  egli 
avverliva  fin  da  lontano,  quando  per  poco  gli  era 
dala  la  fatalila  d'  inconlrarvisi  ;  e  varie  prove  facea 
afiine  di  melteria  in  iscanzo  col  valore  di  piu  polenli 
escambiale  impressioni.  Sofisticavasi  I'Ulfullo  con 
diverse  sostanze  anarrine,  colla  lusinga  di  oltiin- 
dere  i'  erelisia  ncrvea  per  I'  appunlo  sull'  apparecchio 
fonativo  dimoslrala  ;  ma  gli  era  impossibiie  perche 
slabilila  cosl  per  ispeciale  cosliluzione  dalla  nalura,  e 


219 
perche  garentita  dal  favore  della  membrana  mucosa; 
essendosi  in  Fisiologia-Palologica  quasi  dimoslrato 
cfuanlu  disse  I'  illustre  Begin,  che  «  Les  parlies  iale- 
»  riiires,  et  specialement  les  mennl)ranes  muqueuses 
»  sonl  le  siege  des  premieres  impressions  qui  provo- 
))  quent  1'  exercice  do  la  puissance  nerveuse.  » 

Or  se  q',je>l'  cserapio  noo  mi  si  vorra  dire  dal- 
1'  inlulli)  nuovo  per  volersi  somigiiare  ad  allre  forme 
nevroliche  ch'  esislono  ne'  libri  di  medica  osservazio- 
nc  (52)  ,  pure  (  uobili  Accademici  )  vagheggiaodo  a 
rischianmenlo  del  vero  il  giudizioso  sentire  del  som-* 
mo  Uoltor  llavy,  col  quale  si  e  provato  nelle  Scienze 
fisico-chimiche,  che  sebbene  raolli  esseri  sotlo  I'  esame 
preseolassero  gli  slessi  principii,  noD  sidevoDO  riguardar 
giammai  per  la  medesima  cosa ;  cosi  a  dimoslrar  mi 
faccio  quaiilo  e  relalivo  all'  uopo.  Mollo  piu  che  Irat- 
tasi  inlorioquire  sopra  le  aslruse  palogenie  che  allac- 
cano  r  elemenlo  nervoso,  per  opera  di  cui  si  eseguoQO 
neir  uomo  i  movimenli,  le  volonta,  ie  percezioni,  e 
nel  caso  in  cui  siamo  la  gran  funzione  che  difierir 
ci  fa  da'  Bruli   «  la  Parola  »  (54)  . 

i 

("2)  In  verlla  I'  Afun^a  prodotla  dal  Muschio,  e  descrilfa 
dail' 0(iii;r,  qiiclla  occasionata  dalla  sorpresa.  e  rapporlala  dal 
Tommasini  col  litolo  di  liiflessioni  paloloffiche  sopra  una  ill' 
ferma  Afoiia  duvdutH  la  ve<jlia,  e  che  jxirlaia  nel  sonno  ; 
qiiella  menzioiiala  dal  I'aiicnasl  nelle  Trunsnclioiii  of  the  Ame- 
rican nssociulion  ;  quelle  acca^ionate  di  pniposilo  da'  Ladri 
di  Mniilpellicr  col  viitu  C'xitenente  i  semi  dullu  straiii<)riio  in 
infusione,  per  come  si  e  ceitiiato  dal  Saiiwages  ;  e  quelle  Ira- 
scritle  cull'  oi^rasiniie  ill  niuslrarsi  I'  efficacia  de'  Zii^areUi  di 
bclzuino  nel  Provincial  Jledicul  Journal;  cerlo  non  si  confor- 
mano  coll'  esposia  osservazioiic,  la  quale  ollre  le  particolarila 
che  da  se  stessa  presenla.  Im  quella  della  causa  moveiilc,  ciofe 
l  esalo  di  tin  piaccrolissimo  Aroma-  » 

(53)  II  sistema  nervoso  ollre    1'  inlcrcsse  che  arreca  da 


220 

E  poicche  Gn  dal  mio  esordire  proposi  esporre 
per  ogoi  esaaie  le  addelte  riflessioni,  mi  e  acconcio 
analilicamenle  manifeslare  :  1.  Ghe  quanlunque  I'  Afo- 
nia  dipender  possa  da  svariali  scoiicerli  dalle  scienze 
Medico-Gbiriatricbe  conosciule,  pure  nella  conlera- 
plata  circostanza  e  stata  perfeltamenle  nervosa,  e 
senz'  alterazione  Organico-Umorale  (Si) . 

2.  Ghe  negli  effelli  suoi  non  dimostrando  posi- 
liva  pertinacia,  scioglievasi  da  per  se,  quanlevolle 
la  causa  movenle  alluntanatasi,  sollaoto  I'  aria  pura 
r  impressiooe  disgradevole  ne  cancellava  (55) . 

se  nello  studio  delia  Medicina  per  le  simpalie  che  miiove  come 
essenziale  legame  di  tulle  ie  parti  coslituenli  I'  inlicro,  e  stalo 
suli'  aiiddinciito  Hsico  morboso  dai  venerandi  classici  d'  ogni 
eta  ainmirato.  Si  e  coiiosciula  di  falti  la  preniura  die  niclte- 
vaiio  i^ii  (iiilichi  nel  vojer  ispiegaie  gii  effelli  da  esso  sirdcma 
riseiititi,  sotto  I' influenza  di  ceriums  cause,  colla  iiiiilcriiilila 
medesima  di  cerlune  parii  doll'  nrganisnio.  in  (lici'inii)  nHomineS 
Splene  ridenl.Felle  irascuntur  .Jecore  jadantCordc  sapiuni  ec.n 
per  il  che  cnnsfirvamlosi  una  specie  di  riverenza  pe'  prinii  f.itli 
pralici,  ^eoza  preveiizinne  gia  rimarcali,  se  n'  e  conlinuato 
i'  esame  col  quale  il  dolto  Descuret  si  e  purlato  a  spiej^are 
1p  conseguciize  nervose,  che  parlono  dall'  umane  passKini  ; 
»  (^uesle  (  tlic'  cgii  )  essendo  liele  scuolono  a  prcferenza  gli 
»  organi  del  Torace,  essendo  Irisle  i  visceri  dell'  Addonie  , 
»  ed  essrndo  niiste,  prima  quest'  ullimi,  e  poi  i  priini.  » 

(54)  In  Analnmia  Palnldgica,  gfupralmmle  pari.in.lo,  son 
molle  le  altcrazitmi  alln  q'lali  si  allrihuiscono  la  Lepiofonia, 
1'  Anaudia,  I'  Alalia,  od  il  Jlulisnio,  ma  sempift  niai,  in  ordme 
al  melodo  curalivo,  ha  falto  maggior  peso  quella  svilnppalasi 
per  cause  nervose. 

(55)  Qiii'slo  esempio  prova  a  di  piu  cho  le  Ifggi  d' ahi- 
(udine  difficilmente  possono  <lislrnrre  le  individiiali  dispusizioni 
ricevute  dalla  nalura,  giacchf;  il  si>gi,'etlo  del  inio  dire  nun 
fii  mai  nel  caso  di  potersi  accoslumare  all'  impressioae  odoii- 
fera  del  nicnzionalo  Aroma.  w.,^..  ..  ,x.    . 


221 

3.  Clio  volcndoscne  precisare  la  localila,  inediaHle 
le  coi^ni/.ioni  Aiilropoloniiuhe  fioora  ricevulc,  par  che 
principalmenle  iiella  special  erdisia  nervea  de'  ricor- 
renli  si  dovrebbe  Irovare  (j6)  . 

A.  Che  tulla  la  Lizzarria  fenomenica  non  slava 
poggiala  percio,  che  uel  raro  individuals  seulimenlo 
ia  cui  erauo  gli  organi  della  fouazioue,  rispetlo  alia 
singolare  causa  molrice  (57)  . 

5.  Ghe  finaiinenle  lale  causa  soUo  lulli  i  rapporli 
facendosi  iiilollerabile,  si  dovea  a  dirillura  riguardaie 
come  specifica,  dappoiche  col  solo  rimuoversi  se  ue 
oUenea  la  guarigiotie  (58)  . 

Ond'  e  che  per  quanlo  1'  esposle  circoslanze,  in 
ragioQ  della  sua  agnascenza,  sembrassero  corrispon- 
dere  agli  eflelli  co'  quali  si  puo  Irovare  spiega  per  i 

(50)  Quanlunque  le  ingegnose  espcrlenze  de'  Signnri 
Savart,  e  Deleau,  in  opposizioiie  all'  osfiiipio  rapporl;ito  dal 
DoHor  Rcynaull,  ammellt'sseru  sol  risiedere  I'  cscrcixui  ilclla  vo- 
ce sollo  i'csclusiva  dipendenza  del  coiidiitlo  Larinaeo,  ncin  ini- 
perlanlo  1'  esiinio  1*.  Jolly  iia  moslrato  polersi  riferire  1'  Afuiiia 
a  lurbazioni  porlalc  e  suila  laniigc,  e  sull'  asprarleria,  e 
sulla  cavila  della  bocca,  e  sulla  iiiembrana  crico-liroidea,  e 
sulle  corrispondeuli  cartilagiiii,  e  su'ciiuscdII  liroarelinoidei,  che 
formanu  in  sonima  gli  struinenli  a' quali  si  sta  1' azioiic  funa- 
tiva  ;  ma  qiianle  voile,  si  produce  pel  sulo  cffello  sensilivo, 
dubbio  noil  liavvi  conlru   la  sede  slaliilila. 

(57)  Se  son  vere  le  prove  dedolte  dalla  pratica  osperienza, 
da  me  ceniialc  coll'  occasionc  di  conoscere  la  cau?a  allelliva 
die  proinosse  le  DidiinoOrchili,  seinbrano  non  disdicevoli  aj)- 
plicarsi,  colla  concorreuza  delT  individuate  cosliluzione,  al 
prcsente  caso. 

(58)  Non  e  raro  vcdersi  lo  sciogllnionlo  di  non  poclie 
malaltie  in  niodu  ^puiitanco,  e  col  solo  ailonlaiiaincnto  dol- 
r  occasione  I'aulrice.  dal  cln?  venae  1'  aforisinalica  senleiua 
«  Abiala  cattsa  loliilttr  r/f'aclum.  m  31 


222 

casi  rari  similmetile  rapporlati  d' alcuni  Scrillori,  lafi 
che  il  deliquio  prodoUosi  coll'  odor  del  Lepre  nel 
Duca  Epernon ;  lo  svenimeDlo  cagionalo  coU'  esalo 
dtl  brodo  de'  gamberi,  riferilo  dal  Wagner  ;  la  di- 
sgMSlosa  impressione  che  fino  da  lonlaiio  eccitava 
i!  Iraspiro  de'  vecchi  al  snmino  Haller  ;  1'  epistassi 
che  si  formava  colla  puzza  del  forraciggio,  descrilla 
dal  Boerhaave  ;  ed  allri  siraili:  pur  tutla  via  le  medesime 
per  ragiou  di  causa,  sede,  ed  effetti,  presentando  nello 
sludio  deir  Afonica  Neurosia,  un  asptlto  quasi  nuovo, 
apprezzabijp,  e  singolare  (allese  le  seriose  discellazioni 
che  vi  si  portaoo  da'  Dolli  per  la  fenomenica  spiega) 
reslar  non  devono  senz'  altenzione.  L'  accorto  M.  Pan- 
coasl  in  cffetlo  aniraalo  da  zelo  investigalivo,  consegno 
non  ha  gtiari,  nelle  Transazioni  deW  Americana  As- 
sociazione,  falli  Aronici  residenii  sollo  il  dislurbo  dcl- 
r  influenza  nervosa,  per  muscoiar  paralisi  laringea 
cagionata  da  cause  ordiaarie  e  reumatismali,  che 
Irovava  giiaribiii  col  vapore  del  cloro. 

Per  vero  si  autorizza  da  tulli  I'  imporlanza  di 
scrulinare  sempre  meglio  i  falti  che  vannoconlro  I'umaaa 
salute,  priucipalmcnle  quando  in  modo  dirello  o  deu- 
teropatiale  altaccano  i  nervi  della  gran  Simpalia,  o  del- 
r  albero  Gerebro-Spinale,  difBcullandone  cosi  Delia 
Medicina  colle  svariate  anomalie,  it  Diagoostico,  il 
Pronostico,  non  che  I'  Apolerapea.  Laonde  meravi- 
gliali  da  lanto  proleiforme  palogeuico  procedere,  non 
e  strano  vedere  qualche  fiata  una  quasi  ribelle  infer- 
mila  spontaneamente,  e  solto  la  sola  islinliva  potenza 
della  natura  guarirsi,  a  raalgrado  di  qual  si  fosse 
falla  cura  ;  dando  occasione  cosi  a  diverse  congellu- 
re,  discordanzej  ed    opinioni  (59)  .    Quindi    e  che  si 

(S9)  Quante  idee  non  vanno  in  failu  nella  3Iodiciaa  !  Piii 


223 

vedono  de'spirili  (piulloslo  superficial!  che  formli  d'in- 
gegiio  )  far  osseqiiio  al  pare  re  di  (]oIiii  il  quale  giiar- 
daiuio  neli'  Anlropologia  le  cosi;  di  profiio,  per  uscir- 
ne  d'  impaccio  si  lece  a  dire,  che  «  Ces  choses  sont 
))  au  Dombre  des  mysleres  respeclables  de  la  nature. » 
Non  di  nianco  essefido  di  yran  tiumero  le  palo- 
genie,  die  con  bizzarre  espressioui  lurbano  il  lipo 
ordinario  della  vila  animale,  non  si  e  polulo  far  di 
meno  per  comun  iiilertdiiiu'nto  as^iniilarsi,  secondit 
1'  orii^inario  carallere  andlivo,  a  parlicolari  disordiui  ; 
e  di  sli;diarsei)e  percio  le  forme  che  prendono  sollo  le 
vedule  rtlative  al  sislema  nervoso.  In  verila  sono 
immensi  i  deviamenli  che  non  di  rado  si  osservaiio 
conlro  i'  ordme  coiiosciuto  ddl'  intern  sislema:  I'espo- 
silore  dei  cnsi  rari  in  M'-dicioa,  I'oUor  F'njrnier  di 
Pescay,  come  A  Dullnr  Marc,  e  allri,  ne  rapporlano 
pure  de'  meravi^liosi  ;  cd  io  slessi,  senza  far  conio 
di  qticlli  cemialiini  dal  DoUor  JNicolo  Messina  Gian- 
siragusa,   mio  padre  (60)  ,   ancora    ne  polrei   raenzio- 

sarcbbe  da  dirsi  prr  la  mal<ii;iiiosa  Afonia...  Vi  fii  chi  dopo 
lanti  iiiutili  rimciiii  la  vide  scMiiijiariro  sultn  Io  slernulo.  Chi 
per  la  provenicnza  di  ua'  allro  innle  :  e  chi  per  isleiilaneo 
sviluppo  d'  inaspollale  passioni,  giuslo  come  pensa  il  General 
Secrelario  della  Sociela  Mcilica  di  M.Trsi,i,'lia,  Dotlor  Pierson. 
che  R  les  passions  vives  [)eun'iit  iiiflueiicpr  as«ez  forlement 
I)  cerlaines  (irganisalions  exceplioiiclles  pour  devtlopper  oil 
))  faire  cesser  cerlains  elaiils  niorbides  graves,  a  Di  falli 
qiianli  mezzi  conlro  lal'  inrermila  non  vengonn  all'  uopo  esco- 
gilali!...  Si  rapporlano  da  rccrnle  i  zigarclli  di  belziiiiio ; 
r  alliime  da'  Sij^iiori  Sauccrotle  e  B'linali  ;  gli  anliperuulici 
da  Ilirlz  e  Melier  uc'  casi  d'  intcrinillenza,  sehbeiio  qiiesl'  ul- 
timo poscia  par  che  si  fosse  sinenlilo  :  e  (inalniente  le  inala- 
zioni  Cluriche  dal  I'aiicoast  raccomandite,  oltre  alle  tante  allre 
soslanzc  delle  quali  so  ne  fa  precisione. 

(GO)  I  merili  die  si  dislinlo  Uomo  ebbe  nella  IVofcssioae 


224 
pare  in  quesln   coni;iuiiluraj  se  non  pensassi   astener- 
mt,   per  tion   piu  abusare,    Ornali  Signori,   delia  pa- 
Zienza   Voslra  (61)  . 

Ma  per  qiianlo  laborioso  ne  sia  per  le  devia- 
zioni  nervose  l'  mlrriprt'udimcnlo  dell'  Anlropialriche 
-dotlriiie,  in  oggi  con  piu  di  ricercatezza  conlempiar 
SI  devono  dieiro  aver  conosciulo  col  doilo  M.  I>rdoro 
Gfoffroy  Saint-HilHirr  di  esser  le  anomalie  della  eco- 
roniia  animale  non  mollo  rare  a  scorgcrsi  qualora  dcsse 
riguardale  non  siano    con   occhio    volgare,    e   la  ne- 

Medica  si  fcccro  rilnciM'e  neli'  Kioj^io  die  ne  fece  il  Doltor 
I'it'lro  Messina  (fii,'!io)  ,  stamputosi  ilai  toiciri  delT  Intendenza 
di  Aoto  1'  .iiino   18i0. 

(61)  Mi  e  piacevdie   pcri)  annimziare  due  forme  di  aber- 

razinni    chc  in  sensn  roiilrario  miraiio  I'  aUenzione    del   Pato- 

Jogico  e  di'l   Fisiologn   iiisieine.    Bigiiarda   la   prima  ad   iin   ra- 

^azzo  di  5  a   C  antii,    spellante  ad   una   'leilo  biioiie  fainiglie 

di  1\iIqZzoIo,     il    fjiiale    sdlto    1'  ordiiie   ('i-iioingicd  possiode  a 

iiiodo    posi(ivo     1"  UiiHif.igia.     Noil    |iiii')   x'.ler  came  cruda  ne 

pesci,   ebe  non   cerca  ingnjare  senza  ropngiiaiiza  alcuna,  e  par- 

■liiritai^lr  la  madre.    duniciilr'  ei-Ii   era    <li    piu  lenora  eta,    non, 

sido  desiderava    una    coseia   di   quel    neonald,   ma    la   Icvalrico 

fh  coslrella   nascoiidere    la    piacenia    per    lema   di   non   essere 

divorala.   Frallanlo  gdde  ollima  salnle.   i-d  in  oi,',i;i  quantnnque 

per  rossnre  niei^a  si  brulale  carnivora  passionc  pnre   la  soddisfa 

quand'i    di     snppiallo    se    ne    va    iielia  cucina.  —  L'  allra  ri- 

t'liarda    nna    yrazinsa    raijazza  di   I'd  anni,     fi"lia    di   un  na- 

latiluomo  Catanese.   che  non  ha  molto  io  visilai  alia   presenza 

del   valinle   {'rolcssore   Doltor  Gaelano  Mirone,    la  quale  sollo 

1' (jrdiiif     morbiiso.    per    causa    di   uu  concepilo  spavcnln,    Iin 

dal    1848,    si     diede  a   Irangiiggiare    con    isquisita  avidila   il 

Jegiio  fallo  carbonc.   Ed  ancorclie  le  si    facesse  da'  p.irenli    la 

tlovula  siirveglianza,   non  ha   lascialo    linora    la   malavoglia  di 

gia  aiu|Hislala  di  .spgiiilo  alia    suddeila    causa    morale.    Pero 

(ill   conlrariela    del    primo    e^empio )   la  medesima  si  mostra 

jNillida,   denulrila,   e  sogj<cila   a  dige.-lioMi  pcnosc.        "' 


225 
cpssila  f?i  studiarsi  cof  falti  che  presenta  la  pratica 
"osservazione,  onde  consolidare  il  vero  (62)  .  k  Us  est 
temps  (dtsse  pure  M.  Roche)  que  le  Medecin  soil  a  la 
»  fois  homme  de  science,  et  homme  d' observation)) 
gia<:che  nell'  osservazione,  ripelea  con  tanl'  allri  il 
Doltor  Mamii,  sla  riposta  I' arte  divina  di  guarire. 

Dopo  I'  aiizidello  affacciandomisi  il  pensiere  del" 
f;ran  Bacone,  col  quale  raccomandava  aggiun£;ersi 
peso,  e  non  ale  all'  inteHetlo  umaiio  ;  e  Irevando  come 
principio  incontrastabile,  che  nell'  esame  del  falli  sol 
risiede  lo  scopo  che  dalla  scienza  salulare  si  vuole: 
cosi,  iniei  Benemeriti  Consocii,  ho  credu(o  dover  mio, 
BOD  Irasandare  gli  esempi  delle  misterinse  palogenie 
coocepite  negli  esposli  ^Iti  relalivi  a\\' Elmintotoffiat 

'  (62)  Sen  molte  sono  Te  infermlli  nelle  qiidH  si  esalfa 
il  sisl<Miifl  del  nervi,  ed  oilre  all'  ineidenlale  menzione  che 
lie  feci,  nei  miei  Pe7isieri  sul  Cholera  MorbifS,  che  si  stan> 
parono  al  1831  nel  Giorn.ile  di  Scienzi-  e  Lellere  <li  Paler- 
mo al  num.  180  ;  e  nella  Mediea  Dissciiazione  slampala  dai 
torclii  deU'  liilt'iidi'nzn  di  Nolo  I'  anno  1839  ;  mi  vimv  driHo 
cons<>gn(ire  qui  tin"  altra  astrusa  bizzarria,  che  moslra  pure 
Y  iiilluuiita  del  c.iralli'rc  rieivnso.  Un  bambino  di  circa  5  ajini, 
nnminalo  Salvad<ire  Qii.iUrojjani,  liglio  di  Saiilo.  e'  Salvalricft 
}?()nfiglin  della  mcntuvala  niia  patria  I'alazzolo,  in  Lii^lio  1S4G, 
fii  pdrlato  in  una  campat;na,  delta  S.  Marco-,  ove  coll'  occa- 
sioiie  delta  mcsse  la  di  lui  mndre  duTea  raccogliere  s-pijilie. 
In  1111  i,'i(iriio  di  coceiile  sole  nioslrossi  angustialo,  o  fii  posto 
deniro  una  |iiccola  grolla,  dove  la  piacevolezia  del  fresco 
If  invito  nl  riposo  Uopo  poche  ore  visilatosi  dalla'  niadre.  si 
rinveniie  sdraj.ito  nolla  testa  penzolone  che  batleva,  e  ribaltevasul 
nudo  s'lnlo  all'  iiicinisidiTala,  ed  abbenrhe  fii  trasjinrlato  in 
iin  aitro  lungo,  sr(ii|>ri-  I' iiiToloiilario  batl'Tc,  e  libalteri-  del  capo 
contro  ogiii  patio  S4'ji;iii(av;i.  Le  pcrsone  occorse  si  fai-eviino 
le  iner.iviglie,  senza  poterti  ilare  rlparo.  ed  i  parcnli  fuiic- 
btati  da  lal  spiacevulu  vista,  dopo  v^rii  luulili  mczzi  nun  8ep> 


226 

all  Orchionzia  ed  alt  Afoma  nervosa,  non  che  quelli 
accessoriamenle  rapporlati  nelle  note,  acciocche  appor- 
landovisi  meglio  le  considerazioni  forse  da  me  non  ben 
sapute,  possano  arrecare  il  vanlaggio  che  al  progresso 
deir  Aniroposologia  si  desidera.  Quindi  io  non  glo- 
riandoroi  di  aver  dello  abbaslanza,  ne  ripelo  le 
parole  del  RoufT,  qualmenle  u  n'  enseigne  point  mon 
»  senlimenl,  je  V  expose,  j'  ai  fait  ce  que  j'  ai  pu 
»  pour  atleindre  la  verile  »  ;  e  non  lascio  solto  lutti  i 
rapporli  vie  piu  ricordareladiligeate  contemplazionedei 
falti  che  ci  appresia  la  nalura,  colla  speranza  di  ri- 
cavarnegli  efielli  che  I'esimio  Kleper  riporlo  col  «  Sero 
quidem  respexit,  respexit  lamen,  el  longo  post  tem- 
pore venit. 

pero  pi&  che  fare.    Fu    legato,  non  lrov5  glammai  riposo.    e 
cosi  sle'le  il  disgrazialo    bambino    per    piu  di  Ire  anni,     dii- 
ranle  i  qnali    mai    sciolse    la    voce    alia  p.irola,  e  le  ^'ambe 
al  moto.  Un  grido,    un   lamento.   nn  baltersi   la  testa,   la  sua 
esislenza  Annuiiziara.  Sempre  era  in   denutri/.ione.   Io  sloinaco 
digeriva  appena,     la  testa  si  manlenea    senza    capelli,  e  pia- 
gala    in     diversi    luoghi,    per    le    replicate    contusioni.  Dalle 
doiinicciuole   si  ri(;iiaidava    come    invaso  da  spiriti  slrani,  ed 
una  sua  soreila  iilerina,  che  per  tre  notti  ncllo  slesso  letto  col 
funesla(o    bambino    fii  a  dorniire,    pregiudicandosi    la    mente 
dalle  presunte  dicerie,  solTri   pure   mal  di  testa,    e  si  credea 
spiritare.     Dopn    tania    sciagnrafa  esislenza  sembrerebbe  non 
piilrrsi,   neir  infelice  soggelto.   Ilrare  in   la  cerlamenle   la  vita, 
ma   la  provvida  natura  a  suo  favure  vegliando  risolve  Io    stalo 
meschino  del   eommiserato.    A'  5  anni  tutto  svanisce  il  male, 
e  con  esso  la  mancanza    del  molo,    del  pariare,  della  niilri- 
zione,  e  quanio  alia  salute  oslara  ;   quindi  escambiaiido  quasi 
inlieranienle    I'  esser    suo,     si  vede  al   presente  lanlo  buomt, 
agile,    ben  composto,  e  sviluppalo,  da  far  somma  impressione 
a  chi  prima  Io  conoscea. 


SOPBA 

ALCUNI  COMPONENTI  DELLA  BILE 

FATTA 

DAL  PROF.  DI  BOTANICA  NELLA  R,  LNIVEUSITA  DEGU  STOdI 
IN  CATANIA 

CASINESE 
SEGRErAKIO  DI  SCIENZE  NATURALI    NELLA  DETTA  ACCADEMIA  GC. 

LETTA  NELLA  TORNAU  ORULNARIA  DEL  23  GENNARO  1832. 


in-iL^ 


iTlUOJ/ 


ATTAf 


L.x^.iL^xiiL'L.si^'n  asi?*^ 


:U  M;iA';.vim"J? 


-Oi'  .'..I.!- 


129 


jBL  moUvo  de'  miei  sludii  su  i  rapporli  degli 
csseri  organizzati,  ne'  mesi  sellembre,  oUobre,  e  ao- 
vembre  del  1831  insierae  al  chiarissimo  professore 
Gaetano  de-Gaelani,  eseguiva  le  analisi  chimiche  a 
microscopiche  sul  sangue,  sulie  urine,  su  i  calcoli 
vessicali,  la  saliva,  e  la  bile.  Le  varie  analisi  dei 
moderni  chimici  ci  servivano  di  scoria  nelle  invesli- 
gazioni;  ed  i  felici  risultamenti  diedero  a  rae,  ed  al- 
I'ollimo  collega  il  coraggio  d' intraprendere  le  ricer- 
cbe  su  i  componenli  della  bile  di  bove,  in  modo  ac- 
curalo  e  dcsiderabile  per  lo  avanzamento  deila  scien- 
za.  Un  sentirnento  di  gralitudine  verso  il  prof.  De- 
Gaelani  mi  fa  dichiarare,  come  egli  acceso  da  lau- 
devoie  amore  per  il  bene  scienlifico,  Irascurava  ogni 
domeslico  alTare,  per  appagarc  le  mie  brame,  e  sod- 
diifare  il  mio  vivo  desiderio.  32 


130 

Or  ponendoci  ad  analizzare  la  bile  co'  melodi  di 
Berzelius,  Thenard,  TiedemanOj  Gmelin,  Demarcay, 
Liebg,  Mulder,  Sirecker,  Plaltner,  Redtenbacher,  Wo- 
ebler,  Boucbardal  osservava  sulle  prime,  come  i  cbi- 
mici  risullamenli  da  quesli  sommi  ollenuli  fossero 
veri,  ciascuno  per  ciascuno;  tie  la  scoperla  de'  prin- 
cipii  deir  uno  si  opponeva  a  quella  falta  dall'  allro; 
lalmenlecbe  in  lanta  variela  di  risullati  e  uopo  solo 
cotioscere  quando  i  prodotti  sono  veramenle  lali,  e 
quando  Irovansi  sollo  la  forma  di  edoUi ;  cioe,  se 
doltbiamo  slabilire  il  novero  de'  componeuli  la  bile 
come  un  risullalo  di  combinazione  chimica  operala 
dal  meslruo  itHpiegalo,  o  pure  come  uno  sdoppia- 
menlo  o  una  separazione,  die  il  meslruo  opera  su  i 
coroponenli  la  bile.  Poicbe  la  bile  ha  una  grande 
mobilita  ne'  suoi  principii  cosliluenli  in  preseuza  de- 
gli  agenli  chimici.   (Regnault). 

Onde  riuscire  alio  scopo  fu  lenlala  una  analisi 
qualitaliva  seroplice,  e  variala,  per  quaolo  si  pote- 
va,  da' melodi  assegnali;  e  quando  si  oUennero  ri- 
sullali  conformi  a  quelli  osservali  dagli  allri  sommi 
lesle  accennalij  ho  credulo  di  aver  Irovalo  il  vero 
componenle  la  bile;  lasciando  alle  indagmi  ed  alle  ri- 
eerche  ulleriori  de' chimici  il  vedere  se  lull' allri  cora- 
ponenli  scoperli  Ibssero  uo  prodoUo  organic©,  o  un 
cbimico  edollo. 

Devo  prenolare  come  i  risullamenli  ollenuli  es- 
sendo  slali  sufficienli  alio  spiegamenlo  della  funzione 
chimico-organica  della  bile,  ne  sono  rimaslo  pago  al 
presenle,  giusta  il  period©  delle  alluali  scoperle,  e 
de'  miei  sludii. 

Ecco  perlanlo  le  analisi  eseguite,  e  le  osserva* 
ziooi. 

1.°  Saggiando  la  bile  fresca  di  bove  con  acido 


azoti'co  allungalo,    essa  immanlinenle  mula  il  colo- 
re proprio  verde-cupo  in   verde-chiaro,  bleu,  violcUo, 
rosso,  raiiciato,  giallo;  e  quesli  passaggi  avvoransi  suc- 
cessivi  e  celeri.   Quaiido  ia  bile  noii  e  fresca  I'acido 
azolico  non  ha  presa  sulla  materia  coloranle  della  bile, 
2."  La  bilo    di  bove  presenta  colore  verde-bru- 
no,  odore  speci.ile  e  nauseosn,  sapore  pria  amaro  poi 
ntlla  relrobocca  dolciaslro;   e  piu  pesaote  deli'acqua; 
agitata  in  questa  mussa;  si  altera  prontamente  all'a- 
riii,  che  la  rende  felida  e  decomposta;   precipila  quan- 
do  si  Iralta  con  acidi    deboli  o  coiicenlrati ;    non  si 
coagula  con  la    ebbollizioiie;  spesso    reagisce   come 
alcali,  meno  frequenlemente  come  acido,  qualche  vol- 
ta  come  sostanza  neutra. 

3.°  In  uno  di  bile  fresca  meltendo  due  di  acido 

solforico  concentrate,   ed  alia  temperatura    ordinaria, 

mulasi   il    colore  di  qiiesto    corpo  in    violetto;   ne  e 

bisogno  di  acqua  edulcarata,  siccome  dice  Pettenkofer. 

-i."  Prendendo  uno  di  bile,  con  due  di  alcool  a 

12°  e  carboue  animate  si  fa  una  soluzione,  che  proa- 

de  un  colore  giallo-doralo  chiaro,  queslo  liquore  unilo 

a  due  volte  il  proprio  volume  di  etere  da  a  divedere 

una  sostanza  sopranotanle  biancbiccia,  azotata,  Muco, 

con  sostanze  grasse  (acido  inarganco?  acido  stearico?) 

5.°  11  liquore  etereo  evaporato  a  fuoco  lascia  una 

massa    solida  e  friabile,  simile  alia  gomma  arabica, 

d' un  colore  bianco  e  splendente,  in  forma  di  fogliette 

pirumidali ;   e  questa  la  Colesterhia  cristallizala.  Essa 

e  iiisipida,   inodora,    insolubile  nell' acqua,    insolubile 

neir alcool  froddo  o  debole,  sohibile  neiralcool  bollealQ 

e  da  36^  a  42.°  =C36  Hu^  0  (  Liebig ) 

CibHa,  0  (  Fromy  e  Pelouze  ) 
CaGHgaO  ((".bevieul  e  Payen  ) 
Ca^ii^aO  (Schwendler  e  Meissncr) 


132 
'       6.0  La  Colesterina    trallala  colla  soda  e  la  po- 
tassa  si  e  mostrala  iDsapoDificabile,  e  si  fuse  ad  alta 
temperatura. 

7.°  Sciogliendo  la  colesterina  in  udo  di  etere  e 
due  di  alcool,  e  portando  poi  il  liquore  a  siccila  for- 
mansi  de'  cristalli  d'  idralo  di  colesterina  in  forma  di 
fogliette  Irasparenli. 

8."  Esponendo  ai  carboni  ardenti  la  bile  si  di- 
secca  a  poco  a  poco,  lasciando  spostare  una  nota- 
bile  quanlila  d'acqua. 

9.°  In  questa  operazione  unitamente  all'acqua 
si  separano  de'gas  con  odore  disgustoso  e  nauseanle. 

10.°  Gessala  la  desiccazione  della  bile  si  presenla 
un  corpo  nero,  e  secco,  che  porfirificalo  in  un  mor* 
lajo  di  cristallo  si  riduce  in  polvere  fina,  poco  lucenle. 

H.°  Trallando  questa  polvere  nera  con  aicool  a 
A2.°  si  olliene  una  soluzione  colorala  in  giaIIo«verde 
cupo;  e  trallato  questo  liquore  con  carbone  animale 
purificalo,  dope  lunga  digestione  fillrato  il  liquido, 
si  otliene  allro  liquore  incoloro.  Da  cio  si  scorge  la 
materia  colorante  la  bile,  non  far  parte  de'sali  che 
la  costiluiscono. 

12.°  Otto  parti  d' una  soluzione  alcoolica  di  bile 
secca,  e  purificata,  in  cui  si  e  falta  disciogliere  una 
parte  d'acido  ossalico  efllorescente,  porlata  ad  ebollizio- 
ne,  ed  indi  lasciata  la  miscela  al  riposo  per  mollt!  ore, 
I'acido  ossalico  combinandosi  colla  soda  della  bile  pre- 
senla una  schiuma  biaoca,  che  si  precipita  in  cristalli 
delicati,  la  di  cui  quantila  aumenia  con  lo  raflredda- 
mento.  Gessala  la  crilallizazione  il  liquido  si  fillra, 
si  allunga  con  acqua  dislillata,  si  uuisce  con  carbo- 
nate di  piombo,  che  si  somministra  a  poco  a  poco, 
sino  a  che  cessa  ogni  reazione  propria  dell'acido  os- 
lico  suir  ossido  di  piombo.  L'eccesso  del  piombo  ri- 


133 

masto  dopo  la  conibinnzione  dell'ossalalo  di  piombo, 
si  (oglie  facendovi  reagire  una  correnle  d' i(lro£;ene 
soir.'ralo;  il  liquore  si  fillra,  ed  il  liqiiido  ollcnulo  si 
porla  a  siccilaj  il  quale  lascia  un  corpo  viscliioso, 
cho  indi  passa  alia  eonsislenza,  ed  al  colore  di  le- 
rebcnlina,  ossia  le^^germenle  giallasiro;  e  quesfo  i'<j- 
cido  Bilico.  Somiglia  alia  gomma,  puo  ridursi  in  polve- 
re,  ed  a  eonsislenza  resinosa;  e  igrome  Irico,  amarissimo, 
insolubile  nell'elere,  soiubde  nell'  aicool,  solubile  nel- 
r  acqua,  non  e  volatile,  arrossa  la  carta  di  lornaso- 
le=C,4ll7oN.  0..(Lieb.g). 

13.°  Distillando  la  itile  diseccala  col  melodo  pre- 
cedente,  da  la  presenza  AeW/immoniaca. 

14'''  Trallata  la  massa  delia  bile  diseccala  e  car- 
bonizzala  con  acido  idroclorico,  e  mescolala  con  ac- 
qua dislillala  si  fece  bollire  il  lullo;  poi  filiralo  il  li- 
quore si  otlenne  un  liquido,  che  trallato  in  parte 
colla  soluzione  d'  ossalato  d'  ammoniaca  moslro  un 
cvidente  precipitato,  insolubile  ncll' acido  idroclorico: 
da  cio  rilevasi  agevolmenle  la  presenza  della  Calce 
Delia   bile. 

13.°  L'  altra  porzione  del  sopraddello  liquore 
cnnvcnienleraenlc  concenlrata  somminislro  un  preci- 
pilato  con  la  soluzione  alcoolica  del  cloruro  platinico, 
loccbe  indica  nella  bile  la  presenza  della  Polassa. 

16."  Frallanto  evaporalo  a  siccita  il  liquore  so- 
prannotante  lascio  un  residue,  cbe  convenevolnienle 
Ciilcinato,  si  (ratio  con  acqua  calda  distillata;  poi  fil- 
Irata  la  massa  liquida,  e  ddigentemente  evaporala  si 
otleune  un  sale  dotalo  delle  prnpriela  dt  1  cloruro  So- 
dico.  Cio  mostra  la  presenza  di  quest' alcali  nella  bi- 
le, e  come  colia  calce  e  la  potassa  I' acido  bilico  for- 
iriasse  de'sali  simili  a'saponi:  bilato  di  calce,  bilalo  di 
polassa,  bilato  di  soda=G44ll7oN2  OuNa  O(Liebig). 


134. 

17. °  La  bile  purificala  co' melodi  sopra  esposli 
non  precipita  oon  I'acqua  di  barile,  ne  colla  miscela 
di  cloruro  di   bario,   e  d' ammoniaca. 

18.°  Teiiendo  per  raoile  ore  a  bagao-maria  la 
bile  acidulata  con  acido  idroclorico,  si  olliene  un 
acido  azotalo  crislaliizabile;  che  presenta  crislalb  aghi- 
forini,  isolati,  solubili  neli'  alcool,  e  nell' acido  solfo- 
rico,  che  coiora  il  liquore  in  violelto.  E  queslo  I'aci- 
do  Colico  di  PlalUier  e  Gmelin,  delto  acido  Coloico 
da  Mulder=:G74H,2oO,8(Dumas) 

G50H36  Oe,  500(Theyer,  Schloss.  Muld.) 
19.°  L'  acido  colico  tenulo  iiell'  acqua  bollenle 
acidulata  con  acido  solforico,  si  Irasforma  in  acido 
Coloidico  di  Dnmarcay,  che  si  ottiene  colla  evapora- 
zione.  Esso  nella  sua  soluzione  alcoolica  e  ainarissi- 
mo,  con  reazione  acida,  e  solido,  inodoro,  bianco, 
insolubile  nell' acqua,  solubilissimo  nell'  alcool  a  36,° 
poco  solubile  nell'  elere.  La  sua  formula  e  =  Gbo 
H,oo    Oil  (  Theyer,  e  Schlosser )  . 

20.°  La  dissoluzione  di  bile  secca  in  alcool  di 
0°  ,  84  purificala,  e  portala  in  ebollizione,  indi  Iral- 
lata  con  acido  cloridnco  presenta  un  doposilo  polve- 
rcso,  terroso,  biat>co,  insolubile  nell'  alcool  e  ncl- 
r  acqua  ;  e  questo  la  Dislisina  di  Berzelius  .... 
=  Cgo  Hga  O7   (  Theyer,  e  rfchlosser) 

G50  H36  Oe  HO  (  Ficmy,  e  Pelouze  ) 

C,8  H36  Og  (Slrecker  ) 

G7,  H,,2   0,,  (Dumas,  e  Demarcay  )  . 

21.°  La  bile  purificala  facendola  lungamenle 
bollire  con  1'  acido  idroclorico  si  deposilano  de'  cri- 
slalli  di  Taurina.  Sono  quesli  a  qualtro  0  sei  facce, 
con  sapore  piccante,  solubilissimi  nell'  acqua  bollen- 
te,  e  quasi  insolubili  nell'  alcool  a  42.°  La  Taurina 
es=G.iH,4  N.  0,0  (Dumas,  e  Demarcay) 
C4  Hy   N  0,  S,  (  Regoaull ) . 


135 
22."  La  presenza  dello  Zolfo  in  queslo  prodoUo 
ci  significa  come  il  dclto  melalloide  fosse  uno  dei 
componenli  la  bilo  ;  per  cui  si  avvisavano  ;ilcun  i 
chimici,  tra  quali  il  sig.  Sirecker,  doversi  dividere 
i  prodolti  della   l>ile  in  solforati,   e   non  solforali. 

Dair  aiialisi  qualilaliva  fin  qui  esposla,    mi  pare, 
i  componeiiti     ddlu  bile  gia  olleiiuli  polursi   classare 
in   due  oalegorie.   INella   prima  collocherei   quelli,  die 
si  ollengono  immedialamonle  colla  reazione  di   qual- 
clie  meslruo,     die    separa  gli  uni  dagli  alui   i   com- 
ponenli  ;    lali   sono  : 
1."    La   materia   coloranle. 
2."    ii  priricipio  empireumalico. 
3.°    L'  acqua. 
4.."    La   C(>leslerina. 
5.0    L'  acido  Bilico. 
G."    II   liilalo  di  Soda. 
7."    II  Lilato  di  Polassa, 
8."    11  bilalo  di  Calce. 
9."    II  Muco. 
10."   Le  malerie  grasse  (  raargarali,    oleali,  sleeraii 

di  soda,  di  polassa  ?  ) 
H.o  II  Solfo. 

Nella  seconda  calegoria  pare  si  debbano  collocare 
quel  principii,    che    vengono    formali    colla  reazione 
de'  meslrui  su  i  componenli  stessi  della  bile,  i  quali 
vengono  per  queslo  mezzo   suddecomposli,   o   meglio, 
sdoppiali  dal  meslruo,   e  quiudi,  anziche  prodolti  pri- 
milivi  della  bile,  edotti,    o  prodolti  secondarii  ame- 
rei  appellare  ;  quesli  sono  : 
1.°    L'  acido  Golico. 
2.0   La  Dislisina. 
3.0   La  Taurina. 
4.0  L'  acido  Goloidico. 


136 

La  seconda  categoria  amerel  stabilire  a  molivo 
che,  il  liquore  alcoolico  della  bile  secca  e  purificatfi, 
nel  quale  si  e  veduto  conlenere  1'  acido  bilico  con 
varii  alcali,  e  terre,  con  la  colesterina,  e  colle  ma- 
terie  grasse,  qiieslo  liquore  sollo  la  varia  reaziooe 
dell'  acido  cloridrico,  solforico,  sdoppia  I'  acido  bilico 
e  la  colesterina  per  comporre  i  sopracennali  princi- 
pii,  non  che  F  acido  Fellico  =  C50  H3G  On  ,  'iHO 
(  Fremy  e  Peleuze  ) ,  e  /'  acido  Colinico  =  G^a  Hgs 
Og(Liebig).  Gome  reagendo  1' acido  azolico  diret- 
taineiite  siilla  bile  molli  acidi  volatili  si  generaiio,  fra 
quali  il  Nilrocolico=C2  H  N,,  O9  (  Redtenbacher),ed  il 
Colocral=Gi  Ha  Na  0,3(Redtenbacher),  e  piu  i' aci- 
do Co(oidanico=Ci,GlliiOj  (Fremy,  e  Pelouze)  e  I'a- 
cido  Colosterico=']n  H^  O4  ,  HO  ( Fremy  e  Polcuze), 
acidi  derivali  dal  bilico.  e  dalla  colesterina. 

Sono  da  collocarsi  Ira  i  prodolli  generati  dalla 
reazione  deli' acido  cloridrico  sopra  1*  acido  bilico  e 
la  colesterina  \'  acido  Bilifellico,  Irovato  simile  al  bi- 
lato  di  soda  da  Liebig;  I'  acido  Cofalico  isomero  al- 
I'acido  Coloidico]  I'acido  Ammonifellico=C,ooii^1lO ,0, 
sHO,  INH3  (Fremy  e  Pelouze),  ed  anco  forse  \ acido 
(7o/e/co=:G;6H,32N4  0:^2  (Dumas,  e  Demarcay),  \)^s^- 
giono  ascriversi  in  que:>ta  seconda  categona  i  pro- 
dolli olleiiuli  dalla  bile  non  fresca;  cioe  gli  acidi 
Fellanico,  e  Goianico;  poiche  sono  essi  generati  dal- 
la novella  corabinazione  della  bile  passata  in  alle- 
razione. 

I  risullamenli  chimici  ollenuli  dalla  esposla  ana- 
lisi  non  si  oppongono  alia  leoria  chimico-Gsiologica, 
la  quale  considera  la  bile  ne'suoi  componenii  elemenlari 
unila  all'urina  ne'suoi  medesimi  principii,  come  la  lotale 
somma  degli  elemenli  componenii  il  sangue.  Inl'alti 
r  acido  Bilico   pet  la  formula    slabiiila  dal  suo  sco- 


137 
pritoro    Liebig=C44H7oNa  0,2;   unito  a    quallordeci 
equivalenli  d'Ossigene,  e  tollovi  tre  equivalenli  d'Aci- 

do   Carbonico,  e  Ire  equivalenli  d'  Acqua  = 

3  (G.  II.  OO4  )  +  0,4  da  G44  II70  Na  0,2  =  Ac.  Bilico 

Cg    \h        0,5-h 0,^=3. eq. 


Ac.  Car.  3.  eq.  Acq. 
14.  eq.  Oss. 

RisuHa  C38  1Ig,.N:>  0,. 

A  quesla  quanlila  unendo  quella  degli  elemenll,  che 
compongono  I'uralo  d'ammoniaca,  priiicipio  che  coslilui- 
sce  le  urinc=GioIIi4N,oO(i  (  Liebig)  si  ha 

C38HG4N.  0..:= 
risuHato  precedento  Co  H14  N,o  0  = 

iiraio  d'ammoniaca 


C48H78Ni,Oi7 

Quesla  somma  e  uguale  alia  formula  de'compo- 
nenli  il  sangue^G48H78N, aO, 7  secondo  Liebig,  Play- 
I'rtir,  Boeckruann. 

Ma  se  il  chimico  trova  negli  elemenli  de'  due 
flaidi  segregati  dalla  macchina  animate,  bile  ed  uri- 
na,  i  medesimi  elemenli  che  compongono  il  sangue; 
ii  Osiologo  da  sua  parte  presenla  un  concetto  per  lo 
spicgamenlo  di  tale  fenomeno  (1),  E  di  vero;  se  gli 
alimenli  della  classe  zoologica  l'  erbe,  i  semi,  le  car- 
ol si  Irasmulano  in  saogue,  e  queslo  fluido  per  il 
sislema  de'  due  diversi  canali  le  vene  e  le  arleric  da 
un  sislema  passa  neH'aUro,  avanli  di  riparare  le  per- 
dite  falle  dagli  orgaai,  a  ciascuoo  sommiaistraado  gli 

(1)  Liebig.  Chimlc.  organlque  appl.  a  la  physiolog.  et 
a  la  patholog.  Paris  1812  c.  10  pag.  65  e  seg.  e  pag.  II. 

33 


138 
eiemenli,  e  le  soslanze  opportune,  segue  da  cio 
polersi  Irovare  negli  eiemenli,  che  compongono  i  due 
sangui  tulli  gli  eiemenli  delle  trasformazioni  proleiche 
della  macchina  animale.  Or  conoscendosi,  che  il  san- 
gue  venoso  pria  di  lornare  al  cuore  Iraversa  il  fega- 
to,  ed  saogue  arteriale  Iraversa  le  veni,  per  ispogliar- 
si  ciascuno  delle  malerie  improprie  alia  nulrizione, 
ne  conseguila,  che  i  principii  carbonali  del  primo 
adalli  alia  nulrizione  Irovansi  nella  vessicola  biliare, 
ed  i  principii  azolali  del  secondo  si  rinvengono  nella 
vessica  urinaria;  allora  e  agevole  comprendere  perche 
le  sostanze  deposilale  negli  anzidelli  apparecchi,  es- 
sendo  derivale  dal  sangue,  si  compongano  degli  ele- 
inenli  di  queslo. 

Volendo  poi  coosiderare  la  bile  nella  funzioae 
deir  sconomia  vilale  ;  cioe  esaminare  se  concorra  nei- 
r  cpera  della  digeslione,  una  lale  considerazione  ci 
apre  la  via  a  dubbi  ancor  posilivi  nella  scienza,  quali 
Don  posso  che  accennare  di  volo. 

1.°  La  bile  e  escremenlizia  ?  Le  opinioni  di 
Ripaull  (1)  ,  e  le  esperienze  di  Blondlot  (2)  provano 
essere  quesla  una  soslanza  escremenlizia.  Egli  a  so- 
slenere  i\  suo  assunlo,  stabili  al  venire  d'  uu  animale, 
di  cui  aveva  oblileralo  il  canale  coledoco,  una  aper- 
tura  communicanle  con  la  vessicola  biliare,  per  la 
quale  la  bile  usciva  al  di  fuori  ;  or  dope  tre  raesi 
di  tale  esperimenlo  1'  animale  avcndo  godula  perfella 
salute,  Blondlot  ne  conchiuse,  che  la  bile  non  in- 
serve  all'  opera  della  digeslione,  ma  ad  essere  escreta, 

;  ■     .  '), ■ 

'       (1)  Comples  Rendus  Ilebdom.    dcs  seans  de  1'  Academ. 
des  Scieiic.  I'arfs  1831   n.  3  T.  33  pj.g.  63. 

(2)  Inutilile  de  la  bile  dans  la  digesliou  propremenl  dite. 
Conipt  Keudus  cit.  Paris  1830.  "-'•"]  "  » 


139 

A  malgrac^o  di  tale  esperienza  non  e  facile  conchiu- 
dere  esser  tiilla  la  hilo  una  soslanza  escremenlizia, 
e  clie  per  nulla  iiifluisca  ne'  fenomeni  della  digestioiie 
intesliiiale. 

2,°  La  bile  e  necessaria  alia  forraazione  del 
ehilo  ?  Gmelin  e  Tiedemann,  Laurent  e  Lessaigne, 
Voisin,  Plnlipp,  Bloiidlol  si  nccordano  nei  riconoscere, 
che  la  legalura  del  caiiale  coledoco  non  impedisce  la 
formazione  del  chilo  ;  ossia,  che  il  chdo  furmalo  nel 
lempo  deila  legalura,  fosse  lulto  simile  a  quello  prodoUo 
senza  un  laic  sperimenlo. 

3.°  Labde  concorrealladigeslione  de'corpi  grassi? 
Haller  e  gli  antichi  credevano,  che  la  bile  godeva 
la  funzione  d'  un  sapone,  che  emulsionando  i  corpi 
grassi,  veniva  riassorbila.  Tiedemann  e  Gmelin  se- 
guivano  con  riserba  la  slessa  opinions  ;  ma  Miaihe, 
Boucbardal,  Sandral  dicevano,  che  i  chiliferi  assor- 
bono  i  corpi  grassi  emulsionali  dalla  bile.  Bernard 
fraltanlo  colla  scoperla  dell'  uso  del  succo  panorealico 
allonlaua  quesle  idee  sull'  uso  della  bile. 

i.°  La  bile  pura  ha  azione  sul  cbimo  ?  La  bile 
in  conlallo  col  chimo  forma  de'  fiocchi  bianchi,  quali 
si  giudicavano  materia  del  chilo,  ma  Gmelin  e  Tie- 
demann osservano  essere  il  muco  della  medesima  bile. 

5."  Vi  soDO  parti  della  bile  riassorbite  alio  slalo 
di  cnmbinazione  con  1'  alimento  ?  Collar,  de-Manligny, 
J  iedemann,  e  Gmelin  non  avendo  trovalo  negli  escre» 
menli  lutli  i  principii  della  bile  banno  pensato,  che 
qualche  principio  di  essa  fosse  stale  riassorbilo. 
i'latliier  professore  ad  Ileilderberg  voleva  determinaro 
r  azione  della  bile  sulle  materie  alimentari,  persuaso 
che  non  esisieva  il  bilato  di  soda  (  coleato,  e  colato 
di  soda)  negli  escreraenli,  pcrche  era  divenulo  nella 
digeslioae    quell'  acido    il    quale  caratterizza  la  bile. 


140 
Ei  crede  dalle  sue  sperienze,  che  per  1'  azione  della 
bile  sul  chimo,  venuto  dalle  sostanze  azolale  albumi* 
Doidi,  si  formino  de'  l)ilati,  non  chc  albumina,  fibri- 
na,  caseina,  che  ad  essore  assorbili  nell'  inleslino 
trovano  1'  acido  acelico,  che  li  rende  solubili.  II  bi- 
lato  di  soda  poi  non  forniera  combinazioni  colle  ma- 
lerie  non  azolale,  sulJe  quali  agiscono  le  malerie 
grasse  della  bile,  e  del  succo  pancrealico.  Pfio  qnesla 
teorica  fu  poco  accolla  dai  chimici,  e  dai  fisiologisli  ; 
menlre  Schwann,  Pelouze  e  Fremy  (1)  asseriscono, 
che  la  bile  noa  agisce  sulle  malerie  azolale,  e  suite 
grasse  (2)  . 

6.°  La  bile  concorre  alia  funzione  dell'  assimi-p 
lazione  ?  Se  I'  esperienze  fin'  era  non  hanno  moslralo 
i  bilali,  i  coleolali,  o  i  colati  negli  escremenli,  sara 
probabile,  che  quesli  elemenli  biliari  porlali  net  san- 
gue  concorrano  all'  animate  assimilazione,  sebbene 
nissuno  t)italo,  o  colato,  o  coleolalo  fosse  slalo  lin'  oggi 
auco  Irovalo  nel  sangue  degti  illerici. 

7."  A  lirare  le  fila  dopo  lanle  ipolesi,  e  varie 
esperienze  sutia  funzione  della  bile  ;  pare  che  la  vec^ 
cbia  teorica  d'  essere  la  bile  un  fluido  escrementizio, 
e  ad  UQ  tempo  recrementizio  noa  possa  at  luUo  aa- 

(1)  Chimie  Generale  T.  3.  Paris  1851   pag.  801. 

(2)  I  bilali  godono  la  propriela  di  scomporre  le  soslanze 
emilacee,  e  mularle  in  glucose,  ma  quesla  propriela  non  e 
esclusiva  di  C6si  ,  poiche  il  succo  pancrealico,  I'  inlcslinale, 
la  diastasi  sativare  godono  del  pari  una  lale  propriela  ;  per 
Ja  quale  ragione  Fremy  e  Pelouze  concbiuJono  :  a  cbe  la  di- 
gestione  dell'  amido,  ossia  il  cambiamento  in  glucose,  c  una 
trasformazione  si  facile,  quanlo  non  si-mbri  loccare  csclosiva- 
mcnic  ad  alcun  liquido,  come  I' albuminoide  e  grasso,  la  mag- 
gior  parle  de'  iiquidi  mucosi  e  sierosi  dell'  economia,  posseg- 
gouo  quesla  propriela.  Chimie  Gener.  pag,  197. 


nullarsi,  come  tra  i  modern!  scrillori  ancor  si  va- 
glie^gia  (1)  ;  c  mi  pare  allresi  che  vedula  la  insolu- 
bilila  della  coleslcrina,  e  la  reazione  de'  hilali  sulle 
soslanze  azotate,  si  possa  opinare  cod  qualche  pro- 
babilila ;  che  la  bile  rulla  sua  funzione  dividesi  in 
due  parli  :  una  cbe  incontrando  le  malcrie  azolate 
disciolte  dal  sueco  gaslrico  li  trasformi  in  una  albu- 
mina  particolare  (2)  ,  la  quale  non  si  coaguia  con 
gli  acidi,  raa  col  calore;  e  quesla  bile  sifTallamente 
emulsioiiata  viene  riassorbila  da'  linfalici  ?  dalle  vene  ? 
ueir  inleslino  tenue  e  grasso  ;  1'  allra  porzione,  o 
nieglio  quella  parte  de'  suoi  componeoli  insolubili  nel- 
r  acqua,  Ira  quali  la  Colesleriua,  non  avendo  presa 
sulle  soslanze  cbiraose  grasse,  o  non  azotale  si  unisce 
alle  malerie  fecaii  per  essere  escieta. 

E  pero,  dalle  poche  analisi  da  noi  falte  sulla 
bile  ci  e  Iccilo  conchiudere  :  1."  sulla  nalura  de*  suoi 
componcnli,  e  de' suoi  edotli  ;  2.°  sulla  relazione  che 
ha  con  gli  elemenli  cbe  compongono  il  sangue;  3."  su 
d'  uno  spiegamento  della  sua  chimieo-fisiologica  azione 
neir  cconomia  vilale. 


(1)  Scmanas.  Compt  Rendus  cit.  n.    4,   1851   pag.  89. 

(2)  Fromy  ct  I'douze  Chimie  Gener.  T.  3.  Paris  1831 
pag.  191.801. 


y '  * 


( i 


SOPRA 

TALUNE  RAZZE  DI  ANIMALI  DOMESTICI 
DI  SICILIA 

DEL  SOCIO 
LETTE  NELL&   TORNATA  ORDINARIA  DEL  25  FEBBRARO  18^2. 


>-..  -  J 


Con  allra  mia  metnoria,  sopra  ua  pezzo  di 
calcedooia  lavorata  in  forma  di  piede  umaao,  reslo 
di  anlica  stalua,  io  dimoslrava  come,  per  quel  vin- 
colo  comune  che  avvicioa  fra  loro  le  soienze,  la 
storia  naturale  era  di  ajuto  all'  arcbeologia,  e  oella 
coDoscenza  de'  maleriali  impiegali  nelle  arli,  e  nei 
mezzi  adoperali  dagli  arlisti  per  condurre  a  fine  le 
opere  loro.  Oggi  brevemente  spero  dimoslrare  come, 
viceversa,  I'  archeologia  puo  apprestar  lucidi  schia- 
rimcoli  alia  storia  nalurale,  in  argomenlo  di  siciiiana 
zoologia  :  vale  a  dire  sopra  lalune  variela  nelle  razze 
de'  bovi,  de'  cavalli  e  de'  cani. 

Guardando  su'  caralleri  de'  noslri  bovi,  mi  e 
parsa  sempre  di  qualche  inleresse  la  indagine  della 
causa,  che  fa  tanlo  slraordinariamenle  crescere  i  loro 
corni  ;  ed  in  modo,  che  puo  quasi  dirsi  esser  questo 
accrescimenlo  caratleristico  de'bovi  di  Sicilia.  I  Zoolo- 
gi  non  ban  lasciato  di  tenet  conto  di  quesio  fatto  ; 
e  credono  anzi  che  fra'  bovi  noslri  quelli  de'  contorni 

34 


146 
deir  Etna  si  distinguono  sopra  tutti  gli  altri  dell'  Isola 
per  questo  carallere  (i)  ;  fanno  eglino  osservare  che 
molli    gabinetti    conservano    quesle    armadure  come 
oggetli  di  curiosita  natural! . 

Egli  e  cerlo,  che  cominciando  dalle  Calabrie, 
e  percorrendo  lulla  la  ilalia,  noo  s'  inconlrano  che 
bovi,  di  varia  grandezza  e  colore,  ma  luUi  a  coma 
piccole  e  corle  anzi  che  no.  Eppnre  e  appunlo  I'  Ilalia 
quella  che  dar  doveva  il  lipo  della  razza  bovina  ; 
essendo  slala  essa  cosi  appeilata  per  la  quanlila  e 
qualila  de'  bovi  che  alimeulava,  piii  che  allra  pro- 
vincia  di  Europa  :  k  praeserlim  in  Italia  (dice  Var- 
))  rone  )  (2)  quae  a  bui)us  mimen  habere  sit  existimata 
»  Grecia ;  namque,  ul  scribit  Timaeus.  laurus  voca- 
))  bant  iraXo-jff  ,  a  quorum  raulliludine  el  pulcriludine 
»  et  foeiu  vilulorum  Ilaliam  dixerunt.  «  In  Germania, 
in  Francia,  in  Ispagna,  in  Inghillerra  diffoiiscono  e 
vero  alquaolo  da  quelli  italiaoi,  ma  nou  ne  oiTroao 
piai  di  tali  che  somigliar  polessero  a'  nostri.  -. 

Essi  sono  qui  di  varia  grandezza  ;  ve  ne  ha 
de'  piccoli  che  poco  differiscono  da  que'  di  Sardegoa  : 
ve  n*  ha  di  mezzana  statura  :  ve  n'  ha  in  fi«>e  di 
grossa  mole,  che  uguagliar  possonsi  aque'di  Toscana; 
ed  in  quesli,  che  per  lo  piu  provengono  dalla  conlea 
di  Modica,  I*  allezza  delle  corna,  in  proporzione  alia 
massa  del  corpo,  e  mioore  di  quella  degli  aliri,  che 
alle  diverse  province  di  Sicilia  appartengono  ;  e  qui, 
Sebbeae  io  ooo  possa  negare  che  iu  elTetto  la  grau 

(1)  Elies  sont  encore  plus  grandes  sur  la  lele  dcs  beufs 

qui  vivent  dans  Ics  paturages  de  I' Etna; Plusieurs  cabi- 

Dels  conservenl  de  ces  longues  comes,  conime  des  curiosiles 
liaturciles.  —  Sonnini,    Diet,  d'  iiisl.  nat.   art.  Taureau. 
i>        (2)  Lib.  2.  c.  12.  de  Lubus  et  vaccia.      .,.  ,,.  ..i.  .■■ 


parlo  de'  bnvi  che  vengono  da'  conlorni  di  Bronte 
(^slrglionc  e  Raiidnzzo,  olire  di  essere  alquaDlo  piu 
piccoli  di  slatiira,  porlano  liinghissimc  difese,  e  che 
lanto  piu  risallano  in  quanlo  veggonsi  sporgere  da 
una  piccola  testa,  non  porlanlo  fuorj  de'  contorni  det- 
r  Etna  sono  anche  comuni  tali  bovi  ;  e  quelli  di 
Troina  e  de'  catiipi  di  Agira  e  di  Assaro  ec.  si  fanno 
anch'  essi  ammirare  per  queslo  caraltere  ;  talche  non 
si  puo  asserire  verificarsi  cio  per  que'  soli  de'  con- 
forni  dell'  Etna,  come  accennava  il  Sonnini  (1)  . 

E'  da  notarsi,  inlanlo,  che  le  noslre  vaccho,  ed 
i  tori  in  generale,  non  sono  rimarchevoli  per  luflghe 
coma  ;  vero  e  che  in  proporzione  alle  razze  estere 
le  hanno  ben  lunghe,  ma  non  giungono  rnai  alia 
misura  di  quelle  de'  bovi.  Ollreche  e  slato  cio  avver- 
tilo  sin  da'  piii  reraoli  tempi,  come  lo  abbiamo  da 
Eliano  «  Bubulo  pecori  caslralo,  Democrilus  ait,  gra- 
»  cilia  longa  uasci  cornua,  contra  teslibus  predilo, 
»  enasci  secundum  radicem,  crassa,  recta  mmusque 
»  prolixa  (2)  »  ;  e  questo  un  fallo  che  puo  guidarci 
nella  ricerca  delta  causa  di  tale  eccessivo  accresci- 
raento. 

La  razza  e  unica  ;  i  vitelli  pria  della  castrazione 
hanno  grande  rassomiglianz.T  a'  tori,  nella  severila 
de.la  faccia,  nello  sguartlo  feroco  e  nella  torosila  del 
corpo  ;  no  prcsentano  indizio  che  le  lore  difese  do- 
vessero  un  giorno  divenire  siraordinariaraente  lunghe. 
Ma  (iop  >  la  castrazione,  la  loro  fisooomia  prende  ua 
carallcre  di  trislczza  e  di  timidila  ;  il  color  del  pelo 
sbiadisce,  la  testa  diviene  piii  assoltigliata,  il  collo 
piu  esiie  da  comparir  piii  lungo;  ed  inlanlo  la  sola 

(1    Citazione  di  sopra. 

(2)  ;£lian.  de  Plal.  AoiouU  lib.  xit.  c»  19, 


148 
sostanza  cornea  cresce  in  essi  cosi  abboadanlc  cbe 
in  poco  tempo  si  veggoao  moUiplicare  gli  anelli  di 
accresciraenlo  nelle  corna,  ed  avanzare  in  alio  la  por- 
ziooe  solida  e  nera  di  esse,  da  far  comparir  piccola 
la  lesla  per  la  slraordinaria  lore  lunghezza. 

Si  rapporla  dall'  immorlale  Aristotele  fraocese  (1), 
che  ((  i  bovi  di  Wubia  e  di  Abissinia  banno  le  corna 
di  una  smisurala  grandezza,  bencbe  essi  siano  piccoli 
anzi  che  no ;  ma  questo  accrescimeoto  mostruoso  e 
r  effello  di  una  parlicolare  malallia.  »  Quesla  osser- 
vazione  ci  chiama  a  rifletlere  sopra  gli  effelli  della 
castrazione,  come  causa  di  una  malallia  simile  nei 
risullamenii  a  quella  cui  van  soggelli  i  bovi  delia 
Nubia. 

La  castrazione,  come  pensa  il  citato  Buffon  (2), 
influisce  alia  maggiore  nulrizione  del  tessulo  cellu- 
lare,  non  richiamandola  alia  formazione  del  liquor 
seminale,  il  quale  ne  ha  bisogno  di  lanla,  quanta 
possa  equivalere  alia  quanlita  del  sangue  cui  vuoisi 
far  corrispondere  da'  fisiologi.  Quesla,  secondo  War- 
ton  (3)  e  calcolala  a  20  volte  di  sangue,  e  secondo 
lo  stesso  Buffon  (4)  a  quaranla  voile;  e  quindi  man- 
cando  questa  secrezione,  la  nulrizione  diviene  mag- 
giore verso  i  tessuti  cellulari,  e  della  pelle  prin- 
cipalmente,  per  cui  veggonsi  piii  grassi  gli  animali 
castrali  ;  sebbene,  come  dice  Maralt  (5)  ,  parlando 
degli  eunuchi,  divengon  essi  molli,  pallidi,  flaccidi 
Delia    carne    coa     lilasciamealo    uel    tessulo    cellu- 

(1)  Bnffon.  art.  Bove. 

(2)  Art.  Cervo.     ■  '        ' 

(3)  Gland  ... 

(4)  Loc.  cit.  ■'     '  •■*'  •'■*' 

(5)  Vademecum  Med.  p.  466.        <"  '-''  •'      ' 


149 
lare  ;  e  vi  si  vede  sviluppalissimo  il  sisleraa  giando- 
loso-linfalico  ed  umidissimo  come  nel  sesso  fdmmi- 
nino.  L'  umidita  predominanle  in  tulli  i  tessuli  degli 
aniinali  caslrali,  a  parere  di  WilliolT  (1),  spiega  essa 
sola  la  lunghezza  de'  pcli,  de'  capelli,  ile'  corni,  e  la 
procerila  del  corpo  dcgli  eutuichi.  Per  la  qual  cosa 
polrommo  noi  dire  the  la  langhezza  dell'  armalura 
nella  noslra  razza  di  bovi  puo  aver  origine  dalla  ca- 
slrazione  ;  e  come  quesln  in  Italia  infliiisce  alia  mole 
di  que'  l)ovi  ed  alia  lore  grassezza,  co>i  influisce 
ne'  noslri  alio  sviluppo  della  soslanza  cornea,  che  si 
elabora  in  quel  tessulo  organico  de;lla  cute,  che  cor' 
neo  da  questa  funzione  si  appella,  e  che  dee  riguar- 
darsi  quale  organo  segrelorio  di  gelalina,  e  di  albume. 

Tale  fenomeno  riconobbe  anche  Arisloleie,  an- 
nunziandolo  coll«  parole  :  «  Pars  cava  ex  cule  polius 
))  oritur  (2)  .  »  Che  quesla  sostanza  poi  meno  ab- 
bondante  si  Irova  negli  animali  ed  anche  negli  uoniini 
torosi,  di  rigida  fibbra  e  secca,  e  slalo  da  lulii  i 
Csiologi  riconosciuto  ;  ed  ii  dolto  Wanswieten,  per 
una  via  contraria  lo  conl'erma,  allorche  dice:  «  Ka- 
»  turale  gluten  in  quiescenlibus  accumulalur  semper, 
»  hinc  laxa  tumidula,  humoribus  plena  borum  corpora 
»  fiunt  (3)  .  » 

II  lessuto  corneo,  come  tulli  gli  allri  organi 
segretorii,  puo  andar  soggelto  a  malallia,  che  i  Noso- 
logi  alle  hnpetigini  rapporlerebbero,  come  la  Plica, 
ossia  Trichoma  polonicum  ;  ed  allora  ne  seguirebbe 
un'  accresciuta  segrezione  di  soslanza  gelalinosa,  la 
quale    in    cornea   ben    loslo  si  couforma.  Talcbe  la 

(1)  De  Caslralis.  p.  CO. 

(2)  lli^l.  Animal.  I.  2.  c.  i. 

(3)  §  C9. 


150 
malallia    de'  bovi  di  Nubia,    di   cui  parla  Buffon,  si 
ridiirrebbe  alia  menzionata  accresciula  segrezione,  che 
ne'  noJlri   bovi  e  di   alquanlo   minore  . 

Ma  scnza  andar  lullavia  cercando  nella  sola  ca- 
slrazioae  la  causa  di  queslo  accrescimento  di  soslanza 
cornea  ne'  noslri  bovi,  non  si  polria  ancbe  presuinere^ 
esser  quesla  la  caratlerislica  di  una  razza  parlicoiare 
siciliana  ?  Perche,  a  dir  vero,  bencbe  i  nostri  tori 
non  fossero  armati  di  lunghe  coma  come  i  bovi,  e 
cio  rimarcava  anche  Plinio  «  Tauris  minora  quara 
»  bubus  cornua,  lenuioraque  (1)  »  pure  in  confronlo 
di  quelli  ilaliani  ed  esteri,  bisogna  convenire  che  le 
hanno  piu  lunghe,  sempre  lunate,  e  mai  conlorle  it» 
fuori.  E  nel  caso  afTermalivo,  quesla  razza  sarebbe 
indigena  di  Sicilia  ;  o  almeno  vi  e  slata  sempre  dac- 
che  v'  e  rammenlanza  islorica  ?  Ecco  una  queslione 
che  la  manchevole  storia  deila  i.oslra  paslorizia  non 
puo  giungere  a  sciogliere  :  ed  ecco  come  siamo  ob- 
bligati  di  ricorrere  all'  archeologia  per  qualcbe  ulil© 
schiarimento. 

Slalue,  bassirilievi,  ed  antichi  d'isegni  abbiamo 
avuto,  e  son©  tullodi  sotlo  gli  occhi  nostri  ove  son 
figurati  animali  bovini  (2)  .  I  musei  e  le  opere  sul- 
r  archeologia  ne  riboccano,  ed  ollre  a  cio  una  gran- 
dissima  quanlila  di  monele  non  presenlano  ne'  loro 
rovesci  che  tori  cozzanli,  gradienti,  procumbenli,  ed 
anche  bovi,  ora  jugali  ora  no.  Eppure  iu  lanlo  nu- 
mero  di  figure  non  si  Irova  una  sola  che  porlasse 
lunghe  corna,  come  quelle  de*  nostri  bovi  viventi. 
II  solo  Plinio,    prima    di  Eliano,    accenna  smisurata 

(1)  Lib.  8  c.  45.  '    •       '  '^         -  ''* 

(2)  Museo  Capitoiino 

Moiiumeats  antiques,  par  M.  Barboult  ec.  ec.  ec. 


lunghezza  di  qiieste  difese  iic'  bovi  iudiaui  ;  «  Bubus 
))  iiuiicis  cornua  laliludinem  quaternorum  pedum  (1)  ; 
ma  di  CIO  noil  fa  poi  menzione  alcuno  de'  Zoologi 
nioderni. 

Vero  e  purlruppo  clie  gli  arlisli,  ed  i  Greci  in 
parlicolare,  hadavan  sempre  di  prendere  a  lipo  dei 
loro  disegni  siibietli  belli,  e  di  squisire  proporzioni  ; 
roa  che  si  fosse  poi  fedidinenle  seguilo  da  lulli  gli 
ariisli  di  difTerenli  nazioni  lo  stesso  lipo,  Don  serobra 
credibile  ;  e  pare  anzi  che  il  nazionale  orgoglio  non 
lo  avria  permesso.  Abbiamo  a  dippiu,  cho  anche  in 
monele  di  poco  lodevo!  disegoo,  si  veggono  tfligiali 
bovi  di  forme  non  belle  ;  ma  inlanlo  conservano  sem- 
pre il  carallere  delia  brevila  delle  coma.  Pos.-ibile, 
che  Siracusa,  Taormina,  Galania,  Messina,  Alunzio, 
\drano,  e  poi  in  Migaa  Grecia  gli  Irinei,  i  Mamer- 
lini,  i  Posidoni,  i  Sibarili,  i  Turii  si  fossero  unani- 
manieiile  accordali  a  non  deviar  mai  dal  lipo  greco, 
se  si  nuirivano  ne'  loro  campi  altre  razze  di  aniraali 
bovini  !  Non  merilavan  forse  i  noslri  lori  di  essere 
efTigiali  nelle  raonete,  ne'  bassirilievi  e  no'  disfgni 
de'  vasi,  colle  lunale  e  proceri  formiJabili  armature  ? 
Kon  sono  essi,  come  vuole  Columella  «  membris  am- 
»  plissimis,  facie  lorva,  vegetior  aspeclus,  lorojior 
»  cervix,  el  ila  vasla  ul  sit  maxima  pars  corporis, 
S  venire  paulo  subslricliore  (2)  ?  E  nelle  figure  di  to'-o 
cozzanle  avria  alcerlo  meglio  risaltalo  un  loro  come 
i  nostri,  che  queilo  comuncmenle  disegnato,  il  quale 
non  si  sa  se  piu  danno  recar  possa  colla  tesla,  a 
guisa  di  ua  cozzanle  ariete,    o   con  quelle  piccale  e 


(1)  Loc.  cit. 

(2)  Lb.  6.  c.  I. 


132 

svoltate  corna  (1)  ,  poco  alte  a  ferire  in  paragone  a 
quelle  de'  noslii  lunate  ed  acutissime.  Se  di  quesli 
stall  ve  oe  fossero  nell'  isola  nostra  di  que'  tempi,  si 
sarebbero  certamente  impegnati  gli  artisti,  a  far  co- 
noscere  una  razza  di  animali  che  la  sola  Siciiia  pos- 
sedeva.  E  la  Siciiia  era  in  allora  quella  che  dava 
j  tipi  di  bellezza  alia  Grecia  per  le  statue  delle  ve- 
neri  non  solo,  raa  di  moiti  animali  bensi  ;  e  prova 
ne  danno  le  nostre  medaglie  riconosciute  da  tulti  gli 
archeologi  (2)  ,  come  le  piu  perfette  per  disegno  e 
belle  per  le  forme  delle  teste  e  de'  rovesci. 

Per  questi  riflessi  io  sono  inclinato  a  credere, 
che  la  razza  atliiale  de'  nostri  bovi  non  e  quella  slessa 
degli  aiitichi  tempi,  come  ce  Io  dimoslrano  gli  avanzi 
delle  antichita  che  van  por  le  raani  di  tutti ;  e  che 
essa,  o  e  cangiata  per  la  qualita  de'  pascoli  e  pel 
modo  di  curaria,  o  che  un  miscuglio  con  altre  razze 
1'  avesse  alio  stato  attuale  porlala. 

Nel  primo  caso,  1*  egregio  socio  noslro  P.  D. 
Francesco  Tornabene,  mi  ha  fatto  coiisiderare  che  la 
qualita  delle  pasture  in  Siciiia  e  mollo  deteriorala  ; 
e  che  aperlatnenle  si  vede  che,  eve  il  pascolo  e  mi- 
gliore  ivi  gli  animali  bovini  si  avvicinano  piu  al  tipo 
antico  ;  ed  in  effetlo  i  mii^liori  bovi  e  tori  che  noi 
abbiamo  sono  quelli  della  coiitea  di  Modica  ;  ed  essi 
non  sono  di  lunghe  corna  come  quelli  degli  allri  siti 
di  Siciiia,  benche  assai  piu  degli  anlichi  ;  e  per  1'  ap- 
punlo  nelle  campagne  di  quella  conlea  t  erba  medica 
e  mollo  abbondante,  anzi  puo  dirsi  la  esclusiva  piania 
de'  prali.  Ma  per  quanto  non  possa  cio  rfcarsi  in 
dubbio,  e  ugualraente  vero  che  m'glior  cura  si  presla 

(3)  Extroisum  curvatis.  Linn.  605. 
{\)  Eckel  Doclrin.  vet.  num.  cc. 


iS3 

ID  Modica  agli  animali  lulli  che  servono  alia  pasto- 
pizia,  in  confronlo  alia  n^glella  o  slenlala,  che  gli 
allri  agricollori  lor  preslano  ne'  varii  luoghi  di  nostra 
Isola  ;  e  sopralutlo  e  condannevole  la  mancanza  dulle 
stalle  coverle,  p^r  cui  sono  i  poveri  animali  esposti 
perennemenle  alle  rigide  nolli  d'  inverno,  alle  piogge 
od  alle  tt*mpeste,  e  poi  agli  ardenli  raggi  del  Sole 
oella  calda  slagione.  So  cio  non  fosse,  noi  vedremmo 
anche  negli  altri  luoghi  di  Sicilia,  gli  animali  bovini 
non  la  ceder  mollo  a  que'  della  conlea  ;  perche  Ja 
scarsezza  dell'  erba  medico,  in  confronlo  alia  quan- 
tila  che  ne  vegeta  in  que'  luoghi,  e  supplila  da  allri 
non  men  nulrilivi  foraggi,  come  V  Edisarum  corona- 
rium,  le  Poe,  le  Fesluche  e  tulli  gli  allri  graminacei. 
II  delerioramenlo  della  razza  dunque,  quando  tal  si 
volesse,  dee  allribuirsi  piii  tosto  alia  poca  cura  che 
si  presta  da  noi  ad  animali  taolo  utili  alio  slesso 
noslro  ben'  essere. 

Ma  perche  non  creder  piu  toslo  che,  nel  lempo 
in  cui  gli  Arabi  stanziavano  in  Sicilia,  a  tante  ulili  ' 
cose  che  introdussero  nella  nostra  agricoltura,  aves- 
sp.ro  credulo  poler  produrre  animali  bovini  piu  adalti 
al  lavoro,  mescolandone  la  razza  coo  quelli  arabi , 
su'  quali  Eliano  non  Irascuro  di  nolare  che  a  Arabicis 
»  vaccis  egregia  nascunlur  cornua  (i).  »  E  tanto  piii 
io  sarci  di  questo  avviso,  in  quanto  si  vede  che  il 
color  rosso  del  pelo  e  piu  generale  ne'  noslri  bovi, 
in  paragone  di  quelle  della  maggior  parte  nelle  altra 
conlrade  di  Europa,  e  principalmente  d'  Italia  ova  ii 
color  grigio  e  lanlo  frequente,  menlre  rarissimo,  e  direi 
quasi    sconosciuto    e  in  Sicilia,    ed    jolierameDte    ia 


(1)  Loc.  cil.  35 


Africa  :    e    per    la  lunghezza  delle  difese  cbe  piu  H 
avvicina  agli  africani. 

Ma  in  Goe,  o  degenerata,  o  modificata  o  ibrida, 
la  razza  de'  noslri  bovi,  certo  e  che  non  e  piii  quella 
de'  tempi  de'  Greci  e  de'  Romaoi,  come  t  archeologia 
ci  fa  chiaro  conoscere. 

Che  se  dalle  razze  de'  bovi  a  quelle  de'  cavalli 
noi  rivolgiamo  la  nostra  attenzione,  qualcbe  differenza 
troveremo  alcerlo  fra  le  anticbe  e  le  moderue. 

»  Fra  tulti  gli  aoimali  (  dice  il  coote  di  Buffon) 
»  il  cavallo  e  quello,  nelle  parti  del  di  cui  corpo 
»  osservasi  maggior  proporzione  ed  eleganza,  insieme 
»  ad  una  grande  statura  (1);  »  e  se  I'  accordo  (  io  sog- 
giungo )  e  r  armonia  delle  proporzioni  cosliluisce  la 
bellezza,  il  cavallo  puo  dirsi  il  piu  bello  di  tulti  gli 
animali  quadrupedi  di  grande  statura. 

Si  conosce  generalmente  cbe,  fra  le  tanle  razze 
di  questi  animali,  cinque  maggiormente  ne  distinguono 
i  zoologi.  i.^  La  razza  araba  e  stimata  la  prima  per 
bellezza  non  solo,  ma  perche  gli  animali  di  essa  riu- 
oiscouo  tutti  i  requisiti  che  fan  cbiamare  eccellen- 
te  un  cavallo.  2.^  I  cavalli  barberi  vengon  dopo, 
e  a  dippiu  della  sveltezza  ed  agiiila  distinguoiisi  per 
il  pelo  piu  raso  e  piu  lucido.  3.^  I  turchi  sono  ancor 
pill  sottili  nel  collo  e  nelle  gambe.  4.^  Gli  spagnoli, 
hanno  la  testa  grossa,  il  collo  grosso  anch'  esso  e 
Jungo,  molto  crine:  gli  occhi  pero  pieni  di  fuoco,  il 
petto  largo,  I'  aria  nobile  e  superba.  5.^  Gl'  inglesi 
e  quelli  delle  altre  nordiche  cootrade  sooo  ibridi  di 
arabi  e  spagnuoli,  per  lo  piu.  ^  <'  - 

A  quale  di  queste  razze  puo  riferirsi  quella  dei 


(I)  Art.  Caiallo.  ,J  i  .   --t  (', 


155 

cavalli  di  Sioilia?  Ed  e  essa  poi  una  razza  a  se? 
In  quesli  animali,  piii  che  in  quelli  boviiii,  1'  eflello 
della  poca  cura  ,  anzi  la  biasimevole  oegligenza  del 
nosiri  .igricoli  e  proprielarii  di  armenti  e  ben  maoi- 
fesla.  Eppure,  prima  che  si  fossero  conosciute  le  razze 
de'  cavalli  andalusi,  normanni  ed  inglesi,  eran  gia 
Qole  e  celebrate  quelle  di  Sicilia  sia  da'  rcmotissimi 
tempi. 

Virgilio,    che    fa    navigar    Enea  lungo  la  cosla 
meridionale    di    quest'  Isola,  gli  fa  riferire,  come,  a 
vista  di  Agracanlo,  si  fosse  sovvenuto  essere  slata  ua 
tempo    quella    terra    ferace    di   generosi  destrieri  ;  e 
percio  ancbe  prima  deiia  venuta  de'  Trojani  in  Sicilia 
era    conosciuta    la   razza  de' cavalli  di  AgrigeDlo.— 
»  Arduus  inde  Agragas  oslental  maxima  longe 
»  Moenia,  magiianimum  quondam  generator equorum(l) 
I  reati  delle  antichila  ce    ne  fan  fede  da  pertutto  ;   ed 
ognuQ  di  noi  puo  verificarlo  nelle  antiche  medaglie, 
ti  lie'  bassinlievi  che  in  varie  posizioni  ci  offrono  di- 
segnali  i  cavalli ;  ora  sciolli,   era  correnti,  ora  allac- 
ciiti  alle  bighe,  alle  trighe  ed  alle  quadrighe  ;  e  sera- 
pre  si  scorgono  in  essi   i  caralteri  di  proporzione,  di 
bellezza,  di  fuoco  e  di  vigore.  Da  quel  che  si  legge 
in  Columella  sulle  qualila  di  un  bel  cavallo,  par  che 
cgli  avesse    preso  a  tipo    il    cavallo  siciliano,  tenuto 
ill  tanto  pregio    in   Roma  non  solo,  ma  per  tutla  la 
Grecia.  E'  bello  il  leggere  il  passo  di  questo  scrittore, 
con  in  muiio  una  moneta  di  Siracusa  ben  conservata, 
in  argenlo,  o  in  bronzo  per  assicurarsi  di  quaoto,  ho 
delto.    Eccone    le    parole    a  Forma  constabit,  exiguo 
»  capile,   nigris  oculis,  naribus  aperlis,  brevibus  auri- 
»  culis  el  arrectis,  cervice  molli   lalaque  oec  looga, 

(1)  iEneid.  lib.  3.  v.  703.  704. 


136 
»  densa  juba  et  per  dexteram  partem  profusa,  lato 
))  et  musculorum  toris  numeroso  pectore,  grandibus 
B  armis  et  recti's,  spina  duplici,  ventre  subslncto,  latis 
B  lumbis  et  subsedeiitibus,  cauda  longa  et  selosa  cri- 
»  spaque,  mollibus  alque  allis  rectisque  cruribus, 
»  tereli  genu  parvoque  neque  iotrorsus  spectanti, 
})  rotundis  clunibus,  foeminibus  torosis  ac  Dumerosis, 
»  durjs  ungulis  et  allis  et  concavis  rotundisque,  quibus 
»  coronee  mediocres  suppositec  sunt  (1)  .  » 

Belbssimi  esempii  ce  ne  danno  le  monele  di 
Siracusa  col  cavailo  infrene,  quelle  aitre  di  Gela,  di 
Etna,  di  Gamarina  in  bronze.  Gbe  diremo  poi  di  quel 
di  tutte  le  bighe  e  le  quadrighe,  in  argentOj  di  Ga- 
marina, di  Agrigento,  delta  stcssa  Siracusa,  e  delle 
piu  cospicue  cilia  di  Sicilia  ?  E  ne'  medaglioni  di 
Siracusa  come  sono  bene  spiegali  lulti  i  nobili  carat* 
leri  di  questo  bell'  animale !  La  piccola  testa,  ie  na- 
rici  fuoco-spiranti,  la  folia  criniera,  lo  strello  ventre, 
le  polpute  cosce,  la  rotonda  groppa,  le  gambe  sottiii, 
la  iunga  e  densa  coda  ! 

Questa  bella  razza  era  decantata  a  ragione  nei 
be'  tempi  de'  Greci.  Da  Pindaro  (2)  ,  da  Pausania  (3) 
abbiamo,  che  Agrigento  a'  tempi  di  Terone  spediva 
a'  giochi  olimpici  ed  islmici  trecento  quadrighe  di 
cavalli ;  ed  eran  sempre  preferiti  in  que'  giochi  i 
cavalli  siciliani,  che  onoravansi  di  medaglie  e  di  bassi 
riiievi,  e  dopo   morli  anche  di  appositi  sepolcri  (4) , 

(1)  Columella  lib.  vi  c.  29. 
«;     (2)  Olimp.  od.  n.  ,jj    ^co^,,-)     .„j;vl» 

.      (3)  Eliacor.  lib.  vi  c.  4. 

(4)  Pompon.  Mela  lib.  2  c.  41. 
'  Plinius  lib.  8  c.  42. 

Solinus  e.  47. 
Alexandr,  ab  Alexandr.  lib.  vi  c.  4  p.  930. 


137 
Ripulavansi  per  velocissimi  i  deslrieri  di  Sicilia,  se- 
condo  Oppiano  (1)  ,  e  quelli  di  Lilibeo  specialmente. 
Confroiilale,  di  jfrazia,  le  accennale  monele  con  quelle 
del  piu  glorioso  tempo  doll'  alio  Impero  romaiio,  e 
paragonale  que'  pesaiili  cavylli  delJe  decursioni  di 
IVerone,  delle  quadrighe  e  de'  cavalieri,  di  Tilo  di 
Doniiziano  di  Trajano  e  dello  slesso  Adriano,  con 
quelli  delle  monele  siciliane  e  rcslerele  convinli  della 
ecct'llenza  e  superioiila  di  quesli  (2)  . 

Kppure,    a    guardar  i  tioslri    cavalii  di  armenlo, 
non  die  deleriorali  dalle  atiliche  razze ,   nm  quasi  di 
una  lolalmenle  diversa  egiino  appariscono.    Lungi  di 
ridursi  a  lanio,  par  che  migliorar  doveva   nel  tempo 
de'  Saraceni,  se  quella  araba  vi  fosse  slala  ir.lrodolla, 
come  non  e  del  tullo  improbabile.  Intanto  dobbianio 
soffrire  che  per  nulla  i  cavalii  siciliani  de'  noslri  tempi 
possano  chiamarsi  discendenti  delle   aniiche  razze,  e 
cio,  pill  che  ad  allro,  si  deve  principalmente,   come 
pe'  bovi  si  e  dello,  alia  negligenza    della  nostra  pa- 
slorizia,  la  quale  piu  nocevoli  <  ffelli  produce  ne'  ca- 
valii che  ne'  bovi,    per  essere  quesli   animali  piu  de- 
licati  nella  complessione  ,    se  cosi  posso  cspriraermi, 
de'  bovi.   Quel  lasciarli  perennemenle  a  cielo  aperlo, 
senza  ricovero  alcuno  contro  le  intemperie  (3)  :  senza 


(1)  De  Venatione. 

(2)  II  Cavailo  della  slalua  cqucstre  di  Marco  Aurclio  in 
Campidoglio,  si  conviene  da  lulli  che.  e  corto,  pesanle  e  pan- 
ciuto,  in  paragonc  a'  due  cavalii  j;roci  di  Montecavallo 

(3)  Voro  e  clic  in  Persia  i  cavalii  si  lengnno  esposli  al- 
r  aria  di  c  nolle  nellc  campagne,  per  abiliiarli  alle  inlempe- 
rie  ;  nia  essi  sono  poi  Iciiuli  coverli  di  tele  e  di  pelii  in  in- 
vcrno  ;  die  nun  dee  eupporsi  mollo  rigido  aotto  il  grudi)  30 
di  ialitudiue.  .     , 


138 
la  necessaria  cura  nella  scelta  de'  foraggi,  nella  col- 
lura  del  corpo,  nella  qualila  del  suolo  ove  slanziano, 
senza  lutlo  cio,  in  somma,  che  si  richiede  a  mantener 
Sana  e  vigorosa  la  razza ,  come  non  puo  essa  andar 
deleriorando  ?  Ne' luoghi  umidi,  dicono  i  zoi>logi,  i 
cavalli  hanno  la  testa  grossa  e  pesanle,  denso  il  corpo, 
cariche  le  gambe,  i'  ugna  calliva,  i  piedi  pialli  ;  non 
e  forse  queslo  per  lo  appunto  il  rilratto  de'  noslri 
cavalli  di  annenlo,  obbligali  per  tulto  I'  inverno  a 
starseno  sull'  umido   suolo  ? 

Ed  in  quanlo  a!  pascolo,  ripeleremo  qui  quel 
che  abbiam  delto  de'  bovi.  La  conlea  di  Modica,  coi- 
i'  erba  medica  e  con  allri  foraggi,  contribuisce  molto 
alio  inliero  sviluppo  della  preslanza  di  quest!  animali 
aucora.  IVla  bisogna  che  fossero  ben  curati  in  tutto 
il  reslo  delle  necessarie  cose.  In  effelto,  i  muli  che 
da  noi  si  dislinguono  coll'  epitelo  di  Muli  di  Modica, 
e  che  passano  pe'  pm  alii  e  robusli  di  tulta  la  Siciba, 
sono  per  lo  piu  puiedri  nali  nelle  iioslre  conlrade,  e 
trasferili  ne'  campi  della  contea.  Quivi  non  solamente 
il  foraggio  ma  la  cura  che  loro  si  presla  e  quella 
che  fa  tanto  vaataggiarli.  lo  sono  stato  assicurato  che 
questi  animali  sono  ivi  governati  nelle  slalle,  coo 
slraordinaria  diligenza,  e  la  cura  che  loro  si  da  e 
grande  e  direi  amorevole  ed  affelluosa  ;  e  quanto 
quesla  giovi  agli  animali,  ne  abbiamo  luito  di  I'esempio 
in  quelli  domestici  che  si  allevano  presso  que'  che 
amano  andar  a  cavallo  ed  alia  caccia. 

Ad  ogni  modo  non  possiamo  con  salde  ragioni 
asserire,  essere  I'  alluale  razza  de'  noslri  cavalli  quella 
stessa  anlita  deteriorata  per  la  negligenza  de'  sicilia- 
ni,  <>  piu  tosto  altra  introdolla  sia  dagli  arabi,  sia 
dagli  spagnucli.  La  grossezza  della  testa  ci  porterebbe 
a  riguardarli    come    provenienti    piu   toslo  da  questi 


11)9 
ullimi  che  dagli  arabi  ;  ma  questo  solo  caraltere  non 
fe  sufBciente  per  farli  provenire  da  quel  lipo.  I  noslri 
cavalli,  che  venissero  pero  dagli  armenti  siciliani,  che 
sono  stati  allevati  e  curati  per  passeggio  e  per  ca- 
rozza,  i  piu  belli  che  abbiamo,  sono  sempre  infe- 
tiori  agli  spagnuoli,  a'  normanni  ed  agli  iogiesi  ;  e 
quindi  resleremo  sempre  al  bujo  sulla  lore  origine. 
Certo  e  pero  che  ia  nulla  si  rassomigliano,  anche 
quelli  cui  raaggior  cura  si  e  preslala,  a  que'  che 
erano  lanlo  celebri  nell'  aniichila,  e  che  accrescevano 
dal  canlo  loro  anch'  essi  la  rinomanza  di  Sicilia. 

Pe'  cani  fioalmente,    abbiamo   tnolivi  di  codsu1> 
(are  gli  anticbi  roonumenli. 

Egli  e  ben  curioso  il  vedere,  che  menire  in 
Sicilia  moltissime  razze  di  cani  popolaoo  le  campa- 
gne  e  le  cilta,  nelle  antiche  monete  poi  non  si  Irova 
iodicata  che  la  sola  razza  Greca  (  Caois  grajus  t.  )  1 
Era  forse  quella  la  sola  conosciula  in  allora  ?  Possi- 
bile,  che  ii  cane  da  paslore,  il  mastino,  1'  alano,  il 
bracco  e  tanli  allri,  non  erano  indigeni  di  nostra 
Isola,  o  almeno  non  eran  quelli  cbe  doveano  aver 
poslo  nelle  monele  ?  Sc  il  Levriere  era  comune  ia 
Grecia,  come  I'aggiunto  di  grajus  par  che  lo  dimoslri, 
Don  percio  le  allre  razze  dee  credersi  che  qui  non 
esislessero  ;  e  bisognerebbe  indagare  piu  toslo  il 
motivo  per  cui  quella  razza  c  stata  in  lutle  le  mo- 
Dele  preferila. 

Ctie  se  ne'  soli  conii  della  cilia  di  Segesta  si 
Irovasse  il  cane  greco.,  si  potrebbe  allora  dire,  che 
dovendo  fra  tanle  lazze  sceglierne  una  per  denolare 
un  bel  cane,  in  che  tramutossi  Grimisn,  per  sedurre 
Egesla  figlia  d'  Hippote,  si  fosse  preferilo  il  Levriere, 
come  di  forme  piii  svelle  e  leggiadre  e  di  piii  van- 
taggiosa  statura,  in  luogo  del  pesante  e  feroce  alano, 


160 
0  dal  selvaggio  cane  da  pastore.  Ma  non  e  la  sola 
Segesta  che  abbia  monete  con  figiira  di  cane.  Ne 
hanno  i  Mamertii)!  di  Sicilia,  e  di  Magna  Grecia, 
Iccara,  Mozia,  Panormo,  Selinunle  ;  ed  anche  le 
diane  caccialrici  d'  Ibia,  Siiacusa  e  Tauromeno  sono 
accompagoate  da  can!  delta  stessa  razza.  In  queste 
ultime  non  vi  sarebbe  slato  motivo  di  non  scegbere 
allro  cane  che  alia  caccia  ugualmente  fosse  adJestralo, 
Gosi  andando  la  bisogna  pare  che  una  ragione  slala 
vi  fosse  perche  al  cane  greco  si  dasse  in  cio  la 
preferenza. 

Benche  ii  sommo  Bufibn  avesse  stabiiito  per  lipo 
originario  de*  cani  queilo  da  pastore^  che  Linneo  di- 
stingue col  noroe  di  C.  domeslicus,  auriculis  erecli's, 
Cauda  svplus  lanaia,  io  avrei  dissenlito  dal  parere 
di  quell'  immortale  naturalisla,  appoggialo,  appunto, 
al  fallo  che  ci  offrono  le  cennatu  noslre  monete,  non 
che  allre  di  Grecia  (1)  ie  quaii  lulte  il  can  greco 
rafiigurano.  Ed  essendo  lalune  di  esse  coniale,  per 
Io  meno,  Ire  secoli  prima  dell'  era  volgare,  si  polria 
presumere  che  il  lipo  de'  cani  polesse  essere  stale 
in  effello  queilo  groco.  Ma  dagli  aulori  de  re  ruslica 
si  ricava,  che  conlemporaneamente  a  quella  razza, 
addetta  principalmente  alia  caccia  esistevano  quelle 
deslinale  alia  guardia  delle  ville  e  degli  armenti  ;  e 
la  descrizione  di  questi  tali  ci  porta  a  conchiudere 
essere  stati  gli  alani  e  i  maslini  piii  tosto  che  quelli 
da  pastore. 

Comunque  cio  fosse,  sia  che  il  levriere  derivi  dal 
maslinOf  sia  che  fosse  Io  slesso  del  gran  danese^ 
provenienle  anch'  esso  dal  maslino,  fallo  sia  che  i 
cani  delle  antiche  monete,   bencbe  levrierif  haaao  il 

,v      (1)  Cylnus,  isoia  delle  Cicladi  ec.  ec. 


161 

carallere  di  grandezra  e  di  for«a  dd  gran  daneae. 
t  II  mastino  trasporlalo  nel  selleotrioDe  (ilice  BuiTon) 
s  e  divenulo  gran  danese,  e  Irasporlalo  nelle  parli 
s  mendionali.  e  divenulo  Levriere;  i  gran  Levrieri 
(  egli  sog^iunge  )  vengonci  da  L<;v;)nte.  Que'cani  ia 
Grecia  eiano  non  solo  veloci  nel  corso,  ma  forti,  e 
talmenle  allaccati  al  padrone  cbe  io  dirndevaoo  contro 
gli  ag^ressori,  e  6n'  anche  comballrvano  al  di  lui 
iianco  iiflle  ballaglie ;  si  come  rapporla  Eliano  essere 
stato  dipinlo  da  Polignolo  nel  Pecile  di  Atene  un 
cane  in  alto  di  comballere  accaolo  al  padrone  nella 
baltaglia  di  MaralonH(l). 

Cosi  esst-ndo,  a  causa  de|)a  beliezza  e  del  vigore 
di  quesla  razza,  forse  negli  anlichi  tempi  era  essa  piu 
apprez/^iila  e  collivala  in  Sicilia  ;  e  se  non  T  unica, 
era  almeno  quelia  cbe  merilava  esser  preferita,  Irat- 
tandosi  di  servir  di  inodello  alia  ligura  cbe  doveva 
ornare  i  rovesci  delle  monele, 

Qnesla  razza,  per  venlura,  si  manliene  lull'  ora 
in  Siciiia,  c  non  sembra  in  nulla  degradala  ;  abbia- 
mo  anzi  de'  levrieri  cbe  non  la  cedono  al  gran  da- 
nese,  per  alle/.za,  per  agilila  ed  ancbe  per  robustezza  ; 
e  possiamo  dir  quindi,  per  quanlo  in  brieve  abbiam 
coosidernlo,  cbe  se  non  la  piii  anlica  una  al  certo 
d:  qu<  lie  razze  di  cani,  di  cui  I'  arcbeologia  presenla 
i  mudelli,  si  e  queila  del  levriere,  assicurata  dalla 
infallibile  le!>limoDianza  di  lanle  grecbe  e  greeo-sicole 
monele. 

Non  possiamo  dir  tanlo  de'  noslri  bovi,  la  di  cui 
razza  uon  e  alcerto  quell'  anlica,  come  di  sopra  ab- 
biamo  in  certo  mudo  tenlato  di  provare  j  e  per  quel 

(1)  iEliao.  op.  cil.  lib.  tu  c.  39. 

36 


162 
•che  riguarda  la  razza  de*  cavalli,  fa  d'  uopo  confessare 
esser  colpa  noslra  se  e  tanlo  degradala  da  que'  primi 
lempi,  quando  per  la  cura  che  loro  si  dava  formavan 
essi  raodelli  di  bellezze  di  forma,  di  vigors  e  di  fuoco, 
contribuendo  cosi  quest!  generosi  aoiniali  alia  fama  di 
Sicilia,  che  per  tulli  i  riguardi  era  slimala  la  terra 
beata  per  eccellenza,  la  regione  del  cieio  azzurro, 
r  Isola  del  Sole. 


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,'i,ii'  'i  1  . 

■&t- 


SAGGIO 

m  u  siciLii 

DEL   SOCIO    ATTIVO 

S).*   @3^SI^:P93  ilSriS^ISISD  (ailQ^^il(^S73 

DELLE  MALATTIE   ENDEMICHE   DI   CAUSA   SPEClFICAi 
UTTi  NBU&  TOBRiTA  OBDIRASIA  Dll  29  DIBIO  1652. 


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%VkWVVV%%%%b'W%VVV%fc'W^WW¥W%'tV^1%^VbWVi%l%'% 


Poser  leg  bases  d'une  Science 
Bourelie  je  veux  pnrier  de  la 
Geograpbie  Meiiicale. 

BocDin  p.  145. 


K^a  Geografia  Medica  scriveado  delle  Malatlie 
della  Sicilia  dopo  avere  presentato  deile  csservazioni 
topograGcbe  nella  prima  memoria  come  a  proemio 
di  tanlo  argomento  ,  divisava  adesso  rivolgermi  alia 
descrizione  delle  egriludiai  varie  Dostre;  onde  aboz- 
zare  il  quadro  della  Palologia  Siciliaoa  per  mettere 
un  materiale  di  nostra  apparlenenza  nella  Geografia 
Medica  generale  che  grade  grado  andra  compiian- 
dosi  e  che  la  Scienza  della  Salule  fara  progredire 
cotanto. 

E  di  vero  e  la  Geografia  Medica  che  si  pro- 
pooe  coQOScere  la   modificazioai  impresse  all'  orga- 


166 
nismo  dui  vaiii  climi  ,  e  il  potere  della  latiludine  e 
longiludiiie  geogr.ifica  ,  della  slniUura  e  dell'  eleva- 
zioue  del  suolo,  delle  acque,  del  veoli  siilla  maiiife- 
slazioDi'  palologichc;  e  la  Gcografia  Medica  die  sludia 
le  Endeiiiie  che  in  uaa  regiooe  sollaiito  si  osservaoo, 
e  qui  lie  a  piii  regioni  comuni,  a  fissare  i  varii  aspelli 
sintomalologici  in  ognuna  di  esse,  che  paragona  le 
iiiiiliillie  d'  uii  clima  con  quelle  d'  un  allro,  che  de- 
lerinina  le  leggi  della  riparlizione  dei  morbi  sulle 
varie  parli  del  gloho,  e  le  coincidenze  e  il  loro  an- 
lagonismo  geografico;  e  la  Geografia  Medica  insom- 
nia che  ha  una  missiune  utdissima  e  abbastaoza  su- 
blime onde  collivarsi  dai  medici  lutti  ,  per  gl'  im- 
mensi  vaulaggi  che  porlera  all'  Igiene  alia  Terapeu- 
lica  come  alia  Nosologia. 

Eppero  essendo  la  GeograBa  Medica  una  Scien- 
za  che  adesso  comincia,  e  la  GeograGa  Medica  del- 
la Sioilia  reslando  ancora  a  Irallarsi  era  mio  pro- 
poslo  scrivere  su  queslo  inleressanle  argomenlo 
per  quanlo  la  niia  pochezza  il  consente  slegandone 
la  Iraltcizione  in  successive  memorie  ,  e  dire  dap- 
prima  ilclle  malallie  che  venguno  in  genesi  da  mo- 
difioatoii  eliologrci  speciali  ;  e  di  quelle  poi  venir 
ragionaiido  che  originano  da  modificalori  igienici  ; 
e  nella  classe  delle  egriliulini  speciali  favellar  del- 
le  eiidemie  per  allossicazione  paludica  ,  delle  ma- 
lallie prodolle  dal  miasma  animale  .  dell'  anemalosia 
endeiuica  elnea  che  viene  dali'  eflluviu  svollo  dai 
It^neiii  deir  Etna,  come  di  moile  allre  malallie  spe- 
ciiili;  e  nella  classe  dei  mali  d'  influenza  igienica  e- 
narrare  le  scffereDze  indolfe  dai  njodificalori  com- 
plessi  almn.>>ferici,  dai  modificalori  gcologici ,  idrolo- 
gici  ,  alcoolici  bromalologici.  Le  malallie  endemiche 
aduuque  di  gcoesi  speciale  ,   e  la  fisonomia  partico- 


167 
Jare    di    esse    faranno    prima   argomenlo    alli;    noslre 
memorie. 

DELIA   TIFOIDE 

La  Tifoido  nelle  sue  forme  gravl  direva  uno 
Scrilloro  del  i;iorno  e  a  tin  diprcsso  la  sirilesi  di 
tiitli  i  morbi  doll'  iiomo  o  della  parle  maggiore  i!ei 
loro  sinlomi;  Essa  e  la  rapprescnlaziime  sullo  stesso 
individuo  del  principali  accidenli  del  cardine  nosn- 
logico  ,  csanlemi  t'cnorragie  alterazioni  del  sangue 
rammollimenii  gangrcno  iievrosi  movimenlo  febbrile 
coiitinuo  remillenle  inliTmiltente  ,  essa  preiide  in 
ciascuna  malallia  qualche  sofTerenza  che  figura  nel- 
la  sua  sintomalologia  o  nell'  isloria  delle  sue  lesio- 
ni.  Le  grandi  modalila  palologiche  hanno  tulle  UD 
sinloma  un  disordine  die  le  rappreseiila  ,  nulla  le 
apparliene  esclusivamente  ,  eccelto  la  lesione  delle 
Glandole  di  Peyer  che  non  si  osserva  io  allro  ma- 
lore. 

La  Tifoide  e  la  piu  inleiessanle  fra  le  malallie 
iofelluose  che  dee  essere  sludiala  in  Sicilia.  Essa 
presenta  la  manifeslazione  sporadica,  la  maoifeslazio- 
ne  epidemica  ,  o  la  epidomica-conlagiosa ;  la  prima 
si  moslra  sempre  a  un  dipresso  nelle  slagioni  di- 
verse, le  seconde  vengono  innanzi  a  lonlani  intervalli 
di  UDO  0  piu  luslri  ,  ed  ora  una  citta  infeslano  ua 
paese  o  molli  successivamente. 

SINTOJUTOLOGIA   B    SUE    FORME 

Senza  enarrare  separatamenle  i  numerosi  sin- 
lomi della  Tifoide ,  ma  riunendoli  a  gruppi  onde 
presenlare  le  forme  morl)ose  che  io  un  travaglio  di 
Geografia    Medica  meglio    fan   rilcvare  la  fisonomia 


108 

che  r  egriludine,  assume  io  quella  localila  speciale, 
la  febbre  Tifoide  con  predominanza  dei  disordioi  del- 
le  fuazioni  digestive  ,  forma  addominale  gastrica  bi* 
liosa  mucosa,  e  assai  comuoe  in  Sicilia. 

Precorsa  la  maQifestazione  gaslrica  d'uno  stadio 
prodromico  di  gioroi  diversi,  in  che  1'  egrolo  molest*- 
si  di  disappetenza  lassezza  generate  sense  di  frattura 
nei  membri  brividio  erralico  cefalalgia,  preseuta  come 
sinlomi  caratteristici  senso  di  amarizie  alia  bocca  , 
sete  nausea,  vomito  di  materie  biliosu-mucose  lingua 
coperta  d'  una  pania  bianca  gialla,  rossa  nei  bordi  o 
alia  superBcie.  umida  o  secca  espansiooe,  dolori  ai- 
r  addome  elminli  costipazione  diarrea. 

La  espressione  biliosa  manifestasi  per  nausee  vo- 
jniti  biliosi  escrezioni  diarroiche  gialle  scure  verdaslre, 
amarizie  insigoe  ,  vetame  delta  lingua  giallo  carico  ^ 
vivissima  brama  di  bevande  acide ,  urine  dense  par- 
cbe  biliose  ,  colorazione  giatta  ^  calore  ardenle  alia 
pelle,  gonfiezza  e  senso  dolore  alFcpigaslro,  all'ipo- 
condrio  deslro  febbre  reazioaaria  ^  polsi  altivi  duri 
frequenti  cefahlgia. 

Gosi  la  Clioica  srcilsana  neUe  stagioni  a  preferi- 
mento  d'autunno  di  stale,  ci  porge  sovenli  lali  imina* 
gini  delta  Tifoide  addominale,  le  quali  sole  per  una 
due  sellenarii  o  poco  piu,  cotiegonsi  indi  aile  feno- 
minie  atasso-adinami&be,  ebe  cgratterizzaoo  palogno- 
monicaiBente  la  malattia  di  cut  si  ragiona. 

La  forma  mucosa  cod  Elminliasi,  osservasi  nei- 
le  regioni  ove  domina  ud  nmidits  aWtuate,^  ebe  fa- 
vorisce  le  secrezioni  roucose,  e  mentre  poco  si  nola 
sul  MongibeUo  abitato  di  suoto  b^ibace  secco,  e  co- 
mune  oei  paesi  locaii  sopra  base  argitJosa. 

Nob  e  iofrequeale  ebe  oetla  forma  addominate 
f  irritaziooe  gaslro-iDtestinale   la   secrezioae   biliacft 


169 
cresciijta  e  I'imbarazzo  saburrale  continuansi  per  tul- 
lo  il  corso  della  Titoide  fin  ollre  il  ciiiquuiilesimo 
giorno,  ciill<  giiiidosi  all'  espressione  morhnsa  alasso- 
adinamica;  (?  i  piirganli  utiii  sempre  nlornano  ,  che 
in  lai  casi  spesso  si  osserva  inefficace  e  senza  loile- 
raDza  r  uso  dei  looicl  degli  eccitanli  e  1'  imperioso 
bisoguo  di    riusare  le  medicine  evacuanli. 

E  se  r  Eiileropazia  e  I' Enterile  originando  del- 
le  Necrosie  possono  produrre  la  Selticoemia,  i  fluidi 
non  putreFalti  ma  delelerii  sempre,  in  uo  Gaslrici* 
smo  saburrale  bilioso  prepoiideranle  di  causa  inter- 
na td  I'Slernn,  la  saliva  le  mucosila  la  bile  il  chiroo 
il  cbilo  gli  escreinenli  allerali,  possono  venire  assor- 
Lili  nel  tul)o  digeslivo,  e  alterare  la  crasi  del  saa- 
giie.  Mulli  scrillori  del  giorno  Piedagnel  DeLaio- 
que  Bazin  Videcoq  peosano  che  la  I'lroide  ha  il  suo 
puuto  di  parlenza  nelle  saburre  predelte,  e  che  que- 
sto  assorbimeoto  e  la  causa  unica  degli  accideoti 
generali,  e  quantunque  io  non  fossi  seguace  di  tale 
teorica  ,  le  manifeslazioni  morbose  geografiche  di 
Sicilia  fanno  conoscere  che  Io  stato  saburrale  putri- 
do  vorminnso  nato  d'  una  secrezione  esuberanle  di 
muco  di  bile  di  succhi  iiitestinali,  e  di  una  catliva 
cibaria  in  imlividui  debilitali  puo  essere  punto  di 
parlenza  lalvniia  d'una  Tifoide,  e  sempre  ne  divieoe 
uno  slalo  organopatoloyico,  che  sebbene  effetlo  mor- 
boso   aggraiulisce  la  malallia  priocipale. 

La  laliludine  geografioa  dell'  Isola,  il  suo  calo- 
re  elevalo,  I'  uso  di  vmi  alcoolici,  I'  ipersviluppo  del 
fegalo  ,  la  secrezione  biliare  cresciuta  dei  suoi  abi- 
lalori  ,  preslauo  sufTicieiile  ragione  di  quesla  predo- 
niinanza  di  forma  speciale  topografica,  che  la  Tifoide 
assume   in  Sicilia ,  e  che  caralleriiza  il  suo  regno 

37 


170 
palologico,  di  cominciare  e  di  collegarsi  nel  suo  cor- 
so  sovenli  alle  sofTeronze  gaslrico-hiliose,  e  di  ave- 
re  esse  lalfiala  un  influenza  genelica  alia  prodiizione 
air  ingrandimenlo  dflla  malallia  ,  menire  in  Francia 
e  rarissima,  e  se  Tiirdieu  non  ne  tione  favella,  Mon- 
neret  dice  che  in  duecenlo  falli  non  ne  ha  veduto 
un  sol  easo  ,  e  poche  volte  Cliomel  in  cmque  anni 
di  osservazioni  seguile;  atlalche  dai  francesi  vengono 
considerate  piu  come  complicazioni  che  come  forme 
della  Tifoide, 

La  febbre  Tifoide  con  predominanza  del  dislur- 
bi  deir  innervazione  e  della  mdliiiia,  forma  alassica, 
furma  adinamica  ,  sideranle  ,  lenloiiervosa  ,  reumali- 
smale  ,  pres^iila  laluiie  specialila  iDpografiche  nel 
suolo  di  Sicilin. 

Ma  la  forma  atassica  e  la  pifi  comune  di  tutle 
quelle  che  si  cosliluiscono  dei  lurbumenli  dell'  io- 
nervazioiie  cerebro-midollo-ganglionaie,  le  aberranze 
i  vaniloqui  i  furiosi  deiiri,  i  Iremori  le  convulsion! 
cloniche ,  louiciie  ora  d'  uno  ora  d'  un  ollro  diparti- 
menlo  del  sislema  muscolare  di  relazione,  1'  ipersle- 
gia  sensoriale  e  cutanea,  I'  inquietezza  gunerale  ,  le 
vociferazioni  allernanli  col  rilorno  alia  ragione  e  alia 
quiete  della  locomolivila,  costituiscono  I'  espressione 
palologica  di  questo  stale  morboso,  che  trasmodando 
collegasi  alio  state  lelanico.  Tale  forma  che  nella 
manifestazione  sporadica  raramenle  comincia  la  pri- 
ma ,  e  che  qualchevolla  si  vede  andare  avanli  alia 
febbre  medesima  e  il  treraore  la  insonnia  precorrere 
di  varii  giorni  i  lurbamenli  circolatorii,  sempre  vie- 
ne  appresso  alia  immagine  addominale  della  Tifoide 
la  quale  cootiQuasi  ancora  collegala  alle  fenomeois 
alassicbe. 

Lb  Climatologia  di  Sicilia   induce  un  irritabiiita 


nella  stoffa  organica  dei  suoi  abilanti  ,  un  allitudine 
erelislioa  iiel  si-ilcnia  nervoso,  il  quale  disortlinasi  al- 
r  HZioiie  lioi  pii'i  piccioli  modificalKri,  e  die  qiiosi  sla 
ill  iinmineiiza  morbosa  ad  ammalarsi  dove  1'  organi- 
smo  Irnvaijliasi    di  qiialche  egriliidiiie. 

La  maiiifestazione  adiaaraica  pulrida  della  Tifoide 
non  e  inollo  fi«qiiente  presso  noi,  menlre  osservasi  spes« 
so  sociata  ai  fenomeni  alassici,  e  tale  forma  complessa 
costiluisce  gran  parte  dell'  essenziale  fenomenalisrao 
del   raorbo  nell'  Isola. 

Quando  la  forma  adinamica  pulrida  salisce  un 
inliMisila  vit^minairgiore,  vieiie  innanzi  la  modalila  li- 
poliinica  sinoopale,  la  fulminanle  o  sideranle,  che 
moslra  la  seguenle  fenomenia.  Poisi  piccioli  vuoli 
deprcssibili  viciiii  a  smarrirsi,  giaciltira  sul  dorso,  fiso- 
nomia  sconlralalla,  occbiaie  livide,  ebeludine  dei  sensi, 
©cchio  vilreo  sec«o  indifferenle,  narici  polverulenle,  udi- 
lo  ollusissimo,  iiierzia  intelletluale,  slupore  indifierenza 
alle  impressioni  del  di  fuori,  perfrigerazione  dcgli  arli, 
pelecchia  piu  o  meno  difTusa,  lingua  melanosica,  fu- 
Hginosila  dei  denli  ;  escrezioni  fecali  diarroiche  fetid* 
Bere,  pmnrrngie  passive .  odore  pulrido  della  tra- 
spirazioiiL'  e  d<lle  urine,  deglulizione  difficile,  l'  orga- 
aismo  ptriclila  per  I'  annienlamento  della  reazione 
vilale,  poco  appresso  la  vita  non  e  piu,  e  I'  egrolo  e 
cadavern.  Questa  espressione  palologica  rara  in  Sicili& 
recide  h  vita  in  due  in  Ire  giorni  in  venliquatlrore, 
e  tal  fiala  lo  slalo  mortifero  e  precedulo  di  due  » 
tre  febbri  sernplici  lievi. 

Talvolta  il  pt'ssimo  morbo  coinincia  con  freddo- 
tremoroso  cbe  ptr  due  ore  contioua,  viene  poi  la 
degradazione  successiva  dei  poIsi,  la  loro  mancanztl 
assolula  ,  il  sudore  freddo  vischioso  ,  lo  stiipore,  la 
pruslrazione  profonda,  le  raaoifeslazioni  selticoeioicbe  . 


172 

il  viso  s'  ippocralizza,  la  voce  si  fa  sepolcrale,  la  mor- 
le  cbiudc  queslo  siiitomalismo. 

Tai  casi  di  grainle  inleresse  Ji  gravissimo  pericolo 
acambiare  si  possono  colla  Perniciosa  paludica  in 
hicilia  ovvia,  pero  si  danno  lalvolla  i  chiiiacei  a 
prima  febbre  a  guarire  un  morbo  inicidiale  credulo 
periodico,  ma  sempre  la  speranza  della  ^u;irigione 
falbsce,   e   la   medicma  e   i   medici   incoipansi. 

Piu  volte  la  manifeslazione  iiiflammaloria  apre  la 
fL-nomenia  morbosa  della  Tifoide  ;  il  polso  mostrasi 
pieno  forle  frequenle,  esagerato  il  cajore  culaneo, 
deiisa  rossa  I'  urina,  ardenle  la  sele  ;  ma  questa  fe- 
nomenia  dura  pochissimi  gionii,  conlinuando  la  Ibrma 
gaslrica-biliosa  che  vi  si  socia  sempre,  o  sollcnlrando 
la  raaiiift'Slazione  atasso-adinamica. 

La    forma  reumalismale    Miodinia  Tifoide  e    ra- 
ta,  il  corso  di    essa  e  lungo ,    e    qualcbe    volla    in- 
clina  a   lulluoso  fine.   Un  caso   singolare   osservavane 
con  due  altri  Medici  (1)  ,  presso  la  signora  D."  Maria 
Palerno  Pipi  la  quale    per   un  mese  manifeslando  la 
sembianza  d'  ua  reumatismo  a  mullipla  sede  con  lur- 
pore    al    braccio    sinistro,  e  all'  eslremila  delle  dita, 
preseatala  uoa  fasi  di  febbre  ricorrenle  periodica  che 
incedeva   coo  freddo  e  riniellea  con  sudore,  medicata 
coi  cbioacei  senza  vanlaggio,    al  sessagesimo  giorno 
appariva  la  forma  atlasso-adioamica   con  paraljsi  agli 
arli,    la    quale    chiuse    la    scena  mondana  di  quella 
giovane  nell'  aprile  della  vita. 

La  Espressione  palologioa  ove  predominano  le  sof- 
ferenze  degli  organi  respiralori,  Tifoide  polmonare  se- 
condo  6azin,e  rara,  sebbene  sempre  quasi  si  osserva  un 
turbaiuento  lieve  dei  bronchi  nella  slagioae  veruale;  la 

(1)  II  Professore  D.r  Antonino  di  Giacomo  it  D.r  Niche> 
l«  Paola. 


Pneumopazia  iposlalica  e  meno  rara,  e  quaiido  appare 
spesso  produce  la  morle  per  anemalosia  successiva. 

La  rifi)i(le  carallerizzala  dai  dislurbi  del  ceniro 
dtlla  ciroolazione  noii  e  mollo  comune,  e  poclie  voile 
<;  cailula  soUo  la  iiiia  osservazione  ,  la  vedcva  in 
Buccheri  paesejlo  sui  dossi  di  monle  Lauro  iicl  Val 
<li  Nolo  presso  il  DoUore  in  chirurgin  sig.  Francesco 
Amato  con  palpilo  forlo  al  cuore,  ballili  visibili  alle 
orolidi,  poisi  allivi  reazionarii  inlennitlenli,  per  venli 
giorni  conliiiui,  ollre  le  feiioineiiie  alassiche  assai 
rilevaiili,  che  ve.ilurosamenle  poi  volse  al  meglio. 

Dove  la  Tifoide  domina  sollo  forma  epidenuca 
fin  dal  suo  esordire  preseiita  la  espressione  nervosa 
atasso-adinanjico-piilijila,  le  aberraoze  le  convulsioni 
i  Iremori  lo  stiip>>re  I'  affraliinenlo  vilale,  moslransi 
insierne  al  inuover  dello  slalo  febbriie,  e  grado  grado 
si  avadxaiio  coin«  la  malallia  progredisce  ;  ma  isles- 
saujtMile  che  moslrasi  il  siDioinrtlismo  iiervoso  pulrido, 
si  osserva  lo  slalo  palologico  gaslnco,  con  o  senza 
angioluiiia,  come  noi  ue  diremo  ove  descriveremo  le 
Epidcinie  di  Sicilia. 

EVOIUZIONE     DBLLA     M4L4TTIA 

E  66  dallo  sluiio  delle  forme  passiamo  ad  enar- 
rare  lo  sviluppo  e  il  raodo  di  successione  delle  Fasi 
della  Tifiuiie  nostra,  uei  casi  maggiori  piu  mamfesla- 
zioiii  successive  possiamo  fissare  ora  dislinle  spesso 
coitfijse  fra  loro. 

La  prima  espressione  morbosa  della  Tifoide  lii 
Sicilia  polrebbe  dirsi  gaslrica  o  biliosa  irrilativa,  con 
0  senza  aagiotenia,  fra  mezzo  i  quali  disturbi  s'  ini- 
zia  spesso  lo  slupore  cerebrale,  la  prostrazione,  o  il 
Iremore  del  muscolj.  Tale  signiOcazione  morbosa  dura 


174 

Ire  quatlro  giorni,  o  slungasi  ad  on  sellenario  a 
due  (1)  a  Ire  rare  volte  ;  la  fehbre  pero  nei  casi 
mago;iori  moslrasi  con  polsi  mollo  freqiienli  e  cfieri, 
che  fa  nlcvare  il  fonJo  nervoso  del  morbo,  tultocche 
veslisse  le  sembiaiize  di  gaslricila  biliosa. 

La  manifeslazioiie  morbosa  che  alia  predescrilla 
freqaentemente    succede    e    vsi  socia,   e  la  imrtiagiriH 
alas^ica  con  poclie  feiiomenie  adiiuimicie  e  piilride, 
la  e-ipressione  alaS'^ica  ssmplice  e  anclie  comum',  ma 
lalmainica    sola  e  rara    come    1' adinamica  pulri(la. 
II   malore  sinistrando  piii  a  piu  le  sofferenze  alasso- 
adiiiamiche  si  fanno  maiigiori,   e  a    periodo  inollrato 
r  adiiiamia  sellicoemica  pi-epondera  siiU'alassia,  ed  e 
quella  che  cosliluisce  le  ullime  agonie  ordinariameu- 
le  cbo   precedon   la   morte. 

Ma  lalvolla  1'  inferiDila  comincia  daila  forma 
nervosa  alassici,  atasso-adinamica,  aifmamico-pulrida, 
coesislenle  pressoccbe  sompre  cdla  ijaslricila,  e  spcs- 
so  spcsso  quatiilo  vi  sla  \n  manif  >iazione  epidtimca; 
da  cio  le  fenomciiie  vengono  ntimerose  comiilcsse 
delia  Tifoide,  che  preseiila  gli  stall  orgaiio-paloloyici 
predc'lli  combinali  fra  essi  con  aciizie  insigoe  da  ineller 
in   pericolo  fin  dai   primi  Icmpi  la  vila. 

COR  so  ' 

11  corso  delia  Tifoide  sovenli  e  acuto,  e  presonla 
una  reazione  clrcolaloria  di  molla  ctderila,  i  polsi 
soiio  freqiienli  sebbene  niolii  nel  geiieralismo,  e  vuoti 
spesso    anziche    dun  e  vibrati;     ma    piu  voile  mi  0 

(I)  Non  e  iiifreqiienle  in  Sicilia  die  dopo  due  sellenarii 
delia  forma  «aslrica  bilinsa  semplice,  die  non  presenta  peri- 
eeb,  la  Ttfoide  assume  la  furma  alasso-aJinamica  e  reseca  la 


175 

accadulo  osservarc  la  febbre  sompre  reazionaria  pri>- 
senlare  ogni  Ire  giorni  iin  inasprimenlo  maggiore  senza 
nuova  cagiune,  poi  miligarsi  la  modalila  roazionaria 
per  inaoulirsi  di  nuovo ;  cosi  osservnva  in  Cdtania 
insieme  al  Professore  Dr.  Antonino  di  Giacumo  e 
[).r  Carmelo  Platania,  in  Nicolosi  mia  palria  di  ori- 
gine  insieme  all'  ollimo  mio  Genilore  U.r  Donienici 
•  lalvagni,  in  Feria  in  Nolo  in  Riposlo  in  Leolini  in 
Buccheri  in  Carlenliiii  coi  mcdici  di  quelle  localila  ; 
Ciilvolla  pero  il  corso  del  morbo  e  lenlo  Ifnlissimo,  la 
febbre  e  poco  reazionaria,  i  funomeiii  nervosi  die 
r  accnmpagnaiio  soiio  pocbi  di  numero,  lievi  di  grado 
e  ciocclie  costiluisce  la  febbre  lifoide  lealo-nervosa. 

La  Tifoide  sempre  a  corso  conlinuo,  assume 
talvolta  I'  andamenlo  remillenle  ;  i  rilorni  febbrili 
in  alcuni  casi  socio  carailerizzali  di  freddo  o  tre- 
more  per  giorni  seguili  con  una  cerla  corrisponden- 
Za,  scguono  la  Ifggti  dill' aiilicip  ;zioiie,  o  In  remis- 
sion! si  carallerizzaiio  da  profLl^i  siidori  cho  succedono 
per  piu  giorni;  laluni  Medici  isolani  scambiaao  queslo 
andamenlo  colle  perniciose  miasmaliche  a  forma  adina- 
mico  alassica,  e  i  chinacei  usano  che  lornano  dannosi 
o  inulili  ;  cosi  o-iservava  nei  miei  viaggi  medici  a 
Lenlini  presso  Salvalore  (lonle,  a  Militello  presso  il 
D.r  Felice  Lagana,  in  Buccheri  presso  il  D.r  Francesco 
Amalo.  in  Mislerbiancn  presso  Giuseppa  Scuderi,  in 
Vizzini  presso  uii  indivuluo  che  facea  parle  d'  una 
conipagnia  coniica  in  quelia  cilia  slanziante,  in  Giarre 


vila  in  hrcvissinio  spazio  ;  co-i  i!  cavaliere  Salvalore  Scamacca 
«li  CaUiiiii  (lopi)  avcre  iiioslralo  piT  quallordici  giorni  Id  furma 
gaslrica  biliosa  si'inplice,  al  dt'ciinoquinln  !naiiiri>sl6  lu  furma 
alasjo-ndinamico  pulriJa  con  paralisia  alia  vescica,  e  al  »eu- 
tancsimo  giurno  fu  Tillima  dvl  onicidiaie  malure. 


176 

pres&o  Giuseppina  Grassi  Gi'ullano,  io  Nolo  presso  la 
signora  Teresina  Genovesi ,  e  in  lanti  altri  paesi  e 
cilta  di  Sicilia. 

L'  anJaiiicnio  remiUente  presenla  qualcbevolla  i 
caralleri  parosislici  quasi  palognomomci,  che  i  piu 
Insigtii  Delia  Glioica  scienza  s'  illudono,  il  malore 
diaguoslicauo  per  una  febbre  pfrniciosa  miasmalica,  e 
daiKio  il  chiniuo  senza  vanlaggio.  Pero  e  di  pri(na 
inlerosse  appo  noi  cho  il  Medico  vicinassu  l'  inlerioo 
con  posiliva  scienza,  e  con  vero  senno  clinico,  e 
la  cosliluzione  inDrbasa  dominante  pienainenle  cono- 
scesse,  onde  diciferare  qiiesle  forme  morbose  equivoche 
che  meltono  la  vila  in  pericolo;  dappoicclie  se  la  rifoide 
che  viene  da  cause  speciali  inlarantenle  diverse  dal  mia- 
sma paludico,  e  che  e  carallenzzata  aualoimcamenie 
per  la  flenmazia  e  1'  allerazione  doi  fillicoli  isolali 
deir  Ileo,  nan  \>\il>  luedicarsi  e  giiarire  coi  cbinacei, 
checche  ne  sia  del  sno  accessionale  andamenlo,  non 
e  slraordinario  u^ia  Perniciosa  miasinalica  assmuere 
le  modalila  palologicbe  della  Trfoi  le,  e  guarire  coi 
chinacei  loslo,  munlre  la  morle  rapiJaraeiile  coglie 
I'  iiiferrao  qoando  la  medicazione  specifica  non  met- 
tesi  innanzi. 

-,:,..,■.    .-,■.,.;::.;'     '    .  -',..'    :::;,-'. I 
\  '..'      DURATA     E     SUA      FINE  ;        i    ii^T.'i 

I  Clinici  discrepanli  si  inoslrano  sulla  durata 
della  Tifoide  e  sul  modo  di  calcolare  il  priocipio  e 
la  fine  del  morbo.  La  durala  di  quesla  febbre  grave 
in  Sicilia  varia  da  due  a  sessanla  giorni;  che  se  la 
Tifoide  a  forma  sideranle  loglie  la  vita  in  ispazi 
brevi ,  quella  a  significazione  gaslro-atasso-adinuniica 
puo  slungarsi  fino  al  sessagesimo  giorno.  Ordinaria- 
menle  presso  uoi  la  durata  media  oscilla  fra  due  a  sei 


177 

sellenarii,  e  la  convalescenza  si  prolrae  pure  ad  UDO 
o  due  mesi. 

I^a  TiFoide  quaodo  ioclina  a  salute  le  depurazioni 
sudorali  le  fecali  e  quelle  dell'  uriiiazione  la  crisi 
decidoiio ;  I'  osserrazione  pero  di  tulli  i  giorni  ia 
Sicilia  fa  rilevare  che  la  malallia  giudicasi  soveoti 
per  evacuazioni  inlestinali  al)bondaati  ;  quando  il 
mo  I  bo  ebbo  carallere  morlifero  e  mise  I'  egrolo 
sWv  Hiionie  slreme,  spesso  viene  in  meglio  colle 
flciiimazie  suppurative  alia  cellulare  soUodermica  e 
alia  peile,  elmopiile  elmodermopiile  ,  o  coi  deposili 
suppuralivi  sotto  forma  di  ascessi  non  inflammatorii, 
etuiupiia  ,  e  I'  adeoile  parolidea  pioica  acuta  o  lenta 
spesso  e  la  causa  della  salutare  risoluzione,  menlre 
in  Francia  sono  rarissime  a  delta  di  Andral  ;  e  noQ 
e  iiifrequenle  appo  noi  che  alcuni  che  guariscooo 
della  Tifoide  rustano  afoui  baibuzienti,  o  perdoao 
r  audizione,  la  memoria,  I' altivita  cerehrale  ridu* 
ceodosi  stupidi. 

Dove  la  malaltia  viene  a  luttuoso  termine  le 
sofferenze  gaslro-atasso-adinamiche  rilevanti  divengono 
e  coslituiscono  1'  ultima  fasi  morbosa,  ma  nei  casi 
diversi  delle  fonomenie  special!  raostrano  secondoche 
la  morle  vieae  determinata  dalla  predomioaDza  delle 
turbazioni  nervose,   inlestinali,  toraciche. 

Le  morli  ioattese  c  quasi  improvvise  in  Sicilia 
lal  (iaia  si  osservano,  e  Miccedono  all'  inceder  della 
febbre,  o  avvengono  in  una  forlissima  convulsione, 
in  un  funoso  delino.  E  ollraccio  alcuni  cbiudono  il 
loro  armgo  terrestre  colla  Pneumopazia  ipostatica 
cbe  produce  1'  Anemalosia  lenta,  allri  periscono  gra- 
dalamente  colla  forma  completameDte  adinamica.  E 
altri    ancora    OniscODO  per  lesione    intestinale   grave 

38 


178 
profooda    ohe   fenomenizzasi  colla  perforazione  eolla 
diarrea  coll'  emorragia. 

,.      .Oil  MIJ)    ■>     '    ■ 
BT 10 LOCI A 

Se  i  grandi  osservalori  e  le  Ceiebrila  Cliniche 
CODtemporanee  si  dimandaao  ancora  per  tutte  le  fa- 
Diiglie  nosologiche  se  nello  slalo  atluale  della  Scienza 
esiste  reaimenle  ud  Etiologia,  a  maggiore  ragioae 
sarebbe  di  mellere  innaozi  questa  dimanda  per  le 
graodi  malallie  endemiche,  per  le  contagiose,  e  per 
le  epidemiche,  che  mietono  le  popolazioni  viaggiando 
la  superGcie  lutta  del  giobo. 

Gli  Elemenli  Eliologici  della  Tifoide  a  malgrado 
di  tanli  durali  travagli  sodo  poco  conosciuti  finoggi, 
e  le  ricerche  di  Louis  Chomel  Grisolle  a  chiarezza 
dimostrano,  cbe  le  cause  di  questa  malattia  sono  stale 
ammesse  graluitaraenle  ;  cbe  se  talvolla  la  malattia 
succede  immedialamente  a  qualcbe  causa  occasionale, 
nella  maggioraoza  dei  casi  viene  d'  una  mauiera  spon* 
taoea,  e  la  causa  cbe  1'  origina  sempre  misteriusa 
ioterameate  ci  sfugge. 


HODiriGATORI     BBOMATOLOGICl 

Limitandomi  all'  argomento  di  Geogralia  Medica 
Siciliana,  e  volendo  fissare  qualcbe  condizioDe  lopo- 
grafica  osservabile,  cbe  potrebbe  io  alcun  modo  cod- 
correre  alio  sviluppo  della  malattia  di  cbe  Iraltasi, 
r  influeoza  d'  una  cattiva  e  d'  ud  iosullicieole  cibaria, 
cbe  cambia  le  proporzioni  dei  principii  costilutivi  del 
saogue,  e  cbe  deprava  gli  organism!  cotanio,  merita 


!79 

una  considerazinne  dislinta  presso  noi  ;  gli  anni  di 
earestia  sooo  spesso  seguiti  dalla  Tifoide  nel  basso 
popolo,  che  sotlumesso  ad  una  dieta  debililante  dn 
squilibra  il  suo  nrganismo,  e  I'  uso  deile  carni  di 
animali  afT'^tti  di  selticoemia  sviluppa  talvolta  la  ma^ 
lallia  sporadicamenle  o  a  picciole  epidemie. 

I  N  F  E  z  r  0  N  E 

L'  influenza  dell'  abitazione  sullo  sviluppo  della 
Tifoide  merita  di  essere  sludiata  in  Sicilia.  Slatuito 
da  Peclel  essere  bisognevoli  all'  uomo  sei  meiri  cubi 
d'  ana  ogni  ora,  perclie  esclusivamente  s*  appoggia 
suir  acre  necessario  per  sciogliere  il  vapore  dell'  esa- 
zion  del  polmone.  Conosciulo  da  Leblanc  fame  me- 
slieri  olio  oiolri  cubi  perche  al  predelto  calcolo  ag- 
giunge  r  aere  oecessariu  a  sciogliere  I'  aciJo  carbo- 
oico  esalalo.  Oelermioalo  da  Dumas  che  ce  ne  voglioao 
oUo  a  dieci  melri  cubi,  e  venti  melri  cubi  secondo 
Poumel,  perche  ha  fatto  eiilrare  piu  elemenli  nella 
soluziu(\  del  Problema,  la  media  di  tulli  questi  calcoli 
segna  la  cifra  di  dieci   melri  cubi  per  era. 

bl  tenendi)  coiito  della  necessila  di  un  sonno  di 
olio  ore  dalla  parte  dell'  imlividuo  che  quelle  spazio 
occupa,  bisogna  dare  alia  slaoza  di  dormire  ollanla 
a  novaiita  melri  cubi  d'  aria,  dedolli  i  mobili  che 
posaono  ilarvi  per  enlro,  allalche  le  dimensioni  ne- 
cessune  d'  una  slanza  a  dormire  sono  Ire  melri  e 
vanzo  di  altezza,  e  quatlro  melri  di  lunghezza  e 
larghezza,  e  le  fineslre  le  porle  debbono  essere  gran- 
(li  abbastanza,  e  ben  acconcie  a  verificaroe  I'  aera- 
■iioae. 

Ma  alcune  abilazioni  dei  paesi  e  delle  cilia  di  Sicilia 
maocanu  di  queste  quautila  necessarie  d'  aete,  e  delle 


180 
condizioni  presentano  a  verificarsi  1'  allerazione  di  sua 
coinposizione.  La  casa  della  parle  maggiore  del  basso 
popolo  siciliano  liene  pochissicna  ampiezza  in  propor- 
zioiie  dtgl'  individui  di  che  viene  abilata  ;  senza  fine- 
sire  ordinariamenle  con  una  picciolissima  angusla,  o 
con  uno  svenlaloio  appena  di  mezzo  piede,  onde 
uscire  il  fame  nei  verni,  con  porta  bassa  che  nel- 
r  entrare  bisogna  luUo  chinarsi  della  persona,  viene 
abiluta  di  qualtro  sei  olio  individui  insieme  ail'  asino 
al  porco  alia  gallina  alia  cnpra. 

Se  si  riflelle  che  ua  uomo  brucia  per  la  respi- 
razione,  died  scrupoli  di  carbonic  ogni  ore,  e  la 
quanlita  d'  aere  deficienle  d'  ossigene  per  tale  cagione 
e  di  eenlosedici  scrupoli  nei  tempo  medesimo,  se  si 
considera  uscire  dal  polmone  olio  melri  cubi  d'  aere  ia 
ventiquattrore,  i  quali  conlengono  qualtro  per  eento 
d' acido  carboiiico  in  media;  se  1' escremento  culaneo 
calcolasi  e  polmonare  il  cui  prodollo  non  scopre  i'anali- 
si,  ma  che  I'odor  grave  rileva;  e  se  ai  seicentosessanla- 
sei  piedi  cubi  di  gas  impuro,  che  nei  giorno  ogni 
individuo  esala  le  emanazioni  si  uniscono  venule  dalle 
materie  vegelo-animali  in  disfacimenlo,  dal  fimo  cha 
sollo  il  lello  si  cumula,  e  i  prodolli  della  combustione 
nei  verni  che  consuma  1' ossigene,  e  di  gas  mofelici 
empie  1'  aere,  assommando  lulti  quesli  elemenli  mor- 
bipari  avrassi  un  idea  dell'  atmosfera  confinata  per- 
niciosissima  ove  viva  il  popolo  siciliano,  Irista  almo- 
sfera  ove  alterazioni  chiroiche  grandi  possono  succe- 
dere,  per  fornire  una  cagione  calcolabile  che  polrebbe 
iofluire  alio  sviluppo  d'  una  malallia  infeltuosa. 

Le  abitazioni  siciliane  povere  di  luce  malproprie 
picciole,  in  che  la  quanlita  necessaria  d'aria  a  ciascua 
individuo  manca,  ed  ove  non  puo  rinnovarsi,  si  os- 
servano    ia  tulli  i  paesi  e  cilia    delle    varie    regioai 


!8l 
deir  isola  dalla  hassa  alia  erta  ;    che    anzi    nelT  alli- 
piano  i  casolari  del  popolo  sono  piu  anfjii-ili  «  senza  ■ 
aperlure  lumintfere,  onde  minuire  gli  effelli  dei  rigi- 
di  freddi. 

Gosi  Buccheri  Palazzolo  Buscenai  Ohiaramonte 
Aidone  Piazza  Gaslrogiovanni  S.  Filippo  Galascibella 
Cerami  Gentorbi  Troina  Gesaro  che  cosliluiscono  gli 
aiti  abilali  di  Siciiia  ;  Goraci  Gaslelbuono  Polizzi 
Petralia  soUana  e  soprana  che  slanno  sulle  moiilagne 
delle  Madonie,  Melilii  Feria  Vizzini  Mineo  Gallagiroiie 
Gran  Rlichele  S.  Maria  di  INiscemi  Bulera  abitati  di 
feconda  aililndine,  presenlano  laii  angusle  casipole 
angusle  vieppiu  perche  vi  sUnziaao  molti  individui  ' 
uiiiani  e  varii  aniinali    domeslici. 

Arrogi  a  cio  le  slrade  e  slraJelle  uinide  slrette  non 
aerate  lorluuse  infossale  nienle  declivi  non  laslricale 
nei  maggiof  iiumero,  ove  le  sozzure  si  atnmassano, 
la  noil  curanza  di  Polizia  urbana,  i  lelamai  framezzo 
le  vie,  i  cumuli  numerosi  di  fimo  che  esalano  ree 
esalazioni,  le  latrine  mancanli,  il  lezzo  delle  varie 
immondezze,  1'  abbondanza  dei  porci  che  bronlolano 
scmpre  nel  fango,  e  una  pulida  intlma  nelle  slrade 
producono,  e  si  Irovera  una  soinma  di  elemeoli 
palogenelici  daila  osservazione  apprezzabdi  che  po- 
irebbcro  avere  ua  iuiluenza  alia  produzioae  della 
Tifoide. 

D'  allronde  come  alquanli  abilali  slanno  parte 
suir  erta  pendice,  parte  nella  fondura  sepolli ,  e 
quelli  pure  che  I'  allipiano  abitalo  della  Sicilia 
formano,  perche  il  moote  sla  sempre  alia  valle  vicino, 
e  perche  le  case  suli'  uno  e  suli'  idlro  si  slanno,  e 
spesso  in  queslo  oppresso  abitalo  a  cielo  senza 
orizzonte,  a  picciola  atmosfera,  che  presenta  casolari 
d'  esigue    dimensioni    senza    finestre  e  senza  polersi 


»82 
aerare    che    appare    la  malaltia    e  a    tuKo  I'  abitalo 

diffondesi . 

Pero  Piazza  siluuta  sul  dorso  d'  un  monte  nella 
parte  maggiore  lieue  due  quarlieri  iiel  basau,  e  ii 
quartiere  dei  canali  in  ispecie  il  quale  sepellito  ia 
grande  fondura  ollre  cinquanta  canue  sotlo  I'  abitato 
medio,  ceato  canoe  del  piu  elevato,  circuilo  d'  alture 
eosicche  per  orizzonte  non  ba  che  il  solo  Zenil.  Sodo 
rooltissimi  anni  per  quanto  me  ne  diceano  cola  nei 
miei  viaggi  medici  i  chiahssimi  Glinici  La  Vaccura  e 
Lo  Giulice  fu  essa  ceiUro  di  sviluppo  d*  una  Tifoide 
epidemica  la  quale  tutlocche  si  Fosse  diiTusa  a  mollt 
punli  della  citla  i  primi  altaccali  e  i  morli  maggiori 
ID  quel  cantone  notaronsi. 

E  Ferla  Buccheri  Buscemi  Chiaramonle  Monlerosso 
Vizzini  tleiilorbi  Bronte  iMililello  c  la  miiggior  parte 
dei  paesi  atitichi  dell'  isola,  presenlano  le  slt'sse  con- 
dizioni  di  poslura  di  Piaxza  e  le  uguali  attitudini  di 
•viluppo  della   malaltia   di  che  trall<isi. 

1  preclarissimi  medici  Professore  D.r  Anlonino 
di  Giacomo  Professore  D.r  Francesco  Fulci  D.r  Do- 
meiiico  Orsini  Dr.  Luigi  Condorelli  D.r  Paolo  Gasto- 
rina  di  Giacomo  osservavano  la  Tifoide  epidemica  in 
Vizzini  Licodia  di  Vizzini  Granmichele  Militello  Gea- 
lorbi  Bronte  svilupparsi  neiranguslo  casolare  dt:l 
popolo  e  diffondtrsi  poi  a  tullo  quell'  abitato  ;  ed  io 
vedeva  dello  stesso  modo  onginarsi  tale  malaltia  io 
Nolo  Vizzini  Licodia  di  Vizzmi  Granmichele  Buccheri 
Ferla  Chiaramonle  Centorbi . 

Che  alia  genesi  della  Tifoide  di  Sicilia  coocorra 
ia  causa  premenlovala  ne  troviarao  riprova  nella 
nostra  Galaoia  la  quale  ollremodo  aerata,  ad  abitazioni 
larghe,  a  strade  larghissime,  framezzata  di  piani,  ua 
quartiere    in    tempi    audati    teoea  detlo  la  Civita,  il 


183 
quale  faceasi  di  cnsipole  basse  senza  fineslre,  chc 
davano  in  vie  angusle,  e  avea  ui»  careers  opprosso 
senza  almosfera  ;  la  Tifoide  sviluppava  in  quesli  due 
fabbricali,  e  cola  limitavasi  senza  diiTondersi  alia 
citla  che  ha  meiio  alliludine  per  la  natura  dei  suoi 
edificii  a  ricevcrne  ie  influenze  malefiche ;  ma  come 
quel  quarliere  allerrossi  e  d'  un  modo  regolare  si 
coslrusse  e  novello,  e  abbandonossi  quel  carcere  e 
un  altro  edificavasene  colle  regole  di  posiliva  igiene 
la  malallia  sono  varii  luslri  non  si  e  piu  sviluppala 
io  un  modo  difTuso  e  pandemico. 

Queslo  fallo  osservato  in  Cntania  ia  molli  villaggi 
si  Rota  dove  un  solo  quarliere  sta  malcoslruilo,  e 
spcsso  si  vide  in  molti  paesi  la  malaltia  al  basso 
popolo  limilarsi  che  dimora  in  oppresso  abilalo  senza 
salire  la   inagion  dei  civili. 

Di  Idl  ouisa  ia  Feria  nel  luglio  del  mille  ollocenlo 
quaranlanove  menlrecola  dimorava  a  porgere  consigli 
medici  alia  signora  Garmela  La  Bruna  Iravagliala  da 
una  nevrosi  complessa,  la  egriludine  lifica  raieteva 
Ie  vile  del  popolo,  intere  famigiie  morivano,  menlre 
i  civili  dimoranti  in  abiiati  aerali  non  erano  attaccali 
dal  morbo. 

Cos!  il  paese  in  Sicilia  o  ia  piccioia  cilia  pre- 
senlano  la  Tifoide  come  la  cilia  popolosa,  e  forse  con 
maggiore  frequenza  e  pernicie,  d'assumere  Tandamento 
epidemico,  perche  se  Ie  grandi  cilia  la  presenlano 
neile  carceri,  negli  ospedaii  e  in  qualche  anguslo 
quarliere,  nel  paese  in  lulli  i  sili  si  origiaa  per 
r  influenza  pure  d'  un  fabbricalo  callivo. 

Mellendo  a  confronlu  i  paesi  o  Ie  piccoie  cilia 
colle  primiere  di  Sicilia  sollo  il  riguardo  della  fre« 
quenza  come  vengono  dalla  Tifoide  epidemicamente 
iafeslali  rilevasi  dalle  epidemic  cbe  ia  ua  Irc'iileaoio 


181 
hanno  dominato  in  Sicilia  che  la  Tifoide  campeizgiava 
a  graf»de  EpiHerma  in  Vizrmi  Buccheri  Monterosso  Kerla 
Granmichele  Gallagirone  Giiiaramoiile  Cenlorbi  iNolo 
LlDguaglossa  Mililello  Bronte  Acireali',  e  a  picciule 
Epidemic  si  osservava  m  Galauia  in  Mtssina  in  Pa- 
lermo, e  da  lulte  le  Tifoidi  epidemiche  osservate 
appo  noi  scorgesi  il  loro  primo  apparire  nel  popolo 
basso  che  domiciliasi  in  fabbricati  senza  aere,  e 
jnsuscellibili  a  polprsi  aerare.  Ae  dee  lenersi  in  ulli- 
mo  coato  la  mancanza  di  nellezza  nelle  persone  del  po« 
polo  basso  che  si  cambiano  oltre  tre  mesi,  spesso  colle 
yesli  si  mellono  a  giacore,  e  se  si  svestono  si  adJor- 
roono  seoza  ienzuoli,  o  coa  leQZUoli  che  si  lavaao 
dope  sei  mesi  o  uq  anno.  • 

Se  una  vasla  riunione  d'  uomioi  quindi  puo  ca- 
gionare  la  Sellicoemia  e  la  Tifoide  come  nelle  armale 
Delia  carceri  negli  ospedali  nei  vascelli  si  osserva, 
ia  un  picciolissiina  numeru  d'  uomini  chiasi  in  ispazio 
angusto  si  puo  sviiuppnre  sibbene,  e  si  svilupperebbe 
presso  un  sol  Udmo  come  aocora  io  pensa  Piorry, 
che  si  addorme  in  piu  sirello  confiae,  ove  difetia  la 
quaolila  necessaria  d'  aere  al  respirare. 

Ma  gli  abilanli  di  queslti  slrelle  e  cattive  dimore 
ivi  non  sooo  sedenlarii  i  loro  travagli  li  chiarnano 
nelle  strade,  nei  caropi,  all'  almosfera  libera  pura, 
e  pero  trovano  un  conipenso  igienico  alle  ioflnenze 
deleleriche  uei  loro  sorJiJi  e  Insli  penali  ;  che  anzi 
se  ammeltesi  una  qualcbe  verila  nell'  aotagonisrao 
volulo  da  Boudin  fra  le  Tifoidi  e  le  febbri  paludiche, 
gli  agricoli  di  Sicilia  dimorando  spesso  sollo  un  cielo 
paliistre  ove  la  febbre  miasmalica  origina  debbono 
impressionarsi  meno  delle  callive  influenze  delle  loro 
abitazioni  che  potrebbero  sviluppar  la  malattia  di  che 
Iratlasi. 


185 
Aggiungi  a  cio  che  quci  Fabbricali  scarsi  o  privi 
di  cemenlo  dalle  pareli  e  dal  Itllo  Iraverso  quei 
piccioli  fori  ricevoiio  la  buona  iuflueiiza  dell'  aere 
libero,  che  iiell'  esliva  slagioiie  la  maggior  parte 
delle  famiglu!  conladiiie  nei  canipi  dorme  all'  aperta 
atmosfcra,  e  leueudo  lu  coiilo  la  nnincanza  delle  pas- 
sion! e  delle  eccitazioni  inlelletluali,  della  precoce 
lussuria,  dell'  egoismo,  dell'  invidia  dell'  ambizione  si 
Irovera  la  ragiooe  perche  tali  slrelle  dimore  noQ 
svibippano  spesso  la  malaltia   di  che  si  ragiona. 

E  qui  come  ad  enuiizione  piacemi  aggiungere  ai 
falli  eliologici  della  Tifoide  di  Sicilia  che  le  malaltie 
sellicoeiniche  coruuni  ollremodo  iiei  lempi  velusli,  nelle 
prische  cilia,  e  a  Roma  iu  ispecie,  dipendevano  degli 
ilfelli  abilali  ,  come  dagli  avanzi  di  Pompea  ed 
trcolaiio  nlevasi ;  siille  rive  dell'  Oceania  dei  ricoveri 
meschioi  si  trovano  ove  gii  uoinmi  agglomerali  si 
slaono  e  delle  epidemie  raorlifcrf  mielon  le  vile  di 
quel  popolo  selvaggio.  I  raissionarii  parlano  delle 
tgrilvidini  conlagioso-epidemiche  che  Iravaglian  mai 
sempre  gl'  iodigeoi  dell'  America  meridionale,  e  che 
dalla  picciolezza  delle  loro  abilazioni  promanano  ; 
quando  soiio  spaziose  ricevono  ceolo  persone  sulla 
tetloia  raedesima,  dove  le  timiglie  si  tengon  divise 
gli  abiluri  assai  piccoli  sono  senza  fiiieslre  con  porle 
basse,  cl<e  vi  si  enlra  carponi,  o  con  una  raal 
propriela  rdevanle  che  a  delto  di  Lapejrouse  una 
caverna  d*  animali  selvaggi  noa  puo  impressionare 
si  nial  r  odoralo. 

L'  agglomerazione  nelle  prigioni  negli  ospedali 
Delle  armale  nelle  caserme  ha  dato  origine  a  peri- 
colose  epidemie  di  tifo.  L'  epidemia  d'  Aleae  descrilla 
daTucidide  olTre  tulli  icaralleri  di  queslo  flagello  dovulo 
forse  air  agglomerazione  delle  armale  del  Peloponneso. 

39 


186 
Tilo  Livio  menziona  a  Roma  diciasette  pesti  nate  dalle 
medesime  cause;  laTifoide  ha  seguilo  i  passi  delle  ar- 
mate  francesi  nel  mille  ollocenlo  Iredici  e  quallordici 
a  Vilna  Dantzick  Roenisberg  Leipsick  Torgau  sino  a 
Parigi.  La  febbre  lifoide  doinina  i  nuovi  venuli  nelle 
cilia  grandi,  I*  abilazioae  ia  gran  concorso  o  in  slrelte 
dicnore  sembra  lenere  un  poslo  distiiilo  nella  sua 
Etiologia,  e  la  somma  delle  osservazioni  di  Boillaud 
Chomel  Louis  Piorry  Andral  confermano  queslo 
priiicipio. 

Novanla  epidemie  di  Tifoide  raccolle  in  Francia 
dal  mille  ollocenlo  Irenla  al  mille  olloceulo  trenlasei 
fanao  al  palese  conoscere  che  nella  maggioranza  la 
abilazioni  degl'  individui  infermi  erano  picciolissime 
anguste  ;  e  chi  sa  dice  Becquerel  se  si  dee  alia  mau- 
canza  nel  seno  delle  nosire  cilia  delle  cloache  infelle 
la  cessazione  delle  lerribili  epidemie  che  deciraavano 
le  popolazioni  agglomerate,  menlre  il  Cairo  quasi 
inleramenle  composlo  di  slrade  slrelte  oscure  infette 
piene  sempre  di  umidore  e  di  fango  e  ancora  la  cuna 
della  micidialissima  pesle  ? 

Pero  r  angusta  abilazione  di  ranjla  parte  del 
basso  popolo  siciliano  e  una  condizione  favorevole,  ed 
ha  uo  influenza  alio  sviluppo  della  Tifoide  di  Sicilia, 
ed  essa  dee  marcarsi  come  una  causa  lopografica 
speciale  all'  Isola  nostra;  ma  qual  e  la  ragione  che  con 
un  abilazione  sempre  la  slessa  la  malatlia  ora  svilup- 
pasi  a  modo  sporadico,  era  a  raodo  epidemico,  o 
epidemico-conlagioso,  ora  in  guisa  lieve  e  benigna, 
ora  in  guisa  micidiale  e  morlifera  ?  quesla  causa  io 
avviso  nonavere  unvalore  sufficienle  a  dar  ragione  com- 
plela  della  produzione  della  Tifoide  e  della  Epidemica  a 
preferimento  ;  che  se  e  difficile  determinare  il  com- 
plesso  delle  condizioni  eliologiche  delle  malallie  po- 


187 

polari,  e  difficile  ancora  individuate  gli  elemenli  ge- 
netic! della  Tifoide,  ed  lo  coi  classici  del  gioroo  as- 
serisco  che  la  sua  causa  efficienle  ci  sfugi^e. 

Ma  uno  scrillore  di  Gecgrafia  medica  dee  con 
deltaglio  e  posilivismo  far  rilevare  i  dali  eliologici 
topografici,  oiide  conoscere  la  langente  che  essi 
danno  nel  complesso  etiologico  del  morbo,  e  le  mo- 
dificazioui  clie  fauno  subire  al  fondo  palologico  o 
alle  foDomenie  e  al  grade  di  manifeslaziooe  morbosa ; 
dappoicche  polrebbe  francamenle  asserirsi,  nelle  malal- 
liu  cpidemiche,  e  nelle  graiidi  epidemie,  le  cause 
geniTali  almosferiche ,  le  cosmiche  le  specifiche  le 
maniieste  le  occulte,  non  agirc  sole  unquetnai  ma 
col  concorso  delle    cause    lopograGcbe. 

CONTAGIO 

Avviene  in  Sicilia  intanto  che  la  Tifoide  di 
origine  iofeltuosa  si  propaga  per  conlallo,  e  diviene 
coQlagiosa  di  poi;  mollissimi  falli  raccolli  in  varii  tempi 
iu  luo::!)!  diversi,  e  in  Galauia,  e  nella  sua  t'rovincia 
e  in  qwella  di  Gallanisseila,  e  di  Nolo,  e  da  me  e  da  allri 
medici  aiic'ira,  apertamente  confcimano  quesla  verila, 
che  aiizi  »pesso  e  accadulo  osservare  cbe  in  quegli 
infermi  ove  la  malallia  si  e  sviluppala  per  infezione 
dopo  uii  pitsifivo  pericolo  soiio  tornati  a  salute,  mentre 
in  cotali  che  per  conlagioae  sviluppasi  sono  slali 
colli  dal  morbo. 

NoQ  si  e  osscrvata  giammai  la  Tifoide  per 
conlagionabilila  originarsi  appo  noi.  L'  infezione  da 
genosi  scmpre  a  queslo  malore,  quando  difFondesi  poi 
a  modo  pandemico  puo  anche  propagarsi  per  lo 
coiiiagio,  altalche  la  contagionabilita  della  Tifoide  di 
Sicilia  e  uno  state  temporario  sempre,  e  cominciando 


188 
per    infezione   nel   fervore    del    suo    andamcnto  pu6 
divenire  contaggiosa,   e  fioire   senza    piu   palesare  il 
suo  conlagioso  carallere. 

Quindi  sii  queslo  argomento  la  teorica  degli 
anliconlagionisli  seguiamo  [fra  cui  lutle  le  celehrila 
mediche  conlemporanee  europee  comprendonsi,  lad- 
dove  nei  nostri  falti  i  conlagioaisli  e  Brelooneau 
Leurel  Gendron  solamente  rilevano  il  conlagio  come 
uno  stato  transitorio  ehe  sta  subordinato  alio  state 
infettuoso  mai  sempre. 


localita' 


I  fatli  clinki  di  Sicilia  portano  a  credere  che  i 
paesi  a  carallere  paludico  pronuuziato  presenlano  piix 
raramenle  la  Tifoide  messi  a  paraggio  di  quell!  ad 
almosfera  purissima ;  e  questa  verila  si  oola  per 
la  Tifoiile  sporadica  e  pure  per  la  epidemica  pure 
Gosi  dicendo  d'  un  venteooio  in  qua  Gentorbi  Buccberi 
Ferla  Palazzolo  Galtagirone  Aci  Keale  Broiile  Lingua- 
glossa  Vizzini  Licodia  di  Vizzini  Granmichele  paesi 
d'  aere  puro  siluati  sulle  aiture  sui  monli  sono  slat! 
iofestati  della  Tifoide  epidemica,  menlre  raramenle  si 
e   vedula   in    qualche    paese   a  malaria. 

Quesle  osservazioni  topografiche  senza  dimostrare 
r  antagonismo  voluto  da  Boudin  dielro  un  infinilo 
numero  di  documenli  all'  uopo  raccolli,  di  lui,  di  Bru- 
nacbe,  e  di  varii  clinici,  fan  rilevare  che  i  falli  di  Sicilia 
piegano  piu  per  1'  antagonismo  fra  la  Tifoide  e  le 
febbri  paludiche  che  per  I'  opinione  conlraria,  o  me- 
glio  ehe  le  localita  paludiche  presenlano  piu  raramenle 
la  Tifoide  sporadica  e  la  epidemica  di  quaaio  ie  loca- 
lita ad  aere  puro.  oi,i.i  v.^i  n  ;,       .. 


189 

PRONOSTICO 

II  Pronoslico  della  Tifoide  come  quello  dclle 
malallie  acute  Iroppo  malagevole  torna  qiia:)lmuiue 
inolli  dali  vi  slanno  che  dirigono  il  medico  in  queslo 
diHicile  giudizio. 

In  tSicilia  rilevasi  chiaro  cho  le  cosliluzioni  forli 
prosenlano  piii  altiludine  alio  sviluppo  della  Irisla 
malallia  mcsse  a  paraggio  delle  cosliluzioni  medie  o 
deboli,  e  qucsta  osservaziono  regge  nel  dominio  spo- 
radico  della  malallia  e  in  quello  epidemico.  In  Aci 
Keale  sono  veuli  auoi  dominava  la  Tifoide  Epidemica 
Ire  medici  si  allaccarono  dell'  egriludine  regnante. 
II  Or.  Hapisarda  «■  d  I)r  CaccingUL'rra  a  cosliluzione 
robusla  furono  villima  del  fdlale  malore,  il  Dr.  Coslanzo 
mio  ollimo  amico  e  medico  merilissimo  lutlo  colla 
morle,  pergiunse  alle  eslreme  agonie,  ma  si  ridusse 
Duovamenle    a  salule. 

Accresce  prcsso  noi  1'  inlensila  dell'  infermila  ed 
e  una  condizione  di  sinislro  presagio  1'  abilazione  nei 
luoglii  slrelli  inal  aerali  umidi,  un  iiisufficienlee  malsana 
cibaria,    I'  ahuso  del   vini  alconlici  le  emozioni  mornli, 

E  dicendo  dei  segtii  dal  sinlomalismo  e  dalle 
forme  desunli  ii  solo  Coma  non  mollo  profunJo  senza 
convulsioni  e  delirio,  dtl  quale  svcgliandosi  1'  egrolo 
si  Irova  in  inlclligcnza  perfella  sebbene  dopo  alcun 
tempo  vi  ricade  di   nuovo    non  e  segno  sinislro. 

Le  seiisazioni  interne  di  escrezione  fecale  uri- 
nifera  non  awerlile  dall' egrolo,  dove  le  allre  espres- 
sioni  fennmeiiiche  non  siano  allarmanli  non  sono  di 
lelale  presagio. 

I  Iremori  "enerali  a  tulto  il  sislema  muscoiare 
di  relazione,  presenliscono  grave  pericolo  ;  assai  piii 
grave  quando  collogasi  a  delirio  o  a!  coma. 


!90 

I  poisi  nervosi  piccioli  vacui  frcquenlissimi 
carallerislioi  della  Tifoide  soiio  di  sinisiro  presenli- 
menlo  quaiituiiqiio  Ic  altre  significazioni  sidlomaliche 
non  fossero  allarm.'inli.  . 

La  forma  sidorante  e  sempre  micidiale  1'  alasso- 
adinainica  radinamico-pulrida  e  piu  grave  che  la  forma 
gaslrica  biliosa  mucosa  loracica,  e  la  forma  latentc;  e 
pericolosa  perche  sovonie  noa  e  conoscmla  nei  primi 
tempi  del  suo  aiidamenio. 

.) 

TEHAPBUTICA  :.ii  >:>    <K)|!)tl1 

La  raedicazione  anliflogislica  la  evacuanie  la 
tonica  la  slimolaiite,  la  speciflca  la  espeltanle,  la 
medicazione  razionale  delle  indicazioni  o  eccleltica, 
formano  la  somma  della  lerapeuiica  della  Tifoide. 
io  non  sono  da  lanlo  per  farmi  a  disculere  li  valore 
di  quesle  medicazioni  diverse,  ma  umforme  al  n>io 
proponimento  di  delineare  la  palologia  geografica 
sioiliana  della  Tifoide,  diro  di  qualche  medicazione 
che  piu  si  affa  alle  condizioni  locali  dell'  Isoia. 

II  Iraltameiilo  evacuanie  coiiosciulo  dei  cliiiici 
deir  anlichila,  usalo  dei  medici  del  secol  decorso, 
di  Sloll  Sydenham  Bsglivi  Hiifmann  Tissol,  messo 
itiiiaiizi  come  melodo  classico  al  secolo  decimoiiotio 
di  Dclaroque,  seguilo  felicemt^nte  di  Honore  Gu^aeaii 
de  Mussy  Bricheleau  Beau  Piedagnel  Andral  Louia 
Barlh  Bazin  Queval  Valleix  Crozant  il  Irallamenlo 
evacuante  riesco  mollo  giovevolo  nella  Tifoide  di 
Sicilia. 

L'  ipersecrezione  o  le  qualita  allerale  della  bile 
e  dei  succhi  inleslinali,  che  succedono  spesso  nella 
slale  a  preferenza  e  nelT  autunnale  slagione,  le  fa- 
burre  gastro  inteslinali  con  vermi  che  si  faano  sempre 


191 

in  Sicilia,  e  che  come  cause  addizionali  o  m  una 
^uisa  mt'iio  inilircUa  concorronn  alia  gonesi  della 
liioide,  prestano  ancora  suflicieiile  ragione,  ollre  la 
sua  azione  depuratrice  siil  sangue,  dei  felici  cffelli 
della  lerapeulica  vomi-piirgaliva. 

Sul  muover  primiero  dei  morbo  si  da  il  tarlralo 
di  polassa  e  di  anlimonio  come  vomilorio  una  o  piu 
volte,  e  poi  usansi  i  purgalivi  ;  I'  olio  di  ricioo  11 
prolocloruro  di  mercuric,  il  bilarlralo  polassico  il 
soUofosfuto  di  soda,  sono  i  farmaoi  purgalivi  che  si 
usatio  ;  ma  spesso  si  melle  innanzi  1'  olio  di  ricino 
come  piu  efLcace  e  meno  stimolanle  massime  quaudo 
r  irrilazione  gjislro-iulesliiiale  prepondcra. 

L'  uso  (Iri  vomitdiii  e  dei  purgalivi  nella  Febbre 
tifoide  spesso  fa  abortiro  le  maiiifeslazioni  nervose 
ill  Sicilia  o  li  semplifica  Iroppo  ;  speSso  tuinuisce  un 
lungo  andamonlo  del  morbo,  e  dei  casi  si  danno  quaudo 
la  forma  addominale  prepondera  e  si  prolunga  oel 
corso  del  morbo,  chii  I'  uso  dei  purgalivi  si  dee 
conliiiuare  ollre  il  Irenlesiiuo  e  quaraiilesimo  giorno. 
Andral  iu  Fraiicia  estende  il  melodo  al  primo  selle- 
nario,  ma  in  Sicilia  succede  soveiili  questa  medica- 
zione  eslendersi  al  secondo  al  lerzo  si  pure,  E  le  os- 
servazioni  noslre  a  chiarezza  palesano  1'  uso  dei 
purgalivi  nou  arrossire  ue  iuscccbire  la  lingua,  e  le 
emorragie  e  le  perforrazioni  inleslinali  sollo  queslo 
melodo  raramenle   succedere. 

Nel  iruneslre  eslivale  del  mdle  olloceulo  quaran- 
tadu(!  donnnava  in  Calania  e  sul  Mongibello  ai)ilalo 
la  tifoide  a  forma  alassica  con  (■onvul^illui  telanicbe, 
la  medicazione  voiniliva  e  la  purgaliva  fruirono  molto 
vantaggio;  gli  egroli  vomilavano  e  purgavano  copiosa 
bile  alterula,  e  cosl  venivano  in  nieglio  e  spesso 
guarivaoo  della  pericolosa   egriludine. 


192 

11  fondo  della  Tifoide,  il  clima  di  Sicilia  caloroso, 
il  siilema  nervoso  esallalo  dei  suoi  abitalori,  noa 
permelle  che  i  moderati  salassi  voluli  da  special! 
iiidicazioiii,  e  piu  i  iocali  che  i  general!,  esige  mo- 
deralameiite  i  raclodi  slinoolanli,  gli  ainmoniacali, 
i  preparali  di  muschio  di  caiifora,  non  pennelte  i 
tonici  che  nell'  adinamie  senza  fenomenie  atassiche, 
e  sempre  a  dosi  rifralte;  e  la  medicazioiie  narcotica 
giova  nella  forma  alassica  convulsiva  eretislica  senza 
coma  o  profondi)  slupore,  sociala  ai  bagni  semplici 
o  aromatizzati. 

Pero  la  medicazione  espettante  la  medicazione 
razionale  delle  indicazioni  o  eccleltica,  e  la  medica- 
zione che  generalmenle  dai  medici  saggi  si  segue 
in  Sicilia  unila  sempre  alia  (nedicazione  evacuanle. 
Essa  cotnhalle  i  sinlonii  i  piu  molesli  «  niun  farmaco 
e  ad  essa  straniero  perche  sia  opporluno,  ma  niuno 
e  coiisideralo  come  I'  ancora  della  salute,  e  secoodoche 
la  Tifoidtf  assume  varie  forme  la  mmiicazione  modi- 
ficasi.  La  clinica  siciliaiia  ha  giudicalo  la  medicaziDue 
specifica  o  empirica  djila  Tifuide,  I'  uso  dell'  acqua 
di  Sellz,  dei  cloruri,  degli  acidi,  dei  preparati  di 
cbinina,  come  insufBcienle  e  tal  Hata  nociva.  E  una 
indicazione  preservaliva  della  Tifoide  di  Sicilia  e 
che  pulrebhe  rnoderarne  1'  ulleriore  coinparsa  e  piij  la 
epideiOica  oltre  quella  d'  eseguire  con  rigore  la  Polizia 
urbana  sarebi)e  la  legge  di  coslruire  le  abilazioui 
secondo  le  regole  della  piii  esalla  igieoe. 

NATURA    E    CLASSIFICAZIONE 

'     DELLA    TIFOIBE  >    i      .■    1  :;i;(   J»l 

Volsrendo  i  raijionari    a    dire    alcuQ    che    sulla 
nalura    della   Tifoide   Broussais    sosteaeva   fia   Degh 


193 

ullimi  anni  della  sua  vila,  che  la  Tifoide  non  e  che 
una  gaslro-enlerile  ;  che  lende  a  propagarsi  quasi  in 
luUi  ^li  orgaiii  nclia  bocca  nclla  fariiige  iicgli  organi 
genilali  ;  lo  slalo  atassico  annunzia  uii  iniliizione 
tlella  periferia  del  cerebro  vicina  dello  slalo  flfinma- 
sico,  lo  stalo  adinaaiico  amiuuzia  cl>e  la  congeslione 
cerebralc  progredisce  come  quella  del  caoale  dige- 
slivo  (1)  . 

Boillaud  il  vero  rappresenlanle  di  Broussais  il 
soslcuilore  dclla  sua  dollrina ,  considera  come  ele- 
menlo  fondaimMitale  della  febbr*;  Tifoide  la  flemmasia 
dei  follicoli  della  mucosa  dell'  inlcstino  tenue  gene- 
raliiieiile  conusculi  sotlo  il  nome  di  Glandule  di  Peyer 
e  di  Brunner,  quando  quosla  e  giunla  ai  secondo 
e  leizo  penoiio  fra  le  allerazioni  che  induce  si  os- 
servano  dellu  ulcerazioni  numerose  eslese  profonde  ; 
tali  ulcerazioni  in  contatlo  con  della  materie  sellicbe 
liquide  gassose  sono  lante  superficie  assorbenli  e 
un  infezione  sellica  della  massa  sanguigna  e  I'  ine- 
vilabiie  risullalo  di  questa  assorzioae  accidenlale  ; 
cosi  mentre  nel  primo  periodo  i  fenomeni  inflainma- 
lorii  sono  predominanli  e  i  fenomeni  sellici  sono 
nulli  0  poco  marcali,  nel  sccoiido  e  lerzo  periodo 
all'  iiiconlro  quesli  ultiiiii  divengono  predominanli  e 
si  sviluppaiio  in  lulla  la  loro  pienezza  (2)  ,  cosl 
Boillati  I  aiiuneUe  due  eiemenli  morbosi  dislinli  nella 
febbn.'  liloide,  I' uno  primilivo  la  flemmasia  inleslinale, 
r  allro  sccondario  1'  alUrazione  sellica  del  sangue 
la  sullicoemia. 


(1)  Trailc  de  palhologie    el  de  tberapeudque  generales 
I.  I.  p.  .'i29  in  8.   Paris  i83i. 

(2)  Buillaud  Nosographie  medicale  t.3.  p.  93.  129.  131. 

40 


194 

Forget  non  vede  nella  febbre  lifoide  che  un 
enlerile  follicolosa,  una  flemmasui  dei  follicoli  inlc- 
Stinali,  nella  quale  la  lesione  inleslinale  e  il  carallere 
fondamentale  della  maiallia  ;  questa  lesione  e  assai 
probabilmente  primiliva  ;  se  essa  e  secondaria  non 
puo  assomigliarsi  agli  esantemi  febhrili  massime  al 
vajuolo  ;  prnnitiva  o  secondaria  la  lesione  inleslinale 
reclama  essenzialmenle    T  aHenzione  del   pralico  (1)  . 

Lasciaiido  la  doUrina  della  fleinmasia  applicata 
alle  lifoide  viene  innanzi  la  leorica  che  posa  sulle 
alterazioni  umorali.  La  bile  per  la  sua  presenza  nel- 
r  inleslino  e  per  il  suo  passai^gio  nel  sangue  deler- 
miua  la  Tifoide  a  della  di  Sloll  e  di  de  Larroque 
Beau  Piedagoel  fra  gli  scrillori  del  giorno  ;  la  Tifoide 
ha  il  punlo  di  parlenza  nell'  inleslino,  i  siiilomi  pri- 
rnilivi  non  dipendono  d'  una  flogosi  inleslinale  ma 
d'  uno  stalo  saburrale  delle  prime  vie,  d'  una  bile 
acrirnoniosa  che  altera  la  mucosa  inleslinale  nei  luo- 
ghi  non  proletli  dalle  mucosila;  passando  nel  lorrenle 
circolalorio  con  o  senza  il  delrilo  delle  piaglie  che 
produce  nell'  inleslino  va  a  delerminare  granui  disor- 
dini  in  lutti  gli  apparecchi  c  le  fenomenie  alassiche 
adinamiche  pulride. 

Moili  clinici  modern!  ripelono  le  febbri  lifoidi 
dall'allerazione  primiliva  del  sangue,  Bordeu  gli  argo- 
menli  i  piij  numerosi  porgeva  a  quesla  verila  scien- 
liGca,  Andral  nei  suoi  posilivi  Iravagli  di  Emalologia 
dice  che  se  la  diminuzione  della  fibrina  non  esisle 
necessariamenle  in  alcuna  piressia  e  cbiaro  che  non 
e  in  questa  allerazione  del  sangue  che  bisogna  siluare 
il  punto  di  parlenza  di  tal'  ordine    di    malaltie  ;     ma 

(1)  Forget  Iraite  de  1'  enterite  follicuieiise  p.  521   347. 


195 

soml)ra  chiarissimo  che  la  causn  specifica  die  gli  da 
nasciruenlo  «gisce  sul  sangue  di  guisa  che  londe  a 
dislrurvi  la  materia  sponlaneamcnle  coagulabile,  mtnlre 
la  causa  che  produce  le  flemiiiasic  vcre,  iciidc  a 
creare  ncl  saiiguo  una  nuova  quanlila  di  qucsia  innlcria. 

Piorry  dopo  Bordeu  hosliene  che  la  Tifuide  e 
un  cotnposlo  di  diversi  slali  organo-palolngici  che 
lo  slalo  febbrile  e  le  lesioni  analumiche  iion  possono 
essore  confuse  nello  slesso  studio  palulogicoj  e  bisogna 
dislinguere  i  fnnoineni  generali  che  allribuisce  alia 
sellicoemia  e  qutilli  che  risuUano  dnlle  iofiammazioni 
intestinali  ;  gli  aliri  slali  organo-palologici  sono  le 
ailurazioni   delia   milza  del   polinone    del   sangue. 

Dalle  osservazioni  cliniche  raccolle  in  Sicilia 
potrehbe  dirsi  che  la  Tifoide  e  nel  numero  di  quelle 
febbri  oelle  quali  la  causa  del  moviraenlo  febbrdc  non 
ha  polulo  essere  delerminata,  e  quindi  seguendo  piu 
gli  essenzialisti  che  i  localizzalori  merila  il  nome  di 
febbre  essenziale  ;  che  il  sangue  e  le  funzioni  del 
sislema  o^rvoso  cerebro  spinale  sin  dapprima  allerali 
si  moslrano,  e  sono  I' origine  della  maggior  parte  dei 
sinlomi,  e  che  coslituisce  una  malaltia  a  delermina- 
zioni  morbose  numerose  fra  le  quali  lo  piu  coslanli 
si  effeltuano  sulla  mucosa  iulesliuale  (1)  . 


4' 


a 


(1)  Noil  lio  scrillo  i'  artirnio  Anafomia  Palologica  dell 
Tifiidi'  di  Sicilia  piTchc  poclie  nrcropsic  ho  fallo  su  lale 
malaltia  die  iinii  possono  preslarsi  a  delle  generali  dedu- 
zioni,  ma  da  qiianln  ho  nsservato  pare  in  Sicilia  spcsso  alia 
lesione  carallcrislica  dolle  glandole  di  Pcyer  collegarvisi 
uno  slalo  fliMiiinasico  intpslinale,  e  una  sofferenza  all'  apparec* 
cliio  dclla  secrezione  biliare. 


196 

CARATTERI     SPECIALI     TOPOGRAFICI 
BELLA     M  A  L  A  T  T I  A 

A  delineare  qnindi  la  fisonomia  Geografica  della 
Tifoide  di  Sicilia  die  coslituisce  il  nostro  proponi- 
raenlo,  il  suo  sintomalismo  spesso  comincia  colla 
forma  addominale,  e  quando  esordisce  colle  fenomenie 
cerebraii  la  forma  addominale  vi  si  socia  iiei  casi 
maggiori.  La  forma  addominale  gaslro-biliosa  si  pro- 
Irae  ad  uno  a  due  a  tre  sellenari,  e  se  manifeslasi 
Ja  fenomenia  nervosa  rainuila  o  del  grado  medesimo 
continua  sempre,  Le  Saburre  gaslro-inleslinali  le 
secrezioni  biliari  pancrealiche  mucose  alterale,  sempre 
sono  una  causa  addi/jonale  chu  melle  maggiore  gra- 
vezza  al  maiore.  La  manifeslazione  alassica  I'  alasso- 
adinamica  pulrida  dopo  I' addominale  e  la  piu  fre- 
quenle  presso  noi,  e  quesle  due  forme  clie  si  succe- 
dono  o  che  coesislono,  formano  1'  aspello  lopografico 
di  quesla  egriludiue  nell*  Isola. 

La  medicazione  vomi-purgaliva  giovevole  lorna 
Delia  Tifoide  di  Sicilia  ;  spesso  semplifica  le  mani- 
feslazioni  nervose,  miouisce  il  lungo  corso  del  morbo 
e  dei  casi  si  danno  quando  la  forma  addominale  pre- 
pondera  e  dura  di  mollo  cbe  i  purgalivi  si  debbono 
dare  ollre  il  trentesimo  o  il  quaranlesimo  gioroo. 

In  Sicilia  si  danno  dei  casi  in  che  la  Tifoide 
scambiasi  colla  Perniciosa  paludica  lifoidea  a  tipo 
conlinuo,  e  bisogna  molta  sagacia  clinica  a  diciferare 
quesle  fenomenie  e  lali   modalila  palologicbe. 

La  caltiva  cibaria,  la  mancanza  di  polizia  sanitaria, 
e  I'  angusla  abilazione  di  molla  parle  del  popolo  no- 
slro  a  preferimenlo  sono  le  condizioni  favorevoli  che 
banno  un  inllueuzd  alio  sviluppo  della  lifoide  di  Sicilia, 


197 
ed  esse  (lehhono  marcarsi  come  cause  lop  .i;iariche 
nol  compli'sso  eliolni;;ico  che  coiicorrc  a  produr  la 
Tifoicie  ;  e  le  osservazioiii  cliniche  dell'  isola  nostra 
piegauo  in  qiialche  modo  all'  antagonismo  volulo  da 
Boudiii  fra  la  Tifoide  e  la  febbre  paludica  (1)  . 

DELLA    MALATTIA     LIMNEMICA 

La  malallia  Endcmica  in  Sicllia  generale  a  luKe 
fe  sue  regioni  abilale,  micidiaie  a  preferenza  nel 
popolo  ove  corrrendo  senza  aiulo  di  medicine,  di 
medico  riiiele  le  vile,  e  la  midiliii  prodolla  dal 
niiasiiia  esaJalo  dalle  acque  paliidiche,  e  a  r.iyione  dee 
deiionainarsi  malallia  paludica  o  liiinieinica  e  non  febbre 
iiilermillenlo,  perciocclie  la  denomiiinzione  generale 
di  I'ebbre  intermiUenle  data  ad  una  classe  iiosologica 
che  non  sempre  mostra  la  pspressione  febbrile  o  it 
lipo  inlermilleiite,  ma  die  pure  si  osserva  a  fortna 
afebbrile,  a  forma  dialesica,  e  a  lipo  conlinuo,  e  slalo 
ii  falso  principio  rilardalario  che  ha  fioora  impeiilo 
bensi  di  conoscere  la  vera  essenza  della  m.ilallia, 
paludale,  che  con>isie  in  una  icjione  speciale  del 
sangiie,  dal  miasma  palustre  prodolla,  e  die  dee  dirsi 
Malallia  Paludica  o   l.imiiemica,    secoiido  13oudin  dal 

(I)  Memorie  diverse  si  sono  piiblicale  sulle  Ep  >lcmie 
della  Tifoide  di  Sicilia  fra  qiio!*fe  meriUno  parlicolar  intn- 
litinc  qiii'lla  del  cliianssimo  l).r  D.  Dunu'nico  Or?ini  siilla 
ni.iintlia  fubhriir  sMJujiputaii  ncllo  career!  ceiitrftli  del  valle 
di  Oalania  nel  fehbraii)  del  1822.  qiiella  dell'  insigne  D.r  D. 
!)(imenico  Greco  sulla  Td'uide  di  Traiiaiii,  i  cenni  pralici  del- 
I'  ej^rejiio  D.r  D.  Einmanuele  Sinaira  sulla  malallia  lifnidea 
»vilti[)pala  in  Graiimicln'le,  qiiella  del  chiarissimo  D.r  D.  Giu- 
seppe Mriisia  sulla  febbre  cpidemica  regiiata  ia  Cliiaramonle 
dal   1839  al  1841. 


198 
vocabolo    yreco    liinoe    p.iliide  aima  sangue  malallia 
del   saiiyiK!   (]i   causa   (j^luilica. 

r- 
;.,J 

F  0  It  M  K 
OKLLA     MALATTIA      LIMNKMICA 

Sludiaiido  1'  organismo  su  cui  agisce  il  modifica- 
lore  paluslro  tre  Icnumenie  dislinle  si  osservano 
prodoUe  dallo  stesso  fondo  morboso  dalla  lesione  del 
sangue,  ove  poria  la  sua  azione  il  miasma,  la  forma 
febbrile,  la  forma  afebbrile,  la  forma  dialesica. 

La  Forma  Febbrile  della  malaltia  limnemica,  la 
meglio  conosciula  nella  Sciefiza  sollo  il  nome  di 
febbre  inlermiltenle  beoigna,  di  peraiciosa,  liine  un 
aculo  andamenlo,  e  la  vila  periclita  in  ispazii  brcvi. 
I^a  forma  afebbrile  classificdla  sollo  il  nome  di  febbre 
larvala,  nome  improprio  ma  coinagralo  dall'  uso, 
comprende  tulle  le  manifealazioni  patologiche  del- 
r  iulossicazione  del  smigue  paludica  senza  slar  legale 
alia  febbre  le  sofl'erenze  iiervose,  emorragiche,  iperemi- 
che  ipercrinicbe.  La  forma  dialesica  si  fenomenizza  con 
una  soIT'Tenza  generale  all'  organismo  alia  funzioni 
plasiiche,  cun  localizzazioni  secondarie,  segue  un  cor- 
80  cronico  lungo,  logora  gli  organisnii  a  nleolo,  cd 
essa  e  slala  conosciula  viemmeglio  dalla  scienz.i  del 
giorno  e  dallo  sludiu  posilivo  delle  malallie  dialesicbe. 

FORMA       F  K  It  I!  R  I  L  li. 
'    '     '  '  E     SU  K      V  A  UIKTA' 

La  Febbre  e  la  prima  forma  che  mosira  I'  alle- 
razione  del  sangue  prodolla  dal  miasma  paludico  ; 
quando    I'  organismo    soggiace    a    tale    raodificatore 


190 
I'inlossicazlone  del  san^iie  ne  viene,   p  qupsla  spesso 
manifcstasi   in   prima   cnjia   t'orma   ft'bltiilc. 

Un  iatJividuo  indi^cno  clie  appeiia  segna  la 
picciola  ela  di  Ire  quallro  inosi  veiieiido  la  slagion 
del  miasma,  uno  slraniero  clie  acclimasi  in  una  ru- 
gioiie  insjilubre,  in  breve  lompo  avverle  I'  inlluenza 
del  raodificalore  specifico,  o  !'  emopazia  colla  espres- 
sione  f(!l)i)ri!e  moslrasi  in  prima  che  secondo  la  vini- 
lenza  del  miasma  e  inollc  coiidizioni  accL'Ssorio  pre- 
tienla  le  variela  di  fi'hbre  beni^na,  di  fcbbre  perni- 
ciosa   sempiice,   di  fcbbre  pernioiosa  polimorfa. 

P  li  I  AM     V  A  II  I  K  r  a' 
r  E  li  li  It  E       I!  K  M  G  .N  A 

La  Febbre  Benigna  e  la  varieta  piu  lieve  della 
Forma  febbrile,  signiGca  il  grado  minimo  dell'  alle- 
razioiie  del  sangue  limiiica  ed  e  la  piu  comune  in 
Sifilia  ;  presenlasi  colle  Ire  fiisi  di  freddo  caldo  su- 
dore,  prenda  la  fisonomia  gaslrica  o  gaslrico-biliosa, 
anlicipanle  o  ritardalaria  nei  suoi  rilorni  si  osscrva, 
pill  0  mono  acuta  si  mostra,  ne  fugasi  comeche  di 
grado  lievissimo  se  Don  si  ministra  il  chinino.  Tra- 
vaglia  dal  giugno  al  novembre  al  dicembre  grao 
nuinero  dei  collivalori  e  doi  proprielarii  agr  coli, 
airiigge  quasi  un  Icrzo  degli  abilalori  dei  paesi  a 
malaria,  e  i  fanciulli  altacca  a  prefcrimenlo,  e  gli 
esolici  che  vengoiio  ad  acflimarsi  sotlo  quel  cielo. 

S  E  C  0  N  D  A      V  A  HI  E  T  a' 
FEBBRE    PERNICIOSA     sEMPLICE 

La  Febbre    I'eimciosa    e    piii     pericolosa     di  lla 


200 
forma  febbnie  beiiigna  di  Sicilia,  grave  nelle  sue  raaai- 
feslazioni  morboso,  a  modalila  angiolenica  o  asleiiica 
spesso  al  lerzo  giurno  fa  periclilare  la  vita,  lalvolta 
al  secciido  o  al  pnino,  ed  esprime  un  grado  d'  ia- 
tossicazioQo  maggiore  ed  una  allerazioiie  posiliva  del 
sacgue.  La  febbre  peniiciosa  e  car;i[lerizzala  dal 
r  apparimenlo  improvviso  di  sofi"c!rei»^c  acute  clie 
luoslrano  oei  casi  inaggiori  uii  disordine  grave 
delle  fanzioiii  degii  orgaiii  di  primo  inleresse,  e  del 
Ceolii  Dervosi,  vieiie  poi  la  diminuzione  di  lali  sofTe- 
renze,  dopo  essere  salite  ad  alia  inleiisita,  a  la  loro 
cessazione  compltta  o  iino  scemameDlo  appena  sen- 
sibile,  dopodiche  la  febbre  ricorre  le  raedesime  fasi,  e 
lale  fenomeiiia  sempre  collegasi  alia  espressione  pa- 
lologica  gaslrica  gaslrica-biliosa  che  e  comuiie  e  di- 
pendo  dalla  climatologia  nostra. 

Qaaluiique  soffereoza  morbosa  puo  cosliluire  it 
sioloma  carallerislico  della  febbre  peniiciosa  semplice 
peio  se  qiiesla  e  vartala  abbastanza,  1'  osservazione 
senipre  ulile  loma,  pcrche  la  Scienza  non  ha  dello  la 
sua  ultima  paroia  sulla  forma  peniiciosa  febbrile. 

In  Sicilia  osservansi  tutle  le  oumerose  vaneta 
della  ft  bbre  peniiciosa  semplice  descrilte  dai  clas.sici, 
ad  e  slala  campo  ubertoso  ove  si  sono  raccnile  delle 
peregrine  e  uovolle,  coai  lo  osservava  la  febbre  per- 
niciosa  glossilica  o  con  iperemia  della  Imgua,  la 
fluiasica  la  che  la  febbre  ooliigavasi  ad  uno  sviluppo 
slraorJinario  di  pidocchi  alia  siiperficie  del  corpo  obo 
cedeva  e  loroava  secondo  la  comparsa  o  cessazione 
della   IVbbre(l)  . 

La  fiequenza  lissando  delle  varie  febbri  perniciose 
seinplici  presso  noi  di  quelle  che  si  manifestano  colle 

(1)  Atli  AccuJemici  vol.  x.  I 


201 

sofTerenze  del  sislema  corehro-spiiiale  1'  cipoplollica  e 
ovvia  niolti)  como  la  cefalalgica  la  deliraiile  la  bal- 
buzienle  clie  si   riuniscono  c  si  succeilon  sovenli. 

Sono  coiiuim  di  Iroppo  le  felibn  perniciose  som- 
plici  oho  si  cuslituiscono  dci  disorJini  funzionali  del- 
r  appareccliio  doila  digeslioiie  e  degli  allri  organi  della 
cavila  addominale,  la  emelica  la  gaslralgica  la  eoleral- 
gica  la  dissenlerica  la  diarroica  la  coleiica  la  illerica  la 
nefrilica,  e  vengono  poscia  con  meno  i'requenza  la 
pleurilica  1' asmaliua  la  pidmonica;  la  sincopaie  I'emor- 
ragica  I' idrofohica  la  oflalmica  I' amaiirolica  I' angi- 
nosa  la  scor!)ulica  raramenl<^  si  osservano,  come  I' al- 
gida  la  diafor<'lica  I'ardi'ule,  ciie  dipri)doiio  dali' esa- 
gerazione  eccessiva  del  carallere  proprio  d'  uno  dei 
Ire  stadii  di  che  si  compoae  la  f«bbre. 

TERZA    varieta' 
FEBBUE     PEliNICIOSA     POI.IMORFA 

Si  dice  Febbre  Poliiuorfa  la  espressione  febbril* 
perniciosa  dell'aUerazione  del  sangue  h  quale  si  collega 
a  pill  sulTcieiiz-  locaii  che  copsislono  nel  parosismo 
tui'du-'iino,  (J  esislono  successivamenle  nei  parosismi 
diversi,  o  si  collega  ad  uria  .sola  sofTerenza  locale 
che  di  vafio  grado  moslrandosi  da  origine  a  varifor- 
ine  fenomiMiia. 

Di  111  giiisa  si  ossei va  in  Sicilia  la  febbre  bifor- 
me  enielico-deliranlo,  cohrico-apopleltica,  esanlema- 
tico-coicTica,  legate  alle  due  sofTerenze  dislinte  gaslro- 
er.cefalica,  cnlero-eocefalica,  dermo-gaslro-enlerica, 
che  nei  successivi  parosismi  si  nolaoo,  e  1'  arlrilica  ad 
espressione  mobile  che  nello  slesso  parosismo  o  nelle 
sue  lornale  la  sofTerenza  d'  un'  arlicolazione  all'  allra 
si  volge,  e  si  usscrva  beasi  la  illerica  di  vario  grado 

41 


202 
giallo  intenso  giallo  oero,  e  la  MTorme  cefalalgico- 
delirante,  balbuzieiite-deliranle,  deliranle-apoplellica, 
la  triforme  cefala|o;ico-(Ji'liraiile-ap(t[)letlica,  dipeudenli 
da  gradi  diversi  della  soffereiiza  encefalica  slessa,  che 
id  vario  modo  la  fmizione  cerebrale  lurbando,  la  esal- 
tazione  la  depressione  la  perversion   v'  iuduceva. 

La  febbre  peniiciosa  poliinorfa  e  la  forma  piu 
rara  della  nialattia  paiudica,  si  osserva  quando  la 
slate  e  I'  aulunno  calorosi  si  [)rolraggono  sino  al  no- 
vembre  al  dicerabre  con  grande  evoluzion  del  miasma, 
e  si  nota  a  preferimenlo  quando  la  malatlia  paluslre 
domina  a  guisa  endemo-epidemica.  La  perniciosa  po» 
iimorfa  speciale  alle  regioni  insalubri  del  climi  ca- 
lorosi e  poco  descnlla  dai  clinici  oilrainonlani. 

FORMA     AFEEBRILE 
E    SUE    VARIETA' 

Tulle  le  febbri  larvale  coslituiscono  la  forma 
afebbrile  e  le  sue  variela,  le  febbri  larvale  iperemiche 
r  emorragiche  le  ipercrinicbe  le  nevrosiclie  ;  le  nevrosi- 
che  sono  frequenti  e  si  manifeslano  era  con  disordini 
della  sensibilita  ora  coa  quelli  della  coalrallilila 
e  presentano  lanle  varie  sembianze  nevropaliche 
di  mobilila  di  erelismo  d'  iperslesia  di  vapori 
di  disordiai  del  sislema  nervoso  .  la  Sicilia  si 
osserva  la  febbre  larvala  convulsiva  la  nevralgica  e 
lutle  le  singole  variela  che  sono  assai  numerose.  La 
febbre  larvala  emorragica  non  e  frequenle  e  la  forma 
rinorragica  gaslrorragica  menorragica  e  piu  comune 
dhe  la  broncorragica;  le  febbri  larvale  idropiche  sono 
rare  e  non  cadono  frequenleinente  sollo  1'  osservazione 
neir  isola  mentre  spesso  si  os»ervano  le  idropisie 
dipeadenti    dalla  forma  dialesica^ 


203 
La  fehhre  larvala  iperemica  o  congesliva  che  Q 
disragione  si  e  calcolula   per   una  flemuiazia,  cnine  la 
febbre    larvala    oftalmica    apoplellica,   non   e  coinune 
neir  isola. 

Quando  in  Sicilia  bi  evoluzion  ilel  miasma  si 
prolrae  sino  al  dicembro  lia  costiluire  la  cosliluzion 
domioante,  e  la  slagione  jomale  die  vieiie  appresse 
e  rigida  e  secca  sollo  i  (b>ini(iii  dell'  (i"(!sl  nord' ove»t 
le  febbri  larvale  'levralgiclie,  le  iievralgie  periodicbe 
Irifaciali  sono  frequenli. 

Cosi  succedeiido  all'  aino  milie  otlocenlo  cinquan- 
tadue  calorosissiuao  .•<ecco  pieno  di  evulii^ioni  p.iludichs 
sino  al  diceinbre  da  flssare  il  dofiiinio  delle  febbri 
limiietniche,  il  geiinaio  il  febbraio  il  marzo  del  mille 
ollocisiilo  ciqiiaiitalre  rigidissjfni  raesi  ma  seccbi  si  soiio 
vediile  doiaiiiiir«  le  forme  afebrili  di  lali  maiallie  sollo 
la  immagiiiD  di  nevrplgii;  p^jfiodiche  ;  esse  origina* 
vaiio  d'  un  doppio  elemeiilo  eliologico  dal  principio 
paludico  dai  freddi  jemali,  che  se  il  freddo  decideva 
la  malaltia  il  principio  paludico  gl'  ifflprimsva  1'  an* 
daraenlo  perindico. 

II  suo  lipo  era  speccliialo  regolarissimo  nei  suo» 
rilonii  neile  sue  corrispondenze,  li  chinaceo  agendo 
da  spGCifici)  coiilro  una  causa  spjciGca  aiicora  fugava 
subilo  la  malatlia  periodica.  E  la  forma  afebbrile  ia 
Sicilia  e  riieno  comuiie  della  forma  febbrile  della 
malallia  iirauemica. 

"    '  ', 

FORMA   UIATBSIGA 
K    SUB   TARIBTA'  !   [, 

Quando  I'  almosfera  iosalubre  respirasi  sempre  Q 
a  diliingo  avviene  uo  impregoameato  paludico  profoodo 
uq'  alleraziooe  maggiore  del  saogue,  e  io  allora  oltrc  la 


204. 
forma  febbrile  la  forma  diatesica  viene  che  manifeslasi 
nella  lolalila  dell'  organismo,  che  si  cosliluisce  d'  una 
maniera  d'  essere  anormale  dclla  vita  nulritiva,  e  che 
presenla  molle  cspressioni  morhose  generali  e  locali. 

II  sangue  su  cui  il  miasma  porta  la  sua  azione 
direlta  per  1'  almosfera  che  vi  sla  sempre  id  conlatto 
nel  grande  alto  chimico  dell'  Emalosi,  rnodificato  per 
lunga  azione  del  principio  lossico  alterasi  mollo,  la 
sua  cosliluzione  molecolare  si  mula,  la  proporzione 
dei  principii  cosliliilivi  varia,  il  globulare  elemento 
difella  viene  in  eccedenza  la  parte  sierosa,  e  dove 
I' azione  del  miasma  si  fa  abituale  il  sangue  alterasi 
pill,  una  diminuzione  simultanea  osservasi  nella  pro- 
porzione dei  giobuli  dell'  albumina,  e  talvolla  I'  ab- 
bassamenlo  della  cifra  della  fibrina  viene  ad  unirvisi, 
Questa  allerazione  del  sangue  maggiore  modiGcando 
la  nutrizione  generale,  ie  secrczioni,  le  esalazioni,  pro- 
duce la  forma  diatesica.  J^a  palologja  limnemica  di 
Sicilia  ammelte  come  varieta  della  forma  diatesica 
con  cui  si  moslra  1'  allerazione  del  sangue  la  Sple- 
nopazia,  la  Febbre  Cronica  recidiva,  la  Emorragia 
Mullipla  Ie  Idropisie  la  Cachessia. 

PRIMA     varieta' 
SPLENOPAZIA 

Una  variela  morbosa  ordinaria  della  forma  diatesica 
dell'Emopazia  paludica  e  la  sofTerenza  alia  nuiza  la  Sple- 
nopazia  ;  manifeslandosi  in  prima  colla  congeslione 
del  parenchima  dell'  organo  con  sense  di  dolore  o  di 
peso,  si  esterna  di  poi  coll'  ipernulrizione  del  lessuto 
coir  ipersplenotrofia.  La  milza  nell'  ambito  slendesi, 
cresce  in  circonferenza  in  diamelro,  si  ostruisce  s'  in- 
dura  sluDgasi  da  sei  a  dieci  a  sedici   pollici  da  vici- 


205 
nare  la  regione  del  pnbe,  e  in  larghczxa  slendesi 
ancora  l;il  fiala  sino  all' ipocondrio  opposlo,  e  cosi 
grandeiigianle  nell'  addome  bisogna  con  fascialura  sor- 
roggersi;  e  la  cron()-spl<!nile  qiialche  volla  si  osserva 
nei  pacsi  marosi  ma  la  piosplenile  iion  e  cadula 
Bollo  la   mia  osservazione.  >     ;.      rn.j 

La  Spleiiopazia  cuiiosciula  dalla  Scuola  Greca  e 
dal  vecchio  di  Goo  come  una  delio  dipmideaze  ordi- 
narie  dello  febbri  inlormillenli  fu  raeglio  sliidiala 
da  Andouard  e  Piorry  che  misoro  cosi  innanzi  la  sua 
iiilluonza  da  ripalaria  causa  dclla  fohbre  iiilonniUeile  ; 
l(!  osservazioiii  raccolle  in  Sicilia  fantio  conosceri^  la 
congeslione  splenica  non  ossere  costante  nulle  febbri 
ifilcrmitlonli,  osservarsi  ancora  dopo  la  cessazione 
dellc  febbri  sudello,  od  esser  spesso  una  dipeiidenza 
morbosa  della  forma  dialesica  d(d  morb)  palwdico. 

La  sofferenza  del  I'egalo  la  congeslione  la  iper- 
trofia  sociansi  qualche  vulta  alia  splonopazia  ma  ra- 
ramenle  la  illerizia  osservasi  si'bbene  la  pelle  pre- 
sentasse  ua  pallore  palese.  La  ipersplenolrofia  la 
epalopazia  quando  esislono  allerano  i  cammini  del 
sangue  venoso,  la  circolazione  adJoniinale  degli  oslacoli 
soflVc,  e  le  esalazioni  come  gli  assorbimenli  all'  eslre- 
mila  tdrniiiiali  di  qud  sistema  vasale  squilibraosi  piu 
e  r  immiuenza  alle  ipercrinie  si  palesa. 

SECONDA   VAUIETA.' 
FEBBKE  CKONICA   RECIDIVA 

La  febbre  cronica  recidiva  c  un  allra  espressione 
frcquente  della  forma  dialesica;  la  fisonomia  che 
assume  spesso  e  quella  delle  febbri  intermiUeuU  be- 
nigne  senza  produrre  grandi  soffiTcnze  morbose. 
Precedula    da  brividio  di  vario  grado,  presenta  uoo 


206 
stadio    reazionario    semplice,    il  quale  breve  sovenli 
e  seguito  dulla  diaforesi  ;   raramenle  prcseola  la  for- 
ma perniciosa,   raramente  a  tipo  remillenle  o  subcon- 
linuo  osservasi. 

Si  riproduce  ai  piu  lievi  occasionalismi  o  spon- 
taoeamenle  dopo  dieci  treola  quaraiila  giorni,  tieoe 
corso  con  sifalte  inlrarrvesse  piu  tempo,  prolraesi  da 
due  ad  olio  stagioni,  o  meglio  Giiche  dura  il  morbo 
liranemico  oslinala  raoslfandosi  alio  specifico  cbinico 
la  quale  la  sospende  per  taluni   iniervaili  sollanlo, 

TKitzA    V  A  HI  eta' 

EMOKUAGIA    MULTIPLE 

U'la  variela  non  mollo  ordinaria  della  forma  diale- 
sica  e  la  espressione  emorragica  multipla,  osservasi  la 
dermorragia  per  sembianze  di  pelecchie  di  vibici  di 
maccliie  eccliim!)>.iche  diffusR  variamenle  al  tegumento 
dermoide  die  sluagasi  a  lullo  il  corso  del  morbo, 
nppare  la  emorragia  delle  gengire,  ouloraggia,  pii 
o  meno  profusa,  ia  emorinorragia  la  gaslrorragia  la 
enleroraggia  ia  prolorragia  sole  o  simullanee  piij  o 
meno  copiose,  che  prolraygoiio  per  quanlo  dura  la 
cronicila. 

La  petecchia  pero  e  la  emirinorragia  sono  le 
pill  frequenli  fra  tulle,  ed  io  I'  ho  osseryalo  con  uguale 
frequeiiza  nei  giovani  negli  adulli  come  nei  fanciulli 
di  prima  puerizia.  L'  emorragia  multipla  di  che  si 
ragioiia  senibra  venire  in  genesi  direllamenle,  dal 
difello  della  fibrina  che  cosliluisce  la  gran  ciasse 
delle  emorragie  dagli  anliclii  chiamale  passive,  e  che 
dipendono  di  uuo  slato  di  dissoluzione  del  sangue, 
difello  di  fibrina  che  viene  dall'  inlossicazione  palu- 
dica    prolungala,    che    agisce  forse  come  le  diverse 


207 
soslanze  virulenle  e  miasmaliche   che  inlroduUe  ncl- 
r  organismo    rendono     il    sangue    meno    coauuliiLile 
ageiiilo  sulla  fibrina  come  le  sostanze  alcaliiie. 

QUARTA      VARIETA.' 

iDn  opis IE 

LeIdropisiediver.se  cosliluiscono  un'allra  variela 
della  forma  dialesica.  L'  inlossicazioiie  palu<iica  con- 
linuala  impoverendo  il  sangue  dci  suoi  principii  or- 
ganizzabili  fa  difellare  aiicora  I'  albumina,  e  allora 
le  esalazioiii  dei  succhi  sierosi  nelle  areide  del  les- 
Suto  laminoso,  alle  superficie  delle  membrane  eccedono 
anche  per  gli  ostacoli  splenopalici  che  sofTre  la 
circoiaziooe  venosa   e   le  idropisie   varie  avvengoiio. 

L'  edemazia  dcgli  arli  pelviani  limilala  ai  mal- 
leoli o  piu  eslesa,  I'  edeinazia  degli  arli  loracici  o 
ddla  faccia  e  comune  in  Sicilia.  L'  anasarca  si  osserva 
spesso  si  pure,  e  i'  idrodidiinia  e  1'  idropenlonia  son 
piij  comuiii  che  T  idropleuria  e  1'  idropericardia. 

QOINTA     VAEIETA' 
GACHESSIA 

La  Cachessia  e  la  espressione  della  forma  diale- 
sica la  piij  nlevanle,  viene  in  geiiesi  in  Sicilia  da  un 
miasma  virulenlo  respiralo  seguilamenle  che  induce 
un  inipregnamenlo  piu  profondo  del  principio  lossico, 
una  niaggiore  allerazione  del  sangne  come  nogii  abi- 
lalori  dei  paesi  a  malaria,  o  nei  coioni  e  nei  risainoli 
die  dimorano  sempre  iiei  cainpi  marosi.  La  cachessia 
prcsenla  1'  immagine  d'  una  malallia  generale  che  ha 
profondamenle  interessalo  le  funzioni  della  vila  pla- 
Stica,  della  vila  aDimale  ed  ha  modiflcalo   T  impaslo 


208 
organico  e  1'  assimilazione  generale  disturbando  1'  eco- 
nomia  a  diluogo  con  sofTerenze  diverse,  aiiche  quaiido 
r  egrolo  lontaoasi  dalla  regione  marosa. 

La  digeslioiie  osservasi  lenla  1'  appelilo  minuisce 
aUerasi  il  gusto  ia  amaro  o  in  sapore  assai  disgu- 
slevole,  r  inlroduzione  dei  cibi  di  espansione  gaslro- 
Intestinale  e  seguila,  la  cbimo-chilosi  locoinplelaaiente 
verificasi,  prolraesi  molto,  e  la  coslipazioiie  o  la 
diarrea  e  comune   io  queslo    stato  morboso. 

L'  innervazioiie  cerebro-midollo-ganglion,ir«  nou 
soslenuta  dalle  stimolazioni  inM;essarie  d'  un  sanirui* 
Ilsiologico  e  n'>riiialu  si  disqudibra  si  proslra,  e  Iw 
nevrosie  eretlsliche,  le  nevropazie  asleniche  nascono. 
L«  Pmzioni  di  relazione  partecipaiio  pure  a  lanto  di- 
stufhi>  le  sensazioni  si  otluudoao  le  intellezioni  si 
proslrano  la  locomolilila  affievolisce  viemullo. 

L'  assimilazione  generale  sollo  le  due  poteiiti 
influenze  palogenclicbe  d'  uo  sangue  aplaslico  e  di 
una  deficienle  inuervazione  decade,  e  gli  egroli  ina- 
magriscono  e  si  fa;ino  leucoflemraalici.  Talune  fuii- 
zioiii  di  generazione  delle  soffereiize  palesano,  la  ine- 
slruaziono  la  gravidatiza  il  parlo  la  lallazione,  di 
lurbaineiili  fraiuezzansi,  o  spesso  lali  slali  speciili 
divengono  cause  addizuxiali  crte  faiino  riapparire  piij 
spesso  la  febbre  cronioa  recidiva. 

II  carallt  re  oslinato  dclla  Gachessia  paludale  in 
alcuni  organisaii  cosi  a  lungo  perdura,  che  sebbeae 
loutani  si  slassero  da!  c\A<>  inaroso  sollo  I'  azione 
dt'i  piu  lit^vi  aiodificalori  igiemci,  per  uii  oscillazione 
di  li  mperalura,  un  errore  cibario,  un  indigeslione,  e 
sponlaneaiiienle  bonsi  la  febbre  sviluppa,  chu  lai  fiala 
morlifera  appare,   o  un  lungo  corso  di  febbri  sucrede 

refraltario    alio   stesso    speciGcoj    o    delle  soiTerenze 

!!;■.:  ':,.       I    of&:.:    i'  ■'.!  ;y\    v.:;f    s  ;'>.<   ,  ■■■  ■<-< 


209 
lenle  delle  funzioni  della  vila  plaslica  che  piu  a  piii 
r  organisnio  degradano. 

A  delincare  i  caralleri  palognomonici  della 
Cachessia  litnneniica  siciliana  I'  individuo  che  vive  in 
mezzo  quesla  nalura  ove  1'  almoafera  serba  un  si 
pulenle  veleiio,  color  crelaceo  liene,  fisonomia  Irista 
iibbatlula  edemalica,  carni  iloscie  siateiiia  muscolare 
inerle,  digeslione  slenlala  iiicompiela,  emalosi  lurbala 
aslenia  del  sisleina  nervoso  e  saiiguigno,  sangue 
sieroso,  povero  di  elemenii  piaslici,  di  globuli  di 
albumiiia,  di  fibrina,  milza  iperlrofica,  addome  pro- 
miiu;nle,  abilo  del  corpo  leucollemmalico,  assimila- 
zione  deficienle,  forza  vilale  proslrala,  cosliluzioD 
degradala,  e  spesso  i  figli  si  inostrano  a  deteriorato 
organismo,  che  !i  predispone  forse  alia  scrofula, 
a!  luberculo,  alia  racbitidei  e  cost  ia  densita  della 
popolazioae  miouisce. 

TIPO 
DELLA     MALATTIA     LIMNEMICA 

Quando  la  Scienza  va  innanzi  e  delle  verita 
nnove  si  scoprono  che  le  conosciule  modificano,  e 
di  prinio  interesse  modificare  il  linguaggio  onde  evi- 
lare  gli  errori,  ed  enunciar  bene  i  principii  posilivi 
delle  reali  tcoriche,  dappoicche  come  Laeanec  lo  as- 
seriva  1'  arle  di  rugionare  sopratullo  coosisle  in  una 
lingua  ben  falla,  e  nuoce  al  progresso  della  Scienza 
allonlanare  i  nomi  del  loro  signiGcato  reale.  II  Tipo 
inlermillenle  in  Europa  cotanto  comune  consideralo 
come  quello  che  rappresenla  il  lulto  dell*  inlossica- 
zionc  paluslre  fu  il  grande  ostacolo  alia  conoscenza 
del  lipo  conlinuo  che  le  febbri  paludiche  vestono 
aiicora  ,  e  gli  Scrillori  i  piu   chian  di  questo  argo- 

42 


210 
mento  e  Bailly  Litlre  Pallas  Mailliot  nei  fatti  della 
piu  chiara  coolinuita  del  tipo  di  certe  febbri  paludi- 
cbe,  si  oslinano  ad  adaltargli  ii  nome  di  pseudu- 
continuila  di  tipo  subeatranttt  rcmitteate  aiizicbe  di 
tipo  coulinuo. 

TIPO    CONTINTIO 

La  palologia  paludica  di  Sicilia  che  nelle  slali 
infocate  e  negli  aulunni  che  prolraggono  calnrosi  e 
assai  secchi  liene  qualche  sembianza  cdla  Palolo- 
gia dei  climi  caldi  presenta  all'  osservalore  sagace 
il  lipo  conlinuo  (1)  ,  dello  aoco  subenlrante  siil)con- 
tinuo  remitteale  pseudocontinuo  per  error  di  lin- 
guaggio  ed  esso  e  it  piii  pericoloso  e  lemibile. 
Conosciulo  che  le  febbri  continue  conliiienli  osservale 
da.  Ippocrale  soUo  il  cieb  di.  Grecia  lungi  d'  appar- 
lenere  alle  tifoidi  del  nord  d'  Europa,  altro  non  essere 
che  la  forma  conlinua  delie  malallie  paludali,  come 
tali  sludiaronsi  poi  in  Grecia  in  Africa  dalla  modicina 
militare  francese,  e  da  Rous  Pallas  Mailliot  Casimiro 
Broussais  e  da  Boudia  a  preferimenlo. 

La  Grecia  antica  e  la  moderna  Iravagliansi  a 
renlidue  secoli  di  dislanza  delle  febbri  medesime,  e 
cio  moslra  al  palese  che  le  condizioni  cosraotelluriche 
non  ne  hanno  il  cliraa  mutato,  perche  1'  uomo  uno 
dei  pill  Qniti  reattivi  del  moado  ambiente  in  che  vive, 

(I)  Il  tipo  ^  delto  cuntinuo  allorche  la  malattia  pcrsiste 
dal  priiicipio  al  termioe  senza  inlerruzione  ben  marcata  c  con 
un  iutensita  presso  a  poco  uguale  ;  e  raro  tuttavia  che  quesia 
uniformita  patologica  sia  ben  esatla  nelle  malallie  le  piu  con- 
tinue ;  nelle  flogosi  uelie  febbri  eniUive  o  tifoidi  si  osserva 
sovente  durante  il  corso  dell'  affezione  csacerbazioni  o  paro- 
sisni  e  dei  melioramenli  passeggieri  chiamati  Remissioni 
Hardy  e  Beliier  v.  1  p^  lOii. 


2n 

la  slessa  rearione  Ja  oggidl  come  allora,  e  la  pcr- 
niciosa  a  lipo  conlinuo  osservasi  adesso  come  osser- 
Tavasi  iielle  epoche  prische  di-l  somtno  di  Goo.  E 
r  Algeria  I'ornendo  ampia  messe  di  osservazioni  ha  falto 
determiiiare  al  celebralissimo  Botidin  la  gran  quislione 
del  lipo  conlinuo  dflle  fehbri  paludichu  ,  fissando  la 
menle  dei  Clinioi  a  quoslo  argomenlo  della  Scienza 
che  conosciuto  da  Torli   era  slalo  dtmenlicato  di  poi. 

La  febbre  paludica  a  tipo  conlinuo  in  Sicilia 
moslrasi  negli  anni  assai  oalorosi,  e  negli  aoai  in  cbe 
I'aulunno  caloroso  ed  umido  prolrae  sino  al  dicem- 
brc  ove  il  miasma  assume  virulenza  Iragrande  e  a 
lungo  sviliippasi.  Ed  ecco  le  modificazioai  della  ma- 
nifostazione  dtl  tipo  continue  della  febbre  limaemica. 

Una  prima  espressione  del  tipo  predetto  si  co- 
sliluisce  di  freJdo  quasi  latenle  che  I*  lufermo  noa 
seute  per  nulla,  e  che  nei  piedi  si  osserva,  nelle 
mani  nel  naso,  e  nel  recesso  la  febbre  ha  appena 
un  qiialche  scemaineuto  che  sebbene  noii  arriva  a 
solievare  il  pa^ienle,  pure  e  sempre  raaggiore  di 
quello  delle  fobbri  continue  ;  una 'seconda  espressiooe 
mostrusi  colla  subcuntinuita,  perchc  alio  sbassar  della 
febbre  aenza  mosirare  una  vera  remissions  il  paro- 
sismo  novello  riappare,  onde  sebbene  il  periodo  fassi 
confuso,  pure  e  sempre  cbiaro  1'  andamealo  accessio- 
nalo  del  morbo  ;  una  terza  significazione  potrebbe 
slaluirsene,  che  assumeodo  1'  aadameoto  conlinuo 
senza  intermiltenza  senza  remissione  di  sorla,  eomincia 
il  parosismo  con  freddo  abbastaoza  palese,  e  moslrasi 
UD  qualcbe  periodo  nel  sintoma  cbe  coslituisce  la 
pemiciosila  delle  febbre. 

Ma  il  vero  tipo  conlinuo  privo  di  freddo  di  rc- 
tnilo  di  parosismo  accessiooale  caralterislico  di  sudo- 


212 

re,  senza  niuno  scemamenlo  febbrile,  e  con  una 
febbre  ad  andamenlo  conlinuo  monolono,  si  osserva 
qualcbe  volta  aocbe  in  Sicilia  in  alcuni  anni  infocali 
ove  slanno  cause  complesse  a  produrlo,  a  preferi- 
mento  quaiido  la  cosliluzione  dominanle  delle  malallie 
paludiche  e  delerminala  di  molto,  e  dove  esse  cam- 
peggiano  a  modo  epidemico. 

Cosi  chiamalo  ia  Mascali  al  mille  oltocento 
quarantanove  a  preslare  i  miei  consigli  raedici  ad 
un  Signore  di  cola,  facearai  osservare  I'  ollimo  amico 
ed  espertissimo  clinico  Dr.  Anlonio  Mercurio  Dume- 
rose  febbri  paludicbe  ad  andameato  conlinuo,  senza 
ricorrenza  parosislica,  senza  essere  caratlerizzate  di 
freddo  0  sudore,  tulte  fugate  coi  preparati  di  chi- 
nina  usati  durante  il  corso  d'  una  febbre  continua. 

Nel  generalismo  queste  febbri  simulavano  una 
flemmasia  peracuta,  una  meningite,  una  cerebrile, 
una  pleurile  a  lipo  conlinuo,  senza  dar  segni  di 
esacerbazione  o  remissione  di  sorla,  al  quiulo  o  al 
pill  al  seltimo  giorno  gli  ammalali  perivano  se  non 
si  soraminislrava  lo  specifico  cbinico. 

I  primi  casi  di  quella  cosliluzione  epidemica  si 
osservarono  nelle  regioni  basse  e  piii  vicine  alia  palude 
Gurna  volgarmenle  chiamata,  e  alia  palude  Auzini,  spe- 
cialmenle  nelle  contrade  di  Gona  Ficherella  Garlino 
Garrabba  S.  Maria  della  Slrada  ;  grado  grade  salirono 
in  Mascali,  e  nel  lasso  di  Ire  mesi  allaccarono  due 
terzi  della  popolazione,  non  esclusa  1'  inlera  famiglia 
del  Dr,  Mercurio,  all'  agoslo  al  sellembre  di  poi 
vestirono  un  andanaenlo  renaillenle  accessionale,  e  os- 
servaronsi  moltissime  variela  delle  perniciose. 

La  epidemia  di  che  Irallasi  spaziossi  a  lulle  le 
allezze  dell'abilalo  dell'Elna  orienlale,  a  cominciar  del 
Riposlo  di  marino  livello  sino  al  Milo,  Ire  mila  piedi 


2!3 

elevato,  ahbracciando  Giarre  Macchia  Mascali  Nunziata 
S.  Giovanni  S.  Alfio  e  tulla  qiiella  deliziosa  cam- 
pagna  ahitala  sino  a  Filicia  rossa  e  ai  Gaslagno 
di  cenio  cavalli,  regioni  piu  elevale  del  Milo.  La 
causa  della  nialaltia  di  clie  Irallasi  fu  il  non  essere 
slate  nellale  le  paludi  Gurna  Auzini,  e  1'  e>servi 
cnlrala  in  quell'  anno  dell'  acqua  marina.  11  niiasma 
spiiziandosi  sulle  ali  dei  venli  solto  i  contioui  spiri 
dcir  Est,  infeslava  tulli  quel  ahilati  dell' Etna  salendo 
sino  al   Wilo  Ire  mila  piedi  sul  mare. 

La  modicazione  clie  si  mise  innanzi  con  tanlo 
vantaggio  fu  la  raedicazione  specifica  chinica,  per 
atlaccare  la  causa  speciGca  paludica,  da  cui  il  morbo 
specifico  si  originava.  Lo  zolfalo  di  chinina  rendea 
il  polso  molle,  calmava  i  deliri,  annullava  i  pungenti 
dolori  pleuriiici,  mulava  I'aridila  e  il  calore  esage- 
ralo  culaneo  in  aiitunso  sudore,  ricomponeva  la  fiso- 
noinia,  arreslava  i  vomili  oslinali,  inumidiva  la  lingua 
inseccliila,  eslingueva  la  sele,  a  dir  breve  mulava  il 
sinlomalismo  allarmanle  in  isialo  di  convalescenza  ; 
la  poderosa  efficacia  dei  chinacei  dipendeva  dalla 
specificila  lerapeulica,  clie  allaccava  la  specificila  pa- 
logenica  paludica,  mentre  la  medicina  razionale  o 
Gsiologica,  la  medicina  dei  sinlomi,  i  sanguisugii  i 
salassi  gli  anlillogislici  i  purgativi,  erano  Docivi  ab- 
baslanza,  e  faoeano  inperversare  il  malore. 

Le  ricadie  furono  numcrose  oslinale,  e  osserva- 
vansi  in  quelli  abbandon.ili  ad  una  vila  anligienica, 
come  in  colali  cliu  diligentemenle  segnivano  una 
rigorosa  igiene.  La  ricadia  presenlavasi  coi  sintomi 
del  primo  mature,  ma  il  lipo  da  conlinuo  remillente 
divenne,  quelli  che  usarono  senza  indugio  la  mcdi- 
cazione  specifica  e  senza  fare  riprodurre  a  hingo  gli 
accessi,  reslarono  imrauni  dclla   lumefazione  lienosa, 


2U 
menire    cotali    che    lo    negligevano   furono  colli  da 
idropisie  (fa  oslinale  nevrosi  dalla  caohessia  paludale. 

Accade  in  Sicilia  che  la  tnalallia  limnemica 
mostra  per  quallro  cinque  gioriii  seguili,  nna  reazio> 
ne  febbrile  forte  continua,  priva  di  freddo  di  vomito 
di  sudore  dei  sinlomi  perniciosi  caratterislici,  di 
ricorrenza  parosistica,  e  dopo  queslo  lempo  comiocia 
a  palesarsi  un  andamcnlo  acoessionale  caralterizzato 
di  freddo  di  vomilo  nel  suo  muover  primiero,  di 
sudore  seguilo  d'  una  remissione  febbrile  che  fugasi 
colla  chinina. 

Nel  maggio  del  inille  ollocento  cinqimnladue 
sul  suo  finrre  assai  caloroso  per  determiuare  la  pro- 
duzion  del  miasma,  la  famiglia  del  signor  Anloniao 
Speciale  di  Catania  villeggiava  alia  Piana  vicino  il 
fiume  Simeto,  rimpatriando  all*  appanre  di  giugno 
aminalano  due  figli  di  febbre  a  modalila  angioleiiica, 
a  corso  continue  conlinente,  al  quinto  giorno  la  feb- 
bre  invalcva  ccn  freddo,  rimeUuva  con  sudore  profuso, 
r  uso  delta  miidieazione  specifica  il  morbo  fugava. 

Cnrsi  due  giorni  infermano  due  allri  figli  dello 
stesso  malore  paludico,  febbre  a  reazione  angiolenica 
senza  freddo  senza  sudore  senza  remissione,  tenendo 
conlo  pero  che  una  causa  paludica  comuoe  avea  messo 
genesi  a  tali  Piressie  senza  indugiare  per  nulla,  al 
secondo  giorno  usavasi  con  lutla  la  febbre  lo  speci- 
fico  chinico  per  viucere  la  specificila  patogenica,  da 
che  muoveva  la  febbre,  la  quale  fugossi  comecbe 
non  avea  andamento  accessionale  di  sorta.  Gorsi  sei 
giorni  altri  tre  individui  successivamenle  infebbravano 
della  febbre  raedesimci,  al  secondo  giorno  il  chinaceo 
usavasi  durante  il  corso  conlinuo  della  febbre  la  quale 
restava  fugala  del  tutto. 

Pero  spesso  la  solida  coaosceoza  della  specificila 


215 

eliologica  ci  dirige  nel  diagnostico  e  nella  terapeutica 
dt'lle  febljri  paludiche,  checchenesia  del  lipo  che  in- 
dossano,  e  chi  sa  quanli  reslano  villima  della  perrii- 
ciosa  miasmalica,  perche  il  medico  ormasi  colla  scoria 
del  lipo  inlermillenle,  e  non  colla  causa  speciGca  ctie 
indica  il  medicamento  spocifico!!! 

In  dicembre  del  mille  oilocenlo  cinquanladue, 
menlre  cominciava  a  veslire  le  slampe  quesla  rae- 
nioria,  anno  in  cui  I'  aulunno  fu  caloroso  abbaslanza 
con  picciole  piogge,  e  la  cosliluzione  dominanle  in 
molli  paesi  di  Sicilia  era  di  febbri  paludiche,  in  di- 
cembre era  chiamalo  in  Garlenlini  insieme  all'  egregio 
medico  Dr.  Paolo  Caslorina  di  Giacomo  per  preslare  con- 
sigli  medici  alia  Signora  Domeiiica  Modica  Ferrarol- 
lo  ;  la  malaltia  correva  1'  otlavo  giorno,  dalla  relazione 
porlane  dal  cbiarissimo  Dr.  Luigi  Condorelli  si  rile- 
vava  che  essa  si  costiluiva  d'  una  febbre  conlinua 
coiilineiile,  con  lurbamenli  cerebrali,  calore  grande  alia 
pelle,  manifeslazioni  di  imbarazzo  gastro-inleslinale, 
cominciata  con  freddo,  e  riapparso  il  freddo  il  quinlo 
giorno  la  febbre  non  moslrava  remissione,  ne  sudori 
si  osservavan  giammai,  al  sellimo  giorno  la  febbre 
sali  i  pii  alii  gradi  di  acuzie,  e  il  sopore  cerebrate 
a  cui  collegossi  fu  Iragrande,  che  fecero  giudicare 
r  egrota  come  deplorala. 

Tenendo  coiilo  imperlanto  che  osservavasi  un 
periodo  nel  feoomono  morboso  sopore,  che  il  sellimo 
giorno  giunse  al  lelargo  cerebrale,  lullocche  la  feb- 
bre era  senipre  coulinua  seiiza  remissione  palese  ; 
lenendo  conlo  che  al  prime  c  al  quiiito  giorno  la 
febbre  invase  con  freddo,  e  lenendo  conlo  massima- 
menle  che  la  cosliluzion  regnanle  delle  febbri  palu- 
diche era  in  quel  paese  assai  preponderaule,  che  lutle 
le  famiglie    febbri    inlermillenli   remillenli   beuigne  e 


216 
perniciose  soffrivano,  essendo  stati  insufficienti  le 
medicazioni  anliflogisliche  le  vomi- purgative  le  per- 
turbalnci  tenule  con  tanla  allivila  e  Jiligeiiza  dai 
medici  curanli  Dr.  Gondorclli  e  Dr.  Favare  coa- 
cordernenle  si  venne  all'  indicazione  del  chiiiino  in- 
coraggiali  bensi  dallo  slalo  iocolume  dell*  apparecchio 
gastrioo. 

Minislravasi  1*  eroico  spociGco  con  plena  lol- 
leranza  gaslrica  e  organica,  e  nel  lasso  di  sei  ore 
la  dose  di  Ircnia  acini  era  finila  ;  la  febbre  arden- 
te  inlanlo  grad.ilanienle  minuisce,  scema  il  calore 
mordicante  alia  pelle,  I'  egrola  placidamenle  s'  ad- 
dorme  e  il  sonno  mostra  i  veri  caralleri  d'  una 
funzione  fisiologica ,  e  alio  svegliarsi  presenla  1'  a- 
zione  specifica  del  chinino  sugii  organi  dell'  audizioae 
che  la  funzione  di  ess!  era  ollusa  di  mollo,  varcavasi 
r  ora  lerribile  del  micidiaiu  parosismo,  esso  noa  sp- 
pare  per  nulla  e  la  febbre  veniva  cosi  jugulala  ;  in- 
sistendo  sull'  eroico  farmaco  1'  ammalala  gradu  grado 
sveslivasi  della  frequenza  circolatoria  superslite  e  da! 
pericolo  vicino  di  morle  tornava  alle  gioie  d'  una 
giovine  vi(a. 

Lp.  Febbri  Paluliche  a  lipo  continuo  si  osservano 
nello  slesso  tempo  in  Sioilia,  e  negli  slessi  luoglii  ove 
dominano  le  Febbri  i'aludiche  inlerinillenli  e  remillenli, 
argomenlo  chiarissimo  che  dalla  slessa  causa  muovono, 
e  comprendonsi  nt-Ila  slessa  famiglia   oosologica. 

II  Tipo  continuo  si  nola  nelle  febbri  beoigne 
roa  pill  nelle  perniciose  semplici  e  nelle  polimorfe, 
e  delle  perniciose  assumono  spesso  il  tipo  di  che  si 
ragiona  la  comatosa  la  deliranle  I'  algida  la  tifoidea. 
II  tipo  ordinariamenle  si  presenla  continuo  fin  dai 
primi  apparimenli  del  inorbo,  e  riducesi  taivolla 
a    tipo    remittenle    o    inlermilteote    speccbialo ;    ia 


ill  7 

altri  cnsi  la  malallia  vesle  il  lipo  inlenmUeiile  dap- 
prima,  e  si  rimula  (ii  poi  a  lipo  remillenle  e  coiili- 
Duo  ;  ma  la  febbre  pakidica  cbe  esordisee  co!  tipo 
conliniK) ,  c  che  nou  si  conosce  dai  climci  spesso 
corre  rapida  a  resecare   la  vilii. 

TIPO     REMITTEME 

II  Tipo  remillenle  che  si  cosliluisce  di  sofTerenze 
conlioiic  con  aiimenti  periodic!,  e  coraune  in  Sicilia, 
e  se  orilinariameiilo  si  osserva  il  lipo  remillenle  ca- 
ralterizzalo  da)  freddo  in  principio,  e  dal  sudore  alia 
fine,  o  dal  solo  freddo  o  dfil  solo  sudore,  negli  aoui 
assai  calorosi  si  osserva  quel  lipo  ollremodo  piu  scuro 
noil  ciPallerizzaio  in  nulla  da  quesle  lurbazioni  mor- 
bosc ;  ed  e  qu'slo  a  prefereoza  che  trascuralo  passa 
air  andainento  coolinuo  o  ben  medicalo  inlermilleote 
riducesi. 

In  Sicilia  osservasi  spesso  il  lipo  remillenle 
quolidiano  e  il  doppio  lerzano,  il  tipo  remillenle  dop« 
pio  lerzano  e  quello  che  a  preferimenlo  veste  la 
perniciosa  in  Sicilia  negli  anni  assai  calorosi,  chiaro 
lavoila  ntu  suoi  rilorni  parosislici  spesso  si  moslra 
senza  freddo  seuza  sudore  scambiasi  colle  febbri 
ri'iiiillonli  non  paludiche,  e  la  vila  corre  pericolo 
qiumdo  la  malallia  non  si  diagnoslica  subilo. 

E  qui  vieiie  uUle  descrivere  un  lipo  che  assume 
lalvolta  la  peri\:ciosa  in  Sicilia  quanlunque  non  senipre 
si  osserva  ;  la  febbre  precorsa  o  no  d'  infreddamenlo 
di  vario  grado,  invade  con  acuzie  grande,  lo  sladio 
del  calore  si  fa  di  Ire  giorni  reazione  somma  i  sin- 
toini  moslrando,  e  grandi  sofferenze  ad  alcun  organo 
d'  iiileresse  primiero ;  reprimesi  la  febbre,  di  poi  le 
sulTerenze  si  scemano,  e  rcmissioae  coo  o  senza  dia- 


218 
foresi  si  nola  ;  dopo  dodici  o  sedici  ore  di  remissione 
la  febbre    ridestasi    e    ii  parosisino    allri    Ire    giorni 
percorre. 

Sifi'allo  lipo  non  scrilto  per  quanto  io  sappia  dai 
cliiiioi  europei  pare  speciale  a  Sicilia  alle  rei^ioni 
meridionali  e  calorose,  come  io  ne  diro  in  una  me- 
moria  dislinla,  ove  sporro  i  falli  iuloressaoli  di  questo 
lipo  Dovello. 

TIPO     INTERMITTENTE 

Favellando  del  Tipo  intermillenle  die  la  nialattia 
pnludica  assume  in  Sicilia  ii  piu  fiequeule,  e  il  tipo 
colidiano  il  Icrzano,  meno  il  quarlano,  raro  ii  bicoli- 
diano  il  seslano  1'  ollano  I'  erralico  il  quiiidecimano 
il   meiisile  1  annuo. 

II  Tipo  doppio  lerzano  spesso  dalla  febbre  perni- 
ciosa  e  veslilo,  e  quando  il  diagnostico  sfugge  la  febbre 
rapida  corre  a  jugularo  la  vita.  E  il  lerzaoo  dalla 
perniciosa  seguesi  aiicora,  e  sebbene  vi  slasse  uii 
giorno  di  tolale  inlramessa  pure  puo  lornare  mo:tifera. 

tiosi  la  osservazione  della  perniciosa  falua  cbe 
forma  la  vigesima  delle  noslre  slorie  cliniche(l),  fu 
terzana  seraplice  e  fu  micidiale,  e  sebbene  si  diedero 
sessania  acmi  di  chinino  a  prima  febbre  per  la  via 
dello  sloraaco,  e  cenlo  per  la  jalraletlia,  pure  il  rilor- 
no  febbrile  ridusse  1*  egrolo  alle  agonie  slreme,  e  si 
fosse  spedito  se  alia  prima  febbre  non  davasi  i| 
polente  specifico  ;  e  il  lipo  cotidiano,  il  lerzano,  il 
quartano  spesso  si  vesle  dalle  febbri  benigne  io 
Sicilia. 

(1)  Memorie  di  Geografia  fisico-medica  sulle  priiicipali 
acque  stagnanii  di  Sicilia  c  sulle  foLLri  intermilleiiti,  a  die 
mctton  cagione.  Memoria  quinia  Falti  cliiiici  spellaiiti  la  ma- 
UUin  periodica. 


219 

La  malnllia  limnemica  di  Sicilia  quimli  puo  in- 
dossaro  il  lipu  inlermillente  il  tipo  remiltcrile  e  il 
tipo  conliimo,  e  la  denomiriMzione  di  lipo  conlinuo, 
bisogna  adotlarsi,  e  sosliluirsi  a  qiiella  di  pseudo- 
conlinuo,  siihenlranle,  subconlinuo,  clio  all'  errore  ci 
porta,  facendoci  credere  che  il  tipo  inlennittenle  e 
il  solo  che  sorge  dal  fondo  della  febbre  limnemica, 
dappoicohe  pure  nel  lipo  conlinuo  delie  flemmazie 
e  delle  febbri  essenziuli  non  paludiche,  i  palologisli 
del  f^lorno  (1)  amm.,*tlono  delle  esacerbazioni  o  paro- 
sismi,  e  dei  melio'-amenii  passeggieri  chiamale  remis- 
sioni,  come  si  osservano  nel  lipo  conlinuo  delle  febbri 
paludiche. 

ETIOLOGI A 
DELLA     JIALATTIA     LIMNEMICA 

L'  osservazione  dei  secoli,  e  1'  osservaziono  del 
giorno  mostra  hi  verila  che  le  malaltie  limnemiche 
esislono  nei  luoghi  marosi,  nella  stagion  dei  calori,  e 
si  vedono  con  gradi  di  maggiore  inlensila  quando  la 
slngioiio  eslivo-aulunnale  e  piu  calorosa  piu  lunga 
piu  umida.  La  Eliologia  quindi  di  questa  famiglia 
nosiilogica  dee  ricerc.irsi  nell'  azione  riunita  o  isolata 
del  niMsma  p.iiastre,  del  calore,  dell'umidila  di  qualche 
al  Iro  modificntore  igionico. 

DCL     UlASHA     PALUDICO 
IL     MIASMA     PALUDICO     ESISTB? 

Ma  il  miasma  paludico  esiste?  Giaanlai  Santorelli 
Faure    Minzi    Folchi    negando    il    miasma    ripetono 

(1)  Vedi  pag.  48  la  Nola. 


220 
il  male  paludico  dai  raodiGcalori  igienic!,  e  piu  dagli 
squilibrii  improvvisi  di  lemperatura.  Doni  Cagnati 
Lancisi  Ramazzini  Baglivi  Morion  Andouard  Nepple 
Mailliot  PucciooUi  Boudiii  e  altri  mollissimi  ammet- 
lotio  il  miasma  paludico,  ed  io  apparteago  a  questa 
Scuola  medica,  convinlo  dalle  osservazioni  clioiche  rac- 
colle  per  Io  lasso  di  trenla  anni  in  Sicilia  ;  dappoicche 
quanluaque  esso  non  puo  dimoslrarsi  nelle  condizio- 
ni  flsiche  e  chimiche  apprezzabili  dell'  acre,  sebbene 
e  iiilangibile,  invisibile,  inapprezzabile,  all'  Eudiorae- 
tro  e  ai  realtivi,  come  i  miasmi  animali,  i  coolagii, 
le  particole  infeltaati,  che  lulti  i  mali  epidemici 
originano ,  lultavia  gli  eiTelli  morbosi  micidiali 
deir  ialossicazione  paludica  suU'  organismo  vivenle, 
che  dee  essere  consideralo  come  il  piu  sensibile  il 
pill  delicalo  il  piu  perfello  Eudiomelro,  fa  al  palese 
conoscere  I' esilenza  nell' aere  d' una  causa  speciflca, 
che  produce  una  malallia  lulta  specifica,  e  che  gua- 
risce  con  un  farmaco  specifico  aocora.  Pcro  il  miasma 
paludico  csisle,  e  la  sua  esislenza  vieo  dimoslrala  dal- 
r  aziooe  che  fa  sopra  1'  uomo. 

GENESl 
DEL    UIASMA     PALUDICO 

II  miasma  sotto  V  iuflucDza  del  calore  estivo- 
autunnale  inleressante  alia  sua  formazione  colanlo 
emanasi  dalT  acqua  stagnaDte,  dalla  palude,  dalle 
prode  melmose  dei  fiumj,  dalla  risaia,  dalla  canapaia, 
dalla  cottonaia ,  dai  campi  a  frumenlo  resi  irrigui 
dall'  arte,  dalla  saline,  dai  macero  dei  lini  e  del  ca« 
Dape,  dalla  prima  aratura  delle  terre  in  novem- 
bre,  e  da  ogni  qualunque  picciola  pulrefazione  vegetale 
che  esisle  nei  contorni,  c  nell'  interDO  della  maggior 
parte  dei  paesi  di  Sicilia,       .;  j_,  ,        .      ),  ' 


221 

Gli  orlaggi  e  i  glanlini  di  dolizia,  i  serbatoi  o 
bollacci  d' iicqua  irrigalorie,  dcUo  volgarmeiile  sla- 
gnoni,  I'  alga  che  mfracida  liingo  la  spiaggia  del 
mare,  il  fimo  die  a  gran  cumuli  serbasi,  la  pulilura 
dei  canali  sollcrranci,  ii  Irasporto  del  liiii  e  del  ca- 
nape aiicora  bagnali  lungo  le  strade,  e  i  ioro  depo- 
siti  iici  magazziiii,  e  ogui  picciola  putrefazion  vege- 
tale  che  nolle  strade  dell'  abilalo  isolaiio  avviene  per 
mancanza  di  polizia  uibana,  sono  ancora  dei  fotnili 
comecbe  piccioli  d' eraanazion  dell' effluvio. 

Le  paludi  di  Sicilia  sono  numerose  ma  piccole ; 
le  paludi  di  luaggior  eslensione  sono  i  paiilani  ptesso 
Catania,  auziui  e  ia  palude  di  paue  e  vino  nell'  agro 
di  Mascali,  il  lago  azzanetlo  o  capo  di  cotone  fra 
Schiso  e  fiume  freddo,  la  palude  lisimclia  e  la  siraca 
presso  Siracusa,  i  panlani  di  Terranova  e  Spaccaforno, 
il  gurgo  di  Garcaci  presso  Lercara,  le  paludi  di 
Vallelunga   Colomba. 

Ma  le  piccole  acque  stagnanli,  i  sili  marosi,  i 
rislagni,  i  lagumi  con  pulrida  belletia,  i  rivoli  di 
lento  corso,  se  non  le  positive  paludi  sono  frequenti 
lungo  le  spianale  lambite  dai  fiiimi,  presso  le  pro- 
de  delle  sorgive  perenni,  o  prodolte  dalle  acque  pio- 
vane.  Go.si  nella  piana  di  (latania  possono  conside- 
rarsi  come  sede  di  acque  stagnanli  alcune  regioni 
di  villallegra,  del  fcudo  san  demetrio,  san  leo- 
Dardo,  carmilo,  vaccarizzo,  buonvicino,  forcilo,  bagnara, 
sigona,  arcimisa,  san  giovanni,  canalotto,  cucco,  san 
giorgio,  caddura,  sciurumi,  capizzaiio,  spitalotlo,  cc- 
chiali,  ove  iluiscon  le  acque  e  marciscon  per  cagioa 
delle  piogge,  pei  rigagnoli  e  pei  torrenli  che  scendon 
dai  inonli,  e  talvolta  per  gli  allagamenti  e  per  gli 
slravasi  a  cui  nel  Ioro  corso  vanno  soggelti  Gurna- 
loDga  il  Simelo,  ma  a  preferimenlo  ii  fiume  Minanle 


222 
il  quale  essendo  ua  fiume  superficiale  e  senza  lello, 
le  siif!    acquff    allagano    nel!e    crescenze    fiumane,  e 
quando   i   lorrenli   s'  ingrossano. 

E  nel  vallc  (Ji  Nolo  luiigo  il  corso  del  Teria 
deir  Anapo  (IcU'  Abisso  dell'  Erminio  dell'  Acale  del 
Dirillo  che  originaao  da  Monle  Lauro  molle  acque 
slagnanii  vi  slanno  cosi  naUirali  come  arlificiali,  come 
sponcmmo  nelle  nostre  mcmorie  di  Geogralia  fisica 
mediea  sulie  acque  slagnanii  deila  Siciiia. 

Le  Paludi  d'  acqua  salata  e  quelle  die  sono 
formale  d'  una  miscela  d'  acqua  dolce  e  d'  acqua 
salala  sono  piij  nocive  ;  e  per  dire  di  alcuna 
del  noslro  conlorno  la  palude  delta  urna  di  pane 
e  vino  formala  di  acqun  dolce  ordinariamenle,  esala 
pesliferi  effluvii  negli  aiini  cfie  vi  si  mescola  1'  acqua 
manna.  Lo  slagno  del  Principe  di  Biscari  silo  al 
piede  meridionalo  deila  cilia  di  Catania,  che  si  fa 
d'  una  mislione  d'  acqua  dolce  e  d'  acqua  marina, 
era  nocivo  ollremodo,  perche  1'  acqua  marma  pu'i  fa- 
cile a  corrompersi  per  1'  imniensurabile  quanlila  di 
malerie  organiciu-  die  licne,  e  pero  nei  calori  eslivali 
i  suoi  innu>si  malefici  diffonJeansi  troppo  e  infesta- 
vano  due  quarlieri  deila  nostra  cilia  1'  Angolo  Guslnde 
e  S.Crislofaio,  che  venner  disabilali  in  parte,  e  adesso 
nolansi  gli  avanzi  del  casamenti  aI)bandonali  logon 
e  diruli  dcd  tempo.  Questa  verita  che  non  avea  sfug- 
gito  ad  Ippocrate,  veniva  reslituila  alia  Scienza  per  i 
travagli  di  Savi,  e  noi  ancora  confermiamo  in  Sicilia. 

Varie  saline  slanno  nell'  isola  o  paludi  arlificiali 
di  acqua  salsa  ;  deslinate  a  lirare  varii  sali  dal 
mare,  presso  la  cilia  di  Augusta  ve  ne  slanno  qualtro 
ben  grandi  ;  una  presso  Siracusa,  molle  presso  la 
cilia  di  Trapani. 

i  laghi    di    poca    eslensioae  siccome  i  Gumi  si 


223 

moslrano,  i  piu  prandi  sono  il  Boviore  di  Lcntini,  il 
Per^usa  di  Caslr(>:;iovanni,  il  fSallia  presso  Palagunia, 
quello  di  (^aiuciana  presso  Santa  Lroce,  di  Galeilaro 
presso  Miiieo.  Lo  paludi  arlificiali  di  Sicilia  si  ndu- 
coiH)  a  quelle  clie  crea  i'  agricollura  nel  collivamenlo 
del  canape  del  collone   e  del  riso. 

11  canape  die  seminasi  al  cadere  di  matzo 
e  die  sveliesi  a  mezzo  liigiio  JDaffiandosi  ogni  quindici 
giorui,  la  collura  del  canape  un  arlificiale  palude 
presenla  che  dal  giugno  ai  quindici  luglio  esala 
efiluvii  pessimi  ;  cresce  1'  infiacidiar  dclle  acque  e 
la  evoluziuo  degli  eflluvi  la  quanlila  del  finio  che 
meltesi  nel  preparare  la  lerra  deslinala  a  tale  cullura, 
il  marcimenlo  delle  foglie  canepine  iminollale  nel- 
r  acqua,  e  la  polvere  del  pencarpio  del  canape  ove 
allogasi  il  seine  che  produce  esalazion  rea  ncll'  aere 
e  cadendo  oelle  acque  e  marcendo . 

E  un  arlificiale  palude  e  il  macero  che  si  fa 
del  canape  nelle  acque  fiumane,  ed  e  scalurigine 
di  aere  peslifero  T  imoiersione  lunga  del  canape 
in  delle  capacila  che  gli  agricollori  bunache 
denominano  ;  dello  pozze  son  quesle  di  terra  ar- 
gillosa  talvolta  soslenule  di  piclre  caicari,  a  forma 
ovale  quadrdatera  reltangolare  in  larghezza  di  sci  a 
vonli  palmi  in  allezza  di  otio,  che  d'  acque  ripiene 
vi  s'  immerge  il  canape  ad  operarne  la  macerazione. 
La  lunga  infusioiie  di  questo  vegelale  uell'  acqua 
esposlo  al  sole  coccnle  di  luglio  in  Sicilia  che  hol- 
leiile  la  liene,  delermina  la  putrefazione,  1'  acqua  in- 
verdisce,  infracida,  ed  esala  come  puzzolenlissimo 
averano  cllliivi  iufami,  che  per  graade  eslensione 
r  aere   insalubre   rendono. 

Aggiungi  a  cio  che  niolli  individui  sfanno  im- 
mersi    della    persona    fiuo    al    lurace    ed  al  cello  in 


224 
quella  pulrida  acqua,  a  sorvegliare  la  raacerazione,  e 
pero  facilmenle  assorbono  quelle  esalazioni  peslifere  ; 
il  numero  grande  di  tali  pozze  che  nel  solo  terrilorio 
di  Fiancot'onle  sooo  ollre  cenlo,  geaeralizza  l'  impre- 
goameiito  miqsmalico  dell'  almosfera  in  agoslo  e  meta 
di  sellembre. 

La  palude  arlificiale  risaia  e  assai  piii  nociva  di 
quella  predescrilta,  ed  esala  miasmi  piu  oumerosi  e 
virulenli  appo   noi. 

Gli  ellluvii  paludici  in  Sicilia  si  emanano  con 
piu  inleD^ila  e  con  graade  pericolo  neile  paludi 
d'  acqua  salsa,  vengono  poi  in  ordine  decrescente  le 
paludi  bagnale,  i  lagumi  accidenlali,  le  prode  delle 
riviere  che  diseccano,  le  lerre  recenlemciUe  rimosse, 
e  delle  arlificiali  e  mollo  nociva  la  palude  risaia,  quella 
che  viene  dal  collivaraenlo  del  canape,  e  il  macero 
dei  lini  e  del  canape,  massiine  quando  si  fa  in  acqua 


stagnanle. 


ESALAZIONE     DEL    MIASMA     PALUDICO 


'■■'i 


In  Sicilia  il  principio  d'  insalubrila  almosferica 
comincia  nel  giugoo,  avanza  in  luglio,  locca  I'  apogeo 
air  agoslo  al  sellembre  dell'  anno,  in  otlobrt^  in  iio- 
vembre  grado  grado  minuisce,  e  si  eslingue  colle  copio- 
se  acque  cadule  dal  ciido  che  I'  almosfera  purificuno. 
Dal  gennaio  al  maggio  corre  appo  noi  il  periodo  di 
Salubrita,  ma  non  e  raro  che  negli  anni  ove  1'  acqua 
piovana  e  poca  e  lardiva,  i'  cffluvio  conlinui  a  lullo 
il  dicerabre,  mcse  nei  campi  salivi  sempro  malsano 
per  la  nuova  esalazione  che  viene  dal  primu  vangare 
le  terre  che  si  collivano  ;  e  nclla  primavera  ove  il 
sole    solleva    mollo    la    temperalura  per  varii  gioroi 


223 
puo    svilupparsi    in    poca    quaiilila    perclie   il    calore 
concorre  alio  sviluppo   del  miasma  Ji   troppo. 

E  r  autunnale  e  piii  malsana  dell'esliva  stagione 
riguardo  al  grado  d'  evoluzion  del  miasma,  per 
!o  calore  che  ha  perduralo  piu  a  lungo,  e  perche 
le  paludi  meno  acque  conlengono,  e  la  beliella  piu 
discoperia  sviUippa  agevolmeute  gli  efiliivij  ;  arro- 
gi  a  cio  la  maggior  quaiilila  delle  malerie  ve- 
gelali  in  isfacimenio,  la  morle  d'  un  certo  numero 
di  piante  aqualiche  annuali,  arrivale  al  termine  di 
loro  esislenza,  e  si  avra  la  ragione  della  grande 
frequenza  delle  malallie  paludiche;  e  quando  la  slagione 
auluunale  prolrae  calorosa  umida,  con  poche  acque 
sino  al  dicemhre,  la  malallia  limnemica  si  presenta 
a  forme  scurissime  e  si  generalizza  a  modo  endemo- 
epidemico. 

L'  anno  mdle  ottoccnlo  cinquantadue  dal  maggio 
al  dicembre  si  presenlo  assai  caloroso  iu  Sicilia, 
I'  ollobrc  il  novcinbre  il  dicembre  rurono  non  piovosi 
ma  umidi  e  calorosi  abbaslanza.  Pero  la  produziona 
del  miasma  fu  copiosa,  conlinuo  sino  alia  fine  dell'  an« 
no,  c  inlossico  Talmosfera  non  per  quattro  mesi  come 
succode  regolarmeiite,  ma  per  olio  mesi  conlinui  ; 
quesla  causa  cosi  liinga  e  iiilcnsiva,  fu  1'  elemenlo 
genelico  di  malallie  limnemiche  numerosissime,  a 
forme  scure,  coraplesse,  a  lipo  conlinuo,  remillente, 
iotermiltente,  che  raoslrarono  un  dominio  endemo- 
epidemico,  aila'icando  anche  i  paesi  d'  aere  puro  di 
livello  elevaln  per  1'  influsso  del  venli. 

Gli  efHuvii  paludici  agiscono  sopratullo  con  forte 
energia  dal  tramonlo  alia  nuova  levala  del  sole,  per- 
ciocche  dalla  sera  al  maltino,  il  raffreddamenlo  del- 
r  almosfera  lascia  precipitate  i  vapori  le  nebbie  le 
rugiade,  e  io  dissoluziooe   nell'  acqua  gli  eflluvii,  e 

^4 


226 
1'  uomo  riceve  con  facilila  il  pessimo  elennenlo  mor- 
boso;  e  la  sera  tiene  influsso  assai  Irisle  perche  piu 
direllamente    parlecipa    della    nuova    formazione  dei 
miasmi    del  giorno. 

TRASPORTO     DEL      MIASMA     PALUDICO 

Quando  lo  sviluppo  del  miasma  avviene  in 
atmosfera  tranqiiilla,  valulasi  cinquecenlo  raelri  cubi 
il  diamelro  verlicale,  trecenlo  il  raggio  orizzoiilale 
deila  sfera  nella  quale  propagasi  ;  e  1'  unmobilila 
aerea  favorisce  1'  azioii  di  esso  nel  iuogo  slesso  ove 
sviluppasi,  come  si  osserva  nelle  maremrae  delle 
valli,  0  in  quelle  circuile  d'  allure. 

I  venli  pero  sooo  quelli  che  deltTtniaauo  il 
cammio  dei  raiasmi,  ed  esercilano  una  possenle 
i^fluen^a  sulla  produzione  degli  accideiili  paludici 
Irasporlandoli  a  positive  dislaoze.  Cosi  si  osservan 
sovenli  delle  localila  lonlane  del  focoiare  maroso,  ma 
sollo  la  direzione  di  venli  abituali  che  vi  passano 
sopra  pria  d' arrivare  a  quel  Iuogo,  sviluppare  la 
febbre  d'  un  mode  aacbe  epidemico,  raenlre  nelle 
allre  direzioni  ove  1'  atmosfera  non  e  agitata  per 
nulla,  r  aria  non  viziasi  affatlo  ;  e  1'  iiiterposizione 
alia  correnle  ventosa  d'  uu  muro,  d'  un  moole,  d'  un 
bosco,  diviene  preservalrice  dell'  influsso  cattivo. 
L'  insigne  Lancisi  ripetea  1'  insalubrita  di  Roma  al 
laglio  di  eslesissimi  boscbi ;  Varrooe  assicura  aver 
Oieliorato  Corfu  da  peraiciose  gravissime  ordinnndo 
la  cbiusura  delle  finestre  cbe  guardavano  I'  auslro,  e 
aprendo  quelle  che  miravano  I'aquilone;  ed  Empedocla 
liberava  Agrigento  del  miasma  paludico  cbiudendo  le 
gole  dei  moali  per  le  quali  iulroduceasi  un  vento 
insalubre. 


227 

La  Irasporlabilita  dell'  elfluvio  a  positive  dislanze 
sulle  all  del  venti  e  comune  in  Sicilia,  e  sono  i« 
correnii  aeree  che  daniio  ragione  dell'  esislonza  di 
queste  infermila  in  luoghi  ove  non  svolgi'si  il  miasma 
per  nulla,  molli  paesi  isolani  lii  aere  huono  debbono 
alle  inlluenze  venlose  I'  essere  saellati  di\\  tossioo, 
e  viceversa  alquauli  abilali  vioini  ad  acque  slagnanli, 
ripctono  la  salubrila  dai  dominii  di  ua  vento 
conlrario . 

Cos!  i  paesi  locati  sul  ."Vlongibello  orientale 
Macchia  S.  Giovanni  Mascali  Nuoziala  S,  Alfio  Zaffa- 
rano  IVIilo,  seb!)ene  elevati  sul  mare  vengono  tribolali 
da!  miasma  per  i  venli  regolan  di  levanle  che  sofBano 
nella  stngione  I'Slivo-aulunnale  cbe  emanasi  dalle 
paludi  auzini  e  di  molle  allre  ehe  Irovansi  viciuo  la 
spiaggia  del  marp;  Aci  S.  Filippo  Aci  Catena  S.  Anna 
Aci  6.  Anlonio  solto  il  dominio  dello  slesso  levanle 
Delia  calorosa  stagione  respirano  il  lossico  paluslr* 
die  emanasi  al  (lapo  dei  molioi  dalla  macerazione 
dei  liai  e  del  canapo  ;  gli  abilali  dell'  Etna  occiden- 
lale  Palerno  Licodia  Biancavilla  Aderno  ricevono  sulle 
ali  vflniose  del  sud'  ovesl.  gli  effluvii  delle  acque 
slagnanli  arliQciali  dei  campi  vioini  ,  e  delle  lacuae 
raelinose  del  fiume  Sinit'lo. 

Gaslelbuono  edificato  alia  base  delle  Madonie 
fosse  di  aere  medio,  se  non  slasse  sollo  gli  spiri 
del  venlo  nord  ovesl  detlo  Puia,  venlo  che  spira 
dal  giiigno  al  sell(  inbre,  e  passando  i  boscbi  delle 
Madonie  pieiii  di  acque  palustri  del  priocipio  deleterico 
caricasi,  e  produce  il  morbo  limnemico;  gli  abilanli 
fuggono  i  rinfroschi  di  quell'  inlossicalo  venlicello,  si 
chiudono  in  casa  pria  d' asserare,  e  temono  di  dor- 
iiiire  la  notte  all'  acre  libero. 

Ohiaramoule    posalo    sopra  una  elevata  giogaia 


228 
di  aere  buooo  solto  sofiii  del  oord*  ovest  sud'  ovest, 
cbe  spirano  salurati  di  eiSuvii,  preseota  varie  forme 
del  morbo  iimueoiico  ;  Bulera  fra  Riesi  e  Mazzarino 
sopra  una  coUina,  di  suolo  asciullo,  di  aere  medio, 
travagliasi  delle  febbri  paludicbe  per  essere  dominalo 
dair  ovest,  cbe  empiesi  di  rei  miasmi  sul  iiume  Suveri 
pieoo  di  raolte  lacuna. 

Biscari  d'  aere  grosso  non  buono  circuito  di 
rilievi,  solto  i  soffii  dell'  ovest  infestasi  piO  di  aere 
reo,  e  le  malaltie  perniciose  moltiplicaoo,  e  Garlenlini 
sebbeoe  duecenlo  piedi  elevato,  sotto  il  veiito  nord 
«st  riceve  i'  influsso  miasmatico  del  paotano,  o  per 
il  vento  ovest  molestasi  delle  nocive  influeuze  del 
Lago  beviere. 

Francofonle  sopra  un'  allura  coglnillo  e  trava« 
gliato  air  agosto  al  settembre  dal  miasma  cbe  in 
copia  emanasi  dall'esteso  macero  del  canape  e  lino, 
cbe  per  i  venti  in  quell' abilalo  trasporlasi  ;  il  paesello 
Priolo  Gargallo  solto  lo  spiro  ventoso  dell'  est  sud  est 
viene  iofestalo  dall'  intossicazione  cbe  svolgesi  dal- 
r  infracidiare  dell'  alga  lungo  le  rive  del  mare  di 
Agosta,  dalle  saline  ivi  esistenti,  e  dalle  paludi  di< 
verse ,  Melilli  sebbene  sopra  una  giogaia  posalo , 
a  distanza  maggiore,  ne  viene  iofestalo  lalvolta  negli 
anni  ove  lo  sviluppo  del  miasma  e  piu  copioso,  e  la 
nostra  Catania  sibbene  oei  due  quarlieri  delli  I'Angelo 
Custode  e  S.  Gnstofalo  merce  I'  iofluenza  dei  venti 
ricevea  nei  calori  estivali  malefici  iuflussi  dallo  sla- 
gno  Biscari,  quarlieri  cbe  ad  evilarne  i  tristissimi 
efTetti  venner  disabitati  in  parte ;  ed  all'  inconlro 
quaotuque  essa  fosse  molto  vicina  a  ponente  a  delle 
acque  stagnanti  e  saluberrima  percbe  dominata 
dal  giugno  all'  ottobre  dall'  est  cbe  spira  in  direzione 
coulraria,  e  Siracusa    sebbeoe    propinqua    di  troppo 


229 

all'occaso,  alia  pahide  Siraca,  alia  Lisimelia,  all'Anapo, 
per  essere  signortggiala  da  opposla  correnle  venlosa 
e  immune  dal  pravo  miasma,  che  da  quelle  acque 
srapyra. 

CO  VAZIONE 
DEL  MIASMA  PALUDICO 


Inlanto  se  uno  sladio  di  latenza  esisle  per  molle 
egriludini  durante  il  qiiale  I'  organismo  vivenle  con- 
serva  I'  alliludine  a  produrre  una  maiallia  dopo  avere 
ricevulo  V  influenza  del  modificalore  specifico  che  la 
cagiooa,  se  un  tempo  di  latenza  si  osserva  per  la 
siClide,  per  lo  vajuolo,  per  la  tifoide,  per  la  rabbia,  che 
flungasi  fin  ollre  un  anno,  uu  periodo  di  covazione 
esisle  sibbene  per  le  febbri  paludiche,  ed  ecco  come 
io  diceva  in  una  memoria  lella  all'  Accademia  nel 
Dovembre  del  mille  otloceuto  quarantuao,  e  nei  suoi 
atli  stampala  (1) . 

I  ragionari  vertendo  all'  aslruso  argomenlo  delia 
covazioii  degli  effluvii  ni-gli  umani  organismi  avrerso 
Moufalcon  che  la  discrede,  e  Boisseau  seguace  di  pre- 
disposizione  iucoticcpibile  che  per  causa  occasionale 
realizza  lo  sviluppo  delia  piressia  periodica,  io  inclino 
alia  sua  ammissione,  che  fatli  nuinerosi  beu  osservati 
in  uu  quindecenne  mi  palesarono  lo  sviluppo  delia 
febbre  iulermillente,  al  primo  mese  al  sesto  financo, 
dacche  si  ndussero  dall'  almosfera  di  padule  ;  ne 
quesla  da  viceude  meleoriche  polea  cagionarsi,  o  da 
allri  fisiologici  agcnli,  che  di  soveule  succedera 
Qolare    le     perniciuse    aculissime    di    origioe    quasi 


(1)  AUi  Accademici  vol.   18. 


230 
sempre    mofelica  e    da   cotali   snfFrirsi  dimorali  sotio 
wiasmalico  cielo  laddore   non  affliggevano  gli  abita- 
tori   di    aere  piiro. 

E  qui  ofTresi  il  deslro  di  sporre  un  osservazione 
peregrina  come  inleressaole  spesso  notala  nel  mio 
esercizio  clinico,  che  il  passaggio  delle  regioai  a 
miasma  a  luogo  salubre,  e  movenle  alia  geoesi 
delle  periodiche  e  delle  pernicio'^p  soventi. 

Un  assidiii  ricerca  dimosliavami  sempre  che 
i  villici  staiiziaiili  ntdle  terre  marose  con  incessanza 
e  che  nelle  dimore  m  quel  mefilhrno  diuiezianno  di 
uno  immuni  serbavansi  di  raalattie  periodiche,  al  re- 
dire  in  patria  di  aere  sano  se  ne  afiligevano  losto, 

Gil  abilanti  di  Nicolosi,  Slellaragona,  Belpasso, 
Mascalucia,  Gravioa,  Pedara,  Trecastagiu,  Via^rande, 
ZafTarana,  Mile  e  di  molli  allri  villaggi  dell'  Etna  da 
duecenlo  a  tre  mila  piedi  sul  mare  elevati  che  i 
campi  collivano,  di  Lenlini,  Catania,  Caltagirone, 
Palerno,  Belpasso  fresca  valeludine  moslran  sovenli 
in  quelle  infetle  almosfere,  e  ammalano  d'  inftTinila 
periodiche  lasciar.do  ia  malsHnia  di  quei  siti,  e  rim- 
palriando  all'  aere  puro.  E  questa  osservazione  co- 
gliesi  ancora  in  roolle  allre  regioni  dell'  isola  rhe 
nei  miei  viiign;!  meiiici  faceamisi  nolare  srli  abilanli 
di  Buccheri,  ('hiaramonle,  AJdone  di  purissimo 
aere  qunndo  porlansi  a  collivare  i  campi  salivl 
che  slaiiiio  oei  luoghi  bassi  inframezzali  di  acque 
stagnanti  spesso  presenlano  la  febbre  periodica  tor- 
naiido  al  luogo  nalaie  colanlo  salubre,  meutre  durano 
di  buona  valetuduie  sollo  quel  ciel  maremmano.  E 
rilevavasi  pure  il  passaggio  ad  aria  buona  non  svi- 
luppare  la  malallia  periodica,  laddove  da  esso  ad 
un  allro  salubre  d'  aere  oUimo  recandosi  sul  venlilalo 
culmioe  dei  monti    sedenle     quanlunque  fosse  corso 


231 
gran  tempo    da    cbe  lascio  il  cielo  di  padule  maoi- 
festarsi   la  malatlia  inlermiUente. 

VIIIULENZI 
DEL     MIASMA     PALUOICO      SICILIANO 

II  miasma  paludico  isolaiio  e  copioso  virulcnlo 
e  la  sua  azio  le  lossica  e  perniciosa  sull'  organismo 
deir  uom  di  Sicilia.  La  ialitudine  deli'  isola  che 
marca  il  Irenlasellesimo  grado,  la  sua  climatologia 
che  la  fa  apparlenere  al  seslo  clima  aslrunoinico,  le 
slagioni  estivo-aulunuali  assai  calurose,  la  cosli- 
luziooe  argillosa  io  piii  di  lerza  parte,  il  venire 
irrigata  di  molli  fiumi,  I'  essere  un  isola  agricola  al 
tutlo,  e  pieiia  di  coltivazioui  umide  di  frumenlo  di 
cotone  di  risi,  la  vegetazione  attiva  delle  piante 
aquatiche  nocive  ricche  in  succhi  vegelali,  e  la  sua 
viciuila  all'  Africa  da  cui  disia  venliciDque  leghe, 
sono  tante  condizioni  favorevoli  a  determinare  uua 
pulrefazione  grande  delle  sostanze  vegeto-animali,  che 
danoo  ragione  della  virulenza  del  siciliano  miasma. 

Gosi  si  osservn  presso  noi  che  il  dormire  una 
notte  in  una  regione  paluslre,  put)  sviluppare  la  ma- 
latlia limnemica,  il  dormirvi  poche  ore  anche  di 
gioroo,  e  ancora  i!  solo  passaggio  senza  posarvi  uu 
inomento,  e  per  tale  breve  dimora  sviluppansi  spesso 
le  forme  piu  perniciose  del  morbo,  che  al  secondo  o 
al  terzo  parosismo  resecan  la  vita,  e  lalvolla  viene 
pure  la  forma  dialesica,  la  febbre  cronica  recidiva, 
la  splenopazia. 

NATUBA     DBL     MIASMA     PALUOICO 

Columella    Pulladius     Vitruvio    Kircher     Lange 


232 
Linneo  Lancisi,  e  fra  i  moderni  Raspail,  opinavano  i 
miasmi  costilnirsi  di  miriadi  d'  inselli  piccinlissimi 
invisibili,  che  inlrodolli  Del  polmone  per  I'  ispirazione 
casionavano  malallie  numerose.  I  Paracelsisti  e  Ra- 
mazzmi  sosleneano  gli  ellluvii  provenire  da  vapuri 
sulfurosi-salini. 

Aliri  hanno  falto  consistere  gli  efiluvii  ia  dei 
gas  conosciuli  e  ben  delerminali,  che  si  sviluppauo 
dalle  acque  stagnant!  ;  quesli  gas  raccolli  e  analizzali 
da  Vollaslon  li  ha  irovato  costituili  d'  idrogeoe  prolo- 
carbonalo,  mescolylo  a  quallordici  centesimi  d' azolo, 
e  una  quantiia  piccioia  ma  variabile  d'acido  carbonico, 
d'  acido  sulfoidrico,  e  delle  traccie  d'  idrogene  fo- 
sforato. 

Moll!  ammisero  nell'  atmosFera  delie  paiudi  una 
materia  organica  parlicolare  che  coslituisce  precisa- 
menle  gli  eflluvii.  La  condensazione  dell'  umidila 
contenula  nell'  almosfera  delle  paiudi,  operata  meree 
degli  apparecchi  refrigeranii,  ha  falto  raccogliere  una 
certa  quanlita  di  questa  rugiada  che  si  e  trovala 
facilmenle  pulrescibile.  Gaspaiin  dopo  avere  raccollo 
una  certa  quantiia  di  queslo  vapore  condeosato,  ne 
friziono  dei  moiitoni  e  glielo  diede  a  here,  e  vide 
svilupparsi  la  malallia  chiamala  idroemia.  Moscali  di 
Milano  condenso  le  emanazioni  delle  risaie  I'acqua 
condensala  dava  una  materia  fioccosa  pulrescibile  di 
odore  cadaverico,  Bousingaull  Irovava  nell'  acre  dei 
piani  paludosi  d'  America  delle  raaterie  organiche 
che  i'  acido  solfurico  carbonizzava. 

Ma  eccoci  aH'opinione  del  Dr.  Melier  la  piu  veri- 
simile  nello  state  alluale,  sviluppata  nella  sua  memoria 
sulle  paiudi  iaserita  oegli  alti  dell'Accademia  di  medicina 


233 
di  Parigi  (1)  ,  un  falto  che  non  puo  non  ammellersi  e 
I'esisleiiza  li'  una  materia  organica  d'  un  clemenlo  azo- 
lato,  che  si  forma  per  la  macerazioiie  ilci  nuiiierosi 
avanzi  dei  regni  animale  e  vegt-lalo  iii  uii  acqua 
Slagnanle  e  risc<il(lal;i.  E  quesla  maleria  orgaoica  e  da- 
perlutlo,  e  ollre  deil' acqua  slagnanle  esisle  alia  su- 
perficie  del  suolo  umido  grasso,  framezzo  queslo 
slralo  vegelale  che  1' aulunno  sparge  sui  campi,  ed 
esisle  neli'  almosfera  sibbene. 

Le  reazioni  chimiuhe  avvengono  ancora  in  allri 
corpi,  e  in  quesla  masse  di  maleria  solfala  che  for- 
maiio  r  ossaine  dei  monti,  cbe  in  picciuli  avanzi 
utille  valli  si  spargono  ;  queste  soslanze  saline  si 
osservuiK)  ovunque,  fanno  parie  della  nalura  inorgani- 
ca,  e  deir  organica,  e  si  presenlano  alio  slalo  di 
dissoluziono  nelle  acque  piu  limpide  come  nelle  piu 
raeimose,  nelle  sorgeiili  pure,  come  nelle  acque  del 
maro. 

Sollo  r  iufluenza  del  calore  dell'  umidila  e  delle 
circoslanze  inerenti  alle  regioni  paludiche  s'  opera 
fra  la  maleria  organica  e  i  solfali,  ua  fenomeno  messo 
in  luce  da  Chevrcul  (2)  ,  che  spiega  la  formazione  delle 
acque  minerali  solforose  accidental!,  e  che  si  possooo 
coslalare  in  lulli  i  luoghi  colpiti  d' insalubrita,  consiste 
questo  nel  cangiamenlo  dei  solfali  di  calce  poco  solubili 
nell'ucqua,  in  sulfuri  solubili,  per  la  combinazione  dell'os- 
sigeaecolla  maleria  azotala,sonquesl!  sulfuri  che  peoe- 
Irano  nell'acre,  e  sembraao  farle  coDlrarre  delle  condiziooi 


(1)  Hemoires  de  I'  Accademie  de  midicioe.  Paris  1847 
t.  XVIll   p.   6U   e  suir. 

(2)  ComuDicatioDs  ac*d«miqM>. 

45 


23* 
nocive  all'  organisrao  ;  la  loro  esistenza  noa  puo  non 
apimellersi  ;  ove  vi  staniio  marerame,  venendo  quesli 
materiali  al  coatatlo  io  slose  reazioni  si  operaoo. 
Jj'  odoralo  si  conosciulo  d'  uuva  pulrefalle,  che  nei 
terreni  argillosi  sviluppasi,  nfgli  slagui  nelie  maremme 
basla  a  lissare  la  presenza  dell'  idrogene  solforato. 

Si  puo  couchiuder  da  cio  che  e  I'  idrogene 
solforato  che  assorbilo  nella  sua  miscela  coll'  aere 
per  le  vie  cutanee  e  respiralive,  coslituisce  il  veleno 
dirollo  che  colpisce  1'  orgaaismo,  e  sia  la  causa  vera 
della  perlurbazione,  che  ha  del  caralteri  si  precisi  ; 
qui  h'  iiialza  il  limile  innaozi  11  quale  s'  arresla  I'  in- 
vestigazione  dirella,  la  chimica  non  va  piij  luiigi, 
es>ii  giuiigera  forse  a  scoprire  se  nuove  modiGcazioui 
producoiisi  nella  soslanza,  durante  il  coiilalto  del* 
i'  aria,  se  que»lo  corpo  la  cui  esistenza  e  provala 
non  subisce  un'  allra  trasft)rmazione  avanli  di  subirne 
un  ultima,  forse  allorche  deposto  sui  lessuli  ai  fluidi 
viveoti  si  mcsonia  e  diviene  agenle  d'  intossicazione. 
Se  le  scienze  fisiche  non  cessano  di  camminare  in 
quesla  via  di  delicate  ricerche,  che  ci  hanno  falto 
eonoscere  una  parte  del  raondo  misterioso  degl'  in- 
Onilamente  piccoli,  bisogna  crederci  in  possesso  di 
un  principio  di  verita,  che  conliene  in  germe  la  verila 
tulla  intera. 

CABATTERI     DEL     MIASMA 
PALUDICO     SICILIANO 

Finche  la  fisica  e  la  chimica  dimoslrcranno 
V  essenza,  e  fisseranno  i  caralteri  del  miasma  palu- 
dico,  credo  utile  delineare  alcune  dislinlivc  di  tale 
modiflcalore  spcciflco  dedotle  dagli  elTetti  luorbosi 
che  suir  organismo  produce. 


233 

e  quesle  sono  in  certo  modo  la  somma  di  tulle  le 
Venta  di  fallo  che  si  trovano  consegnale  iiella  descri- 
zione  di  csso. 

II  miasma  paiudico  esala  in  Siolia  d;)l  giugiid 
all'  ottobre.  Ksala  in  novemhre  in  dicenibre  in  gennaio 
alia  prima  aralura  dei  campi,  delta  dai  coloni  isohini, 
spaccatnra  dclle  lerre,  ove  ii  miasma  formiilo  nella 
slagione  eslivo-aiitunnale  si  cumula.  Esala  in  di- 
cembre  in  gonnaio  in  febbraio  quando  alia  slagione 
estivo-aulunnale  calorosissima  umida  con  poche  acqne, 
siegne  un  iiivi;rno  tiepido  secco.  Esala  in  maggio  se 
il  calore  e  mollo  elevalo.  Esala  piu  virulento  all'agoslo 
e  al  sellombic    dell'  anno. 

Allossica  negli  anni  di  lemperalufa  media  pres- 
socche  iin  lerzo  dei  eoloni  indigeni  del  cielo  paiudico, 
la  parte  tnaggiore  degli  agricoii  di  palria  salubre, 
due  lerzi  di  liitli  i  coloni  negli  anni  di  leinperalura 
massima.  Altossica  ua  iiidividuo  esotico  donnendo 
una  nolle,  un  giorno,  o  passando  solamenle  dalla 
regione  paludica.  Allossica  quasi  lutli  i  fanciulli  indigeni 
e  gli  esolici  che  vanno  ad  accliraarsi  cola.  Modera 
i  suoi  effelli  nocivi  sugl'  individui  abiluali  a  riceverne 
r  imprcssione  seguitamenle.  Si  trasporla  coi  venti  a 
graadi  dislanze,  a  positive  alliludini,  e  rende  insa- 
lubri  gli  abilali  di  aero  buoao.  Mostra  una  covazione 
varia  da  un  giorno  a  sei  mesi.  Produce  la  malatlia 
paludica  a  doinioio  endemo-epidemico,  quando  la  sud 
esalazione  protrao  ollre  il  quiolo  o  i]  setlimo  mese. 

UODIFICATORI     IGIENiei 


Ma  se  il  miasma    paiudico  da   la  ragione  suffi- 
cieolo  dclia  produziooe  del   morbo  limnemico,  taluoi 


236 
modificalori  igienici  influiscono  a  crescerne  o  a  see* 
mariie  1'  azione  malefica,  come  elemenli  eliologici  di 
seconda  calegoria  concorrono  a  sviluppare  il  malore, 
ed  essi  debbooo  essere  studiati  abbaslauza  in  Sicilia. 


MODIFIGATOBI     ATMOSFEBICI 


La  leroperaliira  elevala  rende  maggiore  I'esalazioQ 
del  miasma,  e  piu  nociva.la  sua  azione  sull' uomo. 
La  slate  l'  aulunno  assai  calorosi  in  Sicilia  e  piu 
nella  Sicilia  meridionaie  agevolano  la  decomposizion 
vegelale,  mellono  a  scoperlo  la  bellella,  facendo 
evaporare  I'  acqiia,  e  gli  effluvii  si  esalano  in  copia 
piu  virulenti,  si  spandono  facilmente  nell'  aere, 
originano  numerose  niulaltie  paludaii,  e  I' insoia- 
zione  ordinaria  al  colono  siciliano  coadjuva  lo  svi- 
luppo  del   morbo. 

La  umidita  modiQcalore  potenle  delle  funzioni 
deir  inlero  organisrao  unila  al  calore  elevalo  forma 
un  agenle  complesso  che  soprammodo  iniluisce  al- 
1'  azioae  del  miasma  isolano. 

E  oltrecche  il  caldo-umido  o  meglio  I'  aria 
calda-umida  dei  paesi  e  delle  regioni  insaiubri  trina- 
crie,  e  il  veicolo  del  principio  maroso  per  il  vapore 
cbe  serba,  determina  sull'  organismo  bcnsi  un  in> 
fluenza  debililante,  proslra  le  elaborazioni  chimo- 
chiliifere,  la  circolazione  deprime,  la  emalosi,  I'  in- 
fluenza cerebro-raidollo-ganglionare,  1'  evacuazione 
sudorale  minuisce,  1'  assimilazionc  laoguisce,  e  la 
polenza  organica  alTralita  doq  moslraodo  la  Deces- 


237 
saria  resislenza  vilale  a  moderare    1'  azione    palustre 
I'  inlossicazione  del  sangue  diviene  grande  e  svilup- 
pasi   il   niorbo   limnemico. 

II  Ifi-'ddo  uinido  (!  gl' improvvisi  squilibrii  d' un 
elevala  ad  una  bassa  lemperalura  in  ui)  alniosfera 
rea,  sviluppano  la  nialallia  paludale  sospendendo 
la  I'uiizioiie  delia  pelle,  die  lasciando  libcro  il 
corso  ai  travaglio  depuralore  la  salule  equilibre  Iral- 
liene,  ma  1'  eliininazione  impedendone  la  malatlia 
marosa  si  origiiia  ;  e  pero  cbe  I'  agricollore  deila 
moiilagiia  sceso  alia  regione  malsana  vi  gode  lal 
fiala  mediocre  salute,  menire  saiendo  il  inonlagnoso 
paese  sollo  il  soffio  di  venlo  fceddo,  o  dell'  acqua,  a 
corpo  riscaldato  aniva  nella  sua  palria  salubre ,  e 
iuferma  di  febbre  perniciosa  gravissinia,  di  cbe  la 
cagione  efficiente  e  il  miasuia,  e  il  freddo  I'  umidore 
la  sopprossion   sudorale   le  cause  del  ■rminanli. 

iVIa  il  passaggio  dell'  agricola  di  Sicilia,  dal- 
r  almosfera  malsana  alia  purissima  dei  villaggi  al- 
pini,  piena  di  luce  di  elellrico,  e  grande  cagione 
a  svduppare  la  febbre  perniciosa,  cbe  manifesta  una 
fenomenia  scura  complessa,  come  se  1' azione  di  quel- 
r  acre  puro,  altivando  I'  ernalosi  disponesse  i  lessuli 
a  reazioiie  Iragrande  cbe  la  fgriludine  viene  peracula  ; 
e  nell'  isola  nostra  e  cagione  possenle  di  febbri  per- 
niciose  morlifere,  \]  azion  del  miasma  sopra  gli  abi- 
talori  alpini  di  limpido  cielo,  cbe  scendono  al  piano 
0  alia  valie  insahibre,  e  cbe  rimpatriando  respirauo 
queir  aere  sottilc. 

II  colono  di  Sicilia  dorme  noi  campi  la  nolle  a 
cielo  e  air  aperlo,  e  respirando  que  11'  almosfera 
impregnala     del     miasma     cbe    il     raffreddamenlo 


238 

nollurno  lascia  precipitare  insieme  alia  rugiada,  ove 
in  dissoluzione  forse  si  sla,  facilmenle  si  salura  del 
principio  lossico,  e  ne  viene  loslo  colpilo. 

MOUIFICATORI     BROMATOLOGICr 


La  cibaria  dell'  agricola  isolano  noD  e  adalla 
alia  sua  professione,  trasmodando  nelle  rurali  fa- 
tiche,  affialila  di  forze  mangia  pane  grossolano, 
e  lalvoila  pane  segalino  pieno  di  loglio,  e  per  Uilto 
praiizo  cereali  senza  far  uso  della  carne  necessaria 
a  quulio  snervanle  lavoro,  e  a  quell'  almosfera  debi- 
lilaule  impregnate  di  lossico  ;  l'  uso  della  cipolJa  e 
deir  aglio  che  e  abiluale  lo  vantaggia  perche  ali- 
mento  iiultilivo  e  insieine  eccilanle.  La  sua  be- 
vanda  e  impura;  dal  bisogno  pressalo,  beve  I' acqua 
marosa  che  come  I'  almosfsra  da  lui  respirata,  e 
veicolo  aacor  del  miasma,  e  il  vino  necessario 
tanlo  in  quei  sili  insalubri,  e  alleralo  e  di  poca 
valenzia  a  sorregere  la  reazione  organica  necessaria 
ad  ostare  all'  azione  tossica  di  cui  si  ragiooa. 


INDIVIDUALITA* 


Osservando  le  condizioni  di  ordilura  che  predi- 
spongono  ii  siciliano  a  risenlire  gli  effelli  tossici 
palndici,  i  raociulli  fd  i  giovani  piu  allilndine  mo- 
slrano  degli  adnlli  e  doi  vecchi,  e  quelli  a  teoj- 
peramenlo  nervoso  soiio  suscftiibili  sovra  ogni  allro. 

Taluoi    individui   a  temperamenlo  nervoso  pro« 


239 
ounzialissimo  chc  ricevono  I'  inlossicazione  paludica 
anche  per  breve  dimora,  o  per  solo  passaggio  d'  una 
reginno  marosa,  si  Iravagliano  di  tulle  le  varie  forme 
della  inalallia  liinnemica,  e  delle  febliri  perniciose 
luassiinamciile,  seinpre  con  grave  pericolo,  e  a  brevi 
inlervalli  ;  e  vidi  io  un  individuo  di  iale  cosliluzione 
abilaloro  d'  un  paese  salubre,  che  avea  slanzialo  poco 
tempo  in  silo  palustre,  Iravagliarsi  successivamLMile 
di  Icbbrc  perniciosa  Cffalalgica,  deliranlc,  apoplellica, 
asinalica,  einelica,  enleralgica,  illero-esanlomalica, 
DclViilgica,  aigido-diaforetica,  e  p^r  varie  feljbri  larvale, 
e  ogiu  malore  di  allro  fuiido  in  queslo  individuo 
spesso  nel  corso  o  sul  fine  volgersi  in  febbre  per- 
niciosa, i-iie  non  niai  aflliggevasi  di  febbri  benigne; 
cbc  se  il  miasma  era  la  cniisa  effi'ienle  del  murbo, 
il  sislema  nervoso  pr.'ilomma'ile ,  era  la  causa 
occasionale    del    snoi   rilorni     variali    frequeiiti. 

E  parecchi  individui  abilalori  di  p  lesi  a  malaria 
dopo  esscrsi  Irovali  viciui  a  granie  squilibrio  elellrico, 
una  susccllibiiita  prescnlann,  che  non  aveaoo  pria 
a  Iravagliarsi  della  egritudine. 


PROFESSICNB      AGBIGOLA 


La  professione  agricola  la  piii  comuiie  noil'  Isola 
che  classi  diverse  comprenJe  i  collivalori  proprie- 
larii,  i  coloni,  i  risajuoli,  gl'  immollalori  del  canape 
e  lino,  i  (iUajnoli,  i  domeslici,  i  boari,  i  pastori,  i 
velturali,  gli  slerralori,  i  lagiialegne ,  i  vignajuoli^ 
e  lulli  gl'  individui  deslinali  ai  Iravagli  campeslri, 
espone  grau  parte  degl'  isolani  all'  influenza  dej 
iasma    palujico,    ed  e  da   essa  cbe    ripeler  si  dee 


e 


m 


210 
il  gran    nuinero    del    mali    che  afiliggono  la  nostra 
geiile  agricola. 

E  siccome  lale  professione  si  eserclta  in  tulti 
i  piani  abilali  dail'  Isola,  e  in  quelli  d'  'lere  reo, 
d'  aere  buoiio  d'  acre  ollimo,  cosi  la  tnulaUia  pa- 
ludica  in  tuUi  essi  e  commie.  L'  abilalore  del 
riaiti  e  dell'  allipiano  di  purissimo  cit-lii  che  va 
alia  regione  marosa  nel  giugoo,  e  che  vi  dunora 
per  mietere  e  irebbiare  le  biade,  si  travaglia  laivolla 
della  febbre  in  quella  dimora,  o  al  nlorno  alia  pa- 
Iria,  e  inallora  ii  pussaggio  dell'  almosfera  inalsaiia 
alia  slazione  elevala  spesso  sviluppa  pernieiosa  la 
febbre,  o  si  iravaglia  di  febbri  beiiigne  che  recidive 
si  fanno;  quello  che  slaiizia  nella  regione  paluslre 
maisempre,  si  travaglia  della  febbre  c  della  dialesi 
marosa. 

Meta  quasi  degli  abitanli  di  Sicilia  indossano  la 
proFessione  agricola,  e  un  terzo  a  un  di  presso  dei 
campi  isolaiii  sono  ad  almosfera  insalubre,  ammelleiido 
che  un  terzo  e  anche  un  quarto  ne  amniorba,  rilevasi 
chiaro  quanto  e  grande  il  niimero  degl'  indiviJui  che 
ogni  anno  egrola  di  quesla  infermita,  e  quelli  che  dal- 
r  aere  pure  dal  inonle  scendono  per  la  prima  volla 
al  cielo  insalubre,  ti;lli  a  un  dipresso  ammalano  del- 
1'  infermita  miasraalica. 

A  conchiudere  adunque  sull'Etiologia  della  ma- 
laltia  limnemica,  il  miasma  paludico  e  il  modificatore 
speciQco  che  da  la  ragione  sufEciente  della  produ- 
zione  del  morbo,  e  i  modificatori  igienici  sono  fallori 
di  seconda  categoria,  che  sempre  agiscono  insieme 
air  elemento  miasmatico,  era  concorrendo  ad  udo 
sviluppo  maggiore  del  lossico  paludico,  ora  dispo- 
nendo  I'  organismo  a  risentiroe  1'  azione  nociva  viep- 


241 
pill,  ora  delefmlnando  lo  sviluppo  del  morbo,  e  f** 
cendola  da  cause  occasionali. 


OIAGNOSTICO 
DBLLA    MALATTIA    LIHNBMICA 


A  fornire  il  diagnoslico  differeozJale  della  raalaltfa 
•  della  febbre  limnemica,  oltre  il  priacipio  per  sense 
di  freddo,  coesislenle  con  vomito  con  sincopi  con 
lipolimie,  e  con  qiialunque  dislurbo  di  grado  letale, 
e  la  S(i!i  rcmissione  per  diaforesi,  ollre  la  legge 
parosistica  del  ntorni  aaticipanli,  uno  dei  dati  di- 
slinli  e  la  conosceiiza  della  causa  cbe  produce  il 
malore,  e  la  costiluzion  dominanle,  quando  I'  egroto 
dimora  in  un  paese  d'  aere  puro  ;  e  se  abita  in  re- 
gione  insalubre  bisogna  fissare  se  succede  la  febbre 
neila  slagione  calo'-osa,  e  durante  il  regno  epidemico 
dei  morbi  paludali. 

Le  febbri  perniciose  in  Sicilia  riveslono  delle 
forrae  cosi  variate  iosidiose  complesse,  cbe  raalagevole 
torna  farne  un  sicuro  diagnoslico  ;  quanto  e  difBcile 
diirerenziare  la  febbre  perniciosa  paludica  a  tipo  con- 
linuo  della  vera  liloide  ?  quanlo  e  difficile  diagnosti- 
care  la  febbre  perniciosa  presso  i  neonati  lattanti  ? 
finche  la  sinlomatologia  non  ci  fornisee  i  veri  caratleri 
delle  febbri  paludiche  scure  per  diiTerenziarle  dalle  noa 
paludiche,  bisogna  orientarci  pure  coi  dati  che  la  Elio- 
logia  ci  presenla;  se  la  febbre  perniciosa  ad  espressione 
scura  complessa  trae  la  genesi  d'  un  elemento  palu- 
dico ,  dove  nella  slagione  estiva  aulunnale  si  osser- 
va,    e    la  costiluzione   eDdemo>epideinica  domina  io 

46 


242 
onla  delle  forme  insidiosc  del  morbo.  delta  mancanza 
dei  ritorni  parosistici,  del  tipo  continuo,  si  diagao- 
gtica  il  male  per  febbre  miasmatica,  si  ministra 
il  chinaceo,  che  agendo  per  aziooe  specifica,  sopra  il 
fondo  specifico,  prodollo  da  causa  specifica  ancora, 
opera  da  eroico  farmaco,  e  cosliluisce  in  ogni  caso 
Dovello,  come  dalla  sua  prima  scoperta,  uno  dei  piii 
grandi  trioofi  delta  nostra  sublime  scienza. 

Cessi  adunque  la  insufficieDte  direzione  terapeulica 
per  il  ctinico  positivista  cbe  viene  solo  dalia  forma  e  dal 
tipo,  sia  scorta  bensi  la  ricerca  delta  causa  e  la  sua 
conoscenza,  che  viene  dalla  piii  alia  filosofia  medica, 
e  la  ctinica  delle  febbri  paludiche  di  Sicilia  sara  felica 
e  pill  utile,  campaodo  da  morte  moiti  individui  cbe 
la  febbre  perniciosa  a  tipo  continuo  uccide;  dappoic- 
che  coDoscere  la  oatura  dei  morbi  significa  conoscere 
la  loro  causa,  e  essa  T  elemento  primordidle  che  li 
regge  li  decide  li  caratlerizza,  ed  e  essa  1'  ele- 
mento a  preferimeoto  che  regola  e  dee  regolare  la 
terapeutica. 

-1    ;';(:■■  ■  ■  '   • 

■!i'/U^..j    fi    '  PROGNOSTICO  '  ■'■^'■■^ 

DELLA    UALATTIA    LIMNEUICA 

i  ih'  .  'I'i   'I  '  •-    ■  "■■"> 

La  malattia  cbe  io  Sicilia  cagiona  la  maggiore 
morlaliia  e  la  paludica  ;  la  perniciosa,  e  piu  la  perni- 
ciosa algida,  la  sincopale,  la  colerica,  la  comatosa, 
reseca  la  vita  alio  stato  acuto  in  brevissimi  giorni,  nelle 
campagoe  e  nei  paesi  a  preferimento,  ove  la  me- 
dicioa  Doa  si  cooosce  di  molto,  1'  eodemia  crooica 
'u  .•'■•'iCV'-'V   ;■  :  '  ■  ;.;i')'    .!.;••?    •!!!•■:''         ,■      ■      ■     .  •'  * 


243 

6  la  dJaltisi  paluiiica  uccido  leolameote  cagionando 
la  febbre  recidiva,  la  splenopazia,  I' emorragia,  1' idro- 
pisla,  il  marasmo ,  la  cachessia  ;  e  delrrioraiido  gli 
organisini  cotanlu  procrea  figli  dcgnierali  che  ser- 
bano  iii)a  predisposizione  alia  scrofula  ,  alia  rachili- 
de,  alia  ficnia. 

Cosi  r  influenza  paliidica  esercila  ua'  aziooe 
fatale,  uii'  oalacolo  repressive  suH'  accrescimenlo  dei 
popoli,  e  il  risultatu  deila  sua  persislenza  ia  una 
localita  determinala  e  lo  scemamealo  della  sua  po- 
polazione  specifica. 

TBKAPCUriCA    DELLA    UALATTIA    LIUISBIIICA 

II  Irallameiitu  della  febbre  paludale  di  Sicilia 
e  il  traltainenlo  specifioo  dirello  alt'  elemealo  mia< 
smalico  ,  che  produce  il  fondo  morboso  speciGco , 
IrallaiTiculo  die  se  non  si  meKe  ionaozi  rapida- 
meiile  la  malaltia  si  eslolle  gigaote  a  minacciare 
la  vita  ;  il  cbinaceo  dee  mioistrarsi  tosto  losto , 
e  a  graa  do3e  nelle  febbri  peroiciose,  e  nel  lipo  re- 
miltente  e  continuo  dee  usarsi  coo  tuUa  la  febbre  ; 
che  se  nelle  malattie  periodiche  miti,  ia  quelle  ve- 
nule da  modificatnri  igienici  nelle  nevralgie ,  nelle 
nevrosi,  nell'cinorragie,  e  ragionevole  dare  il  chioi- 
00  negriiiUrvalli  del  pirosisrao,  e  quando  randamen- 
lo  inlermittrtote  parosislico  coQ03cesi  chiaro,  perche  ii 
fannaci)  u.^asi  come  un  antiperiodico,  aelle  malattie 
paludali  ecu  diatesi  speciQca,  prodotte  dal  miasma  il 
chinaceo  che  si  da  come  speciGco,  e  che  costituisce 
la  raedicazione  del  fondo  del  morbo,  puo  usarsi  con 
tatta  la  febbre,  perche  sebbeoe  la  sua  azioae  e  mi- 
steriosa  ed  arcaoa,  si  cooosce  pero  che  fuga  il  ma- 
lore  ailaccaado  la  causa  da  cbe  esse  proraaoa. 


2U 

E  di  vero  quanfo  sono  infiDi'te  1'  espressiooi 
siDtomaticbe,  e  i  tipi  delta  malattia  paludica  ?  essa 
preseota  le  piii  grandi  scene  della  patologia,  si  ma- 
DiTesta  sotlo  lulle  le  forme  raorbose,  polrebbe  dirsi 
la  sindrome  di  lutte  le  malatlie  dell'  uomo  ,  «  come 
un  proteo  si  inostra  sotlo  forma  piressica  ,  e  di  pi- 
ressia  angioteoica,  gastrica,  biliosa,  mucosa,  catarrale, 
atassica,  adinamica,  pulrida,  sotlo  la  immagioe  ipe- 
remica,  emorragica,  ipercrioica,  nevralgica,  iperslenica, 
iposlenica;  ogni  turbamento  morboso  puo  sorgere  a 
costituire  la  peroiciosita  del  malore  ,  assume  il  tipo 
conlJDuo  il  remittenle  e  tutle  le  varieta  dell'  inter- 
mittenle ,  e  tultavia  percbe  la  malallia  si  cosliluisce 
dello  stesso  fondo  specifico,  venule  d'una  causa  spe- 
cifica  ,  cede  mai  sempre  al  farmaco  stesso  ,  pcrche 
Delia   sua  azione  e  specifico  ancora. 

La  dose  del  cbinaceo  minislrata  nelle  perniciose 
in  Sicilia,  e  di  sessanla  acini,  e  Dei  casi  di  vioienta 
pernicie  a  tipo  continuo,  arriva  anche  a  ceato,  ed  e 
da  notarsi  cbe  1'  irritazioae  gastro-enterica  sovenli 
alia  peroiciosa  legala  dod  esser  d'  oslacolo  all'  uso 
del  farmaco,  cbe  torua  giovavole  seoza  crescere  I'  ir- 
ritazione  morbosa. 

La  medicazione  ausiliaria  della  febbre  paludica 
o  la  iDedicazioDe  della  forma,  varia  secoado  le  ma- 
nifestazioni  sinlomaliche  cbe  essa  preseota,  quaado 
si  osserva  la  sofTereoza  biliosa  e  la  gastrica  bilio- 
sa, che  e  la  piu  frequeate  appo  noi,  la  medicaziooe 
vomiliva  e  la  purgativa  ,  tornano  utili  a  sgombrare 
le  vie  digestorie  degl'  imbarazzi  biliosi  fecal i,  cbe 
agevolano  Iroppo  1'  azion  del  cbinaceo,  e  prcservano 
in  parte  delle  recidive  del  morbo,  e  questa  medicazio- 
ne cbe  io  cbiamerei  ancor  radicale,  dee  sempre  impie- 
garsi,  ed  e  utilissima  percbe  elimina  la  causa  deleterica 


215 
che  produce  il  morbo ,  e  depura  il  sangue  alterato. 

La  sofferenza  angiolenica  vuole  il  salasso  mode* 
rato,  quando  la  individualila  deli'  egrolo  ticne  una 
cosliluzione  robusla,  un  temperamenlo  sangnigno,  e 
i  sanguisugi  se  una  iocalizzazione  fleinmasica  si  e 
stabilita;  dove  pero  il  dominio  endemo-epidemico  o$- 
servasi  bisogna  essere  moderato  nei  salassi  ancor- 
cbe  sono  indicati. 

La  maaifeslaziene  nervosa  esige  la  medicazione 
stupefacienle,  e  Tuso  del  bagno  quando  la  sua  mo- 
dalita  palologica  e  rcazionaria,  sia  iperstesica  nevral- 
gica  0  convulsionaria,  vuole  la  medicazione  eccitan* 
te  e  difFusiva  se  la  modalita  morbosa  e  aslenica  , 
e  r  ipoiiervia  osservasi  al  sislema  cerebro-spinale  e 
al  ganglionare,  e  che  oltre  la  proslrazioiie  dell'azioa 
muscolare  annienla  la  circolazione,  !a  calorificazione 
e  r  orgaiiismo  periciila    per  mancanza  di  reazione. 

La  medicazione  della  forma  diatesica  e  delle 
sue  varieta  noa  c  nello  stato  attuale  della  scienza 
ben  formulala,  lull^.via  essa  dee  esser  complessa  coma 
diversi  sono  gli  stali  morbosi  del  sangue  da  cui  di« 
pende,  e  si  origina  ;  cosi  la  diminuzione  di  propor* 
xione  dell'  albumina  che  produce  I'  idropisia,  si  rae- 
dica  colla  china  e  la  cibaria  tonica  ;  la  diminuzione 
della  fibrina  che  origina  I'  emorragie  multiple  ,  co- 
gli  acidi  vegetali  ,  colla  china  ,  cogli  alimenti  re- 
slauranli  ;  la  diminuzione  di  proporzione  dei  glo- 
Luli  vuole  i  ferruginosi  e  un  igiene  forliGcante  ;  e 
la  splenopazia  anlica  ,  la  febbre  recidiva  la  caches- 
&ia  cbe  risuUano  da  quesle  alterazioni  complesse , 
le  medicazioni  csposte  riuoile  fra  loro  ;  e  se  lo 
slato  di  anemia  e  delle  forze  nervose  lo  permet- 
le  ,  e  utile  I'  uso  degli  evacuanli  secondo  il  metodo 
di  Durand  de  Lunel,  a  prefereoza  nelle  febbri  reci- 


246 

dive  oslinate  ad  elimioare  il  principio  morboso  pa- 
ludico;  ma  quando  la  forma  diatesica  e  costituita  ai 
farmaci  predelli  bisogoa  riunire  la  medicazione  igie- 
oica,  le  influenza  d' un  aere  sano,  lasciare  il  cielo 
paluslre ,  onde  ollenere  la  bramala  salute,  e  vincere 
questo  slato  di  cronicita,  di  cacbessia  perlinace,  cbe 
leatameote  conduce  1'  iofermo  al  sepolcro. 

PROFILASsiA     IGIENICA 


La  profilas^ia  igienica  dell'agricola  delle  regio- 
ni  marose  di  Sicilia  ptT  oslare  in  alcuD  modo  al- 
r  azione  delle  cause  insaiubri  cosi  peroiciose  in  quei 
luoghi.  sarfbbe  di  dormire  la  nolle  nelle  case  e  non 
ail'  aere  aperlo,  e  quesle  debbono  coslruirsi  nelle  al- 
lure di  quella  regione  ,  e  nou  nei  luoghi  bassi  ,  di 
usare  una  cibaria  lonica,  una  bevanda  saiia  e  slirao- 
lanle  ;  di  mellersi  alia  falica  dopoche  it  sole  si  e 
sollevalo  suir  orizzonle,  di  essere  lemperanli  e  conli- 
nenli  che  la  sobriela  e  il  primo  precello  igienico 
deir  uomo  delle  paiudi. 

COSTI  TUZIOiSE     ENDKMICA 
...  :     DELLA     MALATTIA     LIUNEUIGA    DI     SICILIA 

L'  osservazione  dei  falli  delle  malatlie  paludiche 
deir  isola,  ci  purta  a  staluira  tre  cosliluzioni  distinte 
considerate  sotlo  il  riguardo  delta  loro  altivila  tossica, 
dipendenli  dal  grado  d'  intensita  del  miasma,  una 
cosliluzioae  massima,   una  minima,   una  media. 

La  coliluzione  massima  ha  per  divisa  palogno- 
monica  di  serbare  una  potenza  eliologica  intensa 
posseule,  che  agisce  taatosto,  e  i  suoi  efTtilti  paloio- 


2M 
gici  sono  infallibili  senza  il  concorso  d'  altri  modi- 
ficatori  igienici,  che  I'  organismo  squilibrano  ,  come 
i  modificalori  bromalologici  che  ori^inano  la  io.lige- 
stione,  o  gli  almosferici  che  producooo  la  soppres- 
sione  delle  cvacuazioni  sudoral!. 

Questa  costituzione  in  Sicilia  si  osserva  tiel- 
1'  estiva  e  nell'  aulunnale  Blagione,  quaodo  la  lem- 
peralura  salisce  elevali  livelli  ,  e  dove  i'  umidore 
atmosferico  esubera,  e  siede  il  poslo  geografico  dei 
lerreni  insalubri  umidi  bassi,  delie  paludi,  delle 
acque  slagnanli  nalorali  ed  arllGciali.  Cosi  dicendo 
del  noslro  conlorno  si  osserva  al  panlano,  al  biviere, 
agli  auzini,  al  lago  di  cotonp,  neile  risaie,  nelle  lagu- 
ne  arliflciali,  che  la  farmo  da  maceratoi  del  lino  e  del 
canape;  e  dolle  allrc  regioni  dell'  isola  si  osserva  pres- 
so  i  panlani  di  Spaccaforno  e  Terranova  ,  presso  i 
panlanelli  di  Siracusa ,  il  Gurgo  di  Carcaci  ,  presso 
Lercara  e  le  paludi  di  Valleliinga  Colomba,  e  quesli 
sili  sono  la  vera  patria  delle  malallie  miasmalicbe 
di  Sicilia  e  della  posiliva  infezione  paiudica. 

La  cosliluzione  massiaia    manifesta  nel  genera- 

lismo  una  modalila  patologica  acuta,   la  febbre  per- 

Diciosa  assunie  tutle  le  immagini  e  le  semplici  e  !e 

polimorfe,  preseiita  le  varieta  le  piu   numerose,  ve- 

ste  il  tipo  remittente  il  conliuuo  ancora,  e  a  fugar- 

si    bisognaoo    dosi    grandi    dello     specifico  ,    e   taU 

volla   al  terzo   al  secondo  parosismo  mortifera   fassi 

e  reseca  la  vita,  ed  e  questa  costituzione  che  raetle 

genesi  alle  recidive  ostinate  e  al  dotninio  epidemico. 

Ollreccio    e    gl'   immuni    e    quelli    attaccati    da 

febbre    preseotano    tulti    a    uti    di    presso    la    forma 

diatesica  del  morbo,  e  tutle  le  sue  variela,  la  spleno- 

pazia  ,  la  febbre  cronica  recidiva  ,  I'  emorragie  mu- 

liple  ,  le  idropisie  ,  la  cachessia  ,  trista  cagiona  dei 


248 
cronicismi    refrattari  variatissimi ,    delle  costituzioni 
degenerate,  delle  procreazioni  degradale,  delle  morti 
premature,  degli  abitatori  del  pessimo  cielo  palustre. 

La  coslituzione  inioinia  e  per  i  suoi  caratteri 
della  precedeute  l*  inversa  ;  l'  elemeato  etiologico 
miasma  ha  una  lieve  azione,  I'  iafezione  paludica  e 
mile  e  a  produrre  lo  stalo  morboso  vuole  il  coa- 
corso  di  piu  modidcatori  igienici.  Questa  costitur.io- 
ne  appartiene  ai  riaiti  di  Sicilia,  alle  collide  ai  tnon- 
ti  di  poca  alliludiiie,  che  in  prossimiia  ai  ceniri  ma- 
rosi,  leiigoDO  postura  ecceilenle  geografica  die  sono 
dominnti  da  veoli  salubri.  I  miasini  che  la  custitiii> 
scono  sono  co.si  pochi  e  disseminali  cbe  la  loro  at- 
tivila  morbipara  si  manifesla  a  lontani  intervalli  ,  e 
debole  breve  nulla  soveali,  e  spesso  controbilanciala 
dalia  resistenza  fisiologica  normale  degl'  individui  , 
dalle  inducnze  secondarie  di  temperdtura  di  ciima, 
che  soffocano  la  loro  cattiva  influenza. 

Ija  coslituziaiie  paludica  minima  produce  pocbe 
febbri  intermillenli  e  beuigne  anziche  peroiciose,  ia 
forma  dialesica  raramenle  sviluppasi  ,  unquemai  la 
cachessia  raarcmmana ,  e  i  suoi  trisli  effelli  mor- 
bosi  ;  presentan  soventi  questa  coslituzione  paluJi* 
ca  ,  Misterbianoo,  Licodia  ,  Biancavilla  ,  G  irienlini  , 
Francofonle  ,  Feria  ,  Buscemi  ,  Granmichele  elevati 
sul  mare  ,  ariosi  abbastaaza  ,  e  noD  mollo  vicini  ai 
eentri   marosi. 

La  coslituzione  media  o  mista  come  il  suo 
nome  lo  mostra,  parlecipa  i  caratteri  dell*  una  e  del- 
r  allra,  e  se  la  localita  noD  serba  focolai  d'  emana- 
zione  mefliica  gli  slanno  vicini  di   troppo. 

L'  altivila  lossica  della  costituzior)e  di  cbe  si 
favella,  e  mascherala  lalenle  ,  per  se  slessa  ageodo 
di  rare,  il  coacorso  esige  di  taluoi  modificatori  igie- 


249 
Di'ci,  dietro  i  quali   si  occulta  ,  gli  servono  come  di 
velo,   e  lie  crcscono  I'  allivila  la  potenza. 

Liionde  osstTVrisi  spesso  in  un  paese  a  malaria, 

e  a  cusliluziuuc    luirila    pajudica^    die  la  malatlia  si 

sviiuppa    dietro    uii    squilibrio  aereo,   un  muiameDlo 

improvviso    di    temperatura,    uo  forte  passionameoto 

morale,  una  malattia  che  ha  proslralo  I'  innervaziooe 

e  la  vita  ,   un  iasuiBcieiite  cibaria  ,  uii  indigestiooe  , 

un  traumatismo,  una  contusione,   una  ferita,  la  cisto- 

tomia  il  cateterismo  ripuMulo,  i'  avulsione  d'  un  denle. 

la  cosliltizione  mista  di  che   si  favella  liene  gli 

individui   che  abitano  qiiella  regione  come  situati  sotto 

r  iiiniienza  d'  un  iatossicazione  miasmatica  imminente 

o  allu  stalo  iaieate,   che  pt^r  svilupparsi  non  attende 

che    un    modificatore    igieoico ;    cosi    la  patugeuesia 

delta  malattia    paludica    ia   lale  costituziooe,  lieue  a 

due  fattori  distinti,    un    fatlore    specifico,   i'  elemeoto 

paludico  che  produce  1'  inlO£sicazione,  foado  etiologico 

essenziale    del    morbo,    e   un  faltore  igieoico  che  lo 

sviluppo  produce,  e  ne  e  la  causa  occasionale.  Pateroo 

Aderno,  Carcaci,  Lentini,  Scordia,  Palagonia,  Cassa- 

ro,   Priolo,   Villasmundo,  Biscari,    Francavilla,  Calla- 

hiano  ,   Moio,  e  altrettaii,   questa    costituzione    mista 

presenlano,  ove  la  malattia   si  sviiuppa  per  lo  raecca- 

Dismo  «'tiologico  sopradescritto. 

L'  espressiono  generale  delle  malatlie  limnemiche 
della  costituziooe  inisla,  s' avvicina  alia  fisonomia 
patologiua  della  costituzione  massima  ;  vi  si  osservano 
tutle  le  varieta  delle  perniciose,  i  tipi  piu  oscuri,  gli 
andaraenti  i  piu  precipitevoli,  i  piii  iosidiosi,  le  rica- 
die  perlinaci  ,  tutle  le  siogole  manifestaziooi  della 
forma  dialesica,  le  indigestioni  croniche,  le  diarree, 
le  idropisie  ,  le  emorragie,  le  localiziazioni  lienose, 
-  47 


2S0 


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Cf;  .£  din  idh 


251 

li?i   che  impiega   la  chimica   (1)  ,    ma   i  falti    biolo- 
gici    assai    piii    iriteres>an(i    dei    fatli    cadaverici    cbe 


(1)  Dalle  osservazioni  fisiche  e  chlmlclie  sul  sangue  degli 
abilaDli  le  maremme  del  Marchelli  e  di-i  profi-ssore  Gozii 
rilevasi  cbe  il  sangue  eslraltij  a;|.'li  abitanli  cosUnlemenle  in 
lerritorii  ove  regna  la  malaria,  e  cho  vanno  quindi  sotloposli 
alle  malallie  ivi  endemichn  ,  T.-bbri  interrailt<^nti  scorbuto  ed 
altprazioni  org.iniche  della  milza  c  del  fegalo,  e  molto  nero, 
forma  un  coagiiiu  che  non  a  saprebbe  chiamar  jinimo  ,  per 
nulla  lenace  separanle  nel  primo  momenlo  pochissimo  siero 
che  »i  perfora  e  si  taglia  senza  alcuna  reaislenza,  mai  forma 
Tera  cotenna  tenace  resistenle  concava,  e  mai  o  quasi  mai  quel 
griinii)  e  rdmpallo  rislrpllo  rnnico  separanle  molhsiimo  siero 
cbe  SI  lianuo  per  segni  i  piii  cerli  di  diatesi  flo^'islica,  il 
coagulo  si  squaglia  facilmenle  separa  aliora  abbondaiile  quan- 
ti'ii  di  siero  or  giallo  or  opaco  or  verdiccio  ,  quette  qualila 
fiiiche  del  sangue  sono  marcalissime  nell' eslale  e  nell' aulunno. 

Interessanlissimi  furono  i  risullati  deli'  anali«i  chimica, 
isliluila  dal  professore  Cozzi.  In  tutti  e  quallro  i  sangui 
analizzati  apparira  diminuila  la  quantita  regolare  di  fibrina 
dell'albumina,  e  del  jjrasso.  niancavan  quasi  del  lullo  i  fo^ifati, 
esisl»;Ta  molta  colesterina  e  un  apprezzabile  quanlilii  di  ma- 
teria colorante  biliare  ;  I'  analisi  chimica  quindi  lia  non  solo 
ronfermala  I'  allcrazione  del  fluido  sanguiguo  negli  ahitanti,  i 
ternloni  so^'gflli  a  malaria,  ma  ha  anche  indicalo  in  che  con- 
sisle  lale  alli.-razione ,  Tc.rli  lerapeulica  speciale  delle  febbri 
ialermillenli  perniciose,  voltala  nel  volgare  idioma  da  Lionardo 
Dorolea  con  note  dello  slesso  p.  iOS. 

Ecco  le  conciusioni  di  M.  M.  Leonard  el  Foliey  delle 
loro  analisi  sul  sangue  uelle  febbri  d  Algeria  —  La  m>»dia  di 
librina  essendo  sopra  1  000  parti  di  3,  4  diminuisce  di  no»e 
in  seguilo  drlla  frbbre,  e  quesla  diminuzione  era  in  rapporto 
col  niimprii  dslle  infasioni  e  delle  rlpelizioni  degli  accessi. 

II  maximum  della  cifra  dei  globuli  essendo  152  e  il 
minimum  alio  slato  normale  110  hanno  afulo  come  media 
celle  febbri  recidive  e  prolungale  103.  L'  abbassameulo  dellf 


232 
raccoglie  la  cbimica  e  raaatomia    patologica    esprl- 
mooo    la   sua   inlossicazioae    abbaslanza ,    ed    espri- 
tnono  cbe  per  la  via  del  sangue   il  miasma  intossica 
poi  il  sistema  nervosu,  e  gli  orgaai   lulti ,  e  per  ia« 

■,■■■'  ;  ■'••1  o;!..i7 

proporzioni  dell'  albumina  avriene  d'  un  modo  pronunzialo  —  I 
maleriali  solidi  del  siero,  organici  e  inorganic!  Iciidono  a  de- 
crescere  di  quantila,  I'  acqua  del  sangue  che  non  diminuisce 
cbe  in  casi  rari  ,  tende  geueralmenle  ad  aumentare,  e  cio  ha 
luogo  a  svanlagi^io  dei  globuli,  Alemoires  de  medicine  chirur- 
gie   et  phannacie  militaifes  t.  60,  pag.  35. 

Robin  e  Verdeil  al  1853  asseriscono  cbe  la  quantila  di 
fibrina  del  sangue  e  minore  nelle  febbri  intermiltenli  Iraile 
de  cbimie  anatomique  et  physiologique  v.  3.  p.  205. 

Cosa  dimostra  lo  studio  analidco  del  sangue  nel  cotbo 
delle  febbri  iutermitlenti  ?  nulla  bisogna  confessarlo  nello 
stato  atluale  delta  scienza;  Andral  e  Gavarret  dopo  avere  esa- 
minato  in  moiti  casi  il  sangue  eslralto  dagli  ammalati  sia 
durante  il  parosistoo  febbrile,  sia  durante  1'  apire:isia,  niente 
iianno  cooosciuto ;  nessuno  vizio  materiale  del  sangue  banno 
trovalo  in  rapporto  di  coesislenza  o  di  causalila  cogli  atlac- 
cbi  della  febbre  intermittente ;  cosi  I'  ematologia  pnsitiva  re- 
sta  muta  nelle  febbri  iotermillenti  ;  e  se,  (come  pare  as*ai 
probabile)  1'  inlossicazione  paludica  noa  compiesi  senza  al- 
terare  il  sangue,  la  cbimica  nello  state  attuaie  non  h^  co^ 
atatato  questa  allerazioae,  come  non  ba  conosciuto  I'  esisten- 
sa  dei  miasmi  paiudici  nell'  atmosfera.  Itequin  v.  3.  p.  286. 

Dal  qui  antedello  sembra  quindi  die  la  cbimica  organica 
nelle  sue  analisi  ha  fissato  le  aiterazioni  del  sangue  quando 
queste  sono  piu  progredite,  piii  positive,  solto  I'  azione  conti- 
fluata  del  miasma  ,  cbe  fa  ripelere  la  febbre,  o  che  produce 
la  diatesi  e  la  cachessia  paludica,  senza  mai  suscilare  movi- 
jnento  piressico,  e  pare  che  essa  nello  stato  attuale  e  insuiB- 
cienle  a  conoscere  il  principio,  il  primo  grado,  1'  alterazione 
/Comincianle  del  sangue,  che  apparisce  all'  azione  lieve,  o  al- 
J'  azione  appena  cominciata  del  miasma  paludico  suH'  organismo 
^JTente    e    pero    dicea  bene  Aodral  e  U&^om.    Senza  dubbio 


253 
tossicazione  io  voglio  esprimere  la  presenza  maleria- 
le  del  principio  tossico   nel  sangue  e  nei  tessuli  di- 
versi,    e    le  niodificazioni    morbose  dell'  uiio  o  degli 
allri  prodolte  in  essi  dall'  azione  della  causa  sless;). 

E  di  vero  le  febljri  peniiciose  morlifcre  clie  a 
priino  0  a  secondo  parosismo  annienlano  la  reazioiie, 
annienlando  la  circolazione,  I'  innervazione,  la  calo- 
rificazione,  che  miaacciaoo  una  dissoluzione  prossima, 
senza  sinloini  local!  funesli,  ed  ove  I'  organismo  pe- 
riclita  per  1'  atlacco  portato  alia  sua  unila,  alia  sua 
resisleoza  vilale,  alia  sua  reaziono,  piucche  per  una 
lesione  di  strutUira,  le  febbri  perniciose  morlifere 
diinostraoo  probabilmentc  la  inlossicazione  del  san- 
gue Del  morbo  paludico,  e  la  inlossicazione  secon- 
daria   del  sislema   nervoso   e   degli    organi    tutli, 

Che  cosa  e  la  febbre  perniciosa  scorbulica  ? 
carallerizzala  da  areole  violacee  per  lutta  la  pelle, 
di  puslole  diafane  ripiene  d'  un  jiquido  dello  slesso 
colore  ;  di  gengive  tuniide  floscie  violacee,  che 
gemono  sangue  nerissimo,  di  vollo  livido,  unghie 
pavonazze,  poisi  esilissimi,  lipolimie  ripetute,  respiro 
diflicile  ,  di  felore  cadaverico  ,  segni  tulti  di  dissolu- 
zione umorale  ? 

Che  cosa  e  la  febbre  algida  cafalterizzata  dalla 


^O' 


non  si  ha  trovalo  costanlemente  quesla  allerazione  durante 
tulta  la  (lurala  della  febbre,  perche  non  si  ha  potulo  conosceri 
dopo  i  prinii  accossi,  ma  non  e  possibile,  continuaiio  essi,  che 
la  cliimica  sia  impolcnle  allora  a  scoprire  ua  allerazione  co- 
niinciaiile  del  sangue,  menlri'cche  essa  e  si  manifesla  quando 
la  febbre  e  ritornala  sovcnlc  ?  cssa  discopre  allora  una  dimi- 
nuzione  nei  prijicipii  cosliluliTJ  del  sangue  e  sopratutlo  nfi 
^lobuli  rnssi.  Corso  di  Patolug,  iDlcro.  t.  3.  pag.  115  arti- 
xolo  febbri  inleroaiUeati. 


254 
mancanza  dei  polsi  da  freddo  di  gelo  dall'  annienta- 
mento  della  reazione    organica    dalla  cadaverizazione 
dell'  rgrolo  ? 

(_lhe  cosa  e  la  fybbre  perniciosa  lif()iil<'a  con 
cangrene  eslerne,  con  esantemi,  con  delermiuaziooi 
morbose  alle  parolidi  ,  con  I'  ensipela  raabgno  ? 
Tutlc  quesle  febbri  venule  da  un  lossico  paludico 
virulenlissimo,  sono  delle  inlossicazioni  del  sangue, 
6e\  sislema  nervnso,  dell'  iiilero  organisrno,  che  li 
riduce  iosiifljcienli  a  soslcnere  la  reazioiie  vilale, 
e  che  si  moslrano  con  espressioni  morbose  di  disso- 
luzionp  iimorale  e  di  annienlamento  delTazione  nervosa. 

E  il  fatto  patologico  della  trasmissione  della 
febbre  paludica  dalla  madre  all'  embrione  nell'  utero, 
dalla  nulrice  al  laltanle,  come  osservo  Franck  Boudin, 
dimoslrano  pure  che  le  febbri  p;iludiche  ilipendono 
d'  un  iiilossicazione  g.-neralc  del  saugue  e  degli  or- 
guni,  perciie  il  saiigne  e  1'  impaslo  organico  inlossica- 
li  son  quelli  che  con  inolla  vensimiglianza  comunicano 
queslo  slalo  patologico. 

Ma  a  spingere  le  noslre  ricerche  piu  avanii  nello 
sludio  posilivo  dei  falli  eliologici,  esaininiaino  1' azione 
deir  altnosfera  impregnnla  del  tossico  paludico  sul 
popolo  che  nel  suo  soikj  viva  e  lespira,  che  inoslra 
carallori  di  apparenle  salute  perche  non  palisce  la 
febbre.  II  lossicoso  miasma  che  per  lulle  le  superficie 
di  rapporlu  nell'  organisrno  s'  addenlra,  e  per  la  rc- 
spiraliva  sta  per  quallro  o  piu  mesi  sempre  iofuso 
nel  satigne,  con  queslo  fluido  segue  i  cammini  della 
circolazioiie  gi-nerale,  colla  fibrina  e  I'  aibumuia  per 
ex<)S(nosi  trari>uda  nell'  inliinita  molecolare  degli  ur- 
gani,  coi   globuli    senza    uscire  dai    vasi    agisce  sui 


■fi" 


2S3 
(essuti  e  sul  sistema  nervoso,  e  cosi  si  comunica  ai 
fluidi,  ai  solidi,  ai  sislemi   oervosi,  ai  tessuli  dell'  or- 
ganismo  vivenle. 

Torn  indo  il  sangue  al  polmone  ad  arttrializzarsi, 
a  combiiiarsi  coll'  ossigene  vivificaiile  ,  nuovamenle 
riceve  ii  lossico  morbigeao,  e  lo  Irasferisce  di  nuovo  in 
lulla  r  economia  orgaiiica,  e  cosi  laole  voile  iu  ud  ora, 
in  uii  i^iorno,  in  un  mese,  in  quallro  mesi  segnili,  iin- 
pregiia  dal  modiGcatore  specifico  I'  itilero  orgaiiismo. 
Ii  sangue  pero  carico  del  principio  tossico,  nelle 
sue  propriela  modificalo,  Don  puo  adempieie  le  sue 
gran  missioni  fisiologiche,  la  sua  azioiie  molecolare 
uecessaria  a  sosleiiere  la  reazione  nervosa  difolta, 
come  quella  sostenilrice  dell*  assimilazione,  e  non 
puo  portare  la  vila  sana  in  tutte  le  parli. 

Cosi  la  emalosi  viene  turbala,  la  digeslione  laborio- 
sa  disordina  senza  cagione  o  alia  cagione  piii  lieve, 
i' innervazione  ccrebro-midollo-gangliouare  si  proslra, 
r  assimilazione  difella,  I*  espressione  geoerale  della  vila 
e  asteoica,  e  tullavia  T  individuo  solto  I'  influenza  d'  un 
lossico,  presenlando  quesla  serie  di  lente  degradazioni 
funzionali  e  vitali,  non  esce  dai  cancelli  dello  state 
sano,  non  e  in  preda  ancor  della  febbre,  o  della 
diatesi   paludica. 

1  dopuratori  deli'  organismo  la  pelle  i  reni  gli 
inlestini,  colle  escrezioni  sudoral!  urinifere  inle&linali, 
eliminano  seinpre  il  principio  tossico  che  per  la  it- 
spirazione  s'  introduce  e  sla  infuso  nel  sangue,  e  pre- 
servano  I'  organixno  del  suo  niassiino  iinpreguamenlo, 
e  cosi  sebbene  slasse  sempre  il  veleno  paludico  nel 
sangue  e  nell'  organismo,  una  forl«  immmenza  mor- 
bosa  che  liene  le  parli  e  le  loro  fiinzioni  non  sano, 
pur«  esse  nun   runipunu  ad  un  pusilivu  stcilo  inurboso 


256 
e  la  raaggloranza  dei  popoll  dei  cieli  paludici  negli 
anni  medii,  non  s' allaccano  della  febbre,  o  della  dia- 
tesi  paludica. 

Lo  studio  eliologico  quindi  del  miasma  cho  por 
qualtro  mesi  conlioui  dimora  nel  sangue,  cbe  agisoe 
morbosaaiente,  ma  che  non  produce  lo  stato  morboso, 
cbe  tiene  popoli  interi  in  imminenza  alia  fcbbr*;,  alia 
dialcsi,  ma  che  non  li  affella  di  tali  malori,  che  po<- 
trebbe  dirsi  una  prima  oscillazione  dalla  salute  alia 
malaltia,  una  coudizione  morbosa  lineare  compalibile 
con  una  qualche  salute,  e  che  inizia  la  vera  soffa- 
renza  morbosa,  lo  studio  dell'  azion  del  miasma  ia 
alcuii  modo  ci  fa  ancor  slenebrare  il  misloro  della 
forin.i/.ioi>e  del  morbo  iiei  suoi  leinpuscoli  primi,  e 
il  luislero  della  sua  recondita  esseiiza.  Gi  fa  stene- 
brare  la  primissima  raodiflcazione  morbosa  passarsi 
iiella  plaslicita  e  nella  vita  del  sangue,  nella  vita 
indi  del  sislema  nervoso,  e  nell'  intimila  molecolare 
dei  lessuti,  ci  fa  stenebrare  tale  modific^zione  geue- 
lica  essere  in  prima  umnrale  e  poi  solidislica,  il 
sangue  essere  il  fluido  ove  il  miasma  dimora,  ove 
forse  comincia  a  turbare  occultamente  la  sua  vita 
intnnScca,  ove  inizia  le  sue  lesioni,  che  chiarissime 
divengono  poi  permaneiiti,  prepoiideranti,  nella  dia- 
tesi  e  nella  cachessia  marommana  ;  e  il  sangue  in- 
lossicato  rispelto  alia  causa  specifica  cosliluire  il 
fondo  morboso  permanenle,  il  punlo  di  partenza,  il 
primo  anello,  d'  onde  1'  osservazione  iion  puo  rimoa- 
tare  piu  in  la,  fondo  morboso  genelico  d' onde  si 
viene  alia  intossicazione  del  si'^tema  nervoso,  all'  in- 
lossicazione  dei  lessuti  dell'  organismo  ,  da  cui 
dipende  la  forma  febbrile,  la  forma  affebrde  che 
sonn  lransilori(>  c  di  poca  durata,  e  d'  onde  si  vieno 
alia    fura)  1    dialesica    e  alia    cachessia    raarenuuaua, 


2S7 

espressioni  morbose  permanenli,  general!,  di  luogo 
corso,  che  direltamenle  si  originano  dal  fondo  mor- 
boso  permanenle  sanguigno  che  ha  profondameiile 
alteratu  la  funzione  assimilatrice,  alterazione  la  quale 
palesa  piu  della  febbre  ,  e  della  febbre  larvala  ,  la 
vera  essenza  del   morbn. 

Le  due  espressioni  lerminali  quiddi  di  quesla 
gran  causa  tossica  e  I'  espresiione  iniziale  ad  un 
imminenza  cnorbosa  cbe  si  nola  nei  popoli  dei  cieli 
paludici  non  ancora  animalali,  e  I'  espressinne  mor- 
bosa  finale,  la  forma  tJiaU^ica  che  invade  I'  intero 
organismo  disordinando  la  funzione  assimilalrice,  ci 
convincoDO  veramenle  sul  reale  fondo  inorboso  della 
malallia  paludica  che  si  cosliluisce  d  un  inlossica* 
zionc  del  sangue  anleriore  ad  ogni  significazione  sla- 
tica  0  dinaaiica  su  lale  o  tal'  ailra  parte  del  solido 
viveote  (1)  ,  iolossicazione  del  sangue  la  quale  puo 
esislere  senza  presenlare  alcuna  manifeslazioae  morbosa 
osservabile,  e  senza  dislurbar  la  salula  apparenlemenle, 
ed  esisli'  originando  le  iotossicazioni  secondarie  del 
sistema  iiervoso,  e  <li  tulli  i  tessuti,  da  cui  viene  la 
forma  veramenle  palognoinonica  di  quesla  malatlia 
specifica  la  (liiitesi  paluilica,  e  le  forme  febbrili  6 
afebbrdi   che   Iratisilorie  sono. 

Foinuilando  adunque  in  ioduziooe  i  falti  aate« 
delli  parmi  polere  concepire  oel  modo  seguenle 
r  azioiie  successiva  del  lossico  paludico  sull*  orga- 
nismo  vivente.  11  miasma  cbe  per  la  superQcie  di 
rapporlo  respiraliva  sla  sempre  ia  cootallo  col  san- 
gue, agisce  su  queslo  fluido  e  sull'  organismo,  e 
produce  I'  inlossicazione  paludica.  Nell'  intossicazione 
recenle  il  sangue   e  i  tessuti    uoa   moslraao    altera* 

>    -  .  I 

(!)  Boud.  pag.  187, 


zioni  apprezzabili  (i),  neiP  iolossicaEione  protiingata  k 
chiniica  orgaoica  fa  rilevare  (ielle  alterazioni  nel  sao- 
gue  i  vizii  di  proporzione  dei  globuli,  dell'  albumina, 
della  fibrina,  e  1'  osservazione  fa  conoscere  delle 
sofierenze  ipereraicht^  ipt^rlroGche  cilia,  milza  al  fegato, 
e  delle  alterazioni    iiell'  impaslo  organico   lullo. 

II  sangue  come  nell'  inlossioazione  per  i  gas 
deieteri,  generalizza  al  sislema  nervoso,  all'  orga- 
nismo,  1'  influenza  palologica  e  per  essere  il  veicolo 
del  priiicipio  lossico,  e  per  essere  niodiiicaty  iielle  sue 
propriela,  nei  suoi  principii,  e  non  polere  ailenr)piere 
gli  ullizii  che  gii  sooo  imparlili- 

Pero  il  morbo  paludico  pare  coslituirsi  dell'  azione 
del  miasrna  sul  sangue  e  suU'  inlero  organismo, 
sembra  poiersi  compiendere  ntil'  ordme  delle  nialal- 
lie  specificbe  oagionate  da  uu  lossico,  nel  genere 
delle  inlossicazioni,  nclla  specie  inlossioazione  palu- 
dica,  e  volendo  scegliere  un  lermme  quanio  piu  si 
puo  convenevole  per  esprimere  una  nialallia  dell'  or- 
ganismo generale  ai  fluidi  e  ai  solidi,  (uthis  snbslanlie, 
polrebbe  provvisoriamenle  denomiuarsi  malallia  d'  in- 
iossicazione  paludica,  o  malatlia  limnemica,  invece 
di  febbre  inlermiltente,  Gnche  la  scienza  fi^sera  uii 
Dome  che  esprime  meglio  se  si  puo  una  inabitlia  di 
tullo  r  organismo  ;  dappoicche  \\  lermine  malallia 
Jimnemica  che  significa  malallia  del  sangue  di  causa 
paludica,  o  quello  d'  intossicazione  paludica  che  ha 
il  significalo  medesimo,  ancorche  fondali  sopra  una 
-iiiyrf   iii;i   cii;. ;.-■■!   I''.---,,    '..■■.         ,  i<,  ■•■■    .■  .  1 

(1)  L'  aumcnlo  di  volume  dolla  miUa  si  moslra  tanto 
sovenle  nel  corso  delle  fei)bri  inlormitlenti,  che  si  pno  con- 
siderare  come  uno  dei  buoni  caralleri  di  quesla  malallia 
Comp.  V.  5.  p.  273. 


<  ; 


259 
opinione  probabiJ".  e  non  ancor  dimo*lrala,  sono 
Ueiiu  tilatu  altuaie  i  lennini  i  meno  imprnprii  a 
significare  una  malatlia  col  notne  del  lluiJo  ove  la 
causa  specifica,  ciie  co-iiilnisce  il  lulto  Jel  inDrbo 
agisce  pritnltivameult;,  «  srmpre  ditni)ra,  ad  espnmere 
la  vera  essenza  dc-l  morbi),  cbe  da  ragione  di  tulle  le 
forme,  meulro  il  termiiui  f  bbre  inU^rmiUenle  noii  espri- 
me  I'essenza,  ma  una  sola  forma,  e  im  sololipomorboso, 
ad  esprimere  una  raalallia  q  )(i(itf>  piu  si  puo  concepire 
gfiiuTale  all'ecouomia  iiifera,  essenio  il  sangue  in  lulti 
gli  org.uii  e  in  lulli  i  ttissuli  preseiite,  essendo  il  rap- 
presealaiile  I'  uiiila  nialenale  del  iioslro  orgaoismOj 
essendo  qua!ch«  cosa  di  generalc  uleote  di  parlicolare, 
ed  essendo  li  luito  matenale  cho  si  parlicolareggia 
colla  rnedini'-io(ie  degli  organi,  e  quesli  essendo  le 
parli  cbe  si  minlenguoo  coll'  influenza  del  luUo  (I)  ; 
infine  essendo  il  sangue  il  solo  cbe  puo  dar  ragione 
d*  una  malatlia  cbe  si  difTonde  at  sisleraa  nervosOj 
cbe  si  localizza  in  lessuli  diversi,  e  cbe  nella  forma 
diaiesica  atlacca  per  I'assimilazione  il  solido  orgaoico, 
e  si  mauifesla  nell'  intero  organismo. 

BVOLUZIO  NE 
&eLLA      MALATTIA 

E  se  dallo  siuljo  dd  fbudo  raorboso  passratno 
ad  eiiarrare  lo  sviluppo  e  il  modo  di  succeSsioDe 
palologica  deir  intossicazione  paludica  aell'  organismo 
vivenle,  ecco  una  inia  probabile  maniera  di  vedere 
3uir  evoluzione  del  morbo.  II  sangue,  esercitaado  una 
doppia  influenza  aell'  organismo  quella  di  sostenere 
1'  innervazione    e    di  sosleuere   la  outriziooe,  cos^  l& 

(I)  Tommaai  ».  1.  p.  26», 


260 
sua  intossieazione  primitiva,    avveDula  nella  Funiione 
respirativa  ordinariamenle,  aH'organismo  difforiilesi  per 
la  via  reazionaria  nervosa,  per  la  via  plaslica  o  assimi* 
lalrice. 

Degli  elementi  del  sangue  I'  elemeoto  globulare 
difTonde  neile  sue  missioni  funziooali  la  iulossica- 
zione  per  un  modo  disliuto  all'  organismo  vivenle. 
I  travagli  dei  fibiologisli  del  giorno  (1) ,  banno 
fallo  conoscere  che  i  globuli  coasiderali  nella  loro 
interezza  non  sono  i  materiali  delta  nutrizione,  passano 
dalle  arlerie  neile  veae  senza  effoiidersi  in  alcuno 
tessulo,  e  una  teorica  della  nutrizione  foadata  sulle  loro 
aggregazione,  o  su  quella  dei  loro  nodi  erronea  fosse. 

La  loro  missione  e  di  manlenere  la  reaziona 
dinamica  e  gli  alii  diversi  dell*  innervazione  carebro- 
roidollo  ganglionare  negli  organi,  essi  subiscono  it 
cangiamenlo  che  s'  opera  durarUe  la  respirazione  e 
acquislano  una  tinta  carica  traversando  i  vasi  capillar! 
del  corpo,  ove  si  trovaiio  in  contliUo  colle  parlicole 
degli  organi  lungo  le  quali  sdrucciolano ;  ad  ogiii  cir- 
cijilo  che  in  tre  minuti  si  compie,  diveugono  vtrmigli 
nel  polmone,  impossessandosi  e  disciogliendo  I'ossigene 
con  grande  energia,  che  gli  conserva  I'  elaslicila  e  la 
loro  fermezza  (2)  ,  divengono  neri  nei  capillari  del 
corpo,  e  io  venliquallro  ore  subiscono  quallrocenlo 
ottanta  alternative  di  colorazione  a  un  dipresso ;  alio 
stato  verraiglio  esercitano  sugli  organi  e  i  loro  nervi 
ua  eccitazione  necessaria  a  maatenere  la  vita,  e 
questa  stimolazione  e  divcrsa  dall'  aOlusso  dei  raato- 
fiali  nuovi  per  verificare  la  nutrizione. 

Grandi  manifestazioni  morbose  dell'  intossieazione 

(1)  Muller,  Manuel  de  Piiysiologie  Deuxieme  Edition  r,i, 
pag.  2Si. 

(2)  Robini  et  Verdeil  r.  2,  p.  43. 


261 
paludica  sono  le  forme  febbrili  e  afebbnli  o  larvale, 
e  pare  con  probabilisino  essw  moslrare  che  un  modo 
prr  cui  I'  intossicazione  del  sangue  comunicasi  al- 
r  orgaiiismo  nella  sua  azione  Jinamica,  essere  i  glo- 
buli  dcstinali  a  manlenere  la  reazione  e  T  innervazione 
generale,  i  qiiaii  probabilmenle  si  possono  cancare 
del  principio  morbigeoo  paludico,  che  si  e  mescolalo 
al  sangue,  come  si  caricano  di  ossigene,  e  possono 
esserne  morbosamente  modificali,  la  forma  (ei)bri!e 
producendosi  dai  disordmi  dell'  innervazione  e  della 
circolazione  generale,  la  forma  larvala  dai  disordini 
dell*  innervazione  e  della  circolazione  parziale  dei  les- 
suli  diversi. 

II  plasma  liquido,  la  fibrina,  1'  albumina,  sono  gli 
aitri  elemenli  del  sangue  che  comunicano  ancora 
nelle  loro  mission!  funzionali  la  iolossicazione  di  queslo 
iluido  all'  economia  inlera  ;  il  sistema  vascolare  san- 
gdigno  essendo  un  sislema  chiuso  perfellamenle,  lo 
scambio  dei  maferiali  niilrilivi  non  puo  aver  luogo 
che  a  Iraverso  le  pareli  dei  capillar!,  la  nulrizione 
nierce  im  esalazione  a  Iraverso  quesle  pareli  si  compie, 
e  a  dispendio  delle  parti  disciojle  del  sangue,  e  i 
pill  inleressanii  maleriali  ilella  nulrizione  sono  1'  al- 
bumina e  la  fibrina  disciulle,  che  a  Iraverso  le  pareli 
capillari  si  p.issano  ;  esse  arrivale  nei  sislerai  capil- 
lar! neir  inliniita  dei  tessuti  sono  deslinale  a  soslenere 
la  funzione  assimiialrice,  o  meglio  secoudo  la  scicnza 
del  giorno  la  propriela  vilale  vegetaliva  di  nulrizione 
da  cui  dipendono  le  secrezioni  e  le  caloriCcazioni. 

Un  allra  grande  manifeslazione  morbosa  dell'  in- 
tossicazione paludica  e  la  forma  dialesica,  e  sembra 
con  verisimigliaiiza  che  u.i  allro  modo  per  cui  I'  in- 
lossicazione  del  sangue  si  comunica  all'  orizamsrao 
essere    la  fibrina  ,    I'  albumina  ,  e    gli    allri   maleriali 


262 
(lesliiiali  a  sostenere  h  nutrizione  dei  tes&uti,  i  qua- 
li  possoflo  essore  carichi  del  principio  lossico,  e  pos- 
sono  esserne  raorbosam  -ote  modificali,  la  forma dialesicij 
manifeslandosi  odhi  lotahta  d*!!'  orginismo,  e  costi- 
lufMidosi  d'  una  mani«ra  d'  essere  aiinrm-ale  (iella 
Vila  nulriliva,  come  le  emorragie,  le  idfopisie,  e  Is 
eachossia,  che  e  la  variola  piu  rilevaole  lo  dimoalra- 
no  chiaro. 

Laondo  il  sangue  ael  tempo  naedesin^o  diffxide  la 
inlossicjuione   p.iludica  all' ecixiomia  orgaaioa  ,   e  per 
r  elemeiilo    globulare    e    per   il  suo    plasma  liquido-. 
!/  elediento    globulare    ag.end(>    ccroe    stiinolo    spa- 
cialo  a   t;iascn/i  organo  a  inanlenervi    la  reaziorte  di- 
namici,   manifesla  oei  casi  mag.giori  subito  ii  morbo 
eolla  forma  febbrile  e  coila  forma  afebbfile  o  larvala;  il 
plasma  fluido  del  sangiie  agendo  eoine  ireateriab  outrili- 
vo,  produce  ancora  lo  stalo  naorboso  tjuila  materia  orga- 
nica,  o  sottoslralo  perajaoeute  della  vits,  nsa  quieslo 
stalo  morboso  cosliliiito  dalt'  aEteraaomi  della  sostanza 
orgaoica  corre  my  pi^rioJo  di  latetiz^v,  e  Is  sua  espres- 
sione  siiiloaidlica  si   (iM(>iFi!Sl»  do'po  un-  fcenrapo  quaodo 
i'  alleraiione  della  so-s^siisa  ofgaoica  &  eft  tu-lti  J  suoi 
prodolli   tnaten<ili  &  pfofoivia;    all&rai  si  rrjan-ifesta  la 
funna  diaSesica  eW  &  1*  Jorini;!.    perraaQeote  lunghss- 
sima,    ove   la  raediGazJoo-e  ebwiea*    not>    lietie    malta 
efBcacia,    allora  si  oftsefvano'   Ite-  e-morragie  multiple, 
le  idropisie,    la    cachessiay   che   rilevano  il  disordine 
niorboso  iiella  forsa  pla&liea  e  nei  lunorafiui  di  vegetazio- 
ne  dell'organjsraoy  allora  si  osser^ala  febbre  crouica  re- 
el diva  cbe  moslra  la  sofiferenza  della  soslanaa  organica 
dilTiisa  al  sislema  oerv©80  e  cifGolaloFio,  E  quaudo  Tin- 
lossicazioop  piiludica  e  mile  e  di  breve  durata,  relemen-^ 
lo  globulare  spesso  produce  la  febbre,  ma  il  plasma 
del  sangue  uoa  arriva  a  produrre  la  m^ulazioue  com- 


20.3 
pipta  morhosa  nella  soslanxa  organica    d'  oade  viene 
ia  forma  diatesica. 

E  la  forma  dialesica  ordinariamenle  seconda 
alia  forma  febbnle  nell'  evoluzioiie  del  tnorhn^  puo 
csislere  senza  avere  esislilu  la  prima,  come  io  dimo- 
slrano  molli  falli  in  Sicilia,  e  che  prova  vicmmr^lio 
r  intossicazionc  primiliva  del  sangue  in  questo  ma- 
iore  anlenoro  ad  ogni   inanifcstazion^  frbhnle. 

Pero  il  modo  come  I'  inlossicaiione  del  sangue 
paludica  si  difTortde  nell' €Conomia  organica  tnlta 
ci  porta  megiio  a  fissare  clie  la  raalallia  si 
cosliluisce  d'  un  inlossicazione  dell'  orgaiii>mo  e 
che  la  forma  febbrilc,  afubbrile,  dialesica,  da 
essa  dipende,  o  nicglio  che  la  inlossicazione  del- 
r  orgaiiismo  paludica  si  significa  era  coi  disordini 
deli'  innervazioiie  e  della  circolazione  generale,  da 
cui  viene  la  febbre,  dovo  colle  soffere  nze  localizzate 
della  sensibilila  della  molilita  della  circolazione  ca- 
pillare,  da  cui  vengono  le  forme  infinite  afebbrili,  delle 
febbri  larvate,  quando  coll*  alterazinne  generale  della 
sostanza  organica,  d'  onde  iiascu  la  forma  dialesica, 
e  Ic  sue  variela,  ed  ora  colla  coesistenza,  di  piij 
delle  sofferenze  predelle  da  cui  onginano  le  febbri 
perriiciose  semplici  e  le  polimorfe. 

A  sporre  imperlanto  che  le  forme  della  inlossi- 
cazione paludica  da  tali  delerminazioni  morbose  di- 
pendoni)  se  la  cachessia,  i'  idropisia,  1'  eniorragia 
muUipla  originano  dall'  alleraziono  del  sangue  e  dal 
dislurbo  della  porzione  solida  organica  iiella  forma 
dialesica,  e  se  si  e  conosciuto  che  1'  anemia  globu- 
laro  si  traduce  per  la  scolorazione  con  tinla  giaildslra 
della  pelle  la  dispnea  le  palpilazioni  gli  sliepili  di 
solBo  vascolare,  che  I'  anemia  albuininurica  si  maoi- 
fesla  per  la  teuduiiza  alia  pruduziooe  delle  idropisie, 


264 
e  r  aneoiia  fibrinica  per  le  eraorragie  multiple,  molti 
argomenli  coraprovano  che  la  forma  febbrile  e  afebbrile 
originano  dai  disordini  cbe  l*  inlossicazione  porla  alia 
reazione  dinamica,  o  oicglio  ail'  innervazione  cerebro- 
midollo  ganglionare. 

Se  coDsiderasi  lo  stadio  primu  delle  febbri  pa> 
ludiche,  notansi  oei  sinlomi  di  fredda  di  vomilo, 
fenomeoi  alle  sofferenze  nervose  dinamiche  spellanli, 
e  le  sincopi  le  lipolimie  spesso  legale  alio  sladio 
primo  delle  perniciose,  da  ridurre  deplorali  gli  egroli, 
menlre  si  dissipano  m  spazii  brevi,  bene  ripetousi 
d'  una  sofFereiiza  vilale  del  sislema  nervoso,  e  I'  an- 
dameiilo  delta  febbre  paludica  che  giunge  ad  allis- 
sima  iulensita  da  minacciare  la  vita,  e  dissipasi  poi 
in  un  giorno  o  poco  meno,  e  rinsanisce  1'  egrolo, 
comprova  meglio  il  nostro  principio. 

Ma  le  febbri  perniciose  polimorfe  dipendenli  da 
multiple  determioazioni  del  raorbo,  che  successiva- 
menle  viene  occupando  dall'  uno  all'  allro  accesso, 
e  che  una  febbre  larvata  a  beaigna  a  perniciosa  ri- 
mula,  una  febbre  perniciosa  in  altra  cambia  nei 
successivi  parosismi,  e  il  conviocenle  argomenlo  che 
tali  forme  si  coslituiscouo  d'  una  lurbazione  dinamica 
del  sistema   nervoso. 

II  realizzarsi  inlanto  ora  tale  era  tal'  allra  forma 
sotlo  r  azione  dello  slesso  miasma,  ancora  dipende  dalle 
predisposizioni  fisiologiche  e  patologiche  che  1' orga- 
nisino  presenla  quando  agisce  il  tossico  palustre,  e 
dtdl'  azione  coesislente  dei  modificalori   igieaici. 

E  qui  viene  necessario  diciferare  le  attitudiui 
testulari  difTerenli  che  i  varii  orgaoi,  e  le  varie  parti 
dei  due  gran  sisterai  nervosi,  e  del  gaglionare,  e  del 
cert'bro-spinale,  preseotaoo  all'  iaQuenza  dell'  iotos- 
sicazioae   urganica,    cosiccbe  uq  puato  a  prefereaza 


265 

cbe  uii'  ultro  si  affelta  nelle  'lelerminnztoni  looaii 
morbose,  e  I' attitudioe  generate  die  I'  indivniuo  tieiie 
in  lullo  I*  OFijanismu  a  rea^ire  coo  reazione  diversa, 
cosiccbe  lo  svilupparsi  lale  form  i  morbosa  a  prefe- 
renza  d'  uu'  altra,  ollre  ia  qiialila  e  quotita  d'  azioa 
del  miasma,  da  questa  speciale  altitudine  del  divers! 
tessuli,  e  dei  varii  diparliinenti  del  grao  sistema  oer- 
voso  anche  dipende,  c  dalle  coodizioni  generali 
fisiologiehe  e  pdtologiche  che  1'  iodividuo  lieiie  oel- 
r  iiilero  orgaiiistno,  come  dall'  ioflueoza  dei  niodificalori 
igienici  che  lo  circondaao  sempre. 

Pero  a  meglio  cbiarire  il  predetlo  adduceodo  ua 
esempio  sollo  1'  iaflusso  miasmatico  slesso  a  che 
soggiacquero  diversi  individui  it  prinoo  inoleslasi  di 
febbre  peroiciosa  apoplellica  perche  tiene  il  cerebro 
io  tnollo  sviiuppo,  perche  gli  esercizii  dell'  inteiletto 
r  aouo  altivalo  vieppiij,  e  perche  I'  elecneiilo  eliogao- 
stico  iasolazione  collegavasi  all'  azioa  del  miasma  ; 
UQ  sccoodo  teneiido  idiosiacrasia  epalica  e  ua  morale 
eoncilato  da  iasigni  disturb!  sotto  i'  ioflasso  d'  uaa 
slagione  estiva  assai  calorosa  ammala  di  febbre  per- 
oiciosa ilterica,  il  terzo  a  (emperameato  saaguigao, 
a  m^struaziooe  abboodaale,  travagliasi  della  peroiciosa 
afebbrile  menorragica,  il  quarto  travagliaodosi  di  vo- 
mito  abituale  eccedenJo  oelli  cibaria  solto  il  modi- 
ficatore  calore  elevato  presenta  la  febbre  perniciosa 
emelica,  il  quioto  teaeodo  difetlosa  la  chilo>emalosi 
viziata  la  proporziooe  della  Qbrioa  del  sangue,  presea- 
tava  ia  febbre  peroiciosa  scorbutica. 

E  il  primo  iodividuo  perche  a  tempsrameoto 
sanguigno,  sul  quarantesimo  aoiio,  a  robusta  faltura, 
preseutava  la  febbre  peroiciosa  apoplettica  a  forma 
d'  aogioloaia,  inenlre  il  quarto  Dervoso  liafatico  di 
temperamento  a  coslituzioae  deleriorata  moatraTa    la 

49 


266 
febbre  perniciosa  emelica  a  forma  adiaainica  ;  e 
alle  due  graodi  modalila  cbe  possono  presenlare 
le  malallie  paludiche  lebbrili  di  gran  reazione  o  di 
adinamia  ,  coiicorrono  ancora  la  cosliluzione  medi- 
ca  dominaole,  e  il  prololipo  di  dinamia  dell' egrolo 
cosicche  e  facile  osservare  cbe  cainpeggiando  una 
cosliluzione  di  malallie  inflammatorie  o  adiuamiche 
le  malallie  quella  divisa  preseiilano,  e  dove  la  febbre 
paludica  a  forma  perniciosa  sviiuppasi  iiilercorrendo 
un  malore  cbe  rese  anemico  I'  egrolo,  e  affrali  la 
polenza  vitale  essa  piglia  la  forma  di  massima  pro- 
slraziooe,  di  adiaamia,  piglia  la  forma  lifoidea  ;  e  di 
quesli  non  tu4li  presenlano  la  forma  diatesica,  e  se 
molli  presenlano  la  variela  febbrile  recidiva  e  la 
splenopazia  pocbi  preseDtaoo  la  cacbessia  I'  idropisia 
1*  emorragia  muilipla. 

Volgendo  i  ragionari  ad  indagare  la  origioe  dei 
lipi  diversi  ebe  la  raalallia  paludica  nella  forma  feb- 
brile e  afebbrile  assume  in  Sicilia,  un  osservazione 
seguila  mi  ba  dimoslralo,  cbe  (ulti  essi  dall'  inler- 
Biitteole  al  coDlinuo,  debboao  considerarsi  come 
r  espressiooe  d'  ua  intossicazione  paludica  di  vario 
grade,  di  cui  il  massimo  produce  il  tipo  cootiauo,  q 
ii  minimo  il  tipo  iotermitleote  come  sosleneva  Boudin. 
Negli  anni  infatli  assai  calorosi  in  Sicilia,  le 
febbri  paludicbe  si  manifestauo  peracule,  e  assumono 
il  tipo  remitteote  o  il  eontiDuo,  mentre  negli  anni 
di  temperatura  mile  le  febbri  iadossano  il  tipo  ia- 
lermitteDte  il  piji  cbiaro  ;  e  quando  la  malaltia  assu- 
me r  aodamento  eodemo-epidemico  e  spaziasi  alle 
regiooi  di  aere  pure  I'  evoluzioa  del  miasma  in  quel 
il«mpo  e  stata  copiosa  ;  cosi  a  dir  dell'  anno  railie 
ottoeaDto  cinquaDladue  ove  1'  esalazione  tossica  fu 
proluagala  e  tragraade,    per    la    state    e    1'  autuaoo 


267 
calorosissimi,    le  febbri  paludiche  regnarono  a  modo 
endemo-epidemico,    veslirono  il  lipo  remiltenle,    e  il 
coulinuo,  seguirono  uii  andamenlo  insidioso  implicalo. 

Uu  ultra  causi  che  modifica  lalvolla  il  tipo 
delle  febbri  paludiobo  nell'  isola  nostra  e  I'  elemcnto 
irrilalivo,  che  impedisce  I'  ap'fressla  <)i  manif.islarsi 
specchiala  ;  in  allora  la  fcbbre  paluslre  si  svibjppa  e 
coesisle  ad  una  malallia  d'  origin  diversa,  che  ha 
un  esistenza  indipeadenle,  e  che  esig«  una  distinla 
terapenlioa,  ollre  I' anlifebbrile ,  e  la  malallia  in  al- 
lora perlieue  alia  classe  delle  complessp,  e  viene  d'  nil 
eleinenlo  eliologico  duppin.  Pero  nn  elenjeiilo  sle- 
nico,  una  flemmazia,  un  irnlazione  morbosa  oonge.sliva, 
una  sofferenza  gastrica  biliosa,  puo  riniulare  il  lipo 
inlerinillonle  chiaro,  in  lipo  ri'inillenle  o  conlnino, 
e  bisogiia  una  lerapeulioa  direita  a  qneslo  elemenlo 
morboso  novelio,  per  ridurre  la  malallia  al  lipo  in- 
lermillenle  specchiato. 

La  origine  adunque  dei  lipi  diversi  dolla  febbre 
paludica  di  Sicilia  e  di  doppia  falla,  e  se  un  rap- 
porlo  chiaro  rilevasi  nei  casi  maggiori  fra  il  lipo 
della  manifeslaziooe  morbosa,  e  1'  iutensita  dell'  evo- 
luzioa  del  miasma,  e  che  il  tipo  conliouo  e  remiltenle 
d'  un  intossicazione  maggiore  proviene,  alcuni  casi 
vi  slanno  ove  e  un  elemenlo  di  nalura  diversa  che 
da  il  tipo  remiltenle  o  il  coalinuo  ad  una  seroplice 
febbre  intcriniUente. 

VK     PENSIERE  ,     | 

SUr      PIUNCIPII      ESPOSTI  ' 

Forse  molli  non  S"guiranno  la  ;nia  maniera  di 
vedere,  e  i  miei  principii  leoriei  sulia  malallia  per 
iolossicazione    paludica,    ed    io    noo    posso    sperare 


268 

r  approvazione  geaerale  ia  uaa  materia  cosi  ardua, 
she  uou  pu6  ricevero  una  coovincenle  dioiostrazione, 
ma  deile  riQessioni  e  de^li  argomeiili  di  semplice 
probabilila  ;  la  mia  inaniHia  di  vedere,  p  ro  uon  dee 
veiiir  Irasandata  dagli  Scieaziali  orloJossi,  la  cui 
criiica  ha  coslanlemeule  per  scopi  il  progresso  della 
scienza. 

Parleado  da  nuincrose  osservazioni  raccolle  in 
molli  anni  in  Sicilia,  lio  cercalo  di  rannodare  i  falli 
a  pochi  pruicipii  (1)  ;  a  coiioscere  meglio  il  foado 
raorbaso  mi  sono  ingegnata  a  studiare  per  quanlo  mi  e 
slalo  poasibde  la  causa  lossica  nella  sua  azione  suc- 
cessiva  sul  sangue,  sui  sislema  nervoso,  sui  tessuli 
divers!  ;  cosi  ho  fissalo  che  coasiderando  la  causa, 
il  sangae  e  d  primo  inlossijalo  ,  che  per  le  raa- 
uifcslazioni  palologiche  acule,  il  sislema  aervoso 
e  il  sislema  circotalorio  i  primi  raoslrano  la  soffe- 
renza  morbosa,  che  per  l;i  sintomatologia  cronica 
dialesica  e  la  soslauza  organica,  e  il  saugue,  si  mo- 
strano  affelli.  ■■   .  ■    -.       ■ 


(I)  Questo  argomenlo  e  slato  ancora  Irallalo  nelle  mie  olio 
memorie  di  Geoi^rnfia  fisico  meilica  sulle  principali  acque  sla- 
gii.inli  di  Sicilia  e  sullfi  I'ebbri  inlermiltciiti  a  che  oiellon 
cagioue  ,  pubblicala  negii  alii  dell'  accademia  Giocnia,  ed  al 
fiiidd  vi  91  trovano  gli  slessi  principii  ;  ma  quesli  sono  slali 
piu  reltificali  nel  presenle  lavoio  ,  uve  ho  porlato  uu  analisi 
piii  positiva,  un  ragionamcnlo  piii  I'sallo,  ed  uoa  criiica  piii 
giiidiziosa  .  sopra  qiiello  che  dai  moderni  si  scrisse,  e  sopra 
qiiello  (Ik!  noi  slessi  scrivemmo. 

<;io  muslra  al  palese  che  le  teoriche  tnediche  non  sor- 
gono  pprfoKe  «d  un  Irallo,  e  che  vanno  pii'i  a  piu  avvicioan- 
dosi  air  esaltezza,  come  ci  svesliamo  da  qiialunque  preoccu- 
pazioiic  sislemalica,  e  noii  ammeltiamo  che  i  falli  e  il  puro 
ragionaracnto. 


269 
Pissando  quindi  I'  intossicazione  dell'  organismo 
comij  i'i)-\i\')  (iiorboso,  ho  detcnniiiato  come  sue  di- 
peiidt'iize  la  forma  febbnlt',  la  forma  afebbrile  la 
forma  dialesica  e  le  ioro  vunel^  ;  ho  considerato 
i  ti|)i  come  modalita  del  grado  dell'  intossicaziootf 
paliiilic»,  e  ho  stabilito  meglio  il  lipo  cootiouo  nelle 
febbri  paludiche  come  espressione  della  massima 
into:>si(-a/.ione  ;  bo  sceito  una  denominazione  del 
morbo  dt'Siiiila  dalla  causa  specifica  e  dal  fondo 
palologico,  sdsliluendola  a  quella  di  febbre  inlermil- 
lenle  che  esprime  una  delle  forme  e  uno  dei  lipi 
solamenle  del  morbo.  Ecco  i  miei  pensieri  sulla 
Patologia  paiudica  di  Sicilia  dedotti  da  una  positiva 
osservnzione,  evilando  I'  ipolesi  per  quaiilo  mi  e 
slalo  possibile  e  muovendo  sempre  dei  falli  per  ba- 
sare  un  principio.  E  se  nella  serie  dei  miei  ragio- 
nari  mi  sia  lal  rolta  smarrilo  ne  imploro  I'  indulgeoia 
del  pubblico. 

(Sard  continuato) 


I' 

MODIFICAZIONI  E  DILUCIDAZlOlM 

Siiccedula  un  interruzione  fra  la  slampa  dei 
primi  fogli  della  Meraoria ,  e  quella  degli  ultimi  , 
ove  Irallasi  la  Teorica  della  Malallia  Paludica,  ed  io 
senipre  intento  a  rollificare  le  mie  idee  scientifiche 
coUo  studio  delle  Alalatlie  Paluslri  di  Sicilia ,  ho 
credulo  coiivenevole  modilkare  e  chiaiire  alcune 
espressioni  delle  prime  pagine,  onde  segiiiro  i  prin- 
cipii  slessi  e  il  linguaggio  inedesimo  in  luUo  il  la- 
voro.  La  stessa  to  irica  soiiucsi  in  un  allra  memo- 
ria  clio  fa  seguilo  a  quesla  ,  e  che  va  a  leggersi 
neir  imminento  tornata  Gioenia  ,  titolala  Fisonomia 
Annua  delle  Malaltie  per  Iiilossicazione  Paludica  di 
Sicilia,  Kappoiti  Geneliii  coU'Evoluzion  del  Miasma, 
e  coi  Mezzi  Ambienti. 

Pag.  197  liiiea  19  malattia  paludica  o  limnemica — di 
qucsle  due  donoiniuazioni  proposte  nolla  memoria 
adotio  il  terniine  malattia  paludica  o  malattia  per 
intossicaziono  paludica, e  lascio  quelle  di  limnemica 
perche  queslo  fissa  un  pniicipio  teorico  esclusivo, 
probabile,  la  sola  allerazione  del  sangue,  mentre  il 
secoudo  e.sprimc  la  presenza.materiale  del  princi- 
pio  tossico  nel  sangut',  e  nei  lessuti  diversi,  e  le 
malaltie  (lell'uno  e  degli  altri  prodotte  dall'azioDe 
della  causa  lossica,  malattie  ora  primitive  e  indi- 
pendenti  fra  loro,  originate  daH'azione  direlta  del 
Tossico,  che  materialinente  circolando  col  sangue, 
in  lulte  le  parti  deU'organisrao  si  trova,  e  puo  di- 
rellameiile  ammalare  i  varii  organi,  e  il  sislema  ner- 
voso;  ora  successive  c  dipeudenti  dalla  prima  sof- 
ferenza  murLosa,  avvenula  per  1'  azione  dell'  Ele- 
mento  paludico. 
Pag.  198  iiiiea  17  forma  diatesica — ho  proposto  que- 
sta  denominazione  per  fissare  la  dipendenza  che 


n 

tale  malatlia  generale  liene  coll'  Inlossicazione  pa- 
ludica,  che  costituisce  il  fondo  del  niorbo,  ma  dove 
parlo  della  malaltia  dialesica  paliidica,  in  iin  niodo 
assolulo,nelle  altre  parti  della  memoria,  voi^lio  sein- 
pre  sostituire  al  termine  forma  dialesica,  il  termine 
piu  proprio  dialesica  pakidica. 
Pag.  204-  Prima  Variela    S|)lenopazia — Prima  Varieta 

Diatesi  Paludica  con  S|)lenopazia. 
Pag. 205  Seconda  Varieta  Fcbhre  Gronica  Recidiva — 
Seconda  Variela  Dialesi   paludica  con  Febbre  Gro- 
nica Recidiva 
Pag.206Terza  Variela  Emorragia  Mullipla — Terza  Va- 
riela Dialesi  paludica  con  Emorragia  Mullipla. 
Pag.207Quarla  Variela  Idropisie — Quarta  Variela  Dia- 
tesi paludica  con  Idropisie. 
Pag.  207  Quinla  Variela  Gachessia — Quinla  Varieta 

Dialesi  paludica  con  Gachessia. 
Poi  si  aggiunga — Sesta  Variela  Dialesi  Paludica  La- 
tente.  Oltre  le  varieta  della  Forma  dialesica  del- 
r inlossicazione  paludica,  descrille  nella  memoria, 
io  ne  amraelto  un  allra  che  polrebbe  dirsi  laten- 
te  ,  che  non  si  manifesla  con  chiara  espressione 
morbosa,  e  che  dispone  il  pazienle  ad  ogni  azione 
disordinata  dei  modiCcatori  igienici  ai  ritorni  della 
febbre;  io  ne  parlo  a  lungo  nella  memoria  cilala  che 
va  a  leggersi  all'  Accademia.  La  diatesi  paludica  e 
r  espressione  morbosa  diretta,  continua,  permanen- 
le ,  generale  dell'  inlossicazione  ,  e  1'  inlossicazio- 
ne medesima  piu  diffusa  all'intero  organismo,  piii 
ostinata,  indelebile,  refraltaria,  ai  farraaci ,  men- 
tre  la  febbre  acuta,  e  la  febbre  larvala  sono  delle 
forme  sintomatiche  ,  transilorie,  che  finiscono  ,  si 
riproducono  ma  sono  islabili  ,  e  giammai  perma- 
nenti,e  spesso  dipendono  oltre  I'azione  del  miasma 
dair  influenza  disordinata  dei  modificatori  igienici. 


in 

Pag  JO?  Dt'llii  Malallia  limncmica — Delia  Malaltia  per 
intossicazionc  pahidica,  h  per  brcvifti  riolla  iVlahl- 
lia  paludica. 

Pag.  11)8  I'Onnc  dclla  Malallia  Liiniicinica —  Forme 
dclla  Malallia  Pahidica. 

Pag  209  Tipo  dclla  Malatlia  Limncmica — Tipo  dcl- 
la Malaltia  raludica. 

I'ag.  210  Eliulouia  della  Malallia  Limncmica— Elio- 
logia  dclla  Malaltia  Paludica.  •.l.ni    '; 

Pag.  2H  Diagnoslico  della  Malallia  Limncmica — Dia- 
irnoslico  dclla  Malallia  Paludica. 

Pag  212  Prognoslico  della  IMalallia  Limncmica — Pro- 
giioslico  della  Malallia  Paludica. 

Pag  243  Tcrapeutica  della  Malallia  Limncmica — Tc- 

rapeulica  dclla  Malallia  Paludica. 
Pag. 216  Cosliluzionc  Endeniica  della  3Ialallia  Limnc- 
mica di  Sicilia — Costiluzione  Endeniica  della  Ma- 
lallia Paludica  di  Sicilia. 

Pag. 261  lin.  8  si  possono  caricare  del  principio  mor- 
bigcno  paludico  che  si  e  mescolalo  al  sangue,come 
si  caricano  di  ossigcne  —  si  possono  caricare  del 
principio  morbigeno  paludico  chc  si  e  mescolalo  al 
sangue  come  si  caricano  di  ossigcne, e  porlarlo  ma- 
terialnienlo  in  lulli  i  lessuli,  e  nel  sistema  nervoso, 
cbo  direllamenle  la  sua  azione  |)Uu  ammalare,c  pro- 
durre  prirailivamenle  la  febl)re,senza  che  fosse  nec- 
cessaria    1'  allcrazione    del   sanirue. 
Pag. 261  lin.  9  e  possono  esserc  niorbosamcnle  inodi- 
ficali — e  possono  essere  niorbosamcnle  modin<ali, 
c  dilfondere  la  loro  malallia  al  sislema  nervoso,  e 
ai  vari   lessuli. 
Pag. 262  lin.2  i  quali  possono  essere  cariclii  del  principio 
tossico — i  quali  possono  essere  carichi  del  princi|)io 
lossico,  e  condurlo  malerinlmcnte  nei  lessuli  diversi, 
chelasua  azione  direllapun  priuiilivamcnlc  aromalare. 


IV 

Pag.  262  lin.  3  e  possono  esserne  morbosaraenle  ino- 
dificati  — e  possono  esserne  morbosamente  inodi- 
cati  ,    e  comunicare    la   malallia  a   tutti  i    lessuti. 

Pag.  262  lin.  1 1  per  1'  elemenlo  globulare  e  per  il 
suo  plasma  liquido — per  I'elemento  globulare  e  per 
il  suo  plasma  liquido,  come  porlatori  raateriali  del 
tossico,  e  come  modifirati  palologicamcnte  da  esso. 

MODIHCAZIO.M  E  DILICIDAZIONI 

raodificazioiie  specialc  del  san- 

giie  e  dei  solidi 
modificazione  del  sanguc  c  dci 

solidi 
la  forma  diatesica  o  costituzio- 

nale 
intossicazione  dei  solidi  e  del 

saiijjue 
la  modi/icazionc  del  saiigu*  e 

del  sisterna  iiervoso 
I  intossicazione   del  saiigiie   e 

dei  solidi 
intossicazione 
della  modificazione  dei  nervi  e 

del  suiigue 
del  sangne  e  dei  nervi 
della  modificazione  del  sangne 

e  dei  nervi 
del  saii^ue  c  dei  solidi 
alterazione  maggiore   del  san- 
gne e  dei  solidi 
deir  intossicazione  puludica 
foiina  diatesica  o  costituzionalc 
della  diatesi   pahidica 
della  diatesi  paludiea 
della  diatesi  paludica 
della  dial('>i  palndica 
del  sangne   e   dii   solidi 
eachcssia  palndica 
diatesi  palndica 
r  intossicazione  del   sangne  c 

dei  solidi 
diatesi  palndica 
diatesi  palndica 
diatesi  palndica 
della  diatesi  palndica 
In  tutti  i    tcssuti  presonte  o»e 
lornia  parte  della  loro  sostania 


Pag. 197  lin. 

19 

Icsione     spcciale     del 
sangne 

!(    198  «  3 

e6 

lesione  del  sangne 

«   198  « 

7 

la  forma  diatesica 

«   198  « 

15 

intossicazione    del  san- 

!'   198  « 

24 

gue 
r  alterazione  del  sangne 

«   199  « 

I 

I'intossicazione  del  san- 

.  199  « 

7 

gne 
emopazia 

n    199  't 

14 

deH'alterazione  del  san- 
gne jimjiica 

<(  200  « 

6 

del  sangne 

«  201  i( 

17 

dcir alterazione  del  san- 

« 201  « 

17 

gne 
de    sangne 

((  203  ( 

3 

alterazione  maggiore  del 
sangne 

((  204  « 

24 

deir  eraopazia  paludica 

^  204  !( 

18 

forma  diatesica 

«  203  ;( 

27 

della  forma  diatesica 

«  20C  i 

II 

della  forma  diatesica 

(!  200  '< 

.> 

della  forma  diatesica 

«  207  5 

17 

della  Ibrma   diatesica 

^K  207  » 

21 

del  sangne 

(!  209  (( 

4 

caclic  ssia  limneniica 

;:    2?,1   « 

2.-; 

forma  diatesica 

..    2:57  (( 

2 

r  intossicazione  del  san- 
gne 

n  243  !( 

18 

forma  diatesica 

;   24fi   :t 

2 

forma  diatesica 

..    248  :( 

21 

forma  diatesica 

,(  248  -( 

32 

della  forma  diatesica 

»  239  ( 

10 

in  tutti  i  tessuli  prescali' 

I)  ECU 

ECHIMDI  VIVEMI  K  FOSSILI  DI  SICILIA 

PARTE  HUAIITA 

FAMIGLIA  DE'  ClDAlilTl 
COiMlNUAZIONE  E  FII\E 

PER    IL    SOCIO    AITIVO 
D*BOF.  D"  AKDBEA  ARAUAS 

LETTA    DFLLA    lEDl'TA    DIL    u'l    2i     MARZO     18S2. 


GsyxgB  EcHinvs 


3: 


gonere  Echinus  comprenileva  ai  tempi  deH'i'm- 
morldlo  Liiineo  lutto  I' ordine  degli  Echinidi.  Mano 
a  matio  subendo  delle  restrizioni,  ed  a  principio  per 
opera  di  Klein  e  Leske,  fu  destinalo  a  rappresen- 
tare  in  seguito  le  specie  coll'  ano  vcrlicalc  e  diame- 
Iralmente  opposto  alia  bocca.  11  sig.  Lamack  separo 
dalle  specie  del  gen.  Echinus  i  Cidarili  per  csser 
fornili,  come  si  disse  per  lo  innanzi,  di  turbercoli  per- 
tugiati.  I  signori  Agassiz  e  Dcsor  ,  collocandolo  fra 
i  tanli  svariali  geneii  della  famiglia  de'  Cidarili  lo 
hanno  Jistiiito  coi  caralteri  sequenli. 

«  liiviluppo  rigonfio ;  aree  ambulacrali  ugua- 
B  giianli  in  larghezza  la  mela  delle  aree  anambu- 
»  lacrali;  luI)ercoIi  di  uguale  grossezza  sopra  le  due 
I  aree  torinanli  delle  serie  verlicali  piu  o  meno  di- 
B  stinle  secoudo  le  specie;  pori  numerosi  disposti  per 
»  serie  trasversali,  obblique  o  arcate;  bocca  circolare 
I  con  delle  incisioni  piu  o  meno  profonde;  merabra- 

50 


274 
s  na  boccale  or  nuda  ed  or  coverta  da  squame  im- 
B  bricale  con  dieci  scudi  per  i  tubi  boccali;  apparec- 
»  chio  genitale  composto  da  quattro  piastre  pari  e  da 
»  un'  altra  impari  piii  grande,  di  cui  la  struttura  ma- 
J  dreporiforme  indica  I' asse  antero-posteriore ;  ano 
»  formato  da  molle  piccole  piastriiie  irregolari;  appa- 
»  recchio  raasticatorio  (  Lanterna  )  composta  dai  me- 
»  desimi  pezzi  di  quelle  del  genere  Cidaiis^  ma  le 
s  piramidi  sono  cscavale  nella  Joro  parte  superiore,  e 
))  le  due  branche  sono  riunite  alia  sommila  da  un 
8  arco;  denli  tricarenati  ». 

(Agass.  e  Desor  calal.  1.  c.  p.  3'U  ). 

I  signori  Agassiz  e  Desor  dislribuiscono  inollre 
in  sei  tipi  differenti  tuUe  le  specie  del  gen:  Echi- 
nus cioe. 

1.  Tipo. — 'Pori  obbliqui  disposti  per  Ire  paja; 
membrana  boccale  nuda.  f'ornila  di  dieci  scudi  cal- 
carei  corrispondenti  agli  ainbulacri. 

2.  Tipo. —  Solto  genere  Toxopneusles  Agass. 
Pori  disposti  in  arcbi  trasversali,  piu  o  meno  rego- 
lari  di  quattro  paja  almeno;  bocca  decagonalo  con 
inlacchi  piia  o  meno  profondi. 

3.  Tipo. — ^Gli  archi  dci  pori  sono  quasi  trasver- 
sali, e  separati  da  serie  parallelle  di  tubercoli. 

4-.  Tipo. — Sotto-gcnere  Psammechinus  Agass. — 
Tre  pari  di  pori  obbliqui ;  i  tubercoli  serratissimi  ; 
membrana  boccale  ricoperfa  da  squame  imbricate;  con- 
iorno  della  bocca  senza  profonde  incisioni. 

5.  Tipo. —  Tre  pari  di  pori  obbliqui;  faccia  su- 
periore pialla  di  modo  che  I'apparecchio  genitale  si 
trova  in  livello  colla  superficic  della  teslula;  le  serie 
tubercolari  sono  almeno  sei  nelle  aree  intrambulacrali, 
i  tubercoli  della  faccia  superiore  sono  piii  grossi,  e 


27S 
portano  degli  aculei  mollo  piu  lunglii  di  qticlli  del- 
la  faccia  inferiore. 

6.  Tipo.— Piastre  anibulacrali  allissitne;  i  tuber- 
coli  principali  appareulissimi  disposti  in  duo  serie 
sollanto  Delia  aree  anambulacrali:  e  siccome  non  vi 
ha  die  solo  tre  paja  di  pori  per  ogni  piastra  ambu- 
laorale;  o  lali  piastre  essendo  altissime,  egli  ne  risulta 
che  i  pori  sono  meno  avvicin.ili  che  uegli  allri  Echini. 

SPECIE  VIVEMI 

SPECIE     1  . 

ECHINUS  UELO  (Lamark) 

Edi.  globoso-conicus,  afSHutalus,  ex  luteo  el  ru- 
bra varic'jalus  ei  fascialus;  fusais  porosis  anfjusUs^fle- 
■vitosis;  pororiim  paribus  transverse  binis.  (Lamk.) 

t'chinomeira. — Gualt.  Ind.  lab.  107,  f.  E  (non 
B)  An  Knorr.  Dehc.  tab.  D.  II,  f.  1,  2.— De- 
slongch.EncycI.  mcth.  I.  2,  p. 589 — Blainv. 
Man.  d'aciin.  p.  22(5.  pi.  20,  f.  3.— Risso 
Hist.  nat.  Eur.  raerid.  t.  5,  p.  276. — Agass. 
Prodr.  i.  c.  p.  190. — Desmoul.  Echinid.  p. 
2<)8. — Agass.  e  Desor.Calal.  rais.l.c.p.365. 

Qucsta  e  la  piu  grande  di  tulle  le  specie  co- 
nosciule  del  genere  Echinus.  II  suo  perimetro  e  cir- 
colare ;  la  sua  forma  globoiosa  ,  elevalissima ,  rara- 
mente  subconica ;  1'  inviluppo  e  sottile ;  i  tubercoli 
sono  rari,  come  del  pari  in  conseguenza  gli  aculei; 
i  primi  sono  di  varia  grandezza,  i  piu  grossi  sono 
disposli  ill  due  serie  nelle  aree  ambulacrali  e  nel- 
le  anambulacrali  ,  molto  dislanti  fra  loro  ,  e  molto 
piccoli   relalivamente  al  volume    della    testula  ,  gli 


276 
aliri  similmente  rari  sono  disscminati  senz'  ordine 
sulla  superficie  del  guscio.  Le  aree  ambulacrali  e 
le  iotrambulacrali  sono  divise  nel  mezzo  da  una  li- 
nea  flessuosa  ,  ed  un'  altra  limita  le  aree  ambula- 
crali, le  quali  sono  alquanto  meno  larghe  della  meta 
delle  iotrambulacrali;  gli  aculci  sono  corli,  coiiici  e 
soltilissimamente  striali;  la  bocca  e  picoola  rolativa- 
mente  alia  graadezza  dell'  inviluppo,  e  presenla  pic- 
colissirae  e  poco  profonde  incisioni:  i  pori  ambula- 
crali sono  disposSi  a  tre  paja  obbliqui;  il  coluie  della 
teslula  variato  di  giallo  e  roseo  ,  e  quakhc  voUa  di 
bruno,  da  costiluire  delle  fasce  verlicali. 

Questo  Ecbino  vive  nei  mari  di  Sicilia  ,  come 
in  altri  luoghi   del  Mediterraneo  ec. 
rv-        .  •  (  Verticale — Decimelro  1 . 

(  Tra3versale--Pecim.  e  Millim.  30. 

^  ,  M  SPECIE    2. 

ECBiNvs  ACUTVs  (Lamarck) 

Ech.  orbiculato-conicus,  subpyramidalus,  assu-- 
latus,  ex  albo  et  rubra  raditim  fascialus;  verttcc  sm» 
baculo;  arets  bifariam  verrucosis. 

Echinus  acutus  —  Larak.  t.  3.  p.  361.  —  De- 
slongch.  Encycl.  t.  2,  p  389.  —  Blainville, 
Man.  d' actia.  p.  227.  Desmoulijis.  Echio. 
p.  270. 

Gli  individui,  che  noi  riferiamo  all'  Echinus  acu- 
tus del  sig.  Lamarck  ,  differiscono  abbaslanza  dal- 
V  Echinus  Melo,  perche  si  potessero  riguardare  come 
pna  varieta  di  questa  ultim;'  soecie.  Essi  convengo- 


277 
no    nella  forma  generale    e   nei  caratteri   principali 
coir  Echinus  acutus,   avvegnacclie  presentino   alcune 
differenze,  che  non  sono  di  grande  imporlaiiza.  L'in- 
viluppo  e  orbicolare,  couico  ,  a  sommila  subpirami- 
dale;  e  piu  spesso   di   qiiello   doll'  Echinus  Melo  cd 
assai    piu    tubercolalo ;    Ja  proporzione    relaliva  dei- 
le  due  aree  e  la  slessa;   piu  grossi  pero  e  piu  nu- 
merosi   sono  i  t.ibercoli,  e  riguardo  a  qucsti  nun  si 
osserva   anco   per    le  serie   principali    quella  regola- 
rita,   cbe  negii  aJtri  Echini  rilcvasi.    IVelic  aree  ani- 
Lulacrali  scorgonsi   due   seric  di    iubcrcoli    piuUoslo 
ravvicinati,  jua  non  perCcllanicntc  uguali  nclla  gros- 
sezza,  ne  siluati  fra  ioro  a.  dislanza  del  lullo  uguale; 
moiti  altri   di  varia  grossezza  ,    anco   |)iccolissimi    si 
vedono  sparsi   su  lutto   lo  spazio  delle  aree  sudelle. 
he  aree  anambulacraii  preaenlano  due  serie  di  gros- 
isi  tubercoli  molli   distanti  fra  Ioro,  che   si  distinguo- 
i\o  per  la.  Ioro  grandezza;  molti  allri  costituiscono  del- 
Je  serie  sccondarie  ma  irregolari,  cd  alcuni  ben  pic- 
coli  si  veggono  sparsi  alia  rinfusa  su  tutlo  lo  spazio 
delle  aree  anambulacraii;   la  supcrficio  inferiore,   nei 
mezzo  abjuaiilo  depressa,  moslra  I'  aportura  deJia  boc- 
ca,  proporzionalmenle  piu  grande  di  qutdia  AeW Echi- 
nus  Melo,  senuosa,   e  con  inlacchi  poco  profundi;  le 
orecchielle  piu  solide,   piij  grandi  con   un   foro   cLc 
si  avviciiia  alia  figura  romboidalc;  i  pori  ambulacrali 
disposli  per  Ire  pari  obhiiqui;  gli  aculei   corti  e  slriali; 
la  testula  e  fasciata  di  bianco  e  di  rosso;  gli  aculei 
bianchi   coll'  apice  rosso. 

Noi  crediamo  che  1'  Echino  di  cui  ci  siarao  oc- 
cupali  appartenghi  alia  specie  dcscritta  dal  sig.  La- 
marck soUo  il  nome  di  Echmus  acuins,  ad  eccezione 
^i  alcune  lievi  differenze,  die  potrebbero  lull'  al  piu 
costiluire  una  variela;  crediamo  eziandio  che  Y Echmus 


278 
acutus  del  sig.  Lamarck  differisca  abbastanza  dallo 
Echinus  Melo ,  cliecche  ne  dica  il  sig.  Agassiz  , 
sebbene  pero  egli  cinetta  dubitalivainente  la  sua 
opinioiie;  e  cio  po.isiamo  asserire  dietro  aveie  isli- 
tuilo  un*  esatto  co  ilVonto  tra  questa  ulliraa  specie 
e  la  varieta  dello  Echinus  acutus  da  not  teste  de- 
scritta. 

Gl'  individui  Hi  cui  ci  siamo  occupati  nella  su- 
periore  descrizioue  sono  stati  pescati  nel  mare  di 
Aci-Trezza. 

J..  .  (  Verlicale— Millim.  82. 

(  Trasversale — Millim.  106.-  ."K 

SPECIE   3. 

ECsiivDs  GRANOLJRis  (Lamk.)  '      ■• 

Ech.  hemisphaerico-dcpressus,  granulis  crebev' 
rimis,  undique  scaber;  fisciis  porosis,  verrucosis  el 
irregularibus]  basi  planutala.  . 

Echinus  hemisphaericus  Lin.  Gmel.  pag  31 70. 
Cidaris  hemisphaorica.  Leske  pag.  90,  pi.  2, 

Echinus  subglobiformis,  Blainv.  Diet,  scienc. 
;         nat.  t.  37,  p.  • 

Ecco  0  Signori  la  specie  chc  e  stata  dalla  raag- 
gior  parte  dcgli  aulori  confusa  coil'  Echinus  escu- 
lentus  di  L.  mentre  ne  e  ben  diiTerente.  L'  Echi- 
nus granutaris  di  Lamk.  e  ben  comune  nella  Manca 
e  nel  Mediterraneo,  e  lo  e  benanco  seconvo  le  mie 
osservazioni  in  Sicilia,  ma  non  e  la  specie  descrilta 
dall'  immortale  Linneo  solto  il  nome  di  Ech.  escu- 


279 
lentus ;  perocche  ha  essa  il  contorno  dell'  apcrfura 
boccale  fissurato  e  nello  £c/i.  esculenius  c  intero  o 
scnza  incisioni.  h'  Ech.  granularis  ofl'rc  le  fasce  po- 
rose  ambulacrali  coslitiiile  da  arolii  irre^olari  di  qual- 
Iro  0  cinque  paja  di  pori,  laddove  sono  disposti  coslaii- 
temenle  a  Ire  paja  nello  Ech.  esculentus;  in  que^to  il 
colore  e  di  arancia,  e  nolFallro  violello.Del  pari  Vt'ch. 
brevispinosus  di  llisso,  che  nui  descriverenio  in  pro- 
gresso,  nc  diflerisce  ugualmenle  e  per  le  slesse  ra- 
gioni ;  per  allro  quesla  specie  si  puo  forse  riiiuar- 
darc  come  una  varieta  dell'  Ech.  granularis.  E  poi 
imporlante  lo  annuiiciaie  dietro  quanto  si  e  dcllo 
die  in  Sicilia  non  si  rinviene  I'  Ech.  escu/cnli/s  di 
fj.  ne  alio  slato  di  vivenza,  ne  fossile,  e  sono  an- 
lati  in  crrore  lulti  coloro  i  quali  hanno  affermalu 
vivere  questa  specie  ne'  nostri  mari.  Quella  di  cui 
appo  noi  si  niangiano  con  mollo  piacere  gli  sporan- 
gi  non  e  nemmeno  i'  Ech.  esculenlus  differendo  da 
quest'  ultima  specie  ,  come  si  vedra  nicglio  in  se- 
guito  per  la  disposizione  dei  pori,  per  la  forma  del- 
lo  inviluppo,  per  i  tubercoli,  e  molli  altri  caralleri. 
E  da  sapersi  poi  che  niolte  specie  di  Echini  servo- 
no  di  cibo,  ed  il  nome  dato  a  principio  dal  princi- 
pc  dc'  naturalisli  di  esculenlus  ad  una  di  tali  specie, 
non  puo  suscitare  I'idea  di  un  carattere  coslanle  ed 
cschisivo. 

Cio  poslo,  scendiamo  alia  esposizione  de'  caral- 
leri dcllo  Ech.  granulans,   di  Lamk. 

La  forma  di  questo  Echino  e  emisferica,  ordi- 
iiariamcnle  globosa  ,  qualche  volla  dopressa  o  sub- 
conica  ;  il  perimelro  circolare  ;  le  aree  ambulacrali 
uguagliano  per  I'  ordinario  la  nicla  delle  anambu- 
lacrali  ;  la  feslula  e  covcrta  da  un  grande  nuinoro 
di  tubercoli  de'  quali  se  ne   scorgono  quallro    serie 


280 
nelle  aree  minori ,  e  piu  di  otto  nelle  maggiori  ; 
innumerevoli  piccoli  tubercolelli  occiipano  lo  spazio 
frapposto  a'  tubercoii  piu  i^^randi  ,  a'  quali  si  artico- 
lano  degli  aculei  coiti,  oltiisi,  conici  e  lotii^'iludinal- 
tnente  slriati.  Fori  disposli  ad  archi  irregolari  di 
qualtro  pari.  I  due  pari  eslerni  si  allontanaiio  dai 
due  inlerni.  Non  e  raro,  come  vedremo  in  appres- 
so  ,  scorgere  in  quesfa  specie  piij  di  qualtro  pari 
di  pori.  Apertura  iioccale  piultosto  piccola  ,  con  in- 
cisioni  piii  o  ineno  solide,  a  sommita  spessa,  e  sub- 
bilobala  ,  a  foro  ordinariamente  ovato-eililtico;  colo- 
re dello  inviluppo  violetto  e  dei  tubercoii  bianco  o 
giallo,  e  raramente  violetto.  Gli  aculei  variano  anco 
di  c<il()re  ;  or  si  inostrano  tulti  o  per  meta  bianchi, 
or  violetli,  e  spesso  gialli  o  verdastri. 

p..  ^        .(  Verticale— MiJhni.  80.  " 

(  Trasversale — '\lillini.   lOI. 

Questa  specie,  che  riuviensi  rrequenlissima  nei 
nostri  inari,  e  che  volgarmente  cliiamasi  lUzzi  Ca- 
rusGcldii,  offre  moltissime  varieta  che  riescono  inte- 
resSanti  dietro  Ic  mie  osservazioni;  e  quoste  varieta 
sono  relative  or  alia  forma  ed  al  numero  de'  tuberco- 
ii, ed  ora  al  numero  de'  pori,  alia  disposiziune  doi 
medesimi  ed  alia  forma  delle  orecchiette.  Alcune 
di  queste  varieta  sembrano  e  vero  a  prima  i^iunla 
potcr  costituire  delle  specie  difforenti ,  ma  siccomo 
tutti  gli  individui  che  rappresentano  queste  variela, 
e  che  si  conservano  nel  mio  gabinetto  sono  sforni- 
ti  di  aculei  ,  ed  in  alcuni  mancano  le  orecchiette  , 
cosi  sorge  chiaro  il  bisogno  di  ulteriori  osserva- 
zioni ,  e  percio  io  mi  sono  per  ora  limitalo  a  larfe 
figurare  in  questa  monografia  come  seraplici  varieta, 
non  intralasciando  di  descriverle  esattamente,  dando 
di  ciascuno  di  essi  sinanco  le  dimension!. 


281 

Varieta'  I." 

Perimelro  circolare;  inviluppo  emisferico,  globo- 
se ;  tubercoli  serralissirni,  dei  quali  circa  dodici  se- 
rie  nolle  arce  anambulacrali  e  piu  di  qiiaftro  nelle 
ambulacrali ;  queste  ultimo  mela  larghe  delle  pri- 
me; port  formanti  degli  arclii  irregolarissi  midi  cin- 
que pari  ,  e  frammezzo  a  '|iiesti  qualche  arco  ma 
tnollo  raro  di  sei  pari.  [  Ire  pari  di  pori  csterni  si 
aliontanano  dai  pari  interni  ,  cio  die  coslituisce  la 
irregolarita  dclle  arcate  porosc;  orecchietle  alle  ,  ad 
aportura  ovato-allungata,  superiormenle  troncala;  in- 
cisioni  al  conlorno  dell'  apertura  boccale  mediocri  ; 
tubercoli  verdastri  coile  sommila  gialliccie ;  colore 
dello   inviluppo  verde  giallastro. 

j^        .  .  (  Verticale — Millim.  A8.  ,, 

(  Trasversale — Millim.  76,  ^j      , 

Varieta'  II.* 

Emisrerico-subconoide;  fasciato  di  rosso  fosco  e 
Ji  roseo ;  tubercoli  formanti  nolle  aree  anambula- 
crali circa  dicci  sorie  ,  e  qualtro  nelle  ambulacrali; 
arclii  poriferi  di  cinque  pari  di  pori  e  disposli  come 
nelia  varieta  precodente;  i  tubercoli  proporzionalmen- 
te  piu  grossi  ,  c  le  granulazioni  raeno  confluenti  ; 
orecchietle  meno  alte  ,  piu  strette  ,  ma  i  fori  delle 
stesse  in  proporzionc  piu  grand!  ed  ovato  elliltici. 
p...  .  .  (  Verticale — Millim.  35. 
(  Trasversale — Millim.  73. 

Varieta'  1II.» 

Inviluppo  emisferico-elevato,  piu  solido  de'prc- 

51 


282 
cedenli,  di  color  violetto;  aree  ambuTacrali  uguagSianti 
ia  meta  dclle  anambulacrali;  tubercoli  biandiicd  ton 
sommila  gialla  ,  nelle  arce  raaggiori  fonnanti  circa 
dodici  serie  ben  regolari ,  c  <juaUro  nelle  niinoii ; 
archi  porosi  irregolari  gcneralnicnle  di  qiiallro  pari 
di  pori  ,  frammezzo  a  quesli  alcuni  di  cinque  pari ; 
gl'  inlerni  pari  seiupie  due.  Iticisioni  al  coniorno 
deir  aperlura  boccale  poco  profonde;  orcccbielte  co- 
me nella  varieta  precedente;  graiiolazioni  rare;  faece 
porose  di  color  violelto  oscuro. 

jj.  .(  Verlicale— Millim.  S8. 

(  Trasver&ale — MilJini.   78. 

Varieta'  W  » 

SimiJe  alia  precedente;  ma  le  aree  aoibulacrali 
alquanto  piu  elevate  delle  anambulacrali  ,  cio  che 
da  alio  inviluppo  un  periinelro  sul)penlagonale  ;  gli 
archi  porosi  per  lo  piii  di  cinque  pari  di  pori  irre- 
golari ,  frammezzo  a  questi  alcuni  archi  di  quatJre 
pari;  incision!  al  coniorno  deir  apertura  boccale  pisi 
profonde  ;  orecchiettc  piu  gracili  ,  con  fori  grundi  , 
subovali, 

^.        .  .  (  Verlicale — Millim.  30, 

(  Trasversale — Millim.  75. 

■•'"'-'-      Varieta'  V.*       •     '  '"''     '  '     '»' 

Teslula  emisferica,  subdeprcssa;  colorilo  uguale 
a'  due  precedenti  ;  fubercoli  porporzionalmenle  piu 
allargati  nella  base  ;  nelle  arce  anambulacrali  dieci 
serie,  nelle  ambulacrali  qualiro;  perimetro  circolare; 
aree  minori  uguaglianli  perfellamenle  la  mela  delle 
altre;  archi  porosi  irregolari  di  cinque  paja  di  pori; 
le  aree  maggiori  divise  in  mezzo  da  una  linea  fles- 


2S3 

suosa  fortemente  iuipressa;  orecchic-ile  basse,  moilo 
obbliquc,  a  fori  ovaii. 

...  .  (  Verticalc — Millim.  46. 

""""^'"  (  TrasversaJe_;\lillim.  71. 

Vabieta*  VI.' 

Lo  stesso  colorito  e  la  forma  medesima  ilel  pre- 
cedenle  ;  an*e  ambulacrali  siiperanli  in  lar:rfiezza  la 
nu'la  (itMIe  aiiamhulncrali  ;  otto  serie  di  tubercoli  in 
quesle  ultime  ,  e  quaitro  nelle  prime;  si  le  aree 
magi^iori  die  le  ininori  divise  immezzo  da  uaa  li- 
ned tlossuosa  impressa;  arclii  porosi  di  cinque  pari 
irregolari;  incisioni  poco  profonJe;  orecchietle  man- 
canli 

Di  a  otri  ^  Verticale— Millim.  42. 
(  Trasversale — Millim.  60. 

Varieia'  VII.- 

Inviluppo  emisforico-depresso  di  color  violello  ; 
quasi  pentagonale  ;  archi  porosi  irregolari  di  cinque 
pari,  interrolti  a  quando  a  quando  da  archi  di  quai- 
tro pnja  ;  arce  anabulacrali  elevate  ,  sporgenti  ;  le 
anambulacrali  nel  mezio  dcpresse  ,  cio  che  da  al 
periinclro  la  figuia  pcntagonale;  circa  a  dieci  serie 
(li  tubercoli  nolle  aree  maggiori  e  quasi  quatlro  nol- 
le minori;  Ic  due  di  mezzo  pero  incomplete  ed  in- 
tcrrotle ;  aperlura  boccaie  come  nella  variela  prece- 
(lente  ;  le  aree  minori  divise  in  meta  da  una  linea 
llessuosa  che  iion  bi  vede  nolle  aree  maggiori;  orec- 
chieltc  mancanli. 

p.  .(  Verticale— Millim.  37. 

uiameiri  ^  Trasversale— Millim.  60. 


28i 

Vauieta'  VIIL» 

Inviluppo  emisferico,  depresso  a  perirnctro  sub- 
pentagonale,  di  color  violelto  oscuro  come,  del  pari  i 
lurbercoli;  arec  anambulacrali  depresse,  le  ambulacrali 
sporgenti;  tubercoli  I'ormanti  dodici  serie  nclle  prime, 
quatlro  nelle  allre;  linea  flessuosa  che  divide  in  due 
mela  le  valve  maggiori  poco  irapressa,  nelle  minori 
appena  visibile;  granulasioni  confluenti;  archi  porosi 
irregolari  di  quattro  pari,  e  frammezzo  a  questi  qual- 
cuno  di  cinque  paja;  incisioni  al  contorno  dell'  aper- 
tura  boccale  profonde;  orecchielte  mancanli. 
Diametri  ^  Verticale— Millim.  49 

(  Trasversale — Millim.  73 

Varieta'  iX.*       ' 

Inviluppo  grande,  emisferico,  depresso,  subconi- 
co,  di  color  violello  o&curo  superiormenle ,  interior- 
mente  giallastro;  tubercoli  proporzionalmente  piii  pic- 
coli  e  |)iu  nuincrosi  cbe  nclle  varicla  prccedenti , 
formanti  quatlordici  serie  nelle  aree  anambulacrali,  o. 
quattro  nelle  ambulacrali;  archi  porosi  irregolari  di 
quattro  e  cinque  archi  di  pori;  pagina  inferiore  iti»'t 
centro  concava;  apertura  della  bocca  piuttosto  picco- 
ia,  con  incisioni  molto  profonde;  oreccbicttc  man» 
canti. 

r..       ,  .  (  Verticale — Millim.  75 
*'*^"'""  (  Trasversale— Millim.   118 

Varieta'    X.' 

Lo  stesso,  ma  piu  depresso,  inferiormcnto  meno 
eoncavo,  fasciato  di  violetto  e  di  giailo  oscuro. 
Tx-       ,  •  (  Verticale — Millim.   75 
yiameiri  ^  Trasversale— Millim.  100 


285 
Dalla  <Jescrizione  delle  sopranolale  variola  rile- 
?asi,  che  in  lutte  costantomcnle  riiivicnesi  la  irrego- 
larita  de^li  arclii  pnrosi  ,  che  seinl»ra  costitiiire  un 
caraltere  quasi  speciale  deHo  Echinus  yranularis,  e 
cio  non  solo  relalivamente  alia  disposizione  de'  pori 
che  non  fojtnano  dolle  linee  o  obijlKjiie  o  arcale 
regoiari,  ma  benanco  per  il  numero  dei  pori  mede- 
siiui ,  i  quali  ora  a  quatlro  pari  ed  ora  a  cinque  si 
raostrano  senza  esatta  corrispond<inza. 

E  cio  noQ  solauiente  si  osscrva  nella  stessa  fa- 
scia [lorif'era  io  cui  notasi  quesla  differenza  nel  nu- 
mero dei  pari  porosi ,  ma  bensi  nelle  varie  fasce 
porifere  tolte  a  confroiilo  tra  di  esse;  talche  gli  archi 
porosi  di  una  fascia  ambulacrale  non  corrispondono 
costanteiaente  con  quelli  delle  altre  fasce  o  zone  dello 
stesso  individuo.  In  una  delle  sopradescrilte  variela 
ho  trovalo  fraramezzo  a  gli  ajchi  irregolari  di  quatlro 
a  cinque  paja  di  pori  uno  o  due  archi  di  sei  paja. 
Tullo  CIO  porta  a  credere  che  non  in  tuUi  igoaeri, 
ne  in  tulle  le  specie,  giusla  le  osS(>rvazioni  <la  nie 
riferile,  la  di^posizione  degli  archi  porosi  cd  il  nu- 
iucro  de'  pori  possano  costiUiire  un  caraltere  costante 
di  diagnostica.  lo,  e  vero,  ho  dovulo  limitare  la  mia 
disaraina  alle  specie  sicilianc  che  si  conservano  nel 
mio  ujuseo  zoolegico,  e  a  poclie  allrc  <,'stit^che,  e  per- 
cio  noa  posso  aell'  allualila  valulare  csattamente  la 
imporlanza  del  laenzionato  caraltere;  ma  nello  Echi- 
nus gramdaris  ed  in  tutte  le  descritte  variela,  che 
io  ho  per  ora  rapporlalo  a  quest'  ultima  specie ,  e 
che  potrebhcro  forse  apparlenere  a  si>ecie  dislinle, 
io  r  ho  costanlenieute  trovalo  islabile  e  variabilissi- 
rao,  non  cosi  in  tulle  le  altre  specie  da  me  osservale. 
Or  quesla  irregolarita  si  Jimita  al  solo  Echinus  gra- 
nularis  ed  alle  sue    variela,  o  si  estende   ad  altre 


286 
specie?  E"  fDise  qiiesta  slessa  irregolarita    nella  di- 
sposizione  degli  archi  porosi  im    caratlere  dislintivo 
c  sp<!ciale  dello  Frli.  granularis? 

Ecco  cio  riie  si  i>olra  solamente  deterininare  con 
delle  ulleriori  ed  osicse  ricerche  ed  osservazioni. 

SPECIE   4. 

Ecninas  BRf.r/sPir/oscs  (Risso) 

Ech.  rotund  iio-hainiHfhaericus,  conrexus,  infra 
planus;  fasciis  porosis  reciis;  spinis  brevibus,  luteis, 
bast  sordide  purpureis. 

Echinus  brevisp'Tiosus, — Riss   t.  V.  pag.277. 

Valentin  A(»  ilomie  dcs  Ecliin.    tab.    1. — 

Agassiz  e  i^esor  calal.   laison.  des  Echini- 

des,  (Annal.   des  scienc  natur.  Trois.  serie 

,,  I.  VI.  pag.  367.)  i-  j  )i.'. 

Le  osservazioni  del  Sig.  Risso  sullo  Echino  in 
esame  si  riducono  alio  seguenti. 

«  Arrotondilo,  convesso,  emisferico,  inferiormcn- 
»  te  apptanato,  a  fasco  porose  retlo ;  le  sue  spine 
1  sono  corle,  gialle  ed  a  base  color  di  porpora  ca-^ 
»  rico  ». 

Da  quesli  caralteri  scorgcsi  di  leggier!  die  lie- 
ve  o  poco  marcahiie  difTerenza  passa  tra  1'  Echino 
di  cui  ci  occupianio  e  1'  Ech.  granularis  Ji  Lamar- 
ck. I  Signori  Agassiz  e  Desor  credono  rlit^  quest' ul- 
tima specie  sia  lorse  una  varieta  dell'  altra  Difatti 
ecco  fjiianlo  si  legge  a  queslo  riguardo  nel  catalogo 
ra^iooid)  (Ic'gli  Echinidi  redallo  da  questi  zoologi  , 
in  pailando  dello  Ech.  drevispinosus,  e  facendo  rile- 


2S7 
v&re  le  dilTerenzc  Ira  !a  specie  del  Risso  c  quella  del 
Lamarck,  i  L'iiiviluppo  (ncllo  Ech  (jranularis)  o  piu 
r  depresso  e  piu  sp<\sso  di  qucllo  dello  Ech.  brevi- 
»  spinosus.  I  {mri  di  pori  cslerni  sono  piii  Sontani 
«  dagli  intern i  s. 

Dalle  mie  proprie  osservazioni  risulta,  che  la 
lesliila  dello  Ech.  brpvispinosus  c  piii  leggcra  r  sol- 
tile  di  quella  dello  Ech.  granulans;  die  gli  archi 
porosi  sono  meno  irregolari,  c  i  pari  dci  pori  sono 
<juasi  ugualmenle  fra  loio  distanti,  c  i  luborculi,  non 
die  in  conscquenza  gli  aculei  sono  meno  nunierosi. 

Ma  a  me  semlira  die  queste  difl'erenze  non  sie- 
no  tali  da  poler  fare  riguaidare  V Ech.  brcvispuiosns 
come  una  specie  distiiita  dallo  EcJi.  f/rdnnlari^^  nia 
come  una  variela  di  quest' ultima  soltaiito. 

E  si,  che  io  credo  dietro  idle  mie  osservazioni 
che  r  Rck.  brevispinosiis  sia  una  varieta  dello  Eck. 
granulans  e  non  viceversa;   percioche  due  soli  indi- 
v'idui  ho  io  rilrovalo  cogli  archi  porosi  quasi  rogolari, 
menlre  tutt'  aitri   dclia    [;redelta  .jiecie  e  di  tuttc   le 
j?ae  vaiicta  inostrano    una  oostanle    irr«^olarila  nella 
disposizione  de'pori;   e  so   il  li[)0   sjieciale    porfas«.<' 
per   caso  la  caratterislica  di    avcre  ::;li    ardii    porosi 
rogolari,  io  nou  saprei  spiegare  il  perche  tanto  rari 
gl' idJividui  del  tipo    priinilivo   si  iii<>>{rino,    meulrc 
luUe  ie  vavieia,  die  sono  per  altro  niunerose,    pre- 
sentaiio  la  irregolarila  degli  ardii  porosi.  Ma  sembra 
piu  giusto  riguardare  I'  hch.  granulans  come  il  tipo 
della  specie,  die  porta   per  carattere   la  irregohmla 
degli  archi  porosi,  che  ffaiamezzo  a  moltissime  va- 
rieta conservasi    costanle,  e  considoraro   gl'individui 
ne'  quali    gli  archi  jwrosi  fono    mono    irrogolari ,  o 
regolari  del  tulto,   come  un  deviamenlo  dal  (ipo  pri- 
mitivO;  0  lueglio  coioo  una  varieta,  come   per  allro 


288 
ha  fallo  il  Sig.   Dosiiioulins  che  ha  considerato  l' £"<?//(. 
brevispinosus  come  sinonimo    dell'  Ec/i.   granularis. 

SPECIE    5. 

;  ECRiNDS  LiyiDVS  (Latuk.) 

Ech.  hemisphaeriro-depressus ,  fasciis  porosis-^ 
flexuosis,  subvcrrucosis;  spinis  acicularibus,  longiit^ 
scv/is,  slriatis,  livido  fuhis. 

Echinus   mlliaris.    Var.  b.  Basteri. 
Echinus  saxaiiUs.  L.  Gmel.  p.  3170  epag. 

3171. 
Cidaris  saxatilis.  Var.  2.  B.isleri— Leske  p. 

87-89,  pi.  49. 
Echinus  Iwidus.  Lamk.  t.  3.  p.  367. —  Deslon- 

gch.  Encycl.  t.  2.  p    392 — Agass.  Prodr. 

1.  c.  p.   190.  —  Agass.  e  Desor  calal.  rais* 

1.  c.  p.  367. 
Carduus  marmus.  Vati.  Phclsum.  p.  18  n  •  16. 
Echinus  noglectus  ed  Echinus  lividus,  Blainv. 

Diet.  sc.  nat.  t.  37  p.  88. 
Echinus  vulgaris.  Blainv. 
.  Echinus  longispina.  Blainv. 
Echinus  purpureas.  Risso.  1.  c.  t.  V.  p.  277. 
,,.     .  Echinus  liihophagus.  Leach. 

lo  riferisco  con  dubio  alJo  Ech.  lividus  una  spe- 
cie comunissima  de'  nostri  mari,  che  pero  ne  porta  i 
piincipali  caraUeri ,  per  non  aver  potuto  rinvenire 
ncll'  opera  di  Lamarck  ed  in  altre  una  descrizione 
eslesa  dello  stcsso  Ech.  lividus.  lo  mi  fo  per  tal  r»- 
gione  a  descriverlo  minutaraenle. 


289 
L'  Echino,  di  cui  e  discorso,  trovasi  comuois- 
simo  ne'  nostri  mari,  e  vive  nelle  spiagge  scogliose; 
i  suoi  sporangi  si  niangiano  e  riescono  saporilissimi; 
e  da  qucsli  che  I'egregio  Prof.  Dr.  Gaelano  Mirone 
eslrasse  \o  Echinino.  fi  stato  fra  noi  quasi  general- 
inentc  riguardalo  come  1'  Ecli.  esculenlus  L;  ma  se  da 
queslo  e  ben  diverso  VEch.  yranufaris,  con  cui  ha 
alineno  dell'analogia  la  specii;  coinincstibile  del  Lin- 
neo  quello  poi,  di  cui  in  tal  moinenlo  ci  occupiaiiio, 
ne  e  in  lutlo  difierenlissimo. 

Esso  ha  un  inviluppo  di  forma  cmisferico-deprcs- 
sa,  e  neila  pagina  infcriore  loijyL'rmentc  concavo  ver- 
so la  parte  centrale;  le  aree  ambulacrah  uguagliana 
la  mela  dello  anambulacrali;  nellt;  prime  i  principali 
lubercoli  forinano  duo  serie  rogolarissimo  e  non  in- 
terrotte  dall'  apcrtura  bo<:calo  siiio  all'  apice  ;  nolle 
altre  costituiscono  sei  serie  principali  di  cui  le  tre 
di  una  mela  di  ogni  area  anambulacrale  si  allon- 
tanano  da  quelle  dell'  allra  mela ,  lasciando  nel 
mezzo  deir  area  uno  spazio  maggiore  di  quella 
da  cui  sono  fra  di  esse  separate.  Lc  due  secon- 
de  serie  sono  formate  da  lubercoli  poco  piu  gros- 
si  ,  e  sono  le  sole  che  pervengono  alia  sommita  , 
mentre  le  due  eslcrne  e  lc  due  interne  ,  sebbene 
prendano  ori:;ine  dall'  apcrtura  boccalc,  non  arriva- 
no  pero  all'  apice;  talche  in  qijeslo  Echino  le  aree 
tutte  si  raoslraao  superiormcnte  bitubercofate ,  ossia 
fornite  da  due  serie  tubcrcofari;  le  aJlre  serie  inco- 
minciano  dal  terzo  superiore  della  tesfula  in  giii. 
Allri  tuhercoli  di  minore  grossezza  si  Irovano  fram- 
mczzo  alle  serie  regolari  sparsi  sen7.a  ordine,  e  mol- 
lissimi  piccoli  tubcrcoletli  allorniano  la  base  do'  lu- 
bercoli priraarii.  Gli  archi  porosi  sono  ben  regolari, 
ed  ogni  arco  formata  da  cinque  paja  di  pori;    solo- 

S2 


290 
alia  base  il  numero  de'  pori  sceraa,  e  gli  archi  sono 
costituiti  da  quatiro  pari;  la  bocca  e  dccagonale,  e  non 
vi  si  veggono  incisioni ,  se  non  si  vogliano  riguardare 
come  tali  gli  angoli  che  risuUano  dalia  riunioru'  dei 
diversi  lali  dell'  apertura  boccale,  la  quale  in  pro- 
porzione  dello  invilupito  inlero  e  piuUosto  grande; 
le  orecchielte  larghe,  basse,  siihoblique,  a  I'oro  su- 
bovalo;  gli  aculei  piuttosto  lunghi.  Colore  della  te- 
stula  variabilo,  cioe  vordastro,  livescenle,  violelto; 
gli  aculei  similmcnle  di  color  variabile  corrisjxjndon- 
te  a  quello  della  toslula. 

Molli  caralteri,  come  si  rileva  dalla  supcrinre 
esposizione,  mi  fan  credere  che  la  specie  da  me  de- 
scritta  sia  X  Ech.  lividus  di  Lamk;  tuttavia,  come  ho 
manil'estato  a  principio,  non  esscndone  hen  siciiro, 
ho  poslo  ogni  accuratozza  a  descriverlo  ondc  altri 
piu  di  me  esperlo  possa  aver  I'agio  di  pronunciare 
s(i  di  cio  fermo  e  sicuro  giudizio. 

p.^^gj^.(  Verlicale— Millim.   32  .•.!,. 

(  Trasversale — Millim.  60     ■.       :  ■■  :t 

SPECIE    6, 

ECHINUS  wnunis  itisso  (non  L.) 

Ech.  parvulus,  hemisphaerico-deprossus ,  hileo- 
obscuro-fasciatus;  spints  brevissimis,  slriatis,  roseis, 
basi  viridiseentibus.  Risso  t.   V.  pag.  277. 

Echinus  microiitberculatus  P — Blainville  Diet, 

scieu.  nal.  t.  37  pag.  88. 
Echinus   parviluberculalus.    Blainville    Man. 

d'act.  pag.  228.       '    ■..■  ■■  ■-:■-■  :  v 


291 

Echinus  decoratus -  A.gais'\z .  Introd.  a  1' anal, 

de  r  Echinus  pag.  VII. 
Echinus  pulchellus.  Agass.  Indrod.  a  I'anat. 

dc  r  Ecliiuus  pag.  VI. 

La  specie  descilta  dal  Risso  viene  da'  signori 
Agassiz  e  Desor  rapportata  nel  loro  catalogo  ragio- 
nalo  come  idcnlica  alio  Ech.  viicroluberculalus  di 
Blainville,  e  quiudi  il  nomc  di  Echinus  mdiaris  di 
Risso  fiirura  nel   detto  calaio^io  come    sinomino  del- 

on 

lo  Ech.  microluberculatus  ,  che  e  porlalo  come  il 
tipo  dolla  specie.  Or  qui  e  [)regio  dell'  opera  il 
fare  osservare,  che  lo  Ech.  m\liarts  di  Risso  non  e 
identico  alio  Ec/i.  jnicrolubercolalus  di  Blainville  ; 
peioi'ciie  dilTeriscono  cssenzialinente  per  il  numero 
dei  [).iri  di  pori  che  costiluiscoiio  le  arcate  porifere; 
il  priino  avendo  quesle  arcale  formate  da  tre  pari 
di  poii  obliqui,  e  I'  altro  da  sei  pari.  L'  Ech.  par- 
mtuberculalus  dello  stesso  Blainville  si  avvicina  assai 
piii  alia  specie  descritla  dal  Risso. 

Cio  detto  passiamo  a  dare  la  descrizione  dello 
Echino  di  che  e  argomento. 

Esso  e  piccolo,  emisferico,  alquanto  depresso,  a 
perimetro  orhicularo,  ed  ornuto  di  dieci  fasce  giallo- 
gnoie  e  di  ultrcltante  rossastro-oscure;  gli  ambulacri 
sono  I'ormali  da  archi  di  tre  pari  di  pori  obliqui,  che 
non  presentano  alcuna  irrcgolarita;  i  tubercoli  sono 
di  due  sorlu,  grandi  e  piccoli;  i  primi  formano  due 
serie  in  ogni  area  e  sono  piuttosto  dislauli  Ira  di 
essi;  quelli  delle  aree  ambulacrali  poco  piu  avvici- 
nali  e  ili  maggior  numero;  i  piccoli  tubercoli  sono 
numerosissimi  c  sparsi  senza  ordine  su  tutta  la  su- 
perficie  del  guscio;  le  aree  ambulacrali  uguagliano 
in  larghezza  i  due  terzi  delle  anambulacrali;  le  spi- 


292 

ne  sono  acicolari,  coniche,  corte,  alquanto  ottuse  alia 

soramita,  di  color  roseo  e  verdastri  alia  base;  aper- 

tura  in  proporzione  dello  inviluppo  piullosto  grande; 

fessure  al  contorno  dell'  apcrlura  boccale  riidimcnla- 

li;  orecchietle  mcdiocri,  gracili,  piultoslo  sliette  col 

foro  grande  subroinboidalc. 

Vivfi  ne'  lidi  scogiiosi. — L'individuo  da  me  de- 

scilto  e  del  mare  di  Augusta. 

T^.        ..(  Vertical  e^ — Millim     13        .    i^ 

(  Trasv«rsale-^Millim.  23    .■■■:''  ,., 

■    .  I 

•  ■     '■'•  ■■  ■  ,..'■■  ■  •,     ii.  1       "•  ,     •  -     :.  '  ■  ,f    T 

SPECIE  FOSSILI 

■  ■■;'>'        -SPECIE  1.  ,■  '  ■■    •". 

ECBif/os  GitANVLytms  (  Lamk. ) 

Trovasi  fossile  in  Sicilia  nel  (erreno  terziario  dcl- 
r  Agnone.  Ke  ho  avulo  due  individui  di  cui  la  gran- 
dezza  e  minore  di  quelli  vivenli. 

SPECIE    2. 

ECHINUS  LiyiDVS  (Lamk.) 

E  stata  da  me  rinvenuta  questa  specie  fossile 
ael  terziario  di  Palermo. 

'    '      .  SPECIE   3. 

ECBiNVs  MiLUBis.  Risso  (non  Lamk.) 
Un  solo  individuo  di  grandezza  ugualb  al  viven- 


.. 


293 
le  c  stalo  da  me  trovalo  nel   teziario  dc'dinlorni  di 
ralcrmo,  e  noo  presenta  alciina  dillerenz^. 

SPECIE    4. 

Echinus  coslatus.  Agassiz. — Calal.  raison.  des 
Echinid.  png.  370.  ( Aiinali  di  Scienzc  nalurali  se- 
ric  2    I.   3   ) 

10  credo  con  sicurezza  rapportare  a  quosla  spe- 
cie r  Kchino  chc  dcscri\o,  e  di  cui  ho  (rovalo  trc 
individui  iicl  lerziario  di  l^alerino;  per  allro  il  Sig. 
Agassiz  dice,  secondo  Ic  assv3ilive  de'  Signori  Alithc- 
lin  c  Vernevil,  rinvenirsi  a  moiile  i\lario  in  Uoina  e 
nello  slesso  terziario  di  Palermo. 

11  noslro  Ecliinn   e  di  ambito  pcrfcttamenle  cir- 
colare,  eraisferico,   ma  mollo  clovato  e  quasi  glob(*- 
so ,   infcriormenl(!  quasi   piano;  le    aroc    ambulacrali 
sono  la  mela  dcile  anambiilacrali:   le  uno  e  Ic  allre 
offrono  due  serie  di  lubL-iculi   uguaii  ,    bcnsi    quelli 
dcllo  aree  ambulacrali,  sono  in  maggior  numcro,  pei- 
ciie  Fra  essi  piii  avvicinali  ;    le    pia>lre    auibulaciali 
c  le  anambulacrali  sono  nioKo  clcvale,  assai  piu  pcru 
queste  ullime;   la  loro  uniono  dislinlissima  e  profon- 
daniente    marcala ,   lo  clie  da  a  qtusla    specie    una 
scollura  eleganlc  e  parlicolaro;  le  I'asce  porifere  pre- 
senlano  archi  <li  j)ori  obbliqui   lormali  cla  Ire  paja  di 
pori,   Ira  essi  alquaiilo  dislanti,   per    1' altczza  dcllo 
piastre.    II   Sig.   Agassiz  dice  chc  le  piaslre  ambula- 
crali  cd  annnibulacrali   sono  quasi  ugualmcnle  ele\;i- 
le;   pure  al  conFronlo  ricscono  le  prime  di  assai   n.i- 
nore    allez/a ;    si    potrebbcro    solo    pcru    riguaitlare 
alle  all'ugual   maniera  calcolando  la  loro  allezza  com- 
paraliva  in  proporzione  della  loro  larghezza — L' a- 
dertura  boccale  e  rotonda.   W  ha  molti  piccoli  tuber- 


29i 
coletti  irregolarmenle  sparsi  sulla  superficie  inferiore 
che  vaano  divenendo  piu  rari  superiormentc,  ed  ivi 
disposti  a  corona  attorno  i  tubercoli   maggiori. 

-..         .  (  Vcrticale — Millim.  43. 

*''^™®'"  (  Trasversale— Millim.  i9. 


FINE. 


M   ; 


INDICE 


nelazioiio,  Accadcmica  deW  anno  XXVII  dell'  Ac- 

cademia  Gioenia  del  Segrelario  Generalc  proj'. 

Carlo  Gemmelliivo        ....  Pog.        1 

Contimiaziune  d"llu  flora  dei  dinlorni  d'  Avala  del 

SOCIO  a)iri!<])0)id<'iile  Giuseppe  Dianca  —  J}Je- 

moriu  IX  die  conliene  le  descrizioni  dt   lul- 

te  le  specie  dell e  classi  Liuuenne  XV  e  XVI.     n        21 
MeUido  fiictle  per  fdiiiuire  ijli  occhi  urtificiali    di 

cvislallo  dal  socio    U.   Zttccarello  I'alli.  »      /  /  i 

Ucicrizione   di   alauv   vuove    o   poche   conosciide 

Sjjecje  di  conehiijlie  siciliane  viventi  del  cav. 

prof.  Carmelo  Maravifjna  socio  aUito     .  «      121 

Su  Klin  miiodi  di  jiii'i^firazione  per  V  iwpiujlia- 

lura  detjli  uccelli — Memorin  di  Mariano  Zuc- 

carello  I'alli.         .....))      /^'/ 

Monogrofia  dcqli  Eehinidi  ricenli  e  fossili  di  Si- 
cilia     Parle  qnarla.    Finnujlia  dei    Gidarili  , 

per  il  socio  alluo  D.r  Andrea  Aradas.  s      li'J 

3Iediche  osseriazioni  sopra  alciine  non  orvie  infer- 

mtlii  rilerale  dal  prof.  D.r  Pietro  Messina  da 

Pulazzolo  socio  corrispondenle  .  .  ti      tl9 

Sopra  ulciini  componenii  dclla  Bile  —  Comunica- 

zione  fatla   all  Arcadeniui  Giocnia  dal   prof. 

Francesco    ToriKibmie  Casiaese   Seipelario    di  ^    _    .    ^^  ,    iij  i-k, 

Scienze  naluruli  nella  detla  Aecademia     ,  «      227      vv~-/"-; 

Osserrazioni  sopra  lalune  razze  di  animali  dome-  _  ^  X   m!  ^ 

slid  di  Sicilin  del  socio  Carlo  Gemmellaro.       d     2!.i      ^. ''/"*'/' 
Saijfiio  di  Geofirafla  medicn  per  la  Sicilia  del  so- 
cio D.r  Giaspppe  Anlonio  Galvafjni — Memo- 

ria  seconda.  IJelle  malalUe  endemiche  di  rau-  i.  /  C  1    '■ 

sa  speci/ica  ......         «     263 

Monofpafla  ilegli  F.chinidi  rircnti  e  fossili  di  Si- 
cilin. Parle  qnarla.  Fami<ilia  dei  CidarUi. 
Coiitiiiuazioue  e  fine,  per  i7  .socio  atlivo  prof.  ^         Z?'   ^ 

Andrea  Aradas       ......      3H 


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(JescUlo 

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CATANIA 


BAI     TIPI     OELL    ACCADEUIA     CIOENlik 

in£Sso  rsLi  cr.Eiii  oi  felicesciiitu 

1832. 


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BEJiU  ACCABmmiA  IStlO'EmiA 


DI 


@A^limA 


SERIE   SECONDA   TOMO   IX. 


CATANIA 

BAl    TIPl    DEIl'  ACCADEMU    GIOEM* 
tBEISO  Cll  EBEn  DI  FIIICE  SCICTO 


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DAL   HAGGIO    1852,    AD    APRILE    1853. 

ANNO  XXVm.  DELL'  ACCADEMLi  GIOENIV 


D.  Angelo  Panebianco  Infendenle  della  Provincia  di 

Catania,   Primo  Direllore. 
Prof.  D.  Carlo  Gemmellaro.  Secondo  Direllore. 
D.r  D.  Andrea  Aradas.  Segrelario  Generale. 
Prof.  Francesco  Tornabene   Gassinese.  Segrelario   di 

scienze  nalurali. 
Prof.  Giuseppe  Zurria.  Segrelario  di  scienze  fisiche. 
D.r  D.  Anlonino  lo  Giudice 
D.r  D.  Bartolomeo  Rapisardi 
D.r  D.  Michele  Tallica 
Prof.D.r  D.Giovanni  Reguleas 
Prof.  D.  Carlo  Gagliani 
D.r  D.  Alfio  Bonanno 
Prof.  Francesco  Tornabene  Gassinese.   Direllore  del- 

le  slatnpe. 
D.r  D.  Andrea  Aradas.  Direllore  do!  GabineUo. 
D.  D.  Gaelano  De  Gaelani.  Gassiere. 


Membri  del  Comitato. 


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EELAZIONE  ACCADEMICA 


PER   l'  ANNOjftVIlI. 


DELL'  ACGADEMIA   GIOENIA 


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/.lZ:SQld    AlU-3Qf\)j\ 


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PER    L    ANNO    XXVIir. 


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SCEITTA   DAL 

SOCIO  ATTIVO  SEGRETARIO  GENERALE 

DI   ESSA 
E   LETTA 

J/^e//a    Auao^aca    fornata    ael  al   ^/f. 


'■-'  K  iLdii.  vi;  •. ,  L.  U  «.  1         ■.  i;  i  ,  :.■  l~  '^i- X 'Ju.il 


,i;i7X^  OKiTA  ^  ir:;^ 


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*^t^llm^,^.l.^.l.^>tv^lV.^i^^iVl.t^s.M,^l^tn,vviMln.^,^»l^.t^s.t^.vVlS.tv.t;.v^.^.^.v.w 


iltfi 


))  Riflidlendo  per  poco  al  legame, 
»  clie  le  scoverlfi  liaiino  !ra  loro  , 
»  e  ritclle  lo  sciirgi'i'c  die  le  scien- 
j  ze  c  le  arli  si  preslaiio  scainhie- 
»  voii  snccorsi  e  che  vi  e  in  con- 
I  siquciiza  una  catena  clie  le  uni- 
»  see.  » 

!>'  AuE.MBKiiT—Discorso  preliini- 
nare  alia  Eiicictupedia. 


S  egli  e,  0  Signori,  della  piu  alia  imporlanza  e 
(lella  pill  ^rande  utilila  studiar  I'lioino  neiruouio  slcs- 
so,  o  meglio  ne'  rccondili  arcani  della  sua  organizza- 
zione,  negli  atti  impenetrabili  doila  vivenza  sua,  nel 
niislorioso  complesso  deilc  sue  f.-KoIlu  inlcllcllive,  ne- 
gli istinti,  nc'  dcsiderii,  negli  afrelli,  nelle  passioni,  nei 
suoi  rapi)orti  infinc  cogii  oggctti  eslerni;  non  e  man- 
co  importanle  ,  ne  di  ininorc  uliiila  sludiare  quesli 
oggclli  slc-ssi ,  framezzo  a' quali  egli  vive,  coi  quali 
ha  inlime  relazioni,  che  muovongli  la  curiosita,  che 
lo  sorprendono,  cd  cccilano  infine  le  sue  meraviglie. 
Abilalore  e  signore  della  terra,  raggio  di  sovrumana 
intelligenza  ,  capo  d'  opera  della  divina  creazione  . 
egli  e  mosso  da  una  forza  irresislil)i!e ,  da  quella 
slessa,  che  lo  spingc  ad  elcvarsi  come  aquila  suila 
propria  condizione  ,    per  cui  lanlo  dagli  animali  dil- 


6 

ferisce,  a  conoscere,  e  soggettarsi  lullo,  che  gli  si 
para  d'innanti,  ad  investigar  la  cagion  d' ogni  cosa, 
sia  che  iiifluir  possa  dircltanientc  al  proprio  hcnes- 
sorc  ed  alia  propria  I'elicila  .  sia  che  sbramar  possa 
in  lui  r  ardeiiza  iiiconsuinabile  di  tutto  spiegare,  di 
lutlo  comprcndere  ,  di  tutto  padroneggiare.  Ed  e 
percio  ,  che  noi  il  veggiamo  ora  sorvolarc  agli  iii- 
terminabili  spazii  de'  cieli  ,  ed  assegnure  agli  aslri 
il  loro  corso;  or  percorrere  I'iminenza  superficie  del 
globo  ,  mimerar  i'  infinite  miriadi  di  animali  e  di 
piante  ,  che  vivono  sotto  mille  svariate  forme  ;  ora 
inabissarsi  nelle  ime  prolbndila  de'  mari  ,  e  passare 
a  rassegna  gl'innumerabili  esseri,  che  vi  hanno  stan- 
za ,  e  che  colle  lore  varieta  conlrastano  con  quel- 
li,  che  popolano  la  terra  ;  ora  sollccito  indagarc  la 
composizione  stessa  del  globo  ,  e  rimonlare  quasi 
alia  sua  origine,  tracciando  in  qualche  modo  la  sto- 
ria  cronologica  delle  formazioni  varie  della  sua  cro- 
sta,  e  de'  varii  catcclismi,  che  ha  subito.  Ed  ecco 
quali  sforzi  grandiosi  ,  qiiante  sublinii  conoscenze  , 
che  nobilitano  lo  spiriio  uinano  ,  die  lo  elevano  al 
di  sopra  di  se  stcsso,  che  lo  avvicinano  al  Crealore 
Supremo,  di  cm'  trova  in  ogni  esscre  I'impronfa  in- 
conlrastabile  dell'  altissima  di  lui  onnipossanza !  Ed  e 
per  questo  che  io  studio  della  natura  e  il  piii  puro, 
il  piij  grande  ,  il  piu  utile  ,  il  piu  sublime  fra  tutti 
gli  sludii.  R  Niun'  allro  ,  sono  parole  del  piu  esimio 
»  iettcralo  della  Francia  e  a  un  lempo  del  piii  sali- 
s  rico  dei  dotti  (\) ,  niun'  allro  puo  esscr  piu  felice 
»  di  un  fdosofo,  che  voglia  leggere  in  quest' ampio 
»  libro  (  la  natura  )  mcsso  da  Die  avanli  gli  occhi 
))  nostri.  Le  verita,  che  discopre ,  sono  sue  proprie, 
»  pasce  c  solleva  j'anima  sua,  vive  tranquillaniente 
»  e  non  tcme  degli   uomini.  b  E  non  sono  quesli  i 


7 
soli  vanlaggi ,    chc  all'  uomo   arreca  lo   studio    dclla 
nafiira  ,   c  la  stciria  natiiralo  in  ispecie  ;    ve  lie  sono 
di    (juelli    direllamcnlo    utili    alia    conscrvazioii    lisica 
deir  uomo  slesso.   E    sc  1'  argomonio  imporlante  ,    a 
traflaro   il  quale    son    chiamalo  quest'  oggi    da  sacra 
doveic  ,    occupar  non    mi  dovesse  ,    io  •  Jolterei    uiio 
volta    con  lutte    le  mie    forze   contro    ie   opposizioni 
insussislenti  c  slravolle  di  taluni,  de'  quali  1'  incapa- 
cita  di  collivaie  cosi   sublimi  studii  li  fa  piegare  col 
disonorc    delia   nienlc    umana    al    dispregiamento    di 
questc    noLili   ed    utili    discipline.  Lo    stcsso    illustre 
apologisla  delT  errore  e  dell'  ignoranza,   die  osu  as- 
serire  per  il   vile  dcsio  di    vana  celcbrita  ,    anzicche 
per  intimo  convincimento  ,    le  scienze  tulte  originaro 
dagli  uuiani  vizii,   e  cosi  «  1'  Aslronomia  dalla  super- 
D  stizionc  ;    1'  Eloquenza  dall'  ambizione  ,    dall'  odin  , 
»  dair  adulazione  ,    dalla    menzogna ;    la    Geomelria 
»  dair  avarizia  ;  la  Fisica  da  una  vana  curiosila  ;    la 
»  morale   stessa   dall'  orgoglio    umano  ;  >>  (2)  a  quat 
vizio    pole  egli    altribuire    1'  origine  della  storia   na- 
turale  ?  Forse    alia  stessa  vana  curiosila  ?    Ala  non  i' 
dessa  una  curiosita  vana;  e  una  curiosila,   islinlitiva,- 
che  forma  il   piii  nobile   pregio  dello  spirilo  umano^ 
e  lo  spinge  alle  piu  grandiose  ed  utili  scovcrte,   ed 
a  migliorare  la  propria  condizione;  curiosita  cbe  Dio 
ba  mcsso  nell'  anima  umana   come  a  suggello    della 
sua  grand'  opera  ,    per   suscilarvi   incessantamenle  il 
sentimento  di  ammirazione. 

Cosi  tutli  i  rami  dello  scibile  umano  hanno  imo 
scopo,  ed  uno  scopo  di  utilita  ferma  ,  sicura ,  indu- 
bitata;  cosi  scienza  non  avvi,  di  cui  lo  studio  rivol- 
ger  non  si  possa  al  benessere  dell'  uomo  ;  cosi  la 
storia  naturalc  non  e  una  scienza  di  mere  capriccio, 
atta  a  soddisfare  una  vana  curiosita  j  ma  scienza  al> 


8- 

tissima  ,  proficiia  ,  vantaggiosa  ;  chc  ha  per  fine  di 
giovare  alia  nostra  esistenza ,  d'  illuminarc  la  nostra 
mente  ,  e  sollevare  lo  spirilo  spesso  abbaltuto  nella 
lotta,  che  dee  sostencre  contro  le  avversila,  e  tem- 
pestato  frammezzo  alio  crudcli  vicende  della  vita. 

Ed  a  queslo  lodevole  fine  ,  le  scienze  natural! 
coltivando  ,  le  sue  mire  rivolse  1'  Accademia  nostra 
sin  da  che  ebhe  vita  e  nascimento;  e  fu  per  lo  zelo 
c  lo  impegno,  con  cui  questo  fine  si  tento  di  asse- 
i;uire  ,  che  ,  surta  in  tempi  difficili  ,  frammezzo  a 
inilie  ostacoli  ,  priva  di  mezzi  ,  crcbbe  c  formossi 
un  nome,  una  ripulazionc  universale.  Che  ,  so  que- 
sta  Societa  invececche  rivolgere  i  suoi  sforzi  alia 
riccrca  de'  falli  e  delle  osscrvazioni  con  lo  scope  di 
evidente  utilita ,  avesse  ella  all'  opposlo  impiegato 
le  sue  lucubrazioni  su'  frivoli  inutili  argomenti,  e  si 
fosse  vcrsata  in  frustranee,  slcrili  disciissioni,  ipote- 
lichc  ed  immaginarie  senza  il  menomo  vantaggio  ; 
sarebbe  stata  spregiala  dimcnlicata,  e  sarebbe  mor- 
ta  sul  nascerc, 

Ed  io  che,  deposilario  de'  lavori  di  Essa,  siedo 
oggi  in  un  posto,  di  cui  a  ragione  indegno  mi  re- 
puto  ;  io  che  presenlarvi  dcbbo  come  in  un  quadro 
delineati  i  voslri  lavori  scientifici  dell' anno  XXVIII; 
io  m'  ingegnero ,  o  Signori  ,  mostrarvi  ,  per  quanto 
mcl  pcrmetteranno  le  mie  deboli  forze,  ch'essi  por- 
lano  tulti  Y  impronta  lucidissima  di  utilita  vera  ,  sia 
dirella  oppure  indirotla  ;  consagrando  sempre  piit 
quel  vero  ,  che  «  le  scienze  si  prestano  scambievoli 
»  soccorsi ,  c  vi  e  in  consequenza  una  catena  che 
))  le  unisce.  »  (3). 

Ed  a  maggior  schiarimenlo  di  quest'  ultima  e 
grande  verila ,  io  nii  fo  lecito  richiamare  al  pensier 
voslro  ,  onorandissimi  Signori ,  che  oggi  degnali  vi 


^9 

siete  di  farini  scella  onorevol  corona,  che  i  varii  rami 
del  sapere  son  cosi    collcgati    fra  loro,  che  formano 
un  tutto,  ed  un  tufto,  che  ha  per  iscopo  il  benessere 
deir  uomo  e  la  fohcila  di  lui.    Ogni    seienza  piende 
di  niira,  e  vero,  un  particolare  subbietlo,    ha  i  suoi 
litnili,  i  suoi  confini  ;    ma    i»a    pure  i  suoi    rapporti 
con    tutte    ie    altre    e    Je    sue  colleganze  ;  ma  ogni 
seienza  concorre  all'  utile  noslro  in  piu  o  meno  grande 
proporzione,  e  iulte  a  vicenda  soccorronsi,  per  rag- 
giungere  quosl'  unico  scopo,  senza  che  stoltezza  sa- 
rebbe  o  vanila  il  colli varle.     Cosi    son    coliegate   le 
scien/e  fisiche,  Ie  matcrnatiche  e  la  storia  nalurale ; 
cosi    le    verita    conlenute    ne'  sacri    libri  servono  di 
norma  a'  concelli  del  geologo,    e  la  geologia  schia- 
risce  quesle  sacre  e  storiche  verita.  Per  tal  modo  la 
storia  naturale  ajuta  la  raedicina  ;    e  la  seienza  del- 
r  uomo  sano,    sii  cui  poggia   quella    dell'  uomo  am- 
malato  trae  il  suo  inizio  dall'  organografia  e  fisiologia 
yegetale    e  dall'  anatomia  e  fisiologia  degli  animali. 
Porcio  la  chimica,  oltre  che  disvela  la  composizione 
organica,  necessaria  si  rende  alia  mineralogia,  ed  i) 
regno  minerale,  come  gli  altri  due  regni  della  natura, 
somministra  all'  uomo  moltiplici  svariali  mezzi  al  suo 
comodo  vivere,  ed  a  combattere   ie  inuUiformi  egro- 
tanzc,    di    cui  e  il  bersaglio  e  la  Titlima.  Anco  e  a 
dirsi,  che  la  storia  naturale    soccorre    1'  arcbeologia, 
e  sin  la  numismatica  e  I"  arcbeologia  porgon  schia- 
rimenli  alia  storia  naturale.  Qual  piu  lucido  esempio 
e  qual  piu  irrefragabile  prova  dell'  intimo  rapporlo  e 
della    strettn    conncssione,    che  hanno  fra  di  lore  Ie 
scienze?  (^Iic,  so  a  taluno  esagerato  parrebbe  il  rnio 
dire,    costui    m'  oda  un  istante,   e   Ie   prove,   a  cui 
scendcro  dissiperanno  in  lui  ogni  menoma  dubitanza  1 

2 


10 

■'■■'  L'  egregio  Socio  I'rof.  Carlo  Gemmellaro ,  il 
quale  alle  piu  sode  conoscenze  scienlifiche  accoppia  la 
piu  vasla  ed  aggiustata  erudizione,  dopo  avere  in  una 
precedenle  memoria  dimostralo  che  la  storia  nalurale 
puo  essere  di  ajuto  all'  archeologia  (A)  nella  deter- 
minazione  de'  maleriali  impiegati  dagli  antichi  nelle 
arti,  trattando  ora  di  talune  razze  di  animali  dome- 
stici  siciliani,  ha  falto  chiaramenle  conoscere  che 
r  archeologia  in  senso  invereo  puo  dar  dei  lumi  alia 
storia  nalurale. 

In  inolle  provincie  di  Sicilia  i  bovi  si  distin- 
guono  da  tuUi  gli  allri  d'  Ilalia  e  di  Europa  per  la 
straordinaria  lunghezza  delle  loro  difese.  II  nostro 
Socio  colla  sagacila,  che  gli  e  propria,  si  e  fatto  ad 
indagare,  se  questo  caraltere  sia  dovuto  ad  una  razza 
parlicolare  di  tai  animali,  o  ad  una  causa  fisiologica 
da  riferirsi  al  modo  di  pastura  o  alia  castrazione. 
Bicca  la  sua  mente  di  sloriche  conoscenze ,  avvezzo 
a  meditare  sugli  ammircvoli  resli  dell' antichila,  com- 
parando  egli  i  nostri  bovi  con  quelli,  che  si  trovano 
impressi  nelle  medaglie  antiche  e  ne'  bassi  rilicvi, 
trova  in  effetto,  che  1'  antica  razza,  la  quale  servi 
di  tipo  a' greci  arlisti,  non  e  al  certo  la  nostra:  ma 
che  la  castrazione  piu  che  altro  contribuisce  moltis- 
simo  ad  ingenerare  il  carattere  di  sopra  indicate, 

Passa  egli  in  seguito  a  far  lo  slesso  esame  sulla 
razza  de'  cavalli,  che  trova,  o  digenerala  di  molto 
da  quell' antica,  e  tanto  celebrafa  ne' tempi  de' greci, 
o  presso  che  ibrida,  pel  mescolamento  di  tante  altre 
razze,  che  per  le  varie  nazioni,  le  quali  ban  soggior- 
nato  in  Sicilia,  sono  state  quivi  introdotte . 
ii  Ed  estendendo  vieppiu  le  sue  dotle  ricerche, 
tratta  finalmente  della  razza  de'  cani,  ed  entra  a  ra- 
gionare  sul    motive,    per  cui  nelle  antiche  medaglie 


H 

e  bassi  rilievi  non  si  trova  altra  razza  di  cani  scol- 
pita  che  quella  greca  —  il  Canis  grajus  di  Linneo. 
Egli  fa  vedcre  apcrlainonle  che  essa  non  sia  slata 
la  sola,  che  abbia  avuto  esistenza  in  quei  tempi,  ma 
che  per  la  svellezza  e  la  eleganza  deile  forme  abbia 
inerilalo  di  esser  prescella  a  tipo  nelle  belle  arti. 
Dinioslra  per  ultimo  essersi  questa  bella  razza  nian- 
tciuila  sinora  in  Sicilia,  e  si  duole  per  non  polersi 
dire  allretlanlo  do'  bovi  e  de'  cavalli . 

Or  questa  erudila  e  dotla  mcmoria  ha  uno  scopo 
tutto  zoologico,    e   contiene  dolle   considerazioni  im- 
portantissimc  sull'  inlluenza  del  clima,  deli'  alimenta- 
zionc,  e  della  caslrazione  su  i  mentovati  animali  ;  e 
sotto  queslo    rigiiardo    si  e  un  lavoro   incontrastabil- 
mente  utile,  come  ogni  altro,  che  spetta  alia  zoologia, 
a  questa  scienza,  di  cui   «  le  conoscenze,  che  sommi- 
s  nistra  al  dir  del  cbiarissimo  Milne  —  tdwards  pre- 
»  scnlano  un'  utilita,  che  si  apprezza  di  piu  ad  ogni 
»  istantc,  e  mostrasi    benanco    in  molte  circostanze, 
1)  lo  quali  al  prime  colpo  d'  occhio  sembrano  esserle 
J  del  tutlo  eslranee  ;  ma  (egli  prosiegue)  i  vantaggi 
»  risultanti    dal  sue  studio  non  consistono  punto  so- 
»  buncnte  nella  coltura  dcllo  spirito  considerata  in  se 
»  stessa  e  nelle  applicazioni  pratiche,   the  essa  puo 
s  fornirc  ;  pcrche  1'  influenza,  che  spiega  sulle  noslre 
>  facolla  0  forse  di  ua'  impnitortanza  ancor  piu  gran- 
»  de.  Essa  ci  accosluma  a  ccrcar  le  cause  degli  ef- 
1  I'etli,  di  cui  noi  siamo  colpiti,  o  piu  di  ogni  altra 
X  scienza  csercita  la  nostra  intclligenza  nel  metodo, 
J  parte  dclla  logica,    senza    cui    ogni  investigazione 
J  sarebbe  laboriosa,  ogni  csposizione  oscura  (5)  . 

Animato  da  tanto  vero,  mi  sono  da  gran  tempo 
accinto  a  coltivare  siffatta  scienza ;  e  quantunque 
sprovveduto  di  raezzi  c  d'  incoraggiaraento,  venti  anni 


12 

di  ricerche,  di  osservazioni  c  di  meditazioni  mi  han 
somaiinislrato  argonicnli  non  ovvii  a  molli  lavori,  che 
si  contegono    nei    vulumi    della    nostra    Sociola.   Ed 
avendo  appreso,  che  gli  Echinidi,  i  quali  compongono 
un  ordine  di  aniniaii    interessante    alia  zoologia  non 
solo,  ma  benanco    alia   geologia.   non  aveano  in  Si- 
cilia  Ibrmalo  unquamai   il  subbietto   dello   studio  dei 
naturalisti  ;  mi  accinsi  a  ricercaili,   a  sludiarli  atten- 
tamcnte,  a  dcscriveili    alia    mcglio,  e  formarne  una 
monografia,    che    avrebl)e    potuto   schiudere  qualche 
facile  via  a  meglio  conoscerii  ed  esporli.    L'  impresa 
era  ardua,  malagevolissima  —  si  trattava  di  un  lavoro 
tqpografico  e  nuovo — gran  numero  di  libri  all' uopo 
inancavanmi  —  schiarimenti  polcva  attendermene  scar- 
si  e  poco  soddisl'acenti  ;  ma   il  mio  proponimento  era 
fermo,  ed  ero  confortato  dall'  idea  incoraggiante,  che 
il  dare  ad  un'  opera  il  primo  impulse,  e  sompre  lau- 
devole  cosa,  e  che  non    avrebbemi  mancalo  al  pos- 
tutto  il  compatimento  de'  dolli,   Cosl  io  lessi  in  questo 
onorevol    consesso    la    prima,  la  seconda  e  la  lerza 
parte    della    raia    monografia,    ed    in  quest'  anno  la 
quarta  e  1'  ultima.    Quest'  ultime    due  contengono  la 
descrizione  de'  gencri    e  delle   specie  siciliane  spet- 
tanti  alia  gran  famiglia    de'  CidaTiti.  Dope  di  avere 
in  esse  esposto  i  caralleri  generali  della  famiglia  in 
discorso,    io    scendo  a  tratlare   la  classificazione  dei 
medesimi,  facendomi  ad  esporre  tulti  i  caratteri,  sii 
i  quali  dev'  essa  poggiare,    desunti  dalle  varie  parti 
della  testula,  cioe  i  tubercoli,  le  aree,  le  fascie  am- 
bulacrali  o  zone  poriferc,  gli  aculei,  1'  anello  in  cui 
r  ano  si  schiude.  la  bocca,  le  orecchiette,  la  lanterna 
di  Aristotile    o    1'  apparecchio    della  masticazione,  e 
r  inviluppo    medesimo    nel    suo  tutto.   Dopo  di  aver 
presentalq  la  divisione  di  questa  famiglia  in  quattro 


13 

gnippi,  0  mcglio  in  Cidariti  propiiamenle  dctli,  Sa- 
le7uc.  hchimdi  ctl  Echinomelri,  passo  a  descrivere  i 
caralteri  del  gen.  Cidurites  di  Lamarck,  e  le  specie 
nostrali,  che  a  tal  genere  si  apparlengono,  cioe  la 
Ctdarites  hysirix  vivcnte  di  Lamarck,  con  una  sin- 
golare  varicta  della  sfessa  ;  la  didar.  nobilis  di  Mun- 
ster,  la  Cidar.  glands  [era  di  Gold  fuss  e  la  Cidar. 
coronala  dello  stesso  autore,  tutte  fossili. 

Mi  occiipo  in  seguito  del  gen.  Diadema  di  Gray 
secondo  i  varii  aulori  divcrsamente  caratterizzato  ;  e 
dielro  esserrai  attenuto  alle  caratterisliche  di  questo 
genere  Cssate  da' signori  Agassiz  e  Desor,  mi  accingo 
a  descrivere  minutamente  1'  unica  sp'^cie  vivente,  che 
spetta  a  tal  genere,  e  che  ne'  nostri  mari  rinvienesi, 
cioe  il  Diadema  etiropeum  di  Agassiz. 

Allri  generi  e  specie  di  Cidarili  formano  V  ar- 
gomento  della  quarta  memoria  della  mia  monografia. 
Cosi  il  gen.  Echinocidaris  di  Desmonlins  con  la 
specie  Echinoc.  aequitvberciilaia  dello  stesso  auto- 
re ;  il  gen.  Arbacia  di  Gray  ,  al  quale  speltano  le 
due  specie  fossili  Arbar.ia  monihs  di  Agassiz  ed 
/Irbae.  depressa  di  Agass.  I'  una  rinvenuta  nel  ter- 
ziario  de'  dintorni  di  Messina,  e  I'allra  nel  tufo  ba- 
sallico  di  Miliiello  ;  il  gen.  Salmacis  di  Agassiz,  a 
cui  apparliene  una  Sola  specie  fossile  il  Salmacis 
Pepo  di  questo  autore  ;  e  Cnalmente  il  gen.  Tri- 
pneusles  di  Agassiz  coll'  unica  specie  fossile  Tripn. 
sardicus  (Echinus)  di  Linneo  ,  che  trovasi  nel  cal- 
careo  terziario  de'  dintorni  di  Messina. 

Psella  seconda  memoria  Ictta  in  quest' anno  me- 
desimo  alia  nostra  Accademia  ,  cioe,  1'  ultima  della 
monografia,  continuando  a  trattare  i  generi  e  specie 
siciliane  della  famiglia  de'  Cidartli,  io  mi  faccio  ad 
esporre  tutte    le   specie    vivenli   e    fossili    del   gen. 


14 

Echinus,  che  ai  tempi  dell'  immortale  Linneo  com- 
prendeva  luilo  1'  ordine  dcgli  Echinidi.  Dimoslrando 
che  r  Echinus  esculenlus  degli  autori  non  si  trova 
in  Sicilia  ,  ma  iiivece  quello,  che  mangiasi  general- 
men  le  si  e  r  Echitius  hvidns  di  Lamarck  ,  scendo 
ad  esporre  i  caratteri  dell'  Evhinua  granularis  ,  di 
Lak.,  deW  Ech.  brevispmos us  ii]\\sso,  dcW  Echinus 
Melo,  AqW  Echin.  aculus,  de\l' Echin.  coslatus,  de!- 
]'  Echin.  miliaris  e  di  allre  specie  siciliane,  che  spet- 
tano  al  genere,  di  cui  ragionasi  ,  e  cosi  chiudo  la 
monografia  ,  a  cui  faccio  seguire  la  esposizione  dei 
caratleri  di  tutti  i  generi  degli  Echinidi  sinora  co- 
nosciuti  ;  la  quale  servir  potra  di  guida  a  coloro  , 
che,  invogliandosi  dello  studio  di  quesli  animali  , 
vorranno  modificare  e  dar  maggior  latitudine  allc 
mie  osservazioni  cd  alle  mie  ricerche. 

K  volendo  ancor  per  poco  inlraltenervi  su  ar- 
gnnionli  zoologici,  giocoforza  e  tenervi  ragionamen- 
to  di  una  mcmoria  postuma  dell'  egregio  cav.  prof. 
C.  Maravigna,  la  quale  porla  per  tilolo  —  Descrizione 
ill  alcune  nuore  o  poco  conosciute  -tpecie  di  conchi- 
glie  siciliane.  K  qui  e  a  dire,  onde  far  sempre  piii 
rilevare  1'  utilita  de'  nostri  lavori,  che  la  malacologia 
e  un  ranio  della  zoologia  inleressante  in  alio  grado. 
lo  ho  avuto  ,  e  vero  ,  il  dolore  di  veder  taluni  ,  i 
quali  colla  mente  preoccupata  da  false  idee  ,  o  ap- 
passionati  di  troppo  d'  allra  scienza  ,  che  han  preso 
a  coltivare  ,  scienza  qualche  volta  per  lo  piu  di  vana 
speculazione,  di  chimera  e  di  sofismi ,  in  cui  vedo- 
no  risfrelto  lo  scibile  inlero,  allieri  quindi  della  pro- 
pria ignoranza  ,  dare  coll'  audacia  di  zoili  importuni 
del  ridicolo  alio  sludio  de'  molluschi  e  delle  loro 
conch iglie  ,  e  quasi  del  matto  a  coloro,  i  quali  lo 
pregiano  ed  altamente  lo  estimano.   Ma ,   ohime ,  e 


15 

quoslo  |il  (lolornso  sciz;nale  del  lento  progresso  del 
noslro  iiuiviliiiicnto!  Oh,  come  divcrsa  corre  la  fac- 
c  nda  ollroiiiari  ed  oilrcmonti  !  Cola  quesli  sludii  si 
tengono  in  universale  apprczzamento,  e  si  rispeltano, 
e  si  onorano  £;;li  uomini  priviiegiati,  che  vi  si  addi- 
cono  ,  che  vi  si  sacrdicano  !  Pcrche  cola  si  conosce 
appieno  1'  utilila,  che  se  ne  ricava  ;  e  cio,  che  io  dico 
de'  nioiluschi,  vale  per  tutti  altri  animali.  E  de'  mol- 
luschi  parlando,  oltre  che  il  loro  studio  e  utile  alle 
arli  ;  ollic  che  servono  di  cibo  all'  uomo  ;  non  sono 
essi  dcgli  animali,  di  cui  la  organizzazione  stabilisce 
quasi  una  serie  intermedia  a'  zoofili  ed  agli  animali 
articolati  ?  Quanto  bene  non  reca  all'  anatomia  com- 
parata  la  conoscenza  della  loro  struttura  e  del  loro 
organismo,  in  cui  il  sistema  circolatorio  ed  il  nervoso 
imprendono  a  rivelarsi  di  una  maniera  evidente ,  e 
di  cui  lo  sviluppo  schiarisce  i  progressi  di  organico 
perfezionamcnto,  che  si  osservano  sempre  piu  neg!i  ani- 
mali degli  ordini  supcriori?  >e  la  malacologia  stesse  solo 
nello  studio  delle  conchiglie,  che  sono  appendici  del  cor- 
po  deir  animate,  come  nello  inizio  della  znologia  avven- 
ne,  in  tal  caso  il  vantaggio  di  tale  studio  non  sarebbe 
moilo  apprczzabile  ;  ma  oggi  si  studia  a  preferenza 
r  organica  fattura  de'  molkischi  e  la  loro  fisiologia 
comparala  con  quelia  deuii  altri  ordini  zoologici  ;  e 
cio  e  di  un'  utilila  ben  evidente  per  poter  esscr  con- 
Irastala.  I.e  conchiglic  fossili  poi  servono  di  norma 
al  geologo  nella  ricerca  de'  varii  terreni,  che  com- 
pongono  la  crosta  del  globo  e  delle  varie  epoche  di 
formazione  de'  mcdcsimi. 

Ma  tornando  alia  esposizione  della  memoria  del 
chiariss.  Maravigna,  e  giuslo  dire,  che  essa  conce- 
pita  e  scrilta  in  altro  tempo  dal  suo  dotto  autore,  fu 
pero  corrcUa  ed  a  fine   condoita  poco  prima  che  la 


1*6     ' 

republica  letteraria  della  Sicilia  perdesse  un  tant' uo- 
mo.  Travagliato  da  lunga  egritudine,  ne'  brevi  pe- 
riod! di  calma,  chc  gli  lasciavano  le  sue  crudeli 
soffercnze,  egli  Iraeva  alcun  conforto  dallo  studio  e 
dalla  meditaziono  Gosi  scrisse  nel  oorso  degli  atroci  suoi 
patimenli  la  sua  pregevole  monogiafia  delle  I'mncE 
siciliane  ;  cosi  1'  altra  de'  soll'ati  di  calce  delle  mi- 
niere  di  zolfo  della  nostra  bell'  Isola ;  cosi  infine  con- 
cepl  un  lavoro  grandioso,  di  cui  reslo  appena  1'  inizio, 
cioe  la  sloria  critica  delle  operazioni,  che  riguardano 
la  causa  de'tremuoli  e  '1  principio  motore  de'  Vulcani. 

La  memoria,  di  che  io  debbo  ragionarvi,  cora- 
prende  la  descrizione  di  varie  conchiglie  nuove,  o 
da  altri  imperfettainente  conosciute  e  descrilte.  Alcune 
di  esse  vider  la  luce  nella  rivista  zoologica  e  nel 
magazino  zoologico.  Quelle  pubblicate  nella  rivista 
zoologica  furon  la  maggior  parte,  inonche  pero  delle 
osservazioni  e  senza  figure  per  colpa  del  sig.  Guerin- 
Meneville,  come  rilevasi  apertamente  dalle  sue  stesse 
parole,  che  leggonsi  nella  pag.  325  dell'  opera  pe- 
riodica accennata  anno  IS^O.  Pale  omissione  diede 
argomento  al  chiariss.  Philippi  di  dubitare  nel  vol.  2. 
della  sua  Tauna  de'  molluschi  della  Sicilia  della  no- 
vita  di  talune  delle  specie  in  esamc,  e  principalmente 
in  riguardo  alle  nuove  specie  del  gen.  Pleurotoma  ; 
onde  si  esprime  in  questi  scnsi :  «  Plures  vel  omnes 
»  forte  has  species  jam  supra  enumeratas  esse  cre- 
»  dere  possumus;  attamen  eas  enumeravi,  ne  quis 
»  negligentiam  mihi  objiciat.  Pleurotomata  generis 
I  difficillimi  ex  diagnosibus  tantopere  insufficientibus 
J  nullo  mode  cognosci  posse,  speciesque  clar.  auctoris 
»  nisi  melius  describuntur ,  el  figuris  illustrantur, 
s  oblivioni    mandandas    esse,    nemo  dubilabit  (6) .  » 

E  di  vero  e  beo   fondalo  il  dire  del  sig.  Phi- 


17 

lippi,  chc  la  sola  diagnosi  scompagnata  dalle  osser- 
vazioni  e  dalle  figure  e  di  dcholissimo  soccorso  al- 
r  inlelligenza  del  iialuralista  nel  defiiiire  le  specie 
e  not  giiulicaro  della  loro  novila  ;  ina  non  si  puo 
negare  a  an  Iciiipo,  che  non  sia  stalo  un  giudizio 
emesso  con  precipitanza  ed  un'  asscrtiva  mal  fondata 
il  credere,  chc  Ic  specie  del  gen  fleiiroloma  dal 
Maravigna  descritte  null'  altro  siano,  che  delle  varieta 
di  quelle  dallo  stesso  Philippi  rapporlate,  o  che  con 
quest'  ullime  si  possano  riunire  del  tutlo.  Cio  io  pro- 
veio  con  maggior  chiarezza  ed  cvidenza,  allorche  di 
quosla  memoria  mi  occupero  seriosamenle  nel  raio 
prospclto  clolla  sloria  della  zoologia  di  Sicilia  nel 
sccolo  XIX. 

Dico  adunquc,  che  furono  le  considerazioni  del 
sig  Philippi,  che  diedero  la  spinta  al  nostro  chiaris- 
simo  socio  di  pubblicare  per  la  seconds  volta  nei 
noslri  accademici  volurai  le  sue  specie  nuove  col- 
r  aggiunzioni  di  soddisfacenti  osservazioni  e  gli  ana- 
loghi  disegni.  Le  specie  sono  15,  delle  quali  due 
esoliche,  cioe  la  Columbella  Casani  e  la  Colum- 
bella  Guerinii ;  le  allre  sono :  \ .  Anatina  radiata 
scoverta  dal  chiarissimo  prof,  ('alcara,  fossile  e  rin- 
venula  vivenle  per  la  prima  volta  dal  nostro  socio. 
2.  Ceriihium  Brongniartii.  3.  Pleurotoma  BivoncB. 
i.  Pleural.  Bivoniana.  5.  Pleurot.  Kieneri.  6.  Pleu- 
rot.  Falonciennesii.  7.  Pleurot.  Petitii.  8.  Fusus 
Blainvilli.  9.  Pyrula  Borbonica  dedicata  in  nome 
della  nostra  Societa  all'  Augusto  nostro  Monarca 
Ferdinaado  Secondo,  c  da  Lui  benignamente  accettata 
con  II.  Rescritto  del  28  ottobre  1841.  10.  Buccinum 
Tinei.  11.  Bucc.  FoUncee.  12.  Mitra  Santangeli,  bel- 
lissima  e  distinta  specie  da  me  la  prima  volta  rinve- 

.3 


18 

nuta  coir  animale  nel  liltorale  di  Aci-Trezza.  13. 
MUra  Cordierii  14.    Conus  Grossi. 

Ed  ecco,  0  Signori,  che  i  lavori,  i  quali  han 
dato  sinora  argomenlo  al  mio  dire,  raostrano  1'  inclito 
zelo,  onde  i  Gioenii  asseverantamente  intendono  agli 
studii  zoologici,  1'  utilita  de'  quali  non  e  oziosa,  ne 
vana,  od  incerta  ;  perche,  ci  presentano  una  esposi- 
zione  dei  fatti,  senza  prevenzione  osservati  e  sludiati ; 
ed  un'  accurala  ricerca  degli  oggelti  zoologici  con 
religione  conservali,  con  iscrupolosila  descritti ;  non 
ommettendo  alcuna  delle  loro  speciali  differenze,  delle 
loro  varieta,  delle  loro  anomalie,  delle  localita  corri^ 
spondenti,  e  nulla  di  tulto  cio,  che  puo  condurre  al- 
r  esalta  diagnostica  degli  ste£si,  a  disvelare  la  loro 
pill  0  meno  complicata  organizzazione,  ed  a  fissare 
con  precisione  le  relazioni,  che  hanno  fra  essi  e  colla 
natura  intera,  senza  cui  non  si  puo  loro  assegnare 
il  posto,  che  nieglio  vi  conviene  nella  interminabile 
«erie  zoologica. 

Sorge  da  cio  (  e  chi  nol  sa  ? )  ,  che  la  zoologia 
al  pari  degli  allri  rami  della  storia  naturale  si  sludia 
sul  fatto,  cogli  oggetti  solt'  occhio,  e  non  ne'  libii 
soltanto,  donde  cavar  non  si  potrebbe  che  nozioni 
vaghe,  incerte  ed  oscure  ;  quindi  la  necessila  delle 
raccolle,  de'  gabinetti,  de'  rausei ;  quindi  quella  di 
custodire,  di  conservare  con  cura,  e  di  preparare 
taluni  di  essi,  senza  che  andrebbero  corrotti  per  la 
decomposizione  pulrida  de'  loro  organic!  elemenli,  e 
per  altre  cause  accessorie  di  non  minor  rilievo.  Noi 
abbiamo  di  varie  opere  e  di  non  pochi  manuali,  in 
cui  si  apprende  il  mezzo  corae  preparare  e  come 
conservare  gli  oggetti  zoologici  ;  e  varii  naluralisti, 
sentcndo  di  cio  bisogno,  hanno  le  lor  mi'-e  rivolte  al 
rinvenimento  di  quello .  Al  che  il  diligenlissimo  no- 


19 

stro  socio  corrispondenle   Dr.  Mariano  Zuccarello,  di 
cui  son  nole  le  [jregcvoli  racmorie  cnlomologiche,  ed 
ornilologiche,  Iia  concorso    dalla  sua  parte  a  tanta  e 
necessaria  opera,  leggendo  in  quest'  anno  alia  nostra 
isocicla  due  memorie,  nella  prima  dolle  quali  propone 
un  niotodo    facile  e  pronto    per    costituire    gii   occhi 
artificiali   di    vetro    variamente   conformati  e  colorati, 
e  nella  seconda  espone  i  miglioraraenli,   che  cgli  ha 
apportato  al  sapone    arsenicale    tanto   necessario  all© 
lassidermiclic  operazioni.  S'  abbia  le  dovule  lodi  que- 
sto  giovane  vaioroso,  che   ha  cercato  di  rendere  piii 
durcvoli  le  prcziosita  zoologiche  I  In  vero  e  gran  do- 
loro,  per  Dio,  il  vcder  distruggere  e  consumarsi,  nel 
noslro  clinia  principalmente,  ed  in  onta  alle   piu  ac- 
curate prcparazioni    oggetii    zoologici    talvolta  estre- 
mamcnte  rari,  dopo  aver  durata  tanta  fatica  a  racco- 
glierli !  Quaiilo  non  sarebbe   desiderabile   per  i  pro- 
grcssi  dclla  zoologia    un    metodo  sicuro,    con  cui  si 
polesse  giungere  a  dare  a  molti  animali  quella  com- 
patlezza,  diro  cosi,    quella   solidifa,    quella    durevole 
conservazinne,  che  possa  lottare  contro    V  impero  di- 
struggitore  del  tempo  e  della  corruzione  !   Eppure  a 
mc  sembra    polersi    rinvenirc  un  giorno  I    Dappoiche 
lodevolissimi  tentalivi  del  nostro  bravo  socio  collabo- 
ratore  Mario  Aloisio  per  riuscire  a  solidificare  le  carni 
sono  stati  coronati  da  felicc  successo.   lo  in  tal  con- 
giuntura  non  posso  tacerlo.    Forse   fra  poco  non  la- 
raenteremo    piu  la  perdila  di  Girolamo  Segato  e  del 
suo  slupcndo  segreto !  llo  veduto  dei  pezzetli  di  fe- 
gato,  di  rognone,    di   carnc    muscolare,  che,  cstralti 
dopo  24.  ore  dalla  soluzione  inventata  daH'ammirevole 
socio,  aveano  di  gia  acquistato  quasi  la  solidita  lapidea, 
senra  pcrdere  il  loro  natural  colorito,   divenendo  su- 
sceltibili  di  pulimento.  E  Voi  onoraDdissimi  Colleghi 


20 
fra  non  guari  ne  sarete  osservalori,  e  ne  giudicherele 
graziosamenle  al  certo.  Se  la  scoverta  grandiosa,  di 
che  ho  discorso,  sara  portata  a  quella  desiderabile 
perfezione,  di  quante  proficue  e  vantaggiose  applica- 
zioni  non  sara  feconda  alia  zoologia  ?  Quanti  anima- 
letti  non  canseranno  la  distruzioiie,  e  si  vedranno  al- 
r  incontro  pietrificati  sfidare  le  ingiurie  del  tempo  ? 

Or  dagli  animali  scendendo  ai  vegetali,  di  che 
lo  studio  non  e  meno  importante  di  quello  della  prima 
di  queste  due  classi  di  esseri  organizzati,  noi  veg- 
giamo,  che  sebbene  difieriscano  fra  loro,  perche  gli 
animali  hanno  ollre  la  facolta  di  nulrirsi  e  di  ripro- 
dursi  come  i  vegetali,  1'  istinto  di  eseguire,  sotto 
r  impero  di  una  volonta  interiore,  de'  movimenti,  che 
tendono  ad  uno  scopo  delerminato,  e  di  senlire  e  ri- 
cevere  le  impressioni  ed  averne  la  coscienza  ;  e  se 
la  vita  in  essi  si  dimostra  sotto  piu  complicate  forme, 
pure,  io  diceva,  in  onta  a  tali  differenzc  queste  due 
classi  di  esseri  viventi  si  ravvicinano,  si  assomigliano 
per  pill  versi,  ed  hanno  delle  facolta  comuui,  estese, 
rilevabilissime  ;  talche  i  caratteri  generali,  che  all'  una 
ed  air  altra  classe  appartengono,  riguardano  il  modo 
di  struttura  e  di  composizione  chimica,  la  facolta  di 
nutrirsi  e  di  riprodursi,  la  loro  origine,  e  la  durata 
limitata  della  loro  esistenza.  Si  e  percio,  che  il  cli- 
ma,  il  suolo  principalmente,  e  raille  altre  circoslanze 
influiscono  sul  lore  sviluppo,  sul  lore  accrescimento, 
sulla  loro  durata,  su  i  loro  prodotti,  e  determinano 
delle  variazioni  sensibilissime  nelle  loro  organiche 
manifestazioni  e  ne' lore  caratteri,  Avviene  quindi  di 
essi  a  questo  riguardo  cio,  che  negli  animali,  non 
escluso  r  uomo,  osservasi  dei  mutamenti,  cioe,  e  delle 
variazioni,  che  sono  principalmente  il  prodotto  del- 
r  influenza  climatica  e  delle  localita.  Questa  conside- 


21 

razione  porta  ad  ammcttcre  1'  imporfanza  e  1'  utilita 
(Idle  nsstrvazioni  c  de'  lavori  topografici  riguardanti 
gli  aniiiiali  c  i  vegetali,  dall'  assicme  de'  quali  si 
possono  dedurre  quelle  i^enerali  conclusioni,  che  fanno 
progrediro  con  pie  concifato  le  scienze .  Tale  e  il 
laioro  bolanico  dell'  cgregio  nostro  socio  corrispon- 
dcnte  Giuseppe  Bianca  da  Avola,  cioe  la  esatla  de- 
scrizione  di  lutle  le  piante,  che  vegetano  ne'  dintorni 
del  suo  pncse  e  delle  loro  variazioni.  In  quest'  anno 
il  preclaro  socio  ha  Ibrnilo  la  continuazione  del  suo 
lavoro,  cioe  la  nona  memoria  contenenle  la  descri- 
lione  di  tutle  le  specie  delle  classi  linneane  XV.  ^  e 
XVI. "  lo  vorrei  seguire  il  diligente  autore  nella 
esposizione  de'  caralteri,  e  nella  descrizione  di  quelle 
specie  ,  che  spetlano.  alle  famiglie  delle  Crucifere  e 
delle  Mahacee  ;  ma  i  ristretti  limili  di  questo  mio 
discorso  non  mi  permeltono  il  dilungaraii  di  troppo. 
Pero  non  tralascio  di  racoraandare  ai  bofanisti  la  Ict- 
tura  di  questa  ehicuhrata  memoria  ricca  di  vantagge- 
voli  ed  inleressanli  osservazioni. 

Tornando  impertanto  al  punto,  d'  onde  partimmo, 
ne  volendo  deviare  dal  tracciato  cammino,  ed  a  viem- 
meglio  dimoslrare  la  scambievole  utilita,  che  le  scienze 
si  arrecano,  giova  qui  richiamare  alia  mente  i  scgna- 
lali  scrvigii,  che  la  chimica  ha  reso  alia  medicina,  e 
con  ispecialta  la  chimica  organica,  che  merce  i  lavori 
de'  Boilremont,  de'  Buchardac,  de'  Liebyg,  de'  Raspail- 
le  occupa  oggi  un  posto  distintissimo  tra  le  scienze, 
ed  ora  che  la  medicina  abbandona  i  principii  di 
esclusion  sistcmatica,  muove  suUe  norme  di  un  razio- 
nale  ecclelismo,  ed  ammelte  il  dinamismo  del  pari 
che  r  organiinismo,  le  specialita  etiologichc  e  Ic  pato- 
logiche,  il  solidismo  e  I'umorismo,  la  chimica  orga- 
nica ha  falto  conoscere,  sin  dove  giunga  il  possibile, 


22 
la  composizione    del    sangue  e  degli  altri  uinori  se- 
condarii  nello  stato  normale    non  solo,   ma  Ic  altera- 
zioni  varie,  che  quosto  fluido  geoerale  irrigatore  e  gli 
allri,  che  ne  dirivano,  subiscono  negli  stati  patologici 
varii  piu  o  meiio  important!    dell'  economia  animale. 
Che  se  le  umorali  abnormita  non  sono  cosi  conosciute, 
ne  cosi    facilmente    riconoscibili    come    le  alterazioni 
palologiche  de'  solid!  organ!ci,  e  come  la  cosa  esig- 
gerebbe  ;  pure  1'  ematolog!a  e  celeramente  progredita 
per  i  lavori  de'  Magend!e,  degli  Andral,  de'  Piorry  e 
di  molti  altri  sommi,   e  lascia  sperare,  che  un  giorno 
giunga  al  grade  di  perfezionamento  desidcrabilc.  Cosi 
io  direi  ancora  del  vanlaggio,  che  ha  arrecato  la  fisica 
alia  medicina    colla    microscopia,    la  quale  comecche 
non  iscompagnata  di  difetti   e    d'  inconvenient!  non  e 
quella    pero    de'  tempi  di  Lewenuechio,  che  forni  al 
sommo    Boerave    1'  insussistente  e  strana    teoria  del- 
r  error  di  luogo  ;    ma    rivolger    mi  e  d'  uopo  i  miei 
ragionari  su  di  un  lavoro  del  noslro  egrcgio  socio  prof. 
Francesco  Tornabene    sopra    alcuni   componenti  della 
bile.    Egli    in  uno  al  chiaro   socio  prof.  Gaetano  De 
Gaetani  ne'  mesi  settembre,    ottobre  e  novembre  del 
1851  eseguiva    le    analisi  chimiche  e  microscopiche 
sul  sangue,  sulle  urine,  su  i  calcoli  vessicali,  la  sa- 
liva   e    la    bile,   a  Le  vario   analisi,  sono  parole  del 
»  sullodato  socio,  de*  modern!  chimici  ci  servivano  di 
»  scoria  nelle  investigazioni  ;    ed  i  felici  risullamenti 
B  diedero  a  me  ed  all'  ollimo  collega   il  coraggio  di 
»  intraprendere  le  ricerche  su  i  componenti  della  bile 
»  di  bove,    in    modo    accurato  e  desiderabile  per  lo 
•»  avanzamento  della  scienza  (7) .  » 

Ed  avendo  il  nostro  chiarissimo  socio  tolto  le 
mosse  dallo  analizzare  la  bile  co'  melodi  di  Berzelius, 
Thenard,    Tiedemann,    Gmelin,    Demarcay,  Liebyg, 


23 

Mulder,  Slreckcr,  Platlner,  Redtenbacher,  Wochler, 
Bucliardat,  pote  accorgersi  della  veridicila  de'  cliimici 
risullamcnti  da  questi  sommi  otlenuti,  ed  osscrvare 
al  tempo  stcsso  che  la  scoperta  de'  principii  doll'  uno 
non  si  opponeva  a  quclla  fatla  dagli  altri.  Stando  in 
tal  punlo  le  cose,  facea  raestiere  in  tanla  varieta  di 
risullali,  di  conoscere  quando  i  prodolti  fossero  ve- 
raoionte  tali ,  c  quando  sotto  la  forma  di  edotfi,  o 
meglio  so  si  dovesse  stabilire  il  novero  dei  corapo- 
ncnti  la  bile  come  un  risultato  di  combinazione  chi- 
mica  operata  dal  mestruo  impiegato,  o  come  uno 
sdoppiamento  o  una  separazione  che  il  mestruo  opera 
sui  componimenti  la  bile. 

a  Onde  riuscire  dice  1'  autore  alio  scopo,  fu 
»  tentata  un'  analisi  qualitativa  semplice  c  variata,  per 
y  quanto  si  potcva  da'  melodi  assegnati  ;  e  quando 
1  si  ottennero  risultati  conformi  a  quelli  osservali 
)  dagli  altri  sommi  teste  accennati.  ho  creduto  di 
»  aver  trovato  il  vero  componenle  la  bile  ;  lasciando 
»  alle  indagini  ed  alle  ricerche  ulteriori  de'  chimici 
I  il  vedcre  sc  tutl'  altri  componenti  scopcrli  fossero 
I  un  prodotto  organico,  o  un  chimico  edotto  (8).  s 

Espone  quindi  le  analisi  seguite  e  le  osservazioni, 
che  tralascio  per  amor  di  brevita ;  e  dall'  analisi 
qualitativa  trae  la  dislinzione  de'  componenti  della 
bile  in  due  categoric.  Kclla  prima  comprcnde  quelli, 
che  si  oltengono  immodiatamente  colla  reazionc  di 
qualcho  mestruo,  e  nella  seconda  colloca  quci  prin- 
cipii, che  vengono  formati  colla  reazione  dc'  raeslrui 
su  i  componimenti  slessi  della  bile,  i  quali  vengono 
con  queslo  mezzo  suddecomposti,  e  che  il  nostro  socio 
ama  appoUare  cdotti,  o  prodotti  secondarii.  Egli  fon- 
datamenlc  credo,  che  i  chimici  risultati  ottenuti  dalla 
sua    analisi    non    si    oppongano  alia  teoria  chimico- 


21 

fisiologica  altuale,  la  quale  considera  la  bile  ne'  suoi 
componenti  elementari  unita  all'  urina  ne'  suoi  me- 
desimi  principii,  come  la  totale  sonima  dci^li  clemenli 
componenti  il  sangiie  ;  c  questa  sua  aseeiiiva  appog- 
gia  colle  aulorila  e  gli  esperimenii  de'  megiio  accre- 
ditati  chimici   moderni. 

Per  ullimo  a  conipletare  il  suo  utile  lavoro  con- 
sidera di  vole  la  bile  nella  funzione  dell'  economia 
vitale.  Toccando  questo  interessante  argomento,  non 
ancora  dilucidalo  del  tutto,  e  dal  quale  sorgono  dei 
dubbii  ancor  positivi  nella  scienza,  elcva  alcuni 
quesili  ;  cioe  :  la  bile  e  escrementizia  ?  E  necessaria 
alia  formazione  del  chimo  ?  Concorre  alia  digestione 
de'  corpi  grassi  ?  Pura  ba  azione  sul  cbimo  ?  E  in 
parte  assorbita  alio  stato  di  combinazione  con  1'  ali- 
menlo  ?  r.oncorre  alia  funzione  dell'  assimilazione  ? 
L'  egregio  scriltore  dopo  di  avere  esposto  la  varie 
ipolcsi  ed  esperienze  sulla  funzione  di  questo  fluido, 
nioslrando  quella  riscrbatezea  e  quella  severila  di 
giudizio  che  carallerizzano  gli  uomini  inclinati  a! 
positivismo,  gli  uomini  che  non  si  lasciano  presto 
affascinare  dalle  noviti,  conchiude  colle  parole  di 
appresso  .  «  Pare,  che  la  vecchia  teorica  d'  essere 
»  la  bile  un  fluido  escreraentizio  e  ad  un  tempo  re- 
»  cremenlizio  non  possa  al  tutto  annllarsi,  come  tra 
»  i  moderni  scrittori  ancor  si  vagheggia  ;  e  mi  pare 
»  altresi,  che,  veduta  la  insolubilita  della  Gollesterina, 
»  e  la  reazione  de'  bilati  sulle  sostanze  azotate,  si 
»  possa  opinare  con  qualche  probabilita,  che  la  bile 
»  nella  sua  funzione  dividasi  in  due  parti :  una,  che, 
»  incontrando  le  malerie  azotate  disciolte  dal  succo 
»  gaslrico,  le  Irasformi  in  una  albumina  particolare, 
»  la  quale  non  si  coagula  cogli  acidi,  ma  col  calore  ; 
»  e  questa  bile  siffattamente  emulsionata  viene  rias- 


25 

n  sorbita  dai  linfalici  ?  dalle  vene  ?  nell'  inleslino  te- 
>  nue  e  grasso  ;  1'  a!lra  porzionc,  o  ineglio,  quella 
J  parte  de'  suoi  componeiili  insolubili  nell'  acqua,  tra  i 
B  quaii  la  Golesleiina,  non  avendo  presa  siille  soslanze 
s  chimose  e  grasse,  o  non  azotate  si  uuisce  alle 
»  materia  fecal i  per  essere  escrela  (9)  .  » 

Le  scienze,  io  dissi  nell'  inizio  di  questo  mio 
accademico  rendiconto,  ban  tulfe  uno  scopo,  ed  uno 
scopo  di  utilila  ferma,  sicura,  indubitala  ;  ma  e  bene 
ricordarc,  che  le  sciciizc  sono  utili  all'  uomo  in  piii 
0  men  grandc  proporzione  ;  che  vi  ha  un'  utilila  in- 
dirella,  che  nasce  dalJa  colleganza,che  le  scienze  banno 
fra  loro  ;  cd  tin'  altra,  cbe  dircttamenle  inlluisce  sul 
benessere  dell'  uomo  ;  e  questa  risicde  altissima  nella 
scionza  dcgli  lisculapii,  dcgli  Asclepiadi  e  degl'  Ip- 
pocrali  ;  scienza  nala  coU'  uomo,  co'  suoi  bisogui  e 
con  csso  lui  iiesciuta  ;  scicnza,  che  lo  difende  dagli 
ag^ressi  dclle  cause,  che  tendono  a  distruggerlo,  ad 
annientarlo  ;  scionza,  che  gli  ridona  la  sanita  perduta, 
e  lo  slrappa  agli  artigli  della  morte.  Una  pregevole 
memoria  tutta  inlorno  a  questa  sublime  scienza  ci  ha 
presentato  in  quest'  anno  il  nostro  chiarissirao  socio 
prof.  Giuseppe  Antonio  Galvagni,  la  continuazione,  io 
dice,  del  suo  lavoro  sullc  nialaltic  della  Sicilia  nei 
suoi  rapporti  colle  condizioni  geograficho ,  di  che 
scendiamo  adesso  ad  occuparci. 

E  primamonto  giova  ripctcre  il  da  me  ionanzi 
delto,  cioe,  che  i  lavori  topografici  in  genere,  ollre 
di  csser  prcgevolissimi,  contengono  addippiu  un'  uti- 
lila incontraslabile.  Gio  c  tanlo  vero,  quanlo  inap- 
prezzabili  sono  le  dcduzioni  generali,  le  quali  diri- 
vano  dal  confronlo  di  tai  lavori  parziali,  dalla  loro 
fusione,  dall'  io&ieme  loro.  E  s'  egli  e  certo,  che  agli 


26 

uomini  di  genio,  di  rado  da  nalura  creati,  e  dato  il 
tesoro  di  sapere  stringere  in  uno,  direi,  tante  sparse 
conoscenze,  lanli  lavori  peculiari,  e  quella  maravi- 
gliosa  plena  di  fatti  particolari  ed  osservazioni  spe- 
cial], che  cresce  giornalmente  a  disraisura,  e  disporli 
in  modo  da  forniarne  un  tutto  complessivo,  d'  onde 
si  generano  di  poi  i  principii  general!  delle  scienze; 
non  e  men  certo  pero,  che,  ove  siffatti  elementi  man- 
cassero,  quest!  sublimi  architetli,  qualunque  si  fosse 
la  forza  del  loro  ingegno,  non  polrebbcro  unquamai 
giungere  alia  costruzione  del  grande  edificio  scienti- 
fico,  e  la  grandiosita  de'  lore  concetti  si  perderebbe 
nella  impossib!l!ta  di  realizzarl!. 

Se  dunque,  qualsiasi  topografico  lavoro,  giusta 
le  considerazioni  premesse,  e  vanlaggioso  e  commen- 
dabilissimo  ;  quanto  e  con  piii  ragione  quelli,  che 
riguardano  la  etiologia  de'  morbi,  i  quali  infestano 
le  popolazioni  de'  varii  punt!  del  globo,  ora  una  ed 
era  ua'  altra  travagliando  a  preferenza  ? 

Ecco  qual'  e,  o  Signori,  il  punto  di  vista,  sotto 
il  quale  dovremo  noi  guardarc  ed  apprezzare  il  ine- 
djco  lavoro  del  noslro  socio  chiarissimo,  che  pene- 
trate dal  vero  pronunciato  dall'  illusire  cancelliere 
d'  Inghillerra.  essere  cioe  i  sistemi  gl'  idol!  dcUa  mente 
umana  traviata,  abborrendo  da  ogni  sistematica  teorla, 
ed  abbandonandosi  al  piu  sano  eccletismo,  si  e  con- 
tentato  di  osservare  e  studiare  su  i  fatti  osservati,  come 
ha  sempre  fatto  in  tanti  altri  lavori,  de'  quali  si  sono 
arricchiti  i  nostri  volumi  accademici,  invececcbe  va- 
namente  teorizzare .  E  scendendo  alia  particolare 
esposizione  della  memoria  in  discorso,  dope  di  avere 
egli  presentato  nella  prccedente  delle  osservazioni 
topografiche,  come  a  proemio  di  tanto  argotnento, 
in    questa   viene   esponendo    le    malattie   endemiche 


27 
della  Sicilia,  le  qaali  si  generano  da  causa  speciale, 
e  la  di  loro  pailicolare  fisononiia. 

Muovendo  dalla  Tifoide,  come  dalla  piu  inlcres- 
sante  delle  malatlio  paludali,  si  fa  1'  cgregio  socio 
a  dislinguere  la  maiiircslazione  sporadica  e  la  ende- 
mica,  con  cui  tal  malatlia  suole  apparire,  nioslrandosi 
con  la  prima  forma  in  ogni  anno  a  un  dipresso,  e 
colla  seconda  a  piii  lontani  ritorni,  infcltando  ora  uno 
era  un  allro  paese.  Poscia  togliendo  a  norma  il  prin- 
cipio  consacrato  dalle  osservazioni  e  dal  sano  ragio- 
namcnto,  clie  la  lifoide  deriva  dall'  alterazione  del 
sangue  c  dalla  Icsionc  de'  cenlri  nervosi,  e  che  risul- 
ta  dalla  combinazione  de' varii  stati  organo-patologici, 
ondc  si  gcnorano  le  sofferenze  intestinal!  e  le  ma- 
nifostazioni  cutanee,  le  quali  dominano  tanto  in  qucsta 
malaltia,  rondo  ragione  delle  svariate  appariscenze 
fonomcniclio  c  delle  raoltiplici  fasi  morbose,  che  essa 
prescnta. 

Sccndo  in  seguito  a  stabiliro,  che  in  Sicilia  il 
primilivo  sviluppo  dclla  malaltia  in  discorso  sporadica 
vostc  sovcnte  la  forma  di  gastricismo,  e  i  sinlomi 
r  accompagno  semprc  lungo  il  suo  corso  ;  mentre 
in  Francia  i  fcnameni  addominali  rararaente  prece- 
dono  i  nervosi,  e  l'  autorc  saggiamcnte  ripone  la 
causa  di  qucsta  forma  fonomenica  topografiea  speciale 
neir  inQucnza  cliraalica  dipendente  dalla  lalitudine 
meridionalc  dell'  Isola,  nella  tcmperatura  elevata,  e  ' 
nello  sviluppo  estraordinario  del  fegalo.  Dominando 
pero  epidemicamcnte  spesso  presenta  fin  dal  princi- 
pio  le  manifostazioni  patologiche  nervose,  le  quali 
non  si  scompagnano  da'  sintomi  gastrici. 

Volgesi  indi  il  chiaro  socio  ad  indagare  il  modo 
onde  sviluppasi  la  tifoide,  e  si  propaga,  ed  incliaa 
a  credere   coa   probabilita,    cho   1'  aria,  alterandosi 


28 

principalmcnte  per  la  respirazione  e  per  essere 
chiusa  in  islretto  spazio,  e  quindi  mancando  di  rin- 
novellaniento,  divcnghi  una  sorgcnte  d'  infezione,  che 
determina  lo  sviluppo  di  inalattia  siffalta.  E  volendo 
appoggiare  co'  fatti  e  colle  piu  chiare  dimostcazioni 
il  suo  dire,  richiama  I'  attcnzione  sul  calcolo  deJIa 
qaantitatiTa  d'  aria  ad  ogni  uomo  bisognevole  in  ogni 
ora,  e  quella  necessaria  per  otto  ore  di  sonno,  onde 
stabilire  fermamente,  chc  da  una  parte  in  varii  paesi 
dell'  Isola  questa  quantila  d'  aria  manca,  e  dall'  altro 
canto  sono  rilevabilissinie  le  condizioni  favorevoli  ad 
alterarla.  Scendendo  ad  ogni  parlicolarila,  che  non 
dee  sfuggire  in  un  maluro  esame  al  giudizio  medico 
esatto,  tien  conto  deU'esalazione  del  gas  impure,  che 
ciascun'  uomo  costantemente  esala,  e  di  quelli,  che 
svolgonsi  dalle  evacuazioni  fecali,  urinifere,  respira- 
torie  di  esse  non  solo,  ma  degli  animali,  che  bene 
spesso  hanno  con  lui  comune  il  telto,  e  che  accanto 
a  lui  dormono  ;  cosi  da  un'  idea  esatta  dell'  atmo- 
rfera,  in  cui  vive  parte  del  popolo  siciliano,  la  quale 
per  le  sue  alterazioni  puossi  riguardare  come  la  causa 
generale,  che  dispone  in  varii  punti  della  ^icilia  alia 
tifoide ;  mentre  il  pessimo  stato  di  abitazione  del 
popolo,  la  cattiva  qualita  degli  alimenti,  gli  eccessi 
d'  ogni  genere,  i  dispiaceri  dell'  anirao  e  gli  squili- 
brii  aerei  ne  determinano  spesso  lo  sviluppo.  Fin  qui 
sembra,  che  queste  cause  con  tanla  medica  dotlrina 
enumerate  e  calcolate  dall'  otlimo  socio  dieno  schia- 
riraento  alquanto  soddisfacente  intorno  I'origine  della 
manifestazione  sporadica  del  morbo  in  esame  ;  ma 
quanti  dubbii  non  sorgono  in  mente  in  riguardo  alia 
causa,  da  cui  traggono  nasciraento  i  ritorni  epidemici 
della  tifoide,  che  si  avverano  spesso  a  lunghi  inter- 
valli,  restando  slazionarie  e  senza  variazione  le  con- 


29 

dizioni  topografiche  o  endcmiche,  ed  ora  miti  e  be- 
nign i,   or  gravi  c  inorliCeri  appariscnno  ? 

ISon  v'  ha  diibbio,  o  Signori ;  malagurosamenle 
la  causa  dello  epidemie  e  a  noi  sconoscluta,  e  lo 
sara  forse  per  sempre  in  onla  agli  sforzi,  che  si  fanno 
lutlogiorno  da'  sommi  nclla  scienza  per  rinvcnirla. 
La  recente  scoverla  dcU'  Ozone  non  rende  ancora 
chiara  spiegazione  della  patogenia  cpidemica.  La 
causa  dcir  epidemic,  ripeto,  il  loro  sviluppo,  il 
loro  progresso,  il  loro  cammino  niisterioso,  il  loro 
ritorno,  il  loro  carallere  or  benigno,  e  per  lo  piu 
micidiale,  sterminatore,  sono  altrcllanti  probleini,  che 
non  ci  e  dato  risolvere ;  sono  misteri,  cui  non  e  date 
penclrare.  Vi  ha  nclla  genesi  di  siffalti  morbi,  che 
allaccano  in  una  volta  e  decimano  le  popolazioni,  al 
dir  (i'lppocrale,  qualche  cosa  di  divino,  cioe  di  grande, 
d'  iinperscrutal)ilc,  d'  in  comprensibile  ;  ed  e  percio, 
che  il  nostro  infaticabile  socio,  convinto  di  lanta  verita, 
giunlo  a  tal  termine  delle  sue  perquisizioni  si  arresta, 
e  fa  punto  alle  sue  ricerche. 

Passa  pert)  a  favellare  della  malatlia  paludale  di 
Sicilia,  riguardandola  come  la  seconda  malaltia  en- 
demica,  gcnerale  quasi  alia  gran  parte  delle  regioni 
abitate  di  essa,  raicidiale  a  preferenza  nel  popolo 
ed  ailorche  non  trova  ostacolo  al  suo  progresso  in  un 
mctodo  curalivo  ellicacc  e  pronto.  La  distingue  nolle 
due  forme  patologiche  primitive,  la  dinamica  cioe  e 
la  diatcsica  ;  ed  alia  prima  riferisce  la  febbre  inter- 
niiltcnte  benigna,  la  perniciosa,  i'  erralica,  fenendo 
discorso  de'  varii  tipi,  e  di  quello,  che  mentisce  la 
conlinuila,  il  meglio  inleressante,  e  '1  piu  da  studiarsi 
in  Sicilia.  Occupandosi  della  seconda  forma  dice  delle 
lesioni,  che  il  sanguc  offrc  in  tal  malore,  e  delle 
alteraiioni  de'  globuli,    della  fibrina,    dell'  albumina, 


30 

e  si  fa  a  spiegare  il  raodo,  con  cui  ingenerasi  la 
cachessia  per  miasma  paludoso,  tratlegiando  abilmente 
e  con  molta  sagacila  i  caratteri  della  diatesi  paludale 
confcrmata,  riponendo  la  sorgcnle  di  cssa  nell'  alle- 
razione  del  sangue,  donde  provengono  le  sopraccen- 
nate  forme  primitive  la  dinamica  e  la  discrasica.  iNon 
lascia  di  estendere  le  sue  riccrche  alle  cause  della 
malaltia  paludale  endemica  dcU'  isola ,  e  pone  come 
unica  cagione  di  essa  il  miasma  paludoso,  di  cui 
studia  r  origine,  il  modo  di  diffondcrsi ,  ed  i  mezzi 
propone,  onde  indebolirnc  1'  azione  sull'  organismo,  e 
curarne  gli  efietli  pronti  o  lenli,  che  sieno. 

lihiiide  r  elaborata  memoria,  1' egregio  socio, 
chiamando  in  esame  una  malaltia  endemica  singolare 
e  nuova,  che  ha  luogo  nelle  medie  regioni  dell'  im- 
poncnte  Mongibello,  della  quale  tenne  una  volta  ra- 
gionamenlo,  c  di  che  si  occupera  anche  di  piii  in 
altra   memoria. 

Kd  affinche  sino  al  termine  del  mio  lavoro  io 
mi  faccia  a  dimostiarc  sempre  mai  la  connessione 
delle  scicnze  fra  loro,  mi  e  mesticre  ripetere  quanto 
nel  corso  del  mio  ragionauiento  accennai,  cioe,  che 
la  zoologia  inleressa  la  medicina.  Lo  studio  de'  varii 
animali,  i  quali  offrono  una  serie  non  interrolta  di 
essori,  che  si  rawicinano,  si  concatenano,  ed  inco- 
BQinciando  dal  polipo,  oflVono  una  progressione  sempre 
crescente  di  organico  svilupparaento  ad  arrivare  sina 
air  uomo,  che  solo  ofire  Ira  esse  e  Y  Orang-Utang 
per  il  lato  della  ragione  una  lacuna  grande  ed  ine- 
stimabile  ;  lo  studio,  diceva  io,  della  organizzazione 
do'  varii  animali  disvela  i  misted  della  organizzazione 
deir  uomo  e  1'  anatomia  e  la  fisiologia  comparala 
schiariscono  V  anatomia  c  la  fisiologia  umana.  Trala- 
sciando  di  esporre  quanto  gli  studii  zoologici  hanno 


31 

apportato    di    vantaggio    alia  mcdicina,  giovaiiii  dire 
in  questo    inoniento    che  1'  entomologia   patologica  e 
r  Elminlia^ii  trovano    nelle   ricerclic   e  nolle  osserva- 
zioni    zoologichc    il    loro    punto  di  partenza.  lo  non 
voglio  esscr  di  quelli,   che  abbagliati  dalla  riuscila  di 
uno  sperimenlo    credono  veder   delle  certezze  mate- 
raaliche,  laddove  non  esiste  die  illusione  ed  errore  ; 
io  non  son  del  parere  di  un  Uaspaille,  che  vcde  ncl 
maggior  numero  delle  raalattie  un  insetlo  od  un  el- 
minto  per  causa  primitiva  di  genesi   palologica  ;  ma 
non  posso  negare  che  per  sifl'alto  argomento  abbiamo 
noi  oggi  delle  conoscenze  mollo  piu  positive  che  non 
si  aveano  per  lo  passato   L'  Elmintiasi  oilVe  una  somma 
di  misteri  oscuri,  impcnolrabili,    sorprendenti  ;  e  se 
la  zoolomia  non  e  giunta  a  disvclarli,   si  lianno  pero 
delle  nolizie  piii  precise,    se    non  sulla  generazione 
degli  Kntoozoarii,    bcnsi    sulla  loro  organizzazione  e 
su  i  loro  caratteri.   Ora  tra  i  lenomeni  varii,  che  1'  el-* 
rainliasi  prcsenta  nel  corpo  umano,  nno,  che  ci  viene 
descritio  dal  nostro  chianssimo  socio  Dr.  Piotro  Mes- 
sina da  Palizzolo  e  degno  di   atlirarc  la  nostra  atten- 
zione.    Uua    donna  di  eta  avanzala   sofTre  per  molto 
tempo  un  ascosso  all'  inguine  drilto  ;  varie  t'enomeni-< 
che  apparizioni  morbose    d'  incerla  diagnostica  1'  ac- 
compagnano  ;  i  mczzi  piu  proprii,  piu  cfficaci,  varia- 
mcnte  appropriati  a  nulla  riescono,  ed  alia  fine  1'  a- 
scesso  si  apre,  e  ne  vengon  fuori  50  grossi  Lombrici 
con  universale  sorpresa.  L'  cgregio  socio,  non  potendo 
ammcltere  la  perforazionc  dell'  inlestino  per  dar  hiogo 
al  passaggio  di  questi    entoozoarii  siffattamenle  ere-*) 
sciuti  c  sviluppati  dalla  inlestinale  residenza  in  estraneo 
abilacolo ,  ricorre    all' idea,  cd   all' unica  Ibrse,  che 
potrcbbe  ammcltcrsi,  di  aver  cioe  avuto  luogo  questo 
passaggio  in  altra  epoca  dclla  loro  esistenza,  cd  es-- 


32 

sersi  dipoi  moltiplicati  e  cresciuti  nel  luogo  stesso 
deir  ascesso.  Espone  inseguito  il  diligente  ed  erudito 
scrittore  alcunc  rarissime  Orchianzie  per  causa  spe- 
ciale  esislente  nella  polvere  di  alcune  canne,  della 
quale  gli  effelli  patologici  costanti  neW  apparecchio 
genito-urinario  pienamente  dimostra.  I  latli  giudizio- 
samente  osscrvali  dal  nostro  socio  appoggiano  quanto 
il  sig.  Mitehel  ride  nella  Barbantana,  delle  Orchianzie, 
cioe,  dalla  stessa  causa  ingenerate,  e  lo  quali  vesti- 
vano  la  forma  di  quelle,  che  da  umorale  disorasia  o 
dai  depositi  venerei  ordinariamente  provengono.  Fi- 
nalmenle  molli  casi  egli  descrive  di  maravigliose 
anomalie  cd  affezioni  nevrosiche,  le  quali  ollre  che 
resistono  a'  mezzi  curativi  piii  energici,  pongono  il 
criterio  medico  in  riguardo  alia  loro  diagnostica  nel 
piii  [wsitivo  imbarazzo.  E  nella  esposizione  de'  falli 
accennati,.  e  nelle  osservazioni  corrispondcnti  il  no- 
stro chiarissimo  socio  raoslra*  lunga  e  sana  pratica, 
ed  abbondante  erudizione. 

Kd  ecco,  o  Signori,  corapito  il  raio  discorso. 
Id  ho  tentato  mostrarvi  il  sunlo  de'vostri  lavori  scientifici 
in  quest'  anno  accademico  da  voi  presentati,  e  al  tempo 
stesso  la  loro  utilila,  perche  le  scienze  iutte  sono  tra 
loro  con  vincoloindissolubile  unite,  e  son  tuttegiovevoli 
ai  benessere  dell'  uomo  ed  alia  felicila  di  lui.  Se  ho 
in  parte  maocaio  alia  esecuzione  di  cosi  grande  di- 
segno,  Hon  e  sfala  del  voler  mio  la  colpa,  ma  della 
fiacchezza  del  mio  ingegno  e  della  ristrettezza  dei 
niiei  lumi.  Voi  non  pofete  meco  lamentarvene,  per- 
che, umanissimi  quali  siete,  non  voleste  mirare  alia 
debolezza  degli  oroeri  roieJ,  quaodo  mi  addossaste 
1'  arduo  e  a  ua  tempo  onorevole  iocarco,  che  mi 
rendo  depositario  delle  Tostre  faliche.  Ma  questo  mio 
lavoro,  qualunque  esso  siasi,  servira  al  postutto  per 


33 

mostrare  al  mondo  scientifico,  chc  la  Societa  Gioenia 
nulla  ha  perduto  del  nalio  vigorc;  die  gli  oslacoli, 
la  scarsezza  de'  mezzi,   il  volger  del  tempo,  c  sinanco 
i  politici  sconvolgimenti  non  hanno   unquamai  atlra- 
versato  i  suoi  proponimcnti,  nc  rallentatu  il  progresso 
di  Lei ;  e  qucUo  chc  deve    formar  sempre  il  nostro 
orgoglio  si  e,  che  in  iin  tempo  di  crisi  spaventevole, 
in  cui  le  altro  accademie  dclla  Sicilia,  e  quasi  quelle 
lutte,  di  che  si  onora    I'  Italia,  dormivano  uu  sonno 
di  tomba,  i  Gioenii  coutinuavano  le  loro  lucubrazioni 
nel    silenzio    de'  loro    gabinctti,    e  ne    sortivano  per 
assembrarsi  in  questo  tempio  delta  Scienza,  onde  non 
iiilerrompere  il  corso    regolare    delle  loro  pubblichc 
tornate.    Viva    aduoque  onorandissimi  Golleghi,  viva 
eterno,  come  il  sacro  fuoco  di  Vesta,  ne'  vostri  petti 
r  ardoro  die  alimenta  e  sostif^ne  questa  nostra  societa, 
e  ricordatcvi,  che  1'  Accademia  Gioenia  ha  fatto  smen- 
tire  quella  taccia  codarda  di  oziosita  e  di  dappocag- 
gine,  di  cui  ci  bruttava  1'  orgoglioso  straniero. 


41SJS?©!Jiia3(!>Sr3 


(1)  Voltaire. 

(2)  G.  G.  KoU'iieaii — ;  Oiscorso  die  b.i  riporUto  il  preniio 
deir  Accadeniia  di  Diglone  iiel  1750  ec.  ec. 

(3)  D'Alemhprt  — I.  c. 

(4)  Oiseivazioni  sojira  laliine  razzo  di  animali  domeslici 
di  Sicili.i  —  vol.  xxviu  png.    142. 

(5)  Elements  de  Zoologie  —  pag.  v. 

(0)  Fauna  moHuscurum  rogni  utrill^que  Siciiiac    vol.  2. 
pag.    Mi. 

(1)  Sopra    alcuni    coroponenli    della    bile  —  ?ol.  xxviii 
pag.  129. 

(8)  L.  c.  pag.  130. 

(9)  L.  c.  pag.  140. 


rVl(i''itlCt'i!'(S>t^Vi:& 


■  '  t 


Di  DUE  TAVOLE     • 

GHE  FACILITANO 

y  mmmn  delle  pir  DiFFiciiii  teobie  mm\m 

DAL  SOCIO  PROFESSORE 
C4RLO  GE^.IZELLABO 

LtTT4    NKLU    SIDCTA    ORDIH^BU    DEL    d\    12    SBTTE9IBRB    1852. 


6 


^^■^■^'^'^'^•\'^'^•\•\•^^'^'^'\^'^'^'^^'^'^•^•^1•^1^'^,■i'\■^^l'^'^*^^'^'^^'^^'^^"^'^*^'^'^^•^^^A^*^/V*^lA 


(Of 


Ihi  e  colui,  che  di  volgaro  intendimento 
accusar  noa  si  voglia,  il  quale,  percorrendo  la  su- 
perficie  del  Globo,  non  resta  colpito  dalla  variela 
de'  tcrreni  e  dalle  ineguaglianze  del  suolo  ?  Ad  una 
estesa  pianura  succeder  vcde  serie  di  colline  di  na- 
lura  diversa:  piu  in  la  elevate  rocce  di  sovrapposli 
strati  formate,  portano  i  resti  di  organici  eslinti, 
simili  in  parte  a  quelli  viventi,  in  parte  di  razze 
perdulc :  seguono  durissime  aggregate  masse,  che 
eslranee  appariscono  frammezzo  a  poco  solidi  ed 
incoerenti  terreni,  mentre  a  lalo  s'  inualzano  strali- 
fioalc  montagne,  inclinate  ne'  lianchi,  ripide  e  sco- 
scese  nel  petto,  coronate  le  vette  di  alpestre  rupi : 
elevato  suolo  da  una  parte,  spianato  dall'  altra :  ca- 
lene  di  monti  Gancheggiano  valli  profonde ;  nessuno 
ordinc  net  la  sovrapposizione  delle  rocce,  interrotta 
la  rcgolaiila  degli  strati  :  terreni  diversi,  variati  ma- 

teriali ad  ugni  islante  un  nuovo  ordine  di  cose  f 

Potcva    niai,    all'  aspelto    di    questo    apparente 


10 

disordine,  aslenersi  il  filosofo  dal  fissarvi  la  sua  at- 
tenzione,  e  dall'  indagarne  la  causa  ?  Ecco  la  origine 
delle  geologiche  ricerche,  che  veggiamo  aver  occu- 
pato  la  mente  de'  fisici,  sin  da'  piu  remoti  tempi 
della  storia. 

11  sovrano  ingegno  di  Piltagora  giunse  a  con- 
cepire  a  quali  catastrofi  era  andata  soggetta  la  terra, 
prima  che  la  sua  superlicie  nell'  atlual  forma  si  ras- 
settasse  ;  ed  i  Geologi  del  secolo,  se  non  bene 
espresse  talvolta  o  poco  solide  trovano  quelle  anliche 
teorie,  non  possono  pero  non  confessare  che  le  vere 
cause  non  erano  sfuggite  alia  indagine  del  filosofo 
di  Samo. 

Sin  da  quel  tempo  si  son  veduti  a  quando  a  quando 
sorgere  in  varii  luoghi  uomini  di  alta  mente,  a  ri- 
schiarare  non  pochi  fenomeni  gcologici  ;  finche  i 
Stenoni,  i  Defortis,  i  Buffon,  i  Werner,  gli  Ilutlon, 
gli  Humboldt,  '  Murchison,  i  Buckland,  i  Cuvier,  con 
istudio  piu  apposilo  ed  aitento  sulle  geologiche  con- 
dizioni  della  Terra,  ban  portato  la  Geologia  al  nobil 
rango  di  Scienza ;  ed  alia  sublimita  delle  teorie 
r  utile  hanno  aggiunto  della  conoscenza  de'  terreni  e 
delle  recce,  a  vantaggio  dell'  agricoltura,  dell'  indu- 
slria  e  del  commercio. 

Le  esatle  osservazioni,  istituite  sulla  giacitura 
de'  terreni,  e  sulla  natura  delle  roccc  non  lasciano, 
oramai,  piu  dubbio  ad  ammettere,  che  dallo  slalo 
d'  ignea  fusione  in  cui  trovavasi  la  Terra,  allorche 
piacqne  all'  Eterno  di  addensarne  le  nebulose  soslanze, 
ne' primissimi  tempi  della  Creazione  (1) ,  passando  a 
raffreddarsi  nella  superficie ,  di  una  scorza  coprissi  ; 

(1)  Panciani,    in   historiam  crealionis  Nosaicam,  coiii' 
wcnfalio  —  Reap.  1851. 


I 


41 
la  quale  servi  di  base  alle  piu  leggicre  cadenti  so- 
aliinze  lerrose,  die  la  intcnsila  del  calore,  della  in- 
candesconte  raassa  terreslre  sospese  teneva  a  dislanza 
nello  spazio  ;  e  che  unite  agli  addensati  vapori, 
inulati  ill  acqua  sulla  rallreddata  supcrficie  si  posa- 
vano  (1)  . 

A  tnisura  che  piii  o  mono  aggregate,  o  piii  o 
meno  sospese  ncll'  acqua  trovavansi  quelle  sostanze, 
ora  in  islrati  ora  in  amaiassamcnti  disponevansi  nei 
varii  punli  della-  scorza  terreslre,  forniando  cosi  gli 
svariati  sisterai  dcllc  sedimenlarie  rocce. 

INon  cessava  intanlo  il  sotterraneo  fuoco  di  agiic 
sotlo  quella  primiliva  scorza ;  ed  essa  sempre  piu 
doppia  diveniva  a  misura  die  andava  scemando  di 
calore  (2)  ;  ed  esercitando  la  sua  chimica  azione 
sopra  le  sostanze  stesse  che  gli  serviran  di  alimenlo, 
colia  violenza  dinamica  di  sua  espansione,  le  spin- 
geva  atlravcrso  della  novella  scorza,  obbligandola  a 
rompersi  ed  a  rovesciarsi ,  per  dar  passaggio  alle 
fuse  rocce,  che  dura  forma  grado  grado  assunievano  ; 
e  quindi  frammischiate  re.stavano  quelle  prodotte  dal 
fuoco  alle  tanle  altre,  le  quali  in  scno  alle  acque 
successi vamcnle  aggregavansi . 

Ouanlo  piu  doppia  gradatamente  diveniva  la 
crosta  terreslre,  e  la  gradual  prolbndifa  dell'  infocato 
nucleo  si  accrcsceva,  tanlo  meno  era  sensibile  in 
quella  la  intcnsila  del  fuoco ;  ma  quanto  maggiore 
era  la  resistcnza  che  essa  opponeva  alle  rocce  che 
venivano  spinte  in  alto,  lanto  maggiore  era  il  disor- 
dinc    dogli    strati    terrestri,    che  sollevavansi  da  un 


(2)  BulTon,   Cosmos  di  Ilumboldl  ec.  ec. 
(3j  Lycll,  l)e  la  Beche,  ec. 


lato,    sprofondando    dalT  allro,   e  mescolavano  i  loro 
materiali  in  millc  modi  diversi. 

Dall'  altro  L-anlo  le  acque  agilazioni  non  men 
violcnte  soffrivaiio  per  quesle  polenli  cagioni  ;  ed  ora 
olevale  al  disopia  deli'  ordinario  iiveilo  inondavano 
gli  eraersi  tcneni:  ora  impeluosanienle  precipilandosi 
in  aperti  abissi,  scavando  il  suoio  che  le  sosleneva, 
Irascinavano  in  giu  le  svelte  rocce  e  solcavano  valli 
profonde  :  ora  stagnandosi  in  spaziosi  bacini  davan 
agio  a  tranquille  successive  deposizit^ni,  di  sospesi 
materiali  :  ora  scorrendo  in  forma  di  sotlomarine  cor- 
renti  traevan  seco  e  conglomeravano  quanto  dai 
terreni  aveano  trasportato  nel  seno  de'  mari  :  ora 
sradicavano  le  selve  e  le  animassavano  nelle  valli, 
coprendole  di  strati  di  Icrra,  come  facevano  d^lle 
torbiere,  e  che  cangiavausi  col  tempo  in  carbone  : 
ora  rassettavansi  finalmenle  per  lambire  le  spiagge 
dell'  arida  terra,  laseiando  alle  acque  doici  tutto  il 
tempo  di  deporre  anch*  esse  le  sostanze  terrose  in 
esse  sospese,  e  di  trasportare  e  mescolare  insieme 
le  frammenlarie  rocce  colle  alluvioni. 

Fra  tanle  cataclistiche  vicissiliidini,  disordinata 
e  sconvolta  e  stala  la  esistenza  e  la  condizione  dei 
corpi  organic!  ;  e  tanti  e  tanli  generi  di  essi  laseiando 
co'  loro  resti  memoria  eterna  delta  propria  esistenza 
e  comparsa  sul  globo,  non  sono  piu  apparsi  :  e  tanti 
e  tanti  a  vita  son  vcnuti,  da'  dormienti  loro  germi, 
ed  a  prender  posto  fra'  vegetabili  e  fra  gli  animali, 
al  punio  che  il  Creatore  ebbe  loro  assegnalo. 

Dietro  una  serie  d'  incontrastabili  fatti  raccolti 
da  attenlc  indagini  e  ripetiile,  la  Geologia  ha  potuto 
stabilire  la  successione  do'  terreni,  e  colla  guida  di 
scientifici  principii,  si  e  occupata  a  rinvenir  novelle 
prove  per  dimoslrare  le  calasfrofi   cui  deve  la  terra 


43 
r  atluale  suo  aspctto.  Trova  ella  infalti,  che  la  prima 
scorza  del  Globo  o  cosliluita  di  rocce  aggregate,  ove 
Iraccia  alcuna  non  iscorgesi  di  organica  esistenza. 
Seguono  le  rocce  che  servon  di  passaggio,  fra  la 
slruUura  di  quella  prima  scorza,  a  (jiiclla  de'  terreni 
slralificali  ;  ed  in  questi  gli  csseri  organizzati  appa- 
riscono  e  si  moltiplicano  ;  prova  cvidenle  di  un  cerlo 
riposo  dclla  terra,  nel  tempo  che  non  eran  del  tutto 
dcposilale  le  primitive  sostanze  terrose,  sospese  nelle 
aequo  ;  e  queste  andavan  formando  suixessivi  polenli 
strati,  di  natura  e  di  slruttura  diversa,  a  secoiwiu 
delle  fisiche  condizioni  del  loro  sedimento.  Ma  iioa 
appena  cessato  questo  periodo  di  stratificazione,  si 
vede  essere  slala  essa  sconvolta  e  dislocata,  dalla 
comparsa  delle  pirogeniche  rocce  (1),  e  dalla  istan- 
tanea  evapnrazione  delle  acque  (  le  quali  eran  pene- 
trate atlraverso  i  vani  della  primitiva  scorza,  che 
rappigliavasi  come  andava  perdendo  il  calore )  cagio- 
nata  dal  loro  contatto  coll'  infocalo  nucleo  terrestre, 
e  convertite  in  vapore  accrescevano  la  espansiva  e 
dinamica  forza  delle  fuse  rocce.  A  questa  catastrofe 
un  secondo  riposo  par  che  fosso  successo,  dislinta- 
mentc  appalesandosi  una  rcgolarita  di  livello  negli 
strati,  in  taluni  luoghi  soltanto  disturbato.  Tutto  indica, 
dopo  quest'  epoca,  avvenimenti  di  minor  sovversione 
e  parziali,  sopra  la  rassettata  e  vecchia  superficie 
dclla  Terra. 

Venendo  poi  alia  distinzione  e  nomenclatura  di 
questi  terreni,  e  stato  dimostrato  che  il  Micascislo, 
colle  altre  rocce  del  gruppo  iaicoso,  forma  la  prima 
solida  scorza  terrestre,  con  tutte  quelle  differenze  di 
sito  e  di  struttura,    dovute   a  particclari  loro  condi- 

(1)  Eadogeoe  fia  Humboldt  Cosmos. 


zioni  :  che  il  gruppo  di  iranst'zione,  cui  vario  norae 
si  e  dato  ne'  diversi  luoghi  studiati  da'  geologi  (1)  , 
colla  (/rawacca  ed  i  varii  scisit,  viene  dopo  che  il 
terreno  antracifero  ed  il  gres  rosso,  e  poi  il  triasico, 
il  giurassico,  ed  in  fine  il  crelaceo  costituiscono  il 
periodo  cosi  detto  secondario,  nel  quale  tanto  figu- 
rano  i  corpi  organici :  che  le  rocce  (riiomane  e  7imfve 
appartengono  a  quelle  terziario,  caratterizzato  dalla 
orizzontalita  delle  stratificazioni  ;  ed  esso  serve  di 
base  a'  blocchi  erralici,  alle  breccc,  alio  caverna  ad 
ossame  del  terreno  diluviale  :  e  die  infine  i  terreni 
alluviali  e  moderni  son  qucUi  che  uitimi  appariscono, 
e  ibrmansi  tutt'  era  sulla  crosta  del  Gloho. 

Non  si  e  pututo  pero,  colla  stessa  facilita,  venire 
a  capo  deir  epoche  e  de'  rapporti  delle  rocce  piro- 
geniche,  che  a  quelle  tante  sediinenlaiic  si  frappon- 
gono  ;  e  dopo  molto  tempo,  soltanto,  e  dopo  ripelule 
indagini  ed  osservazioni  si  e  giunto  ad  un  grado 
non  ni(dto  lontano  dalla  ccrtezza. 

lliconosciute  una  volta  per  pirogeniche  le  rocce, 
che  per  molto  tempo  da'  geologi  si  allogarono  al 
periodo  primitive  (2)  ,  quali  sono  il  granilo,  la  sienite, 
il  serpendno,  il  porfido,  il  trapp  ec.  ec.  non  si  tra- 
scuro  di  seguirli  in  tutli  i  loro  rapporti  con  allre 
rocce,  manifestamente  sedimentarie  ;  e  si  giunsc  a 
scoprire  che  la  noassima  parte  delle  ineguaglianze 
della  superficie  tcrrestre  era  dovuta  alia  loro  intru- 
sione,  e  sopratutto  i  crateri  di  sollevamento,  ed  i 
sollevamenti  in  generale  ;  e  si  e  polulo  anche  stabilirc 
}'  e[)oca  di  quesli  fenomeni,  dalla  disordinata  giaci- 
lura    di    talune  rocce,    e   dal  posleriore  deposito  di 


•,([  y.    •:;}'■:'<{) 


(1)  Devoniano,  Siluriano,    Cambriano  ec. 

(2)  Weraer,  Jameson,  Brochant,  Tondi  cc»  ee. 


13 

allrc,    sopra    quelle    sconvolte    dal    passaggio   delle 
pirogeniohe. 

Or  io,   convinto  della  verila  di  quel  dello  : 
Scffniufi  irritaiH  tinimos  demissa  per  nnres 
Quam  quce  sunt  ocults  subjocia  fidc/il/us, 
volerulo   come  in  un  quadro,  dimostrare  in  modo  facile 
a  conccpirsi,  c  quasi  a  colpo   d'  occhio,  queslo  rai- 
scuglio  di  rocce,    dal  quale  e  nata  la  ineguaglianza 
della    supcrficie    lerrestrc :    giovandomi    di  quanto  i 
soinmi    gcologi    hanno    stabililo,    e    delle    lavole    di 
Scroopc,  di  Lycll,  c  di  Buckland,    non  che  di  quel 
die  le  proprie  osservazioni  in  varii  luoglii  di  Europa 
mi  hail  fornito,    ho    formalo    due    lavole    che    pongo 
sotlo  Io  sguardo  dcgli  scienziali. 

Kclla  prima,  ho  prcsentato  la  crosla  della  Terra 
divisa  in  due  grandi  sirali ;  in  quello  sediraentario, 
cioc,  che  apparisce  alia  supcrficie  ed  e  attorniato 
dair  atraosfera  ;  ed  in  quello  primitive  che  e  sotto- 
poslo  a  quosto  primo  strato,  e  confina  coll'  infocato 
nuclco  della  Icrra.  Ho  chiamalo  il  primo  scorza  tpch- 
siemica,  scorza  protofjenica  il  secondo. 

INella  prima,  era  fjicile  il  disporre  nell'  ordine 
conosciuto  le  successive  deposizioni  de'  lerreni  neltu- 
nici,  situando  alia  base  qucUi  che  anterior!  addimo- 
slransi  ad  ogni  vivenza  organica,  e  sovrapponendo 
grado  grade  quelli  del  periodo  secondario,  terziario 
c  modcrno.  Ma  per  quanto  agevolmente  si  coraprende 
quesla  successione,  altreftanto  difficile  mi  riusciva  Io 
esprimere  quella  della  scorza  protogenica.  Trattasi  di 
slahilirc  e  dimostrare,  quale  si  fosse  1*  ordine  che 
le  rocce  pirogenichc  han  seguilo  nello  introdursi  im- 
mezzo  alle  scdimentarie;  cssendo  esse  di  natura  e 
di  strutlura  diffcrenti  fra  loro,  sparse  irregolarmente 

7 


46 
e  spesso  a  grandi  distanze  una  dall'  altra ;  Che,  se 
il  gramto,  per  cagion  d'  esempio,  si  trovasse  costan- 
temente  vicino  alio  gneiss  ed  al  micascisto,  si  avrebbe 
poluto  dire,  che  esso  fosse  prodotto  dalla  prolratta 
fusione  di  quelle  due  recce,  e  poscia  spinlo  in  alto 
dalla  forza  espansiva  del  fuoco,  atlraverso  di  esse,  e 
delle  altre  luUe  che  le  coprivano.  Ma  il  granilo  ap- 
parisce  talvolta  frammezzo  a  rocce  che  al  periodo 
primitive  non  apparlengono  (1)  ;  non  puo  quindi  as- 
segnarglisi  seinpre  quel  posto  ;  ed  ancorche  si  volesse 
credere  che  le  primitive  rocce,  dalle  quali  proviene 
il  granilo  fossero  troppo  profonde  per  potersi  scoprire, 
non  sara  facile  tirar  le  stesse  conscguenze  per  il 
porfido,  per  il  serpenlino  ec.  IIo  duvuto  quindi  sta- 
bilire  differenti  condizioni  di  terrcni  nella  scorza /jro/o- 
genica  perche  dar  si  potcsse  spiegamento  della  origine 
delle  altrc  pirogeniche  rocce. 

Ammettcndo  che  le  quarzose,  micacee,  e  fel- 
spatiche  formarono  la  prima  raffreddata  tunica  della 
Terra,  a  seconda  della  predominanza  de'  costitucnti 
mincrali,  il  fuoco  sotlerraneo  formava  il  granilo  di 
felspato,  quarzo  emica,  in  un  punto  :  di  amfd)oIa,  di 
felspato  e  quarzo,  la  sienile,  in  un'allro:  e  cosi  delle 
altre  non  poche  modificazioni  delle  rocce  felspatiche  ; 
in  simil  inodo  le  euritiche,  le  amfiboliche,  le  piros- 
seniche  si  mostravano,  ove  aggregavansi  le  compo- 
nenti  sostanze.  Ke  dee  cio  riguardarsi  come  una 
mera  ipotesi,  imperciocche  noi  veggiamo  nella  esten- 
sione  delle  rocce  della  scorza  iposlemtca,  che  gli 
element!  di  cui  si  compongono  sono  variaraente  disse- 

(I)  Mem.  ec.  Elie  do  Beaumont  e  Dufrenoy  vol.  i. 
'..      .     .u^.   i:       -o,-.     pi.  VI.  f.  2.-.Tom.  2.  pl.v.  f.3. 

pi.  xHi.  f.  5.  — ec. 


M 

minali  ed  aggrcgati  ;  ed  e  cosa  assai  ovvia  il  poter 
ricavare  da  una  medesima  roccia  masso,  ove  laluni 
degli  olementi  ora  abbondano,  ora  scarscggiano,  ura 
raaricaiio  del  lutlo. 

Formate  cosi  in  varii  punti  le  diverse  roccc  pi- 
rogenichc,  venivano  spinte  verso  la  siiperficie,  atlra- 
vorso  lo  scditniMilarie,  in  massa  piii  o  raeno  grande, 
con  forza  piu  o  mono  yecmenlc ;  per  cui  la  gran 
parte  di  esse  non  si  eslende  che  a'  primi  terreni  del 
pciiodo  secoudario  ;  ed  il  solo  granilo,  roccia  la  piu 
estesa  fra  lutte  le  pirogenicho,  giunge  sino  alia  creta. 
Che  so  il  irapp  si  trova  talvolla  anche  ne'  terreni 
terziarii,  e  pcrcio  apptinto  che  ha  meritalo  in  quei 
luoghi  il  nonie  di  roccia  problarnaiica,  quasiche  noQ 
si  puo  fondatainente  stabilire  fin'  ora  se  si  fosse  ella 
verainento  il  Irapp  propriamentc  detto. 

Ho  dunque  disposlo,  nella  tavola,  le  principal! 
rocce  pirogeniche,  colla  loro  base  nella  scorza  pro- 
torjanica,  e  tulle  al  niedesimo  livello,  per  mostrare 
che  potevaii  nell'  epoca  stessa  formarsi  per  1'  azione 
del  fuoco  solterraneo ;  ed  ho  falto  comparire  a'  fian- 
chi  anche  quelle  die  non  sono  state  spinte  in  alto, 
per  dinotare  cho  possono  elle  esistere  anche  sotto 
la  scorz'i  ipostemica,  senza  che  si  fossero  in  essa 
introdotle. 

Dopo  il  periodo  secondario,  evidenlissima  e  la 
mancanza  di  quesle  prime  rocce  pirogeniche.  Da 
queir  epoca  la  irachile  ed  il  basalto  han  fatto  la  loro 
comparsa,  attraversando  la  scorza  ipostemica  ed  ac- 
crcscendo  in  giu  la  doppiezza  di  quella  protogenica 
che  e  andata  gradatamente  raffreddandosi. 

Dal!'  insieme  delle  rocce  felspatiche,  esposte 
inl'eriormente  all'  azione  del  fuoco,  la  (rachite  si  e 
formala  a  di  loro   spese,    e  si  e  in  prima  arrestala 


i8 
al  terreno  secondario  ;  ma  ripigliando  inseguilo  nuova 
forza,  ha  potulo,  in  tompi  posteriori  traversare  quelli 
terziarii  e  venir  fiiori  in  forma  di  vulcano.  ^el  modo 
stesso  il  basallo,  formate  a  spese  delle  rocce  euriti- 
che  e  pirosseniche,  le  ha  isolate  dal  fuoco,  ed  ha 
in  ler  vece  prese  posto  per  venire  a  moslrarsi  sine 
al  periodo  terziario,  nen  pero  in  forma  vulcanica.  Ho 
creduto  dover  cio  esprimere  nella  lavela,  prolraendo 
la  linea  orizzetale  della  trachite  sotto  le  recce  del 
graniio,  della  sienife,  e  del  serpentino,  e  quella  del 
basalto  solto  il  porjido  ed  il  irapp  ;  restando  cosi 
evidente  ad  ogni  sguarde  la  cessazione  di  quelle 
anticbe  rocce,  ed  il  posto  inferiermente  occupato  dalla 
trachite  e  dal  basalto,  ne'lueghi  ove  il  fuoco  ha 
esercitalo  maggiere  attivita,  e  restando  sempre  a 
fianchi  le  stesse  recce  di  granito,  di  sienite  e  di 
serpentino  da  un  late,  e  di  porfido,  di  Irapp,  di 
basalto  dall'  altre,  eve  nueva  alterazione  non  ha  avuto 
pill  luego. 

IntantOj  dope  il  periodo  terziario,  il  basalto  non 
pill  apparisce  ;  intendo  del  basalto  prismatico  arti- 
colate,  e  nen  delle  lave  basalliche  che  assumono 
anch*  esse  una  forma  prismatica  ;  e  la  trachite,  dope 
una  lunga  pausa,  per  quanto  I'  antica  sua  giacitura 
dimostra,  si  e  in  molti  punli  veduta  venir  I'uori  coi 
suei  distinti  crateri ;  e  del  pari  i  vulcani  pirossenici, 
i  quali  in  epoche  piu  remote  aveano,  contempora- 
neamente  al  basalto,  versato  di  tempo  in  tempo  le 
loro  lave  sottemarine  nelle  varie  fermazioni  terziario, 
sono  in  oggi  attivi  ed  ardenti  spiragli  del  fuoco  sot- 
terraneo,  e  s'  innalzano  sopra  i  piu  recenli  ierreni 
moderni.  Provenende  essi,  per  le  piu,  dal  basalto, 
ne  hanno   occupato   inferiermente  il  posto,  mutando 


19 
in  lava  qiiclla  roccia,  che  piu  terrosa  e  mono  carica 
di  cristalli  si  appalcsava.  I'iu  csposlo  cosl  il  materiale 
lavico  all'  azione  del  fuoco,  vicnc  spinto  attravcrso 
di  tutli  gli  strati  dolla  crosla  ipostemica,  per  la  gola 
di  quesli  viilcani. 

Per  tal  ragione  ho  prolralto  la  linea  orizzonlale 
della  lava  sotlo  quella  del  basalto  ;  di  modo  che  in 
questa  prima  tavola  compariscono  le  rocce  che  con- 
Cnano  col  fuoco,  ciascuna  al  suo  posto,  e  si  vede 
nel  tempo  stesso  quali  di  esse  han  cessato,  in  alcuni 
punti,  di  essere  a  contatio  del  nucleo  infocato,  per 
la  soslituzione  di  altre.  Serve  essa,  cosi,  a  far  chia- 
ra'nentc  concepire  la  divisione  della  crosta  del  Globo 
in  ipostetniea  ed  in  proiogenica  :  la  successione  delle 
rocce  sedimentarie  e  dc'  luro  periodi,  che  ha  scrvi- 
to  ad  accrescerc  suporiornicnte  la  doppiezza  della 
prima,  come  inferiormente  e  cresciuta  quella  della 
seconda  per  la  iraclme  pel  basallo  per  la  lara,  e 
forse  anchc  per  le  allre  pirogoniche  rocce,  che  non 
sono  state  spinle  nella  scorza  superiore  :  serve  flnal- 
mcnte  a  dimoslrare  sino  a  qual  punlo  di  essa  le  rocce 
pirogeniche  si  fossero  introdolte;  delle  quali  le  sole 
che  vengon  sopra  al  piii  moderno  de'  terreni,  sono 
quelle  de'  vulcani  ardenti. 

La  seconda  tavola  non  e  di  rainore  intercsse 
nello  studio  della  Gcologia  ;  e  stata  essa  da  me  for- 
mata  per  diraostrare,  come  le  ineguaglianze  della 
superficie  della  terra  possono  essere  derivate  in  gran 
parte  dalla  introduzionc  delle  rocce  pirogeniche  attra- 
vcrso i  suoi  strati  :  come  lalune  rocce  sono  state  da 
quelle  alterate  nel  porvisi  a  contatto  :  come  1'  acqua 
inlrodotta  per  le  fenditure  de'  rotli  strati,  e  giunta  a 
contatto  del  fuoco,  evaporandosi  istantaneamente,  avesse 


30 

poluto  agevolare  il  loro  sollevamento  (I) :  come  si 
possono  spiegare  le  interne  cavita  che  esistono  nella 
scorza  terrestre  :  come,  in  fine,  non  sia  dillicile  ii 
determinare  1'  e()Oca  de'  sollevamenti,  dal  sovrappo- 
nimeato  di  piu  rccenli  formazioni. 

Per  venire  a  capo  tii  tuUo  cio,  ho  disposto  una 
sezione  ideale  delia  crosla  iposleinica,  nella  quale 
la  gran  massa  granilica  vi  si  vede  introdotla,  e  por- 
tata  alia  maggiore  altczza  della  superficie  terrestre  : 
ho  espresso  lo  gneiss  alquanto  sollevato  ed  a  contatto 
del  granilo,  come  roccia  pircterotica,  allerata,  cioe, 
dal  calore  di  quclla  pirogenica  che  passava  altraverso 
del  micascislo.  GoUa  stessa  leggiera  inclinazione 
vengon  poi  dietro  lultc  lo  altre  formazioni  espresse, 
per  brevita,  co'  nomi  de'  periodi  primitivo,  di  Iran- 
sizione,  secondario,  lerziario,  diluviale  e  muderno  ; 
essendo  assai  facile  riferirvi  in  detlaglio  tutle  le  divi- 
sioiii  che  i  francesi,  i  tedeschi  e  gl'  inglesi,  per  lo- 
cali  condizioni  de'  loro  terreni  han  voluto  introdurvi. 
In  questo  modo,  tornando  a  volger  lo  sguardo  da 
sinistra  a  deslra,  s'  incontrera  la  successiva  sovrap- 
posizione  dclle  rocco,  da  sopra  in  sotlo,  come  la 
nalura  stessa  le  presenta. 

Ho  in  seguito  disegnato  a  destra  del  inlrodotto 
granilo  e  della  sienite,  il  serpentino  ;  il  quale  solle- 
vando  da  un  lato  gli  strati  del  terreno  secondario, 
ha  cangiato,  pel  suo  contatto,  in  saccaroide  il  calcario 
di  quel  periodo  ;  come  a  deslra  del  porfido  ue  ho 
innalzalo  gli  strati  a  grande  altezza  per  ispiegare 
come  le  rocce    secondarie    sollevale  si  trovano  sino 


(1)  V.  la  Mi-m.  iella  in  Sirasliurijfl  cc. 

Bulletin  de  la  Sociele  Geologique  de  France' 
Sept.  1831. 


alle  vette  dellc  piu  alte  monlagne,  e  come  inclinali 
inostransi  pcrcio  i  loro  strati  :  al  che  ha  dato  pure 
agevolmonlo  lo  sprol'ondar  del  suolo  avvcnuto  pei 
vani  sotterranei,  o,  come  pcnsa  il  sig.  De  Beaumont, 
la  contrazione  delta  scorza  tcrrcstre  nel  suo  rallrcd- 
damento.  Segue  il  trapp  ad  alTacciarsi  sopra  quel 
terreno :  la  irachile  forma  i  suoi  crateri  fin  sopra  il 
gruppo  terziario,  ed  i  vulcani  pirossenici,  fmalmentej 
che  il  sig.  Humboldt  (1)  «  considera  come  la  reazione 
»  che  r  inlerno  di  un  pianeta  esercita  contro  gli  strati 
)i  esteriori »  occupano  co'  loro  eruttati  niateriali  e  colle 
lave  i  tcrrcni  moderni,  e  quelli  slessi  che  formansi 
alia  giornala. 

Ilo  espresso  i  vani  che  sono  restati  nella  scorza 
ipoalp.micn  prodotti  dal  sollevamento  dcgli  strati  se- 
condarii,  in  raodo  che  non  venisse  difficile  il  conce- 
pire  la  origine  de'  vuoti  sotterranei  e  di  talune  delle 
cavorne  che  nelle  rocce  calcaree  principaimente  sono 
comuni. 

Polrei  qui  recar  molti  esempii,  ricavati  da'  la- 
vori  de'  piii  illustri  geologi,  per  dimostrare  non  esser 
del  tutlo  ipotetiche  le  dislogazioni  e  gli  sconvolgi- 
menti  della  crosla  iposfemica  che  ho  espresso  in  questa 
seconda  tavola:  mi  basta  menzionar  soltanto  la  sezione 
delle  alpi  del  Tirolo,  che  il  sig.  Poullet  Scrope  ha 
posto  di  fronte  al  frontcspizio  della  sua  opera  sui 
vulcani  (2) ,  tratta  dalle  osservazioni  fatte  fra  la  valle 
di  S.  Pcllegrino  e  1'  Eysack,  Senza  di  quella  idcale 
sezione  del  terreno  non  si  avrebbe  potuto  concepire 
da  tulli  quella  tumultuaria  e  disordinata  riunione  di 
rocce,  di  por/ido,  di  gres  rosso,  di  gesso,  di  calcario, 

(1)  Cosmos. 

(2)  OoasiJeraliooa  oa  Yolcanos,  ec.  ec.   Loodra  1825. 


32 

di  hasallo  c  di  dolomile  ;  eppure,  a  guardaria  sol- 
tanto,  risulta  evidente  che  il  poifido  avca  innalzato 
le  slratificate  rocce  secondarie  del  gres  rosso,  del 
gesso  e  del  ca'cano  concliigliare,  e  la  valle  di  Fassa 
si  era  da  quel  solievamenlo  formata.  La  sopravenienza 
del  basallo  ha  rolto  o  rialzato  il  porfido,  all'  allezza 
di  S.  Pellegrino,  ed  ha  cangialo  in  dolomUc  il  cal- 
cario  conchigliare,  che  Ibrmava  le  allure  di  Sasso- 
vernale,  di  Hosongarten ,  e  di  Schleni.  Un'  escmpio 
cosi  luininoso  e  piu  che  sufiiciente  a  non  dichiarar 
ipotetiche  le  proposle  teorie. 

Debbo,  pill  tosto,  giustificarrai  presso  i  cultori 
della  geologtfl,  per  non  aver  seguito,  in  questo  tenue 
lavoro,  le  divisioni  e  le  nomenclature  de'  geologi 
inglcsi,  e  doll' illustre  barone  di  HumbolJl.  Spero 
che  facil  perdono  mi  sara  accordato,  se  si  considera 
che  complicatissime  sarcbbero  riuscile  le  mie  tavole 
se  avessi  cio  falto  ;  ed  in  luogo  di  render  facile  lo 
appreadimcnto  delle  teorie  geologiclic  colia  semplicita 
dc'  discgui  avrei  troppo  ingarbugliato  il  contcnuto 
delle  lavole  slesse  ;  come  ingarbugliala  riesce  quella 
del  Dr.  Auckland  per  chi  non  e  versato  nella  scienza. 
Per  altro  quando  si  vuol  venire  al  dettaglio  de'  ter- 
reni,  facilmente  si  troveraniio  quali  appartengono  al 
periodo  primilivo,  o  a  quelio  di  transizione;  sia  che 
le  rocce  si  dividessero  come  vuole  il  prelodato  illustre 
de  Humboldt,  in  rocce  di  eruzione,  di  sedimento, 
metamorfiche,  e  conglomerati  ;  sia  in  altro  modo 
qualunque.  Per  amore  della  stessa  brevila  non  ho 
latlo  cenno  di  tutte  le  rocce  alterate  dal  fuoco,  tra- 
scurando  la  stessa  dolomile,  e  contentandorai  di  far 
menzione  dello  gneiss  e  del  calcario  saccaroida, 
simili  esseado  le  circostanze  ed  i  fenomeni  ncl  lore 
mulamento. 


53 

Del  pari  lio  voluto  chiamar  pirclcrotiche  queste 
rocce,  sin  dal  1810,  quando  pubblicai  i  iniei  I^le- 
menli  di  Gologia,  e  non  ho  credulo  dovervi  sosli- 
luirc  la  voce  melainorfichn  adollala  da  lliiinboldt, 
porche  questa  ultima  desla  1'  idea  di  solo  mutamento 
di  una  in  allra  forma,  e  questo  puo  esser  prodoUo 
non  unicamonte  dal  fuoco.  Gosi,  per  mode  di  esempio, 
il  cuolin  e  uii  mulamento  di  roccia  felspatica  in  una 
specie  di  soslanza  argillosa,  avvenuto  per  1'  allera- 
zione  prodoUa  dagli  agenli  mofcorologici  sulla  prima 
roccia  ;  in  ugual  raodo  la  ciclopiie  de'  nostri  scogli 
de'ciclopi,  e  un' alterazione  del  baanUo,  prodalta  da 
ben  allra  causa  che  dal  fuoro  :  all'  inconlro  la  mia 
parnla  pireterol'ca  suona  pcrfeltainenta  alleraCa  dal 
fuoco,  che  e  quanto  si  vuole  esprimere. 

Per  la  stessa  ragiono  io  preferisco  la  parola 
piroqenica  a  quella  di  endogene,  perche  esprime 
gcnerata  dal  fuoco  ;  nientre  endogene,  benche  signi- 
ficasse  formazione  coperla,  non  indica  pero  da  quale 
origine  provenga ;  usando  poi  la  parola  exogene 
per  le  rocce  sedimcntarie,  pare  che  gli  stessi  pro- 
ccditnenti  si  verifichino  ncH'  inlcrno  e  nell'  estcrno, 
in  qiianfo  al  modo  di  formazione :  e  che  la  sola 
difleren/.a  consisla  nell'  esser  fuori,  o  dentro. 

In  fine,  le  parole  t'postemica  e  protogenica  usate 
da  mc,  per  le  due  divisioni  della  scorza  lerrestre,  pare 
che  riuscissoro  piii  acconce  a  dimostrare  che  traltasi 
di  crosin  della  Terra  ;  e  sta  bene  il  dividerla  in 
siiperioic  cd  inferiore,  se  si  deve  poi  fare  concepire 
il  suo  accrescimento  di  doppiezza,  che  progredisce 
diametralmenle  opposlo  nelle  due  divisioni  di  essa , 
e  dal  qnale  dipende,  in  ragionc  diretla  della  doppiezza, 
il  gradual  suo  raffrcddamenlo. 

8 


154. 

Le  vedute  de'  suhblimi  ingcgni  non  posson 
esserc  che  vaste,  e  corrispondcnti  alia  elevatezza 
della  mente  che  le  concepisce  ;  non  possono  quindi 
leggersi  senza  ammirazione  e  rispetlo  le  opeie  dei 
Buffon,  de'  de  Buch,  degli  Humboldt,  de'  Buckland, 
de'  Lyell,  de'  Beaumont  ec.  ec.  ^enza  gli  sludii,  le 
ricerche  e  le  illustrazioni  di  quegli  uomini  insigni, 
la  Geologia  non  sarcbbc  giunta  all'  eminenle  posto 
di  scienza  ;  ed  i  fcnomeni  slupendi  che  presenta  la 
crosta  della  Terra  sarebbero  rimasti  poco  soddisfa- 
centcmente  spiegati,  o  ignorati  del  tutlo.  Qual  me- 
raviglia  se  dope  tante  luminose  teorie  pubblicate, 
anche  in  un'  angolo  di  Sicilia  si  vegga  sorgere  chi 
voglia  aggiungere  qualche  sue  pensamenlo  ! 

Piccola  per  quanto  si  fosse  nostr'  Isola  essa 
prescnla  tuUavia,  bencbe  in  niiniatura,  tali  sovrappo- 
sizioni  di  rocce,  tale  estension  di  terreno  formenlato 
da'  fuochi  vulcanici,  fali  lerziarie  formazioni  con  zolfi, 
che  puo  per  molli  riguardi  considerarsi  come  cJassico 
terrene,  e  chi  si  addice  a  ben  studiarlo  puo  franca- 
mente  esporre  le  sue  osservazioni  e  le  sue  teorie. 

Tornando,  da  questa  breve  digressione,  alia 
importanza  delle  mie  tavole,  posse  dire  che,  dopo 
ventidue  anni  di  lezioni  da  me  dettate  sulla  Geologia, 
in  questo  illustre  Ginnasio,  ho  dovule  cenvincermi 
che  dictro  le  sviluppo  de'  fenomeni  geognostici,  dielro 
la  esposizione  delle  teorie  geologiche,  il  vero  mezzo 
di  persuadere  gli  studenti  e  di  mellerli  alia  porlata 
di  dislinguere  le  formazionij  e  riconosccrne  la  gia- 
citura  ed  il  rapporto  fra  lore,  era  quello  delle  tavole ; 
le  quali  presentavane  agli  sguardi  netfamente  spiegati 
que'  fenomeni,  che  la  imaginazione  la  piu  viva  non 
era  capace  di  comprendere.  Mi  son  servito  percio  di 
questo  raetodo  dimostrativo,  servendomi  delle  tavole 


S5 

ehe  i  geologi  tutU  anneltono  alio  prcgevoli  loro  opere: 
ma  mi  sono  avveduto  che  qualche  cosa  puu  scmpre 
aggiungersi  quando  si  Iralta  di  facilitare  la  inlelli- 
genza  ;  c  mi  son  servilo  spesso  di  mie  nuove  lavole 
dimostralive. 

Se  la  mia  carta  gcologica  di  Sicilia,  formata  di 
varii  fogli  soyrapposi  uno  all'  altro,  secondo  1'  epoche 
delle  diverse  formazioni,  merito  il  plauso  della  sociela 
gcologica  di  Francia  in  Strasburgo  (1)  ,  e  del  Con- 
grcsso  de'  fisici  tedeschi  in  Stuttgard  nell' anno  1834, 
per  la  novila  del  metodo,  e  per  la  facile  intelligenza 
dclla  striiUura  dcU'  Isola,  io  mi  lusingo  che  queste 
due  lavole  attireranno  V  atlenzione  di  que'  che  si 
addicono  alio  studio  della  geologia,  e  1'  approvazione 
de'  versati  in  questa  sublime  scienza.  I  primi  si  met- 
tcranno  piii  prontamente  al  fatto  de'  sistemi  geologici, 
e  troveranno  spiaaate  le  teorle  le  piu  difficili,  sulle 
rocce  pirogeniche  e  su'  sollevamenti :  i  secondi  non 
isdcgneranno  di  accordarmi  compatimento  se  ho 
Icntato  di  agevolare  per  questa  via  1'  apprendimento 
di  qucgli  sludii  ne'  quali  sono  maestri. 


(1)  Buiietia  de  la  Societe  Geologique  ec.  eii. 


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Intrfidid/ciisne.  ^  c</n£iter  del^s- Bocce-  mi^ogenicfu'^  nea,L  Slra./i  ierrutr-i- 


^i^  a^/ff/a.m/mc^u^^KT/'U'ir^^^^^atz^/^^  fu^/i^  C^^'V!^ /^e^'f^S^ 


^ 


KTef-t-eno  inederrw  e  e^/ufiale  D.  Terrettc  cu   tranjizione 

^■Te^mnu  ttrziario  ninffo  e.  tritonianci        E.  Seisto  ai-atl&jo 

talciijo  +  Gntifi 


1.  Granil(>        S.Bcuauo 
Z .  Sienite-  6  TratM& 

3.  Senienlinc'    7. Lava  iU'vu/camardenA 


BEL  eEHJiHie  COWiOmVl^A 
E  DESGRIZIONE 

Dl   ALCLISE   ALTRK   NUOVE   SPECIE 

LKTTA    REIU    SEUIITA    DEL    Dl     16    GEnRAnO     1853. 

PER  a  SOCIO  ATTIVO 

AIVOREA   ARADAS 


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iLj  idea  di  compilarc  una  fauna  siciliana  ha 
in  que.^li  ullimi  teinjii,  onorandissimi  Signori,  occu- 
pato  la  ineiilo  de'  zoologi  nostrali ;  ma  Ira  perche 
la  zoologia  e  scienza  vaslissiraa ,  ed  e  cosa  fuor 
dell'  ordinario  cLe  uii  uomo  solo  conosca  appieno 
quanlo  essa  comprende ;  e  tra  perche  grandi  mczzi 
a  cio  fare  richiedonsi  ,  che  agevol  cosa  non  e  il 
procurarseli ;  questo  grande  cd  utile  progelto  e  si- 
nora  rimaslo  senza  o-ccuzione;  e  solo  si  e  riuscito 
ad  accumulare  materiali  per  la  compilazione  di  que- 
sla  grande  opera.  lo  dalla  mia  parte,  e  per  quanto 
le  mie  deboli  forzc  il  coinportassero,  vi  ho  c&ncor- 
so  con  fenno  proponinionlo ,  iu  pubblicando  varie 
raonograGe  e  raemorie  zoologiche  non  solo,  ma  in- 
Icssendo  la  sloria  della  zoologia  della  Sicilia  nel 
secolo  XIX. ;  ed  oggi  vengo  a  presentarvi  la  de- 
scrizioiie  delle  specie  malacologichc  siciliane  spet- 
tanti  al  genere  Coronula  e  di  alcune  altre  del  tut- 
to  nuove. 


60 

GEPfERE    COnONULA, 

II  Sig.  De  Lamarck  divide  i  Cirripedi  scssili 
nei  generi  Tubicinella,  Coronula,  Balanus,  Jcasta, 
Creusia  ,  Pyrgoma.  Alcuni  zoologi  ban  volulo  ri- 
stringcre  queste  divisioni  generiche,  ed  il  sig.  blain- 
yille  riunisce  difatti  le  Coronule  alle  Tubicinelle ; 
altri  al  conlrario  Iian  creduto  necessario  estenderle 
viemmaggiormente.  Cosi  si  ba  il  genere  Diadema 
create  dali'  abbate  Ranzani  ed  ammesso  da  Cuvier  , 
ed  il  genere  Cetopirus  dello  stesso  autore ;  cosi 
il  genere  Chelonobia  del  sig.  Leach  ,  il  genere 
Pldlylepas  del  sig.  Gray  ed  altri.  Koi  non  voglia- 
nio  intratfenerci  sul  valore  e  la  iraportanza  di  que- 
ste divisioni  generiche  portate  tropp'oltre,  e  le  qua- 
li  sembrano  ancor  poco  iniportanli  al  sig.  Deshayes; 
ci  facciamo  invece  a  rapportare  la  cnratteristica  del 
genere  Coronula  slabiliia  dal  sig.  De  Lamarck. 

,  .  .,  -     :>.■      .        .■■'.      '         ■  -vj 
CARATTERI  DEL  GENERE  COROHULA.       '  '   . ' 

Corpus  sessile,  testa  operculata  znvoluttim,  su- 
perne  brachia  parva,  seiacea,  cirraiaque  exerens. 

Testa  sessilis,  soborbiculan's,  valvam  indivisam 
simulans,  conotdea,  aut  conico'tetusa,  extremilalibus 
truncata  ;  parietibus  crassissimis  ,  inlus  cellulis  ra~ 
dianiibus  excavatis.  Operculum  quadrivahe;  valvis 
obtusis. 

■"'■-'■■  _    '■■'    ,  "'■'  ■  ■■'■'■''.  '^H    "■•■■'   '■   '  '    '"■ 

Corpo  sessile ,  avviluppato  da  una  conchiglia 
che  gli  permette  di  metier  fuori  superiormente  del- 
le  braccia  piccolo,  setose  e 

Conchiglia  sessile  ,  che  sembra  univalve  ,  su- 
borbicolare  ,  conoide  o  in  cone  tronco  ,   colle  eslre- 


61 

mita  troncate,  a  pareli  clensissime,  inlcrnamente  sca- 
vate  in  cellule  raggianti. 

(Lamk.  t.   5,   p.  631.) 

x  In  quanlo  alia  strullura  interna  delle  Coronu- 
»  le,  dice  il  sig.  Deshaycs  (Lak.  1.  c.  p.  Cc)2),  e 
»  slata  accuralamenle  studiata  dal  sig.  IJurmeister  die 
»  ha  dato  nella  nicnioria  su  i  Girropodi  una  descri- 
»  zione  anatomica  dclla   Coronu/a  Diadema.  )t 

Or  il  sig.  Philippi  nella  sua  fauna  de'  mollu- 
schi  viventi  e  fossili  della  Sicilia  rapporlava  una  sola 
specie  del  gcnere  doronulu  ,  cioe  Ja  Goronula  bis- 
selobata  di  Blainville. 

Koi  ahbiamo  con  piacere  rinvenuto  in  Sicilia 
alire  due  specie  del  menlovato  genere  ,  che  scen- 
diamo  a  dcscrivere  insieraemente  alia  prima. 

SPECIE  1. 

CORONULA    DIADFJIA    (Lcpas)    L. 

C.  test  a  venlricoso-cylindracea;  Irtincata;  angu- 
lis  sex  fjuadricoslatis ;  costis  longitudinalibus  Iran' 
sverse  striatis. 

Lopas  dindema — Lin.  Born.  Mus.  p.  10,  t.  1,  f.  3,  6. 
Balanus  diadnma  —  Drug.  Diet.  n.   18.  Encycl.  p. 

163,  f.   13,   \k. 
Coronula  diadcma  —  Lamk.  1.  c.  p.   652. — Leach. 

Encycl.  Britan.  Suppl.  t.  3,  p.   171. 
Polylepas  diadoma — Gray.  Ann.  of.  Phil.    10,  lOS. 
Diadcma   vu1(jaris  —  Schumacher.    Nouv.    Syst.    de 

vers.   p.   91. 
Genere  Diadcma — Ranzani.  Mcmorie  di  storia  nalu- 

rale  p.  32. 


Questa  specie  non  vive  pii  ne'  mari  di  SiciTi'a, 
0  almeno  nessiino  sin  oggi  ne  lia  fatlo  menzione. 
L'individuo  che  descriviamo  e  fossile  ed  e  stalo  da 
noi  rinvenulo  nel  calcareo  terziario  de'  dinlorni  di  Mi- 
litello.  Esso  e  ventricoso  e  quasi  ciiindracco,  supe- 
riormente  ed  inferiormente  troncato.  Presenta  sei  an- 
goli  formate  da  sei  facce  pronunenti  e  da  altreltante 
dcpresse  ,  si  le  una  che  le  allre  prcssoche  ugiiali 
fra  loro.  Lo  arce  depresse  non  ofTrono  che  delle 
strie  trasversali  sollanlo,  le  quali  possonsi  riguarda- 
re  come  produlle  dailo  accrescimento  della  conchi- 
glia;  le  altre  sono  longiludinalmente  coslale;  le  co- 
stelle  sono  nel  nostro  individuo  al  numero  di  4 — 5 
per  ogni  area,  quasi  rcgolari,  striate  trasversalmcn- 
le  e  le  strie  abbastanza  imprcsse  c  sfrclte.  Le  pa- 
reli  della  conchiglia  mostransi  di  molto  spessc  ,  e 
quella  che  descriviamo  offre  un  lato  piu  dell'  aitro 
elevalo  ,  variazione  che  e  solilo  osscrvarsi  quasi  in 
tultc  le  concbiglie  de'  Balariidi.  Non  si  possono  sco- 
prire  le  interne  cellule  raggianti,  perche  ripiene  di 
calcare. 

1   Verticale.  Millim.  42. 
Diamelro  / 
i;  .  ,  .  I  Trasversale.  Millim.  63- 

Questa  specie  che  vive  atlaccata  alle  Balcne  e 
rarissima  in  Sicilia  ,  non  esistcndone  oltre  del  raio 
individuo  ,  che  un  altro  il  quale  fu  rinvenuto  nel 
calcare  de'  dintorni  di  Siracusa  ,  e  conservasi  nel 
Gabinelto  di  storia  naturale  di  quella  citta. 


.;.,i 


63 

SPECIE  2. 

COROM'LA    TESTUDINAKIA    (Lcpas)    L. 

Coronula  lesla  elliptico-convexa ;  radiis  sex 
anguslis,  transverse  slriutis;  wterslUiis  laevibus. 

Lepas  tesludinarius  —  Lin,  Gualt.  Conch,   t.   lOG, 

fig.  in.  n.  0. 
Balanite  delle  lestugyini — I'nig.  Did.  n.   19. 
Aslrolepas  lesludinuria  —  Gray.  op.  cit.   pag.    103. 

Questa  specie  vive  ne'  noslri  mari  e  non  e  ra- 
ra.  Si  trova  altaccata  alle  Tcstuggini  di  mare.  lo 
non  50  come  fosse  sfiiggila  alle  riccrche  del  sig. 
Philippi  nella  sua  lunga  dimora  in  Siciiia  ,  mentre 
si  trova  quasi  in  lutle  Ic  collczioni  malacologiche 
noslrali. 

La  forma  di  questa  specie  c  ovalo-eilillica  : 
prosenta  sei  area  prominenti ,  Iriangolari  ,  levigate , 
che  lasciano  frammezzo  ad  esse  allreltanle  aree  de- 
presse  ,  anzi  profonde  ,  ristrettissime  riguardo  alle 
prime  ,  e  tali  che  sembrano  solchi  profundi  piulto- 
sto  che  arce,  c  che  il  sig.  De  Lamarck  chiama  rag- 
gi.  Questi  solchi  si  allargano  supcriarmcnte  per  lo 
restringimcnto  delle  aree  prominenti  che  vanno  in 
alto  a  terminare  in  angolo  acuto.  Le  pareti  di  que- 
sta conch iglia  sono  crassissime  ,  talchc  alia  base  di 
essa  giungono  alia  grossezza  da  uguagliare  quasi 
il  terzo  del  diamelre  inferiore.  E  inutile  parlare  del- 
r  opcrcolo  ed  altro ,  facendo  parte  delta  caralleristi- 
ca  del  generc  tali  particolarita.  Si  osscrva,  (\c\  pari 
che  nella  precedente  specie  ,  in  questa  un  iato  piu 
ampio  c  piu  elcvalo  dell' altro  per  cui  Ic  aree  sono 


inegiiali.   La  superficie   infenore  papilloso-rugosa , 
non  divisa  in  cellule. 

Dimensioni. 

Altezza.  Mlllim.  20. 

Diametro  dell'  aperlura.  Millim.   \0. 

Diametro  della  base.  Millim.  51. 

SPECIE  3. 

■  ,1 

CORONULA    BISSEXLOBATA    (BlainV.) 

C.  (esta  suborbiculata,  convexo-depressa ,  bast 
crena/o-lobala ,  slriis  Iransversis  tenuibus  ,  strusque 
longitudmalibus  tenuionbus,  radiantibus  nolala. 

Philip,  torn.  2.  pag.  212. 

E  questa  o  Srgnori  V  unica  specie  del  genere 
Coronula  riportata  dal  sig.  Phitippi ,  e  prima  di  lui 
il  chiarissimo  barone  Antonino  Bivona  e  Berardi  dalo 
ne  avea  accurata  doscrizione  nelle  sue  collettanee  di 
storia  naturale;  anzi  questo  valentuomo  a  cui  moltis- 
simo  dcvono  la  bolanica  e  la  zoologia  della  Siciiia, 
avvedutosi  che  questa  specie  non  prcsenfava  i  carat- 
teri  generic!  proprii  atle  Coronule ,  aveva  di  esse 
formalo  un  novello  genere  di  Cirripedi  a  cui  aveva 
dato  il  nome  di  CalumeUina.  lo  non  so  perche  que- 
sto genere  cosi  ben  I'ondalo  secondo  la  mia  opinione 
non  sia  stato  ammcsso  nclla  scienza,  mentre  alcuni 
allri  i  (juali  poggiano  su'  caratteri  incoslanli  e  di  po- 
ca  importanza  e  quindi  male  sfabiliti  veggonsi  nulla 
ostanle  cio  universalmenle  abbracciati.  Conciossiache 
avendo  allcntamente  sludiato  due  individui  di  questa 
specie ,   che  debbo  aUa  gentilezza  del  chiarissimo 


65 

Domcnico  Testa  da  Palermo,  ho  trovato  pria  di  tutlo 
vcro  quanto  leggcsi  nella  descrizioiie  data  ilal  sullodato 
Bivona;  cd  in  secoiido  luogo,  che  tale  specie  differi- 
sce  moltissimo  dalle  allre  ijoronule;  poicclu;  ollre  che 
nianca  della  lamina  tcstacea  che  ricopre  iiiteramente 
le  valve,  il  modo  coa  ciii  le  valve  medesime  si  ar- 
licolaiio  fra  loro  e  ben  diverso.  Ma  cio  clie  piii  monta 
si  e,  che  esse  non  sono  crasse  nella  lore  superlicie 
itiferiore,  od  in  cellule  divise;  ne  presentano  una  su- 
perhcie  rugosa  o  papillosa  ;  ma  tenui  all'  incoiitro 
coi  di  loro  margini  rientranti,  tra  i  quali  quelli  che 
corrispondono  all' articolazione  delle  valve  s'  mgros- 
sano  e  formano  de'  pilastrini,  che  vanno  pcrpendico- 
lannente  ad  impiantarsi  nella  membrana  coriacea 
dclla  base.  Qiiesta  maniera  di  conFormazione  e  di 
strutlura  e  tale  a  raio  credere  da  poter  coslituire, 
senza  tema  di  errare  ,  la  caratteristica  sicura  e  ben 
fondata  del  genere  Columedlina  del  sig.  Bivona,  il 
quale  deve  rilenersi  nella  scienza  come  genere  bene 
slabilito.  Lo  stesso  Philippi  non  ha  poluto  astenersi 
dal  dire  in  riguardo  alia  strutlura  ed  ai  caralteri  della 
Coronula  bisscxlobata  quanto  siegue  :  «  Slructura 
»  valde  singularis  est,  ct  forte  baud  immerito  clans. 
»  Bivona  banc  spcciem  novum  genus  (  Columellind) 
X  esse  judicavit  (1)  .  » 

lo  rai  fo  un  pregio  riprodurre  in  queste  carte 
la  descrizione  generica  del  genere  Columellina  del 
sigQor  Bivona. 


(!)  T.  2,  p.  212.  i  ,  M 

10 


66 

Animal  ul  in  Coronulis. 

Testa  sessilis,  suborbicularis,  com'co-lruncala , 
univalvis  tn  specicm,  renera  diwdecimvalvis  ,  [undo 
membrana  coriitcea  clansa,  columelhs  sex  testaceis 
in  orbem  ordinalis  intiis  firmata.  Operculum  inter- 
num guadrivaloe ,  valois  oblusis  tcnuiculis,  seplo 
transversa  membranaceo  anuli/ormi  aperlurae  leslae 
proximo  alligaiis. 

■I    r.((i     :  v.-'-,V: 

L'  animale  come  nelle  Coronule. 

»  Conchiglia  sessile  ,  quasi  orbicolare  ,  conico- 
s  troncata,  univalve  in  apparenza,  in  realla  di  dodici 
J)  vaivCj  chiusa  al  fondo  da  una  membrana  coriacea, 
»  rinforzata  internamentc  da  sei  coloiincUe  testacce 
»  disposte  in  giro.  Coperchio  interno,  quadrivalve, 
»  a  valve  oUuse,  assai  tenui,  trattenute  da  un  sollo 
B  Iraverso  membranaceo,  aneiiiforme,  poco  distante 
»  dair  aperlura  della  Conchiglia  (1)  .  » 

La  specie  Columellina  bissexhbala  ,  che  noi 
riterremo  invcce  della  Coronula  bissexlobata  di 
Blainville  ,  porta  secondo  il  Bivona  la  descrizione  di 
appresso. 

C,  testa  suborbiculala,  couvexo-depressa,  bast 
crenato-lobata,  striis  transversis ,  lennibus,  striisque 
longiiudinalibus  tenuioribus,  radiantibus  notala. 

Conchiglia     quasi    rotonda,    convesso-depressa, 


(1)  Esfratla  dalle  Colietlanee  di  Storia  nalura^3  opera 
manoscrilla  del  Barone  Anloiiiiio  Bivona  Berardi— Giornale  di 
Scieiize  leltere  ed  Arii  per  la  Sicilia 


67 

crcnalo-Iobata  ,   segnata  da  piccole  strie  trasrersali , 
e  da  altre  piu  tenui  longiludinali   e  raggianti, 

Trovasi  allaccala  alle  Testuggirii  di  mare. 
Altezia.  Milliin.  i. 

Diametro  della  base.  Millim.   II. 

DE3CRIZI0:iR    DI   ALCUPfE    RUOVE    SPECIB  '     '    "'I 

DI    CONCIIIGLIE    UKiLK    SICILIA. 

Gey.  ScJiAiiiA.  Lak, 

II  metodo  teniilo  dall'  immorlale  Linnco  nella 
descrizioiic  de'  varii  auimali,  adoltalo  da  tulti  gli  aulori 
conlemporanoi,  o  per  non  breve  lasso  di  tempo  dai 
successori  di  questo  grand'  uomo,  ed  in  gran  parte 
siiiora  ainmesso  in  riguardo  precipuamente  alle  gc- 
ncriche  caratterisliche  ;  fu  non  pertanto  rifiulato  da 
Klein,  che  oso  sinanco  criticare  i  Iravagli  di  questo 
principe  de'  naluralisli.  Klein  creo  un  gran  numero 
di  goneri  slabiliti  supra  caratteri  poco  iraportanti  che 
non  arrecarono  alia  zoologia  vanlaggio  alcuno,  e  che 
iLiiono  per  la  gran  parte  universalmente  rigettati 
cotne  tendenti  piutlosto  ad  ingarbugliare  la  scicnza, 
invececche  a  farla  progredire. 

Ma,  comecche  spesso  fra  tanti  errori  si  trova  uo 
vcro,  e  fra  tante  nuUrta  qualche  cosa  d'  importante ; 
cosi  tra  i  tanti  gencri  creati  dal  Klein  havvene  po- 
chissinii  clie  come  per  azzardo  usciti  dalla  mente 
deir  autorc,  dice  il  cliiarissimo  Dcshaycs,  hanno  non 
di  manco  ricevuto  Ja  sanzione  de'  dolti,  dal  che  e 
da  maravigliarsene  non  poco  ;  e  fra  qaesti  vi  ha  il 
genere  Seala  che  puo  esserc  riguardalo  come  1'  ori- 
gine  del  gen.  Scalaria,  che  il  sommo  Lamarck  sin 
dal  1801    caratterizzu    di    ua  modo  preciso  nel  suo 


68 
sistcma  degli  animali  senza  vertebre.  Adottato  uni- 
versalmente  questo  genere,  e  stato  pero  riposto  ora 
in  vicinanza  de'  Turbi  e  delle  Tarritelle,  ora  liingi 
da  quest'  ultimi  tra  le  Pleurolomurie  e  le  Melanopsidi 
secondo  1' opinione  del  signor  De  Ferussac,  ed  ora 
secondo  Latreille  nella  slessa  faraiglia  che  comprende 
le  Valvate  e  le  Paludine;  pero  1'  esimio  Guvier  lo 
classifica  come  sottogenere  de'  Turbi. 

Varie  sono  le  specie  siciliane  vivenli  e  fossili 
del  gen.  Scalaria.  lo  spero  fra  non  guari  preseiitare 
alia  nostra  illustre  Sociela  la  Monografia  complela  di 
tali  specie.  Per  ora  mi  affretto  descriverne  una  di- 
stintissima  dalle  congeneri  e  vivente  del  mare  di 
Aci-Trezza.       dJ:--;,!    'ir-^-rd    i.'.i-.-:   ':■.-;■• 

ScJLdRiJ  Celesti.  Nob.  (Ved.  fig.  1 .) 

Seal.  Testa  conica,  alba;  anfractibus  convexis, 
disjunclis,  transverse  strialis:  coslis  obliquis,  crebris, 
lamellosis,  extrorsum  revolulis,  supra  spinosis,  lae- 
vigalts;  aperlura  rotunda,  labrc  tenm,  re/lexo. 

Questa  conchiglia  e  conica,  bianca,  formala  da 
8-9  avvolgimenti  di  spira  coavessi,  separati,  Irasver- 
salmente  striati;  le  strie  lenuissime,  visibili  ad  occhio 
armato  ;  ornata  di  costelle  oblique  lamellose,  ripie- 
gate  air  infuori,  e  terminate  superiormcnte  o  nieglio 
in  vicinanza  delle  suture  in  punte  a  forma  di  spine ; 
le  delle  lamelle  continuano  nell'  ultimo  avvolgimenlo 
sine  al  cenlro  della  base.  L'  aperlura  rotonda ;  il 
labbro  tenue  ripiegalo  all'  infuori.     ,  -.aii  iv, 

Questa  distinla  e  bella  specie  g  stata  da  me 
dedicala  all' esimio  Direttore  dello  Interno  sig.  Gom- 
raendatore  Michiele  Gelesti  in  attestato  di  mio  profon- 


69 

do  rispctto  c  sinccra  gratitiidinc  verso  qucsto  bene- 
mcrilo  prololtore  delle  lellcrc  c  delle  scienze. 

Altez^^a.   Millim.   24. 

Largliczza.  Millim.   12.   1(2. 

Geh.  P'olvtj.  L. 

Due  sole  specie  si  sono  rinvcnute  in  Sicilia 
appnrteiienti  al  genere  Volula  di  L.,  cioe  la  Fohila 
Anns  Lnporis  (W  llrocchi  Irovala  ad  Allavilla  dal 
prof.  Calcara,  o  la  Foluia  ranspina  <li  Lamarck  ri- 
porlata  come  fossilc  di  Sicilia  dal  sigoor  I'hilippi. 

Una  terza  specie  nuova  del  tutto,  c  da  me  rin- 
venuta  in  Allavilla  e  quella  die  io  scendo  a  de- 
scrivere. 

VoLVTA  Callerauh.  (  Ved.  fig.  2.  a,  b. ) 

V.  tesla  lurbinala,  subvenfrieosa,  ultimo  anfractu 
superne  luborculis  oblusis  coronaio,  inferne  obsolete 
transverse  sulcata;  suluris  inipressis,  submarginaLis, 
anfraclibus  initricatis ,  striis  valde  inipressis  exara- 
lis  ;  spira  exerta  .  acuta  ,  concaviuscula  ;  aperlura 
oblon(ja\  labro  simplici^  acuta,  subarcuato, 

Conchiglia  turbinata,  quasi  venlricosa.  V  ullirao 
avvolgimcnto  supera  di  gran  lunga  la  spira  la  quale 
c  alquanlo  concava  ed  acutissima;  esso  e  fornito  nella 
parte  superiorc  di  tubcrcoli  oltusi  e  (ransvcrsalmen- 
te  solcato.  Le  suture  sono  impressc  e  quasi  margina- 
te;  il  penultimo  avvolgimenlo  non  offre  alcun  luber- 
colo,  gli  altri  pcro  si  prescnlano  muricati  e  manifc- 
stamcntc  tubercolati.  L'  aperlura  e  allungata,  coi  due 


70 
lali    parallelli ;  il    labhro  semplice,    acuto,  alquanto 
arcLialo. 

Ho  frcgialo  questa  nuova  ed  interessanle  specie 
del    noine    del    P.    Lett.    D.    GianibaltisU  Callerame 
Proviaciale  do'  C.  R.  M.   esimio    filosofo  e  lelleralo 
in   attestalo  di  slima  e  verace   amicizia. 
Altezza  Millim.  45. 
Larghezza  Millirn.  27. 

Gen.  AcnATinj. 

Non  si  conosce  che  una  sola  specie  fossile  di 
questo  genere,  e  si  e  la  Achaiina  pellucida  di  De- 
shaycs.  Una  secnnda  e  quelia  clie  io  ho  1'  onore  di 
prescnlarvi,  da  me  rinvenuta  ne'  dinlorni  di  Palermo, 
e  precisamentc  nel  luogo  detto  la  Guadagna,  o  la 
quale  difTerisce  mollissimo  dalla  specie  descritta  dal- 
r  illustre  Desh. 

AcHATiKA  ViiLANovjE  Nol).  (  Ved.  fig.  3.  a,  b.) 


■;■)  ' 


A.  lasia  ovata,  vsnlrtcosa,  tenuissima,  pslluc/'-' 
da,  laevigata,  sp/endtdi;  spira  brevisswia,  obtusa; 
atifraclibus  conrexia;  uperlura  ovata,  columella  Iriin- 
cata,  contorta. 

,.,  Questa  rarissima  specie  e  ovata,  venlricosa, 
formata  quasi  inlieramente  dall'  ultimo  avvolgimento 
della  spira ;  delicalissima,  trasparente,  lucidissima, 
anzi  splendenlc,  portanle  tulti  i  caratleri  del  genere 
da  non  poter  dubilare  un  momento  della  sua  deter- 
minazione  generica  ;  cogli  awolgimenti  convcssi , 
r  apertura  ovale,  la  colonnetia  troncata  e  coalorta. 
II  chiarissirao  Dr.  Villanuova  Professore  di  Pa- 


71 

leonlologia  nclla  Universita  di  Madrid,  a  cui  ho 
r  onore  dedicarc  qucsta  nuova  specie,  in  mnstra  del 
mio  rispctlo  per  ii  di  iiii  cinincnle  mcrito  scienli- 
(ico,  ha  Irovalo  uu  aitro  individuo  dclla  predelta 
specie  in  Altavilia  assai  piii  grande  del  mio. 

Altezza.   Miilim.   13. 

Larghezza.   Miilim,   8.  -^  ti     •■    i 

MuiiEx  Bagulee  Nob.  (Ved.  fig.  A,  a,  b.) 

M.  Tesla  ovalo  subfasiforrni,  tola  elerjartior  tran- 
sverse fiirialo-punc(ata .  sc.rfariam  subvaricosa  ,  va- 
ricibus  subiwUicis  ,  oblusis  ,  Hubtuberculiformibns  ; 
anfractibns  convexiusculis  ,  snbcarmalis ;  aperlvra 
ovalo-elltplicn  ,  lubro  expanso  ,  inius  (jualrilubercn- 
lalo,  Cauda  breviiiscula,  dexlrorsum  recuvra,  canali 
clauw,  columella  simplici. 

Non  mi  e  slato  possibiie  riferirc  ad  alciina 
dcllc  specie  da  me  conosciiilo  ,  il  Miiiicc  clie  de- 
scrivo  ,  e  che  rinvcnni  in  Altavilia  nelle  vicinanzc 
di  Palermo.  Esso  orTre  dei  caraltcri  particolari.  La 
sua  forma  e  ovala  quasi  fusiforme  cd  in  basso  com- 
pressa.  L'  ultimo  avvolgimento  con  il  canale  e  piu 
del  doppio  dclla  spira  lungo,  c  quasi  carenato.  Le 
suture  impresse,  o  quasi  maginale.  Lc  varici  sono  al 
numcro  di  sei  ,  delle  quali  4  piu  distinte  ,  in  vi- 
cinanza  dclla  coda  lamclloso -rugose,  e  addivengono 
otluso  c  tubcrcolosc  sulla  carena:  talche  questc  stes- 
se  tubercolazioni  ,  che  si  trovano  al  di  sopra  della 
nieta  dell'  ultimo  giro  ,  si  scorgono  ,  sebbene  non 
nella  totalila,  nclle  altrc  suture.  Tre  a  qualtro  pie- 
ghe  si  osservano  sulla  parte  opposla  o  superiore 
del  labbro  deslro.  Gli   awolgimenii  sono  circa  sei , 


e  tutta  la  conchiglia  trasvcrsalmcnte  striata,  e ,  cio, 
chc  forma  un  carattere  specifico  ili  sommo  rilievo  , 
si  e  che  le  slrie  sono  lulte  puntale.  li  laubro  de- 
stro  e  dilatato,  appianalo  nelle  parte  inloriore  e  co- 
sliluito  di  un  i^randissimo  nuineio  di  strati  quasi  fo- 
liacei.  L'  aperlura  regolarissimamenle  ovato-ellittica, 
i  bordi  di  essa  rialzati  e  quasi  conlinui.  II  labbro 
destro  interiormenle  porta  qualtro  tubercoli  cd  il 
colomello  e  semplice  ed  arcato.  La  coda  appianala 
dilatandosi  chiude  il  canale  ,  il  quale  sebbene  poco 
lungo,  si  ricurva  a  destra. 

Larghezza  della  conchiglia  mill.  20. 

Lunghezza  di  essa  mill.  35. 

Trovasi  fossile  in  Allavilla. 

Dedico  quesla  specie  singolare  alio  egregio  Pro- 
fessore  di  Anatomia  D.r  Giovanni  Reguleas  in  alte- 
stato  di  stima,  e  come  ad  uno  di  quei  pochi  a  cui 
e  dato  potere  apprezzare  i  lavori  zoologici. 

:      .  ■::■     :■■     .::-;■     •>•:•.)) 


^  :'■-.'■  I    ■'•  '■    .■/:   :!!,...   . 


'       I        ,       ../,■'  i,' 

;-     .        ■  •    ■:'.    •:     '■     ■     .).:  _  I-  ,   ''       I.    ':■     .'■'■'■ 


1)1  riiEii  Mill 


DELL4 
BREVE  DISAxMINA 

DEL  SOCIO  ATTIVO 

Leila  tielia  seduta  ordinaria  del  di  15  aprile  1833. 


fl 


Oiii  ff.  (.n-j '   ■  !•• 


i;  r  i> 


Olispvialionihus  cxplornndiv.n  est 
quid  illnd  sit  r.tijns  ope  indtira 
juiijjal. 

Vr.  (jiiielin.  Olia  bolanica. 


Pill  d'  una  volta,  innanzi  a  questo  illustre 
consesso,  ho  usato  delle  parole  vita  minerale,  senza 
ferinarmi  a  dichiararne  il  senso  ;  talche  avra  potuto 
coinparire  o  un'  ardita  cspressione,  bcnche  non 
mia(l),  0  un  conciso  modo  d' iiulicazione  del  raovi- 
mcnlo  materiale  de'  corpi.  Oggi  che  mi  si  presenta  il 
deslro  di  traltar  fjuesto  argomenlo,  mi  accingo  a  farlo 
per  sommi  capi,  potendo  piij  ampiamcnte  ragionarvi 
ad  ogni   evento. 

Atlribuir  vita  a'  Minerali,  sarebbe  stato  in  allri 
tempi    un'  assurdo.    II  caratlere    distintivo   di  quesli 

(I)  \'A  qui  re^oivent  de  la  nature  ce  qii' un  habile  ob« 
«orviiietir  iiioderne  appellt',  avec  raison,  la  vie  minerale. 
i^ouveau  Dictionaire  d'hisl.   nat. 

Venise  1805^.  art.  Crislallisatioa. 


76  ■ 
corpi  era  appunto  la  raancanza  di  vifa.  Linneo  H 
definiva  «  corpora  congesta,  nee  viva,  nee  scntien- 
•tia(l):»  Gronstedt  (2)  li  dicliiarava  «  privi  <lella 
qualila  di  vita  e  di  vL'^ota/.ione:  »  Waller  (.?)  sta^ 
hiliva  ohe  a  corpora  iniiieralia  ilia  sunt  quae  cre^ 
scant  sino  vita.  *)  i'ii'i  (Iclenninalainoiile,  a'  iioslri 
giorni,  quasi  tiitti  i  fi^iologi  ed  iusi^iii  natui'.disti, 
con  r  ajiilo  do'  me^zi  che  presta  la  fisica,  e  massime 
poi  la  Cliimica  coll'  analisi  de'  composti,  han  riser- 
halo  la  vita  pe'  soli  organiei  ;  ed  i  iniiierali  si  son 
quindi  falli  appartenere  alia  materia   brnta. 

Eglj  e  vero  che  la  vita,  sludiala  ne'  corpi  orga^ 
nizzati,  presenta  lal  grado  di  potenza  da  non  polersi 
riconoscere  a  primo  aspetto  ne'  minerali  ;  e  compa- 
randone  i  fenomeni,  restan  essi  tanto  al  di  sotlo 
degli  organiei,  quanto  deslituili  iiilieraniente  rse  ap^ 
pariscono.  Pero  que'  cho  ha  segijito  altentamonte  una 
serie  d'  indagini  sopra  i  conseculivi  anelli  della  ca* 
tena  degli  esseri :  che  un  piii  accurato  esame  ha 
portato  sulla  strntlura  degli  organi,  e  sopra  il  gradual 
mancamento  di  perfezione,  come  vanno  allonlanandosi 
da  quelli  del  Gapod'opera  della  Creaziono :  che  si 
e  fatto  a  ricercare  il  punlo  di  coatatto  del  regno 
animale  col  vegetabile :  che  ha  voluto  avvicinare  le 
piante  cellulari  a'  cristalli  del  regno  miuerale,  si  e 
di  leggieri  persuaso  che  la  vi'a  ha  una  gradazione 
nella  sua  potenza,  e  che  piu  o  meno  attiva  si  ap- 
palesa  quanto  piu  o  meno  di  peri'ezionc  e  nelle  parti 
di  che  si  compongono  e  si  conformano  i  corpi. 


(i)  Syst.  Pfal. 

(2)  Syst.  Mineral.  ;  „n 

(3)  Sjst.  ooiaeralogieom. 


77 

II  valenfissimo  fisiol0;:j;o  di  Heidelberg  (!)  ha 
fatlo  la  dislinzione  della  vita  universale,  da  (jueila 
de'  corpi  orgaiiici,  ed  ha  dichiarato  la  prima  a  la 
-soinnia  delle  manifcstazioni  di  azione  di  tuUi  gli  es- 
seri  ciie  Ian  parte  dell'  iinivcrso  (2)  ;  »  I'  altro  noii 
ijH;ii  celehre  lisioiogo  di  Uerlino  (3)  I'  ha  chiarnato 
«  torza  creatrice  coiminej  sorgenle  della  vita  supra 
la  (crra  iulera,  ed  Ihmiboldt,  nel  Cosmos,  tila  e/e- 
mcniare  ed  inorganics  del  Globo.  » 

Ghc  altro  e  la  vita,  considerala  in  un  sense  piii 
flretio,  se  non  la  forza  eke  maniiene  il  movimenlo 
spontanea  ne'  corpi  ? 

II  solo  movimento  non  e  vita :  e  un'  azione,  e 
qucsla  quando  non  e  spontanea,  vale  a  dire  quando 
uoa  e  dipendcnte  da  una  lucolla  essenzialmente  pro- 
pria, e  un'  azione  secondaria  prodotta  da  un  impul- 
so  (i) .  La  palla,  che  spinta,  corre  sul  suolo  non  e 
viva  ;  I'  Elianto  cUo  si  rivolge  verso  il  Sole,  ha  una  vita. 

Egli  h  facile  il  conccpire  che,  a  seoonda  della 
wa;j;giore  o  minor  perlozione  delle  parti  dc'  corpi 
addotti  ad  una  fiinzionc,  che  diconsi  organi,  la  vita 
dispiega  in  maggiore  o  minor  grado  la  sua  polenza, 
c  produce  resullamenti  piu  o  menu  rilevanti.  Gosi 
jicll'  Uomo,    capo-lavoro   della  roano   dell'  Eterno,  la 


(1)  Ticdemana  Fisiolog.  general. 

(2)  (iiirus,  si  esprimeva  «  in  un  senso  generalissimo.  la 
1  manifeslazione  inliera  dell'  uni»prso,  e  secondo  I'  esprt'ssuiae 
J)  \olgare,  la  nalura,  e  un  grande  iosierae  per  lulto  organico 
»  c  vivenle.  » 

Analom.  cnnopar.  iiilroiluct.  p.  32. 

(3)  Muller  Manual  de  I'liysiolog.  Proleg.  p.  22. 
,(4)  SeR)eoliai  last.  med.   I'tijsiulog   p.  1. 


vita  va  tahncnte  aiinessa  all'  altra  spiritual  potenza, 
air  Anima  immorlale,  che  so  qiie>ta  cessa  di  esser 
presents,  T  altra  cessa  ella  pure.  Quanta  perf'ezione 
non  v'  ha  intanio  nclla  meravi^liosa  macchina  u:n;ina  ! 
Quali  stupcndi  I'enomcni  non  vi  produce  la  vita  !  Ella 
va  sceinando  di  ainmirevoli  resultamenli  negli  aaimali, 
come  vanno  eglino  discostaadosi  dalia  specie  amana, 
e  diviene  via  via  inanchcvole  in  essi  la  perfezione 
degli  organi.  I  renomeni  costaili,  auzi  che  no,  e 
circoscritti  della  vita  vegetabile,  dan  chiaramente  a 
divedore  che,  quantunque  essa  ponga  in  inovimenlo 
orgaui  squisiti,  pure  cede  di  inollo  alia  vita  aniinale, 
pcrche  maiica  dclla  facnlta  sensitiva,  dipendcnte  dal- 
1'  10  c!ie  presiede  negli  aaimali:  ma  intanto  i  fisiologi 
noil  ha^ino  potulo  togliere  a'  vegetal)iii  la  vita  e  l'  han 
chiamato  motilild  viuile  {{)  \  e  quclla  minerale  final- 
raeute  non  avendo  organi  da  melterc  in  azione,  si  fa 
soltanlo  palese  in  date  circoslanzo,  e  sotto  particolari 
condizioni. 

Queste  idee  ho  voluto  premollere  al  breve  saggio 
che  vi  presento,  o  Signori,  pc^r  disporvi  a  fissar  con 
intcrcsse  la  vostra  altenzione  su'  mici  ragionari,  tral- 
landosi  di  alcuni  fenomcni  che  giustificar  possoao  la 
esistenza  di  questa  vila  miwrale.  Ho  accennato,  di 
sopra,  che  si  puo  un  qunlche  ajulo  oltenere,  in  queslo 
diilicile  argomento,  avvicinando  lo  cellulari  del  regno 
vegotabile,  alia  crislallizzaz'onn  del  minerale  Que- 
st' ultimi  anelli  della  catena  de'  vegetabili  comiaciano 
a  slonlanarsi  dalle  allre  piante,  per  la  mancanza  di 
vasi,  0  vanno  avvicinandosi  alia  cristallizzazione  dei 
minerali    per    la    forma    esagonale  che  assumono  Je 


(1)   l>ulro('lii-l  iiitrmluction. 


79 

cellule,  non  che  per  1'  aspelto  d'  iiiflipendenza  una 
dair  alira  di  esse  ;  di  modo  che  il  loio  actTesciiiicnlo 
succede  di  una  manicia  tulla  diirercnte  dagli  allri 
veyelabili,  s|)ocialmenle  ne'  funghi,  nclle  alghe,  e 
sopratudo  nel  Tarluro  nero  ( Lycoperdon  tuber.  L.) 
G.  K.  Treviranus  ha  considerato  i  crittogami  cd  i 
zoofiti  come  uii  regno  intermticUo  tra  ii  vegolabile  e 
I' animale  (I)  ;  ma  in  effelto  quella  I'urma  csagonale 
dellc  cellule  che  si  conserva.  anche  quando  sono 
esse  separate  nna  dull'  allra  (2)  ,  dovrebbe  piu  al- 
tenlamente  riguardarsi  da'  fisioiogi,  i  quali  non  pos- 
sono  lion  ricordarsi  avcre  stabililo  die,  tutli  i  corpi 
organici,  anclie  le  piaiite  e  gli  animali,  hanno  una 
forma  piu  o  raeno  rotonda  ed  ovale,  e  sono  deter- 
niinati  da  lineo  curve:  gli  inorganici  al  conlrariu, 
allorche  hanno  una  forma  regoiare,  come  i  cristalli, 
son  deterrainati  da  superficie  piana,  e  da  linee  rette, 
dalla  cui  congiunzione,  in  ccrle  inclinazioni  nascono 
gli  spigoli  e  gli  angoli  (3).  Gio  che  ripete  anche 
Muller  (4)  e  luUi  i  piu  celebri  fisioiogi  moderni.  Se 
dunque  e  carattere  principale  dcgli  elemcnli  organici 
r  assenza  di  angoli  e  di  supcrficie  piano,  ed  all'  in- 
contro  e  questo  il  caratteru  de' minerali,  par  che  non 
sia  ua  voler  troppo  presumere  se  si  riguardano  le 
Cellulari  come  la  transi^ione  del  regno  organico  al- 
1'  inorganico  che  ofTre  forme  simmetriche  ne'  suni 
cristalli. 

Qucsla  transizione  e  bastevole,  cred'  io,  a  loglier 
r  idea  di  assoluto    separamento    fra    la   potenza  che 

(1)  Biologic. 

(2)  Dutrochet  p.  10. 

(3)  Tiedeman  op.  cit.  •„:>.l-. 

(4)  Pag.  19. 


80 
forma  e  riunisce  Ic  cellule,  e  quella  che  Forma  e 
riunisce  le  molecole  da' cristalli  ounc  Bonnol  e  molti 
fisiologi  han  volalo  stabilire  (I)  ;  sara  in  questi 
uUiini  meno  altiva  ed  eslesa,  ma  che  niandii  asso- 
lataaiente  non  e  ra^ionevole.  Che  se  nelle  ocllulari 
quella  potenza  e  1'  ullima  gradazione  delta  vila  ve- 
golabile,  nella  crislallizzazionc  sara  in  prirao  grado 
di  quella  rninerale ;  e  si  polrejbe  d  re,  che  per  la 
legge  vitale  per  cui  si  dispongouj  le  cellule  a  for- 
inare  il  Perichesio  sacculil'orme  nella  Jungerinannia, 
\  Cuui  sessili  nella  Marcanzia,  le  Capsule  nude 
nella  Hiccia  ,  i  Gongili  ncH'  Uha  i  Filamanli  nella 
Conferva,  il  Pileo  ne'  Fitnjhi,  Peridio  ne'  Licoper- 
dicoi  G  siinili,  per  una  legge  simile  h  piraniide  nel 
Qtarzo  comincia  da'  lali  del  prisma  esaedro,  nella 
li:irus  sol  fata  da' due  spigoli  opposti  del  prisma  te- 
traedro,  da  due  soli  iati  nell'  4rra(jomle,  da  due  lati 
e  da  due  spigoli  n^iW  Aafiboh.  d,i  tutti  i  lali  e  da 
tutli  gli  spigoli  rtclla  Idocraua,  e  cosi  del  reslo. 
Una  gradazioiie,  in  somma,  della  vila  e  slala  ammcssa 
anche  da  Haller  e  da  Rome  do  I'  Isle,  rilenendo  che 
cssa  e  un  grado  piii  alia  della  rjsgeiazione,  c  quesla 
un  grado  piu  alia  della  crista!lizzazione{^). 

iVJa  quesla    paten-ia    nel  (niuerale,    in  luogo  dr 
volerla  considerar   come  gradazione  di  vila  non  po- 


(I)  Lamark  niist.  nal.  (les  Anioa.  sans  vertehr.  inlroiJuct.) 
(2j  Ninis  ne  sam-iona  done  niiciix  faire  que  de  suivre  les 
sages  i(iilic;ilions  de  Ifallor  el  de  Home  Delisle,  en  consideraul 
tcs  crislaiix  cumme  des  elrcs  qui  furmenl  le  primier  gradin  dan? 
i  liijlieile  di;  1' org  misitiun.  ct  que  recoivent  de  la  nature  ce 
qu  un  habile  observaleur  moderoe  appelle.  avec  raison,  la  luc 
m<neralt. 

Nuuv.  Diet.  cit.  art.  ei(e. 


81 

Ircbbe  csser  ella  1'  alTIaiiii  7  Cosi  I*  !ian  riguanlafa  gli 
illustri  naluralisli  del  secol  nostro.  c  Quando  formasi 
I  un  cristallo  (essi  dicono)   iminezzo  ad  un  liquido 

>  le  particcUe  cbe  io  cosiilMiscoDO,  si  utiii>(ouo  le 
I  une  alle  altre  merce  le  sole  leggi  dell'  afTinila  e 
D  di  cociiione.  <  11a  quali  soao  ques»to  leggi  f  Lo 
dicooo  tiaat  stessi.  c  I  fi»ici  ban  trovato  gran  qnantila 

>  di  Icggi,  secondo  le  quoli  queste  forze  operano, 
J  seiua  averne  potuto  siKpriie  Id  cagione  I'ondamen- 
»  lale(l).  a  Ma  quealu  leggi,  io  dico,  non  poteyano 
esser  diielte  d;i  ua'  altra  potenza,  da  quella  stessa 
che  e  la  inoven'e    di    tutli  gli  esseri  dell'  universe  ? 

Setiza  ammettere  i  priticipii  di  Gartesio  e  dei 
suoi  seguaci,  o  di  Robinet,  die  peccano  di  troppa 
luaterialila,  esaminianao  se  la  sola  allinita  con  tutte 
le  leggi  clie  le  si  son  prodigale,  puo  sola  forrnare 
un  cristallo. 

Sa  ognuno  che  la  crist  illizzazione  consiste  nella 
simnxetrica  riuiiionc  dellc  parlicellc  simili  de'  corpi 
che  erano  fra  loro  separat;  da  un  madio  o  soivenle 
che  trattenevale  in  esso  sospese.  Questa  riunione,  per 
esser  simmelrica,  bisogna  che  fosse  deterininata  da 
una  forza  che  segue  una  legge ;  altrimenti  la  riu- 
nione dolle  paiticellc  sospese  in  un  solvente  sarebbc 
tumulluaiia  ed  iurorme.  Noi  vedianao,  inFalli,  in  un 
pczzo  di  calcario  venalo,  lo  stesso  carbonato  calcare 
confusamenle  aggregate  nella  massa^  ove  nessuna 
Icgge,  fuorche  quella  dell'  attrazione,  governava  la 
riunione  delle  molecole,  e  cristallizzato  nelle  vene, 
ove  le  parlicellc  simili  aggregavansi  regolarmentc. 
Or  ecco  il  punlo  ove  dobhiamo  fermarci  per  cono- 
sccre    se    la  sola  affinita  puo   costiluire  ii  fenomeno 

(I)  TieJtjmaau  op.  ci(. 

12 


82 
della  cristallizzazione,    senza   il   bisogno  di  un'  altra 
forza  che  disponesse  le  parlicelle    de'  corpi  a  forma 
simmetrica. 

1  fisici  han  chiamato  altrazione  di  coesione  X  affi- 
nila  dclle  molecole  dc'  corpi,  per  cui  slrellamente 
fra  loro  si  riuniscono ;  ed  i  chimici  han  volute  dirla 
atirazione  di  aggregazlone ;  benclie  non  si  po&sa  pre- 
cisamente  dire  ia  che  consista  questa  atirazione,  pure 
essendo  essa  una  ibrza  che  nou  puo  ncgarsi  che 
esiste,  bisognava  darle  un  nome.  Questa  allinita  se 
puo  ia  qualche  modo  dar  spiegamonto  aUa  coesione 
delle  parlicelle  de'  corpi,  della  tendenza  loro  ad 
aggregarsi,  che  piii  chiara  si  manifesla  nelle  mole- 
cole  di  natura  simile,  non  e  in  caso  pero  di  dar 
ragione  della  forma  simmetrica  delle  parlicelle,  e 
del  modo  di  aggregarsi  in  cristalli ;  imperocche  noi 
abbiamo  lutlo  il  regno  minerale  che  ci  prescnla  ag- 
gregali  di  ogni  sorta  con  manifesla  coesione,  senza 
che  avessero  forma  regolare. 

Non  vi  sarebbe,  infalti,  ragione  alcuna  perche 
la  stessa  inolccula  integrante  chiaiiii  a  se  delle  altre 
a  disporsi  ora  solto  una  figura,  ora  sollo  un'  altra  ; 
che  conservi  il  parallelismo  de'  lati,  la  esatta  misura 
degli  angoli,  esegua  coslanlemente  le  leggi  che  go- 
vernano  i  fenomeni  della  cristallizzazione.  Che  so  le 
stesse  sostanze  assumessero  sempre  la  stessa  forma, 
a  via  di  sotlili  argomenli  si  polrebbe  dire  che  la 
natura  delle  loro  molecole  non  e  capacc  di  seguire 
altre  leggi  che  quelle  che  dirigono  in  un  sol  modo 
la  forza  dell'  affinita  ;  ma  noi  vediamo  che  la  stessa 
sostanza  prende  varie  forme  nclla  cristallizzazione, 
come  vediamo  altresi  che  sostanze  diverse  assumono 
la  forma  stessa,  come  ce  1'  hanno  ammaestrato  d'  al- 
Ironde  le  ricerche  del  sig.  Milshelrick.   II  Fluato  di 


83 

calce,  por  cagion  di  esompio,  ora  tia  la  ronna  pri- 
miliva  ili  oiLicdro  rcgolare,  ora  quest'  ouaudro  e 
rinipiazzalo  da  piani  negli  angoli  solidt:  ora  h  cubo 
pcrlcllo,  ora  cogli  anijoh  e  spitjoli  rimpi;i/./iali  da 
pian',  era  hrombo-dodpcaedrn,  ora,final(nciile,  [)rcsenta 
lion  mcrm  che  sei  niodificazioni  del  cubo.  Quanli  son 
poi  i  mincrali  diversi  che  assumono  la  forma  stessa 
sarebbo  luno;o  riferirc  ;  bnsla  qui  addurre  pochi 
osompii  iij  prova  della  inia  proposizioDe.  I'rendono 
la  forin  I  di  Cubo  I"  idroclorato  di  soda,  la  calce 
lliiata,  r  oro,  il  pionabo,  il  solfuro  di  ferro,  il  cobalto, 
il  ratnc  ec.  ec.  la  forma  oUacda  l'  oligisto,  il  cro- 
nialo  di  ferro,  il  tungsleno,  1'  oro,  il  rame,  il  piorabo, 
lo  zinco  0  moUi  altri  rainerali  ;  e  lo  stesso  si  avvera 
per  le  tanle  forme  crislalline  die  prendooo  quesli 
corpi. 

La  polarila  dolle  parlicello  nella  loro  disposizione 
di  prcseatarsi  in  cerli  dati  aspolti,  neil' approssiiiiarsi 
fra  loro,  il  dimorjismOj  V  isamor/iinio,  I'  isomerismo, 
sono  prove  in  conlrario  a  cio  che  il  celebre  e  sullo- 
dato  (I)  Fisiologo  slabilisce  come  una  delle  positive 
difforenze  fra  gli  organic!  cd  inorganici,  vale  a  dire 
che  nella  formaxione  di  an  cristallo  «  le  molecole  che 
»  vaniio  le  prime  ad  accoppiarsi  non  esercitano  azione 
»  dclonninala  sulla  forraazione  e  sulla  disposizione 
»  dcllo  altrc.  b  Come  mai  pu6  concepirsi  forma  sim- 
metrica  senz'  azione  determinala  ?  senza  di  questa  le 
molecole  che  vanno  ad  adossarsi  alle  prime  accop- 
|>iale,  non  anderebbero  a  disporsi  colla  regolarila 
tialla  quale  dee  nascere  la  forma  simmelrica  ;  cd  av- 
verrebbe  una  lumulluaria  aggregazione  simile  a  quella 
delle  molecole  amorfe  delle  masse  non  ciistallizzate. 

(1)  Tiedentann  op.  eiU 


84 

Bisogna  conveoire  che  questa  azione  esiste,  ed  e  qual- 
che  cosa  di  piu  della  sola  ailinita;  e  una  forza  piii  squi- 
sita,  piu  espressiva  e  detenainanle,  elia  ha  ua  caraltere 
di  vita. 

\o  Don  pretendo,  per  questo,  considerare  i  cri- 
sialli,  come  fa  11  celebre  mineralogista  iMohs  (I) 
quali  individui,  eke  devoao  la  loro  sussistenza  alia 
contiiiuita  di  azione  dfilla  forza  che  1'  ha  prodotto,  e 
che  periscono  quando  influenze  chimiche  esteriori,  o 
influenze  rucccaniche  vinconn  la  forza  di  crisiallizza' 
:;iione  e  la  loro  durezza;  io  Iralascio  questa  individuali- 
ta  e  cerco  di  conoscere  cosa  si  fosse  questa  forza 
di crislalliz-zazione,  come  il  <loilo  iialuralista  1'  appella. 

Esaminiamo  attentamenle  un  eristallo,  s  sia  p.e. 
di  analcime  ;  esso  h  un  cubo,  i  di  cui  angoli  solidi 
formati  dallo  incontro  di  tre  spigoh^  sono  cambiali 
jfl  tre  faccelle  triangolari,  per  cu4  lutlo  il  cfisiallo 
oltre  alle  proprie  e  primitive  sei  faccette,  ne  acqaista 
allre  ventiquattro.  Qua]'  e  slala  la  legge  che  ha  re-^ 
golalo  il  movimonlo  delle  raolecole  a  riunirsi  con 
determinala  posizione,  onde  giuaie,  da'  eei  lati  che 
andavan  rormaudo,  ad  olto  punti  equidistanli,  si  ar^ 
restassero  dal  foruiare  gli  otto  aogoli  solidi  perfclta- 
naente  uguali  del  cubo  ?  E  per  quale  allra  Icgge 
di  dodici  spigoli  di  questo  eristallo  di  analcime  prima 
di  giuagere  a  coslituir  gli  augoli  solidi  si  sono  con- 
forcnati  in  ventiquattro  faccMe  ?  Sarebbe  ella  la  sola 
affinita  capace  di  tanto  ?  Non  vi  si  scorgc  un'  allra 
forza  che  dirige  i  raovimenti  delle  molecole  a  prcnder 
la  tale  direzione  nel  cubo,  la  tal'  altra  nel  romboedro, 
una  nel  prisma  esagonale  una  nel  dodecaedro  rotrt' 
boidale  e  simili  ?  L'  aflSnita,  senza  quest'  altra  forza, 

(t)  Uiaeraleg.  f.  1.  prefaee  p.  6.   ..„•■■'.  ,r  {)) 


85 

non  osserva  ehe  la  le.i:;n;o  della  coc^sione  ;  ma  nella 
crislallizzazioiie  essa  e  i;ovt'rnata  da  qiiolla  chi;  ho 
rag-ion  di  appellare  vita  rninaraie  \  ed  il  inoviinento 
che  dispone  a  siiuiuelria  le  rnolecole,  dipendendo  da 
quesla  vila,  Run  trovo  che  dirsi  non  possa  sponlanao, 
cioe  uon  itifur^alo  (coaclus)  nun  prodotto  da  lui  iui- 
pulso  iBeccanico,   ed  eccovi  una  pruova. 

lo  vi  presenlo,  o  Si,i:;nori,   un  pezzo  di  calcario 
venato  di  Taorraina  ;    tesso  consiste  di   un  carijonato 
calcare  rossaslro  che  raocliiude  pezzi  di  allro  calcario 
alquaiilo  ii^i'igio,  eon  vene  di  calce  carbonata  spalica. 
La  forza  di  adesionc  e  inanifesla    in    qiiesti  trc  ele- 
raenti  dolJa  roccia.    L'  allinila    che    li    ha  ag:i;rei;ato 
<;ontinua  a  naantenerii   in  perletta  coesione.   Ma  come 
si  souo  essi  aggreyati  ?  Traeporlianioci  coi  pensiero 
al  inoiuento    della    I'ormazione    di  questo  calcario,   e 
riraarchiamo    atlentatuenle    quel    che    avveniva.     Un 
carhonato  calcare    era  sospeso  nolle  acque  misto  ad 
altra  niinerale  o  oielallica  soslanza    che   ne  colora\a 
Jo   p;irliccile    ia    rossaslro  -e    grigiaslro  ;    alire  erano 
pure,    di    sola   calce    carhonala.    Kasseltavansi  quesli 
cleinv'iili  a.'la  cessazione  della  Irauniaiica  forza  die  U 
avea  rimeseoiato  e  diffuso  iielle  ac(jue  del  mare.  iVel 
lempo   del    rassettanu'iilo,    appunio,    si    veriCcava    li 
se|tarato  riehiaino  delle  [)articelle  composte  e  di  quelle 
senipliii  ;    Je    utie    forniciv.ano   la  niassa  rossastra,  le 
altre  raguoavansi  a  costttuir  la  yri^iastfa,  cnenlre  che 
quelle  di  calce  carbonala  pura,    sdegnando  il  mesco- 
latnenlo  colle  altre,  correvano  a  riunirsi,    forzandosi 
un  passaggio  fra  la  niassa  maggiore  ;  ed  in  essa  in 
ogni  maniora  di  raniilicazione  si  distribuivano,   pren- 
dendo  una  forma  simiuelrica  cnslalliiia  spalica.   Poteva 
raai,   la  sola  alfinita,   richiainar  dalla  massa  o  v'  erano 
sparse   a  varie  distauze,  e  «pesso  signiiicanti,  le  par- 


86 

licelle  delk  <ulcc  caTl)onala  a  dati  lirogln  saltaato  ? 
Se  il  rosto  del  calcario  piii  ruvido  non  avesse  eser- 
citato  anch'  esso  affinita  verso  quelle  particulle,  cbe 
orari)  infine  dolla  stessa  sostanza,  poteva  allora  (Jarsi 
qualclie  idea  di  s|iie^ainenlo  al  lihero  corso  di  esse; 
ma  queila  massa,  come  dicianvo,  era  essa  stessa  di 
calcario :  e  la  prova  della  sua  adiaila  verso  di  quelle 
molecole  pure,  si  e  la  i^rande  adesione  che  tulte 
jKesero  iiisieme,  dopo  cli  ebbe  coii-iislenzi  1'  inlicro' 
deposito  calcare. 

Rgii  e  dun  jin;  evidcnte  che  urn  forza  deternai- 
!ian((>  prosedeva  alia  formazione  di  quesla  roccia,  e 
i:egi)iava  i  moviinenti  della  calce  carbonala  per  ag- 
gregarsi  ed  assumere  una  fornaa  siminolrica,  nel 
tempo  che  la  massa  si  aggregava  s'^nza  reijolar  di- 
s^posizione  di  pariicplic  :  mi  ctie  iiilauto  quelle  varia- 
mente  colorale  si  rappigliavauo  aiicli'  esse  in  vani 
punii,  quelle  cioe  dello  slesso  colore.  Or  questa 
Hiovimento  che  dispone  le  molecole  a  simntetria, 
credo  che  puo  chiamarsi  sponlaneo,  quanlo  e  spon- 
laneo  quelle  delle  piante  cellulari,  e  doile  altrc  tutte 
alle  quali  noa  si  e  iiegala  ua'  azioae  vitale  ;  e  come 
spoalano  lo  cliiama  Beudaitt  (t). 

Se  da  qiiesto  oscuiro  segreo  di  vita  nella  crisfal- 
iijisazione  m  generale,  noi  passiamo  a  riguardare  la 
forniazione  de'  salt  sotmbili^  questa  potenza  piu  chiara. 
si  appaiesa.  Ognuiio  di  VcA,  rainmenfa,  o  Signori, 
}»  spettaeolo  che  offre,  nel  loicroscopio  solare,  una 
goccia  di  saluzione  d'  idroclorato  di  ammoniaca.  Come 
r  acqua,  ire  eiii  era  scioltOy  camincia  ad  evaporarsi, 


(I)  I-a  mcmf!  cause  fjui  h  dispose  q;uel(fJe  molecules  k 
s'  agreser  sponlaneineni.  cc.  ec. 

Traite  clement,  de  dliaeralog.  Notions  prelioiin.  eco. 


87 
si  vedou  partirc  da  un  piinlo  del  disco  dclla  lente, 
che  ahiuaiilo  iosco  c()ii)|)arisce  dapprima,  due  lint-e 
biancaslro  parallole,  di  jjiccoli  crislallini,  the  torrouo 
colla  rapidila  d'  una  saella  Ofizzonlalnu-nle  verso  il 
punto  opposlo  (Iclla  pcnferia,  lasciaudo  Ira  loro  una 
iinea  nella  i)(  11a  loiilo  ;  non  appena  queslo  primo 
asse  e  lorniato  che  ad  un  raodesimo  istanle  cento 
allre  siinili  relle  si  porlaiio  in  luUe  le  direziuni  verso 
di  quelle,  ed  allre  piu  minute  alle  secomle,  alio 
terze  ec.  senza  mai  t(>c<;drsi  fra  loro,  finclie  evaporata 
tulla  I'acqua  in  po<;ln  secondi,  resla  nella  leiUe  una 
ramilicazione  di  picciollssiini  cristalli  siintnetricamente 
disposli.  II  classico  auture  della  Mineralogia  moderna, 
bonclie  avesse  da  principio  negato  ia  vita  a'  minerali, 
veneado  alia  cristallizza/.ione  non  ha  poluto  iiegare 
alle  molecole  le  parole  da  .«'?  s'esse,  /'  agio  dicercarsi 
fra  loro,  che  in  ultima  analisi  corrispondono  alle 
parole  nostre  moviinenlo  spoiUaneo  (i) . 

Si  prova  fiualnientc  non  essere  affinila  o  attra- 
zione  qusla  forza,  cuUa  sua  breve  durala  ;  essa  esiste 
flnctie  si  coinpie  1'  operazione  cui  il  Supremo  Fattore 
1'  ha  destiaata.  Gompiuto  il  suo  ulfioiu,  1'  affinila  di 
coesioue  suhentra,  ed  il  ininerale  non  ad  altru  mo- 
vimento  puo  essere  s[)inlo,  se  non  a  quello  che  indur 
vi  possnno  gli  agenti  eslerni,  Cnche  le  sue  particelle, 

(1)  Dans  cc  rapport  cniifeiste  la  (endcnce  qu'oiil  par 
«Ues  memes  l<s  molecules  a  se  reunir  confiirnBeineiil  aox 
loi*  d' line  d^jiii  i^ulidn  rci,'ulaire,  Mais  pour  qn' clles  parnni- 
BfDt  a  ce  l)iil,  il  fiiul  qu'  eilis  aiciil  le  lotsir  de  se  cherchfr, 
de  s'  appliqiirr  les  lines  coiilre  les  aulrns  p«r  le  faces  tou. 
venables.  i-l  de  cmicuunr  luules  en  nienie  leiii|i!i  a  I'  liarinu- 
nie  qui  duil  nailre  de  leur  iMisi'rnt>l« 

Hauj  Tiail^  di-   Miiiorulogie,   de   la 
Crisldliisailiuu 


88 
sospcse  di  nuovo  in  un  solvenlc,   non  riassumono  la 
disposizione    simmelrica,    capace     di    obbedire    alle 
leggi  della  ridoslata  vita  minerale,    come   il  rolifero 
redivwo  a  quel  la  animale. 

lo  spero,  0  Siij;?ifiri,  che  non  vorrele  niai  credere, 
ch'  io  non  distingua  o  non  calcoli  la  immensa  di- 
stanza  che  passa  fra  ta  vita  organica  e  quella  oseura 
minerale,  come  io  sfesso  1'  ho  chiamata  ;  conosco 
pur  Iroppo  quanlo  impoiti  il  luUo  polmziale  di  Mailer 
non  che  la  sua  forza  orr/amzzante  ;  il  suo  primum 
viorem{\),  chi  lia  stuiliato  sulla  Fisiologia  generale 
c  sulle  teorie  de'  soinmi  uomini  non  puo  esser  tanto 
stolto  da  seguire  le  exaggerate  idee  de'  meccaniei, 
c  contbndere  i  mirabili  effetti  della  vita  ne'  corpi 
organizzali,  con  i  debolissimi  resultaincnli  dell'  ultima 
ivua  gradazione  Ma  a  condannaro  i  fenomeni  della 
cristallizzazione  ad  uu  seinplice  nroviineuto  della  mate- 
ria brula  non  polrei  piegarmi  giammai. 

Passiamo    ora   alia  esaiae    di  allri  fenomeni  di 
questa  potenza. 

I  solventi  ne'  quali  le  particelle  possonsi  disporre 
in  forma  simmelrica,  sono  1' acqua  ed  il  fuoco. 

Non  si  dubilo  mai  da'  ftlosofi  esser  1'  acqua  il 
solvente  generale  de'  corpi  ;  che  anzi  nulla,  fu  cre- 
duio  potersi  formare  dalla  naiura  senz' esser  dappri- 
ma  nello  state  fluido,  «  general  in  fluido  (2).  Che  i! 
fuoco,  pero,  potesse  servir  di  solvente  generalore 
per  dir  cosi,  vale  a  dire  che  potesse  permoltere  la 
regdarc  riunione  di  molecole  simmelriche,  si  stimava 
un'  impossibilCj   e  scorsero  lunghi  tempi  prima  che 


(1)  Inlroduct.   p.   45. 
\t)  Lityo«o.  Sjrst.  ntt.. 


.   •       .         ,    .       ^^ 

r  immortal'^  'JiilVon  (I),  con  prove  tli  falto  Jimostrasso 
esserc  ancti'  esso  il  I'lioco  solvente  geiieratore.  II  graa 
Litiiico,  dio,  e  vero,  al  luooo  anclie  la  (jualitii  vivi- 
ficante  (diicidiis,  resiliens,  calidus,  evolans,  vioifinans:n 
ma  iin\  piii  eslcsa  serio  di  qualita  dot  fuoco  vcniva 
ele^iiiUviijiilo  espressa  da  un' altro  singolar  iiilelletlo 
che  disse  : 

Ignis  ubiqiic  latet,   naliiram   amplcclidir  omnem, 
Guncta  parit,  ronovat,  dividil,   utiit,  alit. 

Gome  si  poteva  con  maggior  precisione  e'^primere 
il  fuoco  latente  de'  corpi  :  la  sua  diffusiono  in  tiiKo 
cio  clio  esisle  in  natiira :  ogni  manicra  di  prodotli 
ciic  pel  calorico,  variamcnte  dislribuilo,  lia  luogo 
nogli  csseri :  la  rinnovaziono  <li  essi,  sia  pel  calorico 
lalonto.  sia  per  quello  che  emina  tial  Sole  :  la  qualila 
di  dividi-rc  Ic  parlicclle,  di  mantcncrc  i  iluidi  :  qiiella 
di  alin»cnlaro  il  movimenlo,  e,  cio  che  fa  al  nostro 
assunlo.  qiiella  di  riiinire  c  comporre  ie  sostanze? 
Le  esperienze  del  sig.  Mitchelrickt,  il  quale  per 
mezzo  del  fuoco  ha  prodolto  il  mica  il  felspalo  ed 
allri  crislalli  arlificiali  :  quelle  del  sig.  Hall,  che  ri- 
dusse  per  via  del  fuoco  la  polvere  di  calce  carbonata 
a  calcurio  saccaroida .  La  conversionc  del  calcario 
in  dolodiile  ,  la  forinazioiie  do'  granati  nello  scisto 
argdioso  in  ooiilallo  del  basalto  o  della  dolerite , 
secondo  Hiim!)oIdl  (2j  ;  la  formazione  del /erro  oligislo 
per  subiimaziunc  :  1'  idrodoralo  di  ammoniaca  che 
si  cristallizza  alia  superficie  delle  lave  rovenli  :  le 
mie  slesse  osservazioni,  nclla  fusione  dello  zolFo, 
che  lasciava   no'  vani  della  Marna  zolforifera  d'  onde 


(1)  Stor.  nat.  de' mineral!,  slaUt.  cristalliz.  ec. 

(2)  Gosmoi  332. 

13 


90 
scorreva  cristalli  di  strontiana  e  calce  solfata  ,  e  di 

calce    carbonata son    tutle  lucide   prove   che   il 

fuoco  e  un  solvente  che  puo  determinar,  come  1'  acqua, 
le  parlicelle  che  tiene  sospese,  a  prendere  una  for- 
ma siminetrica,  e  divenire  cristalli. 

Ma  venghiamo  ad  allri  falti. 

Noi  abbiamo  tulto  di  solto  gli  occhi  rocce  piro- 
geniche  e  vulcaniche,    nelle    quali    esistono  cristalli 
regolarissiini;  analcimite  con  geodi  di  analcime  ,  di 
pirosseno,  di  tomsonite  ed  altro  :  ciclopile  lapezzata 
di  analcime  di  vario  colore  :  porfi'Jo  con  cristalli   di 
feJspato  ;    lava   anfibolica   con   cristalli  di  anfiboia  e 
di  peridoto :    lava  pirossenica  con  cristalli  di   piros- 
sene  e  di  felspato  ;  lava   alterata   con  ferro   oligisto 
rombocdro.  Qual'  e  stato  il  solvent  eche  ha  favorito  la 
cristallizzazione  in  queste  rocce  ?  Forse  1'  acqua  ?  Si 
potrebbe  cio    ammettere    quando    le    cristallizzazioni 
avessero  avuto  luogo  dopo  che  la  roccia  era  formata ; 
pcrche    poteva    darsi  che  insinuandosi   essa  pe'  pori 
della  roccia  stessa,  potesse  portar   seco  delle  mole- 
cole  ,    le  quali    giunte    nelle   cavita  si  riunissero  in 
forme  regolari.  Ma  quando  abbiam  prove  irrefragabili 
che  cristalli  si  formano    nelle  rocce  vulcaniche,   nel 
tempo  appunto  che  sono  esse  nello    slalo    d'  ingnea 
I'usione,    non    occorre    andar    dietro    ad  ipotesi,  sul 
modo  di  come  possono  le  acque  inlrodursi  fra  rocce 
compatlissime,     senza    spogliarsi     de'  material!    che 
portan  seco,  atlraverso  di  cosl  cocrenti  masse,  finche 
non    giungono    in  un  vano,    ove  finalmente  lasciate 
libere  si  ragunassero  in  forma  ciislallina. 

Se  guardate,  o  Signori,  sopra  una  lava  piros- 
senica, vedrete  il  pirossenc  hello  e  formalo  nelle  sue 
forme  regolari,  imraczzo  ad  una  pasta  che  gliene 
presentava  gli  dementi,  e  che  era  fusa  ed  incande- 


91 

scente  quanJ)  la  polenza  produUi»a  ne  ragunava  le 
molecole,  e  siiuiueliica.iieiile  le  disponeva.  I'anlo  puo 
dirsi  del  felspalo,  del  poifiJo,  dell'  anfibola  e  del 
peridollo  nolle  lave.  1.'  analcime,  quimli,  c  yli  ailri 
crislalii  nolle  geodi,  pin  loslo  die  all'  acqiia  che 
didicilnuMilo  lo  poteva,  ul  liioco  sono  dovule;  e  quelle 
slesse  clic  tapezzano  i  pareli  dollc  fissure  nella  ciclo- 
pite,  sono  dovule  ancli'  esse  a!  fuoco,  che  per  subli- 
inazione  le  hi  formalo,  cuaio  ha  formato  il  fcrro  oli- 
gislo  romboedro  libero  nello  lave  alterate  ile'  crateii. 

L'  analcimilft  o  una  rnccia  ricomposla  dal  fuo- 
co (1) .  da  un  Irilumo  basallico  e  di  analciiiio  velrosa. 
rSello  slalo  di  sua  lusione,  ove  lorniavansi  dclle  cavila 
delle  cellule,  de'  vani  di  quahui(|ue  maniera,  la  slessa 
analcime  disintegrata  dalla  lii-iono,  lasciando  lo  slato 
vetroso,  andava,  come  per  subliniazione,  a  disporvisi 
in  cristaili  di  varia  grandezza:  ed  oltre  all'  analcime, 
anche  dalle  soslanze  slesse  elemenlari  del  basalto  e 
deir  analcime,  variamente  combinate,  altri  cristaili 
andavansi  formando.  Che  se  noi  analizziamo  quali 
sono  gli  eleinenli  di  cui  si  compongono  il  basalto 
c  r  analcime,  troveremo  che  lulti  i  cristaili  che  si 
veggoiio  ne'  vani  e  nella  massa  dell'  analcimite,  non 
sono  che  gli  stessi  eleinenli,  in  vario  modo  e  dose 
comhiuali. 

11  hasallo  e  coniposto  di  pirossene,  di  felspato 
e  di  olivina  :  il  pirossene  e  composto  di  selce,  al- 
lumina,  calce,  magnesia,  ferro,   e  manganese  talvol- 

(I)  In  qui  (lebbo  cendidamente  confessare  non  essere 
slalp  qii'"<le  le  mie  idee,  quando  la  prima  volla  volli  chiamare 
Analcimilc  questa  roccia  ricomposla  ;  piu  maturo  esame  0 
ripeliilo,  mi  ha  persuaso  ad  atlribuire  al  fuoeo  i  feaomeni  cbe 
air  allro  soUenle  io  riferiva.         * 


92 

la:  il  felspato  di  selce,  allumina,  calce,  magnesia, 
ferro,  potassa  o  soda  :  la  olivina  di  selce,  magnesia 
ferro  e  calce.  Or  questi  elementi  posli  in  liberla  nel 
solvente,  riuneudosi  in  diverse  proporzioni  ,  costi- 
tuiscono  tulti  i  crislalli  chc  si  coniengono  neil'  anal- 
cimile  ;  se  togli  qualche  soU'uro  e  qualche  rarissima 
traccia  di  calce  solfala,  che  alia  prcsenza  dello  zolfo 
son  dovuli  ,  il  quale  non  e  poi  raro  anche  in  allre 
roccej  ove  a  molle  cagioni  e  dovula  la  sua  comparsa. 
La  cristallizzazione  dunque  succede  tanlo  nella 
umida,  quanto  nella  via  secca  ;  essendo  1'  acqua  ed 
il  fuoco  i  due  grandi  solvcnti  nella  naUira.  Clic  se 
coniuni  e  frequenli  sono  i  crislalli  che  si  I'ormano 
per  via  dell'  acqua,  come  lulli  quelli  solubili  lo  di- 
iiioslrano,  non  sono  men  I'requenli  quelli  chc  pre- 
scnlano  le  rocce  prodotte  dal  fuoco  che  «  ciincla 
renovai  unit.  » 

Qualche  dubbio  nascer  potrebbe  sulla  ignea 
formazione  dell'  arragonile,  chc  si  rinviene  nelle 
cellule  c  ne'  vani  delle  lave  della  Scala%%a  di  Aci, 
ed  in  akune  di  Patcrno  ;  perche  a  prima  giunia  par 
che  il  fuoco,  il  quale  calcina  e  riduce  in  polvere  il 
carbonate  calcare,  non  potesse  crislallizzarlo.  Ma  fa- 
cilmentc  qucsto  dubbio  puo  togliersi  so  si  rinclto 
esser  piu  facile  1'  aggregazione  delle  molecole  calcari 
de'  componenti  della  roccia,  come  si  e  dcllo  degli 
altri  elementi  di  essa,  posti  in  liberla  dal  fuoco  nolla 
fusione,  che  lo  strappamcnto  di  quelle  molecole  che 
potesse  fame  1' acqua  di  fdlrazione,  dalla  roccia  stessa, 
dope  che  ella  si  e  formata,  vale  a  dire  quando  gia 
tulli  gii  elementi  di  che  si  compone  si  sono  ragunati 
in  istrella  coesione.  Che  se  1'  arragonite  si  Irovasse 
sollanto  in  alcuni  vani  delle  rocce  de'  vulcani  eslinti, 
|e  quali  alternano  con  forinazioni    calcaree,  come  si 


93 
osserva  spcsso  nc'  basalli  globulari  e  cellulari  del- 
r  Agnone  e  di  allri  liioghi  del  Val  di  jNolo,  alinra 
I'  arra.i^onile  si  [)otrobl)c  riguardaie  come  ofi'ullo  dcd 
carbonalo  calcarc  lras[jiiilato,  per  mozzo  della  fdlra- 
zionc,  atliavcrso  le  cellule  di  quelle  porose  locce  ; 
ma  in  uu  suolo  ove  non  csisle  slralifioaziDne  cidcaiea 
presso  le  lave,  quesla  arragoiiiU;  noii  pun  d'  allio 
provenire  olic  dalla  scomposiziune  degli  eleinonli 
dellc  lave  slesse  :  cio  die  il  suio  luoto  lia  la  puleiu.i 
di  fare,  dislruggcndo  la  cocsione  di  solide  locce, 
c  serveiido  di  sulveiilcallc  soslaiize  die  le  coiiipoiigono. 
Ma  a  ineglio  provare  cpiaiilo  ho  preleso  slabiliie, 
eccovi,  illuslri  Colleglii,  uu'  aiiliea  lava  con  arrago- 
nite  nelle  cellule,  che  credo  possa  evideQlcmcnle 
diiriosliarc  la  cuiilempoianoila  di  sua  lonnazione  con 
quella  della  uiassa  die  la  conlieue. 

Sc  la  forma  di  quesle  cellule  fosse  come  quella 
di  Uille  le  allrc  cavita  e  vani  della  analciniile,  non 
vi  sarebbe  molivo  di  dubilare  della  posleriore  com- 
parsa  dell'  arragonih^,  ancbe  per  via  di  sublimazione: 
impt!rocche  so  il  vano  non  esisteva,  nessuna  aggre- 
gazione  di  allre  molccolc  poteva  sinnziarvi ;  ma  le 
cavila  in  quesle  rocce  curri.^pondoiKi  esallamcnle  alia 
globular  forma  dell'  arragonite  die  racdiiudono  ;  e 
&e  qualdied"  una  ne  scorgele,  ove  la  cavila  non  e 
inlicramenle  ripiena,  qucslo  e  avvenulo  per  la  posle- 
riore acciclcnlale  inlroduzionc  del  perossido  di  forro, 
cbe  allerandone  la  crislallizzazione,  1'  ba  reso  piu 
suseelli\a  ad  esser  via  trasporlala  ;  ma  che  intanlo 
lia  lascialo  parte  della  sua  calce  carbonala,  come  una 
specie  di  leggicro  intonaco  in  tulla  la  concavila  della 
collula,  0  piccoli  emisferi  di  (piella  sostanza  inisli 
al  perossido  di   i'erro. 

Quesle   cavila  che  esallamenle  corrispondono  alia 


94 

Forma  sferica  dell'  arragonite,  mariifeatandosi  sempre 
colle  slcsse  condizioni  ove  I'  arragonite  e  presenle 
nella  roccia,  a  me  sembra  essere  una  prova  di  con- 
teraporaneita  di  formazione. 

Un'  altra  ne  deduco  dalla  levigatezza  interna  di 
queste  cellule.  La  superficie  di  ogiii  forame,  di  ogni 
cavita,  di  ogni  vano  delle  recce  conserva  la  slruttura 
stessa  di  qualunqne  altra  loro  superficie  ;  ed  allora 
soltanto  essa  si  modificu,  quando  si  adafla  ad  allra 
superficie  di  diversa  struUiua  ;  come  si  osserva  nelle 
brecce,  nelle  puddinghe,  e  piu  ancora  nelle  rocce 
che  sono  slale  una  volta  fuse.  E  I'acilmenle  si  con- 
oepisoe  che  una  liquida  soslanza,  sia  nella  umida 
che  nella  via  secca,  adallar  dee  le  sue  moleroie 
alia  slruttura  della  suporficio  che  va  coprendo;  quindi 
e  che  la  impronta  lasciata  nel  calcario  del  cardnnn 
luberculdium.  per  luodo  di  esempio,  e  grancllosa  ; 
liscia  quella  della  Ciiheraea  Chione  ;  ruvida  (piella 
del  I  prilhium  I'ulgaliini,  relicolala  quella  del  Uucc- 
num  ic'ssulaiiim .  Le  cellule  quindi,  di  che  e  parola, 
cssendo  levigate,  monlre  il  rcsto  della  superficie  e 
aspro  al  tatto,  dimosira  che  la  massa  fusa  che  go- 
railolava  I'  arragoniie  globuliforme,  si  adatlava  alia 
superfitje  levigala  di  quella. 

SifTatta  uniiormila  di  globuli  di  arragonite  c  di 
concavita  di  cellule,  rlie  indica  la  contemporancita 
di  questa  calce  carbonata  e  della  massa  pirogenica, 
come  quella  del  pirossene,  del  felspalo  e  dell'  anfi- 
bola  in  altre  lave,  nieglio  riluce  quando  si  pone  in 
confronto  con  quelle  lave  che  contengono  I'  arragonite 
radiaia  ;  ove  questo  minerale  posteriormente  formate, 
per  sublimazione,  o  per  infillrazione,  dispiega  i  suoi 
raggi  nel  concave  delle  vario-formi  cellule  e  cavita 
della  lava,  e  non  giungc  che  rarissime  volte  a  rierapirle. 


95 
Pare  dunquc,  chc  nel  raodo  stcsso,  e  sotto  le 
slesse  Icggi,  per  cui  nel  tempo  della  liquiilila  ilella 
lava  si  aggrcgavano  in  ossa  gli  eiementi  del  piios- 
sene  del  felspato,  del  peridolo,  dell'  anfibola  e  simili, 
e  fiirmavano  tanli  crislalii  in  sono  alia  massa  I'usa 
della  lava,  il  carljonalo  calcare  ancli'  esso,  nella  I'or- 
ma  di  arragonile  ,  aggregavasi  immezzo  alia  massa 
chc  da  ogni  punto  lo  investiva. 

Pcrche  poi  quell'  arragonile  non  si  losse  man- 
lenula  nella  sua  ordinaria  lorma  prismalica  :  [)er.  lu' 
assunia  avcsse  quella  orbicolar<',  cio  e  di  diilicile 
spiegamento  ;  a  plenam  vero  lucem  (dice  Wallerio  ) 
»  in  his  abscondilis  naturae  operibus,  adhuc  deside- 
»  ramus.  «  Ed  io  non  voglio  andar  dietro  a  sotlili 
ragionamcnli,  da'  quali,  ancorche  qualche  probabilila 
derivar  se  ne  potesse,  non  si  avrebbero  altro  in  effello 
che  ipotesi  soltanto ;  come  quella  di  supporre  un 
rotolamento  della  calcc  carbonala  nel  lluido  igneo 
neir  alio  die  aodava  raccogliendosi  a  prcnder  lorma 
siimnclriia  ;  ed  altre  spiegazioni  di  simil  natura. 
Basla  r  analogia  ion  allri  cristalli  nella  massa  delle 
lave  per  ainmeller  la  Icgge  stessa  di  formazione  in 
quest'  arragonile. 

Ho  voluto  brevenienle  inlrallcnervi,  o  Signori, 
sopra  i  siu"nilicali  lenomeni,  onde  moslrarvi  che  un' ul- 
tima gradazione  della  riia  non  puo  negarsi  a'  mine- 
rali.  Se  |)Ossiaino  aminellere  che  essa  e  :  a  La  Pu- 
»  tenza  che  mantiene  il  tnovimenlo  spontanea  ne  corpii) 
io  ho  fallo  riinarcare  no'  ininerali  una  Polenza  che 
non  e  1'  alliiiila  o  1'  allrazione  ;  ed  il  nioviinenlo  nella 
cristailizzazione,  esscndo  regolato  dalle  leggi  slesse 
che  lo  governaiio  negl'  ulliini  aiielli  del  regno  orga- 
nico,  puo  incMJIar  I'  allribulo  di  sponlanco.  «  J/as 
1  solas  mvestif/are    in    ununum  duxt  ;  ceteras  tevi^ 


»  pori  el  vbnriori  linrjiiens  examini :  quae  enim  la- 
9  tent  hndie  serns  forte  dies  rerp/abit  aui  doctior 
s  aetas  {{).))  Qucsla  vita  miiierale  pcro,  io  la  ripeto, 
tion  e  qiiella  eminonlemenle  manit'esta,  potoiilc.  con- 
nessa  coll' anima  immorlale  dell'  Uomo :  non  h  quella 
sempre  piu  rifinila,  e  che  gratlo  grado  divioii  nian- 
ohevole  nella  catena  do'  corpi  organizzali  :  ma  non 
lascia  di  essere  una  forza  distinta  dalla  alTiniUi,  una 
vita,  quella  che  |nio  deleiniinare  la  simmclrica  forma 
ne'  minerali.  La  cristallizzn/.ione  libera  nel  solvents 
per  la  via  uinida,  e  prodollo  di  qiiesla  potenza  : 
quella  che  si  opera  per  la  via  secca  o  per  la  subli- 
mazione  proviene  dalla  polonza  slessa  ;  ed  essa  va 
a  cessare  dopo  che  ha  compilo  il  suo  ufTicio,  e  dalo 
air  altra  forza  non  men  possenle,  e  piu  durevole  nl 
certo,  air  affinila  di  coesione. 

La  mano  del  Creatore,  ne'  porlentosi  giorni  della 
Creazionc,  quando  ordino  la  meccanica  dellc  sfere 
nello  immenso  spazio  de'  cieli,  ed  assoggelto  la  terra 
a  delle  leggi  armonizzanli  con  quelle  che  regolano 
1'  universo,  difTiise  sopra  tulto  il  creato  una  forza 
vivificante,  manlenitrice  del  niovimenlo,  che  coopera 
alio  scopo  cui  ogni  essere  e  destinato  ;  e  per  cui 
brillano  gli  aslri  nel  firinamento,  vanno  in  giro  i 
pianeli,  si  addensano  le  nebulose,  ruota  sul  siio  asse 
la  terra,  si  abbassa  e  s'  innalza  la  sua  crosta,  ardono 
i  vulcani,  ondeggiano  i  mari,  si  cuopre  di  vegetabili 
il  suolo,   vi  formicolano  i   vivcnti. 

Questa  forza  vivificante  e  stata  pero,  dalla  slessa 
onnipossenle  Mano  ,  dislribuita  con  una  gradazione, 
proporzionata  alia  nalura  ed  alia  qualila  degli  esseri, 


(1)  F.  Gmelin,  Otia  botanica,  prolog. 


97 

uoii  che  air  oggelto  che  rappresenlano  nel  creato ; 
e  scbbcDC  una  ella  I'usse,  puro  elTelli  diversi  produce 
a  scconda  della  suscettibilila  de'  corpi  che  vivifica  ; 
e  quindi  iramcnsa  e  la  variela  de'  (iiovimenti  negli 
csscri  liilti  dell'  universo  bonclie  dipendenti  da  unica 
Polonza.  L'  Uorno,  capo  d'  opera  della  Creazione,  si, 
ma  debole  crcalura,  ad  ottenere  un  sol  fina  impiegar 
debbe  inolliplicila  di  mez/J  ;  ma  la  mano  deU'Eterno 
noil  adopra  clic  im  sol  mezzo  per  otlenere  tauli  ftm 
quaiili  la  raenlo  umana  puu  appena  concepire.  Quindi 
e  cbo  giustamonlc  esclamava  Linneo,  col  Profeta 

«  Quam  innfjnificata  sunt  opera  tua  Domine  ! 
)i  omnia  in  sapioniiu  fecisli :  implela  est  Terra  pos- 
>  sesmone  tua. 

Psalm,  cm  24. 


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■'■I 


.M-    li!.>    .•;.!:■.  j 


DI 


PER    IL    DOTTOR 

Ei>1.114nieELE  FlSICeELLA 

PROfESSORF,  ni  JIEDICISA  lEGAlE  .lEllA  BEGIA  IMVEBSITA  DEGtl  5TCD1I  «  CATAXU, 

SOCIO  or.ni.vtuio  dell'  accaoejiia  cioema  di  scie^ze  .iatiraii 
Leila  nella  sediUa  ordiaaiia  del  d'l  8  marzo  1853. 


r : 


T 


ril)ulare  il  guidcrdone  di  lode  agli  esimii  cul- 
tori  della  filosofia  c  delle  arti  In  sacro  costume,  che 
tulle  Ic  nazioni  incivilile,  sccondo  il  ponsiero  di  Tho- 
mas, concoidemeute  seguirono.  E  perche  se  ne  rechi 
un  palpaljile  eserapio ,  fu  delerminazione  applaudita 
da  tulle  le  Accademie  Francosi,  che  non  mai  la  me- 
moria  di  qualsiasi  lor  mcmliro  perisse  nella  lomlia, 
raa  appena  trapassalo  dai  vivenli  se  ne  formasse  lo 
elogio.  E  voi,  benemcrili  islitulori  di  quesla  pregia- 
tissima  Accadcinia,  seguendo  si  gloriosi  vesligi ,  ri- 
guardaste  siffalto  costume  come  giuslizia  dovula  ai 
degni  figli  della  patria;  voi  comprendesle  onorarsi  in 
tal  guisa  e  daccrescersi  insieme  i  tesori  della  scienza; 
voi  mirasle  alle  glorie  di  questa  terra,  che  dei  nomi 
e  delle  opere  di  tanli  insigni  scrillori  verrebbesi  a 
formare  la  piu  gloriosa  corona.  Si ;  non  v'  a  corona 
acquistala  da  qualsivoglia  regno ,  che  pareggiar  si 
possa  a  quella  otlenula  merce  le  scienze  e  le  arti  in 
esse  fiorenti.  Grande  si  disse  in  Grecia  il  secolo  di 
Pericle  per  le  gloriosc  battaglie  sostenule  dagli  Ale- 
niesi;  ma  oh!  quanto  piii  grande  per  quci  genii  iilu- 
stri  che  allora  fiorivano  in  Alene, 


102 

Glorioso,  si  chiamo  il  sccolo  di  Augiisto,  pcrche 
vide  un  impero  seiiza  limiti,  ma  oh  quanio  piu  glo- 
rioso per  avere  veduto  un  Cicerone,  un  Virgilio,  un 
Orazio,  un  Vitruvio!  E  non  furono  i  Brainanli,  i  Mi- 
clielangioli,  i  RafTiielli,  che  diedero  luslro  al  sccolo 
dei  Medici?  Non  t'urono  gii  arlisti  e  i  letlerali  d'ogni 
i^onere,  clie  rolle  ioro  opere,  laonumonti  eterni  del- 
la  potenza  deH'uomo,  diedero  al  secolo  di  Luigi  xiv 
il   nonie  di  secolo  immortale? 

Diasi  dunque  all"  arlisia  al  sapiente  il  tribulo  di 
lode;  ma  Dio  ci  guaidi  da!  sopraccaricare  le  corone  di 
chicchesia  con  menlile  lodi,  con  finli  allori.  Quante 
voile  CIO  SI  vide  indegnamenle  efTetluirsi  ai  tempi 
dcgli  Egizii,  dei  Greci,  dei  Romani!  Quante  voile  non 
1'  abbiarao  veduto  nel  nostro  secolo  anco  noi  ? 

Ma  non  cosi  colla  corona  che  io  m'  aecingo  ad 
inlesseie  al  defunio  Carmine  Lanzerolti,  a  colui  che 
mi  precesse  in  queslo  seggio  onorato,  al  quale  la  sola 
vostra  osimia  corlesia,  non  alcuno  mio  merilo  mi  ele- 
vava. 

Ai  2  maggio  1 786  veniva  alia  luce  in  Agosia 
Carmine  Lanzerolti,  da  Sebastiano,  e  da  Gaclana  i\le- 
liti,  amendue  di  civile  legnaggio.  Conobbero  ben  pre- 
sto quei  buoni  geniluri  le  felici  disposizioni  dello 
spirilo  di  quel  fanciullo,  e  nulla  sparmiarono  pcrche 
fosse  con  ogni  cura  avviato  nello  studio  dclla  amena 
leltcratura.  Per  il  lalento  di  Carmine  Lanzorotli  era 
tropi)o  angusla  la  patria  c  quindi  il  vide  Mapoli  an- 
cor  I'anciullo  nel  Collegio  <lella  Nunziatella;  ivi  per- 
I'ezionato  negli  studii  premilinari,  I'u  esse  giudicalo 
abile  ad  istradarsi  in  un'  arte,  la  piii  maestosa  fra 
tutte,  in  un'  arte  che  sa  impiegare  le  publiche  e  le 
private  ricchc/.ze  in  benefizio  ed  in  decoro  dello  sta- 
te, doi  proprietarii,  e  dei  posteri,  in  un'  arte  le  cui 


103 

opere  sembrano  combatlere  contro  la  potenza  deva- 
slatricc  del  lompo,  1'  Archilcllura. 

Che  non  dovevasi  atlendere  da  un  giovine  clie 
s'  istradava  in  una  carriera,  che  al  suo  genio  mira- 
bilmonfe  conl'acevasi?  Ed  cccolo  dopo  qualtro  anni  di 
sUidio  Rcientifico  ed  artislico,  in  sul  compiere  1'  anno 
17"  dell'  ota  sua,  cccolo  solloposto  a  rigoroso  esame, 
e  riporlarnc,  ollie  immensa  cupia  di  lodi,  il  grade  di 
Tencnlc  in  secoiido,  o  dopo  breve  intcrvalio  di  Ca- 
pitano;  e  cio  sollu  la  dominazione  Franccse,  cbe  sino 
al  Rcame  di  Napoli  s'  era  estesa  in  (|uei  giorni, 
Giu.s(>()pe  Kapoleonc,  indi  Gioacchino  Murat,  c  final- 
mcnlc  Fcrdinaiiilo  1"  di  gloriosa  raemoria  lo  ebbero 
sollo  le  loro  bandiere  col  grado  suddetlo,  e  in  ogni 
tenipo  e  sotlo  qiialunque  padrone  egli  adempiva  con 
esatlezza  e  con   "loria  Ic  afTidalo^Ii  incombcnze. 

Se  non  che  studiando  i'Architcltura,  non  voglia- 
le  credere  ne  avesse  egli  limitalo  lo  apprendimenlo  a 
qtialciino  sollanlo  dei  suoi  rami;  no,  seppe  egli  ad- 
dentrarsi  in  lulli,  c  lo  seppe  si  bene,  che  preslo  die- 
de  prove  convincenli  di  non  apparlenere  egli  alia 
ordinaria  ciurina  degli  archiletti,  i  quali  mancano  di 
genio  e  delle  necessarie  cognizioni.  Quanta  infalli, 
quanle  sue  opcre  imporlanti  di  architoUura  di  vario 
genere  non  ainmiriamo  noi  si  nella  bella  Isola  nostra, 
cbe  nel  Reame  di  Napoli?  Koi  divideremo  in  tre 
classi  la  moiliplicila  di  lali  opere;  opere  militari, 
opere  idrauliclie,   opere  civili. 

E  per  dir  doile  prime,  chi  non  sa  quante  doli 
e  qualita  si  richieggono  in  un  Architetto  mililare? 
Genio  che  sujieri  ogni  possihile  ostacolo,  pronli'zza 
che  vinga  ogni  indugio,  abilita  che  rendc  delle  opere 
ines|)ugiiabili  da  ogni  ncmico  allacco  ;  lullo  queslo, 
SignorijObenallro  che  queslo  In  nel  noslro  esimioLan- 


104 

zeroUi.  Ealriamo  infalli  nel  Caslello  di  Barlelta,  quel 
ponte  levatojo,  the  merilamente  si  attira  la  genorale 
approvaziono,  e  opera  del  Lanzerolli.  Percorriamo  le 
isole  di  Tremili,  quelle  opere  di  dilesa  furono  coslrui- 
le  sotto  la  sua  dirczione.  Porliamoci  nella  piazza  di 
Otranto ,  nel  porlo  di  Brindisi ,  nei  circondarii  di 
Manfredonia  e  di  Taranto,  e  cola  ammireremo  i  piii 
belli  dei  suoi  lavori  (1). 

Qual  meraviglia  adunque,  che  S.  E.  il  Tenenle 
Generale  Principe  di  Salriano,  e  Direltore  Generale 
dei  Corpi  facollativi,  ed  oggi  Luogotenenle  Generale 
in  Sicilia  scrivesse  in  data  10  giugno  1837  al  Co- 
mandanle  della  Provincia  di  Catania  letlera  d'  enco- 
mio  per  il  nostro  Lanzerolli,  eslernando  in  essa  la 
stima  inimensa  da  lui  nutrilagli,  e  rammemorando  la 
ripulazioue  lasciala  da  colui  nel  corpo  del  genio? 

Ma  lodi  anche  piu  esiinie  merilo  quel  grande 
uomo,  per  allro  genere  di  opere,  nel  quale  bisogna 
combatlere  contro  natura,  c  resistere  aile  furie  di  ler- 
ribile  elemenlo,  e  vincere  le  piene  dei  fiumi,  le  lem- 
pesle  del  mare,  volea  dire  le  opere  Idrauliclie.  Oh, 
Ja  (ama  che  in  esse  si  acquislo  il  LanzeroUi  non 
verra  niai  meno! 

Nel  fiume  Marcellino,  terrilorio  di  Agosta  al  cosi 
dello  passo  di  Siracusa,  era  di  assoluta  necessila  un 
ponlc,  che  ne  facililasse  il  tragitlo.  II  Marchese  Pa- 

(1)  Egli  formo  la  carta  fnpografica  di  Cosenza  e  suoi 
dintorni  su  di  un  raggio  di  ciiKjiiecento  tesc  della  casenna  di- 
fcnsiva,  riferendo  la  livellazionc  dei  inonti,  e  delle  colline  al 
centro  del  lastricato  della  piazza  di  porta  Plana. — Egli  costrus- 
sc  fra  il  termine  di  20  giorni  il  bagno  pei  servi  di  pena  nel 
forte  Garzia  della  piazza  di  Agosta.  Diresse  inoltre  la  coslru- 
zione  della  chiusura  alia  gola  della  batteria  della  Garilta,  e 
dell'  altra  del  molo  di  Palermo. 


103 
lerino  Intemluiile  della  Provincia  di  Siracusa  ne  ordi- 
iiava  la  oscciizionc,  iini  poiclie  morte  lo  fiirava  pria- 
che  si  venisse  all'  eficUo,  I'u  delta  opera  eseguita 
sollo  l.i  lulela  del  chiarissimo  Baronc  di  Monleiiero 
die  successe  al  Palermo.  A  coslui  in  yrandissimo  con- 
cetto era  il  Lanzerolti ,  e  quiiidi  con  lotlera  dci  4- 
oltobre  1823  lo  pregava  perclie  formasse  la  corrispon- 
(Icnte  perizia  dell'  opra  di  die  e  parola.  ^e  il  Mon- 
loiicro  lu  dcfrauilalo  nolle  sue  speranze. 

Saggissime  osservazioni  sottoponevagli  il  nostro 
architello  in  riguardo  alia  costruzione  di  quel  ponte, 
a  Iravate,  lungo  172  palmi,  e  il  suo  rapporlo  veniva 
inserito  nel  giornalc  della  Intendonza  di  quella  Pro- 
vincia ncl  primo  semcstre  del  1829,  Talinente  che 
il  Signor  Sopraintendente  Generale  Conte  di  S.  Mar- 
co diresse  al  Lanzerotti  una  letlera  di  ringraziamento 
insieme  e  di  elogio  (1). —  Lungo    poi  riiiscirebbe  il 

(1)  Palermo  30  Marzo  182!).  Onialissimo  Signor  Ca- 
pitaiio.  Egli  e  spiiilo  da  sciillmcrilo  di  coiiii)iacenza  clie  io 
le  proscnio  Ic  inic  cnngratulii/.ioiii  pel  dolto  ed  intelliirciilt; 
rapporlo,  relah'vo  alia  coslruzioiie  del  ponte  a  cavalletli 
.sni  liiniio  iMarrcilino,  die  mi  e  slalo  soddisi'acentissimo  di  h^- 
giMi'.  Kgli  lion  puo  (lie  corris|ion(l('i-e  bene  a  un  progello  bene 
iininaginato,  ben  disleso,  e  di  e^seisi  bene  eseguilo  sollo  la 
di  lei  direzioiie,  mi  si  presenta  facile  di  arguirlo,  avcndo  gia 
per  la  prima  volla  ben  resislilo  alio  allnvione  della  passafa 
slagione.  TnKo  lo  rende  degno  della  generale  accoglienssa,  ed 
io  non  so  qnaiito  bene  ricsca  ncllo  nnirvi  il  mio  applaiiso  cln; 
di  liiUo  cnorc  piaccmi  dirigerle.  Troverommi  anror  io  fra  noa 
giiari  nella  circoslanza  di  doverc  adollarc  tal  metodo  di  costru- 
zione. desidererei  sapere  se  io  polessi  in  tal  congiuntura  con- 
tare  sulla  di  lei  persona.  Cosi  mcntrc  I"  utile  sarebbc  della 
mia  soprainlendenza,  io  mi  avr6  procaccialo  in  tal  mode  il 
piacere  di  far  inaggiormente  conoscere  i  di  lei  talenti.  e  rilu- 
cere  Ic  di  lei  cognizioni. 

15 


106 
citare  in  queste  pagine  un  gran  numero  di  lettere  of- 
ficiali  di  alii  Magistrali,  e  di  leltere  private  di  dislinli 
personaggi,  le  quali  mostrano  nel  niodo  piu  convin- 
cente  ii  incrito  del  Capitano  LanzeroUi  nella  direzio- 
nc  di  opere  si  eccellenli,  e  tanto  ulili  al  pubblico, 
che  f'aniio  sommo  oiioie  a  quei  Gomuni ,  dove  sono 
stale  costruite.  Wa  piu  degli  encomii  Iratteniamoci 
sulle  iinprese. 

Svolgiamo ,  Signori ,  svolgiaino  alquanto  le  sue 
memorie,  Leggano  gl' inlendeiiti  di  tale  materia,  quel- 
le sue  pagine  sopra  d  disseccainenlo  degli  slagni  luiigo 
la  costa  di  mezzogiorno  della  Provincia  di  Molo  (1); 
.  leggano  quel  suo  progetlo  per  il  ponle  di  legno  e 
Iravate  sul  Salso  nel  passo  del  Mucciarello  solio  S. 
Catcrina  (2):  leggano  i  suoi  lavori  sull'altro  ponle  di 
legno  (3)  nella  Junghezza  di  palmi  376  a  Iravate  sul 


(i)  Anno  1829. 

(2)  Anno  1830. 

(3)  Anno  1830  a  1832,  ed  oltre  i  sitccennati  scrisse  an- 
cora  nel  1835  un  piano  d'  arte  pel  disseccamento  del  piano 
dietro  la  chiesa  del  pacse  delto  Riposte,  un  altro  nel  1833 
per  la  costruzione  della  Fontana  nella  piazza  stesicorea  in  Ca- 
lania.  e  se  Y  opera  non  riusci  buona,  ci5  fu  per  niolte  erro- 
nee  modificazioni  aggiunte  al  piano  del  noslro  Lanzerotii:  e 
finalnienle  scrisse  nello  stesso  anno  i  proggeiti  per  niigliurare 
le  condizioni  del  molo  nel  porlo  di  Angusla.  e  pei'  la  coslrii- 
zione  di  ano  scolo  d'  acqiia.  Ecco  le  lodi  die  il  Coniandanle 
D.  Marino  Caracciolo  faceva  al  nostro  Lanzerotti,  scrivendo 
alia  deputazione  di  Agosta. —  Messina  li  29  ottobre  1835. 
LanzeroUi  spedito  dalle  SS.  LL.  con  la  qnalila  di  delegato  e 
giunto  in  questa,  ed  a  dato  a  n»e  futti  i  Inmi  occorrenti  per 
la  cosa,  con  pieno  ndo  soddisfaciinento.  lo  intanto  non  debbo 
fare  a  meno  di  dichiararle  la  niia  somina  tenutezza  per  la 
scella  di  un  soggelto    fornito  di  tutti  i  requisili  ncccssari,  il 


Cimaroso  sollo  Ccntorl)i,  gia  ben  porlato  a  compimen- 
lo;  e  [)oi  ci  dicano  clio  si  trovino  Jodi  compeleiiti 
per  la  perizia  di  quell'  uomo. 

E  che  diro  poi  della  sua  direziono  per  il  ponte 
ad  arco  di  legno  d' una  corda  di  palmi  110  e  di 
saetta  palnii  15  sul  Simeto  ncl  passo  di  Maccarone? 
qiianle  iion  vi  rcco  egli  conveniente  mndifiche  nel 
recarlo  a  compimento? — Gho  diro  del  siio  piano  di 
arCe  per  lo  espurgo  della  Darscna  in  Catania,  affino 
di  rcnderla  di  sicuro  ricovero  ai  baslimonti? — Che 
diro  dei  suoi  lavori  sul  molo  di  detla  cilta:  io  che 
dissi  ?  Ah,  vorrei  tirare  un  velo  sopra  tal  parte  di  sua 
istoria;  ma  non  posso  no  irasandare  le  conlrarieta  che 
ebbe  a  sofFrirc  (jueiruomo  di  merilo  a  cagione  della 
costruzione  di  quell' opera ;  sino  ad  essere  escluso 
dalla  costruzione  di  lavoro  si  graude,  ed  esscrne  esclu- 
so con  rilevanio  sua  perdita,  con  danno  della  cassa 
coinunale,  e  con  isfregio  dell' onor  suo.  .  Che  dissi? 
Deir  onor  suo?  No,  sul  suo  onorc  non  polea  cadere 
sfregio,  perche  egli  ne  era  al  sommo  apice  giunlo. 
Sul  suo  onore  non  potea  cadere  sfregio,  mentre  e  ben 
nolo  a  tulli  di  quanto  il  raggiro  e  1'  invidia  sono  ca- 
paci,  quando  alia  testa  dollo  dilTicili  imprese  non 
sonvi  uomini  di  grande  costanza  e  forza 

Ed  egli,  ben  scppe  egli  giuslificarsi  con  quella 
pcnna  istessa,  colla  quale  avea  dalo  all'  arte  dei  rao- 

qiialc  lion  solo  si  e  liniilato  a  darmi  dejj;ii  sciiiarimend  per 
cotesto  porto,  ina  bciisi  iio  avuto  occasione  di  avvalcrnii  flollc 
sue  cogiiizioiii  rclalivamcnte  agli  allri  punti.  la  breve  umiliero 
11  (ravaglio  cli'  e  risultalo  da  queslo  necessario  abboccamento, 
0  sou  sicuro  che  il  Ileal  Governo  prcndera  quelle  misure  per 
far  che  i  migiiori  porti  di  quest" isola,  che  rientrano  nei  liniiti 
del  niio  comauJo.  oll(!ngano  q>iel  grado  di  convenienza,  mcrce 
della  quale  si  olticnc  la  lloriJezza  del  couimercio. 


108 
numenti  perenni  (1);  ma  pure  egli  che  ben  potea, 
giuslificandosi  in  tale  emergente  far  conoscere  i  suoi 
avversarii  quali  erano,  scrisse  con  tulta  castigatezzale 
sue  giustificazioni,  e  benche  le  ragioni  nulla  valgano 
a  fronte  della  cabala,  benche  nullo  indenizzo  egli 
trasse  a  pro  dei  suoi  interessi,  pure  1'  onore  di  lui 
resto  salvo,  e  dalle  conlrarieta  non  meritato  s'acqui- 
sto  maggior  iucro. 

Ma  liriamo  un  velo  su  quesia  parte  di  sua  slo- 
ria;  o  su  di  cio  tralteniamoci  che  ci  dimostra  sempre 
pill  Tabilita  del  nostro  esimio  Lan/,erolti  — Grave  in- 
conveniente  recava  lo  continue  inondamenio  del  piano 
del  Carmine  alia  pubblica  salute  in  Catania ;  molti 
ingegneri  si  erano  adoperati  a  computare  la  necessa- 
ria  spesa  per  riparare  tal  danno,  ma  le  somme  che 
risultavano  dai  loro  calcoli  erano  tali  da  sgomentare 
gli  amministralori  del  comune.  Ma  I'uomo  dell' arte, 
r  uonio  del  genio  riparo  nol  1834  a  quel  danno  con 
pochissima  spesa,  e  ci  riparo  si  ben  e  si  solidamenle 
che  per  lo  spazio  di  piu  lustri  non  si  e  state  piu  sog- 
getto  al  citato  incoveniente. 

E  non  valgono  tante  opere  insigni  a  dare  al 
nostro  Lanzerotti  la  palma  su'  suoi  contemporanei  per 
il  genere  delle  opere  idrauliche?  Si,  e  a  questa  ag- 
giungeremo  allra  palma  che  egli  riporto  nelle  opere 
civili,  opere  delle  quali  accennererao  con  brevita  le 
precipue. 

Conosceva  il  Governo  la  grande  influenza  che 
hanno  le  strade  sulla  prosperila  del  commercio  e  della 
agricollura,  sulla  propagazione  delle  umane  cognizio- 

(1)  Publico  a  tal  fine  una  memoria  nel  1812.  intitolata. 
Memoria  inlorno  al  braccio  del  molo   costruito  in  Catania  nel 

1842.  .    i       .'!:.,■•.    I'>1,    I    v.:l:Vi:  ;      :.;    ■.,r'il<' 


109 

ni,  sul  progresso  Jcllo  iiK-ivilimcnlo  dei  popoli,  e  siil 
mcntcnimoiilo  tli  lultc  le  suciali  relazioni;  e  quindi 
ne  dotenninava  la  coslruziono  per  lutla  la  Sicilia,  la 
quale  ne  avea  per  molli  anni  [)agato  il  suo  contin- 
gonte  a  Palonm*,  senza  avornc  ricevulo  alcun  utile 
eflello.  Fii  il  Capilauo  Lanzcroiti,  che  iuterpetro  doi 
voleri  del  provvido  Govenio  inoile  no  eostrui,  si  di 
cam[);igna  a  ruota,  ad  inghinjata,  che  ifilerne  laslri- 
cate  a  piolre  di  lava;  e  tutle  come  ben  poteva  spe- 
rarsi,  gli  riusciroHo  vaataggiose  e  pcrrelle.  Vanlag- 
gioso  e  inirabile  quel  braccio  di  strada  a  due  rainpe 
che  cgli  coslruiva  nel  1830  da  Castrogiovanni  alia 
Consolazione;  e  quello  da  Assaro  alia  consolare.  \'an- 
taggiosa  e  mirabile  la  sirada  cbe  da  Catania  conduce 
ad  Aci  Reale  costeggiando  sempre  la  [>iu  ridenle 
marina  (1). 

V'antaggioso  e  mirabile  il   livello    da  lui   diretlo 
della  strada  Stesicorea  di  quesla  nostra  cilia,  e  quelle 


(\)  In  lale  roslruzionc  il  Lanzerolli  ebbe  a  soslenere  qui- 
sfioiii  da  iiartc  della  dcputazinue  intnrrio  al  deviainento  porla- 
fo  da  lui  iiiedesimo  sulla  direltrice  di  una  linea  del  10"  tral- 
li)  delta  delta  sirada  per  ridurla  alio  stcsso  livello  di  quella 
niiovaiiieiile  aperla  dei  i  cantoni.  Sottomesso  lo  esame  alia 
Sopraintendenza  ed  al  Consiglio  archiletlonico  furono  adottate 
pienauienle  le  raiiioni  esposte  dal  Lanzerotti.  ed  il  Luogote- 
neiile  generale  eon  oflicio  dei  10  marzo  1831  lod5  1"  abilila 
di  lui  non  solo  in  genere  d'  arte,  ma  ancora  per  la  parte  eco- 
noniica.  E  I  inlendenle  di  Catania  quantunque  avesse  mostrato 
di  cssersi  in  qualche  modo  lasciato  trasportare  dalla  bassa 
rivalili'i  Ira  (laliinia  eil  Aei,  pure  fu  coslrelto  scrivere  al  Lan- 
zerotti nei  segtienti  termini. —  Ho  avuto  inollivo  di  rilevare  die 
Ella  a  agito  con  quel  zelo  che  I'  e  tanlo  proprio  nello  adeiu- 
pimcnfo  dei  suoi  doveri  per  lo  accerlo  delle  opere  di  publica 
ulilila,  clic  le  vengono  allidalc. 


110 

ancora  dei  quallro  canloni.  Vanlaggiosa  e  mirabile 
la  costruzionrt  dclla  strada  Ferdiiianda  in  Agosta. 
Tutte  si  tutte  vantaggiose  e  mirabile  ie  opoie  sue. — 
E  qui  io  v' invito  di  nuovo  a  leggcre  ie  sue  moaiorie 
i  suoi  piani  d'  arte  su  questo  genere  sopradotlo.  E, 
coaie  lion  aininirarc  la  sua  somma  perizia  leggendo 
il  sue  piano  d'arte  per  il  braccio  di  strada  da  Ago- 
sta al  bivio  di  Scaizo?  (1)  Gome  non  rendergii  milie 
lodi  per  quelle  da  Miiilello  a  Scoidia?(2)  Como  non 
sollevarlo  alle  sfere  per  quelle  mirabilissimo  da  Nico- 
losi  alia  gretta  degii  Inglesi;  idea  giganlesca ,  che 
meritaraente  potrebbesi  cellocare  dietro  quella  che  fe 
costruire  la  strada  per  S.  Bernardo?  (3)— E  qui  tra- 
lascieremo  per  brevita  di  fare  menzione  dei  piani 
d'  arte  per  le  slrade  da  Viagrande  (I)  a  Trecastagne, 
da  Scordia  a  Leone  (o),  e  quelle  per  la  strada  iun- 
go  la  costa  settentrionale  della  amenissima  campa- 
giia  ove  siede  la  citta  di  Vizzini  (6). 

Resta  sole,  ne  puossi  prcterire  col  silenzio,  rests 
solo  accennar  brevemente  i  suei  disegni,  le  sue  di- 
rezioni,  i  suoi  piani  d'arte  per  la  costruzione  di  nii- 
rabili  edifizii  e  publici  c  privati.  No,  prelerir  non  si 
puo,  che  suoi  erano  piani  d'  arte  per  il  Teatro  di 
Barletta,  (7)  e  per  quello  di  Aderno  (8),  e  per  quel- 
le di  Navaluce  in  Catania  (9).   Prelerir  non  si  puo, 

(1)  1825.        ;>  .   .    ..   ~    ■.:..■ 

(2)  1836. 

(3)  1836. 

(4)  1838. 

(5)  1839. 

(6)  1840.  .  ,   , 

(1)  1818.  ... ,  .   . 

(8)  1832. 

(9)  1835.  -         •■'•. 


quanto  bene  egli  reni^esse  alia  granrliosila  del  culto, 
quando  dirii^gova  il  prospello  della  Chiesa  di  S.  Ma- 
ria ill  Uandazzo  (1),  quaiido  dava  a  luce  il  disegiio 
per  il  toinpio  del  Giocifisso  di  \lajorana  di  qiicsia  no- 
stra cilia  (2),  ijiiando  per  liii  si  acqiiistavano  progio 
i  pro.spelti  delle  chiese  di  S.  Agala  in  Vizzini  (3),  e 
delia  ealledralc!  in  Callagirone  (4). 

i'rclerir  non  si  puo  1'  accrescimento  che  inlen- 
deva  recare  il  LanzeroUi  al  publico  bene,  quando  si 
applicava  alio  ingrandiinenlo  dei  fabricati  del  noslro 
conservuiorio  delle  Vergini  (5),  ed  alia  coslruzione 
d' un  lazarclto  nci  parti  di  Siracusa  (6).  —  Ma  che? 
lo  non  rccberei  al  suo  lerniine  questo  mio  lavoro, 
se  volessi  proseguire  ad  enarrare  tanti  altri  lavori 
di  svarialo  genere,  che  cflelUiiva  il  noslro  LanzeroUi 
ncl  lungo  escrcizio  di  sua  prol'essione:  lavori  che  co- 
stanleinente  mostrano  le  sue  cstese  cognizioni  nella 
scienza,  ed  il  sno  non  ordinario  ingegno  nel  porlar- 
Ic  alia  pralica,  parte  la  piu  iinportanle  e  difficile 
nc'la  Architetlura  Da  qualunque  lato  si  consideri  il 
LanzeroUi  sia  da  quello  della  teorica,  sia  da  quelle 
della  j)ralica  ,  ben  si  conoscera  di  non  Ibrmare  egli 
parte  della  classe  comunc  degli  Archilelti.  E  perche 
poi  cercare  allrove  le  prove  del  merito  del  Lanzerot- 
tii'  ?Son  e  forse  il  suo  piu  migliore  elogio  quella  sli- 
ma  in  che  voi,  chiarissiini  Socii,  a  buon  dritto  il 
teneste;  quell' onore  di  che  saggiamente  gli  foste  si 


(1)  '\s:\i. 

(2)  is.ii. 

(i)    INll. 

(-4)  is:{(i. 

(5)  \xii. 

(6)  18-48. 


112 

larghi?  Ah,  se  il  dolore  per  la  perdita  di  un  uomo 
c  ill  ragione  delli  slima  e  del  pregio  in  cui  esso  si 
Iia,  qual  meraviglia  che  acerbo  sia  slato  il  voslio  nel 
sentire  ciie  il  Lanzorolti,  vitlima  degli  altriii  deliiii, 
non  era  piii  frai  viventi?  Se  la  memoria  di  un  uomo 
dura  tanlo  quanto  le  opere  sue,  non  dobbiamo  noi 
sperare  che  la  memoria  del  Lanzerotti  durera  eter- 
namente  scolpita  nei  nosiri  cuori? 


'!!/,'fi''ii   .        ^1  .,'1     ■\\j(.'' 


.  t :  •  • .  f  ■  ■  1 ! 


DELLA  ERUZIONE  DELL'  ETNA  DEL  1852. 


DEL  SOCIO   CORRISPOiVDENTE 


OOTTOR  GIUSEPPE  GE3IMELL4BO 


Li>lfo  ncUa  tornala  ordinaria  del  20  maggio  18S5. 


16 


.K>^r 


i11iS'..'ij'Mr:hi:.i.i  A'-i%;;<>i"j;i«s  is oi'Tiji* 


.\.yA     Ml^i;^;',.vu     '..S    ',      '    ■■■ji\'i\'\y,\,     ;'■■■.   |f        iSi/ll     "^^s]i 


SUNTO  DEL  GIORNALE 

DELLi  Umm  DELL'  UU 

DEL    1832. 


Tlie  stupendous  and  terrific  character  of  these 
calastrophcs  ,  and  the  dreadful  extent  of  injury 
often  resulting  from  them  to  the  lives  and  pro- 
perly of  the  inhabitants  of  the  surrounding  coun- 
try, make  lliein  a  subject  of  general  remark  and 
relation  ,  during  ,  and  long  after  the  period  of 
tlieir  development. 
G.  PocLiET  ScnoopE,  Considerations  on  Yolcanos. 


ly)corsa  e  appena  la  meta  del  secolo  XIX ,  e 
I'Elna  ha  per  dicci  volte  riacceso  il  sao  laboratorio, 
per  voinitar  dalle  profondc  sue  gole,  fiumane  di  fuse 
inalorie  ,  capaci  a  distrugger  per  serapre  quanto  le 
SI  parava  diiianzi! 

Col  priiicipio  del  secolo  comincio  la  prima,  nel 
1800,  e  prosequi  al  1802,  1809,  1810,  1811  , 
1819,  1832,  1838,  1812,  e  1843,  e  quesla  del- 
la  quale  scriviam  il  giornale  coinpisce  il  numero  di 
undooi. 

Furono  diecinove  nel  passato  secolo,  la  del  1702, 
27,  32,  35,  36,  U,  45,  47,  53,  58,  59,  63,  66, 
1780,  1781,  1787,  1792,  1798,  e  1799,  delle 
quail  lutte,  tredici  dal  gran  cratere  sgorgarono  ,  ed 
il  rimanenle,  da*  varj  punli  della  gran  piramide;  del- 
le quali  noa  e  il  noslro  assunlo  fame  menzione;  par- 


116 

liamo  soltanto  dell'  ultima,  compilando  un  fido  gior- 
nale  su  di  quanto  accadde,  senza  entrare  a  ragiona- 
re  sulle  teoretiche  dissertazioni,  o  sopra  argomenti  di 
difficile  sviluppo  ,  ed  ove  le  opinioni  de'  Geologi  si 
confondono  e  molliplicano;  tencndo  presente  quanto 
disse  r  egregio  Professore  Sig.  Bichat,  che  «  la  ISa- 
»  tura  ha  posto  un  velo  a  certe  sue  operazioni,  che 
J  r  uorao  nou  puole  alzare  per  indagarne  la  orga- 
»  nizzazione;  che  percio  riserbandole  a  se  stessa,  ci 
»  lascia  sempre  nell'  ignoranza. 

Dal  nostro  fiatello  Carlo  ,  Professore  di  Storia 
naturale  ,  fu  dato  conlo  di  qaesla  istessa  eruzione  , 
sebbene  prima  che  estinta  si  fosse,  con  una  memo- 
ria  ove  si  e  tentato  ragionare  su  de'  suoi  piu  im- 
portanti  fenoraeni  (vedi  alii  dell'Accademia  Gioenia, 
vol.  XXIX.) 

Fra  quasi  tutte  le  eruzioni  dell'  Etna,  e  secon- 
do  puossi  rilevare  dalle  cronache  all'uopo  scritle  in 
varie  epoche  ,  poche  o  nessuna  e  avvenuta  ,  senza 
che  un  fenomeno  preventivo  non  avesse  annunziato 
di  che  Irallavasi  nel  grande  suo  focolare.  Ordinarj  fe- 
nomeni  furono  o  tremuoti  parziali,  o  generali;  densi 
fumi ,  erutlati  dal  gran  cratere  ,  e  per  piu  mesi;  o 
le  fiamme  ed  orrendi  raugiti  ;  ma  in  quest'  ultima 
eruzione  senza  alcuno  de' citati  fenomeni,  aprissi  con 
piu  d'una  vorgine  il  fianco  orientale  dcU' Etna,  sot- 
to  il  ciglionc  del  balzo,  cosi  detto  del  Trifoglietlo , 
fra  quel  dirupali  scoscendimenli  di  Giannicolu ,  alle 
ore  He  mezza  della  sera  del  20  agosto  1832. 
()'.*  Nessun  rumore  udissi  sul  momento  ,  e  due  ri- 
voletli  di  fluida  rovenlissima  lava  venner  fuori  da 
due  delle  citate  grandi  aperture  ,  precipitandosi  in 
giu  per  I'alpestre  alta  collina,  fiancheggiando  e  ser- 
pendo  per  la  costiera,  e  base  del  Salifizio. 


117 
Eran  parlili  da  Nicolosi  alle  ore  8  e  li2  quel- 
la  stessa  sera,  e  direiti  ad  ascender  suU'  Etna  due 
Sicilian!  da  Palermo  profillando  d'  una  placidissima 
nolle  ,  il  cav.  D.  Michelangelo  Auxilia  ,  ed  un  suo 
amico. 

Oltre  di  cosloro,  poco  dopo  altra  brigata  di  si- 
gnori  Inglesi,  si  pose  in  viaggio  pel  punlo  medesi- 
mo,  (Icsiderosi  goder  della  sortita  del  sole  dull'  alia 
cima  deir  Etna.  Goinponevasi  essa  dal  sig.  capilano 
di  Marina  lloghes  llallel,  della  signora  sua  moglie, 
d'  una  di  lore  figlia,  d'una  di  loro  cognala,  accom- 
pagnati  dal  sig.  Tenenle  Finch  del  68"  di  lantcria, 
e  del  Tenenle  di  Marina  sig.  Rauveille.  Scorlati  i 
due  primi  da  Antonio  Leto  Tiurbo  ,  e  la  brigata  , 
da  tre  allrc  nostrc  guide,  giovani  robusli  e  coragio- 
si,  Angelo  e  Salvadore  Carbonnro,  ed  il  bravo  Do- 
menico  Germana  Rlazzaglia. 

Giunti  eran  alia   casa  Inglese   i  signori    da  Pa- 
lermo, e  trovavansi  alle    11   c  i\2  alia  salila  Castel- 
liicci  gli  Ingiesi ;    a  qucsli  ed  alle  loro  guide    tocco 
di  vcderc  in  quell'  alia  atniosfera,  all'  est,  un'  ainpia 
slriscia  luminosa  come  un  baleno,  alzarsi  dalla  valle 
e  poi  .sparire.   Un'  ora  dopo,  raenlre  eran  giunti  ,  e 
Iraversavano   il  piano   del  Lago  ,    osservarono  solle- 
varsi  una  colonna  luminosa,    a  partirsi  dal  punto  da 
dove  era  apparsa  quella  slriscia  luminosa  ,  o  sia  da 
sotto  il  ciglione  della  valle  del   Trifogliello  e   Gian- 
n  cola;  e  col  chiarore  della  stessa  osservaron  le  gui- 
de csplodersi  dal  gran  cralere  una  quanlila    di  sco- 
rie,  che  il  venlo  fece  traboccare  a  sud  est  del  cono 
islesso ;  unica  esplosione  che  I'u  osscrvala  veriOcarsi 
dal  gran    cralere  per   tulto  il    corse  della  eruzione ; 
e   tali  scorie    hirono  osservale    un  mese    circa   dopo 
dal  Prof.  Spagnuolo  sig.  D.  Giov.  Villanova,  essere 


118 

incrostale  d'  una  melma  biaaco-sulfurea  quella  istes- 
sa  di  clie  e  rivc.Uilo  oil'  esterno  di  bicorne  occiden- 
tale  del  gran  cralerc  (1). 

Non  ando  gu  iri  che  fenomeni  piu  energici  ma- 
nifestaronsi.  Un  tui!)ine  violenlo,  raentre  la  nolle  era 
slata  in  i)eiT('Ua  calma,  rovesciava  da  cavallo  i  viag- 
giatori ;  (luel  suolo  Iremava  frequenle  ed  a  forti  ri- 
j)rcse;  il  riflesso  del  fuoco  divenulo  piu  esteso  sera- 
brava  voler  infiammaiue  1'  atmosfera  ;  ed  infine  un 
continuo  ruinorcggiar  spavenlo  si  fallamenle  quei 
viaggialori  Ingiesi,  che  furono  obbligati  ,  a  mal'  in- 
cuor  deile  guide,  ritornar  in  Nicolosi;  che  se  inve- 
ce  si  inoltravano  di  pochi  passi  ancora,  verso  ii  ci- 
glione  del  TrifogUeUo ,  come  proposer  le  guide , 
avrebbero  vedulo  sgorgare  da  quelle  aperle  bocche, 
i  lorrenti  della  lava  ,  e  precipitarsi  nella  valle  ,  da 
baizo  a  baizo,  diiigendosi  per  le  serre  del  Salifizio. 

I  due  siciliani  giunti  alia  casa  Inglese  pensaro- 
no  riposarsi  sino  al  tar  del  giorno  ;  e  come  si  ac- 
corsero  di  tal  nuovo  avvenimenlo  ,  risolsero  anche 
essi   ritornar  in  INicolosi, 

Tali  grandiosi  ed   inattesi  fenomeni ,   maggiore 


(1)  II  SIgnor  professore  Villanova  da  Jladrid,  nil  favori 
un  foglio  slampato  in  quella  cilta  e  ricevuto  da  lui  in  Paler- 
mo ,  e  che  portava  la  data  del  1"  ottobre  1Ko2,  n.  <i(n5' , 
ove  hsggevasi  essere  accaduto  terreinoto  nell  Isciia  di  Cuba  , 
nel  golfo  Mexico,  la  stessa  nolle  e  all'ora  islessa  che  I'Etna 
operava  Tattuale  eruzione,  ossia  alle  11  della  nolle  del  gior- 
Ao  20  agoslo!  e  fu  cola  si  violenlo,  che  alia  seconda  scossa 
atterro  da  capo  a  fondo  Sanliago,  cilta  Ixilla,  e  capilale  del- 
I'.lsola. 

.     In  essa  non  8ono  vulcani  ,    ma  in  Giamaica  avvene   uno 
in  continuo  Iravaglio,  e  non  dista  molto  da  Cuba, 


119 

spavenlo  arrecarono  a  due  paslori,  Antonio  Serafino  e 
Giuseppe  Ninfo,  i  quali  (loin)ivano  pacificamcnle  a 
poca  dislanza  dclle  aperle  vonii^ini,  ed  accanlo  delle 
loro  mandre;  essi  liaizaron  da'  loro  lugurj  per  lo 
sconquasso  ,  ed  allerriti  pel  viciiio  pcritolo  di  essor 
circoscrilli  in  un'  area  di  fuoco,  torseio  dietro  il  loio 
smarrilo  gregge,  che  fra  aspra  e  dinipjita  collina  di- 
sperdevasi,  ne  poca  falica  coslo  lore  per  polerlo  riii- 
uire  nella  matlina  vegnenle  e  guidarJo  allrove. 

Tulti  gli  abitanti  deJla  plaga  orienlale  dell' Etna 
furono  al  fatlo  di  tale  inaspellala  eruzione,  come  ne 
venne  il  giorno,  e  fu  miiiore  o  maggior  la  loro  sor- 
presa,  a  seconda  di  quanlo  ne  erano  distanti,  e  del 
pendio  cui  poleva  incamminnarsi  la  lava. 

L'  infocala  fluida  corrente  gia  diiigevasi  per  lo 
isolate  tratto  dello  Zoppinelh,  porzionc  di  bosco  cir- 
condato  dalle  alpestri  e  stcrili  lave  del  1811  e  1819,. 
costeggiando  la  base  dell'  erla  giogaja  delle  Serre 
del  balifizio  e  Zoccoluro;  cssa  porlava  la  larghezza 
di  poche  canne,  e  1'  allezza  non  piii  di  6  a  8  piedi, 
ed  in  men  di  venti  quattro  ore,  agevolata  dal  pen- 
dio su  del  quale  scorreva  e  della  sua  fluidila,  avea 
percorso  due  miglia! 

Eppure  I'eruzione  non  era  nel  suo  pieno  vigore! 

Per  occullo  sotlerraneo  camrnino  la  sua  massa 
principale  si  addenlrava  nella  valle,  e  nel  giorno  22 
agosto  verso  le  ore  12  raeridiane  con  un  forte  tre- 
molio,  ed  allissimo  scoppio,  quel  suolo  si  apri  in  ben 
anipia  e  lunga  Fenditura;  spavcntevole  fiume  di  sco- 
rie  venne  I'uori  preceduto  di  colonne  del  piu  dense 
e  nero  fumo ,  che  vorticoso  alzossi  fino  a  sorpassar 
del  doppio  1'  altezza  dell'  Etna ;  e  clie  come  carico  ' 
di  cenere,  ogni  terrene  soitoposto  ne  rimaneva  co- 
perlo. 


120 

II  complcsso  di  tali  success!  spavento  non  indif- 
ferente  arreco  noyli  animi  degli  Etnicoli,  benche  av- 
vezzi  a  tali  vulcaniche  convulsioni !  e  sorprese  ancora 
r  immensa  torma  di  curiosi  che  Irovavasi  in  Catania 
per  la  circostanza  del  Gentenario.  Due  crateri  fonna- 
vansi  tosto  all'apice  superiore  di  talc  fenditura  I'uno 
piu  basso,  1'  altro  in  sito  poco  piu  alto. 

Le  minute  scorie,  e  le  arene  che  miste  al  fumo 
cran  lanciate  da  questi,  cadendo,  ernn  gia  sparse  per 
tiilta  la  plaga  orientale  della  montagaa,  e  spinte  in- 
iianzi  dal  vento  i\.  0.  ingombravan  le  campagne  con 
positivo  danno  degli  alberi  e  dolle  viti,  princip;Uinente, 
di  quel  feracissimi  terreni  non  solo,  ma  la  sabbia  piii 
leggiera  giungeva  a  Catania  e  Siracusa  per  mezzogior- 
no,  od  a  Taormiiia,  e  presso  Messina,  per  levante. 

L'  azione  vulcanica  pero  era  al  massimo  vigore 
in  talc  hassa  ultima  spaccatura;  la  lava  ne  scorreva  in 
tale  ab!)oailanza,  e  celerila,  die  in  poche  ore  avea  per- 
coi'so  Ire  miglia,  ed  occupava,  divisa  in  piu  braccia, 
la  base  dol  monte  Zoccolaro  e  di  qucllo  di  Calanna, 
e  rivolgevasi  pel  margine  di  qucUa  valle  ;  nel  tem- 
po istosso  che  le  csplosioni  del  novello  cratere  I'uno 
piii  atlivo  de'  due,  eran  si  I'requenti  e  le  infocale  sco- 
rie eruttate  in  tale  immensa  quantita  ,  che  una  viva 
liamina  sembrava  uscirne  senza  intervallo  nolabile  , 
e  le  detonazioni  eran  cosi  forti ,  da  udirsi  a  gnisa 
di  sparo  di  grossa  artiglieria  da'  lontani  siti  della 
Sicilia. 

In  breve  tempo,  per  tali  continue  esplosioni  di 
scorie,  di  arena,  e  di  massi  enorrai,  i  due  crateri 
crebbero  di  base,  e  di  mole;  ma  1'  uno  situate  piu 
basso  deir  altro  fu  sempre  il  piu  attivo  dal  principio 
al  fine,  e  nel  corso  di  due  giorni  prese  la  forma  di 
cono  perfetlo  troncato.  •"• 


121 

Ma  se  qiicsfo  spodacolo  potcva  altirare  a  se  qual- 
clie  curioao  osaorvaluif,  h'  due  [Jiiiicipali  br.iccia  del- 
la  lava  erano  oggello  di  la'j;riincvolo  allarme  per  gii 
abilanti  di  Zair.iratia,  13allo,   Gaselle  e  .Milo. 

Dair  tin  I  all'  altra  eslremila  deiie  due  braccia, 
contar  polL'v'aii>i  poco  mono  di  lie  miglia;  o  benche 
I'oroiassei'o  uii  seinicerchin.  puce  a  dislaiiza  prendeva- 
no  r  aspcUo  d'  una  sola  IVonle  di  lava  die  correva 
ad  invadore  i  sotloposti  uhcilosi  Icrreni  od  i  Villaggi. 

A  28  agoslo,  nel  tempo  cbe  guasli  faccva  la 
corrcnlc  nel  lerrono  delta  gran  xjalle  del  bore ,  o 
Z'ippinetU,  noil  la-;(M"ava  di  scorrere  lungo  la  valle 
Cnla'iim^  e  coininciava  ad  nccupare  le  terre  di  Fio- 
ndicwiiino  cd  a  precipilar^i  per  la  porletia  di  Calan- 
na  ,  spargendo  la  con>ternazione  c  lo  spavenlo  agli 
abitaiili  di  Za/farana,  vedendo  alle  loro  spalle  il  fuoco 
dislruircilorc ! 

Tullo  era  ai^iiicbilato  cd  arso  ove  giuiise  la  lava; 
le  ameiie  e  collivale  collinc,  ritlenli  di  rigogliosa  ve- 
gcla/.ionc,  sparirono  per  sempre,  sotto  quell' immca- 
»o  arido,  cd  arsiccio  materiale. 

U  vignelo  Romeo,  nella  conlrada  di  Ballo,  ii 
palnienlo  c  casoggialo  del  sig.  Goci,  il  podcre  del- 
r  allro  sig.  Ignazio  Coco,  crano  stall  Irast'ormali  gia 
in  orrida  nera  superficie  di  massi.  In  conlrada  ZalTa- 
rana  poi  fu  intieramente  sopollo  il  podcre  Gagliani; 
quasi  a  nielta  quello  di  Sebasliano  Panlano,  e  quasi 
bruciala  per  iiilicro  1' altra  posse-ssione  di  Coco-Pantano; 
ed  i  vigueti  cbe  curvavansi  per  il  peso  della  quanlila 
deile  belle  uve  quasi  mahiro,  dci  Signori  Scuderi,  Ur- 
sini  e  Panlano,  ebbero  posilivi  guasli,  da  rigagnoli  di 
lava  largbi  200  canno,  e  12  a   15  [)iedi  in  altezza. 

Zad'arana  era  alia  vigilia  della  lotalc  sua  dcstru- 
iione;  un'cstesa  fronlc  di  lava,  la  minacciava,  in  piu 

il 


122 

punti ;    ed  a  2   seltembre   un   braccio    scendeva    nel 
f^allone,  e  I'  altro  incainminavasi  per  la  chicsa. 

A  tanla  imminenle  ruvina  a  folia  accorreva  la 
genie  da  liitli  i  viciiii  pacsi  e  da  lontane  tcrre,  per 
cssore  spettatrice  del  compassionevole  slato  di  quei 
poveri  abilanti.  II  Governo  ne  prese  parte,  e  per  lui 
il  Siff.  Iiitendente  dclla  Provincia  mostro  tiitlo  lo  zelo 
necessario.  Furono  pero  quegli  abitanti  rincorati  per 
la  vigilante  ed  indet'essa  assistenza  deU'oltiino  Magi- 
strato,  Giudice  di  quel  circondario  Sig.  Dott.  D.  Do- 
menico  Mancuso,  il  quale  per  la  sua  diinora  in  Za- 
farana ,  e  continue  escursioni  in  quelle  campagne  , 
seppe  zelantemenle  soccorrer  gli  aiflilli,  non  facendo 
mancar  lore  de'  viveri,  non  solo,  ma  garantendo  ad 
ogni  individuo  la  sua  piccola  proprieta  da  furtive  ag- 
oni,  che  in  tali  sinistri  sogliono  avvenire:  con- 


gressioni,  one  in  tail  sinisiri  sog 

dolta  ammirabile  di  tal  Magistrate  cbe  merilossi  le  be- 

nedizioni  di  tutli  quelli  abilanti,  con  sodisfaziono  del 

Governo. 

Giungeva  Iroppo  lenta  a  quesli  punti,  il  giorno 
1  selteml)re.  la  devastatrice  corrente,  ciu  che  comin- 
ciava  a  dar  indizj  non  voler  piij  oltre  progredire;  in 
vece  la  massa  maggiore  della  lava  trabbocco  supe- 
riormenle  nel  braccio  che  era  diretto  per  le  Ca<ielle 
del  Milo,  mcntre  giorni  prima  questo  braccio  sembra- 
va  aver  perduta  celerita. 

Era  tempo  oramai  che  anche  noi  lal  viaggio  in- 
trapreso  avissimo  ,  per  osservar  sul  luogo  ,  i  feno- 
meni,  e  le  varieta  di  questa  eruzionc:  e  il  2  setlembre 
ci  trovammo  in  Zaffarana,  con  la  determinazione  di 
portarci  quanto  piu  vicino  era  possibile  ai  nuovi  cra- 
ter! nel  la  valle  del   Trifoghello. 

Presimo  di  fatti  il  cammino  alpestre  della  Cir- 
rtla,  ed  alle  A  pomeridiane,  scortati  della  guida  Do- 


123 

inonico  Gormaiui,  da  iiti  mulaltiere  eJ  acciMiipagnati 
dall'  arnabilc  Signoic  Doll.  1).  Gioacchino  la  Delia  da 
Vaiguarncra,  ci  trovammo  al  pie  di  Alonto  Caltaio,  il 
quale  puo  riguardarsi  qual  piloue  setlenlrionale  della 
gran  valle  del  Bove. 

L'  alinusleia  isolata,  e  raccliiusa,  per  dir  cosi 
nel  gran  cerchio  delle  giogaje  di  quella  vallo  spa- 
ziosissima,  era  carica  di  va[)ori  erutlali  dal  novello 
craloro,  ed  ordinarii  cola  su  oscuravano  d'apprima  il 
sole,  e  poscia  addensandosi  aggloraerati  in  procellosi 
nemhi,  il  luono  comincio  a  rumoreggiare,  preceduto 
da  froquenti  balciii,  che  ribombando  in  quel  vasto 
awallfinienlo  di  che  formala  venne  la  gran  valle  del 
Bove  tin  continno  udivasi  fragore,  e  senza  interruzio- 
ne.  Era  pur  Iriste  la  nostra  siluazione  in  quel  luogo 
descrto  e  solilario;  il  fulmine  ci  cadeva  spesso  a  poca 
dislanza,  ed  una  dirolla  pioggia  ci  tenne  compagnia, 
dal  fiuiico  della  /lucca  ddla  Canra.  per  Ire  ore  con- 
tinue fiuche  giunsiino  fra  Monte  Fmocchio  c  Hocca 
Musarra,  ove  eravaiuo  detenninati  passarvi  la  nolle 
a  Gielo  hcoperto,  o  come  dice  Urazio, 

«  Sub  Jove  I'rigido  ». 

La  pioggia  non  cesso  prima  delle  ore  7  pome- 
ridiane,  moiiieuto  di  lasciar  i  noslri  muli  inollrandoci 
alia  volta  de'  nuovi  crateri;  motivo  che  ci  fece  ascen- 
derc  sul  Monte  Finocchio,  dalla  quale  altura  tutlo  quel 
canipo  ingoinbro  di  lava  doveva  spiegarsi  al  nostro 
sguardo.  Gosi  avvenne  difatto:  un  mare  di  fuoco  fu 
il  primo  spellacolo  che  ci  si  prescnlo  a  pena  giunti 
cola  su,  rapprescntato  da  quella  vasta  valle,  gia  lian- 
cheggiala  per  mezzogiorno  dalle  serre  del  Salifizio 
c  Zoccolaro;  per  scirocco  dal  Monte  di  Ca/anna;  il 
baizo  del  TnfoglieUo  c  Giannicola  per  ponente  , 
e   le  allure   di  Monte    Calia'o  ,   e   della    Capra  per 


i;2ij 


tramontana,  una  estensione  in  somma  di  4  miglia  in 
larghczza  e  presso  a  cinque  di  lunghezza.  Aedt'vasi 
una  irregolare  supcrficie  di  avvallamenti,  e  di  allure, 
screziata  di  vivido  fuoco,  rhe  rilletteva  in  rosso  per 
tulti  i  punti  che  ne  sporgcvano ;  ampie  fendilure  di 
liquida  rovente  lava  moslravano  le  infocate  pareli,  e 
da  quesle,  a  quando  a  quando  vivide  fianiincllc  solle- 
vavansi  per  10  a  15  miiuiti;  ammassamenti  di  scori- 
fonne  rocce  spinte  dalla  soUoposta  liquida  corrente, 
precipitavano  in  giij,  e  mostravano  nel  frangersi,  la 
raassa  impellenle:  enormi  masse  trasportale  a  galia, 
finche  un'  urto  non  rompevale  in  niolti  pezzi  infoca- 
te... ecco  il  caraltere  che  assume va  quel  mare  di 
fuoco ! 

Kivolgendo  poi  lo  sguardo  verso  il  cono  di  oru- 
zione,  allro  sorprendcnte  spellacolo  ci  presenlava,  clie 
quantunque  noi  teslimonj  di  altre  eruzioni  di  questo 
fbrmidabile  vulcano,  noiiche  del  Vesuvio,  confessiamo 
non  aver  giammai  veduto,  simile  allivita,  simile  I'orza 
e  violenza  ,  abbenche  di  monotoni  I'enomeni!  Da  un 
cono  perfc'tlo  piu  basso  situalo  dell'  allro,  ed  accre- 
sciulo  300  piedi  circa,  e  di  cui  la  bocca  poteva  sti- 
niarsi  non  piii  di  100  piedi  in  circonferenza,  secondo 
noi  (1),  venivan  lanciale  ad  immensa  altezza  a  roilioni 
e  railioni  le  scorie,  cos)  vivamente  e  con  tale  non  mai 
interrotla  succcssione,  che  era  pressoche  impossibile 
fissarvi  lo  sguardo  a  lungo,  non  polcndo  sofiVire  I'ab- 
baglianle  luce  che  emanavano ,  e  che  un  perenne 
gigantesco    dardo  di   fianuna    mentivano.    II  vapore. 


(1)  Secondo  un  suo  calcolo  il  dotto  ingegnere  da  Vienna 
sii^.  Floslcr,  vcnti  giorni  dopo  di  noi,  giudico  esser  alio  110 
nielli;  500  metri  il  diametro  della  base,  e  cento  il  diametro 
del  cralere! 


125 

carico  d'  arena,  die  in  densissirni  i>lol)i  inccssante- 
iiKMile  veiiiva;  couipagno  dclle  scorie  e  grossissimi 
sassi  laiiciali  in  aria,  lasciando  cader  quei  corpi  gra- 
\i,  rcndeva  ancor  piii  vivida  quella  fiamma,  fiancheg- 
giandola  di  iin  ("ondo  osciiro;  o  lo  arcne  cadcvan  in 
lanta  (juantita,  die  non  solo  lulla  la  valle  e  le  allure 
dc Conlorni,  sccondo  lo  spirar  de'venti,  ne  eran  co- 
pcili,  nia  tiitla  la  plaga  oricntale  dell'  Etna  ne  reslava 
sovordiiata;  c  come  ii  lavnrio  di  qucsta  eruzione  si 
ridusse  a)  punlo  piu  baseo  ,  e  meridionale  cono  at- 
livo  c  dclla  gran  fendilurn  a  pie  dello  stesso  ,  ces- 
sarono  subito  di  vomilar  piu  lava  quelle  prime  baize; 
e  lo  stesso  cono  cho  nacqiie  gcmdlo  al  dello  in 
ailivila ,  resto  quasi  ammiscrilo  ed  inerle  ,  menoche 
orullava  pochissiino  fumo  di  (|uando  a  quando:  pia- 
cevolo  e  niagniiica  scena  lu  quc^la  die  poclii  polean 
godcre,  non  osservabile  da'  punti  bassi  di  Zaffiirana 
o  Milo! 

l)istingui>\asi  chiaramenle,  csser  composfa  ogni 
forte  esplosione  ,  da  tre  gelti  altcrnati  cbe  uscivano 
dallo  stesso  cralere  ,  due  eran  lateral!  e  divergenli 
a  (Icslr.i  cd  a  sinistra,  il  piu  vinlenfo  pero  e  di  mas- 
sa  uiag^inre ,  sollevavasi  pcrpendicolarmenle  talvolta 
sino  air  altezza  di  400  piedi;  come  ancora  rimarca- 
vasi  (brmata  de'  tre  geili  la  stessa  esplosione,  (1)  ed 


(1)  La  slossii  nsscrvazionc  si  Icffgc  d'  aver  fatfo  il  sig. 
cav.  Gioeiii  nclla  ('nizione  del  1181  ,  e  senibra  die  iioi  l"  a- 
vcssiino  C(i[Mala  <lalla  di  lui  memoria  :  clie  perci6  conviene 
raf>|H)rtarla  :  «  si  alznvaiio  (  o^Vi  dice  )  roniposli  di  sassi  ro- 
veiili ,  sald(ia  c  fiiiiio  irifdcalo  a  siiiisurala  alfezza;  scoriievasi 
frallaiito  ciiiarissiniainentc  esscr  trt-  Ii  cetti  di  tale  fiaiiuiia  clie 
lie  roniiavano  una  sola  a  eolpn  d'  oitchio.  ma  or  tiitte  ad  uii 
tralto,  or  aKernaiidosi  fra  essi.  alzavaii  de' grossi  macigni  in 


126 

eran  accompagnale  dallo  piu  fragorose  detonazioni  , 
il  di  cui  continiio  rimbombar  nella  valle  superava  lo 
strepito  del  cannone. 

Gontinua  por  conseguenM  essendo  la  caduta  del- 
le  infocate  scoric  per  lulti  i  fianchi  del  cono,  appa- 
riva  esso  dalla  cima  alia  base  tutlo  di  fuoco. 

II  grandioso  di  tulti  quanti  tali  fenomeni  singo- 
lari  e  piaccvoli,  unito  alle  riflessioni  che  ogni  mor- 
lale  a  tale  vista  cornbiiia ,  compensava  in  noi  i  sof- 
ferti  disagi;  e  sebbene  Imtavia  stavam  bagnali,  pure 
ci  Irattenaimo  per  ben  quatt'  ore  sulla  soinmita  di 
MonlG  Finocchio^  ove  come  assort!  in  quella  coiitcm- 
piazione,  non  facevam  piii  attenzione  al  conlinuo  mo- 
vimento  di  tutla  la  massa  del  monte  istesso  che  ci 
sosteneva;  mentrr^  il  njoto  era  tale  che  la  nostra  gui- 
da  ed  il  vetlurino  si  s  ■oncertarono  ,  come  se  su  di 
una  barca  in  mare  fossero  slati,  per  cui  alia  Icggiera 
verligine  ed  alia  sincope  ,  successe  il  vomito  nel 
secondo. 

Rilornati  la  mallina  del  3  settembre  in  ZalTara- 
na,  trovammo  aiquanto  rincorati  quegli  abilanti,  non 
veden<lo  progredire  sc  non  leiitenienle  quella  minac- 
ciosa  lava,  ed  al  contrario  ,  malconlenta  la  folia  del 
curioso  volgo  ,  che  il  prossimo  spettacolo  di  un  ro- 
mantico  villaggio,  incendiato  e  sepolto  dalla  lava  ivi 
attirava. 

innmnerevole  quautita  ,  una  parle  de"  quali  ,  ricailendo  deiido 
lo  stesso  cralere,  cd  urlaiulosi  ((in  ii  es|>losi.  cagidnavano  im 
indicibile  fragorc  ;  e  davati  ini()v(j  stiniolo  a  sjiaiidersi  cini- 
nenti  le  fiainme  ,  luentre  altri  di  si  enonne  niunero  di  sassi 
ricadendo  sul  pendio  del  cono,  rotolavansi,  frangendosi  ,  giu 
sino  alia  base  del  cono.  » 

( Vedi  cav.  Gioeni  menioria  dell'  eruziouc  dell'  Etna  del 
1181.)        .../..„.  .-■   ■      -    •'■■■■  ^'^ 


127 

Deslavan  piela  taluai  di  quelli  infelici  nel  rilorna- 
rc  alle  [iropric  abitazioni,  caricali  di  qiiei  mobili  ed 
allro  clio  ne  avcviiii  sotlralto  pochi  giorni  innanzi ; 
ullii  scdi^van  trisli  su'  luo^hi  ove  verdeggiava  poco  fa 
quel  loro  podoio,  oggelto  dclle  loro  delizie,  e  del  loro 
soslegiio,  diveiHili  luoghi  di  Irislezza  ed  orroso  aspet- 
lo,  foperli  di    10  a   12  piedi  di  ancor  calda  lava! 

l\e  solo  i  daiini  in  quclla  amena  conlrada  Furon 
catisati  dalla  lava  soltanto,  ma  la  massa  de'  vapori  cho 
craiio  spiiili  duirimpclo  d(^' vcnli  e  strisciavau  sul  ter- 
reno,  come  eraiio  saturati  di  acido  idioclorico,  d'uni- 
la  alia  copiosa  |)iogi;ia  di  arena,  colpirono  le  pianle 
tulle  di  quei  conlorni.  Oilre  Zii/Jarana  Sanla  t^ene^ 
rina  ,  Bonc/iardo,  Darjala  c  quasi  tutte  le  terre  del 
dccanlato  iMascali  e  Giarre,  crane  arse  per  dir  cosi 
da'  vulcanici  vapori  e  dalla  cadula  arena. 

11  sig.  D.  Santoro  (irassi  Calanna  genliluomo  di 
Aci  Reale  scrissemi  il  di  7  setiembre  ne'sequenli  sensi: 

1)  Ollreaunlo  mi  era  angosciosa  la  dimora  in 
))  quella  ,  una  volta  arnenissima  e  feracissima  con- 
»  Irad.i  di  l/z/o,  Caselle ,  Hallo  ^  Zaffarana  ,  Mac- 
»  c/i/a,  S  Giuranni,  S.  Alfio ,  e  parte  delle  pitto- 
»  resclie  colline  ed  ubcrtose  di  Mascali !  I  letti  del- 
»  le  ease  crollano  pel  gran  peso  della  sabbia  cadu- 
»  tavi;  siamo  obbligali  spesso  di  cavarnela;  ma  agli 
»  aiberi  a  lari;he  I'oglic,  che  pel  peso  si  curvano  e 
B  sbraiicann  come  rimediarvi  ?  e  Ic  frulla  d'ogni  sor- 
»  ta  lulli'  perdule!  le  uve  aggrinzate  ed  immiserite, 
»  si  lascian  piutlosto  perire  sul  ceppajo  che  perde- 
»  re  il  tempo  e  la  spesa  a  raccorle  e  pigiarle  ;  ed 
»  il  bel  verde  varialo  degli  infiniti  albcri  a  frutlo  in 
»  tali  conlrade,  piij  non  si  osserval  tutlo  e  secco  e 
))  malcdticio,  come  oppressi  c  finili  gli  animi  di  que- 
»  sti  abilaiUill 


128 

Tali  sono  Ic  scene  che  si  presentano  di  conti- 
nuo  agli  s^nmi'di  di  clii  vive  sul  corpo  di  un  vidca- 
no  ardente ! 

E  pure  non  tennino  in  questo  la  seric  delle  ro- 
vine  per  tale  piog^ia;  la  lava  deslrultrice,  in  primo 
luogo;  i  gas  acidi  c  la  arena  ,  seguitarono  dopo  ad 
appassire  e  seccarc  quei  vegetaliili  d'ogni  sorla,  che 
!■  lava  avea  risparmiate ;  e  finalmenle  un' eslraordi- 
.lario  lemporale  accadde  nel  giugiio  di  ipii-st'anno,  che 
determino  la  totile  destruzione  deli'  intiera  piaggia 
orienlale.  (Vedi  la  dotta  relazione  data  in  assunlo  dal" 
Prof.  D.r  Pietro  Longo  Signorelli,  letta  alia  Sucieta 
Scouoiiiica  di  (latania  nella  lornata  del  30  giugno.) 

Sino  al  3  seltomhre  Tallivila  ne'  crateri  di  eru- 
zione  progrediva  con  lenlczzi;  ma  nella  noltc  del  4 
seltembre  rinforzaron  le  esplosioni,  acoinpagnale  dal- 
ta  immensita  de'  vapori  caricbi  di  arena,  e  dal  vio- 
lento  ruiTioreggiare  che  facevasi  udire  da  una  gran 
parte  dell'  isola. 

La  lava  che  sgorgava  d'  appie  del  cono,  fluidn 
piu  che  liquida,  e  dalla  cennata  spaccalura,  venendn 
fuori,  scorreva  sopiu  l(^  caldc  ancora  sue  prime  cor- 
renli,  cd  in  poco  tempo  giunge  nuovamente  alia  por- 
tella  di  Calanna  ,  mentre  slravasandone  un  rivolo  , 
passa  per  la  contrada  Ih'nalure,  e  sempre  piii  dila- 
landosi  si  avvia  per  il  Dafjfdonc  prendendo  la  volla 
pel  !\IiIo\  nel  giorno  7  peio  per  I'ineguaglianza  del 
suolo  cangiando  direzione,  si  accanza  verso  la  (juer- 
cia  del  venio,  diriggendosi  per  la  contrada  Palazzo. 

Varie  osservaronsi  le  vicende  ne'  fcnomeni  del- 
r  eruzione  sino  al  giorno  7  setlemhre  ,  or  lenti  fu- 
rono  ed  or  vigorosamente  accresciuli.  II  fumo  pero 
sempre  carico  di  arene  non  mai  manco  ,  ed  era  ri- 
marcabilissinio  ,    un  cerlo   pcriodo   di   accrescimento 


129 

(Jclla  sua  massa  e  dolla  forza  nel  sollevailo  a  piu 
del  doppio  dcir  allezza  dell'  VAna  slesso  ,  verso  le 
ore  meridiane. 

A  ii  settembre  la  lava  si  avanza  ed  invade  e 
destrude  i  leireni  coltivali  iiilDrno  al  piccolo  borgo 
detlo  delle  caselle  del  Milo,  e  selle  case  clie  prima 
le  si  ollersero  delle  casftlle  islesse,  furono  bruciate; 
iiitanlo  clie  gli  abilanli  di  esse  e  del  Milo,  che  trova- 
si  ill  silo  rnolto  piu  basso,  si  dan  la  preniura  di  svalig- 
giar  le  loro  case  e  salvarne  in  sicuro,  tullo  il  mobile. 

La  corrente,  prima  di  rienlrar  alle  caselle,  di- 
visesi  in  due  braccia ,  mostrando  un  fronte  di  un 
mi^lio  circa  ,  lasciando  in  mezzo  il  cascggiato  del 
Milo  dilalossi  laleralmenle  per  minacciar  il  villaggio 
di  S.  Aljio  c  I'altro  di  S.  Giovnnru  con  tulla  la  sol- 
loposla  amenissiraa  plaga;  per  la  (jual  cosa  sono  io 
massima  coslcrnazione  le  numcroso  pnpolazioni  oho 
Ibrmicolano  sulla  conlea  di  Jiascaii  e  Giarre.  Ma 
nel  giorno  15  comincib  la  lava  a  rallenlar  il  suo  cor- 
so  grado  grade,  e  cosi  minorar  lo  spavento  di  que- 
gli  Etnicoli ;  difatti  essa  arreslossi  in  quei  luoghi  , 
quanlunque  favorila  a  precipitarvisi  per  I'acclivita  del 
pendio. 

II  riimoreggiar  del  nuovo  cratere,  che  fu  chia- 
ma(o  centGiiario  ,  non  fu  mai  inlerrotlo  ,  ed  il  suo 
cono  accresciuto  di  mole,  gareggiava  con  quanti  al- 
tri  si  innalzano  sul  seno  e  su'  fianchi  dell'  Eloa. 

rSel  giorno  17  alia  solita  ora  meridiana  ,  rilor- 
nano  ad  udirsi  le  delonazioni,  sortir  vedesi  in  den- 
si  c  nori  globi  il  fumo,  e  si  avvertono  ne'  vicini  vil- 
laggl  le  scossc  da  larne  tremare  il  suolo ;  la  lava 
intanto  che  erasi  fermata  nell' invader  le  Caselle  gia 
divisa  in  due  braccia,  diverge  il  suo  corso  al  nord, 
ad  urlare  sulla  ripida  base  di  Monie  Calialo;  diver- 

18 


130 
genza  tale  ,    che  se  giunge   mai  a  precipitarsi   nel 
vaUoTip  che  scende  c  conduce  le  sue  acque  sulle  ler- 
re  di   Mascali,  quella  conlrada  anderebbe  distrutta. 

II  18  e  19  sellembie  sieguono  gli  stessi  feno- 
meni ;  la  sommita  del  coiio  dell'  alto  gran  cralere  , 
si  niostra  ancor  piu  veslila  di  quella  bianca  melma, 
che  apparve  ne'  priini  giuni,  e  che  si  riduce  ad  una 
finissima  cenere  ielpalica,  intrisa  di  idrocloralo  di  am- 
moniaca  ,  e  che  (iiseccula  prende  una  forte  consi- 
slcnza. 

Non  conlenlo  della  prima  visila  al  punlo  della 
eruzione,  andandovi  per  la  f^alle  del  bove,  il  20  sel- 
lembre  determinai  nuovamenie  portarmi  ad  osservarne 
da  un'  altro  sito  i  fenomeni.   Due  guide  eran  meco. 

I'rosi  la  via  per  le  serre  del  Saiifizio,  ascendon- 
dovi  dalla  parte  meridionale,  e  fud'uopo  salir  I'erla 
coilina  detla  limpa  delle  cannelle,  traversar  la  estesa 
lava  del  1792,  lasciar  a  siiii^lra  il  monte  Sallo  del 
cane  ,  e  a  deslra  Monie  schiavo  ,  ci  frovammo  al- 
V  imbruiiir  del  giorno  sopra  quell'  alta  giogaja. 

Gran  sorprcsa  ci  reco  al  primo  sguardo  I'osser- 
vare  1'  ingrandimenlo  di  quel  cono  di  eruzione,  che 
crasi  formato  un  inonle  ignivomo  per  se  stesso  ,  iu 
pochi  giorni ;  ma  tale  esser  dovea  per  il  cadulogli 
immense  materiale  di  sabbia  ,  di  scorie  ,  e  milioni 
di  grossi  macigni  ;  e  gia  continuava  della  mauiera 
istessa  e  senza  interruzione.  II  I'umo  in  quella  notte 
non  Iu  gran  fallo  volumiiioso  ,  bensi  carico  seinpre 
di  sabbia  ,  quella  che  spinla  dal  vento  del  nord  Iu 
ancora  versala  sopra  di  noi. 

Le  detonazioni,  ad  ogni  esplosione  eran  di  mol- 
to  accresciute ,  e  piu  violente  ,  non  che  pivi  abbon- 
danti  di  scorie  da  quanlo  osscrvammo  la  prima  volla. 

Gran    parte  di   tali  scorie   cadevan  come   molle 


131 

pasta  ed  a  varia  dislanza,  lalche  quelle  cho  sopra  i 
rami  degli  arLiusti,  e  di  ([iialclie  albero  di  Ja^gio  o 
pino  piombavaiio  ,  piegavausi  su  quelli  ed  attaccale 
vi  riinaiievan  sospese. 

La  lava  che  scorreva  verso  il  MUo  erasi  ferma- 
la;  ma  Ira  la  sua  raffreddata  e  nera  superficie  ,  fa- 
cevansi  veder  a  quando  a  quando  ,  crepacce  ,  ove 
scoprivasi  1'  inlerno  fuoco  die  cuiiteneva. 

Fu  ancora  singolarc  reuunieiio  quello,  che  inen- 
tre  ill  INicolusi  e  ne'  iuoghi  vicini  ad  esso  Iremava  il 
suolo  in  ogni  csplosione,  nessun  raovimento  avverli- 
vasi  su  quelle  Sarr^  del  Saii/izio,  o  giu  delia  coUi- 
na  nclia  casa  della  Neve  ove  passamrao  il  reslo  del- 
la  no  I  to. 

Avendo  osservalo  lulto  il  piano  della  corrente  , 
ed  assicurati  che  la  lava  presa  uvea  la  direzione  di 
Calanmi  piullosfo  che  vorso  Monte  (.'aliaio  ,  come 
era  ne'  precedonli  giorni,  ritornammo  la  mallina  se- 
guente  21   seltembre  in  Aicolosi. 

Vi  fu  per  tulto  il  Iralto  del  camraino,  una  piog- 
gia  di  arena,  che  ravvolla  in  densissimi  globi  di  fumo 
aiti  a  due  voile  1'  Etna  istesso,  il  vento  N.  0.  spin- 
gevala  nella  plaga  orientalc  e  nieriodionale,  e  percio 
sopra  di  noi. 

In  simile  lavoro  continuo  pe' giorni  22  e  24, 
alternando  le  detonazioni  co'  nuvoloni  del  fumo. 

Si  ebbe  inlanto  la  notizia,  che  ai  tcrmioe  orien- 
lalc  dolla  grande  voragine  al  piede  del  cono  mag- 
giore  0  di  axione  ,  come  si  e  detto  di  sopra  ,  c  da 
dove  la  lava  manlenevasi  sempre  nello  stalo  liquido, 
pure  altro  piccolo  cralere  formossi,  in  direzione,  ma 
non  mollo  dislante,  dallo  Zoccolaro,  e  dal  quale  sgor- 
gava  un  rivolo  di  lava  ,  direlto  verso  Ca/anna;  ma 
questa  nuova  aperlura  noa   fe  ccssar  di  altivita  quei 


sgorghi  superior!,  segno  evidenle  di  essere  slata  ca- 
giotiata  da  qualche  intoppo  al  corso  sotlerraneo  del- 
la  slessa  unica  correnle. 

Gli  addensali  vapori  sulla  cima  dell'  Etna  an- 
nunziavano  cambiatnenti  ineteorologici ;  ed  il  giorno 
24  e  25  settembre  il  grao  cone  dell' Etna  fu  ingom- 
bralo  di  nuvole ;  e  nel  giorno  26  dopo  varj  scoppj 
di  eleltricila,  caddc  abbondante  pioggia  nella  regio- 
ne  superiore  e  media  della  raonlagna. 

Le  guide  cbo  da  vicino  hanno  scovtalo  alcuni 
viaggiatori  sull'  alia  cima  del  Vulcano  ,  rapportano 
aver  osservato  il  gran  bacino  del  cratere.  essere  in- 
crostato  d'  un  nialeriale  melmoso  bianco  che  spalma 
circolarmente  quel  vasto  imbuto  sino  ad  una  certa 
altezza  di  quella  gran  profondila.  Noi  emeltendo  su 
cio  ancor  la  nostra  ipotesi  ,  crediamo  esser  tale  iu- 
lonaco  un  rigurgito  fangoso  del  Vulcano,  una  specie 
di  moya;  fenomeno  a  dir  vero  non  estraordinario  nei 
vulcani;  come  avvenne  presso  Riobamba  in  America 
abbenche  piu  grandioso  e  meraviglioso,  per  la  quan- 
tita  de'  pesci  che  erano  nel  fango  ,  die  furoii  cbia- 
mali   Pymelodes  Cyclopum  come  e  nolo  a'  naturalisli. 

Ne'  giorni  27  28  e  29  settembre  il  lavorio  del- 
r  eruzione  conlinua  ma  senza  grandi  e  detonanti  e- 
splosioni;  il  furao  pero  e  state  abbondevole,  e  dello 
stesso  carattere. 

-;  A  30  detto  fu  maggiore  attivita,  e  le  delonazio- 
ni  ritornaron  ad  udirsi  forli  e  frequenti,  quasi  come 
al  22  agosto.  La  lava  scorre  lentamente  verso  Zap- 
pinelli. 

Dal  1°  al  4-  ottobre  non  furonvi  particolarila  ri- 
marchevoli.  Nel  quinto  e  sesto  giorno  pero  i  nuvoloni 
o  colonne  del  fumo  sono  slati  di  un  volume  estraor- 
dinario ,  e  le  detonazioni  cosi  forli ,  da  far  tremolar 


133 

Ifi  vetrine  dclle  fiiiestrc  in  Nicolosi  e  ne'  vicini  co- 
nuiiii  ;  0  noi  siipijonghiamo  clio  inolle  delle  scosse 
che  si  avverlivaiio  duranlo  la  oiuzione  non  furon  tut- 
tc  pel  niovinicolo  doila  terra,  nia  delTaria  piullo.>*to, 
sbaleslrala  dallo  scoppio  delle  esplosioni.  Nei  giorni 
6  0  7  cresce  aiicor  piu  la  quaiilila  del  fumo  ,  e  la 
nostra  circonscrilta  atmosfera  ne  e  ottenebrata. 

Uitornalo  dall'  Etna  il  professore  spagnolo  Sig. 
Villanova,  ci  acccrta  essersi  verificali  ailri  due  crate- 
ri  poco  distanli  da'primi,  all' est;  i  quali  inandavano 
graiidi  glohi  di  lumo,  ed  esplodevano  senza  interru- 
ziono  (piaiitila  di  rovciili  scone,  e  gia  in  tre  giorni 
presa  aveano  la  forma  di  coni.  All'  inconlro  li  allri 
prinii  due  crateri,  erano  quasi  inerli;  cosi  ancora  quel- 
la  grande  apcrlura  voniilante  lava,  pure  dava  pochi  se- 
gni  della  sua  allivila;  la  correiite  sgorgava  dal  piede 
di  uno  dci  coni  novelli  dirigeva  il  corso  verso  Zap- 
piiiclli  e  con  varie  braccia  verso  altri  punli.  Salendo 
suli'  apice  del  gran  cratere,  lo  ba  trovalo  in  silenzio, 
come  se  eslinlo   si  fosse. 

Dal  giorno  8  al  13  non  abbiamo  osservato  par- 
licolarila  rimarcabili,  ma  una  conlinuazione  delli  stes- 
si  fenomeni  dc'  scorsi  giorni. 

II  Sig.  Villanova  reduce  ancora  una  volta  dal 
nuovo  cratere  dcntro  la  valle  del  bove,  riferi,  esser- 
visi  avvicinati  si  fattamente  che  le  scorie  esplose  vi 
cadcvan  troppo  vicino ,  cio  che  non  curava  per  la 
brama  di  raccorre  di  esse  le  piu  cariche  di  efllorescen- 
za  di  Murialo  d'  ammoniaca  cristallizzalo  ed  amorfo, 
e  variatanienle  colorato  dall'  idrodorato  di  ferro.  Os- 
servo  le  correnti  della  lava  che  sparpagliavansi  in 
quella  estesissima  valle  formando  varj  rivoli  ,  talu- 
ni  de'  (piali  venivano,  come  supra,  da' novelli  crateri 
formatisi    negli  scorsi  giorni. —  \'oleudo  egli  far  uso 


134 
della  biissnla  per  oiienlarsi,  trallala  fuori,  trovo   im- 
mobile r  ago,  c  lornalo  ancora  in  Nicolosi,  i'ago  fu 
sempre  inatlivo  ,     per  cui  crede  perduto  lo  struinen- 
lo.  Curioso  avvenini(!nto  non  mai  ad  ailri  sucoesso. 

La  lava  che  diiigevasi  verso  Calanna  iniiiao 
cialo  avrebbe,  conlinuando,  Zaffarana  per  la  seconda 
V'dta. 

Nella  matfina  del  \h  ottobre  la  sommila  del- 
r  Etna  osservossi  coverta  di  un  leggiero  strato  di  nevf. 

La  columia  del  fumo  dal  cratere  di  eruzionc  e 
inollo  grande;  uguaglia  e  sorpassa  quelle  emanazio- 
ni  avvenute  ne'  prinii  giorni  dell'  eruzione,  ed  in  tal 
guisa  continuo  sine  al  giorno  15. 

L'  isolelia  ZappineUi  gia  invasa  e  ricolmata  da 
nuova  lava,  non  piili  impedisoe  che  la  correnle  si  inol- 
trasse  per  la  valle  di  Galanna;  infatti  ginnge  a  quel 
ciglione,  si  prccipita  in  essa.  Certanieale  talc  spet- 
tacolo  dovea  csser  degno  dell'  ammirazione  d'  ogni 
spcllatore,  e  piu  di  contemplatori  della  nalura !  Pre- 
cipitarsi  dalla  altezza  di  300  piedi  e  piij  ,  come  da 
catariitta,  un  Guine  di  fluido  fuoco,  con  un  fragoroso 
rumore  ,  difforentc  da  quello  delle  acque  precipitate 
da  simili  altezze,  rumor  di  metalliche  e  vitree  fral- 
turazioni,  esser  doveva  veramente  maraviglioso. 

Non  avendo  avuto  la  sorte  di  esserne  spettatori, 
ricordiamo  pero  con  piacore,  aver  veduta  la  simile 
nel  hiogo  istesso  durante  l'  eruzione  del  181!)  pre- 
cipitarsi  giii  nella  stessa  valle,  dal  punto  cosi  dello 
sallo  della   Giumffnia. 

L  tanto  la  lava   che  allora    cola    precipitavasi , 
come  I'attuale,  giunte  in  quel  basso,  continuavano  a 
scorrere  per  quel  siti  senza  cssersi  ralTreddate    me- 
ttomamente. 
,„..,.    Le  variazioni    atmosferiche  dal  giorni  16  a  24 


135 

ScHcmhro  ci  ban  poco  lasclato  vedcre  la  piramide 
ileir  Kliia;  dal  2:5  al  26,  i  lunii  sono  slali  grandiosi, 
ed  ill  ciiormi  colorine ;  e  la  lava  riprende  il  suo 
corso  novamcnte  sopra  Zappnielli.  Ncl  giorno  30, 
crohliorn  ancora  le  dclonazioni ,  per  lullo  il  giorno 
c  la  nolle ,  e  ronlinuaroiio  sempre  piii  forli  sine 
al  31. 

Al  1"  novenibre  la  guida  spedila  a  riconoscerc 
quel  (he  accadeva  nel  sifo  dclla  enizione  rapporta, 
crescer  di  mole  sempre  piii,  quel  novello  cratere,  di- 
veniilo  un  monle;  continiiare  allivissime  le  splosioni; 
dal  iTiezzo  di  csso  cono  si  apri  un  grande  forame, 
donde  liquida  sgorga  a  grossi  llulli  la  lava,  e  scorre 
e  dirigcsi  lungo  la  irrcgolare  base,  delle  serre  dd 
Sahfizio,  e  Zoccolaro ;  era  pure  aumeulalo  lo  getlo 
dcir  arena,  o  continuava  ad  a(T(vsrere  quel  suo  ini- 
menso  slrato  che  cuupre  tutta  la  plaga  orientale  della 
Mnnlagna ;  cd  un  furioso  venlo  alzava  in  aria  con 
grande  impcto  (juella  sal)l)ia,  per  cui  1' atinosfera  ue 
veniva  magioruicnle  ofTuscala. 

I>al  giorno  2  al  10  novembre  non  vi  era  di  ri- 
marcbevole,  se  non  il  frequente  rumoreggiamenlo 
nelle  ore  meridiane  e  nelle  mainline. 

II  giorno  9  alia  mallina  fu  osservata  1'  alia  re- 
gionc  del  gran  cono  dell'  Etna,  per  la  sua  mela  su- 
periore,  vestila  di  quello  slrato  di  bianchiccia  cenere, 
cbc  vi  cadde  ne'due  prccedenli  giorni,  e  da  noi  non 
prima  osservata,  per  essere  slalo  ingombro  di  nuvo- 
la  (piasi  lutta  I'  Klna. 

Crel)l)er()  ancora  nel  giorno  12  i  nuvoloni  del 
denso  I'nmo,  da'  quali  vcnne  ingombrata  gran  parte 
della  nostra  almosfera,  I'  arena  precipilava  da  ogni 
dove,  ed  il  vidcano  dava  a  sospcllare  che  ripigliar  vo- 
lesse  atlivila,  qnclla  che  diminuila  alquanlo  appariva, 


136 
per  essore  sUiti  per  piil  giorni  i  fumi,  di  solo  bianco 
vapore  coniposli. 

Le  guide  die  Iianno  accompagnato  taluni  viag- 
gialori  sulle  serre  i.W\  Salifizio  r\e,\  ^xoxno  16,  rappor- 
lano  essersi  raffredddla  queiia  correnle  di  lava  slala 
diretta  per  (Udanna  e  Zappinelli,  riinanendone  sol- 
lanto  un  rivoloUo,  die  scorreva  verso  Uonie  finoccluo. 
Miiiore  altivila  pure  osservavasi  esservi  nel  cratere  di 
cruzione,  e  cosi  conlinuaroiio  sine  al  giorno   22 

Fu  seinpre  notabile  e  rimarchevole  secondo  noi, 
esservi  un  certo  rapporto  tra  il  sofiio  del  venlo  N.  0. 
e  la  violenza  delle  esplosioni ;  mentre  quesle  eran 
piu  conliiiuate ,  piu  assordanli  ,  e  cariche  di  cenere 
e  di  roventi  scorie ,  come  piii  forte  spirava  quel 
vento.  Quesla  osservazione  e  stata  verificala  ripetute 
voile,  in  quesla  non  solo  ma  in  altre  eriizioui.  La- 
sciaino  agli  scrutatori,  de'  naturali  fenomeiii  la  spie- 
gazione  di  quesla  circoslanza,  se  pure  alcuna  po- 
tran  darne;  sino  al  giorno  27  I'  Etna  trovossi  ingoin- 
1)10  di  nuvole,  e  coverto  in  parte  di  neve  spruzzalale 
dali'  impotuoso  vento  N.  0.  non  ci  ha  fatlo  scoprire 
r  csleriore  visibilc  Iravaglio,  del  punto  di  eruzione, 

Abbiamo  sapulo  dalle  guide,  che  la  liquida  lava 
voraitata  da  quella  grande  fentitura  formatasi  a  pie 
del  cono  di  eruzione,  da  noi  tante  volte  cennata,  si 
era  rafl'reddata  alia  superficie,  ed  avea  formato  la  sua 
crosla  una  specie  di  spelonca,  un  canale  coverto,  da 
sotto  del  quale  la  lava  molle  continuava  a  scorrere, 
divisa  in  varie  braccia,  di  troppo  breve  lunghezza. 

Qualche  rautazione  era  intanlo  avvenuta  neH'alto 
cralere  dell'  Etna;  de'  due  grandi  baralri  permanenti 
apcrti  nel  fondo  di  esso,  uno  erasi  chiuso  pe'  mate- 
riali  ammassativi,  da  una  frana  avvenuta  in  una  di 
quelle  grandi  pareti  ;  fraltanto  che  s'  era  ingrandito 


137 
1'  altro    forarae    a  cono    rovescio ,    di    niaiiiera    che 
l^resenla  una  spavenlevole  profoiidissiina  gola  ,    dalla 
quale  alcuni  rombi  udivaiisi  venire,  accoinpagnali  da 
colorine  di  I'umo. 

A  28  novembre  ces.salo  il  soffio  dal  N.  0.  e 
cessalo  il  rumoreggiare  del  crutere  di  eruzione.  I 
ligagnoli  della  lava  lentameiUe  scorrevan  verso  #<?«- 
le  Finocchio. 

Sotio  slate  cunlinue  1'  csplosini  di  scorie  dalio 
slcsso  cratere,  che  comincia  ad  esser  denominato  cen- 
lenario,  c  che  mi>fe  all'  arena  accrescono  seinpre  piu 
la  mole  e  la  sua  altezza;  le  inedesiine  guide  riferi- 
scono  che  oltre  alle  delle  esplosioni  di  scorie  ed  are- 
na ,  graiidi  quaiilila  di  massi  sono  ia  alio  lanciali  , 
cou  una  parabola,  nella  loro  cadula  ,  da  superar  la 
base  di  esso  cono,  a  significanti  distanze. 

La  correnle  cangia  spesso  di  direzione  ed  in 
oggi  si  e  rivolta  verso  li'-cca  Musarra. 

Ancor  oggi  si  e  nuovainontc  o^se^valo  e  ben 
rimarcafo  accresccre  iminensamenle  le  Ibrti  detona- 
zioni,  come  divien  piu  forte  il  sofTio  del  N.  0. 

Nel  giorno  9  dicembre  la  lava  ritorcendo  il  cor- 
so,  dirigesi  per  Zappinelli,  ove  giunta  addossandosi 
alle  precedonti  braccia  gia  raffreddale,  si  volge  for- 
niando  un'  angolo  rello  al  nord  verso  la  Rocca  del- 
la  Capra,  e  seguitando,  va  pel  Monle  Caliaio.  rin- 
novando  il  timore  a'  serapre  palpitanli  proprietarj  del 
Milo,  e  conlrade  di  Mascali. 

Ai  21  delto,  rilorna  da  tali  siti  per  la  terza  vol- 
ta  il  Professore  Villanova,  e  conferma,  quanto  e  sta- 
tu riforito  dalle  guide ,  sull'  allivila  del  centenario 
accresciula,  e  sulla  esplosione  di  grossi  macigni. 

La  lava  si  dirige  a  S.  E.  verso  la  base  di  Mon- 
le Zocco/aro,  e  conliuuando  va  a  prccipitarsi  nuova- 

19 


138 
raente   dentro   la  valle   di   Calanna   per   la   seconda 
volta. 

Dopo  tre  giorni  di  variazioni  atmosferiche  ,  con 
pioggie  neve  ,  e  forte  vento  N.  0.  dominante  ,  ci 
confermiamo  che  esso  ha  molta  influenza  nelio  ac- 
crescimento  delle  detonazioni  del  cenlenario.  Si  po- 
trebbe  egli  dire,  che  la  pressione  dell' aria,  daU'allo 
al  basso  ,  a  iorza  inlrodollasi  nel  gran  cratere  del- 
I'Elna,  e  pressata  a  sortire  passando  per  islretle  gole 
dai  cratere  del  centenariop 

Potrebbe  esser  cosi  ,  mentre  sodiando  il  venlo 
Est ,  non  suscita  rumore  alcuno  ,  ne  fumo  di  sorla 
viene  esploso  dall  alto  del  gran  cratere. 

A'  fisici  presento  tale  spiegazione,  essi  ne  da- 
ranno  il  loro  giudizio. 

Dal  1"  al  18  Gennaro  ,  poche  variazioni  han 
presentato  i  monoloni  fenomeni,  di  fumi,  esplosioni, 
e  corso  di  lava  ;  quesla  si  avanza  intanto  verso  il 
ciglione  della  valle  di  Calatina  ,  ove  giunta  ,  vi  m 
precipita;  ed  ancorche  si  lancia  da  un'altezza  di  400 
piedi  ,  giunge  in  quel  basso  senza  raffreddarsi  ,  e 
percio  scorre  pel  pendio;  per  lo  che  seguitando  sorti- 
ra  per  la  porlella,  da  dove  elargandosi  brucera  fera- 
cissime  terre  eminentemente  coilivate. 

Dalle  guide  reduci ,  accompagnando  viaggialori 
in  tali  siti  ,  si  rapporta  che  dal  18  Gennaro  a  tulto 
Febbraro  (come  conferma  al  9  Marzo  il  sig.  capitano 
Platon  Danese  e  compagno  ,  reduce  della  sommila 
dell'  Etna  ,  passando  dal  ciglione  Oiannicola  sino  al 
9  Marzo,)  esser  continuata  la  esplosione  delle  scorie, 
e  di  quel  sassi  di  grossa  mole. 

II  giorno  10  alquanti  mulatlieri  andando  sul  luo- 
'go,  per  caricar  i  loro  muli  di  Murialo  d'  ammoniaca, 
iche  in  abbondante   quantita  era   in   efilorescenza   su 


139 
quelle  recent!  raffreddalc  lave  ,  si  vidoro  avvolli  fra 
nuvoloiii  (ii  ruino  ed  arena ,  cariclii  di  irrespirabile 
gas  idrocloi'ico,  a  talc  die  dovettero  abbandonare  la 
speranza  di  raccoglier  quel  sale,  che  in  breve  fu  co- 
perlo  di  arena,   e  tornar  viioti  a  casa  loro. 

II  ^iorno  12  la  guida  Aiigclo  Garbonaro  accom- 
pagnando  un  viaggiatore  Inglese,  alia  cima  del  gran 
cralero,  fiirono  sor[)resi  di  trovare  movimento  in  quel 
gran  I'occdare  clie  erultava  giobi  di  denso  fumo  e  sco- 
rie,  come  le  cacciava  il  cen'enario;  e  furono  vicini  ad 
esscr  colpiti  dalla  cadula  di'lle  scorie.  Sino  al  13  si 
osservarono  amiji  i  crateri   inandar  denso  fumo. 

Al  26  aprile,  dopo  poco  rimarchevoli  avvenimen- 
ti,  sembrava  il  vulcano  voler  incrudelire,  con  spesse 
e  viok'nte  esplosioni;  ma  la  lava  oalmava  scmprepiu 
la  contrada  Zappinelli.  Tali  t'cnoaieni  aiidarono  grado 
grado  scemando  di  atlivita,  sinche  arrivalo  il  27  mag- 
gio,   r  eruzione  si  estinso  dell'  inlullo. 

Tale  si  In  1'  andamealo  della  eruzione  del  22 
agosto  1832,  la  quale  e  stata  al  certo  una  delle  piu 
grandiose  del  Mont'  Etna,  e  di  quelle  che  grave  dan- 
no  ban  recalo  a'  campi  ed  alle  abitazioni  degli  Etni- 
coli.  Noi  non  abbiamo  trascuralo  di  seguiria  in  tutti 
i  giorni  del  suo  corso  dal  21  agosto,  come  si  e  det- 
to,  al  27  maggio  1853,  marcandovi  tulte  le  variazio- 
ne  atmosrericbe  contemporaneamente  accadute ,  re- 
gistrale  nel  nostro  giornale.  ]Non  abbiamo  stimalo  tra- 
scriverle  in  qucslo  punto  ,  per  amor  di  brevita;  che 
se  quello  sara  creduto  utile  pe'  risultamenti  che  la 
fisica  ritrar  ne  potrebbo  ,  non  si  manchera  renderlo 
■di  publica  ragione ;  essendo  per  era  aperto  a  cbi 
avra  vagbezza  di  considerarlo. 

ISon  bisogna  pero  a  noslro  credere  tralasciar  di 


narrare  ,  quanlo  si  e  osservato  altenente  a  tale  eru- 
zione  dopo  che  essa  si  estinse. 
j;!  Si  estinse  al  corlo,  e  cessarono  i  fenomeni  nel 
iiuovo  cratere  centenario,  raffreddossi  la  siiperficie  di 
ogni  corso  di  lava,  ma  non  puo  dirsi  che  anche  sot- 
terraaeamente  eslinta  si  fosse ,  potendo  scorrere  per 
solterranei  meali,  e  tarsi  slrada  ove  che  meiio  resi- 
stciiza  incontrato  avesse.  Infatti,  un  fenoineno  sopra- 
venuto  ne'  contorai  di  ZafTarana  appoggia  di  raolto  il 
nostro  dubbio 

Appena  cessalo,  come  si  e  detto,  ogni  corso  del- 
la  lava  il  27  maggio,  e  che  via  via  ralTreddate  quel- 
le scorie  superficiali  vi  si  polea  francamente  cammi- 
nar  sopra,  nel  tempo  che  verdeggiavan  quei  vigneti 
)ve  inollrata  a  piu  d'  un  piode  ne  era  la  nuova  ve- 
getazione,  ed  alberi  a  frulto;  i  quali  scamparon  per 
Ventura  d'  essere  ridolti  in  cenere  ,  si  videro  d'  un 
colpo  appassire  alberi  e  vigne,  come  se  fulminati,  nel 
rnezzo  del  podere  del  Paroco  di  Zaffarana  sig.  Sciuto 
e  frateJio  ,  per  un  tratlo  di  terreno  quasi  di  tumoli 
due,  e  di  figura  circdiare. 

Curioso  avvenini  nto  in  vero  fu  questo  ,  quanto 
inalteso;  raenlre  tal  terreno  che  sta  situate  tra  Zaffa- 
rana e  Ballo  ,  trovasi  lonlano  piu  d'  un  miglio  dalla 
piii  vicina  corrente  di  lava,  di  gia  raffreddata;  e  que- 
sto e  poco;  altri  vigneti  che  si  frammezzano  Ira  la 
piu  vicina  lava  ed  il  vigneto  oramai  assolutamente 
secco,  vegetano  rigogliosamente  e  non  soU'rirono  al- 
terazione  alcuna  per  tale  avvenimento. 

JNessuno  sviluppo  di  gas  caloroso  osservossi  ve- 
nir  esalato  dal  terreno  in  discorso  ,  ne  aumento  di 
colore  pote  sperimentarsi  da  chi  in  questi  siti  cam-* 
minava. 

Era  dunque  un  profondo  canale  di  continuazio- 


fil 

no  per  nvc  introdussesi  rovonlo  lava,  il  calorico  del- 
la  quale  loccsi  strada  al  punto  diseccato,  ma  che  non 
ebbe  la  forza  di  manifcstarsi  in  quella  superficic  col- 
livala,  l)astando  bcnsi,  soUanto  a  seccar  le  radici  di 
iutlo  (pioUc  piante?  o  pure  allro  cratcre ,  estintosi 
quello  di  atlivila,  volea  aprirsi  nel  vigncto? 

Sia  quel  che  si  voglia,  possiamo  aggiungere  tal 
fcnomcno  a  lanti  altri  di  difficile  spiegazione,  e  per- 
cio  lasciamo  indagarce  la  causa  a'  vulcanologisti  di 
talenii  superiori. 


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BELLA  BTilS^IOISm  DELXi'BTI^A 

DKL  2\  AGOSTO  18o2, 

LKIlo  m;i,|.\   rOliN.VTA  ORDI.NARIA  DEL  Dl  4-  NOVKMRE   18o2. 
DAL  s(i(.ii)  pnfjfPssniiK 


r-z 


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Qitotiet  Cydopum  effcrvere  in  agtos 

Vidimus  widanlem  ruidis   farnacibits  Mlnam 
Flaimiwritmque  giibos  liquufaclaque  volvere  3axu? 

ViRi'.IL.    GkhRG.    L.     1. 


4£):;nclie  si  possa  fiancamenle  asserire  noii 
csservi  cssenzial  <1in'ercn/,a  ne'  renomeni  delle  Eru- 
zioni  vulcanichc  ,  pure  si  manifL'slan  essi  ,  sovcnti 
vollo,  in  tal  variala  forma,  che  non  puo  ncn  Icner- 
sene  conto  da  rhi  iinpronde  a  scriverne  la  sloria. 
Scosse  frcguenli  e  spcsso  conlinuate  del  suolo  : 
aporliire  successive  del  fianco  del  vulcano  che  man- 
da  fuori  inf'ocate  scorie  miste  a  denso  fumo:  da  una 
di  esse  ,  o  la  piu  bassa  ,  frammezzo  a  denotanii  c- 
splosioni  di  arenc,  di  rapilli.  di  scorie  e  d'incande- 
scenti  masse  ,  scaluriscc  finalmente  un  fiuine  di  li- 
quida  Lava;  la  quale  con  mai,^giore  o  minor  veloci- 
la  si  (lilTonde  sopra  i  vicini  lerreni  ,  e  li  cuopre  di 
un'  alio  stralo  di  scabre  ed  aiide  rupi.  Sono  quesli 
gli  ordinarii  fonomeni  che  accompagnano,  anzi,  che 
costiluiscono  una  Eruzione  vulcanica;  ma  sono  essi, 
come  io  diccva  ,  di  tale  imporlanza  talvolla  ,  che 
merilano  1'  altenzione  del  naturalista  ;    e   trascurarne 


IV 

la  descrizione  sarcbbe  in  lui  condannevole  negli- 
genza. 

Noi  quindi  ,  a  non  lasciar  gli  Alii  della  Gioc- 
nia  ,  senza  la  sloria  della  Eruzione  del  18o2  ,  ne 
abbiamo  abbozzalo  un  breve  ragguaglio,  cbe  riguar- 
da  soltanlo  i  vulcanici  fcnonicni.  1  Gioinali  di  Sicilia 
c  deir  Estero  riboccano  dcllc  nolizie ,  delle  relazio- 
ni  5  e  de'  dcttagli  del  corso  della  Lava  cbe  lanlo 
guasto  faceva  de'  piu  coilivali  terreni  de'  contorni  di 
Zafarana  e  Milo ;  noi  lasciamo  lullo  cio  alia  sloria 
civile  di  questo  avvenimenlo,  e  lentiamo  di  dar  esatto 
cento  delle  vulcanicbe  operazioni. 

II  vasto  abbassainento  di  suolo  cbe  inlerrompe, 
per  levanle  ,  la  convessila  del  giganlesco  cono  del- 
r  Etna,  quasi  per  un  sesto  di  sua  superficic  ,  porta 
il  nomc  di  valle  del  bove ;  quantunque  lal  denomi- 
nazione  ,  a  dir  vero  ,  si  apparliene  ad  una  piccola 
vallata,  cbe  sbocca  nella  gran  valle,  Ira  le  Concozze 
e  la  base  N.  E.  del  cono  del  gran  cratere.  Fian- 
cheggiano  questa  valle  elevate  serie  di  scoscese  e 
burroni.  Per  ponente  ,  il  balzo  del  Trifoglielto  ,  di 
poco  men  cbe  due  mila  piedi  di  altczza ,  mostra 
pel  tralto  di  due  niiglia  i  succcssivi  strati  di  lave  e 
di  scorie  che  ban  portato  1'  Etna  a  tanta  altezza  : 
per  mezzogiorno  ,  la  schiena  dell'  aswo  e  le  serre 
del  salfizio,  stratificate  ancb'  esse  e  tagliate  perpen- 
dicolarinente  da  spesse  digbe  di  laslroni  di  lave 
compatle ;  e  poi  lo  Zoccolaro  ed  il  monte  di  Ca- 
la?i?ia :  la  valle  del  bove  ,  le  alture  delle  Coiicazze 
e  delle  Finaite,  la  rocca  della  capra,  tagliate  per- 
pendicolarmente  ancb'  esse  dalle  connate  digbe  di 
laslroni  ,  e  monte  calialo  .  per  Iramonlana  ;  aperla 
reslando  per  levante  ,  ove  collinette  ed  avvallamenti 
di  suolo  antico  vulcanico,  coverto  di  tratto  in  tralto 


V" 

di   gincsire   c   di  rovi ,    costiluiscono   il   limiie   agli 
ulliini  collivali  Icrrcni  del  Milo  e  dclla   Cerrita. 

Appic  dollo  Zoccoluro  ,  per  levanle  ,  un'  altro 
abbassanienlo  di  suolo,  a  guisa  di  anfilcalro  si  scor- 
gc  nclla,  cosi  delta,  vallc  di  ('alanna\  e  dove  que- 
sla  si  apre  per  dar  originc  all'  alvco  di  spaziuso 
torrcnle  ,  prendc  il  nonie  di  portella  di  Calanna. 
Allc  scrre  del  sa/fizio  ,  poi,  succedono  per  scirocco 
le  srrrc  di  Calamia  c  Cassone  ,  che  I'ormano  alte 
giogajc  a  ponciitc  di  Zafaraiia  :  la  quale  e  j'albri- 
cala  a  due  miglia  e  mezzo  eirca  a  scirocco  della 
porloUa  di   Calanna. 

Dal  piano  del  Trifoglielto,  alia  siidetta  porloUa 
il  siiolo  va  con  varii  scaglioni  abbassando  per  2600 
j)iedi  circa:  e  per  1800,  da  quel  punlo  sino  a  Za- 
larana;  ma  prolralfa  questa  inclinazione.  di  ben  h.KOQ 
picdi,  per  sclfe  niigiia  circa  non  forma  che  un'  an- 
golo  di  23  giadi,  per  cui  non  rriolto  erta  riesce  la 
salila. 

In  queslo  estesissimo  abbassamcnlo  di  suolo  , 
in  questa  ,  cosi  detta  ,  valle  del  bove  e  incredibile 
il  numern  dollc  Eruzioni  die  vi  hanno  aperlo  i  lore 
cratcri.  cd  il  numern,  (juindi,  delle  correnli  di  lave 
ivi  eslese  ed  ammontatc  una  suH'  altra.  Lc  piii  ma- 
nifeslc  ,  c  futt'  ora  di  aspra  supcrficie  ed  incolte  , 
sono  quelle  del  1802,  18H,  1819,  1838,  e  1842, 
proven ionii  tulto  da  Eruzioni  apcrtesi  ncl  fianco  del 
vulcano  cd  ontro  la  ccnnala  valle  ;  dirc'lc  da  po- 
nenle  a  levanle  ,  ove  il  pcndio  le  cbiania;  e  lalune 
ban  miaaccialo  ,  non  son  molti  anni  ,  la  Zafarana 
ed  il  j\lilo  ,  i  due  piu  alti  villaggi  dell'  Etna  ,  in 
questa  oriental  plaga,  come  furono  quelle  del  1802, 
del  1819,  c  18-i2;  senza  includervi  1' altra  del  1792, 
percbo  luori  della  valle  del  bote. 


vr 

Or  dopo  r  ultima  eruzione  del  1813;  1'  Etna  e 
stata  silenziosa  ,  e  dormiente ;  e  quasi  vecchio  vol- 
cano ncllc  due  ccnnate  del  1842  e  1843  ,  parea 
che  dimostrasse  esscr  la  sua  energia  scemala  ,  im- 
poverilo  il  suo  lavii.o  materiale;  Quando  nella  nolle 
del  20  a  21  agosto  1832,  enlro  la  inenzionala  vat- 
le  improvvisamenle  il  suolo  si  aperse  a  dare  sfogo 
ad  una  fragorosa  Eruzione ,  accompagnata  da  tulli  i 
fcnomeni  chc  la  caralterizzavano  per  una  delle  piii 
vigorose  e  violenle. 

Testimonii  del  primo  spaventevole  scoppio  fu- 
rono,  sul  piano  del  la(jo  una  famigiia  inglese,  com- 
posta  di  uomini  e  di  donne  (1)  che  ivi  trovavansi 
per  la  salita  dell'  Etna,  e  per  giungere  sulla  cima  , 
alio  spuntar  del  sole.  Un'  impetuosissimo  vento  co- 
strinse  gl'  individui  di  questa  famigiia  a  riunirsi  in 
un  punto  e  tenersi  vicendevolmente  aggruppati  ;  e 
menlre  stavano  in  tal  raodo  ,  il  lerreno  trema  sotlo 
i  loro  piedi:  il  fragore,  che  supcrava  quello  di  con- 
tinuato  tuono  ,  si  fa  orribilmenle  sentire  ,  e  i  loro 
sguardi  sono  allirati  in  giu  nella  valle  dalla  viva 
luce  di  un'  incendio  ,  che  dall'  aperto  seno  del  vol- 
cano scaturiva. 

Mel  sito  stesso  poi  ,  ove  aprivasi  la  ignivoma 
bocca,  un  pastore  del  Coniune  del  Riposlo  (2),  che 
dormiva  accanto  alia  sua  gregia  ,  svoglialo  dallo 
squotimento  del  suolo,  fugge  dietro  lo  smarrito  gre- 
ge  ed  i  cani,  lasciando  gli  ulensili  del  suo  mestie- 
re ;  e  non  si  era  ad  un  quarlo  di  miglio  allontana- 
to,  quando  ,  dopo  violentissima  scossa ,  vide  aprirsi 

(1)  Cap.  Hallet  R.  Ff.    sua    moglie,   due  alire   gio?aDet- 
le — Liu.   Finch  del  88.  —  Ravenhill,   de'  R.  Iii((egnicri. 

(2)  Aalonio  Seraliuo,  ed  il  compagno  Giuseppe  I\infu. 


vu 
1*1  suolo  intorno  al  silo  appunto  ov'egll  donniva,  ocl 
uscirnc  una  divampaiile  piramidc  d'  infocale  scorie  , 
e  niivoloni  di  iiero  lumo  accompa^nali  da  C'litinuo 
orribile  fragore.  Questi  lurono  i  soli  spcttatoii  del 
priiicipio  dclla  Eruzione ,  in  quella  ora  della  nolle, 
ed  in  sito  lanlo  rcmoto  e  solingo. 

Da  Catania  pero,  da  chi  ,  per  genio  e  per  si- 
tuazione  di  sua  dimora  die  ha  1  Etna  in  prospello, 
e  coslanle  osstTvalore  di  lulti  i  Fcnomeni  che  in  (]ue- 
sla  monlagna  si  combinano,  (1)  alio  ore  sci  (d' Ita- 
lia) meno  un  quarto  I'u  toslo  osservala  la  Eriizione 
che  coniinciava,  alia  visla  di  colonne  di  dcnso  lumo 
che  rillettcvano  un  vivo  foco  cnlro  la  valle  del  bovf. 
Si  avvide  egli  poscia  allc  ore  sctle  che  altre  piccole 
bocche  di  I'uoco  erano  aperte  nol  balzo  del  frifo- 
glietto,  da  sopra  in  sotlo,  pre^so  il  gran  cralere  del- 
r  Etna,  e  niczza  ora  dopo  un'  altra  sopra  Gianmco- 
la,  era  anch'  essa  in  attivita;  talche  queste  successi- 
ve aperture  mandando  infocati  matcriali,  ed  un  pic- 
colo rivolo  di  lava,  verso  la  base  di  Gianmcola ^ 
(che  si  diresse  in  seguifo  verso  lo  Zoccolaro),  pren- 
devano  la  forma  di  continuata  aperlura  in  quel  fian- 
co  della  Monlagna. 

In  tutta  la  plaga  oricntale  pero  la  spalancala 
bocca  colle  sue  nammanti  esplosioni  era  piu  maiii- 
festa  ;  cd  i  fcnomeni  che  1'  ac(  ompagnavano  ,  piu 
scnsihili.  11  fragore  ed  il  continualo  luono,  non  die 
la  enorme  massa  de'  globi  di  funio  ,  continuarono 
per  tulla  la  nolle;  e  la  mattina  non  si  tardo  ad  aver 
certa  nuova  ,  che  un  gran  torrente  di  la\a  scorieva 
pel  Trifoglietlo  e  Zoccolaro  ,  e  diviso  in  due  brac- 
cia,  dirigevasi  col  destro  per  il  monte  di   Calaima, 

(1,   D.r  D.  Pielro  Corbonaro.  ■  ^   J, 


vni 
e  col  sinistro  per  monte  Finocchio,  avendo  percorso 
circa  due  miglia  in  sci  ore. 

Riconosciiiti  mcglio  i  luoghi  da'  punti  a  cio  piu 
adalti  ,  si  pole  dcterminare  il  vero  sito  del  nuovo 
crateie.  Era  esso  appie  del  Trifoglielio  ,  avendo  a 
libeccio  il  dirnpalo  colle  ddia  Eruzionc  del  1819  a 
fianco  di  Giannicola;  a  maestro,  motiie  Lepre,  mon- 
tioello  della  Eruzione  del  1329  riferila  da  Sp^cia- 
Ic  (1),  c  quasi  ad  uguale  disfanza  di  un  miglio,  a 
greco ,  il  monte  S.  Simone  ,  origine  della  lava  del 
1811. 

In  men  di  ire  giorni  ,  la  corrcnte  die  scaturi- 
va  ap]iie  del  nuovo  monticcllo  d(d  cratere,  per  una 
gora  ben  lunga,  benche  scorrcsse  sopra  inegualissi- 
mc  supcrficic  di  allre  lave  ,  discesa  dal  lato  dcllo 
Zaccoiaro  e  monte  di  Calanna  ,  per  quel  ripido 
suolo  ,  spunlava  gia  dalla  porlella  di  Calanna  ,  e 
preparavasi  a  venir  giu  a  recar  guasti  ne'  collivali 
lerreni  di  fori  di  C'osiino,  e  di  allre  sotloposte  piag- 
ge,  destando  giuslo  spavento  ne'  petii  dcgli  abitanti 
di  Zalfirana,  che  non  ne  restava  iontaiia  piu  di  due 
miglia  circa;  e  I'altro  braccio  che  parea  diretto  ver- 
so monte  Finocchio  torceva  alquanto  a  destra,  e  pa- 
rea volesse  uniro  la  sua  alia  forza  del  primo. 

II  giorno  25  agoslo,  ad  ore  10  e  un  quarto 
(  d  Italia )  una  ondolatoria  srossa  di  trcmuoto,  sen- 
sibile  piu  nolle  basse  region!  dell'  IHna,  annunziava 
niag:,'ior  aumonto  di  encrgia  ncl  travaglio  vulcanico  ; 
od  in  effetlo,  uno  degli  svcnlatoj,  alquanto  in  dielro 
del  cratere  di  Eruzione,  divcnne  un  cratere  anchc 
esso,  ed  accompagnando  violenlc  csplosioni  di  scorie 
e  di  arena  versava  il  suo  torrcnte  di  lava,  la  quale 

(I)  Fcrrara  Descriz.  dell'Eliia,  pag.  85.. 


IX 

Tirtnndo  la  base  del  nuovo  cono  di  Eruzione,  si  ri- 
vulycva  a  destra  e  veiiiva  a  conijiungersi  alia  grande 
corrcnte". 

Era  tale  la  noii  inlerrotta  successione  delle 
csplosioni  di  scorie  ed  arene  nel  primo  cratere,  che 
in  poco  tempo  il  suu  monlioello  diveniie  piu  alto  di 
qucllo  di  s.  -^itnone  ;  e  si  vedeva  crescere  sempre 
piu  di  ora  in  ora  ;  ne  il  secondo  mancava  di  male- 
riali  per  formarsi  anch'  esse  un'  elevate  cono.  Le 
arene  intanto  che  staccavansi  dagli  altissimi  nuvoloni 
del  fumo,  spinte  con  essi  dal  vento  occidentale,  ca- 
devano  giu,  diminuendo  di  volume  come  allontana- 
vansi  dalla  origine,  per  tutta  la  plaga  orienlale  del- 
r  Eina,  e  per  lungo  tratto  nel  mare.  Come  poi  can- 
giava  il  vonlo,  la  minuta  arena  raccoglievasi  da  per 
tutlo  ne'  contorni  della  monfagna  non  solo,  ma  sino 
a  Mineo  e  Siracusa  ec.  ec. 

In  verita  ella  e  stata  singolarissima  in  questa 
eruzione  la  prodigiosa  massa  del  vapore  impregnate 
di  arene,  il  cosl  detto,  fumo  vulcanico.  e  la  immensa 
altczza  a  che  veniva  spinto  dall'  irapeto  della  esplo- 
sione  !  Usciva  esso  dalle  aperte  gore  de'  due  crateri 
denso  e  nero  ;  ed  agglomeravasi  e  ravvolgevasi  in 
vorticosi  globi,  che  aumenlavano  di  volume  come  in- 
nalzavansi,  spinli  e  come  sostenuti  da  altri,  che  con 
ugual  impeto  incessanlemcnte  svolgevansi  da'  crateri; 
finche  grado  grado,  lasciando  cader  giu  le  scorie  e 
le  arene  di  cui  eran  carichi,  bianchi  sempre  piu  di- 
venivano,  scnza  lasciar  1'  agglomerata  forma  ed  il 
vorlicoso  movimenlo,  ad  immensa  allezza  giungevano, 
da  lasciar  al  di  solto  di  essi  il  gran  cratere  del- 
r  Etna  quasi  a  mcta  piu  basso  ;  talche,  non  e  csa- 
goraziouo  lu  asserire,  che  a  ben   venlimila  piedi  dal 


X-  ■    ■  ■ 

livello  del  mare  i  globi  de'  vulcanici  vapori  s'  innal- 
zavano. 

Per  quanto  io  poteva,  approssimativamente  cal- 
colare,  coraparaiido  la  conosciuta  altezza  del  balzo 
del  Trifogliello  a  quella  die  percorreva  in  1 2  second! 
il  fumo  spinto  dal  nuovo  cratere,  io  Irovava  che  poco 
mancar  poteva  di  due  mila  piedi  ;  ed  in  iin  ininuto 
primo,  diminuendo  gradatamente  di  celerita  giungeva 
alia  raenzionata  sua  massima  altezza  ;  addensavasi 
poscia  e  si  scioglieva  spesso  in  acqua,  per  cui  fre- 
quenti  erano  in  que'  giorni  le  piogge  nella  valle  del 
bote  e  nelle  vicine  contrade. 

Ne  minor  forza  dispiegavano  le  esplosioni  delle 
infocate  scorie  e  delle  arene,  che,  da  conlinuato 
fragore  accompagnate  e  da  scuotiinento  di  suolo,  a 
tale  altezza  giungevano,  da  polcrsi  sin  da  Catania 
osservarc ;  bcnche  un  colossalc  muro  di  scparazione 
s'  interponesse  fra'  nuovi  crateri  e  la  bassa  Cilta,  for- 
malo  dalle  scoscese  baize  delle  serre  del  Sa/fizto,  che 
a  pill  di  800  piedi  s'innalzano  dalla  parte  de\l&  val/e 
del  bove  sopra  il  piano  del  Trifoglietio.  Facea  cio 
conoscere  quanto  innalzato  erasi  in  poco  tempo  il 
nuovo  monte. 

Era  uno  spettacolo  che  dcstava  ammirazione, 
piacevole  in  un  tempo  e  terribile,  il  vedere  dalle 
alture  di  Poiniciaro,  o  del  Salfizto,  quel  monte  dalla 
cima  alia  base  tutto  vestito  di  fuoco  ;  per  la  conlinua 
caduta  degli  incandescenti  raateriali ,  che  non  dava 
loro  tempo  di  comparir  raffreddati  ;  mentre  dall'  aperta 
sua  bocca  la  viva  luce  della  fusa  lava,  delle  scorie 
e  delle  arene  incessantemcnte  eruttate  menlivano  una 
sfavillante  fiamma  ed  ardente. 

La  lava  frallanlo  spinta  in  avanti  dall'  urto  del 
iorrente  che  sempre  vivo  scorreva,  veniva  poi  da  esso 


XI 

sormontata  c  lasciata  indiclro  ;  giunlo  alia  portella 
di  Calanna  non  tardo  a  dilalarsi ;  ed  a  scconda  dei 
punti  ove  aiidava  sporgendo  fuor  della  linca  della 
sua  fronlo,  pareu  volorsi  dividere  in  moltc  braccia  ; 
per  cui  da  un'  ora  all'  altra  tomevasi  chc  corresse  ora 
verso  le  caselle  del  Milo,  ora  verso  Ballo^  ora  sopra 
la  slcssa  Zafarana  ;  e  quindi  la  costernazionc  si 
spargova  scmpro  piu  in  quelle  popolazioni.  Questa 
irregolare  frontc  della  lava  era  di  un  miglio  circa, 
e  la  sua  altezza  non  piii  di  due  canne  ;  nolla  nolle 
essa  spavenlc'vole  appariva.  allorche  precipitando, 
come  si  osserva  senipre  nel  cammino  delle  lave,  la 
scorificala  e  fredda  superficie,  la  viva  luce  scoprivasi 
della  solloposta  infocala  correnle. 

Non  risparmiava  essa,  progredcndo,  ne  casla- 
gneli,  ne  alberi  a  frullo,  ne  vigne,  ne  muri,  ne  c^se  ; 
lulto  superava,  luUo  occupava,  tullo  lasciava  coperlo 
di  arse  asprissime  masse  ;  lento,  anzi  che  no,  era 
poro  il  suo  corso,  e  dava  tutto  il  tempo  di  svaligiar 
le  case,  raccorre  i  fruUi,  e  tagliar  e  Irasportar  via 
gli  alberi. 

Sopra  eminente  collina,  che  domina  i  terreni 
di  Zafarana  c  di  Ballo,  una  querela  sola  torreggiava, 
dislinta  col  noma  di  querela  del  venlo  ;  giunta  la 
Lava  in  quel  silo,  e  circondata  la  collinelta,  preci- 
pitando le  solite  raflreddale  masse  della  superficie, 
due  torrenti  di  fuoco  offerse  agli  sguardi  di  quegli 
abitanti,  cd  un  gtido  di  orrore  e  di  generale  spa- 
vento  s'  aizo  da  per  tullo.  Lagrimevole  spetlacolo, 
che  e  slato  gia  tanlo  minulamenlc  descrilto  ne'  pub- 
blici  fogli  !  Inesorabile  la  Lava  scorreva  verso  Ballo 
e  Zafarana,  c  I'  allarmo  di  generate  devastazione  dei 
colli vali  terreni,  si  sparse  in  quel  contorni  non  solo, 


Xlt 

ma  per  tutta  la  ridenlc  e  fcrlilissima  plaga  orientale 
dell'Etna. 

Un'  altro  braccio  scendendo  dalla  portella  di 
Calanna,  occupava  gia  parte  de'  terreni  di  F/ori  di 
Cosimo,  e  dirigevasi  verso  il  piano  della  Valle  di 
s.  Giacomo.  Ne'  contorni  settenlrionali  ed  (ccidentali 
quindi  di  Zafarana,  questa  Eruzione  attirava  V  inte- 
resse  di  quanti  abitano  o  si  trovavano  a  caso  nelle 
falde  deir  Etna.  La  folia  che  accorreva  in  que'  luoghi 
era  immensa.  Ma  essa  non  era  spettatrice  che  del 
solo  lento  progredir  della  lava,  e  de'  guasli  che  an- 
dava  recando.  II  grande,  il  terribile,  e  maraviglioso 
nel  tempo  stesso  della  Eruzione  non  si  poteva  scor- 
gere  da'  contorni  di  Zafarana  ;  e  pochissimi  intra- 
prendevano  il  faticoso  cammino  erto  e  scosceso  di 
Cassone  e  Pomiciaro,  o  del  Sa/fizio,  per  osservare 
di  fronte  il  nuovo  craters  e  lo  spettacolo  della  po- 
tente  azione  di  un  vulcano  ardente. 

A  29  Agosto  un  sopravveniente  braccio  di  liquida 
lava,  superando  quella  pochi  giorni  prima  ammontala 
alia  portella  di  Calanna,  comparve  sopra  le  alture  di 
Fiori  di  Cosimo,  con  grande  stupore  di  tutti  gli  abitan- 
ti,  che  meravigliavano  a  vedcrla  cosi  alto  salila.  Da 
li  brugiando  i  castagneti  corse  ncl  piano  di  s.  Gia- 
como, ove  rallentando  alquanto  il  suo  cammino  arre- 
stossi. 

A  veder  con  quale  rapida  continuazione  sgorgava 
€  scorreva  la  Lava  dallo  aperlo  fianco  della  Montagna, 
recava  meraviglia,  come  poi  si  lento  ne  apparisse  il 
progresso  nel  suo  fronte.  Considerandola  nella  sua 
scalurigine  sembrava  che  nessun'  intoppo  potesse  ar- 
restarne  il  precipitoso  corso,  e  che  si  sarebbero  ve- 
duti  da  essa  inondati  e  coverti  i  contorni  di  Zafarana 
e  Mile  non  solo,  ma  che  tutta  la  plaga  orientale  del- 


XIII 

1'  Etna  dovesse  temerne  la  invasionc.  Eppure,  sia 
che  into])pi  ad  ogni  passo  inconlrando  1'  impclo  ne 
venisse  rcpresso,  e  fosse  obbligata  a  cangiar  dire- 
ziono  cd  iirtare  contro  gli  stessi  suoi  priiiii  ammas- 
sanu'iili,  sia  per  la  nalura  e  qualita  della  raaleiia 
lavica,  la  sua  rapidita  diminuiva  come  piu  si  allon- 
tanava  dalla  origine  in  quesfo  braccio  deslru  che 
ininacciava  Zaiarana. 

Non  cosi  no!  sinistro  braccio.  ii  quale  occupando 
quel  poco  che  restava  isolate  da  lave  del  piano  di 
Znjipinelli,  si  avanzava  con  piii  vigore  lateralmente 
verso  inonle  Finocchio,  e  lava  del  181 1.  Fu  qui  che, 
come  riforisce  taluno  (1)  in  un  basso  suolo  ove  solea 
raccogliersi  dell'  acqua,  dalle  liquefalle  nevi,  preci- 
pitando  la  infocata  corrente,  produsse  lo  slesso  spa- 
ventcvoie  fenomeno,  avvenulo  presso  Bronte  nel  1843 
(2)  ;  vale  a  dire  la  subitanea  evaporazione  dell'  acqua, 
che  a  guisa  d'  una  ignca  esplosione,  sbalzo  in  alto 
ed  a'  fianchi  la  lava  che  vi  era  corsa  sopra  ;  e  pro- 
dusse quel  denso  e  ncro  fumo  che  nel  giorno  29 
Agosto  attiro  gli  sguardi  di  lutli  gli  Etnicoli.  Facilis- 
sirao  avvenimento,  ma  della  veracila  del  quale  io  non 
rispondo  ;  avendo  dovulo  con  vero  disgusto  ascoltare 
e  leggere  relazioni  e  rapporti  cosi  esagerati  e  raen- 
sogneri,  da  rendermi  oramai  diffidente  ad  ogni  no- 
tizia,  e  non  credere  se  non  dopo  verificati  i  fatti. 

Cerlo  e  che  una  specie  di  fissura  ( come  si  e 
delto  )  ,  ben  prolungala  osservavasi,  dal  pie  del  nuovo 
monle  verso  lo  Zocco/aro,  dalla  quale  lava  sorgeva 
e  fumo  in  densi  globi  ;  era  facile  che  una  forte 
esplosione  da  un  punto  di  quella  gora  avesse  men- 

(1)  Michieie  Panlano  da  Zafarana. 

(2)  Y.  Mem.  Sull  Eruziooe  del  1843  —  Al.Gioeni  ?ol.20. 


XIV 

tito  il  sopraccennato  fenomeno.  A  queste  esplosioni, 
lontanc  nlquanto  dal  principal  cratere  di  Eiuzione, 
sono  dovute  quelle  tante  bocche,  chc  si  dissero  aperte 
lungo  qiiclla  fendilura,  appie  dello  Zoccularo,  ed  in 
que'  contorni.  INe  son  questi  casi  del  tutio  nuovi  nelle 
lave  dcir  Etna  :  die  anzi  esempii  molti  rccar  se  ne 
possono,  nella  lava  del  1537  prosso  Torre  di  Grifo ; 
nel  corso  della  lava  del  1669,  cd  in  quella  del  1766 
appie  della  3Ion(afftiola,  d'  onde  lanlo  materiale  di 
scoric  e  di  arene  versavr.si,  quanto  si  formo  que! 
proluni;alo  monte  a!  fianco  orientale  de'  Casiellacci, 
delto  trroneamenle  scluena  dell  asino. 

IN  el  di  8  scUcmbre  il  minor  cratere  moslro  di 
ccssare  dalle  sue  esplosioni  ;  la  domani  uno  degli 
aperti  spiragli  superiori  presso  Gia?micola  riprese  la 
sua  altivita,  e  per  tulta  la  notte  mando  scorie  fumo 
ed  arene.  IVel  seguente  giorno,  presso  la  base  set- 
lentrionale  dello  Zoccolaro,  maggior  vigore  ripren- 
dendo  la  lava,  si  ainmontu  Irasversalmenle  sopra  il 
dorso  del  braccio  di  quella  raffreddata,  e  superalolo, 
precipilossi  nell'  opposto  lato  con  tale  rapidita,  che 
I'u  creduto  un  lorrente  da  nuova  bocca  scaturilo.  Essa 
correva  verso  le  Fontanel lo,  e  non  tardo  a  giungervi, 
dislruggendo  castagneti  e  lerreni  collivali  ad  alberi 
e  a  vigne,  e  si  aftaccio  il  giorno  slesso  sulle  allure 
delle  (.ase/le  del  iMilo,  divisa  in  tre  braccia  ;  talche 
era  visibile  da  Taormina  il  suo  corso,  d'  onde  non 
si  era  sin'  allora  veduto,  per  il  muro  che  vi  framez- 
zavano  le  finaite  di   (hernia. 

Puo  ben  iniaginarsi,  che  da  Giarre  e  da  tutta 
quella  plaga  orientale  era  in  prospello  questa  mala 
augurata  comparsa  di  fuoco  devastatore,  ed  era  percio 
scmprc  pill  crescente  1'  allarme. 

Mel  tempo  che  tanto  travaglio  vulcanico  opera- 


XV 

vasi  nel  fianco  oricniale,  il  gran  crafcre  dell'  Etna, 
non  moslrava  paileciparnc  per  niillii  ;  i  solili  (iima- 
joli  assumcvano  una  lal  quale  atlivila,  che  piii  clel- 
i'  ordinario  polcva  lalvolla  riguardarsi.  11  giorno  9 
settcnibre  pero,  liiUo  1'  interno  del  Gralere  c  parte 
de'  suui  margini  estfrni,  trovaronsi  covcrli  di  una 
fanghiglia  biancastra,  inipregnata  d'  acqua,  clic  da 
lontano  compariva  neve,  e  qucsla  presa  nclia  mano 
e  sprcmcndovi  1'  acqua,  restava  come  una  umida  ar- 
gilla  bianca  ;  ma  diseccala  prendeva  una  forte  solidila; 
slritolata  in  scguiio  divcniva  una  polvere  bianchissima, 
alquanto  aspra  fralle  dita  quando  sfregavasi.  Ouesto 
fenomeno,  a  nostri  tempi,  abbiamo  altra  volla  osser- 
vato,  dopo  la  eruzione  del  1819,  e  nel  1822  c  fu 
da  principio  credulo  doversi  riguardare  come  una 
specie  di  regurgilamenlo  fangoso  del  vulcano  simile 
alia  Mojd  (1)  delle  montagne  dcllc  Andes.  Ma  fatta 
piu  altenla  disamina  cbbe  a  concbiudcrsi  essere  siata 
quella  una  ccnere  eiullata  dal  cratcre  cd  impaslnia 
da'  vapori  acquosi  che  e^alano  di  continue  in  quei 
luoglii.  Tale  quindi  stimiamo,  questa  fanghiglia,  che 
vesle  r  inlerno  del  cralcre  dell'  I'tna  e  bianca  si  mo- 
stra  ne'  suoi  margini  cslorni.  l''gli  e  pero  ben  curioso, 
che  mentre  in  quell'  alia  bocca  del  Vulcano,  vien 
fuori  con  debol  fumo  una  vera  cenere,  dallo  aperto 
fianco  poi  nuvoloni  di  tetro  fumo  non  si  scaricano 
che  di  srorie  e  di  nerissima  arena. 

Questa,  oltrc  di  essere  stata  abbondantissima 
per  lulla  la  [)laga  oricnlale,  da  formarc  ne'  diversi 
luoglii  uno  strato  medio  di  sei  pollici  di  altezza,  ha 
recalo  anchc  danno  alle  vigne  ed  agli  alberi,  attac- 
candonc  lo  foglie  e  le  uvc,  forse  per  qualchc  resto 

(1)  I)  LoJazalea   (Cosmos)    art.  Vuicani. 


XVI 

di  aciilo  idroclorico   che  intridevala  in  mezzo  al  va- 
pore  die  usciva  dal  cralere  e  la  portava  seco. 

Intanto  la  lava,  a  13  setlenibro,  giunta  ad  uu 
miglio  circa  sopra  il  Milo  dividevasi  in  due  braccia, 
quello  a  sinistra  prendeva  la  direzione  del  villaggio 
di  s.  Alfio,  e  quello  a  deslra  rivolgevasi  verso  La 
Macchia  e  Sorbo,  cio  che  accrebhe  la  costernazione 
di  tulli  gli  ab  t.inti  di  quella  oriental  parte  dell'  Etna, 
le  di  cui  possessioni,  c  quindi  la  base  di  loro  sus- 
sislcnza,  fondata  siille  terre  coltivate,  la  terribile 
Eruzione  minacciava  di  seppcllire.  Via  queste  stesse 
braccia  dopo  lento  corso  in  tre  giorni  ferinaronsi,  e 
Ja  lava  dal  monte  Finocchio  torceva  verso  monle 
Caliaio. 

I  cupo  romoreggiare  si  cangiava  spesso  in  for- 
tissimo detonazioni,  come  se  molli  pczzi  di  artiglieria 
si  sraricass(!ro  tutli  d'  un  colpo  ;  erano  esse  intermit- 
tenli,  e  piu  d'  una  volta  coll'  intervallo  di  veniiqual- 
Ir'  ore,  ed  anchc  di  piu  giorni  ;  ma  tornavano  poscia 
con  maggiore  o  minor  violenza,  ordinariamenle  ac- 
compagnale  da  scuotimento  di  suolo.  E  rimarchevole 
pero,  t"  qucslo  riguardo,  che  mio  fralello  Giuseppe, 
il  quale  trovavasi  sulle  serre  del  Salfizio  nella  nolle 
del  21  settembre,  mentre  per  quasi  lulti  i  villaggi 
dell'Etna  dalla  parte  orienlaie  e  meridionale,  sopra  i 
due  mila  piedi  dal  livelio  del  mare,  quegli  scuoli- 
menti  del  suolo  ben  forti  sentivansi,  egli  co'  suoi 
compagni  sulle  cennate  allure,  a  non  piu  di  due  mi- 
glia  dal  nuovo  cralere,  non  avvertivano  alcun  movi- 
menlo  di  terreno,  ne  poscia  alia  grotla  della  neve 
dove  si  riposarono  pel  reslo  delle  nolle,  anche  quando 
lo  scnppio  delle  esplosioni  era  fortissimo.  Egli  stesso 
frallaiilo  quindici  giorni  prima,  essendo  sul  monle 
Finocchio,    ad    osservar    piu    d'  appresso  i  vulcanici 


XVII 

fennmoni,  inenlrc  dirottainente  piovrv;ij  cd  i  I'ulmini 
sirisciav.iiio  sulla  sua  testa  ;  avvciiiva  lale  coiitinuo 
tremuolo,  che  la  sua  guida  sentivasi  girare  il  capo, 
cd  a  rocere  ora   obbligaln. 

Nol  menlro  die  gli  ahilanti    del  Milo  si  prepa- 
ravano  a  lasciar    Ic    loro    diuiore,    svaligiandoie  per 
recarsi  allrove,    la  lava  diminui   gradatamente  il  suo 
corso,  e  dopo  avcre  occupalo  poche  case  delle  CaseUd 
die  speranza  di  volersi  arresfare  ;  come  avvenne,  dac- 
che  la  nuova  corrcnte,    come  dissi,  si  rivolse  verso 
monte   Calia'o.    Si    aggiungcva   a  cio  che  le  rumo- 
reggianli  csplosioni  succedevansi  a  lunghi  inlervalli, 
cd  il  fumo    era    spesso    ineno    carico  di  arene  c  di 
ruassa  minore,    lo  che  poteva  indicare  che  non  tar- 
derehbe  a  ccssar  del  tutlo  la  Eruzione.    I*e'  due  giorni 
21  e  22  Scttcmbre    cosi    andavansi    lusingando    gli 
abitanli  ctnei  ;  ma  a  23  dcllo  stesso  raese  ritornarono 
i  fumi  come  nel  29  Agosto,    e  1'  atiivita  del  cratere 
riprcsc    vigore,    pero   senza  grandi  conseguenze  ;  e 
del  pari  dal  24  a!  27,  i  fumi  furono  bassi  c  leggieri, 
c    riiirorzaronsi    ne'  giorni  28  29  e  30.     In    questo 
tempo    la  Lava  scorreva  sopra  i  suoi  primi  ammas- 
samcnli,  ora  verso   Catanna,    ora  alia  direzione  del 
Milo,  ora  sopra  monte  Caliato.  Quesle  slesse  vicende 
neir  atiivita  del  vulcano  si  osservarono  no'  primi  giorni 
di  Ollobre,  ne'  quail  la  lava  riprese  il  cammino  della 
portella  di  Calanna,  sebbene  lentamente.  Nel  giorno 
0  due  bocche  si  aprirono    piii  basse  della  prima,  e 
inandavano    uu    rivolo    di   lava  verso  Zappinelli',  si 
aspcttava  percio  che  il  principal  cratere  si  estinguesse; 
ma  non  parvc  per  questo  diminuila  per  nulla  la  sua 
enorgii,  o  le  sue  csplosioni  cd  i  suoi  fumi  portavan 
sempre  lo  stesso  caraltere  di  enorrae  massa  e  tetro 

3 


XVIII 

colore,  quale  mai  non  assunsero  le  minori  ietnpo- 
rance  aperture  :  la  lava  pcru  scaturiva  da  una  di 
quesle  due  bocche  verso  Zoccolaro  e  lorccva  pei 
Zappinelli. 

Ma  noi  non  anderemo  seguendo  tulle  le  circo- 
stanze  che  si  son  verificale  ogni  giorno  nel  corso  di 
quesla  Eruzione ;  le  niaggiori  o  minori  masse  di  fumo 
dopo  il  H  e  15  OUobre  e  poi  dal  23  al  28:  le  piu 
0  meno  violente  detonazioni,  che  sino  a  Ire  giorni 
addietro  si  son  falte  fortemenle  sentire;  le  piu  spesse 
piogge  di  arene  ne'  diversi  luoghi,  ed  il  vario  cam- 
mino  della  lava.  TuUo  cio  sara  I'alto  da  clii  ha  scrilto 
una  circostanziala  relazione  di  questo  inccndio,  e  che 
sara,  cred'  io,  fra  non  guari  a  quest'  Accademia  pre- 
sentalo,  se  la  cruiione  non  tarda  ad  eslinguersi.  Noi 
ne  abbiamo  lapportalo  il  piu  esscnziale,  c  passeremo 
a  dar  qualche  breve  spiegamcnto  di  ialuni  de'  suoi 
piu  rimarchevoli  fenoroeni.  Mi  resterebbe  peru  a  dire 
qualche  parola  sul  calcolo  del  matcriale  sviscerato 
dal  profondo  focolare  che  alimcnta  i  fuochi  dell'  Etna, 
da  questa  Eruzione,  se  avessi  in  pronto  tuUe  le  mi- 
sure  che  alio  scope  si  richiedono  ;  in  mancanza  di 
queste  non  si  puo  che  approssimativaraentc  forraare 
alia  Ventura  un  soraraario  raziocinio.  Ponendo  che  il 
suolo  occupato  dalla  massa  della  lava  fosse  non  meno 
di  cinque  raigha  quadrate,  e  che  1'  altezza  media  di 
essa  ne  fosse  di  canne  due,  e  queste  date,  non  sono 
poi  molto  lontane  dal  vero,  ne  segue  il  seguente 
calcolo  — 

Un  miglio  costa  di  C.n«720 

14400 
5040 


XIX 

C."- quae] rate  o  18400 

o  miglia 
2392000 

2  canne  cul)e 
0.184,000 

ol2  palmi  cubi 
2.654,208,000 


E  tullo  qucslo  maleriale,  chc  sembra  prodigioso,  non 
e  costato  all'  Etna  chc  una  ordinaria  piremesi,  della 
quale  non  si  sarebbe  forse  tenuto  inolto  coiilo,  se 
versala  i'  avesse  in  men  cultivate  region! . 

■ »— — 

r^pettalori  de'  continui  fcnomeni  del  piu  classico 
fra'  vulcani  ardenti,  ed  oggi  di  una  sua  grande 
Eruzionc,  cosa  mai  possiam  proporre  in  aumento  delle 
teorie  vulcaniche,  se  non  che  confermarci  nelle  idee 
concepite  da  noi  sin  da  molti  anni  addiefro.  ? 

Sarebbe  un  pretendero  oltre  alle  mie  forze,  se 
io  volcssi  lentar  d'  indagare  quel  che  si  opera  dai 
fuochi  sotterranoi  nel  focolare  de'  vulcani,  nel  Piri- 
I'legeionle  di  Platone  (Phedon.  61).  Ma  egli  e  pure 
un  fatto,  chc  Ic  roccc  pirogeniche,  le  quali  per  sola 
cspansion  di  calorc  faceansi  slrada  altraverso  degli 
strati  dcUa  scorza  sedimentaria  della  terra,  non  sono 
[)iu  apparse  dopo  le  ultime  formazioni  secondarie  : 
(ho  lo  stesso  basalto  non  piu  si  appalesa  al  di  la 
(Icllo  terziarie  rocce,  e  Ic  lave  trachitiche  e  piros- 
sonichc  son  quelle  che  piu  ordinariamente  versansi 
da'  vulcani  ardcnli.  Se  cosi  e,  come  non  puo  negarsi, 
i  di  loru  locolari,  puo  quasi  asserirsi,  non  altro  ma- 
leriale tencr  in  fusione  che  rocce  trachitiche  e  ba- 
saltiche,  lelspatiche,  cioe,  e  pirosseniche :  e  questc 


XX 

gtesse,  per  la  lunga  loro  permanenza  a  contatto  del 
fuoco,  pifi  aduste  ed  alterate  divengono,  da  assumere 
una  slrultura  ben  distinta  da  qiiella  originaria. 

Dair  altro  canlo  la  profondila  della  legione  del 
fuoco  divenendo  scmpre  maggiore,  come  allrove  si 
si  e  esposlo  (1)  ,  la  sola  forza  espansiva  del  calore 
noy  puo  spingere,  die  di  raro,  la  fusa  materia  la- 
vica  nella  gola  del  vulcano ;  e  quindi  senza  1'  ajuto 
di  una  forza  impellcntc  potentissima  essa  non  si 
vedria  comparire  ne'  crateri,  e  versarsi  all'  intorno. 
La  preseuza  del  vapore  pertanto  di  questo  allivis- 
simo  agente  e  indispensabile  a  cio  ;  e  si  e  provato 
che  tutli  i  fenomeni  fragorosi  e  tremendi  dalle  Eru- 
zioni,  al  sue  sviluppo  son  dovuli  (2)  . 

Fermo  poi  nel  sostenere  la  teorla  del  mio  fra- 
lello  Mario  Gemmellaro  (3) ,  cioe,  che  ogni  innajza- 
mento  di  lava  si  verifica  nella  gola  principale  del- 
r  Etna,  e  che  per  mezzo  di  latcrali  lenditure  o  di 
altra  maniera  di  sotterranei  condotli,  essa  si  fa  strada 
pe'  fianchi  della  Montagna ;  e  non  gia  che  diretta- 
mente  e  perpendicolarraente  venga  essa  dal  focolare, 
atlraverso  le  falde  del  vulcano,  un  nuovo  appoggio 
io  trovo  in  questa  Eruzione ;  la  quale,  benche  nel 
basso  del  Trifoglietto  aperto  avessc  il  maggior  sue 
craters,  pure  non  manco  di  mostrare  il  sotterraneo 
e  discendente  sue  cammino  colla  aperlura  di  altre 
bocche  a  fianchi  di  Giannicola,  e  presso  il  cratere 
della  eruzione  del  1819,  una  dietro  1'  allra,  dalla 
base  deir  alto  cratere  dell'  Etna  sino  al  piano  del 
Trifoglietto.    A'  tanti    altri  esempii  quindi  rapporlati 

''   •   (1)  Illustraiione  di  due  lavole  ec.  All!  Gioeni  vol.  28. 

■'  (2)  Mem.  sulla  Eruz.  del  1838.  Cat.  per  Giunlini  1838. 

(3)  Mem.  sulla  Eruz,  del  1809  — Nola.  ;.-),;<. 


XXI 

dal  mio  fratello  in  quella  Memoria ;  agli  altri  che  ci 
hail  prc^tato  Ic  eruzioni  del  1819  e  18-43  possiamo 
aggiungere  quest'  altra  prova  d'  una  ben  I'ondata 
teoria. 

E  per  quel  che  riguarda  in  particolare  questa 
Eruzione  co'  suoi  fenomeni,  oltre  di  quelli  che  ha 
avulo  in  comune  con  le  altre,  non  ordinaria  e  stata 
al  certo,  la  massa  enorme  ed  incessante  del  funio 
carico  di  areno  che  l'  ha  accompagnalo  in  lullo  il 
suo  corso.  A  dar  di  cio  spiegamonto,  non  bisogua 
che  rivolgercj  a  considerare  la  forza  del  vapore,  e 
la  sua  azione  ncl  focolare  vulcanico. 

Ailorche  esso  e  compagno  della  eruzione,  la 
lava  non  e  la  prima  a  comparirc  ;  ma  scuotimenti 
di  suolo  precedono  la  sortila  di  nuvoloni  di  fumo, 
ossia,  dello  stesso  vapore  carico  di  arene  sottili,  o 
poi  gradutamonte  di  sabbione,  di  scorie  e  di  masse 
infocate  :  dopo  di  che  il  torrente  di  lava  scalurisce 
appiii  deir  aperta  bocca,  e  si  versa  dallo  squarciato 
fianco  della  montagna  ne'  vicini  terreni.  Fenomeni 
son  questi  dovuli  tutti  alia  forza  del  vapore,  che 
faccndosi  strada  atlraverso  della  fusa  lava,  ch'  egli 
stesso  ajula  a  spingero  nella  gola  del  vulcano,  1' at- 
tacca  con  potento  azione  cd  irresislibile,  e  la  riduco 
a  minuta  arena,  no' primi  istanli,  e  grade  grade  poi 
ne  va  strappando  Ic  scorie  e  le  masse,  che  a  grande 
allozza  solleva  in  aria,  c  le  rovcscia  a'  fianchi  della 
aperta  bocca,  formandovi  cosi  ilnuovo  cono  di  eruzione. 

Inlluiscc  pero  non  poco  al  caraltcre  di  (juesli 
fenomeni  la  natura  della  lava  ;  imperocche  se  essa 
e  consistente,  ed  in  massa  ugualmcnle  fusa,  il  viv- 
pore  puo  staccarne  minor  parte  nel  suo  passaggio, 
oi  quanto  ne  porta  seco,  slritolata  e  ridotta  in  mi- 
nuta arena,  quando  la  lava  non  ha  molta  consistenza, 


XXH  ■ 

ed  e  arsiccia,  o  in  minute  masse  incoerenti  e  disu- 
nite, forse  per  lunga  dimora  nel  focolare,  o  per 
peculiar  condizione  di  slrullura ;  e  quindi  non  sem- 
pre,  in  liitte  le  Kruzioni,  il  fumo  prcsenla  le  stesse 
apparenze  :  od  ora  si  vede  carico  di  arena  ergersi 
in  densi  globi  e  ncri,  ed  ora  poco  differisce  dal- 
r  ordinario  fumo  di  accese   veffctabili  soslanze . 

Ghiara  a|)parisce  da  quesli  premessi  la  cagione 
dollo  slraordinario  svolgimento,  della  massa  e  della 
densila  del  fumo  cbe  ha  accompagnate  questa  Eru- 
zione  ;  esso  e  dovulo  ad  una  immensa  quantita  di 
vapore  formatosi  giu  nel  focolare,  il  qualo  forzandosi 
una  via  nella  gola  del  vulcano,  attraverso  di  lava 
incandcscente,  di  poco  ooerente  slrultura,  scoriforme 
e  ghiajosa,  come  si  e  ail'  aperto  poscia  mostrata,  ha 
poluto  portarne  seco  grandissima  porzione,  e  I'  ha 
sparso,  ridotla  in  arena,  per  tutla  la  plaga  orientale, 
piu  che  altrove,  dell'  Etna.  Libera  poi  di  questo 
ostraneo  materiale  si  condensa  sovcnle  in  acqua,  e 
produce  quelle  dirottc  piogge,  che  si  sono  tante 
volte  verificate  in  qucsla  Eruzione  nella  valle  del  bore 
principal mente  ;  ed  accompagnate  spesso  da  fuhnini, 
proilolli  dalle  subilanea  condensazione  del  vapore, 
come  vuole  Humboldt,  o  per  la  formazione  di  larga 
superficie  di  nuvolo,  come  crede  Gay  Lussac  (1). 

Motivo  di  serie  discussion!  han  dato  anche  e.-se, 
la  lunga  apertura  appie  del  nuovo  cono,  e  le  varie 
boccbe,  che  durante  la  Eruzione  si  sono  aperle,  lungo 
la  stessa  infoca'a  correntc ;  per  cui  vedendo  sorgcre 
fumo,  arena  e  scorie  dal  nuovo  cralere,  ne'  conlinui 
eruttamenti  ,  e  la  lava  venire  dalla  base  di  quelle 
e  dalla  apertura    tanlo  prohmgala  in  avanti,  s'  incli- 

(!)  Cosmos  b~.  Art.   Vulcani.         •  !  i.  i-j     •,■!..;; 


XXM 

n-iva  a  credere  che  piu  d'un  canale  era  apeito  nclla 
origine  d(!lla  Eruzionc.  3Ia  se  iiuiluramenlc  lillclliu- 
ino,  chiaro  scorgcremo,  che  per  Ja  stessa  ragioiic. 
per  cui  quatlro  o  cinque  bocchc  si  aprirono  d>i  Gtan- 
iiicola  al  nuovo  cralere,  vale  a  dire  per  il  sotterraiieo 
cammino  della  lava,  per  lo  stesso  molivo  allre  se  ne 
formarono  nel  corso  di  essa,  dalla  base  del  nuovo 
cratcre  in  avanli,  scorrcndo  il  liqiiido  maleriale  solto 
gli  strali  delle  precodenti  lave  ;  c  <{uesle  per  la  loro 
maggiure  o  minore  doppiezza  e  densila,  rcsislcvano 
a  quel!' urlo  in  molli  punti,  mentre  ia  allri  cedevano 
alia  potcnle  forza  cspansiva. 

Ne  queslo  e  rare  fcnomeno  nelle  Eruzioni  :  molti 
cserapii  ne  abbiamo,  come  di  sopra  si  e  accennalo. 
Se  poi  le  csplosioni  si  I'anno  sempre  dal  cralere 
principale,  per  cui  un  cono  si  va  f'ormando,  sino  a 
diveniro  un  alto  monte,  e  la  lava  scalurisce  dalla 
base  di  qucllo  in  avanti  ,  ciu  non  prova  che  la 
principal  goia  non  e  una  sola  ;  ma  che  anzi  i  feno- 
mcni  di  esplosioni  aver  non  potrebbero  luogo  se  il 
vaporc  non  uscisse  dallo  stesso  cammino ;  esso  infalti 
nel  suo  violcnto  passaggio  va  slritolando  in  minute 
arene  parte  della  lava  c  la  porta  seco  in  aria,  mentre 
r  altra  piii  Icnla  si  versa  sul  lerreno  giunta  appena 
air  orlo  della  bocca.  Cos!  il  fumo  par  che  solo  da 
separata  buca  sorlisse,  mentre  che  in  effetlo  egli  e 
compagno  della  lava  sino  alia  superficie  del  suolo, 
eve  per  la  diversa  loro  natura,  uno  nelle  regioni 
dell'  atmosfera  s'  innalza,  c  1'  altra  sen  va  a  scorrere 
sul  torrcno. 

In  quanto  agli  orrendi  dctonanti  fragori  che 
accompagnano  spesso  le  esplosioni  del  cratcre,  non 
si  pone  in  dubbio  esser  eglino  dipendenli  dalla  forza 
deir  aria  rarefalta  fra  una  ondata  e  1'  altra  della  lava 


XXIV 

che  si  avanza  nel  sottcrraneo  cammino  del  vulcano, 
Sono  essi  piu  frcquenti,  ma  meno  forti  quando  la 
laya  scorre  rapida  e  senza  intervalli,  come  ne'primi 
pcriodi  dclla  eruzione  ,  di  quando  essa  viene  ad 
ondale  ed  a  prolungate  riprese  ;  lo  che  si  o  sempro 
osservato  in  quasi  lulle  Ic  eruzioni,  di  ciii  abbiamo 
noi  memoria 

La  intormillenza  di  queste  fragorose  esplosioni, 
per  alquanti  giorni,  facca  sospcttare  che  la  Eruzione 
loccassc  il  suo   tcrminc  :    pcrche    era  indizio,  come 
abbiam  dello,  che  la  lava  non  vcniva  in  coiitinuazione 
nella  goia  vulcanica  ;   c  la!  fonomeno  si  e  piu  d  una 
volla  osservalo  ,  come  ncl   1819  1838  e  1813..    Ua 
qucslo  indizio,  so  ha  pur  probabil   fondamento,  non 
puo  sfabilirsi  come  cerlo  ;    imperocche  non  essendo 
a  nostra  portala  il  sapcrc  quale  alimenlo  vonga  som- 
ministrato    al    focolare   del    vulcano,    potrcblic  .incbe 
a  riprese  giungervi  e  restiluirlo  in  atlivita.  In  effedo 
dopo  lo  orrende  dctonazioni  del  giorno  20  Scflembrc, 
le   quali   a  larghi  intervalli  succedevausi,  per  due  aliri 
giorni  non  si  videro  che  fumi  leggieri  ,   e  le  esp'o- 
sioni  d'  inFocafe  scorie  erano  ridotte  a  poco;   tna  noi 
susscguenti    giorni    dul    23  al  29,   e  poi  ncgli  allri 
di  Oltobre  il  fumo    vcniva    fuori    talmente  carico  di 
arene,    ed    in    nuvoloni  cosi  spessi  ed  abbondevoli, 
che    dava  a  divedere    nuovo    travaglio    ncl  focolare 
effcrvescentc  tult'  ora  ;  e  nuove  bocche,  e  nuovi  corsi 
di  lave  si  verificarono  in  que'  giorni. 

Non  dobbiamo  prelerire  due  ienomeni  che  me- 
ritano  la  nostra  attenzione.  Si  e  di  sopra  nolalo  che 
nel  corso  di  questa  Eruzione  il  gran  Cralere  del- 
1'  Etna  e  state  silenzioso,  e  soltanto  un  fumo  leggie- 
ro  ne'  primi  giorni   di    Setlcmbrc    scaricossi  di  una 


XXV 

cenere    bianchiccia    denlro    quell*  aha  voragine  non 
che  negii  orli  e  ne'  fianchi  esterni  di  cssa. 

In  quanto  al  silenzio  del  craterc,  snrcbbc  esso 
una  prova  in  contrario,  di  quanto  ho  di  sopra  assunto: 
cioe  che  la  materia  lavica  di  ogni  eruzione,  viene 
ionalzata  dal  focolare  sempro  nella  gola  principalc 
del  vulcano  ;  sc  cosi  fosse  dovrebbe  essa  ogni  volla 
scaturiro  dal  cratcre  :  e  se  non  la  lava  stessa  che 
puo  introdursi  nelle  lateral!  fenditure  c  caverne,  che 
la  porlano  verso  i  fianchi  della  montagna,  ainieno  il 
fumo,  come  piii  leggiero  e  tendente  a  porlarsi  in  alto, 
si  dovria  vederc  venir  fuori  della  cima  dell'  i^tna. 
Ma  chi  dice  che  la  gola  di  questo  formidabil  vulcano 
sia  un  canale  perpendicolare  che  va  a  piombo  nel 
focolare  ?  Essa  e  una  sola  al  cerio,  ma  chi  sa  di 
quanlc  tortuosila  non  e  essa  costituita,  se  a  cosi  di- 
stante  profondita  esiste  il  suo  focolare  ?  II  tremuoto 
avverlito  nella  regione  piemontana  piu  che  nolle  prime 
elevate  parti  della  montagna  a  23  Agosto,  e  una 
prova  che  estese  oltremodo  son  le  radici  del  vulcano, 
ed  a  gran  dislanza  si  dilungano  dalla  perpendicolare 
del  gran  cratere.  Chi  sa  quante  volte  non  vien 
cssa  temporaneamente  oslruita  ?  lo  recar  posso  due 
esempii,  molto  calzanti  in  questa  breve  disamina. 
Nel  1804  denlro  al  gran  cratere  ctneo,  un  piano 
orizzontale  ne  formava  il  fondo  (1)  .  Verso  la  parte 
meridionale  di  questo  piano,  si  apriva  1'  ampia  vo- 
ragine del  vulcano,  d'ondc  elevavasi  pcrenne  il  fumo. 
Kl  queir  anno  stesso  una  piccola  eruzione  ebbe  luogo 
denlro  il  cratere,    un  monticello   vi   si   forrao,  dalla 

(!)  Vedi  la  Tav.  nella  Mej).  della  Erui.  del  i809  — 
di  M.  Gcmmellaro. 


XXVI 

caduta  de'  naateriali  delle  esplosioni ,  ed  un  rivolo 
di  lava  corse  a  precipilarsi  nella  cennata  voragine, 
a  non  piu  di  cento  passi  dal  nuovo  tnonticello.  Or 
giunta  la  lava  infocata  a  quella  grande  altezza,  e 
ncUo  stesso  cratere  ove  aprivasi  la  profonda  gora  del 
viilcano,  come  mai  non  venne  per  questa  aperta  ed 
ampia  via,  ed  all'  incontro,  si  apri  una  bocca  nel 
piano  stesso  del  cratere  ed  a  poca  distanza  da  quella  ? 

ISel  1819,  durante  la  eruzione  di  quell' anno, 
avvenne  un  falto  simile  nello  stesso  cratere,  ed  a 
pochissima  distanza  dalla  gola  principale  (I)  . 

I'ub  dunque  il  magno  cratere  dell'  Etna  starsene 
mulo  e  tranquillo,  mentre  una  lava  per  tortuose  vie 
del  condotto  vulcanico  si  versa  da'  fianchi  del  monte. 
Non  dee  quindi  recar  nieraviglia,  se  per  nulla  si  e 
risentito  in  questa   Eruzione. 

Piu  difficile  riuscirebbe  dar  spiegamento  di 
quella  cenere  erultata  dal  sommo  cratere,  quando 
non  si  trattasse  di  opcrazioni  vulcaniche,  e  di  loro 
proteiformi  effctli.  Quanto  studio  non  ricbiederebbeio 
le  puddinghe  che  si  trovano  eruttate  fra'  materiali 
de'  crateri,  formate  di  pezzi  di  lave  di  natura  diversa, 
conglomerate  da  una  pasta  silicea  semivetrosa?  Quan- 
to que'  pezzi  di  trachite  gomitolati  entro  lave  piros- 
seniche  ?  Quanto  quelle  lave,  nella  stessa  corrente, 
ora  compattissime  e  pesanti,  ora  scoriformi  e  leggiere, 
ora  in  lastroni,  ora  in  piccole  masse,  ora  in  forma 
di  ghiaja  e  di  sabbione  ?  Ma  basta  considerare  quali 
alterazioni,  quali  cambiamenti  puo  il  fuoco  vulcanico 
produrre  nelle  recce,  per  non  mettere  a  tortura  il 
cervello  nelle  ricerche  della  causa  di  lanti  fenomeni. 

(1)  Vedi  la  Tav.  nella  Mem,  della  Eruz.  del  1819  — 
di  H.  Gemmellaro. 


XXVII 

La  cenero,  che  due  volte  mi  e  tocrato  osservare, 
presa  sul  cratere  dell'  Etna,  impastala  dagli  esalanli 
vapori,  potca  venire  da  roccia  felspatica  altaccala 
dal  Fiioco  della  soUoposta  lava  incandescente,  e  strap- 
pafa  dalla  violenza  dello  stesso  vapore,  che  produ- 
ceva  la  eruzione  lalerale  ;  e  per  via  di  qualche 
stretto  meato  innalzata  sino  al  sommo  cratere.  Feno- 
meno  non  ordiinrio  al  certo  nell'  Etna  che  da  moiti 
secoli  non  mclte  fuori  rocce  felspatiche  ;  ma  che  non 
e  poi  si  strano  da  recar  mcraviylia  a  chi  e  versalo 
nollo  studio  e  nelle  osservazioni  di  un  vicino  ardcnte 
vnlcano ;  nel  quale  e  manifesto,  nella  plaga  orientale 
del  suo  dorso,  un  sistema  di  rocce  felspatiche,  che 
roinunicar  debbono  colle  viscere  della  montagna. 
Ouella  cencre  inl'alti  ammassata  avca  I'  aspello  di 
una  specie  di  Raolino,  ed  impastata  dal  vapore, 
prendeva,  seccandosi,  una  consistenza  ben  forte  :  e 
lo  stesso  faceva,  quando  triturala  secca,  si  tornava 
a  bagnar  con  acqua  ;  pero  quella  del  1822,  dopo 
asciutta  perdcva  la  coesione,  e  diveniva  polvcrosa  di 
nuovo. 

Poco  c  a  dire  su'  materiali  di  quesla  Eruzione, 
che  sono  della  ^tessa  natura  di  quelli  di  allre  eru- 
zioni,  con  poche  varieta,  come  puo  scorgersi  dal- 
r  annesso  breve  catalogo. 

Sono  stall  qucsti  i  fenomeni  di  un'  incendio  del- 
r  Etna,  che  se  non  puo  considerarsi  fra'  piu  gran- 
diosi,  come  quelle  del  1603,  del  1669,  del  1780  ec. 
certo  e  pero  che  non  c  stale  inferiore  a  lanli  altri 
descritli  dagli  slorici  e  considcrati  come  parlicolar- 
mcnte  rimarchevoli.  Ke  puo  negarsi  aver  deslato 
vero  inleresse,  pc'Juoghi  che  la  sua  lava  percorreva, 
pe'  terrcni    coltivali    che    occupava  e  per  quelli  che 


XXVIII 

minacciava  di  invadere,  non  che  pe'  villaggi  ch'  era 
vicina  ad  incendiare  e  distruggere. 

L'  agricoltura  suUe  falde  dell'  Etna  e  troppo  in- 
nollrata,  bisogna  pur  confessarlo.  I  terreni  vulcanic!, 
quando  sono  dimesticati  dal  passaggio  de'  secoli,  di- 
vengono  feracissimi;  prova  ne  sono  le  taiilc  vicine 
popolazioni  che  vi  si  moUiplicano,  e  vi  prosperano 
a  ineraviglia.  Ma  il  vulcano  reclaaia  i  sudi  dritti  ;  e 
fa  ricordare  all'  uomo  ch'  e  finalmente  un  rischio  il 
fissar  la  sua  dimora  sopra  una  raontagna  dolata  di 
una  specie  di  vita  minerale  ed  aslronomica,  prova 
della  reazione  interna  della  Terra  secondo  Humboltd 
(  Cosmos )  ;  e  piio,  quando  vuole,  vestir  di  nuova 
scorza  la  enorme  sua  massa  ,  poco  curando  quanto 
la  industria  ha  potuto  produrre  sopra  i  suoi  fianchi. 

Simile  alia  belva  feroce,  egli  dormc  talvolta  un 
lungo  sonno.  Nel  suo  riposo  pero  da  tali  segni,  da 
non  far  credere  esser  egli  estinto ;  e  par  che  dica: 
»  io  dormo  e  vero,  ma  se  mi  sveglio  ?  Tremate  pel 
>  voslri  campi  per  le  case  vostre . . . 


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Dacche  fu  letla  questa  memoria  sino  al  fine  del  inese 
di  Novembre,  1'  Etna  ha  conlinuato  a  versar  qualche  rivolo 
di  Lava,  dall'  aperlo  Cratere  Delia  valle  del  hove,  nel  poco 
di  spazio  che  resta  isolato  da  Lave,  in  conlrada  Zappinelli. 
Le  delonazioDl,  i  fumi  carichi  di  arene,  e  le  esplosioni  di 
scorie  ban  proseguilo,  sebbene  con  mioore  energia  ;  e  sembra 
che  non  voglia  per  ora  estinguersi  del  luUo  questa  rimar- 
cbevole  Eruzioue. 


XXIX 

•     MATE RI All  DELIA  ERUZIONE 

Cenere  —  Finissima,  bianchiccia,  eruUala  dal  soinino 
craterc  ;  ivi  impastata  a  guisa  di  ianghiglia  per 
mezzo  de'  vapori  esalanti;  vestiva  di  bianco  i'  in- 
terne, gli  orli  e  parte  del  cono  di  esse  cralere  ; 
discccala  prcnde  una  forte  consistenza. 

Arene  —  minutissima,  nera,  attraibile  alia  calamita; 
raccolta  a  grandi  distanze  dalla  Eruzione. 

ti  —  piu  grossolana,  e  grado  grado  sino  alia  gros- 
sczza  di  un  pisello  :  si  mostra  allora  spongiosa  e 
leggiera  ;  in  tutta  la  plaga  orientale. 

Scorie  —  dalla  grossezza  di  una  mandorla,  sino  a 
quella  di  un  pugno  ;  Icggicre,  spongiose  :  tapez- 
zate  talvolla  di  una  sottilissima  scorza  vetrosa  iri- 
dala  ;  in  tutta  la  valle  del  bove. 

»  —  dalla  grossezza  di  un  pugno  sino  a  quella  di 
una  testa  umana,  ordinariamcnfc  ( senza  parlare 
di  masse  di  grossa  mole,  cbc  a  quando  a  quando 
venivano  eruttale  )  ;  piu  pesanti,  meno  spongiose, 
aspre  nclla  superficie,  compatte  nclla  niassa  —  in 
tiitti  i  niinvi  crateri,  sino  alia  loro  base. 

Lava  —  compatta,  nera,  pcsante,  con  crisialli  di  pi- 
pirossene  alterato,  iridato  nella  superficie  :  scar- 
sissime  laminette  di  felspato.  Essa  era  per  lo  piii 
in  masse  staccale  di  varia  grandezza. 

»  —  sciolta,  a  guisa  di  rapillo,  e  di  grossolana 
ghiaja,  formaia  di  Iritume  scoriforme  aspro  nella 
superficie,  compatto  nella  massa  e  pesante. 

Queste  due  forme  di  lava   costiluivano,   mesco- 
late  insieme,  le  correnti  dclla  Eruzione. 

E/jlorescenze  —  A'  Idroclorato  di  ammom'aca. 
—  in  massa,  di  strultura  fibrosa. 


XXX 

—  incrostante  polverulento. 

—  in  crislalli  regolari  del  sistema  del  Cubo. 

—  isolafi,  0  aggruppati. 

',:    —  disposti  in  serie  ad  angolo  retto,  da  formare 
una  specie  di  rete. 

—  bianchi,  o  giallastri ;  di  raro  verdi  o  bruni, 
aspetto  velroso,  luccicante  nella  fraltura,  sapore 
pungente. 

Di  altre  efflorescenze  si  terra  conto  dopo  finita  la 
Eruzione,  se  i  crateri,  come  suol  verificarsij  nc 
presenteranno.  t'-  .:     i.v;.;    ■,       -   •; 


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INDICE 


Relazione  Accademicn  per  I'  anno  XXVIII  del- 
l'  Acnadcinia  Gioenia  scritta  dal  Socio  At- 
tivo  Siujretario  Generale  di  essa  Andrea  D.r 
Aradas       ......         pag.       3 

Illustrazione  di  due  Tavole,  che  facilitano  la  in- 
teUi(jcaza  delle  piii  difficiU  Teorie  geolo(jiclie 
del  Socio  Profeiiore  Carlo  Geinmellaro     .         »       57 

Monografia  del  Genere  Coroaula  ,  e  Descrizione 
di  alcnnc  allrc  nuove  specie  di  Conchi<ilie 
Siciliaiie  per  il  Socio  Attivo  Andrea  Ara- 
das      .......  yt       57 

Di  taliini  fcnomeni  della  vita  minerale  ,  Breve 
disnminn  del  Socio  Professore  Carlo  Getn- 
mellaro  .......       7.3 

Elogio  di  Carmelo  LanzeroUi  per  il  Socio  Ativ- 

vo  Dotlor  Emmanuele  Fisichella       .         .         ))       98 

SwUo  del  Giornale  della  eruzione  dell' Etna  del 
1SS2  del  Socio  corrispondente  D.r  Giusep- 
pe Gemmellaro         .         .         .         .         .       ))      U3 

Breve  Ragguaglio  dell' eruzione  dell' Etna  del  21 
agosto  /6'o2  dal  Socio  Profes.  Carlo  Gem- 
meUaro »        j. 


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DELL'AGGADEMIA  6I0ENIA 


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DELL' AGCADEMIA  GIOENIA 


Di  SGIENZS  NATURALl 


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SERIE   SECONDA  — TOmO    X. 


Ctttttuxa 

TIPOCRAFU    DEI    REAI.E    OSPIZIO    DI    BEIVGFICENZA 

1854 


CAIHCIIE  ACCADMIIICIIE 

Por  I'anno  WIX  da  llai-gio  18:>3  ad  \\mlo  l^U 


1.  Primo  DiroUorc-D.  Anfrcid  Piinehianco  Inteiidente  della  Provinria 

2.  Soronrto  DircUoro-Prof.  Dr.  Carlo  Gemincllaro 

'.\.  SpiiTclario  (iciicralo -Prof.  Francesco  Tornalicne  Priori'  Cassinesc 

V.  Segrctario  di  Scicnzc  Aatiirali-Prof.  Giuseppe  Antonio  Galvagni. 

.").  Scprctario  <Ii  Scicnzc  Fisichc- Dr.  Mario  Di-Slefano 

t).  Cassicrc-Dr.  Gactano  De-Gaclani 

1.  Direltorc  dcllo  Stanipe-Pad.  D.  Giovanni  Caiici  Cassinese 

S.  DircUorc  del  Gal(in(!lto-Proi'.   Dr.  Andrea  Aradas. 

MEMBRI  DEL  COMITATO 

1 .  Prof.  Dr.  Aniiclo  Bonaccorsi 

2.  Prof.  Dr.  Giuseppe  Zurria 
i{.  Dr.   Barlolonieo  Pcipisardi 

4.  Prof.  Dr.  Andrea  Aradas 

5.  Dr.  Anlonino  lo  Giudice 

♦J.  I'rof.   Dr.   Giuseppe  Antonio  Galvagni 


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CATALOGO 


DEI  SOCII  ELETTI  DAL  MAGC.IO  W6i  AD  AI'RII.E  1«5V  AMVO  XXIX 
DKI.I,'  ACCADKMIA   (ilOEMA 


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I'ATItlA 

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ACCADEMICO 

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DELI,   ELEZIO.VI 

1 

(liuseppc^  Rozzo  .    . 

Palermo 

Onorario 

2r;9 

14  Anrostol833 

2 

Siilviilori!  lioniiino   . 

(lentorlii 

)) 

200 

30  Aprile  1K34 

3 

(iiiiscppc  Henry  .   . 

Washington 

)) 

261 

26  Fel.!)r.lS3'. 

4 

Vincciizd  Lii-Hosii   . 

Calania 

)) 

262 

6  Lnyiio  is;;', 

5  (lidvunni  Di-Slcfiiiio 

t 

)) 

263 

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I$('[i('(l('U()  MiijoniiiM 

1 

)) 

264 

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1 

Miirio   Vill;irc;ilc  .    . 

Palermo 

)) 

26a 

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8 

Francesco  LuiidoliiKi 

;) 

266 

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9 

Anlonio  Alvaro  Pa- 
lerno  I'rinc.  Man- 

(lanelli 

("alania 

» 

261 

j) 

10 

AntiMiio   I'.nl^uarella. 

Tiapani 

Corrispond."' 

60:i 

30  Aprile  lS:i', 

11 

("liiisepjie  l,a  Camera 

Cdlidne, 

)) 

60  i 

miaiigio  IS3  5 

12 

iV'icola  Perla.    .   .   . 

Venafro 

)) 

60:i 

6  Lnjilio  183'. 

1:$ 

Anireld  Cavarra  .  . 

A'olo 

)) 

606 

,) 

I'l 

Salvatore  (jislaldi  . 

Itiposto 

■>) 

601 

)) 

1;; 

Mario  I'iazzi .... 

^erradifalco 

)) 

60S 

)) 

n; 

Frances."  Accordino 

I'alti 

)) 

609 

)) 

n 

(lio.    liallisla    Mas- 

soiie 

Tienova 

)) 

610 

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18 

A.  Massalonjfa.    .    . 

Verona 

» 

611 

)) 

19 

T.    A.   (hieveiine.    . 

Paii^li 

!) 

612 

» 

20 

Aiiih'i'a  iMiiniinl  .    . 

» 

613 

;) 

21 

Aitoll'o  (jor\  .    .    .    . 

)) 

614 

,) 

22 

Francesco    NiinqMe- 

IJM 

1 

» 

613 

/, 

2S 

F.   Iloniolle  .    .    .    . 

» 

616 

"* 

24 

Ciiiiseppe  Manfredo- 

iiia 

>a|>oli 

;l 

611 

)) 

23 

Francesco  I, a  Porta 

Calania 

Collahoralore 

114 

a 

26 

Cainillo   l"erro  .    .    . 

:) 

» 

113 

a 

21 

Pietro  Condorelli    . 

)) 

)) 

116 

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T;  '..  :  II J  : 


•!.    a:    !    ni.'.l.i     r   Ml  ■     l.til 


RELAZ10\E  ACCADEIHCA 

PER  L'ANNO  XXIX. 

DELL' AGGADEmZ A  GIOENIA 


Lelta  Delia  scdiila  del  di  24  Jlaggio  1833. 


DAL  SOaO  ATTITO  SCGRSTAJttO  CEnBBALE 


(^saaaa^i  iia^SiiikS 


tiimiMiMraniiminMrm^ 


,  iv,  WU 


Hoc  opus,  lioc  slud!uDi  parvi  properemus,  cl  anipli 
Si  patriae  \olumus,   si  nobis  viverc  cari, 
]l  Poeta  Venosiho  Epist.  3.   Iih    I 


3. 


^E  ,  come  non  puo  rivocarsi  in  diibbio ,  iiiconcussa 
e  saggia  niassinia  e  qiiclla  ,  chc  nolle  dolle  parole  si 
comprende  dcllo  illnstrc  aulorc  dolla  introdiizione  alia 
Enciclopcdia,  e  chc  io  ripeteva,  e  orniai  nn  aiuio;  se  , 
io  dico  ,  le  scienze  sono  luUe  iitili  all'uomo,  perche  vi 
ha  una  catena  chc  le  unisce  ,  e  per  cni  tulle  a  vicenda 
soccorronsi;  e  sc  dalo  non  e  ad  un  solnonio,  |>ei'  (pianto 
grande  esser  possa  la  potenza  intellelliva  di  hii,  abbrac- 
ciaiT  con  la  niente  la  sfera  illiniitala  dello  seibile,  e  su 
lutli  i  rami  di  esso  estollersi  a  un  tempo  c  toccar  Ta- 
pice  della  ijrandezza,  e  della  eccellenza ;  ne  siei^uc,  oiio- 
randissimi  Signori,  che  per  il  progresso  dello  spirito  u- 
mano,  cliiaro  appalesasi ,  e  non  men  che  forte  e  poten- 
tc,  il  bisoi^no  die  gli  scienziali  vivessero  in  islretla  col- 
ieganza  .  prestandosi ,  del  pari  che  le  scienze ,  scambie- 
M)li  soccorsi  ,  operando  con  uiiita  di  scopo  ,  e  un  tiitlo 
formando  coslituilo  dinnuinerevoli  anelli  come  la  catena 
d'oro  di  Omcro  chc  univa  il  finito  allinlinilo.       ■    u 


—  10  — 

Questa  grandiosa  e  sublime  idea  e  oggi  una  verita 
di  i'atlo.  La  esperienza  I'lia  rivclata  in  tutta  la  sua  vera 
luce,  e  ne  ha  coniprovato  gii  utilissinii  risuUanienli. 

E  di  vero :  se  gii  slabilinicnli  univcrsilarii  diffondono 
la  scienza,  ed  alia  scicnza  educano  gii  uomini ;  le  sotiela 
scientifiche  arricchiscono  lo  scibile,  e  fan  progrcdire  con 
pie  concitato  I'uniano  sapcre  ;  conciossiache  in  esse  gii 
scienziali  inconlransi  e  si  avvicinano,  si  legano  insieme  , 
associando  le  loro  elucubrazioni  ,  lavorando  in  coniune  , 
ooadiuvaiidosi  a  lieenda,  a  viconda  preslandosi  i  niezzi  , 
eomunicandosi  i  lunii  per  iscopo  unico.  E  nelle  aceadc- 
niie  the  gii  argoinenli  discutonsi,  e  fra  il  conllilto  di  o- 
pinioni  discordanii  c  conlrarie  il  vero  riluce ,  e  Y  errore 
slenebralo  rilevasi,  c  si  emenda,  si  corregge,  si  abbalte. 

Fu  verso  la  meta  del  secolo  XVII.  clie  si  conobbe 
un  tanto  vero,  chc  per  il  melodo  di  allora  inlrodollo  di 
perfezionare  le  osservazioni,  raccogliendo  de'falli,  ed  in- 
clinando  cosi  al  posilivismo,  un  cerlo  numero  di  collabo- 
i-alori  si  uni  per  una  stcssa  ricerca,  per  il  medesinio  sco- 
po.  Si  conobbe  il  bisogno  delle  riunioni  scienlifiche  di- 
relle  al  conunercio  delle  idee,  alia  distribuzione  de'lavori, 
al  concorso  degii  ingegni  per  lo  auniento  del  pari,  che 
per  la  diffusione  delle  acqnislale  conosceuze.  «  Si  conobbe 
«  scrivc  rillustre  Davy  che  il  coniplesso  della  nalura  re- 
«  stava  ancora  a  niedilarsi  ;  che  era  d'uopo  dislribuire 
«  quel  coniplesso,  e  che  a  ciascuna  parte  rinianeva  ab- 
«  baslanza  di  utihta  e  di  gloria  ;  e  che  il  tullo  tcnde- 
«  rebbe  cib  non  oslanle  al  bene  coiuune,  che  era  il  pro- 
«  gresso  e  il  perfezionamento  delle  umane  cognizio- 
K  ni  (1)   )). 

Ma  il  vanto,  ina  la  gloria  di  aver  dalo  I'aUuazione 

(I)  Introduzione  alia  Filosofia  chimica  contenente  la  storia  della 
Cliimica  ,  pag.  22. 


—  11  — 

a  qucsto  nobile  proponimonto  spelta  all'  Italia ,  o  Signo- 
ri,  porche  sollo  qucsto  hel  cielo  si  videro  sorgerc  le  prime 
riimioni  dc'dotti.  L'accadcmia  dci  Segreti  die  apri  nel 
secolo  XVI.  in  propria  casa  Giamballista  della  Porta  , 
celebre  medico  e  matemalico  IXapoictano ,  qiiclla  de'  Lin- 
eei  sul  principio  del  secolo  XVII.  e  I'accademia  del  Ci- 
meiilo  sorta  in  Firenze  nel  IGjI,  ambcdiie  crcsiiiile  al- 
I'ombra  del  troiio,  precessero  la  fondazione  della  societa 
Reale  di  Londra  nel  1G(»0,  e  deirAccademia  Realc  delle 
scienze  di  Parigi  nel  KKiG.  L'esempio  ,  molla  possente 
delle  uniaiie  azioni,  eccilo  e  delerniinit  gli  aninii  in  allrc 
parli  del  mondo  incivilito  a  creare  delle  associazioni  scien- 
liflche  e  lelterarie  ;  per  tal  modo  il  gusto  divenne  piii 
puro  per  lo  dibatlimento  e  la  comparazione  delle  idee  , 
(^  si  a|»r'i  uu  canq)o  vaslissinio  ad  ogni  sorta  d  indagi- 
iii ,  e  all'esercizio  libero  ed  illiniitato  delle  facolta  dello 
spirito. 

Sicilia  nostra  ba  veduto  sorgere  in  varie  epocbe  le 
sue  accadeniie  letlerarie  e  seientiflcbe;  ma  tra  per  la  colpa 
de' tempi,  tra  dcficienza  dei  mezzi,  c  tra  imperfezione  di 
slaluti:  o  per  la  scarsa  impnrtanza  delln  s(  opo.  o  si  son 
degenerate,  o  non  jx'rvenule  unqiiiiniai  ad  alio  grado  di 
rinomanzn.  Quella  dei'li  Elnei  londala  in  Catania  dallo 
ilbistre  Principe  di  liiscari  aveva  snile  jirime  oircrio  una 
iniziativa  di  lavori  scientiUci  ,  relativi  al  nostio  vubano 
precipuaniente  ;  ma  non  passo  guari  cbe  ,  sviando  dallo 
scopo  j)r()|(oslo  ,  traniutossi  in  poetica  accadeniia. 

Surgeva  peri*  I" accadeniia  (lioeiiia  per  niostrare  al 
nioiido  scienliiico  di  die  sono  capaci  1(>  nieiili  siciliane  in 
falto  di  sapere,  sorgeva.  e  merer  la  solerzia  ed  opero- 
silii  de'snoi  nienibri  rapidamenle  cresccva.  si  faceva  aiizi 
tempo  adnlla  ,  "misiilei'i'iava.  si  ciniicva  di  nniuireola  di 
gloria  imperitura  e  rivendicava  I'onore  scienliiico  siciliano. 

Ma  qnal  si  In  lo  sco[to  precipiio  di  questa  Societa? 


—  12  — 

Come  pole  giungere  a  si  alto  grado  di  splendida  ripu- 
lazionc?  Voi  lo  sapete,  o  Signori,  e  vero!  3Ia  a  me  piace 
ripctervelo,  perche  il  mio  cuore,  ardentc  di  vero  e  caldo 
amor  palrio,  iion  sa  in  queslo  discorso,  consagrato  alia 
annua  rivista  de'nostri  lavori,  trattenere  il  labbro  e  non 
vi  esorlare  a  mantenere  vivo  ed  inconsutile  in  voi  Taniore 
onde  si  conservi  e  si  migliori  sempre  mai  la  nostra  So- 
cieta. 

Sono  oramai  ventinovc  anni,  o  Signori,  ed  in  quc- 
sto  tempio  della  scienza  ,  soUo  queste  slesse  voile  ,  lui 
uomo  clie,  sebbene  tra  noi  non  nato,  amava  Catania  co- 
me se  patria  gli  fosse,  alzava  forte  la  voce,  parlava  ad 
una  mano  di  dolti,  gli  riuniva  in  vera  societa  scientifica, 
e  gli  confortava  a  ben  mantenere  il  sacro  fuoco  del  vero. 
Egli  al  tempo  stesso  proponeva  il  da  farsi  perche  la  na- 
scenle  Gioenia  qual  pianta  novella,  sfidando  la  bufera  cre- 
scesse  rigogliosa,  e  fiorisse,  e  dolcissimi  prcziosi  frutli 
producesse.  E  d'uopo,  egli  sclamava,  o  Gioenii,  e  d'uopo 
alliiicbe  riusciste  a  guadagnarvi  onore  e  celebrita  clic  ri- 
volgiale  il  pcnsier  vostro,  rallenzion  vostra,  lulfe  le  vo- 
stre  forze  alio  studio,  alia  invesligazione,  alia  illustrazione 
delle  patrie  cose,  delle  preziosita  naturali  che  raccliiude 
quesla  terra  ubertosissinia  e  ricca  di  ogni  maniera  di 
|)rodotli  maravigliosi  della  nalura.  E  tale  si  fu  il  grande 
ed  utile  divisamento  a  cui  diedero  opera  gli  Gioenii;  que- 
slo il  grande  scopo  che  di  asseguire  si  prefissero. 

3Ia,  ban  essi  poi  sempre  manlenuto  un  tanlo  pro- 
ponimento?  I  lavori  di  questa  Societa  hanno  mai  sempre 
mirato  a  si  utile  scopo  ?  Si  o  Signori !  II  mondo  scien- 
tifico  e  stato  testimone  di  questa  condotla  ferma,  invaria- 
bile  ;  di  questa  perseveranza  di  che  vi  han  pochi  esem- 
pii  nella  coltura  della  storia  naturale  patria.  Si  e  difatli 
in  ogni  tempo  studiata  la  terra  che  calpestiamo,  gli  strati 
di  che  e  formata,  la  natura  c  la  composizione  delle  no- 


—  13  — 

sli'C  rocce  ,  la  disposizionc  dci  varii  lerreni ,  i  rcnomeiii 

vulcanologici  del  iioslro  nionlc  ed  i  suoi  prodolli ;    e   lo 

mostrano  chiaro  i  lavori  di  Ui  Oiacoiiio,  Alessi,  Maravi- 

gna,  e  piii  d'ogiii  allro,  i  preziosi  lavori  del  Gcinniellaro 

riverilo  come  il  Neslore  della  Geologia  siciliana.  Si  soiio 

riccrcate  e  descritle  le  pianlc  die  gcnnogliano  e  crescono 

su  qiiesla  lerra,  c  lo  daiino  a  divcdere  le  niemoric    del 

Coseiilini,  di  Scuderi ,  di  Maravigna ,   del  Castorina ,   del 

IJianca  ,   del  Gaelani  ,  e  i  hehnori    del    Tornabeiie,   Si 

sono  raccolli,   sludiali  e  descrilli  gli  aniniali  che  abilano 

il  suolo   della  Triiuu  ria ,  ed  il  tri])lire  mare  che   la  cir- 

conda;  e  noii  solo  i  vivenli,  i  fossili  ancora  ;  e   ne   I'aii 

fede  le  osservazioni  dello  Alessi,  Gemniellaro,  Maravigna, 

Galvagni,  le  mie  ed  altre.  Si  e  sludialo  ben  anco  I'uomo 

della  Sicilia,  le  sue  abitiidini  ,   le  sue  malattic  ,  le  ano- 

malie,  le  moslruosila,   ed  olVroiio  di  tanlo  chiara  testinio- 

nianza  le  memorie  del  Galvagni,  Reina,  Reguleas,  Orsi- 

ni,  Gemniellaro  liglio  ed  allri.  Ae  si  e  trasandalo  lo  slii- 

dio  del  clinia  e  de' varii  fenomeui  atmosferici,  e  di  quanli 

allri  riguardano  Sicilia  nostra. 

Ed  in  (luesl'anno,  o  Signori,  in  quest' anno  vigesi- 
mouono  la  nostra  Socielii  non  si  e  allonlanala  ne  punlo 
ne  poco  dal  suo  proponimcnlo.  Si  e  occupala  dell'ardenlc 
vulcano  sidle  ciii  I'alde  abilianio;  tramandando  cos'i  ai  po- 
ster! dotta  e  I'edele  relazione  dell' ultima  formidabile  cru- 
zione  die  ci  colino  di  terrore  ;  lia  sludialo  gli  animali 
della  Sicilia  nella  dasse  dei  molluschi  viventi,  e  nei  fos- 
sili lanlo  iiccessjirii  alia  Geologia,  e  Tuomo  dell' Etna  nelle 
sue  inalatlie  e  nelle  cause  lopogralidie  e  geognosliclie  da 
ciii  quelle  provengono.  I  lavori  lopogralici  sono  della 
pill  alta  iiiqtorlanza  e  della  piii  evidenle  ulilila.  II  volerne 
per  ))oco  dubilare  si  e  nioslra  d'ignoranza  o  di  presnn- 
zione.  La  iialura  cangia  di  lisonomia  ne' varii  punli  i\('\ 
globo :  e  (juanto  niaggiormenle  complessc   e   perfelle    si 


—  14  — 

ajipalesano  le  sue  formazioni  ,  tanto  piii  svariate,  molli- 
plici  e  solto  diffcrente  aspelto  si  niostrano.  Un  uomo  non 
puo  tuUo  soggettare  alle  sue  indagini,  non  puo  ricercar 
ogni  luogo,  non  puo  portarsi  sopra  tntti  i  punti  del  glo- 
1)0 :  quindi  la  necessita  dclle  descrizioni  topografiche  ,  la 
loro  importanza  ,  la  lore  utilila. 

La  nostra  Accadoniia  ha  falto  in  queslo  anno  anche 
dippiii.  Oltre  i  lavori  topografici  ha  cercalo  di  rendere 
pill  agcvole  lo  studio  dclla  (leologia;  ha  ricercato  il  modo 
con  cui  i  niinerali  si  aggrcgano  c  prendono  delle  forme 
determinate,  regolari,  ed  in  millc  modi  variate ;  ed  ha 
finalmente  conlinuato  la  rivista  de' lavori  zoolocrici  siciliani. 

Eccomi  ora  o  Signori  alle  prove  di  quaiito  ho  con 
licta  fidanza  asserito. 

La  natura  e  scmpre  mai  grande  c  maravigliosa  nellc 
sue  operazioni.  Dalla  piii  alia  monlagna  al  grano  di  sab- 
hia  ,  dall'essere  privo  di  organizzazione  al  vivenle  ,  dal 
vcgetahile  all'animale,  dal  polipo  alluomo,  luori  del  globo 
e  nelle  sue  viscere  prol'onde  ,  in  tutta  la  eslenzione  in 
somma  deH'nniverso  tutio  eccila  la  curiosilii,  la  maravi- 
glia,  lo  slupore.  II  mondo,  diceva  rinunorlale  professore 
di  Upsal  il  principe  de'naluralisli,  il  gran  Linneo,  il  mondo 
e  il  tcatro  dell'  Onnipotente,  die  t'  ofTre  agli  sguardi  una 
inlinila  serie  di  miracoli  che  sono  il  proilollo  di  un  po- 
tere  illimitalo  e  di  una  sapienza  inlinita  con  uno  scopo 
determinalo.  E  se  noi  ammiriamo  in  ogni  esserc  orga- 
nizzalo  un  piccolo  mondo  di  maraviglie,  non  meno  ce  ne 
offrono  quegli  esseri  che  quasi  a  lorto  si  dicono  bruli  , 
e  che  hanno  non  di  manco  scopo ,  azione  e  vita.  Nelle 
viscere  stesse  della  terra  che  ci  soslicne  havvi  una  sor- 
gente  ignota  di  fenomeni  die  ci  sorprendono  e  ci  after- 
riscono ;  e  quando  Tuonio  ne'dciirii  della  sua  mente  tra- 
viata  credesi  di  csscre  divcnuto  il  padrone  deiruniverso, 
al  caso  di  spiegar  tutlo  e  luUo  comprendere.  e  slida  gli 


—  15  — 

eleinenli  e  ronnipolciiza  del  Facilorc  Siipromo  ,  cd  osu 
lalvolld  neU'eccesso  della  sua  enipicla  iiegarne  I'indubi- 
lahilft  csistcnza ;  se  avviene  die  la  terra  si  scuota  e  Ira- 
balli  solto  i  suoi  picdi  ,  o  chc  orreiidaniente  mui^gendo 
si  apra  per  voinitare  torrenti  di  fuoco  die  minacciaiio 
d'iiieenerirlo  ;  allora  sbalordito,  treniantc,  esleneiallo,  e 
conlro  sua  voglia  spiiito  a  riconoscere  la  propria  imbe- 
cillila,  e'l  polere  della  niaiio  suprenia  cbe  lo  lia  crealo. 
Si,  0  Sigiiori;  i  fenonieiii  dei  Yulcaiii  ardenli,  Ira  ({uaiili 
allri  la  nalura  ne  offre  ai  nostri  sguardi  sono  i  piii  slu- 
peiuli  e  i  piii  iiiesplicabili  nel  leinpo  slesso,  e  sommini- 
straiio  iiiesauribile  materia  di  invenzioni,  di  descrizioni  e, 
di  ricerche  ai  poeli,  agii  storici,   a'dolli. 

Tra  i  vulcani  che  ardono  sulla  superfaie  del  globo 
r  Etna  ,  il  quinto  per  grandezza  .  ba  in  particolar  niodo 
allirato  1' universale  attenzione.  E  se  niollu  Irequenti  non 
mostransi  le  sue  eruzioni  ,  perocche  rallivila  de"  vulcani 
e  in  ragionc  inversa  della  loro  mole,  sono  esse  ])ero  gran- 
diose, lormidabili ,  spaventevoli.  L'ullima  avvenula  nello 
scorso  anno  per  la  sua  durata,  per  la  sua  estensione  o 
l)er  i  fenomeni  con  cui  si  e  accompagiiala ,  ba  meritafo 
di  esserne  la  niemoria  traniandala  ai  posleri. 

Aon  erau  peraueo  scorsi  dieci  anni  dacche  (|ueslo 
anlico  I'amoso  vulcano  aveva  aperlo  nel  1843  il  suo  lianeo 
occidenlale  ad  una  Iremenda  enizione  die  miuacciava  la 
rovina  di  Bronte,  quando  nella  nolle  del  20  al  21  ago- 
slo  1852  dall'opposto  banco,  prcceduta  dalTaperlura  di 
una  serie  di  bocdie  di  fuoco  nel  balzo  di  Giannicola  , 
una  non  men  terribile  ne  scoppiava  nel  piano  del  Trifo- 
gliello,  in  mezzo  a  forti  scuotimenti  del  suolo,  a  conli- 
nuo  romoreggiamenlo,  ad  ample  ed  alte  colonne  di  fumo 
carico  di  arene  e  (rinfocale  scorie.  Sgorgando  la  lava 
dall'aperta  voragine  in  istrabocchcvole  (juantita ,  in  poco 
tempo  e  con  rapidita  spaventevole  si  avanza,  e  superando 


—  16  — 

qualsiasi  oslacolo,  sorniontando  monti  e  colline,  colniando 
ampie  vallate,  minaccia  dell' ultima  ruina  la  ridente  co- 
iiiunc  di  Zafiiirana  e  quella  del  Milo.  Qual  si  fosse  lo  spa- 
vento  di  quegli  abilatori,  coslretti,  infclici!  a  vedere  sotto 
i  proprii  ocelli  ardere  c  fiiraare  d'iiicendio  ogni  cosa  di- 
Ictta,  puossi  pill  agevolincnte  comprendere  die  narrarc. 
Abhandonano  in  hrevc  il  caro  liioi>o  die  li  vide  nascere 
senza  iieanco  poler  dire :  addio  terra  dei  miei  padri !  e 
addio  per  sempre!  Oh!  come  tramutossi  in  acerbo  dolore 
la  gioja  del  popol  nosiro,  tripudiante  allora  per  sacra  e 
centenne  rinierabranza !  .  .  .  I\oi  lutti  siamo  stall  leslinioni 
di  questc  scene  dolorose  ,  di  questi  quadri  di  desolata 
jiieta.  lo  stesso  vidi  a  pochi  passi  dello  inl'ocalo  torrcnte 
un  infelice  cadente  veccliio,  ritto,  immobile  ,  appoggiato 
ad  una  siepe,  colle  braccia  conserte  al  seno,  mirare  collo 
sguardo  di  muta  eloquenle  disperazionc  la  ruina  di  un 
podere,  di  cui  gli  alberi  andavano  in  fiamma,  ed  il  fer- 
tile torreno  ricoprivasi  di  aspra  sterilissima  lava.  iXessnn 
raovimcnto,  niun  atlo  moslrava  in  lui  I'atlivila  del  pen- 
siero,  tanio  era  profondo  Tassopimento  d'ogni  facolla  in 
lui.  Quegli  alberi  erano  slati  piantati  colle  proprie  mani; 
(|uel  podere  avea  forniato  la  delizia  di  sua  vita,  era  I'u- 
nico  fonte  di  sua  sussistenza ,  1'  unico  retaggio  pei  suoi 
ligli!!.  Ma  tirianio  un  velo  a  queste  scene  di  desolazione 
e  vengbiamo  a  cio  che  piii  proprio  lorna  al  nostro  as- 
sunto.  ,  i: 

Questa  forniidabile  eruzione  aveva  eccitato  I' univer- 
sale curiosita.  Si  bramavano  da  ogni  parte  notizie  e  schia- 
rimenti.  Le  Accadeniie  della  Sicilia,  ed  alcune  d'ltalia  a 
me  si  volgevano  come  organo  di  (piesia  illustre  Socielii 
per  averne  una  esatta  narrazione.  Ma  in  quel  torno  I'e- 
ruzione  era  nel  piii  alto  grado  di  sua  altivita.  Non  era 
ancora  il  tempo  di  segnarne  I'inlero  corso  di  descrivernc 
i  fenomeni,  ed  osservarne    i  prodotti.    Circolavano  delle 


I 


—  n  — 

notizie  sii  queslo  rlguardo  nc'giornali;  ma  quesle  avvc- 
j^nache  ulili  per  la  parte  slorica  non  polevano  sbramare 
rardonza  dogli  scienziali;  che  ove  riguardar  si  volessero 
come  esallc  ,  veriliere  e  non  esagerale  ,  non  polrebbero 
pero  die  ritiscire  per  la  soienza  di  lieve  inleresse  ;  es- 
scndoclie  per  una  eoniplela  relazione  di  un  lanio  fenomeno 
uop'e  raccoglierc  ed  allenlamenle  disaminare  i  fenonieni 
che  preredono  la  enizione,  e  (pielli  che  I'acconipagnano; 
ed  osservare  ogrii  novila,  e  analizzare  e  descrivere  infine 
i  siioi  |)rodolli.  Ecco  cib  che  dalle  sociela  scienlifiche  si 
domandava  ,  e  dagli  iiomini  che  non  sono  alia  soienza 
stranieri  ;  ed  ecco  cii)  die  si  aspellava  dal  dotto  geolo- 
go ,  dallo  scrulatore  profondo  de' fenonieni  del  vulcano  , 
dal  prof.  Dr.  Carlo  Gemmellaro  il  quale  liunisce  lulte  le 
condizioni,  che  credeva  a  ragione  necessarie  per  poler 
riuscire  in  siffatli  lavori,  I'ilhislre  Faiijas  de  Saint-fond  (1). 
K  L'  esatta  conoscenza  ,  egli  dice  ,  di  quesla  nionla- 
K  gna  (I'Klna)  che  rinchiude  iino  de'piii  grandi  labora- 
«  lorii  della  INalura,  e  riserbata  ad  un  siciliano  che  a- 
{(  biti  la  sua  base,  che  diligentenientc  la  studii  tiitta  la 
«  sua  vita,  che  sia  naluralisla  e  fisico,  e  die  non  si  la- 
{'.  sci  dislorre  ne  dalle  falighe,  ne  dalle  dillicolla  » .  E 
tale  si  e  il  nostro  Socio  nicrilissimo,  il  (|uale  iu  una  delle 
piibliliche  sedule  di  quest' anno  ci  leggeva  il  ragguaglio 
della  enizione  di  die  e  argoniento,  dopo  avere  raccollo 
le  notizie  piii  certe,  trasandando  le  esagerate ,  lasciaiido 
ad  altri  di  occuparsi  della  stalistica  dei  danni  arrecati  , 
ed  aspollaiido  die  il  giornale  della  eruzione  venisse  pub- 
blicalo  (jiiaiido  sarebbe  essa  eslinta.  Egli  ci  fa  dunque 
sapere  die  due  crateri  forniaronsi  dappriina  ,  e  che  non 
lardo  la  lava  a  scaturirc  dalla  base  di  entranibi.  Oiielln 
da  levante  ,   essendo  di  maijiiior   forza  .    lanto   nialeriale 

(1)  Jlineralog.  dcs  Volcans  .  pag.  46j  ,,  4G(>. 


—  18  — 

vcniva  eruttando,  quanto  in  pochi  giorni  ebbe  un  allro 
cono  a  formarsi ;  perche  quel  lorrente  di  fuoco  ,  corso 
in  Ire  giorni  per  ben  selle  miglia  niinacciava  d'ardere  , 
come  si  e  dello,  Zaffarana  ,  e  i  suoi  ferlilissiini  e  deli- 
ziosi  campi,  con  una  fronlo  di  un  niiglio  di  anipiczza  e 
pill  di  due  canne  di  altezza. 

E  ragguagliandoci  il  dollo  socio  di  quanlo  era  av- 
venulo  dal  principio  della  eruzione  sino  a  i\'ovenii)re  nel 
lianco  orientale  dell' Etna,  si  fa  ad  osservare,  che  la  gran 
parte  de'fenomeni  erano  coniuni  con  quelli  di  lultc  le  al- 
Ire  eruzioni :  ma  che  in  quesla  erano  a  nolarsi  la  quan- 
lita  enorme  e  la  lungbissinia  durata  del  fumo  carico  di 
arene,  che  coprirono,  cadeiido,  mi  gran  tratto  di  quelle 
falde  orienlali  ,  ed  in  molli  luoghi  sino  Jill' altezza  di  un 
palnio.  Su  la  qual  cosa  ragionando,  egli  die  versatissi- 
mo  si  e  nel  descrivere  e  spiegarc  i  fenomeni  varii  del 
Mongibello,  crede  doversi  riferire  alia  qualita  della  lava 
erullata,  la  quale  era  di  natura  ghiajosa  anzi  che  no,  e 
latiscenlc,  talclie  con  Iticilezza  esscr  poteva  strappata  dalla 
>iolenza  del  \apore  ,  che  con  immensurabil  forza  veniva 
nella  gola  del  Yulcano  dall'  inio  I'ondo  del  focolare  ,  ac- 
compagnando  e  spingendo  in  sii  la  lava.  Rafforza  egli 
i\\i\  la  teoria  del  suo  egregio  I'ralello,  die  fu  giii  nostro 
rispeltabile  socio  ,  3Iario  (leniniellaro  ,  die  la  gola  del- 
I'Etna  comunicante  col  focolare  e  una  sola,  c  che  tutte 
Ic  eruzioni  vengono  su  per  quella;  e  se  si  fanno  slrada 
pei  suoi  fianchi  ,  avviene  ])er  via  (Idle  interne  gallerie  , 
pclle  caverne  e  pe'crepacci  della  massa  della  montagna. 
Questa  opinione  si  accorda  coll'osservazione  che  forni 
I'argomento  ad  una  inleressante  mcmoria  lelta  dal  Pilla 
alia  nostra  Sociela,  e  che  fu  confermala  dall' immortale 
Humboldt,  cioe  che  ratlivita  de'vulcani  e  in  ragione  in- 
versa  della  loro  mole,  e  quindi  della  loro  altezza, 

Passa  indi  ad   occuparsi    deH'altro   fenomeno    awe- 


—  19  — 

nulo  nei  somnio  cratere  deirEtiia,  in  una  nolle  durante 
I'eruzione,  cioe  di  una  grande  quanlila  di  ccncre  ycnula 
fuori  per  quesla  via,  e  di  natura  diversa  da  quella  delle 
solile  arene,  the  si  rinvcnne  negli  orli  c  nel  cavo  stesso 
del  cralere. 

Inollrc  cgii  propone  un  soddisfacenle  spiegamenlo 
del  siionzio  del  gran  Cralere  per  lutto  il  eorso  della  e- 
ruzione,  e  prova  essere  lal  fenonieno  piii  voile  avvenulo. 

Volendo  infine  dare  un' approssinialiva  idea  della 
quanlila  di  nialeriale  lavico  venulo  fuori  in  quesla  eru- 
zione,  sine  a  tullo  iVovemhre,  ealcolandone  la  superficie 
oceuj)ala  a  sole  cinque  niiglia  quadrale,  e  I'allezza  me- 
dia a  cannc  due,  essa  risulla  2,054,208,000  palmicubi. 

Ma  da  quel  lenqio  sino  al  27  dello  scorso  Maggio 
quella  eruzione  e  conlinuala,  benehe  lenlanienle,  versando 
il  nialeriale  sopra  le  stesse  braccia:  per  cui  quel  resid- 
tamcnto  di  calcolo  dovrebbc  accreseersi  di  mollo. 

In  quesla  dolla  ed  esalla  scienlifica  relazione  cani- 
peggia,  0  Signori,  quella  facilila  e  quella  niaeslria  nel 
nianeggiare  argonienli  di  lanla  diflicilezza  e  grandiosila 
al  UMupo  slesso  :  facilila  e  maeslria  clie  si  acquislnnn  dopo 
lunghe  osservazioni  e  dopo  avere  sludiato  inslancabilniciile 
i  fenonieni  inq»oiienli  di  un  ardenlc  vnlcano  ,  e  dopo  a- 
ver  possediilo  le  conoscenze  piii  posilive  della  (leologia. 
iN'on  inanca  egli  di  accennare  i  prodolli  di  quesla  eru- 
zione e  di  lasciarc  scorgere  chiaranientc  come  nel  fuoco 
centrale  risieda  il  principio  molore  de'vulcani ;  opinione 
oggi  universabnenle  abbracciala  ,  e  die  rilorni)  in  cam- 
po  ,  allorclie  coniincid  a  venir  meno  ,  dcqio  le  preziose 
osservazioni  falle  nciracrocoro  cenlrale  dell' Asia,  da'ce- 
lebri  Ulaprolli  e  Heniusal  ,  i  due  alleli  della  geografia 
dell'Asia  cenlrale,  la  favorila  leorica  della  prossimilii  del 
mare  o  di  un  lago,  come  condizione  essenziale  all'accen- 
sione  vulcanica.   r   Quesla  leorica  del  fuoco  cenlrale  die 


—  20  — 

«  prima  dclle  nuove  esplorazioni  mancava  di  falli   capi- 
«  tali  ,  in  appoggio  ,  ha   ora   ricevuto  una  nuova  forza 
((  dall'assenso  dc' migliori  gcologi  vivcnti  fra'quali  il  ce- 
((  Icbre  llumbolt,  il  dc  Bnch  ed  Elie   di  Beauiiionl  che 
((  possono  riguardarsi  conic   i   campioni  di  essa  (1)   «. 
Or  non  solo  per  i  fcnomcni  stupcndi  dclle  sue  for- 
midabili  eruzioni,  ma  anclic  pe'suoi  prodotti,  I'Elna  ar- 
resla  forlemenle  I'aUenzionc  de'naluralisli.  Yero  si  e  che 
lali  prodotli  orillognoslici  sono  ben  pochi  in  confronlo  a 
quelli  che  alia  scicnza  mineralogica  somminislra  il  Ycsu- 
vio  ;    ma  e  ben  vero  il  dire  che  non   sono   tulli    ancora 
ben  conosciuli  e  dcscrilli.  IVon  e  da  negarsi  che  il  chia- 
rissimo  Maravigna  abbia  a  laruopo  impiegalo   diligenlis- 
sime  ricerche  c  mollo  studio  ,  e  che  sia  riuscilo  ad  ar- 
ricchire  di  mollo  il  calalogo  orillognostico  elneo;  raa  in 
oggi  la  sua  oritlognosia  elnea  abbisogna   di   aggiunzioni 
e  di  aumenlo;  e  sccondo  le  belle  osscrvazioni  falle  suUc 
specie  mincralogiche    del   nostro  vulcano    dal   bcncmcrilo 
noslro  socio  D.r  Gaelano  Giorgio  Genimellaro  qucste  ag- 
giunzioni da  farsi  non  saranno  poclic,  ne  di  lieve  impor- 
tanza.   lo  sono  a  conoscenza  de'lavori  e  dellc  scovcrlc  falle 
da  questo  giovine,   onde  ho  corla  fidanza   che    I'Accade- 
mia  nostra  avra  di  che  lodarsi  per  avcrlo  ascrilto  nel  no- 
vero  de'suoi  membri  atlivi  ,    pcrclie  trovera  in  lui  il  fu- 
luro  sostegno  degli  studii  niincralogici  fra  noi;  ed  ollre 
a  cio  che  di  raro,   e  di  nuovo  ha  egii  rinvcnulo  nc'vul- 
cani  cslinli  del  Val  di  IXolo,  ha  trovato  neirEtiia  la  3Icl- 
lilite,  il  Solfuro  di  ferro  di  forma  cubica  ,   c    del   Clori- 
dralo  d'Ammoniaca  la  forma  cubica  ,  la  varieta  dodicae- 
dra  rcmboidale,  forma  non  facile  a  riconoscersi,  giacche 
i  crislalli  son  mollo  allungali  nel  senso  di  una  hnca  che 


(1)  II  cliiarissimo  cav.  Ferdinando   De  Luca — IVuove  conside- 
razioni  su'Vulcani  e  sulla  loro  cagionc  ,  pag.  5. 


—  21  — 

coiighmgc  duo  angoli  Ictraedri  opposli  ,  c  laleralmente 
solcali  d'aiii;oli  diodri  riciilranti,  ed  il  Diniorfisino  dello 
slesso  Cloridralo  d' Ammoniaca  niiovo  del  liiUo  nella  scienza 
inincralogica. 

Cosi,  loriiando  al  proposilo  noslro,  i  vidcani  ardeiili 
nioslrano  ancora  chc  sc  runivcrso  e  il  teairo  doUa  na- 
Uira,  il  siio  lahoralorio  e  nel  seno  slosso  del  gloLo;  mo- 
slrano  che,  sc  indeholita,  non  e  ancora  eslinta  (picUa  po- 
lenza  iiie.splicabile,  (|iicl  priiicipio  inolore  allivissiino  da 
cui  dirivarono  in.  gran  parte  i  grandi  sconvolgiiiienti  della 
terra  ,  alloraqnaiido  i  vnlcani  in  niimcro  stragrande  ,  e 
forse  con  incessante  allivita,  sollcvarono  c  rnp})ero  la  cro- 
sla  del  globo,  forniarono  nionlagnc,  allcrarono  le  rocce, 
e  niille  allri  fenomeni  niaravigliosi  prodnssero.  Quelli  chc 
tullora  brnciano  allcnlamente  sliidiati  risdiiarano  le  piii 
grandi  quislioni  gcoiogiclie  ;  conciossiaclie  lo  studio  dei 
vulcani  non  pub  sconipagnarsi  da  quello  delle  varie  fasi 
e  de'varii  period!  gcologici.  Chc  sc  un  tempo  lo  illuslre 
lireislaik  scriveva  chc  «  1' influenza  de' vulcani  c  la  loro 
«  sfera  di  azione  sono  limitatc  a  piccole  distanze,  e  cir- 
((  coscrillc  in  un  ccrchio  si  strelto,  chc  divcngono  im- 
'(  perccllihili  in  confronlo  alia  superhcic  terrestrc  >  (1); 
il  Pallas  jxTo,  rilamillon,  Doloniicu  e  Delhuc  |)rcsero  a 
dinioslrarc  il  conlrario,  cib  che  in  scguilo  hi  pienaniente 
conlcrnialo  c  |)rovalo  dai  somnii  Ihuuholdt  c  dc  Huch. 
Fu  allora  che  lo  studio  dc' vulcani,  uou  liniitandosi  ai  soli 
cffetti  cd  alia  sola  disauiina  delle  soslanze,  diro  cosi,  c- 
scrcnuMitizic,  si  vcrsit  di  ])roposito  sulla  riccrca  dcllo  loro 
cause  in  ra|»porlo  allc  loro  cousegucnzc  e  a  tutt'altri  fe- 
nomeni iicolo^ici. 

«   In  mezzo  ,  scriveva  I'cgrcgio  Lcopoldo  Pilla  ,   al 
«   grandc  movimcnto    che    da   qualche    tem|)0    anima    gli 

(1)  Inlroduzione  alia  Geologia? 


—  22  — 

«  sludii  geologici  e  nel  \ecchio  e  nel  nuovo  conlinente 
«  non  v'ha  clii  non  vegga  chc  gli  spirili  sono  di  tanio 
((  rivolti  ad  csaminarc  c  frugare  per  ogni  lato  i  terreni 
«  vulcanici  di  quanlo  per  lo  innanzi  n'erano  distratli  e 
((  poco  curanli.  E  piio  ben  dirsi  die  tre  quarli  dell'e- 
«  difizio  geognoslico  poggiano  oggigiorno  siille  conosccnze 
«  che  le  ricerche  di  (|uei  terreni  ban  soniniinislralo  alia 
«  scienza,  e  su  le  considerazioni  che  Ic  niedesimc  han 
i(  fatlo  sorgcrc  (1)   ». 

Non  e  da  niaravigliare  adunque  che  il  chiarissimo 
.socio  prof.  Carlo  GeninicUaro  abbia  per  tiilla  la  sua  vila 
porlalo  un  esame  altento,  vigile  e  conlinualo  sul  nosiro 
vulcano.  Lo  sludio  del  quale,  come  degli  allri  monti  i- 
gnivonii,  c  nccessario,  ed  anche  indispcnsabile,  come  di- 
ceva  lo  slesso  Pilla,  «  meno  forse  per  quel  che  riguarda 
«  essi  stcssi  ,  che  per  la  luce  chc  possono  riverberare 
((  sulle  controverse  quislioni  geologiche  »  (2).  E  ben'e- 
gli  (il  Gemmellaro)  ba  dato  non  dubbie  prove  di  sue  e- 
stese  conoscenze  nella  geologia,  di  che  tante  chiare  te- 
slimonianzc  abbiamo  nelle  sue  opere  universalmenle  lo- 
date,  cd  in  una  ultima  memoria  lella  in  queslo  anno  alia 
nostra  Socicta  ha  enii  racchiuso  la  illustrazione  di  due 
lavole  in  cui  si  comprendc  la  spiegazione  de  piu  mipor- 
lanti  fenomeni  geologici,  ed  ba  diniostrato  sempre  piii  il 
da  me  detto,  cioe  che  lo  studio  dc'vulcani  e  indispcn- 
sabile alia  geologia,  e  la  gran  parte  nc  coslituisce. 

La  giacilura  delle  varie  rocce  nettunichc  della  cro- 
sla  del  globo ;  la  inlrusione  di  quelle  pirogeniche  altra- 
verso  delle  prime ;  la  cessazione  della  loro  comparsa  a 
date  epoche;  I'attuale  esistenza  dei  soH  vulcani  trachitici 

(1)  Ceimo  storico  sui  projrressi  della  Orittognosia  e  della  Gen- 
i,'rafia  in  Italia  ,  cstrallo  dal  Giornale  iiitilolalo  il  Progresso  delle 
Scienze  delle  Letlere  e  delle  Arti.  pag.  138. 

(2)  Cenno  storico  ;  loc.  cit. 


—  23  — 

c  pirosscnici;  raltcrazionc  delle  rocce  al  conlatto  di  quelle 
(J'igiica  forniazionc  ;  la  inclinazionc  degii  slrali  ;  le  ca- 
vernc,  ed  ogni  allro  fenomcno  gcologico,  si  vcde  chiaro 
e  liicidamenle  csposto  in  quelle  tavole,  Ic  quali  quantd 
possano  riuscire  di  facile  giovameuto  alia  inlelligenza  nello 
studio  dclla  geologia  ,  si  puo  a  prima  giunla  scorgere 
fuori  di  ogni  mcnonia  dubilanza.  '■ 

Nella  prima  divide  egii  la  crosla  della  terra  in  su- 
periore  ed  inlcriore  ;  cliiama  la  prima  iposlcnka  ossia 
sedimentaria ,  e  in'otoyojiica  la  seconda;  cioe  formata 
prima  ;  nella  ijwslenica  quindi  si  raccliiudono  lutle  le 
formazioni  nellunichc  ,  le  pluloniche  nella  protofjenicM. 
Le  rorniazioiii  neltuniche  sono  divise  coi  conosciuli  nonii 
di  terreno  primilivo,  di  Iransizione,  secondario,  lerziario 
diluvialc  e  moderno.  Le  rocce  delta  proUxjcnica  ,  son(t 
(luelle  di  origine  ignca,  come  il  Granite  ,  la  Sienite  ,  il 
Scrpenlino,  il  Porlido,  il  Trapp  cc.  Queste  rocce  si  ve- 
dono  inlrodotte  negli  strati  netlunici,  ma  quasi  tutte  non 
oltrepassano  il  terreno  secondario.  II  Tapp  giunge  al  ter- 
ziario ;  il  Basalto  al  diluvialc.  A  spiegare  poi  come  que- 
ste rocce  non  sono  andalc  ollre  ,  e  die  le  sole  ancora 
erulUile  da'vulcani  sono  la  trachile  e  la  lava,  lia  egli  ili- 
sposto  in  niodo  le  linec  di  queste  due  rocce,  die  la  Ira- 
cliite  apjiarisce  formata  a  spese  dclle  rocce  felspatiche  , 
e  la  lava  a  spcsc  di  quelle  pirossenidie  ;  e  nel  tempo 
stesso  manifesla  si  rende  la  crescente  doppiezza  della 
scorza  ti'rrestre  jier  la  parlt;  die  guarda  il  nucleo  inln- 
calo  del  (ilol)O.  .      .' 

Quesia  lavola  tutla  originale  e  jiropria  del  nostro 
socio  non  pui)  non  rigiiardarsi  come  veraniente  utile  alia 
intelligenza  dclle  piii  dillicili  tcorie  geologiche. 

Oasla  giiardar  sulla  seconda  per  jjersuadersi  a  colpd 
d'ocdiio  come  la  indinazione,  il  dislogamenlo  degli  slrali 
nellunici,  e  quindi  I'allerazione  dclle  loro  rocce,  e  le  ca- 


—  24  — 

verne  si  debbono  alia  inlrusione  delle  rocce  pirogeniche. 
A  far  conoscere  che  quesla  seconda  caria  non  e  per  nulla 
ipotelica,  cila  il  nostro  chiarissimo  Socio  quclla  dcllc  Alpi 
del  Tirolo  che  il  sig.  Scroope  pone  di  centro  al  fronle- 
spizio  della  sua  opera — Considerazioni  sii  i  vulcani.  Lon- 
dra  1823,  —  e  dalla  quale  k  resulla  evidente,  che  il  por- 
«  fido  avca  innalzato  le  straliflcatc  roccc  secondarie  del 
K  gres  rosso  e  del  calcario  conchigliarc,  c  la  vallc  di 
«  Fassa  si  era  da  quel  soUevamenlo  formala.  La  soprav- 
(  venienza  del  basalto  ha  roUo  c  rialzato  il  porfido  al- 
ec I'altezza  di  S.  Pellcyrino,  ed  ha  cangialo  in  Dolomite 
«  il  calcario  conchigliare  che  formava  le  allure  di  Sas- 
«   sovernale,  di  Rosengarten  e  di  Schlcra   ». 

Or  se  grande  e  niaeslosa  nalura  si  moslra  nelle  vul- 
canichc  accensioni,  e  ne'calaclismi  varii  che  ha  sulnlo  la 
crosta  del  giobo,  non  meno  iniponcnle  e  maravigiiosa  ap- 
palesasi  nelle  svariale  e  niolliplici  condiinazioni  ininera- 
logiche  che  ad  ogni  passo  inconlransi  suUa  superlicie  della 
lerra.  Quel  pero  che  a  queslo  riguardo  piii  colpisce  i 
sensi  ,  e  che  riesce  arduo  e  malagevolc  a  comprendersi 
si  e  il  gran  fenonieno  della  crislallizzazione  de' mineral!, 
di  cui  la  causa  genetica  e  sconosciula.  Al  vcdere  il  modo 
con  cui  essi  crislallizzano,  le  forme  regolari  e  costanti 
che  assumono,  le  leggi  che  regolano  tuUe  le  modificazioni 
secondarie  delle  forme  primitive,  io  sono  slato  mai  sem- 
pre  lenlato  di  credere  che  il  fenomcno  di  crislallizzazione 
sia  un  inizio  di  oreanizzazione  o  meoHo  un'or"anizzazione 
rudimentaria,  che  fornii  forse  il  j)assaggio  ai  i)rolorga- 
nismi  vegelali ;  conciossiache  la  nalura  non  cammina  per 
sallo;  I\atura  non  facH  saUum;  luUo  e  gradazione,  lullo 
e  progresso,  lullo  e  catena.  Le  divisioni  non  sono  tanto 
nella  nalura  quaiilo  nella  noslra  niente  che  non  puo  ab- 
bracciare  inlinili  oggelli  senza  il  soccorso  della  dislribu- 
zione  e  della  classilicazione.    II  lermine    di  una  serie    di 


—  25  — 

ronnazioni  naturali  c  il  comincianiento  di  un'allra.  II  re- 
gno inoi'f^anico  si  loga  al  regno  organico,  ed  il  vegela- 
hile  all'animale;  c  se  alcuna  vi  ha,  esisle  solo  Ira  I'L'- 
rangnlang  c  I'uonio,  ed  e,  grandc  inimensurahilc  lacuna, 
CM  (he  ha  fallo  dire  alio  ilhistre  Cams  ehc  non  solo  evvi 
il  mondo  deniinerali.  ipiello  dei  vegelahili,  (jiiello  degii 
aniniali,  nia  iin  allro  aurora,  il  mondo  delluonio. 

Ma  se  io,  ripeto,  son  quasi  spinlo  ad  amnietlere  un 
embrione  di  organizzazionc  pe'minerali  crislallizzati  ,  il 
nosiro  cliiarissinio  socio  Prof.  Gemniellaro  in  una  sua 
liellissinia  niemoria  supjione  in  essi  una  specie  di  vila  , 
chc  si  rivela  nel  gran  lenomeno  della  crislallizzazionc. 

Seguiamo  per  poco  il  nosiro  socio  nellc  sue  osser- 
vazioni. 

Uiandando  cgii  i  fenonieni  della  crislallizzazionc,  il 
niodo  di  forniazione  delle  vene  nc'calcarii,  c  la  forma  che 
assume  lArragonite  in  lalune  rocce  vulcaniche  ,  ha  cre- 
dulo  poler  chiaramenle  scopi-ire  non  esser  quei  fenonieni 
dovuli  alia  sola  alfinila  di  aiiiirei-azione,  ma  chc  un'allra 
forza  vi  ahhia  presiedulo  ,  che  dir  dovrchhesi  vita  mi- 
uerale.  Analizzando  infalli  in  che  consisle  la  vila  ,  Irova 
che  in  quesla  polenza  liavvi  una  gradazione  dipendenle 
dalla  maggiore  o  minore  pcrfezione  delle  |»arli  de'corpi 
(tv'e  manifesla;  e  quindi  emineule  e  il  suo  grado  nelTuo- 
nio,  ove  sla  inlimanienle  connessa  collanima  immortalc; 
nel  reitno  or"anico  in  iicnerale ,  colla  stessa  gradazione 
e  snperiore  negli  auimali  di  (pianlo  non  lo  e  ue'vegeta- 
hili,  linche  negli  idlimi  aiielli  delle  piaule  cellulari  si  rin- 
viene  il  passaii'ijio  a'crislalli  del  reiiiid  oryanico. 

In  (piesli  infalli  allro  e  raggregamenlo  che  snccede 
sollo  le  leggi  deiraniuila  ,  e  hen  diverse  di  (piello  che 
vi  delermina  la  forma  rei>olare  ;  ed  avendo  il  nosiro  so- 
cio  dclinilo  la  vita  —  la  forza  chc  manlicne  il  movimenlo 
spontaneo  ne'corpi  —  si  accinge  a  trovarc  una  s])onlaneita 


4- 


—  26  — 

nel  movimento  che  richiama  le  melecole  pure  della  calce 
carbonala  dal  tumulUiario  mescolamento  dclle  parlicclle 
del  calcario,  per  forniar  Ic  vene  di  spato,  ncl  tempo  che 
per  affinila  di  aggregazioiic  prendeva  consistenza  la  massa 
inipura  di  qucUa  roccia.  Prova  Gnalmente  ,  cogli  esein- 
plari  delle  rocce  innanzi  gli  occhi,  la  contemporaneila  del- 
Tarragonile  alia  forniazioiic  ignea  della  lava  cellulare  the 
la  racchiude  ,  aceordando  al  fuoco  anche  la  facolla  di 
sciogliere  ne'loro  elemenli  le  rocce,  e  facilitar  miove  di 
loro  combinazioni  sotlo  I' influenza  della  slessa  vita  mi- 
nerale. 

Chiiide  egli  la  sua  dolla  disamina  osservando  che 
se  comparar  si  volesse  la  vita  quale  esiste  negli  organici 
de'generi  superiori  con  quella  de'niinerali  ,  quest' ultima 
scomparirehbe  e  si  annienlerebbe  del  lutto.  Ma  che ,  se 
una  gradazione  si  ammetle ,  come  ammetter  si  dovrebbe, 
si  vedra  allora  che  una  vita  ha  preseduto  alia  cristalliz- 
zazione  de'  minerali ,  alle  vene  delle  rocce ,  non  polendo 
la  sola  aflinila  di  ai'i'Teiiazione  dar  forma  rceolare  c  de- 
terminata  alle  molecole,  e  movimento  spontaneo  agli  ele- 
menli delle  rocce. 

Or  di  voi  chi  non  vede  o  Signori  di  quante  belle 
novita  si  sia  arriccbita  la  scienza  colle  tre  elaboralissime 
memoric  che  in  quest' anno  ha  comunicato  e  letto  alia 
nostra  Societa  I'infalicabile  professore  Gemmellaro  ?  Ba- 
sterebbero  esse  sole  ad  impreziosire  un  volume  accade- 
mico.  3Ia  la  Gioenia  ha  rivollo  ancora  la  sua  altenzionc; 
e  le  sue  ricerche  sul  regno  organico  aniniale  e  sulluomo 
ancora.  La  zoologia  Irascurala  per  lunghi  anni,  riputata 
in  generale  scienza  di  lusso  e  di  mero  capriccio,  forma 
oggi  argomento  grave ,  utile  ed  importante  degii  studii 
e  delle  lucubrazioni  de'dotti.  lo  ragionai  altra  volta  del- 
r  utilila  di  questa  scienza ;  ora  mi  limito  solo  a  dire  che 
in  coraprova  di  quanto  io  asseriva   posso  addurre  ,    che 


—  27  — 

in  Pariifi  una  caltcdra  tli  zoologia  e  stata   crcata  appli- 
cata  alia  induslria  cd  alia  paslorizia,   c  che  e  stala  alli- 
dala  all' ocroi>io  Siff.  Baudoniont.  Tanle  sono  crandi   ed 
estcso  Ic  a|i|)li('azioiii  clic  si  possono  fare  di  (juesla  scien- 
za !  Tra  iioi  sono  ancora  pochissimi  i  collivatori  di  essa, 
nia  (la  clic  I'Oltinio  od  Augusto  Principe  clic  regge  i  no- 
stri  deslini  si  o  dognalo  ordinarc  per   la  noslra  Univer- 
sila  lo  slahilinienlo  di  una  caltedra  di  zoologia,  nuova  e<l 
uiiira  per  ora  in  Sicilia,  alfidandola  allc  mic  deholi  for- 
ze,   io  ho  vednlo  eccilarsi  ne'giovani  islruiti  della  nostra 
|)alria  tulto  lo  inipegno  e  I'ardore  desiderabilc  per  lo  stu- 
dio, ed  il  progresso  di  questa  nohile  ed  utilissinia  scien- 
za.  .llolti  lavori  pert)  sono  stall  pubblieati  in  uu  certo  pe- 
riodo  di  tempo  da'poclii  zoologi  nostrali,  e  the  sono  stati 
in  gran  parli-  esposti  nel  niio  ])rospetto  della  storia  della 
zoologia  di  Sicilia  nel  secolo    XIX.    II    chiarissimo    Sig. 
Bianconi,  professorc  di  storia  naturale  nella  I'niversilii  di 
Bologna,   ha  preso  a  pubhlicarc  un  rendiconto   periodico 
de'lavori  reialivi  a  (juestc  scienze,  i  quali  vedono  la  luce 
in  Italia  ed  in  Sicilia  noslra.  Ei  da  nn  esleso  snnto  della 
inia  opera  sopra  accennala  in  una  Icllera    dirella  al   no- 
slro  ris|)etlabile  socio  Padre  Letlore  I),  (liaiuballisla  Cal- 
leranie,   caldo  aniatore  dellc  cose  naturali.  Esprime  la  sua 
inaraviglia  per  le  tante  produzioni  zoologiche    de'natura- 
li^li  siciliani .  in  gran  parte,  sono  sue  parole,  ignorate 
daglllaliani  slessi  e  clic  del  tutto  giuugeranno  nuovc  a- 
gli  ollrainonlani. 

Io  ho  cdiilinuato  o  Signorl  i  niiei  lavori  zoolngici. 
Aero  e  che  per  maucanza  di  uiezzi  e  di  libri  io  uon  posso 
dare  ad  essi  tutta  quella  esaltezza  e  perfezione  che  sa- 
rebbe  desiderahile  e  necessaria  benanco  ]>er  il  I'acile  a- 
vanzamento  della  scienza  ;  ma  quaiulo  un  uomo  si  ad- 
dossa  tullo  (|nel  peso  che  posson  gli  omeri  suoi  soppor- 
tarc :  quando  la  il  possibile  per  illustrare  le   patrie   co- 


—  28  — 

se,  per  contribuire  al  patrio  dccoro  e  senza  ricompensa 
di  sorta;  non  ha  cnli  il  diritto  ad  oUenere  se  non  la  lode 
I'approvazione  alnieno  dc'suoi  connazionali  ? 

Or  e  per  queslo  scnlimenlo  die  io  ho  duratq  lun- 
ghc  fatiche  per  i  progress!  dclla  zoologia  fra  noi.  E  per- 
cio  die  ill  quest' anno  ho  conlinualo  il  prospello  dolla  slo- 
ria  di  quesla  scienza  in  Sicilia  ,  ed  altre  due  meniorie 
ho  Icllo  alia  nosira  Accademia  di  zoologico  argoniento. 
iXella  prima  si  conliene  la  monografia  del  genere  Coro- 
nuJa  seguita  dalla  dcscrizione  di  akune  specie  nuove  di 
luollusehi  della  Sicilia.  In  riguardo  al  genere  Coromda, 
che  oggi  pill  non  apparliene  alia  I'amiglia  demolluschi  , 
ma  che  con  gli  allri  cirri]iedi  cosliluisce  una  sotto  classe 
dc'croslacei,  il  Sig.  Philippi  ne  rapporta  una  sola  spe- 
cie ;  la  Coromda  Imscxlobala,  cioe ,  di  Blainville ,  con 
la  quale  I'egregio  Kivona  padre  formo  il  suo  genere  Co- 
lumelUiui^  che,  sccondo  le  mie  osservazioni,  reslar  dcve 
nella  scienza.  Ed  io  ne  ho  aggiunte  aUrc  due,  una  fos- 
sile  la  Coromda  diadema  di  Lamarck,  e  I'allra  vivente 
la  Coromda,  iesludimiriu  dello  slesso  aulore.  Le  specie 
del  lullo  nuove  da  iik;  descrille  sono  la  Svalaria  Cde- 
di,  la  Vohila  CaUoramii,  YAdialma  yiUamjvac,  il  31u- 
rex  Uofiideae  ed  allre. 

Con  Tallra  meniona  ho  conipiulo  le  mie  aggiunte 
ed  osservazioni  all'  opera  malacologica  del  cliiarissimo  Phi- 
lippi, dcscrivendo  molle  specie  nuove  per  la  Sicilia;  cioe 
da  allri  non  rinvenute  liiiora  sia  nei  noslri  mari,  ovvero 
ne'varii  lerreni  della  nostra  Isola.  Cosi  le  principali  so- 
no: la  Patella  Rouxii,  Payr.  fossile;  la  Bulla  inmcaia. 
di  Adams,  fossile;  la  Succinca  Pfidj^'eri  di  Piosnias:  fos- 
sile ;  la  Uissoa  vemista  Phil,  vivenle  ;  il  Fossarus  co- 
status  (iAi'erita)  Broc.  fossile  ;  il  Solarium  pseudoper- 
spectiviim  di  Broc.  per  la  prima  volta  vivenle :  la  Pleu- 
rotoma  simdis  Biv.  vivente  e  fossile.  Fossili  del  pari ; 


—  29  — 

il  Triton  mnccHinum  (Murex")  di  Roissy;  il  Triton  vi- 
perinnni  Lak ;  il  Troihus  filosns:  IMiil. ;  W  Fusus  mi- 
iraeformis  (^3Iurcx)  Bi'oc. ;  il  Fmm  polijfjonus  di  Lak; 
la  IHcurotiimn  dolon.  Sow.  ;  il /'"u.SM.s  .scr/Zor/.s.  (3Iun'\) 
Hroc.  ;  la  Cussidaria  striata  (Cassis)  Sow.;  la  6'o.s.s/.s 
rotnndata,  Dcfr. ;  il  Cerithium  mixtum.  Defr. ;  il  Co- 
rithium  ruricomm.  IJroc.  ;  cc.  con  alcunc  corrczioni  e 
dilucidamciili  noii  iiuilili  per  la  scicnza. 

Op  liille  1(^  ricorclic  del  naliiralista  clic  indaya  la 
ragioiic  dciiuilaiiu'iili  the  il  Oloho  ha  subilo;  die  assc- 
gnu  a'vaiii  toirciii  rcpoca  di  loro  roniiazioiic ;  clic  sogna 
i  I'ciionu'iii  dollc  acct-nsioiii  vukaiiiilic,  clic  sf'orza  la  iia- 
tiira  a  svclargli  il  niistcrioso  motore  di  qucslc  grandiose 
e  lenibili  di  lei  0])crazioni  ;  die  analizza  ,  sconipone  e 
riconipone  i  niinerali;  clie  scorge  nella  loro  cristallizza- 
zione  uii  cnibrioiie  di  individualila  e  di  vila  ;  clie  trova 
un  |)iinlo  di  leganie  tra  cssi  c  gli  csseri  organici  vcgc- 
tabili  :  clie  amiiiira  inline  in  questi  pronunciata  giii  I'e- 
sislcnza  individuale  c  1"  essere :  c  ne  sludia  la  organizza- 
zione,  le  \arie  gradazioiii  della  loro  vivenza,  il  loro  pro- 
gressivo  sviluppo  sino  a  conl'ondersi  col  piotorganisini 
(leiraninialilii,  liitte  qnesle  io  dico  ricerclie.  c  gli  sludii 
ancora  le  mcdilazioni  del  zoolo^o  sulla  i'altura  svariata  e 
molliplice  degii  animali  ;  sul  loro  grade  progrcssivo  di 
SAiln|ipanieiilo  delle  orgaiiizzazioiii  animali  piii  semplici 
alle  piii  roniplesse;  Inlli  (piesli  sl'orzi,  quesle  Incnljiazioni 
tender  dcvono  ,  come  raggi  ad  nn  ceiilro ,  all"  iilile  ,  al 
henessere,  al  niiglioraiiinito  .  alia  felicila  deHnoino  ,  di 
qiieslo  esser(,'  |iri\ilrgialo,  a  ciii  il  Suj)renio  Fallor  del- 
r  universo  voile  inq)ronlarc  lo  splendor  del  siio  \ollo  , 
per  il  (piale  Inllo  c  slato  crealo,  e  clie  rappresenla  1"  o- 
pera  [»iii  bella  uscila  dalle  inaiii  del  Crealore.  .\on  parlo 
del  vanlaifiiio  die  a  lui  arreca  lo  sUidio  deiili  animali  , 
de'vci-elabili,  de' niinerali.  die  cio  e  nolo  sino  a'volijari: 


—  so- 
ma studiar  si  deve  ancora  ed  attcnlamentc  la  influenza  ehe 
esereilano  su  lui  il  clinia  cd  il  suolo;  condizioni  chc  niodi- 
Ccano  il  suo  tempcramcnto  fisico,  e  conseguentcmcnle  il  suo 
caraltcre  morale,  e  die  inducono  ncl  suo  organisnio  dei 
mutamenti  talora  poco  sensibili  ed  alle  volte  pronuncia- 
tissimi. 

E  SI  ;  chc  r  influenza  del  suolo  e  sommamcnte  atla 
a  delerniinare  lo  sviluppo  di  molte  infemiila  die  afllig- 
gono  la  specie  umana;  ed  il  cliiaro  socio  professore  Giu- 
seppe Antonio  Oalvagni  in  una  memoria  lelta  in  queslo 
anno  alia  nostra  Accademia  ha  di  cio  fornilo  hrillantis- 
sima  prova.  Quesla  memoria  forma  parte  del  saggio  di 
Geografia  medica  della  Sicilia  ,  lavoro  interessanle  come 
ogni  altro  di  cui  ha  arricchito  i  noslri  volumi,  e  contiene 
la  esposizione  di  una  malaltia  nuova  per  la  cagione  da 
cui  procede  nella  Sicilia  ,  nella  scienza  nuovissima  ,  che 
viene  dallautore  appellato  Mefilismo  endemico  etneo  ,  e 
che  si  costituisce  di  una  ematosi  deficiente  e  di  un  at- 
lossicamento  del  sangue  per  effluvio  deletcrio  die  svol- 
gesi  dai  tcrreni  vulcanici  del  Hlongihello  recenti,  quando 
coltivansi  a  vicneti. 

Diligente  osscrvatore ,  fornito  a  dovizia  di  mediche 
fonoscenze  ,  egli  ha  Iraccialo  con  esattezza  la  storia  di 
quesla  nuova  individualitii  morbosa,  e  nc  ha  delinealo  i  ca- 
ratleri  spcciaH  e  culminanti  con  la  piii  desiderahile  preci- 
sione,  dope  averli  desunto  dai  moltiplici  casi  particolari 
di  queslo  malore  nei  quali  si  e  imhattuto,  e  che  espone 
con  Ic  corrispondenli  variela  di  lornia  fenomenale. 

Dopo  esaurita  la  parte  dinica  il  solerle  socio  scende 
a  discorrere  la  storia  generate  e  la  parte  patologica  della 
novella  endemica  malaltia;  ed  in  riguardo  alia  espressione 
sintomalica  dice,  che  il  villaggese  defl'Etna  recandosi  a 
dissodare  il  lerreno  vulcanico  ,  e  soggiacendo  alia  influ- 
enza dello  eflluvio.  viene  spesso  travagiiato  d'alTanno    al 


—  31  — 

rcspiro,  da  slrinfifimcnlo  del  loraco,  da  peso  alio  slcrno, 
da  sceniameiilo  di  ossigcnazionc  del  sangiie ;  e  niollc  voile 
vicn  d'asfissia  coniplela  minaccialo.  La  durala  del  male 
e  di  4  a  12  giorni,   e  la  sua  fine  seniprc  felice. 

Indaijar  volendo  rcliologia  del  morljo  il  nostro  so- 
cio  e  giunlo  a  provare  chc  la  causa  da  clie  precede  11 
mefilismo  endemico  elneo  si  e  rcHluvio  altossicante  che 
dalle  lave  emaiia  e  dalle  arene  piroidi  quando  si  lavo- 
rauo  per  la  piantagione  o  la  collivazione  dellc  viti.  E  sie- 
conie  cio  dipeiide  dalla  topografia  geognoslica  e  dalle  con- 
dizioni  ai-ricole  did  suolo  in  cui  il  feiioineiio  suolc  awe- 
nire ;  queslc  aveiido  I'autore  allentaineule  sludiato,  cd  e- 
sposlo  nella  nienioria  ,  si  fa  a  stabilire,  che  Tellluvio  si 
esala  nella  canipagna  di  Nicolosi  e  nelle  lave  ed  arene 
venule  fuori  nella  ernzionc  del  1009  preci|)uanienle,  non 
chc  nei  canipi  di  Pedara,  del  Piano,  di  Trigona,  di  Slel- 
laragona,  Camporolondo  e  S.  Pielro;  e  che  mai  sponla- 
neanienle  svolgesi  ,  hcns'i  quando  la  lerra  in  lai  luoghi 
lavorasi,  e  si  dissoda  per  la  [lianlagione  delle  vili,  o  per 
la  collivazione  e  nianleninienlo  dei  vigneli,  chc  richicdono 
Ic  propagini,  Ic  fosse,  la  zappa  ec.  ed  a  prefcrenza  nella 
invernale  slagione  ed  aHapprossiniarsi  della  primavcra  , 
inveccche  in  allri  leuqii  dcllaiuio. 

E  scnilar  volendo  il  noslro  socio  la  nalura  di  quc- 
sto  princi|»io  allossicanle  die  scappa  dalla  terra,  e  spinlo 
da  huonissinie  ragidui  ad  anuuellere  che  sia  il  gas  Idro- 
gcne  solforalo  o  carhonato;  c  credc  che  le  acquc  che  ca- 
dono  (lal  cicio .  inlrodncendosi  negli  sirati  superiori  di 
quel  lerreno  si  detonq)onessero,  e  die  lossigene  unen- 
dosi  al  ferro  lasciasse  I'ldrogene  libero  ,  che  forsc  an- 
(In-hhe  audi'  esso  ad  unirsi  a  porzioni  di  carltonio  c  di 
zolfo  die  svilup|>aiisi  dalle  lave.  La  quanlilii  poi  del  gas 
chc  si  svolge  varia  a  seconda  I'ela  de'lerreni  vulcanici 
coltivali,  e  ic  collivazioni  varie  chc  al  lerreno  si  appor- 


—  32  — 

tano  ;  1' cfdmio  massimo  avvicnc  nei  lavori  di  dissoda- 
mcnto,  dellc  propagini,  dolle  fosse,  c  nelle  arene  del  16G9; 
il  minimo  zappando  i  Tigneti ,  e  nei  tcrrcni  di  Mompi- 
liori. 

Dopo  aver  tutlo  allcntanientc  disaminato,  ponderato 
t!  discusso,  I'autore  riassunla  i  ciratleri  proprii  dell'ef- 
(luvio  clic  mclle  cagiono  al  mefitisnio  endeniico  etnco,  e 
li  riduce  a  (pielli  di  appresso :  cioe ;  di  esalarsi  iie'ler- 
reni  vulcanici  di  3Iongil)cllo ,  ed  in  copia  maggiore  in 
([uolli  arenacei  di  eruzione  recenlc  collivati  a  \igncli ,  e 
nclla  slagione  del  verno  ,  principalnienle  all'apparire  di 
niarzo,  ed  anche  dippiii  do}»o  pioggia  lievissima  seguila 
da  giorni  lucidissinii ;  di  iniprossionar  male  Todoralo,  e 
divenir  puzzolentc  allorche  la  lerra  dissodasi;  di  agire  in 
atmosfera  libera  e  pura,  alia  da  due  a  tre  iiiila  piedi  sul 
livello  del  mare  ;  di  allaccare  gii  Etnicoli  quando  lavo- 
rano  i  vigneti;  di  avere  un'anlica  esislenza,  quanto  e  an- 
tico  il  3Iongihello. 

Indi  si  fa  a  conosccre  la  influenza  de'modificafori 
igienici  e  delle  condizioni  individuali  snlla  produzione  del 
morbo,  e  ne  stabilisce  la  Icrapoa  e  la  profdassi. 

Chiude  inline  I'imporlanlc  lavoro  eon  le  piii  belle 
ricerche  figlie  di  un  puro  ecleltismo  medico  sulla  pato- 
genesia  di  questa  nuova  inferniila,  die  fa  a]>parlenere  alia 
classe  delle  nialaltie  della  Einalosi,  e  a  quelle  a  un  tempo 
che  dalle  Tossicoemie  procedono. 

Ed  ecco  dimoslrato  adunqiie  o  Signori  che  la  So- 
cieta  Gioenia  in  questo  anno  vigesimo  uono  lia  come  in 
ogni  altro  tempo  adempiulo  alle  obbligazioni  che  in  na- 
scendo  contrasse  col  mondo  scienlilico,  sludiando  la  sto- 
ria  naturale  patria ,  ed  applicando  Ic  osservazioni  topo- 
grafichc  alia  scienza  in  genorale,  per  lo  che  ne  ha  otte- 
nuto  mai  seinpre  ainpio  guiderdone  di  lande  e  di  glo- 
ria. Si  e  percio  che  in  queslo  anno  stesso   iin    Principe 


—  :i:j  — 

italiano  S.  A.  R.  ed  liiiperiale  ii  Gran  Diica  di  Toscana 
caldissinio  aniatore  dello  scicnze  nalurali  I'aceva  alia  iio- 
slia  Accademia  il  prczioso  dono  di  un' opera  dcirilliislrc 
Tarjiioni  TozzcUi,  die  sotto  i  sovrani  auspicii  di  lui  lia 
vedulo  la  luce  ;  I'lsliliilo  Smisloniano  in  America  ci  ha 
fallo  pervenire  le  sue  prime  pnbblicazioni  in  uu  prei!,e- 
vole  volume  ricco  di  belle  tavole;  cosi  la  Reale  Accade- 
mia di  Raviera  piii  volumi  de'suoi  alii;  quella  dellc  scienze 
di  Torino  allri  due  volumi  ricchi  d'  inleressanli  memo- 
rie;  cosi  T  Accademia  Ponlilicia  de'nuovi  Lincei  di  R(uua 
luUa  la  serie  delle  sue  |)ubblicazioni.  I  dotti  di  oltremare 
e  di  ollriimonte  aspirano  a  forniar  parte  dclla  noslra  So- 
ciela  con  indicibil  braniosia.  I  nosiri  alii  ci  venu'ono  do- 
mandali  dalle  piii  cospiciie  Sociela  scientifiche  del  vecchio 
e  del  nuovo  mondo.  E  non  sono  quesle  o  Signori  allrel- 
tanlc  hicidissime  leslinionianze  del  pregio  in  chc  e  uni- 
versalmenle  lenula  la  noslra  Accademia?  Questi  fall!  non 
provano,  che  io  ho  detlo  il  vero,  e  chc  I'amor  del  pa- 
Irio  decoro  non  mi  acceca  al  ])unto  di  cadere  nellc  esa- 
gerazioni  ?  Oh  si  miei  onorandissinii  colleghi,  miei  ado- 
rali  concilladini,  e  lulli  che  degnali  vi  siele  di  ascollar- 
mi  ;  rAcciidcmia  calanose  ha  di  che  veranienle  inorgo- 
glirc,  c  I'orma  lornamenlo  di  Sicilia  noslra;  e  permel- 
lete  die  ci  abbandonassimo  a  cpieslo  molo  d'inlerno  com- 
piaciniento  e  gaudio,  perocche  e  desso  Tunica  ricompen- 
za  ,  sebbene  altissima  ,  sorbala  alle  noslre  I'aliche.  Ma 
ohinic!  II  coniune  dcslino  e  lale  che  luomo  e  coslrello 
spcsse  Jiale  a  proslrarsi  nclla  polvc  qiiando  avrebbe  da 
insuperbire;  a  piangere  in  mezzo  al  riso  ed  alia  gioja. 
ed  a  riconoscere  lia  i  voli  del  suo  pensiero  ardilo  ed 
orgoglioso  la  sua  cadiicilii,  il  suo  nulla!  Si  nel  giro  di 
pochi  anni  alcnne  delle  colonne  del  lempio  dioenio  sono 
state  inl'ranle  e  rovesciale.  I/impero  della  morle  ci  ha 
orbalo  di  piii   \alonlnoniini  cbo  I'ormavano  ii  pii:  hello  or- 


—  34  — 

namento  di  questa  Socicta,  die  ci  aniraaestravano  con  il 
loro  esempio,  e  ci  sorreggevano  co'loro  consigli!  Un  Di 
Giacorao,  un  Ferrara ,  un  Maravigna ,  un  Musumeci ,  un 
LanzaroHi  non  sono  piii!  L' Accadeniia  piange  e  piangera 
seniprc  questa  grave  ed  irrcparabilc  perdita.  Essa  pero 
sanziono  sin  dalla  sua  fondazione  il  sagro  statuto  di  so- 
lennemente  comniendare  coloro,  clic  per  lumi  c  copia  di 
dottrina  essendo  slali  ricevuti  nel  suo  seno,  seppero  per- 
cii)  farsi  ai  posteri  segno  di  ammirazionc,  E  voi,  o  Si- 
gnori ,  meco  siete  forzati  a  dire  clie  I'uso  dellc  lauda- 
zioni  in  noi,  traendo  origine  da  cosi  nobile  cagionc,  sem- 
bra  nulla  cssere  ne  piu  giusto,  ne  piii  opportuno  per  te- 
slinioniare  agli  illustri  trapassali  la  nostra  riverenza  ,  e 
per  risvegliare  ad  un'ora  in  tutli  una  forte  e  generosa 
eniulazione. 

Si  e  percii),  che  I'egregio  socio  professore  Einnia- 
nuele  Fisichella  leggeva  alia  nostra  Accadeniia  Telogio  di 
Carmine  Lanzarolti  il  quale  per  la  sua  scienza  matcnia- 
tica  ed  arcliitettonica  seppe  nieritarsi  la  stima  de'dotli  , 
e  di  cui  Ic  opcre  rcndono  lucida  testinionianza  del  suo 
sapere. 

Ma,  in  onta  a  tanla  disavventura,  il  tenipio  Gioenio 
noil  andra  o  Sigori  in  rovina.  Nuovi  sostegni  ban  di  gia 
riinpiazzato  quelli  die  sono  slali  distratti.  lo  ho  talc  un 
presentiinento  nell'aninio,  che  mi  fa  credere  sia  per  es- 
sere  eterna  la  vita  della  nostra  Accadeniia ;  pcrocche  voi 
illustri  Socii  non  saretc  per  ismarrire  la  via  con  tanto 
onore  calcata  ;  che  anzi  associando  senipre  piii  i  vostri 
intelletti  per  illustrarc  la  sloria  naluralc  palria,  continue- 
rete  come  per  lo  passalo  a  dare  uno  avviamcnto  comune 
a' vostri  lavori  ;  poiche  unili  dalla  simpatia  die  nasce 
dalluguale  amore  per  le  scicnze  e  deirunita  medesima 
dello  scopo  formerete  un  tutto  dirctto  al  bene  della  scienza 
stcssa   ed  a  custodire  1'  onore   del  palrio   suolo  ;   poiclie 


/ 


—  35 


n  somma  non  sarete  per  allontaiiarvi  dalla  massima  chc 
ho  stabllilo  a  principio ,  cioe  che  se  le  scienze  sono  stret- 
tanientc  legate  ,  c  si  soccorrono  a  vicenda  ,  una  catena 
iinir  dcve  i»ii  scienziati ;  e  debbon  prestarsi  scambieToli 
soccorsi.  IIo  detto. 


r.v.'.r  .  nivvn 


DESCRIZIO^E 

D  ALCII^E  SPECIE  MOERALl 

DE'VULCANI  ESTINTI  Dl  PALAGONIA 


PER  LO   SOCIO   ORDINARIO 


Hott.  (Sactano  ©iorgio  ©cmmcUaro 

LETTA 

NELLA  SEDUTA  ORDINARIA  DEL  22  SETTEMBRE  1853 


;.'j'%iri  ;,  o; 


■^    ^iiV 


/  ^'H' '.'  'U 


•IlKl'l 


1/ 


C^  A>vLOGi.\  ,  ch(!  avc.'i  (loviilo  notarc  fra  i  minerali 
(Icgli  scogli  dc'Ciclopi  c  quolli  do'vulcani  oslinli  di  Pa- 
laj^onia,  mi  dclcrniiiio  a  rccaniii  in  qiioi  luogiii,  anziche 
conlonlarmi  degli  csemplari,  clic  csislono  nci  nostri  ga- 
hiiiclli,  oiidc  osscrvarli  noUa  loro  giacilura  c  rapporti,  c 
forsc  ill  lali  condizioni  da  potcrnc  meglio  slahilire  le  va- 
lic  foriiic  (rislallinc. 

Dalle  dcscrizioiii  gcogiiosliclie  c  goologiclic  de'  no- 
slri  tcrrcni  vulcanici,  era  abbaslaiiza  nicco  mcdesimo  per- 
suasn,  (lie  conlcniporaiioanK'nlc  o  al  ccrlo  con  poco  iii- 
tcrvallo  ,  i  i'lioclii  soUcrranci  agirono  un  tcnijto  sul  ba- 
saltc,  e  prodiisscro  Ic  rocco  dc'Ciclopi,  o  quelle  di  Pala- 
gonia;  qniiidi  bene  aspellavanii  in  qiiei  conlorni  una  uni- 
fonuila  di  lerreno.  Tale  edi  e  in  eJTello,  se  noii  cbc  le 
rocce  deiia  Trezza  e  gli  scogii  dc'Ciclopi  sono  in  con- 
lalld  del  lerreno  di  grcs  c  di  argilla  ,  cbc  le  ba  po- 
steriormeiile  inveslilo  :  come  ]Mii  d'uiia  fiala  dal  Prof. 
Carlfi  Cicmniellaro  iiiio  vencralo  i^'enilorc  c  stalo  ad  cvi- 


—  40  — 

denza  provalo,  menlrc  le  locce  basalliche  di  Palagonia 
avendosi  falto  strada  attraverso  di  piii  antico  terreno  cal- 
careo  mantengono  con  questo  piii  iiitinia  relazione,  ed  i 
fenonieni  geologici,  che  presenlano,  sono  di  piii  alio  conto 
ed  interessantissinii. 

Dovendo  occuparmi  de'soli  mineiali  ,  non  ni'intrat- 
tengo  nelia  descrizione  del  lerreno  dc'contorni  di  Pala- 
gonia, che  nierita  la  visita  di  qiiei  naluralisti,  che  ai  fe- 
nomeni  vulcanici  nella  scorza  del  globe  particolarmenfe 
han  rivolto  i  loro  studi :  nia  esso  giuslifica  quel  tanlo  , 
che  con  ammirazione  se  n'e  delto  ,  e  conliene  a  parer 
mio  non  pochi  argomenli  di  geologiche  invesligazioni. 

Convinto,  che  di  non  minore  interesse  e  lo  studio 
inineralogico  topografico,  intratterrovvi  quest' oggi,  bcne- 
nieriti  Gioeni,  descrivendo  alcune  specie  niinerali  non  rap- 
portate  fin'  ora  come  prodotli  de'  vulcani  estinti  di  Pa- 
lagonia ;  tali  sono  la  Phillipsite,  la  Herschelite ,  il  Meso- 
tipo  a  base  di  soda,  il  Pirosscne  augite,  e  I'Analcime,  delle 
quali  mi  fissero  con  parlicolarila  suUe  due  prime  specie 
come  fino  addi  d'oggi  non  ben  dislinte  appo  noi. 

Specie  i,"  Phillipsite 

Questa  specie  minerale  scoverta  dal  Levy  nel  tulo 
basaltico  di  Aci-Castello  e  descrilta  negli  Annals  of  philo- 
sophy t.  X.  pag.  3fi'l.  1825  in  tempi  cui  non  cono- 
scevasi  la  chimica  dilTerenza  Ira  raimotomo  di  Andrea- 
sberg  e  quello  di  Marbourg,  egli  diede  solo  per  carat- 
tere  diflerenziale  della  phillipsite  la  mancanza  del  prolos- 
sido  di  bario  :  ma  oggi  lal  carattere  non  e  afTalto 
differenziale  e  specifico,  essendo  prccisamente  questo  il 
carattere  dislintivo  che  Gmelin  ed  Ilepel  han  dalo  alio 
arniotomo  a  base  di  calce  per  differenziarlo  dal  vero  ar- 
motomo  baritifero.   D'indi  in  poi  trascurato  lo  studio  delia 


—  41  — 

Itliillipsik!  i  miiieralogisli  la  fiisero  ora  alia  jiisniondina 
ed  ora  airarinolonio  a  base  di  calcc,  Oi;gi  dcllo  crislia- 
iiilo  dal  Dcstloizeaux,  solo  per  i'aiialogia  di  poclii  caral- 
leri  fisici,  iioii  conoscendosi  gli  elemciili  eoslituonli  dolla 
j)Iiilli[)site.  A'el  18i')  il  Sii>'.  de  Mariifiiac  (I)  dopo  di 
avcrla  diiii'ciiU'liicnIe  e  con  cura  sludiata ,  latla  laiialisi 
cliimica  la  descrissc  in  mode  clie  oggi  giorno  iion  resla 
dubbio  vcrimo  iiclla  scienza  suUa  vera  cssenza  di  cpiesto 
minerale. 

La  pliillipsile  crislailizza  ncl  sislema  del  |»risnia  rello 
reltangolaiT ;  i  cristalli  soiio  bianco-opaclii  color  di  lalte 
ovvoro  jaliiii  ed  iiicolori  ;  ha  la  deiisila  di  2,  2l!i.  ra- 
scliia  la  calcc  carbonala  ,  si  discioglie  a  I'roddo  iicgli  a- 
cidi  scnza  csscre  stala  pria  polverizzala,  iion  lasciandovi 
residiio  alciino;  il  li(piido  rappreiulesi  per  revaporazione 
in  gelalina  inculora  e  lras|)arenlc  ,  imbianchisce  al  can- 
nello  ,  si  csfolia  senza  decrcpilazione  e  fondesi  in  vclro 
limpido. 

Lc  analisi  cliiniiclie  del  Sig.  de  iMarignac  (2)  con- 
ducono  alia  sci-uente  Ibrmola. 

(  GAI  Si  +  K  Si'  -+-  Ca  Si'  +  7Aq) 

La  pliillipsile  di  Palagonia  e  gcncralmenle  di  color 
bianco-latleo,  spesso  ci  vien  fallo  d'osservaria  jalina  ed 
incolora  ;  (jueslc  dilTerenze  ,  dice  il  Dufrenoy  ,  (3)  non 
sono  assohile  ,  ed  il  Sig.  de  Brooke  cita  in  effetli  un 
grnj)|)o  di  crislalli  di  pliillipsile  in  cui,  quelli  che  incro- 
ciaiisi  in  parle  sono  opaclii  ed  in  parlc  jalini.  I  cristalli 

(1)  Aiinales  de  chiniic  ct  de  plijsiijiiti  3."  Seric,  torn.  XIV.  Paris 
\  84*) . 

(2)  Opcr.  cit. 

(3)  Traile   de  Jlineralouie   par  A.   Dufrenoy —  Tome  3.    Paris 
1847. 

6 


42 


vi  si  rinvcngoiio  in  maggior  niimcro  in  piccoli  prismi  i)a- 
sali  a  sci  faccc;  allri  raris.siuii ,  scnipre  jaiini  cil  incoio- 
ri,  sono  prismi  rcllangolari  Icrminati  da  una  snnissatura 
sopra  gli  angoli.  Essi  non  sqho  iiiai  libcri ,  ma  in  unio- 
ne,  clie  scmbra,  siano  il  rcsullalo  d'  an  incrociamenlo  pcr- 
feltaniente  simile  a  quello  dcscriUo  dal  sig.  dc  Marignac 
c  rapporlato  dal  sig.  Dufrenoy  (i)  ;  in  cffctti  danno  a 
voder  questi  policdri  in  su  gli  spigoli  verlicali  un  angolo 
rienlrante  o  meglio  una  scannellatura  longiludinale  ,  che 
indica  1' incrociamenlo  de'due  prismi  reltangolari  fusi  so- 
|)ra  un  asse  verlicalc  comune.  Le  liicce  dclle  piramidi 
oflrono  due  sistcmi  di  slric  a  mala  pena  visihili  dircUi 
ohliquamente  I'uno  suU'allro;  c  sup*ponendosi  ciaschcduna 
faccia  sccondaria  divisa  in  due  mela  Iriangolari  da  una 
diagonale,  clie  parte  dalla  sommita  del  cristallo  c  Icr- 
mina  alio  spigolo  verlicale  ,  ogn'  una  di  questc  mela  e 
striata  da  lincc  parallelc  alia  inlersezione  con  la  faccia 
adiacenh!  del  prisma. 

I  crislalli  della  prima  forma  trovansi  in  abbondanza 
riunili  in  globeUini,  e  viammelloni  la  supcrlicie  de'qnali 
e  eretla  su  tulle  le  ])arli  da  punti  luccicanti,  die  offrono 
all'esame  con  lo  ajulo  della  lenle  ora  le  facce  primitive, 
ora  le  derivate  ed  ora  gli  angoli  sempre  asimmelrica- 
mentc  disposti.  Vedcsi  pure  abbondantemente  la  pliillip- 
sile  incrostare  in  piccolissimi  cristalli  le  cellule  del  ba- 
salte  :  raa  le  facce  di  tulle  questc  forme  del  mincralc  in 
disamina  prcsentano  per  lo  piii  alcune  slrie,  chc  bene  la 
distinguono  dalla  gismondina,  cssendo  qucsto  un  carat- 
tore  proprio  della  specie  (2). 

Questa  soslanza  per  quanto  mi  sappia  non  e  stala 
fin' ora  descritta  come  apparlenentc  ai  vulcani  cstinti  di 
Palagonia.  Essa  incoutrasi  con  il  carbonato  di  cake  fer- 

(1)  Oper.  cit.  tomo  3." 

(2)  Opere  citate  Dcfrenoy  c  De  Marignac. 


—  A3  — 

riforo,  la  nofolinn,  la  liorscliolilc,  ranalcinic,  1' nrragronito, 
('(1  il  (usCalo  tli  I'crro  Ijlii  allaccala  al  Ijasallc  prisniatiio 
"loliolaro  c  ccllularc  dollo  conlradc  porlolla  od  oryani 
di  Palagonia,  conic  sul  pepcrino  di  pofjgio  pizzuln. 

Specie  ii.°  HEnsciiELiiE 

Qiu'sla  soslanza  porlala  dairilliislrc  aslronomo  Hcr- 
schol  liijlio  a  Londra,  c  dcscrilla  dal  Levy  nojili  Annals 
of  j)]til(is(iphij  t.  X.  paj^'.  3(11,  1825  fu  per  lunga  pezza 
posla  ill  iioii  calo  da'niiiK'ralonisti.  Aon  conosccvasi  mica 
di  qucslo  niineiale  esatla  analisi  cliiniica,  sollanto  un  scni- 
plicc  assaggio  escgiu.o  dal  Wollaslon  sopra  pochi  cri- 
slalli  del  lufo  Itasallico  d'Aci  Caslello  avea  fallo  cono- 
scerc,  die  conleneva  silicc  allumina  c  potassa.  Beudant 
uno  de"  pochi  die  siasi  occiipalo  dopo  Levy  della  Iler- 
schelilc  nella  2."  cdizionc  del  suo  Trallato  elemcnlare 
di  Mineralofiia  la  annovera  fia  le  soslaiize  incartiK  se- 
dis.  (1)  11  Prof.  3Iaravigiia  [2.)  dice,  die  il  de  Cristo- 
f'ari ,  ed  il  Prof.  Giorgio  .Ian  nei  lore  Calaloglii  sistema- 
tici  e  descrillivi  de^li  o^iieUi  di  Sloiia  Aaturale  (3)  cliia- 
niano  liersdielito  la  variela  lerrosa  della  gisinondina  per 
la  perdila  dell'accpia  di  ciislallizzazione.  Egli  dopo  di 
aver  fallo  niustaniente  le  nieravi"lic  come  niai  dalla  do- 
scriziono  dc'raralliui  osterno-crislalloiiTaliri  dala  dal  Levv 
s'abltia  poluto  prendere  lale  eipiivoco,  vcdendola  crislal- 
lizzala  nel  sislema  del  jirisma  csagonalc,  e  fissandosi  so- 

(I)  TriiiU'  ('li'monlaire  do  Minoraloirie  par.  F.  —  S.  Bciulant. 
liimo  2.   I'iiris. 

(2j  Alii  dill  Accademia  Giocnia  di  scienzc  iiaturali  Serie  1°  to- 
1110  I.\  (!;iliiiiia    ISI13. 

(!>)  (',;ilal(i_iihi  sistcinatici  e  dostrilli\i  dci;!!  (iji;:olli  di  Sloria  iVa- 
turalc  (.'jisli'iili  lu'l  Museo  di  (1.  I>e  Ciijtufori  e  Prof.  Gior^no  Jan 
—  Sczione  4'  fascicolo  1°  Milano  1832. 


—  44  — 

pra  pochi  caratlcri  cstcrni  c  sulla  giacilura,  la  crcde  i- 
dcntica  alia  nefelina,  senza  occiiparsi  pcro  dcH'csaine  chi- 
inico-cristallograflco  condizione  necessaria  per  ben  carat- 
terizzare  un  mincralc.  Ma  oggi  dopo  i  travagli  di  Da- 
moiir  (1)  ogni  dubbio  e  svanilo  sulla  vera  csscnza  dcUa 
sostanza  in  parola,  cssendo  provalo  per  Tesanic  fisico- 
chimico  esserc  queslo  un  mineralc  nuovo,  cbc  avvicinasi 
niollo  per  la  cbimlca  composizione  all'idrolile,  lanlo  che 
Damour  vuolc  chianiarc  con  il  nomc  di  herschelile  que- 
sle  due  specie  non  ricbianiando  alia  menle  la  parola  i- 
drolilc  idea  alcuna  della  nalura  del  mincralc.  Dufrciioy  (2) 
jKMO  fa  osscrvarc  ragioncvolniente  esislere  una  gran  dif- 
i'crenza  fra  gli  angoli  della  idrolile  e  quel  della  hcrsche- 
lite.  circoslanza  della  quale  forse  possa  rcnderne  ragione 
rineguaglianza  della  superficic. 

La  lierschclitc  crislallizza  ncl  sislema  del  prisma 
esagonale.  I  crislalli  sono  bianchi  traslucidi  od  opachi 
avenli  la  forma  di  prismi  a  sei  facce  di  cui  ciascbe- 
duna  c  rimpiazzaia  da  un'ugnalura  da  dar  luogo  ad  un 
dodecacdro  bi-piraniidale  basalo.  II  sig.  Levy  ammellendo 
in  quesla  soslanza  che,  la  forma  primiliva  sia  un  prisma 
esagonale  ,  e  che  la  modiflcazione  ne  indicia  I'allezza  , 
crcde,  che  il  lalo  della  base  di  questo  prisma  e  presso 
a  poco  eguale  aH'aUezza. 

II  mincralc  in  esame  e  fragile,  ha  la  frallura  vitrea 
e  la  densila  di  2 ,  06 ;  riscaldato  ncl  malraccio  lascia 
sviluppare  moUa  acqua,  al  cannello  fondesi  in  uno  smallo 
di  color  latlco ,  gli  acidi  I'allaccano  fiicilmcnte. 

Le  analisi  chimiche  del  Sig.  Damour  sull' hersche- 
lile d'Aci-Castello  cosi  la  formolano. 

(3A1  Si^  -H  (IVa,  R,  Ca)  Si'  +  5Aq)     ■  - 

(l).Annales  de  cliimie  et  de  pliisique  3."  Ser.t.XIV.  Paris  1845. 
(2)  Op.  cit.  torao  3." 


—  45  — 

La  horscliolilo  di  Palanonia  e  di  color  hianco-tra- 
slucida,  cd  opaca,  o  rosso-gialliccia  per  1'  iiicroslazione 
del  scsquiossido  di  ferro.  I  crislalli  prescnlano  la  forma 
di  bassi  prisini  esafjonali  eon  le  ugnaliire  sii  i>ii  spigoli 
culiiiiiiaiili,  e  rorniaiio  come  bene  avvisasi  il  Levy  de'do- 
decacdri  hi-piramidali  Lasali,  alcuni  dc'  quali  lianno  Ic  ba- 
si  c  b'  iigiialure  precise  c  luccicanli  da  potersene  osser- 
vare  liilli  gH  eb'menli,  allri  al  conlrario  prescnlano  una 
superlicie  convessa  ed  appannala  in  modo  da  non  polersi 
affallo  ne  punto  ne  poco  dislinguerc  clcmenlo  alcuno 
(leMa  modilicazione.  (Miesli  crislalli  sono  ceneralmente 
piccoli  e  slanno  a  (pielli  d'Aci-Caslello  come  1  :  1  ^ /'o 
Essi  spcsso  trovansi  aderenli  fra  di  loro  per  la  base  a 
foggia  della  clorile  di  Ala  e  piii  della  prenile;  qiiesta 
siiperposizione  non  lia  seniprc  luogo  d'  una  maniera  sim- 
inelrica ,  poicbe  le  diagonnli  della  base  d'  ogni  poliedro 
divergono  in  modo  cbe  gli  angoli  d'  alcuni  corrispondo- 
no  agii  spigoli  d"  allri  da  resullarne  poliedri  irregolari 
mollo  bizziU'ri.  Si  riuvienc  ancora  queslo  minerale  in  ^jjc- 
coli  (jUihttit  Ibrmali  dalla  riunione  in  confuso  di  pochi 
crislalli  della  forma  doniinanle  ,  in  (immassi  fjloIjDlifor- 
mi  pill  voluminosi  de' precedenli ,  in  ammassi  mammil- 
lari  a  superlicie  scaglioso-serpeggianle  per  1'  accozzamenlo 
d'un  gran  nuniero  di  lamine  esagonali,  cbe  offrono  alle 
superlicie  derivale  alquanle  sirie  orizzonlali  lulle  propric 
di  qnesia  specie  minerale.  Finalnienle  vien  di  leggieri 
vederia  incroslare  il  basalle  in  piccolissimi  e  sollili  crislalli. 

L'lierscbelile  non  e  slala  descrilla  come  apparlenenle 
avulcani  eslinli  di  Palayonia;  essa  vedesi  con  lanalcime 
la  ])liillipsile  il  earbonalo  di  calcc  e  la  cabasia  aderenle 
sid  basalle  della  conlrada  portdla  di  Palagonia  e  suoi 
conlorni. 


—  4G  — 

;.  :  Specie  hi."  Analcime  .     .  f,^[ 

Quesla  soslanza  crislallizza  ncl  sistema  regolare ,  e 
opaca  traslucida  o  jalina  ,  offre  molle  varicta  di  colore 
tal'  e  il  bianco-lalteo  il  grigio  il  rosso ;  raschia  il  vetro 
con  dilTicolla,  ha  un  peso  spccifico  di  2,  53,  ed  una  du- 
rezza  di  6  circa. 

E  un  minerale  fusibilc  al  cannello,  die  calcinato  da 
acqua,  e  sciogliesi  in  gelatina  con  I'acido  cloridrico. 

La  composizione  dell'  analcinie  porta  alia  formola 
seguente. 

(3A  Si^  +  rVa  Si=  +  2Aq) 

Questo  minerale  si  rinviene  in  gran  copia  in  belli 
crislalli  jalini  ovvero  traslucidi  nelle  rocce  pirosseniche  di 
Palagonia  niinori  di  gran  lunga  in  grossezza  di  quclli  dell'i- 
sola  de'Ciclopi.  I  crislalli  bianco-opachi  come  quclli  della 
Valle  di  Fassa  sono  rarissimi  nei  noslri  campi  flcgrei,  io  ne 
ho  rinvenulo,  dopo  essermi  piii  fialc  portato  in  sul  hiogo, 
alcuni  individui,  che  di  unila  con  i  minerali  che  fanno 
I'obbietto  di  qneslo  lavoro  ,  ho  I'onore  di  sottomellere 
air  esanie  dell'  Accademia. 

II  primo  che  avesse  fallo  parola  d'alcune  variela  di 
analcime,  che  inconlransi  a  Palagonia  e  stalo  il  ch.  Prof. 
Ularavigna  (1)  della  quale  ra])porla  la  forma  cubo-oUae- 
dra  ,  rarissima,  e  la  trapezzoidale.  Ollre  Ic  forme  sud- 
dette  ho  avuto  la  forluna  di  vcdcre  un  crislallo  che  ha 
la  forma  del  cubo  ,  non  mcno  rarissima  del  cubo-otlae- 
dro  appo  noi,  ed  il  cubo  avenle  sugli  angoli  la  smussa- 
tura  tripla  del  leucitoedro.  In  questa  ultima  forma  com- 
posta  le  facce  derivate   del  leucitoedro   moslransi  piu  o 

(1)  Atti  dell' Accademia  Gioenia  di  Scienze  Nat.  in  Catania  to- 
mo  iS'.  Serie  1." 


—  47  — 

mono  cslcsc  sullc  primitive,  quindi  riducono  le  facce  del 
cubo  ora  ad  uii  rtUlangolo  ora  ad  un  ([uadralo  ora  ad 
un  esagoiio  irrcgolare  ecc.  > 

Specie  iv."  Natrolite 

La  natrolilo,  ovvero  il  mesotipo  a  base  di  soda  se- 
coiido  il  Sig.  Dufrenoy  (1)  die  ba  riunito  sotlo  la  spe- 
cie mesolipo  la  nalrolite  la  mcsolile  c  la  scolazite ,  cri- 
slallizza  nel  sistenia  del  prisma  relto  romboidalc  di  91" 
20',  il  ciii  rnp])orlo  di  un  lalo  sta  alia  base  prcsso  a 
poco  come  100:  ."il.  Qucsla  soslaiiza  ordinariamenle 
bianca  ha  la  luccntczza  vilrea  ,  la  fratlura  concoide  ed 
ineguale,  raschia  la  calce  carbonata  ba  la  doppia  rofra- 
zione  a  due  assi,  la  densila  e  di  2,  2i,  al  cannello  e 
I'usibile  con  bollicamerito  in  ismalto  spongioso,  cd  e  so- 
lubile  in  gelatina  ncll'acido  azotico. 

La  natrolite  viene  rappresentata  da  questa  formola. 

(3AI  Si  -t-  rVa  Si'  +  2Aq) 

II  mesotipo  a  base  di  soda  si  trova  nel  basalte  cel- 
luiare  e  nel  pepcrino  di  Palagonia  proprio  nella  conlrada 
detta  P<Kj(ji(>  pizzulo  e  sue  vicinanze.  Esso  e  bianco  o 
bianco-paglino  in  piccoli  fjloboU  compatli,  chc  totalmcnle 
riempiono  Ic  cellule  del  pe|)erino  e  quelle  del  basalte  ; 
Si  vede  aiicora  in  forma  (jloboloso-radiata,  die  termina 
in  acicoli  liberi  alia  sui)erHcie  in  quella  (jlobolarc-ra- 
diata  e  nclla  (uicolarc  coslilaita  da  piccoli  acicoli,  cbe 
lerminano  alle  lore  eslremila  con  ismussatura  sopra  gli 
spigoli  cnlminanti. 

La  strutlura  interna  del  mesolipo  in  csame  e  fibro- 

(1)  Oper.  cit.  toino  3.°  .        -  i[\ ,     h 


—  48  — 

so-radiata  ,  le  fibre  sono  setose  e  spesso  congiunic  id 
niodo  che  non  vieiic  di  leggieri  poterle  ossenare  senza 
rajiito  della  lente.  II  punto  da  dove  partono  le  fibre  se- 
tose della  natrofite  alciine  fiate  c  cenlrale  come  nell'ar- 
ragonile  la  cui  varieta  bianco-paglina  spesso  la  mentisce : 
raa  ordinariameute  qucslo  punto  di  partenza  e  periferico. 

La  forma  acicohire-rudiata  essendo  dominanle  in 
questa  localita,  io  I'avea  preso  a  bella  prima  per  la  sco- 
lazile,  principalmente  per  la  lucentezza  vitrea  che  pre- 
scntava  mollo  sensibile.  Conoscendo  che  la  scolazile  e 
coslanlomenic  piroelctlrica  ,  onde  stabilirc  bene  la  dia- 
gnosi,  tcntai  di  passare  all'esame  della  elcltricita,  e  riii- 
scendomi  impossibile  qiicsto  fisico  esame,  mi  feci  piullo- 
sto  ad  assaggiarla  chimicamente.  In  fatto  trattala  in  suUe 
prime  la  sostanza  in  disamina  con  I'acido  azotico  e  ri- 
dotta  in  gelatina,  disciolsi  la  dissoluzione  azotica  in  una 
convenienle  quantita  d'acqua,  la  quale  assaggiata  con  po- 
che  goccie  d'una  novella  dissoluzione  d'ossalato  d'am- 
uioniaca  ,  vidi  subilo  non  dare  mica  precipilato  ;  da  cio 
capi  bene  non  essere  la  scolazite ;  ma  la  natrolite  che  e 
a  base  di  soda. 

Questo  minerale  non  e  stato  rapportalo  finora  come 
naturale  de'vuicani  estinti  di  Palaoonia.  Esso  rinviensi 
nella  suddetia  localita  ordinariamennle  solo,  e  rade  volte 
in  pezzi  di  peperino  erralico  Tho  Irovato  con  qualche  cri- 
stallo  d'analcime  e  di  cabasia. 

Specie  v/  Pirossene  ^ERO  o  Aigite 

Questa  sostanza  cristallizza  nel  sistema  del  prisma 
obliquo  romboidale  ;  essa  e  ncra  o  d'un  verde  scuro  , 
intacca  leggiermenle  il  vetro,  ha  la  frattura  ineguale,  si 
cliva  facilmenle  secondo  il  piano  del  prisma  romboidale, 
ma  e  difficile  clivarsi  parallelamente  alia  base,  ha  la  densila 


—  49  — 

(li  3,  10  a  15;  si  fondc  al  oaniicllo  in  uno  smalto  nero. 
Lo  analisi  chiniichc  doU' Aii!:;ilc  di  A'aiKjiiolin  prali- 
cala  su  quello  deU'Elua  ,  di  Didiciioy  sopra  qucllo  dcila 
Sonima,  di  Klaprolh  sopra  I'altro  di  Frascati  c  di  vari 
valciili  miiicralogisti  porlano  alia  seguenle  forinola. 

(Ca  Mg  fe)  Si^ 

II  pirosscnc  ncro  o  aiigilc  ollre  d'  esisterp  come 
olomenlo  coslilucntc  il  basaltc  c  Ic  rocce  die  rosidtano 
dalla  sua  dccomposizionc  e  ricomposizione ,  si  Irova  hello 
e  buono  in  cristalli  aggoniitolato  nel  peperino ,  lungo  la 
strada  provinciale  Ira  I'alagouia  c  3Iinco  proprianienle  yi- 
cino  il  ponte  nnovo. 

Tn  giorno  facendo  1' analisi  meccanica  di  qiiesta  roc- 
cia  con  il  nielodo  del  Sig.  Cordier ,  dopo  d'  aveila  ben 
trilurala,  vidi  luceicare  mollissinii  orislalli,  the  con  il  soc- 
corso  dclla  Icnle  riconobbi  suhilo  d'essere  cristalli  d'au- 
gilc.  Oiiesli  cristalli  microscopici  nclla  gencralila  sono 
d'un  niillinietro  circa  di  grossezza  luccicanti  c  neri ,  clie 
bagnandosi  s'avvicinano  al  verde  bolligiia. 

L'  esanie  delle  forme  crislalline  di  questo  niinerale 
mi  ha  prosonlato  non  poche  dillicolla  provonienti  dalla 
piccolezza  de' cristalli,  e  dallo  piccole  dillerenze  che  in- 
conlransi  nelle  inclinazioni  d'alcune  facco  di  specie  di- 
versa,  laonde  di  leggieri  ]iu6  scamhiarsi  una  faccia  per 
un'allra.  I'lire  con  una  lente  di  forte  ingrandimento  e  con 
molla  pazienza  mi  e  riuscito  di  Irovare  tra  varie  piccole 
scaiilie  di  labradorite  di  |)eridoto  e  di  ausite  alcuni  cri- 
stalli  di  pirossene  che  avevaiio  la  forma  Iriuiiilaria.  la  triu- 
nitaria  ananidrfica,  c  la  prima  nello  slalo  di  gcminazione 
con  I'asse  d'linione  parallelo  alia  faccia  primitiva  verti- 
calo  tlel  prisma. 


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UM  CORSA 


in  OTTOBRE  1853 


DEI   SOCIO 


PROF.  CARLO  GEMMELLARO 


LETTA 


nella  lornala  ordinaria  del  di  2  !\ovciubrc  1853 


3"SJ!  aiHaO'^JCi  r.; 


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liiJoN  e  dato  al  solo  geologo  il  pascer  la  mente  di  su- 
blinii  idee,  quando  s'  inibatte  ia  grandiosi  fenomeni  della 
natura.  Chiunque  dotalo  di  aculo  ingcgno  e  di  mente 
svegliala  nc  resta  colpilo,  e  non  manca  di  vivo  interes- 
sc  nel  conteniplarli.  lln'uomo  istruito  viaggiando,  anche 
per  diporlo ,  pc'  terreni  dclla  Lasc  dell'  Etna,  non  si  de- 
lizia  sollanto  nellc  yaric  incantevoli  scene,  che  ad  ogni 
passo  la  fcrlilila  del  suolo  e  1' orizzonte  gli  appresenta, 
ma  si  conccntra  a  nieditare  sulla  natura  slessa  del  terre- 
no ;  il  quale,  benche  provcnientc  da  brugiale  aride  roc- 
ce,  alteralc  e  scomposte  dal  passaggio  de'secoli,  divien 
capacc  dclla  piu  cstesa  coltivazione.  Egli  allora  ha  solto 
gli  occhi  le  infallibili  prove  di  questa  lenta  degradazio- 
nc,  pcrclie  non  pcrcorrc  lungo  tratto  di  cammino  senza 
inconlrar  le  vulcanichc  rocce  ridotle  a  terrcno  collivato  , 
a  fianco  di  quelle  die  sono  innoltrate  nella  scomposizio- 
ne  ,  e  soltoposte  allc  piii  rcccnli  ,  suUe  quali  il  tempo 
non  ha  per  anco  impresso   le  orme  del  8uo   passaggio 


slruggilore. 


—  54  — 

Ne  vi  e  bisogno  di  esser  cultorc  dclla  vulcanologia  per 
dlstingucre  le  varie  rocce  dellc  tante  correnti  di  qucslo 
magno  vulcano ;  esse  anno  per  ognuna  un  proprio  carat- 
tcrc ;  e  se  non  tutli  possono  conoscere  per  quali  chimi- 
che  e  mincralogiche  condizioni  fra  loro  differiscano,  quel- 
li  pero  che  allenti  sono  e  diligent!  nelle  osservazioni  non 
nianclieran  niai  di  distingucrle  a' soli  esterni  caraltcri;  e 
conlinuando  ad  osscrvarc  diverran  sempre  piii  esperti  a 
non  confondcre  le  rocce  ed  i  terreni,  assuefacendosi  gra- 
do  grado  a  seguirc  i  tralli  dclla  special  loro  fisonomia. 

Uscendo,  infatti,  appena  dal  piano  della  StaUia  di  Ca- 
tania per  la  via  di  Messina,  e  Irascorse  le  aniiclie  lave, 
che  per  la  loro  compaltczza  c  solidita  permettono  appe- 
na ne'  crepacci  la  vegetazione  degli  ulivi  de'  niandorli  e 
dellc  opunzie  ,  con  altra  correnle  s'  incontra  sterile  e  di 
tetro  colore,  tutta  di  minnte  scorie  formata  e  di  rapillo ; 
la  quale,  benche  venuta  fuori  da  presso  Tremestieri  nel 
1381  ,  quella  stessa  che  fini  di  coprire  1' antico  Porlo 
Ulisse,  non  ha  potuto  tuttavia  rendersi  suscettiva  di  col- 
livazione ;  e  ben  si  persuade  ognuno  che  essendo  essa 
di  niinuti  e  sciolti  maleriali  sferoidi  coslituila,  non  pre- 
senta  alcuno  spazio,  che  possa  Iraltenere  la  terra ,  sulla 
quale  I'erbetle  dapprima,  ed  altrc  pianterellc  in  seguilo 
potessero  allignare  ;  e  tutti  gli  slenti  della  industria,  e 
tutti  i  sudori  deH'uomo  si  richiedono  perche  cominciasse 
ad  alimenlarc  la  gincstra  ,  almeno,  e  1'  opunzia. 

Fiancheggia  lo  scalo  di  Ognina  un  altra  antica  la- 
va ,  di  polenli  masse  ,  asprissinie  nella  superficie  roltc 
e  lumultuarianientc  aggregate,  che  lasciano  ad  ogni  islan- 
te,  grolle  crepacci  ed  orridi  accozzamenti  di  rotti  e  rove- 
sciati  lastroni ;  eppure  nieglio  alquanlo  della  precedente 
si  presla,  questa  lava,  alia  incipientc  vegelazione  de'liche- 
ni  delle  felci  delle  graminacee  delle  euforbie  ,  non  che 
del  Gcodindia,  ed  in  qualche  pozzanghera   dell'  olivastro. 


—  55'  — 

Passala  la  piccola  horgala  di  Oi,mina ,  corsi  di  an- 
ticlie  lave  lerrificalo  dal  tonipo  e  dalla  niano  dciruomo, 
sono  covcrli  di  olivcti,  cd  il  suolo  e  bcn'adalto  a'ccrcali, 
sino  a'coiilorni  di  Aci  Caslello. 

Quivi  il  prospello  dclle  coUinc  a  tramontana  ofFre 
iin  qiiadro  hen  diverse  da  quello  che  fin'  ora  il  tcrreno 
di  sole  lave  lia  [ireseiilalo.  Anciie  a  ccrla  dislaiiza  si  ri- 
eonosce  una  collina  argillosa  ,  coverla  nclla  parle  supe- 
riorc!  da  uno  o  piii  eorsi  di  lava,  che  dellc  masse,  slacca- 
le  dal  eorjx)  della  correnle  ,  ingomhra  gran  parte  della 
superlicie  del  declive  argilloso  lerreno.  In  questa  collina 
inianlo  si  vcggon  sorgere  delle  rupi  di  hruno  colore  e 
di  un  aspetlo  assai  differenle  di  qneUo  delle  lave.  Avvi- 
cinaiidosi  coniincia  a  scoprirsi  die  la  loro  niassa  consi- 
ste  di  un'  animassanienlo  di  prisnii  di  hasalto  disordioa- 
tanienle  rinnili ,  ora  verlicalnientc  ed  in  serie,  ora  in  for- 
ma di  ventaglio ,  ora  inclinali ,  ora  inconlrantisi  ad  an- 
golo  rello.  Nessun  aspello  di  correnle  o  di  cralere  si  ap- 
palesa,  e  quasi  come  separati  gTup|)i  si  moslrerehhero 
quelle  ru|)i  ,  se  cj)hraccialc  non  fossero  e  chinse  cntro 
il  terreno  della  collina  ;  ov'  essa  linisce  ,  in  I'alli  ,  alia 
riva  del  marc,  que'  gruppi  si  scopron  soli  circondati  dal- 
I'accpia,  e  piii  in  la  nella  forma  di  trc  scogli  giganteschi 
s'inipianlano  in  mare,  e  son  essi  i  Faragiioui ,  li  tre  fa- 
mosi  scogli  de'Ciclopi. 

3Ia  ginnii  al  villaggio  di  Aci  Caslello  un'allra  smi- 
surala  rupe  richiama  1'  allenzione  del  viaggialorc.  Isolata 
essa  sarebhe  ,  e  lo  hi  cerlamenle  per  lungo  lenq)o  pri- 
ma che  una  correnle  dell'  Ktna  (1)  non  vi  si  fosse  appog- 
giala  |>el  lalo  di  ponenle.  Fra  quesla  lava  e  la  ru|)e  slcs- 
sa  si  scende  sino  al  mare  sopra  un  suolo  di  hasalli  glo- 
'■!ii;  i  ■.■«[;  .11 ''     '';■    .: 

(1)  Forsc  qiiolln  slcssa  del  i129,  serondo  la  rrnnaca  di  Simeo- 
nc  da  Lcntiiii,  M.  S.  nella  bibliotcta  dc' Cassincsi  di  Catania. 


—  56  — 

bulari,  di-cui  ognuno  dividesi  in  tanti  prismi  colle  pi- 
ramidi  convergenti  verso  il  ccnlro  dclla  massa ;  piii  in  la 
gli  ammassamenti  di  prismi  basaltici  occupano  la  pialta- 
forma  die  serve  di  base  alia  rupe,  e  sono  essi  pentago- 
ni,  per  lo  piii,  arlicolati  ,  ad  apici  c  basi  concave  e 
convesse  alternativamcnte.  Volgendo  in  alto  lo  sguardo  la 
rupe  allissinia  si  vede  formata  dcgli  slessi  basalti  globu- 
lari,  composti  de' prismi  convergenti,  ed  intonacali,  nclla 
superficic  rotondala  ,  d'  una  crosta  vetrosa.  Fanno  essi 
chiaramentc  scorgcre  essere  stati  una  volta  di  una  pasta 
fusa  e  niolle ,  perche  addossati  uno  suU'  altro  ,  molti  si 
sono  piegali  sopra  le  convessita  di  quelli  che  slanno  sotto, 
e  preniuli  dagli  allri  vcnuli  sopra  di  essi  ban  porduto 
la  forma  globulare ,  ed  i  prismi,  lasciando  la  loro  conver- 
genza  staccati  dalla  massa,  si  sono  in  varic  dirczioni  al- 
lontanati.  Questo  enorme  ammassamento  di  basalti  globu- 
lari  c  fiancheggiato  per  levante  da  un  materiale  di  pe- 
pcrino  di  color  lionalo  ,  pieno  di  cristallizzazioni  e  di 
vene  cristalline,  cbe  servon  di  cemento  al  pcperino  ,  e 
lo  rendono  una  specie  di  breccia. 

Ne  ristretti  in  questi  soli  punti  sono  i  fenomeni  dclla 
formazionc  basaltica.  Una  visita  agli  scoglide' Ciclopi,  ed 
alia  isolclta  dclla   Trezza,  rassoda  fermamente  le  tcorie 
sulla  marcata  diffcrenza  fra  le  rocce  vulcaniche  ed  i  vcri  >^ 
basalli. 

Tutto  il  littoralc  da  Acicastello  alia  Trezza  ,  detlo 
VasareUo,  non  offrc  che  masse  staccate  di  prismi  di  ba- 
salto  che  spuntano  dal  mare;  formano  indi  il  lido,  e  gra- 
do  grado  van  sorgcndo  nel  picdc  della  coilina  ,  fincbe 
allc  masse  principali  si  riuniscono  ne'  colli  di  Sauri  ,  di 
Catansaro,  e  di  Rose. 

Girando,  sii  d'una  barchetla  ,  inlorno  alio  scoglio 
maggiore,  si  vcggono  gli  ammassamenti  de' prismi,  dalla 
parte  di  levante  conservar  tulti  la    situazione    verticale  , 


I 


—  57  — 

0(1  in  laliini  sili,  per  la  cadiita  di  aliri  prismi  ,  appare 
neiilranlc  ,  da  forniare  una  scalinala  di  masse  articolale 
c  di  iiiiirornie  voliinu';  dalla  j)arU'  di  niczzof^ionio  e  po- 
nenle  Ic  masse  van  p(M'dendo  la  rcgolar  I'urina  ])risniatica 
«:omc  si  avanzano  in  alio,  ed  il  vcrticc  e  covorlo  da  uno 
slralo  di  roccia  hiancaslra,  c  difficile  riuscirebhe  il  vo- 
ler  dare  spiegamcnlo  della  I'ormazione  di  ([ueslo  seoiiflio 
i»'i£fante,  senza  dare  un'occhiala  alia  prossima  isolella  del- 
ta ^Trezza. 

Di  lorma  irregolare,  con  inolle  sinuosila  e  promi- 
nenze,  sorge  essa  dal  marc  costiluila  in  massima  parte 
dalla  ceniiala  roccia  hiancaslra,  die  moslra  uno  slralo  di 
solida  roccia  basallica,  per  gii  elemenli  di  die  si  compo- 
ne  in  gran  parte,  lua  cosi  abbondanle  di  aiialcime  vclro- 
sa  e  crislallizzala  die  ben  a  ragione  e  stala  da  me  di- 
stinla  col  nome  di  analcimile  (i).  E  slato  dimoslralo  (2.) 
die  la  roccia  hiancaslra  noii  e  die  un  scdimenlo  induri- 
to  di  basalto  dccomposlo,  ragnnato  un  tempo  in  quel  si- 
lo, e  sollevala  poscia  dalla  venula  dell' analcimile,  roccia 
ricomposla  e  nello  slato  d'  ignea  fusione ;  come  fu  del 
pari  sollevala  collo  slesso  scoglio  quella  chc  vi  giace 
sulla  sommita;  ed  una  prova  irrefragabile  ue  offrc  quc- 
sla  isolella,  dalla  parte  di  .\.  0.  ove  si  vede  1'  analci- 
mile iiilrodolta  in  iiloncelli  Ira  la  roccia  hiancaslra ,  cui 
si  e  dato  giii  il  nome  di  eidopile  ;  ed  essa  da  qucsla 
inlroduzione  e  slala  resa  piii  ilura  e  compalla  ne'punli 
di  coiilalto,  nienlre  ove  ha  soflorlo  delle  s|)accalure  e  dci 
crepacci  I'analcime  in  crislalli,  suhlimala  dalla  massa,  no 
ha  incroslalo  le  pareli. 

I'otenle  e  variala  iValnra !  qual'  occhio  il  mono  eser- 
citalo  die  si  I'osse  ne'suoi  lenonieni,  non  iscorge  in  que- 


(1)  Sill  nasallo  —  Mem.  ncl  vol.  2,  Alii  Giooiiii. 

(2)  Sul  iiiisallo  decomposto  ecc.  vol.  2,  2.  Seric  d. 


8 


—  S8  — 

sto  ristrctlo  angolo  di  Sicilia  il  vcro  basalto,  distinto  da 
ogni  lava  prisniatica  iiclla  composizione  e  nolla  forma  , 
sconiposto,  gia,  nclla  sii])crrK'ic  falisccnfe,  Irascinalo  nelle 
acqiic,  deposilalo  nel  loro  fondo  a  giiisa  di  inelma  pren- 
der  consistenza  scdinientaria;  sollcvalo  poscia  da  iiiiova  roc- 
cia  pirogenica  di  ricomposlo  triliimc  l)asallico  cd  aiialcime 
emorgcre  dal  mare  in  forma  d'isolella?  Chi  non  riconosce 
nella  riipe  di  Aci-Caslclio  iin  poslcrioro  semivulcanico  Ira- 
vagiio,  the  rimescolaiulo  ncl  focolarc  i  prismi  basallici,  li 
riduccva  a  forma  globnlare  e  di  scorza  vetrosa  rivcstivali; 
spingcndoli  poscia,  neilo  slalo  d'igiiea  fusione  in  una  spe- 
cie di  cralere,  versando  ne'lali  la  parte  trilurala  e  sciolla 
che  addensavasi  in  piperino  ,  linclie  cessata  la  forza  vul- 
canica  si  arrestarono  quelle  masse  giobulari  fuse  ,  nella 
gola  del  craterc  conipressc  e  rislrelle  fra  loro?  Poslerio- 
ri  geologlci  avvenimenli  scompaginando  e  rovinando  quel 
cratere,  lasciarono  scoperta  una  sezione  di  esso,  stalo  un 
tempo  sottomarino,  che  cmerso  dalle  acque  mostra  in  og- 
gi  I'enorme  rupe  di  masse  giobulari  fianclicggiate  in  par- 
te dal  pepcrino,  che  ne  formava  una  volta  il  gran  cono. 
Mil  v'ha  poi  diffcrenza  fra  il  vero  basallo  c  la  lava 
prismalica?  E  come  no!  La  pasta  del  prime  e  compatta 
di  felspalo  e  pirossene  con  granclli  di  olivina  :  la  pasta 
della  seconda  e  vetrosa  con  cristalli  pronunciafi  di  piros- 
sene e  felspato,  e  granclli  meno  sparsi  di  olivina.  II  pri- 
me e  prismatico,  regolare,  a  spigoli  ottusi  ed  articola- 
to :  la  seconda  a  prismi  irregolari  di  varia  grandezza,  a 
spigoli  tagiienti  c  non  mai  articolali  :  i  prismi  del  pri- 
me si  rompono  con  frallura  terrosa,  c  son  facili  a  decora- 
porsi  in  una  terra  argillosa :  i  prismi  dclla  seconda  si 
rompone  in  ischeggie  scagliose,  tagiienti  e  spesse  con- 
coidi  ,  e  difTicilmcnle  si  sconipongono  in  terra  arida  e 
scioUa:  i  primi,  linalmente,  non  presentano  forma  di  cor- 


—  59  — 

rcnli  0  rrnlori  di  soria,  e  la  scconda  fe  seinpre  una  cor- 
renlo  die  provieiie  da  uii  cralerc. 

La  dove  il  hasallo  e  solo  :  la  dove  la  lava  prisma- 
tica  non  e  avvicinala  chc  da  rocce  viilcaiiiclic,  possono 
a  prima  i^iunla,  con  poco  allenlo  esanie,  confoiidersi  uno 
p(M'  iallra,  ma  (pii  ilie  la  roecia  pirogeiiica  sla  a  tan- 
to  dclla  vidcaiiica ,  qui  la  Nalura  ha  tollo  il  velo  ad 
uno  de"  suoi  piii  i^randi  Icnomeni ,  e  con  lacil  jiarajifone 
la  (liscoprire  die  il  hasallo,  roccia  piroi^enica ,  e  slata 
spinla  <lalla  soUo])os(a  scorza  terresire  nello  stalo  di  fu- 
sione,  per  la  sola  esjiansione  del  calore  ,  come  ha  fallo 
d(!l  ijranilo  e  del  ])orlido:  nienlre  il  focolare  del  volcano 
doj)(»  aver  I'uso  c  velriiicalo  le  rocce,  ha  avnlo  hisogiio 
dclla  |)olenza  del  vaporc  per  prcscnlare  gii  ammirandi 
fenomeni  delle  enizioni. 

Toinando  sulla  slrada  sino  al  Capo  de'iMolini  ,  la 
collina  tcrziaria  slossa,  che  invcsli  del  sno  maleriale  ar- 
gilloso  c  di  grcs  i  gTuj)pi  del  hasallo,  si  scoprc  ii>nnda 
ne'eosi  delli  treUmt,  c  sparsa  di  masse  di  lave  che  pri- 
me scescro  dall'Elna  a  coprirne  la  superlicie. 

Dal  capo  del  3Iolini  sino  ad  Aci  reale,  corsi  di  an- 
liche  lave  lidoUi  a  collnra,  irrij;iili  dalle  acqne  delta  Hd- 
tana  ,  e  da  allri  niinori  sorgenli  ,  presenlano  un'  amena 
cainpagna  sparsa  di  verdura  ,  cd  animala  di  agricola 
gente  iiulnslriosa  dclla  prossima  anipla  cilia.  L'oirido  hal- 
zo  che  da  lermine,  per  levanle,  al  sno  lahhiicato  e  sla- 
te lagliiilo  da  una  snnlin)sa  strada  die  arriva  al  mare. 
Da  (piel  lido  giiardaiido  in  alio  si  vedc  quel  haizo,  for- 
nialo  di  vari  shall  di  lave,  delle  (piali  il  mmiero  dilfi- 
(■ilmenle  ptu")  slahilirsi  ,  ma  die  in  apparenza  giunge  a 
non  meno  di  sellc.  Appie  di  quello,  poco  piii  alio  dclla 
superlicie  delle  acqne  del  mare,  scorrono  acrjue  doici  , 
chc  passando  fralle  ghiaie  rossc.  di  cpiel  colore  ap|)ari- 
scono,  e  ramniculano  la  favola  del  feroce  Polilemo,  die 


—  60  — 

seppelli  il  pastorello  Aci  soUo  una  svella  rupe  dall'  Etna , 
e  del  quale  corse  il  sanguc  in  veriniglio  rio. 

Questa  sovrapposizione  di  lave  e  ancor  piii  manife- 
sta  ,  nel  seguito  del  balzo  ,  sopra  S.  Tecia  :  in  (pianlo 
al  vero  loro  numero  resla  sempre  un  forte  dubbio  ,  iie 
facile  a  sciogliersi,  per  quanlo  appare.  La  base  pero  di 
questa  inaccessibile  slratilicazione  di  lave  e  fiancbeggiala 
da  un  basso  terreno  di  altre  lave  ,  c  di  alluvione  in 
molli  luoghi,  di  potente  stralo  di  niinulo  rapillo  ed  are- 
na, di  scoriettc  puniiciose  provenienti  da  rocce  I'elspati- 
che.  E  questo  terreno  e  in  oggi  divcnuto  ridenle,  per- 
che  ridolto  a  terra  collivabilc  a  cereali,  cd  a  vaslo  giar- 
dino  di  agrunii,  nierce  la  induslria  c  la  cura  del  solerte 
Cav.  Salvalore  Aigo,  che  proporsi  dovrebbe  a  niodello  ai 
proprielarii  di  collivabili  terreni,  che  lasciano  inlanlo  Ira- 
scurali  in  niodo  da  non  dar  quella  produzione  di  die  sono 
capaci.  '    ^ 

Da  Aci  sino  a  Giarre  il  suolo  va  cangiando  di  aspet- 
lo ,  a  niisura  ehe  le  lave  di  cui  e  interanicnte  coslituito 
sono  pill  0  ineno  terrificate.  Un  buon  tratto  e  quasi  pri- 
vo  di  vegetazione  utile,  benche  la  lava  sia  quella  del  1329 
venula  dal  Monte  rosso  di  Foudachelli ;  ma  a  poco  tratto 
di  strada  riconiincia  una  rigogliosa  vegetazione  sopra  le 
vccchie  lave  die  costcggiano  per  mezzogiorno  la  plana  di 
Mascali ,  c  terniina  in  mare  a  fianchi  di  Riposto  ,  ov'  e 
fabbricata  la  torre  degli  Arcurali. 

Giova  qui  volgere  in  alto  lo  sguardo  verso  1'  Etna 
che  sovrasta.  II  suo  conico  dorso  piii  non  si  trova  ,  ed 
invcce  un'ampia  valle  si  aprc  verso  I'intera  campagna  di 
Giarre.  Due  braccia  di  colli  a  mczzodi  I'uno  a  tranion- 
tana  Tallro,  partono  da' due  lati  di  un  balzo,  che  scende 
quasi  jtcrpendicolare  sul  jiiano  della  valle,  e  sostiene  I'iso- 
lalo  euiiiienlc  cono  del  gran  cralcrc  cui  fan  corteggio  i 
due  pill  elevati    puuli    de'  menzionati  colli.  E  questa  la 


—  61   — 

tanto  nominala  Valle  del  bnve.  II  baizo  e  qncllo  del  Tri- 
foijJU'Uit,  i  colli  a  mczzoi^ioriio,  soiio  Ic  ('(jsi  dcllo  Swre 
del  Sulfizio,  (li  Cuhinna  o  lo  Zoccohirt) :  (|iicili  a  tra- 
nioiilana,  le  Conmzzc ,  Ic  Finnite,  il  Cnliulo;  ed  en- 
Iro  ad  essa  sorgoiio  anliclie  rii|)i  ,  coiii  di  onizioni  ,  e 
corsi  di  lave,  ainmonlalc  una  snll'  allia ;  ma  chc  inlanto 
nun  valj>oii()  a  ii|(risliiiiir(^  la  forma  tonica  ,  per  qucsla 
paric,   del  corpo  dell'  Kliia. 

Oi>nimo,  chc  ci(!co  scijiiace  non  fosse  de'  sollevamen- 
li  ,  vede  di  leggieri  in  qiiesla  ralle  lo  sprofondainento  di 
un  seslo  della  gran  niassa  del  vulcano  (1).  II  halzo  del 
Trifogiielto  colic  siratilicazioni  scnza  numcro  di  anliche 
lave:  la  vallc  di  Calaiina  die  anch'essa  appalesa  molle  e 
mollc  siralificazioni  lavichc  ,  senza  Iraccc  di  prcsenza  di 
roccia  ncllunica  :  i  colli  dcU'uno  c  dell' allro  lalo  ,  con 
inclinala  stralificazione  a  mantello,  (agliata  vcrlicalmcn[c 
di  di.slanza  in  dislanza  da  diglic  di  |)iu  r<'ccntc  roccia 
vulcanica  :  la  rupc  di  Musarra  e  quella  della  Capra,  die 
faccvano  parlc  del  corpo  della  monlagna,  rimasle,  isola- 
la  la  prima ,  unila  agli  allri  colli  la  scconda  :  Ic  allure 
Casaono  ,  Priori  di  cosimo,  Fonlanclle ,  Caliatn  ,  evi- 
denle  l)ase  di  (piella  parle  dell'  anlico  cono...  tullo  ma- 
nifcsla  I'ahhassamenlo  del  suolo,  piu  die  il  preleso  sol- 
Icvamcnto.  La  iialma  ,  poi  ,  delle  lave  felspaliclie  :  la 
prcsenza  dell'  anlihole  in  talune  :  il  Icrreno  piii  facile  a 
dccomporsi  in  feracissimo  siiolo  :  la  mancanza  di  monii 
di  craleri  inodcrni  in  cpieslo  vaslo  lianco  della  inonlagna. 
sono  i  caraltcri  die  dislingnono  1'  Klna  anlico ;  di  (piel- 
rcpoca,  cioc ,  quando  i  suoi  fiiodii  agivano  snlle  primi- 
tive roccc  felspaliclie,  e  Ic  sue  cruzioiii  avvenivano  di  un 


(1)  Sulla  Co?lituzi()nc  Fi<ica  delln  Ynlle   del  Hdvc  —  vol.   12. 
Saiigii)  sulla  cosliluzione  fisica  deirElna — vol.  3.°  2."  serie. 


—  62  — 

modo  forse  diverso  di  qucllo,  con  che  si  manifeslano  le 
modcine. 

Da  Giarre  sino  al  ponte  di  3Iinissale  si  osserva  clie 
le  lave  si  sono  arreslatc  ncllc  allure  di  Mascali  ;  e  da 
que'contorni  sino  a!  mare  di  Riposlo  e  di  Fiumefreddo, 
il  tcrreno  e  tutto  alluviale,  fornialo  da'  maleriali  strappati 
dalle  acque  a'  fianclii  dell'  Elna  ;  e  gii  alvei  di  riiinosi 
lorrcnli  die  da  quelle  allure  provengono  ne  fan  fedc  , 
coir  anipiezza  delle  loro  sponde,  e  colle  masse  di  grande 
mole  che  han  giii  trascinato. 

Ma  qual  delizioso  canq)o  non  e  queslo!  Ridente  aspet- 
lo  di  fresca  vegelazione :  suolo  eniinenteraenle  coltivalo  a 
vigneli,  q  giardini,  a  ceroali,  a  pascolo,  sparse  di  abi- 
tazioni  e  di  case  di  dclizia  ;  e  sc  tuUa  la  plaga  orienlale 
deir  Elna  c  repulala  a  ragione  una  delle  piaggie  piu  fer- 
tili  di  Sicilia  ,  e  tanto  decanlala  in  tulti  i  tempi  ,  certo 
che  la  Piana  di  Mascali ,  il  Feudo  ed  i  circonviciui  ler- 
reni  sono  gli  Esperidi  dell'Isola. 

11  ponle  di  Minissale  e  alzalo  sopra  un  lorrcnto  che 
proviene  da' conlorni  di  Picdimonle,  fra  la  base  dellElna 
ed  i  Colli  del  Uosco,  della  monlagna  di  S.  Elia,  del  Serro 
della  Conca,  di  Prainello,  e  del  iMitoscio.  Si  e  esso  lallo 
slrada  in  mezzo  ad  una  anlica  lava ;  della  quale  ha  svello  e 
Irascinalo  giii  le  masse  ed  i  blocchi  ,  e  scavato  e  logo- 
ralo  ad  ogni  passo  ;  essa  proviene  dalle  falde  sellentrio- 
nali  della  monlagna,  ma  uon  sa  scoprirsene  la  origine,  a 
causa  di  altre  correnli  che  nc  han  coverto  le  tracce.  La 
lava  corre  verso  il  mar(>  ,  ed  e  in  niolli  luoghi  coverla 
dalle  lerre  alluviali  ;  ma  torna  a  sco|)rirsi  nellc  vicinanze 
del  ponle  di  Caltahiano,  unendosi  a  quell' altra  lava,  sulla 
quale  scorre  il  fiume  Onohola  ,  e  con  esso  vanno  a  f'or- 
mare  i  terreni  ed  il  promonlorio  di  Schiso,  ove  sorgeva 
un  lempo  1'  antica  Nasso,  prima  colonia  greca  stahilita  in 
Sicilia  ncH'anno  734  av.   G.   C.     .      .    -  :  ,. 


—  63  — 

Salpiulo  per  Piodimonlo  si  scorge  il  terreno  tcrzia- 
rio  (li  iiTcs  0(1  nrj^illa  ricoinpiirirc  da  solto  Ic  anliche 
corrciili  dcirKlna;  c  ncl  silo,  appiiiilo,  dcllo  Castcllacci, 
il  loiTciilc  loj^oraiido  (piclia  l(M'ziaria  roniiazionc,  lia  trallo 
gill  i  lualcriali  di  <\udU\  prime  lave ,  e  Irasporliindoli  iiel 
siio  alveo  ha  lascialo  in  quel  silo  due  ripidi  hal/.i  di  lave, 
die  a  prima  giiiiila  per  iin  eralere  si  prenderelihero. 

Quasi  a  mela  della  salila  di  Piediuionte  u(d  silo  del 
casino  di  nu  Ferrari  da  (liarre,  la  vista  clic  si  presenla 
alio  sjinardo  rivollo  in  i;iii  noii  puJ)  uon  iiileressare  il 
viaj^j^ialore.  Le  moiilagne  di  Taurouuna  clie  l<'rmiuaHO 
col  capo  S.  Andrea  ,  se  occupano  la  vcdula  di  (pielle 
della  (lidahria,  lasciano  peri)  scoperlo,  nel  fondo  dell'oriz- 
zonle  il  capo  S|»arlivenlo:  un  vasto  Irallo  del  mare  jonio 
coid'onde  il  suo  azzurro  con  quelle  del  cielo  e  viene  a 
land)ire  la  spiai>j^ia  di  Fiumel'reddo  c  Hiposlo,  e  scmjtrc 
|)iu  hclla  ap|)arisee  la  ridente  plai;a  di  (iiarre  ,  poc'anzi 
Iraversala;  elie  da  (pieiralliira,  i  vii>'neli,  le  lerrc  a  ce- 
reali  ed  i  jjiardini  di  agrumi,  co'  nuiri  di  divisione,  colle 

siepi,   con  le  slrade,   eon  i>li  alheri come  in  una  carta 

geoj^ralica  |tajon  delineali.  l/aere  slesso  che  piii  puro  si 
senle  al  res|)iro,  rendono  quel  punlo  delizioso  ollre  ogni 
dire,   e  mal  volenlieri  volgonsi  ad  esso  Ic  spallc. 

Le  al)l)ondevoli  ar(pn^  in  Piedimonle  .  come  quello 
della  Heilana  e  di  Aci-(]alena  sollo  le  prime  lave  del- 
TFlna,  in  «piella  parte  della  sua  |)lan,a,  fan  conoscere  che 
la  collina  aigillosa  terziaria  giace  sollo  le  vulcaniclu;  cor- 
renli;  ed  in  ellello  da  Piedinujnle  in  poi  essa  comincia  a 
manifestarsi  nella  sua  giacilura,  e  si  va  scoprendo  come 
lave  dell"  Etna  sono  corse  sopra  di  essa,  occupandone  qua 
e  lii  non  poca  superlicie.  Qui  V  Kina  Anli<o  linisce,  c  la 
comparsa  di  queslo  lerreuo  lerziario  ,  e  I'allra  porzione 
della  plaga  meridionale  che  la  cingeva  ,  sino  a'conlorni 
di  Aci ,  possono  riguardarsi  come  i  suoi  limili.  Da  Pie- 


—  64  — 

(liinonle  in  poi  riconipariscono  su'fianchi  dell' Etna  raoder- 
no  i  monticclli ,  gia  cralcri  di  cruzionl,  di  cui  le  correnli 
souo  in  gran  parte  ancora  poco  alteratc,  e  facilmentc  pos- 
sono  seguirsi  nelle  loro  estensioni. 

Un  allro  aspetto  prende  da  questi  luoghi  il  corpo 
della  monlagna.  L'altnra  delle  Concazze  fa  essa  stessa 
parte  del  dorso  die  si  clcva  solo  sopra  la  massa  mono 
acclive  delle  sue  faldc  ;  e  quasi  unico  cono  ,  non  offre 
allri  niinori ,  sinclie  non  giunge  al  lato  ,  ancor  piii  mo- 
derno,  die  guarda  verso  Bronte.  Al  picde  pero  di  que- 
sto  dorso  colossale,  giganteggiano  i  coni  di  31.  Frumcnto 
di  31.  Nero,  di  S.  3Iaria  co'  suoi  vicini  monticclli ;  c  Ic 
lave  die  ne  uscirono  inlerronipono  la  zona  del  bosco  dei 
pini  e  delle  querce,  die  forniavano,  al  dir  di  Buffon  «  un 
«  bel  coUarc  di  verzura  al  capo  canulo  di  queslo  vecchio 
«   vulcano.    » 

Le  anticlie  lave  terrificate  sono,  per  tutti  i  conlorni 
di  Linguagiossa,  collivalc  a  boschetli  di  caslagni  ,  di  no- 
celle,  ed  a  vigne;  e  di  esse  una  buona  porzione  e  slata 
covcrta  dalla  lava  del  1809,  la  quale  corse  per  ponente 
con  un  rivolo  ,  a  fianco  del  Casino  Cagnone.  Passata 
quella  del  164fi,  cbe  si  diffuse  sopra  il  terreno  terziario 
fin'  a'  contorni  di  Casliglione,  due  monticelli,  antidii  coni 
di  eruzione,  restano  da  un  fianco  e  dell'  altro  della  slra- 
da ;  sono  cssi  noininali  del  Cerro,  a  sinistra,  e  31.  Santo 
a  deslra  ;  alquanio  in  giii  di  questo  si  scoprono  i  resti 
deir  antico  craterc  di  Pielm  marina,  origine,  forse  della 
lava  deir  anno  39G  av.  G.  C.  ramnientata  da  Diodoro  ; 
la  quale  scorrendo  a  liandii  di  Castigiione  e  3Iitoscio , 
segui  il  pendio  della  valb;  che  separa  la  formazione  ter- 
ziaria  da  quella  secondaria  di  Graniti,  Gagi  ecc.  ove  scor- 
re  in  oggi  I'Onobola,  e  formo,  con  altre  correnli,  come 
abbiani  detlo,  le  pianure  cd  il  capo  di  Scbiso.  Guardando 
suir  altra   parte   della  valle  si  vede  il  monte  del  3Iojo  , 


—  Go  — 

ap])i(!  dc'  colli  di  Malvngna,  anlico  iiulipondentc  craforc  di 
ciii  la  lava  si  conloiido  con  (|ii('lla  di  die  parlianio  ,  e 
lascia  indcciso  quale  dolle  due  j^iiiiigcssc  al  marc.  11  basso 
IcriTiio  di  qiiosta  vallo  prcscnla  anch'esso  il  vcrdoggianle 
lappclo  dcllc  Icrrc  irrigiic,  di  planle  orlensi,  di  legiimi, 
di  iiiardini  c  di  alheri  a  frullo,  conic  sono  stall  scmpre 
i  Icilili  canipi  pc'qnali  serpci^giano  i  liunii.  Lo  slesso 
vulcano  del  3Ioio  e  inleranienlc  collivalo  a  vigne  al  pari 
di  lulli  qiielli  del  fianco  nieridionalo  dcU'Elna.  Tiiilo  I'o- 
rizzonle  ,  da  ipiesta  parle  ,  vicn  chiuso  dalle  nionlagnc 
sccoiidarie  di  3IoUa  caniastra,  di  Malvagna  di  Roccella , 
e  di  S."  Donienica  ,  c  ])iii  in  la  dalla  catena  de'  .Monti 
Erei ;  e  la  lorniazione  tcrziaria  colla  quale  1'  Etna  e  in 
conlallo,  vienc  occupala  jter  qualche  tralto  dalla  lava  del 
1607,  die  non  si  presta  lultavia  ad  una,  andic  medio- 
cre collura. 

Kandazzo  c  piantalo  sopra  il  niarginc  di  una  dcUe 
prime  lave  die  coprirono  il  terreno  di  gres  ed  argilla  ; 
cii)  si  osscrva  dislintamentc  nel  suo  canto  occidenlale  , 
die  forma  un  lato  dell"  alveo  del  torrente,  dello  Vallone 
della  Miscricordia;  ed  il  terreno  terziario  resta  a  nudo 
daH'allro  lato,  nella  cosi  della  77//j/ja  e  nel  6'o//e  di  \'a- 
gliasiiidi;  fra  il  quale  ed  il  liosco  di  S/  3Iaria,  e  S."  Marco 
scorrc  un  braccio  dellUnobola. 

i^  I  Quesla  prima  lava  di  Kandazzo  e  d'una  pasta,  die 
scmbra  provenire  dalle  fusioiii  prime  del  basallo  ;  impe- 
rocdie  essa  e  omogenea  compatta ,  con  rramnienii  minu- 
tissimi  di  pirossene,  per  cui  si  presta  Iticilmenle  ad  esscr 
lavorala  alio  scarpello  ;  ed  e  pcrcio  die  gli  ornali  delle 
lineslre  delle  case,  de'prospetii  delle  chiese  e  delle  lorri, 
di  slile  gulico  e  bizanlino,  lurmali  di  ([uesia  lava  sono  di 
una  linilezza  straordinaria  l^a  cliiesa  poi  di  S.  Maria  e 
mirabile  lavoro  di  deniro  e  di  iiiori ;  i  muri  esterni  del- 
I'abside,   c  ilelle  navale  lutli  di  laslroni  di  questa  lava, 

9 


—  66  — 

cosi  tagliati  e  commessi  da  non  lasciar  discoprire  segno 
di  ceniento,  formano  un'alzata  che  par  di  una  massa  fusa ; 
e  le  colonne  di  un  sol  pczzo  che  sostcngono  la  volta  , 
ed  il  fogliame  de'capitclli,  tutlo  rende  questa  chiesa  un 
capo  d'  opera  di  costruzionc  di  lava  vnlcanica  ,  da  riva- 
lizzare  con  qualunque  altra  di  piu  Icnera  roccia  ,  e  di 
squisito  gotico  lavoro.  La  facciala  con  la  torre,  che  do- 
veva  conipirsi  con  antico  disegno  a  similiUidinc  di  quella 
di  Frcyburg,  si  sla  ora  fabbricando  con  un  niiscuglio  di 
pielra  calcarea  di  Slracusa  ,  e  voglia  il  Cielo  che  non 
risulli  una  incoerenza  architettonica ! 

Passando  da  Randazzo  a  Bronle  s'  incontra  un  ter- 
rene assai  sterile ,  e  di  poca  o  nessuna  vegelazione  ,  a 
causa  dellc  lave  non  per  anco  terrificatc ;  nella  parte  su- 
periore  pero  i  boschi  son  ben  folli.  La  lava  del  1759 
si  fc  slrada  sopra  il  tcrreno  terziario  ,  non  mollo  lungi 
dal  lago  La  Gurrita;  e  quclla  del  1787  vi  giunse  sino 
a  poca  distanza  da  Maletto.  La  strada,  dopo  quella  cor- 
rente  passa  sul  terreno  nellunico  per  un  buon  tratto ,  e 
le  roccc  del  gres  prendono  una  solidita  bastevole  a  far- 
ne  pietre  da  taglio ;  dalla  rupe  detta  Rocca  di  Calanna, 
molte  grandiose  masse  se  ne  son  distaccate,  e  parte  sono 
discese  sino  alia  bassa  pianura  dello  stesso  terreno ,  detta 
piano  del  parco,  che  conflna  con  antiche  lave  dell' Etna. 

Prima  di  giungere  a  Bronle,  la  lava  del  16S1  si 
vede  a  poca  distanza  dalla  strada ;  essa  discese  dal  Gan- 
co  della  montagna,  vicino  al  Monte  di  3Ialetlo,  occupo  il 
terreno  terziario,  e  vi  corse  sino  a  poca  distanza  del  liume 
Simelo.  Quella  del  1832  la  copri  in  parte  minacciando 
gravemente  Bronte  che  restava  nel  pendio  della  collina. 
Esso  infatti  e  situato  nel  mezzo  di  due  Colli  ;  cioe  di 
quello  detto  Maryio  grande  e  Corvo  a  N.  E.  e  dall'al- 
tro  dello  Colli  a  S.  0.  e  I' Etna  che  lo  sovrasla  ,  e  le 
lave  che  lo  circondano  per  ogni  lato ,  non  hanno  irape- 


—  67  — 

(lilo  clift  ivi  oltrc  a  novc  mila  abilanti,  intrepidi  si  fer- 
masscro  ,  quasi  aspoUando  clio  una  corrcnlc  di  fuoco  li 
obhliiiassi!  liiialiuoiito  ad  abbandonare  uu  silo,  cbc  ramoro 
del  palrio  nido  sollanlo,  puo  rendcre  tult'ora  abitalo,  nel 
fianco  del  minaccevole  cd  incsorabiie  vulcano. 

Da  IJronle  ad  Aderno  ancor  piii  slerile  ed  aspro  e 
I'adusto  terreno.  Qui  I'Elna  iiioderiio  dispioga  tullo  il  suo 
carattci'c  orrido  insicmc  c  maestoso.  11  dorso  della  inon- 
tagna  apparisec  meno  alto  ,  e  piii  crude  ;  monli  sopra 
nionli  i>iungono  sino  appie  deU'ullinio  suo  cono.  31." Pa- 
paria,  Kgillo,  Trei'rali,  Giuseppe,  Roverc,  la  Dcnsa,  li 
Grulli,  Lepre,  Rosso,  Castellacci,  Frumento,  Avoltore , 
Palniiiilelli ,  Cliiuso  ed  il  mai>nn  Minardo,  seiubrano  ad- 
dossati  uno  sull"  allro  come  la  favola  riguardavali  ,  per 
sosteuero  I'aperta  gola  dell'Eliia,  che  spinge  le  sue  fiaui- 
me  contro  il  cielo  «  et  sidera  lambit.  »  Asprissime  ed 
orrcndi  corrcnli  di  lave  non  coverlc  di  veiielazione  ad 
ogni  passo:  lave  in  forma  di  prolungate  coUine:  lave  nel 
j)iii  ])rorondo  degli  alvei  dei  torrenti  ,  lave  da  per  tullo 
per  lo  spazio  di  ben  dodici  miglia.  Xon  appena,  infatli, 
si  lascia  la  coUina  lerziaria  de'  Colli  ,  la  nera  corrente 
del  IHi!),  simile  ad  alii  mucchi  di  carbone  ,  lagiia  per 
lungo  Irallo  la  slrada  ,  clie  sopra  le  scoriacee  e  brulle 
sue  macerie  lia  dovulo  rifarsi;  ed  essa  si  vedc  csser  di- 
scesa  verso  il  pendio  clic  lermina  col  Simeto,  e  si  e  a 
poca  dislanza  da  quello  arreslala.  Aon  cosi  quella  del 
1003;  essa  giunse  non  solo  sul  lello  del  liunie ,  ma  oc- 
cupi)  vasla  estensione  della  falda  della  opposla  monliigna 
di  Carcaci ,  cd  obbllgo  il  fiumi!  a  farsi  slrada  allraverso 
le  sue  masse;  il  cpiah^  trascinando  colic  sue  acqne  i  bloc- 
chi  della  lava,  non  solo  ne  Irasporto  in  giii  il  maleriale 
sciollo  c  scoriformc,  ma  logorando  con  esso  la  parlc  so- 
lida  e  massiva  di  quella,  vi  stabili  un  letlo  di  comjtallis- 
sima  roccia ;  nel  quale  le  acque  scorrcndo  rumoreggiano 


—  68  — 

come  quelle  del  Reno,  clie  mi  assordavano  nelle  gole  di 
viamala. 

Ne  son  queste  le  sole  correnli  di  tempo  storico  che 
si  traversano,  o  si  vcggono  a  poca  distanza;  un  ramo  di 
quclia  del  1536,  si  arresto  a  poca  dislanza  di  Adernb; 
qucUa  del  ISIO  giunsc  pressocche  a  brugiarne  le  case 
dalla  parte  di  tramontana,  e  quclia  del  1780  pareva  di- 
retta  anch'essa  con  un  hraccio  a  dcvaslare  le  tcrre  vicine. 

Sorgc  Adcrno,  come  Randazzo  ed  altri  comuni  del- 
I'Etna,  sopra  uno  stialo  di  lave  hasaUiche  delle  prime 
die  giunsero  ad  occupare  la  collina  terziaria,  die  abbiam 
vedulo  circondar  1'  Etna  per  quallro  quiiili  del  suo  pe- 
rinielro;  le  acque^  perlanlo,  sono  quivi  abbondanli,  e  tali 
si  mantengono  per  tutto  il  tratto  di  questa  plaga  etnea, 
sotlo  Riancavilla  Licodia  e  Paterno,  aventi  le  stesse  geo- 
gnostidie  condizioni.  Queste  lave  si  couliuuano,  alquanto 
pill  basse  peri),  lungo  le  sponde  del  Siineto  di  fronte  al 
fcudo  di  Carcaci;  ed  una  anlicbissima  correntc,  che  oc- 
cupava  una  volta  il  basso  terreno  che  giace  fra  la  col- 
lina di  Aderno  e  la  montagua  di  Cenlorbi,  coverta  dopo 
tanti  secoli  da  terreno  alluviale  non  si  scoprirebbe  in 
oggi  ,  se  il  fiunie  Simelo  dal  lato  di  tramontana  ,  ed  il 
Cimarosa  da  quello  di  mczzogioruo  nou  vi  avesscro  sta- 
bilito  i  loro  letti,  e  fatto  scoprire,  cosi,  nelle  loro  sponde 
i  prismi  di  quella  lava  che  sostiene  il  terreno  del  fcudo 
di  Aragona  ,  e  parte  del  piede  oricntale  ,  deUa  cennata 
montagna  di  Centorbe. 

Chi  si  reca  verso  i  Cappuccini  di  Adernb,  e  preci- 
samente  nella  piattaforma  innanzi  la  Chiesnola  di  S."  M/ 
ddla  Grazia  ,  puo  da  quell'  altura  viaggiar,  collo  sguar- 
do  per  buona  parte  di  Sicilia.  Da  dictro  la  montagna  di 
Carcaci  e  Spano  a  N.  0.,  vede  in  fondo  all'orizzonte  sor- 
gere  Troina  suUa  schiena  di  alta  montagna;  siegue  a  po- 
nenle  quella  piii  alta  e  grandiosa  di  Mulcra,  a  guisa  di 


—  69  — 

un  cono  queirallra  ovc  e  fahhricata  S.  Filippo  di  Agira: 
piu  in  dicU'O  Caslrogiovaniii  c  Calastibolla,  c  per  iilliino 
orj^o  la  sua  vclla  al  di  sopra  di  esse  il  3Ionlc  Arlesiiio, 
1'  umhilico  di  Sicilia.  Piu  in  avanli  si  scor"C  Ileoalhuto, 
e  la  nioulaj^iia  die  ha  Ceiilorbe  sidle  sue  cime,  e  nasconde 
le  allure  di  Valguaniera  e  di  Aidone  ;  ma  Judica  appa- 
risce  col  sei>uito  delle  sue  ])raccia  sino  a  Torcisi;  dielro 
delle  (piali  lulla  scO|)resi  la  nioutiii^ua  di  Uamacca,  c  gra- 
de grado  a  S.  0.  Callagironc  colla  nionlagna  di  Aiscemi, 
alle  spalle  seguoiio  a  niezzod'i  Miiieo  e  Palagonia  ,  poi 
Mililello,  pill  ill  la  Monh'lmiro  c  IJuccheri  e  la  nionlagna 
di  S.°  Yenera  colla  catena  iblca  va  a  lerniinare  col  mare 
nel  Golfo  di  Calania  ,  die  pur  da  quel  punlo  si  scopre. 
Passali  gii  orlaggi  di  Aderno,  pria  di  giungere  al 
vicino  comune  di  IJiancavilla  ,  le  lave  appaion  vcslilc  di 
uu' inlonaco  di  calcario  d'acqua  dolce ,  che  le  accompa- 
gna  sino  a  mela  d(d  balzo  della  coHina  per  lungo  Irallo, 
da'  Mulini  sino  alia  disccsa  di  Biancavilla  verso  la  bassa 
pianura.  Indizio  cerlo  e  ben  qucslo,  che  la  collina  tcr- 
ziaria  ,  sulla  quale  quelle  lave  riposano  ,  conlencva  una 
formazione  di  calcario,  addippiu  del  gres  e  dell'  argilla, 
e  le  aequo  scco  il  porlavano  scorrendo  su  quel  suolo  vul- 
canico.  iNe  e  quesla  un'  arbilraria  asserliva;  dapoiche  le 
colline  delle  //  pogfji  che  si  alzano  al  di  la  del  liume 
sono  conliiuiazioiie  dello  slesso  lerreno  lerziario,  ed  esse 
conlengono  una  formazione  di  cake  carbonata  non  solo, 
ma  eziandio  di  gesso  ,  che  nellc  \icinanze  di  Palerno  , 
nolle  slesse  colline,  si  cavano  ad  uso  di  coslruzione.  De- 
viando  alquanlo  dalla  slrada,  c  scendondo  da  Biancavilla 
verso  i  terreni  irrigui ,  si  Irova  il  niargine  di  una  cor- 
renle  eslcsissima  di  lave  prismaliche,  cho  no'  conlorni  dolla 
COS!  dolla,  Grolla  di  Scila  (1;  presenta  que'  prismi  cos'i 

(1)  Sulle  lave  prismaliche  di  Licodia  ec.  vol.  20. 


—  70  — 

pronunciali  e  verlicali  ,  in  massinia  parte,  da  farli  cre- 
dere a  prima  vista  veri  basalti ;  ma  1'  acutezza  de'  loro 
spigoli,  la  pasta  scmivetrosa  blu,  piena  di  cristalli  di  pi- 
rosscne  e  di  felspalo,  I'assolula  mancanza  di  articolazioni, 
e  la  parte  superiore  della  corrente  meno  prismalica  e 
quasi  in  massa ,  li  fan  tosto  distinguere  da' veri  basalti. 
Tanto  puo  dirsi  dcllc  allre  lave  prismaliche  di  Licodia; 
le  quali,  per  qiianto  appare  sono  di  una  data  piii  antica, 
e  coniinciano  ad  essere  alterati  nella  superficic. 

I  contorni  di  Paterno  sono  intcressanti  per  la  qua- 
lita  deU'acquc  mineral!,  acidole  per  lo  piii;  e  quella  della 
graseia,  aldjonda  addippiii  di  pelroleo.  Un' altra  delta  di 
jmtellina  si  scarica  di  un  sediraento  siliceo-calcarc  per 
ove  passa,  ed  in  talc  quantila,  da  otturarvi  in  poclii  anni 
le  doccionatc,  ed  obbligare  i  proprietarii  ad  imboccarla 
in  allre  nuove.  A  pochi  passi  della  sorgente  della  saia 
grando  si  eleva  un  monlicello  Iraforalo  in  molti  punli 
da  vulcanelli  idro  argillosi,  d'onde  vedesi  svolgere  il  gas- 
acido-carbonico,  clie  soUeva  I'acqua  fangosa  raccolla  nci 
piccoli  crateri. 

La  enormc  Rupc,  sulla  quale  e  fabbricala  la  torre 
normanna  ,  la  Madre  cliiesa  i  Cappuccini  e  parte  della 
Cilia  ,  ha  tutlo  1'  aspello  di  un  estinlo  vulcano  indipcn- 
denlc,  sorlo  in  mezzo  alia  collina  terziaria ,  o  come  e  piii 
probabile,  circondato  da  quella  al  pari  della  collina  della 
Trezza  clie  inviluppa  la  basaltica  forniazione.  Le  lave  as- 
sumono  una  forma  rozzamenle  prismalica  nella  parte  di 
ponenle;  e  quel  che  rende  ancor  piii  notevoli  quesle  lave 
si  e,  che  esse  sono,  appie  della  rupc,  impregnate  di  pe- 
troleo;  cio  che  dara  al  ccrto  argomenlo  a  geologiche  ri- 
cerchc. 

Superata  1'  allura  che  sovrasla  a  Paterno  per  levan- 
te,  si  passa  so|)ra  una  estcsa  pialtaforma  di  lave  basal- 
ticlic,  die  arrollar  si  possono  a  quelle  di  prima  fusione, 


—  71  — 

perche  non  lianno  ancora  la  pasla  interaincnio  somivctro- 
sa,  lie  abbonilaiio  di  crisliilli  dipirosscnc;  i  prismi  sono 
pill  rci^olari,  c  la  loro  superiicie  supcrioro,  andando  verso 
le  ruiiie  dclT  aiilico  inonaslero  della  Scala  ,  menlisce  in 
molli  luogiii  iin  laslrigato  di  masse  penlagone.  Ove  poi 
sono  i  molini  di  Valcorronte  ivi  si  osscrvano  cumuli  di 
basnllo  i^loliularc  riveslilo  di  scorza  velrosa,  come  quelli 
di  Aci  (^astcllo. 

TuUa  la  ])iauura  di  Yalcorrentc  c  le  colline  die  se- 
guono  a  ponenle  e  mezzogiorno  ,  sono  la  conlinuazione 
del  terreno  lorziario  ;  ad  oriente  pero  il  margine  della 
lava  del  1G()9  la  ricuopre:  ma  risorge  hen  tosto  in  alio 
colle,  detto  Tirili ,  die  sovrasla  a  Mislerbianco ,  e  forma 
colle  sue  braccia  il  resto  delle  allure  della  Motla  delle 
Side  ,  e-  va  ad  unirsi  a  lulle  le  allre  delle  Tcrrcforti 
di  Catania. 

La  rup(!  della  3Iolta,  come  quella  di  Palerno  si  alza 
isolala  fra  queslo  terziario  terreno  ,  colle  sue  lave  pri- 
smaliche  a  mezzogiorno,  e  co'  vesligii  del  suo  anlico  cra- 
Icre  accanlo  alia  lorre  normanna.  A  pochi  passi  del  lor- 
renle  dello  lullone  del  jicti,  si  osserva  un' allro  speulo 
Tulcanello  idro-argilloso  ,  dello  pur  suUnelld ,  intorno  al 
quale  si  raccolgouo  pezzi  di  un'  alabaslro  vario  roloralo, 
die  ha  servilo  agli  scarpelhni  per  ornali  ardiiletlonici 
d'  inlarsialura  ed  allre  o[»ere. 

Si  lorna  a  Calania  Iraversando  ora  la  lava  del  16G9, 
era  passando  sopra  il  lerrcno  nellunico ,  dalla  slessa  ipia 
c  la  occiipalo ;  ed  essa  dopo  aver  lascialo  isolalo  un  buon 
trallo  di  quel  terreno ,  nella  collina  di  Curia  di  Mnjorana 
e  .llonlesano  ,  riunendo  le  du<'  hraocia  si  e  dilalala  so- 
pra la  |)arle  meridionale  della  Cilia,  innollraudosi  con  una 
fronle  di  un  migiio  drca  nel  marc  ,  dopo  un  corso  di 
died  iiiiijlia  ! 

Viaggiando  cosi  inlorno  all' Etna  ,  chiunquc,  che  sfor- 


—  12.  — 

nito  non  fosse  di  buon'  intcndinicnto  c  di  spirito  di  os- 
servazione,  pub  agevolnicnle  forniarsi  un'idca  adegiiata 
della  fisica  cosliUizionc  del  massimo  dc'  vulcani  d'  Europa. 

Attentamente  osservando  ha  e"li  distinto  la  forma- 
zione  basallica  dalla  vuleanica,  si  fallamenle  chiara  e  la 
differenza  fralle  lore  rocce  ,  ed  il  loro  particolar  modo 
di  esistere. 

Dalla  condizione  de'terrcni  vulcanici  clie  ha  pcrcorso: 
dair  aspello  della  iiiassa  stessa  dell' Etna,  deleriorala  rotta, 
scomposta  e  sfigurala  nella  parte  orientale :  dalla  pcrdila 
della  forma  conica  ,  rinipiazzala ,  invece ,  da  iin  visibile 
abbassamento  di  suolo  ,  in  confronto  a  quella  integra  , 
conica  ,  di  aspra  snperficie ,  popolata  di  cralcri  di  eru- 
zioni  ,  veslita  di  lave  sterili  tutlavia  e  scorificate  ,  della 
opposta  parte  occidenlale ,  ha  riconosciuto  1'  E(na  antico 
e  r  Etna  moderno.  Si  c  finalmente  persuaso  che  nel  tempo 
che  qiiesto  vulcano  sviscerava  maleriali  dal  profondo  suo 
focolare  per  ingrandir  la  sua  mole,  benche  sotto  marino 
ancora ,  una  corrente  di  terziario  terreno ,  sotto  marino 
anch'esso,  proveniente  dalle  occidentali  terre  della  Sicilia, 
venne  a  circondarla  con  due  braccia  per  quattro  quinti 
della  sua  periferia  di  allora  ,  lasciando  soltanto  esposia 
tutta  al  mare  la  porzione  orientale;  ma  che  al  ritiro  delle 
acque  divenuto  scopcrto  il  gran  cono  ,  non  ban  tardato 
le  infocaie  correnti  di  occupar  grado  grado  quel  terreno, 
ed  estendere  in  tal  modo  1'  impero  del  vulcano  ,  il  piii 
antico  di  cui  fiiccia  menzionc  la  sloria  ,  ed  uno  ,  forse 
anche,  de'primi  the  manifeslaronsi  sulla  crosta  del  Globo 
neir  epoche  remolissime  ,  quando  addensata  di  fresco  in 
forma  di  pianela  la  terra,  prendeva  il  suo  posto  nel  si- 
stema  Solare. 

■  "'  '■-       '     .    •"  "  }'■■'■■'   .  ;:    .  '.'.  [-•:.)-■  ;jj  , 


AlOVI  SCIIIAIU1IFJTI 


SILLA 


TEORIA  DELLO  ZOLFO 


DEL  SOCIO 


|)rof.  Carlo  (^cmmcUarn 


■^:^'jj'j:2 


NELLA  SEDDTA  OROIN&RIA  DEL   DI  3  MARZO    ISSJl 


10 


'■i^v'; 


.  .;/      ■, .  > . 


e-^s^^'^^-*'^)^*^^^^*^^^^^-^^^ 


Notre  convinction    ne  siiflisait  pas.  II  fall&it 
convaincre  les  plus  incrcdules  par  des  con- 
siderations basC'CS  Bur  un  nonil>ro  assez  con- 
siderable de  faits,  pour  lover  tous  leg  doutes. 
M.  d'Orbiffny  ^  Prodrome  de  Paieont. 
stratigraph.  t.  t.  p,  2. 


T 


Ja  idea  die  lo  zolfo  dovesse  rigiiardarsi  come  sostanza 
oryanica,  fii  poco  favorpvolnicnte  accolla  sin  dal  1833,  (1) 
da  lion  poclii  coltivatori  dclla  Gcologia  ;  come  palcsai 
nel  giornale  Efjemoridi  per  la  Sicilia  N.  46.  feb. 
1837.  In  verita  ,  a  prima  vista,  il  Irovarsi  lo  zolfo  nei 
craleri  spenfi  do'viilcani,  in  quelli  sfcssi  tiiU'ora  ardenti, 
nello  aoqnc  Icrmali,  ed  in  progidiosa  qnanlila  nelle  mi- 
nicrc^  era  solo  ora  conihinalo  a'nictalli,  non  potcva  non 
Carlo  rignardaro  piii  toslo  come  soslanza  niincrale,  e  co- 
me una  dclle  althundanli  in  nalura. 

PnJ)  di  leggicri  persuadersi  ognuno,  clie  tutte  que- 
ste  giacitnre  dello  zoll'o  avessi  io  presenii  allorclie  mi  de- 
tcriiiinai  a  presenlar  qnella  nnova  leoria  agii  illnstri  Scicn- 
ziati ;  doveva  io,  perlanlo,  aver  dali  di  tal  nalura  osser- 
vazioni  lali ,  da  non  lenierc  chc  le  niie  deduzioni  fosscro 

(1)  Atti  deirAccademia  Gioenia.  vol.  .\. 


—  76  — 

facilmenle  rigctlale.  In  cffelto,  benche  colpiti  dalla  novi- 
ta ,  i  inembri  della  Sociela  geologica  di  Francia  in  Stras- 
sburg,  ncl  1834,  e  quclli  del  congrosso  dc'Fisid  Icde- 
schi  in  StuUgard,  I'anno  stcsso,  pure  non  pocbi  di  loro, 
ragionando  nicco  sidl'  assunlo  furono  (bd  mio  avviso  ;  e 
cjuelli  stcssi  die  non  lo  erano,  non  hsciarono  di  conve- 
nii'c ,  pero,  die  si  dovessero  tenerc  in  conlo  i  mioi  ra- 
gionari  ;  come  si  I'ece ,  in  falli,  in  Gcrniania  ;  e  Tanno 
dope  se  ne  annnnzio  un  cenno  ncgii  annali  di  niineralo- 
gia  di  Niirnbcrg,  dal  Sig.  E.  Frid.  Gbjoker  (1)  ;  del  pari 
ncl  giornalc  di  Mincralogia  del  Sig.  Leonbard  da  llei- 
delbcr"'.  Gennaro  1833;  e  la  Sodela  scienlilica  di  liar- 
lem  ,  in  Olanda  nel  1837  propose  lale  argoniento  per 
preniio  dcU'anno  appresso  ;  e  per  cui  eom])arve  allora 
nna  memoria  in  Irancese  ,  la  quale  pero  non  fu  coro- 
nata  (2). 

Una  delle  proposizioni  che  si  avanzavano  in  oppo- 
sizione  alia  idea,  die  lo  zolfo  proveniss'  dalla  deconipo- 
sizione  dc'niollusdii,  de'pesci  c  di  allri  organici  niarini, 
cbe  pulrcfacevansi  nella  incbna  raccolta  ne'niari  morli  , 
dietro  il  riliro  delle  acipie,  si  era,  per  le  noslre  niinie- 
re,  la  ijiancanza  di  resli  organid;  non  oslanie  cbe  a  do 
aveva  io  in  anlidpazione  riflelUito  e  risposlo  al  mio 
stesso  dubbio,   considerando  sulla  prodigiosa  quanlila  dei 

(1)  Mineralogisclie  daliresliesle — Ersler  Band.  INurnberg'  1833. 
pag.  393.  „       „.. 

(2)  Siir  la  question  suivanlc.  '    '  '  "' 

Le  Soul'ic  ecc.  a  donne  lieu  a  su|»poser  que  cette  substance 
est  produite  d'unc  autre  manierc  que  la  plus  parte  des  niineiatix;  on 
bien  qu'elle  tire  son  origine  des  corps  organises  ec. 

line  reponse  en  Fiancais  —  I'onajuge  que  ce  Slenioiie  ne 
manquait  pas  de  merite,  mais  que  son  auteur,  n'ayant  pas  saisi  le 
vrai  sens  de  la  question,  ne  pouvait  etre  couronne.  Exlrail  du  Pro- 
gramme de  la  Societe  Hollandaise  des  Sciences  de  Hurtem  ,  pour 
rannee  1839.  ..-•    :;:  ,,.:;..    n  ■>_,  nwv  ■, 


-  TT  - 

mollusclii  niuli,  clio  noii  j)olovaiio  lasciar  ornia  di  loro 
osisU'iiza,  dopo  la  pulrcrazionc  :  e  sulla  |i(»ssil)ilila  dcllo 
ahhandoiio  dcllc:  sjioi^lic  e  dogli  sclielelri  de'  nudltischi 
('  dc'pcsci  ill  allri  liidjjlii,  prima  tlic  Ic  pacli  iiiidli  ve- 
iiisscro  conlinalo  in  dali  sili.  Or  (jiiesl'assuiiila  niaiicanza 
nou  pub  pill  dar  appoggio  a  (|uclla  oggezionc  ,  dacche 
scheiciri  di  pesci  si  soiio  coniiiuiali  a  scoprirc  iiclla  no- 
slra  niaina  zoUorifora  ;  c  non  si  lardcra  lorsc  a  Irovar 
anclie  qualclic  s|i()glia  tcslacca,  fatoiulo  piii  diligcnti  in- 
dag'ini  ne'pezzi  di  (piolla  mariia  ,  die  si  cavano  dalle  mi- 
nierc. 

II  DoUor  Gaclano  Nocilo  da  Girgenti,  iiel  1S")'2,  (1) 
puhblici)  niia  memoria ,  sul  rinvenimeiilo  di  sclielelri  di 
piccoli  |)esci,  di  denii  di  Sqiialo  ,  e  di  resli  di  vegcla- 
l)ili,  iiella  siidella  mania ,  in  (juantilii  signilicanle  ;  ed  io 
ue  osservai  molli  saggi  in  iiiano  di  allre  personc,  senza 
poterli  oUenere.  Oggi  clie  il  degnissimo  iioslro  socio  ho- 
eilo,  si  e  coiii|)iaciul()  larmene  avere  due  esem|ilari ,  ho 
aviilo  liiUo  r agio  di  hen  esaminaili  ;  e  nel  tempo  slesso 
die  li  soinmello  al  voslro  esaine,  ilhislri  Soeii,  mi  credo 
ill  dovere  lidiiamar  la  vosfra  allenzioiie  sopra  le  prove 
ulleriori  die  dan  quesli  saggi  a'  iiiiei  argoinenli  ,  sulla 
h'oria  dello  Zolfo. 

Pennellelemi  di'io  diea,  innanzi  Iralto,  die  volendo 
aspirare  al  lilolo  di  (ieologo,  nun  l)asla  aver  fatio  acqui- 
slo  delle  conoscenze  die  "iiidano  alia  disliiizione  ddle 
rocce  0  de'lerreni,  o  I'aver  lello  le  opere  di  Geogonia , 
ove  si  lialla  di  "randiosi  fenomeni  "eoloi'id  ;  come  le 
teorie  di  .sollcvamenli ,  delle  coirenli  sollomariiie  .  della 
dnplice  nalura  della  scorza  lerreslre  e  simili  ;  ollre  al  hi- 


(I)  Dii'fossili  incoiilrali  nolle  miniere  (lello  zolfo,  e  della  for- 
inazione  di  quesli  terreiii. 

Memoria  del  Dr.  Gaetano  Nocilo  ec.  ec.  Palermo  1852. 


—  78  — 

sogno  de'  viaggi  c  dclle  osservazioni  nelle  catene  e  nei 
gruppi  delle  raontagne ,  nelle  valli  principali  e  nelle  coste 
mariUinie ;  havvi  un  ramo  di  Geologia  trascendente  che 
rinlracciando  va  le  cause  de'  fenomeni,  nella  polenza  delle 
leggi  astronomiche  del  Globo;  e  quando  una  volta  se  ne 
viene  a  capo  ,  facil  riesce  la  spiega  d'  ogni  piii  dilficile 
argomcnto  geologigo,  che  sonza  questa  parte  di  Geolo- 
gia ,  non  pui)  non  inibarazzar  la  menle  de'  suoi  colliva- 
tori.  Si  vcde,  infatti,  che,  allorche  se  ne  credon  essi  in 
possesso,  e  van  nianifoslando  i  lore  pensicri  sopra  par- 
ziali  giaciluro  di  rocce  in  liniilali  lerreni,  usano  un  lin- 
guaggio  inipropi'io  non  solo  ma  Iravisano  e  sconvolgono 
ogni  ordine  geologico:  ahhracciano  |)rincipii  inconcludenti, 
e  rifiutano  come  inamniissihili  i  ranionamonli  che  non 
possono  0  non  sanno  comprendere.  11  iJiscorso  suUe  ri- 
voluzioni  della  siiperhcie  del  Globo  del  Barone  Guvier  (i), 
le  ricerche  suUa  Tieolooia  leorelica  del  Si"'.  De  la  Be- 
che  (2),  il  sui)linie  lavoro  del  Cav.  Fr.  llerschel  sulla 
filosoGa  nalurale  (3) ,  le  indnzioni  di  Erenberg  dopo  la 
scoperta  degli  Inliisorii  ne'prodoUi  vulcanici  (4),  il  Co- 
smos deirimmortale  Humboldt  (a),  sono  le  opcrc  che 
appartengono  alia  Geologia  trascendente  ;  e  puo  allora 
sollanto  prelendersi  di  aspirare  ad  esser  Geologo,  quando 
qucste  opere  si  san  valutare  al  giusto  lor  i)rezzo;  ed  al- 
lora non  si  pronuncieia  giudizio  conlrario  alle  nuove  teo- 
lie  ,  prima  di  averle  con  profondo  studio  meditate. 

Ouando  io  osservai  la  giacitura,  e  la  qualitii  dello  zolfo 
nelle  nostre  miniere,  lissai  la  mia  altenzioue  sulla  ganga 

d)  Discours  sur  les  Revolutions  de  la  surface  da  Globe — Paris 

i8;;o. 

(2)  Researches  in  llieorelical  ireoloi^y  —  London  1834. 
(3j  On  tlie  study  of  natural  pliilosopliy  —  London  1831. 
(i)  Accaa.  di  Rerlino  1844  1845  1840.  -: 

(o)  11  Cosmos  di  Alessandro  Humboldt —^apoli  1850. 


—  io- 
dic lo  conlcneva ;  e  dallo  osame  di  qiiclla  roccia  mi  av- 
vidi  die  cssa  iioii  si  rassoinii^iiava  ad  alciiiia  di  ([uolle 
del  lorrono  circoslaiilo ;  e  la  sua  slcssa  slriillura.  jircs- 
soclit!  scislosa,  iioii  era  in  verun  coiilo  aiialoga  a  (lucllc 
dollc  pntssiiiic  roccc  ;  qiiasiclie  indipondcnlc ,  c  sollanlo 
sul)()rdiiinla  in  jiailc  poloa  coiisidcrarsi.  Siii  d'allora  io 
coinpiTsi  (lie  lo  zoHo  in  ossa  conlrnulo  dovoa  rijiiiardarsi 
conic  nn  inalcrialc  pro|)ri()  di  (|U{'lla,  c  coovo  alia  di  loi 
loiniazionc.  INiIci  in  sci-uilo  diir  rai^ioiic  di  qnclla  parte 
della  niiniera,  ove  lo  zoll'o  e  piii  jiuro  e  crislallizzalo,  ed 
acconipafjiialo  bene  spesso  da  allre  crislallizzazioni  ,  e 
dove  la  marna  e  piu  solida  e  piii  tavernosa,  osservando 
chc  tale  essa  diviene  nelle  fornaci  ])ei"  I'azione  del  Inoco; 
cosi  una  nuova  teoria  ne  dedussi  anipianiente  sviluppata 
nclla  niia  ])rima  Menioria.  IVuove  delucidazioni  a|)preslai 
in  sejinilo,  in  nnaltro  ])reve  lavoro,  clu'  publdieai  nelle 
Eflcineridi  di  Sicilia  (1);  ed  ot(gi  ,  cogli  csemplari  dei 
fossili  die  mi  ha  spedito  il  Doltor  IN'oeito ,  e  colle  dili- 
genti  osservazioni  ed  esatto  rapporlo  the  ne  ha  dalo  nella 
citalii  Menioria,  posso  aj^giungere  allre  prove,  die  non 
riusciran,   mi  lusingo,   discare  a'Geologi. 

«  La  roccia  «  egli  dice  »  (nella  miniera  di  Caslro- 
novo)  e  ealtarea-marnosa,  a  strutlnra  laniellare  schistosa, 
a  strati  die  conservano  il  paiallelisino  ;  e  solamente  si 
osservano  in  diverse  parti  rotti  e  dislogati.  Lo  Zolfo  vi 
si  trova  a  filoni  ed  a  venatiire,  nel  mezzo  degli  strati  c 
delle  lamine  schistose;  facile  a  riconoscersi  al  siio  hel 
colon*  giallo  canario,  ed  esiste  pure  a  dovizia  iiegii  in- 
terstizii  e  porositii  della  roccia  ,  ove  acquisla  un  color 
bigio,  proprio  della  roccia  stessa ;  e  si  manifcsla  aliora  al- 
Todoie  ed  alia  coiiihnslioiie.  Lojio  e  dire  die  in  liilte  le 
miniere  di  qiiesla  Valle  s'incontrano  le  stesse  geognosti- 
chc  condizioiii.  » 

(i)  N."  46.  Febbraro  1837. 


—  80  — 

((  Le  lUiolili  sonosi  rinvcnulc  nclla  spessezza  della 
roccia;  sono  come  circoscrille  in  uno  spazio  di  sei  pal- 
mi  ;  ma  essendo  il  cavo  della  minicra  porlalo  in  modo 
da  intersecarc  la  direzione  degli  strali,  e  naliirale  clie  ne 
siano  delle  allre  riperibili  in  quella  zona  di  stratificazio- 
ne.  Per  osservare ,  poi ,  la  roccia  ha  dovuio  accidenlal- 
mente  spaccarsi  nel  sense  del  piano  delle  sne  lamine;  per 
cui  la  magi>ior  parte  passavano  inosservali.  Molle  masse 
prescntano  linee  oscure,  Ic  quali  indicano  con  sicurezza 
la  giaciliira  del  pesce  enlro  la  roccia.  Ollrc  a  queste  It- 
tiolili  delle  inipronle  di  foglie  di  vegelabili  c  delle  lignili 
sonosi ,  in  qiiesla  localila  slessa  rilrovatc  ;  ed  in  alcune 
masse  marnose  da  ima  parte  osservasi  il  pesce  fossile  e 
dall'altra  lignite,   w 

«  Quesla  miniera  e  la  piii  ricca  di  fossili  ,  ma  non 
e  slata  la  sola  a  fornirne.  IVella  stcssa  conlrada  Priolo , 
poco  distanle  dalla  sopradella  di  Caslronuovo,  allre  Ittio- 
lili  si  sono  trovate;  nelle  miniere  di  Comitini  c  di  Castel- 
termini  ,  de'denli  di  pesci  ,  e  varic  lignili  ancora  nelle 
solfare  di  Grulli.  Altre  ricerche,  altre  diligenzc  dalla  parte 
delle  pcrsone  intelligenli,  die  frequentano  le  noslrc  Miniere 
potranno  senza  duhbio  arriccchire  la  scienza  di  idleriori 
materiali  (1).  »  Cosi  il  D."^  iXocilo. 
Da  queste  osscrvazioni  si  rileva 

1.°  Che  una  roccia  marnosa,  stratilicata ,   di  struttura 
schistosa  e  la  ganga  dcUo  Zollo. 

2.°  Che  in  essa  lo  Zollo  si  trova  nel  mezzo  degli  strali 
e  delle  lamine,  in  fdoni  e  venaturc. 

3."  Che  spesso  e  combinato  col  niaterialc  stesso  della 

marna  ,  e  si  riconoscc  all'odore  e  poi  alia  combuslione. 

'   ,  ,   ■;;' ;   ';,i,,    '.       ■■    •    .         ;  ::;  ,.;;•■?   f:);f;   :;''  :ii>i:H>o  j 

(1)  Dacclie  fu  Ictta  la  prescnte  mcmoria  ,  il  Dr.  Nocito,  con 
sua  Icllcra  del  23  Aprile  1854  mi  assiciira  aver  trovato  altre  lUio- 
lili di  diversa  specie,  non  clie  resti  di  Asterias,  ed  alglie. 


—  81  ~ 

4.''  Clie  in  tulle  le  minicre  della  Valle  di  Girgenli  Ic 
coiidizioiii  eoo"nosliche  dclle  solfare  sono  le  stesse. 

."»."  Che  ricehe  di  resli  orgaiiici  fossili  sono  quelle  di 
Caslronovo,  di  Priolo,  di  Comniilini ,  di  Casleltermini  (^ 
di  (irulti 

(»."  E  (lie  e  facile  il  rinvenimenlo  di  allri  organiei  fos- 
sili ill  tuUe  le  altre  minicre,  se  la  mania  zolforifcra  sa- 
rii  cs[)lorala  nella  direzione  dc'  suoi  slrali  c  delle  sue  la- 
mine. 

Or,  scnza  cli'io  ripcla  quanto  nelle  precedenfi  niic 
memorie  ho  i»ul)hlicalo  ,  ognun  vede  chc  lo  Zolfo  dclle 
iioslre  minicre  giace  in  un  lerrcno  scdimcnlario,  nel  quale 
una  sfralihcazione  e  manif'esla,  e  la  struUura  ne  e  fogliel- 
tata  e  srhistosa  ;  i  malcriali  di  cui  si  conipone  sono  I'ar- 
gilla  ed  il  caleario  mescolati  a  soslanza  organica  ;  puo 
quindi  riguardarsi  come  una  marna  sovrabhondanle  pero 
di  argilla  bluaslra.  Una  roccia  di  quesla  nalura  non  puo 
ibrmarsi  allriinenti  che  per  deposizionc  sedimenlaria  in 
un  lluido  Iranquillo ;  ne  fan  prova  la  omogeneita  della  pa- 
sta, ed  i  resli  organiei  che  conlicne  ,  poco  allerali  ed 
orizzoiilalmcnlc  deposli;  non  pud  riguardarsi  quindi  ne  co- 
me deposito  alluvialc  ne  come  deposilo  Iritoniano,  perche 
ncl  primo  caso  presentar  dovrchhe  il  carattere  di  un'am- 
massamenlo  di  maleriali  di  varia  nalura,  Irascinali  e  lu- 
iiiiilUiariamenle  rimescolali;  e  ncl  sccoiido,  la  slessa  uie- 
scolanza  di  rocce,  in  grandc  proporzione,  ove  gli  orga- 
niei iiilicri  diHicilmcnle  si  conservano  ,  ed  ove  la  consi- 
slenza  della  massa  non  ammelle  strultura  lamcllare  e 
schislosa.  Cosi  vcdiamo  noi  i  deposili  alluviali  composti 
di  pezzi  rotolati  ,  di  sahhia,  di  banchi  o  di  nidi  di  ar- 
ii'illa,  fraNiiiali  roltami  slimirali  di  resti  orijanici.  iV'el  niodo 
stesso  i  dc^posili  Iriloiiiani,  a  potciili  slrali  di  roccia  coe- 
renle  e  solida  con  franlumi  di  coiichiglie  cd  altri  orga- 
nic! marini;  cost  pure  iiclle  altre  anliche  I'ormazioni ,  se 


—  82  — 

si  eccelluano  gli  Scisli,  pe'quali  ben  allre  spiegazioni  si 
danno  ,  dopo  aver  consideralo  1  fcnomeni  grandiosi  che 
nc  acconipagnano  la  formazioiie  (1). 

Quesla  niarna  dunque  e  un  dcposito  placidamenle 
animassalo ;  la  presenza  de'pesci  vi  dimoslra  die  essa 
proviene  da  un  sedimenlo  di  materiali  sospcsi  in  acqua 
del  mare ;  ecco  perche  ho  io  soslenulo  die  quesla  doveva 
essere  stala  una  volla  una  melnia  ,  fonnala  in  un  mare 
morto  ;  spiegando  cosi  la  sua  slnillura  foglicllala  e  la 
naUira  argillosa,  anzi  die  no.  Ma ,  in  (picsla  roccia  se- 
dimentaria,  si  chiede,  per  qual  fenomeno  pole  mescolarsi 
Io  Zolfo  ?  Era  esso  nuotante  o  sospcso  nel  lluido  ove  la 
marna  si  andava  consolidando,  e  cost  poleva  in  essa  go- 
milolarsi  ?  Vi  fu  posleriormenle  inlrodotlo  o  deposto ;  e 
come  ?  Cib  puo  sperarsi  di  deciferare,  per  quanio  e  pos- 
sibile,  osservando  come  esso  \i  giace.  I\on  volendo  lor- 
narc  alle  mie  osservazioni,  per  le  quali  polrei  far  le  vi- 
ste  di  parziale  ed  affezionalo  di  Iroppo;  io  voglio  alle- 
nermi  a  quelle  del  Signor  jXocilo  «  si  trova  Io  Zolfo  » 
effli  dice  «  in  mezzo  deijli  slrali  c  dclle  laniine  in  filoni 
ed  in  venaUire  ;  »  e  poi  segue  a  dire  die  «  spesso  e 
comhinato  col  nialeriale  della  slessa  marna,  ed  allora  si 
riconoscc  all' odore,  e  poi  alia  conibnstionc  ».  Mi  seni- 
bra  che  piii  chiara  comparir  non  puit  la  mescolanza  di 
questo  combustibile  col  nialeriale  della  marna,  nel  tempo 
che  essa  forniavasi,  menlre  in  nessun'allro  inodo  poteva 
cio  avvenire.  Ov'esso  infalli ,  abbondava  Ivi  potea  depo- 
sitarsi  in  filoni,  in  venaliire  fra  gli  strati  e  fra  le  fo- 
glieltazioni  della  marna  :  ove  poi  era  in  piccola  e  sparsa 
quanlila  si  mescolava  alia  massa,  in  modo  che  oggi  non 
gia  per  la  visia  ma  per  I'  odorato  si  pub  discernere ,  o 
esponendo  la  roccia  al  fiioco.  d, ,!:>>(, yi  v.-j  'ir 

(1)  V.  suUa  formazionc  dello  Scislo  di  Ah — Atti  Gioen.  torn. 


—  83  — 

Cocva  ilunqiie  la  prcscnza  dcllo  Zolfo  alia  formazio- 
ne  (Iclla  mania,  die  conic  una  mclnia  andava  grado  grado 
i'a|)|)igliandosi  in  laniinc,  cd  in  istrali :  c  con  lanla  Icn- 
Iczza  ([uanlo  i  pcsci,  Ic  foglic  dcllo,  pianle  cd  i  legni  in 
()czzi.  die  Irovavansi  nel  silo  di  sua  dcposizione,  vi  re- 
slavano  iiilalli  o  poco  o  nulla  dislurbali  (1).   Era,  (piindi, 

10  Zoll'o  nel  lluido  die  conleneva  il  nialeriale  della  niarna: 
duiupie  non  vi  fu  posteriormcnle  introdolto;  cd  il  niodo 
di  giacilnra  ,  Ira  le  lauiine  ddla  roccia  c  Ira  i>ii  slrati, 
n(!  ('  la  evidenlissiiua  prova.  All'  incontro  si  vi  fosse  slalo 
inlroddlto  dopo  ,  esso  dovca  trovarsi  in  filoni  Iraveisaiili 
gli  slrali,  o  almeno  tnlla  la  massa  del  dcposilo  niainoso 
doveva  essere  scomposla ,  rovesciata  c  sconvolla.  E  cio 
va  dello  andn;  ndia  ipolesi  die  il  sedinicnlo  fosse  iiiii- 
feo;  giacdie  inislo,  come  si  trova,  colla  marna  non  po- 
leva  11011  esser  presenle  sino  dal  principio,  quando  i  suoi 
nialeriali  iiilorltidavano  Ic  acqnc  nellc  quali  eran  sospcsi. 

11  Sigiiop  Dul'renoy,  nella  descrizionc  de'terrcni  terziarii, 
rinvemie  lo  Zolfo  nel  snolo  ninfeo  di  3Ialvcsi  presso  Nar- 
Itona  sparso  in  piccoli  rojinoni  nolle  niarnc,  e  scmpre  nel 
seiiso  (Idle  fogiiellazioiii  di  esse  (2). 

Vi  sono  pcrb  Ic  aequo  termali  die  deposilano  lo  Zolfo 
anclie  a'liosiri  giorni ;  e  qiiiuido  vi  e  un' esempio  di  ana- 
logo  feuomeno  non  v'e  i.isoguo  di  andare  in  cerca  di  al- 
tre  orgini.  Di  piii  abliiamo  lo  Zolfo  die  si  forma  nolle 
Solfalare  de'  vulcani ;  ed  e  baslalo  quoslo  solo  per  far 
meiavigliare  un  (loologo  francosc;  cho  si  polesso,  aj)[)ie 
deir  Etna,  andar  corcando  allra  originc  a  questo  combii- 
slibilo !  T    'III"  !'■     '"'r^ 

III  (piaiilo  alio  ac(pic  termali,  per  poternc  applicare 

(1)  ICdiMiiiiv — Ctirs  oli'mcnt.  di  I'nlconlologie  T.  1.  cha]).  '-i. 
parr.  SS  — ill— l-llil  Massori,  l';iiis   1IS40. 

(2)  Mem.  pour  scrvir  a  une  Descriiition  gcolog.  de  l;i  France 
Tom.  3.  p.  82.  .     '  ■        ■   ,       ■ 


—  84  — 

la  teoria  al  caso  nostro  ,  deve  siipporsi  in  prima  come 
dato  certo  die  esse  agirono  in  altri  tempi  in  modo  di- 
verse di  come  oggi  si  osservano,  per  ammellcre  die  tutte 
le  noslre  miniere  di  Zolfo,  fosscro  slate  un  prodolto  dei 
loro  sgorghi ;  impcrocche,  da  quanto  si  vede  da  tutte  le 
acque  termali  oggi  conosciute,  non  solo  non  si  puo  cio 
inferirc,  ma  tutt'  altra  maniera  di  deposili  si  trovano,  tanto 
in  estensione  quanto  in  struttura  c  coniposizione.  11  li- 
mitc  dellc  malerie  rigcttate  e  troppo  rislretto,  c  la  quan- 
tita  dello  Zolfo  e  mollo  sparula.  Fra  tutte  le  ac([ue  ter- 
mali di  cui  lianno  scrilto  tanti  insigni  geologi  (1),  non 
vc  n'ha  una  sola  die  ablna  dato  tanto  Zolfo  da  poter  mc- 
ritare  die  la  industria  ne  cercassc  un  profitlo  con  gli  sca- 
vamenti.  La  piu  abbondantc  die  abbianio  in  Sicilia  e  quella 
di  Sclafani,  eppure  quanto  angusto  e  il  terrcno  cbe  oc- 
cupa  coUe  sue  acque!  quanto  poco  e  lo  Zolfo  che  lascia, 
tanto  nelle  vasche  de'bagni,  quanto  a'fianchi  della  sor- 
gentc  !  IVe  puro  Zolfo  puo  chiamarsi ,  ma  piii  toslo  un 
solfuro  alcalino.  Paragoniamo  questo  dcposito  zolforifero 
collo  zolfo  dellc  nostre  miniere,  e  trovercmo  a  colpo  d'oc- 
chio  la  grandissima  differenza  che  passa  fra  loro ;  quella 
stessa,  infatti,  die  passar  debbe  fra  lo  zolfo  puro,  c  gli 
Idrosolfuri  che  si  formano  dalle  cmanazioni  ddlo  Idroge- 
no  solforato  in  combinazione  ad  una  base  alcalina;  come 
fra  quelli  dellc  sorgenti  solforose  de'Pirenei,  e  di  cento 
altri  luogiii  (2). 

Secondo  questa  teoria  si  dovrebbe  considerare  la  Si- 
cilia  essere  stata,  in  epoclie  remotissime,  crivcUata  di  sor- 
genti di  acque  termali  ,  die  trasportavano  dalle  viscere 
della  terra  solo  zolfo  puro,  e  pura  melma  di  uniformc 
coniposizione  e  struttura;  cd  in  lanla  quantita,  da  forma- 

(1)  V.  D'Archiac  ecc.  vol.  1.  •  if.  i':'\ 

(2)  Danbeny,  presso  D'Archiac.  T.  1.  pag.  433.  ..   /t,  .m,,) 


—  85  — 

I'c,  ilopo  il  corso  di  secoli  c  secoli  tuUc  Ic  solfare  di  Si- 
cilia  ,  die  giungono  fin  ora  a  noii  mono  di  sossaiita!  E 
mciilro  ill  nessiiii'  allro  silo  di  a('([iie  lorniali  si  raccoglic 
zoU'o  a  sullicioiiza  per  niollcrlo  iii  coniiiKM'cio,  la  sola  Si- 
cilia  larohhc  su  di  cii)  una  cccezionc  tanlo  mcraviirliosa. 

Higiiarderomo  noi  lo  Zoifo  delle  nostrc  minicrc  co- 
lut'  jtrodoUo  vuleanico?  Sarcbhe  in  verila  curioso,  die  si 
fosse  raccoUo  appunlo  ove  non  v'  e  Iraccia  alcuna  di  vul- 
caiio,  ('  non  sc  ne  Irovi  poi  minima  parte  in  tullo  il  gran 
Irallo  dc'vulcani  cslinti  del  Val  di  Aoto!  Ed  ancor  piii 
curioso  die  de'  lanli  maleriali  di  rocce  die  formano  un 
Viilcano  ncssuno  ne  esisla,  c  non  no  sia  rimasto  die  il 
solo  Zolfo,  il  quale  non  vi  figura  ne  anche  per  la  qua- 
Iriiiiilionesinia  parte!  Se  tutta  la  Sicilia  non  fosse  die  un 
sol  Vulcano,  sarebbe  senipre  troppa  la  quantita  dello  zolfo 
delle  noslre  solfare,  per  potersi  credere  un  prodotlo  vul- 
eanico! 

Aminettercmo  noi  la  opinionc  del  Signer  Paillette , 
vale  a  dire,  die  lo  zolfo  fosse  il  prodotto  della  decom- 
posizione  del  Gesso,  per  I'azione  delle  materie  organi- 
che  clio  contengono  c  marne  ,  ajiitata  dal  calore  e  dai 
fenomeni  ignci,  che  si  sono  prodotti  in  Sicilia  sin  dalle 
epodie  anteriori  al  mondo  altiiab^?  (1)  Quesia  era,  presso 
a  poio  idea  del  Chimico  di  Heidelberg,  Prof.  Gmelin  , 
die  mi  presentava  in  Stuttgard  nel  1834  ,  ed  al  quale 
io  rispondeva,  come  bo  giii  pubblicato  altra  volta  (2). 
iMa  per  rispondcre  alia  teoria  del  Signor  Paillet,  vi  vuole 
altro  die  il  limitc  di  una  breve  meiiioria ;  basta  riniar- 
care  sollanlo  che  egli   ammelte   tanta   sostanza   organica 

(1)  Rcciierclics  sur  la  composition  geologiquc  de  terrains  qui 
ronfcrmenl  en  Sicile  et  en  Calabre  le  Soufre  ct  le  Succin  —  par 
M.  Adrien   Saillette. 

Comptcrendii  ee.  seance  du  8  Maj  1843. 

(2)  Mem.  cil.  Atti  Accad.  Gioen.  vol.  X. 


—  86  — 

nelle  marne  da  poler  prodiirre  ,  coll'ajulo  de'fenomeni 
ignci ,  la  decomposizione  del  Gesso ,  c  lasciar  libero  lo 
zolfo! 

II  Signor  Dufrenoy,  nel  luogo  citato  di  sopra,  non 
pui)  concepire  come  lo  zolfo  ha  jiotuto  essere  sostituito 
alia  Materia  animale  dellc  coiichiglie  fossili  di  que'tcr- 
reni,  mentre  nessun  [done  di  zolfo  ne  indica  la  orir 
(line ;  e  cosi,  non  volendo,  ha  egli  grandemente  favorito 
i  miei  pensamenti. 

Mi  si  potrebbe  ripetere  «  sara  come  voi  dite  in 
quanto  alio  zolfo  delle  vosire  miniore;  fatto  sla  pero  clie 
si  trova  questo  conibustibile  in  ben'altri  luoglii  ,  ove  le 
condizioni  de'terreni  sono  diverse  d'assai,  ed  ove  ne  pe- 
sci  ne  altri  resli  organici  si  rinvengono  « .  A  questo  ho 
ahbastanza  risposto  a  me  stcsso  nella  mia  memoria ,  pri- 
ma che  tal  fatto  mi  fosse  stato  opposto  da  altri;  voglio 
non  ostante  tornare  a  riferire  quanto  bene  osservavano  il 
Signor  Van  Breda  da  llarleni  ed  il  Signor  Lamery  da 
Lione  ,  allorche  intesero  de  la  mia  memoria  in  Strasbuigo 
nel  183i.  «  Da  (juaraltra  origine  sc  non  dalla  sostanza 
animale  del  putrefatto  organico  de' fossili  dello  scisto ,  e 
di  allrc  antichissimc  rocce  del  terreno  fossilifero  ,  po- 
leva  provenire  il  solfnro  di  ferro  clic  investe  Ic  loro  spo- 
glie  ?  «  dieevan  essi  » ;  cd  origine  organica  aver  sirail- 
mcnte  doveva  qucUo  tanto  conume  nel  carbonifero  «  Per 
cio  che  riguarda  i  solfuri  metallici,  dobbiam  ricordarci 
che  sono  posteriori  a  quc'primi  torreni,  pcrchc  il  modo 
di  loro  giacitura  mostra  ad  cvidonza  la  injetlala  loro  in- 
troduzione  nella  scorza  tcrrestre  ;  e  quindi  il  facile  in- 
contro  dello  zolfo  altraverso  gli  strati  sedimcntarii  dcUa 
parte  ijiostemica  del  nostro  pianeta.  Ma  infine  si  vuole 
ammetlcre  lo  zolfo  come  una  delle  sostanze  primitive  dei 
materiali  della  IVebulosa  che  si  addenso  in  pianeta,  o  si 
vuole  formato  sulla  scorza  lerrestrc  posteriormente  ,    co- 


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mc  il  carhonc  c  gli  allri  coinhnslihili?  Sc  si  amniotic  il 
l>riiiio  caso,  allora  ogni  (lucslioiic  c  linila:  e  considcrato 
lo  zcilld  come  soslaiiza  clcniciilan!  Icrrcslrc  e  facile  lo 
.spiegaiiienlo  (lelia  sua  [H'cseiiza  nclie  acqiie  lormali,  noi 
soll'iiri,  no'viilcaiii,  nclle  minicrc  ed  in  ([iialunqiie  allro 
sil(t.  K  per  allro  ,  ossciulo  slalo  rinvoiuilo  anclie  nelle 
iiK'lcdiiU  uiiilo  al  I't'iTo,  sarcl)l)o  uii'appoggio  di  |)iii  a 
(juc'Sla  prima  idea,  poloiidosi  lornare,  sc  cosi  vuolsi,  an- 
elie  alia  ijiolesi  di  I'alrin  ,  d'csscrc  ,  cioe ,  lo  zmHo  lo 
elcllrico  coiicciilralo  ;  o  pure  ammcllerlo  come  soslanza 
composla,  i  di  cui  elemenli  possono  combinarsi  laiilo  iicl 
regno  minerale,  quanlo  neU'orgaiiico  ,  per  (jucgli  inces- 
santi  camhiamcnli ,  die  il  Signor  Ilnmboldl  ammetlc 
«  Ira  le  indelinile  ed  indescriviljili  comhinazioni,  nel  cer- 
cliio  invariahilc  della  permulazione  dcUc  sostanzc  «  (1). 
Se  ])er(»  nella  crosla  del  noslro  Globo,  avendo  riguardo 
pill  al  jiiodo  di  sua  giacilura  clie  alia  sua  origiuc  come 
cond)iislil)ilc  si  considera,  nasce  per  analogia,  chc  la  sua 
lormazioiie  rimonta  sollanlo  all'  cpoca  della  comparsa  dei 
corpi  organici. 

E  di  vero,  Uille  le  soslanzc  chc  la  Chimica  Irova 
sollanlo  nel  regno  organico,  sono  una  prova  che  parli- 
colari  condizioni  ricliiedonsi  onile  riunirsi  li  veri  elemenli 
per  loiinarle ;  conoscendosi  oramai  che  un"  organismo  par- 
licolare  e  indispensahilc  alia  produzione  di  quelle  sostan- 
zc, che  la  Chimica  piio  hen  decomporre,  ma  ricom|)orrc 
non  mai.  Se  diinque  le  resine ,  le  gonime,  gli  olii .  i  hi- 
lumi  n(»u  esislevano  prima  della  comparsa  degli  organici, 
puo  per  analogia  inl'erirsi  che ,  come  il  fosforo ,  cbhe  lo 
zoH'o  la  nrigine  slessa.  II  Fosi'oro  che  Irovasi  princi|)al- 
menle  I'ralle  sostanzc  auimali,  si  trova  anche  in  qualche- 
duua  dellc  meteoriti  combinato  ad  altre  soslanzc ,  come 

(1)  Cosmos  t.  3.  p.  G29.     ■       ■.. 


—  88  — 

vi  si  trova  lo  zolfo ;  perche  duiKjue  si  trova  in  quelle 
piclre  non  diremo  che  esso  e  una  delle  sostanze  ani- 
inali  ?  Perche  il  carbonio  si  trova  fra' rainerali  conibinato 
con  altri  principii,  non  e  egli  il  principale  componente 
de'  carboni  vegetabili  ?  Per  ispiegar  dunque  la  origine 
delle  immense  miniere  di  carbonc  ,  ricorreremo  noi  alia 
scomposizione  de' carbonati  ?  E  non  siamo  noi  nel  caso 
stesso,  allorche  per  ispiegare  la  presenza  dello  zolfo  nelle 
nostre  miniere,  vogliamo  ricorrere  alia  scomposizione  dei 
solfuri  ede'solfali,  mentre  abbiamo  lo  zolfo  nelle  soslanze 
animali. 

Pare  dunque  che  la  dilTicolta  maggiore  per  ammel- 
terlo  fra' principii  organici,  si  riduce  nel  dover  concepire 
tanta  quantita  di  zolfo  in  quesli  esseri,  quanta  avesse  po- 
tuto  raeunarsi  in  cos'i  vasli  animassanienli.  lo  non  lorno 
sii  queslo  argoniento  ,  gia  diffusamente  traltato  ,  ma  ri- 
chiamo  la  voslra  attenzione;  illustri  Socii,  sopra  quel  che 
vi  sommetteva  in  princi)>io.  Bisogna  aver  la  mente  capace 
di  clevarsi  alia  sublimita  della  Scienza.  Le  ristrelle  idee 
che  si  hanno,  da  molli,  della  influenza  del  regno  orga- 
nico  suUa  crosla  del  Globo,  li  impedisce  di  spaziarsi  nella 
immensita  del  fluido,  che  co]>ri  il  noslro  pianela  alia  ca- 
dula  delle  acque  nel  suo  primo  raffreddamento.  Quelle 
acque  riboccanti  di  germi  che  il  Creatore  vi  sparse,  quan- 
do  il  divino  suo  spirilo  fcrehatur  super  aquas,  dimora- 
rono  i)er  lungo  tenqio,  jirinia  che  la  scorza  della  Terra 
apparisse:  perche  i  momenti  di  Dio  possono  racchiudcre 
i  milioni  di  secoli  dell'uomo:  miUe  anni  ante  te ,  sicut 
dies  externa  quae  •preteriit;  ed  in  tullo  queslo  periodo 
che  nelle  acque  si  sviluppavano ,  crescevano ,  e  pcrivano, 
j)olcvano  soniminislrarle  tanla  sostanza  animale  ,  da  poter 
formare,  non  solo  le  ristrette  miniere  di  Zolfo,  che  sono 
un'inqiercettibile  punto,  nella  immensa  superficie  del  Globo, 
ma  a  vestirlo  inleramcnte  di  una  tunica   di  organica  so- 


—  89  — 

stanza.  La  Terra  cnicrse,  alia  voce  del  Creatore,  sia  per 
riliro  dcUc  acque  nelle  cavita  degii  ahissi,  sia  per  solle- 
vanieiilo  della  sua  crosta,  per  la  forza  de'  fuoclii  soller- 
ranei  :  i  iiinri  si  raccolsero  iiegli  iniinensi  avvallainenii 
del  (Hobo ;  inolte  jtorzioiii  i)ero  delle  loro  acque  riniasero 
circoscritlc  enlro  le  inenucgiiunze  della  superficie  terre- 
slre;  ivi  slagnaroiio.  (iiau  |)arle  della  Terra  erapalude; 
lo  aUeslauo  i  Saiiriuiii  i  IHavodullili,  viveuli  di  (piell'e- 
poea:  la  evaporazioue  di  quelle  acque  ne  lasciava  amnias- 
salo  il  sale,  die  posteriori  forniazioui  coprivauo ;  le  lor- 
hiere,  le  piante  sepcllile  dalle  acque  melinosc  i'ormavausi 
in  liguili,  in  carhone :  la  soslanza  aniniale  niescolala  alia 
niehiia  di  quel  mari  niorti  si  sconiponeva :  lo  Zollo  inso- 
lubiic  iielTacqua  si  rappigliava  in  jiolvere,  in  franUimi  e 
si  incscolava  cfdla  nielnia  ,  die  deposilavasi  lenlanienle 
uel  Irancpiillo  lluido,  prendendo  la  strullura  fogliellata  ed 
a  strati :  gii  scheleiri ,  i  denli ,  gii  ossanii  de'  pesci  resta- 
vano  in  cssa  "oniilolali  :  i  niollusclii  nudi  non  avevano 
spoglie  da  Iraniandare  ad  altrc  epoche,  e  benche  inconi- 
mensurabile  ne  fosse  la  quantita  (1),  null' allro  di  lor  vi- 
venza  lasciar  polevano  die  lo  zolfo,  il  quale  non  si  scio- 
glieva  nellaccpia. 

Gii  scienziali  di  polso,  i  veri  geologi ,  quando  lian 
nialuramenle  rillellnto  snlla  iiiiova  leoria,  non  ban  dello, 
come  laluno ,  iieprinii  tempi  die  venne  pubblicata ,  che 
essa  era  alquanto  stvana  ;  ne  si  son  meravigliali,  come 
di  sopra  bo  accennalo,  cbe  appie  dell'  Etna  si  ricercasse 
r  origine  dello  ZoH'o  nelle  sostanze  organidie,  ma  rillet- 
tendo  cbe  ajqiunlo  per  essere  una  ricerca  di  un'abilator 
dell'Etna,  era  nn  niotivo  di  piii  per  essere  considerala, 
0  riniessa  a  nuovi  esanii;la  divulgavano  co'Giornali,  c  la 


(1)  Si  \e'^<^i\  larlicolo  dot  Cosmos  —  Vila  Organica,  e  ie  nole 
ivi  aggiunle  —  T.  3.  pajr.  469.  e  scguenli. 


—  90  — 

proponcvano  a  quesito  per  prcmio.  Ed  oggi  il  Conte  di 
Archiac ;  il  quale,  ove  non  ha  crodiito  accordarsi  alle  iiiie 
idoc  non  ha  lasciato  di  francamcnte  manifcstarlo,  parlando 
della  niia  tcoria  dello  zolfo  ,  henclic  si  rinictta  al  solo 
cenno  che  ne  dicdc,  nclla  Rclazionc  Accadoniica  dell' anno 
ISST)  il  Scgrelario  Gcncralc  Canonico  Alossi,  pure  si  e- 
spi'inic  ncl  modo  scgucnlc  «  In  seguilo  dello  sue  cnnsi- 
sidorazioni  suUo  zolfo,  che  sono  principalmente  mine- 
ralogichc,  lo  stesso  Geologo  (C.  Gcnimellaro)  ha  con- 
chiuso,  che  quesla  soslanza  si  Irova  ([nasi  sempre  nelle 
vicinanze  del  gesso,  della  lignite,  del  sale,  e  che  faceva 
parte  dell'Argilla  hlu.  Lo  zolfo  e  intieraniente  mescolato 
alia  niarna  ,  o  pure  si  trova  in  nidi  ed  in  rognoni  piii 
puri  e  pill  crislallini,  ^el  [)rinio  caso  la  minicra  e  piii 
ricca,  e  la  roccia  non  e  alterala,  inentrc  nel  secoudo  caso 
quesla  divenuta  ])iu  conipalla  e  crivellata  di  \uoti,  tapez- 
zati  di  crislalli,  Lo  gesso  e  piu  vicino  alio  Zolfo  in  que- 
sla circostanza  che  nell'altra.  Cosi  I'aulore  atlribuisce  al- 
I'azione  de'fuochi  sotterranei  lo  stalo  indurilo  e  celluloso 
della  roccia  ,  come  la  disposizione  dello  Zolfo  in  noduli. 
Quesla  opinione  sembra  lanlo  piii  'probahile,  in  quanto, 
allorche  per  estrarre  lo  Zolfo  dalla  niarna  solforifera  si 
somnielte  a'fornelli  ,  essa  diventa  dura  c  cellulosa  come 
la  precedente,  e  ripicna  di  minerali  crislallizzati.  Lo  zolfo 
avrii  cosi  potato  essere  convcrtilo  in  acido  solforico  che 
avrehhe  caneiato  il  carhonato  in  solfalo  di  calce:  e  come 
questo  Zolfo  ha  piii  di  rapporlo  coUe  sostanze  di  ori- 
gine  OKjanica,  avru  potulo  provcnire  esso  stesso  dalla 
decomposizione  di  animali  aeqiialici  (1). 

Ma  ahhiamo  di  piii;  il  Signor  Ercnberg,  naturalista 

(1)  El  comme  ce  soufrc  a  plus  ile  rapport  avec  les  subslances 
d'origiiie  organique  il  a  pu  provcnir  li  niAnie  la  decomposition  des 
aniuiaux  a(iuatiques. 

Hist,  des  progresses  de  la  ec.  ec.  t.  2.  pag.  808  —  809. 


—  91  — 

di  Korlino  ,  collo  sue  slupciulc  osscrvazioni  mioroscopi- 
chc  (1)  ,  lia  stnl)ilito  gia  iiii  Icgame  liii' ora  scoiiosciulo 
fra'  prodoUi  dc'  fenonicni  ignei  c  quolli  che  succcdono  soUo 
le  ac(|ii(',  ('  no  lira  dcllc  inlcrossaiili  coiichiusioiii :  dolle 
qiiali,  ([uolla  cli'3  la  al  nostro  sulijcUo  si  i\  die  «  la  vita 
microscopica  indipeiulente  ,  si  prcscnla ,  come  per  avere 
esercilalo  una  iiilliieiiza  potente  cd  inatlosu  ,  lanto  sulla 
paile  .solida  del  (Hobo  ,  clie  sopra  i  Vulcaiii  della  sua 
superlicie;  inlluciiza  elie  inorita  cerlamcnlc  di  essere  stu- 
diala,  c  si  raccomanda  all'  allenzioue  gcnerale  del  niondo 
scienlilico  [2,). 

In  (piesle  osservazioni  si  Iralla  uon  mono  die  di 
masse  d'infusorii  vulcaniei,  die  sono  slate  cotte  dal  liioco; 
d'iiirnsorii  nolle  pomiei  e  nolle  fonoliti  ;  die  circostanzc 
microsco|)idic  orgonidic  possono  aver  esercilato,  ed  eser- 
citano  ancora  una  inlluenza  dirolta  sopra  i  Vulcani,  c  sono 
dovute  ad  organizzazioni  d'accpia  dolce  (3). 

Meiilre,  duiiquo  si  nmmollono  le  deduzioni  del  Sig. 
D'Eremhcrg,  sulla  iiuillesa  iinporlaiiza  dogriiii'usorii  nella 
com|)osizione  della  crosta  lerrestre,  e  quel  ch'e  piii  nei 
Yulcani :  foiidale  sulle  hieravigiiose  sue  osservazioni  mi- 
crostopidie,  tanlo  giuslamente  aiuniirale  da  Humboidi,  c 
per  le  (piali  il  coniplesso  della  esistenza  animata,  o  me- 
glio,  r  orizzonte  della  vila  si  e  allaigafo  sotlo  gii  oechi 
noslri  (t),  si  farobbe  jioi  ostacolo  alia  nuova  tooria  dello 
zolfo,  dedolla  da  j)alpabili  e  diiare  osservazioni,  da  prove 
facili  a  ripetersi  da'  naturalisli  e  non  naluralisli  ,  senza 
ajuto  di  slriiiiienli  e  di  niinulo  ricerclie,  ed  ove  jinft  con- 
vincersi  ognuiio  coU'evidenzza  deU'occhio  e  della  inano? 

(1)  Acfad.  (ii  ncrlino  — Oltobrc  1854  e  poi  Aprilc  ISij  1846, 

(2)  Op.  cit.  d' Aixliinc.  I.   I.  paij.  598.  Si  voi:ga  pure  I'arti- 
colo  cilali)  del  Cosmos  c.  s.  da  pag.  460  a  469. 

(3)  Loo.  oil. 

(4)  Cosmos  T.  1.  pag.  400. 


—  92  — 

Sarebbe  mai  perche  essa  e  nata  in  un  angolo  di  Sicilia, 
e  non  nelle  splendide  metropoli  di  Europa?  Avrebbe  forse 
la  Repubblica  delle  leltere,  come  quella  di  Sparla,  i  suoi 
lloti? 

Signori,  io  credo  di  non  prcsentare  ipotesi,  quando 
i  miei  argomenti  sono  appoggiali  a'fatti;  aile  mie  osser- 
vazioni  prime  si  aggiungono  oramai  quelle  del  Dr.  No- 
cito,  che  non  ha  interesse  alcuno  per  Ic  mie  opinioni  ; 
ed  esse  non  fan  die  vieppiii  conl'ermarle.  In  ultima  ana- 
lisi  io  torno  a  restringere  la  queslione  in  brevissimi  ter- 
mini, vale  a  dire ;  o  si  considera  Io  zolfo  come  una  delle 
sostanze  primitive ,  della  nebulosa  che  addenzandosi  for- 
mb  il  nostro  Pianela  ,  ed  allora  non  occorre  ricercarne 
la  origine  ncUa  scomposizione  de'solfuri  e  de'solfati,  per- 
che essi  dovevano  conlenerlo  gia  bello  e  formato  ab  ori- 
gine ;  0  si  vuole  composto  di  piii  eleraenti,  in  lal  caso 
per  quella  legge  per  cui  si  sono  combinati  a  formarlo 
pel  regno  inorganico  ,  possono  per  le  stesse  riunirsi  a 
formarlo  pel  regno  organico;  ma  se  come  tale  non  puo 
ancora  esliniarsi ,  e  se  come  sostanza  primiliva  ,  per  le 
condizioni  del  nostro  pianeta  non  pub  ammettersi,  allora 
Io  zolfo,  come  tutti  gli  altri  combuslibili,  non  pub  altri- 
nienti  considerarsi  che  come  sostanza  organica. 


',    .  :\'.r: 


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.i;  ■ 


saam^aa^ 


su 


ALGME  SPECIE  MALAG0L06I6HE  SIGILIANE 


PER 


IL  D."  n  CniRlTiGM  SALV'ATORE  DIOSDI 


lETTA 


NELLA  SCDUTA  ORDTOARIA  DEL  30  ATILtLE  18Si 


l3 


I 


\'\l^^^^  'Mi'^U:Uiy:  ^IvVM^'r. 


J_V^!'«.'I  ■ 


'■'  1 1 

•   1-    .;:ilj')i'i 

>,.-■'  •;!    I'l   ".l 

.  ,  ■:     1.1^'    'Hi- 

di^JoN  sono  ancor  due  einni  da  che  o  signori,  a  cio  sod- 
disl'nre  iin  desiderio  chc  On  da  niia  fanciuUczza  potenle- 
iiicnlc  sontivo  per  le  scicnze  naliirali,  mi  diedi  alio  stu- 
dio della  zoologia  ,  come  quelle  ch'e  piii  afline  con  la 
scienza  di  mia  professionc,  la  medicina. 

II  nohile  incoraggiamento  ,  die  vi  degnaste  darmi 
col  chiamarmi  a  sedere  a  voi  accanlo  in  qucsla  sala  do- 
ve .  per  1)011  sei  luslri  uomini  di  grande  merilo  anno  ar- 
ricchilo  con  le  loro  opere  la  sloria  naturale  della  nostra 
terra,  mi  incilarono  vie  maggiormente,  ed  accrebbesi  con 
pill  ardore  I'innato  mio  entusiasmo  e  prosegui,  nel  mio 
proponinienlo. 

Aon  manco  la  I'ortuna  a  secondare  i  miei  voti,  ed 
('(•CO  clie  per  online  del  governo  una  catledra  di  Zoolo- 
gia si  inalzi)  nel  piii  nnlico  (linnasio  di  Sicilin,  e  ad  es- 
sa  prolessore  il  mio  maestro  Doltor  Signor  1).  Andrea 
Aradas  ,  (piindi  ehbi  il  campo  di  studiare  con  metodo 
qnesta  scienza,  assistendo  alio  lezioni  die  (piesti  dettava. 
K  per  pill    assodanni    nell"  apprendimento   di    essa    voUi 


—  96  — 

pratticamente  apprenderla  raccoglicndo  dcgli  oggelti  zoo- 
logici  Siciliani,  e  come  mano  mano  mi  si  prescntavano,  e 
cominciava  a  distinguere  Ic  specie  dalle  specie  qualche- 
duna  me  ne  capitava ,  die  obbielto  mi  era  di  piii  accu- 
rata  osservazione ,  colpendomi  o  la  novila  su  Ic  conosciule, 
0  qualche  ])articolare  variela;  difatli  b  raccolto  sctlc  spe- 
cie di  conchiglie  die  al  voslro  esame  o  saggi  accademici, 
vengo  a  sommetlere ,  dellc  qiiali  cinque  son  nuovc  per  la 
Sicilia,  due  sembranmi  nuove  per  la  Scienza,  almeno  non 
le  6  trovate  rapportate  da  quanti  aulori  esislono  nelle  no- 
stre  librcrie. 

Ecconii  all'assunto. 

SPECIE  VIVE 

1."  Anomia  aculeata  Montagii.  '    ''- 

A.  Testa  orbicolari,  slriis  numerosis,  longiludinali- 
bus  aculcatis.  -,,  , 

Anomia  aculeata  Montagu. 

Pliil.  fauna  niolluscorum  utriusque  Sicilian  vol.  II. 
pag.  214.  tav.  XXVIII.  fig.  i. 

Concliiglia  obliqua  di  IS!"  lunga,  di  9  ^/o"  larga, 
ne'  suoi  maggiori  diamctri  e  tenuissiina ,  bianca ,  pellu- 
cida :  forma  generale  sempre  ovale  nell'eta  adulla,  orbi- 
colare  nell'  infanzia :  e  depressissima  nella  periferia :  val- 
ve in  quelle  ancor  giovani  molto  aculeate ;  gli  aculei  van- 
no  scemando  di  numero  come  la  concbiglia  si  va  facen- 
do  pill  grande,  e  vanno  sparendo  totalmcnlc  nella  valva 
inferiore  ,  restandone  pochi  nella  superiorc  :  dessi  sono 
or  conici  e  lungiii  ,  or  corli  e  j)apilliformi ;  or  disposti 
simmetricamente  sopra  strie  raggianli ,  or  senz'  ordine ; 
or  rari,  ora  spessi;  talvolta  si  mostrano  distanli,  tal'al- 
Ira  avvicinati :  il  forame  sempre  piccolissimo  e  lineare  : 


—  97  — 

sommilii  acuta  poco  ricurva:  in  molli  cscniplari  il  niar- 
aino  cardiiialc  c  liiicarc. 

IIo  ia|)()ortato  qucsta  specie  priino  perche  Philippi 
non  fa  parola  della  localila  dove  fosscro  slati  rinvonuti 
li  due  eseniplari  ch'ei>ii  descrivc,  ed  io  ii'o  Irovali  molli 
in  Sicilia  pescati  in  Aci-Trezza  lulli  in  una  volla  fissati 
su  di  un  ramo  di  Antij)adc  ,  dove  si  mantenevano  sola- 
inenle  per  pochissimo  spazio  rcstando  libera  gran  parte 
della  valva  inferiore ;  secondo  perche  la  specie  die  il  sum- 
iiKMiloviito  aulore  descrive  e  di  2  ^Jo'"  ed  io  n'o  trovale 
pill  di  (pialtro  linec,  ed  aculeate  anibo  le  valve,  mentre 
nella  specie  die  quello  rapporla  figurata  si  vede  aculeala 
la  sola  valva  superiore.  l)i  piii  ne  o  rinvenuli  piii  di 
trenla  eseniplari  di  tuUe  grandezze,  cpiindi  o  poluto  bene 
osservarne  Ic  varieta  che  di  sopra  6  cennate;  da  cio  nc 
deduco  che  non  esscndo  costanti  questi  caralteri  in  tutti 
gli  individiii  si  dovra  inodificare ,  io  credo ,  la  frase  di 
Montagu  rapportata  dal  Philippi  in  questi  sensi. 

A.  Testa  plus  minusve  oblique  ovata,  ad  periferiani 
depressa :  valvis  aculeatis  :  aculeis  j)er  lineas  longiludi- 
nales  in  scrie  dispositis  ,  vel  irregulariter  cxulgentibus  : 
in  adullis  evanescenlibus :  apicc  acuto  :  niargine  cardinale 
interduni  recliuscolo  :  foraniinc  parvo  lineare. 

2."  Buccinuni  Cieniniillari  iiiihi. 

B.  Testa  ovata  conica  llavescente  ;  anfractibus  se- 
ptem  convexiusculis,  ultimo  magno,  ad  suturas  sub  planu- 
latis,  al(pic  transverse  slrialis :  longiludinaliler  plicalis  : 
plicis  parum  dislanlibus,  oltusis  llexuosis:  striis  inipres- 
sis  ultima  ])rufnnda  :  ore  ovata:  labro  tcnue  simpliri. 

(]ondii"lia  ovala  conica  10"  lun"a  5  ^l->"  larga  : 
gli  anlValli  in  nuniero  di  sette  sono  presso  le  suture  quasi 
piani ,  riillimo  assai  rigonfio  ris|)ellivaniente  agli  altri  , 
forma  la  mela  della  conchiiilia :  le  suture  sono  subcono- 
liculale:    longiludinalmentc  c  plicala  da  pliche    flessuose 


—  98  — 

non  niollo  distanti  Ic  une  dalle  allre,  ed  ottuse:  strie  tra- 
svcrsali  la  dccussano',  1'  ullinia  dcUc  quali  e  assai  profon- 
da  da  scgnare  ua  bordo  al  raargine  degli  anfralti  lungo 
Ic  sulurc. 

Qucslo  buccino  non  rapporlato  ne  dal  Iliencr  ,  ne 
da  allri  autori  a  me  noli;  fu  pescato  in  Aci-Trezza,  ed 
essendo  come  presumo  una  nuova  specie  per  la  scienza 
mi  son  fatio  un  dovore  dedicarlo  al  meritevolissimo  pro- 
fessorc  Signor  DoUor  D.  Carlo  Gemmellaro  in  segno 
dclla  pill  scnlita  stinia  e  del  pin  profondo  rispetlo.     ;,;: 

3."  IJnccinum  pcdicularc  Laniark. 

«  B.  Testa  minima  ,  ovato-conica  ,  levigata;  lincis 
albidis  et  spadicio-fuscis  allcrni  eleganter  cincta :  spira 
acuta  :  apertura  rolundata  )) . 

ISuccinum  pediculare  LR.  vol.  X.  pag.  177.  Riener. 
Species  Generales,  eticonografie  des  conquilles  vivantes  ec. 
pag.  72  piang.  23  fig.  102. 

Ficcola  ed  elegante  conchiglia,  di7"  lunga,  di  3 
larga :  la  sua  forma  e  ovalo-conica  levigata  lince  tran- 
sversali  e  piccolissime  la  circondano  tutla  di  color  molto 
oscuro ,  c  tramczzate  da  allretlante  linee  bianclie :  spira 
composta  da  cinque  a  sei  avvolgimcnti ,  poco  convessi  ; 
r  ultimo  rigonfio  e  piii  grande  di  tutti  gli  altri  uniti 
insieme :  suture  poco  imprcssc  ;  apertura  ovale ,  bianca  , 
semipellucida,  al  di  dentro  dc41a  quale  vedonsi  le  linee 
estcrne,  clic  traspariscono  ;  il  labro  tagliente  e  poco 
doppio  e  semplice ;  colonnello  arcualo  nell'  interno  e  liscio. 

Di  qucsla  conchiglia  rapporlata  da  Lamarck,  e  da 
altri  ne  rinvenni  alcuni  esem|)iari  in  Aci-Trezza. 

4,"  Chiton  pulchcllus  Philippi. 

C.  Valvulis  carinatis  tenuissime,  lepidotis:  areis  me- 
deis  sulcis  aliquot  longitudinalihus  grossis  exculplis :  limhi 
squamulis  majusculis  horizonlalibus. 


—  99  — 

-1  Cliilon  pulchellus  Philippi  vol.  II.  pag.  83.  tab. 
XIX.  fig.  14. 

Conchiglia  ovato  allungala  7  ^f>"  lunga  ,  4"  larga, 
valve  cariiialc  sul  dorso,  Ic  aric  medic  delic  quali  soiio 
solcate  prorondamonlc  e  longiludinalinenle  :  Ic  lalerali 
sono  levigalo:  ii  Iciiibo  e  Sfpiaimdato  da  sqiiamule  av- 
vicinalc  orientali :  il  colore  e  d'un  rosso  niallonc  tranne 
della  scconda  valva  della  purte  del  capo  ch'  e  biaiica,  co- 
me ancora  Ic  jtorzioni  del  Icrabo  latcrali  alia  valva  cor- 
rispoiidente. 

Ouesla  coiuliiglia  che  Phili|)pi  rapporla  come  tro- 
vala  per  la  prima  volla  in  Napoli,  io  1'  6  rinvenulo  in  Si- 
cilia,  e  precisamente  nol  litloralc  di  Aci-Trezza. 

COIVCHIGLIE  FOSSILI 

S.   Corbula  Crispala  Scacc. 

Questa  corbula  die  Philippi  dice  avcrne  avuta  la 
valva  destra  da  Scacchi,  raancante  del  rostro,  e  che  asse- 
risce  csscre  stata  Irovata  nella  Pu"ha ,  io  la  6  rinvenula 
in  Sicilia  nei  dintorni  di  Carini  Provincia  di  Palermo ;  ed 
0  avulo  il  bene  di  averc  la  valva  sinistra  inlicrissima ; 
quindi  6  potulo  complelare  la  diagnosi  rapportala  del  Phi- 
lippi mancanle  della  descrizionc  del  roslro  della  conchi- 
glia,  e  dcscriverc  I'impressionc  muscolarc  postcriorc,  che 
Io  slesso  lion  pole  essendovi  mancanle  nel  suo  esemplare. 

C.  Testa  ovnto-oblonfira :  transverse  strialo  rngosa  : 
intus  striis  longitndinalibus  insculplis :  latere  poslico  ro- 
slrato  :  eodem  super  Iricarinalo :  callo  coclearil'orme  in 
ulraque  valva  proligamenlo  inlerno. 

Aualina  Crispata  Scacchi.  Aotizie  pag.  10  ,  lav.  1 
fig.  2  a.  b.  Corbula  Crispala  Pliilippi  vol.  II,  pag.  12, 
lab.  XIII. 

Cunchiglia  spcssa,  tumida,  incquilalerale,    larga  42." 


—  100  — 

lunga  26."  quasi  ovato-triangolare,  rostrata:  margine  an- 
teriore  e  supcriorc  quasi  lineare,  convesso  il  ventrale  con- 
cavo  il  dorsale  o  posteriorc.  II  rostro  che  occupa  un 
terzo  dclla  conchiglia  e  posteriormcnte  situato  ,  trovasi 
nella  sua  parle  dorsale  tricarinalo,  c  sembra  distinguer- 
si  scparatamente  dalla  conchiglia  per  un  lieve  sine  che 
divide  il  terzo  medio  dal  lerzo  della  stessa.  Strie  con- 
cenlrici  la  circondano  tutta  :  lunula  grande  ed  ellillica 
occupa  le  Ire  parli  anleriori  del  rostro :  somniila  brevi , 
otluse,  c  poco  ricurve :  internamente  e  raggiata  da  finis- 
sime  strie  che  terminano  nella  periferia  dell' impressione 
palleare:  callo  comprcsso  cocleariforme ;  denti  non  nc  a 
la  sinistra  valva  ch'e  in  mio  potere.  Inipressioni  niuscola- 
ri  due,  1'  antcriore  poco  impressa  ,  la  posleriore  quasi 
triangolare,  1'  cslrcniila  superiore  della  quale  forma  una 
fossetla  marcata  da  un  piccol  setto  che  la  divide  dalla 
to  tale  impressione. 
.;    ,    6.  Terebralula  romboidea  niihi. 

T.  testa  elliltico-romboidea,  superne  vel  in  sumrai- 
tate  oblongata :  valva  superiori  trisulcala,  inferiori  bisulca- 
ta :  suh'is  lateralibus  valvar  inferiori  strialis:  striis  radian- 
tibus:  foramine  rolundalo;  marginibus  laterahbus  subli- 
ncaribus  vcnlrale  sub  retuso. 

Conchiglia  depressa  cllittico-romboidea  ,  allungata 
nella  porzione  superiore  o  sommita :  con  tre  solchi  poco 
distanti  I'uno  daU'allro  nella  valva  superiore,  con  due 
nella  inferiorc,  strie  finissime  e  raggianti  si  osservano  sul- 
le  parti  laterali  della  stessa  valva,  la  quale  e  d'una  li- 
nea  minore  della  superiore,  il  quale  spazio  in  questa  e 
occupato  dal  foramc  circolare  obliquaniente  situato :  i 
margini  laterali  superiori  sono  quasi  lineari  poco  ricurvi 
in  sopra  e  al  di  denlro,  la  riunione  ad  angolo  delle  quali 
forma  il  margine  cardinale :  il  ventrale  e  troncato  :  lun- 
ghezza  della  conchiglia  e  di  30."  larghezza  22.'' 


—  101  — 

Variota  orbkolare  dcUa  slessa  terebrafula.        i,  i  il 

T.  losta  sub-orl)icolaro,  dcprossa :  sulcis  divaricalis 
valva  vontrale  sub-aculis  ad  [icrircriain,  valva  dorsale  sub- 
|)laiiulalis. 

Concbiglia  quasi  orbicolare :  i  solchi  sono  j>iu  diva- 
rirati  e  quasi  aculi  nclla  valva  infcrioro  verso  la  pcrilcria, 
quasi  piani  nclla  dorsab;:  i^li  spazi  fra  i  solcbi  sono  piii 
larjibi  ,  i  inari^ini  hilcrali  supcriori  curvi  ,  uiargine  car- 
diiiale  ad  angolo  oUuso ;  marginc  infcrioro  o  venlrale 
quasi  circolarc, 

Quostc  Icrcbratule  fossili  di  Pacbino  sono  state  da 
mo  rapporlale  come  nuove  percbe  nou  6  trovale  consi- 
mili  in  (pianti  aulori  di  puloontohigia  o  potuto  svolgere, 
il  (pial  motivo  n)i  a  spinlo  a  darle  il  nome  della  I'orma 
generalc   della  conchiglia.  :<i 

1.  Ammonilos  levigala,   Lamark. 

Di  quesla  concbiglia  6  jiotulo  avcrc  solamente  alcuni 
pezzi  mancanti  della  lore  erosla  esterna  come  in  seguito 
i'aro  cbiaramenlc  vedere. 

Tesla  orbicolari;  anfractibus  convexis,  lacvigalis,  ul- 
timo lalissimo;  versus  j)eriferiam  iilrinque  declivi ;  uni- 
bilico  proliindo. 

AnimoMiles  levigala  Lamarck  pag.  vol.  II. 

Concliiglia  orbicolare,  depressa,  levigala:  anfralli 
apparenti,  nci  quali  si  dovranno  riguardare  quattro  facce 
una  pnsteriore  o  dorsale  convessa,  I'altra  anleriore  o  in- 
terna cnncava,  le  allre  due  lalerali  si  vedono  arcuate  in 
I'orma  parabolica,  la  superlicie  dellc  quali  e  inclinata  ver- 
so la  periloria  esterna  o  dorsale :  ncl  modolo  d'ogni  log- 
gia, ]>er  meglio  descriverlo,  cousiderar  si  ]»ossono  quat- 
tro apoiisi,  (Idle  (piali  due  souo  dirclle  in  lonna  di  ro- 
stro  in  avanli.  I' allre  due  sono  impiantale  nella  I'accia  in- 
feriore  e  sui  lali  del  corjto  delle  concamerazioni  ,  conti- 
nuandosi   in  sopra  senza  marcal;i  iuleiruziune.  con  le  apo- 


—  102  — 

iisi  anleriori,  di  niodo  chc  runionc  di  quelle  a  qnosic , 
da  alle  fncce  lateral!  della  conchigiia  la  forma  parabolica 
su  descritta :  le  detle  apofisi  inferiori  inlanlo  si  incaslrano 
in  apposite  docce,  die  esislono  sui  lati  della  superficie 
superiore  d'oi^ni  corpo. 

Guardando  il  niodolo  di  cadauna  loggia  nella  super- 
ficie sua  superiore  si  vcdc  essere  concavo  il  corj)o  de- 
scritlo,  convcsse  Ic  apofisi,  il  contrario  pero  si  osserva 
nella  superficie  inferiore.  i\el  mezzo  delle  niela  posterio- 
ri di  dette  apofisi  clie  atlaccate  sono  al  corpo  si  vede  il 
(orame  del  sifone,  nella  uieta  anleriore  esiste  un  divaria- 
mento  dove  va  ad  impianlarsi  il  dorso  degli  inlroslanti 
avvolgimenli. 

Di  quesla  conchigiia  fossile  di  Pachino  ne  elibi  al- 
cuiii  modoli  di  loggie  di  varie  grandezze  in  guisa  rhe  , 
posli  in  ordinc  dal  piii  piccolo  sino  al  piii  grande  ne 
I'icavai  la  forma  della  ammonite  su  descrilla,  dimenala  so- 
lanicnte  in  qualche  punio,  la  quale  credo  essere  lammo- 
nite  levigala  di  Lamarck,  perche,  i  caratteri  clie  in  suc- 
cinto  questo  autore  descrive  della  sua  ammonite  Ik  trovo 
hene  esplicali   in  qucsta  da  me  rapporlala. 

II  mio  collega  Dott.  D.  Gaetano  Giorgio  Gemniclla- 
ro  in  quest'  ullimi  tenq)i  a  avulo  un  altro  Irammento  del- 
r ammonite  in  parola  incroslata  di  solfuro  di  ferro,  della 
([uale  non  posso  dime  la  localila  pcrclie  colui  che  la  die 
al  sig.  Geuunellaro  non  seppe  dirgli  dove  Tabbia  trovata. 
t:;  '  Ecco  0  Signori  finila  la  mia  poca  falica,  quindi  non 
mi  resta  che  attcndere  il  gcneroso  voslro  conq)atimento  sul 
lavoro  d'  un  giovane  da  poco  inizialo  in  quesli  sludi. 


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SILLA  DETERMIMZIO^E 

DELLF. 

LATITinill  El)  AZnilTI  UEfiLI  OfiGETTI  TEHHESTIU 

E 

L'EQUAZIONE  Dl  UN  OROLOGIO  CHE  VA  A  TEMPO  SIDEREO 

Di  i;  ranees  CO  (Caltiarcra 

I.EITA 
IVELLA  SEDUTA  ORDINARIA  DEL   26   DICEMBRE   1S53 


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L  mctotlo  pill  sicuro  per  dctcrminaro  la  latitudine  di 
uii  liiOi;o,  c  seiiza  conlraddizione  quello  fondalo  sull'  os- 
servazioiic  dei  passaggi  doUc  slelle  circonipolari  al  mcri- 
diano  di  laic  luogo  {*).  Na  qucslo  metodo  richiodc  che 
si  conosca  con  molla  osaltczza  la  direzioiic  del  nieridia- 
no,  c  che  si  abbia  un'islromcnlo  con  iin  ccrchio  pcrfct- 
lamcnle  fifraduato,  il  quale  possa  mantcnersi  invariabil- 
menlc  nol  piano  del  nicridiano  durante  il  corso  dcllc  os- 
sorvazioni. 

Trovansi  qualche  volla  gli  osservatori  ,  sopratlutto 
gringogneri  geografi,  sprovveduli  di  tali  mczzi,  ed  obbli- 
ijali  a  fare  dello  osscrvazioni  liiori  del  ineridiano.  Tra  i 
diversi  nielodi  ihe  potranno  inipiegarc  in  qucsti  easi,  hav- 
vi  quello  che  e  fondalo  suU' osservazione  de'lenipi,  in 
cui  Ire  asiri  di  nota  posizione  pervengono  succossivanientc 
ad  una  niedesinia  allezza,  del  quale  problenia  una  solu- 
zione  assai  cleganlc  si  deve  al  celebre  Gauss.  Tale  mc- 

(*)  Puissant.  Trnltali)  di  Gcodcsia  2."  ctliz.  loin.  2,  pag.  Ii2. 


—  106  — 

todo  pero  quanlunquc  godc  del  sonimo  vaulaggio  di  cs- 
sere  indipendcnlc  dagli  crrori  dellc  division!  dcgli  stro- 
mcnti,  non  va  intieraincntc  cscnlc  dalle  variazioni  della 
rcfrazionc  atniosfcrica,  principalnicnle  se  s'  inslitiiiscc  in 
una  stcssa  nolle  un  lungo  corso  di  osservazioni,  e  si  fan- 
no  qucste  a  poca  allezza  suH'orizzonte;  ne  puo  servire 
die  a  Irovare  solo  la  latiludine  di  un  luogo  e  I'equazio- 
no  del  pendolo  a  Icnqio  sidcrco  di  cui  si  fa  uso. 

La  delerminazione  inlanlo  degli  aziniuti  degli  og- 
gelli  lerreslri,  dielro  i  moderni  progressi  della  Geodesia, 
ha  preso  nella  Scicnza  un'interesse  non  meno  considere- 
vole  di  quella  dellc  laliludini.  Non  potrebbe  quindi  man- 
care  di  essere  ulile  un  nietodo  chc  senza  ricliiedere  al- 
eun'  islruniento  graduato,  fosse  assolutamenle  indipendenle 
dalle  variazioni  della  relrazione  alniosferica,  e  perniellesse 
di  ollenere  conlcniporaneanienlc  con  le  slesse  osservazioni 
le  laliludini  ed  aziniuli  degli  oggelli  terreslri,  come  an- 
cora  I'equazione  deU'orologio  chc  vi  s'inipiega. 

Quello  che  io  vo  qui  a  proporrc  riunisce  queslo  tri- 
plice  vanlaggio,  ed  egli  consisle  a  delcrniinare  la  lalilu- 
dine  di  un  luogo  e  gli  azimnti  di  allri  oggelli  terreslri 
suir  orizzonle  del  prinio  ,  come  pure  1'  avanzo  o  rilardo 
sul  tempo  sidereo  dell'  orologio  di  cui  si  fa  uso  ,  nolalo 
aveudo  gTislanli  dali  da  lale  orologio  nei  quali  due  aslri 
arrivano  ad  un  verlicale,  cd  allri  due  ad  un  secondo  ver- 
ticale  alquanlo  differenle  dal  precedente ,  c  conosciule 
essendo  con  prccisione  le  ascensioni  rette  e  le  declina- 
zioni  del  quallro  aslri. 

Per  esporre  il  lullo  con  deltagiio  riparliro  quesla 
Memoria  in  Ire  arlicoli.  Indichero  nel  prime  il  melodo  e 
daro  le  formole  opporlune  aconseguire  1'  oggello  proposlo. 
iVel  secondo  assegnero  i  mezzi  onde  possa  combinarsi  una 
serie  di  osservazioni  nella  cennala  guisa  insliluite,  ad  avere 
non  solo  dei  risullali  piii  indipendenli  dagli  errori  inevi- 


—   101  — 

liibili  ilcllo  osserviizioni,  ma  piiro  a  scovrirc  la  (juanlita 
prohahilc  dcijiii  errori  slossi.  .Acl  tcrzo  linalmcnU!  passcro 
ad  csamiiian'  in  (jiiali  circnslaiizo  (ali  errori  iiaiino  una 
niinorc  inlliicnza  siillf  ([nanlila  corcalc,  e  del  niodo  conio 
U'licrne  conlo. 

VIJTICOLO  [. 

i^S  1.  Snpponiamo  I' osservalore  fornito  diun'orolo- 
j;io  cIk'  va  a  l('ni|)0  sidcreo  con  niolo  ben  reijolare  .  e 
di  uno  stronienlo  die  abiiia  un  cannocchialc,  il  cui  asse 
ollico  possa  dcsci'ivere  libeianienlc  un  piano  esatlamente 
vcrlicale  alia  nianiera  dellislronicnlo  dc'  passaggi  ;  iiioltre 
die  a  lale  slronienfo  possa  darsi  un  movimento  aziniutale, 
ill  niodo  elie  dopo  avere  osservalo  il  passaggio  di  due  o 
pill  aslri  in  uno  slesso  vcrtiealc,  possa  in  seguilo  osscr- 
varsi  il  passaggio  di  allri  aslri  in  un'altro  verlieale  cosi 
differentc  d'  azinuil  dal  piinio  quaiito  si  voglia. 

Avendo  egli  silualo  1'  islroiueiilo  nd  suo  giuslo  po- 
slo,  si  ponga  ad  osservare  il  passaggio  di  due  astri  per 
uno  stcsso  verlicale,  di  tui  raziniut  nord-ovest  sia  Z;  e 
siano  2,  a"  Ic  ascensioni  relle  di  lali  astri;  5',  h"  le  loro 
dedinazioni  ,  considerando  lome  negalivc  le  dedinazioni 
auslrali :  /',  (' \  tempi  doi  loro  passaggi  notati  aH'orolo- 
gio  ridotii  in  arco  ;  P,  P  gli  angoli  orarii  allislanle  delle 
ossorvazioni. 

Distollo  poscia  lo  stromento  dalla  sua  prima  posi- 
zione  lo  riporti  in  un'altro  verticale,  di  cui  razinuil  nord- 
ovcsf  sia  Z ,  od  osscrvi  il  passaggio  per  esso  di  allri  due 
aslri,  (lei  cpiali  siano  a,,  a„  le  ascensioni  rctle  ;  S,,  a„  ic 
loro  dedinazioni  ,  rigiiardando  sempre  come  negative  le 
dedinazioni  auslrali;  /,,  /^  gi' islanii  iiolali  dei  loro  pas- 
saggi ridoUi  parimenle  in  arco;  P,,  P^^  gli  angoli  orarii 
corrispondenli  a  lali  istanti.  •      _    ^ 


—  108  — 

§  2.  Considerando  per  ciascun'osservazione  il  trian- 
golo  sferico  avenlc  per  vcrtici  il  cenlro  dell'  astro  ,  il 
polo  dcir  ccpialore,  ed  il  zenit  dell'osservatore,  si  ha  Ira 
le  quantila  siiperiormenle  indicate,  e  cliiamando  L  la  la- 
titudine  del  liiogo  deH'osservazione  supposto  nciremisfero 
boreale,  Ic  seguenti  relazioni: 

COS  L  —  cot  P'  sen  L 


cot  Z'  — 

tan  5' 

scnF 

cot  Z'  = 

tan  S" 
senF' 

cot  Z  = 

tan  5, 



sen/', 

rnt  Z  _ 

tan  S„ 

sen  P , 


cos  L  —  cot  F'  sen  L 


cos  L  —  cot  P,  sen  L 


cos  L  —  cot  P„  sen  L 


(1) 


-Hf'i 


Siipposlo  ancora  clic  1'  orologio  regolalo  sul  tempo 
sidereo  abbia  all'  istante  della  prima  osservazione  un'  er- 
rore  incognito  k  valutato  in  arco  ,  talmenteche  t'  -+-  k, 
i"  -+-  k^  i  -t-  fc,  t^^  -H  k  siano  in  arco  i  veri  tempi  dellc  os- 
servazioni,  c  che  gli  angoli  orarii  siano  valulali  dopo  il 
passaggio  degli  astri  per  il  meridiano  da  0"  fino  a  360"; 
si  ha  altresi:  '.■'-".'^ 

[P  =  l'-i-k-a\P':=i'  -i-k-a"  ,P,-=l,-^h-a,,P„=t„  +/.-—«,]  (2) 

§  3.  Procediamo  ora  alia  determinazionc  delle  in- 
cognite  /c,  L,  Z',  Z  ;  e  poiche  per  mezzo  delle  relazio- 
ni (2)  k  e  immcdiatamente  conosciuto  tostocche  si  ha  il 
valore  d'  uno  degli  angoli  orarii ,  cosi  procederemo  alia 
determinazionc  di  uno  di  quesli,  P'  per  caso,  ed  a  quella 
di  L,   Z',  Z. 

A  tale  oggetlo  si  sottragga  la  prima  dcll'equazio- 
ni  (1)  dalla  seconda,   c  si  ha  con  facili  riduzioni 

j  tan  5'       tan  3" 


jcol  F  — cot  P"]  senL  = 


sen  F      sen  P" 


cosi, 


—  109  — 

da  cui  si  ricava  I'cquazione  -. 

sen  (P'  —  p)  Uin  L  =  tan  S' son P'  —  tan  3"  sen P  , 
la  (jiialc  pub  scriversj  iiol  modo  scgucnle 

sen  ( P'  —  P )  tan  L  =  \[  tan  a"  -+-tan  !>']  [  sen  /'"  —  sen  /*'  1 
—  •[tan  a"— tan  5']  [  sen  i>" -h  sen />•  J . 
DividiMido  i  due  ineinhri  di  quesl' ultima  per  sen  (P — /*'), 
e  lalle  iicl  socoiido  !e  ()p]iortunc  Irasfoi'iiiazioni  dielro  le 
uoU'  Ibriiiolc  dclla  Trigonomelria ,  s'  oUicnc 

scn(a"-Ha')     cosi(P'-i-P)      sen  (5"— a')     senK^'"*"^') 
'~  "  cos  a"  cos  a'     cos  i  (P"  —P)     'cos a"  cos  b'    sen  \  (P'—P) 
die  supiionondo /*" — F^2  0',cioe 

o'=!-=i:-^l=:^ (3).     '  ^"'^''\^ 

-.nv.l'i  I'. 
]iiM)  iiietlorsi  sotlo  la  forma 

sen  ca'-na")         ,„,    ^,,  sen  fa"— a')         ,n',  1'' 

taii/.=  '  -       ,     ^    cos(F-h9')— 4 ?7r 7^^,sen(F+0'). 

cosa  cosa  cosO^  cosa  cosasenS 

E  se  in  quesla  si  pone  -  -^ ';'' 

(    ,,       „  sen  (a"-4-a')         „       „,     ^    sen(a"  — S')    ) 

I  cosa"cosa'cosfl' ■  cosa  cos  a' sen  0' ) 

si  ha 

tiuiL  =  .i'cos/?'cos(/>'-HO')— l'senB'sen(P'-+-0')=:.l'cos(P'-+-Z?'-i-9'), 

ovvcro  (uniiiil 

tan7>=:..l'cos(/''4-C")....  (3), 

fallo  per  brevilii  n'-+-0'  =  C' 

§  4.  Parimenle  sotlralta  la  terza  dcllc  rclazioni  (1) 

dalla  (juarla  si  ha 

n  «  T        ,     (  tail  a,        tan  a„  ) 

I  cot  P, —  cot  F„]  sen  L  ~\  ^^^t-,, — zZTn  {  COS  L  ,       .,,^  » 


\  sen  Z*^      senP^ 

siilla  (jindc  (-(piazione  operando  in   maniera   analoga  alia 

precedcnlc,  si  oUienc 

sen  (a„-^a,)      COS  UP,.-+-P.)        sen  (a„_a,)     m\i(P„-^-P) 

tani='  ——————--X   — —     I        ^  "        >c    —■     —    • 

'cosa„tosa,     cosi(P^—P)      \osa„cos5,     s(ini{P^—P) 

i5 


__  no  — 

Eppero  siipposto  P,—P;=10,,  P^,-i- P  —  2P'-i.2  4., ,  cioe 

quest' ultima  si  prescnla  sotto  la  forma 

sen  (5  4-3')        ,„      _^  sett(S„—S) 

cos  d;,  cos  d,  cos  0,  cos5„cos  (J^scn  0,              "^ 

dalla  quale,  posto            "^  =.'  ^m 

^  J       n  sen(3„-(-5,)  sen  (5,— 5,)     ) 

/l,cos^,=  i ^^-^^ ^,i,senZf  =  i i-n — i^_    ...  (8) 

(  cos  (5„  cos  5,  cos  0,  cos  5„ cos  5^  sen  9,  j 

si  ricava 

tan L=A  cos  B  cos  (P+vf.  )_i^  sen  Z?,  sen  (P'-h<p;)=A,  cos(/''-4-i',-+-4',) , 

ovvero 

tan  L  =  A,  cos  (P'-hC,)  ....  (9),  .     ■■ 

in  cui  e  C—Bi-^r-^^ , 

§  5.  Ciascuna  dclie  due  equazioni  (5)  ,  (9)  da  L 
losloche  e  conosciuto  P .  Per  deteterminare  quest'  inco- 
gnita paragoniamo  le  due  espressioni  di  tan  L  ,  cd  ab- 
bianio 

A' cos  ( i"'-i- T')  =  .i  cos  (  F-+- C, ) 

nella  quale,  affine  di  consegiiire  il  valore  di  P' ,  s' ag- 
giunga  e  si  sottragga  da  quest' arco  una  quanlila  indeler- 
minata  h,  cioe  si  scriva  in  luogo  di  essa 

A'  cos  ( /»'-+- h-^C'—h)=A,cos  (P'+-h-i- C—h )  . 

Fatti  gli  sviluppi  dei  coseni   in   quesla   equazione  , 
ed  operate  alcune  i'acili  riduzioni,  ne  risulta 

.     ^  D<    i,x    A,cos(C— h)  — A' COS  (C'—h)  ,    • 

tau  ( P-h h ):=- ^-^ !^ .-^  .  (10)       r. -  '.  . 


—  Ill  — 

Essenilo  h  iiulctcrminala  si  puo  ad  essa  assegnarc 
nil  valore  (jualunquo,  ma  ricavcrcmo  una  soluzione  como- 
dissiina  per  P'  faccndo  /*=^(C-+-C')  ,  con  cui  la  pre- 
ccdenle  cciuazionc  divienc 

tan(/"-4-i(C  +  C'))  =  j^cotUC,-C'); 

e  poslo  in  quesla  tan  Z=— ,  donde  (inipiegando  la  divi- 

sionc  sessa"csiniale  del  cerchio)  ,,.,      ,    ,.  . 

A A'  '■   ■'    -''rfii:'.') 

■^^=tan(45"-Z),  ' 

si  ha  finalniente  per  calcolarc  il  valore  di  P' 
laM[pvHC,+  C')]=lan(4o''— Z)coU(C— C) (II) 

.  i'  A 

§  6.  Se  poi-j-,  oppure  -r^  sarcbbe  una  frazione  assai 

piccola,  polremo  oltenore  con  vanta<;gio  il  valore  di  P 
espresso  in  seric.  In  falti  poslo  nell'equazione  (10) /i  =  C 
si  trova 

^  ''        -.l'sen(C'-C,) 

ovvero 

Asen(C,_C') 
laii(90"_P'_C,)= k (12); 

1  — — cos(C,-C') 
A, 

c  siniilnionte  se  si  pone  nella  medesima  equazione  (10) 
h=  C,  nc  risnlla 

,      ,„,      „,,      yl,  cos  (C,-C') -.4' 


—  H2  — 

oppure 

fan  (90"-^-^')= -. (13)  . 

l_-;-cos(C'-CO 

Paragonate  I'eqiiazioni  (12)  c  (13)  alia  relazione 

•  1  H^  sen  V 

1  — n  cos  y  ' 

per  la  quale  il  cliiar.  sig.  do  Lanibrc  ha  ottcnuto  in  serie 
(espriiuendo  x  in  sccondi ) 

sen  1/  sen  2  y  sen  ?ty        ' 

'^senl        '      2  sen!"      '      3  sen  1  i> 

si  lia,  daU'equazionc  (12)  •  ' 

sen2(6',_C') 


V  (,  ;      sen  I"         \  A,  J 


2  sen  1" 

^^    ;b   -V)l.      '    //i'\'scn3(C:-0  •        ^,,^     ^     .;,; 

—I  -r  )  — z ^1 —  ^'cc.  .  .  (14)  , 

e  dalla  (13),  "  ''^  *^ 

P'     Oft"      r     /^,Ven(C-C,)       /.I  \^sen2{C'- 

/I,  Ysen3(C"-C,) 


"-€) 


A' J       3sen1"  ^"^^ ^''^-  ' 

Con  ciascuna  di  qucste  serie  pub  valularsi  P'in  gradi, 
minnli  priuii  c  sccondi,  uia  dcsse  non  devono  inipiegarsi 
che  quando  riescono  convergenti,  c  poiclie  lo  sono  tali, 

cioe  la  (14)  allorche  —  e  un'  assai  piccola  frazione  ,  e 


—  113  — 

la  (1*))  quaiulo  il  qnozionlc  -rf  ha  un  valor(;  iniiiore  dcl- 

A 

Y  iiiiila  c  niollo  j>iccolo  ,   qiiiiKli  c  allora   solanionto    che 

j)U()  I'arsi  uso  di  esse  con  vaiitaggio,  vale  a  dire  della(li) 

iiel  priiiio  caso,  c  della  (15)  iiel  soeondo. 

§  7.  Tiovalo  il  Aalore  di  P'  si  possono  oltonere  di 
si'i;uil()  (jiielli  di  k,  P" ,  P,  P,.,  L,  Z',  Z  ,  ed  ccco  per- 
laiilo  1'  aiidanienlo  da  tenersi  ondc  venire  alia  delernii- 
nazioni'  di  tulle  le  incognile. 

Da  prima  col  mezzo  delle  qnantilli  nolo  /',  T',  /,,  (,_, 
a',  a",  a,,  a,^  si  valulcranno  o' ,  o,  impiegando  le  relazio- 
ni  (3)  c  (6);  indi  con  quesl'ullimc  quanlila  c  Ic  dccli- 
nazioni  a',  a",  5,,  5„  si  calcoleranno  i',  K',  A,,  JB,  adope- 
rando  le  forniole  (4),  (8),  cd  avendo  cura  di  prcndere 
11' ,  B^  in  quadranli  lali  clic  A' ,  A^  siano  quanlila  positive; 
poscia  si  fara  uso  della  relazione  (7)  per  ottenere  4',,  e 
si  formeranno  le  aiisiliaric  C'=  li' -hV  ,  C  =  B  -+-4^,.  Tro- 
vale  lultc  qucsle  quanlila  si  procedera  alia  delerminazione 
di  P'  adoperando  la  formola  (11)  ,  o  convenendo  una 
delle  serie  (11),  (13). 

Quando  si  ha  P'  si  calcolera  L  per  mezzo  di  una 
delle  due  equazioni  (3),  (9),  le  quali  impiegalc  contem- 
j)oraneamenlc  offrirauno  una  prova  pei  calcoli,  sc  si  ac- 
cordano  a  dare  per  L  lo  stesso  vaiore. 

(lonosciulo  ancora  P'  si  ha  loslo  k  merce  la  rela- 
zione 

k=P'  ^a-V  .   .   .  (16), 

la  quale  quanlila  servira  a  trovarc  i  valori  di  P",  P,  /*,, 
dali  dalle  lumiole  (2). 

Ouesli  valori  di  P'  ,  P" ,  /*, ,  P,,  ed  L  in  tal  guisa 
conosriuli  s'  iuq)iegheranno  a  Irovare  quelli  di  7J  c  Z^  , 
facendo  uso  di  due  dell' e(jHazioni  (1)  ,  o  di  lutle  con- 
temporaneamenle  per  avere    una    prova    dei  calcoli  ;  ma 


—  lU  — 

poiche  sono  esse  inadalle  all' impiei>o  dei  logarilmi  ,  si 
riducono  ad  una  forma  conioda  coirajulo  di  un  angolo 
ausiliario. 

In  fatti  posto  tan  x'  =  cot  S'  cos  P'  nella  prima  delle 
rclazioni  (1),  essa  ci  da  ,.;;,:>    ,  ,,,;;:,  osii'm  cjn 

cot  Z'=  --'I-—,  cos  ( L  -+-  X' )  .  .  .  .  (H); 

,  ,,.'-  ■■■'  sen  i"  cos  X  »       ,     ,.    i         .      ,     . 

0  parinicnle  se  si  pone  nella  seconda  di  tali  equazioni 
tan  >."=  cot  s"  cos  P",  nella  tcrza  tan  x,  =  cot  S,  cos  P, ,  e 
nella  quarla  tan  >.„  =  cot  a„  cos  P^^ ;  si  ha 

cotZ'  =  ^    '""'"  ■„cos(I  +  >.") (18), 

sen  F  cos  a 

cotZ,= — ^^lli; — cos(I-i->,)  ....  (t9), 
sen  P  cos  X,        ^  '^  ^     ^ 

■'•^  '    cotz.=    '^°^"     coscz  +  xj (20).  ;■'':/ 

i.  •.  sen i*^, cos X^  ^    -^      '\    ;, 

§  8.  Accio  I'impiego  delle  formolc  precedenti  abbia 
liitta  la  generalila  possibile  bisogna  pero  osscrvare: 

1."  Che  se  I'orologio  fra  la  prima  osscrvazione  e  le 
altre  va  piii  lentamcnte  o  piii  veloceniente  che  il  tempo 
sidereo  ,  si  dovranno  convenientemente  aumentare  o  di- 
minuire  i  tempi  delle  altre  osservazioni  dati  dall'orologio. 

2."  Che  deve  prendersi  per  7?'  e  /?,  dei  valori  tali, 
in  modo  che  A'  ciA^  risultino  positive ,  come  sopra  si 
e  notato,  e  che  facendo  uso  della  formola  (H)  bisogna 
prenderc  P'-r-  j(C, -h  C  )  in  quadrante  tale,  che  si  abbia 
per  P'  il  valore  convcnevolc,  e  di  cui  la  specie  puo  sem- 
pre  conoscersi  anticipataniente,  avnto  riguardo  alle  circo- 
slanze  nelle  quali  e  stata  fatta  la  prima  osscrvazione. 

3."  Che  la  latiludine  L  sara  boreale  od  australe  se- 


—  113  — 

condoche  1'  espressionc  di  tan  L  risullcra  posiliva  ,  o  ne- 
galiva. 

4."  Che  pfli  aziimili  Z',  Z^  sono  conlali  dal  nord  al- 
I'ovest,  e  (|iiindi  per  avore  il  giiisto  valore  di  essi  non 
solo  bisogna  fare  atlcnzione  al  segno  dell'  cspressioni  di 
col  Z,  c  col  Z',  nia  bens'i  deve  considerarsi  so  le  osser- 
vazioni  souo  slalc  ialle  neHemisfero  orieiilale,  od  in  (pielio 
occidcnlale,  cio  clic  verra  avverlito  dalla  specie  dei  valori 
degli  angoli  orarii. 

§  y.  Per  avere  poi  1'  azimul  di  un  oggcUo  terreslre 
qualunque  suU'  orizzonle  dell'  osservalore  basla  disporre 
r  islronienlo  nelia  prima,  o  nella  seconda  siUiazione,  in 
niodo  clic  I'asse  oUico  del  cannocchiale  collimi  con  I'og- 
gello  di  cni  si  vuol  conoscere  I'  azimul,  giacche  in  lale 
case  il  verlicale  descrillo  dall'assc  oUico,  ch'e  quello  in 
cni  si  osserva  il  passaggio  de'  due  asiri,  si  confonde  col 
verlicale,  il  quale  passa  per  1' oggello  lerrcslre  ,  e  cosi 
r  azimul  Z',  ovvero  Z_  dclerminato  col  melodo  di  sopra 
sara  1' azimul  cercalo. 

Anzi  se  nella  prima  siluazionc  dello  slromenlo  si  la 
coincidere  I'assc  oUico  del  cannocchiale  con  1' oggello,  di 
cui  si  delermina  ncl  modo  cosi  indicalo  1' azimul  Z',  e 
nolla  seconda  siluazionc  si  fa  collimare  un  allro  oggello 
pel  quale  ne  risulla  I'azimulZ^,  si  ha  in  qucsla  guisa  la 
difTerenza  d' azimul  Z^ — Z',  o  I'angolo  orizzonlale  Ira  i 
due  oggelli,  il  quale  confronlalo  con  quello  che  puo  olle- 
nersi  misurandolo  direllameule  dara  una  prova  deU'esal- 
l(!zza  delle  operazioni. 

Verra  pero  in  segiiilo  dimoslralo  cssere  necessario 
pel  maggiore  vanlaggio  dei  risullali  che  i  due  verticali 
dideriscaiio  in  azimul  ])rossimamenle  di  90",  e  che  uno 
degli  azimuti  sia  di  45"  circa,  ed  il  secondo  si  avvicini 
a  133"  (conlali  and)edue  dal  nord  allovesl,  o  dal  nord 
all'est).   Per  sodislare  allresi  a  quesla   condizione  basla 


—  116  — 

porrc  ncUa  dirczionc  deU'asse  oUico  del  cannocchiale,  e 
ad  una  graiulc  dislanza  una  mira  simile  ad  una  mira  me- 
ridiana  (*) ;  si  ha  quindi  col  nielodo  sopra  csposlo  I'azi- 
niul  di  (piclla  mira  ,  c  misurando  poscia  1'  angolo  oriz- 
zonlalc  tra  la  mira  e  I'oi^gelto  terrestrc,  se  ne  inferisce 
con  quosto  c  I'azinuit  dolla  mira  1'  azimut  ccrcato. 

§  10.  E  bene  qui  osservare  clie  la  forniola  (S)  e 
molto  propria  a  risolvci-e  il  segucnte  problema; 

Dala  I'allezza  del  polo ,  ed  osservale  in  un  medesi- 
mo  vcrlicale  due  slellc ,  di  cui  si  conoscono  le  declina- 
zioni  e  le  ascensioni  relle,  e  i)er  conseguenza  i  momenlh 
dc'  loro  passaggi  al  meridiano,  Irovar  I'ora  in  cui  i'urono 
I'alle  le  osservazioni. 

11  quale  problema  e  slato  per  tuti'  allra  via  risoluto 
dair  illuslre  aslronomo  Cagnoli  nelle  Memorie  di  Matoma- 
tica  e  di  Fisica  della  Sociela  Ilaliana  ( torn.  VII  pag.  52). 

In  fatli  dair  indicala  formola  si  ha  l'  equazione 

I .  i  ■  ■ '  /  -*    I  ■.'      v  w  '  1    -:ii     J '  *  ; 

cos  (P'-^C')-. 


la  quale  poiche  L  e  conosciuta  si  puo  risolvere  rapporlo 
a  P' ,  che  e  in  arco  1'  ora  dell'  osservazione  della  pri- 
ma slella.  Aggiunlo  P'  alia  quanlila  20'  gia  conosciuta  si 
avra  1'  ora  della  seconda  osservazione  parimcnte  espressa 
in  arco. 

Si  potra  determinare  ancora  in  arco  I'equazione  del 


(*)  Sc  le  osservazioni  s'istituiscono  di  nolle  fa  mcslieri  ciic  la 
mira  sia  illuminala  per  verificaie  continiianiente  se  il  vcrlicale  de- 
scrillo  tlall'asse  ollico  del  cannocchiale  passa  senipre  per  la  mira. 
A  tal'nopo  si  polra  inipiei;are  una  lampada  con  rilleltilori  parabolic! 
simile  a  (pielle  descritle  e  racconiandatc  dal  cliiariss.  sig.  Puissant 
nel  suo  Trallalo  di  Geodesia  ( 2."  cdizione  torn.  1.  pag.  140),  la 
quale  serva  di  mira. 


—  in  — 

pcndolo  a  tempo  sidcrco,  di  cui  si  fa  uso  corrispondcnle 
alia  prima  osservazionc  ,  che  e 

Sc  si  soslitiiisce  il  Irovato  valore  di  P'  neH'cquazio- 
ne  (17)  0  P"  noircquazione  (18)  si  ha  quello  di  Z  ;  ep- 
pero  se  i  due  aslri  sono  slali  osservali  nel  verlicale  che 
passa  per  im  oggctlo  Icrrcslrc  ,  si  pub  ottcnere  in  tal 
guisa  r  azimul  di  quell'  ogiifctlo.  Queslo  melodo  dunque 
serve  iion  solo  a  risolvere  il  problema  come  sopra  enun- 
cialo,  ma  sippure  a  delcrminare  gli  azimuli  dcgli  oggetli 
terrcstri. 

§  11.  (liova  ora  rimarcare  che  la  prima  deU'equa- 
zioni  (1)  ahbraccia  trc  incognilc  Z'  L  e  P',  quindi  sem- 
brcrcbbe  forsc  che  con  Ire  cquazioni  simili  potrebbero 
oUcnersi  i  valori  di  lali  incognile  cioe  che  osservando  i 
tempi  segnali  dall'  orologio ,  nei  quali  tre  aslri  di  cono- 
sciula  posizione  pervongono  successivamente  ad  uno  stesso 
verlicale,  si  possa  delcrminare  la  hililudine  del  luogo  del- 
r  osservazionc,  I'azimnt  del  verlicale,  e  I'equazione  del- 
r  orologio ;  ma  non  si  lardera  a  riconoscere  che  il  pro- 
blema in  queslo  caso  risulla  indelerminalo,  e  che  sia  qua- 
lunque  il  numero  delle  osservazioni  del  passaggio  di  astri 
conosciuli  per  un  solo  verlicale,  non  valgono  esse  a  far 
conseguire  la  soluzione  del  problema.  Procediamo  a  tale 
dimoslrazione. 

Supposle  falle  nella  guisa  teste  indicala  tre  osser- 
vazioni nel  verlicale  di  cui  1' azimul  e  Z',  rilenule  per 
esse  le  superiori  indicazioni  ,  nolando  con  Ire  '"  quelle 
rclalivo  al  Icrzo  aslro  ,  e  supposlo  per  brevila  1'  angolo 
orario  del  secondo  aslro  P"=P'-i-9",e  quello  del  terzo 
P"'=  P'-i-O'"^  si  avra  le  seguenti  tre  cquazioni: 


—  118  — 

cot  T  =  ~'  cos  L  -  cot  P'  sen  L  \  '>"'"l 

sen  P'  I  ".: 

Inn  A"  \ 

cotZ'  = '        „   cosZ;_cot(P'^9")seni     )     •  •  W 

sen(/^-t-9")  ' 

■'>■■ '■         fan  a"'  ■■  ■"' 

cot  7  = -— —  cosi_cot(i''-j-9"')  sen  I 

sen(P'-f-r)  ^  ' 

con  le  quali  dovrebbe  deterrainarsi  Z',  L  e  P',  poiche  9", 
fl"  sono  conosciuli  per  mezzo  dell'cspressioni  9"  =  ^"  — f 

-a-'-^a'  ,   9"'  =  r  — f'_a"'H-a'   . 

Se  si  riguardano  i  triangoli  sfcrici,  che  banno  i  loro 
Ycrlici  al  polo  deU'equatore  ed  ai  punti  a  due  a  due  con- 
siderati  dei  passaggi  degli  aslri  pel  verlicale  dell'osser- 
vazione,  si  scorgc  cbe  nel  Iriangolo  dalo  dal  primo  e  se- 
condo  aslro  sono  conosciuli  due  lati  90"  — 3'  ,  90"— a", 
e  I'angolo  compreso  o'  per  cui  dello  ->  1'  angolo  opposlo 
al  lato  90" -a',  si  ba 

tan  S" 
-!'ti.  ixKuii  !      cot>  =  — y,cosa'— cot6'scn3'. 

Nel  Iriangolo  poi  dalo  dal  prinio  e  lerzo  astro  si 
conosce  parinicnle  due  lali  90'— d',  90°— 3"',  e  I'angolo 
compreso  o "  ed  in  cui  e  senipre  7  I'angolo  opposlo  al  lalo 
90"— d'",  giacche  quest' angolo  e  il  supplenicnlo  dell' an- 
golo parallalico  del  primo  astro  ;  in  conseguenza  di  cio 
si  ha  . ,;  . 

•     ■'  •..     .  tan^'"  ,„  ,      '-••.;|i:;^. 

coto.= COS  3' — cota    sen  a. 

sens'" 

Eguagliando  i  due  valori  di  cot?. si  otliene  con  fa- 
cili  riduzioni  I'equazione 

r       .„  r.,,-1       w     itan^'      tanrJ       ^ 

cot  9"—  cot  9'"    sen5^= —  (cos  S' , 

L  J  (sen  9"      sen  9'") 


—  no  — 

da  cui  risulla  la  scgiicntc  rimarchevolc  propricla 

sen  ( 0"'  —  0"  )  lun  i'  =  sen  9'" tan  S"—  sen  6"  tan  S'" (/3). 

Per  avcrc  i  valori  di  Z',  L  e  P'  bisogna  combiiiare 
coiivoncvolmcnle  Ira  loro  Toquazioni  (^),  c  1' andamcnlo 
pill  dircllo  per  eliiniiiarc  Z'  c  quellu  di  soltrarrc  succes- 
sivanieiilc  ciascuiia  di  lali  tupiazioiii  dalle  allre;  in  lal  guisa 
si  oltiene  dopo  alcune  facili  trasfonnazioni : 

tan  L  =  — i ~  tan  3 Ian  i 

sen  0"  sen  9"  i 

.      ,      sen  (P'-f-fl'") .      ,,       senF.     ,„,  I  /y 

tan  L  = ^^ Ian  S tan  5'"  -  (5) 

sen  9'"  sen  9'" 


tan  A  = Ian  .5" '■ tan  i 

sen(9"'_0")  sen  (0"'_0") 


\ 


dt'llo  quali  ecpiazioui  la  lerza  iioii  e  che  una  conseguenza 
dellc  allrc  due. 

IVon  e  dilTicile  inlanln  di  moslrare  per  mezzo  della 
relazionc  if)  che  lulle  quest' ullinie  equazioni  sono  iden- 
tiche  tra  loro,  e  che  per  conseguenza  non  si  pub  deler- 
minare  per  mezzo  delle  stessc  le  incognite  L  c  P. 

In  faili  dalla  medesima  relazione  (j^)  si  ha 

tana"'       Ian  a"       sen  (9"'_9") 

.,.  = 7, „ ,/  tan  3  , 

senO  '      sen  9'       senO  scnO 

la   quale   cspressione   di  sosliluita  nella  seconda  delle  (a)'  ci 

sen  9"' 

da  per  essa 

.      ,      sen  9"  sen  (Fh- 9"' )-H  sen  P' sen  ( 9"'_9" )  ,     ^ 
tan  /<  = i — i tan  * 

sen  9"  sen  9"' 

-,lan3", 


sen  9 " 


—  120  — 

ovvero  iii> 

.     -      sen  (P'-f-fl").      ^,     sen/''        „ 

tan  L= ^ — — — ^  Ian  5' tan  S"  , 

■'■'    ■■■  senfl"  sen  9" 

equazione  identica  alia  prima  delle  («)'. 

In  manicra  analoga  puo  facilnicilc  dimoslrarsi  I'iden- 
lila  della  prima  equazione  («)'  con  la  lerza  ,  di  qucsta 
con  la  seconda,  e  cost  di  quanle  eqiiazioni  simili  si  ab- 
hiano;  eppcro  resla  cost  affermalo  quanio  sopra  era  stale 
asserito. 

§  12,  A  delerminare  le  indicate  incognito  ncmmeno 
sono  siilTicienti  Ire  osservazioni  islitiiile  in  nn  verlicale  , 
ed  una  osservazione  falla  in  un  allro  verlicale.  Poiche  i 
tre  aslri  supposli  osservati  nel  verlicale  di  cui  Tazimut  e 
Z'  somminislrano  le  tre  cquazioni  («)'  §  11  ,  Je  quali 
non  formaiio  clie  una  sola  equazione  distinla  contenente 
due  incognile  L  c/k;  un' allro  aslro  osservalo  nel  verlicale 
avenle  I'azimut  Z   ci  fornisce  recjuazione 

tan  S,         .  n         T  "' 

cotZ:=  cos  A — cot/*,  sen  L, 

'     $cnP,  ' 

la  quale  abbraccia  le  due  stesse  incognile  L  e  k,  ed  una 
lerza  Z, .  Cos!  si  dovrebbe  delerminare  tre  incoffnite  con 
due  equazioni,  cio  cbe  e  impossii)ile. 

Si  puo  (lunquc  concliiudere  die  per  potere  risolvere 
il  problenia  clie  ci  occupa,  bisognano  almeno  due  osser- 
vazioni falle  in  un  verlicale,  ed  allre  due  insliluile  in  un 
allro  verlicale  differentc  in  azimut  dal  precedenle. 

Poslo  fine  al  1."  arlicolo  passo  al  2."  '' '''    '' 

AHTICOLf)  II.  ■      '     ' 

§  13.  Suppongbiamo  cbe  in  un  tempo  non  niollo 
considerevolc  si  faccia  una  serie  di  osservazioni,  cioe  cbe 
si  osservi  il  passaggio  di  piii  di  due  astri  in  ciascuno  dei 
verlicali,  e  si  diranno  per  brevita  primo  corso  di  osserva- 


—  121  — 

zioni  quelle  islituilc  nel  verlicale  avente  per  azimut  Z' , 
e  sccondo  oorso  quelle  del  passaggio  pel  verlicale  di  cui 
r  azimul  c  Z, . 

Per  oUenere  col  mezzo  di  lutte  quesle  osservazioni 
un  risullalo  piii  indipendente  dagli  error!  ,  basta  combi- 
iiare  itrojirossivamente  col  niclodo  poc'anzi  espresso  due 
del  priiiio  corso  coii  allre  due  del  sccondo,  e  si  avranno 
cosi  divcrsi  valori  per  Z',  Z, ,  L  e  k,  i  quali  dilTeriranno 
pill  0  nieiio  Ira  loro  secondo  il  iniiiore  o  mai;giore  gra- 
de di  esallezza  dclle  osservazioni;  il  medio  di  lali  valori 
sara  un  risullalo  piii  prossirno  al  vero. 

Quest'  andanuMilo  |)cr6  sarebbe  Iroppo  lungo ,  e  da 
uon  polersi  seniiirc  nella  pratica,  soprallullo  se  la  serie 
dclle  osservazioni  e  mollo  cslcsa;  alline  quindi  di  polere 
farle  concorrere  lutte  non  solo  a  dare  per  le  incognile 
Z',  Z  ,  L  e  k  un  vnlore  mollo  prossirno  al  vero  ,  ma 
sippurc  a  fare  scovrire  la  quantila  j)robabile  dcgli  crrori 
dell(!  osservazioni  slesse,  io  verro  ad  indicare  il  seguente 
proccdinicnlo,  cbe  bene  si  presla  aH'applicazione  dcll'ec- 
cellcnlc  principio  dci  minimi  quadrali.  Qui  peri)  bisogna 
pria  (11  lullo  rimarrarc  die  gli  crrori  dclle  osservazioni 
si  riducono  ad  crrori  su  i  tempi  nolati,  c  saranno  com- 
posli  di  (piclli  conuucssi  dalT  osscrvalore  ncllo  slimare  il 
temjio  (icir  aj)pulso  dcgli  aslri  al  lilo  di  mezzo  del  cau- 
nocchiale,  e  di  quelli  prodotli  da  (]ualclic  piccola  devia- 
ziouc  (Icllo  stromcnlo.  la  (|nalc  fa  s"i  die  si  osserva  I'ar- 
rivo  di  ciascuno  aslro  all"  iiidicalo  filo  un  poco  prima  o 
pill  tardi  di  (piando  sarebbe  veduto,  se  I'asseollico  del 
cannoccliiale  descrivesse  coslanlemenlc  un  piano  esalta- 
UKMilc  verlicale;  e|)perl»  s'indiclicranno  con  dt  il  complesso 
di  lali  crrori  rclalivi  a  ciascnn' aslro ,  i  (piali  polcndo  es- 
sere  diversi  da  un'  osservazione  all'  allra  ,  si  segncranno 
con  (//'  (piclIi  dclla  prima  osservazione  ,  con  dt"  ([uelU 
della  seconda,   e  cos'i  dclle  allre. 


—  122  — 

§  14.  Con  una  prima  solnzione  oUeniila  per  mezzo 
di  quattro  osservazioni,  cioe  due  del  primo  corso,  c  due 
del  sccondo,  combinale  col  nielodo  di  sopra ,  si  avranno 
per  fe  ed  L  dei  valori  approssimali ,  in  modo  che  i  va- 
iori  veri  sono  k  —  x,  ^"^y?  essendo  x  ed  y  due  quan- 
lita  incognite  assai  piccole.  Qucslo  primo  ralore  di  k  ser- 
Tira  a  calcolare  con  approssiniazione  gli  angoli  orarii  P', 
P",...  di  tulle  Ic  osservazioni,  c  dei  quali  i  valori  veri 
sono  P'^dP,  P"-^dP",...  essendo  dP',  dP...  gli  er- 
rori  dei  medesimi  dipendenti  dalla  quanlila  x  ,  e  dagli 
errori  su  i  tempi  osservati,  cioe  saranno 

dP'=dl—x,dP"  =  dl"—x,.... 
dP,  =di,  —  X,  (iP  =d<, — X,.... 

poiche  essendo  in  arco  i,  I",  gTistanti  dati  dall'oro- 

logio,   e  supposto  esistere  in  essi  gli  errori  dl' ,  dl", , 

in  modo  che  i  veri  tempi  delle  osservazioni  siano  t'-i-dt', 

t"-i-dt", gli  angoli  orarii  conlati  sempre  dopo  il  pas- 

saggio  degli  aslri  per  il  meridiano  da  0"  fino  a  360"  sa- 
ranno 

t'^dt'-t-k  —  X—a',    t"  -Jrdl"~hk  —  X—<x",,... 

dei  quali  si  pub  indicare  per  semplicita  con  P',P",.... 
la  parte  conosciuta  t'-^k  —  a',  i" -i-k  —  a.",.  .,  e  con  dP', 

dP", la  parte  incognita  dt'—x,  dl'—x, — 

Ritenute  per  ciascuna  osservazione  le  superiori  in- 
dicazioni,  col  primo  corso  si  avra  la  qui  appresso  dasse 
di  equazioni:    ^        .      • 

cotZ'  =  tany   '"'/J^'^fj,  — cot(f +  dP')sen(i;-+i/) 
ecc.  ecc.  .:     .,','.-      -     '.>    ...,!U."'t'.   'i'^'" 


—  123  — 

cd  il  secondo  corso  fornira  le  segacnli 

cot  Z,  =  Uin  3  —-i^^l-  —cotC^+dP )  sen(I+j) 
$cn(P,-j-dP,) 

cotZ,  =  tan3,     '^"'i.^'^if^  ^  —coUP„-^dPJscn(L^y) 
sen  (P,^-\-dP  J 

ecc.  ccc. 


(B) 


Tiillc  le  quali  cquazioni  saranno  di  numero  cguale 
a  qucllo  dellc  osscrvazioni. 

Per  ricavarc  dalle  slcsse  dclle  allre  applicabili  al  mc- 
todo  dci  minimi  qiiadrali  si  sviluppi  in  serie  ii  secondo 

mcmbro  di  ciascuna ,   ed  osservando   chc  dP',   dP'', 

al  par  di  x  cd  y  sono  dellc  qnanlita  mollo  piccole ,  si 
pub  Irasciirare  nello  sviluppo  le  potenzc  di  esse  superiori 
alia  prima,  come  ancora  i  lore  prodoUi;  in  lal  guisa  si 
ollicnc,  dalla  prima  dellc  (A)  per  caso, 

cot  Z'  =  —  cot  P  I  sen  i -cos  L 1 

L  cosr         J 

— cot/*'!  cosLh ,;;ScnLl  «-i-  rscnZ,_tan5'cos/''cosLl 

L  cosP^         J  L  J  sen'  P 

Sc  si  sosliluisce  in  quesla  equazione  in  vece  di  dP' 
il  suo  valore  dl'  —  x,  e  vi  s'inlrodnce  per  ridurla  adatla 
air  im|)iego  dei  logarilmi  due  angoli  ausiliari  <?'  e  4'  de- 
terminali  per  mezzo  delle  relazioni 

tano'=''''"^'  ,  tan^'=tana'ros/", 
cos/"' 

puo  essa  presenlarsi  soUo  la  forma 

col/**      ,^       ,,      cotP'        .-       ,, 
colZ  = sen(I— «(') r  c«s  (L— ?  ).y 

cos  <f  cos  o 


cnn    ■  /^   one.  £ 


sen  •/''cos^ 


—  124  — 

da  cui  si  ricava,  supposto  ancora  per  semplicila  cot  Z'=m, 

cosl'sen(i— ?)')       „„  cos§'cos(Z — «»') 

cos  ip' sen(L— §')  cos9>sen(/, — 4) 

sen  "/''cosl' 

-4-  ■ .  M. 

sen(Z  — I') 

In  maniera  analoga  operando  si  ricaveranno  dalle 
allre  relazioni  (A)  delle  equazioni  siniili  alia  precedenle, 
che  con  essa  si  polranno  riunlre  nel  seguenle  quadro: 

.„       cosl'sen(Z— oO      „„,             cos§'cos(Z— /)      „  „,     \ 
d<  =1 ^— ^sen2/''-i-3c-4-j ^ I-:isen2/*  .w' 


'  cosy'  sen  (Z— ^')  cos  ?>'  sen(Z— 4') 

',.  .  ,..  ,.  ,.,  sen  ^Pcosl'  ir.'.iyrl   ( 

i  .m  :  !':■  .h:  ■  ;  sen(Z— 4') 

,„,       cosl",sen(Z— ?")      ,  „,             cosi"  cos(Z— p")      „  „ 
rfr=i -' — ^-— l/sen2/»-HX-+-i '  ^    ^,/sen2P".yi 

cos?-" sen(Z— I")         ,  ^  ,, .        cos?"  sen(Z-^")  j 

sen"  Z*' cos  ^" 

"'''■''''     '  ',      ■     ,u:-:         "^  sen(Z-4")    ■"    .TJ  'U.,:! 

ecc.  ecc.  ,  -. 

ed  in  cui  si  ha  '      '•  ■      •"     ^' 


na 


.(^)^ 


1 

I);!,  ( 


tan  3'     ^      „      tan  3" 

tan?'  = o,  ,tanp  = — ,  , 

cosZ*  cosP  ^  .  .  («). 

lan4'=tan5'cos/'',  tan4"=tan5''cosP",    .,,.'..' 

Parimenle  dalle  (B)  pub  ricavarsi  la  seguenle  classe 
di  equazioni ,  ove  e  posto  per  brevila  Z  in  luogo  di 
cot  Z  , 


—  125  — 

cosp,  sen  (L— s,)  co,s'j  sen(Z, — §,) 

sen  ^P,cosf,     ^ 
sen(Z— I,) 

,//,=  |^°^i'i^''"^^-^"^son2/^,-..r-.-i^-^^,f=°-^sen2/>,.y 
coso„  scn(Z— IJ  '  cosy^^senCZ,— ^„)  ' 

sen  'A'  cost 

scn(Z — 1„ 
ccc.  ccc. 

c  ncUe  quali  si  ha 

tan -5,    .  tan  5, 

tan  7)  = ,tano,  = _i  , ) 

cos  P,  cos  P„  \ 


{B)' 


tan ^,  =  tan 5, cos/*,,  tan4„=tan5  cos/*,, 


,« 


§  1.")'.  Applicaiulo  air  oquazioni  (.4)'  c  (I?)'  il  prin- 
cipio  (loi  niiiiiiui  quaJrali,  cioe  dclcrminando  x,  y,  «,  z 

in  modo  che  la  somnia    dci  qiiadrali    di  (/(',  dl" , , 

lit,  dl,,, —  sia  un  iiiiniino,  si  vcrra  a  dclcrminare  con 
prccisionc  le  incognilc  k,  L,  Z'  c  Z,,  come  pure  gii  er- 
rori  da  supporsi  nella  slima  dei  tempi,  accio  vi  sia  con- 
cordanza  fra  lullc  le  osservazioni. 

E  slalo  peri)  sopra  diiiioslralo  §  11,  12  die  Teqiia- 
zioni  (A)  11011  valgono  sole  a  dclerminarc  le  incognile  k, 
L  e  Z'  ([iialuiiquc  sia  il  loro  numero,  e  che  bisogna  com- 
hinare  duo  (Icllo  (.1)  con  ;dlre  due  dollc  (C)  per  potere 
olleiiere  i  valori  di  laii  iiuognile  e  di  Z';  or  siccoinc  da 
esse  dcrivano  le  (A)'  c  (B)' ,  cosi  e  necessario  avere  al- 
meno  due  di  qiiesl'  ulliiiie  orpiazioni  per  coiiihinarle  con 
le  (.IV,  cioe  a  dire  die  dopo  avere  fallo  una  serie  di 
osservazioni  in  un  vcrlicale,  hisogna  per  lo  meno  osser- 
varc  il  passaggio  di    due  aslri  per  un'  altro  vcrlicale. 

§   10.    Supposta   conoscinla    anticipatanieiile   e   con 


—  12G  — 

precisione  la  latiludine  del  luogo  dcll'osservazione  §  10, 
se  si  avra  osscrvato  il  passajigio  di  piu  astri  per  uno 
stesso  verlicale,  I'equazioni  adalle  per  combinarc  col  me- 
todo  dei  minimi  quadrali  lultc  1<;  osservazioni  faltc,  onde 
delerminarc  I'azimut  del  verlicale,  reijuazione  dcH'orolo- 
gio,  e  gli  errori  probahili  delle  osservazioni  sono  le  (A)' 
nolle  quali  pcro  bisogna  fare  i/  =  0. 

ARTICOLO  III. 

§  17.  Voniamo  era  al  tcrzo  argomenlo,  cioe  a  ve- 
dere  in  quale  circoslanzc  gli  errori  dellc  osservazioni  hanno 
la  rainore  influenza  nei  risullali. 

Per  tale  oggetto  si  dilTerenziino  1'  equazioni  (1)  ri- 
guardando  tuUe  le  quanlila  come  variabili  ad  eccezione 
di  5',  5",  5 ,  5,„  poiche  devono  considerarsi  come  csenti  di 
errori  le  ascensioni  rette  e  le  declinazioni  degli  astri  pre- 
scelti,  le  quali  si  suppongono  conosciute  con  somnia  pre- 
cisione; procedendo  in  tal  modo  dalla  prima  cquazione  (1) 
si  ricava  dopo  poclie  riduzioui 


-sen5'senZ-i-cos3'cosZ  cosF 

isen^  Z' 


,„,      rsend'sen/y-i-cosd'cos/.cosi' T      .  _,   .^ 

.(•'  ■      dZ=  \ lscn*Z. ttZ/ 

L  sen /"cos a'  J 


■"'   "  -i-l  tan^'cosZcos/" — scnZ  I— — rjdP'; 

ma  dalla  stessa  equazione  si  ha 

;.i    .  f.,„        tana'cosZ=scn/''cotZ'-+-cos /^'senZ,  i;^ 

la  quale  relazione  sostituila  nel  coefficientc  di  dP  dell'e- 
quazione  precedenle  ci  da 


sen  3'scnZ-i-cos  S'  cos  Z  cos  P' 
sen /''cos  5' 

[cotFcotZ'— seni]sen»Z',riF  •*>    ■• 


,„,      r  send  sen  Z/-1- cos  d' cos /.cos  y^  1       ._,  .^ 

dZ'=    — —sen  'Z'.dL 

L  sen /''cos  a'  J 


—  127  — 

Chiamando  N'  la  dislanza  zcnilale  iMY  astro  corrl- 
rispondonle  airani;olo  orario  /'',  il  Iriantfolo  sfcrico  i  cui 
verliii  soiio  il  zcnit,  il  polo,  ed  11  conlro  dcH' astro,  ci 
soiiiiniiiislra  per  le  note  propriela  dei  Iriangoli  sferici  le 
relazioiii  seguciili : 

cos  iV' = sen  3' sen  I -H cos  3' cos  L  cos  P',  sen  P' cos  3'= sen  Z' sen  A'', 

.  ,w      coliT'cosi  ,r,,r  •  ■.'.-  — 

cotF= cotZ'senI, 

sciiZ' 

per  mezzo  dcUc  ([uall  1"  idtinia  ospressione  di  iW  si  ri- 
duce  a 

rfZ'=cotyy'senZ'.rfI-H[cotyV'cosIcosZ'— seni]  dP ; 

e  poichc  diffcrenziando  la  prima  dclle  relazioni  (2)  ri- 
guardaiido  a'  coslantc,  no  risiilta  dP' =  iW  ^  dk ,  cosi  si 
ha  dope  avcrc  Irasportato  tulli  i  termini  nel  primo  mcin- 
bro  ad  cccczioac  di  (jiicllo  contcneulc  dl' , 

dZ' — cot  .y  sen  Z'.  t/L  +  [  sen  L — cot  3"  cos  L  cos  Z']  dli 

=— [sen  L— col  N' cos  L  cos  Z']di (1)'. 

Con  procedimonto  inticramcnte  simile  dalle  allre  equa- 
zioai  (1)  si  ricavano  lo  trc  segucnti: 

(/Z'  — coliy"senZ'.  rfi-f-[seni— coliV'cosLcosZ'ldfc 

''■  '       =  — [senl— cul.Y"cosZcosZ'](/r (2)', 

(/Z^_cotiT  scnZ,  .(Ji-t-lsenZ,  — cot/V,cosicosZ,]d/c 

=  —  [scnL — cot.y,cosIcosZ,](//, (3)',  ' 

f/Z,  — coiyV„scnZ.iZL-i-[senL — col  3',,  cosi  cos  Z,]  dk 

=  — 1  sen  L—cotiV,  cosi  cosZ](»„ (4)' 

lo  cpiali  insiemc  alia  (1)'  esprimono  quattro  relazioni  tra 
i^li  errori  dclle  osscrvazioni  dl',  dt",  (W, ,  t/<,,,  e  I'crrore 


—  128  — 

della  lalitudine  dL,  dcH'cquazione  doll'orologio  dk,  e  di 
quelli  dcgli  azimut  dZ',  dZ^,  die  dai  prinii  iie  dcrivano. 
§  18.  In  qucste  relazioni  diffcrcnziali  tuUc  Ic  osser- 
vazioni  sono  supposte  insliluile  ncll'oinisforo  occidcnlale;  sc 
alcuna  di  esse  e  stala  falla  iiell'  emisfero  orieiitale  ,  la 
seconda  per  esenipio,  bisugna  sosliliiirvi  iiella  (2)'  180" 
— Z',  —  k  e  —  t"  in  vecc  di  Z' ,  k  a  t" ,  cppero  —  dZ', 
—  dk  e  —  dt"  in  luogo  di  dZ',  dk  e  dl"  come  risulla 
con  evidenza  avuto  ricuardo  al  trian"(ilo  sferico  aventc 
per  vcrlici  il  zenit ,  il  polo  cd  il  ccnlro  di  tale  astro  , 
vale  a  dire  die  si  ha  ,    ,,  j;,, 

rfZ' -+•  cot  yV"  sen  Z'rfl -I- [sen  I  +  cot  yV"  cos  I  cos  Z'](Z/c 

=  — [senLH-cotiy"cosicosZ'](fi".  .''"i      [.    -.       s 

Or  cio  ritorna  lo  stesso  die  supporre  solamenle  ne- 
galiva  la  dislanza  al  zenit  iV";  quindi  sc  dope  avere  os- 
servalo  un  astro  neli'  einisforo  occidcnlale  si  rivolge  il 
cannoccliialc  dalla  parte  opposla  del  zenit  per  osservare 
un  altro  astro  nell' emisfero  orientate,  devc  riguardarsi  la 
distanza  zenitale  di  questo  con  segno  conlrario  a  qucllo 
die  precede  la  dislanza  zenilale  del  primo,  o  in  una  pa- 
rola  die  se  si  considcrano  come  ]>osilive  Ic  dislanze  del 
zenit  agli  astri  osservati  neH'eniisfcro  occidcnlale,  si  do- 
vranno  riguardare  come  negative  quelle  degii  astri  os- 
servati neir  emisfero  orienlale. 

§  19.  Per  avere  dL,  dk,  dZ\  dZ,  espressi  in  fun- 
zione  dcgli  errori  dl',  dl" ,  dt,,  (//„  bisogna  diminare 
alternalivamentc  trc  di  essi  dalle  preccdenli  relazioni.  Per 
tal  ragione  si  sottragga  la  (1)'  dalla  (2)',  e  si  lia  I'cqua- 
zione       -  .  ,  ^ 

[cotiV' — cotT"]  sen Z '(/!-+-[ cot T'  —  colN"]  cosIcosZ'.  dk 

=  senL{d^ —dt")  — (col  ^"dl'— cotT  dt")  cos  L  cos  Z' , 


—  129  — 

che  pub  Irasformarsi  nella  guisa  seguente  .In.fi'' 

[cotyV'— cotyV"]senZ'.dI-i-[cotiV'— cotiV"]cosIcosZ'.dfc 

=  seni(dr— d<")  — itcot.V— cotiV"jcosicosZ'(d<'-i-frt") 
—  i[cot7y'4-cotyV"]cosicosZ'(rff'— rft"), 

Dividciido    i    due    inombri    di    quest'  ultima    per 
cotiV  —  cotiV",falla  altenzionc  clic 

sciiiV  sen.>  sen  A  sen  A 

si  otlicne 

v    jr           T       ry,  ,,      scnZseniV'seniV"  ,  ,,       ,   . 
sen Z.dl-t- cos i cos Z  (//>= — — - —  (af  — («  ) 

sen  ( N  — iV  ) 

— i  cos Z cos Z'  (d('+dt")-  \  ^'^"(■'^  ^^'^  cos L cos  Z' .{di — dl" )  (5)' 

sen(yV^"— -V  ) 

In  maniera  analoga  procedendo  non  c  difficile,  dopo 
avere  soltralto  la  relazione  (3)'  dalla  (4)'  ,  di  otlenere 
r  cquazione 

7  IT          r       '7  u      scnZsenyV'senTV",  -  ,,       ,,  .     „,, 
senZdZ-t-cosZcosZ  dk= '—— — -  (dt, — d<  )     "^1 

scn(yv;— yvj 

—  icosicosZ,(d/+d/  )—\^^^ii±^-lcQzLt(iiZ,{dt,-dlJ.  (6)' 

seu(yy„— .Y,) 

§  20.  Eliminando  dk  Ira  queste  due  ultlmc  equa- 
zioni  si  Irova 

tlan  Z- tan  Z]  dZ=  ^£l^!^!i^^;!^(dt'-dr) 

^  cosZ'sen(.V"_yV') 

senLseniVsenTK,,   ,„       ,,  ,      ,        ,,,,,      ,,      ,,„      ,,  . 

—  — ri s  r irk  ( ''',  —  dl,)—  \  cos  Z  {dl  —dt,  -i-dt"— *„ ) 

cosZ,sen(7V„— yv;)  ^    '        "' 

scn(./V"-H.V')      ,,,,,      .,„,        sen(.V,-f-'V,)        ,.,,        ... 


—  130  — 

la  quale  essendo  divisaper  tan  Z' — tanZ,,edosservando  che 


da 


tanZ  — tanZ;= ^ 

, ,  .  cos  Z  cos  Z, 


-"ii>  I  A  (l'j=.  =i: 


i'l! 


(••h— • 


,. senLcosZ,   smN'&cnN"  ,,, ,,„\ 

'^sen(Z'_Z7) ^A^"^I7r)  ^  j j , , , 5 

sen  I  cos  Z'  senyV",sen7V„  /  r,  _j,  \ 
~  sen(Z'_Z;)sen(/V,-7V,)^^  '        " 

cosZcosZ,scn(7V^V.r)^^^^-^'^^,_^'^;^"   ■"' 

sen(Z'_Z)sen(yV"-iV^')  •   •: 

^'sen(Z_ZOsen(/y,-/V^,)         ^ 

■'•'"' -•'''•••"         cosZ'cosZ,         ,  ^,      ,    ,       .^w 

_i — =-!■  cosZ((Zt  — rf/,-t-rfr— a<„) .  •(!)  . 

sen(Z' — Z,) 

§  21.  Se  si  elimcna  poi  dL  dalle  due  stesse  equa- 
zioni  (3)',  (6)',  si  ha  ..,,.:.ny.  , 

r,-,      T   J7        sen  L  sen /K' sen  (V"   ,  ,^      „„. 

[cotZ'-cotZ,  cosl.  dft= ^^ -r^, — -^{dt-dl") 

"■  '  scnZ'sen(yV  — A') 

scnlsen-/v:scn/v^      ^       ^   ^^^^^^^^,  ^^ 
senZ,sen(iV„-7V,)^   •        "'  '        '- 

sen('./V"_t_iVM 
+  4cosZ:cotZ(dt.-i-dU-r    ;  ^,,J^  cosLcolZ'(df-dn 

^  .!£4Jdl^  cosZcotZX(«,-rf<J,         ^       -    ■  ■  '^ ' 

dalla   quale   equazione  ,    dividendone  i  due   niembri   per 
(cot  Z'— cot Z,)  cosL,  e  falla  allenzione  che 

,      sen(Z,— Z')  '"'•     __ 

■       "    '■■  ■    '.  COtZ' — COlZ,= ^, 5—,    ,  -.i;  _  •■'  ,.■    ., 

scnZ  senZ,  <-  -    1     1 


—  131  — 

si  ricava  ,  _,^,j 

tanZ.cn Z,  son^V^cnjT  ^ ^^„_^ 

sen(Z'— Z,) senOV"— TV')  ^  ;  ::L^ _ 

tanZsenZ' sen  jV;  scniV; 

cos  Z' sen  Z,  .  „„      ,„. 
sen(Z' — Z^) 

^senZ'cosZ 

,  cos Z' sen Z,  sen (TT-i-iV')  C(ji'/_(;j'\ 

'  sen"(Z'— Z;)  sen'(JV"— iV') 

+  .J^!i^:^^'i!lli!£Li!:>-  ((».-(/?.) (8)', 

sen  (Z'—Z)  sen  (a'„-aO 

§  22.  Si  sonimino  Ic  relazioni  (1)'  e  (2)',  e  si  ha 
con  poche  facili  riduzioni  I'equazione 

d2'=  i!21!^i^Jt^^  r  sen  Z'.dZ-hCOsZcos Z'. d/ij— sen  Z. rf/i 
senA''senjV" 

,  scn(iV"4-A"')        r„„„  7VJI"      7i"\ 
-i-J 1 icosZcosZ(at  -f-ur) 

*  sen  A' sen  iV" 

I  scn(iV" — N'')        J       rj, ,  ,j       „„\ 
H-—  — i '-  cos  Z  cos  Z'(dt  — dt") 

*  seniV'senA" 

—  J  sen  Z(df-t-dr), 

dalla  quale,  dopo  cffoUuatc  le  sostituzioni  dell'cspressio- 
ni  di  scnZ'.</L-t-cosLcos  Z'.dh,  e  dk,  dale  dall' equa- 
zioni  (5)'  cd  (8)'  si  ollicne 


—  132  — 

sen(/V"— iV')  ' 

COS  A"  COS  iV"        ,       „,,.„      .,„.  -''\i> 

— cosZcosZ  ( dV — dt  ) 

sen(A'" — N') 

sen /.  senZ,  sen/V'senA'"       ,,,,      ,„,  ,' 

■    H 77, — T^> ■ taiiL(di'—df)        'V.^ 

sen(Z' — Z  )seniiV"— iV'; 

senZsenZ' sen7v;sen/v;,  ^      ^,,^       ,   .  .■'" 


sea(Z'—Z,\sGn{N—N) 

cosZ'senZ  sen(A'"-+-A')       ',,    '       ,    ^  ~ 

—  i  — 77^ — ^,  — i^ — — — -'  sen  L(dl'—dt" )   ■  ■ 
sen(Z  — Z)sen(A"— ^;)  ^  ' 

_^^^er^|cosZse^^  -'      ' 

sen(Z'— Z,)sen(A'„— A'J         ^ 

r 

§  23.    Aggiunta    finalmontc   la    relazione    (3)'  con 
la  (4)',  si  oUiene  dopo  poche  riduzioni 

dZ,=  i — ^—" '-'  [scnZ.dL-hcos LcosZ, dli]— sen Ldk 

sen  A^,  sen  A'„  ^ 

-H-i —^ ^COSZCOSZ  ((Z/,H-rfL) 

*  senA',senAf,  '         ' 

Sen  (N  ~—P^  ') 
_H^ ^i-i ^cosZcosZ/d/,— dM— isenZ(d<,-4-rf«J. 

*  senA'„sen^,  ^  "^  ^    '  ■^ 

dalla  quale  equazione  per  mezzo  dell' espressioni  (fi)' ed 
(8)'  non  e  difficile  ricavare  con  un  poco  di  attenzione  la 
seguente  relazione 


'iii'>;!]l.     b.     '(?,)    ly.     '; 


I',    j      ll'>/!,V 


—  133  — 

"  cos  Z  cos  Z;(a^— Of  J 


sen  Z  son  Z,  sen  A'- sen /V"  tanZ(df-d(") 
sen(/'_Z)senOV"_3') 

^^"^^'^"^'  1^^!>^  tanI(rf/,-r«„) 
sen(Z'-Z)sen(J„_;V,) 

cosZ'senZ  son(A''-)-A^"         ,  ,  ,,,      wi"\ 
1 '.  - — ^    -  sen L{Ai  —  oX  ) 

"sen(Z'_Z,)sen(iV'-A^")  ^ 

.senZ'cosZ,sen(.y„-./K,)^^„,^(,^_rf^^^) 


''sen(Z'_Z)sen(/y,-/y,) 

cosZ'senZ,        ,,  ,,       ,        ,„      „  x  ntwi 

'    '  senL(dl'—dt,-fill—dlJ  .  .  .(10)'. 


sen(Z'— Z) 

§  U.  L'cqiiazioni  (7)',  (8)',  (9)',  (10)'  possono 
servirc  a  calcolarc  gii  crrori  ilL,  dk,  dZ',  dZ,  ([uaiulo  sono 
conosciiiU  dl',  dt'^,  dl^,  dt,  ;  per  avere  poi  quest' ullimi 
una  |»i((ola  iiifliu-nza  conviene  fare  in  modo  die  i  loro 
coellicienli  noii  risiillino  Iroppo  grantli  ,  epperb  bisogna 
die  le  (lillViTiize  Z —L  ,  i\"  — A'.  iY„ — jY,  siano  pros- 
simc  a  !>(>'.  [)a  cio  e  da  un'  atlenla  osservazione  sulla 
composiziom'  dcnriiidirali  coellicieiili  si  pub  slai)ilire  per 
avere  Inioni  risullamciili : 

I."  Che  I'azininl  di  iiiio  dci  verlioali  sia  jirossima- 
menle  di  i.'i",  c  (picllo  dcirallro  si  avvieini  a  13.V'(  eon- 
lali  andjediK!  dal  nord  alloNest,   o  dal  uord  aU'esl). 

2."  Che  dci  (hie  asiri  osservali  nello  slesso  verticale 
r  uno  sia  nell'  eniisfero  orieiilah'  ,  e  1"  allro  iiell"  emisfero 
occideiilaie,  c  che  h'  hiro  distanze  zenilaU  si  approssi- 
niino  (piaiilo  piii  e  possihiie  ciastuiia  a  4.")."  Qiiando  poi 


—  134  — 

si  e  obbligato  di  osservarli  nello  stesso  cmisfcro  convicne 
die  I'uno  sia  vedulo  prossimo  al  zenit,  c  1' altro  a  poca 
altezza  suH'orizzonte,  sempre  pero  tale  da  polere  schi- 
varc  le  refrazioni  cslraordinaric. 

3,"  Tutte  qucstc  condizioiii,  le  quali  sono  indispen- 
sabili  allorchc  s' iinpiegano  qualtro  sole  osservazioni,  noa 
polranno  forse  luUc,  e  principalinonlc  la  2."  essere  so- 
disfalte  allorclie  se  nc  isliluiscc  una  molliludinc;  in  que- 
sto  caso  la  moltiUidinc  slessa  dellc  osservazioni  scrvira  a 
procurare  per  risuUato  iin  medio  piii  indipendentc  dagli 
errori,  pure  bisogna  poco  allontanarsi  dai  prescrilli  liniili. 

4,"  Fiualnicnlc  si  deve  riniarcarc  cbc  pei  liioghi,  i 
quali  hanno  una  laliludine  maggiorc  di  45."  gli  errori  dk, 
dZ' ,  e  dZi  possono  di\  enire  inollo  sensibili ,  percbe  essi 
§  21,  22,  23  conlcngono  dei  termini  col  coellicienle  Ian  L; 
per  talc  ragione  si  vcde  che  I'esposto  metodo  non  potra 
forse  applicarsi  con  vantaggio  pei  luogiii  prossimi  al  po- 
lo ,  poiche  un  piccolo  errore  nelle  osservazioni  sarcbbe 
di  forte  conseguenza  ne'risultati, 

§  2o.  Non  vi  ha  dubbio  che  per  potcre  osservare 
gTindicali  precelti  fa  d'uopo  conoscere  con  approssima- 
zione  la  direzione  del  meridiano  c  la  laliludine  del  luogo 
dell'osservazione ,  onJe  potere  situare  lo  stroniento  nel 
suo  giuslo  ])Oslo,  e  prescegliere  gli  aslri  da  osservarsi; 
ma  non  e  diflicile  ricavare  con  grossolanila  c|uesli  due 
elementi ,  e  poscia  servirsi  di  un  globo  nuuiilo  di  due 
circoli  vcrticali  per  indagare  quali  Ira  gli  astri  interse- 
cano  col  loro  inolo  diurno  i  due  verlicali  in  punli  tali  , 
che  sodisfano  alle  regole  teste  enunciate. 


3ii©(aa(!) 


DI 

6EOGRAFIA   MEDICA 

per  la  6iciUa 
DEL  DOTTOR  GRSEPPE  ASTOXIO  GIL\AG.\I 

FISONOMIA   ANNUA  DELLE  MALATTIE  D'INTOSSICAZIONE  PALUSTRE 
RAPPOnil  CENETICI 

« 

COLL'EVOLDZIOITE  DEL  nUASMA,  E  COI  RIEZZI  &OIBIENTI 

iiclla  tornala  del  4  maggio  1853 


•«■ 


1  I' 


PROEMIO 


a.B 


Ie  malattie  d'  inlossicazionc  palustre  Ic  piu  doniinanli 
e  perifolose  iu  Sicilia,  fiirono  da  mc  fin  da  |)iu  anni  lo 
argonicnlo  di  molli  o  iiiolli  ponsieri.  II  cliiiia  caloroso 
dell'isola,  inducendo  la  formazione  d' un  virulonlo  mia- 
sma, e,  proslrando  i  Siciliani  ori>anismi,  prescnfa  vastis- 
simo  campo  a  sludiare  Ie  forme,  i  tipi ,  le  complicanzc 
1(3  cause  di  (pieste  malattie  endemo-epidemiclie,  e  a  co- 
nosccre  mcglio  il  loro  diagnostico  il  prouostico  la  tera- 
pculica,   la  loro  sede  la  loro  nntiira. 

Pi'odotto  di  qiieslo  studio  le  mic  memorie  soho  di 
Geografia  mcdica  die  hanno  contrihuito  a  far  conosccre 
le  verita  f(»ndameiilidi  dclla  Patolugia  palustre  sollevala 
dai  travagli  del  giorno  ad  un'  ampUtudine  di  vedute  as- 
sai  positive. 

In  esse  ho  fonuulato  del  modo  seguente  i  principi 
teorici  di  quesla  famiglia  nosologica.  Ho  fallo  conoscere 

die  il  fondo  del  murbu  si  costiluisce  d'ua  iutossicazione 

* 


—  138  — 

0  mcglio  d'  una  malaltia  spccifica  gcnerale  agli  uniori  cd 
ai  solidi.  IIo  fissato  Ire  espressioni  morbose  distintc  per 
le  quali  si  nianifesla  1' intossicazione,  la  malatlia  febhrile 
clic  comprendc  la  fcbhre  bcnigna  ,  la  febbre  pcrniciosa 
semplice,  la  febbre  perniciosa  poliniorfa,  la  malaltia  afeb- 
brile  ,  o  febbre  larvala  ,  cbe  abbraccia  lutte  le  sofferen- 
zc  afebbrili  pcriodiebe,  la  malallia  dialesica  cbe,  coniin- 
ciaiulo  dal  disordinc  gencrale  lievissimo  dell'  organisnio 
cbe  niostrano  gli  abilatori  dellc  regioni  niarose  ,  senza 
soffrire  ancora  la  febbre ,  rincbiiide  come  sue  varieta  la 
Diatesi  paludica  eon  splenopazia  ,  la  dialesi  con  febbre 
recidiva,  la  dialesi  con  emorragia  mullipla,  la  dialesi  con 
idropisia,  la  dialesi  con  cacbessia,  e  la  dialesi  lalenlc  che 
non  nianifeslasi  con  disordini  cbiari,  e  che  dispone  ai  ri- 
torni  fobbrili. 

llo  consideralo  i  lipi  come  modalila  del  grado  del- 
r  intossicazione,  ed  ho  fissato  il  lipo  conlinuo  come  nia- 
nifeslazione  dell'azione  massima  del  tossico,  lipo  conlinuo 
che,  vcnulo  da  una  causa  spccifica,  cede  al  chinaceo  che 
agisce  come  specifico  ancora. 

IIo  studialo  per  quanto  piii  mi  e  slato  possibile  il 
tossico  palndico  Siciliano,  dopo  averne  dimoslralo  la  pro- 
babile  esislcnza,  ho  descrilto  la  genesi,  i  tempi  qnando 
si  esala,  il  suo  Irasporto  a  distanda,  la  virulenza  che  as- 
sume in  Sicilia,  i  suoi  dislintivi  caralteri  ,  la  sua  natura 
intrinseca,  ed  ho  sludiato  la  sua  azionc  successiva  sul 
sangue,  sul  sistema  nervoso,  su  i  tessuti  diversi. 

Mi  sono  occupalo  a  mcglio  fornire  gli  elemcnli  del 
diagnoslico  dell'  intossicazione ,  e  della  sua  lerapeutica 
e,  volendo  scegliere  una  denominazione  che  esprimesse 
il  fondo  morboso  d'  una  malaltia  spccifica  gencrale  ,  ho 
sosliUiilo  al  lermine  febbre  inlcrmittente,  rislrelto  ad  una 
sola  dellc  forme,  e  dci  lipi,  il  nome  di  malaltia  palustrc 
0  di  malaltia  per  intossicazione  paluslre.         '"    '   ■'    ''' ' 


—  139  — 

Laondc  dopo  nvcro  osposlo  nolle  prcccdcnli  niemo- 
ric  I'isloria  di  cpicsla  famii^lia  nosoloi^iia,  a  considcrarla 
sollo  lulti  i;li  aspcUi.  |(ia(  omi  dclinoaro  la  fisonoinia  dd- 
riiilossicazionc  paliislrc  di  Sii'ilia  iiclle  varii;  slagioiii 
dcir  anno,  sludiandola  ncllo  sne  signilicazioni  successive, 
dalle  seniplici  allc  ((miplcsse,  e  dalla  espressionc  spora- 
dica  passarc  aireiideinica,  alia  manil'eslazione  epidoniica, 
c  delineai'(!  bensi  i  suoi  rappoili  coi  mezzi  and)ienli  ,  e 
coH'ovoIuzionc  del  miasma. 

So  im  ossero  vivo  non  esige  ad  esislore  la  maleria- 
lila  dcU'organisnio  sollanlo,  capace  di  coslituiro  il  soUo- 
slralo  dei  lonoiniMii  vilali;  ma  esige  hensi  I'insiome  dei 
niodilicalori  cosniiii,  e  dogli  aslrononiici,  c  dei  fisioi  ,  e 
dei  niodilicalori  rliimici,  |>ropri  a  proslaro  alio  individuo 
lo  inllnonzo  nocossarie  alia  sua  os[iressione  vilalc  ,  alia 
sua  vogclaziono,  alia  sua  procroaziono,  o  a  dir  brovo  osi- 
ge  r  inllueiiza  de' mezzi  ambionii,  e  die  dairarmonia  del- 
I'cssere,  e  del  mezzo  corrispondenle  la  vila  sana  lisulta, 
la  vila  niorbosa  viono  dalle  sorgenli  medesimo,  e  si  dee 
cercaro  iiel!' ori'anismo  doiruomo,  o  iiei  suoi  mezzi  coi 
quali  lolla  per  cons-orvare  la  salute,  e  la  vila  ,  le  cause 
di  I'.ilte  Ic  sue  malaltie. 

La  Irilogia  Kliologica  foiidala  da  Ippocrale  sotlo  il 
cielo  di  Grecia  non  ba  cessalo  d"  osscre  vera  dopo  ven- 
lidue  sccoli,  I'aria,  i  luoglii,  le  aequo  serbano  gli  Ele- 
mciili  gciielici  delle  egriludini  noslre,  ollre  quelle  clie  la 
eredilii  ci  Iramanda  ,  e  i  ra|)porli  della  Patologia  colic 
condizioiii  almosrericbo,  idrologicbe,  lelluricbe,  slagioiiie- 
rc  deir  anno,  sono  inleressanli  abbaslanza,  e  lo  sviluppo 
ci  moslrano  di  quanta  gran  verila  leorica  cbo  (loo,  la  ter- 
ra iialale  della  nostra  scienza  scopriva,  e  soiidaiiienle  fis- 
sava,  di  giiisarbe  so  dilGcile  torna  delerminare  le  cause 
delle  cosliliizioiii  slazionarie  fisse,  e  le  cause  delle  gran- 
di  Epidemic,  delle  epidemie,  cvcnluali  die   sposso  liinno 


—  140  — 

il  giro  del  globo,  c  mcno  disagevole  determinare  le  cau- 
se delle  cosliluzioni  leniporarie  slagioniere  regnanti,  o  la 
fisonomia  annua  d'un  morbo  nelle  stagioni  diverse  ,  in- 
(luenzate  dai  niezzi  amhienti  partendo  dal  principio  di 
Palogonia  die  le  malaltic  lianno  un  rapporto  coi  fenoine- 
ni  nioteorologici  proprii  a  ciascuna  stagione  ,  e  die  le 
malaltic  paluslri  tcngono  un  nosso  colle  condizioni  tellu- 
riche,  idrologiche,  mcleorologidie,  da  cui  viene  I'evolu- 
zion  del  uiiasnia. 

Perb  il  nostro  argomenlo  sara  presenlato  in  due  par- 
ti distinte  ;  la  prima  descrivera  la  fisonomia  annua  delle 
malallie  per  intossicazionc ;  la  seconda  i  rapporli  di  essa 
coir  evoluzion  del  miasma  e  co'modificalori  cosmici. 

PARTE  PRIMA 

FISOAOJIIA    ANNUA   DELLE    MALATTIE    d'iNTOSSICAZIONE    PALl'STRE 

ARTICOLO  I. 

Fisonomia  della  malailia  Palmira  Estivale 

La  stan'ionc  dei  Calori  in  Sicilia  comincia  in  Oiuiino 
cresce  in  Luglio,  nell'/Vgoslo  continua ,  e  si  costituisce 
d'una  temperalura  clevala,  die  la  media  segna  il  grade 
20  reamnriano ;  le  nuvolc,  le  piogge  sono  rarissime ,  il 
cielo  senza  vapori  presenlasi  il  suolo  argilloso,  argilloso 
alluviale  si  sfende  in  crepacci,  e  Ic  acque  stagnanli  solto 
la  sferza  del  raggio  cslivo  infracidano  ed  cmanano  co[)io- 
si  miasmi. 

In  Giugno  comincia  il  regno  endemo-epidemico  del- 
le m;ilattie  paludiche,  e  la  forma  morbosa  eslivale  ,  le 
febbri  iiioslransi  benigne,  semplici,  intermiltenli,  a  rego- 
lare  andamento  coll'  ordinaria  sindromc  di  frcddo,  caldo, 


—  Ul  — 

0  sudore,  Ic  febbri  pcrniciose  rare  volto,  si  osscrvano,  e 
spcsso  seinplici,  fraiichc,  regolari  cbc  cedono  losto  al  chi- 
naceo. 

A  mezzo  bigllo  la  scena  palologica  varia,  le  febbri 
inlcrniitteiili  seinplici  in  perniciose  si  nmtano,  res|>ressio- 
ne  circdiuloria  si  i'a  \)\u  alliva,  le  h)eaiizzazioiii  dell'  iii- 
lossicazione,  iiioslre  della  |terni(iosila  si  pronnnziano,  o 
per  la  sigiiilicazione  congestiva,  nervosa,  emorragica  ,  o 
per  In  disordiiic  della  funzioiie  specifica,  Tandamenlo  pa- 
rosislieo  diviene  anonialo,  insidioso,  e  rarainenle  riappa- 
re  ai  niedesinii   lenipi. 

La  serie  dei  i'enomeni  niorbosi  "aslrici  inteslinali  bi- 
liosi,  clie  sono  la  espressione  del  Clinia  caloroso,  e  del- 
r  esliva  slagione,  vengono  a  niaseherare  la  sigiiilioazionc 
semplicc  della  febbre,  e  a  rcndcrne  coniplcssa  la  fcno- 
menia,  la  sele,  la  inappelenza,  1'  ainarizie  della  bocca  , 
la  lingua  sabbnrrale  ingiallila,  le  nausee,  i  voinili,  la  co- 
Stipazionc,  la  diarrea,  il  nieteorisnio,  i  dolori  addomina- 
li,  oseurano  le  nianileslazioni  specchiale  deH'inlossicazio- 
110  eslivale. 

A  tale  epoca  il  lipo  febbrile  vienc  niulandosi,  i  pa- 
rosismi  si  sliingano,  e  aniicipano  nei  loro  rilorni,  i  ca- 
ralleri  del  lipo  iiilerniillenle  si  oseurano  ,  ora  nianea  il 
freddo,  ora  il  sudore,  e  la  I'ebbre,  non  giungendo  alia  in- 
terniillenza  alia  reniiltenza  si  piega  o  alia  pseudo-conlinuita. 

La  f'ebbre  risenlita  eollegasi  ad  agilazidne  posiliva, 
a  ])roslrazione  di  Ibrze,  a  eel'alalgia,  a  vomili  biliosi ,  a 
dolori  lonibari,  ad  ogni  nuovo  parosismo  piii  inaculiscc, 
la  fisononiia  s'aeeende  Tansiela  divien  niaggiore,  c  se  si 
Irascura  il  eliinaceo  eorre  al  lipo  eoiilinuo. 

Talv(dla  la  febbre  paludica  sveslesi  della  niodalila 
reazionaria,  e  si  presenia  con  nianifestazione  adinamica, 
i  pnisi  si  fanno  piccoli  ,  c  sfuggono  ad  una  ])ressione 
leggiera  ,  la  lisononiia   si  scolora  ,    le  forze   miniiiscono 

'9 


—  142  — 

rcgrolo  deconibe  supino  ,  la  linsfua  d'una  crosta  fosca 
si  coprc,  i  dcnli  fuliginosi  ilivcngono  le  escrezioni  fecali 
urinifere  riduconsi  involontarie  la  lisonomia  si  fa  ebete  , 
r  inncnazionc  cerebro  niidollo  ganglionare  si  prostra,  e 
la  forma  tifoidea  diviene  coniplola. 

Ma  a  queste  duo  niodalila  della  febbre  paludica  , 
spesso  si  sociano  i  sinlomi  tcrribili  cbc  hanno  fallo  dare 
il  nome  di  fobbri  pcrniciosc  a  qucsli  nialori  ,  c  la  per- 
niciosita  coniincia  a  iiianifcslarsi  con  un  gcueralc  domi- 
rio,  ora  coi  fenomeni  cerebro  niidollari,  era  coi  gaslro- 
intestinali,  ora  coi  fenomeni  toracici  ,  ora  coi  fenomeni 
cardiaci,  ora  coi  fenomeni  cutanei,  ora  coi  fenomeni  mor- 
bosi  genilali ;  cosi  osservansi  le  febbri  perniciose  apople- 
licbe,  le  deliranti,  le  lelaniche,  le  colericbe,  le  emetichc 
le  iUericlie,  le  perniciose  letali,  I'algida,  la  sincopale,  la 
faliia,  cbe  annienlano  la  reazione,  e  sociansi  a  segni  che 
indicano  la  cessazione  della  vita  ;  le  febbri  perniciose  in- 
determinate che  offrono  un  concorso  confuso  di  sintomi 
gravi  scnza  predominanza  d'  alcuno  che  dipendono  dalla 
nialignila  della  potenza  morbosa.  ;''    '" 

La  inlroduzione  continua  del  miasma  nel  sangue  , 
oltre  di  produrre  la  malaltia  febbrile,  el'afebbrile  o  lar- 
vata,  che  potrebbero  nascere  e  per  1'  azione  diretta  di 
esso  sul  sistema  nervoso,  c  per  le  modiOcazioni  che  po- 
trebbc  produrre  primitivamenle  sul  sangue  ,  che  turbano 
poi  il  sistema  nervoso,  1'  introduzione  continua  dal  mia- 
sma nel  sangue  comincia  a  disordinare  le  funzioni  plasti- 
che  di  vegetazione,  la  digestione  squilibrasi,  la  ematosi 
avviene  imperfetla,  la  innervazione  cerebro-midollo  gangUo- 
nare  illanguidiscc,  la  funzione  assimilalrice  declina,  e  la 
intossicazione  dell' organismo  si  fii  complela,  c  manifesta- 
si  ancora  coUa  espressione  diatesica.  In  questa  stagione 
pero  noa  osservansi  che  le  espressioni  iniziali  della  dia- 


—  143  — 

tcsi,  e  spcsso  quel  disordinc  goncralc  ma  liove,  die  nei 
limili  rosta  di  qualche  salute  sociala  alia  splcuopazia. 

ARTICOLO  II. 

Fisonomia  della  malallia  jmUisIre  aulunnule 

L'  Aulunno  comiucia  in  SclkMnbrc,  e  linisce  in  iVo- 
voiuhre,  il  prinio  iiieso  ,  (!  lalvolta  il  sccondo  in  Sicilia 
e  caloroso  (piasi  come  I'esliva  slagione,  ma  rumidila  vi 
signort'i'gia,  clie  ceduto  per  la  sicilia  oricnlale  il  rinlrcscan- 
tc  Aord  Est  per  1'  occidenlale  1'  Ovcst,  viciic  il  doniinio 
del  Sirocco  die  caiica  I'aere  d'umido,  c  cresce  la  coimi- 
nicazion  del  miasma. 

11  Sellemhre,  e  mcla  deH'Ottohre  presenlano  la  ma- 
lallia paindica  ndia  significazione  la  piii  pericniosa  e  in- 
leiisiva,  le  sue  roriiie  sono  anmiiale,  irrcgolari,  comples- 
sc,  gli  andainenti  precipilevoli,   atassici  iusidiosi.  ^ 

La  signilicazione  ddlc  iiialallie  dimaleridie  ,  il  ga- 
slricisnio,  il  hiliosismo,  doniinano  lespressione  morbosa, 
pill  die  udle  I'ehbri  eslivali,  la  tinia  gialla  della  congiun- 
tiva,  delle  ali  del  naso,  della  commessura  delle  labbra  , 
i  yomiti  copiosi  di  bile  ,  il  sapore  amaro  .  c  la  jiania 
gialla  linipiale,  le  iperemie  doloriliclie  dell' ipocondr'io  dc- 
slro,  rescrezioui  fecali  spesso  diarroiclie ,  palesano  chia- 
ro,  die  relciiKMilo  dimalico  coesisle  coll"  elcmenlo  palu- 
stre,   iiella  |)rodiizione  di  (piesia  forma  moi'bosa  coinplessa. 

La  modalilii  lebbrile  indina  piii  alia  nervosa  die 
airangioleiiica,  all'asleiiica  die  alia  reazionaria,  e  spes- 
so si  (tsserva  dopo  un  eccilazione  temporaria  la  I'ebbre 
rivctlgersi  aires|tressioiie  adiiiamica,  divisa  di  <|iiella  sta- 
gione ,  sovenlc  legala  alia  signilicazione  di  pulridila  die 
moslrano  il  grado  intensivo  dell'  iiilossicazioiie. 

Le  I'ebbri    perniciose  semplici  spesso    regolari  nella 


—  U4  — 

successlonc  dcgli  sladii  di  frcddo,  caldo,  c  sudore,  man- 
can  lalvolla  del  frcddo  c  del  sudore,  ed  il  clinico  oscil- 
la  perplesso  sul  diagnoslico  deU'egTiludinc :  qualche  vol- 
ta  si  annunziano  per  voraito,  per  lipotiinie  ,  [)er  sincopi 
per  violeiita  reazione  o  per  un  anniciilaniento  della  rea- 
zionc  niedesima ;  di  tal  guisa  si  osservano  tiilte  Ic  va- 
rieta  delle  perniciose  semplici,  descrille  dai  Clinici,  c  spes- 
so  Ic  comalose,  le  deliranli ,  le  enieliclie  Ic  coleriche. 

Le  perniciose  polimorfe  a  prcferenza  si  nolano  in 
quesla  slagione.  L'  intossicazione  cresciuta  fa  si  die  il 
sangiie  noii  puo  sostenere  la  reazione,  dispone  il  sisleina 
alia  niobililii,  all'  eretisnio,  e  quindi  non  torna  difficile 
clie  da  nno  aU'allro  parosisnio  la  espressionc  perniciosa 
locale,  clie  e  tntta  nervosa,  sehhene  in  di|tendenza  del- 
r  intossicazione  cangiasse  di  niodalila  ,  o  (li  sedc  ,  cosi 
la  febbre  perniciosa  cnielica  a  secondo  |)arosisnio  si  la 
delirantc,  la  colerica  puo  farsi  apopleltica  ,  e  la  perni- 
ciosa artrilica  ad  espressione  mobile,  d'  un  parosisnio  ad 
un  altro  la  solTerenza  d'un  arlicolazione  all'allra  si  passa. 

Tale  stagione  e  quella  die  presonla  vieppiii  il  tipo 
conlinuo,  e  le  varieta  perniciose  morlifere ,  die  atlacca- 
no  la  reazione  organica  profondamcnle,  la  perniciosa  al- 
gida,  la  diaforetica,  la  scorbutica,  la  tifoidea,  la  cangre- 
nosa,  cadono  sotto  I'osservazione  soventi. 

E  la  forma  afebbrile,  o  febbre  larvata  comincia  ad 
iniziarsi  alia  seconda  meta  deirautunno,  e  a  prcferenza 
sono  ovvic  le  febbri  larvate  nevrosiche,  le  congestive  per- 
niciose, 0  bcnigne. 

La  Dialesi  paludica  presentasi  manifesta,  e  innollra- 
la,  c  in  (pielli  allaccali  di  febbre  ,  e  in  quelli  die  nc 
furono  esenti,  cd  e  dilfuso  ncl  popolo  in  quesla  slagio- 
ne quello  stalo  di  sanitii  inccrlo,  costiluilo  da  un  disor- 
dine  generale  ma  lievc  ,  da  un  astenia   delle    principal! 


—  145  — 

funzioni,  die  li  niellc  in  un  irroifolarila  viciiia  dcllo  slalo 
niorl)0.so. 

La  Splciiopazia  coniincia  ad  oniirsi,  la  inilza  ilivie- 
ne  dolonle,  si  congeslioiia,  s'ipcrlrolizza  ,  la  diifcslioiie 
disordina,  I'cscrt'zioiic  fccah;  oscilla  dalla  costipaziono  alia 
diarroa,  la  fohltrc  ictidiva  ad  iiilorvaili  riafipare,  il  co- 
lorilo  dclla  pcllc  divione  i^iallo  paj^lia,  le  forzc  prostra- 
te si  iiioslraiio.  Ecco  Ic  prime  espressioni  dolla  diatcsi 
clie  a  iiiolle  jtcrsone  si  oslondono,  ma  sono  ])0(liissimi 
quclli  cli(^  soilroiu)  la  dialcsi  coii  cmorragia,  ton  idropi- 
sia  con  caclicssia. 

Corsa  la  prima  nieta  dell'autunnale  slagione  la  fi- 
sonomia  dell'  inlossicazionc  divorsa  si  moslra,  a  tal  cpo- 
la  la  tcmporalura  si  modera,  e  le  piogge  cominciano  a 
bagnare  la  Icrra,  le  fehltri  minniscono,  le  perniciose  di- 
vengono  rare,  i  tipi  remitlenli  conlinni  non  cadono  piii 
sotto  r  osservazione,  le  IVhljri  terzane  ,  e  (piartane  di- 
vengon  frequenli. 

A  (piesla  seronda  mola  d'  aulnnno  la  diatesi  pre- 
pondera,  le  ailcrazioiii  del  sangn(!  sono  ciiiare  ollremo- 
do  ,  esso  nianca  in  parte  di  librina  ,  d'  albumina  ,  di 
glohuli ,  gli  egroli  si  tingono  d'nn  pallore  caralleristico 
la  lebbre  recidiva  preiide  maggiore  dominio,  e  si  ripro- 
duce  a  brevi  inlcrvalli.  La  splenopazia  progredisce  ,  c 
dair  iperenna  splenica  si  passa  airipersplenotrolia.  Le 
edemazic  si  meltono  innanzi,  si  osservano  ai  piedi,  alle 
mani,  alia  (accia  ,  e  grado  grado  1'  anasarca  }trodncesi. 
L'emorragia  mullipla  iniziasi,  la  pelecchia,  la  rinorragia, 
la  gaslro-enlcroraggia  osservasi  ;  in  fine  la  cacliessia  si 
palesa,  e  il  sangue  jiresenta  nn'  allerazione  ajiprezzabile 
nella  sna  costiluzione  intinia,  notasi  dillUicntc  aplastico  a 
siero  abhondanle,  a  grnmo  largo,  e  spesso  la  cbimica  fis- 
sa  Taneniia  albnminnrica,   la  librinica,  la  giobulare. 

iMa  se  Taulunno  lullo  assai  caloroso  si  mostra,  se 


—  146  — 

r  evoluzion  del  miasma  e  maggiorc ,  il  numero  degli  af- 
felli  della  malaltia  smisiira ,  le  febhri  prcsentano  1'  im- 
magine  pcrniciosa,  il  lipo  rcmillcnle,  c  continiio  osser- 
vasi ,  e  la  malallia  da  cndcmica  si  ridiice  endcmo-epi- 
demica,  lascia  i  siioi  coiifini,  si  eslcndc  ai  paesi  salubri, 
e  spaziasi  nolle  rcgioni  d'  aerc  piiro,  mostrando  le  stes- 
se  modalilii,  i  lipi  medesimi  c  la  pernicie  slessa  ,  che 
nei  liioclii  insalubri. 

L'  Epidemie  endemo-paludiche  sicilianc  si  osservano 
in  lugiio,  ma  piii  spesso  all'agoslo,  o  al  scUembrc  del- 
I'anno,  continnano  tutio  1' auUinno  c  si  cslendono  qual- 
che  voUa  alia  slagionc  jemale. 

L'  Epidemicila  paludalo  in  Sicilia  si  distingue  per 
la  forma  I'obbrile  perniciosa,  semplicc,  o  polimorfa,  per 
i  tipi  reniilltMile,  o  continue,  per  1'  inlensila  dell'espres- 
siosie  morbosa,  per  il  numero  grande  degf  iiidividui  af- 
fetti,  per  una  signiGcazionc  profonda  dcUa  diatesi,  il  nu- 
mero dci  recidivi  e  (piasi  ugualc  a  quello  degli  attacccati 
dallo  slato  febbrilc,  il  cbinaceo  inellicace  riduccsi  a  lon- 
tanarne  i  ritorni,  c  la  Cacbessia  piii  comunc  divienc. 

Quando  I'Epidemia  paludica  e  costiluita,  Ic  malat- 
lic  di  specie  varie  sono  quasi  soggeltc  all'  epidemia  do- 
minante,  dipendono  ancora  dalla  causa  generate,  cbc  co- 
stituiscc  quella  speciale  Epidemicitii,  c  cedono  al  farma- 
co  spocifico,  cbc  attacca  i!  fondo  deirinlossieazione. 

Cosi  le  febbre  gaslriclie  continue,  le  febbri  a  for- 
ma tifoidca,  cedono  al  potente  cbinaceo  ;  le  dissenterie 
febbrili,  1'  erisipela  maligno  ,  e  financo  la  scarlatina  cbc 
pertienc  alia  classe  delle  malatlie  virulentc  quando  coe- 
sisle  in  una  localita  col  doniinio  epidemico  del  morbo 
paludico,  guarisce  sovcnli  col  cbinaceo  pure. 

Quantunque  la  febbre  fosse  a  tipo  continue ,  senza 
ricorrenza  di  lieddo,  o  sudore,  quantunque  la  scarlatina 
fosse  violenta  con  forte  angina  con  iperemia  profonda  al- 


—  Ml  — 

Jc  jtarolidi ,  jiure  i  niolodi  indicati  per  essa  inelTicaci  mo- 
slravansi,  c  gli  animalati  viUinia  eraii  del  niorho,  men- 
tis il  chiiiacoo  usalo  durante  1'  acccsso  niimiiva  la  con- 
geslione  parolidea,  moderava  la  febbre  ,  reruzione  sce- 
mava,   e  dopo  breve  corso  liniva. 

Queslo  fallo  Ciiiiico  di  graiule  iniporlaiiza  osscrvato 
ill  3Ias(ali  col  cliiaiissiino  D/  3Icrcnpio  mi  ])ortava  a  pen- 
sarc  che  rdemento  morboso  die  cosliluiva  riiitossicazione 
scarlaliiiosa  eia  dipeiidcnfe ,  e  direi  subordinalo  all'  ele- 
meiilo  morbuso  paludico  u  nieglio  the  la  nialallia  veiiiva  di 
doppio  cleineiito  morboso,  c  se  la  eruzione  originava  dal 
jiriiiiipio  starlalinoso,  la  febbre  die  cosliluiva  il  porico- 
lo,  era  in  [)arl(' siibordinala  aU'demenlo  paludico  il  quale 
altaccalo  dal  diiiiaceo  cedea,  e  moderava  Tazionc  deH'al- 
tro  demento  morboso. 

Cosi  di  qucsle  due  intossicazioni  nale  da  due  tossi- 
ci  dislinli,  [iroducciili  due  iiiorbi  ancora  disliuli  con  for- 
ma ugualmenle  e|)i(lemica,  di  queste  due  intossicazioni , 
la  paludica  era  piii  preponderante  ddia  scarlatinosa,  e  ri- 
ducea  pcricolosissiino  il  uiorbo,  il  quale,  altaccalo  dallo 
.spccilico  rcndea  la  malatlia  semplicissima,  e  di  poco  rilievo. 

AUTICOLO  III. 

Fisonomia  dcUa  Mahdlia  Pahistrc  invernalc 

La  stagione  jemale  fredda ,  piovosa  ,  variabile  al- 
I'osservazion'e  poc'he  malaltie  paludiche  porge.  La  febbre 
perniciosa  primiliva  e  rara,  la  febbre  benigna  primiliya, 
non  e  ordinaria,  la  febbre  recidiva  dipeiidente  dalla  dia- 
lesi  domina  con  perlinacia  grande. 

Osscrvasi  la  febbre  recidiva  cotidiana  la  lerzana,  la 
quartana  sollo  la  dipendcnza  ddla  dialesi  paludica,  e  dei 
modilicalori  cosmici  della  slagioac,  oslinalc    si  raostrano 


—  148  — 

al  chinino ,  e,  se  sospendono  per  giorni  i  loro  rilorni , 
riappariscono  alia  cagioiie  piii  lieve.  Significazioni  della 
dialesi  Ic  fcbbre  recidivc  cagione  accrescitiva  divengono 
del  fondo  inlossicazionc,  e  la  inanifestazione  eniorragica 
splenopalica,  idropica,  cacheltica  vienc  in  aumeiUo. 

...   ,  ARTICOLO  IV. 

Fisonomia  della  malattia  Palusire  primaverale 
'  .1  'fii 

Le  fclibri  di  Primavera  sono  benigne ,  sporadiclie  , 
legiltinic,  come  lo  diccva  quel  sommo  di  Coo,  i  parosi- 
smi  si  costiliiiscoiio  della  sindroniica  successione  dei  tre 
stadi  di  frcddo,  caldo,  e  siidore,  la  reazionc  circolaloria 
c  di  giusta  inisura,  il  polso  e  sviluppato,  picno,  regolare 
I'requeiite,  iion  semprc  si  sociano  ad  inibarazzo  gaslrico, 
0  ad  altro  stale  morboso,  guariscono  col  Chinino,  raramente 
passano  alio  slalo  pernicioso. 

La  febbre  perniciosa  in  Primavera  e  rarissinia,  ma 
quando  nel  Maggio  la  tenipcralura  sollevasi ,  e  I'  evolu- 
zione  del  miasma  s'avvera  ,  si  osserva  talvolta  col  tipo 
conlinuo. 

La  diatesi  paludica  giammai  in  qnesla  slagione  si 
nola,  ad  eccezione  di  qirella  che  viene  dalla  stale,  e  del- 
r  antunno,  da  cui  le  fcbbri  descritle  provengono ,  o  dalla 
covazion  del  miasma;  ma  la  S|)lenopazia,  la  idropisia,  la 
cachessia  d'origine  primaverale  mai  si  e  osservata. 

Ecco  I'aspelto  paliidico  negli  anni  di  media  tempe- 
ratura;  ma  cpiando  Tanno  e  ])Oco  o  assai  caloroso  ,  ma 
secco  e  poca  evoluzione  di  miasma  succedc  ,  la  malattia 
palndica  e  rara,  la  febbre  benigna  si  osserva,  c  non  la 
perniciosa,  c  la  diatesi  si  mostra  rarissinia,  se  pero  I'au- 
no  viene  caloroso  c  piovoso  e  I'atmosfera  acquista  la  c^- 
stituzione  calda  umida  la  espressione  paludica    e  intensa 


—  149  — 

si  moslra  con  la  febbre  pcniieiosa,  col  lipo  conliiiuo,  in 
tutto  lo  sliigioni  si  prosoiila  Iciribile,  la  dialesi  e  ovvia, 
0  la  lonna  epidcniiia  coniiiicia  nclla  stale  niedesinia. 

COACLISIOAE 

Sulla  fisonomia  annua  Paluslrc 

A  conclii'lere  ([tiiiidi  in  brevi  parole  sidla  fisonomia 
della  nialallia  paliidica  in  o|ini  slai^ione  dell' anno,  la  sla- 
i^iune  esliva  jtresenla  la  nialallia  I'ebbrile  benigiia  nel  Tiin- 
gno,  la  nialallia  lebbrile  pcrniciosa  nell' Agoslo  e  ncl  Lu-. 
■•lio ;  nel  (linjino  si  osserva  il  lipo  interniillenle  spec- 
eliialo,  in  Lnjilio,  in  Aij'oslo  si  osserva  ancora  il  reniil- 
lenle,  e  il  conlinuo.  La  nialallia  afebbrilc  c  rara  in  qne- 
sta  slagione.  La  dialesi  paluslre  coinincia  ad  osservarsi  in 
Agoslo  sebbene  si  ordisee  nel  Gingno,   o  nel  Lnglio. 

La  iniMlalila  febbrile  e  rcazionaiia  alliva  in  tntli  i 
niesi  eslivi,  e  pih  nel  (lingno,  c  nel  Lnglio,  nell'agosto 
pero  la  modalila  nervosa  ailiiiamica  pulrida  ad  osservarsi 
coniincia,  Inlloicbe  la  modalila  angiolenica  si  osscrvasse 
nei  casi  niaifiiiori. 

L'  as|)ello  morboso  palndico  antniiiiale  presenla  pin 
la  forniii  periiieiosa  ,  clie  la  febbrile  bcnigna  ,  la  forma 
afebbrile  cominoia  a  preponderare  sni  finirc  deH'aulnnno, 
c  la  forma  nevrosiea  e  jiiii  ronume  clie  la  emorragica,  o 
la  ididpica.  La  dialesi  |(alndi(a  e  frequenle  in  (piesla 
slagiunc,  e  osservaiio  lulle  le  sue  variola  sino  alia  Ca- 
cbessia  confermala. 

La  lisonomia  morbosa  vernale  si  costilnisce  di  feb- 
bri  reiidive,  di  febbri  larvate,  d' espressioni  varie  della 
dialesi  palndica.  c  1'  aspello  morboso  primaverale  si  for- 
ma di  poche  febbri  benigiie,  di  qnalehe  fcbbrc  reeidiva 
di  qnablic  malatlia  dialcsica,  avanzo  delle  slagioni  pre- 
gressc. 


—  150  — 
PARTE  SECONDA 

RAPPORTI    GE^ETICI    FRA    l' IIVTOSSICAZIONE,    IL    MIASMA 
I    MEZZI    AMBIENTI 

Paragonando  i  fatti  dclla  fisononiia  dell'inlossicazio- 
nc  nellc  successive  slagioni  coi  fiilli  dell'  evoliizion  del 
miasma,  c  dell'  azione  dei  mezzi  ambienli  rilevasi  un  rap- 
poilo  dl  causalila  fra  la  preseiiza  dell' aere  del  priiicipio 
delerelico  e  I'esistenza  del  morbo  paludico,  e  fra  la  qiian- 
lila  c  la  qualitadi  qucslo  misleiioso  principio ele  espressioni 
morbose  diverse  chc  se  la  minima  azioiie  della  spccialila 
cliologica  produce  lo  stato  morboso  sporadico,  la  massinia 
origina  lo  stato  cpidemico,  c  se  un  impressione  fugacc  svi- 
luppa  la  febbre  benigna,  che  fugge  al  chinaceo,  una  modi- 
ficazione  intensiva  produce  la  perniciosa  letale,  e  un'azio- 
ne  palustrc  seguita  a  di  lungo,  origina  la  intossicazione 
profonda  die  inleressa  le  funzioni  assimilalrici,  e  costitui- 
sce  la  diatesi  paludica. 

Paragonianio  adunque  in  deltaglio  i  fatti  del  prin- 
cipio tossico,  coi  fatti  della  signilicazione  sintoniatica, 
interroghiamone  i  ncssi  di  loro  successione,  la  neccssita 
deir  uno  per  vcrificarsi  la  esisleuza  dell'altra,  le  niodifi- 
cazioni  intensive  del  primo,  e  le  fasi  diverse  della  sccon- 
da  onde  fissare  che  la  unita  intossicazione  viene  dall'unita 
etiologica  Tossico  palustre  coadiuvala  dai  mezzi  ambienti. 

ARTICOLO  I. 

-,i.;f  ■: 

Itapporto  tra  V  Inlosskazione  Estiva 
;;     il  Miasma,  e  il  Mezzo  Ambiente 

Al  Tenire  di  Giugno  I'atniosfera  accalorasi,  princi- 
pia  la  fermentazione  paludica  e  il  tossico  comincia  a  stan- 


—  131  — 

iiare  nciracrc;  ma  in  tal  mcse  la  putrofaziono  vogctale, 
o  vcij'olo-aniinalc,  cssciulo  rislretta,  cniaiiasi  poco  miasma, 
die  noiroccano  acroo  purilicalo  dalla  slagioiic  veriio-pri- 
inavoral(!  iinn  piio  prodiirro  uii  imprcgnameiilo  di  sorla. 

Iiilrodollo  il  miasma  a  qucsta  iiiiiiima  dose  nci  saii- 
giu',  (Oil  csso  circola  malcrialmenlc,  e  si  trova  prcsente 
ill  liiUi  i  tcssiili ,  e  nel  sistema  ncrvoso  ,  e  ,  sebbcnc  i 
dopiira[ori  rdiminassoro  somprc,  la  sua  intromissionc  con- 
liiiiia  lo  ticiic  piTsciilo  iioi^li  umori,  e  nci  solidi,  e  una 
licvo  iiilossicazioiie  si  avvcra. 

La  prima  imprcssione  del  nuovo  tossico,  quantunquc 
lievc  stil  sislema  norvoso,  basla  a  prodiirre  la  Ichiirc  ne- 
ii'li  esotici  a  prcfcrimcnio  ,  c  nci  nconali  ,  c  il  concorso 
deirazionc  disdidiiiala  dim  modificatore  igienico,  un  inso- 
lazionc,  iiii  alimcnlo  die  produce  Tindigeslione,  una  sop- 
l)rcssioiic  sudoralc  die  induce  un  inaggiore  impregna- 
mento  lossico,  nno  sipiilibrio  organico  spcsso  ncllo  svi- 
luppo  dclla  malallia  coesiste. 

(ill  orgaiiismi  aiicor  vigorosi  per  le  infliicnze  favo- 
revoli  dci  mczzi  ainhieiiti  della  slagionc  vcrno-priinavc- 
rale  prescnlano  una  resislcnza  airimprcssione  lossica  mile, 
c  aU'azione  sfpiililiranle  di  fpialdie  modilicalorc  igienico, 
c  peril  non  amnialano  facilmeiile  alTazidn  del  miasma. 

I'ure  II  tossico  esiste  neirorganismo  e  qnanlnnque 
non  si  sviluppa  seinpre  la  febbre,  o  la  malallia  dialesi- 
ca  ,  pure  csso  non  innsira  la  pienezza  ddla  salute  ,  la 
vigoria  iisiologica  coniiiicia  a  scemarc,  le  funzioni  plasli- 
che,  c  le  ncrvose  a  tiirbar  si  cominciano ,  gii  umori ,  e 
i  solidi  sdno  iiigniiiati,  il  sistema  ncrvoso  si  prostra ,  c 
la  vita  ('  solto  linlluenza  dun  agente  ddetcrio  cbe  de- 
prime  la  sua  I'orza,  la  sua  energia,  e  quello  stato  di  di- 
sordine,  e  di  debolezza  induce  che  rcnde  imminentc  lo 
slato  morboso. 

La  malatlia    del  Giugno    difalti,  lia  un  cspresslone 


—  152  — 

mite,  prescntasi  raramentc,  e  vcstc  Ic  forme  di  sporaJi- 
cita ,  come  licve  e  la  causa  die  !a  produce. 

Nel  mese  Luglio  ed  Agoslo  crcscc  il  calore,  la  pu- 
Ircfazione  si  avanza,  I'esalazione  paludica  diviene  grande, 
la  quale  ,  unila  alia  tossicila  acrea  del  Giugiio  un  vcro 
iuipregnamento  atmosfcrico  induce,  e  il  miasma  iiilromct- 
tendosi  per  tuUe  le  vie,  rinlossicazione  posiliva  succede. 

L'  azione  coniplessa  della  slagione  estiva  menlre  dif- 
fonde  uii' azione  eccilante  in  tulla  reconomia  die  la  rende 
irritabile,  la  costiluzione  degrada,  essa  meno  forza  pre- 
senta  ,  e  inclina  a  positivo  languore  ;  le  digcslioni  sono 
lente,  penosc;  la  circolazione  palesa  una  contrallilila  del 
cuore  e  dei  vasi  sviluppata,  ma  palesa  bensi  una  de- 
bolezza  relativa  nella  sua  energia  tonica,  il  polso  e  celere 
ma  ha  poca  forza  ,  la  sanguilicazioue  e  poco  alliva  ,  il 
sangue  e  meno  plaslico,  la  nutrizione  e  debole,  e  basla 
appena  a  riparare  le  perdite  organiche  ,  le  bcvande  co- 
piose  minuiscono  la  concrescibilila  degli  umori  ,  e  I'in- 
nervazione  csaltala  presenlasi.  L'iiiJluenza  dell' estiva  sta- 
g'ione  attiva  le  funzioni  del  fegato ,  la  bile  si  separa 
copiosa,  e  ticne  il  corpo  sollo  la  sua  possanza  .  spesso 
produconsi  le  malaltie  biliose,  o  I'elemento  bilioso  com- 
plica  gli  allri  malori. 

Cosi  il  principio  paludico  copioso  virulenlo  ,  intro- 
dotto  neH'organismo  tanto  affralito  condolto  per  la  circo- 
lazione in  tulli  i  lessuti ,  c  nel  sistema  nervoso  ,  solo  o 
col  concorso  dell' azione  nociva  di  (jualcbe  modificatore 
igienico  agendo  dinamicamente  sviluppa  la  reazione  feb- 
brile  maggiore  di  quella  del  Giugno,  produce  le  febbri, 
perniciose,  le  febbri  di  corso  anomalo,  con  predominanza 
di  fortissimo  frcddo,  con  sterminalo  sudore,  con  parosi- 
smi  assai  prolungati. 

Ma  in  colali  individui  in  cui  il  tossico  non  sviluppa 
la  malaltia  febbrile,  o  afebbrile,  che  e    un  disordine  di- 


—  153  — 

naniico  temporario,  acridcnlalc  lalvolla  ,  porclu';  dolormi- 
iialo  spesso  da  uii  modilicalori!  igieiiico  elic  lo  fa  da  mo- 
vcnte  occasionalc,  noii  lascia  di  modificare  iiiorhosamcntc 
I'iiilcro  ()rjj;aiiisnio;  qiicsl'azione  dclclcrica  comiiiciala  ncl 
Tiiiii^iK),  (•(iiiliniiala  ncl  Luglio,  crcsciiila  n('ir,\i;osto,  j)cr 
la  maggidr  viiidoiiza  del  lossico,  disordiiia  Iruppo  I'eco- 
noniia  dolla  vita. 

II  priiicipio  niorl)igeno  circolando  ncH'organismo  dc- 
prinie  iaziuiic  del  sistciiia  iiorvoso,  sccina  la  iilasticila 
degii  umori ,  e  del  sanguc,  c  fall  niodificazioni  nei  due 
gran  falloii  della  reazione  |)orlano  I'aslenia  gcneralc  ,  e 
il  disordine  in  liilte  le  funzioni  ,  e  nelle  assimilalrici ,  e 
quesla  jirinia  inipulsione  morbosa  die  I'  organismo  coniin- 
cia  a  riccvere  in  (liugno,  conlinuando,  e  progrcdendo  ncl 
Luglio  0  nelTAgoslo,  pcrgiunge  ad  uii  grado  inlensivo,  e 
cosi  vienc  originando  la  dialesi  paludita. 

II  miasma  adunquc  suU' organismo  produce  effelli  mor- 
bosi  diversi ;  qnando  e  lopioso  virulcnlo  la  sua  impres- 
sione  rapida  sul  sislema  nervoso  sul  sanguc  sviluppa  la 
febbre  ,  e  pin  su  gli  esolici  ,  e  su  i  neonali ;  se  non  e 
copioso  0  virulenio  disordina  F organismo,  ma  nei  can- 
eclli  sempre  d'una  qiialclie  salnle  e  qnando  agisce  iorlc- 
mcnle  a  dilnngo  produce  in  molli  la  dialesi  paluslre. 

La  ni()lli|ilicila  (piindi,  c  la  preponderanza  delle  ma- 
lallic  d'inlossicazionc  ncl  Lui'Iio  ed  Au'osio  coesisl(\  col- 
rimprcgnanienlo  maggiore  dcll'aere,  colla  quanlila  co- 
piosa  del  lossico  inlromesso  neU'econoniia,  capace  d'ccci- 
larc  la  Ichbre  i)erniciosa  agendo  dinaniicamenle  sul  sisle- 
ma nervoso  e  circolalorio,  e  capace  a  cominciare  ad  or- 
dire  la  dialesi  paludica  modilicando  le  Cunzioni  plaslicbc 
e  la  nulrizion  generalc. 


—  151  — 

_ 1.  TM.  ,  •  . ; ',  ,.',..1   ,  „•,.  .^,. 

ARTICOLO  II. 

Rapporto  fra  l'  Intossicazione  Autunnale  il  Miasma, 
e  il  Mezzo  Ambiente. 

L' almosfera  dell' autunno  piii  carica  dcU'elcmcnto 
nocivo,  e  pcrche  il  suo  principio  il  quarto  mcse  scgna  dcl- 
r  esalazionc  iiisalubrc,  c  perchc  in  qiiesla  comincianlc 
slagione  la  esalazione  e  ])iu  virulenla  e  inlcnsiva,  e  per- 
c\w  il  iiiodificalore  uniidila  clic  vi  predoinina  serve  di  vei- 
colo  alia  iiUroduzionc  del  tossico,  e  no  impedisce  la  cli- 
minazione,  sreinando,  la  traspirazione  I'  atniosfera  autun- 
nale inipregnala  veraniente  dell'  elemento  niorbigeno  da 
sulficiente  ragione  delle  nunierosissime,  e  pericolosc  ma- 
laltie  clic  tale  stagione  presenta. 

L'  economia  proslrata  d'un'  azione  lunga  del  calore 
clevato  ,  da  un'  azione  nociva  di  poi  d'  una  lemperatnra 
grande  uniidissima,  1' org'anismo  inipregiiato  d'un  tossi- 
co copioso  clie  fin  da  quattro  mesi  si  esala  ,  divenuto 
senipreppiu  virulento  non  lia  I'altiludine  alia  reazione 
franca,  non  e  suscettihile  d'una  assimilazionc  florida,  il 
sangue  gravemenle  intossicato  nelle  sue  inissioni  difetta, 
e  sorregge  poco  I'innervazione,  come  poco  sostienc  le  al- 
tivita  assimilalrici. 

La  iisononiia  palndica  autunnale  come  sopra  diccm- 
mo  si  costilnisce  di  fehbri  benigne  di  perniciose  a  mo- 
dalila  astenica  con  alterazioni  discrasiclie,  con  disordini 
nervosi  prcdominanti,  si  costitnisce  di  tipi  scnri  ,  e  del 
continue  ancora,  della  diatesi  paludica  coniinciante,  o  con- 
fermata.  Ecco  un  rapporto  fra  il  i'allo  sintomatologico  , 
c  il  falto  ctiologico;  e  una  nialaltia  fehhrile  perniciosis- 
sima,  astenica,  discrasica  a  ti|>o  rcniittenle,  o  conlinuo  , 
una  nialattia  diatesica  prcponderantc  venire    appresso  ad 


—  155  — 

una  massiina  cvolii/ion  del  miasma,  ad  una  massinia  azio- 
U(\  del  lossico  Jiii  da  (|iialli'()  mosi  cninidalo  nell  acre  , 
ad  una  uiassinia  iiilossua/.ioiic  die  lissa  un  ra|)|)orlo  di 
causalila  ira  la  malallia,   c  I" agonic  morboso. 

Cos'i  lazionc  clinlnj^ica  complossa  iiclla  prndnzione 
dolla  malallia  nuiovc  dal  nicccaiiismo  scgnonlc  ,  i  niodi- 
ficalori  igiciiici  aulunnali  I'uniido,  il  caiorc,  il  sirocco  ag- 
giungcndosi  ai  modilicatori  eslivali  iianno  affralilo  la  co- 
sliliiziono,  die  (•  il  fondo  dclla  natura  individualc;  il  lossi- 
co |)alii(lico  copioso  vindciito  in  laic  sliigionc  viiicciido  la 
dcholc  rcsislcnza  vilalo  ha  prodoUo  un'intossicazione  gra- 
vissiiiiii  la  quale,  proslrando  la  reazione,  e  la  facolla  as- 
simiialrice  [iroduce  le  perniciose  lifoidee,  le  algide,  Ic  scor- 
buliche,  le  cangronosc,  c  inizia  la  dialesi  paludica,  die  poi 
sviluppa  Inlle  le  sue  malallio  secondiirie  la  splcnopazia , 
la  lebbrc  recidiva,  le  idropisie,  la  cmorragia  nudlipla,  la 
cachessia. 

Qnando  1'  aulunno  prolrac  caloroso  a  lullo  il  Dicem- 
biT,  r  cvobizione  conlinn;ita  del  lossico  ollre  1'  ordinario 
iniprcgna  I"  alniosl'era  di  truppo,  linlossicazione  diviene 
Iragrande,  e  (piesla  da  la  ragionc  dello  slalo  epidemico. 

li"  azione  progressiva  adnnque  dclla  causa  slcssa  di- 
vciiiila  inlensiva  da  ragioiie  delta  I'orina  epidemica ,  la 
quale  ,  degradando  cosliluisce  la  endeniicila  ,  e  piii  mi- 
nuendo  pr<jsenla  lo  slalo  sjjoradico ;  nia  il  carallcrc  elio- 
logico  nel  londo  e  sempre  lo  slesso,  o  a  mcglio  esj)ri- 
nu!re  lale  priiieipio  le  sicsse  condizioni  eliologiclie  (pinn- 
do  sono  l(Mnporari(!  lievi  prodticono  lo  slalo  sporadico 
quaiulo  soiKt  pcnnaneiili  positive  producono  la  eiideniia, 
quando  soiio  iiilensivc  piii  hinglie  pnubuono  le  aiu]»lili- 
eazioni  palologiche  clie  buuio  lo  slalo  epidemico,  dappoic- 
clie  ridenlila  degli  ellelli  ci  porla  ad  amnwllere  T  iden- 
lilii  delle  cause,  c  una  malallia  epidemica  die  c  complessa 


—  156  — 

cotanto,  spcsso  vicne  dalle  cause  slesse  die  originano  la 
sporadicila. 

ARTICOLO  III. 

Bapporto  fra  I' Inlossimziona  Jemale  il  Miasma 
e  il  Mezzo  Ambiente 

IXclla  staqionc  vcrnale  cedula  lesalazionc  del  miasma 
ad  eccezione  di  quella  chc  vieue  dal  dissodamento  del 
campi,  sgombra  I'atmosfera  di  quello  nella  slate,  c  iiel- 
rautunno  esalalo  ;  la  gcncsi  d(^lle  malaltie  vernali  vienc 
dal  miasma  in  istalo  di  covazioiie,  dalla  diatesi,  dall'azio- 
ne  del  mezzo  amhiente  vernale  sopra  un  orgaiiismo  pro- 
stralo,  ove  il  tossieo  morhigeno  cova. 

La  dialesi  paludica  grave,  o  leggiera,  iniziale,  o  con- 
i'erniata  imperversando  soUo  1'  azione  del  freddo,  c  dello 
iimido  riprodiiee  la  febhre  recidiva,  cresce  la  spleno[)a- 
zia,  la  costiluzioiic  maggiormcnlc  degrada,  e  la  caclies- 
sia  si  palcsa. 

Lo  stalo  di  covazionc  ove  si  Irova  il  miasma  die 
per  me  diirerisce  dalla  diatesi,  e  si  costiliiisce  dalla  pre- 
senza  del  tossico  nel  saiiguc  o  nella  niilza,  come  pensa 
qualche  scriltore  del  giorno  ,  e  una  seconda  cagione  di 
qualdie  feblire  invernale  primitiva,  die  assume  spesso  le 
senibianze  di  Intermitlenle  beni"na. 

II  dissodamento  dai  campi  in  iVovembrc,  in  Dicem- 
bre,  in  (lennaio  cbe  svolge  dal  suolo  il  miasma  formalo 
iielle  stagioni  pregresse,  e  un'ailra  causa  delle  I'ebljri  ver- 
nali di  prima  invasione,  benigne  o  perniciose,  semplici  o 
polimorfe,   remittenti,   o  continue. 

L'azione  del  I'reddo  umido  della  slagione  spesso  pro- 
duce le  nevralgie,  i  reumalismi,  i  catarri,  le  angine,  ma- 
laltie, che  succedendo  in  organisnii  che  banno  il  miasma 


—  157  — 

in  coraziono,  o  la  tlialcsi  paludica  assumono  la  forma  cd 
il  lipo  iiilcrmiltcnte,  c  osliiialc  ad  o^iii  argoinciilo  di  ine- 
dccina  cedono  alia  mcdieazione  Cliinica  ,  digiiisache  da- 
gli  ('IT(!lli  del  faniiaco  rilevasi  die  la  causa  clllciente  del 
inorbo  c  la  inlossicazione,  od  il  Ircddo  umido  I'occasio- 
nale  sollanto. 

Ma  I'azionc  del  mezzo  vcnialc  delle  fehbri  rccidive 
inducciulo,  croscc  la  dialcsi ,  c  ranemia  globidarc,  1' a- 
neiiiia  albuminurioa,  I' anemia  librinica  di  vario  grado  sue- 
cede  ,  la  splciiopazia  smisura  ,  vengono  le  idropisie  ,  le 
omorragic  ,  c  la  cachessia  si  cosliluisce. 

ARTICOLO  IV. 

Rapporlo  fra  l' Intossicazione  Primaierule,  il  Miasma, 
e  il  Mezzo  Ambiente 

Lo  fcbbri  paludirbe  primavcrali  originano  d'un  avanzo 
di  miasma  iicirorgaiiismo  iiilromosso  nclla  slagione  csli- 
vo-auUiiinalc  prcgressa,  dalla  diatesi ,  che  I'azione  vivifi- 
caiilc  dclla  primavcra  meltc  in  scompiglio,  e  del  miasma 
die  in  Sicilia  in  Maggio  si  esala  (piaudo  gii  anni  sono 
assai  calorosi. 

Ecco  r  Eliologia  deila  malallia  pahidica  annua  di 
Sicilia,  ma  a  precisare  in  brevi  ])arolc  il  rapporto  fra  la 
causa  lossica  e  la  csprcssione  nosogralica.  II  miasma  a 
prodnrsi  comincia  quando  comincia  ad  osservarsi  il  morbo 
])abidico,  II  miasma  c  una  causa  gcncralc  ad  una  popo- 
lazionc,  come  e  geneiale  il  morbo  jtaludico. 

11  miasma  di  Giugno  e  di  poca  (pianlila,  di  viru- 
lenza  pocbissinia,  I'organismo  tiene  molla  resislenza  vitale 
all'azione  tossica,  all'azione  del  calore ,  e  la  malatlia  di 
Giugno  e  licvc  rislrelta,  benigna,cede  facilmentcalCbinacco. 

II  miasma  di  Luglio  e  copioso  virulento,  il   calore 

21 


—  158  — 

esageralo  proslra  rassiniilazionc,  e  la  reazionc  dinamica, 
rorganismo  tiene  meno  resislcnza  vitale  all'azionc  della 
causa  lossica,  c  la  malatlia  nioslra  forme  peraculc  mor- 
lifere.  II  miasma  di  Agoslo  e  copioso,  c  assai  virulcnto, 
I'atmosfera  tiene  la  vera  imprognazioiie  paludica  ;  il  ca- 
lore  di  Ire  mesi  eslivi ,  la  cibaria  debililantc  ,  i  sudori 
jirofusi  liauiio  proslrato  rinnervazione,  c  la  nutrizioiie,  e 
la  malallia  d' Agoslo  piii  morlifcra  osservasi. 

II  miasma  di  Seltembre,  c  d'Aulunno  copiosissimo, 
virulentissiiiio  ,  il  calore  umido  do])ililaiKlo  Torgaiiismo 
vieppiii,  ruiiiidila  servendo  di  veicolo  niaggiore  al  mia- 
sma, e  sospendendo  la  traspirazioiie,  rcndon  ragione  della 
forma  astenica  lifoidea  clie  assume  la  malallia  fobhrilc  , 
e  della  dialesi  paludica  cbe  si  moslra  assai  cliiara. 

Le  malaltio  paludiche  icmali  sono  poche  pcrclie  ven- 
gono  dal  poco  miasma  svaporalo  nel  dissodamcnlo  dei 
campi  ,  dal  poco  miasma  ncll'  organismo  superslile  didle 
pregrcsse  slagioui,  dalla  dialesi  coadjuvaia  dall'azione  dei 
modilicalori  cosmici.  E  le  nialallic  paludiche  primavcrali 
poche,  beniguc,  origiiiano  dalla  dialesi  paludica,  e  da  (pial- 
che  avaiizo  di  miasma  ascoso  ncirecouoniia  hu  dalla  slalc. 

COA'CLUSIOAE 

;  r 

Cosi  allenlamenlc  osservando  la  cs])ressionc  della  in- 
fermila  di  che  traltasi  nella  evoluzionc  delle  stagioni  del- 
I'anno,  si  vede  un  rapporlo  fra  I'esalazione  della  materia 
paludica,  c  resislcnza  della  malallia  linmica. 

Vedesi  chiaro  che  sotlo  1'  inlluenza  della  progrcssione 
annua  del  calore,  e  dello  sviluppo  del  miasma  le  forme 
febbrili  benigne  in  perniciose  si  raulano  ,  le  perniciose 
semplici  polimorfe  si  fanno,  le  localizzazioni  dell'inlossi- 
cazione  sono  violenle,  morlifere;  le  febbri  reazioiiarie  di- 
vengono  asteniche  ,  adinamiche  ,  tifoidec  ,  cangrcnose  ;  i 


—  159  — 

lipi  si  Irasformano  (rinterniidcnii  ,  in  rcmillcnti  ,  in  su- 
binlranti,  in  coiiliniii,  e  I'aulunno  die  ncl  siio  prinio  niese 
prcscnla  la  niassima  cvoluzionc  del  miasma,  ancora  prc- 
senla  la  massima  csprcssionc  del  morho  ,  e  la  massinia 
fouomoiiia  I'ebbrilc,   al'ohbrile ,  c  dialcsica. 

I  modilicalori  igienici  modifieando  la  cosliluziono  len- 
lamcnte,  e  creando  una  positiva  astcnia,  gcUando  il  di- 
sordine  morboso  ncH'organismo,  o  stiscitando  la  csprcs- 
sionc gaslrica,  biliosa  sono  possenli  cagioni  die  coadju- 
vano  Tazionc  del  miasma. 

Essi,  sop|»i'inicndo  la  Iraspirazionc  cutanea,  che  cu- 
nuila  nieglio  il  miasma  negli  organi,  })rovocando  un  in- 
digcslionc,  o  un  forte  dolore,  prcdispoiigono  a  riscntire 
pill  I'azion  di  qucsla  polcnza  nociva,  c  favoriscono  lo  svi- 
luppo  di  (picslo  ovum  })atologico,  di  (picslo  gcrme  mor- 
boso,  che  pill  volte  rimane  silenzioso  a  dilungo  neH'or- 
uanismo  viventc. 

Esiste  quindi  un  rapporlo  di  causalila  fra  il  princi- 
pio  lossico  coadjuvalo  dai  modilicatori  igicnici  c  il  fondo 
morboso  specifico,  fra  il  fondo,  c  le  variatissime  forme ; 
dappniclic  il  fordo  morboso  paludico  c  la  causa  stcssa 
die  il  nu)rbo  produce;  lintossicazionc  paludica  non  e  die 
rinlroduzione  del  lossico  neironifanisMio:  c  la  manifesta- 
.  zione  cstcriore  del  morbo  che  e  varia  tanto  dipende 
dal  grado  di  tossicila  ddia  causa  ,  dal  grado  d'intossi- 
cazione  dciraggregiito  vivente,  dal  grado  di  localizzazione 
negli  organi  del  priucipio  lossico. 


-L         11 


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saasacDaaa 


SOPBA 


li\  PSEll«Ei\CEFiiLO  lIUAi\() 

CON   NUOTE  RIFLESSIOIVI 

SILL'  ETIOLOGU  GEAERALE  DE'  MOSTUl 

XETTA 

NELLA  SEDUTA  ORDINARIA  DEL  7  LUGLIO  1853 

DAL 

Dottov  iUrtvio  vlUnsio 

SOCIO    C0RR1SP0\DESTE    DELIA    GIOEMA    E    l>I    VAKIE    ACCADEfllE 


/:t';:)K 


iV.  B.  —  La  prcsente  Memoria  e  stata  pubblicata  dopo  la  morlc  ilel- 
I'Autorc  a\'venuta  il  12  ottobre  1855-;  ([uindi  non  si  trova 
emiMidata  a  quel  grado  di  perfezione  clie  dcsiava  e  promcl- 
teva  r  Aulore. 


icSi  iJUiJUJ  i  Ji 


'iirii'^iyi  (\niul}  ■'•\U'r-l 


Au  premier  coup  d'oeil    unc    monstruosite  parait  unr 

excepliune  aui  cffots  qu'cllps  produiscot  ordinairc- 
mciit ;  Ics  lois  toujuurs,  immuables  corame  Tessence 
dea  chciscs    dont  ellea  deriTent  ^  nc  varient    ni   pour 

\vs  tt-mps  ni  pt'UP  lea  lieax L'etude    de*    uion- 

stniusitea  prut  done  ronduire  quelqucfuis  a  des  rerites 
importanles. 
Laecpede  liittoirc  Nat.  des  serpeus  torn  n.  pag.  477- 


3= 


►e  (lallo  imnicnsc  masse  chc  circolano  ncllo  spazio  , 
lino  ai  "ranelli  di  arena  die  fonnano  i  lelli  de'iiunii  c 
(Icgli  oceani  ;  se  dal  niinerale  piii  scmplice  al  piii  coni- 
posto,  dal  liclicnc  al  Luobah,  c  dal  piccolo  infusorio  alia 
nioslruosa  halena,  vede  sempre  il  lilosofo  coslanza  di  rap- 
porli ,  iinironiiila  di  principj  e  rcgolarilii  di  formazione , 
e  inipossibile  concepirsi  come  la  A'alura  possa  in  certi 
casi  doviare  posilivanicntc  da'suoi  tipi,  sotlrarsi  dal  do- 
niinio  delle  sue  Icijiji,  c  rimiiovcrsi  da'  cardini  ove  il  Su- 
prenio  Fallore  1'  a  coniiiialo. 

Una  I'orza  infalli  i^en(!rale,  ed  ininiiilabile  dominando 
r  Universo  e  delenninando  conlinuanionte  1' inlinilo  nel  fi- 
nilo  ,  r  assolulo  nel  relalivo  ,  il  scmplice  nel  composto, 
crca  tutti  gii  esseri  organici  ,  modilica  la  materia  nellc 
sue  foinie,  c  la  manliene  inlcirra  nella  sua  cssenza.  Que- 
sla  forza  die  con  gli  scrillori  Alenumni  cliianiianio  pla- 
stica,  per  volonla    suprenia    sorse  dal  caos  e  iibbidientc 


—  164.  — 

preslossi  alia  voce  di  Dio,  allorche  ilalla  niaesla  del  suo 
Irono  auguslo  arcliitellava  I'Universo,  c  dalle  silenziose 
volte  deir  Eternita  gli  assegnava  le  orbite  che  dovea 
percorrere  e  le  leggi  che  dovcano  governarlo  (1).  Col 
flat  (2)  pronunziato  da  lui  essa  niodificando  in  vario  rao- 

(1)  Harvey  travedeva  questo  principio  allorche  nelle  sue  ricer- 
clie  sulla  gcnerazione  diceva  «  oi^ni  generazioiie  e  di  originc  divina 
e  segue  le  stcsse  leggi  del  nioviniento  degii  astri  »  Wiuckelmann 
la  sosteneva,  e  la  scuola  moderna  1'  abbracciava.  E  Carus  ideando  la 
sua  sfera  immensa  di  elere  stabilendola  qual  principio  atlivo  e  \a- 
riabile  nella  forma,  coslante  neU'unila,  e  dal  (juale  tutte  le  cose  de- 
rivano,  la  vila,  il  molo,  la  luce  cc;  cousiderando  il  pianeta  clie  abi- 
tiauio  come  il  corpo  d'una  idea,  e  quesia  idea  come  I'unione  del  prin- 
cipio unico  da  lui  stabilito ,  o  come  1' immagine  dell'essere  in  faccia 
al  suo  essere,  e  un'ipotesi,  che  scbbene  non  dillerisce  dalla  nostra, 
pure  se  ne  allontana,  poiche  io  riguardo  (pieslo  principio  come  dl- 
pendcnte  dalla  volontii  dello  Etcrno,  menlre  le  scuole  ledesche  ne  for- 
mano  Targomento  dell"  insensate  panleismo. 

In  riguardo  poi  alia  successiva  iormazione  degli  esseri  taluni  scrit- 
lori  ammeltono  la  jiriraa  forma  vegetaliva  apparsa  sul  globo  essere 
delerminala  dalle  by»sus  parietiiin  i  ciii  lilamenti  levandosi  recipro- 
camenle  rivestirono  d'  una  rete  organica  il  noslro  pianeta ;  credono 
aversi  in  seguito  trasmulato  in  felce  c  da  qui  ne  nacquero  le  coni- 
I'erc  ;  i  moUuschi,  i  zeolili,  i  pesci,  vennero  dopo;  e  non  anno  ver- 
gogna  di  ])ensare  che  quesli  uilimi  diedero  origine  all'lomo. — Ca- 
rus e  Lamarck  pensano  pure  in  cosi  falto  modo ,  e  Needham  osser- 
vando  che  le  infusion!  organiclie  ora  producevano  ])iccoli  infusorj, 
ora  vegetabili,  e  che  gli  uiii  polevano  trasformarsi  negli  allri,  ne  de- 
dusse  che  in  tal  guisa  per  successive  melamorfosi  si  formo  il  pri- 
mo  Uomo  Adamo,  ed  Eva  la  prima  donna.  Si  vegga  la  nola  3  qui 
appresso. 

(2)  Svolgendo  le  Sacre  paginc  del  capo  primo  della  Genesi 
leggiamo  al  verso  3.°  Dixitque  Dam  fiat  lux  el  (acta  est  lux.  Et 
vidit  Deus  quod  es»et  bona  et  divisil  luann  a  teiiebris.  \iene  in 
seguito  il  coniando  per  la  formazione  del  fnmamento  per  la  divi- 
sione  delle  acque,  ecc.  e  a  cui  succede  sempre  factum  est  ila:  e 
poi  et  Deus  vidit  quod  esset  boninn  —  Analizzando  queste  proposi- 
zioni  si  vcde  chiaramentc  come  col  vcrbo  fiat  Iddio  da  il  conian- 
do, il  quale  viene  toslo  eseguito  ed  approvato  secondo  5.  Agostino 


—  16j  — 

do  <A\  olcmonli    ilicdo   liiono   per   successive   uradiiazioni 
alia  lorniazioric  dogli  esscri,  gradazioni  di  forinazioiie  coiii- 

|)('itli(''  ((iiironiit'  alia  ;*iia  Diviiia  Sapionza.  ct  liilit  Ik'us  nund  cs^fl 
hoHum:  —  Or  Dio  ((ui  iKiii  ((iiiianila  so  slesso  iicrciii'  Iniiiiilann'iitc! 
(Iniiiilc,  11(111  eso},'uisce  iiii  slcsso  perdit!  sarchbe  iin'assui'do  asse- 
;;iiarL'  al  l)io  vivenle  Tazionc  del  fabbro  uiiziclie  (iiiclla  del   Siiprc- 
1110  Iiiiperanlc,  iion  approva  se  stesso  pci'clic    infinilaiiioiile  Biiono. 
Ha  cmuaiidalo  (1iiik|ui>.  o  ;;li  clciiieiili  aiiiio  esojiiiilo  ;  a  pariato  e  alia 
sua  vote  il  caos  si  e  dilcLiiiatii.   1' Kdcn  ajipai'so    siilla    lairia   delb) 
abisso  e  lariiioiiia  abbcllilo  1  I'liiverso:  A  dotlo  alia  Icira  vcr^o   11 
'  Gcniiiitcl  Icnii  Iwrbain  rircniaiii  et  /((cic/i.s  fniiiKia  cl  luibcns  se- 
inanlam  secundum  SjX'ciain  siiain:  »  e  la  lerra  h  veiierato  i  suoi  de- 
creli.  d'ei'ba  si  e  copeilo  il  canipo,  di  olezzanli  fiori  la  fresca  vallo 
di  iiera  selva  la  inonlairna.  Ila  detlo  alle  acqui! :   prodiiriint  aqmif 
reptile  aninia'  viri-iilei^  et  rolalile,  sujier  terntm .  siih  jirmainento 
rwli:  e  i  pcsci  i^tiizzando  nelb;  ac(|iie  iiii  piipulato  jili  (uraiii.   c  ^^li 
aiiiii'lli  ijiipciiiialo  il  volo  iin  ric'ni|iilo  I'aria  di  caiiori  eflieiijiiaineii- 
li.  Ila  coinandalo  alia  Icrra  di  noii  limitai'si  alia  sola  produziono  di'llo 
piarilo.  ('  di  passare  a  quella  degli  animali:  producat  terra  animain 
riii'iilem  in  ijenere  sno  jumenta,  reptiliu  et  '>e.s/(«8  terrae  secun- 
dum spfciVs  suns,  c  la  lerra  si  e  popolata  di  animali  dilTereiili:   il 
ravallo  a  j;aliippalo  nelia  piaiiiira.   riiifalitabile  eaniello  allraversato 
il  deserlo.   la  lii;ie  criidi'le  e  il  {jeiieroso  leoiie  iiiiperala  la  foiesta. 
(Ireali  i;li   animali  Iddio  li  a  approvalo   e  bencdello    dicendo  : 
crescete  et  multiplicamini  et  replete  (iquds  muris :  (iresque  inulti- 
jdicentur  iiUjier  terram :  o  ri|)elo  qui  col  Siynor  Le  Mailrc  de  Saus 
il  comando  dalo  da  ])io  alia  terra  di  ixermoiiliar  dal  sno  «eno  erbc 
ed  albeii  ilie  lie  ri|irodiirono  deiili  allri  deliii   meilesinia  naliira  ,   fa 
le  veci  della  benedizioiie  die  !)io  da  in  sei^nilo  ayli  animali  dicendo 
loro :  ciescele  c  niolliplicalevi  e  enipite  la  terra.  <>oii  tal   coiiiainio 
dunque  si  vede  benissimo  essere  stata  volonlii  dello   Elerno  die  la 
lerra  e  ^di  esseri  ori,Miiizzali  rilencssero  parte  della  fai:olta  forniatriee 
die  li   trasse   dal   nulla  e  limilarsi  a  conservare  lutlo  ([iiellj  produllo. 
Ma   do  lion   e  liilto. 

Ilo  de'to  altresi  die  jfli  esseri  successivanicnlc  e  jjradualmeiite 
siaiisi  roriiiali :  Or  essendo  perniesso  e  S.  (jiustino  iiiarlire.  e  S. 
Itasilio  avendone  dalo  lo  esenipio  ,  lo  animetlcrc  sei  epodie  dilTe- 
renli  invccc  di  sei  },Moriii  della  creazionc  simili  ai  noslri  :  e  del 
pari  piMiiiesso  stabilire  die  irli  esseri  siaiisi  firadnalmenle  formali  , 
e  su  ijueslo  proposito  tralasciando  di  dire  die  il  factum  c^t  lux  c<d 


-  166  — 

provati  del  Libro  Santo,  sanzionalc  dalle  scoverle  sui 
fossili  in  Gcologia,  e  travcdute  pel  primo  da  Empedocle 

participio  puossi  tradurre  e  la  luce  si  faccva  come  an  provato  Cantii 
e  Wisemann  (*)  e  poneiuloci  sol  dinnanzi  1'  online  col  quale  viene 
descritla  la  creazione  ci  vien  facile  conoscere  come  ordinato  il  caos, 
e  falta  la  luce,  la  terra  produsse  in  prima,  erba,  poi  piante  e  gli  al- 
beri  piii  composli ,  dalle  pianle  si  passit  agli  animali  piu  elevati  e 
per  ultimo  a|)parve  I'llomo  animate  dal  sofllo  celeste  e  dallo  stesso 
Dio  creato  a  simililiidine  degli  an^noli  ((  E  dielro  tiitio  cio  a  clie 
ripuixiia  supporre  (soggiunge  il  sullodato  Cord.  Wisemann)  clic  della 
prima  creazione  di  tjuesto  bellissimo  niondo  lino  all'ornarsi  della  sua 
avvonenza  e  commodilii  proporzionate  alle  necessila  ed  abiludini  del- 
Tuomo  possa  essa  aver  del  pari  detto,  di  mantenere  una  somigliante 
proporzione  e  scala  per  cui  la  vita  venisse  progressivamente  avan- 
zando  alia  perfezione,  cosi  neU'interna  sua  vigoria,  come  ne' suoi 
eslerni  strumenti  (**).  E  una  successione  graduata  si  e  creduto  os- 
servare  nel  perfezionamento  colleltivo  del  genere  umano.  Schelver 
e  con  lui  piu  allri  credono  die  talune  razze  die  oggi  occiipano  un 
grado  d'inciviliaiento  inollratissinio  prima  trovavansi  nello  stesso  stato 
ill  cui  si  ritrovano  attualmente  alcuni  popoli  quasi  selvaggi  (***). 

Le  scoverte  sulle  ossa  fossili  di  Cuvier  e  di  quelli  che  le  anno 
felicemente  seguito  mostrandosi  tanto  piu  seiiii)lici  a  misura  che 
scendianio  in  basso  ,  tanto  piu  composti  a  misura  die  ascendiamo 
verso  la  siiperficie,  vengono  da  lor  parte  in  appoggio  del  mosaico 
racconto  che  tanti  secoli  prima  annunziava  (piello  che  la  Scienza  do- 
vea  scoprire  in  seguito  dopo  lanle  investigazioni,  c  nientre  recenti 
scrittori  dilTondono  le  loro  teoriclie  ateisticb(i  cercando  allonlanare  I 
fatli  dalle  verita  rivelale,  e  Irovare  aniii  contro  di  esse,  aH'incontro 
a  me  senihra  die  vi  si  avvicinano  e  da  esse  tirano  la  loro  origine 
testificandole  il  piii  hmiinoso  omaggio  —  Conchiudo  dunque  con  Ri- 
boiil  «  loute  v(''ril(''  vient  de  Hieu  et  tout  ce  qu'cst  reconnu  faux  ne 
pent  venir  que  des  homines  ne  peuvent  se  trouver  en  opposition 
avec  la  parole  divine  (****). 

(*)  Cantii  Sloria  Universale  tomo  1.  pag.  M-:\. — Wisi'iiiami  Confe- 
roiize  sopra  la  connessione  dolle  scicnzo  colla  religiono  rivdala  pag.  243. 

(**)  Wiscinaiiii  oper.  oilal. 

(***)  Sclu'lvrr  Sulla  razza  priiuiliva  del  gciiere  uniaiio  iiegli  Archivj 
di  zoologin  e  di  iVuliiiiiiii  di  Uicdiiiian  tonio  III. 

(****)  Rilxiul  Gi'iilugic  i\f  U'  jdMiiide  qualeniairc  rl  intrndulion  a 
riiisldiiT  imriiMinc  pag.  I.'i'i. 


—  167  — 

chc  23  sccoli  prima  di  noi,  conic  avro  il  bene   di  pro- 
varc  nolla  inia  Storia  dclla  loralologia  Sicilinna  (1),  an- 
nunziava  lullo  qiicllo  c\w  forma  il  vaiilo  do!  socolo  alliialc. 
Impcrtanlo  quesla  forza  medcsima   dappriina  diffusa 
in  os'ni  dove  per  ordiiiarc;  il  caos,  e  prodiirre  i>li  esseri 
pcrdcndo  ogi;i  scnipro  piii  di  cncri^ia,  a  conservarli  c  pcr- 
peUiarli  soiamenlc  si  c  ridolla.   E  coiraccavallarsi  e  suc- 
codcrsi  de'  sccoli  cssa  cadra  gradalamcnle  nclT  inorzia  ;  lo 
conlcslano  Ic  ossa  fossili  rinvcnuli  c  apparlcncnli  ad  ani- 
mali  giganlcsclii  chc  piii  non  csislono,  nc  pariano  giics- 
scri  in  via  di  cslinzione,   c  quolli  die  non  occupano  piu 
le  dimcnzioni  di  nn  Icnipo  (2).  Essa  ncmmciio  puo  con- 
scrvarsi  imiformc  cd  ogualc  prcsso  griiidividui  d'niia  da- 
la  specie  pcrclic  cambia  e  si  niclaniorlizza,  forniando  pri- 
ma r  iiidividiio,   svihippandolo  inscguito ,  arrcslandolo  iicl 
pcriodo  medio  di  sua  esislenza  e  sospingcndolo    in  ulli- 
nio  verso  hi  sua  fine :  la  niorle  allora  se  nc  imposscssa 
la  pulrefazionc  nc  dissolve  le  malecole ,  c  da  luogo  alia 
forza  plaslica  di  prodnrrc  I'  individuo  nella  forma  infcrio- 
rc  per  non  averlo  polnlo  piii  oUre  conscrvare   nella    sn- 
periore  «  La  vie  est  repnaduc    des  porlout  ,  dice  Ilul- 
boidl,  la  force  organiqiie  Iravaille  conlinuellenient  a  ral- 
laclicr  a  des  nouvcllcs  formes  les  Elemens  se|)ares  par  le 

(1)  D,\  piu  tompn  trovomi  anniinziulo  qiicsto  lavoro  nol  Ginr- 
nale  Oiocnio  lomo  1"  scr.  2"  liiiiicsln;  2"  MovlmkIo  da  KmiXMldcIc 
tiroro  le  lince  fino  ai  iiostri  tempi  csaiuinando  lulli  i  lavori  terato- 
logici  file  in  Sicilia  snnosi  piiblilifali. 

(2)  Oltrc  i  liaoiiali.  i  Diaijonieri  sonci  i  colossi  della  ven^ela- 
ziono.  Veiicziaiio  Aioysio  di  (liiinosto  nel  14.">4  doserisse  per  la  pri- 
ma V(dta  qiiclli  all  iiiihocralura  del  Seiiojjal  il  cui  troiico  piiiii^'eva 
a  circa  cento  e  piu  piedi  di  circonferi'iiza  da  ipieil' epoca  in  i)oi  la 
la  loro  vigoria  si  e  successivanienle  indelxdila  e  il  I)ratronicro  di  Ora- 
tava  chc  e  il  piii  colossale  alhero  della  sua  specie  clie  altualnientc 
si  conosec  fu  Irovato  nel  HO!)  da  Ilunil)oldl  nella  sua  ascenzione 
al  picco  di  Tencrin'c  della  circunferunza  di  ij  piedi  sulanienle. 


—  168  — 

nioi'l  (1)  )).  E  quelle  die  non  arrivano  ad  organizzarsi 
si  assimilano  alia  terra  per  servire  di  alinienlo  alle  piantc 
e  poi  agli  animali.  «  La  cauche  superficielle  de  la  terre 
forniee  dcs  debris,  des  generations  destruites,  serv  a  I'ac- 
croisseinenl  des  plantes  actuclles  et  par  ces  plantes  de  nou- 
Iriture  aux  animaiiv  (2). 

3Ia  gli  agenli  natiirali  clie  essa  nictte  in  movimento 
son  qiielli  clie  dircllaniente  agiscono  suUa  materia;  la  lu- 
ce, il  calore,  1' eletlricita  la  vivificano  e  la  regolano  nelle 
sue  niclaniorfosi ;  1'  aria  entra  con  essa  in  combinazione 
cambiandoiic  Ic  proprieta ;  1'  acqiia  finalniente  e  la  base 
universale  di  ogni  conqiosizione  organica  ed  inorganica 
e  I'eleniento  generale  della  IVatura  per  cui  Deniaillet  e 
M.  Laniark  furono  indolli  a  pensare,  che  tulti  gli  esseri 
formali  fossero  da'fluidi  di  cbe  un  tenq)0  il  nostro  pia- 
neta  fu  coperlo. 

In  tal  guisa  unica  e  priniordiale  causa,  niolliplici  e 
variabili  effetli ;  la  materia  per  volonta  suprema  si  orga- 
nizza,  alternaiulo  dalla  vita  alia  morle  ,  c  da  questa  a 
quella ;  e  per  gradazione  gli  esseri  si  sviluppano,  pas- 
sando  per  le  leggi  della  eterogenia  negli  ordini  inferiori, 
e  per  quello  della  monocjenia  e  della  digenia  negli  or- 
dini superior!,  e  formando  merce  de'pseud-organismi  che 
legano  insiemc  le  I'amiglie  le  plii  lontane  ,  la  piramidc 
meravigliosa  deU'organizzazione  aniniale  (3). 

3Ia  per  lo  sviluppo  normale  di  un'  organismo  ricliie- 

(1)  I5aronc  Humboldt  Taldeaux  do  la  ^'aliirc  tomo  H.  pag.  13. 

(2)  Bourdon  Princip.  do  Pliysiolojiie  compari  lib.  1.  paj^.   1. 

(3)  Merce  i  pseudo-organlsmi  la  Nalura  connelte  insienie  e  riu- 
niscc  i  gradini  della  scola  animale  stabilendo  i  punii  di  contatto 
fra  le  famiglie  e  le  specie  Ic  piii  dislinle  ,  disposizione  cbe  fece 
idearc  a  Daubonton  e  Camjicr  il  sislcina  naUirah  porlato  a  couipi- 
mento  da  Cuvier  e  moglio  disposto  da  Carus  stabilendo  le  tre  sfere 
e  le  sue  sette  division!  deU'organizzazione  animale.    "   '"  "    ■'■  ' 


—  109  — 

tlesi  iiiiiformila  ed  cquilibrio  iipIIc  forze,  speciale  influen- 
za di  noccssarj  ai^enli,  o  |)n('ilica  dirczionc  ncllf  ovolu- 
zioni  organiclic ;  pcrliirhaiidosi  o  allcrandosi  luUo  cio  clic 
rcgolare  coslilniscc  la  forniazione  d'un'ossore  ne  risidlii 
(lie  per  sviliipparsi  c  a('(|nislarc  i  carallori  dclla  sua  spo- 
cic,  dovcndo  (piasi  pcrcorrcro  lulti  i  giadini  inlerioii 
dclla  scala  zooloi^ica,  piio  fcrinarsi  ad  iino  di  cssi,  o  av- 
vicinai'si  I'uori  Icnipo  ad  iin  lipo  sn|icriorc:  allora  le  ano- 
niaTic  ('  Ic  Mioslriiosila  si  moslrano  in  cainiio  ,  c  iiicniro 
scndii'ano  ahcrrazioni  (Udle  Ici'i'i  ordinaric,  non  sono  cIic 
la  manil'cslazione  do'  consnc'li  cITclli  solto  allra  I'ornia  c 
sollo  allra  dirczionc;  in  tpicsla  j^nisa  invoce  di  conl'on- 
d(U'(;  la  noslra  nicnlo  scrvono  a  nnidilicarc  le  noslre  loo- 
riclie  0  a  diridarc  scmprc  [»iii  Ic  Icncbic  dcirerrore  : 
K  giacclic,  al  dir  di  Meckel,  sj)csso  avvienc  chc  I'anonia- 
lia  conuncnli  la  rcj^ola  (I)  ». — Una  scicnza  infalli  si  e 
forniala  la  di  cni  iniporlanza  vienc  a  collocailu  in  alio 
punlo  Ira  lo  scihile  nmano  inlendu  |)ar!are  dclla  Icralo- 
logia,  al  proi^rcsso  dclla  ipialo  voi.  cliiarissimi  Socj  non 
siclc  riniasli  cslranci — Spinlo  dnntpie  dal  voslro  cscni- 
pio  c  avcndo  iisso  in  menle  c\w  ogni  (alio  pnij  anic- 
cliii'c  seni|)rc  piii  il  corrcdo  scienlilico,  ai'disco  sollonicl- 
l(M'c  ai  voslri  Innii,  un  iiscndcnrelalo  iiniano  conipliincnla- 
lomi  dair  cgi'cgio  {)/ in  (lliinirgia  Sig.  Anlonino  Vinci  (2.) 

(1)  Slorkel  —  \n;ilniiiia  ricncralc  vol.    1.  paji.   1. 

(2)  11  Itdlliir  Aiitdiiirio  Mini  ('•  jMir  Iroiipo  coiiosciiitn  per  di- 
<poii?anni  ili  pnifiinilcri;!!  Ii'  (liiviilc  iddi  :  i)a?ta  n'cordare  clic  il 
inclddd  di'il  aulo-plaslica  o  drlia  lil(plrip>ia  ^oiio  slali  da  liii  prc- 
nuissi  in  Sicilia.  e  die  la  Dcciiria  calancsc  "licne  loslilicava  gratilu- 
(lini;  arforilandn-'li  una  nicdaijlia  di  oiKirc  laiino  ISVO  per  farijli 
ii  pill  dislinlii  clojiio.  K  sc  il  prdccsso  di  Ilciiiicldiip  per  cirio- 
Slaiizc  iKiii  favnrc\i)li  alia  sua  applicazioiic  \n\ii  aviTi'  in  iii(dli  rasi 
iin'csild  falalc,  dall' allra  si'inhraiiii  cicca  c  iiiipi'rdiiiiahiii'  iisliiia/iiinc 
(piella  di  iidii  xdcrlo  a  i[iialiiiiipii'  cuslo  adiliii'i'  in  liilli  ipic'casi  in 
cui  le  <  ircoslaii/.e  polrelilicro  coaconere  ulla  buona  riii.scita  di  esso 

23 


—  no  — 

aggiungendovi  alcune  nuove    riflessioni   sull' eliologia  ge- 
neral de'moslri. 

PARTE  PRIMA 

ESAME    ANATOMICO 

1."  Desciizioiic  eslerna 

IV.  iV.  di  temporaiiienlo  liiifatico  nervoso,    infermic- 
cia  nolla  salulo,   lendoiite  alia  cloialiia  cosliUizioiie,  o  ma- 
drc  di  due  ligli  vivenii  hen  eonlorniali  ;  dieiro    una  |»c- 
nosa  gravidanza  di  olio  mesi,  dnranlc  la  quale  varj  pa- 
temi  deirauiino  I'avoano  vessala,  il  di  16  agoslo    1851 
credendo  deporre  il  laro  fruUo  deile    sue   soflerenze  ,  c 
stringere  al  seno  uu  l)and)iuo  di  Ixdle  forme  e  gcalo  seni- 
bianle  con  sua  sorpresa  da  fuoi'i  un  felo  mosliuoso  che 
suscilaudo  in  allora  i  pregindizj  del  volgo,  venno  in  se- 
guilo  ad  occupare  la  mia  nienh^ ,  e  oggi  ad  inleressarc 
la  voslra  allenzione.    II  case   in  vero   era  niollo   curioso 
ad  osservarsi;   vol""endo  lo  s"uardo  alia  sua  forma  eslerna 
a  prima  giunla  non  polevasi  non  ammellere  eon  1.   Geof- 
froy-Sainl    llilaire    elie  la  famiglia  de'pseudoencefali  deve 
collocarsi  a  gran  dislanza  dal  lipo  regolare  della  specie, 
Lungo  dal  tallone  alio  spazio  <lella  glabella  un  palmo  ed 
un  pollice,   e  d'un  moncone  di  spall;i  aH'allro  Ire  pollici 
e  poclie  linec  ,  niancanlc   della  parle  superiore  e   poste- 
riorc  del  cranio  dislrulla  e  rimpiazzala  di  un  lumore  rosso 
cupo  die  conlinuavasi  fino  alia  spina  dorsale  hilida  linii- 
tato   ai   bordi   da'comuni    legumeuli   coperli    di   pelugine 
mercatissima ;  gli  occhi  sporgeuli  in  fuori  c  rivolli  in  al- 

e  liberare  in  lal  modo  tanli  iufelici  dalla  terribile  operazione    della 
astotomia.  v,  >    ■•'    ,    ■  ;iii.r-!i-<i:. 


—  ni  — 

lo,  come  ne'  pesci  uranoscopj;  la  Iromba  nasalc  schiac- 
ciala,  ('  le  sue  jtiniKMlivaricah!  di  niollo ;  la  Caccia  livida 
e  sviluppalissima ;  la  liocca  apciia  e  la  lingua  rovcsciala 
in  I'uori;  la  losla  quasi  iinpianlata  sul  Ironco  per  la  bre- 
vila  del  collo;  il  tnllo  iusicine  costilniva  una  ligiira  mo- 
slniosa  (lie  i;li  scrillori  del  sccolo  Will  avrebbcro  atlri- 
biiilo  air  opera  del  deniunio ,  o  all'ira  di  Dio  disguslalo 
dalle  neciuizie  umane. 


2."  Dcsrrizionc  inlorna 

La  itiilrclazionc  innollrala  in  elie  il  nioslro  Irovavasi , 
clie  ad  onla  di'gli  antiseltici  piii  polenti  noii  mi  veinie 
fallo  di  arreslare  il  puzzo  lalnienle  orribile  da  siiperare 
quello  de'(  adavci'i  in  {Milrela/ione  a  cui  io  non  era  disa- 
bituaht,  mi  Icccro  dclcrmiiiare  passare  losto  al  sno  esa- 
me  inlerno  —  Assislilo  inlalli  dai  mici  egregi  colleghi  c 
carissimi  amici  1)/  (iaelano  (liorgio  (lemmellaro  c  I)/ 
Vinienzo  Hizzolli  da  Catania  impresi  1  esanie  ebe  passo 
qui  a  descrivere 

1.  TiMORi  CERECRO  si'iMLE.  Sc/ionalo  a  prima  frunle 
il  tnmnre  clic  snp|)Iiva  la  volla  del  cranio  niancante .  lo 
rinveimi  conqioslo  di  Ire  mendjrane  elie  polevansi  I'acil- 
nienle  isolare  con  Ic  pinzell?  .  e  eonlenenle  .  alia  parte 
posleriorc,  lalnni  riinasnijli  di  massa  cercbrale  aniorli,  e 
il  r(!sto  rimaslo  vuoto  coniunicava  con  lo  esterno  per 
mezzo  di  due  seissure  accidenlali  e  lalerali.  Scendendo 
lungo  la  colonna  vci'lcbrale  esso  occupava  I"  intermezzo 
lasciato  dalla  spina  biliila  per  conqdclarvi  il  canale  raclii- 
diano  ;  taiilialo  col  bislori  loiti'ilniiinalmcntc  nnislri)  al  di 
dentro  la  midolla  S|»inale  scbiaceiato  su  di  se  stessa  ma 
con  le  radici  de"  nervi  clie  portavansi  normalmenle  al  loro 
deslino. 


—  172  — 

II.    SiSTEMA    CIRCOLATOniO    E    PiERVOSO.     Oiulc     COnOSCd'C 

le  anonialie  di  die  polcva  essere  aJTelto  il  sistonia  irri- 
gatore,  spinsi  con  la  massima  diflicolla,  atleso  il  difelto 
dellc  analoghe  siriiighc  ,  il  sego  colorato  ncl  principio 
dcU'aorla,  il  quale  addeiisaiulosi  dopo  breve  trallo,  fiii 
coslrello  desisterc  dall'operazione  seuza  polerne  cavare  utile 
alciino  —  In  qiianlo  ai  iiervi  craniani  essi  inancavano  di 
origiiie  per  la  niaiuaiiza  ([nasi  lolale  del  cerehro,  ma  non 
lasciavano  poi  d'  insorgere  e  dislrihnirsi  con  (piaUlic  Icg- 
giera  anomalia  alle  parli  esistenli.  (Jnelli  spinali  nasceva- 
no  regolarnienle,  e  regolarmenle  disliiljuivansi  ai  loro  or- 
gani  speciali. 

HI.    SlSTEMA    MISCOLARE. 

1 ."  Mmcoli  dolla  iesta.  3Ianrando  la  yolta  del  cra- 
nio mancava  altres'i  il  nuiscolo  nccipilale  clie  dovea  cuo- 
prirla  quasi  inlieramente;  il  frnntale  esisleva ,  ma  erasi 
modellalo  a  secoiida  dell'osso  solloslanle,  arreslalo  a  mela 
di  suo  sviluppo ;  invano  ricercai  1' auricolare  posteriore; 
il  lempomle  mancava  della  sua  parle  siqieriore  e  gli  al- 
Iri  muscoli  di  quesla  regione  piii  alrolizzati  dell'  ordina- 
rio  slalo  moslravansi. 

2."  Muscoli  dc'lla  faceia.  I  muscoli  di  quesla  re- 
gione non  presentavano  nulla  di  irregolare. 

3."  Muscoli  del  tronco.  Ksislendo  nel  tronco  la 
spina  hiOda ,  i  muscoli  di  quesla  regione,  parle  dislrulti, 
parle  irrcgolari  osscrvavansi.  Li  scaleni  posteriori  per 
la  scissione  nominala  crano  rimasti  allonlanali  da'  loro 
punli  di  altacco  ,  e  ravviciuali  Ira  di  loro  camminavano 
ohbliquamenle  da  dietro  in  avanli.  II  Irupezin  col  venire 
distrullo  nella  lolalila  fissava  alcune  sue  fibre  al  bordo 
inferiore  dell'  occipilale,  alcune  al  bordo  eslerno  della  spi- 
na bifida ,  e  allre  al  gran  dorsale.  Ue'  muscoli  scaleni 
posteriori-superiori ,  e  posteriori-inferiori  non  esisleva- 
no  che  pochi  rimasngli  lungo  le  apofisi  trasverse   dellc 


—  173  — 

verk'I)rc.  I'n'  amni;is.so  infonno  di  filtro  parlivasi  dalh; 
vciIcImt  ciTviciili  liiiu  alio  dorsali,  foriiialo  I'orsc  dai  soini 
spinosi  c  Intsvorsuli  spinosi  del  colio  c  del  doiso.  L'li 
alti'O  I'ascio  coiiliniiavasi  col  prinio  fiiio  alle  verlohre  loni- 
Itari  clio  (aratlciizzai  per  avanzi  del  sncro  spinalo  iicllc 
sue  divisioiii  di  Uukjd  dorsdie ,  sairi)  loinharc  ecc.  (lli 
allri  imiSLoli  eiaiio  iicllo  slalo  noriiiale. 

IV.     SISTKM.V    OSSEO  I 

1."  Cranio.  II  fronlalo  arrostalo  a  nicla  di  siio  svi- 
liippo  iiiaiicaiilc  dclla  sua  [vayW.  sii|)('rior(',  c  coid'urinan- 
<l(isi  a  i;uisa  di  due  orldlc ;  la  sua  faccia  eslcnia  convcssa 
lion  oslciidcvasi  al  di  la  dell'  arcala  sopmcHinrc ;  la  fac- 
cia iiilcriia  coiu'ova  (illriva,  luiigo  il  siio  bordo  siipcriorc, 
nil'  incavaliiia  per  1'  allacco  del  sacco  meiiingi'o  da  iioi 
descrilto ;  la  faccia  orbilaria  noii  prcscnlava  chiarainentc 
la  incavaliira  olnioidalo. 

TcmpomU- — Varlc  .sr«(y//oso.  L' cslonzionc  lolalo  di 
(picsia  parte  era  meiio  dcllo  slalo  ordiiiario.  L' apofisi 
(jlenoiiU'd  c  la  scissiira  di  (ilasscr  moslravaiisi  ])oco  ap- 
j)ai'iscoiili ;  la  Jaccia  eslerna  concova,  la  interna  cuiivessa 
davano  a  conosccrc  con  qnal  violenza  I'dsso  era  slalo  scon- 
forinalo  e  rovesciato  in  fiiori ;  la  doccia  pel  soio  latevak' 
niancava;  la  mostoide  riidiinenlaria  ,  e  il  liiiihano  iiilanto 
nnrmaliiu'iile  conslilnito.  —  Parte  piclrosa.  Le  siiperficic 
della  pira)nid(i  aveano  canihiato  di  |)osizionc  divencndo 
la  siipcriorc  snpcriore-iiifcriore,  la  inferiorc.  iiifcriorc-po- 
slcriorc  ,  o,  (piesl'iillima  poslcriorc-siiperiore  —  La  \n\ma 
moslrava  un' eiiiinenza  a  cliiocciola  prodotta  daira|)ice  dclla 
piramidc  ri|)icii;tlo  sopra  sc  slcsso;  al  di  sollo  un  foro  die 
crcdci  csscrc  lo  Jnjnius  Fallopj,  e  alia  sua  parte  anle- 
riore  una  fossella  soriiionlala  d"  un'allro  promontorio  os- 
seo — La  seconda  siiperlicic  verso  1' apice  manifeslava  la 
cnnlinuazione  deiremincnza  a  cliiocciola  die  limitava  coi 
suoi  hordi  a  spira;  il  meulo  luUlorio  interno.  La  super- 


—  174  — 

ficie  posteriore  suporiore  cominciava  all'apicc  con  un  sol- 
co  canaliformc ,  e  distendcndosi  offriva  un  foro  die  tra- 
passava  obbliquanienle  la  medesima  supcrficic  c  die  sem- 
brava  il  foramn  carolideo  ;  alia  parle  lalerale  csisteva  un 
apcrtura  die  conduceva  alia  cassa  del  timbano  servcndo 
forse  al  traffillo  del  nervo  fecciale. 

Sfenoide.  Nella  faccia  supcriorc  il  pwuo  levicjalo 
pel  duasma  lU  ncrvi  ollici  vcniva  occupalo  dalle  ali  di 
Ingrassia,  le  quali  invece  di  alzarsi  ad  apice  libero  pie- 
gavansi  laleralmonle  per  aderire  col  piano  sudello.  Le 
(jrandi  ali  preiidcvano  originc  al  disoUo  dellc  piccole  e 
inalzavansi  rislrelti  sopra  sc  slessc  a  forma  di  una  S,  ma 
di  una  spcssezza  considerevole ;  i'a|>onsi  spinosa  aveva  al 
suo  maru'ine  una  scissura  die  forse  si  era  il  forame  ma- 
scellare  inferiore  ;  non  polei  scoj)rire  il  forame  piccolo 
rotondo  menire  il  (jrandc  cliiaramenle  osservavasi  —  La 
facda  antoriore  conservava  snila  linea  mediaiia  la  sua  cre- 
sla  e  lo  spazio  per  I'orilicio  de'.se?u  sfcnoidali;  laleral- 
nicnle  vedevasi  la  parle  antcriore  delle  grandi  ali  Irian- 
golare  e  scavala  d'  una  doccia  jdii  larga  al  lato  eslerno 
pill  slrolla  all'  angolo  inlcrno  ove  osservavasi  la  opposta 
aperlura  del  I'orame  graiide  rolondo.  Aella  siiperficie  gut- 
liirale  le  ali  plerigoide;'  erano  rudimenlarie  e  vi  si  dislin- 
guevano  i  soli  canali  picrigoidei  e  vidiano  —  La  faccia  oc- 
cipitale  era  nello  slalo  norinale. 

Elmoide.  Siccome  non  inlieramcnle  svilnppalo  in  un 
felo  appena  giunlo  a  lermine,  cosi  niancava,  |)erdie  forse 
dislrullo  dalla  inacerazionc;  da  me  failogli  subire  per  la 
forniazionc  dello  sdiellelro. 

Parietali.  Qncsle  ossa  pari  e  lalerali  eransi  fermati 
al  loro  terzo  inferiore  e  il  loro  corpo  avea  preso  una 
coiiligurazione  [tarlicolare  e  dalla  sua  parle  inferiore  e  po- 
sleriorc  mandava  indielro  un'apolisi  die  arcuandosi  raggiun- 


—  n^  — 

gcva  r  occipilalc  c  lasciava  una  doccia  al  foiido  su(»criorc 
onde  fissarvisi  Ic  moinhraiio  del   liimorc  corcljralt'. 

Occipilalc.  (Jiicsr  osso  maiieava  di  tiilla  la  sua  cir- 
confciTiiza  c.  Ire  soli  pezzi  ossei  ,  riiiiiili  per  cartilaiiiiu! 
iiellii  parte  iiileriore  e  lalcrale  del  fitnunc  (iccipilale.  ne 
(M)sii(iiivaiio  ^\[  nvanzi,  e  formavaiio  una  siiperlicie  Irian- 
iiohire  roll"  apiee  alio  sfeiioide  la  base  alle  verlehre  cer- 
vieuli. 

i."  Fticcia 

Masccllari.  II  niascellarc  inferiore  era  nello  slalo  iior- 
male  ;  il  siiperiore  iiivece  di  avcre  la  faccia  orbilale  oriz- 
zoiilale,   forinava  iiii  i)iano  iiiclinalo  di  nujllo. 

3."  Tronco 

Coloiina  rcrlchrule.  (Hi  arclii  per  la  scissione  da 
iioi  diiiotala  erano  disliiili  dal  corpo  dclle  verlehre,  e  al- 
loiilaiiali  IVa  di  loro  nel  piiiilo  delle  jipofisi  sjnnosc  la- 
sciaiido  iieir  inlerinezzo  una  prolonda  doccia,  d\c.  il  sacco 
nieninf>eo  i^ia  dello  convcrliva  in  ranale  verlehralc  :  Ira 
un'  nrco  e  I'  allro  nel  punio  di  congiiinzione  coi  corpi 
aprivaiisi  i  IViraini  per  1  uscita  de'  nervi  spimiU.  !\ellc 
vcrlchrc  ccriivali  gli  mchi  aderivano  ad  alcune  lainine 
ossec  soprannuinerarie.  I  eorpi  erano  regolarmenlc  e  nel- 
r  insienie  la  coloiuia  arcuavasi  in  modo  anoruiale  ,  e  co- 
minciando  in  ciirva  diverjj;eMle  al  juincipio  delle  vortehi't' 
ccrvicdli,  iliveniva  converjjenle  al  line  di  essi,  per  ripren- 
dere  piii  in  hasso  il  priniilivo  slato  e  rienlrarc  nuovanienle 
nel  secondo  vicino  le  verlehre  lomtiuri. 

(U)^lolo.  Le  rostole  orano  al  nuniero  di  undici ;  due 
peri)  cartilaji'ini'i  e  la  niassima  jtarle  di  esse  saldale  Ira 
di   loro  |ter  1"  eslreniilii  vertebralo. 


—  no  — 

PARTE  SECOADA 

ESAME    ETIOLOCICO    E    FISIOLOGICO 

Forlala  a  rompinuMilo  la  prima  parte  dolla  prescnlo 
Mt'inoria,  e  (laH'csanK'  aiialomico  all' olioloi;ico  passaiulo 
ccrclieio  per  (jiianlo  mi  riesce  jiossihilc  occii|)armi  di  al- 
cuni  loiionieni  roiiccnu'iili  la  leralologia  gcncrale,  o  s('(mi- 
(k'lido  al  parlicolare  venire  alia  s|)iega  delln  pseudciuo- 
falo  the  mi  rii^uarda.  Gia  conosco  gli  ostacoli  die  mi  si 
atlravcrsano  in  qucslo  complicalo  tammino ,  ma  in  ogni 
modo  i  lem|)i  oscuri  di  Ahdrovandi  e  di  Licetus  son  iiniti 
e  i  lavori  di  Tiedman,  illeckel ,  Serres,  i  due  Sainl-IIi- 
laire,  otlo  c  piii  allri  modorni  Iramandano  nuova  luce  a 
schiarire  le  nere  lalehre  dc'  pregiudizj  e  degli  errori  — 
Camminando  infalli  a  passi  fermi  e  sicuri,  e  seguendo  piii 
davvicino  lo  andamento  della  nalura  possiamo  spcuare 
dalle  sue  operazioni  piii  semplicl  risalendo  alle  piii  coni- 
posle ,  riuscire  in  parte  a  svincolarla  dal  mislcrioso  am- 
manto  in  clie  ama  nascondersi.  Ma  per  oltencre  qnesto 
scopo  ei  semhra  necessario  insislerc  mai  sempre,  seguen- 
do le  orme  di  Duhamel,  Saint-IIilairc  e  Serres,  sulle  nio- 
slruosila  arliliciali,  e  far  con  piii  proposito  atlenzionc  alle 
moslruosila  vegelabili,  onde  poler  con  facilila  conoscere 
la  successiva  formazione  e  il  graduale  loro  sviluppamcnto 
e  cliiarire  in  tal  niodo  Ic  anonialie  dcgli  aniinali  e  del- 
Tuomo  istesso  —  Qnest'idea  ben  compresa  da  Dccandolle, 
IJrown,  Cussini,  de  Jnsseau  ccc.  e  slata  in  miglior  modo 
posla  ad  effctto  da  Moquin-Tandon  clie  in  qnesti  ul- 
liini  tempi  un  Iraltato  speciale  di  teratologia  a  dalo  alia 
luce  (1), 

(1)  Moquin-Tandon.  Klemens  de  leralhologie  vt'getale. 


—  Ul  — 

ImpcrlaiUo  rivolgeiulo  i  iioslri  pass!  suH'oggclto  che 
ci  coin[>('lc  (lisculcre,  ci  si  prcscnta  a  prima  giniita  una 
(piislioiic  flio  io  credo  di  massima  iniportnnza  por  la  Scicn- 
za.  Le  iiio.striiosila  o  Ic  anamolie  derivano  da  cause  e- 
sclusivamenlc  accidoiitali  o  d'uu  gcrnic  difolloso  ne'  suoi 
clcmoiili,  perverlilo  nclle  sue  dirczioni?  —  Si  sonic  oggi- 
d"i  ri|)clcrc  da  Uitli  la  Icorica  dcgii  accidcnti  e  dclle  cause 
mcccaiiidic  esser  1'  uiiica  la  vera  Icorica  da  doversi  adol- 
tare,  e  che  e  un'errore,  un'inipcrdoiiabile  assurdo  Io  ani- 
niellere  uii'  i|)Olcsi  in  conlrario.  —  Ma  ,  io  rispondo  :  si 
son  l)cn  cakolali  cosillalle  ragioni  ,  per  soslcnere  cosi 
lalto  piincipio?  Se  poco  o  nulla  avvi  ancor  di  ceilo  nella 
Scienza ,  sc  a  lenlonc  ci  raggiriamo  in  un  jielago  d'  in- 
ccitezze  ,  perclie  con  haldanzosa  lidanza  oslinarci  a  ri- 
guardare  h;  nosire  ojtinioni  conic  vcrc,  perclie  son  noslre, 
come  false  (piellc  degli  altri  perclie  non  ci  apparlengono? 
Con  cii)  non  inlendo  dichiararnii  partigiano  de'  gernii  ori- 
ginarianicnle  nioslniosi,  (piali  li  volevaiio  IMelro  Silvano 
liegis,  l.illrc  ncl  1701,  Duvcrnoy  nel  ITOG,  3Iery  nel 
17 IG,  e  discnssi  calorosaniente  ncl  scno  dell"  Accadeniia 
delle  scienze  di  Parigi,  in  cui  Winslow  e  Laniery  calati 
in  suir  arena  il  prinio  per  soslenerli,  il  secondo  per  ri- 
ballerli,  vi  sostenncro  per  undeci  anni  conlinui  un  com- 
balliincnlo  a  spada  Iralla,  e  die  ebhe  solo  lerniine  dope 
la  niorle  di  iino  de'  due  avvcrsarj.  Perb  Io  aniniellere 
esclusivamenle  le  cause  accidenlali  e  nieccanichc  cstcrne, 
vale  Io  slesso  die  aniniellere  cib  die  spesso  non  csisle, 
cause  die  non  producono  senipre  il  loro  eiretto  ,  e  die 
nella  generaliia  de'casi  mm  inducono  niodilicazionc  alcuna 
alia  prodiizione  del  nuovo  essere  come  sarb  in  appresso 
per  jtrovare. 

In  (pianlo  a  me  la  opinione,  die  pria  dello  svolgi:^ 
menlo  degli  organi  la  materia,  inlorme  tull'ora  cliCj  li  do- 
vra  cosliiuire,  e  le  leggi  die  la  dovranno  imperare  pos- 

24 


sonsi  disordinarc  in  modo  da  risullarne  Ic  nioslriiosita  c 
le  anonialic,  non  e  gran  fallo  priva  di  fondamcnto.  So- 
slcnula  essa  da  Gall,  e  Spurzheim  ,  abbracciala  da  Me- 
ckel dicendo  :  le  allcrazioni  di  lessiliira  e  Ic  niiove  for- 
mazioni  svilupparsi  sponlaneaincnte  c  le  nioslrnosila  con- 
gcnile  essere  originaric  anzichc  dipendenti  da  cagioni  estc- 
riori;  acccnnala  da  IJIiinienliack  allorche  credeva  UiUi  i 
nioslri  dipendere  dal  nisiis  fnrmalimis  porUirhalo;  spal- 
loggiala  da  Soemmering,  e  Procliaska  slabilendo  nn'or- 
ganizzazione  viziosa  dell' novo  ,  e  amniessa  da  (jjuiussier 
e  Adelon  pensnndo  j)oler  essere  il  gernie  difelloso  pria 
die  la  generazione  lo  cliiami  allesislenza  (1)  ;  mi  scm- 
hra  quesla  teorica,  io  dieeva,  proliOca  di  grandiosi  risul- 
lamenli  per  quanto  ne  possa  dire  in  conlrario  M.  Blain- 

(1)  L' ipotesi  die  1' uovo  possa  allcrarsi  ne'suoi  primordj  da 
per  se  slesso  fu  travcdiila  dai^li  anlidii,  c  fra'qiiali  Luca  Toz/j  cosi 
si  cspriinc  k  Conlinyit  aulciii  haic  inoiislra  oriri  vilio  ulcri,  plasliciE 
scminalis  virtulis,  imaginalritis  pcrlurbatione,  aiit  cum  in  ovo  foe- 
tus principia  mala  disposila  sunl.  (Liica  Tozzi  torn.  1.  p.  9. 

Lo  stcsso  Oruvcillier,  per  tacere  di  tanli  allri,  indina  ancora  ad 
ammeltere  un  vizio  nelle  disposizioni  deli'  novo  c(  Piii  si  sludiano, 
egli  dice,  i  vizj  di  coiirormazione  piii  ti  Iroviamo  autorizzati  a  con- 
siderarli  non  come  delle  anomalie,  o  quali  yiuodii  ddia  datura,  ma 
come  il  risuUato  di  una  organizzazione  primordiaie  viziosa  de'germi; 
non  come  le  rappresenlanze  d'  uno  stalo  normale  permanenle  che 
ad  allre  specie  di  animali  apparlenga,  nia  come  il  risultalo  di  una 
lesionc  nieccanica  o  vitale  a  cui  il  I'eto  e  andato  soggetto  in  una 
epoca  pill  o  nieno  in  jirossimita  del  concepimento.  E  se  di  alcuni 
vizj  di  confonnazione  puo  rintracciarsi  la  origine  in  una  lesione  av- 
venuta  nello  stalo  embrionario,  non  ripognando  alia  ragione  lo  ara- 
mettere  per  causa  prima  di  quesli  ullimi  la  pressione  solTerIa  del- 
r  ovicciattolo  fecondato  nella  parte  piii  rislrella  della  Iromba  uleri- 
na.  (Cruveillicr  Anatoma  patol.  vol.  IV.  p.  414. 

E  Haller  in  una  disserlazione  inaiigiirale  scritta  in  latino  ed 
impressa  ad  Annovor  nel  1139  crcde  che  una  conformazione  sin- 
»olare  esiste  ne'primi  lineamenli  dell'embrione,  e  non  puo  essere  il 
prodoltn  di  una  strultura  ordinaria  sturbata  da  violenze  eaterne. 


—  n<)  — 

din,  clu!  e  impossibilc   scoprirsi  in  una  molecola    appena 
orgiinizzata  il  (lifcllo  in  die  sia  cadiita   (1). 

iVcl  1827  Haor  constalando  lo  anloccdonli  osscrva- 
zioni  di  i'ri'vosl  c  Dnnias,  ossorvo  nell'  ovario  dci  inam- 
inifcri,  cdcilc  donnc  I't'sistenza  dcyii  uovoli,  conic  noirli  ovi- 
pari,  anlorioio  alia  I'ccondazionc.  Lc  ossorvazioni  di  Hai'r 
vcinicro  coinpiovali  dai  lavori  di  (]oslc  c  di  (|ii('Hi  di  Va- 
Icnlin  file  inlraprosc  di  concerto  con  Hernliardl,  la  teorica 
della  prccsislcDza  del  (jcrmc,  o  spociainienlc  dclla  viela- 
min'lhsi:  nicnJt  |;ran  rnniore  in  Aleniagna  sollo  il  lilolo  di 
lihi.sofin  (Iclhi  naliuu,  e  da  Okcii  venne  elcvala  ai  cercln 
|»iii  lali  dell  aslrazioiic.  darns  a  nlliniainonto  dinioslralo 
rcsislcnza  dcjii  uovoli  anco  noil' ombrioni^  ImI  h  ipiesla 
per  lo  appnnlo  la  teorica  elie  niodilicaiido  in  parte  cre- 
do ahhracciare  per  cont'erniarc  la  ipolesi  di  (lall  e  Spmv 
zeini,  ed  eniellere  aiieora  laliini  niiei  |iensanieiili  sidlClio- 
logia  i;eiierale  de' nioslri  —  Inl'ulti  ,  io  non  ainniello  clie 
ruovo  eonlenga  il  germe  giii  lormalo  e  conslituilo  rego- 
larnienle,  e  die  la  generazione  non  operi  clie  il  siio  svi- 
Inppo  come  la  pensjiroiio  .Malpi'dn.  IJonnet  ,  Yallisnieri, 
llidler  ,  Swaninii'rdani  ec.  ;  ne  die  lo  sjiernia  contenglii 
ie  parli  essenziali  del  nnovo  essere,  e  la  generazione  non 
sia  die  la  comii/.ione  d<'ir  inliero  svihipptt  dell"  individno. 
come  IJucrliaave,  Ueil,  Wolli,  .Uokenlveim,  Harvin,  e  piii 
allri  slahilirono.  Aecetlando  la  teorica  della  melaniorfnsi 
dall'allro  canio  non  ammelto.  posia  a  nionle  I"  ipolesi  <li 
luiipeiloch;  e  di  Democrilo,  i  pensamenii  di  I'erraidl,  die 
i  geriiii  esistono  sparsi  in  ogni  parte,  e  die  Ie  ojiporlune 
circoslanze  li  sviluppano;  ne  (pielli  di  niilToii  ed  i  suoi 
partigiani  die  siippongono  I"  essere  pervemilo  a  niatiirilct 
sepaiare  dei  siioi  organ!    lanle   speciali    molecoli  die  ne 

(I)  I)iclionn;iii(»  de  Medccioc  et  do  cliiriir^MC    pratiques  artrc : 
nionslniosilc.  . 


—  180  — 

sono  i  niodelli  e  che,  dcponendosi  ncH'  ovario,  e  nel  testi- 
colo,  vanno  a  coslituire  gii  clcmenli  del  nuovo  essere. — 
AmmoUo  solamente  clic  i  principj  del  germe  esislono  in 
fatto  ma  non  in  forma,  come  credoiio  i  prcformisti,  ne 
ciic  la  sola  materia  sia  alta  e  snllieieiitc  a  formare  un 
nuovo  individiio  mctamorfi/.zandosi,  la  generazione  solto 
r  imoKHliala  influenza  dclla  vita  c  qiiella  per  me,  die  la 
nielle  in  moto  e  la  svilup()a. 

Laonde  una  forza  viva  generalc,  come  o  detto  nel 
princi|tio  del  mio  scrillo,  realizzando  liniinilo  nel  finilo , 
r  assohilo  nel  relalivo,  crea  luUi  gli  csseri  organici ;  gli 
agenti  im|ion(lerabili,  I'aria  e  raiMjua  influiscono  suila  pro- 
duzione  di  essi,  perche  il  mondo  eslerno  sla  in  armonia 
col  mondo  interno,  e  la  generazione  non  e  clie  una  emana- 
zione  del  primo  nel  sccondo.  Cosi  lo  slesso  spirilo  die 
anima  1'  universe  forma  individnalilii,  clie  porlano  il  ca- 
ratlere  del  luUo  ,  e  non  polendosi  reslringere  ad  unica 
sl'era,  in  allri  successivamenle  si  comnnicano,  perpeluan- 
do  la  specie  che  finisce.  La  vila  in  falli  al  nobil  scopo 
lavorando  con  piii  encrgia  allluisce  in  alcuni  organi  spe- 
ciali  ;  la  nulrizione  vi  si  escrcilu  maggiormentc,  e  i  prin- 
cipj  elemenlari  del  nuovo  essere  vi  si  elaborano  operando 
per  r  aumenlo  della  massa  e  delle  parli  in  alcuni  vcge- 
labili  la  generazione  accremenUria,  in  altri  le  secvemen- 
tizia,  c  negli  animali  inferior!  per  jiHsiparila  Imsvermle 
e  loiKjiludinale;  ne'snperiori  1' ovario  secerne  un  licpiido 
che  addensandosi  contiene  gii  elenuMili  del  nuovo  essere, 
i  quali  o  allendono  il  concorso  favorevole  delle  proprie 
circostanze  per  conformarsi  con  la  generazione,  o  pure 
raalurandosi  possono  distaccarsi  dalT  ovario  senza  il  con- 
corso dello  accoppiamcnto  come  lo  a  cluaramenle  dimo- 
strato  M.  Bischofi'  in  una  leltera  a  31.  IJreschct  nel  ISili, 
c  come  Pouchet  avea  dello  pria  di  lui;  ma  in  queslo  caso 
essi  non  si  sviluppano,  e  si  dislruggono,  perehe  giusla  le 


—  181   — 

ossorvazioiii  di  Riicihorcki  non  avvi  forninzionc  di  rorpi 
tjialli.  Iinporlanlo  uii  secoixlo  Icinpo  pnJ)  succcdorc  a  (|iicl- 
lo  '^ili  dclto  c  con  1'  accoppiainciilo  opcrarsi  la  genera- 
zione  ;  allora  una  speciale  allivila  dalla  iiialritc  si  pro- 
paijja  lino  all'  novo,  c  lo  fa  (Milrarc  in  vita  novella,  niela- 
morlizzandosi  i  siioi  principj  coiisliliioiili,  o  orf^aiiizzaiidosi 
sollo  r  inllucnza  do' neccssaij  aji;<Mili.  I.,a  iiiadrc  la  (pTi  Ic 
veci  do!  niondo  cslerno :  da  essa  I'  cnibrione  riccvc  licjuidi 
organici  invccc  di  acqua  ,  i  principj  dell' aria  invccc  dcl- 
I'aria  stessa,  il  sncco  nutrilivo  in  luogo  dcgli  alinienli  in 
soslanza;  la  vila  nialcrna  si  soslilniscc  alia  cosmica  nion- 
dialc,  i  fenomcni  zoonia|^ii(iici  ai  IcnonKMii  eloUrici  gcnc- 
rali.  In  lal  modo  dice  .llullcr  (1)  «  Sous  rinllncnce  de 
toules  les  condiclion,  sultstanco  alimonlaire  ,  can,  air  at- 
mosfcrique,  et  chaleur,  1'  elre  organi([uc  sc  developpe  spon- 
lancmcnl  de  son  ffcrnic. 

Or  I'azione  degii  agcnii  cslcrni,  e  ([uclla  dclle  forzc 
interne,  die  devono  inlluirc  alio  sviluppo  dcircinhrione,  puo 
dislnrharsi,  e  anornialmciilc  iidliiire  snila  massa  organica; 
allora  il  prodotlo  e  ncccssila  die  rosli  dircltosamenle  con- 
sliluilo,  conic  disordinalamcnlc  c  stalo  dirello ;  in  lal  modo 
pill  vizj  di  coiilorniazione  specialinenle  eroditarj  ,  niollc 
nioslrnosila,  la  di  ciii  origiiic  c  iicl  mislcro  ,  possono  ot- 
Iciicrc  soliizioiic  ,  c  iiiollc  Icoridii!  come  qudia  di  .Me- 
ckel ,  dello  arrcslo  di  svilnppo  e  di  formazione,  acccltala 
da  Tic(lniann  in  Alcinagna,  divnlgala  nel  1821  da  Saiiil- 
Hilairc  in  Francia;  (pidla  del  hilaiicio  dcgli  organi,  e  (piclla 
degli  analogiii  convalidi  da  Scrrcs;  qiiella  dcllo  svilnppo 
cenlripedo  vi  rilrovano  il  lore  appoggio,  c  la  loro  lulela. 

I'crlodie  per  appniCondire  vie  niaggiornienle  queslo 
iioslro  principio,  e  svolgerlo  coinplelaiuenle  in  lulli  i  suoi 

(I)  Mullor    Miiniii'l  de  |>liy5iolo;;ic  avec  des  annotalion   ])ar  lo- 
urilan  1851   vol.   1.  p.  27. 


—  182  — 

eleinenli,  e  nccessila  richiamarei  a  nienlc  qiicllo  precedenle 
dello,  cioe,  die,  perclie  un'  cssere  divenga  alto  alia  gene- 
razione,  e  necessita  che  sia  coinplelo  ncl  siio  sviliippo,  al- 
livo  nelle  sue  fiinzioni,  cncrgico  nella  sua  vita,  acciocche 
I'altivita  dinamica  svolgcndosi  dall' inlerno  alio  esterno 
possa  inipriiiiorsi  in  alira  essenza  organica.  3Ia  la  forza 
ionnalrico  puo  Irovarsi  in  disposizioiie  lale  da  non  giun- 
gcre  al  coinpinicnlo  dellc  sue  direzioni ,  e  del  priniilivo 
suo  si'opo  :  per  eausc  a  nol  incogiiile  tuH'  ora  pub  essa 
perverlirsi  per  lo  pcrvertinienlo  di  quelle  funzioiii  clie  dc- 
vono  sorrecqerla — Ed  infalli  la  nulrizioiie,  lo  assorbimeiilo 
la  respirazionc,  Ire  neeessane  condizuiiii  pel  maiilenimeiilo 
della  vila  e  per  1'  esercizio  di  quelle  funzioni  che  ne  di- 
pendono  ,  possono  indebolirsi  ;  e  quindi  le  aberrazioni 
delle  leaai  diiiamiche  si  slabiliscono,  e  il  loro  conllitto  cner- 
gico  ed  uiiilbniie  per  formare  slalica  col  maleriale  orga- 
iiico  si  abolisce.  La  sanguilicazione  nel  tempo  islesso  anor- 
malmentc  si  conqne  ,  il  liuido  sanguigiio  abbondante  di 
siero,  povcro  di  principj  nutrilivi,  di  globuli,  di  fibrina, 
di  ematosina  di  cruore  che,  secoiulo  Dieffenbach,  a  solo 
la  propricla  di  mantenere  1'  attivila  vilale  ,  non  vivificalo 
d'una  conqdela  emalosizzazione,  ne  compensalo  d'  una  suf- 
licicnte  alimcnlazionc,  lunzioni  necessarie,  come  dice  Ticd- 
niann  alia  sua  (pialila,  ([tianlita  e  composizionc  (I);  non 
pub  stimolare  I'orlcmente  la  libra  organica,  mantenere  in 
vigorc  la  vita  plastica,  elaborare  i  prinii  elementi  d' un 
nuovo  organismo,  e  di  prestare  ossigeno  abbondante,  mol- 
to  necessario  secondo  le  osscrvazioni  di  Houdriniont  e  di 
Vlartin  Saint-Ange,  per  la  evoluzione  e  la  respirazionc  em- 
brionaria  (2). 

(1)  F.   Tiedcmann  —  Tratlalo   coniplclo   di  fisioloijfia    generate 
e  comparala  Firenze  1841   p.  03. 

(2)  Compto  rendu  de  1  Accademie  des  sciences  vol.  19.  1844. 


—  IS?,  — 

Or  siccoine  dall'  azionc  coiiiidicala  e  rociprot-a  del 
vasi  sani^iiii^ni  c  dc'iiorvi,  come  scrivi'va  il  Foville  (1),  o 
\)vv  mci^lio  ilirc  (IcH'  a/.ioiic  dciragcnle  iiorvoso  sopra  il 
sanguc,  ('  r('ci|>roram('iil('  del  sani^iio  sdpra  1'  <ii;(Milc  ncr- 
voso,  liille  lo  maiiifcslazidiii  di  atlivila  iic  risnllaiio ,  (•x)s\ 
iioii  Irovaiido  il  lliiido  iicrvco  aiila^oiiisiiii)  pcrlclld  iicl  si- 
slciiia  iiTiji'alore,  iii'  viciic,  die  enlraiido  ia  orgasiiio,  c  iii- 
deboleiidosi,  modiliia  disordiiialameiite  luUo  cio  die  e  sotlo 
la  sua  di|)eiideiiy.a ;  i  fciiomciii  zoo-inagiu'lici  si  pervcrli- 
scoiio ,  la  caloiilicazione  si  sceina,  e  relelliicila  da  posi- 
liva  divieiie  ii('i;aliva  secondo  Bellingieri  per  liiiorzia  del- 
rallivilu  ornaiiiia. 

Si  aggiimga  a  cio,  die  il  moiulo  eslerno  non  trovandosi 
pill  in  annoiiia  c(d  mondo  inleriio,  e  lulli  gli  ageiili  general! 
cogli  agenti  speciali,  il  pervcrliniento  allora  si  fa  niaggiore, 
e  la  furza  plaslica  die  appen;i  pub  giungere  a  nianlenere  un 
esistcnza  in  (dto,  non  pui)  spendersi  in  unallra  a  principio: 
la  slerilila  deH'iionio  e  della  donna,  allordie  non  Irallasi  di 
un  vizio  organico  per  me  vienc  a  legarsi  a  qnest'  idea 
e  ravvicinarsi  in  parte  a  qiiella  di  Duvcrnoy  eniessa  in 
una  sua  !\ole  sur  la  (je  libra  I  ion  dos  jnaminifcrcs  (2), 
die  crcde  polcr  essere  fecondo  solamenle  lo  accop[)ianienlo 
presso  i  mammiferi  (piando  un'  novolo  Irovasi  accaluralo 
alia  superficie  dell"  ovario  ;  dico  in  parle  a  rannodarsi  a 
quest' idea,  pcrclie  Duvernoy  qui  riguarda  I'atto  dello  ae- 
coppiaiiiento  non  sempre  fecondo,  mcntre  io  riguardo  uni- 
eamenle  il  fatlo  della  slerilila  |)ernianenle. 

Impertanlo  le  furze  dinamidie  son  graduate  nel  loro 
sviluppo,  e  quiudi  e  possibile  die  I'indebolimenlo  loro  non 
ginnga  abpiante  volte  a  non  prndurro,  ma  si  diffonde  in 
uti  altra  esistenza  organica  sulla  quale  non  polendo  spie- 

(1)  Diction,  dc  mcdccin :   et  dc  ctiirurg :  pritliques  p.  51. 

(2)  Comple  vendu  1843. 


—  184  — 

iffire  lulla  la  possihile  cnergia,  si  limilano  allora  a  pro- 
durro  ludimeiiti  einbrionarj  organizzazioni  aniorfe  o  mole. 
Con  questo  principio  la  teoi'ia  di  Ruysch  viene  a  crollare 
dalle  fondanuMila ;  giatche  il  professorc  di  Lcida  credc 
le  mole  dipeiulore  dalla  morle  deirembrione  avvcnula  in 
un'  cpoca  della  gestazioiie,  per  ciii  la  nulrizione  a  lui  de- 
stinala  diverge  sulla  |)lacciila,  la  quale  acquistando  con- 
siderevol  volume  per  I'eccesso  della  nulrizione  medesima, 
puo  acchiudere  nel  suo  inlerno  un'informe  massa  orga- 
nica  e  gli  avanzi  dell' embrionc  dislrutto;  a  meno  die  non 
siansi  disciolli  nelle  acque  amnioliche  come  I'alsamenle  la 
pensano  Duges  e  3Iadama  Boivin  (1),  c  come  3Iaygrier 
a  creduto  sostenere.  «  Lorsque  ,  dice  queslo  scriltore  , 
par  line  cause  quelconque  1'  embryon  cesse  de  vivre  quel- 
ques  jours  apres  la  conception  ,  sa  trame  gelalineuse 
ne  tarde  pas  a  se  dissoudre  ,  et  ses  elements  le  corps 
ovoide,  et  trasparent  resultant  de  cette  degenerescence  , 
qu'on  designe  sons  le  nom  de  faux  germe  (2).  Isid.  Geof- 

(1)  Traite  pratique  des  maludres  de  finterus  lorn.  1.  p.  279. 

(2)  Nouvelles  demonslrations  d'  acconclioments  Paris  1840. 
p.  210. 

E  stalo  altresi  argomonlo  a  calorose  discussioni  il  delerminare 
se  le  mole  possano  prodursi  scnza  il  concorso  de'  due  sessi.  Mer- 
curiale,  Valentini,  Forestus.  Lasson  ,  Sennert ,  Klein  ec.  an  citato 
molti  cscnipj  in  cui  le  mole  avevano  avuto  luogo  presso  giovani  don- 
zelle,  su  la  di  cui  onesta  e  pudicizia  non  poleva  cadere  dubbio  al- 
cuno;  ma  molti  allri  scrittoii  nioifano  cio,  e  soslengono  il  contrario. 
Ruysch.  avca  cercato  conciiiare  le  dilTei-enze  distinguendo  le  mole, 
fake  dalle  rere  e  Lampverde  medico  di  Cologna  nella  sua  Historia 
iiaturalis  molaruni  .  seguendone  lo  esempio  avea  diviso  le  mole  di 
generazione  da  quelle  di  nulrizione.  Queste  distinzioni  sonosi  rispet- 
tate  nella  Scienza,  c  le  false  mole  si  considerano  oggi  come  il  prodotto 
d'  una  concrezione  di  fluido  mestruale  solto  forma  di  tessuto  menibra- 
nosO;  0  fibro — membranoso,  e  che  si  sviluppano  neH'utero  in  scguito 
d'una  irritazione  di  quest' organo  anco  senza  il  coinmercio  conjugale. 

In  quanlo  alle  mole  vere  noi  abbiamo  giii  delto  dipendere  desse 


—  185  — 

froy  Saiiil-IIilairc  e  il  solo  fra'modcrni  chc  sohbene  par- 
tii^iaiio  (li  Roysch,  pure  a  poslo  qiialchc  occozionc  alia 
rcii;'ola :  iliccndo  non  csscrc  applicabilo  in  lulli  i  casi,  e 
sogi^iungciuld  ])Ol('rnt'  csislerc  alciiiii  in  ciii  b  neccssitii 
aninicllore  1'  allivila  vitale  osorcilala  in  una  diiczionc,  an- 
ziclu'  in  un'alira,  itorlandusi  sulla  placenta,  anzithc  sul  fclo. 
lo  credo  chc  Arislolele,  Ippocrate  c  (laleno  la  pensava- 
110  assai  nioglio  de'  inoderni  sull'  assunto :  per  loro  la  I'or- 
mazione  delle  mole  dipendeva  d'un  vizio  dello  spernia  o 
d'un  alilmndanzn  di  sani^iio  nieslrnale,  e  credevano  die. 
se  lo  >spernia  dilcllava  nella  sua  (pialilii  e  (pianlila,  delcr- 
minava  un  prinio  ahlxizzo,  o  i  rudimenli  priiuilivi  del  feto; 
I'idea  era  i-ia  carpila,  il  suo  sviluppo  solamenle  era  falso, 
perclie  inodellato  a  seconda  i  principj  di  que"  tempi.  In 
quanto  a  me  o  cercalo  di  avvicinarmi  ad  una  prohabilila 
pill  confacente  alia  ragione  clie  e  il  piii  gran  viinlangio 
cho  si  piio  ollenere  in  una  quistionc  dicliiarala  ai  iiostri 
gioriii  come  impossihile  a  risolversi. 

E  gradualmentc  clevandosi  in  un'  altro  stalo  la  forza 
]>laslica  puo  prodiirre  il  gernie  c  abhozzarc  disordinata- 
incnte  un'emlirione,  ma  non  linirlo,  e  fermarlo  ad  un  ti- 
ll' una  (Icliole  ft'toiidazioiu-,  c  d'  una  forinuzionc  aliborlitasi  in  sul  na- 
scere :  opinioiie  coiUraiia  a  quoUa  di  Madama  Boivin  la  quale  so- 
stienc  (  Solon  nons  .  la  fi-mnic  ((ui  accouche  di  une  masse  liyda- 
doide ,  donnc  la  ](lus  forte  prouve  de  son  a|itilude  a  la  concep- 
tione.  La  slence  de  la  mole  vc'sicuiaire  a  ni'cessaii'einenle  eli'  pre- 
ccd(''e  de  rapports  sexuels  productifs  :  niais  un  olistacle  (|ue  Ion  ne 
saurait  dcterininiT  a  enipi'dii-  de  se  dc'velojiper  rejiulii'i'ment  le  fruit 
de  la  conception  «  In  ri^tiardo  alle  false  mole  ,  la  cosa  poi  prova 
divcrsamente :  sc  nel  priuio  caso  fiivvi  difelto  di  forza  formatrice 
in  (|iii'slo  avvene  in  eccesso  .  perclie  senza  il  concorso  <le'  sessi  . 
I'tilero  ]iri'seMta  unattivila  insoiila.  e  IDvario  dislaccaniio  (pialclie  novo 
delta  siiperlicie  .  lo  porta  suH'ulero,  ove  non  si  puo  s\iliip])iU'e  ne 
prendiTc  i  caratteri  die  gli  son  |n'o|irj  perclie  la  iieiierazioiie  non  lo 
il  fecondato,  e  si  altbozza  solo  un'organizzazione  lulta  propria  e  sjie- 
ciale. 

25 


—  186  — 

po  inferiore  di  sua  esislenza  essendo  an  fallo  conosciuto 
fino  ai  tempi  di  Albino,  clie  il  felo  per  giungere  al  suo 
coniplelo  sviluppo  deve  percorrcre  tutti  i  gradi  interniedj 
della  scala  zoologica ;  da  qui  ne  risullano  i  inoslri  per  di- 
fetio  di  formuzione  e  di  sviluppo. 

Osscrviamo  ancora  polersi  produrrc  regolarniente  un 
cnibrionc,  nia  giunlo  ad  un  periodo  della  geslazione  I'u- 
tero  non  aver  la  forza  di  piii  niantenerlo  per  lo  slalo  di 
snervaniento  in  che  puossi  trovare  il  niaterno  organismo; 
allora  succede  1'  aborlo  r.aliirale,  ed  e  un  lallo  conipro- 
valo  da  numerose  statisliclie,  esserc  in  niaggior  nnmero  i 
I'eli  di  scsso  feniniino  abortilo,  di  quaiilo  non  lo  sono 
quelli  deir  allro  sesso  —  Ma  cio  non  e  tutto  ;  1'  essere  puo 
prodursi,  e  svilupparsi  Icnlamenle,  e  quindi  venire  alia  luce 
debole,  inferniiceio,  ed  eslinguersi,  respirale  le  ])rinie  aure 
vitali,  0  condolti  appena  poclii  giorni,  inesi,  o  anni  di  pe- 
nosa  esislenza.  Nel  prinio  e  ncl  secondo  caso  nulla  si  nia- 
nifesta  di  anomalo  nella  forma  ;  il  solo  lento  procedere 
del  lavorio  organico  a  fatto  si,  che  il  feto  non  si  a  po- 
luto  con  vigoria  sviluppare  ed  e  riniaslo  privo  dell'ener- 
gia  necessaria  alia  sua  esislenza.  Or  supponghiamo  che 
una  causa  traumatica  eslerna  qualunque  venisse  ad  agire 
su  lui  durante  i  primordj  della  vita  eutra-uterina  ,  al- 
lora si  concepisce  che  dovra  restarnc  perverlito  e  scon- 
forinato;  giacche  e  in  questa  condizione,  generalmcnte  par- 
lando,  che  per  me  le  cause  tramalichc  esterne  possano 
per  se  stesse  produrre  una  mostruosila  in  un  embrione 
che  non  pub  presentarc  loro  rcsistenza  veruna  ,  e  che 
senza  di  esse  avrebbe  potato  percorrcre  debolnienle  ben- 
sV,  ma  regolarniente  i  suoi  periodi;  conciosiache  al  dir  di 
Tledmann  (1)  «  gii  agenti  esterni  non  fanno  che  solleci- 
tare  i  corpi    viventi  ad  entrarc  in  azionc ,  c  questi  cor- 

(1)  Tiedmann  opera  cit.  p,  201. 


—  187  — 

|)i  rcsislono  all'  azione  meccanica  o  cliimica  chft  ossi  vi 
vorrclihcro  csercilarc.  L'aziono  prodoUa  in  un  corpo  or- 
gaiiizzato  da  un  oiiifcUo  oslerno,  ciot- a  dire,  1' cccilazio- 
nfi,  e  un  alio  vitalo,  il  (piale  consisle  nclla  croazionc  del 
corpo  vivonle  conlro  1'  imprcssiono  meccanica  o  rliimica, 
e  die  allonlana,  o  fa  cessare  (piesT  nllinia  (1).  Mi  si  |)n- 
Irebbc  pcro  ojjijiellare:  quesle  cause  eslernc  non  polreh- 
Itero  agirc  cosi  violenleniente  da  perlurbare  anco  un'  orga- 
iiisnio  per  nulla  iiideholilo  nelle  sue  forze,  perfelto  nelle 
sue  evolnzioni  ?  Aon  niego  die  cio  potrebhe  heiiissinio 
succedere  ,  nia  allora  1'  azione  supcrerehbe  la  reazione 
inlerna,  vigoroso  cd  ineguale  conlraslo  ne  nnsccrebbe,  il 
die  dovrebbc  piultoslo  produrrc   lo   aborto  (2),  c  la  nior- 


(1)  Wi  si  potrcl)!)!'  oIil)i('tliir('  rnntro  il  fnlto  (Idle  mnslruositii 
iirliliciali  con  cIil-  scmliia  ]iio\iila  1  inlliicnzii  ipcrlnrbiilriic  [Mir  Irop- 
po  ,  clic  le  tiuisc  i'Sl(;i"iie  (.'SiTtilano  suil'  einliriono  priiiiilivaincntc. 
Iton  cdiiforriiiilo  ;  E  iiiiiiuilando  1'  ari^oniciito  sIcssd  a  luia  (lilosaj  io 
ilirnando:  per  qua!  ragionc  ^Mi  uovi  sotloinessi  da  Saint-IIilaire,  Du- 
lianiel.  Sorrcs  oc.  alio  cspi'iimonfo.  la  niairpior  parto  voiiivano  alia 
luce  Ix'ii  r.onroi'inati  ,  altri  ikiii  si  sviliip|)avaii(i.  i>  la  niiniiiia  |)arti' 
soltanto  risiillinaiio  innslruosi:  ini'iilrcchc  Inlli  craiii)  slali  siilloniossi 
agli  stessi  pi'itiiiiialini  (.'sk'nii,  c  iifUe  iiK'dcsinie  c  aiial(ii;lio  circo- 
staiize  collocati  ?  Come  si  polrebhc  cio  spicjrarc  soiiza  amiiR'llere 
r  ipotesi  da  inc  concepila  in  liilla  1'  estensionc  del  suo   siiiniiicato. 

E  un  prinripin  consacralo  in  iialol()!.Ma  friMicrale,  clic  non  ojini 
or^^anisiuo  rusta  cj^iialiiiciitt'  niodilicato  da^li  aiicnti  cslcrni :  i  mia- 
snii  del  pari  i;  i  ^i^ll9  non  atlaicaiio  indistintaincnli'  oi^ni  persona; 
lalnni  orjjanisini  oiiponiimio  una  rea/.ione  vi(denla  alia  loro  azione 
elic  riinane  annienlata  nc'  siioi  elletli  ;  qucsto  fallo  (liini|ue  e  assai 
valevole  per  venire  in  appojrjiio  de'  niiei  pensamenli. 

(2)  llo  dotio  pill  innanzi  I'ahhorlo  aver  liioiio  dielro  findcbo- 
liinenli)  ddla  ener^ia  vilale  nclla  niadr(! :  ipii  aininelto  come  causa 
II"  cause  nieccaniclie  jjli  esercizj  violeiili:  scinlirerclilie  una  contrad- 
dizioiie  :  ina  iiel  priino  caso  lio  ((Uisidcrata  la  cosa  sollo  1  azioni; 
natiirale  dellorganisino.  nel  secondo  sollo  quella  insolila  delle  vio- 
lenze  eslernc. 


—  188  — 

te  del  fclo,  generalmcntc  parlando,  anziche  determinarsi 
una  nioslruosila  (1). 

l\on  e  inlanto  rindcholiincnto,  che  la  forza  forniatrice 
subisce,  il  solo  mezzo  pel  ((uale  viensi  ad  allerare  la  for- 
mazione  e  lo  sviliippo  del  germe  —  Uii  allro  ordine  di 
cose  esislc  in  cui  essa  anziche  esserc  airicvolila,  e  esal- 
tala,  c  anziche  essere  sterile,  e  prolifica  alio  eccesso.  Cosi 
nel  grado  suo  piii  clevalo  abhiamo  il  fallo  della  fecon- 
dila  piemalura,  e  quello  in  cui  piii  novoli  cadono  conteni- 
poraneanienle  ncll'  ulero,  c  che  vi  si  nutriscono  c  svilup- 
pano  regolarnienle:  gli  esenipi  che  la  scicnza  ci  presla  di 
gravidanze  doppie,  lri|)le,  (pialiiiple  fclicemente  coiidotti 
a  compiniento  ce  ne  danno  una  prova.  In  altra  circoslan- 
za  due  uovoli  possono  disccndere  nell"  ulero  ma  i  due  em- 
brioni  non  ricevono  lo  slesso  grado  di  sviluppo  c  di  al- 
tivita  organica,  perche  quesla  esercitandosi  regolarnienle 
nell'unn,  viene  meno  nell' allro;  allora  il  primo  sara  ben 
consliluilo  e  ben  nulrilo,  il  secondo  piii  debole  e  men  svi- 
luppalo,  pui)  estinguersi  appena  venulo  alia  luce. 

I  gcrnii  doppj  pcro  nell  ulero  malerno,  ora  si  svilup- 
pano  isolalamenle  formando  esseri  dislinli;  ora  si  confon- 
dono,  0  si  saldano  insicmc  formando  i  nioslri  doppj  pa- 
rasilarj  e  autosilarj :  da  che  nasce  dilFerenza  siffalla  :  qual 
causa  delerniina  cosi  conlrarj  elfelli '?.  E  ardua,  irresolula 
la  quislione,  c  gellalo  lo  sguardo  su  le  diverse  opinioni 
esistenli,  troviamo  quclli  che  ammeltono  con  Winslow,  Mai- 
ler e  Meckel  (2)  i  moslri  doppj  originali  :  gli  aulori  del 
XVIII  e  principj  del  XIX  secolo,  clic  suppongono  una  ener- 
gia  insolita  nellc  evoluzioni  della  maleria  alia  a  produrre 
organi  piii  numcrosi  dello  slalo  norniale,  e  la  dupplicazione 
d'  una  0  piii  regioni  del  corpo ;  Laniery  e  lulli  i  suoi  par- 

(1)  Did.  de  Medic,  intern,  et  extern. 
•     (2)  Meckel  Op.  cit.  vol.  1.  p.  79.  .■n•.v^^■'^  m^  - 


—  180  — 

liijiani  die  stabiliscono  la  prossionc  conio  causa  della  rlu- 
iiionc  dc' gci'ini  ;  31.  (Mlivicr  die  opiiia  la  iiilianiniazione 
adcsiva  csscre  siiiluit'iile  a  spiogaro  lo  accullaiiiciilo  doi 
due  feli.  TiiUe  qucslc;  cause  forluile  pero  non  possono 
roiidoro  coiilo,  cosi  rillcllc  il  vivciiU'  tcratologisla  Irance- 
sc, pcrciic  le  riuiiioiii  si  inaiiifcslaiK)  scnza  tlisoidiiie,  e  por- 
clie  si  corris|»()iul()iio  per  Ic  siipcrlicic  similar!  —  Ed  e 
perciit  che  lo  stesso  A.  lii  liillo  di|)(Mid('re  dalla  posizio- 
iic  dc'iicriiii  I'nno  rispcllo  allallro,  crctlciido  clic  i  due 
oinhrioiii  si  riiiniscoiio,  allorclic  le  loro  I'accie  (iiuoloijhe 
sono  in  corris|>()nd('nza  reciproca,  e  riuiangoiio  isolali,  al- 
lordie  succedc  il  coiiliaiiu. 

Profillaiilo  iiiipeilaiilu  di  lali  espericnze,  c  de' princi[>j 
emesse  da  Saiiil-llihtire  credo  Irallaro  per  (piaiilo  mi  e 
possiliile  altrimcnti  la  (piislioiie  —  La  cadula  di  due  uo- 
voli  ncir  ulcro  uoii  puJi  essere  accompannala  sempre  dallo 
slesso  i^rado  di  eiicri^ia  Ibrmalrice ;  essa  |)U(i  esercilarsi  uei 
|(rimi  peiiodi  della  i>eslazi(tiie  con  jjiii  allivila  nell'uno,  die 
noil  iieir  alti'(»;  allora  il  diiiamico  anlayonisino,  die  deve 
maiileiieie  iiidipeiideiili  I'la  luro  le  due  esislenze ,  vieii  sot- 
lo;  le  correnli  maj^nelidie  reslano  perverlile,  perdie  non 
uiauleniioiio  lo  slcsso  rapporlo  iie'diie  iiulividui  :  (piesta 
iiiegiiai;lianza  di  azione  diiiamica  e  di  sviluppo  orj^anico 
product!  per  me  lo  accollamcnlo  o  la  i'usione  degli  em- 
brioni;  pcrdie  (piello  piii  dehole  viene  quasi  allratto  dal 
pill  forte,  come  il  positivo  allira  il  uenalivo  :  essi  si  riu- 
niscoiio  per  le  loro  I'accie  siiiiilari,  allesodie  in  ogni  or- 
i»ano,  in  ogni  regione  del  corpo  bisogna  stabilire  uno  spe- 
ciale  grado  di  diiiaiiiismo.  di  allivila,  di  evoluzioiie,  il  che 
cosliluisce  (piclla  parlicolare  lendeiiza  chianiala  come  ab- 
biam  dello  aljinilii  di  se  per  sc. 

E  cosi  noi  osservianio  ne'nioslri  doppj  coslanle  dif- 
ferenza  fra  lo  svilu|)po  orgaiiico  de' due  esseri  riiinili :  Tu- 
nc e  sempre  piii  sviliippalo.  piu  nulrilo,  meglio  courormalo 


—  190  — 

(Icir  altro.  Tiilto  cio  si  rilcva  piu  chiaramentc  ne'parasi- 
tarj,  che  ncgli  autositarj;  perolie  questi  anno  rapporti  meno 
inlinii,  e  quindi  sono  piii  indipendenli  fra  loro;  nia  pure 
la  diflcrcnza  vi  esisle  anco  fra'  g'cneri  piii  elcvati  del  loro 
online:  come  sarebbe  nel  genere  xipodimo  faniigiia  dei 
sisnmiani  al  quale  si  apparteneva  il  celebre  mostro  bife- 
mina  llila  e  Crislina  nato  a  Sassari  nella  Sardef>na  nel 
1829;  ncl  genere  xipnparje,  {\\m\<^\\d(\(i^monnufidi(ini,  al 
(piale  si  riicrivano  i  due  fralelli  Sianiesi  nali  nel  '1811; 
e  al  gencrc  pUjopaye  fainiglia  degli  mison folia ni,  al  quale 
si  rapporlava  Elena  e  (liudilla  nali  nel  1701  in  Unghc- 
ria  —  Quesli  esseri  presenlavano  lulli  considerali  [)arlila- 
menle  nella  loro  dupplicita  una  conformazione,  una  vita- 
lila,  lino  sviluppo,  che  distingueva  un'individuo  dairallro 
in  niodo  rilevanlissinio.  llo  crcduto  percio  far  nolare  la 
differcnza  organlca  vilale  die  esisle  anco  nc'parasilarj,  per- 
che  cio  sendjrami  potere  interessare  la  scicnza. 

Resla  inlanlo  a  conoscersi:  perche  ora  succede  la  fu- 
sionc  inlerna,  ora  lo  accollanienio  estcrno,  e  quindi  ora 
si  formano  parasifarj,  ora  aulositarj?  Senibra  lulto  dipen- 
dere  dall'epoca  in  cui  I'organico  e  dinamico  pcrturbamenlo 
a  luogo  fra'due  esseri;  si  comprendera  bcnissimo,  die  suc- 
ccdendo  in  un'  essere  piii  vicino  al  concepimento  1'  alte- 
razione  dovra  essere  niaggiore,  niinorc  in  un'  epoca  piii 
inoltrala  della  gcslazione;  nel  prinio  caso  adunque  si  I'or- 
meraiino  i  parisitarj  gli  aulositarj  nel  secondo. 

Ma  per  effetto  d'  un'  insolilo  plasticisnio  non  puo  un 
solo  germe,  un  solo  cnibrione  possedere  piii  organi  so- 
prannunieraij  senza  essere  doppio  in  principio?  Su  di  cio 
non  cade  dubbio  alcuno,  e  la  esislenza  di  organi  sopra- 
niinieraij  sullo  stesso  iiidividuo,  non  polendosi  spiegare 
|)er  la  dupplicita  de'genni,  bisogna  aninietterc  una  slra- 
ordinaria  cvoluzione ,  che  raggiunti  i  liniiti  ordinarj  alia 
formazione  d'un  essere.  li  sorpassa,  e  cerca  stabilire  al- 


—  191  — 

Iri  punli  di  organizzazionc  in  special!  regioiii  ilollo  slesso 
oriianisnio. 

Ini|)ertaiilo  non  piio  ossorvi  alqiiaiito  voile  lie  eceessu 
ne  (lifcllo  delle  forze  die  dcvono  diri|^ere  le  nielaniorlosi 
(lelluovo.  Ill  tcrzo  slalo  di  perUirhazionc  esisle,  in  oui  ia 
seniplicc  Irasposizione  deyli  organ!  e  ranomalia  the  s!  prc- 
senla;  c  cii)  dipende,  perclie  in  un  grado  di  iuagi;ioi"e,  o 
niinore  enormia  deU'ordinario  la  forza  plaslica  non  ginn- 
ge  a  diniinnire,  o  accrescorc  lo  svihippo,  ma  a  poivcrlin^ 
le  forze  nellii  luro  renolare  direzione,  e  a  (lislrnir"ere  "1! 
anlagonisni!  fra  organo  e  organo  per  cu!  la  loro  Iraspo- 
sizione si  slabilisee  ((  Aon  si  pno  spiegare,  dice  Andral, 
(juesta  Irasposizione  generale  die  aniniettendo  un'  aberra- 
zioiie  iiel  inodo  di  fonnazione  primiliva  degli  orgaiii.  La 
quale  opinione  non  vale  a  spiegare  il  latlo  ma  ad  esporlo. 

PAHTE  TEIIZA 

SPIECAZIONE    KlSIOLOCICA    ED    ETIOf.OGICA    DEI.LE    ACERRAZIOM 
PARTK.OLAUI    Di    Ctl    IL    MOSTRO    TROVAVASl    AFFETTO 

Trallala  sollo  general!  principj  I'  origine  ])rol>al)ile 
dcllc  iiioslniosita,  m!  resla  |)(M'  nllinio  scriilinare  I"  origi- 
ne delle  S|)eciali  allerazion!  del  iiiio   pseiidencefalo. 

E  pria  d!  tuUo  credo  0|)|)orluno  esporre  brevemenle 
«[uello  die  siilla  prodnzione  della  pseiidenceralia  e  dell'  an- 
cefalia  an  pensato  i  piii  rinomal!  scrillori. 

K  cosi  r  idea  d"  un  processo  morboso,  sopravvenulo 
durante  le  prime  epoclie  della  vila,  die  allerando  le  evo- 
luzioni  embriogenicbe  \n\o  jirodurre  la  moslruosila  in  di- 
scorso  e  slala  vaglicggiala  da  moll!  scritlori,  llaller  3Ior- 
gagni  CO.  fra  gli  anlidii;  Meckel,  Bedard,  Duges  e  piii 
allri  fra'moderni  credono  lal  malallia  consislerc  in  unidro- 
cefalia  die  dislruggc,  e  scoinpone  la  massa   enccfalica  — 


—  192  — 

Ma  siamo  veramente  sicuri,  se  la  raccoUa  sierosa  si  for- 
ma prima,  o  dopo  che  1'  orgaiio  e  rimasto  distriilto  da 
tiilt'  allra  cagione  ?  E  quesla  ancora  una  quislione  inde- 
cisa  nella  Scicnza;  nb  lo  ammcUere  I'idropisia  come  causa 
della  dislruzionc  del  ccrebro  vale  a  render  ragione  del 
perclie  quesla  idropisia  siasi  formata,  e  del  perche  una 
dislruzione  cosi  notevolc  nelle  evoluzioni  orirnniclie  sia  av- 
venuta;  e  percio  semhrami  qui  conl'ondersi  la  causa  con 
r  effelto,  c  ad  un  ell'elto  primilivo  riferirsene  uno  conse- 
cutivo. 

Cruviclliier  intende  rimuovere  le  dilTicoita  congeonan- 
do  in  allro  modo  il  suo  discorso.  In  proposito  della  mi- 
crocefalia,  egli  dice:  «  avvertirb  che  io  riguardo  questo  vi- 
zio  di  conformazionc  qual  risultalo  d'  una  malattia  a  cui 
il  fclo  e  andalo  soggello  durante  la  vita  entra-uterina,  at- 
testando  cio  in  modo  non  equivoco  i  diversi  gradi  di  co- 
lore brunastro,  c  gl'indurimenti  riscontrati  in  un  gran  nu- 
mcro  di  casi  ;  per  cui  e  possibile,  che  la  presenza  della 
sierosita  sia  alTatto  sccondaria,  e  solo  stia  a  ricmpire  il 
voto  rimasto  dalla  dirczione  morbosa  del  cervello  »  (1). 
Ma  queslo  celebre  scriltore  non  ci  fa  conoscere  quale  si 
fosse  la  malattia  da  lui  idcata,  e  quale  la  causa  che  la 
determina. 

Beclard  parligiano  dell'  idrocefalia  credc,  che  la  mi- 
dolla  spinale  resta  la  prima  distrutla  dal  lluido  eccessivo 
che  la  circoiida.  La  sua  dislruzionc  porta  in  seguilo  lo 
arresto  di  sviluppo  e  di  formazioue,  o  l'  atrofla  delle  parli, 
ove  i  nervi  di  sua  origine  si  diffondono  ;  e  cosi  ,  se  la 
midoUa  trovasi  distrutla  nella  regione  buldo  rachidiana,  ar- 
reca  lo  annienlamenlo,  o  1' atrofla  del  cervello  e  dc  nervi 
che  ne  dipendono ;  se  a  guadagnalo  la  regione  cervicale, 
gli  organi  digeslivi,  I'apparecchio  respiratorio,  il  cuore  ec. 

(1)  Criiveillier.  Anatomia  palologica  vol.  4."  p.  598. 


—  103  — 

rcslano  distruUl  ;  se  finalinenle  la  midoUa  spinalo  Irovasi 
consimiala  fiiio  al  dorso  ;  avvi  la  iiiaiicaiiza  dclla  Icsta,  dei 
moiubi'i  .siiporiori  cc.  il  I'olo  riduccsi  alia  niolii  inforiore 
solaincntc.  —  OucsUi  opiiiioiio  pcru  da  liiogo  a  rilovanli 
o|j|)i(*zioiii  —  K  pria  di  tulto  se  la  raccolla  sicrosa  I'or- 
inasi  liiiign  il  rachis  c  1'  occupa  iiilioranicnlc,  iioii  dovroh- 
l)('  liinilarsi  a  dislruggcrc  alciiiii  puiili  sollaulu  dclla  iiii- 
dolla  spinalc  —  Si  aggiunga  a  cio ,  die  le  osservazioiii  di 
C.  Iicll  dinioslrano  cliiaraiiienlc  i  ncrvi  noii  di|iarlirsi  dallo 
Spinal  inidollo  lie  dal  cerehro,  ma  in  ogni  parle  del  corpo 
ingeiieraisi,  e  rimiendusi  in  cordoiii  incltcrsi  in  eoiniini- 
cazione  coi  centri  dell' iiiiiervazione  —  Per  alli'o  sappiamo 
die  il  eervello  e  la  niidolla  spiiiale  al  di  lii  del  \'i'  gior- 
110  dopo  il  coiieepiiiienlo  vedoiisi  alio  slalo  di  lliiidila  . 
ineiilredie  i  iiervi  offronsi  nclle  loro  varie  raiiiilieazioiii 
lien  disliiiti ;  conoscianio  aneora  die  al  30"  gioriio  oompa- 
riseoiio  Ire  vescicole  alia  lesla  sciiza  Iraccia  di  divisioiie 
iiicdiaiia,  c  i  iiervi  non  sonosi  peraiiro  riiinili  al  eervello 
ne  alia  niidolla  sjiinale  :  e  per  avvalorare  (jnesle  noslre 
rillessioni  rajijiorliamo.  elie  la  mancanza  della  inidolh  siti- 
iiale  non  acdiide  il  dilVilo  degli  orgaiii  eorrispondeiili  co- 
me prclendc  il  IJedard :  il  pseiidcncefalo  istesso  ce  ne  da 
un  I'allo  in  coiilrario,  pcrdie  mancaiido  di  niidolla  spinalc 
e  di  cerebro  ,  non  dil'ella  nel  riiuaucnlc  dell'  organizza- 
zione. 

Aniinellere  eon  Scrres  die  I'  atrofia,  la  dislrnzione , 
0  r  i[>crlrolia  degli  orgaiii  derivano  dall'alrolia,  ipcrlrolia. 
e  dislrnzione  de'  vasi  die  vi  si  dislriliuiscono .  e  un  ltd 
Irarsi  dimpaccio  rapporlaiido  ad  un  elVetlo  Toriginc  d'un 
allro  die  dal  [irimo  risnila  :  il  die  non  loglicndo  la  (pii- 
stionc  altra  nc  ridiiania  in  cani|)o  :  da  die  dipcmlc  I'  a- 
!rolia  ,   Tipertrolia  e  la  dislruzioiie  dc"  vasi    islessi  dallW 

26 


—  lU  — 

ideata?  Scrres  pcro  convinlo  da  qiicsta  vcrita  confiiib  po- 
scia  in  reslrillissinii  limili  la  sua  Icorica  (1). 

Sainl-IIilaire  Seniore  (2)  dielro  qiiatlro  casi  di  anen- 
(cfalia  slabilisce,  the  la  sorprcsa,  il  terrorc  cc.  conic  forti 
perturbatori  del  sisloiiia  nervoso  danno  luogo  a  violcnti 
conlrazioni  de'  nuiscoli  del  felo  nell'  iilero  inalcrno  ;  in 
tal  guisa  la  malrice  respingendo  rcmbrione  d'ogni  punlo, 
e  agilandolo,  lo  costringe  a  rcagire  sopra  se  sicsso ;  (pie- 
ste  violenze  iaccrano  Icggicrmcnle  i  suoi  inviUippi,  ei  fluidi 
si  stravasano;  la  malrice  allora  si  rilrae  sopra  se  slessa, 
c  gfinviluppi  folali  si  addossano  sopra  renihriono,  il  quale 
in  eontalto  con  Ic  parli  lacerate  ac(piisla  niolle  aderenze; 
cosi  la  moslruosila  si  detcrniina  perclie  Ic  briglie,  che  si 
forniano,  oppongonsi  al  libero  escrcizio  del  sistenia  arte- 
rioso,  0  lissalc  d'una  parle  alle  membrane  anibienli  del- 
I'embrionc  e  la  placenia,  dall' allra  a  qualchc  parte  del 
feto  stesso,  lo  lirano  violentemente  paralizzandovi  1'  azione 
vitale  « 11  nc  fail,  dice  queslo  A.  done  que  quelques  brides, 
pour  qu'un  organc  predestine  ne  soil  pas  produit,  pour 
qu'ainsi  Ic  foetus  soil  prive  de  I'un  de  ses  appareils,  pour 
qu'il  y  ait  sur  un  point  quelconque,  comme  Meckel  I'avoit 
dit  avant  moi,  monstruosile  par  ritardemcnt  de  devclop- 
pcnient  (Mem.  cit.  p.  2i2.  c  seg.)  —  Questa  leoria  in- 
tanto  clie  polrcbbe  sembrar  seducentc  a  prima  vista,  non 
puo  avere  applicazione  a  tnlli  i  casi  possibili  di  moslruo- 
sita  «  II  me  parail  egalement  inconlcstabile,  dice  S.  Hi- 
laire  figlio,  que  le  systenie  dcs  adhercnccs  imbryonnaircs 
n'est  point  aj)plicable  a  toulcs  Ics  anomalies,  ce  que  son 


(1)  Essais  sur  uiic  llieorie   anatomiqiic  dcs  monslniosites  ani- 
mates— Bull:  tic  la  sociele  d'Euiulut:  dc  l*aris-septeni :  IS2I  p.  333. 

(2)  Sur  dcs  iiouvcaux   anancepliaics  humains  —  Mcnioires  du 
Museum  toin.  XII. 


—  195  — 

auleur  lui   nieme  a  dcpuis   long-lcnips,  cl  le  prunicr  re- 
connui,  ct  qui!  Test  a  line  parlio  d'eiitrc  cllos  (1). 

Ed  iiilalli  il  moslro  cadulo  soUo  la  nostra  osscrva- 
zionc  non  puo  col  concorso  di  lale  principio  avere  spie- 
gazionc:  per  (pianlo  ci  vcniva  assiciirato  dal  dcgno  pro- 
lessorc,  chc  cbbcsi  la  campiacenza  di  donarcclo,  e  die  as- 
sislova  con  Ic  sue  solerli  cure  la  parlorienle,  il  foto  avrii 
liheranieiile  venulo  fuori  dal  hacino,  nessuna  adercnza  aven- 
do  colla  inalrice  accjuisliila,  ne  il  .suo  osanie  ce  ne  mo- 
slro sei^iio  di  sorla.  3Ia  di  rinconlro  I' A  del  sisleina  in  di- 
scorso  ci  fa  rilleltere,  die  Ic  laniine  di  aderenza  secon- 
do  le  circostanze  possonsi  dislruggere  piu  o  meiio  pron- 
tanienle,  o  al  conlrario  I'orliricarsi  sussislcndo  fino  all'  epo- 
ca  del  |)ar[o  ;  la  (|nalc  risposla  non  e  soddisl'acenle  se 
non  nella  iiienle  dell' A  die  ama  si  faciluienle  traisi  d'in- 
trig'o.  —  In  (pianlo  poi  alia  lorniazione  di  silTiillc  aderenze, 
die  veranieiile  si  rinconlrano  in  alcuni  casi  ,  si  possono 
a  nostro  modo  di  senlire  in  lull'  allro  modo  spiegare,  sup- 
ponendo  die  lasciale  alio  scoverlo  le  meningi,  il  sangue 
alllueiidovi  in  ([uaiilila  inangior  per  aver  venuto  ineno  nel 
cervdlo  non  esislenle,  o  imililalo,  va  ad  orgaiiizzare  false 
membrane,  die  in  seguilo  si  allaecano  agi'invilnppi  fetali. 

Saiiil-llilaire  jiiniore  fiiudnienle  prendendu  le  niosse 
del  suo  illuslre  geiiilore  riguarda  1'  anciiceiidia,  e  la  pseu- 
dencefaliii  qiial  risullalo  di  cause  meccanidie  eslerne  eser- 
cilale  sojira  la  madre  nel  eorso  della  gravidanza  :  1'  A  eila 
pill  casi  clie  soslengono  la  sua  0[)inione,  ma  passa  sollo 
silenzio  il  "ran  nuincro  die  la  conlrariano.  Ed  in  vero. 
spesso  donne  spielale,  c  prive  di  (pielT  islinlo  die  slrin- 
gc  le  slesse  belve  a  banco  della  lor  }>role.  per  cno|)rire  i 
loro  viliipercvoli  ingesli  comiiiellono    moslruosi   delilli  — 

(I)  Isid.    ricolTmy    ?aint-llil;iire  —  Ilistoir.  gon.    ct   part,  dos 
aiioin.  ec.  loiu.  111.  p.  '.ili. 


—  196  — 

Esse  non  Icmono  di  suscitare  I'aborlo  con  tutte  le  vio- 
Icnze ,  e  meccanici  perlurbanicnti  d'ogni  gencre ,  aiiche  a 
costo  dclla  propria  esistcnza;  ma  spcsso  la  nalura  quasi 
rifiuta  di  prcndcr  parte  a  cosi  orribili  allentali,  1'  aborlo 
lion  si  verifica ,  la  gestazione  prosiegue  il  suo  corso ,  e 
giiuila  al  termine  viene  alia  luce  il  bimbo  che  ccrcando 
la  poppa,  trova  invece  la  niorle  nelle  mani  materne  die 
lo  slrozzano  spietalamenle,  o  pure  lo  gellano  in  un  Icta- 
niajo  a  perirvi  di  fame,  di  freddo  e  di  stenli  —  Or  que- 
sli  faUi  succedono  disgrazialamcnlc  spesso,  e  pare  cbe  pos- 
sono  allaccare  di  fronte  la  Icorica  del  prof,  di  Parigi. 

Accennate  cd  esaminale  Ic  ojtinioni  principali  de'  piii 
rinomati  scriUori,  ci  resla  a  trallar  1'  argomento,  secondo 
i  principj  da  noi  professati  ,  e  [lercio  portercmo  nostra 
atlcnzione  suUe  disposizioni  interne  deH'organisnio  maler- 
no  nel  tempo  in  cui  operavasi  la  generazione  del  mostro 
jiseudencefalo ;  in  seguilo  cercberemo  sc  le  cosmicbe  in- 
lluenze  favorivano  si  o  no  la  sua  formazione  ;  tralleremo 
in  ultimo  del  come  si  stabilirono  in  esso  le  special!  aber- 
razioni  di  cbe  era  affetto. 

In  tal  guisa  procedendo,  ci  vien  liicilc  rilevare  come 
la  donna  cbe  dicde  al  mostro  la  luce  ,  non  trovavasi  in 
disposizione  tale  da  potersi  liberare  ad  un  perfelto  e  fi- 
siologico  esercizio,  c  da  formare  un  regolare  prodotlo:  il 
suo  UMuperamento  linfalico  nervoso,  astenico  per  natura, 
esaltabile  per  disposizione,  non  potea  presentare  viva  rea- 
zionc ,  e  perturbato  il  suo  lisico  rcslar  dovea  dagli  ani- 
nii  patemi  cbe  lungamcnle  la  travagiiarono.  Ollre  a  cio 
la  nutrizione,  cbe  e  il  principale  uiotore  e  sostcnitore  delle 
funzioni  vitali,  essendo  incompleta,  attesa  la  delicienza  dei 
cibi  molto  azotati,  impedir  dovea  la  formazione  d'un'ot- 
timo  ed  abbondante  cliilo,  indispensabile  alle  riparazioni 
deir  organismo  per  le  azioni  di  composizione  e  sconipo- 
sizione,  e  per  dare  le  quantita  e  le  qualita  agli  elementi 


—  1!)7  — 

del  sangue,  onde  rcndcrlo  alio  allc  csigcnze  dclla  vila. 
E  sono  inralti  "ii  alimciili  azolali  e  i  liqiiori  spirilosi  iiio- 
dcralaiiiciilc  usali  die  allivano  luUc  Ic  lunziuni  ,  o  come 
a  provnlo  Denis  (1)  iiilroducono  ncl  sangiie  niolla  cnia- 
losiiia  e  leno,  accroscoiio  il  calorc  aiiimale,  c  auineiilano 
come  vuole  lielliiigieri  (2)  rcnergia  generaliva,  e  la  re- 
spira/.ione,  pcrclie  noii  avvi  hisogiio  di  assorhire  azolo  dal- 
r  aliiioslera,  anzi  Irainaiulasi  la  parle  eceedeiilc  come  anno 
dimoslialo  Desprelz  e  dojio  lui  IJoussingoull  (3) 

Da  (picsli  principj  inlaUi  nacqucro  gli  avverlimcnti  di 
lluial  c  Aenelle  a  lulli  coloro  die  desideravano  figli  ma- 
sdii  di  milrirsi,  sccondo  la  loro  espressione,  di  cibi  sani 
ed  asciiiUi  ,  di  darsi  all'  escrcizio  muscolare,  c  di  mode- 
rarsi  ne'  piaceri  della  Venere;  e  le  false  indiizioni  appor- 
lalovi  da  lloesch,  die  mcnlre  I'uomo  devesi  per  lui  nu- 
trire  e  sliniolare,  all'  iiiconlro  la  donna  devesi  solloporre 
ad  iin  re"ime  dehililanlc. 

Di  pill ;  —  perverlita  la  nutrizione  nel  noslro  so(j- 
fjcUn,  la  calorilicazione  doveasi  Irovare  sccmala,  e  sebbcnc 
le  osscrvazioni  di  Dany  (i)  siano  a  cio  conlrarj,  reslan- 
do  per  lui  la  slessa  lemperalura,  sia  die  1'  uomo  si  nu- 
ti'isca  di  carni,  di  vegelali,  c  di  alimenli  misli,  pure  fa- 
cendosi  allcnzionc  al  fallo  fisiologico  in  se  slcsso,  si  ve- 
dra  la  lalsila  di  qnesta  opinione,  giacclie,  ogni  stimolo  al 
dir  di  .Marlin,  eleva  la  lemperalura  del  corpo,  e  quindi  gli 
alimenli  animali  devono  produrre  un' cfTcllo  sulla  fibra  or- 
gauica,  cIk!  nou  pu(»  essere  eguale  a  quello  prodollo  da- 
gli  alimenli  vegelali. 

Sceniata  la  calorilicazione,  1'  elellricila   trovar  si  do- 

(1)  Gaz.  mcilic.   ISIO  p.  81. 

(2)  Xnta  suHinlliicnza  iltJ  vino  noUa  fecondazionc  do'maniini- 
feri  1843. 

(!])  Considi-ratioiis  siir  V  alimontalion  dcs  aniniaux. 
(4)  Eleiii,  plussiol.  turn.  3.  p.  340. 


—  198  — 

yea  decaduta  dal  suo  primilivo  stato  per  la  deficienza 
degli  eccitanli,  e  come  vogliono  Humboldt  e  Matteucci  pel 
tempcramenlo  flemmalico  e  1'  astenia. 

In  tal  guisa ,  la  respirazione,  la  digestionc,  e  tulte 
le  funzioiii  in  massa  partecipar  doveano  del  general  per- 
turbanienlo,  giacche  al  dir  di  Andral.  «  U  sangue  non  puo 
essere  spoglialo  da  una  certa  quanlila  de'  suoi  globuli  senza 
resullarne  una  grande  proslrazione  del  sislcnia  nuiscolare, 
una  debolezza  gencrale  la  piii  rilevanle,  gravi  perlurba- 
menli  del  sislema  ncrvoso,  che  si  manifeslano  coi  diversi 
disordini  dell'  inlelligenza,  del  senlimenlo  c  del  movinienlo, 
turliamenti  varj  della  digeslionc  ,  respirazionc  c  circola- 
zione  (1). 

Or  dal  sopradello  rilcvasi,  come  alterato  il  sangue  nei 
suoi  principj,  abbondante  di  siero,  povero  di  globuli,  di 
fd)rina,  di  emalosina,  c  di  cruore,  che  secondo  Dicffen- 
bacli,  a  solo  la  proprieta  di  mantenere  1'  altivila  vitalc  , 
perlurbalo  per  conseguenza  il  sistema  dell'  innervazione ; 
ec.  non  poleva  la  libra  organica  ricevere  gli  stinioli  con- 
venicnli,  ne  la  vita  plaslica  avere  I'energia  di  organizzare 
un' endjrione,  nulrirlo  e  svilupparlo.  Perche  giii  si  conosce 
che  nella  donna  incinla  richiedesi  maggior  encrgia  del  si- 
slema vascolare  per  1'  atlivila  insolita  dell'  utero;  il  sangue 
ricco  ne'  suoi  jirincipj  deve  somministrare  per  1'  abbondanza 
della  librina  denso  gromo  secondo  le  belle  osscrvazioni 
di  Lavagna;  il  che  non  si  rinvicne  negli  ullimi  pcriodi 
della  gravidanza,  giacche  il  felo  lascia  disflbrinalo,  e  im- 
poverilo  il  lluido  clie  a  servilo  alia  sua  nutrizioue  come 
auno  osservalo  Becquevcl  e  Rodier,  e  comprovato  ultima- 
mente  da  M.  Cazeaux  all' Accademia  francesc;  e  I'azione  ner- 
vosa regolarmente  deve  esercilarsi  dalla  madre  sul  felo  e 
dal  felo  sulla  madre. 

(1)  Andral  —  Saggio  di  emalologia  patolosica  ]>.  37. 


—  ion  — 

Pcrlmbnli  inlanlo  nella  donna,  clic  forma  il  soifgello 
del  nosiro  diro,  "Ti  anoiili  iiidividuali  iiilcriii  ncl  niodo  da 
noi  csaminalo,  iion  polevansi  essi  dall "allro  canlu  Irovare 
pill  in  ainionia  cogli  aijcnli  gencrali  esterni  ;    annicntalo 
il  loro  rcciproco  o  roj^olarc  conlraslo  pcrlnrliar  niai>|;ior- 
nionle  si  dovca  I'ossim'c  in  loi'inazioiic,   spccialnienlo  die, 
ijli  agcnii  oslcrni  istessi    non  trovavansi  in  ]ioI(m-o  di  rior- 
dinarc  le  inlcrne  doviazioni,  far  rientrarc  le  forzc  in  (-(pii- 
lii)rio,   0  rialzari!  r  cncri^ia  fornialricc  ni'H'uovo.  —  Ed  in- 
falli   la  liciii'razionc  comiiiciala  in  i];onnaro  non  poleva  os- 
serc  inllnenzala   vanlaiii-iosanienlc    dalla    sla"ionc.  AUora 
1'  atniosfcra  Irovasi  ai'ghiaceiala  ,   dcnsa  di  vapori  ,  poco 
ciollrizzafa;  il  solo  per  cssere  la  t(M'ra  niollo  inclinala  sul 
piano  dolla  sua  ccclillica  ,  ol)l)li(piainiMilo  la  colpiscc  coi 
suoi  ra<;j^i  vivilicalori ;  lo  fnnzioni  i^cncrali  dcH'or^anizza- 
zionc  vivenic  sono  assopitc,  indcliolili  (piclli  della  gonera- 
zionc.  E  dnncpic  nn  fallo  indnhilaljilo,  die  un  modoralo  ca- 
lore  dispone  gli  agenli  ddia  iialnra  in  niodo  da  suscilare 
la  vila  |)n'sso  ogni  essere;   ciii  diiarainenle  ci  vien  dimo- 
slralo  anco  dalle  osservazioiii  di  Sjiallanzani  siiiil' iiifusorj, 
di  Gruillliiuisen,  Rodreulcr  e  piii  allri.  —  Ed  infalli  la  pri- 
niavera  scndji'a  la  slagioiie  piii  favorovole  alia  i>enerazIone; 
alloia  il  Sole,  rinionlando  snU'orizzonle  horeale  per  avan- 
zarsi  verso  i  Iropici  del  canero,  inonda  la  terra  dei  siioi 
ra^ni  ,  e  le  tavolc  stalislidie  di  Tcriedlaender  sulle  na- 

Po      ' 

scile  di  Parigi  comprovano,  die  niarzo  e  il  niese  in  ciii 
la  prolilicila  e  niaggiore,  il  die  venne  soslenulo  pure  da 
l)elaveri>ne  (^1).  IJailly  dielro  ie  osscrvazioni  d'un  ccnleii- 
nio  slahili  die  in  Fraiicia  si  pi'ocreano  piii  niasdii  in  pri- 
mavera  die  in  allri  tempi;  e  Uiecke  dal  1S21  al  I'.i  os- 
servi)  in  Virlemheri^a  generarsi  |iiii  niasdii  in  magnio  c 
ne'  Ire  ullimi  mesi  dell' anno.  Le  osservazioni  di  Wargenlin 

(1)  Essai  sur  la  vie  1185  Paris. 


—  200  — 

si  allontanano  solamenle  dalle  preccdenti ;  egli  a  osscrvalo 
in  Svezia  nasccre  piii  bambini  in  seltembre,  che  in  altre 
stagioni;  ma  qucsta  cccezione  puo  dipendcre  dal  clinia  , 
dal  SHolo,  c  dai  cibi  speciali  a  quelle  contrade.  Ed  un 
falto  eccezionalc  non  puo  immnlare  la  regola  cbc  franca- 
mentc  si  puo  slabilire,  anzi  facciamo  nolare  con  liawkius 
che  le  nascite  progredcndo  dal  nord  verso  il  sud  aumcn- 
tano  successivamente,  c  che  se  una  donna  trovasi  sterile 
in  un  {taesc  freddo  la  nnitazione  in  un  clima  caldo  puo 
rendcrla  prolilica:  Larrey  DoUore  in  Capo  all'  Annata  di 
Egillo  ci  a  fallo  conoscere  qucslo  imporlante  fcnomeno; 
perche  Ic  donne  che  segnivano  I'csercito,  rimasle  infeconde 
in  Europa,  divenncro  incinle  in  Africa  soUo  gli  ardori  di 
quel  Cielo  di  hioco,  e  di  que'deserti  di  arena.  E  senza 
mica  esilare  noi  ammellianio  allrcsi  con  Yenelte  riniluenza 
dei  plenihinj  sngii  esscri  organizzati,  sebbene  Fourier  ab- 
bia  cio  negato,  come  a  negalo  le  varie  inllucnze  delle  sta- 
gioni negli  Annali  delle  Scienze,  ma  e  stala  questa  una  biz- 
zarria,  piiittostoche  un  giudizioso  concetto  della  sua  mente. 
Amnietlianio  pure  che  le  stagioni,  le  varie  epoche , 
Ic  influenze  reciproche  degii  astri,  i  gioriii,  le  ore  stesse 
dcbbano  averc  azionc  sugli  essori  organizzati  del  globe. 
E  sc  si  pon  mente  che  TUniverso  e  un  tutlo  formato  da 
parti  distinle ,  che  i  pianeti  e  i  corpi  dilTerenti  dissemi- 
nati  nello  spazio  celeste  si  equilibrano,  si  soslengano,  e  si 
inlhiiscono  a  vicenda,  che  tutti  gii  esseri  della  nalura  anno 
rapporli  c  gradazioni  fra  di  loro,  c  che  linalmcnte  da  que- 
sto  multiplo  ne  risulla  un'unitii  assolula,  da  leggi  conumi, 
da  principj  uniformi  diretta,  e  d'unica  mano  onnipotcnle 
sostenuta :  rillettendo  che  il  nostro  piancta  forma  j)arte  di 
questo  tutto ,  c  che  quindi  vicne  in  vario  modo  influcn- 
zato  del  nostro  sistema  solare  ;  influenze  che  ci  manife- 
stano  coi  varj  fenomeni  metcorologici,  col  Ilusso  e  riflusso 
degli  oceani,  con  le  variazioni  barometriche,  con  lo  spirare 


—  201  — 

de'venti  periodic!,  con  le  dcclinazioni  dell' ago  calamitalo, 
piu  air  est  e  raeno  all'  ovest  in  eerie  date  ore  del  gior- 
no  ec.  cc:  liiialmcnlc  considerando  die  gli  esseri  organic! 
disscniinali  nel  globo  lorniano  parte  iiitegraiite  di  esse  , 
si  conccpisce  facilniciite  duvcr  subire  nel  tempo  slesso 
tulte  (pielle  azioni  die  sii  di  csso  si  esercitano.  E  clii 
sa,  se  gli  ultoriori  progress!  delle  Scienze  fisiche  e  aslro- 
noniiclie  polranno  fare  apprezzarc  un  giorno  chiaramen- 
te  grintinii  loganii  che  csislono  fra  la  nalura  bruta  e  la 
viviMite  ?  Clii  sa,  se  gli  osservalorj  mcteorologici,  riniasti 
slerili  di  applicazione  lin  queslo  monionto  ,  serviranno  a 
rendere  in  ajtpresso  servigj  di  alta  iinportanza  all'  unia- 
nitii  e  alia  Sciciiza !  Spero  che  non  mi  s'  incolpa  travi- 
sando  i  mie!  puveri  pensamenti  ,  aver  preteso  di  voler 
ricliiamare  i  tempi  de"  (laldei  die  altribnivano  a  ciascii- 
na  coslellazione  dello  zodiaco  ima  spcciale  influenza  sulle 
j)arti  del  corpo  iimano,  ne  quelli  deiraslrologia  de'bassi 
tempi  coi  siioi  or()sco|)j  e  eogli  aspetli  de'  pianeti  beni- 
gn! e  malign!  fra  di  loro.  lo  ammelto  quelle  influenzc 
gia  ammesse  tanii  secoli  jirima  a  no!  da  Ippocrale  stesso 
in  una  leltera  al  figlio  suo  Thessalu  ,  e  che  successiva- 
menle  sono  slate  accettate  e  avvalorate  con  document!  di 
molto  rilicvo  da  rinomali  anlori ,  come  Riccardo  Maed  in 
un' ajiposilo  Iraltato  (1)  llaUey.  Hoffmami.  Slalial,  Souva- 
ges,  Lind,  Virus,  e  allri  modern!  scrilldri  ili  diverse  opere. 
E  \)cv  conq)ire  (piesla  parte  mi  si  permetla  fare  pu- 
re riflellcre,  die  sicconic  i  fenomen!  general!  ddruniver- 
so  aimo  inilubilabili!  iiilluenza  sulla  terra,  e  indirellamenle 
in  no!  ,  cos'i  le  special!  porzioni  d'  ogni  regione  di  essa, 
il  loro  slato  delto  magnelico,  igromelrico  ,  baromelrico, 
tcrmomelrico,  e  topogralico,   devono  pure  avere  inlluenza 

(I)  Dc  imperio   solis  ac  liinae  in  corpora  Iiiimana  ct   morbis 
indc  oiiiindis:  iiella  sua — Opera  Medica  t.  1.  Gotlingue   HiS. 

27 


—  202  — 

suir  organizzazione  gcnerale  degli  aniinali  chc  vi  abitano. 
Esaminatc  in  tal  motlo  sollo  le  vcdute  dcllc  orga- 
nichc  disposizioni  malcrne,  di  quelle  cosniiclic  generali,  le 
modificazioni  a  cui  1'  organizzazione  del  niostro  pole  an- 
dar  soggella,  ci  rcsla  passare  all'  ultima  parte  della  pre- 
sentc  niijmoria,  e  dar  cosi  fine  al  nostro  lavoro. 

PARTE  QUARTA  ED  ULTIMA 

CL.\SSIFIC.\ZIO>E  DEL  MOSTRO,  SPIEGAZIOXE  FISIOLOGICA  DELLE  SIE 
ADDERRAZIOM  E  DELLE  CIRC0STA^ZE  SPECIALI  DI  CHE  ACCOM- 
PACSAVASI 

La  famiglia  de'  pseudencefali  e  quella  alia  quale  il 
nioslro  descritlo  si  ap|)artiene  —  S.  Ililaire  erode  star  essa 
di  mezzo  tra  quella  dcgli  esancefaliani,  caraltcrizzali  per 
la  posizione,  e  la  deforniazione  del  loro  encefalo,  egli  anan- 
cefaliani  prcsso  i  quali  1' encefalo  e  lulto  distrullo.  La  loro 
classificazione  e  cosi  disposta;  CI.  l."  mostri  unilarj  Ord. 
1.  inostri  aulosilL  Tribii  3"  Vami'^Wd  t""  pseudencefali. 
Sainl-llllaire  Seniorc  avcva  gia  diviso  questa  famiglia  in 
due  generi,  i  Nosoncefali  c  i  ThlipsencefuU  ma  posterior- 
nienle  il  di  lui  figlio  erode  aggiungervi  un  lerzo  genere, 
cho  cliiamo  pscudoncefalo  propriamentc  detto. 
-,     I  caratleri  de'lre  generi  sono 

1.  Gen.  Nosonccfulo 

Encefalo  rimpiazzalo  d'  un  tumore  vascolare  ,  cranio 
largamenlc  aperto  al  di  sopra  ,  ma  solamentc  nella  re- 
gione  frontale  c  puriclale,  foramc  occipitalc  distinto. 

2.  Gen.   Thlipsencefalo . 

Encefalo  rimpiazzalo  d'  un  lumore  vascolare ,  cranio 
largamenlc  aperto  in  sopra,  ma  solamente  nella  regione 
frontale  e  purielale,  forame  occipitalc  distinto. 

3.  Gen.  Pseudencefalo. 

Encefalo  rimpiazzalo  d'un  lumore  vascolare,  cranio 


—  203  — 

c  oanalc  vcrtebralc  largamentc  apcrlo ,  mancanza  di  iiii- 
dolla  s|>inal(;. 

Tciioiulo  prcsenli  i  carcllori  di  quosto  ultimo ,  si  vede 
diiaro  corrispoiidere  a  qiioilo  del  inostro  da  mc  dcscrillo, 
salvo  r  csislonza  delle  midolla  spinale  die  foniiava  una 
eccezionc. 

Qiicslo  ifoncrf'  o  il  [liii  raro  dclla  fiimi|:,Hia.  c  La 
iiionslrnosil(!  ii  in  quelle  jo  doiiiie,  dice  I.  Saiiit-llilaire  le 
nom  de  pseudeiu'epiialie,  dernier  lermc  possible  des  del'or- 
nialioiis  dans  celle  faniille  resuUe  de  tonics  les  anomalies, 
que  jc  viens  de  decrire  dans  la  thlipsenciplialie,  eomhi- 
nees  avec  iinc  fissure  spinale  (toni.  11  p.  23!).  )  Poehi 
soiio  iiil'Mlti  i  casi  accadiili  e  reijistrali  daijii  autori.  IMaeanel 
uel  1772.  linseli  nel  ISO'i-,  c  Meckel  ne  descrisscro  [)arec- 
elii — nel  l((7i  un'allro  ne  era  slatoindicalo  daKlion  e  quc- 
sti  enuio  i  soli  conosciuti  da  S.  Ililaire  ,  separalamente 
da  allri  Ire  da  liii  osservali  in  varie  collezioni  di   Paricfi. 

I  mostri  di  lal  rami!>lia  nascono  "•eiieralmeiile  alle 
prime  jfravidanzc ;  il  die  forma  un'  eccezione  sccondo  il 
prelodalo  temloloi^ista  francese  (torn.  3.  p.  2j8.);  e  a 
capo  a  olio  mesi  e  selte  aurora;  ma  cio  non  toglie  die 
possono  giunjifere  al  9.  e  10  mese  della  gravidanza.  II 
caso  die  ci  apparliene  forma  anco  a  questo  riguardo  una 
eccezione  alia  regola  slahilila,  ])erdi(!  la  madre  sua  avea 
sostennlo  altre  gravidaiize  regohiruiente,  e  avea  dalo  alia 
luce  ben  nulrili  bambini.  II  cerebro  non  essendo  ncces- 
sario  alTesercizio  della  vita  organira  e  ai  movimenti  aii- 
tomaliii,  sua  mancanza  non  impedisce  al  mostro  di  vivcre, 
di  miioversi  nell'  ulero  malerno,  e  anco  fuori  di  csso  per 
un  tempo  piii  o  meno  lungo — esso  ])er  (pianlo  ne  sap- 
piamo  manifesta  uscendo  dall'  utero  i  segui  di  una  vitalitJi 
cbe  suliilo  si  eslinse. 

Salvo  il  cranio  orribilmcnle  mutilato  i  pseudencefali 
nclla  loro  slruttura  eslerua  non   prcsentano  auomalie  ri- 


—  204  — 

inarclicvoli.  IVoi  vidimo  nel  caso  noslro  gli  occhi  assai  spor- 
genli  infuori,  il  clie  faciliiiciUc  si  spicga  per  le  ohliquita 
del  piano  inferiore  dcH'orbile,  come  feci  rilevare  nella  dc- 
scrizione  anatomica,  clie  in  fiiori  sospingevali. — La  lingua 
rovesciala  alio  osterno  rolonda  c  appiallita,  il  die  dimo- 
slra  aversi  fonnato  al  torzo  e  al  quarlo  mese  della  gc- 
slazionc,  epoca  in  cui  i  lahbri  doveano  crescere  c  diiiii- 
nuire  il  diamelro  della  hocca,  e  la  lingua  ricntrare  nello 
intenio  di  questa.  La  Iromba  nasalc  scliiacciala  c  divari- 
cata,  come  suol  rinvcnirsi  dal  quarto  al  quinto  mose  della 
vita  entrauterina,  il  die  dimoslra  un'arresto  nellc  sue  evo- 
luzioni  —  La  testa  impianlata  sul  tronco,  il  chc  devesi  at- 
Iribuirc  alle  innormali  lorsioni  della  spina^  specialmente  nella 
regione  cervicale,  clic  tcndevano  a  spingerla  innanzi  e  in 
basso,  anziche  in  alto. — La  faccia  c  I' inliero  corpo  svi- 
luppali  in  considerevol  niodo  ,  la  qual  conveniva  a  con- 
fermare  la  legge  del  bilancio  organico  e  de'  compensi. — 
La  pelle  finalmenlc  moslravasi  ricca  di  adipe  inferior- 
nienle,  e  di  peluginc  marcabilissima  supcriormenle,  cio  che 
avvalora  I'idea  di  M.  Brccchet,  che  a  incontrato  un  tal 
fallo  negli  ananccfali,  c  che  spiega  per  mezzo  del  Irasporto 
della  forza  formatricc,  la  di  cui  azione  diminuila  nelle  parti 
centrali,  va  a  traspor tarsi  nelle  parti  periferiche.  Ma  noi 
possiamo  ben  Irovare  un'altro  modo  di  spiegazione  sul- 
I'assunto:  conoscendo  che  al  sesto  mese  delle  gravidanze 
il  fcto  senipre  si  riveste  di  peli  lanuginosi  che  cadono 
al  nono  mese  ;  conoscendo  chc  presso  i  pseudencefali  e 
gli  anancefali  la  gravidanza  generalmente  parlando  non  si 
prolrae  al  di  lii  del  7  all'  8  mese,  come  fu  nel  caso  nostro; 
si  coniprendcra  facilmcnte  mancare  il  tempo  necessario, 
accioche  la  pelle  possa  spogliarsi  dalla  peluginc  di  che 
trovasi  vestita. 

In  quanto  al  scsso  presso  i  moslri  si  e  mollo  con- 
trastato  nella  scienza  ,  secondo    infatti  le  osservazioni  di 


—  205  — 

Ilaller  e  Meckel  il  rapporlo  de'masclii  colic  feniniinc  pres- 
so  i  nioslri  e  di   I  a  3.  .lloriiaf^iii,  Soeininoriiii^' ,   Lamii- 
foi'lov  credono  die  i^li  auncefali  riiiveiiiioiisi  di  sesso  lein- 
iiiiiio  c  lirechel  jteiisa  clic  la  proporzioiu!   delh;  Iciuiiiine 
ai  inasclii  e  iiieno  graiide  nei;li  aiiaiiccfali  die  negli  ace- 
liili.    K  Iralasciaiulo  ri|)olesi  di  Ackermaiui,  clie  1' cinbrio- 
ne  noil  a  sidle  prime  sesso  propriaineiile  delto,    clie  di- 
vien  li'ininiuo  iiisegiiilo    qiiando  1'  endjriolrol'o  e  lalmente 
copioso  die  noii  liova    haslanle  ossigeno  per  coagularsi; 
divieiK!  iiiasdiio  (piaiido  leccesso  dellossigeno  rende  Teni- 
hriolrofo  piii  solido  e  coiisislenle;  quella  di  Kiiox  die  lo 
eiiihrioiie  conlieiie  gii  eleinenli  de'  due  sessi,  c  la  scssua- 
lila  viene  dcteriniiiala  dalla  predoniinanza  di  iiiio  di  essi ; 
(|iielle  di  lleiidve  e  .Hiilol  die  ])releiidoiio  1'  ovario  destro 
coiileiierc  i  gerini  iiiasclij  c  il  sinislro  i  gernii    di  sesso 
fcmniino  —  Iralasciaiido  quelle  di  allri  nuinerosi  scriltori , 
io  credo  jjotersi  considerare  con  Meckel,  die  il  sesso  feiii- 
niino  e  il  priuio  abbozzo  a  cui  pud  giungere  1'  organizza- 
zione  d«lla  sl'era  sessuale;   e  die  il  niasdiio  sia  1'  ulliino 
coni|timento  e  il  prodoUo   dell'  energia  piii  dicbiaralo  delle 
nietaniorlisi  organiclie ;  e  mi  permello  opinare  polersi  sla- 
bilire  come  regole  gencrali  che  i  nioslri  per  difello,  gcne- 
ralmeiile  pariando  ,  apparlengono  al  sesso  femmino ,   e  il 
caso  da  noi  riscoiiUalo  riuiiendosi  agli  allri  die  nellc  scieu- 
zc  si  conoscono  pud  preslarcene  una  ])rova. 

Ma  consislendo  la  moslruosilii  principale  del  noslro 
pscudcncefalo,  come  in  Inlli  gii  allri,  alia  lesla  e  alia  colonna 
verlebrale,  e  nccessilii  che  me  nc  occupi  parlilamcnlc  c  sc- 
paralamenlc. 

Tl'MORE    CEREBRALE 

L'csistenza  della  niassa  granulosa  cercbralc  nel  basso 
londo  del  sacco  nieniiigeo  come  si  vide  ncU'  csainc  anatomi- 


-  206  — 

CO,  ci  da  a  conoscere  un'arresto  primilivo  nelle  evoluzioni 
successive  deH'organo  iinportanlc  clie  dovca  formarsi;  siffat- 
to  pensaniento  viene  comprovato  dai  lavori  di  Leuvvcnhoeck, 
di  Valentin,  Schwann  Fnrkinjc    Wenzel  ec.  i  quali   anno 
osservalo  il  cercbro,  e  UiUo  il  sislema  nervoso  formarsi  per 
cellule  primilive  riveslile  in  scguito  d'una  massa  granulare 
che  vi  si  depone  a  poco  a  poco ;  deposizione  die  ncl  noslro 
pseudoncefalo  dovetle  arreslarsi  assai  di  buon'ora:  i   ri- 
niasugii  infalli  in  esso  csislenli  consislevano ,  come  general- 
mentc  in  casi  simili  suole  rinvenirsi ,   in  una  massa  gra- 
nulosa amorfa  sonza  apprczzabilc  organizzazione  estenia — 
Ed  e  i\n  fallo  Corse  raro  a  succedere,  il  potcrsi  dislingue- 
re  chiaramente  dentro  il  tuniore,   fra  la  dislruzione  gene- 
rale  dell'organo,  alcune  dclle  sue  parti  componenii — Cosi 
31.   Beclard    ci  dice    av(>r  osservalo    in  uu  caso  il  bnlho 
rachidiano  e  i  peduncoli  cerebrali.   Pcnchinali  di  aver  riu- 
veruito  i  taluni   ollici,  i  corpislriati,   e  i  tubercoli    quadri- 
genielli,  e  Wepfer,   Slalpart,  Vander,  Viel  e  Caldani  aversi 
inconlrato  in  esempj  in  cui    esisleva  il  cercbro  cosi  pic- 
colo ed  alrofizzalo,  che  era  quasi  deprcsso  sulla  base  del 
cranio.    L'esislenza  inlanlo  di  tali  rimasugli  cerehrali  da- 
va  inlercsse  uia"'"iore  al  mosiro  da  noi  esaniinalo  «  L"e- 
xistencc  de  quebpies  ])arties  medullaires  dans  Ic  lumeur, 
est  plus  rare  que  la  prt'sence  d'un  peu  de  sierosite  (Sainl- 
llilaire).   Kppure  in  esso  esistcvano  e  1' una  e  I'altra  :   il 
mostro  uscendo  dagli  strelti  del  bacino  matorno,  per  la  com- 
pressione  die  dovctte  subire,  lascio  scappare  fuori  per  le 
scissioni,  che  noi  notammo  nel  sacco  cerebrale,  le  acque  che 
conteiieva.  lo  credo  essersi  (piestc;  formati  non  per  uno  stato 
pal(dogico  come  gencralmente  si  crede,  ma  per  quella  legge 
che  esiste  in  ogiii  organica  formazione,  che  venendo  mcno 
la  forza  plaslica  in  uu  punlo,   tende  a  produrre  una  or- 
ganizzazione menocom|)licata,  piu|semplice,  piii  elementare, 
in  un'  allro  ;  o  per  dir  meglio   non   potcndo  i   vasi  san- 


—  207  — 

guigni  nulrirc  il  ccrebro  mancanlo,  la  quanlila  di  sangiie 
rimaslo  ccccdenle  va  a  foriuarc  T  iilropisia  (•cr('l)rak'  —  31a- 
goiulic  a  fallo  ossiM'varc,  iiilatli,  die  nclla  paralLsi  dcjili  alic- 
nali  iiK'iilrc  il  ccrvcllo  si  alrolizza ,  (iiicllo  cIk;  sparisce 
vicn  riiiiitiazzalo  dal  lliiido  cefalo-spiiialc,  il  quale  si  ac- 
cresce  a  misiira  clio  la  luassa  ccrebralc,  diiiiimiisco  (Fi- 
siologia  \).  10^);  |km'  locclic  T  idropisia  dcllc  inciiingi 
dcvesi  riguardarc  conic  I'dTcllo  d' iniioriiialc  sccrczionc  del 
lluido  celalo-spinalt!  die  lisiologicaiiieiite  esisle  lungo  il 
racliis  e  denlro  il  cranio  come  .Morgagni  osservo  pel  prime, 
3Ingenilie  esaniiiii)  il  secoiido,  e  il  niio  amico  Cavarra  pel 
lerzo  ingegnossi  a  delerminarnc  la  sede  su  di  die  lie  in- 
sen  memoi'ia  nel  lonnial  liehdomadaire   IS'H. 

Esaiiiinaiido  iuUuilo  il  sacco  menibranoso  non  polcva 
mellersi  in  dubbio  esser  fornialo  dalle  meningi,  come  tro- 
vasi  ben  dinioslralo  oggi  nella  scienza.  —  La  (jnislioiie 
pero  die  si  jiresenla  quella  si  e  di  sapcrc  il  perclih  le 
meningi  si  lorniarono,  menire  il  ccrebro  non  erasi  inlic- 
rainentc  lormalo?  —  iVon  possiamo  rcndcrci  conlo  di  cio, 
die  ammellendo  per  la  formazione  di  esse  un  lavorio  piu 
scmplice  di  (piello  cIk;  ridiicdesi  per  la  lormazione  del- 
Torgano  cenlrale  dcirinncrvazione,  o  ammellendo  nel  la- 
vorio organico  un  i)rogressivo  c  speciale  andanicnlo.  — 
Sainl-llilaire  a  emesso  su  lal  proposilo  la  leorica  «  die 
le  parli  jierifcridie,  c  piii  specialnienle  Ic  lalerali  d'  uno 
apparecchio  sono  niollo  piii  coslanli  dellc  parti  cenlrali  e 
mediane  ;  esse  csislono  frequenlemenle ,  qiiando  quesle 
mancano,  c  formano  sovenlc  una  conforniazione  regolare, 
<|uando  gli  ullimi  sono  gravcmenlc  inodilicale  o  niollo  in- 
complele  (Op.  cil.  toni.  3.  pari.  IV,  pag.  2Sl.cscg.) 
Si  polrebbe  aiico  pensarc  con  .Mayer,  cbc  luUi  i  sislemi 
organici  si  formano  c  si  svilnppano  da  denlro  in  fuori , 
dal  cenlro  verso  la  circonrcrenza.  Olio  a  soslenulo  que- 
.sli  pensaincnli  ,  ma  Sainl-llilaire  come    parligiano   della 


—  208  — 

tcoi'ica  dello  sviluppo  centripcdo  li  a  contradelti.  Meckel 
dal  canto  suo  crcde  die  I'csallazione  dell'  atlivita  svol- 
gasi  di  j^referenza  in  fuori,  e  la  diminuzione  in  den- 
iro  (op.  cit.  p.  82.)  Da  cio  nc  risulla  una  diversita  di 
opinion!  assai  rilevante  ,  ncllo  animettcre  alcuni  le  parti 
contenenti  essere  piii  coslanti  de'conlcnuli,  c  ncl  pensare 
gii  altri  in  contrario  senso;  ma  sid  proposito  mi  sembra 
molto  gindizioso  qucllo  che  ne  pcnsa  il  celebre  Dutro- 
cliet.  «  Lc  developpement  dcs  organes  est  bicn  evidente- 
mcnt  ceiitripele  cbez  les  animaux,  mais  la  formation  dc 
ces  memcs  organes  est  elle  cgaloment  centripete?  I\c  se- 
rait — il  pas  possible  que  ce  fussent  les  parties  formec  ces 
dcrnicres  qui  fussent  les  premieres  a  developper?  (1)  « 
Ma  se  si  puo  spiegarc  la  esistenza  delle  meningi  per  lo 
sviluppo  centripedo,  la  volta  del  cranio  non  avrebbe  do- 
vuto  esislere?  IJisogna  risolvcre  questo  quesito  ,  perche 
bisogna  qui  ammettere  altra  causa  di  azione  di  die  andiamo 
ad  occuparci. 

IXeir  esame  analomico  ci  si  prcsento  incomplelo  il 
cranio  mancando  deila  volta  e  dclla  sua  parte  posteriore; 
ora  neir  esame  ctiologico  ci  si  presenta  la  sierosila  ecce- 
dente  raccolta  denlro  il  sacco  mcningeo  come  la  causa 
principale  di  lanla  abcrrazione:  nnlla  di  piij  facile  a  con- 
cepirsi,  che  la  forza  claslica  d'  un  llnido  esercitandosi  con- 
tinuamente  su  d'  una  parte,  possa  distruggere  questa,  ar- 
restarla  nclla  formazionc  sconl'ormnrla  e  |)erturbarla  dclla 
sua  posizionc  ordinaria.  «  Cetle  hydropisie,  scrivonoChaus- 
sier  e  Addon,  si  elle  eclalc  de  bonne  hcure,  et  avant  que 
les  OSS  du  cranie  soient  ossifies,  arrete  tout  a  coup  leur 
devdoppement,  et  fait  detruire  ce  qui  en  a  deja  ete  fait, 
si  die  vien  plus  tard,  die  amene  la  distension,  I'ecarte- 

(1)  Diilracliet — Mc'inoires  pour  scrvir  a  1' liistoire    anatomique 
ol  plussiologiquc  (les  vegelaux  ct  des  animaux  —  Paris  1831.  p.  4i0. 


—  209  — 

mcnt  dc  ccs  oss  el  la  nialadic  connu  sous  le  nom  d'liy- 
(lroc('*|)liale.  «  Osscrvammo  noi  infatti  nclle  ossa  cranianc 
del  psoiidcncefalo  un'arreslo  di  sviluppo  iicgli  iini,  una  de- 
viazioiie  morfologica  iiogii  allri;  inanileslavasi  il  priiiio  in 
(juelli  (lella  volta,  noi  parielali;  parte  superiore  (lell'occi- 
pilidc,  parle  scagliosa  del  temporale  ;  osservava.si  la  se- 
coiida  iiella  base  del  cranio,  e  ([iiindi  nello  scogiio,  nello 
sfenoide,  nella  parte  inferiore  deH'oceipitalc.  La  ragione 
di  questc  anomalie  e  chiara  da  se  stessa,  perclie  gli  ossi 
della  base  essendo  i  prinii  a  formarsi  ebbcro  il  t(!nipo  di 
divenire  cartihiginei,  inenlrc  qnelb!  della  volta  erano  ge- 
lalinosi: — gli  uni  e  gli  altri  parloci|)ai'ono  al  pertnrbamento, 
ma  i  ])riini  rcsiiiroiio  sconl'ormali  ,  annientati  i  secondi. 
Imperlanlo  il  diietlo  della  inassa  cerebrale  non  reco  il  di- 
fetto  de'  nervi  di  sua  origine,  pcrclie  e  slato  gia  provalo 
ogni  parte  da  per  se  distinlameiite  formarsi. — A'emmono 
osservanimo  il  preteso  ingrossauKMito  all'  eslremila  di  loro 
nascita  come  credono  alciini;  ne  essere  ridolli  al  loro  in- 
viluppo  nevrilemalico  come  asserisce  aver  veduto  31.  IJla- 
indin  in  due  casi  da  lui  esaminati. 

C0L0>>\    VERTEBRAI.E 

Dal  lumorc  del  cerebro  scondendo  a  quello  della  spina 
con  cui  esso  conlinnavasi  ,  cliiama  la  nostra  attenzione 
Ccsislenza  della  midolla  spinale  ,  di  die  i  pseudencefali 
mancano  assobilanienle.  —  K  sebbene  questo  falto  non  sia 
nuovo  nella  scienza  ])erclie  alcuni  autori  sonosi  inconirali 
in  escni|ij  uguali  a  (piello  di  Hoccanl  in  cui  la  midolla 
era  alrolizzala ,  e  quasi  rislrella  sopra  se  stessa,  pure 
ancora  non  se  nc  e  I'ormata  una  specinle  varieta  cbe  ben 
lo  si  polrebbe  per  meglio  corris])ondere  alle  vedute  d'una 
esatta  classificazione  teralologica,  su  di  chc  csistono  ancora 
delle  lacuue  da  riemiiire. 


—  210  — 

L'csistcnza  inlanlo  della  miilolla  spinale  e  la  inan- 
canza  nol  tempo  sicsso  del  ccrcbro  e  un  fallo  imporianle 
chc  merila  tulla  rallonzioiic  possibile,  pcrche  apporla  nuovi 
diihbj  sulla  tcorica  domiiiantc  delle  cause  meccaniche  in- 
lerne  e  della  idropisia  ccfalo  spiiialc  priniiliva;  impercioche 
SB  la  raccolla  sierosa  nel  sacco  nicninifeo  ccrebrale  era 
valcvole  a  dislruggore  1'  organo  soltoslante  gia  bello  e 
formato,  1'  egiiale  cffelto  dovea  pure  recarc  siiUo  spinal 
midollo  il  fluido  slesso  raccolto  nel  sacco  vertebrale — Ep- 
pure  ci()  non  si  e  veriCcato  nel  noslro  caso,  e  in  quei 
pocbi  altri  die  vi  anno  relazione — Un  fallo  eccezionale 
pero  non  nuila  la  rcgola — Ebbcne ;  ma  questa  regola  non 
e  della  naluia  ,  e  un' ipolesi  creata  dalla  menle  iimana  a 
fianco  della  quale  pel  medesimo  oggello  allre  ne  esislono 
assai  discordi  fra  di  loro;  e  se  un  I'alto  non  mula  la  re- 
gola, e  valevole  bensi  a  spianlare  dalle  I'ondamenla  una  ve- 
duta  arbilraria,  e  una  falsa  illazionc  di  nostra  menle. 

Ed  infalli  ralrofia  di  clie  era  colpita  la  midolla  spi- 
nale non  si  puo  a  mio  credere  in  miglior  modo  spiegare, 
chc  ammcllendo  uu  indejjolimento  nellulleriorc  sviluppo 
di  cssa,  perche  moslravasi  conformala  nel  modo  slesso, 
come  ritrovasi  ne'  primi  periodi  della  gcslazione ;  solo  era 
scomparsa  la  grondaja  indielro  di  che  e  provvisla  in  lal 
epoca,  e  le  sue  libre  crano  divenulc  piii  consislenli.  — 
Quindi  per  noi  la  sierosita  inscguilo  ando  a  stabilirsi  nel- 
I'interno  del  canale  cosliluilo  dalle  mcniu"!. 

La  scissione  e  le  torsioni  anormali  della  colonna  ver- 
tebrale anno  tult'allra  origine  e  spiegazione.  —  Gli  archi 
delle  verlebre  rudimentarj  ,  erano  rovesciali  laleralmenle 
lasciando  nell' intermezzo,  come  abbiam  delto,  la  doccia  spi- 
nale. Or  questo  insolito  disordinc  bisogna  atlribuirlo,  ol- 
Ire  ad  una  mancanza  di  sviluppo  ne'  punti  di  congiungi- 
mcnto  sulla  linea  mediana,  e  alia  prcssione  del  fluido  ab- 
normale  quivi  esistcnle,  ad  una  causa  assai  violenta  che  gelto 


—  211  — 

fuori  i  liniili  ordinarj  i  nuclei  doll'  ossificazione  ancllare; 
e  quesla  causa  noi  la  rilroviaino  nolle  conlrazioni  spa- 
sniodiclie  violcnli  a  cui  il  lelo  uell'  ulero  niatcrno  audo 
soggello  verso  il  (|uarto  niesc  della  i^ravidanza,  allorchc 
i  niovinieiili  neH'cinbriono  possano  aver  luogo ,  e  allor- 
clie  ijjii  ossi  noii  aiiuo  ae(|uistato  cousislenza  abhaslanza. 
Conlrazioni  suscilali  dal  morale  e  dal  lisico  perturlianiento 
della  niadre  die  ridellevasi  sul  prodotlo  del  concejtiincn- 
lo;  e  se  Jo  si  vnole  ancora  dalla  pressione  die  suhiva  la 
niidollii  spinale  dal  lluido  aMibienlc.  La  stcssa  polenza 
pcrlurhalricc  era  sullicionle  a  delerminarc  pure  le  irrcgo- 
lari  (iirvaliire  dell' iiiliera  co/oji/uj,  specialnienle  se  vi  si 
aj'giunge  lo  innorniale  atlacco,  I'alrolia,  c  la  mancanza  di 
alcuni  muscoli  e  liganienli  posteriori  del  dorso,  die  non 
potevano  opporre  a  quelli  anleriori  c  lalerali  I'anlago- 
nismo  neoessario ;  c  altliendie  Houvier  erode  Ic  potonze 
niotrici  dolla  spina  per  nulla  iidliiiro  alio  sue  deviazioni ; 
pur  nondiinono  basia  fare  altenzione  alia  disposizione  ana- 
loiiiica,  0  alio  liinzioni  di  quosle  |)arli  per  smontire  sif- 
falta  opinione  —  Lo  slosso  A.  pero  non  niega  die  1"  azio- 
ne  niuscolare  puo  osserc  la  causa  di  tali  jierlurlianionli 
in  eerie  spasinodidie  conlrazioni. 

3Ia  la  mancanza  del  coreliro  non  puo  rii>"iiardarsi 
come  un  ostacolo  ai  moviinonli  dell"  oinbriono  iidl' ulero 
malerno  ?  —  Si  conosce  il  cer\  olio  non  esscre  neccssario 
ai  movinionli  autonialid  ;  ed  e  per  (piosla  lajjidno  die 
alcuni  moslri  uali  s<uiza  corvollo  vivono  qualclie  lompo 
fuori  doir  ulero  facendo  inovimenli  diversi.  Le  es|)ericnze 
poi  di  Kloureus  c  di  Hcrlwiug  sugii  uccelli  Icslilicano 
come  il  cerehro  puo  essere  grandcmenle  mulilalo  e  di- 
slrullo  in  (piesli  animali  seuza  reslarnc  impedili  i  loro 
movimenli.  Ganlier  ii  provalo  allres'i  die  un  gallo  decol- 
lalo  si  muove  ancora  c  balle  le  ali  per  dii'eiidersi,  dopo 
die  il  suo  corj)o  e  riiuaslo  privo  dal  cupo.  —  La  slessa 


—  212  — 

cspcriciiza  avca  falto  Doerhaavc  tagiiando  la  testa  ad  an 
gallo  incntrc  corrcva  verso  il  vitlo,  c  die  ad  onla  di  cio 
noil  si  fenno  die  dopo  raggiunla  la  nicta.  «  La  moellc  epi- 
niere  est  iiii  apparcil  charge  de  force  iiiotrice  <pii  nieme 
aprcs  avoir  ele  sopare  dii  cervcaii  pent ,  sans  excitation 
du  dehors  determiner  dcs  mouvcments  aiitoinaliqnes ,  par 
le  senl  fait  de  sa  decharge  {\)  »  —  II  cerebro  ])ero  se 
lion  e  necessario  ai  nioviinenti  aiiloinatici ,  lo  e  snl  loro 
ordiiiamento ,  e  quindi  il  felo  poteva  muoversi  dentro  I'u- 
tero  della  inadrc  ,  ma  muoversi  disordinatamente,  il  che 
era  cagione  di  nuova  allerazione  alia  coiiformazione  della 
spina. 

Pervenuto  qui  alia  fine,  c  rivolgendo  indietro  i  miei 
ocelli,  Irovo  avenni  inipriidenlemente  arrisdiialo  nelle  qni- 
stioni  pill  dillicili  della  scienza ;  cost  infalli  ricordo  aver 
toccato  di  ccimo  la  genesi,  in  generale  de'  nioslri,  e  le 
cause  die  li  delerminano,  e  le  discordi  opinioni  emcsse 
suir  assiinto;  scendendo  poscia  al  falto  mio  parlicolare  per 
nieglio  csaininarlo  nella  sua  origine  nelle  sue  cause  c  nella 
sua  essenza,  avenni  ingegnato  a  considerarlo  sollo  l'  in- 
fluenza delie  materne  disposizioni. —  Ma  la  inadre  a  volta 
sua  Irovavasi  dominata  dalla  nalura  in  generale,  e  quindi 
csaniinai  se  le  infliienze  degli  agenti  esterni  potevano  es- 
scre  0  no  favorevoli  alio  sviliippo  e  forinazione  dell'  em- 
brione;  in  ultimo  Irovomi  aver  delerniinalo  alia  migiior 
maniera  possibile  le  aberrazioni  speciali,  c  la  causa  di 
loro  forinazione  nel  pseudcncefalo  caduto  sotio  il  mio 
esame. 

Mi  avveggo  avenni  incamminalo  per  una  via  disa- 
strosa  c  dillicile;  ma  cssa  era  la  via  deU'onore;  il  vostro 
esempio  me  I'avea  addilala  ;  non  esilai  dumpie,  mi  vi  cl- 
menlai  losto,  e  scbbene  debole  c  barcoUante    6   creduto 

(1)  Mailer  Op.  cit.  vol.  1.  p.  COS  e  seg.  '•     > 


—  213  — 

rccarc  il  niio  lievc  tribulo  all'aUarc  di  Minerva  solto  la 
scoria  di  Esculapio.  Sono  giunto  al  lerniinc:  poco  il  mio 
lavoro  puo  interessarc  la  vostra  attcnzionc ;  ina  mi  spero 
alnicno  cunipatimenlo  mettondolo  soUo  1'  cgida  di  qucsto 
rinonialo  Consesso. 


AFFENDIGE  PRIMA 


ALLA 


MO^O(;nAFI\  DEGLI  ECimiDI  VIVEHI E  FOSSILI 

leda  nella  scduta  ordinai'ia  del  26  Gcimaro  1854 

DAL  SOCIO  ORDINARIO 

[Jvot  Dottor  :^nDrca  vlvaDas 


A  Mi 


^i::'l^   u.;;;isi):)  i)?.   '<'h  kk-H)   C^>-\-\   J'-r    «;(:  ! 


c-T/.',:  ■  I  '<\<^.::  :'K^\ 


*-'^S«6«,S»'--6S^|®^'^«^^.f^^|^|--?««y|2|--SS?^«S»-«^^^ 


^iguori 


^ 


D  omeiulare  od  arriccliirc  scinpre  piii  la  iiiia  inont»- 
gralia  (l('f>li  Kcliinidi  vivenli  e  fossili  della  Sicilia,  io  ho 
crednlo,  non  clie  iililo,  bensi  ncccssario  aggiungere  a  que- 
slo  lavoro  una  prima  appendicc  in  cui  mi  faro  principal- 
mcnln  a  dcscrivcro  varic  specie  fossili  da  me  recenle- 
nienle  scoverle  ne'  noslri  tcrreni ,  che  riuscir  dovranno , 
sc  mal  non  mi  apjiongo.  a  vanlaggio  non  solo  della  Zoo- 
logia,  nia  benanco  della  (loologia  dell'isola  nostra.  Que- 
slc  specie  sono  stale  da  me  rinvennte  ne'  lerreni  terzia- 
rio,  giiirassico  e  cretaceo  ;  o  Io  rinvenimento  di  esse  scra- 
brami  aver  di  mollo  confcrmato  le  vednle  geologiche  sulla 
Sicilia  del  noslro  egregio  socio  prof.  Carlo  Gemmellaro 
csposte  nella  sna  interessnnle  opera  elementare  di  Geo- 
logia. 

.\rrogi  a  cio,  che ,  avcndo  io  nella  mia  sopracitala 
opera  tcnulo  un'  ordine  opposlo  a  quello  die  si  dee  se- 
guire  nello  slalo  alluale  della  scienza,  e  giusla  gli  ulli- 
nii  pensamenti  de'sig".  Agassiz  e  Dcsor.  che  io  ignorava 

2y 


—  218  — 

quando  scrissi  la  prima  parte  di  essa,  cioe  a  dire  avendo 
dalo  coniinciamcnlo  da'  Spalangoidi  e  tcrminalo  co'  Cidariti 
inentre  quesli  ulliini  sono  i  piii  semplici  c  dcl)l)ono  le- 
nire  i  prinii  in  una  melodica  esposizione  di  questi  ani- 
mali;  cosi  ho  slinialo  pregio  dell' opera,  e  aflin  di  ov- 
viarc  a  talc  incoiiveniente,  presenlarc  infine  di  questa  ap- 
pendiee  iin'  elcnco  di  tulli  gii  Ecliinidi  da  me  descritli , 
disponendoli  secondo  1'  atluale  classilicazione. 

Cosi  si  vedra  chc  tali  specie  giungono  oltre  a  cin- 
(pianta,  niimcro  per  la  Sicilia  considerevole,  tenendo  pre- 
senle  clie  cli  Ecliinidi  viventi  e  fossili  che  si  sono  rin- 
veniiti  sin'  oggi  ne'  varii  terreni  del  globo  non  ascendono 
a  pill  di  mille  secondo  cio  che  asseriscono  i  Signori  Agas- 
siz  e  Desor. 

Forse  in  apprcsso  a  questa  inemoria  faranno  seguito 
alcune  allre  ;  perocche  non  intralascerb  di  conlinuarc  Ic 
mie  ricerche  sii  quest'  ordiiie  di  aniniali  che  oggi  si  stu- 
diano  con  infaticabile  perseveranza,  essendo  slati  general- 
mente  risguardali  come  interessantissimi  agli  studii  geo- 
logic!. 

Cii)  poslo,  scendo  alia  dcscrizione  delle  specie  che 
sottopongo  alia  voslra  osservazione  ed  alia  vostra  dotta 
disamina.  ,••   nu  ('<•■!  '«'"  '>-• 

-  my 
;i  AGGIUNTE 

ALLA  FAMIGLIA  DE' CIDARITI 

GEN.    CVPHOSOMA.    AGASS. 

Inviluppo  circolare,  ugualmente  appiattito  alia  faccia 
superiore  ed  alia  inl'eriore ;  pori  disposti  per  paja  sem- 
plici formanti  delle  serie  ondose  ;  aree  ambulacrali  for- 
nile  di  turhercoli  che  uguagliano  esattaniente  in  grossezza 


—  219  — 

quclli  <lollc  arec  inlranihulacrali  ;  i  lurborcoli  tagliiizzati, 
Ilia  noil  pcrforali,  e  che  lonnano  due  serie  in  ciascuna 
area;  l)occa  rotoiula  cd  assai  Icjfgcrmonic  intaccala. 

DilTerisce  ([ncsto  gciicre  dal  ijcn:  Diadcma  perche 
(jiiesrullinio  porla  per  carallere  il  perforameiito  de' fnber- 
coli.  Tulle  le  specie  sono  iossili,  e  limitale  siii'oggi  ai  Icr- 
reiii  crelacci. 

SPECIE    tNICA 

Cyphusoma  refjulare — Ajjass.  p.  69 — Col.  syst.  p.  //. 

Quesla  specie  e  disliiila  per  essere  niolto  depressa, 
e  per  aver  principalnienle  i  turhercoli  delle  due  aree  jier- 
fellamenle  uffuali  in  grossezza,  e  Taperlura  boccale  gran- 
de.  L'  iiidividno  ciie  vi  jireseiilo  e  slalo  riiivenuto  iiel  Icr- 
reno  crelaceo  de'diiilorni  di  Pacliino  e  non  lascia  dui)l»io 
alcuiio  suiia  sua  specilicazionc. 

r,i!  „.       .  .  (  Trasversale  —  Millini.   3i. 

Diainctn  s  ,•    ,.    .        ,,.,,.        ,  f. 
(  >(Mlicale  —  31dliin.    15. 

->' 

GEN:  rJDVIUTES  LAMR.? 

SPECIE.    CIDARITES    GRAMLOSA.    MIHI 

(MaritoH  ....  aculois  suhovatis,  p.cnslatis,  gmnulosift ; 
yranulis  crchcrrimis,  inaequulihu.f  undiquc  notatis; 
pedicuiis  breiihus  ? 

Sono  i  soli  aculei  die  io  ho  conoscinto  di  quesla 
specie  niiova,  e  sono  slali  rinvenuli  nel  lerrcno  seconda- 
rio  di  Turcisi.  in  qiiclla  slessa  localita  nella  qunle  si  ri- 
Irovano  queili  della  Cidariles  (jlundifi'ra  di  (ioldf.  da  me 


—  220  — 

iloscrilla  nella  niia  monograOa.   Soinigliano  a  quesli  i  novi 

aculci  (la  me  or  ora  notali  in  quanlo    alia    forma  ,    seb- 

henc  alciini  fra  essi  prcsentino  una  forma  subovala  ma  al- 

quanlo  cilindroide ;  ne  differiscono  poro  soUo  molli  riguar- 

di.  Gli  aculei  della  mia  nuova  Cidarite  non  lianno  coslolc, 

ma  la  loro  superiicie  e  coveria  di  i^ranuli  avviciuatissimi, 

al  segno  quasi  di  loccarsi  1'  un  coirallro,  disuguali  e  sen- 

z'  ordine  disposli.  In  due  esemplari  niancano  i  peduncoli, 

in  un  allro  ve  ne  ha  un  principio,  c  qncslo   non  si  mo- 

slra  slriato ,  ma  granuloso  ,  avvegnacclie  i  granuli  siano 

pill  rari.  IN'on  possianio  asserirc  sc   nella   loro   continua- 

zione  siano  levigali  o  slriati,  o  anco  seniplicemcnle  gra- 

uulosi. 

rw-       ,  -  i  Loneitudinalc — Mill.  25. 
Uiamelri      m  i       iin    n  r 

I  Trasversalc — iiiill.  14. 

;») 

GEN.  ECHIIVUS 

Aggiungo  alia  descrizione  dcllc  specie  del  gen.  Echi- 
nus quella  di  un'  allro  Ecliino  mollo  singolare  per  la  sua 
forma  c  pe'suoi  caralleri. 

II  suo  pcriniclro  c  ovale;  per  lo  clie  dovrchbe  an- 
dar  compreso  fra  le  specie  del  gen.  Echinomelra  di  Klein. 
Tal  genere  fu  crcalo  da  queslo  naluralisia  per  le  specie 
ad  amhilo  ovale,  die  differiscono  da'  veri  Echini  per  que- 
sto  caratlere  principalmente,  non  che  per  la  forma  singo- 
lare degli  aculci,  e  per  cssere  arcali  al  di  sollo.  E  stalo 
ammesso  da' Signori  lilainville,   Desmoulins ,  Agassiz  ec. 

Quest'  ultimo  fa  pero  avvorlirc  die  lo  allnngamento 
dello  inviluppo  nelle  specie  spellanli  al  gen.  Echinometra. 
secondo  la  sua  caralterislica  ,  esser  dee  non  nella  dire- 
zione  dell'asse  antero-posleriore,  ma  obbliquo  ;  di  piii  i 
pori  sonovi  disposli  in  modo  da  formare  degli  archi  tra- 
sversali.  ;;„  ,.■  ,,   ,> 


—  221  — 

Or  iM'llo  Kcliino  clio  iniprcndo  a  (Icscrivcre  prima 
(li  liillo  non  ho  poliiio  rih^vare  sc  I'alliingainonlo  ilclla  Ic- 
sliila  sii  nclla  dirc/ionc  dell'  asso  anioro  poslcriorc,  non 
avciido  poliilo  Iracciarc  (picsl'  assp,  niancando  in  tiiili  gli 
individui  da  nic  raccolli  la  piasira  niadrcjiorica  dalla  (jnalc 
vii'iic  sci^nalo.  Arrofji  a  cio,  (lie  i  |(nnj;nli  non  soiio  mica 
sini;(>lari  o  diversi  mollo  da  (piclli  dcgli  allri  Ecliini  ,  c 
(ii)  ho  polnlo  rih'varlo  da  alcnni  di  essi  die  sono  rima- 
sli  allaccali  alia  siipcilirio  dclla  tcslnhi  ,  c  chc  dcliliono 
apparlcncro  alia  mcdcsinia.  Ollrc  a  (picslo  gli  arclii  po- 
lilcri  sono  ol)l)li(pii  c  non  Irasvcrsali. 

INt  tulle  (picsle  osservazioni  non  ho  crcdiilo  polcr 
collocarc  il  niio  Ecliino  rianiiiiezzo  alio  specie  del  gen: 
tJvliiiionu'lrd.  Ksso  dallronde  piesenla  una  caralleristica 
parlicolare,  (piella,  cioe,  di  avere  il  verlice  esceulrico  si- 
tnalo  a' due  (piinti  della  Inngliezza  delta  leslula,  per  cui 
dal  verlice  medesiino  al  punlo  del  perinielro  piii  da  esso 
distanle  olVre  una  ceria  (lepressione,  o  niegiio  una  obbli- 
(piita  nianil'esla.  Sarehhe  I'orse  la  specie  di  cui  mi  occu- 
po  la  niricln  <ihli(jna  (\i'\\' Echinus  (Inhius  di  Agassiz  , 
die  ([ucslo  anlor<!  desnive  nd  sno  calalogo  sislemalico,  e 
ehc  viene  solamenle  judicata  nd  calalogo  ragioualo  dcgli 
Echinidi  da  liii  pulililicalo  c  dal  sij;n(»r  Desor  ?  Ma  co- 
me polrei  asserirlo  iion  aveiido  a\ulo  sinora  jier  le  maiii 
ii  cilalo  calalogo  sislcmalico,  ed  ignorando  (piindi  la  de- 
scrizione  dello  Echinus  duhius  da  lui  scoverlo?  Pure  e 
da  osservarc  ancora  die  cgli  poria  qnal  sinoninio  della 
sua  variela  olil)li(pia  ddia  sndella  specie  la  EchiiwmcAra 
innrijariiijcni  di  Aic.  la  (jnale,  (pianlmu|ne  io  non  la  co- 
nosca  ,  Inllavia  credo  die  sia  di  forma  ovale  ,  allrimenti 
il  signor  Aic.  rignardalo  non  I"  avrehhe  (piale  Kcliino- 
luelra.  Scmhra  diimpie  che  varii  caralteri  della  variela 
ol)l)li<jua  deir  Echinus  duUius  di  Agassiz  corrisponda- 
110    con    (pielli    del    mio    Kchino  ;   amhedue    fossili    c   del 


222  

terreno  tcrziario,  mcntre  I'  Echinomelrc  del  citato  autore 
sono  tutle  dell'  epoca  alluale ;  ambcdue  soiio  obbliquati , 
con  ai'clii  di  pori  obliqui  e  da  Ire  paja  costituiti,  e  forse 
di  forma  ugiiale ;  ma  non  potcndo  sii  di  cio  asserire  al- 
cuu  die  di  positivo,  mi  e  meslieri  descrivere  (piesta  spe- 
cie di  Echino  novissima  per  Sicilia  ,  e  cbe  provvisoria- 
iiienle  nomino. 

ECHINUS    EXCENTRIIilS    DHHl 

■Ml; 

Edi.  haeinisfcrico-ovalis,  s^iblus  pulvinatus,  ver- 
lice  excentrico ;  ore  centrali ;  luberculis  minimis,  ere- 
berrimis  undique  exomatus ,  poronim  paribus  oblique 
lernis;  aculcis  brevibiis,  acicularibus ,  longiludinaliter 
striatis. 

Qiiesto  Echino  e  emisferieo- ovale  piii  o  nicno  ele- 
valo,  qualche  volla  piutlosto  depresso;  inferiormente  verso 
il  cenlro  concavo  ,  e  1'  aperlura  boccalc  profonda  ;  essa 
iiguaglia  circa  ad  nn  lerzo  del  diamelro  antero-posteriore, 
0  uieglio  del  diamelro  maggiore  della  testula  ;  il  verlice 
escculrico  come  sopra  si  e  delto,  e  qiiindi  da  un  lato  obli- 
quo  ;  le  aree  ambulacrali  iigiiagliano  la  mela  dclle  in- 
trambulacrali ;  e  le  prime  alqiianlo  piii  erainenti  delle  se- 
conde,  e  cio  si  e  perclie  sono  alquanlo  de|)rcssi  i  solchi 
ne' quali  stanno  allocale  le  I'asce  porose  o  ambulacrali;  si 
osserva  del  pari  una  ccrla  depressione  o  quasi  un  Icg- 
gerissimo  soico  verticalc  nel  mezzo  delle  aree  inlram- 
bulacrali ;  mollissimi  tubercolelli  scmplici  si  veggono  su 
tulla  la  siq)erlicie  del  guscio,  i  quali  I'ormano  quallro  se- 
vie  complete  nelle  aree  ambulacrali  e  circa  dioci  o  do- 
dici  nelle  inlrambulacrali  ;  delle  piccole  grannlazioni  at- 
toriiiano  la  base  dei  lubercoli  segnala  da  una  linea  cir- 
colare ;  nel  mezzo  delle  quallro    serie   tubercolose    delle 


—  223  — 

areo  ainhiihicrali  so  no  scorgc  uii'  altra   cho  non  giungc 
sino    alia  sommila  dol  giiscio.  ^      i 

Tiilli  gl'  iiidividiii  die  possoggo  di  qiiosta  spocio  sono 
slali  riiivciiuli  iicl  lorziario  di  Agira,  di  Eiiiia  o  di  Augusta, 

Oflrono  alcuno  variola.  Taluni  sono  mollo  piii  de- 
press! ;  il  poriinoiro  piii  o  mono  ovale  ,  gianimni  pero 
lale  da  avvicinarsi  all"  orhieolarc ;  la  oscavaziono  dolla  pa- 
gina  inl'orioro  ,  in  cui  si  schiudo  Taportura  boccale,  piii  o 
mono  prol'onda ;  ii  numero  do'  tuhercoli  pero  non  varia. 
I'or  la  grandozza  ,  il  numero  ,  c  la  disposizione  di  essi 
sonihra  la  noslra  specie  soniigliare  VEcliinns  gramdnriH 
di  Lanik. 

Trasversale-Millini.  70. 


Dianiolri  >  ,•    ,.    ,     ,,■„.       qq 
(  Vcrticalc-.ilnlim.  a  J. 

AGGIUNTE 
ALLA  FAMKILIA  DE'  CLIPEASTHOIDI 

Cljipeasler  fnlinm — Ayass.  Calal.  raison.  pag.   l.il 
Annul,  lies  scienc.  natiirel.  I.   VII. 

Qiiosla  specie  e  stala  rinvcnula  nel  terziario  di  Pa- 
lermo, lo  non  riio  mai  vedulo.  II  Si"'.  Affassiz  dice  di 
essere  una  specie  mollo    appiatfita  a  bordi   aculi. 

GEISEU.  RMA.  AGASS. 

Qucsto  gencre  slabililo  dal  Signor  Agassiz  porla  la 
caraltorislica  seijuente. 

IMccoIi  Ecbinidi  di  forma  alhingala  e  lumida;  ambu- 
lacri  divergenli;  pori  ambulacrali  disuiiiti  ;  arec  intrambu- 
lacrali    profondanienlo    inlagliale  :    fpiallro  pori    gcnilali  ; 


—  224  — 

solclii  ambulacrali  della    faccia   inferiore   retli.  Le  specie 
sono  tiiUc  fossili  de'  terreni  terziari. 

SPECIE.    RINA    COMPTONI.    ACAS. 

Agass.  Monogr.  cles  ScutelL  p.  32.,  tab.  2.  fig.  11-19. 
Agassis  e  Dcsor.  I.  c.  p.  139. 

Quesla  specie  rinvenula  uel  terziario  di  Palermo  noii 
e  stata  da  me  osservala. 

GEIV.  ECHIIVOCYAMUS.  VAN-PIIELS. 

Echinidi  appialliti ,  di  forma  subcircolare,  ellillica  o 
subpenlagonale  ;  ambulacri  pelaloidci,  lungbissimi,  aperli , 
a  pori  disuiiili,  giiscio  denso;  bocca  rotonda;  mascelle  alte; 
alio  inCoriore  ;  delle  tramczze  iiilcrnc ;  qualtro  pori  ge- 
iiitali.  DilTerisce  dalle  Lagane  per  I'  ano  ravvicinalo  alia 
bocca,  c  dalle  Fibularie  per  le  Iramezze  interne  e  per  la  for- 
ma depressa.  Le  specie  apparlengono  alia  formazione  ler- 
ziaria  ed  all'epoca  alluale.  (Agass:  e  Desor  1.  c.  pag.  140.) 

La  Fihularia  iarenlina  da  noi  rapporlala  nella  no- 
stra monogralia  apparliene  al  genere  Echinocijamus  teste 
descritto  ,  e  deve  appellarsi  Echinocyamus  iareniinus 
Agass. 

II  Signor  Agassiz  rapporta  nel  suo  catalogo  ragio- 
nato  (1.  c.  pag.  141  )  un  altro  Echinociamo  rinvcnuto  in 
Sicilia,  die  ba  chiamato  Echinncrjamus  siculus,  da  Ini 
descritto  nella  sna  monografia  delle  SculcUe,  ed  il  quale 
e  a  me  sconosciuto.  Apparticne  alia  terziaria  formazione 
deir  isola  nostra. 


—  223  — 
i.i.  FAMIGLIA  DE'CASSIDLLIDEI 

GEIV.  GALERITES  LAM. 

GAIERITES    GLOBILIS.    DESOR. 

Uesor.  Monngr:  des  Galev,  p:  18:  tab:  i:  fiy:  1.  i. 

Questo  Galerite  e  slato  da  mejinvenuto  nel  terrcno 
crclacco  dclle  vicinanzc  di  Pachino.  E  cmisferico,  elcvato, 
jiiiilloslo  lovigalo,  piano  iiiferionnciilc,  con  un  pcriinetro 
suhpcntagonalc ;  hocca  piccola  rolonda,  ano  niarginalc. 

Traversalc — Millini.    2a. 
Verlicalc — 3Iillini.  22. 


Diamciri 


GEAERE  PYRINA  DES.MOUL. 

Forma  allungala  e  tumida ;  ano  sopra-marginalc ;  fac- 
I'ia  inferiorc  jiiana  o  pulvinala;  bocca  pontagonalc,  obbli- 
(pia  e  sciiza  bordi  ;  lubcrcoli  nunierosi ,  uniformcmenle 
sparsi  sii  liiUa  la  supcrficie  del  guscio. 

Lc  specie  conosciutc  sin  oggi  spetlano  alia  forma- 
zionc  crelacea. 

II  Signor  Desmoulins  comprende  nel  suo  genere  Py- 
rina  le  specie  allnngale  e  lc  circolari.  II  Signor  Agassis 
ha  scparalo  le  specie  circolari  di  cui  ha  fornialo  il  suo 
genere  (ilobalor  conservando  per  quelle  di  forma  allun- 
gala,  0  ovoide  il  genere  Pijvimi. 

SPECIE PYRINA  OVILOI AGASS.      ,  ! 

Pyrina  omiUnn  —  Afiass.  Calal.  sysl.  pay.  7. — Dosor. 
Monnyr.  dcs  fin/er.  pay.  26,  Tab.  o.  fiy.  3S — 37 . — 
Nuclenlilos  (nulum  —  Lah.  t.  .?.  pay.  3ii. 

Onesia  Piriiia  ha  la  forma  di  nn  novo  di  Passera  : 
il  verlice  e  porlalo  verso  il  lalo  anleriore,   del  pari  die 


—  226  — 

la  bocca ;  1'  ano  e  poslcriormcntc  siliialo  in  alio  di  una 
specie  di  soleo  poco  profondo  ;  gii  ambulacri  sono  suli- 
pelaloidci ,  ma  continuano  sino  alia  bocca ;  sono  fomiali 
da  due  scrie  di  pori  sino  ad  un  cerlo  punlo,  in  cui  si 
cosliluiscono  ad  una  sola  seric. 

■   .'  L'  unico  e  raro  individuo  die  posseggo  e   slato   ri- 
Irovato  nel  terreno  crelacco  di  Pacliino. 

r»-       .  •  (  Trasversale  —  Mill.  30. 
D'a>nct"  j  Yerlicale-Mill.  19. 

GENERE  IVUCLEOLITES— LAIi. 

Forma  angolosa,  subquadrala  ,  allargaia  posferior- 
niente;  giiscio  soUilc;  ano  superiore,  ora  a  fior  di  lesia, 
ed  era  in  un  solco  piii  o  meno  profondo.  Bocca  pcntago- 
nalc  non  slellala,  scnza  bordi;  quest' ullimo  carallere  di- 
stingue i  i\ucleolill  da'  Culopiyhi  e  dai  CassiduU. 

Rapportianio  qui  due  specie  di  NudeolUi  nuove  per 
la  Sicilia;  cioe  il  NucIeoUies  Irujonalus  di  CaluUo,  che 
e  slato,  rinvenuto  nel  terreno  secondario  di  Pacliino,  ed 
i\  i\uck'oUles  scidalws  di  Lak:  rilrovalo  nello  slesso  luogo. 

„,,^  ,,  ,.,,,„_   GEN.  CATOPYGUS  — AGASS.  ,  ,„■ 

Caralleri  ,.-,,,. 

Forma  rigonfia  piii  stretla  in  avanti  che  indietro  : 
ambulacri  pelaloidei;  faccia  inl'criore  pialla  ;  bocca  attor- 
niala  di  grossi  bordi  con  una  Stella  di  pori  boccali  di- 
slinlissimi  tra  i  bordi;  faccia  posleriore  Ironcala  ;  ano  al 
bordo  superiore  della  faccia  posleriore. 

Di  queslo  genere  ho  Irovato  due  specie  dei  lerreni 
tcrziarii  de'dintorni  di  I'alermo. 


—  227  — 

Specie  1."  Cainpyj/us  columbarius — Agass. 
Nuclcolilcs  columharia  —  Lak. 

Specie  2."  Calopijfjuf;  (ic({uaiis — niihi. 

Soiniglia  al  prcccdonle,  ina  piii  rigonfio  ed  elevato, 
ugiialincnte  largo  al  lalo  posleriore  cd  all'  anteriorc  ,  ed 
im  poco  deprcsso  lalcraliucnte.  Alqiinnlo  concavo  nella 
parte  media  ccnlrale  della  pagina  infciiorc. 

j  Trasversale  — 3Iill:  GO. 
Diametri  ]  Longiliidinale  —  Millini.   72. 
(  Verncalc— Millini.   40. 

GEIV.  AMiNCIIITES  — LAR. 

SPECIE    A>A>C1IITES    SEMICLOBLS     LaK. 

Ananch:  ovalo — homisphaerica,  hasi  plana,  ambulacris 
anguslis  ;  lineis  ilecovi  biporosis  per  pariu  cocra- 
tata  disposilis;  veiiice  indiviso.  Lamk.  t.  3.  p.  31!). 

Echinoconjles  minor.  Lcske  apud  Klein,  p.  183. 
lab.  10.  fig.  C".  D. 

Echinus  minor.  Var.  A.  papillosus  Gincl:  p.  3180. 

Ananchiles  semi-(jlobuH.  Deslongch.  Encycl.  t.  2. 
pag.  03. 

Ananchiles  minor.  IMainvill.  3Ian.  d'Acl.  p.  205. 

L'eseniplare  die  vi  oirro  e  un  modulo  inlerno  del 
guscio  della  sopradescritla  specie ,  cd  e  slato  riiivenuto 
nel  lerreno  cretaceo  dei  diiilorni  di  Pachino. 

Lonijiludinale — Mill.  S2. 
Diametri  <  Trasversale — Mill.  50. 
Verlicale — Mill.  44. 


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oV,;'jo  •.il'vu.pnl. 


.t'.i-s 


.''«)    .Tir.(( 


ir  iifiiiidi 


SAGGIO 


DI 


PER  LA  SlCILLl 


wa  SOCIO  ATirvo 


Dot:  eiuscppc  vlntonio  eabagni 

SOPRA 

UNA  NUOVA  MALATTIA  ENDEMICA  DELL'  ETNA 

IXTTA 

ncUa  tornata  del  24  aprlle  1834 


Mtf^'f  V?       ^,4j 


mXd  'JJ3C  /. 


lU 


usntTA  OWOC  3Jf.*. 


Une  foole  des  maladies  depende  de  V  influence  des 
milieux  ambiants  geolo^qun  ct  chiniiques. 

FOUBCACLT. 


PliOEUlO 


WJ^ECiESDO  gli  sludii  di  Geografia  3Iedica  sidla  Sicilia,  o 
conlinuando  a  fissarc  i  rapporli  dolla  naliira  Gcologica  del 
suolo  cfdic  malatlio  doi  suoi  ahilalnri ,  alio  positive  indiien- 
ze  ehe  il  terreno  largilloso  esercila  sulla  grandc  inanifesla- 
zionc  dei  niali  Paludici  ,  un"  allra  singolarc  no  viene  dal 
Terreno  Vulcanico. 

L"  Ktiia  e  la  cuna  d'  una  .Malallia  Endemica  Niiova 
neirisola,  nella  Seienza  A'liovissiina  die  si  cosliluisce  di 
un  Avvolenamenlo  del  Sangue  prodollo  d'un  corpo  acri- 
forme,  clie  per  la  sun  novila  dee  occupare  il  j)rimo  po- 
sto  nella  I'alologia  di  Sicilia,  clie  uierita  una  singolar  men- 
zionc  nella  Geografia  Medica  dell"  Knropa  ,  e  clie  Etnea 
dec  denoniinarsi  perdie  sidl'  Etna  solo  si  osserva. 

Gausala  da  un  Emanazinne  Teilnrica  all'  Etna  colli- 
vato  coeva  ma  inosservala  lin  oggi.  fenonu'uizzasi  con  una 
niodalila  jtalologica  di  vario  grado :   attacca  i  vignajoli  clie 


—  232  — 

occupansi  dclla  viti-coltura  sulle  giogaje  Etnee  dall'  altez- 
za  da  niille  a  tre  mila  picdi  sul  mare,  e  a  ragione  dec 
dirsi  malaltia  Endeniica,  circoscritta  osscrvandosi  alia  sola 
localila  ovc  nasce,  alia  rcgione  vignicola,  e  piedemontana 
dell'Elna. 

In  una  nicnioria  IcUa  al  voslro  cospetlo  Meritissimi 
Socii,  ed  inscrila  nogli  Atli  Gioenii,  prcsentava  la  sloria 
di  quesla  malatlia  ,  nuova  c  non  descritla  da  allri,  c  delle 
cause  lopografiche  da  che  veiiiva  prodoUa,  ma,  sludian- 
do  piu  a  lungo  quesla  nuova  cgritudine,  osservandola  in 
tutte  le  sue  manifeslazioni,  sotlo  tulti  gii  aspelti,  nci  va- 
rii  luoghi  ove  sviluppasi,  e  meditandovi  scguitamcnle,  ho 
eredulo  fame  un  lavoro  per  quanto  la  mia  pochezza  il 
consenle  complelo  ,  cosi  muovcndo  dalla  sposizionc  del 
falli  passero  alia  loro  tcorizzazionc,  alia  descrizione  gene- 
rale  del  morbo  ,  la  monogralia  biparlendo  in  parte  di- 
nica  e  in  parte  patologica. 


PRIMA   PARTE 


t'- 


••'        DELTA  MALATTIA  ENDEMICA  ETNEA  ''  '  '  ' 

'   ' "'     '    '    DIspnea  insigno  fondeuza  aUAslissia      ' 

Giuseppe  Gemmellaro  di  27  anni  a  leniperamento  san- 
guigno  ,  di  cosliluzionc  robusta  ,  cssendosi  porlato  nella 
pianura  d'arena  vulcaniea  a  nord  del  I'aoscllo  iVicolosi  erut- 
lala  nel  1G69  per  dissodarla,  e  motlerla  a  pianlagione  di 
I'iti,  scavala  la  terra  alia  profondila  di  (pialtro  palmi,  av- 
verliva  un  sensibilc  puzzo  ,  e  niolestavasi  di  peso  alia 
testa  ,  sbadigli  respirazione  difficile  ;  conlinuando  sotto 
quella  rea  influenza  la  dispuea  si  riducova  lerribile,  ap- 


f^  '>  o      

parivano  i  eapoi>iri,  lo  zurolainciilo  alio  oreccliic  ,  Ic  la- 
collii  scnsorio-iiilcllolliiiili  si  lurhavano,  c  I'  iininiiiciiza  al- 
I'asfissia  si  vedcva.  Loiilaiiavasi  loslo  daila  sii|»erli('ic  esa- 
laiile  r  Killiivio,  rcspirava  1'  iwir  [)iiro ,  c  cos'i  soslavano 
i  prodonii  dcllc  ronomcnic  aslissiachc.  Ilidollo  in  casa  slcn- 
lalanuMilc,  salassavasi  a  larga  vena,  siiiapizzavasi  tiilla  la 
ciilc,  iisavasi  uii  lassalivo,  crado  "rado  "li  oscrcizii  delia 
rcspirazioiic  si  Ihccvaii  I'arili,  il  canipo  del  conllilto  cmalosi- 
<•(!  si  aiiipiiava,   o  lY'i^rolo  dopo  trc  giorni  riducevasi  sano. 

liespirazioiu'  diincilo,  Orloiuica,  Iiniuiiicn/a  allAsiissia 

I'iclro  Pa|»palardo  (raiini  sedici  di  IfMiipcraiiienlo  saii- 
giiii'no,  di  cosliliizionc  modiii  ,  jiorlaitdosi  a  iavoraro  la 
Icrra  nel  piano  oriciilalc  ciie  sla  alia  Caida  dol  .Moiilorns- 
so,  (Hide  ])iiiiilarvi  tin  vilclo,  apcrla  la  terra  (piallro  pal- 
iiii  ill  prolbiulo,  avvort(!  iino  spiaccvolc  odure,  i  siioi  mo- 
vimcnli  rcspiralori  si  faiino  dillicili,  i  capogiri,  si  niaiiifc- 
slano  i  linliiiiiii  aiiricolari,  il  viso  si  ipcromizza,  c  peri- 
cola  di  cadiM'c  siil  I'osso  da  liii  scavalo. 

Fiii'i'iva  subilo  il  suolo  llciireo  cho  miiiacciavalo  di 
aslissia,  rcspirava  I'  alinosfcra  pnrissiina,  c  i  disordiiii  rc- 
spiralivi  iioii  ivaiio  avanli  ;  ridollo  in  casa  salassavasi,  c 
iirl  iiialliiio  vegnoiile  iisava  iiii  piiri;alivo,  soj^iiiva  una  sc- 
vcra  Igiene,  c  eosi  la  rcspiraziono  niano  niano  si  rimcl- 
lova,  c  ill  Ire  giorni  ritUweasi  alio  slalo  norniale. 

Ilecandosi  la  secoiida  volla,  e  la  lerza  a  lavorarc  le 
lerre  vnkaiiiclie,  e  amiiiaiando  dello  slesso  lerrihilc  ma- 
lore,  erode  saggio  consiglio  aslciiersi  |)er  scmpre  di  I'a- 
licarc  nella  regione  llegrea  ,  e  s(d)l)('iie  iin  Kliiicola  po- 
vero,  facea  coilivare  nil  suo  picciol  vignclo,  e.  lasciaiido 
Ic  I'aliclie  della  lorra  iialalc,   lavorava  iici  lerrcni  argillosi 

d'  nil  suolo  slraiiicro. 

3i 


—  234  ~ 

Ortopnea  grave,  niinaccia  d'Asfissia 

,  Gaelano  di  Mauro  poco  ollrc  I'anno  vigcsimo  di  teni- 
pcramenlo  sanguigno.;  e  benissiino  (alio  dalla  persona,  vi- 
gnaiolo  di  mestiere,  recandosi  a  collivarc  una  sua  picciola 
propricla  ai  Monlirossi,  dissodando  la  terra  a  quatlro  pal- 
mi  di  profondila,  rEllluvio  in  men  di  quallr'ore  lo  asfis- 
siava  in  gran  parte,  il  campo  dell'  Emalosi  restringendo  di 
troppo. 

Cogli  appresli  dei  suoi  amici  vignaioli  sottraevasi  a 
quella  potenza  nociva,  e  veniva  porlalo  ad  una  casa  vi- 
cina.  La  sospenzione  dell'  azione  della  causa  ,  il  salasso 
del  braccio  riniisero  in  qualcbe  modo  I'  Eniatosi,  ma  tra- 
vagliavasi  per  sei  giorni  di  lieve  dispnea. 

Soggiacendo  iteratamentc  alio  stesso  malore,  venne 
obligato  a  vendere  il  suo  podcretto,  e  lasciare  per  sem- 
pre  Id  sua  patria,  esulando  in  un  paese  il  cui  contado  era 
a  suolo  argilloso. 

Dispnea  grave,  lendeuza  aU'AsfissIa 

Concetto  IJarbagallo  di  ventisei  anni  a  temperamenlo 
sanguigno,  di  stalura  piccola ,  ma  di  corpo  gagliardo  e 
quadralo  porlandosi  a  lavorarc  la  terra  a  Mompilieri  di 
eruzionc  aniislorica,  in  lerza  giornata  travagiiavasi  di  re- 
spirazione  diincilc,  sbadigli,  dolore  alia  bil'orcazione  dei 
bronchi,  coslrizionc  c  bruciore  al  laringc,  espressioni  pa- 
tologichc  di  insuflicientc  eniatosi. 

II  niodificatore  asfissiantc  conlinuando  ad  agire  la 
sofferenza  respiraliva  diveniva  orlopnoica,  le  vertigini  ve- 


nivano,  lo  zufolanienlo  alio  oreccliic,  iin  senso  di  compres- 
sione  ccrcbrale,  i  poisi  si  facovano  forii,  frc(|ucnli,  ma  giun- 
ta  la  soflVrcnza  a  lal  piiiilo  lo  sprczzaiilc  Kliiicola  yeniva 
obblij^alo  a  lasciar  la  lalica,  e  a  ridiirsi  in  casa.  L'azionc 
del  iiTodilicaUirc  ccssala,  una  h/\ci\(i  scvera  la  llehotoniia 
incliorivano  la  soircronza  dell'  Kmalosi  ,  c  o|i  ,.rf,.(ii  ,|e| 
lossito  acrilonnc,  c;  dopo  sci  gioriii  T  ogrolo  si  riduceva 
a  salulc. 

Uispnoa  soiroraii'i',  Iciidcii/.a  allAslissia 

(iiiisoppo  Lono-o  ricco  possidoiilc;  di  IVicolosi  sul  30 
anno  a  Icnipcraincnlo  linl'alico,  di  liorila  salulc,  porlan- 
dosi  a  sorvcgliart!  i  siioi  alTari  nicnlre  avvij^nava  una  Icrra 
iTiillala  nol  lOfi!)  non  appcna  giiini>ova  sidla  linea  del 
dissodaniciilo  die  prccoisi  dcgli  sl)adij;!i,  un'iiisii^iie  |)ona 
di  respirarc,  dcllc  soncronzc,  scnsoiiali,  dci  capo<>iri,  nn 
insiifliciciiza  a  pcnsarc,  seiiliva  una  niinaccia  di  suirocazionc 
per  icspirazione  iuipodila.  Lonlanalo  dal  luoi^o  ovc  si 
enianava  rKdlnvio,  salassavasi  a  larj^a  vena,  allenlavansi 
lo  vosli,  0  si  frizionava  forlcnionlo  la  polio,  mano  mano 
la  respirazione  voniva  in  nioj>!i().  ina  lo  muloslio  dispnoi- 
clic,  S(;bljono  niili,   piii  i^ionii   ralllissoro. 

Ignaro  dolla  causa  die  avea  prodoUo  colanio  dislur- 
bo,  0  oonsidoraiiibdo  conu'  uu  disordino  lU'vrosico,  lor- 
nava  dopo  alcun  Icnipo  alia  lona  lloyica  dissodala  csa- 
lanlo  il  malolico  cllluvio,  e  per  la  seconda  volla  amnia- 
lava  dollo  sicsso  malore. 

0SS22BVAZI0?;B  sebta 

Dispiioa  forlc,  Tosso,  Fobluc  rpazioiiaria 

Donionioo  Heilano  d'  anni  42  a  tomporamonlo  nor- 
voso,  di  slalura  mozzana  ,   niagco  e  forle  della  persona, 


—  23G  — 

porlantlosi  al  monte  S.  IXicolo  che  sovrasta  all'Ercnio  dei 
Monaci  licnedoUini  Cassinesi,  onde  occuparsi  a  propngi- 
nare  le  vili,  in  (piarta  giornala  molcslavasi  di  soiiinia  frc- 
qiicnza  ,  c  dillicolla  all' ispirazioae  dell' acre,  di  dolore 
alio  sterno,  di  tosse  sccca  nervosa,  di  poisi  allivi  reazio- 
narii,  di  palpilazioni  cardiache  ,  Ic  sofferenze  respiralivc 
aggravando  piii  a  piii  arrivavano  a  slato  gravissinio,  che 
r  obhiigavano  a  lasciare  il  lavoro. 

HidoUo  a  casa  nianifeslavasi  ardilissima  fchbre  con 
espressioni  d'angiolenia,  la  quale  niinuiva  le  sofferenze  re- 
spiralive.  Usando  una  severa  Igicne,  la  Medicazione  sti- 
hiata,  la  revulsione  cutanea,  in  olio  giorni  rimelleasi  alia 
salute. 

Ccrzioralo  per  la  quarla  volla  e  la  qulnla  die  la 
superficie  flegrea  dissodala  era  deleteria  alia  sua  indivi- 
dualita,  rinunzio  per  senipre  ai  lavori  dclle  lerre  vulca- 
niche  ,  porlavasi  a  faticare  nei  canipi  di  Realna  ,  e  nel 
conlado  delle  Icrrc-forti  di  Calania  ,  di  tessitura  argillo- 
sa,  e  sehbenc  povero  ,  facea  collivare  il  suo  piccolo  po- 
dere  pagando^  anziche  travagliarsi  d'uu  si  pericoloso  nia- 
lore.  [ 

Dispnea  solfocanlc,  Tossc,  Afonia 

Cirino  Distefano  d'anni  44  a  lemperamenlo  sanguigno, 
robusto  di  coslituzionc  ,  porlandosi  a  dissodare  la  lerra 
arenosa  nella  Kegione  del  piano  di  Lisi,  in  quarla  gior- 
nata  si  aflligge  di  respiro  invclocilo  e  dillicile,  di  losse 
afonia,  peso  grave  alio  sterno,  quasicche  un  sasso  cola 
gravitasse  ;  la  Ematosi  facendosi  maggiormcnle  incomplela 
fu  obbligato  lasciare  la  fatica,  e  ridursi  in  patria,  e  in  casa. 

La  nolle  la  respirazionc  si  fece  orlopnoica,  I'egroto 
guardo  I'  atliludinc  sedenle  ,  c  ad  inlcrvalli   sbalzava  dal 


—  i'M  — 

Iclto  a  rcspirarc  1'  acre  cslcnio,  lanla  ora  la  niolcslia  die 
iiel  respirare  provava.  Aprivasi  lari'amcnle  la  vena,  iisa- 
vansi  i  piu'i^alivi ,  segiiivasi  una  rijiorosa  Igiene  ,  dopo 
sei  i^iorni  1'  iiil'ernio  ininiegliando  jiiii  a  piii   si   rcsliliiiva 


a  saluU 


0^5EBVAZI0!>]Q  0TTA7A 


Resplrazioiio  (lillicilc ,  nroncopazia  calarrale , 
lnibara/./.o  gaslrico,  Fcbbrc 

(liuseppe  Carhnnaro  di  16  anni  (H  slaliira  piiiltoslo 
Lassa,  a  viiioria  fisioloj^ica  insigne ,  per  niestiere  ripulitore 
(lellc  vili  dello  Pidaliimru  ginsla  la  espressione  di  Si- 
eilia,  sonza  die  collivasse  la  terra,  ma  passeggiando  solo 
in  quella  riinossa,  nioleslavasi  d'  un  senso  di  pena  al  re- 
spirare, di  coslrizione  inolesla ,  hrnciore  alia  laringe,  e 
alio  sterno  ,  shadigli ,  caiiogiri  violenii  ,  manileslazioni 
diiarissime  della  delicieiile  enialosi ,  allaldie  la  faliea  la- 
sciava  ,  e  ridnceasi  in  casa ;  aprivasi  loslo  la  vena ,  ma 
la  nolle  ai  [jredelli  dislnrbi  si  collegava  la  losse  ,  e  una 
Idthre  non  mollo  reazionaria,  la  diniane  nsavasi  un  lassalivo 
perehe  vi  slavano  i  segni  d'  un  imltarazzo  gaslrico,  c  sul 
vespro  cominciavasi  la  pozione  slihiata.  (Irado  grado  le 
sollerenze  respiratorie ,  la  I'ehhre ,  la  losse  ,  melioravano 
e  Tegrolo  dopo  olio  giorni  si  rimetleva  in  salule. 

nispnra ,  nroiicopa/la ,  Afonia 

Giovanni  (liuffrida  d'anni  2i  a  lemperamenlo  nervoso 
di  forle  vigoria,  recandosi  a  collivare  un  vignclo  nella  He- 
gione  di  .Monlarso  dopo  sei  giorni  di  faliea  seguila  mole- 


—  238  — 

slavasi  di  respirazlone  dilTicile,  voce  raiica,  tosse  leggie- 
ra;  rindimanc  le  molestic  respiralivc  crescevano,  la  pa- 
rola,  c  la  voce  si  facevano  oscure,  la  tosse  diveiiiva  frc- 
qiienle.  Pure  istando  in  quclla  iiociva  falica  11  giorno  ap- 
prcsso  la  respirazlone  si  faceva  dispnoica,  I'afonia  nioslravasi 
complela  ,  la  tosse  piii  frequente  ,  c  le  vertigini  ,  ed  i 
capogiri  minacciavano  Taneniatosia;  a  lal  punto  ridolto,  so- 
stava  (lalla  rurale  fatica,  e  riduceasi  in  casa  solloinessn 
ad  un  severo  regimento  curalivo  piii  Igienico  clie  far- 
maco  logico;  moliorava  dopo  sei  giorni  delta  travagllosa 
dispnea,  ma  risanava  della  tosse,  e  deU'afonla  dopo  quin- 
dici  giorni. 

DIspDca ,  Broiicopazia  calarrale,  Pircssia 
riaslriciia  mucosa 

Vincenzo  Pappalardo  d'anni  27  a  temperamento  llnfa- 
llco,  di  forme  Irregolari  nelle  apparlenenzc  toraclclie,  e  ca- 
gionevole  di  catarro  porlandosi  a  coltlvare  I  vigncli  clie 
vegelano  nel  piano  di  Lisi,  solTrc  alle  prime  imprcssioni 
del  delcterio  eflluvio  una  I'orle  tiirbazione  respiratoria,  e 
losse  calarrale,  la  quale  I'ohbliga  a  ridnrsi  suldlo  in  casa. 
Finita  la  dispnea  in  onia  delle  opportune  caulele,  e  delle 
medicine  opportune,  la  tosse  calarrale  oslinala  perpeluavasi 
per  lo  lasso  di  cinquanla  giorni. 

Pill  voile  soffrendo  lo  slesso  nialore  perclie  lispone- 
vasi  al  delelerieo  modificalore,  privossi  di  falicare  nelle 
arene  del  Mongibello,  c  scbhene  agricola  povero,  veniva 
obbligalo  dal  duro  bisoguo  di  pagare  per  far  collivarc 
uu  suo  picciol  vileto.  Poco  apprcsso  vcndeva  la  sua  pro- 
prieta,  lasciava  il  paese  nalale,  e  sceglieva  una  palria  chc 
avea  una  campagna  a  coslituzionc  argillosa ,  e  nou  a  fon- 
do  vulcanico.    ,j!i:|  . 


—  239  — 


OSSXiaTAZZOIfE  VKDCCIIMA 


llospira/ioiio  diincilt',  Kroiicopuzia  ralairale  di  luiigo  corso 

Anlonino  Raonisi  ndtillo  d'anni  40,  di  tomporanienlo 
sani>iiii;iio  iicrvoso,  rccandosi  a  zappan;  iiii  vii^iiotu  al  inoiite 
Sonapi/.ziila  alio  Ircinila  o  cento  picdi  sul  inariiio  livello, 
oslrenu)  tci'iDiiial"  norlico  dclla  rc^ioiic  picdcinoiilana  ,  e 
priiicipio  della  iicniorosa  ,  (1()|»()  (piallro  gionii  di  I'alica 
conliiiuala  coiniiiciava  a  lagnarsi  d'  una  picciola  soirerciiza 
rcspiraliva  con  tosso  uniorale  ,  in  seconda  i^iornala  le 
aiii^osciosc  sirollc  del  rcspiro  crcbbcTO  ,  la  losso  si  fcce 
Irccpiciile,  (',  fu  inoslit'ri  la.sciarc  il  conlado ,  o  ridursi  in 
pati'ia,  c  in  casa.  Ovviavasi  a  lanto  scompii«iio  della  re- 
spirazionc  col  laglio  dclla  vena ,  e  coi  preparali  slibiali 
collegandovi  sevcra  Igiene.  La  iunzione  del  polmone  ri- 
melteasi,  a  salnle  dopo  olio  giorni,  la  lossc  sollo  forma 
di  calarro  prolunnavasi  on  mese. 


cssEsvAaio^i:  sucsxcisia 


Itespira/.loiic  Dispnolca,  Itroiicliilo,  Fcbbrc,  Gaslrlclla 

Anlonino  di  Manro  noii  ollre  I'anno  triijosimo,  a  lem- 
peranienlo  linlaiico  nervo.so ,  di  forme  regolari  di  corpo, 
ma  cagionevole  di  calarro,  rccandosi  alia  base  merigiana 
di  monlc  (lervasi  per  dissodarc,  o  meglio  per  rompcrc 
0  lavorare  il  lerreno  non  collivalo,  onde  pianlarvi  un  vi- 
jrnelo  ,  in  seconda  giornata  Iravagliavasi  di  respirazione 
diHicilo  con  senso  di  lieve  compressione,  e  rislringimento 
al  lorace,  pure  prolrasse  la  liilica  inlera  d'  nn  giorno,  e 
la  nolle  parve  succcdere  un  cessaniento  dellc  moleslic  re- 
spiraloric  apparsc ;  ma  la  dimane  tornando  ai  Iravagli  Hi 
dissodamenlo  snile  ore  del  vespro  la  respirazione  nei  suoi 


—  240  — 

escrcizii  mcccanici  si  turbava  di  iniovo,  c  la  difficolla  al- 
r  imniissione  dell'  acre  rendendosi  seniprc  niaggiore  socia- 
vasi  a  tosse  frequente,  a  parola  inibarazzala,  e  fu  prudcnte 
consigiio  chc  il  pazienle  pria  d'  asserare  si  ridiicesse  in 
casa  soUecilamente.  ('peravasi  la  flehotoniia ,  indicavasi  il 
tarlaro  stihiato;  le  soffercnzc  niorhose  ingrandivaiio  la  nolle, 
la  dillicolta  deirimniissione  dcH'aerc  faccasi  massinia,  c  lo 
infennd  spcsso  lasciava  la  posizinne  orizzonlalc  c  pigiiava 
la  veilicalc,  c  lalvolta  provando  iin  imperioso  bisogno  di 
respirarc  iin'  aria  libera  la  porta  schiiidcva  ;  Sociavasi  a 
tanli  lurbamcnti  la  losse  molesla  con  pocbi  cspeftorali, 
una  Icbbre  reazionaria,  e  dei  sinlonii  di  ind)arazzo  gaslri- 
co.  Insistendo  nella  medicazionc  niedesima,  e  sni  purgalivi 
la  dispnea  dopo  Ire  giorni  dissipavasi  conipletamenle,  nia 
la  broncbilc,  e  la  tosse  alle  niedicazioni  ostinata  perduro 
venlitre  giorni. 

llisimea,  Calarro,  Uislbnia 

Anlonino  Bonanno  a  teniperamenlo  sanguigno ,  loc- 
cantc  il  sessagcsinio  anno,  rcgolarc  di  corpo,  e  di  costi- 
luzione  robnsla,  zappando  iin  vigneto  sui  dossi  di  Monte 
iXocella  recseva  dodici  liiorni  al  nialelico  elllnvio,  ma  la  di- 
mane  cominciava  a  dolersi  di  respirazione  anelosa  la  quale 
fmiva  complelamente  come  il  colono  lasciava  la  faiica  e 
riduceasi  in  casa,  e  riprcducevasi  come  alia  fatica  lornava. 

Corsi  qualiro  di  con  tale  andamento  niorboso,  in  quinia 
giornata  la  respirazione  divenne  dispnoica  c  coUegavasi  a 
tosse  calarrale  ,  e  a  voce  rauca  ;  1'  Etnicola  seoraggialo 
dal  morbo  divenuto  gigante  ,  lasciava  la  snperficie  chc 
csalava  il  dclclerio  elllnvio  e  riduceasi  in  casa.  Sospesa 
r  azione  dclla   causa   asfissiante  ,  la  lieve    aslissia  in  tre 


—  241  — 

giorni  fiiiiva  ,  c  la  Emalosi  toniava  alio  stalo  normalc  ; 
ma  le  roazioni  niorbose  suscilat(3  ai  bronclii,  alia  trachea, 
alia  lariii«^e,  da  clio  yoiiiva  la  losse,  la  incomplcla  afo- 
nia  ihiravan  piii  lempo ;  la  broncopazia  catarrale  correva 
due  sellenari,  e  la  lariiij^(»[)azia  ,  chc  1'  afonia  originava  , 
oltropassava  il  Irenlosiino  giorno. 

Hespirazloiio  tiiibala ,  IViioincni  Dlspnoici  dl  luiii;a  diiiala 

Sebasliano  Bonanno  di  anni  48  callivo  di  coslituzio- 
nc,  magagnalo  di  lup,  o  disposlo  alio  soiroronze  dell'  appa- 
rcccliio  rcspiralivo,  facondo  dclle  propagini  ,  nella  cui 
fatliira  inollo  la  lerra  sprufondasi,  in  iin  viteto  siil  inon- 
tc  Fosara,  ostaiido  sci  nioriii  aUinlluciiza  aslissiaiilc  tcl- 
lunca,  m  sctlima  giornala  scnliva  divcnir  laboriosa  la  ro- 
spirazionc,  o  avvcrliva  uii  sonso  di  piciiczza  aircjtigaslro. 

Cors!  Ire  giorni  di  suH'crcnza  morbosa  ,  seguendo 
ad  esporsi  aH'cllluvio,  la  respirazionc  divcniva  diflicilissi- 
ma  con  coslriziono  forlo  in  Inlto  il  loracc ,  c  i  nuiscoli 
chc  ai  lenonicni  mcccaiiici  scrvono  del  rospirarc  si  nola- 
van  quasi  convuisi ;  1"  Klnirola  I'aslidilo  di  lali  solVcronze 
posava  dal  lavoro,  lonlanavasi  dalla  supcrlicie  dclctcrica 
cho  omanava  I'  clllnvio.   c  ridnccasi  alia  sua  abilazione. 

Per  olio  giorni  con  jiochi  inlcrvalli  di  posa  Irava- 
giiavasi  il  niisero  cgrolo  dalla  icrribilo  Orlopnca,  vcdea- 
si  il  pazicnic  rinniic  Inllc  Ic  sue  p(»ssc  ad  anipliarc  il 
toracc  ;  an'crraio  i  coipi  clic  lo  circnivano,  rivollarc  in- 
diclro  la  testa  ond(!  gli  elevatori  dellc  costc  Irovorobbcro 
un  pnnto  di  appoggio  pi\i  lernio,  il  dialTraninia  grintcr- 
coslali,  i  ninscoli  dell' oinoplala,  dei  londti,  della  region 
ccrvicale  die  le  grandi  ispirazicnii  vcrilieano,  Innzionaxano 
con  encrgia  per  sollcvare  il  toracc,  c  aggrandire  il  cam- 
po  della  respirazionc. 

32 


—  242  — 

Opcravasi  un  salasso  ficljico,  iisavasi  un  vomitorio, 
un  lassalivo,  ma  la  specificila  della  causa  opponevasi  ai 
salulaii  effelli  di  tali  metlicazioiii.  Dopo  olto  giorni  di 
tompcsloso  rcspiro  la  dispiica  si  ridusse  a  grado  licvis- 
siino,  e  cosi  ostinala  senipre  luoslrandosi  all'  azionc  dei 
rimedii,  molesto  1' amiiialalo  allri  dodici  fliorni. 

OSSEETASIOItB  gtrilNBlCBSIKIA 

liespirazioiie  dilficilc,  Lariiigopazia ,    Alouia,  f.aslricifii 

Francesco  Sambataro  di  aiiiii  3G  d'idisiiicrasia  opa- 
lica,  di  alleliche  forme,  occupandosi  di  lavori  vignicoli 
di  rifiisa  nolla  regionc  del  piano  di  Erasimo  ad  esle  del 
Pacsello  IN'icolosi,  in  lerza  giornata  il  siio  polmone  ricc- 
vea  r  influenza  asflssianle  del  rimosso  lerrcno  vukanico 
r  ossigcnazione  del  sangue  si  faccva  inconiplela,  e  la  re- 
spirazione  diveniva  dispnoica  ;  oslinalamenle  due  giorni 
scguendo  in  quella  micidiale  fatica  1'  ossigenazione  del 
sangue  piii  a  piii  niinuivasi,  la  dispnea  si  faceva  insigne 
c  il  vignaiolo  sprezzanle  veniva  al  bisogno  di  lasciare  I'a- 
gro  niak'lico,   e  riliravasi  in  casa. 

Sociavasi  a  tanlo  dislurho  dclla  funzione  enialosica 
iin'irrilazione  iperemica  alia  laringe  che  lo  niuoveva  a  tos- 
sirc,  e  un  scnso  di  calore  locale  con  voce  rauca  die  gra- 
do grado  air  afonia  conipleta  pervennc. 

Mellcasi  in  opera  la  medicazione  predescrilla,  nia  la 
egritudine  oslinata  ad  ogni  lerapenlica  correva  dicioUo 
giorni  di  corso  complelo,  schbene  la  dispnea  posiliva  non 
duro  pill  di  tre  giorni. 

Dispnea,    Calarro,  Fobbrc  di  Ire  giorni 

Anloniuo  Paladino  d'anni  40  di  media  costiluzione  , 
di  fiorila  salute  collivando  il  terreno  flegreo  di  ilJonpiluso 


—  2i3  — 

monlc  vulcanico  di  origine  antica  alio  sul  mare  3120  pio- 
di  la  sera  della  lerza  eiornala  d'lina  sp"iiila  falica  sotUi 
r  iniliRMi/.a  aslissianlc,  (Icircllliivio  Kliico  travai'liavasi  di 
tossc  rr('(|ii('iil('  (Oil  escrczioiK!  d'  iiinorc  baslevole ,  e  di 
respiraziodc  dillicile. 

IN'clla  falica  islaiulo  |)iii  giorni  csposlo  a  quel  noniico 
invisiliilc  la  rcspirazionc  si  facova  ortnpnoica,  la  lossc  di- 
vcniva  iiioicsta  oiidc  In  hisdi'iio  di  rcslarc  in  casa  o  nicl- 
lersi  a  lello  [tor  quaiilo  rmlopiica  lo  permelleva.  Diirava 
tro  giorni  in  cpicslo  trislo  sinlonialismo,  diclro  clic  grado 
grado  si  riduceva  a  salnle  cogli  ainli  dd  leinpo,  della  Igicne 
c  seiiza  uso  di  larniaci. 

Uosplrazioiif*  difficile,  IVovropa/ic  slorno  coslal! 

Ciinscppc  Aavarria  d'anni  38  a  Icinpcranicnlo  san- 
g'uigno  di  rornic  irrogolari  iicllc  a|ipail('nenze  loracicho, 
e  cagioncvole  di  rcnnialismi,  die  si  era  travaglialo  piii  voile 
dcir  avvelcnanicnlo  I'^ndeinico  Elnoo,  di  proprio  volerc  in 
onla  della  niia  proiliiliva  voile  venire  a  falicare  in  una  niia 
proprieiii  in  .Monpilieri  inonle  al  siid-(hesl  d(d  paesello 
Nicolosi  ove  dissodavasi  la  Icrra  per  pianlarvi  uu  vignelo . 
hisingandosi  cIk;  il  leireiio  viileanico  di  (pieslo  inonle  , 
perclie  d'eruzione  anliiliissiiua,  iion  lo  poleva  ininialsanire 
per  nulla. 

.Ma  ai  prinio  giorno  di  falica  sul  vespro  vien  prcso 
d'una  res|)iiazione  alTannosissinia,  e,  richiedendolo  dei  suoi 
inconiodi,  rispose:  sto  per  inorire,  noii  posso  respirare, 
e  parea  die  a  nionienli  solTocavasi  e  perdeva  la  vila,  fa- 
ccvasi  porlare  siihilo  in  casa.  salnssavasi,  ed  il  sangne  pre- 
senlava  la  condi/.ione  d'nii  sangne  neru  dissossigenalo;  la 
malattia  sociala  a  varie  nevropazic  sterno-coslo  radiidiane 
e  a  pneunialosi  gaslrica  corse  venli  giorni  seguili.  Scuo- 


—  244  — 

rato  (lal  tcrrihilc  nialore  die  lo  rkhicea  inutile  alia  fatica 
lasciava  la  palria ,  e  passava  ad  abilare  nelia  canipagiia 
Jel  piano  della  vite  la  ciii  terra  a  eostiluzione  diversa 
non  presentava  I'evoluzion  deU'Eflluvio. 


OSSBHTTAZIOSJE  nlCIOTTBSIJHi 


-11 


Itespirazionc  difncilc  di  lunga  durala 

Francesco  Manerca  d'anni  40  magro  della  persona,  di 
eostiluzione  forte  portandosi  a  za|)pare  i  vigneti  piantati  nel- 
le  terre  llegree  dell'ovest  di  Nicolosi  alia  regione  del  piano 
di  Lisi,  non  appena  era  corso  un  (piarlo  d'ora  da  clie  si  era 
messo  in  fatica  vien  preso  da  dillicolta  all'ispirazione  aerea 
che  veniva  daU'insufliciente  ossigenazione  del  sangue,  fuggiva 
tosto  dalla  gleba  dissodata  esalante  rEffluvio,  e  riducevasi 
in  casa  slentatamenle,  ne  poleva  mettersi  a  letto,  ma  ad  una 
sedia  adagiavasi,  tanto  era  il  patire  che  nel  respirare  mo- 
strava.  I  salassi  i  lassalivi  moderavano  la  violenza  dello  af- 
fannoso  respiro;  ma  corsero  ventidue  ^orni  per  avere  ces- 
samenlo  le  moleslie  respirative. 

L'  csperto  vignaiolo  a  moderare  1'  influenza  dirella  del 
malefico  Elfluvio,  fasciava  un  fazzoletto  per  turare  la  bocca, 
c;  cosi  operando  e  frammezzando  qualche  giorno  di  posa 
alia  fatica  gli  riusciva  talvolla  di  non  attaccarsi  della  Ipo- 
xemia  Endemica;  una  volla  pero  alia  slagione  aulunnale, 
raccolte  dellc  castagne  al  monle  Nocella  scavava  colle  mani 
un  piccolo  fosso  di  piccola  profondita  nel  terreno  arcnoso 
r  esalazionc  dell'  Efllnvio  tosto  tosto  suscitava  1'  Ipoxemia 
di  che  si  ragiona  la  cjualc  protrasse  ventidue  giorni. 

■     ;,■..    ...:  ''^     !•■■■'  ••■'    ' 

!,;    DIspnea,  Tosse,  Fcbbrc,  Gaslricila 

Gaetano  Mazzagiia  sul  60  anno  a  teniperamento  san- 
guigno  di  eostiluzione  forte,  mentre  saliva  al  bosco  lungo 


—  245  — 

la  via  alia  distaiiza  di  fii  j)almi  ove  si  scalenava  1' arena 
vcnuta  fiiori  iioirKriizioiie  del  16()9  avvcrle  un  lerribile 
piizzo,  e  si  allacca  siildlo  di  airiiiiiioso  rcspiro,  di  tossc,  di 
proslrazioiio  di  I'orzi;,  clu!  In  ol)l)lii'alo  a  riloriiare  in  ca- 
sa  ovc  slcnlalanKMile  arrivava;  la  sera  la  molesla  dispnca 
si  fecc  niagi^iorc  sociandosi  a  I'cbbre,  a  lossc  unioralc, 
a  dislurbi  j^aslrici ,  a  nausea ,  a  sctc,  a  raancanza  d'ap- 
pelilo.  \jH  inalallia  corse  venli  giorni  oslinala  a  tulle  le 
medicazioni,  e  noi  |)rimi  sei  giorni  sulla  sera,  e  la  nol- 
le eblie  pericolo  di  soffocazione ;  ainnialavasi  di  ([uesla 
inalallia  sul  iO"  anno  cpiando  rinunziava  di  falicare  piii 
nolle  arcne  vulcaniche ,  nientre  sine  a  qucsla  cla  vegeto 
0  sano  reggcva  airinlluenza  dell'  esalazione  tcllurica  Elnea. 


Ht'spira/.ioiic  (llllicile ,  Tossp  ,  (laslridta 

Carmelo  Pappalardo  d'anni  28,  di  teuiperamento  san- 
guigno  nervoso,  a  costiluzione  forlc  ,  discendente  da  pa- 
dre die  ancora  aninialossi  aU'azione  dell' Kllluvio  meli- 
tieo  Klneo,  coniincii)  a  solTrire  la  nialallia  Kndeniica  del 
Mongibello  lin  dai  prinii  nionienli  cbe  nella  sua  giovinezza 
volea  occuparsi  dei  Iravagli  rurali;  aninialavasi  (piando  fa- 
tieava  nelle  canipagnc  ove  Ic  arene  recenli  vulcanicbe  non 
prol'ondavano  piii  di  Ire  palnii,  e  sollo  vi  slava  un  lerreno 
vulcanico  danlieliissima  origine,  inenlre  non  si  aninialava 
per  nulla  ,  o  lievenienle  aninialavasi  ([uando  falicava  nelle 
arene  vidcanirlie  del  KKi'Jclie  profondavano  ollre  olio  pal- 
mi;  nia  (juando  aniinalavasi  si  inolestava  di  lungo  e  peri- 
coloso  nialore  costiluito  di  respirazione  difficile,  losse  , 
gastricila  che  ollrepassava  i  quaranta  giorni. 


—  246  — 

Respirazlouc  Dispnoica,  Tossc 

Francesco  Borzi  d'anni  60,  a  tcmpcramento  linfali- 
co,  di  cosliluzione  media,  trnvagliavasi  della  malallia  En- 
demica  in  prima  giornala  in  tulli  i  luoglii  vultanici  di 
Mongihello ;  si  affcUava  del  morbo  all'  ela  di  25  anni  do- 
po  avere  ostato  all'  influenza  niefilica  elnea  per  anni  die- 
ci  ,  ma  Iravaglialo  una  volla  dal  morbo  ,  non  gli  pole 
pill  riuscire  di  assuefarsi  a  quell' azione  malefica,  e  sono 
3S  anni  chc  non  puo  piii  falicarc  in  lerreni  vulcanici  senza 
essere  atlaccalo  di  forlc  dispnca  c  di  tosse  molesla,  quan- 
tunquc  egli  ad  inlervalli  Ionian!  fa  sempre  dei  nuovi  sag- 
gi  se  il  suo  organismo  polessc  rcggere  a  quella  nociva 
influenza. 

"      ,  Respirazionc  Dispnoica,  Tossc,  Febbrc 

Gaelano  Ileina  di  44  anni,  a  tcmperamenlo  linfalico, 
di  cosliluzione  forte,  ma  magro  della  persona,  ammalavasi 
air  ela  di  30  anni  in  seconda  giornala  dei  snoi  lavori  in 
tulle  le  regioni  vulcaniche  del  mongibello;  la  malallia  co- 
stituila  di  dispnea,  di  tosse,  di  febbre,  durava  olio  giorni 
e  poi  scioglievasi  inlieramente  usando  la  sola  Igiene  senza 
medicamenlo  veruno. 

Rcspirazionc  Dilficlle,  Tossc,  IJruciorc  alia  Lariugc,  alle  Fauci 

Luciano  Caponetto  di  24  anni,  a  temperamenlo  linfa- 
tico,  di  vegela  salute,  porlandosi  a  falicare  nelle  arene  vul- 


—  247  — 

caiiiclio  si  niolcsla  di  briicidrc  al  dii'lro  bocca,  all(!  fauei, 
alia  laringc,  die  lo  slimola  ad  un  lossire  coiiliniio,  e  ad 
('S|i('ll()rar('  coiiio  se  un  coriio  csliaiico  slasse  ncl  caiialc 
acrilcro  rlic  iisrir  iioii  iiolrchhc.  Indi  inolcslasi  di  dillicilc 
r('S|»ir()  clu' ,  crescendo  jtiii  a  piii,  si  inula  in  jXMuisa  ma 
won  lorlc  dispnoa. 

I>a  malallia  in  laic  individno  non  saliscc  alii  <>radi 
di  acnzio,  si  niaiiliono  a  grado  lollcrahilc!  ,  c  usando  il 
biion  vin-naiolo  una  regolala  Igienc,  sevcra  ciharia,  omol- 
U'ndo  i  Icgnnii,  il  vino  occcssivo,  i  cilti  forli,  od  nsando 
dcllc  docozioni  caldc  ziicclicralc  sid  nialtino  e  la  sera,  che 
agcvolano  la  nscila  di  csnoUorali  donsi,  soirre,  nia  conti- 
nna  la  sua  falica,  fincjic!  la  malallia,  I'allo  il  sno  corso 
di  olio  dioci,  rpiindici  giorni,  gndo  poi  I' imninnila  rinche 
liniscc  (piolla  falica;  ina  lornando  dopo  un  inlcrvailo  di 
posa  ai  lavori  delle  tcrre  vulcanichc  solTre  nuovaincnlo 
lo  slesso  uialore. 

IHspnoa  uiolesia ,  Tosso  umorale ,  Feitbi'o  roazinnaria 

(liusoppf!  Paladino  sid  !U)"  anno,  a  Icmpcranicnlo  ncr- 
voso.  di  cosliluzionc  dcholc,  di  niosli<M'o  niurirahro  did  pac- 
scllo  Aicolusi  Inllo  a  snolo  arcnoso  per  la  crnziono  del 
1(509,  Iravagliasi  snhilo  dolla  niidallia  Endcniica  appcna 
scava  due  palmi  o  pnco  piii ,  ovc  cdilicarc  la  liaso  del 
iiiuro;  avverlendo  ])ria  uno  sgradev(de  pnzzo,  viene  prcso 
indi  da  losse  secca  molesla.  di  dispnea  liavagii(tsa,  la  sera 
si  sviluppa  la  Ichln-e  e  cosi  il  tullo  del  niorho  cone  do- 
dici  gioini:  vicne  (piindi  (dthligato  di  |K)rlarc  un  aiiilanle 
in  liilli  i  snoi  lavori  qnantunipie  di  breve  lenijio  ancbe 
nel  coslruire  i  piccioli  muri  di  cainpagna  .  i  niuri  bassi 
di  spailimenlo  neirinlerno  delle  vigne,  onde  scavare  i  fos- 


—  248  — 

sati,  tempo  nd  quale  sta  lontano  dalla  regione  esalantc 
r  effluvio  acl  evitare  I'azione  di  esso  che  per  lui  diviene 
nociva  anclic  a  distanza. 

Dispiiea  iiiassiina,  Tossc,  Fcbbre,  llorlc  di  due  iiulividui 

NeU'anno  1811  il  Sig.  D.  Giuseppe  Consoli  rieco 
possidente  di  Pedara  inipiogava  vciilidue  uoniini  per  col- 
livare  a  fosse  un  suo  vignclo,  a  terreiio  vulcanico,  di  essi 
a  secondo  giorno  si  aninialarono  vcnli  della  nialaltia  En- 
deuiiea  del  3Iongibello  ,  e  due  soli  restarono  immuni  , 
e  conlinuarono  la  loro  falica.  11  grado  d'intensila  del  uia- 
lore  fu  grave  pressocclie  in  lutli,  nia  in  Santo  Rapisarda, 
e  Venerando  Pappalardo  fu  gravissimo  ,  e  produsse  la 
morte.  In  Nicolosi  per  quantc  ricerchc  io  abhia  fatlo,  e 
])er  quanlo  io  sappia,  niuno  e  morlo  della  malallia  En- 
deiuica  di  cui  si  ragiona ;  ma  il  Signor  Consoli  che  mi 
ha  rifcrito  di  persona  il  lallo  descrilto  e  degno  di  tulta 
la  fiducia,  e  quindi  mi  e  paruto  convcnevole  a  vantaggio 
della  Scienza  prcsenlar  qui  (pieslo  fallo  come  mi  e  slalo 
riferito,  qualunque  sarebbe  per  essere  il  suo  valore. 

PARTE  SECONDA 

."       ■•'  PATOLOGJA 

DELLA  MALATTIA  ENDEMICA  ETNEA      ;.'   ,  f; 

'     .         ,  ,,■'•■ 

Sinloma(ologia  e  sue  foriuc 

Volgendo  dalla  Clinica  alia  Patologia  della  malaltia 
Endeniica  Etnea,  e  muovendo  dalla  sinlomalologia  gene- 
rale,  e  dalle  forme  del  niorbo  ,  il  Villaggese  del  Mongi- 


—  249  — 

liello  reciindosi  a  lavorare  Ic,  tcrre  piroidi.  c  soggiacoiulo 
alia  emaiiazione  dell'  eflliivio,  spesso  Iravagliasi  di  r('sj)i- 
raziono  afl'aiiiiosa,  di  slringimcnto  al  loraco,  di  jicso  alio 
sloriio  ,  (riiisiilliciciiza  aHarlicolazioiio  d(!i  suoni,  di  iiii- 
nacoia  di  inanianza  d'  ossigonazioiic  del  sangue  ,  e  per 
oslarc  a  laiilo  jtcricolo  fugge  il  possimo  iuogo,  riducesi 
in  casa,  adagiasi  ai  riposi  del  Icllo ,  ma  la  dispnca  sa- 
Icndo  alii  "ladi  di  acuzic,  1'  ojihliiia  all"  alliludiiic  seden- 
le  ,  all'orlosladia  ,  a  respirare  I'acre  eslerno  pure  nella 
nolle,  dove  la  soirerenza  rcspiialiva  si  crosce. 

A  tale  espressione  palologicu,  ilic  nel  nunicro  aiag- 
giorc  degli  egroU  si  osserva  ,  collegasi  spesso  la  soffe- 
rcnza  laringo-lraclioale  ,  con  afonia  ,  o  voce  raiica  ,  la 
hroiicopazia  ealarrale,  la  hroiicliilc ,  le  ncvralgie  dorso- 
inlercoslali  ,  le  sofferenze  gaslriclie  varie  ,  o  una  fehbre 
a  sendiianza  di  angiolenia,  clic  un  mclioranienlo  produce 
airafTaniioso  rospiro. 

Uiiando  I'  Kllluvio  in  copia  niaggiore  si  csala  nei  dis- 
sodamenli  d'un  suolo  selvaggio  ,  nelle  lavoragioni  dclle 
propagini,  o  se  rKliiicola  |)erdiira  sotlo  una  pntcnza  lanlo 
iiociva,  induce  il  difollo  luaiiiiiorc  d'ossiiienazione  del  san- 
gue,  clie  I'aslissia  coniplcia  luiiiaccia. 

La  quanliiii  grande  della  Mol'ela  Ktnea  nei  predi- 
sposli,  sccniando  niollo  il  canipo  deiremalosi,  fenomeniz- 
zasi  colla  rcspirazione  dillicile,  con  sospiri,  shadigli,  peso 
alia  testa,  zid'olameiilo  alle  orecchie,  capogiri,  verligini , 
liirl)ani(Mili  seiisoriali  intcllcllivi  ,  c  I'iiidividuo  cadrelthe 
sul  suolo  senza  vita,  e  respiro  sc  non  si  lonlana  dalla 
loealila  ove  esalasi. 

Una  picciola  qnanlila  deH'Kniuvio,  impressionando 
pill  giorni  seguili  il  vignaiolo,  oUi(!  di  minuirc  I'enialo- 
si,  niuove  delle  reaziiuii  niorliose  nel  sangue  niedesimo, 
alia  laringc ,  alia  trachea ,  ai  bronclii ,  ai  polmoni  ,  alio 
apparecchio   gaslrico  ,  reazioni  niorbose  secrelorie ,  ipe- 

j3 


—  250  — 

rcmichc,  ncrvose  che  costiUiiscono  lanle  espressioni  sin- 
lomaliclic  secondaric,  chc  si  legano  airaffannoso  respiro, 
e  die  (lipeiulono  dallo  stesso  fondo  niorboso. 

2." 

Diirala  e  Fine  della  IHalallia  Eiulomica  Einoa 

A  dire  dclia  diirafa,  c  della  sua  tcrniinazione  la  ma- 
laltia  p]iuleniica  Eliiea,  sviliippandosi  di  vaiio  grado  se- 
condo  la  (pianlila  deU'Emuvio  dura  da  qiiallro  a  gionii 
(juaranla  ,  ma  I'individualila  a  quesla  differenza  aiicora 
iniliiisce,  che  seeondo  le  altiludini  varic  la  malattia  esige 
vai'io  corso,  c  gli  asimmelrici  nellc  apparlenenze  loraci- 
che,  e  i  cagionevoli  di  catarro  prcsenlaiio  un  corso  pin 
liingo  ,  ma  la  diirala  media  e  di  quallro  a  dodici  gior- 
ni ,  e  la  sua  fine  e  faiisla  sempre  ,  che  sehbenc  tahiiii 
semhrano  stare  a  vicina  morle,  e  taluni  ,  per  quanto  si 
dice,  fossero  morti,  pure  tuUi  a  salute  riduconsi. 


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Elioioffia  dolla  illalallia  Eiidoniioa  Einca 

DELL' EFFI.UVIO   TELLDRICO   ETNEO 

f  * '  ■"■ 

ESlSTEJiZA    DEIl"eFFIIVIO    TElliniCO    ETNEO 


Indagando  I'EtioIogia  del  morbo,  un  modificatore  spc- 
cifico,  0  megUo  un  Ellluvio  tellurico  e  la  causa  che  ori- 
gina  la  malattia  Endemica  Etnea  cd  emanasi  dalle  lave, 
e  dalle  arene  piroidi  quando  si  dissodano  per  pianlarvi 
la  vite,  0  si  zappano  per  collivare  i  vigneti. 

Dimoslra  la  esislenza  dell' Ellluvio  Etneo  lo  sgrade- 
vole  lanfo  che  nei  terreni    arenosi  si    avverte  dopo   che 


—  251  — 

cade  la  pioggia,  I'odor  grave  die  impressiona  il  nu...- 
gior  nmnero  tici  vignnioli  ,  ove  mellonsi  ai  lavori  dolhi 
leira,  c  d  piizzo  cl.o  svolgcsi  nella  cidluia  del  suolo  i)i- 
roido  non  dissodalo,  ove  I'Kllluvio  cnn.ulasi,  c  lal  puzzo 
e  .speciale  ai  tencni  vulcaiiici,  e  i  lerreni  argillosi  allu- 
Mali  pnvi  IK"  soiio  ,  coiiie  i  vi-naioli  asseriscono 

Uuiioslia  Tesisleiiza  deirKllluviu  Klneo  I' indole  dei 
morbosj  lenomeni  die  produee  I'Kinuvio,  siinili  a  .nielli 
<li  cnmincianlc  asfissia,  canionali  di  gas  deleUu-io  ,  rile- 
jaiuiosi  clnaio  sorgere  a  leiiomeno  Ibndanienlale  del  iiior- 
l»"  ,  iii-sigiic  pena  di  respiiare  tlu!  la  sollbcazioiic  ininac- 
<••;>,  sociala  a  losse  a  dolori  toraeici,  a  fel.hre,  clic  sono 
smtoini  accessoni.  E  Tazione  islaiil(Mne..le  nialefica  d.dla 
nocevole  causa,  die  appona  giiiiili  ai  sili  sospelli  aininala 
gli  binitoli  die  cadrebbero  ndraslissia  se  poio  nii.  vi 
iminorassero. 

In  line  dinioslra  I'esislenza  deU'Effluvio  Etneo  la 
sua  azione  nociva  costanle  sull'uomo,  la  sua  azione  no- 
<iva  piT  cenliiiaia  di  seeoli  dacdie  I'Elna  couiincii)  a  col- 
[narsi  ,  la  sua  azione  nociva  coslaiile  nel  piodum;  una 
lonna  inorbosa  seniprc  la  slessa,  die  ba  uii  corso  ncces- 
sano,  c  die  non  cede  ne  diniinuisce  a  qnaliin.pie  medi- 
eazione  SI  usa,  ma  (piaiido  liiiisce  I' azione  specilica  della 
causa  cbc  la  juoduce. 

TOPOr.lUFIA    r.Kor.SOSIA  COXniZIOM    AKRICOIE    del    SIOIO    ove    Si    ESAIA 
l'  EFFI.IVIO    TEHIRICU    ETSEO. 

Sliidiand(»  la  lopogialia  la  geognosia,  c  le  condizioni 
agriculc  del  siiolo  .  ove  si  csala  rEllbivio  ,  vedcsi  sv.d- 
gere  dalle  icrre  piroidi  d'origine  ivcciilc .  qnandu  tolti- 
vaiisi,  e  perb  non  si  osserva  nella  regionc  scoperla  non 
collivala,  ne  nella  neniorosa  piciia  d'allu'ii  silvard  ,  ma 
solo  nella  regione  piedeiuontana  dellEliia. 


—  232  — 

Sarcbhc  convenevolc  quiiidi  descrivoro  liillo  il  cir- 
cuito  piedenionlano  vidcanico,  o  i  vigiieli  di  Licodia,  Hian- 
cavilla  ,  Aderiio  ,  IJrontc  ,  Marcllo  ,  Raiidazzo  ,  Liiigiia- 
glossa  ,  I'iodimonte  ,  Milo  ,  ZafTiiraiia  ,  ma  mi  limilo  a 
desci'ivere  la  campagna  di  Nicolosi  mio  paesc  nalalc,  ove 
rEndemia  io  s(0|)riva  e  per  la  prima  volla  ossorvava  , 
(!  (juclla  di  Pcdara  ,  Trecastagni  ,  Piano  ,  Slella-Ara- 
gona^  8.  Pielro,  Camporolondo  che  csalano  aiicora  I'  Ef- 
lluvio. 

Del  vnlcano  a  mcriggio  in  una  pianura  elevala  sicde 
il  villaggio  di  IXicolosi  ducmila  ccnlovcnloUo  picdi  sul 
mare.  Piii  voile  minaccialo  dai  lorrcnli  inliammali  del  mon- 
te,  del  siioi  scolimenli,  e  al  suolo  adeguato  per  i  ler- 
remoli  che  precorsero  Teruzione  del  'JOG!)  ,  e  di  arena 
sonimerso  si  sla  in  piano  piii  basso  di  edilicazione  no- 
vella. Di  picciolo  ed  irregolare  perimelro,  in  eslensione 
maggiore  in  direzione  dall'Estad  Ovest  sopra  suolo  si 
posa  vulcanico  ove  vegelano  bene  le  viti,  piante  diverse 
ed  alberi  frnlliferi  di  ]iiii  manicre. 

Al  nord  del  villaggio,  spaziosa  pianura  osservasi  di 
arena  vulcanica,  in  frammenli  di  diversa  grandezza,  con 
pirosseni  e  crislalli  I'elspalici ,  che  venne  fuori  nell"  eru- 
zione  del  IGGl).  Ergendosi  piii  di  sei  piedi  ogni  cssere 
vegelante  slruggeva,  e  liingo  spazio  inella  si  vide  a  sor- 
reggere  la  vegelale  vivenza. 

Adesso  pero  ^)er  la  lerrificazione  dellc  arcne  ,  ])er 
rinflnsso  dell' acre,  dei  venli,  deH'acqua,  per  il  vegelale 
detrilo  ,  per  le  I'aliche  dei  prodi  Elnicoli  ,  e  })er  glin- 
grassi,  lenni  vigneli  sparsamenle  vi  sorgono  die  ronipono 
la  nigredine  della  pianura. 

E  nieno  sterile  moslrasi  il  Monle  rosso,  e  il  piano 
merigiano  della  sua  falda  che,  sebbene  venule  daU'eru- 
zione  medesima,  forse  per  essere  piii  ferruginosi  gli  ele- 
menli  piroidi ,   maggiore  allitudine  alia    vegelazione  con- 


—  2o.*i  — 

scrvano ,  o  viirio  erbc  vcdonsi  die  sniiillano  la  inoiilagiui 
(I' una  (|iialchc  verdiira,  c  v\m  la  iiilioraiio  iiclla  slaj^ionc 
tici  liori,  c  le  iilili  piaiilc  vi  vcj^claiKt,  o  la  I'iiicslra  jiiii- 
(ca,  c  la  vile,  c  la  piaccrc  cho  pur  cola  ovc  si  apri  la 
voragiiic  slorniinalriee  da  die  lorrcnll  di  fuoto  lluirono, 
vcgcla  un  ridcuk'  vii^iielo  dio  inodcra  il  trislc  ricordo  chc 
viouc  couloniplando  cpicl  luoi^o. 

II  Piaud  dl'^rasiiuo  silualo  a!  i\'ord-Esl,  produUo  di 
autichc  cruzioiii,  the  si  trovano  ii.nanzi  nei  process!  dc- 
conipoiicnli,  idoiico  alia  vci^claziouo  rilovasi  ,  e  vigoreg- 
giaiio  ivi  hclli  vigncli,  c  nuuierose  licaic,  c  il  caslagno, 
(•  il  ciricgio,  c  il  pcro;  i  conlorui  del  Sud  sud-csl,  folli 
di  lave  recenli  si  coprono  di  scarsi  vileli,  c  I'Ovest,  pre- 
senlando  una  collina  delta  la  (Iroce,  e  uno  spazio  di  are- 
na nnda,  uu  |)ian()  uioslra  di  vigne  di  vegelazionc  ridcnle. 

Sovrasia  il  mentovalo  Villaggio  ,  e  gli  si  addossa 
|iresSocclie  d'ogni  inlorno  recinlo  di  nionli.  nioslranle  vi- 
vace veidezza,  die  vaga  piospelliva  ;dla  visia  ne  porgo- 
110.  Craleri  un  lenijio  d'cruzioni  dislinle  e  slerili  per  ispa- 
zio  Inngo  dalTallo  ciglio  alia  laid;!  ,  si  fanno  adesso  a 
soslegno  dclla  vile,  del  ciiiegio,  del  lifo  ,  del  noderoso 
caslagno ,  die  nelle  noilidie  lialze  vi  cresce  in  ispaziosi 
caslaiineli. 

I  predescrilli  vulcani  d'epoca  varia  ,  diversa  atlilu- 
dine  alia  vegetazione  |ii('senlano.  II  3l(Mipilieri  di  falli  di 
anlica  origine  lussuieggia  di  vegelazione,  i  vigneli  vi  pro- 
sperano,  e  vini  preziosi  ci  danno,  il  caslagno  bene  vi  al- 
ligua,  e  il  niclo,  die  iiella  valle  del  monle.  uu  pomelo  vi 
sorge  die  vien  dopo  ai  poniari  dellKlna  anlico. 

Vanno  appresso  3loiile  Arso,  }lonle  dervasi,  3Ionle 
S.  Mccolo  verdeggiaiili  di  belli  vigneli  ,  in  lerza  serie 
slanno  .Monle  Serrapizziila,  .Monte  Fosara,  .Monte  >i'ocel- 
la  ,  c  .Monlerosso  occupa  ulliuio  poslo  perdic  di  forma- 
zionc  rccenlc. 


—  234  — 

Pcro  volendo  dire  siiiraltitudino  di  Nicolosi  ,  c  del 
suo  contado,  aU'evoluzion  dcH'c^inuvio,  fissarsi  polrobbcro 
dislintc  regioni,  e  sc  sognano  maggiore  atliludinc  aU'evo- 
luzionc  di  csso  le  arenc  del  10{»!),  Mompilieri  di  gcncsi 
anlica  induce  mcno  la  produzione  del  niorbo,  c  Ira  que- 
sti  prendoii  silo  in  serie  ascendcnle  il  Piano  d'Erasimo  , 
il  Piano  di  Lisi,  Monpiluso,  Serrapizzula  ,  Fosara  ,  Ao- 
cella,   Gervasi,   S.  iMccolo,  Montarso. 

Pedara  pacsello  a  poca  dislanza  all'Esl  di  iX'icolosi 
])Osalo  sopra  suolo  vulcanico  ,  origina  pure  revoluzione 
deirEflluvio  ,  e  esalasi,  piii  nei  conlonii  deH'abilalo,  die 
nelle  regioni  norliche  clie  jirescnlano  un'anlico  lerreno 
Flegreo.  I  pacselli  Piano  ,  Trigona  a  suolo  piroide  esa- 
lano  ancor  rElTluvio  ,  e  nella  canipagna  di  Trecnstagni 
alia  regione  dei  Carpini,  della  Carlina,  al  nionle  Elee,  e 
alia  Sciarella  piii  ne  lemono  i  vignaioli,  e  ne  abboiriseo- 
no  la  oullura  cliianiandola  terra  (lotlosa  per  lo  nialelico 
gas  die  esala  di  rea  qualilii. 

E  il  villaggio  Sleli'aragona  a  suolo  vulcanico  in  que- 
sto  novero  Irovasi  ,  e  C.aniporolondo  ,  S.  Pietro  paeselli 
circuili  di  lava  ,  einanano  ancora  1'  ellluvio  ,  c  lo  eside- 
ranno  nieglio  in  appresso,  quando  il  terreno,  accpiistando 
maggiore  alliludine  a  collivarsi,  alliverii  T opera  dellEl- 
nicola,  die,  soggiogandone  la  slerilila  e  coltivandolo,  uu 
Ellluvio  pill  copioso  si  csalera  clie}tiuniinaccera  la  sua  vila. 

Adunque  le  terre  Elnee  da  noi  sludiale  ove  1' Elllu- 
vio enianasi  stanno  nella  regione  ])ienionlese ,  del  Vulcano 
al  nieriggio,  in  linea  d'Ovesl  ad  Est,  e  fra  tutle  la  cani- 
pagna di  Nicolosi  presenta  la  maggiore  evoluzione  dello 
Ellluvio. 

I.AVORI    AECESSIRII    AIL'  ESAIAZIO^E    DEIl'  EFFll  VIO    TEILIRICO    ETSEO 

L'ElTluvio  niai  spontaneaniente  esalasi  dalla  terra  vul- 
canica,   il  Villagose  dell' Etna  non  ne  e  disturbalo  unque- 


—  2a.i  — 

niai.  Esso  omaiiasi  (|tian(lo  si  lavora  la  Icrra ,  c  lo  col- 
liva/.ioiii  iiiille  ([iiali  sviliippasi,  soiio  i  Iravagli  di  disso- 
(laiiKMilo,  di  |>r()|»a^iiii,  di  fosse,  di  za[»|)a,  di  rifiisa  ,  il 
iiialclico  gas  si  csala  (•((piosaiiiciilo  ncl  lavoro  dollc  pro- 
jiajjini,  (;  iici  dissodaiiiciili  ovc  siiio  a  piii  jialini  mi  siudd 
collivalo  0  solvag'i^io  sva|)oi'a,  c  esalasi  in  nioiio  copia  in 
(piclli  di  zap|»a  ,  c  di  lifiisa  ovc  rivoigcsi  la  crosla  sii- 
|)oriiciale  priiiiieia  dolla  Icrra. 

STAGKIM,    STATI    ATJIOSFEKICI    FAVORKVOII    All'  ESAIAZI(P>E 
DEll'  EKFLIVIO    TKILIIIICO    ETAEO 

LEIlliivio  Eliieo  esalasi  nella  slagionc  dei  verni,  nel 
priiui[)io  dcila  slagioiie  di  priinavera,  o  alia  fine  dellaii- 
tiinno;  la  state  e  saluhre,  e  anehe  nei  dissodanienli  pro- 
Ibndi  nnn  esalasi  Kllliivio,  o  sc  nc  esala  |»ocliissimo,  die 
i  travagii  agricoli  non  sono  norivi.  L'a((nia  die  cade  dal 
cielo  cresce  la  esala/ione  ddrEilliivio,  gTinverni  ,  e  gli 
atilnniii  leggieriiicnle  piovosi  presenlano  inaggiore  la  sua 
evoluzione. 

La  massiina  csalazionc  accade  in  primavera  all'ap- 
parirc  di  iiiarzo  quando  la  alinosfera  nioslra  niolla  iinii- 
ditii  I'iiiiiila  al  siio  calore  ordinario,  e  se  lieve  lievc  |)iove 
a  rileiilo  piii  giorni,  e  ddle  ore  d(d  giorno  rKllliivio  Kt- 
neo  esalasi  in  copia  inaggiore  quando  ralmosfera  e  j)iii 
inralorila,  agisce  con  inaggiore  encrgia  sii  gli  iiniani  or- 
ganisiiii  al  Irainoiilo  del  sole,  e  il  niaggior  nuniero  dcgli 
iiulividiii  |ireseiila  la  sera  lo  sviluppo  del  morbo. 

KSAIA/.IOE    QIASTITATIVA    UEll'  EFFIIVIO    TELLllUCO    ET.VEO 

Difficile  loriia  dclerminare  la  (piaiilila  ddl"  Kflluvio 
incniico  die  si  csala  nei  prodolli  pirogcnici  del  .Mougi- 
hello,  c  varia  esso  secondo  Tela  dei  lerrcni  collivali  ,  e 
le  collivazioni  varie  clie  al  terrene  si  porlano. 


—  256  — 

Un'Effluvio  Telliirico  chc  non  allacca  grindividui  lutli 
che  stanno  ncllc  condizioni  a  riccverlo,  e  qiielli  die  ani- 
niala  non  senipre  il  primo  giorno  di  loro  falica  ,  e  chc 
mai  produce  la  morle  ,  fa  rilcvarc  die  esalasi  in  poca 
([uantila,  e  la  sua  azione  viene  infievolila  dalla  libera  at- 
mosfera  ove  si  esala,  c  dairaluiosfera  di  illongiiiello  seni- 
pre venlilala  e  purissima. 

L'  KITlnvio  niassimo  die  produce  la  dispnca  insigne, 
0  die  I'asfissia  prontanienle  minaccia  e  quello  die  esalasi 
nei  lavori  di  dissodamenlo  delle  propagini  e  ddle  fosse, 
e  in  secondo  poslo  quello  die  enianasi  dal  zapparc  i 
vileti. 

L'EIlluvio  Vulcanico  copioso  si  svolge  dai  lerreni 
arenosi  deU'eruzione  del  1060  il  mininio,  in  quclla  assai 
anlica  di  Monpilieri  e  fra  quesli  si  allogano  quello  die 
enianasi  nelle  cruzioni  di  S.  iN'icolb  ,  Montarso  ,  Gerva- 
si  ,  INocella  Monpiluso.  ,     .;;  ; , 

SFERA    d'aTTIVITA    DEI.I.' EFFLl  VIO    TEllimCO    EWEO 

La  niassinia  azione  dell'  Ellluvio  etneo  avviene  sul 
luogo  slesso  ove  la  sua  esalazione  verificasi,  e  nei  tempi 
niedesinii  ove  scavasi  il  suolo ,  uu  azione  media  avviene 
a  picciola  dislanza,  die  quelli  die  ripuliscono  le  vili  del 
vignelo  die  collivasi  se  ne  ammalano  pure,  cd  nn  azione 
lieve  ad  una  maggiore  dislanza  aiicora  succede  lino  a  64 
palmi  siciliani  lungi  dalla  superlicie  esalante  1'  Effluvio  , 
come  da  alcuni  fatli  rilevasi. 

TEMPO   NECESSARIO    AIl'  AZIOJiE    DEll.  EFFllVIO    TEILURICO    ETJiEO 

L'  azione  dell'  Effluvio  Elneo  varia  secondo  la  quan- 
tita  e  la  sua  qualila  die  puo  esscre  diversa  nei  diversi 
lerreni  vulcanici,  secondo  le  condizioni  individuali  relative 


—  257  — 

alia  costiliizione  e  alio  slalo  di  salute  ;  V  azionc  dcU'Ef- 
fluvio  Etnco  e  ora  islaiilaiu-a,  oia  la  sera  del  priiuo  gior- 
110  della  liilica,  ora  dopo  due  gioiiii,  nei  easi  |iiii  rari  dopo 
oUo  quiudiei  giorni,  iu  alcuui  suscita  uu  disUirbo  niassi- 
ino,  in  allii  un  dislurbo  medio,  in  altri  un  disturbo  mininio. 

CEKESI    E    NATIRA    DELl'  EFFLIVIO    TKLIIRICO    ETNEO 

Ragionando  sul  niodo  come  I'  Kllluvio  formasi  doUe 
ricerclie  diligenli  e  a  lungo  seguile  ei  ]iorlano  a  credere 
che  esso  si  cniana  dall'  arene,  e  dalle  lave  in  franimenti 
clie  rininlansi  in  lerra,  c  nei  tempi  piovosi  e  nella  slagio- 
ne  jemale  anzicbe  nell' estiva,  ed  e  verisiniile  cbe  V  acijua 
di  pioggia  fosse  un  Elemenlo  di  tale  formazione,  e  come 
probabile  concetto  potrebbc  dirsi  che  cssa  addenlrata  nei 
vacui  sassosi,  c  arenacei,  si  decomponesse  nei  suoi  prin- 
cipii,  c  I'ossigenc  ponendo  alliiiila  al  I'erro,  die  nei  ler- 
reni  piroidi  privi  del  contatto  dcU'aria  abbonda  alio  stale 
di  prolossido,  lasciasse  1' idrogene  libero,  che  cnmulato 
fra  gli  strati  vulcanici  esalasi  ipiando  si  colliva  la  terra, 
e  questo  solo  o  unito  a  porzioni  di  carbonio,  o  di  zolfo, 
che  sviluppasi  pure  dalle  lave,  da  venirne  il  gas  idroge- 
ne solforato,  o  carbonato,  cosliluiscc  I'orse  lEIllnvio  che 
produce  la  malallia  Kndemica  Klnea. 

Talc  azionc  chiuiica  avviene  negli  strati  su])orficiali 
del  mezzo  vulcanico,  perche  1'  Elllnvio  esalasi  nei  tempi 
piovosi  e  per  opera  delle  accjue  pi(tvane  che  si  I'rammez- 
zano  nellc  croste  primiere  del  suolo,  che  sc  1'  evolnzione 
copiosa  in  jiriniavera  si  osserva ,  dove  un  calore  elevato 
meglio  agcvola  la  decomposizione  dell'  acqua ,  mai  nella 
state  si  nota  che  il  grande  calore  insecchendo  le  arenc, 
e  spremendone  1' acqua,  da  fine  a  tale  decomposizione. 


34 


—  258  — 


CABATTEEI   DEIL  EFFLIIVIO    TElll'RICO   ETMEO 

Finche  I'analisi  chimica  fisscra  i  carallcri  dcH'EiTlu- 
vio  Etneo  credo  convencvolc  eiuinciarc  alcunc  propriela 
di  laic  principio  Tossico  dedotte  dagli  cffcUi  niorbosi  chc 
suirorganisnio  produce:  L'Eniiivio  Etneo  esala  in  Sici- 
lia  solanieiile  nei  lerreni  vulcanici  di  Mongibello  :  Esala 
in  copia  niaggiore  nei  tcrreni  aronosi  di  eruzione  recente 
coltivali  a  vigneti  ,  e  nello  stalo  altuale  1'  eruzione  del 
16G9  e  (piella  che  ne  sviluppa  maggiore  quanlila.  Esala 
niaggiorniente  nclla  slagione  vernale  ,  c  all'apparire  di 
marzo.  Esala  piu  copioso  dopo  una  pioggia  lievissinia 
scguila  di  giorni  di  sole:  luiprcssiona  nial  I'odorato,  die 
un  tanfo  si  avverte  nei  terreni  arenosi  ,  dopoche  cade 
la  pioggia,  e  un  odor  grave  quando  i  vignajuoli  coltivan 
le  tcrre,  die  diviene  puzzo  se  ne  fanno  il  dissodanienlo: 
Agisce  air  almosfera  libera  alia  da  due  a  tre  mUa  piedi 
sul  mare:  AUacca  molti  Etnicoli  chc  nellc  vigne  lavorano, 
forse  un  tcrzo,  e  quando  e  copioso  nicta  degli  agricolto- 
ri :  Esala  quando  si  scava  la  terra  :  Esala  copiosamentc 
negli  scavi_  profondi:  Trasportasi  a  picciolc  c  non  a  lontane 
distanze:  E  un  lossico  lieve  chc  se  induce  disordini  g^ravi 
non  niai  cagiona  la  niorte  sebbcne  non  si  conoscc  I'antido- 
lo:  Ha  un'anlichissima  origine,  che  se  da  due  secoli  quasi 
esiste  quello  cnianato  dalle  niatcric  eruttate  nei  1009,  da 
tempo  anlistorico  esiste  quello  die  esalasi  prcsso  monte 
Gervasi,  monte  S.  Aiccolo,  Moni)ilici'i  la  cui  formazione 
nelle  storie  etnee  non  si  narra. 

Cosi  r  Ellluvio  Etneo  d'  anlica  esistcnza  quanto  e 
antico  il  vecchio  Etna  se  vorrebl)e  considcrarsi  a  durata 
temporaria  ,  die  ai  suoi  influssi  mettcra  fine  ,  quando 
i  }irodolli  pirogeni  si  muleranno  in  fertile  terra  ,  la  sua 
leniporaricla  sara  oltrcmodo   longeva,  e  dopo  di  durare 


—  259  — 

rcntinaia  di  secoli  in  una  data  cruzione  si  osscrvcra  nclic 
ullrc  d'epoca  reccnle  colla  stcssa  durala,  dli^nisaciie  fra 
1,'li  Ellluvii  conliiini  polrcbbc  classarsi  la  csislciiza  consi- 
derandonc  in  lulla  la  logione  piedemonlana  dcirKlna. 

MODIFICATORI    IGIEMCI 

Indai^rando  rinlltienza  dei  modificaloii  Igicnici  nolla 
gencsi  della  malallia  Eiidcmica  Etnca,  inenlre  I'acqna  del 
cicio  concoiTc  forsc  airazionc  cliiniica  the  svihippa  IKf- 
fluvio  nel  mezzo  vidcanico  Etneo,  iiu  ossa,  ne  11  Ircddo 
produce  direllaineute  1'  Endcmia  niongibcUese. 

E  di  vero  iiclla  rigidezza  niaggiore  della  slagione 
jeiuale  ,  qnando  I'Elna  e  i  )Ionli  the  vi  si  addossano 
d'inlorno  si  rincapellano  di  folti  strati  di  neve,  e  la  re- 
gione  siivana,  e  la  deserta  percnncmenle  ne  albeggiano, 
cola  per  iillizi  diversi  si  avviano  i  recidivi  del  morho;  E 
chi  vi  si  inollra  ogiii  gionio  a  provvedersi  di  legna  ,  o 
chi  vago  del  piacerc  dellc  cacce  percorrc  gli  spazi  ne- 
vosi,  e  s'innei-pica  all'erte  pendici,  alie  iiiipratitahiii  halze 
sfondolando  snlle  leneri  nevi;  e  chi  piii  tenijio  vi  slanzia  a 
lavorare  il  carbone  ,  e  chi  nella  regione  deserta  iiiiiga- 
inenle  diniora  ad  innrollarc  Ic  nevi  a  sollievo  <le"ii  esTivi 
calori,  e  tuttavia,  sebbeue  esposti  a  tanle  intemperie,  tulti 
ne  tornano  sani  ,  ne  alciino  di  catarro  samiiiala  ,  o  di 
respirazione  alTannosa  ,  convincente  argonienlo  die  ne  il 
Ircddo.  ni'  I'acipia  coiicorrono  alhi  genesi  della  nialattia 
EiKleiiiiia  l']lnea  la  quale  viene  dall'azione  spccilica  del- 
r  Ellluvio  vulcanico. 

I>D1VIDIALITA 

La  somma  dellc  pnHlisposizioni  che  forma  1'  indivi- 
dualita  d'ogni  esserc  umano,  sembra  avcrc  un    inlluenza 


—  260  — 

alia  produzionc  della  malallia  indigena  al  Mongibello. 
Quando  i  vignaioli  al  numero  di  quindici  venti  vanno 
a  coltivare  i  ^-iteti,  non  lulli  si  allaccano  del  morbo,  ne 
lull!  all'epoca  stessa.  Pero  viene  al  palese  che  alio  svi- 
luppo  di  esso  tcnessc  iin' influenza  la  cosliluzionalila  spe- 
ciale  di  ogniino  ,  che  serba  una  divcrsa  alliludinc  a  ri- 
senlire  I'azione  della  niefili  vulcaiiica  ;  non  indislinlainentc 
peri)  sviluppasi  il  niorbo  su  qual  si  voglia  degl'  indivi- 
dui  checche  fossene  delle  prcdominanze  lisiologicbe,  e  dclle 
loro  disposizioni  morbose,  che  osscrvasi  amuialarsi  piii 
i  giovaui  che  gli  aduili,  o  i  vecclii  di  forle  tcnacita  vi- 
tale,  che  ancora  vanno  ai  lavori  del  canipo,  e  piii  maga- 
gnarsene  gli  asimmeUrici  nelle  apparlenenze  toracichc ,  i 
valetudinarii,  i  cagioncvoli  di  calarro,  die  i  sani,  ma  non 
peri)  qucsli  ne  vanno  indenni,  che  non  prcserva  del  no- 
civo  Elfluvio  ne  la  vigoria  dci  sanguigni  ,  ne  la  inerzia 
dci  linfalici,  ne  la  lemperata  tcuiperie  dci  lemperamenti 
niisli,   cbe  lutli  piii  o  mcno  del  morbo  animalano. 

II  Tossico  Eineo  non  allacca  scniprc  di  prinio  lan- 
cio  i  vilicnllori,  che  sc  laluni  nc  inlVrmano  nci  tempi  pri- 
micri  di  loro  falica,  allri  si  allaccano  ai  seslo,  alloUavo 
air  anno  dccimo  da  che  i  vigneli  collivano  ,  ma  non  vi 
fu  taluno  die,  nianomesso  dal  morbo  ,  non  se  nc  alTet- 
lasse  per  scmpre  quando  rilorna  ai  lavori  vignicoli  ,  e 
polrebbe  dirsi  che  formala  la  imminenza  morbosa  non  si 
estinguc  mai  piii.  Peru  la  cosliUizione  varia  d'ogni  indi- 
viduo  pare  influire  alia  produzione  della  malallia  Ende- 
mica  Elnea. 

. ,  ..;  t:i  '111 /'     ,1 : iu»->  1  i 
TERiPEUTICA 

La  Terapeulica  Eliologica  della  malallia  di  che  Iral- 
lasi  e  di  fuggire  la  superficie  flegrea   che  csala   1'  Eflluvio 


—  261  — 

asiissianlo,  respirare  Taere  puro ,  c  ncutralizzaro  il  los- 
sico  gassoso  iiitrodoUo  ncl  sangue ;  ma  non  conosecndonc 
linora  la  essenza,  non  possiamo  fissarne  TanUdolo  ,  o  i 
salassi  si  usano,  i  piiri^alivi,  i  sudorifcri,  i  diiirolici,  onde 
eliminarsi  per  tiiUi  i  dcpuialori  il  vclciio,  o  quaiclie  mc- 
dicazionc  s'inipicga  dirolla  alia  scde,  cd  alia  forma  mor- 
hosa  por  mcdirarnc  i  diiroronli  sintonii,  ma  non  sonipre 
con  rcalo  vantai^gio;  (piindi  non  tornaiio  ulili  le  nicdica- 
zioni  inipici^ate  a  guarirc  gli  cgroti,  die  se  immegliasi 
in  |)arl('  (juaklie  sintoma  tanti  disturiti  ostinati  seguono 
il  loro  andanicnto. 

II  niorho  di  falli  non  va  toslo  a  salute,  ne  sono  ar- 
ginc  ai  suoi  progredimenii  i  salassi,  i  sanguisngi  la  re- 
vulsionc,  i  |)urgalivi,  i  sndorilcri,  i  diurctici,  !e  modicino 
pctloridi,  la  digilalc,  il  lanroccraso,  il  tarlaro  slihiato  cho 
pill  dei  ridoUi  a  salute  riamnialando  di  rieadie  successive, 
e  per  esporienza  conviiili  clie  ogni  nicdicazione  inulil  tor- 
na,  al  riapparire  del  niorho  no  S(»iriono  le  gravi  molestie 
senza  ccrcare  gli  aiuli  dell' arte  a  preferenza  (|uando  non 
eresce  ad   un  tratto  a  minacciare  la  vita. 

5." 

Profilassia  (lolla  lialallla  Ktidoniion  Einoa 

Dicendo  dclla  profdassia  a  preservare  gli  Etnicoli  del 
mefilisnio  vulcanico.  sc  per  nulla  adallar  vi  si  puo  il  tro- 
valo  d'AiTcl  e  il  suo  lorncllo  di  chianio  utile  laiilo  alia  va- 
leludine  di  molle  prol'essioni,  ne  il  lubo  d'aspirazione  di 
Biize-Fanlin,  sc  i  processi  meccanici  di  Macquarl  ,  Gos- 
se,  Kigand  do  Lisle  sono  poco  pralicabili.  io  avviso  che 
vanlaijijiose  lornassero  Io  riinu'nazioiii  Ciuitoniauo  not  fondo 
del  dissodainenlo  ove  esala  relllnvio,  o  il  doruro  di  cal- 
cio,  0  di  sodio  di  Labarraquc ,   ma  gli  Etnicoli  non  use- 


~  262  — 

rebbcro  iin  prcservativo  dispendioso ,  g  ad  adatlarsi  dif- 
ficile in  uii  iiiogo  ove  riinuovesi  sempre  la  terra,  ed  ove 
una  su[)erficie  nuova  prcscntasi  sempre  all'esalazione  dcl- 
rellluvio. 

E  una  consueludine  intanlo  presso  i  vignaioli  quando 
sono  slati  piu  volte  allaccati  dal  morbo  di  fasciare  una 
tela  sul  iiaso  c  la  bocca  ,  ed  impodirc  cosi  I'azione  di- 
retta  del  gas  asfissiante  ,  e  ad  intervalli  lasciare  la  su- 
perficic  llegrea  e  resjiirare  I'acre  puro. 

Ma  inutile  lorna  lanibiccarci  il  cervello  ad  invenire 
un  preservative  dell'azione  del  tossico  etneo  percbe  non 
appena  un  Etnicola  e  atlaccato  per  la  seconda  volta  dal 
morbo,  si  niega  a  tale  fatica,  e  fugge  anche  per  sempre 
il  suolo  natale  c  il  suolo  llegreo  ,  c  acclimasi  sopra  un 
tcrreno  salubrc. 

6."         •  rM    •'■ 

IVatura,  GlassiGcazionc,  dclla  Alalallia  Eiidcmica  Etnca 

Volgendoci  ad  indagarc  la  Esscnza  del  morbo,  I'Ef- 
fluvio  meltondo  contatto  per  Endosmosi  col  sangue  ve- 
noso  nel  Polnione  produce  un  avvelenamento  aeriforme 
mefitico  che  come  agcnte  asfissiante  positivo  il  gran  fe- 
nomeno  deH'ossigenazione  restringc  ,  delle  alterazioni  in 
qucslo  fluido  arreca.  , 

E  se  I'eflluvio  in  quantila  diverse  ispiralo  produce 
I'asOssia  di  vario  grado,  agendo  di  una  maniera  specialc 
sul  sangue,  cagiona  le  espressioni  patologicbe  che  alia 
malattia  si  collegano,  e  se  la  dispnea  di  vario  grado,  la 
soffocazione  imminente,  la  minaccia  di  completa  asfissia, 
le  vcrtigini,  i  capogiri,  i  turbamenti  sensoriali  intelletli- 
vi,  promanano  daU'ossigenazione  minuila  del  sangue  ,  e 
costiluiscono  il  sintomatismo   micidiale  ,    c   la   fenomenia 


—  263  — 

puloifiiomonica  dcllo  avvelcnameuto  mofilico  clnco,  la  tos- 
sc,  il  calarro ,  la  fchhrc ,  la  gaslricila ,  le  ncvralgic  na- 
scono  (lairavvclenamcnto  mcdcsimo  opcralo  dairaziono 
(IcIlEllliivio. 

Cosi  la  malallia  Eiulcmica  Elnca  ha  una  manifcsla- 
zioiio  sin[onialica  varia  ,  porlieiu'  allc  nialall'u!  v(M"iinonlc 
s|!ccilichc,  e  volciulo  lornmlarc  il  suo  loiulo  si  cosliliiiscc 
d'uii  avvolenaiiHMilo  gassoso  del  sangiic  chc  polrehbe  dc- 
iiominarsi  avvclciiaiiKMilo  inolilico  ,  o  inofilismo  Etnoo  e 
pcrliciic  alia  classe  dellc  lossicoeniic  ;  c  ingcg-nandoci  a 
I'oriniilariic  i  caralleri,  c  tin  avvelcnamoiUo  licvc,  e  iiii  av- 
vclonainciilo  che  seiiza  anlidoto  tcrinina  ,  e  iin  avvelcna- 
mciilo  d'aiilica  origiiic  [tor  esserc  voniilo  scmprc  dalla 
1'aii.sa  slcssa  per  niollissiini  secoli,  e  iin  avvclenamenlo  die 
non  produce  la  morle. 

7." 

i\'oYi(a  dclla  lluladla  Eiuloniica  Einoa 

3Ia  la  malallia  die  Ibrnia  il  subiello  della  preseiile 
Menioria ,  c  nuova  del  liillo  ,  non  ne  Iraltano  i  Classici 
della  Seienza ,  non  ne  parlano  i  viaggialori  elie  descris- 
sero  i  vuleaiii  del  glolx)  e  la  loro  vegetazione  ,  non  ne 
parla  il  nierilissimo  llnnilioldl  elie  ha  slndialo  lanlo  i  vul- 
cani ,  c  i  vulcani  di  America  ;  e  I'Elna  adnnque  che  la 
presenla  alia  osservazione  la  prima,  la  Sicilia  dandcde  un 
poslo  nella  sua  Cieugralia  niedica  la  olfre  alia  Seienza  a 
cui  essa  apparlicnc  ,  c  sc  sccondo  il  pensiere  di  Frank 
si  delineasse  una  carta  natoloiiica  del  "loho  la  malallia 
Endemica  Elnea  vi  occupasse  im  silo  dislinto. 

Peril  rinlluenza  dei  Mezzi  geologic!  e  d'alla  impoi- 
tanza   sulle   manifeslazioni    morbose  ,  ed  essi  polrehbcrn 


—  264  — 

considerarsi  come  i  raodiQcatori  che  danno  ragione  di  piii 
Endemie  di  Sicilia. 

Che  se  i  Mezzi  geologic!  argillosi  slabiliscono  nclla 
Isola  il  regno  patologico-endcmico  delle  malattie  palustri, 
i  Mezzi  geologici  Etnei  un  eflluvio  esalano  che  produce 
una  malallia  nuova  coslante  suli'Elna,  che  costitaisce  una 
delle  Endemie  singolari   della  Patologia  di  Sicilia. 


:,    f,;l<i>t. 


'   .1,1  '.'in    )iu; 


..  •  1(. 


■  ■■.•■•\:\fi    ''i.i.i-'    i:\ri! 


saasaii-iiaa 


SVllA 


DETERMIAAZIOIVE  DE  €OEFHCIE\  Tl 

NELLE  FORmULE  A  DIFFERENZE-DIFFERENZIALI 

E 
SUIX'APPLICAZIOIVE  DI   ESSE 

ALU  VALITAZIOXE  DEGL' lATKGUALI  ELLEHIA\I, 

l>i  (6utsfppc  Nutria 

PBOFESSORE  DI  DIATEnATICA  Sl'BLinE  NELLA  R.  l.MVERSITA  DEGLI  STl'DI  DI  CATAMA 

iiella  sediilu  ordinuriu  del  3U  Aprile  1854 


35 


lltJtt      M  IJIf'    I13K!   <TM<.lrr.!  .ii   UlliS  JKUt  >   (  .'!,'!'l«<r.  Ill  HlM-VItliJI'l 


lt.><I  '(lift}/  Oi;  fob  iihittilhut  i-(nlt     -Ijnr 


l\TROI)l/IO\E 


u. 


'no  de'  pill  belli  cd  iilili  argonienti  ,  di  ciii  si  sieno 
oociipali  i  goomclri  s'  e  lo  sviliippo  dellc  dilTcronzc  in 
I'uiizionc  dello  dcrivale  difTorciiziali ,  e  dollc  dorivalc  dif- 
I'erenziali  in  fiinzionc  dcllc  difTercnze.  Iniprciidondo  a  di- 
sciilero  lalo  inlorcssanlissinio  arijonicnlo  il  La"raiin('  nellp 
Mciuurie  deir Accademia  di  l»orliii{)  per  laiiiio  lll'l  ha 
dalo  un  scgnilo  di  formnlc  cloj^anli,  Ic  qiiali  fondale  sul 
priiicipio  d'  indnziono  c  sniraiialogia  deilo  polenzo  con  le 
dilTcrenzo,  scgiiaiala  per  la  prima  volla  da!  Lciliiiizio,  ve- 
iiivaiio  dailo  slos.so  risjiiiardatc  conio  niollo  dilliiili  ad  es- 
sere  dircltainciito  compiovalc.  11  La|)lace  nel  sctlimo  vo- 
liimo  (\(''  Uotli  Slranicri .  c  nolle  Mcmorie  dell'  Accadc- 
niia  delle  Seieiizc  di  l*.irigi  per  T  anno  1777  e  slalo  il 
prime  a  dimoslrarle  in  un  modo  semplieissimo  e  niolto 
eleganle  :  e  nel  1807  il  lirinkley  ,  lenendo  nna  via  di- 
versa  da  (piella  dell  aulore  della  Mcccaniva  Celeste ,  hn 
prodollo  simili  dinujstrazioni  nelle  Transazioni  Filosofi- 
fhe  del  medcsiiMO  anno.   11  melodo  pero  die  si  suole  ado- 


—  268  — 

perare  per  determinarsi  i  coefiicicnli  de'  Icrmini  tanlo  della 
formida  dirella  chc  didla  invcrsa  ,  ha  1'  inconvenienlc  di 
far  dipcnderc  il  valorc  d'  iino  qualiinqiie  di  essi  dalla  co- 
Doscenza  dci  valori  di  quclli  chc  lo  preccdono.  E  schhcnc 
per  la  prima  formida  si  conosce  tin'  espressione  gcnerale, 
con  cui  puo  conscguirsi  la  dcterniinazionc  di  qualsiasi 
cocflicienle  iudipeiuleiitemenle  dall'  accennala  conosccnza, 
purtultavia  tale  delerininazione  iion  puo  per  mezzo  di  cssa 
effclluarsi  che  nel  solo  caso ,  in  cui  1'  iudice  della  diffe- 
renziazione  viene  considerato  come  un  numero  inlero  e 
positivo.  II  melodo  adopralo  nella  presenlc  iMemoj'hi,  se 
da  una  parle  dipende  dal  calcolo  delle  differcnzc  finite  , 
ha  dair  allra  il  vantaggio  di  somminislrarc  il  lermine  gc- 
nerale  dell'  una  e  dell'  allra  serie  non  solo  sollo  forma 
semplice  ed  elegante,  ma  pure  adalla  ad  offrire  il  \alore 
di  qualsivoglia  coefficieute  senza  il  hisogno  di  conoscersi 
quelli  chc  lo  preccdono. 

A  rendere  Ic  formule  ,  cui  sono  pervenuto  ,  scevrc 
dal  procedimento  della  succcssiva  integrazione  signia,  da 
cui  dipendono,  asscgnali  per  mezzo  di  esse  i  valori  dci 
primi  coellieienli,  e  dedoltane  per  analogia  la  raj)presen- 
lanza  generalc,  le  ho  ridoltc  in  altre  formule,  merce  le 
(juali  s'  olliene  il  valore  d'  un  coefficienle  ad  indice  nc- 
galivo  0  frallo  per  mezzo  d'  un  numero  detcrminalo  di 
coellicicnti  ad  indice  inlero  c  positivo.  E  siccomc  per  la 
formula  dirella  e  conosciulo  il  lermine  generalc  di  que- 
st' ultimi  eoeflicienti  ,  cosi  |)er  essa  resla  complelamenle 
risolula  la  quislionc  relativa  all'  espressione  analilica  del 
cocflicienle  generalc  ad  indice  qualunqnc  che  ,  allesa  la 
forma  sollo  la  quale  m'e  riuscito  rapprcsentarla,  ollre  che 
rende  manifesta  la  legge  con  cui  procedono  i  termini  di 
essa,  godc  il  doppio  vantaggio  di  somminislrarc  i  valori 
de'  coellicicnti  gli  uni  indipendenlemente  dagli  altri ,  e  di 
applicarsi  a  qualunque  valore  dell'indice  della  diflerenzia- 


—  260  — 

zionc.  >'on  «;  lo  slcsso  dolla  foriuula  iiiversa,  tlella  quale 
ij;norai)(Iosi  liillora  il  Iciniiiu'  gcncralc  ad  iiidice  iiilero 
('  posilivo,  rcsla  pure  ij^iiolo  (jiicllo  ad  iiidicc  (|iialiin([no. 
3Ia  la  loriiiula  ,  clic  lio  a  tariKipo  asscyiiala  ,  no  iiicltt', 
ad  evidenza  la  Icgge  c  raiidamciilo;  c  per  mezzo  di  essa 
piio  coiiscfiiiirsi  la  dclcriniiiazioiie  di  (pialiiiKpio  siasi  coef- 
liciciile  col  succorso  dell"  iiiU'ij;razioiu;  si(jma  ,  la  (pialc 
se])l)eiie  dee  successivanienle  ripelersi  laiile  voll(!  da  cor- 
rispoiidcrc  al  posli)  ,  eh'  esso  occiipa  iiclla  scrie  ,  pure 
ddvciidosi  ellciliiare  sopr;i  I'liiizioiii  aljichiiclic  iiilcre  e  ra- 
y.ioiiali,  die  con  lacililii  si  ridncoint  in  lalloriali ,  si  pre- 
sla  aijcvolnicnie  alia  delerminazione  di  sopra   nienlovala. 

I'assando  all'  applicazioiie  dcllc  ('(irninh!  prcccdcntc- 
inenle  acccnnale,  lio  ri|j;nai'dato  lindicc  dclla  dill'crenzia- 
zione  comk'  (|uanlilii  in  iienerale,  e  I'lio  consideralo  snc- 
cessivaniciilc  conic  posilivo  c  come  ncj^alivo,  come  inlero 
e  conic  Irazionario.  Acl  caso  dell"  indicc  ncjialivo  lio  de- 
dollo  dalla  prima  rormida  respressioiie  dclliiilcj^rali!  siyma 
d'ordiiie  indclcrminalo  in  riiiizione  dcirinlcjjralc  ordinario, 
e  dalla  scconda  lio  Irallo  una  roniiula  simile  ,  die  ofVre 
lo  sviliippo  di  (|ncsl'  nllimo  inl('i;iale  in  lunzionc  del  pri- 
mo.  AUeiiendonii  poi  al  valore  dciriiilegrale  .S("f///irt  di  pri- 
ino  ordinc.  cavalo  come  cas(»  parlicolare  dalla  piiiiia  (Idle 
due  precedcnti  roniuilc,  ho  riiivemilo  una  miova  espres- 
sioiie  laiilo  del  lermiiie  j^cuerale  dei  coellicienli  di  esso 
(pianlo  di  ipicllo  de'  luimeri  di  Uernoulli  dielro  la  nola 
rd;izio!ie  lia  (piesli  unmeri,   e   <^\i  accciinali  coellicienli. 

Eseijiiile  le  cose  di  sopra  esposle  ,  mi  soiio  in  sc- 
ijtiilo  occupalo  ddla  dill'crcnza  ad  iiidice  liallo  (Idle  fun- 
zioiii  polcnzc,  c  paiiiiionaiidonc  il  risnllameiilo  con  cpidlo 
olleniilo  soil'  allra  espressioiie  iidla  scconda  Mi'inoria  di 
qucsll  Enen-izj  sono  perveiiulo  a  (|uella  slessa  formula  . 
(iii  il  ^lasdieroni  e  <jie.iiIo  per  allra  via,  e  die  rappre- 
senla  in  prodolli    iiideliniti   il   valure    degl'  inlegrali  eule- 


—  270  — 

riani  di  seconda  specie,  i  qiiali  giusla  la  denominazione 
introdolta  da  Legcndre  sono  pure  dislinti  in  analisi  col 
iiome  di  fiinzioni  gamma.  E  poitlie  queste  funzioni  oc- 
ciipano  un  poslo  imporlanle  nclla  sciciiza,  fissala  1'  alten- 
zionc  su  di  esse,  nc  ho  ridoUa  la  rappresenlanza  in  pro- 
dolli  indclinili  soUo  forme  agevoli  a  somniinisliarne  il  va- 
lore  conispondentcniente  ai  vari  cast  della  variabile ,  da 
cui  di|»endono.  In  laic  occasione  con  mclodo  breve  e  sem- 
plice  sono  pervenulo  alle  forniule  ,  altronde  conosciute  , 
relalive  alia  soniina  dellc  polonze  pari  e  reciprochc  dei 
numeri  naliirali ,  esprcssc  in  i'unzionc  de'numcri  bcrnoul- 
liani.  AUese  poi  le  nole  rclazioni  Ira  gl'  integrali  eu- 
leriani  di  prima  c  quclli  di  seconda  specie,  non  ho  Ira- 
sandalo  di  asscgnare  formule  simiii  per  la  valalazionc  dei 
primi  inlegrali,  e  di  piegarle  a  varii  casi  parlicolari,  fra 
i  quali  e  nolevole  il  risullamenlo  es|irimente  la  rellilica- 
zione  della  Icmniscata,  oUenulo  in  prodoUi  indefinili  jter 
mezzo  d'  una  formula  quasi  simile  a  quella  prodolla  da 
Wallis  per  la  rcllificazione  della  circonferenza  del  circolo. 
In  line  a  render  nianifesla  rimporlanza  1'  ulilila  e 
I'eslensione  d'un  teorenia,  clie  ho  dimoslralo  nclla  quiuta- 
Mamnria  di  (piesli  Esercizj  ,  e  di  cui  mi  sono  servito 
per  la  determinazione  de'coeHicienli  nelle  formule  a  dil- 
i'erenze-diil'erenziali,  non  ho  mancalo  di  provare  come  esso 
si  presla  facilnienlc  per  dimoslrarsi  due  teoremi  uiollo 
iniporlanli  d' inlegrali  delinili  ,  dovuti  a!  Signor  Vernier 
professore  di  Matemaliche  ncl  Collegio  di  Caen  ,  rifcriti 
senza  dimoslrazione  nel  Bullellino  di  Parigi  del  1823,  ed 
cgrcgianiente  discussi  per  approssimazione  dal  mio  illu- 
slre  prcdecessore  nel  lerzo  volume  delle  sue  Lczioni  di 
Malamatka  Sublime.  Col  soccorso  del  Icorcnia  di  sopra 
accennato  ,  e  per  mezzo  dun  procedimento  mollo  breve 
e  facile  ho  poslo  fine  alia  prcscnle  Memnria  non  solo  con 
dimoslrare  e  riprodurre  i  due  cilali  leoremi  sollo  g'li  slessi 


—  271  — 

lerinini,  in  cui  sono  slali  pronunziali  dall'  aulorc  di  cssi, 
ma  eziandio  con  prodiirro  c  dimoslraro  allri  Icoroini  si- 
mili,  clic  nierilaiio  di  esscrc  Iciuili  in  iioti  minorc  cslitna- 
zione  nella  leorica  dcgi'  iiilcgrali  deliiiili. 


§   l-"' 

DETEUMINAZIONE  De'  COEFFICIENT!   NELLE  FORJIILE 
A  DIFFERliNZE-DIFFERENZIALI. 

Se  si  denota  con  z  una  fiinzione  qualunque  di  ac  , 
c  con  A'  la  difforenza  Ira  qucsta  fiinzionc,  e  cio  ch'essa 
divicnc  allorchc  in  voce  di  x  si  pone  x^h  ,  si  sa  dai 
Irallali  di  calcolo  dilTcrcnziale  e  di  calcolo  inle^ralc  che 
una  dilTcrcnza  qnalunquo,  d'ordinc  indetcrminato,  espres- 
sa  in  funzionc  de!le  dorivalo  dilTcrcnziaii  di  z,  viene  som- 
minislrala  in  gcnerale  dalla  i'onnula 


■A{i,n)^^h"'- 


nclla  quale  i  coelTicienli  cs])ressi  in  generale  per  A  (i,n) 
essendo  indipendeiili  iion  solo  da  h  ma  pure  dalla  fun- 
zione  z,  hanno  sempre  i  niedesiini  valori  qualunque  sia- 
si  ;:.  Per  delerminare  tali  coeflicienli  poniauio  nella  (1) 

in  cui  si  rapprcsenta  per  fi  una  coslanle  iiidelerniinata  . 
ed  avremo  -._», 


-!- 


—  272  — 


Se  si  moUiplica  quesla  equazione  per  e-("*'>'-'du  ,  cd 
indi  s'  inlegra  tra  i  limiti  di  — t  a  -ht  di  w,  s'oUerra  per 
la  delerminazione  dei  coefQcienti  A  (t,  n)  la  formula  ge- 
nerale 

(2)  .  .  .  A(i,n)= J— r/'''e-("-^o.'^-.d«A"s.  ^ 

"  '^       dec"-'- 

Sebbene  i  valori  de'  coefficienti  A  (i,  n)  sono  ,  come  iii- 
nanzi  cennossi,  iiidipendenli  da  ;::,  e  percio  per  la  deler- 
minazione di  cssi  puossi  adoperare  una  funzione  qualun- 
que,  non  di  meno  credo  convencvole  di  adoUare  per  tale 
delerminazione  I'esponenziale  e"",  la  quale  conducendo  ad 
un  calcolo  mollo  semplice,  e  slala  pure  prefcrila  dai  geo- 
melri  allorche  si  sono  occupali  della  medesima  quislione. 
Fallo  adunquc  : 


e  mellendo    in  vece  dell'  aumenlo  h  di  x  il  suo    valore 
espresso  in  funzione  di  u,  s'otterranno  i  risultati 

=  e' ,        A"  2  ^  c  ve      —    V 

dx°+'  ... 

i  quali  sostituiti  nella  (2)  daranno 

I       PTT  -      (  He"^-'  V 


—  273  — 

Qiicsta  formula  puossi  ridunc  ad  una  [)iii  seniplice  espres- 
sione,  se  si  considcra,  chc  i  cocllicienti  A{i,n)  cssendo 
iiidi|)(Mi(l(Mili  da  li,  o  pcrcio  da  j2,  dovraiiiio  s('ni[)ro  rc- 
.slare  i^li  slcssi,  qualuiujuc  siasi  il  valon;  di  cssa.  Qiiiiidi 
faccianio  /2^1,   ed  avreino 

(3)  ...  .1  (i. n)  =  Ijf ^  e-("^""'- ■  dui''"'—  ' l)"  . 

P(!r  ollciicrc  il  valore   di  qncslo    iiilograle    deliiiito 
ricliiamiamo  il  teorema  di  Taylor  sollo  la  I'ornia 

,  Sc,  dciiolando  coii  §  una  coslante  indetcrniinala,   si  pom* 
in  questa  furinula 

c  poscia  ,  molliplicati  per  e~"°'~'i\u  luUi  i  Icrniini  di 
essa,  s' inlcgra  Ira  i  liniili— r,  e  -t- ?  di  M,  s'oUerra  la 
csprcssione 

ch' e  stala  da  nio  assognala  sin  dall' anno  \Hi',\  nclla  V 
3Icmoria  di  qucsli  Esercizj.  3Ia  sc  col  signor  Lcgciidre 
si  pone 

1.  2.  :5.  '^....ll  =  V(n-^l), 

il  valore  di  U^"\  giusla  I'  accennalo  Icorenia,  e  dalo  pure 
dair  eeuaclianza 

r(H-+-l)      dac" 

dunque 

I     /T  ,_  ._  1         d"f(x)  ^ 

^^^■•■■^  J_-  f (^ ■^^'''  - )e-"''^- rf»  =  ^(W^^)  "A^ ^"  ■ 

'id 


—  274  — 

Per  applicarc  questa  formula  alia  ricerca  del  valore 
(li  A(i,n)  meUianio  in  essa  n-hi  in  vece  di  n 

e  fatto  in  seguito  x  =  0  ,  avremo 

/    e  _,„  +  ,)„/ -,,,„(^ee  _    ^j  =     [ : 

2r«/-T  r(jH-f-Hl)  dx"  +  ' 

e  quindi  merce  la  (3) 

(S)  ....  4(t,n)=— 

II  coefQcienle  differenziale  dcU'ordiiie  m  dclla  funzione 
puossi  scrivere  sotlo  la  forma 

(»;)...  ^W^^Jil  _  p(o^m).n(/i— l)....(n— m+l)  (e'— l)"-'"e- 

-+-P(I,7n).n(/i — 1)....(n — )re-+-2)(e'  —  i)»-».+.e(».-.)i 
+ 

-h  P{i,m).n{n — l)....(ft — m-i-i-i-\)(c'' — i  j"— '"+'e('"-'> 


-\-n(e'  —  1)«-'C'  , 

nella  quale  i  coelTuienll  esprcssi  in  generalc  per  P  (/,  m) 
rappresentano  quanlilacoslanli,  edin  parlicolareP(0, )»)=!. 
Se  si  differenzia  la  precedente  equazione  rapporto  ad  x, 
e  se  ne  uguaglia  il  risullamenlo  con  quell'  altro  die  si 
deduce  dalla  slessa  allorclie  in  vece  di  m  vi  si  mctte 
m  -^  1 ,  s'  olterranno  merce  il  paragone  de'  termini  simili 
le  segucnti  equazioni 


-  HIS  - 

P(0,m-4-i)  =  P(0,,m) 
P{l,m-^-\)  =  P{l,m)-hmP(0,m) 
7'(2,nn-l)  =  f(2,m)-t-(m— 1 )/'(!.  m) 
J»(3,m-i-l)  =  /»(3,m)-t-(m  — 2)i'(2,;«) 

P(i,m-i-l)  =  P{i.m)'i-(m—i-hy)Pii—1,m), 

le  quali  soUoposte  all'  iiilcgrazione  sUjma  rapporto  ad  ni 
(laranno 

P(0,m)=l  -       ■       ■ 

P(l,TO)  =  2m/'((>,m) 

P(2,m)  =  S(m— l)P(l,nO 
i>(3,m)  =  2(»»— 2)P(2,»i) 


P(i,m)  =  2(i»— »-+-l  )/>((•— l,m). 

Sc  nel  valorc  di  P{l,m)  si  niclte  qucllo  di  P(0,m), 
nol  valore  di  /*  (2,  m)  qucllo  di  P  (1,  m),  c  cosi  succes- 
sivamenle,  s'oUerra  la  iunuula  gcncralc 

(7)...P(i.m)  =  S(m— i-Hl)Sfm— ?-H2)....2(';n— l)2»i. 

Poslo  inlanlo  ncUa  [G)  .r^O,  tuUi  i  termini  del  secoii- 
do  incndtro  di  essa  s'aiinulleruimo,  cecelluato  il  lerniine. 
cui  corrispoiide  la  polcnza  zero  di  e""  —  1 .  Qucsta  coii- 
dizione  viene  soddisfatia  in  generale  dalla  relazione 

n — m-i-i  =0, 


die  c'  iiidica  la  formula  (fi)  merce  il  valore  di  x  =:  0  , 
n-i-i  ridu 


e  di  m  =  n  -H  i  ridursi  alia  segucnte 


=  1.2.3.4...)!  r(i.n-f-») 
da!"*' 

=  r(nH-l)i'(i,n-+-i). 


—  276  — 

Combiiiaiulo  qucsla  cquazionc  con  la  (a)  s'oUienc 

^       '       r(n-l-i-t-l)     ^-  ^' 

c  coinbinando  quest'ullima  con  la  (7)  medianlc  la  sosli- 
Uizione  di  m^n-^i  si  conscgnisce  per  la  ra[i|)rcscnlan7.a 
gencralc  do' cocHicionli  dc'icrniini  componcnii  lo  sviliip|U) 
dclle  difFcrcnze  in  funzione  delle  dcrivate  diffcrcnziali  la 
formula  ip  '^\ 

nvvcro 

,.  S(n-H)S(»-4-2)S(u-4-3).-3:(M  +  0 

^"^'"    ^''"^  (ft-Hl)(n-)-2)(n-t-3)....(n-Hi) 

Per  oUencre  una  formula  simile  relalivamentc  alia 
delerminnzionc  de'coelTicienti  de' termini  rapprcsenlanli  lo 
svilnppo  dellc  dorivalc  dilTerenziali  in  funzione  delle  dif- 
fercnze,  richianiiamo  pure  dai  trallali  di  calcolo  diffcren- 
ziale  e  di  calcolo  integrale  tale  sviluppo  soUo  la  forma 

,91  . . .  LUl  /i,"  =  A";.-+-B(l.n)A"+';-i-B(2,)i)  A»*';+...-(-B((.h)A"+'';-h... 

in  cui  i  coefficicnti  U(i,n)  sono  al  pari  de'cocfficienfi 
A(i,n)  indipcndenti  lanlo  da /»  quanlo  dalla  funzione". 
Onde  conseguire  la  delcrminazione  di  essi  pongliiamo 
neU'cipiazionc  di  marca  (9) 

'   ■  "  ■■    '''   "•■"I''-  1..:.,  ■  ■',;    ,1    ',  iinr.'i        'i!  , 

ed  avrcmo  I'cspressione         ,  -  ,      ,; .,      ,       •>  -  r      :-    > 

/(»  =  (e'  —  iy-+-B(l,n){e'-  —  1)" -^ •-+-..  .-f-/J(j,n)(e''  —  1)"  • '-i-... 
e  quindi,  fallo  e''  — 1=>.  , 

(10)  ...(l[l-f->.]  )"  =  /."  -1- B  ( I, /i)  >."*■  -i-B  (2. «.)/."+'  ...-i-B(j.n)>."*'-t-... 


—  277  — 

Per  delonninaro  i  codliri.M.li  B^i,n)  ,-o„  n.elo.lo  simile 
..  f  nollo  .-ulopcM-alo  d.  sopra  per  la  .letonninazione  dei 
cncllicicnli  Ai^i,n)  inclliaino  nclla  (10) 


/.  =  /3,-'-. 


«'  niolliplicandola  in  sc-niio  per  la  fiinzinne  e-'"^""''='dM 
<•  poscia  inl.-iaiulola   Ira  i  limifi  di  --  a  -r-rdi  t(    ollor- 
roiiio  resprcssionc  j^ciKM-alc  ' 

*^''"^  ""^d^£l  «-'"^""'~l"  (l  I  l-^/2fl"'  -|  )"  ^ 

la   quale  per  essere  i  coellicienli  B(i,n)  indipendenli  dalla 
qiiiiiiliia  iiideleriiiinala  ,3  si  ridiicc  col  valore  di  ,3=1  alia 


( 


i\)...B(i,n)  =!.£■_  e-i-'>'-. ,l«(l  [I -i-r' -■])'. 

A  fin  di  conse-nire  il  valore  di  queslo  inleorale  de{inil( 
poniamo  nella  ^i)  4  =  a^,  n  ^  i  in  vece  di  n,\{x)  =  i\xT. 
cd  avremo  '    ^  ^     v    y  . 

"     -  ■  r (h -(-  i -h-  1)        dac"*' 

<'  qiiindi,  poslo  .r=  I, 

"       "  r(ft-+-i-t-l)  da^*'  ,.     ■ 

Qiiesta  erpiazione  romhinata  con  la  (II)  dara 

(12)...  *(,•,«)  =  _ — i_      ''°"Of-^='l)' 

Se  si  rappresenlano  eon  Q(i.m)  quanlila  indelerminale 
iml.pendenli  da  x,  c  per  uniformila  del  caleolo  si  pone 
tj  Km  =\,  d  eoelli.ienle  dilTerenzialc  deH'ordinc  m 
•lella  Innzione  ^Ix)"  j)olrii  scriversi  sollo  la  forma 


—  278  — 

(13)...^lM:=,ij(0,m).n(«— l)....(w— m+l)^""^""" 

—  )3(l,wi).n(/i— l)....(n— m-t-2)!^-^ 


■Q(i,m).}t(n— l)...(?i— «t  +  t  +  l)cosiT^  


■  n 


(to)— 


Eguagliando  il  differenziale  di  qiicsla  equazione  rapporlo 
ad  X  al  risultato  clic  la  slessa  soinniinistra  mcrce  la  so- 
stituzione  di  m-i-l  in  vece  dim,  s' otlcrraiino  I'equazioni 

:     -•;  e(0,»n-+-l)  =  Q(0,m)  .    ' 

''  e(l,m+l)=Q(l,)H)-i-m()(0.m) 

Q(2,  m-t-l)  =  g(2,m)-HHt(>(l,'») 
■  e(3,wi-Hl)  =  )3(3,m)-i-?ftQ(»,m)  .■  i  '      ,,  \  - , 


e(t,  «i  -<-l)  =  Q  ( i  m)-i-}H  C  (i—  1.  «* )  • 


:  ii     1 


Ic  quail  per  mezzo  deirinlegrazioiie  mjma  rapporlo  ad 
m  condurranno  dopo  le  successive  sostituzioni  al  risul- 
lamento 

(U)  ...  !3(i,'m)  =  -m2mSm....2m. 

Se  nella  (13)  si  pone  x=l,  tuUi  i  termini  del  secondo 
memhro  di  essa  si  ridurranno  a  zero,  tranne  quello  die 
trovasi  molliplicato  per  la  potenza  zero  di  lac.  Tale  ter- 
mine  vicnc  prodotlo  in  gencralc  dalla  relazione  m  =  «-+-/, 


—  279  — 

die  alteso  il  valorc  di  ac=l  ,  ridurra  la  (13)  sollo  la 
forma 

(i"  * '( 1  r  £p  =  1 1) " 

—  dxru        =  •■ostv.r(n-4-i))y(i,H-+-o.   ,..(>, 

Per  mozzo  di  qiicsla  oguaglianza  s'oUerru  dalla  (12)  la 
rflazione 

,,,.     ,       T(n-hi)cosiv  ^,.  ..  •  ■'  " 

iK'lIa  ([iialo  sostilnilo  il  valoro  dclla  fimzinno  ()  (j',  n-t-/) , 
dt'dolio  dulla  (14)  per  mezzo  della  sosliliizioiic  del  valore 
di  m=)i-i-i,  si  coiisegiiira  per  I'espressioiie  generale  dei 
coellicieiili  dei  termini ,  elic  compongono  lo  sviluppo  dclle 
dilTerenze  in  funzionc  dclle  dcrivale  diffcrcnziali ,  il  risid- 
lameiilo 

ovvero 

(Id)  ...  li(un)  =  cosiT'— i^ — i — ^^ i^ -• 

Qiieslo  risidlameiilo^  e  qiiello  marcalo  dalla  (8),  mcrile- 
voli  per  la  loro  elegaiiza  di  essere  segiialali,  rendoiio  nia- 
nifesla  la  leiige  seeoiido  la  ([iiale  proeedoiio  i  lermiiii  della 
forimda  diretta  e  dclla  iiiversa ,  e  sonimiiiislrano  i  valori 
de"  lespeltivi  coellicieiili  j>enerali  A  (i  ,n.) ,  li  {i,  n)  per 
mezzo  d'liii  niimero  /  d' iiilcgrazioni  i;  da  elTellMarsi  suc- 
cessivamenle  1'  una  snll"  allra  relalivamenle  alia  vaiiahile 
n.  S'e  per  tale  via  die  ho  coii.scgnilo  i  segiieiili  risiillati 
rdativi  ai  valori  de'  primi  ((ualtro  coellicienli  lanlo  dolla 
formula  dirclla  die  della  inversa,  senza  compularvi  il  pri- 


—  280  — 

1110 ,  che  si  conosce  altronde  dalle  stesse  formule  essere 
esuale  ad  uno  : 

*■   '    -^         1.2.3  1.2.3.4 

,,„     ,  n  ,,,  n(w— 1)     ,     ,„  «(?»— l)(ii— 2) 

''('''^^=  172X4  -^   ^^rbxi  -^   ^-^     1.2.3.4.5.G 

'^^*'"^=i:2:3'X3  ^  -'1.2.3.4.5.6"^^^'  1.2.3.4.3.6.7  „ 


103 


n()t— 1)(m— 2)()i— 3) 
1.2.3.4.3.6.7.8 


I   .  it  I     I 

B/3  „)__«_    20!ii!^=ll       _    tgn(t-1Kn-2) 
/;(3,n)_      ^         -"1.2.3.4.3  1.2.3.4.5.6 

/?(.,«)_      _+ 130  ____,+ ^10    12.3.4.5.6.7 

r    .  ,      ,„      _^i^„n(n-l)(«-2)(»-3)^  ,        ^, 

,  1.2.3.4.3.6.7.8  '  ■       - 

Polrebbe  oUenersi  il  valore  del  cocfficieiite  gcnerale  A.  (i,n) 
soU'altra  forma  niercc  rintcgrazione  c  valutazione  dcUa 
(3).  Difatti  sviluppaudo  la  funzionc 

prima  sccondo  le  polcnze  dell'  csponenziale  C"  ~' ,  e  poi 
cib  che  risulta  secoudo    quelle    della  funzionc  e"*^"',  si 


—  281  — 

iruinitcra,  cffetluala  rinlcijrazione  tra  i  limiti  della  varia- 
bile  u,  alia  formula  conosciula 

I  n"*'  —  n(n — l)"^'' 

n(n — 1)  ,        „.„. .. 

-H— i -(n — 2)"*' 

\  ,  .       I  1.2      ^         -^ 

I   H{n- \){n-2)(n-i) 

1.2.3.4  ^        '' 

\         —  cc. 

Qucsla  formula  sebbene  somminislra  i  valori  dc'coef- 
licicnli  ;1(/,  n)  gii  uni  indipciKloiileiiKMile  dnf^Ii  allri  ,  v 
mt'tle  ad  evidcnza  la  leii;ge ,  giusla  la  (|uale  procodono  , 
purlullavia  non  puo  applicarsi  die  ai  valori  di  n  inlori  e 
posilivi.  Per  averc  una  formula,  la  quale  offrissc  i  valori 
degii  accenuali  coelficienli  non  solo  gli  uni  indipendcnte- 
menle  dagli  allri  ma  bcnanto  li  dasse  sempre  soUo  forma 
fiuila  per  qualunque  valorediji,  faeciamo  os.servare  che 
in  virlii  dei  valori  di  .1  (l,/i),  .1  (2,n),/l  (3,h)  ec,  pre- 
cedenlemenle  assegnali  per  mezzo  della  (8),  il  valore  di 
A{i,n)  puGSsi  scriverc  per  analogia  sollo  la  forma 

/..,v         i    •     V         I.        n(n — 1)  „        n(n — l)(n — 2) 

(17) ...  ,1  (,«,  /. ) = np,  -h  -^^2     *  ^      rih —  ' 


I 

n(;t— l)(n  — 2)...(?t— ni-Hl)  p 

"*~  1.2.3 m 


..      .  n(n_i)(n-2)...(n-i+l) 

1.2.3 t 

in  cui  i  coelficienli.  espressi  in  generalc  per  P„,  essendo 

3? 


—  282  — 

iiulipendenti  da  n  si  deterniinaiio  facilniente  con  porre  suc- 
cessivameiitc  in  essa  n  =  1  =  2  =  3  =  ec.  Cio  fatto  si 
otlerrii  nierce  le  successive  soslituzioni  la  formula  genorale 

—  mA(i,  1) 
1.2 


'    -h  COS  imr  A  {i,m) 

•che  pui)  rinipiazzarsi  per  mezzo  di  quest' altra 

P„,=zcosmz([i—A{i,l)]'"~-l\ 

con  la  condizione  che  nello  sviluppo  della  funzione 

gli  esponenti  di  A(i,m)  si  scrivano  per  mollipiicatori 
di  1 ;  0  cib  che  torna  la  slessa  cosa  ,  con  la  condizione 
che  si  ponga 

;  A''(i,l)  —  A{i,\.m)  =  A(i,m).  '••■    ■    ■•• 

Per  semplicita  del  calcolo  melliamo  la  (17)  e  la  (18), 
la  prima  solto  la  forma 

.,;  ^,,_"'%*'nin—l){n—2)...{n—m-hi)  „ 
A(i,n)-  _-_  i.2.3....m  " 

e  la  seconda  solto  quest' altra 

P„z=  cos  mv     S    — ^^ ,    ^  „  — ; ^  cos7iTA(t,/»). 

/.  =  ,  1.  2.  J h 

Sostituila  questa  espressione  di  P^  in  quella  di  A  (i,n), 


—  283  — 

ed  osservando  clic  i  valori  di  h  cslcndeiidosi  da  1  ad  //(. 
c  quelli  di  m  da  1  ad  /,  anclie  qiiclli  di  h  si  cstcndc- 
ranno  per  conscgucnza  da  1  ad  /,  s'ollerra 

.l(t,)i;=    i      i,    -__^ — ^ -coim-x .\(i.lt) 

m=,   «.=,  1.2. .J... (Hi— A)  l.2.3.../(    ^ 

=  -  TV5 — T-  Aii.h)    i.    -^^ '  COS  mz. 

/.=,  1.2.3.. ./(    ^  -  ^  „,.  1.2.3....()H— /»j 

Se  si  effellua  1'  iiilcgrazionc  dclla  funzionc  clic  trovasi  sot- 
loposla  al  sccoiido  inlograle  s ,  e  si  dciiola  con  C  una  co- 
slanle  arl)ilraria,  oUerrassi  rcsprcssione 

^  n(?i— 1)...(k— »H-l)  ^^^ „(„_!)... („_„,_^1)    cosmT_^,, 

.2.3....(»»— /t)  1.2.3....(m— /i— 1)       «— /i 

,_n  '     ' ~ "(n — l)...(jt— OT-l-1)     COS  »i- 

rcwi — /()  II — h 

che  vahilala  Ira  i  liniili  di  m,  di  sopra  dcsignali,  ofFrc 

-     -^^ r-^ri: — ,         'cos?nT= !^ L. 

»«=.  1.2.3. ...(m — h)  1\(— /i-i-l)  n—h 


(n—h)T(\—h) 


ma   per   h   si  rapprcscnla  un  nuniero  inlero  p  positive , 
dunquc  dalla  formula  conosciuta 


(19)  ...  TOi)T(\—h)=- 


sen  /it 

dcduccudosi  in  tale  caso  r(l — h)^  oc,  sara 

"='+'  n()j— 1)(h— 2)....(ii— m-i-l)               n(n—\)(n—2)...(n—i)  cosir 

2.      — — ~ — iCOSH|:T=— . l._ 

1.2.3....(hi— /.)                                r^i— /i-Hl)  n—h 

n(n — !)(« — 2)...(« — n  cosit 

1.2.3....(i— /i)  II— /i 

e  quindi,  poncndn  quosto  risullalo  in  .1  (/,  h)  , 


—  284  — 

,,.    ,     n(n — l)...(n — i)        .  *='+'j(i — \)...(i — 7i-i-l)    coshz  .,.  ^. 

ovvero,  sostituendo  per  rinlegrale  s  la  soninia  de' termini 
ch'esso  rappresenta, 


I  I'.- Ml 


_.   A{i,l) 
'n— 1 

i(t— 1)    A{i,±) 
1.2    *  n—2 

/■./>^      i/-    \      n(n — l)(n — 2)...(n — i)       .   ,        ...    .,,.    „.     ,,.„, 

1-2.0 t  1  ,    a   » •  5~ 

1.2.3  ;i — 3 


\ 


• C0S1T 


i(»,l) 


Essendo  i  niimero  inlcro  e  posilivo  ,  questa  formula  si 
compone  d'  iin  numero  finito  di  termini  ,  e  s'  applica  a 
qiialunque  valore  di  n.  Essa  somminislra  il  valore  d'lin 
coelficienle  qualiinquc  ad  indice  generale  per  mezzo  d'un 
numero  %  di  coefiicienti  ad  indice  intero  e  positivo,  i  di 
cui  valori  se  si  dcducano  dalla  (16) ,  e  si  sostituiscano 
nella  stessa  (20),  la  daranno  solto  la  forma 


1' 


(«+l)(n-l) 


2_2.1 


(21).4((.«) 


Jt(jt — l)...(n — 0 

~         (1.2.3...i)= 


cos  vt 


i{ t— 1) 

"  ^^2       (»-+l)(i-t-2)(w— 2) 

i(t-l)((-2) 


,  +3  I  +.1  i 

3—3.2-^3.1 


1.2.3  (i-i-1)(i-H2)  (J-H3)(n— 3) 

i(t— l)(t— 2)(t— 3)    4— 4.3^^6. 2l!l4.l" 
(i+1) (t-i-4  (Tn—'r) 


1.2.3.4 


—  283  — 

nella  quale  a  parte  d'  essere  liiKo  espresso  in  iiinzioiie 
de'  dali  primilivi,  viciie  posla  pure  ad  cvidenza  la  logge, 
con  cui  procedoiio  i  IcMiniiii  di  essa. 

Con  [iroc<!diiii(,'iilo  simile  al  procedcnle  si  giungera 
alia  rappreseulanza  analilica  del  cocllivionle  generaie  della 
I'ormula  inversa  per  mezzo  dell' eguaglianza 


/ 


.«('••  I) 

n— 1 

id— I)    B{i,2) 


„,.     .       n(n — \)(n — 2)...(n — i) 
B{i,n)  =  ~ .-r-t       ■ cos  IT 


1.2        n— 2 

j  _    i(i— l)(i— 2)    B{L3)  I 
1.2.3        ■«— .3    / 


cos  IT  •  — ^^—t 

n — i 


I 


Qucsla  espressione  darehhc  il  valore  del  coelTicienle 
geiieraie  ad  indice  (piaiiimpic  niodinnle  un  nnniero  i  di 
eoeiricienli  ad  indice  inlert)  e  pdsilivd,  se  si  avesse  una 
forniida  simile  alia  (1(1)  per  la  delerminazione  di  essi. 
Ma  |)UOssi  snpplire  a  lale  inancanza  niene  liiso  della  (lo), 
che  oil're  il  mezzo  di  consegiiire  il  valore  di  (pialsiasi 
eoelliciiMile  ad  indice  generale  mcdianle  un  nnmci'o  cor- 
rispondenle  d' inlegrazioni  .siV///(f/,  le  (piali  (l(<ven(l(isi  suc- 
cessivamenlc  efTeltuarc  sopra  liinzioni  algebriclie  inlere  e 
razionali  rlie,  come  ahltiamo  operalo  per  i  primi  ipiallro 
coellicienli,  riduconsi  agevolmenic:  in  I'alloriali,  si  rendono 
di  facile  esecuzione  nelle  applicazioni  ai  casi  j)arlic(tlari. 

Lc  fornmie  (1),  c  (9)  sono  siiscellive  d'una  cslcsa 
discussione  relalivamenle  all'  indic(>  n  della  dilVorenziazio- 
ne.  Si  sa  che  in  esse  pno  lale  indice  considerarsi  come 
quaiUilii  posiliva  o  negaliva,  intera  o  frazionaria.  >icl  case 
di  n  nnmero  positivo  le  I'ormnle  di  sopra  acccnnate   soni- 


—  286  — 

ministrano  rcspcUivamentc  lo  sviluppo  dellc  differenze  in 
funzione  delle  derivatc  diffcrenziali ,  e  qiicllo  delle  dcri- 
vatc  dilTercnziali  in  funzione  delle  differenze.  l\el  caso  di 
n  quanlila  negaliva,  siccome  si  hanno  Ic  corrispondenze 


=  f  zdx"  ,     A-"  ;  =  S» 


cosi  si   dedurranno   dalle  stesse   forraule  ,  poslo  — n  in 
vece  di  h,  le  due  serie  generali 

(22) ...  S"  ;.  =  —  /   ;(/a;"  -^  — /       zdx"-' 

h"  J  /t"-'     J 

A(2,— n)  p"-'   , 
h"—'    J 


^         'I      zdx"— 


(23)  ■~r  ='^^" = -"  '•  -t-  «(i.— »i)-"-2 

-\-B{L—n)^"-'z 


per  mezzo  delle  quali  s'  esprimono  gli  uni  in  funzione 
degli  altri,  e  delle  respellive  derivate  successive,  gl'inle- 
grali  sigma  c  gfintegrali  ordinarii,  d'ordinc  indetcrniinato. 
I  valori  de'coeilicienli  espressi  in  generate  per  /l(/, — n), 
B(i, — n)  si  deducono  respeltivanienle  da  qnelli  de'coef- 
ficienli  A{i,n),B{i,n)  con  canibiar  soltanio  il  segno  di 
n.  In  virlii   di  tale   canibiamenlo  s'  olticne  dalla  (21)  la 


—  281  — 


rapprosoiilanza  analilica  del  coellicienle  gcncralc  A(/, — n) 
sollo  la  loriiia 

1'+' 


((V  !)(>(-+- 1) 


_^X'-'). 


2_2.  1 


1.2      (t-i-l)((-+-2)(/H-2) 


(n)A(i      n)  =  -    "(»-t-l)(n+2)...(n+0|      ,-(,--l)(/-2)         3-3-2:^  ^- ''^' 
(l-2.3....t)'         ]  1.2.3       "  (i-+-l)(tH-2)(i-4-3)(n-+-3 


(i-+-l)(t-^2)(i-4-3)(n-+-3) 

f(i— ))(,•— 2)(,-— 3)     4!!l4.3!^6.2!!lt.  l" 
(i-Hl)....(M-4)(u-i-4) 


1.2.3.4 


\- 


die  comprondc  come  caso  parlicolarc  i  valori  dc'  cocffi- 
cieiili  dcllo  varie  fonmde,  con  cui  s'ollengono  grintcgrali 
>ii(jma  di  diverso  ordinc  per  mezzo  de'corrispoiidenli  in- 
tcgrali  ordinarii ,  e  dellc  loro  successive  derivate  diffc- 
renziali. 

Per  venire  a  qualclie  applicnzionc  dclle  formule  pre- 
cedenlenienle  assegnale  Iraltianio  il  caso  il  piii  frequente, 
rh'e  (piello  di  n=l.  Per  lale  valore  di  ?i  s'oUengono  i 


seguenli  risullali  : 


4(l,l)  =  -i^, 


..i(i.-i)=-4. 


^(2,1): 


I 


1.2.3  ' 


i(2,-i)  = 


12' 


^(^'')=T:x3r4 


i(3.— 1)=        0 


^(*''>=,-:Tro 


•M4,-1J  =  -^: 


- 

-  288 

5(1,1)  =  - 

1 

5(1,-1)=      {• 

5(2,1)  = 

1 

y 

i?(2,-i)  =  -^- 

5(3,1)  =  - 

1 

"T' 

5(3,-1)=      1, 

6(4,1)  = 

1 

0 

*(*'      '^            720 

per  mezzo  de' quali  dalla  (1)  si  ricade  siil  teorcnia  di 
Taylor,  come  dovea  accadere;  dalla  (!)J  si  trae  reqiiiva- 
lenza  ;  f;  ;  .! 

dx  2  3  4 

come  altronde  si  conoscc;  e  dalla  (23),  e  (24)  si  dcdii- 
cono  respetlivamente  le  due  formule  conosciule  , 

I    p    ,         1           h  dz        ¥     d^z    ^ 
(,C)...i/*  =  X=4._;--;-  =  -^A'^- 

feconde  di  coiiseguenze,  e  di  grande  imporlanza  nelle  ma- 
temaliche  pure  cd  applicale.  E  degno  d' osservazione  die 
Tespressione  del  coefliciente  generale  della  (25),  dedoUa 
dalla  (24)  medianle  il  valore  di  «=1,  vicne  rapprescn- 
lala  dalla  formula  •      ' 

(27)...4(i,-i)= — i:r'T:2JZ(i^)     ' 

(i-Hl)t(i— 1)       2'Il2.  C 


1.2.3         1.2.3...(i-f-2) 

(t-(-l)j(j-l)(t-2)    3'!l3.  2*4-3.  l'^" 
1.2.3.4  '    1.2.3...(t-t-3) 


—  280  — 

d\c  divcrsifica  da  quclla  prodolla  dall'  autorc  della  l\lec- 
ranica  Celeste,  c  clic  cccellualo  il  solo  caso  di  i  =  1, 
per  cui  si  oUiene  A(l,  — l)  =  _i,  soniminislra  sem- 
prc  A  (i,  —  l)={)  per  liilli  i  valori  imparl  di  /.  Per 
dinioslrare  in  un  inodo  facile  cpiesla  propricia  della  rap- 
presenlanza  aiialilica  del  coefficieiile  generale  A^i.—i) 
poniaiiio  iiella  (1)  ■:  =  senac;  ed  oUcn-emo 

da;"  ^  Ax"*- 

d"*"sena-  .   . 


in  cui  sosliluondo  i  valori  di 

A"  sen  cc  .  d"S('na;.  d-'^'spiia-.  oc.  , 
dedolli  dalle  iorinide  gencrali 

d"  sen  X  =  dr"  sen  I  a-  -t-  -^  I 

A"  son  x=z  2"  sen"  —h  sen  F^  x  -i-  "^  W  ^  1  . 

da  nic  asscj-natc  nella  prima  Mcmitrin  di  cpiesli  Kscrcizj; 
jmslo  ill  scgiiilo  ,x'=:0,  sviliippando  e  rillellendo  die  si 
egiiagliaiio  scparalamenlc  tra  di  loro  i  Icrmini  molliplicati 
per  sen -^ ,  e  per  cos—,  s  olterranno   le  due  equazioni 

2"sen"i-/ifosIl^  =  /r  —  .1(2,  n)/("  ■  ' -f- i(4.H)/i»+4— .... 
1  nil 

2"  sen"  — 7i  sen  ^=  .1(1 . ")'»"' '  —  A{3,n)h'^^ -+-A (S.n)/!'-^— ... . 

dalle  quali.   ratio  n=  —  1,  si  deduce       v      .   t 

38 


—  290  — 

1  col  ^h=^—A{2,—\)h-i-A{i,—l)h^  ....±\{2i,  —  \)h"--  ^..'.. 
—  i=/l(l,— 1)— A(3,— l)/i*-t-.4(o,— 1)M  ....±:4(2t+l,— l)/t-  ^... 

La  prima  di  questc  formule  ofFre  lo  sviluppo  della  f'un- 
zione  -  cot  —  h  secondo  le  polcnze  di  h;  e  TaUra,  cssendo 
i  coefiicienli /I  (i, «)  indipendenli  da  h,  souiminislra 

A(l.— 1)=— i-  ,  .1(3,— 1)=0,  .1(0,— l)  =  0,ec.,  A(2i-t-l.— 1)=0, 

ch'e  quanto  dovea  dimoslrarsi. 

In  virlii  de'  precedenli  risultali  puossi  scrivcre  lo  svi- 
luppo dell'integralc  sigma  di  prinio  ordiiie  ,  rappresen- 
tato  dalla  (25),  sotto  la  forma 

hj  2  ^         -^  dx  '  dx" 


.4(21.— 1) .^^1-1'  h--'-' 
Ax"—' 


uia  si  conoscc  allronde  che  se  si  denotano  per  B,,  B^ , 
B'^,...B^i_/i  numcri  di  Bernoulli,  si  oUiene  pure 

(28). ..2;=-  /  zAx z^B,  -  -. /?3 . 

■{-:.  '  hJ  2  dec    1.2  dx'     1.2.3.4 


(|«'— 1  -        ft"—' 

-H  COS  (iH-l)  T.  J?„_, • 

^       '  dx"-    1.2.3...2t 


dunque,  paragonando  le  due  espressioni  di  Sz,  si  con- 


—  2f)l  — 

sej^uira  tra  i  miineri  di  sopra  nominali ,  c   i  coellicienli 

.\{ii, — 1)  la  rclazioiic 

cos(i-+-l)r    ^    '       ''  ' 

liieiTo  la  quale  puossi  osprimcre  lo  sviluppo  ,  preccdcn- 
t.-monlc  asscgnalo,  della  liinzione  1  cot  i  //  per  mezzo  delta 
rorniula 


1. 2.3.4. ...2i 


Sc  iiclla  (29)  si  nielle  il  valore  di/l(2/,  — I)!  de- 
dollo  dalla  (IT)  nierce  la  sostiUizioiie  di  2/ in  vece'di  /. 
s'  ollerra  per  1'  espressione  generale  de'  iimneri  henioid- 
liani  la  formula 


n'+a  ai'+a 


_2i 2t(2i— 1)       2_2.1 

1.2  1.2.3  (2i-H2j 


ii>3_       3)t3 


^2^(2i-l)(2j-2)    3^3. ->T 3.1"^^ 

//.,_,  =  cos  tr<|  1.2.3.4         ■    (2i-i-2)(2i-4-3)  I 

_  2»-(2,— 1)(2/— 2|(2i— 3)    CHli.z'^a.  2!il'4.  l"** 
'•-•3-'i-5  ■    (2i-i-2)(2i-i-3)(2t-+4) 


nella  (pialc  j)onendo  succcssivamente  i=\='>=\—f.f.  i 
•s  ollerranno  i  valori  de'numeri  n.,I{,,ll,,  ,'.  iu'frazioni 
oidmaric ,   che  ndolle  in  dccimali  ,   come  ordinariame.ilr 


—  292  — 

suolc  praticarsi,  daranno  per  i  primi  dieci  nuineri  i  se- 
i^uenli  risultati: 


(f- 


li,  =  0^  1C6C66()66666C666 

ft  =  0,0333333333333333 

:   ;,!  .     Jii  =  0,0238093238093238 

:.,-,—;•,     Bt  =  0,0333333333333333 

n^   =  0,0737373757373737 

B,.=  0,2531133331133331 

B,3=  1,166666GG6C(;C6C6(>       ' 

£.5=  7,0921568627430980 

B,,z=  54,9711779448021553 
£.,  =  329,1242424242424242, 

die  ci  saranno  iitili  nelle  seguenti  applicazioni. 

VALUTAZIONE    DEGl.' INTECRALI    EILERIAM. 

Se  si  diirereiizia  u  voile  successivameule  la  lunzione 
X'",  c  se  lie  soltopone  il  risultato  alia  segnalura  della 
funzione  (jamma ,  con  cui  Legendre  denota  gl'  integrali 
eulcriani  di  secoiida  specie,  die  rappresenla  in  generale 
con  la  caratteristica 

1  s"— 


'^''^=f['^{'-J" 


oUeriassi  Tcspressione 

d";^"  _     r(m-Hl) 


da;»        r(wj — n-t-l) 


■X' 


fn*~« 


—  293  — 
<lalla  quale,  poslo  m=\,  ed  n-^i  in  vece  di  n,  si  cava 


(31).. 


dx"*'       r(2  — [n-i-i]) 


Risguardaiuio  i  come  un  numero  inloro,  e  iiella  formula 
cnnosciula 

(32)  ...r(a-f-l)=«r(a) 

poncndo  conse(.'ulivamente 

.si  giuugcra  per  mezzo  delle    successive   sostituzioni    alia 
lorniula  ijeiierale 

r    a        •  I  C0SlVr(1 — )l) 

r(2— [n-+-i]j  =  .  ^ 


«(H-Hl)(n-(-2;....(n-i-t  —  2; 

die  combiiiala  coii  la  (31)  offre 

d"*'J3  hC/i-^1  )()H-2)...(/i-i-i  — 2)      _,_. 

dx"+'  cosiTr^l  —  nj 

Da  quesla  csprcssione  si  deducono  i  valori  delle  derivale 
di  jc  a  coiiiiiiciare  dall'  ordine  n-+-2  sino  ad  un' ordiiie 
((ualuiujuc  ii  —  i  inclusivameiilo  ;  (piclli  dcH' ordine  n  ed 
n  -+- 1   vengono  dali  respellivameule  dalle  due  e(|uazioni 

d"  .r  .T'— "  d"* '  X  a—" 


dx"        (I  —  HiTil — 71)        da"'*'        r^t  —  ID 

ehe  si  Iraggono  dalla  (31),  facendo  j  =  0,  ed  t=l  ,  e 
ricliianiando  die  se  si  pone  nella  (32)  o:=l — n,  s'otliene 

rC2  — )i)  =  (l— n)r(l— n). 

Soslituili  nella  (1)  i  valori  delle  derivale  difTcrenziali,  di 
sopra  assegnati,  corrispondenlemenle  al  caso  di  z  =  x , 
ed  /t  =  1 ;  e  fallo  per  semplicita  del  calcolo 


—  294  — 

w.     X  1  — n       ,,.,    ,(1— n)ji       ,,,    ,  (1— n)n(fn-l) 
f(n,a')  =  A{i,n) ■  —A(2,n} —  -^A{d,n)  ■ ^—r 


,,.    ,  (1— 7i)n(jn-l)...(n-f-i— 2 

•  A  (t,  n) — :^ — : — '-^ 

a;'  cos  i- 


s'ollerra  il  risuUamcnIo      =     *,     . ..  :.'■ 

(33)...A",T=- ^:^1 -[l+^(«,ac)].       "'    ■'"' 

(1— H)r(i— «) 

Queslo  valorc  di  a"x,  clic  in  virlii  del  iiielodo,  prc- 
codonlcnienlc  adoperato,  vicnc  espresso  per  mezzo  d'una 
seric ,  la  (piale  risulta  lanlo  piii  convergenlc  f|uanlo  piii 
graiidc  e  il  valore  di  x,  e  slalo  da  me  asscgnato  sollo 
altra  forma  nella  seeonda  Memoria  di  quesli  Esercizj. 
Avendo  in  essa  consideralo  la  fnnzione  potenza  x''  come 
risullanle  dalla  somma  d'nna  serie  di  fattoriali,  rappre- 
senlale  in  gencralc  dalla  funzione  •— 

x{x  —  \){x—2)....{x—r-^l). 

ed  avendo  in  scguito  risguardato  la  x  come  un  numero 

intero,  pervcnni  ad  csprimere  il  valore  di  A°ac  per  mez- 
zo d'una  formula,  la  quale,   poslo  n  in  vece  di  7,  offre 

sen  >ir  1.2.  3.4....  ac 

A"  «  =  - 


(1 — n)r  jt(ft-i-l)(/n-2)....(n-i-a? — 1) 


Eguagliando  questo  risullamento  con  quello  marcalo 
dalla  (33),  e  risolvcndo  I'equazione,  clie  ne  risulla,  rap- 
|iorto  alia  funzione  r(1 — ?t),  si  conseguira  I'espressione 

sen/iT      .    .     ,  1.2.3 x  ,_  .     .    .  . 


—  295  — 

per  mezzo  dcUa  (juale  si  deduce  dalla  (19)  il  valore  delhi 
runzione  r(n)  soUo  la  forma 

_,    ,  1.2. . "5.4.... X  X"— 

r(u)  = . 


H(n-l-l)(jn-2}...(n-i-ac — 1)    i  -i-<p{n,x) 

Le  due  formule,  clic  vcniamo  d' assej;iiarc ,  sumuii- 
iiislrano  i  valori  di  r  (n)  c  di  r(l — n),  i  qiiali  dipeii- 
deado  dalla  serie  cspressa  per  9  (n,  x)  risulleraniio  tanlo 
pill  esalli  quanlo  piii  graiidc  e  il  valore  di  x.  A'el  caso 
diac=3c,  essendo?(n, a;)  =  0,  si  ha  esallameiite ,  mol- 
Icndo  per  dislinzionc  la  letlera  i  in  vcce  di  x, 

1    •'>   ."?        i 


n.(«-f-l )  (/I-I-2). ..(«-*-(•— 1) 


(3o)...r(i-«)=-^."^"+^^^"±--)-("-^'-'>,--^  , 

son  »iT  1.2.3 / 

clie  sono  i  limiti,  verso  i  (|uaii  tendono  le  precedeiili 
esprcssioni  di  r(7i)  ,  e  di  r(l — n).  Queste  formule 
hanuo  il  vantaggio  di  somminislrare  i  valori  della  fuu- 
zioner(?i),  e  della  sua  complinientaria  r(l — n),  qua- 
lunque  siasi  n,  vale  a  dire,  sia  n  un  numero  positive  0 
negalivo,  iiilero  0  frallo,  egualc  a  zero  0  eguale  ad  uno. 
.\'el  caso  di  n,  numero  inlcro  c  posilivo,  la  (34)  puossi 
scrivere  nel  seguente  modo 

j.^^^_l.2.3...(n-l)>t(n+l)-(i-lj__ 


h(h-+-1)(h-i-2)...(i  — 1)  ,-(i-Hi)...(,-_|-„_|)  • 

nella  quale,  csseiido  i=x,  la  seconda  frazione  del  se- 
condo  membro  risulla  eguale  ad  uno;  c  s'olterra 

r(n)=l-2.3.4....(;i— 1). 

Questa  formula,  dalla  conosccnza  della  quale  siamo  par- 
liti,  e  adalla  a  dare  i  valori  di  r  (n)  corrispondenlcmentc 
ai  valori  di  n  inleri  e  positivi  >\  :  per  7i=l  come  per 


[ 


—  296  — 

H  =  0,  ed  n  nunicro  intero  c  negalivo,  i  corrispondenti 
valori  di  r(n)  si  deducono  dalla  (34)  ,  che  ofFre  i  risul- 
lali ,  nltronde  conosciuli, 

,•   ..  r(i)  =  i ,  r(0)  =  »,  r(— »(.)  =  «. 

IV'el  caso  di  n  nuincro  frallo,  sia  posilivo  sia  nega- 
livo,  i  valori  della  funzionc  r(}i)  saranno  dali  dalla  slcs- 
sa  r34)  in  prodoUi  indcfinili,  die  come  appresso  ci  fa- 
rcmo  a  dimoslrarc ,  si  possono  seinpre  valutare  con  snf- 
licienle  approssimazione.  Gli  stessi  risuUamenti,  e  le  me- 
desimc  conseguenze  si  deducono  dalla  (3S);  lo  chc  rio- 
sce  facile  provare,  se  in  vece  di  n  vi  si  melte  1 — /(  ; 
per  cni  si  avra 

.    .  Y(n)  =  — (^-»)(2-n)(3-«)■■■(/-n)  .„  _ 

Per  incidenza  crediamo  utile  osservare  che  il  pro- 
dolto  delle  due  formule  (34),  e  (33)  ofTrc  per  r(n)  que- 
st'allra  espressione 


'     si^n  nr      n(l-l-»i). ..(»-!-»( —  1) 

e  die,   essendo  j  =  oc,  potendosi  scrivere 

1         1 


I 


r  eguagliamenlo  dell' una  all'altra  da  il  risultato 

sen  nr  =  nr  x  "■ '-^ — —^ '— — ^ j 

i'.  2'.  3= r 

die  rappresenta  il  valore  della  funzione  seno  in  prodotti 
indefiniti,  e  da  cui,  com'e  noto,  si  deducono  anclie  quelli 
delle  allre  fuuzioni  angolari,  :, 


»]      r  >iri 


—  297  — 

^  Se^si  (lenola   per  m  un  nunioro  inlero,  c  si  pone 

"~I  ,r  ;  r  -^^^^^  di  r(ji)  si  piio  soniprc  csprinierc  in 
pn.doll,  dcfiiul.  per  mezzo  dclla  semicirconferenza  .  del 
nrcoio  di  raoo.0  1.  0„de  cio  consoouire  nielliamo  nclia  (31) 
1  aecennato  valore  di  n,  ed  avnuiio 


r(l!!}=:l)=, 2.4.6 2/  _ 

.HoUiplicando  e  dividendo   il  secondo  meinhro    di  auesla 
•'ijnaglianza  per  rcsprcssione  ^ 

1.3.  .J.  7....(2h( — ;jj, 

possiamo  scriverla  sollo  Taspetto 

2  \.3.j...(2i~l)l/q      (2i4-l)(2i-H.3)...(2(H-2m— .il'""   '  " 

ma  nel  caso  di  h  =|,  c  di  n= j  dalle  form.de  di  mana 
(19),  e  (34)  si  deducono  1  due  risullati 

^-^     i..$.:;...r2,_i)t/T 
<'  <iiiindi  inerce  la  loro  e"ua"liaiiza 

(36)... 2.4.6.8....2f         ^  .. 

i.3..-;.7... (-21-1)1/7        ■'  ' 

dunque.  cssondo  /=3c,cdm_I  i|  numero  de' falloii. 
••ompononli  \\  iirndollo 

l.3.,^ (2w— .1) 


(2«^-l)(2,--f-3)^2,--^-o)...(2/-f-2m-3)^ 

si  giuugcra  al  seguenle  risultaniento  : 

39 


—  298  — 

■  (z!!}^\  =  1.3.3....(2m-3)  ._,  ^ 

V     2     /      (2i-Hl)(2i-i-3)(2t-t-S)...(2i-i-2m— 3)         ^  ' 

-    ;:  1  3  S  2ot— 3        .— 

,1/t 


1    „      3    ^      5         „      2m— 3' 


2-4-_    2 


-+- 


t 


-.  =1.1. £  2Mt— 3^—  . 

"~2'2'2 2  '  ' 

lisiillainento  ,  cui  i  geomelri    sono    pcrvenuti ,  operaiKlo 
diversamcnte. 

Passiamo  ora  a  diniostrarc  che  la  forma  ,  sollo  la 
quale  si  trova  prccedcntcmcnlc  assegnala  la  funzioncr(n), 
si  presla  facilnicnte  alia  valiilazione  approssiniata  di  essa, 
qualunque  siasi  il  valorc  di  /i;  e  che  la  funzionc  r(n), 
(lovendo  dipendere  sollanto  da  n  non  conliene  che  appa- 
rentemcnle  la  quaiitila  rapprcsciilala  con  i,  la  quale  dee 
in  tulti  i  casi  elidersi  dalla  slcssa.  Per  rendere  cio  ad 
effelto  preudiamo  i  logarilmi  neperiani  dal  primo,  e  da! 
secondo  niembro  della  (34);  c  per  seniplicila  del  calcolo 
ponghianio 

S=ll-h-l2-Hl3-f-14-i-....-hlt 

S'  =  l;i-hl(n-t-l)  +  l(jn-2)-i-....-t-l(n-i-i— 1). 

ovvero,  cio  ch'e  la  stessa  cosa  ,  ;     . 

(37)....S=l(:-hSK,    S'=l(ii-t-f— l)-i-21(n-t-i  — 1). 

Kseguite  questc  operazioni,  s'  ollerra 

(38)...  ir(n)  =  (n— l)li-4-S— S'.    ' 

Per  conseguire  il  valore  di  S  inetliamo  nella  (28)  k=  1 , 
z:=.\x=-\i;  cd  avrenio  I'espressione 

V        2/  m=,  2m(2m — \)t""  —  ' 


—  299  — 

che  posta  nella  prima  dcU'equazioni  di  marca  (37),  dark 

(40)...s=(»-^l)u--,-+-SV-.^  7:^"^'?'^    -4-C. 

V       2/  m=,  2m(2m — l)t""  — ■ 

Oon  simile  proccdimciito  oUerrcmo 

(41)...S'=^i-f-?i— i^l(j-t-n— 1)— (i-HH  — 1) 


"Tr....-.-  '■f^»(m-i-\)r  ^   ^,^ 

m=,    ""    '    2/»(2m — l)(i-t-« — \)"—' 


III  virlii    di    (picst'  espressioni    di  S  ,  e  di   S   s'  ollieiii- 
dalla  (38) 

ir(H)=(i-4-7i— ^ji(— i 

— ((-l-»i — _jl(j-t-n — i)_|_j^_„ — 1 

^"Tb,^.,.  cos(w-+-l)rr    1 L__l  -^C-C: 

-..  =  .   "'    '     2m(2;H  —  1)  Li'""—       {i-hn — 1)"»— J 

ma,  essendo?^  oo,  possiamo  porrc  i  =  i-i-/i — 1,  diinquc 

(i2)...ir(;i)  =  C— C: 

risultalo  indipcndenle  dn  7,  come  dovca  dimoslrarsi. 

Per  dclcrmiiiarsi  la  coslanlc  C  haslcrebbc  di  porrc 
t^iO  nella  (40),  e  se  ne  avrebbe  il  valore  coii  suili- 
ciente  approssiniazione  mcrce  il  calcolo  de'primi  termini 
della  sorie  rlie  ne  risulla  ;  ma  torna  piii  ulile  ,  come  i 
geomelri  hanno  osscrvalo,  di  dclcrmiuare  la  coslanle  di 
sopra  accennala  col  riiilracciare  il  limile  verso  cui  tende 
la  sonima  S  a  misura  die  /  aumeiila.  Fallo  quiiidi  nella 
(40)  1=00,  e  rimellendo  per  S  la  somnia  delle  quanlita 
che  rappresenla,  s'ollerra 

ll-t-l2-+-13-t-U-t-....-+-lt  =  Cj-+-l)li— »-t-C. 


—  300  — 

Ha  quesla  espressione  si  traggono  quest' allre  due 

l2-t-14-i-16-f-18-i- .... -4-12»  =  il2-+-(  t-+-i)  l!  —  i-H- C 
11+124-13-1-14 -i-....+12i=(  2(--t-l)l2i  —  2( -+-C  , 

(he  sottratte  1'  una  dall'  allra  daranno 

!l4-13-l-13-Hl7-i-...-t-l(2i—l)=?lJ-Hil2— (4-^12. 

Se  si  loglic  quest'  ultima  formula  dalla  prima  delle  due 
precedcnti  si  conseguira 

,      2.4.6.8.. .2i  1,.      1,,      '       >!---•     ''J 

1^^3^^^-^^^--^=,U-^,l2-HC: 

ma  dalla  (36)  si  deduce  pure        '        '  :.         '      ~ 


,      2.4.6.8.. ..2i  1,.      1  , 

1 =—  k  -H  -  It  , 

1. 3.3.7. ..(2i—l)      2  2 


lunquc,  cguagliando  I'una  all'altra, 


1  1 

C— -I2=-lT. 

2  2  ,,, 

('  quindi ,  risolvendo  rapporto  a  C  quest'  e(piazi()ne, 

.■Will.        .     '■,  ;  'i.  0  =  ^12^  =  11/27.  ■      ■    '■''■■ 


-:   ( 


Per    oltenere    il  valore    della    costanle  C    poiiiamo 
?■  =  10  nella  (41),  ed  ottcrremo  i.   ;  .. 

C'  =  ln(jH-l)(ri-t-2)...(}H-9)  — (n-f-!),o)l(n-i-!l)-i-7H-9   . 

"y^n  cos(m-i-l)7r  •.,>.■■  'lli'' 

.  =  ,    ""~' '  2jrt(2m— l)(n-i-9)="— ■ " 

Sostituiti  nella  (42)  i  valori  di  C,  c  di  €',  sara 


—  ;5oi  — 

^i3)...ir('ij  =  ll/I~— l«(H-i-l)...(u-t-9)-+-(>H-!),j)l(nH-0j  — H— it 

cos(m-i- J)t 


«,„,-, 


iiii{im  —  1)  («4-<J)""- ' 


l\'V  mezzo  clcllii  ciilcolazionc  dei  priiiii  termini  qiie- 
sla  rorimilu  ofl'rc  con  siillicioiilc  ii|i]»r()ssiniazione  il  viilore 
(li  lr(»)  laiilo  pcr?i>l  iiuanto  ])or  /i<l.  Acl  caso  di 
/*  maggiore  o  oguale  a  10,  la  seric  (41)  risultando  nei 
[)riinl  lormiiii  niollo  convergenlo  indipondciilcmciite  dal  va- 
loie  di  /,  si  polieijbc  dclcrmiiiarc  la  cuslanle  f>"  coii  porre 
/  =  1  nclia  slcssa  scric  ;  e  s'  a\  ra 

r'  /-  ..      '  >i  "^°°n  cos(m-i-l)T 


2m(im — l)n"' 


valore  chc  sosliluilo  nella  (42)  unilanieiile  a  ([iiello  delta 
eoslaiile  C,  sommiiiistrera  T  cspressioiie 

(«)...ir(,o=i|/i;-f-(»-i)i»-,.H-'"s\,.-.-     ^■"/(»»+')'^    '. 

Oiiesla  formula  nel  caso  di  n  quanlila  grandissinia  vicnc 
rimpiazzala  dalla  seguenle 

(K)...lT(n)  —  \\/2i-i-(ii—l)hi—ii.  '<    ■'< 

ch'c  il  liniile,  ciii  londe  lr(»)  a  niisiira  die  u  aiimenla. 
AUorche  n  ra[)presenla  iin  iiiiniero  <  1  ,  il  valore 
della  I'lmzione  Ir^ii)  ])olrelil)e  olleiiersi  in  seric  ordiiiala 
secondo  le  polenze  ascendenli  di  n.  I'er  delerniinare  la 
coslante  €'  corris[)ondeiilcnienle  a  tale  caso  ponianio 
/=  30  nella  formula  (41),  ed  ottcrremo 

(40)...  C'  =  S'— (  i-f-n— _-)l(iH-n— l)-+-i-+-n— t. 

Sc  si  richiama  il  valore  di  S'  dalo  daH'cqnazione 


—  302  — 

........         S'=ln-t-l(l-f-n)-4-l(2-Hn)-i-l(3+n)....-i-l(t-+-n— 1) 

=  ln-t-l(i:-i-n— l)-HSl(f-+-n — l)=:ln-t-Sl(i-t-n) . 

e  si  sviluppa  in  serie  ordinata   secondo  Ic  polenze  di  n 
la  funzione  solloposla  all' intcgrale  i,  s'otterra     ■; 

i       2       i'        3       i^       4       i4  '    '■' 

ma,  essendo  i=cc,  possianio  porre  in  gencrale 


«     1,1      1      1 

_1 ,.l_v        1       _ 

V   i    • 

i"          i"          (i-i-l)'" 

lendo  il  valorc  di 

.MJl 

Slt=(j  — i)H— i-t-C, 

dedollo  dalla  (39)  nell'  ipotesi  di  i=<x>,  sara 


S'=C-i-(i  —  -5-)l*" — i-+-l»t-f-S,  n — -S,  n'  -+--Si  n^  ■ 


Se  si  mette  qucsto  risullato  nclla  (46),  e  si  fa  allenzioiif 
che  nel  caso,  di  cui  ci  occupianio,  possiamo  scriverp 

i-hn — l  =  i,  1(1-1-/1 — 1)^H, 

si  conseguira  I'espressionc  ,.       .  ,  i:,^     i,  ! 

C'  =  C-Hl)H-(S,  — H)n— is.  n'  -+-  iss  Ji^  — -.S^  Ji*  -t- . 

2  o  4 

la  (juale  sostiluita  nella  (42)  offrira  il  valore    della  fun- 
zione lr(n)  per  mezzo  della  serie       ,  -   -> 

(47)  ...ir(n)=— In— (S.  —  lijn-i-is.  n'  -^Sz  n'  -^-S^  n''  —  ...... 

^  o  4         - 


—  303  — 

Per  ollencrc  i  valori  dolle  S,„  ,  dai  quali  dipendc 
<iuc.srulliina  csiiressioiic  di  Ir(H) ,  deiioliaino  per  S(?«,a') 
la  somina  d'  im  numcro  qtialiiiujuc  di  termini  della  serie 
geiierale  delle  polenze  reciproche  de'nimiori  iiatiirali 

ill  1 

ed  avremo  dal  Calcolo  delle  dilj'erenze  fmiie 

a""  x'" 

Mctlcndo  in  quesla  formula  il  ralorc  di  s  — ; ,  dedotlo  dai- 

la  (28)  merce  la  sosliluzione  di  /t=l,  e  di  ^  =  —  si 
conseguira 

(48)...S(m,a;)=>l<"-)_  L_^  +  _L 

{III — Ijx""-'      2a;'" 

MXh..         .  2    '    x"*-  2.3.4.  x-3 

_ ?n(m-f-l) (>n+2)  (m-i-3) (wt-t-4)       _  _J_ 
2.3.4.5.6  '  '  x"*' 


Per  mezzo  di  quosta  scrie  s'otliene  la  somma  S(w,x) 
corrispondcnlemcnle  a'  varii  valori  di  in  ,  tranne  il  case 
di  m^l,  nol  ([uale  essa  risulla  infmila ;  e  per  cui  hi- 
.sogna  adoperarsi  la  seguenle 

(4»)...S(l,x)=A^lx-+-^ J^  +  I^-p- 

2x      2x"       4x^       6x^ 

H ■ — l-ec.  , 

8x»      lOx" 

ehc  si  deduce  pure  dalla  (28)  merce   la  sosliluzione  di 


—  304  - 

-  =  -•  Dalla  scmplice  ispozionc  di  queste  serie  si  desu- 
me,  die  nel  caso  di  x=i=oo  si  ha 

.    -  lim.  .S(m.'a;)  =  S™  =  /l<'"— '  ;..:.;  ../.i: 

lim..S(l,;f)  =  .S,  =.l-hh", 

cir  (•  qiianlo  dire,  il  liinito  della  somnia  S(in,x)  v^un- 
giia  scnipre  una  quanlilii  coslanlc  per  liilli  i  valori  di 
7/1  >  1 ,  e  risuUa  una  quanlila  infinila  nel  caso  di  /h=1, 
e  di  m<l.  Or  sebltene  per  delerniinare  le  costanli,  da 
cui  dipendono  i  valori  delle  somme  S[m,x),  puossi  at- 
tribuire  ad  x  un  valore  qualunque,  pure  csso  debba  es- 
er  talc  da  rendere  senipre  abbaslanza  convcrgenti  le  se- 
rie di  sopra  assegnate.  S'e  per  laic  ragione  che  per  con- 
seguire  il  valore  della  coslanlc  A  con  sullicienle  appros- 
siniazione  facciamo  nella  (49)  oc  =  10;  ed  avrenio 


^| 


,    1    1 

'  H 1 

2     3 

.-i-~=t-Hiio-hO,Oj  — -^-  0,01 

10                                      2 

-f-^.  0. 0001 —  —  .  0, 000001 

i                         0 

'  ■    H-^.o.OOO(»0001— oc.  , 

dalla  quale  ,  posli  i  valori  dei  iiunieri  di  Kernoulli  prc- 
cedenlenicnle  assegnali,  e  qucllo  di 

,       110  =  2,302j8:;092'J9i0437,  s-      i, 

si  deduce  col  calcolo  de'  primi  novc  termini        '  '"  ^  ' 

4  =  0,377213CG4a015328.  ,.. 

(]on  simile  procedimento  s'otlcngono  per  mezzo  della  (48) 
i  valori  delle  allre  costanli  yl^'"— >  nel  caso  di  m  nuniero 
inipari,  perche  allorquando  m  e  nuniero  pari  i  valori  di 
esse  0  dello  somme  S,„  possono  per  altra  via  esprimersi 


—   ;}0;)   — 

scniprc  osallamcntc  in  fuiizioiie  dclla  scmicirconfcrcnza  t 
del  circolo  di  raggio  I ,  come  i  geornelri   lianno  osser- 
vato  ,  e  come  in  un  modo  l)reve  e  scmplice  viene  pure 
conslalalo  dalla  segucnle  dimoslrazionc : 
Se  nella  (47)  si  melte  il  valore  di 

S.—li=A,  ■,    ..     .      ' 

preccdentemenlc  ollenuto,  si  conseguira  '"' 

(r,())...lT(n)=—\n—An-h-S,  n'  — Ift  h^  -f-i  S,_  n''—ls,  n'  h-  .... 

2  .$  i  .i 

ma  dalla  (32)  si  deduce 

ir(n)  =  ir(i-+-n)— 1«, 
dunqiie,  sostiUicndo  qucsta  esprcssionc  nella  (aO) ,  sarii 

(j1)  ...ir(l -rn)= — tu-+--.S,  le  — isj  n^^-S:,  n^  — I^.Sr,  iv- -h 

2  .3  4  .1 

r  quindi,  poslo  — n  in  vecc  di  «, 

■    (52)...ir(l— •Hj=.ln-H4-'''"'-+--^S3n3-4-jsin^-4-;^.S,  «5_j. 

2  J  4  .> 

I'rcndendo  i  logarilnii  neperiani  dal  primo  e  dal  .second(» 
membro  della  (10),  ponendo  n  in  vcce  di  h,  e  soslituen- 
do  ncl  risultato  lo  precedenli  csprcssioni  di  Ir(«)  e  di 
lr(l — ?i),  s'oUcrra  la  rormnla 

1  1  ' 

lsfiiHT=l)ir  —  S,  jr  —  -.S;  n^  — -.Sun''  —  ....  .  ' 

die  differenziala  rapporto  ad  n,  offre 

Tcolnr       1  c     T       c     -,       w 

= .S.  n  —  .*>,  n'  —  Si,  )r  —  .s»  «:  —  ... : 

2  2(1 

ma  se  nella  (30)  si  pone  /i  =  2/jt,  s'olliene  pure 

4o 


—  306  — 

rcolfi-       1  2nT'        _      2-' n^  y* 


1.2  1.2.3.4 


B5    •   - — ^    „     .     „    „ By 


1.2.3.4.3.6         '     1.2.3. 4.3.6.7. S 


(lunque,  eguagliando  Tuna  all'altra  cspressionc,  e  para- 
"Onando  tra  di  loro  i  termini  siniili  , 


s.  =JS. 


1,^ 


23  t4 
^^='^^•1:2:3:1      -  '      ' 


•Sr,  =Bi 


25  T« 


1.2.3.4.3.6 


(:i-i)...s,^=B„ 


1.2.3...  2m 


Per  mezzo  di  queste  relazioni  s'oUengono  col  soc- 
corso  de'  numeri  di  Bernoulli  i  valori  delle  S^,^ ,  i  quali 
tradolli  in  nnmeri,  e  riunili  a  quelli  delle  S^^_,  die  come 
per  I'innanzi  abbianio  accennalo  ,  possono  dedursi  dalla 
(48)  con  melodo  simile  a  quello  adoperato  di  sopra  per 
la  determinazione  della  coslanle  A,  offrono  insieme  sino 
ad  S,„  i  seguenti  risuUati,  die  ahbiamo  impreslali  dal  se- 
condo  volume  della  Tcoria  delle  Fiinzioni  EllUtiche  di 


Legendre: 


S,—U  =0,577215664!t013.328 
.S,  =1,6449340068482264 
S3  =1,2020569031395943 
Si  =1,0823232337111382 
5,  =1,0369277531433700    '  !' 


—  307  — 

Si  =l,0173i3001(»8UWl 

S,  =1,0083492773819227 

Si  =1,0040773561979443 

Sy  =\,  0020083928260822 

S,„  =  l,000994.-i7ol278180 

S„  =  1 , 00049  i 1 88604 1 1 94 

S.,  =  1,  O00246086.-;:;33080 

5.3=1,000122713347378,-; 
J  S,4  =  1 .  000061248 1 3:;0387 

S,;  =  1 ,  0000303882363070 
S,i=\,  00001.32822394086 
S.,  =  l.()0(»007637 1976379 
S,8  =  1 ,  0000038 1 72932630 
.S,  3  =  1 .  00000 1 9082 1 2  7 1 66 
5„  =  1.  0(»00009339620339. 

Lc  scrie  (50),  (:>1),  c  (52)  avendo  per  icrinino  go.- 
nerale  I' csprcssionc  I  S„,  n"' ,  die  s'awicina  al  limiic  "" 
a  misura  die  m  aunieiila  ,  nsiillaiio  seinjiro  converfrenli 
per  lulli  i  valori  di  7i<l.  IVon  e  lo  slcsso  delle  seri.- 
(<-.i),  c  (44),  lo  quali  vongono  dislinic  col  nome  di  se- 
miconv.Tgcnli,  perdie  i  termini  di  esse  decresccndo  in 
pntinpio  siiio  ad  un  dalo  limile,  che  dipcnde  dal  valore 
di  II,  valine  in  segiiilo  anmenlando  conlinnamenle  di  va- 
lore sino  all'inliiiilo.  Per  delemiinare  il  niiniero  de'  ter- 
mini dopo  il  (piale  le  serie  (t3),  e  ^44)  rossano  di  es- 
sere  converf;enti,  e  di  cui  la  ricerca  e  di  grande  impor- 
lanza  nejla  valulazione  della  funzione  fjmnmn\  non  si  Iratla 


•ifiQ 


08  —  -       - 

che  d'intlagarc  il  valorc  di  in,  jier  cui  diviene  mininio  il 
termine  gcnerale  della  serie 

(04).../'=— h  _....H — 1 -H  cc.    . 

1.2»i      3.4n3       .5.(in5        —  2m(2ni— l)n""-' 

dalla  quale  puo  risguardarsi  dipcnderc  la  valiilazione  tanlo 
della  (43)  quaiUo  della  (44).  Ondc  cio  conseguire  denu- 
liamo  con  T'"'*  tale  termine  generale;  ed  avrenio 

(53)...  J('")=^         ^""-' 


e  siccome  nella  formula  (S3)  s'lia  prcsso  a  poeoS,„,  =  'I: 
e  pcrcii)  possiamo  porrc  i'cguaglianza 

,..„.      „  1.2. 3.4.. ..2m 


losi  sosliluendo  quest'espressione  nella  (54),  sara 

y.,„,  _  1.2.3.  4....  (2m-2) 
r(2!rn)""— '        ' 

ovvero,  secondo  la  segnatura  della  funzione  gamma. 

y(.._   r(2m-l)  ,.        , 

T(2rn)""-- 

Ad  indagare  il  valorc  di  m,  ciic  rende  minima  que- 
sla  espressione,  ne  prendiamo  i  logarilmi  neperiani  ;  ed 
otterremo 

17'<'")  =  ir(2m,— 1)— (2m— l)12(iT— It; 

nia  dalla  (44)  s'ha  presso  a  poco 

ir(2m— l)  =  ll/2;-i-^2m— 1)i(2h!  — 1)— (2m— 1) 
=  ll/S  +  (2m  — .^)l2m  — 2m. 


—  'M)  — 
(hiiuiuo,  sosliliiciulo  qiiesla  csprossionc  nclla  |)rec('(loii(e, 

(:il)...m'">  =  ^\>~U--i-(^im  — :l  y  ■>,„  —  {■> m—\)\J>nr  — in,. 

Nel  caso,  (li  cui  si  Iralla,  polciulosi  norro  2  — — =2, 

i  cocllicionli  diffcroiiziali  di  priiiio  e  di  sccondo  ordinc 
(li  qiiesla  csprossionc,  prcsi  rnpporlo  ad /« ,  vcnaimo  rc- 
spellivaiiiciile  soniiiiinislrali  dalle  due  c(piazioni 


d;« 


=  2r"">(12m  — I2ur) 


—z :=  2  — —  (liiii  —  \inr)  -i . 

K  poiclic  per  la  condizioiie  de'massiini  e  dc'niiniiiii  dcljlia 
porsi  -j^=U,  s  oltcrra  m  =  n~ ,  e  (iiiuidi  -j;;^  >  0. 
Ua  cio  si  deduce  die  la  seiie  (^54)  ccssa  di  cssere  coii- 
vergente  dopo  nn  miincro  m  di  termini  cguale  prcsso  a 
poco  ad  nr ;  e  clie  il  piii  piccolo  leriniiie  di  essa  ,  il 
(jiiale  come  si  conosce  dalla  li-oria  dellc  seric  semi-con- 
vergcuti  ,  e  qucllo  cui  dol)l)iaii!o  arreslarci  per  avcre  la 
misura  del  grado  d"  approssimazione  ,  con  cui  puo  cal- 
colarsi  il  valore  ili  Irin'i,  vicne  somminislralo  merce  la 
sosliluzione  di  n~=m  nella  (^jIj,  dalla  loruiula 

17'W  =  — 2»l  — .llHIT. 

2 

ch'e  idenlica  a  ipidla  ollenula  per  allra  via  dal  Signer 
Legendre  nel  prinio  volume  desuoi  Esercizj  di  Calcnh) 
Inteyrule.  Ua  (piesia  lornmla  si  ricava  die  per  n  =  6 
avendosi  jji:^18,  o  Ml  la  serie  (^5'4)  cessa  d' esserc 
convcrgcnle  dopo  il  18'""  lemiine,  per  n  =  lO  la  diver- 
genza  si  manifesia  verso  il  !ii""  Icrniine  .  e  cosi  di  sc- 
guilo.  So  s'csprinic  per  M  il  modulo,  per  tui  Lisognano 


—  310  ~ 

moltiplicarsi  i  logaritmi  iperholici  per  essere  ridolti  in 
quelli  (Idle  tavole,  e  si  denotano  con  la  caratleristica  log. 
i  logarilmi  relalivi  a  quesrultimo  sistcma ,  la  precedenle 
espressione  di  IT'"'  verra  rimpiazzala  dalla  seguenle 

log.   !'<"')=—  2.VHi  —  1  log.  WT  , 

la  quale  applicata  al  caso  di  n=  6,  e  di  7/i  =  19,  dara 

log.  7'i'J>=— 17,  39. 

e  quindi,   lornando  dai  logarilnii  allc  quantita , 

)  '  ,  ; , 

^      7'('9)  = . . 

10' 7.311 

Da  queslo  risullalo  si  conchiude  clie  ncl  caso  di  n  =  (5 
])olra  calcolarsi  il  valorc  di  P,  da  cni  diponde  qiiollo  di 
lr(?i),  con  un'  approssiniazione  csalla  sino  a  circa  dieci- 
selte  deciniali.  Sotlonietlendo  ad  un  simile  procedimcnto 
la  formula  (jG)  si  trovercbhe  m  =  ~;  donde  risulla  clie 
la  divcrgcnza  della  scrie  dc'  numcri  di  IJernouili  si  nia- 
nifosla  dopo  il  terzo  Icrminc,  come  osscrvasi  dal  quadro 
de'  valori  d'essi,   preccdenlemcnlc  assegnali. 

IVon  ci  Iralleriiamo  piii  a  lungo  sulla  funziono  fjam- 
ma ,  die  per  la  sua  graiide  imporlanza  nelle  malomali- 
che  pure  cd  applicalc  e  slala  mollo  discussa  dai  geoine- 
Iri.  Lo  scopo  die  c' eravanio  proposlo,  qucllo  di  provare 
die  la  forma  in  prodotli  imldiiiili  ,  sollo  la  quale  1'  ah- 
biamo  assegnala  ,  si  presla  facilmente  al  cf.lcolo  di  cssa 
per  lulti  i  valori  di  n  ,  e  slalo  abbaslanza  conscguilo. 
Sollanlo  acccnniamo  die  siccome  incrie  lo  nole  formule 
di  riduzione  il  calcolo  della  fiiiizioiie  r  (/i)  nel  caso  di /( 
numero  frallo  >  1  si  fa  ordiiiariainenle  di|iendere  da  qndio 
di  H  <  1  ,  cosi  la  (50)  risiiilaiido  utile  nelle  applicazioni 
ai  easi  parlicolari,   per  maggiore  agevolazione  ia  Irasfor- 


—  3H  — 

iniamo  in  un'alira  niollo  piii  convergcnto,  c  la  riducianio 
al  sistema  (le'lo<farilini  onliiiari. 

So  si  ra|i|»r('S('iUa  per  /*„.  la  parlo  deciinale  de'  va- 
lori  delle  soinine  espresso  in  gencrale  per  S.„ ,  sara 

Per  mezzo  di  ([uesla  relazione  s'oltieiic  dalla  (oOi 

ir(n)  =  — In  — l(l-i-n)-i-(l— .l)w-i-i/>.  n'— ip.m^ 

f  1  1 

-+--  P^  n'*  — —  I\  n'  -h  ec. . 
4  it 

in  cui  soslituendo  i  valori  numerici  di  A  ,  e  delle  P„. 
camhiando  la  carallerislica  1  in  log.,  c  molliplicando  i 
lermini  noii  soUoposti  al  simljolo  1  per  il  modulo 

jH=  0,4342944819032518  . 

ollerremo,  limitando  la  serie  al  venlesimo  lerinine, 

log  r  (n)  =  —  log  H  —  log  (1  -t-  II) 

-+-  0. 183fil2003768399C  n 
-f-  0,  1 4004o(i:i32 1 1 8038  n- 

—  0,  0292:i0732690S903  n^ 
-h  0,  0089381313332947  n* 

—  0.  003207 j04037:;680  n^ 
-+-  0,  00123333268(;3234  n« 

—  0.  0003180064421212  n: 
-H  0.  0002213466621901  n' 

—  0,  0000969 1 48802009  na 
-+-  0,  0000431938489830  W 

—  0.  (»O00193112167080n" 


—  312  - 

-+-0,  0000089061693477  n" 

—  0. 0000040993176700  w' 
-+-  0.  0000018999803039  iv'- 

—  0.  0000008836201493  n'^ 
-+-  0.  0000004148123382  n-'' 

—  0.  0000001960231407  n•^ 
-+-  0,  0000000921016334  n'^ 

—  0.  0000(>OOi3G171712n"> 
-r-  0,  0000000207130224  n". 


-^-;<i',  .'/I 


Quesla  scrie,  la  quale  nel  caso  che  possano  trascii- 
rarsi  le  potenzc  di  n  siiperiori  alia  prima  si  riduce  al- 
I'cspressione,    ,    ;,,  ,,,,i.  ,   ,  ,  ,,,.,  j,, 

log  r  (n)=— log  Ji— 0, 2306813781348S22  n. 

ric'sce  niollo  agevole  per  la  coslruzione  dcUe  tavole  rola- 
live  alia  valulazione  della  funzione  gamma  ;  ma  esse  si 
Irovaiio  con  sulTiciente  cslcnsione  calcolatc  dal  signor  Le- 
geudrc  nel  suo  Trattato  suite  funzioni  eUiUiche ;  e 
percifi  rimandiamo  a  qnesl' opera  prcgevolissinia  per  ri- 
levarne  la  disposizionc ,  c  il  modo  d'  nsnrnc.  Giova  pcro 
acccnnare  che  per  mezzo  dcUc  formule  (34),  e  (33)  s'otten- 
gono  con  facililii  i  valori  in  prodoUi  indefiniti  degl'  inle- 
grali  euleriani  di  prima  specie  ,  che  secondo  Eulero  •• 
Legendre  sogliono  csprimersi  con  la  caralterislica 

P-\=:jxi—'Ax{l  —  ac")" 

l*er  conseguirc  tali  valori  non  bisogna  die  richia- 
iiiare  la  nola  rclazione  ,.  -, 


,     Tft).  r(l) 

^     n     / 


—  313  — 

con  ciii  grinlcgrali  di  prima  vongono  osprcssi  in  fuiizioiir 
(li  qiiolli  di  scconda  specie.  So  per  la  dcdiizione  de'  va- 
lori  dello  funzioni 


.llr,|. 


si  fa  uso  della  (34),  oUerrassi 

(o9)...('iiUl.- "■-"•^" '"  ;, 

Viy/     ni    p(p-i-n)(p-^iii)...(p-h(i  —  \)n) 

(p-i-q)(p-hq-hn)(p-i-ii-\--2n)...(p-hfl+(i—\)n) 

'I  ('/-^-")  ('/-i-2)ij....  (7H-(t —  \)  n)  ■' 

e  se  s'adopera  la  (33),  si  giungcra  al  risultainenlo 

p-f-g 

jr  son  - —  X 

rr.ft)      ni)-    '  "  ^^(»-p)(2«-;j)...(,-n-j))_      , 

Vq'  nr        ot  n.  2n in 

nscni —  sen  — 
n  n 

(n— 9)(2»— f/)(3n— f/)...('»i  — g) 

(n— p— f/)  (2/1— p—gj(3;i—j>— (/)...  (in— p  —  fy  J 

Quest' espressioni  in  virlu  della  forma,  solto  la  (piale 
si  trovano  rapprescnlate  ,  hanno  tuUa  la  generalila  che 
piiossi  dcsiderare;  e  percio  s'applicano  indisliiitaniente  a 
tuUi  i  valori  di  m,  n,  p.  al  pari  dcile  foniinlc  rappre- 
senlauli  il  valore  della  fiiiizioiie  ijaimud,  dalle  (jiiali  sono 
slate  dedotte.  Fra  gl'  inlinili  casi  particolari,  ciii  possono 
sottoporsi  sceglinnio  i  segiieiili,  che  sono  nioUo  iitili,  c 
niolto  intcressaali  nella  scieirza. 

So  si  pone  7  =  -,  e  si  comhinano  con  la  (S8^  i  due 
risnltati  ,  che  niedianlc  talc  sostiluzione  si  dedncono  re- 
spoltivaniente  dalla  (39),  e  dalla  (60),  s'  olterranno  1'  e- 

spressioni .— 

4i 


—  3U  — 

J„    l/l—x"         iiV    ■?■     2p(2p-H2«)(2p-i-4/i) (2p-h[2i—i\n) 

p-  ^'—'^■e_i./T'pr    (2n— 2y))(4it— 2p)(fi)i— 2p)....(2m— 2p) 
•/„  V\—x"      n^    i        n     {n—ij>)['in—'ip){an—-^p)...{lti—\]ii—Ip) 

dalle  quali  nel  caso  di  n^2  si  ricava 

/..^r^-to  _j^r(p.+-l)(p+3)(pH-5)...(p-h2i— 1)         "''    '^^ 
^„    l/l— X'        2'''^   i'     p(p-t-2)(p+4)....(p-f-2i— 2) 

f   """'"^^  ^ i  \/~,.,iP^.     (2-p)(4-p)(r.-p)....(2i-p) 
^.    V^'i—x^       2  *^    i         2     (1— p)(3—p)(3— ];)... .(2t—p—l}  ' 

(!  nel  caso  di  ])  =  1   si  deduce 

(<•')•• -7    ./I       ^ I'     .        2(2+2H)(2-H4n)...(2+[: 


/>.__ax__  _  1      /^   (2-f-ji)(2-i-3w)(2-<-5n). ■  ■(2+[2i— 1  ]n) 
'"'J,.  \/\—x"       nV   i'     2(2+2H)(2-H4n)...(2+[2J— 2]n) 

,P2)_..  /"      ''-^      _h/^o^^.     (2«-2)(4n-2)((m-2)...(2fH-2) 


„  l/l_as"      n'^    t       H    (n— 2)(3n— 2)(d»i— 2)...([2i— 11»i— 2j 

Da  quesle  formule  a  parte  clie  si  ricava  imniedia- 
tamciite  Tespressione  della  colani^cnle  in  ])rodolli  indcfi- 
niti  ,  si  Iraggono  pure  con  facilila  mcrce  la  differenzia- 
zione  sia  rapporlo  ad  n  ,  sia  rapporlo  a  p ,  i  valori  di 
un  nunicro  svariato  di  funzioni  inlegrali  ,  le  quali  sono 
stale  discusse  dal  Lcgcndre  uellc  (Jpere  di  sopra  cilale. 
iXoi  pcro  ci  contenlianio  d'  applicare  sollanlo  le  due  ul- 
tinie  formule  ad  alcuiii  valori  |tarlicoIari  di  n. 

1."  Sia  n  =  3:  avrenio  dalla  (Gl)      .    !  ,i    j,  olisJtf 

''""        r       '''^       _U  /7~5.11.n.23....(0i— 1). 

J„   \/\—x^  ~"3 ''^  T'  2.   8.r4.20....((i/^4^)  ' 

y, 

(•  dalla  (62)  dedurremo  il  risultalo  .  ,;  . 

^ l|/~  4. 10. 16.22.. ..(6i— 2)         •■i\\]\,f(< 


r  —  '* \/  ""    4. 10. 16.22.. ..(61—2 


)  vi'^O'lUr' 


—  315  — 

clio  paraifonalo  al  prccedente  ofTre  il  valore  di  i/J  in  pro- 
dolti  iiidcliiiili  per  mezzo  della  forniula 

_4.10.16.22...(6i— 2)      2.8.14.20...(Ct— 4) 
.■;.ll.n.23...(Ci  — l)^1.7.13.1<J...(Ci— o)' 

ovvero,  com'  allroiidc  si  conosce,  per  mezzo  della 

('-f)('+^)--('-5^)- 

2."  Sia  n=l:  ricaveremo  lanto  dall' una  quanlo 
dall'allra  formula 

/•■   d»i/j^  _  1  ■  /~  3.1.11.15....(4i— 1) 
J.    \/\—x'<       2»^  27*1.3.  9.13.. ..(4t— 3)' 

L'inlegrale  dcfinito  di  quesla  trascendenlc  ,  come 
quello  della  precedente,  e  un  caso  parlicolnre  delle  fiin- 
zioni  cllillichc.  Esso  ofTre  in  prodolli  iiuleliiiili  la  (piarla 
parte  della  lungiiczza  dell'arco  della  temni.scala  ,  e  puo 
rappresentarsi  per  mezzo  d'allra  formula  piii  elegante.  In 

effelto  se  uella  (38)  si  [wnc  p  =  \,  ?i  =  4,  q=i  ,  s'ol- 
lerra 

r(i).r('i) 

J/..        drr  J  ^2^         ^4-^ 

o  1/ 1— X-      4         r(-)       ' 

ma  dalle  formule  (34),  e  (35)  si  deduce 

.  l._    4.S.  I2.ir. U      .-J       '-"   i'f''i<>''l 

u^~i.:;.9.  i3....^4i— 3)  * 

^4^  4.S.  12.16.. ..4i  -I 


—  316  — 

dunque  sostiliiendo  c  mellenclo  il  valore  A\r  {■^)=\/z , 
per  rinnaiizi  asscgnalo,  sara  '" 


/' 


dxl/2  1        4".8M2M6=....   i' i' 


VT::^*        iiVTi    ^'■■''-  9'-13"...(4t-3)= 


espressionc  nolevolc  del  quarto  del  contonio  dclla  lem- 
niscala,  die  ha  una  cerla  rassomiglianza  con  qiiella  pro- 
doUa  da  AVallis  per  la  qiiarla  parte  deila  circonferenza 
del  circolo. 

o."  Sia  n  =  6  :  dalla  formula  |61)  si  deduce 


/"       '^^       _  1 1  /t    4.10.1(1.22....(6(— 2) 
«/,    l/l— as"        0»^   t"l.    7.13.1"J....(0i— 3) 


(^ucslo  risidlamonto  paragonato  al  secondo  del  primo  caso 
ofFrc  la  rclazionc  coiiosciuta 

i 

'        dE  \      /»'        dx  :::  li., 

la  (piale  da  a  divedcre  clie  la  funzionc  proposta  nel  caso 
di  11=0  si  ridiicc  allc  luiizioiii  ellilliche.  Se  in  vcic  della 
(Gl)  si  adopLM-asse  la  (02),  si  giuiigerebbe  alia  medesi- 
nia  conclusioiie  merce  il  paragone  di  essa  col  primo  ri- 
sultalo  del  primo  esempio.  Altri  casi  vi  soiio  clic  per 
mezzo  delle  formule,  di  sopra  assegnalc ,  possoiio  facil- 
menle  ridiirsi  allc  fuiizioni  ellilliche  ;  ma  temcudo  d'esser 
hiiigo  passo  ad  occuparmi  della  dimostrazione  de'  due 
teoremi  di  Vernier  ,  accennali  in  fine  dell'  iiilroduzione 
della  presenle  Memoria,  e  riferili  senza  dimoslraziune  nel 
Ihdldlino  di  Parigi  del   1823. 

1  due  teoremi,  che  si  tratla  di  dimoslrare,  sono  rap- 
[jresentali  dalle  seguenti  fornude  : 


—  317  — 

_1_    /'Tf(g-)-pP"'^^^)H-f(g-t-pC-^»''-^) 

2rJ  o  son  x 


sen  racdx 


i.>.:i...{r—\)       ^  '     1.2.:$...(r— :$)       ^  '     1.2.3. ..(r— 3)       ^  ' 

iiclle  ([iiali  si  osprimono  coii  a ,  ;)  due  coslanli  ,  con  t 
nil  niimcro  iiiloro  posilivo,  e  con  f  la  caraltcrislica  duna 
fiinzione  arbilraria.  Per  oUenere  il  primo  risullanicnio  ri- 
(liico  i  limiti  0,  e  -r  di  x  ai  limili  — t,  e -ht  mercc  il 
nolo  leorcma 

l'^(p(x)dx-i-  I  '  <?{ — x)dx=  I  "  'p{x)dx, 

Iradiico  Ic  funzioni  circolari  sen  rx ,  sen  ae  in  esponcn- 
ziali  inimaginaric,  e  scrivo  la  fnnzione  inlcgrale,  che  per 
seniplicila  del  calcolo  rapprcsenlo  con  F,  sollo  la  forma 

/•'=—/      f(a-t-pe''-'je-<'— "^-'djc   ;:::-[• 

Sviliippando  il  secondo  fallore  in  sorio  ordinala  secondn 
Ic  polcnze  deires[>oncnzialc  immaginaria,   si  avra 

f  =  —f'  f(a-+-pe'''-M(Jjcr<— "-'i"~-i-e-<'-2>''^-'-+-....]  ; 

nia  posto  nclla  [i)  x  =  oc,  ^  ^p,  n  =  r  —  2m-(-l,  si 
oUicne 

dunque  ,  fallo    successivamenle  in  quest'  ultima    fornmla 


—  318  — 

/>i,=:l  =  2  =  3  =  ec.,  sostiliiondo  i  corrispondenti  risul- 
tali  ncU'esprcssioiic  di  F,  rimellendo  per  F  la  fuiizione 
die  rappresenia ,  ed  in  vcce  di  r(r  —  2hi-+-2)  ,  in  oui 
m,  r  sono  numcri  intcri  e  posilivi  ,  metlcndo  il  suo  va- 
lore  in  prodoUi  continui,  dalo  dall'eguaglianza 

r(r— 2m-H2)=1.2.3.4....(r— 2m-Hl), 

si  Irovera,  conformemcnte  al  prirao  risultanienlo  del  pro- 
fessore  di  Caen,  ,..-., ,..,  ,..,;........ 


J_  /''!'f(a- 
27rJ  o 


sen  as 


-3  ■•*i  ,_5 

,  fr-.(a)4 ^^ f-3(a)-+-  . 5 =Ti'-'(«)- 


1.2.3.. .(r—1)       '  '     1.2.3. ..(r— 3)  '      1.2.3...(r— 5) 

Per  dimostrare  il  secondo  teoronia  rapprescnlo  per 
F,  la  seconda  funzione  inlegralc ;  cd  impiegando  sulla 
slessa  Ic  medesiine  trasformazioni  ed  operazioni  elTelUialc 
sulla  prima  oUengo 

"(J-Tt  <1 g— .,/— ,  J gar^— A 

=  —    i;    /    f(a-+-pe'^-')e-i'-^"'"+'''^— dx      ,,-^''" 

27rm  =  ot/_T 

ma  essendo  7M,  r  nunieri  inlcri  e  posilivi,  dalla  formula 
di  uiarca  (4)  si  deduce 

i:/^ f (a+pe^'^-O e-<---- -^- ■  dx  =j,^^^;^^-^ f '-"- ■  W  . 

dnnque,  falto  consecutivamenle  in  quest'ullima  equazionc 


—  319  — 

//)  =  ()  =  1  =2  =  3  =  ec.;  e  soslituendone  i  risullanienli 
ncircspressione  di  F, ,  snrii 

txV —\'J  sen  a: 

1.2.;}...(r-4-l)       ^  '      I.2.3...(r-+-3)       ^  ^     1.2.3. ..ir-ho)      ^-t— •■• 

ch'  c  il  serondo  risultanienio  del  i>(M)iiiclra  franccse. 

[>' iipplica/.ioiu!  della  formula  li)  si  |iolr('l>hc  csfcti- 
derc  ad  iiii  luiiiiero  svarialu  il' iiilt'frrali  dcliiiili.  Essa  con 
proccdimciilo  simile  al  precedeiile  soimniiiislra  le  due  c- 
siiressioiii 


dec 


1.2.3... r     ^  '      1.2.3. ..2r        '      1.2. 3.. .3r      ^  ' 

1  p^r  r  , -|  |.j. 

M/^J  •  [''(=<^-i""''-)-'■(^+;>«-''-■)J  ••^^'^1^''* 

=  —P- f  (a)H ^" f"(a)H ^ P'(a)-f-...  , 

1.2. 3.. .r     ^  '      1.2. 3. ..2r     ^  ^      1.2.3... 3r     ^  ^ 

dalle  (piali  inerce  la  loro  soinma  si  Irac  pure   quesl'allra 

;=^  f    \l\a-i-pr'''~)—{{^-i-pc-''^~)\ ~ 

2rl/— i«/   "  L  J    senrac 


_      P' 
1 


_Z t'  (aU ^ f''(a)-t- H!! f5r(a). 

.2.3.. . I-     ^'^1.2.3.. .3r      ^^       1.2.3. ..or      ^^ 


Hlollo  sono  Ic  formule  d'  inlei?rali  defmili  ,  die  possono 
conscguiisi  per  mezzo  della  (4);  ma  per  non  diliiiiirarnii 
mi  fo"  sollaiilo  ad  osscrvarc  die  il  primo  risullalo  del  si- 


—  320  — 

guor  Vernier,  qualunque  siasi  la  funzione  f  (a),  viene  sem- 
pre  espresso  da  un  nuniero  finito  di  termini;  menlrc  I'altro 
risultato  unilamenle  a  quelli ,  che  in  seguilo  si  sono  da 
me  otlenuti,  non  possono,  indipendenlemenle  dall'accen- 
nala  funzione  ,  rappresenlarsi  sollo  forma  finila  che  in 
taluni  casi  parlicolari  di  r. 


uiw:\    <."l':; 


M'Winiol!ii>ri    <il:u(i-.-!''    1(  ■->    d' 


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■ll     ■*!      tv 


.1     ''Jui.;. 


:!,■■,  ff 


lii^lDlS^iii 


lU'ldzione  Accndcmica  per  ianno  xxix  deW  Accddemiu  (Uoe- 
nia  —  (Ud  socio  nlliro  Scgretnrio  Geiunvdi-  .liidrca  Ara- 
dus     ........  Pay.        7 

Df'iicrizionc  dakune  specie  mincmU  dei  Ytdcani  oslinli  di 
Palmjonia.  mcmovia  l.'^pcr  lo  socio  ordinario  I).''  (iae- 
tuno  Giorgio  Gcmmcllaro  .         .         .         .  )>     :S'/ 

Una  corsa  intorno  all'  Etna  in  oltobre  1SS3  del  socio  Prof. 

Carlo  Gcmmcllaro     .         .         .         .         .         .         h     SI 

Nnovi  schiarimcnti  sulla  teoria  dello  Zolfo  del  socio  Prof. 

Carlo  Gcmmcllaro     .         .         .         .         .         .         )\     13 

Memoria  su  alninc  specie  malacologiche   Siciliane  per   il 

D.'  in  chintrgia  Salvatoro  Biondi     ...»     .'>V 

Sullti  deierminazione  delle  latitudini  ed  azimidi  dcgli  og- 
getli  terrcstri  e  I'equazione  di  un  orologio  che  vn  a  tempo 
sidereo  memoria  di  Francesco  Caldarera   .         .         »   103 

Soggio  di  Geogrnfia  medica  per  la  Sicilia  del  I).'  Giuseppe 
Antonio  Gahagni,  memoria  terza,  fisonomia  annua  delle 
malattie  d' intossicozione  paluslre,  rapporii  genelici  col- 
l' evoliizione  del  miasma,  e  coi  mezzi  ainbienti  .         >;   /•?.> 

Itlemoria  sopra  nn  ]).'iendencefalo  itmano  con  nuorc  rijles- 
s(o«(  s}iir eliologia  generule  dei  nwMri  —  dal  I).'  Mario 
.Moisio  socio  corrispondenle  delta  Giocnia  e  di  rarie  uc- 
cademie r.   161 

ipjtendice  prima  alia  monografia  degli  Lchinidi  ciienli  e 
fossili  delta  Sicilia  d<d  socio  ordinario  Prof.  !>.'  Andrea 
Aradas     ........         >■   2I> 

Saggio  di  Geograftii  medica  per  la  Sicilia  del  socio  altiro 
1)."^  Giuseppe  Antonio  Gidvagni .  memoria  (i>iarta ,  so- 
pra nna  nuoia  m<d(dtia  endrmica  dell  I'Ana  22!) 

Ulemoria  sulla  deierminazione  <le'  corfjicieuti  nelle  formule  a 
dilfercnze-dijfcrenziidi  c  suit'  appticazione  di  esse  alia 
raluldziotir  drgi'  iiilcgrtdi  eideritini  di  Gin.'icjipe  Znrria. 
I'nif.  di  mati'walicd  snhlimi'  nella  II.  iniv<'rsit(i  di-gli 
Sludi  di  Catania ,  n   2(iS 


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