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SERIE SECOND A TOMO VIII.
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I8S3.
DAL MAGGIO 1851, AD APKILE 1852.
ANNO XXVII. DELL' ACCADEMIA GIOENIA
D. Angolo Panebianco Inlcndente della Provincia di
Culania. I'rinio Dircflore.
Prof. I). Carlo Cicmnicllaro. Secoiuio DiroUore.
D.r D. Andrea Arad;is. Sccrelario Gonerale.
Prof. Francesco Tornabene Gassinese. Soi;relario di
scicnze nalurali.
ProP. Giuseppe Zurria. Soyrelario di scienze fisiche.
D.r D. Anlonino Lo Giiidice
D.r D. Barlolonieo Rapisardi
D.r D. 31ic]iclc Fallica
Prof. D.r D. Giovanni Rairuleas
Membri del Comilalo
Prof. D. Carlo Ga<;liani
D.r D. Alfio Bonanno
Prof. Tranccsco Tornabene Gassinese. Direltore del-
le slampe.
D.r D. Andrea Aradas. Diretlore del Gabinetlo.
D.r D. Gaclano De Gactani. Gassiere.
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11 y a denx. manieres dc considcrer
les illtcis naturelles; la premiere
est ie les voir tela qu* lis se pre-
senlent h nous, saus laire alien-
tiori anx causes, on plulol sans leur
iherdier de causes; la scconde
c' esl d' examiner les effecls, dans
la vne de le, rapporler a dis prin-
cipes el a des causes.
BuFFON _ Arilhmetique morale
e
nJon mancano, nella comune degli uomini, ^
fra gli slossi cnltivaloii dclle lellore c dcllo scienze,
di quclli i qiiali nella htoria nalurale non cercano
c non prcgiano die il solo iminodiato e materiale
ulile deir iiomo ; e come superlluo e di mere lusso
riguardano gli studii sopra rami, che a quel !oro
fine dircllamcntc non Icndono. Male pcro si avvisan
cosloro se da toncrsi in poco conto essi slimano
1' aiidar scguendo la natura ne' vnrii anelli della ca-
tena degli esseri, ed ammiraila nella slnpcnda variefa
dclle loro forme. E prescindendo del moral vanlaggio
che un' anima pasciuta di nobili idee ricava dallo
Spellacolo della naliira. sia medilando sulle leggi
immorlali che rcgolano gli esseri, sia conlemplan-
done la cconomia e 1' ordine porlentoso, cgli e in-
dispensabile, anche sollo la rislrella vcdnta dell' ulile
che VI cerca il volgare, che pria connscer bene fa
d' uopo i naliirali oggeili, per poler poi applicarsi
a rcndcrli adalti agli usi, c convcnienli al hisogno.
2
Quanlo la induslria, le arti ed il commercfo
devono alio studio della natura, e supcrfliio rammcn-
tare ; giova pcro riilettcre, ad incoraggiaineiilo dei
cultnri della storia nalurale, che trascurar mai non
si debbe la piij minuta ed attenta osseivazione, la
indagine la piii accurala, lo scrupoloso esame di
ogni oggetto, per distinguerii ne' caralteri, per li
quali la natura stessa individuarli ha voluto ; e si
lasci che altri giudichi a suo modo di uno studio di
tal fatta. Giorno verra. come le lante volte e succes-
so, che da questa maniera di studiar la natura, ve-
dranno con loro sorpresa sorgere inaspettati resulla-
menti utilissiini, cui dovranno i contrarii lor malgrado
piegar confusi la fronte.
Continuando indefessamente ne' suoi travagli
r Accademia Gioenia , nou da ascolto alle parole dei
Zoili, ed accresce gia di un volume la serie scconda
de' suoi Atli, ricco di dotte ed elaborate memorie.
Neir ordinarle insieme io trovo che scrvon esse di
esempio a quanto rillette 1' immortale Builbn, nolle
parole che ho preso ad epigrafe del mio breve di-
scorso.
)) Vi sono due Modi » egli dice « di considerare
i fenomeni naturali ; il prime si e di riguardarli quali
si prcsentano a noi senza innoltrarsi sino alle cause :
il secondo si e di esaminarli coll' idea d' indagarne*
i principii e le cagioni . « Val quanto dire esaminare
ed mdugare ; e di quesfe idee son modello le me-
morie, delle quali un succinto epilogo io vengo ad
csporvi.
Nel tempo che morbo crudele a gran passi
avanzavasi a recider lo stame di sua vita, 1' egregio
Socio proF. Maravigna, non allro sollicvo trovava agli
acerbi dolori, non altra pausa alia perlinacia del male
3
che r impiegar qualchc ora alio amcno £ludin dclla
storia nalurale. Dcllc varie Monografie die in quel
tempo scriveva per la nostra Accadcmia, due per
bocca del socio Aradas vennero proiiunciatc in due
tornate accadcmichc, non pofendo ogli slesso rocarsi
fra noi. Una di esse riguarda k il Sollalo di calce
)) die Irovasi nelle minicre di Zolfo dolla Sicilia
)) unitamente alio zolfo ed alia celeslina, con un cenno
» sul carbonalo calcare die ivi rinvionsi. » Quesle
minierc, oltre all' utile immenso che lianno arrecato
al nostro conimcrcio col prezioso combustibile, divc-
nuto I'ontc di ricchczza nazionale, ban fornito a' ga-
binctti mineralogici ample collezioni di zolfi cristal-
lizzati, di strontianc soU'ale, di calci carbonate e di
gessi — II nostro socio in qiiesla Monografia, si la
dapprima a dichiararc come, avendo altra volta scritto
suUo slesso argomcnto, dopo tredici anni, trovasi di
aver dovuto renunziare a talune dellc sue idee ; e
riandando le cause alio quali attribuiva la formaziono
dello zolfo, de' solfati calcarei e strontianici, non che
de' carbonati che con essi alio spcsso si trovano, credo
dover piu tosto appigliarsi all' idea, che da cmana-
zioni sotterrane que' minerali derivino ; e molte leo-
rie gcologichc propone pel facile spiegamento dclla
loro formazione .
Passa poscia a piu prcciso lavoro, che e quello
di distinguerc- le varie forme che prendono i solfati
di calcc nolle nostrc miniere di zolfo, spccificando le
seguenti :
1. Cristalli in prismi tclraedri, unili a due per mezzo
dcgli angoli diodri aculi.
2. Cristalli in prismi csagoni, due volte smarginali
nclla estroniita.
3. Cristalli in prisma triangolarc smarginati negli
spigoli e nelle estremita.
A. La stessa varicta nello stato emitropico.
5. Varicta prismatoidc.
6. Varieta acicokire. -.tw^
7. Varicta fibbro-sctosa. - k'i)
8. Varicta lenticolare. . ;: .<
9. Varicta lenticolare piii convessa. ^ , j
10. Varieta cuneiforme.
il. Varieta che diffeiisce alquanto dalla trapezzoidalc
uniquatcrnaria di Hauy. , .
12. Varieta laminare.
Parla in scguito delle geodi gessose che con-
tcngono neir inlerno uno intralciamento di cristalli aci-
colari di gesso ; e del carbonato calcarc romboedrico,
che unitamente al solfato di strontiana fan compa-
gnia a' cristalli di Zolfo ; e chiude la monografia ri-
petcndo le nuove sue idee sulle sotterranee eraana-
zioni deir inl'ocato nucleo dclla terra.
La seconda Monografia tratta « delle specie del
» genere Pimia di Linneo, alia Sicilia appartenenti.
» per servire alia compilazione della di lei Fauna »
con 13 tavole diligentementc disegnatc ed incise.
L' autore, togliendo in prima a provare la con-
fusionc che trovasi nella specificazione delle Pinne
siciliane, non faccndo astrazione della classica Fauna
de' Molluschi di Sicilia del chiarissimo Amando Phi-
lippi, vicne ad csporre le proprie osservazioni ten-
dcnli a dclucidare questo argomcnto di patria con-
chiologia ; e trattando in ispeciatiia delle varie Pinne,
incomincia da quella a lui donata al Socio Aradas,
da questi gia dedicata all' Accademia nostra e de-
scritla sotto il nomc di Phina Joonia ; passa in sc-
guito a ragionare dell' altra, stata riportata dal Philippi
5
come idcniica alia P. rudis, IJn. Ifu-ciulo rijovare
aporLiinciite esser essa una specie niiova die aina
di cliiainare Pinna Philippi ; inl'alti il sommo Linneo
per la sua Pinna rudis cila tre figure, die oltre di
esscre fra di loro dillerentij dissomigliano eziandio
moitissirao da qiiesla novella. Due altre nuove specie
descrive il noslro Socio, cui ha apposto i nomi di
Pinna Gemmellari, c Pmna /iradnsii ; e la cenno
della P. Vilrea di Ginelin, e della P. peclmata di
l^li. lligiiardo alia P. nobilis di Linn fa aperlamenle
conoscere die la P. squamosa Lin e la vuincuia
di I'oli, non sono die variela della stessa V . nobtlis.
Talche. in questa monografia le specie posson dirsi
ben dassificate. ncttamente delerniinate ed esposte in
lutte le gradazioni cd in tutle le varicta ; e quindi
posson stiraarsi orainai svanite tulte le (lubbiezze re-
lative alle specie siciliane del gene re Pinna.
L' ingcnuo autore rcnde giustizia in questa
Monografia agli ajuti prcslaligli, con escmplari ed
osservazioni dal socio Aradas.
Dal canto suo questo allro zelanle nostro collega,
continiumdo il suo « I'rospcilo slorico-scienlilico della
» Zdologia d' Ha Sicilia nel secolo xi\ » ha lelto una
meinoria, ove si la ad esporre varii altri lavori di
Malacologia palria ; facendo, pria di lutlo, rilevarc la
neccssitii di riunirc in un sol cor|)o, ed ordinare
tanli mulliplici e svariati travagli, aflin di avere una
Fauna novella de' Molluschi viventi e ibssili della
Sicilia, qual supplemenlo a quella del ch. I'liilippi ;
perclie, a dir vero, imponcnte si e il nuincrn delle
specie nuove scoverle dopo la pubblicazione dell' opera
del prussiano naliu'alisla.
Scende in seguito alia disamina di alcunc osser-
vazioni nialacologichc pubblicatc dal proL P. Cakara
2
6
nella sua Descrizione dell' isola di Ustica ; passando
a far serio esame siil secondo volume della Enume-
raiio vioUuscorinn Sciliae del prclodato sig. Philippi,
moslraiulo quali nc sono le novita. Dopo alcune os-
servazioui sulla distribuzione geografica de' Molluschi
di Sicilia, s' inlraltiene, il socio nostro, minutamente
su' generi niiovi, e suUe nuove specie : si occupa di
una Mcmoria del D r Domenico Galvani di Bologna,
che porta per litolo : « llluslrazione delle conchiglie
)) fossili mar ne, rinvenute in un banco calcare ma-
)) dreporico in S Filippo inferiore presso Messina.
Tornando poscia a' lavori malacologici patrii,
ragiona di una prcgcvolissima mcmoria del Calcara
pubblicala in Palermo nel IS-iS, qual seguito alia
citata opera del Ihilippi ; e finalmente chiude il di-
scorso die endo di due allre memorie del prof. Calcara,
di cui la prima Iralfa de' siti e profondita in che vi-
vono i generi de' Molluschi marini di Sicilia ; e 1' al-
tra ha per iscopo di dare un nuovo ordinamcnto, ed
una nomenclalura modema, a norma delle attuali
scienlifiche conoscenze, alia serie delle dcscrizioni
conch iologiche che tbrma parte del Pamphylon siculum.
La continuazione di questo Prospetto, ha obbligato
il socio Aradas a ritardare di alquanto gli altri suoi
positivi e pregevoli trav;igli su' fossili siciliani ; dei
quali buon numcro ne ha raccollo, descrito e pub-
blicato ne' precedenti nostri volumi. Egli ripigiiera
bensi tanto lavoro, perche molti ne reslano tnttavia
a descrivere de' terreni terziarii dell' Isola nostra.
In quello calcareo e di gesso de' contorni di
Pietraperzla, un fumo che uscir vedevasi dalla, cosi
<let!a, yroita di Tesialonga in Monte grande, fu altri-
bnito neilo scorso anno a vulcanico travaglio da quelli
abilaoli. lo fui chiamato dal Governo unitamente al
prof. Calcara da Palermo, per vcrificare il fenoineno,
recundoci siil liiogo.
Noi cravaiuo d' ultronde persuasi , dagli annun-
ziali foaomcni, non esser questi da atlribuirsi ad una
cosi potente cagione, i di cui effetti sarebbero stati
forlcincnlo risentili dalla Sicib'a intera. Giunti, in
effetto, sul luogo, abbiam trovalo cbe nella cennata
grotta iin' aminassamento di teniccio si era acceso,
e mandava dall' aperlura estenia di essa, quantita, ora
maggiore ora minoro, di fumo che non poteva dal
volgo ad ordinaria causa atlribuirsi nell' alpeslre l)alza
e [)rossocbe inaccessibile d onde vodcvasi uscire.
Qnel terriccio era slato ivi accumulato, per quanlo
puossi per analogia giudicare, daila lunga stazione
di pipistrelli, di uccelli notluriii c di inselti, cbe col
loro liino una specie di Guano avevan prodotto.
La nostra visita ha servifo a serenare ie menti
di (juo' che temevano 1' apertura di un nuovo vulcano,
in un sito di niolto rilievo, vale a dire a fianco del
fiume Imera moridionale, il secondo, per portata, in
tjicilia, in un punto che signoreggia fertilissime pia-
nuic. Dall' altro canto la ispezione di que' luoghi a
cunliihuilo a nuove illustrazioni della siciliana geo-*
gnusia. f
Le osservazinni falte in Montegrande non pofe-
vano audar disgiunli dalle geologiche riccrche del
lerreno c delle rocce ove facevansi ; ed il rapporto
di esse con quelle de' dintorni mi chiamava a riniu-
giiiaro anlichi miei lavori suU' argilla blu di Sicilia,
the a conrronlar io veniva con le nuove osservazioni
su' varii luoghi da me a quello scopo pcrcorsi. Cosi
di una nienioria sull" argilla blu io vi iniertonni, socii
prechuissimi, nella quale ebbi a ragionare della es'en-
sione di non pochi terreni terziarii, finche ferraaudomi
8
a Movie grande, il vario andamonto degli strati di
gesso c (li calcario di ciii e costiluilo, mi spinse a
ricercar la cagione delia direzione ed inclinamento
di essi .
Oopo di aver dislintaniente noverato e descritto
i terreni pcrcoisi in queila gita, fui in caso di poter-
mi assicurare dclle varie rocce che vi dominano, nel-
r ordine segiiente. 1 Gros sciolto ed Argilla. 2. Ar-
gilla scistosa e per lo piu in banchi. 3. Gres calca-
rifero, o Mollasse in fdoni ed in massa. 4.. Calcario
con niarno, e calcario brccciato. 3. Gesso. 6. Marna
solforilcrar. Venendo poi alio spiegamento delle con-
torsioni degli strati del calcario a contatto di qiicUi
del Gesso, ho creduto poler trovarne la causa, nel
mutamento della calco carbonata in solfata, per la
sottoposta accensiorie dcllo Zolfo, e per lo istantaneo
svolgimento del gas acido carbonico, che lasciava il
calcario nel mntarsi che esso faceva in gesso ;
svolgimento capace a dislogare non solamentc gli
strati delia roccia, che sottomarina tutlavia e non per
anche consolidata era del tiilto, ma a far soffrire agli
strati non atlaccati dall' acido solforico, le contorsioni
ed il rovesciamento, che si osservano tanto distinta-
raenle in Monle grande.
i - In prova del sottoposto strato di zolfo, la di cui
accensione era stata cagione di que' fenomeni, io
recava le soHare in quel terrilorio, e le acqi.e epatichc
che scaturiscono sin' oggi appie di queila balza ; ma
sopralutlo la giacitura inleriore della marna soll'orifera
alle altrc rocce di queila parte di Sicilia, che entrano
come membri nella lormazione dell' argilla blu.
Queila formazionc, la piij vasta in quest' Isola
fra le allre torziarie, se da una parte contribuisce
lanlo a render fertile per eccellenza il suolo siciliano
9
e poi, in conlraccambio , quella die piu soggella ai
iiocivi eflelli de' miasmi, tliviene fomite dolla triste
serie di inalattic die lian per cagione i nocevoli ef-
fluvii paliidosi. JNella lopograCa medica di Sicilia, lia
ben Iraltulo questo argomenlo il solerte nostro sodo
Galvagni ; ed in quest' anno, alle setle precedent!
Mcmorie la oltava egli ha aggiunlo, die degna so-
rella dclle altre, ha giuslamente merilato il plauso
deir Accademia .
Gome inlroduzionc a questa memoria egli espone,
die ne' climi cquatoriali e nclle calorose regioni, le
malattie per miasma paludoso sono le piu comuni, e
presentano ampia messe di fatli alia famiglia delle
periodiche ; c la Sicilia, calorosa anzi cbe no, vasta
materia di riccrcbe appresta in questa parte dell' arto
salutare, corae ha dimostrato nolle connate sue pre-
cedenti inemorie ; facendo vedere che la maggior
parte delle periodiche, dal miasma avevano origine,
anchc ne' siti ove credevasi non poter esso aver sedc.
ISe trovava egli la causa prossima in una lesione nel
sangue, che con iperemia raanifestasi, con piressia,
con nevrosi, con iperemie secendarie ; cd una clas-
sificazione novella proponcva delle febbri periodiche,
noverandone delle specie rarissirae e nuove.
Pcnctrato poi della iraporlanza di tale travaglio,
che sarcbbe il rappresentante della Patolofjia mm-
swalica di Sicilia nella topografia medica dclle febbri
paludali del Globo, s' impegna a dimostrare che le
febbri larvate di caratterc nervoso : le convulsioni
periodiche, die sembrano non ricevere influenza ve-
runa dalle condizioni altcrate del sangue, provcngono
pure dalle cause stesse, corae non poche allre pe-
riodiche. Im[)crocche quandn il miasma dclle paludi
agisce a dilungo sail' organismo vivenle, scnza pro-
!0
durre il fcnomeno febbre, modifica lentamente la
composizione del sangue, lo attenua, lo impoverisce
di globuli, ne minuisce la plasticita, le parti orga-
nizzabili : ne cresce le inolecole aquee, e cosi ha
principio 1' anemia, la cachessia delle maremme. II
sistema nervoso cerebro-midollo-ganglionare mancan-
do intanto, degli slimoli necessarii alio eserzio delle
sue funzioni fisiologiche, si disordina nelle azioni,
divien mobile, irregolare e cade nella sofferenza ne-
vrosica. Viene cosi la nevrosi periodica, a febbre
larvata, senza che a' fenoraeni si associasse di spet-
tanza del sistema sanguigon.
Di sodo appoggio diviene a questa idea del
socio nostro, la Giorosi, che nasce da una lesione
deir clemento globulare e ferruginoso del sangue,
ma che si palesa con varie nevropatie, collo coiivul-
sioni, e co' fenomeni di eretismo c di mobilita ; come
I' avvalorano del pari i sintomi che si osservano in
chi soggiace a lunga dieta, o a profusa emorragia,
i quali soglion cssere i disordini delia inlelligenza
del sentimento, del raoto.
Esiste quindi pel nostro socio un' antagonism©
fra il grado di azione del sistema sanguigno e quello
del sistema nervoso ; esiste un rapporto di antitesi
ira questi due fattori della vita, il sangue ed i nervi :
esiste un nesso fra due falti, tanlo nollo stnto fisio-
logico che nel patologico, cioe, che la doficienza del
sangue, lo scemamento della flbrina, dell' elemenlo
globulare, la predominanza delle molecole aquee,
r anemia, la cachessia, si associano o cocsistono col-
1' esaltazione delle funzioni del sistema nervoso ncllo
stato sano, e colle nevropatie le piii numerose nello
stato morboso ; e quindi pare che la causa la piii
ovvia delle nevrosi dee cercarsi nelle condizioni al-
terate del sangue.
It
A maggior conferma del vero si Ja egli ad
esporre la storia di tre casi di febbri larvafe novro-
licho. 11 priino e d' una iievrosi periodica generale
del Pneumogaslrico, larvata polimorfa degli antichi :
il secondo, di una febbre larvata polimorfa nevrosica,
con lenomeni gastro-pulmonico-cerebrali : il terzo, di
una febbre larvata latua, o nevrosi generale cerebro-
niidollo-ganglionare periodica. Dopo la parte storica
si fcrma a determinarne la sedc ne' varii ripartimenti
del gran sisfema nervoso ; e poscia si volge a ricer-
carne la genesi ; ed in tutti i tre casi dimostra ad
evidenza che originano dall' alterazione del sangue
prodolta dall' azione de' miasmi paludosi.
Tante belle mediche esercitazioni, tanti soltili
ragionamenli sulle cause prossime delle malattie, po-
tevano riuscir facili ad un socio dotto nolle raedicbe
si ben che nolle fisiologiche dottrine. Di quanto va-
glia in queste ultime saggio luminoso ha dato piii
d' una volta trattando della fisiologia do' mostri non
solo, raa tentando, egli il primo, indagar le leggi
della vita di essi coUa sua Teratobia.
Dalle di lui memorie teratologiche e dalle ana-
tomiche descrizioni di varii feti uraani mostruosi del
socio prof. Reguleas, avendo concepito di quanta
imporlanza si fosse la teratologia nello studio della
fisiologia, il mio figlio Gactano Giorgio Gemmellaro
con ispecial cura si e dato alio studio de' raostri ;
ed ha avula la opportunita di esaminare e descrivere
m pochi mesi, nella fresca sua eta, un cagnolino ed
un gallo raoslruoso, in due memorie ; delle quali la
prima gli ha meritato il vostro compatimento ; e la
seconda, clelto gia a socio nostro corrispondenle, ha
avulo r onore di leggere nella tornala delb scorso
mese di aprilc.
12
Era il mostro in disamina un Gallo adulto ben
confornialo, il quale dava inscrzione, nella regione
sacro-cossale sinistra, a due mcnibri addoiiiinali ac-
cessorii, ricchi di pcnne, fusi sino all' arlicolazioiie
libio-farsiana, e anchilosati in lulte le arlicolazioni ;
i quali portandosi lungo 1' osso cossale sinislro, ri-
cadevano dielro i membri addominali dell' autosila,
e dividevansi in due corrispondenti piedi bene svilup
pati, e piu il sinislro ; terminavan essi colle dila spal-
male, ma iniinobili a conlorcersi, il sinislro situato in
dentro. il desiro in fuori da destiaa sinistra e da basso in
alto. Soltoposto alio anatomiche osservazioni 1' autosila
dava a vedere un scraplicc vizio di cunl'ormazione
nella colonna vcrlcbrale di competenza alia respira
zioiie pelviana, e nella corrispondente midoUa s[)inale;
e di cangiamento di connessionc ne' muscoii delta
rcgionc sacro-cosso-caudale, nell' intestino rellu, nel-
1' uretere c canalc deferenle sinistri. II parasila man-
cava interaraenle di ncrvi proprii , e di muscoii ;
osscrvandosi in loro vece un lessulo cellulare spu-
gnoso ricco di vasi. Avcva lo sehelctro consislentc
in un informe bacino imbuliformc mancante dclla
porzione pubiana, del sacro c coccige, il quale ba-
cino per sinai'irosi si arlicolava con il margine in-
(erno dell' osso cossale sinislro, colle qualiro ultimo
vertebre sacre, c due prime caudali (WW autosila :
seguivano due femori, tibic e rolule fuse, due ossa
peronee, e due piedi, do' quali il sinislro faccva ve-
dere il lerzo dito oltrcmodo sviluppato. Tra I' autosila
ed il parasila allra comunicazione vascolare c nervosa
non vi era se non so della branca sinistra dell' artcria
caudale chc cntrava nel bacino accessorio e percor-
reva Ic membra corrispondenti non chc alcuni filelti
nervosi , db' quali uno proveniente dal plesso sacro,
13
passavano colla pelle, dall" Aulorifa in qiiella del
Parasila.
Vencmlo poscia alia parfe fisiclogica, si fa dap-
prima a stabiliro il nimicro degli ombrigerrai, e la
natura della niostruosila ; e poggiando;,i siilla parte ana-
tomica e sull' analoga scmplicita di struitara che passa
tra i parasili polimcliani e qiiei dc'polignatiani, cd cte-
rolipiani: nonche de'mostri unitarii, peracefali, acefali e
milacefali, crcde essere il volatile in disamina 1' unione
di due embrufermi, noo ricono':cendosi nell' iniorme
organismo del parasila, che una serie di deviazioni
organiche, con diminuzione e con eccesso di forze
formatrici. Sccnde poi alle cause e modo di forma-
zionc della mostruosita, od e di avviso essere state
queste, i modificatori generali esterai, ossia 1' aria
atmosferica, il calorc e 1' elcttricita ; i quali agendo
sopra un' novo a due emhriotroji primarii, con un
guscio ( come ordinariamenle si riuviene ) poco piu
voluminoso dell' ordinario, unitamcnte alia pressionc
permanente del medesimo guscio ; e non polendo
occupare nessuno de' due cmbriniro^ primarii 1' equa-
lore dcir uovo, per sopraeccitamonto o per mancanza
di quella forza, la quale altcrata ne produce lo aborlo,
ne fu conseguonza la genesia della laninella niuccosa :
della prima zona, con parti delli, eccontrica della
laminetta serosa: della vascolare e del sistema uro-
genilale di uno do' due emhriolrcfi principal!, e forsc
di quelle vicino alia camera aerea ; essendo in quel
luogo pill intenso il calore, e stando sottoposfo ad
una quantita maggiorc di aria, di quanto se ne ri-
chiede in que' primissimi tempi di organiche trasfor-
mazioni.
Cosi succedendo, tulle queste deviazioni organi-
che, con arresto di forza formatrice, dalla parte ec-
3
u
centrica della laminetfa serosa, che resislette a quelle
cause distruUici, forraaronsi i membri accessorii in
virtu di loro propria forza ; mentre che dall' altro
embriolrofo primario si organizzava I'autosita; i su-
delti membri parasilarii si fusero con il fralello, per
quella Icgge che regola gli elementi organic! simi-
lari ; dando cosi nascita al presente mostro poHme-
liano, che variando in non pochi punti da quelli clas-
sificali da Isidore Geoffroy S. Hilaire, il giovane socio
vorroblje chiamarlo Jero-ilio-mele, avendo per carat-
tere uno o due membri accessorii inserili nella rer/io'
ne sac}'o cossale , dietro i membri addominali del-
I' autosila. Cosi da' falli che presenta la osservazione
si puo di leggieri risalire alle cause produltrici, ed
e percio che la modcrna fisiologia occupa un poslo
nobilissimo fra le mediche scienze.
Ma le ricerche de' principii nelle cose, par che
appartengan, piu che alle allre, alle scienze matenia-
tiche e fisiche. In esse la mente non puo arrestarsi
al solo falto : 1' indagine del principio da cui deriva
e indispensabile ; e felici, queste scienze, piu di
altra quaisiasi, allorche giungono a frovare lo scopo
di loro ricerche, son pur sicure di non essersi in-
gannafe, perche resultamenti veri i loro calcoli dar
non possono se . non e vero il principio su cui la
formola e slabilila.
Una nota del socio corrispondente Ant. Rossi da
Napoli, inviata nello scorso anno all' Accademia, me-
ritava per ogni riguardo, che facesse parte de' nostri
Alti accademici. L' argomento che si propone di di-
scutere in essa il nostro Socio, si e quelle d' inve-
sligare se mai possono, o no, derivarsi le acque da
un fiume torbido. Egli premette che, quando la scienza
delle acque era nello stato d' infanzia, si credeva che
15
ad im[)c<lir(' le pcrigliose inomJnzioni, dal soverchio
innalzarsi dcllc pieuc. era haslevole (lividcM'O 1' alveo
in diK' 0 piii rami ; Mdla idea clic, diviso il corpo
dello aequo in piii alvci Je piene si sarcbbero ineno
elevate in essi, e sariano in tal modo impcditi i
trislissimi effolli dellc inondazioni. » Ma il fatto « egli
aggiunge » avendo dimoslrato il conlrario, e la scienza
avendo insegnalo invece, che diminuendo il volume
dell' acqua in un' alveo, ne diniinmsce con 1' altezza
la velocila, e quindi le torbide dcbbono audarsi de-
positaiido con maggiore rapidila, di quanlo non av-
verrebbe nel caso che il corpo delle acque rimanesse
indiviso, ne venne quella massima che k la divisione
» delle acque da un' alveo in piii alvei provoca lo
)) alzamenlo del foiido » e poi quell' allra, che e da
moiti assolutainenle ricevula, cioe « non potersi punlo
» derivare parte delle acque di un fiume allorche
)) son torbide. ))
Relalivamente a qucsla ultima massima il nostro
egregio Socio corrispondentc, colla scorta della scienza,
e per mezzo de' I'atli, che a tal' uopo gli sohiministra
il maggiore de' fiumi d' Italia, il Po, si fa ad mve-
stigare che cssa non debba riceversi in un modo
assolulo e rigoroso ; perche altrimenti ne verrebbe
la ruina di ogni induslria, che Irae origine <; vita
dalia derivazione delle acque di un qualche fiume
tori lido ; ma erode bensi che tale massima debba
considerarsi ne' suoi rapporti, e relativamcnle alle
varie citcostanze che affettano la derivazione ; quali
sarcbbero la importanza dell' opera o della induslria,
per la quale fassi la derivazione : il corpo e la na-
tura deli' acqua da derivare, e la durata della deri-
vazione.
A questi utili resullamenti la Fisioa giuuger non
16
polrebbe senza lo ajuto delle matematiclie ; e quindi,
benclic a prima giiinta alquanto lonfane esse appa-
rissero dalle scienze nalurali pure, considerandole
quali valevolissime ausiliari, le abbiamo noi ammesso
iiella nostra Accademia ; ed e percio che buon viso
si e fatlo alia dotta Memoria del Socio corrisponJente
Giovan Maria Lavagna, prolcssore di matematica nella
Universila di Pisa, il quale ncHa sua dimora in Catania
ce ne ha fatlo dono, e va a far parte del xxvn vo-
lume degli AUi Gioenii, gia sotto i Torchi.
Essa si versa sulla integrazione delle equazioni
a derivale parziali di prim' ordine, considerate nel
massimo grado di gcneralita. Tali equazioni, che per
la loro importanza han sempre fissato 1' attenzione
de' pill faniosi geometri, mancavano di un metodo
generate per esscre risolute, liache il celebre Jacobi
di Koenisberga, poggiando sopra i lavori di Pfaff e
di Hamilton, non pubblico nel Giornale di Lionville
una memoria nella quale pervenne ad assegnare 1' in-
tegral e generale di qualsivoglia equazione a derivale
parziali di prim' ordine.
11 nostro Socio, senza conoscerc tutlavia i lavori
de' prelodati geometri , come ha previamente dichia-
rato nel 184-5, e pervenuto, per vie diverse, ad as-
segnare lo integrale suddivisato ; facendolo dipendere
da quello delle equazioni a derivate parziali lineari
di prim' ordine ; ed indi dalla teoria delle equazioni
a differenziali ordinarie. II suo metodo, che concerne
le equazioni non lineari di natura qualunque alle de-
rivale parziali fra un numero qnalsiasi di variabili,
da molti punti di analogia cul metodo cscogitato dai
somino La Grange per le equazioni della stessa na-
tura a Ire variabili ; ed il nostro Socio, quasi in fine
della sua Memoria, uon lascia, a tal proposito, di far
17
osservare^ come battendo la via stessa tenuta dallo
illustrc autorc dclla Mcccaaica analitica, per le cqua-
zioiii a trc variabili, possa anche ollenersi 1' intcgrale
^enerale di quelle che ne coflttngono un numero
qualunque.
Da quanto ho fatto in brevo rilevare nche nostre
memorie, benche di svariato argomento, pure, come
da priiicipio io diceva, chiara si appalesa la propo-
siziono del grande iJulfon, vale a dire die nelle
Scienze naturali basta lalvolla i' osservare soltanto e
descrivere, luenUc fa d' uopo in altri casi risalire alle
prime cagioni de' fcnomeni. E cosi abbiam I'atio, non
gia qucbta volta solamenle ma quasi sempre in lulti
gli anni trascorsi ; ne' quali altri illustri nostri colle-
ghi I'acean pur essi scntir la lor voce nelle nostre
tornale, e di dotte memorie locuplctavano i volumi
degli Alti Gioenii, come dagli Elogii apparisce che
i degni loro successor! ne han scrilto. Ed in questo
anno appunto, seguendo gli Slatuti dell' Accademia,
il diligenlissimo socio padre D. Giovanni Gafici, suc-
ccssorc deir illustre Ab. Gav. Francesco Ferrara, ne
ha tcssuto lo encomio ; ed ha con maschia eloquenza
e maestria I'alto brillare i pregi delle tante opere del
valoroso nostro collega nella Storia, nell' Archeologia
6 ne' varii rami della Storia naturale ; opere che gli
procurarono a ragione la stima ed il rispetto delle
pill cospicue Accademie di Europa.
La pcrdita che ha fatlto di tant' uorao la Gioenia,
e stata scguifa da altrc non men lamentevoli. II socio
professor Antonino di Giacomo, uno de' primi fonda-
tori deir Accademia, che vi funziono da Segrclario
Generale e da Presidcnle : che di accurate osserva-
zioni su' vuicani esiinli di Militello. o di allre elabo-
rate memorie arricchi gli atti accademici : sapiente
18
professore di medicina e Protomedico generale di
Catania , — ed il chiarissimo prof. cav. Maravigna
fondalore anch' esso della Gioenia, che le alle cari-
che accademiche piu volte sostenne : i di cui trava-
gli nella chimica, nella mineralogia, nella botanica,
Delia conchiologia cd in altri rami delle scienze na-
iurali, fan parte non poca de' volumi de' nortri Atti,
e fama scientifica ebbero ad acquistargli Questi
benemeriti Socii ban pagato, non ha guari. il tribute
alia nalura, ed an private 1' Accademia di due, fra i
piij illustri e zelanti di cui cssa pregiavasi, ed andava
fastosa.
Possano i lore successori, intessendone le bio-
grafiche lodi far conoscere luminosamentc i rari pregi
di cui andavano adorni, e di quale imporfanza, nel
mondo scientifico sono le opere lore ; mentre ne il
tema del mio discorso, ne la ristrettezza del tempo,
mi permettono che in allro modo io palesi 1' ama-
rezza del mio dolore, alia perdita di tanto cari col-
leghi, che versando per essi una lagrima di amicizia
di coQsodalita e di rispetto insieme.
DI SCIENZE NATURALI
/ : jTA/! Hn: /;:•!,!%•.
DELLA.
FLORA DEI DINTORNI D' AVOLA
DEL SOCIO CORRISPONDENTE
M E M 0 R I A IX.
CHE CONTIENE LE DESCRIZIONI Dl TUTTE LE SPECIE
DELLE CLASSI Ll^NEA^E XV. E XVI.
LITTA NELLA TORNATA ORDINARIA DEL Dl 1 2 GIUGNO 1831.
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(1 ■ I. ■
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FLORA DEI DINTOliNI D' AVOLA
CONIINUAZIONE
AVVERTI:^Z\
oSiceva con moUu verila I' egregio Cessre Can-
lu, che c/ii comincia un lavoro e appena scolaro di
c/ii h finisce, taol« soiio le cose, clie col tempo ei
vede iiie^lio, 0 piii pieiiameate, o bisogoevoli di ar-
dioe e di esposizioiie inigliori. Ed io mel so per pro-
pria esperienza , che impegnalomi dii piu d' un de-
ceiKiio a scrivere la Flora dei ditorni della mia patria«
e duralo oeli' esecuzioiie con ostinata insistonza, assai
cose avrei Irovalo da modificare nel piano prescello,
e iiiolle nel fallo iie avrei mulale. "a in' avvidi, che
1' iiilrodurvi una quaiunque varianza avrebbe prodollo
dalle irregolarita di disegno penose ai lellori, e che
io, lion mantenendo simiiitiidine e corrispondenza neU
le viirie prirli del lullo, sarei somiglialo a quell' ar-
chilclUi, che comincialo con un dalu ordiiie un jalo
deir edifizio, venisse poi conlinuanJo con allre forme,
con allro graiidozze , e coo allre coilocazioiii tit^gli
allri lali ; il che in atlri termini itnporlcrehbe pre-
fteutare piu oggclli iu vece dell' unilu , a mancara
air ialeuziuae dell' arte e di se slesso , ed all' allrui
aspellaziotie. Perlanto fra Je cose, che in questo infe
lavoro mi sou parse biiogiievoli di emeiida, io cre-
do principatissima I' esservi slali Irascurali i confron-
ti col melodo naliiraie , come oggi suol praljcarsi
quasi coraunemenle da chi b' impegoa a dar classal©
le piaulti colla sislemazione arlificiale dello svidese
Botanico. La qual trascuranza , se puo sembrare di
poco 0 nessun momenlo per taluni generi segregali,
riesce di graiiJe imporlanza in quegli ordini o in quel-
le inlere classi del sislema Imneauo, che con sorpren-
deiite risullalo si Irasporlano di conserva e vanno a
collocarsi da per se slessi in allrellanli gruppi chia-
raraenle disegnali dalia nalura. Or io nel solo riguar-
do di quesli ullimi (-onfronli non repulo soslanzial-
roenle un graii(li>sinio sconcio il venirii aggiungendo
nella residua parte drl mio lavoro; e se alia classe
Telr adynamia , alia Monadelphia pohjandria , alia
Diadelphia decandria, alia SyTige?iesia, aWa Gynandria
diandria .... preuulleroconcisamente i earalleri delle
naluraii Famiglie delle Crucifere , delle Malvaeee ^
delle Leyuminose,(M\e Sina7i/ere delle Or cMdee..., che
van parallele, e si cdrrisponduno coii quei prirai grup-
pi arlificiali, non credo che ii lellore vorra farmene
malviso. Egli perhllro, ove cio Io disgusli, puo Ira-
Sandare a suo tulento quei Lrevissimi preliminari ,
toiti i quali gli verra lornato il lavoro nella forma ed
mlegrita originarie. Io pero avro sempre ollenulo
l\ vanlag^io di non esscre ohbligalo a ripelermi, ab-
bracoiando come in un fascio i curalleri di famiglia.
-T-Nella speranza dunque, clie i leltori indulgenli vo-
gliano perdonarini !a novila, e i piu ritrosi mi coa-
seuiano il suggeriio riniedio, proseguiro seuza uileriore
iadugio r ialerrollo caminiao.
2S
CLASSE XV.
TETRADYNAMIA
( CnVCIFERAE JuSS. )
OSSERVAZIONE
Le piante di quesla Glasse porlano tutle iosie-
me espresso da nalura il suggello di Famiglia; quio-
di a ragioiie fu essa rispetlala nella riforma o rim-
paslo del sislema linneano falto da Claudia Richard.
E lale laniiglia, variamenle conosciuta solto nom&dJ
Cnicifere, o Cniciformi, o Cruciferacee, e variamen-
le considerata dai diversi Autori nei tipi generici, e
cosi inconlraslahilmenle naturale, che nessuna delle
classazioni naliirali ha poluto ripudiarla , o finaaco
canijiarne il nome. Essa cosliluisce il 57. Qrdine na-
turale (siliqiiose) dei 67. aramessi ed abbozzali dal-
lo slesso Linneo; forma la quinla Glasse del Melodo
di Tournofort;h una delle 4-0. classi della Storia Univer^
sale dalle piante di Giov. Bauhino; com pone le Cas-
sulari ( crucifere a frulto corlo ) elesiliquose ( cru-
cifere a fruUo lungo ) doile 76. famiglie di Mofjnot
di Monipellier ; slabilisce il primo ordine della 13.
divisiono nel Melodo ^nalitico di Lamark ; rappre-
senla il 7. ordine delta Glasse xiii. ( Dicotitedoni'
polipetali a slaini ipogini ) nel Melodo di Jussieu ;
rienlra iu ultimo in lulli i Melodi modern i : quiiidi
e la 4. famiglia della (llasse Hypopelalia Thiebaut
de Jj'ernaud, e I' 11. delle Talumi/lore ^\\ ylgost. De-
candoUe, e la 3. dtlle jnunCe diurne violtijormi pe-
tiolo-binarie del Melodo di Raspail ; fa parlo della
Polypclalia Eleutherogynia nel Metodo di A. Hi-
chard, ec. ec.
CARATTEKE DELLE CRUCIFERE
Calice di i. sepali, due dei quali inlerni, e due
eslerni ( in cerli generi forraanli un sol paio, in aU
Iri due paia iiicrociale ),ordinariarnente colorili, bislun-
ghi, docciali, aperli o conniveuli , sempr« caduchi ,
spesso dispari, i due inlerni sempre uguali nella ba-
se, un po pijj sirelli , i due eslerni piu larghelti e
le pill voile prolungalo-saccali.
Corolla di 4-. pelaii, due inlerni e due eslerni,
allernanli coi sepali, eguali ( tranne neli' Iberis ), ge-
ncralmenle disposli in croce, porlali sopr.i uti disco
ipogino, per lo piu ungnicolali, ad unghia formante
ordinariamente un angolo rello con la lamina.
Slamz 6. lelradinatnici ( di rado 4. ovvero 2.)
qudllro dei quaii grandi equilungiii inserili alia som-
mita del disco, opposli a due a due, o Ira di loro,
coi sepali piu larghi del calice, due piii piccioli, la-
teral!, inserili sollo ai margini del disco, ordinaria-
menle liberi , opposli tra di loro, o coi sepali piu
sirelli del calice. Anler e segaale da quallro linee, e
deisceiili laloralineDte.
Glandole 4. callose, vcrdaslre, ipogino, di varia
figura ( slaminuli glanduliformi, Raspail ) fra la base
dei pelali e degli slami.
Ocario libero , formalo da due carpelle saldale
insienie, appoggialo sopra il disco slaminifero, gon-
fialo qualcbe vulla alia sua base tra i grandi e pic-
cioli stanii, per cui sembra allora 4. angolare.
Sulo unico (alle voile quasi duIIo), curio quao-
27
d(i r oviirio e lungo, allnnijalo quand' esso e corlo:
slimmi diii,', palenti o approssimati,
FruUo siliquaallungala poIisp«rma {siliqtiatera),
o corlu e niiciimentacea, 1-polisperma ( silicula }, o
lomentacea, iiideiscente, oligosperma ( carcerulo ), a
Iramezzo lariio o siretto, spesso piu luogo e saglien •
le delle sU's-.i' valve. — Grano uno o moiti, altaccati
( laleralinenlt! iiella siliqua, o silicula , cenJraltnenle
nel carcernlo) alia placenta panetaie <;he separa Je
<l().' !<•--.• due pracenle sultirali, Raspail). Albume,
o peri.sperma, second© molli Aulori nessuno, secon-
do Raspail sacrificalo alio sviluppo dell' embrione io
seno del grano stesso, ove Irovasi ripiegalo sopra se
medesimo , e locato tra la radicina e i colijedoni ,
seriza inai penelrare fra quest' ultimi.
Embrione oleoso curvalo: radicina diretla verso
r ombelico; coliledoni opposli, inclinali diversamenle
su la radicina, piani o Imeari, driUi, ripiegati , o
contornali.
Piante di rado suffrulicose, per Io piii erbacee
annue, bienni o vivaci, la piu parte alimentarie per
la grande proporzione di azoto,che presentano nei loro
lessuli qnindi facili a putrefarsi: /by/Ze quasi sempre
alterne ( fogjiazione in spirale a 4.., Raspail), sem-
plici, inlere runcinate o variamenle inciso-lobale, ed
anche pennatiformi, picciuolate o sessili, mancanii di
slipole: fuslo e rami cilindrici o subangolati : infio-
razione lo spirale a 4., di rado ascellare (Ira le
specie noslre nel solo Sisymbrium polyceration),oT^\.
nariamente ligcllare o lerminale, incipienie in corimbo
nudo , cbe poi si sviluppa in lirso semplice. fiori
(nelle specie noslre) piccoli, bianchi o gialli, rara-
meute rossi.
Proprietd anliscobuliche , slimolanli , a causa
28
della presenza ordinaria d' un principio nleoso, acre,
incoercibile, volalilissimo e fugace,quindi senza alli-
viia dopo la desiccazione. Spesso temperato qiieslo
principio acre da una materia zuccherina, che si for-
ma naturalmenle nelle radici carnose di alcune specie
( Raphanus ), e puo provocarsi arlificialmente in tutte
le parti eslerne, o col farle aborlire, o col raellerle
al coverlo della luce. — Grani oleosi o piccanli e ru-
bcfacienti come nella Sinapis nigra, quindi variamen-
te raessi a profitlo dalla medicma, e dalle arti.
,,"-■.•,;' '■:::. ■ • »■•
iW ObD. 1. GARCKRVL^nU > ' !)
< "• (^Synclislae, Spr.' — Nanciferae, Vallr.) **
'■ :; A fruUi indeiscenti, o deiscenli appena.
Gen. 2i2
Neslu, Desvaux
Cah'ce palente, eguale nella base. Carcnrulo'
subgloboso, 2-Ioculare, con valve concave, e tramez-"'
zo membranaceo tenuissimo, che sparisce nella ma-'
turila, onde 1-Ioculare e l-spermo per aborlo. Semi'
subglobosi, pendenli, inserili laleralmente. Cotiledo-
m crassi, ora giacenti, ora appoggiati. -^v *
■iSa. Neslu PAnicVLATj, Desv., DC, PresI/'
Guss. ( Specie unica ). '
A caule eretto: foglie indivise, aspre per corli '
peli forciili: Gori piccioli, flavi. (Jnnua). ^
Myagrum panicidatiim, Z., Ucr.,lV. sp.—Ra'
pistrwn paniculatum, Gaert., Pers. — Fogelia sagit-
29
tata Medicus P flanzen Catlungen. Jlyssum pani-
ciilatum. W. en. Crambe paniculala AIL Ulyagro
similis, siliqua rotunda, C. B. liaphaniatrum silicula
minori rotunda rugosa aspera, Cup.
l^olg. Fit. Gameline paniculee.
Marzo-Aprile.
Mrille vigoe, tra le biade da per tulto.
Cauli firelli, esilmenle slriali, semplici alia base,
pannocchiuli in cima, alii da 1 a 3 piedi, peloso-
ispidi per corli peli fascicolato-rainosi, basilali da uo
tubercolo. Foglic ispido-scabre piu dsji cauli a molivo
di peli assai piu corli c rigidi ( fascicolaloramosi ,
e basilali da uii tubercolo come in quelli ) che ne
veslOQO le due piigine, cigliolate al margioe; Ic radicali
ovate : le cauline inferior! bisiunghe o mezzo lanceo-
lale, atleauale in picciuolo, col rnargine oscuraraeote
angoloso : le superiori liiieari-lanceolate, sessili, saet-
lale, ed anche alabardale, ma coi lobi curvali ia
denlro sebbene lunghi e aimminalissimi, intere o dea-
ticolale n(d raargine, a dentelli dislanli, spesso ge-
niinali. Tirsi finlliferi assai alluogali da uh pal'no ad
un piedo ed ancbe piu, con I' asse scabro, e i frulli
sparsi, dislanli. Gambelli filiformi, glabri, 6-8-iiiieari,
palenli. Fieri piccoli. ^/a/Zce coloralo, vorde-flavesceule.
Petali Ilivi. Carcendo relicolato rugoso ; subcom-
prcsso, glabro^ coroiialo dallo slilo rellilioeo, lungo
presso a poco una lioea, un p6 ristrello alia base,
e debohncnle iaserito sopra di essa. Semi come nel
genere.
243.
RjpisTnuM, Granlz.
Cal. lasso. Slami sdenlali Carcerulo coriaceo-
subero^Oj comprcsso in ciaia, e dilalalo io due cavila
30
l-sperme, I' inferinre dell« quali ordinariamente sterile
allungata, la supcriore ^lohdsa, rugosa. Seme nella
(oggia superiore erollo, nella inferinre pendente, Goli«
ledoni piani, giacenli.
486. B. HuGosvM^ /ill. DC. syst. nat. Giiss.
A foglie radiCiili liralc, lo caiiline superiori bi-
slunghe, oltuse, dentate : oarcernli con 1' artioolo in-
feriore ingrassalo, lereli-sululavalo, subeguale aigambi,
il Superiore striate, rngoso , (^/Innuo) .
A. Eriocarpum A carceruli pubescenti, con I'articolo
superiore piu corto dclio slilo. ( Myagrum Rugosum,
Lin. Ucr.W.Bertol. M.fiispanicum, tier, non Lin Xakile
rugosaD.C. fl. franc. Spr. Eruca fruticosa hirsulapa-
pa\>ens folio Bocc. Raphamslrmn luteum, monosper-
mujji, silicula rotunda, funqosa, cauliciilis arclissime
ac contiimaciter adhaerenie , Ciip.Baphanislrum luteum,
monospermum, ahernatim silicula rotunda, striata, Id.
Jiapistrurn monospermum C.B. prod.)
B. Lejocarpum A carcernli glabri, doppiamenle
piij grossi, con I' articolo superiore subeguale alio
Slilo, o piu lunghetlo di <-sso. (Ca/cHe rugosa B. ,
Poll Fl. f^er. Myagrum striatum, Id. l^iag. Rapistrum
monospermum, Moren. R. onentale, Presl. )
//• f I Fn. Cameline froncee. ^ i
"'I Sic. Lassanu jancu. ' '
Da Marzo alia prima metta di Giugno.
A margini della vie, nei campi aride tra le biade.
Var. A. Radice ramosa, giailognola. Caule aspro
per corto e rade setole retroflesse, 2-3-pedale, sem-
plice alia base poi ramosissimo, a rami pannocchiuti,
palentissiini o declinali. Foglie radicali e cauline in-
feriori sublirate come nel Raphanus saticus a lobi la-
lerali allerni, quelli dell' eslremila confluenli, quelli
31
della base interrolli ; le caulioo siiperiori hi.sInD^lie,
e lancoolalo-bisluii^bt!, iirt'^olaniionle (Jentale, a denti
ollusi o aculi, e per lo piu, Iranne le piii piccole,
con qualche sinuosila alia base ; tulle picciolale o
allenuale in picciuolo, scal)rosello-si'lnlose sopra i nervi
vioppiii iiella pagina iiircnore, d' iin verde piu bian-
chi(;('i<) cbe iiella Sinapis incana, hcuche uguali per
la fonoa c pel veslilo. Tirsi frullifi-ri allungali, quasi
pedali, qualcbe volta f>iiio ad uii piedu e mezzi>, in-
curvi, coll asse ispidelld e frnlli distanti. Gainbetti
1 ij4-\ 1J2 lineari, eguali ail' ailicfdo infcriiiri- del
carcerulo o piu luiigbeiii di «'Sso, col fioro (informi,
col Irulto ingrossati. Calice coloralo, flavo, coi sepali
inemi)ranacei lassi alquanlo piu brevi dell' unghia dei
pelab. Pelali somigliaiilissimi a quelii della Smapis
incana, di cui qiiesla specie conserva I' abilo, se iioq
che il giallo di qucsli e pocliissinio piu pallido, e
r unghia piu lunghella : loro forma obovalo-cuneala,
con r apice iiilero o rare voile dcnlellalo, Slami llavo-
biaiicliicci : anlere Ilavo : sUln verdiccio come I' ovario,
glabro, riblorme nel fiore, ailimgalo e un po crasso
alia base nel Irullo : s'/mma globose ilavo. (JarceruU
appressali all' asse, propriaincnte clavali, I'ollamente
irsuli, con I' arlicolo ini'eriore subclavulo, appena alria-
lo, e spesso fcrlilo 2valve ; il supcriore globoso, ora
slrialo, ora slriato-rugoso, alle voile quasi creslalo-
solcalo, pill corlo dello slilo, cbe non di rado c solcalo
pur e'^so : qiiesle rughe e quesle slrie spesso oblite-
lale dalla peluria. Semi luleoli, quello dell' arlicolo
inlerioro ovalo. quello del superiore subgloboso.
INclia variela B. , traane le foglie radicali e la
base di'l caulc, le allre parli della piania soa glabre :
r arlicolo superiore dei carceruli doppiamenle piu
grosso, piu bilorzolulo lungo le coslole, piii btiaccialo
32
dall'allo in glu : lo stilo men lungo la melta, quindi
piu corlo di detto arlicolo : I' articolo inferiore piu
ingrossalo, piu spesso slrialo, qualche volla bilorzo-
lulo specialmente in cima.
1 lalli di quesla specie si mangian colli insieme
a quell] della Sinapis incana, ma sono piu insipidi.
•/ Cakile, Scop.
. ( Smembramenlo del Gen» Bum'as L. )
Cal. suberello, 2-gibbo alia base. Slami sdentali.
Carcerulo 2-arlicoIalo [con I' articolazione superiore
altungala, ensiformi-letragona ; I' inferiore suberosa,
turbinata, troncala : ambedue unilocuiari parlibili.
Seme nell' arlicolazione superiore eielto, nell' inferiore
pendente. CoHledoni piani, giacenti.
487. C. MARirmJ, Scop. , W. , DC, BertoL
ameen. , Presl, Guss.
Glabrissima, a caule ramoso : foglie carnose,
glaucesceiili, pennalofesse con le lacinie subdenlale,
( Annua ) .
Cakile pinnala, Delisle-Bunias cakile, Lin. Ucr. ,
JTosl. , BertoL pi. gen. Cakile, Anguill. Erucae genus
in maritimis naseens, Caesa/p. Calcile quibufidam, I.B.
Cakile Serapionis, Lob. Eruca marilima, italica, siliqua
hastae cuspidi sitmli, Moris.\, Cup. E. marUima, lali-
folia, el eadem angusUfoUa, Cas^.
I It. Baccheroni.
Fk. Coquiliier. • '.
Sic. Arucula di man*.
33
Marzo-Novembre. — A Novembro non arrivano che
pochi fiori.
Nolle arene marillime dovunque,
Radice biancastra, ramosa, con fibre liini;hissime.
('aide ramosissimo sin dalla base, ed ivi ebiirneo-
flavescento, a rami erbacei, flossuosi, dilTusi, 1-2-pe-
dali non compreso il lirso. Foglie carnose, ijlauce-
scenti, kicido-papiliose, glabrissime, peiiiialofesse,
scanalati? su la coslola, a lacinie otluse doccialu, si-
nualo-denlale con denli ingrassati ed ollusi, alle volte
intere lineiri o subelavale ed anche spatolale rara-
menle dentalo-pinnatifide. Timi fiorifen in corimbo
lasso, frulliferi iju 2-pedali, per ordinario ramosi alia
base, a rami corti erelto-paletili. CaHce ineguale, con
due sepali alqiianto piii corli e saccali alia base. Pelali
eguali, obovali od ellillici, subrelusi, bianchi, o svani-
tamenle carnei, o d' uu violetlo dilavatissimo, ve^dicci
nell' unghia, doppiamenle piu lunghi del calice ( com-
putata r unghia stfssa ) . Antere Have : filamenti ed
ovario verdicci. CarceruH 8-10-lineari, ed anche polli-
cari, pedicellati, impianluti disordinatameule s;i 1' asse
della fiorilura, con gambello conlinuo con la sostanza
deir asse stesso, 2-3-Iineare, che poi iogrossando si
raccorcia, erellopalenle o palenlissimo : articolo supe-
riore l-spermo, ovalo-lanceolalo, lelragono-ancipile,
con gli angoli dapprima ollusi, nclla malurila acuti, con
base astala a iulacco triangolare, iin po dopressa ai duo
lati aciitangoli ; arlicolo infiTiore 1-2-spermoo sterile,
con apice a cono Iriangolare bigibboso o bidenlato .-die
due basi, per cui mezzo va inserito nella tacca di ugual
forma dell' arlicolo superiore. 'Scmf' compress!, bislungo-
semiovali a base slorla, giallicci, soloati in una faccia
concenlricamenle lungo tulto il margine, e nell' allra
in u(i sol lalo lungo la promiiieiiza della rajicina.
Odore di lulta la piauta forie c disgustoso di cruca.
245 :^,..„
Senebiera, Pers.
Cal. eguale alia base , patente. Stami 2-4-6.
Carcerulo didirao-subcorapresso , rugoso o subcri-
stato, 2-loculare, con logge 1-sperme, e semi pen-
denli. Cotiledojii appoggiali.
488. S. coRONOPVS, Poir., Pers., DC, Pros!,
Gtiss,
Glabra, a caule ramoso, depresso, proslralo: fo-
glie petiiiatoresse con le lacinie inlere, dentate , ed
incise, iiifiorazione in glomeruh' ascellari ed opposli
alle foglie, subsessili: carceruli compressi , didinrii ,
creslalo-relicolalu-iugosi, lerraiiiati da coilo slilo co-
il ico. (^nnua).
Cochlearia coronopus, Lin., JJcr., JV. — Coro-
nopus Buelii, All., Smith, Lam.,Gaertn., Spr. Le-
pidium squamalum, Forskael. Cornu cervinum al-
terum, repens, Dod. Ambrosia i. Matthioli, Cast.
Cornu ccrvi repens, Id. Nasturtium verrucosum, cap-
sula bivalvi aspera seu hirsuia, Cup.
!It. Carara, lappola gramigiiuoln, lappoline.
Fr. Gochleaire corQe de cerf, cressoa corne
de cerf.
Sic. 'Nzinzuli.
Marzo-Aprile.
Sopra Ic fanghiglie rasciuUe per le vie , ossia
in quci sili, che sono slali inondali iiel verno.
Cauli molli dalla slessa radice, aperli e proslra-
ti a rosa, e slrellamente appressali a! terreuo , de-
pressi, slriali, rigidi, ordinariameote con ua glome-
3S
rulo di fiori alia base sul collo slesso della radice ia
cenlro alia loro distorsione. Foglie un pn rrasse ,
striate, picciuolale ( col picciuolo a base dilalata, pea-
nalofesse, a lacinie allerne ed opposle, conlliienti al-
ia base, variamente incise per lo piu dal lalo inter-
no, spesso flabellate, pateniemente erelte, I' apicilare
quasi sempre inters, lanceolala o lineare Glomeruli
racemosi , ailungati sino ad 1-2-pollici , densi , coi
gj'.nibetti nel frutlo accorciati. Calice picciolissimo ,
ijlajjro, piii iunghetto dei petali. Pelali bianchi, ob-
ovati,siibiuteri. GarceruU glabri, corouati dallo stilo
appena lungo mezza linea subcordali alia base, sub-
dentati al margine. Semi
E piarila alimentaria molto saporita , che raan-
giasi cotta come gli spinaci.
246
Raphanvs, Lin., Juss.
( It, Rafano.-/'y?. Radis.-5/c. Radicia ).
Cal. eretto , subbisaccalo alia base. Carcerulo
cilindrico , oscuramente nodoso , loDgitudiaalmenle
1-loculare, polispermo indeiscente, arlicolato alia ba-
se, lerminato da stilo conico. ^emi'globosi pendenli.
Coliledoni raddoppiati.
489. R. sjTiFvs, Lin., Ucr.
Glal)ro, a foglie lirate: petali rosso-violetii, ve-
nali: carceruli ventricoso-vescicolosi: roslro siibegua-
le al carcerulo, o piu corto di esse, {Annuo).
!It. Ravanello.
Ftt. Radis, pelile rave, raifort cultive.
Sic. Radicia, rapa.
3&
^''- Aprile-Mnggio.
" ' Da principio collivato rinasce sponlaneo dai se-
mi caduli qua e la nelle vigne e ai margini dei
campi.
Bodice tuberosa, grossamenle fusiforme o rolon-
da maDi;iabile e d' un gusto piccanle. Caule eleva-
lo, ramoso, 2-4-pedaIe. Foglie sublirale , le inferio-
Ti picciiiolale , le superior! sessili. Tirsi frutliferi
5-15-pollicari. Pedimculali come nelle due specie
seguenli. Calice glabro. /'e/a// obovalo-cuneali, ros-
so-violelli , veiiali di bluaslro. Carceruli quasi poUi-
cari ( non compreso il roslro ) a slrozzalure pocbis-
simo rilevale, con piii d' un seme in ciascun node :
rostro lungo, conico-aciiminato lesiniforme, subegua-
)e at carcerulo. Semi stortamenle bislunghi, subcom-
pressi, leonini , esilmente granulali soUo la lenlc ,
slriali nel lalo ovc cadono i margini ripiegati dei
cotiledoni.
E pianla alimenlaria noo solo per la radice, ma
anche pei lalli c i carceruli Icneri.
247
>-^- Bjpitjnistrcn, Tournef., Gaert., Blerat. ,
( Smembramenlo del Gen. Kaplmnus, Lin. )
Carcerulo arlicolalo-moniliforme cilindrico ter-
minalo da slilo conico, ad una sola loggia longilu-
dinale , divisa in 1-8-slrangolanienli l-spermi flnal-
menle divisibili: con base arlicolala a doppio disco,
I' inferiore dei quali e d' un sol pezzo a superficie
tagliala in due piani ioclinati , sopra cui s' incaslra
37
r allro a due pezzi ( i-spermo o sterile ), che ha
piana !a superficie, su cdi pnsa il carcerulo. Nel dip-
piii gli slessi caralleri del £;eiiero precedenle.
490. R. Arvense, Merat Nouv. fl. paris. edit.
a. pag. So^.
A foi^lie subispide, le inferior! sempiicemenle li«
ralo, le siiperiori bisluoi^he o lanceolalt': cnlici ispi-
di: carcerulo assollii];lialo alia base, 1-8-spernio con
gli arlicoli subcilindrici a loggia legiiosa; striato-co-
stolali: rostrn piu lungo deirarlicolo superiore (^Jnnuo),
A. /ilbi/lorus.' A pelali biaiicbicci, o pallidamen-
ie rossicci.
Raphanus raphanislmm , L., Ucr., IF., DC,
Guss.-Rapha7iislrum lapsana, GaerL- Raphanus sgU
voslris, Suff'r. Rapislrum arvense, Jll. R. raphani
salivi vulgaris folii muUo majoribus, floribus candi'
do et purpurea mixtis, elatius, Cup , Bon.?
B. Flacijlorus. - A fiori flavi.
Raphanus landr a, Poll. Fl. Ver. a. pag. 38 1,
nan Morelli, giusta 1' emendazione dello slesso Pol-
lioi Op. cil. 3. in corrig. el add. pag. 8o3, e 8oh.
ilr. Rapa salvalioa, false ravanello,
Fn. Ruiforl des cbarnps , raiforl sauvage ,
ravenelle.
Sic. RadiceJda.
Marzo-Giugno.
Tra i seminali entrambe le variela; la var. A.
con piij frequenza aile rive dei fiumi , e nei luogbi
umidi.
Radice grosselta, ramosa, bianca. Cauli orolli,
cascanli, o risorgonli, alqiianlo ramosi , 1-3-pedali ,
leggeruienle ispidi per pochi e corli aculeelli. Fo-
6
38
glie radical! e cauline inferior! lirale, a lobi scoslati
allerni, ineguali, atlondali, smuosi, mezzo-ispidi, col
margine oUusamenle doiitato; le superiori bi^lunghe
o lanceolate, grossamente seghellale. Tirsi rrullit'eri
glahri neil' asse, 4- r2-pollicari, Pec//ce/// ispidelli co-
me i caiili , 5-10-lineari , erello-palenti. Calice coi
sepali scanalalo-subcarinati, aculeato-ispidi i<el dorso,
principalmente all' apice. Pelali grandetli bluaslro-
venali, in A. biaiicliicci o pallidameole rossici , in
B. fl:ivi. CarceruU l-l-z/a-pallicari, glabri, 1-moIti-
arlicoiati a slrangolamenli successivi, con gli arlicoli
( che nella maluvazione finalnienle si scindono ) sub-
cilindrici slrialo-costoiali nei rilievi, esilmente striali
negli avvallamenli ; nei carceruli pid giovani spesso
non slriali , con le logge, ov' e niccbialo il seme ,
quasi legnose: roslro coDJco-acuminalo -lesiniforme ,
aspenno, piii corlo del carcerulo se queslo e moiti-
arlicolalo, piu lungo di esse se pochi -arlicolalo. - la
B. le slrozzalure del carcerulo piu ravvicinale , gli
arlicoli piii altondali.- Semi Qho\-&\\ foschi, un po com-
pressi, lisci sotlo la ripiegalura dei coliledoQi, slria-
li dal lalo opposlo.
E pianla alimenlaria, ma di poco use.
491. n. Ljndrj, I\ob. . -5'
A foglie ispide: calici subglabri: carcerulo spesso
1-spermo alia base, 1-4-spfrmo negli arlicoli gros-
selti, subgiobosi,. iuegaali, appena slriali: roslro piu
lungo dell' arlicolo superiore. {Annuo).
A. liubellum. A pelali rossiccio - cinerei : foglia
inferiori iulerroltamenle lirale.
I'^aphamis Landra, Morel, in DC, Guss. prod,
el syn. It. albi/hrus, I'resl? Sprl
B. Luleum. A pelali lulei: loglie ioferiori sempli-
cemenle lirale.
39
rt t
-, . \ It. Landra.
^ \ S/c. Radicedda.
Aprile-Maggio , e qualcLe pianla della var. B.
sino a Giugno.
La var. A. nogli o.-li tra il Raphanus salivus;
la var. B. nell^ arene mariltimo in luoghi umidi
( Panfanfl/o di Bellomia).
Radlce grosseltu, ramosa bianchiccia. Caulo ra-
raoso, corlameiilR ispido-aculealo, piu alia l)as'' ( or-
dinariamiMile rnssiccio-baia ) die all' apice. Foglle
radicali c catiline inferiori lirale coi lobi alleriii ,
quello deir apice rolondalo, lulli gros'janienle eroso-
crenali, un po carnose, cortamente seloloso-ispide in
amendiie le pagiiie , coi picciuoli e<l i nervi s[)ar.-a-
menle verrucoso-aculeati come il caule; foglie supe-
riori lanceolate e lanceolalo-lineari, rcmotamenle dea-
tellalH. 7Yr*! friiltiff'ri giabri nell' asse, 4 12-pollicari.
Gambelli fihformi, sparsi di corlissimi aculeelli come
i caiili, o lolaimeiile glaijn, a-lD-lmeari, erelto-pa-
lenli. Calice spesso fosco alia base, come nella specie
precedeiile, sp;irs.ini()le acnieato principalni-nle ali'a-
pict', con aciilei corli impiantali st.pra una picciola
verruca. Pelalt obovalo-cuneali, piu iarghi all' apice
e piu corli che nella specie precedenle, in A, ross.cci,
venali di bluaslro-violelto, men rassi che nel Rapha-
nus salivtis, 0 a dir meglio piu tiranti al cinermo ,
con r niigliia subeguale al calice; in B. lulen-canarini
a vene capdiari verdi-brnne , quasi nericce . con le
unglii.i subeguale al calico o piu lufighcllii, 2-denlali
ai due margini d dla ripiegalnra: veiialiire del petalo
sempre piu pronunciale nella pagma iiiferiorc alia
guisa stessa che si ossarva aei fiori del Raph. salivas
w
della specie precedente. Anlere glauche. SHlo su-
bulalo e filamenli, verdi-biatichicci. CarcerwA" ordina-
riaineiile l-S-sperraij con gli arlicoli subglobosi, ine-
guali, lisci inenlre son giovaiii e senza alcuna appa-
renz/i ohe possano separarsi, assai piu grossi di quelli
del Raphanisirum aroense, che appena soiio sirozzati
e piu sottili : rostro luiighi&sinao, conico-acuaiinalo-
lesiniforme, piu che pollicare, qualiro voile piu lungo
del carcerulo, se queslo e d' ua sol pezzo: esso ri-
manc verde, meiilre gli arlicoli del carcerulo sooo
bianchicci. 5(?m« subglobosi, un po compress!, leonini,
rugoselli, slnati nel ialo, ove cadono i margini ripie-
gali del coUiedoni.
ModiGcando i caralteri assegnati da F. V. Merat
al nuovo genere Hap/ianislrum, io volli aggiuogere la
circoslanza de!la base del carcerulo arlicolala a doppio
disco, che parmi cosliluire la piii nolabile dislinziona
coi genere Raphanas. Or e da avverlirsi per la specie
prcsenle, che sebbuoo il disco, il quale fa base al
carcerulo, fosse conformalo come nella specie prece-
dente, pure spesso inlurgidisce, ed irapianlasi su di
esso la base slargala del carcerulo, e spesso fra i tre
pezzi di questo disco Irovasi un seme abbonilo, nienlra
la base del carcerulo del Raphanislrum arvense e
sempre allenuala, infecouda.
248. :;; '■ -.
. - ' ''
BiSCaTELLyi L. Juss.
( Fr. Luneliere )
Calice a base eguale o saccata. Carcerulo com-
presso, di due logge orbicolari, 1-sperme, lateralmenle
4!
unite air asse medio, e da esse separabili per la base.
Semi corn press i, Cotiledoni ^iacenli.
492. B. Lyrjta, Lin. , Biv. , Presl, Guss. syn.
A caule erello, ramoso, villoso-irsuto alia base:
foglie ra'iicali lirale : carceruli peilicellali con i due
lobi ugualmeiite allondali di sopra e di soUo {Jnnua) ,
A. Eriocarpa. A frnlti concolori, peloso-ispidi in
ogni parte.
B. raphanifolia C. Guss. prod. B. Lyrata A. Guss.
syn.
B. Ciliata, A frulli cigliati nel margine, glabri
oel disco.
B. marilima Ten. B. raphanifolia B. Guss. prod,
B. Lyrala B. Guss. syn.
C. Leiocarpa. A fnilli inleramenle glabri.
B. raphanifolia, Poir. JF., Biv., Presl. B. raphO'
m folia A. Guss. prod. B. lyrala C. Guss. syn, B. laxi-
flora, Presl. B. didyma, Ucr. Thlaspi biscutndim, ra-
phani aul Irionis folio, Bocc. T. biscutalum sylcarum,
primulae exeuntis auriculalo folio, Cup. T. biscutalum
Irionis folio, Id. T. vulyare, Gas. Thlaspidium Bapha-
ni folio, Bon.
D. Neylccla, Nob. A frutti pelosi ne! margine e
sopra la loggia del seme : nella zona intermedia o
assoiulamenle glabri, o coverli di cortissiraa peluria
verde-ciiierea.
^ J I Fr. Lunetiere liree,
^'\Sic. Occbi di Canla Lucia.
Gennaio-Maggio.
Nei campi aridi, ai margin! delle vie, nelle col-
linc. La var. C pii!i frequenle nelle colline.
Iladice poco ramosa, rigidella. 6'az///slriali, villoso-
irsuti alia base, 1-2 tJt-pedaW, solilarii, romoso-paa«
1*2
noccliiuli all'apice, ordinariamenle rossaslro-bai, Foglie
radicali, e cauline inferior! ("che son pochissim*^ o
quasi nulle^ Urate, a lacinia apicilare bislunga o siib-
rolonda, le lateral! alternate distant!, slrettamente
confluent! ; le inferior! picciolissinae denliformi, tulle
lobaln-dentale a dent! ollusi o subaculi, appressala-
menle irsuto-villose, subincane, picciuolale : foglie
cauline superior!, che servono d' involucro alle rami-
ficazioni, picciolissime, sessili, lanceolalo-acuminale a
base abbraccianle, ciglialo-irsute. Tirsi frulliferi ra-
inosi, glabri, esilmente slriali, 2-8-pollicari. GambeUi
selacei, 3-7-lineari, palenli col fiore, eretlo-subrecurvi
col frullo, ravvicinali. Calice colorato, flavo-verdognolo,
glabro, a sepal! bislungbi, lassi. Pe/a/< flavi, obovali,
inleri, quasi due volte e mezzo piu lunghi dei sepali.
Carcerido bisculalo, pedicelialo, con pediccllo semi-
lineare a tangenle dei lobi inferiori : slilo lungo 2-3-
lineare, persistenle, ed assai sporlo in fuori da! lobi
superior! : slimma a testa di cbiodo : logge del seme
central!, 1 1J2 linear! in dianielro. Semi subcircolari,
compress!, leonini, a radioe prominente. A
., -J :. ;;, ,, ]., Ordihe 2. Siucaiosj
" '•,-■•■■ iS-:tu J;;,. SeZIONE 1. , . ;' .■'.(J08
A silicule oligosperme '" ,
2i9. ■ ->
Jlyssum, DC.
( Frazione del gen. Alyssum L.) ■
{It. Alisso Fr. Alysse, Alysson )
~ ' Cal. eguale alia base Stami subappendicolali.
Silieula orbicolato-ovale, lerminala dallo slilo, com-
43
preasa, con valve plane o convesse nel ceniro : logge
1-2-sperme : semi qualche volta con margine niera-
branaceo. Coliledoni giacetili.
493. //. M^Kirjsiaju, Lam., All. JV. , Bcrlol..,
DC.y Guss.
A caiili mezzo suITrulicosi alia base, erelli o
diirusi : foglio lineari-lanceolate, acute, appressalamenle
peloso-caiit'bceiUi : slanii sdenlali : slilo breve : silicule
siiborbicdiari, compresso-convesse, Cnalmeiile glabre.
( liizocarpica, e svjfrulicosa alia base.
Clijpeola marilima, Lin. manl., Ucr. Host. Alys-
sum halijmilblium,Lin.sp.,Ail. I{ew.,Curt.,non IP"., nee
All.X.muiimiim.Lia.sp.DC.elPoll.non ex Sald.A.are-
narium, ProsL Koniga mariiima, Brown in Clappert. ^
Jioich. , Sibth. Lobularia marilima, Desv. Glica mari-
tima, Lindl. Naslunium marinum, Ge&n. Thiaspi leU'
co/j folia acurninala, Bocc. T. frulicosum, leucoij folio,
aufj II sli folium flore odore mellis aculo, Cup. T. lacan-
dulae folio flore odore mellis acuto, Id. , et Bon.
Quasi tulto r auno.
Nei liioghi sassosi, nei greppi delle colline, nei
lagli sterili delia costa, ed anche nei luoghi erbosi.
Badice ramosa,rugosella. Cauli ramosi sin dalia
base, dilTusu-cespugliosi, rigidelli, piii o men grossi
ed alii secondo la natura dei luoghi , inegualmenle.
slriali per lo decorrimenlo dei picciuoli, tomenloseilo-
sul)col()ii()si,o Verdi con peli appressali appena visibili.
/^o/y/Zc infcriori spalolale, quasi oUuse, alle voile quasi
glabre,lesuperiori linearilanccolale, acute, piu largliet-
te nellrt mella superiors , nella iuferiore prolungale
in picciuolo, verdi o vcrdi-canescenli per pc-li alrel-
lanieiile appressali all' iiim'i in ambedue le pngine.
Tirsi fiorifcri a coriiiiho serralo convesso-globoso ,
IruUifcri alluugali, 4-12-pullicari, coi frulli spcssi, la
u
pill parte aborlili, tuUi tomentosello subcolonosi, co-
me il caule e i gambetti : gambeUi erello-patenli ,
3-6-lineari , filiformi, coulinui con I' asse e decor-
renti sopra di esse. Fiori odoroselli. Calice verdi-
biaDcbiccio , membranaceo , a sepali bislunghi ,
concavi , paleiili-incurvi, piu corli dei petal! , sub-
eguali air unghia colorati all' apice, appressalamen-
te pelosi. Petall biancbi , suborbicolari , a base
per ordinario semicordala , concavi , cortaraenta un-
ghiati con unghia filiforme verde , dope la feconda-
zione alquanlo rossicci alia base. Slami crassi, quasi
piramidali, subeguali, verdi, angnlali alia base, senza
append ici. Anlere gialle. Glandole verdicce Ira gli
stami pill lunghi ed il calice, Guss. Silicula subor-
bicolare, un po rislrella alia base , subcolouosa come
i cauli, finalmenle glabra, lucida, a logge inonosper-
me, con tramezzo finissimo , coronala da slilo capil-
lare lungo appena ifS di bnea. Semi leonini , sub-
orbicolari , compressi , slrellamenle bianco-marginati
con radicina alquanlo prominenle.
Generalniente nei luoghi erbosi conservasi que-
sla specie piu verde, meno pelosa, a foglie piu gran-
delte, a fusti piu gracili e piu flosci , diffuso risor-
genli o subereili ; nelle rupi , e nei luoghi slerrati
piu canescenle, piij suffrullicosa, a rami piii corli, e
ia piu folio cespuglio.
4S
SEZIONE 2.
A silicule polisperract
250
CjpsELiA, Moench., Caesalp.^ DG>
( Frazione del genere Thlaspi, L, )
( Fn. Tabouret. )
Cal. eguale alia base. Stami liheri senza ap«
pendici. Silicula ohcordalo-cuneala, depressa, con le
valvo navicolari non orlale : Iramczzo membranoso
quasi liacare: logge polisperme. Semi ovaii, imraar-
ginati. C-oUledoni giacenli.
■49i. C. BuRsjp^sToiiis, Moench., DC., Presl,
Guss. syn. ( Specie unica ). Annua.
A. Sinuati folia, N. A fuglie radical! sioualo-sub-
runcinale.
B. Pinnaiifolia, N. A fuglie radicaii slrellameale
pennalofesse.
Tldanpi Bursapastoris, L., Vcr.^W.y All., Guss.
prod. Bursa pasloris , Malth. Bursa pasloris viajor
folio smnalo, C. B., Cast. Cup. Bursa pastoris sett
cap set la, Caesalp.
C. Inlegrifolia, DC. A foglie radicaii laaceolo-spa-
lolalc. quasi iiilerc.
Thlaspi bursa pasloris B. siniplicifolia , Pers.
Bursa pasloris major, folio non sinnalo, Cup. Cast.
I). Aborliva, IN. A siiiquelle piii spesse , rappic-
ciolite, asperme. 'i
46
I It. Borsapaslore,
Volg. \ Fn. Tabouret, Bursc a pasteur.
I Sic. Vurza di picuraru.
OUobre-Maggio.
Nelle muricce, nei caaipi.perle vie da perliitlo.
Baclice ramosa , un po crassa nel collo. €auli
semplici o ramosi, cortamenle irsuto-canescenii o sub-
glabri, quasi sempre piu glabri nella parte superiore,
spesso piu di uno dalla slessa radice , 4-8-pollicari,
non compreso il tirso. Foglie radicali picciuolate, di-
sposle in rosa, in A. sinuate in B. streltamente pen-
nalofesse, in C. subspalolale dentate, in D. varie, le
primordiali lanceolate subinlere in tutle le variela :
foglie cauline sessili, rcmotamente denlicoiate, lineari-
lanceolale a base saellala: lulfe piii o meno irsuie ,
cigliolate nei margini. Tirsi frultiferi terminaii , al-
iuiigali, 3-I2-poliicari, glabri, coi gambetti in D. piii
ravvicinali, piu spossi: ^a7?i6e<0' gracili, filiformi, gla-
bri, col fiore erelti, col frulto allungali ( 5-7-lineari )
e palentissimi, in D. piij corti, ed erello-patenli. Calico
semichiuso, a sepali lineari bianchicci, fosco-verdognoli
nel dorso , sovenle violetli, Petali inleri , bianchi o
bianco-verdicci, picciolissinii. FtlamenU curvi: antere
grigie. Silicula glabra, nel germe da principio ovale,
poi obcordato-cuneala 3-4-lin : nel lato apicilare,
4-3-nei lalerali, con slilo corto inchiuso nei lobi: in
D. aspe^ma, quasi obcordalo-triangolare a lati egui-
lunghi, picciolissima, appena \ ■ i J 2 '^-Wn: in ogni lato,
con slilo eguale ai lob<, o pochissimo saliente. Semi
bisluiighi, compressi, leonini, glabri, ollusamcDle sol-
cali in araendue le faccelle-
4T
231
Dkaba, Spr.
( It. Draha. Fn. Drave )
Cat. oguale alia base, suberello. Stami liberi ,
senza appeudici. Silicu/a ovale-bislunga, 2-loculare a
loggc poiisporme, cuu valve piano con vesse e tiamez-
ro elliilicu. Slilo filiforme o nullo. Se7m iminarginati.
Cotiledoni giaccnli.
4-93. D. Fern A Z,, Ucr., Guss.
A caule nudo, eretlo o ascendeiile: Foglie lan-
ceolate, UD po acute, subirsule, a peli semplici o bf-
forcali: pelali biGdi: siliquelte bislunghe, glabre, con
sliinnui se.ssile. (/^nnua).
Erophyla vulgaris, DC. Presl. Paronychia vuU
garis, Dod. Bursa pasloris minor , loculo oblongo.
Cup. Eadem foliis rotundis, Idem.
Folg. Fr. Drave prinlaoiere.
Mei luogbi bassi Geniiaio-Febbraio; nelle collioe
Febbraio-Marzo: in Apiile 1' bo Irovato aocor fiorila
nella Cava d' Amico.
IS'ci prali utnidi, nelle valli e nei luoghi delle
collino.
liadice quasi fibrosa. Caule nudo , scapiforme,
soltile, slrialo, semphce , sparsameiile e corlamenle
irsiilo, 0 solilario 1-pollicare , erelto , o inoiti dalla
slessa radice erdli ed ascendenli, 4-6 pollicari. Fo-
glie lanceolate o bislungolancoulalcallungale in pic-
ciuoli), mezzo seghetlale, o per lo piii 3-denlale al-
r apice, irsuli a peli semplici o 2-rorcali , lulle ra-
i8
dicali, folte dfsposle in rosa ed appressate alterreno,
larghe dtif-lre linee, lungho 2-/y2-8. T/rs/ fruUifcri
1-3-poIlicari , glabri. Gambclli iilifoimi , nel fiore
brevissimi, nel Irutlo 6-9-lineari, erello-palenli. Calici
picciolissimi, bianchicci, lassi. Petali bianchi, 2-fidi,
a lacinie obovate, spesso con una sfumalura viololto-
cinerea quando son prossiine ad appassirsi. Hilicuh
bislungbe, ed anche bisluiigo-lanceolate , piane, piu
luDghe del doppio della lorw largbt-zza. glabre, coa
slimma sessde. Semi minutissimi , leonioi , obovali ,
conipressi, foschi su I' ombelico.
OrD. 3. SlllQUOSE
232
NAsrunf/uM, B. Brou. k
( Smembramenio del Gen. Sisymbrmm L. )
( It. Naslurzio Fr. Nasturce Sic. Naslruzzu. )
Cat. patenle, eguale alia base. Siliqiia sublerele,
piuUoslo corla, lerminala da un corto slilo, con valve
convesse non carrnal<>. Semi in due serie irregolari,
imniarginali. Coliledoni giacenli.
496. N. Officinale, DC.^ Giiss.
Glabrissimo, a cauie radicanle alia base , poi
risorgenle: fogiie pennaliformi con le pseudo-foglioline
repfinde, le lalerali bishinghe ed ovale, la lerminale
maggiore, cordalo snborbicoiala: pelali ( biancbi ) dop-
piamtiile piu lunghi del caJice, silique sublereli, quasi
CJecliiuile. ( Bizocarpico ).
Sis^imbrium nasiurtiwn , L. , Ucr. , IF. BeaU'
19
merta nnslurtium , JFetleratie Fl. econ. Naslurtium
aqiialicum, J)od. N. arjualicum , majus cl amartnn,
Bauh. prod. Sist/mbrium af/italiciim, -Caesalp. lilallh.
Cast. S. a'^iiaticum , siipinum, /lore aJbo , Cup. S.
naslurtium. a'juaHcu t. All. Cardamine fonlana, Lam.
I It. Grescione, naslurzio aquatico , sisembro
aqualico, cicembro.
Fr Gresson de fonlain, sisymbre cresson.
Sic. Crisciurii, crisciuueddu.
Dicembre-Maggio.
Wei ru^icelli, iiei Qumi, negli slagoi, nei luoghi
acquosi dovunque.
CauU ramosi, angolato-slriati, tortuosi, radicanti
alia base, poi risorgenii, slriscianli o nuotanli. Foglie
p.itenli. piuUoslo pennaliformi che non pennate, ca-
dendo le laciuie lulte in un pezzo, percbe ooa sono
arlicolale su la coslola comune , lullocche avessero
r apparenza di vere foglioline sessiii: pseudo-foglioline
decrescent! dall' apice alia base della coslola , ine-
giialmente opposte, repando-dentale, le lalerali bislun-
ghe ed ovale, o sublanceolale, a base storla, I* api-
cilare piii grandelta , cordafa od ellittica , ed ovalo-
lanceolala ollusa. Tirai frulliferi opposli alle foglie ,
alliingali , A-S-pollicari. Gambelti 4-6-lineari , sub-
cguali alia siliqua. CaHce glaucescenle, chiuso o sc-
inipalanle. Pefa// bianchi, obnvali o subellillici , due
voile piu luni^hi del calice. Silirjue alquanto tereti ,
piu & meno lalcalo-subincurve, ordinariainenle di color
fosco, coi gambelli dociinali o palenli. Semi minuli,
fosco-leoniiii.obovalo-ellillici compress!. Tulla la pianla
glabrissima.
E alimenlaria, ed eminenlemenle anliscorbulica;
e quiadi se ne fa uiollo uso. ,- ;
ISO
253
- CjiRDAMlNE, L. JUSS.
, ( Fa. Cardamine )
Cal. chiuso o palenle, eguale alia base. Siliqua
lineare compressa , con valve piaoe , enervie , piu
sirelle del Iramezzo che ha 1' orlo iiigrossalo, (icisceiili
con elaslicila dalla base, e altorciglianlesi. Semi 1-se-
riali, compressi , quasi iminarginali. CoHledoni gia-
cenli.
497. C. HmscTj, L. W. Ml. DC. Biv. Presl.
Guss.
Patentemenle subcigliata , a caiiie erello: foglie
pennaliformi , con pseiido-foglioline subdetilicolalo-
Tosecchiale, neile radical! subcircolari, nelle superiori
bislunghe, bislungo-spatolalo, o lineari: pelali spatolalo-
liiieari, piu liinglii del calice: silique erelte, glabre,
coronate da corlissimo stilo olluso. (^Annuel).
C. pralensis, Ucr.? non L.C, impaliens, Ft. Dan.
C. sylveslris, imnor , ilaUca , Barrel. Naslurlium
pratense, foUo roimidiore, flore majori, Cup. !
\ Fn. Cardamine herissce ou value , cresson
Folg.\ herisse. . ,,,,j,,;,
( Sic. Aruculicedda sarvaggia. ' !
Gennaio-Febbrajo.
■ Nei iooghi colli ombrosi, Ira le biade, in mezzo
alle siepi.
Badice ramoso-fibrillosa, gialiastra. Caitle alio
da K. poilici ad un piede, erello, quasi del luUo gla-
bro, angolalo, per lo piu semplice, anche ramoso sin
51
dal!a base, o piii d' uno dalla stessa radice. Foglie
piMinatifonni come nella specie precedenle : coslula
coinuiie coil pochi e rarissimi cigli : pseudo fuglioline
picciuulate, sulxlentato-rosecchiale, nelle radicali sub-
rolonde ( qiiella in cima sempre piu giande , e alls
voile subreiiiforme, le altre da su in giu gradatainenle
piu piccole ) , nelle superiori bislunghe, o bislungo-
spalolale, nelle eslreme lineari, o spalolato-lineari :
lulle alleniiale in picciuolo, iiiegualmente opposte,
sparse di peli patent! nella sola pagina superiore,
glabra nella infcriore. T^mfruUiferi 1 /yz-S-poUicari,,
coi frulli nella base dislanti, nelT apice piu ravvicinati,
e gli cslren)i quasi fascellali : gambelto filiforine, nei
frulli iiileriori 4- 6-lineare, nei superiori gradatamenle
pill breve. Calice appena 1 /yz-lineare, cot sepali
glaucescenli, verdicci nei dorso , biancbicci nei mar-
gini, sernipatenli, piu corli dei pelali. Pt'/a/if spalolalo-
lineari, bianchi, piccioli, cocleariformi all'apice. Slami
quasi sempre A-dinamici^ rare voile 4-andri : non ho
mai vislo i due piu corli Iramularsi in fiori compleli,
per formare la variela prolifera si comune in FraDcia«
Silir/ue lineari, glabre, elegantemenle torulose, crelle,
luD^lieS-lOlinee, piu larghelle di una lineayCoronale al-
l'apice da breve slilo oUuso. Sanimmuii, leonini, ovali,
compressi, quasi smarginali nella eslremila inferiore,
allondali o piani nella superiore, con un solcbello
lodgiludinale di qua e di la sollo la giacitura della
radicioa. Tulta la piaota ha odore, e sapore di Eruca.
52
254.
Ababis, DC.
( Fb. Arabide, Arabelle.)
Cal. erello, eguale o gibboso alia base. Stami
liberi senza appendici. Siliqua lineaie, con valvs piane,
uniiiervie. Semi in una serie, ovali od orbicolari, com-
pressi. Cotiledoni giacenli.
498. A. f^ERNA, DO., Presl, Giiss.
Ispido-villosa, a caule erelto : fo^b'e dentalo-
seghellalo, le r.idicali e cauline infcriori bislungbe,
od obovalo-spalolalo, allenuale in picciuolo, le supe-
riori ovale o bislunghe, sessili ; a base diialata : pe-
dicelli pill corli del calice : silique corooale da corlo
slimma, subsmarginalo. {An7iua) .
Hesperis verna L., Ucr., Biv. Leucojum pur-
pnreum, Bellidis folio, Barrel. L. minus rotundifolium,
flore purpurea, Id. Draba alpina, minor purpurea,
folio subrolundo, aspere serralo, Cup.
Marzo-Maggio.
Nei colli ai margin! delle vie e nelle valli ( PoZ'
zdngheri. Cava delP amico) , ma non moilo fiequente.
Radice rainosa, rigida, biancaslra. Caule cilin-
drico, oscuramenle slriato, erello, somplice o ramoso
sin dalia base, a rami elevali, palenlemenle ispido-
villoso con peli ineguali, nella parte superiore quasi
glabralo, 4-8 pollicare non compreso il lirso, sposso
fosco-baio inferiormente. Foglie radicali e cauline in-
ferior! obovalospalolale o bislunghe, allenuale ia
picciuolo, seghetlalo-denlate ad angolo quasi rello,
coi deuli dell' apice piu distanli, piu irregolari, piu
53
oltusi, menn inlaccati, I' eslremo ijrancie loLiforme •
le caiiliiu; dislanli, scrvienti d' mvoliioro ai r;iiiii o oi
rudiiiiedii di questi, ascendcndo gradalanicnle piu
piccole, ovale o bislunghe, sessili, a hase non cor-
dala ma col margine dilalato, piu lenuemenle deiilale ;
tulle esiliDcnle nervose, corlam«iile scahroso irsule
spesso coi deiili fdlra volu sul)d«iil.llali sollo I' irsu-
zie. Tirsi fioriferi in corimbo paiicifloro, lasso • frul-
tileri 2-8-pollicari, con j' asse giahro, e i fii)ri del-
r apice sfuipre aborlili; rametii ascillari delj'eslre-
rae foylit' spesso inleramente ahurlili, o pdco svduppali
cou 1-2 Ooii air apice, che ordiiianainciile uon allec-
chiscono, e setnpre non vaiino in fruUo : gambetlo
1-4. lineare nel IruUo, incrassalo, hoq arlicolato sul
fuslo, ma ooDlinuo con la soslanza di esso senza
brallee, ordidariameiile alquanlo piij grosselto all' api-
ce, su cui si arlicola la sili-pia. CaUce bisaccalo, coi
sepali fosoobai, liiieari lanceolati usuli, semipalenli,
piij corn deir unghia dei petaii, Petali bislungo-obovali*
o subrolondi, osciirameole relusi e inezzi all' apice
violelli iiella la(nHia biam-o-flavi sopra I' unghia ap-
piM)a 1-1 1J2 Imeari, 6Vaw salienli : fi/amenu i>mnco-
llavi : an/ere : flave : oi^arlo e slUnma verdicci. SiUque
ftliernale, glabre, 2-2 /y^-poilicari, liyi.je, eretlo-pa-
tenli, pocbissimo compresse, longiludinalmenle cor-
rugale, uu pu rislrelle all' apice ed aiiche alia ba.se,
la cui uhima eslremila nuovameiile .«,i slarga tie! punlo
d' inscrzioi.e sul gambello, pareggiandosi all' apicu
di esso: slimma. che lo corona'; semilmeare, sub-
smar^Moalo, oidiocriaineule uu po slrangolalo alia base.
SoiiH iiiioiili, bisluii^hi ed obovali. cumpressi, sc:;rL-
Jeonini. I pdi pi r la piij puiie, spccialmeiile nel caule,
ini son parsi semplici ; uei calici e nelle foglie seni-
plici e biforcali. g
5i
i99. /f. ninsuTA, Scop. , DC. , Guss.
Irsiila (coil peli semplici e forculi ) a caule sub-
semplici!, virgtUo, erello : foglie intere o denlale, le
railicali ol)ovalo-bisluiiglie, olluse, alteiiuate in picciuo-
lo, le cauiiiie LislLiiigo-lioeari , suboUuse , sessili, a
base ^ellliabbraccial)le iion piulungala : pelali spnlo-
lali, frello-patenli ; silique ri:^ide, glabre, coronale
dallo slimma 2-Iobu. ( liizocarpica, o bienne) .
Turrilis hirsula, Ucr. , Gerard, non L. Turrita
Clusii, taut.
13. Sagitlala. A foglie cordalo-saeHale, con le
oreccbie roloiidato. ( Turrilis sagillala, Berlol. aman.
Presl. /Irabis sagitlala, DC. , Meral.) .
Voig. Br. Tourelte berissee, T. velue.
Aprilf-Miiggio.
Su i colli per le vie e nelle valli, ma rada.
Var. A. ^ac/ice ramosa^ rigida, biancaslra. Cou/e
semplico , o moiti daila slessa radice , 1-2-pedali ,
ciliiiiJnci, lenuemerile slnali , vergali , rigidi erelti ,
paleiilemeate irsuli, spesso con I' eta fosco-hai nella
parle siiperiore. Foglie radicali rosulale , bislungo-
spal'ilrtle, allenuate iu piociuolo , nella iiiaggior lar-
gbezza 3-iO liueari, luoghe 1-2 //a poll, sparse nella
pagiiia superiore di piccole proiniiienze o verruchelle^
e (juindi scabroso-slrigose; le cauline piu piccole^sessili,
bisliiiigo-lineari, o liiieari-sublanceolale, subolUise, sein-
pre gradalameute diniinuite, a base semi ai)braccianle
non sporta in fuori ; le superiori slretlissime sub-
acute : lutle oUusamenle e leggermenle denlale o
subinl}>re, le supreme sempre inlerissiine: lulle villoso-
ispide. Peli del caule e <lelle foglie allri senjplici,. allri
2-3-r()r(;ali. Tirsi semplici, e nei luoghi ferldi (/'ya«;a
dell Arnica ) ancbe appressalamenle ramosi, a puclii
iiuri Jassi , col frullo 3-10-pollicari , irsuli oell' asse
55
meiio follamcnte del caule, coi fiori dell' apice quasi,
sempre aborlili: gamlx^lli arlicolali all' ascelia d' una
picciolissiina brallea lincare ( non coiinueuli e iiiiiii
come nella specie precedcnie ) pocliissimo piu corli
dei calici, proliini^ali lU'l fiullo da 1 ij» a 3 liiiee,
alqiiaiilo piii slar<i;ati all' apice siiio a paregi;iare il
diamelro della siliqua , clie s' impianla e conlinua
sopra di esso. Ca//ci saccati, gial)ri, a .^epaii bislungo-
Jitipari, ordinariamenle fosco-bai C(il margine bianco.
Petali spalolali , qiialcbe volta quasi lineari , eret'o-
palenli o ricurvi, bianchi. Anlere flave. Sili(jtie iigide,
lineari. appena piu assolligliate all' apice, sublorulose,
d.ippriina appri^ssate al caule, poi ndla malurila gra-
dalamenle scostantesi , erelto-palenii , dritle <> sub-
ricurve, 1 ij* 2 <y2-pollicari, lolalmenle glalire, le
piu giovani sparse qualclie volla <li peli palenli so-
pralutln ill cima . coronale da slimnia corlissiino 2-
lobo, lecgermenle strozzaln alia base. Semi bislughi,
o subcircolari inleri, giallicci, slrettamente marginalo-
ala(i> on pn piu al di solto.
La Var. B. non in allro difTerisce cbc nello
avere la base delle foglie cauliiie proluogala in due
orccchielte rulnndale, u I' apice aciilo , e >e non e
un lasus degl' individui che ho soli' occhio, auche le
silique piii robusle e piu raccorciale.
255
CnE/R^ftrnos, R. Brow.
( Jr. Violacciocca Fn. Giroflee Sic. Valacu. )
( Frazione dei Gen. Cheiranlhus, Lin. )
Calice chiuso, bisaccalo alia base S/Z/yuo Imeare,
S6
lereli-c(»mpressa o ancipite , coronata dallo slimma
capilalo () 2 lobo a lobi palenti. Semi in una serie,
ovali, compresso-marginali. Coliledoni giacenli.
500. 6'. fruticulosus, L. mani., ( non C. Chei'
ri; fruticulosus, DC. el Guss.)
A caiile angolato, fnitesceuli! , diffusame'ste ra-
raoso: f'oglie lanceolate, aciile, intere, verdicanesceali
in ambedue le paij;ine: siiique lelragoiio-ancipili, eret-
te corcndle da slimma 2 fido, con le lacinie ricurve:
semi slreltamenle marginali. (^Frudce).
C. Cheiri, Ucria'^. Bianca ap. Guss. syn. 2. in
add. et emend, p. 5 4 7.
It. Viol' a ciocca gialbi, vioiacciocca gialla,
viola giylla, cheiri, leucojo giallo.
f^olff. I Fr. Giroflee des murailles, girollier suissard,
violier jauiie.
5"/^. Valacu giarnu.
Marzo-Maggio.
Nei greppi delle pendici (a mo/z/e Celidonio).
Caule eretlo, ramoso, angolalo, alio da 1 a 3
piedi, frulesreote, a rami pieghevoli diffuso-risorgen-
li , gii aduiti lubercolati dalle cicalrici delle foglie.
For/lie lanceolalo-acule, allenuate in picciuolo, inlere,
vt'idi-canescenli in ambedue le pagine per corlissima
pubescenza appressata poco visibile ad occhio nudo,
cosi come i calici, ed 1 caiili giovani. Tirsi fionferi
in corimbo lasso, frulliferi allungali da 6 a 12 pol-
lici: (jambelli i-lA\Re-M\, angolato-sub-i-goni, alquan-
to iiigrossali in cima, erello-subpalenti. Calice a sepali
linejin lanceolati, fdsco-rossicci , docciati , bianclucci
nel inargine. Pelali obovali a margine un po dilalato,
subdi'iiU'llali all' apice, e d' un giallo pallido. Siliqua
ereita, iuieare, compressa, telragoao-aucipile, 1 ij4'
n'
3-pollicare, larga 2 3j4 'in. con le valve 1-nervose,
riiij;(}»eUe, canescenli per pubescenza appressalissima
C'linn le foi;lie: roslro conico, 1 //a-iioeare, con slira-
mi 2-cor(U! 0 2-fido, a lacinie coslaulemenle ricnrve,
cyomi subiolondi ed ovali, compressi, subleonioi, strel-
lainente lulro-marginali, con sperraoderma corrogalo,
radicina promiiienle, e ombelico nericcio.
Si colliva nc'gli orti per oroamenlo.
236
Mjtbiola, R. Brow.
( Smecnbramenlo del Geo. Cheircmthus, L. )
Cal. eretfo, 2-saccalo alia base. Sitiqua lioea-
re, lerelo o compressa , con slimma sessile , 0OQoi«
venle, 2 lobo, a lobi incrassali o cornigeri nel dorso.
Semi ill una serie, spesso compressi, spesso raargi-
nali. CotUedoni giacenli.
501. M. TuicaspiDATJ, R. Brow., DC, Presl,
Cuss.
Villoso lomenlosa , incana , a caule suberelto ,
ramoso; foglie sinualo-pennalofesse, o spalolate qua-
si iotere: silique egiandolose, 3-cuspidate, a puote acute
subeguiili. {Annua).
Cheiranihus tricuspidatus , L., Ucr. Leucojum
cruci(jerum, Carrier. L. marinum, Id. L. maritimum,
foliis el si/igua hirsulis , eaque in surnmo apicibus
donata, Cup. L. crucir/erurn, foliis plarib us ad no-
des cincrcis, sen incams, Id.
J. . \ It. Choiranlo di Ire punle.
^"^ J Sic. Vaiacu di mari.
58
Gennaio-Maggio; qualche pianta sino a Giugno.
Melle arene marillime da per lutlo.
Radice ramosa, biancasira, lungamenle fibrosa.
Caule palmare o pedale, suberetlo, ramoso, vilioso-
tomenloso , incano. Foglie sinualo-pennali>fesse , o
spatolale, quasi inlere, villoso-lomentose-incane come
il caule. I'irsi fruUiferi 3-6-pollicari, Gambelli 1-2-
lineari, nel frullo incassati e rigidi , conlinui con la
soslanza del caule. Calice chiuso, quasi gamosepalo,
piu streKo all' apice , coi sepali Imeari-lanceolali ,
membranacei al margine , una linea piu lunghelli
deir unghia del pelalo. Patali venosi , violaceo-por-
poriai , bianco-vcrdicci sopra I' unghia , smarginati
air apice, odoroselli. Silique lomentoso-incnne, 2 tj^
3 poilicari, eglandoiose, ngide, cilindncbe, nnn mai
esaltamenle drille , difficiimente deiscenli , ;i punle
subulate 2 ry^-B-lineari , nello slalo erbaceo .•*iib-
otluse , nella maturita aculo-spinescenli ; le latorall
era orizzontali , come da Giiss. , ora ( e non mollo
di rado ) retrorse come da DC, or ancbe voile al-
J' insu ; la media oscuramente 2-loba a causa dello
slimma sessile, che vi persisle sopra. Seini dislanti,
incastrali negli scrobicoli iocrassalo-legnosi della si-
liqua , compressi , immarginali , piombino-foschi ,
lisci, con radicina alquanio proromente orlala di qua
c di la da due solchelli. f^on 1' ela il caule , le
silique, e qualche volla anche le foglie divengon fosco-
rossicci.
v,'i . y '■■:' ,:i
•A .<^V
. V 0_ ^
>•
S9
2S7.
SlSYUBRWU, DC.
( It. Siiimbrio. Fr. Sisyrabre. )
Cal. chiuso o patenle, eguale nella base. Siliqua
terete o subiingoldta, senza slipile, cod slilo cortis-
simo, e le valve concave 3-nervie. Semi ov&\,i o bis-
luiighi, ill una serie, penderili. Coliledoni a[)^o^^\&\\.
502. 5. Officinjle, All. , Scop. , DC, Prest.
Guss.
Sparsamenle irsulo, a caule eretto, patenlissi-
mamenle raiiioso : foglie radicali runcinalo-lirale : si-
lique subiiiale, spicalo-lirsoidee, subsessili, applicate
air asse. (Annuo) .
A. Eriocarpum. A. silique villose.
Erysimum officinale, L. Ucr. , fF. , Bull., Sturm.
E.vulgare. C.B., Cup. Erxjsimum, Cast. E, trio pri-
mum, Tabern. Irio, Malih.
D. Lejocarpum. A silique glabre.
!It. Erisamo, erisimo, erisimo officinale, irfooe,
erba cornacchia, cascellora, erba cascellora,
erba crocina, erba del cantore, rapa selva-
Ilea, rapino, senapaccia selvalica.
F^. IIerl)e du Chaulre, velar officioai, erysiraum.
Sic. Cacacaoi.
Dalla fine di Febbraio a Maggio.
Nelle muricce, nei campi, per le vie Ja per lullo.
Var. A. Coliledoni ovali. Caulo ramoso, a rami
patenlissimo-arcuali, scmplice al!a base, l-i-pedale,
osciirainenle strialo, aculfalo-scabro, rigido, erello
sparsamenle peloso. For/liis spjisauieolo irsule ; ie
60
radicali e cauline inferiori runcinato-lirale, a lobi la-
teral! rellangoli o alquanlo divaricali, hislunirhi e co-
noideo-subaculi, confluenli nella base superiore, irre-
golarmente lobalo-denlali, I'apicilare siibroloiido smus-
Sato : tulte nello stato adullo tinle ordinanainente di
un colore rossiccio violello ; le cauline superiori esal-
tamente ruiicinalH ( la piu parte 3-6de, con le lacinie
laleralt lineari, divaricate, la media bislunga o iineari-
lanceolala, allungatn, otlusamenlf inciso-di'nialc ai
margini, suboUuse all' apice). T'/rs/ spicifonni, final-
tnenle allungali /y2-2-pedali, con la rachidi' striata,
SubvilJosa. Gamhelli lereti conoidei, poscia ingrossati
superiormenie quanto la base della stessa siliqiin,
lungbi appena una linea. Calici mezzo-chiusi. Pelali
pallidamente lutei, piccoli , obovali od elliltici ( nou
lineari), interi, quasi piu liinghi del calict^ Silirjne
appressate alia rachide, subangolato-striate. drilte,
subulate, piu viilose della racbide, 4-7-lineari, a ro-
slro cortissimo, anzi quasi nullo, con slinnna persi-
Stenle a testa di cbiodo. Semi quasi lisci, irregoiar-
rnente, irregolarmente angolato-smussati, foscbi.
Var. B. Won in altro diversifica, che nell' avere
la racbide glabra, o sparsa di qualche rado acnieetto,
le silique glabrissime, 11 caule aculealo-scabr(> piu
tenuemente.
Ntlie ml<' osservazioiii su questa pianla in Guss.
syn. 2. in add. el emend, p 84g per error lipografico
fu confusa la indicazione della diirata, essendosi detto
coi segiii bienne, non amiua, ne rizocarpica. mentre
dovea notarsi annua, non bienne, ne rizocarpica.
E* poco almientaria, benche qualcbe volia se ne
mancino i talli cotti in mineslra.
503. 5. PoLYCERyiTioN, L., AIL, Ucr., IF., DC.
Guss. ' • •
.J«t::
Glabra, a cauli erelli, mnlli dalla slessji radicp :
foc/lio radicali siiuialo-runcinal.';, coi Iol)i iiculi, den-
tali : silique ascellari, liensamente racemose, erelle,
quasi sessili, sublenie. [Ariiiuo) .
Erysimum polijceralion vel corniculalum. Cup.
Irio. altera , Matlh. Saxifraga aurea Lobelii, Dalech.
Turritis foliia caulem ambientibus polyceralion, Bocc,
yolg. Sic. Gimiciara.
Apnle-Maggio.
Nello inuricce, e per le vie^cosi della Cilia come
delle campagiie da per tullo,
Fusli molti daila slessa radice ( di rado sniitarii),
glabri, eretli, /ya-pedali. foglie oscuramcnle verdi,
glabra ; lo radjcali picciuolale, siniialo-ruiicinate, a
lobi aculi deutali ; le superiori bislungo-acuto, alte-
nuate in picciuolo, repaii.Jo-denlale. Fiori ascellari in
tirso foglioso, corlissimamcnle gambellati, piccioli,
qua^i a ire a Ire : gambeUi semilineari, incrassali.
Calice mezzo-palenle. Pelali gialii, piu lunghelli del
calice. Silique erelle, glabre, 6-9-liiieari, abbonite
1-2 in ciascuna ascella, di rado 3, siibtereli, lorulosej
drillc o irregolartneiite curve, appressatosemipati-nli,
leriniQalo da stilo corlo e crasselto a slirnma siibbi-
lobo, spesso e in maggior parle 31oculari, 3-valvi,
anomalia non prima osservala da allri, e che parve
a! cbiariss, Gussoue colaiilo singolaro ch' csito a pre-
starvi fede, fniche non ebbe veduli i saggi da me
invialigli : Valve sompre proUiboranli-saccalc alia base:
Semi mnmU, giallicci, ovali ed obovali. Odore di lulla
la pianla graveoIeUe spiacevolissimo.
.-.•I
62
258.
Dip LOT AXIS, DC.
Cat. palente, eguale alia base. Silique iinearl,
compresse, con le valve alquanlo plane, 1-nervie.
5e/«i'ovali, piccoli, in due sene, pendenli. Cotiledoni
raddoppiali.
504-. D. Erucoides, DC. , Presl, Jacgu. Sabb.,
Reich. , Guss.
A caule erello o ascendenle, ramoso, foglioso,
scahro : foglie bislunghe, subglabre, le inferior! pic-
ciolale iiilere, o liralo-pennalofesse le superiori sessili,
sinuato-denlale e lirale : silique semi-palenli, pedicel-
late ( non slipilale) coronate da slilo conico ensiforme.
( Annua ) .
Smapis erucoides, L. , W. , Biv. S. alba, Ucr. ,
non L. Eruca syiveslris, (lore albo, italica, Barrel.
Sinapistrum album hyemale, erucacfolio Bon. Sinnpi
hjemale arvorum, (lore albo, Erucae vel Bup'/olio,
Id. Cup. S. arvense, album, hyemale, liainfolio,
semine luteo, Cup.
Volg. Sic. Ciuriddi, finacciolu, sinacciolu.
Da Sellembre a Mai:gio. In M;iggio dai semi
caduti dalle precedenti fionlure rinasce neile vigne e
toslo nuovamente fiorisce ; ma sopraggiuiili i mesi
caldi la sua vegelazione non va mollo innanzi, assai
piu clie dallo zapparsi le vigne vengono svelte la
Duove piantoline.
Nei campi, nelle vigne, Ira le biade dovunque.
CauH erc'lli o ascendcnli, ramosi, oscuramenle
striali, 1-2-pt'dali, e qualche vnlla anche piu alii nei
luoghi pingui, ispido-scabri. /'o^//e seloloso-scabroset-
te, le radicaii e caulioe inferiori picciuoiale, lirato-
63
pennalofesse, dcnlate, a lobo stipt^riore ordinariamenla
conico, (li rado bislunglie inl(!r(' ; le superion varia-
mmite siniiilo-denlale, e lirale : lulle minutamente
aculeale Kmgo il margine. Tirsi fmlliferi allungali da
mezzo picde a due : gamhelli 5-8 liopari, scahro-
selolosi, slriali, alquanlo conlorli, palenli. Ca//cnrsulo-
SCiibrnselli, semipatenli, qu.dche volta fosoo-rossog-
giaiili. Pelah candiJi, od.>rosi, obovati, con I' uiigbia
dapprima verdaslia, pria d' appassire per lo piu ros-
seg^ianle, iiilcri o crenato-erdsi ail' apice. Anlere
giallo-verdi, o siilfuret^. Stimma nel fiore a lesla di
chiodt) nel friilto subbilobo, a lobi ricurvi. S/Ugue
obliqiiamonte erelle sul gainbetlo palcnte, alciino an-
cbe ncurve, larghc appena 1-1 //5-li'i. , lunghe piu
d' nil pi)Ilico, gl.ilire, coverle di coilissimo lomonlo
nel solo sliiuini persislenle : rostro 3-3 i/a-bneare,
ensifonne, conico, 1 -spiTmo o aspermo. Semi mlauU^
lisci, compressi, siil)ovali, leonini.
Le selolo sono relroflesse nel caule, picgilft ia
su ni'i gainbelli e nei cabci, subappressalo-inQeSsi
nolle fogbc, ove prendono piulloslo l' aspello di cor-
tissiini aculei, e sono alio voile cosi brevi da neppure
avverlirsi, e fare scambiare la foglia per glabra.
I talli di qii(!sla specie mangiansi in mnn-slra,
sebbene di guslo non mollo buono ; ma e la prima
pianta culinaria precocissima, che ci offrono le noslre
Campagne a! rilorno dell' auluuno
oOa. D. f^iniinea, DC, Presl, Guss.
Subacaule, glabra, a tirsi ascendenli: t'og'ie quasi
tulle radicali liscie : pelali subeguali al calice : s:lique
suberolle, pedicellale ( non slipilale^ coronate da corto
Slilo Imeare, olluso. {/innua) .
A. Sinualifolia A. foglie sinualo pennaloftsse.
Sisymbrium vimineum, L. Tier. Entca sylceslris,
minor, lutea, Bursas paslort's folio, Cup. E, sicula
( mill' minima) Bursae pasioris folio, Id. Bon , Raf.
E. sicula, Bursae pa^tloris folio, Bocc.
B, [nlejrifolia A fo^lie bislungo-spatolale, oltuse,
iudivise.
Eriica Salemitana Iberis folio, Cup. E. sybe'
stris, minima, Bellidis folio, Id. E. sylveslris, minima,
autumnalis, san-nympliensis. Bellidis minoris folio, Id.
E. parva, IberkUs folh, .sicula, Id. E. minor, Ibendis
folio, Id. E. folio, salemilana, Bon.
Vola \^^' Sysiinbre nain, sisymbre des vigoes. -•
"^ jS/c. Aruculicedda sarvaggia.
Oltobre-Aprile. . , . ,
Nelle vigiie, e ne' luoghi colli.
Cauli appena sviluppali , ordinariamenle piu di
uiio dalla slessa radico, per lo piii ramosi, 2 3-pol-
licari, donde poi si allungano i tirsi pedal! o semi-
pedali col frullo : non di rado insorili quesli lirsi itn-
medialaniento sui collo delia radice, per lo piii gia-
ceiili, anziche veraoiente ascendenti. FoyUe quasi lutle
radicali, spiegale in rosa, qiialcuna neile basse divi-
sioni del caule, nella var. A. sinualo-pennalofesse, o
si/iuato lucere, qua e la deiilale, col lobo (kll' apice
alle voile bislungo, alle voile rolondalo, noii sempre'
piij grande come nelle foglie lirale, anzi non di rado
picciolissime ; lobi lalerali ollusissimi, ora conoidei.
ora rolondali, quando opposli, qiiando aiterni, sempre
ineguali di ditnensione, alle voile una semplice sinuo-
Sila anziche una vera iacmia : nella var. 15. bisluiigo-
spalolate, oltuse, indivise, lulle pero piu o meno den-
tate per ordinario inegiialmfnle, col margine alquanlo
dilatalo e spesso ripiegalo in addielro, firsi fruiliferi
i-semipedali, o piu lunghelli. GambelU 2-5-linear»,
155
suberelti nei frulti superior! gradatamente piii corlr.
Calice semipentale. Peiali piccioli, imeari spatulali,
spesso retusi all' apice, luleo-verdegnoli, inaperli, ap-
pma mez^a liiiea piu lunghi del calice. Silique erelle,
o erdlo-palenli, largbe appena 1-1 ij3 lin. , lunghe
7-12 lin. , compresse , allenuate allc due eslremita :
rosiro lungo una Jinea, gracile, cilindrico-fililorme,
olliibi), Jille voile mezzo ciavato, con slimina piccolo,
ostiurissiinamente subbilobo. Semi ovati, miuuti, pal-
lidameule leonini, lisci, subcompressi.
239
Brjssica, DC.
( It. Gavolo Fr. Chou Sic. Caulu. ) '"'
Cal. chiuso, o di rado semipalenle. Glandole tra
gli slaini corti e il pisliilo, Ira i lunghi e il calice.
Silirjua piultoslo lerele, con stilo persislenle, e valve
convesse o l-nervoso-carinate. Co/i7ec/o«i raddoppiali.
Semi in una serie, globosi.
506, B. C^MPESTRis, L. Ucr. Guss.
A caule erello, erbaceo, ramoso, superiormente
glabro insieme ai gambelli: foglie irrorale di glauco,
le radicali e le cauline inferiori lirale , cigliolale ,
ispidetle neila pagina di sollo, le superiori cordato-
abbracciafnslo, biskinghe : silique loruloso-sublereli,
slipilalo, semi-palenti, coronate da slilo subulalo, 1-
spermo o slerde. (^Anniia).
B. sy/vofitris, Dalech. B. camppslris, perfoliata,
imis Lainpsanae I'/uiii fo/iis infunis ( Sic. ) , purp)i-
runle caule, luleo floro. Hon. B. canipealris. perfolia'
tdf Lampsanae Plinii foliis in/imis, purpuranie caule,
luteo flore, Cup. Lampsanae Plinii foliis, Id. Napus
sulvestris, foliorum costa et ima parle caulis purpu-
rets, radtce clavari tenui, Id.
( It. Rapaccini.rapoccini, cavolo perfilalo, colza.
Folg. I Fit. (ihou champelre.
) Sic. Gauliceddu.
Novembre-Maggio.
Nello vigne e nei Iiioghi colli umidi, ma rado
{BorgeUusa, Fkimara...)
' Radice raniosa, alquanlo dura, non gracile. Cau-
le erbaceo, ramoso, erello ed anche risogenle, i-3-
pedale , palentemenle irsulo alia base , glalirissimo
nella pnrlo siiperiore. Foglie d' un verde gaio irro-
ralo di glauco, le radioali e ie cauline inferior! pic-
ciuolale lirale, a lobi irregolarmenle dentalo-iTenali
ci"liali . ispidelte nella pagina inferiore ; le c.sulina
sussecuLive piii basse assai bislunghe o spfUolate a
margine irregoiarmentc siruialo-denlato ; le siipcriori
ovalo-acule ed ovalo-lanceolate, non sinualt^, ma sol-
lanto a margine dilalaloondato, irregolarmenle den-
talo per lo piu verso 1' apice: ie une, e le alire ses-
sili, a base cordala abbraccianle , glabrissime. Tirsi
frulliferi ramosi, allungali sino a 4-14-pollici. Gatn-
helli /ya-l-pollicari,, erello-palenli ed anciie quasi^
orizzonlali, gracili. Calice orelto-palenle, glauco, coi
sepali lineari, docciali, oUusi. Peiali obovaii, concavi,
lutei, quasi doppiamenle piii lunghi dtl calice. An-
tere lulee. SlUo nel fiore cilindrico: slimma a te>la
di chiodo. Silirjue svanilamf;nte relicolalo-venose, S-
6-lineari, lorose , sii i gambi orello-patenli verlicali
ad essi, negli ailri palenlissimi nn po piegale all' in-
su: roslro subulalo-conico, 1 ij4-\ iJ^-Wnedx^ coa
slimma ribadilo a tesla di chiodo come nel Core.
67
Semi tnlnuti globosi, pallidamente leonini, quasi lisci.
£ pianta aiimeolaria.
N. B.
Altra specie di Brassica »i Irova nelle rupi
della Cava Grande, che a giudicarne dallefoglie noa
caralterisliclie , clie sole fiiiora ho vedule ed in un
solo individuo, non lascia decidere, se sia piutloslo
la B. Incana, o la villosa, o allra diversa da quesle.
E perciu, cir io non I' ho messa in calalogo, aspetlando
che mi cada il destro di trovaria coa fiori e Trulli.
260
StNJPis, DC.
( It. Senape Fr. Moutarde Sic. Sinapa. )
Cah eguale alia base, patentissimo. II dippiCi
come nel genere Brassica.
507. S. Nigra, L. Ucr. Presl, Guss.
A caule erello, ramosissimo, subglabro : fogb'e
radicali e cauliiie inferiori iirale, picciuolale, scabro-
selle, le superiori ianceolale, inlenssime, scssili, gla-
br*', quelle dei ramelli peiidule; silique liscie, glabre,
sublelragone, lorulose , apprcssale coronale da slilo
couico, breve, gracile, a.spermo. (/^nnua).
Sinapirapi folio, Plin., C. B. S.pnmum, Mallh.
S. silicjua laiiuscula glabra, semine rvfo, sive vul-
' gar is, I. B. S. ayrarium, luleum, aUissimiim, Bras-
sicae stjlKoslris folus minoribus airo viridibus, caule ^
purpiiranie, Cvp. S. luleum, sihquis Erucae modo
concinnaiis, Id. Bon.
68
■ "' I It. Senapa, senape.
Volg. \ Fr. Seneve noir, raootarde noir, sanve.
f Sic. Sinapa, siuapu.
Aprile-Masgio,
Welle vigne , e nei campi in riposo per semi
venulivi da:;li orii, ove si colliva.
Coliledoni 2-Iobi, grandi. Cauli gross! e rossicci
alia base, rigidi, erelli, 2-4-pedali, pannocchiiilo-ra-
mosi, scabrosetli. Foglie radical! e cauline inferiori
lobalo-pennalofesse , inegualmenle sinualo-dentale ,
scabre ; le superior! lineari-lanceoiale , denlicoialo-
subsegheltale, glabre: tulle d' un verde cup(». Tirsi
frulliferi //a 1 podali, erello-palenli , poco incurvi ,
quellf) deli' apice d( i rami non sempre piu lungo.
GambcUi 2-3-liaeari , non incrassali , con le siiique
sparse, coitliiiue, appressale, qiialcuiia pccbissinio pa-
tente all' apice. Calici glaucescenli, semipalenl!. Pe-
tali obovalo-spalolali , lute! , odorosi. Stliqiia glabra
6-10-lineare ( non compreso lo sl!lo ), drilUi, toruloso,
sub-^'-gona coi due diamelri quasi uguaii , ad orIi
dclla sulura nervoso-salienli e valve 1-nervose, rugo-
selle nella superficie: roslro corlo , 1-1 yy5-l!npare ,
strptlamenle conico , olluso , conlinuo col Iramezzo ,
triangolalo alia base, con le valve che v! si ailicolano
a sbiescio sotlo un angolo poco obiiquo. Sovii aller-
nali di qua e di la sopra il Iramezzo, scuro-ba!, sub-
globosi, semilineari in diametro.
E pianla alinionlaria usitalissima. I semi fieschi
ridoll! in polvere e impastal! col lievito di farina di
grano formano il rubefacienle conosciulo sollo nome
di sinapismo. ,i .a j
508. S. PuBEscENs, Lin., Biv. Presl, Guss.
Mollemoute-villoso-pubescenle, subiacana, n cauli
69
ascendenti ed eretli, ramosi , suirruticosi alia base :
fogliu inferiori liraIo-penn;.iofess(', col lol)o lerniinale
ovalo, le siipcriori elliltico-bisluoglie, crenalo-denlale:
^'ambelti gracili, poscia incr^issato-conici: silique te-
reli, villoso-irsule, iippressale, coronate da slilo conico
submcurvo. {liizocarpica).
Sinajdmontanum. hilpum, Rnphani vulgaris folio ^
Irionis sihf/ms, Bon. liaphunislrum luteum, hirsntum,
Baphani vulgaris foliis , siiiquis Irioms modo coii-
ci/inalis, Cup. Rapiianus arvensis . Raphaiii vulgaris
foUis, Irioms siUcjuis, Id. Baphanislrum luteum, hir-
sulum, liuphani vulgaris foUo, Id.
B. Glabrula. A caule e foglie verdeggiauli , sub-
irsute o g.'abrate. (5. cirdnnata, Spr.)
!It. Seuapa pelosa.
Fr. Moularde velue.
Sic. Lassani. ( Nome comune alia specie
segueote 510 ).
Quasi tutlo r anno.
La var, A. nelle colline; la van. B. ai margin!
delle vie, c Ira le siepi nei luoglii umidi ( Cassibi-
liiFranunedica).
Cauli da 1 a 2 piedi , per lo piii risorgeuli
suffruticoselti alia base , moileiiieiite pubescenli al-
quanlo scabroselli soKo la pelnria. /oijr/te liralo-peo-
nalofesse , nou sollanlo le inferiori , ma ben ancbe
per ordmario le superiori , a lacinie later^li subop-
posle: mile denlalo-crenale irregolarmente, mollemen-
te pubescenli come i cauli , canescenli meiilre son
giovani, nello state adullo pallidamente verdi. Tirsi
frutliferi alluiigali sino a 3-7-pollici, con I' asse pu-
bescenle come il caule. Gambelti 2-3-lineari, accoslati,
gracili nei fiorc, poscia lucrassalo-conici. piii slrelli
10
70
della siliqua in B. quasi della slessa larghezza di essa
in A. Calice glaucescenle. /'e<a/i luleo-canarioi, ob-
ovalo-< llillici, lineali alia base, subconcavi. Slami ed
antere dello stesso colore dei pelaii; slilo verdognolo:
lulti salienli. Silique sublorulose , 5-6-liucari ( noo
compresso il roslio )^ giovani villoso-pubescenli, adui-
le pm glabrale: roslro 4-81ineare, compresso-suben-
siforme e slrialo alia base e daila slessa larghezza
della siliqua, rislrelto e ciiiiidrico all' apice, pari ia
lunghezza a sj3 della siliqua, 1-speinio, quasi sempre
incurve in cima, con stimma capitalo. Semi subleo-
nini, lenuemenle puntali. La var. B. e sempre ver-
deggianle, sebbene abbia i cauli e le foglie appres-
satameiile subirsuti per peli rigidi biancbicci. 11 volgo
la conlonde per gii usi alimentarii con la /. Incana,
309. iS. AnyENSis, L. Ucr. Presl, Guss.
bparsamenle villosa. a caule erelto, ramoso: fo-
glie grossaraenle dentate, le inferiori sublirale, le su-
periori bislunghe, sinualo-lobate; gambelli corli final-
mente incrassati: silique glabre, turgide, rugosello 6-
nervose, suberelle o appressale , coronate da crasso
stilo, ancipile, asperino. (^Annud).
Rapislrum /lore Itiieo, Cast. Raphanisirum flora
luleo, Clip. Lampsana, Cast. Irion, Fuclis.
B. Eriocarpa. A silique riflessamente ispido-acu-
leate.
Sinapi ahissimum, Brassicae folio pallida, aspe-
Tuin, Cup. Bon. itaf. S. arvense, praecox, semine
wt/ro, Sef/u.
i..'j]l-
71
It. Raplcollo selvatico, senapini, senapa sel-
valica.
VoJg. I /«• Moiilarde des champs, seoeve, sendre ,
raoiitarde saiivage.
Sic. Sinapazzu.
Marzo-Giugno.
Nei cainpi e fra le Liade, ma non molto fre^nente.
Var. B. RacUce ramosa. Caule 24 ped.iie, pa-
lenlemeiite ramoso, erello, ine^ualmente slriato, i'^pi-
do per corte setole relroflessR lenuemente hasilate
( vieppia alia base) , che or(liii;iriamenle e coiorala
d' un violello fosco come le base di tulli i rami. Fo-
glie radical! c caiiline inferiori liratc, a lacinic lalerali
allerne inlerroUe, I' apicilare ovala ItiUe grossamenle
e inegualmenle dentate ( a denti rotondati, qualcuiio
coilamente spuiilonalo) scabroso-irsule in amendue le
pagine coi pcli volli in su: picciuoli sparsamcnle sca-
bro-selolosi all' ingiu, docciali nella faccia superiore,
profondamenle alia base, leg^ermente all' apice ; le
altre cauline bislunghe, sinualo-lobale , coi lobi ba-
silari piccoli allcrni, I' apicilare ijrande, inegualmenle
lobellato-denlato a denli larglii e corlissimi , aspre
pure in ambedue le pagine c nel margine e nei pic-
ciucdi per corle selolc e co.si rade che a primo aspel-
lo appariscono glabre: lutte d'un verdo nella pagioa
suprrmre oscuro, nella inferiore piii gaio. Tirsi frut-
tiferi 6-13 pollicari, erclli, corlameiile ispidi a rilroso,
neir asse coi frulti disordiaati : ganibelti 3-l-lineari,
appressati, sparsi di pochissime setole. Calice patcn-
tissimo coi sepali lineari, docciali, glaiiccscenli , ir*
suli al di fuori. Pelali obovalo-cuiieali , pnchissimo
smarginali all' apice od iiileri, alquanlo concavi , re-
ticolalo-oervosi sopra 1' ungbia, corlameule 2<deQtato-
72
lubercnlati alia basp, luteo-canarini. An^ere verdicce,
o delli) stcsso colore dei pelali : slimma verdiccio ,
tomeiiloso. Siligue 7-8-lineari, irsuto-aculeale all' in-
giu^piu 0 meno appressale,a valve 3-nervie, nella per-
fetta malurila ne nervoso-striate, ma lurgide, appena
rugoseite con qualclie oscura promineoza, grosse (2-
lineari in diametro, e qualche volla anche piii) non
di rado slrozzate una o due voile come i carceruli
del liaphanus sanvus, solcato-depresse lungo le su-
ture ( iranne alia base ch' e salienlo ) , variamenle
piegale: roslro 4-gono-ancipile, l-nervoso in ciascuna
delle quallro faccelle, giabro, 1-2-spermo , inferior-
raeole compresso, drilto, erello, o ginocchiato, sem-
pre aiqualo palenle, corlamenle cigliolato alia base
sopru i due uervi salionli con ciglietli riflessi : slim-
ma capilalo, subbilnbo. Semi bai, llsci , quasi della
grossLv/^a di quell i della Sinapis Nigra.
JNella var. A. sonn meno scabrosetli le foglie
ed il oaule: I' asse della fiorilura inleramenle giabro:
glabri i gambelli.- glabnssime le silique, o con qual-
cbe rado pelo nella base; roslro pur giabro, non sub-
eguale alia siliqua o a s/J di essa, ma alquanlo piii
corlo : i calici coi sepal i glabri , 0 aculealo-selolosi
oslernamenle verso 1' apice.
Jn enlrambe le variela le silique non son raai
torulose, ne si veggion lali cbe negli esemplari sec-
cati in istalo di non perletla malura7ione.
Non se ne fa inoilo uso per la cncina, essendo
poco frcquente, e prelVrtiidosi a lull' altre pel gusto
Ja specie seguente.
510. S. Incaha, L. W. sp. 558. DC. Guss.
Peloso-scabra, a caule erello, ramosissimo: fo-
glie iiiferiori lirale col lobo lermioale obovalo-rolon-
dalo; gambelli brevi, incrassali: sdique gracili , te-
73
reli, appressale, coronate d;i slilo olluso l-spermo ,
drillo o i^inocclnato. {Annua).
A. Lejocarpa. A silique glabre.
B. Eriocarpa. A silique ispide patentemente o a
rilroso.
Cordylocarpos ptiboscons, Smith, Berlol. aman.
Hirsclifehlia adpressa, Presl. H. inflexa, Id. Sinapis
gamculaia, Desf. MyagTum hispamcum. L. W. sp.
3. p. Ao']. Berlol. pi. gen. Sinapi sagrarium liileum
Cup. Bon. Raf.
T, , I Fr. Vraie moularde.
'^' I Sic. Lassaoi, amareddi.
Da Marzo alia metla di Giugno; nei terreoi urai-
di anche sioo ni primi giorni di Lugiio.
INei campi, per Je vie, nei pascoli, su le coIliDe,
da perlulto. La var. B. rarissima.
Badice ramosa. Cotiledoni piccoli, subrotondi,
smargmalo-relusi, CaiiU molli dalla stessa radice, 2-
3-pedali, oppur unico ramoso sio dalla base ed iri
per ordinario fosco-rosscggianle e vieppiu peloso-
scahro, a molli rami diffusi, paluli o semipatenli.
Foglie radicali lirale a lacinie alterne, interrotle, I'eslre-
raa cbovalo-rotondata, le cauline inferiori ugtialmenfe
lirale, ma col lobo eslremo bislungo-lanceolalo ; le
cauline superiori lanceolato-dentale o sublirate, col
lobo estremo ovalo-lanceoialo, olluso, inegualmenfe
segbcllalo-dcnlalo, a denli oltusi cigliolali, spesso 3-
jobo con allri due lobelli inFcriori lineari-lanceoiali ;
le supreme uno al di sollo dell' inserzione di ciascun
tirso, assai piccioja, lanceolala o lineare, spesso in-
tcra, qualcbe volla scarsamenle denlala, o denlata
oscuramenle senza cigli roarginali, o soltanlo ciglio-
lala air apice. Tirsi Icrmioali composli, col fru.lto
74
allungali sino a iju-1 pledi, patenti, un po incurvf,
quello centrale di ciascun ramo sempre pin lungo,
^aw6e///ingrossali, piu slrelli alia base, 1-1 -ya-IiDeari.
Sepali calcinali &em\^ii{en\.\ o palenli-incurvi, eguali
air unghia dei petali. Petali obovali, venosi, pallida-
menle lulei, concolori, a margine inlero od osciira-
menle diinleilalo, qualche voita erosi all' apice. Silkjue
conlinue, sparse, appressale, un po scoslale all' apice,
3-6-liDeari ( noa compreso il rostro ) nella specie co-
mune sempre glabre, in B. insula patenlemente o a
rilroso, col roslro sempre glabro, subtereli, non lo-
rulose, col diamelro del tramezzo pochissimo piii lar-
ghello deir allro diamelro, e gli orli della sulura un
po Salient! : valve convesse e spesso oscuramente ca-
rinale ma sempre enervie, nella malurila oscuramente
rugoselle : roslro crasso-subancipile, subclavalo, alte-
nualo alia base ed all' apice, dapprima aculo, nella
malurila olluso, l-spermo ( nei terreni ferlili aiicbe
2-spermo ) dritlo o variamenle ginocchialo (spesso
non curvalo il solo rostro, ma lulla la siliqua) pari
in lunghezza a ij3, o a 2/5 della siliqua, conlinuo
col tramezzo a base Iriangolare, alia quale s' inforcano
e s' arlicolano a sbiescio gli apici delle due valve.
Semi ieonini, miouli, compressi, un po bislunghi, a
radicina prominente. Nella var. B. non allre differenze
si osservano, che quelle della siliqua ispida, la quale
eziaodio e alquanlo piu tenue.
E pianla di mollo guslo, e generalmenle appe-
tita. II volgo confonde con quesla specie i! liapistrum
rugosum\ che quando va in fiore moltissimo la somiglia.
311. S. Dissects, Lag. DC, Spr. , Guss,
A caule erello, ramoso, ispidello : foglie scabro-
selte, pennato-divise, a lohi distant! vari<unetiie sinuato-
idenlati ed inoisi : gambetli semipateali : silique ispide,
75
torose, oligosperme, rialzate ih su, piu corle del garn-
betlo e <iel rosiro i-nsifiMme. (^Annua) .
Kaphanislrum hiteum, Chelidonii quaterno folio,
articulaia siliqua, Cup, Sinapi lutemn, Lini segelum
Chelidonii quaterno folio scisso, siliqua nodosa hir-
sula, Id.
Vohj. Sic. Finacciolu di linu,
Dal Gnir di Gennaio sino alia mella di Aprile :
ne ho irovalo anche fiorili pochi individui in Novembre
e Dicembre ; piii ordinariameole Marzo-Aprile, ma ia
Aprile la fiorilura nori s' inollra molto.
Tra il Linum usilatissitnum, e qualche rada piania
ai roargini dei campi, in mezzo alle biade, e nei prali,
liadice, ramosa. Coliledoni 2-lobi, grandi, ros-
seggiacili tiella pagina inferiore. Caule 1-3-padale,
ramoso-pannocchiuto, sparse di peli rigidi, palenli o
richiiiali. Foglie penoalo-partite a lobi dislanti, ordi-
nariamenle allernali, varii di diraensione, nolle foglie
superior! sempre piu strelle, variamente inciso-dentate,
con la pagina superiore per ordinario glabra, I* infe-
riore scabrosella per minuli aculeetli, di cui sono
sparse tulle le pronunciature dei nervi. Tirsi frutliferi
ramosi, erelli, 4-8 pollicari, Gambetli 5-7-lineari, se-
mipatenti, arcuali, con le siiique obliquamente erette.
Sepaii del calico glaucescenli, lineari-scanalali, palenli-
incurvi. Petali obovalo-bislunghi, giallo canarini. Siii-
que torulose, luoghe 3-6 linee senza il rostro, larghe
2 iji a un di presso, sparse di rigidi peli, come i
cauli, sopra le logge di semi, rare volte glabre : rosiro
compresso, slrialo verlicalmenle nel mezzo (col iiu-
mero delle slrie indelerminato, spesso obliterandosi da
solto in su, ispido sopra le sine, ma solo alia base,
aculealo ai margini, spuntalo all' apice e con lo slim-
ma quasi ribadilo a guisa d' una picciola lesla di
m
chiodo, luogo quanto la siliqua o siao al doppio di
essa, un po slrozzato alia base, che poi dilalasi e
s* inforca sopra la siliqua, ordioariamente aspermo,
alcune voile 1-spermo, quasi serapre alquanlo falcalo.
Semi 4-6 in ciascuna siliqua, grossetii, neraslri, al-
lernati sopra il selto, con le protuberanze che pur si
alterDano su la faccia eslerna delle due valve.
Anche i tulli di quesla specie inangiaasi colli la
mineslra, ma sod poco guslosi.
. ; CLJSSE XFI.
MoTiADElPHlA '■ 6
ORD. i. PETAISDRIA .e
(Gerania, Juss., f^enl, Geraniaceae, Geranoideae, DC.)
OSSERVAZIONE "■'.
La presenle classe non offre perfella corrispon-
denza col melodo nalurale, qual si osserva nella pre-
cedenle. Pero i generi europei di quesl' ordiae, e del
seguenle Decandria , i quail perallro non sono che
due Erodium e Geranium costiluiscono la famigiia
delle Geraniacee insieme all'allro genere Pelargonium
copiosissimo di specie nalive quasi liitle del Capo di
Buona Speranza. Noi, omellendo quanlo riguarda que-
st' ulliino genere slraniero, esporrenao al solilo brove-
mente gii altri caralteri di tale famigiia, che banno
reiazioue coo quei due generi che ci sono iadigeni.
Caralteri delta Famigiia delle Geraniacee.
I. Calice persislenle di 5 sepali piu o meoo iDeguali
77
in eslivazione imbricala, e i due piu grandetti eslerni
alia prclliTazione.
Corolla rotala di 3 pdaii ( raramenle 4-, o nes-
suiio ) piu o mono regolan, iini^hiali, iiiseiili sul
ricellacdio.
Slaini in nuraero doppio, di rado Iriplo dei pe-
tal!, (lisposli in una sola serie secondo moili Aulori,
dispo.-li in due serie secoiiJi) Rn-paii, allernanti I'lina
coi pet;di slessi, e 1' altra con la priinii; con 3 sla-
minodii i^landtiliformi soprciposii al secondo nrdine
degli slaini, e allenianli con qucdio. /''i/awr?;?// cgtiali
o ineguaii. quasi scmpre innnudfifi alia Ixiso , ed al-
cuni shrill per le anlere al)orliie. Anlere bishmghe
e vacillanti.
, liiceltacolo prolungalo al cenlro del fiore in un
asse grade, penlagono : ovarii 3 e 3 slili adnali
o ap|)licali alio slesso in tulla la lore lunghezza (sal-
vo gli slimmi acnli) , allernanli coi 3 staniinodii ,
veliiilali ncjla faccia interna, staccanlisi alia malnrila
e allorligliandosi per la desiccazione come le arisle
di cerli! gramigne. Due uovoli in ciascun ovario, dei
quail un solo atteccliisce, reslando come gonfiata alia
soniniila la loggia slerile dell' allro.
Sierigmo 5-loculare, 3-spermo, a carpelle meni-
branose indeiscenli. Grani pendenli: perispermo nullo
( grani lisci con perisperma pellicnloso , Raf^paH) :
embrione curvalo: coliledoni piani, avvollali o piegati
sopra loio slessi dal basso in alio, lalora lobali: ra-
dicina piegala in giu.
Pianio nci noslri cliini tiillo orbacee . a foglie
ioferiori opposle , le superiori allerne (fogliazione
opposla incrociala, o in spirale a quallro , Iinspail )
palminervi, picciuoiale, iutere, lobale, o pennatopar-
H
78
tite, velhitate e qtialche volla vischiose, con slipole
laterali geminate, o interpositive: fusli arlicolati, qual-
che voila orgaoizzali come quelli degli endogeni; fiori
solilarii, a due, od ombreliali sopra peduncoli oppo-
sli aile foglie, quando queste SODO alleroe, o ascellari,
quaodo queste sono opposte.
Proprieta Astringent! . ','
261 '
Erodwm, Ail. W.
.,, . ( Smembramento del Gen. Geranium, L. )
Cal. di 5. sepali eguali. Petali 5. regolari, o
irregolari. Stami 10. ma soli 5. alternalamenle an-
tenferi con glandole mellifere alia loro base. Slerigmo
5 loculare con Jogge terminate da resla pelosa nel
lato intemo, avvoltabile a spira.
, ; *A foglie pseudo-penoata
512. E. Moscn^TVM, W. Guss.
Pdlentemente irsuto , a cauli diffusi o prostrali;
segment! delle foglie ovalo-bislunghe, subsessili sub-
inciso-dentati: peduncoli moitiflori: petali eguali, noa
ollrepassanli il calice. {Annuo).
Geranium moschahim , L. Cav. Ucr. Riv. G.
cicutaefolio, moschakim, C. B. Cup. Idem moscha-
turn monlanum, folio ad Mijrrhidem tendenle, amju-
sliori profimdius inciso, sancjwneo gutlato, <,up. Idem
folio maculalo, sea sangumea macula inlinclo, odo'
rum, Id, G. ciculae folio, Matlh. Acus moschata, Id,
79
It. Geranio muschialo, erba rauschiata.
Fr. Geranion musque
Sic. Pannizzeddi di noslru Signori ( Nome
Volg. { originalo da una pupolare tradizione,
che la B. Vefgioe abbia immoscadato
i pannolini e le fasce del neonalo Re-
dentore, avvolgendole di quest' erba ).
Dicembre, ma piii decisainenle Febbraio, Marzo
Dei pascob, nei luoghi erbosi, ai margini dei campi.
Quesla, e le seguenli due specie sogliono met-
tersi iH serie sollo la seziooe delle specie a foglie
pennate, il che non parnii f-illo a proposilo. Sebbeiie
ie apparenii foglioline siano dislaiUi ( in quesla spe-
cie) per p:u d' uii pollice le une dalle allre, e non
lascino alciin' appendice su i margini del picciuolo per
farle credere una continuazione della slessa lamina ,
lullavia e facile a conoscersi non esser desse delle
foglie veramenle composte , ma propriamenle delle
foglie pennaloparlile. Per poco che le si osservino
allenliimente, e agevole il vedere, come i picciuoli
dello apparenti foglioline non sono articolali su qudlo
che offre imagine di picciuolo comune, ma proven-
gODo dallo slesso picciuolo , che in esse si dirama
e divide; il che moslrasi pijj chiaro all' apice della
foglia , dove in vece della solila fogliolioR, come ia
tulle le pennate in caffo , vedonsi piullosto Ire o
quallro parlizioni coi rispetlivi nervelli che conflui-
scono e si conlinuano alia base su la coslola, come
nelle foglie decomposle o mulliparlile. E pure una
ripruova della mia asscrzione il vedere alia sfoglialura
quesle foglie uniformemenle ingsiallirsi, e cadere luUe
in un pezzo, menlre le vere foglie composle in lanli
pezzi vauQO slaccauJosi , quaule erano le foglioline
80
che It! componevano. Questa osservazione e pure ap-
plicaliile alio due specie seguenli. Ecco inlanto le ul-
tenoii illuslrazioni su la presenle.
Piaiila pateiilemenle piu o meno irs;ii;i nella
parle superiore dei cauli, nelle loglie, nei picciuoli,
e iiei calici , a peli glandoloso-vischiosi , arlicolati ,
diafaiu. Cauli diffusi o proslrati, e qualche voliii al-
zati sopra 1' erbe, spesso rosseggiaiili alle arlicolazio-
ni: seginenli delle foglie allerni, ovatn-bisiunghi, spes-
so sangiiigiio-maccliiali, a base obliqua , acutamenle
deiilalii-iiicisi, 1' eslremo decomposto o sparlilo. *7i-
pole iiilerposilive una da un lalo , due dall' allro, o
due pi!r ciascun lalo, membranaceo-scariosp, ovote o
amorfc. PeduncoU piu cnrli deila foglia. ^ra^<ee quasi
delta finna e conMslenza delle stipole. Calico a se-
pali l)i:-liinghi, coiicavi, 3-5-costolali , spiinloiiali, e
ire di e>si membranacei al margins , tulli terniinali
da grossa selola, spesso rosso-bruni all' apice. Petali
eguali , pallidamenle rosei. OlricoU o cassule dello
slerigmo coverti di peli appressati, lulei, come nelle
specie seguenli: arisie \ /ya pollicari. Odore di lulta
la pianla forlemenle muschialo.
513 E. RoMJNVM, IV. Presl, Giiss.
A caule, a fuglie irsiiie: pseudo-foglioline sessili,
bislunghe, acutamenle inciso-dentale: peduncoli radi-
cali, S-O^flori: petali eguali , interi ( roseo-porporini
immacolali, piii lunglietti del calice. {liizocarpico),
G. liomanum, L. Cav. Uiv. G. cicitlae folio,
minus o.t supinum, flare coeriiLio, Cup. G. myrrhi-
num, lenuifolium, ampio /lore purpurea Barrel.
Folg. Fr. Bec-de-grue romaiu. >
Febt)raio-Maggio.
INt-i paschi inariliimi { ai margini del Pantanello
di JJelloima presso la spiaggia delle Trernole) .
81
liadice iin po crassa, perenno. Foglie moKe,
di'^post!' ID rosa, irsnte, soiniglianlissime a (juelle della
.specie precedente ina inodore, con le principal! lacinie
foirliolinifoiiDi ora opposle, ora allerne , sessili , a
base ohiiqua, bislunghe, non pennatofesse (Guss.) y
ma piull()^ll) aculamenle inciso-denlate : foglie giovani
<l(Misanieote villoso-canescenli piu nella pagina supe-
riors die ncila inferiore ; il purche non seml)ra po-
tersi rifi'.nre alia var. Canescens di Gussone. Peduncoli
radical!, 'i-IS pollicar!, niolliflor! Co-9-flor! ordinana-
menle ): gamlxMl! curvali in c!ma sollo 1' inserzione
de! fior!. Irsuzio dei picciuoli riflessa, de! peduncoli
pale;ile, do! ganihell! appressala. Involucro moilifosso,
metnbranacoo-scarioso, a dent! ineguali acuti, arislali,
ricurvi : ( Bratloe connate alia base di alcuni Aulori) .
SepaU cabdnali villosi, arislalo-biselosi in cimaj 5-5-
coslolali, bianco marginal! all* apice. Petali eguali,
bisiiingh! od obovalo-subcnitlici, a base unghiala, piu
graiidetli che nella specie precedente e nelle seguenli,
alquanlo piu liiiighi del calice, ma meno del doppio,
inleri, iinmacolali, roseo-porporin! (non violell!, Guss.)
esseiido propriamenle il loro colorilo una cosa di mezzo
Ira il roseo, del quale e piii carico , e !I porporino
di cui non raggiunge I' intensila, e poco dilTerendo a
queslo rigua'-do dai fiori delia specie precedenle e
delle seguenli. Filamentt dilalal!. Arisle degl! potri-
colt I /ya-2-poilicar!.
51-i. E. CicaumuM, fF, Presl, Guss. var. A.
Chaerophyllum .
Sparsaaienle irsuto, a caul! irii, dilTusi ed ascpo-
denli: ioglie coi segmenli ovali e bislunghi, dislinti
alia base, ravvicinali all' apive, sc-^sdi, aculamenle in-
ciso-pinnalifido-dcnlali: pediiiKXil! inolliilori: pelal! sub-
eguali, piu luiiglii del calicc. {Annuo).
82
E. Chaerophyllum, Dav. E. cicutarium B. chae-
rophyllum, Prest. Geranium Cicutarium, L. G. foe-
tens, Riv. G. cicutaefolioy minus et supinum, C. B.
G. ciculaefoUo supinum. Matlh. G. ciculaefoUo, mi'
nus, repem, flosculis parvis candidis, Cup. :
B. PimpinellifoUum. A segmenli delle foglie in-
ciso-detilali: petali piu corli del calice.
E. cicutarium, Cav. E. pimpinellifolium, Pers.
Reich. Geranium pimpinelloides , IF., G. vn. sive
gruinum, Uod.
G. Praecox. Subacaule,a foglie patenlissime, coi
segmenli inciso-pinnalifidi : pelali minor! del calice
( se pur non e la pianla iocipienle e poco sviiuppala
per le coiidizioni slerili del lerreno ).
Geranium praecox W Cav. G. cicutarium Fl.
Dan. G. minus, arvense, Tabern.
Folg. Fn. Bec-(le-grue ciculin , Bec-de-grue a
feuilles de cigiie.
Febbraio-Aprile.
Le var. A. e C. nei pascoli raariltimi; la var.
B. su le colline per le vie.
Coiiledoni 3-lobi, Cav.l Radice a filtone. Cauli
rosseggianii, rigidi, sparsamenle irsuti, nella var. A,
1-sesquipeJali, nella var. B. da 2. a 4. poliici, cor-
lameiile artioolati, in G. quasi nuili, e coi pedtincoli
subradicali. Foglie nella pagina siiperiore glabrc ,
nella inferiore scabroselle per peb appressali apper.:i
visibili, oppure sparsamenle ed appressalameiile irsule
in eiilran)be , coi segmenli fogbolinari dislinii alia
base , ravviciriali all' apice , subopposlamenle piu o
ineno pennalifido-inoisi, a denli ovalo aculi un po di-
vergenli cigliolali , gli apicilari di ciascuii segmento
quasi sempre selolusi , non di rado aiiclie gli altri.
Stipule iQlerpositive, due da un l^lo, una 4^11' allro,
83
Bemiovalo-acule, con la base dei margioi inlerui so-
praposta, bianche o rossicce, Iranne il margine, verdi-
ncrvoso-acuminale. Picciuoli sparsamenle e corlamen-
te pelosi, qualche volla irsuli. Peduncoli piii lunghi
o sul)cguali della foglia , sparsamenle irsuli vieppiu
alia base, con peli ioflessi: gambelli ^\ahx'\, rossicci,
5-6 lineari, rifralli, coi fiori erelli. Involucro di due
cortissime bratlee, appena lineaii, inciso-cigliale. Ca-
lice patente, scostato dai pelali, poi chiuso sul frullo,
appressatamente peloso, coi sepali 3-3-coslolali ( a co-
stole d' un verde cupo conflueoti all' apice, e Is val-
licelle bianchicce ) uero-sanguigni all' apice, aristati .
con 1' arista appena semilineare, ordinariamenlo bar-
bala. Pelali obovato-bislunghi, glabri, barbati sopra
r unghia , capillarmente biancbiccio-striali alia base
con slrie diafane, roseo-cremisini in amendue le pa-
gine ( non uiai gli ho vislo bianchi ), patenli , due
voile piu lunghi del calice, anzi un po piu del dop-
pio, in B. e G. subeguali ad esso. Ariste degli otri-
coli 1 <y*-poIlicari, cortamente vellulate. Odore nes«
suno.
** A foglie lobate, e indivise.
515. E. Mjucboides, TV. Presl, /^ll. Guss.
Glandoloso-vischioso, a caule subdiffuso : foglie
cordalo-ovale-o-bislunghe sublriiobe , inegualmente
delalo-crenale: sepali lerminali da corlissima selola,
subeguali ai pelali. {Annuo, e alle voile bienne).
Geranium Malaclmdes , L. Cav. Lob. Ucr. G.
yi. Maltli. G. folio ali/ieae. Moris , C. B. Cup.
Dicembre-Maggio. Le piante rimasle dallo scorso
aoDO couiinciaoo a florire sin da dellembre.
Nei luogbi crLosi, e per ie vie dd per tutlo.
84
Cofiledoni e\V\H'\c\, a base profondamenle cordata,
ohiiqua. Radice crassa, lugosa, a lungo 6tloiie. Caiili
tereli, oscurainenle solcali da un lato , 2 3 pedali ,
diiTiiso-scorrenti o rialzali sii 1' erbe, pubesceiili a ri-
troso n(dla base, superiomiente glaiidoloso-viscbiosi.
Foglio cnrdnlo-ovale o cordalo-bisliinghe, propriamente
mulliloI)i>, ma apparenlemenle a 3-3-lobi, esscudo gli
allri poco pr^ioiinciali: lobi lutli ollusi a tnargine on-
dato, inegualmeiile denlalo-crenato: pagine appressa-
lamenle pul)escenti all' insu, iielle piante giovaiii spes-
so caiiescenti; 1' inferiore quinluplinervia alia base, poi
ripelulaniente Iriplinervia kingo la coslola , sebbene
con qualche irregolarila: picciuoli opposli , inegiiali,
lereli, oscuramenlc depress! iiella parte sup^riore ,
coverli ( priiicipalineiile luogo la depressione ) di pu-
besceiiza ineguale, paleiile o appressata, nellc foglie
radicali ■; cauline iid'eriori luiiglii , poi gradalaineiile
accorciali. Slipole iaierposilive, largaineiile ovato-lrian-
golari , membranacee, gia!)ro, una da uii lalo , due
dall' allro. PeduncoU iielli; pianle giovaiii radicali, 2-
3-poilicari, 3-4. nmi, nelle adulle uscellan, lj-8 flori,
pn'i luiighi della I'uglia, lulli erelli: gambetli 1J2-I-
pollicari, iiella fioritiiru crelli , poi riflessi coi fruUi
risorgeiili, lulli involucrali da picciole bratlee scario-
se, ovalo acute, biaachicce, ineguali, che presto ap-
passiscoiio. Calice a sepali 3-5-coslolali o nervosi ,
verdi-cnpe, su le coslole 0 nervi , verdi-alleijri nogli
spazii inlermedii, lerminati da una resia ( lunga ijfi
1J4 di linea, e qualche volla piu d' una linea, ciglia-
la, l-2-5elifera in cima ) inlernamenle glabri , esler-
namenlc peloso glaiidoloso-glutinosi ( come i pedun-
coli, i gambelli, e la parte superiore del caule e dei
picciuoli) con peli semplici piu lunghi frammischia-
ti ai glaodoliferi. Pelali bialungo-obovati , qualche
85
volta leggermenle all' apice, nervoselli, cremisim (non
ccrulei, Guss.), con base purpureo-venosa, sulx'i^utili
al calice, ordinariameiiln piu corli. Arisle degli otri-
coli pollicari. Slaini dfila serie eslerna piu dilatati ,
pu'i corli, menibiaiiaceo-biancliicci, slerili, quelli della
serie interna piu assotligliali, piu lunghi , rossicci ,
aiilcnfeti: lulli quasi iiberi. Anlere verdi-[)igie: pol-
line giallo. Slimma granaliiio.
TuUa la piaota d' un verdw, che inclina al glau-
cescenle. Odore non molto sen^ihile. a\ut
OrD. fl. DlCANDRlA
( Siegiiono le Geraniacne G'irania, Juss. )
262
Geranium, W.
( Frazions del Gen. Geranium, Lin. )
Cal. di o. sepali eguali. PotaWS. regolari: Sta-
mi lulli ft-rlili con cinque nellani alia base dei fila-
menli piu lunghi, S/er/V^wo S loculare con resle dfille
e glabre avvollabili a spira.
* Perenni a peduncoli S-llori.
Si6, G. Tdbebosvm, Dod. Cup. L. Ucr. Presl^
Guss.
A radico tuberosa , caule ordinariamente nudo
alia base : foglie digilaln-niolliparlile , ^^^bolluse , le
radical! lungamente picciuolule, a lacinie cuueiformi-
42
lanceolate , pennatifi(io*incise , le cauline cortamente
picciuolale ( le supreme anche sessili ) a lacinie cu-
neiforcni-lineari, dentale-incise: peduncoli geminaii o
2-flori. (Jiizocarpico).
G. primum, e G. tuberosum majus, Malth. G.
tuberosum majus, C. B.
f^olg. Fr. Bec-(le-grue bulbeux.
IVIarzo sino ai primi giorni di Aprile.
Nei lerreni argilloso-ralcari. ( Piano del Bosco
rimpello al giardino di Caruso-Rizzuto).
Radici tuberose ( a densa scorza Dera *> spadi-
cea), subrolonde, bisluiighe, ovatoconicbc; o amorfe.
Cauli leieti , aiquaotu ingrossati e rosseggiaali allc
articolazioni, piu o menu aiti, ordinariameiiie cubitali,
non mai palmari, snperiormente 2 fidi o 2-coli)mi, nudi
alia base ( qualche voila arlicolati infenornieiite prima
di bifiiicarsi, con due foglie opposte su I' arlicolazio-
ne ) corlamcnle veliutalo-cenerei come i picciuoli e i
peduncoli. Foglie d' un verde bianchiccio, le radica-
li lungameQte picciulale, a picciuoli da un palmo ad
un piede ; le cauIine nelle biforcazioni opposte coo
corlo picciuoio da 1J2 ad 1. linea; le supreme Gual-
meiile sessili; rare volte unica e corla foglia picciuo-
lata nel snezzo del caule , piu spesso neli' eslremila
uua sola , o due picciole , sempre sessili. Slipole
ovato-laiiceolate, membranacee. Peduncoli sempre erel-
ti, nelle biforcazioni del caule 2-flori, alle volte quasi
2-pollicari ; nelle ascelle non sempre gemelli 'i-flori
lunglii un polUce Guss. ma alle volte gemelli, di cui
uii(» a due fiori , i' allro ad iiiio , alle voile un solo
2-floro ; neir eslremo dei rami a ire : lulti varii di
allezza e gradalamente raccorciantisi da un palmo ad
un pollice soUo in su. Sepali del ca//ce oscuramenle
3-aervi, putentemente bianco villosi, arislali 0 spun-
lonali. /'<»/a/t doppiamenle pii'j lunghi del calicc. sinar-
ginati o pinttost.) bilobi, noii toccanlisi, ma discosti
1' un dair allro per p.a d' u>ia linea , intensamenle
rosei al primo sviluppar.vi (e so la stagione corre
umida gndellmi ) con vene cremisi. Stami porporini,
ndia fecondazione ravvicinati alio stilo aggregato, che
li al.braccia d' og„' intorno con le cinqtie divisioni
del suo sliinma slellato , ovvero coi cinque slimmi ,
poscia ciirvali sopra i pefali: anlere piombine: polline
verdognolo. OlricoH villosi, con le ariste palenlemei.te
pubescenli, appena pollicari.
**
Annui a peduricoli 2-flori.
517. G. LociDOM, L. \y. Biv. Presl, Guss.
A. caule ramoso, glabrissimo , rossiccio : foglie
lucide , sparsamenle pelose o subglabre , orbicolato
5-7-!(.balo, coi lobi 3-crenali; calici piramidato-ango-
lali, Irasversainenle corrugali: olricoli solcalo-muricali:
semi hsci. {Annuo).
G. annuum, rotundifoUum, montanum, saxalile,
lucidiim, Cup. G. pes cohmibmus diclum, saxatile,
crassiusculo foUo glabra lucido, floscuUs rubns, Id.
(r. rolundifolmm, saxalile, 7no7ilanum , Column. G.
lucidum saxatde foliis Gcranii liobertiani , Moren.
Ir. lucidum. saxatde, C. B.
f^olg. Fr. Bec-dc-grue luisanf.
Maiigio-Giiigno.
i\^;lle ynll. d.lle collino su le rupi muscuse (Ca-
m ddl amico, Lavinaro dd puzzdngheri )
Hadice fibrosa. Canle nlindrio , ijlabrissimo
rosco-rossegg.ante o q„asi pnrp.,rino principalmente
su I nodi cosi come i p.cciuoli, lucido, erelto e ra-
moso iQ ciraa, 0 ramoso- palentissimo s\q dalla base.
88
a rami palolo-ascendenli. Foglie d' un verde allegro,
lucide, poi porporasceiiti , sparsi nella pagina siipe*
riore di peli radi e mnlli, piu sovente glabre, orhi-
coIalo-3 lobale coi lohi 3-crcnali e le creiie corla-
menle spunlonale , e qiialche volla ( principalmente
quella di mezzo) 2-dt;iilale ai lali: alciine foglie 7-
lobe , coi lobi basilari inleri , o sollantu l-dt-nlali.
Peduncoli ascellari 2-flori : gambelli nel frullo non
nflc'SM. Calici glahn, piramidato-angolali , chiusi, ad
aogoii saglienli, toi sepali cnrtamenle arislali, mem-
branoc«4 ai margini, Irasvfrsalmente corrugali ai du
e
Jati dulla coslola, con le rughe pure saglienii, Pelali
dilavalanieiile rosci, obovalo-spatolali, inlen, doppia-
menle piij luogbi d'l ralic«^. coo 1' ungbia sagbonle
quasi una linea. Olricoli dillo slerigmo solcalo mu-
ricali, i^labri nel dorso, pubcscenli ail' apice : ariste
•4-3-liiieari, glabre alia base, un po irsute dal mezzo
all' apice.
318. G. RoTVNDiFOLivM, L. Ucr. W" Guss.
Tullo pubescenle, a caulo palenlemenle ramosis-
simo: foglie orbicolari, le radicali e cauline inferiori
3-7-lobe a lobi 3-fessi , le superiori 3 lobo 3-fide a
base liancatarsepali cort imente arislali all' apice: pe-
tali iuler/, piia lungbi del calice: cassule liscie irsule
semi relicolali. (^Jnfiuo).
G. viscidulum, Fries. Guss. suppl. ad Fl. Sic.
prod. G. malvae folio rotunda , C. li. Cup. Cast.
G. secundum, Muiih.
I It. GriseUiiia selvatica.
Volcj. \ Fr. gerariion a feuilles rondes, Bec-de-grue
a feuilles rondes.
/
Marzo-Aprile.
89
JNei ruden, aei pascoJi sterili, nei luoghi erbosi,
ai marijini delle vie, comunissitno.
liadice a fillone , lijinosa in punfa , giallaslra.
Cauh orizzonlaliiienle ramosi, 2-3-pedaii, tereli in-
grossali e rossicci alie arlicolazioni, piij robusli che
nr-ll;. >p('cie scguenle, i principali oscuramerite solcoti.
Fofjiie (•niiiianamenle ncrvoso-bolloselle ie inforiori
orl)icolar) a base poco aperla, 5-7-iobe a lobi 3.fidi
con la Jacinia di mezzo spesse voile nuovamente 3-
fossa 0 3-deiitata, Ie latorali eslernamenle spesso 1-
denlale ; foglie superiori quasi semirolonde a base
Ironcala , 5 lobo 3-Ode , a iolacchi piu profondi , e
denli piu acuti: lullo opposte obliquamenle , pateoli
per ordinario con glandole rosse sopra i seni dei lobi,
dolci al lallo, ma non come nelia specie seguenle ;
Ie radic-ib" lungamente picciuolale a base del picciuolo
ddalalo-alala. Slipole lalerab, inlere, 3-5 Imeari, acu-
minalo drilte o acuminato-falcate, rosso-baie. ferfw^j-
coh piij corii dei!e foglie: gambelli col fiore erelli ,
col friilto risorgenli. 5e.;>a// ca/icmaZ/ovalo-lanceolali,
3-nervosi, porporini all' apice (i due interni piii strelti,
quasi lineari) con arista lunga quasi una linea, 1-3-
selosa in eima, nel fiore appressati, nei frulto maluro
palenli. PciuU jnleri, o appena smussalo-smarginati,
pallidamente rosei con vone piii cariche. Brallee lan-
ceolalo-lmoari, acuminate, slretlissime, lunghe 2 1J2
3-lin. rosso-baie come Ie stipole. /'//a;7ie;z/« verdicci;
amere e stimmi l^ggermente carnei. Ariste degli o/n-
coh 6-8-lineari, piu pubescenli che nella specie se-
guent.;. Semi relicolali e foveolati enlro gli otiieoli
lisci, irsuli.
Pianfa lulla pubescente con pubescenza ( un po
iintuoso-viscbiosa, e nelle parti superiori decisamenle
glaudolifera) nella pagina superiore delJe foglie sub-
90
appressata, nella ioferiore mezzo-palenle, nelle allre
parti palenlissima.
Oltre le particolarila di sopra oolale , questa
specie ha per caralleri che la dislinguono dalla se-
guenle le foglie piu grandeite e alquanto bollose; la
roaggior rossezza dei merilalli; la cnnsislenza e il co-
lonlo delle slipole: le glandole sopra i seni d< i lobi
delle foglie, i quali seni si osservano nel puiilo della
-glandola alquanlo aggrinzali; i denti delle foglie cor-
tamente spuntonali, il che non Irovasi nell' altra traii-
ne in alcuni un esilissima prominenza; semi relicola-
ti; un oscurissimo odor muscbiato in lutle le paili
della piauta; ed allri molli, che omelliamo per brevila.
519. G. MoiLE, L. W. Guss.
Mollemenle piibescente, a caule ramose, giacen-
ie alia base: foglie orbicolari, le radicali 7-9-lobale,
le cauline superiori allerne, 3-7-lobe, lulte a lobi 3-
fessi: sepali cortamenle aristali : pelali 2-fidi, piu
lunghi del calice.* cassule giabre, subrogose setni lisci
{Annuo).
G. columbinum , vtllosum, petalis 2-fidis, pur-
pureis, f^aUl.Pes columbinus, Dod.
ilT. Pie di Gallo.
Fr. Bec-de-grue mollet , Bec-de-grue doux
au toucher.
Febbraio-Apriltf.
Nei ruderi e pascoli erbosi, ai margini delle vie
6 dei campi, nei prati, comunissimo.
CoUledoni bisculati, porporini nella pagina infe-
riore. Radice a fillone, ramosa in punta. Cauli lere-
ti, 1 /y2-2-pedali, qualcbe volta diffusamenle ramosi,
per ordinario eretli o appoggiali all' erbe, ginocchia-
iif rosso-caraei oella base dei merilalli, alquaoio ia-
_i
91
grossali in anoendue 1' eslremila di essi. Foglie senza
glandole, grossamenle nervose nella pagina iiiferiore,
5-9-lobe, a lol)i irregoiurmente 2-4-fii1()-Jentale , a-
nceiideiido .sempre piu profondamenle incise , le su-
preme digilalo-partile , hllerne : eslreinita di tulti i
deiili subollusa: picciuoli tereli, iunghis'iimi nelle fo-
glie radicali, poi dal basso in alio gradulamtiiile piii
corli nelle cauline: sUpole membranacee , grinzose ,
biaiiclie, ovalo-acule, appressalarn«i>te piil>osceiili, in-
lerposilivo-laleraii : gambelti col flora erelli, col Irutlo
risorgenli. Calici a sepali ovalo-lanceolali ed ovali ,
accostati cosi nel Core come nel frullo. Pelali ama-
rantini ( non cerulescenli Guss. i con tre slrie por-
porine longitudinali, pelosi sopra lunghia, piu lunghi
del calice, 2-fidi a lacinie olluse. Slami bianchicci :
aotere bluaslre:s//w2mi nero-sanguigoi. 0/rico// glabri,
subrugosi : ariste 3-(>-lineari , cortaniente velluline.
Semi lisci. Pubescenza a peli ineguali molii , neila
pagina inferiore delle foglie subappressaia all' insu
nella superiore quasi palenle, nelle ariste appressata,
nelle ailre parli patentissima , e qua e la alquanto
ricbinala.
o20. G. DissECTuu. L. Guss.
Gorlauienle villoso, a cauli palentemente ramosi:
foglie orbicolari, 7-lobalo-parlile coi lobi 3-fessi, le
cauline stiperiori S.parlile a lobi inegualmenle lineari-
laciniali: sopali lerminali da corta selola: pelali smar-
gioali, eguali ai sepali: cassule liscie, glandoloso-pe-
lose insieme a!le arisle: semi relicolali. {A7inuo).
G. columbmum, majus , folim irnis , ad usque
pediciilum divisis. Kaill. G. colunibimun, lenidus la-
cinialum, Cup. G. batraclvoides. minus, Cast. G.
columbimim, awiuum, majus, (enuius lacimalum, et
lieiic ad pediculurn usr/ue, i^up.
92
Folg. Fr. Bec-de-grue disseque - Bec-de-cigue.
Dalla Goe di Marzo a Maggio.
Nelle siepi ombrose, mile muricce erbose, nelle
collure, nelle vigne dovuoque.
Cauli lereli, fistolosi, oscuramente solcali, eret-
li, palenlerneole ramosi. Foglie come nella diagnosi,
coj lobi cuneiformi , 3-fidi , o inegualmenle lissi o
parlili, lo radicali hingamenle picciuolate ; picciuoli
tereli: slipole piccole, lalerali, suln'nlerposilive, Irian-
golari-acumiiiate, arislate, rosseggianli all' apice o da
perluUo, col nervo medio verde. Peduncoli >Jm 1-
pollicari, piu corli della foglia tranne alia sommila
dove le foglie son quasi sessili. Involucro di quallro
brallee simili nella forma aile stipole, ma piu strelle.
Gambetli piu iunghi del peduncolo, gradalamenle in-
grossali dalla base all' apice , col Gore tTclli , col
frullo (Telti 0 risorg<Miti. Sepali lanceolati od ovalo-
lanceolali, 3-nervosi. lerminali da corla arisla appena
Imeare pennicellata in cima, accoslali cosi ncl Gore
come nel frullo. Petali ^\cci)\\, eguali al calice, roseo-
vioielli, leggermei'.le, sinargiiiali. /l7Uere Chrneo b\g\e.
Oiricoli lisci con le arisle semipollicari nella malurita
iiericce. Pubescenza ntd caule deflessa , nelle foglie
appressala, nei rami eslremi, nei peduncoli, nei gam-
belli, nei sepali e nelle arisle paleoleglan l( lift ra.
321. G. CoLvMBiKvM, L. Gms.
Sparsainenle e appressalamenle peloso, a caule
eretlo, ramoso-diffuso: foglie orbicolari, 3-parlite, coi
lobi raoilifessi . e le lacinie lineari : peduncoli piu
Iunghi dtdia foglia.- sepali lerminali da una resta :
pelali smarginali , piu lunghelli del calico : cassule
glabre e liscie; semi relicolali. {Ammo).
93
G. cohmhinutn, foliis dissoclis , pedicellifi florimi
lonr/issi/nis, k^aill. G. orienlale. coluinbinum. magnis
forilms^ podicellis lomjis insidenlihus „ Tonni? G.
bairachioides, /lore coeruleo magno, Casl. G. graci'
ie, r/erami /lacmorroidalis fotiis el siliqua, Cup.
Fohj. Fit. 13ec-degrue colombin, pied de pigeon.
Maggio-Giugno.
Nelle valli delle colline in mezzo ai roveli e alle
siepi ombrose.
Gnide erelto, ramoso-diffuso, 3-12-pollicfirc. Fo-
glie orbicolalo I5-parlile , coi lobi iDollifessi o Ie la-
cinie Inieari .subotluse, corlaiiienle spiinlormle; lo ra-
dicali corlaiiienle picciijolalo. Slipole acuminalo-arisla-
te, a base insensibilnienle allargantesi, ma non ovala,
rosso-biiic. Podvncoli 2-pollic;iri, piu lunghi della fo-
glia: gambetli gracili, ioeguab, il piu Jungo subeguale
al peduncolo: brallee lineari, subulalo-selacee. Calici
piramidali, dilalati nel frulto, a sepali ovalo-acuminati,
arislali, 3-nervosij coi raargini della base rivollali ed
appoggiali I' un conlro 1' altro per 1' interna superficie,
facendo inlorno ai fiore cinque angoli sagiienli. Pe-
tali smarginati, dilavalamenle ceruleo-violelti, piii in-
tensamenle 3-slriati, pm liiGgh-'tli del caliee , qurtsi
doppii di quelli del G. rotund* folium. OtricoU lisci ,
nella loro iminalurila spcsso rugostUii a Iraverso, un
po pelosi air apice , con Je arisle quasi poilicari.
I'ubescenza senza glandole, in lutte Ie parti appres-
sala 0 sparsa, nel caule con peli corii selacei. Semi
relicolato-piuilali,
322. G. lioBERTlANUM J Dod., Cup., /,., Ucr.,
Guss.
Subglabro, a caiiit- ramoso rosscgirjanle : fi)glie
3-S-aale coo feglielle 3-fido-incisp, e Ic l.iuiuie spua-
13
9*
tonale: peduncoli ascellari , piu longlii flella foglia ;
calice lOangolato, villoso, coi sepali arislali: pelali
inleri, appena un terzo piu lunghi del calice: cassiile
glahre, reiicDiato-rugose: semi lisci. {Annuo).
G. roberiianutn primum , C. B. G. tertium ,
Matth. G. roberlianiiin, rubens, Cast.
!It. Geranio roberliano, G. roberziano, Erba
lobenlci, Erba di S. Roberto, Erba ci-
micina, Gicula rossa.
Fr. Hefbe a Kobert, Bec-de-grue roberlin. .
B. Eriocarpum. Villoso a caule gracile, mezzo
diffuso ; cassule pubescenli ( G. purpureum , Fill.,
Poll. G. Hoberlianum B. Smith, Meral.
Marzo-Giiigno.
Nei luoghi ombrosi, su le vecchie mura, nelle
siepi e nelle vaili delle collioe ; rarissirao nei luoghi
mediterranei (Pelrara).
Radice cilindrico-ramosa , Innganiente capelluta,
gialliccio rossaslra. Caule cilindrico, glabralo o villo-
so, erelto o palenlemenle ramoso, 1-2 pedalc, sem-
pre rosso-baio alia base e nei nodi , ordinariamenle
pure in un lalo dei meritaib piu adulli , ingrossalo
air eslremila di essi. Foglie 5 [larlilo-incise, per or-
dinario appressalamenle pubest^nli all' iiisu nella pa-
gina superiore, o sparsameule pelose sopra enlrambe,
e sul picciuoln: sHpole corle, acute, pelose. Pedun-
coli 2-flori air ascella dei rami , o dei rudimenli di
essi: bratlee esillssime: garobelti inequali, I' uno una
mella o due lerzi dell' nitro. Sppali serapre villosi ,
ov;itO'aculi, arislali, con arista iiiiforme , i due piu
interni membranacei al margine, 1-uervosi, i Ire e-
slerni 3-cosloluli, non membranacei che nelle valli-
celle: tulti oel fiure appressati, nei frulto maluro final-
95
mente erctlo-patenli. Petali o])ovato-bisliinghi, liela-
menle rosei , hianchicci sopra I' unghia , convessi
lungo il margine 2-solcalo, depress! nel disco, un po
sbiaJali nelle bordure dei solchi , appena ij3 piu
lunghi del calice. Stami soltcei, bianchicci, alquanto
assolligliali all' apice; antere picciolissirac, Have: slili
verdi con slimmi rossicci, OlricoH bai, relicolali, so-
spesi iiella ioro malurila al roslro del ricfllacnlo so-
pra due setole in vece delle solile r<'sle (osservazione
ijsallissima del Desfonlaines, <; di Cavanilles); in B.
pubescenti, e non di rado anche glabri. Semi noa
fuschi, ma pallidamenle rufescenli. Odore volpino.
0/!D. 3. POIY^NDRIA.
(Mjir^CSE, Juss.)
OSSERVAZIONE
1 generi europei di quest' ordine rientrano tutti
nella famiglia dtiWe Malvacee, della quale ecco in bre-
ve i caralleri.
Oaratleri d Ua Famiglia delle Malvacee.
Calice g^mosppiilo, 3-Gdo, o 5-lobo , a preflo-
razione valvare, rinforzalo eslernameiile du un iavo-
lucro simile a un doppio calice, l-poli-sepalo , n \-
poli-fesso.
Pelali 3., regolari, ipogini, obliqui, obcordifor-
mi , a pfi florazione conlornata , iibcn o sakiuli alia
base Ira Ioro e con gli slami, alleruauli con le par-
tizioni del calice.
96
Stami ipogini, 5-10, o iodefiniti, monadelfi, coi
filamenti ora riuniti per gran parte della loro lun-
ghezza in un lubo cilindrico , che iogiiainn lo slilo
e che si salda con la base dei pelaii, ora semplice-
menle riunili alia base in un anello, od allora o tulti
anteriferi o parte slerili : anlere libere cilindracee ,
globose o reiiiformi, quasi l-loculari, segnale da 4.
linee longiludinali, deiscenli per Iraverso : polline a
grossi grani globosi ed irti di punle.
Ovario supero , a lipo quinario , con o senza
mtiltipli , inleramenle ricoverlo dairappareccbio della
corolla e del tubo staminifero, ch' esso caccia davanli
a se malurando. StUo semplice o mollifesso ( piii slili
saldali un sulu ) con stimmi per ordinario capilali.
Sterigmo o cassnia a nioUe carpelle verlicillale
atlorno 1' asse dello stilo, libere o saldale, 1-polisper-
ine. Grant erelli, ovoidi, reniformi o angolalt , piii
o meno compressi per la loro pressione reciproca ,
quiilche volla irti d' un lomenio colonoso. Perisperma
nessuoo ( esauslo e pelliculoso, Raspail ). Embrione
drilto, a cotiledoni aggrinziti o accorlocciati, che si
incurvniio sopra la radicina.
Pianle erbacee o Jeguose, a foglie semplici, pal-
mate o rotondate con denli o lobi , picciuolate , al-
terne, disposle iu spirale a 5 , munile di slipole ge-
raioate, e qualche volfa di una o piili glandole vicino
ai loro nervi: fuslo per lo piu cilindrico, di rado an-
goloso, erello o prostralo, quasi sempre ramoso; fiori
ascellari o lerminali.
Propneld. Fogh'e o fiori sedativi , emollienli a
un allissimo grado in tutle le specie per una soslanza
muciiagiuosa che contengooo in graa quenlila: radici
qualche voUa amare.
263
Mjlvj L. Juss.
{It. Mal?a Fr. Mauve Sic. Panicedda, malva.)
Cal. 5-parlito, rinforzalo da un invoglio per lo
piu 3-fillo , (Ji rado 6-3-fillo cal. doppio di alcuni
aulori. Sierigmo pluriloculare , di logge per lo piii
moDOspenue.
* A sepaii deir invoglio calicinale lioeari-selacei.
523. M. Cretica, Cav., fr., Cuss., Ten.f fl.
neap.
Pdlenlemente irsula, a caule eretlo : foglie in-
feriori subrotonde crenale, le media oUusamoole 5-
7-lobe, le superiori 3-5-parlite e digitate, I' estreme
3-parlite , a lacinie lanceolate segbeltate : peduncoli
soiitarii, allungaati; calice 5-parlito coi segtneoti acu-
minati subeguali ai pelaii {Annua).
M. hirsutacretica, Tourn. ex herb.in BIus.Hor.
Paris. Alcea cretica hirsuta, Id. Inst, ex herb. ap.
Juss.
B. Decumbens. A rami cascanti, allungali. ( M.
AUhaeoides , Cav. W. M. hirsuta , Ten. /I. neap,
prod. M. Althaeoides B. hirsuta, Id. syll. )
Dalla fine di Aprile sino a Giugno.
la lutli i terreni sterili, nelle colline, e nei cam-
pi dopo la messe. Non rai venne raai veduta la variela
iior bianco.
Cauli ramosi, sposso tubercolati e rossicci, sem-
pre rossicci alls ascellc delle foglie, etelU palmaii u
98
2-peddli secondo la natura del lerreoi, ordinariamente
pedali, a rami ( spesso molli dalla slessa radice ) dif-
fdsi o giacenli, 3-pollicari o sesquipedali, 5/?JDo^e fo-
gliacee, ovalo-Ianceolate acute, cigliate , rivollate ai
margini, e lubercolale lungo i medesimi. F'oglie io-
feriori subrolonde, crenale le cauline successive oltu-
samente lobale , le medie digitate a lacinie grossa-
mente seghellale nella metta superiore , le eslreme
3-partile a deiili di sega piu piccioli. PeduncoU so-
lilarii, piu lunghi della foglia. Sepali deli' involucro
calicinale slrellamente lineari-lanceolali, finalmei)te pa-
lenli-nflessi , o pulenti-subincurvi. Lacinie calicinali
angusle ^ nervose , 3-angoIari-acumiDate , a base 2-
lineare non ovala, iunghe 5-6-llneo, e due voile piii
deir involucro, cigliate, lurbercolale piij d' ailro nel
margine che per tal causa apparisce ondolalo, finai-
menle slellaio-palenli nel frutlo. Petali carnci ( non
cerulesceiili negii esemplari secchi ) ad apice denli-
colato non lobato, piii corli del calice sul pnmo spie-
garsi, poi subegu;ili ad esse; Iunghe 5-6-linevi. An-
tere e riolline dello slesso color dei petali. Slerigmo
glabro con le carpelle leggermente corrugate-rugose
verdicce, nella inaturita rosso-fegatose o fosche.
524. M. PARfiFLORA, Lin., Presl, Ucr.,Desr.
Guss.
A caule ramoso subglabro: foglie appn-ssalamen-
te pubescenli cordalo-orbicolale 7-lobate a lobi den-
lalo- crenali, nelle superiori piij acuti: peduncoli 1-
12-ascellari, corli, col frulto irrfgoiarmeiilo aiiungali:
corolle appena piu iunghelte del calice: carpelle dello
Sterigmo rugose, dentate al marginn, glabre. [Annua^
o bienne).
B. Eriocarpa. A slerigmi piu o raeno pubesceo-
tl. {M. parvi/lora, Smith).
99
yolg. Sic. M.ilva, p;iiiiced(la, pani-panuzzi.
Marzo-Maggio.
^elIe muricce erbose, iiei campi in riposo per le
varieia comunissime.
Caule proslralo diffuso o eretto secondo la na-
lura dei luoglii, a rami paleiitissirai risorgpnii all'apice,
1-3-pedale, scanalato, glabro o sparso di p.'li slellali
o di semplici aculeelti spesso sopra piccioli luheicoli.
Foglie cordalo-orbicolale , 7-lobale ( coi lobi asceu-
dendo piu aciili, e quel di mezzo nelle superior! ai-
luiigato), mezzo-plicale, inegualmente denlalo-crenate
(con le crene per ordinario corlamenle spunlonale )
appressalamenle pubescenli in ambedue le pagine con
peli corli piii o men radi : picciuolo superiormenle
piano, o scanalato in lulla la lunghezza, pubesceole
su quella compressura o doccia, nel dippiu sparso di
minuli lubercoli corlamenle seligeri e piii spessi che
non oel caule: stipole non veramente ovale, Guss.,
ma quasi 3-angolari-lanceolale, appena scariose,mem-
branaci'C, biancbicce, cigliale ai margini , nelle due
superfici quasi glabre o glabrissime. Peduncoli ascel-
lari, ineguali , corlissimi ( 1-2-lineari ) nel Core , e
sebbene nel frullo si prolunghino un po piu, ed uno
sia maggiore degli allri ( 1J3 pollicari ) eretio o pa-
tenle, lullavia gli slengmi Stan come riozaffali sopra
e dintorno all' ascella delle foglie: tulli corlamenle
pubesccnli in una sula linea longitudinale , nel dip-
piu quasi glabri. Sepali dell' involucro calicinale ap-
pena lunghi una mella del calice, appressali, ciglia-
ti, interanieiite verdi sopra tullo all' apice, non vera-
mente setacei , ma strellameiile Imeari , sovenle uu
po lancenlali, e verdi nel dorso , bianchicci ai mar-
gini, Cahco nervoso-rolicolato, bianchiccio alia base,
glabro, dilalalo e se inpalenle nel frullo, coi lobi di-
lUO
\alato-ondati, rostrati, cigliati al margioe. /'d/a// bian-
chi , e pill ordinariamente sfuroati di roseo-ceruleo
dilavatissimo all' apice , bianchicci verso I' uughia ,
piccoli, appena S-i-lineari, obovati, smarginalo-2-lobi
(oon 2-fidi) a lobi corli, poco dilatali , col seno ot-
luso. Tubo slaminifero, filamenti , ankre , e pisHlli
tulli biancbi. Slerigmo aiigolalo nella sua circoiiferen-
za , glabro , o piu spesso cortamente vellutalo con
tomenlo che nella malurazione quasi sparisce : car'
pelle rugoso-fossellale sul dorse, denlale ai margini,
corrugate a raggio nelle faccelte interne.
' Quesla, e le due specie seguenli si adopraoo ia
cataplasma come einollienli.
* A sepali dell'iiivoglio calicioale laaceolati ed ovali.
525. M. ISicAEENSis, JF., Ten. DC. Gi/ss.
A caule erello o giaceote , Itibercolalo ramosis-
simo, coi rami appena palenli o diffusi: foglie cordalo- -
orbicolale, le inferiori oscuramenle 5-7-lobe, le supe-
riori 5 lobale , coi lobi in quelle oUusi e denlalo-
crenali, in quesle acuti e denlati: peduncoli ascellari,
2-6 , nel frulto allungali e palenti : corolle quasi
mella pm lunghe del calice: slerigmi con le carpelle
rugose. {Annua). ,■ i'V"!
M. arvensis, Presl, ex Ten.
A. LEJOCAnPA. A slerigmi giabri. ( M, Rolun-
difoUa, Ucria. M. Vulgaris, ^^asl. M. Flore carneo
minor i, Cup. M. syheslris , procumbens , (lore mi~
nore nlbo, folio rolundo^ Id. M. sylvesiris, folio si-
nuato, /lore dilule purpureo duplo viinori. Id.
B- Enioc^RPA. A slerigmi villosi. {M. Nicaeeri'
sis, All. M. arcensis, Presl, Spr? ex Gass.
Volg. Sic. Come nella specie precedeuls.
101
Marzo-Giugno-
Nelle mur.cce, nei campi in riposo, tra le biede, •
per le vie da per lullo .imbcdue le variela.
Caula ramosissimo, erello o risorgenle, alle voile
rossiccio-baio, o baio maccbialo all' ascella delle fo-
glie, 1-3-pednle , per ordinario lubercolalo-scabro a
Inbrrcoli pic-ciuli r.idi iiuimli d' una coria seuda o
acujet'tlo. FcfjUe come nella diagnosi, macchialo-baie
sii la base donde sp'irlonsi i nervi , corlamenle ed
appressalanieiile pubcscenli in ambedue le piigine :
picciuoli 3-{i-poliicari ( non \-'i,Guss.), depresso-
subscanalali superiorniriite ed ivi viilosi , nel dippiu
spirsamenle tubercolalo-piligen e siibrugoso-scabri
coMie i cauli. PeduncoU villoso-cigliati longiludinal-
menle da un solo lalo ( a peli in amendue le variela
erello patenli ) 2 6 sopra ciascuna ascella, corli, ir.e-
guali, nel frullo alqua.ilo allnngali da 6 linee ad I
pollice, patenli o riflessi con lo slerigmo risorgeote. ■
Sepali deir inwglio caUcinale appena una linea piii
corli del calice, un po piu nel frullo, nel Core ac-
coslali, nel frullo palenli, ovalo-lanceolati , cigliali ,
larghi 1 >j2-2 linee, Dervo>i , spesso a margine di- .;
lalalo-subondalo. Lobi del calice ovaloroslrali, spar-
samenle priosi, cigliale ai margin!, nel fiore appog-
giali, nel frullo semipalenli, relicolalo-nervosi, Pelali
biaiichicci sfurnali di amalislino con 3 slrie longitu-
diiiali violelle, obovalo-obconici, smarginato-bilobi, a
seno olluso e lobi sovenle denlicolali dalla parle in-
terna. Tubo slaminifero bianco con\e le anlere ed il
polline. Slili sfumalamenle amalislini. Slerigmi xa^o-
si, glabri, o piu o meno vdlosi.
Osservali rnollissimi individui vivenli , non alln
caratleri di variela vi ho polulo scorgere, che la gla-
14
1(12
brizif o pubescenza (Jel friilto. \ turbfcoli del caule,
del picciuolo e del calice disdiili dal Ch. Gll^sone
per tipi d' una terza vanela son caradere quasi conm-
ne a lulli gl' individiii di quesli dinlorni, sia che ab-
biano l<> sterigrHO glaliro, sia cbe I'alibiano villosd.
326. M^ Sylfistbis, L. , Jll. , W. , Ucria ,
Guss.
A caiile eretto, siihflessnoso. pateolemenle ispido
come i picciuoli ed i ptduncoli: fogiie pubescenti, le
inferioii orbicolalo-cordrile, 5 7-lobo, tientalo-crenflle,
le suptriori semi-orbicolari quasi niozze alia base ,
aculamt-nle 3-7-palmalo-lobate, denlalo-seghellale; pe-
duncoli ascellari, 2 6, gracili monoflori: pelali 2-Iobi,
a seno oltuso, 3-4 voile piu iunghi dei sepali.- ste-
rigmo vellulalo subrngoso. (Jnnua o bienne).
M. sylvestris elulior, Fiichs. M. vulgaris, flore
mnjore. folio sinualo, Zunnich, Segu. M. sylvestris^
folio sinualo. Cast. Cup.
B. Glabriuscula. A peduncoli e picciuoli alquan-
to glabri.
!Jr. Malva, malva selvalica.
Fb. Mauve, m.iiive sauvage.
/ S/c. Gome uella ^pecie 324.
Marzo-Giugno; pochi fiori in Luglio.
Nei campi in nposo, per le vie, nelle muricce
dovunqiie.
Caale 2-3-pedal(', erello, ramose, a rami erelli
o risorgcnli o proslrali, alquanlo flessuoso , ordina-
riainenle fosco-rossigno da uii lato,palentemenle ispido,
con peli semplici o slellali, 1-2-lineari, ineguali, na-
scenli da miniili lubercoli, che il rendono aspro al
lallo. Fogiie 3-7-nervose, alquanlo pieghetlale e bol-
lose, le radicali appeoa Iobate> poi coa lobi 5-7-gra-
103
oalamenle piu salienli o piu ncuti, col margme dap-
pnma creualu, poi graJalamenle dentaloseghellato ,
a deiiti incgiiali e scmpre piii grandelti nel proliin-
gauifiilo delle principali ramificazioni dei neivi: lobo
medio oelle foglie eslrerae prolungalissimo, i due ba-
silari quasi oblilerali, quindi quasi 3-lobe: tutte pu-
bescenli corlameole ed appressalamente all' insii (coa
pch Bella pagina superiore p:u corti), fosco-rossicce
oei ceoiro della base, donde parlono i nervi , d' un
verde piu pallido nella pagina inferiore : picciuolo
subcompresso, leggermetite solcalo al di sopra nella
mella iufi-riore per ordmario palente, ispido e luber-
colalo-scabro come il caule, piu villoso lungo la sca-
nalalura e sollo I' ioserzione della foglia. Stipole la-
lerali erbacee, poco scariose, cigliale, verdi-nervose,
bianchicce neglr spazii inlermedii , larghe 2-31inee ,
iudghe 3-5, di forma ordioariamente ovalo-acula , e
nelle superiori anche liaeari-acuminala, non di rado
a margine or inciso, or crenato, e ad apice olluso,
or quasi mezzo. Peduncoli l-llori , 1-6 dalla slessa
ascella, non mollo rigidi. ineguali, disordinali, 1 1J2
2 pollicari, erelli, e col frullo soveote arcuali, di ra-
do subglabri, ordmariamente ispido-scabri come i cau-
li ed i piccuioli , ma ad irsuzie erello-palenle e piii
corla , e a lubercoli piu mi.iuli : nell' eslremita dei
rami quesli peduncoli slan cosi poco dislanli gli uni
dagli alln, e si picciole e si sparule divengon le fo-
glie, cbe la infioresccnza pigiia quasi 1* aspelto d' uq
grappolo. Invoglio calicinate coi sepali bislungo-ian-
ceulali o subli.u-ari; ,J3 ,„Ci corti del calice, subcoa-
lili alia base: ca//ce on le lacinie ovalo-acule : tulti
due appressalamenle bianco-villosi in ambedue le pa-
gine, biancbicci alia base eslerna, coi margin! sub-
ondali cigliali: tulli due accoslali nel fiore, semichiusi
104
sopra le cassule. felaliglahu, obconico-2-lolji, a seno
olluso dilalalo-ondoso, coi lobi puro oUusi obliqui e
converi^enli 1' un coniro J' aliro, 3-4- voile piu iunghi
del calice , lielaraente violetli , qualcbe volta d' uo
violetlo carico , verlicalinenle nervosi , con tre lisle
longiludinali addossale ai iiervi, d' un violetlo pifi in-
lenso , le quiili confluendo alia base sopra I' ungiiia
del pelalo si diriggono separate I' una al centro , le
allre ai niargini, e cia^cuna poi 2 3-forcasi, e si obli-
tera verso 1' apice: lungo quelle lisle, principalmenle
iiella mella inferiore e nelle cominessure dei nervelli
si osservano delle picciole grinze o bollicelle , che
incavale dalla pagina inferiore menliscono nella su-
periore I' aspello di picciole squatne lucide: i due lali
deir unghia dei pelali son barbali di peli bianchi, cbe
formano sul ricettacoio cinque islmi quadrali, dislri-
buili a slella iolorno il lubo slaminifero, che e vio-
Jello come i pelali , piu intense alia base e nella
porzione libera degli stami a guisa delle slrie dei
pelali slessi. Slili d' un violello piu pallido, pennicel-
lati. /fniere carnee: polline cin."r«o. Slerigmo vellu-
lalo di corii peli (iioii giabro, Merai), nella malurila
subrugnso,
I (iuri di quesla specie sono ricercali dai farma-
cisli, e si ammiuistrano come pellorali.
II Gh. Gussone (Syn. fl. Sic. 2. p. 229. ) aper-
lamenle dichiara esser poco coiiosciule molle Maine
deir Europa meridionale, e ancora desiderarsi una piii
esatta specificazione delle medesime , essendo caralteri
poco coslanli I' incisione , 6 il numero dei lobi nelle
fijglie, la figura delle slipole, la proporzione e il nu-
mero dei peduncoli, la glabrizie e la rugosila delle
cassule, e la forma dei sepali dell' invoglio calicina-
le. II perche non sa decisamente opporsi all' opinio-
a« di chi volesse riteaere come semplici variela della
105
M. Syhcstris la M. pohjmorpha e la M, anibigua ,
Cuss, e la 31. erecia, e l<i 31. hirsuta, Presl, o giu-
dica solamente esser cosa imporlanle , che semprf^
almeiio si prenda nola di quelle forme divtTSO. E
osservabile inlaulo , che Ja descriziooe da me dala
df'lla specie di quesle conlrade ha lanli, punli di coo-
lallo c<n) quelle varie forme designate da Giissone ,
che non saprebbesi veramenle in quale variela col-
locarla; e principalmenle io non so vedervi quel seno
dei pelali aculo , che si assegna come carallere di-
stinlivo di tulle quelle variela. Se io debbo aver fede
alle mie proprie osservaiioni, questo seno dei pelali
Delia specie di quesle conlrade e assolulamente oUuso,
qua! dicesi che sia nella 31. 3Iauriliana; e quindi noa
e ragione , che per lol carallere quosl' ullima si di-
slingua dalla 31. Sylvestris. Spiacemi non polere en-
trare piii innanzi in quesle osservazioni, per non ave-
re r opporlunila di poler eseguire coi proprii occhi
i oecessarii confronli.
264
LjyjTERj, L. Juss.
Cat. Spartito, rinforzato da un invoglio 3-6-Iobo.
Slerigmo plunloculare con logge l-spernae.
527. L. UisPiDJ, Desf. iV. Guss.
A caule frulicoso, legnoso alia base, nella parte
superiore slellalamenle ispido come i picciuoli, i pe-
duncoli ed i calici: foglie mollemenle lomenlose, pa-
tenli , !e radical! e le cauline inferior! suborbicolale,
ollusamonle 5-lobale, le supreme 3 lube col lobo me-
dio allungato: peduncoli solilarii, 2-4-line.iri : invo-
glio calicmale largo, subcguale al calire: pelali smar-
giuali, 3 voile piii lu.ighi del calice. (FruCice).
106
Olbia /n'spida, Presl.
Volg. Sjc. Panicedda ad alberu.
Aprile-Giugno.
Nelle siepi, nei luoghi frulicosi delle valli (Piscia-
rello, Cava di Cassibili, ecc. ).
Cotiledoni cordato-3-lol)i. Cauli 4-10 p^dali, ra-
mosi, erelli, nella parle inferiore nigosi girihrissimi,
finalmfiiile legnosi , screpolali , nell' apice dei rami
iiiegLjalmeole irsuto-ispidi con peli solilarii e in maggior
parle slellati. FogUe corlanunte veiluline, assai inolli
nella pagina superiore, un po asprelle nella inferiore,
subcanoscenli in enlrambe ndio pianle adulle , nelle
pill giovani d' un verde allegro ed eslernamenie bian-
chicce; ie radicali e cauiine di suUo cordalo 5 lobe a
lobi alqufinto ollusi, grossamente crenale ; Ie medie
piu aculamenle 5-lobale a base quasi piafia e Ie cre-
ne piu picciole; Ie florali sijbciiiiealo-3-lobalf, e quelle
deli' eslrema fiorilura quasi lanceolate indivise a crene
sempre piu rapicciolile, e agnzzanlisi in denli. pic-
ciuoli ispidi come i cauli. slipole lalerali, 3-i)ervose,
fogliacee, nelle foglie inferior! corle, ovale, neile su-
periori lanceolate o semilanceolale, lunghe 3-4-linee,
preslamenle caduche. Peduncoli ascellari, nei finri in-
feriori 3-'4-lineari, nei Superiori appena 1-Iineari. La-
cinic iSeW invoglio e del ca^/ce largamenle ovalo-acu-
niinate od ovalo-acute, ricurvi all' apice, coi inargini
un po rivollali, I' invoglio pochissimo piu corlo del
calice, glaucesceoli ambidue nella base, densamente
viiioso-irsuti insieme al pednncolo, a peli ineguali ,
sem|)lici e slellati. Petali flabellati, largamente smar-
gHialo-2-lobi, pollicari, nervosi , leggermenle bollo-
selli alia base negl' inlervalli dei nervr, rosei con strie
violelle, ciglialo barbali ai due lali dell' nnghia a peli
bianchi foruiaati suj ricetlacolo Ira 1' uno e T altro
U;-
{■ij.'H.:.!
f07
pelalo cinque islmi quasi quadralo-subconici dislribuili
a steiia. Tubo siammiferu, filamenti , e pistitU rosei
come i p tali: antore n^Miloimi carnee: polline flavo.
Sleri(jini slcllalamenl.' <• corl;imenle irsuti, con |e car-
pi'lle ricoverle in melta dal ricetlacolo amplialo, senii-
orbicolir»"-subconic(i, tilquanlo depresso e solcalo.
528. L. Trimestris. L, Guss.
A caule erello, erl)acco ispido, ramoso, coi rami
risorgenli: foglie mollemenle pubescenli a base cor-
dala, le ioferiori orbicolato crenale, le superior] ovate,
angolale, o angolalo-sublobate, deolale; 1' eslreme 3-
lobe seghellale: peduncoli ascellari, solilarii, 1-flori,
palenlemenle irsuli come il picciuolo e piu luoghi di
esse: pelali grandi, leggermenle smiissalo-smarginati:
slerigino interamenle coverlo dal ricellacolo scodelli-
forme. [Annua).
L. grandiflora, Moench, Presl. Stegia Lavalera,
DC. Malta trimestris . Clus. M. erecia . Bryowae
foliin subrotundis, foliis imis nilide virenlibus , (lore
tnagno tncarnalo, Cup.
Folq. Sic. Come neila specie 524,
Aprile-Agoslo.
Nelle colture, nei campi , Ira le biade, per le
vie doviinqiie.
Caule fya-3-pedale, cilindrico, diffusamente ra-
moso a rami ascendenli , ispido-seloloBO-scabro con
peli semplici o fascellali , nella parle superiors di-
sordinalamenle palenli , nella inferiore riflessi e piu
radi , tcilli basilali da esilissimi tubercolelti. Foglie
lietamenie verdi, ordiiiariamenle pubescenli, rare voile
quasi glabra; le inferiori cordato-orbicoiale, crenate;
le niedie cordalo-ovale, angolale o angolalosiiblobale
semioltuse, deiilate; le superiori 3-3-lobe, seghellale,
col lobo medio allungHlo acute: ptcciuo// palenlemenle
108
irsuto-villosi vieppiu nella linea superiore, f-3-polli-
cari: sUpole lalerali, ovato-acule, o lanceolate acumi"
natissime, scariose, inlere o dentate, villoso-cigliale,
decidue. Peduncoh lereli 1-2-pollicari, piii lunghi del
picciuolo, irsuti come il caule con irsuzis basilata or-
dinariamenle patenle, non di rado anche volla in ad-
dietro nella parte inferiore. Invoglio calicinale piu
corlo del calice, cortamente pubescente, glaucescenle
alia base, coi lobi rostrate aculi, nervosi, a margme
dilatato-ondalo dentellato o subinlero. Lacinie del ca-
lice lanceolate-acuminate, scarioso-vellutine, inlere, o
ad apice leggermenle smarginato o rosecchialo, Pe-
tali vistosi, grandi, {-{-ij^i pollicari, 4-5 volie piu
lunghi del calico , flabeilato-spatolali, campnmilalo-
ricurvi, nervoselli, incarnato-rosei ( qualche vnita as-
sai sbiancali ) con strie piu intenr^e ( due dt He quali
pill lunghe e violelte ai margini della base) b.uhjiti
ai due lati dell'unghia con peli bianchi, che formano
sul riceltacolo cinque istmi quadrali distribuili a slella
intorno al tubo slaminifero. die e un po fosco alia
base, cameo all' apice insieme ai filamenli, alle an-
lere ed agli slimmi. Sterigmo col ricetlacolo amplialo
scodelliforme soprapposto alle carpelle, c quesle gia-
bre, elegantemenle rugoso-slriale per Iraverso, a dor-
so atlondato, e lascianli un soico Ira la commessure.
S' impiega come la specie seguenle agli slessi
usi medicinali della Malva, non mellendo il volgo al-
cuna difTerenza Ira questi due generi. :
S29. L. CuETicj, L. Giiss.
Gluuco-verdeggiante , a caule eretto , erbaceo :
foglie mollemente pubescenti, lo inferiori a base cnr-
dala, orbicolale od ollusamente 5-lobate, crenate; Je
superior! a base mozza, aculamonle S-an^'olato-lobaie
col lobo medio maggiore, crenalo-deDlato: peduucoli
109
ascellari, glomerali (1-6) pin corti del picciuolo: la-
cmie calicinali squisHamenle nervoso-rugose, aciimina-
le nel fruHo: petali sinarginalo-2-lobi. {Annua)\ non
r ho vista mai bienne ).
L. EmpedocUs. Ucr.Pex Guss. Anthema, Preal.
Malva annua, hirsula, foliis hederae inslar angulosit,
Moris. L. sicttla, Tin.
f^olg. Sic. Come nella specie S2i.
Aprile-Maggio.
Nelle colture, nei campi , tra le biade , per le
vie dovunque.
Caule 3-8-pedale , cilindrico , patenleraenle ra-
moso a rami ascendent!, nervoso-reticolalo alia base,
irsulo cotne i picciuoli ed i peduncoli, con peli fa-
sci'llato-slellati palenti, ed inoltre sparso qua e la di
mmuli lubercoli acaleati, sopra cui proveogono quei
fascelli di peli che si son descritti. Foglie appressa-
taineiue pubescenti a peli corli, di forma come nel-
la diagnosi, col lobo medio nelle superiori piu grau-
de e pill aliungato , e i denti piu aculi e piu voiti
air insu che non nelle foglie inferiori. Peduncoli ascel-
lari, agglomerati, pero non iulti della slosi^a luiighez-
za, ma irregolari, e disordinali, ed uno ( qtiiilo im-
medialo alia inserzione del ramo che parte da cia-
scuna ascella, e il primo a melter fiore ) pii'i aliun-
gato degli allri; lulli piu corli del picciuolo, variaa-
do la liiiighezza di essi da »y3-pollice ad \ ijt , e
quella del picciuolo dai 2 poilici sino a una spanna
0 a un dodraiile. Lacioie deW invoglio caliana/o ov<i\.0'
subacute nervoso-rugose , verdi all' apice, piu corte
del calice, appreissale nel flora paleiili submcurva nel
frutlo. Sepali del calice ovalo-acuminali biancbicci
sul dorso , col margiaa verde e come minutamenta
IS
110
©ndolato-nigoso, e rugosi essi pure in lulta la pagi-
na esleriore, finnlmenle foschi e chiusi sul frullo le
une e gii allii irsuti, cii;liali ai raargiiii, bianchiccio-
glaucesconli alia base, /'e/a/i ohconici, smussalo-sinar-
ginali all' apice, col seao (iilalalo ed omJoso, 2 volte
piu lunghi del calice: colore di ossi dduvalo Ira la
aiTuilisliiio e il cenerognolo cou vene d' un viulc;llo
assai piiliido. Slerigmi glabii a superficie quasi uni-
ta (id oscuramenic rugosa , solcali nelle comiDCSsure
delh carpi'lle, e quesle a dorso allondalo, uella riia-
turila neraslre con le facc(!lle corrugalo-nervose a
raggio. Ricellacolo obconico, non amplialo , appena
spurlo ia fuori a laogeiite delle carpelle ua po appua-
tato oei centro.
( Continua ) ■...■.
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r..;i.', .tj! i< I '..:,'.(.• j'lh JiH'
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METODO FACILE PER FORMARE
GLI OGGHI ARTIFICIALI
DI CRISTALLO
DAL SOCIO
LETTO NELLA TORNATA ORDINARIA DEL DJ 20 LUGLIO 18S!.
f i;?t^ jArf
.i^'.t- xia;'-^ 0£ Ui .iSvf i;';i/;i'u!0 , . '.vrflot
lirli occhi che esprimono le qualila Gsiche o
iDorali degli animali soao la cosa piii oecessaria a
conoscersi da un preparatore nell' arte di tassiderroia.
Molli melodi si conoscono in quest' arte ioge-
gnosa (1) , lalche gli occhi arllGciali imitano perfet-
tamenle la natura. Quelli pero riporlali, sia nell* opera
deJI' abate Manessa, sia in quelle dei manuali prepa-
ratori di lassidermia, o in altri saggi arlistici, sono
facili e vero alia esecuzione, ma perche abbisognano
degli assorlimenti di piccoli cilindri di srnalto di ogoi
sorta di colore o di cristallo, cbe si possono trovare
in Parigi, lasciaoo a noi desiderate un mezzo che
valga ad ovviare a tale mancanza. E' questo il
(1) Chi desidera conoscere i metodi per fare gli oeehi
artificiali coa la lampada a mantice cd i cilindri di smalto po-
tra consullare il Noiireau manuel compUl de Naluraritle pre-
faralcur, par M. Boilard. Paris 18iS.
motivo che m' incoraegia a pubblicare un nuovo me-
todo da me Irovalo facile e che lascia poco a desi-
derare : melodo che lo:;liera a mio credere, il bisogoo
deir acquislo degli occhi artificiali straniori.
Le cose necessarie soiio. Un dinm;mte per ta-
pliare le laslre di crislallo. Una lenaglia graiide di
ferro. Delia laslre di ferro o di crela coUa della gros-
sezza di Ire iinee. Una piccola pinzella con ganasce
pialte. Un compasso. Laslre di crislallo bianchissimo.
Una mole alleslila, ovvero di gres, ed un fornello a
venlo di forma adallala al noslro uso del quale ec-
cone la descrizione.
Es*o componesi di malloni di forma qnadrala,
e col ficolare fornilo di ceneralnio. A melia della
sua allezza vi sara una gralicola di ferro : I' apertura
per situare la laslra di ferro con i crislalli puo esser
chiusa con lastra di ferro a mauulirio. Jl fuoco sara
mantenuto per mezzo di un canale, iulroducendo I' aria
con velocila forlissima, giacche per fare gli occhi
gross! per animali vi e di bisogno d' innalzare mollo
i gradi di calore.
Allorche Irovasi il preparalore munilo di lulta
le sudelle cose, e facile la formazione degli occhi
col nuovo melodo ed eccone la esposizione.
Si taglieranno delle slriscie di crislallo di quella
larghezza che si desidera, indi si fonneranno in (aiiti
pezzetli quadrali. Si prenderanno le laslre di ferro o
meglio di leggiera crela coUa, su la quale si furraera
uno slralo di due Iinee di allezza di polvere di sme-
riglio, impastalo con poco acqua ; queslo servira a
non fare aJerire i crislalli che vi si dovranno riporre,
facendo cio prendere la forma semi-globosa piu facil«
meule. — Allorche la polvere sara secca alquanto,
si riporranno con la mollella i piccoli cristalli qua-
i!5
drati, E' pero necessaria cosa siluarli con poco di
spazio e tulli d' una uguale lunghezza e larghezza
nel caso contrario, se ve ne fossero piu piccoli, po-
Irc'bboro quesli formarsi mollo piu presto, e quelli
piu grandi, perclie bisognevoli di maggior calore ri-
inarrebbero iiicompleli, e qualche volta non polessero
servire ail' uso. — do fallo, su la gralicola di feiro
si rip&rra la laslra che dovra essere luguaie alia
circonl'erenza inleraa del foniello, giacche se reslasse
spazio alio inlorno, allora la cenere e le faviile del
carbiine innalzandosi macchierebbero la lucidezza del
Cfislallo, e r operaziooe sarebbe come nulla.
Posla la laslra su la gralicola, per mezzo della
ten^giia che no i si dovra levare se pria non sia
quelld bei) siluala, col inaiitice si eccila una combu-
slioDO mollo avanzala, badando bene di osservare
ddpo cinqije miouli o piii, secondo la grandezza del
crislallo, se i pezzellini quadrali abbiano preso la
forma di piccoli globi rolondi: cio pralicasi aprendo
la laslra di ferro a manubrio, e chiudendola subito,
so non siano compili del lutlo. — Si escono dal fur-
niillo, allorohe sono bene rolondi, e lasciandoli raf-
freJdare alquanlo si mellono da parte. Si prosiegue,
1' operaziooe come abbiam delto con siUiare le allre
laslre priinieramente preparate.
Per finire gli occbi cosi grezzi, come si ollengono
dal fornello, bisogoa che si mellano in pezzelli di
pece preparata (1) , e si passino alia mola di gres,
giacche la parte piana del crislallo non e mai lucida
ed ugualo. Si moleranno sino al terzo o al quarto
deir emisfero dell' occhio. Allurche il velro acquisla
tullo il suo chiaro, e ficile finir I* occhio pralicando
(1) Si forma coa ioVa pece nera, e polrere di inarino.
m
due altre operazioni ; ossia, formando la pupilla e
colorandolo.
Si applica dalla parte piana la pupilla, che Tor-
noasi con della carta nera bene lucida, la quale pre-
parasi colorando in nero la carta bianca, e dopo es-
sere bene asciultata passandovi una soluzione di gom-
ma arabica. Siccome e moito difficile formare la pu-
pilla per mezzo della forbice, cosi si faranno varii
lagliatoj rotondi di acciaio e di varie grandezze, e
cosi regolarmente lagliata si applichera sul cristallo.
Finalmenle si coloriscono ad olio di quel colore che
piacera, lasciandone seccare il colorito per fame
r uso abbisosnevole.
Gli occhi neri piccoli o grandi si formano situando
dei pez7,utlini di vetro sul caibone, e col lubo ferru-
minalorio (^ Chalumeau) concenlrandovi una quanlita
moinenlanea di calorico con una lampada ; il cannello
e bastante a fondere i pezzetlini di velro, e pronlissi-
mamente farii divenire rotondi, e risultano cosi per-
ft'tli come quelli preparali con i cilindri di cristallo
e la tavola di smaltalore con il mantice e la lampada.
E' qui che cade in acconcio dir qaalche cosa su la
tnaniera di sofjiarej e su la scelta del carbone bcnche
di non m<dta necessita (1) . — La maniera di valersi
del cannello a bocca esige un'abitudine che si deve
acqiiistare a forza di pratica. Non si deve mai soffiare
coll' aria de' pohnoni direltamenle : il petto ben pre-
sto si esaurirebbe per un esercizio prolungalo.
(1) Si potrebbe far uso dei cannello a vescica, pcichc
• pill pntente del cannello a bocca. — Per la descrizioiie del
Ciinnello a vascica e la maniera di operare, vedi, Laisseijjne ;
Appdiidice al Dizionario dc' reagenli chimici, paq. 14-, Mun-
tova 1842.
117
II cannello dev' essere alimentato dall' aria conservala
ne!l;i bocca, e cacciala con forza per la cmilrazione
dei musooli. E' il rinnovameulo coiilitiuo dell' aria
nella hocca, senza clu; cessi la respirazioiie ordmaria,
che offre qualche difficolla. Si liene percio la bocca
piena d' aria dalle labbra strelle, comprimendo i mu-
scoli delle giiancie, e siibilo si nmpiazza ; tiiUo qiiesto
senza inlorrompere I' ordinaria rcspirazione pel naso.
Con qneslo risullainrnlo medianle un conv.'oienle
esercizio, si sa|)ra sofliare col cannello : operando in
queslo modo, il pelto ha libero il suo gmoco, ed i
soli mnscoli delle gnance provano siil principio una
falica, la quale b«n presto nun si fa piu senlire.
II carbone come buono soslegno , dev' essere
dfinso, compalto, senza crepalure o fessure. I rami
giovani carboiiizzali devono essere rigellali. Si puo
ancbe usare il carbone a pezzi grossi, assoltigliandoli
con la raspa in modo di essere piani e conservare
una diniei»sione di sei pollici circa. Con un collello
si pralica nel carbone una cavila deslinala a ricevere
il crislallo per non cadere .
A complelare qneslo raio arlicolo ed essere al-
qiiaiUo pill nlile sento il dovere di descrivere un me-
todo parlicolare cbe si conosue, e che UiUudi prali-
casi da' naluralisli non solo, ma da fabbricalori d' ogoi
sorla d' occhi arlificiali.
Gli slrumenli necessarii sono ; una lavola di
smallalore coo il manlice, la lainpada, una mollella
rolonda lunga 6 pollici con in mezzo un anello in
forma di slri'ltojo, per via della quale si lieno il HI
di r-rro che dovra fare la punla di appoggio alia
base del cenlro dell' occliio che sara inipossibile di
sofliire ; un' allra pinzclla piana della niedosima lun-
ghezza da servire al maneggio dello smallo, quesla
e necessaria ancbe per smoccoiare lu lampada.
16
iI8
r' 1 maliriali sono : un' assorlimento di piccoli ci-
lindri di smallo di tuUi colori, che si possoiio Irovare
in P.irigi, e meiilio a Nt^verz, ove questi sono a
miglior mercalo che in Uitl' allra parte.
La lavola da manlice e qm-lla di cui fanno uso
gli smaltalori, essa Irnvasi in commercio. Peccato
che il suo prezzo sia piultoslo elevalo , ma la sua
costruzioiie e lanlo semplicp, che si polrebbe persino
costruiria con tin gran manlice a doppio venlo. 11
piede fa rauovere un pedaio che da movimenlo al
manlioe, Nella lavola si pralica un' aperlura nella
quale antra ii canale o condolto del manlice. E' iu
quesla aperliira che m MJianle un luracciolo si adalla
il Inho schizzettalore deli' aria. Una delle sue t'slr< -
mila e chiusa dal luracciolo il quale da passaggio ad
un lubo ciipillare della stessa lunghezza del diamelro
inlerno del primo : e precisamenle il becco del can-
nello per cui e injeltala I' aria, biccome qualche vojla
r olio si riversa lungo queslo lubo, cosi vi si adalla
un piccolo serbalojo destinalo a riceverlo, formalo
d' uii largo collo di fiala laglialo colla lima e rasso-
dalo medianle ud luracciolo (1) .
Allorche si e munito il preparatore delle anzi-
delle cose, in pooo tempo e Facile di fare gli occhi
di color nalurale e d<'iia gmndezza che si vuole a
proposito, e cosi bellissimi die quelli degli animali
viventi. Ecco la maniera di procedere.
Si avra cura nella fusione del crislallo di porlar
via lutle le macchie ed i globelti d'aria che possono
inconlrarsi.
Si silua la lavola di smaltalore in uo luogo
(1) La figura e la descrizione di queslo manlice Irovasi
neir opera da noi cilala di Laissegun a pag. 87, ^
>
01
il9
oscuro, alBne che lo splendore che viene alio inlorno
non sia nocevole a quello della lampada. che e la
sola necessaria per potere operare con sicurezza ; alia
iampada l)ene iliiirainala vi si dirigge la punla del
Chalumeau il quale conduce 1' aria dal soEBello su
il mi'zzo dello sloppiiio che si Iravorsa leggermenle
Del ceiiiro, o si avra cura di avere una fiaaima chiara
e ttirchiiiiccia, alia quale si espoiie il velro o lo
smallo che vuolsi fondere. Se pero quesla fiamraa
non e chiara e viva, i colori dello smallo sono sog-
getli a cambiare e allora si che 1' operazione manca ;
il solo uso puo frtre apprendere i gradi convenevoli
della fiamina : ma in g»aerale e moglio esporre lo
smallo che si vuol fondere all' eslremila del gello
della fiatnmaj perche ivi fonde sovenle piu facile che
Del cealro.
I piccoli occhi sono i meno difBcili a farsi, e
lullogioriio con essi biso^na incominciare : volendosi
apprendere s' incomincia in quesla maniera. Si prea-
de un piccolo fil di fi-rro lungo 41 mill. ( un poUice
e mezzo); una delle sue eslremila si lieoe con la
mo'.lella roloiida menlra che si avvicina 1' allra al
fiioco, nel medesimo tempo che si cspone 1' eslremila
del piccolo ciliodro di smalto del colore che si viioie
far r occhio, e si gira nelle dita sin che incDmincia
a fondere , allora se ne altacca alia punla del ferro
la quanlila necessaria per la grossezza dell' occhio
che si vuol fare ; se ne forma un piccolo globo gi-
randolo alia fiamma, e quando c bene rolondito si
pone nel suo centre un pii;colo punlo di smallo nero
che dovra formare la pupilla. Si espone nuovamenle
al fuoco, perche la pnpilla faccia corpo con la massa,
e quando e bene incru-iala si applica per di sopra
un poco di crislallo, che devesi cslendere su il lerzo
120
o il quarto dell' emisfero dell' occhio ; e qtieslo cri-
stallo che rappresenta 1' umore vilreo di quest' orga-
no, dandogli tutlo il suo lucido.
Si coiitinua ad esporre I' occhio alia flamma sino
che il cristallo sara esleso egualmente su tutle le
parti che devono formar I' iride ; cio fillo si lascia
raffreddare lenlamente. Si puo, per far queslo genere
d' occhi, congiungere piu fil di ferro insierae, e allora
si ha pill fdCilla a Tarii tutti della stessa grandezza,
perche i prinoi, essendo sotto la vista, guidaiio per
il seguilo (1) . :.'.
Quosto e quanto o llluslri Socii ho polulo riferire
e fare, esseiido il frullo delle mie ricerche ; col mio
metodo poi ho credulo rirnediare la mancanza degli
occhi artificiali slranieri, di quel colorito da me de-
sideralo. Sono sicuro che un lal metodo da me ese-
guito con biion successo e compatito ; menire a me
pare che gli occhi che per esso si ottengono imilano
quelli dei fabhricalori ; come polele bene osservare
la moslra che a belia posta ho quest' oggi a voi
volulo presentare. ■ '• -^
(1) I metodi descritti non sono per potere coslruire gli
occhi che si adnprano ai giorni nostri per correggerla de-
fnrmila che risiilla dalla perdita di un' occhio nell' uomo sia
nella donna ; la fdrmazione degli occhi artificiali per I" uomo
vivftiite, e un metodo che mollo difPerenzia d<". quelli da noi
riferiti. « AKualmente la prolesi ociilare ha acqnislalo un lal
grado di perfezionamenlo, che sarebbe ben difficile ad una
ccrla dislanza di dislinguere un' occhio nalurale da un' occhio
artificiale. Quelli che si adoprano ai giorni nosiri sono in
smallo, e si e giunlo a simulare in una maniera perfetla i
vasi della congiuntiva, la cornea, la camera antcriore, 1' iride,
r apcrtura pupillare c la sclerotica. «
Ill
DI ALCUNE KUOVE 0 POCO CONOSGIUTE
SPECIE DI GONCHIGLIE SICILIANR
VIVENTI
DEL CAVA LIBRE
SOCIO ATTIVO
UTTA NBLLA TORNATA OKDINARIA DBL 28 AGOSTO 18S1 .
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aS7!fl&(DlDI!r2I!(DS71S
BJIeir anno 1840 lo mandai in Parlgi al signer
Guerin-Meneville le figure di alcune nuove specie di
Conchiglie Siciliane accompagnale dalle corrispondenli
diagnosi, descrizioni, e figure per inserirle nel Magaz-
zino Zoologico. Quel naturalista in luogo di pubbli-
carle nella lesfe cilala opera, com' era mio divisa-
niento. le pubblicu, la raaggior parte, nella Rivista
Zoolagica, e due solamente nel Magazzioo, e quello
cho piu interessa si e, che quelle deila Rivista furono
pubblicate senza figure e senza descrizione ; o per
dir meglio, non pubblico esso di quelle conchiglie
che la sola Diagnosi. Che la cosa sia come vengo
io di racconlarla, chiara emerge dalle seguenli parole
del ciialo natnralisla conttniile nella pagina 325 della
liivisla Zoologica anno 1840. «Le specie, dice il signer
» Gucnii-Meiieville, che il signer Maravigna ci ha maii-
B dato con le descrizioni e con le fii^tirc orano desti-
s nale ad essere pubblicale nel Magazzino di Zoologia;
» ma i limiti di questa raccolta non ci permettoitu di
124.
s inserirvi tulli i maleriali che ci giungono, e siamo
» obbligati di pigliare, dall* invio che ci vieae falto da
B ogni autore, una sola porzione. »
» Noi speriamo ben presto di potere estendere il
D quadro di questo giornale, all'obbietlo di soddisfare ai
X bisogui della Zoologia. Intaulo noi ioseriamo nella
» Rivista Zoologica le descrizioni compendiose degli
s oggelli che noi oon possiamo atluaimente nel magaZ'
» zino. Ecco quelle che il sig, Maravigna ci ha fatlo
» I' onore di mandarci (1) . »
Tale omissione di descrizioni e di figure e slala
la causa per cui il prof. Philippi ha messo in dubbio
nel tomo 2.° della sua opera su i Molluschi della
Sicilia la novita di alcune delle mie specie pubblicate
nella Bivista Zoologica, al segno che, dopo di avere
rapportalo le mie nuove Pleurolome, vi ha aggiunlo
qul^•^le nolevolissime parole : « Plures vel omnes forte
1) has species jam supra enumeratas esse credere
» possumus ; allamun eas enumeravi , ne quis negli-
B ^entiarn mihi objicial — Pleurotomala, generis difBcil-
» iimi, ex diagao>ibus lai)lo|.iere insulficienlibus nullo
B iiiodo cognosci posse, speciesque ci. auctoris, nisi
» melius describunlur el figuris illustranlur, obblivioni
s inaiidandas esse, nemo dubitrtbil (2) . »
Ecco dunque, come in me fa senlirsi polentissimo
il bisogno di pubbiicare le mie specie, tali quali fu-
rono iuviale al signer Guerin-Meneville, cioe con la
diagnosi non solo, ma con le descrizioni e le figure
{\) II sig. prof. Philippi, che sicuramente avea lello questa
dichiarazione del Kedallore dulla Hiiisla Zoologica, non dovea
altribiiiro a mia colpa la pnbblicaiiidiie delle mie nuove specie
oon la sola diagnosi senza descrizione e figure.
(2) Enutneralio MoUuscorum Siciliac lom, 2, pag. IH.
125
onde convincere il ch. prof. Philippi della novila di
esse.
In questa occasione bo creduto pubblicare la
seconda volla quelle specie, sulle quali il citato natu-
ralisla noii ha fallo cadere sospello sulla loro novita,
ed altre poco conosciute ; affioche si avessero riunite
in piccolo volume i pochi lavori da me falli ( ineno
la niooografia delle Pione ) in un rarao di naturale
isloria, che ho collivato da semplice amatore senza
alcuna prelenzione, ed a cui ho poluto solamente
coDsacrare quelle poche ore di ozio lasciatomi dalla
altre mie occupazioni.
FiDaimente trovansi descritte in appendice due
specie esoliche non da altri prima pubblicate, per
quanto io ne sappia.
. r
12G
GEN. A NAT IN A Lam.
s' Anatina Radiata. Calcara.
A. testa tenm, fragili, ovato globosa, longitudi'
naliter costulata, radiata; costeUis plurimis , latere antico
dtslantibus, magis elevalis, latere poslico approximalis .
Calcara effenieridi scieatiGcbe per la Sicilia,
num. 82, pag. 35.
Conchiglia piccola, delicata, pellucida, bianca,
ovata, quasi equivalve, solcata e costulata ; i solchi
e le cosloie porlano delie sommila, e si eslendono siuo
ai margini delie valve.
Alli'zza linee 2 1J2
Lunghezza lin. k tjS
OSSERVAZIONI
Quesla specie fu ritrovata Tossile e pubbiicata
nell' anno 1840 dal sig. P. Calcara.
lo I'avea ritrovato vivenle, e descrillo pria del teste
connalo professore, e per alcune circostanze Irascuralo
di pubblicare ; cosa ben conosciuta dal sig. Professore
Aradas , e nominalo 1* avea Anatina Riiggierii \ raa,
essendo slalo prevenulo nelia pubblicazione dal sig.
Calcara, ho dovulo conservarlc il noma dalale. Ho cre-
dulo pero riproduria, percbe fa pubbiicata dal ceonato
naluralisla senza figura, e per essere percio una con-
cbiglia quasi sconosciula. II signer Calcara la rilrovo
fossile ed io vivente, ed in islato di ollima conserva-
zione in mezzo di alquante conchiglia maudalemi dal
sig. G. Grosso Cacopardi da Messina.
127
GEN. CEIilTIIIUM Brug.
Cerithium Brongniarlii. Maravigna
C. testa ovato-turrita, transversim striata, ultimo
anfractu ventricoso-plicato ; duobus anfractibus supe-
rioribus subnodosis, aliis laevibus, spira obtusa, c»-
nali parvo, labro dilataio, intus laevigalo.
C. Brongniarlii. Maravigna in Beuve zoologigue
1840 pag. 326.
C. Pirayoi. Benoit, Hicerchemalacolojiches Mes-
sina 1843 pag. 12.
C. Brongniarlii. Philippi; descrip. mollusc. Sic.
lom. 2, pag. 463.
Conchiglia cornea cod I' ultimo giro ventricoso
e longitudinalmeote piegato, col labro dilatato, striata
universaimenie, e con gli giri iatermedii adorni di uoa
sola serie di tubercoli.
LuDga 6 lio.
Larga 3 tja I in.
E' stata ritrovala nel mare di Messioa.
E' stata da me dedicata al eel. Al. Broogniarl
professore di Miaeralogia al Museo di Storia Nalurale
di Parigi, in segno di animo riconosceole per 1' ami-
chevole accoglieoza da esso ricevuta nel tempo della
mia dimora in quella cilia.
OSSERVAZIONE
II Cerithium Pirayni del sig. Benoit apparliene
a questa specie senza dubbio ; lo che e slato osser-
vato da! prof. Aradas nel suo Prospotto della Storia
della Zoologia di Sicilia— /iiii Accad. vol. vi Serie ii.
128
GEN. PLEUROTOMA Lam.
Pleurotoma Bivonae. Maravigna.
P. testa parva, cornea, subfusiformi, longitu-
dinaliter et flexuose costulata, columella labroque al-
bidis.
PI. Bivonae Maravigoa Reuve ZoolASiO pag.326.
PI. Bivonae. Philippi ; Descr. moll. Sic. lom. 2,
pag. 171.
Gonchiglia piccola, color di came, con coslole
longiludinali flessuose, con due delicate fasce o lioee
biaoche, io mezzo delle quali havvene una oscura
sopra i giri ; la sua base e striata ; la coloDoetta ed
il labro sooo bianchi.
., ■ Allezza lin. 5 i/a
Larghezza lin, 2.
Differisce mollissimo dalia Pleurotoma secaliaum,
a cui crcde polersi rappnilaro il prof, Philippi, (Descr.
moll. Sic. torn. 2, p. 171 ) e della PI. Bertrandi di
Pay. con la quale sembra voleria coofondere il teste
cilato naturalista (op. cit. J. c. p. 270 ) , mentre la
sola ispezione della nostra figura paragonala con quella
di Philippi ( lav. xxvi fig. 9 ) , e di Payraudeu ( Catal.
des Moll, de I' Isle de Corse tav. 1 fig. 13 ) , ne fanuo
vedere la somma diversila.
Pleurotoma Bivoniana. Maravigna
PL testa parva, turriio-fusiformi, laeviter rufa^
lineis muliis obscuris cincta ; coslellis panim elevatis ;
fascia alba prope suturas cincta ; cauda brevi, labro
intus albo, laevigata.
Conchiglia piccola di color leggermente leonino,
altorniala da una linea hianca in vicinanza delle su-
Itirc. Ha s()i aiifralli, che sono accerchiati da molte
linee oscure.
Alletza lii). % iji
Larghezza 3J4 di I in.
E' stata da me rilrovala nel mare di Catania.
Indi la ho ricevuto da Palermo coi nome di PL sub-
caudala dalole dal eel. barone Ant. Bivooa, alia cui
memoria ho voluto dedicarla.
Pleurotoma Kieneri. Maravigna -^
PL testa fusiformi, turrila, fuho-rufa, longiiu-
dinaliler costala, sublilissime transversim striata ;
spira acuta ; M)ro crasssiuscitlo ; cauda subnulla.
I'l. Kieneri Maravigna in Revue Zoologique 1840
pag. 326.
PI. Kieneri. Philippi Descr. molL Sic. lav. 2
pag. 171.
Gonchiglia di colore leonino oscuro, con spira
acuta, a sella anfralli, sollilmonte e trasversalmente
striata ; le coslole sono un poco flessuoso ; il labro
e gonOo e meno oscuro della coochiglia. \
'^
Altczza lin. 5.
. .5,8a
Larghezza lin. 2.
Ahila il lilloriile di Catania e di Palermo. Porta
il nonie del (•d. conchiglidlogisla a cui dobl)iamo la
grande opera Speciea el iconographie des cnr/ui/let
vivtmies, il quale in Parigi eb[)e la compiaceuza di
farmi osservare con raolla genlilezza le belle colle-
zioai di Mossciia. 18
^30
...r. , Plmrotoma Falenciennesii. Marayigna.
■+'■
AhiL
PI. testa parva, fusiformi, pellucida, ; costulis
magnis, rolundalis , irftmyersirn rttfo-tineads ; labro
parum incrassaio.
Pleurotoma Valenciennesii, Maravigna in Revue
Zoologique 1840 pag. 325.
PI. Valenciennesii. Philippi ; Enum. moll. Sie.
lom, 2 pag. 171.
Goncbiglia piccola fusiforme cp.n costole propor-
zionatanaeDte grandc, rotondata, trasversalmente cinte
da linee leoaiae. H^ setle anfratti.
■v(v^^ ,% AUezza liu. 4 tji
; 1 >.? s/B ^^ Larghezza lin. 1 tja,
{»'• "L'o riti;ov,a\o nel. liUorale di Catania. E' slata
da me dedicata al eel. naturalista Valencienne pro-
fessore al Musep di Stpria natucale di Parigi.
"C.
tVi
Kx\i\t Pleurotoma Petitii. Maravigna. ,:)
PL testa cornea, sub fusiformi, longitudinaliler
plicatocoslata, costulis, fere obsoletis in ultimo an-
fractu ; labro extus incrassaio.
I'l. Petilii. Maravigna in Reuve Zool. IS-IO
pag. 326.
PI. Peliiii. Phil. Descr. molt. Sic. t. 2 p. 171.
(loiichiglia di cpior di came leggierp, cpo pie-
ghe longitudiaali, che farmano (ieile costple rotondate,
It? qiiali nel prirno giro sono quasi cancellale. II sue
Jabro esleraamente e iogrossalp, foxmaoda ua cordpo-
eioo biancp.
•■;i5.
131
Lunghczza lia. 9
Larghezza iin. 2. ,
Abita il liltoralc di Catania.
Dedieala al sig. Petit de la Satissaie amatore molto
islruito di conchigliologia, a cui dobbiamo la pubbli-
cazione di nioite nuove specie, che mi ha accolto coo
inOlla behev'olenza a Parigi nell' anno 1838.
GEi\. FUSUS Lam. '
Fusus Blainvillii Maravigoa.
F. testa parva, alba, pellucida, subfusiformi ;
anfractibus quinque nodalosis ; cauda brevi subunt'
bilicata ; canali compresso. '
Fusus Blainvillii Maravigiia ia Revue Zool. aa.
1840 pag. 325.
Fusus Blainv. Phil. Enum. moll. !. 2 p. 179.
Conchi^lia piccola quasi Fusiforme. I solcbi loa-
giludiiiali e trasversali incrociandosi formano alcuai
cingoli tubetcolosi sopra gii rivolgimeoti, i quali
cingoli sono olio iiell' ultimo rivolgimealo, due aei
superiori, meoo Del prirao cb' e liscio.
Allezza Iin. 4 '
Largbezza Iin. 2.
E' slata da me ritrovata nel littorale di Catania.
Porta il nome del cel. prof. Blainviile niembro
deir Isiitulo di Fraiicia e professore di aaatomia com-
paruta al giardiuo delle pianle.
132
GKN. PYHULA Lam.
Pyrulu Borbonica Maravigna
P. testa alba, piriformi, cmgulis imbncatis,
spira depresso acuta.
Pyiula Borbonica. Maravigna ; Descrizione di
una nuova specie di conchiglia siciliaoa vivenle, lella
nella tomala diU' Accademia Gioenia di Catania del
6 oltobre 1841, allu presenza di S.A.R. il Principe
D. Luigi Borbone Conte di AquHa ed umiliata al-
l' Juguslissimo Monarca Ferdinjndo II^ dal prof.
Carmelo Maravigna. Catania \Si2.
Conchiglia hiaiica, pirifuniie, altoroiata da molli
cordoncini di varia grossezza formati da squame im-
bricale. I giri dciia spira sono sei. \
Lunghezza linee lo 1,8 f
-CtKq - ^ Larghi'zza lin. l\.
Fu rilrovala nel liltorale di Messina. Fu dedicata
da me a oome dell* Accademia Gioenia al clemenlissimo
Monarca Ferdinando U noslro Signore nell' anno 1841
nella occasionej cbe I' Auguslo Monarca, rilrovandosi
in Calania, dovea onorare di Sua Augusta Presenza
r Accademia Gioenia ntl giorno 6 oltobre, e non
avendo cio potulo per cause parlicnlari, in Sua veca
delego S.A.R. il Principe Don Luigi fralello della M.S.
L' Augusto Monarca non solo accolse 1' offertole
omaggio da me umiliato a voce, ma indi si com-
pixcqiio replicarc 1' accellazionc con R. Rescrillo del
28 oltobre 1841.
133
GEN. BUCCIIiUM Lam.
Buccinum Tinei. Maravigaa
B. testa parva, ovato-conica, rufa, lineis multis
obscuris ornata per totam spiram, plicis parvis lort'
giludinalUer cincla, ullimo uiifraclu Iransversim slria-
lo, labro intus laevigata, margine reflexo.
Buccinu7n Tinei Jlaravigna in Megasia Zoologi-
que an. '18I0.
B. Tinei Phil. enum. moll. Sic. torn. 2 p. 191.
Gonchjglia ovale conica, di colore leonino oscuro,
altoriiiala da molle linee oscure altorno la spira ac-
compagnale da delicalissime strie, che addivengoao
piu visibiii e profoode alia base. L' ultimo anfralto
ha molle macchie oscure e molle pieghe piu grandi
e marcale di quelle de' giri superiori. II labro e in-
teramente liscio col margiae ua poco ripiegato.
Lunghezza lin. 6
Largbezza lia. 3.
! E' stala rilrovata nel mare di Messina, e mi e
slala comunicata, senza essere delerminata, con allre
conchiglie, dal sig. G. Grasso Gacopardi lelterato
dislinlo.
Ho dedicato questa conchiglia al dotlo mio collega
ed araico prof. cav. V. Tineo, Direllore del R. Orlo
Botauico di Palermo.
Buccinum Folineae. Maravigoa
B. testa parva, alba, anfraclibus convexts
134
granulaliSy granulis aureis (1) , bast transversim
striata, non granulosa, margine acuto ; labro cras-
siusculo, intus albo laevigata.
Murex f'olinecB. Delle Chiaje Mem. iii pag. 24.
Fusus granulatus. Galcara ; Ricerche malacolo'
giche. Palermo ]839 pag. 16,
Buccinum Lefebvrii. Maravigna io Revoe Zool.
an. 1840 pag. 323.
Buccinum grannlatum. Galcara Storia nal. del-
r /sola di Usiica. Pal. 1842 pag. 56.
Buccinum Lefebrii. Philippi Enum. molL Sic.
16m. 2 pag. 191. i ^
Buccinum Folinece Philippi, Enum. moll. Sic.
torn. 2 pag. 189.
Goiichiglia piccoia, bianca granellosa ; i granelli
sono di colore giallo d' oro, meno di quelli delta
sommita che sono bianchi. La base e Irasversaimente
striata senza granulazioae : il labro e rigoafio e IoD"
giludioalraenle piu voile solcalo nella parte esterna.
Allezza lin. 4
Larghezza lin. I 1J2.
E' slata da me rilrovata ael mare di Aci-Trezza
poco dislaiite da Catania. Trovasi ancora nel mare
di Palermo e di Ustica secondo ii prof. Galcara.
(1) Nt>lla diagoosi di qiiesta specie slampala nella ^ecue
Zoologique vi mancano le parole granulalis, granulis, e per
CIO la susseguenle aureis si riferisce alia pjirola anfradibm.
Qui il prof. Pliiiippi dice : quomodo toium album esse potest
si unl'radus aurei sunt ?
Ma il sigiior I'rofessore dovea ben avvedersi che una
laiilu grossuluiia coiilraddizione esser dovea iin prodolto della
prelerizioni! di una 0 piu parole da parte del tipografi>, spe-
cialmente die la stampa noa fu eaeguita solto i miei occhi.
135
Fu da me dedlcala al eel. mio amico Alessandro
Lefebvre er.lomologo chinrissimo, come pegno di
animo riconoscenle per le genlilezze immenGt- iisalerai
nel lempo della mid diinora in Parigi nella esla del
1838. Ma il nome da me dalole ha dovuto cedere
i| po;$to a quellu plii antico.
OSSERVAZIONI
I
II sig. Delle Chiaje fu lo scovritore di quesla
specie e la caratterizzo per un Murex. Id saguilo ii
proF. Galcara ignorando ia scoverta del naturalista
oapolitano la descrisse per un Fusus. Ignorando io
quanto ne aveauo delto I' uno e I' altro la descrissi
come specie nuova, ma la rapportai al suo vero ge-
nere Buccinum, prima che cio fatlo avessero i pro-
fessori Galcara e Philippi. Per cio essa deve conser-
vare il nome di Buccinum Folineoe Maravigna. Mi
fa pero impressione come il sig. Philippi non si av-
vide che il mio Buccinum Lefebvrii e lo slesso del
Murex Folinem mentre nel tomo 2. della sua opera
enum. moll. Sic. pag. 189 e 191 li pubblica sepa-
ratameale come due specie distinte, e fa alta raera-
viglia per essersi dal prof. Galcara slabilita I' idenlila
della mia specie col suo Fusus granulatus, lo che
vale col Murex Folinece di Delle Chiaje.
BvcciNVM ly Orbigny Pay. rjniETJS.
Nodulis magnis albo vel rufo colore, ':
Questa variela e interessante per i lubcrcoli
molto rialzali di colore luonino o biatichi.
13G
GEN. MITRA Lam.
Mitra Sanlangeli. Maravigna
M. testa fusiformis, alba, fascia rufa prope
suturam cincta, ullimo anfraciu rufo aurantio, co-
lumella subquinque plicata.
Mitra Sanlangeli Marav. in Magasin de Zoologie
!8i0.
M. Sanlangeli. Philippi enum. moll. Sic. lom. 2
pag. 193.
Conchiglia fusiforme, bianca, ornata di una fascia
color leonino, che attornia la spira vicioo la sulura
sopra un fondo bianco, che si eslende dalla sommila
sino a! lalo diritto della bocca. I giri delia spira sono
poco convessi, e I' ullimo e cosi lungo quanlo tulti
■ i^\
g!i altri uoili insieme.
Luoghezza pollici 2 lin. 7 i^''
.„, Larghezza lin. 9. ',^,j
11 mio esemplare privo di mollusco e slato ri-
Irovalo nel mare di Messina ; se n' e rilrovalo un' al-
tro con r animate nella spiaggia di Aci-Trezza, che
possiede il D."^ A. Aradas.
Nello slalo fossiie e stata rilrovata questa specie
in Altavilla dal prof. Calcara.
lo ho dedicalo quesla specie magnifica a S. E,
il Ministro Segrelario di Slalo dello Inlerno come ua
oma^gio dovulo ai merili dislinli di queslo dollo, che
si compiace dispiegare la sua prolezione alle Scienze
alle lellere ed alle arli. — Gennaro 1840. -^
m
Milra Cordierii. Maravigna.
M. testa fusiformis leviter rufa ; enfraciibus
sup^rioribus usque ad penultimum scrobicidatis, spira
acuta columella qtiadriplicata, bast striata.
Quesla conchiglia differisce dalla Mitra cornea
di Lamarck per avere gli gin" superiori sino al pe-
niillimo lion siriali come quella, ma scrobicolati. Le
pieghe dnlla colonnella non sono unite con le sirie
della sua base, ma separate dagli orii del labro si-
nistro.
Differisce dalla ^oluta ( Mitra ) scrobiculala di
Brocchi, perche quesla e luUu inlt-ra scrobicolala, cre«
Dulata, e la nostra e solamente scrobicolata dalla
sommila sino al penultimo giro, e queslo unitamente
alio aiilecedcnte non io sono che in parte ; i' ultimo
giro e levigato.
Lunghezza lin. 12 fji
Lar^hezza lin. 5.
■o'
IIo dedicato questa conchiglia al eel. geologo
L. Gordier nicmhro dell' [stilulo e professore al Museo
di Storia Nalurale in alteslato di mia riconoscenza
per i tratli di amicizia ricevuli durante la mia dimora
ID Parigi.
GEN. CONUS Lin.
Conus Grossii. Maraviffoa.
f
C tesln conoidca fusco vel nigra colore ; spira
elongato-acuta ; anfraclibus ocio carenatis.
Conchiglia di colore oscuro o nera, con spira
10
138
allungata, con olio giri convessi e carenati : I' ultimo
e un terzo piu lungo di lulli gli allri uniti ; easo e
trasversalmenle stnato nella base e leggermeute nella
parle superiore. Alciini individui si moslrano con
delle piccole fasce nell' ultimo giro meno oscure della
coQcbiglia, ed una sola nei giri superior!.
Allezza pol. 1 lio. 3 1J2
Larghezza lin. 5.
II signor Philippi ha unite tulti i coni della
Sicilia nella sola specie C. Mediterraneus Brug. e
dello atluald ne ha formalo una varieta. II confronto
pero, de' due com fa conoscere che il cono di cui
si tratta ha caratteri particolari, e specialmenle quello
della spira elevatissima, e quindi lo credo una specie
distinla dedicandola al sig. G. Grosso Cacopardi da
Messina letteralo distinto.
APPENDIGE , 1 vi
■',',,- SPECIE ESOTICHE ! ■ - '^
GEN. COLUMBELLA Lam.
'i
Columbclla Casani. Maravigna. •
B. testa parva. rubra, omformi, granulata ;
anfracltbus connaits; labro sulcato\ columella arcuata,
Buccinum Casani. Maravigna in Revue zool.
1840 pag. 325.
j,^.,,, Bella e grazio<?n conchiglia per la sua Forma e
pel 8uo colorilo. Ha cinque giri lanlo slrellamenle
naiti da polersi dislinguere per la varia grossezza
139
delle granulazioni nel luogo della sulura, le quali
gradalamenle addivengono piu piccole come si avvi-
cinano alia sommita.
Luoghezza iio. 3
Larghezza lin. 2. '
Ignoto il luogo di sua abilazione, essendo stata
da me ritrovala fra le conchiglie coraprale ia Parigi
dal iiegozianle Dulur.
Fu la prima voita pubblicata solto il oome di
Buccinum Casani ; ma un esame piu attenlo mi ha
fallo vedere ch' essa e veramente una Columbelia.
Porta il noma del oh. professore di Fisica nella
Universita di Palermo canooico Alessandro Gasaao.
Columbelia Guerinii. Maravigaa
C. testa ovato-conica, alba, rvfo-reticulala; spira
acuta; labro sulcata, basi transversim striata.
Pleurotoma Guerinii, Maravigna in Reoue zoolo-
gique 1840 pag. 326.
Conchiglia piccola di un bianco scuro, con delle
linee di color leoDino, che in varie guise incrocian-
dosi formano una specie di rele su di tutti i girl,
che sono otto. La sua base e striata ; il labro diritlo
quatridentato.
Per la forma della sua apertura questa concbigliiJ
fu da me caralterizzata per una Pleurotoma. II si^.
Guerin Menevilie, nell' alio che la pubblico nella
Rivisla zoologica, in una delle sue lettere, mi fece
conosrere il sospello ch' esser potea piultosto una
Columbelia, come difatli e dielro un piii accurato
csame da mu fatlo.
140
fi>
LuDghezza lin. 4-
Larghezza lin. 2.
Ho rilrovalo quesla conchiglia fra quelle com-
prate ia Parigi dal negozianle Dufur, e quindi ignoro
ove abita.
Ho dedicalo questa specie al celebre naluralisla
sig. Guerin-Menevillo, mio collega ed amico, in tc-
stimonianza di gralo animo per la sua cordialila
esleruatcmi nel tempo deila mia dimora in Parigi.
^^.(.(Tf,
l-.t-- -.li'! ii'..
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0 OOlli
ciiu o.iennoi i^ob
HJk! id - ■ -'J
.1
su
VARII MKTODI Dl PRESERVAZIONE
PER L'IMPAGLIATURV DEGLI UGGELLI
DI
tITTi NCLLA TOEPfATl ORniNAWA DEL 28 SETTEMBRB I8SI,
a.tt;.,. *TTa.j
%4e varie preparazioni che si conoscono per la
conservazione degli oggetti zoologici, e piu partleo-
larmenle per gli animali imbottiti, cbe noa pochi
naluralisli han proposto in differenli tempi onde
cercare di preservarii dai dislrutlori insetli, sono molto
numerose. La piu parte delle ricelte coDosciute si
compongono, per prima necessaria sostanza preser-
valrice, con dell' arseoico e qualche volta coa del
sublimato corrosive, i qiiali come si sa, incorporsn*
dosi ai sapnni insiememenle con allre sostaaze for-
mano le cosi dette pomate arsenical!, o meglio sa-
poni arsenicaii.
Molli naturalisti pero temendo i gravi accideoti
che veramenle reca I' uso giornaliero in maneggiar
i saponi arsenicaii, e per aggevolare la delicalezza delle
donne coltivatrici dell' arte della tassidermia banno
proposto delle pomate senza nrsinico, che a parer
mio la maggior parte non recano gli oltimi vantaggi di
quelle preparale coa tale spi-ciOco. — Quella pero di
M. SimoQ garealiscc molto la durata degli oggetti
preparali eon della sua pasla saponacea, e siccom©
tale preparazione e piu in uso e inigliore a mio cre-
dere delle allre conosciuie mi piaco in questo articolo
riporlarla.
Essa componesi di sapone bianco profumalo
(lib. I once 4 ) , di solfalo di allumina e di polassa,
( mezza lib. ) di soUocarbonalo di polassa, ( onet; ^ )
di cloruro di sod;i, ( once quallro ) di polvere di calce,
( lib. mi'zza ) di oanfnrd in polvcie, ( once due ) acqua
(lib. una e mezza ) olio pelrulio (once due ). Si
fondano in uo vase di gres o di porcellana a leggier
Galore il sapone raspato iu una lib. d' acqua il sot-
tocarbonato di p >tassa, il salfjto di allumina o di
polassa ed il cloruro di soda. Can allra acqua si
estingue la calce che si aggiungcra alia precedente
mjscela. Da un' altra parln si fa disciogliere la can-
fora mir olio poliolio e si versera neila della com-
posizio.ie, avendo cnra di mescolar bene il tullo per
faro una pasla saponosa bene omogenea, alia quale
si puo aggiungere qualche allra essenza di limo, di
rosinarino, o allra che sara piu aggradevolo al pre-
paralore, Queslo sapone conserva le pelli per 1' azione
aeU'alcali, E' nolo a chiunque, che secondo gli Egiziani
per conservare i corpi imbalsamandoli, la piii scm-
plice nianiera, secondo Erod<ilo, consisleva a indro-
durre per I' ano un liquido causlico, che scioglieva
gl' inleslini, lenendo poi il corpo collocato per sel-
tanta giorni in una soluzione salura di natron ( Gar-
bonalo di soda impure dalo dai laghi salali dell'Egitlo).
Si sa anohe che il raelodo d' injellare una soluzione
concenlrala d' aoelalo d' allumina nell' nrlcria-carolide,
SCopeila da Gannal, il cadavere injcUalo una volla
con quoalo melodo si conserva lungo lempo, con-
VGl'leudoio lealainunlo in una uiutnmia. Aduaque il
145
saponc di M. Simon composto di alcali, allumina eo.
a ragiono si e giudicalo utile, per la conservazione
delle peili. La pomata soponacea di Boilard e quasi
eguale a quella di M. Simon, e tulle e due possono
ben servire ed essere utiii alle persooe timide a non
voler maneggiare 1' arsenico. Vi e poi un gran
numero di preservalivi in polvere, in liquore ed altro.
Possono essere ulili ancora alio scopo prefisso queste
allie preparaziooi, ossia la pasta gooimosa di Nicolas,
che Boitard crcde doversi rigeltare, il sapone arse*
nicale di xM. Bccoeur, la polvere di M. Theodore Tboa
ec. che veramente cosa luoga saiebbe se volessimo
enumerare lulli i preservalivi proposti dagli aulori,
incominciando dalla polvere di aloe, mirra, e colo>
quiola dell' immortale Linneo.
Fra le lanle ricelle piu o meoo buone la mi-
gliore e quella del Farmacista e cbimico Becoeur per
cui lo slesso Boilard dice, che il sapone di queslo
coraposilore prevale a tutti, e che e impiegato con
eccellenli successi al Museo di Storia Nalurale di
Farigi e presso lulli i preparatori, mercanti e araa-
tori della capilaie, essendo il veto preservativo che si
raccomanda come il piu proprio per 1' esperienza.
Ecconu la ricelta.
Arsenico polv. lib. 2.
Salditartaro lib. 1.
Canfora once 5.
Sapone bianco lib. 2.
Galce in polv. once 8.
Si laglia il sapone in pezzetti o meglio si ra-
schia e si mette iu un catino di gres a leggier ca-
lore,. mescolandovi una cerla quanlila d' acqua per
li(juefare piu facilmenle il sapone, agilando bene il
lullo cou una spalola di legno ; allorche il sapone e
146
ben fuso da ncm rimaoerne alcuo pczzelto, si levi
da] fuoco e vi si aggiuDga il sal di tartaro polveriz-
zato, mescolandolo bene EntaDtoche siasi amalgamaio ;
e in qqesla mescolaoza cbe si divide ia piu parti vi si
unisce successivamente la calce e 1' arsenico ; allor-
che la mescolanza abbia presa una buona consistcnza
si triluri in morlnjo finche sara perfella, o per me-
glio dire quando le parli saraono bene incorporale.
Essendo raffreddalo il tullo si raellera in morlajo
la canfora e si fara disciorre in una cerla quantila
di spirilo di vino per renderla bene friabiie, o dunque
inlieramenle disciolla, mescolandola di poi con la
spatoia perfellamenle cbiudesi in un vase di faenza
il preservalivo, e si avra la cura di conservarlo bene
e melterlo in un luogo fresco perche potrebbe mollo
diseccarsi.
Queslo sapoue arsenieale come abbinm delto di
sopra e il piu usalo da lulli i preparalori, e piii
ancora nel Museo di Slnria Malurale di Loudra, di
quelli di Francia, d' Ilalia eo. Or, siccomc bo io avulo
la favprevole occasiont; di pr( jicirare centinaja di uc-
celli^ non solanienle pel gabinetlo ornilologico di
questa Regia Univcrsila, ma ben' ancora per non
pocbi particolari, avendo usalo sempre p<'r la prepa-
razione del 8apone il melodo di Bccoeiir sperimen-
lalo da me sempre oltimo, ho solamente osservalo die
per gli iiccH'lli piccoli, come si fossen* quti della
grossezza del genere Silvia, pu6 migliorarsi alquanto il
procedimenlo del farmacisia bocoeur, e pivi parlico-
iarmente yok-ndo far nso del sapooe ncgli nccclli
moscha, o aitri di simil luglia ; poiclie per fiiiezza di
, procedere e accuratezza di conciar bene le pelli in
piccoli ncrelii come abbiam f.illo nolare, si nchiede
mplta prtcauzione onde arrivaro niegiio alio scopo.
m
Non per queslo inlendo io dire che ii sapone di
Becocur non riesce favorevolo negti uccelli piccoli,
oientrccbc tiei grossi c oUimo ; cio sarebbe un er-
rore. Solamenle voglio io far conoscere che il sapone'
di Bocoeur se aderirebbe piii di quanlo Io e allorche
si passa alle pelli, allora si non vi sarebbe I' incon-
venieote di csser trasportato in parte dclla stoppa
allorche si riempiscono; ma si polrebbe dire perche
riempire le pelli subilo passalo tl sapone ? perche
Don farlo un p6 diseccare ? E qui cade anche in ac-
coDcio il dire che se il sapone si lascia seccare aU
quaoto, Del riempirsi poi la pelle, col premerla ed
aggiustarla in tulle le sue parti pella buona forma
deir uccello, il sapone viene a distaccarsi in parte
scrostandosi, per cui fa d' uopo aver la precauzione
di aggiugDerne del nuovo in quelle parti in cui vi si
puo introdurre. A tale incoaveniente pero bo riuscito
a riraediare con un mio raetodo che risultera cerla-
mente facile e adatto a chiunque moUo piu per gli
uccelli piccoli, non convenendo 1' uso per quelli gros-
si, tranne dei rari soiameote, dapoicbo risulla di
qualche costo. Ecccoe qui appresso la esposiziooe. '
Si prende mezza libbra di buona cera bianca e
si fa liquefare a lento calore in un vase di faenza:
o di porcellana. Allora si getlera una soluzione gia
primieramente preparata, composta di due libbre di
acqua e mezza libra di sale di tartaro alcalino, agi-
lando bene il lutto con la spatola si vedra formare
una pasta biancbissima che si fara boUire per dieci
tninuli, ed immcdiatamente vi si aggiuogeranno quelle
soslanze che il preparalore eredera opportune, e quelle
essenze che meglio gli piaccrauno, e si ollcrra cosi
UQ ceralo sia coll' arsenico o senza. Si avrj: cura di
coQservarlo subito id uq vase smeriglialo poiche e
148
piu facile degli altri a diseccarsi. Volendosi usare si
metlera quella quantita cbe si desidera in un vase
aggiungeodovi un p6 d' acqua se 11 bisogno lo ri-
chieda e strofiaaDdolo con un penneilo iino a cbe si
ridurra a quella consistenza cbe il preparatore desidera.
Questo cerato cbe risulla d' una estrema finezza
e piu, quando 1' arsenico e porfidalo, e cbe passalo
islantaneamente vi aderisce, forma la piu bella prova
evidente, e moslra chiaro col fatto cbe la pelle per
suo mezzo Irovasi bene conciata, e rimane tale oono-
stante la subitanea introduzione del bombace o dclla
sloppa. ' Jnr.iirt
A maggior comprova di tale ottimo risuUato qui
mi gode 1' animo di far conoscere a quesla rispotla-
bile assemblea che da piia preparalori e stato lodalo
questo mio rilrovalo, suUa moslra cbe io ne feci
oslensibile ; ed b slata da INecol, e da Grue in Mar-
siglia sommo naturalisla, e da altri preparalori che
coltivano le scienze nalurali giudicato alquanlo supe-
riore agli altri saponi precedenlemenle conosciuti.
Ecco adunque come bo cercalo rendermi utile
alia scienza riuscendo in tal modo al riiivenimento di
un' altro raelodo per la buona concia delle pelli degli
uccelli.
ijf.c.'! t.nu
. , ■ J . ' '"
••u
iti.rj
liiiiiiiu
DEGLl
ECIIIKIDI VIVENTI E FOSSILI DI SICILIA
PARTE iJUARTA
FAMIGLIA DI CID/IRITI
PER IL SOCIO ATTIVO
«TTA NBLLA TORBATA ORDWARIA DBL 27 NOVEMBRE 18Sf.
Quod potui feci, facianl meliora
potenles.
Marzulk
Eccomi o Signorl alia qiiarla ed ullima parte
della mia monografia degli Echiniili vivenii e fossili
della Sicilia. Essa coinprende i Cidarili. che nell' or-
dine di qiielii animali cosliluiscono ui)a famiglia mollo
imporlanle e numerosa di specie fossili e viveuli. lo
ho fallo di Itillo perche queslo mio lavoro riesca il
meno possibilmenle imperfello, se non allro almeno
secondo la mm debole capacila, ed i pochi mezzi che
ho poUilo iinpiegarvi. E' queslo [)oi egregii Consocii
un lavoro iiiiziiitivo per un online di animali, che
non hanno unquamai atlirato I' alleiizione de' zoologi
iioslrali, come «llrove io dissi, tie, per qiinnlo io ne
sappia, de' naluralisti stranieri, per la parle, s' iu-
lende, che spolla alia Sicilia ; e quando ad allro noa
giovi, esso polra servire almanco di norma a coloro
i qiiali vorranno coliiva'-e lo studio degli Echinidi,
che non solamenle fa parte della zoologia, aia benanco
grandemenle necessario ed ulde riesce alle geologi-
che invpsligazioiii.
Per lal oioUivo ho credulo aocor coDveaieDle e
152
vanlaggevole ai collori di queslo ramo di zoologia
in Sicilia e^porre in fine del mio lavoro i caralleri
di luUi i generi, che comprvmle I' ordiiie degli Echi-
nidi Iralti dalle opere del sig. ^g^ssiz, e precipua-
mente dal calalogo ragionato di quesli aniinali da
lui compilalo e dal sig. Desor.
Cosi coloro i quali poscia alia pubhlicazione di
queslo lavoro volessero rivoigere i loro sludii su
quest' ordiiie di aniinali, Iroverebbero iippianaia la
via, che puo conduire a piu ampia e precisa cono-
scenza de' inedesimi, e quindi a piu ulili ed eslesi
ritrovcimenli. lo non Iralascero da mia pa;le conli-
nuare le mie ricerche afBri di perfezionare quesla mia
BQonografia, ed arricchirla sempre piu di specie no-
velle e di nuove osservazioni.
Imperlarilo, onde procedere con melodo nello
esam>; delie specie siciliane spettanli ai (lidarili, gio-
coforza e pria di lullo inlrallenerci sulla dislribuziou
de' inedesimi.
Or la classificazione de'Cidarili stabilita dai signori
Agiissiz e Desor, essendo la migliore, perche piii
esalla, piu propria ptr lo slalo atluale della scienza
e delie receuli scoverte, e piu uuiversalmeiile abbrac-
ciaia al tempo slesso, sara quella, che noi adotlere*
mo per servirci di norma nella traltazione de' Cidarili
delta Sicilia.
IVia pero di venire alia esposizione della suc-
cennala distribuzione, utilissimo estimiamo indicare
su quali e quanti caratleri deve essa poggiare, onde
agevolmente riconoscersi le generiche e speciali
caratleristiche di qoesti aoiinali ; conciossiache a
doppio scopo niirano i noslri sforzi, ad illustrare
cioe lo palrie cose , e riunire 1' opera nostra
a quella di tanti zoologi siciliani per il progresso ed
!53
il piii facile appreodimento e diffusione delle cono-
scenze zooloi;iclit; t'ra noi.
Adunque : 1' ioterna organizzazione Je' Cidariti
come di tull' allri Echinidi non polendo nello slato
alluale somoiinislrare i caralleri necessarii alia di-
sliiuione de' yeneri e delle specie, ci e di essenziale
hisog'ia desiimerli dallo iiivilupjK) eslerno di questi
animal i o dermaloschelelro, \\ quale e il solo resto
die si puo rilivenire di lali esseri alio slalo fossile,
avvegnacche spesso inollo incomplelo, e qiialche volla
mancrinle del Uillo par alcune specie, allro ooo ri-
maiieiido air iufuoii dL'i soli aculei. La forma quindi
deli' inviluppo e delle varie parti che lo coslituiscoao
come gli ambulacri, i tubercoii, gli aculei, l' ano,
la bocca, non che I' organo di raaslicazione sorarai-
nislrano i caralleri proprii e precisi per la dislinzione
del varii gnjppi, generi e specie. Facciaraoci dunque
a considerare parlitaraenle le principali variazioni,
che puo offrire la leslula in generale o nelle sue
differeuli parli.
1.° Inviluppo — L' inviluppo, la leslula o il gu-
scio, come meglio piacera appellarlo, presenla delle
variazioni in rigiiardo alia sua forma. Puo esserd
complelameiile rcgolare, orbicolare, circolare, piii o
meno peiitagonale, ed anco ovale ; piu o raeno de-
pressa, subcilindnca, conoide, sforica, emisferica, ap-
pianala inferiormenle o nella parte superiore, o sopra
e solla ad un ttimpo, couvessa, escavala, soUilo,
spessa ec.
2." Tubercoii — Essi offrono delle carallerislicbe
inleressanli, sia per la loro forma, sia per il loro
Duraero, per la loro disposizioiie ed allro, Possono
variare Delia loro grossezza ; sono seroplici, depressi
© elevali, a base lagliuzzala o levigata, bucherali
154
o pur no ; la loro disposizione varia ; ora irregolar-
m«nle sparsi su lulla !a superficie del guscio ; ordi-
nariamente disposti in serie vertical) o Irasversali piii
o meno regolari ; spesso occupanli lo spazio lullo
delle aree ambulacrali ed intrambulacraii ; allrevoUe
mancanti ael mezzo delle aree ; in alcune specie rim-
piazzalc in gran parte da asprezze, ed in ailre esi-
sfenli soltanto alia faccia iufcriore dell' inviluppo e
mancanti nella parte superiorc ; dislanti fra loro o
ravvicinati, iiguali nelle due sorta di aree, o disu-
j^uali, tulti di una grandezza, o associati ad allri piu
picooli ec.
3." Le Areo — Sono esse di due sorta ambula-
crali ed inlrambulacrali. Ordinariamente le prime sono
piu ristrelle delle altre, e possono uguagliare il 4" ,
il 3" , la mella, i due terzi delle intrambulacraii, o
essere perfellamente uguali. Per la sola specie spellanle
a! gen. Holopneustes di Agassiz fra lulli i Cidariti
si da il caso di essere le aree ambulacrali piii lar-
ghe delle intrambulacraii, e cio per lo sviluppamento
straordinario delle zone porifere. Le piastre da cui
sono costituite olTrono delle variela ; cosi qualche
volta delle linee impresse segnano le loro arlicola-
zioni, ed allora la testula dicosi assolata, allre volte
queste linee sono superficialissime, appena visibili ;
in certi casi nel luogo delle arlicolazioni scorgonsi
dei pori o degl* intacchi ec.
4.° Le Fasce ambulacrali o zone ponfere — Queste
prescntano molte carallerisliclie ed imporlanlissime
per la determinazione de'generi e delle specie, e cio per
la loro direzione ed eslensione. Spesso tali zone
sono divise da una serie di tubercoli ; alcune volte
invececche reslringersi nella superficie iiiferiore, si
allargauo ; or sono ample di raolto, or ristrcllissime ;
155
or drille, ed or flessuose. I pori sono ne' varii ^e-
Deri disposli in varii modi ; or a paja semplici, due
a due cioe in linea relta o leggermente flessuosa ;
talvolla forinaoo delle denlellalure arcale, obblique,
ed anco quasi trasversali di due, tre, quallro, citique
sei, ed anco setle paja di pori ; lal' allra le fasce
pnrose sono tre, due esleriie regnlari e la interna
irregolare, oppure lulte e tre regolari ; in alcun; casi
inGne la disposizione dei pori non coiilinua in ugual
modo dalla bocca sino alia somnoila, ovvero sono
confusamenle sparsi nelle fasce ambulacrali.
5." (Hi Acuiei — Essi variano di cnollo ; possono
essere lunghi corli, conici, ciliodrici, fusiformi, cla-
vali, ghiandiform', spalolali, levigati, slriati, grossi,
sotlili, spinosi, increspati, anellati, a base semplice,
o rivoltata ec,
6." L' Anello in cui 1' ano si schiude — Esso e
formato da dieci piastre, cinque ocellarie alternati-
vamenle piii piccolo sempre presso a poco simili nella
forma e nella grandezza, ed allre cinque le genilali,
che sono oel mezzo bucherale, delle quali una mo-
strasi piu grande e di forma diversa con la superficie
costantemenle granolosa e madreporica di modo, ad
esser riconoscibiiissima, e che indica 1' asse antero-
posleriore ; quesle piastre variano ; le genitali pos-
sono esser seuiplici, o portanti un grosso tubercolo
bucberato ; le ocellarie possono essere di varia gran-
dezza e di diversa figura, cio che vale ancora per le
genitali. In alcuni generi mostrasi alia sommita del de-
sco (desco apiciale) uno scudo di una strutlura parli-
colare, e composlo dalle cinque piastre ocellarie,
dalle cinque genitali e da un' allra piastra imparl,
che il sig. xXgassiz chiama piaslra sopranalc. Questa
varia per la posizione, era cioe io dielro ed ora in
156
avanii ; il desco apiciale ofTre vario conlorno, (alvolta
e ondoso, allra volla penlagonale.
7.° La Bocca — Essa diversificasi per I'ampiezza,
e per la coofigurazione; essa e grande piu o meno,
circolare, penlagonale o senuosa ; con o senza inci-
sioni, e queste piu o meno profonde . La membrana
boccaie or nuda, ed or coveria di squame imbricate,
o pieghellata.
S."^ Le Orecchielle— Quesle apoGsi al nnmero
di cinque, che si elevano dalT inleriore conlorno dei-
r aperlura boccaie presenlano molte variela. Sono
esse gracili o spesse, basse od alte, con i pilaslri
congiunli o divisi, fra di loro vicine o dislanti, a
sommila arcale, o lerminate in punla, ovvero tagliate
in qiiadrato; i fori che lasciano i duo pilaslri, ellillici,
ovali, subquadrali ec.
9.° La Jjanlerna di Aristolile, o 1' apparecchio
della maslicazione — Quesl' ordegno complicatissimo e
costiluito da varie pezzi : i denli, le faici, le pira-
midi, i compassi ec. I denli possono essere semplici,
0 scanalali, senza carena o carenali, bicarcnali, tri-
carenali ec. Le piramidi or dcboli ed or massiccie,
con le branche ora riunile in arco alia somraila ed
or divise. I compassi piccolissimi o grandi, Ironcali
o pur no, con o senza muscoli Irasversali ed allro.
La lanlerna nell* insieme vigorosa o debole.
Ed ecco 0 miei Colleghi tulle le variazioni, tulle
le modiGcazioni organiche, lulli i caratteri che offre
r inviluppo de' Gidariti, non che 1' organo di masli-
cazione di quesli animali ; ed ecco su quali basi deve
poggiare la dislribuzione naturale della famiglia di
quest! animali. E' tempo ora di esporre quella che e
stala slabilita da' signori Agasiiz e Desor.
'•' Le caralterisliche generali de'Gidarili ioaccennai
157
nel principio di qiieslo lavoro, ma siccoroe la dia-
gnosi (legli slessi e slala modificnla dai sullodali
tialuralisti nel calalogo sopracennalo, e necessario qui
riproduria coa le modificazioni, cbe cglino vi haono
apportalo.
CARATTERI GBNEBALI DELLA FARIGUA
Dz' CIOARITI.
» Forma circolarc, bocca cenlrale, situafa nella
)) faccia ioferiore, chiiisa da una memhrana (la mem-
» brana boccale ) or nuda ed or cov«rla da squame ;
)) ano opposlo alia bocca, che schiudesi in un anello
)) costituilo da dieci piastre cioe cinque genitali ed
« allrellante delle ocellarie, che tra di esse alter-
)) nansi ; il diamelro anlero-posleriore e indicato dal
)) corpo madreporiforme, che confundusi coUa piastra
» genitale impari ; la teslula e ornnta di lubercoli
» disposli in serie, s»i quali impir.ntati si veggono
» degli actiici di forma differenlissima, e qualche
» volla assai lungbi ; appareccbio maslicalorio cora-
)) plicalissiino ( conosciulo col nome di Lanterna di
)) Aristolile) , composlo di molli pezzi, di cui i prio-
» cipali sono le piramidi, Ic falci, i compassi e i
■» d>Miti propriamenlc delti ; siil cootorno delU bocca
)) alia faccia inferiore si truva un cerchio di pezzi
1) ossei deslioati a sosteaere ia laoteroa e che
» appellansi orecchielte. »
Quesla famiglia divides! iu quallro gruppi.
1." Gruppo — CwjRiTi propriameate delli.
» loviiuppo spes50 ; lubercoli inlrambulacrali io
22
r58
» iscarso oumero, grossissimi, tagliuzzati e bacheralJ,
» porlauli de^li aculei di un volume considerevole ;
B pori disposli per paja semplici ; denti in forma di
9 gronda, senza catena alia faccia interna ; piramidi
s delta lanterna aperte in alio.
Queslo griippo coniprende i generi di appresso.
1. Cidaris — Lamk ( Agass.)
2 . Goniocidaris — i )esor
3. Hemicidaris — Agass.
4. /icrocidaris — Agass.
5 . ^cropellis — A ^ i s s .
6. Paloeocidaris — Agass.
2.* Gbcppo — SjLSaiE.
» 11 gnippo delle Salenie e composlo di Echinidi
» generalmente piccoli, aveali 1' appareoza de* Cida-
)) riti propriamentt! detti, ina da questi distinti per
s uno scudo di una struttura parlicolare situato alia
» sominila del desco, e composlo dalle piastre geni-
» tail dalle ocellarie e qualche voita da una piaslra
» impari, che il sig. Aga»siz chiama sopranale ; am-
)) bulacri slrelti ; tubercoii grossissimi, or semplici,
s ed or biicherali ; pori ambulacrali disposli per paja
s semplici.
I generi, cbe comprendonsi ia questo gruppo
sono :
7. Salenia — Gray.
8. Peltasies — Agciss. '
9. Goniophorus — Agass.
10. Acrosalenia — Agass. ' - • — '
11. Goniopygus — Agass.
1S9
3." Gruppo — Ecnitii.
•% Teslula sollile ; lubercoli riumerosi or perrorati
s ed or semplici, su cui imptantansi degli aculei
s gracili e suhulati ; pori disposti or a paja setnplici,
B cd ora a paja multipli, obbliqiii o arcati ; denli
» tricarenati, muoiti di una carrna sagliente alia
» faccia interna ; mascelle meno nmssiccie di quelle
» dc' Gidarili ; branche delle pirainidi riunile in arco
» alia sommiia. s
Appartengono al sopra indicalo gnippo i seguenti
generi.
12. A^Aropyga — Gray.
13. Diadetna — Gray.
14. Hemidiadema —Ai;i><&.
13. Cyplwsoma — Agas^..
16. Echinocidaris — Dfsmoui.
1 7 . Echinopsis — Agass .
18. Jrbacia — Gray.
19. Eticosviiis — Agass.
20. Ccelopleurus — Agass.
21. G odiopsis -^ Agnss.
22. Mcspilin — Dosor.
23. Microeyplivs — Agass.
2i. Sahnacis — Agass.
23 . Temnopleurus — Agass.
26. Clypticus — Agass.
27. Polycyplms — Ai^ass.
2X. Amblypncusles — Agass.
29. Boleiia— i).s..r.
30. Tripncvstes — A^ass.
3 i . Jlolopneustos — Agass.
32. Echinus !..
33. Pediiia — Ai;ass.
160
34. Heliocidaris — Dcsmoul. ■
4.." Gruppo — EcniNoaETRj.
)) Quest' ullirnn gruppo distinguesi per un carat-
» Itre parlicnlaro, cioe che 1' inviluppo invece di esser
» circolare e ailun^.ito ; ina questo allungamento non
J e nel senso dell' a>se antero-posteriore, e piullosto
» obbliquo ; i pori sono disposli per paja obbiiqui,
X formando dcgli anhi Irasvcrsali. »
Tre generi v&uno compresi iu questo gruppo,
cine :
35. Echinometru — Klein.
36. Acrocladia — Agass.
37. Podophora — Agass.
Cio posto scendiamo a Iraltare 1e specie vivenli
e fossili, che apparlengom) alia Sicilia.
GEN ERE CIDABIS— Lak.
Slabililo per la prima volta questo genera dal
sig D -Lamarck ha subilo in progresso varie modi-
ficaz oiii. II carallere priiicipdif , che queslo celebre
naJuralisla assegiiava alle sue (.iiiariii, si era la per-
fora/jone dei loro lubercoli, che secondo lui veniva
rigtiirdala come un mezzo particolare e nuovo, che
ia n iliira avea comparlilo a qiiesli Echinidi per muo-
vero i loro aciilei, perciocche per opera di un cor-
doneino muscoiare travers-'vnle I' inviluppo e i corri-
spondcnli tul ercoii opinava che I' animale polulo
avTebbe senza il ^(>ccorso dclla pelle, diversamenle
di come effelUiasi i>ei;li alin Echiuidi, muovere a
secnnda il bisogno gli aculei.
Ma essendosi puscia resi accorti i zooiogisli, «
16!
principnimonte il sig. Blainville del fatto, che i fori
tubercolan non giungono a penelrare inleraaienle la
teslula, quesla perforazione perde ogni imporlanza,
non polendo piii ollre arameltersi 1' esistenza de* cor*
doocini muscoiari ammessi dal sig. De Lamarck, es-
seodo per altro gli acuiei mossi uaicarnente dalla
pelle, che riciiopre la superGcie esleriore delta teslula.
E* percio che il gen. (lidaris creato da! sig. Lamarck
e state diviso in molti allri, e cangiala la sua carat<>
lerislica. Queila, che da il sig. Agassiz, e la seguenle.
» Forma circolare, appiatlila superiormeote ed
» inferiormente ; inviiuppo spesso ; aree ambulacrali
» slrelle ugguagliando in larghezza appeoa il quarto
» delle are© intrabulacrali, coverte di piccoli tuber-
» coli serralissimi, ai quali corrispoodooo delle pic-
» cole setale appiattite ; pori disposli per paja sera-
» plici ; del tubercoli grossissimi bucberati sulle aree
» intrambulacrali porlanti dei gross! acuiei or levi-
» gati ed or rugosi o spinosi ; piastre geoitali grao-
n di, pe.nlagonali, uguali fra loro ; piastre ocellarie
» piccole tnangolari ; bocca circolare senza intacchi ;
» membrana boccale coverta di squarae imbr'cate,
D sulle quali si prolungano i pori ambulacrali ; lao-
» terna vigorosa, composta di piramidi massiccie,
» di cai le brancbe doq sodo punto riuoite alia
» soramila ; denti canalicolati seoza careoa alia faccia
> interna. »
Questo geoere si divide secondo il sig. Agassiz
natural mente in due tipi ; nell* uno i tubercoli sooo
kvigali, oeir altro sooo tagliuzzati alia base.
162
; 1.° Tipo — Jubercoli levigali.
SPECIE VIVE^TI
SPECIE /.'' CiDJRjs Hystrix - Ljkk.
C. svbglobosa, utrinque depressa ; arm's ma-
^ribm iinea flexuosa divisis ; spinis majorum tubar-
colorum iongtsaimis, strialis, ad series quinatit.
Echtnomeira. Guali. Iml. lab- 108 f. D.
tCidaris papillata. Var. 3. Leske apud Klein.
i . j)ag. 129 L 7. f. B. C— Encycl. pi. 136,
, f.6-7. — Scilla Corp. rnarin. t.22. — Bonan.
Recr. 2. p. 92. f. 17- 18.— Favan. Conch.
pi. 36. f. CI. <
~ i , Jn Cidarix F RIein el Leske. t. 39. f. 2.
! Cidaris papillata minor. Van Phelsum. p. 29.
pi. 3. f 1-3.
-, :. Echinomelra circinata. Gtiali.pl, 108. f, D.
: , . , -4jidaritcs hystrix. Desiongch. I. 2. p. 194..^.-
• - Blainvill. Did. sc. iiat. I. 9. p. 199.=--
Mao. d'aciin. p.231. pi. 20. f. 5.— Risso.
Europ. mer. 1.5. p. 278. d. 28.— Lamarck.
I. 3. p. 379. n. 3 Desmoul. Echind. pr
• : 320. — Agas. Prodr. J. c. — Agas. e Peso.
Catal.raisoii. des Echinid. Aonal. desscienc.
natural. 6. p. 324.
Inviluppo globoso, spesso, superiormenle ed ia-
feriormenle appianalo ; ciascuoa delle due serie Ui-
bercolari e coslituila da 7-8 lubercoli ben grossi a
base larga, cbiusa da un cerchio elevalo rormalo da
innumerevoli lubercolelli , i quali si veggono ancora
nel mezzo delle area ambulacrali, formaiido cosl una
fascclla, che divide le due rone porifere, e che ri-
m
sulla da qiiattro serie di codesti tubercoletti, che »i
polrebluTo addimandare granoli ; questa fascelta b
leggennenle flessuosa. I pori sono ovali e divisi da
soicbelti ; ii tubercoli fra loro allernaodo lusciano tra
di essi una linea flessuosa, che divide le aree intram-
bulacrab. Gii aculei sono molto lunghi, cosicbe il
sig. Lamarck dice, cbe ii corpo di quesla specie e
generalmenle piccolo in proporzioDe della lungbezza
delle grandi spine (1 3. p. 380); olire a cio sono
cilindnco-acuminati e longitudinaimenle siriati.
Quesla specie vive uci mari di Siciba ; si trova
Del lillorale di Aci-Trezza, Calania, Augusta, Palermo.
II sig. Lamarck dice cbe essa vive deJ pari nel-
rOceano europeo, e nel Medilerraoeo.
IVerticale_Millim.53.
Trasversale — Millim. 40.
Varieta
Posseggo un* individuo della sopra descritia specie
ben grande, il quale mi ha oITerto una modificazioue
di forma in alcuni dei suoi grandi aculei. Alcuni
difalti sono, come sempre osservasi, ciliodrici sine
air eslremila, verso cui si assolligliano, e termioano
qua:>i in punta; altri pero oltre la roela della loro
lunghezza si appialliscono, allargaudosi sempre piu
sino al termini!, e finiscono in forma di spalola. lo
credo die quesla modificazionc non sia cbe semplice
accidenlalila. Se non si avesse pero avuta la cerlezza
di apparlenere alia slossa specie, questa non coiio-
scendosi, si avrebbe poiuto credere cbe quest' tiliimi
aculei di forma divt-rsu .spettassero a specie differen-
te. Cio induce ad ammetlere, cbe oon sr puo foiidare
164
una sicura e certa distinzione specials siii caralieri
de' soil aculei, come noa ban tralascialo di avverlire
i eommi nella scieaza.
|. U ('
SPECIE FOSSILI
Specie !••
' Cidj4bites Hysthix — Lamk.
Si trova nel calcareo lerziario dei dinlorni di
l\Iessina e nella formazione cretacea di alcuni punti
deir Isola nostra. Al capo di Milazzo si trovano i
soli aculei il doppio piu grossi dell* ordiiiarin, che
sembrano a prima giunla apparlenere a specie diver-
sa, ma U'l' esatta disamina ci ha reso certi della
loro identila.
2." Tipo-^ Tubercoli ingUvzzati.
SPECIE II.'' CWARITES NOBIllS —MuNSTER.
hi- ->
,-: C. depresso-globcsa, nodulis ambulacrorum
bis'triserialibus, verrucarum limbis suborbicularibus,
super ficialibus , remotis ; aculeis majonbus longiasi-
mis, muricalis, leralibus vel cornpressis, vel angulo-
sis ; atnbulacn's flexuosis, verrucis mamillaribus 5-
6 in singulis seriebus, circulo glenoideo radiato.
. Munsterin Goldfus. Pelrtf. p. 117 pi. 39. f.4.—
Desmoul. Tabl. syn. p 328 — Agass. Echi-
j,,, nid. sviss. II. p. 65, Tab. 21a , fig. 21. -—
, . Agass. e Desor Galal. rais. I. c. pcig. 332.
, Di quesla specie uon si Irovano in Sicilia che
i-soli aculei, di cui ne ho vedulo qualche eseiDpIare
nella colleziooe del char. prof. G. Gemmeliaro. ,^^
16S
SPECIE III." CiDyiRlTES GUDDIFERji — GoLDF.
C aculeis subovalis, costato-granulosiSf
pediciilis brevilms, striatis.
GolJfuss. Peiref. p. 120. pi. iO. f. 3.— Favan.
pi. G7. F. B— Bo.irfj.i. t Pcirif. pi. 54. fig.
362-363.— Parkins. Organ, rem. I. 3. pi.
\. f. 11 Scheijcliz. Miis. Hiluv. n.875.—
Orycl. helvet. p. 320. f. 40.
Claviculoe gtandarioe, Leske. De acul. p. 269.
pi. 52. pi. 32.
Bronn. Lelbaea. p. 278. tali. xvii. f, 5. — Agas-
siz. Prodr. 1. c Desmoul. Echiniil. p. 334.
Agass. Echinid. sviss. II, p. 76. Tab. 21a j
fig. 9. — Agass. e Desor Catal. rais. ec. i.e.
pag. 334.
Di questa specie come di molte allre non si
coiio.scono die i soli aculei. Sono essi di una forma
sitigoiare, cine, quasi ovali, longiludinalincnle coslel-
lali ; le costelle sollili e granolose, i pi'duiicoli corli,
a f.iccella arlicniarp tagliuzzala ; soraigliano a delle
olive. Allrevolle r.ddimandavansi pielre giudaiche,
riguardale un tempo come sclierzi della natura, e
poscia, come id dissi nella inlroduzione a quev>lo
lavoro, cousjderat ■ da Gesner per la prima volta
come aculei di Echini.
Si irovano quesli aculei ne' terreni giurassici di
Angouleine, Bevancon, Svizzera, Baviera, Wurlemberg,
Ifii;liillirra, Nizza, in;! lerreno coraliigeno del Mout
Terrible, ed in varii allri iuughi.
In Sicilia rinvengonsi nel lerreno crelaceo di
Judica, Turcisi ec.
23
166
II piu grande di quesli aculei tra quelli, che
poss'eggo preseiita ic dimenzioni seguenli.
ILoiigiludinaio — MiHiin. 35.
Trasversale — Millira. 16.
SPECIE ly." CiD WRITES conoii.iTA — GoLDPnss.
<7. depressa, nodults ambulncrorum bis-trise-
rtdlibfts, verrucarvm limbis ovalo orbicularibus . sub-
excavatis, grannlonini. corona cinclis ; ambvlacris
fleccvosis; verrucis nKimillaribus 4-6 in singulis se-
rtebus, circulo glenotdeo laevi.
Echinus cotoikUus. Schotih, Petr. p. 3! 3.
Echinus cidtivifi. Var. c. (Jn. Gniel. p. 3175.
Cidaris mamillaia. Sp. 2. ( loss.) Rlem. pi. 4-.
■' fig- B.
RnoiT. Pelr. pi. E. v.. 12. fig. 4-5.— PI. E.vi.
n. 120.
Cidaris papillata. Var. Leske. n. 19. p. 133.
pi. 7. f. D.
Boi/rguel. Pelr. pi. 53. f. 351-353.
Parkinson. Org. rem. t. 3 pi. 1. f. 9.
' ' Cidarites coronala Ooldf Pelref. p. 119. Tab.
39 f. 8. — Agass. calal. sysl. p. 9. — Agas.
Kchin. sviss. II. p. 59. Tab. 20. fig. 8—17.
Cidariles moniltfera. Goldf Pfclref. p. 118. Tab.
39. fig. 6. — Agnss. Calal. sysl. p. 9.
' '■ Var. minor. Cidariles propingua M\ins\vT — R.
29 —io GuMf. Pelref. p. 118. Tab. 4. fig.
ih ■>::- 1.— Agas.s. Ecbiuid. sviss. II. p. 62. Tab.
21. fig. 5-10.
te7
lo non ho vedulo qupsta specie in Sicilia.
Lpggesi pert) noir opera dtl sig, Lamnrck Irovarsi
in Malta e M''»siiia, ollre di vorii allri luoghi, come
iicl lerrcno giurassico di Besancon, nelle Ardeone,
Delia Svizzera ec. ec.
3." Gnuppo — EcBiNi
GENERE DIADEIJA — Gray.
Quoslo genrre e sialo da varii autori diversa-
nionlo caratterizzalo. Secondo il sig. Gray porta
pressocclie i caralleri, die il sig. Lanjarck assegna
alia scconda sezione delie sue (lidanli, cioe— teslula
orl)icolare, depressa ; amhulacri relli ; gli aculei nel
maijgior niimero fisUilosi — II sig. Gray pero ne
rcceilua r ultima specie, cioe la (]. radiala^ di cui
forma i! suo genere Aslropiga. II sig. Desmoulins
ha conservalo nel suo gen. Diadema lulle le specie,
che fanito parle della scconda sezione tlel si/;. Lamarck,
ed ha dislinlo i Diademi dalle Cidarili per le |oro
aree ambt.lacrali lii!)ercolose del pari che le intrani-
hulacrali, e piT I' aiio moltoppiij grande della l)occa,
la qiinle e fesstirala nel suo coiilorno. La caralleri-
slica di queslo ge'tere slabilila suUe prime dal sig.
Agassiz, che aJol'o i generi d ■! sig. Gray, e coin-
presa lie' seguenli termini : a Inviliippo piu o raeno
D dcpresso, amhulacri larghi convergenli uoifurme-
)) inente verso la sommila, gli aculei spesso lubulusi ;
» i luhfTcoli dclle piastre amliulacrali, quantuuque
)) del pari che gli altri bucherati, pure sono piu
» piccoli e di maggior niimero di quelli delle (jdarili.))
In seguilo quesla diagnosi e slata dallo stesso
autorc e dal sig. Drspr nel calalogd rngionato da noi
"M
168
citato (anil, des scienc, nal. f. vi p. 346.) diversificata
nel inoilo di appresso : « Forma circolare ; inviluppo
)) sollile ; tubercoli grossi, buclierali e lagliuzzati nelle
» aree ambulacrali e nelle inlrambulacrali ; aculei
» ciiiudrici, incresp.ili e inollo lunghi ; bocca grande
» senza incisioiii ; orscchielte Hisgiunle ; lanterna pari
)) a quelia del getiere Astropiga ; tubercoli iDlram-
)) bul.icr.iii forniarili tanloslo due cil a!!e volte ijuallro
» serie. Differisce 'ial gen. Astropiga per i grossi
» liibercoli dalle arfo ambulacrali. Si Irova in luUe
» le formazioni dal l.iasse sino all'epoca altuaie. »
Queslo gener<' e <Iiviso in due tipi, cioe :
1. Dne serie di tubercoli inlrambulacrali senza serie
secondarie.
2. Tubcrc;)li inlranil»ulacrali disposli per serie multi-
ple, di cui due principali mostransi accompa-
' giiale a serie sccond'iri**.
SPECIE UNICA VIVENTE ' ' ^
Diadema europeum Agass. ( Calal. rais. I. c. p. 346.)
*.'' Le poche parole, che caratlerizzano quesia specie,
e che si leggono nel catalogo ragionalo dei signori
Agassiz e Desor sono le segnefiti.
)) I tubercoli ambnidcrali di questa specie sono
» uguaimenle grossi che gl' inlrambulacrali, gli uni
» e gli ciliri sono distanlissimi fra loro ; gli aculei
)) gracilissimi, macchiati di vioietlo e di bianco, con
» un orlo frangialo al collarello. »
Secondo quesli anlori vive nei mari di Palermo.
Essa e r uoica specie vivent •, che si conosce del
gen. Diadema.
Ed e 0 Signori a questa spacie che io credo,
169
dubilalivameiile pero apparlenga I' individuo, che vi
presenio, pcscilo nei mari di Palermo, e che scendo
a desorivert- tnmutanripnle.
L' inviliippo 0 solid*' ; le aree ambiilacrali iigua-
gliano la mclla delle inlrambulacrali ; due serie di
tubercoli sorgono nelle unc e nelle alire, quelli delle
nree ambiilacrali sono poco piu piccoli, e le due
>orie, che rosliluiscono, piu ravvicinate tra loro; ogni
serie e forrnala da piii di undeci tubercoli bucherali
e lai;liuzzali ; le zone porifere sono flessuose ; una
linea appi-na flessuosa divide le aree ambulacrali
come <lel pari le inlrambulacrali ; lungo quesla linea
vegiinnsi dei rari e piccolissimi tubercolelli, anco
bucherali e tagliuzzali, e se ne scorgono di piu verso
il margine eslerno delle aree inlrambulacrali, e pre-
cisamcnle nello spazio, che frnpponesi alle serie tu-
ber, oiari e le zone porifere. Alcuni di questi tuber-
colelli alquanlo piCi grosseili sono quasi disposti in
serie secondarie, e sono come gli altri tagliuzzati e
perlugiati ; della parte superiore del guscio buona
porzione vedesi denudata, perciocche lo ullime pia-
stre coronali superiori sono prive di tubercoli, ad
eccczzione di qualcuno piccolissimo. Gli aculei son
raolto lunghi, gracilissimi, sottilmente e per lungo
slriali, increspali, e macchiali regolarmenle di bianco
e di violetlo ; in vicinanza pero della base per un
quarto di lulla la loro lunghezza sono soltanto vio-
letti ; al collaretlo mostrasi un' orlo frangiato dal quale
ha principio I' aculeo. Oltre di questi grandi aculei,
se ne rilevano degli altri piu corli, unicolori, che si
allargano verso la sommita, la quale mostrasi Iron-
cata ; le orecchielle u(iii« swpenormente e I'ormanli
un' arco ; il foro semiovule.
no
i' I Trasversalf— Millim. S3.
Diamelri <
I Verlicale — MiUim. 30.
Or queslo individuo, che io ho cercalo alia
meglio di desorivere e veramenle il Diadema euro-
peum dt;l sig. Agassiz ? INon v' ha diibbio pria di
tullo, chfi esso oflre pressocche lulli i cnrailcri del
geiiere Diadema, come la sniligliezza dell' iiivil(jppo,
i lubc'coli pertugiali e tagliuzzali tanlo iielle aiee
arnbiilacrali, che nelle inlrambuhciali, gli acuiei
cilindrici, iricrcspali e mollo lunghi coll' orlo fran-
g»alo al collaretlo ec. ma non vi Iroviamn peio le
orecobielle disgiunle, secondo la caralleiislica del
genr-re. Qiicsta semplice variela potrebbe imporre al
grado di escluderlo da! genera Diadema? l\oi cre-
dJaaio che no. Riguardo poi alio (:aralt.'ri.-.liclie spe-
ciali, sembra I' individuo in esain(! in lulto convenire
colla diagnosi del sig. Ai,'assiz ; solo in esso non
iscorgesi la perfetia uguaglianz^a di grandezza dei
tubercoli ambnlacrali con qiiclli inlrambnlacrali. Del
reslo pill eslese ricerche ci daranno forse il deslro
di verificare se I' individuo descrilto sia il Diadema
europeum o allra specie del genere Diadema noo
aocora descritta.
GENERE ECHINOGIDARIS — DESMOULm.
r
II genere Echinocidnris, dice il sig. Diijardin
nelle aggiunle al sig. Lamarck per la parle degli
Echinodormi ( t.3 p. 366) « e riguardalo dalio slesso
» Desnioulins come sinonimo del gen. Jrbacia, ab-
5) benohe esso non comprt-nda che una parle delle
)) raedcsime specie ; esso difftiriscc dagli Echini per
)) la sua bocca enorme pentagonale. a lati regofar-
)) meute ed ottusamenle sonuosi, ad angoli non fes-
)) snratt, e per la larghezza delle sue uree unam-
» bulacrali, che c ulmeno tr/pla delle allre. Con gli
» Echini pustulosus e puudulatua di Lamarck, i quali
» sono realmenle (ielle /Jrbacie del sig. Agassiz, il
)) big. Dcsiiiniiliiis conipiciide gli Echini loculetus,
)) stellalus, aerjiiiliiberculalns e Dufresnei ili Bl<iinville
)) (Diet, des scienc. nal. t. 37. pag. 75-76.) »
Pero nel 'latalogo ragionato degli Echinidi del
signori Agussiz e Desor i due suminonlovali generi
M)ii di-lii.li e .>icparali. Per ora noi esponghiamo i
caralieri del gen. Echinocidaris sfabilili dai due cilali
nalurah^ti.
Caratteri del gen. EcinN0CW-4RlS.
)) Forma subconica, poco elerala , inviluppo
)) sollile, lubercoli a base levigala, imperforati alia
» sommila ; pori disposli per paja semplici iungo
» tulti gli ambulacri ; ano coverto da quallro piastre
» di uguale grandezza ; due serie di lubercoli sopra
)) le uree ainbulacrali, ed aimeuo quatlro sulie in-
)) Irambulacrali, sovenli pero le sole serie esleriori
» giungono sioo alia sommila, mentre le inleriori
)) dis|)ariscono sulla faccia superiore ; aculei cilindrici,
)) soltilmenle slriati ; i)occa grandissima ; membrana
)) boccale nuda, a parte le dieci piaslrine del lubi
)) boccali ; orecchietle separate ; apparecchio dentario
)) identico a qiieilo dei Diademi ; una carcna allu
)) faccia interna dei denti. Differisce dai Diadeini per
» le sue quallro piastre anali, per i suoi aculei ie-
)) vigali, e per i lubercoli uon bucherali, ne la-
» giiuzzati. ))
172
SPECIE UNICA VIVENTE J
ECHINOCIDARIS JEQnJTUBERCVLATA — DeSMOUL. (1)
Ech. orbicularis, subconoidea, depressa; areis
ambulacrorum anguslissimis , elevaliusculis ; verrucis
ubique csqualibus, in areis ambulacrorum biseriatis,
serratisque ; arearum major urn ad periphcriam unde-
cimseriatis ; supra alque inferne decrescentibus ;
fascis porosis aubftexuosis ; aculeis longiusculis, cy-
lindricis, subliliter striatis.
Echinus cequituberculatus — Blainvill.
Echinus neapoliianus — Delle Chiaje.
Gr individui che formano oggctlo di questa de-
scrizione appartengono senza i\nhh\o a\\& Echinocidarig
cequiluberculala. Olire di csscr furnili Jei caralleri
che speltano al genere Echinocidaris stabililo dal
sig. Desmoiilins, corrispondono nelln caralteristiche
speciali alia breve descrizione, che da della specie ia
esame il sig. De Biaiaviiie sotto il oome di Echinus
cequituberculatus nel Diz. di Scienze nalur. ad ec-
cezion di lalune piccoie difTerenze, che noii sono a
cred«r mio se Don delle semplici e poco impmtaiUi
variefa.
La nostra Echinocidare presenta una leslula
(1) Non avendo potuto rinvenire nelie operi^ d.i me con-
suUate la diagnosi di questa specie, ma le sole osservazioni,
ho crediilo utile formolaria secondo i caralleri, die mi lianno
presenlalo gl' individui, clie ho con sicurezza riferilo alia
specie in esame.
173
orbicolaro, subconica, alquanlo deprtssa, piaoa in-
feriorinenle ; le aree ambiilacrali strellissime, avenli
all* incirca ucj quarlo dclla larghezza (ielle intram-
hulacrali, con due serie regojarissime di tubercoii
avvicinalissimi , di mediocre grossezza ; quelli delle
aree intrambulacrali sono disposli in scrie verlicali,
ma di modo, a formare benanco delle serie trasver-
sali ; le prime sono poco regolari, giungono ad un-
deci nel conlorao della testula, gradalamenle di-
spariscoQO nella p.irlt; superioie, e solo due ne per-
veugono alia sominita, cioe le esteriori ; le serie
trasTersali sono inl^rrolle nel mezzo delle aree, e
segnano nel loro i.iconlro degli angoli, che si faaao
pill marcati, quanlo piu alia bocca si avvicioaao.
Quesli lubercoli si mostrano tulli di uguaie grandezza
nelle due sorla di aree, cio, che rende, come dice
il sig. Agassiz mollo rim;irchevoIe la specie ia di-
scorso. 1 pori ambulacrali sono semplici, disposli
cioe due a due in linea appena flessuosa, e riuaiti
da leggeri solchelli ; le aree sono divise da una liaea
marcatamente flessuosa, cioe a zic-zac, e fortemenle
impressa, e le articolazioni delle piastre coronali sono
anco segnate da linee impr«sse ; delle piccolissime
granolazioni non visibili ad occbio nudo attorniano i
lubercoli ; le fasce porose nella parte inferiore vanno
allargandosi ; la bocca b grande, penlagonale e lar-
gamente senuosa ; le orecchielle colle brancha sepa-
rate, gracili. subspaloliformi ; il foro ovale allungalo.
Gli aculei lungbi , di color neraslro , e qualche
volla verdaslro; colore della lestula rosso leggero di
mallone ; ambulacri violacei ; lubercoli verdastri, ed
alcune volte giallaslri.
Quesla specie secondo il sig. Agassiz vive nei
24
174
mari di Palermo e nell' Algeria. Nei lillorali dfCalauia,
Aci-Trezza ec. e comune, non serve di cibo, e si
appella volgarmente Rizza masculina.
ITrasversale — Millim. 56.
Verticale— Millim. 30.
GENERE ARBACIA — Gray.
Caralteri del gen. Abbacia.
» Piccoli Echini subsferici ; inviluppo ricoperlo
» di numerosi piccoii tubercoli a base levigala e noa
» perlugiali, disposli in molle serie sulle aree intram-
j) bulacrali, e qualche volla ad ugual modo sopra la
)) ambulacrali ; pori disposli per paja semplici ; bocca
» circolare senza profoiide incisioni ; apparecchio ge-
» nitale strelto in forma di anello. Differisce dal ge«
)) nere Eehinopsis, al quale soniiglia per la forma
» in generale, per i suoi tubercoli non tagliuzzati.
» Le speci« sono fossili dei lerreni creUcei e terzia*
» rii. (Agass. ctlal. rais. 1. c. p. 335.)
SPECIE 1.^ '
Arbacia monilis — Agass. ■'
Echinus monilis. Desmar. in Defr. Did. sclenc.
natur. t. xxxvii, p. 100.
Arbacta globosa. Agass. Gat. sysl. p. 12.
Arbacia monilis. Agass. e Desor. Cat. raison.
1. c. p«g. 353.
Un piccolo Echinide da me rinvenuto nel caicareo
175
<li Gravilclli ne' dinlorni di Messina, « che mi aecingo
a (Ji scrivcre , npparlieue io credo fuor di dubio
idla specie sopraindicata. Ksso e quasi sferico, raolto
piccolo, nil poco depresso inreriormenle, elegante-
meiile lubercolalo in lulta la siiperficie del guscio ;
i lubcrcoli sono di due soria grandi e piccoli ; questi
ugiiali fra loro vcggonsi disseminali alia rinfusa su
lulta la superficie, e formano una specie di graoo-
laziono uniforme ; i grandi, che iion differiscono fra
loro pel numero, ne per la grandczza, sooo disposli
in due serie nelle arce amliuhcrali e nelbi inlram*
bulacrali ; nelle prime le due serii; scorgonsi pres-
so a! Iimile esltfrno, e nelle inlrainbiilacraii sono
situale in luodo da risiiltare uguali gli spazii esi-
slunli tra le vane serie, cio, che da alia testula uno
aspclto di elegante regolarita ; i pori soQO a paja
semplici.
I Verlicale — Mdlim. 6.
Diamelri I
( Trasversale — Millim. 9.
SPECIE 2.="
Arbacia deprbssa — Agass.
Agass. Galal. sysi. p. 12. Agass. e Desor Catal.
raison. I. c. p. .3o3.
Quesla specie presenta quasi gli stessi caralleri
della precedenle ; invece pi!r6 di essere globosa, e
molto depressa ; sullo aree inlramhuiacrali si scorgono
di eosla alle due serie di lubercoli principali alcune
allre serie di lid)ercoli secondarii. Noi abbiamo rin-
veuuto un inilividiia ili quesla specie oel lufo basal-
lico di Mdilello.
176
IVerlicale — Milllm. 7. •■'
'■
Trasversalo — Millim. 15.
GENERE SALMACIS— Agass.
» Forma circolare subconica ; pori ambulacrali
TK disposli per paja doppii ; lubercoli tagliuzzali, raa
» non bucherati, formanli molle serie verlicali, che
> si presentano sollo la forma di serie orizzonlali
rt regolari sopra ciascuna piaslra inlrambulacrale ;
« piccoli incavi o pori (pori angolari) nella riutiioae
» delle piastre coronali ; quattro piastre anali soltiU
> meiile granolose, d«l pari che le genilali e le
» ocellarie ; bocca piccola, raembrana boccale niida ;
» orecchielle sollili, taglienli, che si toccano per la
)) base e ohiuse alia sommila ; apparecchio mastica-
x tono coslniilo a modo di quello del Diademi e
» A Wv. Echinocidari, ad esclusione del compasso, che
» SI lerinina in spatoia Ironcala ; pungoli corli, ci-
» lindiici e soUilmenle slriati. ( Specie viveoli e fos-
» sili. ) ( Agass. Gjlal. raisoii. I. c. pag. 358.)
SPECIE UNIGA FOSSILE
• ' ' Salmacis Pepo — Agass. ( Gatal. raisoD. I.e.
p. 358.)
Questa specie, da me Don mai veduta, Irovasi
fossile nel calcareo lerziario di Palermo secondo I' as-
serliva del sig. Agassiz. Somiglia per la sua slruKura
al Salmacis variiis dello stesso aulore, ed e grande
specie rigonfialissima, di cui i peri sono mollo piccoli;
i lubercoli mancano n«| mezzo delle aree intrambu-
lacrali. (Agass. 1. c, )
ill
I, ' '
GENERE TRIPNEUSTES— Asiss.
» Echinidi di grande taglia, rigonfiati, a tubercoli
n poco nlevaiiti, porUnti piccoii aculei ; pori dfsposli
» a (rc> doppie serie verlicali bea dislinte ; le due
» serie esteriuri sono rellilinee e regolari, la media
» e irregolare ; bocca piccola, circolare, mediocre-
» mcnl« intaccata ; appareccbio maslicalorio potente ;
)) dLMiti tricarenali ; compass! forcutissimi, rialzati,
)) senza muscoli trasversali. Le specie sodo viveuti e
» fussili de'terreni terziarii. » (Agass. o Detor Gatal.
s raison. 1. c. p. 363.)
SPECIE UNICA FOSSILE
Tripniustes SJRD1CV5 — Agass.
Trip, orbicularis, venlrtcosus, conoideut, assu-
latus, luteo- purpurascens ; f'ascis porosis rectig : pa-
rorum paribat transverse lernis. (Laink.t.3. p.361.)
Cidaris sardica. Leske apud Rleio p. 14.6. lab.
9. f. A. B.
Eocycl. n. 141. f. 1. 2.
Scilla. Corp. mar. lab. 13, f . 1 .
Mull. Zool. Dan. Prodr. n. 2845.
Echinus in/latus. Blainvill. Diet. Scienc. natur.
t. 37. p. 91.
Echinua Sardicus. L. Gmel. p. 3178. — Des-
loiigcb. Encycl. t. 2. p. S89.
Risso. liisl. nal. Eur. mcr. t. 5. p. 276.
Agass. I'roilr. I. c. p J 90.
Desmoul. Et-hinid. p. 28 i.
Var. Eclunus fasctaius — Laink. l. 3. p. 360.
178
Tripneuttes Sardicus — Agass. e Desor. Calal.
raisoo. 1. c. pag. 363.
Questa specie doo vive ne' mari della Sicilia ;
si riovieoe pero fossile nel terziario del diotorni di
Messina. lo I'ho veduto solamente iigurate nell' opera
dello Scilla.
■^A'i^ C-
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■«j: I'A
■,\ %,.,... / ;
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SOPRA
ALCUNE NON OVVIE INFERMITA'
HILETATB DAL PROFKSSORB
J^<S>!5a'<I>J2 :p2J22'ia<E> SffiSSSasfiX
DA PALAZZOLO
S«cio Cerrispoodeote dell' Accademia Gioenia ee.
LITTE D*LL» 8TBSS0 AUTORK NRLLA SEDUTA OBBINARIA
DEL dI 30MCeMBaB 1^51.
Amoa
•'J Mil
■• ;A'
;»:-
Lii
<. •ll-.h
■ ' •'( M'l t.'M ■
I .
CUB CON ISCIENZIATO SAPERE LE CONOSCINZB
OHANB SPINGONO, E RAFFORZAAO
Vera experienlia nascitur ex compluribu$
obncnalionihui, magna diligenlia, at*
teiiiidni'., el cura nolatis. quae inlegram
morbi hisloriam. cum omnibus ad rem
pirlinenlibus circumlanliis complectun-
tuT , unde medicarum obsercationum
summa palet uiililas.
Hoif. Mvd. Sistcm. lonia i.
Okorjkdi SiGNoni
» Quid hisee oculis, aut qualicvmque
meo judicio percepi spectandum
propono. ))
BOMTIUI
J permello rassegnarvi argomenti che spero
non isdegnercle perche mirano limpresa Voslra o lo
scrulinio di cio che apprcsenia natura. > Poggiano
sopra fatli da me osservati con qujilche sorpresa nei
primi aiini dell' esercizio Clinico, e che lasciai scritli
sul porlafoglio colla lusinga che la praiica allri me
25
: !82
pe avrebbe dimostrali (1). La bizzarria coUa quale
si condussero mi porta di Don lasciarli in dimeali-
canza, ed a descriverli per come si ofTrirono, senza
ricercalezza o lindura alcuna. Degoaleli di Vosira
alleniione per le palogeniche investigazioui che pe-
culiarraenle dar polrebbero alio scabroso studio del-
r Elmintologiaj dell' Orchionzia, e dell' Afonia ner-
vosa: prolestandomi colle parole del Rouff « que je
S n' easeigiie point moo sentiment, je I'expose, j' ai
B fait ce que j' ai pu pour atleindre la verile » sen-
za stare all' opinione delP Hahnemann il quale si fe-
4ce a dire a que la tbeorie des maladies ou la Pa-
» thogenie est le secret de la nature et que c' est
» folie de cbercher, a I'expliquer, ou a la deviniers (2)*
(I) Avanzo ora queste osscFvazioni, e dopo che allre po-
sleriormnole snccesse iie avessi pubblicalo, per averne ielto al-
ciine meno impnrlanii in cerluni fngli periodic], che col sen-
timento di giovare alia scieiiza deli* uomo furono rapporlate.
(2) Opinione strana a' principj fondamenlali della scienza
che tnira la sahitare conservazioiie, e che urta il giudizioso
senlire deldollo Palftlogo (Begin) che scrisse «Dai»s I'etat acluel
» de nos connaissances celiiiia seul est un Medicin verita-
1) hlemeol instruit, qui peut de'lerminer d I' occasion de chaque
» inaladie. el sa nnlure, el son sie'ge. et ses causes, el le me-
» canisme de la production de lous ses plienoments, el qui
X sait deduire de lous ces elements I'expe'ce de medication qui
» est le plus propre a relablir la saole. » Senza di cio mm
piiossi Irovar giammai 1' utile che si spera, e I'oprar nostra
ciecaoieote cadra oel piu trisle, e m&ldUguraio pattume.
183
Eccone in breve la ripartila sloria che fedelis-
sima espongo con qualche acconcia riflessione, per-
suaso che a nienle giovano le osservazioni quaado
coQ i lumi dulla scienza noa vengono scorlate.
I. "" •
,-.1 I * J^
vi»vCI^Cv*S%iCvv'%w*»4«/v»v*ii»t*'^v»vv<iwvvv»«^ii'»'S'Wwv.^«-*vi/\iVinim(
PRODIGIOSA ELMINTIASI INFESTINALE
EVACUATA PER UN'ASGESSO
ALL'INGUINE DRITTO
L'etude <les ces affections a Iniijours ele,
et sera long-temps un siijet de con-
troverse parmi ies Aledicias.
BoCBK
[aria Barberi povera industrlosa, di anni 65
circa, di cosliluzione graciie, di lemperameolo ner-
TOSO, ed idiosincrasia gastrica, seora che fosse slala
da rilevabilc malore per 1' iaoaDzi contaminata, a' 4-
marzo 1832 prova iolenso, e vago dolor addomioale
dopo aver IranghioUilo pane grossolaoo coo olive in
aceto, e bevulo vino. Si sforza vomitare coll' idea
di liborarsi dal supposlo iogombro, ed invece an-
gosciose, enleralgiche pene sperimenla, che la fan
contorcere, e spasimare. L' empirismo porialala a
ftr uso di un calarlico, in peggior condizione !<i ri-
duce, cagioaaadole ridoadanze slomacali, cod pui lor-
186
menlevoli sliralure agl' inlestini, die verso I' angui-
naja drilla aggirandosi, in queslo luogo un lumor cre-
scevano da far supporre uo' enterocele.
Non voletido piu oltre far continuare da se la
facceiida, nel quarlo giorno la mia cura richiese, ed
ecco lo stato in cui era allora la Barberi. Soffriva
coliche con forii dislurbi all' apparecchio digestive,
che le polenze lulle dell' organismo teneano soggio-
gale, per cui gaslro-enleritide con secco inlonaco mu-
coso alia lingua, vomili inani, costipazione fecciosa,
tensione addominale, slimolo a rendere le orine, fi-
SOQOmia ratlristala, cefalgia orbilo-frontale, oppres-
sione di menle, respire accelerate, e frequenza freb-
bnle a' peisi osservai; oltre I' allecchilo doloroso lu-
more all'inguine deslro, del volume quasi d* un uovo
d' oca, poco renitente, di color rosso-vivo, che dile-
guavasi con larga base, e che i caralteri presentava
riguardauti I' ascesso flemmonoso. Le inignalte all'e-
pigaslrio, ed in vicinanza del dolore, le bagnalure, e
7: cataplasmf; ammollilivi , le medicine, e le bevan-
de da rinfrescare, I'assolula aslinenza a'cibi, ed i cli-
steri movenli furono le prescriziooi del momeoto, sea-
za mica produrre alcua bene.
Spunlava il quinto giorno, e la catastrofe pafo-
genica prendea piu temibilc stato. La notle fu irre-
quieta con alterazioni mentali, alluciDsmenti, e sus-
sulti rauscolari. La flemmasia gaslro-enlerica persi-
stea, un molesto singulto successe a' vomili inani, la
fisonoraia era scomposta, ia voce fioca, il respire af-
fannalo, 1' eslremila fredde, i poisi piccoli, bassi, ed
intermittent!, e la trarobasciante inferma a' conferli
deila religione veniva raccnmandata. A malgrado di
lanto, r olio di raandorle doici, « locali cataplasm^
lenilivf, i rubefacienti agli arti iofred<iali, i clisleri
187
anlispamodici si prescrissero, e la flemmonosa estu-
mescenza progeltava aprire, perche sollo il (alio ce-
devole si facea.
i'ero noil si cbiuse la sera di tal giorno, die
per premuroso invito bisognai farmi presto verso i'am-
malala. Vi trovai gli aslanli meravigliali, e dedili ad
ossprvare con islupore sei vermini, che vivi da una
spontanea apcrlura dell' inguinal' enfiagione aveano
nscito. Erano fnsiformi, di color hianco-rosato, di olio
a dicci pollici di lunghezza, col diamelro di Ire
linee circa, delli lumbrici da' Latini, ascaridi lom-
bricoidi da' Francesi, vermi Inleslinali dal Linneo,
rundwurm o »puhvurm da'Tedescbi, compresi gia fra
gli enlozoari della specie nematoidea da Zeder, e Ru-
dolphi, fra i cavitari del Cuvier, che elminli per la
sua peculiar forma dal Dumeril si dissero, che fra
la qiiinta classe degli animali senza verlebre dal La-
marck, e fra le cause movenli 1' otlavo genere delle
gastrosi dall'Alibert, sono noverati. Osservalo I'asces-
so vi riconobbi restremila cefalica, di un si caratte-
rizzalo parassila, impegnata sul piccolo bugio che
gia crasi fatto, e tiratolo fuori^ un'altro, poi un'al-
tro, ed ud' allro ancora ne ravvisai in mezzo I' ico-
roso uraore che in quell' alio ne scorrea. L' aspetto
dell* ioferma impertanto facea coraggio; senlivasi al-
legerite le pene, e quiiidi minorate le doglie spa-
smodiche, cessati i singuiti, mancale I'enteropalie, ed
i poisi regolarmente baltevano, quantunque da cele-
rita febbrile ancor toccali. Frattanto un buon isca-
rico ventrale poco prima era suocesso con isviluppo
dei putirosi gas che il tralto enterico teneano me-
teorizzalo, le orine piu libere scorsero, il calore per
r inticro corpo equilibravasi, tullo nii^lior condizione
aoDUDziava.
188 ^
Si icnne percio pel di d' appresso il medesimo
trallamento, ed injellazioiii raollilive si fecero sul
cavo deir ascesso, pria di essere dal solito epipla-
sma riveslito; ma di la a poco irilervallo nuovi di-
sturbi enleropalici si avvisarono pel mdmeolo, con
nil' iiuoffribile peso sul fuoco dell' indicalo ascesso,
come so ( al dir della pazienle) le budella ne veni-
vano fuori. Era senz'allro I' accumulo verminoso,
che man matio esilandosi diedo per allora dodici ea-
tozoari, come i precedenli dell'ugual forma, e colore.
Nfl sellimo giorno I* inguinal' evacuazione di
essi animali non si slelte: altri quarantacinque se
n* eslnisero la nolle, durante la quale nuori piccoli
disturbi organico-mentali si affacciarono di non tanla
durata. L' ascesso tramandava frallanlo sanie biauoo-
opaca, Ifggermente striata di sangue, priva d' ogni
sentore di materia escrementizia od intestinale, come
prive di ogni apparenza verminosa vedute furono tutle le
successe anali stercorazioni. La sera fiaalmente di egso
seltiino giorno, e la nolle che all' otlavo conducea,
allra considerevoie uscila di luridi entozoj ebbe luogo,
senz'allro turbamento fisico-animale, complelandono
cosi il rilevanle numero di ottantasei.
Da queiristanle la mediocrila comincio a prender
GOnsislenza, della gastro-enkToflogosi non sene scorgea
che un cenno appena , la febbre gia rnostralasi con
aspetto gastro-alasso-adinamico fii nulla, ed im lan-
guido desio si avviso dallo stomaco per li dimenti-
cali alimenti. Quindi la tenue nutrilura si presciisse,
continuandosi a gradi sino al quattordicesimo giorno,
Icmpo in cui la Barberi s' inlese guarila.
II cavo inguinale astergevasi dappoi con decozioni
tonico-aslringenli, che fra pocbi gioriii sanamente
appianatosi, libera la resero ad ogni suo ordinario
189
oprare ; ed cTbbnncLo accasciala dagli anni, e dalla
raispria, par clio f'acesse una vila (ninima, pure dessa fino
al privsenle i;o(ie proporzionala e relaliva huuiia salute.
Quest' osservazione non e cerlo da spregiarsi
rimpetto la scienza che mira lo studio deli' umana
Scolecioiogia, sia per Ic singolarila chu da per se
stessa presenta coll' andamenlo dimoslralo, sia per le
dcluciJazioni che ofl're con quanto palogenicamenle
vi pu6 aver connessione, sia [)erche concorre ad
autcntic.irc ben pure i falli ditll' espurienza ricevuli :
mollo piu che meno sorpretidenti se no Irovano Gn
og;;i publdicali da diversi scrillori, colla sptTanza di
voler sollovare lui leinbo di quel velo clie gi' inlimi
processi della tiatura tiene ascosi (3) .
Ed in vero se per poco conleuiplar si volessero'
Ic lanle fatiche dal Zoologo, dal Naturalista, e dal
Medico adoperale per la ricerca di tulte le couoscenze
che detla Scolechiasi rigiiardano, si vedrebbe coa
quanlo impegno i medcsimi hanno cercalo dislrigarle
colle proprie osservazioni, per I' aslrusila che sempre
preseulano, e perche tullora lulenebrale dal inislero (4-).
(3) II Dollor Vundorberg in cirello si diede a proj^io de-
scrivcrc, ncgli annaii di'lla Sdciela Medica d'Anvers, I' iiscifa
d' uii sol boinliriciiide dall' aiiollo iiiguiiiali; desiro in uii iiDmo
di circii U) .iiiiii, di seguito ad uu' .isccsso jivvlmiuIo in t.il
liiogo. II Dollor Maiigi'iiost, nel rapporlo dei Iravagli della
Sociela Medica di Moiiliiis. espose pure con piacfre i' iiscita
d'liii siiiiil VLTMio cuUc inarc.ic elm colav.uio da im' ugiial nsressi*
deir ingiiiiic drilto. in un irulivhliio di anni trciilaselle ; »'d il
Dotlor Clianipionniihc. nel Gioniule di Mi'dicina c Cliinirgia
pratlica (b I'arigi, non lascia la narrazione di un'aKra posle-
ma inguinale, die ncll' aprirsi ad un' ulminto, come a' finora
descrilli, diode iiscita.
(i) I Signori iJloch, Brora, Brcmscr moslrarono cerlo
fra' classici piii disliala atlcnzionc. 27
190
Lungo fosse in efiello Y esame dell' cscogitazloni
falle per voler iscoprire 1' eliologia, o le cause efli-
cienti coll' occnsione delle quali si possono produrre
gli enlozoari (5) ; e se partilamenle far rilevare si
volessero la diverse opiniom sollo confusa forma espres-
sate air assunlo da diversi aulori, fosse ancor lungo
I'analijizare se delli enlozoj formansi o no per speciali
combinazioni (6) , se provengoiio da geimi preesi-
slenli dappoi sviluppali (7) , se souo innati, e Ira-
smessi a' discendenli da' genilori (8) , se risullano dai
vermi esleriori sollo forma di larve iogojali (9) , se
(a) In generale i cil)i in quantila, e non di qualitade, con
lultft quanio innove Imbata secroziune mucosa, principal-
mcnic iiei <:oggelli liiifalici, ed in quelli die hanno abilazioni
Minido-fredduse, si rapportano alle cause volute. €io che il
dotlo Cruveilliier combina coll' esqiiilibralo polere della forza
assimilatricc riguardo gli elemeuli ingcrili.
(6) Fainosa quislioiie in lulti i tempi di vario mode in-
Icrpelrata, die ba d.ili> Inngd a molle cougellure, ed a diversi
ragionamenli trascendcnl.ili.
(7) Opinione del Wagler, Ueamur, Rhoederer, Ellmullero,
e da niolli altri secondala.
(8) Vallisnieri, Lcmery, le Gierdi, Andry, Biocli lo so-
spetlaroiio, avendosene scoverto nei feti a' quali era gia man-
cata la luce, secondo dallo slesso Ippocrale fu osservafo.
(9) Linneo, e Scopoli furono i prinii a crederlo. Boerhaa-
ve vi SI uuiftirmava coii dire, che prendono forma diversa
pel divcrso silo che viene da essi loro occupato. Van-Doeveren,
llidrmanii, Hiifl'eland non peiisavaiio diversamente, e cnsi di-
coiiu varli altri che preiidnno a par^igone gli elTelti dei Dilteri
ullo stomaco di ccrluni erbivori, e quelli della Musca carnaria
iiiiu ha guari dal Berard rapporlati : menlre L' Edwards at-
liibuisce tali meravigliose metanioifosi ad un alto di qiiella
Oniiipossente Irasftirniazione, che in modo quasi simile si am-
niira iiclle rane. Epperi) diclro 1' esame aualomico dei Signori
Verncr, Rudulphi, lluopcr, Laennec, (Jloquet, Joy, Baillie, cd
6
191
nascono per pfTtitto di sola morl)Osa pulrefazione (10),
se sdn opera della forza vilale dalla Chimica viyenla
rappiosciilata (1 i), se derivano da pseudo-membrane o
villosila iiileslmali animalizzate (12), se lirauo origine
d' allerale secrezioni follicolo-mucose (13), se si produ-
cono sponlaneamenle, od a somiglianza degl' iofuso-
ri(l-l), se hanno da per se slessi una dislinta gene-
razioiie (15), o se lulto dove al)l)andonar.si al inislero
deir iiiestrigubile arcano che qui prosenla ia Qatura(16).
allri, rcsia provalo quanlo disse Bremsor, die i Termi cste-
riori cioe, sou ben tliTcrsi di qiitlli die si risconlrano nel-
r uonio,
(10) Pensare degli aniichi fiiio da' Itinpi Ippoc.ralici, e
Galeniaiii, c dalla mciite di certuni inudenii aoii aucor caa«
cdlalo.
(1 1) Arjiomento del Broussais, da! Glisson, Gorier, Gri-
maud, Sdle. Muiler, ed allri, quasi siipposlo in simil guisa.
(12) Rilrovato di uii' aulor Tedesco, dal Rtdi, e da Aelio,
e Paulo nncnr Iravedulo.
(13) Hagionarc del Fodere, dallo slessn Broussais coll' idea
della preesislenle gaslrocnlcrilidi! consi'iililo, ed autorizzato
da' I'alli die presenlano cerlune iulestiiiali allerazioiii follicolo-
mucose.
(II) Induzioni ricavale dall' ingogiiosc riccrclie dei Signnri
Prieslpy. Girord-liliaiilrans, e Fray, e da Uudie, e Sanson, ed
allri ciiiisenlile.
(I."i) I'aiiarpllo, Sdiciicklo, Forcsto, Borello ec. li lenncro
per vivipan. lludnlphi dice prodursi cumc gli allri csscri vi-
vcnli, perclic proweduli d' orgaiii scssuali, come fii zoologi-
caoKMile diiiKislrato. Goeze ossiTva di esservi ni'CBssaria una
doppia C(q)iiia piT riri^llii.irscne la pidpaj^azinne. Tissdl asse-
risce aver conlalo piii di dicciinila uova iiell' ovaja d' un sol
Lombricoide fcnimina, e I' assionia IlarveY'iuo amnielle. L' omne
vitum ah oio, die all' omne tivum c vivo, dall' Okeu In
assimilato.
(lU) Cosl SwammsrJam, c quaul' allri ei arrestaoo a
Lungo sarebbe ratlendern* la sintoinalologia che
dislintameale essi enlozoari polrebbero presenlare(17),
riiifluenxa che arrecar possono alle svariale organico-
dinamiche-umorali affejioni (18), le conseguenze che
immaginariamenlc vi si sono allribuile(19), e per fino
Je mal supposle benefiche operazioni clu' muovere po-
irebbero iu pro della salule(20). Finabiiente assai luii-
t,'
contemplare le cose, che si credono sotio forma arcana, e
che solloponendosi in reslriltissinii cancclli, noii iuteiidono
interpelrare mai quanlo sla subordiiialo a' processi che fuori
il tipn ordinaiio palologicarocnte opera la iiatiira.
(17) Si sa cnme fulli i sinlomi, che si allribuiscono ai
vprmi inleslinaii. spessu possono ini^aniiare, e che praltica-
meiiti! non si sla al ci'ilo se non quando se ne vede I' uscita.
(18) Possono conipiicarsi con quasi tuUe le malallie, e
darvi un' .ispello si vaf,'i), (rislo, e pernicioso da imbarazzarne
il diiignostico. Vandeiihosch, Van-Doeveren, Ilufft'land. Perron,
DclaiMjqiie, Oummelinck, La Mondiere, e divers! praltici lo
coiiti'slano.
(19) Quant' esageiuzimii non si sono rapporlale a' vermi !
Biisqnilloii, e Serres altiiituirono 1' idrofubia d' un ragazzo al-
I' enlf liiiinlide, rnenir' era slalo morso da cane rabbialo. Ve-
di kind amiiieUcva oslnizioni verminose. R.isp;iil dicca essere
i Lombrici causa e priiicipio d' ogni malallia. Orlassin slabilisce
sopra lali cliTiinti luUo il cardine dclla sua Palologia ; ed il
il I'rofi'sisdrt' Biemscr rapporia esompii ove prallici di inerilo
haiino linanclii! supposlo coiti' cffello Tertniiioso gli accidenti
cagionali da vioienze esleriori. Questi paradossi al dir del-
I' Alil)(!it ril.irdano il progrcsso delta scienzu, ed influiscoiio
alle disparate idoe die noi sentiamo. hi fatli il Signor Canni-
n.ili conid)he un uomo di rari talenti, spiegare puhMlc.miente
la formazione elminlica in diversi modi, lasciando scnipre
Convintii r udienza di qnanlo difreronlcnieute espoiica.
(20) Queslo pensare scbbpne slraiio alle vedule fininlogiclie,
ha pure avuto i suoi faulori. Goeze nell' ammirazione per
r universo, cerca provare die tutli gli fsseri, fino gli elminti,
hanno relazione, ed ulilla diicKa, od mdircUa eoll' uomo. Butler
193
go sarin il volerne enumerare od analizzare qui (anti
specilici (21), quelle lanle riserhale ricelle (22), quelle
soslaiue lutte in somma cho empiricameule o con re-
gola d' arte si sono impiegale a vicenda per dislor-
naie gli eliniiili, atlaccandone lo svduppo, Ja iiulri-
lura, "e I' eaislenza denlro 1' uomo (23) ; o I'inlernarci
in quelle scrupolose ricercho di come si possono uc-
cidere e cacciar<» melodicainenle dull' animale eco«
prelendoa esser neccssarii tali vcrmi, pcrche sbarazzando le
iinpiirila inlcslinali, ne soslengoiio la peiistalticila ; e Tame-;
rifaiio Hii.hIi ikui dlssoiiliva =) sliavagaiilo opinioiie.
(21) Le opere degli aiiliclii, e de' secretisli fan fuKora
tesliiiiiiriiaiiza del S'.ipposli rimcdii che si slimaroiio fino al
supnslizioso per le aiitelininticlic virlu. Se ne pno curiosare
la iisia neir opera di Breinscr coil' aggiimle del IJIainville,
ollre ai lai.li lorfnolarii cli'! ne Irascrivuni) all' uopo.
(22) Noil vi iia malallia coiiiro la quale si specularono
tantr licfllc. qiianio conlro I' enli'liniiitia<i. La Terapeulica
niudcrii.i, ahbcnclie piii laginnala. noii lascia cennante ben mol-
te, cnmit lu stesso Diziunario del Varsuviano DoUor Szerlecki
fa riniarcare.
(23) or insegnamenti degli scienziali nell' Elminlologia,
fi-a' qiiali i DoUori Meral. e De Lens son da conlarsi, aniinet-
loiio potcrsi i vcrmi dislriirrc in vario modii, c priiiclpalm»nle
cnn mezzi Meccaiiici, Acri. Aiii.iri, Minerali, AsfiUizziinli, e<l
Indigeslivi : per come legiegio Prnfessure Fulii, il di ciii
valore non e poco nelle iiivestigazioni delle mediche verila,
facea apjircndiTe alia sliidinsa gmventii : menlre Tiiomson ri-
nies9f> aveali solo a' pnrgalivi, a' spocifiei, ed a' corroboranti.
Si ricordano a! pidposilo i travagli del IJolognese Dollnr (iaziii,
nel niiirnale ili iJnixelles dcll.ii;liati, snll' efficacia di varie
gosl.iiize aiilelniiiiliclie. ed i lisollali favorevuli ollenuli coUa
Sanloiiina scoverla da Kalilcr di Dusscldorf, poi Irovata da
Aim di Meclpniborgi>. sindiala eon p.irtieolarila da li.ilrler
non cbo da ObenulDcilT, ed in oggi d.il r.irmacista d' Aurill.' ,
SioiiorG.iir.ini cediimnicaiiienle oUenula dal semco contra d' AL[
sollo forma bruua.
194
Forget uon vede nella febbre lifoide che un
enlerile follicolosa, una flemmasb dei follicoli inlc-
Stinali, nella quale la lesiune inleslinale e il caratiere
fondamenlale della malallia ; quesia lesione e assai
probabilinenle priiniliva ; se essa e secondaria noo
puo assomigliarsi agli esantemi febhnli massime al
vajuolo ; pnmitiva o secondaria la lesione inleslinale
reciama essenzialmenle I' altenzione del pralico (1) .
Lasciaodo la doltrina della flemmasia applicala
alle lifoide viene innanzi la leorica che posa sulle
alterazioni umorali. La bile per la sua presenza nel-
rinteslmo e per il suo passaiigio nel sangue deler-
miua la Tifoide a della di Stoll e di de Larroque
Beau Piedagnel fra gli scrillori del giorno ; la Tifoide
ha il punlo di parlenza nelC inlKslino, i sinlomi pri-
raitivi non dipendono d' una flogosi inleslinale ma
d' uno slalo saburrale delle prime vie, d' una bile
acrimoniosa che altera la mucosa inleslinale nei luo-
ghi non prolelli dalle mueosila; passando nel lorrenle
circolalorio con o senza il delrilo delle piagbe che
produce nell' inteslino va a delerminare grandi disor-
dini in lutti gli apparecchi e le feoomenie atassiche
adinamiche pulride.
Molli clinici moderni ripelono le febbri tifoidi
dall'allerazione primiliva del sangue, Bordeu gli argo-
menti i piu numerosi porgeva a quesia verila scien-
liGca, Andral nei suoi posilivi travagli di Emalologia
dice che se la diminuzione della fibrina non esisle
necessariamente in alcuna piressia e cliiaro che non
e in quesia allerazione del sangue che bisogna siluare
il punlo di parlenza di tal' ordine di malallie ; ma
(1) Forget trailc de 1' enlerile follicuieiise p. 521 547.
193
scml)ra chiarissimo che la causa specifica che gli da
nasomienlo Hgisce sul sangue di guisa che lende a
distrurvi la materia sponlaneamente coagulabile, menlre
la causa che produce le flemniasic vere, Irndu a
crearu iiel sangue una nuova quanlila di qursla nuilcna.
Piorry dopo Uordeu .losliene che la Tifuidc e
un composlo di diversi slnli organo-palolngici clio
lo slalo febbrile e le iesioni analoiniche non possono
essore confuse nello slesso sludio palulogico, e bisogna
dislinguere i fenomeni generali che allribuisce alia
selticoomia e quelli che risuliano (i,ille infiammazioni
inlesiinali ; gli allri slali orgado-palologici sono le
.lilcrazioni della milza del polinone del sangue.
Dalle osservazioni cliniche raccolle in Sicilia
pitlrcbbe dirsi che la Tifoide e nel numfro di quelle
febbri nelie quali la causa del moviraenlo febbrde non
ha polulo essere delertninala, e quindi segueudo piij
gli essenzialisli che i localizzalori merila il nome di
febbre essenziale ; che il sangue e le funzioui del
sislema nOrvoso cerebro spinale sin dapprima allerali
si moslrano, e sono I' origine della maggior parte dei
sinlomi, e che costituisce una tnalattia a delermina-
zioni morbose numerose fra le quali lo piu coslanli'
si elToltuano sulla mucosa iuleslinale (1) .
(1) Non ho scrillo 1' arliiulo Anatomia Palologica della
Tifiidi" Ji Sicilia pcrclie poclie nrcropsic ho fatlo su tale
malaltia clii; non possono preslarsi a delle generali dedu-
zioni, ma da qiiantn lio osserrato pare in Sicilia spcsso alia
lesione carntlcrislica delle glandole di Pcycr collcgarvisi
uno slalo fliMiimasico intrslinale, e una sofferenza all' apparcc*
chio della secrezione biliare.
196
nicameiile avveniilo sulla slessa enlerica fil)rillare te-
stura, col propno vermicolar mnvimeulo che fecero
vi si Irasporlarono a! di fuori (29) . ■
I. Che passali cosi in alioiio abitacolo, affacciano
1' idea di polersi probabiliHente ancor in queslo luof;o,
a somiglianza degli amaslozoarii , da per se molli-
plicare (30) .
5. Ghe un processo irrilalivo producendo verso
r anguinaja dritla, quel flemmone vi slahilirono, da
dove per mezzo della fallasi suppurazione n' ebbero
uscita (31) .
Quest' uscila pero non ammetle nel fallo in
esame diabrosi, perforamenli, od ulcerazioni per fame
supporre il meraviglioso passaggio al di la dell' or-
dinaria sua residenza inleslinale, per come si cr<'de-
rebbe a prima vista d' alcuni (32) , giacche dessi non
1- ib
(29) L' assolula niancanza d' ogni esalo cscreineiitizio
dalla successa ingiiinaie aperlura ne conchinde a! prnposilo ;
moltopiu die I' Analoiiiia I'alnlogica f*e lia piiinamciite prova-
lo il rammollimento capace a rcndere non resisleuli, e por-
meabili i IhssiiIi palni^onicamenle viziati.
(30) La niuiia cdmpaisa elminlica per la via anale, allor-
che terminafa I' enterica spasmodia le copiose evacuazioni slor-
corali si fecero : la dimora siipposla degli elniinli fimri gl' in-
lestini nell' alio chft il flemnionoso ascesso a causa <lelli slessi
si slabiliva ; e 1' esistenza degli oigani geiieralori, gia in essi
elminti ravvisala (non diibbiamenle come L' llombergiana ini-
niaginazione assentava, ma con rilevabile sesso divijio per
ognun di loro ) permelleranno tale non sprcgevole coiigeUuia. ,
(31) Se non hanno gli elminti in parola la forza perfo-,
raliva, come comunemente si credc, cerlo col propiio litillare,
causa si fanno di evideiilissimo stimolo capace di pioJiirrc
flogosi, e suppiirazioni. ,
(32) In circlto Paolo Guersent, Gaullier, de Claubiy,
Laenacc, Lapelletier, ed allri novelli osservatoii rapporlauo
197
essendo provvisli di pungiglione (33), paragonabill
non sono, come dice Blainville, a' vermi terreslri che
coir eslreinila cefalica bucano la terra umida quando
a' mudesimi piace, ne assomigliar si possono agli
Echinorinchi del porco, od al Lumbricus effractorius
a cui suol attribuirsi tanto polere ; ma annunzia un
semplice interstiziale trasporto attraverso 1' enterico
raininollimcnlo di gia avveralo (34) , il che lo
esperlo Signor Mondiere fii parimenti a provare fu coa
propne osservazioni. Per cui i preclari Roche, e Sanson
dissero alia meglio , qualmenle « Quelques auleurs
» onl cru que les vers pouvaient bien avoir perfore
)) I' inleslin, mais aujonrd' hui que 1' on salt comment
B s' opereiil ces perforations, personne ne croit plus
)) a de pareilles erreurs. « Ed il disliiilo mio amico •
e corrispondenle, DoUor Lucas Cliainpionniere, nel
suo lodovnie Giornale accerta come « La plu-part
» dcs llelminlhologistes paraissent d' accord pour
)) dire que la forme de la bouche dii Lombric n' est
» pas disposee de maoiere a trancbur des tisius
sppciali falti di pcrforamenli vcrminosl, mcnire da Riidolphi,
Brcmser, Gniveilhicr i; da varii bon disfinli scriltori assoiuta-
meiile si iiegaiio, polendo solo avverarsi cio per liitt'altra
coiitiii<ri>nza rnorboaa, come iiei casi accaginiiali dalia liflica
entorile, ilestramcnle descrilla dal disliulu Dollor Burne, po-
irchbn awciiire.
(33) Socuiido ipolclicamenle dail' Aliberl, e seguaci si
assonlnva.
(31) Verila drll' Analomia Palologica rivelata, in favor
dclla quail! si ricordano le osservazioni dci Signori Seslier ft
(lainerer, dal Dnllor G. Andra! rapporlale. Tale rammollimento
poi si e conosciiilo amor parziaiio, o circnscrillo a piccolo
piastre, che per solo elTello di minor.ila fibrillare coiisistciiza
pu6 pure aver ludgo, come puossi dire pel fallo in esame.
28
198
■» sains ; mais quand ces Ilssus sont rammnllis, i1
» n' est pas impossible que 1' effort du ver ail pour
s effet la dechirure de 1' intestin, qui alors lui livre
M passage. » Cosa al dir di W. B. Joy ammessa ai
tempi di Wichmann, Bianchi, Rudolphi, Bremser, e
Plalero, ed al di d' oggi non piu contraslata (35) .
II melodo curalivo poi teuulosi per riballere la
patogenia della Barberi, nieote altro finalmeate di-
(35) Won appena avea pensato esporre la descritla os-
servazione, die iin' altra bizzarria verminosa mi venne in fatto
di nolare a' 10 Agoslo 1850. sur iin pnvero fa legname Sai-
vadore Siracusa, inleso Pallotta, della mia patria Palazzolo.
Egli a quaiilo dicea, senza causa apprezzabile, nei primi di
es9() mese, verso !e ore pomeridiane, prov5 dolori vaghi ai
bas80-venlre, con bruciore all' eslercorazioni, che vi lasciavano
gran prurito nelle parti deretane. Di la a quallru giorni ri-
seiiii forte irritazione viscerale con fcbbre, e con (anto di
caliire da fargli aTidaineote Ir/ingiiggiare la neve. All' oltavo
giorno dell' apparso dis.ivvanlaggio ardor di fuoco avverli in
vicinanza dell' ano, cbe nt-l peniieo curnspondea a sinistra, e
dopo r intervallo di Ire a qualtro ore, uii umido vi senliva
col tocco della mano, jier cui dalla moglie iie fii fnlto diret-
tainenle esaine. Vi scopr'i alia dislania di circa due dila tra-
svtTsi deH'orificio anale, un' inaspeltata csnicerazioiie, che poi
conobbi aversi innoltrato-a Iraverso 11 muscolo coccigicutaneo-
sfiiilere, da dove piccolissimi insulli biaocaslri pullulandu si
moslravnno verso fuori. Erano gli ossiiiri verinicolari prove-
iiienti dall' iiileslino relto, die per I' avveiiulovi esulccr.imento
scendevano in tale luogo. Gli ungiraenti coll' ungui'iidi mer-
cunale, e le sciringale fatle con decozioni di pianle amare,
il fomile elmiiilico iie dislrussero ; ma I' oslinalo, e prolallo
infiammamcnlo gaslro-enterico, gia avvenulo sopra un snggello
vinlo pia dalla niiseria, cbe daH'alrocila morhosa, col coner
di allri giorni lo fece morire. Quest' allro esempio fratlanto
non fa se non autcnlicare le consegULMize cbe ne risenlono i
lessuti viventi, quando soprafTalli da special modo irritalivo
provocano le alterazioni ceonatc.
199
tnoslra all' inFiiori dl qusnto viene dall' esperienza
slal)ilil(i, (li noo esser cosa necessaria cioe adoprarsi
C(»nlro ^li eiili'iminii spociale, o direUo Irallamenlo
sollo forma vcnnifuga, o vermicida, dapoicche sla
desso sempre raai poggialo alio stato alluale del-
r orgaiiismo che sofTre, ed al peculiare carallere di
sua indica/Jone (36) .
Oiiesle considerazioni dunque io presento, Vir-
tuosi Accadcmici, non come infallibili, ma come un
modo <li vrilcre Ib conoscenzc che sj domandano ia
un' arlicttio, ove sempre mai si va tcnlonando per
gli al)i)agli lemili in si reconditi process!, che a se
riscrva la iislora (37) , col convincimento che a nulla
gioveraiino gli esami che nguardano la salule del-
1' uomo, se non sono a vantaggio della scienza illu-
slrali : esspiido assai giuste ie parole di chi disse :
)) Ori(jo Medicinae, el quid quid solidioris eiden
)) ineslf expcrieniia potissimum prooenil. « Baglivi.
(36) Piiossi A'nc. al propnsHo che li diela. gli anl' irri-
talivi, e jjii oliiisi. aiitclininticamonlc iiella Barbori opraroiio
perchc aiinllflli alle circoslaiize. <l<>l male.
(in) 1/ osstTwizidiic ili'l Uollor Viuidcrh.irrli per qiiaiito
ammiri'viil fussft stil cdiiId dell' iimaiia (diiiinlolnijia, ci-ri-) non
C paragnn,il)il(' alia qui rflpportala, nui\ l.inlo (wrclie 1' uscita
d' nil sol ^omilolo venniiiuso aiiiiunziava da un' iiididenle siip-
puralo injiuinaic! liinKire, ma porclii; il in.ilon' d.i taiili posilivi
sconcerli fisico-organicotliodniici non fii cortpgj»ialo.
RILEVANII OUGHITIDI
DA CAUSA SFECIFICA IiNFERITE
Le Pralicien doil 9' habilucr a suivrc, a
analyser les effols' que tous Ins corps
envirunnanls prodiiisenl sur 1' liorn-
me, cl a reconnailre sur quels orga-
nes ils porlent specialeineiit Icur
aclioo.
Begih
_Je' primi Maggio 1832, un cerlo D. P. facccn-
diere di campagna, vedovo e padre di fainigiia, di
56 anni circa, di lemperamenlo saoguigno nervoso,
di buona costituzione, e disposto sol qualche volta
col variar delle slagiooi a dolori reumalismali , per
carnale congiungimento con feoimina da mal vcnereo
conlagiata, soiTri dope lo stadio iucubativo, forte
fltisso blenorragico con lulti i sinlomi dell' acuta
iirelrite. Dalosi alia soffercnza per parecchi giorni,
affin di -ion porlare scandalo in casa, penso coufidarsi
ad ua suo fratello, che per coadjuvarne la riserbalezza
presso ua veado ciarlc secretista io condusse, colla
202
lusinga di veRir prestamenle da si afilillivo iocom-
modd guarito. Per far preslo aJ improprii mezzi ame-
lodicamenle fu soUoposlo, e qtiindi per imprudenlis-
siroa soppressione del mentovalo fliisso urolrale (38),
dappriiiia leggiero ingorgo verso I' anguinaja sinislra
venne a provare, e poi irrilamenlo al caoale deferente,
air epididimo, ed al leslicolo di esso lain, apporlan-
dovi dolorosa lensione, con posilivo lurgore.
In questo slato cliiamala la mia ciira, vi conobbi
forle didimo-orchile con irradiazione flogisliea nelje
parli vicine, e rapporlalomi qiianlo ho gia descnllo,
il rigoroso metodo aotiflogistico senza perder tempo
(38) Si e da' dotli osservalnri Monteggia, Riclicrand,
Roche, .Sanson, 1' annolalnre del Lagneau, e varii allri rai;io-
nalamenln pensalo, iioii doversi a ripcrcussioiie di scolu hie-
norr.i^ico allrihuire I' ingorgo leslicolare, volgarnienle dello col
nome di gonorrea rieiilrala. giacciie tale scolu, noii per allro
viene meiio, se non per effollo dell' iirilaxidoe assai viva sla-
bililasi sopra orgaiii lanto sensihili d' atlirarne ngni polire,
facendovi succedere qiianto il rispellahile vecchio di Coo fece
sentirc a noi rolle parole c( Dnobus dolorilius siimil oboitis,
vehemeidior ohsairal uUerum. )i Imperlanlo sembrami iion po-
tersi mellere in <lidibio, che 1' assoluta niaiicanza. o la pro-
cacciala perdilu di esso scolo, maiilener piio delto ingorgo
quasicche stazionario e concentrato, mentre la escrezione urelraie
in disamina servirehbe come eailo benciico in favore della
teslicolare risolnzione. Quindi gindicai imprudeiite 1' isloolanca
soppressione del flusso blenorragico, nel case die scrivo, per-
che le Medicine in lempo inopporluno con tale scopo local-
mente adoperale, di potenlii<sirno slimolo si resero, per non
aver prodollo il salular effi'tto che conlro uo si cruc-
cioso malor intendeasi portare, per cui la secca urelraie iofiain-
mazionc arrecava, ch' estralimitando a minacciar si fcce con-
seguenze falali. Cio che in casi simili da' sostcnilori rncdesi-
nii del metodo anlibleiiorragico ahortivo, tali che Ricord ed i
seguaci del Carmichael, non si lascerebbe di confulare.
203
no fii adnperalo (39). Superala sifTiiUamenlc I' .initezza
del male, con I' msislenza dei brti^tii rilassalivi, delle
hevande leggiermeiile nilrale, e dei calaplasiiii am-
mollilivj, r ingorgo teslicolare ne fu meno, lo scolo
goiiorroico ricoinparve ('lO) , e cosi andossi ordinala-
menle finlanlucche le applicazioiii salurQJne, le so-
(39) Comecclie con isppcial gradlfnonlo si arcnlsero in
prnlicu j;!" inscjiiiaiucali del I'rofessore I'arigino dell' Ospidaie
Val-(li' Grace ( liroiissais ) , segiiili fin d' allora con successo
ila Lalleniaiul, e qiiiiidi da molli scnipolusi osscrvatori, ondc
coiiiballtTsi ii- fliigisliche conspguenze iiei tessuli libro-vascniari
dei ijii.iii qui si liciie ragioiio ; cosi oltre il generaic salasso
del |)i*'de, buoii numero di migualto localinciilu a|i|ilicar feci,
per vmcere la parziaria iperemia morbosa. I*ero in oggi dieiro
discnssioni siiccesst' innaiizi la didla Fraticpse Accademia, fra i
chiarissinii dnllori Rochoux e Vulpcaii, e vcniilo quesl' iillimo
pill r>'lict.-(neiite. cd in brevissiino spa/io di h^Mipi) a guariro
dair Orcliile-bli'iiorragica, coll' opera dclla si)la piinzionc ilel-
1' ingorgala tunica vagiuale. iiinlle porsonc da lanto spiacevole
inc(uniniido lormenlale. Cio die oIltMicr inlcndea il H.inileus
colla sua acii|iunlurd. Lid il riuoinalo Chinirgo Sigunr Vidal
I De Cassis) noil ha lascialo paninenle iiiciderc con profilln,
e senza tema alciiiia, la liinipa alliui;iiH>a in coloio die lian-
no di gia snlferln I' Ordiiliilc p.irciidiiinaldsa AH I'liidilo hulinr
CuUcrier rrattaiito non era sl'uggila qnesla pralica saliilare,
ed allorclie viiolar voica, dalla raccolla palologica serosa, la
tunica vaginale. la punzinm- sei;uiv'a con dellc indoiliclie coni-
pressioni, dal Prufusaorc Fricke gia per la prima volta ado-
peralc.
(10) Ij' inlrodnzinne della candelella per 1' urelra, 1' ino-
culazione diiila (ii.ilallia ^nnorroica, 1' iniiucrsione hdl' ncqua
di calce <lt'|lo scrolo. e l' applicazione dcH' ungiieiitu di Lypla
suir eslreinila iirelrali! socondo i melodi di'i Sigiiori Drcinilldd,
Ilirscliel, Viigi'l, e C'lupcr A^lliy escngilali, coll' idea di ri-
cliiamare il sopprosso scolo bloiiurragico. non i' ho ntui nsalo
jierdic soggclli a nmlle ragioiiate ecccjioui, come il DoUor
CuUericr ba pure cuuliflalu.
204
stanze jodiche, e gli opporluni injellamenli urelrali,
ogoi ulleriore morbosa appendice dislruggendo, ri-
raetlere fecero dello iodividuo all' esercizio campeslre
come prima.
Fin qui, o Signori, le circoslanze descrilte non
presetitaoo alcun che di nnovo, e par che veramenle
oziosa DC sia stata la tiarrazionc, se non iiitendessi
metlere a conto le seguenti cose.
Si Irovava innollralo il mese Setlembre dello
slesso anno, quando da parte del dello D. P. fui con
premura ricercalo. Egli voniva dalia campagna Fur-
mica, tenere di Nolo, dove col di lui figlio S. ed
allre persone, addello aveasi a far una gran telloja
di canne (arundo donax Linn.) , ed a pulirc qtiesle
dalle fronde deilu qiiali erano riveslile. Moslravann'
quindi un' enorm'^ mluraescenza ambi-leslicolare che
duri facca i lessuli di lali organ! come pielra, e lo
scroto arpro e squamoso come da corpo cscarolico
toccalo ; sonza che peio nuova causa di naccenzione
venerea si fosse sospellala.
Nondimaiico porlando menle alia sofPerla prevenliva
afiezione, alia scnsibilila dcgli organi inleressali, e la
lendenza che aveascro polulo acquislare ad infiammarsi
6oUo J' influenza d' imperceltibili cagioni, scmpre mai
a replicar mi feci il melodo anliflogislico, con di-
sporre la pronia applicazione di piu mignatte, clie
col mezzo dt^f epiplasmt malaltict gran copia di
sangue Irasscro fuori (^\) .
(4!) OKrecche i' cperionza ha generalmente coiifirma(o
1' efficicia degli a!)bnn(laiiti salassi incali nei casi di Didiino-
Orchile ( pur in oggi dalle disliiile osservazioni dei Signori
Dupiijlren, Devergie, MangisUi. Culierier. Conper Asllcy,
Grrdj, e Dcsriielles tanlo raccofiiandati) ; non convienc tenor
soKo silenzio (jiianlo alfri valenti pralici han prcscrilto a! caso.
205
Al quarto giorno dell' apparso incommodo fral-
tanlo, visilaodo il 1). P., vi rinvenni nella casa iin
secoiido lello, che occupavasi d' allro mal.ito. Era il
di liii figlio tj., che la sera riloniato daila cumpagna
Furmica, Irovavasi ridotlo anche egli di mala salute.
SoiTriva pure bilaterale Orchilide, coll' iiiteso tormen-
tevole enfiamenlo sulle parti corrispondenii, e le leg-
gieri escaroticlie impression! alio scroto. Alle insi-
steuli domande che gli feci, ail oggelto di rilevarne
la cagione, noii si sletle di appali-sarmi, che in
Giugno <li quell' anno sedollo da impura donna, venne
da blenorroa virulenla conlagialo, della quale gua-
rito aveasi per opera d' un Farmacisla, che gli appre-
slo qtiallameoto le medicine, da inu ^lesso prescrilte
ad un' allro soggetlo per simile Cii.sD.
Kaflorzalo cusi il sospetlo sulla prosiipposla agoa-
scenza di tale mfermila, il saputo Iratlamento depres-
sive indicai, prmia di prescrivore la cura addella a
guanre \\ vizio radicale.
Eppero non appena delerrainavami presso allri
infermi, che con sollecita inchiesia fii portato ad
osservare un certo Matstro Bernardo Bosco, uomo di
II Doltor Vaillemicr per sopirne il dolnro. la compressa ba-
giiala ili puro Laudano presciivca. come rdlliiTgill dell' oppio
serviasi; Larrcy della faiiella imbeviila coll' olio di camomilla
caiifurdtu ; Simgy. per allri riflessioiii. della seinplico fald.i di
cotoiie ; I>ondy del ghiaccio pestato ; e Bovisson del clorofotme
per olleiienic la nnrcoli/z.ixione. Nnn imperlanio la comiircssa,
sccondo il melndo del hoUnr Fiicke D' Ambnrgo modilicalo,
ed air uopo dai Sigiiori Kocli, Uicord, ed allri prnpMslasi
conlro r iiigorgo esislciile nella Didiino-Orcliile, mi e riuscila
assai piu giovevolt; allorcbc iielle lisle compressive, invecc;
deir empiaslro inerciiriale di Vico, un cerollo composlo di
joduro di piombo coll' estrallo di Belladuniia, e di cicuta, vi
bo sostituito. 29
206
sua natura gioviale, di breve statura, di 60 anni circa,
di temperamenlo nervoso, dedilo alia pesca nelle
acque doici, e chw ia quel giorni, con i sopraindi-
cali soggetli, alia costruzione della letloja in Furmica
aveasi adallato. Paliva ancor cosliii dolorosa coosi-
derevole Orchionzia accompagnata da scalfiHure alia
borsa, le qiiali eransi accresciule a dismisura medianle
il lalte del litimaglio caracia (^Euphorbia Cyparissias
Linn.), che adoperalo avea slollamentc collu speranza
di scacciarne il male. Giuravami noii aver forvialo
mai, onde sospeltare conseguenze viruleiile-gonorroi-
che (42) , e lagnavasi solo di aver sofferlo uq' invo-
lonlaria giannellala v«rso I' inguine sinislro, giorni
prima del comparso gonfiore. Pero vi si era svilup-
pala la febbre, ed il vigore con cui mostravasi
inaiiifestaiido angiolenia, fii bisognevole sofirire largo
salasso dal piede, prima che le mignatle al perineo,
i foinenlij i calaplasmc , e le medicine da rinfrescare,
ebbero luogo.
Ma noo erano per quel giorno slesso ancor ler-
ininale le palogeniche osservazioni su gli organi cbe
riguardano I' Aidojalomia !... Anzisera fui chiuntato da
uii cerlo Massaro Fietro Guglielniino di auni 50, in
(42) Si sa la Didimn-Oichite non esser sempre sociata
ad alfezKini veneree, ne da quesle o dalle conseguenze ble-
ii.irr.igiclie dipendere esclusivaiiiente, dapoicche ollre a cerlune
cause traumaliche, e parziaric cbe la possono occasion;irf , allrc
ve ne sono die in uii modo sinli»uialico, simpalico, cd anche
specifieo la producoiio, come non lasoia far rimarcare la pre-
seiile osservazione. Conoso allresi un gonliluomo a cui essi'ndo
rimasia un leggiero ingorgn teslicolare per molivo scrofoloso,
SI coslanlemenle iiei candiiamenli dello slagioni vi si psacer-
ha, per quauto Cou una adalla fasci.itura e costrctto alleviarsi
lo spiacevole peso, die gli eccilercbbe I' inlumescenza accre-
sciula.
207
allora vedovo, di temperamento sanguigno, con idio-
siticrasia gaslro-epalica, di buooi coslimii, c sci inesi
prima da ine curalo per forte pneuinomU;. ^]gli era
slalo a falicare sull' iiicanlala teltoja, dielro di che a
provar fij la speciosa lesticolare malallia, cogli epi-
fenomeni sapuli ; e quindi assoggellilo venne da
nie al consuelo melodo curalivo, di cui gia se ii' era
connsriiilo il valore. Volendo inlerpelrariie la cau^a
jilTeMiva, dicevaini \l sofYefentcr, alia s|)ippi)|ala, doversi
attril)iiirH al lello medc-siino. porciie ben allri di esso
iiicomodo doievansi in qiiella Campagna, ove aveano
o|»eralo la slcssa I'alica ; e diinoslrandomi la pelle delle
raaiii aspra, c sic<ra come da corpo eaulcnlico allerala,
lullo il solTrire alle caniie incolpava.
La circoslanza per vero era piu rlie ciiriosa, e
di seria allen^ione rispello la causa che 1' avea svi-
luppalo ; per cni indtevami net doveroso iinpegno
di ric.( roarla, dodieotre slavaiio soil' occliio le circo-
Slanze die riguaidavaiio la malallia. Quindi fissavasi
il mio pensiere sopra questo speciaie oggello, allor-
clie nei giorno approsso in p.issando dalia Farmacia
del Signor Bi>najulijj el)l)i a piacevole sorpresa senlire
il norae di nuovi individni, che nell' inlesa Gampagna
facendo lello, dali' ugual accidenle vcnnero colpili.
Erano Paolo Lo Scavo, Paolo Leono, inleso lo sden-
lalo, e Giuseppe Inlrigila da Buscemi, allora esislenli
in Palazzolo, che vi^ilai, e rinvenni colla fenomenica
Urchiooiiia; confirinaiuloini vie-meglio il ragionar del
Guglielmino in proposilo alle canne suild(;lle, giaccliu
coloro i qiiali non vi ebbero slrello cor.lallo, qiian-
lunqiie diiiioravaiio sollo condizioni comuni, non solfri-
rono all'allo l' Oncosi leslicolare.
Ne riporlai percio foiidati argomonli, che nello
menlovale canne, e propriaraenle nel polverio conle-
208
nulo fra le foglie delle slessc, manteneasi la ricercata
eliologia, e che sempre mai incomprensibile reslerebbe
neir oprar suo, se corae specifica non vemsse riguar-
dala. Feci impertanto lullo il possibile ptr ntlenore
tali canne ; ma appena n' ebbi due, moiule dalle spo-
glie, ed incapaci a<l offrirmi le cogiiizioni volule.
Vi rimarcai solo soUo I' insignificanle foglia di
alcuni nodi, cinque piccolissimi inselli della forma
simile a' morpioni, che morli ed appassili ricoperli
erano da soltilissima polvere biancastra somiglianle
alTabburallalo frisccllo, quale loccala colla lingua dava
un leggiero saporello di cosa salsa con un so che
di lazzilade, e che non polei solloporre ad esame
per essero d' isparula dose (43) .
La spiacevole idea dunque di non Irovar mezzi
dpcisivi suir agnascenza morbosa, non ad allro poteva
determinarmi, che a raccogliere le piu minule inda-
gini su tiiUo quanto mi si appresciitava dagli cgroli,
ed ecco dope ogiii scruliaio cio cho mi fu concesso
rilevare.
1. Che tulli gli affelli dell' indicata pologenica
allerazione in poco lempo radicalmenle si guarirono,
sebbene con piu rilanlo coloro, che senza cura alia
sola sponlaniela furono abbatidonali.
2. Che quanlunque nell' inlesa campagna molli
erano gl' individui alle medesimH circostanze sollo-
poslj , pure della affczione non soffrirono, se non
coloro ch' ebbero hingo conlallo coll' espressale canne.
3. Che li piu Irascurali alia dovula nellezza, ed
(43) Non polrci argomenlare di poco iiumero gl' iiisclli
nolle canne, stante la prudigiosa maniera colla qiialf suppongo
molliplicurai, para^'iiiiamidli alia specie <li quelli aiiimaiclti,
die le ingpgnose microscopiche osservazioni del Sig. Lauweo-
iihueli fanno nolarc.
209
assuefalli al sordida pacciume, per Tenunciaio coii-
tallo mag^iormenle palirono a preferenza de^li allri,
che pill diligiMiti Inntn mal propriela seppero sfuggire.
A. (Ihe gli allaccali non presentando I' islesso
lemperamenlo, i nervosi penarono piu per le deute-
ropalie, che I' adinlesica itifermila ad essi loro, peC
k supposla specials ipereslesia, vieppiu suscilava.
5. Che per eiTclto del calore eslivo slando a far
letlo col semplice calzone dl lela, logorandosi desso
roll' allrilo delle canne, ()ar che avesse dato eosi piu-
vicino conlallo alia significnta morbifica cagione.
6. Che de>sa t)on come passeggiera, ma per
qualoha giorno dovelte essere rnantenula, ond' eccilare
disliirbo nel materiale organico dei lessuli, sopra i
quali si e falla parola.
7. Che finalraenle lo allonlanamenlo di siffalla
causa inolrice non facea progredire le conseguenze^
morbose, gia col Irallamenlo anliflogistico piu pre-
slamenle ribadile (li) .
Desiderio imperlanio mi spingea a meglio svi-
luppare le cose, ma con lutla I' adoporala diligenza
uon seppi rilrovar allri mczzi da poler soddisfare la
mia allenziooe. Alcuni sollanlo porlavano parere. che,
le sapiile canne aveano polulo dare ricovero alle lu-
cerlole sleliioni, coo gli umori callivi de' quali il male >
si fosse insinualo : senza offrir cosi i necessarii, e ■
(41) Qui mi viene acconeio cennare 1' eruJita momorla '
da M. Viii.il, (le Cassis, non ha guari preseiifala all' Accade- '
mia (li Scicnze Mi'iliche Ji Fraiicia, colla (jtialc si accingb '
provare, clift qiia!ii!() un' ingnrg.imento a modo tiilK'rc<)los9 '
risiede in uo tcsHcolo, csse-iirfo indirio ( sceondo egli p^'usa ) "
di tubercolamcnto visccraJe, c principalinciilfi Je' polni'Uii, noti
f»!i rinicdiarsi ; meiiire aarii al coiilrario (juando si mostr* '
umbileslicolarc.
210
concreti schiarimenli, che per la spie^a della fenome-
pica allerazione, ravvisata sii gli orgam spermaleci, si
sarebbero ricercali (IS) .
Rimasero quiadi inutili lull' allre ricerche, ed
inutile ia mia aspeltaliva fin' ora, giaccbe mai piu
simile circostanza si e inconlrata. Onde restai sem-
plicemenle aramiratore di si Didimo-lesticolare iper-
sarcognesi, col dispiacere di non iscorgere, secoodo il
senlire del Bufalioi, la Ghimica o meccanica azione
che lo stato maleriale di esse parti avesse mutato (46).
(45) Inteodeano pariarc ditlle lucertole slellioni descride
da Biiffon, che Pislillioni italicamenle son chiamale, Tapayaxin
con nome Africono. e Scorpioni in piii iunglii di Sicili/i, ie
qiiali nella testa al rnspo, it la lopaja somigliani). e cIk; ri-
porlale furono dajjli orieiilati sollo forma Crocodilen. e non
gia delln spfcie affiai, qiiali sono Ie Geckotte, o Ie liicfrtole
Gecko, die secondo lo stesso BiilTon sembriino cimtcnprc nn
niorlifcro vcleno, e sopra Ie qiiali Bonzio, Valcnlinn, ILissel-
qiiist, ed altri lian parlatn. Si sa poi che gli aniiclii leneano
conio com' escarotica !a materia escri'mentizia di ccrtiini Slel-
lioni, contro cutanec nialallie, la quale fu aniiiinziala col iiome
di Cordilea.
(46) Nnn f;ira moraviglia per chi si addice all' arte di
osservare che iiicslrij,'al)i!e sara sempre la conoscenza di tulle
Ie cause per Ie quali si formano, e van sciogliendosi Ie umane
malallie. Qiiinci Irasmctlero a' poster! senza rossore Ie scoranii
aforisnialiclie parole : » Ars luiifja, vita brevis. occasio prae-
ceps. experimentum pericvlosum. judicium difficile » giacclie
Sempre niai ci troviaino confusi di nuovi accident! pei quali
non ne sappiamo dare spiegazionc alcuna. Ecco al prnposito
un caso su cui con gli attuali lumi della scienza non credo
trovarvi spiega soddisfacenle, finclie non I' incontra orgogliosa
presunzione. Ilria Portuese di Paiazzolo, di anni 45 circa, di
temperameiito sanguigno, di huoiia costiluzione, essendo dive-
nufa madre di selte figii, dopo cinque mesi dell' ultimo parlo
vedevasi svilupparc una graduale inlumescenza all' inferior
21!
Non iinperlanto « lo analogic ben inane^i^iale
» (dicea I' illuslre Gioji ) divengono non di rado iielle
» mai)i de' filosofi slrumenlo con cui lacerare ii mi-
» slerioso velo, che le operazioni della nalura a' no-
» slri sensi iwisconde : » per cui i' avveduto M. Cru-
veiiliier fa nfltltere, die avcndo la Medicina il lato
posilivo, e qiicllo cici^elliirale, noD conviene sfuggire
le jnlerpetraziuhi da I'arsi sopra cose noQ cbiare, giac«
parte doll' addomine, da far supporre nuova pregnezza, ancor-
the da fldsso mcslruo veiiiva periodicamenle visilala. Ne slava
61)11 .ill'irdiiiliva spi'ccliiaiulosi forse sopra di una viciiia ( SaU
viilricc I'lzzo ) , l<i quale i'aci'vasi gravida solo quando 1' ulero
mtiisilna'nle lo scolo sanguigno ripigliava : esempio meritevole
di esspre fra le osservazioni dci hignori Dubois, e Dusourd
iioveralo. Scorsi jier5 sei inesi la ineiilovala iutumesceiiza della
I'orliM'C porlossi fuor limile, senza che niun felaie movimenlo
avvprli«se, senza che le regole fussero mancate, e senza che
le manimeile si moslrassero meno appassile di prima : per cui
scoratasi a taulo divenne Irista, caliimala, acciannosa nei mo*
vimenli, e denulrita. Passu cosi la infelice non men di qual-
lordcci aiirii. ed era divenula la curiosila di quanti Medici, e
Chirtirgi consultava. Aven quando io la vidi T addome assai
gonlialo, leso, e lur.enle, srn/a mnslrar onde di fluido sollo
la piu liiligcntc esplorazionc Quindi chi credo»n essrre una
fisconia invecchiata, chi scirro alia malrice o sue dipendenze,
chi raccoile scrose, od intuniescenze dell' ovaje, clii degene-
razioni indeterminate, chi per carrf.au la vetjea Inbescente, e
chi non cnratlcrizzava il malanno se non per un' assoluta iilrope-
Ascile. Onde fu che un gioviiie Chirurgo avido di far bene,
diverse fiale I' inferma invogliava per darsi nelle di lui niani,
aflinclie cull' o|ieraziiine della paracenlesi si fosse guarila. Era
per vi'ro risolula. quando un di lui figlio vi si oppose, e seco
lui ill C('ni|iagMa la cimdnssc per isfn^j^ire le premiire del-
r inleso oiicralure. .Ma qui dall' Archelipo polere deli' Onni-
posscnlc scioglier si dovca sollo forma non veduta li caso»
La conlurbala Porliiese per dislrarsi in quel giorno dall' op-
pressiouc che l' adligea, pensa seguire una sua parcnle the
212
che quelle che o^gi e congellura divenir puo cerlo,
e sicuro dimani. Difalli Irasportandoci iir. poco (;idla
menle alio esame delia diversa tessitura che 1' An-
tropolomia diraostra sull' ammirevole impasto dell'or-
gaaica composizione, e della diversa suscetlibilita che
la medesima Fisiologico-Patologicamente offre nel-
r essere da delcrminale pnlenze analelliche, o per-
verteiili, piutlosto in una parte che nell' allra eccitala,
si concepisce senza mollo stento I' azioo dirella che
cerlune cause possuno produrre sopra speciali orga-
ni, e tessuli, per una non indisiinta specificita.
Dopo questo dovendosi in ogni modo ammetlere
per lo sviluppo delle cose relative alle rapporlate
afiezioni, I' opera d' un agente iosolito che ahbia mu-
talo la compage dei tessuti iesi, con gii umori ivi
porlali, e n(ju polendosi giammai, per come pensa
il *agi;io Duttore MiaIhe, acquistar uu' idea giiisla di
uti statu palologico, se si lasciano d' invesligare le
sue cause produllrici ; cosi nol riassunti) delle avule
notizie non riuscira malagevole supporre, che la pol ■
vere stimolaliva dolle canne, risullata dall' esalo od
tscreinenti dei supposti insclli, presso gl' individui
che I' ehbero in viciuo coiilatlo, avesse prodollo la
iJidiojo-Orchite. JNou come suol dirsi ptd locco che
a lavar piinni ncl fiiime di quelia campagna si porlava, e nello
sceiidere da uu rialto, coi pifdi sdnicciolando cade giii sui
basso del viale. Anerli uii seuso di leggiera coniniozione sul-
r ''oorine turgescenza addominaie, e cliiauiala al piscio per Ire
voile uoii reude che poclie orine. Di la a poco fliccida le si
facea la parte tesa, e non passarono le quaranl' otto ore, che
seriz' allro di nuoxi si ridusse sgnnfia, e piu snella che non
era. Rilorno imii In palria cunsolulissima, porl.indo a queiii
che ia cunoscevano sommo stupore, di seguilo al che ha go-
dulo piu risoijjiosa salute.
213
le mani imbraltate da cssa polvcre far potea sullo
scrolo, 0 per 1' azion dirella delle eanne medesime,
ma in una maniera come speciGca e singoUre : dap-
poichc sc il primo supposto fosse slalo vero, sofferto
avessero non solo gli organ! secretori dello sperma,
ma ben meglio tutte le alire parli, che venivano piii
comunemenle loccale (il) , e se il secondo sarebbe
ammissibde, I' ugual effello doveano seiiz' allro spe-
rimenlare tulli coloro, che senz' adoprarsi alia coslru-
zione deiia t*^ll(>ja, replicate voile sopra delle caane
slellero a sedere.
Per vero non sara slrano 1' adnllare I' esposla opi-
nione se si nflelle, che i' ordine dell* organico-
maleriale puo esscre ben ancora potenleineiile lurbalo
per effello deli' esclusiva culanea inalazione. L' espe-
rienza niadre fecoiida di quanlo cerlo abbiamo ci av-
visa quesla verila, ed il melodo jatralellico od em-
plaslro-enderinico del Lambert e del Lesieur, sollo
tilolo Aoalripsologico rapporlato dal Brcra, e seguilo
da piu valenli uomini nell' arte di curare, n* e pur
di prova. Si e conosciulo in effello dopo poco '^on-
traslo, che le soslanzo vonefiche porlale suH'eslerno,
neir interior organ ismo spediscono la di loro micidiale
azione, e si e vedulo, che cerlune speciali malallie
sollo la iiiiluenza di esciusive o pnrlicolari cause si
sviluppano, modificando (come le valide medicine)
in una manicra dirella, assolula, e posiliva alcuni
organici movimenli funzionali (^8) . Quindi i dislinti
(41) Per ciii san-bhc stato piu facile suscilarsi la Poslitc,
la Peulldgiisi, in ;ii)iniiia la Falloflogosia, e non gia 1' Orchi-
tidc, culle cnrrispoiidonti dculeropalie.
(48) ?ion s' igiiora la mcraTigliosa inlluenza che pnrU
sopra alcuiii verso la culvpojesi, 1' emanaziuiie che tr^manila
30
214
Dottori Koche, e Sanson con pieno convincimenio si
fecero a dire, cbe « II exisle un certain nonibre de
» medicamens, qui par quelqiie voie qu' on les' admni-
» sire, vont exercer leur influence snr un' organe
» parlicuiier toujours le men>e pour ch;icun d' eux »
e con allri lennini per le corrispondenze reciproche
che le parli vicendevoimeiile per peculiari rapporli fra
esse manlengono, « Les sympathies morbides sont le
a memes que les sympathies phisiologiques, et elles
» obeisseut par consequent aux memes iois. »
A vista di tanlo sembrami probabilissimo ( Dolli
Accademici ) , che la polvere portala in esame speci-
licamente su gli organi spermatid avesse agile (49);
ed abbenche, al dir di Foscolo, conviene lodarsi il
vero quando viene chiaramente dimoslrato, pure
non poteiido sempre cosi succedere in una scienza,
che a prima vista conosce il raziocinio per base,
uop' e mettcre in esercizio questo iulellelluale mezzo,
ove Ja strada dell' evidenza e chiusa.
D' allri piij solidi argomenti dunque non si pos-
sono accompagnare, colie attuali vedute, le descritle
aiteraziooi organico-dmamico-umorali, perche da sco-
Qosciuta causa suscitate, e per lo scrutitiio della quale
il fiore delle favc ; e si conosce generalmenle, che la canfa-
ride con preferenza atlacca I' apparato dell' orina, i' antimonio il
gastro broiicliiale, roppio il cerebro, lo zoifo la cute, il mer-
eiirio le glandole, la digitale il cuore, la belladonna il furo
pupillare, e cosi via via discorreiido.
(4-9) Non e pur discara potersi comprendere, alia concor-
renza morbosa, I* allora dominanle estiva slagione, giacclic in
Fisiologia-Palologica ben si c diinoslmlo quanto il terniico
almoslerico opera sull' organica sen^^ibillu, e come piii atliva
rende la cutanea inalazione, nell' ntto che svolge sempre piii
!e molecole dci corpi cjalalivi, apporlandone cffelli piii pro-
digiosi.
215
si e bisognato andare colle congelture (50) . Pero da
irfis.indarsi noii «rano pel ragionevole svilnppo clie
mcrilii ogiii diligente ossnrva/,ione, onde corrispondersi
alli* nonne giuiiiziosainiMile deltate da clii scrisse ;
« Obsarvalio est filum quo dirigi debeant Medicorum
ratiocinia. » L' Ippocrate Romano.
(50) L' onorevole Professorc Francesco Dottor Fulci a cut
pur fecero senso fin dappriina i falli rapporlali, si 6 degnato
inanift'slarini, die il Sigiior Jlichel ebbe pnsleriormente occa-
sioiic di osservare iiella B.irbaiilaiia, come coiisegiicnza delta
polvere delle caiine. una quasi simile malallia : colla disliii-
zioiie. che quaiido cssa polvere purlavasi sal viso. prndiicea
tuini'Tazioiii vescicolari, con ceTil^ia ; quando suHo slum.ico
gaslroenli'rili. con siiilomi loscalivi ; ma non iscaiisava i)cMi
gpesso sopra tulli una tlussionalc ipercmiu con ninromaitia nellu
duiiiie, (' saliriasi iiell' uomo. Malallia secondu i miei precelli
Tcra(teulii'i ancora guarila, e clie il prelodalo Sii,'nor Miciiel
opiua iiriginala (V. rev. scientirK]. vol. x. 18'<o), da una
pruduzione cri|(l(iganica, della nalnra dcllo sprone delta scijaie
curnula. Peri) i falli da me esposli ban piii di coniliidcMlc
sulla tftssativa speciiira azione delta nienlovata polvere nei-
r npparecibio sessUate, giacxlie qnaluiique parle la nieilesiina
toccava, non vescicole. non ci'fatgia, nun gaslro-enleroO'igosi,
nc tumefazioni di surla produsse ; ma ben vcro la costanle
Orc/iionzi«,
I 70fj
■)•.•■.' iilie j!
■\\
NEUROSIA VOCALE
DAL FENOMENO AFONIGO SINTOMATICAMENTE
DIMOSTRATA
» En Medicine oe connailre que ce
qui esl le plus frequent, el igiiorer
les' exceptions, c' est sc preparer de»
revers, cl des regrets. »
Boissiui
ira il raese di Aprile 1834, quando per conto
di una Signora preparar fncea il Roob depuralivo,
secondo ia formola dello Swedeur, ad ua Fannacisla
che per fare presto e buono, penso inoanzi me slesso
jnlraprenderoe nel proprio laboratorio la composizioue.
Vi slava presente ud geDliluomo (G. Z.) sellagena-
rio, di temperameolo nervoso (51) , d' idiosiacrasia
(5i) Se ncl corso dell* esposte osservazioni ho conservalo
il Tocabolo temperamento per indioare il predominio d' un si-
sterna, in oggi da ccrluni moderni escainbiatosi colla voce co-
slituzione, V ho falto perclie faccio coosislcre quesla, a norma
di quaato pensa il I'rof. Uoslan, nella furxa che 1' organismo
preseoia rispelto atie cause morbose.
218
epatica, di buona salute, e dedito piutlosto a far
una vita commoda, ed agiala ; il quale dandosi a
ciaogolaro fuor proposito, in quel momento indispelli
r animo del dello Fannacisla a segno, che al fine si
diede il capriccio di fario morbosamente lacere.
Quindi col preleslo di aggiungere al Roob allra ine-
dicina, prese un baraltolo che sturalo iascio in sul
bancone : poco dopo il Sig. Z. slernula, losse, si
arrossa gli occhi, si fa rauco, non pu6 piu libero
parlare, e mussilaodo per la dispiacenza se ne corre
sdegnato.
L' Alberello non altro contenea che Cannella
Regina { Laurus cinnamomum Linn.), al cui esalo
non sapevano resislere gli organi fonalori per una
special impressione disgradevole in parlicolar modo
concepila, e che il sofierenle niedesimo col proprio
lingu-iggio chiamava anlipalica-coslrilliva. Niuoo fral-
tanto delia sua famiglia era stain soggflto a si m«-
raviglioso turbamenlo per non dirsi siagoiare ; ed a
quanlo inlesi lo acciannamento collo sierloro alia voce,
perdurandogli Gno a che 1' azione slimoluliva delia
cannella coll' enlrata d' aria pura cancellavasi, cosi
conlro J' afflillivo epispasmo forli inspirazioni facea,
aOiQcbe preslainenle la libera anapneu.ii avesse con-
seguito.
Pero il senlore di si contraria emanazione egli
avverliva fin da lontano, quando per poco gli era
dala la fatalila d' inconlrarvisi ; e varie prove facea
afiine di melteria in iscanzo col valore di piu polenli
escambiale impressioni. Sofisticavasi I'Ulfullo con
diverse sostanze anarrine, colla lusinga di oltiin-
dere i' erelisia ncrvea per I' appunlo sull' apparecchio
fonativo dimoslrala ; ma gli era impossibiie perche
slabilila cosl per ispeciale cosliluzione dalla nalura, e
219
perche garentita dal favore della membrana mucosa;
essendosi in Fisiologia-Palologica quasi dimoslrato
cfuanlu disse I' illustre Begin, che « Les parlies iale-
» riiires, et specialement les mennl)ranes muqueuses
» sonl le siege des premieres impressions qui provo-
)) quent 1' exercice do la puissance nerveuse. »
Or se q',je>l' cserapio noo mi si vorra dire dal-
1' inlulli) nuovo per volersi somigiiare ad allre forme
nevroliche ch' esislono ne' libri di medica osservazio-
nc (52) , pure ( uobili Accademici ) vagheggiaodo a
rischianmenlo del vero il giudizioso sentire del som-*
mo Uoltor llavy, col quale si e provato nelle Scienze
fisico-chimiche, che sebbene raolli esseri sotlo I' esame
preseolassero gli slessi principii, noD sidevoDO riguardar
giammai per la medesima cosa ; cosi a dimoslrar mi
faccio quaiilo e relalivo all' uopo. Mollo piu che Irat-
tasi inlorioquire sopra le aslruse palogenie che allac-
cano r elemenlo nervoso, per opera di cui si eseguoQO
neir uomo i movimenli, le volonta, ie percezioni, e
nel caso in cui siamo la gran funzione che difierir
ci fa da' Bruli « la Parola » (54) .
i
("2) In verlla I' Afun^a prodotla dal Muschio, e descrilfa
dail' 0(iii;r, qiiclla occasionata dalla sorpresa. e rapporlala dal
Tommasini col litolo di liiflessioni paloloffiche sopra una ill'
ferma Afoiia duvdutH la ve<jlia, e che jxirlaia nel sonno ;
qiiella menzioiiala dal I'aiicnasl nelle Trunsnclioiii of the Ame-
rican nssociulion ; quelle acca^ionate di pniposilo da' Ladri
di Mniilpellicr col viitu C'xitenente i semi dullu straiii<)riio in
infusione, per come si e ceitiiato dal Saiiwages ; e quelle Ira-
scritle cull' oi^rasiniie ill niuslrarsi I' efficacia de' Zii^areUi di
bclzuino nel Provincial Jledicul Journal; cerlo non si confor-
mano coll' esposia osservazioiic, la quale ollre le particolarila
che da se stessa presenla. Im quella della causa moveiilc, ciofe
l esalo di tin piaccrolissimo Aroma- »
(53) II sistema nervoso ollre 1' inlcrcsse che arreca da
220
E poicche Gn dal mio esordire proposi esporre
per ogoi esaaie le addelte riflessioni, mi e acconcio
analilicamenle manifeslare : 1. Ghe quanlunque I' Afo-
nia dipender possa da svariali scoiicerli dalle scienze
Medico-Gbiriatricbe conosciule, pure nella conlera-
plata circostanza e stata perfeltamenle nervosa, e
senz' alterazione Organico-Umorale (Si) .
2. Ghe negli effelli suoi non dimostrando posi-
liva pertinacia, scioglievasi da per se, quanlevolle
la causa movenle alluntanatasi, sollaoto I' aria pura
r impressiooe disgradevole ne cancellava (55) .
se nello studio delia Medicina per le simpalie che miiove come
essenziale legame di tulle ie parti coslituenli I' inlicro, e stalo
suli' aiiddinciito Hsico morboso dai venerandi classici d' ogni
eta ainmirato. Si e coiiosciula di falti la preniura die niclte-
vaiio i^ii (iiilichi nel vojer ispiegaie gii effelli da esso sirdcma
riseiititi, sotto I' influenza di ceriums cause, colla iiiiilcriiilila
medesima di cerlune parii doll' nrganisnio. in (lici'inii) nHomineS
Splene ridenl.Felle irascuntur .Jecore jadantCordc sapiuni ec.n
per il che cnnsfirvamlosi una specie di riverenza pe' prinii f.itli
pralici, ^eoza preveiizinne gia rimarcali, se n' e conlinuato
i' esame col quale il dolto Descuret si e purlato a spiej^are
1p conseguciize nervose, che parlono dall' umane passKini ;
» (^uesle ( tlic' cgii ) essendo liele scuolono a prcferenza gli
» organi del Torace, essendo Irisle i visceri dell' Addonie ,
» ed essrndo niiste, prima quest' ullimi, e poi i priini. »
(54) In Analnmia Palnldgica, gfupralmmle pari.in.lo, son
molle le altcrazitmi alln q'lali si allrihuiscono la Lepiofonia,
1' Anaudia, I' Alalia, od il Jlulisnio, ma sempift niai, in ordme
al melodo curalivo, ha falto maggior peso quella svilnppalasi
per cause nervose.
(55) Qiii'slo esempio prova a di piu cho le Ifggi d' ahi-
(udine difficilmente possono <lislrnrre le individiiali dispusizioni
ricevute dalla nalura, giacchf; il si>gi,'etlo del inio dire nun
fii mai nel caso di potersi accoslumare all' impressioae odoii-
fera del nicnzionalo Aroma. w.,^.. .. ,x. .
221
3. Clio volcndoscne precisare la localila, inediaHle
le coi^ni/.ioni Aiilropoloniiuhe fioora ricevulc, par che
principalmenle iiella special erdisia nervea de' ricor-
renli si dovrebbe Irovare (j6) .
A. Che tulla la Lizzarria fenomenica non slava
poggiala percio, che uel raro individuals seulimenlo
ia cui erauo gli organi della fouazioue, rispetlo alia
singolare causa molrice (57) .
5. Ghe finaiinenle lale causa soUo lulli i rapporli
facendosi iiilollerabile, si dovea a dirillura riguardaie
come specifica, dappoiche col solo rimuoversi se ue
oUenea la guarigiotie (58) .
Ond' e che per quanlo 1' esposle circoslanze, in
ragioQ della sua agnascenza, sembrassero corrispon-
dere agli eflelli co' quali si puo Irovare spiega per i
(50) Quanlunque le ingegnose espcrlenze de' Signnri
Savart, e Deleau, in opposizioiie all' osfiiipio rapporl;ito dal
DoHor Rcynaull, ammellt'sseru sol risiedere I' cscrcixui ilclla vo-
ce sollo i'csclusiva dipendenza del coiidiitlo Larinaeo, ncin ini-
perlanlo 1' esiinio 1*. Jolly iia moslrato polersi riferire 1' Afuiiia
a lurbazioni porlalc e suila laniigc, e sull' asprarleria, e
sulla cavila della bocca, e sulla iiiembrana crico-liroidea, e
sulle corrispondeuli cartilagiiii, e su'ciiuscdII liroarelinoidei, che
formanu in sonima gli struinenli a' quali si sta 1' azioiic funa-
tiva ; ma qiianle voile, si produce pel sulo cffello sensilivo,
dubbio noil liavvi conlru la sede slaliilila.
(57) Se son vere le prove dedolte dalla pratica osperienza,
da me ceniialc coll' occasionc di conoscere la cau?a allelliva
die proinosse le DidiinoOrchili, seinbrano non disdicevoli aj)-
plicarsi, colla concorreuza delT individuate cosliluzione, al
prcsente caso.
(58) Non e raro vcdersi lo sciogllnionlo di non poclie
malaltie in niodu ^puiitanco, e col solo ailonlaiiaincnto dol-
r occasione I'aulrice. dal cln? venae 1' aforisinalica senleiua
« Abiala cattsa loliilttr r/f'aclum. m 31
222
casi rari similmetile rapporlati d' alcuni Scrillori, lafi
che il deliquio prodoUosi coll' odor del Lepre nel
Duca Epernon ; lo svenimeDlo cagionalo coU' esalo
dtl brodo de' gamberi, riferilo dal Wagner ; la di-
sgMSlosa impressione che fino da lonlaiio eccitava
i! Iraspiro de' vecchi al snmino Haller ; 1' epistassi
che si formava colla puzza del forraciggio, descrilla
dal Boerhaave ; ed allri siraili: pur tutla via le medesime
per ragiou di causa, sede, ed effetti, presentando nello
sludio deir Afonica Neurosia, un asptlto quasi nuovo,
apprezzabijp, e singolare (allese le seriose discellazioni
che vi si portaoo da' Dolli per la fenomenica spiega)
reslar non devono senz' altenzione. L' accorto M. Pan-
coasl in cffetlo aniraalo da zelo investigalivo, consegno
non ha gtiari, nelle Transazioni deW Americana As-
sociazione, falli Aronici residenii sollo il dislurbo dcl-
r influenza nervosa, per muscoiar paralisi laringea
cagionata da cause ordiaarie e reumatismali, che
Irovava giiaribiii col vapore del cloro.
Per vero si autorizza da tulli I' imporlanza di
scrulinare sempre meglio i falti che vannoconlro I'umaaa
salute, priucipalmcnle quando in modo dirello o deu-
teropatiale altaccano i nervi della gran Simpalia, o del-
r albero Gerebro-Spinale, difBcullandone cosi Delia
Medicina colle svariate anomalie, it Diagoostico, il
Pronostico, non che I' Apolerapea. Laonde meravi-
gliali da lanto proleiforme palogeuico procedere, non
e strano vedere qualche fiata una quasi ribelle infer-
mila spontaneamente, e solto la sola islinliva potenza
della natura guarirsi, a raalgrado di qual si fosse
falla cura ; dando occasione cosi a diverse congellu-
re, discordanzej ed opinioni (59) . Quindi e che si
(S9) Quante idee non vanno in failu nella 3Iodiciaa ! Piii
223
vedono de'spirili (piulloslo superficial! che formli d'in-
gegiio ) far osseqiiio al pare re di (]oIiii il quale giiar-
daiuio neli' Anlropologia le cosi; di profiio, per uscir-
ne d' impaccio si lece a dire, che « Ces choses sont
)) au Dombre des mysleres respeclables de la nature. »
Non di nianco essefido di yran tiumero le palo-
genie, die con bizzarre espressioui lurbano il lipo
ordinario della vila animale, non si e polulo far di
meno per comun iiilertdiiiu'nto as^iniilarsi, secondit
1' orii^inario carallere andlivo, a parlicolari disordiui ;
e di sli;diarsei)e percio le forme che prendono sollo le
vedule rtlative al sislema nervoso. In verila sono
immensi i deviamenli che non di rado si osservaiio
conlro i' ordme coiiosciuto ddl' intern sislema: I'espo-
silore dei cnsi rari in M'-dicioa, I'oUor F'njrnier di
Pescay, come A Dullnr Marc, e allri, ne rapporlano
pure de' meravi^liosi ; cd io slessi, senza far conio
di qticlli cemialiini dal DoUor JNicolo Messina Gian-
siragusa, mio padre (60) , ancora ne polrei raenzio-
sarcbbe da dirsi prr la mal<ii;iiiosa Afonia... Vi fii chi dopo
lanti iiiutili rimciiii la vide scMiiijiariro sultn Io slernulo. Chi
per la provenicnza di ua' allro innle : e chi per isleiilaneo
sviluppo d' inaspollale passioni, giuslo come pensa il General
Secrelario della Sociela Mcilica di M.Trsi,i,'lia, Dotlor Pierson.
che R les passions vives [)eun'iit iiiflueiicpr as«ez forlement
I) cerlaines (irganisalions exceplioiiclles pour devtlopper oil
)) faire cesser cerlains elaiils niorbides graves, a Di falli
qiianli mezzi conlro lal' inrermila non vengonn all' uopo esco-
gilali!... Si rapporlano da rccrnle i zigarclli di belziiiiio ;
r alliime da' Sij^iiori Sauccrotle e B'linali ; gli anliperuulici
da Ilirlz e Melier uc' casi d' intcrinillenza, sehbeiio qiiesl' ul-
timo poscia par che si fosse sinenlilo : e (inalniente le inala-
zioni Cluriche dal I'aiicoast raccomandite, oltre alle tante allre
soslanzc delle quali so ne fa precisione.
(GO) I merili die si dislinlo Uomo ebbe nella IVofcssioae
224
pare in quesln coni;iuiiluraj se non pensassi astener-
mt, per tion piu abusare, Ornali Signori, delia pa-
Zienza Voslra (61) .
Ma per qiianlo laborioso ne sia per le devia-
zioni nervose l' mlrriprt'udimcnlo dell' Anlropialriche
-dotlriiie, in oggi con piu di ricercatezza conlempiar
SI devono dieiro aver conosciulo col doilo M. I>rdoro
Gfoffroy Saint-HilHirr di esser le anomalie della eco-
roniia animale non mollo rare a scorgcrsi qualora dcsse
riguardale non siano con occhio volgare, e la ne-
Medica si fcccro rilnciM'e neli' Kioj^io die ne fece il Doltor
I'it'lro Messina (fii,'!io) , stamputosi ilai toiciri delT Intendenza
di Aoto 1' .iiino 18i0.
(61) Mi e piacevdie pcri) annimziare due forme di aber-
razinni chc in sensn roiilrario miraiio I' aUenzione del Pato-
Jogico e di'l Fisiologn iiisieine. Bigiiarda la prima ad iin ra-
^azzo di 5 a C antii, spellante ad una 'leilo biioiie fainiglie
di 1\iIqZzoIo, il fjiiale sdlto 1' ordiiie ('i-iioingicd possiode a
iiiodo posi(ivo 1" UiiHif.igia. Noil |iiii') x'.ler came cruda ne
pesci, ebe non cerca ingnjare senza ropngiiaiiza alcuna, e par-
■liiritai^lr la madre. duniciilr' ei-Ii era <li piu lenora eta, non,
sido desiderava una coseia di quel neonald, ma la Icvalrico
fh coslrella nascoiidere la piacenia per lema di non essere
divorala. Frallanlo gdde ollima salnle. i-d in oi,',i;i quantnnque
per rossnre niei^a si brulale carnivora passionc pnre la soddisfa
quand'i di snppiallo se ne va iielia cucina. — L' allra ri-
t'liarda nna yrazinsa raijazza di I'd anni, fi"lia di un na-
latiluomo Catanese. che non ha molto io visilai alia presenza
del valinle {'rolcssore Doltor Gaelano Mirone, la quale sollo
1' (jrdiiif morbiiso. per causa di uu concepilo spavcnln, Iin
dal 1848, si diede a Irangiiggiare con isquisita avidila il
Jegiio fallo carbonc. Ed ancorclie le si facesse da' p.irenli la
tlovula siirveglianza, non ha lascialo linora la malavoglia di
gia aiu|Hislala di .spgiiilo alia suddeila causa morale. Pero
(ill conlrariela del primo e^empio ) la medesima si mostra
jNillida, denulrila, e sogj<cila a dige.-lioMi pcnosc. "'
225
cpssila f?i studiarsi cof falti che presenta la pratica
"osservazione, onde consolidare il vero (62) . k Us est
temps (dtsse pure M. Roche) que le Medecin soil a la
» fois homme de science, et homme d' observation))
gia<:che nell' osservazione, ripelea con tanl' allri il
Doltor Mamii, sla riposta I' arte divina di guarire.
Dopo I' aiizidello affacciandomisi il pensiere del"
f;ran Bacone, col quale raccomandava aggiun£;ersi
peso, e non ale all' inteHetlo umaiio ; e Irevando come
principio incontrastabile, che nell' esame del falli sol
risiede lo scopo che dalla scienza salulare si vuole:
cosi, iniei Benemeriti Consocii, ho credu(o dover mio,
BOD Irasandare gli esempi delle misterinse palogenie
coocepite negli esposli ^Iti relalivi a\\' Elmintotoffiat
' (62) Sen molte sono Te infermlli nelle qiidH si esalfa
il sisl<Miifl del nervi, ed oilre all' ineidenlale menzione che
lie feci, nei miei Pe7isieri sul Cholera MorbifS, che si stan>
parono al 1831 nel Giorn.ile di Scienzi- e Lellere <li Paler-
mo al num. 180 ; e nella Mediea Dissciiazione slampala dai
torclii deU' liilt'iidi'nzn di Nolo I' anno 1839 ; mi vimv driHo
cons<>gn(ire qui tin" altra astrusa bizzarria, che moslra pure
Y iiilluuiita del c.iralli'rc rieivnso. Un bambino di circa 5 ajini,
nnminalo Salvad<ire Qii.iUrojjani, liglio di Saiilo. e' Salvalricft
}?()nfiglin della mcntuvala niia patria I'alazzolo, in Lii^lio 1S4G,
fii pdrlato in una campat;na, delta S. Marco-, ove coll' occa-
sioiie delta mcsse la di lui mndre duTea raccogliere s-pijilie.
In 1111 i,'i(iriio di coceiile sole nioslrossi angustialo, o fii posto
deniro una |iiccola grolla, dove la piacevolezia del fresco
If invito nl riposo Uopo poche ore visilatosi dalla' niadre. si
rinveniie sdraj.ito nolla testa penzolone che batleva, e ribaltevasul
nudo s'lnlo all' iiicinisidiTala, ed abbenrhe fii trasjinrlato in
iin aitro lungo, sr(ii|>ri- I' iiiToloiilario batl'Tc, e libalteri- del capo
contro ogiii patio S4'ji;iii(av;i. Le pcrsone occorse si fai-eviino
le iner.iviglie, senza poterti ilare rlparo. ed i parcnli fuiic-
btati da lal spiacevulu vista, dopo v^rii luulili mczzi nun 8ep>
226
all Orchionzia ed alt Afoma nervosa, non che quelli
accessoriamenle rapporlati nelle note, acciocche appor-
landovisi meglio le considerazioni forse da me non ben
sapute, possano arrecare il vanlaggio che al progresso
deir Aniroposologia si desidera. Quindi io non glo-
riandoroi di aver dello abbaslanza, ne ripelo le
parole del RoufT, qualmenle u n' enseigne point mon
» senlimenl, je V expose, j' ai fait ce que j' ai pu
» pour atleindre la verile » ; e non lascio solto lutti i
rapporli vie piu ricordareladiligeate contemplazionedei
falti che ci appresia la nalura, colla speranza di ri-
cavarnegli efielli che I'esimio Kleper riporlo col « Sero
quidem respexit, respexit lamen, el longo post tem-
pore venit.
pero pi& che fare. Fu legato, non lrov5 glammai riposo. e
cosi sle'le il disgrazialo bambino per piu di Ire anni, dii-
ranle i qnali mai sciolse la voce alia p.irola, e le ^'ambe
al moto. Un grido, un lamento. nn baltersi la testa, la sua
esislenza Annuiiziara. Sempre era in denutri/.ione. Io sloinaco
digeriva appena, la testa si manlenea senza capelli, e pia-
gala in diversi luoghi, per le replicate contusioni. Dalle
doiinicciuole si ri(;iiaidava come invaso da spiriti slrani, ed
una sua soreila iilerina, che per tre notti ncllo slesso letto col
funesla(o bambino fii a dorniire, pregiudicandosi la mente
dalle presunte dicerie, solTri pure mal di testa, e si credea
spiritare. Dopn tania sciagnrafa esislenza sembrerebbe non
piilrrsi, neir infelice soggelto. Ilrare in la cerlamenle la vita,
ma la provvida natura a suo favure vegliando risolve Io stalo
meschino del eommiserato. A' 5 anni tutto svanisce il male,
e con esso la mancanza del molo, del pariare, della niilri-
zione, e quanio alia salute oslara ; quindi escambiaiido quasi
inlieranienle I' esser suo, si vede al presente lanlo buomt,
agile, ben composto, e sviluppalo, da far somma impressione
a chi prima Io conoscea.
SOPBA
ALCUNI COMPONENTI DELLA BILE
FATTA
DAL PROF. DI BOTANICA NELLA R, LNIVEUSITA DEGU STOdI
IN CATANIA
CASINESE
SEGRErAKIO DI SCIENZE NATURALI NELLA DETTA ACCADEMIA GC.
LETTA NELLA TORNAU ORULNARIA DEL 23 GENNARO 1832.
in-iL^
iTlUOJ/
ATTAf
L.x^.iL^xiiL'L.si^'n asi?*^
:U M;iA';.vim"J?
-Oi' .'..I.!-
129
jBL moUvo de' miei sludii su i rapporli degli
csseri organizzati, ne' mesi sellembre, oUobre, e ao-
vembre del 1831 insierae al chiarissimo professore
Gaetano de-Gaelani, eseguiva le analisi chimiche a
microscopiche sul sangue, sulie urine, su i calcoli
vessicali, la saliva, e la bile. Le varie analisi dei
moderni chimici ci servivano di scoria nelle invesli-
gazioni; ed i felici risultamenti diedero a rae, ed al-
I'ollimo collega il coraggio d' intraprendere le ricer-
cbe su i componenli della bile di bove, in modo ac-
curalo e dcsiderabile per lo avanzamento deila scien-
za. Un sentirnento di gralitudine verso il prof. De-
Gaelani mi fa dichiarare, come egli acceso da lau-
devoie amore per il bene scienlifico, Irascurava ogni
domeslico alTare, per appagarc le mie brame, e sod-
diifare il mio vivo desiderio. 32
130
Or ponendoci ad analizzare la bile co' melodi di
Berzelius, Thenard, TiedemanOj Gmelin, Demarcay,
Liebg, Mulder, Sirecker, Plaltner, Redtenbacher, Wo-
ebler, Boucbardal osservava sulle prime, come i cbi-
mici risullamenli da quesli sommi ollenuli fossero
veri, ciascuno per ciascuno; tie la scoperla de' prin-
cipii deir uno si opponeva a quella falta dall' allro;
lalmenlecbe in lanta variela di risullati e uopo solo
cotioscere quando i prodotti sono veramenle lali, e
quando Irovansi sollo la forma di edoUi ; cioe, se
doltbiamo slabilire il novero de' componeuli la bile
come un risullalo di combinazione chimica operala
dal meslruo itHpiegalo, o pure come uno sdoppia-
menlo o una separazione, die il meslruo opera su i
coroponenli la bile. Poicbe la bile ha una grande
mobilita ne' suoi principii cosliluenli in preseuza de-
gli agenli chimici. (Regnault).
Onde riuscire alio scopo fu lenlala una analisi
qualitaliva seroplice, e variala, per quaolo si pote-
va, da' melodi assegnali; e quando si oUennero ri-
sullali conformi a quelli osservali dagli allri sommi
lesle accennalij ho credulo di aver Irovalo il vero
componenle la bile; lasciando alle indagmi ed alle ri-
eerche ulleriori de' chimici il vedere se lull' allri cora-
ponenli scoperli Ibssero uo prodoUo organic©, o un
cbimico edollo.
Devo prenolare come i risullamenli ollenuli es-
sendo slali sufficienli alio spiegamenlo della funzione
chimico-organica della bile, ne sono rimaslo pago al
presenle, giusta il period© delle alluali scoperle, e
de' miei sludii.
Ecco perlanlo le analisi eseguite, e le osserva*
ziooi.
1.° Saggiando la bile fresca di bove con acido
azoti'co allungalo, essa immanlinenle mula il colo-
re proprio verde-cupo in verde-chiaro, bleu, violcUo,
rosso, raiiciato, giallo; e quesli passaggi avvoransi suc-
cessivi e celeri. Quaiido ia bile noii e fresca I'acido
azolico non ha presa sulla materia coloranle della bile,
2." La bilo di bove presenta colore verde-bru-
no, odore speci.ile e nauseosn, sapore pria amaro poi
ntlla relrobocca dolciaslro; e piu pesaote deli'acqua;
agitata in questa mussa; si altera prontamente all'a-
riii, che la rende felida e decomposta; precipila quan-
do si Iralta con acidi deboli o coiicenlrati ; non si
coagula con la ebbollizioiie; spesso reagisce come
alcali, meno frequenlemente come acido, qualche vol-
ta come sostanza neutra.
3.° In uno di bile fresca meltendo due di acido
solforico concentrate, ed alia temperatura ordinaria,
mulasi il colore di qiiesto corpo in violetto; ne e
bisogno di acqua edulcarata, siccome dice Pettenkofer.
-i." Prendendo uno di bile, con due di alcool a
12° e carboue animate si fa una soluzione, che proa-
de un colore giallo-doralo chiaro, queslo liquore unilo
a due volte il proprio volume di etere da a divedere
una sostanza sopranotanle biancbiccia, azotata, Muco,
con sostanze grasse (acido inarganco? acido stearico?)
5.° 11 liquore etereo evaporato a fuoco lascia una
massa solida e friabile, simile alia gomma arabica,
d' un colore bianco e splendente, in forma di fogliette
pirumidali ; e questa la Colesterhia cristallizala. Essa
e iiisipida, inodora, insolubile nell' acqua, insolubile
neir alcool froddo o debole, sohibile neiralcool bollealQ
e da 36^ a 42.° =C36 Hu^ 0 ( Liebig )
CibHa, 0 ( Fromy e Pelouze )
CaGHgaO ((".bevieul e Payen )
Ca^ii^aO (Schwendler e Meissncr)
132
' 6.0 La Colesterina trallala colla soda e la po-
tassa si e mostrala iDsapoDificabile, e si fuse ad alta
temperatura.
7.° Sciogliendo la colesterina in udo di etere e
due di alcool, e portando poi il liquore a siccila for-
mansi de' cristalli d' idralo di colesterina in forma di
fogliette Irasparenli.
8." Esponendo ai carboni ardenti la bile si di-
secca a poco a poco, lasciando spostare una nota-
bile quanlila d'acqua.
9.° In questa operazione unitamente all'acqua
si separano de'gas con odore disgustoso e nauseanle.
10.° Gessala la desiccazione della bile si presenla
un corpo nero, e secco, che porfirificalo in un mor*
lajo di cristallo si riduce in polvere fina, poco lucenle.
H.° Trallando questa polvere nera con aicool a
A2.° si olliene una soluzione colorala in giaIIo«verde
cupo; e trallato questo liquore con carbone animale
purificalo, dope lunga digestione fillrato il liquido,
si otliene allro liquore incoloro. Da cio si scorge la
materia colorante la bile, non far parte de'sali che
la costiluiscono.
12.° Otto parti d' una soluzione alcoolica di bile
secca, e purificata, in cui si e falta disciogliere una
parte d'acido ossalico efllorescente, porlata ad ebollizio-
ne, ed indi lasciata la miscela al riposo per mollt! ore,
I'acido ossalico combinandosi colla soda della bile pre-
senla una schiuma biaoca, che si precipita in cristalli
delicati, la di cui quantila aumenia con lo raflredda-
mento. Gessala la crilallizazione il liquido si fillra,
si allunga con acqua dislillata, si uuisce con carbo-
nate di piombo, che si somministra a poco a poco,
sino a che cessa ogni reazione propria dell'acido os-
lico suir ossido di piombo. L'eccesso del piombo ri-
133
masto dopo la conibinnzione dell'ossalalo di piombo,
si (oglie facendovi reagire una correnle d' i(lro£;ene
soir.'ralo; il liquore si fillra, ed il liqiiido ollcnulo si
porla a siccilaj il quale lascia un corpo viscliioso,
cho indi passa alia eonsislenza, ed al colore di le-
rebcnlina, ossia le^^germenle giallasiro; e quesfo i'<j-
cido Bilico. Somiglia alia gomma, puo ridursi in polve-
re, ed a eonsislenza resinosa; e igrome Irico, amarissimo,
insolubile nell'elere, soiubde nell' aicool, solubile nel-
r acqua, non e volatile, arrossa la carta di lornaso-
le=C,4ll7oN. 0..(Lieb.g).
13.° Distillando la itile diseccala col melodo pre-
cedente, da la presenza AeW/immoniaca.
14''' Trallata la massa delia bile diseccala e car-
bonizzala con acido idroclorico, e mescolala con ac-
qua dislillala si fece bollire il lullo; poi filiralo il li-
quore si otlenne un liquido, che trallato in parte
colla soluzione d' ossalato d' ammoniaca moslro un
cvidente precipitato, insolubile ncll' acido idroclorico:
da cio rilevasi agevolmenle la presenza della Calce
Delia bile.
13.° L' altra porzione del sopraddello liquore
cnnvcnienleraenlc concenlrata somminislro un preci-
pilato con la soluzione alcoolica del cloruro platinico,
loccbe indica nella bile la presenza della Polassa.
16." Frallanto evaporalo a siccita il liquore so-
prannotante lascio un residue, cbe convenevolnienle
Ciilcinato, si (ratio con acqua calda distillata; poi fil-
Irata la massa liquida, e ddigentemente evaporala si
otleune un sale dotalo delle prnpriela dt 1 cloruro So-
dico. Cio mostra la presenza di quest' alcali nella bi-
le, e come colia calce e la potassa I' acido bilico for-
iriasse de'sali simili a'saponi: bilato di calce, bilalo di
polassa, bilato di soda=G44ll7oN2 OuNa O(Liebig).
134.
17. ° La bile purificala co' melodi sopra esposli
non precipita oon I'acqua di barile, ne colla miscela
di cloruro di bario, e d' ammoniaca.
18.° Teiiendo per raoile ore a bagao-maria la
bile acidulata con acido idroclorico, si olliene un
acido azotalo crislaliizabile; che presenta crislalb aghi-
forini, isolati, solubili neli' alcool, e nell' acido solfo-
rico, che coiora il liquore in violelto. E queslo I'aci-
do Colico di PlalUier e Gmelin, delto acido Coloico
da Mulder=:G74H,2oO,8(Dumas)
G50H36 Oe, 500(Theyer, Schloss. Muld.)
19.° L' acido colico tenulo iiell' acqua bollenle
acidulata con acido solforico, si Irasforma in acido
Coloidico di Dnmarcay, che si ottiene colla evapora-
zione. Esso nella sua soluzione alcoolica e ainarissi-
mo, con reazione acida, e solido, inodoro, bianco,
insolubile nell' acqua, solubilissimo nell' alcool a 36,°
poco solubile nell' elere. La sua formula e = Gbo
H,oo Oil ( Theyer, e Schlosser ) .
20.° La dissoluzione di bile secca in alcool di
0° , 84 purificala, e portala in ebollizione, indi Iral-
lata con acido cloridnco presenta un doposilo polve-
rcso, terroso, biat>co, insolubile nell' alcool e ncl-
r acqua ; e questo la Dislisina di Berzelius ....
= Cgo Hga O7 ( Theyer, e rfchlosser)
G50 H36 Oe HO ( Ficmy, e Pelouze )
C,8 H36 Og (Slrecker )
G7, H,,2 0,, (Dumas, e Demarcay ) .
21.° La bile purificala facendola lungamenle
bollire con 1' acido idroclorico si deposilano de' cri-
slalli di Taurina. Sono quesli a qualtro 0 sei facce,
con sapore piccante, solubilissimi nell' acqua bollen-
te, e quasi insolubili nell' alcool a 42.° La Taurina
es=G.iH,4 N. 0,0 (Dumas, e Demarcay)
C4 Hy N 0, S, ( Regoaull ) .
135
22." La presenza dello Zolfo in queslo prodoUo
ci significa come il dclto melalloide fosse uno dei
componenli la bilo ; per cui si avvisavano ;ilcun i
chimici, tra quali il sig. Sirecker, doversi dividere
i prodolti della l>ile in solforati, e non solforali.
Dair aiialisi qualilaliva fin qui esposla, mi pare,
i componeiiti ddlu bile gia olleiiuli polursi classare
in due oalegorie. INella prima collocherei quelli, die
si ollengono immedialamonle colla reazione di qual-
clie meslruo, die separa gli uni dagli alui i com-
ponenli ; lali sono :
1." La materia coloranle.
2." ii priricipio empireumalico.
3.° L' acqua.
4.." La C(>leslerina.
5.0 L' acido Bilico.
G." II liilalo di Soda.
7." II Lilato di Polassa,
8." 11 bilalo di Calce.
9." II Muco.
10." Le malerie grasse ( raargarali, oleali, sleeraii
di soda, di polassa ? )
H.o II Solfo.
Nella seconda calegoria pare si debbano collocare
quel principii, che vengono formali colla reazione
de' meslrui su i componenli stessi della bile, i quali
vengono per queslo mezzo suddecomposli, o meglio,
sdoppiali dal meslruo, e quiudi, anziche prodolti pri-
milivi della bile, edotti, o prodolti secondarii ame-
rei appellare ; quesli sono :
1.° L' acido Golico.
2.0 La Dislisina.
3.0 La Taurina.
4.0 L' acido Goloidico.
136
La seconda categoria amerel stabilire a molivo
che, il liquore alcoolico della bile secca e purificatfi,
nel quale si e veduto conlenere 1' acido bilico con
varii alcali, e terre, con la colesterina, e colle ma-
terie grasse, qiieslo liquore sollo la varia reaziooe
dell' acido cloridrico, solforico, sdoppia I' acido bilico
e la colesterina per comporre i sopracennali princi-
pii, non che F acido Fellico = C50 H3G On , 'iHO
( Fremy e Peleuze ) , e /' acido Colinico = G^a Hgs
Og(Liebig). Gome reagendo 1' acido azolico diret-
taineiite siilla bile molli acidi volatili si generaiio, fra
quali il Nilrocolico=C2 H N,, O9 ( Redtenbacher),ed il
Colocral=Gi Ha Na 0,3(Redtenbacher), e piu i' aci-
do Co(oidanico=Ci,GlliiOj (Fremy, e Pelouze) e I'a-
cido Colosterico=']n H^ O4 , HO ( Fremy e Polcuze),
acidi derivali dal bilico. e dalla colesterina.
Sono da collocarsi Ira i prodolli generati dalla
reazione deli' acido cloridrico sopra 1* acido bilico e
la colesterina \' acido Bilifellico, Irovato simile al bi-
lato di soda da Liebig; I' acido Cofalico isomero al-
I'acido Coloidico] I'acido Ammonifellico=C,ooii^1lO ,0,
sHO, INH3 (Fremy e Pelouze), ed anco forse \ acido
(7o/e/co=:G;6H,32N4 0:^2 (Dumas, e Demarcay), \)^s^-
giono ascriversi in que:>ta seconda categona i pro-
dolli olleiiuli dalla bile non fresca; cioe gli acidi
Fellanico, e Goianico; poiche sono essi generati dal-
la novella corabinazione della bile passata in alle-
razione.
I risullamenli chimici ollenuli dalla esposla ana-
lisi non si oppongono alia leoria chimico-Gsiologica,
la quale considera la bile ne'suoi componenii elemenlari
unila all'urina ne'suoi medesimi principii, come la lotale
somma degli elemenli componenii il sangue. Inl'alti
r acido Bilico pet la formula slabiiila dal suo sco-
137
pritoro Liebig=C44H7oNa 0,2; unito a quallordeci
equivalenli d'Ossigene, e tollovi tre equivalenli d'Aci-
do Carbonico, e Ire equivalenli d' Acqua =
3 (G. II. OO4 ) + 0,4 da G44 II70 Na 0,2 = Ac. Bilico
Cg \h 0,5-h 0,^=3. eq.
Ac. Car. 3. eq. Acq.
14. eq. Oss.
RisuHa C38 1Ig,.N:> 0,.
A quesla quanlila unendo quella degli elemenll, che
compongono I'uralo d'ammoniaca, priiicipio che coslilui-
sce le urinc=GioIIi4N,oO(i ( Liebig) si ha
C38HG4N. 0..:=
risuHato precedento Co H14 N,o 0 =
iiraio d'ammoniaca
C48H78Ni,Oi7
Quesla somma e uguale alia formula de'compo-
nenli il sangue^G48H78N, aO, 7 secondo Liebig, Play-
I'rtir, Boeckruann.
Ma se il chimico trova negli elemenli de' due
flaidi segregati dalla macchina animate, bile ed uri-
na, i medesimi elemenli che compongono il sangue;
ii Osiologo da sua parte presenla un concetto per lo
spicgamenlo di tale fenomeno (1), E di vero; se gli
alimenli della classe zoologica l' erbe, i semi, le car-
ol si Irasmulano in saogue, e queslo fluido per il
sislema de' due diversi canali le vene e le arleric da
un sislema passa neH'aUro, avanli di riparare le per-
dite falle dagli orgaai, a ciascuoo sommiaistraado gli
(1) Liebig. Chimlc. organlque appl. a la physiolog. et
a la patholog. Paris 1812 c. 10 pag. 65 e seg. e pag. II.
33
138
eiemenli, e le soslanze opportune, segue da cio
polersi Irovare negli eiemenli, che compongono i due
sangui tulli gli eiemenli delle trasformazioni proleiche
della macchina animale. Or conoscendosi, che il san-
gue venoso pria di lornare al cuore Iraversa il fega-
to, ed saogue arteriale Iraversa le veni, per ispogliar-
si ciascuno delle malerie improprie alia nulrizione,
ne conseguila, che i principii carbonali del primo
adalli alia nulrizione Irovansi nella vessicola biliare,
ed i principii azolali del secondo si rinvengono nella
vessica urinaria; allora e agevole comprendere perche
le sostanze deposilale negli anzidelli apparecchi, es-
sendo derivale dal sangue, si compongano degli ele-
inenli di queslo.
Volendo poi coosiderare la bile nella funzioae
deir sconomia vilale ; cioe esaminare se concorra nei-
r cpera della digeslione, una lale considerazione ci
apre la via a dubbi ancor posilivi nella scienza, quali
Don posso che accennare di volo.
1.° La bile e escremenlizia ? Le opinioni di
Ripaull (1) , e le esperienze di Blondlot (2) provano
essere quesla una soslanza escremenlizia. Egli a so-
slenere i\ suo assunlo, stabili al venire d' uu animale,
di cui aveva oblileralo il canale coledoco, una aper-
tura communicanle con la vessicola biliare, per la
quale la bile usciva al di fuori ; or dope tre raesi
di tale esperimenlo 1' animale avcndo godula perfella
salute, Blondlot ne conchiuse, che la bile non in-
serve all' opera della digeslione, ma ad essere escreta,
; ■ . '), ■
' (1) Comples Rendus Ilebdom. dcs seans de 1' Academ.
des Scieiic. I'arfs 1831 n. 3 T. 33 pj.g. 63.
(2) Inutilile de la bile dans la digesliou propremenl dite.
Conipt Keudus cit. Paris 1830. "-'•"] " »
139
A malgrac^o di tale esperienza non e facile conchiu-
dere esser tiilla la hilo una soslanza escremenlizia,
e clie per nulla iiifluisca ne' fenomeni della digestioiie
intesliiiale.
2,° La bile e necessaria alia forraazione del
ehilo ? Gmelin e Tiedemann, Laurent e Lessaigne,
Voisin, Plnlipp, Bloiidlol si nccordano nei riconoscere,
che la legalura del caiiale coledoco non impedisce la
formazione del chilo ; ossia, che il chdo furmalo nel
lempo deila legalura, fosse lulto simile a quello prodoUo
senza un laic sperimenlo.
3.° Labde concorrealladigeslione de'corpi grassi?
Haller e gli antichi credevano, che la bile godeva
la funzione d' un sapone, che emulsionando i corpi
grassi, veniva riassorbila. Tiedemann e Gmelin se-
guivano con riserba la slessa opinions ; ma Miaihe,
Boucbardal, Sandral dicevano, che i chiliferi assor-
bono i corpi grassi emulsionali dalla bile. Bernard
fraltanlo colla scoperla dell' uso del succo panorealico
allonlaua quesle idee sull' uso della bile.
i.° La bile pura ha azione sul cbimo ? La bile
in conlallo col chimo forma de' fiocchi bianchi, quali
si giudicavano materia del chilo, ma Gmelin e Tie-
demann osservano essere il muco della medesima bile.
5." Vi soDO parti della bile riassorbite alio slalo
di cnmbinazione con 1' alimento ? Collar, de-Manligny,
J iedemann, e Gmelin non avendo trovalo negli escre»
menli lutli i principii della bile banno pensato, che
qualche principio di essa fosse stale riassorbilo.
i'latliier professore ad Ileilderberg voleva determinaro
r azione della bile sulle materie alimentari, persuaso
che non esisieva il bilato di soda ( coleato, e colato
di soda) negli escreraenli, pcrche era divenulo nella
digeslioae quell' acido il quale caratterizza la bile.
140
Ei crede dalle sue sperienze, che per 1' azione della
bile sul chimo, venuto dalle sostanze azolale albumi*
Doidi, si formino de' l)ilati, non chc albumina, fibri-
na, caseina, che ad essore assorbili nell' inleslino
trovano 1' acido acelico, che li rende solubili. II bi-
lato di soda poi non forniera combinazioni colle ma-
lerie non azolale, sulJe quali agiscono le malerie
grasse della bile, e del succo pancrealico. Pfio qnesla
teorica fu poco accolla dai chimici, e dai fisiologisli ;
menlre Schwann, Pelouze e Fremy (1) asseriscono,
che la bile noa agisce sulle malerie azolale, e suite
grasse (2) .
6.° La bile concorre alia funzione dell' assimi-p
lazione ? Se I' esperienze fin' era non hanno moslralo
i bilali, i coleolali, o i colati negli escremenli, sara
probabile, che quesli elemenli biliari porlali net san-
gue concorrano all' animate assimilazione, sebbene
nissuno t)italo, o colato, o coleolalo fosse slalo lin' oggi
auco Irovalo nel sangue degti illerici.
7." A lirare le fila dopo lanle ipolesi, e varie
esperienze sutia funzione della bile ; pare che la vec^
cbia teorica d' essere la bile un fluido escrementizio,
e ad UQ tempo recrementizio noa possa at luUo aa-
(1) Chimie Generale T. 3. Paris 1851 pag. 801.
(2) I bilali godono la propriela di scomporre le soslanze
emilacee, e mularle in glucose, ma quesla propriela non e
esclusiva di C6si , poiche il succo pancrealico, I' inlcslinale,
la diastasi sativare godono del pari una lale propriela ; per
Ja quale ragione Fremy e Pelouze concbiuJono : a cbe la di-
gestione dell' amido, ossia il cambiamento in glucose, c una
trasformazione si facile, quanlo non si-mbri loccare csclosiva-
mcnic ad alcun liquido, come I' albuminoide e grasso, la mag-
gior parle de' iiquidi mucosi e sierosi dell' economia, posseg-
gouo quesla propriela. Chimie Gener. pag, 197.
nullarsi, come tra i modern! scrillori ancor si va-
glie^gia (1) ; c mi pare allresi che vedula la insolu-
bilila della coleslcrina, e la reazione de' hilali sulle
soslanze azotate, si possa opinare cod qualche pro-
babilila ; che la bile rulla sua funzione dividesi in
due parli : una cbe incontrando le malcrie azolate
disciolte dal sueco gaslrico li trasformi in una albu-
mina particolare (2) , la quale non si coaguia con
gli acidi, raa col calore; e quesla bile sifTallamente
emulsioiiata viene riassorbila da' linfalici ? dalle vene ?
ueir inleslino tenue e grasso ; 1' allra porzione, o
nieglio quella parte de' suoi componeoli insolubili nel-
r acqua, Ira quali la Colesleriua, non avendo presa
sulle soslanze cbiraose grasse, o non azotale si unisce
alle malerie fecaii per essere escieta.
E pero, dalle poche analisi da noi falte sulla
bile ci e Iccilo conchiudere : 1." sulla nalura de* suoi
componcnli, e de' suoi edotli ; 2.° sulla relazione che
ha con gli elemenli cbe compongono il sangue; 3." su
d' uno spiegamento della sua chimieo-fisiologica azione
neir cconomia vilale.
(1) Scmanas. Compt Rendus cit. n. 4, 1851 pag. 89.
(2) Fromy ct I'douze Chimie Gener. T. 3. Paris 1831
pag. 191.801.
y ' *
( i
SOPRA
TALUNE RAZZE DI ANIMALI DOMESTICI
DI SICILIA
DEL SOCIO
LETTE NELL& TORNATA ORDINARIA DEL 25 FEBBRARO 18^2.
>-.. - J
Con allra mia metnoria, sopra ua pezzo di
calcedooia lavorata in forma di piede umaao, reslo
di anlica stalua, io dimoslrava come, per quel vin-
colo comune che avvicioa fra loro le soienze, la
storia naturale era di ajuto all' arcbeologia, e oella
coDoscenza de' maleriali impiegali nelle arli, e nei
mezzi adoperali dagli arlisti per condurre a fine le
opere loro. Oggi brevemente spero dimoslrare come,
viceversa, I' archeologia puo apprestar lucidi schia-
rimcoli alia storia nalurale, in argomenlo di siciiiana
zoologia : vale a dire sopra lalune variela nelle razze
de' bovi, de' cavalli e de' cani.
Guardando su' caralleri de' noslri bovi, mi e
parsa sempre di qualche inleresse la indagine della
causa, che fa tanlo slraordinariamenle crescere i loro
corni ; ed in modo, che puo quasi dirsi esser questo
accrescimenlo caratleristico de'bovi di Sicilia. I Zoolo-
gi non ban lasciato di tenet conto di quesio fatto ;
e credono anzi che fra' bovi noslri quelli de' contorni
34
146
deir Etna si distinguono sopra tutti gli altri dell' Isola
per questo carallere (i) ; fanno eglino osservare che
molli gabinetti conservano quesle armadure come
oggetli di curiosita natural! .
Egli e cerlo, che cominciando dalle Calabrie,
e percorrendo lulla la ilalia, noo s' inconlrano che
bovi, di varia grandezza e colore, ma luUi a coma
piccole e corle anzi che no. Eppnre e appunlo I' Ilalia
quella che dar doveva il lipo della razza bovina ;
essendo slala essa cosi appeilata per la quanlila e
qualila de' bovi che alimeulava, piii che allra pro-
vincia di Europa : k praeserlim in Italia (dice Var-
)) rone ) (2) quae a bui)us mimen habere sit existimata
» Grecia ; namque, ul scribit Timaeus. laurus voca-
)) bant iraXo-jff , a quorum raulliludine el pulcriludine
» et foeiu vilulorum Ilaliam dixerunt. « In Germania,
in Francia, in Ispagna, in Inghillerra diffoiiscono e
vero alquaolo da quelli italiaoi, ma nou ne oiTroao
piai di tali che somigliar polessero a' nostri. -.
Essi sono qui di varia grandezza ; ve ne ha
de' piccoli che poco differiscono da que' di Sardegoa :
ve n* ha di mezzana statura : ve n' ha in fi«>e di
grossa mole, che uguagliar possonsi aque'di Toscana;
ed in quesli, che per lo piu provengono dalla conlea
di Modica, I* allezza delle corna, in proporzione alia
massa del corpo, e mioore di quella degli aliri, che
alle diverse province di Sicilia appartengono ; e qui,
Sebbeae io ooo possa negare che iu elTetto la grau
(1) Elies sont encore plus grandes sur la lele dcs beufs
qui vivent dans Ics paturages de I' Etna; Plusieurs cabi-
Dels conservenl de ces longues comes, conime des curiosiles
liaturciles. — Sonnini, Diet, d' iiisl. nat. art. Taureau.
i> (2) Lib. 2. c. 12. de Lubus et vaccia. .,. ,,. ..i. .■■
parlo de' bnvi che vengono da' conlorni di Bronte
(^slrglionc e Raiidnzzo, olire di essere alquaDlo piu
piccoli di slatiira, porlano liinghissimc difese, e che
lanto piu risallano in quanlo veggonsi sporgere da
una piccola testa, non porlanlo fuorj de' contorni det-
r Etna sono anche comuni tali bovi ; e quelli di
Troina e de' catiipi di Agira e di Assaro ec. si fanno
anch' essi ammirare per queslo caraltere ; talche non
si puo asserire verificarsi cio per que' soli de' con-
forni dell' Etna, come accennava il Sonnini (1) .
E' da notarsi, inlanlo, che le noslre vaccho, ed
i tori in generale, non sono rimarchevoli per luflghe
coma ; vero e che in proporzione alle razze estere
le hanno ben lunghe, ma non giungono rnai alia
misura di quelle de' bovi. Ollreche e slato cio avver-
tilo sin da' piii reraoli tempi, come lo abbiamo da
Eliano « Bubulo pecori caslralo, Democrilus ait, gra-
» cilia longa uasci cornua, contra teslibus predilo,
» enasci secundum radicem, crassa, recta mmusque
» prolixa (2) » ; e questo un fallo che puo guidarci
nella ricerca delta causa di tale eccessivo accresci-
raento.
La razza e unica ; i vitelli pria della castrazione
hanno grande rassomiglianz.T a' tori, nella severila
de.la faccia, nello sguartlo feroco e nella torosila del
corpo ; no prcsentano indizio che le lore difese do-
vessero un giorno divenire siraordinariaraente lunghe.
Ma (iop > la castrazione, la loro fisooomia prende ua
carallcre di trislczza e di timidila ; il color del pelo
sbiadisce, la testa diviene piii assoltigliata, il collo
piu esiie da comparir piii lungo; ed inlanlo la sola
(1 Citazione di sopra.
(2) ;£lian. de Plal. AoiouU lib. xit. c» 19,
148
sostanza cornea cresce in essi cosi abboadanlc cbe
in poco tempo si veggoao moUiplicare gli anelli di
accresciraenlo nelle corna, ed avanzare in alio la por-
ziooe solida e nera di esse, da far comparir piccola
la lesla per la slraordinaria lore lunghezza.
Si rapporla dall' immorlale Aristotele fraocese (1),
che (( i bovi di Wubia e di Abissinia banno le corna
di una smisurala grandezza, bencbe essi siano piccoli
anzi che no ; ma questo accrescimeoto mostruoso e
r effello di una parlicolare malallia. » Quesla osser-
vazione ci chiama a rifletlere sopra gli effelli della
castrazione, come causa di una malallia simile nei
risullamenii a quella cui van soggelli i bovi delia
Nubia.
La castrazione, come pensa il citato Buffon (2),
influisce alia maggiore nulrizione del tessulo cellu-
lare, non richiamandola alia formazione del liquor
seminale, il quale ne ha bisogno di lanla, quanta
possa equivalere alia quanlita del sangue cui vuoisi
far corrispondere da' fisiologi. Quesla, secondo War-
ton (3) e calcolala a 20 volte di sangue, e secondo
lo stesso Buffon (4) a quaranla voile; e quindi man-
cando questa secrezione, la nulrizione diviene mag-
giore verso i tessuti cellulari, e della pelle prin-
cipalmente, per cui veggonsi piii grassi gli animali
castrali ; sebbene, come dice Maralt (5) , parlando
degli eunuchi, divengon essi molli, pallidi, flaccidi
Delia carne coa lilasciamealo uel tessulo cellu-
(1) Bnffon. art. Bove.
(2) Art. Cervo. ■ ' '
(3) Gland ...
(4) Loc. cit. ■' ' •■*' •'■*'
(5) Vademecum Med. p. 466. <" '-'' •' '
149
lare ; e vi si vede sviluppalissimo il sisleraa giando-
loso-linfalico ed umidissimo come nel sesso fdmmi-
nino. L' umidita predominanle in tulli i tessuli degli
aniinali caslrali, a parere di WilliolT (1), spiega essa
sola la lunghezza de' pcli, de' capelli, ile' corni, e la
procerila del corpo dcgli eutuichi. Per la qual cosa
polrommo noi dire the la langhezza dell' armalura
nella noslra razza di bovi puo aver origine dalla ca-
slrazione ; e come quesln in Italia infliiisce alia mole
di que' l)ovi ed alia lore grassezza, co>i influisce
ne' noslri alio sviluppo della soslanza cornea, che si
elabora in quel tessulo organico de;lla cute, che cor'
neo da questa funzione si appella, e che dee riguar-
darsi quale organo segrelorio di gelalina, e di albume.
Tale fenomeno riconobbe anche Arisloleie, an-
nunziandolo coll« parole : « Pars cava ex cule polius
)) oritur (2) . » Che quesla sostanza poi meno ab-
bondante si Irova negli animali ed anche negli uoniini
torosi, di rigida fibbra e secca, e slalo da lulii i
Csiologi riconosciuto ; ed ii dolto Wanswieten, per
una via contraria lo conl'erma, allorche dice: « Ka-
» turale gluten in quiescenlibus accumulalur semper,
» hinc laxa tumidula, humoribus plena borum corpora
» fiunt (3) . »
II lessuto corneo, come tulli gli allri organi
segretorii, puo andar soggelto a malallia, che i Noso-
logi alle hnpetigini rapporlerebbero, come la Plica,
ossia Trichoma polonicum ; ed allora ne seguirebbe
un' accresciuta segrezione di soslanza gelalinosa, la
quale in cornea ben loslo si couforma. Talcbe la
(1) De Caslralis. p. CO.
(2) lli^l. Animal. I. 2. c. i.
(3) § C9.
150
malallia de' bovi di Nubia, di cui parla Buffon, si
ridiirrebbe alia menzionata accresciula segrezione, che
ne' noJlri bovi e di alquanlo minore .
Ma scnza andar lullavia cercando nella sola ca-
slrazioae la causa di queslo accrescimento di soslanza
cornea ne' noslri bovi, non si polria ancbe presuinere^
esser quesla la caratlerislica di una razza parlicoiare
siciliana ? Perche, a dir vero, bencbe i nostri tori
non fossero armati di lunghe coma come i bovi, e
cio rimarcava anche Plinio « Tauris minora quara
» bubus cornua, lenuioraque (1) » pure in confronlo
di quelli ilaliani ed esteri, bisogna convenire che le
hanno piu lunghe, sempre lunate, e mai conlorle it»
fuori. E nel caso afTermalivo, quesla razza sarebbe
indigena di Sicilia ; o almeno vi e slata sempre dac-
che v' e rammenlanza islorica ? Ecco una queslione
che la manchevole storia deila i.oslra paslorizia non
puo giungere a sciogliere : ed ecco come siamo ob-
bligati di ricorrere all' archeologia per qualcbe ulil©
schiarimento.
Slalue, bassirilievi, ed antichi d'isegni abbiamo
avuto, e son© tullodi sotlo gli occhi nostri ove son
figurati animali bovini (2) . I musei e le opere sul-
r archeologia ne riboccano, ed ollre a cio una gran-
dissima quanlila di monele non presenlano ne' loro
rovesci che tori cozzanli, gradienti, procumbenli, ed
anche bovi, ora jugali ora no. Eppure iu lanlo nu-
mero di figure non si Irova una sola che porlasse
lunghe corna, come quelle de* nostri bovi viventi.
II solo Plinio, prima di Eliano, accenna smisurata
(1) Lib. 8 c. 45. ' • ' '^ - ''*
(2) Museo Capitoiino
Moiiumeats antiques, par M. Barboult ec. ec. ec.
lunghezza di qiieste difese iic' bovi iudiaui ; « Bubus
)) iiuiicis cornua laliludinem quaternorum pedum (1) ;
ma di CIO noil fa poi menzione alcuno de' Zoologi
nioderni.
Vero e purlruppo clie gli arlisli, ed i Greci in
parlicolare, hadavan sempre di prendere a lipo dei
loro disegni siibietli belli, e di squisire proporzioni ;
roa che si fosse poi fedidinenle seguilo da lulli gli
ariisli di difTerenli nazioni lo stesso lipo, Don serobra
credibile ; e pare anzi che il nazionale orgoglio non
lo avria permesso. Abbiamo a dippiu, cho anche in
monele di poco lodevo! disegoo, si veggono tfligiali
bovi di forme non belle ; ma inlanlo conservano sem-
pre il carallere delia brevila delle coma. Pos.-ibile,
che Siracusa, Taormina, Galania, Messina, Alunzio,
\drano, e poi in Migaa Grecia gli Irinei, i Mamer-
lini, i Posidoni, i Sibarili, i Turii si fossero unani-
manieiile accordali a non deviar mai dal lipo greco,
se si nuirivano ne' loro campi altre razze di aniraali
bovini ! Non merilavan forse i noslri lori di essere
efTigiali nelle raonete, ne' bassirilievi e no' disfgni
de' vasi, colle lunale e proceri formiJabili armature ?
Kon sono essi, come vuole Columella « membris am-
» plissimis, facie lorva, vegetior aspeclus, lorojior
» cervix, el ila vasla ul sit maxima pars corporis,
S venire paulo subslricliore (2) ? E nelle figure di to'-o
cozzanle avria alcerlo meglio risaltalo un loro come
i nostri, che queilo comuncmenle disegnato, il quale
non si sa se piu danno recar possa colla tesla, a
guisa di ua cozzanle ariete, o con quelle piccale e
(1) Loc. cit.
(2) Lb. 6. c. I.
132
svoltate corna (1) , poco alte a ferire in paragone a
quelle de' noslii lunate ed acutissime. Se di quesli
stall ve oe fossero nell' isola nostra di que' tempi, si
sarebbero certamente impegnati gli artisti, a far co-
noscere una razza di animali che la sola Siciiia pos-
sedeva. E la Siciiia era in allora quella che dava
j tipi di bellezza alia Grecia per le statue delle ve-
neri non solo, raa di moiti animali bensi ; e prova
ne danno le nostre medaglie riconosciute da tulti gli
archeologi (2) , come le piu perfette per disegno e
belle per le forme delle teste e de' rovesci.
Per questi riflessi io sono inclinato a credere,
che la razza atliiale de' nostri bovi non e quella slessa
degli aiitichi tempi, come ce Io dimoslrano gli avanzi
delle antichita che van por le raani di tutti ; e che
essa, o e cangiata per la qualita de' pascoli e pel
modo di curaria, o che un miscuglio con altre razze
1' avesse alio stato attuale porlala.
Nel primo caso, 1* egregio socio noslro P. D.
Francesco Tornabene, mi ha fatto coiisiderare che la
qualita delle pasture in Siciiia e mollo deteriorala ;
e che aperlatnenle si vede che, eve il pascolo e mi-
gliore ivi gli animali bovini si avvicinano piu al tipo
antico ; ed in effetlo i mii^liori bovi e tori che noi
abbiamo sono quelli della coiitea di Modica ; ed essi
non sono di lunghe corna come quelli degli allri siti
di Siciiia, benche assai piu degli anlichi ; e per 1' ap-
punlo nelle campagne di quella conlea t erba medica
e mollo abbondante, anzi puo dirsi la esclusiva piania
de' prali. Ma per quanto non possa cio rfcarsi in
dubbio, e ugualraente vero che m'glior cura si presla
(3) Extroisum curvatis. Linn. 605.
{\) Eckel Doclrin. vet. num. cc.
iS3
ID Modica agli animali lulli che servono alia pasto-
pizia, in confronlo alia n^glella o slenlala, che gli
allri agricollori lor preslano ne' varii luoghi di nostra
Isola ; e sopralutlo e condannevole la mancanza dulle
stalle coverle, p^r cui sono i poveri animali esposti
perennemenle alle rigide nolli d' inverno, alle piogge
od alle tt*mpeste, e poi agli ardenli raggi del Sole
oella calda slagione. So cio non fosse, noi vedremmo
anche negli altri luoghi di Sicilia, gli animali bovini
non la ceder mollo a que' della conlea ; perche Ja
scarsezza dell' erba medico, in confronlo alia quan-
tila che ne vegeta in que' luoghi, e supplila da allri
non men nulrilivi foraggi, come V Edisarum corona-
rium, le Poe, le Fesluche e tulli gli allri graminacei.
II delerioramenlo della razza dunque, quando tal si
volesse, dee allribuirsi piii tosto alia poca cura che
si presta da noi ad animali taolo utili alio slesso
noslro ben' essere.
Ma perche non creder piu toslo che, nel lempo
in cui gli Arabi stanziavano in Sicilia, a tante ulili '
cose che introdussero nella nostra agricoltura, aves-
sp.ro credulo poler produrre animali bovini piu adalti
al lavoro, mescolandone la razza coo quelli arabi ,
su' quali Eliano non Irascuro di nolare che a Arabicis
» vaccis egregia nascunlur cornua (i). » E tanto piii
io sarci di questo avviso, in quanto si vede che il
color rosso del pelo e piu generale ne' noslri bovi,
in paragone di quelle della maggior parte nelle altra
conlrade di Europa, e principalmente d' Italia ova ii
color grigio e lanlo frequente, menlre rarissimo, e direi
quasi sconosciuto e in Sicilia, ed jolierameDte ia
(1) Loc. cil. 35
Africa : e per la lunghezza delle difese cbe piu H
avvicina agli africani.
Ma in Goe, o degenerata, o modificata o ibrida,
la razza de' noslri bovi, certo e che non e piii quella
de' tempi de' Greci e de' Romaoi, come t archeologia
ci fa chiaro conoscere.
Che se dalle razze de' bovi a quelle de' cavalli
noi rivolgiamo la nostra attenzione, qualcbe differenza
troveremo alcerlo fra le anticbe e le moderue.
» Fra tulti gli aoimali ( dice il coote di Buffon)
» il cavallo e quello, nelle parti del di cui corpo
» osservasi maggior proporzione ed eleganza, insieme
» ad una grande statura (1); » e se I' accordo ( io sog-
giungo ) e r armonia delle proporzioni cosliluisce la
bellezza, il cavallo puo dirsi il piu bello di tulti gli
animali quadrupedi di grande statura.
Si conosce generalmente cbe, fra le tanle razze
di questi animali, cinque maggiormente ne distinguono
i zoologi. i.^ La razza araba e stimata la prima per
bellezza non solo, ma perche gli animali di essa riu-
oiscouo tutti i requisiti che fan cbiamare eccellen-
te un cavallo. 2.^ I cavalli barberi vengon dopo,
e a dippiu della sveltezza ed agiiila distinguoiisi per
il pelo piu raso e piu lucido. 3.^ I turchi sono ancor
pill sottili nel collo e nelle gambe. 4.^ Gli spagnoli,
hanno la testa grossa, il collo grosso anch' esso e
Jungo, molto crine: gli occhi pero pieni di fuoco, il
petto largo, I' aria nobile e superba. 5.^ Gl' inglesi
e quelli delle altre nordiche cootrade sooo ibridi di
arabi e spagnuoli, per lo piu. ^ <' -
A quale di queste razze puo riferirsi quella dei
(I) Art. Caiallo. ,J i . --t (',
155
cavalli di Sioilia? Ed e essa poi una razza a se?
In quesli animali, piii che in quelli boviiii, 1' eflello
della poca cura , anzi la biasimevole oegligenza del
nosiri .igricoli e proprielarii di armenti e ben maoi-
fesla. Eppure, prima che si fossero conosciute le razze
de' cavalli andalusi, normanni ed inglesi, eran gia
Qole e celebrate quelle di Sicilia sia da' rcmotissimi
tempi.
Virgilio, che fa navigar Enea lungo la cosla
meridionale di quest' Isola, gli fa riferire, come, a
vista di Agracanlo, si fosse sovvenuto essere slata ua
tempo quella terra ferace di generosi destrieri ; e
percio ancbe prima deiia venuta de' Trojani in Sicilia
era conosciuta la razza de' cavalli di AgrigeDlo.—
» Arduus inde Agragas oslental maxima longe
» Moenia, magiianimum quondam generator equorum(l)
I reati delle antichila ce ne fan fede da pertutto ; ed
ognuQ di noi puo verificarlo nelle antiche medaglie,
ti lie' bassinlievi che in varie posizioni ci offrono di-
segnali i cavalli ; ora sciolli, era correnti, ora allac-
ciiti alle bighe, alle trighe ed alle quadrighe ; e sera-
pre si scorgono in essi i caralteri di proporzione, di
bellezza, di fuoco e di vigore. Da quel che si legge
in Columella sulle qualila di un bel cavallo, par che
cgli avesse preso a tipo il cavallo siciliano, tenuto
ill tanto pregio in Roma non solo, ma per tutla la
Grecia. E' bello il leggere il passo di questo scrittore,
con in muiio una moneta di Siracusa ben conservata,
in argenlo, o in bronzo per assicurarsi di quaoto, ho
delto. Eccone le parole a Forma constabit, exiguo
» capile, nigris oculis, naribus aperlis, brevibus auri-
» culis el arrectis, cervice molli lalaque oec looga,
(1) iEneid. lib. 3. v. 703. 704.
136
» densa juba et per dexteram partem profusa, lato
)) et musculorum toris numeroso pectore, grandibus
B armis et recti's, spina duplici, ventre subslncto, latis
B lumbis et subsedeiitibus, cauda longa et selosa cri-
» spaque, mollibus alque allis rectisque cruribus,
» tereli genu parvoque neque iotrorsus spectanti,
}) rotundis clunibus, foeminibus torosis ac Dumerosis,
» durjs ungulis et allis et concavis rotundisque, quibus
» coronee mediocres suppositec sunt (1) . »
Belbssimi esempii ce ne danno le monele di
Siracusa col cavailo infrene, quelle aitre di Gela, di
Etna, di Gamarina in bronze. Gbe diremo poi di quel
di tutte le bighe e le quadrighe, in argentOj di Ga-
marina, di Agrigento, delta stcssa Siracusa, e delle
piu cospicue cilia di Sicilia ? E ne' medaglioni di
Siracusa come sono bene spiegali lulti i nobili carat*
leri di questo bell' animale ! La piccola testa, ie na-
rici fuoco-spiranti, la folia criniera, lo strello ventre,
le polpute cosce, la rotonda groppa, le gambe sottiii,
la iunga e densa coda !
Questa bella razza era decantata a ragione nei
be' tempi de' Greci. Da Pindaro (2) , da Pausania (3)
abbiamo, che Agrigento a' tempi di Terone spediva
a' giochi olimpici ed islmici trecento quadrighe di
cavalli ; ed eran sempre preferiti in que' giochi i
cavalli siciliani, che onoravansi di medaglie e di bassi
riiievi, e dopo morli anche di appositi sepolcri (4) ,
(1) Columella lib. vi c. 29.
«; (2) Olimp. od. n. ,jj ^co^,,-) .„j;vl»
. (3) Eliacor. lib. vi c. 4.
(4) Pompon. Mela lib. 2 c. 41.
' Plinius lib. 8 c. 42.
Solinus e. 47.
Alexandr, ab Alexandr. lib. vi c. 4 p. 930.
137
Ripulavansi per velocissimi i deslrieri di Sicilia, se-
condo Oppiano (1) , e quelli di Lilibeo specialmente.
Confroiilale, di jfrazia, le accennale monele con quelle
del piu glorioso tempo doll' alio Impero romaiio, e
paragonale que' pesaiili cavylli delJe decursioni di
IVerone, delle quadrighe e de' cavalieri, di Tilo di
Doniiziano di Trajano e dello slesso Adriano, con
quelli delle monele siciliane e rcslerele convinli della
ecct'llenza e superioiila di quesli (2) .
Kppure, a guardar i tioslri cavalii di armenlo,
non die deleriorali dalle atiliche razze , nm quasi di
una lolalmenle diversa egiino appariscono. Lungi di
ridursi a lanio, par che migliorar doveva nel tempo
de' Saraceni, se quella araba vi fosse slala ir.lrodolla,
come non e del tullo improbabile. Intanto dobbianio
soffrire che per nulla i cavalii siciliani de' noslri tempi
possano chiamarsi discendenti delle aniiche razze, e
cio, pill che ad allro, si deve principalmente, come
pe' bovi si e dello, alia negligenza della nostra pa-
slorizia, la quale piu nocevoli < ffelli produce ne' ca-
valii che ne' bovi, per essere quesli animali piu de-
licati nella complessione , se cosi posso cspriraermi,
de' bovi. Quel lasciarli perennemenle a cielo aperlo,
senza ricovero alcuno contro le intemperie (3) : senza
(1) De Venatione.
(2) II Cavailo della slalua cqucstre di Marco Aurclio in
Campidoglio, si conviene da lulli che. e corto, pesanle e pan-
ciuto, in paragonc a' due cavalii j;roci di Montecavallo
(3) Voro e clic in Persia i cavalii si lengnno esposli al-
r aria di c nolle nellc campagne, per abiliiarli alle inlempe-
rie ; nia essi sono poi Iciiuli coverli di tele e di pelii in in-
vcrno ; die nun dee eupporsi mollo rigido aotto il grudi) 30
di ialitudiue. . ,
138
la necessaria cura nella scelta de' foraggi, nella col-
lura del corpo, nella qualila del suolo ove slanziano,
senza lutlo cio, in somma, che si richiede a mantener
Sana e vigorosa la razza , come non puo essa andar
deleriorando ? Ne' luoghi umidi, dicono i zoi>logi, i
cavalli hanno la testa grossa e pesanle, denso il corpo,
cariche le gambe, i' ugna calliva, i piedi pialli ; non
e forse queslo per lo appunto il rilratto de' noslri
cavalli di annenlo, obbligali per tulto I' inverno a
starseno sull' umido suolo ?
Ed in quanlo a! pascolo, ripeleremo qui quel
che abbiam delto de' bovi. La conlea di Modica, coi-
i' erba medica e con allri foraggi, contribuisce molto
alio inliero sviluppo della preslanza di quest! animali
aucora. IVla bisogna che fossero ben curati in tutto
il reslo delle necessarie cose. In effelto, i muli che
da noi si dislinguono coll' epitelo di Muli di Modica,
e che passano pe' pm alii e robusli di tulta la Siciba,
sono per lo piu puiedri nali nelle iioslre conlrade, e
trasferili ne' campi della contea. Quivi non solamente
il foraggio ma la cura che loro si presla e quella
che fa tanto vaataggiarli. lo sono stato assicurato che
questi animali sono ivi governati nelle slalle, coo
slraordinaria diligenza, e la cura che loro si da e
grande e direi amorevole ed affelluosa ; e quanto
quesla giovi agli animali, ne abbiamo luito di I'esempio
in quelli domestici che si allevano presso que' che
amano andar a cavallo ed alia caccia.
Ad ogni modo non possiamo con salde ragioni
asserire, essere I' alluale razza de' noslri cavalli quella
stessa anlita deteriorata per la negligenza de' sicilia-
ni, <> piu tosto altra introdolla sia dagli arabi, sia
dagli spagnucli. La grossezza della testa ci porterebbe
a riguardarli come provenienti piu toslo da questi
11)9
ullimi che dagli arabi ; ma questo solo caraltere non
fe sufBciente per farli provenire da quel lipo. I noslri
cavalli, che venissero pero dagli armenti siciliani, che
sono stati allevati e curati per passeggio e per ca-
rozza, i piu belli che abbiamo, sono sempre infe-
tiori agli spagnuoli, a' normanni ed agli iogiesi ; e
quindi resleremo sempre al bujo sulla lore origine.
Certo e pero che ia nulla si rassomigliano, anche
quelli cui raaggior cura si e preslala, a que' che
erano lanlo celebri nell' aniichila, e che accrescevano
dal canlo loro anch' essi la rinomanza di Sicilia.
Pe' cani fioalmente, abbiamo tnolivi di codsu1>
(are gli anticbi roonumenli.
Egli e ben curioso il vedere, che menire in
Sicilia moltissime razze di cani popolaoo le campa-
gne e le cilta, nelle antiche monete poi non si Irova
iodicata che la sola razza Greca ( Caois grajus t. ) 1
Era forse quella la sola conosciula in allora ? Possi-
bile, che ii cane da paslore, il mastino, 1' alano, il
bracco e tanli allri, non erano indigeni di nostra
Isola, o almeno non eran quelli cbe doveano aver
poslo nelle monele ? Sc il Levriere era comune ia
Grecia, come I'aggiunto di grajus par che lo dimoslri,
Don percio le allre razze dee credersi che qui non
esislessero ; e bisognerebbe indagare piu toslo il
motivo per cui quella razza c stata in lutle le mo-
Dele preferila.
Ctie se ne' soli conii della cilia di Segesta si
Irovasse il cane greco., si potrebbe allora dire, che
dovendo fra tanle lazze sceglierne una per denolare
un bel cane, in che tramutossi Grimisn, per sedurre
Egesla figlia d' Hippote, si fosse preferilo il Levriere,
come di forme piii svelle e leggiadre e di piii van-
taggiosa statura, in luogo del pesante e feroce alano,
160
0 dal selvaggio cane da pastore. Ma non e la sola
Segesta che abbia monete con figiira di cane. Ne
hanno i Mamertii)! di Sicilia, e di Magna Grecia,
Iccara, Mozia, Panormo, Selinunle ; ed anche le
diane caccialrici d' Ibia, Siiacusa e Tauromeno sono
accompagoate da can! delta stessa razza. In queste
ultime non vi sarebbe slato motivo di non scegbere
allro cane che alia caccia ugualmente fosse adJestralo,
Gosi andando la bisogna pare che una ragione slala
vi fosse perche al cane greco si dasse in cio la
preferenza.
Benche ii sommo Bufibn avesse stabiiito per lipo
originario de* cani queilo da pastore^ che Linneo di-
stingue col noroe di C. domeslicus, auriculis erecli's,
Cauda svplus lanaia, io avrei dissenlito dal parere
di quell' immortale naturalisla, appoggialo, appunto,
al fallo che ci offrono le cennatu noslre monete, non
che allre di Grecia (1) ie quaii lulte il can greco
rafiigurano. Ed essendo lalune di esse coniale, per
Io meno, Ire secoli prima dell' era volgare, si polria
presumere che il lipo de' cani polesse essere stale
in effello queilo groco. Ma dagli aulori de re ruslica
si ricava, che conlemporaneamente a quella razza,
addetta principalmente alia caccia esistevano quelle
deslinale alia guardia delle ville e degli armenti ; e
la descrizione di questi tali ci porta a conchiudere
essere stati gli alani e i maslini piii tosto che quelli
da pastore.
Comunque cio fosse, sia che il levriere derivi dal
maslinOf sia che fosse Io slesso del gran danese^
provenienle anch' esso dal maslino, fallo sia che i
cani delle antiche monete, bencbe levrierif haaao il
,v (1) Cylnus, isoia delle Cicladi ec. ec.
161
carallere di grandezra e di for«a dd gran daneae.
t II mastino trasporlalo nel selleotrioDe (ilice BuiTon)
s e divenulo gran danese, e Irasporlalo nelle parli
s mendionali. e divenulo Levriere; i gran Levrieri
( egli sog^iunge ) vengonci da L<;v;)nte. Que'cani ia
Grecia eiano non solo veloci nel corso, ma forti, e
talmenle allaccati al padrone cbe io dirndevaoo contro
gli ag^ressori, e 6n' anche comballrvano al di lui
iianco iiflle ballaglie ; si come rapporla Eliano essere
stato dipinlo da Polignolo nel Pecile di Atene un
cane in alto di comballere accaolo al padrone nella
baltaglia di MaralonH(l).
Cosi esst-ndo, a causa de|)a beliezza e del vigore
di quesla razza, forse negli anlichi tempi era essa piu
apprez/^iila e collivala in Sicilia ; e se non T unica,
era almeno quelia cbe merilava esser preferita, Irat-
tandosi di servir di inodello alia ligura cbe doveva
ornare i rovesci delle monele,
Qnesla razza, per venlura, si manliene lull' ora
in Siciiia, c non sembra in nulla degradala ; abbia-
mo anzi de' levrieri cbe non la cedono al gran da-
nese, per alle/.za, per agilila ed ancbe per robustezza ;
e possiamo dir quindi, per quanlo in brieve abbiam
coosidernlo, cbe se non la piii anlica una al certo
d: qu< lie razze di cani, di cui I' arcbeologia presenla
i mudelli, si e queila del levriere, assicurata dalla
infallibile le!>limoDianza di lanle grecbe e greeo-sicole
monele.
Non possiamo dir tanlo de' noslri bovi, la di cui
razza uon e alcerto quell' anlica, come di sopra ab-
biamo in certo mudo tenlato di provare j e per quel
(1) iEliao. op. cil. lib. tu c. 39.
36
162
•che riguarda la razza de* cavalli, fa d' uopo confessare
esser colpa noslra se e tanlo degradala da que' primi
lempi, quando per la cura che loro si dava formavan
essi raodelli di bellezze di forma, di vigors e di fuoco,
contribuendo cosi quest! generosi aoiniali alia fama di
Sicilia, che per tulli i riguardi era slimala la terra
beata per eccellenza, la regione del cieio azzurro,
r Isola del Sole.
Xm.1. '], m 0!f!ii.'^?.!V
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SAGGIO
m u siciLii
DEL SOCIO ATTIVO
S).* @3^SI^:P93 ilSriS^ISISD (ailQ^^il(^S73
DELLE MALATTIE ENDEMICHE DI CAUSA SPEClFICAi
UTTi NBU& TOBRiTA OBDIRASIA Dll 29 DIBIO 1652.
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Poser leg bases d'une Science
Bourelie je veux pnrier de la
Geograpbie Meiiicale.
BocDin p. 145.
K^a Geografia Medica scriveado delle Malatlie
della Sicilia dopo avere presentato deile csservazioni
topograGcbe nella prima memoria come a proemio
di tanlo argomento , divisava adesso rivolgermi alia
descrizione delle egriludiai varie Dostre; onde aboz-
zare il quadro della Palologia Siciliaoa per mettere
un materiale di nostra apparlenenza nella Geografia
Medica generale che grade grado andra compiian-
dosi e che la Scienza della Salule fara progredire
cotanto.
E di vero e la Geografia Medica che si pro-
pooe coQOScere la modificazioai impresse all' orga-
166
nismo dui vaiii climi , e il potere della latiludine e
longiludiiie geogr.ifica , della slniUura e dell' eleva-
zioue del suolo, delle acque, del veoli siilla maiiife-
slazioDi' palologichc; e la Gcografia Medica die sludia
le Endeiiiie che in uaa regiooe sollaiito si osservaoo,
e qui lie a piii regioni comuni, a fissare i varii aspelli
sintomalologici in ognuna di esse, che paragona le
iiiiiliillie d' uii clima con quelle d' un allro, che de-
lerinina le leggi della riparlizione dei morbi sulle
varie parli del gloho, e le coincidenze e il loro an-
lagonismo geografico; e la Geografia Medica insom-
nia che ha una missiune utdissima e abbastaoza su-
blime onde collivarsi dai medici lutti , per gl' im-
mensi vaulaggi che porlera all' Igiene alia Terapeu-
lica come alia Nosologia.
Eppero essendo la GeograBa Medica una Scien-
za che adesso comincia, e la GeograGa Medica del-
la Sioilia reslando ancora a Irallarsi era mio pro-
poslo scrivere su queslo inleressanle argomenlo
per quanlo la niia pochezza il consente slegandone
la Iraltcizione in successive memorie , e dire dap-
prima ilclle malallie che venguno in genesi da mo-
difioatoii eliologrci speciali ; e di quelle poi venir
ragionaiido che originano da modificalori igienici ;
e nella classe delle egriliulini speciali favellar del-
le eiidemie per allossicazione paludica , delle ma-
lallie prodolle dal miasma animale . dell' anemalosia
endeiuica elnea che viene dali' eflluviu svollo dai
It^neiii deir Etna, come di moile allre malallie spe-
ciiili; e nella classe dei mali d' influenza igienica e-
narrare le scffereDze indolfe dai njodificalori com-
plessi almn.>>ferici, dai modificalori gcologici , idrolo-
gici , alcoolici bromalologici. Le malallie endemiche
aduuque di gcoesi speciale , e la fisonomia partico-
167
Jare di esse faranno prima argomenlo alli; noslre
memorie.
DELIA TIFOIDE
La Tifoido nelle sue forme gravl direva uno
Scrilloro del i;iorno e a tin diprcsso la sirilesi di
tiitli i morbi doll' iiomo o della parle maggiore i!ei
loro sinlomi; Essa e la rapprescnlaziime sullo stesso
individuo del principali accidenli del cardine nosn-
logico , csanlemi t'cnorragie alterazioni del sangue
rammollimenii gangrcno iievrosi movimenlo febbrile
coiitinuo remillenle inliTmiltente , essa preiide in
ciascuna malallia qualche sofTerenza che figura nel-
la sua sintomalologia o nell' isloria delle sue lesio-
ni. Le grandi modalila palologiche hanno tulle UD
sinloma un disordine die le rappreseiila , nulla le
apparliene esclusivamente , eccelto la lesione delle
Glandole di Peyer che non si osserva io allro ma-
lore.
La Tifoide e la piu inleiessanle fra le malallie
iofelluose che dee essere sludiala in Sicilia. Essa
presenta la manifeslazione sporadica, la maoifeslazio-
ne epidemica , o la epidomica-conlagiosa ; la prima
si moslra sempre a un dipresso nelle slagioni di-
verse, le seconde vengono innanzi a lonlani intervalli
di UDO 0 piu luslri , ed ora una citta infeslano ua
paese o molli successivamente.
SINTOJUTOLOGIA B SUE FORME
Senza enarrare separatamenle i numerosi sin-
lomi della Tifoide , ma riunendoli a gruppi onde
presenlare le forme morl)ose che io un travaglio di
Geografia Medica meglio fan rilcvare la fisonomia
108
che r egriludine, assume io quella localila speciale,
la febbre Tifoide con predominanza dei disordioi del-
le fuazioni digestive , forma addominale gastrica bi*
liosa mucosa, e assai comuoe in Sicilia.
Precorsa la maQifestazione gaslrica d'uno stadio
prodromico di gioroi diversi, in che 1' egrolo molest*-
si di disappetenza lassezza generate sense di frattura
nei membri brividio erralico cefalalgia, preseuta come
sinlomi caratteristici senso di amarizie alia bocca ,
sete nausea, vomito di materie biliosu-mucose lingua
coperta d' una pania bianca gialla, rossa nei bordi o
alia superBcie. umida o secca espansiooe, dolori ai-
r addome elminli costipazione diarrea.
La espressione biliosa manifestasi per nausee vo-
jniti biliosi escrezioni diarroiche gialle scure verdaslre,
amarizie insigoe , vetame delta lingua giallo carico ^
vivissima brama di bevande acide , urine dense par-
cbe biliose , colorazione giatta ^ calore ardenle alia
pelle, gonfiezza e senso dolore alFcpigaslro, all'ipo-
condrio deslro febbre reazioaaria ^ polsi altivi duri
frequenti cefahlgia.
Gosi la Clioica srcilsana neUe stagioni a preferi-
mento d'autunno di stale, ci porge sovenli lali imina*
gini delta Tifoide addominale, le quali sole per una
due sellenarii o poco piu, cotiegonsi indi aile feno-
minie atasso-adinami&be, ebe cgratterizzaoo palogno-
monicaiBente la malattia di cut si ragiona.
La forma mucosa cod Elminliasi, osservasi nei-
le regioni ove domina ud nmidits aWtuate,^ ebe fa-
vorisce le secrezioni roucose, e mentre poco si nola
sul MongibeUo abitato di suoto b^ibace secco, e co-
mune oei paesi locaii sopra base argitJosa.
Nob e iofrequeale ebe oetla forma addominate
f irritaziooe gaslro-iDtestinale la secrezioae biliacft
169
cresciijta e I'imbarazzo saburrale continuansi per tul-
lo il corso della Titoide fin ollre il ciiiquuiilesimo
giorno, ciill< giiiidosi all' espressione morhnsa alasso-
adinamica; (? i piirganli utiii sempre nlornano , che
in lai casi spesso si osserva inefficace e senza loile-
raDza r uso dei looicl degli eccitanli e 1' imperioso
bisoguo di riusare le medicine evacuanli.
E se r Eiileropazia e I' Enterile originando del-
le Necrosie possono produrre la Selticoemia, i fluidi
non putreFalti ma delelerii sempre, in uo Gaslrici*
smo saburrale bilioso prepoiideranle di causa inter-
na td I'Slernn, la saliva le mucosila la bile il chiroo
il cbilo gli escreinenli allerali, possono venire assor-
Lili nel tul)o digeslivo, e alterare la crasi del saa-
giie. Mulli scrillori del giorno Piedagnel DeLaio-
que Bazin Videcoq peosano che la I'lroide ha il suo
puuto di parlenza nelle saburre predelte, e che que-
sto assorbimeoto e la causa unica degli accideoti
generali, e quantunque io non fossi seguace di tale
teorica , le manifeslazioni morbose geografiche di
Sicilia fanno conoscere che Io stato saburrale putri-
do vorminnso nato d' una secrezione esuberanle di
muco di bile di succhi iiitestinali, e di una catliva
cibaria in imlividui debilitali puo essere punto di
parlenza lalvniia d'una Tifoide, e sempre ne divieoe
uno slalo organopatoloyico, che sebbene effetlo mor-
boso aggraiulisce la malallia priocipale.
La laliludine geografioa dell' Isola, il suo calo-
re elevalo, I' uso di vmi alcoolici, I' ipersviluppo del
fegalo , la secrezione biliare cresciuta dei suoi abi-
lalori , preslauo sufTicieiile ragione di quesla predo-
niinanza di forma speciale topografica, che la Tifoide
assume in Sicilia , e che caralleriiza il suo regno
37
170
palologico, di cominciare e di collegarsi nel suo cor-
so sovenli alle sofTeronze gaslrico-hiliose, e di ave-
re esse lalfiala un influenza genelica alia prodiizione
air ingrandimenlo dflla malallia , menire in Francia
e rarissima, e se Tiirdieu non ne tione favella, Mon-
neret dice che in duecenlo falli non ne ha veduto
un sol easo , e poche volte Cliomel in cmque anni
di osservazioni seguile; atlalche dai francesi vengono
considerate piu come complicazioni che come forme
della Tifoide,
La febbre Tifoide con predominanza del dislur-
bi deir innervazione e della mdliiiia, forma alassica,
furma adinamica , sideranle , lenloiiervosa , reumali-
smale , pres^iila laluiie specialila iDpografiche nel
suolo di Sicilin.
Ma la forma atassica e la pifi comune di tutle
quelle che si cosliluiscono dei lurbumenli dell' io-
nervazioiie cerebro-midollo-ganglionaie, le aberranze
i vaniloqui i furiosi deiiri, i Iremori le convulsion!
cloniche , louiciie ora d' uno ora d' un ollro diparti-
menlo del sislema muscolare di relazione, 1' ipersle-
gia sensoriale e cutanea, I' inquietezza gunerale , le
vociferazioni allernanli col rilorno alia ragione e alia
quiete della locomolivila, costituiscono I' espressione
palologica di questo stale morboso, che trasmodando
collegasi alio state lelanico. Tale forma che nella
manifestazione sporadica raramenle comincia la pri-
ma , e che qualchevolla si vede andare avanli alia
febbre medesima e il treraore la insonnia precorrere
di varii giorni i lurbamenli circolatorii, sempre vie-
ne appresso alia immagine addominale della Tifoide
la quale cootiQuasi ancora collegala alle fenomeois
alassicbe.
Lb Climatologia di Sicilia induce un irritabiiita
nella stoffa organica dei suoi abilanti , un allitudine
erelislioa iiel si-ilcnia nervoso, il quale disortlinasi al-
r HZioiie lioi pii'i piccioli modificalKri, e die qiiosi sla
ill iinmineiiza morbosa ad ammalarsi dove 1' organi-
smo Irnvaijliasi di qiialche egriliidiiie.
La maiiifestazione adiaaraica pulrida della Tifoide
non e inollo fi«qiiente presso noi, menlre osservasi spes«
so sociata ai fenomeni alassici, e tale forma complessa
costiluisce gran parte dell' essenziale fenomenalisrao
del raorbo nell' Isola.
Quando la forma adinamica pulrida salisce un
inliMisila vit^minairgiore, vieiie innanzi la modalila li-
poliinica sinoopale, la fulminanle o sideranle, che
moslra la seguenle fenomenia. Poisi piccioli vuoli
deprcssibili viciiii a smarrirsi, giaciltira sul dorso, fiso-
nomia sconlralalla, occbiaie livide, ebeludine dei sensi,
©cchio vilreo sec«o indifferenle, narici polverulenle, udi-
lo ollusissimo, iiierzia intelletluale, slupore indifierenza
alle impressioni del di fuori, perfrigerazione dcgli arli,
pelecchia piu o meno difTusa, lingua melanosica, fu-
Hginosila dei denli ; escrezioni fecali diarroiche fetid*
Bere, pmnrrngie passive . odore pulrido della tra-
spirazioiiL' e d<lle urine, deglulizione difficile, l' orga-
aismo ptriclila per I' annienlamento della reazione
vilale, poco appresso la vita non e piu, e I' egrolo e
cadavern. Questa espressione palologica rara in Sicili&
recide h vita in due in Ire giorni in venliquatlrore,
e tal fiala lo slalo mortifero e precedulo di due »
tre febbri sernplici lievi.
Talvolta il pt'ssimo morbo coinincia con freddo-
tremoroso cbe ptr due ore contioua, viene poi la
degradazione successiva dei poIsi, la loro mancanztl
assolula , il sudore freddo vischioso , lo stiipore, la
pruslrazione profonda, le raaoifeslazioni selticoeioicbe .
172
il viso s' ippocralizza, la voce si fa sepolcrale, la mor-
le cbiudc queslo siiitomalismo.
Tai casi di grainle inleresse Ji gravissimo pericolo
acambiare si possono colla Perniciosa paludica in
hicilia ovvia, pero si danno lalvolla i chiiiacei a
prima febbre a guarire un morbo inicidiale credulo
periodico, ma sempre la speranza della ^u;irigione
falbsce, e la medicma e i medici incoipansi.
Piu volte la manifeslazione iiiflammaloria apre la
fL-nomenia morbosa della Tifoide ; il polso mostrasi
pieno forle frequenle, esagerato il cajore culaneo,
deiisa rossa I' urina, ardenle la sele ; ma questa fe-
nomenia dura pochissimi gionii, conlinuando la Ibrma
gaslrica-biliosa che vi si socia sempre, o sollcnlrando
la raaiiift'Slazione atasso-adinamica.
La forma reumalismale Miodinia Tifoide e ra-
ta, il corso di essa e lungo , e qualcbe volla in-
clina a lulluoso fine. Un caso singolare osservavane
con due altri Medici (1) , presso la signora D." Maria
Palerno Pipi la quale per un mese manifeslando la
sembianza d' ua reumatismo a mullipla sede con lur-
pore al braccio sinistro, e all' eslremila delle dita,
preseatala uoa fasi di febbre ricorrenle periodica che
incedeva coo freddo e riniellea con sudore, medicata
coi cbioacei senza vanlaggio, al sessagesimo giorno
appariva la forma atlasso-adioamica con paraljsi agli
arli, la quale chiuse la scena mondana di quella
giovane nell' aprile della vita.
La Espressione palologioa ove predominano le sof-
ferenze degli organi respiralori, Tifoide polmonare se-
condo 6azin,e rara, sebbene sempre quasi si osserva un
turbaiuento lieve dei bronchi nella slagioae veruale; la
(1) II Professore D.r Antonino di Giacomo it D.r Niche>
l« Paola.
Pneumopazia iposlalica e meno rara, e quaiido appare
spesso produce la morle per anemalosia successiva.
La rifi)i(le carallerizzala dai dislurbi del ceniro
dtlla ciroolazione noii e mollo comune, e poclie voile
<; cailula soUo la iiiia osservazione , la vedcva in
Buccheri paesejlo sui dossi di monle Lauro iicl Val
<li Nolo presso il DoUore in chirurgin sig. Francesco
Amato con palpilo forlo al cuore, ballili visibili alle
orolidi, poisi allivi reazionarii inlennitlenli, per venli
giorni conliiiui, ollre le feiioineiiie alassiche assai
rilevaiili, che ve.ilurosamenle poi volse al meglio.
Dove la Tifoide domina sollo forma epidenuca
fin dal suo esordire preseiita la espressione nervosa
atasso-adinanjico-piilijila, le aberraoze le convulsioni
i Iremori lo stiip>>re I' affraliinenlo vilale, moslransi
insierne al inuover dello slalo febbriie, e grado grado
si avadxaiio coin« la malallia progredisce ; ma isles-
saujtMile che moslrasi il siDioinrtlismo iiervoso pulrido,
si osserva lo slalo palologico gaslnco, con o senza
angioluiiia, come noi ue diremo ove descriveremo le
Epidcinie di Sicilia.
EVOIUZIONE DBLLA M4L4TTIA
E 66 dallo sluiio delle forme passiamo ad enar-
rare lo sviluppo e il raodo di successione delle Fasi
della Tifiuiie nostra, uei casi maggiori piu mamfesla-
zioiii successive possiamo fissare ora dislinle spesso
coitfijse fra loro.
La prima espressione morbosa della Tifoide lii
Sicilia polrebbe dirsi gaslrica o biliosa irrilativa, con
0 senza aagiotenia, fra mezzo i quali disturbi s' ini-
zia spesso lo slupore cerebrale, la prostrazione, o il
Iremore del muscolj. Tale signiOcazione morbosa dura
174
Ire quatlro giorni, o slungasi ad on sellenario a
due (1) a Ire rare volte ; la fehbre pero nei casi
mago;iori moslrasi con polsi mollo freqiienli e cfieri,
che fa nlcvare il fonJo nervoso del morbo, tultocche
veslisse le sembiaiize di gaslricila biliosa.
La manifeslazioiie morbosa che alia predescrilla
freqaentemente succede e vsi socia, e la imrtiagiriH
alas^ica con poclie feiiomenie adiiuimicie e piilride,
la e-ipressione alaS'^ica ssmplice e anclie comum', ma
lalmainica sola e rara come 1' adinamica pulri(la.
II malore sinistrando piii a piu le sofferenze alasso-
adiiiamiche si fanno maiigiori, e a periodo inollrato
r adiiiamia sellicoemica pi-epondera siiU'alassia, ed e
quella che cosliluisce le ullime agonie ordinariameu-
le cbo precedon la morte.
Ma lalvolla 1' inferiDila comincia daila forma
nervosa alassici, atasso-adinamica, aifmamico-pulrida,
coesislenle pressoccbe sompre cdla ijaslricila, e spcs-
so spcsso quatiilo vi sla \n manif >iazione epidtimca;
da cio le fenomciiie vengono ntimerose comiilcsse
delia Tifoide, che preseiila gli stall orgaiio-paloloyici
predc'lli combinali fra essi con aciizie insigoe da ineller
in pericolo fin dai primi Icmpi la vila.
COR so '
11 corso delia Tifoide sovenli e acuto, e presonla
una reazione clrcolaloria di molla ctderila, i polsi
soiio freqiienli sebbene niolii nel geiieralismo, e vuoti
spesso anziche dun e vibrati; ma piu voile mi 0
(I) Non e iiifreqiienle in Sicilia die dopo due sellenarii
delia forma «aslrica bilinsa semplice, die non presenta peri-
eeb, la Ttfoide assume la furma alasso-aJinamica e reseca la
175
accadulo osservarc la febbre sompre reazionaria pri>-
senlare ogni Ire giorni iin inasprimenlo maggiore senza
nuova cagiune, poi miligarsi la modalila roazionaria
per inaoulirsi di nuovo ; cosi osservnva in Cdtania
insieme al Professore Dr. Antonino di Giacumo e
[).r Carmelo Platania, in Nicolosi mia palria di ori-
gine insieme all' ollimo mio Genilore U.r Donienici
• lalvagni, in Feria in Nolo in Riposlo in Leolini in
Buccheri in Carlenliiii coi mcdici di quelle localila ;
Ciilvolla pero il corso del morbo e lenlo Ifnlissimo, la
febbre e poco reazionaria, i funomeiii nervosi die
r accnmpagnaiio soiio pocbi di numero, lievi di grado
e ciocclie costiluisce la febbre lifoide lealo-nervosa.
La Tifoide sempre a corso conlinuo, assume
talvolta I' andamenlo remillenle ; i rilorni febbrili
in alcuni casi socio carailerizzali di freddo o tre-
more per giorni seguili con una cerla corrisponden-
Za, scguono la Ifggti dill' aiilicip ;zioiie, o In remis-
sion! si carallerizzaiio da profLl^i siidori cho succedono
per piu giorni; laluni Medici isolani scambiaao queslo
andamenlo colle perniciose miasmaliche a forma adina-
mico alassica, e i chinacei usano che lornano dannosi
o inulili ; cosi o-iservava nei miei viaggi medici a
Lenlini presso Salvalore (lonle, a Militello presso il
D.r Felice Lagana, in Buccheri presso il D.r Francesco
Amalo. in Mislerbiancn presso Giuseppa Scuderi, in
Vizzini presso uii indivuluo che facea parle d' una
conipagnia coniica in quelia cilia slanziante, in Giarre
vila in hrcvissinio spazio ; co-i i! cavaliere Salvalore Scamacca
«li CaUiiiii (lopi) avcre iiioslralo piT quallordici giorni Id furma
gaslrica biliosa si'inplice, al dt'ciinoquinln !naiiiri>sl6 lu furma
alasjo-ndinamico pulriJa con paralisia alia vescica, e al »eu-
tancsimo giurno fu Tillima dvl onicidiaie malure.
176
pres&o Giuseppina Grassi Gi'ullano, io Nolo presso la
signora Teresina Genovesi , e in lanti altri paesi e
cilta di Sicilia.
L' anJaiiicnio remiUente presenla qualcbevolla i
caralleri parosislici quasi palognomomci, che i piu
Insigtii Delia Glioica scienza s' illudono, il malore
diaguoslicauo per una febbre pfrniciosa miasmalica, e
daiKio il chiniuo senza vanlaggio. Pero e di pri(na
inlerosse appo noi cho il Medico vicinassu l' inlerioo
con posiliva scienza, e con vero senno clinico, e
la cosliluzione inDrbasa dominante pienainenle cono-
scesse, onde diciferare qiiesle forme morbose equivoche
che meltono la vila in pericolo; dappoicclie se la rifoide
che viene da cause speciali inlarantenle diverse dal mia-
sma paludico, e che e carallenzzata aualoimcamenie
per la flenmazia e 1' allerazione doi fillicoli isolali
deir Ileo, nan \>\il> luedicarsi e giiarire coi cbinacei,
checche ne sia del sno accessionale andamenlo, non
e slraordinario u^ia Perniciosa miasinalica assmuere
le modalila palologicbe della Trfoi le, e guarire coi
chinacei loslo, munlre la morle rapiJaraeiile coglie
I' iiiferrao qoando la medicazione specifica non met-
tesi innanzi.
-,:,..,■. .-,■.,.;::.;' ' . -',..' :::;,-'. I
\ '..' DURATA E SUA FINE ; i ii^T.'i
I Clinici discrepanli si inoslrano sulla durata
della Tifoide e sul modo di calcolare il priocipio e
la fine del morbo. La durala di quesla febbre grave
in Sicilia varia da due a sessanla giorni; che se la
Tifoide a forma sideranle loglie la vita in ispazi
brevi , quella a significazione gaslro-atasso-adinuniica
puo slungarsi fino al sessagesimo giorno. Ordinaria-
menle presso uoi la durata media oscilla fra due a sei
177
sellenarii, e la convalescenza si prolrae pure ad UDO
o due mesi.
I^a TiFoide quaodo ioclina a salute le depurazioni
sudorali le fecali e quelle dell' uriiiazione la crisi
decidoiio ; I' osserrazione pero di tulli i giorni ia
Sicilia fa rilevare che la malallia giudicasi soveoti
per evacuazioni inlestinali al)bondaati ; quando il
mo I bo ebbo carallere morlifero e mise I' egrolo
sWv Hiionie slreme, spesso viene in meglio colle
flciiimazie suppurative alia cellulare soUodermica e
alia peile, elmopiile elmodermopiile , o coi deposili
suppuralivi sotto forma di ascessi non inflammatorii,
etuiupiia , e I' adeoile parolidea pioica acuta o lenta
spesso e la causa della salutare risoluzione, menlre
in Francia sono rarissime a delta di Andral ; e noQ
e iiifrequenle appo noi che alcuni che guariscooo
della Tifoide rustano afoui baibuzienti, o perdoao
r audizione, la memoria, I' altivita cerehrale ridu*
ceodosi stupidi.
Dove la malaltia viene a luttuoso termine le
sofferenze gaslro-atasso-adinamiche rilevanti divengono
e coslituiscono 1' ultima fasi morbosa, ma nei casi
diversi delle fonomenie special! raostrano secondoche
la morle vieae determinata dalla predomioaDza delle
turbazioni nervose, inlestinali, toraciche.
Le morli ioattese c quasi improvvise in Sicilia
lal (iaia si osservano, e Miccedono all' inceder della
febbre, o avvengono in una forlissima convulsione,
in un funoso delino. E ollraccio alcuni cbiudono il
loro armgo terrestre colla Pneumopazia ipostatica
cbe produce 1' Anemalosia lenta, allri periscono gra-
dalamente colla forma completameDte adinamica. E
altri ancora OniscODO per lesione intestinale grave
38
178
profooda ohe fenomenizzasi colla perforazione eolla
diarrea coll' emorragia.
,. .Oil MIJ) ■> ' ■
BT 10 LOCI A
Se i grandi osservalori e le Ceiebrila Cliniche
CODtemporanee si dimandaao ancora per tutte le fa-
Diiglie nosologiche se nello slalo atluale della Scienza
esiste reaimenle ud Etiologia, a maggiore ragioae
sarebbe di mellere innaozi questa dimanda per le
graodi malallie endemiche, per le contagiose, e per
le epidemiche, che mietono le popolazioni viaggiando
la superGcie lutta del giobo.
Gli Elemenli Eliologici della Tifoide a malgrado
di tanli durali travagli sodo poco conosciuti finoggi,
e le ricerche di Louis Chomel Grisolle a chiarezza
dimostrano, cbe le cause di questa malattia sono stale
ammesse graluitaraenle ; cbe se talvolla la malattia
succede immedialamente a qualcbe causa occasionale,
nella maggioraoza dei casi viene d' una mauiera spon*
taoea, e la causa cbe 1' origina sempre misteriusa
ioterameate ci sfugge.
HODiriGATORI BBOMATOLOGICl
Limitandomi all' argomento di Geogralia Medica
Siciliana, e volendo fissare qualcbe condizioDe lopo-
grafica osservabile, cbe potrebbe io alcun modo cod-
correre alio sviluppo della malattia di cbe Iraltasi,
r influeoza d' una cattiva e d' ud iosullicieole cibaria,
cbe cambia le proporzioni dei principii costilutivi del
saogue, e cbe deprava gli organism! cotanio, merita
!79
una considerazinne dislinta presso noi ; gli anni di
earestia sooo spesso seguiti dalla Tifoide nel basso
popolo, che sotlumesso ad una dieta debililante dn
squilibra il suo nrganismo, e I' uso deile carni di
animali afT'^tti di selticoemia sviluppa talvolta la ma^
lallia sporadicamenle o a picciole epidemie.
I N F E z r 0 N E
L' influenza dell' abitazione sullo sviluppo della
Tifoide merita di essere sludiata in Sicilia. Slatuito
da Peclel essere bisognevoli all' uomo sei meiri cubi
d' ana ogni ora, perclie esclusivamente s* appoggia
suir acre necessario per sciogliere il vapore dell' esa-
zion del polmone. Conosciulo da Leblanc fame me-
slieri olio oiolri cubi perche al predelto calcolo ag-
giunge r aere oecessariu a sciogliere I' aciJo carbo-
oico esalalo. Oelermioalo da Dumas che ce ne voglioao
oUo a dieci melri cubi, e venti melri cubi secondo
Poumel, perche ha fatto eiilrare piu elemenli nella
soluziu(\ del Problema, la media di tulli questi calcoli
segna la cifra di dieci melri cubi per era.
bl tenendi) coiito della necessila di un sonno di
olio ore dalla parte dell' imlividuo che quelle spazio
occupa, bisogna dare alia slaoza di dormire ollanla
a novaiita melri cubi d' aria, dedolli i mobili che
posaono ilarvi per enlro, allalche le dimensioni ne-
cessune d' una slanza a dormire sono Ire melri e
vanzo di altezza, e quatlro melri di lunghezza e
larghezza, e le fineslre le porle debbono essere gran-
(li abbastanza, e ben acconcie a verificaroe I' aera-
■iioae.
Ma alcune abilazioni dei paesi e delle cilia di Sicilia
maocanu di queste quautila necessarie d' aete, e delle
180
condizioni presentano a verificarsi 1' allerazione di sua
coinposizione. La casa della parle maggiore del basso
popolo siciliano liene pochissicna ampiezza in propor-
zioiie dtgl' individui di che viene abilata ; senza fine-
sire ordinariamenle con una picciolissima angusla, o
con uno svenlaloio appena di mezzo piede, onde
uscire il fame nei verni, con porta bassa che nel-
r entrare bisogna luUo chinarsi della persona, viene
abiluta di qualtro sei olio individui insieme ail' asino
al porco alia gallina alia cnpra.
Se si riflelle che ua uomo brucia per la respi-
razione, died scrupoli di carbonic ogni ore, e la
quanlita d' aere deficienle d' ossigene per tale cagione
e di eenlosedici scrupoli nei tempo medesimo, se si
considera uscire dal polmone olio melri cubi d' aere ia
ventiquattrore, i quali conlengono qualtro per eento
d' acido carboiiico in media; se 1' escremento culaneo
calcolasi e polmonare il cui prodollo non scopre i'anali-
si, ma che I'odor grave rileva; e se ai seicentosessanla-
sei piedi cubi di gas impuro, che nei giorno ogni
individuo esala le emanazioni si uniscono venule dalle
materie vegelo-animali in disfacimenlo, dal fimo cha
sollo il lello si cumula, e i prodolli della combustione
nei verni che consuma 1' ossigene, e di gas mofelici
empie 1' aere, assommando lulti quesli elemenli mor-
bipari avrassi un idea dell' atmosfera confinata per-
niciosissima ove viva il popolo siciliano, Irista almo-
sfera ove alterazioni chiroiche grandi possono succe-
dere, per fornire una cagione calcolabile che polrebbe
iofluire alio sviluppo d' una malallia infeltuosa.
Le abitazioni siciliane povere di luce malproprie
picciole, in che la quanlita necessaria d'aria a ciascua
individuo manca, ed ove non puo rinnovarsi, si os-
servano ia tulli i paesi e cilia delle varie regioai
!8l
deir isola dalla hassa alia erta ; che anzi nelT alli-
piano i casolari del popolo sono piu anfjii-ili « senza ■
aperlure lumintfere, onde minuire gli effelli dei rigi-
di freddi.
Gosi Buccheri Palazzolo Buscenai Ohiaramonte
Aidone Piazza Gaslrogiovanni S. Filippo Galascibella
Cerami Gentorbi Troina Gesaro che cosliluiscono gli
aiti abilali di Siciiia ; Goraci Gaslelbuono Polizzi
Petralia soUana e soprana che slanno sulle moiilagne
delle Madonie, Melilii Feria Vizzini Mineo Gallagiroiie
Gran Rlichele S. Maria di INiscemi Bulera abitati di
feconda aililndine, presenlano laii angusle casipole
angusle vieppiu perche vi sUnziaao molti individui '
uiiiani e varii aniinali domeslici.
Arrogi a cio le slrade e slraJelle uinide slrette non
aerate lorluuse infossale nienle declivi non laslricale
nei maggiof iiumero, ove le sozzure si atnmassano,
la noil curanza di Polizia urbana, i lelamai framezzo
le vie, i cumuli numerosi di fimo che esalano ree
esalazioni, le latrine mancanli, il lezzo delle varie
immondezze, 1' abbondanza dei porci che bronlolano
scmpre nel fango, e una pulida intlma nelle slrade
producono, e si Irovera una soinma di elemeoli
palogenelici daila osservazione apprezzabdi che po-
irebbcro avere ua iuiluenza alia produzioae della
Tifoide.
D' allronde come alquanli abilali slanno parte
suir erta pendice, parte nella fondura sepolli , e
quelli pure che I' allipiano abitalo della Sicilia
formano, perche il moote sla sempre alia valle vicino,
e perche le case suli' uno e suli' idlro si slanno, e
spesso in queslo oppresso abitalo a cielo senza
orizzonte, a picciola atmosfera, che presenta casolari
d' esigue dimensioni senza finestre e senza polersi
»82
aerare che appare la malaltia e a tuKo I' abitalo
diffondesi .
Pero Piazza siluuta sul dorso d' un monte nella
parte maggiore lieue due quarlieri iiel basau, e ii
quartiere dei canali in ispecie il quale sepellito ia
grande fondura ollre cinquanta canue sotlo I' abitato
medio, ceato canoe del piu elevato, circuilo d' alture
eosicche per orizzonte non ba che il solo Zenil. Sodo
rooltissimi anni per quanto me ne diceano cola nei
miei viaggi medici i chiahssimi Glinici La Vaccura e
Lo Giulice fu essa ceiUro di sviluppo d* una Tifoide
epidemica la quale tutlocche si Fosse diiTusa a mollt
punli della citla i primi altaccali e i morli maggiori
ID quel cantone notaronsi.
E Ferla Buccheri Buscemi Chiaramonle Monlerosso
Vizzini tleiilorbi Bronte iMililello c la miiggior parte
dei paesi atitichi dell' isola, presenlano le slt'sse con-
dizioni di poslura di Piaxza e le uguali attitudini di
•viluppo della malaltia di che trall<isi.
1 preclarissimi medici Professore D.r Anlonino
di Giacomo Professore D.r Francesco Fulci D.r Do-
meiiico Orsini Dr. Luigi Condorelli D.r Paolo Gasto-
rina di Giacomo osservavano la Tifoide epidemica in
Vizzini Licodia di Vizzini Granmichele Militello Gea-
lorbi Bronte svilupparsi neiranguslo casolare dt:l
popolo e diffondtrsi poi a tullo quell' abitato ; ed io
vedeva dello stesso modo onginarsi tale malaltia io
Nolo Vizzini Licodia di Vizzmi Granmichele Buccheri
Ferla Chiaramonle Centorbi .
Che alia genesi della Tifoide di Sicilia coocorra
ia causa premenlovala ne troviarao riprova nella
nostra Galaoia la quale ollremodo aerata, ad abitazioni
larghe, a strade larghissime, framezzata di piani, ua
quartiere in tempi audati teoea detlo la Civita, il
183
quale faceasi di cnsipole basse senza fineslre, chc
davano in vie angusle, e avea ui» careers opprosso
senza almosfera ; la Tifoide sviluppava in quesli due
fabbricali, e cola limitavasi senza diiTondersi alia
citla che ha meiio alliludine per la natura dei suoi
edificii a ricevcrne ie influenze malefiche ; ma come
quel quarliere allerrossi e d' un modo regolare si
coslrusse e novello, e abbandonossi quel carcere e
un altro edificavasene colle regole di posiliva igiene
la malallia sono varii luslri non si e piu sviluppala
io un modo difTuso e pandemico.
Queslo fallo osservato in Cntania ia molli villaggi
si Rota dove un solo quarliere sta malcoslruilo, e
spcsso si vide in molti paesi la malaltia al basso
popolo limilarsi che dimora in oppresso abilalo senza
salire la inagion dei civili.
Di Idl ouisa ia Feria nel luglio del mille ollocenlo
quaranlanove menlrecola dimorava a porgere consigli
medici alia signora Garmela La Bruna Iravagliala da
una nevrosi complessa, la egriludine lifica raieteva
Ie vile del popolo, intere famigiie morivano, menlre
i civili dimoranti in abiiati aerali non erano attaccali
dal morbo.
Cos! il paese in Sicilia o ia piccioia cilia pre-
senlano la Tifoide come la cilia popolosa, e forse con
maggiore frequenza e pernicie, d'assumere Tandamento
epidemico, perche se Ie grandi cilia la presenlano
neile carceri, negli ospedaii e in qualche anguslo
quarliere, nel paese in lulli i sili si origiaa per
r influenza pure d' un fabbricalo callivo.
Mellendo a confronlu i paesi o Ie piccoie cilia
colle primiere di Sicilia sollo il riguardo della fre«
quenza come vengono dalla Tifoide epidemicamente
iafeslali rilevasi dalle epidemic cbe ia ua Irc'iileaoio
181
hanno dominato in Sicilia che la Tifoide campeizgiava
a graf»de EpiHerma in Vizrmi Buccheri Monterosso Kerla
Granmichele Gallagirone Giiiaramoiile Cenlorbi iNolo
LlDguaglossa Mililello Bronte Acireali', e a picciule
Epidemic si osservava m Galauia in Mtssina in Pa-
lermo, e da lulte le Tifoidi epidemiche osservate
appo noi scorgesi il loro primo apparire nel popolo
basso che domiciliasi in fabbricati senza aere, e
jnsuscellibili a polprsi aerare. Ae dee lenersi in ulli-
mo coato la mancanza di nellezza nelle persone del po«
polo basso che si cambiano oltre tre mesi, spesso colle
yesli si mellono a giacore, e se si svestono si adJor-
roono seoza ienzuoli, o coa leQZUoli che si lavaao
dope sei mesi o uq anno. •
Se una vasla riunione d' uomioi quindi puo ca-
gionare la Sellicoemia e la Tifoide come nelle armale
Delia carceri negli ospedali nei vascelli si osserva,
ia un picciolissiina numeru d' uomini chiasi in ispazio
angusto si puo sviiuppnre sibbene, e si svilupperebbe
presso un sol Udmo come aocora io pensa Piorry,
che si addorme in piu sirello confiae, ove difetia la
quaolila necessaria d' aere al respirare.
Ma gli abilanli di queslti slrelle e cattive dimore
ivi non sooo sedenlarii i loro travagli li chiarnano
nelle strade, nei caropi, all' almosfera libera pura,
e pero trovano un conipenso igienico alle ioflnenze
deleleriche uei loro sorJiJi e Insli penali ; che anzi
se ammeltesi una qualcbe verila nell' aotagonisrao
volulo da Boudin fra le Tifoidi e le febbri paludiche,
gli agricoli di Sicilia dimorando spesso sollo un cielo
paliistre ove la febbre miasmalica origina debbono
impressionarsi meno delle callive influenze delle loro
abitazioni che potrebbero sviluppar la malattia di che
Iratlasi.
185
Aggiungi a cio che quci Fabbricali scarsi o privi
di cemenlo dalle pareli e dal Itllo Iraverso quei
piccioli fori ricevoiio la buona iuflueiiza dell' aere
libero, che iiell' esliva slagioiie la maggior parte
delle famiglu! conladiiie nei canipi dorme all' aperta
atmosfcra, e leueudo lu coiilo la nnincanza delle pas-
sion! e delle eccitazioni inlelletluali, della precoce
lussuria, dell' egoismo, dell' invidia dell' ambizione si
Irovera la ragiooe perche tali slrelle dimore noQ
svibippano spesso la malaltia di che si ragiona.
E qui come ad enuiizione piacemi aggiungere ai
falli eliologici della Tifoide di Sicilia che le malaltie
sellicoeiniche coruuni ollremodo iiei lempi velusli, nelle
prische cilia, e a Roma iu ispecie, dipendevano degli
ilfelli abilali , come dagli avanzi di Pompea ed
trcolaiio nlevasi ; siille rive dell' Oceania dei ricoveri
meschioi si trovano ove gii uoinmi agglomerali si
slaono e delle epidemie raorlifcrf mielon le vile di
quel popolo selvaggio. I raissionarii parlano delle
tgrilvidini conlagioso-epidemiche che Iravaglian mai
sempre gl' iodigeoi dell' America meridionale, e che
dalla picciolezza delle loro abilazioni promanano ;
quando soiio spaziose ricevono ceolo persone sulla
tetloia raedesima, dove le timiglie si tengon divise
gli abiluri assai piccoli sono senza fiiieslre con porle
basse, cl<e vi si enlra carponi, o con una raal
propriela rdevanle che a delto di Lapejrouse una
caverna d* animali selvaggi noa puo impressionare
si nial r odoralo.
L' agglomerazione nelle prigioni negli ospedali
Delle armale nelle caserme ha dato origine a peri-
colose epidemie di tifo. L' epidemia d' Aleae descrilla
daTucidide olTre tulli icaralleri di queslo flagello dovulo
forse air agglomerazione delle armale del Peloponneso.
39
186
Tilo Livio menziona a Roma diciasette pesti nate dalle
medesime cause; laTifoide ha seguilo i passi delle ar-
mate francesi nel mille ollocenlo Iredici e quallordici
a Vilna Dantzick Roenisberg Leipsick Torgau sino a
Parigi. La febbre lifoide doinina i nuovi venuli nelle
cilia grandi, I* abilazioae ia gran concorso o in slrelte
dicnore sembra lenere un poslo distiiilo nella sua
Etiologia, e la somma delle osservazioni di Boillaud
Chomel Louis Piorry Andral confermano queslo
priiicipio.
Novanla epidemie di Tifoide raccolle in Francia
dal mille ollocenlo Irenla al mille olloceulo trenlasei
fanao al palese conoscere che nella maggioranza la
abilazioni degl' individui infermi erano picciolissime
anguste ; e chi sa dice Becquerel se si dee alia mau-
canza nel seno delle nosire cilia delle cloache infelle
la cessazione delle lerribili epidemie che deciraavano
le popolazioni agglomerate, menlre il Cairo quasi
inleramenle composlo di slrade slrelte oscure infette
piene sempre di umidore e di fango e ancora la cuna
della micidialissima pesle ?
Pero r angusta abilazione di ranjla parte del
basso popolo siciliano e una condizione favorevole, ed
ha uo influenza alio sviluppo della Tifoide di Sicilia,
ed essa dee marcarsi come una causa lopografica
speciale all' Isola nostra; ma qual e la ragione che con
un abilazione sempre la slessa la malatlia ora svilup-
pasi a modo sporadico, era a raodo epidemico, o
epidemico-conlagioso, ora in guisa lieve e benigna,
ora in guisa micidiale e morlifera ? quesla causa io
avviso nonavere unvalore sufficienle a dar ragione com-
plela della produzione della Tifoide e della Epidemica a
preferimento ; che se e difficile determinare il com-
plesso delle condizioni eliologiche delle malallie po-
187
polari, e difficile ancora individuate gli elemenli ge-
netic! della Tifoide, ed lo coi classici del gioroo as-
serisco che la sua causa efficienle ci sfugi^e.
Ma uno scrillore di Gecgrafia medica dee con
deltaglio e posilivismo far rilevare i dali eliologici
topografici, oiide conoscere la langente che essi
danno nel complesso etiologico del morbo, e le mo-
dificazioui clie fauno subire al fondo palologico o
alle foDomenie e al grade di manifeslaziooe morbosa ;
dappoicche polrebbe francamenle asserirsi, nelle malal-
liu cpidemiche, e nelle graiidi epidemie, le cause
geniTali almosferiche , le cosmiche le specifiche le
maniieste le occulte, non agirc sole unquetnai ma
col concorso delle cause lopograGcbe.
CONTAGIO
Avviene in Sicilia intanto che la Tifoide di
origine iofeltuosa si propaga per conlallo, e diviene
coQlagiosa di poi; mollissimi falli raccolli in varii tempi
iu luo::!)! diversi, e in Galauia, e nella sua t'rovincia
e in qwella di Gallanisseila, e di Nolo, e da me e da allri
medici aiic'ira, apertamente confcimano quesla verila,
che aiizi »pesso e accadulo osservare cbe in quegli
infermi ove la malallia si e sviluppala per infezione
dopo uii pitsifivo pericolo soiio tornati a salute, mentre
in cotali che per conlagioae sviluppasi sono slali
colli dal morbo.
NoQ si e osscrvata giammai la Tifoide per
conlagionabilila originarsi appo noi. L' infezione da
genosi scmpre a queslo malore, quando difFondesi poi
a modo pandemico puo anche propagarsi per lo
coiiiagio, altalche la contagionabilita della Tifoide di
Sicilia e uno state temporario sempre, e cominciando
188
per infezione nel fervore del suo andamcnto pu6
divenire contaggiosa, e fioire senza piu palesare il
suo conlagioso carallere.
Quindi sii queslo argomento la teorica degli
anliconlagionisli seguiamo [fra cui lutle le celehrila
mediche conlemporanee europee comprendonsi, lad-
dove nei nostri falti i conlagioaisli e Brelooneau
Leurel Gendron solamente rilevano il conlagio come
uno stato transitorio ehe sta subordinato alio state
infettuoso mai sempre.
localita'
I fatli clinki di Sicilia portano a credere che i
paesi a carallere paludico pronuuziato presenlano piix
raramenle la Tifoide messi a paraggio di quell! ad
almosfera purissima ; e questa verila si oola per
la Tifoiile sporadica e pure per la epidemica pure
Gosi dicendo d' un venteooio in qua Gentorbi Buccberi
Ferla Palazzolo Galtagirone Aci Keale Broiile Lingua-
glossa Vizzini Licodia di Vizzini Granmichele paesi
d' aere puro siluati sulle aiture sui monli sono slat!
iofestati della Tifoide epidemica, menlre raramenle si
e vedula in qualche paese a malaria.
Quesle osservazioni topografiche senza dimostrare
r antagonismo voluto da Boudin dielro un infinilo
numero di documenli all' uopo raccolli, di lui, di Bru-
nacbe, e di varii clinici, fan rilevare che i falli di Sicilia
piegano piu per 1' antagonismo fra la Tifoide e le
febbri paludiche che per I' opinione conlraria, o me-
glio ehe le localita paludiche presenlano piu raramenle
la Tifoide sporadica e la epidemica di quaaio ie loca-
lita ad aere puro. oi,i.i v.^i n ;, ..
189
PRONOSTICO
II Pronoslico della Tifoide come quello dclle
malallie acute Iroppo malagevole torna qiia:)lmuiue
inolli dali vi slanno che dirigono il medico in queslo
diHicile giudizio.
In tSicilia rilevasi chiaro cho le cosliluzioni forli
prosenlano piii altiludine alio sviluppo della Irisla
malallia mcsse a paraggio delle cosliluzioni medie o
deboli, e qucsta osservaziono regge nel dominio spo-
radico della malallia e in quello epidemico. In Aci
Keale sono veuli auoi dominava la Tifoide Epidemica
Ire medici si allaccarono dell' egriludine regnante.
II Or. Hapisarda «■ d I)r CaccingUL'rra a cosliluzione
robusla furono villima del fdlale malore, il Dr. Coslanzo
mio ollimo amico e medico merilissimo lutlo colla
morle, pergiunse alle eslreme agonie, ma si ridusse
Duovamenle a salule.
Accresce prcsso noi 1' inlensila dell' infermila ed
e una condizione di sinislro presagio 1' abilazione nei
luoglii slrelli inal aerali umidi, un iiisufficienlee malsana
cibaria, I' ahuso del vini alconlici le emozioni mornli,
E dicendo dei segtii dal sinlomalismo e dalle
forme desunli ii solo Coma non mollo profunJo senza
convulsioni e delirio, dtl quale svcgliandosi 1' egrolo
si Irova in inlclligcnza perfella sebbene dopo alcun
tempo vi ricade di nuovo non e segno sinislro.
Le seiisazioni interne di escrezione fecale uri-
nifera non awerlile dall' egrolo, dove le allre espres-
sioni fennmeiiiche non siano allarmanli non sono di
lelale presagio.
I Iremori "enerali a tulto il sislema muscoiare
di relazione, presenliscono grave pericolo ; assai piii
grave quando collogasi a delirio o a! coma.
!90
I poisi nervosi piccioli vacui frcquenlissimi
carallerislioi della Tifoide soiio di sinisiro presenli-
menlo quaiituiiqiio Ic altre significazioni sidlomaliche
non fossero allarm.'inli. .
La forma sidorante e sempre micidiale 1' alasso-
adinainica radinamico-pulrida e piu grave che la forma
gaslrica biliosa mucosa loracica, e la forma latentc; e
pericolosa perche sovonie noa e conoscmla nei primi
tempi del suo aiidamenio.
.)
TEHAPBUTICA :.ii >:> <K)|!)tl1
La raedicazione anliflogislica la evacuanie la
tonica la slimolaiite, la speciflca la espeltanle, la
medicazione razionale delle indicazioni o eccleltica,
formano la somma della lerapeuiica della Tifoide.
io non sono da lanlo per farmi a disculere li valore
di quesle medicazioni diverse, ma umforme al n>io
proponimento di delineare la palologia geografica
sioiliana della Tifoide, diro di qualche medicazione
che piu si affa alle condizioni locali dell' Isoia.
II Iraltameiilo evacuanie coiiosciulo dei cliiiici
deir anlichila, usalo dei medici del secol decorso,
di Sloll Sydenham Bsglivi Hiifmann Tissol, messo
itiiiaiizi come melodo classico al secolo decimoiiotio
di Dclaroque, seguilo felicemt^nte di Honore Gu^aeaii
de Mussy Bricheleau Beau Piedagnel Andral Louia
Barlh Bazin Queval Valleix Crozant il Irallamenlo
evacuante riesco mollo giovevolo nella Tifoide di
Sicilia.
L' ipersecrezione o le qualita allerale della bile
e dei succhi inleslinali, che succedono spesso nella
slale a preferenza e nelT autunnale slagione, le fa-
burre gastro inteslinali con vermi che si faano sempre
191
in Sicilia, e che come cause addizionali o m una
^uisa mt'iio inilircUa concorronn alia gonesi della
liioide, prestano ancora suflicieiile ragione, ollre la
sua azione depuratrice siil sangue, dei felici cffelli
della lerapeulica vomi-piirgaliva.
Sul muover primiero dei morbo si da il tarlralo
di polassa e di anlimonio come vomilorio una o piu
volte, e poi usansi i purgalivi ; I' olio di ricioo 11
prolocloruro di mercuric, il bilarlralo polassico il
soUofosfuto di soda, sono i farmaoi purgalivi che si
usatio ; ma spesso si melle innanzi 1' olio di ricino
come piu efLcace e meno stimolanle massime quaudo
r irrilazione gjislro-iulesliiiale prepondcra.
L' uso (Iri vomitdiii e dei purgalivi nella Febbre
tifoide spesso fa abortiro le maiiifeslazioni nervose
ill Sicilia o li semplifica Iroppo ; speSso tuinuisce un
lungo andamonlo del morbo, e dei casi si danno quaudo
la forma addominale prepondera e si prolunga oel
corso del morbo, chii I' uso dei purgalivi si dee
conliiiuare ollre il Irenlesiiuo e quaraiilesimo giorno.
Andral iu Fraiicia estende il melodo al primo selle-
nario, ma in Sicilia succede soveiili questa medica-
zione eslendersi al secondo al lerzo si pure, E le os-
servazioni noslre a chiarezza palesano 1' uso dei
purgalivi nou arrossire ue iuscccbire la lingua, e le
emorragie e le perforrazioni inleslinali sollo queslo
melodo raramenle succedere.
Nel iruneslre eslivale del mdle olloceulo quaran-
tadu(! donnnava in Calania e sul Mongibello ai)ilalo
la tifoide a forma alassica con (■onvul^illui telanicbe,
la medicazione voiniliva e la purgaliva fruirono molto
vantaggio; gli egroli vomilavano e purgavano copiosa
bile alterula, e cosl venivano in nieglio e spesso
guarivaoo della pericolosa egriludine.
192
11 fondo della Tifoide, il clima di Sicilia caloroso,
il siilema nervoso esallalo dei suoi abitalori, noa
permelle che i moderati salassi voluli da special!
iiidicazioiii, e piu i iocali che i general!, esige mo-
deralameiite i raclodi slinoolanli, gli ainmoniacali,
i preparali di muschio di caiifora, non pennelte i
tonici che nell' adinamie senza fenomenie atassiche,
e sempre a dosi rifralte; e la medicazioiie narcotica
giova nella forma alassica convulsiva eretislica senza
coma o profondi) slupore, sociala ai bagni semplici
o aromatizzati.
Pero la medicazione espettante la medicazione
razionale delle indicazioni o eccleltica, e la medica-
zione che generalmenle dai medici saggi si segue
in Sicilia unila sempre alia (nedicazione evacuanle.
Essa cotnhalle i sinlonii i piu molesli « niun farmaco
e ad essa straniero perche sia opporluno, ma niuno
e coiisideralo come I' ancora della salute, e secoodoche
la Tifoidtf assume varie forme la mmiicazione modi-
ficasi. La clinica siciliaiia ha giudicalo la medicaziDue
specifica o empirica djila Tifuide, I' uso dell' acqua
di Sellz, dei cloruri, degli acidi, dei preparati di
cbinina, come insufBcienle e tal Hata nociva. E una
indicazione preservaliva della Tifoide di Sicilia e
che pulrebhe rnoderarne 1' ulleriore coinparsa e piij la
epideiOica oltre quella d' eseguire con rigore la Polizia
urbana sarebi)e la legge di coslruire le abilazioui
secondo le regole della piii esalla igieoe.
NATURA E CLASSIFICAZIONE
' DELLA TIFOIBE > i .■ 1 :;i;( J»l
Volsrendo i raijionari a dire alcuQ che sulla
nalura della Tifoide Broussais sosteaeva fia Degh
193
ullimi anni della sua vila, che la Tifoide non e che
una gaslro-enlerile ; che lende a propagarsi quasi in
luUi ^li orgaiii nclia bocca nclla fariiige iicgli organi
genilali ; lo slalo atassico annunzia uii iniliizione
tlella periferia del cerebro vicina dello slalo flfinma-
sico, lo stalo adinaaiico amiuuzia cl>e la congeslione
cerebralc progredisce come quella del caoale dige-
slivo (1) .
Boillaud il vero rappresenlanle di Broussais il
soslcuilore dclla sua dollrina , considera come ele-
menlo fondaimMitale della febbr*; Tifoide la flemmasia
dei follicoli della mucosa dell' inlcstino tenue gene-
raliiieiile conusculi sotlo il nome di Glandule di Peyer
e di Brunner, quando quosla e giunla ai secondo
e leizo penoiio fra le allerazioni che induce si os-
servano dellu ulcerazioni numerose eslese profonde ;
tali ulcerazioni in contatlo con della materie sellicbe
liquide gassose sono lante superficie assorbenli e
un infezione sellica della massa sanguigna e I' ine-
vilabiie risullalo di questa assorzioae accidenlale ;
cosi mentre nel primo periodo i fenomeni inflainma-
lorii sono predominanli e i fenomeni sellici sono
nulli 0 poco marcali, nel sccoiido e lerzo periodo
all' iiiconlro quesli ultiiiii divengono predominanli e
si sviluppaiio in lulla la loro pienezza (2) , cosl
Boillati I aiiuneUe due eiemenli morbosi dislinli nella
febbn.' liloide, I' uno primilivo la flemmasia inleslinale,
r allro sccondario 1' alUrazione sellica del sangue
la sullicoemia.
(1) Trailc de palhologie el de tberapeudque generales
I. I. p. .'i29 in 8. Paris i83i.
(2) Buillaud Nosographie medicale t.3. p. 93. 129. 131.
40
194
Forget non vede nella febbre lifoide che un
enlerile follicolosa, una flemmasui dei follicoli inlc-
Stinali, nella quale la lesione inleslinale e il carallere
fondamentale della maiallia ; questa lesione e assai
probabilmente primiliva ; se essa e secondaria non
puo assomigliarsi agli esantemi febhrili massime al
vajuolo ; prnnitiva o secondaria la lesione inleslinale
reclama essenzialmenle T aHenzione del pralico (1) .
Lasciaiido la doUrina della fleinmasia applicata
alle lifoide viene innanzi la leorica che posa sulle
alterazioni umorali. La bile per la sua presenza nel-
r inleslino e per il suo passai^gio nel sangue deler-
miua la Tifoide a della di Sloll e di de Larroque
Beau Piedagoel fra gli scrillori del giorno ; la Tifoide
ha il punlo di parlenza nell' inleslino, i siiilomi pri-
rnilivi non dipendono d' una flogosi inleslinale ma
d' uno stalo saburrale delle prime vie, d' una bile
acrirnoniosa che altera la mucosa inleslinale nei luo-
ghi non proletli dalle mucosila; passando nel lorrenle
circolalorio con o senza il delrilo delle piaglie che
produce nell' inleslino va a delerminare granui disor-
dini in lutti gli apparecchi c le fenomenie alassiche
adinamiche pulride.
Moili clinici modern! ripelono le febbri lifoidi
dall'allerazione primiliva del sangue, Bordeu gli argo-
menli i piij numerosi porgeva a quesla verila scien-
liGca, Andral nei suoi posilivi Iravagli di Emalologia
dice che se la diminuzione della fibrina non esisle
necessariamenle in alcuna piressia e cbiaro che non
e in questa allerazione del sangue che bisogna siluare
il punto di parlenza di tal' ordine di malaltie ; ma
(1) Forget Iraite de 1' enterite follicuieiise p. 521 347.
195
soml)ra chiarissimo che la causn specifica die gli da
nasciruenlo «gisce sul sangue di guisa che londe a
dislrurvi la materia sponlaneamcnle coagulabile, mtnlre
la causa che produce le flemiiiasic vcre, iciidc a
creare ncl saiiguo una nuova quanlila di qucsia innlcria.
Piorry dopo Bordeu hosliene che la Tifuide e
un cotnposlo di diversi slali organo-palolngici che
lo slalo febbrile e le lesioni analumiche iion possono
essore confuse nello slesso studio palulogicoj e bisogna
dislinguere i fnnoineni generali che allribuisce alia
sellicoemia e qutilli che risuUano dnlle iofiammazioni
intestinali ; gli aliri slali organo-palologici sono le
ailurazioni delia milza del polinone del sangue.
Dalle osservazioni cliniche raccolle in Sicilia
potrehbe dirsi che la Tifoide e nel numero di quelle
febbri oelle quali la causa del moviraenlo febbrdc non
ha polulo essere delerminata, e quindi seguendo piu
gli essenzialisti che i localizzalori merila il nome di
febbre essenziale ; che il sangue e le funzioni del
sislema o^rvoso cerebro spinale sin dapprima allerali
si moslrano, e sono I' origine della maggior parte dei
sinlomi, e che coslituisce una malaltia a delermina-
zioni morbose numerose fra le quali lo piu coslanli
si effeltuano sulla mucosa iulesliuale (1) .
4'
a
(1) Noil lio scrillo i' artirnio Anafomia Palologica dell
Tifiidi' di Sicilia piTchc poclie nrcropsic ho fallo su lale
malaltia die iinii possono preslarsi a delle generali dedu-
zioni, ma da qiianln ho nsservato pare in Sicilia spcsso alia
lesione carallcrislica dolle glandole di Pcyer collegarvisi
uno slalo fliMiiinasico intpslinale, e una sofferenza all' apparec*
cliio dclla secrezione biliare.
196
CARATTERI SPECIALI TOPOGRAFICI
BELLA M A L A T T I A
A delineare qnindi la fisonomia Geografica della
Tifoide di Sicilia die coslituisce il nostro proponi-
raenlo, il suo sintomalismo spesso comincia colla
forma addominale, e quando esordisce colle fenomenie
cerebraii la forma addominale vi si socia iiei casi
maggiori. La forma addominale gaslro-biliosa si pro-
Irae ad uno a due a tre sellenari, e se manifeslasi
Ja fenomenia nervosa rainuila o del grado medesimo
continua sempre, Le Saburre gaslro-inleslinali le
secrezioni biliari pancrealiche mucose alterale, sempre
sono una causa addi/jonale chu melle maggiore gra-
vezza al maiore. La manifeslazione alassica I' alasso-
adinamica pulrida dopo I' addominale e la piu fre-
quenle presso noi, e quesle due forme clie si succe-
dono o che coesislono, formano 1' aspello lopografico
di quesla egriludiue nell* Isola.
La medicazione vomi-purgaliva giovevole lorna
Delia Tifoide di Sicilia ; spesso semplifica le mani-
feslazioni nervose, miouisce il lungo corso del morbo
e dei casi si danno quando la forma addominale pre-
pondera e dura di mollo cbe i purgalivi si debbono
dare ollre il trentesimo o il quaranlesimo gioroo.
In Sicilia si danno dei casi in che la Tifoide
scambiasi colla Perniciosa paludica lifoidea a tipo
conlinuo, e bisogna molta sagacia clinica a diciferare
quesle fenomenie e lali modalila palologicbe.
La caltiva cibaria, la mancanza di polizia sanitaria,
e I' angusla abilazione di molla parle del popolo no-
slro a preferimenlo sono le condizioni favorevoli che
banno un inllueuzd alio sviluppo della lifoide di Sicilia,
197
ed esse (lehhono marcarsi come cause lop .i;iariche
nol compli'sso eliolni;;ico che coiicorrc a produr la
Tifoicie ; e le osservazioiii cliniche dell' isola nostra
piegauo in qiialche modo all' antagonismo volulo da
Boudiii fra la Tifoide e la febbre paludica (1) .
DELLA MALATTIA LIMNEMICA
La malallia Endcmica in Sicllia generale a luKe
fe sue regioni abilale, micidiaie a preferenza nel
popolo ove corrrendo senza aiulo di medicine, di
medico riiiele le vile, e la midiliii prodolla dal
niiasiiia esaJalo dalle acque paliidiche, e a r.iyione dee
deiionainarsi malallia paludica o liiinieinica e non febbre
iiilermillenlo, perciocclie la denomiiinzione generale
di I'ebbre intermiUenle data ad una classe iiosologica
che non sempre mostra la pspressione febbrile o it
lipo inlermilleiite, ma die pure si osserva a fortna
afebbrile, a forma dialesica, e a lipo conlinuo, e slalo
ii falso principio rilardalario che ha fioora impeiilo
bensi di conoscere la vera essenza della m.ilallia,
paludale, che con>isie in una icjione speciale del
sangiie, dal miasma palustre prodolla, e die dee dirsi
Malallia Paludica o l.imiiemica, secoiido 13oudin dal
(I) Memorie diverse si sono piiblicale sulle Ep >lcmie
della Tifoide di Sicilia fra qiio!*fe meriUno parlicolar intn-
litinc qiii'lla del cliianssimo l).r D. Dunu'nico Or?ini siilla
ni.iintlia fubhriir sMJujiputaii ncllo career! ceiitrftli del valle
di Oalania nel fehbraii) del 1822. qiiella dell' insigne D.r D.
!)(imenico Greco sulla Td'uide di Traiiaiii, i cenni pralici del-
I' ej^rejiio D.r D. Einmanuele Sinaira sulla malallia lifnidea
»vilti[)pala in Graiimicln'le, qiiella del chiarissimo D.r D. Giu-
seppe Mriisia sulla febbre cpidemica regiiata ia Cliiaramonle
dal 1839 al 1841.
198
vocabolo yreco liinoe p.iliide aima sangue malallia
del saiiyiK! (]i causa (j^luilica.
r-
;.,J
F 0 It M K
OKLLA MALATTIA LIMNKMICA
Sludiaiido 1' organismo su cui agisce il modifica-
lore paluslro tre Icnumenie dislinle si osservano
prodoUe dallo stesso fondo morboso dalla lesione del
sangue, ove poria la sua azione il miasma, la forma
febbrile, la forma afebbrile, la forma dialesica.
La Forma Febbrile della malaltia limnemica, la
meglio conosciula nella Sciefiza sollo il nome di
febbre inlermiltenle beoigna, di peraiciosa, liine un
aculo andamenlo, e la vila periclita in ispazii brcvi.
I^a forma afebbrile classificdla sollo il nome di febbre
larvala, nome improprio ma coinagralo dall' uso,
comprende tulle le manifealazioni patologiche del-
r iulossicazione del smigue paludica senza slar legale
alia febbre le sofl'erenze iiervose, emorragiche, iperemi-
che ipercrinicbe. La forma dialesica si fenomenizza con
una soIT'Tenza generale all' organismo alia funzioni
plasiiche, cun localizzazioni secondarie, segue un cor-
80 cronico lungo, logora gli organisnii a nleolo, cd
essa e slala conosciula viemmeglio dalla scienz.i del
giorno e dallo sludiu posilivo delle malallie dialesicbe.
FORMA F K It I! R I L li.
' ' ' ' E SU K V A UIKTA'
La Febbre e la prima forma che mosira I' alle-
razione del sangue prodolla dal miasma paludico ;
quando I' organismo soggiace a tale raodificatore
190
I'inlossicazlone del san^iie ne viene, p qupsla spesso
manifcstasi in prima cnjia t'orma ft'bltiilc.
Un iatJividuo indi^cno clie appeiia segna la
picciola ela di Ire quallro inosi veiieiido la slagion
del miasma, uno slraniero clie acclimasi in una ru-
gioiie insjilubre, in breve lompo avverle I' inlluenza
del raodificalore specifico, o !' emopazia colla espres-
sione f(!l)i)ri!e moslrasi in prima che secondo la vini-
lenza del miasma e inollc coiidizioni accL'Ssorio pre-
tienla le variela di fi'hbre beni^na, di fcbbre perni-
ciosa sempiice, di fcbbre pernioiosa polimorfa.
P li I AM V A II I K r a'
r E li li It E I! K M G .N A
La Febbre Benigna e la varieta piu lieve della
Forma febbrile, signiGca il grado minimo dell' alle-
razioiie del sangue limiiica ed e la piu comune in
Sifilia ; presenlasi colle Ire fiisi di freddo caldo su-
dore, prenda la fisonomia gaslrica o gaslrico-biliosa,
anlicipanle o ritardalaria nei suoi rilorni si osscrva,
pill 0 mono acuta si mostra, ne fugasi comeche di
grado lievissimo se Don si ministra il chinino. Tra-
vaglia dal giugno al novembre al dicembre grao
nuinero dei collivalori e doi proprielarii agr coli,
airiigge quasi un Icrzo degli abilalori dei paesi a
malaria, e i fanciulli altacca a prefcrimenlo, e gli
esolici che vengoiio ad acflimarsi sotlo quel cielo.
S E C 0 N D A V A HI E T a'
FEBBRE PERNICIOSA sEMPLICE
La Febbre I'eimciosa e piii pericolosa di lla
200
forma febbnie beiiigna di Sicilia, grave nelle sue raaai-
feslazioni morboso, a modalila angiolenica o asleiiica
spesso al lerzo giurno fa periclilare la vita, lalvolta
al secciido o al pnino, ed esprime un grado d' ia-
tossicazioQo maggiore ed una allerazioiie posiliva del
sacgue. La febbre peniiciosa e car;i[lerizzala dal
r apparimenlo improvviso di sofi"c!rei»^c acute clie
luoslrano oei casi inaggiori uii disordine grave
delle fanzioiii degii orgaiii di primo inleresse, e del
Ceolii Dervosi, vieiie poi la diminuzione di lali sofTe-
renze, dopo essere salite ad alia inleiisita, a la loro
cessazione compltta o iino scemameDlo appena sen-
sibile, dopodiche la febbre ricorre le raedesime fasi, e
lale fenomeiiia sempre collegasi alia espressione pa-
lologica gaslrica gaslrica-biliosa che e comuiie e di-
pendo dalla climatologia nostra.
Qaaluiique soffereoza morbosa puo cosliluire it
sioloma carallerislico della febbre peniiciosa semplice
peio se qiiesla e vartala abbastanza, 1' osservazione
senipre ulile loma, pcrche la Scienza non ha dello la
sua ultima paroia sulla forma peniiciosa febbrile.
In Sicilia osservansi tutle le oumerose vaneta
della ft bbre peniiciosa semplice descrilte dai clas.sici,
ad e slala campo ubertoso ove si sono raccnile delle
peregrine e uovolle, coai lo osservava la febbre per-
niciosa glossilica o con iperemia della Imgua, la
fluiasica la che la febbre ooliigavasi ad uno sviluppo
slraorJinario di pidocchi alia siiperficie del corpo obo
cedeva e loroava secondo la comparsa o cessazione
della IVbbre(l) .
La fiequenza lissando delle varie febbri perniciose
seinplici presso noi di quelle che si manifestano colle
(1) Atli AccuJemici vol. x. I
201
sofTerenze del sislema corehro-spiiiale 1' cipoplollica e
ovvia niolti) como la cefalalgica la deliraiile la bal-
buzienle clie si riuniscono c si succeilon sovenli.
Sono coiiuim di Iroppo le felibn perniciose som-
plici oho si cuslituiscono dci disorJini funzionali del-
r appareccliio doila digeslioiie e degli allri organi della
cavila addominale, la emelica la gaslralgica la eoleral-
gica la dissenlerica la diarroica la coleiica la illerica la
nefrilica, e vengono poscia con meno i'requenza la
pleurilica 1' asmaliua la pidmonica; la sincopaie I'emor-
ragica I' idrofohica la oflalmica I' amaiirolica I' angi-
nosa la scor!)ulica raramenl<^ si osservano, come I' al-
gida la diafor<'lica I'ardi'ule, ciie dipri)doiio dali' esa-
gerazione eccessiva del carallere proprio d' uno dei
Ire stadii di che si compoae la f«bbre.
TERZA varieta'
FEBBUE PEliNICIOSA POI.IMORFA
Si dice Febbre Poliiuorfa la espressione febbril*
perniciosa dell'aUerazione del sangue h quale si collega
a pill sulTcieiiz- locaii che copsislono nel parosismo
tui'du-'iino, (J esislono successivamenle nei parosismi
diversi, o si collega ad uria .sola sofTerenza locale
che di vafio grado moslrandosi da origine a varifor-
ine fenomiMiia.
Di 111 giiisa si ossei va in Sicilia la febbre bifor-
me enielico-deliranlo, cohrico-apopleltica, esanlema-
tico-coicTica, legate alle due sofTerenze dislinte gaslro-
er.cefalica, cnlero-eocefalica, dermo-gaslro-enlerica,
che nei successivi parosismi si nolaoo, e 1' arlrilica ad
espressione mobile che nello slesso parosismo o nelle
sue lornale la sofTerenza d' un' arlicolazione all' allra
si volge, e si usscrva beasi la illerica di vario grado
41
202
giallo intenso giallo oero, e la MTorme cefalalgico-
delirante, balbuzieiite-deliranle, deliranle-apoplellica,
la triforme cefala|o;ico-(Ji'liraiile-ap(t[)letlica, dipeudenli
da gradi diversi della soffereiiza encefalica slessa, che
id vario modo la fmizione cerebrale lurbando, la esal-
tazione la depressione la perversion v' iuduceva.
La febbre peniiciosa poliinorfa e la forma piu
rara della nialattia paiudica, si osserva quando la
slate e I' aulunno calorosi si [)rolraggono sino al no-
vembre al dicerabre con grande evoluzion del miasma,
e si nota a preferimenlo quando la malatlia paluslre
domina a guisa endemo-epidemica. La perniciosa po»
iimorfa speciale alle regioni insalubri del climi ca-
lorosi e poco descnlla dai clinici oilrainonlani.
FORMA AFEEBRILE
E SUE VARIETA'
Tulle le febbri larvale coslituiscono la forma
afebbrile e le sue variela, le febbri larvale iperemiche
r emorragiche le ipercrinicbe le nevrosiclie ; le nevrosi-
che sono frequenti e si manifeslano era con disordini
della sensibilita ora coa quelli della coalrallilila
e presentano lanle varie sembianze nevropaliche
di mobilila di erelismo d' iperslesia di vapori
di disordiai del sislema nervoso . la Sicilia si
osserva la febbre larvala convulsiva la nevralgica e
lutle le singole variela che sono assai numerose. La
febbre larvala emorragica non e frequenle e la forma
rinorragica gaslrorragica menorragica e piu comune
dhe la broncorragica; le febbri larvale idropiche sono
rare e non cadono frequenleinente sollo 1' osservazione
neir isola mentre spesso si os»ervano le idropisie
dipeadenti dalla forma dialesica^
203
La fehhre larvala iperemica o congesliva che Q
disragione si e calcolula per una flemuiazia, cnine la
febbre larvala oftalmica apoplellica, non e coinune
neir isola.
Quando in Sicilia bi evoluzion ilel miasma si
prolrae sino al dicembro lia costiluire la cosliluzion
domioante, e la slagione jomale die vieiie appresse
e rigida e secca sollo i (b>ini(iii dell' (i"(!sl nord' ove»t
le febbri larvale 'levralgiclie, le iievralgie periodicbe
Irifaciali sono frequenli.
Cosi succedeiido all' aino milie otlocenlo cinquan-
tadue calorosissiuao .•<ecco pieno di evulii^ioni p.iludichs
sino al diceinbre da flssare il dofiiinio delle febbri
limiietniche, il geiinaio il febbraio il marzo del mille
ollocisiilo ciqiiaiitalre rigidissjfni raesi ma seccbi si soiio
vediile doiaiiiiir« le forme afebrili di lali maiallie sollo
la immagiiiD di nevrplgii; p^jfiodiche ; esse origina*
vaiio d' un doppio elemeiilo eliologico dal principio
paludico dai freddi jemali, che se il freddo decideva
la malaltia il principio paludico gl' ifflprimsva 1' an*
daraenlo perindico.
II suo lipo era speccliialo regolarissimo nei suo»
rilonii neile sue corrispondenze, li chinaceo agendo
da spGCifici) coiilro una causa spjciGca aiicora fugava
subilo la malatlia periodica. E la forma afebbrile ia
Sicilia e riieno comuiie della forma febbrile della
malallia iirauemica.
" ' ',
FORMA UIATBSIGA
K SUB TARIBTA' ! [,
Quando I' almosfera iosalubre respirasi sempre Q
a diliingo avviene uo impregoameato paludico profoodo
uq' alleraziooe maggiore del saogue, e io allora oltrc la
204.
forma febbrile la forma diatesica viene che manifeslasi
nella lolalila dell' organismo, che si cosliluisce d' una
maniera d' essere anormale dclla vita nulritiva, e che
presenla molle cspressioni morhose generali e locali.
II sangue su cui il miasma porta la sua azione
direlta per 1' almosfera che vi sla sempre id conlatto
nel grande alto chimico dell' Emalosi, rnodificato per
lunga azione del principio lossico alterasi mollo, la
sua cosliluzione molecolare si mula, la proporzione
dei principii cosliliilivi varia, il globulare elemento
difella viene in eccedenza la parte sierosa, e dove
I' azione del miasma si fa abituale il sangue alterasi
pill, una diminuzione simultanea osservasi nella pro-
porzione dei giobuli dell' albumina, e talvolla I' ab-
bassamenlo della cifra della fibrina viene ad unirvisi,
Questa allerazione del sangue maggiore modiGcando
la nutrizione generale, ie secrczioni, le esalazioni, pro-
duce la forma diatesica. J^a palologja limnemica di
Sicilia ammelte come varieta della forma diatesica
con cui si moslra 1' allerazione del sangue la Sple-
nopazia, la Febbre Cronica recidiva, la Emorragia
Mullipla Ie Idropisie la Cachessia.
PRIMA varieta'
SPLENOPAZIA
Una variela morbosa ordinaria della forma diatesica
dell'Emopazia paludica e la sofTerenza alia nuiza la Sple-
nopazia ; manifeslandosi in prima colla congeslione
del parenchima dell' organo con sense di dolore o di
peso, si esterna di poi coll' ipernulrizione del lessuto
coir ipersplenotrofia. La milza nell' ambito slendesi,
cresce in circonferenza in diamelro, si ostruisce s' in-
dura sluDgasi da sei a dieci a sedici pollici da vici-
205
nare la regione del pnbe, e in larghczxa slendesi
ancora l;il fiala sino all' ipocondrio opposlo, e cosi
grandeiigianle nell' addome bisogna con fascialura sor-
roggersi; e la cron()-spl<!nile qiialche volla si osserva
nei pacsi marosi ma la piosplenile iion e cadula
Bollo la mia osservazione. > ;. rn.j
La Spleiiopazia cuiiosciula dalla Scuola Greca e
dal vecchio di Goo come una delio dipmideaze ordi-
narie dello febbri inlormillenli fu raeglio sliidiala
da Andouard e Piorry che misoro cosi innanzi la sua
iiilluonza da ripalaria causa dclla fohbre iiilonniUeile ;
l(! osservazioiii raccolle in Sicilia fantio conosceri^ la
congeslione splenica non ossere costante nulle febbri
ifilcrmitlonli, osservarsi ancora dopo la cessazione
dellc febbri sudello, od esser spesso una dipeiidenza
morbosa della forma dialesica d(d morb) palwdico.
La sofferenza del I'egalo la congeslione la iper-
trofia sociansi qualche vulta alia splonopazia ma ra-
ramenle la illerizia osservasi si'bbene la pelle pre-
sentasse ua pallore palese. La ipersplenolrofia la
epalopazia quando esislono allerano i cammini del
sangue venoso, la circolazione adJoniinale degli oslacoli
soflVc, e le esalazioni come gli assorbimenli all' eslre-
mila tdrniiiiali di qud sistema vasale squilibraosi piu
e r immiuenza alle ipercrinie si palesa.
SECONDA VAUIETA.'
FEBBKE CKONICA RECIDIVA
La febbre cronica recidiva c un allra espressione
frcquente della forma dialesica; la fisonomia che
assume spesso e quella delle febbri intermiUeuU be-
nigne senza produrre grandi soffiTcnze morbose.
Precedula da brividio di vario grado, presenta uoo
206
stadio reazionario semplice, il quale breve sovenli
e seguito dulla diaforesi ; raramenle prcseola la for-
ma perniciosa, raramente a tipo remillenle o subcon-
linuo osservasi.
Si riproduce ai piu lievi occasionalismi o spon-
taoeamenle dopo dieci treola quaraiila giorni, tieoe
corso con sifalte inlrarrvesse piu tempo, prolraesi da
due ad olio stagioni, o meglio Giiche dura il morbo
liranemico oslinala raoslfandosi alio specifico cbinico
la quale la sospende per taluni iniervaili sollanlo,
TKitzA V A HI eta'
EMOKUAGIA MULTIPLE
U'la variela non mollo ordinaria della forma diale-
sica e la espressione emorragica multipla, osservasi la
dermorragia per sembianze di pelecchie di vibici di
maccliie eccliim!)>.iche diffusR variamenle al tegumento
dermoide die sluagasi a lullo il corso del morbo,
nppare la emorragia delle gengire, ouloraggia, pii
o meno profusa, ia emorinorragia la gaslrorragia la
enleroraggia ia prolorragia sole o simullanee piij o
meno copiose, che prolraygoiio per quanlo dura la
cronicila.
La petecchia pero e la emirinorragia sono le
pill frequenli fra tulle, ed io I' ho osseryalo con uguale
frequeiiza nei giovani negli adulli come nei fanciulli
di prima puerizia. L' emorragia multipla di che si
ragioiia senibra venire in genesi direllamenle, dal
difello della fibrina che cosliluisce la gran ciasse
delle emorragie dagli anliclii chiamale passive, e che
dipendono di uuo slato di dissoluzione del sangue,
difello di fibrina che viene dall' inlossicazione palu-
dica prolungala, che agisce forse come le diverse
207
soslanze virulenle e miasmaliche che inlroduUe ncl-
r organismo rendono il sangue meno coauuliiLile
ageiiilo sulla fibrina come le sostanze alcaliiie.
QUARTA VARIETA.'
iDn opis IE
LeIdropisiediver.se cosliluiscono un'allra variela
della forma dialesica. L' inlossicazioiie palu<iica con-
linuala impoverendo il sangue dci suoi principii or-
ganizzabili fa difellare aiicora I' albumina, e allora
le esalazioiii dei succhi sierosi nelle areide del les-
Suto laminoso, alle superficie delle membrane eccedono
anche per gli ostacoli splenopalici che sofTre la
circoiaziooe venosa e le idropisie varie avvengoiio.
L' edemazia dcgli arli pelviani limilala ai mal-
leoli o piu eslesa, I' edeinazia degli arli loracici o
ddla faccia e comune in Sicilia. L' anasarca si osserva
spesso si pure, e i' idrodidiinia e 1' idropenlonia son
piij comuiii che T idropleuria e 1' idropericardia.
QOINTA VAEIETA'
GACHESSIA
La Cachessia e la espressione della forma diale-
sica la piij nlevanle, viene in geiiesi in Sicilia da un
miasma virulenlo respiralo seguilamenle che induce
un inipregnamenlo piu profondo del principio lossico,
una niaggiore allerazione del sangne come nogii abi-
lalori dei paesi a malaria, o nei coioni e nei risainoli
die dimorano sempre iiei cainpi marosi. La cachessia
prcsenla 1' immagine d' una malallia generale che ha
profondamenle interessalo le funzioni della vila pla-
Stica, della vila aDimale ed ha modiflcalo T impaslo
208
organico e 1' assimilazione generale disturbando 1' eco-
nomia a diluogo con sofTerenze diverse, aiiche quaiido
r egrolo lontaoasi dalla regione marosa.
La digeslioiie osservasi lenla 1' appelilo minuisce
aUerasi il gusto ia amaro o in sapore assai disgu-
slevole, r inlroduzione dei cibi di espansione gaslro-
Intestinale e seguila, la cbimo-chilosi locoinplelaaiente
verificasi, prolraesi molto, e la coslipazioiie o la
diarrea e comune io queslo stato morboso.
L' innervazioiie cerebro-midollo-ganglion,ir« nou
soslenuta dalle stimolazioni inM;essarie d' un sanirui*
Ilsiologico e n'>riiialu si disqudibra si proslra, e Iw
nevrosie eretlsliche, le nevropazie asleniche nascono.
L« Pmzioni di relazione partecipaiio pure a lanto di-
stufhi> le sensazioni si otluudoao le intellezioni si
proslrano la locomolilila affievolisce viemullo.
L' assimilazione generale sollo le due poteiiti
influenze palogenclicbe d' uo sangue aplaslico e di
una deficienle inuervazione decade, e gli egroli ina-
magriscono e si fa;ino leucoflemraalici. Talune fuii-
zioiii di generazione delle soffereiize palesano, la ine-
slruaziono la gravidatiza il parlo la lallazione, di
lurbaineiili fraiuezzansi, o spesso lali slali speciili
divengono cause addizuxiali crte faiino riapparire piij
spesso la febbre cronioa recidiva.
II carallt re oslinato dclla Gachessia paludale in
alcuni organisaii cosi a lungo perdura, che sebbeae
loutani si slassero da! c\A<> inaroso sollo I' azione
dt'i piu lit^vi aiodificalori igiemci, per uii oscillazione
di li mperalura, un errore cibario, un indigeslione, e
sponlaneaiiienle bonsi la febbre sviluppa, chu lai fiala
morlifera appare, o un lungo corso di febbri sucrede
refraltario alio stesso speciGcoj o delle soiTerenze
!!;■.: ':,. I of&:.: i' ■'.! ;y\ v.:;f s ;'>.< , ■■■ ■<-<
209
lenle delle funzioni della vila plaslica che piu a piii
r organisnio degradano.
A delincare i caralleri palognomonici della
Cachessia litnneniica siciliana I' individuo che vive in
mezzo quesla nalura ove 1' almoafera serba un si
pulenle veleiio, color crelaceo liene, fisonomia Irista
iibbatlula edemalica, carni iloscie siateiiia muscolare
inerle, digeslione slenlala iiicompiela, emalosi lurbala
aslenia del sisleina nervoso e saiiguigno, sangue
sieroso, povero di elemenii piaslici, di globuli di
albumiiia, di fibrina, milza iperlrofica, addome pro-
miiu;nle, abilo del corpo leucollemmalico, assimila-
zione deficienle, forza vilale proslrala, cosliluzioD
degradala, e spesso i figli si inostrano a deteriorato
organismo, che !i predispone forse alia scrofula,
a! luberculo, alia racbitidei e cost ia densita della
popolazioae miouisce.
TIPO
DELLA MALATTIA LIMNEMICA
Quando la Scienza va innanzi e delle verita
nnove si scoprono che le conosciule modificano, e
di prinio interesse modificare il linguaggio onde evi-
lare gli errori, ed enunciar bene i principii posilivi
delle reali tcoriche, dappoicche come Laeanec lo as-
seriva 1' arle di rugionare sopratullo coosisle in una
lingua ben falla, e nuoce al progresso della Scienza
allonlanare i nomi del loro signiGcato reale. II Tipo
inlermillenle in Europa cotanto comune consideralo
come quello che rappresenla il lulto dell* inlossica-
zionc paluslre fu il grande ostacolo alia conoscenza
del lipo conlinuo che le febbri paludiche vestono
aiicora , e gli Scrillori i piu chian di questo argo-
42
210
mento e Bailly Litlre Pallas Mailliot nei fatti della
piu chiara coolinuita del tipo di certe febbri paludi-
cbe, si oslinano ad adaltargli ii nome di pseudu-
continuila di tipo subeatranttt rcmitteate aiizicbe di
tipo coulinuo.
TIPO CONTINTIO
La palologia paludica di Sicilia che nelle slali
infocate e negli aulunni che prolraggono calnrosi e
assai secchi liene qualche sembianza cdla Palolo-
gia dei climi caldi presenta all' osservalore sagace
il lipo conlinuo (1) , dello aoco subenlrante siil)con-
tinuo remitteale pseudocontinuo per error di lin-
guaggio ed esso e it piii pericoloso e lemibile.
Conosciulo che le febbri continue conliiienli osservale
da. Ippocrale soUo il cieb di. Grecia lungi d' appar-
lenere alle tifoidi del nord d' Europa, altro non essere
che la forma conlinua delie malallie paludali, come
tali sludiaronsi poi in Grecia in Africa dalla modicina
militare francese, e da Rous Pallas Mailliot Casimiro
Broussais e da Boudia a preferimenlo.
La Grecia antica e la moderna Iravagliansi a
renlidue secoli di dislanza delle febbri medesime, e
cio moslra al palese che le condizioni cosraotelluriche
non ne hanno il cliraa mutato, perche 1' uomo uno
dei pill Qniti reattivi del moado ambiente in che vive,
(I) Il tipo ^ delto cuntinuo allorche la malattia pcrsiste
dal priiicipio al termioe senza inlerruzione ben marcata c con
un iutensita presso a poco uguale ; e raro tuttavia che quesia
uniformita patologica sia ben esatla nelle malallie le piu con-
tinue ; nelle flogosi uelie febbri eniUive o tifoidi si osserva
sovente durante il corso dell' affezione csacerbazioni o paro-
sisni e dei melioramenli passeggieri chiamati Remissioni
Hardy e Beliier v. 1 p^ lOii.
2n
la slessa rearione Ja oggidl come allora, e la pcr-
niciosa a lipo conlinuo osservasi adesso come osser-
Tavasi iielle epoche prische di-l somtno di Goo. E
r Algeria I'ornendo ampia messe di osservazioni ha falto
determiiiare al celebralissimo Botidin la gran quislione
del lipo conlinuo dflle fehbri paludichu , fissando la
menle dei Clinioi a quoslo argomenlo della Scienza
che conosciuto da Torli era slalo dtmenlicato di poi.
La febbre paludica a tipo conlinuo in Sicilia
moslrasi negli anni assai oalorosi, e negli aoai in cbe
I'aulunno caloroso ed umido prolrae sino al dicem-
brc ove il miasma assume virulenza Iragrande e a
lungo sviliippasi. Ed ecco le modificazioai della ma-
nifostazione dtl tipo continue della febbre limaemica.
Una prima espressione del tipo predetto si co-
sliluisce di freJdo quasi latenle che I* lufermo noa
seute per nulla, e che nei piedi si osserva, nelle
mani nel naso, e nel recesso la febbre ha appena
un qiialche scemaineuto che sebbene noii arriva a
solievare il pa^ienle, pure e sempre raaggiore di
quello delle fobbri continue ; una 'seconda espressiooe
mostrusi colla subcuntinuita, perchc alio sbassar della
febbre aenza mosirare una vera remissions il paro-
sismo novello riappare, onde sebbene il periodo fassi
confuso, pure e sempre cbiaro 1' andamealo accessio-
nalo del morbo ; una terza significazione potrebbe
slaluirsene, che assumeodo 1' aadameoto conlinuo
senza intermiltenza senza remissione di sorla, eomincia
il parosismo con freddo abbastaoza palese, e moslrasi
UD qualcbe periodo nel sintoma cbe coslituisce la
pemiciosila delle febbre.
Ma il vero tipo conlinuo privo di freddo di rc-
tnilo di parosismo accessiooale caralterislico di sudo-
212
re, senza niuno scemamenlo febbrile, e con una
febbre ad andamenlo conlinuo monolono, si osserva
qualcbe volta aocbe in Sicilia in alcuni anni infocali
ove slanno cause complesse a produrlo, a preferi-
mento quaiido la cosliluzione dominanle delle malallie
paludiche e delerminala di molto, e dove esse cam-
peggiano a modo epidemico.
Cosi chiamalo ia Mascali al mille oltocento
quarantanove a preslare i miei consigli raedici ad
un Signore di cola, facearai osservare I' ollimo amico
ed espertissimo clinico Dr. Anlonio Mercurio Dume-
rose febbri paludicbe ad andameato conlinuo, senza
ricorrenza parosislica, senza essere caratlerizzate di
freddo 0 sudore, tulte fugate coi preparati di chi-
nina usati durante il corso d' una febbre continua.
Nel generalismo queste febbri simulavano una
flemmasia peracuta, una meningite, una cerebrile,
una pleurile a lipo conlinuo, senza dar segni di
esacerbazione o remissione di sorla, al quiulo o al
pill al seltimo giorno gli ammalali perivano se non
si soraminislrava lo specifico cbinico.
I primi casi di quella cosliluzione epidemica si
osservarono nelle regioni basse e piii vicine alia palude
Gurna volgarmenle chiamata, e alia palude Auzini, spe-
cialmenle nelle contrade di Gona Ficherella Garlino
Garrabba S. Maria della Slrada ; grado grade salirono
in Mascali, e nel lasso di Ire mesi allaccarono due
terzi della popolazione, non esclusa 1' inlera famiglia
del Dr, Mercurio, all' agoslo al sellembre di poi
vestirono un andanaenlo renaillenle accessionale, e os-
servaronsi moltissime variela delle perniciose.
La epidemia di che Irallasi spaziossi a lulle le
allezze dell'abilalo dell'Elna orienlale, a cominciar del
Riposlo di marino livello sino al Milo, Ire mila piedi
2!3
elevato, ahbracciando Giarre Macchia Mascali Nunziata
S. Giovanni S. Alfio e tulla qiiella deliziosa cam-
pagna ahitala sino a Filicia rossa e ai Gaslagno
di cenio cavalli, regioni piu elevale del Milo. La
causa della nialaltia di clie Irallasi fu il non essere
slate nellale le paludi Gurna Auzini, e 1' e>servi
cnlrala in quell' anno dell' acqua marina. 11 niiasma
spiiziandosi sulle ali dei venli solto i contioui spiri
dcir Est, infeslava tulli quel ahilati dell' Etna salendo
sino al Wilo Ire mila piedi sul mare.
La modicazione clie si mise innanzi con tanlo
vantaggio fu la raedicazione specifica chinica, per
atlaccare la causa speciGca paludica, da cui il morbo
specifico si originava. Lo zolfalo di chinina rendea
il polso molle, calmava i deliri, annullava i pungenti
dolori pleuriiici, mulava I'aridila e il calore esage-
ralo culaneo in aiitunso sudore, ricomponeva la fiso-
noinia, arreslava i vomili oslinali, inumidiva la lingua
inseccliila, eslingueva la sele, a dir breve mulava il
sinlomalismo allarmanle in isialo di convalescenza ;
la poderosa efficacia dei chinacei dipendeva dalla
specificila lerapeulica, clie allaccava la specificila pa-
logenica paludica, mentre la medicina razionale o
Gsiologica, la medicina dei sinlomi, i sanguisugii i
salassi gli anlillogislici i purgativi, erano Docivi ab-
baslanza, e faoeano inperversare il malore.
Le ricadie furono numcrose oslinale, e osserva-
vansi in quelli abbandon.ili ad una vila anligienica,
come in colali cliu diligentemenle segnivano una
rigorosa igiene. La ricadia presenlavasi coi sintomi
del primo mature, ma il lipo da conlinuo remillente
divenne, quelli che usarono senza indugio la mcdi-
cazione specifica e senza fare riprodurre a hingo gli
accessi, reslarono imrauni dclla lumefazione lienosa,
2U
menire cotali che lo negligevano furono colli da
idropisie (fa oslinale nevrosi dalla caohessia paludale.
Accade in Sicilia che la tnalallia limnemica
mostra per quallro cinque gioriii seguili, nna reazio>
ne febbrile forte continua, priva di freddo di vomito
di sudore dei sinlomi perniciosi caratterislici, di
ricorrenza parosistica, e dopo queslo lempo comiocia
a palesarsi un andamcnlo acoessionale caralterizzato
di freddo di vomilo nel suo muover primiero, di
sudore seguilo d' una remissione febbrile che fugasi
colla chinina.
Nel maggio del inille ollocento cinqimnladue
sul suo finrre assai caloroso per determiuare la pro-
duzion del miasma, la famiglia del signor Anloniao
Speciale di Catania villeggiava alia Piana vicino il
fiume Simeto, rimpatriando all* appanre di giugno
aminalano due figli di febbre a modalila angioleiiica,
a corso continue conlinente, al quinto giorno la feb-
bre invalcva ccn freddo, rimeUuva con sudore profuso,
r uso delta miidieazione specifica il morbo fugava.
Cnrsi due giorni infermano due allri figli dello
stesso malore paludico, febbre a reazione angiolenica
senza freddo senza sudore senza remissione, tenendo
conlo pero che una causa paludica comuoe avea messo
genesi a tali Piressie senza indugiare per nulla, al
secondo giorno usavasi con lutla la febbre lo speci-
fico chinico per viucere la specificila patogenica, da
che muoveva la febbre, la quale fugossi comecbe
non avea andamento accessionale di sorta. Gorsi sei
giorni altri tre individui successivamenle infebbravano
della febbre raedesimci, al secondo giorno il chinaceo
usavasi durante il corso conlinuo della febbre la quale
restava fugala del tutto.
Pero spesso la solida coaosceoza della specificila
215
eliologica ci dirige nel diagnostico e nella terapeutica
dt'lle febljri paludiche, checchenesia del lipo che in-
dossano, e chi sa quanli reslano villima della perrii-
ciosa miasmalica, perche il medico ormasi colla scoria
del lipo inlermillenle, e non colla causa speciGca ctie
indica il medicamento spocifico!!!
In dicembre del mille oilocenlo cinquanladue,
menlre cominciava a veslire le slampe quesla rae-
nioria, anno in cui I' aulunno fu caloroso abbaslanza
con picciole piogge, e la cosliluzione dominanle in
molli paesi di Sicilia era di febbri paludiche, in di-
cembre era chiamalo in Garlenlini insieme all' egregio
medico Dr. Paolo Caslorina di Giacomo per preslare con-
sigli medici alia Signora Domeiiica Modica Ferrarol-
lo ; la malaltia correva 1' otlavo giorno, dalla relazione
porlane dal cbiarissimo Dr. Luigi Condorelli si rile-
vava che essa si costiluiva d' una febbre conlinua
coiilineiile, con lurbamenli cerebrali, calore grande alia
pelle, manifeslazioni di imbarazzo gastro-inleslinale,
cominciata con freddo, e riapparso il freddo il quinlo
giorno la febbre non moslrava remissione, ne sudori
si osservavan giammai, al sellimo giorno la febbre
sali i pii alii gradi di acuzie, e il sopore cerebrate
a cui collegossi fu Iragrande, che fecero giudicare
r egrota come deplorala.
Tenendo coiilo imperlanto che osservavasi un
periodo nel feoomono morboso sopore, che il sellimo
giorno giunse al lelargo cerebrale, lullocche la feb-
bre era senipre coulinua seiiza remissione palese ;
lenendo conlo che al prime c al quiiito giorno la
febbre invase con freddo, e lenendo conlo massima-
menle che la cosliluzion regnanle delle febbri palu-
diche era in quel paese assai preponderaule, che lutle
le famiglie febbri inlermillenli remillenli beuigne e
216
perniciose soffrivano, essendo stati insufficienti le
medicazioni anliflogisliche le vomi- purgative le per-
turbalnci tenule con tanla allivila e Jiligeiiza dai
medici curanli Dr. Gondorclli e Dr. Favare coa-
cordernenle si venne all' indicazione del chiiiino in-
coraggiali bensi dallo slalo iocolume dell* apparecchio
gastrioo.
Minislravasi 1* eroico spociGco con plena lol-
leranza gaslrica e organica, e nel lasso di sei ore
la dose di Ircnia acini era finila ; la febbre arden-
te inlanlo grad.ilanienle minuisce, scema il calore
mordicante alia pelle, I' egrola placidamenle s' ad-
dorme e il sonno mostra i veri caralleri d' una
funzione fisiologica , e alio svegliarsi presenla 1' a-
zione specifica del chinino sugii organi dell' audizioae
che la funzione di ess! era ollusa di mollo, varcavasi
r ora lerribile del micidiaiu parosismo, esso noa sp-
pare per nulla e la febbre veniva cosi jugulala ; in-
sistendo sull' eroico farmaco 1' ammalala gradu grado
sveslivasi della frequenza circolatoria superslite e da!
pericolo vicino di morle tornava alle gioie d' una
giovine vi(a.
Lp. Febbri Paluliche a lipo continuo si osservano
nello slesso tempo in Sioilia, e negli slessi luoglii ove
dominano le Febbri i'aludiche inlerinillenli e remillenli,
argomenlo chiarissimo che dalla slessa causa muovono,
e comprendonsi nt-Ila slessa famiglia oosologica.
II Tipo continuo si nola nelle febbri beoigne
roa pill nelle perniciose semplici e nelle polimorfe,
e delle perniciose assumono spesso il tipo di che si
ragiona la comatosa la deliranle I' algida la tifoidea.
II tipo ordinariamenle si presenla continuo fin dai
primi apparimenli del inorbo, e riducesi taivolla
a tipo remittenle o inlermilteote speccbialo ; ia
ill 7
altri cnsi la malallia vesle il lipo inlenmUeiile dap-
prima, e si rimula (ii poi a lipo remillenle e coiili-
Duo ; ma la febbre pakidica cbe esordisee co! tipo
conliniK) , c che nou si conosce dai climci spesso
corre rapida a resecare la vilii.
TIPO REMITTEME
II Tipo remillenle che si cosliluisce di sofTerenze
conlioiic con aiimenti periodic!, e coraune in Sicilia,
e se orilinariameiilo si osserva il lipo remillenle ca-
ralterizzalo da) freddo in principio, e dal sudore alia
fine, o dal solo freddo o dfil solo sudore, negli aoui
assai calorosi si osserva quel lipo ollremodo piu scuro
noil ciPallerizzaio in nulla da quesle lurbazioni mor-
bosc ; ed e qu'slo a prefereoza che trascuralo passa
air andainento coolinuo o ben medicalo inlermilleote
riducesi.
In Sicilia osservasi spesso il lipo remillenle
quolidiano e il doppio lerzano, il tipo remillenle dop«
pio lerzano e quello che a preferimenlo veste la
perniciosa in Sicilia negli anni assai calorosi, chiaro
lavoila ntu suoi rilorni parosislici spesso si moslra
senza freddo seuza sudore scambiasi colle febbri
ri'iiiillonli non paludiche, e la vila corre pericolo
qiumdo la malallia non si diagnoslica subilo.
E qui vieiie uUle descrivere un lipo che assume
lalvolta la peri\:ciosa in Sicilia quanlunque non senipre
si osserva ; la febbre precorsa o no d' infreddamenlo
di vario grado, invade con acuzie grande, lo sladio
del calore si fa di Ire giorni reazione somma i sin-
toini moslrando, e grandi sofferenze ad alcun organo
d' iiileresse primiero ; reprimesi la febbre, di poi le
sulTerenze si scemano, e rcmissioae coo o senza dia-
218
foresi si nola ; dopo dodici o sedici ore di remissione
la febbre ridestasi e ii parosisino allri Ire giorni
percorre.
Sifi'allo lipo non scrilto per quanto io sappia dai
cliiiioi europei pare speciale a Sicilia alle rei^ioni
meridionali e calorose, come io ne diro in una me-
moria dislinla, ove sporro i falli iuloressaoli di questo
lipo Dovello.
TIPO INTERMITTENTE
Favellando del Tipo intermillenle die la nialattia
pnludica assume in Sicilia ii piu fiequeule, e il tipo
colidiano il Icrzano, meno il quarlano, raro ii bicoli-
diano il seslano 1' ollano I' erralico il quiiidecimano
il meiisile 1 annuo.
II Tipo doppio lerzano spesso dalla febbre perni-
ciosa e veslilo, e quando il diagnostico sfugge la febbre
rapida corre a jugularo la vita. E il lerzaoo dalla
perniciosa seguesi aiicora, e sebbene vi slasse uii
giorno di tolale inlramessa pure puo lornare mo:tifera.
tiosi la osservazione della perniciosa falua cbe
forma la vigesima delle noslre slorie cliniche(l), fu
terzana seraplice e fu micidiale, e sebbene si diedero
sessania acmi di chinino a prima febbre per la via
dello sloraaco, e cenlo per la jalraletlia, pure il rilor-
no febbrile ridusse 1* egrolo alle agonie slreme, e si
fosse spedito se alia prima febbre non davasi i|
polente specifico ; e il lipo cotidiano, il lerzano, il
quartano spesso si vesle dalle febbri benigne io
Sicilia.
(1) Memorie di Geografia fisico-medica sulle priiicipali
acque stagnanii di Sicilia c sulle foLLri intermilleiiti, a die
mctton cagione. Memoria quinia Falti cliiiici spellaiiti la ma-
UUin periodica.
219
La malnllia limnemica di Sicilia quimli puo in-
dossaro il lipu inlermillente il tipo remiltcrile e il
tipo conliimo, e la denomiriMzione di lipo conlinuo,
bisogna adotlarsi, e sosliluirsi a qiiella di pseudo-
conlinuo, siihenlranle, subconlinuo, clio all' errore ci
porta, facendoci credere che il tipo inlennittenle e
il solo che sorge dal fondo della febbre limnemica,
dappoicohe pure nel lipo conlinuo delie flemmazie
e delle febbri essenziuli non paludiche, i palologisli
del f^lorno (1) amm.,*tlono delle esacerbazioni o paro-
sismi, e dei melio'-amenii passeggieri chiamale remis-
sioni, come si osservano nel lipo conlinuo delle febbri
paludiche.
ETIOLOGI A
DELLA JIALATTIA LIMNEMICA
L' osservazione dei secoli, e 1' osservaziono del
giorno mostra hi verila che le malaltie limnemiche
esislono nei luoghi marosi, nella stagion dei calori, e
si vedono con gradi di maggiore inlensila quando la
slngioiio eslivo-aulunnale e piu calorosa piu lunga
piu umida. La Eliologia quindi di questa famiglia
nosiilogica dee ricerc.irsi nell' azione riunita o isolata
del niMsma p.iiastre, del calore, dell'umidila di qualche
al Iro modificntore igionico.
DCL UlASHA PALUDICO
IL MIASMA PALUDICO ESISTB?
Ma il miasma paludico esiste? Giaanlai Santorelli
Faure Minzi Folchi negando il miasma ripetono
(1) Vedi pag. 48 la Nola.
220
il male paludico dai raodiGcalori igienic!, e piu dagli
squilibrii improvvisi di lemperatura. Doni Cagnati
Lancisi Ramazzini Baglivi Morion Andouard Nepple
Mailliot PucciooUi Boudiii e altri mollissimi ammet-
lotio il miasma paludico, ed io apparteago a questa
Scuola medica, convinlo dalle osservazioni clioiche rac-
colle per Io lasso di trenla anni in Sicilia ; dappoicche
quanluaque esso non puo dimoslrarsi nelle condizio-
ni flsiche e chimiche apprezzabili dell' acre, sebbene
e iiilangibile, invisibile, inapprezzabile, all' Eudiorae-
tro e ai realtivi, come i miasmi animali, i coolagii,
le particole infeltaati, che lulti i mali epidemici
originano , lultavia gli eiTelli morbosi micidiali
deir ialossicazione paludica suU' organismo vivenle,
che dee essere consideralo come il piu sensibile il
pill delicalo il piu perfello Eudiomelro, fa al palese
conoscere I' esilenza nell' aere d' una causa speciflca,
che produce una malallia lulta specifica, e che gua-
risce con un farmaco specifico aocora. Pcro il miasma
paludico csisle, e la sua esislenza vieo dimoslrala dal-
r aziooe che fa sopra 1' uomo.
GENESl
DEL UIASMA PALUDICO
II miasma sotto V iuflucDza del calore estivo-
autunnale inleressante alia sua formazione colanlo
emanasi dalT acqua stagnaDte, dalla palude, dalle
prode melmose dei fiumj, dalla risaia, dalla canapaia,
dalla cottonaia , dai campi a frumenlo resi irrigui
dall' arte, dalla saline, dai macero dei lini e del ca«
Dape, dalla prima aratura delle terre in novem-
bre, e da ogni qualunque picciola pulrefazione vegetale
che esisle nei contorni, c nell' interDO della maggior
parte dei paesi di Sicilia, .; j_, , . ), '
221
Gli orlaggi e i glanlini di dolizia, i serbatoi o
bollacci d' iicqua irrigalorie, dcUo volgarmeiile sla-
gnoni, I' alga che mfracida liingo la spiaggia del
mare, il fimo die a gran cumuli serbasi, la pulilura
dei canali sollcrranci, ii Irasporto del liiii e del ca-
nape aiicora bagnali lungo le strade, e i ioro depo-
siti iici magazziiii, e ogui picciola putrefazion vege-
tale che nolle strade dell' abilalo isolaiio avviene per
mancanza di polizia uibana, sono ancora dei fotnili
comecbe piccioli d' eraanazion dell' effluvio.
Le paludi di Sicilia sono numerose ma piccole ;
le paludi di luaggior eslensione sono i paiilani ptesso
Catania, auziui e ia palude di paue e vino nell' agro
di Mascali, il lago azzanetlo o capo di cotone fra
Schiso e fiume freddo, la palude lisimclia e la siraca
presso Siracusa, i panlani di Terranova e Spaccaforno,
il gurgo di Garcaci presso Lercara, le paludi di
Vallelunga Colomba.
Ma le piccole acque stagnanli, i sili marosi, i
rislagni, i lagumi con pulrida belletia, i rivoli di
lento corso, se non le positive paludi sono frequenti
lungo le spianale lambite dai fiiimi, presso le pro-
de delle sorgive perenni, o prodolte dalle acque pio-
vane. Go.si nella piana di (latania possono conside-
rarsi come sede di acque stagnanli alcune regioni
di villallegra, del fcudo san demetrio, san leo-
Dardo, carmilo, vaccarizzo, buonvicino, forcilo, bagnara,
sigona, arcimisa, san giovanni, canalotto, cucco, san
giorgio, caddura, sciurumi, capizzaiio, spitalotlo, cc-
chiali, ove iluiscon le acque e marciscon per cagioa
delle piogge, pei rigagnoli e pei torrenli che scendon
dai inonli, e talvolta per gli allagamenti e per gli
slravasi a cui nel Ioro corso vanno soggelti Gurna-
loDga il Simelo, ma a preferimenlo ii fiume Minanle
222
il quale essendo ua fiume superficiale e senza lello,
le siif! acquff allagano nel!e crescenze fiumane, e
quando i lorrenli s' ingrossano.
E nel vallc (Ji Nolo luiigo il corso del Teria
deir Anapo (IcU' Abisso dell' Erminio dell' Acale del
Dirillo che originaao da Monle Lauro molle acque
slagnanii vi slanno cosi naUirali come arlificiali, come
sponcmmo nelle nostre mcmorie di Geogralia fisica
mediea sulie acque slagnanii deila Siciiia.
Le Paludi d' acqua salata e quelle die sono
formale d' una miscela d' acqua dolce e d' acqua
salala sono piij nocive ; e per dire di alcuna
del noslro conlorno la palude delta urna di pane
e vino formala di acqun dolce ordinariamenle, esala
pesliferi effluvii negli aiini cfie vi si mescola 1' acqua
manna. Lo slagno del Principe di Biscari silo al
piede meridionalo deila cilia di Catania, che si fa
d' una mislione d' acqua dolce e d' acqua marina,
era nocivo ollremodo, perche 1' acqua marma pu'i fa-
cile a corrompersi per 1' imniensurabile quanlila di
malerie organiciu- die licne, e pero nei calori eslivali
i suoi innu>si malefici diffonJeansi troppo e infesta-
vano due quarlieri deila nostra cilia 1' Angolo Guslnde
e S.Crislofaio, che venner disabilali in parte, e adesso
nolansi gli avanzi del casamenti aI)bandonali logon
e diruli dcd tempo. Questa verita che non avea sfug-
gito ad Ippocrate, veniva reslituila alia Scienza per i
travagli di Savi, e noi ancora confermiamo in Sicilia.
Varie saline slanno nell' isola o paludi arlificiali
di acqua salsa ; deslinate a lirare varii sali dal
mare, presso la cilia di Augusta ve ne slanno qualtro
ben grandi ; una presso Siracusa, molle presso la
cilia di Trapani.
i laghi di poca eslensioae siccome i Gumi si
223
moslrano, i piu prandi sono il Boviore di Lcntini, il
Per^usa di Caslr(>:;iovanni, il fSallia presso Palagunia,
quello di (^aiuciana presso Santa Lroce, di Galeilaro
presso Miiieo. Lo paludi arlificiali di Sicilia si ndu-
coiH) a quelle clie crea i' agricollura nel collivamenlo
del canape del collone e del riso.
11 canape die seminasi al cadere di matzo
e die sveliesi a mezzo liigiio JDaffiandosi ogni quindici
giorui, la collura del canape un arlificiale palude
presenla che dal giugno ai quindici luglio esala
efiluvii pessimi ; cresce 1' infiacidiar dclle acque e
la evoluziuo degli eflluvi la quanlila del finio che
meltesi nel preparare la lerra deslinala a tale cullura,
il marcimenlo delle foglie canepine iminollale nel-
r acqua, e la polvere del pencarpio del canape ove
allogasi il seine che produce esalazion rea ncll' aere
e cadendo oelle acque e marcendo .
E un arlificiale palude e il macero che si fa
del canape nelle acque fiumane, ed e scalurigine
di aere peslifero T imoiersione lunga del canape
in delle capacila che gli agricollori bunache
denominano ; dello pozze son quesle di terra ar-
gillosa talvolta soslenule di piclre caicari, a forma
ovale quadrdatera reltangolare in larghezza di sci a
vonli palmi in allezza di otio, che d' acque ripiene
vi s' immerge il canape ad operarne la macerazione.
La lunga infusioiie di questo vegelale uell' acqua
esposlo al sole coccnle di luglio in Sicilia che hol-
leiile la liene, delermina la putrefazione, 1' acqua in-
verdisce, infracida, ed esala come puzzolenlissimo
averano cllliivi iufami, che per graade eslensione
r aere insalubre rendono.
Aggiungi a cio che niolli individui sfanno im-
mersi della persona fiuo al lurace ed al cello in
224
quella pulrida acqua, a sorvegliare la raacerazione, e
pero facilmenle assorbono quelle esalazioni peslifere ;
il numero grande di tali pozze che nel solo terrilorio
di Fiancot'onle sooo ollre cenlo, geaeralizza l' impre-
goameiito miqsmalico dell' almosfera in agoslo e meta
di sellembre.
La palude arlificiale risaia e assai piii nociva di
quella predescrilta, ed esala miasmi piu oumerosi e
virulenli appo noi.
Gli ellluvii paludici in Sicilia si emanano con
piu inleD^ila e con graade pericolo neile paludi
d' acqua salsa, vengono poi in ordine decrescente le
paludi bagnale, i lagumi accidenlali, le prode delle
riviere che diseccano, le lerre recenlemciUe rimosse,
e delle arlificiali e mollo nociva la palude risaia, quella
che viene dal collivaraenlo del canape, e il macero
dei lini e del canape, massiine quando si fa in acqua
stagnanle.
ESALAZIONE DEL MIASMA PALUDICO
'■■'i
In Sicilia il principio d' insalubrila almosferica
comincia nel giugoo, avanza in luglio, locca I' apogeo
air agoslo al sellembre dell' anno, in otlobrt^ in iio-
vembre grado grado minuisce, e si eslingue colle copio-
se acque cadule dal ciido che I' almosfera purificuno.
Dal gennaio al maggio corre appo noi il periodo di
Salubrita, ma non e raro che negli anni ove 1' acqua
piovana e poca e lardiva, i' cffluvio conlinui a lullo
il dicerabre, mcse nei campi salivi sempro malsano
per la nuova esalazione che viene dal primu vangare
le terre che si collivano ; e nclla primavera ove il
sole solleva mollo la temperalura per varii gioroi
223
puo svilupparsi in poca quaiilila perclie il calore
concorre alio sviluppo del miasma Ji troppo.
E r autunnale e piii malsana dell'esliva stagione
riguardo al grado d' evoluzion del miasma, per
!o calore che ha perduralo piu a lungo, e perche
le paludi meno acque conlengono, e la beliella piu
discoperia sviUippa agevolmeute gli efiliivij ; arro-
gi a cio la maggior quaiilila delle malerie ve-
gelali in isfacimenio, la morle d' un certo numero
di piante aqualiche annuali, arrivale al termine di
loro esislenza, e si avra la ragione della grande
frequenza delle malallie paludiche; e quando la slagione
auluunale prolrae calorosa umida, con poche acque
sino al dicemhre, la malallia limnemica si presenta
a forme scurissime e si generalizza a modo endemo-
epidemico.
L' anno mdle ottoccnlo cinquantadue dal maggio
al dicembre si presenlo assai caloroso iu Sicilia,
I' ollobrc il novcinbre il dicembre rurono non piovosi
ma umidi e calorosi abbaslanza. Pero la produziona
del miasma fu copiosa, conlinuo sino alia fine dell' an«
no, c inlossico Talmosfera non per quattro mesi come
succode regolarmeiite, ma per olio mesi conlinui ;
quesla causa cosi liinga e iiilcnsiva, fu 1' elemenlo
genelico di malallie limnemiche numerosissime, a
forme scure, coraplesse, a lipo conlinuo, remillente,
iotermiltente, che raoslrarono un dominio endemo-
epidemico, aila'icando anche i paesi d' aere puro di
livello elevaln per 1' influsso del venli.
Gli efHuvii paludici agiscono sopratullo con forte
energia dal tramonlo alia nuova levala del sole, per-
ciocche dalla sera al maltino, il raffreddamenlo del-
r almosfera lascia precipitate i vapori le nebbie le
rugiade, e io dissoluziooe nell' acqua gli eflluvii, e
^4
226
1' uomo riceve con facilila il pessimo elennenlo mor-
boso; e la sera tiene influsso assai Irisle perche piu
direllamente parlecipa della nuova formazione dei
miasmi del giorno.
TRASPORTO DEL MIASMA PALUDICO
Quando lo sviluppo del miasma avviene in
atmosfera tranqiiilla, valulasi cinquecenlo raelri cubi
il diamelro verlicale, trecenlo il raggio orizzoiilale
deila sfera nella quale propagasi ; e 1' unmobilila
aerea favorisce 1' azioii di esso nel iuogo slesso ove
sviluppasi, come si osserva nelle maremrae delle
valli, 0 in quelle circuile d' allure.
I venli pero sooo quelli che deltTtniaauo il
cammio dei raiasmi, ed esercilano una possenle
i^fluen^a sulla produzione degli accideiili paludici
Irasporlandoli a positive dislaoze. Cosi si osservan
sovenli delle localila lonlane del focoiare maroso, ma
sollo la direzione di venli abituali che vi passano
sopra pria d' arrivare a quel Iuogo, sviluppare la
febbre d' un mode aacbe epidemico, raenlre nelle
allre direzioni ove 1' atmosfera non e agitata per
nulla, r aria non viziasi affatlo ; e 1' iiiterposizione
alia correnle ventosa d' uu muro, d' un moole, d' un
bosco, diviene preservalrice dell' influsso cattivo.
L' insigne Lancisi ripetea 1' insalubrita di Roma al
laglio di eslesissimi boscbi ; Varrooe assicura aver
Oieliorato Corfu da peraiciose gravissime ordinnndo
la cbiusura delle finestre cbe guardavano I' auslro, e
aprendo quelle che miravano I'aquilone; ed Empedocla
liberava Agrigento del miasma paludico cbiudendo le
gole dei moali per le quali iulroduceasi un vento
insalubre.
227
La Irasporlabilita dell' elfluvio a positive dislanze
sulle all del venti e comune in Sicilia, e sono i«
correnii aeree che daniio ragione dell' esislonza di
queste infermila in luoghi ove non svolgi'si il miasma
per nulla, molli paesi isolani lii aere huono debbono
alle inlluenze venlose I' essere saellati di\\ tossioo,
e viceversa alquauli abilali vioini ad acque slagnanli,
ripctono la salubrila dai dominii di ua vento
conlrario .
Cos! i paesi locati sul ."Vlongibello orientale
Macchia S. Giovanni Mascali Nuoziala S, Alfio Zaffa-
rano IVIilo, seb!)ene elevati sul mare vengono tribolali
da! miasma per i venli regolan di levanle che sofBano
nella stngione I'Slivo-aulunnale cbe emanasi dalle
paludi auzini e di molle allre ehe Irovansi viciuo la
spiaggia del marp; Aci S. Filippo Aci Catena S. Anna
Aci 6. Anlonio solto il dominio dello slesso levanle
Delia calorosa stagione respirano il lossico paluslr*
die emanasi al (lapo dei molioi dalla macerazione
dei liai e del canapo ; gli abilali dell' Etna occiden-
lale Palerno Licodia Biancavilla Aderno ricevono sulle
ali vflniose del sud' ovesl. gli effluvii delle acque
slagnanli arliQciali dei campi vioini , e delle lacuae
raelinose del fiume Sinit'lo.
Gaslelbuono edificato alia base delle Madonie
fosse di aere medio, se non slasse sollo gli spiri
del venlo nord ovesl detlo Puia, venlo che spira
dal giiigno al sell( inbre, e passando i boscbi delle
Madonie pieiii di acque palustri del priocipio deleterico
caricasi, e produce il morbo limnemico; gli abilanli
fuggono i rinfroschi di quell' inlossicalo venlicello, si
chiudono in casa pria d' asserare, e temono di dor-
iiiire la notte all' acre libero.
Ohiaramoule posalo sopra una elevata giogaia
228
di aere buooo solto sofiii del oord* ovest sud' ovest,
cbe spirano salurati di eiSuvii, preseota varie forme
del morbo iimueoiico ; Bulera fra Riesi e Mazzarino
sopra una coUina, di suolo asciullo, di aere medio,
travagliasi delle febbri paludicbe per essere dominalo
dair ovest, cbe empiesi di rei miasmi sul iiume Suveri
pieoo di raolte lacuna.
Biscari d' aere grosso non buono circuito di
rilievi, solto i soffii dell' ovest infestasi piO di aere
reo, e le malaltie perniciose moltiplicaoo, e Garlenlini
sebbeoe duecenlo piedi elevato, sotto il veiito nord
«st riceve i' influsso miasmatico del paotano, o per
il vento ovest molestasi delle nocive influeuze del
Lago beviere.
Francofonle sopra un' allura coglnillo e trava«
gliato air agosto al settembre dal miasma cbe in
copia emanasi dall'esteso macero del canape e lino,
cbe per i venti in quell' abilalo trasporlasi ; il paesello
Priolo Gargallo solto lo spiro ventoso dell' est sud est
viene iofestalo dall' intossicazione cbe svolgesi dal-
r infracidiare dell' alga lungo le rive del mare di
Agosta, dalle saline ivi esistenti, e dalle paludi di<
verse , Melilli sebbene sopra una giogaia posalo ,
a distanza maggiore, ne viene iofestalo lalvolta negli
anni ove lo sviluppo del miasma e piu copioso, e la
nostra Catania sibbene oei due quarlieri delli I'Angelo
Custode e S. Gnstofalo merce I' iofluenza dei venti
ricevea nei calori estivali malefici iuflussi dallo sla-
gno Biscari, quarlieri cbe ad evilarne i tristissimi
efTetti venner disabitati in parte ; ed all' inconlro
quaotuque essa fosse molto vicina a ponente a delle
acque stagnanti e saluberrima percbe dominata
dal giugno all' ottobre dall' est cbe spira in direzione
coulraria, e Siracusa sebbeoe propinqua di troppo
229
all'occaso, alia pahide Siraca, alia Lisimelia, all'Anapo,
per essere signortggiala da opposla correnle venlosa
e immune dal pravo miasma, che da quelle acque
srapyra.
CO VAZIONE
DEL MIASMA PALUDICO
Inlanto se uno sladio di latenza esisle per molle
egriludini durante il qiiale I' organismo vivenle con-
serva I' alliludine a produrre una maiallia dopo avere
ricevulo V influenza del modificalore specifico che la
cagiooa, se un tempo di latenza si osserva per la
siClide, per lo vajuolo, per la tifoide, per la rabbia, che
flungasi fin ollre un anno, uu periodo di covazione
esisle sibbene per le febbri paludiche, ed ecco come
io diceva in una memoria lella all' Accademia nel
Dovembre del mille otloceuto quarantuao, e nei suoi
atli stampala (1) .
I ragionari vertendo all' aslruso argomenlo delia
covazioii degli effluvii ni-gli umani organismi avrerso
Moufalcon che la discrede, e Boisseau seguace di pre-
disposizione iucoticcpibile che per causa occasionale
realizza lo sviluppo delia piressia periodica, io inclino
alia sua ammissione, che fatli nuinerosi beu osservati
in uu quindecenne mi palesarono lo sviluppo delia
febbre iulermillente, al primo mese al sesto financo,
dacche si ndussero dall' almosfera di padule ; ne
quesla da viceude meleoriche polea cagionarsi, o da
allri fisiologici agcnli, che di soveule succedera
Qolare le perniciuse aculissime di origioe quasi
(1) AUi Accademici vol. 18.
230
sempre mofelica e da cotali snfFrirsi dimorali sotio
wiasmalico cielo laddore non affliggevano gli abita-
tori di aere piiro.
E qui ofTresi il deslro di sporre un osservazione
peregrina come inleressaole spesso notala nel mio
esercizio clinico, che il passaggio delle regioai a
miasma a luogo salubre, e movenle alia geoesi
delle periodiche e delle pernicio'^p soventi.
Un assidiii ricerca dimosliavami sempre che
i villici staiiziaiili ntdle terre marose con incessanza
e che nelle dimore m quel mefilhrno diuiezianno di
uno immuni serbavansi di raalattie periodiche, al re-
dire in patria di aere sano se ne afiligevano losto,
Gil abilanti di Nicolosi, Slellaragona, Belpasso,
Mascalucia, Gravioa, Pedara, Trecastagiu, Via^rande,
ZafTarana, Mile e di molli allri villaggi dell' Etna da
duecenlo a tre mila piedi sul mare elevati che i
campi collivano, di Lenlini, Catania, Caltagirone,
Palerno, Belpasso fresca valeludine moslran sovenli
in quelle infetle almosfere, e ammalano d' inftTinila
periodiche lasciar.do ia malsHnia di quei siti, e rim-
palriando all' aere puro. E questa osservazione co-
gliesi ancora in roolle allre regioni dell' isola rhe
nei miei viiign;! meiiici faceamisi nolare srli abilanli
di Buccheri, ('hiaramonle, AJdone di purissimo
aere qunndo porlansi a collivare i campi salivl
che slaiiiio oei luoghi bassi inframezzali di acque
stagnanti spesso presenlano la febbre periodica tor-
naiido al luogo nalaie colanlo salubre, meutre durano
di buona valetuduie sollo quel ciel maremmano. E
rilevavasi pure il passaggio ad aria buona non svi-
luppare la malallia periodica, laddove da esso ad
un allro salubre d' aere oUimo recandosi sul venlilalo
culmioe dei monti sedenle quanlunque fosse corso
231
gran tempo da cbe lascio il cielo di padule maoi-
festarsi la malatlia inlermiUente.
VIIIULENZI
DEL MIASMA PALUOICO SICILIANO
II miasma paludico isolaiio e copioso virulcnlo
e la sua azio le lossica e perniciosa sull' organismo
deir uom di Sicilia. La ialitudine deli' isola che
marca il Irenlasellesimo grado, la sua climatologia
che la fa apparlenere al seslo clima aslrunoinico, le
slagioni estivo-aulunuali assai calurose, la cosli-
luziooe argillosa io piii di lerza parte, il venire
irrigata di molli fiumi, I' essere un isola agricola al
tutlo, e pieiia di coltivazioui umide di frumenlo di
cotone di risi, la vegetazione attiva delle piante
aquatiche nocive ricche in succhi vegelali, e la sua
viciuila all' Africa da cui disia venliciDque leghe,
sono tante condizioni favorevoli a determinare uua
pulrefazione grande delle sostanze vegeto-animali, che
danoo ragione della virulenza del siciliano miasma.
Gosi si osservn presso noi che il dormire una
notte in una regione paluslre, put) sviluppare la ma-
latlia limnemica, il dormirvi poche ore anche di
gioroo, e ancora i! solo passaggio senza posarvi uu
inomento, e per tale breve dimora sviluppansi spesso
le forme piu perniciose del morbo, che al secondo o
al terzo parosismo resecan la vita, e lalvolla viene
pure la forma dialesica, la febbre cronica recidiva,
la splenopazia.
NATUBA DBL MIASMA PALUOICO
Columella Pulladius Vitruvio Kircher Lange
232
Linneo Lancisi, e fra i moderni Raspail, opinavano i
miasmi costilnirsi di miriadi d' inselli piccinlissimi
invisibili, che inlrodolli Del polmone per I' ispirazione
casionavano malallie numerose. I Paracelsisti e Ra-
mazzmi sosleneano gli ellluvii provenire da vapuri
sulfurosi-salini.
Aliri hanno falto consistere gli efiluvii ia dei
gas conosciuli e ben delerminali, che si sviluppauo
dalle acque stagnant! ; quesli gas raccolli e analizzali
da Vollaslon li ha irovato costituili d' idrogeoe prolo-
carbonalo, mescolylo a quallordici centesimi d' azolo,
e una quantiia piccioia ma variabile d'acido carbonico,
d' acido sulfoidrico, e delle traccie d' idrogene fo-
sforato.
Moll! ammisero nell' atmosFera delie paiudi una
materia organica parlicolare che coslituisce precisa-
menle gli eflluvii. La condensazione dell' umidila
contenula nell' almosfera delle paiudi, operata meree
degli apparecchi refrigeranii, ha falto raccogliere una
certa quanlita di questa rugiada che si e trovala
facilmenle pulrescibile. Gaspaiin dopo avere raccollo
una certa quantiia di queslo vapore condeosato, ne
friziono dei moiitoni e glielo diede a here, e vide
svilupparsi la malallia chiamala idroemia. Moscali di
Milano condenso le emanazioni delle risaie I'acqua
condensala dava una materia fioccosa pulrescibile di
odore cadaverico, Bousingaull Irovava nell' acre dei
piani paludosi d' America delle raaterie organiche
che i' acido solfurico carbonizzava.
Ma eccoci aH'opinione del Dr. Melier la piu veri-
simile nello state alluale, sviluppata nella sua memoria
sulle paiudi iaserita oegli alti dell'Accademia di medicina
233
di Parigi (1) , un falto che non puo non ammellersi e
I'esisleiiza li' una materia organica d' un clemenlo azo-
lato, che si forma per la macerazioiie ilci nuiiierosi
avanzi dei regni animale e vegt-lalo iii uii acqua
Slagnanle e risc<il(lal;i. E quesla maleria orgaoica e da-
perlutlo, e ollre deil' acqua slagnanle esisle alia su-
perficie del suolo umido grasso, framezzo queslo
slralo vegelale che 1' aulunno sparge sui campi, ed
esisle neli' almosfera sibbene.
Le reazioni chimiuhe avvengono ancora in allri
corpi, e in quesla masse di maleria solfala che for-
maiio r ossaine dei monti, cbe in picciuli avanzi
utille valli si spargono ; queste soslanze saline si
osservuiK) ovunque, fanno parie della nalura inorgani-
ca, e deir organica, e si presenlano alio slalo di
dissoluziono nelle acque piu limpide come nelle piu
raeimose, nelle sorgeiili pure, come nelle acque del
maro.
Sollo r iufluenza del calore dell' umidila e delle
circoslanze inerenti alle regioni paludiche s' opera
fra la maleria organica e i solfali, ua fenomeno messo
in luce da Chevrcul (2) , che spiega la formazione delle
acque minerali solforose accidental!, e che si possooo
coslalare in lulli i luoghi colpiti d' insalubrita, consiste
questo nel cangiamenlo dei solfali di calce poco solubili
nell'ucqua, in sulfuri solubili, per la combinazione dell'os-
sigeaecolla maleria azotala,sonquesl! sulfuri che peoe-
Irano nell'acre, e sembraao farle coDlrarre delle condiziooi
(1) Hemoires de I' Accademie de midicioe. Paris 1847
t. XVIll p. 6U e suir.
(2) ComuDicatioDs ac*d«miqM>.
45
23*
nocive all' organisrao ; la loro esistenza noa puo non
apimellersi ; ove vi staniio marerame, venendo quesli
materiali al coatatlo io slose reazioni si operaoo.
Jj' odoralo si conosciulo d' uuva pulrefalle, che nei
terreni argillosi sviluppasi, nfgli slagui nelie maremme
basla a lissare la presenza dell' idrogene solforato.
Si puo couchiuder da cio che e I' idrogene
solforato che assorbilo nella sua miscela coll' aere
per le vie cutanee e respiralive, coslituisce il veleno
dirollo che colpisce 1' orgaaismo, e sia la causa vera
della perlurbazione, che ha del caralteri si precisi ;
qui h' iiialza il limile innaozi 11 quale s' arresla I' in-
vestigazione dirella, la chimica non va piij luiigi,
es>ii giuiigera forse a scoprire se nuove modiGcazioui
producoiisi nella soslanza, durante il coiilalto del*
i' aria, se que»lo corpo la cui esistenza e provala
non subisce un' allra trasft)rmazione avanli di subirne
un ultima, forse allorche deposto sui lessuli ai fluidi
viveoti si mcsonia e diviene agenle d' intossicazione.
Se le scienze fisiche non cessano di camminare in
quesla via di delicate ricerche, che ci hanno falto
eonoscere una parte del raondo misterioso degl' in-
Onilamente piccoli, bisogna crederci in possesso di
un principio di verita, che conliene in germe la verila
tulla intera.
CABATTERI DEL MIASMA
PALUDICO SICILIANO
Finche la fisica e la chimica dimoslrcranno
V essenza, e fisseranno i caralteri del miasma palu-
dico, credo utile delineare alcune dislinlivc di tale
modiflcalore spcciflco dedotle dagli elTetti luorbosi
che suir organismo produce.
233
e quesle sono in certo modo la somma di tulle le
Venta di fallo che si trovano consegnale iiella descri-
zione di csso.
II miasma paiudico esala in Siolia d;)l giugiid
all' ottobre. Ksala in novemhre in dicenibre in gennaio
alia prima aralura dei campi, delta dai coloni isohini,
spaccatnra dclle lerre, ove ii miasma formiilo nella
slagione eslivo-aiitunnale si cumula. Esala in di-
cembre in gonnaio in febbraio quando alia slagione
estivo-aulunnale calorosissima umida con poche acqne,
siegne un iiivi;rno tiepido secco. Esala in maggio se
il calore e mollo elevalo. Esala piu virulento all'agoslo
e al sellombic dell' anno.
Allossica negli anni di lemperalufa media pres-
socche iin lerzo dei eoloni indigeni del cielo paiudico,
la parte tnaggiore degli agricoii di palria salubre,
due lerzi di liitli i coloni negli anni di leinperalura
massima. Altossica ua iiidividuo esotico donnendo
una nolle, un giorno, o passando solamenle dalla
regione paludica. Allossica quasi lutli i fanciulli indigeni
e gli esolici che vanno ad accliraarsi cola. Modera
i suoi effelli nocivi sugl' individui abiluali a riceverne
r imprcssione seguitamenle. Si trasporla coi venti a
graadi dislanze, a positive alliludini, e rende insa-
lubri gli abilali di aero buoao. Mostra una covazione
varia da un giorno a sei mesi. Produce la malatlia
paludica a doinioio endemo-epidemico, quando la sud
esalazione protrao ollre il quiolo o i] setlimo mese.
UODIFICATORI IGIENiei
Ma se il miasma paiudico da la ragione suffi-
cieolo dclia produziooe del morbo limnemico, taluoi
236
modificalori igienici influiscono a crescerne o a see*
mariie 1' azione malefica, come elemenli eliologici di
seconda calegoria concorrono a sviluppare il malore,
ed essi debbooo essere studiati abbaslauza in Sicilia.
MODIFIGATOBI ATMOSFEBICI
La leroperaliira elevala rende maggiore I'esalazioQ
del miasma, e piu nociva.la sua azione sull' uomo.
La slate l' aulunno assai calorosi in Sicilia e piu
nella Sicilia meridionaie agevolano la decomposizion
vegelale, mellono a scoperlo la bellella, facendo
evaporare I' acqiia, e gli effluvii si esalano in copia
piu virulenti, si spandono facilmente nell' aere,
originano numerose niulaltie paludaii, e I' insoia-
zione ordinaria al colono siciliano coadjuva lo svi-
luppo del morbo.
La umidita modiQcalore potenle delle funzioni
deir inlero organisrao unila al calore elevalo forma
un agenle complesso che soprammodo iniluisce al-
1' azioae del miasma isolano.
E oltrecche il caldo-umido o meglio I' aria
calda-umida dei paesi e delle regioni insaiubri trina-
crie, e il veicolo del principio maroso per il vapore
cbe serba, determina sull' organismo bcnsi un in>
fluenza debililante, proslra le elaborazioni chimo-
chiliifere, la circolazione deprime, la emalosi, I' in-
fluenza cerebro-raidollo-ganglionare, 1' evacuazione
sudorale minuisce, 1' assimilazionc laoguisce, e la
polenza organica alTralita doq moslraodo la Deces-
237
saria resislenza vilale a moderare 1' azione palustre
I' inlossicazione del sangue diviene grande e svilup-
pasi il niorbo limnemico.
II Ifi-'ddo uinido (! gl' improvvisi squilibrii d' un
elevala ad una bassa lemperalura in ui) alniosfera
rea, sviluppano la nialallia paludale sospendendo
la I'uiizioiie delia pelle, die lasciando libcro il
corso ai travaglio depuralore la salule equilibre Iral-
liene, ma 1' eliininazione impedendone la malatlia
marosa si origiiia ; e pero cbe I' agricollore deila
moiilagiia sceso alia regione malsana vi gode lal
fiala mediocre salute, menire saiendo il inonlagnoso
paese sollo il soffio di venlo fceddo, o dell' acqua, a
corpo riscaldato aniva nella sua palria salubre , e
iuferma di febbre perniciosa gravissinia, di cbe la
cagione efficiente e il miasuia, e il freddo I' umidore
la sopprossion sudorale le cause del ■rminanli.
iVIa il passaggio dell' agricola di Sicilia, dal-
r almosfera malsana alia purissima dei villaggi al-
pini, piena di luce di elellrico, e grande cagione
a svduppare la febbre perniciosa, cbe manifesta una
fenomenia scura complessa, come se 1' azione di quel-
r acre puro, altivando I' ernalosi disponesse i lessuli
a reazioiie Iragrande cbe la fgriludine viene peracula ;
e nell' isola nostra e cagione possenle di febbri per-
niciose morlifere, \] azion del miasma sopra gli abi-
talori alpini di limpido cielo, cbe scendono al piano
0 alia valie insahibre, e cbe rimpatriando respirauo
queir aere sottilc.
II colono di Sicilia dorme noi campi la nolle a
cielo e air aperlo, e respirando que 11' almosfera
impregnala del miasma cbe il raffreddamenlo
238
nollurno lascia precipitare insieme alia rugiada, ove
in dissoluzione forse si sla, facilmenle si salura del
principio lossico, e ne viene loslo colpilo.
MOUIFICATORI BROMATOLOGICr
La cibaria dell' agricola isolano noD e adalla
alia sua professione, trasmodando nelle rurali fa-
tiche, affialila di forze mangia pane grossolano,
e lalvoila pane segalino pieno di loglio, e per Uilto
praiizo cereali senza far uso della carne necessaria
a quulio snervanle lavoro, e a quell' almosfera debi-
lilaule impregnate di lossico ; l' uso della cipolJa e
deir aglio che e abiluale lo vantaggia perche ali-
mento iiultilivo e insieine eccilanle. La sua be-
vanda e impura; dal bisogno pressalo, beve I' acqua
marosa che come I' almosfsra da lui respirata, e
veicolo aacor del miasma, e il vino necessario
tanlo in quei sili insalubri, e alleralo e di poca
valenzia a sorregere la reazione organica necessaria
ad ostare all' azione tossica di cui si ragiooa.
INDIVIDUALITA*
Osservando le condizioni di ordilura che predi-
spongono ii siciliano a risenlire gli effelli tossici
palndici, i raociulli fd i giovani piu allilndine mo-
slrano degli adnlli e doi vecchi, e quelli a teoj-
peramenlo nervoso soiio suscftiibili sovra ogni allro.
Taluoi individui a temperamenlo nervoso pro«
239
ounzialissimo chc ricevono I' inlossicazione paludica
anche per breve dimora, o per solo passaggio d' una
reginno marosa, si Iravagliano di tulle le varie forme
della inalallia liinnemica, e delle febliri perniciose
luassiinamciile, seinpre con grave pericolo, e a brevi
inlervalli ; e vidi io un individuo di iale cosliluzione
abilaloro d' un paese salubre, che avea slanzialo poco
tempo in silo palustre, Iravagliarsi successivamLMile
di Icbbrc perniciosa Cffalalgica, deliranlc, apoplellica,
asinalica, einelica, enleralgica, illero-esanlomalica,
DclViilgica, aigido-diaforetica, e p^r varie feljbri larvale,
e ogiu malore di allro fuiido in queslo individuo
spesso nel corso o sul fine volgersi in febbre per-
niciosa, i-iie non niai aflliggevasi di febbri benigne;
cbc se il miasma era la cniisa effi'ienle del murbo,
il sislema nervoso pr.'ilomma'ile , era la causa
occasionale del snoi rilorni variali frequeiiti.
E parecchi individui abilalori di p lesi a malaria
dopo esscrsi Irovali viciui a granie squilibrio elellrico,
una susccllibiiita prescnlann, che non aveaoo pria
a Iravagliarsi della egritudine.
PROFESSICNB AGBIGOLA
La professione agricola la piii comuiie noil' Isola
che classi diverse comprenJe i collivalori proprie-
larii, i coloni, i risajuoli, gl' immollalori del canape
e lino, i (iUajnoli, i domeslici, i boari, i pastori, i
velturali, gli slerralori, i lagiialegne , i vignajuoli^
e lulli gl' individui deslinali ai Iravagli campeslri,
espone grau parte degl' isolani all' influenza dej
iasma palujico, ed e da essa cbe ripeler si dee
e
m
210
il gran nuinero del mali che afiliggono la nostra
geiile agricola.
E siccome lale professione si eserclta in tulti
i piani abilali dail' Isola, e in quelli d' 'lere reo,
d' aere buoiio d' acre ollimo, cosi la tnulaUia pa-
ludica in tuUi essi e commie. L' abilalore del
riaiti e dell' allipiano di purissimo cit-lii che va
alia regione marosa nel giugoo, e che vi dunora
per mietere e irebbiare le biade, si travaglia laivolla
della febbre in quella dimora, o al nlorno alia pa-
Iria, e inallora ii pussaggio dell' almosfera inalsaiia
alia slazione elevala spesso sviluppa pernieiosa la
febbre, o si iravaglia di febbri beiiigne che recidive
si fanno; quello che slaiizia nella regione paluslre
maisempre, si travaglia della febbre c della dialesi
marosa.
Meta quasi degli abitanli di Sicilia indossano la
proFessione agricola, e un terzo a un di presso dei
campi isolaiii sono ad almosfera insalubre, ammelleiido
che un terzo e anche un quarto ne amniorba, rilevasi
chiaro quanto e grande il niimero degl' indiviJui che
ogni anno egrola di quesla infermita, e quelli che dal-
r aere pure dal inonle scendono per la prima volla
al cielo insalubre, ti;lli a un dipresso ammalano del-
1' infermita miasraalica.
A conchiudere adunque sull'Etiologia della ma-
laltia limnemica, il miasma paludico e il modificatore
speciQco che da la ragione sufEciente della produ-
zione del morbo, e i modificatori igienici sono fallori
di seconda categoria, che sempre agiscono insieme
air elemento miasmatico, era concorrendo ad udo
sviluppo maggiore del lossico paludico, ora dispo-
nendo I' organismo a risentiroe 1' azione nociva viep-
241
pill, ora delefmlnando lo sviluppo del morbo, e f**
cendola da cause occasionali.
OIAGNOSTICO
DBLLA MALATTIA LIHNBMICA
A fornire il diagnoslico differeozJale della raalaltfa
• della febbre limnemica, oltre il priacipio per sense
di freddo, coesislenle con vomito con sincopi con
lipolimie, e con qiialunque dislurbo di grado letale,
e la S(i!i rcmissione per diaforesi, ollre la legge
parosistica del ntorni aaticipanli, uno dei dati di-
slinli e la conosceiiza della causa cbe produce il
malore, e la costiluzion dominanle, quando I' egroto
dimora in un paese d' aere puro ; e se abita in re-
gione insalubre bisogna fissare se succede la febbre
neila slagione calo'-osa, e durante il regno epidemico
dei morbi paludali.
Le febbri perniciose in Sicilia riveslono delle
forrae cosi variate iosidiose complesse, cbe raalagevole
torna farne un sicuro diagnoslico ; quanto e difBcile
diirerenziare la febbre perniciosa paludica a tipo con-
linuo della vera liloide ? quanlo e difficile diagnosti-
care la febbre perniciosa presso i neonati lattanti ?
finche la sinlomatologia non ci fornisee i veri caratleri
delle febbri paludiche scure per diiTerenziarle dalle noa
paludiche, bisogna orientarci pure coi dati che la Elio-
logia ci presenla; se la febbre perniciosa ad espressione
scura complessa trae la genesi d' un elemento palu-
dico , dove nella slagione estiva aulunnale si osser-
va, e la costiluzione eDdemo>epideinica domina io
46
242
onla delle forme insidiosc del morbo. delta mancanza
dei ritorni parosistici, del tipo continuo, si diagao-
gtica il male per febbre miasmatica, si ministra
il chinaceo, che agendo per aziooe specifica, sopra il
fondo specifico, prodollo da causa specifica ancora,
opera da eroico farmaco, e cosliluisce in ogni caso
Dovello, come dalla sua prima scoperta, uno dei piii
grandi trioofi delta nostra sublime scienza.
Cessi adunque la insufficieDte direzione terapeulica
per il ctinico positivista cbe viene solo dalia forma e dal
tipo, sia scorta bensi la ricerca delta causa e la sua
conoscenza, che viene dalla piii alia filosofia medica,
e la ctinica delle febbri paludiche di Sicilia sara felica
e pill utile, campaodo da morte moiti individui cbe
la febbre perniciosa a tipo continuo uccide; dappoic-
che coDoscere la oatura dei morbi significa conoscere
la loro causa, e essa T elemento primordidle che li
regge li decide li caratlerizza, ed e essa 1' ele-
mento a preferimeoto che regola e dee regolare la
terapeutica.
-1 ;';(:■■ ■ ■ ' •
■!i'/U^..j fi ' PROGNOSTICO ' ■'■^'■■^
DELLA UALATTIA LIMNEUICA
i ih' . 'I'i 'I ' •- ■ "■■">
La malattia cbe io Sicilia cagiona la maggiore
morlaliia e la paludica ; la perniciosa, e piu la perni-
ciosa algida, la sincopale, la colerica, la comatosa,
reseca la vita alio stato acuto in brevissimi giorni, nelle
campagoe e nei paesi a preferimento, ove la me-
dicioa Doa si cooosce di molto, 1' eodemia crooica
'u .•'■•'iCV'-'V ;■ : ' ■ ;.;i')' .!.;••? •!!!•■:'' ,■ ■ ■ . •' *
243
6 la dJaltisi paluiiica uccido leolameote cagionando
la febbre recidiva, la splenopazia, I' emorragia, 1' idro-
pisla, il marasmo , la cachessia ; e delrrioraiido gli
organisini cotanlu procrea figli dcgnierali che ser-
bano iii)a predisposizione alia scrofula , alia rachili-
de, alia ficnia.
Cosi r influenza paliidica esercila ua' aziooe
fatale, uii' oalacolo repressive suH' accrescimenlo dei
popoli, e il risultatu deila sua persislenza ia una
localita determinala e lo scemamealo della sua po-
polazione specifica.
TBKAPCUriCA DELLA UALATTIA LIUISBIIICA
II Irallameiitu della febbre paludale di Sicilia
e il traltainenlo specifioo dirello alt' elemealo mia<
smalico , che produce il fondo morboso speciGco ,
IrallaiTiculo die se non si meKe ionaozi rapida-
meiile la malaltia si eslolle gigaote a minacciare
la vita ; il cbinaceo dee mioistrarsi tosto losto ,
e a graa do3e nelle febbri peroiciose, e nel lipo re-
miltente e continuo dee usarsi coo tuUa la febbre ;
che se nelle malattie periodiche miti, ia quelle ve-
nule da modificatnri igienici nelle nevralgie , nelle
nevrosi, nell'cinorragie, e ragionevole dare il chioi-
00 negriiiUrvalli del pirosisrao, e quando randamen-
lo inlermittrtote parosislico coQ03cesi chiaro, perche ii
fannaci) u.^asi come un antiperiodico, aelle malattie
paludali ecu diatesi speciQca, prodotte dal miasma il
chinaceo che si da come speciGco, e che costituisce
la raedicazione del fondo del morbo, puo usarsi con
tatta la febbre, perche sebbeoe la sua azioae e mi-
steriosa ed arcaoa, si cooosce pero che fuga il ma-
lore ailaccaado la causa da cbe esse proraaoa.
2U
E di vero quanfo sono infiDi'te 1' espressiooi
siDtomaticbe, e i tipi delta malattia paludica ? essa
preseota le piii grandi scene della patologia, si ma-
DiTesta sotlo lulle le forme raorbose, polrebbe dirsi
la sindrome di lutte le malatlie dell' uomo , « come
un proteo si inostra sotlo forma piressica , e di pi-
ressia angioteoica, gastrica, biliosa, mucosa, catarrale,
atassica, adinamica, pulrida, sotlo la immagioe ipe-
remica, emorragica, ipercrioica, nevralgica, iperslenica,
iposlenica; ogni turbamento morboso puo sorgere a
costituire la peroiciosita del malore , assume il tipo
conlJDuo il remittenle e tutle le varieta dell' inter-
mittenle , e tultavia percbe la malallia si cosliluisce
dello stesso fondo specifico, venule d'una causa spe-
cifica , cede mai sempre al farmaco stesso , pcrche
Delia sua azione e specifico ancora.
La dose del cbinaceo minislrata nelle perniciose
in Sicilia, e di sessanla acini, e Dei casi di vioienta
pernicie a tipo continuo, arriva anche a ceato, ed e
da notarsi cbe 1' irritazioae gastro-enterica sovenli
alia peroiciosa legala dod esser d' oslacolo all' uso
del farmaco, cbe torua giovavole seoza crescere I' ir-
ritazione morbosa.
La medicazione ausiliaria della febbre paludica
o la iDedicazioDe della forma, varia secoado le ma-
nifestazioni sinlomaliche cbe essa preseota, quaado
si osserva la sofTereoza biliosa e la gastrica bilio-
sa, che e la piu frequeate appo noi, la medicaziooe
vomiliva e la purgativa , tornano utili a sgombrare
le vie digestorie degl' imbarazzi biliosi fecal i, cbe
agevolano Iroppo 1' azion del cbinaceo, e prcservano
in parte delle recidive del morbo, e questa medicazio-
ne cbe io cbiamerei ancor radicale, dee sempre impie-
garsi, ed e utilissima percbe elimina la causa deleterica
215
che produce il morbo , e depura il sangue alterato.
La sofferenza angiolenica vuole il salasso mode*
rato, quando la individualila deli' egrolo ticne una
cosliluzione robusla, un temperamenlo sangnigno, e
i sanguisugi se una iocalizzazione fleinmasica si e
stabilita; dove pero il dominio endemo-epidemico o$-
servasi bisogna essere moderato nei salassi ancor-
cbe sono indicati.
La maaifeslaziene nervosa esige la medicazione
stupefacienle, e Tuso del bagno quando la sua mo-
dalita palologica e rcazionaria, sia iperstesica nevral-
gica 0 convulsionaria, vuole la medicazione eccitan*
te e difFusiva se la modalita morbosa e aslenica ,
e r ipoiiervia osservasi al sislema cerebro-spinale e
al ganglionare, e che oltre la proslrazioiie dell'azioa
muscolare annienla la circolazione, !a calorificazione
e r orgaiiismo periciila per mancanza di reazione.
La medicazione della forma diatesica e delle
sue varieta noa c nello stato attuale della scienza
ben formulala, lull^.via essa dee esser complessa coma
diversi sono gli stali morbosi del sangue da cui di«
pende, e si origina ; cosi la diminuzione di propor*
xione dell' albumina che produce I' idropisia, si rae-
dica colla china e la cibaria tonica ; la diminuzione
della fibrina che origina I' emorragie multiple , co-
gli acidi vegetali , colla china , cogli alimenti re-
slauranli ; la diminuzione di proporzione dei glo-
Luli vuole i ferruginosi e un igiene forliGcante ; e
la splenopazia anlica , la febbre recidiva la caches-
&ia cbe risuUano da quesle alterazioni complesse ,
le medicazioni csposte riuoile fra loro ; e se lo
slato di anemia e delle forze nervose lo permet-
le , e utile I' uso degli evacuanli secondo il metodo
di Durand de Lunel, a prefereoza nelle febbri reci-
246
dive oslinate ad elimioare il principio morboso pa-
ludico; ma quando la forma diatesica e costituita ai
farmaci predelli bisogoa riunire la medicazione igie-
oica, le influenza d' un aere sano, lasciare il cielo
paluslre , onde ollenere la bramala salute, e vincere
questo slato di cronicita, di cacbessia perlinace, cbe
leatameote conduce 1' iofermo al sepolcro.
PROFILASsiA IGIENICA
La profilas^ia igienica dell'agricola delle regio-
ni marose di Sicilia ptT oslare in alcuD modo al-
r azione delle cause insaiubri cosi peroiciose in quei
luoghi. sarfbbe di dormire la nolle nelle case e non
ail' aere aperlo, e quesle debbono coslruirsi nelle al-
lure di quella regione , e nou nei luoghi bassi , di
usare una cibaria lonica, una bevanda saiia e slirao-
lanle ; di mellersi alia falica dopoche it sole si e
sollevalo suir orizzonle, di essere lemperanli e conli-
nenli che la sobriela e il primo precello igienico
deir uomo delle paiudi.
COSTI TUZIOiSE ENDKMICA
... : DELLA MALATTIA LIUNEUIGA DI SICILIA
L' osservazione dei falli delle malatlie paludiche
deir isola, ci purta a staluira tre cosliluzioni distinte
considerate sotlo il riguardo delta loro altivila tossica,
dipendenli dal grado d' intensita del miasma, una
cosliluzioae massima, una minima, una media.
La coliluzione massima ha per divisa palogno-
monica di serbare una potenza eliologica intensa
posseule, che agisce taatosto, e i suoi efTtilti paloio-
2M
gici sono infallibili senza il concorso d' altri modi-
ficatori igienici, che I' organismo squilibrano , come
i modificalori bromalologici che ori^inano la io.lige-
stione, o gli almosferici che producooo la soppres-
sione delle cvacuazioni sudoral!.
Questa costituzione in Sicilia si osserva tiel-
1' estiva e nell' aulunnale Blagione, quaodo la lem-
peralura salisce elevali livelli , e dove i' umidore
atmosferico esubera, e siede il poslo geografico dei
lerreni insalubri umidi bassi, delie paludi, delle
acque slagnanli nalorali ed arllGciali. Cosi dicendo
del noslro conlorno si osserva al panlano, al biviere,
agli auzini, al lago di cotonp, neile risaie, nelle lagu-
ne arliflciali, che la farmo da maceratoi del lino e del
canape; e dolle allrc regioni dell' isola si osserva pres-
so i panlani di Spaccaforno e Terranova , presso i
panlanelli di Siracusa , il Gurgo di Carcaci , presso
Lercara e le paludi di Valleliinga Colomba, e quesli
sili sono la vera patria delle malallie miasmalicbe
di Sicilia e della posiliva infezione paiudica.
La cosliluzione massiaia manifesta nel genera-
lismo una modalila patologica acuta, la febbre per-
Diciosa assunie tutle le immagini e le semplici e !e
polimorfe, preseiita le varieta le piu numerose, ve-
ste il tipo remittente il conliuuo ancora, e a fugar-
si bisognaoo dosi grandi dello specifico , e taU
volla al terzo al secondo parosismo mortifera fassi
e reseca la vita, ed e questa costituzione che raetle
genesi alle recidive ostinate e al dotninio epidemico.
Ollreccio e gl' immuni e quelli attaccati da
febbre preseotano tulti a uti di presso la forma
diatesica del morbo, e tutle le sue variela, la spleno-
pazia , la febbre cronica recidiva , I' emorragie mu-
liple , le idropisie , la cachessia , trista cagiona dei
248
cronicismi refrattari variatissimi , delle costituzioni
degenerate, delle procreazioni degradale, delle morti
premature, degli abitatori del pessimo cielo palustre.
La coslituzione inioinia e per i suoi caratteri
della precedeute l* inversa ; l' elemeato etiologico
miasma ha una lieve azione, I' iafezione paludica e
mile e a produrre lo stalo morboso vuole il coa-
corso di piu modidcatori igienici. Questa costitur.io-
ne appartiene ai riaiti di Sicilia, alle collide ai tnon-
ti di poca alliludiiie, che in prossimiia ai ceniri ma-
rosi, leiigoDO postura ecceilenle geografica die sono
dominnti da veoli salubri. I miasini che la custitiii>
scono sono co.si pochi e disseminali cbe la loro at-
tivila morbipara si manifesla a lontani intervalli , e
debole breve nulla soveali, e spesso controbilanciala
dalia resistenza fisiologica normale degl' individui ,
dalle inducnze secondarie di temperdtura di ciima,
che soffocano la loro cattiva influenza.
Ija coslituziaiie paludica minima produce pocbe
febbri intermillenli e beuigne anziche peroiciose, ia
forma dialesica raramenle sviluppasi , unquemai la
cachessia raarcmmana , e i suoi trisli effelli mor-
bosi ; presentan soventi questa coslituzione paluJi*
ca , Misterbianoo, Licodia , Biancavilla , G irienlini ,
Francofonle , Feria , Buscemi , Granmichele elevati
sul mare , ariosi abbastaaza , e noD mollo vicini ai
eentri marosi.
La coslituzione media o mista come il suo
nome lo mostra, parlecipa i caratteri dell* una e del-
r allra, e se la localita noD serba focolai d' emana-
zione mefliica gli slanno vicini di troppo.
L' altivila lossica della costituzior)e di cbe si
favella, e mascherala lalenle , per se slessa ageodo
di rare, il coacorso esige di taluoi modificatori igie-
249
Di'ci, dietro i quali si occulta , gli servono come di
velo, e lie crcscono I' allivila la potenza.
Liionde osstTVrisi spesso in un paese a malaria,
e a cusliluziuuc luirila pajudica^ die la malatlia si
sviiuppa dietro uii squilibrio aereo, un muiameDlo
improvviso di temperatura, uo forte passionameoto
morale, una malattia che ha proslralo I' innervaziooe
e la vita , un iasuiBcieiite cibaria , uii indigestiooe ,
un traumatismo, una contusione, una ferita, la cisto-
tomia il cateterismo ripuMulo, i' avulsione d' un denle.
la cosliltizione mista di che si favella liene gli
individui che abitano qiiella regione come situati sotto
r iiiniienza d' un iatossicazione miasmatica imminente
o allu stalo iaieate, che pt^r svilupparsi non attende
che un modificatore igieoico ; cosi la patugeuesia
delta malattia paludica ia lale costituziooe, lieue a
due fattori distinti, un fatlore specifico, i' elemeoto
paludico che produce 1' inlO£sicazione, foado etiologico
essenziale del morbo, e un faltore igieoico che lo
sviluppo produce, e ne e la causa occasionale. Pateroo
Aderno, Carcaci, Lentini, Scordia, Palagonia, Cassa-
ro, Priolo, Villasmundo, Biscari, Francavilla, Calla-
hiano , Moio, e altrettaii, questa costituzione mista
presenlano, ove la malattia si sviiuppa per lo raecca-
Dismo «'tiologico sopradescritto.
L' espressiono generale delle malatlie limnemiche
della costituziooe inisla, s' avvicina alia fisonomia
patologiua della costituzione massima ; vi si osservano
tutle le varieta delle perniciose, i tipi piu oscuri, gli
andaraenti i piu precipitevoli, i piii iosidiosi, le rica-
die perlinaci , tutle le siogole manifestaziooi della
forma dialesica, le indigestioni croniche, le diarree,
le idropisie , le emorragie, le localiziazioni lienose,
- 47
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251
li?i che impiega la chimica (1) , ma i falti biolo-
gici assai piii iriteres>an(i dei fatli cadaverici cbe
(1) Dalle osservazioni fisiche e chlmlclie sul sangue degli
abilaDli le maremme del Marchelli e di-i profi-ssore Gozii
rilevasi cbe il sangue eslraltij a;|.'li abitanli cosUnlemenle in
lerritorii ove regna la malaria, e cho vanno quindi sotloposli
alle malallie ivi endemichn , T.-bbri interrailt<^nti scorbuto ed
altprazioni org.iniche della milza c del fegalo, e molto nero,
forma un coagiiiu che non a saprebbe chiamar jinimo , per
nulla lenace separanle nel primo momenlo pochissimo siero
che »i perfora e si taglia senza alcuna reaislenza, mai forma
Tera cotenna tenace resistenle concava, e mai o quasi mai quel
griinii) e rdmpallo rislrpllo rnnico separanle molhsiimo siero
cbe SI lianuo per segni i piii cerli di diatesi flo^'islica, il
coagulo si squaglia facilmenle separa aliora abbondaiile quan-
ti'ii di siero or giallo or opaco or verdiccio , quette qualila
fiiiche del sangue sono marcalissime nell' eslale e nell' aulunno.
Interessanlissimi furono i risullati deli' anali«i chimica,
isliluila dal professore Cozzi. In tutti e quallro i sangui
analizzati apparira diminuila la quantita regolare di fibrina
dell'albumina, e del jjrasso. niancavan quasi del lullo i fo^ifati,
esisl»;Ta molta colesterina e un apprezzabile quanlilii di ma-
teria colorante biliare ; I' analisi chimica quindi lia non solo
ronfermala I' allcrazione del fluido sanguiguo negli ahitanti, i
ternloni so^'gflli a malaria, ma ha anche indicalo in che con-
sisle lale alli.-razione , Tc.rli lerapeulica speciale delle febbri
ialermillenli perniciose, voltala nel volgare idioma da Lionardo
Dorolea con note dello slesso p. iOS.
Ecco le conciusioni di M. M. Leonard el Foliey delle
loro analisi sul sangue uelle febbri d Algeria — La m>»dia di
librina essendo sopra 1 000 parti di 3, 4 diminuisce di no»e
in seguilo drlla frbbre, e quesla diminuzione era in rapporto
col niimprii dslle infasioni e delle rlpelizioni degli accessi.
II maximum della cifra dei globuli essendo 152 e il
minimum alio slato normale 110 hanno afulo come media
celle febbri recidive e prolungale 103. L' abbassameulo dellf
232
raccoglie la cbimica e raaatomia patologica esprl-
mooo la sua inlossicazioae abbaslanza , ed espri-
tnono cbe per la via del sangue il miasma intossica
poi il sistema nervosu, e gli orgaai lulti , e per ia«
■,■■■' ; ■'••1 o;!..i7
proporzioni dell' albumina avriene d' un modo pronunzialo — I
maleriali solidi del siero, organici e inorganic! Iciidono a de-
crescere di quantila, I' acqua del sangue che non diminuisce
cbe in casi rari , tende geueralmenle ad aumentare, e cio ha
luogo a svanlagi^io dei globuli, Alemoires de medicine chirur-
gie et phannacie militaifes t. 60, pag. 35.
Robin e Verdeil al 1853 asseriscono cbe la quantila di
fibrina del sangue e minore nelle febbri intermiltenli Iraile
de cbimie anatomique et physiologique v. 3. p. 205.
Cosa dimostra lo studio analidco del sangue nel cotbo
delle febbri iutermitlenti ? nulla bisogna confessarlo nello
stato atluale delta scienza; Andral e Gavarret dopo avere esa-
minato in moiti casi il sangue eslralto dagli ammalati sia
durante il parosistoo febbrile, sia durante 1' apire:isia, niente
iianno cooosciuto ; nessuno vizio materiale del sangue banno
trovalo in rapporto di coesislenza o di causalila cogli atlac-
cbi della febbre intermittente ; cosi I' ematologia pnsitiva re-
sta muta nelle febbri iotermillenti ; e se, (come pare as*ai
probabile) 1' inlossicazione paludica noa compiesi senza al-
terare il sangue, la cbimica nello state attuaie non h^ co^
atatato questa allerazioae, come non ba conosciuto I' esisten-
sa dei miasmi paiudici nell' atmosfera. Itequin v. 3. p. 286.
Dal qui antedello sembra quindi die la cbimica organica
nelle sue analisi ha fissato le aiterazioni del sangue quando
queste sono piu progredite, piii positive, solto I' azione conti-
fluata del miasma , cbe fa ripelere la febbre, o che produce
la diatesi e la cachessia paludica, senza mai suscilare movi-
jnento piressico, e pare che essa nello stato attuale e insuiB-
cienle a conoscere il principio, il primo grado, 1' alterazione
/Comincianle del sangue, che apparisce all' azione lieve, o al-
J' azione appena cominciata del miasma paludico suH' organismo
^JTente e pero dicea bene Aodral e U&^om. Senza dubbio
253
tossicazione io voglio esprimere la presenza maleria-
le del principio tossico nel sangue e nei tessuli di-
versi, e le niodificazioni morbose dell' uiio o degli
allri prodolte in essi dall' azione della causa sless;).
E di vero le febljri peniiciose morlifcre clie a
priino 0 a secondo parosismo annienlano la reazioiie,
annienlando la circolazione, I' innervazione, la calo-
rificazione, che miaacciaoo una dissoluzione prossima,
senza sinloini local! funesli, ed ove I' organismo pe-
riclita per 1' atlacco portato alia sua unila, alia sua
resisleoza vilale, alia sua reaziono, piucche per una
lesione di strutUira, le febbri perniciose morlifere
diinostraoo probabilmentc la inlossicazione del san-
gue Del morbo paludico, e la inlossicazione secon-
daria del sislema nervoso e degli organi tutli,
Che cosa e la febbre perniciosa scorbulica ?
carallerizzala da areole violacee per lutta la pelle,
di puslole diafane ripiene d' un jiquido dello slesso
colore ; di gengive tuniide floscie violacee, che
gemono sangue nerissimo, di vollo livido, unghie
pavonazze, poisi esilissimi, lipolimie ripetute, respiro
diflicile , di felore cadaverico , segni tulti di dissolu-
zione umorale ?
Che cosa e la febbre algida cafalterizzata dalla
^O'
non si ha trovalo costanlemente quesla allerazione durante
tulta la (lurala della febbre, perche non si ha potulo conosceri
dopo i prinii accossi, ma non e possibile, continuaiio essi, che
la cliimica sia impolcnle allora a scoprire ua allerazione co-
niinciaiile del sangue, menlri'cche essa e si manifesla quando
la febbre e ritornala sovcnlc ? cssa discopre allora una dimi-
nuzione nei prijicipii cosliluliTJ del sangue e sopratutlo nfi
^lobuli rnssi. Corso di Patolug, iDlcro. t. 3. pag. 115 arti-
xolo febbri inleroaiUeati.
254
mancanza dei polsi da freddo di gelo dall' annienta-
mento della reazione organica dalla cadaverizazione
dell' rgrolo ?
(_lhe cosa e la fybbre perniciosa lif()iil<'a con
cangrene eslerne, con esantemi, con delermiuaziooi
morbose alle parolidi , con I' ensipela raabgno ?
Tutlc quesle febbri venule da un lossico paludico
virulenlissimo, sono delle inlossicazioni del sangue,
6e\ sislema nervnso, dell' iiilero organisrno, che li
riduce iosiifljcienli a soslcnere la reazioiie vilale,
e che si moslrano con espressioni morbose di disso-
luzionp iimorale e di annienlamento delTazione nervosa.
E il fatto patologico della trasmissione della
febbre paludica dalla madre all' embrione nell' utero,
dalla nulrice al laltanle, come osservo Franck Boudin,
dimoslrano pure che le febbri p;iludiche ilipendono
d' un iiilossicazione g.-neralc del saugue e degli or-
guni, perciie il saiigne e 1' impaslo organico inlossica-
li son quelli che con inolla vensimiglianza comunicano
queslo slalo patologico.
Ma a spingere le noslre ricerche piu avanii nello
sludio posilivo dei falli eliologici, esaininiaino 1' azione
deir altnosfera impregnnla del tossico paludico sul
popolo che nel suo soikj viva e lespira, che inoslra
carallori di apparenle salute perche non palisce la
febbre. II lossicoso miasma che per lulle le superficie
di rapporlu nell' organisrno s' addenlra, e per la rc-
spiraliva sta per quallro o piu mesi sempre iofuso
nel satigne, con queslo fluido segue i cammini della
circolazioiie gi-nerale, colla fibrina e I' aibumuia per
ex<)S(nosi trari>uda nell' inliinita molecolare degli ur-
gani, coi globuli senza uscire dai vasi agisce sui
■fi"
2S3
(essuti e sul sistema nervoso, e cosi si comunica ai
fluidi, ai solidi, ai sislemi oervosi, ai tessuli dell' or-
ganismo vivenle.
Torn indo il sangue al polmone ad arttrializzarsi,
a combiiiarsi coll' ossigene vivificaiile , nuovamenle
riceve ii lossico morbigeao, e lo Irasferisce di nuovo in
lulla r economia orgaiiica, e cosi laole voile iu ud ora,
in uii i^iorno, in un mese, in quallro mesi segnili, iin-
pregiia dal modiGcatore specifico I' itilero orgaiiismo.
Ii sangue pero carico del principio tossico, nelle
sue propriela modificalo, Don puo adempieie le sue
gran missioni fisiologiche, la sua azioiie molecolare
uecessaria a sosleiiere la reazione nervosa difolta,
come quella sostenilrice dell* assimilazione, e non
puo portare la vila sana in tutte le parli.
Cosi la emalosi viene turbala, la digeslione laborio-
sa disordina senza cagione o alia cagione piii lieve,
i' innervazione ccrebro-midollo-gangliouare si proslra,
r assimilazione difella, I* espressione geoerale della vila
e asteoica, e tullavia T individuo solto I' influenza d' un
lossico, presenlando quesla serie di lente degradazioni
funzionali e vitali, non esce dai cancelli dello state
sano, non e in preda ancor della febbre, o della
diatesi paludica.
1 dopuratori deli' organismo la pelle i reni gli
inlestini, colle escrezioni sudoral! urinifere inle&linali,
eliminano seinpre il principio tossico che per la it-
spirazione s' introduce e sla infuso nel sangue, e pre-
servano I' organixno del suo niassiino iinpreguamenlo,
e cosi sebbene slasse sempre il veleno paludico nel
sangue e nell' organismo, una forl« immmenza mor-
bosa che liene le parli e le loro fiinzioni non sano,
pur« esse nun runipunu ad un pusilivu stcilo inurboso
256
e la raaggloranza dei popoll dei cieli paludici negli
anni medii, non s' allaccano della febbre, o della dia-
tesi paludica.
Lo studio eliologico quindi del miasma cho por
qualtro mesi conlioui dimora nel sangue, cbe agisoe
morbosaaiente, ma che non produce lo stato morboso,
cbe tiene popoli interi in imminenza alia fcbbr*;, alia
dialcsi, ma che non li affella di tali malori, che po<-
trebbe dirsi una prima oscillazione dalla salute alia
malaltia, una coudizione morbosa lineare compalibile
con una qualche salute, e che inizia la vera soffa-
renza morbosa, lo studio dell' azion del miasma ia
alcuii modo ci fa ancor slenebrare il misloro della
forin.i/.ioi>e del morbo iiei suoi leinpuscoli primi, e
il luislero della sua recondita esseiiza. Gi fa stene-
brare la primissima raodiflcazione morbosa passarsi
iiella plaslicita e nella vita del sangue, nella vita
indi del sislema nervoso, e nell' intimila molecolare
dei lessuti, ci fa stenebrare tale modific^zione geue-
lica essere in prima umnrale e poi solidislica, il
sangue essere il fluido ove il miasma dimora, ove
forse comincia a turbare occultamente la sua vita
intnnScca, ove inizia le sue lesioni, che chiarissime
divengono poi permaneiiti, prepoiideranti, nella dia-
tesi e nella cachessia marommana ; e il sangue in-
lossicato rispelto alia causa specifica cosliluire il
fondo morboso permanenle, il punlo di partenza, il
primo anello, d' onde 1' osservazione iion puo rimoa-
tare piu in la, fondo morboso genelico d' onde si
viene alia intossicazione del si'^tema nervoso, all' in-
lossicazione dei lessuti dell' organismo , da cui
dipende la forma febbrile, la forma affebrde che
sonn lransilori(> c di poca durata, e d' onde si vieno
alia fura) 1 dialesica e alia cachessia raarenuuaua,
2S7
espressioni morbose permanenli, general!, di luogo
corso, che direltamenle si originano dal fondo mor-
boso permanenle sanguigno che ha profondameiile
alteratu la funzione assimilatrice, alterazione la quale
palesa piu della febbre , e della febbre larvala , la
vera essenza del morbn.
Le due espressioni lerminali quiddi di quesla
gran causa tossica e I' espresiione iniziale ad un
imminenza cnorbosa cbe si nola nei popoli dei cieli
paludici non ancora animalali, e I' espressinne mor-
bosa finale, la forma tJiaU^ica che invade I' intero
organismo disordinando la funzione assimilalrice, ci
convincoDO veramenle sul reale fondo inorboso della
malallia paludica che si cosliluisce d un inlossica*
zionc del sangue anleriore ad ogni significazione sla-
tica 0 dinaaiica su lale o tal' ailra parte del solido
viveote (1) , iolossicazione del sangue la quale puo
esislere senza presenlare alcuna manifeslazioae morbosa
osservabile, e senza dislurbar la salula apparenlemenle,
ed esisli' originando le iotossicazioni secondarie del
sistema iiervoso, e <li tulli i tessuti, da cui viene la
forma veramenle palognoinonica di quesla malatlia
specifica la (liiitesi paluilica, e le forme febbrili 6
afebbrdi che Iratisilorie sono.
Foinuilando adunque in ioduziooe i falti aate«
delli parmi polere concepire oel modo seguenle
r azioiie successiva del lossico paludico sull* orga-
nismo vivente. 11 miasma cbe per la superQcie di
rapporlo respiraliva sla sempre ia cootallo col san-
gue, agisce su queslo fluido e sull' organismo, e
produce I' inlossicazione paludica. Nell' intossicazione
recenle il sangue e i tessuti uoa moslraao altera*
> - . I
(!) Boud. pag. 187,
zioni apprezzabili (i), neiP iolossicaEione protiingata k
chiniica orgaoica fa rilevare (ielle alterazioni nel sao-
gue i vizii di proporzione dei globuli, dell' albumina,
della fibrina, e 1' osservazione fa conoscere delle
sofierenze ipereraicht^ ipt^rlroGche cilia, milza al fegato,
e delle alterazioni iiell' impaslo organico lullo.
II sangue come nell' inlossioazione per i gas
deieteri, generalizza al sislema nervoso, all' orga-
nismo, 1' influenza palologica e per essere il veicolo
del priiicipio lossico, e per essere niodiiicaty iielle sue
propriela, nei suoi principii, e non polere ailenr)piere
gli ullizii che gii sooo imparlili-
Pero il morbo paludico pare coslituirsi dell' azione
del miasrna sul sangue e suU' inlero organismo,
sembra poiersi compiendere ntil' ordme delle nialal-
lie specificbe oagionate da uu lossico, nel genere
delle inlossicazioni, nclla specie inlossioazione palu-
dica, e volendo scegliere un lermme quanio piu si
puo convenevole per esprimere una nialallia dell' or-
ganismo generale ai fluidi e ai solidi, (uthis snbslanlie,
polrebbe provvisoriamenle denomiuarsi malallia d' in-
iossicazione paludica, o malatlia limnemica, invece
di febbre inlermiltente, Gnche la scienza fi^sera uii
Dome che esprime meglio se si puo una inabitlia di
tullo r organismo ; dappoicche \\ lermine malallia
Jimnemica che significa malallia del sangue di causa
paludica, o quello d' intossicazione paludica che ha
il significalo medesimo, ancorche fondali sopra una
-iiiyrf iii;i cii;. ;.-■■! I''.---,, '..■■. , i<, ■•■■ .■ . 1
(1) L' aumcnlo di volume dolla miUa si moslra tanto
sovenle nel corso delle fei)bri inlormitlenti, che si pno con-
siderare come uno dei buoni caralleri di quesla malallia
Comp. V. 5. p. 273.
< ;
259
opinione probabiJ". e non ancor dimo*lrala, sono
Ueiiu tilatu altuaie i lennini i meno imprnprii a
significare una malatlia col notne del lluiJo ove la
causa specifica, ciie co-iiilnisce il lulto Jel inDrbo
agisce pritnltivameult;, « srmpre ditni)ra, ad espnmere
la vera essenza dc-l morbi), cbe da ragione di tulle le
forme, meulro il termiiui f bbre inU^rmiUenle noii espri-
me I'essenza, ma una sola forma, e im sololipomorboso,
ad esprimere una raalallia q )(i(itf> piu si puo concepire
gfiiuTale all'ecouomia iiifera, essenio il sangue in lulti
gli org.uii e in lulli i ttissuli preseiite, essendo il rap-
presealaiile I' uiiila nialenale del iioslro orgaoismOj
essendo qua!ch« cosa di generalc uleote di parlicolare,
ed essendo li luito matenale cho si parlicolareggia
colla rnedini'-io(ie degli organi, e quesli essendo le
parli cbe si minlenguoo coll' influenza del luUo (I) ;
infine essendo il sangue il solo cbe puo dar ragione
d* una malatlia cbe si difTonde at sisleraa nervosOj
cbe si localizza in lessuli diversi, e cbe nella forma
diaiesica atlacca per I'assimilazione il solido orgaoico,
e si mauifesla nell' intero organismo.
BVOLUZIO NE
&eLLA MALATTIA
E se dallo siuljo dd fbudo raorboso passratno
ad eiiarrare lo sviluppo e il modo di succeSsioDe
palologica deir intossicazione paludica aell' organismo
vivenle, ecco una inia probabile maniera di vedere
3uir evoluzione del morbo. II sangue, esercitaado una
doppia influenza aell' organismo quella di sostenere
1' innervazione e di sosleuere la outriziooe, cos^ l&
(I) Tommaai ». 1. p. 26»,
260
sua intossieazione primitiva, avveDula nella Funiione
respirativa ordinariamenle, aH'organismo difforiilesi per
la via reazionaria nervosa, per la via plaslica o assimi*
lalrice.
Degli elementi del sangue I' elemeoto globulare
difTonde neile sue missioni funziooali la iulossica-
zione per un modo disliuto all' organismo vivenle.
I travagli dei fibiologisli del giorno (1) , banno
fallo conoscere che i globuli coasiderali nella loro
interezza non sono i materiali delta nutrizione, passano
dalle arlerie neile veae senza effoiidersi in alcuno
tessulo, e una teorica della nutrizione foadata sulle loro
aggregazione, o su quella dei loro nodi erronea fosse.
La loro missione e di manlenere la reaziona
dinamica e gli alii diversi dell* innervazione carebro-
roidollo ganglionare negli organi, essi subiscono it
cangiamenlo che s' opera durarUe la respirazione e
acquislano una tinta carica traversando i vasi capillar!
del corpo, ove si trovaiio in contliUo colle parlicole
degli organi lungo le quali sdrucciolano ; ad ogiii cir-
cijilo che in tre minuti si compie, diveugono vtrmigli
nel polmone, impossessandosi e disciogliendo I'ossigene
con grande energia, che gli conserva I' elaslicila e la
loro fermezza (2) , divengono neri nei capillari del
corpo, e io venliquallro ore subiscono quallrocenlo
ottanta alternative di colorazione a un dipresso ; alio
stato verraiglio esercitano sugli organi e i loro nervi
ua eccitazione necessaria a maatenere la vita, e
questa stimolazione e divcrsa dall' aOlusso dei raato-
fiali nuovi per verificare la nutrizione.
Grandi manifestazioni morbose dell' intossieazione
(1) Muller, Manuel de Piiysiologie Deuxieme Edition r,i,
pag. 2Si.
(2) Robini et Verdeil r. 2, p. 43.
261
paludica sono le forme febbrili e afebbnli o larvale,
e pare con probabilisino essw moslrare che un modo
prr cui I' intossicazione del sangue comunicasi al-
r orgaiiismo nella sua azione Jinamica, essere i glo-
buli dcstinali a manlenere la reazione e T innervazione
generale, i qiiaii probabilmenle si possono cancare
del principio morbigeoo paludico, che si e mescolalo
al sangue, come si caricano di ossigene, e possono
esserne morbosamente modificali, la forma (ei)bri!e
producendosi dai disordmi dell' innervazione e della
circolazione generale, la forma larvala dai disordini
dell* innervazione e della circolazione parziale dei les-
suli diversi.
II plasma liquido, la fibrina, 1' albumina, sono gli
aitri elemenli del sangue che comunicano ancora
nelle loro mission! funzionali la iolossicazione di queslo
iluido all' economia inlera ; il sistema vascolare san-
gdigno essendo un sislema chiuso perfellamenle, lo
scambio dei maferiali niilrilivi non puo aver luogo
che a Iraverso le pareli dei capillar!, la nulrizione
nierce im esalazione a Iraverso quesle pareli si compie,
e a dispendio delle parti disciojle del sangue, e i
pill inleressanii maleriali ilella nulrizione sono 1' al-
bumina e la fibrina disciulle, che a Iraverso le pareli
capillari si p.issano ; esse arrivale nei sislerai capil-
lar! neir inliniita dei tessuti sono deslinale a soslenere
la funzione assimiialrice, o meglio secoudo la scicnza
del giorno la propriela vilale vegetaliva di nulrizione
da cui dipendono le secrezioni e le caloriCcazioni.
Un allra grande manifeslazione morbosa dell' in-
tossicazione paludica e la forma dialesica, e sembra
con verisimigliaiiza che u.i allro modo per cui I' in-
lossicazione del sangue si comunica all' orizamsrao
essere la fibrina , I' albumina , e gli allri maleriali
262
(lesliiiali a sostenere h nutrizione dei tes&uti, i qua-
li possoflo essore carichi del principio lossico, e pos-
sono esserne raorbosam -ote modificali, la forma dialesicij
manifeslandosi odhi lotahta d*!!' orginismo, e costi-
lufMidosi d' una mani«ra d' essere aiinrm-ale (iella
Vila nulriliva, come le emorragie, le idfopisie, e Is
eachossia, che e la variola piu rilevaole lo dimoalra-
no chiaro.
Laondo il sangue ael tempo naedesin^o diffxide la
inlossicjuione p.iludica all' ecixiomia orgaaioa , e per
r elemeiilo globulare e per il suo plasma liquido-.
!/ elediento globulare ag.end(> ccroe stiinolo spa-
cialo a t;iascn/i organo a inanlenervi la reaziorte di-
namici, manifesla oei casi mag.giori subito ii morbo
eolla forma febbrile e coila forma afebbfile o larvala; il
plasma fluido del sangiie agendo eoine ireateriab outrili-
vo, produce ancora lo stalo naorboso tjuila materia orga-
nica, o sottoslralo perajaoeute della vits, nsa quieslo
stalo morboso cosliliiito dalt' aEteraaomi della sostanza
orgaoica corre my pi^rioJo di latetiz^v, e Is sua espres-
sione siiiloaidlica si (iM(>iFi!Sl» do'po un- fcenrapo quaodo
i' alleraiione della so-s^siisa ofgaoica & eft tu-lti J suoi
prodolli tnaten<ili & pfofoivia; all&rai si rrjan-ifesta la
funna diaSesica eW & 1* Jorini;!. perraaQeote lunghss-
sima, ove la raediGazJoo-e ebwiea* not> lietie malta
efBcacia, allora si oftsefvano' Ite- e-morragie multiple,
le idropisie, la cachessiay che rilevano il disordine
niorboso iiella forsa pla&liea e nei lunorafiui di vegetazio-
ne dell'organjsraoy allora si osser^ala febbre crouica re-
el diva cbe moslra la sofiferenza della soslanaa organica
dilTiisa al sislema oerv©80 e cifGolaloFio, E quaudo Tin-
lossicazioop piiludica e mile e di breve durata, relemen-^
lo globulare spesso produce la febbre, ma il plasma
del sangue uoa arriva a produrre la m^ulazioue com-
20.3
pipta morhosa nella soslanxa organica d' oade viene
ia forma diatesica.
E la forma dialesica ordinariamenle seconda
alia forma febbnle nell' evoluzioiie del tnorhn^ puo
csislere senza avere esislilu la prima, come io dimo-
slrano molli falli in Sicilia, e che prova vicmmr^lio
r intossicazionc primiliva del sangue in questo ma-
iore anlenoro ad ogni inanifcstazion^ frbhnle.
Pero il modo come I' inlossicaiione del sangue
paludica si difTortde nell' €Conomia organica tnlta
ci porta megiio a fissare clie la raalallia si
cosliluisce d' un inlossicazione dell' orgaiii>mo e
che la forma febbrilc, afubbrile, dialesica, da
essa dipende, o nicglio che la inlossicazione del-
r orgaiiismo paludica si significa era coi disordini
deli' innervazioiie e della circolazione generale, da
cui viene la febbre, dovo colle soffere nze localizzate
della sensibilila della molilita della circolazione ca-
pillare, da cui vengono le forme infinite afebbrili, delle
febbri larvate, quando coll* alterazinne generale della
sostanza organica, d' onde iiascu la forma dialesica,
e Ic sue variela, ed ora colla coesistenza, di piij
delle sofferenze predelle da cui onginano le febbri
perriiciose semplici e le polimorfe.
A sporre imperlanto che le forme della inlossi-
cazione paludica da tali delerminazioni morbose di-
pendoni) se la cachessia, i' idropisia, 1' eniorragia
muUipla originano dall' alleraziono del sangue e dal
dislurbo della porzione solida organica iiella forma
dialesica, e se si e conosciuto che 1' anemia globu-
laro si traduce per la scolorazione con tinla giaildslra
della pelle la dispnea le palpilazioni gli sliepili di
solBo vascolare, che I' anemia albuininurica si maoi-
fesla per la teuduiiza alia pruduziooe delle idropisie,
264
e r aneoiia fibrinica per le eraorragie multiple, molti
argomenli coraprovano che la forma febbrile e afebbrile
originano dai disordini cbe l* inlossicazione porla alia
reazione dinamica, o oicglio ail' innervazione cerebro-
midollo ganglionare.
Se coDsiderasi lo stadio primu delle febbri pa>
ludiche, notansi oei sinlomi di fredda di vomilo,
fenomeoi alle sofferenze nervose dinamiche spellanli,
e le sincopi le lipolimie spesso legale alio sladio
primo delle perniciose, da ridurre deplorali gli egroli,
menlre si dissipano m spazii brevi, bene ripetousi
d' una sofFereiiza vilale del sislema nervoso, e I' an-
dameiilo delta febbre paludica che giunge ad allis-
sima iulensita da minacciare la vita, e dissipasi poi
in un giorno o poco meno, e rinsanisce 1' egrolo,
comprova meglio il nostro principio.
Ma le febbri perniciose polimorfe dipendenli da
multiple determioazioni del raorbo, che successiva-
menle viene occupando dall' uno all' allro accesso,
e che una febbre larvata a beaigna a perniciosa ri-
mula, una febbre perniciosa in altra cambia nei
successivi parosismi, e il conviocenle argomenlo che
tali forme si coslituiscouo d' una lurbazione dinamica
del sistema nervoso.
II realizzarsi inlanto ora tale era tal' allra forma
sotlo r azione dello slesso miasma, ancora dipende dalle
predisposizioni fisiologiche e patologiche che 1' orga-
nisino presenla quando agisce il tossico palustre, e
dtdl' azione coesislente dei modificalori igieaici.
E qui viene necessario diciferare le attitudiui
testulari difTerenli che i varii orgaoi, e le varie parti
dei due gran sisterai nervosi, e del gaglionare, e del
cert'bro-spinale, preseotaoo all' iaQuenza dell' iotos-
sicazioae urganica, cosiccbe uq puato a prefereaza
265
cbe uii' ultro si affelta nelle 'lelerminnztoni looaii
morbose, e I' attitudioe generate die I' indivniuo tieiie
in lullo I* OFijanismu a rea^ire coo reazione diversa,
cosiccbe lo svilupparsi lale form i morbosa a prefe-
renza d' uu' altra, ollre ia qiialila e quotita d' azioa
del miasma, da questa speciale altitudine del divers!
tessuli, e dei varii diparliinenti del grao sistema oer-
voso anche dipende, c dalle coodizioni generali
fisiologiehe e pdtologiche che 1' iodividuo lieiie oel-
r iiilero orgaiiistno, come dall' ioflueoza dei niodificalori
igienici che lo circondaao sempre.
Pero a meglio cbiarire il predetlo adduceodo ua
esempio sollo 1' iaflusso miasmatico slesso a che
soggiacquero diversi individui it prinoo inoleslasi di
febbre peroiciosa apoplellica perche tiene il cerebro
io tnollo sviiuppo, perche gli esercizii dell' inteiletto
r aouo altivalo vieppiij, e perche I' elecneiilo eliogao-
stico iasolazione collegavasi all' azioa del miasma ;
UQ sccoodo teneiido idiosiacrasia epalica e ua morale
eoncilato da iasigni disturb! sotto i' ioflasso d' uaa
slagione estiva assai calorosa ammala di febbre per-
oiciosa ilterica, il terzo a (emperameato saaguigao,
a m^struaziooe abboodaale, travagliasi della peroiciosa
afebbrile menorragica, il quarto travagliaodosi di vo-
mito abituale eccedenJo oelli cibaria solto il modi-
ficatore calore elevato presenta la febbre perniciosa
emelica, il quioto teaeodo difetlosa la chilo>emalosi
viziata la proporziooe della Qbrioa del sangue, presea-
tava ia febbre peroiciosa scorbutica.
E il primo iodividuo perche a tempsrameoto
sanguigno, sul quarantesimo aoiio, a robusta faltura,
preseutava la febbre peroiciosa apoplettica a forma
d' aogioloaia, inenlre il quarto Dervoso liafatico di
temperamento a coslituzioae deleriorata moatraTa la
49
266
febbre perniciosa emelica a forma adiaainica ; e
alle due graodi modalila cbe possono presenlare
le malallie paludiche lebbrili di gran reazione o di
adinamia , coiicorrono ancora la cosliluzione medi-
ca dominaole, e il prololipo di dinamia dell' egrolo
cosicche e facile osservare cbe cainpeggiando una
cosliluzione di malallie inflammatorie o adiuamiche
le malallie quella divisa preseiilano, e dove la febbre
paludica a forma perniciosa sviiuppasi iiilercorrendo
un malore cbe rese anemico I' egrolo, e affrali la
polenza vitale essa piglia la forma di massima pro-
slraziooe, di adiaamia, piglia la forma lifoidea ; e di
quesli non tu4li presenlano la forma diatesica, e se
molli presenlano la variela febbrile recidiva e la
splenopazia pocbi preseDtaoo la cacbessia I' idropisia
1* emorragia muilipla.
Volgendo i ragionari ad indagare la origioe dei
lipi diversi ebe la raalallia paludica nella forma feb-
brile e afebbrile assume in Sicilia, un osservazione
seguila mi ba dimoslralo, cbe (ulti essi dall' inler-
Biitteole al coDlinuo, debboao considerarsi come
r espressiooe d' ua intossicazione paludica di vario
grade, di cui il massimo produce il tipo cootiauo, q
ii minimo il tipo iotermitleote come sosleneva Boudin.
Negli anni infatli assai calorosi in Sicilia, le
febbri paludicbe si manifestauo peracule, e assumono
il tipo remitteote o il eontiDuo, mentre negli anni
di temperatura mile le febbri iadossano il tipo ia-
lermitteDte il piji cbiaro ; e quando la malaltia assu-
me r aodamento eodemo-epidemico e spaziasi alle
regiooi di aere pure I' evoluzioa del miasma in quel
il«mpo e stata copiosa ; cosi a dir dell' anno railie
ottoeaDto cinquaDladue ove 1' esalazione tossica fu
proluagala e tragraade, per la state e 1' autuaoo
267
calorosissimi, le febbri paludiche regnarono a modo
endemo-epidemico, veslirono il lipo remiltenle, e il
coulinuo, seguirono uii andamenlo insidioso implicalo.
Uu ultra causi che modifica lalvolla il tipo
delle febbri paludiobo nell' isola nostra e I' elemcnto
irrilalivo, che impedisce I' ap'fressla <)i manif.islarsi
specchiala ; in allora la fcbbre paluslre si svibjppa e
coesisle ad una malallia d' origin diversa, che ha
un esistenza indipeadenle, e che esig« una distinla
terapenlioa, ollre I' anlifebbrile , e la malallia in al-
lora perlieue alia classe delle complessp, e viene d' nil
eleinenlo eliologico duppin. Pero nn elenjeiilo sle-
nico, una flemmazia, un irnlazione morbosa oonge.sliva,
una sofferenza gastrica biliosa, puo riniulare il lipo
inlerinillonle chiaro, in lipo ri'inillenle o conlnino,
e bisogiia una lerapeulioa direita a qneslo elemenlo
morboso novelio, per ridurre la malallia al lipo in-
lermillenle specchiato.
La origine adunque dei lipi diversi dolla febbre
paludica di Sicilia e di doppia falla, e se un rap-
porlo chiaro rilevasi nei casi maggiori fra il lipo
della manifeslaziooe morbosa, e 1' iutensita dell' evo-
luzioa del miasma, e che il tipo conliouo e remiltenle
d' un intossicazione maggiore proviene, alcuni casi
vi slanno ove e un elemenlo di nalura diversa che
da il tipo remiltenle o il coalinuo ad una seroplice
febbre intcriniUente.
VK PENSIERE , |
SUr PIUNCIPII ESPOSTI '
Forse molli non S"guiranno la ;nia maniera di
vedere, e i miei principii leoriei sulia malallia per
iolossicazione paludica, ed io noo posso sperare
268
r approvazione geaerale ia uaa materia cosi ardua,
she uou pu6 ricevero una coovincenle dioiostrazione,
ma deile riQessioni e de^li argomeiili di semplice
probabilila ; la mia inaniHia di vedere, p ro uon dee
veiiir Irasandata dagli Scieaziali orloJossi, la cui
criiica ha coslanlemeule per scopi il progresso della
scienza.
Parleado da nuincrose osservazioni raccolle in
molli anni in Sicilia, lio cercalo di rannodare i falli
a pochi pruicipii (1) ; a coiioscere meglio il foado
raorbaso mi sono ingegnata a studiare per quanlo mi e
slalo poasibde la causa lossica nella sua azione suc-
cessiva sul sangue, sui sislema nervoso, sui tessuli
divers! ; cosi ho fissalo che coasiderando la causa,
il sangae e d primo inlossijalo , che per le raa-
uifcslazioni palologiche acule, il sislema aervoso
e il sislema circotalorio i primi raoslrano la soffe-
renza morbosa, che per l;i sintomatologia cronica
dialesica e la soslauza organica, e il saugue, si mo-
strano affelli. ■■ . ■ -. ■
(I) Questo argomenlo e slato ancora Irallalo nelle mie olio
memorie di Geoi^rnfia fisico meilica sulle principali acque sla-
gii.inli di Sicilia e sullfi I'ebbri inlermiltciiti a che oiellon
cagioue , pubblicala negii alii dell' accademia Giocnia, ed al
fiiidd vi 91 trovano gli slessi principii ; ma quesli sono slali
piu reltificali nel presenle lavoio , uve ho porlato uu analisi
piii positiva, un ragionamcnlo piii I'sallo, ed uoa criiica piii
giiidiziosa . sopra qiiello che dai moderni si scrisse, e sopra
qiiello (Ik! noi slessi scrivemmo.
<;io muslra al palese che le teoriche tnediche non sor-
gono pprfoKe «d un Irallo, e che vanno pii'i a piu avvicioan-
dosi air esaltezza, come ci svesliamo da qiialunque preoccu-
pazioiic sislemalica, e noii ammeltiamo che i falli e il puro
ragionaracnto.
269
Pissando quindi I' intossicazione dell' organismo
comij i'i)-\i\') (iiorboso, ho detcnniiiato come sue di-
peiidt'iize la forma febbnlt', la forma afebbrile la
forma dialesica e le ioro vunel^ ; ho considerato
i ti|)i come modalita del grado dell' intossicaziootf
paliiilic», e ho stabilito meglio il lipo cootiouo nelle
febbri paludiche come espressione della massima
into:>si(-a/.ione ; bo sceito una denominazione del
morbo dt'Siiiila dalla causa specifica e dal fondo
palologico, sdsliluendola a quella di febbre inlermil-
lenle che esprime una delle forme e uno dei lipi
solamenle del morbo. Ecco i miei pensieri sulla
Patologia paiudica di Sicilia dedotti da una positiva
osservnzione, evilando I' ipolesi per quaiilo mi e
slalo possibile e muovendo sempre dei falli per ba-
sare un principio. E se nella serie dei miei ragio-
nari mi sia lal rolta smarrilo ne imploro I' indulgeoia
del pubblico.
(Sard continuato)
I'
MODIFICAZIONI E DILUCIDAZlOlM
Siiccedula un interruzione fra la slampa dei
primi fogli della Meraoria , e quella degli ultimi ,
ove Irallasi la Teorica della Malallia Paludica, ed io
senipre intento a rollificare le mie idee scientifiche
coUo studio delle Alalatlie Paluslri di Sicilia , ho
credulo coiivenevole modilkare e chiaiire alcune
espressioni delle prime pagine, onde segiiiro i prin-
cipii slessi e il linguaggio inedesimo in luUo il la-
voro. La stessa to irica soiiucsi in un allra memo-
ria clio fa seguilo a quesla , e che va a leggersi
neir imminento tornata Gioenia , titolala Fisonomia
Annua delle Malaltie per Iiilossicazione Paludica di
Sicilia, Kappoiti Geneliii coU'Evoluzion del Miasma,
e coi Mezzi Ambienti.
Pag. 197 liiiea 19 malattia paludica o limnemica — di
qucsle due donoiniuazioni proposte nolla memoria
adotio il terniine malattia paludica o malattia per
intossicaziono paludica, e lascio quelle di limnemica
perche queslo fissa un pniicipio teorico esclusivo,
probabile, la sola allerazione del sangue, mentre il
secoudo e.sprimc la presenza.materiale del princi-
pio tossico nel sangut', e nei lessuti diversi, e le
malaltie (lell'uno e degli altri prodotte dall'azioDe
della causa lossica, malattie ora primitive e indi-
pendenti fra loro, originate daH'azione direlta del
Tossico, che materialinente circolando col sangue,
in lulte le parti deU'organisrao si trova, e puo di-
rellameiile ammalare i varii organi, e il sislema ner-
voso; ora successive c dipeudenti dalla prima sof-
ferenza murLosa, avvenula per 1' azione dell' Ele-
mento paludico.
Pag. 198 iiiiea 17 forma diatesica — ho proposto que-
sta denominazione per fissare la dipendenza che
n
tale malatlia generale liene coll' Inlossicazione pa-
ludica, che costituisce il fondo del niorbo, ma dove
parlo della malaltia dialesica paliidica, in iin niodo
assolulo,nelle altre parti della memoria, voi^lio sein-
pre sostituire al termine forma dialesica, il termine
piu proprio dialesica pakidica.
Pag. 204- Prima Variela S|)lenopazia — Prima Varieta
Diatesi Paludica con S|)lenopazia.
Pag. 205 Seconda Varieta Fcbhre Gronica Recidiva —
Seconda Variela Dialesi paludica con Febbre Gro-
nica Recidiva
Pag.206Terza Variela Emorragia Mullipla — Terza Va-
riela Dialesi paludica con Emorragia Mullipla.
Pag.207Quarla Variela Idropisie — Quarta Variela Dia-
tesi paludica con Idropisie.
Pag. 207 Quinla Variela Gachessia — Quinla Varieta
Dialesi paludica con Gachessia.
Poi si aggiunga — Sesta Variela Dialesi Paludica La-
tente. Oltre le varieta della Forma dialesica del-
r inlossicazione paludica, descrille nella memoria,
io ne amraelto un allra che polrebbe dirsi laten-
te , che non si manifesla con chiara espressione
morbosa, e che dispone il pazienle ad ogni azione
disordinata dei modiCcatori igienici ai ritorni della
febbre; io ne parlo a lungo nella memoria cilala che
va a leggersi all' Accademia. La diatesi paludica e
r espressione morbosa diretta, continua, permanen-
le , generale dell' inlossicazione , e 1' inlossicazio-
ne medesima piu diffusa all'intero organismo, piii
ostinata, indelebile, refraltaria, ai farraaci , men-
tre la febbre acuta, e la febbre larvala sono delle
forme sintomatiche , transilorie, che finiscono , si
riproducono ma sono islabili , e giammai perma-
nenti,e spesso dipendono oltre I'azione del miasma
dair influenza disordinata dei modificatori igienici.
in
Pag JO? Dt'llii Malallia limncmica — Delia Malaltia per
intossicazionc pahidica, h per brcvifti riolla iVlahl-
lia paludica.
Pag. 11)8 I'Onnc dclla Malallia Liiniicinica — Forme
dclla Malallia Pahidica.
Pag 209 Tipo dclla Malatlia Limncmica — Tipo dcl-
la Malaltia raludica.
I'ag. 210 Eliulouia della Malallia Limncmica— Elio-
logia dclla Malaltia Paludica. •.l.ni ';
Pag. 2H Diagnoslico della Malallia Limncmica — Dia-
irnoslico dclla Malallia Paludica.
Pag 212 Prognoslico della IMalallia Limncmica — Pro-
giioslico della Malallia Paludica.
Pag 243 Tcrapeutica della Malallia Limncmica — Tc-
rapeulica dclla Malallia Paludica.
Pag. 216 Cosliluzionc Endeniica della 3Ialallia Limnc-
mica di Sicilia — Costiluzione Endeniica della Ma-
lallia Paludica di Sicilia.
Pag. 261 lin. 8 si possono caricare del principio mor-
bigcno paludico che si e mescolalo al sangue,come
si caricano di ossigcne — si possono caricare del
principio morbigeno paludico chc si e mescolalo al
sangue come si caricano di ossigcne, e porlarlo ma-
terialnienlo in lulli i lessuli, e nel sistema nervoso,
cbo direllamenle la sua azione |)Uu ammalare,c pro-
durre prirailivamenle la febl)re,senza che fosse nec-
cessaria 1' allcrazione del sanirue.
Pag. 261 lin. 9 e possono esserc niorbosamcnle inodi-
ficali — e possono essere niorbosamcnle modin<ali,
c dilfondere la loro malallia al sislema nervoso, e
ai vari lessuli.
Pag. 262 lin.2 i quali possono essere cariclii del principio
tossico — i quali possono essere carichi del princi|)io
lossico, e condurlo malerinlmcnte nei lessuli diversi,
chelasua azione direllapun priuiilivamcnlc aromalare.
IV
Pag. 262 lin. 3 e possono esserne morbosaraenle ino-
dificati — e possono esserne morbosamente inodi-
cati , e comunicare la malallia a tutti i lessuti.
Pag. 262 lin. 1 1 per 1' elemenlo globulare e per il
suo plasma liquido — per I'elemento globulare e per
il suo plasma liquido, come porlatori raateriali del
tossico, e come modifirati palologicamcnte da esso.
MODIHCAZIO.M E DILICIDAZIONI
raodificazioiie specialc del san-
giie e dei solidi
modificazione del sanguc c dci
solidi
la forma diatesica o costituzio-
nale
intossicazione dei solidi e del
saiijjue
la modi/icazionc del saiigu* e
del sisterna iiervoso
I intossicazione del saiigiie e
dei solidi
intossicazione
della modificazione dei nervi e
del suiigue
del sangne e dei nervi
della modificazione del sangne
e dei nervi
del saii^ue c dei solidi
alterazione maggiore del san-
gne e dei solidi
deir intossicazione puludica
foiina diatesica o costituzionalc
della diatesi pahidica
della diatesi paludiea
della diatesi paludica
della dial('>i palndica
del sangne e dii solidi
eachcssia palndica
diatesi palndica
r intossicazione del sangne c
dei solidi
diatesi palndica
diatesi palndica
diatesi palndica
della diatesi palndica
In tutti i tcssuti presonte o»e
lornia parte della loro sostania
Pag. 197 lin.
19
Icsione spcciale del
sangne
!( 198 « 3
e6
lesione del sangne
« 198 «
7
la forma diatesica
« 198 «
15
intossicazione del san-
!' 198 «
24
gue
r alterazione del sangne
« 199 «
I
I'intossicazione del san-
. 199 «
7
gne
emopazia
n 199 't
14
deH'alterazione del san-
gne jimjiica
<( 200 «
6
del sangne
« 201 i(
17
dcir alterazione del san-
« 201 «
17
gne
de sangne
(( 203 (
3
alterazione maggiore del
sangne
(( 204 «
24
deir eraopazia paludica
^ 204 !(
18
forma diatesica
« 203 ;(
27
della forma diatesica
« 20C i
II
della forma diatesica
(! 200 '<
.>
della forma diatesica
« 207 5
17
della Ibrma diatesica
^K 207 »
21
del sangne
(! 209 ((
4
caclic ssia limneniica
;: 2?,1 «
2.-;
forma diatesica
.. 2:57 ((
2
r intossicazione del san-
gne
n 243 !(
18
forma diatesica
; 24fi :t
2
forma diatesica
.. 248 :(
21
forma diatesica
,( 248 -(
32
della forma diatesica
» 239 (
10
in tutti i tessuli prescali'
I) ECU
ECHIMDI VIVEMI K FOSSILI DI SICILIA
PARTE HUAIITA
FAMIGLIA DE' ClDAlilTl
COiMlNUAZIONE E FII\E
PER IL SOCIO AITIVO
D*BOF. D" AKDBEA ARAUAS
LETTA DFLLA lEDl'TA DIL u'l 2i MARZO 18S2.
GsyxgB EcHinvs
3:
gonere Echinus comprenileva ai tempi deH'i'm-
morldlo Liiineo lutto I' ordine degli Echinidi. Mano
a matio subendo delle restrizioni, ed a principio per
opera di Klein e Leske, fu destinalo a rappresen-
tare in seguito le specie coll' ano vcrlicalc e diame-
Iralmente opposto alia bocca. 11 sig. Lamack separo
dalle specie del gen. Echinus i Cidarili per csser
fornili, come si disse per lo innanzi, di turbercoli per-
tugiati. I signori Agassiz e Dcsor , collocandolo fra
i tanli svariali geneii della famiglia de' Cidarili lo
hanno Jistiiito coi caralteri sequenli.
« liiviluppo rigonfio ; aree ambulacrali ugua-
B giianli in larghezza la mela delle aree anambu-
» lacrali; luI)ercoIi di uguale grossezza sopra le due
I aree torinanli delle serie verlicali piu o meno di-
B stinle secoudo le specie; pori numerosi disposti per
» serie trasversali, obblique o arcate; bocca circolare
I con delle incisioni piu o meno profonde; merabra-
50
274
s na boccale or nuda ed or coverta da squame im-
B bricale con dieci scudi per i tubi boccali; apparec-
» chio genitale composto da quattro piastre pari e da
» un' altra impari piii grande, di cui la struttura ma-
J dreporiforme indica I' asse antero-posteriore ; ano
» formato da molle piccole piastriiie irregolari; appa-
» recchio raasticatorio ( Lanterna ) composta dai me-
» desimi pezzi di quelle del genere Cidaiis^ ma le
s piramidi sono cscavale nella Joro parte superiore, e
)) le due branche sono riunite alia sommila da un
8 arco; denli tricarenati ».
(Agass. e Desor calal. 1. c. p. 3'U ).
I signori Agassiz e Desor dislribuiscono inollre
in sei tipi differenti tuUe le specie del gen: Echi-
nus cioe.
1. Tipo. — 'Pori obbliqui disposti per Ire paja;
membrana boccale nuda. f'ornila di dieci scudi cal-
carei corrispondenti agli ainbulacri.
2. Tipo. — Solto genere Toxopneusles Agass.
Pori disposti in arcbi trasversali, piu o meno rego-
lari di quattro paja almeno; bocca decagonalo con
inlacchi piia o meno profondi.
3. Tipo. — ^Gli archi dci pori sono quasi trasver-
sali, e separati da serie parallelle di tubercoli.
4-. Tipo. — Sotto-gcnere Psammechinus Agass. —
Tre pari di pori obbliqui ; i tubercoli serratissimi ;
membrana boccale ricoperfa da squame imbricate; con-
iorno della bocca senza profonde incisioni.
5. Tipo. — Tre pari di pori obbliqui; faccia su-
periore pialla di modo che I'apparecchio genitale si
trova in livello colla superficic della teslula; le serie
tubercolari sono almeno sei nelle aree intrambulacrali,
i tubercoli della faccia superiore sono piii grossi, e
27S
portano degli aculei mollo piu lunglii di qticlli del-
la faccia inferiore.
6. Tipo.— Piastre anibulacrali allissitne; i tuber-
coli principali appareulissimi disposti in duo serie
sollanto Delia aree anambulacrali: e siccome non vi
ha die solo tre paja di pori per ogni piastra ambu-
laorale; o lali piastre essendo altissime, egli ne risulta
che i pori sono meno avvicin.ili che uegli allri Echini.
SPECIE VIVEMI
SPECIE 1 .
ECHINUS UELO (Lamark)
Edi. globoso-conicus, afSHutalus, ex luteo el ru-
bra varic'jalus ei fascialus; fusais porosis anfjusUs^fle-
■vitosis; pororiim paribus transverse binis. (Lamk.)
t'chinomeira. — Gualt. Ind. lab. 107, f. E (non
B) An Knorr. Dehc. tab. D. II, f. 1, 2.— De-
slongch.EncycI. mcth. I. 2, p. 589 — Blainv.
Man. d'aciin. p. 22(5. pi. 20, f. 3.— Risso
Hist. nat. Eur. raerid. t. 5, p. 276. — Agass.
Prodr. i. c. p. 190. — Desmoul. Echinid. p.
2<)8. — Agass. e Desor.Calal. rais.l.c.p.365.
Qucsta e la piu grande di tulle le specie co-
nosciule del genere Echinus. II suo perimetro e cir-
colare ; la sua forma globoiosa , elevalissima , rara-
mente subconica ; 1' inviluppo e sottile ; i tubercoli
sono rari, come del pari in conseguenza gli aculei;
i primi sono di varia grandezza, i piu grossi sono
disposli ill due serie nelle aree ambulacrali e nel-
le anambulacrali , molto dislanti fra loro , e molto
piccoli relalivamente al volume della testula , gli
276
aliri similmente rari sono disscminati senz' ordine
sulla superficie del guscio. Le aree ambulacrali e
le iotrambulacrali sono divise nel mezzo da una li-
nea flessuosa , ed un' altra limita le aree ambula-
crali, le quali sono alquanto meno larghe della meta
delle iotrambulacrali; gli aculci sono corli, coiiici e
soltilissimamente striali; la bocca e picoola rolativa-
mente alia graadezza dell' inviluppo, e presenla pic-
colissirae e poco profonde incisioni: i pori ambula-
crali sono disposSi a tre paja obbliqui; il coluie della
teslula variato di giallo e roseo , e quakhc voUa di
bruno, da costiluire delle fasce verlicali.
Questo Ecbino vive nei mari di Sicilia , come
in altri luoghi del Mediterraneo ec.
rv- . • ( Verticale — Decimelro 1 .
( Tra3versale--Pecim. e Millim. 30.
^ , M SPECIE 2.
ECBiNvs ACUTVs (Lamarck)
Ech. orbiculato-conicus, subpyramidalus, assu--
latus, ex albo et rubra raditim fascialus; verttcc sm»
baculo; arets bifariam verrucosis.
Echinus acutus — Larak. t. 3. p. 361. — De-
slongch. Encycl. t. 2, p 389. — Blainville,
Man. d' actia. p. 227. Desmoulijis. Echio.
p. 270.
Gli individui, che noi riferiamo all' Echinus acu-
tus del sig. Lamarck , differiscono abbaslanza dal-
V Echinus Melo, perche si potessero riguardare come
pna varieta di questa ultim;' soecie. Essi convengo-
277
no nella forma generale e nei caratteri principali
coir Echinus acutus, avvegnacclie presentino alcune
differenze, che non sono di grande imporlaiiza. L'in-
viluppo e orbicolare, couico , a sommila subpirami-
dale; e piu spesso di qiiello doll' Echinus Melo cd
assai piu tubercolalo ; Ja proporzione relaliva dei-
le due aree e la slessa; piu grossi pero e piu nu-
merosi sono i t.ibercoli, e riguardo a qucsti nun si
osserva anco per le serie principali quella regola-
rita, cbe negii aJtri Echini rilcvasi. IVelic aree ani-
Lulacrali scorgonsi due seric di iubcrcoli piuUoslo
ravvicinati, jua non perCcllanicntc uguali nclla gros-
sezza, ne siluati fra ioro a. dislanza del lullo uguale;
moiti altri di varia grossezza , anco |)iccolissimi si
vedono sparsi su lutto lo spazio delle aree sudelle.
he aree anambulacraii preaenlano due serie di gros-
isi tubercoli molli distanti fra Ioro, che si distinguo-
i\o per la. Ioro grandezza; molti allri costituiscono del-
Je serie sccondarie ma irregolari, cd alcuni ben pic-
coli si veggono sparsi alia rinfusa su tutlo lo spazio
delle aree anambulacraii; la supcrficio inferiore, nei
mezzo abjuaiilo depressa, moslra I' aportura deJia boc-
ca, proporzionalmenle piu grande di qutdia AeW Echi-
nus Melo, senuosa, e con inlacchi poco profundi; le
orecchielle piu solide, piij grandi con un foro cLc
si avviciiia alia figura romboidalc; i pori ambulacrali
disposli per Ire pari obhiiqui; gli aculei corti e slriali;
la testula e fasciata di bianco e di rosso; gli aculei
bianchi coll' apice rosso.
Noi crediamo che 1' Echino di cui ci siarao oc-
cupali appartenghi alia specie dcscritta dal sig. La-
marck soUo il nome di Echmus acuins, ad eccezione
^i alcune lievi differenze, die potrebbero lull' al piu
costiluire una variela; crediamo eziandio che Y Echmus
278
acutus del sig. Lamarck differisca abbastanza dallo
Echinus Melo , cliecche ne dica il sig. Agassiz ,
sebbene pero egli cinetta dubitalivainente la sua
opinioiie; e cio po.isiamo asserire dietro aveie isli-
tuilo un* esatto co ilVonto tra questa ulliraa specie
e la varieta dello Echinus acutus da not teste de-
scritta.
Gl' individui Hi cui ci siamo occupati nella su-
periore descrizioue sono stati pescati nel mare di
Aci-Trezza.
J.. . ( Verlicale— Millim. 82.
( Trasversale — Millim. 106.- ."K
SPECIE 3.
ECsiivDs GRANOLJRis (Lamk.) ' ■•
Ech. hemisphaerico-dcpressus, granulis crebev'
rimis, undique scaber; fisciis porosis, verrucosis el
irregularibus] basi planutala. .
Echinus hemisphaericus Lin. Gmel. pag 31 70.
Cidaris hemisphaorica. Leske pag. 90, pi. 2,
Echinus subglobiformis, Blainv. Diet, scienc.
; nat. t. 37, p. •
Ecco 0 Signori la specie chc e stata dalla raag-
gior parte dcgli aulori confusa coil' Echinus escu-
lentus di L. mentre ne e ben diiTerente. L' Echi-
nus granutaris di Lamk. e ben comune nella Manca
e nel Mediterraneo, e lo e benanco seconvo le mie
osservazioni in Sicilia, ma non e la specie descrilta
dall' immortale Linneo solto il nome di Ech. escu-
279
lentus ; perocche ha essa il contorno dell' apcrfura
boccale fissurato e nello £c/i. esculenius c intero o
scnza incisioni. h' Ech. granularis ofl'rc le fasce po-
rose ambulacrali coslitiiile da arolii irre^olari di qual-
Iro 0 cinque paja di pori, laddove sono disposti coslaii-
temenle a Ire paja nello Ech. esculentus; in que^to il
colore e di arancia, e nolFallro violello.Del pari Vt'ch.
brevispinosus di llisso, che nui descriverenio in pro-
gresso, nc diflerisce ugualmenle e per le slesse ra-
gioni ; per allro quesla specie si puo forse riiiuar-
darc come una varieta dell' Ech. granularis. E poi
imporlante lo annuiiciaie dietro quanto si e dcllo
die in Sicilia non si rinviene I' Ech. escu/cnli/s di
fj. ne alio slato di vivenza, ne fossile, e sono an-
lati in crrore lulti coloro i quali hanno affermalu
vivere questa specie ne' nostri mari. Quella di cui
appo noi si niangiano con mollo piacere gli sporan-
gi non e nemmeno i' Ech. esculenlus differendo da
quest' ultima specie , come si vedra nicglio in se-
guito per la disposizione dei pori, per la forma del-
lo inviluppo, per i tubercoli, e molli altri caralleri.
E da sapersi poi che niolte specie di Echini servo-
no di cibo, ed il nome dato a principio dal princi-
pc dc' naturalisli di esculenlus ad una di tali specie,
non puo suscitare I'idea di un carattere coslanle ed
cschisivo.
Cio poslo, scendiamo alia esposizione de' caral-
leri dcllo Ech. granulans, di Lamk.
La forma di questo Echino e emisferica, ordi-
iiariamcnle globosa , qualche volla dopressa o sub-
conica ; il perimelro circolare ; le aree ambulacrali
uguagliano per I' ordinario la nicla delle anambu-
lacrali ; la feslula e covcrta da un grande nuinoro
di tubercoli de' quali se ne scorgono quallro serie
280
nelle aree minori , e piu di otto nelle maggiori ;
innumerevoli piccoli tubercolelli occiipano lo spazio
frapposto a' tubercoii piu i^^randi , a' quali si artico-
lano degli aculei coiti, oltiisi, conici e lotii^'iludinal-
tnente slriati. Fori disposli ad archi irregolari di
qualtro pari. I due pari eslerni si allontanaiio dai
due inlerni. Non e raro, come vedremo in appres-
so , scorgere in quesfa specie piij di qualtro pari
di pori. Apertura iioccale piultosto piccola , con in-
cisioni piii o ineno solide, a sommita spessa, e sub-
bilobala , a foro ordinariamente ovato-eililtico; colo-
re dello inviluppo violetto e dei tubercoii bianco o
giallo, e raramente violetto. Gli aculei variano anco
di c<il()re ; or si inostrano tulti o per meta bianchi,
or violetli, e spesso gialli o verdastri.
p.. ^ .( Verticale— MiJhni. 80. "
( Trasversale — '\lillini. lOI.
Questa specie, che riuviensi rrequenlissima nei
nostri inari, e che volgarmente cliiamasi lUzzi Ca-
rusGcldii, offre moltissime varieta che riescono inte-
resSanti dietro Ic mie osservazioni; e quoste varieta
sono relative or alia forma ed al numero de' tuberco-
ii, ed ora al numero de' pori, alia disposiziune doi
medesimi ed alia forma delle orecchiette. Alcune
di queste varieta sembrano e vero a prima i^iunla
potcr costituire delle specie difforenti , ma siccomo
tutti gli individui che rappresentano queste variela,
e che si conservano nel mio gabinetto sono sforni-
ti di aculei , ed in alcuni mancano le orecchiette ,
cosi sorge chiaro il bisogno di ulteriori osserva-
zioni , e percio io mi sono per ora limitalo a larfe
figurare in questa monografia come seraplici varieta,
non intralasciando di descriverle esattamente, dando
di ciascuno di essi sinanco le dimension!.
281
Varieta' I."
Perimelro circolare; inviluppo emisferico, globo-
se ; tubercoli serralissirni, dei quali circa dodici se-
rie nolle arce anambulacrali e piu di qiiaftro nelle
ambulacrali ; queste ultimo mela larghe delle pri-
me; port formanti degli arclii irregolarissi midi cin-
que pari , e frammezzo a '|iiesti qualche arco ma
tnollo raro di sei pari. [ Ire pari di pori csterni si
aliontanano dai pari interni , cio die coslituisce la
irregolarita dclle arcate porosc; orecchietle alle , ad
aportura ovato-allungata, superiormenle troncala; in-
cisioni al conlorno dell' apertura boccale mediocri ;
tubercoli verdastri coile sommila gialliccie ; colore
dello inviluppo verde giallastro.
j^ . . ( Verticale — Millim. A8. ,,
( Trasversale — Millim. 76, ^j ,
Varieta' II.*
Emisrerico-subconoide; fasciato di rosso fosco e
Ji roseo ; tubercoli formanti nolle aree anambula-
crali circa dicci sorie , e qualtro nelle ambulacrali;
arclii poriferi di cinque pari di pori e disposli come
nelia varieta precodente; i tubercoli proporzionalmen-
te piu grossi , c le granulazioni raeno confluenti ;
orecchietle meno alte , piu strette , ma i fori delle
stesse in proporzionc piu grand! ed ovato elliltici.
p... . . ( Verticale — Millim. 35.
( Trasversale — Millim. 73.
Varieta' 1II.»
Inviluppo emisferico-elevato, piu solido de'prc-
51
282
cedenli, di color violetto; aree ambuTacrali uguagSianti
ia meta dclle anambulacrali; tubercoli biandiicd ton
sommila gialla , nelle arce raaggiori fonnanti circa
dodici serie ben regolari , c <juaUro nelle niinoii ;
archi porosi irregolari gcneralnicnle di qiiallro pari
di pori , frammezzo a quesli alcuni di cinque pari ;
gl' inlerni pari seiupie due. Iticisioni al coniorno
deir aperlura boccale poco profonde; orcccbielte co-
me nella varieta precedente; graiiolazioni rare; faece
porose di color violelto oscuro.
jj. .( Verlicale— Millim. S8.
( Trasver&ale — MilJini. 78.
Varieta' W »
SimiJe alia precedente; ma le aree aoibulacrali
alquanto piu elevate delle anambulacrali , cio che
da alio inviluppo un periinelro sul)penlagonale ; gli
archi porosi per lo piii di cinque pari di pori irre-
golari , frammezzo a questi alcuni archi di quatJre
pari; incision! al coniorno deir apertura boccale pisi
profonde ; orecchiettc piu gracili , con fori grundi ,
subovali,
^. . . ( Verlicale — Millim. 30,
( Trasversale — Millim. 75.
■•'"'-'- Varieta' V.* • ' '"'' ' ' '»'
Teslula emisferica, subdeprcssa; colorilo uguale
a' due precedenti ; fubercoli porporzionalmenle piu
allargati nella base ; nelle arce anambulacrali dieci
serie, nelle ambulacrali qualiro; perimetro circolare;
aree minori uguaglianli perfellamenle la mela delle
altre; archi porosi irregolari di cinque paja di pori;
le aree maggiori divise in mezzo da una linea fles-
2S3
suosa fortemente iuipressa; orecchic-ile basse, moilo
obbliquc, a fori ovaii.
... . ( Verticalc — Millim. 46.
""""^'" ( TrasversaJe_;\lillim. 71.
Vabieta* VI.'
Lo stesso colorito e la forma medesima ilel pre-
cedenle ; an*e ambulacrali siiperanli in lar:rfiezza la
nu'la (itMIe aiiamhulncrali ; otto serie di tubercoli in
quesle ultime , e quaitro nelle prime; si le aree
magi^iori die le ininori divise immezzo da uaa li-
ned tlossuosa impressa; arclii porosi di cinque pari
irregolari; incisioni poco profonJe; orecchietle man-
canli
Di a otri ^ Verticale— Millim. 42.
( Trasversale — Millim. 60.
Varieia' VII.-
Inviluppo emisforico-depresso di color violello ;
quasi pentagonale ; archi porosi irregolari di cinque
pari, interrolti a quando a quando da archi di quai-
tro pnja ; arce anabulacrali elevate , sporgenti ; le
anambulacrali nel mezio dcpresse , cio che da al
periinclro la figuia pcntagonale; circa a dieci serie
(li tubercoli nolle aree maggiori e quasi quatlro nol-
le minori; Ic due di mezzo pero incomplete ed in-
tcrrotle ; aperlura boccaie come nella variela prece-
(lente ; le aree minori divise in meta da una linea
llessuosa che iion bi vede nolle aree maggiori; orec-
chieltc mancanli.
p. .( Verticale— Millim. 37.
uiameiri ^ Trasversale— Millim. 60.
28i
Vauieta' VIIL»
Inviluppo emisferico, depresso a perirnctro sub-
pentagonale, di color violelto oscuro come, del pari i
lurbercoli; arec anambulacrali depresse, le ambulacrali
sporgenti; tubercoli I'ormanti dodici serie nclle prime,
quatlro nelle allre; linea flessuosa che divide in due
mela le valve maggiori poco irapressa, nelle minori
appena visibile; granulasioni confluenti; archi porosi
irregolari di quattro pari, e frammezzo a questi qual-
cuno di cinque paja; incisioni al contorno dell' aper-
tura boccale profonde; orecchielte mancanli.
Diametri ^ Verticale— Millim. 49
( Trasversale — Millim. 73
Varieta' iX.* '
Inviluppo grande, emisferico, depresso, subconi-
co, di color violello o&curo superiormenle , interior-
mente giallastro; tubercoli proporzionalmente piii pic-
coli e |)iu nuincrosi cbe nclle varicla prccedenti ,
formanti quatlordici serie nelle aree anambulacrali, o.
quattro nelle ambulacrali; archi porosi irregolari di
quattro e cinque archi di pori; pagina inferiore iti»'t
centro concava; apertura della bocca piuttosto picco-
ia, con incisioni molto profonde; oreccbicttc man»
canti.
r.. , . ( Verticale — Millim. 75
*'*^"'"" ( Trasversale— Millim. 118
Varieta' X.'
Lo stesso, ma piu depresso, inferiormcnto meno
eoncavo, fasciato di violetto e di giailo oscuro.
Tx- , • ( Verticale — Millim. 75
yiameiri ^ Trasversale— Millim. 100
285
Dalla <Jescrizione delle sopranolale variola rile-
?asi, che in lutte costantomcnle riiivicnesi la irrego-
larita de^li arclii pnrosi , che seinl»ra costitiiire un
caraltere quasi speciale deHo Echinus yranularis, e
cio non solo relalivamente alia disposizione de' pori
che non fojtnano dolle linee o obijlKjiie o arcale
regoiari, ma benanco per il numero dei pori mede-
siiui , i quali ora a quatlro pari ed ora a cinque si
raostrano senza esatta corrispond<inza.
E cio noQ solauiente si osscrva nella stessa fa-
scia [lorif'era io cui notasi quesla differenza nel nu-
mero dei pari porosi , ma bensi nelle varie fasce
porifere tolte a confroiilo tra di esse; talche gli archi
porosi di una fascia ambulacrale non corrispondono
costanteiaente con quelli delle altre fasce o zone dello
stesso individuo. In una delle sopradescrilte variela
ho trovalo fraramezzo a gli ajchi irregolari di quatlro
a cinque paja di pori uno o due archi di sei paja.
Tullo CIO porta a credere che non in tuUi igoaeri,
ne in tulle le specie, giusla le osS(>rvazioni <la nie
riferile, la di^posizione degli archi porosi cd il nu-
iucro de' pori possano costiUiire un caraltere costante
di diagnostica. lo, e vero, ho dovulo limitare la mia
disaraina alle specie sicilianc che si conservano nel
mio ujuseo zoolegico, e a poclie allrc <,'stit^che, e per-
cio noa posso aell' allualila valulare csattamente la
imporlanza del laenzionato caraltere; ma nello Echi-
nus gramdaris ed in tutte le descritte variela, che
io ho per ora rapporlalo a quest' ultima specie , e
che potrebhcro forse apparlenere a si>ecie dislinle,
io r ho costanlenieute trovalo islabile e variabilissi-
rao, non cosi in tulle le altre specie da me osservale.
Or quesla irregolarita si Jimita al solo Echinus gra-
nularis ed alle sue variela, o si estende ad altre
286
specie? E" fDise qiiesta slessa irregolarita nella di-
sposizione degli archi porosi im caratlere dislintivo
c sp<!ciale dello Frli. granularis?
Ecco cio riie si i>olra solamente deterininare con
delle ulleriori ed osicse ricerche ed osservazioni.
SPECIE 4.
Ecninas BRf.r/sPir/oscs (Risso)
Ech. rotund iio-hainiHfhaericus, conrexus, infra
planus; fasciis porosis reciis; spinis brevibus, luteis,
bast sordide purpureis.
Echinus brevisp'Tiosus, — Riss t. V. pag.277.
Valentin A(» ilomie dcs Ecliin. tab. 1. —
Agassiz e i^esor calal. laison. des Echini-
des, (Annal. des scienc natur. Trois. serie
,, I. VI. pag. 367.) i- j )i.'.
Le osservazioni del Sig. Risso sullo Echino in
esame si riducono alio seguenti.
« Arrotondilo, convesso, emisferico, inferiormcn-
» te apptanato, a fasco porose retlo ; le sue spine
1 sono corle, gialle ed a base color di porpora ca-^
» rico ».
Da quesli caralteri scorgcsi di leggier! die lie-
ve o poco marcahiie difTerenza passa tra 1' Echino
di cui ci occupianio e 1' Ech. granularis Ji Lamar-
ck. I Signori Agassiz e Desor credono rlit^ quest' ul-
tima specie sia lorse una varieta dell' altra Difatti
ecco fjiianlo si legge a queslo riguardo nel catalogo
ra^iooid) (Ic'gli Echinidi redallo da questi zoologi ,
in pailando dello Ech. drevispinosus, e facendo rile-
2S7
v&re le dilTerenzc Ira !a specie del Risso c quella del
Lamarck, i L'iiiviluppo (ncllo Ech (jranularis) o piu
r depresso e piu sp<\sso di qucllo dello Ech. brevi-
» spinosus. I {mri di pori cslerni sono piii Sontani
« dagli intern i s.
Dalle mie proprie osservazioni risulta, che la
lesliila dello Ech. brpvispinosus c piii leggcra r sol-
tile di quella dello Ech. granulans; die gli archi
porosi sono meno irregolari, c i pari dci pori sono
<juasi ugualmenle fra loio distanti, c i luborculi, non
die in conscquenza gli aculei sono meno nunierosi.
Ma a me semlira die queste difl'erenze non sie-
no tali da poler fare riguaidare V Ech. brcvispuiosns
come una specie distiiita dallo EcJi. f/rdnnlari^^ nia
come una variela di quest' ultima soltaiito.
E si, che io credo dietro idle mie osservazioni
che r Rck. brevispinosiis sia una varieta dello Eck.
granulans e non viceversa; percioche due soli indi-
v'idui ho io rilrovalo cogli archi porosi quasi rogolari,
menlre tutt' aitri dclia [;redelta .jiecie e di tuttc le
j?ae vaiicta inostrano una oostanle irr«^olarila nella
disposizione de'pori; e so il li[)0 sjieciale porfas«.<'
per caso la caratterislica di avcre ::;li ardii porosi
rogolari, io nou saprei spiegare il perche tanto rari
gl' idJividui del tipo priinilivo si iii<>>{rino, meulrc
luUe ie vavieia, die sono per altro niunerose, pre-
sentaiio la irregolarila degli ardii porosi. Ma sembra
piu giusto riguardare I' hch. granulans come il tipo
della specie, die porta per carattere la irregohmla
degli archi porosi, che ffaiamezzo a moltissime va-
rieta conservasi costanle, e considoraro gl'individui
ne' quali gli archi jwrosi fono mono irrogolari , o
regolari del tulto, come un deviamenlo dal (ipo pri-
mitivO; 0 lueglio coioo una varieta, come per allro
288
ha fallo il Sig. Dosiiioulins che ha considerato l' £"<?//(.
brevispinosus come sinonimo dell' Ec/i. granularis.
SPECIE 5.
; ECRiNDS LiyiDVS (Latuk.)
Ech. hemisphaeriro-depressus , fasciis porosis-^
flexuosis, subvcrrucosis; spinis acicularibus, longiit^
scv/is, slriatis, livido fuhis.
Echinus mlliaris. Var. b. Basteri.
Echinus saxaiiUs. L. Gmel. p. 3170 epag.
3171.
Cidaris saxatilis. Var. 2. B.isleri— Leske p.
87-89, pi. 49.
Echinus Iwidus. Lamk. t. 3. p. 367. — Deslon-
gch. Encycl. t. 2. p 392 — Agass. Prodr.
1. c. p. 190. — Agass. e Desor calal. rais*
1. c. p. 367.
Carduus marmus. Vati. Phclsum. p. 18 n • 16.
Echinus noglectus ed Echinus lividus, Blainv.
Diet. sc. nat. t. 37 p. 88.
Echinus vulgaris. Blainv.
. Echinus longispina. Blainv.
Echinus purpureas. Risso. 1. c. t. V. p. 277.
,,. . Echinus liihophagus. Leach.
lo riferisco con dubio alJo Ech. lividus una spe-
cie comunissima de' nostri mari, che pero ne porta i
piincipali caraUeri , per non aver potuto rinvenire
ncll' opera di Lamarck ed in altre una descrizione
eslesa dello stcsso Ech. lividus. lo mi fo per tal r»-
gione a descriverlo minutaraenle.
289
L' Echino, di cui e discorso, trovasi comuois-
simo ne' nostri mari, e vive nelle spiagge scogliose;
i suoi sporangi si niangiano e riescono saporilissimi;
e da qucsli che I'egregio Prof. Dr. Gaelano Mirone
eslrasse \o Echinino. fi stato fra noi quasi general-
inentc riguardalo come 1' Ecli. esculenlus L; ma se da
queslo e ben diverso VEch. yranufaris, con cui ha
alineno dell'analogia la specii; coinincstibile del Lin-
neo quello poi, di cui in tal moinenlo ci occupiaiiio,
ne e in lutlo difierenlissimo.
Esso ha un inviluppo di forma cmisferico-deprcs-
sa, e neila pagina infcriore loijyL'rmentc concavo ver-
so la parte centrale; le aree ambulacrah uguagliana
la mela dello anambulacrali; nellt; prime i principali
lubercoli forinano duo serie rogolarissimo e non in-
terrotte dall' apcrtura bo<:calo siiio all' apice ; nolle
altre costituiscono sei serie principali di cui le tre
di una mela di ogni area anambulacrale si allon-
tanano da quelle dell' allra mela , lasciando nel
mezzo deir area uno spazio maggiore di quella
da cui sono fra di esse separate. Lc due secon-
de serie sono formate da lubercoli poco piu gros-
si , e sono le sole che pervengono alia sommita ,
mentre le due eslcrne e lc due interne , sebbene
prendano ori:;ine dall' apcrtura boccalc, non arriva-
no pero all' apice; talche in qijeslo Echino le aree
tutte si raoslraao superiormcnte bitubercofate , ossia
fornite da due serie tubcrcofari; le aJlre serie inco-
minciano dal terzo superiore della tesfula in giii.
Allri tuhercoli di minore grossezza si Irovano fram-
mczzo alle serie regolari sparsi sen7.a ordine, e mol-
lissimi piccoli tubcrcoletli allorniano la base do' lu-
bercoli priraarii. Gli archi porosi sono ben regolari,
ed ogni arco formata da cinque paja di pori; solo-
S2
290
alia base il numero de' pori sceraa, e gli archi sono
costituiti da quatiro pari; la bocca e dccagonale, e non
vi si veggono incisioni , se non si vogliano riguardare
come tali gli angoli che risuUano dalia riunioru' dei
diversi lali dell' apertura boccale, la quale in pro-
porzione dello invilupito inlero e piuUosto grande;
le orecchielte larghe, basse, siihoblique, a I'oro su-
bovalo; gli aculei piuttosto lunghi. Colore della te-
stula variabilo, cioe vordastro, livescenle, violelto;
gli aculei similmcnle di color variabile corrisjxjndon-
te a quello della toslula.
Molli caralteri, come si rileva dalla supcrinre
esposizione, mi fan credere che la specie da me de-
scritta sia X Ech. lividus di Lamk; tuttavia, come ho
manil'estato a principio, non esscndone hen siciiro,
ho poslo ogni accuratozza a descriverlo ondc altri
piu di me esperlo possa aver I'agio di pronunciare
s(i di cio fermo e sicuro giudizio.
p.^^gj^.( Verlicale— Millim. 32 .•.!,.
( Trasversale — Millim. 60 ■. : ■■ :t
SPECIE 6,
ECHINUS wnunis itisso (non L.)
Ech. parvulus, hemisphaerico-deprossus , hileo-
obscuro-fasciatus; spints brevissimis, slriatis, roseis,
basi viridiseentibus. Risso t. V. pag. 277.
Echinus microiitberculatus P — Blainville Diet,
scieu. nal. t. 37 pag. 88.
Echinus parviluberculalus. Blainville Man.
d'act. pag. 228. ' ■..■ ■■ ■-:■-■ : v
291
Echinus decoratus - A.gais'\z . Introd. a 1' anal,
de r Echinus pag. VII.
Echinus pulchellus. Agass. Indrod. a I'anat.
dc r Ecliiuus pag. VI.
La specie descilta dal Risso viene da' signori
Agassiz e Desor rapportata nel loro catalogo ragio-
nalo come idcnlica alio Ech. viicroluberculalus di
Blainville, e quiudi il nomc di Echinus mdiaris di
Risso fiirura nel detto calaio^io come sinomino del-
on
lo Ech. microluberculatus , che e porlalo come il
tipo dolla specie. Or qui e [)regio dell' opera il
fare osservare, che lo Ech. m\liarts di Risso non e
identico alio Ec/i. jnicrolubercolalus di Blainville ;
peioi'ciie dilTeriscono cssenzialinente per il numero
dei [).iri di pori che costiluiscoiio le arcate porifere;
il priino avendo quesle arcale formate da tre pari
di poii obliqui, e I' altro da sei pari. L' Ech. par-
mtuberculalus dello stesso Blainville si avvicina assai
piii alia specie descritla dal Risso.
Cio detto passiamo a dare la descrizione dello
Echino di che e argomento.
Esso e piccolo, emisferico, alquanto depresso, a
perimetro orhicularo, ed ornuto di dieci fasce giallo-
gnoie e di ultrcltante rossastro-oscure; gli ambulacri
sono I'ormali da archi di tre pari di pori obliqui, che
non presentano alcuna irrcgolarita; i tubercoli sono
di due sorlu, grandi e piccoli; i primi formano due
serie in ogni area e sono piuttosto dislauli Ira di
essi; quelli delle aree ambulacrali poco piu avvici-
nali e ili maggior numero; i piccoli tubercoli sono
numerosissimi c sparsi senza ordine su tutta la su-
perficie del guscio; le aree ambulacrali uguagliano
in larghezza i due terzi delle anambulacrali; le spi-
292
ne sono acicolari, coniche, corte, alquanto ottuse alia
soramita, di color roseo e verdastri alia base; aper-
tura in proporzione dello inviluppo piullosto grande;
fessure al contorno dell' apcrlura boccale riidimcnla-
li; orecchietle mcdiocri, gracili, piultoslo sliette col
foro grande subroinboidalc.
Vivfi ne' lidi scogiiosi. — L'individuo da me de-
scilto e del mare di Augusta.
T^. ..( Vertical e^ — Millim 13 . i^
( Trasv«rsale-^Millim. 23 .■■■:'' ,.,
■ . I
• ■ '■'• ■■ ■ ,..'■■ ■ •, ii. 1 "• , • - :. ' ■ ,f T
SPECIE FOSSILI
■ ■■;'>' -SPECIE 1. ,■ ' ■■ •".
ECBif/os GitANVLytms ( Lamk. )
Trovasi fossile in Sicilia nel (erreno terziario dcl-
r Agnone. Ke ho avulo due individui di cui la gran-
dezza e minore di quelli vivenli.
SPECIE 2.
ECHINUS LiyiDVS (Lamk.)
E stata da me rinvenuta questa specie fossile
ael terziario di Palermo.
' ' . SPECIE 3.
ECBiNVs MiLUBis. Risso (non Lamk.)
Un solo individuo di grandezza ugualb al viven-
..
293
le c stalo da me trovalo nel teziario dc'dinlorni di
ralcrmo, e noo presenta alciina dillerenz^.
SPECIE 4.
Echinus coslatus. Agassiz. — Calal. raison. des
Echinid. png. 370. ( Aiinali di Scienzc nalurali se-
ric 2 I. 3 )
10 credo con sicurezza rapportare a quosla spe-
cie r Kchino chc dcscri\o, e di cui ho (rovalo trc
individui iicl lerziario di l^alerino; per allro il Sig.
Agassiz dice, secondo Ic assv3ilive de' Signori Alithc-
lin c Vernevil, rinvenirsi a moiile i\lario in Uoina e
nello slesso terziario di Palermo.
11 noslro Ecliinn e di ambito pcrfcttamenle cir-
colare, eraisferico, ma mollo clovato e quasi glob(*-
so , infcriormenl(! quasi piano; le aroc ambulacrali
sono la mela dcile anambiilacrali: le uno e Ic allre
offrono due serie di lubL-iculi uguaii , bcnsi quelli
dcllo aree ambulacrali, sono in maggior numcro, pei-
ciie Fra essi piii avvicinali ; le pia>lre auibulaciali
c le anambulacrali sono nioKo clcvale, assai piu pcru
queste ullime; la loro uniono dislinlissima e profon-
daniente marcala , lo clie da a qtusla specie una
scollura eleganlc e parlicolaro; le I'asce porifere pre-
senlano archi <li j)ori obbliqui lormali cla Ire paja di
pori, Ira essi alquaiilo dislanti, per 1' altczza dcllo
piastre. II Sig. Agassiz dice chc le piaslre ambula-
crali cd annnibulacrali sono quasi ugualmcnle ele\;i-
le; pure al conFronlo ricscono le prime di assai n.i-
nore allez/a ; si potrebbcro solo pcru riguaitlare
alle all'ugual maniera calcolando la loro allezza com-
paraliva in proporzione della loro larghezza — L' a-
dertura boccale e rotonda. W ha molti piccoli tuber-
29i
coletti irregolarmenle sparsi sulla superficie inferiore
che vaano divenendo piu rari superiormentc, ed ivi
disposti a corona attorno i tubercoli maggiori.
-.. . ( Vcrticale — Millim. 43.
*''^™®'" ( Trasversale— Millim. i9.
FINE.
M ;
INDICE
nelazioiio, Accadcmica deW anno XXVII dell' Ac-
cademia Gioenia del Segrelario Generalc proj'.
Carlo Gemmelliivo .... Pog. 1
Contimiaziune d"llu flora dei dinlorni d' Avala del
SOCIO a)iri!<])0)id<'iile Giuseppe Dianca — J}Je-
moriu IX die conliene le descrizioni dt lul-
te le specie dell e classi Liuuenne XV e XVI. n 21
MeUido fiictle per fdiiiuire ijli occhi urtificiali di
cvislallo dal socio U. Zttccarello I'alli. » / / i
Ucicrizione di alauv vuove o poche conosciide
Sjjecje di conehiijlie siciliane viventi del cav.
prof. Carmelo Maravifjna socio aUito . « 121
Su Klin miiodi di jiii'i^firazione per V iwpiujlia-
lura detjli uccelli — Memorin di Mariano Zuc-
carello I'alli. .....)) /^'/
Monogrofia dcqli Eehinidi ricenli e fossili di Si-
cilia Parle qnarla. Finnujlia dei Gidarili ,
per il socio alluo D.r Andrea Aradas. s li'J
3Iediche osseriazioni sopra alciine non orvie infer-
mtlii rilerale dal prof. D.r Pietro Messina da
Pulazzolo socio corrispondenle . . ti tl9
Sopra ulciini componenii dclla Bile — Comunica-
zione fatla all Arcadeniui Giocnia dal prof.
Francesco ToriKibmie Casiaese Seipelario di ^ _ . ^^ , iij i-k,
Scienze naluruli nella detla Aecademia , « 227 vv~-/"-;
Osserrazioni sopra lalune razze di animali dome- _ ^ X m! ^
slid di Sicilin del socio Carlo Gemmellaro. d 2!.i ^. ''/"*'/'
Saijfiio di Geofirafla medicn per la Sicilia del so-
cio D.r Giaspppe Anlonio Galvafjni — Memo-
ria seconda. IJelle malalUe endemiche di rau- i. / C 1 '■
sa speci/ica ...... « 263
Monofpafla ilegli F.chinidi rircnti e fossili di Si-
cilin. Parle qnarla. Fami<ilia dei CidarUi.
Coiitiiiuazioue e fine, per i7 .socio atlivo prof. ^ Z?' ^
Andrea Aradas ...... 3H
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SERIE SECONDA TOMO IX.
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DAL HAGGIO 1852, AD APRILE 1853.
ANNO XXVm. DELL' ACCADEMLi GIOENIV
D. Angelo Panebianco Infendenle della Provincia di
Catania, Primo Direllore.
Prof. D. Carlo Gemmellaro. Secondo Direllore.
D.r D. Andrea Aradas. Segrelario Generale.
Prof. Francesco Tornabene Gassinese. Segrelario di
scienze nalurali.
Prof. Giuseppe Zurria. Segrelario di scienze fisiche.
D.r D. Anlonino lo Giudice
D.r D. Bartolomeo Rapisardi
D.r D. Michele Tallica
Prof.D.r D.Giovanni Reguleas
Prof. D. Carlo Gagliani
D.r D. Alfio Bonanno
Prof. Francesco Tornabene Gassinese. Direllore del-
le slatnpe.
D.r D. Andrea Aradas. Direllore do! GabineUo.
D. D. Gaelano De Gaelani. Gassiere.
Membri del Comitato.
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DELL' ACGADEMIA GIOENIA
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PER L ANNO XXVIir.
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SCEITTA DAL
SOCIO ATTIVO SEGRETARIO GENERALE
DI ESSA
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)) Riflidlendo per poco al legame,
» clie le scoverlfi liaiino !ra loro ,
» e ritclle lo sciirgi'i'c die le scien-
j ze c le arli si preslaiio scainhie-
» voii snccorsi e che vi e in con-
I siquciiza una catena clie le uni-
» see. »
!>' AuE.MBKiiT—Discorso preliini-
nare alia Eiicictupedia.
S egli e, 0 Signori, della piu alia imporlanza e
(lella pill ^rande utilila studiar I'lioino neiruouio slcs-
so, o meglio ne' rccondili arcani della sua organizza-
zione, negli atti impenetrabili doila vivenza sua, nel
niislorioso complesso deilc sue f.-KoIlu inlcllcllive, ne-
gli istinti, nc' dcsiderii, negli afrelli, nelle passioni, nei
suoi rapi)orti infinc cogii oggctti eslerni; non e man-
co importanle , ne di ininorc uliiila sludiare quesli
oggclli slc-ssi , framezzo a' quali egli vive, coi quali
ha inlime relazioni, che muovongli la curiosita, che
lo sorprendono, cd cccilano infine le sue meraviglie.
Abilalore e signore della terra, raggio di sovrumana
intelligenza , capo d' opera della divina creazione .
egli e mosso da una forza irresislil)i!e , da quella
slessa, che lo spingc ad elcvarsi come aquila suila
propria condizione , per cui lanlo dagli animali dil-
6
ferisce, a conoscere, e soggettarsi lullo, che gli si
para d'innanti, ad investigar la cagion d' ogni cosa,
sia che iiifluir possa dircltanientc al proprio hcnes-
sorc ed alia propria I'elicila . sia che sbramar possa
in lui r ardeiiza iiiconsuinabile di tutto spiegare, di
lutlo comprcndere , di tutto padroneggiare. Ed e
percio , che noi il veggiamo ora sorvolarc agli iii-
terminabili spazii de' cieli , ed assegnure agli aslri
il loro corso; or percorrere I'iminenza superficie del
globo , mimerar i' infinite miriadi di animali e di
piante , che vivono sotto mille svariate forme ; ora
inabissarsi nelle ime prolbndila de' mari , e passare
a rassegna gl'innumerabili esseri, che vi hanno stan-
za , e che colle lore varieta conlrastano con quel-
li, che popolano la terra ; ora sollccito indagarc la
composizione stessa del globo , e rimonlare quasi
alia sua origine, tracciando in qualche modo la sto-
ria cronologica delle formazioni varie della sua cro-
sta, e de' varii catcclismi, che ha subito. Ed ecco
quali sforzi grandiosi , qiiante sublinii conoscenze ,
che nobilitano lo spiriio uinano , die lo elevano al
di sopra di se stcsso, che lo avvicinano al Crealore
Supremo, di cm' trova in ogni esscre I'impronfa in-
conlrastabile dell' altissima di lui onnipossanza ! Ed e
per questo che io studio della natura e il piii puro,
il piij grande , il piu utile , il piu sublime fra tutti
gli sludii. R Niun' allro , sono parole del piu esimio
» iettcralo della Francia e a un lempo del piii sali-
s rico dei dotti (\) , niun' allro puo esscr piu felice
» di un fdosofo, che voglia leggere in quest' ampio
» libro ( la natura ) mcsso da Die avanli gli occhi
)) nostri. Le verita, che discopre , sono sue proprie,
» pasce c solleva j'anima sua, vive tranquillaniente
» e non tcme degli uomini. b E non sono quesli i
7
soli vanlaggi , chc all' uomo arreca lo studio dclla
nafiira , c la stciria natiiralo in ispecie ; ve lie sono
di (juelli direllamcnlo utili alia conscrvazioii lisica
deir uomo slesso. E sc 1' argomonio imporlante , a
traflaro il quale son chiamalo quest' oggi da sacra
doveic , occupar non mi dovesse , io • Jolterei uiio
volta con lutte le mie forze contro ie opposizioni
insussislenti c slravolle di taluni, de' quali 1' incapa-
cita di collivaie cosi sublimi studii li fa piegare col
disonorc delia nienlc umana al dispregiamento di
questc noLili ed utili discipline. Lo stcsso illustre
apologisla delT errore e dell' ignoranza, die osu as-
serire per il vile dcsio di vana celcbrita , anzicche
per intimo convincimento , le scienze tulte originaro
dagli uuiani vizii, e cosi « 1' Aslronomia dalla super-
D stizionc ; 1' Eloquenza dall' ambizione , dall' odin ,
» dair adulazione , dalla menzogna ; la Geomelria
» dair avarizia ; la Fisica da una vana curiosila ; la
» morale stessa dall' orgoglio umano ; >> (2) a quat
vizio pole egli altribuire 1' origine della storia na-
turale ? Forse alia stessa vana curiosila ? Ala non i'
dessa una curiosita vana; e una curiosila, islinlitiva,-
che forma il piii nobile pregio dello spirilo umano^
e lo spinge alle piu grandiose ed utili scovcrte, ed
a migliorare la propria condizione; curiosita cbe Dio
ba mcsso nell' anima umana come a suggello della
sua grand' opera , per suscilarvi incessantamenle il
sentimento di ammirazione.
Cosi tutli i rami dello scibile umano hanno imo
scopo, ed uno scopo di utilita ferma , sicura , indu-
bitata; cosi scienza non avvi, di cui lo studio rivol-
ger non si possa al benessere dell' uomo ; cosi la
storia naturalc non e una scienza di mere capriccio,
atta a soddisfare una vana curiosita j ma scienza al>
8-
tissima , proficiia , vantaggiosa ; chc ha per fine di
giovare alia nostra esistenza , d' illuminarc la nostra
mente , e sollevare lo spirilo spesso abbaltuto nella
lotta, che dee sostencre contro le avversila, e tem-
pestato frammezzo alio crudcli vicende della vita.
Ed a queslo lodevole fine , le scienze natural!
coltivando , le sue mire rivolse 1' Accademia nostra
sin da che ebhe vita e nascimento; e fu per lo zelo
c lo impegno, con cui questo fine si tento di asse-
i;uire , che , surta in tempi difficili , frammezzo a
inilie ostacoli , priva di mezzi , crcbbe c formossi
un nome, una ripulazionc universale. Che , so que-
sta Societa invececche rivolgere i suoi sforzi alia
riccrca de' falli e delle osscrvazioni con lo scope di
evidente utilita , avesse ella all' opposlo impiegato
le sue lucubrazioni su' frivoli inutili argomenti, e si
fosse vcrsata in frustranee, slcrili disciissioni, ipote-
lichc ed immaginarie senza il menomo vantaggio ;
sarebbe stata spregiala dimcnlicata, e sarebbe mor-
ta sul nascerc,
Ed io che, deposilario de' lavori di Essa, siedo
oggi in un posto, di cui a ragione indegno mi re-
puto ; io che presenlarvi dcbbo come in un quadro
delineati i voslri lavori scientifici dell' anno XXVIII;
io m' ingegnero , o Signori , mostrarvi , per quanto
mcl pcrmetteranno le mie deboli forze, ch'essi por-
lano tulti Y impronta lucidissima di utilita vera , sia
dirella oppure indirotla ; consagrando sempre piit
quel vero , che « le scienze si prestano scambievoli
» soccorsi , c vi e in consequenza una catena che
)) le unisce. » (3).
Ed a maggior schiarimenlo di quest' ultima e
grande verila , io nii fo lecito richiamare al pensier
voslro , onorandissimi Signori , che oggi degnali vi
^9
siete di farini scella onorevol corona, che i varii rami
del sapere son cosi collcgati fra loro, che formano
un tutto, ed un tufto, che ha per iscopo il benessere
deir uomo e la fohcila di lui. Ogni seienza piende
di niira, e vero, un particolare subbietlo, ha i suoi
litnili, i suoi confini ; ma i»a pure i suoi rapporti
con tutte ie altre e Je sue colleganze ; ma ogni
seienza concorre all' utile noslro in piu o meno grande
proporzione, e iulte a vicenda soccorronsi, per rag-
giungere quosl' unico scopo, senza che stoltezza sa-
rebbe o vanila il colli varle. Cosi son coliegate le
scien/e fisiche, Ie matcrnatiche e la storia nalurale ;
cosi le verita conlenute ne' sacri libri servono di
norma a' concelli del geologo, e la geologia schia-
risce quesle sacre e storiche verita. Per tal modo la
storia naturale ajuta la raedicina ; e la seienza del-
r uomo sano, sii cui poggia quella dell' uomo am-
malato trae il suo inizio dall' organografia e fisiologia
yegetale e dall' anatomia e fisiologia degli animali.
Porcio la chimica, oltre che disvela la composizione
organica, necessaria si rende alia mineralogia, ed i)
regno minerale, come gli altri due regni della natura,
somministra all' uomo moltiplici svariali mezzi al suo
comodo vivere, ed a combattere ie inuUiformi egro-
tanzc, di cui e il bersaglio e la Titlima. Anco e a
dirsi, che la storia naturale soccorre 1' arcbeologia,
e sin la numismatica e I" arcbeologia porgon schia-
rimenli alia storia naturale. Qual piu lucido esempio
e qual piu irrefragabile prova dell' intimo rapporlo e
della strettn conncssione, che hanno fra di lore Ie
scienze? (^Iic, so a taluno esagerato parrebbe il rnio
dire, costui m' oda un istante, e Ie prove, a cui
scendcro dissiperanno in lui ogni menoma dubitanza 1
2
10
■'■■' L' egregio Socio I'rof. Carlo Gemmellaro , il
quale alle piu sode conoscenze scienlifiche accoppia la
piu vasla ed aggiustata erudizione, dopo avere in una
precedenle memoria dimostralo che la storia nalurale
puo essere di ajuto all' archeologia (A) nella deter-
minazione de' maleriali impiegati dagli antichi nelle
arti, trattando ora di talune razze di animali dome-
stici siciliani, ha falto chiaramenle conoscere che
r archeologia in senso invereo puo dar dei lumi alia
storia nalurale.
In inolle provincie di Sicilia i bovi si distin-
guono da tuUi gli allri d' Ilalia e di Europa per la
straordinaria lunghezza delle loro difese. II nostro
Socio colla sagacila, che gli e propria, si e fatto ad
indagare, se questo caraltere sia dovuto ad una razza
parlicolare di tai animali, o ad una causa fisiologica
da riferirsi al modo di pastura o alia castrazione.
Bicca la sua mente di sloriche conoscenze , avvezzo
a meditare sugli ammircvoli resli dell' antichila, com-
parando egli i nostri bovi con quelli, che si trovano
impressi nelle medaglie antiche e ne' bassi rilicvi,
trova in effetto, che 1' antica razza, la quale servi
di tipo a' greci arlisti, non e al certo la nostra: ma
che la castrazione piu che altro contribuisce moltis-
simo ad ingenerare il carattere di sopra indicate,
Passa egli in seguito a far lo slesso esame sulla
razza de' cavalli, che trova, o digenerala di molto
da quell' antica, e tanto celebrafa ne' tempi de' greci,
o presso che ibrida, pel mescolamento di tante altre
razze, che per le varie nazioni, le quali ban soggior-
nato in Sicilia, sono state quivi introdotte .
ii Ed estendendo vieppiu le sue dotle ricerche,
tratta finalmente della razza de' cani, ed entra a ra-
gionare sul motive, per cui nelle antiche medaglie
H
e bassi rilievi non si trova altra razza di cani scol-
pita che quella greca — il Canis grajus di Linneo.
Egli fa vedcre apcrlainonle che essa non sia slata
la sola, che abbia avuto esistenza in quei tempi, ma
che per la svellezza e la eleganza deile forme abbia
inerilalo di esser prescella a tipo nelle belle arti.
Dinioslra per ultimo essersi questa bella razza nian-
tciuila sinora in Sicilia, e si duole per non polersi
dire allretlanlo do' bovi e de' cavalli .
Or questa erudila e dotla mcmoria ha uno scopo
tutto zoologico, e contiene dolle considerazioni im-
portantissimc sull' inlluenza del clima, deli' alimenta-
zionc, e della caslrazione su i mentovati animali ; e
sotto queslo rigiiardo si e un lavoro incontrastabil-
mente utile, come ogni altro, che spetta alia zoologia,
a questa scienza, di cui « le conoscenze, che sommi-
s nistra al dir del cbiarissimo Milne — tdwards pre-
» scnlano un' utilita, che si apprezza di piu ad ogni
» istantc, e mostrasi benanco in molte circostanze,
1) lo quali al prime colpo d' occhio sembrano esserle
J del tutlo eslranee ; ma (egli prosiegue) i vantaggi
» risultanti dal sue studio non consistono punto so-
» buncnte nella coltura dcllo spirito considerata in se
» stessa e nelle applicazioni pratiche, the essa puo
s fornirc ; pcrche 1' influenza, che spiega sulle noslre
> facolla 0 forse di ua' impnitortanza ancor piu gran-
» de. Essa ci accosluma a ccrcar le cause degli ef-
1 I'etli, di cui noi siamo colpiti, o piu di ogni altra
X scienza csercita la nostra intclligenza nel metodo,
J parte dclla logica, senza cui ogni investigazione
J sarebbe laboriosa, ogni csposizione oscura (5) .
Animato da tanto vero, mi sono da gran tempo
accinto a coltivare siffatta scienza ; e quantunque
sprovveduto di raezzi c d' incoraggiaraento, venti anni
12
di ricerche, di osservazioni c di meditazioni mi han
somaiinislrato argonicnli non ovvii a molli lavori, che
si contegono nei vulumi della nostra Sociola. Ed
avendo appreso, che gli Echinidi, i quali compongono
un ordine di aniniaii interessante alia zoologia non
solo, ma benanco alia geologia. non aveano in Si-
cilia Ibrmalo unquamai il subbietto dello studio dei
naturalisti ; mi accinsi a ricercaili, a sludiarli atten-
tamcnte, a dcscriveili alia mcglio, e formarne una
monografia, che avrebl)e potuto schiudere qualche
facile via a meglio conoscerii ed esporli. L' impresa
era ardua, malagevolissima — si trattava di un lavoro
tqpografico e nuovo — gran numero di libri all' uopo
inancavanmi — schiarimenti polcva attendermene scar-
si e poco soddisl'acenti ; ma il mio proponimento era
fermo, ed ero confortato dall' idea incoraggiante, che
il dare ad un' opera il primo impulse, e sompre lau-
devole cosa, e che non avrebbemi mancalo al pos-
tutto il compatimento de' dolli, Cosl io lessi in questo
onorevol consesso la prima, la seconda e la lerza
parte della raia monografia, ed in quest' anno la
quarta e 1' ultima. Quest' ultime due contengono la
descrizione de' gencri e delle specie siciliane spet-
tanti alia gran famiglia de' CidaTiti. Dope di avere
in esse esposto i caralleri generali della famiglia in
discorso, io scendo a tratlare la classificazione dei
medesimi, facendomi ad esporre tulti i caratteri, sii
i quali dev' essa poggiare, desunti dalle varie parti
della testula, cioe i tubercoli, le aree, le fascie am-
bulacrali o zone poriferc, gli aculei, 1' anello in cui
r ano si schiude. la bocca, le orecchiette, la lanterna
di Aristotile o 1' apparecchio della masticazione, e
r inviluppo medesimo nel suo tutto. Dopo di aver
presentalq la divisione di questa famiglia in quattro
13
gnippi, 0 mcglio in Cidariti propiiamenle dctli, Sa-
le7uc. hchimdi ctl Echinomelri, passo a descrivere i
caralteri del gen. Cidurites di Lamarck, e le specie
nostrali, che a tal genere si apparlengono, cioe la
Ctdarites hysirix vivcnte di Lamarck, con una sin-
golare varicta della sfessa ; la didar. nobilis di Mun-
ster, la Cidar. glands [era di Gold fuss e la Cidar.
coronala dello stesso autore, tutte fossili.
Mi occiipo in seguito del gen. Diadema di Gray
secondo i varii aulori divcrsamente caratterizzato ; e
dielro esserrai attenuto alle caratterisliche di questo
genere Cssate da' signori Agassiz e Desor, mi accingo
a descrivere minutamente 1' unica sp'^cie vivente, che
spetta a tal genere, e che ne' nostri mari rinvienesi,
cioe il Diadema etiropeum di Agassiz.
Allri generi e specie di Cidarili formano V ar-
gomento della quarta memoria della mia monografia.
Cosi il gen. Echinocidaris di Desmonlins con la
specie Echinoc. aequitvberciilaia dello stesso auto-
re ; il gen. Arbacia di Gray , al quale speltano le
due specie fossili Arbar.ia monihs di Agassiz ed
/Irbae. depressa di Agass. I' una rinvenuta nel ter-
ziario de' dintorni di Messina, e I'allra nel tufo ba-
sallico di Miliiello ; il gen. Salmacis di Agassiz, a
cui apparliene una Sola specie fossile il Salmacis
Pepo di questo autore ; e Cnalmente il gen. Tri-
pneusles di Agassiz coll' unica specie fossile Tripn.
sardicus (Echinus) di Linneo , che trovasi nel cal-
careo terziario de' dintorni di Messina.
Psella seconda memoria Ictta in quest' anno me-
desimo alia nostra Accademia , cioe, 1' ultima della
monografia, continuando a trattare i generi e specie
siciliane della famiglia de' Cidartli, io mi faccio ad
esporre tutte le specie vivenli e fossili del gen.
14
Echinus, che ai tempi dell' immortale Linneo com-
prendeva luilo 1' ordine dcgli Echinidi. Dimoslrando
che r Echinus esculenlus degli autori non si trova
in Sicilia , ma iiivece quello, che mangiasi general-
men le si e r Echitius hvidns di Lamarck , scendo
ad esporre i caratteri dell' Evhinua granularis , di
Lak., deW Ech. brevispmos us ii]\\sso, dcW Echinus
Melo, AqW Echin. aculus, de\l' Echin. coslatus, de!-
]' Echin. miliaris e di allre specie siciliane, che spet-
tano al genere, di cui ragionasi , e cosi chiudo la
monografia , a cui faccio seguire la esposizione dei
caratleri di tutti i generi degli Echinidi sinora co-
nosciuti ; la quale servir potra di guida a coloro ,
che, invogliandosi dello studio di quesli animali ,
vorranno modificare e dar maggior latitudine allc
mie osservazioni cd alle mie ricerche.
K volendo ancor per poco inlraltenervi su ar-
gnnionli zoologici, giocoforza e tenervi ragionamen-
to di una mcmoria postuma dell' egregio cav. prof.
C. Maravigna, la quale porla per tilolo — Descrizione
ill alcune nuore o poco conosciute -tpecie di conchi-
glie siciliane. K qui e a dire, onde far sempre piii
rilevare 1' utilita de' nostri lavori, che la malacologia
e un ranio della zoologia inleressante in alio grado.
lo ho avuto , e vero , il dolore di veder taluni , i
quali colla mente preoccupata da false idee , o ap-
passionati di troppo d' allra scienza , che han preso
a coltivare , scienza qualche volta per lo piu di vana
speculazione, di chimera e di sofismi , in cui vedo-
no risfrelto lo scibile inlero, allieri quindi della pro-
pria ignoranza , dare coll' audacia di zoili importuni
del ridicolo alio sludio de' molluschi e delle loro
conch iglie , e quasi del matto a coloro, i quali lo
pregiano ed altamente lo estimano. Ma , ohime , e
15
quoslo |il (lolornso sciz;nale del lento progresso del
noslro iiuiviliiiicnto! Oh, come divcrsa corre la fac-
c nda ollroiiiari ed oilrcmonti ! Cola quesli sludii si
tengono in universale apprczzamento, e si rispeltano,
e si onorano £;;li uomini priviiegiati, che vi si addi-
cono , che vi si sacrdicano ! Pcrche cola si conosce
appieno 1' utilila, che se ne ricava ; e cio, che io dico
de' nioiluschi, vale per tutti altri animali. E de' mol-
luschi parlando, oltre che il loro studio e utile alle
arli ; ollic che servono di cibo all' uomo ; non sono
essi dcgli animali, di cui la organizzazione stabilisce
quasi una serie intermedia a' zoofili ed agli animali
articolati ? Quanto bene non reca all' anatomia com-
parata la conoscenza della loro struttura e del loro
organismo, in cui il sistema circolatorio ed il nervoso
imprendono a rivelarsi di una maniera evidente , e
di cui lo sviluppo schiarisce i progressi di organico
perfezionamcnto, che si osservano sempre piu neg!i ani-
mali degli ordini supcriori? >e la malacologia stesse solo
nello studio delle conchiglie, che sono appendici del cor-
po deir animate, come nello inizio della znologia avven-
ne, in tal caso il vantaggio di tale studio non sarebbe
moilo apprczzabile ; ma oggi si studia a preferenza
r organica fattura de' molkischi e la loro fisiologia
comparala con quelia deuii altri ordini zoologici ; e
cio e di un' utilila ben evidente per poter esscr con-
Irastala. I.e conchiglic fossili poi servono di norma
al geologo nella ricerca de' varii terreni, che com-
pongono la crosta del globo e delle varie epoche di
formazione de' mcdcsimi.
Ma tornando alia esposizione della memoria del
chiariss. Maravigna, e giuslo dire, che essa conce-
pita e scrilta in altro tempo dal suo dotto autore, fu
pero corrcUa ed a fine condoita poco prima che la
1*6 '
republica letteraria della Sicilia perdesse un tant' uo-
mo. Travagliato da lunga egritudine, ne' brevi pe-
riod! di calma, chc gli lasciavano le sue crudeli
soffercnze, egli Iraeva alcun conforto dallo studio e
dalla meditaziono Gosi scrisse nel oorso degli atroci suoi
patimenli la sua pregevole monogiafia delle I'mncE
siciliane ; cosi 1' altra de' soll'ati di calce delle mi-
niere di zolfo della nostra bell' Isola ; cosi infine con-
cepl un lavoro grandioso, di cui reslo appena 1' inizio,
cioe la sloria critica delle operazioni, che riguardano
la causa de'tremuoli e '1 principio motore de' Vulcani.
La memoria, di che io debbo ragionarvi, cora-
prende la descrizione di varie conchiglie nuove, o
da altri imperfettainente conosciute e descrilte. Alcune
di esse vider la luce nella rivista zoologica e nel
magazino zoologico. Quelle pubblicate nella rivista
zoologica furon la maggior parte, inonche pero delle
osservazioni e senza figure per colpa del sig. Guerin-
Meneville, come rilevasi apertamente dalle sue stesse
parole, che leggonsi nella pag. 325 dell' opera pe-
riodica accennata anno IS^O. Pale omissione diede
argomento al chiariss. Philippi di dubitare nel vol. 2.
della sua Tauna de' molluschi della Sicilia della no-
vita di talune delle specie in esamc, e principalmente
in riguardo alle nuove specie del gen. Pleurotoma ;
onde si esprime in questi scnsi : « Plures vel omnes
» forte has species jam supra enumeratas esse cre-
» dere possumus; attamen eas enumeravi, ne quis
» negligentiam mihi objiciat. Pleurotomata generis
I difficillimi ex diagnosibus tantopere insufficientibus
J nullo mode cognosci posse, speciesque clar. auctoris
» nisi melius describuntur , el figuris illustrantur,
s oblivioni mandandas esse, nemo dubilabit (6) . »
E di vero e beo fondalo il dire del sig. Phi-
17
lippi, chc la sola diagnosi scompagnata dalle osser-
vazioni e dalle figure e di dcholissimo soccorso al-
r inlelligenza del iialuralista nel defiiiire le specie
e not giiulicaro della loro novila ; ina non si puo
negare a an Iciiipo, che non sia stalo un giudizio
emesso con precipitanza ed un' asscrtiva mal fondata
il credere, chc Ic specie del gen fleiiroloma dal
Maravigna descritte null' altro siano, che delle varieta
di quelle dallo stesso Philippi rapporlate, o che con
quest' ullime si possano riunire del tutlo. Cio io pro-
veio con maggior chiarezza ed cvidenza, allorche di
quosla memoria mi occupero seriosamenle nel raio
prospclto clolla sloria della zoologia di Sicilia nel
sccolo XIX.
Dico adunquc, che furono le considerazioni del
sig Philippi, che diedero la spinta al nostro chiaris-
simo socio di pubblicare per la seconds volta nei
noslri accademici volurai le sue specie nuove col-
r aggiunzioni di soddisfacenti osservazioni e gli ana-
loghi disegni. Le specie sono 15, delle quali due
esoliche, cioe la Columbella Casani e la Colum-
bella Guerinii ; le allre sono : \ . Anatina radiata
scoverta dal chiarissimo prof, ('alcara, fossile e rin-
venula vivenle per la prima volta dal nostro socio.
2. Ceriihium Brongniartii. 3. Pleurotoma BivoncB.
i. Pleural. Bivoniana. 5. Pleurot. Kieneri. 6. Pleu-
rot. Falonciennesii. 7. Pleurot. Petitii. 8. Fusus
Blainvilli. 9. Pyrula Borbonica dedicata in nome
della nostra Societa all' Augusto nostro Monarca
Ferdinaado Secondo, c da Lui benignamente accettata
con II. Rescritto del 28 ottobre 1841. 10. Buccinum
Tinei. 11. Bucc. FoUncee. 12. Mitra Santangeli, bel-
lissima e distinta specie da me la prima volta rinve-
.3
18
nuta coir animale nel liltorale di Aci-Trezza. 13.
MUra Cordierii 14. Conus Grossi.
Ed ecco, 0 Signori, che i lavori, i quali han
dato sinora argomenlo al mio dire, raostrano 1' inclito
zelo, onde i Gioenii asseverantamente intendono agli
studii zoologici, 1' utilita de' quali non e oziosa, ne
vana, od incerta ; perche, ci presentano una esposi-
zione dei fatti, senza prevenzione osservati e sludiati ;
ed un' accurala ricerca degli oggelti zoologici con
religione conservali, con iscrupolosila descritti ; non
ommettendo alcuna delle loro speciali differenze, delle
loro varieta, delle loro anomalie, delle localita corri^
spondenti, e nulla di tulto cio, che puo condurre al-
r esalta diagnostica degli ste£si, a disvelare la loro
pill 0 meno complicata organizzazione, ed a fissare
con precisione le relazioni, che hanno fra essi e colla
natura intera, senza cui non si puo loro assegnare
il posto, che nieglio vi conviene nella interminabile
«erie zoologica.
Sorge da cio ( e chi nol sa ? ) , che la zoologia
al pari degli allri rami della storia naturale si sludia
sul fatto, cogli oggetti solt' occhio, e non ne' libii
soltanto, donde cavar non si potrebbe che nozioni
vaghe, incerte ed oscure ; quindi la necessila delle
raccolle, de' gabinetti, de' rausei ; quindi quella di
custodire, di conservare con cura, e di preparare
taluni di essi, senza che andrebbero corrotti per la
decomposizione pulrida de' loro organic! elemenli, e
per altre cause accessorie di non minor rilievo. Noi
abbiamo di varie opere e di non pochi manuali, in
cui si apprende il mezzo corae preparare e come
conservare gli oggetti zoologici ; e varii naluralisti,
sentcndo di cio bisogno, hanno le lor mi'-e rivolte al
rinvenimento di quello . Al che il diligenlissimo no-
19
stro socio corrispondenle Dr. Mariano Zuccarello, di
cui son nole le [jregcvoli racmorie cnlomologiche, ed
ornilologiche, Iia concorso dalla sua parte a tanta e
necessaria opera, leggendo in quest' anno alia nostra
isocicla due memorie, nella prima dolle quali propone
un niotodo facile e pronto per costituire gii occhi
artificiali di vetro variamente conformati e colorati,
e nella seconda espone i miglioraraenli, che cgli ha
apportato al sapone arsenicale tanto necessario all©
lassidermiclic operazioni. S' abbia le dovule lodi que-
sto giovane vaioroso, che ha cercato di rendere piii
durcvoli le prcziosita zoologiche I In vero e gran do-
loro, per Dio, il vcder distruggere e consumarsi, nel
noslro clinia principalmente, ed in onta alle piu ac-
curate prcparazioni oggetii zoologici talvolta estre-
mamcnte rari, dopo aver durata tanta fatica a racco-
glierli ! Quaiilo non sarebbe desiderabile per i pro-
grcssi dclla zoologia un metodo sicuro, con cui si
polesse giungere a dare a molti animali quella com-
patlezza, diro cosi, quella solidifa, quella durevole
conservazinne, che possa lottare contro V impero di-
struggitore del tempo e della corruzione ! Eppure a
mc sembra polersi rinvenirc un giorno I Dappoiche
lodevolissimi tentalivi del nostro bravo socio collabo-
ratore Mario Aloisio per riuscire a solidificare le carni
sono stati coronati da felicc successo. lo in tal con-
giuntura non posso tacerlo. Forse fra poco non la-
raenteremo piu la perdila di Girolamo Segato e del
suo slupcndo segreto ! llo veduto dei pezzetli di fe-
gato, di rognone, di carnc muscolare, che, cstralti
dopo 24. ore dalla soluzione inventata daH'ammirevole
socio, aveano di gia acquistato quasi la solidita lapidea,
senra pcrdere il loro natural colorito, divenendo su-
sceltibili di pulimento. E Voi onoraDdissimi Colleghi
20
fra non guari ne sarete osservalori, e ne giudicherele
graziosamenle al certo. Se la scoverta grandiosa, di
che ho discorso, sara portata a quella desiderabile
perfezione, di quante proficue e vantaggiose applica-
zioni non sara feconda alia zoologia ? Quanti anima-
letti non canseranno la distruzioiie, e si vedranno al-
r incontro pietrificati sfidare le ingiurie del tempo ?
Or dagli animali scendendo ai vegetali, di che
lo studio non e meno importante di quello della prima
di queste due classi di esseri organizzati, noi veg-
giamo, che sebbene difieriscano fra loro, perche gli
animali hanno ollre la facolta di nulrirsi e di ripro-
dursi come i vegetali, 1' istinto di eseguire, sotto
r impero di una volonta interiore, de' movimenti, che
tendono ad uno scopo delerminato, e di senlire e ri-
cevere le impressioni ed averne la coscienza ; e se
la vita in essi si dimostra sotto piu complicate forme,
pure, io diceva, in onta a tali differenzc queste due
classi di esseri viventi si ravvicinano, si assomigliano
per pill versi, ed hanno delle facolta comuui, estese,
rilevabilissime ; talche i caratteri generali, che all' una
ed air altra classe appartengono, riguardano il modo
di struttura e di composizione chimica, la facolta di
nutrirsi e di riprodursi, la loro origine, e la durata
limitata della loro esistenza. Si e percio, che il cli-
ma, il suolo principalmente, e raille altre circoslanze
influiscono sul lore sviluppo, sul lore accrescimento,
sulla loro durata, su i loro prodotti, e determinano
delle variazioni sensibilissime nelle loro organiche
manifestazioni e ne' lore caratteri, Avviene quindi di
essi a questo riguardo cio, che negli animali, non
escluso r uomo, osservasi dei mutamenti, cioe, e delle
variazioni, che sono principalmente il prodotto del-
r influenza climatica e delle localita. Questa conside-
21
razione porta ad ammcttcre 1' imporfanza e 1' utilita
(Idle nsstrvazioni c de' lavori topografici riguardanti
gli aniiiiali c i vegetali, dall' assicme de' quali si
possono dedurre quelle i^enerali conclusioni, che fanno
progrediro con pie concifato le scienze . Tale e il
laioro bolanico dell' cgregio nostro socio corrispon-
dcnte Giuseppe Bianca da Avola, cioe la esatla de-
scrizione di lutle le piante, che vegetano ne' dintorni
del suo pncse e delle loro variazioni. In quest' anno
il preclaro socio ha Ibrnilo la continuazione del suo
lavoro, cioe la nona memoria contenenle la descri-
lione di tutle le specie delle classi linneane XV. ^ e
XVI. " lo vorrei seguire il diligente autore nella
esposizione de' caralteri, e nella descrizione di quelle
specie , che spetlano. alle famiglie delle Crucifere e
delle Mahacee ; ma i ristretti limili di questo mio
discorso non mi permeltono il dilungaraii di troppo.
Pero non tralascio di racoraandare ai bofanisti la Ict-
tura di questa ehicuhrata memoria ricca di vantagge-
voli ed inleressanli osservazioni.
Tornando impertanto al punto, d' onde partimmo,
ne volendo deviare dal tracciato cammino, ed a viem-
meglio dimoslrare la scambievole utilita, che le scienze
si arrecano, giova qui richiamare alia mente i scgna-
lali scrvigii, che la chimica ha reso alia medicina, e
con ispecialta la chimica organica, che merce i lavori
de' Boilremont, de' Buchardac, de' Liebyg, de' Raspail-
le occupa oggi un posto distintissimo tra le scienze,
ed ora che la medicina abbandona i principii di
esclusion sistcmatica, muove suUe norme di un razio-
nale ecclelismo, ed ammelte il dinamismo del pari
che r organiinismo, le specialita etiologichc e Ic pato-
logiche, il solidismo e I'umorismo, la chimica orga-
nica ha falto conoscere, sin dove giunga il possibile,
22
la composizione del sangue e degli altri uinori se-
condarii nello stato normale non solo, ma Ic altera-
zioni varie, che quosto fluido geoerale irrigatore e gli
allri, che ne dirivano, subiscono negli stati patologici
varii piu o meiio important! dell' economia animale.
Che se le umorali abnormita non sono cosi conosciute,
ne cosi facilmente riconoscibili come le alterazioni
palologiche de' solid! organ!ci, e come la cosa esig-
gerebbe ; pure 1' ematolog!a e celeramente progredita
per i lavori de' Magend!e, degli Andral, de' Piorry e
di molti altri sommi, e lascia sperare, che un giorno
giunga al grade di perfezionamento desidcrabilc. Cosi
io direi ancora del vanlaggio, che ha arrecato la fisica
alia medicina colla microscopia, la quale comecche
non iscompagnata di difetti e d' inconvenient! non e
quella pero de' tempi di Lewenuechio, che forni al
sommo Boerave 1' insussistente e strana teoria del-
r error di luogo ; ma rivolger mi e d' uopo i miei
ragionari su di un lavoro del noslro egrcgio socio prof.
Francesco Tornabene sopra alcuni componenti della
bile. Egli in uno al chiaro socio prof. Gaetano De
Gaetani ne' mesi settembre, ottobre e novembre del
1851 eseguiva le analisi chimiche e microscopiche
sul sangue, sulle urine, su i calcoli vessicali, la sa-
liva e la bile, a Le vario analisi, sono parole del
» sullodato socio, de* modern! chimici ci servivano di
» scoria nelle investigazioni ; ed i felici risullamenti
B diedero a me ed all' ollimo collega il coraggio di
» intraprendere le ricerche su i componenti della bile
» di bove, in modo accurato e desiderabile per lo
•» avanzamento della scienza (7) . »
Ed avendo il nostro chiarissimo socio tolto le
mosse dallo analizzare la bile co' melodi di Berzelius,
Thenard, Tiedemann, Gmelin, Demarcay, Liebyg,
23
Mulder, Slreckcr, Platlner, Redtenbacher, Wochler,
Bucliardat, pote accorgersi della veridicila de' cliimici
risullamcnti da questi sommi otlenuti, ed osscrvare
al tempo stcsso che la scoperta de' principii doll' uno
non si opponeva a quclla fatla dagli altri. Stando in
tal punlo le cose, facea raestiere in tanla varieta di
risullali, di conoscere quando i prodolti fossero ve-
raoionte tali , c quando sotto la forma di edotfi, o
meglio so si dovesse stabilire il novero dei corapo-
ncnti la bile come un risultato di combinazione chi-
mica operata dal mestruo impiegato, o come uno
sdoppiamento o una separazione che il mestruo opera
sui componimenti la bile.
a Onde riuscire dice 1' autore alio scopo, fu
» tentata un' analisi qualitativa semplice c variata, per
y quanto si potcva da' melodi assegnati ; e quando
1 si ottennero risultati conformi a quelli osservali
) dagli altri sommi teste accennati. ho creduto di
» aver trovato il vero componenle la bile ; lasciando
» alle indagini ed alle ricerche ulteriori de' chimici
I il vedcre sc tutl' altri componenti scopcrli fossero
I un prodotto organico, o un chimico edotto (8). s
Espone quindi le analisi seguite e le osservazioni,
che tralascio per amor di brevita ; e dall' analisi
qualitativa trae la dislinzione de' componenti della
bile in due categoric. Kclla prima comprcnde quelli,
che si oltengono immodiatamente colla reazionc di
qualcho mestruo, e nella seconda colloca quci prin-
cipii, che vengono formati colla reazione dc' raeslrui
su i componimenti slessi della bile, i quali vengono
con queslo mezzo suddecomposti, e che il nostro socio
ama appoUare cdotti, o prodotti secondarii. Egli fon-
datamenlc credo, che i chimici risultati ottenuti dalla
sua analisi non si oppongano alia teoria chimico-
21
fisiologica altuale, la quale considera la bile ne' suoi
componenti elementari unita all' urina ne' suoi me-
desimi principii, come la totale sonima dci^li clemenli
componenti il sangiie ; c questa sua aseeiiiva appog-
gia colle aulorila e gli esperimenii de' megiio accre-
ditati chimici moderni.
Per ullimo a conipletare il suo utile lavoro con-
sidera di vole la bile nella funzione dell' economia
vitale. Toccando questo interessante argomento, non
ancora dilucidalo del tutto, e dal quale sorgono dei
dubbii ancor positivi nella scienza, elcva alcuni
quesili ; cioe : la bile e escrementizia ? E necessaria
alia formazione del chimo ? Concorre alia digestione
de' corpi grassi ? Pura ba azione sul cbimo ? E in
parte assorbita alio stato di combinazione con 1' ali-
menlo ? r.oncorre alia funzione dell' assimilazione ?
L' egregio scriltore dopo di avere esposto la varie
ipolcsi ed esperienze sulla funzione di questo fluido,
nioslrando quella riscrbatezea e quella severila di
giudizio che carallerizzano gli uomini inclinati a!
positivismo, gli uomini che non si lasciano presto
affascinare dalle noviti, conchiude colle parole di
appresso . « Pare, che la vecchia teorica d' essere
» la bile un fluido escreraentizio e ad un tempo re-
» cremenlizio non possa al tutto annllarsi, come tra
» i moderni scrittori ancor si vagheggia ; e mi pare
» altresi, che, veduta la insolubilita della Gollesterina,
» e la reazione de' bilati sulle sostanze azotate, si
» possa opinare con qualche probabilita, che la bile
» nella sua funzione dividasi in due parti : una, che,
» incontrando le malerie azotate disciolte dal succo
» gaslrico, le Irasformi in una albumina particolare,
» la quale non si coagula cogli acidi, ma col calore ;
» e questa bile siffattamente emulsionata viene rias-
25
n sorbita dai linfalici ? dalle vene ? nell' inleslino te-
> nue e grasso ; 1' a!lra porzionc, o ineglio, quella
J parte de' suoi componeiili insolubili nell' acqua, tra i
B quaii la Golesleiina, non avendo presa siille soslanze
s chimose e grasse, o non azotate si uuisce alle
» materia fecal i per essere escrela (9) . »
Le scienze, io dissi nell' inizio di questo mio
accademico rendiconto, ban tulfe uno scopo, ed uno
scopo di utilila ferma, sicura, indubitala ; ma e bene
ricordarc, che le sciciizc sono utili all' uomo in piii
0 men grandc proporzione ; che vi ha un' utilila in-
dirella, che nasce dalJa colleganza,che le scienze banno
fra loro ; cd tin' altra, cbe dircttamenle inlluisce sul
benessere dell' uomo ; e questa risicde altissima nella
scionza dcgli lisculapii, dcgli Asclepiadi e degl' Ip-
pocrali ; scienza nala coU' uomo, co' suoi bisogui e
con csso lui iiesciuta ; scicnza, che lo difende dagli
ag^ressi dclle cause, che tendono a distruggerlo, ad
annientarlo ; scionza, che gli ridona la sanita perduta,
e lo slrappa agli artigli della morte. Una pregevole
memoria tutta inlorno a questa sublime scienza ci ha
presentato in quest' anno il nostro chiarissirao socio
prof. Giuseppe Antonio Galvagni, la continuazione, io
dice, del suo lavoro sullc nialaltic della Sicilia nei
suoi rapporti colle condizioni geograficho , di che
scendiamo adesso ad occuparci.
E primamonto giova ripctcre il da me ionanzi
delto, cioe, che i lavori topografici in genere, ollre
di csser prcgevolissimi, contengono addippiu un' uti-
lila incontraslabile. Gio c tanlo vero, quanlo inap-
prezzabili sono le dcduzioni generali, le quali diri-
vano dal confronlo di tai lavori parziali, dalla loro
fusione, dall' io&ieme loro. E s' egli e certo, che agli
26
uomini di genio, di rado da nalura creati, e dato il
tesoro di sapere stringere in uno, direi, tante sparse
conoscenze, lanli lavori peculiari, e quella maravi-
gliosa plena di fatti particolari ed osservazioni spe-
cial], che cresce giornalmente a disraisura, e disporli
in modo da forniarne un tutto complessivo, d' onde
si generano di poi i principii general! delle scienze;
non e men certo pero, che, ove siffatti elementi man-
cassero, quest! sublimi architetli, qualunque si fosse
la forza del loro ingegno, non polrebbcro unquamai
giungere alia costruzione del grande edificio scienti-
fico, e la grandiosita de' lore concetti si perderebbe
nella impossib!l!ta di realizzarl!.
Se dunque, qualsiasi topografico lavoro, giusta
le considerazioni premesse, e vanlaggioso e commen-
dabilissimo ; quanto e con piii ragione quelli, che
riguardano la etiologia de' morbi, i quali infestano
le popolazioni de' varii punt! del globo, ora una ed
era ua' altra travagliando a preferenza ?
Ecco qual' e, o Signori, il punto di vista, sotto
il quale dovremo noi guardarc ed apprezzare il ine-
djco lavoro del noslro socio chiarissimo, che pene-
trate dal vero pronunciato dall' illusire cancelliere
d' Inghillerra. essere cioe i sistemi gl' idol! dcUa mente
umana traviata, abborrendo da ogni sistematica teorla,
ed abbandonandosi al piu sano eccletismo, si e con-
tentato di osservare e studiare su i fatti osservati, come
ha sempre fatto in tanti altri lavori, de' quali si sono
arricchiti i nostri volumi accademici, invececcbe va-
namente teorizzare . E scendendo alia particolare
esposizione della memoria in discorso, dope di avere
egli presentato nella prccedente delle osservazioni
topografiche, come a proemio di tanto argotnento,
in questa viene esponendo le malattie endemiche
27
della Sicilia, le qaali si generano da causa speciale,
e la di loro pailicolare fisononiia.
Muovendo dalla Tifoide, come dalla piu inlcres-
sante delle malatlio paludali, si fa 1' cgregio socio
a dislinguere la maiiircslazione sporadica e la ende-
mica, con cui tal malatlia suole apparire, nioslrandosi
con la prima forma in ogni anno a un dipresso, e
colla seconda a piii lontani ritorni, infcltando ora uno
era un allro paese. Poscia togliendo a norma il prin-
cipio consacrato dalle osservazioni e dal sano ragio-
namcnto, clie la lifoide deriva dall' alterazione del
sangue c dalla Icsionc de' cenlri nervosi, e che risul-
ta dalla combinazione de' varii stati organo-patologici,
ondc si gcnorano le sofferenze intestinal! e le ma-
nifostazioni cutanee, le quali dominano tanto in qucsta
malaltia, rondo ragione delle svariate appariscenze
fonomcniclio c delle raoltiplici fasi morbose, che essa
prescnta.
Sccndo in seguito a stabiliro, che in Sicilia il
primilivo sviluppo dclla malaltia in discorso sporadica
vostc sovcnte la forma di gastricismo, e i sinlomi
r accompagno semprc lungo il suo corso ; mentre
in Francia i fcnameni addominali rararaente prece-
dono i nervosi, e l' autorc saggiamcnte ripone la
causa di qucsta forma fonomenica topografiea speciale
neir inQucnza cliraalica dipendente dalla lalitudine
meridionalc dell' Isola, nella tcmperatura elevata, e '
nello sviluppo estraordinario del fegalo. Dominando
pero epidemicamcnte spesso presenta fin dal princi-
pio le manifostazioni patologiche nervose, le quali
non si scompagnano da' sintomi gastrici.
Volgesi indi il chiaro socio ad indagare il modo
onde sviluppasi la tifoide, e si propaga, ed incliaa
a credere coa probabilita, cho 1' aria, alterandosi
28
principalmcnte per la respirazione e per essere
chiusa in islretto spazio, e quindi mancando di rin-
novellaniento, divcnghi una sorgcnte d' infezione, che
determina lo sviluppo di inalattia siffalta. E volendo
appoggiare co' fatti e colle piu chiare dimostcazioni
il suo dire, richiama I' attcnzione sul calcolo deJIa
qaantitatiTa d' aria ad ogni uomo bisognevole in ogni
ora, e quella necessaria per otto ore di sonno, onde
stabilire fermamente, chc da una parte in varii paesi
dell' Isola questa quantila d' aria manca, e dall' altro
canto sono rilevabilissinie le condizioni favorevoli ad
alterarla. Scendendo ad ogni parlicolarila, che non
dee sfuggire in un maluro esame al giudizio medico
esatto, tien conto deU'esalazione del gas impure, che
ciascun' uomo costantemente esala, e di quelli, che
svolgonsi dalle evacuazioni fecali, urinifere, respira-
torie di esse non solo, ma degli animali, che bene
spesso hanno con lui comune il telto, e che accanto
a lui dormono ; cosi da un' idea esatta dell' atmo-
rfera, in cui vive parte del popolo siciliano, la quale
per le sue alterazioni puossi riguardare come la causa
generale, che dispone in varii punti della ^icilia alia
tifoide ; mentre il pessimo stato di abitazione del
popolo, la cattiva qualita degli alimenti, gli eccessi
d' ogni genere, i dispiaceri dell' anirao e gli squili-
brii aerei ne determinano spesso lo sviluppo. Fin qui
sembra, che queste cause con tanla medica dotlrina
enumerate e calcolate dall' otlimo socio dieno schia-
riraento alquanto soddisfacente intorno I'origine della
manifestazione sporadica del morbo in esame ; ma
quanti dubbii non sorgono in mente in riguardo alia
causa, da cui traggono nasciraento i ritorni epidemici
della tifoide, che si avverano spesso a lunghi inter-
valli, restando slazionarie e senza variazione le con-
29
dizioni topografiche o endcmiche, ed ora miti e be-
nign i, or gravi c inorliCeri appariscnno ?
ISon v' ha diibbio, o Signori ; malagurosamenle
la causa dello epidemie e a noi sconoscluta, e lo
sara forse per sempre in onla agli sforzi, che si fanno
lutlogiorno da' sommi nclla scienza per rinvcnirla.
La recente scoverla dcU' Ozone non rende ancora
chiara spiegazione della patogenia cpidemica. La
causa dcir epidemic, ripeto, il loro sviluppo, il
loro progresso, il loro cammino niisterioso, il loro
ritorno, il loro carallere or benigno, e per lo piu
micidiale, sterminatore, sono altrcllanti probleini, che
non ci e dato risolvere ; sono misteri, cui non e date
penclrare. Vi ha nclla genesi di siffalti morbi, che
allaccano in una volta e decimano le popolazioni, al
dir (i'lppocrale, qualche cosa di divino, cioe di grande,
d' iinperscrutal)ilc, d' in comprensibile ; ed e percio,
che il nostro infaticabile socio, convinto di lanta verita,
giunlo a tal termine delle sue perquisizioni si arresta,
e fa punto alle sue ricerche.
Passa pert) a favellare della malatlia paludale di
Sicilia, riguardandola come la seconda malaltia en-
demica, gcnerale quasi alia gran parte delle regioni
abitate di essa, raicidiale a preferenza nel popolo
ed ailorche non trova ostacolo al suo progresso in un
mctodo curalivo ellicacc e pronto. La distingue nolle
due forme patologiche primitive, la dinamica cioe e
la diatcsica ; ed alia prima riferisce la febbre inter-
niiltcnte benigna, la perniciosa, i' erralica, fenendo
discorso de' varii tipi, e di quello, che mentisce la
conlinuila, il meglio inleressante, e '1 piu da studiarsi
in Sicilia. Occupandosi della seconda forma dice delle
lesioni, che il sanguc offrc in tal malore, e delle
alteraiioni de' globuli, della fibrina, dell' albumina,
30
e si fa a spiegare il raodo, con cui ingenerasi la
cachessia per miasma paludoso, tratlegiando abilmente
e con molta sagacila i caratteri della diatesi paludale
confcrmata, riponendo la sorgcnle di cssa nell' alle-
razione del sangue, donde provengono le sopraccen-
nate forme primitive la dinamica e la discrasica. iNon
lascia di estendere le sue riccrche alle cause della
malaltia paludale endemica dcU' isola , e pone come
unica cagione di essa il miasma paludoso, di cui
studia r origine, il modo di diffondcrsi , ed i mezzi
propone, onde indebolirnc 1' azione sull' organismo, e
curarne gli efietli pronti o lenli, che sieno.
lihiiide r elaborata memoria, 1' egregio socio,
chiamando in esame una malaltia endemica singolare
e nuova, che ha luogo nelle medie regioni dell' im-
poncnte Mongibello, della quale tenne una volta ra-
gionamenlo, c di che si occupera anche di piii in
altra memoria.
Kd affinche sino al termine del mio lavoro io
mi faccia a dimostiarc sempre mai la connessione
delle scicnze fra loro, mi e mesticre ripetere quanto
nel corso del mio ragionauiento accennai, cioe, che
la zoologia inleressa la medicina. Lo studio de' varii
animali, i quali offrono una serie non interrolta di
essori, che si rawicinano, si concatenano, ed inco-
BQinciando dal polipo, oflVono una progressione sempre
crescente di organico svilupparaento ad arrivare sina
air uomo, che solo ofire Ira esse e Y Orang-Utang
per il lato della ragione una lacuna grande ed ine-
stimabile ; lo studio, diceva io, della organizzazione
do' varii animali disvela i misted della organizzazione
deir uomo e 1' anatomia e la fisiologia comparala
schiariscono V anatomia c la fisiologia umana. Trala-
sciando di esporre quanto gli studii zoologici hanno
31
apportato di vantaggio alia mcdicina, giovaiiii dire
in questo inoniento che 1' entomologia patologica e
r Elminlia^ii trovano nelle ricerclic e nolle osserva-
zioni zoologichc il loro punto di partenza. lo non
voglio esscr di quelli, che abbagliati dalla riuscila di
uno sperimenlo credono veder delle certezze mate-
raaliche, laddove non esiste die illusione ed errore ;
io non son del parere di un Uaspaille, che vcde ncl
maggior numero delle raalattie un insetlo od un el-
minto per causa primitiva di genesi palologica ; ma
non posso negare che per sifl'alto argomento abbiamo
noi oggi delle conoscenze mollo piu positive che non
si aveano per lo passato L' Elmintiasi oilVe una somma
di misteri oscuri, impcnolrabili, sorprendenti ; e se
la zoolomia non e giunta a disvclarli, si lianno pero
delle nolizie piii precise, se non sulla generazione
degli Kntoozoarii, bcnsi sulla loro organizzazione e
su i loro caratteri. Ora tra i lenomeni varii, che 1' el-*
rainliasi prcsenta nel corpo umano, nno, che ci viene
descritio dal nostro chianssimo socio Dr. Piotro Mes-
sina da Palizzolo e degno di atlirarc la nostra atten-
zione. Uua donna di eta avanzala sofTre per molto
tempo un ascosso all' inguine drilto ; varie t'enomeni-<
che apparizioni morbose d' incerla diagnostica 1' ac-
compagnano ; i mczzi piu proprii, piu cfficaci, varia-
mcnte appropriati a nulla riescono, ed alia fine 1' a-
scesso si apre, e ne vengon fuori 50 grossi Lombrici
con universale sorpresa. L' cgregio socio, non potendo
ammcltere la perforazionc dell' inlestino per dar hiogo
al passaggio di questi entoozoarii siffattamenle ere-*)
sciuti c sviluppati dalla inlestinale residenza in estraneo
abilacolo , ricorre all' idea, cd all' unica Ibrse, che
potrcbbe ammcltcrsi, di aver cioe avuto luogo questo
passaggio in altra epoca dclla loro esistenza, cd es--
32
sersi dipoi moltiplicati e cresciuti nel luogo stesso
deir ascesso. Espone inseguito il diligente ed erudito
scrittore alcunc rarissime Orchianzie per causa spe-
ciale esislente nella polvere di alcune canne, della
quale gli effelli patologici costanti neW apparecchio
genito-urinario pienamente dimostra. I latli giudizio-
samente osscrvali dal nostro socio appoggiano quanto
il sig. Mitehel ride nella Barbantana, delle Orchianzie,
cioe, dalla stessa causa ingenerate, e lo quali vesti-
vano la forma di quelle, che da umorale disorasia o
dai depositi venerei ordinariamente provengono. Fi-
nalmenle molli casi egli descrive di maravigliose
anomalie cd affezioni nevrosiche, le quali ollre che
resistono a' mezzi curativi piii energici, pongono il
criterio medico in riguardo alia loro diagnostica nel
piii [wsitivo imbarazzo. E nella esposizione de' falli
accennati,. e nelle osservazioni corrispondcnti il no-
stro chiarissimo socio raoslra* lunga e sana pratica,
ed abbondante erudizione.
Kd ecco, o Signori, corapito il raio discorso.
Id ho tentato mostrarvi il sunlo de'vostri lavori scientifici
in quest' anno accademico da voi presentati, e al tempo
stesso la loro utilila, perche le scienze iutte sono tra
loro con vincoloindissolubile unite, e son tuttegiovevoli
ai benessere dell' uomo ed alia felicila di lui. Se ho
in parte maocaio alia esecuzione di cosi grande di-
segno, Hon e sfala del voler mio la colpa, ma della
fiacchezza del mio ingegno e della ristrettezza dei
niiei lumi. Voi non pofete meco lamentarvene, per-
che, umanissimi quali siete, non voleste mirare alia
debolezza degli oroeri roieJ, quaodo mi addossaste
1' arduo e a ua tempo onorevole iocarco, che mi
rendo depositario delle Tostre faliche. Ma questo mio
lavoro, qualunque esso siasi, servira al postutto per
33
mostrare al mondo scientifico, chc la Societa Gioenia
nulla ha perduto del nalio vigorc; die gli oslacoli,
la scarsezza de' mezzi, il volger del tempo, c sinanco
i politici sconvolgimenti non hanno unquamai atlra-
versato i suoi proponimcnti, nc rallentatu il progresso
di Lei ; e qucUo chc deve formar sempre il nostro
orgoglio si e, che in iin tempo di crisi spaventevole,
in cui le altro accademie dclla Sicilia, e quasi quelle
lutte, di che si onora I' Italia, dormivano uu sonno
di tomba, i Gioenii coutinuavano le loro lucubrazioni
nel silenzio de' loro gabinctti, e ne sortivano per
assembrarsi in questo tempio delta Scienza, onde non
iiilerrompere il corso regolare delle loro pubblichc
tornate. Viva aduoque onorandissimi Golleghi, viva
eterno, come il sacro fuoco di Vesta, ne' vostri petti
r ardoro die alimenta e sostif^ne questa nostra societa,
e ricordatcvi, che 1' Accademia Gioenia ha fatto smen-
tire quella taccia codarda di oziosita e di dappocag-
gine, di cui ci bruttava 1' orgoglioso straniero.
41SJS?©!Jiia3(!>Sr3
(1) Voltaire.
(2) G. G. KoU'iieaii — ; Oiscorso die b.i riporUto il preniio
deir Accadeniia di Diglone iiel 1750 ec. ec.
(3) D'Alemhprt — I. c.
(4) Oiseivazioni sojira laliine razzo di animali domeslici
di Sicili.i — vol. xxviu png. 142.
(5) Elements de Zoologie — pag. v.
(0) Fauna moHuscurum rogni utrill^que Siciiiac vol. 2.
pag. Mi.
(1) Sopra alcuni coroponenli della bile — ?ol. xxviii
pag. 129.
(8) L. c. pag. 130.
(9) L. c. pag. 140.
rVl(i''itlCt'i!'(S>t^Vi:&
■ ' t
Di DUE TAVOLE •
GHE FACILITANO
y mmmn delle pir DiFFiciiii teobie mm\m
DAL SOCIO PROFESSORE
C4RLO GE^.IZELLABO
LtTT4 NKLU SIDCTA ORDIH^BU DEL d\ 12 SBTTE9IBRB 1852.
6
^^■^■^'^'^'^•\'^'^•\•\•^^'^'^'\^'^'^'^^'^'^•^•^1•^1^'^,■i'\■^^l'^'^*^^'^'^^'^^'^^"^'^*^'^'^^•^^^A^*^/V*^lA
(Of
Ihi e colui, che di volgaro intendimento
accusar noa si voglia, il quale, percorrendo la su-
perficie del Globo, non resta colpito dalla variela
de' tcrreni e dalle ineguaglianze del suolo ? Ad una
estesa pianura succeder vcde serie di colline di na-
lura diversa: piu in la elevate rocce di sovrapposli
strati formate, portano i resti di organici eslinti,
simili in parte a quelli viventi, in parte di razze
perdulc : seguono durissime aggregate masse, che
eslranee appariscono frammezzo a poco solidi ed
incoerenti terreni, mentre a lalo s' inualzano strali-
fioalc montagne, inclinate ne' lianchi, ripide e sco-
scese nel petto, coronate le vette di alpestre rupi :
elevato suolo da una parte, spianato dall' altra : ca-
lene di monti Gancheggiano valli profonde ; nessuno
ordinc net la sovrapposizione delle rocce, interrotta
la rcgolaiila degli strati : terreni diversi, variati ma-
teriali ad ugni islante un nuovo ordine di cose f
Potcva niai, all' aspelto di questo apparente
10
disordine, aslenersi il filosofo dal fissarvi la sua at-
tenzione, e dall' indagarne la causa ? Ecco la origine
delle geologiche ricerche, che veggiamo aver occu-
pato la mente de' fisici, sin da' piu remoti tempi
della storia.
11 sovrano ingegno di Piltagora giunse a con-
cepire a quali catastrofi era andata soggetta la terra,
prima che la sua superlicie nell' atlual forma si ras-
settasse ; ed i Geologi del secolo, se non bene
espresse talvolta o poco solide trovano quelle anliche
teorie, non possono pero non confessare che le vere
cause non erano sfuggite alia indagine del filosofo
di Samo.
Sin da quel tempo si son veduti a quando a quando
sorgere in varii luoghi uomini di alta mente, a ri-
schiarare non pochi fenomeni gcologici ; finche i
Stenoni, i Defortis, i Buffon, i Werner, gli Ilutlon,
gli Humboldt, ' Murchison, i Buckland, i Cuvier, con
istudio piu apposilo ed aitento sulle geologiche con-
dizioni della Terra, ban portato la Geologia al nobil
rango di Scienza ; ed alia sublimita delle teorie
r utile hanno aggiunto della conoscenza de' terreni e
delle recce, a vantaggio dell' agricoltura, dell' indu-
slria e del commercio.
Le esatle osservazioni, istituite sulla giacitura
de' terreni, e sulla natura delle roccc non lasciano,
oramai, piu dubbio ad ammettere, che dallo slalo
d' ignea fusione in cui trovavasi la Terra, allorche
piacqne all' Eterno di addensarne le nebulose soslanze,
ne' primissimi tempi della Creazione (1) , passando a
raffreddarsi nella superficie , di una scorza coprissi ;
(1) Panciani, in historiam crealionis Nosaicam, coiii'
wcnfalio — Reap. 1851.
I
41
la quale servi di base alle piu leggicre cadenti so-
aliinze lerrose, die la intcnsila del calore, della in-
candesconte raassa terreslre sospese teneva a dislanza
nello spazio ; e che unite agli addensati vapori,
inulati ill acqua sulla rallreddata supcrficie si posa-
vano (1) .
A tnisura che piii o mono aggregate, o piii o
meno sospese ncll' acqua trovavansi quelle sostanze,
ora in islrati ora in amaiassamcnti disponevansi nei
varii punli della- scorza terreslre, forniando cosi gli
svariati sisterai dcllc sedimenlarie rocce.
INon cessava intanlo il sotterraneo fuoco di agiic
sotlo quella primiliva scorza ; ed essa sempre piu
doppia diveniva a misura die andava scemando di
calore (2) ; ed esercitando la sua chimica azione
sopra le sostanze stesse che gli serviran di alimenlo,
colia violenza dinamica di sua espansione, le spin-
geva atlravcrso della novella scorza, obbligandola a
rompersi ed a rovesciarsi , per dar passaggio alle
fuse rocce, che dura forma grado grado assunievano ;
e quindi frammischiate re.stavano quelle prodotte dal
fuoco alle tanle altre, le quali in scno alle acque
successi vamcnle aggregavansi .
Ouanlo piu doppia gradatamente diveniva la
crosta terreslre, e la gradual prolbndifa dell' infocato
nucleo si accrcsceva, tanlo meno era sensibile in
quella la intcnsila del fuoco ; ma quanto maggiore
era la resistcnza che essa opponeva alle rocce che
venivano spinte in alto, lanto maggiore era il disor-
dinc dogli strati terrestri, che sollevavansi da un
(2) BulTon, Cosmos di Ilumboldl ec. ec.
(3j Lycll, l)e la Beche, ec.
lato, sprofondando dalT allro, e mescolavano i loro
materiali in millc modi diversi.
Dall' altro L-anlo le acque agilazioni non men
violcnte soffrivaiio per quesle polenli cagioni ; ed ora
olevale al disopia deli' ordinario iiveilo inondavano
gli eraersi tcneni: ora impeluosanienle precipilandosi
in aperti abissi, scavando il suoio che le sosleneva,
Irascinavano in giu le svelte rocce e solcavano valli
profonde : ora stagnandosi in spaziosi bacini davan
agio a tranquille successive deposizit^ni, di sospesi
materiali : ora scorrendo in forma di sotlomarine cor-
renti traevan seco e conglomeravano quanto dai
terreni aveano trasportato nel seno de' mari : ora
sradicavano le selve e le animassavano nelle valli,
coprendole di strati di Icrra, come facevano d^lle
torbiere, e che cangiavausi col tempo in carbone :
ora rassettavansi finalmenle per lambire le spiagge
dell' arida terra, laseiando alle acque doici tutto il
tempo di deporre anch* esse le sostanze terrose in
esse sospese, e di trasportare e mescolare insieme
le frammenlarie rocce colle alluvioni.
Fra tanle cataclistiche vicissiliidini, disordinata
e sconvolta e stala la esistenza e la condizione dei
corpi organic! ; e tanti e tanli generi di essi laseiando
co' loro resti memoria eterna delta propria esistenza
e comparsa sul globo, non sono piu apparsi : e tanti
e tanti a vita son vcnuti, da' dormienti loro germi,
ed a prender posto fra' vegetabili e fra gli animali,
al punio che il Creatore ebbe loro assegnalo.
Dietro una serie d' incontrastabili fatti raccolti
da attenlc indagini e ripetiile, la Geologia ha potuto
stabilire la successione do' terreni, e colla guida di
scientifici principii, si e occupata a rinvenir novelle
prove per dimoslrare le calasfrofi cui deve la terra
43
r atluale suo aspctto. Trova ella infalti, che la prima
scorza del Globo o cosliluita di rocce aggregate, ove
Iraccia alcuna non iscorgesi di organica esistenza.
Seguono le rocce che servon di passaggio, fra la
slruUura di quella prima scorza, a (jiiclla de' terreni
slralificali ; ed in questi gli csseri organizzati appa-
riscono e si moltiplicano ; prova cvidenle di un cerlo
riposo dclla terra, nel tempo che non eran del tutto
dcposilale le primitive sostanze terrose, sospese nelle
aequo ; e queste andavan formando suixessivi polenli
strati, di natura e di slruttura diversa, a secoiwiu
delle fisiche condizioni del loro sedimento. Ma iioa
appena cessato questo periodo di stratificazione, si
vede essere slala essa sconvolta e dislocata, dalla
comparsa delle pirogeniche rocce (1), e dalla istan-
tanea evapnrazione delle acque ( le quali eran pene-
trate atlraverso i vani della primitiva scorza, che
rappigliavasi come andava perdendo il calore ) cagio-
nata dal loro contatto coll' infocalo nucleo terrestre,
e convertite in vapore accrescevano la espansiva e
dinamica forza delle fuse rocce. A questa catastrofe
un secondo riposo par che fosso successo, dislinta-
mentc appalesandosi una rcgolarita di livello negli
strati, in taluni luoghi soltanto disturbato. Tutto indica,
dopo quest' epoca, avvenimenti di minor sovversione
e parziali, sopra la rassettata e vecchia superficie
dclla Terra.
Venendo poi alia distinzione e nomenclatura di
questi terreni, e stato dimostrato che il Micascislo,
colle altre rocce del gruppo iaicoso, forma la prima
solida scorza terrestre, con tutte quelle differenze di
sito e di struttura, dovute a particclari loro condi-
(1) Eadogeoe fia Humboldt Cosmos.
zioni : che il gruppo di iranst'zione, cui vario norae
si e dato ne' diversi luoghi studiati da' geologi (1) ,
colla (/rawacca ed i varii scisit, viene dopo che il
terreno antracifero ed il gres rosso, e poi il triasico,
il giurassico, ed in fine il crelaceo costituiscono il
periodo cosi detto secondario, nel quale tanto figu-
rano i corpi organici : che le rocce (riiomane e 7imfve
appartengono a quelle terziario, caratterizzato dalla
orizzontalita delle stratificazioni ; ed esso serve di
base a' blocchi erralici, alle breccc, alio caverna ad
ossame del terreno diluviale : e die infine i terreni
alluviali e moderni son qucUi che uitimi appariscono,
e ibrmansi tutt' era sulla crosta del Gloho.
Non si e pututo pero, colla stessa facilita, venire
a capo deir epoche e de' rapporti delle rocce piro-
geniche, che a quelle tante sediinenlaiic si frappon-
gono ; e dopo molto tempo, soltanto, e dopo ripelule
indagini ed osservazioni si e giunto ad un grado
non ni(dto lontano dalla ccrtezza.
lliconosciute una volta per pirogeniche le rocce,
che per molto tempo da' geologi si allogarono al
periodo primitive (2) , quali sono il granilo, la sienite,
il serpendno, il porfido, il trapp ec. ec. non si tra-
scuro di seguirli in tutli i loro rapporti con allre
rocce, manifestamente sedimentarie ; e si giunsc a
scoprire che la noassima parte delle ineguaglianze
della superficie tcrrestre era dovuta alia loro intru-
sione, e sopratutto i crateri di sollevamento, ed i
sollevamenti in generale ; e si e polulo anche stabilirc
}' e[)oca di quesli fenomeni, dalla disordinata giaci-
lura di talune rocce, e dal posleriore deposito di
•,([ y. •:;}'■:'<{)
(1) Devoniano, Siluriano, Cambriano ec.
(2) Weraer, Jameson, Brochant, Tondi cc» ee.
13
allrc, sopra quelle sconvolte dal passaggio delle
pirogeniohe.
Or io, convinto della verila di quel dello :
Scffniufi irritaiH tinimos demissa per nnres
Quam quce sunt ocults subjocia fidc/il/us,
volerulo come in un quadro, dimostrare in modo facile
a conccpirsi, c quasi a colpo d' occhio, queslo rai-
scuglio di rocce, dal quale e nata la ineguaglianza
della supcrficie lerrestrc : giovandomi di quanto i
soinmi gcologi hanno stabililo, e delle lavole di
Scroopc, di Lycll, c di Buckland, non che di quel
die le proprie osservazioni in varii luoglii di Europa
mi hail fornito, ho formalo due lavole che pongo
sotlo Io sguardo dcgli scienziali.
Kclla prima, ho prcsentato la crosla della Terra
divisa in due grandi sirali ; in quello sediraentario,
cioc, che apparisce alia supcrficie ed e attorniato
dair atraosfera ; ed in quello primitive che e sotto-
poslo a quosto primo strato, e confina coll' infocato
nuclco della Icrra. Ho chiamalo il primo scorza tpch-
siemica, scorza protofjenica il secondo.
INella prima, era fjicile il disporre nell' ordine
conosciuto le successive deposizioni de' lerreni neltu-
nici, situando alia base qucUi che anterior! addimo-
slransi ad ogni vivenza organica, e sovrapponendo
grado grade quelli del periodo secondario, terziario
c modcrno. Ma per quanto agevolmente si coraprende
quesla successione, altreftanto difficile mi riusciva Io
esprimere quella della scorza protogenica. Trattasi di
slahilirc e dimostrare, quale si fosse 1* ordine che
le rocce pirogenichc han seguilo nello introdursi im-
mezzo alle scdimentarie; cssendo esse di natura e
di strutlura diffcrenti fra loro, sparse irregolarmente
7
46
e spesso a grandi distanze una dall' altra ; Che, se
il gramto, per cagion d' esempio, si trovasse costan-
temente vicino alio gneiss ed al micascisto, si avrebbe
poluto dire, che esso fosse prodotto dalla prolratta
fusione di quelle due recce, e poscia spinlo in alto
dalla forza espansiva del fuoco, atlraverso di esse, e
delle altre luUe che le coprivano. Ma il granilo ap-
parisce talvolta frammezzo a rocce che al periodo
primitive non apparlengono (1) ; non puo quindi as-
segnarglisi seinpre quel posto ; ed ancorche si volesse
credere che le primitive rocce, dalle quali proviene
il granilo fossero troppo profonde per potersi scoprire,
non sara facile tirar le stesse conscguenze per il
porfido, per il serpenlino ec. IIo duvuto quindi sta-
bilire differenti condizioni di terrcni nella scorza /jro/o-
genica perche dar si potcsse spiegamento della origine
delle altrc pirogeniche rocce.
Ammettcndo che le quarzose, micacee, e fel-
spatiche formarono la prima raffreddata tunica della
Terra, a seconda della predominanza de' costitucnti
mincrali, il fuoco sotlerraneo formava il granilo di
felspato, quarzo emica, in un punto : di amfd)oIa, di
felspato e quarzo, la sienile, in un'allro: e cosi delle
altre non poche modificazioni delle rocce felspatiche ;
in simil inodo le euritiche, le amfiboliche, le piros-
seniche si mostravano, ove aggregavansi le compo-
nenti sostanze. Ke dee cio riguardarsi come una
mera ipotesi, imperciocche noi veggiamo nella esten-
sione delle rocce della scorza iposlemtca, che gli
element! di cui si compongono sono variaraente disse-
(I) Mem. ec. Elie do Beaumont e Dufrenoy vol. i.
'.. . .u^. i: -o,-. pi. VI. f. 2.-.Tom. 2. pl.v. f.3.
pi. xHi. f. 5. — ec.
M
minali ed aggrcgati ; ed e cosa assai ovvia il poter
ricavare da una medesima roccia masso, ove laluni
degli olementi ora abbondano, ora scarscggiano, ura
raaricaiio del lutlo.
Formate cosi in varii punti le diverse roccc pi-
rogenichc, venivano spinte verso la siiperficie, atlra-
vorso lo scditniMilarie, in massa piii o raeno grande,
con forza piu o mono yecmenlc ; per cui la gran
parte di esse non si eslende che a' primi terreni del
pciiodo secoudario ; ed il solo granilo, roccia la piu
estesa fra lutte le pirogenicho, giunge sino alia creta.
Che so il irapp si trova talvolla anche ne' terreni
terziarii, e pcrcio apptinto che ha meritalo in quei
luoghi il nonie di roccia problarnaiica, quasiche noQ
si puo fondatainente stabilire fin' ora se si fosse ella
verainento il Irapp propriamentc detto.
Ho dunque disposlo, nella tavola, le principal!
rocce pirogeniche, colla loro base nella scorza pro-
torjanica, e tulle al niedesimo livello, per mostrare
che potevaii nell' epoca stessa formarsi per 1' azione
del fuoco solterraneo ; ed ho falto comparire a' fian-
chi anche quelle die non sono state spinte in alto,
per dinotare cho possono elle esistere anche sotto
la scorz'i ipostemica, senza che si fossero in essa
introdotle.
Dopo il periodo secondario, evidenlissima e la
mancanza di quesle prime rocce pirogeniche. Da
queir epoca la irachile ed il basalto han fatto la loro
comparsa, attraversando la scorza ipostemica ed ac-
crcscendo in giu la doppiezza di quella protogenica
che e andata gradatamente raffreddandosi.
Dal!' insieme delle rocce felspatiche, esposte
inl'eriormente all' azione del fuoco, la (rachite si e
formala a di loro spese, e si e in prima arrestala
i8
al terreno secondario ; ma ripigliando inseguilo nuova
forza, ha potulo, in tompi posteriori traversare quelli
terziarii e venir fiiori in forma di vulcano. ^el modo
stesso il basallo, formate a spese delle rocce euriti-
che e pirosseniche, le ha isolate dal fuoco, ed ha
in ler vece prese posto per venire a moslrarsi sine
al periodo terziario, nen pero in forma vulcanica. Ho
creduto dover cio esprimere nella lavela, prolraendo
la linea orizzetale della trachite sotto le recce del
graniio, della sienife, e del serpentino, e quella del
basalto solto il porjido ed il irapp ; restando cosi
evidente ad ogni sguarde la cessazione di quelle
anticbe rocce, ed il posto inferiermente occupato dalla
trachite e dal basalto, ne'lueghi ove il fuoco ha
esercitalo maggiere attivita, e restando sempre a
fianchi le stesse recce di granito, di sienite e di
serpentino da un late, e di porfido, di Irapp, di
basalto dall' altre, eve nueva alterazione non ha avuto
pill luego.
IntantOj dope il periodo terziario, il basalto non
pill apparisce ; intendo del basalto prismatico arti-
colate, e nen delle lave basalliche che assumono
anch* esse una forma prismatica ; e la trachite, dope
una lunga pausa, per quanto I' antica sua giacitura
dimostra, si e in molti punli veduta venir I'uori coi
suei distinti crateri ; e del pari i vulcani pirossenici,
i quali in epoche piu remote aveano, contempora-
neamente al basalto, versato di tempo in tempo le
loro lave sottemarine nelle varie fermazioni terziario,
sono in oggi attivi ed ardenti spiragli del fuoco sot-
terraneo, e s' innalzano sopra i piu recenli ierreni
moderni. Provenende essi, per le piu, dal basalto,
ne hanno occupato inferiermente il posto, mutando
19
in lava qiiclla roccia, che piu terrosa e mono carica
di cristalli si appalcsava. I'iu csposlo cosl il materiale
lavico all' azione del fuoco, vicnc spinto attravcrso
di tutli gli strati dolla crosla ipostemica, per la gola
di quesli viilcani.
Per tal ragione ho prolralto la linea orizzonlale
della lava sotlo quella del basalto ; di modo che in
questa prima tavola compariscono le rocce che con-
Cnano col fuoco, ciascuna al suo posto, e si vede
nel tempo stesso quali di esse han cessato, in alcuni
punti, di essere a contatio del nucleo infocato, per
la soslituzione di altre. Serve essa, cosi, a far chia-
ra'nentc concepire la divisione della crosta del Globo
in ipostetniea ed in proiogenica : la successione delle
rocce sedimentarie e dc' luro periodi, che ha scrvi-
to ad accrescerc suporiornicnte la doppiezza della
prima, come inferiormente e cresciuta quella della
seconda per la iraclme pel basallo per la lara, e
forse anchc per le allre pirogoniche rocce, che non
sono state spinle nella scorza superiore : serve flnal-
mcnte a dimoslrare sino a qual punlo di essa le rocce
pirogeniche si fossero introdolte; delle quali le sole
che vengon sopra al piii moderno de' terreni, sono
quelle de' vulcani ardenti.
La seconda tavola non e di rainore intercsse
nello studio della Gcologia ; e stata essa da me for-
mata per diraostrare, come le ineguaglianze della
superficie della terra possono essere derivate in gran
parte dalla introduzionc delle rocce pirogeniche attra-
vcrso i suoi strati : come lalune rocce sono state da
quelle alterate nel porvisi a contatto : come 1' acqua
inlrodotta per le fenditure de' rotli strati, e giunta a
contatto del fuoco, evaporandosi istantaneamente, avesse
30
poluto agevolare il loro sollevamento (I) : come si
possono spiegare le interne cavita che esistono nella
scorza terrestre : come, in fine, non sia dillicile ii
determinare 1' e()Oca de' sollevamenti, dal sovrappo-
nimeato di piu rccenli formazioni.
Per venire a capo tii tuUo cio, ho disposto una
sezione ideale delia crosla iposleinica, nella quale
la gran massa granilica vi si vede introdotla, e por-
tata alia maggiore altczza della superficie terrestre :
ho espresso lo gneiss alquanto sollevato ed a contatto
del granilo, come roccia pircterotica, allerata, cioe,
dal calore di quclla pirogenica che passava altraverso
del micascislo. GoUa stessa leggiera inclinazione
vengon poi dietro lultc lo altre formazioni espresse,
per brevita, co' nomi de' periodi primitivo, di Iran-
sizione, secondario, lerziario, diluviale e muderno ;
essendo assai facile riferirvi in detlaglio tutle le divi-
sioiii che i francesi, i tedeschi e gl' inglesi, per lo-
cali condizioni de' loro terreni han voluto introdurvi.
In questo modo, tornando a volger lo sguardo da
sinistra a deslra, s' incontrera la successiva sovrap-
posizione dclle rocco, da sopra in sotlo, come la
nalura stessa le presenta.
Ho in seguito disegnato a destra del inlrodotto
granilo e della sienite, il serpentino ; il quale solle-
vando da un lato gli strati del terreno secondario,
ha cangiato, pel suo contatto, in saccaroide il calcario
di quel periodo ; come a deslra del porfido ue ho
innalzalo gli strati a grande altezza per ispiegare
come le rocce secondarie sollevale si trovano sino
(1) V. la Mi-m. iella in Sirasliurijfl cc.
Bulletin de la Sociele Geologique de France'
Sept. 1831.
alle vette dellc piu alte monlagne, e come inclinali
inostransi pcrcio i loro strati : al che ha dato pure
agevolmonlo lo sprol'ondar del suolo avvcnuto pei
vani sotterranei, o, come pcnsa il sig. De Beaumont,
la contrazione delta scorza tcrrcstre nel suo rallrcd-
damento. Segue il trapp ad alTacciarsi sopra quel
terreno : la irachile forma i suoi crateri fin sopra il
gruppo terziario, ed i vulcani pirossenici, fmalmentej
che il sig. Humboldt (1) « considera come la reazione
» che r inlerno di un pianeta esercita contro gli strati
)i esteriori » occupano co' loro eruttati niateriali e colle
lave i tcrrcni moderni, e quelli slessi che formansi
alia giornala.
Ilo espresso i vani che sono restati nella scorza
ipoalp.micn prodotti dal sollevamento dcgli strati se-
condarii, in raodo che non venisse difficile il conce-
pire la origine de' vuoti sotterranei e di talune delle
cavorne che nelle rocce calcaree principaimente sono
comuni.
Polrei qui recar molti esempii, ricavati da' la-
vori de' piii illustri geologi, per dimostrare non esser
del tutlo ipotetiche le dislogazioni e gli sconvolgi-
menti della crosla iposfemica che ho espresso in questa
seconda tavola: mi basta menzionar soltanto la sezione
delle alpi del Tirolo, che il sig. Poullet Scrope ha
posto di fronte al frontcspizio della sua opera sui
vulcani (2) , tratta dalle osservazioni fatte fra la valle
di S. Pcllegrino e 1' Eysack, Senza di quella idcale
sezione del terreno non si avrebbe potuto concepire
da tulli quella tumultuaria e disordinata riunione di
rocce, di por/ido, di gres rosso, di gesso, di calcario,
(1) Cosmos.
(2) OoasiJeraliooa oa Yolcanos, ec. ec. Loodra 1825.
32
di hasallo c di dolomile ; eppure, a guardaria sol-
tanto, risulta evidente che il poifido avca innalzato
le slratificate rocce secondarie del gres rosso, del
gesso e del ca'cano concliigliare, e la valle di Fassa
si era da quel solievamenlo formata. La sopravenienza
del basallo ha rolto o rialzato il porfido, all' allezza
di S. Pellegrino, ed ha cangialo in dolomUc il cal-
cario conchigliare, che Ibrmava le allure di Sasso-
vernale, di Hosongarten , e di Schleni. Un' escmpio
cosi luininoso e piu che sufiiciente a non dichiarar
ipotetiche le proposle teorie.
Debbo, pill tosto, giustificarrai presso i cultori
della geologtfl, per non aver seguito, in questo tenue
lavoro, le divisioni e le nomenclature de' geologi
inglcsi, e doll' illustre barone di HumbolJl. Spero
che facil perdono mi sara accordato, se si considera
che complicatissime sarcbbero riuscile le mie tavole
se avessi cio falto ; ed in luogo di render facile lo
appreadimcnto delle teorie geologiclic colia semplicita
dc' discgui avrei troppo ingarbugliato il contcnuto
delle lavole slesse ; come ingarbugliala riesce quella
del Dr. Auckland per chi non e versato nella scienza.
Per altro quando si vuol venire al dettaglio de' ter-
reni, facilmente si troveraniio quali appartengono al
periodo primilivo, o a quelio di transizione; sia che
le rocce si dividessero come vuole il prelodato illustre
de Humboldt, in rocce di eruzione, di sedimento,
metamorfiche, e conglomerati ; sia in altro modo
qualunque. Per amore della stessa brevila non ho
latlo cenno di tutte le rocce alterate dal fuoco, tra-
scurando la stessa dolomile, e contentandorai di far
menzione dello gneiss e del calcario saccaroida,
simili esseado le circostanze ed i fenomeni ncl lore
mulamento.
53
Del pari lio voluto chiamar pirclcrotiche queste
rocce, sin dal 1810, quando pubblicai i iniei I^le-
menli di Gologia, e non ho credulo dovervi sosli-
luirc la voce melainorfichn adollala da lliiinboldt,
porche questa ultima desla 1' idea di solo mutamento
di una in allra forma, e questo puo esser prodoUo
non unicamonte dal fuoco. Gosi, per mode di esempio,
il cuolin e uii mulamento di roccia felspatica in una
specie di soslanza argillosa, avvenuto per 1' allera-
zione prodoUa dagli agenli mofcorologici sulla prima
roccia ; in ugual raodo la ciclopiie de' nostri scogli
de'ciclopi, e un' alterazione del baanUo, prodalta da
ben allra causa che dal fuoro : all' inconlro la mia
parnla pireterol'ca suona pcrfeltainenta alleraCa dal
fuoco, che e quanto si vuole esprimere.
Per la stessa ragiono io preferisco la parola
piroqenica a quella di endogene, perche esprime
gcnerata dal fuoco ; nientre endogene, benche signi-
ficasse formazione coperla, non indica pero da quale
origine provenga ; usando poi la parola exogene
per le rocce sedimcntarie, pare che gli stessi pro-
ccditnenti si verifichino ncH' inlcrno e nell' estcrno,
in qiianfo al modo di formazione : e che la sola
difleren/.a consisla nell' esser fuori, o dentro.
In fine, le parole t'postemica e protogenica usate
da mc, per le due divisioni della scorza lerrestre, pare
che riuscissoro piii acconce a dimostrare che traltasi
di crosin della Terra ; e sta bene il dividerla in
siiperioic cd inferiore, se si deve poi fare concepire
il suo accrescimento di doppiezza, che progredisce
diametralmenle opposlo nelle due divisioni di essa ,
e dal qnale dipende, in ragionc diretla della doppiezza,
il gradual suo raffrcddamenlo.
8
154.
Le vedute de' suhblimi ingcgni non posson
esserc che vaste, e corrispondcnti alia elevatezza
della mente che le concepisce ; non possono quindi
leggersi senza ammirazione e rispetlo le opeie dei
Buffon, de' de Buch, degli Humboldt, de' Buckland,
de' Lyell, de' Beaumont ec. ec. ^enza gli sludii, le
ricerche e le illustrazioni di quegli uomini insigni,
la Geologia non sarcbbc giunta all' eminenle posto
di scienza ; ed i fcnomeni slupendi che presenta la
crosta della Terra sarebbero rimasti poco soddisfa-
centcmente spiegati, o ignorati del tutlo. Qual me-
raviglia se dope tante luminose teorie pubblicate,
anche in un' angolo di Sicilia si vegga sorgere chi
voglia aggiungere qualche sue pensamenlo !
Piccola per quanto si fosse nostr' Isola essa
prescnla tuUavia, bencbe in niiniatura, tali sovrappo-
sizioni di rocce, tale estension di terreno formenlato
da' fuochi vulcanici, fali lerziarie formazioni con zolfi,
che puo per molli riguardi considerarsi come cJassico
terrene, e chi si addice a ben studiarlo puo franca-
mente esporre le sue osservazioni e le sue teorie.
Tornando, da questa breve digressione, alia
importanza delle mie tavole, posse dire che, dopo
ventidue anni di lezioni da me dettate sulla Geologia,
in questo illustre Ginnasio, ho dovule cenvincermi
che dictro le sviluppo de' fenomeni geognostici, dielro
la esposizione delle teorie geologiche, il vero mezzo
di persuadere gli studenti e di mellerli alia porlata
di dislinguere le formazionij e riconosccrne la gia-
citura ed il rapporto fra lore, era quello delle tavole ;
le quali presentavane agli sguardi netfamente spiegati
que' fenomeni, che la imaginazione la piu viva non
era capace di comprendere. Mi son servito percio di
questo raetodo dimostrativo, servendomi delle tavole
S5
ehe i geologi tutU anneltono alio prcgevoli loro opere:
ma mi sono avveduto che qualche cosa puu scmpre
aggiungersi quando si Iralta di facilitare la inlelli-
genza ; c mi son servilo spesso di mie nuove lavole
dimostralive.
Se la mia carta gcologica di Sicilia, formata di
varii fogli soyrapposi uno all' altro, secondo 1' epoche
delle diverse formazioni, merito il plauso della sociela
gcologica di Francia in Strasburgo (1) , e del Con-
grcsso de' fisici tedeschi in Stuttgard nell' anno 1834,
per la novila del metodo, e per la facile intelligenza
dclla striiUura dcU' Isola, io mi lusingo che queste
due lavole attireranno V atlenzione di que' che si
addicono alio studio della geologia, e 1' approvazione
de' versati in questa sublime scienza. I primi si met-
tcranno piii prontamente al fatto de' sistemi geologici,
e troveranno spiaaate le teorle le piu difficili, sulle
rocce pirogeniche e su' sollevamenti : i secondi non
isdcgneranno di accordarmi compatimento se ho
Icntato di agevolare per questa via 1' apprendimento
di qucgli sludii ne' quali sono maestri.
(1) Buiietia de la Societe Geologique ec. eii.
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KTef-t-eno inederrw e e^/ufiale D. Terrettc cu tranjizione
^■Te^mnu ttrziario ninffo e. tritonianci E. Seisto ai-atl&jo
talciijo + Gntifi
1. Granil(> S.Bcuauo
Z . Sienite- 6 TratM&
3. Senienlinc' 7. Lava iU'vu/camardenA
BEL eEHJiHie COWiOmVl^A
E DESGRIZIONE
Dl ALCLISE ALTRK NUOVE SPECIE
LKTTA REIU SEUIITA DEL Dl 16 GEnRAnO 1853.
PER a SOCIO ATTIVO
AIVOREA ARADAS
,r TV"''»''".t'"v «-;■;■> -"r • >" ^- ■■-'.■■■■re ■■'/ '.r - ;. .-x
.:::i: ! ', / l.^
■ I'
k
iLj idea di compilarc una fauna siciliana ha
in que.^li ullimi teinjii, onorandissimi Signori, occu-
pato la ineiilo de' zoologi nostrali ; ma Ira perche
la zoologia e scienza vaslissiraa , ed e cosa fuor
dell' ordinario cLe uii uomo solo conosca appieno
quanlo essa comprende ; e tra perche grandi mczzi
a cio fare richiedonsi , che agevol cosa non e il
procurarseli ; questo grande cd utile progelto e si-
nora rimaslo senza o-ccuzione; e solo si e riuscito
ad accumulare materiali per la compilazione di que-
sla grande opera. lo dalla mia parte, e per quanto
le mie deboli forzc il coinportassero, vi ho c&ncor-
so con fenno proponinionlo , iu pubblicando varie
raonograGe e raemorie zoologiche non solo, ma in-
Icssendo la sloria della zoologia della Sicilia nel
secolo XIX. ; ed oggi vengo a presentarvi la de-
scrizioiie delle specie malacologichc siciliane spet-
tanti al genere Coronula e di alcune altre del tut-
to nuove.
60
GEPfERE COnONULA,
II Sig. De Lamarck divide i Cirripedi scssili
nei generi Tubicinella, Coronula, Balanus, Jcasta,
Creusia , Pyrgoma. Alcuni zoologi ban volulo ri-
stringcre queste divisioni generiche, ed il sig. blain-
yille riunisce difatti le Coronule alle Tubicinelle ;
altri al conlrario Iian creduto necessario estenderle
viemmaggiormente. Cosi si ba il genere Diadema
create dali' abbate Ranzani ed ammesso da Cuvier ,
ed il genere Cetopirus dello stesso autore ; cosi
il genere Chelonobia del sig. Leach , il genere
Pldlylepas del sig. Gray ed altri. Koi non voglia-
nio intratfenerci sul valore e la iraportanza di que-
ste divisioni generiche portate tropp'oltre, e le qua-
li sembrano ancor poco iniportanli al sig. Deshayes;
ci facciamo invece a rapportare la cnratteristica del
genere Coronula slabiliia dal sig. De Lamarck.
, . ., - :>.■ . .■■'. ' ■ -vj
CARATTERI DEL GENERE COROHULA. ' ' . '
Corpus sessile, testa operculata znvoluttim, su-
perne brachia parva, seiacea, cirraiaque exerens.
Testa sessilis, soborbiculan's, valvam indivisam
simulans, conotdea, aut conico'tetusa, extremilalibus
truncata ; parietibus crassissimis , inlus cellulis ra~
dianiibus excavatis. Operculum quadrivahe; valvis
obtusis.
■"'■-'■■ _ '■■' , "'■' ■ ■■'■'■''. '^H "■•■■' '■ ' ' '"■
Corpo sessile , avviluppato da una conchiglia
che gli permette di metier fuori superiormente del-
le braccia piccolo, setose e
Conchiglia sessile , che sembra univalve , su-
borbicolare , conoide o in cone tronco , colle eslre-
61
mita troncate, a pareli clensissime, inlcrnamente sca-
vate in cellule raggianti.
(Lamk. t. 5, p. 631.)
x In quanlo alia strullura interna delle Coronu-
» le, dice il sig. Deshaycs (Lak. 1. c. p. Cc)2), e
» slata accuralamenle studiata dal sig. IJurmeister die
» ha dato nella nicnioria su i Girropodi una descri-
» zione anatomica dclla Coronu/a Diadema. )t
Or il sig. Philippi nella sua fauna de' mollu-
schi viventi e fossili della Sicilia rapporlava una sola
specie del gcnere doronulu , cioe Ja Goronula bis-
selobata di Blainville.
Koi ahbiamo con piacere rinvenuto in Sicilia
alire due specie del menlovato genere , che scen-
diamo a dcscrivere insieraemente alia prima.
SPECIE 1.
CORONULA DIADFJIA (Lcpas) L.
C. test a venlricoso-cylindracea; Irtincata; angu-
lis sex fjuadricoslatis ; costis longitudinalibus Iran'
sverse striatis.
Lopas dindema — Lin. Born. Mus. p. 10, t. 1, f. 3, 6.
Balanus diadnma — Drug. Diet. n. 18. Encycl. p.
163, f. 13, \k.
Coronula diadcma — Lamk. 1. c. p. 652. — Leach.
Encycl. Britan. Suppl. t. 3, p. 171.
Polylepas diadoma — Gray. Ann. of. Phil. 10, lOS.
Diadcma vu1(jaris — Schumacher. Nouv. Syst. de
vers. p. 91.
Genere Diadcma — Ranzani. Mcmorie di storia nalu-
rale p. 32.
Questa specie non vive pii ne' mari di SiciTi'a,
0 almeno nessiino sin oggi ne lia fatlo menzione.
L'individuo che descriviamo e fossile ed e stalo da
noi rinvenulo nel calcareo terziario de' dinlorni di Mi-
litello. Esso e ventricoso e quasi ciiindracco, supe-
riormente ed inferiormente troncato. Presenta sei an-
goli formate da sei facce pronunenti e da altreltante
dcpresse , si le una che le allre prcssoche ugiiali
fra loro. Lo arce depresse non ofTrono che delle
strie trasversali sollanlo, le quali possonsi riguarda-
re come produlle dailo accrescimento della conchi-
glia; le altre sono longiludinalmente coslale; le co-
stelle sono nel nostro individuo al numero di 4 — 5
per ogni area, quasi rcgolari, striate trasversalmcn-
le e le strie abbastanza imprcsse c sfrclte. Le pa-
reli della conchiglia mostransi di molto spessc , e
quella che descriviamo offre un lato piu dell' aitro
elevalo , variazione che e solilo osscrvarsi quasi in
tultc le concbiglie de' Balariidi. Non si possono sco-
prire le interne cellule raggianti, perche ripiene di
calcare.
1 Verticale. Millim. 42.
Diamelro /
i; . , . I Trasversale. Millim. 63-
Questa specie che vive atlaccata alle Balcne e
rarissima in Sicilia , non esistcndone oltre del raio
individuo , che un altro il quale fu rinvenuto nel
calcare de' dintorni di Siracusa , e conservasi nel
Gabinelto di storia naturale di quella citta.
.;.,i
63
SPECIE 2.
COROM'LA TESTUDINAKIA (Lcpas) L.
Coronula lesla elliptico-convexa ; radiis sex
anguslis, transverse slriutis; wterslUiis laevibus.
Lepas tesludinarius — Lin, Gualt. Conch, t. lOG,
fig. in. n. 0.
Balanite delle lestugyini — I'nig. Did. n. 19.
Aslrolepas lesludinuria — Gray. op. cit. pag. 103.
Questa specie vive ne' noslri mari e non e ra-
ra. Si trova altaccata alle Tcstuggini di mare. lo
non 50 come fosse sfiiggila alle riccrche del sig.
Philippi nella sua lunga dimora in Siciiia , mentre
si trova quasi in lutle Ic collczioni malacologiche
noslrali.
La forma di questa specie c ovalo-eilillica :
prosenta sei area prominenti , Iriangolari , levigate ,
che lasciano frammezzo ad esse allreltanle aree de-
presse , anzi profonde , ristrettissime riguardo alle
prime , e tali che sembrano solchi profundi piulto-
sto che arce, c che il sig. De Lamarck chiama rag-
gi. Questi solchi si allargano supcriarmcnte per lo
restringimcnto delle aree prominenti che vanno in
alto a terminare in angolo acuto. Le pareti di que-
sta conch iglia sono crassissime , talchc alia base di
essa giungono alia grossezza da uguagliare quasi
il terzo del diamelre inferiore. E inutile parlare del-
r opcrcolo ed altro , facendo parte delta caralleristi-
ca del generc tali particolarita. Si osscrva, (\c\ pari
che nella precedente specie , in questa un iato piu
ampio c piu elcvalo dell' altro per cui Ic aree sono
inegiiali. La superficie infenore papilloso-rugosa ,
non divisa in cellule.
Dimensioni.
Altezza. Mlllim. 20.
Diametro dell' aperlura. Millim. \0.
Diametro della base. Millim. 51.
SPECIE 3.
■ ,1
CORONULA BISSEXLOBATA (BlainV.)
C. (esta suborbiculata, convexo-depressa , bast
crena/o-lobala , slriis Iransversis tenuibus , strusque
longitudmalibus tenuionbus, radiantibus nolala.
Philip, torn. 2. pag. 212.
E questa o Srgnori V unica specie del genere
Coronula riportata dal sig. Phitippi , e prima di lui
il chiarissimo barone Antonino Bivona e Berardi dalo
ne avea accurata doscrizione nelle sue collettanee di
storia naturale; anzi questo valentuomo a cui moltis-
simo dcvono la bolanica e la zoologia della Siciiia,
avvedutosi che questa specie non prcsenfava i carat-
teri generic! proprii atle Coronule , aveva di esse
formalo un novello genere di Cirripedi a cui aveva
dato il nome di CalumeUina. lo non so perche que-
sto genere cosi ben I'ondalo secondo la mia opinione
non sia stato ammcsso nclla scienza, mentre alcuni
allri i (juali poggiano su' caratteri incoslanli e di po-
ca importanza e quindi male sfabiliti veggonsi nulla
ostanle cio universalmenle abbracciati. Conciossiache
avendo allcntamente sludiato due individui di questa
specie , che debbo aUa gentilezza del chiarissimo
65
Domcnico Testa da Palermo, ho trovato pria di tutlo
vcro quanto leggcsi nella descrizioiie data ilal sullodato
Bivona; cd in secoiido luogo, che tale specie differi-
sce moltissimo dalle allre ijoronule; poicclu; ollre che
nianca della lamina tcstacea che ricopre iiiteramente
le valve, il modo coa ciii le valve medesime si ar-
licolaiio fra loro e ben diverso. Ma cio clie piii monta
si e, che esse non sono crasse nella lore superlicie
itiferiore, od in cellule divise; ne presentano una su-
perhcie rugosa o papillosa ; ma tenui all' incoiitro
coi di loro margini rientranti, tra i quali quelli che
corrispondono all' articolazione delle valve s' mgros-
sano e formano de' pilastrini, che vanno pcrpendico-
lannente ad impiantarsi nella membrana coriacea
dclla base. Qiiesta maniera di conFormazione e di
strutlura e tale a raio credere da poter coslituire,
senza tema di errare , la caratteristica sicura e ben
fondata del genere Columedlina del sig. Bivona, il
quale deve rilenersi nella scienza come genere bene
slabilito. Lo stesso Philippi non ha poluto astenersi
dal dire in riguardo alia strutlura ed ai caralteri della
Coronula bisscxlobata quanto siegue : « Slructura
» valde singularis est, ct forte baud immerito clans.
» Bivona banc spcciem novum genus ( Columellind)
X esse judicavit (1) . »
lo rai fo un pregio riprodurre in queste carte
la descrizione generica del genere Columellina del
sigQor Bivona.
(!) T. 2, p. 212. i , M
10
66
Animal ul in Coronulis.
Testa sessilis, suborbicularis, com'co-lruncala ,
univalvis tn specicm, renera diwdecimvalvis , [undo
membrana coriitcea clansa, columelhs sex testaceis
in orbem ordinalis intiis firmata. Operculum inter-
num guadrivaloe , valois oblusis tcnuiculis, seplo
transversa membranaceo anuli/ormi aperlurae leslae
proximo alligaiis.
■I r.((i : v.-'-,V:
L' animale come nelle Coronule.
» Conchiglia sessile , quasi orbicolare , conico-
s troncata, univalve in apparenza, in realla di dodici
J) vaivCj chiusa al fondo da una membrana coriacea,
» rinforzata internamentc da sei coloiincUe testacce
» disposte in giro. Coperchio interno, quadrivalve,
» a valve oUuse, assai tenui, trattenute da un sollo
B Iraverso membranaceo, aneiiiforme, poco distante
» dair aperlura della Conchiglia (1) . »
La specie Columellina bissexhbala , che noi
riterremo invcce della Coronula bissexlobata di
Blainville , porta secondo il Bivona la descrizione di
appresso.
C, testa suborbiculala, couvexo-depressa, bast
crenato-lobata, striis transversis , lennibus, striisque
longiiudinalibus tenuioribus, radiantibus notala.
Conchiglia quasi rotonda, convesso-depressa,
(1) Esfratla dalle Colietlanee di Storia nalura^3 opera
manoscrilla del Barone Anloiiiiio Bivona Berardi— Giornale di
Scieiize leltere ed Arii per la Sicilia
67
crcnalo-Iobata , segnata da piccole strie trasrersali ,
e da altre piu tenui longiludinali e raggianti,
Trovasi allaccala alle Testuggirii di mare.
Altezia. Milliin. i.
Diametro della base. Millim. II.
DE3CRIZI0:iR DI ALCUPfE RUOVE SPECIB ' ' "'I
DI CONCIIIGLIE UKiLK SICILIA.
Gey. ScJiAiiiA. Lak,
II metodo teniilo dall' immorlale Linnco nella
descrizioiic de' varii auimali, adoltalo da tulti gli aulori
conlemporanoi, o per non breve lasso di tempo dai
successori di questo grand' uomo, ed in gran parte
siiiora ainmesso in riguardo precipuamente alle gc-
ncriche caratterisliche ; fu non pertanto rifiulato da
Klein, che oso sinanco criticare i Iravagli di questo
principe de' naluralisli. Klein creo un gran numero
di goneri slabiliti supra caratteri poco iraportanti che
non arrecarono alia zoologia vanlaggio alcuno, e che
iLiiono per la gran parte universalmente rigettati
cotne tendenti piutlosto ad ingarbugliare la scicnza,
invececche a farla progredire.
Ma, comecche spesso fra tanti errori si trova uo
vcro, e fra tante nuUrta qualche cosa d' importante ;
cosi tra i tanti gencri creati dal Klein havvene po-
chissinii clie come per azzardo usciti dalla mente
deir autorc, dice il cliiarissimo Dcshaycs, hanno non
di manco ricevuto Ja sanzione de' dolti, dal che e
da maravigliarsene non poco ; e fra qaesti vi ha il
genere Seala che puo esserc riguardalo come 1' ori-
gine del gen. Scalaria, che il sommo Lamarck sin
dal 1801 caratterizzu di ua modo preciso nel suo
68
sistcma degli animali senza vertebre. Adottato uni-
versalmente questo genere, e stato pero riposto ora
in vicinanza de' Turbi e delle Tarritelle, ora liingi
da quest' ultimi tra le Pleurolomurie e le Melanopsidi
secondo 1' opinione del signor De Ferussac, ed ora
secondo Latreille nella slessa faraiglia che comprende
le Valvate e le Paludine; pero 1' esimio Guvier lo
classifica come sottogenere de' Turbi.
Varie sono le specie siciliane vivenli e fossili
del gen. Scalaria. lo spero fra non guari preseiitare
alia nostra illustre Sociela la Monografia complela di
tali specie. Per ora mi affretto descriverne una di-
stintissima dalle congeneri e vivente del mare di
Aci-Trezza. dJ:--;,! 'ir-^-rd i.'.i-.-: ':■.-;■•
ScJLdRiJ Celesti. Nob. (Ved. fig. 1 .)
Seal. Testa conica, alba; anfractibus convexis,
disjunclis, transverse strialis: coslis obliquis, crebris,
lamellosis, extrorsum revolulis, supra spinosis, lae-
vigalts; aperlura rotunda, labrc tenm, re/lexo.
Questa conchiglia e conica, bianca, formala da
8-9 avvolgimenti di spira coavessi, separati, Irasver-
salmente striati; le strie lenuissime, visibili ad occhio
armato ; ornata di costelle oblique lamellose, ripie-
gate air infuori, e terminate superiormcnte o nieglio
in vicinanza delle suture in punte a forma di spine ;
le delle lamelle continuano nell' ultimo avvolgimenlo
sine al cenlro della base. L' aperlura rotonda ; il
labbro tenue ripiegalo all' infuori. , -.aii iv,
Questa distinla e bella specie g stata da me
dedicala all' esimio Direttore dello Interno sig. Gom-
raendatore Michiele Gelesti in attestato di mio profon-
69
do rispctto c sinccra gratitiidinc verso qucsto bene-
mcrilo prololtore delle lellcrc c delle scienze.
Altez^^a. Millim. 24.
Largliczza. Millim. 12. 1(2.
Geh. P'olvtj. L.
Due sole specie si sono rinvcnute in Sicilia
appnrteiienti al genere Volula di L., cioe la Fohila
Anns Lnporis (W llrocchi Irovala ad Allavilla dal
prof. Calcara, o la Foluia ranspina <li Lamarck ri-
porlata come fossilc di Sicilia dal sigoor I'hilippi.
Una terza specie nuova del tutto, c da me rin-
venuta in Allavilla e quella die io scendo a de-
scrivere.
VoLVTA Callerauh. ( Ved. fig. 2. a, b. )
V. tesla lurbinala, subvenfrieosa, ultimo anfractu
superne luborculis oblusis coronaio, inferne obsolete
transverse sulcata; suluris inipressis, submarginaLis,
anfraclibus initricatis , striis valde inipressis exara-
lis ; spira exerta . acuta , concaviuscula ; aperlura
oblon(ja\ labro simplici^ acuta, subarcuato,
Conchiglia turbinata, quasi venlricosa. V ullirao
avvolgimcnto supera di gran lunga la spira la quale
c alquanlo concava ed acutissima; esso e fornito nella
parte superiorc di tubcrcoli oltusi e (ransvcrsalmen-
te solcato. Le suture sono impressc e quasi margina-
te; il penultimo avvolgimenlo non offre alcun luber-
colo, gli altri pcro si prescnlano muricati e manifc-
stamcntc tubercolati. L' aperlura e allungata, coi due
70
lali parallelli ; il labhro semplice, acuto, alquanto
arcLialo.
Ho frcgialo questa nuova ed interessanle specie
del noine del P. Lett. D. GianibaltisU Callerame
Proviaciale do' C. R. M. esimio filosofo e lelleralo
in attestalo di slima e verace amicizia.
Altezza Millim. 45.
Larghezza Millirn. 27.
Gen. AcnATinj.
Non si conosce che una sola specie fossile di
questo genere, e si e la Achaiina pellucida di De-
shaycs. Una secnnda e quelia clie io ho 1' onore di
prescnlarvi, da me rinvenuta ne' dinlorni di Palermo,
e precisamentc nel luogo detto la Guadagna, o la
quale difTerisce mollissimo dalla specie descritta dal-
r illustre Desh.
AcHATiKA ViiLANovjE Nol). ( Ved. fig. 3. a, b.)
■;■) '
A. lasia ovata, vsnlrtcosa, tenuissima, pslluc/'-'
da, laevigata, sp/endtdi; spira brevisswia, obtusa;
atifraclibus conrexia; uperlura ovata, columella Iriin-
cata, contorta.
,., Questa rarissima specie e ovata, venlricosa,
formata quasi inlieramente dall' ultimo avvolgimento
della spira ; delicalissima, trasparente, lucidissima,
anzi splendenlc, portanle tulti i caratleri del genere
da non poter dubilare un momento della sua deter-
minazione generica ; cogli awolgimenti convcssi ,
r apertura ovale, la colonnetia troncata e coalorta.
II chiarissirao Dr. Villanuova Professore di Pa-
71
leonlologia nclla Universita di Madrid, a cui ho
r onore dedicarc qucsta nuova specie, in mnstra del
mio rispctlo per ii di iiii cinincnle mcrito scienli-
(ico, ha Irovalo uu aitro individuo dclla predelta
specie in Altavilia assai piii grande del mio.
Altezza. Miilim. 13.
Larghezza. Miilim, 8. -^ ti •■ i
MuiiEx Bagulee Nob. (Ved. fig. A, a, b.)
M. Tesla ovalo subfasiforrni, tola elerjartior tran-
sverse fiirialo-punc(ata . sc.rfariam subvaricosa , va-
ricibus subiwUicis , oblusis , Hubtuberculiformibns ;
anfractibns convexiusculis , snbcarmalis ; aperlvra
ovalo-elltplicn , lubro expanso , inius (jualrilubercn-
lalo, Cauda breviiiscula, dexlrorsum recuvra, canali
clauw, columella simplici.
Non mi e slato possibiie riferirc ad alciina
dcllc specie da me conosciiilo , il Miiiicc clie de-
scrivo , e che rinvcnni in Altavilia nelle vicinanzc
di Palermo. Esso orTre dei caraltcri particolari. La
sua forma e ovala quasi fusiforme cd in basso com-
pressa. L' ultimo avvolgimento con il canale e piu
del doppio dclla spira lungo, c quasi carenato. Le
suture impresse, o quasi maginale. Lc varici sono al
numcro di sei , delle quali 4 piu distinte , in vi-
cinanza dclla coda lamclloso -rugose, e addivengono
otluso c tubcrcolosc sulla carena: talche questc stes-
se tubercolazioni , che si trovano al di sopra della
nieta dell' ultimo giro , si scorgono , sebbene non
nella totalila, nclle altrc suture. Tre a qualtro pie-
ghe si osservano sulla parte opposla o superiore
del labbro deslro. Gli awolgimenii sono circa sei ,
e tutta la conchiglia trasvcrsalmcnte striata, e , cio,
chc forma un carattere specifico ili sommo rilievo ,
si e che le slrie sono lulte puntale. li laubro de-
stro e dilatato, appianalo nelle parte inloriore e co-
sliluito di un i^randissimo nuineio di strati quasi fo-
liacei. L' aperlura regolarissimamenle ovato-ellittica,
i bordi di essa rialzati e quasi conlinui. II labbro
destro interiormenle porta qualtro tubercoli cd il
colomello e semplice ed arcato. La coda appianala
dilatandosi chiude il canale , il quale sebbene poco
lungo, si ricurva a destra.
Larghezza della conchiglia mill. 20.
Lunghezza di essa mill. 35.
Trovasi fossile in Allavilla.
Dedico quesla specie singolare alio egregio Pro-
fessore di Anatomia D.r Giovanni Reguleas in alte-
stato di stima, e come ad uno di quei pochi a cui
e dato potere apprezzare i lavori zoologici.
: . ■::■ :■■ .::-;■ •>•:•.))
^ :'■-.'■ I ■'• '■ .■/: :!!,... .
' I , ../,■' i,'
;- . ■ • ■:'. •: '■ ■ .).: _ I- , '' I. ':■ .'■'■'■
1)1 riiEii Mill
DELL4
BREVE DISAxMINA
DEL SOCIO ATTIVO
Leila tielia seduta ordinaria del di 15 aprile 1833.
fl
Oiii ff. (.n-j ' ■ !••
i; r i>
Olispvialionihus cxplornndiv.n est
quid illnd sit r.tijns ope indtira
juiijjal.
Vr. (jiiielin. Olia bolanica.
Pill d' una volta, innanzi a questo illustre
consesso, ho usato delle parole vita minerale, senza
ferinarmi a dichiararne il senso ; talche avra potuto
coinparire o un' ardita cspressione, bcnche non
mia(l), 0 un conciso modo d' iiulicazione del raovi-
mcnlo materiale de' corpi. Oggi che mi si presenta il
deslro di traltar fjuesto argomenlo, mi accingo a farlo
per sommi capi, potendo piij ampiamcnte ragionarvi
ad ogni evento.
Atlribuir vita a' Minerali, sarebbe stato in allri
tempi un' assurdo. II caratlere distintivo di quesli
(I) \'A qui re^oivent de la nature ce qii' un habile ob«
«orviiietir iiioderne appellt', avec raison, la vie minerale.
i^ouveau Dictionaire d'hisl. nat.
Venise 1805^. art. Crislallisatioa.
76 ■
corpi era appunto la raancanza di vifa. Linneo H
definiva « corpora congesta, nee viva, nee scntien-
•tia(l):» Gronstedt (2) li dicliiarava « privi <lella
qualila di vita e di vL'^ota/.ione: » Waller (.?) sta^
hiliva ohe a corpora iniiieralia ilia sunt quae cre^
scant sino vita. *) i'ii'i (Iclenninalainoiile, a' iioslri
giorni, quasi tiitti i fi^iologi ed iusi^iii natui'.disti,
con r ajiilo do' me^zi che presta la fisica, e massime
poi la Cliimica coll' analisi de' composti, han riser-
halo la vita pe' soli organiei ; ed i iniiierali si son
quindi falli appartenere alia materia brnta.
Eglj e vero che la vita, sludiala ne' corpi orga^
nizzati, presenta lal grado di potenza da non polersi
riconoscere a primo aspetto ne' minerali ; e compa-
randone i fenomeni, restan essi tanto al di sotlo
degli organiei, quanto deslituili iiilieraniente rse ap^
pariscono. Pero que' cho ha segijito altentamonte una
serie d' indagini sopra i conseculivi anelli della ca*
tena degli esseri : che un piii accurato esame ha
portato sulla strntlura degli organi, e sopra il gradual
mancamento di perfezione, come vanno allonlanandosi
da quelli del Gapod'opera della Creaziono : che si
e fatto a ricercare il punlo di coatatto del regno
animale col vegetabile : che ha voluto avvicinare le
piante cellulari a' cristalli del regno miuerale, si e
di leggieri persuaso che la vi'a ha una gradazione
nella sua potenza, e che piu o meno attiva si ap-
palesa quanto piu o meno di peri'ezionc e nelle parti
di che si compongono e si conformano i corpi.
(i) Syst. Pfal.
(2) Syst. Mineral. ; „n
(3) Sjst. ooiaeralogieom.
77
II valenfissimo fisiol0;:j;o di Heidelberg (!) ha
fatlo la dislinzione della vita universale, da (jueila
de' corpi orgaiiici, ed ha dichiarato la prima a la
-soinnia delle manifcstazioni di azione di tuUi gli es-
seri ciie Ian parte dell' iinivcrso (2) ; » I' altro noii
ijH;ii celehre lisioiogo di Uerlino (3) I' ha chiarnato
« torza creatrice coiminej sorgenle della vita supra
la (crra iulera, ed Ihmiboldt, nel Cosmos, tila e/e-
mcniare ed inorganics del Globo. »
Ghc altro e la vita, considerala in un sense piii
flretio, se non la forza eke maniiene il movimenlo
spontanea ne' corpi ?
II solo movimento non e vita : e un' azione, e
qucsla quando non e spontanea, vale a dire quando
uoa e dipendcnte da una lucolla essenzialmente pro-
pria, e un' azione secondaria prodotta da un impul-
so (i) . La palla, che spinta, corre sul suolo non e
viva ; I' Elianto cUo si rivolge verso il Sole, ha una vita.
Egli h facile il conccpire che, a seoonda della
wa;j;giore o minor perlozione delle parti dc' corpi
addotti ad una fiinzionc, che diconsi organi, la vita
dispiega in maggiore o minor grado la sua polenza,
c produce resullamenti piu o menu rilevanti. Gosi
jicll' Uomo, capo-lavoro della roano dell' Eterno, la
(1) Ticdemana Fisiolog. general.
(2) (iiirus, si esprimeva « in un senso generalissimo. la
1 manifeslazione inliera dell' uni»prso, e secondo I' esprt'ssuiae
J) \olgare, la nalura, e un grande iosierae per lulto organico
» c vivenle. »
Analom. cnnopar. iiilroiluct. p. 32.
(3) Muller Manual de I'liysiolog. Proleg. p. 22.
,(4) SeR)eoliai last. med. I'tijsiulog p. 1.
vita va tahncnte aiinessa all' altra spiritual potenza,
air Anima immorlale, che so qiie>ta cessa di esser
presents, T altra cessa ella pure. Quanta perf'ezione
non v' ha intanio nclla meravi^liosa macchina u:n;ina !
Quali stupcndi I'enomcni non vi produce la vita ! Ella
va sceinando di ainmirevoli resultamenli negli aaimali,
come vanno eglino discostaadosi dalia specie amana,
e diviene via via inanchcvole in essi la perfezione
degli organi. I renomeni costaili, auzi che no, e
circoscritti della vita vegetabile, dan chiaramente a
divedore che, quantunque essa ponga in inovimenlo
orgaui squisiti, pure cede di inollo alia vita aniinale,
pcrche maiica dclla facnlta sensitiva, dipendcnte dal-
1' 10 c!ie presiede negli aaimali: ma intanto i fisiologi
noil ha^ino potulo togliere a' vegetal)iii la vita e l' han
chiamato motilild viuile {{) \ e quclla minerale final-
raeute non avendo organi da melterc in azione, si fa
soltanlo palese in date circoslanzo, e sotto particolari
condizioni.
Queste idee ho voluto premollere al breve saggio
che vi presento, o Signori, pc^r disporvi a fissar con
intcrcsse la vostra altenzione su' mici ragionari, tral-
landosi di alcuni fenomcni che giustificar possoao la
esistenza di questa vila miwrale. Ho accennato, di
sopra, che si puo un qunlche ajulo oltenere, in queslo
diilicile argomento, avvicinando lo cellulari del regno
vegotabile, alia crislallizzaz'onn del minerale Que-
st' ultimi anelli della catena de' vegetabili comiaciano
a slonlanarsi dalle allre piante, per la mancanza di
vasi, 0 vanno avvicinandosi alia cristallizzazione dei
minerali per la forma esagonale che assumono Je
(1) l>ulro('lii-l iiitrmluction.
79
cellule, non che per 1' aspelto d' iiiflipendenza una
dair alira di esse ; di modo che il loio actTesciiiicnlo
succede di una manicia tulla diirercnte dagli allri
veyelabili, s|)ocialmenle ne' funghi, nclle alghe, e
sopratudo nel Tarluro nero ( Lycoperdon tuber. L.)
G. K. Treviranus ha considerato i crittogami cd i
zoofiti come uii regno intermticUo tra ii vegolabile e
I' animale (I) ; ma in effelto quella I'urma csagonale
dellc cellule che si conserva. anche quando sono
esse separate nna dull' allra (2) , dovrebbe piu al-
tenlamente riguardarsi da' fisioiogi, i quali non pos-
sono lion ricordarsi avcre stabililo die, tutli i corpi
organici, anclie le piaiite e gli animali, hanno una
forma piu o raeno rotonda ed ovale, e sono deter-
niinati da lineo curve: gli inorganici al conlrariu,
allorche hanno una forma regoiare, come i cristalli,
son deterrainati da superficie piana, e da linee rette,
dalla cui congiunzione, in ccrle inclinazioni nascono
gli spigoli e gli angoli (3). Gio che ripete anche
Muller (4) e luUi i piu celebri fisioiogi moderni. Se
dunque e carattere principale dcgli elemcnli organici
r assenza di angoli e di supcrficie piano, ed all' in-
contro e questo il caratteru de' minerali, par che non
sia ua voler troppo presumere se si riguardano le
Cellulari come la transi^ione del regno organico al-
1' inorganico che ofTre forme simmetriche ne' suni
cristalli.
Qucsla transizione e bastevole, cred' io, a loglier
r idea di assoluto separamento fra la potenza che
(1) Biologic.
(2) Dutrochet p. 10.
(3) Tiedeman op. cit. •„:>.l-.
(4) Pag. 19.
80
forma e riunisce Ic cellule, e quella che Forma e
riunisce le molecole da' cristalli ounc Bonnol e molti
fisiologi han volalo stabilire (I) ; sara in questi
uUiini meno altiva ed eslesa, ma che niandii asso-
lataaiente non e ra^ionevole. Che se nelle ocllulari
quella potenza e 1' ullima gradazione delta vila ve-
golabile, nella crislallizzazionc sara in prirao grado
di quella rninerale ; e si polrejbe d re, che per la
legge vitale per cui si dispongouj le cellule a for-
inare il Perichesio sacculil'orme nella Jungerinannia,
\ Cuui sessili nella Marcanzia, le Capsule nude
nella Hiccia , i Gongili ncH' Uha i Filamanli nella
Conferva, il Pileo ne' Fitnjhi, Peridio ne' Licoper-
dicoi G siinili, per una legge simile h piraniide nel
Qtarzo comincia da' lali del prisma esaedro, nella
li:irus sol fata da' due spigoli opposti del prisma te-
traedro, da due soli iati nell' 4rra(jomle, da due lati
e da due spigoli n^iW Aafiboh. d,i tutti i lali e da
tutli gli spigoli rtclla Idocraua, e cosi del reslo.
Una gradazioiie, in somma, della vila e slala ammcssa
anche da Haller e da Rome do I' Isle, rilenendo che
cssa e un grado piii alia della rjsgeiazione, c quesla
un grado piu alia della crista!lizzazione{^).
iVJa quesla paten-ia nel (niuerale, in luogo dr
volerla considerar come gradazione di vila non po-
(I) Lamark niist. nal. (les Anioa. sans vertehr. inlroiJuct.)
(2j Ninis ne sam-iona done niiciix faire que de suivre les
sages i(iilic;ilions de Ifallor el de Home Delisle, en consideraul
tcs crislaiix cumme des elrcs qui furmenl le primier gradin dan?
i liijlieile di; 1' org misitiun. ct que recoivent de la nature ce
qu un habile observaleur moderoe appelle. avec raison, la luc
m<neralt.
Nuuv. Diet. cit. art. ei(e.
81
Ircbbe csser ella 1' alTIaiiii 7 Cosi I* !ian riguanlafa gli
illustri naluralisli del secol nostro. c Quando formasi
I un cristallo (essi dicono) iminezzo ad un liquido
> le particcUe cbe io cosiilMiscoDO, si utiii>(ouo le
I une alle altre merce le sole leggi dell' afTinila e
D di cociiione. < 11a quali soao ques»to leggi f Lo
dicooo tiaat stessi. c I fi»ici ban trovato gran qnantila
> di Icggi, secondo le quoli queste forze operano,
J seiua averne potuto siKpriie Id cagione I'ondamen-
» lale(l). a Ma quealu leggi, io dico, non poteyano
esser diielte d;i ua' altra potenza, da quella stessa
che e la inoven'e di tutli gli esseri dell' universe ?
Setiza ammettere i priticipii di Gartesio e dei
suoi seguaci, o di Robinet, die peccano di troppa
luaterialila, esaminianao se la sola allinita con tutte
le leggi clie le si son prodigale, puo sola forrnare
un cristallo.
Sa ognuno che la crist illizzazione consiste nella
simnxetrica riuiiionc dellc parlicellc simili de' corpi
che erano fra loro separat; da un madio o soivenle
che trattenevale in esso sospese. Questa riunione, per
esser simmelrica, bisogna che fosse deterininata da
una forza che segue una legge ; altrimenti la riu-
nione dolle paiticellc sospese in un solvente sarebbc
tumulluaiia ed iurorme. Noi vedianao, inFalli, in un
pczzo di calcario venalo, lo stesso carbonato calcare
confusamenle aggregate nella massa^ ove nessuna
Icgge, fuorche quella dell' attrazione, governava la
riunione delle molecole, e cristallizzato nelle vene,
ove le parlicellc simili aggregavansi regolarmentc.
Or ecco il punlo ove dobhiamo fermarci per cono-
sccre se la sola affinita puo costiluire ii fenomeno
(I) TieJtjmaau op. ci(.
12
82
della cristallizzazione, senza il bisogno di un' altra
forza che disponesse le parlicelle de' corpi a forma
simmetrica.
1 fisici han chiamato altrazione di coesione X affi-
nila dclle molecole dc' corpi, per cui slrellamente
fra loro si riuniscono ; ed i chimici han volute dirla
atirazione di aggregazlone ; benclie non si po&sa pre-
cisamente dire ia che consista questa atirazione, pure
essendo essa una ibrza che nou puo ncgarsi che
esiste, bisognava darle un nome. Questa allinita se
puo ia qualche modo dar spiegamonto aUa coesione
delle parlicelle de' corpi, della tendenza loro ad
aggregarsi, che piii chiara si manifesla nelle mole-
cole di natura simile, non e in caso pero di dar
ragione della forma simmetrica delle parlicelle, e
del modo di aggregarsi in cristalli ; imperocche noi
abbiamo lutlo il regno minerale che ci prescnla ag-
gregali di ogni sorta con manifesla coesione, senza
che avessero forma regolare.
Non vi sarebbe, infalti, ragione alcuna perche
la stessa inolccula integrante chiaiiii a se delle altre
a disporsi ora solto una figura, ora sollo un' altra ;
che conservi il parallelismo de' lati, la esatta misura
degli angoli, esegua coslanlemente le leggi che go-
vernano i fenomeni della cristallizzazione. Che so le
stesse sostanze assumessero sempre la stessa forma,
a via di sotlili argomenli si polrebbe dire che la
natura delle loro molecole non e capacc di seguire
altre leggi che quelle che dirigono in un sol modo
la forza dell' affinita ; ma noi vediamo che la stessa
sostanza prende varie forme nclla cristallizzazione,
come vediamo altresi che sostanze diverse assumono
la forma stessa, come ce 1' hanno ammaestrato d' al-
Ironde le ricerche del sig. Milshelrick. II Fluato di
83
calce, por cagion di esompio, ora tia la ronna pri-
miliva ili oiLicdro rcgolare, ora quest' ouaudro e
rinipiazzalo da piani negli angoli solidt: ora h cubo
pcrlcllo, ora cogli anijoh e spitjoli rimpi;i/./iali da
pian', era hrombo-dodpcaedrn, ora,final(nciile, [)rcsenta
lion mcrm che sei niodificazioni del cubo. Quanli son
poi i mincrali diversi che assumono la forma stessa
sarebbo luno;o riferirc ; bnsla qui addurre pochi
osompii iij prova della inia proposizioDe. I'rendono
la forin I di Cubo I" idroclorato di soda, la calce
lliiata, r oro, il pionabo, il solfuro di ferro, il cobalto,
il ratnc ec. ec. la forma oUacda l' oligisto, il cro-
nialo di ferro, il tungsleno, 1' oro, il rame, il piorabo,
lo zinco 0 moUi altri rainerali ; e lo stesso si avvera
per le tanle forme crislalline die prendooo quesli
corpi.
La polarila dolle parlicello nella loro disposizione
di prcseatarsi in cerli dati aspolti, neil' approssiiiiarsi
fra loro, il dimorjismOj V isamor/iinio, I' isomerismo,
sono prove in conlrario a cio che il celebre e sullo-
dato (I) Fisiologo slabilisce come una delle positive
difforenze fra gli organic! cd inorganici, vale a dire
che nella formaxione di an cristallo « le molecole che
» vaniio le prime ad accoppiarsi non esercitano azione
» dclonninala sulla forraazione e sulla disposizione
» dcllo altrc. b Come mai pu6 concepirsi forma sim-
metrica senz' azione determinala ? senza di questa le
molecole che vanno ad adossarsi alle prime accop-
|>iale, non anderebbero a disporsi colla regolarila
tialla quale dee nascere la forma simmelrica ; cd av-
verrebbe una lumulluaria aggregazione simile a quella
delle molecole amorfe delle masse non ciistallizzate.
(1) Tiedentann op. eiU
84
Bisogna conveoire che questa azione esiste, ed e qual-
che cosa di piu della sola ailinita; e una forza piii squi-
sita, piu espressiva e detenainanle, elia ha ua caraltere
di vita.
\o Don pretendo, per questo, considerare i cri-
sialli, come fa 11 celebre mineralogista iMohs (I)
quali individui, eke devoao la loro sussistenza alia
contiiiuita di azione dfilla forza che 1' ha prodotto, e
che periscono quando influenze chimiche esteriori, o
influenze rucccaniche vinconn la forza di crisiallizza'
:;iione e la loro durezza; io Iralascio questa individuali-
ta e cerco di conoscere cosa si fosse questa forza
di crislalliz-zazione, come il <loilo iialuralista 1' appella.
Esaminiamo attentamenle un eristallo, s sia p.e.
di analcime ; esso h un cubo, i di cui angoli solidi
formati dallo incontro di tre spigoh^ sono cambiali
jfl tre faccelle triangolari, per cu4 lutlo il cfisiallo
oltre alle proprie e primitive sei faccette, ne acqaista
allre ventiquattro. Qua]' e slala la legge che ha re-^
golalo il movimonlo delle raolecole a riunirsi con
determinala posizione, onde giuaie, da' eei lati che
andavan rormaudo, ad olto punti equidistanli, si ar^
restassero dal foruiare gli otto aogoli solidi perfclta-
naente uguali del cubo ? E per quale allra Icgge
di dodici spigoli di questo eristallo di analcime prima
di giuagere a coslituir gli augoli solidi si sono con-
forcnati in ventiquattro faccMe ? Sarebbe ella la sola
affinita capace di tanto ? Non vi si scorgc un' allra
forza che dirige i raovimenti delle molecole a prcnder
la tale direzione nel cubo, la tal' altra nel romboedro,
una nel prisma esagonale una nel dodecaedro rotrt'
boidale e simili ? L' aflSnita, senza quest' altra forza,
(t) Uiaeraleg. f. 1. prefaee p. 6. ..„•■■'. ,r {))
85
non osserva ehe la le.i:;n;o della coc^sione ; ma nella
crislallizzazioiie essa e i;ovt'rnata da qiiolla chi; ho
rag-ion di appellare vita rninaraie \ ed il inoviinento
che dispone a siiuiuelria le rnolecole, dipendendo da
quesla vila, Run trovo che dirsi non possa sponlanao,
cioe uon itifur^alo (coaclus) nun prodotto da lui iui-
pulso iBeccanico, ed eccovi una pruova.
lo vi presenlo, o Si,i:;nori, un pezzo di calcario
venato di Taorraina ; tesso consiste di un carijonato
calcare rossaslro che raocliiude pezzi di allro calcario
alquaiilo ii^i'igio, eon vene di calce carbonata spalica.
La forza di adesionc e inanifesla in qiiesti trc ele-
raenti dolJa roccia. L' allinila che li ha ag:i;rei;ato
<;ontinua a naantenerii in perletta coesione. Ma come
si souo essi aggreyati ? Traeporlianioci coi pensiero
al inoiuento della I'ormazione di questo calcario, e
riraarchiamo atlentatuenle quel che avveniva. Un
carhonato calcare era sospeso nolle acque misto ad
altra niinerale o oielallica soslanza che ne colora\a
Jo p;irliccile ia rossaslro -e grigiaslro ; alire erano
pure, di sola calce carhonala. Kasseltavansi quesli
cleinv'iili a.'la cessazione della Irauniaiica forza die U
avea rimeseoiato e diffuso iielle ac(jue del mare. iVel
lempo del rassettanu'iilo, appunio, si veriCcava li
se|tarato riehiaino delle [)articelle composte e di quelle
senipliii ; Je utie forniciv.ano la niassa rossastra, le
altre raguoavansi a costttuir la yri^iastfa, cnenlre che
quelle di calce carbonala pura, sdegnando il mesco-
latnenlo colle altre, correvano a riunirsi, forzandosi
un passaggio fra la niassa maggiore ; ed in essa in
ogni maniora di raniilicazione si distribuivano, pren-
dendo una forma simiuelrica cnslalliiia spalica. Poteva
raai, la sola alfinita, richiainar dalla massa o v' erano
sparse a varie distauze, e «pesso signiiicanti, le par-
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licelle delk <ulcc caTl)onala a dati lirogln saltaato ?
Se il rosto del calcario piii ruvido non avesse eser-
citato anch' esso affinita verso quelle particulle, cbe
orari) infine dolla stessa sostanza, poteva allora (Jarsi
qualclie idea di s|iie^ainenlo al lihero corso di esse;
ma queila massa, come dicianvo, era essa stessa di
calcario : e la prova della sua adiaila verso di quelle
molecole pure, si e la i^rande adesione che tulte
jKesero iiisieme, dopo cli ebbe coii-iislenzi 1' inlicro'
deposito calcare.
Rgii e dun jin; evidcnte che urn forza deternai-
!ian((> prosedeva alia formazione di quesla roccia, e
i:egi)iava i moviinenti della calce carbonala per ag-
gregarsi ed assumere una fornaa siminolrica, nel
tempo che la massa si aggregava s'^nza reijolar di-
s^posizione di pariicplic : mi ctie iiilauto quelle varia-
mente colorale si rappigliavauo aiicli' esse in vani
punii, quelle cioe dello slesso colore. Or questa
Hiovimento che dispone le molecole a simntetria,
credo che puo chiamarsi sponlaneo, quanlo e spon-
laneo quelle delle piante cellulari, e doile altrc tutte
alle quali noa si e iiegala ua' azioae vitale ; e come
spoalano lo cliiama Beudaitt (t).
Se da qiiesto oscuiro segreo di vita nella crisfal-
iijisazione m generale, noi passiamo a riguardare la
forniazione de' salt sotmbili^ questa potenza piu chiara.
si appaiesa. Ognuiio di VcA, rainmenfa, o Signori,
}» spettaeolo che offre, nel loicroscopio solare, una
goccia di saluzione d' idroclorato di ammoniaca. Come
r acqua, ire eiii era scioltOy camincia ad evaporarsi,
(I) I-a mcmf! cause fjui h dispose q;uel(fJe molecules k
s' agreser sponlaneineni. cc. ec.
Traite clement, de dliaeralog. Notions prelioiin. eco.
87
si vedou partirc da un piinlo del disco dclla lente,
che ahiuaiilo iosco c()ii)|)arisce dapprima, due lint-e
biancaslro parallole, di jjiccoli crislallini, the torrouo
colla rapidila d' una saella Ofizzonlalnu-nle verso il
punto opposlo (Iclla pcnferia, lasciaudo Ira loro una
iinea nella i)( 11a loiilo ; non appena queslo primo
asse e lorniato che ad un raodesimo istanle cento
allre siinili relle si porlaiio in luUe le direziuni verso
di quelle, ed allre piu minute alle secomle, alio
terze ec. senza mai t(>c<;drsi fra loro, finclie evaporata
tulla I'acqua in po<;ln secondi, resla nella leiUe una
ramilicazione di picciollssiini cristalli siintnetricamente
disposli. II classico auture della Mineralogia moderna,
bonclie avesse da principio negato ia vita a' minerali,
veneado alia cristallizza/.ione non ha poluto iiegare
alle molecole le parole da .«'? s'esse, /' agio dicercarsi
fra loro, che in ultima analisi corrispondono alle
parole nostre moviinenlo spoiUaneo (i) .
Si prova fiualnientc non essere affinila o attra-
zione qusla forza, cuUa sua breve durala ; essa esiste
flnctie si coinpie 1' operazione cui il Supremo Fattore
1' ha destiaata. Gompiuto il suo ulfioiu, 1' affinila di
coesioue suhentra, ed il ininerale non ad altru mo-
vimento puo essere s[)inlo, se non a quello che indur
vi possnno gli agenti eslerni, Cnche le sue particelle,
(1) Dans cc rapport cniifeiste la (endcnce qu'oiil par
«Ues memes l<s molecules a se reunir confiirnBeineiil aox
loi* d' line d^jiii i^ulidn rci,'ulaire, Mais pour qn' clles parnni-
BfDt a ce l)iil, il fiiul qu' eilis aiciil le lotsir de se cherchfr,
de s' appliqiirr les lines coiilre les aulrns p«r le faces tou.
venables. i-l de cmicuunr luules en nienie leiii|i!i a I' liarinu-
nie qui duil nailre de leur iMisi'rnt>l«
Hauj Tiail^ di- Miiiorulogie, de la
Crisldliisailiuu
88
sospcse di nuovo in un solvenlc, non riassumono la
disposizione simmelrica, capace di obbedire alle
leggi della ridoslata vita minerale, come il rolifero
redivwo a quel la animale.
lo spero, 0 Siij;?ifiri, che non vorrele niai credere,
ch' io non distingua o non calcoli la immensa di-
stanza che passa fra ta vita organica e quella oseura
minerale, come io sfesso 1' ho chiamata ; conosco
pur Iroppo quanlo impoiti il luUo polmziale di Mailer
non che la sua forza orr/amzzante ; il suo primum
viorem{\), chi lia stuiliato sulla Fisiologia generale
c sulle teorie de' soinmi uomini non puo esser tanto
stolto da seguire le exaggerate idee de' meccaniei,
c contbndere i mirabili effetti della vita ne' corpi
organizzali, con i debolissimi resultaincnli dell' ultima
ivua gradazione Ma a condannaro i fenomeni della
cristallizzazione ad uu seinplice nroviineuto della mate-
ria brula non polrei piegarmi giammai.
Passiamo ora alia esaiae di allri fenomeni di
questa potenza.
I solventi ne' quali le particelle possonsi disporre
in forma simmelrica, sono 1' acqua ed il fuoco.
Non si dubilo mai da' ftlosofi esser 1' acqua il
solvente generale de' corpi ; che anzi nulla, fu cre-
duio potersi formare dalla naiura senz' esser dappri-
ma nello state fluido, « general in fluido (2). Che i!
fuoco, pero, potesse servir di solvente generalore
per dir cosi, vale a dire che potesse permoltere la
regdarc riunione di molecole simmelriche, si stimava
un' impossibilCj e scorsero lunghi tempi prima che
(1) Inlroduct. p. 45.
\t) Lityo«o. Sjrst. ntt..
. • . , . ^^
r immortal'^ 'JiilVon (I), con prove tli falto Jimostrasso
esserc ancti' esso il I'lioco solvente geiieratore. II graa
Litiiico, dio, e vero, al luooo anclie la (jualitii vivi-
ficante (diicidiis, resiliens, calidus, evolans, vioifinans:n
ma iin\ piii eslcsa serio di qualita dot fuoco vcniva
ele^iiiUviijiilo espressa da un' altro singolar iiilelletlo
che disse :
Ignis ubiqiic latet, naliiram amplcclidir omnem,
Guncta parit, ronovat, dividil, utiit, alit.
Gome si poteva con maggior precisione e'^primere
il fuoco latente de' corpi : la sua diffusiono in tiiKo
cio clio esisle in natiira : ogni manicra di prodotli
ciic pel calorico, variamcnte dislribuilo, lia luogo
nogli csseri : la rinnovaziono <li essi, sia pel calorico
lalonto. sia per quello che emina tial Sole : la qualila
di dividi-rc Ic parlicclle, di mantcncrc i iluidi : qiiella
di alin»cnlaro il movimenlo, e, cio che fa al nostro
assunlo. qiiella di riiinire c comporre ie sostanze?
Le esperienze del sig. Mitchelrickt, il quale per
mezzo del fuoco ha prodolto il mica il felspalo ed
allri crislalli arlificiali : quelle del sig. Hall, che ri-
dusse per via del fuoco la polvere di calce carbonata
a calcurio saccaroida . La conversionc del calcario
in dolodiile , la forinazioiie do' granati nello scisto
argdioso in ooiilallo del basalto o della dolerite ,
secondo Hiim!)oIdl (2j ; la formazione del /erro oligislo
per subiimaziunc : 1' idrodoralo di ammoniaca che
si cristallizza alia superficie delle lave rovenli : le
mie slesse osservazioni, nclla fusione dello zolFo,
che lasciava no' vani della Marna zolforifera d' onde
(1) Stor. nat. de' mineral!, slaUt. cristalliz. ec.
(2) Gosmoi 332.
13
90
scorreva cristalli di strontiana e calce solfata , e di
calce carbonata son tutle lucide prove che il
fuoco e un solvente che puo determinar, come 1' acqua,
le parlicelle che tiene sospese, a prendere una for-
ma siminetrica, e divenire cristalli.
Ma venghiamo ad allri falti.
Noi abbiamo tulto di solto gli occhi rocce piro-
geniche e vulcaniche, nelle quali esistono cristalli
regolarissiini; analcimite con geodi di analcime , di
pirosseno, di tomsonite ed altro : ciclopile lapezzata
di analcime di vario colore : porfi'Jo con cristalli di
feJspato ; lava anfibolica con cristalli di anfiboia e
di peridoto : lava pirossenica con cristalli di piros-
sene e di felspato ; lava alterata con ferro oligisto
rombocdro. Qual' e stato il solvent eche ha favorito la
cristallizzazione in queste rocce ? Forse 1' acqua ? Si
potrebbe cio ammettere quando le cristallizzazioni
avessero avuto luogo dopo che la roccia era formata ;
pcrche poteva darsi che insinuandosi essa pe' pori
della roccia stessa, potesse portar seco delle mole-
cole , le quali giunte nelle cavita si riunissero in
forme regolari. Ma quando abbiam prove irrefragabili
che cristalli si formano nelle rocce vulcaniche, nel
tempo appunto che sono esse nello slalo d' ingnea
I'usione, non occorre andar dietro ad ipotesi, sul
modo di come possono le acque inlrodursi fra rocce
compatlissime, senza spogliarsi de' material! che
portan seco, atlraverso di cosl cocrenti masse, finche
non giungono in un vano, ove finalmente lasciate
libere si ragunassero in forma ciislallina.
Se guardate, o Signori, sopra una lava piros-
senica, vedrete il pirossenc hello e formalo nelle sue
forme regolari, imraczzo ad una pasta che gliene
presentava gli dementi, e che era fusa ed incande-
91
scente quanJ) la polenza produUi»a ne ragunava le
molecole, e siiuiueliica.iieiile le disponeva. I'anlo puo
dirsi del felspalo, del poifiJo, dell' anfibola e del
peridollo nolle lave. 1.' analcime, quimli, c yli ailri
crislalii nolle geodi, pin loslo die all' acqiia che
didicilnuMilo lo poteva, ul liioco sono dovule; e quelle
slesse clic tapezzano i pareli dollc fissure nella ciclo-
pite, sono dovule ancli' esse a! fuoco, che per subli-
inazione le hi formalo, cuaio ha formato il fcrro oli-
gislo romboedro libero nello lave alterate ile' crateii.
L' analcimilft o una rnccia ricomposla dal fuo-
co (1) . da un Irilumo basallico e di analciiiio velrosa.
rSello slalo di sua lusione, ove lorniavansi dclle cavila
delle cellule, de' vani di quahui(|ue maniera, la slessa
analcime disintegrata dalla lii-iono, lasciando lo slato
vetroso, andava, come per subliniazione, a disporvisi
in cristaili di varia grandezza: ed oltre all' analcime,
anche dalle soslanze slesse elemenlari del basalto e
deir analcime, variamente combinate, altri cristaili
andavansi formando. Che se noi analizziamo quali
sono gli eleinenli di cui si compongono il basalto
c r analcime, troveremo che lulti i cristaili che si
veggoiio ne' vani e nella massa dell' analcimite, non
sono che gli stessi eleinenli, in vario modo e dose
comhiuali.
11 hasallo e coniposto di pirossene, di felspato
e di olivina : il pirossene e composto di selce, al-
lumina, calce, magnesia, ferro, e manganese talvol-
(I) In qui (lebbo cendidamente confessare non essere
slalp qii'"<le le mie idee, quando la prima volla volli chiamare
Analcimilc questa roccia ricomposla ; piu maturo esame 0
ripeliilo, mi ha persuaso ad atlribuire al fuoeo i feaomeni cbe
air allro soUenle io riferiva. *
92
la: il felspato di selce, allumina, calce, magnesia,
ferro, potassa o soda : la olivina di selce, magnesia
ferro e calce. Or questi elementi posli in liberla nel
solvente, riuneudosi in diverse proporzioni , costi-
tuiscono tulti i crislalli chc si coniengono neil' anal-
cimile ; se togli qualche soU'uro e qualche rarissima
traccia di calce solfala, che alia prcsenza dello zolfo
son dovuli , il quale non e poi raro anche in allre
roccej ove a molle cagioni e dovula la sua comparsa.
La cristallizzazione dunque succede tanlo nella
umida, quanto nella via secca ; essendo 1' acqua ed
il fuoco i due grandi solvcnti nella naUira. Clic se
coniuni e frequenli sono i crislalli che si I'ormano
per via dell' acqua, come lulli quelli solubili lo di-
iiioslrano, non sono men I'requenli quelli chc pre-
scnlano le rocce prodotte dal fuoco che « ciincla
renovai unit. »
Qualche dubbio nascer potrebbe sulla ignea
formazione dell' arragonile, chc si rinviene nelle
cellule c ne' vani delle lave della Scala%%a di Aci,
ed in akune di Patcrno ; perche a prima giunia par
che il fuoco, il quale calcina e riduce in polvere il
carbonate calcare, non potesse crislallizzarlo. Ma fa-
cilmentc qucsto dubbio puo togliersi so si rinclto
esser piu facile 1' aggregazione delle molecole calcari
de' componenti della roccia, come si e dcllo degli
altri elementi di essa, posti in liberla dal fuoco nolla
fusione, che lo strappamcnto di quelle molecole che
potesse fame 1' acqua di fdlrazione, dalla roccia stessa,
dope che ella si e formata, vale a dire quando gia
tulli gii elementi di che si compone si sono ragunati
in istrella coesione. Che se 1' arragonite si Irovasse
sollanto in alcuni vani delle rocce de' vulcani eslinti,
|e quali alternano con forinazioni calcaree, come si
93
osserva spcsso nc' basalli globulari e cellulari del-
r Agnone e di allri liioghi del Val di jNolo, alinra
I' arra.i^onile si [)otrobl)c riguardaie come ofi'ullo dcd
carbonalo calcarc lras[jiiilato, per mozzo della fdlra-
zionc, atliavcrso le cellule di quelle porose locce ;
ma in uu suolo ove non csisle slralifioaziDne cidcaiea
presso le lave, quesla arragoiiiU; noii pun d' allio
provenire olic dalla scomposiziune degli eleinonli
dellc lave slesse : cio die il suio luoto lia la puleiu.i
di fare, dislruggcndo la cocsione di solide locce,
c serveiido di sulveiilcallc soslaiize die le coiiipoiigono.
Ma a ineglio provare cpiaiilo ho preleso slabiliie,
eccovi, illuslri Colleglii, uu' aiiliea lava con arrago-
nite nelle cellule, che credo possa evideQlcmcnle
diiriosliarc la cuiilempoianoila di sua lonnazione con
quella della uiassa die la conlieue.
Sc la forma di quesle cellule fosse come quella
di Uille le allrc cavita e vani della analciniile, non
vi sarebbe molivo di dubilare della posleriore com-
parsa dell' arragonih^, ancbe per via di sublimazione:
impt!rocche so il vano non esisteva, nessuna aggre-
gazione di allre molccolc poteva sinnziarvi ; ma le
cavila in quesle rocce curri.^pondoiKi esallamcnle alia
globular forma dell' arragonite die racdiiudono ; e
&e qualdied" una ne scorgele, ove la cavila non e
inlicramenle ripiena, qucslo e avvenulo per la posle-
riore acciclcnlale inlroduzionc del perossido di forro,
cbe allerandone la crislallizzazione, 1' ba reso piu
suseelli\a ad esser via trasporlala ; ma che intanlo
lia lascialo parte della sua calce carbonala, come una
specie di leggicro intonaco in tulla la concavila della
collula, 0 piccoli emisferi di (piella sostanza inisli
al perossido di i'erro.
Quesle cavila che esallamenle corrispondono alia
94
Forma sferica dell' arragonite, mariifeatandosi sempre
colle slcsse condizioni ove I' arragonite e presenle
nella roccia, a me sembra essere una prova di con-
teraporaneita di formazione.
Un' altra ne deduco dalla levigatezza interna di
queste cellule. La superficie di ogiii forame, di ogni
cavita, di ogni vano delle recce conserva la slruttura
stessa di qualunqne altra loro superficie ; ed allora
soltanto essa si modificu, quando si adafla ad allra
superficie di diversa struUiua ; come si osserva nelle
brecce, nelle puddinghe, e piu ancora nelle rocce
che sono slale una volta fuse. E I'acilmenle si con-
oepisoe che una liquida soslanza, sia nella umida
che nella via secca, adallar dee le sue moleroie
alia slruttura della suporficio che va coprendo; quindi
e che la impronta lasciata nel calcario del cardnnn
luberculdium. per luodo di esempio, e grancllosa ;
liscia quella della Ciiheraea Chione ; ruvida (piella
del I prilhium I'ulgaliini, relicolala quella del Uucc-
num ic'ssulaiiim . Le cellule quindi, di che e parola,
cssendo levigate, monlre il rcsto della superficie e
aspro al tatto, dimosira che la massa fusa che go-
railolava I' arragoniie globuliforme, si adatlava alia
superfitje levigala di quella.
SifTatta uniiormila di globuli di arragonite c di
concavita di cellule, rlie indica la contemporancita
di questa calce carbonata e della massa pirogenica,
come quella del pirossene, del felspalo e dell' anfi-
bola in altre lave, nieglio riluce quando si pone in
confronto con quelle lave che contengono I' arragonite
radiaia ; ove questo minerale posteriormente formate,
per sublimazione, o per infillrazione, dispiega i suoi
raggi nel concave delle vario-formi cellule e cavita
della lava, e non giungc che rarissime volte a rierapirle.
95
Pare dunquc, chc nel raodo stcsso, e sotto le
slesse Icggi, per cui nel tempo della liquiilila ilella
lava si aggrcgavano in ossa gli eiementi del piios-
sene del felspato, del peridolo, dell' anfibola e simili,
e fiirmavano tanli crislalii in sono alia massa I'usa
della lava, il carljonalo calcare ancli' esso, nella I'or-
ma di arragonile , aggregavasi immezzo alia massa
chc da ogni punto lo investiva.
Pcrche poi quell' arragonile non si losse man-
lenula nella sua ordinaria lorma prismalica : [)er. lu'
assunia avcsse quella orbicolar<', cio e di diilicile
spiegamento ; a plenam vero lucem (dice Wallerio )
» in his abscondilis naturae operibus, adhuc deside-
» ramus. « Ed io non voglio andar dietro a sotlili
ragionamcnli, da' quali, ancorche qualche probabilila
derivar se ne potesse, non si avrebbero altro in effello
che ipotesi soltanto ; come quella di supporre un
rotolamento della calcc carbonala nel lluido igneo
neir alio die aodava raccogliendosi a prcnder lorma
siimnclriia ; ed altre spiegazioni di simil natura.
Basla r analogia ion allri cristalli nella massa delle
lave per ainmeller la Icgge stessa di formazione in
quest' arragonile.
Ho voluto brevenienle inlrallcnervi, o Signori,
sopra i siu"nilicali lenomeni, onde moslrarvi che un' ul-
tima gradazione della riia non puo negarsi a' mine-
rali. Se |)Ossiaino aminellere che essa e : a La Pu-
» tenza che mantiene il tnovimenlo spontanea ne corpii)
io ho fallo riinarcare no' ininerali una Polenza che
non e 1' alliiiila o 1' allrazione ; ed il nioviinenlo nella
cristailizzazione, esscndo regolato dalle leggi slesse
che lo governaiio negl' ulliini aiielli del regno orga-
nico, puo incMJIar I' allribulo di sponlanco. « J/as
1 solas mvestif/are in ununum duxt ; ceteras tevi^
» pori el vbnriori linrjiiens examini : quae enim la-
9 tent hndie serns forte dies rerp/abit aui doctior
s aetas {{).)) Qucsla vita miiierale pcro, io la ripeto,
tion e qiiella eminonlemenle manit'esta, potoiilc. con-
nessa coll' anima immorlale dell' Uomo : non h quella
sempre piu rifinila, e che gratlo grado divioii nian-
ohevole nella catena do' corpi organizzali : ma non
lascia di essere una forza distinta dalla alTiniUi, una
vita, quella che |nio deleiniinare la simmclrica forma
ne' minerali. La cristallizzn/.ione libera nel solvents
per la via uinida, e prodollo di qiiesla potenza :
quella che si opera per la via secca o per la subli-
mazione proviene dalla polonza slessa ; ed essa va
a cessare dopo che ha compilo il suo ufTicio, e dalo
air altra forza non men possenle, e piu durevole nl
certo, air affinila di coesione.
La mano del Creatore, ne' porlentosi giorni della
Creazionc, quando ordino la meccanica dellc sfere
nello immenso spazio de' cieli, ed assoggelto la terra
a delle leggi armonizzanli con quelle che regolano
1' universo, difTiise sopra tulto il creato una forza
vivificante, manlenitrice del niovimenlo, che coopera
alio scopo cui ogni essere e destinato ; e per cui
brillano gli aslri nel firinamento, vanno in giro i
pianeli, si addensano le nebulose, ruota sul siio asse
la terra, si abbassa e s' innalza la sua crosta, ardono
i vulcani, ondeggiano i mari, si cuopre di vegetabili
il suolo, vi formicolano i vivcnti.
Questa forza vivificante e stata pero, dalla slessa
onnipossenle Mano , dislribuita con una gradazione,
proporzionata alia nalura ed alia qualila degli esseri,
(1) F. Gmelin, Otia botanica, prolog.
97
uoii che air oggelto che rappresenlano nel creato ;
e scbbcDC una ella I'usse, puro elTelli diversi produce
a scconda della suscettibilila de' corpi che vivifica ;
e quindi iramcnsa e la variela de' (iiovimenti negli
csscri liilti dell' universo bonclie dipendenti da unica
Polonza. L' Uorno, capo d' opera della Creazione, si,
ma debole crcalura, ad ottenere un sol fina impiegar
debbe inolliplicila di mez/J ; ma la mano deU'Eterno
noil adopra clic im sol mezzo per otlenere tauli ftm
quaiili la raenlo umana puu appena concepire. Quindi
e cbo giustamonlc esclamava Linneo, col Profeta
« Quam innfjnificata sunt opera tua Domine !
)i omnia in sapioniiu fecisli : implela est Terra pos-
> sesmone tua.
Psalm, cm 24.
u
■'■I
.M- li!.> .•;.!:■. j
DI
PER IL DOTTOR
Ei>1.114nieELE FlSICeELLA
PROfESSORF, ni JIEDICISA lEGAlE .lEllA BEGIA IMVEBSITA DEGtl 5TCD1I « CATAXU,
SOCIO or.ni.vtuio dell' accaoejiia cioema di scie^ze .iatiraii
Leila nella sediUa ordiaaiia del d'l 8 marzo 1853.
r :
T
ril)ulare il guidcrdone di lode agli esimii cul-
tori della filosofia c delle arti In sacro costume, che
tulle Ic nazioni incivilile, sccondo il ponsiero di Tho-
mas, concoidemeute seguirono. E perche se ne rechi
un palpaljile eserapio , fu delerminazione applaudita
da tulle le Accademie Francosi, che non mai la me-
moria di qualsiasi lor mcmliro perisse nella lomlia,
raa appena trapassalo dai vivenli se ne formasse lo
elogio. E voi, benemcrili islitulori di quesla pregia-
tissima Accadcinia, seguendo si gloriosi vesligi , ri-
guardaste siffalto costume come giuslizia dovula ai
degni figli della patria; voi comprendesle onorarsi in
tal guisa e daccrescersi insieme i tesori della scienza;
voi mirasle alle glorie di questa terra, che dei nomi
e delle opere di tanli insigni scrillori verrebbesi a
formare la piu gloriosa corona. Si ; non v' a corona
acquistala da qualsivoglia regno , che pareggiar si
possa a quella otlenula merce le scienze e le arti in
esse fiorenti. Grande si disse in Grecia il secolo di
Pericle per le gloriosc battaglie sostenule dagli Ale-
niesi; ma oh! quanto piii grande per quci genii iilu-
stri che allora fiorivano in Alene,
102
Glorioso, si chiamo il sccolo di Augiisto, pcrche
vide un impero seiiza limiti, ma oh quanio piu glo-
rioso per avere veduto un Cicerone, un Virgilio, un
Orazio, un Vitruvio! E non furono i Brainanli, i Mi-
clielangioli, i RafTiielli, che diedero luslro al sccolo
dei Medici? Non t'urono gii arlisti e i letlerali d'ogni
i^onere, clie rolle ioro opere, laonumonti eterni del-
la potenza deH'uomo, diedero al secolo di Luigi xiv
il nonie di secolo immortale?
Diasi dunque all" arlisia al sapiente il tribulo di
lode; ma Dio ci guaidi da! sopraccaricare le corone di
chicchesia con menlile lodi, con finli allori. Quante
voile CIO SI vide indegnamenle efTetluirsi ai tempi
dcgli Egizii, dei Greci, dei Romani! Quante voile non
1' abbiarao veduto nel nostro secolo anco noi ?
Ma non cosi colla corona che io m' aecingo ad
inlesseie al defunio Carmine Lanzerolti, a colui che
mi precesse in queslo seggio onorato, al quale la sola
vostra osimia corlesia, non alcuno mio merilo mi ele-
vava.
Ai 2 maggio 1 786 veniva alia luce in Agosia
Carmine Lanzerolti, da Sebastiano, e da Gaclana i\le-
liti, amendue di civile legnaggio. Conobbero ben pre-
sto quei buoni geniluri le felici disposizioni dello
spirilo di quel fanciullo, e nulla sparmiarono pcrche
fosse con ogni cura avviato nello studio dclla amena
leltcratura. Per il lalento di Carmine Lanzorotli era
tropi)o angusla la patria c quindi il vide Mapoli an-
cor I'anciullo nel Collegio <lella Nunziatella; ivi per-
I'ezionato negli studii premilinari, I'u esse giudicalo
abile ad istradarsi in un' arte, la piii maestosa fra
tutte, in un' arte che sa impiegare le publiche e le
private ricchc/.ze in benefizio ed in decoro dello sta-
te, doi proprietarii, e dei posteri, in un' arte le cui
103
opere sembrano combatlere contro la potenza deva-
slatricc del lompo, 1' Archilcllura.
Che non dovevasi atlendere da un giovine clie
s' istradava in una carriera, che al suo genio mira-
bilmonfe conl'acevasi? Ed cccolo dopo qualtro anni di
sUidio Rcientifico ed artislico, in sul compiere 1' anno
17" dell' ota sua, cccolo solloposto a rigoroso esame,
e riporlarnc, ollie immensa cupia di lodi, il grade di
Tencnlc in secoiido, o dopo breve intcrvalio di Ca-
pitano; e cio sollu la dominazione Franccse, cbe sino
al Rcame di Napoli s' era estesa in (|uei giorni,
Giu.s(>()pe Kapoleonc, indi Gioacchino Murat, c final-
mcnlc Fcrdinaiiilo 1" di gloriosa raemoria lo ebbero
sollo le loro bandiere col grado suddetlo, e in ogni
tenipo e sotlo qiialunque padrone egli adempiva con
esatlezza e con "loria Ic afTidalo^Ii incombcnze.
Se non che studiando i'Architcltura, non voglia-
le credere ne avesse egli limitalo lo apprendimenlo a
qtialciino sollanlo dei suoi rami; no, seppe egli ad-
dentrarsi in lulli, c lo seppe si bene, che preslo die-
de prove convincenli di non apparlenere egli alia
ordinaria ciurina degli archiletti, i quali mancano di
genio e delle necessarie cognizioni. Quanta infalli,
quanle sue opcre imporlanti di architoUura di vario
genere non ainmiriamo noi si nella bella Isola nostra,
cbe nel Reame di Napoli? Koi divideremo in tre
classi la moiliplicila di lali opere; opere militari,
opere idrauliclie, opere civili.
E per dir doile prime, chi non sa quante doli
e qualita si richieggono in un Architetto mililare?
Genio che sujieri ogni possihile ostacolo, pronli'zza
che vinga ogni indugio, abilita che rendc delle opere
ines|)ugiiabili da ogni ncmico allacco ; lullo queslo,
SignorijObenallro che queslo In nel noslro esimioLan-
104
zeroUi. Ealriamo infalli nel Caslello di Barlelta, quel
ponte levatojo, the merilamente si attira la genorale
approvaziono, e opera del Lanzerolli. Percorriamo le
isole di Tremili, quelle opere di dilesa furono coslrui-
le sotto la sua dirczione. Porliamoci nella piazza di
Otranto , nel porlo di Brindisi , nei circondarii di
Manfredonia e di Taranto, e cola ammireremo i piii
belli dei suoi lavori (1).
Qual meraviglia adunque, che S. E. il Tenenle
Generale Principe di Salriano, e Direltore Generale
dei Corpi facollativi, ed oggi Luogotenenle Generale
in Sicilia scrivesse in data 10 giugno 1837 al Co-
mandanle della Provincia di Catania letlera d' enco-
mio per il nostro Lanzerolli, eslernando in essa la
stima inimensa da lui nutrilagli, e rammemorando la
ripulazioue lasciala da colui nel corpo del genio?
Ma lodi anche piu esiinie merilo quel grande
uomo, per allro genere di opere, nel quale bisogna
combatlere contro natura, c resistere aile furie di ler-
ribile elemenlo, e vincere le piene dei fiumi, le lem-
pesle del mare, volea dire le opere Idrauliclie. Oh,
Ja (ama che in esse si acquislo il LanzeroUi non
verra niai meno!
Nel fiume Marcellino, terrilorio di Agosta al cosi
dello passo di Siracusa, era di assoluta necessila un
ponlc, che ne facililasse il tragitlo. II Marchese Pa-
(1) Egli formo la carta fnpografica di Cosenza e suoi
dintorni su di un raggio di ciiKjiiecento tesc della casenna di-
fcnsiva, riferendo la livellazionc dei inonti, e delle colline al
centro del lastricato della piazza di porta Plana. — Egli costrus-
sc fra il termine di 20 giorni il bagno pei servi di pena nel
forte Garzia della piazza di Agosta. Diresse inoltre la coslru-
zione della chiusura alia gola della batteria della Garilta, e
dell' altra del molo di Palermo.
103
lerino Intemluiile della Provincia di Siracusa ne ordi-
iiava la oscciizionc, iini poiclie morte lo fiirava pria-
che si venisse all' eficUo, I'u delta opera eseguita
sollo l.i lulela del chiarissimo Baronc di Monleiiero
die successe al Palermo. A coslui in yrandissimo con-
cetto era il Lanzerolti , e quiiidi con lotlera dci 4-
oltobre 1823 lo pregava perclie formasse la corrispon-
(Icnte perizia dell' opra di die e parola. ^e il Mon-
loiicro lu dcfrauilalo nolle sue speranze.
Saggissime osservazioni sottoponevagli il nostro
architello in riguardo alia costruzione di quel ponte,
a Iravate, lungo 172 palmi, e il suo rapporlo veniva
inserito nel giornalc della Intendonza di quella Pro-
vincia ncl primo semcstre del 1829, Talinente che
il Signor Sopraintendente Generale Conte di S. Mar-
co diresse al Lanzerotti una letlera di ringraziamento
insieme e di elogio (1). — Lungo poi riiiscirebbe il
(1) Palermo 30 Marzo 182!). Onialissimo Signor Ca-
pitaiio. Egli e spiiilo da sciillmcrilo di coiiii)iacenza clie io
le proscnio Ic inic cnngratulii/.ioiii pel dolto ed intelliirciilt;
rapporlo, relah'vo alia coslruzioiie del ponte a cavalletli
.sni liiniio iMarrcilino, die mi e slalo soddisi'acentissimo di h^-
giMi'. Kgli lion puo (lie corris|ion(l('i-e bene a un progello bene
iininaginato, ben disleso, e di e^seisi bene eseguilo sollo la
di lei direzioiie, mi si presenta facile di arguirlo, avcndo gia
per la prima volla ben resislilo alio allnvione della passafa
slagione. TnKo lo rende degno della generale accoglienssa, ed
io non so qnaiito bene ricsca ncllo nnirvi il mio applaiiso cln;
di liiUo cnorc piaccmi dirigerle. Troverommi anror io fra noa
giiari nella circoslanza di doverc adollarc tal metodo di costru-
zione. desidererei sapere se io polessi in tal congiuntura con-
tare sulla di lei persona. Cosi mcntrc I" utile sarebbc della
mia soprainlendenza, io mi avr6 procaccialo in tal mode il
piacere di far inaggiormente conoscere i di lei talenti. e rilu-
cere Ic di lei cognizioni.
15
106
citare in queste pagine un gran numero di lettere of-
ficiali di alii Magistrali, e di leltere private di dislinli
personaggi, le quali mostrano nel niodo piu convin-
cente ii incrito del Capitano LanzeroUi nella direzio-
nc di opere si eccellenli, e tanto ulili al pubblico,
che f'aniio sommo oiioie a quei Gomuni , dove sono
stale costruite. Wa piu degli encomii Iratteniamoci
sulle iinprese.
Svolgiamo , Signori , svolgiaino alquanto le sue
memorie, Leggano gl' inlendeiiti di tale materia, quel-
le sue pagine sopra d disseccainenlo degli slagni luiigo
la costa di mezzogiorno della Provincia di Molo (1);
. leggano quel suo progetlo per il ponle di legno e
Iravate sul Salso nel passo del Mucciarello solio S.
Catcrina (2): leggano i suoi lavori sull'altro ponle di
legno (3) nella Junghezza di palmi 376 a Iravate sul
(i) Anno 1829.
(2) Anno 1830.
(3) Anno 1830 a 1832, ed oltre i sitccennati scrisse an-
cora nel 1835 un piano d' arte pel disseccamento del piano
dietro la chiesa del pacse delto Riposte, un altro nel 1833
per la costruzione della Fontana nella piazza stesicorea in Ca-
lania. e se Y opera non riusci buona, ci5 fu per niolte erro-
nee modificazioni aggiunte al piano del noslro Lanzerotii: e
finalnienle scrisse nello stesso anno i proggeiti per niigliurare
le condizioni del molo nel porlo di Angusla. e pei' la coslrii-
zione di ano scolo d' acqiia. Ecco le lodi die il Coniandanle
D. Marino Caracciolo faceva al nostro Lanzerotti, scrivendo
alia deputazione di Agosta. — Messina li 29 ottobre 1835.
LanzeroUi spedito dalle SS. LL. con la qnalila di delegato e
giunto in questa, ed a dato a n»e futti i Inmi occorrenti per
la cosa, con pieno ndo soddisfaciinento. lo intanto non debbo
fare a meno di dichiararle la niia somina tenutezza per la
scella di un soggelto fornito di tutti i requisili ncccssari, il
Cimaroso sollo Ccntorl)i, gia ben porlato a compimen-
lo; e [)oi ci dicano clio si trovino Jodi compeleiiti
per la perizia di quell' uomo.
E che diro poi della sua direziono per il ponte
ad arco di legno d' una corda di palmi 110 e di
saetta palnii 15 sul Simeto ncl passo di Maccarone?
qiianle iion vi rcco egli conveniente mndifiche nel
recarlo a compimento? — Gho diro del siio piano di
arCe per lo espurgo della Darscna in Catania, affino
di rcnderla di sicuro ricovero ai baslimonti? — Che
diro dei suoi lavori sul molo di detla cilta: io che
dissi ? Ah, vorrei tirare un velo sopra tal parte di sua
istoria; ma non posso no irasandare le conlrarieta che
ebbe a sofFrirc (jueiruomo di merilo a cagione della
costruzione di quell' opera ; sino ad essere escluso
dalla costruzione di lavoro si graude, ed esscrne esclu-
so con rilevanio sua perdita, con danno della cassa
coinunale, e con isfregio dell' onor suo. . Che dissi?
Deir onor suo? No, sul suo onorc non polea cadere
sfregio, perche egli ne era al sommo apice giunlo.
Sul suo onore non potea cadere sfregio, mentre e ben
nolo a tulli di quanto il raggiro e 1' invidia sono ca-
paci, quando alia testa dollo dilTicili imprese non
sonvi uomini di grande costanza e forza
Ed egli, ben scppe egli giuslificarsi con quella
pcnna istessa, colla quale avea dalo all' arte dei rao-
qiialc lion solo si e liniilato a darmi dejj;ii sciiiarimend per
cotesto porto, ina bciisi iio avuto occasione di avvalcrnii flollc
sue cogiiizioiii rclalivamcnte agli allri punti. la breve umiliero
11 (ravaglio cli' e risultalo da queslo necessario abboccamento,
0 sou sicuro che il Ileal Governo prcndera quelle misure per
far che i migiiori porti di quest" isola, che rientrano nei liniiti
del niio comauJo. oll(!ngano q>iel grado di convenienza, mcrce
della quale si olticnc la lloriJezza del couimercio.
108
numenti perenni (1); ma pure egli che ben potea,
giuslificandosi in tale emergente far conoscere i suoi
avversarii quali erano, scrisse con tulta castigatezzale
sue giustificazioni, e benche le ragioni nulla valgano
a fronte della cabala, benche nullo indenizzo egli
trasse a pro dei suoi interessi, pure 1' onore di lui
resto salvo, e dalle conlrarieta non meritato s'acqui-
sto maggior iucro.
Ma liriamo un velo su quesia parte di sua slo-
ria; o su di cio tralteniamoci che ci dimostra sempre
pill Tabilita del nostro esimio Lan/,erolti — Grave in-
conveniente recava lo continue inondamenio del piano
del Carmine alia pubblica salute in Catania ; molti
ingegneri si erano adoperati a computare la necessa-
ria spesa per riparare tal danno, ma le somme che
risultavano dai loro calcoli erano tali da sgomentare
gli amministralori del comune. Ma I'uomo dell' arte,
r uonio del genio riparo nol 1834 a quel danno con
pochissima spesa, e ci riparo si ben e si solidamenle
che per lo spazio di piu lustri non si e state piu sog-
getto al citato incoveniente.
E non valgono tante opere insigni a dare al
nostro Lanzerotti la palma su' suoi contemporanei per
il genere delle opere idrauliche? Si, e a questa ag-
giungeremo allra palma che egli riporto nelle opere
civili, opere delle quali accennererao con brevita le
precipue.
Conosceva il Governo la grande influenza che
hanno le strade sulla prosperila del commercio e della
agricollura, sulla propagazione delle umane cognizio-
(1) Publico a tal fine una memoria nel 1812. intitolata.
Memoria inlorno al braccio del molo costruito in Catania nel
1842. . i .'!:.,■•. I'>1, I v.:l:Vi: ; :.; ■.,r'il<'
109
ni, sul progresso Jcllo iiK-ivilimcnlo dei popoli, e siil
mcntcnimoiilo tli lultc le suciali relazioni; e quindi
ne dotenninava la coslruziono per lutla la Sicilia, la
quale ne avea per molli anni [)agato il suo contin-
gonte a Palonm*, senza avornc ricevulo alcun utile
eflello. Fii il Capilauo Lanzcroiti, che iuterpetro doi
voleri del provvido Govenio inoile no eostrui, si di
cam[);igna a ruota, ad inghinjata, che ifilerne laslri-
cate a piolre di lava; e tutle come ben poteva spe-
rarsi, gli riusciroHo vaataggiose e pcrrelle. Vanlag-
gioso e inirabile quel braccio di strada a due rainpe
che cgli coslruiva nel 1830 da Castrogiovanni alia
Consolazione; e quello da Assaro alia consolare. \'an-
taggiosa e mirabile la sirada cbe da Catania conduce
ad Aci Reale costeggiando sempre la [>iu ridenle
marina (1).
V'antaggioso e mirabile il livello da lui diretlo
della strada Stesicorea di quesla nostra cilia, e quelle
(\) In lale roslruzionc il Lanzerolli ebbe a soslenere qui-
sfioiii da iiartc della dcputazinue intnrrio al deviainento porla-
fo da lui iiiedesimo sulla direltrice di una linea del 10" tral-
li) delta delta sirada per ridurla alio stcsso livello di quella
niiovaiiieiile aperla dei i cantoni. Sottomesso lo esame alia
Sopraintendenza ed al Consiglio archiletlonico furono adottate
pienauienle le raiiioni esposte dal Lanzerotti. ed il Luogote-
neiile generale eon oflicio dei 10 marzo 1831 lod5 1" abilila
di lui non solo in genere d' arte, ma ancora per la parte eco-
noniica. E I inlendenle di Catania quantunque avesse mostrato
di cssersi in qualche modo lasciato trasportare dalla bassa
rivalili'i Ira (laliinia eil Aei, pure fu coslrelto scrivere al Lan-
zerotti nei segtienti termini. — Ho avuto inollivo di rilevare die
Ella a agito con quel zelo che I' e tanlo proprio nello adeiu-
pimcnfo dei suoi doveri per lo accerlo delle opere di publica
ulilila, clic le vengono allidalc.
110
ancora dei quallro canloni. Vanlaggiosa e mirabile
la costruzionrt dclla strada Ferdiiianda in Agosta.
Tutte si tutte vantaggiose e mirabile ie opoie sue. —
E qui io v' invito di nuovo a leggcre ie sue moaiorie
i suoi piani d' arte su questo genere sopradotlo. E,
coaie lion aininirarc la sua somma perizia leggendo
il sue piano d'arte per il braccio di strada da Ago-
sta al bivio di Scaizo? (1) Gome non rendergii milie
lodi per quelle da Miiilello a Scoidia?(2) Como non
sollevarlo alle sfere per quelle mirabilissimo da Nico-
losi alia gretta degii Inglesi; idea giganlesca , che
meritaraente potrebbesi cellocare dietro quella che fe
costruire la strada per S. Bernardo? (3)— E qui tra-
lascieremo per brevita di fare menzione dei piani
d' arte per le slrade da Viagrande (I) a Trecastagne,
da Scordia a Leone (o), e quelle per la strada iun-
go la costa settentrionale della amenissima campa-
giia ove siede la citta di Vizzini (6).
Resta sole, ne puossi prcterire col silenzio, rests
solo accennar brevemente i suei disegni, le sue di-
rezioni, i suoi piani d'arte per la costruzione di nii-
rabili edifizii e publici c privati. No, prelerir non si
puo, che suoi erano piani d' arte per il Teatro di
Barletta, (7) e per quello di Aderno (8), e per quel-
le di Navaluce in Catania (9). Prelerir non si puo,
(1) 1825. ;> . . .. ~ ■.:..■
(2) 1836.
(3) 1836.
(4) 1838.
(5) 1839.
(6) 1840. . , ,
(1) 1818. ... , . .
(8) 1832.
(9) 1835. - •■'•.
quanto bene egli reni^esse alia granrliosila del culto,
quando dirii^gova il prospello della Chiesa di S. Ma-
ria ill Uandazzo (1), quaiido dava a luce il disegiio
per il toinpio del Giocifisso di \lajorana di qiicsia no-
stra cilia (2), ijiiando per liii si acqiiistavano progio
i pro.spelti delle chiese di S. Agala in Vizzini (3), e
delia ealledralc! in Callagirone (4).
i'rclerir non si puo 1' accrescimento che inlen-
deva recare il LanzeroUi al publico bene, quando si
applicava alio ingrandiinenlo dei fabricati del noslro
conservuiorio delle Vergini (5), ed alia coslruzione
d' un lazarclto nci parti di Siracusa (6). — Ma che?
lo non rccberei al suo lerniine questo mio lavoro,
se volessi proseguire ad enarrare tanti altri lavori
di svarialo genere, che cflelUiiva il noslro LanzeroUi
ncl lungo escrcizio di sua prol'essione: lavori che co-
stanleinente mostrano le sue cstese cognizioni nella
scienza, ed il sno non ordinario ingegno nel porlar-
Ic alia pralica, parte la piu iinportanle e difficile
nc'la Architetlura Da qualunque lato si consideri il
LanzeroUi sia da quello della teorica, sia da quelle
della j)ralica , ben si conoscera di non Ibrmare egli
parte della classe comunc degli Archilelti. E perche
poi cercare allrove le prove del merito del Lanzerot-
tii' ?Son e forse il suo piu migliore elogio quella sli-
ma in che voi, chiarissiini Socii, a buon dritto il
teneste; quell' onore di che saggiamente gli foste si
(1) '\s:\i.
(2) is.ii.
(i) INll.
(-4) is:{(i.
(5) \xii.
(6) 18-48.
112
larghi? Ah, se il dolore per la perdita di un uomo
c ill ragione delli slima e del pregio in cui esso si
Iia, qual meraviglia che acerbo sia slato il voslio nel
sentire ciie il Lanzorolti, vitlima degli altriii deliiii,
non era piii frai viventi? Se la memoria di un uomo
dura tanlo quanto le opere sue, non dobbiamo noi
sperare che la memoria del Lanzerotti durera eter-
namente scolpita nei nosiri cuori?
'!!/,'fi''ii . ^1 .,'1 ■\\j(.''
. t : • • . f ■ ■ 1 !
DELLA ERUZIONE DELL' ETNA DEL 1852.
DEL SOCIO CORRISPOiVDENTE
OOTTOR GIUSEPPE GE3IMELL4BO
Li>lfo ncUa tornala ordinaria del 20 maggio 18S5.
16
.K>^r
i11iS'..'ij'Mr:hi:.i.i A'-i%;;<>i"j;i«s is oi'Tiji*
.\.yA Ml^i;^;',.vu '..S ', ' ■■■ji\'i\'\y,\, ;'■■■. |f iSi/ll "^^s]i
SUNTO DEL GIORNALE
DELLi Umm DELL' UU
DEL 1832.
Tlie stupendous and terrific character of these
calastrophcs , and the dreadful extent of injury
often resulting from them to the lives and pro-
perly of the inhabitants of the surrounding coun-
try, make lliein a subject of general remark and
relation , during , and long after the period of
tlieir development.
G. PocLiET ScnoopE, Considerations on Yolcanos.
ly)corsa e appena la meta del secolo XIX , e
I'Elna ha per dicci volte riacceso il sao laboratorio,
per voinitar dalle profondc sue gole, fiumane di fuse
inalorie , capaci a distrugger per serapre quanto le
SI parava diiianzi!
Col priiicipio del secolo comincio la prima, nel
1800, e prosequi al 1802, 1809, 1810, 1811 ,
1819, 1832, 1838, 1812, e 1843, e quesla del-
la quale scriviam il giornale coinpisce il numero di
undooi.
Furono diecinove nel passato secolo, la del 1702,
27, 32, 35, 36, U, 45, 47, 53, 58, 59, 63, 66,
1780, 1781, 1787, 1792, 1798, e 1799, delle
quail lutte, tredici dal gran cratere sgorgarono , ed
il rimanenle, da* varj punli della gran piramide; del-
le quali noa e il noslro assunlo fame menzione; par-
116
liamo soltanto dell' ultima, compilando un fido gior-
nale su di quanto accadde, senza entrare a ragiona-
re sulle teoretiche dissertazioni, o sopra argomenti di
difficile sviluppo , ed ove le opinioni de' Geologi si
confondono e molliplicano; tencndo presente quanto
disse r egregio Professore Sig. Bichat, che « la ISa-
» tura ha posto un velo a certe sue operazioni, che
J r uorao nou puole alzare per indagarne la orga-
» nizzazione; che percio riserbandole a se stessa, ci
» lascia sempre nell' ignoranza.
Dal nostro fiatello Carlo , Professore di Storia
naturale , fu dato conlo di qaesla istessa eruzione ,
sebbene prima che estinta si fosse, con una memo-
ria ove si e tentato ragionare su de' suoi piu im-
portanti fenoraeni (vedi alii dell'Accademia Gioenia,
vol. XXIX.)
Fra quasi tutte le eruzioni dell' Etna, e secon-
do puossi rilevare dalle cronache all'uopo scritle in
varie epoche , poche o nessuna e avvenuta , senza
che un fenomeno preventivo non avesse annunziato
di che Irallavasi nel grande suo focolare. Ordinarj fe-
nomeni furono o tremuoti parziali, o generali; densi
fumi , erutlati dal gran cratere , e per piu mesi; o
le fiamme ed orrendi raugiti ; ma in quest' ultima
eruzione senza alcuno de' citati fenomeni, aprissi con
piu d'una vorgine il fianco orientale dcU' Etna, sot-
to il ciglionc del balzo, cosi detto del Trifoglietlo ,
fra quel dirupali scoscendimenli di Giannicolu , alle
ore He mezza della sera del 20 agosto 1832.
()'.* Nessun rumore udissi sul momento , e due ri-
voletli di fluida rovenlissima lava venner fuori da
due delle citate grandi aperture , precipitandosi in
giu per I'alpestre alta collina, fiancheggiando e ser-
pendo per la costiera, e base del Salifizio.
117
Eran parlili da Nicolosi alle ore 8 e li2 quel-
la stessa sera, e direiti ad ascender suU' Etna due
Sicilian! da Palermo profillando d' una placidissima
nolle , il cav. D. Michelangelo Auxilia , ed un suo
amico.
Oltre di cosloro, poco dopo altra brigata di si-
gnori Inglesi, si pose in viaggio pel punlo medesi-
mo, (Icsiderosi goder della sortita del sole dull' alia
cima deir Etna. Goinponevasi essa dal sig. capilano
di Marina lloghes llallel, della signora sua moglie,
d' una di lore figlia, d'una di loro cognala, accom-
pagnati dal sig. Tenenle Finch del 68" di lantcria,
e del Tenenle di Marina sig. Rauveille. Scorlati i
due primi da Antonio Leto Tiurbo , e la brigata ,
da tre allrc nostrc guide, giovani robusli e coragio-
si, Angelo e Salvadore Carbonnro, ed il bravo Do-
menico Germana Rlazzaglia.
Giunti eran alia casa Inglese i signori da Pa-
lermo, e trovavansi alle 11 c i\2 alia salila Castel-
liicci gli Ingiesi ; a qucsli ed alle loro guide tocco
di vcderc in quell' alia atniosfera, all' est, un' ainpia
slriscia luminosa come un baleno, alzarsi dalla valle
e poi .sparire. Un' ora dopo, raenlre eran giunti , e
Iraversavano il piano del Lago , osservarono solle-
varsi una colonna luminosa, a partirsi dal punto da
dove era apparsa quella slriscia luminosa , o sia da
sotto il ciglione della valle del Trifogliello e Gian-
n cola; e col chiarore della stessa osservaron le gui-
de csplodersi dal gran cralere una quanlila di sco-
rie, che il venlo fece traboccare a sud est del cono
islesso ; unica esplosione che I'u osscrvala veriOcarsi
dal gran cralere per tulto il corse della eruzione ;
e tali scorie hirono osservale un mese circa dopo
dal Prof. Spagnuolo sig. D. Giov. Villanova, essere
118
incrostale d' una melma biaaco-sulfurea quella istes-
sa di clie e rivc.Uilo oil' esterno di bicorne occiden-
tale del gran cralerc (1).
Non ando gu iri che fenomeni piu energici ma-
nifestaronsi. Un tui!)ine violenlo, raentre la nolle era
slata in i)eiT('Ua calma, rovesciava da cavallo i viag-
giatori ; (luel suolo Iremava frequenle ed a forti ri-
j)rcse; il riflesso del fuoco divenulo piu esteso sera-
brava voler infiammaiue 1' atmosfera ; ed infine un
continuo ruinorcggiar spavenlo si fallamenle quei
viaggialori Ingiesi, che furono obbligati , a mal' in-
cuor deile guide, ritornar in Nicolosi; che se inve-
ce si inoltravano di pochi passi ancora, verso ii ci-
glione del TrifogUeUo , come proposer le guide ,
avrebbero vedulo sgorgare da quelle aperle bocche,
i lorrenti della lava , e precipitarsi nella valle , da
baizo a baizo, diiigendosi per le serre del Salifizio.
I due siciliani giunti alia casa Inglese pensaro-
no riposarsi sino al tar del giorno ; e come si ac-
corsero di tal nuovo avvenimenlo , risolsero anche
essi ritornar in INicolosi,
Tali grandiosi ed inattesi fenomeni , maggiore
(1) II SIgnor professore Villanova da Jladrid, nil favori
un foglio slampato in quella cilta e ricevuto da lui in Paler-
mo , e che portava la data del 1" ottobre 1Ko2, n. <i(n5' ,
ove hsggevasi essere accaduto terreinoto nell Isciia di Cuba ,
nel golfo Mexico, la stessa nolle e all'ora islessa che I'Etna
operava Tattuale eruzione, ossia alle 11 della nolle del gior-
Ao 20 agoslo! e fu cola si violenlo, che alia seconda scossa
atterro da capo a fondo Sanliago, cilta Ixilla, e capilale del-
I'.lsola.
. In essa non 8ono vulcani , ma in Giamaica avvene uno
in continuo Iravaglio, e non dista molto da Cuba,
119
spavenlo arrecarono a due paslori, Antonio Serafino e
Giuseppe Ninfo, i quali (loin)ivano pacificamcnle a
poca dislanza dclle aperle vonii^ini, ed accanlo delle
loro mandre; essi liaizaron da' loro lugurj per lo
sconquasso , ed allerriti pel viciiio pcritolo di essor
circoscrilli in un' area di fuoco, torseio dietro il loio
smarrilo gregge, che fra aspra e dinipjita collina di-
sperdevasi, ne poca falica coslo lore per polerlo riii-
uire nella matlina vegnenle e guidarJo allrove.
Tulti gli abitanti deJla plaga orienlale dell' Etna
furono al fatlo di tale inaspellala eruzione, come ne
venne il giorno, e fu miiiore o maggior la loro sor-
presa, a seconda di quanlo ne erano distanti, e del
pendio cui poleva incamminnarsi la lava.
L' infocala fluida corrente gia diiigevasi per lo
isolate tratto dello Zoppinelh, porzionc di bosco cir-
condato dalle alpestri e stcrili lave del 1811 e 1819,.
costeggiando la base dell' erla giogaja delle Serre
del balifizio e Zoccoluro; cssa porlava la larghezza
di poche canne, e 1' allezza non piii di 6 a 8 piedi,
ed in men di venti quattro ore, agevolata dal pen-
dio su del quale scorreva e della sua fluidila, avea
percorso due miglia!
Eppure I'eruzione non era nel suo pieno vigore!
Per occullo sotlerraneo camrnino la sua massa
principale si addenlrava nella valle, e nel giorno 22
agosto verso le ore 12 raeridiane con un forte tre-
molio, ed allissimo scoppio, quel suolo si apri in ben
anipia e lunga Fenditura; spavcntevole fiume di sco-
rie venne I'uori preceduto di colonne del piu dense
e nero fumo , che vorticoso alzossi fino a sorpassar
del doppio 1' altezza dell' Etna ; e clie come carico '
di cenere, ogni terrene soitoposto ne rimaneva co-
perlo.
120
II complcsso di tali success! spavento non indif-
ferente arreco noyli animi degli Etnicoli, benche av-
vezzi a tali vulcaniche convulsioni ! e sorprese ancora
r immensa torma di curiosi che Irovavasi in Catania
per la circostanza del Gentenario. Due crateri fonna-
vansi tosto all'apice superiore di talc fenditura I'uno
piu basso, 1' altro in sito poco piu alto.
Le minute scorie, e le arene che miste al fumo
cran lanciate da questi, cadendo, ernn gia sparse per
tiilta la plaga orientale della montagaa, e spinte in-
iianzi dal vento i\. 0. ingombravan le campagne con
positivo danno degli alberi e dolle viti, princip;Uinente,
di quel feracissimi terreni non solo, ma la sabbia piii
leggiera giungeva a Catania e Siracusa per mezzogior-
no, od a Taormiiia, e presso Messina, per levante.
L' azione vulcanica pero era al massimo vigore
in talc hassa ultima spaccatura; la lava ne scorreva in
tale ab!)oailanza, e celerila, die in poche ore avea per-
coi'so Ire miglia, ed occupava, divisa in piu braccia,
la base dol monte Zoccolaro e di qucllo di Calanna,
e rivolgevasi pel margine di qucUa valle ; nel tem-
po istosso che le csplosioni del novello cratere I'uno
piii atlivo de' due, eran si I'requenti e le infocale sco-
rie eruttate in tale immensa quantita , che una viva
liamina sembrava uscirne senza intervallo nolabile ,
e le detonazioni eran cosi forti , da udirsi a gnisa
di sparo di grossa artiglieria da' lontani siti della
Sicilia.
In breve tempo, per tali continue esplosioni di
scorie, di arena, e di massi enorrai, i due crateri
crebbero di base, e di mole; ma 1' uno situate piu
basso deir altro fu sempre il piu attivo dal principio
al fine, e nel corso di due giorni prese la forma di
cono perfetlo troncato. •"•
121
Ma se qiicsfo spodacolo potcva altirare a se qual-
clie curioao osaorvaluif, h' due [Jiiiicipali br.iccia del-
la lava erano oggello di la'j;riincvolo allarme per gii
abilanti di Zair.iratia, 13allo, Gaselle e .Milo.
Dair tin I all' altra eslremila deiie due braccia,
contar polL'v'aii>i poco mono di lie miglia; o benche
I'oroiassei'o uii seinicerchin. puce a dislaiiza prendeva-
no r aspcUo d' una sola IVonle di lava die correva
ad invadore i sotloposti uhcilosi Icrreni od i Villaggi.
A 28 agoslo, nel tempo cbe guasli faccva la
corrcnlc nel lerrono delta gran xjalle del bore , o
Z'ippinetU, noil la-;(M"ava di scorrere lungo la valle
Cnla'iim^ e coininciava ad nccupare le terre di Fio-
ndicwiiino cd a precipilar^i per la porletia di Calan-
na , spargendo la con>ternazione c lo spavenlo agli
abitaiili di Za/farana, vedendo alle loro spalle il fuoco
dislruircilorc !
Tullo era ai^iiicbilato cd arso ove giuiise la lava;
le ameiie e collivale collinc, ritlenli di rigogliosa ve-
gcla/.ionc, sparirono per sempre, sotto quell' immca-
»o arido, cd arsiccio materiale.
U vignelo Romeo, nella conlrada di Ballo, ii
palnienlo c casoggialo del sig. Goci, il podcre del-
r allro sig. Ignazio Coco, crano stall Irast'ormali gia
in orrida nera superficie di massi. In conlrada ZalTa-
rana poi fu intieramente sopollo il podcre Gagliani;
quasi a nielta quello di Sebasliano Panlano, e quasi
bruciala per iiilicro 1' altra posse-ssione di Coco-Pantano;
ed i vigueti cbe curvavansi per il peso della quanlila
deile belle uve quasi mahiro, dci Signori Scuderi, Ur-
sini e Panlano, ebbero posilivi guasli, da rigagnoli di
lava largbi 200 canno, e 12 a 15 [)iedi in altezza.
Zad'arana era alia vigilia della lotalc sua dcstru-
iione; un'cstesa fronlc di lava, la minacciava, in piu
il
122
punti ; ed a 2 seltembre un braccio scendeva nel
f^allone, e I' altro incainminavasi per la chicsa.
A tanla imminenle ruvina a folia accorreva la
genie da liitli i viciiii pacsi e da lontane tcrre, per
cssore spettatrice del compassionevole slato di quei
poveri abilanti. II Governo ne prese parte, e per lui
il Siff. Iiitendente dclla Provincia mostro tiitlo lo zelo
necessario. Furono pero quegli abitanti rincorati per
la vigilante ed indet'essa assistenza deU'oltiino Magi-
strato, Giudice di quel circondario Sig. Dott. D. Do-
menico Mancuso, il quale per la sua diinora in Za-
farana , e continue escursioni in quelle campagne ,
seppe zelantemenle soccorrer gli aiflilli, non facendo
mancar lore de' viveri, non solo, ma garantendo ad
ogni individuo la sua piccola proprieta da furtive ag-
oni, che in tali sinistri sogliono avvenire: con-
gressioni, one in tail sinisiri sog
dolta ammirabile di tal Magistrate cbe merilossi le be-
nedizioni di tutli quelli abilanti, con sodisfaziono del
Governo.
Giungeva Iroppo lenta a quesli punti, il giorno
1 selteml)re. la devastatrice corrente, ciu che comin-
ciava a dar indizj non voler piij oltre progredire; in
vece la massa maggiore della lava trabbocco supe-
riormenle nel braccio che era diretto per le Ca<ielle
del Milo, mcntre giorni prima questo braccio sembra-
va aver perduta celerita.
Era tempo oramai che anche noi lal viaggio in-
trapreso avissimo , per osservar sul luogo , i feno-
meni, e le varieta di questa eruzionc: e il 2 setlembre
ci trovammo in Zaffarana, con la determinazione di
portarci quanto piu vicino era possibile ai nuovi cra-
ter! nel la valle del Trifoghello.
Presimo di fatti il cammino alpestre della Cir-
rtla, ed alle A pomeridiane, scortati della guida Do-
123
inonico Gormaiui, da iiti mulaltiere eJ acciMiipagnati
dall' arnabilc Signoic Doll. 1). Gioacchino la Delia da
Vaiguarncra, ci trovammo al pie di Alonto Caltaio, il
quale puo riguardarsi qual piloue setlenlrionale della
gran valle del Bove.
L' alinusleia isolata, e raccliiusa, per dir cosi
nel gran cerchio delle giogaje di quella vallo spa-
ziosissima, era carica di va[)ori erutlali dal novello
craloro, ed ordinarii cola su oscuravano d'apprima il
sole, e poscia addensandosi aggloraerati in procellosi
nemhi, il luono comincio a rumoreggiare, preceduto
da froquenti balciii, che ribombando in quel vasto
awallfinienlo di che formala venne la gran valle del
Bove tin continno udivasi fragore, e senza interruzio-
ne. Era pur Iriste la nostra siluazione in quel luogo
descrto e solilario; il fulmine ci cadeva spesso a poca
dislanza, ed una dirolla pioggia ci tenne compagnia,
dal fiuiico della /lucca ddla Canra. per Ire ore con-
tinue fiuche giunsiino fra Monte Fmocchio c Hocca
Musarra, ove eravaiuo detenninati passarvi la nolle
a Gielo hcoperto, o come dice Urazio,
« Sub Jove I'rigido ».
La pioggia non cesso prima delle ore 7 pome-
ridiane, moiiieuto di lasciar i noslri muli inollrandoci
alia volta de' nuovi crateri; motivo che ci fece ascen-
derc sul Monte Finocchio, dalla quale altura tutlo quel
canipo ingoinbro di lava doveva spiegarsi al nostro
sguardo. Gosi avvenne difatto: un mare di fuoco fu
il primo spellacolo che ci si prescnlo a pena giunti
cola su, rapprescntato da quella vasta valle, gia lian-
cheggiala per mezzogiorno dalle serre del Salifizio
c Zoccolaro; per scirocco dal Monte di Ca/anna; il
baizo del TnfoglieUo c Giannicola per ponente ,
e le allure di Monte Calia'o , e della Capra per
i;2ij
tramontana, una estensione in somma di 4 miglia in
larghczza e presso a cinque di lunghezza. Aedt'vasi
una irregolare supcrficie di avvallamenti, e di allure,
screziata di vivido fuoco, rhe rilletteva in rosso per
tulti i punti che ne sporgcvano ; ampie fendilure di
liquida rovente lava moslravano le infocate pareli, e
da quesle, a quando a quando vivide fianiincllc solle-
vavansi per 10 a 15 miiuiti; ammassamenti di scori-
fonne rocce spinte dalla soUoposta liquida corrente,
precipitavano in giij, e mostravano nel frangersi, la
raassa impellenle: enormi masse trasportale a galia,
finche un' urto non rompevale in niolti pezzi infoca-
te... ecco il caraltere che assume va quel mare di
fuoco !
Kivolgendo poi lo sguardo verso il cono di oru-
zione, allro sorprendcnte spellacolo ci presenlava, clie
quantunque noi teslimonj di altre eruzioni di questo
fbrmidabile vulcano, noiiche del Vesuvio, confessiamo
non aver giammai veduto, simile allivita, simile I'orza
e violenza , abbenche di monotoni I'enomeni! Da un
cono perfc'tlo piu basso situalo dell' allro, ed accre-
sciulo 300 piedi circa, e di cui la bocca poteva sti-
niarsi non piii di 100 piedi in circonferenza, secondo
noi (1), venivan lanciale ad immensa altezza a roilioni
e railioni le scorie, cos) vivamente e con tale non mai
interrotla succcssione, che era pressoche impossibile
fissarvi lo sguardo a lungo, non polcndo sofiVire I'ab-
baglianle luce che emanavano , e che un perenne
gigantesco dardo di fianuna mentivano. II vapore.
(1) Secondo un suo calcolo il dotto ingegnere da Vienna
sii^. Floslcr, vcnti giorni dopo di noi, giudico esser alio 110
nielli; 500 metri il diametro della base, e cento il diametro
del cralere!
125
carico d' arena, die in densissirni i>lol)i inccssante-
iiKMile veiiiva; couipagno dclle scorie e grossissimi
sassi laiiciali in aria, lasciando cader quei corpi gra-
\i, rcndeva ancor piii vivida quella fiamma, fiancheg-
giandola di iin ("ondo osciiro; o lo arcne cadcvan in
lanta (juantita, die non solo lulla la valle e le allure
dc Conlorni, sccondo lo spirar de'venti, ne eran co-
pcili, nia tiitla la plaga oricntale dell' Etna ne reslava
sovordiiata; c come ii lavnrio di qucsta eruzione si
ridusse a) punlo piu baseo , e meridionale cono at-
livo c dclla gran fendilurn a pie dello stesso , ces-
sarono subito di vomilar piu lava quelle prime baize;
e lo stesso cono cho nacqiie gcmdlo al dello in
ailivila , resto quasi ammiscrilo ed inerle , menoche
orullava pochissiino fumo di (|uando a quando: pia-
cevolo e niagniiica scena lu quc^la die poclii polean
godcre, non osservabile da' punti bassi di Zaffiirana
o Milo!
l)istingui>\asi chiaramenle, csser composfa ogni
forte esplosione , da tre gelti altcrnati cbe uscivano
dallo stesso cralere , due eran lateral! e divergenli
a (Icslr.i cd a sinistra, il piu vinlenfo pero e di mas-
sa uiag^inre , sollevavasi pcrpendicolarmenle talvolta
sino air altezza di 400 piedi; come ancora rimarca-
vasi (brmata de' tre geili la stessa esplosione, (1) ed
(1) La slossii nsscrvazionc si Icffgc d' aver fatfo il sig.
cav. Gioeiii nclla ('nizione del 1181 , e senibra die iioi l" a-
vcssiino C(i[Mala <lalla di lui memoria : clie perci6 conviene
raf>|H)rtarla : « si alznvaiio ( o^Vi dice ) roniposli di sassi ro-
veiili , sald(ia c fiiiiio irifdcalo a siiiisurala alfezza; scoriievasi
frallaiito ciiiarissiniainentc esscr trt- Ii cetti di tale fiaiiuiia clie
lie roniiavano una sola a eolpn d' oitchio. ma or tiitte ad uii
tralto, or aKernaiidosi fra essi. alzavaii de' grossi macigni in
126
eran accompagnale dallo piu fragorose detonazioni ,
il di cui continiio rimbombar nella valle superava lo
strepito del cannone.
Gontinua por conseguenM essendo la caduta del-
le infocate scoric per lulti i fianchi del cono, appa-
riva esso dalla cima alia base tutlo di fuoco.
II grandioso di tulti quanti tali fenomeni singo-
lari e piaccvoli, unito alle riflessioni che ogni mor-
lale a tale vista cornbiiia , compensava in noi i sof-
ferti disagi; e sebbene Imtavia stavam bagnali, pure
ci Irattenaimo per ben quatt' ore sulla soinmita di
MonlG Finocchio^ ove come assort! in quella coiitcm-
piazione, non facevam piii attenzione al conlinuo mo-
vimento di tutla la massa del monte istesso che ci
sosteneva; mentrr^ il njoto era tale che la nostra gui-
da ed il vetlurino si s ■oncertarono , come se su di
una barca in mare fossero slati, per cui alia Icggiera
verligine ed alia sincope , successe il vomito nel
secondo.
Rilornati la mallina del 3 settembre in ZalTara-
na, trovammo aiquanto rincorati quegli abilanti, non
veden<lo progredire sc non leiitenienle quella minac-
ciosa lava, ed al contrario , malconlenta la folia del
curioso volgo , che il prossimo spettacolo di un ro-
mantico villaggio, incendiato e sepolto dalla lava ivi
attirava.
innmnerevole quautita , una parle de" quali , ricailendo deiido
lo stesso cralere, cd urlaiulosi ((in ii es|>losi. cagidnavano im
indicibile fragorc ; e davati ini()v(j stiniolo a sjiaiidersi cini-
nenti le fiainme , luentre altri di si enonne niunero di sassi
ricadendo sul pendio del cono, rotolavansi, frangendosi , giu
sino alia base del cono. »
( Vedi cav. Gioeni menioria dell' eruziouc dell' Etna del
1181.) .../..„. .-■ ■ - •'■■■■ ^'^
127
Deslavan piela taluai di quelli infelici nel rilorna-
rc alle [iropric abitazioni, caricali di qiiei mobili ed
allro clio ne avcviiii sotlralto pochi giorni innanzi ;
ullii scdi^van trisli su' luo^hi ove verdeggiava poco fa
quel loro podoio, oggelto dclle loro delizie, e del loro
soslegiio, diveiHili luoghi di Irislezza ed orroso aspet-
lo, foperli di 10 a 12 piedi di ancor calda lava!
l\e solo i daiini in quclla amena conlrada Furon
catisati dalla lava soltanto, ma la massa de' vapori cho
craiio spiiili duirimpclo d(^' vcnli e strisciavau sul ter-
reno, come eraiio saturati di acido idioclorico, d'uni-
la alia copiosa |)iogi;ia di arena, colpirono le pianle
tulle di quei conlorni. Oilre Zii/Jarana Sanla t^ene^
rina , Bonc/iardo, Darjala c quasi tutte le terre del
dccanlato iMascali e Giarre, crane arse per dir cosi
da' vulcanici vapori e dalla cadula arena.
11 sig. D. Santoro (irassi Calanna genliluomo di
Aci Reale scrissemi il di 7 setiembre ne'sequenli sensi:
1) Ollreaunlo mi era angosciosa la dimora in
)) quella , una volta arnenissima e feracissima con-
» Irad.i di l/z/o, Caselle , Hallo ^ Zaffarana , Mac-
» c/i/a, S Giuranni, S. Alfio , e parte delle pitto-
» resclie colline ed ubcrtose di Mascali ! I letti del-
» le ease crollano pel gran peso della sabbia cadu-
» tavi; siamo obbligali spesso di cavarnela; ma agli
» aiberi a lari;he I'oglic, che pel peso si curvano e
B sbraiicann come rimediarvi ? e Ic frulla d'ogni sor-
» ta lulli' perdule! le uve aggrinzate ed immiserite,
» si lascian piutlosto perire sul ceppajo che perde-
» re il tempo e la spesa a raccorle e pigiarle ; ed
» il bel verde varialo degli infiniti albcri a frutlo in
» tali conlrade, piij non si osserval tutlo e secco e
)) malcdticio, come oppressi c finili gli animi di que-
» sti abilaiUill
128
Tali sono Ic scene che si presentano di conti-
nuo agli s^nmi'di di clii vive sul corpo di un vidca-
no ardente !
E pure non tennino in questo la seric delle ro-
vine per tale piog^ia; la lava deslrultrice, in primo
luogo; i gas acidi c la arena , seguitarono dopo ad
appassire e seccarc quei vegetaliili d'ogni sorla, che
!■ lava avea risparmiate ; e finalmenle un' eslraordi-
.lario lemporale accadde nel giugiio di ipii-st'anno, che
determino la totile destruzione deli' intiera piaggia
orienlale. (Vedi la dotta relazione data in assunlo dal"
Prof. D.r Pietro Longo Signorelli, letta alia Sucieta
Scouoiiiica di (latania nella lornata del 30 giugno.)
Sino al 3 seltomhre Tallivila ne' crateri di eru-
zione progrediva con lenlczzi; ma nella noltc del 4
seltembre rinforzaron le esplosioni, acoinpagnale dal-
ta immensita de' vapori caricbi di arena, e dal vio-
lento ruiTioreggiare che facevasi udire da una gran
parte dell' isola.
La lava che sgorgava d' appie del cono, fluidn
piu che liquida, e dalla cennata spaccalura, venendn
fuori, scorreva sopiu l(^ caldc ancora sue prime cor-
renli, cd in poco tempo giunge nuovamente alia por-
tella di Calanna , mentre slravasandone un rivolo ,
passa per la contrada Ih'nalure, e sempre piii dila-
landosi si avvia per il Dafjfdonc prendendo la volla
pel !\IiIo\ nel giorno 7 peio per I'ineguaglianza del
suolo cangiando direzione, si accanza verso la (juer-
cia del venio, diriggendosi per la contrada Palazzo.
Varie osservaronsi le vicende ne' fcnomeni del-
r eruzione sino al giorno 7 setlemhre , or lenti fu-
rono ed or vigorosamente accresciuli. II fumo pero
sempre carico di arene non mai manco , ed era ri-
marcabilissinio , un cerlo pcriodo di accrescimento
129
(Jclla sua massa e dolla forza nel sollevailo a piu
del doppio dcir allezza dell' VAna slesso , verso le
ore meridiane.
A ii settembre la lava si avanza ed invade e
destrude i leireni coltivali iiilDrno al piccolo borgo
detlo delle caselle del Milo, e selle case clie prima
le si ollersero delle casftlle islesse, furono bruciate;
iiitanlo clie gli abilanli di esse e del Milo, che trova-
si ill silo rnolto piu basso, si dan la preniura di svalig-
giar le loro case e salvarne in sicuro, tullo il mobile.
La corrente, prima di rienlrar alle caselle, di-
visesi in due braccia , mostrando un fronte di un
mi^lio circa , lasciando in mezzo il cascggiato del
Milo dilalossi laleralmenle per minacciar il villaggio
di S. Aljio c I'altro di S. Giovnnru con tulla la sol-
loposla amenissiraa plaga; per la (jual cosa sono io
massima coslcrnazione le numcroso pnpolazioni oho
Ibrmicolano sulla conlea di Jiascaii e Giarre. Ma
nel giorno 15 comincib la lava a rallenlar il suo cor-
so grado grade, e cosi minorar lo spavento di que-
gli Etnicoli ; difatti essa arreslossi in quei luoghi ,
quanlunque favorila a precipitarvisi per I'acclivita del
pendio.
II riimoreggiar del nuovo cratere, che fu chia-
ma(o centGiiario , non fu mai inlerrotlo , ed il suo
cono accresciuto di mole, gareggiava con quanti al-
tri si innalzano sul seno e su' fianchi dell' Eloa.
rSel giorno 17 alia solita ora meridiana , rilor-
nano ad udirsi le delonazioni, sortir vedesi in den-
si c nori globi il fumo, e si avvertono ne' vicini vil-
laggl le scossc da larne tremare il suolo ; la lava
intanto che erasi fermata nell' invader le Caselle gia
divisa in due braccia, diverge il suo corso al nord,
ad urlare sulla ripida base di Monie Calialo; diver-
18
130
genza tale , che se giunge mai a precipitarsi nel
vaUoTip che scende c conduce le sue acque sulle ler-
re di Mascali, quella conlrada anderebbe distrutta.
II 18 e 19 sellembie sieguono gli stessi feno-
meni ; la sommita del coiio dell' alto gran cralere ,
si niostra ancor piu veslila di quella bianca melma,
che apparve ne' priini giuni, e che si riduce ad una
finissima cenere ielpalica, intrisa di idrocloralo di am-
moniaca , e che (iiseccula prende una forte consi-
slcnza.
Non conlenlo della prima visila al punlo della
eruzione, andandovi per la f^alle del bove, il 20 sel-
lembre determinai nuovamenie portarmi ad osservarne
da un' altro sito i fenomeni. Due guide eran meco.
I'rosi la via per le serre del Saiifizio, ascendon-
dovi dalla parte meridionale, e fud'uopo salir I'erla
coilina detla limpa delle cannelle, traversar la estesa
lava del 1792, lasciar a siiii^lra il monte Sallo del
cane , e a deslra Monie schiavo , ci frovammo al-
V imbruiiir del giorno sopra quell' alta giogaja.
Gran sorprcsa ci reco al primo sguardo I'osser-
vare 1' ingrandimenlo di quel cono di eruzione, che
crasi formato un inonle ignivomo per se stesso , iu
pochi giorni ; ma tale esser dovea per il cadulogli
immense materiale di sabbia , di scorie , e milioni
di grossi macigni ; e gia continuava della mauiera
istessa e senza interruzione. II I'umo in quella notte
non Iu gran fallo volumiiioso , bensi carico seinpre
di sabbia , quella che spinla dal vento del nord Iu
ancora versala sopra di noi.
Le detonazioni, ad ogni esplosione eran di mol-
to accresciute , e piu violente , non che pivi abbon-
danti di scorie da quanlo osscrvammo la prima volla.
Gran parte di tali scorie cadevan come molle
131
pasta ed a varia dislanza, lalche quelle cho sopra i
rami degli arLiusti, e di ([iialclie albero di Ja^gio o
pino piombavaiio , piegavausi su quelli ed attaccale
vi riinaiievan sospese.
La lava che scorreva verso il MUo erasi ferma-
la; ma Ira la sua raffreddata e nera superficie , fa-
cevansi veder a quando a quando , crepacce , ove
scoprivasi 1' inlerno fuoco die cuiiteneva.
Fu ancora singolarc reuunieiio quello, che inen-
tre ill INicolusi e ne' iuoghi vicini ad esso Iremava il
suolo in ogni csplosione, nessun raovimento avverli-
vasi su quelle Sarr^ del Saii/izio, o giu delia coUi-
na nclia casa della Neve ove passamrao il reslo del-
la no I to.
Avendo osservalo lulto il piano della corrente ,
ed assicurati che la lava presa uvea la direzione di
Calanmi piullosfo che vorso Monte (.'aliaio , come
era ne' precedonli giorni, ritornammo la mallina se-
guente 21 seltembre in Aicolosi.
Vi fu per tulto il Iralto del camraino, una piog-
gia di arena, che ravvolla in densissimi globi di fumo
aiti a due voile 1' Etna istesso, il vento N. 0. spin-
gevala nella plaga orientalc e nieriodionale, e percio
sopra di noi.
In simile lavoro continuo pe' giorni 22 e 24,
alternando le detonazioni co' nuvoloni del fumo.
Si ebbe inlanto la notizia, che ai tcrmioe orien-
lalc dolla grande voragine al piede del cono mag-
giore 0 di axione , come si e detto di sopra , c da
dove la lava manlenevasi sempre nello stalo liquido,
pure altro piccolo cralere formossi, in direzione, ma
non mollo dislante, dallo Zoccolaro, e dal quale sgor-
gava un rivolo di lava , direlto verso Ca/anna; ma
questa nuova aperlura noa fe ccssar di altivita quei
sgorghi superior!, segno evidenle di essere slata ca-
giotiata da qualche intoppo al corso sotlerraneo del-
la slessa unica correnle.
Gli addensali vapori sulla cima dell' Etna an-
nunziavano cambiatnenti ineteorologici ; ed il giorno
24 e 25 settembre il grao cone dell' Etna fu ingom-
bralo di nuvole ; e nel giorno 26 dopo varj scoppj
di eleltricila, caddc abbondante pioggia nella regio-
ne superiore e media della raonlagna.
Le guide cbo da vicino hanno scovtalo alcuni
viaggiatori sull' alia cima del Vulcano , rapportano
aver osservato il gran bacino del cratere. essere in-
crostato d' un nialeriale melmoso bianco che spalma
circolarmente quel vasto imbuto sino ad una certa
altezza di quella gran profondila. Noi emeltendo su
cio ancor la nostra ipotesi , crediamo esser tale iu-
lonaco un rigurgito fangoso del Vulcano, una specie
di moya; fenomeno a dir vero non estraordinario nei
vulcani; come avvenne presso Riobamba in America
abbenche piu grandioso e meraviglioso, per la quan-
tita de' pesci che erano nel fango , die furoii cbia-
mali Pymelodes Cyclopum come e nolo a' naturalisli.
Ne' giorni 27 28 e 29 settembre il lavorio del-
r eruzione conlinua ma senza grandi e detonanti e-
splosioni; il furao pero e state abbondevole, e dello
stesso carattere.
-; A 30 detto fu maggiore attivita, e le delonazio-
ni ritornaron ad udirsi forli e frequenti, quasi come
al 22 agosto. La lava scorre lentamente verso Zap-
pinelli.
Dal 1° al 4- ottobre non furonvi particolarila ri-
marchevoli. Nel quinto e sesto giorno pero i nuvoloni
o colonne del fumo sono slati di un volume estraor-
dinario , e le detonazioni cosi forli , da far tremolar
133
Ifi vetrine dclle fiiiestrc in Nicolosi e ne' vicini co-
nuiiii ; 0 noi siipijonghiamo clio inolle delle scosse
che si avverlivaiio duranlo la oiuzione non furon tut-
tc pel niovinicolo doila terra, nia delTaria piullo.>*to,
sbaleslrala dallo scoppio delle esplosioni. Nei giorni
6 0 7 cresce aiicor piu la quaiilila del fumo , e la
nostra circonscrilta atmosfera ne e ottenebrata.
Uitornalo dall' Etna il professore spagnolo Sig.
Villanova, ci acccrta essersi verificali ailri due crate-
ri poco distanli da'primi, all' est; i quali inandavano
graiidi glohi di lumo, ed esplodevano senza interru-
ziono (piaiitila di rovciili scone, e gia in tre giorni
presa aveano la forma di coni. All' inconlro li allri
prinii due crateri, erano quasi inerli; cosi ancora quel-
la grande apcrlura voniilante lava, pure dava pochi se-
gni della sua allivila; la correiite sgorgava dal piede
di uno dci coni novelli dirigeva il corso verso Zap-
piiiclli e con varie braccia verso altri punli. Salendo
suli' apice del gran cratere, lo ba trovalo in silenzio,
come se eslinlo si fosse.
Dal giorno 8 al 13 non abbiamo osservato par-
licolarila rimarcabili, ma una conlinuazione delli stes-
si fenomeni dc' scorsi giorni.
II Sig. Villanova reduce ancora una volta dal
nuovo cratere dcntro la valle del bove, riferi, esser-
visi avvicinati si fattamente che le scorie esplose vi
cadcvan troppo vicino , cio che non curava per la
brama di raccorre di esse le piu cariche di efllorescen-
za di Murialo d' ammoniaca cristallizzalo ed amorfo,
e variatanienle colorato dall' idrodorato di ferro. Os-
servo le correnti della lava che sparpagliavansi in
quella estesissima valle formando varj rivoli , talu-
ni de' (piali venivano, come supra, da' novelli crateri
formatisi negli scorsi giorni. — \'oleudo egli far uso
134
della biissnla per oiienlarsi, trallala fuori, trovo im-
mobile r ago, c lornalo ancora in Nicolosi, i'ago fu
sempre inatlivo , per cui crede perduto lo struinen-
lo. Curioso avvenini(!nto non mai ad ailri sucoesso.
La lava che diiigevasi verso Calanna iniiiao
cialo avrebbe, conlinuando, Zaffarana per la seconda
V'dta.
Nella matfina del \h ottobre la sommila del-
r Etna osservossi coverta di un leggiero strato di nevf.
La columia del fumo dal cratere di eruzionc e
inollo grande; uguaglia e sorpassa quelle emanazio-
ni avvenute ne' prinii giorni dell' eruzione, ed in tal
guisa continuo sine al giorno 15.
L' isolelia ZappineUi gia invasa e ricolmata da
nuova lava, non piili impedisoe che la correnle si inol-
trasse per la valle di Galanna; infatti ginnge a quel
ciglione, si prccipita in essa. Certanieale talc spet-
tacolo dovea csser degno dell' ammirazione d' ogni
spcllatore, e piu di contemplatori della nalura ! Pre-
cipitarsi dalla altezza di 300 piedi e piij , come da
catariitta, un Guine di fluido fuoco, con un fragoroso
rumore , difforentc da quello delle acque precipitate
da simili altezze, rumor di metalliche e vitree fral-
turazioni, esser doveva veramente maraviglioso.
Non avendo avuto la sorte di esserne spettatori,
ricordiamo pero con piacore, aver veduta la simile
nel hiogo istesso durante l' eruzione del 181!) pre-
cipitarsi giii nella stessa valle, dal punto cosi dello
sallo della Giumffnia.
L tanto la lava che allora cola precipitavasi ,
come I'attuale, giunte in quel basso, continuavano a
scorrere per quel siti senza cssersi ralTreddate me-
ttomamente.
,„..,. Le variazioni atmosferiche dal giorni 16 a 24
135
ScHcmhro ci ban poco lasclato vedcre la piramide
ileir Kliia; dal 2:5 al 26, i lunii sono slali grandiosi,
ed ill ciiormi colorine ; e la lava riprende il suo
corso novamcnte sopra Zappnielli. Ncl giorno 30,
crohliorn ancora le dclonazioni , per lullo il giorno
c la nolle , e ronlinuaroiio sempre piii forli sine
al 31.
Al 1" novenibre la guida spedila a riconoscerc
quel (he accadeva nel sifo dclla enizione rapporta,
crescer di mole sempre piii, quel novello cratere, di-
veniilo un monle; continiiare allivissime le splosioni;
dal iTiezzo di csso cono si apri un grande forame,
donde liquida sgorga a grossi llulli la lava, e scorre
e dirigcsi lungo la irrcgolare base, delle serre dd
Sahfizio, e Zoccolaro ; era pure aumeulalo lo getlo
dcir arena, o continuava ad a(T(vsrere quel suo ini-
menso slrato che cuupre tutta la plaga orientale della
Mnnlagna ; cd un furioso venlo alzava in aria con
grande impcto (juella sal)l)ia, per cui 1' atinosfera ue
veniva magioruicnle ofTuscala.
I>al giorno 2 al 10 novembre non vi era di ri-
marcbevole, se non il frequente rumoreggiamenlo
nelle ore meridiane e nelle mainline.
II giorno 9 alia mallina fu osservata 1' alia re-
gionc del gran cono dell' Etna, per la sua mela su-
periore, vestila di quello slrato di bianchiccia cenere,
cbc vi cadde ne'due prccedenli giorni, e da noi non
prima osservata, per essere slalo ingombro di nuvo-
la (piasi lutta I' Klna.
Crel)l)er() ancora nel giorno 12 i nuvoloni del
denso I'nmo, da' quali vcnne ingombrata gran parte
della nostra almosfera, I' arena precipilava da ogni
dove, ed il vidcano dava a sospcllare che ripigliar vo-
lesse atlivila, qnclla che diminuila alquanlo appariva,
136
per essore sUiti per piil giorni i fumi, di solo bianco
vapore coniposli.
Le guide die Iianno accompagnato taluni viag-
gialori sulle serre i.W\ Salifizio r\e,\ ^xoxno 16, rappor-
lano essersi raffredddla queiia correnle di lava slala
diretta per (Udanna e Zappinelli, riinanendone sol-
lanto un rivoloUo, die scorreva verso Uonie finoccluo.
Miiiore altivila pure osservavasi esservi nel cratere di
cruzione, e cosi conlinuaroiio sine al giorno 22
Fu seinpre notabile e rimarchevole secondo noi,
esservi un certo rapporto tra il sofiio del venlo N. 0.
e la violenza delle esplosioni ; mentre quesle eran
piu conliiiuate , piu assordanli , e cariche di cenere
e di roventi scorie , come piii forte spirava quel
vento. Quesla osservazione e stata verificala ripetute
voile, in quesla non solo ma in altre eriizioui. La-
sciaino agli scrutatori, de' naturali fenomeiii la spie-
gazione di quesla circoslanza, se pure alcuna po-
tran darne; sino al giorno 27 I' Etna trovossi ingoin-
1)10 di nuvole, e coverto in parte di neve spruzzalale
dali' impotuoso vento N. 0. non ci ha fatlo scoprire
r csleriore visibilc Iravaglio, del punto di eruzione,
Abbiamo sapulo dalle guide, che la liquida lava
voraitata da quella grande fentitura formatasi a pie
del cono di eruzione, da noi tante volte cennata, si
era rafl'reddata alia superficie, ed avea formato la sua
crosla una specie di spelonca, un canale coverto, da
sotto del quale la lava molle continuava a scorrere,
divisa in varie braccia, di troppo breve lunghezza.
Qualche rautazione era intanlo avvenuta neH'alto
cralere dell' Etna; de' due grandi baralri permanenti
apcrti nel fondo di esso, uno erasi chiuso pe' mate-
riali ammassativi, da una frana avvenuta in una di
quelle grandi pareti ; fraltanto che s' era ingrandito
137
1' altro forarae a cono rovescio , di niaiiiera che
l^resenla una spavenlevole profoiidissiina gola , dalla
quale alcuni rombi udivaiisi venire, accoinpagnali da
colorine di I'umo.
A 28 novembre ces.salo il soffio dal N. 0. e
cessalo il rumoreggiare del crutere di eruzione. I
ligagnoli della lava lentameiUe scorrevan verso #<?«-
le Finocchio.
Sotio slate cunlinue 1' csplosini di scorie dalio
slcsso cratere, che comincia ad esser denominato cen-
lenario, c che mi>fe all' arena accrescono seinpre piu
la mole e la sua altezza; le inedesiine guide riferi-
scono che oltre alle delle esplosioni di scorie ed are-
na , graiidi quaiilila di massi sono ia alio lanciali ,
cou una parabola, nella loro cadula , da superar la
base di esso cono, a significanti distanze.
La correnle cangia spesso di direzione ed in
oggi si e rivolta verso li'-cca Musarra.
Ancor oggi si e nuovainontc o^se^valo e ben
rimarcafo accresccre iminensamenle le Ibrti detona-
zioni, come divien piu forte il sofTio del N. 0.
Nel giorno 9 dicembre la lava ritorcendo il cor-
so, dirigesi per Zappinelli, ove giunta addossandosi
alle precedonti braccia gia raffreddale, si volge for-
niando un' angolo rello al nord verso la Rocca del-
la Capra, e seguitando, va pel Monle Caliaio. rin-
novando il timore a' serapre palpitanli proprietarj del
Milo, e conlrade di Mascali.
Ai 21 delto, rilorna da tali siti per la terza vol-
ta il Professore Villanova, e conferma, quanto e sta-
tu riforito dalle guide , sull' allivila del centenario
accresciula, e sulla esplosione di grossi macigni.
La lava si dirige a S. E. verso la base di Mon-
le Zocco/aro, e conliuuando va a prccipitarsi nuova-
19
138
raente dentro la valle di Calanna per la seconda
volta.
Dopo tre giorni di variazioni atmosferiche , con
pioggie neve , e forte vento N. 0. dominante , ci
confermiamo che esso ha molta influenza nelio ac-
crescimento delle detonazioni del cenlenario. Si po-
trebbe egli dire, che la pressione dell' aria, daU'allo
al basso , a iorza inlrodollasi nel gran cratere del-
I'Elna, e pressata a sortire passando per islretle gole
dai cratere del centenariop
Potrebbe esser cosi , mentre sodiando il venlo
Est , non suscita rumore alcuno , ne fumo di sorla
viene esploso dall alto del gran cratere.
A' fisici presento tale spiegazione, essi ne da-
ranno il loro giudizio.
Dal 1" al 18 Gennaro , poche variazioni han
presentato i monoloni fenomeni, di fumi, esplosioni,
e corso di lava ; quesla si avanza intanto verso il
ciglione della valle di Calatina , ove giunta , vi m
precipita; ed ancorche si lancia da un'altezza di 400
piedi , giunge in quel basso senza raffreddarsi , e
percio scorre pel pendio; per lo che seguitando sorti-
ra per la porlella, da dove elargandosi brucera fera-
cissime terre eminentemente coilivate.
Dalle guide reduci , accompagnando viaggialori
in tali siti , si rapporta che dal 18 Gennaro a tulto
Febbraro (come conferma al 9 Marzo il sig. capitano
Platon Danese e compagno , reduce della sommila
dell' Etna , passando dal ciglione Oiannicola sino al
9 Marzo,) esser continuata la esplosione delle scorie,
e di quel sassi di grossa mole.
II giorno 10 alquanti mulatlieri andando sul luo-
'go, per caricar i loro muli di Murialo d' ammoniaca,
iche in abbondante quantita era in efilorescenza su
139
quelle recent! raffreddalc lave , si vidoro avvolli fra
nuvoloiii (ii ruino ed arena , cariclii di irrespirabile
gas idrocloi'ico, a talc die dovettero abbandonare la
speranza di raccoglier quel sale, che in breve fu co-
perlo di arena, e tornar viioti a casa loro.
II ^iorno 12 la guida Aiigclo Garbonaro accom-
pagnando un viaggiatore Inglese, alia cima del gran
cralero, fiirono sor[)resi di trovare movimento in quel
gran I'occdare clie erultava giobi di denso fumo e sco-
rie, come le cacciava il cen'enario; e furono vicini ad
esscr colpiti dalla cadula di'lle scorie. Sino al 13 si
osservarono amiji i crateri inandar denso fumo.
Al 26 aprile, dopo poco rimarchevoli avvenimen-
ti, sembrava il vulcano voler incrudelire, con spesse
e viok'nte esplosioni; ma la lava oalmava scmprepiu
la contrada Zappinelli. Tali t'cnoaieni aiidarono grado
grado scemando di atlivita, sinche arrivalo il 27 mag-
gio, r eruzione si estinso dell' inlullo.
Tale si In 1' andamealo della eruzione del 22
agosto 1832, la quale e stata al certo una delle piu
grandiose del Mont' Etna, e di quelle che grave dan-
no ban recalo a' campi ed alle abitazioni degli Etni-
coli. Noi non abbiamo trascuralo di seguiria in tutti
i giorni del suo corso dal 21 agosto, come si e det-
to, al 27 maggio 1853, marcandovi tulte le variazio-
ne atmosrericbe contemporaneamente accadute , re-
gistrale nel nostro giornale. ]Non abbiamo stimalo tra-
scriverle in qucslo punto , per amor di brevita; che
se quello sara creduto utile pe' risultamenti che la
fisica ritrar ne potrebbo , non si manchera renderlo
■di publica ragione ; essendo per era aperto a cbi
avra vagbezza di considerarlo.
ISon bisogna pero a noslro credere tralasciar di
narrare , quanlo si e osservato altenente a tale eru-
zione dopo che essa si estinse.
j;! Si estinse al corlo, e cessarono i fenomeni nel
iiuovo cratere centenario, raffreddossi la siiperficie di
ogni corso di lava, ma non puo dirsi che anche sot-
terraaeamente eslinta si fosse , potendo scorrere per
solterranei meali, e tarsi slrada ove che meiio resi-
stciiza incontrato avesse. Infatti, un fenoineno sopra-
venuto ne' contorai di ZafTarana appoggia di raolto il
nostro dubbio
Appena cessalo, come si e detto, ogni corso del-
la lava il 27 maggio, e che via via ralTreddate quel-
le scorie superficiali vi si polea francamente cammi-
nar sopra, nel tempo che verdeggiavan quei vigneti
)ve inollrata a piu d' un piode ne era la nuova ve-
getazione, ed alberi a frulto; i quali scamparon per
Ventura d' essere ridolti in cenere , si videro d' un
colpo appassire alberi e vigne, come se fulminati, nel
rnezzo del podere del Paroco di Zaffarana sig. Sciuto
e frateJio , per un tratlo di terreno quasi di tumoli
due, e di figura circdiare.
Curioso avvenini nto in vero fu questo , quanto
inalteso; raenlre tal terreno che sta situate tra Zaffa-
rana e Ballo , trovasi lonlano piu d' un miglio dalla
piii vicina corrente di lava, di gia raffreddata; e que-
sto e poco; altri vigneti che si frammezzano Ira la
piu vicina lava ed il vigneto oramai assolutamente
secco, vegetano rigogliosamente e non soU'rirono al-
terazione alcuna per tale avvenimento.
JNessuno sviluppo di gas caloroso osservossi ve-
nir esalato dal terreno in discorso , ne aumento di
colore pote sperimentarsi da chi in questi siti cam-*
minava.
Era dunque un profondo canale di continuazio-
fil
no per nvc introdussesi rovonlo lava, il calorico del-
la quale loccsi strada al punto diseccato, ma che non
ebbe la forza di manifcstarsi in quella superficic col-
livala, l)astando bcnsi, soUanto a seccar le radici di
iutlo (pioUc piante? o pure allro cratcre , estintosi
quello di atlivila, volea aprirsi nel vigncto?
Sia quel che si voglia, possiamo aggiungere tal
fcnomcno a lanti altri di difficile spiegazione, e per-
cio lasciamo indagarce la causa a' vulcanologisti di
talenii superiori.
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BELLA BTilS^IOISm DELXi'BTI^A
DKL 2\ AGOSTO 18o2,
LKIlo m;i,|.\ rOliN.VTA ORDI.NARIA DEL Dl 4- NOVKMRE 18o2.
DAL s(i(.ii) pnfjfPssniiK
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Qitotiet Cydopum effcrvere in agtos
Vidimus widanlem ruidis farnacibits Mlnam
Flaimiwritmque giibos liquufaclaque volvere 3axu?
ViRi'.IL. GkhRG. L. 1.
4£):;nclie si possa fiancamenle asserire noii
csservi cssenzial <1in'ercn/,a ne' renomeni delle Eru-
zioni vulcanichc , pure si manifL'slan essi , sovcnti
vollo, in tal variala forma, che non puo ncn Icner-
sene conto da rhi iinpronde a scriverne la sloria.
Scosse frcguenli e spcsso conlinuate del suolo :
aporliire successive del fianco del vulcano che man-
da fuori inf'ocate scorie miste a denso fumo: da una
di esse , o la piu bassa , frammezzo a denotanii c-
splosioni di arenc, di rapilli. di scorie e d'incande-
scenti masse , scaluriscc finalmente un fiuine di li-
quida Lava; la quale con mai,^giore o minor veloci-
la si (lilTonde sopra i vicini lerreni , e li cuopre di
un' alio stralo di scabre ed aiide rupi. Sono quesli
gli ordinarii fonomeni che accompagnano, anzi, che
costiluiscono una Eruzione vulcanica; ma sono essi,
come io diccva , di tale imporlanza talvolla , che
merilano 1' altenzione del naturalista ; e trascurarne
IV
la descrizione sarcbbe in lui condannevole negli-
genza.
Noi quindi , a non lasciar gli Alii della Gioc-
nia , senza la sloria della Eruzione del 18o2 , ne
abbiamo abbozzalo un breve ragguaglio, cbe riguar-
da soltanlo i vulcanici fcnonicni. 1 Gioinali di Sicilia
c deir Estero riboccano dcllc nolizie , delle relazio-
ni 5 e de' dcttagli del corso della Lava cbe lanlo
guasto faceva de' piu coilivali terreni de' contorni di
Zafarana e Milo ; noi lasciamo lullo cio alia sloria
civile di questo avvenimenlo, e lentiamo di dar esatto
cento delle vulcanicbe operazioni.
II vasto abbassainento di suolo cbe inlerrompe,
per levanle , la convessila del giganlesco cono del-
r Etna, quasi per un sesto di sua superficic , porta
il nomc di valle del bove ; quantunque lal denomi-
nazione , a dir vero , si apparliene ad una piccola
vallata, cbe sbocca nella gran valle, Ira le Concozze
e la base N. E. del cono del gran cratere. Fian-
cheggiano questa valle elevate serie di scoscese e
burroni. Per ponente , il balzo del Trifoglielto , di
poco men cbe due mila piedi di altczza , mostra
pel tralto di due niiglia i succcssivi strati di lave e
di scorie che ban portato 1' Etna a tanta altezza :
per mezzogiorno , la schiena dell' aswo e le serre
del salfizio, stratificate ancb' esse e tagliate perpen-
dicolarinente da spesse digbe di laslroni di lave
compatle ; e poi lo Zoccolaro ed il monte di Ca-
la?i?ia : la valle del bove , le alture delle Coiicazze
e delle Finaite, la rocca della capra, tagliate per-
pendicolarmente ancb' esse dalle connate digbe di
laslroni , e monte calialo . per Iramonlana ; aperla
reslando per levante , ove collinette ed avvallamenti
di suolo antico vulcanico, coverto di tratto in tralto
V"
di gincsire c di rovi , costiluiscono il limiie agli
ulliini collivali Icrrcni del Milo e dclla Cerrita.
Appic dollo Zoccoluro , per levanle , un' altro
abbassanienlo di suolo, a guisa di anfilcalro si scor-
gc nclla, cosi delta, vallc di ('alanna\ e dove que-
sla si apre per dar originc all' alvco di spaziuso
torrcnle , prendc il nonie di portella di Calanna.
Allc scrre del sa/fizio , poi, succedono per scirocco
le srrrc di Calamia c Cassone , che I'ormano alte
giogajc a ponciitc di Zafaraiia : la quale e j'albri-
cala a due miglia e mezzo eirca a scirocco della
porloUa di Calanna.
Dal piano del Trifoglielto, alia siidetta porloUa
il siiolo va con varii scaglioni abbassando per 2600
j)iedi circa: e per 1800, da quel punlo sino a Za-
larana; ma prolralfa questa inclinazione. di ben h.KOQ
picdi, per sclfe niigiia circa non forma che un' an-
golo di 23 giadi, per cui non rriolto erta riesce la
salila.
In queslo estesissimo abbassamcnlo di suolo ,
in questa , cosi detta , valle del bove e incredibile
il numern dollc Eruzioni die vi hanno aperlo i lore
cratcri. cd il numern, (juindi, delle correnli di lave
ivi eslese ed ammontatc una suH' altra. Lc piii ma-
nifeslc , c futt' ora di aspra supcrficie ed incolte ,
sono quelle del 1802, 18H, 1819, 1838, e 1842,
proven ionii tulto da Eruzioni apcrtesi ncl fianco del
vulcano cd ontro la ccnnala valle ; dirc'lc da po-
nenle a levanle , ove il pcndio le cbiania; e lalune
ban miaaccialo , non son molti anni , la Zafarana
ed il j\lilo , i due piu alti villaggi dell' Etna , in
questa oriental plaga, come furono quelle del 1802,
del 1819, c 18-i2; senza includervi 1' altra del 1792,
percbo luori della valle del bote.
vr
Or dopo r ultima eruzione del 1813; 1' Etna e
stata silenziosa , e dormiente ; e quasi vecchio vol-
cano ncllc due ccnnate del 1842 e 1843 , parea
che dimostrasse esscr la sua energia scemala , im-
poverilo il suo lavii.o materiale; Quando nella nolle
del 20 a 21 agosto 1832, enlro la inenzionala vat-
le improvvisamenle il suolo si aperse a dare sfogo
ad una fragorosa Eruzione , accompagnata da tulli i
fcnomeni chc la caralterizzavano per una delle piii
vigorose e violenle.
Testimonii del primo spaventevole scoppio fu-
rono, sul piano del la(jo una famigiia inglese, com-
posta di uomini e di donne (1) che ivi trovavansi
per la salita dell' Etna, e per giungere sulla cima ,
alio spuntar del sole. Un' impetuosissimo vento co-
strinse gl' individui di questa famigiia a riunirsi in
un punto e tenersi vicendevolmente aggruppati ; e
menlre stavano in tal raodo , il lerreno trema sotlo
i loro piedi: il fragore, che supcrava quello di con-
tinuato tuono , si fa orribilmenle sentire , e i loro
sguardi sono allirati in giu nella valle dalla viva
luce di un' incendio , che dall' aperto seno del vol-
cano scaturiva.
Mel sito stesso poi , ove aprivasi la ignivoma
bocca, un pastore del Coniune del Riposlo (2), che
dormiva accanto alia sua gregia , svoglialo dallo
squotimento del suolo, fugge dietro lo smarrito gre-
ge ed i cani, lasciando gli ulensili del suo mestie-
re ; e non si era ad un quarlo di miglio allontana-
to, quando , dopo violentissima scossa , vide aprirsi
(1) Cap. Hallet R. Ff. sua moglie, due alire gio?aDet-
le — Liu. Finch del 88. — Ravenhill, de' R. Iii((egnicri.
(2) Aalonio Seraliuo, ed il compagno Giuseppe I\infu.
vu
1*1 suolo intorno al silo appunto ov'egll donniva, ocl
uscirnc una divampaiile piramidc d' infocale scorie ,
e niivoloni di iiero lumo accompa^nali da C'litinuo
orribile fragore. Questi lurono i soli spcttatoii del
priiicipio dclla Eruzione , in quella ora della nolle,
ed in sito lanlo rcmoto e solingo.
Da Catania pero, da chi , per genio e per si-
tuazione di sua dimora die ha 1 Etna in prospello,
e coslanle osstTvalore di lulti i Fcnomeni che in (]ue-
sla monlagna si combinano, (1) alio ore sci (d' Ita-
lia) meno un quarto I'u toslo osservala la Eriizione
che coniinciava, alia visla di colonne di dcnso lumo
che rillettcvano un vivo foco cnlro la valle del bovf.
Si avvide egli poscia allc ore sctle che altre piccole
bocche di I'uoco erano aperte nol balzo del frifo-
glietto, da sopra in sotlo, pre^so il gran cralere del-
r Etna, e niczza ora dopo un' altra sopra Gianmco-
la, era anch' essa in attivita; talche queste successi-
ve aperture mandando infocati matcriali, ed un pic-
colo rivolo di lava, verso la base di Gianmcola ^
(che si diresse in seguifo verso lo Zoccolaro), pren-
devano la forma di continuata aperlura in quel fian-
co della Monlagna.
In tutta la plaga oricntale pero la spalancala
bocca colle sue nammanti esplosioni era piu maiii-
festa ; cd i fcnomeni che 1' ac( ompagnavano , piu
scnsihili. 11 fragore ed il continualo luono, non die
la enorme massa de' globi di funio , continuarono
per tulla la nolle; e la mattina non si tardo ad aver
certa nuova , che un gran torrente di la\a scorieva
pel Trifoglietlo e Zoccolaro , e diviso in due brac-
cia, dirigevasi col destro per il monte di Calaima,
(1, D.r D. Pielro Corbonaro. ■ ^ J,
vni
e col sinistro per monte Finocchio, avendo percorso
circa due miglia in sci ore.
Riconosciiiti mcglio i luoghi da' punti a cio piu
adalti , si pole dcterminare il vero sito del nuovo
crateie. Era esso appie del Trifoglielio , avendo a
libeccio il dirnpalo colle ddia Eruzionc del 1819 a
fianco di Giannicola; a maestro, motiie Lepre, mon-
tioello della Eruzione del 1329 riferila da Sp^cia-
Ic (1), c quasi ad uguale disfanza di un miglio, a
greco , il monte S. Simone , origine della lava del
1811.
In men di ire giorni , la corrcnte die scaturi-
va ap]iie del nuovo monticcllo d(d cratere, per una
gora ben lunga, benche scorrcsse sopra inegualissi-
mc supcrficic di allre lave , discesa dal lato dcllo
Zaccoiaro e monte di Calanna , per quel ripido
suolo , spunlava gia dalla porlella di Calanna , e
preparavasi a venir giu a recar guasti ne' collivali
lerreni di fori di C'osiino, e di allre sotloposte piag-
ge, destando giuslo spavento ne' petii dcgli abitanti
di Zalfirana, che non ne restava iontaiia piu di due
miglia circa; e I'altro braccio che parea diretto ver-
so monte Finocchio torceva alquanto a destra, e pa-
rea volesse uniro la sua alia forza del primo.
II giorno 25 agoslo, ad ore 10 e un quarto
( d Italia ) una ondolatoria srossa di trcmuoto, sen-
sibile piu nolle basse region! dell' IHna, annunziava
niag:,'ior aumonto di encrgia ncl travaglio vulcanico ;
od in effetlo, uno degli svcnlatoj, alquanto in dielro
del cratere di Eruzione, divcnne un cratere anchc
esso, ed accompagnando violenlc csplosioni di scorie
e di arena versava il suo torrcnte di lava, la quale
(I) Fcrrara Descriz. dell'Eliia, pag. 85..
IX
Tirtnndo la base del nuovo cono di Eruzione, si ri-
vulycva a destra e veiiiva a conijiungersi alia grande
corrcnte".
Era tale la noii inlerrotta successione delle
csplosioni di scorie ed arene nel primo cratere, che
in poco tempo il suu monlioello diveniie piu alto di
qucllo di s. -^itnone ; e si vedeva crescere sempre
piu di ora in ora ; ne il secondo mancava di male-
riali per formarsi anch' esse un' elevate cono. Le
arene intanto che staccavansi dagli altissimi nuvoloni
del fumo, spinte con essi dal vento occidentale, ca-
devano giu, diminuendo di volume come allontana-
vansi dalla origine, per tutta la plaga orienlale del-
r Eina, e per lungo tratto nel mare. Come poi can-
giava il vonlo, la minuta arena raccoglievasi da per
tutlo ne' contorni della monfagna non solo, ma sino
a Mineo e Siracusa ec. ec.
In verita ella e stata singolarissima in questa
eruzione la prodigiosa massa del vapore impregnate
di arene, il cosl detto, fumo vulcanico. e la immensa
altczza a che veniva spinto dall' irapeto della esplo-
sione ! Usciva esso dalle aperte gore de' due crateri
denso e nero ; ed agglomeravasi e ravvolgevasi in
vorticosi globi, che aumenlavano di volume come in-
nalzavansi, spinli e come sostenuti da altri, che con
ugual impeto incessanlemcnte svolgevansi da' crateri;
finche grado grado, lasciando cader giu le scorie e
le arene di cui eran carichi, bianchi sempre piu di-
venivano, scnza lasciar 1' agglomerata forma ed il
vorlicoso movimenlo, ad immensa allezza giungevano,
da lasciar al di solto di essi il gran cratere del-
r Etna quasi a mcta piu basso ; talche, non e csa-
goraziouo lu asserire, che a ben venlimila piedi dal
X- ■ ■ ■
livello del mare i globi de' vulcanici vapori s' innal-
zavano.
Per quanto io poteva, approssimativamente cal-
colare, coraparaiido la conosciuta altezza del balzo
del Trifogliello a quella die percorreva in 1 2 second!
il fumo spinto dal nuovo cratere, io Irovava che poco
mancar poteva di due mila piedi ; ed in iin ininuto
primo, diminuendo gradatamente di celerita giungeva
alia raenzionata sua massima altezza ; addensavasi
poscia e si scioglieva spesso in acqua, per cui fre-
quenti erano in que' giorni le piogge nella valle del
bote e nelle vicine contrade.
Ne minor forza dispiegavano le esplosioni delle
infocate scorie e delle arene, che, da conlinuato
fragore accompagnate e da scuotiinento di suolo, a
tale altezza giungevano, da polcrsi sin da Catania
osservarc ; bcnche un colossalc muro di scparazione
s' interponesse fra' nuovi crateri e la bassa Cilta, for-
malo dalle scoscese baize delle serre del Sa/fizto, che
a pill di 800 piedi s'innalzano dalla parte de\l& val/e
del bove sopra il piano del Trifoglietio. Facea cio
conoscere quanto innalzato erasi in poco tempo il
nuovo monte.
Era uno spettacolo che dcstava ammirazione,
piacevole in un tempo e terribile, il vedere dalle
alture di Poiniciaro, o del Salfizto, quel monte dalla
cima alia base tutto vestito di fuoco ; per la conlinua
caduta degli incandescenti raateriali , che non dava
loro tempo di comparir raffreddati ; mentre dall' aperta
sua bocca la viva luce della fusa lava, delle scorie
e delle arene incessantemcnte eruttate menlivano una
sfavillante fiamma ed ardente.
La lava frallanlo spinta in avanti dall' urto del
iorrente che sempre vivo scorreva, veniva poi da esso
XI
sormontata c lasciata indiclro ; giunlo alia portella
di Calanna non tardo a dilalarsi ; ed a scconda dei
punti ove aiidava sporgendo fuor della linca della
sua fronlo, pareu volorsi dividere in moltc braccia ;
per cui da un' ora all' altra tomevasi chc corresse ora
verso le caselle del Milo, ora verso Ballo^ ora sopra
la slcssa Zafarana ; e quindi la costernazionc si
spargova scmpro piu in quelle popolazioni. Questa
irregolare frontc della lava era di un miglio circa,
e la sua altezza non piii di due canne ; nolla nolle
essa spavenlc'vole appariva. allorche precipitando,
come si osserva senipre nel cammino delle lave, la
scorificala e fredda superficie, la viva luce scoprivasi
della solloposta infocala correnle.
Non risparmiava essa, progredcndo, ne casla-
gneli, ne alberi a frullo, ne vigne, ne muri, ne c^se ;
lulto superava, luUo occupava, tullo lasciava coperlo
di arse asprissime masse ; lento, anzi che no, era
poro il suo corso, e dava tutto il tempo di svaligiar
le case, raccorre i fruUi, e tagliar e Irasportar via
gli alberi.
Sopra eminente collina, che domina i terreni
di Zafarana c di Ballo, una querela sola torreggiava,
dislinta col noma di querela del venlo ; giunta la
Lava in quel silo, e circondata la collinelta, preci-
pitando le solite raflreddale masse della superficie,
due torrenti di fuoco offerse agli sguardi di quegli
abitanti, cd un gtido di orrore e di generale spa-
vento s' aizo da per tullo. Lagrimevole spetlacolo,
che e slato gia tanlo minulamenlc descrilto ne' pub-
blici fogli ! Inesorabile la Lava scorreva verso Ballo
e Zafarana, c I' allarmo di generate devastazione dei
colli vali terreni, si sparse in quel contorni non solo,
Xlt
ma per tutta la ridenlc e fcrlilissima plaga orientale
dell'Etna.
Un' altro braccio scendendo dalla portella di
Calanna, occupava gia parte de' terreni di F/ori di
Cosimo, e dirigevasi verso il piano della Valle di
s. Giacomo. Ne' contorni settenlrionali ed (ccidentali
quindi di Zafarana, questa Eruzione attirava V inte-
resse di quanti abitano o si trovavano a caso nelle
falde deir Etna. La folia che accorreva in que' luoghi
era immensa. Ma essa non era spettatrice che del
solo lento progredir della lava, e de' guasli che an-
dava recando. II grande, il terribile, e maraviglioso
nel tempo stesso della Eruzione non si poteva scor-
gere da' contorni di Zafarana ; e pochissimi intra-
prendevano il faticoso cammino erto e scosceso di
Cassone e Pomiciaro, o del Sa/fizio, per osservare
di fronte il nuovo craters e lo spettacolo della po-
tente azione di un vulcano ardente.
A 29 Agosto un sopravveniente braccio di liquida
lava, superando quella pochi giorni prima ammontala
alia portella di Calanna, comparve sopra le alture di
Fiori di Cosimo, con grande stupore di tutti gli abitan-
ti, che meravigliavano a vedcrla cosi alto salila. Da
li brugiando i castagneti corse ncl piano di s. Gia-
como, ove rallentando alquanto il suo cammino arre-
stossi.
A veder con quale rapida continuazione sgorgava
€ scorreva la Lava dallo aperlo fianco della Montagna,
recava meraviglia, come poi si lento ne apparisse il
progresso nel suo fronte. Considerandola nella sua
scalurigine sembrava che nessun' intoppo potesse ar-
restarne il precipitoso corso, e che si sarebbero ve-
duti da essa inondati e coverti i contorni di Zafarana
e Mile non solo, ma che tutta la plaga orientale del-
XIII
1' Etna dovesse temerne la invasionc. Eppure, sia
che into])pi ad ogni passo inconlrando 1' impclo ne
venisse rcpresso, e fosse obbligata a cangiar dire-
ziono cd iirtare contro gli stessi suoi priiiii ammas-
sanu'iili, sia per la nalura e qualita della raaleiia
lavica, la sua rapidita diminuiva come piu si allon-
tanava dalla origine in quesfo braccio deslru che
ininacciava Zaiarana.
Non cosi no! sinistro braccio. ii quale occupando
quel poco che restava isolate da lave del piano di
Znjipinelli, si avanzava con piii vigore lateralmente
verso inonle Finocchio, e lava del 181 1. Fu qui che,
come riforisce taluno (1) in un basso suolo ove solea
raccogliersi dell' acqua, dalle liquefalle nevi, preci-
pitando la infocata corrente, produsse lo slesso spa-
ventcvoie fenomeno, avvenulo presso Bronte nel 1843
(2) ; vale a dire la subitanea evaporazione dell' acqua,
che a guisa d' una ignca esplosione, sbalzo in alto
ed a' fianchi la lava che vi era corsa sopra ; e pro-
dusse quel denso e ncro fumo che nel giorno 29
Agosto attiro gli sguardi di lutli gli Etnicoli. Facilis-
sirao avvenimento, ma della veracila del quale io non
rispondo ; avendo dovulo con vero disgusto ascoltare
e leggere relazioni e rapporti cosi esagerati e raen-
sogneri, da rendermi oramai diffidente ad ogni no-
tizia, e non credere se non dopo verificati i fatti.
Cerlo e che una specie di fissura ( come si e
delto ) , ben prolungala osservavasi, dal pie del nuovo
monle verso lo Zocco/aro, dalla quale lava sorgeva
e fumo in densi globi ; era facile che una forte
esplosione da un punto di quella gora avesse men-
(1) Michieie Panlano da Zafarana.
(2) Y. Mem. Sull Eruziooe del 1843 — Al.Gioeni ?ol.20.
XIV
tito il sopraccennato fenomeno. A queste esplosioni,
lontanc nlquanto dal principal cratere di Eiuzione,
sono dovute quelle tante bocche, chc si dissero aperte
lungo qiiclla fendilura, appie dello Zoccularo, ed in
que' contorni. INe son questi casi del tutio nuovi nelle
lave dcir Etna : die anzi esempii molti rccar se ne
possono, nella lava del 1537 prosso Torre di Grifo ;
nel corso della lava del 1669, cd in quella del 1766
appie della 3Ion(afftiola, d' onde lanlo materiale di
scoric e di arene versavr.si, quanto si formo que!
proluni;alo monte a! fianco orientale de' Casiellacci,
delto trroneamenle scluena dell asino.
IN el di 8 scUcmbre il minor cratere moslro di
ccssare dalle sue esplosioni ; la domani uno degli
aperti spiragli superiori presso Gia?micola riprese la
sua altivita, e per tulta la notte mando scorie fumo
ed arene. IVel seguente giorno, presso la base set-
lentrionale dello Zoccolaro, maggior vigore ripren-
dendo la lava, si ainmontu Irasversalmenle sopra il
dorso del braccio di quella raffreddata, e superalolo,
precipilossi nell' opposto lato con tale rapidita, che
I'u creduto un lorrente da nuova bocca scaturilo. Essa
correva verso le Fontanel lo, e non tardo a giungervi,
dislruggendo castagneti e lerreni collivali ad alberi
e a vigne, e si aftaccio il giorno slesso sulle allure
delle (.ase/le del iMilo, divisa in tre braccia ; talche
era visibile da Taormina il suo corso, d' onde non
si era sin' allora veduto, per il muro che vi framez-
zavano le finaite di (hernia.
Puo ben iniaginarsi, che da Giarre e da tutta
quella plaga orientale era in prospello questa mala
augurata comparsa di fuoco devastatore, ed era percio
scmprc pill crescente 1' allarme.
Mel tempo che tanto travaglio vulcanico opera-
XV
vasi nel fianco oricniale, il gran crafcre dell' Etna,
non moslrava paileciparnc per niillii ; i solili (iima-
joli assumcvano una lal quale atlivila, che piii clel-
i' ordinario polcva lalvolla riguardarsi. 11 giorno 9
settcnibre pero, liiUo 1' interno del Gralere c parte
de' suui margini estfrni, trovaronsi covcrli di una
fanghiglia biancastra, inipregnata d' acqua, clic da
lontano compariva neve, e qucsla presa nclia mano
e sprcmcndovi 1' acqua, restava come una umida ar-
gilla bianca ; ma diseccala prendeva una forte solidila;
slritolata in scguiio divcniva una polvere bianchissima,
alquanto aspra fralle dita quando sfregavasi. Ouesto
fenomeno, a nostri tempi, abbiamo altra volla osser-
vato, dopo la eruzione del 1819, e nel 1822 c fu
da principio credulo doversi riguardare come una
specie di regurgilamenlo fangoso del vulcano simile
alia Mojd (1) delle montagne dcllc Andes. Ma fatta
piu altenla disamina cbbe a concbiudcrsi essere siata
quella una ccnere eiullata dal cratcre cd impaslnia
da' vapori acquosi che e^alano di continue in quei
luoglii. Tale quindi stimiamo, questa fanghiglia, che
vesle r inlerno del cralcre dell' I'tna e bianca si mo-
stra ne' suoi margini cslorni. l''gli e pero ben curioso,
che mentre in quell' alia bocca del Vulcano, vien
fuori con debol fumo una vera cenere, dallo aperto
fianco poi nuvoloni di tetro fumo non si scaricano
che di srorie e di nerissima arena.
Questa, oltrc di essere stata abbondantissima
per lulla la [)laga oricnlale, da formarc ne' diversi
luoglii uno strato medio di sei pollici di altezza, ha
recalo anchc danno alle vigne ed agli alberi, attac-
candonc lo foglie e le uvc, forse per qualchc resto
(1) I) LoJazalea (Cosmos) art. Vuicani.
XVI
di aciilo idroclorico che intridevala in mezzo al va-
pore die usciva dal cralere e la portava seco.
Intanto la lava, a 13 setlenibro, giunta ad uu
miglio circa sopra il Milo dividevasi in due braccia,
quello a sinistra prendeva la direzione del villaggio
di s. Alfio, e quello a deslra rivolgevasi verso La
Macchia e Sorbo, cio che accrebhe la costernazione
di tulli gli ab t.inti di quella oriental parte dell' Etna,
le di cui possessioni, c quindi la base di loro sus-
sislcnza, fondata siille terre coltivate, la terribile
Eruzione minacciava di seppcllire. Via queste stesse
braccia dopo lento corso in tre giorni ferinaronsi, e
Ja lava dal monte Finocchio torceva verso monle
Caliaio.
I cupo romoreggiare si cangiava spesso in for-
tissimo detonazioni, come se molli pczzi di artiglieria
si sraricass(!ro tutli d' un colpo ; erano esse intermit-
tenli, e piu d' una volta coll' intervallo di veniiqual-
Ir' ore, ed anchc di piu giorni ; ma tornavano poscia
con maggiore o minor violenza, ordinariamenle ac-
compagnale da scuotimento di suolo. E rimarchevole
pero, t" qucslo riguardo, che mio fralello Giuseppe,
il quale trovavasi sulle serre del Salfizio nella nolle
del 21 settembre, mentre per quasi lulti i villaggi
dell'Etna dalla parte orienlaie e meridionale, sopra i
due mila piedi dal livelio del mare, quegli scuoli-
menti del suolo ben forti sentivansi, egli co' suoi
compagni sulle cennate allure, a non piu di due mi-
glia dal nuovo cralere, non avvertivano alcun movi-
menlo di terreno, ne poscia alia grotla della neve
dove si riposarono pel reslo delle nolle, anche quando
lo scnppio delle esplosioni era fortissimo. Egli stesso
frallaiilo quindici giorni prima, essendo sul monle
Finocchio, ad osservar piu d' appresso i vulcanici
XVII
fennmoni, inenlrc dirottainente piovrv;ij cd i I'ulmini
sirisciav.iiio sulla sua testa ; avvciiiva lale coiitinuo
tremuolo, che la sua guida sentivasi girare il capo,
cd a rocere ora obbligaln.
Nol menlro die gli ahilanti del Milo si prepa-
ravano a lasciar Ic loro diuiore, svaligiandoie per
recarsi allrove, la lava diminui gradatamente il suo
corso, e dopo avcre occupalo poche case delle CaseUd
die speranza di volersi arresfare ; come avvenne, dac-
che la nuova corrcnte, come dissi, si rivolse verso
monte Calia'o. Si aggiungcva a cio che le rumo-
reggianli csplosioni succedevansi a lunghi inlervalli,
cd il fumo era spesso ineno carico di arene c di
ruassa minore, lo che poteva indicare che non tar-
derehbe a ccssar del tutlo la Eruzione. I*e' due giorni
21 e 22 Scttcmbre cosi andavansi lusingando gli
abitanli ctnei ; ma a 23 dcllo stesso raese ritornarono
i fumi come nel 29 Agosto, e 1' atiivita del cratere
riprcsc vigore, pero senza grandi conseguenze ; e
del pari dal 24 a! 27, i fumi furono bassi c leggieri,
c riiirorzaronsi ne' giorni 28 29 e 30. In questo
tempo la Lava scorreva sopra i suoi primi ammas-
samcnli, ora verso Catanna, ora alia direzione del
Milo, ora sopra monte Caliato. Quesle slesse vicende
neir atiivita del vulcano si osservarono no' primi giorni
di Ollobre, ne' quail la lava riprese il cammino della
portella di Calanna, sebbene lentamente. Nel giorno
0 due bocche si aprirono piii basse della prima, e
inandavano uu rivolo di lava verso Zappinelli', si
aspcttava percio che il principal cratere si estinguesse;
ma non parvc per questo diminuila per nulla la sua
enorgii, o le sue csplosioni cd i suoi fumi portavan
sempre lo stesso caraltere di enorrae massa e tetro
3
XVIII
colore, quale mai non assunsero le minori ietnpo-
rance aperture : la lava pcru scaturiva da una di
quesle due bocche verso Zoccolaro e lorccva pei
Zappinelli.
Ma noi non anderemo seguendo tulle le circo-
stanze che si son verificale ogni giorno nel corso di
quesla Eruzione ; le niaggiori o minori masse di fumo
dopo il H e 15 OUobre e poi dal 23 al 28: le piu
0 meno violente detonazioni, che sino a Ire giorni
addietro si son falte fortemenle sentire; le piu spesse
piogge di arene ne' diversi luoghi, ed il vario cam-
mino della lava. TuUo cio sara I'alto da clii ha scrilto
una circostanziala relazione di questo inccndio, e che
sara, cred' io, fra non guari a quest' Accademia pre-
sentalo, se la cruiione non tarda ad eslinguersi. Noi
ne abbiamo lapportalo il piu esscnziale, c passeremo
a dar qualche breve spiegamcnto di ialuni de' suoi
piu rimarchevoli fenoroeni. Mi resterebbe peru a dire
qualche parola sul calcolo del matcriale sviscerato
dal profondo focolare che alimcnta i fuochi dell' Etna,
da questa Eruzione, se avessi in pronto tuUe le mi-
sure che alio scope si richiedono ; in mancanza di
queste non si puo che approssimativaraentc forraare
alia Ventura un soraraario raziocinio. Ponendo che il
suolo occupato dalla massa della lava fosse non meno
di cinque raigha quadrate, e che 1' altezza media di
essa ne fosse di canne due, e queste date, non sono
poi molto lontane dal vero, ne segue il seguente
calcolo —
Un miglio costa di C.n«720
14400
5040
XIX
C."- quae] rate o 18400
o miglia
2392000
2 canne cul)e
0.184,000
ol2 palmi cubi
2.654,208,000
E tullo qucslo maleriale, chc sembra prodigioso, non
e costato all' Etna chc una ordinaria piremesi, della
quale non si sarebbe forse tenuto inolto coiilo, se
versala i' avesse in men cultivate region! .
■ »— —
r^pettalori de' continui fcnomeni del piu classico
fra' vulcani ardenti, ed oggi di una sua grande
Eruzionc, cosa mai possiam proporre in aumento delle
teorie vulcaniche, se non che confermarci nelle idee
concepite da noi sin da molti anni addiefro. ?
Sarebbe un pretendero oltre alle mie forze, se
io volcssi lentar d' indagare quel che si opera dai
fuochi sotterranoi nel focolare de' vulcani, nel Piri-
I'legeionle di Platone (Phedon. 61). Ma egli e pure
un fatto, chc Ic roccc pirogeniche, le quali per sola
cspansion di calorc faceansi slrada altraverso degli
strati dcUa scorza sedimentaria della terra, non sono
[)iu apparse dopo le ultime formazioni secondarie :
(ho lo stesso basalto non piu si appalesa al di la
(Icllo terziarie rocce, e Ic lave trachitiche e piros-
sonichc son quelle che piu ordinariamente versansi
da' vulcani ardcnli. Se cosi e, come non puo negarsi,
i di loru locolari, puo quasi asserirsi, non altro ma-
leriale tencr in fusione che rocce trachitiche e ba-
saltiche, lelspatiche, cioe, e pirosseniche : e questc
XX
gtesse, per la lunga loro permanenza a contatto del
fuoco, pifi aduste ed alterate divengono, da assumere
una slrultura ben distinta da qiiella originaria.
Dair altro canlo la profondila della legione del
fuoco divenendo scmpre maggiore, come allrove si
si e esposlo (1) , la sola forza espansiva del calore
noy puo spingere, die di raro, la fusa materia la-
vica nella gola del vulcano ; e quindi senza 1' ajuto
di una forza impellcntc potentissima essa non si
vedria comparire ne' crateri, e versarsi all' intorno.
La preseuza del vapore pertanto di questo allivis-
simo agente e indispensabile a cio ; e si e provato
che tutli i fenomeni fragorosi e tremendi dalle Eru-
zioni, al sue sviluppo son dovuli (2) .
Fermo poi nel sostenere la teorla del mio fra-
lello Mario Gemmellaro (3) , cioe, che ogni innajza-
mento di lava si verifica nella gola principale del-
r Etna, e che per mezzo di latcrali lenditure o di
altra maniera di sotterranei condotli, essa si fa strada
pe' fianchi della Montagna ; e non gia che diretta-
mente e perpendicolarraente venga essa dal focolare,
atlraverso le falde del vulcano, un nuovo appoggio
io trovo in questa Eruzione ; la quale, benche nel
basso del Trifoglietto aperto avessc il maggior sue
craters, pure non manco di mostrare il sotterraneo
e discendente sue cammino colla aperlura di altre
bocche a fianchi di Giannicola, e presso il cratere
della eruzione del 1819, una dietro 1' allra, dalla
base deir alto cratere dell' Etna sino al piano del
Trifoglietto. A' tanti altri esempii quindi rapporlati
'' • (1) Illustraiione di due lavole ec. All! Gioeni vol. 28.
■' (2) Mem. sulla Eruz. del 1838. Cat. per Giunlini 1838.
(3) Mem. sulla Eruz, del 1809 — Nola. ;.-),;<.
XXI
dal mio fratello in quella Memoria ; agli altri che ci
hail prc^tato Ic eruzioni del 1819 e 18-43 possiamo
aggiungere quest' altra prova d' una ben I'ondata
teoria.
E per quel che riguarda in particolare questa
Eruzione co' suoi fenomeni, oltre di quelli che ha
avulo in comune con le altre, non ordinaria e stata
al certo, la massa enorme ed incessante del funio
carico di areno che l' ha accompagnalo in lullo il
suo corso. A dar di cio spiegamonto, non bisogua
che rivolgercj a considerare la forza del vapore, e
la sua azione ncl focolare vulcanico.
Ailorche esso e compagno della eruzione, la
lava non e la prima a comparirc ; ma scuotimenti
di suolo precedono la sortila di nuvoloni di fumo,
ossia, dello stesso vapore carico di arene sottili, o
poi gradutamonte di sabbione, di scorie e di masse
infocate : dopo di che il torrente di lava scalurisce
appiii deir aperta bocca, e si versa dallo squarciato
fianco della montagna ne' vicini terreni. Fenomeni
son questi dovuli tutti alia forza del vapore, che
faccndosi strada atlraverso della fusa lava, ch' egli
stesso ajula a spingero nella gola del vulcano, 1' at-
tacca con potento azione cd irresislibile, e la riduco
a minuta arena, no' primi istanli, e grade grade poi
ne va strappando Ic scorie e le masse, che a grande
allozza solleva in aria, c le rovcscia a' fianchi della
aperta bocca, formandovi cosi ilnuovo cono di eruzione.
Inlluiscc pero non poco al caraltcre di (juesli
fenomeni la natura della lava ; imperocche se essa
e consistente, ed in massa ugualmcnle fusa, il viv-
pore puo staccarne minor parte nel suo passaggio,
oi quanto ne porta seco, slritolata e ridotta in mi-
nuta arena, quando la lava non ha molta consistenza,
XXH ■
ed e arsiccia, o in minute masse incoerenti e disu-
nite, forse per lunga dimora nel focolare, o per
peculiar condizione di slrullura ; e quindi non sem-
pre, in liitte le Kruzioni, il fumo prcsenla le stesse
apparenze : od ora si vede carico di arena ergersi
in densi globi e ncri, ed ora poco differisce dal-
r ordinario fumo di accese veffctabili soslanze .
Ghiara a|)parisce da quesli premessi la cagione
dollo slraordinario svolgimento, della massa e della
densila del fumo cbe ha accompagnate questa Eru-
zione ; esso e dovulo ad una immensa quantita di
vapore formatosi giu nel focolare, il qualo forzandosi
una via nella gola del vulcano, attraverso di lava
incandcscente, di poco ooerente slrultura, scoriforme
e ghiajosa, come si e ail' aperto poscia mostrata, ha
poluto portarne seco grandissima porzione, e I' ha
sparso, ridotla in arena, per tutla la plaga orientale,
piu che altrove, dell' Etna. Libera poi di questo
ostraneo materiale si condensa sovcnle in acqua, e
produce quelle dirottc piogge, che si sono tante
volte verificate in qucsla Eruzione nella valle del bore
principal mente ; ed accompagnate spesso da fuhnini,
proilolli dalle subilanea condensazione del vapore,
come vuole Humboldt, o per la formazione di larga
superficie di nuvolo, come crede Gay Lussac (1).
Motivo di serie discussion! han dato anche e.-se,
la lunga apertura appie del nuovo cono, e le varie
boccbe, che durante la Eruzione si sono aperle, lungo
la stessa infoca'a correntc ; per cui vedendo sorgcre
fumo, arena e scorie dal nuovo cralere, ne' conlinui
eruttamenti , e la lava venire dalla base di quelle
e dalla apertura tanlo prohmgala in avanti, s' incli-
(!) Cosmos b~. Art. Vulcani. • ! i. i-j •,■!..;;
XXM
n-iva a credere che piu d'un canale era apeito nclla
origine d(!lla Eruzionc. 3Ia se iiuiluramenlc lillclliu-
ino, chiaro scorgcremo, che per Ja stessa ragioiic.
per cui quatlro o cinque bocchc si aprirono d>i Gtan-
iiicola al nuovo cralere, vale a dire per il sotterraiieo
cammino della lava, per lo stesso molivo allre se ne
formarono nel corso di essa, dalla base del nuovo
cratcre in avanli, scorrcndo il liqiiido maleriale solto
gli strali delle precodenti lave ; c <{uesle per la loro
maggiure o minore doppiezza e densila, rcsislcvano
a quel!' urlo in molli punti, mentre ia allri cedevano
alia potcnle forza cspansiva.
Ne queslo e rare fcnomeno nelle Eruzioni : molti
cserapii ne abbiamo, come di sopra si e accennalo.
Se poi le csplosioni si I'anno sempre dal cralere
principale, per cui un cono si va f'ormando, sino a
diveniro un alto monte, e la lava scalurisce dalla
base di qucllo in avanti , ciu non prova che la
principal goia non e una sola ; ma che anzi i feno-
mcni di esplosioni aver non potrebbero luogo se il
vaporc non uscisse dallo stesso cammino ; esso infalti
nel suo violcnto passaggio va slritolando in minute
arene parte della lava c la porta seco in aria, mentre
r altra piii Icnla si versa sul lerreno giunta appena
air orlo della bocca. Cos! il fumo par che solo da
separata buca sorlisse, mentre che in effetlo egli e
compagno della lava sino alia superficie del suolo,
eve per la diversa loro natura, uno nelle regioni
dell' atmosfera s' innalza, c 1' altra sen va a scorrere
sul torrcno.
In quanto agli orrendi dctonanti fragori che
accompagnano spesso le esplosioni del cratcre, non
si pone in dubbio esser eglino dipendenli dalla forza
deir aria rarefalta fra una ondata e 1' altra della lava
XXIV
che si avanza nel sottcrraneo cammino del vulcano,
Sono essi piu frcquenti, ma meno forti quando la
laya scorre rapida e senza intervalli, come ne'primi
pcriodi dclla eruzione , di quando essa viene ad
ondale ed a prolungate riprese ; lo che si o sempro
osservato in quasi lulle Ic eruzioni, di ciii abbiamo
noi memoria
La intormillenza di queste fragorose esplosioni,
per alquanti giorni, facca sospcttare che la Eruzione
loccassc il suo tcrminc : pcrche era indizio, come
abbiam dello, che la lava non vcniva in coiitinuazione
nella goia vulcanica ; c la! fonomeno si e piu d una
volla osservalo , come ncl 1819 1838 e 1813.. Ua
qucslo indizio, so ha pur probabil fondamento, non
puo sfabilirsi come cerlo ; imperocche non essendo
a nostra portala il sapcrc quale alimenlo vonga som-
ministrato al focolare del vulcano, potrcblic .incbe
a riprese giungervi e restiluirlo in atlivita. In effedo
dopo lo orrende dctonazioni del giorno 20 Scflembrc,
le quali a larghi intervalli succedevausi, per due aliri
giorni non si videro che fumi leggieri , e le esp'o-
sioni d' inFocafe scorie erano ridotte a poco; tna noi
susscguenti giorni dul 23 al 29, e poi ncgli allri
di Oltobre il fumo vcniva fuori talmente carico di
arene, ed in nuvoloni cosi spessi ed abbondevoli,
che dava a divedere nuovo travaglio ncl focolare
effcrvescentc tult' ora ; e nuove bocche, e nuovi corsi
di lave si verificarono in que' giorni.
Non dobbiamo prelerire due ienomeni che me-
ritano la nostra attenzione. Si e di sopra nolalo che
nel corso di questa Eruzione il gran Cralere del-
1' Etna e state silenzioso, e soltanto un fumo leggie-
ro ne' primi giorni di Setlcmbrc scaricossi di una
XXV
cenere bianchiccia denlro quell* aha voragine non
che negii orli e ne' fianchi esterni di cssa.
In quanto al silenzio del craterc, snrcbbc esso
una prova in contrario, di quanto ho di sopra assunto:
cioe che la materia lavica di ogni eruzione, viene
ionalzata dal focolare sempro nella gola principalc
del vulcano ; sc cosi fosse dovrebbe essa ogni volla
scaturiro dal cratcre : e se non la lava stessa che
puo introdursi nelle lateral! fenditure c caverne, che
la porlano verso i fianchi della montagna, ainieno il
fumo, come piii leggiero e tendente a porlarsi in alto,
si dovria vederc venir fuori della cima dell' i^tna.
Ma chi dice che la gola di questo formidabil vulcano
sia un canale perpendicolare che va a piombo nel
focolare ? Essa e una sola al cerio, ma chi sa di
quanlc tortuosila non e essa costituita, se a cosi di-
stante profondita esiste il suo focolare ? II tremuoto
avverlito nella regione piemontana piu che nolle prime
elevate parti della montagna a 23 Agosto, e una
prova che estese oltremodo son le radici del vulcano,
ed a gran dislanza si dilungano dalla perpendicolare
del gran cratere. Chi sa quante volte non vien
cssa temporaneamente oslruita ? lo recar posso due
esempii, molto calzanti in questa breve disamina.
Nel 1804 denlro al gran cratere ctneo, un piano
orizzontale ne formava il fondo (1) . Verso la parte
meridionale di questo piano, si apriva 1' ampia vo-
ragine del vulcano, d'ondc elevavasi pcrenne il fumo.
Kl queir anno stesso una piccola eruzione ebbe luogo
denlro il cratere, un monticello vi si forrao, dalla
(!) Vedi la Tav. nella Mej). della Erui. del i809 —
di M. Gcmmellaro.
XXVI
caduta de' naateriali delle esplosioni , ed un rivolo
di lava corse a precipilarsi nella cennata voragine,
a non piu di cento passi dal nuovo tnonticello. Or
giunta la lava infocata a quella grande altezza, e
ncUo stesso cratere ove aprivasi la profonda gora del
viilcano, come mai non venne per questa aperta ed
ampia via, ed all' incontro, si apri una bocca nel
piano stesso del cratere ed a poca distanza da quella ?
ISel 1819, durante la eruzione di quell' anno,
avvenne un falto simile nello stesso cratere, ed a
pochissima distanza dalla gola principale (I) .
I'ub dunque il magno cratere dell' Etna starsene
mulo e tranquillo, mentre una lava per tortuose vie
del condotto vulcanico si versa da' fianchi del monte.
Non dee quindi recar nieraviglia, se per nulla si e
risentito in questa Eruzione.
Piu difficile riuscirebbe dar spiegamento di
quella cenere erultata dal sommo cratere, quando
non si trattasse di opcrazioni vulcaniche, e di loro
proteiformi effctli. Quanto studio non ricbiederebbeio
le puddinghe che si trovano eruttate fra' materiali
de' crateri, formate di pezzi di lave di natura diversa,
conglomerate da una pasta silicea semivetrosa? Quan-
to que' pezzi di trachite gomitolati entro lave piros-
seniche ? Quanto quelle lave, nella stessa corrente,
ora compattissime e pesanti, ora scoriformi e leggiere,
ora in lastroni, ora in piccole masse, ora in forma
di ghiaja e di sabbione ? Ma basta considerare quali
alterazioni, quali cambiamenti puo il fuoco vulcanico
produrre nelle recce, per non mettere a tortura il
cervello nelle ricerche della causa di lanti fenomeni.
(1) Vedi la Tav. nella Mem, della Eruz. del 1819 —
di H. Gemmellaro.
XXVII
La cenero, che due volte mi e tocrato osservare,
presa sul cratere dell' Etna, impastala dagli esalanli
vapori, potca venire da roccia felspatica altaccala
dal Fiioco della soUoposta lava incandescente, e strap-
pafa dalla violenza dello stesso vapore, che produ-
ceva la eruzione lalerale ; e per via di qualche
stretto meato innalzata sino al sommo cratere. Feno-
meno non ordiinrio al certo nell' Etna che da moiti
secoli non mclte fuori rocce felspatiche ; ma che non
e poi si strano da recar mcraviylia a chi e versalo
nollo studio e nelle osservazioni di un vicino ardcnte
vnlcano ; nel quale e manifesto, nella plaga orientale
del suo dorso, un sistema di rocce felspatiche, che
roinunicar debbono colle viscere della montagna.
Ouella cencre inl'alti ammassata avca I' aspello di
una specie di Raolino, ed impastata dal vapore,
prendeva, seccandosi, una consistenza ben forte : e
lo stesso faceva, quando triturala secca, si tornava
a bagnar con acqua ; pero quella del 1822, dopo
asciutta perdcva la coesione, e diveniva polvcrosa di
nuovo.
Poco c a dire su' materiali di quesla Eruzione,
che sono della ^tessa natura di quelli di allre eru-
zioni, con poche varieta, come puo scorgersi dal-
r annesso breve catalogo.
Sono stall qucsti i fenomeni di un' incendio del-
r Etna, che se non puo considerarsi fra' piu gran-
diosi, come quelle del 1603, del 1669, del 1780 ec.
certo e pero che non c stale inferiore a lanli altri
descritli dagli slorici e considcrati come parlicolar-
mcnte rimarchevoli. Ke puo negarsi aver deslato
vero inleresse, pc'Juoghi che la sua lava percorreva,
pe' terrcni coltivali che occupava e per quelli che
XXVIII
minacciava di invadere, non che pe' villaggi ch' era
vicina ad incendiare e distruggere.
L' agricoltura suUe falde dell' Etna e troppo in-
nollrata, bisogna pur confessarlo. I terreni vulcanic!,
quando sono dimesticati dal passaggio de' secoli, di-
vengono feracissimi; prova ne sono le taiilc vicine
popolazioni che vi si moUiplicano, e vi prosperano
a ineraviglia. Ma il vulcano reclaaia i sudi dritti ; e
fa ricordare all' uomo ch' e finalmente un rischio il
fissar la sua dimora sopra una raontagna dolata di
una specie di vita minerale ed aslronomica, prova
della reazione interna della Terra secondo Humboltd
( Cosmos ) ; e piio, quando vuole, vestir di nuova
scorza la enorme sua massa , poco curando quanto
la industria ha potuto produrre sopra i suoi fianchi.
Simile alia belva feroce, egli dormc talvolta un
lungo sonno. Nel suo riposo pero da tali segni, da
non far credere esser egli estinto ; e par che dica:
» io dormo e vero, ma se mi sveglio ? Tremate pel
> voslri campi per le case vostre . . .
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Dacche fu letla questa memoria sino al fine del inese
di Novembre, 1' Etna ha conlinuato a versar qualche rivolo
di Lava, dall' aperlo Cratere Delia valle del hove, nel poco
di spazio che resta isolato da Lave, in conlrada Zappinelli.
Le delonazioDl, i fumi carichi di arene, e le esplosioni di
scorie ban proseguilo, sebbene con mioore energia ; e sembra
che non voglia per ora estinguersi del luUo questa rimar-
cbevole Eruzioue.
XXIX
• MATE RI All DELIA ERUZIONE
Cenere — Finissima, bianchiccia, eruUala dal soinino
craterc ; ivi impastata a guisa di ianghiglia per
mezzo de' vapori esalanti; vestiva di bianco i' in-
terne, gli orli e parte del cono di esse cralere ;
discccala prcnde una forte consistenza.
Arene — minutissima, nera, attraibile alia calamita;
raccolta a grandi distanze dalla Eruzione.
ti — piu grossolana, e grado grado sino alia gros-
sczza di un pisello : si mostra allora spongiosa e
leggiera ; in tutta la plaga orientale.
Scorie — dalla grossezza di una mandorla, sino a
quella di un pugno ; Icggicre, spongiose : tapez-
zate talvolla di una sottilissima scorza vetrosa iri-
dala ; in tutta la valle del bove.
» — dalla grossezza di un pugno sino a quella di
una testa umana, ordinariamcnfc ( senza parlare
di masse di grossa mole, cbc a quando a quando
venivano eruttale ) ; piu pesanti, meno spongiose,
aspre nclla superficie, compatte nclla niassa — in
tiitti i niinvi crateri, sino alia loro base.
Lava — compatta, nera, pcsante, con crisialli di pi-
pirossene alterato, iridato nella superficie : scar-
sissime laminette di felspato. Essa era per lo piii
in masse staccale di varia grandezza.
» — sciolta, a guisa di rapillo, e di grossolana
ghiaja, formaia di Iritume scoriforme aspro nella
superficie, compatto nella massa e pesante.
Queste due forme di lava costiluivano, mesco-
late insieme, le correnti dclla Eruzione.
E/jlorescenze — A' Idroclorato di ammom'aca.
— in massa, di strultura fibrosa.
XXX
— incrostante polverulento.
— in crislalli regolari del sistema del Cubo.
— isolafi, 0 aggruppati.
',: — disposti in serie ad angolo retto, da formare
una specie di rete.
— bianchi, o giallastri ; di raro verdi o bruni,
aspetto velroso, luccicante nella fraltura, sapore
pungente.
Di altre efflorescenze si terra conto dopo finita la
Eruzione, se i crateri, come suol verificarsij nc
presenteranno. t'- .: i.v;.; ■, - •;
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INDICE
Relazione Accademicn per I' anno XXVIII del-
l' Acnadcinia Gioenia scritta dal Socio At-
tivo Siujretario Generale di essa Andrea D.r
Aradas ...... pag. 3
Illustrazione di due Tavole, che facilitano la in-
teUi(jcaza delle piii difficiU Teorie geolo(jiclie
del Socio Profeiiore Carlo Geinmellaro . » 57
Monografia del Genere Coroaula , e Descrizione
di alcnnc allrc nuove specie di Conchi<ilie
Siciliaiie per il Socio Attivo Andrea Ara-
das ....... yt 57
Di taliini fcnomeni della vita minerale , Breve
disnminn del Socio Professore Carlo Getn-
mellaro ....... 7.3
Elogio di Carmelo LanzeroUi per il Socio Ativ-
vo Dotlor Emmanuele Fisichella . . )) 98
SwUo del Giornale della eruzione dell' Etna del
1SS2 del Socio corrispondente D.r Giusep-
pe Gemmellaro . . . . . )) U3
Breve Ragguaglio dell' eruzione dell' Etna del 21
agosto /6'o2 dal Socio Profes. Carlo Gem-
meUaro » j.
3 n 1 (I ,ci
-si. by-
TV. K
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DELL'AGGADEMIA 6I0ENIA
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DELL' AGCADEMIA GIOENIA
Di SGIENZS NATURALl
11 iiriiii
SERIE SECONDA — TOmO X.
Ctttttuxa
TIPOCRAFU DEI REAI.E OSPIZIO DI BEIVGFICENZA
1854
CAIHCIIE ACCADMIIICIIE
Por I'anno WIX da llai-gio 18:>3 ad \\mlo l^U
1. Primo DiroUorc-D. Anfrcid Piinehianco Inteiidente della Provinria
2. Soronrto DircUoro-Prof. Dr. Carlo Gemincllaro
'.\. SpiiTclario (iciicralo -Prof. Francesco Tornalicne Priori' Cassinesc
V. Segrctario di Scicnzc Aatiirali-Prof. Giuseppe Antonio Galvagni.
."). Scprctario <Ii Scicnzc Fisichc- Dr. Mario Di-Slefano
t). Cassicrc-Dr. Gactano De-Gaclani
1. Direltorc dcllo Stanipe-Pad. D. Giovanni Caiici Cassinese
S. DircUorc del Gal(in(!lto-Proi'. Dr. Andrea Aradas.
MEMBRI DEL COMITATO
1 . Prof. Dr. Aniiclo Bonaccorsi
2. Prof. Dr. Giuseppe Zurria
i{. Dr. Barlolonieo Pcipisardi
4. Prof. Dr. Andrea Aradas
5. Dr. Anlonino lo Giudice
♦J. I'rof. Dr. Giuseppe Antonio Galvagni
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■''.'^f 4m!. !•;: • " ;'' '»i;-..;;t' ih r!// i):i/i;'( K'i
CATALOGO
DEI SOCII ELETTI DAL MAGC.IO W6i AD AI'RII.E 1«5V AMVO XXIX
DKI.I,' ACCADKMIA (ilOEMA
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I'ATItlA
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ACCADEMICO
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DELI, ELEZIO.VI
1
(liuseppc^ Rozzo . .
Palermo
Onorario
2r;9
14 Anrostol833
2
Siilviilori! lioniiino .
(lentorlii
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200
30 Aprile 1K34
3
(iiiiscppc Henry . .
Washington
))
261
26 Fel.!)r.lS3'.
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Vincciizd Lii-Hosii .
Calania
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262
6 Lnyiio is;;',
5 (lidvunni Di-Slcfiiiio
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1
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1
Miirio Vill;irc;ilc . .
Palermo
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Francesco LuiidoliiKi
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266
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9
Anlonio Alvaro Pa-
lerno I'rinc. Man-
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261
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10
AntiMiio I'.nl^uarella.
Tiapani
Corrispond."'
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30 Aprile lS:i',
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("liiisepjie l,a Camera
Cdlidne,
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miaiigio IS3 5
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iV'icola Perla. . . .
Venafro
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6 Lnjilio 183'.
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Anireld Cavarra . .
A'olo
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Salvatore (jislaldi .
Itiposto
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Mario I'iazzi ....
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Frances." Accordino
I'alti
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609
))
n
(lio. liallisla Mas-
soiie
Tienova
))
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A. Massalonjfa. . .
Verona
»
611
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19
T. A. (hieveiine. .
Paii^li
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612
»
20
Aiiih'i'a iMiiniinl . .
»
613
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21
Aitoll'o (jor\ . . . .
))
614
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22
Francesco NiinqMe-
IJM
1
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F. Iloniolle . . . .
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24
Ciiiiseppe Manfredo-
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23
Francesco I, a Porta
Calania
Collahoralore
114
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26
Cainillo l"erro . . .
:)
»
113
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21
Pietro Condorelli .
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116
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T; '.. : II J :
•!. a: ! ni.'.l.i r Ml ■ l.til
RELAZ10\E ACCADEIHCA
PER L'ANNO XXIX.
DELL' AGGADEmZ A GIOENIA
Lelta Delia scdiila del di 24 Jlaggio 1833.
DAL SOaO ATTITO SCGRSTAJttO CEnBBALE
(^saaaa^i iia^SiiikS
tiimiMiMraniiminMrm^
, iv, WU
Hoc opus, lioc slud!uDi parvi properemus, cl anipli
Si patriae \olumus, si nobis viverc cari,
]l Poeta Venosiho Epist. 3. Iih I
3.
^E , come non puo rivocarsi in diibbio , iiiconcussa
e saggia niassinia e qiiclla , chc nolle dolle parole si
comprende dcllo illnstrc aulorc dolla introdiizione alia
Enciclopcdia, e chc io ripeteva, e orniai nn aiuio; se ,
io dico , le scienze sono luUe iitili all'uomo, perche vi
ha una catena chc le unisce , e per cni tulle a vicenda
soccorronsi; e sc dalo non e ad un solnonio, |>ei' (pianto
grande esser possa la potenza intellelliva di hii, abbrac-
ciaiT con la niente la sfera illiniitala dello seibile, e su
lutli i rami di esso estollersi a un tempo c toccar Ta-
pice della ijrandezza, e della eccellenza ; ne siei^uc, oiio-
randissimi Signori, che per il progresso dello spirito u-
mano, cliiaro appalesasi , e non men che forte e poten-
tc, il bisoi^no die gli scienziali vivessero in islretla col-
ieganza . prestandosi , del pari che le scienze , scambie-
M)li soccorsi , operando con uiiita di scopo , e un tiitlo
formando coslituilo dinnuinerevoli anelli come la catena
d'oro di Omcro chc univa il finito allinlinilo. ■ u
— 10 —
Questa grandiosa e sublime idea e oggi una verita
di i'atlo. La esperienza I'lia rivclata in tutta la sua vera
luce, e ne ha coniprovato gii utilissinii risuUanienli.
E di vero : se gii slabilinicnli univcrsilarii diffondono
la scienza, ed alia scicnza educano gii uomini ; le sotiela
scientifiche arricchiscono lo scibile, e fan progrcdire con
pie concitato I'uniano sapcre ; conciossiache in esse gii
scienziali inconlransi e si avvicinano, si legano insieme ,
associando le loro elucubrazioni , lavorando in coniune ,
ooadiuvaiidosi a lieenda, a viconda preslandosi i niezzi ,
eomunicandosi i lunii per iscopo unico. E nelle aceadc-
niie the gii argoinenli discutonsi, e fra il conllilto di o-
pinioni discordanii c conlrarie il vero riluce , e Y errore
slenebralo rilevasi, c si emenda, si corregge, si abbalte.
Fu verso la meta del secolo XVII. clie si conobbe
un tanto vero, chc per il melodo di allora inlrodollo di
perfezionare le osservazioni, raccogliendo de'falli, ed in-
clinando cosi al posilivismo, un cerlo numero di collabo-
i-alori si uni per una stcssa ricerca, per il medesinio sco-
po. Si conobbe il bisogno delle riunioni scienlifiche di-
relle al conunercio delle idee, alia distribuzione de'lavori,
al concorso degii ingegni per lo auniento del pari, che
per la diffusione delle acqnislale conosceuze. « Si conobbe
« scrivc rillustre Davy che il coniplesso della nalura re-
« stava ancora a niedilarsi ; che era d'uopo dislribuire
« quel coniplesso, e che a ciascuna parte rinianeva ab-
« baslanza di utihta e di gloria ; e che il tullo tcnde-
« rebbe cib non oslanle al bene coiuune, che era il pro-
« gresso e il perfezionamento delle umane cognizio-
K ni (1) )).
Ma il vanto, ina la gloria di aver dalo I'aUuazione
(I) Introduzione alia Filosofia chimica contenente la storia della
Cliimica , pag. 22.
— 11 —
a qucsto nobile proponimonto spelta all' Italia , o Signo-
ri, porche sollo qucsto hel cielo si videro sorgerc le prime
riimioni dc'dotti. L'accadcmia dci Segreti die apri nel
secolo XVI. in propria casa Giamballista della Porta ,
celebre medico e matemalico IXapoictano , qiiclla de' Lin-
eei sul principio del secolo XVII. e I'accademia del Ci-
meiilo sorta in Firenze nel IGjI, ambcdiie crcsiiiile al-
I'ombra del troiio, precessero la fondazione della societa
Reale di Londra nel 1G(»0, e deirAccademia Realc delle
scienze di Parigi nel KKiG. L'esempio , molla possente
delle uniaiie azioni, eccilo e delerniinit gli aninii in allrc
parli del mondo incivilito a creare delle associazioni scien-
liflche e lelterarie ; per tal modo il gusto divenne piii
puro per lo dibatlimento e la comparazione delle idee ,
(^ si a|»r'i uu canq)o vaslissinio ad ogni sorta d indagi-
iii , e all'esercizio libero ed illiniitato delle facolta dello
spirito.
Sicilia nostra ba veduto sorgere in varie epocbe le
sue accadeniie letlerarie e seientiflcbe; ma tra per la colpa
de' tempi, tra dcficienza dei mezzi, c tra imperfezione di
slaluti: o per la scarsa impnrtanza delln s( opo. o si son
degenerate, o non jx'rvenule unqiiiiniai ad alio grado di
rinomanzn. Quella dei'li Elnei londala in Catania dallo
ilbistre Principe di liiscari aveva snile jirime oircrio una
iniziativa di lavori scientiUci , relativi al nostio vubano
precipuaniente ; ma non passo guari cbe , sviando dallo
scopo j)r()|(oslo , traniutossi in poetica accadeniia.
Surgeva peri* I" accadeniia (lioeiiia per niostrare al
nioiido scienliiico di die sono capaci 1(> nieiili siciliane in
falto di sapere, sorgeva. e merer la solerzia ed opero-
silii de'snoi nienibri rapidamenle cresccva. si faceva aiizi
tempo adnlla , "misiilei'i'iava. si ciniicva di nniuireola di
gloria imperitura e rivendicava I'onore scienliiico siciliano.
Ma qnal si In lo sco[to precipiio di questa Societa?
— 12 —
Come pole giungere a si alto grado di splendida ripu-
lazionc? Voi lo sapete, o Signori, e vero! 3Ia a me piace
ripctervelo, perche il mio cuore, ardentc di vero e caldo
amor palrio, iion sa in queslo discorso, consagrato alia
annua rivista de'nostri lavori, trattenere il labbro e non
vi esorlare a mantenere vivo ed inconsutile in voi Taniore
onde si conservi e si migliori sempre mai la nostra So-
cieta.
Sono oramai ventinovc anni, o Signori, ed in quc-
sto tempio della scienza , soUo queste slesse voile , lui
uomo clie, sebbene tra noi non nato, amava Catania co-
me se patria gli fosse, alzava forte la voce, parlava ad
una mano di dolti, gli riuniva in vera societa scientifica,
e gli confortava a ben mantenere il sacro fuoco del vero.
Egli al tempo stesso proponeva il da farsi perche la na-
scenle Gioenia qual pianta novella, sfidando la bufera cre-
scesse rigogliosa, e fiorisse, e dolcissimi prcziosi frutli
producesse. E d'uopo, egli sclamava, o Gioenii, e d'uopo
alliiicbe riusciste a guadagnarvi onore e celebrita clic ri-
volgiale il pcnsier vostro, rallenzion vostra, lulfe le vo-
stre forze alio studio, alia invesligazione, alia illustrazione
delle patrie cose, delle preziosita naturali che raccliiude
quesla terra ubertosissinia e ricca di ogni maniera di
|)rodotli maravigliosi della nalura. E tale si fu il grande
ed utile divisamento a cui diedero opera gli Gioenii; que-
slo il grande scopo che di asseguire si prefissero.
3Ia, ban essi poi sempre manlenuto un tanlo pro-
ponimento? I lavori di questa Societa hanno mai sempre
mirato a si utile scopo ? Si o Signori ! II mondo scien-
tifico e stato testimone di questa condotla ferma, invaria-
bile ; di questa perseveranza di che vi han pochi esem-
pii nella coltura della storia naturale patria. Si e difatli
in ogni tempo studiata la terra che calpestiamo, gli strati
di che e formata, la natura c la composizione delle no-
— 13 —
sli'C rocce , la disposizionc dci varii lerreni , i rcnomeiii
vulcanologici del iioslro nionlc ed i suoi prodolli ; e lo
mostrano chiaro i lavori di Ui Oiacoiiio, Alessi, Maravi-
gna, e piii d'ogiii allro, i preziosi lavori del Gcinniellaro
riverilo come il Neslore della Geologia siciliana. Si soiio
riccrcate e descritle le pianlc die gcnnogliano e crescono
su qiiesla lerra, c lo daiino a divcdere le niemoric del
Coseiilini, di Scuderi , di Maravigna , del Castorina , del
IJianca , del Gaelani , e i hehnori del Tornabeiie, Si
sono raccolli, sludiali e descrilli gli aniniali che abilano
il suolo della Triiuu ria , ed il tri])lire mare che la cir-
conda; e noii solo i vivenli, i fossili ancora ; e ne I'aii
fede le osservazioni dello Alessi, Gemniellaro, Maravigna,
Galvagni, le mie ed altre. Si e sludialo ben anco I'uomo
della Sicilia, le sue abitiidini , le sue malattic , le ano-
malie, le moslruosila, ed olVroiio di tanlo chiara testinio-
nianza le memorie del Galvagni, Reina, Reguleas, Orsi-
ni, Gemniellaro liglio ed allri. Ae si e trasandalo lo slii-
dio del clinia e de' varii fenomeui atmosferici, e di quanli
allri riguardano Sicilia nostra.
Ed in (luesl'anno, o Signori, in quest' anno vigesi-
mouono la nostra Socielii non si e allonlanala ne punlo
ne poco dal suo proponimcnlo. Si e occupala dell'ardenlc
vulcano sidle ciii I'alde abilianio; tramandando cos'i ai po-
ster! dotta e I'edele relazione dell' ultima formidabile cru-
zione die ci colino di terrore ; lia sludialo gli animali
della Sicilia nella dasse dei molluschi viventi, e nei fos-
sili lanlo iiccessjirii alia Geologia, e Tuomo dell' Etna nelle
sue inalatlie e nelle cause lopogralidie e geognosliclie da
ciii quelle provengono. I lavori lopogralici sono della
pill alta iiiqtorlanza e della piii evidenle ulilila. II volerne
per ))oco dubilare si e nioslra d'ignoranza o di presnn-
zione. La iialura cangia di lisonomia ne' varii punli i\('\
globo : e (juanto niaggiormenle complessc e perfelle si
— 14 —
ajipalesano le sue formazioni , tanto piii svariate, molli-
plici e solto diffcrente aspelto si niostrano. Un uomo non
puo tuUo soggettare alle sue indagini, non puo ricercar
ogni luogo, non puo portarsi sopra tntti i punti del glo-
1)0 : quindi la necessita dclle descrizioni topografiche , la
loro importanza , la lore utilila.
La nostra Accadoniia ha falto in queslo anno anche
dippiii. Oltre i lavori topografici ha cercalo di rendere
pill agcvole lo studio dclla (leologia; ha ricercato il modo
con cui i niinerali si aggrcgano c prendono delle forme
determinate, regolari, ed in millc modi variate ; ed ha
finalmente conlinuato la rivista de' lavori zoolocrici siciliani.
Eccomi ora o Signori alle prove di quaiito ho con
licta fidanza asserito.
La natura e scmpre mai grande c maravigliosa nellc
sue operazioni. Dalla piii alia monlagna al grano di sab-
hia , dall'essere privo di organizzazione al vivenle , dal
vcgetahile all'animale, dal polipo alluomo, luori del globo
e nelle sue viscere prol'onde , in tutta la eslenzione in
somma deH'nniverso tutio eccila la curiosilii, la maravi-
glia, lo slupore. II mondo, diceva rinunorlale professore
di Upsal il principe de'naluralisli, il gran Linneo, il mondo
e il tcatro dell' Onnipotente, die t' ofTre agli sguardi una
inlinila serie di miracoli che sono il proilollo di un po-
tere illimitalo e di una sapienza inlinita con uno scopo
determinalo. E se noi ammiriamo in ogni esserc orga-
nizzalo un piccolo mondo di maraviglie, non meno ce ne
offrono quegli esseri che quasi a lorto si dicono bruli ,
e che hanno non di manco scopo , azione e vita. Nelle
viscere stesse della terra che ci soslicne havvi una sor-
gente ignota di fenomeni die ci sorprendono e ci after-
riscono ; e quando Tuonio ne'dciirii della sua mente tra-
viata credesi di csscre divcnuto il padrone deiruniverso,
al caso di spiegar tutlo e luUo comprendere. e slida gli
— 15 —
eleinenli e ronnipolciiza del Facilorc Siipromo , cd osu
lalvolld neU'eccesso della sua enipicla iiegarne I'indubi-
lahilft csistcnza ; se avviene die la terra si scuota e Ira-
balli solto i suoi picdi , o chc orreiidaniente mui^gendo
si apra per voinitare torrenti di fuoco die minacciaiio
d'iiieenerirlo ; allora sbalordito, treniantc, esleneiallo, e
conlro sua voglia spiiito a riconoscere la propria imbe-
cillila, e'l polere della niaiio suprenia cbe lo lia crealo.
Si, 0 Sigiiori; i fenonieiii dei Yulcaiii ardenli, Ira ({uaiili
allri la nalura ne offre ai nostri sguardi sono i piii slu-
peiuli e i piii iiiesplicabili nel leinpo slesso, e sommini-
straiio iiiesauribile materia di invenzioni, di descrizioni e,
di ricerche ai poeli, agii storici, a'dolli.
Tra i vulcani che ardono sulla superfaie del globo
r Etna , il quinto per grandezza . ba in particolar niodo
allirato 1' universale attenzione. E se niollu Irequenti non
mostransi le sue eruzioni , perocche rallivila de" vulcani
e in ragionc inversa della loro mole, sono esse ])ero gran-
diose, lormidabili , spaventevoli. L'ullima avvenula nello
scorso anno per la sua durata, per la sua estensione o
l)er i fenomeni con cui si e accompagiiala , ba meritafo
di esserne la niemoria traniandala ai posleri.
Aon erau peraueo scorsi dieci anni dacche (|ueslo
anlico I'amoso vulcano aveva aperlo nel 1843 il suo lianeo
occidenlale ad una Iremenda enizione die miuacciava la
rovina di Bronte, quando nella nolle del 20 al 21 ago-
slo 1852 dall'opposto banco, prcceduta dalTaperlura di
una serie di bocdie di fuoco nel balzo di Giannicola ,
una non men terribile ne scoppiava nel piano del Trifo-
gliello, in mezzo a forti scuotimenti del suolo, a conli-
nuo romoreggiamenlo, ad ample ed alte colonne di fumo
carico di arene e (rinfocale scorie. Sgorgando la lava
dall'aperta voragine in istrabocchcvole (juantita , in poco
tempo e con rapidita spaventevole si avanza, e superando
— 16 —
qualsiasi oslacolo, sorniontando monti e colline, colniando
ampie vallate, minaccia dell' ultima ruina la ridente co-
iiiunc di Zafiiirana e quella del Milo. Qual si fosse lo spa-
vento di quegli abilatori, coslretti, infclici! a vedere sotto
i proprii ocelli ardere c fiiraare d'iiicendio ogni cosa di-
Ictta, puossi pill agevolincnte comprendere die narrarc.
Abhandonano in hrevc il caro liioi>o die li vide nascere
senza iieanco poler dire : addio terra dei miei padri ! e
addio per sempre! Oh! come tramutossi in acerbo dolore
la gioja del popol nosiro, tripudiante allora per sacra e
centenne rinierabranza ! . . . I\oi lutti siamo stall leslinioni
di questc scene dolorose , di questi quadri di desolata
jiieta. lo stesso vidi a pochi passi dello inl'ocalo torrcnte
un infelice cadente veccliio, ritto, immobile , appoggiato
ad una siepe, colle braccia conserte al seno, mirare collo
sguardo di muta eloquenle disperazionc la ruina di un
podere, di cui gli alberi andavano in fiamma, ed il fer-
tile torreno ricoprivasi di aspra sterilissima lava. iXessnn
raovimcnto, niun atlo moslrava in lui I'atlivila del pen-
siero, tanio era profondo Tassopimento d'ogni facolla in
lui. Quegli alberi erano slati piantati colle proprie mani;
(|uel podere avea forniato la delizia di sua vita, era I'u-
nico fonte di sua sussistenza , 1' unico retaggio pei suoi
ligli!!. Ma tirianio un velo a queste scene di desolazione
e vengbiamo a cio che piii proprio lorna al nostro as-
sunto. , i:
Questa forniidabile eruzione aveva eccitato I' univer-
sale curiosita. Si bramavano da ogni parte notizie e schia-
rimenti. Le Accadeniie della Sicilia, ed alcune d'ltalia a
me si volgevano come organo di (piesia illustre Socielii
per averne una esatta narrazione. Ma in quel torno I'e-
ruzione era nel piii alto grado di sua altivita. Non era
ancora il tempo di segnarne I'inlero corso di descrivernc
i fenomeni, ed osservarne i prodotti. Circolavano delle
I
— n —
notizie sii queslo rlguardo nc'giornali; ma quesle avvc-
j^nache ulili per la parte slorica non polevano sbramare
rardonza dogli scienziali; che ove riguardar si volessero
come esallc , veriliere e non esagerale , non polrebbero
pero die ritiscire per la soienza di lieve inleresse ; es-
scndoclie per una eoniplela relazione di un lanio fenomeno
uop'e raccoglierc ed allenlamenle disaminare i fenonieni
che preredono la enizione, e (pielli che I'acconipagnano;
ed osservare ogrii novila, e analizzare e descrivere infine
i siioi |)rodolli. Ecco cib che dalle sociela scienlifiche si
domandava , e dagli iiomini che non sono alia soienza
stranieri ; ed ecco cii) die si aspellava dal dotto geolo-
go , dallo scrulatore profondo de' fenonieni del vulcano ,
dal prof. Dr. Carlo Gemmellaro il quale liunisce lulte le
condizioni, che credeva a ragione necessarie per poler
riuscire in siffatli lavori, I'ilhislre Faiijas de Saint-fond (1).
K L' esatta conoscenza , egli dice , di quesla nionla-
K gna (I'Klna) che rinchiude iino de'piii grandi labora-
« lorii della INalura, e riserbata ad un siciliano che a-
{( biti la sua base, che diligentenientc la studii tiitta la
« sua vita, che sia naluralisla e fisico, e die non si la-
{'. sci dislorre ne dalle falighe, ne dalle dillicolla » . E
tale si e il nostro Socio nicrilissimo, il (|uale iu una delle
piibliliche sedule di quest' anno ci leggeva il ragguaglio
della enizione di die e argoniento, dopo avere raccollo
le notizie piii certe, trasandando le esagerate , lasciaiido
ad altri di occuparsi della stalistica dei danni arrecati ,
ed aspollaiido die il giornale della eruzione venisse pub-
blicalo (jiiaiido sarebbe essa eslinta. Egli ci fa dunque
sapere die due crateri forniaronsi dappriina , e che non
lardo la lava a scaturirc dalla base di entranibi. Oiielln
da levante , essendo di maijiiior forza . lanto nialeriale
(1) Jlineralog. dcs Volcans . pag. 46j ,, 4G(>.
— 18 —
vcniva eruttando, quanto in pochi giorni ebbe un allro
cono a formarsi ; perche quel lorrente di fuoco , corso
in Ire giorni per ben selle miglia niinacciava d'ardere ,
come si e dello, Zaffarana , e i suoi ferlilissiini e deli-
ziosi campi, con una fronlo di un niiglio di anipiczza e
pill di due canne di altezza.
E ragguagliandoci il dollo socio di quanlo era av-
venulo dal principio della eruzione sino a i\'ovenii)re nel
lianco orientale dell' Etna, si fa ad osservare, che la gran
parte de'fenomeni erano coniuni con quelli di lultc le al-
Ire eruzioni : ma che in quesla erano a nolarsi la quan-
lita enorme e la lungbissinia durata del fumo carico di
arene, che coprirono, cadeiido, mi gran tratto di quelle
falde orienlali , ed in molli luoghi sino Jill' altezza di un
palnio. Su la qual cosa ragionando, egli die versatissi-
mo si e nel descrivere e spiegarc i fenomeni varii del
Mongibello, crede doversi riferire alia qualita della lava
erullata, la quale era di natura ghiajosa anzi che no, e
latiscenlc, talclie con Iticilezza esscr poteva strappata dalla
>iolenza del \apore , che con immensurabil forza veniva
nella gola del Yulcano dall' inio I'ondo del focolare , ac-
compagnando e spingendo in sii la lava. Rafforza egli
i\\i\ la teoria del suo egregio I'ralello, die fu giii nostro
rispeltabile socio , 3Iario (leniniellaro , die la gola del-
I'Etna comunicante col focolare e una sola, c che tutte
Ic eruzioni vengono su per quella; e se si fanno slrada
pei suoi fianchi , avviene ])er via (Idle interne gallerie ,
pclle caverne e pe'crepacci della massa della montagna.
Questa opinione si accorda coll'osservazione che forni
I'argomento ad una inleressante mcmoria lelta dal Pilla
alia nostra Sociela, e che fu confermala dall' immortale
Humboldt, cioe che ratlivita de'vulcani e in ragione in-
versa della loro mole, e quindi della loro altezza,
Passa indi ad occuparsi deH'altro fenomeno awe-
— 19 —
nulo nei somnio cratere deirEtiia, in una nolle durante
I'eruzione, cioe di una grande quanlila di ccncre ycnula
fuori per quesla via, e di natura diversa da quella delle
solile arene, the si rinvcnne negli orli c nel cavo stesso
del cralere.
Inollrc cgii propone un soddisfacenle spiegamenlo
del siionzio del gran Cralere per lutto il eorso della e-
ruzione, e prova essere lal fenonieno piii voile avvenulo.
Volendo infine dare un' approssinialiva idea della
quanlila di nialeriale lavico venulo fuori in quesla eru-
zione, sine a tullo iVovemhre, ealcolandone la superficie
oceuj)ala a sole cinque niiglia quadrale, e I'allezza me-
dia a cannc due, essa risulla 2,054,208,000 palmicubi.
Ma da quel lenqio sino al 27 dello scorso Maggio
quella eruzione e conlinuala, benehe lenlanienle, versando
il nialeriale sopra le stesse braccia: per cui quel resid-
tamcnto di calcolo dovrebbc accreseersi di mollo.
In quesla dolla ed esalla scienlifica relazione cani-
peggia, 0 Signori, quella facilila e quella niaeslria nel
nianeggiare argonienli di lanla diflicilezza e grandiosila
al UMupo slesso : facilila e maeslria clie si acquislnnn dopo
lunghe osservazioni e dopo avere sludiato inslancabilniciile
i fenonieni inq»oiienli di un ardenlc vnlcano , e dopo a-
ver possediilo le conoscenze piii posilive della (leologia.
iN'on inanca egli di accennare i prodolli di quesla eru-
zione e di lasciarc scorgere chiaranientc come nel fuoco
centrale risieda il principio molore de'vulcani ; opinione
oggi universabnenle abbracciala , e die rilorni) in cam-
po , allorclie coniincid a venir meno , dcqio le preziose
osservazioni falle nciracrocoro cenlrale dell' Asia, da'ce-
lebri Ulaprolli e Heniusal , i due alleli della geografia
dell'Asia cenlrale, la favorila leorica della prossimilii del
mare o di un lago, come condizione essenziale all'accen-
sione vulcanica. r Quesla leorica del fuoco cenlrale die
— 20 —
« prima dclle nuove esplorazioni mancava di falli capi-
« tali , in appoggio , ha ora ricevuto una nuova forza
(( dall'assenso dc' migliori gcologi vivcnti fra'quali il ce-
(( Icbre llumbolt, il dc Bnch ed Elie di Beauiiionl che
(( possono riguardarsi conic i campioni di essa (1) «.
Or non solo per i fcnomcni stupcndi dclle sue for-
midabili eruzioni, ma anclic pe'suoi prodotti, I'Elna ar-
resla forlemenle I'aUenzionc de'naluralisli. Yero si e che
lali prodotli orillognoslici sono ben pochi in confronlo a
quelli che alia scicnza mineralogica somminislra il Ycsu-
vio ; ma e ben vero il dire che non sono tulli ancora
ben conosciuli e dcscrilli. IVon e da negarsi che il chia-
rissimo Maravigna abbia a laruopo impiegalo diligenlis-
sime ricerche c mollo studio , e che sia riuscilo ad ar-
ricchire di mollo il calalogo orillognostico elneo; raa in
oggi la sua oritlognosia elnea abbisogna di aggiunzioni
e di aumenlo; e sccondo le belle osscrvazioni falle suUc
specie mincralogiche del nostro vulcano dal bcncmcrilo
noslro socio D.r Gaelano Giorgio Genimellaro qucste ag-
giunzioni da farsi non saranno poclic, ne di lieve impor-
tanza. lo sono a conoscenza de'lavori e dellc scovcrlc falle
da questo giovine, onde ho corla fidanza che I'Accade-
mia nostra avra di che lodarsi per avcrlo ascrilto nel no-
vero de'suoi membri atlivi , pcrclie trovera in lui il fu-
luro sostegno degli studii niincralogici fra noi; ed ollre
a cio che di raro, e di nuovo ha egii rinvcnulo nc'vul-
cani cslinli del Val di IXolo, ha trovato neirEtiia la 3Icl-
lilite, il Solfuro di ferro di forma cubica , c del Clori-
dralo d'Ammoniaca la forma cubica , la varieta dodicae-
dra rcmboidale, forma non facile a riconoscersi, giacche
i crislalli son mollo allungali nel senso di una hnca che
(1) II cliiarissimo cav. Ferdinando De Luca — IVuove conside-
razioni su'Vulcani e sulla loro cagionc , pag. 5.
— 21 —
coiighmgc duo angoli Ictraedri opposli , c laleralmente
solcali d'aiii;oli diodri riciilranti, ed il Diniorfisino dello
slesso Cloridralo d' Ammoniaca niiovo del liiUo nella scienza
inincralogica.
Cosi, loriiando al proposilo noslro, i vidcani ardeiili
nioslrano ancora chc sc runivcrso e il teairo doUa na-
Uira, il siio lahoralorio e nel seno slosso del gloLo; mo-
slrano che, sc indeholita, non e ancora eslinta (picUa po-
lenza iiie.splicabile, (|iicl priiicipio inolore allivissiino da
cui dirivarono in. gran parte i grandi sconvolgiiiienti della
terra , alloraqnaiido i vnlcani in niimcro stragrande , e
forse con incessante allivita, sollcvarono c rnp})ero la cro-
sla del globo, forniarono nionlagnc, allcrarono le rocce,
e niille allri fenomeni niaravigliosi prodnssero. Quelli chc
tullora brnciano allcnlamente sliidiati risdiiarano le piii
grandi quislioni gcoiogiclie ; conciossiaclie lo studio dei
vulcani non pub sconipagnarsi da quello delle varie fasi
e de'varii period! gcologici. Chc sc un tempo lo illuslre
lireislaik scriveva chc « 1' influenza de' vulcani c la loro
« sfera di azione sono limitatc a piccole distanze, e cir-
(( coscrillc in un ccrchio si strelto, chc divcngono im-
'( perccllihili in confronlo alia superhcic terrestrc > (1);
il Pallas jxTo, rilamillon, Doloniicu e Delhuc |)rcsero a
dinioslrarc il conlrario, cib che in scguilo hi pienaniente
conlcrnialo c |)rovalo dai somnii Ihuuholdt c dc Huch.
Fu allora che lo studio dc' vulcani, uou liniitandosi ai soli
cffetti cd alia sola disauiina delle soslanze, diro cosi, c-
scrcnuMitizic, si vcrsit di ])roposito sulla riccrca dcllo loro
cause in ra|»porlo allc loro cousegucnzc e a tutt'altri fe-
nomeni iicolo^ici.
« In mezzo , scriveva I'cgrcgio Lcopoldo Pilla , al
« grandc movimcnto che da qualche tem|)0 anima gli
(1) Inlroduzione alia Geologia?
— 22 —
« sludii geologici e nel \ecchio e nel nuovo conlinente
« non v'ha clii non vegga chc gli spirili sono di tanio
(( rivolti ad csaminarc c frugare per ogni lato i terreni
« vulcanici di quanlo per lo innanzi n'erano distratli e
(( poco curanli. E piio ben dirsi die tre quarli dell'e-
« difizio geognoslico poggiano oggigiorno siille conosccnze
« che le ricerche di (|uei terreni ban soniniinislralo alia
« scienza, e su le considerazioni che Ic niedesimc han
i( fatlo sorgcrc (1) ».
Non e da niaravigliare adunque che il chiarissimo
.socio prof. Carlo GeninicUaro abbia per tiilla la sua vila
porlalo un esame altento, vigile e conlinualo sul nosiro
vulcano. Lo sludio del quale, come degli allri monti i-
gnivonii, c nccessario, ed anche indispcnsabile, come di-
ceva lo slesso Pilla, « meno forse per quel che riguarda
« essi stcssi , che per la luce chc possono riverberare
(( sulle controverse quislioni geologiche » (2). E ben'e-
gli (il Gemmellaro) ba dato non dubbie prove di sue e-
stese conoscenze nella geologia, di che tante chiare te-
slimonianzc abbiamo nelle sue opere universalmenle lo-
date, cd in una ultima memoria lella in queslo anno alia
nostra Socicta ha enii racchiuso la illustrazione di due
lavole in cui si comprendc la spiegazione de piu mipor-
lanti fenomeni geologici, ed ba diniostrato sempre piii il
da me detto, cioe che lo studio dc'vulcani e indispcn-
sabile alia geologia, e la gran parte nc coslituisce.
La giacilura delle varie rocce nettunichc della cro-
sla del globo ; la inlrusione di quelle pirogeniche altra-
verso delle prime ; la cessazione della loro comparsa a
date epoche; I'attuale esistenza dei soH vulcani trachitici
(1) Ceimo storico sui projrressi della Orittognosia e della Gen-
i,'rafia in Italia , cstrallo dal Giornale iiitilolalo il Progresso delle
Scienze delle Letlere e delle Arti. pag. 138.
(2) Cenno storico ; loc. cit.
— 23 —
c pirosscnici; raltcrazionc delle rocce al conlatto di quelle
(J'igiica forniazionc ; la inclinazionc degii slrali ; le ca-
vernc, ed ogni allro fenomcno gcologico, si vcde chiaro
e liicidamenle csposto in quelle tavole, Ic quali quantd
possano riuscire di facile giovameuto alia inlelligenza nello
studio dclla geologia , si puo a prima giunla scorgere
fuori di ogni mcnonia dubilanza. '■
Nella prima divide egii la crosla della terra in su-
periore ed inlcriore ; cliiama la prima iposlcnka ossia
sedimentaria , e in'otoyojiica la seconda; cioe formata
prima ; nella ijwslenica quindi si raccliiudono lutle le
formazioni nellunichc , le pluloniche nella protofjenicM.
Le rorniazioiii neltuniche sono divise coi conosciuli nonii
di terreno primilivo, di Iransizione, secondario, lerziario
diluvialc e moderno. Le rocce delta proUxjcnica , son(t
(luelle di origine ignca, come il Granite , la Sienite , il
Scrpenlino, il Porlido, il Trapp cc. Queste rocce si ve-
dono inlrodotte negli strati netlunici, ma quasi tutte non
oltrepassano il terreno secondario. II Tapp giunge al ter-
ziario ; il Basalto al diluvialc. A spiegare poi come que-
ste rocce non sono andalc ollre , e die le sole ancora
erulUile da'vulcani sono la trachile e la lava, lia egli ili-
sposto in niodo le linec di queste due rocce, die la Ira-
cliite apjiarisce formata a spese dclle rocce felspatiche ,
e la lava a spcsc di quelle pirossenidie ; e nel tempo
stesso manifesla si rende la crescente doppiezza della
scorza ti'rrestre jier la parlt; die guarda il nucleo inln-
calo del (ilol)O. . .'
Quesia lavola tutla originale e jiropria del nostro
socio non pui) non rigiiardarsi come veraniente utile alia
intelligenza dclle piii dillicili tcorie geologiche.
Oasla giiardar sulla seconda per jjersuadersi a colpd
d'ocdiio come la indinazione, il dislogamenlo degli slrali
nellunici, e quindi I'allerazione dclle loro rocce, e le ca-
— 24 —
verne si debbono alia inlrusione delle rocce pirogeniche.
A far conoscere che quesla seconda caria non e per nulla
ipotelica, cila il nostro chiarissimo Socio quclla dcllc Alpi
del Tirolo che il sig. Scroope pone di centro al fronle-
spizio della sua opera — Considerazioni sii i vulcani. Lon-
dra 1823, — e dalla quale k resulla evidente, che il por-
« fido avca innalzato le straliflcatc roccc secondarie del
K gres rosso e del calcario conchigliarc, c la vallc di
« Fassa si era da quel soUevamenlo formala. La soprav-
( venienza del basalto ha roUo c rialzato il porfido al-
ec I'altezza di S. Pellcyrino, ed ha cangialo in Dolomite
« il calcario conchigliare che formava le allure di Sas-
« sovernale, di Rosengarten e di Schlcra ».
Or se grande e niaeslosa nalura si moslra nelle vul-
canichc accensioni, e ne'calaclismi varii che ha sulnlo la
crosta del giobo, non meno iniponcnle e maravigiiosa ap-
palesasi nelle svariale e niolliplici condiinazioni ininera-
logiche che ad ogni passo inconlransi suUa superlicie della
lerra. Quel pero che a queslo riguardo piii colpisce i
sensi , e che riesce arduo e malagevolc a comprendersi
si e il gran fenonieno della crislallizzazione de' mineral!,
di cui la causa genetica e sconosciula. Al vcdere il modo
con cui essi crislallizzano, le forme regolari e costanti
che assumono, le leggi che regolano tuUe le modificazioni
secondarie delle forme primitive, io sono slato mai sem-
pre lenlato di credere che il fenomcno di crislallizzazione
sia un inizio di oreanizzazione o meoHo un'or"anizzazione
rudimentaria, che fornii forse il j)assaggio ai i)rolorga-
nismi vegelali ; conciossiache la nalura non cammina per
sallo; I\atura non facH saUum; luUo e gradazione, lullo
e progresso, lullo e catena. Le divisioni non sono tanto
nella nalura quaiilo nella noslra niente che non puo ab-
bracciare inlinili oggelli senza il soccorso della dislribu-
zione e della classilicazione. II lermine di una serie di
— 25 —
ronnazioni naturali c il comincianiento di un'allra. II re-
gno inoi'f^anico si loga al regno organico, ed il vegela-
hile all'animale; c se alcuna vi ha, esisle solo Ira I'L'-
rangnlang c I'uonio, ed e, grandc inimensurahilc lacuna,
CM (he ha fallo dire alio ilhistre Cams ehc non solo evvi
il mondo deniinerali. ipiello dei vegelahili, (jiiello degii
aniniali, nia iin allro aurora, il mondo delluonio.
Ma se io, ripeto, son quasi spinlo ad amnietlere un
embrione di organizzazionc pe'minerali crislallizzati , il
nosiro cliiarissinio socio Prof. Gemniellaro in una sua
liellissinia niemoria supjione in essi una specie di vila ,
chc si rivela nel gran lenomeno della crislallizzazionc.
Seguiamo per poco il nosiro socio nellc sue osser-
vazioni.
Uiandando cgii i fenonieni della crislallizzazionc, il
niodo di forniazione delle vene nc'calcarii, c la forma che
assume lArragonite in lalune rocce vulcaniche , ha cre-
dulo poler chiaramenle scopi-ire non esser quei fenonieni
dovuli alia sola alfinila di aiiiirei-azione, ma chc un'allra
forza vi ahhia presiedulo , che dir dovrchhesi vita mi-
uerale. Analizzando infalli in che consisle la vila , Irova
che in quesla polenza liavvi una gradazione dipendenle
dalla maggiore o minore pcrfezione delle |»arli de'corpi
(tv'e manifesla; e quindi emineule e il suo grado nelTuo-
nio, ove sla inlimanienle connessa collanima immortalc;
nel reitno or"anico in iicnerale , colla stessa gradazione
e snperiore negli auimali di (pianlo non lo e ue'vegeta-
hili, linche negli idlimi aiielli delle piaule cellulari si rin-
viene il passaii'ijio a'crislalli del reiiiid oryanico.
In (piesli infalli allro e raggregamenlo che snccede
sollo le leggi deiraniuila , e hen diverse di (piello che
vi delermina la forma rei>olare ; ed avendo il nosiro so-
cio dclinilo la vita — la forza chc manlicne il movimenlo
spontaneo ne'corpi — si accinge a trovarc una s])onlaneita
4-
— 26 —
nel movimento che richiama le melecole pure della calce
carbonala dal tumulUiario mescolamento dclle parlicclle
del calcario, per forniar Ic vene di spato, ncl tempo che
per affinila di aggregazioiic prendeva consistenza la massa
inipura di qucUa roccia. Prova Gnalmente , cogli esein-
plari delle rocce innanzi gli occhi, la contemporaneila del-
Tarragonile alia forniazioiic ignea della lava cellulare the
la racchiude , aceordando al fuoco anche la facolla di
sciogliere ne'loro elemenli le rocce, e facilitar miove di
loro combinazioni sotlo I' influenza della slessa vita mi-
nerale.
Chiiide egli la sua dolla disamina osservando che
se comparar si volesse la vita quale esiste negli organici
de'generi superiori con quella de'niinerali , quest' ultima
scomparirehbe e si annienlerebbe del lutto. Ma che , se
una gradazione si ammetle , come ammetter si dovrebbe,
si vedra allora che una vita ha preseduto alia cristalliz-
zazione de' minerali , alle vene delle rocce , non polendo
la sola aflinila di ai'i'Teiiazione dar forma rceolare c de-
terminata alle molecole, e movimento spontaneo agli ele-
menli delle rocce.
Or di voi chi non vede o Signori di quante belle
novita si sia arriccbita la scienza colle tre elaboralissime
memoric che in quest' anno ha comunicato e letto alia
nostra Societa I'infalicabile professore Gemmellaro ? Ba-
sterebbero esse sole ad impreziosire un volume accade-
mico. 3Ia la Gioenia ha rivollo ancora la sua altenzionc;
e le sue ricerche sul regno organico aniniale e sulluomo
ancora. La zoologia Irascurala per lunghi anni, riputata
in generale scienza di lusso e di mero capriccio, forma
oggi argomento grave , utile ed importante degii studii
e delle lucubrazioni de'dotti. lo ragionai altra volta del-
r utilila di questa scienza ; ora mi limito solo a dire che
in coraprova di quanto io asseriva posso addurre , che
— 27 —
in Pariifi una caltcdra tli zoologia e stata crcata appli-
cata alia induslria cd alia paslorizia, c che e stala alli-
dala all' ocroi>io Siff. Baudoniont. Tanle sono crandi ed
estcso Ic a|i|)li('azioiii clic si possono fare di (juesla scien-
za ! Tra iioi sono ancora pochissimi i collivatori di essa,
nia (la clic I'Oltinio od Augusto Principe clic regge i no-
stri deslini si o dognalo ordinarc per la noslra Univer-
sila lo slahilinienlo di una caltedra di zoologia, nuova e<l
uiiira per ora in Sicilia, alfidandola allc mic deholi for-
ze, io ho vednlo eccilarsi ne'giovani islruiti della nostra
|)alria tulto lo inipegno e I'ardore desiderabilc per lo stu-
dio, ed il progresso di questa nohile ed utilissinia scien-
za. .llolti lavori pert) sono stall pubblieati in uu certo pe-
riodo di tempo da'poclii zoologi nostrali, e the sono stati
in gran parli- esposti nel niio ])rospetto della storia della
zoologia di Sicilia nel secolo XIX. II chiarissimo Sig.
Bianconi, professorc di storia naturale nella I'niversilii di
Bologna, ha preso a pubhlicarc un rendiconto periodico
de'lavori reialivi a (juestc scienze, i quali vedono la luce
in Italia ed in Sicilia noslra. Ei da nn esleso snnto della
inia opera sopra accennala in una Icllera dirella al no-
slro ris|)etlabile socio Padre Letlore I), (liaiuballisla Cal-
leranie, caldo aniatore dellc cose naturali. Esprime la sua
inaraviglia per le tante produzioni zoologiche de'natura-
li^li siciliani . in gran parte, sono sue parole, ignorate
daglllaliani slessi e clic del tutto giuugeranno nuovc a-
gli ollrainonlani.
Io ho cdiilinuato o Signorl i niiei lavori zoolngici.
Aero e che per maucanza di uiezzi e di libri io uon posso
dare ad essi tutta quella esaltezza e perfezione che sa-
rebbe desiderahile e necessaria benanco ]>er il I'acile a-
vanzamento della scienza ; ma quaiulo un uomo si ad-
dossa tullo (|nel peso che posson gli omeri suoi soppor-
tarc : quando la il possibile per illustrare le patrie co-
— 28 —
se, per contribuire al patrio dccoro e senza ricompensa
di sorta; non ha cnli il diritto ad oUenere se non la lode
I'approvazione alnieno dc'suoi connazionali ?
Or e per queslo scnlimenlo die io ho duratq lun-
ghc fatiche per i progress! dclla zoologia fra noi. E per-
cio die ill quest' anno ho conlinualo il prospello dolla slo-
ria di quesla scienza in Sicilia , ed altre due meniorie
ho Icllo alia nosira Accademia di zoologico argoniento.
iXella prima si conliene la monografia del genere Coro-
nuJa seguita dalla dcscrizione di akune specie nuove di
luollusehi della Sicilia. In riguardo al genere Coromda,
che oggi pill non apparliene alia I'amiglia demolluschi ,
ma che con gli allri cirri]iedi cosliluisce una sotto classe
dc'croslacei, il Sig. Philippi ne rapporta una sola spe-
cie ; la Coromda Imscxlobala, cioe , di Blainville , con
la quale I'egregio Kivona padre formo il suo genere Co-
lumelUiui^ che, sccondo le mie osservazioni, reslar dcve
nella scienza. Ed io ne ho aggiunte aUrc due, una fos-
sile la Coromda diadema di Lamarck, e I'allra vivente
la Coromda, iesludimiriu dello slesso aulore. Le specie
del lullo nuove da iik; descrille sono la Svalaria Cde-
di, la Vohila CaUoramii, YAdialma yiUamjvac, il 31u-
rex Uofiideae ed allre.
Con Tallra meniona ho conipiulo le mie aggiunte
ed osservazioni all' opera malacologica del cliiarissimo Phi-
lippi, dcscrivendo molle specie nuove per la Sicilia; cioe
da allri non rinvenute liiiora sia nei noslri mari, ovvero
ne'varii lerreni della nostra Isola. Cosi le principali so-
no: la Patella Rouxii, Payr. fossile; la Bulla inmcaia.
di Adams, fossile; la Succinca Pfidj^'eri di Piosnias: fos-
sile ; la Uissoa vemista Phil, vivenle ; il Fossarus co-
status (iAi'erita) Broc. fossile ; il Solarium pseudoper-
spectiviim di Broc. per la prima volta vivenle : la Pleu-
rotoma simdis Biv. vivente e fossile. Fossili del pari ;
— 29 —
il Triton mnccHinum (Murex") di Roissy; il Triton vi-
perinnni Lak ; il Troihus filosns: IMiil. ; W Fusus mi-
iraeformis (^3Iurcx) Bi'oc. ; il Fmm polijfjonus di Lak;
la IHcurotiimn dolon. Sow. ; il /'"u.SM.s .scr/Zor/.s. (3Iun'\)
Hroc. ; la Cussidaria striata (Cassis) Sow.; la 6'o.s.s/.s
rotnndata, Dcfr. ; il Cerithium mixtum. Defr. ; il Co-
rithium ruricomm. IJroc. ; cc. con alcunc corrczioni e
dilucidamciili noii iiuilili per la scicnza.
Op liille 1(^ ricorclic del naliiralista clic indaya la
ragioiic dciiuilaiiu'iili the il Oloho ha subilo; die assc-
gnu a'vaiii toirciii rcpoca di loro roniiazioiic ; clic sogna
i I'ciionu'iii dollc acct-nsioiii vukaiiiilic, clic sf'orza la iia-
tiira a svclargli il niistcrioso motore di qucslc grandiose
e lenibili di lei 0])crazioni ; die analizza , sconipone e
riconipone i niinerali; clie scorge nella loro cristallizza-
zione uii cnibrioiie di individualila e di vila ; clie trova
un |)iinlo di leganie tra cssi c gli csseri organici vcgc-
tabili : clie amiiiira inline in questi pronunciata giii I'e-
sislcnza individuale c 1" essere : c ne sludia la organizza-
zione, le \arie gradazioiii della loro vivenza, il loro pro-
gressivo sviluppo sino a conl'ondersi col piotorganisini
(leiraninialilii, liitte qnesle io dico ricerclie. c gli sludii
ancora le mcdilazioni del zoolo^o sulla i'altura svariata e
molliplice degii animali ; sul loro grade progrcssivo di
SAiln|ipanieiilo delle orgaiiizzazioiii animali piii semplici
alle piii roniplesse; Inlli (piesli sl'orzi, quesle Incnljiazioni
tender dcvono , come raggi ad nn ceiilro , all" iilile , al
henessere, al niiglioraiiinito . alia felicila deHnoino , di
qiieslo esser(,' |iri\ilrgialo, a ciii il Suj)renio Fallor del-
r universo voile inq)ronlarc lo splendor del siio \ollo ,
per il (piale Inllo c slato crealo, e clie rappresenla 1" o-
pera [»iii bella uscila dalle inaiii del Crealore. .\on parlo
del vanlaifiiio die a lui arreca lo sUidio deiili animali ,
de'vci-elabili, de' niinerali. die cio e nolo sino a'volijari:
— so-
ma studiar si deve ancora ed attcnlamentc la influenza ehe
esereilano su lui il clinia cd il suolo; condizioni chc niodi-
Ccano il suo tempcramcnto fisico, e conseguentcmcnle il suo
caraltcre morale, e die inducono ncl suo organisnio dei
mutamenti talora poco sensibili ed alle volte pronuncia-
tissimi.
E SI ; chc r influenza del suolo e sommamcnte atla
a delerniinare lo sviluppo di molte infemiila die afllig-
gono la specie umana; ed il cliiaro socio professore Giu-
seppe Antonio Oalvagni in una memoria lelta in queslo
anno alia nostra Accademia ha di cio fornilo hrillantis-
sima prova. Quesla memoria forma parte del saggio di
Geografia medica della Sicilia , lavoro interessanle come
ogni altro di cui ha arricchito i noslri volumi, e contiene
la esposizione di una malaltia nuova per la cagione da
cui procede nella Sicilia , nella scienza nuovissima , che
viene dallautore appellato Mefilismo endemico etneo , e
che si costituisce di una ematosi deficiente e di un at-
lossicamento del sangue per effluvio deletcrio die svol-
gesi dai tcrreni vulcanici del Hlongihello recenti, quando
coltivansi a vicneti.
Diligente osscrvatore , fornito a dovizia di mediche
fonoscenze , egli ha Iraccialo con esattezza la storia di
quesla nuova individualitii morbosa, e nc ha delinealo i ca-
ratleri spcciaH e culminanti con la piii desiderahile preci-
sione, dope averli desunto dai moltiplici casi particolari
di queslo malore nei quali si e imhattuto, e che espone
con Ic corrispondenli variela di lornia fenomenale.
Dopo esaurita la parte dinica il solerle socio scende
a discorrere la storia generate e la parte patologica della
novella endemica malaltia; ed in riguardo alia espressione
sintomalica dice, che il villaggese defl'Etna recandosi a
dissodare il lerreno vulcanico , e soggiacendo alia influ-
enza dello eflluvio. viene spesso travagiiato d'alTanno al
— 31 —
rcspiro, da slrinfifimcnlo del loraco, da peso alio slcrno,
da sceniameiilo di ossigcnazionc del sangiie ; e niollc voile
vicn d'asfissia coniplela minaccialo. La durala del male
e di 4 a 12 giorni, e la sua fine seniprc felice.
Indaijar volendo rcliologia del morljo il nostro so-
cio e giunlo a provare chc la causa da clie precede 11
mefilismo endemico elneo si e rcHluvio altossicante che
dalle lave emaiia e dalle arene piroidi quando si lavo-
rauo per la piantagione o la collivazione dellc viti. E sie-
conie cio dipeiide dalla topografia geognoslica e dalle con-
dizioni ai-ricole did suolo in cui il feiioineiio suolc awe-
nire ; queslc aveiido I'autore allentaineule sludiato, cd e-
sposlo nella nienioria , si fa a stabilire, che Tellluvio si
esala nella canipagna di Nicolosi e nelle lave ed arene
venule fuori nella ernzionc del 1009 preci|)uanienle, non
chc nei canipi di Pedara, del Piano, di Trigona, di Slel-
laragona, Camporolondo e S. Pielro; e che mai sponla-
neanienle svolgesi , hcns'i quando la lerra in lai luoghi
lavorasi, e si dissoda per la [lianlagione delle vili, o per
la collivazione e nianleninienlo dei vigneli, chc richicdono
Ic propagini, Ic fosse, la zappa ec. ed a prefcrenza nella
invernale slagione ed aHapprossiniarsi della primavcra ,
inveccche in allri leuqii dcllaiuio.
E scnilar volendo il noslro socio la nalura di quc-
sto princi|»io allossicanle die scappa dalla terra, e spinlo
da huonissinie ragidui ad anuuellere che sia il gas Idro-
gcne solforalo o carhonato; c credc che le acquc che ca-
dono (lal cicio . inlrodncendosi negli sirati superiori di
quel lerreno si detonq)onessero, e die lossigene unen-
dosi al ferro lasciasse I'ldrogene libero , che forsc an-
(In-hhe audi' esso ad unirsi a porzioni di carltonio c di
zolfo die svilup|>aiisi dalle lave. La quanlilii poi del gas
chc si svolge varia a seconda I'ela de'lerreni vulcanici
coltivali, e ic collivazioni varie chc al lerreno si appor-
— 32 —
tano ; 1' cfdmio massimo avvicnc nei lavori di dissoda-
mcnto, dellc propagini, dolle fosse, c nelle arene del 16G9;
il minimo zappando i Tigneti , e nei tcrrcni di Mompi-
liori.
Dopo aver tutlo allcntanientc disaminato, ponderato
t! discusso, I'autore riassunla i ciratleri proprii dell'ef-
(luvio clic mclle cagiono al mefitisnio endeniico etnco, e
li riduce a (pielli di appresso : cioe ; di esalarsi iie'ler-
reni vulcanici di 3Iongil)cllo , ed in copia maggiore in
([uolli arenacei di eruzione recenlc collivati a \igncli , e
nclla slagione del verno , principalnienle all'apparire di
niarzo, ed anche dippiii do}»o pioggia lievissima seguila
da giorni lucidissinii ; di iniprossionar male Todoralo, e
divenir puzzolentc allorche la lerra dissodasi; di agire in
atmosfera libera e pura, alia da due a tre iiiila piedi sul
livello del mare ; di allaccare gii Etnicoli quando lavo-
rano i vigneti; di avere un'anlica esislenza, quanto e an-
tico il 3Iongihello.
Indi si fa a conosccre la influenza de'modificafori
igienici e delle condizioni individuali snlla produzione del
morbo, e ne stabilisce la Icrapoa e la profdassi.
Chiude inline I'imporlanlc lavoro eon le piii belle
ricerche figlie di un puro ecleltismo medico sulla pato-
genesia di questa nuova inferniila, die fa a]>parlenere alia
classe delle nialaltie della Einalosi, e a quelle a un tempo
che dalle Tossicoemie procedono.
Ed ecco dimoslrato adunqiie o Signori che la So-
cieta Gioenia in questo anno vigesimo uono lia come in
ogni altro tempo adempiulo alle obbligazioni che in na-
scendo contrasse col mondo scienlilico, sludiando la sto-
ria naturale patria , ed applicando Ic osservazioni topo-
grafichc alia scienza in genorale, per lo che ne ha otte-
nuto mai seinpre ainpio guiderdone di lande e di glo-
ria. Si e percio che in queslo anno stesso iin Principe
— :i:j —
italiano S. A. R. ed liiiperiale ii Gran Diica di Toscana
caldissinio aniatore dello scicnze nalurali I'aceva alia iio-
slia Accademia il prczioso dono di un' opera dcirilliislrc
Tarjiioni TozzcUi, die sotto i sovrani auspicii di lui lia
vedulo la luce ; I'lsliliilo Smisloniano in America ci ha
fallo pervenire le sue prime pnbblicazioni in uu prei!,e-
vole volume ricco di belle tavole; cosi la Reale Accade-
mia di Raviera piii volumi de'suoi alii; quella dellc scienze
di Torino allri due volumi ricchi d' inleressanli memo-
rie; cosi T Accademia Ponlilicia de'nuovi Lincei di R(uua
luUa la serie delle sue |)ubblicazioni. I dotti di oltremare
e di ollriimonte aspirano a forniar parte dclla noslra So-
ciela con indicibil braniosia. I nosiri alii ci venu'ono do-
mandali dalle piii cospiciie Sociela scientifiche del vecchio
e del nuovo mondo. E non sono quesle o Signori allrel-
tanlc hicidissime leslinionianze del pregio in chc e uni-
versalmenle lenula la noslra Accademia? Questi fall! non
provano, che io ho detlo il vero, e chc I'amor del pa-
Irio decoro non mi acceca al ])unto di cadere nellc esa-
gerazioni ? Oh si miei onorandissinii colleghi, miei ado-
rali concilladini, e lulli che degnali vi siele di ascollar-
mi ; rAcciidcmia calanose ha di che veranienle inorgo-
glirc, c I'orma lornamenlo di Sicilia noslra; e permel-
lete die ci abbandonassimo a cpieslo molo d'inlerno com-
piaciniento e gaudio, perocche e desso Tunica ricompen-
za , sebbene altissima , sorbala alle noslre I'aliche. Ma
ohinic! II coniune dcslino e lale che luomo e coslrello
spcsse Jiale a proslrarsi nclla polvc qiiando avrebbe da
insuperbire; a piangere in mezzo al riso ed alia gioja.
ed a riconoscere lia i voli del suo pensiero ardilo ed
orgoglioso la sua cadiicilii, il suo nulla! Si nel giro di
pochi anni alcnne delle colonne del lempio dioenio sono
state inl'ranle e rovesciale. I/impero della morle ci ha
orbalo di piii \alonlnoniini cbo I'ormavano ii pii: hello or-
— 34 —
namento di questa Socicta, die ci aniraaestravano con il
loro esempio, e ci sorreggevano co'loro consigli! Un Di
Giacorao, un Ferrara , un Maravigna , un Musumeci , un
LanzaroHi non sono piii! L' Accadeniia piange e piangera
seniprc questa grave ed irrcparabilc perdita. Essa pero
sanziono sin dalla sua fondazione il sagro statuto di so-
lennemente comniendare coloro, clic per lumi c copia di
dottrina essendo slali ricevuti nel suo seno, seppero per-
cii) farsi ai posteri segno di ammirazionc, E voi, o Si-
gnori , meco siete forzati a dire clie I'uso dellc lauda-
zioni in noi, traendo origine da cosi nobile cagionc, sem-
bra nulla cssere ne piu giusto, ne piii opportuno per te-
slinioniare agli illustri trapassali la nostra riverenza , e
per risvegliare ad un'ora in tutli una forte e generosa
eniulazione.
Si e percii), che I'egregio socio professore Einnia-
nuele Fisichella leggeva alia nostra Accadeniia Telogio di
Carmine Lanzarolti il quale per la sua scienza matcnia-
tica ed arcliitettonica seppe nieritarsi la stima de'dotli ,
e di cui Ic opcre rcndono lucida testinionianza del suo
sapere.
Ma, in onta a tanla disavventura, il tenipio Gioenio
noil andra o Sigori in rovina. Nuovi sostegni ban di gia
riinpiazzato quelli die sono slali distratti. lo ho talc un
presentiinento nell'aninio, che mi fa credere sia per es-
sere eterna la vita della nostra Accadeniia ; pcrocche voi
illustri Socii non saretc per ismarrire la via con tanto
onore calcata ; che anzi associando senipre piii i vostri
intelletti per illustrarc la sloria naluralc palria, continue-
rete come per lo passalo a dare uno avviamcnto comune
a' vostri lavori ; poiche unili dalla simpatia die nasce
dalluguale amore per le scicnze e deirunita medesima
dello scopo formerete un tutto dirctto al bene della scienza
stcssa ed a custodire 1' onore del palrio suolo ; poiclie
/
— 35
n somma non sarete per allontaiiarvi dalla massima chc
ho stabllilo a principio , cioe che se le scienze sono stret-
tanientc legate , c si soccorrono a vicenda , una catena
iinir dcve i»ii scienziati ; e debbon prestarsi scambieToli
soccorsi. IIo detto.
r.v.'.r . nivvn
DESCRIZIO^E
D ALCII^E SPECIE MOERALl
DE'VULCANI ESTINTI Dl PALAGONIA
PER LO SOCIO ORDINARIO
Hott. (Sactano ©iorgio ©cmmcUaro
LETTA
NELLA SEDUTA ORDINARIA DEL 22 SETTEMBRE 1853
;.'j'%iri ;, o;
■^ ^iiV
/ ^'H' '.' 'U
•IlKl'l
1/
C^ A>vLOGi.\ , ch(! avc.'i (loviilo notarc fra i minerali
(Icgli scogli dc'Ciclopi c quolli do'vulcani oslinli di Pa-
laj^onia, mi dclcrniiiio a rccaniii in qiioi luogiii, anziche
conlonlarmi degli csemplari, clic csislono nci nostri ga-
hiiiclli, oiidc osscrvarli noUa loro giacilura c rapporti, c
forsc ill lali condizioni da potcrnc meglio slahilire le va-
lic foriiic (rislallinc.
Dalle dcscrizioiii gcogiiosliclie c goologiclic de' no-
slri tcrrcni vulcanici, era abbaslaiiza nicco mcdesimo per-
suasn, (lie conlcniporaiioanK'nlc o al ccrlo con poco iii-
tcrvallo , i i'lioclii soUcrranci agirono un tcnijto sul ba-
saltc, e prodiisscro Ic rocco dc'Ciclopi, o quelle di Pala-
gonia; qniiidi bene aspellavanii in qiiei conlorni una uni-
fonuila di lerreno. Tale edi e in eJTello, se noii cbc le
rocce deiia Trezza e gli scogii dc'Ciclopi sono in con-
lalld del lerreno di grcs c di argilla , cbc le ba po-
steriormeiile inveslilo : come ]Mii d'uiia fiala dal Prof.
Carlfi Cicmniellaro iiiio vencralo i^'enilorc c stalo ad cvi-
— 40 —
denza provalo, menlrc le locce basalliche di Palagonia
avendosi falto strada attraverso di piii antico terreno cal-
careo mantengono con questo piii iiitinia relazione, ed i
fenonieni geologici, che presenlano, sono di piii alio conto
ed interessantissinii.
Dovendo occuparmi de'soli mineiali , non ni'intrat-
tengo nelia descrizione del lerreno dc'contorni di Pala-
gonia, che nierita la visita di qiiei naluralisti, che ai fe-
nomeni vulcanici nella scorza del globe particolarmenfe
han rivolto i loro studi : nia esso giuslifica quel tanlo ,
che con ammirazione se n'e delto , e conliene a parer
mio non pochi argomenli di geologiche invesligazioni.
Convinto, che di non minore interesse e lo studio
inineralogico topografico, intratterrovvi quest' oggi, bcne-
nieriti Gioeni, descrivendo alcune specie niinerali non rap-
portate fin' ora come prodotli de' vulcani estinti di Pa-
lagonia ; tali sono la Phillipsite, la Herschelite , il Meso-
tipo a base di soda, il Pirosscne augite, e I'Analcime, delle
quali mi fissero con parlicolarila suUe due prime specie
come fino addi d'oggi non ben dislinte appo noi.
Specie i," Phillipsite
Questa specie minerale scoverta dal Levy nel tulo
basaltico di Aci-Castello e descrilta negli Annals of philo-
sophy t. X. pag. 3fi'l. 1825 in tempi cui non cono-
scevasi la chimica dilTerenza Ira raimotomo di Andrea-
sberg e quello di Marbourg, egli diede solo per carat-
tere diflerenziale della phillipsite la mancanza del prolos-
sido di bario : ma oggi lal carattere non e afTalto
differenziale e specifico, essendo prccisamente questo il
carattere dislintivo che Gmelin ed Ilepel han dalo alio
arniotomo a base di calce per differenziarlo dal vero ar-
motomo baritifero. D'indi in poi trascurato lo studio delia
— 41 —
Itliillipsik! i miiieralogisli la fiisero ora alia jiisniondina
ed ora airarinolonio a base di calcc, Oi;gi dcllo crislia-
iiilo dal Dcstloizeaux, solo per i'aiialogia di poclii caral-
leri fisici, iioii conoscendosi gli elemciili eoslituonli dolla
j)Iiilli[)site. A'el 18i') il Sii>'. de Mariifiiac (I) dopo di
avcrla diiii'ciiU'liicnIe e con cura sludiata , latla laiialisi
cliimica la descrissc in mode clie oggi giorno iion resla
dubbio vcrimo iiclla scienza suUa vera cssenza di cpiesto
minerale.
La pliillipsile crislailizza ncl sislema del |»risnia rello
reltangolaiT ; i cristalli soiio bianco-opaclii color di lalte
ovvoro jaliiii ed iiicolori ; ha la deiisila di 2, 2l!i. ra-
scliia la calcc carbonala , si discioglie a I'roddo iicgli a-
cidi scnza csscre stala pria polverizzala, iion lasciandovi
residiio alciino; il li(piido rappreiulesi per revaporazione
in gelalina inculora e lras|)arenlc , imbianchisce al can-
nello , si csfolia senza decrcpilazione e fondesi in vclro
limpido.
Lc analisi cliiniiclie del Sig. de iMarignac (2) con-
ducono alia sci-uente Ibrmola.
( GAI Si + K Si' -+- Ca Si' + 7Aq)
La pliillipsile di Palagonia e gcncralmenle di color
bianco-latleo, spesso ci vien fallo d'osservaria jalina ed
incolora ; (jueslc dilTerenze , dice il Dufrenoy , (3) non
sono assohile , ed il Sig. de Brooke cita in effetli un
grnj)|)o di crislalli di pliillipsile in cui, quelli che incro-
ciaiisi in parle sono opaclii ed in parlc jalini. I cristalli
(1) Aiinales de chiniic ct de plijsiijiiti 3." Seric, torn. XIV. Paris
\ 84*) .
(2) Opcr. cit.
(3) Traile de Jlineralouie par A. Dufrenoy — Tome 3. Paris
1847.
6
42
vi si rinvcngoiio in maggior niimcro in piccoli prismi i)a-
sali a sci faccc; allri raris.siuii , scnipre jaiini cil incoio-
ri, sono prismi rcllangolari Icrminati da una snnissatura
sopra gli angoli. Essi non sqho iiiai libcri , ma in unio-
ne, clie scmbra, siano il rcsullalo d' an incrociamenlo pcr-
feltaniente simile a quello dcscriUo dal sig. dc Marignac
c rapporlato dal sig. Dufrenoy (i) ; in cffctti danno a
voder questi policdri in su gli spigoli verlicali un angolo
rienlrante o meglio una scannellatura longiludinale , che
indica 1' incrociamenlo de'due prismi reltangolari fusi so-
|)ra un asse verlicalc comune. Le liicce dclle piramidi
oflrono due sistcmi di slric a mala pena visihili dircUi
ohliquamente I'uno suU'allro; c sup*ponendosi ciaschcduna
faccia sccondaria divisa in due mela Iriangolari da una
diagonale, clie parte dalla sommita del cristallo c Icr-
mina alio spigolo verlicale , ogn' una di questc mela e
striata da lincc parallelc alia inlersezione con la faccia
adiacenh! del prisma.
I crislalli della prima forma trovansi in abbondanza
riunili in globeUini, e viammelloni la supcrlicie de'qnali
e eretla su tulle le ])arli da punti luccicanti, die offrono
all'esame con lo ajulo della lenle ora le facce primitive,
ora le derivate ed ora gli angoli sempre asimmelrica-
mentc disposti. Vedcsi pure abbondantemente la pliillip-
sile incrostare in piccolissimi cristalli le cellule del ba-
salte : raa le facce di tulle questc forme del mincralc in
disamina prcsentano per lo piii alcune slrie, chc bene la
distinguono dalla gismondina, cssendo qucsto un carat-
tore proprio della specie (2).
Questa soslanza per quanto mi sappia non e stala
fin' ora descritta come apparlenentc ai vulcani cstinti di
Palagonia. Essa incoutrasi con il carbonato di cake fer-
(1) Oper. cit. tomo 3."
(2) Opere citate Dcfrenoy c De Marignac.
— A3 —
riforo, la nofolinn, la liorscliolilc, ranalcinic, 1' nrragronito,
('(1 il (usCalo tli I'crro Ijlii allaccala al Ijasallc prisniatiio
"loliolaro c ccllularc dollo conlradc porlolla od oryani
di Palagonia, conic sul pepcrino di pofjgio pizzuln.
Specie ii.° HEnsciiELiiE
Qiu'sla soslanza porlala dairilliislrc aslronomo Hcr-
schol liijlio a Londra, c dcscrilla dal Levy nojili Annals
of j)]til(is(iphij t. X. paj^'. 3(11, 1825 fu per lunga pezza
posla ill iioii calo da'niiiK'ralonisti. Aon conosccvasi mica
di qucslo niineiale esatla analisi cliiniica, sollanto un scni-
plicc assaggio escgiu.o dal Wollaslon sopra pochi cri-
slalli del lufo Itasallico d'Aci Caslello avea fallo cono-
scerc, die conleneva silicc allumina c potassa. Beudant
uno de" pochi die siasi occiipalo dopo Levy della Iler-
schelilc nella 2." cdizionc del suo Trallato elemcnlare
di Mineralofiia la annovera fia le soslaiize incartiK se-
dis. (1) 11 Prof. 3Iaravigiia [2.) dice, die il de Cristo-
f'ari , ed il Prof. Giorgio .Ian nei lore Calaloglii sistema-
tici e descrillivi de^li o^iieUi di Sloiia Aaturale (3) cliia-
niano liersdielito la variela lerrosa della gisinondina per
la perdila dell'accpia di ciislallizzazione. Egli dopo di
aver fallo niustaniente le nieravi"lic come niai dalla do-
scriziono dc'raralliui osterno-crislalloiiTaliri dala dal Levv
s'abltia poluto prendere lale eipiivoco, vcdendola crislal-
lizzala nel sislema del jirisma csagonalc, e fissandosi so-
(I) TriiiU' ('li'monlaire do Minoraloirie par. F. — S. Bciulant.
liimo 2. I'iiris.
(2j Alii dill Accademia Giocnia di scienzc iiaturali Serie 1° to-
1110 I.\ (!;iliiiiia ISI13.
(!>) (',;ilal(i_iihi sistcinatici e dostrilli\i dci;!! (iji;:olli di Sloria iVa-
turalc (.'jisli'iili lu'l Museo di (1. I>e Ciijtufori e Prof. Gior^no Jan
— Sczione 4' fascicolo 1° Milano 1832.
— 44 —
pra pochi caratlcri cstcrni c sulla giacilura, la crcde i-
dcntica alia nefelina, senza occiiparsi pcro dcH'csaine chi-
inico-cristallograflco condizione necessaria per ben carat-
terizzare un mincralc. Ma oggi dopo i travagli di Da-
moiir (1) ogni dubbio e svanilo sulla vera csscnza dcUa
sostanza in parola, cssendo provalo per Tesanic fisico-
chimico esserc queslo un mineralc nuovo, cbc avvicinasi
niollo per la cbimlca composizione all'idrolile, lanlo che
Damour vuolc chianiarc con il nomc di herschelile que-
sle due specie non ricbianiando alia menle la parola i-
drolilc idea alcuna della nalura del mincralc. Dufrciioy (2)
jKMO fa osscrvarc ragioncvolniente esislere una gran dif-
i'crenza fra gli angoli della idrolile e quel della hcrsche-
lite. circoslanza della quale forse possa rcnderne ragione
rineguaglianza della superficic.
La lierschclitc crislallizza ncl sislema del prisma
esagonale. I crislalli sono bianchi traslucidi od opachi
avenli la forma di prismi a sei facce di cui ciascbe-
duna c rimpiazzaia da un'ugnalura da dar luogo ad un
dodecacdro bi-piraniidale basalo. II sig. Levy ammellendo
in quesla soslanza che, la forma primiliva sia un prisma
esagonale , e che la modiflcazione ne indicia I'allezza ,
crcde, che il lalo della base di questo prisma e presso
a poco eguale aH'aUezza.
II mincralc in esame e fragile, ha la frallura vitrea
e la densila di 2 , 06 ; riscaldato ncl malraccio lascia
sviluppare moUa acqua, al cannello fondesi in uno smallo
di color latlco , gli acidi I'allaccano fiicilmcnte.
Le analisi chimiche del Sig. Damour sull' hersche-
lile d'Aci-Castello cosi la formolano.
(3A1 Si^ -H (IVa, R, Ca) Si' + 5Aq) ■ -
(l).Annales de cliimie et de pliisique 3." Ser.t.XIV. Paris 1845.
(2) Op. cit. torao 3."
— 45 —
La horscliolilo di Palanonia e di color hianco-tra-
slucida, cd opaca, o rosso-gialliccia per 1' iiicroslazione
del scsquiossido di ferro. I crislalli prescnlano la forma
di bassi prisini esafjonali eon le ugnaliire sii i>ii spigoli
culiiiiiiaiili, e rorniaiio come bene avvisasi il Levy de'do-
decacdri hi-piramidali Lasali, alcuni dc' quali lianno Ic ba-
si c b' iigiialure precise c luccicanli da potersene osser-
vare liilli gH eb'menli, allri al conlrario prescnlano una
superlicie convessa ed appannala in modo da non polersi
affallo ne punto ne poco dislinguerc clcmenlo alcuno
(leMa modilicazione. (Miesli crislalli sono ceneralmente
piccoli e slanno a (pielli d'Aci-Caslello come 1 : 1 ^ /'o
Essi spcsso trovansi aderenli fra di loro per la base a
foggia della clorile di Ala e piii della prenile; qiiesta
siiperposizione non lia seniprc luogo d' una maniera sim-
inelrica , poicbe le diagonnli della base d' ogni poliedro
divergono in modo cbe gli angoli d' alcuni corrispondo-
no agii spigoli d" allri da resullarne poliedri irregolari
mollo bizziU'ri. Si riuvienc ancora queslo minerale in ^jjc-
coli (jUihttit Ibrmali dalla riunione in confuso di pochi
crislalli della forma doniinanle , in (immassi fjloIjDlifor-
mi pill voluminosi de' precedenli , in ammassi mammil-
lari a superlicie scaglioso-serpeggianle per 1' accozzamenlo
d'un gran nuniero di lamine esagonali, cbe offrono alle
superlicie derivale alquanle sirie orizzonlali lulle propric
di qnesia specie minerale. Finalnienle vien di leggieri
vederia incroslare il basalle in piccolissimi e sollili crislalli.
L'lierscbelile non e slala descrilla come apparlenenle
avulcani eslinli di Palayonia; essa vedesi con lanalcime
la ])liillipsile il earbonalo di calcc e la cabasia aderenle
sid basalle della conlrada portdla di Palagonia e suoi
conlorni.
— 4G —
;. : Specie hi." Analcime . . f,^[
Quesla soslanza crislallizza ncl sistema regolare , e
opaca traslucida o jalina , offre molle varicta di colore
tal' e il bianco-lalteo il grigio il rosso ; raschia il vetro
con dilTicolla, ha un peso spccifico di 2, 53, ed una du-
rezza di 6 circa.
E un minerale fusibilc al cannello, die calcinato da
acqua, e sciogliesi in gelatina con I'acido cloridrico.
La composizione dell' analcinie porta alia formola
seguente.
(3A Si^ + rVa Si= + 2Aq)
Questo minerale si rinviene in gran copia in belli
crislalli jalini ovvero traslucidi nelle rocce pirosseniche di
Palagonia niinori di gran lunga in grossezza di quclli dell'i-
sola de'Ciclopi. I crislalli bianco-opachi come quclli della
Valle di Fassa sono rarissimi nei noslri campi flcgrei, io ne
ho rinvenulo, dopo essermi piii fialc portato in sul hiogo,
alcuni individui, che di unila con i minerali che fanno
I'obbietto di qneslo lavoro , ho I'onore di sottomellere
air esanie dell' Accademia.
II primo che avesse fallo parola d'alcune variela di
analcime, che inconlransi a Palagonia e stalo il ch. Prof.
Ularavigna (1) della quale ra])porla la forma cubo-oUae-
dra , rarissima, e la trapezzoidale. Ollre Ic forme sud-
dette ho avuto la forluna di vcdcre un crislallo che ha
la forma del cubo , non mcno rarissima del cubo-otlae-
dro appo noi, ed il cubo avenle sugli angoli la smussa-
tura tripla del leucitoedro. In questa ultima forma com-
posta le facce derivate del leucitoedro moslransi piu o
(1) Atti dell' Accademia Gioenia di Scienze Nat. in Catania to-
mo iS'. Serie 1."
— 47 —
mono cslcsc sullc primitive, quindi riducono le facce del
cubo ora ad uii rtUlangolo ora ad un ([uadralo ora ad
un esagoiio irrcgolare ecc. >
Specie iv." Natrolite
La natrolilo, ovvero il mesotipo a base di soda se-
coiido il Sig. Dufrenoy (1) die ba riunito sotlo la spe-
cie mesolipo la nalrolite la mcsolile c la scolazite , cri-
slallizza nel sistenia del prisma relto romboidalc di 91"
20', il ciii rnp])orlo di un lalo sta alia base prcsso a
poco come 100: ."il. Qucsla soslaiiza ordinariamenle
bianca ha la luccntczza vilrea , la fratlura concoide ed
ineguale, raschia la calce carbonata ba la doppia rofra-
zione a due assi, la densila e di 2, 2i, al cannello e
I'usibile con bollicamerito in ismalto spongioso, cd e so-
lubile in gelatina ncll'acido azotico.
La natrolite viene rappresentata da questa formola.
(3AI Si -t- rVa Si' + 2Aq)
II mesotipo a base di soda si trova nel basalte cel-
luiare e nel pepcrino di Palagonia proprio nella conlrada
detta P<Kj(ji(> pizzulo e sue vicinanze. Esso e bianco o
bianco-paglino in piccoli fjloboU compatli, chc totalmcnle
riempiono Ic cellule del pe|)erino e quelle del basalte ;
Si vede aiicora in forma (jloboloso-radiata, die termina
in acicoli liberi alia sui)erHcie in quella (jlobolarc-ra-
diata e nclla (uicolarc coslilaita da piccoli acicoli, cbe
lerminano alle lore eslremila con ismussatura sopra gli
spigoli cnlminanti.
La strutlura interna del mesolipo in csame e fibro-
(1) Oper. cit. toino 3.° . - i[\ , h
— 48 —
so-radiata , le fibre sono setose e spesso congiunic id
niodo che non vieiic di leggieri poterle ossenare senza
rajiito della lente. II punto da dove partono le fibre se-
tose della natrofite alciine fiate c cenlrale come nell'ar-
ragonile la cui varieta bianco-paglina spesso la mentisce :
raa ordinariameute qucslo punto di partenza e periferico.
La forma acicohire-rudiata essendo dominanle in
questa localita, io I'avea preso a bella prima per la sco-
lazile, principalmente per la lucentezza vitrea che pre-
scntava mollo sensibile. Conoscendo che la scolazile e
coslanlomenic piroelctlrica , onde stabilirc bene la dia-
gnosi, tcntai di passare all'esame della elcltricita, e riii-
scendomi impossibile qiicsto fisico esame, mi feci piullo-
sto ad assaggiarla chimicamente. In fatto trattala in suUe
prime la sostanza in disamina con I'acido azotico e ri-
dotta in gelatina, disciolsi la dissoluzione azotica in una
convenienle quantita d'acqua, la quale assaggiata con po-
che goccie d'una novella dissoluzione d'ossalato d'am-
uioniaca , vidi subilo non dare mica precipilato ; da cio
capi bene non essere la scolazite ; ma la natrolite che e
a base di soda.
Questo minerale non e stato rapportalo finora come
naturale de'vuicani estinti di Palaoonia. Esso rinviensi
nella suddetia localita ordinariamennle solo, e rade volte
in pezzi di peperino erralico Tho Irovato con qualche cri-
stallo d'analcime e di cabasia.
Specie v/ Pirossene ^ERO o Aigite
Questa sostanza cristallizza nel sistema del prisma
obliquo romboidale ; essa e ncra o d'un verde scuro ,
intacca leggiermenle il vetro, ha la frattura ineguale, si
cliva facilmenle secondo il piano del prisma romboidale,
ma e difficile clivarsi parallelamente alia base, ha la densila
— 49 —
(li 3, 10 a 15; si fondc al oaniicllo in uno smalto nero.
Lo analisi chiniichc doU' Aii!:;ilc di A'aiKjiiolin prali-
cala su quello deU'Elua , di Didiciioy sopra qucllo dcila
Sonima, di Klaprolh sopra I'altro di Frascati c di vari
valciili miiicralogisti porlano alia seguenle forinola.
(Ca Mg fe) Si^
II pirosscnc ncro o aiigilc ollre d' esisterp come
olomenlo coslilucntc il basaltc c Ic rocce die rosidtano
dalla sua dccomposizionc e ricomposizione , si Irova hello
e buono in cristalli aggoniitolato nel peperino , lungo la
strada provinciale Ira I'alagouia c 3Iinco proprianienle yi-
cino il ponte nnovo.
Tn giorno facendo 1' analisi meccanica di qiiesta roc-
cia con il nielodo del Sig. Cordier , dopo d' aveila ben
trilurala, vidi luceicare mollissinii orislalli, the con il soc-
corso dclla Icnle riconobbi suhilo d'essere cristalli d'au-
gilc. Oiiesli cristalli microscopici nclla gencralila sono
d'un niillinietro circa di grossezza luccicanti c neri , clie
bagnandosi s'avvicinano al verde bolligiia.
L' esanie delle forme crislalline di questo niinerale
mi ha prosonlato non poche dillicolla provonienti dalla
piccolezza de' cristalli, e dallo piccole dillerenze che in-
conlransi nelle inclinazioni d'alcune facco di specie di-
versa, laonde di leggieri ]iu6 scamhiarsi una faccia per
un'allra. I'lire con una lente di forte ingrandimento e con
molla pazienza mi e riuscito di Irovare tra varie piccole
scaiilie di labradorite di |)eridoto e di ausite alcuni cri-
stalli di pirossene che avevaiio la forma Iriuiiilaria. la triu-
nitaria ananidrfica, c la prima nello slalo di gcminazione
con I'asse d'linione parallelo alia faccia primitiva verti-
calo tlel prisma.
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UM CORSA
in OTTOBRE 1853
DEI SOCIO
PROF. CARLO GEMMELLARO
LETTA
nella lornala ordinaria del di 2 !\ovciubrc 1853
3"SJ! aiHaO'^JCi r.;
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'i..,:^;i:A .... <'■) :. i i.ViUiii\y\
liiJoN e dato al solo geologo il pascer la mente di su-
blinii idee, quando s' inibatte ia grandiosi fenomeni della
natura. Chiunque dotalo di aculo ingcgno e di mente
svegliala nc resta colpilo, e non manca di vivo interes-
sc nel conteniplarli. lln'uomo istruito viaggiando, anche
per diporlo , pc' terreni dclla Lasc dell' Etna, non si de-
lizia sollanto nellc yaric incantevoli scene, che ad ogni
passo la fcrlilila del suolo e 1' orizzonte gli appresenta,
ma si conccntra a nieditare sulla natura slessa del terre-
no ; il quale, benche provcnientc da brugiale aride roc-
ce, alteralc e scomposte dal passaggio de'secoli, divien
capacc dclla piu cstesa coltivazione. Egli allora ha solto
gli occhi le infallibili prove di questa lenta degradazio-
nc, pcrclie non pcrcorrc lungo tratto di cammino senza
inconlrar le vulcanichc rocce ridotle a terrcno collivato ,
a fianco di quelle die sono innoltrate nella scomposizio-
ne , e soltoposte allc piii rcccnli , suUe quali il tempo
non ha per anco impresso le orme del 8uo passaggio
slruggilore.
— 54 —
Ne vi e bisogno di esser cultorc dclla vulcanologia per
dlstingucre le varie rocce dellc tante correnti di qucslo
magno vulcano ; esse anno per ognuna un proprio carat-
tcrc ; e se non tutli possono conoscere per quali chimi-
che e mincralogiche condizioni fra loro differiscano, quel-
li pero che allenti sono e diligent! nelle osservazioni non
nianclieran niai di distingucrle a' soli esterni caraltcri; e
conlinuando ad osscrvarc diverran sempre piii esperti a
non confondcre le rocce ed i terreni, assuefacendosi gra-
do grado a seguirc i tralli dclla special loro fisonomia.
Uscendo, infatti, appena dal piano della StaUia di Ca-
tania per la via di Messina, e Irascorse le aniiclie lave,
che per la loro compaltczza c solidita permettono appe-
na ne' crepacci la vegetazione degli ulivi de' niandorli e
dellc opunzie , con altra correnle s' incontra sterile e di
tetro colore, tutta di minnte scorie formata e di rapillo ;
la quale, benche venuta fuori da presso Tremestieri nel
1381 , quella stessa che fini di coprire 1' antico Porlo
Ulisse, non ha potuto tuttavia rendersi suscettiva di col-
livazione ; e ben si persuade ognuno che essendo essa
di niinuti e sciolti maleriali sferoidi coslituila, non pre-
senta alcuno spazio, che possa Iraltenere la terra , sulla
quale I'erbetle dapprima, ed altrc pianterellc in seguilo
potessero allignare ; e tutti gli slenti della industria, e
tutti i sudori deH'uomo si richiedono perche cominciasse
ad alimenlarc la gincstra , almeno, e 1' opunzia.
Fiancheggia lo scalo di Ognina un altra antica la-
va , di polenli masse , asprissinie nella superficie roltc
e lumultuarianientc aggregate, che lasciano ad ogni islan-
te, grolle crepacci ed orridi accozzamenti di rotti e rove-
sciati lastroni ; eppure nieglio alquanlo della precedente
si presla, questa lava, alia incipientc vegelazione de'liche-
ni delle felci delle graminacee delle euforbie , non che
del Gcodindia, ed in qualche pozzanghera dell' olivastro.
— 55' —
Passala la piccola horgala di Oi,mina , corsi di an-
ticlie lave lerrificalo dal tonipo e dalla niano dciruomo,
sono covcrli di olivcti, cd il suolo e bcn'adalto a'ccrcali,
sino a'coiilorni di Aci Caslello.
Quivi il prospello dclle coUinc a tramontana ofFre
iin qiiadro hen diverse da quello che fin' ora il tcrreno
di sole lave lia [ireseiilalo. Anciie a ccrla dislaiiza si ri-
eonosce una collina argillosa , coverla nclla parle supe-
riorc! da uno o piii eorsi di lava, che dellc masse, slacca-
le dal eorjx) della correnle , ingomhra gran parte della
superlicie del declive argilloso lerreno. In questa collina
inianlo si vcggon sorgere delle rupi di hruno colore e
di un aspetlo assai differenle di qneUo delle lave. Avvi-
cinaiidosi coniincia a scoprirsi die la loro niassa consi-
ste di un' animassanienlo di prisnii di hasalto disordioa-
tanienle rinnili , ora verlicalnientc ed in serie, ora in for-
ma di ventaglio , ora inclinali , ora inconlrantisi ad an-
golo rello. Nessun aspello di correnle o di cralere si ap-
palesa, e quasi come separati gTup|)i si moslrerehhero
quelle ru|)i , se cj)hraccialc non fossero e chinse cntro
il terreno della collina ; ov' essa linisce , in I'alli , alia
riva del marc, que' gruppi si scopron soli circondati dal-
I'accpia, e piii in la nella forma di trc scogli giganteschi
s'inipianlano in mare, e son essi i Faragiioui , li tre fa-
mosi scogli de'Ciclopi.
3Ia ginnii al villaggio di Aci Caslello un'allra smi-
surala rupe richiama 1' allenzione del viaggialorc. Isolata
essa sarebhe , e lo hi cerlamenle per lungo lenq)o pri-
ma che una correnle dell' Ktna (1) non vi si fosse appog-
giala |>el lalo di ponenle. Fra quesla lava e la ru|)e slcs-
sa si scende sino al mare sopra un suolo di hasalli glo-
'■!ii; i ■.■«[; .11 '' '';■ .:
(1) Forsc qiiolln slcssa del i129, serondo la rrnnaca di Simeo-
nc da Lcntiiii, M. S. nella bibliotcta dc' Cassincsi di Catania.
— 56 —
bulari, di-cui ognuno dividesi in tanti prismi colle pi-
ramidi convergenti verso il ccnlro dclla massa ; piii in la
gli ammassamenti di prismi basaltici occupano la pialta-
forma die serve di base alia rupe, e sono essi pentago-
ni, per lo piii, arlicolati , ad apici c basi concave e
convesse alternativamcnte. Volgendo in alto lo sguardo la
rupe allissinia si vede formata dcgli slessi basalti globu-
lari, composti de' prismi convergenti, ed intonacali, nclla
superficic rotondala , d' una crosta vetrosa. Fanno essi
chiaramentc scorgcre essere stati una volta di una pasta
fusa e niolle , perche addossati uno suU' altro , molti si
sono piegali sopra le convessita di quelli che slanno sotto,
e preniuli dagli allri vcnuli sopra di essi ban porduto
la forma globulare , ed i prismi, lasciando la loro conver-
genza staccati dalla massa, si sono in varic dirczioni al-
lontanati. Questo enorme ammassamento di basalti globu-
lari c fiancheggiato per levante da un materiale di pe-
pcrino di color lionalo , pieno di cristallizzazioni e di
vene cristalline, cbe servon di cemento al pcperino , e
lo rendono una specie di breccia.
Ne ristretti in questi soli punti sono i fenomeni dclla
formazionc basaltica. Una visita agli scoglide' Ciclopi, ed
alia isolclta dclla Trezza, rassoda fermamente le tcorie
sulla marcata diffcrenza fra le rocce vulcaniche ed i vcri >^
basalli.
Tutto il littoralc da Acicastello alia Trezza , detlo
VasareUo, non offrc che masse staccate di prismi di ba-
salto che spuntano dal mare; formano indi il lido, e gra-
do grado van sorgcndo nel picdc della coilina , fincbe
allc masse principali si riuniscono ne' colli di Sauri , di
Catansaro, e di Rose.
Girando, sii d'una barchetla , inlorno alio scoglio
maggiore, si vcggono gli ammassamenti de' prismi, dalla
parte di levante conservar tulti la situazione verticale ,
I
— 57 —
0(1 in laliini sili, per la cadiita di aliri prismi , appare
neiilranlc , da forniare una scalinala di masse articolale
c di iiiiirornie voliinu'; dalla j)arU' di niczzof^ionio e po-
nenle Ic masse van p(M'dendo la rcgolar I'urina ])risniatica
«:omc si avanzano in alio, ed il vcrticc e covorlo da uno
slralo di roccia hiancaslra, c difficile riuscirebhe il vo-
ler dare spiegamcnlo della I'ormazione di ([ueslo seoiiflio
i»'i£fante, senza dare un'occhiala alia prossima isolella del-
ta ^Trezza.
Di lorma irregolare, con inolle sinuosila e promi-
nenze, sorge essa dal marc costiluila in massima parte
dalla ceniiala roccia hiancaslra, die moslra uno slralo di
solida roccia basallica, per gii elemenli di die si compo-
ne in gran parte, lua cosi abbondanle di aiialcime vclro-
sa e crislallizzala die ben a ragione e stala da me di-
stinla col nome di analcimile (i). E slato dimoslralo (2.)
die la roccia hiancaslra noii e die un scdimenlo induri-
to di basalto dccomposlo, ragnnato un tempo in quel si-
lo, e sollevala poscia dalla venula dell' analcimile, roccia
ricomposla e nello slato d' ignea fusione ; come fu del
pari sollevala collo slesso scoglio quella chc vi giace
sulla sommita; ed una prova irrefragabile ue offrc quc-
sla isolella, dalla parte di .\. 0. ove si vede 1' analci-
mile iiilrodolta in iiloncelli Ira la roccia hiancaslra , cui
si e dato giii il nome di eidopile ; ed essa da qucsla
inlroduzione e slala resa piii ilura e compalla ne'punli
di coiilalto, nienlre ove ha soflorlo delle s|)accalure e dci
crepacci I'analcime in crislalli, suhlimala dalla massa, no
ha incroslalo le pareli.
I'otenle e variala iValnra ! qual' occhio il mono eser-
citalo die si I'osse ne'suoi lenonieni, non iscorge in que-
(1) Sill nasallo — Mem. ncl vol. 2, Alii Giooiiii.
(2) Sul iiiisallo decomposto ecc. vol. 2, 2. Seric d.
8
— S8 —
sto ristrctlo angolo di Sicilia il vcro basalto, distinto da
ogni lava prisniatica iiclla composizione e nolla forma ,
sconiposto, gia, nclla sii])crrK'ic falisccnfe, Irascinalo nelle
acqiic, deposilalo nel loro fondo a giiisa di inelma pren-
der consistenza scdinientaria; sollcvalo poscia da iiiiova roc-
cia pirogenica di ricomposlo triliimc l)asallico cd aiialcime
emorgcre dal mare in forma d'isolella? Chi non riconosce
nella riipe di Aci-Caslclio iin poslcrioro semivulcanico Ira-
vagiio, the rimescolaiulo ncl focolarc i prismi basallici, li
riduccva a forma globnlare e di scorza vetrosa rivcstivali;
spingcndoli poscia, neilo slalo d'igiiea fusione in una spe-
cie di cralere, versando ne'lali la parte trilurala e sciolla
che addensavasi in piperino , linclie cessata la forza vul-
canica si arrestarono quelle masse giobulari fuse , nella
gola del craterc conipressc e rislrelle fra loro? Poslerio-
ri geologlci avvenimenli scompaginando e rovinando quel
cratere, lasciarono scoperta una sezione di esso, stalo un
tempo sottomarino, che cmerso dalle acque mostra in og-
gi I'enorme rupe di masse giobulari fianclicggiate in par-
te dal pepcrino, che ne formava una volta il gran cono.
Mil v'ha poi diffcrenza fra il vero basallo c la lava
prismalica? E come no! La pasta del prime e compatta
di felspalo e pirossene con granclli di olivina : la pasta
della seconda e vetrosa con cristalli pronunciafi di piros-
sene e felspato, e granclli meno sparsi di olivina. II pri-
me e prismatico, regolare, a spigoli ottusi ed articola-
to : la seconda a prismi irregolari di varia grandezza, a
spigoli tagiienti c non mai articolali : i prismi del pri-
me si rompono con frallura terrosa, c son facili a decora-
porsi in una terra argillosa : i prismi dclla seconda si
rompone in ischeggie scagliose, tagiienti e spesse con-
coidi , e difTicilmcnle si sconipongono in terra arida e
scioUa: i primi, linalmente, non presentano forma di cor-
— 59 —
rcnli 0 rrnlori di soria, e la scconda fe seinpre una cor-
renlo die provieiie da uii cralerc.
La dove il hasallo e solo : la dove la lava prisma-
tica non e avvicinala chc da rocce viilcaiiiclic, possono
a prima i^iunla, con poco allenlo esanie, confoiidersi uno
p(M' iallra, ma (pii ilie la roecia pirogeiiica sla a tan-
to dclla vidcaiiica , qui la Nalura ha tollo il velo ad
uno de" suoi piii i^randi Icnomeni , e con lacil jiarajifone
la (liscoprire die il hasallo, roccia piroi^enica , e slata
spinla <lalla soUo])os(a scorza terresire nello stalo di fu-
sione, per la sola esjiansione del calore , come ha fallo
d(!l ijranilo e del ])orlido: nienlre il focolare del volcano
doj)(» aver I'uso c velriiicalo le rocce, ha avnlo hisogiio
dclla |)olenza del vaporc per prcscnlare gii ammirandi
fenomeni delle enizioni.
Toinando sulla slrada sino al Capo de'iMolini , la
collina tcrziaria slossa, che invcsli del sno maleriale ar-
gilloso c di grcs i gTuj)pi del hasallo, si scoprc ii>nnda
ne'eosi delli treUmt, c sparsa di masse di lave che pri-
me scescro dall'Elna a coprirne la superlicie.
Dal capo del 3Iolini sino ad Aci reale, corsi di an-
liche lave lidoUi a collnra, irrij;iili dalle acqne delta Hd-
tana , e da allri niinori sorgenli , presenlano un' amena
cainpagna sparsa di verdura , cd animala di agricola
gente iiulnslriosa dclla prossima anipla cilia. L'oirido hal-
zo che da lermine, per levanle, al sno lahhiicato e sla-
te lagliiilo da una snnlin)sa strada die arriva al mare.
Da (piel lido giiardaiido in alio si vedc quel haizo, for-
nialo di vari shall di lave, delle (piali il mmiero dilfi-
(■ilmenle ptu") slahilirsi , ma die in apparenza giunge a
non meno di sellc. Appie di quello, poco piii alio dclla
superlicie delle acqne del mare, scorrono acrjue doici ,
chc passando fralle ghiaie rossc. di cpiel colore ap|)ari-
scono, e ramniculano la favola del feroce Polilemo, die
— 60 —
seppelli il pastorello Aci soUo una svella rupe dall' Etna ,
e del quale corse il sanguc in veriniglio rio.
Questa sovrapposizione di lave e ancor piii manife-
sta , nel seguito del balzo , sopra S. Tecia : in (pianlo
al vero loro numero resla sempre un forte dubbio , iie
facile a sciogliersi, per quanlo appare. La base pero di
questa inaccessibile slratilicazione di lave e fiancbeggiala
da un basso terreno di altre lave , c di alluvione in
molli luoghi, di potente stralo di niinulo rapillo ed are-
na, di scoriettc puniiciose provenienti da rocce I'elspati-
che. E questo terreno e in oggi divcnuto ridenle, per-
che ridolto a terra collivabilc a cereali, cd a vaslo giar-
dino di agrunii, nierce la induslria c la cura del solerte
Cav. Salvalore Aigo, che proporsi dovrebbe a niodello ai
proprielarii di collivabili terreni, che lasciano inlanlo Ira-
scurali in niodo da non dar quella produzione di die sono
capaci. ' ^
Da Aci sino a Giarre il suolo va cangiando di aspet-
lo , a niisura ehe le lave di cui e interanicnte coslituito
sono pill 0 ineno terrificate. Un buon tratto e quasi pri-
vo di vegetazione utile, benche la lava sia quella del 1329
venula dal Monte rosso di Foudachelli ; ma a poco tratto
di strada riconiincia una rigogliosa vegetazione sopra le
vccchie lave die costcggiano per mezzogiorno la plana di
Mascali , c terniina in mare a fianchi di Riposto , ov' e
fabbricata la torre degli Arcurali.
Giova qui volgere in alto lo sguardo verso 1' Etna
che sovrasta. II suo conico dorso piii non si trova , ed
invcce un'ampia valle si aprc verso I'intera campagna di
Giarre. Due braccia di colli a mczzodi I'uno a tranion-
tana Tallro, partono da' due lati di un balzo, che scende
quasi jtcrpendicolare sul jiiano della valle, e sostiene I'iso-
lalo euiiiienlc cono del gran cralcrc cui fan corteggio i
due pill elevati puuli de' menzionati colli. E questa la
— 61 —
tanto nominala Valle del bnve. II baizo e qncllo del Tri-
foijJU'Uit, i colli a mczzoi^ioriio, soiio Ic ('(jsi dcllo Swre
del Sulfizio, (li Cuhinna o lo Zoccohirt) : (|iicili a tra-
nioiilana, le Conmzzc , Ic Finnite, il Cnliulo; ed en-
Iro ad essa sorgoiio anliclie rii|)i , coiii di onizioni , e
corsi di lave, ainmonlalc una snll' allia ; ma chc inlanto
nun valj>oii() a ii|(risliiiiir(^ la forma tonica , per qucsla
paric, del corpo dell' Kliia.
Oi>nimo, chc ci(!co scijiiace non fosse de' sollevamen-
li , vede di leggieri in qiiesla ralle lo sprofondainento di
un seslo della gran niassa del vulcano (1). II halzo del
Trifogiielto colic siratilicazioni scnza numcro di anliche
lave: la vallc di Calaiina die anch'essa appalesa molle e
mollc siralificazioni lavichc , senza Iraccc di prcsenza di
roccia ncllunica : i colli dcU'uno c dell' allro lalo , con
inclinala stralificazione a mantello, (agliata vcrlicalmcn[c
di di.slanza in dislanza da diglic di |)iu r<'ccntc roccia
vulcanica : la rupc di Musarra e quella della Capra, die
faccvano parlc del corpo della monlagna, rimasle, isola-
la la prima , unila agli allri colli la scconda : Ic allure
Casaono , Priori di cosimo, Fonlanclle , Caliatn , evi-
denle l)ase di (piella parle dell' anlico cono... tullo ma-
nifcsla I'ahhassamenlo del suolo, piu die il preleso sol-
Icvamcnto. La iialma , poi , delle lave felspaliclie : la
prcsenza dell' anlihole in talune : il Icrreno piii facile a
dccomporsi in feracissimo siiolo : la mancanza di monii
di craleri inodcrni in cpieslo vaslo lianco della inonlagna.
sono i caraltcri die dislingnono 1' Klna anlico ; di (piel-
rcpoca, cioc , quando i suoi fiiodii agivano snlle primi-
tive roccc felspaliclie, e Ic sue cruzioiii avvenivano di un
(1) Sulla Co?lituzi()nc Fi<ica delln Ynlle del Hdvc — vol. 12.
Saiigii) sulla cosliluzione fisica deirElna — vol. 3.° 2." serie.
— 62 —
modo forse diverso di qucllo, con che si manifeslano le
modcine.
Da Giarre sino al ponte di 3Iinissale si osserva clie
le lave si sono arreslatc ncllc allure di Mascali ; e da
que'contorni sino a! mare di Riposlo e di Fiumefreddo,
il tcrreno e tutto alluviale, fornialo da' maleriali strappati
dalle acque a' fianclii dell' Elna ; e gii alvei di riiinosi
lorrcnli die da quelle allure provengono ne fan fedc ,
coir anipiezza delle loro sponde, e colle masse di grande
mole che han giii trascinato.
Ma qual delizioso canq)o non e queslo! Ridente aspet-
lo di fresca vegelazione : suolo eniinenteraenle coltivalo a
vigneli, q giardini, a ceroali, a pascolo, sparse di abi-
tazioni e di case di dclizia ; e sc tuUa la plaga orienlale
deir Elna c repulala a ragione una delle piaggie piu fer-
tili di Sicilia , e tanto decanlala in tulti i tempi , certo
che la Piana di Mascali , il Feudo ed i circonviciui ler-
reni sono gli Esperidi dell'Isola.
11 ponle di Minissale e alzalo sopra un lorrcnto che
proviene da' conlorni di Picdimonle, fra la base dellElna
ed i Colli del Uosco, della monlagna di S. Elia, del Serro
della Conca, di Prainello, e del iMitoscio. Si e esso lallo
slrada in mezzo ad una anlica lava ; della quale ha svello e
Irascinalo giii le masse ed i blocchi , e scavato e logo-
ralo ad ogni passo ; essa proviene dalle falde sellentrio-
nali della monlagna, ma uon sa scoprirsene la origine, a
causa di altre correnli che nc han coverto le tracce. La
lava corre verso il mar(> , ed e in niolli luoghi coverla
dalle lerre alluviali ; ma torna a sco|)rirsi nellc vicinanze
del ponle di Caltahiano, unendosi a quell' altra lava, sulla
quale scorre il fiume Onohola , e con esso vanno a f'or-
mare i terreni ed il promonlorio di Schiso, ove sorgeva
un lempo 1' antica Nasso, prima colonia greca stahilita in
Sicilia ncH'anno 734 av. G. C. . . - : ,.
— 63 —
Salpiulo per Piodimonlo si scorge il terreno tcrzia-
rio (li iiTcs 0(1 nrj^illa ricoinpiirirc da solto Ic anliche
corrciili dcirKlna; c ncl silo, appiiiilo, dcllo Castcllacci,
il loiTciilc loj^oraiido (piclia l(M'ziaria roniiazionc, lia trallo
gill i lualcriali di <\udU\ prime lave , e Irasporliindoli iiel
siio alveo ha lascialo in quel silo due ripidi hal/.i di lave,
die a prima giiiiila per iin eralere si prenderelihero.
Quasi a mela della salila di Piediuionte u(d silo del
casino di nu Ferrari da (liarre, la vista clic si presenla
alio sjinardo rivollo in i;iii noii puJ) uon iiileressare il
viaj^j^ialore. Le moiilagne di Taurouuna clie l<'rmiuaHO
col capo S. Andrea , se occupano la vcdula di (pielle
della (lidahria, lasciano peri) scoperlo, nel fondo dell'oriz-
zonle il capo S|»arlivenlo: un vasto Irallo del mare jonio
coid'onde il suo azzurro con quelle del cielo e viene a
land)ire la spiai>j^ia di Fiumel'reddo c Hiposlo, e scmjtrc
|)iu hclla ap|)arisee la ridente plai;a di (iiarre , poc'anzi
Iraversala; elie da (pieiralliira, i vii>'neli, le lerrc a ce-
reali ed i jjiardini di agrumi, co' nuiri di divisione, colle
siepi, con le slrade, eon i>li alheri come in una carta
geoj^ralica |tajon delineali. l/aere slesso che piii puro si
senle al res|)iro, rendono quel punlo delizioso ollre ogni
dire, e mal volenlieri volgonsi ad esso Ic spallc.
Le al)l)ondevoli ar(pn^ in Piedimonle . come quello
della Heilana e di Aci-(]alena sollo le prime lave del-
TFlna, in «piella parte della sua |)lan,a, fan conoscere che
la collina aigillosa terziaria giace sollo le vulcaniclu; cor-
renli; ed in ellello da Piedinujnle in poi essa comincia a
manifestarsi nella sua giacilura, e si va scoprendo come
lave dell" Etna sono corse sopra di essa, occupandone qua
e lii non poca superlicie. Qui V Kina Anli<o linisce, c la
comparsa di queslo lerreuo lerziario , e I'allra porzione
della plaga meridionale che la cingeva , sino a'conlorni
di Aci , possono riguardarsi come i suoi limili. Da Pie-
— 64 —
(liinonle in poi riconipariscono su'fianchi dell' Etna raoder-
no i monticclli , gia cralcri di cruzionl, di cui le correnli
souo in gran parte ancora poco alteratc, e facilmentc pos-
sono seguirsi nelle loro estensioni.
Un allro aspetto prende da questi luoghi il corpo
della monlagna. L'altnra delle Concazze fa essa stessa
parte del dorso die si clcva solo sopra la massa mono
acclive delle sue faldc ; e quasi unico cono , non offre
allri niinori , sinclie non giunge al lato , ancor piii mo-
derno, die guarda verso Bronte. Al picde pero di que-
sto dorso colossale, giganteggiano i coni di 31. Frumcnto
di 31. Nero, di S. 3Iaria co' suoi vicini monticclli ; c Ic
lave die ne uscirono inlerronipono la zona del bosco dei
pini e delle querce, die forniavano, al dir di Buffon « un
« bel coUarc di verzura al capo canulo di queslo vecchio
« vulcano. »
Le anticlie lave terrificate sono, per tutti i conlorni
di Linguagiossa, collivalc a boschetli di caslagni , di no-
celle, ed a vigne; e di esse una buona porzione e slata
covcrta dalla lava del 1809, la quale corse per ponente
con un rivolo , a fianco del Casino Cagnone. Passata
quella del 164fi, cbe si diffuse sopra il terreno terziario
fin' a' contorni di Casliglione, due monticelli, antidii coni
di eruzione, restano da un fianco e dell' altro della slra-
da ; sono cssi noininali del Cerro, a sinistra, e 31. Santo
a deslra ; alquanio in giii di questo si scoprono i resti
deir antico craterc di Pielm marina, origine, forse della
lava deir anno 39G av. G. C. ramnientata da Diodoro ;
la quale scorrendo a liandii di Castigiione e 3Iitoscio ,
segui il pendio della valb; che separa la formazione ter-
ziaria da quella secondaria di Graniti, Gagi ecc. ove scor-
re in oggi I'Onobola, e formo, con altre correnli, come
abbiani detlo, le pianure cd il capo di Scbiso. Guardando
suir altra parte della valle si vede il monte del 3Iojo ,
— Go —
ap])i(! dc' colli di Malvngna, anlico iiulipondentc craforc di
ciii la lava si conloiido con (|ii('lla di die parlianio , e
lascia indcciso quale dolle due j^iiiiigcssc al marc. 11 basso
IcriTiio di qiiosta vallo prcscnla anch'esso il vcrdoggianle
lappclo dcllc Icrrc irrigiic, di planle orlensi, di legiimi,
di iiiardini c di alheri a frullo, conic sono stall scmpre
i Icilili canipi pc'qnali serpci^giano i liunii. Lo slesso
vulcano del 3Ioio e inleranienlc collivalo a vigne al pari
di lulli qiielli del fianco nieridionalo dcU'Elna. Tiiilo I'o-
rizzonle , da ipiesta parle , vicn chiuso dalle nionlagnc
sccoiidarie di 3IoUa caniastra, di Malvagna di Roccella ,
e di S." Donienica , c ])iii in la dalla catena de' .Monti
Erei ; e la lorniazione tcrziaria colla quale 1' Etna e in
conlallo, vienc occupala jter qualche tralto dalla lava del
1607, die non si presta lultavia ad una, andic medio-
cre collura.
Kandazzo c piantalo sopra il niarginc di una dcUe
prime lave die coprirono il terreno di gres ed argilla ;
cii) si osscrva dislintamentc nel suo canto occidenlale ,
die forma un lato dell" alveo del torrente, dello Vallone
della Miscricordia; ed il terreno terziario resta a nudo
daH'allro lato, nella cosi della 77//j/ja e nel 6'o//e di \'a-
gliasiiidi; fra il quale ed il liosco di S/ 3Iaria, e S." Marco
scorrc un braccio dellUnobola.
i^ I Quesla prima lava di Kandazzo e d'una pasta, die
scmbra provenire dalle fusioiii prime del basallo ; impe-
rocdie essa e omogenea compatta , con rramnienii minu-
tissimi di pirossene, per cui si presta Iticilmenle ad esscr
lavorala alio scarpello ; ed e pcrcio die gli ornali delle
lineslre delle case, de'prospetii delle chiese e delle lorri,
di slile gulico e bizanlino, lurmali di ([uesia lava sono di
una linilezza straordinaria l^a cliiesa poi di S. Maria e
mirabile lavoro di deniro e di iiiori ; i muri esterni del-
I'abside, c ilelle navale lutli di laslroni di questa lava,
9
— 66 —
cosi tagliati e commessi da non lasciar discoprire segno
di ceniento, formano un'alzata che par di una massa fusa ;
e le colonne di un sol pczzo che sostcngono la volta ,
ed il fogliame de'capitclli, tutlo rende questa chiesa un
capo d' opera di costruzionc di lava vnlcanica , da riva-
lizzare con qualunque altra di piu Icnera roccia , e di
squisito gotico lavoro. La facciala con la torre, che do-
veva conipirsi con antico disegno a similiUidinc di quella
di Frcyburg, si sla ora fabbricando con un niiscuglio di
pielra calcarea di Slracusa , e voglia il Cielo che non
risulli una incoerenza architettonica !
Passando da Randazzo a Bronle s' incontra un ter-
rene assai sterile , e di poca o nessuna vegelazione , a
causa dellc lave non per anco terrificatc ; nella parte su-
periore pero i boschi son ben folli. La lava del 1759
si fc slrada sopra il tcrreno terziario , non mollo lungi
dal lago La Gurrita; e quclla del 1787 vi giunse sino
a poca distanza da Maletto. La strada, dopo quella cor-
rente passa sul terreno nellunico per un buon tratto , e
le roccc del gres prendono una solidita bastevole a far-
ne pietre da taglio ; dalla rupe detta Rocca di Calanna,
molte grandiose masse se ne son distaccate, e parte sono
discese sino alia bassa pianura dello stesso terreno , detta
piano del parco, che conflna con antiche lave dell' Etna.
Prima di giungere a Bronle, la lava del 16S1 si
vede a poca distanza dalla strada ; essa discese dal Gan-
co della montagna, vicino al Monte di 3Ialetlo, occupo il
terreno terziario, e vi corse sino a poca distanza del liume
Simelo. Quella del 1832 la copri in parte minacciando
gravemente Bronte che restava nel pendio della collina.
Esso infatti e situato nel mezzo di due Colli ; cioe di
quello detto Maryio grande e Corvo a N. E. e dall'al-
tro dello Colli a S. 0. e I' Etna che lo sovrasla , e le
lave che lo circondano per ogni lato , non hanno irape-
— 67 —
(lilo clift ivi oltrc a novc mila abilanti, intrepidi si fer-
masscro , quasi aspoUando clio una corrcnlc di fuoco li
obhliiiassi! liiialiuoiito ad abbandonare uu silo, cbc ramoro
del palrio nido sollanlo, puo rendcre tult'ora abitalo, nel
fianco del minaccevole cd incsorabiie vulcano.
Da IJronle ad Aderno ancor piii slerile ed aspro e
I'adusto terreno. Qui I'Elna iiioderiio dispioga tullo il suo
carattci'c orrido insicmc c maestoso. 11 dorso della inon-
tagna apparisec meno alto , e piii crude ; monli sopra
nionli i>iungono sino appie deU'ullinio suo cono. 31." Pa-
paria, Kgillo, Trei'rali, Giuseppe, Roverc, la Dcnsa, li
Grulli, Lepre, Rosso, Castellacci, Frumento, Avoltore ,
Palniiiilelli , Cliiuso ed il mai>nn Minardo, seiubrano ad-
dossati uno sull" allro come la favola riguardavali , per
sosteuero I'aperta gola dell'Eliia, che spinge le sue fiaui-
me contro il cielo « et sidera lambit. » Asprissime ed
orrcndi corrcnli di lave non coverlc di veiielazione ad
ogni passo: lave in forma di prolungate coUine: lave nel
j)iii ])rorondo degli alvei dei torrenti , lave da per tullo
per lo spazio di ben dodici miglia. Xon appena, infatli,
si lascia la coUina lerziaria de' Colli , la nera corrente
del IHi!), simile ad alii mucchi di carbone , lagiia per
lungo Irallo la slrada , clie sopra le scoriacee e brulle
sue macerie lia dovulo rifarsi; ed essa si vedc csser di-
scesa verso il pendio clic lermina col Simeto, e si e a
poca dislanza da quello arreslala. Aon cosi quella del
1003; essa giunse non solo sul lello del liunie , ma oc-
cupi) vasla estensione della falda della opposla monliigna
di Carcaci , cd obbllgo il fiumi! a farsi slrada allraverso
le sue masse; il cpiah^ trascinando colic sue acqne i bloc-
chi della lava, non solo ne Irasporto in giii il maleriale
sciollo c scoriformc, ma logorando con esso la parlc so-
lida e massiva di quella, vi stabili un letlo di comjtallis-
sima roccia ; nel quale le acque scorrcndo rumoreggiano
— 68 —
come quelle del Reno, clie mi assordavano nelle gole di
viamala.
Ne son queste le sole correnli di tempo storico che
si traversano, o si vcggono a poca distanza; un ramo di
quclia del 1536, si arresto a poca dislanza di Adernb;
qucUa del ISIO giunsc pressocche a brugiarne le case
dalla parte di tramontana, e quclia del 1780 pareva di-
retta anch'essa con un hraccio a dcvaslare le tcrre vicine.
Sorgc Adcrno, come Randazzo ed altri comuni del-
I'Etna, sopra uno stialo di lave hasaUiche delle prime
die giunsero ad occupare la collina terziaria, die abbiam
vedulo circondar 1' Etna per quallro quiiili del suo pe-
rinielro; le acque^ perlanlo, sono quivi abbondanli, e tali
si mantengono per tutto il tratto di questa plaga etnea,
sotlo Riancavilla Licodia e Paterno, aventi le stesse geo-
gnostidie condizioni. Queste lave si couliuuano, alquanto
pill basse peri), lungo le sponde del Siineto di fronte al
fcudo di Carcaci; ed una anlicbissima correntc, che oc-
cupava una volta il basso terreno che giace fra la col-
lina di Aderno e la montagua di Cenlorbi, coverta dopo
tanti secoli da terreno alluviale non si scoprirebbe in
oggi , se il fiunie Simelo dal lato di tramontana , ed il
Cimarosa da quello di mczzogioruo nou vi avesscro sta-
bilito i loro letti, e fatto scoprire, cosi, nelle loro sponde
i prismi di quella lava che sostiene il terreno del fcudo
di Aragona , e parte del piede oricntale , deUa cennata
montagna di Centorbe.
Chi si reca verso i Cappuccini di Adernb, e preci-
samente nella piattaforma innanzi la Chiesnola di S." M/
ddla Grazia , puo da quell' altura viaggiar, collo sguar-
do per buona parte di Sicilia. Da dictro la montagna di
Carcaci e Spano a N. 0., vede in fondo all'orizzonte sor-
gere Troina suUa schiena di alta montagna; siegue a po-
nenle quella piii alta e grandiosa di Mulcra, a guisa di
— 69 —
un cono queirallra ovc e fahhricata S. Filippo di Agira:
piu in dicU'O Caslrogiovaniii c Calastibolla, c per iilliino
orj^o la sua vclla al di sopra di esse il 3Ionlc Arlesiiio,
1' umhilico di Sicilia. Piu in avanli si scor"C Ileoalhuto,
e la nioulaj^iia die ha Ceiilorbe sidle sue cime, e nasconde
le allure di Valguaniera e di Aidone ; ma Judica appa-
risce col sei>uito delle sue ])raccia sino a Torcisi; dielro
delle (piali lulla scO|)resi la nioutiii^ua di Uamacca, c gra-
de grado a S. 0. Callagironc colla nionlagna di Aiscemi,
alle spalle seguoiio a niezzod'i Miiieo e Palagonia , poi
Mililello, pill ill la Monh'lmiro c IJuccheri e la nionlagna
di S.° Yenera colla catena iblca va a lerniinare col mare
nel Golfo di Calania , die pur da quel punlo si scopre.
Passali gii orlaggi di Aderno, pria di giungere al
vicino comune di IJiancavilla , le lave appaion vcslilc di
uu' inlonaco di calcario d'acqua dolce , che le accompa-
gna sino a mela d(d balzo della coHina per lungo Irallo,
da' Mulini sino alia disccsa di Biancavilla verso la bassa
pianura. Indizio cerlo e ben qucslo, che la collina tcr-
ziaria , sulla quale quelle lave riposano , conlencva una
formazione di calcario, addippiu del gres e dell' argilla,
e le aequo scco il porlavano scorrendo su quel suolo vul-
canico. iNe e quesla un' arbilraria asserliva; dapoiche le
colline delle // pogfji che si alzano al di la del liume
sono conliiuiazioiie dello slesso lerreno lerziario, ed esse
conlengono una formazione di cake carbonata non solo,
ma eziandio di gesso , che nellc \icinanze di Palerno ,
nolle slesse colline, si cavano ad uso di coslruzione. De-
viando alquanlo dalla slrada, c scendondo da Biancavilla
verso i terreni irrigui , si Irova il niargine di una cor-
renle eslcsissima di lave prismaliche, cho no' conlorni dolla
COS! dolla, Grolla di Scila (1; presenta que' prismi cos'i
(1) Sulle lave prismaliche di Licodia ec. vol. 20.
— 70 —
pronunciali e verlicali , in massinia parte, da farli cre-
dere a prima vista veri basalti ; ma 1' acutezza de' loro
spigoli, la pasta scmivetrosa blu, piena di cristalli di pi-
rosscne e di felspalo, I'assolula mancanza di articolazioni,
e la parte superiore della corrente meno prismalica e
quasi in massa , li fan tosto distinguere da' veri basalti.
Tanto puo dirsi dcllc allre lave prismaliche di Licodia;
le quali, per qiianto appare sono di una data piii antica,
e coniinciano ad essere alterati nella superficic.
I contorni di Paterno sono intcressanti per la qua-
lita deU'acquc mineral!, acidole per lo piii; e quella della
graseia, aldjonda addippiii di pelroleo. Un' altra delta di
jmtellina si scarica di un sediraento siliceo-calcarc per
ove passa, ed in talc quantila, da otturarvi in poclii anni
le doccionatc, ed obbligare i proprietarii ad imboccarla
in allre nuove. A pochi passi della sorgente della saia
grando si eleva un monlicello Iraforalo in molti punli
da vulcanelli idro argillosi, d'onde vedesi svolgere il gas-
acido-carbonico, clie soUeva I'acqua fangosa raccolla nci
piccoli crateri.
La enormc Rupc, sulla quale e fabbricala la torre
normanna , la Madre cliiesa i Cappuccini e parte della
Cilia , ha tutlo 1' aspello di un estinlo vulcano indipcn-
denlc, sorlo in mezzo alia collina terziaria , o come e piii
probabile, circondato da quella al pari della collina della
Trezza clie inviluppa la basaltica forniazione. Le lave as-
sumono una forma rozzamenle prismalica nella parte di
ponenle; e quel che rende ancor piii notevoli quesle lave
si e, che esse sono, appie della rupc, impregnate di pe-
troleo; cio che dara al ccrto argomenlo a geologiche ri-
cerchc.
Superata 1' allura che sovrasla a Paterno per levan-
te, si passa so|)ra una estcsa pialtaforma di lave basal-
ticlic, die arrollar si possono a quelle di prima fusione,
— 71 —
perche non lianno ancora la pasla interaincnio somivctro-
sa, lie abbonilaiio di crisliilli dipirosscnc; i prismi sono
pill rci^olari, c la loro superiicie supcrioro, andando verso
le ruiiie dclT aiilico inonaslero della Scala , menlisce in
molli luogiii iin laslrigato di masse penlagone. Ove poi
sono i molini di Valcorronte ivi si osscrvano cumuli di
basnllo i^loliularc riveslilo di scorza velrosa, come quelli
di Aci (^astcllo.
TuUa la ])iauura di Yalcorrentc c le colline die se-
guono a ponenle e mezzogiorno , sono la conlinuazione
del terreno lorziario ; ad oriente pero il margine della
lava del 1G()9 la ricuopre: ma risorge hen tosto in alio
colle, detto Tirili , die sovrasla a Mislerbianco , e forma
colle sue braccia il resto delle allure della Motla delle
Side , e- va ad unirsi a lulle le allre delle Tcrrcforti
di Catania.
La rup(! della 3Iolta, come quella di Palerno si alza
isolala fra queslo terziario terreno , colle sue lave pri-
smaliche a mezzogiorno, e co' vesligii del suo anlico cra-
Icre accanlo alia lorre normanna. A pochi passi del lor-
renle dello lullone del jicti, si osserva un' allro speulo
Tulcanello idro-argilloso , dello pur suUnelld , intorno al
quale si raccolgouo pezzi di un' alabaslro vario roloralo,
die ha servilo agli scarpelhni per ornali ardiiletlonici
d' inlarsialura ed allre o[»ere.
Si lorna a Calania Iraversando ora la lava del 16G9,
era passando sopra il lerrcno nellunico , dalla slessa ipia
c la occiipalo ; ed essa dopo aver lascialo isolalo un buon
trallo di quel terreno , nella collina di Curia di Mnjorana
e .llonlesano , riunendo le du<' hraocia si e dilalala so-
pra la |)arle meridionale della Cilia, innollraudosi con una
fronle di un migiio drca nel marc , dopo un corso di
died iiiiijlia !
Viaggiando cosi inlorno all' Etna , chiunquc, che sfor-
— 12. —
nito non fosse di buon' intcndinicnto c di spirito di os-
servazione, pub agevolnicnle forniarsi un'idca adegiiata
della fisica cosliUizionc del massimo dc' vulcani d' Europa.
Attentamente osservando ha e"li distinto la forma-
zione basallica dalla vuleanica, si fallamenle chiara e la
differenza fralle lore rocce , ed il loro particolar modo
di esistere.
Dalla condizione de'terrcni vulcanici clie ha pcrcorso:
dair aspello della iiiassa stessa dell' Etna, deleriorala rotta,
scomposta e sfigurala nella parte orientale : dalla pcrdila
della forma conica , rinipiazzala , invece , da iin visibile
abbassamento di suolo , in confronto a quella integra ,
conica , di aspra snperficie , popolata di cralcri di eru-
zioni , veslita di lave sterili tutlavia e scorificate , della
opposta parte occidenlale , ha riconosciuto 1' E(na antico
e r Etna moderno. Si c finalmente persuaso che nel tempo
che qiiesto vulcano sviscerava maleriali dal profondo suo
focolare per ingrandir la sua mole, benche sotto marino
ancora , una corrente di terziario terreno , sotto marino
anch'esso, proveniente dalle occidentali terre della Sicilia,
venne a circondarla con due braccia per quattro quinti
della sua periferia di allora , lasciando soltanto esposia
tutta al mare la porzione orientale; ma che al ritiro delle
acque divenuto scopcrto il gran cono , non ban tardato
le infocaie correnti di occupar grado grado quel terreno,
ed estendere in tal modo 1' impero del vulcano , il piii
antico di cui fiiccia menzionc la sloria , ed uno , forse
anche, de'primi the manifeslaronsi sulla crosta del Globo
neir epoche remolissime , quando addensata di fresco in
forma di pianela la terra, prendeva il suo posto nel si-
stema Solare.
■ "' '■- ' . •" " }'■■'■■' . ;: . '.'. [-•:.)-■ ;jj ,
AlOVI SCIIIAIU1IFJTI
SILLA
TEORIA DELLO ZOLFO
DEL SOCIO
|)rof. Carlo (^cmmcUarn
■^:^'jj'j:2
NELLA SEDDTA OROIN&RIA DEL DI 3 MARZO ISSJl
10
'■i^v';
. .;/ ■, . > .
e-^s^^'^^-*'^)^*^^^^*^^^^^-^^^
Notre convinction ne siiflisait pas. II fall&it
convaincre les plus incrcdules par des con-
siderations basC'CS Bur un nonil>ro assez con-
siderable de faits, pour lover tous leg doutes.
M. d'Orbiffny ^ Prodrome de Paieont.
stratigraph. t. t. p, 2.
T
Ja idea die lo zolfo dovesse rigiiardarsi come sostanza
oryanica, fii poco favorpvolnicnte accolla sin dal 1833, (1)
da lion poclii coltivatori dclla Gcologia ; come palcsai
nel giornale Efjemoridi per la Sicilia N. 46. feb.
1837. In verita , a prima vista, il Irovarsi lo zolfo nei
craleri spenfi do'viilcani, in quelli sfcssi tiiU'ora ardenti,
nello aoqnc Icrmali, ed in progidiosa qnanlila nelle mi-
nicrc^ era solo ora conihinalo a'nictalli, non potcva non
Carlo rignardaro piii toslo come soslanza niincrale, e co-
me una dclle althundanli in nalura.
PnJ) di leggicri persuadersi ognuno, clie tutte que-
ste giacitnre dello zoll'o avessi io presenii allorclie mi de-
tcriiiinai a presenlar qnella nnova leoria agii illnstri Scicn-
ziati ; doveva io, perlanlo, aver dali di tal nalura osser-
vazioni lali , da non lenierc chc le niie deduzioni fosscro
(1) Atti deirAccademia Gioenia. vol. .\.
— 76 —
facilmenle rigctlale. In cffelto, benche colpiti dalla novi-
ta , i inembri della Sociela geologica di Francia in Stras-
sburg, ncl 1834, e quclli del congrosso dc'Fisid Icde-
schi in StuUgard, I'anno stcsso, pure non pocbi di loro,
ragionando nicco sidl' assunlo furono (bd mio avviso ; e
cjuelli stcssi die non lo erano, non hsciarono di conve-
nii'c , pero, die si dovessero tenerc in conlo i mioi ra-
gionari ; come si I'ece , in falli, in Gcrniania ; e Tanno
dope se ne annnnzio un cenno ncgii annali di niineralo-
gia di Niirnbcrg, dal Sig. E. Frid. Gbjoker (1) ; del pari
ncl giornalc di Mincralogia del Sig. Leonbard da llei-
delbcr"'. Gennaro 1833; e la Sodela scienlilica di liar-
lem , in Olanda nel 1837 propose lale argoniento per
preniio dcU'anno appresso ; e per cui eom])arve allora
nna memoria in Irancese , la quale pero non fu coro-
nata (2).
Una delle proposizioni che si avanzavano in oppo-
sizione alia idea, die lo zolfo proveniss' dalla deconipo-
sizione dc'niollusdii, de'pesci c di allri organici niarini,
cbe pulrcfacevansi nella incbna raccolta ne'niari morli ,
dietro il riliro delle acipie, si era, per le noslre niinie-
re, la ijiancanza di resli organid; non oslanie cbe a do
aveva io in anlidpazione riflelUito e risposlo al mio
stesso dubbio, considerando sulla prodigiosa quanlila dei
(1) Mineralogisclie daliresliesle — Ersler Band. INurnberg' 1833.
pag. 393. „ „..
(2) Siir la question suivanlc. ' ' ' "'
Le Soul'ic ecc. a donne lieu a su|»poser que cette substance
est produite d'unc autre manierc que la plus parte des niineiatix; on
bien qu'elle tire son origine des corps organises ec.
line reponse en Fiancais — I'onajuge que ce Slenioiie ne
manquait pas de merite, mais que son auteur, n'ayant pas saisi le
vrai sens de la question, ne pouvait etre couronne. Exlrail du Pro-
gramme de la Societe Hollandaise des Sciences de Hurtem , pour
rannee 1839. ..-• :;: ,,.:;.. n ■>_, nwv ■,
- TT -
mollusclii niuli, clio noii j)olovaiio lasciar ornia di loro
osisU'iiza, dopo la pulrcrazionc : e sulla |i(»ssil)ilila dcllo
ahhandoiio dcllc: sjioi^lic e dogli sclielelri de' nudltischi
(' dc'pcsci ill allri liidjjlii, prima tlic Ic pacli iiiidli ve-
iiisscro conlinalo in dali sili. Or (jiiesl'assuiiila niaiicanza
nou pub pill dar appoggio a (|uclla oggezionc , dacche
scheiciri di pesci si soiio coniiiuiali a scoprirc iiclla no-
slra niaina zoUorifora ; c non si lardcra lorsc a Irovar
anclie qualclic s|i()glia tcslacca, fatoiulo piii diligcnti in-
dag'ini ne'pezzi di (piolla mariia , die si cavano dalle mi-
nierc.
II DoUor Gaclano Nocilo da Girgenti, iiel 1S")'2, (1)
puhblici) niia memoria , sul rinvenimeiilo di sclielelri di
piccoli |)esci, di denii di Sqiialo , e di resli di vegcla-
l)ili, iiella siidella mania , in (juantilii signilicanle ; ed io
ue osservai molli saggi in iiiano di allre personc, senza
poterli oUenere. Oggi clie il degnissimo iioslro socio ho-
eilo, si e coiii|)iaciul() larmene avere due esem|ilari , ho
aviilo liiUo r agio di hen esaminaili ; e nel tempo slesso
die li soinmello al voslro esaine, ilhislri Soeii, mi credo
ill dovere lidiiamar la vosfra allenzioiie sopra le prove
ulleriori die dan quesli saggi a' iiiiei argoinenli , sulla
h'oria dello Zolfo.
Pennellelemi di'io diea, innanzi Iralto, die volendo
aspirare al lilolo di (ieologo, nun l)asla aver fatio acqui-
slo delle conoscenze die "iiidano alia disliiizione ddle
rocce 0 de'lerreni, o I'aver lello le opere di Geogonia ,
ove si lialla di "randiosi fenomeni "eoloi'id ; come le
teorie di .sollcvamenli , delle coirenli sollomariiie . della
dnplice nalura della scorza lerreslre e simili ; ollre al hi-
(I) Dii'fossili incoiilrali nolle miniere (lello zolfo, e della for-
inazione di quesli terreiii.
Memoria del Dr. Gaetano Nocilo ec. ec. Palermo 1852.
— 78 —
sogno de' viaggi c dclle osservazioni nelle catene e nei
gruppi delle raontagne , nelle valli principali e nelle coste
mariUinie ; havvi un ramo di Geologia trascendente che
rinlracciando va le cause de' fenomeni, nella polenza delle
leggi astronomiche del Globo; e quando una volta se ne
viene a capo , facil riesce la spiega d' ogni piii dilficile
argomcnto geologigo, che sonza questa parte di Geolo-
gia , non pui) non inibarazzar la menle de' suoi colliva-
tori. Si vcde, infatti, che, allorche se ne credon essi in
possesso, e van nianifoslando i lore pensicri sopra par-
ziali giaciluro di rocce in liniilali lerreni, usano un lin-
guaggio inipropi'io non solo ma Iravisano e sconvolgono
ogni ordine geologico: ahhracciano |)rincipii inconcludenti,
e rifiutano come inamniissihili i ranionamonli che non
possono 0 non sanno comprendere. 11 iJiscorso suUe ri-
voluzioni della siiperhcie del Globo del Barone Guvier (i),
le ricerche suUa Tieolooia leorelica del Si"'. De la Be-
che (2), il sui)linie lavoro del Cav. Fr. llerschel sulla
filosoGa nalurale (3) , le indnzioni di Erenberg dopo la
scoperta degli Inliisorii ne'prodoUi vulcanici (4), il Co-
smos deirimmortale Humboldt (a), sono le opcrc che
appartengono alia Geologia trascendente ; e puo allora
sollanto prelendersi di aspirare ad esser Geologo, quando
qucste opere si san valutare al giusto lor i)rezzo; ed al-
lora non si pronuncieia giudizio conlrario alle nuove teo-
lie , prima di averle con profondo studio meditate.
Ouando io osservai la giacitura, e la qualitii dello zolfo
nelle nostre miniere, lissai la mia altenzioue sulla ganga
d) Discours sur les Revolutions de la surface da Globe — Paris
i8;;o.
(2) Researches in llieorelical ireoloi^y — London 1834.
(3j On tlie study of natural pliilosopliy — London 1831.
(i) Accaa. di Rerlino 1844 1845 1840. -:
(o) 11 Cosmos di Alessandro Humboldt —^apoli 1850.
— io-
dic lo conlcneva ; e dallo osame di qiiclla roccia mi av-
vidi die cssa iioii si rassoinii^iiava ad alciiiia di ([uolle
del lorrono circoslaiilo ; e la sua slcssa slriillura. jircs-
soclit! scislosa, iioii era in verun coiilo aiialoga a (lucllc
dollc pntssiiiic roccc ; qiiasiclie indipondcnlc , c sollanlo
sul)()rdiiinla in jiailc poloa coiisidcrarsi. Siii d'allora io
coinpiTsi (lie lo zoHo in ossa conlrnulo dovoa rijiiiardarsi
conic nn inalcrialc pro|)ri() di (|U{'lla, c coovo alia di loi
loiniazionc. INiIci in sci-uilo diir rai^ioiic di qnclla parte
della niiniera, ove lo zoll'o e piii jiuro e crislallizzalo, ed
acconipafjiialo bene spesso da allre crislallizzazioni , e
dove la marna e piu solida e piii tavernosa, osservando
chc tale essa diviene nelle fornaci ])ei" I'azione del Inoco;
cosi una nuova teoria ne dedussi anipianiente sviluppata
nclla niia ])rima Menioria. IVuove delucidazioni a|)preslai
in sejinilo, in nnaltro ])reve lavoro, clu' publdieai nelle
Eflcineridi di Sicilia (1); ed ot(gi , cogli csemplari dei
fossili die mi ha spedito il Doltor IN'oeito , e colle dili-
genti osservazioni ed esatto rapporlo the ne ha dalo nella
citalii Menioria, posso aj^giungere allre prove, die non
riusciran, mi lusingo, discare a'Geologi.
« La roccia « egli dice » (nella miniera di Caslro-
novo) e ealtarea-marnosa, a strutlnra laniellare schistosa,
a strati die conservano il paiallelisino ; e solamente si
osservano in diverse parti rotti e dislogati. Lo Zolfo vi
si trova a filoni ed a venatiire, nel mezzo degli strati c
delle lamine schistose; facile a riconoscersi al siio hel
colon* giallo canario, ed esiste pure a dovizia iiegii in-
terstizii e porositii della roccia , ove acquisla un color
bigio, proprio della roccia stessa ; e si manifcsla aliora al-
Todoie ed alia coiiihnslioiie. Lojio e dire die in liilte le
miniere di qiiesla Valle s'incontrano le stesse geognosti-
chc condizioiii. »
(i) N." 46. Febbraro 1837.
— 80 —
(( Le lUiolili sonosi rinvcnulc nclla spessezza della
roccia; sono come circoscrille in uno spazio di sei pal-
mi ; ma essendo il cavo della minicra porlalo in modo
da intersecarc la direzione degli strali, e naliirale clie ne
siano delle allre riperibili in quella zona di stratificazio-
ne. Per osservare , poi , la roccia ha dovuio accidenlal-
mente spaccarsi nel sense del piano delle sne lamine; per
cui la magi>ior parte passavano inosservali. Molle masse
prescntano linee oscure, Ic quali indicano con sicurezza
la giaciliira del pesce enlro la roccia. Ollrc a queste It-
tiolili delle inipronle di foglie di vegelabili c delle lignili
sonosi , in qiiesla localila slessa rilrovatc ; ed in alcune
masse marnose da ima parte osservasi il pesce fossile e
dall'altra lignite, w
« Quesla miniera e la piii ricca di fossili , ma non
e slata la sola a fornirne. IVella stcssa conlrada Priolo ,
poco distanle dalla sopradella di Caslronuovo, allre Ittio-
lili si sono trovate; nelle miniere di Comitini c di Castel-
termini , de'denli di pesci , e varic lignili ancora nelle
solfare di Grulli. Altre ricerche, altre diligenzc dalla parte
delle pcrsone intelligenli, die frequentano le noslrc Miniere
potranno senza duhbio arriccchire la scienza di idleriori
materiali (1). » Cosi il D."^ iXocilo.
Da queste osscrvazioni si rileva
1.° Che una roccia marnosa, stratilicata , di struttura
schistosa e la ganga dcUo Zollo.
2.° Che in essa lo Zollo si trova nel mezzo degli strali
e delle lamine, in fdoni e venaturc.
3." Che spesso e combinato col niaterialc stesso della
marna , e si riconoscc all'odore e poi alia combuslione.
' , , ■;;' ; ';,i,, '. ■■ • . ; ::; ,.;;•■? f:);f; :;'' :ii>i:H>o j
(1) Dacclie fu Ictta la prescnte mcmoria , il Dr. Nocito, con
sua Icllcra del 23 Aprile 1854 mi assiciira aver trovato altre lUio-
lili di diversa specie, non clie resti di Asterias, ed alglie.
— 81 ~
4.'' Clie in tulle le minicre della Valle di Girgenli Ic
coiidizioiii eoo"nosliche dclle solfare sono le stesse.
."»." Che ricehe di resli orgaiiici fossili sono quelle di
Caslronovo, di Priolo, di Comniilini , di Casleltermini (^
di (irulti
(»." E (lie e facile il rinvenimenlo di allri organiei fos-
sili ill tuUe le altre minicre, se la mania zolforifcra sa-
rii cs[)lorala nella direzione dc' suoi slrali c delle sue la-
mine.
Or, scnza cli'io ripcla quanto nelle precedenfi niic
memorie ho i»ul)hlicalo , ognun vede chc lo Zolfo dclle
iioslre minicre giace in un lerrcno scdimcnlario, nel quale
una sfralihcazione e manif'esla, e la struUura ne e fogliel-
tata e srhistosa ; i malcriali di cui si conipone sono I'ar-
gilla ed il caleario mescolati a soslanza organica ; puo
quindi riguardarsi come una marna sovrabhondanle pero
di argilla bluaslra. Una roccia di quesla nalura non puo
ibrmarsi allriinenti che per deposizionc sedimenlaria in
un lluido Iranquillo ; ne fan prova la omogeneita della pa-
sta, ed i resli organiei che conlicne , poco allerali ed
orizzoiilalmcnlc deposli; non pud riguardarsi quindi ne co-
me deposito alluvialc ne come deposilo Iritoniano, perche
ncl primo caso presentar dovrchhe il carattere di un'am-
massamenlo di maleriali di varia nalura, Irascinali e lu-
iiiiilUiariamenle rimescolali; e ncl sccoiido, la slessa uie-
scolanza di rocce, in grandc proporzione, ove gli orga-
niei iiilicri diHicilmcnle si conservano , ed ove la consi-
slenza della massa non ammelle strultura lamcllare e
schislosa. Cosi vcdiamo noi i deposili alluviali composti
di pezzi rotolati , di sahhia, di banchi o di nidi di ar-
ii'illa, fraNiiiali roltami slimirali di resti orijanici. iV'el niodo
stesso i dc^posili Iriloiiiani, a potciili slrali di roccia coe-
renle e solida con franlumi di coiichiglie cd altri orga-
nic! marini; cost pure iiclle altre anliche I'ormazioni , se
— 82 —
si eccelluano gli Scisli, pe'quali ben allre spiegazioni si
danno , dopo aver consideralo 1 fcnomeni grandiosi che
nc acconipagnano la formazioiie (1).
Quesla niarna dunque e un dcposito placidamenle
animassalo ; la presenza de'pesci vi dimoslra die essa
proviene da un sedimenlo di materiali sospcsi in acqua
del mare ; ecco perche ho io soslenulo die quesla doveva
essere stala una volla una melnia , fonnala in un mare
morto ; spiegando cosi la sua slnillura foglicllala e la
naUira argillosa, anzi die no. Ma , in (picsla roccia se-
dimentaria, si chiede, per qual fenomeno pole mescolarsi
Io Zolfo ? Era esso nuotante o sospcso nel lluido ove la
marna si andava consolidando, e cost poleva in essa go-
milolarsi ? Vi fu posleriormenle inlrodotlo o deposto ; e
come ? Cib puo sperarsi di deciferare, per quanio e pos-
sibile, osservando come esso \i giace. I\on volendo lor-
narc alle mie osservazioni, per le quali polrei far le vi-
ste di parziale ed affezionalo di Iroppo; io voglio alle-
nermi a quelle del Signor jXocilo « si trova Io Zolfo »
effli dice « in mezzo deijli slrali c dclle laniine in filoni
ed in venaUire ; » e poi segue a dire die « spesso e
comhinato col nialeriale della slessa marna, ed allora si
riconoscc all' odore, e poi alia conibnstionc ». Mi seni-
bra che piii chiara comparir non puit la mescolanza di
questo combustibile col nialeriale della marna, nel tempo
che essa forniavasi, menlre in nessun'allro inodo poteva
cio avvenire. Ov'esso infalli , abbondava Ivi potea depo-
sitarsi in filoni, in venaliire fra gli strati e fra le fo-
glieltazioni della marna : ove poi era in piccola e sparsa
quanlila si mescolava alia massa, in modo che oggi non
gia per la visia ma per I' odorato si pub discernere , o
esponendo la roccia al fiioco. d, ,!:>>(, yi v.-j 'ir
(1) V. suUa formazionc dello Scislo di Ah — Atti Gioen. torn.
— 83 —
Cocva ilunqiie la prcscnza dcllo Zolfo alia formazio-
ne (Iclla mania, die conic una mclnia andava grado grado
i'a|)|)igliandosi in laniinc, cd in istrali : c con lanla Icn-
Iczza ([uanlo i pcsci, Ic foglic dcllo, pianle cd i legni in
()czzi. die Irovavansi nel silo di sua dcposizione, vi re-
slavano iiilalli o poco o nulla dislurbali (1). Era, (piindi,
10 Zoll'o nel lluido die conleneva il nialeriale della niarna:
duiupie non vi fu posteriormcnle introdolto; cd il niodo
di giacilnra , Ira le lauiine ddla roccia c Ira i>ii slrati,
n(! (' la evidenlissiiua prova. All' incontro si vi fosse slalo
inlroddlto dopo , esso dovca trovarsi in filoni Iraveisaiili
gli slrali, o almeno tnlla la massa del dcposilo niainoso
doveva essere scomposla , rovesciata c sconvolla. E cio
va dello andn; ndia ipolesi die il sedinicnlo fosse iiiii-
feo; giacdie inislo, come si trova, colla marna non po-
leva 11011 esser presenle sino dal principio, quando i suoi
nialeriali iiilorltidavano Ic acqnc nellc quali eran sospcsi.
11 Sigiiop Dul'renoy, nella descrizionc de'terrcni terziarii,
rinvemie lo Zolfo nel snolo ninfeo di 3Ialvcsi presso Nar-
Itona sparso in piccoli rojinoni nolle niarnc, e scmpre nel
seiiso (Idle fogiiellazioiii di esse (2).
Vi sono pcrb Ic aequo termali die deposilano lo Zolfo
anclie a'liosiri giorni ; e qiiiuido vi e un' esempio di ana-
logo feuomeno non v'e i.isoguo di andare in cerca di al-
tre orgini. Di piii abliiamo lo Zolfo die si forma nolle
Solfalare de' vulcani ; ed e baslalo quoslo solo per far
meiavigliare un (loologo francosc; cho si polesso, aj)[)ie
deir Etna, andar corcando allra originc a questo combii-
slibilo ! T 'III" !'■ '"'r^
III (piaiilo alio ac(pic termali, per poternc applicare
(1) ICdiMiiiiv — Ctirs oli'mcnt. di I'nlconlologie T. 1. cha]). '-i.
parr. SS — ill— l-llil Massori, l';iiis 1IS40.
(2) Mem. pour scrvir a une Descriiition gcolog. de l;i France
Tom. 3. p. 82. . ' ■ ■ , ■
— 84 —
la teoria al caso nostro , deve siipporsi in prima come
dato certo die esse agirono in altri tempi in modo di-
verse di come oggi si osservano, per ammellcre die tutte
le noslre miniere di Zolfo, fosscro slate un prodolto dei
loro sgorghi ; impcrocche, da quanto si vede da tutte le
acque termali oggi conosciute, non solo non si puo cio
inferirc, ma tutt' altra maniera di deposili si trovano, tanto
in estensione quanto in struttura c coniposizione. 11 li-
mitc dellc malerie rigcttate e troppo rislretto, c la quan-
tita dello Zolfo e mollo sparula. Fra tutte le ac([ue ter-
mali di cui lianno scrilto tanti insigni geologi (1), non
vc n'ha una sola die ablna dato tanto Zolfo da poter mc-
ritare die la industria ne cercassc un profitlo con gli sca-
vamenti. La piu abbondantc die abbianio in Sicilia e quella
di Sclafani, eppure quanto angusto e il terrcno cbe oc-
cupa coUe sue acque! quanto poco e lo Zolfo che lascia,
tanto nelle vasche de'bagni, quanto a'fianchi della sor-
gentc ! IVe puro Zolfo puo chiamarsi , ma piii toslo un
solfuro alcalino. Paragoniamo questo dcposito zolforifero
collo zolfo dellc nostre miniere, e trovercmo a colpo d'oc-
chio la grandissima differenza che passa fra loro ; quella
stessa, infatti, die passar debbe fra lo zolfo puro, c gli
Idrosolfuri che si formano dalle cmanazioni ddlo Idroge-
no solforato in combinazione ad una base alcalina; come
fra quelli dellc sorgenti solforose de'Pirenei, e di cento
altri luogiii (2).
Secondo questa teoria si dovrebbe considerare la Si-
cilia essere stata, in epoclie remotissime, crivcUata di sor-
genti di acque termali , die trasportavano dalle viscere
della terra solo zolfo puro, e pura melma di uniformc
coniposizione e struttura; cd in lanla quantita, da forma-
(1) V. D'Archiac ecc. vol. 1. • if. i':'\
(2) Danbeny, presso D'Archiac. T. 1. pag. 433. .. /t, .m,,)
— 85 —
I'c, ilopo il corso di secoli c secoli tuUc Ic solfare di Si-
cilia , die giungono fin ora a noii mono di sossaiita! E
mciilro ill nessiiii' allro silo di a('([iie lorniali si raccoglic
zoU'o a sullicioiiza per niollcrlo iii coniiiKM'cio, la sola Si-
cilia larohhc su di cii) una cccezionc tanlo mcraviirliosa.
Higiiarderomo noi lo Zoifo delle nostrc minicrc co-
lut' jtrodoUo vuleanico? Sarcbhe in verila curioso, die si
fosse raccoUo appunlo ove non v' e Iraccia alcuna di vul-
caiio, (' non sc ne Irovi poi minima parte in tullo il gran
Irallo dc'vulcani cslinti del Val di Aoto! Ed ancor piii
curioso die de' lanli maleriali di rocce die formano un
Viilcano ncssuno ne esisla, c non no sia rimasto die il
solo Zolfo, il quale non vi figura ne anche per la qua-
Iriiiiilionesinia parte! Se tutta la Sicilia non fosse die un
sol Vulcano, sarebbe senipre troppa la quantita dello zolfo
delle noslre solfare, per potersi credere un prodotlo vul-
eanico!
Aminettercmo noi la opinionc del Signer Paillette ,
vale a dire, die lo zolfo fosse il prodotto della decom-
posizione del Gesso, per I'azione delle materie organi-
che clio contengono c marne , ajiitata dal calore e dai
fenomeni ignci, che si sono prodotti in Sicilia sin dalle
epodie anteriori al mondo altiiab^? (1) Quesia era, presso
a poio idea del Chimico di Heidelberg, Prof. Gmelin ,
die mi presentava in Stuttgard nel 1834 , ed al quale
io rispondeva, come bo giii pubblicato altra volta (2).
iMa per rispondcre alia teoria del Signor Paillet, vi vuole
altro die il limitc di una breve meiiioria ; basta riniar-
care sollanlo che egli ammelte tanta sostanza organica
(1) Rcciierclics sur la composition geologiquc de terrains qui
ronfcrmenl en Sicile et en Calabre le Soufre ct le Succin — par
M. Adrien Saillette.
Comptcrendii ee. seance du 8 Maj 1843.
(2) Mem. cil. Atti Accad. Gioen. vol. X.
— 86 —
nelle marne da poler prodiirre , coll'ajulo de'fenomeni
ignci , la decomposizione del Gesso , c lasciar libero lo
zolfo!
II Signor Dufrenoy, nel luogo citato di sopra, non
pui) concepire come lo zolfo ha jiotuto essere sostituito
alia Materia animale dellc coiichiglie fossili di que'tcr-
reni, mentre nessun [done di zolfo ne indica la orir
(line ; e cosi, non volendo, ha egli grandemente favorito
i miei pensamenti.
Mi si potrebbe ripetere « sara come voi dite in
quanto alio zolfo delle vosire miniore; fatto sla pero clie
si trova questo conibustibile in ben'altri luoglii , ove le
condizioni de'terreni sono diverse d'assai, ed ove ne pe-
sci ne altri resli organici si rinvengono « . A questo ho
ahbastanza risposto a me stcsso nella mia memoria , pri-
ma che tal fatto mi fosse stato opposto da altri; voglio
non ostante tornare a riferire quanto bene osservavano il
Signor Van Breda da llarleni ed il Signor Lamery da
Lione , allorche intesero de la mia memoria in Strasbuigo
nel 183i. « Da (juaraltra origine sc non dalla sostanza
animale del putrefatto organico de' fossili dello scisto , e
di allrc antichissimc rocce del terreno fossilifero , po-
leva provenire il solfnro di ferro clic investe Ic loro spo-
glie ? « dieevan essi » ; cd origine organica aver sirail-
mcnte doveva qucUo tanto conume nel carbonifero « Per
cio che riguarda i solfuri metallici, dobbiam ricordarci
che sono posteriori a quc'primi torreni, pcrchc il modo
di loro giacitura mostra ad cvidonza la injetlala loro in-
troduzione nella scorza tcrrestre ; e quindi il facile in-
contro dello zolfo altraverso gli strati sedimcntarii dcUa
parte ijiostemica del nostro pianeta. Ma infine si vuole
ammetlcre lo zolfo come una delle sostanze primitive dei
materiali della IVebulosa che si addenso in pianeta, o si
vuole formato sulla scorza lerrestrc posteriormente , co-
— 87 —
mc il carhonc c gli allri coinhnslihili? Sc si amniotic il
l>riiiio caso, allora ogni (lucslioiic c linila: e considcrato
lo zcilld come soslaiiza clcniciilan! Icrrcslrc e facile lo
.spiegaiiienlo (lelia sua [H'cseiiza nclie acqiie lormali, noi
soll'iiri, no'viilcaiii, nclle minicrc ed in ([iialunqiie allro
sil(t. K per allro , ossciulo slalo rinvoiuilo anclie nelle
iiK'lcdiiU uiiilo al I't'iTo, sarcl)l)o uii'appoggio di |)iii a
(juc'Sla prima idea, poloiidosi lornare, sc cosi vuolsi, an-
elie alia ijiolesi di I'alrin , d'csscrc , cioe , lo zmHo lo
elcllrico coiicciilralo ; o pure ammcllerlo come soslanza
composla, i di cui elemenli possono combinarsi laiilo iicl
regno minerale, quanlo neU'orgaiiico , per (jucgli inces-
santi camhiamcnli , die il Signor Ilnmboldl ammetlc
« Ira le indelinile ed indescriviljili comhinazioni, nel cer-
cliio invariahilc della permulazione dcUc sostanzc « (1).
Se ])er(» nella crosla del noslro Globo, avendo riguardo
pill al jiiodo di sua giacilura clie alia sua origiuc come
cond)iislil)ilc si considera, nasce per analogia, chc la sua
lormazioiie rimonta sollanlo all' cpoca della comparsa dei
corpi organici.
E di vero, Uille le soslanzc chc la Chimica Irova
sollanlo nel regno organico, sono una prova che parli-
colari condizioni ricliiedonsi onile riunirsi li veri elemenli
per loiinarle ; conoscendosi oramai che un" organismo par-
licolare e indispensahilc alia produzione di quelle sostan-
zc, che la Chimica piio hen decomporre, ma ricom|)orrc
non mai. Se diinque le resine , le gonime, gli olii . i hi-
lumi n(»u esislevano prima della comparsa degli organici,
puo per analogia inl'erirsi che , come il fosforo , cbhe lo
zoH'o la nrigine slessa. II Fosi'oro che Irovasi princi|)al-
menle I'ralle sostanzc auimali, si trova anche in qualche-
duua dellc meteoriti combinato ad altre soslanzc , come
(1) Cosmos t. 3. p. G29. ■ ■..
— 88 —
vi si trova lo zolfo ; perche duiKjue si trova in quelle
piclre non diremo che esso e una delle sostanze ani-
inali ? Perche il carbonio si trova fra' rainerali conibinato
con altri principii, non e egli il principale componente
de' carboni vegetabili ? Per ispiegar dunque la origine
delle immense miniere di carbonc , ricorreremo noi alia
scomposizione de' carbonati ? E non siamo noi nel caso
stesso, allorche per ispiegare la presenza dello zolfo nelle
nostre miniere, vogliamo ricorrere alia scomposizione dei
solfuri ede'solfali, mentre abbiamo lo zolfo nelle soslanze
animali.
Pare dunque che la dilTicolta maggiore per ammel-
terlo fra' principii organici, si riduce nel dover concepire
tanta quantita di zolfo in quesli esseri, quanta avesse po-
tuto raeunarsi in cos'i vasli animassanienli. lo non lorno
sii queslo argoniento , gia diffusamente traltato , ma ri-
chiamo la voslra attenzione; illustri Socii, sopra quel che
vi sommetteva in princi)>io. Bisogna aver la mente capace
di clevarsi alia sublimita della Scienza. Le ristrelle idee
che si hanno, da molli, della influenza del regno orga-
nico suUa crosla del Globo, li impedisce di spaziarsi nella
immensita del fluido, che co]>ri il noslro pianela alia ca-
dula delle acque nel suo primo raffreddamento. Quelle
acque riboccanti di germi che il Creatore vi sparse, quan-
do il divino suo spirilo fcrehatur super aquas, dimora-
rono i)er lungo tenqio, jirinia che la scorza della Terra
apparisse: perche i momenti di Dio possono racchiudcre
i milioni di secoli dell'uomo: miUe anni ante te , sicut
dies externa quae •preteriit; ed in tullo queslo periodo
che nelle acque si sviluppavano , crescevano , e pcrivano,
j)olcvano soniminislrarle tanla sostanza animale , da poter
formare, non solo le ristrette miniere di Zolfo, che sono
un'inqiercettibile punto, nella immensa superficie del Globo,
ma a vestirlo inleramcnte di una tunica di organica so-
— 89 —
stanza. La Terra cnicrse, alia voce del Creatore, sia per
riliro dcUc acque nelle cavita degii ahissi, sia per solle-
vanieiilo della sua crosta, per la forza de' fuoclii soller-
ranei : i iiinri si raccolsero iiegli iniinensi avvallainenii
del (Hobo ; inolte jtorzioiii i)ero delle loro acque riniasero
circoscritlc enlro le inenucgiiunze della superficie terre-
slre; ivi slagnaroiio. (iiau |)arle della Terra erapalude;
lo aUeslauo i Saiiriuiii i IHavodullili, viveuli di (piell'e-
poea: la evaporazioue di quelle acque ne lasciava amnias-
salo il sale, die posteriori forniazioui coprivauo ; le lor-
hiere, le piante sepcllile dalle acque melinosc i'ormavausi
in liguili, in carhone : la soslanza aniniale niescolala alia
niehiia di quel mari niorti si sconiponeva : lo Zollo inso-
lubiic iielTacqua si rappigliava in jiolvere, in franUimi e
si incscolava cfdla nielnia , die deposilavasi lenlanienle
uel Irancpiillo lluido, prendendo la strullura fogliellata ed
a strati : gii scheleiri , i denli , gii ossanii de' pesci resta-
vano in cssa "oniilolali : i niollusclii nudi non avevano
spoglie da Iraniandare ad altrc epoche, e benche inconi-
mensurabile ne fosse la quantita (1), null' allro di lor vi-
venza lasciar polevano die lo zolfo, il quale non si scio-
glieva nellaccpia.
Gii scienziali di polso, i veri geologi , quando lian
nialuramenle rillellnto snlla iiiiova leoria, non ban dello,
come laluno , iieprinii tempi die venne pubblicata , che
essa era alquanto stvana ; ne si son meravigliali, come
di sopra bo accennalo, cbe appie dell' Etna si ricercasse
r origine dello ZoH'o nelle sostanze organidie, ma rillet-
tendo cbe ajqiunlo per essere una ricerca di un'abilator
dell'Etna, era nn niotivo di piii per essere considerala,
0 riniessa a nuovi esanii;la divulgavano co'Giornali, c la
(1) Si \e'^<^i\ larlicolo dot Cosmos — Vila Organica, e ie nole
ivi aggiunle — T. 3. pajr. 469. e scguenli.
— 90 —
proponcvano a quesito per prcmio. Ed oggi il Conte di
Archiac ; il quale, ove non ha crodiito accordarsi alle iiiie
idoc non ha lasciato di francamcnte manifcstarlo, parlando
della niia tcoria dello zolfo , henclic si rinictta al solo
cenno che ne dicdc, nclla Rclazionc Accadoniica dell' anno
ISST) il Scgrelario Gcncralc Canonico Alossi, pure si e-
spi'inic ncl modo scgucnlc « In seguilo dello sue cnnsi-
sidorazioni suUo zolfo, che sono principalmente mine-
ralogichc, lo stesso Geologo (C. Gcnimellaro) ha con-
chiuso, che quesla soslanza si Irova ([nasi sempre nelle
vicinanze del gesso, della lignite, del sale, e che faceva
parte dell'Argilla hlu. Lo zolfo e intieraniente mescolato
alia niarna , o pure si trova in nidi ed in rognoni piii
puri e pill crislallini, ^el [)rinio caso la minicra e piii
ricca, e la roccia non e alterala, inentrc nel secoudo caso
quesla divenuta ])iu conipalla e crivellata di \uoti, tapez-
zati di crislalli, Lo gesso e piu vicino alio Zolfo in que-
sla circostanza che nell'altra. Cosi I'aulore atlribuisce al-
I'azione de'fuochi sotterranei lo stalo indurilo e celluloso
della roccia , come la disposizione dello Zolfo in noduli.
Quesla opinione sembra lanlo piii 'probahile, in quanto,
allorche per estrarre lo Zolfo dalla niarna solforifera si
somnielte a'fornelli , essa diventa dura c cellulosa come
la precedente, e ripicna di minerali crislallizzati. Lo zolfo
avrii cosi potato essere convcrtilo in acido solforico che
avrehhe caneiato il carhonato in solfalo di calce: e come
questo Zolfo ha piii di rapporlo coUe sostanze di ori-
gine OKjanica, avru potulo provcnire esso stesso dalla
decomposizione di animali aeqiialici (1).
Ma ahhiamo di piii; il Signor Ercnberg, naturalista
(1) El comme ce soufrc a plus ile rapport avec les subslances
d'origiiie organique il a pu provcnir li niAnie la decomposition des
aniuiaux a(iuatiques.
Hist, des progresses de la ec. ec. t. 2. pag. 808 — 809.
— 91 —
di Korlino , collo sue slupciulc osscrvazioni mioroscopi-
chc (1) , lia stnl)ilito gia iiii Icgame liii' ora scoiiosciulo
fra' prodoUi dc' fenonicni ignei c quolli che succcdono soUo
le ac(|ii(', (' no lira dcllc inlcrossaiili coiichiusioiii : dolle
qiiali, ([uolla cli'3 la al nostro sulijcUo si i\ die « la vita
microscopica indipeiulente , si prcscnla , come per avere
esercilalo una iiilliieiiza potente cd inatlosu , lanto sulla
paile .solida del (Hobo , clie sopra i Vulcaiii della sua
superlicie; inlluciiza elie inorita cerlamcnlc di essere stu-
diala, c si raccomanda all' allenzioue gcnerale del niondo
scienlilico [2,).
In (piesle osservazioni si Iralla uon mono die di
masse d'infusorii vulcaniei, die sono slate cotte dal liioco;
d'iiirnsorii nolle pomiei e nolle fonoliti ; die circostanzc
microsco|)idic orgonidic possono aver esercilato, ed eser-
citano ancora una inlluenza dirolta sopra i Vulcani, c sono
dovute ad organizzazioni d'accpia dolce (3).
Meiilre, duiiquo si nmmollono le deduzioni del Sig.
D'Eremhcrg, sulla iiuillesa iinporlaiiza dogriiii'usorii nella
com|)osizione della crosta lerrestre, e quel ch'e piii nei
Yulcani : foiidale sulle hieravigiiose sue osservazioni mi-
crostopidie, tanlo giuslamente aiuniirale da Humboidi, c
per le (piali il coniplesso della esistenza animata, o me-
glio, r orizzonte della vila si e allaigafo sotlo gii oechi
noslri (t), si farobbe jioi ostacolo alia nuova tooria dello
zolfo, dedolla da j)alpabili e diiare osservazioni, da prove
facili a ripetersi da' naturalisli e non naluralisli , senza
ajuto di slriiiiienli e di niinulo ricerclie, ed ove jinft con-
vincersi ognuiio coU'evidenzza deU'occhio e della inano?
(1) Acfad. (ii ncrlino — Oltobrc 1854 e poi Aprilc ISij 1846,
(2) Op. cit. d' Aixliinc. I. I. paij. 598. Si voi:ga pure I'arti-
colo cilali) del Cosmos c. s. da pag. 460 a 469.
(3) Loo. oil.
(4) Cosmos T. 1. pag. 400.
— 92 —
Sarebbe mai perche essa e nata in un angolo di Sicilia,
e non nelle splendide metropoli di Europa? Avrebbe forse
la Repubblica delle leltere, come quella di Sparla, i suoi
lloti?
Signori, io credo di non prcsentare ipotesi, quando
i miei argomenti sono appoggiali a'fatti; aile mie osser-
vazioni prime si aggiungono oramai quelle del Dr. No-
cito, che non ha interesse alcuno per Ic mie opinioni ;
ed esse non fan die vieppiii conl'ermarle. In ultima ana-
lisi io torno a restringere la queslione in brevissimi ter-
mini, vale a dire ; o si considera Io zolfo come una delle
sostanze primitive , della nebulosa che addenzandosi for-
mb il nostro Pianela , ed allora non occorre ricercarne
la origine ncUa scomposizione de'solfuri e de'solfati, per-
che essi dovevano conlenerlo gia bello e formato ab ori-
gine ; 0 si vuole composto di piii eleraenti, in lal caso
per quella legge per cui si sono combinati a formarlo
pel regno inorganico , possono per le stesse riunirsi a
formarlo pel regno organico; ma se come tale non puo
ancora esliniarsi , e se come sostanza primiliva , per le
condizioni del nostro pianeta non pub ammettersi, allora
Io zolfo, come tutti gli altri combuslibili, non pub altri-
nienti considerarsi che come sostanza organica.
', . :\'.r:
•■ ;^-i; ;■, '■-:" z^, :, .■..<. ^; /W. i: .ii'. .:■:) ('£>
.i; ■
saam^aa^
su
ALGME SPECIE MALAG0L06I6HE SIGILIANE
PER
IL D." n CniRlTiGM SALV'ATORE DIOSDI
lETTA
NELLA SCDUTA ORDTOARIA DEL 30 ATILtLE 18Si
l3
I
\'\l^^^^ 'Mi'^U:Uiy: ^IvVM^'r.
J_V^!'«.'I ■
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• 1- .;:ilj')i'i
>,.-■' •;! I'l ".l
. , ■: 1.1^' 'Hi-
di^JoN sono ancor due einni da che o signori, a cio sod-
disl'nre iin desiderio chc On da niia fanciuUczza potenle-
iiicnlc sontivo per le scicnze naliirali, mi diedi alio stu-
dio della zoologia , come quelle ch'e piii afline con la
scienza di mia professionc, la medicina.
II nohile incoraggiamento , die vi degnaste darmi
col chiamarmi a sedere a voi accanlo in qucsla sala do-
ve . per 1)011 sei luslri uomini di grande merilo anno ar-
ricchilo con le loro opere la sloria naturale della nostra
terra, mi incilarono vie maggiormente, ed accrebbesi con
pill ardore I'innato mio entusiasmo e prosegui, nel mio
proponinienlo.
Aon manco la I'ortuna a secondare i miei voti, ed
('(•CO clie per online del governo una catledra di Zoolo-
gia si inalzi) nel piii nnlico (linnasio di Sicilin, e ad es-
sa prolessore il mio maestro Doltor Signor 1). Andrea
Aradas , (piindi ehbi il campo di studiare con metodo
qnesta scienza, assistendo alio lezioni die (piesti dettava.
K per pill assodanni nell" apprendimento di essa voUi
— 96 —
pratticamente apprenderla raccoglicndo dcgli oggelti zoo-
logici Siciliani, e come mano mano mi si prescntavano, e
cominciava a distinguere Ic specie dalle specie qualche-
duna me ne capitava , die obbielto mi era di piii accu-
rata osservazione , colpendomi o la novila su Ic conosciule,
0 qualche ])articolare variela; difatli b raccolto sctlc spe-
cie di conchiglie die al voslro esame o saggi accademici,
vengo a sommetlere , dellc qiiali cinque son nuovc per la
Sicilia, due sembranmi nuove per la Scienza, almeno non
le 6 trovate rapportate da quanti aulori esislono nelle no-
stre librcrie.
Ecconii all'assunto.
SPECIE VIVE
1." Anomia aculeata Montagii. ' ''-
A. Testa orbicolari, slriis numerosis, longiludinali-
bus aculcatis. -,, ,
Anomia aculeata Montagu.
Pliil. fauna niolluscorum utriusque Sicilian vol. II.
pag. 214. tav. XXVIII. fig. i.
Concliiglia obliqua di IS!" lunga, di 9 ^/o" larga,
ne' suoi maggiori diamctri e tenuissiina , bianca , pellu-
cida : forma generale sempre ovale nell'eta adulla, orbi-
colare nell' infanzia : e depressissima nella periferia : val-
ve in quelle ancor giovani molto aculeate ; gli aculei van-
no scemando di numero come la concbiglia si va facen-
do pill grande, e vanno sparendo totalmcnlc nella valva
inferiore , restandone pochi nella superiorc : dessi sono
or conici e lungiii , or corli e j)apilliformi ; or disposti
simmetricamente sopra strie raggianli , or senz' ordine ;
or rari, ora spessi; talvolta si mostrano distanli, tal'al-
Ira avvicinati : il forame sempre piccolissimo e lineare :
— 97 —
sommilii acuta poco ricurva: in molli cscniplari il niar-
aino cardiiialc c liiicarc.
IIo ia|)()ortato qucsta specie priino perche Philippi
non fa parola della localila dove fosscro slati rinvonuti
li due eseniplari ch'ei>ii descrivc, ed io ii'o Irovali molli
in Sicilia pescati in Aci-Trezza lulli in una volla fissati
su di un ramo di Antij)adc , dove si mantenevano sola-
inenle per pochissimo spazio rcstando libera gran parte
della valva inferiore ; secondo perche la specie die il sum-
iiKMiloviito aulore descrive e di 2 ^Jo'" ed io n'o trovale
pill di (pialtro linec, ed aculeate anibo le valve, mentre
nella specie die quello rapporla figurata si vede aculeala
la sola valva superiore. l)i piii ne o rinvenuli piii di
trenla eseniplari di tuUe grandezze, cpiindi o poluto bene
osservarne Ic varieta che di sopra 6 cennate; da cio nc
deduco che non esscndo costanti questi caralteri in tutti
gli individiii si dovra inodificare , io credo , la frase di
Montagu rapportata dal Philippi in questi sensi.
A. Testa plus minusve oblique ovata, ad periferiani
depressa : valvis aculeatis : aculeis j)er lineas longiludi-
nales in scrie dispositis , vel irregulariter cxulgentibus :
in adullis evanescenlibus : apicc acuto : niargine cardinale
interduni recliuscolo : foraniinc parvo lineare.
2." Buccinuni Cieniniillari iiiihi.
B. Testa ovata conica llavescente ; anfractibus se-
ptem convexiusculis, ultimo magno, ad suturas sub planu-
latis, al(pic transverse slrialis : longiludinaliler plicalis :
plicis parum dislanlibus, oltusis llexuosis: striis inipres-
sis ultima ])rufnnda : ore ovata: labro tcnue simpliri.
(]ondii"lia ovala conica 10" lun"a 5 ^l->" larga :
gli anlValli in nuniero di sette sono presso le suture quasi
piani , riillimo assai rigonfio ris|)ellivaniente agli altri ,
forma la mela della conchiiilia : le suture sono subcono-
liculale: longiludinalmentc c plicala da pliche flessuose
— 98 —
non niollo distanti Ic une dalle allre, ed ottuse: strie tra-
svcrsali la dccussano', 1' ullinia dcUc quali e assai profon-
da da scgnare ua bordo al raargine degli anfralti lungo
Ic sulurc.
Qucslo buccino non rapporlato ne dal Iliencr , ne
da allri autori a me noli; fu pescato in Aci-Trezza, ed
essendo come presumo una nuova specie per la scienza
mi son fatio un dovore dedicarlo al meritevolissimo pro-
fessorc Signor DoUor D. Carlo Gemmellaro in segno
dclla pill scnlita stinia e del pin profondo rispetlo. ;,;:
3." IJnccinum pcdicularc Laniark.
« B. Testa minima , ovato-conica , levigata; lincis
albidis et spadicio-fuscis allcrni eleganter cincta : spira
acuta : apertura rolundata )) .
ISuccinum pediculare LR. vol. X. pag. 177. Riener.
Species Generales, eticonografie des conquilles vivantes ec.
pag. 72 piang. 23 fig. 102.
Ficcola ed elegante conchiglia, di7" lunga, di 3
larga : la sua forma e ovalo-conica levigata lince tran-
sversali e piccolissime la circondano tutla di color molto
oscuro , c tramczzate da allretlante linee bianclie : spira
composta da cinque a sei avvolgimcnti , poco convessi ;
r ultimo rigonfio e piii grande di tutti gli altri uniti
insieme : suture poco imprcssc ; apertura ovale , bianca ,
semipellucida, al di dentro dc41a quale vedonsi le linee
estcrne, clic traspariscono ; il labro tagliente e poco
doppio e semplice ; colonnello arcualo nell' interno e liscio.
Di qucsla conchiglia rapporlata da Lamarck, e da
altri ne rinvenni alcuni esem|)iari in Aci-Trezza.
4," Chiton pulchcllus Philippi.
C. Valvulis carinatis tenuissime, lepidotis: areis me-
deis sulcis aliquot longitudinalihus grossis exculplis : limhi
squamulis majusculis horizonlalibus.
— 99 —
-1 Cliilon pulchellus Philippi vol. II. pag. 83. tab.
XIX. fig. 14.
Conchiglia ovato allungala 7 ^f>" lunga , 4" larga,
valve cariiialc sul dorso, Ic aric medic delic quali soiio
solcate prorondamonlc e longiludinalinenle : Ic lalerali
sono levigalo: ii Iciiibo e Sfpiaimdato da sqiiamule av-
vicinalc orientali : il colore e d'un rosso niallonc tranne
della scconda valva della purte del capo ch' e biaiica, co-
me ancora Ic jtorzioni del Icrabo latcrali alia valva cor-
rispoiidente.
Ouesla coiuliiglia che Phili|)pi rapporla come tro-
vala per la prima volla in Napoli, io 1' 6 rinvenulo in Si-
cilia, e precisamente nol litloralc di Aci-Trezza.
COIVCHIGLIE FOSSILI
S. Corbula Crispala Scacc.
Questa corbula die Philippi dice avcrne avuta la
valva destra da Scacchi, raancante del rostro, e che asse-
risce csscre stata Irovata nella Pu"ha , io la 6 rinvenula
in Sicilia nei dintorni di Carini Provincia di Palermo ; ed
0 avulo il bene di averc la valva sinistra inlicrissima ;
quindi 6 potulo complelare la diagnosi rapportala del Phi-
lippi mancanle della descrizionc del roslro della conchi-
glia, e dcscriverc I'impressionc muscolarc postcriorc, che
Io slesso lion pole essendovi mancanle nel suo esemplare.
C. Testa ovnto-oblonfira : transverse strialo rngosa :
intus striis longitndinalibus insculplis : latere poslico ro-
slrato : eodem super Iricarinalo : callo coclearil'orme in
ulraque valva proligamenlo inlerno.
Aualina Crispata Scacchi. Aotizie pag. 10 , lav. 1
fig. 2 a. b. Corbula Crispala Pliilippi vol. II, pag. 12,
lab. XIII.
Cunchiglia spcssa, tumida, incquilalerale, larga 42."
— 100 —
lunga 26." quasi ovato-triangolare, rostrata: margine an-
teriore e supcriorc quasi lineare, convesso il ventrale con-
cavo il dorsale o posteriorc. II rostro che occupa un
terzo dclla conchiglia e posteriormcnte situato , trovasi
nella sua parle dorsale tricarinalo, c sembra distinguer-
si scparatamente dalla conchiglia per un lieve sine che
divide il terzo medio dal lerzo della stessa. Strie con-
cenlrici la circondano tutta : lunula grande ed ellillica
occupa le Ire parli anleriori del rostro : somniila brevi ,
otluse, c poco ricurve : internamente e raggiata da finis-
sime strie che terminano nella periferia dell' impressione
palleare: callo comprcsso cocleariforme ; denti non nc a
la sinistra valva ch'e in mio potere. Inipressioni niuscola-
ri due, 1' antcriore poco impressa , la posleriore quasi
triangolare, 1' cslrcniila superiore della quale forma una
fossetla marcata da un piccol setto che la divide dalla
to tale impressione.
.; , 6. Terebralula romboidea niihi.
T. testa elliltico-romboidea, superne vel in sumrai-
tate oblongata : valva superiori trisulcala, inferiori bisulca-
ta : suh'is lateralibus valvar inferiori strialis: striis radian-
tibus: foramine rolundalo; marginibus laterahbus subli-
ncaribus vcnlrale sub retuso.
Conchiglia depressa cllittico-romboidea , allungata
nella porzione superiore o sommita : con tre solchi poco
distanti I'uno daU'allro nella valva superiore, con due
nella inferiorc, strie finissime e raggianti si osservano sul-
le parti laterali della stessa valva, la quale e d'una li-
nea minore della superiore, il quale spazio in questa e
occupato dal foramc circolare obliquaniente situato : i
margini laterali superiori sono quasi lineari poco ricurvi
in sopra e al di denlro, la riunione ad angolo delle quali
forma il margine cardinale : il ventrale e troncato : lun-
ghezza della conchiglia e di 30." larghezza 22.''
— 101 —
Variota orbkolare dcUa slessa terebrafula. i, i il
T. losta sub-orl)icolaro, dcprossa : sulcis divaricalis
valva vontrale sub-aculis ad [icrircriain, valva dorsale sub-
|)laiiulalis.
Concbiglia quasi orbicolare : i solchi sono j>iu diva-
rirati e quasi aculi nclla valva infcrioro verso la pcrilcria,
quasi piani nclla dorsab;: i^li spazi fra i solcbi sono piii
larjibi , i inari^ini hilcrali supcriori curvi , uiargine car-
diiiale ad angolo oUuso ; marginc infcrioro o venlrale
quasi circolarc,
Quostc Icrcbratule fossili di Pacbino sono state da
mo rapporlale come nuove percbe nou 6 trovale consi-
mili in (pianti aulori di puloontohigia o potuto svolgere,
il (pial motivo n)i a spinlo a darle il nome della I'orma
generalc della conchiglia. :<i
1. Ammonilos levigala, Lamark.
Di quesla concbiglia 6 jiotulo avcrc solamente alcuni
pezzi mancanti della lore erosla esterna come in seguito
i'aro cbiaramenlc vedere.
Tesla orbicolari; anfractibus convexis, lacvigalis, ul-
timo lalissimo; versus j)eriferiam iilrinque declivi ; uni-
bilico proliindo.
AnimoMiles levigala Lamarck pag. vol. II.
Concliiglia orbicolare, depressa, levigala: anfralli
apparenti, nci quali si dovranno riguardare quattro facce
una pnsteriore o dorsale convessa, I'altra anleriore o in-
terna cnncava, le allre due lalerali si vedono arcuate in
I'orma parabolica, la superlicie dellc quali e inclinata ver-
so la periloria esterna o dorsale : ncl modolo d'ogni log-
gia, ]>er meglio descriverlo, cousiderar si ]»ossono quat-
tro apoiisi, (Idle (piali due souo dirclle in lonna di ro-
stro in avanli. I' allre due sono impiantale nella I'accia in-
feriore e sui lali del corjto delle concamerazioni , conti-
nuandosi in sopra senza marcal;i iuleiruziune. con le apo-
— 102 —
iisi anleriori, di niodo chc runionc di quelle a qnosic ,
da alle fncce lateral! della conchigiia la forma parabolica
su descritta : le detle apofisi inferiori inlanlo si incaslrano
in apposite docce, die esislono sui lati della superficie
superiore d'oi^ni corpo.
Guardando il niodolo di cadauna loggia nella super-
ficie sua superiore si vcdc essere concavo il corj)o de-
scritlo, convcsse Ic apofisi, il contrario pero si osserva
nella superficie inferiore. i\el mezzo delle niela posterio-
ri di dette apofisi clie atlaccate sono al corpo si vede il
(orame del sifone, nella uieta anleriore esiste un divaria-
mento dove va ad impianlarsi il dorso degli inlroslanti
avvolgimenli.
Di quesla conchigiia fossile di Pachino ne elibi al-
cuiii modoli di loggie di varie grandezze in guisa rhe ,
posli in ordinc dal piii piccolo sino al piii grande ne
I'icavai la forma della ammonite su descrilla, dimenala so-
lanicnte in qualche punio, la quale credo essere lammo-
nite levigala di Lamarck, perche, i caratteri clie in suc-
cinto questo autore descrive della sua ammonite Ik trovo
hene esplicali in qucsta da me rapporlala.
II mio collega Dott. D. Gaetano Giorgio Gemniclla-
ro in quest' ullimi tenq)i a avulo un altro Irammento del-
r ammonite in parola incroslata di solfuro di ferro, della
([uale non posso dime la localila pcrclie colui che la die
al sig. Geuunellaro non seppe dirgli dove Tabbia trovata.
t:; ' Ecco 0 Signori finila la mia poca falica, quindi non
mi resta che attcndere il gcneroso voslro conq)atimento sul
lavoro d' un giovane da poco inizialo in quesli sludi.
-. ::^ ,..r.,
1
.■'i 'I .
- -■'■: . i";;
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SILLA DETERMIMZIO^E
DELLF.
LATITinill El) AZnilTI UEfiLI OfiGETTI TEHHESTIU
E
L'EQUAZIONE Dl UN OROLOGIO CHE VA A TEMPO SIDEREO
Di i; ranees CO (Caltiarcra
I.EITA
IVELLA SEDUTA ORDINARIA DEL 26 DICEMBRE 1S53
r !TTaa;'i! ks; ..'.> :; Rtv; a?, nuniinj
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£?.f, :.i!'.T:ci_r',:)i'S >.i -'."ice /.<ri :.■,.- tiJ;--T. 'T ■■.•: f^i.x'.rr.
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', < !;;l
a
L mctotlo pill sicuro per dctcrminaro la latitudine di
uii liiOi;o, c seiiza conlraddizione quello fondalo sull' os-
servazioiic dei passaggi doUc slelle circonipolari al mcri-
diano di laic luogo {*). Na qucslo metodo richiodc che
si conosca con molla osaltczza la direzioiic del nieridia-
no, c che si abbia un'islromcnlo con iin ccrchio pcrfct-
lamcnle fifraduato, il quale possa mantcnersi invariabil-
menlc nol piano del nicridiano durante il corso dcllc os-
sorvazioni.
Trovansi qualche volla gli osservatori , sopratlutto
gringogneri geografi, sprovveduli di tali mczzi, ed obbli-
ijali a fare dello osscrvazioni liiori del ineridiano. Tra i
diversi nielodi ihe potranno inipiegarc in qucsti easi, hav-
vi quello che e fondalo suU' osservazione de'lenipi, in
cui Ire asiri di nota posizione pervengono succossivanientc
ad una niedesinia allezza, del quale problenia una solu-
zione assai cleganlc si deve al celebre Gauss. Tale mc-
(*) Puissant. Trnltali) di Gcodcsia 2." ctliz. loin. 2, pag. Ii2.
— 106 —
todo pero quanlunquc godc del sonimo vaulaggio di cs-
sere indipendcnlc dagli crrori dellc division! dcgli stro-
mcnti, non va intieraincntc cscnlc dalle variazioni della
rcfrazionc atniosfcrica, principalnicnle se s' inslitiiiscc in
una stcssa nolle un lungo corso di osservazioni, e si fan-
no qucste a poca allezza suH'orizzonte; ne puo servire
die a Irovare solo la latiludine di un luogo e I'equazio-
no del pendolo a Icnqio sidcrco di cui si fa uso.
La delerminazione inlanlo degli aziniuti degli og-
gelli lerreslri, dielro i moderni progressi della Geodesia,
ha preso nella Scicnza un'interesse non meno considere-
vole di quella dellc laliludini. Non potrebbe quindi man-
care di essere ulile un nietodo chc senza ricliiedere al-
eun' islruniento graduato, fosse assolutamenle indipendenle
dalle variazioni della relrazione alniosferica, e perniellesse
di ollenere conlcniporaneanienlc con le slesse osservazioni
le laliludini ed aziniuli degli oggelli terreslri, come an-
cora I'equazione deU'orologio chc vi s'inipiega.
Quello che io vo qui a proporrc riunisce queslo tri-
plice vanlaggio, ed egli consisle a delcrniinare la lalilu-
dine di un luogo e gli azimnti di allri oggelli terreslri
suir orizzonle del prinio , come pure 1' avanzo o rilardo
sul tempo sidereo dell' orologio di cui si fa uso , nolalo
aveudo gTislanli dali da lale orologio nei quali due aslri
arrivano ad un verlicale, cd allri due ad un secondo ver-
ticale alquanlo differenle dal precedente , c conosciule
essendo con prccisione le ascensioni rette e le declina-
zioni del quallro aslri.
Per esporre il lullo con deltagiio riparliro quesla
Memoria in Ire arlicoli. Indichero nel prime il melodo e
daro le formole opporlune aconseguire 1' oggello proposlo.
iVel secondo assegnero i mezzi onde possa combinarsi una
serie di osservazioni nella cennala guisa insliluite, ad avere
non solo dei risullali piii indipendenli dagli errori inevi-
— 101 —
liibili ilcllo osserviizioni, ma piiro a scovrirc la (juanlita
prohahilc dcijiii errori slossi. .Acl tcrzo linalmcnU! passcro
ad csamiiian' in (jiiali circnslaiizo (ali errori iiaiino una
niinorc inlliicnza siillf ([nanlila corcalc, e del niodo conio
U'licrne conlo.
VIJTICOLO [.
i^S 1. Snpponiamo I' osservalore fornito diun'orolo-
j;io cIk' va a l('ni|)0 sidcreo con niolo ben reijolare . e
di uno stronienlo die abiiia un cannocchialc, il cui asse
ollico possa dcsci'ivere libeianienlc un piano esatlamente
vcrlicale alia nianiera dellislronicnlo dc' passaggi ; iiioltre
die a lale slronienfo possa darsi un movimento aziniutale,
ill niodo elie dopo avere osservalo il passaggio di due o
pill aslri in uno slesso vcrtiealc, possa in seguilo osscr-
varsi il passaggio di allri aslri in un'altro verlieale cosi
differentc d' azinuil dal piinio quaiito si voglia.
Avendo egli silualo 1' islroiueiilo nd suo giuslo po-
slo, si ponga ad osservare il passaggio di due astri per
uno stcsso verlicale, di tui raziniut nord-ovest sia Z; e
siano 2, a" Ic ascensioni relle di lali astri; 5', h" le loro
dedinazioni , considerando lome negalivc le dedinazioni
auslrali : /', (' \ tempi doi loro passaggi notati aH'orolo-
gio ridotii in arco ; P, P gli angoli orarii allislanle delle
ossorvazioni.
Distollo poscia lo stromento dalla sua prima posi-
zione lo riporti in un'altro verticale, di cui razinuil nord-
ovcsf sia Z , od osscrvi il passaggio per esso di allri due
aslri, (lei cpiali siano a,, a„ le ascensioni rctle ; S,, a„ ic
loro dedinazioni , rigiiardando sempre come negative le
dedinazioni auslrali; /,, /^ gi' islanii iiolali dei loro pas-
saggi ridoUi parimenle in arco; P,, P^^ gli angoli orarii
corrispondenli a lali istanti. • _ ^
— 108 —
§ 2. Considerando per ciascun'osservazione il trian-
golo sferico avenlc per vcrtici il cenlro dell' astro , il
polo dcir ccpialore, ed il zenit dell'osservatore, si ha Ira
le quantila siiperiormenle indicate, e cliiamando L la la-
titudine del liiogo deH'osservazione supposto nciremisfero
boreale, Ic seguenti relazioni:
COS L — cot P' sen L
cot Z' —
tan 5'
scnF
cot Z' =
tan S"
senF'
cot Z =
tan 5,
sen/',
rnt Z _
tan S„
sen P ,
cos L — cot F' sen L
cos L — cot P, sen L
cos L — cot P„ sen L
(1)
-Hf'i
Siipposlo ancora clic 1' orologio regolalo sul tempo
sidereo abbia all' istante della prima osservazione un' er-
rore incognito k valutato in arco , talmenteche t' -+- k,
i" -+- k^ i -t- fc, t^^ -H k siano in arco i veri tempi dellc os-
servazioni, c che gli angoli orarii siano valulali dopo il
passaggio degli astri per il meridiano da 0" fino a 360";
si ha altresi: '.■'-".'^
[P = l'-i-k-a\P':=i' -i-k-a" ,P,-=l,-^h-a,,P„=t„ +/.-—«,] (2)
§ 3. Procediamo ora alia determinazionc delle in-
cognite /c, L, Z', Z ; e poiche per mezzo delle relazio-
ni (2) k e immcdiatamente conosciuto tostocche si ha il
valore d' uno degli angoli orarii , cosi procederemo alia
determinazionc di uno di quesli, P' per caso, ed a quella
di L, Z', Z.
A tale oggetlo si sottragga la prima dcll'equazio-
ni (1) dalla seconda, c si ha con facili riduzioni
j tan 5' tan 3"
jcol F — cot P"] senL =
sen F sen P"
cosi,
— 109 —
da cui si ricava I'cquazione -.
sen (P' — p) Uin L = tan S' son P' — tan 3" sen P ,
la (jiialc pub scriversj iiol modo scgucnle
sen ( P' — P ) tan L = \[ tan a" -+-tan !>'] [ sen /'" — sen /*' 1
— •[tan a"— tan 5'] [ sen i>" -h sen />• J .
DividiMido i due ineinhri di quesl' ultima per sen (P — /*'),
e lalle iicl socoiido !e ()p]iortunc Irasfoi'iiiazioni dielro le
uoU' Ibriiiolc dclla Trigonomelria , s' oUicnc
scn(a"-Ha') cosi(P'-i-P) sen (5"— a') senK^'"*"^')
'~ " cos a" cos a' cos i (P" —P) 'cos a" cos b' sen \ (P'—P)
die supiionondo /*" — F^2 0',cioe
o'=!-=i:-^l=:^ (3). ' ^"'^''\^
-.nv.l'i I'.
]iiM) iiietlorsi sotlo la forma
sen ca'-na") ,„, ^,, sen fa"— a') ,n', 1''
taii/.= ' - , ^ cos(F-h9')— 4 ?7r 7^^,sen(F+0').
cosa cosa cosO^ cosa cosasenS
E se in quesla si pone - -^ ';''
( ,, „ sen (a"-4-a') „ „, ^ sen(a" — S') )
I cosa"cosa'cosfl' ■ cosa cos a' sen 0' )
si ha
tiuiL = .i'cos/?'cos(/>'-HO')— l'senB'sen(P'-+-0')=:.l'cos(P'-+-Z?'-i-9'),
ovvcro (uniiiil
tan7>=:..l'cos(/''4-C").... (3),
fallo per brevilii n'-+-0' = C'
§ 4. Parimenle sotlralta la terza dcllc rclazioni (1)
dalla (juarla si ha
n « T , ( tail a, tan a„ )
I cot P, — cot F„] sen L ~\ ^^^t-,, — zZTn { COS L , .,,^ »
\ sen Z*^ senP^
siilla (jindc (-(piazione operando in maniera analoga alia
precedcnlc, si oUienc
sen (a„-^a,) COS UP,.-+-P.) sen (a„_a,) m\i(P„-^-P)
tani=' ——————--X — — I ^ " >c —■ — •
'cosa„tosa, cosi(P^—P) \osa„cos5, s(ini{P^—P)
i5
__ no —
Eppero siipposto P,—P;=10,, P^,-i- P — 2P'-i.2 4., , cioe
quest' ultima si prescnla sotto la forma
sen (5 4-3') ,„ _^ sett(S„—S)
cos d;, cos d, cos 0, cos5„cos (J^scn 0, "^
dalla quale, posto "^ =.' ^m
^ J n sen(3„-(-5,) sen (5,— 5,) )
/l,cos^,= i ^^-^^ ^,i,senZf = i i-n — i^_ ... (8)
( cos (5„ cos 5, cos 0, cos 5„ cos 5^ sen 9, j
si ricava
tan L=A cos B cos (P+vf. )_i^ sen Z?, sen (P'-h<p;)=A, cos(/''-4-i',-+-4',) ,
ovvero
tan L = A, cos (P'-hC,) .... (9), . ■■
in cui e C—Bi-^r-^^ ,
§ 5. Ciascuna dclie due equazioni (5) , (9) da L
losloche e conosciuto P . Per deteterminare quest' inco-
gnita paragoniamo le due espressioni di tan L , cd ab-
bianio
A' cos ( i"'-i- T') = .i cos ( F-+- C, )
nella quale, affine di consegiiire il valore di P' , s' ag-
giunga e si sottragga da quest' arco una quanlila indeler-
minata h, cioe si scriva in luogo di essa
A' cos ( /»'-+- h-^C'—h)=A,cos (P'+-h-i- C—h ) .
Fatti gli sviluppi dei coseni in quesla equazione ,
ed operate alcune i'acili riduzioni, ne risulta
. ^ D< i,x A,cos(C— h) — A' COS (C'—h) , •
tau ( P-h h ):=- ^-^ !^ .-^ . (10) r. - '. .
— Ill —
Essenilo h iiulctcrminala si puo ad essa assegnarc
nil valore (jualunquo, ma ricavcrcmo una soluzione como-
dissiina per P' faccndo /*=^(C-+-C') , con cui la pre-
ccdenle cciuazionc divienc
tan(/"-4-i(C + C')) = j^cotUC,-C');
e poslo in quesla tan Z=— , donde (inipiegando la divi-
sionc sessa"csiniale del cerchio) ,,., , ,. .
A A' '■ ■' -''rfii:'.')
■^^=tan(45"-Z), '
si ha finalniente per calcolarc il valore di P'
laM[pvHC,+ C')]=lan(4o''— Z)coU(C— C) (II)
. i' A
§ 6. Se poi-j-, oppure -r^ sarcbbe una frazione assai
piccola, polremo oltenore con vanta<;gio il valore di P
espresso in seric. In falti poslo nell'equazione (10) /i = C
si trova
^ '' -.l'sen(C'-C,)
ovvero
Asen(C,_C')
laii(90"_P'_C,)= k (12);
1 — — cos(C,-C')
A,
c siniilnionte se si pone nella medesima equazione (10)
h= C, nc risnlla
, ,„, „,, yl, cos (C,-C') -.4'
— H2 —
oppure
fan (90"-^-^')= -. (13) .
l_-;-cos(C'-CO
Paragonate I'eqiiazioni (12) c (13) alia relazione
• 1 H^ sen V
1 — n cos y '
per la quale il cliiar. sig. do Lanibrc ha ottcnuto in serie
(espriiuendo x in sccondi )
sen 1/ sen 2 y sen ?ty '
'^senl ' 2 sen!" ' 3 sen 1 i>
si lia, daU'equazionc (12) • '
sen2(6',_C')
V (, ; sen I" \ A, J
2 sen 1"
^^ ;b -V)l. ' //i'\'scn3(C:-0 • ^,,^ ^ .;,;
—I -r ) — z ^1 — ^'cc. . . (14) ,
e dalla (13), " ''^ *^
P' Oft" r /^,Ven(C-C,) /.I \^sen2{C'-
/I, Ysen3(C"-C,)
"-€)
A' J 3sen1" ^"^^ ^''^- '
Con ciascuna di qucste serie pub valularsi P'in gradi,
minnli priuii c sccondi, uia dcsse non devono inipiegarsi
che quando riescono convergenti, c poiclie lo sono tali,
cioe la (14) allorche — e un' assai piccola frazione , e
— 113 —
la (1*)) quaiulo il qnozionlc -rf ha un valor(; iniiiore dcl-
A
Y iiiiila c niollo j>iccolo , qiiiiKli c allora solanionto che
j)U() I'arsi uso di esse con vaiitaggio, vale a dire della(li)
iiel priiiio caso, c della (15) iiel soeondo.
§ 7. Tiovalo il Aalore di P' si possono oltonere di
si'i;uil() (jiielli di k, P" , P, P,., L, Z', Z , ed ccco per-
laiilo 1' aiidanienlo da tenersi ondc venire alia delernii-
nazioni' di tulle le incognile.
Da prima col mezzo delle qnantilli nolo /', T', /,, (,_,
a', a", a,, a,^ si valulcranno o' , o, impiegando le relazio-
ni (3) c (6); indi con quesl'ullimc quanlila c Ic dccli-
nazioni a', a", 5,, 5„ si calcoleranno i', K', A,, JB, adope-
rando le forniole (4), (8), cd avendo cura di prcndere
11' , B^ in quadranli lali clic A' , A^ siano quanlila positive;
poscia si fara uso della relazione (7) per ottenere 4',, e
si formeranno le aiisiliaric C'= li' -hV , C = B -+-4^,. Tro-
vale lultc qucsle quanlila si procedera alia delerminazione
di P' adoperando la formola (11) , o convenendo una
delle serie (11), (13).
Quando si ha P' si calcolera L per mezzo di una
delle due equazioni (3), (9), le quali impiegalc contem-
j)oraneamenlc offrirauno una prova pei calcoli, sc si ac-
cordano a dare per L lo stesso vaiore.
(lonosciulo ancora P' si ha loslo k merce la rela-
zione
k=P' ^a-V . . . (16),
la quale quanlila servira a trovarc i valori di P", P, /*,,
dali dalle lumiole (2).
Ouesli valori di P' , P" , /*, , P,, ed L in tal guisa
conosriuli s' iuq)iegheranno a Irovare quelli di 7J c Z^ ,
facendo uso di due dell' e(jHazioni (1) , o di lutle con-
temporaneamenle per avere una prova dei calcoli ; ma
— lU —
poiche sono esse inadalle all' impiei>o dei logarilmi , si
riducono ad una forma conioda coirajulo di un angolo
ausiliario.
In fatti posto tan x' = cot S' cos P' nella prima delle
rclazioni (1), essa ci da ,.;;,:> , ,,,;;:, osii'm cjn
cot Z'= --'I-—, cos ( L -+- X' ) . . . . (H);
, ,,.'- ■■■' sen i" cos X » , ,. i . , .
0 parinicnle se si pone nella seconda di tali equazioni
tan >."= cot s" cos P", nella tcrza tan x, = cot S, cos P, , e
nella quarla tan >.„ = cot a„ cos P^^ ; si ha
cotZ' = ^ '""'" ■„cos(I + >.") (18),
sen F cos a
cotZ,= — ^^lli; — cos(I-i->,) .... (t9),
sen P cos X, ^ '^ ^ ^
■'•^ ' cotz.= '^°^" coscz + xj (20). ;■'':/
i. •. sen i*^, cos X^ ^ -^ '\ ;,
§ 8. Accio I'impiego delle formolc precedenti abbia
liitta la generalila possibile bisogna pero osscrvare:
1." Che se I'orologio fra la prima osscrvazione e le
altre va piii lentamcnte o piii veloceniente che il tempo
sidereo , si dovranno convenientemente aumentare o di-
minuire i tempi delle altre osservazioni dati dall'orologio.
2." Che deve prendersi per 7?' e /?, dei valori tali,
in modo che A' ciA^ risultino positive , come sopra si
e notato, e che facendo uso della formola (H) bisogna
prenderc P'-r- j(C, -h C ) in quadrante tale, che si abbia
per P' il valore convcnevolc, e di cui la specie puo sem-
pre conoscersi anticipataniente, avnto riguardo alle circo-
slanze nelle quali e stata fatta la prima osscrvazione.
3." Che la latiludine L sara boreale od australe se-
— 113 —
condoche 1' espressionc di tan L risullcra posiliva , o ne-
galiva.
4." Che pfli aziimili Z', Z^ sono conlali dal nord al-
I'ovest, e (|iiindi per avore il giiisto valore di essi non
solo bisogna fare atlcnzione al segno dell' cspressioni di
col Z, c col Z', nia bens'i deve considerarsi so le osser-
vazioni souo slalc ialle neHemisfero orieiilale, od in (pielio
occidcnlale, cio clic verra avverlito dalla specie dei valori
degli angoli orarii.
§ y. Per avere poi 1' azimul di un oggcUo terreslre
qualunque suU' orizzonle dell' osservalore basla disporre
r islronienlo nelia prima, o nella seconda siUiazione, in
niodo clic I'asse oUico del cannocchiale collimi con I'og-
gello di cni si vuol conoscere I' azimul, giacche in lale
case il verlicale descrillo dall'assc oUico, ch'e quello in
cni si osserva il passaggio de' due asiri, si confonde col
verlicale, il quale passa per 1' oggello lerrcslre , e cosi
r azimul Z', ovvero Z_ dclerminato col melodo di sopra
sara 1' azimul cercalo.
Anzi se nella prima siluazionc dello slromenlo si la
coincidere I'assc oUico del cannocchiale con 1' oggello, di
cui si delermina ncl modo cosi indicalo 1' azimul Z', e
nolla seconda siluazionc si fa collimare un allro oggello
pel quale ne risulla I'azimulZ^, si ha in qucsla guisa la
difTerenza d' azimul Z^ — Z', o I'angolo orizzonlale Ira i
due oggelli, il quale confronlalo con quello che puo olle-
nersi misurandolo direllameule dara una prova deU'esal-
l(!zza delle operazioni.
Verra pero in segiiilo dimoslralo cssere necessario
pel maggiore vanlaggio dei risullali che i due verticali
dideriscaiio in azimul ])rossimamenle di 90", e che uno
degli azimuti sia di 45" circa, ed il secondo si avvicini
a 133" (conlali and)edue dal nord allovesl, o dal nord
all'est). Per sodislare allresi a quesla condizione basla
— 116 —
porrc ncUa dirczionc deU'asse oUico del cannocchiale, e
ad una graiulc dislanza una mira simile ad una mira me-
ridiana (*) ; si ha quindi col nielodo sopra csposlo I'azi-
niul di (piclla mira , c misurando poscia 1' angolo oriz-
zonlalc tra la mira e I'oi^gelto terrestrc, se ne inferisce
con quosto c I'azinuit dolla mira 1' azimut ccrcato.
§ 10. E bene qui osservare clie la forniola (S) e
molto propria a risolvci-e il segucnte problema;
Dala I'allezza del polo , ed osservale in un medesi-
mo vcrlicale due slellc , di cui si conoscono le declina-
zioni e le ascensioni relle, e i)er conseguenza i momenlh
dc' loro passaggi al meridiano, Irovar I'ora in cui i'urono
I'alle le osservazioni.
11 quale problema e slato per tuti' allra via risoluto
dair illuslre aslronomo Cagnoli nelle Memorie di Matoma-
tica e di Fisica della Sociela Ilaliana ( torn. VII pag. 52).
In fatli dair indicala formola si ha l' equazione
I . i ■ ■ ' / -* I ■.' v w ' 1 -:ii J ' * ;
cos (P'-^C')-.
la quale poiche L e conosciuta si puo risolvere rapporlo
a P' , che e in arco 1' ora dell' osservazione della pri-
ma slella. Aggiunlo P' alia quanlila 20' gia conosciuta si
avra 1' ora della seconda osservazione parimcnte espressa
in arco.
Si potra determinare ancora in arco I'equazione del
(*) Sc le osservazioni s'istituiscono di nolle fa mcslieri ciic la
mira sia illuminala per verificaie continiianiente se il vcrlicale de-
scrillo tlall'asse ollico del cannocchiale passa senipre per la mira.
A tal'nopo si polra inipiei;are una lampada con rilleltilori parabolic!
simile a (pielle descritle e racconiandatc dal cliiariss. sig. Puissant
nel suo Trallalo di Geodesia ( 2." cdizione torn. 1. pag. 140), la
quale serva di mira.
— in —
pcndolo a tempo sidcrco, di cui si fa uso corrispondcnle
alia prima osservazionc , che e
Sc si soslitiiisce il Irovato valore di P' neH'cquazio-
ne (17) 0 P" noircquazione (18) si ha quello di Z ; ep-
pero se i due aslri sono slali osservali nel verlicale che
passa per im oggctlo Icrrcslrc , si pub ottcnere in tal
guisa r azimul di quell' ogiifctlo. Queslo melodo dunque
serve iion solo a risolvere il problema come sopra enun-
cialo, ma sippure a delcrminare gli azimuli dcgli oggetli
terrcstri.
§ 11. (liova ora rimarcare che la prima deU'equa-
zioni (1) ahbraccia trc incognilc Z' L e P', quindi sem-
brcrcbbe forsc che con Ire cquazioni simili potrebbero
oUcnersi i valori di lali incognile cioe che osservando i
tempi segnali dall' orologio , nei quali tre aslri di cono-
sciula posizione pervongono successivamente ad uno stesso
verlicale, si possa delcrminare la hililudine del luogo del-
r osservazionc, I'azimnt del verlicale, e I'equazione del-
r orologio ; ma non si lardera a riconoscere che il pro-
blema in queslo caso risulla indelerminalo, e che sia qua-
lunque il numero delle osservazioni del passaggio di astri
conosciuli per un solo verlicale, non valgono esse a far
conseguire la soluzione del problema. Procediamo a tale
dimoslrazione.
Supposle falle nella guisa teste indicala tre osser-
vazioni nel verlicale di cui 1' azimul e Z', rilenule per
esse le superiori indicazioni , nolando con Ire '" quelle
rclalivo al Icrzo aslro , e supposlo per brevila 1' angolo
orario del secondo aslro P"=P'-i-9",e quello del terzo
P"'= P'-i-O'"^ si avra le seguenti tre cquazioni:
— 118 —
cot T = ~' cos L - cot P' sen L \ '>"'"l
sen P' I ".:
Inn A" \
cotZ' = ' „ cosZ;_cot(P'^9")seni ) • • W
sen(/^-t-9") '
■'>■■ '■ fan a"' ■■ ■"'
cot 7 = -— — cosi_cot(i''-j-9"') sen I
sen(P'-f-r) ^ '
con le quali dovrebbe deterrainarsi Z', L e P', poiche 9",
fl" sono conosciuli per mezzo dell'cspressioni 9" = ^" — f
-a-'-^a' , 9"' = r — f'_a"'H-a' .
Se si riguardano i triangoli sfcrici, che banno i loro
Ycrlici al polo deU'equatore ed ai punti a due a due con-
siderati dei passaggi degli aslri pel verlicale dell'osser-
vazione, si scorgc cbe nel Iriangolo dalo dal primo e se-
condo aslro sono conosciuli due lati 90" — 3' , 90"— a",
e I'angolo compreso o' per cui dello -> 1' angolo opposlo
al lato 90" -a', si ba
tan S"
-!'ti. ixKuii ! cot> = — y,cosa'— cot6'scn3'.
Nel Iriangolo poi dalo dal prinio e lerzo astro si
conosce parinicnle due lali 90'— d', 90°— 3"', e I'angolo
compreso o " ed in cui e senipre 7 I'angolo opposlo al lalo
90"— d'", giacche quest' angolo e il supplenicnlo dell' an-
golo parallalico del primo astro ; in conseguenza di cio
si ha . ,; .
• ■' •.. . tan^'" ,„ , '-••.;|i:;^.
coto.= COS 3' — cota sen a.
sens'"
Eguagliando i due valori di cot?. si otliene con fa-
cili riduzioni I'equazione
r .„ r.,,-1 w itan^' tanrJ ^
cot 9"— cot 9'" sen5^= — (cos S' ,
L J (sen 9" sen 9'")
— no —
da cui risulla la scgiicntc rimarchevolc propricla
sen ( 0"' — 0" ) lun i' = sen 9'" tan S"— sen 6" tan S'" (/3).
Per avcrc i valori di Z', L e P' bisogna combiiiare
coiivoncvolmcnle Ira loro Toquazioni (^), c 1' andamcnlo
pill dircllo per eliiniiiarc Z' c quellu di soltrarrc succes-
sivanieiilc ciascuiia di lali tupiazioiii dalle allre; in lal guisa
si oltiene dopo alcune facili trasfonnazioni :
tan L = — i ~ tan 3 Ian i
sen 0" sen 9" i
. , sen (P'-f-fl'") . ,, senF. ,„, I /y
tan L = ^^ Ian S tan 5'" - (5)
sen 9'" sen 9'"
tan A = Ian .5" '■ tan i
sen(9"'_0") sen (0"'_0")
\
dt'llo quali ecpiazioui la lerza iioii e che una conseguenza
dellc allrc due.
IVon e dilTicile inlanln di moslrare per mezzo della
relazionc if) che lulle quest' ullinie equazioni sono iden-
tiche tra loro, e che per conseguenza non si pub deler-
minare per mezzo delle stessc le incognite L c P.
In faili dalla medesima relazione (j^) si ha
tana"' Ian a" sen (9"'_9")
.,. = 7, „ ,/ tan 3 ,
senO ' sen 9' senO scnO
la quale cspressione di sosliluita nella seconda delle (a)' ci
sen 9"'
da per essa
. , sen 9" sen (Fh- 9"' )-H sen P' sen ( 9"'_9" ) , ^
tan /< = i — i tan *
sen 9" sen 9"'
-,lan3",
sen 9 "
— 120 —
ovvero iii>
. - sen (P'-f-fl"). ^, sen/'' „
tan L= ^ — — — ^ Ian 5' tan S" ,
■'■' ■■■ senfl" sen 9"
equazione identica alia prima delle («)'.
In manicra analoga puo facilnicilc dimoslrarsi I'iden-
lila della prima equazione («)' con la lerza , di qucsta
con la seconda, e cost di quanle eqiiazioni simili si ab-
hiano; eppcro resla cost affermalo quanio sopra era stale
asserito.
§ 12, A delerminare le indicate incognito ncmmeno
sono siilTicienti Ire osservazioni islitiiile in nn verlicale ,
ed una osservazione falla in un allro verlicale. Poiche i
tre aslri supposli osservati nel verlicale di cui Tazimut e
Z' somminislrano le tre cquazioni («)' § 11 , Je quali
non formaiio clie una sola equazione distinla contenente
due incognile L c/k; un' allro aslro osservalo nel verlicale
avenle I'azimut Z ci fornisce recjuazione
tan S, . n T "'
cotZ:= cos A — cot/*, sen L,
' $cnP, '
la quale abbraccia le due stesse incognile L e k, ed una
lerza Z, . Cos! si dovrebbe delerminare tre incoffnite con
due equazioni, cio cbe e impossii)ile.
Si puo (lunquc concliiudere die per potere risolvere
il problenia clie ci occupa, bisognano almeno due osser-
vazioni falle in un verlicale, ed allre due insliluile in un
allro verlicale differentc in azimut dal precedenle.
Poslo fine al 1." arlicolo passo al 2." '' ''' ''
AHTICOLf) II. ■ ' '
§ 13. Suppongbiamo cbe in un tempo non niollo
considerevolc si faccia una serie di osservazioni, cioe cbe
si osservi il passaggio di piii di due astri in ciascuno dei
verlicali, e si diranno per brevita primo corso di osserva-
— 121 —
zioni quelle islituilc nel verlicale avente per azimut Z' ,
e sccondo oorso quelle del passaggio pel verlicale di cui
r azimul c Z, .
Per oUenere col mezzo di lutte quesle osservazioni
un risullalo piii indipendente dagli error! , basta combi-
iiare itrojirossivamente col niclodo poc'anzi espresso due
del priiiio corso coii allre due del sccondo, e si avranno
cosi divcrsi valori per Z', Z, , L e k, i quali dilTeriranno
pill 0 nieiio Ira loro secondo il iniiiore o mai;giore gra-
de di esallezza dclle osservazioni; il medio di lali valori
sara un risullalo piii prossirno al vero.
Quest' andanuMilo |)cr6 sarebbe Iroppo lungo , e da
uon polersi seniiirc nella pratica, soprallullo se la serie
dclle osservazioni e mollo cslcsa; alline quindi di polere
farle concorrere lutte non solo a dare per le incognile
Z', Z , L e k un vnlore mollo prossirno al vero , ma
sippurc a fare scovrire la quantila j)robabile dcgli crrori
dell(! osservazioni slesse, io verro ad indicare il seguente
proccdinicnlo, cbe bene si presla aH'applicazione dcll'ec-
cellcnlc principio dci minimi quadrali. Qui peri) bisogna
pria (11 lullo rimarrarc die gli crrori dclle osservazioni
si riducono ad crrori su i tempi nolati, c saranno com-
posli di (piclli conuucssi dalT osscrvalore ncllo slimare il
temjio (icir aj)pulso dcgli aslri al lilo di mezzo del cau-
nocchiale, e di quelli prodotli da (]ualclic piccola devia-
ziouc (Icllo stromcnlo. la (|nalc fa s"i die si osserva I'ar-
rivo di ciascuno aslro all" iiidicalo filo un poco prima o
pill tardi di (piando sarebbe veduto, se I'asseollico del
cannoccliiale descrivesse coslanlemenlc un piano esalta-
UKMilc verlicale; e|)perl» s'indiclicranno con dt il complesso
di lali crrori rclalivi a ciascnn' aslro , i (piali polcndo es-
sere diversi da un' osservazione all' allra , si segncranno
con (//' (piclIi dclla prima osservazione , con dt" ([uelU
della seconda, e cos'i dclle allre.
— 122 —
§ 14. Con una prima solnzione oUeniila per mezzo
di quattro osservazioni, cioe due del primo corso, c due
del sccondo, combinale col nielodo di sopra , si avranno
per fe ed L dei valori approssimali , in modo che i va-
iori veri sono k — x, ^"^y? essendo x ed y due quan-
lita incognite assai piccole. Qucslo primo ralore di k ser-
Tira a calcolare con approssiniazione gli angoli orarii P',
P",... di tulle Ic osservazioni, c dei quali i valori veri
sono P'^dP, P"-^dP",... essendo dP', dP... gli er-
rori dei medesimi dipendenti dalla quanlila x , e dagli
errori su i tempi osservati, cioe saranno
dP'=dl—x,dP" = dl"—x,....
dP, =di, — X, (iP =d<, — X,....
poiche essendo in arco i, I", gTistanti dati dall'oro-
logio, e supposto esistere in essi gli errori dl' , dl", ,
in modo che i veri tempi delle osservazioni siano t'-i-dt',
t"-i-dt", gli angoli orarii conlati sempre dopo il pas-
saggio degli aslri per il meridiano da 0" fino a 360" sa-
ranno
t'^dt'-t-k — X—a', t" -Jrdl"~hk — X—<x",,...
dei quali si pub indicare per semplicita con P',P",....
la parte conosciuta t'-^k — a', i" -i-k — a.",. ., e con dP',
dP", la parte incognita dt'—x, dl'—x, —
Ritenute per ciascuna osservazione le superiori in-
dicazioni, col primo corso si avra la qui appresso dasse
di equazioni: ^ . •
cotZ' = tany '"'/J^'^fj, — cot(f + dP')sen(i;-+i/)
ecc. ecc. .: .,','.- - '.> ...,!U."'t'. 'i'^'"
— 123 —
cd il secondo corso fornira le segacnli
cot Z, = Uin 3 —-i^^l- —cotC^+dP ) sen(I+j)
$cn(P,-j-dP,)
cotZ, = tan3, '^"'i.^'^if^ ^ —coUP„-^dPJscn(L^y)
sen (P,^-\-dP J
ecc. ccc.
(B)
Tiillc le quali cquazioni saranno di numero cguale
a qucllo dellc osscrvazioni.
Per ricavarc dalle slcsse dclle allre applicabili al mc-
todo dci minimi qiiadrali si sviluppi in serie ii secondo
mcmbro di ciascuna , ed osservando chc dP', dP'',
al par di x cd y sono dellc qnanlita mollo piccole , si
pub Irasciirare nello sviluppo le potenzc di esse superiori
alia prima, come ancora i lore prodoUi; in lal guisa si
ollicnc, dalla prima dellc (A) per caso,
cot Z' = — cot P I sen i -cos L 1
L cosr J
— cot/*'! cosLh ,;;ScnLl «-i- rscnZ,_tan5'cos/''cosLl
L cosP^ J L J sen' P
Sc si sosliluisce in quesla equazione in vece di dP'
il suo valore dl' — x, e vi s'inlrodnce per ridurla adatla
air im|)iego dei logarilmi due angoli ausiliari <?' e 4' de-
terminali per mezzo delle relazioni
tano'=''''"^' , tan^'=tana'ros/",
cos/"'
puo essa presenlarsi soUo la forma
col/** ,^ ,, cotP' .- ,,
colZ = sen(I— «(') r c«s (L— ? ).y
cos <f cos o
cnn ■ /^ one. £
sen •/''cos^
— 124 —
da cui si ricava, supposto ancora per semplicila cot Z'=m,
cosl'sen(i— ?)') „„ cos§'cos(Z — «»')
cos ip' sen(L— §') cos9>sen(/, — 4)
sen "/''cosl'
-4- ■ . M.
sen(Z — I')
In maniera analoga operando si ricaveranno dalle
allre relazioni (A) delle equazioni siniili alia precedenle,
che con essa si polranno riunlre nel seguenle quadro:
.„ cosl'sen(Z— oO „„, cos§'cos(Z— /) „ „, \
d< =1 ^— ^sen2/''-i-3c-4-j ^ I-:isen2/* .w'
' cosy' sen (Z— ^') cos ?>' sen(Z— 4')
',. . ,.. ,. ,., sen ^Pcosl' ir.'.iyrl (
i .m : !':■ .h: ■ ; sen(Z— 4')
,„, cosl",sen(Z— ?") , „, cosi" cos(Z— p") „ „
rfr=i -' — ^-— l/sen2/»-HX-+-i ' ^ ^,/sen2P".yi
cos?-" sen(Z— I") , ^ ,, . cos?" sen(Z-^") j
sen" Z*' cos ^"
"'''■'''' ' ', ■ ,u:-: "^ sen(Z-4") ■" .TJ 'U.,:!
ecc. ecc. , -.
ed in cui si ha ' '• ■ •" ^'
na
.(^)^
1
I);!, (
tan 3' ^ „ tan 3"
tan?' = o, ,tanp = — , ,
cosZ* cosP ^ . . («).
lan4'=tan5'cos/'', tan4"=tan5''cosP", .,,.'..'
Parimenle dalle (B) pub ricavarsi la seguenle classe
di equazioni , ove e posto per brevila Z in luogo di
cot Z ,
— 125 —
cosp, sen (L— s,) co,s'j sen(Z, — §,)
sen ^P,cosf, ^
sen(Z— I,)
,//,= |^°^i'i^''"^^-^"^son2/^,-..r-.-i^-^^,f=°-^sen2/>,.y
coso„ scn(Z— IJ ' cosy^^senCZ,— ^„) '
sen 'A' cost
scn(Z — 1„
ccc. ccc.
c ncUe quali si ha
tan -5, . tan 5,
tan 7) = ,tano, = _i , )
cos P, cos P„ \
{B)'
tan ^, = tan 5, cos/*,, tan4„=tan5 cos/*,,
,«
§ 1.")'. Applicaiulo air oquazioni (.4)' c (I?)' il prin-
cipio (loi niiiiiiui quaJrali, cioe dclcrminando x, y, «, z
in modo che la somnia dci qiiadrali di (/(', dl" , ,
lit, dl,,, — sia un iiiiniino, si vcrra a dclcrminare con
prccisionc le incognilc k, L, Z' c Z,, come pure gii er-
rori da supporsi nella slima dei tempi, accio vi sia con-
cordanza fra lullc le osservazioni.
E slalo peri) sopra diiiioslralo § 11, 12 die Teqiia-
zioni (A) 11011 valgono sole a dclerminarc le incognile k,
L e Z' ([iialuiiquc sia il loro numero, e che bisogna com-
hinare duo (Icllo (.1) con ;dlre due dollc (C) per potere
olleiiere i valori di laii iiuognile e di Z'; or siccoinc da
esse dcrivano le (A)' c (B)' , cosi e necessario avere al-
meno due di qiiesl' ulliiiie orpiazioni per coiiihinarle con
le (.IV, cioe a dire die dopo avere fallo una serie di
osservazioni in un vcrlicale, hisogna per lo meno osser-
varc il passaggio di due aslri per un' altro vcrlicale.
§ 10. Supposta conoscinla anticipatanieiile e con
— 12G —
precisione la latiludine del luogo dcll'osservazione § 10,
se si avra osscrvato il passajigio di piu astri per uno
stesso verlicale, I'equazioni adalle per combinarc col me-
todo dei minimi quadrali lultc 1<; osservazioni faltc, onde
delerminarc I'azimut del verlicale, reijuazione dcH'orolo-
gio, e gli errori probahili delle osservazioni sono le (A)'
nolle quali pcro bisogna fare i/ = 0.
ARTICOLO III.
§ 17. Voniamo era al tcrzo argomenlo, cioe a ve-
dere in quale circoslanzc gli errori dellc osservazioni hanno
la rainore influenza nei risullali.
Per tale oggetto si dilTerenziino 1' equazioni (1) ri-
guardando tuUe le quanlila come variabili ad eccezione
di 5', 5", 5 , 5,„ poiche devono considerarsi come csenti di
errori le ascensioni rette e le declinazioni degli astri pre-
scelti, le quali si suppongono conosciute con somnia pre-
cisione; procedendo in tal modo dalla prima cquazione (1)
si ricava dopo poclie riduzioui
-sen5'senZ-i-cos3'cosZ cosF
isen^ Z'
,„, rsend'sen/y-i-cosd'cos/.cosi' T . _, .^
.(•' ■ dZ= \ lscn*Z. ttZ/
L sen /"cos a' J
■"' " -i-l tan^'cosZcos/" — scnZ I— — rjdP';
ma dalla stessa equazione si ha
;.i . f.,„ tana'cosZ=scn/''cotZ'-+-cos /^'senZ, i;^
la quale relazione sostituila nel coefficientc di dP dell'e-
quazione precedenle ci da
sen 3'scnZ-i-cos S' cos Z cos P'
sen /''cos 5'
[cotFcotZ'— seni]sen»Z',riF •*> ■•
,„, r send sen Z/-1- cos d' cos /.cos y^ 1 ._, .^
dZ'= — —sen 'Z'.dL
L sen /''cos a' J
— 127 —
Chiamando N' la dislanza zcnilale iMY astro corrl-
rispondonle airani;olo orario /'', il Iriantfolo sfcrico i cui
verliii soiio il zcnit, il polo, ed 11 conlro dcH' astro, ci
soiiiiniiiislra per le note propriela dei Iriangoli sferici le
relazioiii seguciili :
cos iV' = sen 3' sen I -H cos 3' cos L cos P', sen P' cos 3'= sen Z' sen A'',
. ,w coliT'cosi ,r,,r • ■.'.- —
cotF= cotZ'senI,
sciiZ'
per mezzo dcUc ([uall 1" idtinia ospressione di iW si ri-
duce a
rfZ'=cotyy'senZ'.rfI-H[cotyV'cosIcosZ'— seni] dP ;
e poichc diffcrenziando la prima dclle relazioni (2) ri-
guardaiido a' coslantc, no risiilta dP' = iW ^ dk , cosi si
ha dope avcrc Irasportato tulli i termini nel primo mcin-
bro ad cccczioac di (jiicllo contcneulc dl' ,
dZ' — cot .y sen Z'. t/L + [ sen L — cot 3" cos L cos Z'] dli
=— [sen L— col N' cos L cos Z']di (1)'.
Con procedimonto inticramcnte simile dalle allre equa-
zioai (1) si ricavano lo trc segucnti:
(/Z' — coliy"senZ'. rfi-f-[seni— coliV'cosLcosZ'ldfc
''■ ' = — [senl— cul.Y"cosZcosZ'](/r (2)',
(/Z^_cotiT scnZ, .(Ji-t-lsenZ, — cot/V,cosicosZ,]d/c
= — [scnL — cot.y,cosIcosZ,](//, (3)', '
f/Z, — coiyV„scnZ.iZL-i-[senL — col 3',, cosi cos Z,] dk
= — 1 sen L—cotiV, cosi cosZ](»„ (4)'
lo cpiali insiemc alia (1)' esprimono quattro relazioni tra
i^li errori dclle osscrvazioni dl', dt", (W, , t/<,,, e I'crrore
— 128 —
della lalitudine dL, dcH'cquazione doll'orologio dk, e di
quelli dcgli azimut dZ', dZ^, die dai prinii iie dcrivano.
§ 18. In qucste relazioni diffcrcnziali tuUc Ic osser-
vazioni sono supposte insliluile ncll'oinisforo occidcnlale; sc
alcuna di esse e stala falla iiell' emisfero orieiitale , la
seconda per esenipio, bisugna sosliliiirvi iiella (2)' 180"
— Z', — k e — t" in vecc di Z' , k a t" , cppero — dZ',
— dk e — dt" in luogo di dZ', dk e dl" come risulla
con evidenza avuto ricuardo al trian"(ilo sferico aventc
per vcrlici il zenit , il polo cd il ccnlro di tale astro ,
vale a dire die si ha , ,, j;,,
rfZ' -+• cot yV" sen Z'rfl -I- [sen I + cot yV" cos I cos Z'](Z/c
= — [senLH-cotiy"cosicosZ'](fi". .''"i [. -. s
Or cio ritorna lo stesso die supporre solamenle ne-
galiva la dislanza al zenit iV"; quindi sc dope avere os-
servalo un astro neli' einisforo occidcnlale si rivolge il
cannoccliialc dalla parte opposla del zenit per osservare
un altro astro nell' emisfero orientate, devc riguardarsi la
distanza zenitale di questo con segno conlrario a qucllo
die precede la dislanza zenilale del primo, o in una pa-
rola die se si considcrano come ]>osilive Ic dislanze del
zenit agli astri osservati neH'eniisfcro occidcnlale, si do-
vranno riguardare come negative quelle degii astri os-
servati neir emisfero orienlale.
§ 19. Per avere dL, dk, dZ\ dZ, espressi in fun-
zione dcgli errori dl', dl" , dt,, (//„ bisogna diminare
alternalivamentc trc di essi dalle preccdenli relazioni. Per
tal ragione si sottragga la (1)' dalla (2)', e si lia I'cqua-
zione - . , ^
[cotiV' — cotT"] sen Z '(/!-+-[ cot T' — colN"] cosIcosZ'. dk
= senL{d^ —dt") — (col ^"dl'— cotT dt") cos L cos Z' ,
— 129 —
che pub Irasformarsi nella guisa seguente .In.fi''
[cotyV'— cotyV"]senZ'.dI-i-[cotiV'— cotiV"]cosIcosZ'.dfc
= seni(dr— d<") — itcot.V— cotiV"jcosicosZ'(d<'-i-frt")
— i[cot7y'4-cotyV"]cosicosZ'(rff'— rft"),
Dividciido i due inombri di quest' ultima per
cotiV — cotiV",falla altenzionc clic
sciiiV sen.> sen A sen A
si otlicne
v jr T ry, ,, scnZseniV'seniV" , ,, , .
sen Z.dl-t- cos i cos Z (//>= — — - — (af — (« )
sen ( N — iV )
— i cos Z cos Z' (d('+dt")- \ ^'^"(■'^ ^^'^ cos L cos Z' .{di — dl" ) (5)'
sen(yV^"— -V )
In maniera analoga procedendo non c difficile, dopo
avere soltralto la relazione (3)' dalla (4)' , di otlenere
r cquazione
7 IT r '7 u scnZsenyV'senTV", - ,, ,, . „,,
senZdZ-t-cosZcosZ dk= '—— — - (dt, — d< ) "^1
scn(yv;— yvj
— icosicosZ,(d/+d/ )—\^^^ii±^-lcQzLt(iiZ,{dt,-dlJ. (6)'
seu(yy„— .Y,)
§ 20. Eliminando dk Ira queste due ultlmc equa-
zioni si Irova
tlan Z- tan Z] dZ= ^£l^!^!i^^;!^(dt'-dr)
^ cosZ'sen(.V"_yV')
senLseniVsenTK,, ,„ ,, , , ,,,,, ,, ,,„ ,, .
— — ri s r irk ( ''', — dl,)— \ cos Z {dl —dt, -i-dt"— *„ )
cosZ,sen(7V„— yv;) ^ ' "'
scn(./V"-H.V') ,,,,, .,„, sen(.V,-f-'V,) ,.,, ...
— 130 —
la quale essendo divisaper tan Z' — tanZ,,edosservando che
da
tanZ — tanZ;= ^
, , . cos Z cos Z,
-"ii> I A (l'j=. =i:
i'l!
(••h— •
,. senLcosZ, smN'&cnN" ,,, ,,„\
'^sen(Z'_Z7) ^A^"^I7r) ^ j j , , , 5
sen I cos Z' senyV",sen7V„ / r, _j, \
~ sen(Z'_Z;)sen(/V,-7V,)^^ ' "
cosZcosZ,scn(7V^V.r)^^^^-^'^^,_^'^;^" ■"'
sen(Z'_Z)sen(yV"-iV^') • •:
^'sen(Z_ZOsen(/y,-/V^,) ^
■'•'"' -•'''•••" cosZ'cosZ, , ^, , , .^w
_i — =-!■ cosZ((Zt — rf/,-t-rfr— a<„) . •(!) .
sen(Z' — Z,)
§ 21. Se si elimcna poi dL dalle due stesse equa-
zioni (3)', (6)', si ha ..,,.:.ny. ,
r,-, T J7 sen L sen /K' sen (V" , ,^ „„.
[cotZ'-cotZ, cosl. dft= ^^ -r^, — -^{dt-dl")
"■ ' scnZ'sen(yV — A')
scnlsen-/v:scn/v^ ^ ^ ^^^^^^^^, ^^
senZ,sen(iV„-7V,)^ • "' ' '-
sen('./V"_t_iVM
+ 4cosZ:cotZ(dt.-i-dU-r ; ^,,J^ cosLcolZ'(df-dn
^ .!£4Jdl^ cosZcotZX(«,-rf<J, ^ - ■ ■ '^ '
dalla quale equazione , dividendone i due niembri per
(cot Z'— cot Z,) cosL, e falla allenzione che
, sen(Z,— Z') '"'• __
■ " '■■ ■ '. COtZ' — COlZ,= ^, 5—, , -.i; _ •■' ,.■ .,
scnZ senZ, <- - 1 1
— 131 —
si ricava , _,^,j
tanZ.cn Z, son^V^cnjT ^ ^^„_^
sen(Z'— Z,) senOV"— TV') ^ ; ::L^ _
tanZsenZ' sen jV; scniV;
cos Z' sen Z, . „„ ,„.
sen(Z' — Z^)
^senZ'cosZ
, cos Z' sen Z, sen (TT-i-iV') C(ji'/_(;j'\
' sen"(Z'— Z;) sen'(JV"— iV')
+ .J^!i^:^^'i!lli!£Li!:>- ((».-(/?.) (8)',
sen (Z'—Z) sen (a'„-aO
§ 22. Si sonimino Ic relazioni (1)' e (2)', e si ha
con poche facili riduzioni I'equazione
d2'= i!21!^i^Jt^^ r sen Z'.dZ-hCOsZcos Z'. d/ij— sen Z. rf/i
senA''senjV"
, scn(iV"4-A"') r„„„ 7VJI" 7i"\
-i-J 1 icosZcosZ(at -f-ur)
* sen A' sen iV"
I scn(iV" — N'') J rj, , ,j „„\
H-— — i '- cos Z cos Z'(dt — dt")
* seniV'senA"
— J sen Z(df-t-dr),
dalla quale, dopo cffoUuatc le sostituzioni dell'cspressio-
ni di scnZ'.</L-t-cosLcos Z'.dh, e dk, dale dall' equa-
zioni (5)' cd (8)' si ollicne
— 132 —
sen(/V"— iV') '
COS A" COS iV" , „,,.„ .,„. -''\i>
— cosZcosZ ( dV — dt )
sen(A'" — N')
sen /. senZ, sen/V'senA'" ,,,, ,„, ,'
■ H 77, — T^> ■ taiiL(di'—df) 'V.^
sen(Z' — Z )seniiV"— iV';
senZsenZ' sen7v;sen/v;, ^ ^,,^ , . .■'"
sea(Z'—Z,\sGn{N—N)
cosZ'senZ sen(A'"-+-A') ',, ' , ^ ~
— i — 77^ — ^, — i^ — — — -' sen L(dl'—dt" ) ■ ■
sen(Z — Z)sen(A"— ^;) ^ '
_^^^er^|cosZse^^ -' '
sen(Z'— Z,)sen(A'„— A'J ^
r
§ 23. Aggiunta finalmontc la relazione (3)' con
la (4)', si oUiene dopo poche riduzioni
dZ,= i — ^—" '-' [scnZ.dL-hcos LcosZ, dli]— sen Ldk
sen A^, sen A'„ ^
-H-i —^ ^COSZCOSZ ((Z/,H-rfL)
* senA',senAf, ' '
Sen (N ~—P^ ')
_H^ ^i-i ^cosZcosZ/d/,— dM— isenZ(d<,-4-rf«J.
* senA'„sen^, ^ "^ ^ ' ■^
dalla quale equazione per mezzo dell' espressioni (fi)' ed
(8)' non e difficile ricavare con un poco di attenzione la
seguente relazione
'iii'>;!]l. b. '(?,) ly. ';
I', j ll'>/!,V
— 133 —
" cos Z cos Z;(a^— Of J
sen Z son Z, sen A'- sen /V" tanZ(df-d(")
sen(/'_Z)senOV"_3')
^^"^^'^"^' 1^^!>^ tanI(rf/,-r«„)
sen(Z'-Z)sen(J„_;V,)
cosZ'senZ son(A''-)-A^" , , ,,, wi"\
1 '. - — ^ - sen L{Ai — oX )
"sen(Z'_Z,)sen(iV'-A^") ^
.senZ'cosZ,sen(.y„-./K,)^^„,^(,^_rf^^^)
''sen(Z'_Z)sen(/y,-/y,)
cosZ'senZ, ,, ,, , ,„ „ x ntwi
' ' senL(dl'—dt,-fill—dlJ . . .(10)'.
sen(Z'— Z)
§ U. L'cqiiazioni (7)', (8)', (9)', (10)' possono
servirc a calcolarc gii crrori ilL, dk, dZ', dZ, ([uaiulo sono
conosciiiU dl', dt'^, dl^, dt, ; per avere poi quest' ullimi
una |»i((ola iiifliu-nza conviene fare in modo die i loro
coellicienli noii risiillino Iroppo grantli , epperb bisogna
die le (lillViTiize Z —L , i\" — A'. iY„ — jY, siano pros-
simc a !>(>'. [)a cio e da un' atlenla osservazione sulla
composiziom' dcnriiidirali coellicieiili si pub slai)ilire per
avere Inioni risullamciili :
I." Che I'azininl di iiiio dci verlioali sia jirossima-
menle di i.'i", c (picllo dcirallro si avvieini a 13.V'( eon-
lali andjediK! dal nord alloNest, o dal uord aU'esl).
2." Che dci (hie asiri osservali nello slesso verticale
r uno sia nell' eniisfero orieiilah' , e 1" allro iiell" emisfero
occideiilaie, c che h' hiro distanze zenilaU si approssi-
niino (piaiilo piii e possihiie ciastuiia a 4.")." Qiiando poi
— 134 —
si e obbligato di osservarli nello stesso cmisfcro convicne
die I'uno sia vedulo prossimo al zenit, c 1' altro a poca
altezza suH'orizzonte, sempre pero tale da polere schi-
varc le refrazioni cslraordinaric.
3," Tutte qucstc condizioiii, le quali sono indispen-
sabili allorchc s' iinpiegano qualtro sole osservazioni, noa
polranno forse luUc, e principalinonlc la 2." essere so-
disfalte allorclie se nc isliluiscc una molliludinc; in que-
sto caso la moltiUidinc slessa dellc osservazioni scrvira a
procurare per risuUato iin medio piii indipendentc dagli
errori, pure bisogna poco allontanarsi dai prescrilli liniili.
4," Fiualnicnlc si deve riniarcarc cbc pei liioghi, i
quali hanno una laliludine maggiorc di 45." gli errori dk,
dZ' , e dZi possono di\ enire inollo sensibili , percbe essi
§ 21, 22, 23 conlcngono dei termini col coellicienle Ian L;
per talc ragione si vcde che I'esposto metodo non potra
forse applicarsi con vantaggio pei luogiii prossimi al po-
lo , poiche un piccolo errore nelle osservazioni sarcbbe
di forte conseguenza ne'risultati,
§ 2o. Non vi ha dubbio che per potcre osservare
gTindicali precelti fa d'uopo conoscere con approssima-
zione la direzione del meridiano c la laliludine del luogo
dell'osservazione , onJe potere situare lo stroniento nel
suo giuslo ])Oslo, e prescegliere gli aslri da osservarsi;
ma non e diflicile ricavare con grossolanila c|uesli due
elementi , e poscia servirsi di un globo nuuiilo di due
circoli vcrticali per indagare quali Ira gli astri interse-
cano col loro inolo diurno i due verlicali in punli tali ,
che sodisfano alle regole teste enunciate.
3ii©(aa(!)
DI
6EOGRAFIA MEDICA
per la 6iciUa
DEL DOTTOR GRSEPPE ASTOXIO GIL\AG.\I
FISONOMIA ANNUA DELLE MALATTIE D'INTOSSICAZIONE PALUSTRE
RAPPOnil CENETICI
«
COLL'EVOLDZIOITE DEL nUASMA, E COI RIEZZI &OIBIENTI
iiclla tornala del 4 maggio 1853
•«■
1 I'
PROEMIO
a.B
Ie malattie d' inlossicazionc palustre Ic piu doniinanli
e perifolose iu Sicilia, fiirono da mc fin da |)iu anni lo
argonicnlo di molli o iiiolli ponsieri. II cliiiia caloroso
dell'isola, inducendo la formazione d' un virulonlo mia-
sma, e, proslrando i Siciliani ori>anismi, prescnfa vastis-
simo campo a sludiare Ie forme, i tipi , le complicanzc
1(3 cause di (pieste malattie endemo-epidemiclie, e a co-
nosccre mcglio il loro diagnostico il prouostico la tera-
pculica, la loro sede la loro nntiira.
Pi'odotto di qiieslo studio le mic memorie soho di
Geografia mcdica die hanno contrihuito a far conosccre
le verita f(»ndameiilidi dclla Patolugia palustre sollevala
dai travagli del giorno ad un' ampUtudine di vedute as-
sai positive.
In esse ho fonuulato del modo seguente i principi
teorici di quesla famiglia nosologica. Ho fallo conoscere
die il fondo del murbu si costiluisce d'ua iutossicazione
*
— 138 —
0 mcglio d' una malaltia spccifica gcnerale agli uniori cd
ai solidi. IIo fissato Ire espressioni morbose distintc per
le quali si nianifesla 1' intossicazione, la malatlia febhrile
clic comprendc la fcbhre bcnigna , la febbre pcrniciosa
semplice, la febbre perniciosa poliniorfa, la malaltia afeb-
brile , o febbre larvala , cbe abbraccia lutte le sofferen-
zc afebbrili pcriodiebe, la malallia dialesica cbe, coniin-
ciaiulo dal disordinc gencrale lievissimo dell' organisnio
cbe niostrano gli abilatori dellc regioni niarose , senza
soffrire ancora la febbre , rincbiiide come sue varieta la
Diatesi paludica eon splenopazia , la dialesi con febbre
recidiva, la dialesi con emorragia mullipla, la dialesi con
idropisia, la dialesi con cacbessia, e la dialesi lalenlc che
non nianifeslasi con disordini cbiari, e che dispone ai ri-
torni fobbrili.
llo consideralo i lipi come modalila del grado del-
r intossicazione, ed ho fissato il lipo conlinuo come nia-
nifeslazione dell'azione massima del tossico, lipo conlinuo
che, vcnulo da una causa spccifica, cede al chinaceo che
agisce come specifico ancora.
IIo studialo per quanto piii mi e slato possibile il
tossico palndico Siciliano, dopo averne dimoslralo la pro-
babile esislcnza, ho descrilto la genesi, i tempi qnando
si esala, il suo Irasporto a distanda, la virulenza che as-
sume in Sicilia, i suoi dislintivi caralteri , la sua natura
intrinseca, ed ho sludiato la sua azionc successiva sul
sangue, sul sistema nervoso, su i tessuti diversi.
Mi sono occupalo a mcglio fornire gli elemcnli del
diagnoslico dell' intossicazione , e della sua lerapeutica
e, volendo scegliere una denominazione che esprimesse
il fondo morboso d' una malaltia spccifica gencrale , ho
sosliUiilo al lermine febbre inlcrmittente, rislrelto ad una
sola dellc forme, e dci lipi, il nome di malaltia palustrc
0 di malaltia per intossicazione paluslre. '" ' ■' ''' '
— 139 —
Laondc dopo nvcro osposlo nolle prcccdcnli niemo-
ric I'isloria di cpicsla famii^lia nosoloi^iia, a considcrarla
sollo lulti i;li aspcUi. |(ia( omi dclinoaro la fisonoinia dd-
riiilossicazionc paliislrc di Sii'ilia iiclle varii; slagioiii
dcir anno, sludiandola ncllo sne signilicazioni successive,
dalle seniplici allc ((miplcsse, e dalla espressionc spora-
dica passarc aireiideinica, alia manil'eslazione epidoniica,
c delineai'(! bensi i suoi rappoili coi mezzi and)ienli , e
coH'ovoIuzionc del miasma.
So im ossero vivo non esige ad esislore la maleria-
lila dcU'organisnio sollanlo, capace di coslituiro il soUo-
slralo dei lonoiniMii vilali; ma esige hensi I'insiome dei
niodilicalori cosniiii, e dogli aslrononiici, c dei fisioi , e
dei niodilicalori rliimici, |>ropri a proslaro alio individuo
lo inllnonzo nocossarie alia sua os[iressione vilalc , alia
sua vogclaziono, alia sua procroaziono, o a dir brovo osi-
ge r inllueiiza de' mezzi ambionii, e die dairarmonia del-
I'cssere, e del mezzo corrispondenle la vila sana lisulta,
la vila niorbosa viono dalle sorgenli medesimo, e si dee
cercaro iiel!' ori'anismo doiruomo, o iiei suoi mezzi coi
quali lolla per cons-orvare la salute, e la vila , le cause
di I'.ilte Ic sue malaltie.
La Irilogia Kliologica foiidala da Ippocrale sotlo il
cielo di Grecia non ba cessalo d" osscre vera dopo ven-
lidue sccoli, I'aria, i luoglii, le aequo serbano gli Ele-
mciili gciielici delle egriludini noslre, ollre quelle clie la
eredilii ci Iramanda , e i ra|)porli della Patologia colic
condizioiii almosrericbo, idrologicbe, lelluricbe, slagioiiie-
rc deir anno, sono inleressanli abbaslanza, e lo sviluppo
ci moslrano di quanta gran verila leorica cbo (loo, la ter-
ra iialale della nostra scienza scopriva, e soiidaiiienle fis-
sava, di giiisarbe so dilGcile torna delerminare le cause
delle cosliliizioiii slazionarie fisse, e le cause delle gran-
di Epidemic, delle epidemie, cvcnluali die sposso liinno
— 140 —
il giro del globo, c mcno disagevole determinare le cau-
se delle cosliluzioni leniporarie slagioniere regnanti, o la
fisonomia annua d'un morbo nelle stagioni diverse , in-
(luenzate dai niezzi amhienti partendo dal principio di
Palogonia die le malaltic lianno un rapporto coi fenoine-
ni nioteorologici proprii a ciascuna stagione , e die le
malaltic paluslri tcngono un nosso colle condizioni tellu-
riche, idrologiche, mcleorologidie, da cui viene I'evolu-
zion del uiiasnia.
Perb il nostro argomenlo sara presenlato in due par-
ti distinte ; la prima descrivera la fisonomia annua delle
malallie per intossicazionc ; la seconda i rapporli di essa
coir evoluzion del miasma e co'modificalori cosmici.
PARTE PRIMA
FISOAOJIIA ANNUA DELLE MALATTIE d'iNTOSSICAZIONE PALl'STRE
ARTICOLO I.
Fisonomia della malailia Palmira Estivale
La stan'ionc dei Calori in Sicilia comincia in Oiuiino
cresce in Luglio, nell'/Vgoslo continua , e si costituisce
d'una temperalura clevala, die la media segna il grade
20 reamnriano ; le nuvolc, le piogge sono rarissime , il
cielo senza vapori presenlasi il suolo argilloso, argilloso
alluviale si sfende in crepacci, e Ic acque stagnanli solto
la sferza del raggio cslivo infracidano ed cmanano co[)io-
si miasmi.
In Giugno comincia il regno endemo-epidemico del-
le m;ilattie paludiche, e la forma morbosa eslivale , le
febbri iiioslransi benigne, semplici, intermiltenli, a rego-
lare andamento coll' ordinaria sindromc di frcddo, caldo,
— Ul —
0 sudore, Ic febbri pcrniciose rare volto, si osscrvano, e
spcsso seinplici, fraiichc, regolari cbc cedono losto al chi-
naceo.
A mezzo bigllo la scena palologica varia, le febbri
inlcrniitteiili seinplici in perniciose si nmtano, res|>ressio-
ne circdiuloria si i'a \)\u alliva, le h)eaiizzazioiii dell' iii-
lossicazione, iiioslre della |terni(iosila si pronnnziano, o
per la sigiiilicazione congestiva, nervosa, emorragica , o
per In disordiiic della funzioiie specifica, Tandamenlo pa-
rosislieo diviene anonialo, insidioso, e rarainenle riappa-
re ai niedesinii lenipi.
La serie dei i'enomeni niorbosi "aslrici inteslinali bi-
liosi, clie sono la espressione del Clinia caloroso, e del-
r esliva slagione, vengono a niaseherare la sigiiilioazionc
semplicc della febbre, e a rcndcrne coniplcssa la fcno-
menia, la sele, la inappelenza, 1' ainarizie della bocca ,
la lingua sabbnrrale ingiallila, le nausee, i voinili, la co-
Stipazionc, la diarrea, il nieteorisnio, i dolori addomina-
li, oseurano le nianileslazioni specchiale deH'inlossicazio-
110 eslivale.
A tale epoca il lipo febbrile vienc niulandosi, i pa-
rosismi si sliingano, e aniicipano nei loro rilorni, i ca-
ralleri del lipo iiilerniillenle si oseurano , ora nianea il
freddo, ora il sudore, e la I'ebbre, non giungendo alia in-
terniillenza alia reniiltenza si piega o alia pseudo-conlinuita.
La f'ebbre risenlita eollegasi ad agilazidne posiliva,
a ])roslrazione di Ibrze, a eel'alalgia, a vomili biliosi , a
dolori lonibari, ad ogni nuovo parosismo piii inaculiscc,
la fisononiia s'aeeende Tansiela divien niaggiore, c se si
Irascura il eliinaceo eorre al lipo eoiilinuo.
Talv(dla la febbre paludica sveslesi della niodalila
reazionaria, e si presenia con nianifestazione adinamica,
i pnisi si fanno piccoli , c sfuggono ad una ])ressione
leggiera , la lisononiia si scolora , le forze miniiiscono
'9
— 142 —
rcgrolo deconibe supino , la linsfua d'una crosta fosca
si coprc, i dcnli fuliginosi ilivcngono le escrezioni fecali
urinifere riduconsi involontarie la lisonomia si fa ebete ,
r inncnazionc cerebro niidollo ganglionare si prostra, e
la forma tifoidea diviene coniplola.
Ma a queste duo niodalila della febbre paludica ,
spesso si sociano i sinlomi tcrribili cbc hanno fallo dare
il nome di fobbri pcrniciosc a qucsli nialori , c la per-
niciosita coniincia a iiianifcslarsi con un gcueralc domi-
rio, ora coi fenomeni cerebro niidollari, era coi gaslro-
intestinali, ora coi fenomeni toracici , ora coi fenomeni
cardiaci, ora coi fenomeni cutanei, ora coi fenomeni mor-
bosi genilali ; cosi osservansi le febbri perniciose apople-
licbe, le deliranti, le lelaniche, le colericbe, le emetichc
le iUericlie, le perniciose letali, I'algida, la sincopale, la
faliia, cbe annienlano la reazione, e sociansi a segni che
indicano la cessazione della vita ; le febbri perniciose in-
determinate che offrono un concorso confuso di sintomi
gravi scnza predominanza d' alcuno che dipendono dalla
nialignila della potenza morbosa. ;'' '"
La inlroduzione continua del miasma nel sangue ,
oltre di produrre la malaltia febbrile, el'afebbrile o lar-
vata, che potrebbero nascere e per 1' azione diretta di
esso sul sistema nervoso, c per le modiOcazioni che po-
trebbc produrre primitivamenle sul sangue , che turbano
poi il sistema nervoso, 1' introduzione continua dal mia-
sma nel sangue comincia a disordinare le funzioni plasti-
che di vegetazione, la digestione squilibrasi, la ematosi
avviene imperfetla, la innervazione cerebro-midollo gangUo-
nare illanguidiscc, la funzione assimilalrice declina, e la
intossicazione dell' organismo si fii complela, c manifesta-
si ancora coUa espressione diatesica. In questa stagione
pero noa osservansi che le espressioni iniziali della dia-
— 143 —
tcsi, e spcsso quel disordinc goncralc ma liove, die nei
limili rosta di qualche salute sociala alia splcuopazia.
ARTICOLO II.
Fisonomia della malallia jmUisIre aulunnule
L' Aulunno comiucia in SclkMnbrc, e linisce in iVo-
voiuhre, il prinio iiieso , (! lalvolta il sccondo in Sicilia
e caloroso (piasi come I'esliva slagione, ma rumidila vi
signort'i'gia, clie ceduto per la sicilia oricnlale il rinlrcscan-
tc Aord Est per 1' occidenlale 1' Ovcst, viciic il doniinio
del Sirocco die caiica I'aere d'umido, c cresce la coimi-
nicazion del miasma.
11 Sellemhre, e mcla deH'Ottohre presenlano la ma-
lallia paindica ndia significazione la piii pericniosa e in-
leiisiva, le sue roriiie sono anmiiale, irrcgolari, comples-
sc, gli andainenti precipilevoli, atassici iusidiosi. ^
La signilicazione ddlc iiialallie dimaleridie , il ga-
slricisnio, il hiliosismo, doniinano lespressione morbosa,
pill die udle I'ehbri eslivali, la tinia gialla della congiun-
tiva, delle ali del naso, della commessura delle labbra ,
i yomiti copiosi di bile , il sapore amaro . c la jiania
gialla linipiale, le iperemie doloriliclie dell' ipocondr'io dc-
slro, rescrezioui fecali spesso diarroiclie , palesano chia-
ro, die relciiKMilo dimalico coesisle coll" elcmenlo palu-
stre, iiella |)rodiizione di (piesia forma moi'bosa coinplessa.
La modalilii lebbrile indina piii alia nervosa die
airangioleiiica, all'asleiiica die alia reazionaria, e spes-
so si (tsserva dopo un eccilazione temporaria la I'ebbre
rivctlgersi aires|tressioiie adiiiamica, divisa di <|iiella sta-
gione , sovenlc legala alia signilicazione di pulridila die
moslrano il grado intensivo dell' iiilossicazioiie.
Le I'ebbri perniciose semplici spesso regolari nella
— U4 —
successlonc dcgli sladii di frcddo, caldo, c sudore, man-
can lalvolla del frcddo c del sudore, ed il clinico oscil-
la perplesso sul diagnoslico deU'egTiludinc : qualche vol-
ta si annunziano per voraito, per lipotiinie , [)er sincopi
per violeiita reazione o per un anniciilaniento della rea-
zionc niedesima ; di tal guisa si osservano tiilte Ic va-
rieta delle perniciose semplici, descrille dai Clinici, c spes-
so Ic comalose, le deliranli , le enieliclie Ic coleriche.
Le perniciose polimorfe a prcferenza si nolano in
quesla slagione. L' intossicazione cresciuta fa si die il
sangiie noii puo sostenere la reazione, dispone il sisleina
alia niobililii, all' eretisnio, e quindi non torna difficile
clie da nno aU'allro parosisnio la espressionc perniciosa
locale, clie e tntta nervosa, sehhene in di|tendenza del-
r intossicazione cangiasse di niodalila , o (li sedc , cosi
la febbre perniciosa cnielica a secondo |)arosisnio si la
delirantc, la colerica puo farsi apopleltica , e la perni-
ciosa artrilica ad espressione mobile, d' un parosisnio ad
un altro la solTerenza d'un arlicolazione all'allra si passa.
Tale stagione e quella die presonla vieppiii il tipo
conlinuo, e le varieta perniciose morlifere , die atlacca-
no la reazione organica profondamcnle, la perniciosa al-
gida, la diaforetica, la scorbutica, la tifoidea, la cangre-
nosa, cadono sotto I'osservazione soventi.
E la forma afebbrile, o febbre larvata comincia ad
iniziarsi alia seconda meta deirautunno, e a prcferenza
sono ovvic le febbri larvate nevrosiche, le congestive per-
niciose, 0 bcnigne.
La Dialesi paludica presentasi manifesta, e innollra-
la, c in (pielli allaccali di febbre , e in quelli die nc
furono esenti, cd e dilfuso ncl popolo in quesla slagio-
ne quello stalo di sanitii inccrlo, costiluilo da un disor-
dine generale ma lievc , da un astenia delle principal!
— 145 —
funzioni, die li niellc in un irroifolarila viciiia dcllo slalo
niorl)0.so.
La Splciiopazia coniincia ad oniirsi, la inilza ilivie-
ne dolonle, si congeslioiia, s'ipcrlrolizza , la diifcslioiie
disordina, I'cscrt'zioiic fccah; oscilla dalla costipaziono alia
diarroa, la fohltrc ictidiva ad iiilorvaili riafipare, il co-
lorilo dclla pcllc divione i^iallo paj^lia, le forzc prostra-
te si iiioslraiio. Ecco Ic prime espressioni dolla diatcsi
clie a iiiolle jtcrsone si oslondono, ma sono ])0(liissimi
quclli cli(^ soilroiu) la dialcsi coii cmorragia, ton idropi-
sia con caclicssia.
Corsa la prima nieta dell'autunnale slagione la fi-
sonomia dell' inlossicazionc divorsa si moslra, a tal cpo-
la la tcmporalura si modera, e le piogge cominciano a
bagnare la Icrra, le fehltri minniscono, le perniciose di-
vengono rare, i tipi remitlenli conlinni non cadono piii
sotto r osservazione, le IVhljri terzane , e (piartane di-
vengon frequenli.
A (piesla seronda mola d' aulnnno la diatesi pre-
pondera, le ailcrazioiii del sangn(! sono ciiiare ollremo-
do , esso nianca in parte di librina , d' albumina , di
glohuli , gli egroli si tingono d'nn pallore caralleristico
la lebbre recidiva preiide maggiore dominio, e si ripro-
duce a brevi inlcrvalli. La splenopazia progredisce , c
dair iperenna splenica si passa airipersplenotrolia. Le
edemazic si meltono innanzi, si osservano ai piedi, alle
mani, alia (accia , e grado grado 1' anasarca }trodncesi.
L'emorragia mullipla iniziasi, la pelecchia, la rinorragia,
la gaslro-enlcroraggia osservasi ; in fine la cacliessia si
palesa, e il sangue jiresenta nn' allerazione ajiprezzabile
nella sna costiluzione intinia, notasi dillUicntc aplastico a
siero abhondanle, a grnmo largo, e spesso la cbimica fis-
sa Taneniia albnminnrica, la librinica, la giobulare.
iMa se Taulunno lullo assai caloroso si mostra, se
— 146 —
r evoluzion del miasma e maggiorc , il numero degli af-
felli della malaltia smisiira , le febhri prcsentano 1' im-
magine pcrniciosa, il lipo rcmillcnle, c continiio osser-
vasi , e la malallia da cndcmica si ridiice endcmo-epi-
demica, lascia i siioi coiifini, si eslcndc ai paesi salubri,
e spaziasi nolle rcgioni d' aerc piiro, mostrando le stes-
se modalilii, i lipi medesimi c la pernicie slessa , che
nei liioclii insalubri.
L' Epidemie endemo-paludiche sicilianc si osservano
in lugiio, ma piii spesso all'agoslo, o al scUembrc del-
I'anno, continnano tutio 1' auUinno c si cslendono qual-
che voUa alia slagionc jemale.
L' Epidemicila paludalo in Sicilia si distingue per
la forma I'obbrile perniciosa, semplicc, o polimorfa, per
i tipi reniilltMile, o continue, per 1' inlensila dell'espres-
siosie morbosa, per il numero grande degf iiidividui af-
fetti, per una signiGcazionc profonda dcUa diatesi, il nu-
mero dci recidivi e (piasi ugualc a quello degli attacccati
dallo slato febbrilc, il cbinaceo inellicace riduccsi a lon-
tanarne i ritorni, c la Cacbessia piii comunc divienc.
Quando I'Epidemia paludica e costiluita, Ic malat-
lic di specie varie sono quasi soggeltc all' epidemia do-
minante, dipendono ancora dalla causa generate, cbc co-
stituiscc quella speciale Epidemicitii, c cedono al farma-
co spocifico, cbc attacca i! fondo deirinlossieazione.
Cosi le febbre gaslriclie continue, le febbri a for-
ma tifoidca, cedono al potente cbinaceo ; le dissenterie
febbrili, 1' erisipela maligno , e financo la scarlatina cbc
pertienc alia classe delle malatlie virulentc quando coe-
sisle in una localita col doniinio epidemico del morbo
paludico, guarisce sovcnli col cbinaceo pure.
Quantunque la febbre fosse a tipo continue , senza
ricorrenza di lieddo, o sudore, quantunque la scarlatina
fosse violenta con forte angina con iperemia profonda al-
— Ml —
Jc jtarolidi , jiure i niolodi indicati per essa inelTicaci mo-
slravansi, c gli animalati viUinia eraii del niorho, men-
tis il chiiiacoo usalo durante 1' acccsso niimiiva la con-
geslione parolidea, moderava la febbre , reruzione sce-
mava, e dopo breve corso liniva.
Queslo fallo Ciiiiico di graiule iniporlaiiza osscrvato
ill 3Ias(ali col cliiaiissiino D/ 3Icrcnpio mi ])ortava a pen-
sarc che rdemento morboso die cosliluiva riiitossicazione
scarlaliiiosa eia dipeiidcnfe , e direi subordinalo all' ele-
meiilo morbuso paludico u nieglio the la nialallia veiiiva di
doppio cleineiito morboso, c se la eruzione originava dal
jiriiiiipio starlalinoso, la febbre die cosliluiva il porico-
lo, era in [)arl(' siibordinala aU'demenlo paludico il quale
altaccalo dal diiiiaceo cedea, e moderava Tazionc deH'al-
tro demento morboso.
Cosi di qucsle due intossicazioni nale da due tossi-
ci dislinli, [iroducciili due iiiorbi ancora disliuli con for-
ma ugualmenle e|)i(lemica, di queste due intossicazioni ,
la paludica era piii preponderante ddia scarlatinosa, e ri-
ducea pcricolosissiino il uiorbo, il quale, altaccalo dallo
.spccilico rcndea la malatlia semplicissima, e di poco rilievo.
AUTICOLO III.
Fisonomia dcUa Mahdlia Pahistrc invernalc
La stagione jemale fredda , piovosa , variabile al-
I'osservazion'e poc'he malaltie paludiche porge. La febbre
perniciosa primiliva e rara, la febbre benigna primiliya,
non e ordinaria, la febbre recidiva dipeiidente dalla dia-
lesi domina con perlinacia grande.
Osscrvasi la febbre recidiva cotidiana la lerzana, la
quartana sollo la dipendcnza ddla dialesi paludica, e dei
modilicalori cosmici della slagioac, oslinalc si raostrano
— 148 —
al chinino , e, se sospendono per giorni i loro rilorni ,
riappariscono alia cagioiie piii lieve. Significazioni della
dialesi Ic fcbbre recidivc cagione accrescitiva divengono
del fondo inlossicazionc, e la inanifestazione eniorragica
splenopalica, idropica, cacheltica vienc in aumeiUo.
... , ARTICOLO IV.
Fisonomia della malattia Palusire primaverale
' .1 'fii
Le fclibri di Primavera sono benigne , sporadiclie ,
legiltinic, come lo diccva quel sommo di Coo, i parosi-
smi si costiliiiscoiio della sindroniica successione dei tre
stadi di frcddo, caldo, e siidore, la reazionc circolaloria
c di giusta inisura, il polso e sviluppato, picno, regolare
I'requeiite, iion semprc si sociano ad inibarazzo gaslrico,
0 ad altro stale morboso, guariscono col Chinino, raramente
passano alio slalo pernicioso.
La febbre perniciosa in Primavera e rarissinia, ma
quando nel Maggio la tenipcralura sollevasi , e I' evolu-
zione del miasma s'avvera , si osserva talvolta col tipo
conlinuo.
La diatesi paludica giammai in qnesla slagione si
nola, ad eccezione di qirella che viene dalla stale, e del-
r antunno, da cui le fcbbri descritle provengono , o dalla
covazion del miasma; ma la S|)lenopazia, la idropisia, la
cachessia d'origine primaverale mai si e osservata.
Ecco I'aspelto paliidico negli anni di media tempe-
ratura; ma cpiando Tanno e ])Oco o assai caloroso , ma
secco e poca evoluzione di miasma succedc , la malattia
palndica e rara, la febbre benigna si osserva, c non la
perniciosa, c la diatesi si mostra rarissinia, se pero I'au-
no viene caloroso c piovoso e I'atmosfera acquista la c^-
stituzione calda umida la espressione paludica e intensa
— 149 —
si moslra con la febbre pcniieiosa, col lipo conliiiuo, in
tutto lo sliigioni si prosoiila Iciribile, la dialesi e ovvia,
0 la lonna epidcniiia coniiiicia nclla stale niedesinia.
COACLISIOAE
Sulla fisonomia annua Paluslrc
A conclii'lere ([tiiiidi in brevi parole sidla fisonomia
della nialallia paliidica in o|ini slai^ione dell' anno, la sla-
i^iune esliva jtresenla la nialallia I'ebbrile benigiia nel Tiin-
gno, la nialallia lebbrile pcrniciosa nell' Agoslo e ncl Lu-.
■•lio ; nel (linjino si osserva il lipo interniillenle spec-
eliialo, in Lnjilio, in Aij'oslo si osserva ancora il reniil-
lenle, e il conlinuo. La nialallia afebbrilc c rara in qne-
sta slagione. La dialesi paluslre coinincia ad osservarsi in
Agoslo sebbene si ordisee nel Gingno, o nel Lnglio.
La iniMlalila febbrile e rcazionaiia alliva in tntli i
niesi eslivi, e pih nel (lingno, c nel Lnglio, nell'agosto
pero la modalila nervosa ailiiiamica pulrida ad osservarsi
coniincia, Inlloicbe la modalila angiolenica si osscrvasse
nei casi niaifiiiori.
L' as|)ello morboso palndico antniiiiale presenla pin
la forniii periiieiosa , clie la febbrile bcnigna , la forma
afebbrile cominoia a preponderare sni finirc deH'aulnnno,
c la forma nevrosiea e jiiii ronume clie la emorragica, o
la ididpica. La dialesi |(alndi(a e frequenle in (piesla
slagiunc, e osservaiio lulle le sue variola sino alia Ca-
cbessia confermala.
La lisonomia morbosa vernale si costilnisce di feb-
bri reiidive, di febbri larvate, d' espressioni varie della
dialesi palndica. c 1' aspello morboso primaverale si for-
ma di poche febbri benigiie, di qnalehe fcbbrc reeidiva
di qnablic malatlia dialcsica, avanzo delle slagioni pre-
gressc.
— 150 —
PARTE SECONDA
RAPPORTI GE^ETICI FRA l' IIVTOSSICAZIONE, IL MIASMA
I MEZZI AMBIENTI
Paragonando i fatti dclla fisononiia dell'inlossicazio-
nc nellc successive slagioni coi fiilli dell' evoliizion del
miasma, c dell' azione dei mezzi ambienli rilevasi un rap-
poilo dl causalila fra la preseiiza dell' aere del priiicipio
delerelico e I'esistenza del morbo paludico, e fra la qiian-
lila c la qualitadi qucslo misleiioso principio ele espressioni
morbose diverse chc se la minima azioiie della spccialila
cliologica produce lo stato morboso sporadico, la massinia
origina lo stato cpidemico, c se un impressione fugacc svi-
luppa la febbre benigna, che fugge al chinaceo, una modi-
ficazione intensiva produce la perniciosa letale, e un'azio-
ne palustrc seguita a di lungo, origina la intossicazione
profonda die inleressa le funzioni assimilalrici, e costitui-
sce la diatesi paludica.
Paragonianio adunque in deltaglio i fatti del prin-
cipio tossico, coi fatti della signilicazione sintoniatica,
interroghiamone i ncssi di loro successione, la neccssita
deir uno per vcrificarsi la esisleuza dell'altra, le niodifi-
cazioni intensive del primo, e le fasi diverse della sccon-
da onde fissare che la unita intossicazione viene dall'unita
etiologica Tossico palustre coadiuvala dai mezzi ambienti.
ARTICOLO I.
-,i.;f ■:
Itapporto tra V Inlosskazione Estiva
;; il Miasma, e il Mezzo Ambiente
Al Tenire di Giugno I'atniosfera accalorasi, princi-
pia la fermentazione paludica e il tossico comincia a stan-
— 131 —
iiare nciracrc; ma in tal mcse la putrofaziono vogctale,
o vcij'olo-aniinalc, cssciulo rislretta, cniaiiasi poco miasma,
die noiroccano acroo purilicalo dalla slagioiic veriio-pri-
inavoral(! iinn piio prodiirro uii imprcgnameiilo di sorla.
Iiilrodollo il miasma a qucsta iiiiiiima dose nci saii-
giu', (Oil csso circola malcrialmenlc, e si trova prcsente
ill liiUi i tcssiili , e nel sistema ncrvoso , e , sebbcnc i
dopiira[ori rdiminassoro somprc, la sua intromissionc con-
liiiiia lo ticiic piTsciilo iioi^li umori, e nci solidi, e una
licvo iiilossicazioiie si avvcra.
La prima imprcssione del nuovo tossico, quantunquc
lievc stil sislema norvoso, basla a prodiirre la Ichiirc ne-
ii'li esotici a prcfcrimcnio , c nci nconali , c il concorso
deirazionc disdidiiiala dim modificatore igienico, un inso-
lazionc, iiii alimcnlo die produce Tindigeslione, una sop-
l)rcssioiic sudoralc die induce un inaggiore impregna-
mento lossico, nno sipiilibrio organico spcsso ncllo svi-
luppo dclla malallia coesiste.
(ill orgaiiismi aiicor vigorosi per le infliicnze favo-
revoli dci mczzi ainhieiiti della slagionc vcrno-priinavc-
rale prescnlano una resislcnza airimprcssione lossica mile,
c aU'azione sfpiililiranle di fpialdie modilicalorc igienico,
c peril non amnialano facilmeiile alTazidn del miasma.
I'ure II tossico esiste neirorganismo e qnanlnnque
non si sviluppa seinpre la febbre, o la malallia dialesi-
ca , pure csso non innsira la pienezza ddla salute , la
vigoria iisiologica coniiiicia a scemarc, le funzioni plasli-
che, c le ncrvose a tiirbar si cominciano , gii umori , e
i solidi sdno iiigniiiati, il sistema ncrvoso si prostra , c
la vita (' solto linlluenza dun agente ddetcrio cbe de-
prime la sua I'orza, la sua energia, e quello stato di di-
sordine, e di debolezza induce che rcnde imminentc lo
slato morboso.
La malatlia del Giugno difalti, lia un cspresslone
— 152 —
mite, prescntasi raramentc, e vcstc Ic forme di sporaJi-
cita , come licve e la causa die !a produce.
Nel mese Luglio ed Agoslo crcscc il calore, la pu-
Ircfazione si avanza, I'esalazione paludica diviene grande,
la quale , unila alia tossicila acrea del Giugiio un vcro
iuipregnamento atmosfcrico induce, e il miasma iiilromct-
tendosi per tuUe le vie, rinlossicazione posiliva succede.
L' azione coniplessa della slagione estiva menlre dif-
fonde uii' azione eccilante in tulla reconomia die la rende
irritabile, la costiluzione degrada, essa meno forza pre-
senta , e inclina a positivo languore ; le digcslioni sono
lente, penosc; la circolazione palesa una contrallilila del
cuore e dei vasi sviluppata, ma palesa bensi una de-
bolezza relativa nella sua energia tonica, il polso e celere
ma ha poca forza , la sanguilicazioue e poco alliva , il
sangue e meno plaslico, la nutrizione e debole, e basla
appena a riparare le perdite organiche , le bcvande co-
piose minuiscono la concrescibilila degli umori , e I'in-
nervazione csaltala presenlasi. L'iiiJluenza dell' estiva sta-
g'ione attiva le funzioni del fegato , la bile si separa
copiosa, e ticne il corpo sollo la sua possanza . spesso
produconsi le malaltie biliose, o I'elemento bilioso com-
plica gli allri malori.
Cosi il principio paludico copioso virulenlo , intro-
dotto neH'organismo tanto affralito condolto per la circo-
lazione in tulli i lessuti , c nel sistema nervoso , solo o
col concorso dell' azione nociva di (jualcbe modificatore
igienico agendo dinamicamente sviluppa la reazione feb-
brile maggiore di quella del Giugno, produce le febbri,
perniciose, le febbri di corso anomalo, con predominanza
di fortissimo frcddo, con sterminalo sudore, con parosi-
smi assai prolungati.
Ma in colali individui in cui il tossico non sviluppa
la malaltia febbrile, o afebbrile, che e un disordine di-
— 153 —
naniico temporario, acridcnlalc lalvolla , porclu'; dolormi-
iialo spesso da uii modilicalori! igieiiico elic lo fa da mo-
vcnte occasionalc, noii lascia di modificare iiiorhosamcntc
I'iiilcro ()rjj;aiiisnio; qiicsl'azione dclclcrica comiiiciala ncl
Tiiiii^iK), (•(iiiliniiala ncl Luglio, crcsciiila n('ir,\i;osto, j)cr
la maggidr viiidoiiza del lossico, disordiiia Iruppo I'eco-
noniia dolla vita.
II priiicipio niorl)igeno circolando ncH'organismo dc-
prinie iaziuiic del sistciiia iiorvoso, sccina la iilasticila
degii umori , e del sanguc, c fall niodificazioni nei due
gran falloii della reazione |)orlano I'aslenia gcneralc , e
il disordine in liilte le funzioni , e nelle assimilalrici , e
quesla jirinia inipulsione morbosa die I' organismo coniin-
cia a riccvere in (liugno, conlinuando, e progrcdendo ncl
Luglio 0 nelTAgoslo, pcrgiunge ad uii grado inlensivo, e
cosi vienc originando la dialesi paludita.
II miasma adunquc suU' organismo produce effelli mor-
bosi diversi ; qnando e lopioso virulcnlo la sua impres-
sione rapida sul sislema nervoso sul sanguc sviluppa la
febbre , e pin su gli esolici , e su i neonali ; se non e
copioso 0 virulenio disordina F organismo, ma nei can-
eclli sempre d'una qiialclie salnle e qnando agisce iorlc-
mcnle a dilnngo produce in molli la dialesi paluslre.
La ni()lli|ilicila (piindi, c la preponderanza delle ma-
lallic d'inlossicazionc ncl Lui'Iio ed Au'osio coesisl(\ col-
rimprcgnanienlo maggiore dcll'aere, colla quanlila co-
piosa del lossico inlromesso neU'econoniia, capace d'ccci-
larc la Ichbre i)erniciosa agendo dinaniicamenle sul sisle-
ma nervoso e circolalorio, e capace a cominciare ad or-
dire la dialesi paludica modilicando le Cunzioni plaslicbc
e la nulrizion generalc.
— 151 —
_ 1. TM. , • . ; ', ,.',..1 , „•,. .^,.
ARTICOLO II.
Rapporto fra l' Intossicazione Autunnale il Miasma,
e il Mezzo Ambiente.
L' almosfera dell' autunno piii carica dcU'elcmcnto
nocivo, e pcrche il suo principio il quarto mcse scgna dcl-
r esalazionc iiisalubrc, c perchc in qiiesla comincianlc
slagione la esalazione e ])iu virulenla e inlcnsiva, e per-
c\w il iiiodificalore uniidila clic vi predoinina serve di vei-
colo alia iiUroduzionc del tossico, e no impedisce la cli-
minazione, sreinando, la traspirazione I' atniosfera autun-
nale inipregnala veraniente dell' elemento niorbigeno da
sulficiente ragione delle nunierosissime, e pericolosc ma-
laltie clic tale stagione presenta.
L' economia proslrata d'un' azione lunga del calore
clevato , da un' azione nociva di poi d' una lemperatnra
grande uniidissima, 1' org'anismo inipregiiato d'un tossi-
co copioso clie fin da quattro mesi si esala , divenuto
senipreppiu virulento non lia I'altiludine alia reazione
franca, non e suscettihile d'una assimilazionc florida, il
sangue gravemenle intossicato nelle sue inissioni difetta,
e sorregge poco I'innervazione, come poco sostienc le al-
tivita assimilalrici.
La iisononiia palndica autunnale come sopra diccm-
mo si costilnisce di fehbri benigne di perniciose a mo-
dalila astenica con alterazioni discrasiclie, con disordini
nervosi prcdominanti, si costitnisce di tipi scnri , e del
continue ancora, della diatesi paludica coniinciante, o con-
fermata. Ecco un rapporto fra il i'allo sintomatologico ,
c il falto ctiologico; e una nialaltia fehhrile perniciosis-
sima, astenica, discrasica a ti|>o rcniittenle, o conlinuo ,
una nialattia diatesica prcponderantc venire appresso ad
— 155 —
una massiina cvolii/ion del miasma, ad una massinia azio-
U(\ del lossico Jiii da (|iialli'() mosi cninidalo nell acre ,
ad una uiassinia iiilossua/.ioiic die lissa un ra|)|)orlo di
causalila ira la malallia, c I" agonic morboso.
Cos'i lazionc clinlnj^ica complossa iiclla prndnzione
dolla malallia nuiovc dal nicccaiiismo scgnonlc , i niodi-
ficalori igiciiici aulunnali I'uniido, il caiorc, il sirocco ag-
giungcndosi ai modilicatori eslivali iianno affralilo la co-
sliliiziono, die (• il fondo dclla natura individualc; il lossi-
co |)alii(lico copioso vindciito in laic sliigionc viiicciido la
dcholc rcsislcnza vilalo ha prodoUo un'intossicazione gra-
vissiiiiii la quale, proslrando la reazione, e la facolla as-
simiialrice [iroduce le perniciose lifoidee, le algide, Ic scor-
buliche, le cangronosc, c inizia la dialesi paludica, die poi
sviluppa Inlle le sue malallio secondiirie la splcnopazia ,
la lebbrc recidiva, le idropisie, la cmorragia nudlipla, la
cachessia.
Qnando 1' aulunno prolrac caloroso a lullo il Dicem-
biT, r cvobizione conlinn;ita del lossico ollre 1' ordinario
iniprcgna I" alniosl'era di truppo, linlossicazione diviene
Iragrande, e (piesla da la ragionc dello slalo epidemico.
li" azione progressiva adnnque dclla causa slcssa di-
vciiiila inlensiva da ragioiie delta I'orina epidemica , la
quale , degradando cosliluisce la endeniicila , e piii mi-
nuendo pr<jsenla lo slalo sjjoradico ; nia il carallcrc elio-
logico nel londo e sempre lo slesso, o a mcglio esj)ri-
nu!re lale priiieipio le sicsse condizioni eliologiclie (pinn-
do sono l(Mnporari(! lievi prodticono lo slalo sporadico
quaiulo soiKt pcnnaneiili positive producono la eiideniia,
quando soiio iiilensivc piii hinglie pnubuono le aiu]»lili-
eazioni palologiche clie buuio lo slalo epidemico, dappoic-
clie ridenlila degli ellelli ci porla ad amnwllere T iden-
lilii delle cause, c una malallia epidemica die c complessa
— 156 —
cotanto, spcsso vicne dalle cause slesse die originano la
sporadicila.
ARTICOLO III.
Bapporto fra I' Inlossimziona Jemale il Miasma
e il Mezzo Ambiente
IXclla staqionc vcrnale cedula lesalazionc del miasma
ad eccezione di quella chc vieue dal dissodamento del
campi, sgombra I'atmosfera di quello nella slate, c iiel-
rautunno esalalo ; la gcncsi d(^lle malaltie vernali vienc
dal miasma in istalo di covazioiie, dalla diatesi, dall'azio-
ne del mezzo amhiente vernale sopra un orgaiiismo pro-
stralo, ove il tossieo morhigeno cova.
La dialesi paludica grave, o leggiera, iniziale, o con-
i'erniata imperversando soUo 1' azione del freddo, c dello
iimido riprodiiee la febhre recidiva, cresce la spleno[)a-
zia, la costiluzioiic maggiormcnlc degrada, e la caclies-
sia si palcsa.
Lo stalo di covazionc ove si Irova il miasma die
per me diirerisce dalla diatesi, e si costiliiisce dalla pre-
senza del tossico nel saiiguc o nella niilza, come pensa
qualche scriltore del giorno , e una seconda cagione di
qualdie feblire invernale primitiva, die assume spesso le
senibianze di Intermitlenle beni"na.
II dissodamento dai campi in iVovembrc, in Dicem-
bre, in (lennaio cbe svolge dal suolo il miasma formalo
iielle stagioni pregresse, e un'ailra causa delle I'ebljri ver-
nali di prima invasione, benigne o perniciose, semplici o
polimorfe, remittenti, o continue.
L'azione del I'reddo umido della slagione spesso pro-
duce le nevralgie, i reumalismi, i catarri, le angine, ma-
laltie, che succedendo in organisnii che banno il miasma
— 157 —
in coraziono, o la tlialcsi paludica assumono la forma cd
il lipo iiilcrmiltcnte, c osliiialc ad o^iii argoinciilo di ine-
dccina cedono alia mcdieazione Cliinica , digiiisache da-
gli ('IT(!lli del faniiaco rilevasi die la causa clllciente del
inorbo c la inlossicazione, od il Ircddo umido I'occasio-
nale sollanto.
Ma I'azionc del mezzo vcnialc delle fehbri rccidive
inducciulo, croscc la dialcsi , c ranemia globidarc, 1' a-
neiiiia albuminurioa, I' anemia librinica di vario grado sue-
cede , la splciiopazia smisura , vengono le idropisie , le
omorragic , c la cachessia si cosliluisce.
ARTICOLO IV.
Rapporlo fra l' Intossicazione Primaierule, il Miasma,
e il Mezzo Ambiente
Lo fcbbri paludirbe primavcrali originano d'un avanzo
di miasma iicirorgaiiismo iiilromosso nclla slagione csli-
vo-auUiiinalc prcgressa, dalla diatesi , che I'azione vivifi-
caiilc dclla primavcra meltc in scompiglio, e del miasma
die in Sicilia in Maggio si esala (piaudo gii anni sono
assai calorosi.
Ecco r Eliologia deila malallia pahidica annua di
Sicilia, ma a precisare in brevi ])arolc il rapporto fra la
causa lossica e la csprcssione nosogralica. II miasma a
prodnrsi comincia quando comincia ad osservarsi il morbo
])abidico, II miasma c una causa gcncralc ad una popo-
lazionc, come e geneiale il morbo jtaludico.
11 miasma di Giugno e di poca (pianlila, di viru-
lenza pocbissinia, I'organismo tiene molla resislenza vitale
all'azione tossica, all'azione del calore , e la malatlia di
Giugno e licvc rislrelta, benigna,cede facilmentcalCbinacco.
II miasma di Luglio e copioso virulento, il calore
21
— 158 —
esageralo proslra rassiniilazionc, e la reazionc dinamica,
rorganismo tiene meno resislcnza vitale all'azionc della
causa lossica, c la malatlia nioslra forme peraculc mor-
lifere. II miasma di Agoslo e copioso, c assai virulcnto,
I'atmosfera tiene la vera imprognazioiie paludica ; il ca-
lore di Ire mesi eslivi , la cibaria debililantc , i sudori
jirofusi liauiio proslrato rinnervazione, c la nutrizioiie, e
la malallia d' Agoslo piii morlifcra osservasi.
II miasma di Seltembre, c d'Aulunno copiosissimo,
virulentissiiiio , il calore umido do])ililaiKlo Torgaiiismo
vieppiii, ruiiiidila servendo di veicolo niaggiore al mia-
sma, e sospendendo la traspirazioiie, rcndon ragione della
forma astenica lifoidea clie assume la malallia fobhrilc ,
e della dialesi paludica cbe si moslra assai cliiara.
Le malaltio paludiche icmali sono poche pcrclie ven-
gono dal poco miasma svaporalo nel dissodamcnlo dei
campi , dal poco miasma ncll' organismo superslile didle
pregrcsse slagioui, dalla dialesi coadjuvaia dall'azione dei
modilicalori cosmici. E le nialallic paludiche primavcrali
poche, beniguc, origiiiano dalla dialesi paludica, e da (pial-
che avaiizo di miasma ascoso ncirecouoniia hu dalla slalc.
COA'CLUSIOAE
; r
Cosi allenlamenlc osservando la cs])ressionc della in-
fermila di che traltasi nella evoluzionc delle stagioni del-
I'anno, si vede un rapporlo fra I'esalazione della materia
paludica, c resislcnza della malallia linmica.
Vedesi chiaro che sotlo 1' inlluenza della progrcssione
annua del calore, e dello sviluppo del miasma le forme
febbrili benigne in perniciose si raulano , le perniciose
semplici polimorfe si fanno, le localizzazioni dell'inlossi-
cazione sono violenle, morlifere; le febbri reazioiiarie di-
vengono asteniche , adinamiche , tifoidec , cangrcnose ; i
— 159 —
lipi si Irasformano (rinterniidcnii , in rcmillcnti , in su-
binlranti, in coiiliniii, e I'aulunno die ncl siio prinio niese
prcscnla la niassima cvoluzionc del miasma, ancora prc-
senla la massima csprcssionc del morho , e la massinia
fouomoiiia I'ebbrilc, al'ohbrile , c dialcsica.
I modilicalori igienici modifieando la cosliluziono len-
lamcnte, e creando una positiva astcnia, gcUando il di-
sordine morboso ncH'organismo, o stiscitando la csprcs-
sionc gaslrica, biliosa sono possenli cagioni die coadju-
vano Tazionc del miasma.
Essi, sop|»i'inicndo la Iraspirazionc cutanea, che cu-
nuila nieglio il miasma negli organi, })rovocando un in-
digcslionc, o un forte dolore, prcdispoiigono a riscntire
pill I'azion di qucsla polcnza nociva, c favoriscono lo svi-
luppo di (picslo ovum })atologico, di (picslo gcrme mor-
boso, che pill volte rimane silenzioso a dilungo neH'or-
uanismo viventc.
Esiste quindi un rapporlo di causalila fra il princi-
pio lossico coadjuvalo dai modilicatori igicnici c il fondo
morboso specifico, fra il fondo, c le variatissime forme ;
dappniclic il fordo morboso paludico c la causa stcssa
die il nu)rbo produce; lintossicazionc paludica non e die
rinlroduzione del lossico neironifanisMio: c la manifesta-
. zione cstcriore del morbo che e varia tanto dipende
dal grado di tossicila ddia causa , dal grado d'intossi-
cazione dciraggregiito vivente, dal grado di localizzazione
negli organi del priucipio lossico.
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-;;;■::■ '(■'i..^ r (Hi;
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(■(:
saasacDaaa
SOPBA
li\ PSEll«Ei\CEFiiLO lIUAi\()
CON NUOTE RIFLESSIOIVI
SILL' ETIOLOGU GEAERALE DE' MOSTUl
XETTA
NELLA SEDUTA ORDINARIA DEL 7 LUGLIO 1853
DAL
Dottov iUrtvio vlUnsio
SOCIO C0RR1SP0\DESTE DELIA GIOEMA E l>I VAKIE ACCADEfllE
/:t';:)K
iV. B. — La prcsente Memoria e stata pubblicata dopo la morlc ilel-
I'Autorc a\'venuta il 12 ottobre 1855-; ([uindi non si trova
emiMidata a quel grado di perfezione clie dcsiava e promcl-
teva r Aulore.
icSi iJUiJUJ i Ji
'iirii'^iyi (\niul} ■'•\U'r-l
Au premier coup d'oeil unc monstruosite parait unr
excepliune aui cffots qu'cllps produiscot ordinairc-
mciit ; Ics lois toujuurs, immuables corame Tessence
dea chciscs dont ellea deriTent ^ nc varient ni pour
\vs tt-mps ni pt'UP lea lieax L'etude de* uion-
stniusitea prut done ronduire quelqucfuis a des rerites
importanles.
Laecpede liittoirc Nat. des serpeus torn n. pag. 477-
3=
►e (lallo imnicnsc masse chc circolano ncllo spazio ,
lino ai "ranelli di arena die fonnano i lelli de'iiunii c
(Icgli oceani ; se dal niinerale piii scmplice al piii coni-
posto, dal liclicnc al Luobah, c dal piccolo infusorio alia
nioslruosa halena, vede sempre il lilosofo coslanza di rap-
porli , iinironiiila di principj e rcgolarilii di formazione ,
e inipossibile concepirsi come la A'alura possa in certi
casi doviare posilivanicntc da'suoi tipi, sotlrarsi dal do-
niinio delle sue Icijiji, c rimiiovcrsi da' cardini ove il Su-
prenio Fallore 1' a coniiiialo.
Una I'orza infalli i^en(!rale, ed ininiiilabile dominando
r Universo e delenninando conlinuanionte 1' inlinilo nel fi-
nilo , r assolulo nel relalivo , il scmplice nel composto,
crca tutti gii esseri organici , modilica la materia nellc
sue foinie, c la manliene inlcirra nella sua cssenza. Que-
sla forza die con gli scrillori Alenumni cliianiianio pla-
stica, per volonla suprenia sorse dal caos e iibbidientc
— 164. —
preslossi alia voce di Dio, allorche ilalla niaesla del suo
Irono auguslo arcliitellava I'Universo, c dalle silenziose
volte deir Eternita gli assegnava le orbite che dovea
percorrere e le leggi che dovcano governarlo (1). Col
flat (2) pronunziato da lui essa niodificando in vario rao-
(1) Harvey travedeva questo principio allorche nelle sue ricer-
clie sulla gcnerazione diceva « oi^ni generazioiie e di originc divina
e segue le stcsse leggi del nioviniento degii astri » Wiuckelmann
la sosteneva, e la scuola moderna 1' abbracciava. E Carus ideando la
sua sfera immensa di elere stabilendola qual principio atlivo e \a-
riabile nella forma, coslante neU'unila, e dal (juale tutte le cose de-
rivano, la vila, il molo, la luce cc; cousiderando il pianeta clie abi-
tiauio come il corpo d'una idea, e quesia idea come I'unione del prin-
cipio unico da lui stabilito , o come 1' immagine dell'essere in faccia
al suo essere, e un'ipotesi, che scbbene non dillerisce dalla nostra,
pure se ne allontana, poiche io riguardo (pieslo principio come dl-
pendcnte dalla volontii dello Etcrno, menlre le scuole ledesche ne for-
mano Targomento dell" insensate panleismo.
In riguardo poi alia successiva iormazione degli esseri taluni scrit-
lori ammeltono la jiriraa forma vegetaliva apparsa sul globo essere
delerminala dalle by»sus parietiiin i ciii lilamenti levandosi recipro-
camenle rivestirono d' una rete organica il noslro pianeta ; credono
aversi in seguito trasmulato in felce c da qui ne nacquero le coni-
I'erc ; i moUuschi, i zeolili, i pesci, vennero dopo; e non anno ver-
gogna di ])ensare che quesli uilimi diedero origine all'lomo. — Ca-
rus e Lamarck pensano pure in cosi falto modo , e Needham osser-
vando che le infusion! organiclie ora producevano ])iccoli infusorj,
ora vegetabili, e che gli uiii polevano trasformarsi negli allri, ne de-
dusse che in tal guisa per successive melamorfosi si formo il pri-
mo Uomo Adamo, ed Eva la prima donna. Si vegga la nola 3 qui
appresso.
(2) Svolgendo le Sacre paginc del capo primo della Genesi
leggiamo al verso 3.° Dixitque Dam fiat lux el (acta est lux. Et
vidit Deus quod es»et bona et divisil luann a teiiebris. \iene in
seguito il coniando per la formazione del fnmamento per la divi-
sione delle acque, ecc. e a cui succede sempre factum est ila: e
poi et Deus vidit quod esset boninn — Analizzando queste proposi-
zioni si vcde chiaramentc come col vcrbo fiat Iddio da il conian-
do, il quale viene toslo eseguito ed approvato secondo 5. Agostino
— 16j —
do <A\ olcmonli ilicdo liiono per successive uradiiazioni
alia lorniazioric dogli esscri, gradazioni di forinazioiie coiii-
|)('itli('' ((iiironiit' alia ;*iia Diviiia Sapionza. ct liilit Ik'us nund cs^fl
hoHum: — Or Dio ((ui iKiii ((iiiianila so slesso iicrciii' Iniiiiilann'iitc!
(Iniiiilc, 11(111 eso},'uisce iiii slcsso perdit! sarchbe iin'assui'do asse-
;;iiarL' al l)io vivenle Tazionc del fabbro uiiziclie (iiiclla del Siiprc-
1110 Iiiiperanlc, iion approva se stesso pci'clic infinilaiiioiile Biiono.
Ha cmuaiidalo (1iiik|ui>. o ;;li clciiieiili aiiiio esojiiiilo ; a pariato e alia
sua vote il caos si e dilcLiiiatii. 1' Kdcn ajipai'so siilla lairia delb)
abisso e lariiioiiia abbcllilo 1 I'liiverso: A dotlo alia Icira vcr^o 11
' Gcniiiitcl Icnii Iwrbain rircniaiii et /((cic/i.s fniiiKia cl luibcns se-
inanlam secundum SjX'ciain siiain: » e la lerra h veiierato i suoi de-
creli. d'ei'ba si e copeilo il canipo, di olezzanli fiori la fresca vallo
di iiera selva la inonlairna. Ila detlo alle acqui! : prodiiriint aqmif
reptile aninia' viri-iilei^ et rolalile, sujier terntm . siih jirmainento
rwli: e i pcsci i^tiizzando nelb; ac(|iie iiii piipulato jili (uraiii. c ^^li
aiiiii'lli ijiipciiiialo il volo iin ric'ni|iilo I'aria di caiiori eflieiijiiaineii-
li. Ila coinandalo alia Icrra di noii limitai'si alia sola produziono di'llo
piarilo. (' di passare a quella degli animali: producat terra animain
riii'iilem in ijenere sno jumenta, reptiliu et '>e.s/(«8 terrae secun-
dum spfciVs suns, c la lerra si e popolata di animali dilTereiili: il
ravallo a j;aliippalo nelia piaiiiira. riiifalitabile eaniello allraversato
il deserlo. la lii;ie criidi'le e il {jeiieroso leoiie iiiiperala la foiesta.
(Ireali i;li animali Iddio li a approvalo e bencdello dicendo :
crescete et multiplicamini et replete (iquds muris : (iresque inulti-
jdicentur iiUjier terram : o ri|)elo qui col Siynor Le Mailrc de Saus
il comando dalo da ])io alia terra di ixermoiiliar dal sno «eno erbc
ed albeii ilie lie ri|irodiirono deiili allri deliii meilesinia naliira , fa
le veci della benedizioiie die !)io da in sei^nilo ayli animali dicendo
loro : ciescele c niolliplicalevi e enipite la terra. <>oii tal coiiiainio
dunque si vede benissimo essere stata volonlii dello Elerno die la
lerra e ^di esseri ori,Miiizzali rilencssero parte della fai:olta forniatriee
die li trasse dal nulla e limilarsi a conservare lutlo ([iiellj produllo.
Ma do lion e liilto.
Ilo de'to altresi die jfli esseri successivanicnlc e jjradualmeiite
siaiisi roriiiali : Or essendo perniesso e S. (jiustino iiiarlire. e S.
Itasilio avendone dalo lo esenipio , lo animetlcrc sei epodie dilTe-
renli invccc di sei },Moriii della creazionc simili ai noslri : e del
pari piMiiiesso stabilire die irli esseri siaiisi firadnalmenle formali ,
e su ijueslo proposito tralasciando di dire die il factum c^t lux c<d
- 166 —
provati del Libro Santo, sanzionalc dalle scoverle sui
fossili in Gcologia, e travcdute pel primo da Empedocle
participio puossi tradurre e la luce si faccva come an provato Cantii
e Wisemann (*) e poneiuloci sol dinnanzi 1' online col quale viene
descritla la creazione ci vien facile conoscere come ordinato il caos,
e falta la luce, la terra produsse in prima, erba, poi piante e gli al-
beri piii composli , dalle pianle si passit agli animali piu elevati e
per ultimo a|)parve I'llomo animate dal sofllo celeste e dallo stesso
Dio creato a simililiidine degli an^noli (( E dielro tiitio cio a clie
ripuixiia supporre (soggiunge il sullodato Cord. Wisemann) clic della
prima creazione di tjuesto bellissimo niondo lino all'ornarsi della sua
avvonenza e commodilii proporzionate alle necessila ed abiludini del-
Tuomo possa essa aver del pari detto, di mantenere una somigliante
proporzione e scala per cui la vita venisse progressivamente avan-
zando alia perfezione, cosi neU'interna sua vigoria, come ne' suoi
eslerni strumenti (**). E una successione graduata si e creduto os-
servare nel perfezionamento colleltivo del genere umano. Schelver
e con lui piu allri credono die talune razze die oggi occiipano un
grado d'inciviliaiento inollratissinio prima trovavansi nello stesso stato
ill cui si ritrovano attualmente alcuni popoli quasi selvaggi (***).
Le scoverte sulle ossa fossili di Cuvier e di quelli che le anno
felicemente seguito mostrandosi tanto piu seiiii)lici a misura che
scendianio in basso , tanto piu composti a misura die ascendiamo
verso la siiperficie, vengono da lor parte in appoggio del mosaico
racconto che tanti secoli prima annunziava (piello che la Scienza do-
vea scoprire in seguito dopo lanle investigazioni, c nientre recenti
scrittori dilTondono le loro teoriclie ateisticb(i cercando allonlanare I
fatli dalle verita rivelale, e Irovare aniii contro di esse, aH'incontro
a me senihra die vi si avvicinano e da esse tirano la loro origine
testificandole il piii hmiinoso omaggio — Conchiudo dunque con Ri-
boiil « loute v(''ril('' vient de Hieu et tout ce qu'cst reconnu faux ne
pent venir que des homines ne peuvent se trouver en opposition
avec la parole divine (****).
(*) Cantii Sloria Universale tomo 1. pag. M-:\. — Wisi'iiiami Confe-
roiize sopra la connessione dolle scicnzo colla religiono rivdala pag. 243.
(**) Wiscinaiiii oper. oilal.
(***) Sclu'lvrr Sulla razza priiuiliva del gciiere uniaiio iiegli Archivj
di zoologin e di iVuliiiiiiii di Uicdiiiian tonio III.
(****) Rilxiul Gi'iilugic i\f U' jdMiiide qualeniairc rl intrndulion a
riiisldiiT imriiMinc pag. I.'i'i.
— 167 —
chc 23 sccoli prima di noi, conic avro il bene di pro-
varc nolla inia Storia dclla loralologia Sicilinna (1), an-
nunziava lullo qiicllo c\w forma il vaiilo do! socolo alliialc.
Impcrtanlo quesla forza medcsima dappriina diffusa
in os'ni dove per ordiiiarc; il caos, e prodiirre i>li esseri
pcrdcndo ogi;i scnipro piii di cncri^ia, a conservarli c pcr-
peUiarli soiamenlc si c ridolla. E coiraccavallarsi e suc-
codcrsi de' sccoli cssa cadra gradalamcnle nclT inorzia ; lo
conlcslano Ic ossa fossili rinvcnuli c apparlcncnli ad ani-
mali giganlcsclii chc piii non csislono, nc pariano giics-
scri in via di cslinzione, c quolli die non occupano piu
le dimcnzioni di nn Icnipo (2). Essa ncmmciio puo con-
scrvarsi imiformc cd ogualc prcsso griiidividui d'niia da-
la specie pcrclic cambia e si niclaniorlizza, forniando pri-
ma r iiidividiio, svihippandolo inscguito , arrcslandolo iicl
pcriodo medio di sua esislenza e sospingcndolo in ulli-
nio verso hi sua fine : la niorle allora se nc imposscssa
la pulrefazionc nc dissolve le malecole , c da luogo alia
forza plaslica di prodnrrc I' individuo nella forma infcrio-
rc per non averlo polnlo piii oUre conscrvare nella sn-
periore « La vie est repnaduc des porlout , dice Ilul-
boidl, la force organiqiie Iravaille conlinuellenient a ral-
laclicr a des nouvcllcs formes les Elemens se|)ares par le
(1) D,\ piu tompn trovomi anniinziulo qiicsto lavoro nol Ginr-
nale Oiocnio lomo 1" scr. 2" liiiiicsln; 2" MovlmkIo da KmiXMldcIc
tiroro le lince fino ai iiostri tempi csaiuinando lulli i lavori terato-
logici file in Sicilia snnosi piiblilifali.
(2) Oltrc i liaoiiali. i Diaijonieri sonci i colossi della ven^ela-
ziono. Veiicziaiio Aioysio di (liiinosto nel 14.">4 doserisse per la pri-
ma V(dta qiiclli all iiiihocralura del Seiiojjal il cui troiico piiiii^'eva
a circa cento e piu piedi di circonferi'iiza da ipieil' epoca in i)oi la
la loro vigoria si e successivanienle indelxdila e il I)ratronicro di Ora-
tava chc e il piii colossale alhero della sua specie clie altualnientc
si conosec fu Irovato nel HO!) da Ilunil)oldl nella sua ascenzione
al picco di Tencrin'c della circunferunza di ij piedi sulanienle.
— 168 —
nioi'l (1) )). E quelle die non arrivano ad organizzarsi
si assimilano alia terra per servire di alinienlo alle piantc
e poi agli animali. « La cauche superficielle de la terre
forniee dcs debris, des generations destruites, serv a I'ac-
croisseinenl des plantes actuclles et par ces plantes de nou-
Iriture aux animaiiv (2).
3Ia gli agenli natiirali clie essa nictte in movimento
son qiielli clie dircllaniente agiscono suUa materia; la lu-
ce, il calore, 1' eletlricita la vivificano e la regolano nelle
sue niclaniorfosi ; 1' aria entra con essa in combinazione
cambiandoiic Ic proprieta ; 1' acqiia finalniente e la base
universale di ogni conqiosizione organica ed inorganica
e I'eleniento generale della IVatura per cui Deniaillet e
M. Laniark furono indolli a pensare, che tulti gli esseri
formali fossero da'fluidi di cbe un tenq)0 il nostro pia-
neta fu coperlo.
In tal guisa unica e priniordiale causa, niolliplici e
variabili effetli ; la materia per volonta suprema si orga-
nizza, alternaiulo dalla vita alia morle , c da questa a
quella ; e per gradazione gli esseri si sviluppano, pas-
sando per le leggi della eterogenia negli ordini inferiori,
e per quello della monocjenia e della digenia negli or-
dini superior!, e formando merce de'pseud-organismi che
legano insiemc le I'amiglie le plii lontane , la piramidc
meravigliosa deU'organizzazione aniniale (3).
3Ia per lo sviluppo normale di un' organismo ricliie-
(1) I5aronc Humboldt Taldeaux do la ^'aliirc tomo H. pag. 13.
(2) Bourdon Princip. do Pliysiolojiie compari lib. 1. paj^. 1.
(3) Merce i pseudo-organlsmi la Nalura connelte insienie e riu-
niscc i gradini della scola animale stabilendo i punii di contatto
fra le famiglie e le specie Ic piii dislinle , disposizione cbe fece
idearc a Daubonton e Camjicr il sislcina naUirah porlato a couipi-
mento da Cuvier e moglio disposto da Carus stabilendo le tre sfere
e le sue sette division! deU'organizzazione animale. " '" " ■'■ '
— 109 —
tlesi iiiiiformila ed cquilibrio iipIIc forze, speciale influen-
za di noccssarj ai^enli, o |)n('ilica dirczionc ncllf ovolu-
zioni organiclic ; pcrliirhaiidosi o allcrandosi luUo cio clic
rcgolare coslilniscc la forniazione d'un'ossore ne risidlii
(lie per sviliipparsi c a('(|nislarc i carallori dclla sua spo-
cic, dovcndo (piasi pcrcorrcro lulti i giadini inlerioii
dclla scala zooloi^ica, piio fcrinarsi ad iino di cssi, o av-
vicinai'si I'uori Icnipo ad iin lipo sn|icriorc: allora le ano-
niaTic (' Ic Mioslriiosila si moslrano in cainiio , c iiicniro
scndii'ano ahcrrazioni (Udle Ici'i'i ordinaric, non sono cIic
la manil'cslazione do' consnc'li cITclli solto allra I'ornia c
sollo allra dirczionc; in tpicsla j^nisa invoce di conl'on-
d(U'(; la noslra nicnlo scrvono a nnidilicarc le noslre loo-
riclie 0 a diridarc scmprc [»iii Ic Icncbic dcirerrore :
K giacclic, al dir di Meckel, sj)csso avvienc chc I'anonia-
lia conuncnli la rcj^ola (I) ». — Una scicnza infalli si e
forniala la di cni iniporlanza vienc a collocailu in alio
punlo Ira lo scihile nmano inlendu |)ar!are dclla Icralo-
logia, al proi^rcsso dclla ipialo voi. cliiarissimi Socj non
siclc riniasli cslranci — Spinlo dnntpie dal voslro cscni-
pio c avcndo iisso in menle c\w ogni (alio pnij anic-
cliii'c seni|)rc piii il corrcdo scienlilico, ai'disco sollonicl-
l(M'c ai voslri Innii, un iiscndcnrelalo iiniano conipliincnla-
lomi dair cgi'cgio {)/ in (lliinirgia Sig. Anlonino Vinci (2.)
(1) Slorkel — \n;ilniiiia ricncralc vol. 1. paji. 1.
(2) 11 Itdlliir Aiitdiiirio Mini ('• jMir Iroiipo coiiosciiitn per di-
<poii?anni ili pnifiinilcri;!! Ii' (liiviilc iddi : i)a?ta n'cordare clic il
inclddd di'il aulo-plaslica o drlia lil(plrip>ia ^oiio slali da liii prc-
nuissi in Sicilia. e die la Dcciiria calancsc "licne loslilicava gratilu-
(lini; arforilandn-'li una nicdaijlia di oiKirc laiino ISVO per farijli
ii pill dislinlii clojiio. K sc il prdccsso di Ilciiiicldiip per cirio-
Slaiizc iKiii favnrc\i)li alia sua applicazioiic \n\ii aviTi' in iii(dli rasi
iin'csild falalc, dall' allra si'inhraiiii cicca c iiiipi'rdiiiiahiii' iisliiia/iiinc
(piella di iidii xdcrlo a i[iialiiiiipii' cuslo adiliii'i' in liilli ipic'casi in
cui le < ircoslaii/.e polrelilicro coaconere ulla buona riii.scita di esso
23
— no —
aggiungendovi alcune nuove riflessioni sull' eliologia ge-
neral de'moslri.
PARTE PRIMA
ESAME ANATOMICO
1." Desciizioiic eslerna
IV. iV. di temporaiiienlo liiifatico nervoso, infermic-
cia nolla salulo, lendoiite alia cloialiia cosliUizioiie, o ma-
drc di due ligli vivenii hen eonlorniali ; dieiro una |»c-
nosa gravidanza di olio mesi, dnranlc la quale varj pa-
temi deirauiino I'avoano vessala, il di 16 agoslo 1851
credendo deporre il laro fruUo deile sue soflerenze , c
stringere al seno uu l)and)iuo di Ixdle forme e gcalo seni-
bianle con sua sorpresa da fuoi'i un felo mosliuoso che
suscilaudo in allora i pregindizj del volgo, venno in se-
guilo ad occupare la mia nienh^ , e oggi ad inleressarc
la voslra allenzione. II case in vero era niollo curioso
ad osservarsi; vol""endo lo s"uardo alia sua forma eslerna
a prima giunla non polevasi non ammellere eon 1. Geof-
froy-Sainl llilaire elie la famiglia de'pseudoencefali deve
collocarsi a gran dislanza dal lipo regolare della specie,
Lungo dal tallone alio spazio <lella glabella un palmo ed
un pollice, e d'un moncone di spall;i aH'allro Ire pollici
e poclie linec , niancanlc della parle superiore e poste-
riorc del cranio dislrulla e rimpiazzala di un lumore rosso
cupo die conlinuavasi fino alia spina dorsale hilida linii-
tato ai bordi da'comuni legumeuli coperli di pelugine
mercatissima ; gli occhi sporgeuli in fuori c rivolli in al-
e liberare in lal modo tanli iufelici dalla terribile operazione della
astotomia. v, > ■•' , ■ ;iii.r-!i-<i:.
— ni —
lo, come ne' pesci uranoscopj; la Iromba nasalc schiac-
ciala, (' le sue jtiniKMlivaricah! di niollo ; la Caccia livida
e sviluppalissima ; la liocca apciia e la lingua rovcsciala
in I'uori; la losla quasi iinpianlata sul Ironco per la bre-
vila del collo; il tnllo iusicine costilniva una ligiira mo-
slniosa (lie i;li scrillori del sccolo Will avrebbcro atlri-
biiilo air opera del deniunio , o all'ira di Dio disguslalo
dalle neciuizie umane.
2." Dcsrrizionc inlorna
La itiilrclazionc innollrala in elie il nioslro Irovavasi ,
clie ad onla di'gli antiseltici piii polenti noii mi veinie
fallo di arreslare il puzzo lalnienle orribile da siiperare
quello de'( adavci'i in {Milrela/ione a cui io non era disa-
bituaht, mi Icccro dclcrmiiiare passare losto al sno esa-
me inlerno — Assislilo inlalli dai mici egregi colleghi c
carissimi amici 1)/ (iaelano (liorgio (lemmellaro c I)/
Vinienzo Hizzolli da Catania impresi 1 esanie ebe passo
qui a descrivere
1. TiMORi CERECRO si'iMLE. Sc/ionalo a prima frunle
il tnmnre clic snp|)Iiva la volla del cranio niancante . lo
rinveimi conqioslo di Ire mendjrane elie polevansi I'acil-
nienle isolare con Ic pinzell? . e eonlenenle . alia parte
posleriorc, lalnni riinasnijli di massa cercbrale aniorli, e
il r(!sto rimaslo vuoto coniunicava con lo esterno per
mezzo di due seissure accidenlali e lalerali. Scendendo
lungo la colonna vci'lcbrale esso occupava I" intermezzo
lasciato dalla spina biliila per conqdclarvi il canale raclii-
diano ; taiilialo col bislori loiti'ilniiinalmcntc nnislri) al di
dentro la midolla S|»inale scbiaceiato su di se stessa ma
con le radici de" nervi clie portavansi normalmenle al loro
deslino.
— 172 —
II. SiSTEMA CIRCOLATOniO E PiERVOSO. Oiulc COnOSCd'C
le anonialie di die polcva essere aJTelto il sistonia irri-
gatore, spinsi con la massima diflicolla, atleso il difelto
dellc analoghe siriiighc , il sego colorato ncl principio
dcU'aorla, il quale addeiisaiulosi dopo breve trallo, fiii
coslrello desisterc dall'operazione seuza polerne cavare utile
alciino — In qiianlo ai iiervi craniani essi inancavano di
origiiie per la niaiuaiiza ([nasi lolale del cerehro, ma non
lasciavano poi d' insorgere e dislrihnirsi con (piaUlic Icg-
giera anomalia alle parli esistenli. (Jnelli spinali nasceva-
no regolarnienle, e regolarmenle disliiljuivansi ai loro or-
gani speciali.
HI. SlSTEMA MISCOLARE.
1 ." Mmcoli dolla iesta. 3Ianrando la yolta del cra-
nio mancava altres'i il nuiscolo nccipilale clie dovea cuo-
prirla quasi inlieramente; il frnntale esisleva , ma erasi
modellalo a secoiida dell'osso solloslanle, arreslalo a mela
di suo sviluppo ; invano ricercai 1' auricolare posteriore;
il lempomle mancava della sua parle siqieriore e gli al-
Iri muscoli di quesla regione piii alrolizzati dell' ordina-
rio slalo moslravansi.
2." Muscoli dc'lla faceia. I muscoli di quesla re-
gione non presentavano nulla di irregolare.
3." Muscoli del tronco. Ksislendo nel tronco la
spina hiOda , i muscoli di quesla regione, parle dislrulti,
parle irrcgolari osscrvavansi. Li scaleni posteriori per
la scissione nominala crano rimasti allonlanali da' loro
punli di altacco , e ravviciuali Ira di loro camminavano
ohbliquamenle da dietro in avanli. II Irupezin col venire
distrullo nella lolalila fissava alcune sue fibre al bordo
inferiore dell' occipilale, alcune al bordo eslerno della spi-
na bifida , e allre al gran dorsale. Ue' muscoli scaleni
posteriori-superiori , e posteriori-inferiori non esisleva-
no che pochi rimasngli lungo le apofisi trasverse dellc
— 173 —
verk'I)rc. I'n' amni;is.so infonno di filtro parlivasi dalh;
vciIcImt ciTviciili liiiu alio dorsali, foriiialo I'orsc dai soini
spinosi c Intsvorsuli spinosi del colio c del doiso. L'li
alti'O I'ascio coiiliniiavasi col prinio fiiio alle verlohre loni-
Itari clio (aratlciizzai per avanzi del sncro spinalo iicllc
sue divisioiii di Uukjd dorsdie , sairi) loinharc ecc. (lli
allri imiSLoli eiaiio iicllo slalo noriiiale.
IV. SISTKM.V OSSEO I
1." Cranio. II fronlalo arrostalo a nicla di siio svi-
liippo iiiaiicaiilc dclla sua [vayW. sii|)('rior(', c coid'urinan-
<l(isi a i;uisa di due orldlc ; la sua faccia eslcnia convcssa
lion oslciidcvasi al di la dell' arcala sopmcHinrc ; la fac-
cia iiilcriia coiu'ova (illriva, luiigo il siio bordo siipcriorc,
nil' incavaliiia per 1' allacco del sacco meiiingi'o da iioi
descrilto ; la faccia orbilaria noii prcscnlava chiarainentc
la incavaliira olnioidalo.
TcmpomU- — Varlc .sr«(y//oso. L' cslonzionc lolalo di
(picsia parte era meiio dcllo slalo ordiiiario. L' apofisi
(jlenoiiU'd c la scissiira di (ilasscr moslravaiisi ])oco ap-
j)ai'iscoiili ; la Jaccia eslerna concova, la interna cuiivessa
davano a conosccrc con qnal violenza I'dsso era slalo scon-
forinalo e rovesciato in fiiori ; la doccia pel soio latevak'
niancava; la mostoide riidiinenlaria , e il liiiihano iiilanto
nnrmaliiu'iile conslilnito. — Parte piclrosa. Le siiperficic
della pira)nid(i aveano canihiato di |)osizionc divencndo
la siipcriorc snpcriore-iiifcriore, la inferiorc. iiifcriorc-po-
slcriorc , o, (piesl'iillima poslcriorc-siiperiore — La \n\ma
moslrava un' eiiiinenza a cliiocciola prodotta daira|)ice dclla
piramidc ri|)icii;tlo sopra sc slcsso; al di sollo un foro die
crcdci csscrc lo Jnjnius Fallopj, e alia sua parte anle-
riore una fossella soriiionlala d" un'allro promontorio os-
seo — La seconda siiperlicic verso 1' apice manifeslava la
cnnlinuazione deiremincnza a cliiocciola die limitava coi
suoi hordi a spira; il meulo luUlorio interno. La super-
— 174 —
ficie posteriore suporiore cominciava all'apicc con un sol-
co canaliformc , e distendcndosi offriva un foro die tra-
passava obbliquanienle la medesima supcrficic c die sem-
brava il foramn carolideo ; alia parle lalerale csisteva un
apcrtura die conduceva alia cassa del timbano servcndo
forse al traffillo del nervo fecciale.
Sfenoide. Nella faccia supcriorc il pwuo levicjalo
pel duasma lU ncrvi ollici vcniva occupalo dalle ali di
Ingrassia, le quali invece di alzarsi ad apice libero pie-
gavansi laleralmonle per aderire col piano sudello. Le
(jrandi ali preiidcvano originc al disoUo dellc piccole e
inalzavansi rislrelti sopra sc slessc a forma di una S, ma
di una spcssezza considerevole ; i'a|>onsi spinosa aveva al
suo maru'ine una scissura die forse si era il forame ma-
scellare inferiore ; non polei scoj)rire il forame piccolo
rotondo menire il (jrandc cliiaramenle osservavasi — La
facda antoriore conservava snila linea mediaiia la sua cre-
sla e lo spazio per I'orilicio de'.se?u sfcnoidali; laleral-
nicnle vedevasi la parle antcriore delle grandi ali Irian-
golare e scavala d' una doccia jdii larga al lato eslerno
pill slrolla all' angolo inlcrno ove osservavasi la opposta
aperlura del I'orame graiide rolondo. Aella siiperficie gut-
liirale le ali plerigoide;' erano rudimenlarie e vi si dislin-
guevano i soli canali picrigoidei e vidiano — La faccia oc-
cipitale era nello slalo norinale.
Elmoide. Siccome non inlieramcnle svilnppalo in un
felo appena giunlo a lermine, cosi niancava, |)erdie forse
dislrullo dalla inacerazionc; da me failogli subire per la
forniazionc dello sdiellelro.
Parietali. Qncsle ossa pari e lalerali eransi fermati
al loro terzo inferiore e il loro corpo avea preso una
coiiligurazione [tarlicolare e dalla sua parle inferiore e po-
sleriorc mandava indielro un'apolisi die arcuandosi raggiun-
— n^ —
gcva r occipilalc c lasciava una doccia al foiido su(»criorc
onde fissarvisi Ic moinhraiio del liimorc corcljralt'.
Occipilalc. (Jiicsr osso maiieava di tiilla la sua cir-
confciTiiza c. Ire soli pezzi ossei , riiiiiili per cartilaiiiiu!
iiellii parte iiileriore e lalcrale del fitnunc (iccipilale. ne
(M)sii(iiivaiio ^\[ nvanzi, e formavaiio una siiperlicie Irian-
iiohire roll" apiee alio sfeiioide la base alle verlehre cer-
vieuli.
i." Fticcia
Masccllari. II niascellarc inferiore era nello slalo iior-
male ; il siiperiore iiivece di avcre la faccia orbilale oriz-
zoiilale, forinava iiii i)iano iiiclinalo di nujllo.
3." Tronco
Coloiina rcrlchrule. (Hi arclii per la scissione da
iioi diiiotala erano disliiili dal corpo dclle verlehre, e al-
loiilaiiali IVa di loro nel piiiilo delle jipofisi sjnnosc la-
sciaiido iieir inlerinezzo una prolonda doccia, d\c. il sacco
nieninf>eo i^ia dello convcrliva in ranale verlehralc : Ira
un' nrco e I' allro nel punio di congiiinzione coi corpi
aprivaiisi i IViraini per 1 uscita de' nervi spimiU. !\ellc
vcrlchrc ccriivali gli mchi aderivano ad alcune lainine
ossec soprannuinerarie. I eorpi erano regolarmenlc e nel-
r insienie la coloiuia arcuavasi in modo anoruiale , e co-
minciando in ciirva diverjj;eMle al juincipio delle vortehi't'
ccrvicdli, iliveniva converjjenle al line di essi, per ripren-
dere piii in hasso il priniilivo slato e rienlrarc nuovanienle
nel secondo vicino le verlehre lomtiuri.
(U)^lolo. Le rostole orano al nuniero di undici ; due
peri) cartilaji'ini'i e la niassima jtarle di esse saldale Ira
di loro |ter 1" eslreniilii vertebralo.
— no —
PARTE SECOADA
ESAME ETIOLOCICO E FISIOLOGICO
Forlala a rompinuMilo la prima parte dolla prescnlo
Mt'inoria, e (laH'csanK' aiialomico all' olioloi;ico passaiulo
ccrclieio per (jiianlo mi riesce jiossihilc occii|)armi di al-
cuni loiionieni roiiccnu'iili la leralologia gcncrale, o s('(mi-
(k'lido al parlicolare venire alia s|)iega delln pseudciuo-
falo the mi rii^uarda. Gia conosco gli ostacoli die mi si
atlravcrsano in qucslo complicalo tammino , ma in ogni
modo i lem|)i oscuri di Ahdrovandi e di Licetus son iiniti
e i lavori di Tiedman, illeckel , Serres, i due Sainl-IIi-
laire, otlo c piii allri modorni Iramandano nuova luce a
schiarire le nere lalehre dc' pregiudizj e degli errori —
Camminando infalli a passi fermi e sicuri, e seguendo piii
davvicino lo andamento della nalura possiamo spcuare
dalle sue operazioni piii semplicl risalendo alle piii coni-
posle , riuscire in parte a svincolarla dal mislcrioso am-
manto in clie ama nascondersi. Ma per oltencre qnesto
scopo ei semhra necessario insislerc mai sempre, seguen-
do le orme di Duhamel, Saint-IIilairc e Serres, sulle nio-
slruosila arliliciali, e far con piii proposito atlenzionc alle
moslruosila vegelabili, onde poler con facilila conoscere
la successiva formazione e il graduale loro sviluppamcnto
e cliiarire in tal niodo Ic anonialie dcgli aniinali e del-
Tuomo istesso — Qnest'idea ben compresa da Dccandolle,
IJrown, Cussini, de Jnsseau ccc. e slata in miglior modo
posla ad effctto da Moquin-Tandon clie in qnesti ul-
liini tempi un Iraltato speciale di teratologia a dalo alia
luce (1),
(1) Moquin-Tandon. Klemens de leralhologie vt'getale.
— Ul —
ImpcrlaiUo rivolgeiulo i iioslri pass! suH'oggclto che
ci coin[>('lc (lisculcre, ci si prcscnta a prima giniita una
(piislioiic flio io credo di massima iniportnnza por la Scicn-
za. Le iiio.striiosila o Ic anamolie derivano da cause e-
sclusivamenlc accidoiitali o d'uu gcrnic difolloso ne' suoi
clcmoiili, perverlilo nclle sue dirczioni? — Si sonic oggi-
d"i ri|)clcrc da Uitli la Icorica dcgii accidcnti e dclle cause
mcccaiiidic esser 1' uiiica la vera Icorica da doversi adol-
tare, e che e un'errore, un'inipcrdoiiabile assurdo Io ani-
niellere uii' i|)Olcsi in conlrario. — Ma , io rispondo : si
son l)cn cakolali cosillalle ragioni , per soslcnere cosi
lalto piincipio? Se poco o nulla avvi ancor di ceilo nella
Scienza , sc a lenlonc ci raggiriamo in un jielago d' in-
ccitezze , perclie con haldanzosa lidanza oslinarci a ri-
guardare h; nosire ojtinioni conic vcrc, perclie son noslre,
come false (piellc degli altri perclie non ci apparlengono?
Con cii) non inlendo dichiararnii partigiano de' gernii ori-
ginarianicnle nioslniosi, (piali li volevaiio IMelro Silvano
liegis, l.illrc ncl 1701, Duvcrnoy nel ITOG, 3Iery nel
17 IG, e discnssi calorosaniente ncl scno dell" Accadeniia
delle scienze di Parigi, in cui Winslow e Laniery calati
in suir arena il prinio per soslenerli, il secondo per ri-
ballerli, vi sostenncro per undeci anni conlinui un com-
balliincnlo a spada Iralla, e die ebhe solo lerniine dope
la niorle di iino de' due avvcrsarj. Perb Io aniniellere
esclusivamenle le cause accidenlali e nieccanichc cstcrne,
vale Io slesso die aniniellere cib die spesso non csisle,
cause die non producono senipre il loro eiretto , e die
nella generaliia de'casi mm inducono niodilicazionc alcuna
alia prodiizione del nuovo essere come sarb in appresso
per jtrovare.
In (pianlo a me la opinione, die pria dello svolgi:^
menlo degli organi la materia, inlorme tull'ora cliCj li do-
vra cosliiuire, e le leggi die la dovranno imperare pos-
24
sonsi disordinarc in modo da risullarne Ic nioslriiosita c
le anonialic, non e gran fallo priva di fondamcnto. So-
slcnula essa da Gall, e Spurzheim , abbracciala da Me-
ckel dicendo : le allcrazioni di lessiliira e Ic niiove for-
mazioni svilupparsi sponlaneaincnte c le nioslrnosila con-
gcnile essere originaric anzichc dipendenti da cagioni estc-
riori; acccnnala da IJIiinienliack allorche credeva UiUi i
nioslri dipendere dal nisiis fnrmalimis porUirhalo; spal-
loggiala da Soemmering, e Procliaska slabilendo nn'or-
ganizzazione viziosa dell' novo , e amniessa da (jjuiussier
e Adelon pensnndo j)oler essere il gernie difelloso pria
die la generazione lo cliiami allesislenza (1) ; mi scm-
hra quesla teorica, io dieeva, proliOca di grandiosi risul-
lamenli per quanto ne possa dire in conlrario M. Blain-
(1) L' ipotesi die 1' uovo possa allcrarsi ne'suoi primordj da
per se slesso fu travcdiila dai^li anlidii, c fra'qiiali Luca Toz/j cosi
si cspriinc k Conlinyit aulciii haic inoiislra oriri vilio ulcri, plasliciE
scminalis virtulis, imaginalritis pcrlurbatione, aiit cum in ovo foe-
tus principia mala disposila sunl. (Liica Tozzi torn. 1. p. 9.
Lo stcsso Oruvcillier, per tacere di tanli allri, indina ancora ad
ammeltere un vizio nelle disposizioni deli' novo c( Piii si sludiano,
egli dice, i vizj di coiirormazione piii ti Iroviamo autorizzati a con-
siderarli non come delle anomalie, o quali yiuodii ddia datura, ma
come il risuUato di una organizzazione primordiaie viziosa de'germi;
non come le rappresenlanze d' uno stalo normale permanenle che
ad allre specie di animali apparlenga, nia come il risultalo di una
lesionc nieccanica o vitale a cui il I'eto e andato soggetto in una
epoca pill o nieno in jirossimita del concepimento. E se di alcuni
vizj di confonnazione puo rintracciarsi la origine in una lesione av-
venuta nello stalo embrionario, non ripognando alia ragione lo ara-
mettere per causa prima di quesli ullimi la pressione solTerIa del-
r ovicciattolo fecondato nella parte piii rislrella della Iromba uleri-
na. (Cruveillicr Anatoma patol. vol. IV. p. 414.
E Haller in una disserlazione inaiigiirale scritta in latino ed
impressa ad Annovor nel 1139 crcde che una conformazione sin-
»olare esiste ne'primi lineamenli dell'embrione, e non puo essere il
prodoltn di una strultura ordinaria sturbata da violenze eaterne.
— n<) —
din, clu! e impossibilc scoprirsi in una molecola appena
orgiinizzata il (lifcllo in die sia cadiita (1).
iVcl 1827 Haor constalando lo anloccdonli osscrva-
zioni di i'ri'vosl c Dnnias, ossorvo nell' ovario dci inam-
inifcri, cdcilc donnc I't'sistenza dcyii uovoli, conic noirli ovi-
pari, anlorioio alia I'ccondazionc. Lc ossorvazioni di Hai'r
vcinicro coinpiovali dai lavori di (]oslc c di (|ii('Hi di Va-
Icnlin file inlraprosc di concerto con Hernliardl, la teorica
della prccsislcDza del (jcrmc, o spociainienlc dclla viela-
min'lhsi: nicnJt |;ran rnniore in Aleniagna sollo il lilolo di
lihi.sofin (Iclhi naliuu, e da Okcii venne elcvala ai cercln
|»iii lali dell aslrazioiic. darns a nlliniainonto dinioslralo
rcsislcnza dcjii uovoli anco noil' ombrioni^ ImI h ipiesla
per lo appnnlo la teorica elie niodilicaiido in parte cre-
do ahhracciare per cont'erniarc la ipolesi di (lall e Spmv
zeini, ed eniellere aiieora laliini niiei |iensanieiili sidlClio-
logia i;eiierale de' nioslri — Inl'ulti , io non ainniello clie
ruovo eonlenga il germe giii lormalo e conslituilo rego-
larnienle, e die la generazione non operi clie il siio svi-
Inppo come la pensjiroiio .Malpi'dn. IJonnet , Yallisnieri,
llidler , Swaninii'rdani ec. ; ne die lo sjiernia contenglii
ie parli essenziali del nnovo essere, e la generazione non
sia die la comii/.ione d<'ir inliero svihipptt dell" individno.
come IJucrliaave, Ueil, Wolli, .Uokenlveim, Harvin, e piii
allri slahilirono. Aecetlando la teorica della melaniorfnsi
dall'allro canio non ammelto. posia a nionle I" ipolesi <li
luiipeiloch; e di Democrilo, i pensamenii di I'erraidl, die
i geriiii esistono sparsi in ogni parte, e die Ie ojiporlune
circoslanze li sviluppano; ne (pielli di niilToii ed i suoi
partigiani die siippongono I" essere pervemilo a niatiirilct
sepaiare dei siioi organ! lanle speciali molecoli die ne
(I) I)iclionn;iii(» de Medccioc et do cliiriir^MC pratiques artrc :
nionslniosilc. .
— 180 —
sono i niodelli e che, dcponendosi ncH' ovario, e nel testi-
colo, vanno a coslituire gii clcmenli del nuovo essere. —
AmmoUo solamente clic i principj del germe esislono in
fatto ma non in forma, come credoiio i prcformisti, ne
ciic la sola materia sia alta e snllieieiitc a formare un
nuovo individiio mctamorfi/.zandosi, la generazione solto
r imoKHliala influenza dclla vita c qiiella per me, die la
nielle in moto e la svilup()a.
Laonde una forza viva generalc, come o detto nel
princi|tio del mio scrillo, realizzando liniinilo nel finilo ,
r assohilo nel relalivo, crea luUi gli csseri organici ; gli
agenti im|ion(lerabili, I'aria e raiMjua influiscono suila pro-
duzione di essi, perche il mondo eslerno sla in armonia
col mondo interno, e la generazione non e clie una emana-
zione del primo nel sccondo. Cosi lo slesso spirilo die
anima 1' universe forma individnalilii, clie porlano il ca-
ratlere del luUo , e non polendosi reslringere ad unica
sl'era, in allri successivamenle si comnnicano, perpeluan-
do la specie che finisce. La vila in falli al nobil scopo
lavorando con piii encrgia allluisce in alcuni organi spe-
ciali ; la nulrizione vi si escrcilu maggiormentc, e i prin-
cipj elemenlari del nuovo essere vi si elaborano operando
per r aumenlo della massa e delle parli in alcuni vcge-
labili la generazione accremenUria, in altri le secvemen-
tizia, c negli animali inferior! per jiHsiparila Imsvermle
e loiKjiludinale; ne'snperiori 1' ovario secerne un licpiido
che addensandosi contiene gii elenuMili del nuovo essere,
i quali o allendono il concorso favorevole delle proprie
circostanze per conformarsi con la generazione, o pure
raalurandosi possono distaccarsi dalT ovario senza il con-
corso dello accoppiamcnto come lo a cluaramenle dimo-
strato M. Bischofi' in una leltera a 31. IJreschct nel ISili,
c come Pouchet avea dello pria di lui; ma in queslo caso
essi non si sviluppano, e si dislruggono, perehe giusla le
— 181 —
ossorvazioiii di Riicihorcki non avvi forninzionc di rorpi
tjialli. Iinporlanlo uii secoixlo Icinpo pnJ) succcdorc a (|iicl-
lo '^ili dclto c con 1' accoppiainciilo opcrarsi la genera-
zione ; allora una speciale allivila dalla iiialritc si pro-
paijja lino all' novo, c lo fa (Milrarc in vita novella, niela-
morlizzandosi i siioi principj coiisliliioiili, o orf^aiiizzaiidosi
sollo r inllucnza do' neccssaij aji;<Mili. I.,a iiiadrc la (pTi Ic
veci do! niondo cslerno : da essa I' cnibrione riccvc licjuidi
organici invccc di acqua , i principj dell' aria invccc dcl-
I'aria stessa, il sncco nutrilivo in luogo dcgli alinienli in
soslanza; la vila nialcrna si soslilniscc alia cosmica nion-
dialc, i fenomcni zoonia|^ii(iici ai IcnonKMii eloUrici gcnc-
rali. In lal modo dice .llullcr (1) « Sous rinllncnce de
toules les condiclion, sultstanco alimonlaire , can, air at-
mosfcrique, et chaleur, 1' elre organi([uc sc developpe spon-
lancmcnl de son ffcrnic.
Or I'azione degii agcnii cslcrni, e ([uclla dclle forzc
interne, die devono inlluirc alio sviluppo dcircinhrione, puo
dislnrharsi, e anornialmciilc iidliiire snila massa organica;
allora il prodotlo e ncccssila die rosli dircltosamenle con-
sliluilo, conic disordinalamcnlc c stalo dirello ; in lal modo
pill vizj di coiilorniazione specialinenle eroditarj , niollc
nioslrnosila, la di ciii origiiic c iicl mislcro , possono ot-
Iciicrc soliizioiic , c iiiollc Icoridii! come qudia di .Me-
ckel , dello arrcslo di svilnppo e di formazione, acccltala
da Tic(lniann in Alcinagna, divnlgala nel 1821 da Saiiil-
Hilairc in Francia; (pidla del hilaiicio dcgli organi, e (piclla
degli analogiii convalidi da Scrrcs; qiiella dcllo svilnppo
cenlripedo vi rilrovano il lore appoggio, c la loro lulela.
I'crlodie per appniCondire vie niaggiornienle queslo
iioslro principio, e svolgerlo coinplelaiuenle in lulli i suoi
(I) Mullor Miiniii'l de |>liy5iolo;;ic avec des annotalion ])ar lo-
urilan 1851 vol. 1. p. 27.
— 182 —
eleinenli, e nccessila richiamarei a nienlc qiicllo precedenle
dello, cioe, die, perclie un' cssere divenga alto alia gene-
razione, e necessita che sia coinplelo ncl siio sviliippo, al-
livo nelle sue fiinzioni, cncrgico nella sua vita, acciocche
I'altivita dinamica svolgcndosi dall' inlerno alio esterno
possa inipriiiiorsi in alira essenza organica. 3Ia la forza
ionnalrico puo Irovarsi in disposizioiie lale da non giun-
gcre al coinpinicnlo dellc sue direzioni , e del priniilivo
suo si'opo : per eausc a nol incogiiile tuH' ora pub essa
perverlirsi per lo pcrvertinienlo di quelle funzioiii clie dc-
vono sorrecqerla — Ed infalli la nulrizioiie, lo assorbimeiilo
la respirazionc, Ire neeessane condizuiiii pel maiilenimeiilo
della vila e per 1' esercizio di quelle funzioni che ne di-
pendono , possono indebolirsi ; e quindi le aberrazioni
delle leaai diiiamiche si slabiliscono, e il loro conllitto cner-
gico ed uiiilbniie per formare slalica col maleriale orga-
iiico si abolisce. La sanguilicazione nel tempo islesso anor-
malmentc si conqne , il liuido sanguigiio abbondante di
siero, povcro di principj nutrilivi, di globuli, di fibrina,
di ematosina di cruore che, secoiulo Dieffenbach, a solo
la propricla di mantenere 1' attivila vilale , non vivificalo
d'una conqdela emalosizzazione, ne compensalo d' una suf-
licicnte alimcnlazionc, lunzioni necessarie, come dice Ticd-
niann alia sua (pialila, ([tianlita e composizionc (I); non
pub stimolare I'orlcmente la libra organica, mantenere in
vigorc la vita plastica, elaborare i prinii elementi d' un
nuovo organismo, e di prestare ossigeno abbondante, mol-
to necessario secondo le osscrvazioni di Houdriniont e di
Vlartin Saint-Ange, per la evoluzione e la respirazionc em-
brionaria (2).
(1) F. Tiedcmann — Tratlalo coniplclo di fisioloijfia generate
e comparala Firenze 1841 p. 03.
(2) Compto rendu de 1 Accademie des sciences vol. 19. 1844.
— IS?, —
Or siccoine dall' azionc coiiiidicala e rociprot-a del
vasi sani^iiii^ni c dc'iiorvi, come scrivi'va il Foville (1), o
\)vv mci^lio ilirc (IcH' a/.ioiic dciragcnle iiorvoso sopra il
sanguc, (' r('ci|>roram('iil(' del sani^iio sdpra 1' <ii;(Milc ncr-
voso, liille lo maiiifcslazidiii di atlivila iic risnllaiio , (•x)s\
iioii Irovaiido il lliiido iicrvco aiila^oiiisiiii) pcrlclld iicl si-
slciiia iiTiji'alore, iii' viciic, die enlraiido ia orgasiiio, c iii-
deboleiidosi, modiliia disordiiialameiite luUo cio die e sotlo
la sua di|)eiideiiy.a ; i fciiomciii zoo-inagiu'lici si pervcrli-
scoiio , la caloiilicazione si sceina, e relelliicila da posi-
liva divieiie ii('i;aliva secondo Bellingieri per liiiorzia del-
rallivilu ornaiiiia.
Si aggiimga a cio, die il moiulo eslerno non trovandosi
pill in annoiiia c(d mondo inleriio, e lulli gli ageiili general!
cogli agenti speciali, il pervcrliniento allora si fa niaggiore,
e la furza plaslica die appen;i pub giungere a nianlenere un
esistcnza in (dto, non pui) spendersi in unallra a principio:
la slerilila deH'iionio e della donna, allordie non Irallasi di
un vizio organico per me vienc a legarsi a qnest' idea
e ravvicinarsi in parte a qiiella di Duvcrnoy eniessa in
una sua !\ole sur la (je libra I ion dos jnaminifcrcs (2),
die crcde polcr essere fecondo solamenle lo accop[)ianienlo
presso i mammiferi (piando un' novolo Irovasi accaluralo
alia superficie dell" ovario ; dico in parle a rannodarsi a
quest' idea, pcrclie Duvernoy qui riguarda I'atto dello ae-
coppiaiiiento non sempre fecondo, mcntre io riguardo uni-
eamenle il fatlo della slerilila |)ernianenle.
Impertanlo le furze dinamidie son graduate nel loro
sviluppo, e quiudi e possibile die I'indebolimenlo loro non
ginnga abpiante volte a non prndurro, ma si diffonde in
uti altra esistenza organica sulla quale non polendo spie-
(1) Diction, dc mcdccin : et dc ctiirurg : pritliques p. 51.
(2) Comple vendu 1843.
— 184 —
iffire lulla la possihile cnergia, si limilano allora a pro-
durro ludimeiiti einbrionarj organizzazioni aniorfe o mole.
Con questo principio la teoi'ia di Ruysch viene a crollare
dalle fondanuMila ; giatche il professorc di Lcida credc
le mole dipeiulore dalla morle deirembrione avvcnula in
un' cpoca della gestazioiie, per ciii la nulrizione a lui de-
stinala diverge sulla |)lacciila, la quale acquistando con-
siderevol volume per I'eccesso della nulrizione medesima,
puo acchiudere nel suo inlerno un'informe massa orga-
nica e gli avanzi dell' embrionc dislrutto; a meno die non
siansi disciolli nelle acque amnioliche come I'alsamenle la
pensano Duges e 3Iadama Boivin (1), c come 3Iaygrier
a creduto sostenere. « Lorsque , dice queslo scriltore ,
par line cause quelconque 1' embryon cesse de vivre quel-
ques jours apres la conception , sa trame gelalineuse
ne tarde pas a se dissoudre , et ses elements le corps
ovoide, et trasparent resultant de cette degenerescence ,
qu'on designe sons le nom de faux germe (2). Isid. Geof-
(1) Traite pratique des maludres de finterus lorn. 1. p. 279.
(2) Nouvelles demonslrations d' acconclioments Paris 1840.
p. 210.
E stalo altresi argomonlo a calorose discussioni il delerminare
se le mole possano prodursi scnza il concorso de' due sessi. Mer-
curiale, Valentini, Forestus. Lasson , Sennert , Klein ec. an citato
molti cscnipj in cui le mole avevano avuto luogo presso giovani don-
zelle, su la di cui onesta e pudicizia non poleva cadere dubbio al-
cuno; ma molti allri scrittoii nioifano cio, e soslengono il contrario.
Ruysch. avca cercato conciiiare le dilTei-enze distinguendo le mole,
fake dalle rere e Lampverde medico di Cologna nella sua Historia
iiaturalis molaruni . seguendone lo esempio avea diviso le mole di
generazione da quelle di nulrizione. Queste distinzioni sonosi rispet-
tate nella Scienza, c le false mole si considerano oggi come il prodotto
d' una concrezione di fluido mestruale solto forma di tessuto menibra-
nosO; 0 fibro — membranoso, e che si sviluppano neH'utero in scguito
d'una irritazione di quest' organo anco senza il coinmercio conjugale.
In quanlo alle mole vere noi abbiamo giii delto dipendere desse
— 185 —
froy Saiiil-IIilairc e il solo fra'modcrni chc sohbene par-
tii^iaiio (li Roysch, pure a poslo qiialchc occozionc alia
rcii;'ola : iliccndo non csscrc applicabilo in lulli i casi, e
sogi^iungciuld ])Ol('rnt' csislerc alciiiii in ciii b neccssitii
aninicllore 1' allivila vitale osorcilala in una diiczionc, an-
ziclu' in un'alira, itorlandusi sulla placenta, anzithc sul fclo.
lo credo chc Arislolele, Ippocrate c (laleno la pensava-
110 assai nioglio de' inoderni sull' assunto : per loro la I'or-
mazione delle mole dipendeva d'un vizio dello spernia o
d'un alilmndanzn di sani^iio nieslrnale, e credevano die.
se lo >spernia dilcllava nella sua (pialilii e (pianlila, delcr-
minava un prinio ahlxizzo, o i rudimenli priiuilivi del feto;
I'idea era i-ia carpila, il suo sviluppo solamenle era falso,
perclie inodellato a seconda i principj di que" tempi. In
quanto a me o cercalo di avvicinarmi ad una prohabilila
pill confacente alia ragione clie e il piii gran viinlangio
cho si piio ollenere in una quistionc dicliiarala ai iiostri
gioriii come impossihile a risolversi.
E gradualmentc clevandosi in un' altro stalo la forza
]>laslica puo prodiirre il gernie c abhozzarc disordinata-
incnte un'emlirione, ma non linirlo, e fermarlo ad un ti-
ll' una (Icliole ft'toiidazioiu-, c d' una forinuzionc aliborlitasi in sul na-
scere : opinioiie coiUraiia a quoUa di Madama Boivin la quale so-
stienc ( Solon nons . la fi-mnic ((ui accouche di une masse liyda-
doide , donnc la ](lus forte prouve de son a|itilude a la concep-
tione. La slence de la mole vc'sicuiaire a ni'cessaii'einenle eli' pre-
ccd(''e de rapports sexuels productifs : niais un olistacle (|ue Ion ne
saurait dcterininiT a enipi'dii- de se dc'velojiper rejiulii'i'ment le fruit
de la conception « In ri^tiardo alle false mole , la cosa poi prova
divcrsamente : sc nel priuio caso fiivvi difelto di forza formatrice
in (|iii'slo avvene in eccesso . perclie senza il concorso <le' sessi .
I'tilero ]iri'seMta unattivila insoiila. e IDvario dislaccaniio (pialclie novo
delta siiperlicie . lo porta suH'ulero, ove non si puo s\iliip])iU'e ne
prendiTc i caratteri die gli son |n'o|irj perclie la iieiierazioiie non lo
il fecondato, e si altbozza solo un'organizzazione lulta propria e sjie-
ciale.
25
— 186 —
po inferiore di sua esislenza essendo an fallo conosciuto
fino ai tempi di Albino, clie il felo per giungere al suo
coniplelo sviluppo deve percorrcre tutti i gradi interniedj
della scala zoologica ; da qui ne risullano i inoslri per di-
fetio di formuzione e di sviluppo.
Osscrviamo ancora polersi produrrc regolarniente un
cnibrionc, nia giunlo ad un periodo della geslazione I'u-
tero non aver la forza di piii niantenerlo per lo slalo di
snervaniento in che puossi trovare il niaterno organismo;
allora succede 1' aborlo r.aliirale, ed e un lallo conipro-
valo da numerose statisliclie, esserc in niaggior nnmero i
I'eli di scsso feniniino abortilo, di quaiilo non lo sono
quelli deir allro sesso — Ma cio non e tutto ; 1' essere puo
prodursi, e svilupparsi Icnlamenle, e quindi venire alia luce
debole, inferniiceio, ed eslinguersi, respirale le ])rinie aure
vitali, 0 condolti appena poclii giorni, inesi, o anni di pe-
nosa esislenza. Nel prinio e ncl secondo caso nulla si nia-
nifesta di anomalo nella forma ; il solo lento procedere
del lavorio organico a fatto si, che il feto non si a po-
luto con vigoria sviluppare ed e riniaslo privo dell'ener-
gia necessaria alia sua esislenza. Or supponghiamo che
una causa traumatica eslerna qualunque venisse ad agire
su lui durante i primordj della vita eutra-uterina , al-
lora si concepisce che dovra restarnc perverlito e scon-
forinato; giacche e in questa condizione, generalmcnte par-
lando, che per me le cause tramalichc esterne possano
per se stesse produrre una mostruosila in un embrione
che non pub presentarc loro rcsistenza veruna , e che
senza di esse avrebbe potato percorrcre debolnienle ben-
sV, ma regolarniente i suoi periodi; conciosiache al dir di
Tledmann (1) « gii agenti esterni non fanno che solleci-
tare i corpi viventi ad entrarc in azionc , c questi cor-
(1) Tiedmann opera cit. p, 201.
— 187 —
|)i rcsislono all' azione meccanica o cliimica chft ossi vi
vorrclihcro csercilarc. L'aziono prodoUa in un corpo or-
gaiiizzato da un oiiifcUo oslerno, ciot- a dire, 1' cccilazio-
nfi, e un alio vitalo, il (piale consisle nclla croazionc del
corpo vivonle conlro 1' imprcssiono meccanica o rliimica,
e die allonlana, o fa cessare (piesT nllinia (1). Mi si |)n-
Irebbc pcro ojjijiellare: quesle cause eslernc non polreh-
Itero agirc cosi violenleniente da perlurbare anco un' orga-
iiisnio per nulla iiideholilo nelle sue forze, perfelto nelle
sue evolnzioni ? Aon niego die cio potrebhe heiiissinio
succedere , nia allora 1' azione supcrerehbe la reazione
inlerna, vigoroso cd ineguale conlraslo ne nnsccrebbe, il
die dovrebbc piultoslo produrrc lo aborto (2), c la nior-
(1) Wi si potrcl)!)!' oIil)i('tliir(' rnntro il fnlto (Idle mnslruositii
iirliliciali con cIil- scmliia ]iio\iila 1 inlliicnzii ipcrlnrbiilriic [Mir Irop-
po , clic le tiuisc i'Sl(;i"iie (.'SiTtilano suil' einliriono priiiiilivaincntc.
Iton cdiiforriiiilo ; E iiiiiiuilando 1' ari^oniciito sIcssd a luia (lilosaj io
ilirnando: per qua! ragionc ^Mi uovi sotloinessi da Saint-IIilaire, Du-
lianiel. Sorrcs oc. alio cspi'iimonfo. la niairpior parto voiiivano alia
luce Ix'ii r.onroi'inati , altri ikiii si sviliip|)avaii(i. i> la niiniiiia |)arti'
soltanto risiillinaiio innslruosi: ini'iilrcchc Inlli craiii) slali siilloniossi
agli stessi pi'itiiiiialini (.'sk'nii, c iifUe iiK'dcsinie c aiial(ii;lio circo-
staiize collocati ? Come si polrebhc cio spicjrarc soiiza amiiR'llere
r ipotesi da inc concepila in liilla 1' estensionc del suo siiiniiicato.
E un prinripin consacralo in iialol()!.Ma friMicrale, clic non ojini
or^^anisiuo rusta cj^iialiiiciitt' niodilicato da^li aiicnti cslcrni : i mia-
snii del pari i; i ^i^ll9 non atlaicaiio indistintaincnli' oi^ni persona;
lalnni orjjanisini oiiponiimio una rea/.ione vi(denla alia loro azione
elic riinane annienlata nc' siioi elletli ; qucsto fallo (liini|ue e assai
valevole per venire in appojrjiio de' niiei pensamenli.
(2) llo dotio pill innanzi I'ahhorlo aver liioiio dielro findcbo-
liinenli) ddla ener^ia vilale nclla niadr(! : ipii aininelto come causa
II" cause nieccaniclie jjli esercizj violeiili: scinlirerclilie una contrad-
dizioiie : ina iiel priino caso lio ((Uisidcrata la cosa sollo 1 azioni;
natiirale dellorganisino. nel secondo sollo quella insolila delle vio-
lenze eslernc.
— 188 —
te del fclo, generalmcntc parlando, anziche determinarsi
una nioslruosila (1).
l\on e inlanto rindcholiincnto, che la forza forniatrice
subisce, il solo mezzo pel ((uale viensi ad allerare la for-
mazione e lo sviliippo del germe — Uii allro ordine di
cose esislc in cui essa anziche esserc airicvolila, e esal-
tala, c anziche essere sterile, e prolifica alio eccesso. Cosi
nel grado suo piii clevalo abhiamo il fallo della fecon-
dila piemalura, e quello in cui piii novoli cadono conteni-
poraneanienle ncll' ulero, c che vi si nutriscono c svilup-
pano regolarnienle: gli esenipi che la scicnza ci presla di
gravidanze doppie, lri|)le, (pialiiiple fclicemente coiidotti
a compiniento ce ne danno una prova. In altra circoslan-
za due uovoli possono disccndere nell" ulero ma i due em-
brioni non ricevono lo slesso grado di sviluppo c di al-
tivita organica, perche quesla esercitandosi regolarnienle
nell'unn, viene meno nell' allro; allora il primo sara ben
consliluilo e ben nulrilo, il secondo piii debole e men svi-
luppalo, pui) estinguersi appena venulo alia luce.
I gcrnii doppj pcro nell ulero malerno, ora si svilup-
pano isolalamenle formando esseri dislinli; ora si confon-
dono, 0 si saldano insicmc formando i nioslri doppj pa-
rasilarj e autosilarj : da che nasce dilFerenza siffalla : qual
causa delerniina cosi conlrarj elfelli '?. E ardua, irresolula
la quislione, c gellalo lo sguardo su le diverse opinioni
esistenli, troviamo quclli che ammeltono con Winslow, Mai-
ler e Meckel (2) i moslri doppj originali : gli aulori del
XVIII e principj del XIX secolo, clic suppongono una ener-
gia insolita nellc evoluzioni della maleria alia a produrre
organi piii numcrosi dello slalo norniale, e la dupplicazione
d' una 0 piii regioni del corpo ; Laniery e lulli i suoi par-
(1) Did. de Medic, intern, et extern.
• (2) Meckel Op. cit. vol. 1. p. 79. .■n•.v^^■'^ m^ -
— 180 —
liijiani die stabiliscono la prossionc conio causa della rlu-
iiionc dc' gci'ini ; 31. (Mlivicr die opiiia la iiilianiniazione
adcsiva csscre siiiluit'iile a spiogaro lo accullaiiiciilo doi
due feli. TiiUe qucslc; cause forluile pero non possono
roiidoro coiilo, cosi rillcllc il vivciiU' tcratologisla Irance-
sc, pcrciic le riuiiioiii si inaiiifcslaiK) scnza tlisoidiiie, e por-
clie si corris|»()iul()iio per Ic siipcrlicic similar! — Ed e
perciit che lo stesso A. lii liillo di|)(Mid('re dalla posizio-
iic dc'iicriiii I'nno rispcllo allallro, crctlciido clic i due
oinhrioiii si riiiniscoiio, allorclic le loro I'accie (iiuoloijhe
sono in corris|>()nd('nza reciproca, e riuiangoiio isolali, al-
lordie succedc il coiiliaiiu.
Profillaiilo iiiipeilaiilu di lali espericnze, c de' princi[>j
emesse da Saiiil-llihtire credo Irallaro per (piaiilo mi e
possiliile altrimcnti la (piislioiie — La cadula di due uo-
voli ncir ulcro uoii puJi essere accompannala sempre dallo
slesso i^rado di eiicri^ia Ibrmalrice ; essa |)U(i esercilarsi uei
|(rimi peiiodi della i>eslazi(tiie con jjiii allivila nell'uno, die
noil iieir alti'(»; allora il diiiamico anlayonisino, die deve
maiileiieie iiidipeiideiili I'la luro le due esislenze , vieii sot-
lo; le correnli maj^nelidie reslano perverlile, perdie non
uiauleniioiio lo slcsso rapporlo iie'diie iiulividui : (piesta
iiiegiiai;lianza di azione diiiamica e di sviluppo orj^anico
product! per me lo accollamcnlo o la i'usione degli em-
brioni; pcrdie (piello piii dehole viene quasi allratto dal
pill forte, come il positivo allira il uenalivo : essi si riu-
niscoiio per le loro I'accie siiiiilari, allesodie in ogni or-
i»ano, in ogni regione del corpo bisogna stabilire uno spe-
ciale grado di diiiaiiiismo. di allivila, di evoluzioiie, il che
cosliluisce (piclla parlicolare lendeiiza chianiala come ab-
biam dello aljinilii di se per sc.
E cosi noi osservianio ne'nioslri doppj coslanle dif-
ferenza fra lo svilu|)po orgaiiico de' due esseri riiinili : Tu-
nc e sempre piii sviliippalo. piu nulrilo, meglio courormalo
— 190 —
(Icir altro. Tiilto cio si rilcva piu chiaramentc ne'parasi-
tarj, che ncgli autositarj; perolie questi anno rapporti meno
inlinii, e quindi sono piii indipendenli fra loro; nia pure
la diflcrcnza vi esisle anco fra' g'cneri piii elcvati del loro
online: come sarebbe nel genere xipodimo faniigiia dei
sisnmiani al quale si apparteneva il celebre mostro bife-
mina llila e Crislina nato a Sassari nella Sardef>na nel
1829; ncl genere xipnparje, {\\m\<^\\d(\(i^monnufidi(ini, al
(piale si riicrivano i due fralelli Sianiesi nali nel '1811;
e al gencrc pUjopaye fainiglia degli mison folia ni, al quale
si rapporlava Elena e (liudilla nali nel 1701 in Unghc-
ria — Quesli esseri presenlavano lulli considerali [)arlila-
menle nella loro dupplicita una conformazione, una vita-
lila, lino sviluppo, che distingueva un'individuo dairallro
in niodo rilevanlissinio. llo crcduto percio far nolare la
differcnza organlca vilale die esisle anco nc'parasilarj, per-
che cio sendjrami potere interessare la scicnza.
Resla inlanlo a conoscersi: perche ora succede la fu-
sionc inlerna, ora lo accollanienio estcrno, e quindi ora
si formano parasifarj, ora aulositarj? Senibra lulto dipen-
dere dall'epoca in cui I'organico e dinamico pcrturbamenlo
a luogo fra'due esseri; si comprendera bcnissimo, die suc-
ccdendo in un' essere piii vicino al concepimento 1' alte-
razione dovra essere niaggiore, niinorc in un' epoca piii
inoltrala della gcslazione; nel prinio caso adunque si I'or-
meraiino i parisitarj gli aulositarj nel secondo.
Ma per effetto d' un' insolilo plasticisnio non puo un
solo germe, un solo cnibrione possedere piii organi so-
prannunieraij senza essere doppio in principio? Su di cio
non cade dubbio alcuno, e la esislenza di organi sopra-
niinieraij sullo stesso iiidividuo, non polendosi spiegare
|)er la dupplicita de'genni, bisogna aninietterc una slra-
ordinaria cvoluzione , che raggiunti i liniiti ordinarj alia
formazione d'un essere. li sorpassa, e cerca stabilire al-
— 191 —
Iri punli di organizzazionc in special! regioiii ilollo slesso
oriianisnio.
Ini|)ertaiilo non piio ossorvi alqiiaiito voile lie eceessu
ne (lifcllo delle forze die dcvono diri|^ere le nielaniorlosi
(lelluovo. Ill tcrzo slalo di perUirhazionc esisle, in oui ia
seniplicc Irasposizione deyli organ! e ranomalia the s! prc-
senla; c cii) dipende, perclie in un grado di iuagi;ioi"e, o
niinore enormia deU'ordinario la forza plaslica non ginn-
ge a diniinnire, o accrescorc lo svihippo, ma a poivcrlin^
le forze nellii luro renolare direzione, e a (lislrnir"ere "1!
anlagonisni! fra organo e organo per cu! la loro Iraspo-
sizione si slabilisee (( Aon si pno spiegare, dice Andral,
(juesta Irasposizione generale die aniniettendo un' aberra-
zioiie iiel inodo di fonnazione primiliva degli orgaiii. La
quale opinione non vale a spiegare il latlo ma ad esporlo.
PAHTE TEIIZA
SPIECAZIONE KlSIOLOCICA ED ETIOf.OGICA DEI.LE ACERRAZIOM
PARTK.OLAUI Di Ctl IL MOSTRO TROVAVASl AFFETTO
Trallala sollo general! principj I' origine ])rol>al)ile
dcllc iiioslniosita, m! resla |)(M' nllinio scriilinare I" origi-
ne delle S|)eciali allerazion! del iiiio pseiidencefalo.
E pria d! tuUo credo 0|)|)orluno esporre brevemenle
«[uello die siilla prodnzione della pseiidenceralia e dell' an-
cefalia an pensato i piii rinomal! scrillori.
K cosi r idea d" un processo morboso, sopravvenulo
durante le prime epoclie della vila, die allerando le evo-
luzioni embriogenicbe \n\o jirodurre la moslruosila in di-
scorso e slala vaglicggiala da moll! scritlori, llaller 3Ior-
gagni CO. fra gli anlidii; Meckel, Bedard, Duges e piii
allri fra'moderni credono lal malallia consislerc in unidro-
cefalia die dislruggc, e scoinpone la massa enccfalica —
— 192 —
Ma siamo veramente sicuri, se la raccoUa sierosa si for-
ma prima, o dopo che 1' orgaiio e rimasto distriilto da
tiilt' allra cagione ? E quesla ancora una quislione inde-
cisa nella Scicnza; nb lo ammcUere I'idropisia come causa
della dislruzionc del ccrebro vale a render ragione del
perclie quesla idropisia siasi formata, e del perche una
dislruzione cosi notevolc nelle evoluzioni orirnniclie sia av-
venuta; e percio semhrami qui conl'ondersi la causa con
r effelto, c ad un ell'elto primilivo riferirsene uno conse-
cutivo.
Cruviclliier intende rimuovere le dilTicoita congeonan-
do in allro modo il suo discorso. In proposito della mi-
crocefalia, egli dice: « avvertirb che io riguardo questo vi-
zio di conformazionc qual risultalo d' una malattia a cui
il fclo e andalo soggello durante la vita entra-uterina, at-
testando cio in modo non equivoco i diversi gradi di co-
lore brunastro, c gl'indurimenti riscontrati in un gran nu-
mcro di casi ; per cui e possibile, che la presenza della
sierosita sia alTatto sccondaria, e solo stia a ricmpire il
voto rimasto dalla dirczione morbosa del cervello » (1).
Ma queslo celebre scriltore non ci fa conoscere quale si
fosse la malattia da lui idcata, e quale la causa che la
determina.
Beclard parligiano dell' idrocefalia credc, che la mi-
dolla spinale resta la prima distrutla dal lluido eccessivo
che la circoiida. La sua dislruzionc porta in seguilo lo
arresto di sviluppo e di formazioue, o l' atrofla delle parli,
ove i nervi di sua origine si diffondono ; e cosi , se la
midoUa trovasi distrutla nella regione buldo rachidiana, ar-
reca lo annienlamenlo, o 1' atrofla del cervello e dc nervi
che ne dipendono ; se a guadagnalo la regione cervicale,
gli organi digeslivi, I'apparecchio respiratorio, il cuore ec.
(1) Criiveillier. Anatomia palologica vol. 4." p. 598.
— 103 —
rcslano distruUl ; se finalinenle la midoUa spinalo Irovasi
consimiala fiiio al dorso ; avvi la iiiaiicaiiza dclla Icsta, dei
moiubi'i .siiporiori cc. il I'olo riduccsi alia niolii inforiore
solaincntc. — OucsUi opiiiioiio pcru da liiogo a rilovanli
o|j|)i(*zioiii — K pria di tulto se la raccolla sicrosa I'or-
inasi liiiign il rachis c 1' occupa iiilioranicnlc, iioii dovroh-
l)(' liinilarsi a dislruggcrc alciiiii puiili sollaulu dclla iiii-
dolla spinalc — Si aggiunga a cio , die le osservazioiii di
C. Iicll dinioslrano cliiaraiiienlc i ncrvi noii di|iarlirsi dallo
Spinal inidollo lie dal cerehro, ma in ogni parle del corpo
ingeiieraisi, e rimiendusi in cordoiii incltcrsi in eoiniini-
cazione coi centri dell' iiiiiervazione — Per alli'o sappiamo
die il eervello e la niidolla spiiiale al di lii del \'i' gior-
110 dopo il coiieepiiiienlo vedoiisi alio slalo di lliiidila .
ineiilredie i iiervi offronsi nclle loro varie raiiiilieazioiii
lien disliiiti ; conoscianio aneora die al 30" gioriio oompa-
riseoiio Ire vescicole alia lesla sciiza Iraccia di divisioiie
iiicdiaiia, c i iiervi non sonosi peraiiro riiinili al eervello
ne alia niidolla sjiinale : e per avvalorare (jnesle noslre
rillessioni rajijiorliamo. elie la mancanza della inidolh siti-
iiale non acdiide il dilVilo degli orgaiii eorrispondeiili co-
me prclendc il IJedard : il pseiidcncefalo istesso ce ne da
un I'allo in coiilrario, pcrdie mancaiido di niidolla spinalc
e di cerebro , non dil'ella nel riiuaucnlc dell' organizza-
zione.
Aniinellere eon Scrres die I' atrofia, la dislrnzione ,
0 r i[>crlrolia degli orgaiii derivano dall'alrolia, ipcrlrolia.
e dislrnzione de' vasi die vi si dislriliuiscono . e un ltd
Irarsi dimpaccio rapporlaiido ad un elVetlo Toriginc d'un
allro die dal [irimo risnila : il die non loglicndo la (pii-
stionc altra nc ridiiania in cani|)o : da die dipcmlc I' a-
!rolia , Tipertrolia e la dislruzioiie dc" vasi islessi dallW
26
— lU —
ideata? Scrres pcro convinlo da qiicsta vcrita confiiib po-
scia in reslrillissinii limili la sua Icorica (1).
Sainl-IIilaire Seniore (2) dielro qiiatlro casi di anen-
(cfalia slabilisce, the la sorprcsa, il terrorc cc. conic forti
perturbatori del sisloiiia nervoso danno luogo a violcnti
conlrazioni de' nuiscoli del felo nell' iilero inalcrno ; in
tal guisa la malrice respingendo rcmbrione d'ogni punlo,
e agilandolo, lo costringe a rcagire sopra se sicsso ; (pie-
ste violenze iaccrano Icggicrmcnle i suoi inviUippi, ei fluidi
si stravasano; la malrice allora si rilrae sopra se slessa,
c gfinviluppi folali si addossano sopra renihriono, il quale
in eontalto con Ic parli lacerate ac(piisla niolle aderenze;
cosi la moslruosila si detcrniina perclie Ic briglie, che si
forniano, oppongonsi al libero escrcizio del sistenia arte-
rioso, 0 lissalc d'una parle alle membrane anibienli del-
I'embrionc e la placenia, dall' allra a qualchc parte del
feto stesso, lo lirano violentemente paralizzandovi 1' azione
vitale « 11 nc fail, dice queslo A. done que quelques brides,
pour qu'un organc predestine ne soil pas produit, pour
qu'ainsi Ic foetus soil prive de I'un de ses appareils, pour
qu'il y ait sur un point quelconque, comme Meckel I'avoit
dit avant moi, monstruosile par ritardemcnt de devclop-
pcnient (Mem. cit. p. 2i2. c seg.) — Questa leoria in-
tanto clie polrcbbe sembrar seducentc a prima vista, non
puo avere applicazione a tnlli i casi possibili di moslruo-
sita « II me parail egalement inconlcstabile, dice S. Hi-
laire figlio, que le systenie dcs adhercnccs imbryonnaircs
n'est point aj)plicable a toulcs Ics anomalies, ce que son
(1) Essais sur uiic llieorie anatomiqiic dcs monslniosites ani-
mates— Bull: tic la sociele d'Euiulut: dc l*aris-septeni : IS2I p. 333.
(2) Sur dcs iiouvcaux anancepliaics humains — Mcnioires du
Museum toin. XII.
— 195 —
auleur lui nieme a dcpuis long-lcnips, cl le prunicr re-
connui, ct qui! Test a line parlio d'eiitrc cllos (1).
Ed iiilalli il moslro cadulo soUo la nostra osscrva-
zionc non puo col concorso di lale principio avere spie-
gazionc: per (pianlo ci vcniva assiciirato dal dcgno pro-
lessorc, chc cbbcsi la campiacenza di donarcclo, e die as-
sislova con Ic sue solerli cure la parlorienle, il foto avrii
liheranieiile venulo fuori dal hacino, nessuna adercnza aven-
do colla inalrice accjuisliila, ne il .suo osanie ce ne mo-
slro sei^iio di sorla. 3Ia di rinconlro I' A del sisleina in di-
scorso ci fa rilleltere, die Ic laniine di aderenza secon-
do le circostanze possonsi dislruggere piu o meiio pron-
tanienle, o al conlrario I'orliricarsi sussislcndo fino all' epo-
ca del |)ar[o ; la (|nalc risposla non e soddisl'acenle se
non nella iiienle dell' A die ama si faciluienle traisi d'in-
trig'o. — In (pianlo poi alia lorniazione di silTiillc aderenze,
die veranieiile si rinconlrano in alcuni casi , si possono
a nostro modo di senlire in lull' allro modo spiegare, sup-
ponendo die lasciale alio scoverlo le meningi, il sangue
alllueiidovi in ([uaiilila inangior per aver venuto ineno nel
cervdlo non esislenle, o imililalo, va ad orgaiiizzare false
membrane, die in seguilo si allaecano agi'invilnppi fetali.
Saiiil-llilaire jiiniore fiiudnienle prendendu le niosse
del suo illuslre geiiilore riguarda 1' anciiceiidia, e la pseu-
dencefaliii qiial risullalo di cause meccanidie eslerne eser-
cilale sojira la madre nel eorso della gravidanza : 1' A eila
pill casi clie soslengono la sua 0[)inione, ma passa sollo
silenzio il "ran nuincro die la conlrariano. Ed in vero.
spesso donne spielale, c prive di (pielT islinlo die slrin-
gc le slesse belve a banco della lor }>role. per cno|)rire i
loro viliipercvoli ingesli comiiiellono moslruosi delilli —
(I) Isid. ricolTmy ?aint-llil;iire — Ilistoir. gon. ct part, dos
aiioin. ec. loiu. 111. p. '.ili.
— 196 —
Esse non Icmono di suscitare I'aborlo con tutte le vio-
Icnze , e meccanici perlurbanicnti d'ogni gencre , aiiche a
costo dclla propria esistcnza; ma spcsso la nalura quasi
rifiuta di prcndcr parte a cosi orribili allentali, 1' aborlo
lion si verifica , la gestazione prosiegue il suo corso , e
giiuila al termine viene alia luce il bimbo che ccrcando
la poppa, trova invece la niorle nelle mani materne die
lo slrozzano spietalamenle, o pure lo gellano in un Icta-
niajo a perirvi di fame, di freddo e di stenli — Or que-
sli faUi succedono disgrazialamcnlc spesso, e pare cbe pos-
sono allaccare di fronte la Icorica del prof, di Parigi.
Accennate cd esaminale Ic ojtinioni principali de' piii
rinomati scriUori, ci resla a trallar 1' argomento, secondo
i principj da noi professati , e [lercio portercmo nostra
atlcnzione suUe disposizioni interne deH'organisnio maler-
no nel tempo in cui operavasi la generazione del mostro
jiseudencefalo ; in seguilo cercberemo sc le cosmicbe in-
lluenze favorivano si o no la sua formazione ; tralleremo
in ultimo del come si stabilirono in esso le special! aber-
razioni di cbe era affetto.
In tal guisa procedendo, ci vien liicilc rilevare come
la donna cbe dicde al mostro la luce , non trovavasi in
disposizione tale da potersi liberare ad un perfelto e fi-
siologico esercizio, c da formare un regolare prodotlo: il
suo UMuperamento linfalico nervoso, astenico per natura,
esaltabile per disposizione, non potea presentare viva rea-
zionc , e perturbato il suo lisico rcslar dovea dagli ani-
nii patemi cbe lungamcnle la travagiiarono. Ollre a cio
la nutrizione, cbe e il principale uiotore e sostcnitore delle
funzioni vitali, essendo incompleta, attesa la delicienza dei
cibi molto azotati, impedir dovea la formazione d'un'ot-
timo ed abbondante cliilo, indispensabile alle riparazioni
deir organismo per le azioni di composizione e sconipo-
sizione, e per dare le quantita e le qualita agli elementi
— 1!)7 —
del sangue, onde rcndcrlo alio allc csigcnze dclla vila.
E sono inralti "ii alimciili azolali e i liqiiori spirilosi iiio-
dcralaiiiciilc usali die allivano luUc Ic lunziuni , o come
a provnlo Denis (1) iiilroducono ncl sangiie niolla cnia-
losiiia e leno, accroscoiio il calorc aiiimale, c auineiilano
come vuole lielliiigieri (2) rcnergia generaliva, e la re-
spira/.ione, pcrclie noii avvi hisogiio di assorhire azolo dal-
r aliiioslera, anzi Irainaiulasi la parle eceedeiilc come anno
dimoslialo Desprelz e dojio lui IJoussingoull (3)
Da (picsli principj inlaUi nacqucro gli avverlimcnti di
lluial c Aenelle a lulli coloro die desideravano figli ma-
sdii di milrirsi, sccondo la loro espressione, di cibi sani
ed asciiiUi , di darsi all' escrcizio muscolare, c di mode-
rarsi ne' piaceri della Venere; e le false indiizioni appor-
lalovi da lloesch, die mcnlre I'uomo devesi per lui nu-
trire e sliniolare, all' iiiconlro la donna devesi solloporre
ad iin re"ime dehililanlc.
Di pill ; — perverlita la nutrizione nel noslro so(j-
fjcUn, la calorilicazione doveasi Irovare sccmala, e sebbcnc
le osscrvazioni di Dany (i) siano a cio conlrarj, reslan-
do per lui la slessa lemperalura, sia die 1' uomo si nu-
ti'isca di carni, di vegelali, c di alimenli misli, pure fa-
cendosi allcnzionc al fallo fisiologico in se slcsso, si ve-
dra la lalsila di qnesta opinione, giacclie, ogni stimolo al
dir di .Marlin, eleva la lemperalura del corpo, e quindi gli
alimenli animali devono produrre un' cfTcllo sulla fibra or-
gauica, cIk! nou pu(» essere eguale a quello prodollo da-
gli alimenli vegelali.
Sceniata la calorilicazione, 1' elellricila trovar si do-
(1) Gaz. mcilic. ISIO p. 81.
(2) Xnta suHinlliicnza iltJ vino noUa fecondazionc do'maniini-
feri 1843.
(!]) Considi-ratioiis siir V alimontalion dcs aniniaux.
(4) Eleiii, plussiol. turn. 3. p. 340.
— 198 —
yea decaduta dal suo primilivo stato per la deficienza
degli eccitanli, e come vogliono Humboldt e Matteucci pel
tempcramenlo flemmalico e 1' astenia.
In tal guisa , la respirazione, la digestionc, e tulte
le funzioiii in massa partecipar doveano del general per-
turbanienlo, giacche al dir di Andral. « U sangue non puo
essere spoglialo da una certa quanlila de' suoi globuli senza
resullarne una grande proslrazione del sislcnia nuiscolare,
una debolezza gencrale la piii rilevanle, gravi perlurba-
menli del sislema ncrvoso, che si manifeslano coi diversi
disordini dell' inlelligenza, del senlimenlo c del movinienlo,
turliamenti varj della digeslionc , respirazionc c circola-
zione (1).
Or dal sopradello rilcvasi, come alterato il sangue nei
suoi principj, abbondante di siero, povero di globuli, di
fd)rina, di emalosina, c di cruore, che secondo Dicffen-
bacli, a solo la proprieta di mantenere 1' altivila vitalc ,
perlurbalo per conseguenza il sistema dell' innervazione ;
ec. non poleva la libra organica ricevere gli stinioli con-
venicnli, ne la vita plaslica avere I'energia di organizzare
un' endjrione, nulrirlo e svilupparlo. Perche giii si conosce
che nella donna incinla richiedesi maggior encrgia del si-
slema vascolare per 1' atlivila insolita dell' utero; il sangue
ricco ne' suoi jirincipj deve somministrare per 1' abbondanza
della librina denso gromo secondo le belle osscrvazioni
di Lavagna; il che non si rinvicne negli ullimi pcriodi
della gravidanza, giacche il felo lascia disflbrinalo, e im-
poverilo il lluido clie a servilo alia sua nutrizioue come
auno osservalo Becquevcl e Rodier, e comprovato ultima-
mente da M. Cazeaux all' Accademia francesc; e I'azione ner-
vosa regolarmente deve esercilarsi dalla madre sul felo e
dal felo sulla madre.
(1) Andral — Saggio di emalologia patolosica ]>. 37.
— ion —
Pcrlmbnli inlanlo nella donna, clic forma il soifgello
del nosiro diro, "Ti anoiili iiidividuali iiilcriii ncl niodo da
noi csaminalo, iion polevansi essi dall "allro canlu Irovare
pill in ainionia cogli aijcnli gencrali esterni ; annicntalo
il loro rcciproco o roj^olarc conlraslo pcrlnrliar niai>|;ior-
nionle si dovca I'ossim'c in loi'inazioiic, spccialnienlo die,
ijli agcnii oslcrni istessi non trovavansi in ]ioI(m-o di rior-
dinarc le inlcrne doviazioni, far rientrarc le forzc in (-(pii-
lii)rio, 0 rialzari! r cncri^ia fornialricc ni'H'uovo. — Ed in-
falli la liciii'razionc comiiiciala in i];onnaro non poleva os-
serc inllnenzala vanlaiii-iosanienlc dalla sla"ionc. AUora
1' atniosfcra Irovasi ai'ghiaceiala , dcnsa di vapori , poco
ciollrizzafa; il solo per cssere la t(M'ra niollo inclinala sul
piano dolla sua ccclillica , ol)l)li(piainiMilo la colpiscc coi
suoi ra<;j^i vivilicalori ; lo fnnzioni i^cncrali dcH'or^anizza-
zionc vivenic sono assopitc, indcliolili (piclli della gonera-
zionc. E dnncpic nn fallo indnhilaljilo, die un modoralo ca-
lore dispone gli agenli ddia iialnra in niodo da suscilare
la vila |)n'sso ogni essere; ciii diiarainenle ci vien dimo-
slralo anco dalle osservazioiii di Sjiallanzani siiiil' iiifusorj,
di Gruillliiuisen, Rodreulcr e piii allri. — Ed infalli la pri-
niavera scndji'a la slagioiie piii favorovole alia i>enerazIone;
alloia il Sole, rinionlando snU'orizzonle horeale per avan-
zarsi verso i Iropici del canero, inonda la terra dei siioi
ra^ni , e le tavolc stalislidie di Tcriedlaender sulle na-
Po '
scile di Parigi comprovano, die niarzo e il niese in ciii
la prolilicila e niaggiore, il die venne soslenulo pure da
l)elaveri>ne (^1). IJailly dielro ie osscrvazioni d'un ccnleii-
nio slahili die in Fraiicia si pi'ocreano piii niasdii in pri-
mavera die in allri tempi; e Uiecke dal 1S21 al I'.i os-
servi) in Virlemheri^a generarsi |iiii niasdii in magnio c
ne' Ire ullimi mesi dell' anno. Le osservazioni di Wargenlin
(1) Essai sur la vie 1185 Paris.
— 200 —
si allontanano solamenle dalle preccdenti ; egli a osscrvalo
in Svezia nasccre piii bambini in seltembre, che in altre
stagioni; ma qucsta cccezione puo dipendcre dal clinia ,
dal SHolo, c dai cibi speciali a quelle contrade. Ed un
falto eccezionalc non puo immnlare la regola cbc franca-
mentc si puo slabilire, anzi facciamo nolare con liawkius
che le nascite progredcndo dal nord verso il sud aumcn-
tano successivamente, c che se una donna trovasi sterile
in un {taesc freddo la nnitazione in un clima caldo puo
rendcrla prolilica: Larrey DoUore in Capo all' Annata di
Egillo ci a fallo conoscere qucslo imporlante fcnomeno;
perche Ic donne che segnivano I'csercito, rimasle infeconde
in Europa, divenncro incinle in Africa soUo gli ardori di
quel Cielo di hioco, e di que'deserti di arena. E senza
mica esilare noi ammellianio allrcsi con Yenelte riniluenza
dei plenihinj sngii esscri organizzati, sebbene Fourier ab-
bia cio negato, come a negalo le varie inllucnze delle sta-
gioni negli Annali delle Scienze, ma e stala questa una biz-
zarria, piiittostoche un giudizioso concetto della sua mente.
Amnietlianio pure che le stagioni, le varie epoche ,
Ic influenze reciproche degii astri, i gioriii, le ore stesse
dcbbano averc azionc sugli essori organizzati del globe.
E sc si pon mente che TUniverso e un tutlo formato da
parti distinle , che i pianeti e i corpi dilTerenti dissemi-
nati nello spazio celeste si equilibrano, si soslengano, e si
inlhiiscono a vicenda, che tutti gii esseri della nalura anno
rapporli c gradazioni fra di loro, c che linalmcnte da que-
sto multiplo ne risulla un'unitii assolula, da leggi conumi,
da principj uniformi diretta, e d'unica mano onnipotcnle
sostenuta : rillettendo che il nostro piancta forma j)arte di
questo tutto , c che quindi vicne in vario modo influcn-
zato del nostro sistema solare ; influenze che ci manife-
stano coi varj fenomeni metcorologici, col Ilusso e riflusso
degli oceani, con le variazioni barometriche, con lo spirare
— 201 —
de'venti periodic!, con le dcclinazioni dell' ago calamitalo,
piu air est e raeno all' ovest in eerie date ore del gior-
no ec. cc: liiialmcnlc considerando die gli esseri organic!
disscniinali nel globo lorniano parte iiitegraiite di esse ,
si conccpisce facilniciite duvcr subire nel tempo slesso
tulte (pielle azioni die sii di csso si esercitano. E clii
sa, se gli ultoriori progress! delle Scienze fisiche e aslro-
noniiclie polranno fare apprezzarc un giorno chiaramen-
te grintinii loganii che csislono fra la nalura bruta e la
viviMite ? Clii sa, se gli osservalorj mcteorologici, riniasti
slerili di applicazione lin queslo monionto , serviranno a
rendere in ajtpresso servigj di alta iinportanza all' unia-
nitii e alia Sciciiza ! Spero che non mi s' incolpa travi-
sando i mie! puveri pensamenti , aver preteso di voler
ricliiamare i tempi de" (laldei die altribnivano a ciascii-
na coslellazione dello zodiaco ima spcciale influenza sulle
j)arti del corpo iimano, ne quelli deiraslrologia de'bassi
tempi coi siioi or()sco|)j e eogli aspetli de' pianeti beni-
gn! e malign! fra di loro. lo ammelto quelle influenzc
gia ammesse tanii secoli jirima a no! da Ippocrale stesso
in una leltera al figlio suo Thessalu , e che successiva-
menle sono slate accettate e avvalorate con document! di
molto rilicvo da rinomali anlori , come Riccardo Maed in
un' ajiposilo Iraltato (1) llaUey. Hoffmami. Slalial, Souva-
ges, Lind, Virus, e allri modern! scrilldri ili diverse opere.
E \)cv conq)ire (piesla parte mi si permetla fare pu-
re riflellcre, die sicconic i fenomen! general! ddruniver-
so aimo inilubilabili! iiilluenza sulla terra, e indirellamenle
in no! , cos'i le special! porzioni d' ogni regione di essa,
il loro slato delto magnelico, igromelrico , baromelrico,
tcrmomelrico, e topogralico, devono pure avere inlluenza
(I) Dc imperio solis ac liinae in corpora Iiiimana ct morbis
indc oiiiindis: iiella sua — Opera Medica t. 1. Gotlingue HiS.
27
— 202 —
suir organizzazione gcnerale degli aniinali chc vi abitano.
Esaminatc in tal motlo sollo le vcdute dcllc orga-
nichc disposizioni malcrne, di quelle cosniiclic generali, le
modificazioni a cui 1' organizzazione del niostro pole an-
dar soggella, ci rcsla passare all' ultima parte della pre-
sentc niijmoria, e dar cosi fine al nostro lavoro.
PARTE QUARTA ED ULTIMA
CL.\SSIFIC.\ZIO>E DEL MOSTRO, SPIEGAZIOXE FISIOLOGICA DELLE SIE
ADDERRAZIOM E DELLE CIRC0STA^ZE SPECIALI DI CHE ACCOM-
PACSAVASI
La famiglia de' pseudencefali e quella alia quale il
nioslro descritlo si ap|)artiene — S. Ililaire erode star essa
di mezzo tra quella dcgli esancefaliani, caraltcrizzali per
la posizione, e la deforniazione del loro encefalo, egli anan-
cefaliani prcsso i quali 1' encefalo e lulto distrullo. La loro
classificazione e cosi disposta; CI. l." mostri unilarj Ord.
1. inostri aulosilL Tribii 3" Vami'^Wd t"" pseudencefali.
Sainl-llllaire Seniorc avcva gia diviso questa famiglia in
due generi, i Nosoncefali c i ThlipsencefuU ma posterior-
nienle il di lui figlio erode aggiungervi un lerzo genere,
cho cliiamo pscudoncefalo propriamentc detto.
-, I caratleri de'lre generi sono
1. Gen. Nosonccfulo
Encefalo rimpiazzalo d' un tumore vascolare , cranio
largamenlc aperto al di sopra , ma solamentc nella re-
gione frontale c puriclale, foramc occipitalc distinto.
2. Gen. Thlipsencefalo .
Encefalo rimpiazzalo d' un lumore vascolare , cranio
largamenlc aperto in sopra, ma solamente nella regione
frontale e purielale, forame occipitalc distinto.
3. Gen. Pseudencefalo.
Encefalo rimpiazzalo d'un lumore vascolare, cranio
— 203 —
c oanalc vcrtebralc largamentc apcrlo , mancanza di iiii-
dolla s|>inal(;.
Tciioiulo prcsenli i carcllori di quosto ultimo , si vede
diiaro corrispoiidere a qiioilo del inostro da mc dcscrillo,
salvo r csislonza delle midolla spinale die foniiava una
eccezionc.
Qiicslo ifoncrf' o il [liii raro dclla fiimi|:,Hia. c La
iiionslrnosil(! ii in quelle jo doiiiie, dice I. Saiiit-llilaire le
nom de pseudeiu'epiialie, dernier lermc possible des del'or-
nialioiis dans celle faniille resuUe de tonics les anomalies,
que jc viens de decrire dans la thlipsenciplialie, eomhi-
nees avec iinc fissure spinale (toni. 11 p. 23!). ) Poehi
soiio iiil'Mlti i casi accadiili e reijistrali daijii autori. IMaeanel
uel 1772. linseli nel ISO'i-, c Meckel ne descrisscro [)arec-
elii — nel l((7i un'allro ne era slatoindicalo daKlion e quc-
sti enuio i soli conosciuti da S. Ililaire , separalamente
da allri Ire da liii osservali in varie collezioni di Paricfi.
I mostri di lal rami!>lia nascono "•eiieralmeiile alle
prime jfravidanzc ; il die forma un' eccezione sccondo il
prelodalo temloloi^ista francese (torn. 3. p. 2j8.); e a
capo a olio mesi e selte aurora; ma cio non toglie die
possono giunjifere al 9. e 10 mese della gravidanza. II
caso die ci apparliene forma anco a questo riguardo una
eccezione alia regola slahilila, ])erdi(! la madre sua avea
sostennlo altre gravidaiize regohiruiente, e avea dalo alia
luce ben nulrili bambini. II cerebro non essendo ncces-
sario alTesercizio della vita organira e ai movimenti aii-
tomaliii, sua mancanza non impedisce al mostro di vivcre,
di miioversi nell' ulero malerno, e anco fuori di csso per
un tempo piii o meno lungo — esso ])er (pianlo ne sap-
piamo manifesta uscendo dall' utero i segui di una vitalitJi
cbe suliilo si eslinse.
Salvo il cranio orribilmcnle mutilato i pseudencefali
nclla loro slruttura eslerua non prcsentano auomalie ri-
— 204 —
inarclicvoli. IVoi vidimo nel caso noslro gli occhi assai spor-
genli infuori, il clie faciliiiciUc si spicga per le ohliquita
del piano inferiore dcH'orbile, come feci rilevare nella dc-
scrizione anatomica, clie in fiiori sospingevali. — La lingua
rovesciala alio osterno rolonda c appiallita, il die dimo-
slra aversi fonnato al torzo e al quarlo mese della gc-
slazionc, epoca in cui i lahbri doveano crescere c diiiii-
nuire il diamelro della hocca, e la lingua ricntrare nello
intenio di questa. La Iromba nasalc scliiacciala c divari-
cata, come suol rinvcnirsi dal quarto al quinto mose della
vita entrauterina, il die dimoslra un'arresto nellc sue evo-
luzioni — La testa impianlata sul tronco, il chc devesi at-
Iribuirc alle innormali lorsioni della spina^ specialmente nella
regione cervicale, clic tcndevano a spingerla innanzi e in
basso, anziche in alto. — La faccia c I' inliero corpo svi-
luppali in considerevol niodo , la qual conveniva a con-
fermare la legge del bilancio organico e de' compensi. —
La pelle finalmenlc moslravasi ricca di adipe inferior-
nienle, e di peluginc marcabilissima supcriormenle, cio che
avvalora I'idea di M. Brccchet, che a incontrato un tal
fallo negli ananccfali, c che spiega per mezzo del Irasporto
della forza formatricc, la di cui azione diminuila nelle parti
centrali, va a traspor tarsi nelle parti periferiche. Ma noi
possiamo ben Irovare un'altro modo di spiegazione sul-
I'assunto: conoscendo che al sesto mese delle gravidanze
il fcto senipre si riveste di peli lanuginosi che cadono
al nono mese ; conoscendo chc presso i pseudencefali e
gli anancefali la gravidanza generalmente parlando non si
prolrae al di lii del 7 all' 8 mese, come fu nel caso nostro;
si coniprendcra facilmcnte mancare il tempo necessario,
accioche la pelle possa spogliarsi dalla peluginc di che
trovasi vestita.
In quanto al scsso presso i moslri si e mollo con-
trastato nella scienza , secondo infatti le osservazioni di
— 205 —
Ilaller e Meckel il rapporlo de'masclii colic feniniinc pres-
so i nioslri e di I a 3. .lloriiaf^iii, Soeininoriiii^' , Lamii-
foi'lov credono die i^li auncefali riiiveiiiioiisi di sesso lein-
iiiiiio c lirechel jteiisa clic la proporzioiu! delh; Iciuiiiine
ai inasclii e iiieno graiide nei;li aiiaiiccfali die negli ace-
liili. K Iralasciaiulo ri|)olesi di Ackermaiui, clie 1' cinbrio-
ne noil a sidle prime sesso propriaineiile delto, clie di-
vien li'ininiuo iiisegiiilo qiiando 1' endjriolrol'o e lalmente
copioso die noii liova haslanle ossigeno per coagularsi;
divieiK! iiiasdiio (piaiido leccesso dellossigeno rende Teni-
hriolrofo piii solido e coiisislenle; quella di Kiiox die lo
eiiihrioiie conlieiie gii eleinenli de' due sessi, c la scssua-
lila viene dcteriniiiala dalla predoniinanza di iiiio di essi ;
(|iielle di lleiidve e .Hiilol die ])releiidoiio 1' ovario destro
coiileiierc i gerini iiiasclij c il sinislro i gernii di sesso
fcmniino — Iralasciaiido quelle di allri nuinerosi scriltori ,
io credo jjotersi considerare con Meckel, die il sesso feiii-
niino e il priuio abbozzo a cui pud giungere 1' organizza-
zione d«lla sl'era sessuale; e die il niasdiio sia 1' ulliino
coni|timento e il prodoUo dell' energia piii dicbiaralo delle
nietaniorlisi organiclie ; e mi permello opinare polersi sla-
bilire come regole gencrali che i nioslri per difello, gcne-
ralmeiile pariando , apparlengono al sesso femmino , e il
caso da noi riscoiiUalo riuiiendosi agli allri die nellc scieu-
zc si conoscono pud preslarcene una ])rova.
Ma consislendo la moslruosilii principale del noslro
pscudcncefalo, come in Inlli gii allri, alia lesla e alia colonna
verlebrale, e nccessilii che me nc occupi parlilamcnlc c sc-
paralamenlc.
Tl'MORE CEREBRALE
L'csistenza della niassa granulosa cercbralc nel basso
londo del sacco nieniiigeo come si vide ncU' csainc anatomi-
- 206 —
CO, ci da a conoscere un'arresto primilivo nelle evoluzioni
successive deH'organo iinportanlc clie dovca formarsi; siffat-
to pensaniento viene comprovato dai lavori di Leuvvcnhoeck,
di Valentin, Schwann Fnrkinjc Wenzel ec. i quali anno
osservalo il cercbro, e UiUo il sislema nervoso formarsi per
cellule primilive riveslile in scguito d'una massa granulare
che vi si depone a poco a poco ; deposizione die ncl noslro
pseudoncefalo dovetle arreslarsi assai di buon'ora: i ri-
niasugii infalli in esso csislenli consislevano , come general-
mentc in casi simili suole rinvenirsi , in una massa gra-
nulosa amorfa sonza apprczzabilc organizzazione estenia —
Ed e i\n fallo Corse raro a succedere, il potcrsi dislingue-
re chiaramente dentro il tuniore, fra la dislruzione gene-
rale dell'organo, alcune dclle sue parti componenii — Cosi
31. Beclard ci dice av(>r osservalo in uu caso il bnlho
rachidiano e i peduncoli cerebrali. Pcnchinali di aver riu-
veruito i taluni ollici, i corpislriati, e i tubercoli quadri-
genielli, e Wepfer, Slalpart, Vander, Viel e Caldani aversi
inconlrato in esempj in cui esisleva il cercbro cosi pic-
colo ed alrofizzalo, che era quasi deprcsso sulla base del
cranio. L'esislenza inlanlo di tali rimasugli cerehrali da-
va inlercsse uia"'"iore al mosiro da noi esaniinalo « L"e-
xistencc de quebpies ])arties medullaires dans Ic lumeur,
est plus rare que la prt'sence d'un peu de sierosite (Sainl-
llilaire). Kppure in esso esistcvano e 1' una e I'altra : il
mostro uscendo dagli strelti del bacino matorno, per la com-
pressione die dovctte subire, lascio scappare fuori per le
scissioni, che noi notammo nel sacco cerebrale, le acque che
conteiieva. lo credo essersi (piestc; formati non per uno stato
pal(dogico come gencralmente si crede, ma per quella legge
che esiste in ogiii organica formazione, che venendo mcno
la forza plaslica in uu punlo, tende a produrre una or-
ganizzazione menocom|)licata, piu|semplice, piii elementare,
in un' allro ; o per dir meglio non potcndo i vasi san-
— 207 —
guigni nulrirc il ccrebro mancanlo, la quanlila di sangiie
rimaslo ccccdenle va a foriuarc T iilropisia (•cr('l)rak' — 31a-
goiulic a fallo ossiM'varc, iiilatli, die nclla paralLsi dcjili alic-
nali iiK'iilrc il ccrvcllo si alrolizza , (iiicllo cIk; sparisce
vicn riiiiitiazzalo dal lliiido cefalo-spiiialc, il quale si ac-
cresce a misiira clio la luassa ccrebralc, diiiiimiisco (Fi-
siologia \). 10^); |km' locclic T idropisia dcllc inciiingi
dcvesi riguardarc conic I'dTcllo d' iniioriiialc sccrczionc del
lluido celalo-spinalt! die lisiologicaiiieiite esisle lungo il
racliis e denlro il cranio come .Morgagni osservo pel prime,
3Ingenilie esaniiiii) il secoiido, e il niio amico Cavarra pel
lerzo ingegnossi a delerminarnc la sede su di die lie in-
sen memoi'ia nel lonnial liehdomadaire IS'H.
Esaiiiinaiido iuUuilo il sacco menibranoso non polcva
mellersi in dubbio esser fornialo dalle meningi, come tro-
vasi ben dinioslralo oggi nella scienza. — La (jnislioiie
pero die si jiresenla quella si e di sapcrc il perclih le
meningi si lorniarono, menire il ccrebro non erasi inlic-
rainentc lormalo? — iVon possiamo rcndcrci conlo di cio,
die ammellendo per la formazione di esse un lavorio piu
scmplice di (piello cIk; ridiicdesi per la lormazione del-
Torgano cenlrale dcirinncrvazione, o ammellendo nel la-
vorio organico un i)rogressivo c speciale andanicnlo. —
Sainl-llilaire a emesso su lal proposilo la leorica « die
le parli jierifcridie, c piii specialnienle Ic lalerali d' uno
apparecchio sono niollo piii coslanli dellc parti cenlrali e
mediane ; esse csislono frequenlemenle , qiiando quesle
mancano, c formano sovenlc una conforniazione regolare,
<|uando gli ullimi sono gravcmenlc inodilicale o niollo in-
complele (Op. cil. toni. 3. pari. IV, pag. 2Sl.cscg.)
Si polrebbe aiico pensarc con .Mayer, cbc luUi i sislemi
organici si formano c si svilnppano da denlro in fuori ,
dal cenlro verso la circonrcrenza. Olio a soslenulo que-
.sli pensaincnli , ma Sainl-llilaire come parligiano della
— 208 —
tcoi'ica dello sviluppo centripcdo li a contradelti. Meckel
dal canto suo crcde die I'csallazione dell' atlivita svol-
gasi di j^referenza in fuori, e la diminuzione in den-
iro (op. cit. p. 82.) Da cio nc risulla una diversita di
opinion! assai rilevante , ncllo animettcre alcuni le parti
contenenti essere piii coslanti de'conlcnuli, c ncl pensare
gii altri in contrario senso; ma sid proposito mi sembra
molto gindizioso qucllo che ne pcnsa il celebre Dutro-
cliet. « Lc developpement dcs organes est bicn evidente-
mcnt ceiitripele cbez les animaux, mais la formation dc
ces memcs organes est elle cgaloment centripete? I\c se-
rait — il pas possible que ce fussent les parties formec ces
dcrnicres qui fussent les premieres a developper? (1) «
Ma se si puo spiegarc la esistenza delle meningi per lo
sviluppo centripedo, la volta del cranio non avrebbe do-
vuto esislere? IJisogna risolvcre questo quesito , perche
bisogna qui ammettere altra causa di azione di die andiamo
ad occuparci.
IXeir esame analomico ci si prcsento incomplelo il
cranio mancando deila volta e dclla sua parte posteriore;
ora neir esame ctiologico ci si presenta la sierosila ecce-
dente raccolta denlro il sacco mcningeo come la causa
principale di lanla abcrrazione: nnlla di piij facile a con-
cepirsi, che la forza claslica d' un llnido esercitandosi con-
tinuamente su d' una parte, possa distruggere questa, ar-
restarla nclla formazionc sconl'ormnrla e |)erturbarla dclla
sua posizionc ordinaria. « Cetle hydropisie, scrivonoChaus-
sier e Addon, si elle eclalc de bonne hcure, et avant que
les OSS du cranie soient ossifies, arrete tout a coup leur
devdoppement, et fait detruire ce qui en a deja ete fait,
si die vien plus tard, die amene la distension, I'ecarte-
(1) Diilracliet — Mc'inoires pour scrvir a 1' liistoire anatomique
ol plussiologiquc (les vegelaux ct des animaux — Paris 1831. p. 4i0.
— 209 —
mcnt dc ccs oss el la nialadic connu sous le nom d'liy-
(lroc('*|)liale. « Osscrvammo noi infatti nclle ossa cranianc
del psoiidcncefalo un'arreslo di sviluppo iicgli iini, una de-
viazioiie morfologica iiogii allri; inanileslavasi il priiiio in
(juelli (lella volta, noi parielali; parte superiore (lell'occi-
pilidc, parle scagliosa del temporale ; osservava.si la se-
coiida iiella base del cranio, e ([iiindi nello scogiio, nello
sfenoide, nella parte inferiore deH'oceipitalc. La ragione
di questc anomalie e chiara da se stessa, perclie gli ossi
della base essendo i prinii a formarsi ebbcro il t(!nipo di
divenire cartihiginei, inenlrc qnelb! della volta erano ge-
lalinosi: — gli uni e gli altri parloci|)ai'ono al pertnrbamento,
ma i ])riini rcsiiiroiio sconl'ormali , annientati i secondi.
Imperlanlo il diietlo della inassa cerebrale non reco il di-
fetto de' nervi di sua origine, pcrclie e slato gia provalo
ogni parte da per se distinlameiite formarsi. — A'emmono
osservanimo il preteso ingrossauKMito all' eslremila di loro
nascita come credono alciini; ne essere ridolli al loro in-
viluppo nevrilemalico come asserisce aver veduto 31. IJla-
indin in due casi da lui esaminati.
C0L0>>\ VERTEBRAI.E
Dal lumorc del cerebro scondendo a quello della spina
con cui esso conlinnavasi , cliiama la nostra attenzione
Ccsislenza della midolla spinale , di die i pseudencefali
mancano assobilanienle. — K sebbene questo falto non sia
nuovo nella scienza ])erclie alcuni autori sonosi inconirali
in escni|ij uguali a (piello di Hoccanl in cui la midolla
era alrolizzala , e quasi rislrella sopra se stessa, pure
ancora non se nc e I'ormata una specinle varieta cbe ben
lo si polrebbe per meglio corris])ondere alle vedute d'una
esatta classificazione teralologica, su di chc csistono ancora
delle lacuue da riemiiire.
— 210 —
L'csistcnza inlanlo della miilolla spinale e la inan-
canza nol tempo sicsso del ccrcbro e un fallo imporianle
chc merila tulla rallonzioiic possibile, pcrche apporla nuovi
diihbj sulla tcorica domiiiantc delle cause meccaniche in-
lerne e della idropisia ccfalo spiiialc priniiliva; impercioche
SB la raccolla sierosa nel sacco nicninifeo ccrebrale era
valcvole a dislruggore 1' organo soltoslante gia bello e
formato, 1' egiiale cffelto dovea pure recarc siiUo spinal
midollo il fluido slesso raccolto nel sacco vertebrale — Ep-
pure ci() non si e veriCcato nel noslro caso, e in quei
pocbi altri die vi anno relazione — Un fallo eccezionale
pero non nuila la rcgola — Ebbcne ; ma questa regola non
e della naluia , e un' ipolesi creata dalla menle iimana a
fianco della quale pel medesimo oggello allre ne esislono
assai discordi fra di loro; e se un I'alto non mula la re-
gola, e valevole bensi a spianlare dalle I'ondamenla una ve-
duta arbilraria, e una falsa illazionc di nostra menle.
Ed infalli ralrofia di clie era colpita la midolla spi-
nale non si puo a mio credere in miglior modo spiegare,
chc ammcllendo uu indejjolimento nellulleriorc sviluppo
di cssa, perche moslravasi conformala nel modo slesso,
come ritrovasi ne' primi periodi della gcslazione ; solo era
scomparsa la grondaja indielro di che e provvisla in lal
epoca, e le sue libre crano divenulc piii consislenli. —
Quindi per noi la sierosita inscguilo ando a stabilirsi nel-
I'interno del canale cosliluilo dalle mcniu"!.
La scissione e le torsioni anormali della colonna ver-
tebrale anno tult'allra origine e spiegazione. — Gli archi
delle verlebre rudimentarj , erano rovesciali laleralmenle
lasciando nell' intermezzo, come abbiam delto, la doccia spi-
nale. Or questo insolito disordinc bisogna atlribuirlo, ol-
Ire ad una mancanza di sviluppo ne' punti di congiungi-
mcnto sulla linea mediana, e alia prcssione del fluido ab-
normale quivi esistcnle, ad una causa assai violenta che gelto
— 211 —
fuori i liniili ordinarj i nuclei doll' ossificazione ancllare;
e quesla causa noi la rilroviaino nolle conlrazioni spa-
sniodiclie violcnli a cui il lelo uell' ulero niatcrno audo
soggello verso il (|uarto niesc della i^ravidanza, allorchc
i niovinieiili neH'cinbriono possano aver luogo , e allor-
clie ijjii ossi noii aiiuo ae(|uistato cousislenza abhaslanza.
Conlrazioni suscilali dal morale e dal lisico perturlianiento
della niadre die ridellevasi sul prodotlo del concejtiincn-
lo; e se Jo si vnole ancora dalla pressione die suhiva la
niidollii spinale dal lluido aMibienlc. La stcssa polenza
pcrlurhalricc era sullicionle a delerminarc pure le irrcgo-
lari (iirvaliire dell' iiiliera co/oji/uj, specialnienle se vi si
aj'giunge lo innorniale atlacco, I'alrolia, c la mancanza di
alcuni muscoli e liganienli posteriori del dorso, die non
potevano opporre a quelli anleriori c lalerali I'anlago-
nismo neoessario ; c altliendie Houvier erode Ic potonze
niotrici dolla spina per nulla iidliiiro alio sue deviazioni ;
pur nondiinono basia fare altenzione alia disposizione ana-
loiiiica, 0 alio liinzioni di quosle |)arli per smontire sif-
falta opinione — Lo slosso A. pero non niega die 1" azio-
ne niuscolare puo osserc la causa di tali jierlurlianionli
in eerie spasinodidie conlrazioni.
3Ia la mancanza del coreliro non puo rii>"iiardarsi
come un ostacolo ai moviinonli dell" oinbriono iidl' ulero
malerno ? — Si conosce il cer\ olio non esscre neccssario
ai movinionli autonialid ; ed e per (piosla lajjidno die
alcuni moslri uali s<uiza corvollo vivono qualclie lompo
fuori doir ulero facendo inovimenli diversi. Le es|)ericnze
poi di Kloureus c di Hcrlwiug sugii uccelli Icslilicano
come il cerehro puo essere grandcmenle mulilalo e di-
slrullo in (piesli animali seuza reslarnc impedili i loro
movimenli. Ganlier ii provalo allres'i die un gallo decol-
lalo si muove ancora c balle le ali per dii'eiidersi, dopo
die il suo corj)o e riiuaslo privo dal cupo. — La slessa
— 212 —
cspcriciiza avca falto Doerhaavc tagiiando la testa ad an
gallo incntrc corrcva verso il vitlo, c die ad onla di cio
noil si fenno die dopo raggiunla la nicta. « La moellc epi-
niere est iiii apparcil charge de force iiiotrice <pii nieme
aprcs avoir ele sopare dii cervcaii pent , sans excitation
du dehors determiner dcs mouvcments aiitoinaliqnes , par
le senl fait de sa decharge {\) » — II cerebro ])ero se
lion e necessario ai nioviinenti aiiloinatici , lo e snl loro
ordiiiamento , e quindi il felo poteva muoversi dentro I'u-
tero della inadrc , ma muoversi disordinatamente, il che
era cagione di nuova allerazione alia coiiformazione della
spina.
Pervenuto qui alia fine, c rivolgendo indietro i miei
ocelli, Irovo avenni inipriidenlemente arrisdiialo nelle qni-
stioni pill dillicili della scienza ; cost infalli ricordo aver
toccato di ccimo la genesi, in generale de' nioslri, e le
cause die li delerminano, e le discordi opinioni emcsse
suir assiinto; scendendo poscia al falto mio parlicolare per
nieglio csaininarlo nella sua origine nelle sue cause c nella
sua essenza, avenni ingegnato a considerarlo sollo l' in-
fluenza delie materne disposizioni. — Ma la inadre a volta
sua Irovavasi dominata dalla nalura in generale, e quindi
csaniinai se le infliienze degli agenti esterni potevano es-
scre 0 no favorevoli alio sviliippo e forinazione dell' em-
brione; in ultimo Irovomi aver delerniinalo alia migiior
maniera possibile le aberrazioni speciali, c la causa di
loro forinazione nel pseudcncefalo caduto sotio il mio
esame.
Mi avveggo avenni incamminalo per una via disa-
strosa c dillicile; ma cssa era la via deU'onore; il vostro
esempio me I'avea addilala ; non esilai dumpie, mi vi cl-
menlai losto, e scbbene debole c barcoUante 6 creduto
(1) Mailer Op. cit. vol. 1. p. COS e seg. '• >
— 213 —
rccarc il niio lievc tribulo all'aUarc di Minerva solto la
scoria di Esculapio. Sono giunto al lerniinc: poco il mio
lavoro puo interessarc la vostra attcnzionc ; ina mi spero
alnicno cunipatimenlo mettondolo soUo 1' cgida di qucsto
rinonialo Consesso.
AFFENDIGE PRIMA
ALLA
MO^O(;nAFI\ DEGLI ECimiDI VIVEHI E FOSSILI
leda nella scduta ordinai'ia del 26 Gcimaro 1854
DAL SOCIO ORDINARIO
[Jvot Dottor :^nDrca vlvaDas
A Mi
^i::'l^ u.;;;isi):) i)?. '<'h kk-H) C^>-\-\ J'-r «;(: !
c-T/.',: ■ I '<\<^.:: :'K^\
*-'^S«6«,S»'--6S^|®^'^«^^.f^^|^|--?««y|2|--SS?^«S»-«^^^
^iguori
^
D omeiulare od arriccliirc scinpre piii la iiiia inont»-
gralia (l('f>li Kcliinidi vivenli e fossili della Sicilia, io ho
crednlo, non clie iililo, bensi ncccssario aggiungere a que-
slo lavoro una prima appendicc in cui mi faro principal-
mcnln a dcscrivcro varic specie fossili da me recenle-
nienle scoverle ne' noslri tcrreni , che riuscir dovranno ,
sc mal non mi apjiongo. a vanlaggio non solo della Zoo-
logia, nia benanco della (loologia dell'isola nostra. Que-
slc specie sono stale da me rinvennte ne' lerreni terzia-
rio, giiirassico e cretaceo ; o Io rinvenimento di esse scra-
brami aver di mollo confcrmato le vednle geologiche sulla
Sicilia del noslro egregio socio prof. Carlo Gemmellaro
csposte nella sna interessnnle opera elementare di Geo-
logia.
.\rrogi a cio, che , avcndo io nella mia sopracitala
opera tcnulo un' ordine opposlo a quello die si dee se-
guire nello slalo alluale della scienza, e giusla gli ulli-
nii pensamenti de'sig". Agassiz e Dcsor. che io ignorava
2y
— 218 —
quando scrissi la prima parte di essa, cioe a dire avendo
dalo coniinciamcnlo da' Spalangoidi e tcrminalo co' Cidariti
inentre quesli ulliini sono i piii semplici c dcl)l)ono le-
nire i prinii in una melodica esposizione di questi ani-
mali; cosi ho slinialo pregio dell' opera, e aflin di ov-
viarc a talc incoiiveniente, presenlarc infine di questa ap-
pendiee iin' elcnco di tulli gii Ecliinidi da me descritli ,
disponendoli secondo 1' atluale classilicazione.
Cosi si vedra chc tali specie giungono oltre a cin-
(pianta, niimcro per la Sicilia considerevole, tenendo pre-
senle clie cli Ecliinidi viventi e fossili che si sono rin-
veniiti sin' oggi ne' varii terreni del globo non ascendono
a pill di mille secondo cio che asseriscono i Signori Agas-
siz e Desor.
Forse in apprcsso a questa inemoria faranno seguito
alcune allre ; perocche non intralascerb di conlinuarc Ic
mie ricerche sii quest' ordiiie di aniniali che oggi si stu-
diano con infaticabile perseveranza, essendo slati general-
mente risguardali come interessantissimi agli studii geo-
logic!.
Cii) poslo, scendo alia dcscrizione delle specie che
sottopongo alia voslra osservazione ed alia vostra dotta
disamina. ,•• nu ('<•■! '«'" '>-•
- my
;i AGGIUNTE
ALLA FAMIGLIA DE' CIDARITI
GEN. CVPHOSOMA. AGASS.
Inviluppo circolare, ugualmente appiattito alia faccia
superiore ed alia inl'eriore ; pori disposti per paja sem-
plici formanti delle serie ondose ; aree ambulacrali for-
nile di turhercoli che uguagliano esattaniente in grossezza
— 219 —
quclli <lollc arec inlranihulacrali ; i lurborcoli tagliiizzati,
Ilia noil pcrforali, e che lonnano due serie in ciascuna
area; l)occa rotoiula cd assai Icjfgcrmonic intaccala.
DilTerisce ([ncsto gciicre dal ijcn: Diadcma perche
(jiiesrullinio porla per carallere il perforameiito de' fnber-
coli. Tulle le specie sono iossili, e limitale siii'oggi ai Icr-
reiii crelacci.
SPECIE tNICA
Cyphusoma refjulare — Ajjass. p. 69 — Col. syst. p. //.
Quesla specie e disliiila per essere niolto depressa,
e per aver principalnienle i turhercoli delle due aree jier-
fellamenle uffuali in grossezza, e Taperlura boccale gran-
de. L' iiidividno ciie vi jireseiilo e slalo riiivenuto iiel Icr-
reno crelaceo de'diiilorni di Pacliino e non lascia dui)l»io
alcuiio suiia sua specilicazionc.
r,i! „. . . ( Trasversale — Millini. 3i.
Diainctn s ,• ,. . ,,.,,. , f.
( >(Mlicale — 31dliin. 15.
->'
GEN: rJDVIUTES LAMR.?
SPECIE. CIDARITES GRAMLOSA. MIHI
(MaritoH .... aculois suhovatis, p.cnslatis, gmnulosift ;
yranulis crchcrrimis, inaequulihu.f undiquc notatis;
pedicuiis breiihus ?
Sono i soli aculei die io ho conoscinto di quesla
specie niiova, e sono slali rinvenuli nel lerrcno seconda-
rio di Turcisi. in qiiclla slessa localita nella qunle si ri-
Irovano queili della Cidariles (jlundifi'ra di (ioldf. da me
— 220 —
iloscrilla nella niia monograOa. Soinigliano a quesli i novi
aculci (la me or ora notali in quanlo alia forma , seb-
henc alciini fra essi prcsentino una forma subovala ma al-
quanlo cilindroide ; ne differiscono poro soUo molli riguar-
di. Gli aculei della mia nuova Cidarite non lianno coslolc,
ma la loro superiicie e coveria di i^ranuli avviciuatissimi,
al segno quasi di loccarsi 1' un coirallro, disuguali e sen-
z' ordine disposli. In due esemplari niancano i peduncoli,
in un allro ve ne ha un principio, c qncslo non si mo-
slra slriato , ma granuloso , avvegnacclie i granuli siano
pill rari. IN'on possianio asserirc sc nella loro continua-
zione siano levigali o slriati, o anco seniplicemcnle gra-
uulosi.
rw- , - i Loneitudinalc — Mill. 25.
Uiamelri m i iin n r
I Trasversalc — iiiill. 14.
;»)
GEN. ECHIIVUS
Aggiungo alia descrizione dcllc specie del gen. Echi-
nus quella di un' allro Ecliino mollo singolare per la sua
forma c pe'suoi caralleri.
II suo pcriniclro c ovale; per lo clie dovrchbe an-
dar compreso fra le specie del gen. Echinomelra di Klein.
Tal genere fu crcalo da queslo naluralisia per le specie
ad amhilo ovale, die differiscono da' veri Echini per que-
sto caratlere principalmente, non che per la forma singo-
lare degli aculci, e per cssere arcali al di sollo. E stalo
ammesso da' Signori lilainville, Desmoulins , Agassiz ec.
Quest' ultimo fa pero avvorlirc die lo allnngamento
dello inviluppo nelle specie spellanli al gen. Echinometra.
secondo la sua caralterislica , esser dee non nella dire-
zione dell'asse antero-posleriore, ma obbliquo ; di piii i
pori sonovi disposli in modo da formare degli archi tra-
sversali. ;;„ ,.■ ,, ,>
— 221 —
Or iM'llo Kcliino clio iniprcndo a (Icscrivcre prima
(li liillo non ho poliiio rih^vare sc I'alliingainonlo ilclla Ic-
sliila sii nclla dirc/ionc dell' asso anioro poslcriorc, non
avciido poliilo Iracciarc (picsl' assp, niancando in tiiili gli
individui da nic raccolli la piasira niadrcjiorica dalla (jnalc
vii'iic sci^nalo. Arrofji a cio, (lie i |(nnj;nli non soiio mica
sini;(>lari o diversi mollo da (piclli dcgli allri Ecliini , c
(ii) ho polnlo rih'varlo da alcnni di essi die sono rima-
sli allaccali alia siipcilirio dclla tcslnhi , c chc dcliliono
apparlcncro alia mcdcsinia. Ollrc a (picslo gli arclii po-
lilcri sono ol)l)li(pii c non Irasvcrsali.
INt tulle (picsle osservazioni non ho crcdiilo polcr
collocarc il niio Ecliino rianiiiiezzo alio specie del gen:
tJvliiiionu'lrd. Ksso dallronde piesenla una caralleristica
parlicolare, (piella, cioe, di avere il verlice esceulrico si-
tnalo a' due (piinti della Inngliezza delta leslula, per cui
dal verlice medesiino al punlo del perinielro piii da esso
distanle olVre una ceria (lepressione, o niegiio una obbli-
(piita nianil'esla. Sarehhe I'orse la specie di cui mi occu-
po la niricln <ihli(jna (\i'\\' Echinus (Inhius di Agassiz ,
die ([ucslo anlor<! desnive nd sno calalogo sislemalico, e
ehc viene solamenle judicata nd calalogo ragioualo dcgli
Echinidi da liii pulililicalo c dal sij;n(»r Desor ? Ma co-
me polrei asserirlo iion aveiido a\ulo sinora jier le maiii
ii cilalo calalogo sislcmalico, ed ignorando (piindi la de-
scrizione dello Echinus duhius da lui scoverlo? Pure e
da osservarc ancora die cgli poria qnal sinoninio della
sua variela olil)li(pia ddia sndella specie la EchiiwmcAra
innrijariiijcni di Aic. la (jnale, (pianlmu|ne io non la co-
nosca , Inllavia credo die sia di forma ovale , allrimenti
il signor Aic. rignardalo non I" avrehhe (piale Kcliino-
luelra. Scmhra diimpie che varii caralteri della variela
ol)l)li<jua deir Echinus duUius di Agassiz corrisponda-
110 con (pielli del mio Kchino ; amhedue fossili c del
222
terreno tcrziario, mcntre I' Echinomelrc del citato autore
sono tutle dell' epoca alluale ; ambcdue soiio obbliquati ,
con ai'clii di pori obliqui e da Ire paja costituiti, e forse
di forma ugiiale ; ma non potcndo sii di cio asserire al-
cuu die di positivo, mi e meslieri descrivere (piesta spe-
cie di Echino novissima per Sicilia , e cbe provvisoria-
iiienle nomino.
ECHINUS EXCENTRIIilS DHHl
■Ml;
Edi. haeinisfcrico-ovalis, s^iblus pulvinatus, ver-
lice excentrico ; ore centrali ; luberculis minimis, ere-
berrimis undique exomatus , poronim paribus oblique
lernis; aculcis brevibiis, acicularibus , longiludinaliter
striatis.
Qiiesto Echino e emisferieo- ovale piii o nicno ele-
valo, qualche volla piutlosto depresso; inferiormente verso
il cenlro concavo , e 1' aperlura boccalc profonda ; essa
iiguaglia circa ad nn lerzo del diamelro antero-posteriore,
0 uieglio del diamelro maggiore della testula ; il verlice
escculrico come sopra si e delto, e qiiindi da un lato obli-
quo ; le aree ambulacrali iigiiagliano la mela dclle in-
trambulacrali ; e le prime alqiianlo piii erainenti delle se-
conde, e cio si e perclie sono alquanlo de|)rcssi i solchi
ne' quali stanno allocale le I'asce porose o ambulacrali; si
osserva del pari una ccrla depressione o quasi un Icg-
gerissimo soico verticalc nel mezzo delle aree inlram-
bulacrali ; mollissimi tubercolelli scmplici si veggono su
tulla la siq)erlicie del guscio, i quali I'ormano quallro se-
vie complete nelle aree ambulacrali e circa dioci o do-
dici nelle inlrambulacrali ; delle piccole grannlazioni at-
toriiiano la base dei lubercoli segnala da una linea cir-
colare ; nel mezzo delle quallro serie tubercolose delle
— 223 —
areo ainhiihicrali so no scorgc uii' altra cho non giungc
sino alia sommila dol giiscio. ^ i
Tiilli gl' iiidividiii die possoggo di qiiosta spocio sono
slali riiivciiuli iicl lorziario di Agira, di Eiiiia o di Augusta,
Oflrono alcuno variola. Taluni sono mollo piii de-
press! ; il poriinoiro piii o mono ovale , gianimni pero
lale da avvicinarsi all" orhieolarc ; la oscavaziono dolla pa-
gina inl'orioro , in cui si schiudo Taportura boccale, piii o
mono prol'onda ; ii numero do' tuhercoli pero non varia.
I'or la grandozza , il numero , c la disposizione di essi
sonihra la noslra specie soniigliare VEcliinns gramdnriH
di Lanik.
Trasversale-Millini. 70.
Dianiolri > ,• ,. , ,,■„. qq
( Vcrticalc-.ilnlim. a J.
AGGIUNTE
ALLA FAMKILIA DE' CLIPEASTHOIDI
Cljipeasler fnlinm — Ayass. Calal. raison. pag. l.il
Annul, lies scienc. natiirel. I. VII.
Qiiosla specie e stala rinvcnula nel terziario di Pa-
lermo, lo non riio mai vedulo. II Si"'. Affassiz dice di
essere una specie mollo appiatfita a bordi aculi.
GEISEU. RMA. AGASS.
Qucsto gencre slabililo dal Signor Agassiz porla la
caraltorislica seijuente.
IMccoIi Ecbinidi di forma alhingala e lumida; ambu-
lacri divergenli; pori ambulacrali disuiiiti ; arec intrambu-
lacrali profondanienlo inlagliale : fpiallro pori gcnilali ;
— 224 —
solclii ambulacrali della faccia inferiore retli. Le specie
sono tiiUc fossili de' terreni terziari.
SPECIE. RINA COMPTONI. ACAS.
Agass. Monogr. cles ScutelL p. 32., tab. 2. fig. 11-19.
Agassis e Dcsor. I. c. p. 139.
Quesla specie rinvenula uel terziario di Palermo noii
e stata da me osservala.
GEIV. ECHIIVOCYAMUS. VAN-PIIELS.
Echinidi appialliti , di forma subcircolare, ellillica o
subpenlagonale ; ambulacri pelaloidci, lungbissimi, aperli ,
a pori disuiiili, giiscio denso; bocca rotonda; mascelle alte;
alio inCoriore ; delle tramczze iiilcrnc ; qualtro pori ge-
iiitali. DilTerisce dalle Lagane per I' ano ravvicinalo alia
bocca, c dalle Fibularie per le Iramezze interne e per la for-
ma depressa. Le specie apparlengono alia formazione ler-
ziaria ed all'epoca alluale. (Agass: e Desor 1. c. pag. 140.)
La Fihularia iarenlina da noi rapporlala nella no-
stra monogralia apparliene al genere Echinocijamus teste
descritto , e deve appellarsi Echinocyamus iareniinus
Agass.
II Signor Agassiz rapporta nel suo catalogo ragio-
nato (1. c. pag. 141 ) un altro Echinociamo rinvcnuto in
Sicilia, die ba chiamato Echinncrjamus siculus, da Ini
descritto nella sna monografia delle SculcUe, ed il quale
e a me sconosciuto. Apparticne alia terziaria formazione
deir isola nostra.
— 223 —
i.i. FAMIGLIA DE'CASSIDLLIDEI
GEIV. GALERITES LAM.
GAIERITES GLOBILIS. DESOR.
Uesor. Monngr: des Galev, p: 18: tab: i: fiy: 1. i.
Questo Galerite e slato da mejinvenuto nel terrcno
crclacco dclle vicinanzc di Pachino. E cmisferico, elcvato,
jiiiilloslo lovigalo, piano iiiferionnciilc, con un pcriinetro
suhpcntagonalc ; hocca piccola rolonda, ano niarginalc.
Traversalc — Millini. 2a.
Verlicalc — 3Iillini. 22.
Diamciri
GEAERE PYRINA DES.MOUL.
Forma allungala e tumida ; ano sopra-marginalc ; fac-
I'ia inferiorc jiiana o pulvinala; bocca pontagonalc, obbli-
(pia e sciiza bordi ; lubcrcoli nunierosi , uniformcmenle
sparsi sii liiUa la supcrficie del guscio.
Lc specie conosciutc sin oggi spetlano alia forma-
zionc crelacea.
II Signor Desmoulins comprende nel suo genere Py-
rina le specie allnngale e lc circolari. II Signor Agassis
ha scparalo le specie circolari di cui ha fornialo il suo
genere (ilobalor conservando per quelle di forma allun-
gala, 0 ovoide il genere Pijvimi.
SPECIE PYRINA OVILOI AGASS. , !
Pyrina omiUnn — Afiass. Calal. sysl. pay. 7. — Dosor.
Monnyr. dcs fin/er. pay. 26, Tab. o. fiy. 3S — 37 . —
Nuclenlilos (nulum — Lah. t. .?. pay. 3ii.
Onesia Piriiia ha la forma di nn novo di Passera :
il verlice e porlalo verso il lalo anleriore, del pari die
— 226 —
la bocca ; 1' ano e poslcriormcntc siliialo in alio di una
specie di soleo poco profondo ; gii ambulacri sono suli-
pelaloidci , ma continuano sino alia bocca ; sono fomiali
da due scrie di pori sino ad un cerlo punlo, in cui si
cosliluiscono ad una sola seric.
■ .' L' unico e raro individuo die posseggo e slato ri-
Irovato nel terreno crelacco di Pacliino.
r»- . • ( Trasversale — Mill. 30.
D'a>nct" j Yerlicale-Mill. 19.
GENERE IVUCLEOLITES— LAIi.
Forma angolosa, subquadrala , allargaia posferior-
niente; giiscio soUilc; ano superiore, ora a fior di lesia,
ed era in un solco piii o meno profondo. Bocca pcntago-
nalc non slellala, scnza bordi; quest' ullimo carallere di-
stingue i i\ucleolill da' Culopiyhi e dai CassiduU.
Rapportianio qui due specie di NudeolUi nuove per
la Sicilia; cioe il NucIeoUies Irujonalus di CaluUo, che
e slato, rinvenuto nel terreno secondario di Pacliino, ed
i\ i\uck'oUles scidalws di Lak: rilrovalo nello slesso luogo.
„,,^ ,, ,.,,,„_ GEN. CATOPYGUS — AGASS. , ,„■
Caralleri ,.-,,,.
Forma rigonfia piii stretla in avanti che indietro :
ambulacri pelaloidei; faccia inl'criore pialla ; bocca attor-
niala di grossi bordi con una Stella di pori boccali di-
slinlissimi tra i bordi; faccia posleriore Ironcala ; ano al
bordo superiore della faccia posleriore.
Di queslo genere ho Irovato due specie dei lerreni
tcrziarii de'dintorni di I'alermo.
— 227 —
Specie 1." Cainpyj/us columbarius — Agass.
Nuclcolilcs columharia — Lak.
Specie 2." Calopijfjuf; (ic({uaiis — niihi.
Soiniglia al prcccdonle, ina piii rigonfio ed elevato,
ugiialincnte largo al lalo posleriore cd all' anteriorc , ed
im poco deprcsso lalcraliucnte. Alqiinnlo concavo nella
parte media ccnlrale della pagina infciiorc.
j Trasversale — 3Iill: GO.
Diametri ] Longiliidinale — Millini. 72.
( Verncalc— Millini. 40.
GEIV. AMiNCIIITES — LAR.
SPECIE A>A>C1IITES SEMICLOBLS LaK.
Ananch: ovalo — homisphaerica, hasi plana, ambulacris
anguslis ; lineis ilecovi biporosis per pariu cocra-
tata disposilis; veiiice indiviso. Lamk. t. 3. p. 31!).
Echinoconjles minor. Lcske apud Klein, p. 183.
lab. 10. fig. C". D.
Echinus minor. Var. A. papillosus Gincl: p. 3180.
Ananchiles semi-(jlobuH. Deslongch. Encycl. t. 2.
pag. 03.
Ananchiles minor. IMainvill. 3Ian. d'Acl. p. 205.
L'eseniplare die vi oirro e un modulo inlerno del
guscio della sopradescritla specie , cd e slato riiivenuto
nel lerreno cretaceo dei diiilorni di Pachino.
Lonijiludinale — Mill. S2.
Diametri < Trasversale — Mill. 50.
Verlicale — Mill. 44.
.;i/,J-- ' _..;.i. ./.Ai)
.H.iA .•.i:io,> ■; !■„-;••' -"{.[{ii/jy.! ;(t:i?)is
. V.T'I''.", >
/:■-..: ! __., '
oV,;'jo •.il'vu.pnl.
.t'.i-s
.''«) .Tir.((
ir iifiiiidi
SAGGIO
DI
PER LA SlCILLl
wa SOCIO ATirvo
Dot: eiuscppc vlntonio eabagni
SOPRA
UNA NUOVA MALATTIA ENDEMICA DELL' ETNA
IXTTA
ncUa tornata del 24 aprlle 1834
Mtf^'f V? ^,4j
mXd 'JJ3C /.
lU
usntTA OWOC 3Jf.*.
Une foole des maladies depende de V influence des
milieux ambiants geolo^qun ct chiniiques.
FOUBCACLT.
PliOEUlO
WJ^ECiESDO gli sludii di Geografia 3Iedica sidla Sicilia, o
conlinuando a fissarc i rapporli dolla naliira Gcologica del
suolo cfdic malatlio doi suoi ahilalnri , alio positive indiien-
ze ehe il terreno largilloso esercila sulla grandc inanifesla-
zionc dei niali Paludici , un" allra singolarc no viene dal
Terreno Vulcanico.
L" Ktiia e la cuna d' una .Malallia Endemica Niiova
neirisola, nella Seienza A'liovissiina die si cosliluisce di
un Avvolenamenlo del Sangue prodollo d'un corpo acri-
forme, clie per la sun novila dee occupare il j)rimo po-
sto nella I'alologia di Sicilia, clie uierita una singolar men-
zionc nella Geografia Medica dell" Knropa , e clie Etnea
dec denoniinarsi perdie sidl' Etna solo si osserva.
Gausala da un Emanazinne Teilnrica all' Etna colli-
vato coeva ma inosservala lin oggi. fenonu'uizzasi con una
niodalila jtalologica di vario grado : attacca i vignajoli clie
— 232 —
occupansi dclla viti-coltura sulle giogaje Etnee dall' altez-
za da niille a tre mila picdi sul mare, e a ragione dec
dirsi malaltia Endeniica, circoscritta osscrvandosi alia sola
localila ovc nasce, alia rcgione vignicola, e piedemontana
dell'Elna.
In una nicnioria IcUa al voslro cospetlo Meritissimi
Socii, ed inscrila nogli Atli Gioenii, prcsentava la sloria
di quesla malatlia , nuova c non descritla da allri, c delle
cause lopografiche da che veiiiva prodoUa, ma, sludian-
do piu a lungo quesla nuova cgritudine, osservandola in
tutte le sue manifeslazioni, sotlo tulti gii aspelti, nci va-
rii luoghi ove sviluppasi, e meditandovi scguitamcnle, ho
eredulo fame un lavoro per quanto la mia pochezza il
consenle complelo , cosi muovcndo dalla sposizionc del
falli passero alia loro tcorizzazionc, alia descrizione gene-
rale del morbo , la monogralia biparlendo in parte di-
nica e in parte patologica.
PRIMA PARTE
t'-
••' DELTA MALATTIA ENDEMICA ETNEA '' ' ' '
' ' "' ' ' DIspnea insigno fondeuza aUAslissia '
Giuseppe Gemmellaro di 27 anni a leniperamento san-
guigno , di cosliluzionc robusta , cssendosi porlato nella
pianura d'arena vulcaniea a nord del I'aoscllo iVicolosi erut-
lala nel 1G69 per dissodarla, e motlerla a pianlagione di
I'iti, scavala la terra alia profondila di (pialtro palmi, av-
verliva un sensibilc puzzo , e niolestavasi di peso alia
testa , sbadigli respirazione difficile ; conlinuando sotto
quella rea influenza la dispuea si riducova lerribile, ap-
f^ '> o
parivano i eapoi>iri, lo zurolainciilo alio oreccliic , Ic la-
collii scnsorio-iiilcllolliiiili si lurhavano, c I' iininiiiciiza al-
I'asfissia si vedcva. Loiilaiiavasi loslo daila sii|»erli('ic esa-
laiile r Killiivio, rcspirava 1' iwir [)iiro , c cos'i soslavano
i prodonii dcllc ronomcnic aslissiachc. Ilidollo in casa slcn-
lalanuMilc, salassavasi a larga vena, siiiapizzavasi tiilla la
ciilc, iisavasi uii lassalivo, crado "rado "li oscrcizii delia
rcspirazioiic si Ihccvaii I'arili, il canipo del conllilto cmalosi-
<•(! si aiiipiiava, o lY'i^rolo dopo trc giorni riducevasi sano.
liespirazioiu' diincilo, Orloiuica, Iiniuiiicn/a allAsiissia
I'iclro Pa|»palardo (raiini sedici di IfMiipcraiiienlo saii-
giiii'no, di cosliliizionc modiii , jiorlaitdosi a iavoraro la
Icrra nel piano oriciilalc ciie sla alia Caida dol .Moiilorns-
so, (Hide ])iiiiilarvi tin vilclo, apcrla la terra (piallro pal-
iiii ill prolbiulo, avvort(! iino spiaccvolc odure, i siioi mo-
vimcnli rcspiralori si faiino dillicili, i capogiri, si niaiiifc-
slano i linliiiiiii aiiricolari, il viso si ipcromizza, c peri-
cola di cadiM'c siil I'osso da liii scavalo.
Fiii'i'iva subilo il suolo llciireo cho miiiacciavalo di
aslissia, rcspirava I' alinosfcra pnrissiina, c i disordiiii rc-
spiralivi iioii ivaiio avanli ; ridollo in casa salassavasi, c
iirl iiialliiio vegnoiile iisava iiii piiri;alivo, soj^iiiva una sc-
vcra Igiene, c eosi la rcspiraziono niano niano si rimcl-
lova, c ill Ire giorni ritUweasi alio slalo norniale.
Ilecandosi la secoiida volla, e la lerza a lavorarc le
lerre vnkaiiiclie, e amiiiaiando dello slesso lerrihilc ma-
lore, erode saggio consiglio aslciiersi |)er scmpre di I'a-
licarc nella regione llegrea , e s(d)l)('iie iin Kliiicola po-
vero, facea coilivare nil suo picciol vignclo, e. lasciaiido
Ic I'aliclie della lorra iialalc, lavorava iici lerrcni argillosi
d' nil suolo slraiiicro.
3i
— 234 ~
Ortopnea grave, niinaccia d'Asfissia
, Gaelano di Mauro poco ollrc I'anno vigcsimo di teni-
pcramenlo sanguigno.; e benissiino (alio dalla persona, vi-
gnaiolo di mestiere, recandosi a collivarc una sua picciola
propricla ai Monlirossi, dissodando la terra a quatlro pal-
mi di profondila, rEllluvio in men di quallr'ore lo asfis-
siava in gran parte, il campo dell' Emalosi restringendo di
troppo.
Cogli appresli dei suoi amici vignaioli sottraevasi a
quella potenza nociva, e veniva porlalo ad una casa vi-
cina. La sospenzione dell' azione della causa , il salasso
del braccio riniisero in qualcbe modo I' Eniatosi, ma tra-
vagliavasi per sei giorni di lieve dispnea.
Soggiacendo iteratamentc alio stesso malore, venne
obligato a vendere il suo podcretto, e lasciare per sem-
pre Id sua patria, esulando in un paese il cui contado era
a suolo argilloso.
Dispnea grave, lendeuza aU'AsfissIa
Concetto IJarbagallo di ventisei anni a temperamenlo
sanguigno, di stalura piccola , ma di corpo gagliardo e
quadralo porlandosi a lavorarc la terra a Mompilieri di
eruzionc aniislorica, in lerza giornata travagiiavasi di re-
spirazione diincilc, sbadigli, dolore alia bil'orcazione dei
bronchi, coslrizionc c bruciore al laringc, espressioni pa-
tologichc di insuflicientc eniatosi.
II niodificatore asfissiantc conlinuando ad agire la
sofferenza respiraliva diveniva orlopnoica, le vertigini ve-
nivano, lo zufolanienlo alio oreccliic, iin senso di compres-
sione ccrcbrale, i poisi si facovano forii, frc(|ucnli, ma giun-
ta la soflVrcnza a lal piiiilo lo sprczzaiilc Kliiicola yeniva
obblij^alo a lasciar la lalica, e a ridiirsi in casa. L'azionc
del iiTodilicaUirc ccssala, una h/\ci\(i scvera la llehotoniia
incliorivano la soircronza dell' Kmalosi , c o|i ,.rf,.(ii ,|e|
lossito acrilonnc, c; dopo sci gioriii T ogrolo si riduceva
a salulc.
Uispnoa soiroraii'i', Iciidcii/.a allAslissia
(iiiisoppo Lono-o ricco possidoiilc; di IVicolosi sul 30
anno a Icnipcraincnlo linl'alico, di liorila salulc, porlan-
dosi a sorvcgliart! i siioi alTari nicnlre avvij^nava una Icrra
iTiillala nol lOfi!) non appcna giiini>ova sidla linea del
dissodaniciilo die prccoisi dcgli sl)adij;!i, un'iiisii^iie |)ona
di respirarc, dcllc soncronzc, scnsoiiali, dci capo<>iri, nn
insiifliciciiza a pcnsarc, seiiliva una niinaccia di suirocazionc
per icspirazione iuipodila. Lonlanalo dal luoi^o ovc si
enianava rKdlnvio, salassavasi a larj^a vena, allenlavansi
lo vosli, 0 si frizionava forlcnionlo la polio, mano mano
la respirazione voniva in nioj>!i(). ina lo muloslio dispnoi-
clic, S(;bljono niili, piii i^ionii ralllissoro.
Ignaro dolla causa die avea prodoUo colanio dislur-
bo, 0 oonsidoraiiibdo conu' uu disordino lU'vrosico, lor-
nava dopo alcun Icnipo alia lona lloyica dissodala csa-
lanlo il malolico cllluvio, e per la seconda volla amnia-
lava dollo sicsso malore.
0SS22BVAZI0?;B sebta
Dispiioa forlc, Tosso, Fobluc rpazioiiaria
Donionioo Heilano d' anni 42 a tomporamonlo nor-
voso, di slalura mozzana , niagco e forle della persona,
— 23G —
porlantlosi al monte S. IXicolo che sovrasta all'Ercnio dei
Monaci licnedoUini Cassinesi, onde occuparsi a propngi-
nare le vili, in (piarta giornala molcslavasi di soiiinia frc-
qiicnza , c dillicolla all' ispirazioae dell' acre, di dolore
alio sterno, di tosse sccca nervosa, di poisi allivi reazio-
narii, di palpilazioni cardiache , Ic sofferenze respiralivc
aggravando piii a piii arrivavano a slato gravissinio, che
r obhiigavano a lasciare il lavoro.
HidoUo a casa nianifeslavasi ardilissima fchbre con
espressioni d'angiolenia, la quale niinuiva le sofferenze re-
spiralive. Usando una severa Igicne, la Medicazione sti-
hiata, la revulsione cutanea, in olio giorni rimelleasi alia
salute.
Ccrzioralo per la quarla volla e la qulnla die la
superficie flegrea dissodala era deleteria alia sua indivi-
dualita, rinunzio per senipre ai lavori dclle lerre vulca-
niche , porlavasi a faticare nei canipi di Realna , e nel
conlado delle Icrrc-forti di Calania , di tessitura argillo-
sa, e sehbenc povero , facea collivare il suo piccolo po-
dere pagando^ anziche travagliarsi d'uu si pericoloso nia-
lore. [
Dispnea solfocanlc, Tossc, Afonia
Cirino Distefano d'anni 44 a lemperamenlo sanguigno,
robusto di coslituzionc , porlandosi a dissodare la lerra
arenosa nella Kegione del piano di Lisi, in quarla gior-
nata si aflligge di respiro invclocilo e dillicile, di losse
afonia, peso grave alio sterno, quasicche un sasso cola
gravitasse ; la Ematosi facendosi maggiormcnle incomplela
fu obbligato lasciare la fatica, e ridursi in patria, e in casa.
La nolle la respirazionc si fece orlopnoica, I'egroto
guardo I' atliludinc sedenle , c ad inlcrvalli sbalzava dal
— i'M —
Iclto a rcspirarc 1' acre cslcnio, lanla ora la niolcslia die
iiel respirare provava. Aprivasi lari'amcnle la vena, iisa-
vansi i piu'i^alivi , segiiivasi una rijiorosa Igiene , dopo
sei i^iorni 1' iiil'ernio ininiegliando jiiii a piii si rcsliliiiva
a saluU
0^5EBVAZI0!>]Q 0TTA7A
Resplrazioiio (lillicilc , nroncopazia calarrale ,
lnibara/./.o gaslrico, Fcbbrc
(liuseppe Carhnnaro di 16 anni (H slaliira piiiltoslo
Lassa, a viiioria fisioloj^ica insigne , per niestiere ripulitore
(lellc vili dello Pidaliimru ginsla la espressione di Si-
eilia, sonza die collivasse la terra, ma passeggiando solo
in quella riinossa, nioleslavasi d' un senso di pena al re-
spirare, di coslrizione inolesla , hrnciore alia laringe, e
alio sterno , shadigli , caiiogiri violenii , manileslazioni
diiarissime della delicieiile enialosi , allaldie la faliea la-
sciava , e ridnceasi in casa ; aprivasi loslo la vena , ma
la nolle ai [jredelli dislnrbi si collegava la losse , e una
Idthre non mollo reazionaria, la diniane nsavasi un lassalivo
perehe vi slavano i segni d' un imltarazzo gaslrico, c sul
vespro cominciavasi la pozione slihiata. (Irado grado le
sollerenze respiratorie , la I'ehhre , la losse , melioravano
e Tegrolo dopo olio giorni si rimetleva in salule.
nispnra , nroiicopa/la , Afonia
Giovanni (liuffrida d'anni 2i a lemperamenlo nervoso
di forle vigoria, recandosi a collivare un vignclo nella He-
gione di .Monlarso dopo sei giorni di faliea seguila mole-
— 238 —
slavasi di respirazlone dilTicile, voce raiica, tosse leggie-
ra; rindimanc le molestic respiralivc crescevano, la pa-
rola, c la voce si facevano oscure, la tosse diveiiiva frc-
qiienle. Pure istando in quclla iiociva falica 11 giorno ap-
prcsso la respirazlone si faceva dispnoica, I'afonia nioslravasi
complela , la tosse piii frequente , c le vertigini , ed i
capogiri minacciavano Taneniatosia; a lal punto ridolto, so-
stava (lalla rurale fatica, e riduceasi in casa solloinessn
ad un severo regimento curalivo piii Igienico clie far-
maco logico; moliorava dopo sei giorni delta travagllosa
dispnea, ma risanava della tosse, e deU'afonla dopo quin-
dici giorni.
DIspDca , Broiicopazia calarrale, Pircssia
riaslriciia mucosa
Vincenzo Pappalardo d'anni 27 a temperamento llnfa-
llco, di forme Irregolari nelle apparlenenzc toraclclie, e ca-
gionevole di catarro porlandosi a coltlvare I vigncli clie
vegelano nel piano di Lisi, solTrc alle prime imprcssioni
del delcterio eflluvio una I'orle tiirbazione respiratoria, e
losse calarrale, la quale I'ohbliga a ridnrsi suldlo in casa.
Finita la dispnea in onia delle opportune caulele, e delle
medicine opportune, la tosse calarrale oslinala perpeluavasi
per lo lasso di cinquanla giorni.
Pill voile soffrendo lo slesso nialore perclie lispone-
vasi al delelerieo modificalore, privossi di falicare nelle
arene del Mongibello, c scbhene agricola povero, veniva
obbligalo dal duro bisoguo di pagare per far collivarc
uu suo picciol vileto. Poco apprcsso vcndeva la sua pro-
prieta, lasciava il paese nalale, e sceglieva una palria chc
avea una campagna a coslituzionc argillosa , e nou a fon-
do vulcanico. ,j!i:| .
— 239 —
OSSXiaTAZZOIfE VKDCCIIMA
llospira/ioiio diincilt', Kroiicopuzia ralairale di luiigo corso
Anlonino Raonisi ndtillo d'anni 40, di tomporanienlo
sani>iiii;iio iicrvoso, rccandosi a zappan; iiii vii^iiotu al inoiite
Sonapi/.ziila alio Ircinila o cento picdi sul inariiio livello,
oslrenu) tci'iDiiial" norlico dclla rc^ioiic picdcinoiilana , e
priiicipio della iicniorosa , (1()|»() (piallro gionii di I'alica
conliiiuala coiniiiciava a lagnarsi d' una picciola soirerciiza
rcspiraliva con tosso uniorale , in seconda i^iornala le
aiii^osciosc sirollc del rcspiro crcbbcTO , la losso si fcce
Irccpiciile, (', fu inoslit'ri la.sciarc il conlado , o ridursi in
pati'ia, c in casa. Ovviavasi a lanto scompii«iio della re-
spirazionc col laglio dclla vena , e coi preparali slibiali
collegandovi sevcra Igiene. La iunzione del polmone ri-
melteasi, a salnle dopo olio giorni, la lossc sollo forma
di calarro prolunnavasi on mese.
cssEsvAaio^i: sucsxcisia
Itespira/.loiic Dispnolca, Itroiicliilo, Fcbbrc, Gaslrlclla
Anlonino di Manro noii ollre I'anno triijosimo, a lem-
peranienlo linlaiico nervo.so , di forme regolari di corpo,
ma cagionevole di calarro, rccandosi alia base merigiana
di monlc (lervasi per dissodarc, o meglio per rompcrc
0 lavorare il lerreno non collivalo, onde pianlarvi un vi-
jrnelo , in seconda giornata Iravagliavasi di respirazione
diHicilo con senso di lieve compressione, e rislringimento
al lorace, pure prolrasse la liilica inlera d' nn giorno, e
la nolle parve succcdere un cessaniento dellc moleslic re-
spiraloric apparsc ; ma la dimane tornando ai Iravagli Hi
dissodamenlo snile ore del vespro la respirazione nei suoi
— 240 —
escrcizii mcccanici si turbava di iniovo, c la difficolla al-
r imniissione dell' acre rendendosi seniprc niaggiore socia-
vasi a tosse frequente, a parola inibarazzala, e fu prudcnte
consigiio chc il pazienle pria d' asserare si ridiicesse in
casa soUecilamente. ('peravasi la flehotoniia , indicavasi il
tarlaro stihiato; le soffercnzc niorhose ingrandivaiio la nolle,
la dillicolta deirimniissione dcH'aerc faccasi massinia, c lo
infennd spcsso lasciava la posizinne orizzonlalc c pigiiava
la veilicalc, c lalvolta provando iin imperioso bisogno di
respirarc iin' aria libera la porta schiiidcva ; Sociavasi a
tanli lurbamcnti la losse molesla con pocbi cspeftorali,
una Icbbre reazionaria, e dei sinlonii di ind)arazzo gaslri-
co. Insistendo nella medicazionc niedesima, e sni purgalivi
la dispnea dopo Ire giorni dissipavasi conipletamenle, nia
la broncbilc, e la tosse alle niedicazioni ostinata perduro
venlitre giorni.
llisimea, Calarro, Uislbnia
Anlonino Bonanno a teniperamenlo sanguigno , loc-
cantc il sessagcsinio anno, rcgolarc di corpo, e di costi-
luzione robnsla, zappando iin vigneto sui dossi di Monte
iXocella recseva dodici liiorni al nialelico elllnvio, ma la di-
mane cominciava a dolersi di respirazione anelosa la quale
fmiva complelamente come il colono lasciava la faiica e
riduceasi in casa, e riprcducevasi come alia fatica lornava.
Corsi qualiro di con tale andamento niorboso, in quinia
giornata la respirazione divenne dispnoica c coUegavasi a
tosse calarrale , e a voce rauca ; 1' Etnicola seoraggialo
dal morbo divenuto gigante , lasciava la snperficie chc
csalava il dclclerio elllnvio e riduceasi in casa. Sospesa
r azione dclla causa asfissiante , la lieve aslissia in tre
— 241 —
giorni fiiiiva , c la Emalosi toniava alio stalo normalc ;
ma le roazioni niorbose suscilat(3 ai bronclii, alia trachea,
alia lariii«^e, da clio yoiiiva la losse, la incomplcla afo-
nia ihiravan piii lempo ; la broncopazia catarrale correva
due sellenari, e la lariiij^(»[)azia , chc 1' afonia originava ,
oltropassava il Irenlosiino giorno.
Hespirazloiio tiiibala , IViioincni Dlspnoici dl luiii;a diiiala
Sebasliano Bonanno di anni 48 callivo di coslituzio-
nc, magagnalo di lup, o disposlo alio soiroronze dell' appa-
rcccliio rcspiralivo, facondo dclle propagini , nella cui
fatliira inollo la lerra sprufondasi, in iin viteto siil inon-
tc Fosara, ostaiido sci nioriii aUinlluciiza aslissiaiilc tcl-
lunca, m sctlima giornala scnliva divcnir laboriosa la ro-
spirazionc, o avvcrliva uii sonso di piciiczza aircjtigaslro.
Cors! Ire giorni di suH'crcnza morbosa , seguendo
ad esporsi aH'cllluvio, la respirazionc divcniva diflicilissi-
ma con coslriziono forlo in Inlto il loracc , c i nuiscoli
chc ai lenonicni mcccaiiici scrvono del rospirarc si nola-
van quasi convuisi ; 1" Klnirola I'aslidilo di lali solVcronze
posava dal lavoro, lonlanavasi dalla supcrlicie dclctcrica
cho omanava I' clllnvio. c ridnccasi alia sua abilazione.
Per olio giorni con jiochi inlcrvalli di posa Irava-
giiavasi il niisero cgrolo dalla icrribilo Orlopnca, vcdea-
si il pazicnic rinniic Inllc Ic sue p(»ssc ad anipliarc il
toracc ; an'crraio i coipi clic lo circnivano, rivollarc in-
diclro la testa ond(! gli elevatori dellc costc Irovorobbcro
un pnnto di appoggio pi\i lernio, il dialTraninia grintcr-
coslali, i ninscoli dell' oinoplala, dei londti, della region
ccrvicale die le grandi ispirazicnii vcrilieano, Innzionaxano
con encrgia per sollcvare il toracc, c aggrandire il cam-
po della respirazionc.
32
— 242 —
Opcravasi un salasso ficljico, iisavasi un vomitorio,
un lassalivo, ma la specificila della causa opponevasi ai
salulaii effelli di tali metlicazioiii. Dopo olto giorni di
tompcsloso rcspiro la dispiica si ridusse a grado licvis-
siino, e cosi ostinala senipre luoslrandosi all' azionc dei
rimedii, molesto 1' amiiialalo allri dodici fliorni.
OSSEETASIOItB gtrilNBlCBSIKIA
liespirazioiie dilficilc, Lariiigopazia , Alouia, f.aslricifii
Francesco Sambataro di aiiiii 3G d'idisiiicrasia opa-
lica, di alleliche forme, occupandosi di lavori vignicoli
di rifiisa nolla regionc del piano di Erasimo ad esle del
Pacsello IN'icolosi, in lerza giornata il siio polmone ricc-
vea r influenza asflssianle del rimosso lerrcno vukanico
r ossigcnazione del sangue si faccva inconiplela, e la re-
spirazione diveniva dispnoica ; oslinalamenle due giorni
scguendo in quella micidiale fatica 1' ossigenazione del
sangue piii a piii niinuivasi, la dispnea si faceva insigne
c il vignaiolo sprezzanle veniva al bisogno di lasciare I'a-
gro niak'lico, e riliravasi in casa.
Sociavasi a tanlo dislurho dclla funzione enialosica
iin'irrilazione iperemica alia laringe che lo niuoveva a tos-
sirc, e un scnso di calore locale con voce rauca die gra-
do grado air afonia conipleta pervennc.
Mellcasi in opera la medicazione predescrilla, nia la
egritudine oslinata ad ogni lerapenlica correva dicioUo
giorni di corso complelo, schbene la dispnea posiliva non
duro pill di tre giorni.
Dispnea, Calarro, Fobbrc di Ire giorni
Anloniuo Paladino d'anni 40 di media costiluzione ,
di fiorila salute collivando il terreno flegreo di ilJonpiluso
— 2i3 —
monlc vulcanico di origine antica alio sul mare 3120 pio-
di la sera della lerza eiornala d'lina sp"iiila falica sotUi
r iniliRMi/.a aslissianlc, (Icircllliivio Kliico travai'liavasi di
tossc rr('(|ii('iil(' (Oil escrczioiK! d' iiinorc baslevole , e di
respiraziodc dillicile.
IN'clla falica islaiulo |)iii giorni csposlo a quel noniico
invisiliilc la rcspirazionc si facova ortnpnoica, la lossc di-
vcniva iiioicsta oiidc In hisdi'iio di rcslarc in casa o nicl-
lersi a lello [tor quaiilo rmlopiica lo permelleva. Diirava
tro giorni in cpicslo trislo sinlonialismo, diclro clic grado
grado si riduceva a salnle cogli ainli dd leinpo, della Igicne
c seiiza uso di larniaci.
Uosplrazioiif* difficile, IVovropa/ic slorno coslal!
Ciinscppc Aavarria d'anni 38 a Icinpcranicnlo san-
g'uigno di rornic irrogolari iicllc a|ipail('nenze loracicho,
e cagioncvole di rcnnialismi, die si era travaglialo piii voile
dcir avvelcnanicnlo I'^ndeinico Elnoo, di proprio volerc in
onla della niia proiliiliva voile venire a falicare in una niia
proprieiii in .Monpilieri inonle al siid-(hesl d(d paesello
Nicolosi ove dissodavasi la Icrra per pianlarvi uu vignelo .
hisingandosi cIk; il leireiio viileanico di (pieslo inonle ,
perclie d'eruzione anliiliissiiua, iion lo poleva ininialsanire
per nulla.
.Ma ai prinio giorno di falica sul vespro vien prcso
d'una res|)iiazione alTannosissinia, e, richiedendolo dei suoi
inconiodi, rispose: sto per inorire, noii posso respirare,
e parea die a nionienli solTocavasi e perdeva la vila, fa-
ccvasi porlare siihilo in casa. salnssavasi, ed il sangne pre-
senlava la condi/.ione d'nii sangne neru dissossigenalo; la
malattia sociala a varie nevropazic sterno-coslo radiidiane
e a pneunialosi gaslrica corse venli giorni seguili. Scuo-
— 244 —
rato (lal tcrrihilc nialore die lo rkhicea inutile alia fatica
lasciava la palria , e passava ad abilare nelia canipagiia
Jel piano della vite la ciii terra a eostiluzione diversa
non presentava I'evoluzion deU'Eflluvio.
OSSBHTTAZIOSJE nlCIOTTBSIJHi
-11
Itespirazionc difncilc di lunga durala
Francesco Manerca d'anni 40 magro della persona, di
eostiluzione forte portandosi a za|)pare i vigneti piantati nel-
le terre llegree dell'ovest di Nicolosi alia regione del piano
di Lisi, non appena era corso un (piarlo d'ora da clie si era
messo in fatica vien preso da dillicolta all'ispirazione aerea
che veniva daU'insufliciente ossigenazione del sangue, fuggiva
tosto dalla gleba dissodata esalante rEffluvio, e riducevasi
in casa slentatamenle, ne poleva mettersi a letto, ma ad una
sedia adagiavasi, tanto era il patire che nel respirare mo-
strava. I salassi i lassalivi moderavano la violenza dello af-
fannoso respiro; ma corsero ventidue ^orni per avere ces-
samenlo le moleslie respirative.
L' csperto vignaiolo a moderare 1' influenza dirella del
malefico Elfluvio, fasciava un fazzoletto per turare la bocca,
c; cosi operando e frammezzando qualche giorno di posa
alia fatica gli riusciva talvolla di non attaccarsi della Ipo-
xemia Endemica; una volla pero alia slagione aulunnale,
raccolte dellc castagne al monle Nocella scavava colle mani
un piccolo fosso di piccola profondita nel terreno arcnoso
r esalazionc dell' Efllnvio tosto tosto suscitava 1' Ipoxemia
di che si ragiona la cjualc protrasse ventidue giorni.
■ ;,■.. ...: ''^ !•■■■' ••■' '
!,; DIspnea, Tosse, Fcbbrc, Gaslricila
Gaetano Mazzagiia sul 60 anno a teniperamento san-
guigno di eostiluzione forte, mentre saliva al bosco lungo
— 245 —
la via alia distaiiza di fii j)almi ove si scalenava 1' arena
vcnuta fiiori iioirKriizioiie del 16()9 avvcrle un lerribile
piizzo, e si allacca siildlo di airiiiiiioso rcspiro, di tossc, di
proslrazioiio di I'orzi;, clu! In ol)l)lii'alo a riloriiare in ca-
sa ovc slcnlalanKMile arrivava; la sera la molesla dispnca
si fecc niagi^iorc sociandosi a I'cbbre, a lossc unioralc,
a dislurbi j^aslrici , a nausea , a sctc, a raancanza d'ap-
pelilo. \jH inalallia corse venli giorni oslinala a tulle le
medicazioni, e noi |)rimi sei giorni sulla sera, e la nol-
le eblie pericolo di soffocazione ; ainnialavasi di ([uesla
inalallia sul iO" anno cpiando rinunziava di falicare piii
nolle arcne vulcaniche , nientre sine a qucsla cla vegeto
0 sano reggcva airinlluenza dell' esalazione tcllurica Elnea.
Ht'spira/.ioiic (llllicile , Tossp , (laslridta
Carmelo Pappalardo d'anni 28, di teuiperamento san-
guigno nervoso, a costiluzione forlc , discendente da pa-
dre die ancora aninialossi aU'azione dell' Kllluvio meli-
tieo Klneo, coniincii) a solTrire la nialallia Kndeniica del
Mongibello lin dai prinii nionienli cbe nella sua giovinezza
volea occuparsi dei Iravagli rurali; aninialavasi (piando fa-
tieava nelle canipagnc ove Ic arene recenli vulcanicbe non
prol'ondavano piii di Ire palnii, e sollo vi slava un lerreno
vulcanico danlieliissima origine, inenlre non si aninialava
per nulla , o lievenienle aninialavasi ([uando falicava nelle
arene vidcanirlie del KKi'Jclie profondavano ollre olio pal-
mi; nia (juando aniinalavasi si inolestava di lungo e peri-
coloso nialore costiluito di respirazione difficile, losse ,
gastricila che ollrepassava i quaranta giorni.
— 246 —
Respirazlouc Dispnoica, Tossc
Francesco Borzi d'anni 60, a tcmpcramento linfali-
co, di cosliluzione media, trnvagliavasi della malallia En-
demica in prima giornala in tulli i luoglii vultanici di
Mongihello ; si affcUava del morbo all' ela di 25 anni do-
po avere ostato all' influenza niefilica elnea per anni die-
ci , ma Iravaglialo una volla dal morbo , non gli pole
pill riuscire di assuefarsi a quell' azione malefica, e sono
3S anni chc non puo piii falicarc in lerreni vulcanici senza
essere atlaccalo di forlc dispnca c di tosse molesla, quan-
tunquc egli ad inlervalli Ionian! fa sempre dei nuovi sag-
gi se il suo organismo polessc rcggere a quella nociva
influenza.
" , Respirazionc Dispnoica, Tossc, Febbrc
Gaelano Ileina di 44 anni, a tcmperamenlo linfalico,
di cosliluzione forte, ma magro della persona, ammalavasi
air ela di 30 anni in seconda giornala dei snoi lavori in
tulle le regioni vulcaniche del mongibello; la malallia co-
stituila di dispnea, di tosse, di febbre, durava olio giorni
e poi scioglievasi inlieramente usando la sola Igiene senza
medicamenlo veruno.
Rcspirazionc Dilficlle, Tossc, IJruciorc alia Lariugc, alle Fauci
Luciano Caponetto di 24 anni, a temperamenlo linfa-
tico, di vegela salute, porlandosi a falicare nelle arene vul-
— 247 —
caiiiclio si niolcsla di briicidrc al dii'lro bocca, all(! fauei,
alia laringc, die lo slimola ad un lossire coiiliniio, e ad
('S|i('ll()rar(' coiiio se un coriio csliaiico slasse ncl caiialc
acrilcro rlic iisrir iioii iiolrchhc. Indi inolcslasi di dillicilc
r('S|»ir() clu' , crescendo jtiii a piii, si inula in jXMuisa ma
won lorlc dispnoa.
I>a malallia in laic individno non saliscc alii <>radi
di acnzio, si niaiiliono a grado lollcrahilc! , c usando il
biion vin-naiolo una regolala Igienc, sevcra ciharia, omol-
U'ndo i Icgnnii, il vino occcssivo, i cilti forli, od nsando
dcllc docozioni caldc ziicclicralc sid nialtino e la sera, che
agcvolano la nscila di csnoUorali donsi, soirre, nia conti-
nna la sua falica, fincjic! la malallia, I'allo il sno corso
di olio dioci, rpiindici giorni, gndo poi I' imninnila rinche
liniscc (piolla falica; ina lornando dopo un inlcrvailo di
posa ai lavori delle tcrre vulcanichc solTre nuovaincnlo
lo slesso uialore.
IHspnoa uiolesia , Tosso umorale , Feitbi'o roazinnaria
(liusoppf! Paladino sid !U)" anno, a Icmpcranicnlo ncr-
voso. di cosliluzionc dcholc, di niosli<M'o niurirahro did pac-
scllo Aicolusi Inllo a snolo arcnoso per la crnziono del
1(509, Iravagliasi snhilo dolla niidallia Endcniica appcna
scava due palmi o pnco piii , ovc cdilicarc la liaso del
iiiuro; avverlendo ])ria uno sgradev(de pnzzo, viene prcso
indi da losse secca molesla. di dispnea liavagii(tsa, la sera
si sviluppa la Ichln-e e cosi il tullo del niorho cone do-
dici gioini: vicne (piindi (dthligato di |K)rlarc un aiiilanle
in liilli i snoi lavori qnantunipie di breve lenijio ancbe
nel coslruire i piccioli muri di cainpagna . i niuri bassi
di spailimenlo neirinlerno delle vigne, onde scavare i fos-
— 248 —
sati, tempo nd quale sta lontano dalla regione esalantc
r effluvio acl evitare I'azione di esso che per lui diviene
nociva anclic a distanza.
Dispiiea iiiassiina, Tossc, Fcbbre, llorlc di due iiulividui
NeU'anno 1811 il Sig. D. Giuseppe Consoli rieco
possidente di Pedara inipiogava vciilidue uoniini per col-
livare a fosse un suo vignclo, a terreiio vulcanico, di essi
a secondo giorno si aninialarono vcnli della nialaltia En-
deuiiea del 3Iongibello , e due soli restarono immuni ,
e conlinuarono la loro falica. 11 grado d'intensila del uia-
lore fu grave pressocclie in lutli, nia in Santo Rapisarda,
e Venerando Pappalardo fu gravissimo , e produsse la
morte. In Nicolosi per quantc ricerchc io abhia fatlo, e
])er quanlo io sappia, niuno e morlo della malallia En-
deiuica di cui si ragiona ; ma il Signor Consoli che mi
ha rifcrito di persona il lallo descrilto e degno di tulta
la fiducia, e quindi mi e paruto convcnevole a vantaggio
della Scienza prcsenlar qui (pieslo fallo come mi e slalo
riferito, qualunque sarebbe per essere il suo valore.
PARTE SECONDA
." ■•' PATOLOGJA
DELLA MALATTIA ENDEMICA ETNEA ;.' , f;
' . , ,,■'•■
Sinloma(ologia e sue foriuc
Volgendo dalla Clinica alia Patologia della malaltia
Endeniica Etnea, e muovendo dalla sinlomalologia gene-
rale, e dalle forme del niorbo , il Villaggese del Mongi-
— 249 —
liello reciindosi a lavorare Ic, tcrre piroidi. c soggiacoiulo
alia emaiiazione dell' eflliivio, spesso Iravagliasi di r('sj)i-
raziono afl'aiiiiosa, di slringimcnto al loraco, di jicso alio
sloriio , (riiisiilliciciiza aHarlicolazioiio d(!i suoni, di iiii-
nacoia di inanianza d' ossigonazioiic del sangue , e per
oslarc a laiilo jtcricolo fugge il possimo iuogo, riducesi
in casa, adagiasi ai riposi del Icllo , ma la dispnca sa-
Icndo alii "ladi di acuzic, 1' ojihliiia all" alliludiiic seden-
le , all'orlosladia , a respirare I'acre eslerno pure nella
nolle, dove la soirerenza rcspiialiva si crosce.
A tale espressione palologicu, ilic nel nunicro aiag-
giorc degli egroU si osserva , collegasi spesso la soffe-
rcnza laringo-lraclioale , con afonia , o voce raiica , la
hroiicopazia ealarrale, la hroiicliilc , le ncvralgie dorso-
inlercoslali , le sofferenze gaslriclie varie , o una fehbre
a sendiianza di angiolenia, clic un mclioranienlo produce
airafTaniioso rospiro.
Uiiando I' Kllluvio in copia niaggiore si csala nei dis-
sodamenli d'un suolo selvaggio , nelle lavoragioni dclle
propagini, o se rKliiicola |)erdiira sotlo una pntcnza lanlo
iiociva, induce il difollo luaiiiiiorc d'ossiiienazione del san-
gue, clie I'aslissia coniplcia luiiiaccia.
La quanliiii grande della Mol'ela Ktnea nei predi-
sposli, sccniando niollo il canipo deiremalosi, fenomeniz-
zasi colla rcspirazione dillicile, con sospiri, shadigli, peso
alia testa, zid'olameiilo alle orecchie, capogiri, verligini ,
liirl)ani(Mili seiisoriali intcllcllivi , c I'iiidividuo cadrelthe
sul suolo senza vita, e respiro sc non si lonlana dalla
loealila ove esalasi.
Una picciola qnanlila deH'Kniuvio, impressionando
pill giorni seguili il vignaiolo, oUi(! di minuirc I'enialo-
si, niuove delle reaziiuii niorliose nel sangue niedesimo,
alia laringc , alia trachea , ai bronclii , ai polmoni , alio
apparecchio gaslrico , reazioni niorbose secrelorie , ipe-
j3
— 250 —
rcmichc, ncrvose che costiUiiscono lanle espressioni sin-
lomaliclic secondaric, chc si legano airaffannoso respiro,
e die (lipeiulono dallo stesso fondo niorboso.
2."
Diirala e Fine della IHalallia Eiulomica Einoa
A dire dclia diirafa, c della sua tcrniinazione la ma-
laltia p]iuleniica Eliiea, sviliippandosi di vaiio grado se-
condo la (pianlila deU'Emuvio dura da qiiallro a gionii
(juaranla , ma I'individualila a quesla differenza aiicora
iniliiisce, che seeondo le altiludini varic la malattia esige
vai'io corso, c gli asimmelrici nellc apparlenenze loraci-
che, e i cagionevoli di catarro prcsenlaiio un corso pin
liingo , ma la diirala media e di quallro a dodici gior-
ni , e la sua fine e faiisla sempre , che sehbenc tahiiii
semhrano stare a vicina morle, e taluni , per quanto si
dice, fossero morti, pure tuUi a salute riduconsi.
- i;; ' i
Elioioffia dolla illalallia Eiidoniioa Einca
DELL' EFFI.UVIO TELLDRICO ETNEO
f * ' ■"■
ESlSTEJiZA DEIl"eFFIIVIO TElliniCO ETNEO
Indagando I'EtioIogia del morbo, un modificatore spc-
cifico, 0 megUo un Ellluvio tellurico e la causa che ori-
gina la malattia Endemica Etnea cd emanasi dalle lave,
e dalle arene piroidi quando si dissodano per pianlarvi
la vite, 0 si zappano per collivare i vigneti.
Dimoslra la esislenza dell' Ellluvio Etneo lo sgrade-
vole lanfo che nei terreni arenosi si avverte dopo che
— 251 —
cade la pioggia, I'odor grave die impressiona il nu...-
gior nmnero tici vignnioli , ove mellonsi ai lavori dolhi
leira, c d piizzo cl.o svolgcsi nella cidluia del suolo i)i-
roido non dissodalo, ove I'Kllluvio cnn.ulasi, c lal puzzo
e .speciale ai tencni vulcaiiici, e i lerreni argillosi allu-
Mali pnvi IK" soiio , coiiie i vi-naioli asseriscono
Uuiioslia Tesisleiiza deirKllluviu Klneo I' indole dei
morbosj lenomeni die produee I'Kinuvio, siinili a .nielli
<li cnmincianlc asfissia, canionali di gas deleUu-io , rile-
jaiuiosi clnaio sorgere a leiiomeno Ibndanienlale del iiior-
l»" , iii-sigiic pena di respiiare tlu! la sollbcazioiic ininac-
<••;>, sociala a losse a dolori toraeici, a fel.hre, clic sono
smtoini accessoni. E Tazione islaiil(Mne..le nialefica d.dla
nocevole causa, die appona giiiiili ai sili sospelli aininala
gli binitoli die cadrebbero ndraslissia se poio nii. vi
iminorassero.
In line dinioslra I'esislenza deU'Effluvio Etneo la
sua azione nociva costanle sull'uomo, la sua azione no-
<iva piT cenliiiaia di seeoli dacdie I'Elna couiincii) a col-
[narsi , la sua azione nociva coslaiile nel piodum; una
lonna inorbosa seniprc la slessa, die ba uii corso ncces-
sano, c die non cede ne diniinuisce a qnaliin.pie medi-
eazione SI usa, ma (piaiido liiiisce I' azione specilica della
causa cbc la juoduce.
TOPOr.lUFIA r.Kor.SOSIA COXniZIOM AKRICOIE del SIOIO ove Si ESAIA
l' EFFI.IVIO TEHIRICU ETSEO.
Sliidiand(» la lopogialia la geognosia, c le condizioni
agriculc del siiolo . ove si csala rEllbivio , vedcsi sv.d-
gere dalle icrre piroidi d'origine ivcciilc . qnandu tolti-
vaiisi, e perb non si osserva nella regionc scoperla non
collivala, ne nella neniorosa piciia d'allu'ii silvard , ma
solo nella regione piedeiuontana dellEliia.
— 232 —
Sarcbhc convenevolc quiiidi descrivoro liillo il cir-
cuito piedenionlano vidcanico, o i vigiieli di Licodia, Hian-
cavilla , Aderiio , IJrontc , Marcllo , Raiidazzo , Liiigiia-
glossa , I'iodimonte , Milo , ZafTiiraiia , ma mi limilo a
desci'ivere la campagna di Nicolosi mio paesc nalalc, ove
rEndemia io s(0|)riva e per la prima volla ossorvava ,
(! (juclla di Pcdara , Trecastagni , Piano , Slella-Ara-
gona^ 8. Pielro, Camporolondo che csalano aiicora I' Ef-
lluvio.
Del vnlcano a mcriggio in una pianura elevala sicde
il villaggio di IXicolosi ducmila ccnlovcnloUo picdi sul
mare. Piii voile minaccialo dai lorrcnli inliammali del mon-
te, del siioi scolimenli, e al suolo adeguato per i ler-
remoli che precorsero Teruzione del 'JOG!) , e di arena
sonimerso si sla in piano piii basso di edilicazione no-
vella. Di picciolo ed irregolare perimelro, in eslensione
maggiore in direzione dall'Estad Ovest sopra suolo si
posa vulcanico ove vegelano bene le viti, piante diverse
ed alberi frnlliferi di ]iiii manicre.
Al nord del villaggio, spaziosa pianura osservasi di
arena vulcanica, in frammenli di diversa grandezza, con
pirosseni e crislalli I'elspalici , che venne fuori nell" eru-
zione del IGGl). Ergendosi piii di sei piedi ogni cssere
vegelante slruggeva, e liingo spazio inella si vide a sor-
reggere la vegelale vivenza.
Adesso pero ^)er la lerrificazione dellc arcne , ])er
rinflnsso dell' acre, dei venli, deH'acqua, per il vegelale
detrilo , per le I'aliche dei prodi Elnicoli , e })er glin-
grassi, lenni vigneli sparsamenle vi sorgono die ronipono
la nigredine della pianura.
E nieno sterile moslrasi il Monle rosso, e il piano
merigiano della sua falda che, sebbene venule daU'eru-
zione medesima, forse per essere piii ferruginosi gli ele-
menli piroidi , maggiore allitudine alia vegelazione con-
— 2o.*i —
scrvano , o viirio erbc vcdonsi die sniiillano la inoiilagiui
(I' una (|iialchc verdiira, c v\m la iiilioraiio iiclla slaj^ionc
tici liori, c le iilili piaiilc vi vcj^claiKt, o la I'iiicslra jiiii-
(ca, c la vile, c la piaccrc cho pur cola ovc si apri la
voragiiic slorniinalriee da die lorrcnll di fuoto lluirono,
vcgcla un ridcuk' vii^iielo dio inodcra il trislc ricordo chc
viouc couloniplando cpicl luoi^o.
II Piaud dl'^rasiiuo silualo a! i\'ord-Esl, produUo di
autichc cruzioiii, the si trovano ii.nanzi nei process! dc-
conipoiicnli, idoiico alia vci^claziouo rilovasi , e vigoreg-
giaiio ivi hclli vigncli, c nuuierose licaic, c il caslagno,
(• il ciricgio, c il pcro; i conlorui del Sud sud-csl, folli
di lave recenli si coprono di scarsi vileli, c I'Ovest, pre-
senlando una collina delta la (Iroce, e uno spazio di are-
na nnda, uu |)ian() uioslra di vigne di vegelazionc ridcnle.
Sovrasia il mentovalo Villaggio , e gli si addossa
|iresSocclie d'ogni inlorno recinlo di nionli. nioslranle vi-
vace veidezza, die vaga piospelliva ;dla visia ne porgo-
110. Craleri un lenijio d'cruzioni dislinle e slerili per ispa-
zio Inngo dalTallo ciglio alia laid;! , si fanno adesso a
soslegno dclla vile, del ciiiegio, del lifo , del noderoso
caslagno , die nelle noilidie lialze vi cresce in ispaziosi
caslaiineli.
I predescrilli vulcani d'epoca varia , diversa atlilu-
dine alia vegetazione |ii('senlano. II 3l(Mipilieri di falli di
anlica origine lussuieggia di vegelazione, i vigneli vi pro-
sperano, e vini preziosi ci danno, il caslagno bene vi al-
ligua, e il niclo, die iiella valle del monle. uu pomelo vi
sorge die vien dopo ai poniari dellKlna anlico.
Vanno appresso 3loiile Arso, }lonle dervasi, 3Ionle
S. Mccolo verdeggiaiili di belli vigneli , in lerza serie
slanno .Monle Serrapizziila, .Monte Fosara, .Monte >i'ocel-
la , c .Monlerosso occupa ulliuio poslo perdic di forma-
zionc rccenlc.
— 234 —
Pcro volendo dire siiiraltitudino di Nicolosi , c del
suo contado, aU'evoluzion dcH'c^inuvio, fissarsi polrobbcro
dislintc regioni, e sc sognano maggiore atliludinc aU'evo-
luzionc di csso le arenc del 10{»!), Mompilieri di gcncsi
anlica induce mcno la produzione del niorbo, c Ira que-
sti prendoii silo in serie ascendcnle il Piano d'Erasimo ,
il Piano di Lisi, Monpiluso, Serrapizzula , Fosara , Ao-
cella, Gervasi, S. iMccolo, Montarso.
Pedara pacsello a poca dislanza all'Esl di iX'icolosi
])Osalo sopra suolo vulcanico , origina pure revoluzione
deirEflluvio , e esalasi, piii nei conlonii deH'abilalo, die
nelle regioni norliche clie jirescnlano un'anlico lerreno
Flegreo. I pacselli Piano , Trigona a suolo piroide esa-
lano ancor rElTluvio , e nella canipagna di Trecnstagni
alia regione dei Carpini, della Carlina, al nionle Elee, e
alia Sciarella piii ne lemono i vignaioli, e ne abboiriseo-
no la oullura cliianiandola terra (lotlosa per lo nialelico
gas die esala di rea qualilii.
E il villaggio Sleli'aragona a suolo vulcanico in que-
sto novero Irovasi , e C.aniporolondo , S. Pietro paeselli
circuili di lava , einanano ancora 1' ellluvio , c lo eside-
ranno nieglio in appresso, quando il terreno, accpiistando
maggiore alliludine a collivarsi, alliverii T opera dellEl-
nicola, die, soggiogandone la slerilila e coltivandolo, uu
Ellluvio pill copioso si csalera clie}tiuniinaccera la sua vila.
Adunque le terre Elnee da noi sludiale ove 1' Elllu-
vio enianasi stanno nella regione ])ienionlese , del Vulcano
al nieriggio, in linea d'Ovesl ad Est, e fra tutle la cani-
pagna di Nicolosi presenta la maggiore evoluzione dello
Ellluvio.
I.AVORI AECESSIRII AIL' ESAIAZIO^E DEIl' EFFll VIO TEILIRICO ETSEO
L'ElTluvio niai spontaneaniente esalasi dalla terra vul-
canica, il Villagose dell' Etna non ne e disturbalo unque-
— 2a.i —
niai. Esso omaiiasi (|tian(lo si lavora la Icrra , c lo col-
liva/.ioiii iiiille ([iiali sviliippasi, soiio i Iravagli di disso-
(laiiKMilo, di |>r()|»a^iiii, di fosse, di za[»|)a, di rifiisa , il
iiialclico gas si csala (•((piosaiiiciilo ncl lavoro dollc pro-
jiajjini, (; iici dissodaiiiciili ovc siiio a piii jialini mi siudd
collivalo 0 solvag'i^io sva|)oi'a, c esalasi in nioiio copia in
(piclli di zap|»a , c di lifiisa ovc rivoigcsi la crosla sii-
|)oriiciale priiiiieia dolla Icrra.
STAGKIM, STATI ATJIOSFEKICI FAVORKVOII All' ESAIAZI(P>E
DEll' EKFLIVIO TKILIIIICO ETAEO
LEIlliivio Eliieo esalasi nella slagionc dei verni, nel
priiui[)io dcila slagioiie di priinavera, o alia fine dellaii-
tiinno; la state e saluhre, e anehe nei dissodanienli pro-
Ibndi nnn esalasi Kllliivio, o sc nc esala |»ocliissimo, die
i travagii agricoli non sono norivi. L'a((nia die cade dal
cielo cresce la esala/ione ddrEilliivio, gTinverni , e gli
atilnniii leggieriiicnle piovosi presenlano inaggiore la sua
evoluzione.
La massiina csalazionc accade in primavera all'ap-
parirc di iiiarzo quando la alinosfera nioslra niolla iinii-
ditii I'iiiiiila al siio calore ordinario, e se lieve lievc |)iove
a rileiilo piii giorni, e ddle ore d(d giorno rKllliivio Kt-
neo esalasi in copia inaggiore quando ralmosfera e j)iii
inralorila, agisce con inaggiore encrgia sii gli iiniani or-
ganisiiii al Irainoiilo del sole, e il niaggior nuniero dcgli
iiulividiii |ireseiila la sera lo sviluppo del morbo.
KSAIA/.IOE QIASTITATIVA UEll' EFFIIVIO TELLllUCO ET.VEO
Difficile loriia dclerminare la (piaiilila ddl" Kflluvio
incniico die si csala nei prodolli pirogcnici del .Mougi-
hello, c varia esso secondo Tela dei lerrcni collivali , e
le collivazioni varie clie al terrene si porlano.
— 256 —
Un'Effluvio Telliirico chc non allacca grindividui lutli
che stanno ncllc condizioni a riccverlo, e qiielli die ani-
niala non senipre il primo giorno di loro falica , e chc
mai produce la morle , fa rilcvarc die esalasi in poca
([uantila, e la sua azione viene infievolila dalla libera at-
mosfera ove si esala, c dairaluiosfera di illongiiiello seni-
pre venlilala e purissima.
L' KITlnvio niassimo die produce la dispnca insigne,
0 die I'asfissia prontanienle minaccia e quello die esalasi
nei lavori di dissodamenlo delle propagini e ddle fosse,
e in secondo poslo quello die enianasi dal zapparc i
vileti.
L'EIlluvio Vulcanico copioso si svolge dai lerreni
arenosi deU'eruzione del 1060 il mininio, in quclla assai
anlica di Monpilieri e fra quesli si allogano quello die
enianasi nelle cruzioni di S. iN'icolb , Montarso , Gerva-
si , INocella Monpiluso. , .;; ; ,
SFERA d'aTTIVITA DEI.I.' EFFLl VIO TEllimCO EWEO
La niassinia azione dell' Ellluvio etneo avviene sul
luogo slesso ove la sua esalazione verificasi, e nei tempi
niedesinii ove scavasi il suolo , uu azione media avviene
a picciola dislanza, die quelli die ripuliscono le vili del
vignelo die collivasi se ne ammalano pure, cd nn azione
lieve ad una maggiore dislanza aiicora succede lino a 64
palmi siciliani lungi dalla superlicie esalante 1' Effluvio ,
come da alcuni fatli rilevasi.
TEMPO NECESSARIO AIl' AZIOJiE DEll. EFFllVIO TEILURICO ETJiEO
L' azione dell' Effluvio Elneo varia secondo la quan-
tita e la sua qualila die puo esscre diversa nei diversi
lerreni vulcanici, secondo le condizioni individuali relative
— 257 —
alia costiliizione e alio slalo di salute ; V azionc dcU'Ef-
fluvio Etnco e ora islaiilaiu-a, oia la sera del priiuo gior-
110 della liilica, ora dopo due gioiiii, nei easi |iiii rari dopo
oUo quiudiei giorni, iu alcuui suscita uu disUirbo niassi-
ino, in allii un dislurbo medio, in altri un disturbo mininio.
CEKESI E NATIRA DELl' EFFLIVIO TKLIIRICO ETNEO
Ragionando sul niodo come I' Kllluvio formasi doUe
ricerclie diligenli e a lungo seguile ei ]iorlano a credere
che esso si cniana dall' arene, e dalle lave in franimenti
clie rininlansi in lerra, c nei tempi piovosi e nella slagio-
ne jemale anzicbe nell' estiva, ed e verisiniile cbe V acijua
di pioggia fosse un Elemenlo di tale formazione, e come
probabile concetto potrebbc dirsi che cssa addenlrata nei
vacui sassosi, c arenacei, si decomponesse nei suoi prin-
cipii, c I'ossigenc ponendo alliiiila al I'erro, die nei ler-
reni piroidi privi del contatto dcU'aria abbonda alio stale
di prolossido, lasciasse 1' idrogene libero, che cnmulato
fra gli strati vulcanici esalasi ipiando si colliva la terra,
e questo solo o unito a porzioni di carbonio, o di zolfo,
che sviluppasi pure dalle lave, da venirne il gas idroge-
ne solforato, o carbonato, cosliluiscc I'orse lEIllnvio che
produce la malallia Kndemica Klnea.
Talc azionc chiuiica avviene negli strati su])orficiali
del mezzo vulcanico, perche 1' Elllnvio esalasi nei tempi
piovosi e per opera delle accjue pi(tvane che si I'rammez-
zano nellc croste primiere del suolo, che sc 1' evolnzione
copiosa in jiriniavera si osserva , dove un calore elevato
meglio agcvola la decomposizione dell' acqua , mai nella
state si nota che il grande calore insecchendo le arenc,
e spremendone 1' acqua, da fine a tale decomposizione.
34
— 258 —
CABATTEEI DEIL EFFLIIVIO TElll'RICO ETMEO
Finche I'analisi chimica fisscra i carallcri dcH'EiTlu-
vio Etneo credo convencvolc eiuinciarc alcunc propriela
di laic principio Tossico dedotte dagli cffcUi niorbosi chc
suirorganisnio produce: L'Eniiivio Etneo esala in Sici-
lia solanieiile nei lerreni vulcanici di Mongibello : Esala
in copia niaggiore nei tcrreni aronosi di eruzione recente
coltivali a vigneti , e nello stalo altuale 1' eruzione del
16G9 e (piella che ne sviluppa maggiore quanlila. Esala
niaggiorniente nclla slagione vernale , c all'apparire di
marzo. Esala piu copioso dopo una pioggia lievissinia
scguila di giorni di sole: luiprcssiona nial I'odorato, die
un tanfo si avverte nei terreni arenosi , dopoche cade
la pioggia, e un odor grave quando i vignajuoli coltivan
le tcrre, die diviene puzzo se ne fanno il dissodanienlo:
Agisce air almosfera libera alia da due a tre mUa piedi
sul mare: AUacca molti Etnicoli chc nellc vigne lavorano,
forse un tcrzo, e quando e copioso nicta degli agricolto-
ri : Esala quando si scava la terra : Esala copiosamentc
negli scavi_ profondi: Trasportasi a picciolc c non a lontane
distanze: E un lossico lieve chc se induce disordini g^ravi
non niai cagiona la niorte sebbcne non si conoscc I'antido-
lo: Ha un'anlichissima origine, che se da due secoli quasi
esiste quello cnianato dalle niatcric eruttate nei 1009, da
tempo anlistorico esiste quello die esalasi prcsso monte
Gervasi, monte S. Aiccolo, Moni)ilici'i la cui formazione
nelle storie etnee non si narra.
Cosi r Ellluvio Etneo d' anlica esistcnza quanto e
antico il vecchio Etna se vorrebl)e considcrarsi a durata
temporaria , die ai suoi influssi mettcra fine , quando
i }irodolli pirogeni si muleranno in fertile terra , la sua
leniporaricla sara oltrcmodo longeva, e dopo di durare
— 259 —
rcntinaia di secoli in una data cruzione si osscrvcra nclic
ullrc d'epoca reccnle colla stcssa durala, dli^nisaciie fra
1,'li Ellluvii conliiini polrcbbc classarsi la csislciiza consi-
derandonc in lulla la logione piedemonlana dcirKlna.
MODIFICATORI IGIEMCI
Indai^rando rinlltienza dei modificaloii Igicnici nolla
gencsi della malallia Eiidcmica Etnca, inenlre I'acqna del
cicio concoiTc forsc airazionc cliiniica the svihippa IKf-
fluvio nel mezzo vidcanico Etneo, iiu ossa, ne 11 Ircddo
produce direllaineute 1' Endcmia niongibcUese.
E di vero iiclla rigidezza niaggiore della slagione
jeiuale , qnando I'Elna e i )Ionli the vi si addossano
d'inlorno si rincapellano di folti strati di neve, e la re-
gione siivana, e la deserta percnncmenle ne albeggiano,
cola per iillizi diversi si avviano i recidivi del morho; E
chi vi si inollra ogiii gionio a provvedersi di legna , o
chi vago del piacerc dellc cacce percorrc gli spazi ne-
vosi, e s'innei-pica all'erte pendici, alie iiiipratitahiii halze
sfondolando snlle leneri nevi; e chi piii tenijio vi slanzia a
lavorare il carbone , e chi nella regione deserta iiiiiga-
inenle diniora ad innrollarc Ic nevi a sollievo <le"ii esTivi
calori, e tuttavia, sebbeue esposti a tanle intemperie, tulti
ne tornano sani , ne alciino di catarro samiiiala , o di
respirazione alTannosa , convincente argonienlo die ne il
Ircddo. ni' I'acipia coiicorrono alhi genesi della nialattia
EiKleiiiiia l']lnea la quale viene dall'azione spccilica del-
r Ellluvio vulcanico.
I>D1VIDIALITA
La somma dellc pnHlisposizioni che forma 1' indivi-
dualita d'ogni esserc umano, sembra avcrc un inlluenza
— 260 —
alia produzionc della malallia indigena al Mongibello.
Quando i vignaioli al numero di quindici venti vanno
a coltivare i ^-iteti, non lulli si allaccano del morbo, ne
lull! all'epoca stessa. Pero viene al palese che alio svi-
luppo di esso tcnessc iin' influenza la cosliluzionalila spe-
ciale di ogniino , che serba una divcrsa alliludinc a ri-
senlire I'azione della niefili vulcaiiica ; non indislinlainentc
peri) sviluppasi il niorbo su qual si voglia degl' indivi-
dui checche fossene delle prcdominanze lisiologicbe, e dclle
loro disposizioni morbose, che osscrvasi amuialarsi piii
i giovaui che gli aduili, o i vecclii di forle tcnacita vi-
tale, che ancora vanno ai lavori del canipo, e piii maga-
gnarsene gli asimmeUrici nelle apparlenenze toracichc , i
valetudinarii, i cagioncvoli di calarro, die i sani, ma non
peri) qucsli ne vanno indenni, che non prcserva del no-
civo Elfluvio ne la vigoria dci sanguigni , ne la inerzia
dci linfalici, ne la lemperata tcuiperie dci lemperamenti
niisli, cbe lutli piii o mcno del morbo animalano.
II Tossico Eineo non allacca scniprc di prinio lan-
cio i vilicnllori, che sc laluni nc inlVrmano nci tempi pri-
micri di loro falica, allri si allaccano ai seslo, alloUavo
air anno dccimo da che i vigneli collivano , ma non vi
fu taluno die, nianomesso dal morbo , non se nc alTet-
lasse per scmpre quando rilorna ai lavori vignicoli , e
polrebbe dirsi che formala la imminenza morbosa non si
estinguc mai piii. Peru la cosliUizione varia d'ogni indi-
viduo pare influire alia produzione della malallia Ende-
mica Elnea.
. , ..; t:i '111 /' ,1 : iu»-> 1 i
TERiPEUTICA
La Terapeulica Eliologica della malallia di che Iral-
lasi e di fuggire la superficie flegrea che csala 1' Eflluvio
— 261 —
asiissianlo, respirare Taere puro , c ncutralizzaro il los-
sico gassoso iiitrodoUo ncl sangue ; ma non conosecndonc
linora la essenza, non possiamo fissarne TanUdolo , o i
salassi si usano, i piiri^alivi, i sudorifcri, i diiirolici, onde
eliminarsi per tiiUi i dcpuialori il vclciio, o quaiclie mc-
dicazionc s'inipicga dirolla alia scde, cd alia forma mor-
hosa por mcdirarnc i diiroronli sintonii, ma non sonipre
con rcalo vantai^gio; (piindi non tornaiio ulili le nicdica-
zioni inipici^ate a guarirc gli cgroti, die se immegliasi
in |)arl(' (juaklie sintoma tanti disturiti ostinati seguono
il loro andanicnto.
II niorho di falli non va toslo a salute, ne sono ar-
ginc ai suoi progredimenii i salassi, i sanguisngi la re-
vulsionc, i |)urgalivi, i sndorilcri, i diurctici, !e modicino
pctloridi, la digilalc, il lanroccraso, il tarlaro slihiato cho
pill dei ridoUi a salute riamnialando di rieadie successive,
e per esporienza conviiili clie ogni nicdicazione inulil tor-
na, al riapparire del niorho no S(»iriono le gravi molestie
senza ccrcare gli aiuli dell' arte a preferenza (|uando non
eresce ad un tratto a minacciare la vita.
5."
Profilassia (lolla lialallla Ktidoniion Einoa
Dicendo dclla profdassia a preservare gli Etnicoli del
mefilisnio vulcanico. sc per nulla adallar vi si puo il tro-
valo d'AiTcl e il suo lorncllo di chianio utile laiilo alia va-
leludine di molle prol'essioni, ne il lubo d'aspirazione di
Biize-Fanlin, sc i processi meccanici di Macquarl , Gos-
se, Kigand do Lisle sono poco pralicabili. io avviso che
vanlaijijiose lornassero Io riinu'nazioiii Ciuitoniauo not fondo
del dissodainenlo ove esala relllnvio, o il doruro di cal-
cio, 0 di sodio di Labarraquc , ma gli Etnicoli non use-
~ 262 —
rebbcro iin prcservativo dispendioso , g ad adatlarsi dif-
ficile in uii iiiogo ove riinuovesi sempre la terra, ed ove
una su[)erficie nuova prcscntasi sempre all'esalazione dcl-
rellluvio.
E una consueludine intanlo presso i vignaioli quando
sono slati piu volte allaccati dal morbo di fasciare una
tela sul iiaso c la bocca , ed impodirc cosi I'azione di-
retta del gas asfissiante , e ad intervalli lasciare la su-
perficic llegrea e resjiirare I'acre puro.
Ma inutile lorna lanibiccarci il cervello ad invenire
un preservative dell'azione del tossico etneo percbe non
appena un Etnicola e atlaccato per la seconda volta dal
morbo, si niega a tale fatica, e fugge anche per sempre
il suolo natale c il suolo llegreo , c acclimasi sopra un
tcrreno salubrc.
6." • rM •'■
IVatura, GlassiGcazionc, dclla Alalallia Eiidcmica Etnca
Volgendoci ad indagarc la Esscnza del morbo, I'Ef-
fluvio meltondo contatto per Endosmosi col sangue ve-
noso nel Polnione produce un avvelenamento aeriforme
mefitico che come agcnte asfissiante positivo il gran fe-
nomeno deH'ossigenazione restringc , delle alterazioni in
qucslo fluido arreca. ,
E se I'eflluvio in quantila diverse ispiralo produce
I'asOssia di vario grado, agendo di una maniera specialc
sul sangue, cagiona le espressioni patologicbe che alia
malattia si collegano, e se la dispnea di vario grado, la
soffocazione imminente, la minaccia di completa asfissia,
le vcrtigini, i capogiri, i turbamenti sensoriali intelletli-
vi, promanano daU'ossigenazione minuila del sangue , e
costiluiscono il sintomatismo micidiale , c la fenomenia
— 263 —
puloifiiomonica dcllo avvelcnameuto mofilico clnco, la tos-
sc, il calarro , la fchhrc , la gaslricila , le ncvralgic na-
scono (lairavvclenamcnto mcdcsimo opcralo dairaziono
(IcIlEllliivio.
Cosi la malallia Eiulcmica Elnca ha una manifcsla-
zioiio sin[onialica varia , porlieiu' allc nialall'u! v(M"iinonlc
s|!ccilichc, e volciulo lornmlarc il suo loiulo si cosliliiiscc
d'uii avvolenaiiHMilo gassoso del sangiic chc polrehbe dc-
iiominarsi avvclciiaiiKMilo inolilico , o inofilismo Etnoo e
pcrliciic alia classe dellc lossicoeniic ; c ingcg-nandoci a
I'oriniilariic i caralleri, c tin avvelcnamoiUo licvc, e iiii av-
vclonainciilo che seiiza anlidoto tcrinina , e iin avvelcna-
mciilo d'aiilica origiiic [tor esserc voniilo scmprc dalla
1'aii.sa slcssa per niollissiini secoli, e iin avvclenamenlo die
non produce la morle.
7."
i\'oYi(a dclla lluladla Eiuloniica Einoa
3Ia la malallia die Ibrnia il subiello della preseiile
Menioria , c nuova del liillo , non ne Iraltano i Classici
della Seienza , non ne parlano i viaggialori elie descris-
sero i vuleaiii del glolx) e la loro vegetazione , non ne
parla il nierilissimo llnnilioldl elie ha slndialo lanlo i vul-
cani , c i vulcani di America ; e I'Elna adnnque che la
presenla alia osservazione la prima, la Sicilia dandcde un
poslo nella sua Cieugralia niedica la olfre alia Seienza a
cui essa apparlicnc , c sc sccondo il pensiere di Frank
si delineasse una carta natoloiiica del "loho la malallia
Endemica Elnea vi occupasse im silo dislinto.
Peril rinlluenza dei Mezzi geologic! e d'alla impoi-
tanza sulle manifeslazioni morbose , ed essi polrehbcrn
— 264 —
considerarsi come i raodiQcatori che danno ragione di piii
Endemie di Sicilia.
Che se i Mezzi geologic! argillosi slabiliscono nclla
Isola il regno patologico-endcmico delle malattie palustri,
i Mezzi geologici Etnei un eflluvio esalano che produce
una malallia nuova coslante suli'Elna, che costitaisce una
delle Endemie singolari della Patologia di Sicilia.
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■ ■■.•■•\:\fi ''i.i.i-' i:\ri!
saasaii-iiaa
SVllA
DETERMIAAZIOIVE DE €OEFHCIE\ Tl
NELLE FORmULE A DIFFERENZE-DIFFERENZIALI
E
SUIX'APPLICAZIOIVE DI ESSE
ALU VALITAZIOXE DEGL' lATKGUALI ELLEHIA\I,
l>i (6utsfppc Nutria
PBOFESSORE DI DIATEnATICA Sl'BLinE NELLA R. l.MVERSITA DEGLI STl'DI DI CATAMA
iiella sediilu ordinuriu del 3U Aprile 1854
35
lltJtt M IJIf' I13K! <TM<.lrr.! .ii UlliS JKUt > ( .'!,'!'l«<r. Ill HlM-VItliJI'l
lt.><I '(lift}/ Oi; fob iihittilhut i-(nlt -Ijnr
l\TROI)l/IO\E
u.
'no de' pill belli cd iilili argonienti , di ciii si sieno
oociipali i goomclri s' e lo sviliippo dellc dilTcronzc in
I'uiizionc dello dcrivale difTorciiziali , e dollc dorivalc dif-
I'erenziali in fiinzionc dcllc difTercnze. Iniprciidondo a di-
sciilero lalo inlorcssanlissinio arijonicnlo il La"raiin(' nellp
Mciuurie deir Accademia di l»orliii{) per laiiiio lll'l ha
dalo un scgnilo di formnlc cloj^anli, Ic qiiali fondale sul
priiicipio d' indnziono c sniraiialogia deilo polenzo con le
dilTcrenzo, scgiiaiala per la prima volla da! Lciliiiizio, ve-
iiivaiio dailo slos.so risjiiiardatc conio niollo dilliiili ad es-
sere dircltainciito compiovalc. 11 La|)lace nel sctlimo vo-
liimo (\('' Uotli Slranicri . c nolle Mcmorie dell' Accadc-
niia delle Seieiizc di l*.irigi per T anno 1777 e slalo il
prime a dimoslrarle in un modo semplieissimo e niolto
eleganle : e nel 1807 il lirinkley , lenendo nna via di-
versa da (piella dell aulore della Mcccaniva Celeste , hn
prodollo simili dinujstrazioni nelle Transazioni Filosofi-
fhe del medcsiiMO anno. 11 melodo pero die si suole ado-
— 268 —
perare per determinarsi i coefiicicnli de' Icrmini tanlo della
formida dirella chc didla invcrsa , ha 1' inconvenienlc di
far dipcnderc il valorc d' iino qualiinqiie di essi dalla co-
Doscenza dci valori di quclli chc lo preccdono. E schhcnc
per la prima formida si conosce tin' espressione gcnerale,
con cui puo conscguirsi la dcterniinazionc di qualsiasi
cocflicienle iudipeiuleiitemenle dall' accennala conosccnza,
purtultavia tale delerininazione iion puo per mezzo di cssa
effclluarsi che nel solo caso , in cui 1' iudice della diffe-
renziazione viene considerato come un numero inlero e
positivo. II melodo adopralo nella presenlc iMemoj'hi, se
da una parle dipende dal calcolo delle differcnzc finite ,
ha dair allra il vantaggio di somminislrarc il lermine gc-
nerale dell' una e dell' allra serie non solo sollo forma
semplice ed elegante, ma pure adalla ad offrire il \alore
di qualsivoglia coefficieute senza il hisogno di conoscersi
quelli chc lo preccdono.
A rendere Ic formule , cui sono pervenuto , scevrc
dal procedimento della succcssiva integrazione signia, da
cui dipendono, asscgnali per mezzo di esse i valori dci
primi coellieienli, e dedoltane per analogia la raj)presen-
lanza generalc, le ho ridoltc in altre formule, merce le
(juali s' olliene il valore d' un coefficienle ad indice nc-
galivo 0 frallo per mezzo d' un numero detcrminalo di
coellicicnti ad indice inlero c positivo. E siccomc per la
formula dirella e conosciulo il lermine generalc di que-
st' ultimi eoeflicienti , cosi |)er essa resla complelamenle
risolula la quislionc relativa all' espressione analilica del
cocflicienle generalc ad indice qualunqnc che , allesa la
forma sollo la quale m'e riuscito rapprcsentarla, ollre che
rende manifesta la legge con cui procedono i termini di
essa, godc il doppio vantaggio di somminislrarc i valori
de' coellicicnti gli uni indipendenlemente dagli altri , e di
applicarsi a qualunque valore dell'indice della diflerenzia-
— 260 —
zionc. >'on «; lo slcsso dolla foriuula iiiversa, tlella quale
ij;norai)(Iosi liillora il Iciniiiu' gcncralc ad iiidice iiilero
(' posilivo, rcsla pure ij^iiolo (jiicllo ad iiidicc (|iialiin([no.
3Ia la loriiiula , clic lio a tariKipo asscyiiala , no iiicltt',
ad evidenza la Icgge c raiidamciilo; c per mezzo di essa
piio coiiscfiiiirsi la dclcriniiiazioiie di (pialiiiKpio siasi coef-
liciciile col succorso dell" iiiU'ij;razioiu; si(jma , la (pialc
se])l)eiie dee successivanienle ripelersi laiile voll(! da cor-
rispoiidcrc al posli) , eh' esso occiipa iiclla scrie , pure
ddvciidosi ellciliiare sopr;i I'liiizioiii aljichiiclic iiilcre e ra-
y.ioiiali, die con lacililii si ridncoint in lalloriali , si pre-
sla aijcvolnicnie alia delerminazione di sopra nienlovala.
I'assando all' applicazioiie dcllc ('(irninh! prcccdcntc-
inenle acccnnale, lio ri|j;nai'dato lindicc dclla dill'crenzia-
zione comk' (|uanlilii in iienerale, e I'lio consideralo snc-
cessivaniciilc conic posilivo c come ncj^alivo, come inlero
e conic Irazionario. Acl caso dell" indicc ncjialivo lio de-
dollo dalla prima rormida respressioiie dclliiilcj^rali! siyma
d'ordiiie indclcrminalo in riiiizione dcirinlcjjralc ordinario,
e dalla scconda lio Irallo una roniiula simile , die ofVre
lo sviliippo di (|ncsl' nllimo inl('i;iale in lunzionc del pri-
mo. AUeiiendonii poi al valore dciriiilegrale .S("f///irt di pri-
ino ordinc. cavalo come cas(» parlicolare dalla piiiiia (Idle
due precedcnti roniuilc, ho riiivemilo una miova espres-
sioiie laiilo del lermiiie j^cuerale dei coellicienli di esso
(pianlo di ipicllo de' luimeri di Uernoulli dielro la nola
rd;izio!ie lia (piesli unmeri, e <^\i accciinali coellicienli.
Eseijiiile le cose di sopra esposle , mi soiio in sc-
ijtiilo occupalo ddla dill'crcnza ad iiidice liallo (Idle fun-
zioiii polcnzc, c paiiiiionaiidonc il risnllameiilo con cpidlo
olleniilo soil' allra espressioiie iidla scconda Mi'inoria di
qucsll Enen-izj sono perveiiulo a (|uella slessa formula .
(iii il ^lasdieroni e <jie.iiIo per allra via, e die rappre-
senla in prodolli iiideliniti il valure degl' inlegrali eule-
— 270 —
riani di seconda specie, i qiiali giusla la denominazione
introdolta da Legcndre sono pure dislinti in analisi col
iiome di fiinzioni gamma. E poitlie queste funzioni oc-
ciipano un poslo imporlanle nclla sciciiza, fissala 1' alten-
zionc su di esse, nc ho ridoUa la rappresenlanza in pro-
dolli indclinili soUo forme agevoli a somniinisliarne il va-
lore conispondentcniente ai vari cast della variabile , da
cui di|»endono. In laic occasione con mclodo breve e sem-
plice sono pervenulo alle forniule , altronde conosciute ,
relalive alia soniina dellc polonze pari e reciprochc dei
numeri naliirali , esprcssc in i'unzionc de'numcri bcrnoul-
liani. AUese poi le nole rclazioni Ira gl' integrali eu-
leriani di prima c quclli di seconda specie, non ho Ira-
sandalo di asscgnare formule simiii per la valalazionc dei
primi inlegrali, e di piegarle a varii casi parlicolari, fra
i quali e nolevole il risullamenlo es|irimente la rellilica-
zione della Icmniscata, oUenulo in prodoUi indefinili jter
mezzo d' una formula quasi simile a quella prodolla da
Wallis per la rcllificazione della circonferenza del circolo.
In line a render nianifesla rimporlanza 1' ulilila e
I'eslensione d'un teorenia, clie ho dimoslralo nclla quiuta-
Mamnria di (piesli Esercizj , e di cui mi sono servito
per la determinazione de'coeHicienli nelle formule a dil-
i'erenze-diil'erenziali, non ho mancalo di provare come esso
si presla facilnienlc per dimoslrarsi due teoremi uiollo
iniporlanli d' inlegrali delinili , dovuti a! Signor Vernier
professore di Matemaliche ncl Collegio di Caen , rifcriti
senza dimoslrazione nel Bullellino di Parigi del 1823, ed
cgrcgianiente discussi per approssimazione dal mio illu-
slre prcdecessore nel lerzo volume delle sue Lczioni di
Malamatka Sublime. Col soccorso del Icorcnia di sopra
accennato , e per mezzo dun procedimento mollo breve
e facile ho poslo fine alia prcscnle Memnria non solo con
dimoslrare e riprodurre i due cilali leoremi sollo g'li slessi
— 271 —
lerinini, in cui sono slali pronunziali dall' aulorc di cssi,
ma eziandio con prodiirro c dimoslraro allri Icoroini si-
mili, clic nierilaiio di esscrc Iciuili in iioti minorc cslitna-
zione nella leorica dcgi' iiilcgrali deliiiili.
§ l-"'
DETEUMINAZIONE De' COEFFICIENT! NELLE FORJIILE
A DIFFERliNZE-DIFFERENZIALI.
Se si denota con z una fiinzione qualunque di ac ,
c con A' la difforenza Ira qucsta fiinzionc, e cio ch'essa
divicnc allorchc in voce di x si pone x^h , si sa dai
Irallali di calcolo dilTcrcnziale e di calcolo inle^ralc che
una dilTcrcnza qnalunquo, d'ordinc indetcrminato, espres-
sa in funzionc de!le dorivalo dilTcrcnziaii di z, viene som-
minislrala in gcnerale dalla i'onnula
■A{i,n)^^h"'-
nclla quale i coelTicienli cs])ressi in generale per A (i,n)
essendo indipendeiili iion solo da h ma pure dalla fun-
zione z, hanno sempre i niedesiini valori qualunque sia-
si ;:. Per delerminare tali coeflicienli poniauio nella (1)
in cui si rapprcsenta per fi una coslanle iiidelerniinata .
ed avremo -._»,
-!-
— 272 —
Se si moUiplica quesla equazione per e-("*'>'-'du , cd
indi s' inlegra tra i limiti di — t a -ht di w, s'oUerra per
la delerminazione dei coefQcienti A (t, n) la formula ge-
nerale
(2) . . . A(i,n)= J— r/'''e-("-^o.'^-.d«A"s. ^
" '^ dec"-'-
Sebbene i valori de' coefficienti A (i, n) sono , come iii-
nanzi cennossi, iiidipendenli da ;::, e percio per la deler-
minazione di cssi puossi adoperare una funzione qualun-
que, non di meno credo convencvole di adoUare per tale
delerminazione I'esponenziale e"", la quale conducendo ad
un calcolo mollo semplice, e slala pure prefcrila dai geo-
melri allorche si sono occupali della medesima quislione.
Fallo adunquc :
e mellendo in vece dell' aumenlo h di x il suo valore
espresso in funzione di u, s'otterranno i risultati
= e' , A" 2 ^ c ve — V
dx°+' ...
i quali sostituiti nella (2) daranno
I PTT - ( He"^-' V
— 273 —
Qiicsta formula puossi ridunc ad una [)iii seniplice espres-
sione, se si considcra, chc i cocllicienti A{i,n) cssendo
iiidi|)(Mi(l(Mili da li, o pcrcio da j2, dovraiiiio s('ni[)ro rc-
.slare i^li slcssi, qualuiujuc siasi il valon; di cssa. Qiiiiidi
faccianio /2^1, ed avreino
(3) ... .1 (i. n) = Ijf ^ e-("^""'- ■ dui''"'— ' l)" .
P(!r ollciicrc il valore di qncslo iiilograle deliiiito
ricliiamiamo il teorema di Taylor sollo la I'ornia
, Sc, dciiolando coii § una coslante indetcrniinala, si pom*
in questa furinula
c poscia , molliplicati per e~"°'~'i\u luUi i Icrniini di
essa, s' inlcgra Ira i liniili— r, e -t- ? di M, s'oUerra la
csprcssione
ch' e stala da nio assognala sin dall' anno \Hi',\ nclla V
3Icmoria di qucsli Esercizj. 3Ia sc col signor Lcgciidre
si pone
1. 2. :5. '^....ll = V(n-^l),
il valore di U^"\ giusla I' accennalo Icorenia, e dalo pure
dair eeuaclianza
r(H-+-l) dac"
dunque
I /T ,_ ._ 1 d"f(x) ^
^^^■•■■^ J_- f (^ ■^^''' - )e-"''^- rf» = ^(W^^) "A^ ^" ■
'id
— 274 —
Per applicarc questa formula alia ricerca del valore
(li A(i,n) meUianio in essa n-hi in vece di n
e fatto in seguito x = 0 , avremo
/ e _,„ + ,)„/ -,,,„(^ee _ ^j = [ :
2r«/-T r(jH-f-Hl) dx" + '
e quindi merce la (3)
(S) .... 4(t,n)=—
II coefQcienle differenziale dcU'ordiiie m dclla funzione
puossi scrivere sotlo la forma
(»;)... ^W^^Jil _ p(o^m).n(/i— l)....(n— m+l) (e'— l)"-'"e-
-+-P(I,7n).n(/i — 1)....(n — )re-+-2)(e' — i)»-».+.e(».-.)i
+
-h P{i,m).n{n — l)....(ft — m-i-i-i-\)(c'' — i j"— '"+'e('"-'>
-\-n(e' — 1)«-'C' ,
nella quale i coelTuienll esprcssi in generalc per P (/, m)
rappresentano quanlilacoslanli, edin parlicolareP(0, )»)=!.
Se si differenzia la precedente equazione rapporto ad x,
e se ne uguaglia il risullamenlo con quell' altro die si
deduce dalla slessa allorclie in vece di m vi si mctte
m -^ 1 , s' olterranno merce il paragone de' termini simili
le segucnti equazioni
- HIS -
P(0,m-4-i) = P(0,,m)
P{l,m-^-\) = P{l,m)-hmP(0,m)
7'(2,nn-l) = f(2,m)-t-(m— 1 )/'(!. m)
J»(3,m-i-l) = /»(3,m)-t-(m — 2)i'(2,;«)
P(i,m-i-l) = P{i.m)'i-(m—i-hy)Pii—1,m),
le quali soUoposte all' iiilcgrazione sUjma rapporto ad ni
(laranno
P(0,m)=l - ■ ■
P(l,TO) = 2m/'((>,m)
P(2,m) = S(m— l)P(l,nO
i>(3,m) = 2(»»— 2)P(2,»i)
P(i,m) = 2(i»— »-+-l )/>((•— l,m).
Sc nel valorc di P{l,m) si niclte qucllo di P(0,m),
nol valore di /* (2, m) qucllo di P (1, m), c cosi succes-
sivamenle, s'oUerra la iunuula gcncralc
(7)...P(i.m) = S(m— i-Hl)Sfm— ?-H2)....2(';n— l)2»i.
Poslo inlanlo ncUa [G) .r^O, tuUi i termini del secoii-
do incndtro di essa s'aiinulleruimo, cecelluato il lerniine.
cui corrispoiide la polcnza zero di e"" — 1 . Qucsta coii-
dizione viene soddisfatia in generale dalla relazione
n — m-i-i =0,
die c' iiidica la formula (fi) merce il valore di x =: 0 ,
n-i-i ridu
e di m = n -H i ridursi alia segucnte
= 1.2.3.4...)! r(i.n-f-»)
da!"*'
= r(nH-l)i'(i,n-+-i).
— 276 —
Combiiiaiulo qucsla cquazionc con la (a) s'oUienc
^ ' r(n-l-i-t-l) ^- ^'
c coinbinando quest'ullima con la (7) medianlc la sosli-
Uizione di m^n-^i si conscgnisce per la ra[i|)rcscnlan7.a
gencralc do' cocHicionli dc'icrniini componcnii lo sviliip|U)
dclle difFcrcnze in funzione delle dcrivate diffcrcnziali la
formula ip '^\
nvvcro
,. S(n-H)S(»-4-2)S(u-4-3).-3:(M + 0
^"^'" ^''"^ (ft-Hl)(n-)-2)(n-t-3)....(n-Hi)
Per oUencre una formula simile relalivamentc alia
delerminnzionc de'coelTicienti de' termini rapprcsenlanli lo
svilnppo dellc dorivalc dilTerenziali in funzione delle dif-
fercnze, richianiiamo pure dai trallali di calcolo diffcren-
ziale e di calcolo integrale tale sviluppo soUo la forma
,91 . . . LUl /i," = A";.-+-B(l.n)A"+';-i-B(2,)i) A»*';+...-(-B((.h)A"+'';-h...
in cui i coefficicnti U(i,n) sono al pari de'cocfficienfi
A(i,n) indipcndenti lanlo da /» quanlo dalla funzione".
Onde conseguire la delcrminazione di essi pongliiamo
neU'cipiazionc di marca (9)
' ■ " ■■ ''' "•■"I''- 1..:., ■ ■',; ,1 ', iinr.'i 'i! ,
ed avrcmo I'cspressione , - , ,; ., , •> - r :- >
/(» = (e' — iy-+-B(l,n){e'- — 1)" -^ •-+-.. .-f-/J(j,n)(e'' — 1)" • '-i-...
e quindi, fallo e'' — 1=>. ,
(10) ...(l[l-f->.] )" = /." -1- B ( I, /i) >."*■ -i-B (2. «.)/."+' ...-i-B(j.n)>."*'-t-...
— 277 —
Per delonninaro i codliri.M.li B^i,n) ,-o„ n.elo.lo simile
.. f nollo .-ulopcM-alo d. sopra per la .letonninazione dei
cncllicicnli Ai^i,n) inclliaino nclla (10)
/. = /3,-'-.
«' niolliplicandola in sc-niio per la fiinzinne e-'"^""''='dM
<• poscia inl.-iaiulola Ira i limifi di -- a -r-rdi t( ollor-
roiiio resprcssionc j^ciKM-alc '
*^''"^ ""^d^£l «-'"^""'~l" (l I l-^/2fl"' -| )" ^
la quale per essere i coellicienli B(i,n) indipendenli dalla
qiiiiiiliia iiideleriiiinala ,3 si ridiicc col valore di ,3=1 alia
(
i\)...B(i,n) =!.£■_ e-i-'>'-. ,l«(l [I -i-r' -■])'.
A fin di conse-nire il valore di queslo inleorale de{inil(
poniamo nella ^i) 4 = a^, n ^ i in vece di n,\{x) = i\xT.
cd avremo ' ^ ^ v y .
" - ■ r (h -(- i -h- 1) dac"*'
<' qiiindi, poslo .r= I,
" " r(ft-+-i-t-l) da^*' ,. ■
Qiiesta erpiazione romhinata con la (II) dara
(12)... *(,•,«) = _ — i_ ''°"Of-^='l)'
Se si rappresenlano eon Q(i.m) quanlila indelerminale
iml.pendenli da x, c per uniformila del caleolo si pone
tj Km =\, d eoelli.ienle dilTerenzialc deH'ordinc m
•lella Innzione ^Ix)" j)olrii scriversi sollo la forma
— 278 —
(13)...^lM:=,ij(0,m).n(«— l)....(w— m+l)^""^"""
— )3(l,wi).n(/i— l)....(n— m-t-2)!^-^
■Q(i,m).}t(n— l)...(?i— «t + t + l)cosiT^
■ n
(to)—
Eguagliando il differenziale di qiicsla equazione rapporlo
ad X al risultato clic la slessa soinniinistra mcrce la so-
stituzione di m-i-l in vece dim, s' otlcrraiino I'equazioni
: -•; e(0,»n-+-l) = Q(0,m) . '
'' e(l,m+l)=Q(l,)H)-i-m()(0.m)
Q(2, m-t-l) = g(2,m)-HHt(>(l,'»)
■ e(3,wi-Hl) = )3(3,m)-i-?ftQ(»,m) .■ i ' ,, \ - ,
e(t, «i -<-l) = Q ( i m)-i-}H C (i— 1. «* ) •
: ii 1
Ic quail per mezzo deirinlegrazioiie mjma rapporlo ad
m condurranno dopo le successive sostituzioni al risul-
lamento
(U) ... !3(i,'m) = -m2mSm....2m.
Se nella (13) si pone x=l, tuUi i termini del secondo
memhro di essa si ridurranno a zero, tranne quello die
trovasi molliplicato per la potenza zero di lac. Tale ter-
mine vicnc prodotlo in gencralc dalla relazione m = «-+-/,
— 279 —
die alteso il valorc di ac=l , ridurra la (13) sollo la
forma
(i" * '( 1 r £p = 1 1) "
— dxru = •■ostv.r(n-4-i))y(i,H-+-o. ,..(>,
Per mozzo di qiicsla oguaglianza s'oUerru dalla (12) la
rflazione
,,,. , T(n-hi)cosiv ^,. .. • ■' "
iK'lIa ([iialo sostilnilo il valoro dclla fimzinno () (j', n-t-/) ,
dt'dolio dulla (14) per mezzo della sosliliizioiic del valore
di m=)i-i-i, si coiisegiiira per I'espressioiie generale dei
coellicieiili dei termini , elic compongono lo sviluppo dclle
dilTerenze in funzionc dclle dcrivale diffcrcnziali , il risid-
lameiilo
ovvero
(Id) ... li(un) = cosiT'— i^ — i — ^^ i^ -•
Qiieslo risidlameiilo^ e qiiello marcalo dalla (8), mcrile-
voli per la loro elegaiiza di essere segiialali, rendoiio nia-
nifesla la leiige seeoiido la ([iiale proeedoiio i lermiiii della
forimda diretta e dclla iiiversa , e sonimiiiislrano i valori
de" lespeltivi coellicieiili j>enerali A (i ,n.) , li {i, n) per
mezzo d'liii niimero / d' iiilcgrazioni i; da elTellMarsi suc-
cessivamenle 1' una snll" allra relalivamenle alia vaiiahile
n. S'e per tale via die ho coii.scgnilo i segiieiili risiillati
rdativi ai valori de' primi ((ualtro coellicienli lanlo dolla
formula dirclla die della inversa, senza compularvi il pri-
— 280 —
1110 , che si conosce altronde dalle stesse formule essere
esuale ad uno :
*■ ' -^ 1.2.3 1.2.3.4
,,„ , n ,,, n(w— 1) , ,„ «(?»— l)(ii— 2)
''('''^^= 172X4 -^ ^^rbxi -^ ^-^ 1.2.3.4.5.G
'^^*'"^=i:2:3'X3 ^ -'1.2.3.4.5.6"^^^' 1.2.3.4.3.6.7 „
103
n()t— 1)(m— 2)()i— 3)
1.2.3.4.3.6.7.8
I . it I I
B/3 „)__«_ 20!ii!^=ll _ tgn(t-1Kn-2)
/;(3,n)_ ^ -"1.2.3.4.3 1.2.3.4.5.6
/?(.,«)_ _+ 130 ____,+ ^10 12.3.4.5.6.7
r . , ,„ _^i^„n(n-l)(«-2)(»-3)^ , ^,
, 1.2.3.4.3.6.7.8 ' ■ -
Polrebbe oUenersi il valore del cocfficieiite gcnerale A. (i,n)
soU'altra forma niercc rintcgrazione c valutazione dcUa
(3). Difatti sviluppaudo la funzionc
prima sccondo le polcnze dell' csponenziale C" ~' , e poi
cib che risulta secoudo quelle della funzionc e"*^"', si
— 281 —
iruinitcra, cffetluala rinlcijrazione tra i limiti della varia-
bile u, alia formula conosciula
I n"*' — n(n — l)"^''
n(n — 1) , „.„. ..
-H— i -(n — 2)"*'
\ , . I 1.2 ^ -^
I H{n- \){n-2)(n-i)
1.2.3.4 ^ ''
\ — cc.
Qucsla formula sebbene somminislra i valori dc'coef-
licicnli ;1(/, n) gii uni indipciKloiileiiKMile dnf^Ii allri , v
mt'tle ad evidcnza la leii;ge , giusla la (|uale procodono ,
purlullavia non puo applicarsi die ai valori di n inlori e
posilivi. Per averc una formula, la quale offrissc i valori
degii accenuali coelficienli non solo gli uni indipendcnte-
menle dagli allri ma bcnanto li dasse sempre soUo forma
fiuila per qualunque valorediji, faeciamo os.servare che
in virlii dei valori di .1 (l,/i), .1 (2,n),/l (3,h) ec, pre-
cedenlemenle assegnali per mezzo della (8), il valore di
A{i,n) puGSsi scriverc per analogia sollo la forma
/..,v i • V I. n(n — 1) „ n(n — l)(n — 2)
(17) ... ,1 (,«, /. ) = np, -h -^^2 * ^ rih — '
I
n(;t— l)(n — 2)...(?t— ni-Hl) p
"*~ 1.2.3 m
.. . n(n_i)(n-2)...(n-i+l)
1.2.3 t
in cui i coelficienli. espressi in generalc per P„, essendo
3?
— 282 —
iiulipendenti da n si deterniinaiio facilniente con porre suc-
cessivameiitc in essa n = 1 = 2 = 3 = ec. Cio fatto si
otlerrii nierce le successive soslituzioni la formula genorale
— mA(i, 1)
1.2
' -h COS imr A {i,m)
•che pui) rinipiazzarsi per mezzo di quest' altra
P„,=zcosmz([i—A{i,l)]'"~-l\
con la condizione che nello sviluppo della funzione
gli esponenti di A(i,m) si scrivano per mollipiicatori
di 1 ; 0 cib che torna la slessa cosa , con la condizione
che si ponga
; A''(i,l) — A{i,\.m) = A(i,m). '••■ ■ ■••
Per semplicita del calcolo melliamo la (17) e la (18),
la prima solto la forma
.,; ^,,_"'%*'nin—l){n—2)...{n—m-hi) „
A(i,n)- _-_ i.2.3....m "
e la seconda solto quest' altra
P„z= cos mv S — ^^ , ^ „ — ; ^ cos7iTA(t,/»).
/. = , 1. 2. J h
Sostituila questa espressione di P^ in quella di A (i,n),
— 283 —
ed osservando clic i valori di h cslcndeiidosi da 1 ad //(.
c quelli di m da 1 ad /, anclie qiiclli di h si cstcndc-
ranno per conscgucnza da 1 ad /, s'ollerra
.l(t,)i;= i i, -__^ — ^ -coim-x .\(i.lt)
m=, «.=, 1.2. .J... (Hi— A) l.2.3.../( ^
= - TV5 — T- Aii.h) i. -^^ ' COS mz.
/.=, 1.2.3.. ./( ^ - ^ „,. 1.2.3....()H— /»j
Se si effellua 1' iiilcgrazionc dclla funzionc clic trovasi sot-
loposla al sccoiido inlograle s , e si dciiola con C una co-
slanle arl)ilraria, oUerrassi rcsprcssione
^ n(?i— 1)...(k— »H-l) ^^^ „(„_!)... („_„,_^1) cosmT_^,,
.2.3....(»»— /t) 1.2.3....(m— /i— 1) «— /i
,_n ' ' ~ "(n — l)...(jt— OT-l-1) COS »i-
rcwi — /() II — h
che vahilala Ira i liniili di m, di sopra dcsignali, ofFrc
- -^^ r-^ri: — , 'cos?nT= !^ L.
»«=. 1.2.3. ...(m — h) 1\(— /i-i-l) n—h
(n—h)T(\—h)
ma per h si rapprcscnla un nuniero inlero p positive ,
dunquc dalla formula conosciuta
(19) ... TOi)T(\—h)=-
sen /it
dcduccudosi in tale caso r(l — h)^ oc, sara
"='+' n()j— 1)(h— 2)....(ii— m-i-l) n(n—\)(n—2)...(n—i) cosir
2. — — ~ — iCOSH|:T=— . l._
1.2.3....(hi— /.) r^i— /i-Hl) n—h
n(n — !)(« — 2)...(« — n cosit
1.2.3....(i— /i) II— /i
e quindi, poncndn quosto risullalo in .1 (/, h) ,
— 284 —
,,. , n(n — l)...(n — i) . *='+'j(i — \)...(i — 7i-i-l) coshz .,. ^.
ovvero, sostituendo per rinlegrale s la soninia de' termini
ch'esso rappresenta,
I I'.- Ml
_. A{i,l)
'n— 1
i(t— 1) A{i,±)
1.2 * n—2
/■./>^ i/- \ n(n — l)(n — 2)...(n — i) . , ... .,,. „. ,,.„,
1-2.0 t 1 , a » • 5~
1.2.3 ;i — 3
\
• C0S1T
i(»,l)
Essendo i niimero inlcro e posilivo , questa formula si
compone d' iin numero finito di termini , e s' applica a
qiialunque valore di n. Essa somminislra il valore d'lin
coelficienle qualiinquc ad indice generale per mezzo d'un
numero % di coefiicienti ad indice intero e positivo, i di
cui valori se si dcducano dalla (16) , e si sostituiscano
nella stessa (20), la daranno solto la forma
1'
(«+l)(n-l)
2_2.1
(21).4((.«)
Jt(jt — l)...(n — 0
~ (1.2.3...i)=
cos vt
i{ t— 1)
" ^^2 (»-+l)(i-t-2)(w— 2)
i(t-l)((-2)
, +3 I +.1 i
3—3.2-^3.1
1.2.3 (i-i-1)(i-H2) (J-H3)(n— 3)
i(t— l)(t— 2)(t— 3) 4— 4.3^^6. 2l!l4.l"
(i+1) (t-i-4 (Tn—'r)
1.2.3.4
— 283 —
nella quale a parte d' essere liiKo espresso in iiinzioiie
de' dali primilivi, viciie posla pure ad cvidenza la logge,
con cui procedoiio i IcMiniiii di essa.
Con [iroc<!diiii(,'iilo simile al procedcnle si giungera
alia rappreseulanza analilica del cocllivionle generaie della
I'ormula inversa per mezzo dell' eguaglianza
/
.«('•• I)
n— 1
id— I) B{i,2)
„,. . n(n — \)(n — 2)...(n — i)
B{i,n) = ~ .-r-t ■ cos IT
1.2 n— 2
j _ i(i— l)(i— 2) B{L3) I
1.2.3 ■«— .3 /
cos IT • — ^^—t
n — i
I
Qucsla espressione darehhc il valore del coelTicienle
geiieraie ad indice (piaiiimpic niodinnle un nnniero i di
eoeiricienli ad indice inlert) e pdsilivd, se si avesse una
forniida simile alia (1(1) per la delerminazione di essi.
Ma |)UOssi snpplire a lale inancanza niene liiso della (lo),
che oil're il mezzo di consegiiire il valore di (pialsiasi
eoelliciiMile ad indice generale mcdianle un nnmci'o cor-
rispondenle d' inlegrazioni .siV///(f/, le (piali (l(<ven(l(isi suc-
cessivamenlc efTeltuarc sopra liinzioni algebriclie inlere e
razionali rlie, come ahltiamo operalo per i primi ipiallro
coellicienli, riduconsi agevolmenic: in I'alloriali, si rendono
di facile esecuzione nelle applicazioni ai casi j)arlic(tlari.
Lc fornmie (1), c (9) sono siiscellive d'una cslcsa
discussione relalivamenle all' indic(> n della dilVorenziazio-
ne. Si sa che in esse pno lale indice considerarsi come
quaiUilii posiliva o negaliva, intera o frazionaria. >icl case
di n nnmero positivo le I'ormnle di sopra acccnnate soni-
— 286 —
ministrano rcspcUivamentc lo sviluppo dellc differenze in
funzione delle derivatc diffcrenziali , e qiicllo delle dcri-
vatc dilTercnziali in funzione delle differenze. l\el caso di
n quanlila negaliva, siccome si hanno Ic corrispondenze
= f zdx" , A-" ; = S»
cosi si dedurranno dalle stesse forraule , poslo — n in
vece di h, le due serie generali
(22) ... S" ;. = — / ;(/a;" -^ — / zdx"-'
h" J /t"-' J
A(2,— n) p"-' ,
h"—' J
^ 'I zdx"—
(23) ■~r ='^^" = -" '• -t- «(i.— »i)-"-2
-\-B{L—n)^"-'z
per mezzo delle quali s' esprimono gli uni in funzione
degli altri, e delle respellive derivate successive, gl'inle-
grali sigma c gfintegrali ordinarii, d'ordinc indetcrniinato.
I valori de'coeilicienli espressi in generate per /l(/, — n),
B(i, — n) si deducono respeltivanienle da qnelli de'coef-
ficienli A{i,n),B{i,n) con canibiar soltanio il segno di
n. In virlii di tale canibiamenlo s' olticne dalla (21) la
— 281 —
rapprosoiilanza analilica del coellicienle gcncralc A(/, — n)
sollo la loriiia
1'+'
((V !)(>(-+- 1)
_^X'-').
2_2. 1
1.2 (t-i-l)((-+-2)(/H-2)
(n)A(i n) = - "(»-t-l)(n+2)...(n+0| ,-(,--l)(/-2) 3-3-2:^ ^- ''^'
(l-2.3....t)' ] 1.2.3 " (i-+-l)(tH-2)(i-4-3)(n-+-3
(i-+-l)(t-^2)(i-4-3)(n-+-3)
f(i— ))(,•— 2)(,-— 3) 4!!l4.3!^6.2!!lt. l"
(i-Hl)....(M-4)(u-i-4)
1.2.3.4
\-
die comprondc come caso parlicolarc i valori dc' cocffi-
cieiili dcllo varie fonmde, con cui s'ollengono grintcgrali
>ii(jma di diverso ordinc per mezzo de'corrispoiidenli in-
tcgrali ordinarii , e dellc loro successive derivate diffc-
renziali.
Per venire a qualclie applicnzionc dclle formule pre-
cedenlenienle assegnale Iraltianio il caso il piii frequente,
rh'e (piello di n=l. Per lale valore di ?i s'oUengono i
seguenli risullali :
4(l,l) = -i^,
..i(i.-i)=-4.
^(2,1):
I
1.2.3 '
i(2,-i) =
12'
^(^'')=T:x3r4
i(3.— 1)= 0
^(*''>=,-:Tro
•M4,-1J = -^:
-
- 288
5(1,1) = -
1
5(1,-1)= {•
5(2,1) =
1
y
i?(2,-i) = -^-
5(3,1) = -
1
"T'
5(3,-1)= 1,
6(4,1) =
1
0
*(*' '^ 720
per mezzo de' quali dalla (1) si ricade siil teorcnia di
Taylor, come dovea accadere; dalla (!)J si trae reqiiiva-
lenza ; f; ; .!
dx 2 3 4
come altronde si conoscc; e dalla (23), e (24) si dcdii-
cono respetlivamente le due formule conosciule ,
I p , 1 h dz ¥ d^z ^
(,C)...i/* = X=4._;--;- = -^A'^-
feconde di coiiseguenze, e di grande imporlanza nelle ma-
temaliche pure cd applicale. E degno d' osservazione die
Tespressione del coefliciente generale della (25), dedoUa
dalla (24) medianle il valore di «=1, vicne rapprescn-
lala dalla formula • '
(27)...4(i,-i)= — i:r'T:2JZ(i^) '
(i-Hl)t(i— 1) 2'Il2. C
1.2.3 1.2.3...(i-f-2)
(t-(-l)j(j-l)(t-2) 3'!l3. 2*4-3. l'^"
1.2.3.4 ' 1.2.3...(t-t-3)
— 280 —
d\c divcrsifica da quclla prodolla dall' autorc della l\lec-
ranica Celeste, c clic cccellualo il solo caso di i = 1,
per cui si oUiene A(l, — l) = _i, soniminislra sem-
prc A (i, — l)={) per liilli i valori imparl di /. Per
dinioslrare in un inodo facile cpiesla propricia della rap-
presenlanza aiialilica del coefficieiile generale A^i.—i)
poniaiiio iiella (1) ■: = senac; ed oUcn-emo
da;" ^ Ax"*-
d"*"sena- . .
in cui sosliluondo i valori di
A" sen cc . d"S('na;. d-'^'spiia-. oc. ,
dedolli dalle iorinide gencrali
d" sen X = dr" sen I a- -t- -^ I
A" son x=z 2" sen" —h sen F^ x -i- "^ W ^ 1 .
da nic asscj-natc nella prima Mcmitrin di cpiesli Kscrcizj;
jmslo ill scgiiilo ,x'=:0, sviliippando e rillellendo die si
egiiagliaiio scparalamenlc tra di loro i Icrmini molliplicati
per sen -^ , e per cos—, s olterranno le due equazioni
2"sen"i-/ifosIl^ = /r — .1(2, n)/(" ■ ' -f- i(4.H)/i»+4— ....
1 nil
2" sen" — 7i sen ^= .1(1 . ")'»"' ' — A{3,n)h'^^ -+-A (S.n)/!'-^— ... .
dalle quali. ratio n= — 1, si deduce v . t
38
— 290 —
1 col ^h=^—A{2,—\)h-i-A{i,—l)h^ ....±\{2i, — \)h"-- ^..'..
— i=/l(l,— 1)— A(3,— l)/i*-t-.4(o,— 1)M ....±:4(2t+l,— l)/t- ^...
La prima di questc formule ofFre lo sviluppo della f'un-
zione - cot — h secondo le polcnze di h; e TaUra, cssendo
i coefiicienli /I (i, «) indipendenli da h, souiminislra
A(l.— 1)=— i- , .1(3,— 1)=0, .1(0,— l) = 0,ec., A(2i-t-l.— 1)=0,
ch'e quanto dovea dimoslrarsi.
In virlii de' precedenli risultali puossi scrivcre lo svi-
luppo dell'integralc sigma di prinio ordiiie , rappresen-
tato dalla (25), sotto la forma
hj 2 ^ -^ dx ' dx"
.4(21.— 1) .^^1-1' h--'-'
Ax"—'
uia si conoscc allronde che se si denotano per B,, B^ ,
B'^,...B^i_/i numcri di Bernoulli, si oUiene pure
(28). ..2;=- / zAx z^B, - -. /?3 .
■{-:. ' hJ 2 dec 1.2 dx' 1.2.3.4
(|«'— 1 - ft"—'
-H COS (iH-l) T. J?„_, •
^ ' dx"- 1.2.3...2t
dunque, paragonando le due espressioni di Sz, si con-
— 2f)l —
sej^uira tra i miineri di sopra nominali , c i coellicienli
.\{ii, — 1) la rclazioiic
cos(i-+-l)r ^ ' '' '
liieiTo la quale puossi osprimcre lo sviluppo , preccdcn-
t.-monlc asscgnalo, della liinzione 1 cot i // per mezzo delta
rorniula
1. 2.3.4. ...2i
Sc iiclla (29) si nielle il valore di/l(2/, — I)! de-
dollo dalla (IT) nierce la sostiUizioiie di 2/ in vece'di /.
s' ollerra per 1' espressione generale de' iimneri henioid-
liani la formula
n'+a ai'+a
_2i 2t(2i— 1) 2_2.1
1.2 1.2.3 (2i-H2j
ii>3_ 3)t3
^2^(2i-l)(2j-2) 3^3. ->T 3.1"^^
//.,_, = cos tr<| 1.2.3.4 ■ (2i-i-2)(2i-4-3) I
_ 2»-(2,— 1)(2/— 2|(2i— 3) CHli.z'^a. 2!il'4. l"**
'•-•3-'i-5 ■ (2i-i-2)(2i-i-3)(2t-+4)
nella (pialc j)onendo succcssivamente i=\='>=\—f.f. i
•s ollerranno i valori de'numeri n.,I{,,ll,, ,'. iu'frazioni
oidmaric , che ndolle in dccimali , come ordinariame.ilr
— 292 —
suolc praticarsi, daranno per i primi dieci nuineri i se-
i^uenli risultati:
(f-
li, = 0^ 1C6C66()66666C666
ft = 0,0333333333333333
: ;,! . Jii = 0,0238093238093238
:.,-,—;•, Bt = 0,0333333333333333
n^ = 0,0737373757373737
B,.= 0,2531133331133331
B,3= 1,166666GG6C(;C6C6(> '
£.5= 7,0921568627430980
B,,z= 54,9711779448021553
£., = 329,1242424242424242,
die ci saranno iitili nelle seguenti applicazioni.
VALUTAZIONE DEGl.' INTECRALI EILERIAM.
Se si diirereiizia u voile successivameule la lunzione
X'", c se lie soltopone il risultato alia segnalura della
funzione (jamma , con cui Legendre denota gl' integrali
eulcriani di secoiida specie, die rappresenla in generale
con la caratteristica
1 s"—
'^''^=f['^{'-J"
oUeriassi Tcspressione
d";^" _ r(m-Hl)
da;» r(wj — n-t-l)
■X'
fn*~«
— 293 —
<lalla quale, poslo m=\, ed n-^i in vece di n, si cava
(31)..
dx"*' r(2 — [n-i-i])
Risguardaiuio i come un numero inloro, e iiella formula
cnnosciula
(32) ...r(a-f-l)=«r(a)
poncndo conse(.'ulivamente
.si giuugcra per mezzo delle successive sostituzioni alia
lorniula ijeiierale
r a • I C0SlVr(1 — )l)
r(2— [n-+-i]j = . ^
«(H-Hl)(n-(-2;....(n-i-t — 2;
die combiiiala coii la (31) offre
d"*'J3 hC/i-^1 )()H-2)...(/i-i-i — 2) _,_.
dx"+' cosiTr^l — nj
Da quesla csprcssione si deducono i valori delle derivale
di jc a coiiiiiiciare dall' ordine n-+-2 sino ad un' ordiiie
((ualuiujuc ii — i inclusivameiilo ; (piclli dcH' ordine n ed
n -+- 1 vengono dali respellivameule dalle due e(|uazioni
d" .r .T'— " d"* ' X a—"
dx" (I — HiTil — 71) da"'*' r^t — ID
ehe si Iraggono dalla (31), facendo j = 0, ed t=l , e
ricliianiando die se si pone nella (32) o:=l — n, s'otliene
rC2 — )i) = (l— n)r(l— n).
Soslituili nella (1) i valori delle derivale difTcrenziali, di
sopra assegnati, corrispondenlemenle al caso di z = x ,
ed /t = 1 ; e fallo per semplicita del calcolo
— 294 —
w. X 1 — n ,,., ,(1— n)ji ,,, , (1— n)n(fn-l)
f(n,a') = A{i,n) ■ —A(2,n} — -^A{d,n) ■ ^—r
,,. , (1— 7i)n(jn-l)...(n-f-i— 2
• A (t, n) — :^ — : — '-^
a;' cos i-
s'ollerra il risuUamcnIo = *, . .. :.'■
(33)...A",T=- ^:^1 -[l+^(«,ac)]. "' ■'"'
(1— H)r(i— «)
Queslo valorc di a"x, clic in virlii del iiielodo, prc-
codonlcnienlc adoperato, vicnc espresso per mezzo d'una
seric , la (piale risulta lanlo piii convergenlc f|uanlo piii
graiidc e il valore di x, e slalo da me asscgnato sollo
altra forma nella seeonda Memoria di quesli Esercizj.
Avendo in essa consideralo la fnnzione potenza x'' come
risullanle dalla somma d'nna serie di fattoriali, rappre-
senlale in gencralc dalla funzione •—
x{x — \){x—2)....{x—r-^l).
ed avendo in scguito risguardato la x come un numero
intero, pervcnni ad csprimere il valore di A°ac per mez-
zo d'una formula, la quale, poslo n in vece di 7, offre
sen >ir 1.2. 3.4.... ac
A" « = -
(1 — n)r jt(ft-i-l)(/n-2)....(n-i-a? — 1)
Eguagliando questo risullamento con quello marcalo
dalla (33), e risolvcndo I'equazione, clie ne risulla, rap-
|iorto alia funzione r(1 — ?t), si conseguira I'espressione
sen/iT . . , 1.2.3 x ,_ . . . .
— 295 —
per mezzo dcUa (juale si deduce dalla (19) il valore delhi
runzione r(n) soUo la forma
_, , 1.2. . "5.4.... X X"—
r(u) = .
H(n-l-l)(jn-2}...(n-i-ac — 1) i -i-<p{n,x)
Le due formule, clic vcniamo d' assej;iiarc , sumuii-
iiislrano i valori di r (n) c di r(l — n), i qiiali dipeii-
deado dalla serie cspressa per 9 (n, x) risulleraniio tanlo
pill esalli quanlo piii graiidc e il valore di x. A'el caso
diac=3c, essendo?(n, a;) = 0, si ha esallameiite , mol-
Icndo per dislinzionc la letlera i in vcce di x,
1 •'> ."? i
n.(«-f-l ) (/I-I-2). ..(«-*-(•— 1)
(3o)...r(i-«)=-^."^"+^^^"±--)-("-^'-'>,--^ ,
son »iT 1.2.3 /
clie sono i limiti, verso i (|uaii tendono le precedeiili
esprcssioni di r(7i) , e di r(l — n). Queste formule
hanuo il vantaggio di somminislrare i valori della fuu-
zioner(?i), e della sua complinientaria r(l — n), qua-
lunque siasi n, vale a dire, sia n un numero positive 0
negalivo, iiilero 0 frallo, egualc a zero 0 eguale ad uno.
.\'el caso di n, numero inlcro c posilivo, la (34) puossi
scrivere nel seguente modo
j.^^^_l.2.3...(n-l)>t(n+l)-(i-lj__
h(h-+-1)(h-i-2)...(i — 1) ,-(i-Hi)...(,-_|-„_|) •
nella quale, csseiido i=x, la seconda frazione del se-
condo membro risulla eguale ad uno; c s'olterra
r(n)=l-2.3.4....(;i— 1).
Questa formula, dalla conosccnza della quale siamo par-
liti, e adalla a dare i valori di r (n) corrispondenlcmentc
ai valori di n inleri e positivi >\ : per 7i=l come per
[
— 296 —
H = 0, ed n nunicro intero c negalivo, i corrispondenti
valori di r(n) si deducono dalla (34) , che ofFre i risul-
lali , nltronde conosciuli,
,• .. r(i) = i , r(0) = », r(— »(.) = «.
IV'el caso di n nuincro frallo, sia posilivo sia nega-
livo, i valori della funzionc r(}i) saranno dali dalla slcs-
sa r34) in prodoUi indcfinili, die come appresso ci fa-
rcmo a dimoslrarc , si possono seinpre valutare con snf-
licienle approssimazione. Gli stessi risuUamenti, e le me-
desimc conseguenze si deducono dalla (3S); lo chc rio-
sce facile provare, se in vece di n vi si melte 1 — /( ;
per cni si avra
. . Y(n) = — (^-»)(2-n)(3-«)■■■(/-n) .„ _
Per incidenza crediamo utile osservare che il pro-
dolto delle due formule (34), e (33) ofTrc per r(n) que-
st'allra espressione
' si^n nr n(l-l-»i). ..(»-!-»( — 1)
e die, essendo j = oc, potendosi scrivere
1 1
I
r eguagliamenlo dell' una all'altra da il risultato
sen nr = nr x "■ '-^ — —^ '— — ^ j
i'. 2'. 3= r
die rappresenta il valore della funzione seno in prodotti
indefiniti, e da cui, com'e noto, si deducono anclie quelli
delle allre fuuzioni angolari, :,
»] r >iri
— 297 —
^ Se^si (lenola per m un nunioro inlero, c si pone
"~I ,r ; r -^^^^^ di r(ji) si piio soniprc csprinierc in
pn.doll, dcfiiul. per mezzo dclla semicirconferenza . del
nrcoio di raoo.0 1. 0„de cio consoouire nielliamo nclia (31)
1 aecennato valore di n, ed avnuiio
r(l!!}=:l)=, 2.4.6 2/ _
.HoUiplicando e dividendo il secondo meinhro di auesla
•'ijnaglianza per rcsprcssione ^
1.3. .J. 7....(2h( — ;jj,
possiamo scriverla sollo Taspetto
2 \.3.j...(2i~l)l/q (2i4-l)(2i-H.3)...(2(H-2m— .il'"" ' "
ma nel caso di h =|, c di n= j dalle form.de di mana
(19), e (34) si deducono 1 due risullati
^-^ i..$.:;...r2,_i)t/T
<' <iiiindi inerce la loro e"ua"liaiiza
(36)... 2.4.6.8....2f ^ ..
i.3..-;.7... (-21-1)1/7 ■' '
dunque. cssondo /=3c,cdm_I i| numero de' falloii.
••ompononli \\ iirndollo
l.3.,^ (2w— .1)
(2«^-l)(2,--f-3)^2,--^-o)...(2/-f-2m-3)^
si giuugcra al seguenle risultaniento :
39
— 298 —
■ (z!!}^\ = 1.3.3....(2m-3) ._, ^
V 2 / (2i-Hl)(2i-i-3)(2t-t-S)...(2i-i-2m— 3) ^ '
- ;: 1 3 S 2ot— 3 .—
,1/t
1 „ 3 ^ 5 „ 2m— 3'
2-4-_ 2
-+-
t
-. =1.1. £ 2Mt— 3^— .
"~2'2'2 2 ' '
lisiillainento , cui i geomelri sono pcrvenuti , operaiKlo
diversamcnte.
Passiamo ora a diniostrarc che la forma , sollo la
quale si trova prccedcntcmcnlc assegnala la funzioncr(n),
si presla facilnicnte alia valiilazione approssiniata di essa,
qualunque siasi il valorc di /i; e che la funzionc r(n),
(lovendo dipendere sollanto da n non conliene che appa-
rentemcnle la quaiitila rapprcsciilala con i, la quale dee
in tulti i casi elidersi dalla slcssa. Per rendere cio ad
effelto preudiamo i logarilmi neperiani dal primo, e da!
secondo niembro della (34); c per seniplicila del calcolo
ponghianio
S=ll-h-l2-Hl3-f-14-i-....-hlt
S' = l;i-hl(n-t-l) + l(jn-2)-i-....-t-l(n-i-i— 1).
ovvero, cio ch'e la stessa cosa , ; .
(37)....S=l(:-hSK, S'=l(ii-t-f— l)-i-21(n-t-i — 1).
Kseguite questc operazioni, s' ollerra
(38)... ir(n) = (n— l)li-4-S— S'. '
Per conseguire il valore di S inetliamo nella (28) k= 1 ,
z:=.\x=-\i; cd avrenio I'espressione
V 2/ m=, 2m(2m — \)t"" — '
— 299 —
che posta nella prima dcU'equazioni di marca (37), dark
(40)...s=(»-^l)u--,-+-SV-.^ 7:^"^'?'^ -4-C.
V 2/ m=, 2m(2m — l)t"" — ■
Oon simile proccdimciito oUerrcmo
(41)...S'=^i-f-?i— i^l(j-t-n— 1)— (i-HH — 1)
"Tr....-.- '■f^»(m-i-\)r ^ ^,^
m=, "" ' 2/»(2m — l)(i-t-« — \)"—'
III virlii di (picst' espressioni di S , e di S s' ollieiii-
dalla (38)
ir(H)=(i-4-7i— ^ji(— i
— ((-l-»i — _jl(j-t-n — i)_|_j^_„ — 1
^"Tb,^.,. cos(w-+-l)rr 1 L__l -^C-C:
-.. = . "' ' 2m(2;H — 1) Li'""— {i-hn — 1)"»— J
ma, essendo?^ oo, possiamo porrc i = i-i-/i — 1, diinquc
(i2)...ir(;i) = C— C:
risultalo indipcndenle dn 7, come dovca dimoslrarsi.
Per dclcrmiiiarsi la coslanlc C haslcrebbc di porrc
t^iO nella (40), e se ne avrebbe il valore coii suili-
ciente approssiniazione mcrce il calcolo de'primi termini
della sorie rlie ne risulla ; ma torna piii ulile , come i
geomelri hanno osscrvalo, di dclcrmiuare la coslanle di
sopra accennala col riiilracciare il limile verso cui tende
la sonima S a misura die / aumeiila. Fallo quiiidi nella
(40) 1=00, e rimellendo per S la somnia delle quanlita
che rappresenla, s'ollerra
ll-t-l2-+-13-t-U-t-....-+-lt = Cj-+-l)li— »-t-C.
— 300 —
Ha quesla espressione si traggono quest' allre due
l2-t-14-i-16-f-18-i- .... -4-12» = il2-+-( t-+-i) l! — i-H- C
11+124-13-1-14 -i-....+12i=( 2(--t-l)l2i — 2( -+-C ,
(he sottratte 1' una dall' allra daranno
!l4-13-l-13-Hl7-i-...-t-l(2i—l)=?lJ-Hil2— (4-^12.
Se si loglic quest' ultima formula dalla prima delle due
precedcnti si conseguira
, 2.4.6.8.. .2i 1,. 1,, ' >!---• ''J
1^^3^^^-^^^--^=,U-^,l2-HC:
ma dalla (36) si deduce pure ' ' :. ' ~
, 2.4.6.8.. ..2i 1,. 1 ,
1 =— k -H - It ,
1. 3.3.7. ..(2i—l) 2 2
lunquc, cguagliando I'una all'altra,
1 1
C— -I2=-lT.
2 2 ,,,
(' quindi , risolvendo rapporto a C quest' e(piazi()ne,
.■Will. . '■, ; 'i. 0 = ^12^ = 11/27. ■ ■ '■''■■
-: (
Per oltenere il valore della costanle C poiiiamo
?■ = 10 nella (41), ed ottcrremo i. ; ..
C' = ln(jH-l)(ri-t-2)...(}H-9) — (n-f-!),o)l(n-i-!l)-i-7H-9 .
"y^n cos(m-i-l)7r •.,>.■■ 'lli''
. = , ""~' ' 2jrt(2m— l)(n-i-9)="— ■ "
Sostituiti nella (42) i valori di C, c di €', sara
— ;5oi —
^i3)...ir('ij = ll/I~— l«(H-i-l)...(u-t-9)-+-(>H-!),j)l(nH-0j — H— it
cos(m-i- J)t
«,„,-,
iiii{im — 1) («4-<J)""- '
l\'V mezzo clcllii ciilcolazionc dei priiiii termini qiie-
sla rorimilu ofl'rc con siillicioiilc ii|i]»r()ssiniazione il viilore
(li lr(») laiilo pcr?i>l iiuanto ])or /i<l. Acl caso di
/* maggiore o oguale a 10, la seric (41) risultando nei
[)riinl lormiiii niollo convergenlo indipondciilcmciite dal va-
loie di /, si polieijbc dclcrmiiiarc la cuslanle f>" coii porre
/ = 1 nclia slcssa scric ; e s' a\ ra
r' /- .. ' >i "^°°n cos(m-i-l)T
2m(im — l)n"'
valore chc sosliluilo nella (42) unilanieiile a ([iiello delta
eoslaiile C, sommiiiistrera T cspressioiie
(«)...ir(,o=i|/i;-f-(»-i)i»-,.H-'"s\,.-.- ^■"/(»»+')'^ '.
Oiiesla formula nel caso di n quanlila grandissinia vicnc
rimpiazzala dalla seguenle
(K)...lT(n) — \\/2i-i-(ii—l)hi—ii. '< ■'<
ch'c il liniile, ciii londe lr(») a niisiira die u aiimenla.
AUorche n ra[)presenla iin iiiiniero < 1 , il valore
della I'lmzione Ir^ii) ])olrelil)e olleiiersi in seric ordiiiala
secondo le polenze ascendenli di n. I'er delerniinare la
coslante €' corris[)ondeiilcnienle a tale caso ponianio
/= 30 nella formula (41), ed ottcrremo
(40)... C' = S'— ( i-f-n— _-)l(iH-n— l)-+-i-+-n— t.
Sc si richiama il valore di S' dalo daH'cqnazione
— 302 —
........ S'=ln-t-l(l-f-n)-4-l(2-Hn)-i-l(3+n)....-i-l(t-+-n— 1)
= ln-t-l(i:-i-n— l)-HSl(f-+-n — l)=:ln-t-Sl(i-t-n) .
e si sviluppa in serie ordinata secondo Ic polenze di n
la funzione solloposla all' intcgrale i, s'otterra ■;
i 2 i' 3 i^ 4 i4 ' '■'
ma, essendo i=cc, possianio porre in gencrale
« 1,1 1 1
_1 ,.l_v 1 _
V i •
i" i" (i-i-l)'"
lendo il valorc di
.MJl
Slt=(j — i)H— i-t-C,
dedollo dalla (39) nell' ipotesi di i=<x>, sara
S'=C-i-(i — -5-)l*" — i-+-l»t-f-S, n — -S, n' -+--Si n^ ■
Se si mette qucsto risullato nclla (46), e si fa allenzioiif
che nel caso, di cui ci occupianio, possiamo scriverp
i-hn — l = i, 1(1-1-/1 — 1)^H,
si conseguira I'espressionc ,. . , i:,^ i, !
C' = C-Hl)H-(S, — H)n— is. n' -+- iss Ji^ — -.S^ Ji* -t- .
2 o 4
la (juale sostiluita nella (42) offrira il valore della fun-
zione lr(n) per mezzo della serie , - ->
(47) ...ir(n)=— In— (S. — lijn-i-is. n' -^Sz n' -^-S^ n'' — ......
^ o 4 -
— 303 —
Per ollencrc i valori dolle S,„ , dai quali dipendc
<iuc.srulliina csiiressioiic di Ir(H) , deiioliaino per S(?«,a')
la somina d' im numcro qtialiiiujuc di termini della serie
geiierale delle polenze reciproche de'nimiori iiatiirali
ill 1
ed avremo dal Calcolo delle dilj'erenze fmiie
a"" x'"
Mctlcndo in quesla formula il ralorc di s — ; , dedotlo dai-
la (28) merce la sosliluzione di /t=l, e di ^ = — si
conseguira
(48)...S(m,a;)=>l<"-)_ L_^ + _L
{III — Ijx""-' 2a;'"
MXh.. . 2 ' x"*- 2.3.4. x-3
_ ?n(m-f-l) (>n+2) (m-i-3) (wt-t-4) _ _J_
2.3.4.5.6 ' ' x"*'
Per mezzo di quosta scrie s'otliene la somma S(w,x)
corrispondcnlemcnle a' varii valori di in , tranne il case
di m^l, nol ([uale essa risulla infmila ; e per cui hi-
.sogna adoperarsi la seguenle
(4»)...S(l,x)=A^lx-+-^ J^ + I^-p-
2x 2x" 4x^ 6x^
H ■ — l-ec. ,
8x» lOx"
ehc si deduce pure dalla (28) merce la sosliluzione di
— 304 -
- = -• Dalla scmplice ispozionc di queste serie si desu-
me, die nel caso di x=i=oo si ha
. - lim. .S(m.'a;) = S™ = /l<'"— ' ;..:.; ../.i:
lim..S(l,;f) = .S, =.l-hh",
cir (• qiianlo dire, il liinito della somnia S(in,x) v^un-
giia scnipre una quanlilii coslanlc per liilli i valori di
7/1 > 1 , e risuUa una quanlila infinila nel caso di /h=1,
e di m<l. Or sebltene per delerniinare le costanli, da
cui dipendono i valori delle somme S[m,x), puossi at-
tribuire ad x un valore qualunque, pure csso debba es-
er talc da rendere senipre abbaslanza convcrgenti le se-
rie di sopra assegnate. S'e per laic ragione che per con-
seguire il valore della coslanlc A con sullicienle appros-
siniazione facciamo nella (49) oc = 10; ed avrenio
^|
, 1 1
' H 1
2 3
.-i-~=t-Hiio-hO,Oj — -^- 0,01
10 2
-f-^. 0. 0001 — — . 0, 000001
i 0
' ■ H-^.o.OOO(»0001— oc. ,
dalla quale , posli i valori dei iiunieri di Kernoulli prc-
cedenlenicnle assegnali, e qucllo di
, 110 = 2,302j8:;092'J9i0437, s- i,
si deduce col calcolo de' primi novc termini ' '" ^ '
4 = 0,377213CG4a015328. ,..
(]on simile procedimento s'otlcngono per mezzo della (48)
i valori delle allre costanli yl^'"— > nel caso di m nuniero
inipari, perche allorquando m e nuniero pari i valori di
esse 0 dello somme S,„ possono per altra via esprimersi
— ;}0;) —
scniprc osallamcntc in fuiizioiie dclla scmicirconfcrcnza t
del circolo di raggio I , come i geornelri lianno osser-
vato , e come in un modo l)reve e scmplice viene pure
conslalalo dalla segucnle dimoslrazionc :
Se nella (47) si melte il valore di
S.—li=A, ■, .. . '
preccdentemenlc ollenuto, si conseguira '"'
(r,())...lT(n)=—\n—An-h-S, n' — Ift h^ -f-i S,_ n''—ls, n' h- ....
2 .$ i .i
ma dalla (32) si deduce
ir(n) = ir(i-+-n)— 1«,
dunqiie, sostiUicndo qucsta esprcssionc nella (aO) , sarii
(j1) ...ir(l -rn)= — tu-+--.S, le — isj n^^-S:, n^ — I^.Sr, iv- -h
2 .3 4 .1
r quindi, poslo — n in vecc di «,
■ (52)...ir(l— •Hj=.ln-H4-'''"'-+--^S3n3-4-jsin^-4-;^.S, «5_j.
2 J 4 .>
I'rcndendo i logarilnii neperiani dal primo e dal .second(»
membro della (10), ponendo n in vcce di h, e soslituen-
do ncl risultato lo precedenli csprcssioni di Ir(«) e di
lr(l — ?i), s'oUcrra la rormnla
1 1 '
lsfiiHT=l)ir — S, jr — -.S; n^ — -.Sun'' — .... . '
die differenziala rapporto ad n, offre
Tcolnr 1 c T c -, w
= .S. n — .*>, n' — Si, )r — .s» «: — ... :
2 2(1
ma se nella (30) si pone /i = 2/jt, s'olliene pure
4o
— 306 —
rcolfi- 1 2nT' _ 2-' n^ y*
1.2 1.2.3.4
B5 • - — ^ „ . „ „ By
1.2.3.4.3.6 ' 1.2.3. 4.3.6.7. S
(lunque, eguagliando Tuna all'altra cspressionc, e para-
"Onando tra di loro i termini siniili ,
s. =JS.
1,^
23 t4
^^='^^•1:2:3:1 - ' '
•Sr, =Bi
25 T«
1.2.3.4.3.6
(:i-i)...s,^=B„
1.2.3... 2m
Per mezzo di queste relazioni s'oUengono col soc-
corso de' numeri di Bernoulli i valori delle S^,^ , i quali
tradolli in nnmeri, e riunili a quelli delle S^^_, die come
per I'innanzi abbianio accennalo , possono dedursi dalla
(48) con melodo simile a quello adoperato di sopra per
la determinazione della coslanle A, offrono insieme sino
ad S,„ i seguenti risuUati, die ahbiamo impreslali dal se-
condo volume della Tcoria delle Fiinzioni EllUtiche di
Legendre:
S,—U =0,577215664!t013.328
.S, =1,6449340068482264
S3 =1,2020569031395943
Si =1,0823232337111382
5, =1,0369277531433700 ' !'
— 307 —
Si =l,0173i3001(»8UWl
S, =1,0083492773819227
Si =1,0040773561979443
Sy =\, 0020083928260822
S,„ = l,000994.-i7ol278180
S„ = 1 , 00049 i 1 88604 1 1 94
S., = 1, O00246086.-;:;33080
5.3=1,000122713347378,-;
J S,4 = 1 . 000061248 1 3:;0387
S,; = 1 , 0000303882363070
S,i=\, 00001.32822394086
S., = l.()0(»007637 1976379
S,8 = 1 , 0000038 1 72932630
.S, 3 = 1 . 00000 1 9082 1 2 7 1 66
5„ = 1. 0(»00009339620339.
Lc scrie (50), (:>1), c (52) avendo per icrinino go.-
nerale I' csprcssionc I S„, n"' , die s'awicina al limiic ""
a misura die m aunieiila , nsiillaiio seinjiro converfrenli
per lulli i valori di 7i<l. IVon e lo slcsso delle seri.-
(<-.i), c (44), lo quali vongono dislinic col nome di se-
miconv.Tgcnli, perdie i termini di esse decresccndo in
pntinpio siiio ad un dalo limile, che dipcnde dal valore
di II, valine in segiiilo anmenlando conlinnamenle di va-
lore sino all'inliiiilo. Per delemiinare il niiniero de' ter-
mini dopo il (piale le serie (t3), e ^44) rossano di es-
sere converf;enti, e di cui la ricerca e di grande impor-
lanza nejla valulazione della funzione fjmnmn\ non si Iratla
•ifiQ
08 — - -
che d'intlagarc il valorc di in, jier cui diviene mininio il
termine gcnerale della serie
(04).../'=— h _....H — 1 -H cc. .
1.2»i 3.4n3 .5.(in5 — 2m(2ni— l)n""-'
dalla quale puo risguardarsi dipcnderc la valiilazione tanlo
della (43) quaiUo della (44). Ondc cio conseguire denu-
liamo con T'"'* tale termine generale; ed avrenio
(53)... J('")=^ ^""-'
e siccome nella formula (S3) s'lia prcsso a poeoS,„, = 'I:
e pcrcii) possiamo porrc i'cguaglianza
,..„. „ 1.2. 3.4.. ..2m
losi sosliluendo quest'espressione nella (54), sara
y.,„, _ 1.2.3. 4.... (2m-2)
r(2!rn)""— ' '
ovvero, secondo la segnatura della funzione gamma.
y(.._ r(2m-l) ,. ,
T(2rn)""--
Ad indagare il valorc di m, ciic rende minima que-
sla espressione, ne prendiamo i logarilmi neperiani ; ed
otterremo
17'<'") = ir(2m,— 1)— (2m— l)12(iT— It;
nia dalla (44) s'ha presso a poco
ir(2m— l) = ll/2;-i-^2m— 1)i(2h! — 1)— (2m— 1)
= ll/S + (2m — .^)l2m — 2m.
— 'M) —
(hiiuiuo, sosliliiciulo qiiesla csprossionc nclla |)rec('(loii(e,
(:il)...m'"> = ^\>~U--i-(^im — :l y ■>,„ — {■> m—\)\J>nr — in,.
Nel caso, (li cui si Iralla, polciulosi norro 2 — — =2,
i cocllicionli diffcroiiziali di priiiio e di sccondo ordinc
(li qiiesla csprossionc, prcsi rnpporlo ad /« , vcnaimo rc-
spellivaiiiciile soniiiiinislrali dalle due c(piazioni
d;«
= 2r"">(12m — I2ur)
—z := 2 — — (liiii — \inr) -i .
K poiclic per la condizioiie de'massiini e dc'niiniiiii dcljlia
porsi -j^=U, s oltcrra m = n~ , e (iiiuidi -j;;^ > 0.
Ua cio si deduce die la seiie (^54) ccssa di cssere coii-
vergente dopo nn miincro m di termini cguale prcsso a
poco ad nr ; e clie il piii piccolo leriniiie di essa , il
(jiiale come si conosce dalla li-oria dellc seric semi-con-
vergcuti , e qucllo cui dol)l)iaii!o arreslarci per avcre la
misura del grado d" approssimazione , con cui puo cal-
colarsi il valore ili Irin'i, vicne somminislralo merce la
sosliluzione di n~=m nella (^jIj, dalla loruiula
17'W = — 2»l — .llHIT.
2
ch'e idenlica a ipidla ollenula per allra via dal Signer
Legendre nel prinio volume desuoi Esercizj di Calcnh)
Inteyrule. Ua (piesia lornmla si ricava die per n = 6
avendosi jji:^18, o Ml la serie (^5'4) cessa d' esserc
convcrgcnle dopo il 18'"" lemiine, per n = lO la diver-
genza si manifesia verso il !ii"" Icrniine . e cosi di sc-
guilo. So s'csprinic per M il modulo, per tui Lisognano
— 310 ~
moltiplicarsi i logaritmi iperholici per essere ridolti in
quelli (Idle tavole, e si denotano con la caratleristica log.
i logarilmi relalivi a quesrultimo sistcma , la precedenle
espressione di IT'"' verra rimpiazzala dalla seguenle
log. !'<"')=— 2.VHi — 1 log. WT ,
la quale applicata al caso di n= 6, e di 7/i = 19, dara
log. 7'i'J>=— 17, 39.
e quindi, lornando dai logarilnii allc quantita ,
) ' , ; ,
^ 7'('9) = . .
10' 7.311
Da queslo risullalo si conchiude clie ncl caso di n = (5
])olra calcolarsi il valorc di P, da cni diponde qiiollo di
lr(?i), con un' approssiniazione csalla sino a circa dieci-
selte deciniali. Sotlonietlendo ad un simile procedimcnto
la formula (jG) si trovercbhe m = ~; donde risulla clie
la divcrgcnza della scrie dc' numcri di IJernouili si nia-
nifosla dopo il terzo Icrminc, come osscrvasi dal quadro
de' valori d'essi, preccdenlemcnlc assegnali.
IVon ci Iralleriiamo piii a lungo sulla funziono fjam-
ma , die per la sua graiide imporlanza nelle malomali-
che pure cd applicalc e slala mollo discussa dai geoine-
Iri. Lo scopo die c' eravanio proposlo, qucllo di provare
die la forma in prodotli imldiiiili , sollo la quale 1' ah-
biamo assegnala , si presla facilmente al cf.lcolo di cssa
per lulti i valori di n , e slalo abbaslanza conscguilo.
Sollanlo acccnniamo die siccome incrie lo nole formule
di riduzione il calcolo della fiiiizioiie r (/i) nel caso di /(
numero frallo > 1 si fa ordiiiariainenle di|iendere da qndio
di H < 1 , cosi la (50) risiiilaiido utile nelle applicazioni
ai easi parlicolari, per maggiore agevolazione ia Irasfor-
— 3H —
iniamo in un'alira niollo piii convergcnto, c la riducianio
al sistema (le'lo<farilini onliiiari.
So si ra|i|»r('S('iUa per /*„. la parlo deciinale de' va-
lori delle soinine espresso in gencrale per S.„ , sara
Per mezzo di ([uesla relazione s'oltieiic dalla (oOi
ir(n) = — In — l(l-i-n)-i-(l— .l)w-i-i/>. n'— ip.m^
f 1 1
-+-- P^ n'* — — I\ n' -h ec. .
4 it
in cui soslituendo i valori numerici di A , e delle P„.
camhiando la carallerislica 1 in log., c molliplicando i
lermini noii soUoposti al simljolo 1 per il modulo
jH= 0,4342944819032518 .
ollerremo, limitando la serie al venlesimo lerinine,
log r (n) = — log H — log (1 -t- II)
-+- 0. 183fil2003768399C n
-f- 0, 1 4004o(i:i32 1 1 8038 n-
— 0, 0292:i0732690S903 n^
-h 0, 0089381313332947 n*
— 0. 003207 j04037:;680 n^
-+- 0, 00123333268(;3234 n«
— 0. 0003180064421212 n:
-H 0. 0002213466621901 n'
— 0, 0000969 1 48802009 na
-+- 0, 0000431938489830 W
— 0. (»O00193112167080n"
— 312 -
-+-0, 0000089061693477 n"
— 0. 0000040993176700 w'
-+- 0. 0000018999803039 iv'-
— 0. 0000008836201493 n'^
-+- 0. 0000004148123382 n-''
— 0. 0000001960231407 n•^
-+- 0, 0000000921016334 n'^
— 0. 0000(>OOi3G171712n">
-r- 0, 0000000207130224 n".
-^-;<i', .'/I
Quesla scrie, la quale nel caso che possano trascii-
rarsi le potenzc di n siiperiori alia prima si riduce al-
I'cspressione, , ;,, ,,,,i. , , , ,,,., j,,
log r (n)=— log Ji— 0, 2306813781348S22 n.
ric'sce niollo agevole per la coslruzione dcUe tavole rola-
live alia valulazione della funzione gamma ; ma esse si
Irovaiio con sulTiciente cslcnsione calcolatc dal signor Le-
geudrc nel suo Trattato suite funzioni eUiUiche ; e
percifi rimandiamo a qnesl' opera prcgevolissinia per ri-
levarne la disposizionc , c il modo d' nsnrnc. Giova pcro
acccnnare che per mezzo dcUc formule (34), e (33) s'otten-
gono con facililii i valori in prodoUi indefiniti degl' inle-
grali euleriani di prima specie , che secondo Eulero ••
Legendre sogliono csprimersi con la caralterislica
P-\=:jxi—'Ax{l — ac")"
l*er conseguirc tali valori non bisogna die richia-
iiiare la nola rclazione ,. -,
, Tft). r(l)
^ n /
— 313 —
con ciii grinlcgrali di prima vongono osprcssi in fuiizioiir
(li qiiolli di scconda specie. So per la dcdiizione de' va-
lori dello funzioni
.llr,|.
si fa uso della (34), oUerrassi
(o9)...('iiUl.- "■-"•^" '" ;,
Viy/ ni p(p-i-n)(p-^iii)...(p-h(i — \)n)
(p-i-q)(p-hq-hn)(p-i-ii-\--2n)...(p-hfl+(i—\)n)
'I ('/-^-") ('/-i-2)ij.... (7H-(t — \) n) ■'
e se s'adopera la (33), si giungcra al risultainenlo
p-f-g
jr son - — X
rr.ft) ni)- ' " ^^(»-p)(2«-;j)...(,-n-j))_ ,
Vq' nr ot n. 2n in
nscni — sen —
n n
(n— 9)(2»— f/)(3n— f/)...('»i — g)
(n— p— f/) (2/1— p—gj(3;i—j>— (/)... (in— p — fy J
Quest' espressioni in virlu della forma, solto la (piale
si trovano rapprescnlate , hanno tuUa la generalila che
piiossi dcsiderare; e percio s'applicano indisliiitaniente a
tuUi i valori di m, n, p. al pari dcile foniinlc rappre-
senlauli il valore della fiiiizioiie ijaimud, dalle (jiiali sono
slate dedotte. Fra gl' inlinili casi particolari, ciii possono
sottoporsi sceglinnio i segiieiili, che sono nioUo iitili, c
niolto intcressaali nella scieirza.
So si pone 7 = -, e si comhinano con la (S8^ i due
risnltati , che niedianlc talc sostiluzione si dedncono re-
spoltivaniente dalla (39), e dalla (60), s' olterranno 1' e-
spressioni .—
4i
— 3U —
J„ l/l—x" iiV ■?■ 2p(2p-H2«)(2p-i-4/i) (2p-h[2i—i\n)
p- ^'—'^■e_i./T'pr (2n— 2y))(4it— 2p)(fi)i— 2p)....(2m— 2p)
•/„ V\—x" n^ i n {n—ij>)['in—'ip){an—-^p)...{lti—\]ii—Ip)
dalle quali nel caso di n^2 si ricava
/..^r^-to _j^r(p.+-l)(p+3)(pH-5)...(p-h2i— 1) "'' '^^
^„ l/l— X' 2'''^ i' p(p-t-2)(p+4)....(p-f-2i— 2)
f """'"^^ ^ i \/~,.,iP^. (2-p)(4-p)(r.-p)....(2i-p)
^. V^'i—x^ 2 *^ i 2 (1— p)(3—p)(3— ];)... .(2t—p—l} '
(! nel caso di ]) = 1 si deduce
(<•')•• -7 ./I ^ I' . 2(2+2H)(2-H4n)...(2+[:
/>.__ax__ _ 1 /^ (2-f-ji)(2-i-3w)(2-<-5n). ■ ■(2+[2i— 1 ]n)
'"'J,. \/\—x" nV i' 2(2+2H)(2-H4n)...(2+[2J— 2]n)
,P2)_.. /" ''-^ _h/^o^^. (2«-2)(4n-2)((m-2)...(2fH-2)
„ l/l_as" n'^ t H (n— 2)(3n— 2)(d»i— 2)...([2i— 11»i— 2j
Da quesle formule a parte clie si ricava imniedia-
tamciite Tespressione della colani^cnle in ])rodolli indcfi-
niti , si Iraggono pure con facilila mcrce la differenzia-
zione sia rapporlo ad n , sia rapporlo a p , i valori di
un nunicro svariato di funzioni inlegrali , le quali sono
stale discusse dal Lcgcndre uellc (Jpere di sopra cilale.
iXoi pcro ci contenlianio d' applicare sollanlo le due ul-
tinie formule ad alcuiii valori |tarlicoIari di n.
1." Sia n = 3: avrenio dalla (Gl) . ! ,i j, olisJtf
''"" r '''^ _U /7~5.11.n.23....(0i— 1).
J„ \/\—x^ ~"3 ''^ T' 2. 8.r4.20....((i/^4^) '
y,
(• dalla (62) dedurremo il risultalo . ,; .
^ l|/~ 4. 10. 16.22.. ..(6i— 2) •■i\\]\,f(<
r — '* \/ "" 4. 10. 16.22.. ..(61—2
) vi'^O'lUr'
— 315 —
clio paraifonalo al prccedente ofTre il valore di i/J in pro-
dolti iiidcliiiili per mezzo della forniula
_4.10.16.22...(6i— 2) 2.8.14.20...(Ct— 4)
.■;.ll.n.23...(Ci — l)^1.7.13.1<J...(Ci— o)'
ovvero, com' allroiidc si conosce, per mezzo della
('-f)('+^)--('-5^)-
2." Sia n=l: ricaveremo lanto dall' una quanlo
dall'allra formula
/•■ d»i/j^ _ 1 ■ /~ 3.1.11.15....(4i— 1)
J. \/\—x'< 2»^ 27*1.3. 9.13.. ..(4t— 3)'
L'inlegrale dcfinito di quesla trascendenlc , come
quello della precedente, e un caso parlicolnre delle fiin-
zioni cllillichc. Esso ofTre in prodolli iiuleliiiili la (piarla
parte della lungiiczza dell'arco della temni.scala , e puo
rappresentarsi per mezzo d'allra formula piii elegante. In
effelto se uella (38) si [wnc p = \, ?i = 4, q=i , s'ol-
lerra
r(i).r('i)
J/.. drr J ^2^ ^4-^
o 1/ 1— X- 4 r(-) '
ma dalle formule (34), e (35) si deduce
. l._ 4.S. I2.ir. U .-J '-" i'f''i<>''l
u^~i.:;.9. i3....^4i— 3) *
^4^ 4.S. 12.16.. ..4i -I
— 316 —
dunque sostiliiendo c mellenclo il valore A\r {■^)=\/z ,
per rinnaiizi asscgnalo, sara '"
/'
dxl/2 1 4".8M2M6=.... i' i'
VT::^* iiVTi ^'■■''- 9'-13"...(4t-3)=
espressionc nolevolc del quarto del contonio dclla lem-
niscala, die ha una cerla rassomiglianza con qiiella pro-
doUa da AVallis per la qiiarla parte deila circonferenza
del circolo.
o." Sia n = 6 : dalla formula |61) si deduce
/" '^^ _ 1 1 /t 4.10.1(1.22....(6(— 2)
«/, l/l— as" 0»^ t"l. 7.13.1"J....(0i— 3)
(^ucslo risidlamonto paragonato al secondo del primo caso
ofFrc la rclazionc coiiosciuta
i
' dE \ /»' dx ::: li.,
la (piale da a divedcre clie la funzionc proposta nel caso
di 11=0 si ridiicc allc luiizioiii ellilliche. Se in vcic della
(Gl) si adopLM-asse la (02), si giuiigerebbe alia medesi-
nia conclusioiie merce il paragone di essa col primo ri-
sultalo del primo esempio. Altri casi vi soiio clic per
mezzo delle formule, di sopra assegnalc , possoiio facil-
menle ridiirsi allc fuiizioni ellilliche ; ma temcudo d'esser
hiiigo passo ad occuparmi della dimostrazione de' due
teoremi di Vernier , accennali in fine dell' iiilroduzione
della presenle Memoria, e riferili senza dimoslraziune nel
Ihdldlino di Parigi del 1823.
1 due teoremi, che si tratla di dimoslrare, sono rap-
[jresentali dalle seguenti fornude :
— 317 —
_1_ /'Tf(g-)-pP"'^^^)H-f(g-t-pC-^»''-^)
2rJ o son x
sen racdx
i.>.:i...{r—\) ^ ' 1.2.:$...(r— :$) ^ ' 1.2.3. ..(r— 3) ^ '
iiclle ([iiali si osprimono coii a , ;) due coslanli , con t
nil niimcro iiiloro posilivo, e con f la caraltcrislica duna
fiinzione arbilraria. Per oUenere il primo risullanicnio ri-
(liico i limiti 0, e -r di x ai limili — t, e -ht mercc il
nolo leorcma
l'^(p(x)dx-i- I ' <?{ — x)dx= I " 'p{x)dx,
Iradiico Ic funzioni circolari sen rx , sen ae in esponcn-
ziali inimaginaric, e scrivo la fnnzione inlcgrale, che per
seniplicila del calcolo rapprcsenlo con F, sollo la forma
/•'=—/ f(a-t-pe''-'je-<'— "^-'djc ;:::-[•
Sviliippando il secondo fallore in sorio ordinala secondn
Ic polcnze deires[>oncnzialc immaginaria, si avra
f = —f' f(a-+-pe'''-M(Jjcr<— "-'i"~-i-e-<'-2>''^-'-+-....] ;
nia posto nclla [i) x = oc, ^ ^p, n = r — 2m-(-l, si
oUicne
dunque , fallo successivamenle in quest' ultima fornmla
— 318 —
/>i,=:l = 2 = 3 = ec., sostiliiondo i corrispondenti risul-
tali ncU'esprcssioiic di F, rimellendo per F la fuiizione
die rappresenia , ed in vcce di r(r — 2hi-+-2) , in oui
m, r sono numcri intcri e posilivi , metlcndo il suo va-
lore in prodoUi continui, dalo dall'eguaglianza
r(r— 2m-H2)=1.2.3.4....(r— 2m-Hl),
si Irovera, conformemcnte al prirao risultanienlo del pro-
fessore di Caen, ,..-., ,.., ,..,;........
J_ /''!'f(a-
27rJ o
sen as
-3 ■•*i ,_5
, fr-.(a)4 ^^ f-3(a)-+- . 5 =Ti'-'(«)-
1.2.3.. .(r—1) ' ' 1.2.3. ..(r— 3) ' 1.2.3...(r— 5)
Per dimostrare il secondo teoronia rapprescnlo per
F, la seconda funzione inlegralc ; cd impiegando sulla
slessa Ic medesiine trasformazioni ed operazioni elTelUialc
sulla prima oUengo
"(J-Tt <1 g— .,/— , J gar^— A
= — i; / f(a-+-pe'^-')e-i'-^"'"+'''^— dx ,,-^''"
27rm = ot/_T
ma essendo 7M, r nunieri inlcri e posilivi, dalla formula
di uiarca (4) si deduce
i:/^ f (a+pe^'^-O e-<---- -^- ■ dx =j,^^^;^^-^ f '-"- ■ W .
dnnque, falto consecutivamenle in quest'ullima equazionc
— 319 —
//) = () = 1 =2 = 3 = ec.; e soslituendone i risullanienli
ncircspressione di F, , snrii
txV —\'J sen a:
1.2.;}...(r-4-l) ^ ' I.2.3...(r-+-3) ^ ^ 1.2.3. ..ir-ho) ^-t— •■•
ch' c il serondo risultanienio del i>(M)iiiclra franccse.
[>' iipplica/.ioiu! della formula li) si |iolr('l>hc csfcti-
derc ad iiii luiiiiero svarialu il' iiilt'frrali dcliiiili. Essa con
proccdimciilo simile al precedeiile soimniiiislra le due c-
siiressioiii
dec
1.2.3... r ^ ' 1.2.3. ..2r ' 1.2. 3.. .3r ^ '
1 p^r r , -| |.j.
M/^J • [''(=<^-i""''-)-'■(^+;>«-''-■)J ••^^'^1^''*
= —P- f (a)H ^" f"(a)H ^ P'(a)-f-... ,
1.2. 3.. .r ^ ' 1.2. 3. ..2r ^ ^ 1.2.3... 3r ^ ^
dalle (piali inerce la loro soinma si Irac pure quesl'allra
;=^ f \l\a-i-pr'''~)—{{^-i-pc-''^~)\ ~
2rl/— i«/ " L J senrac
_ P'
1
_Z t' (aU ^ f''(a)-t- H!! f5r(a).
.2.3.. . I- ^'^1.2.3.. .3r ^^ 1.2.3. ..or ^^
Hlollo sono Ic formule d' inlei?rali defmili , die possono
conscguiisi per mezzo della (4); ma per non diliiiiirarnii
mi fo" sollaiilo ad osscrvarc die il primo risullalo del si-
— 320 —
guor Vernier, qualunque siasi la funzione f (a), viene sem-
pre espresso da un nuniero finito di termini; menlrc I'altro
risultato unilamenle a quelli , che in seguilo si sono da
me otlenuti, non possono, indipendenlemenle dall'accen-
nala funzione , rappresenlarsi sollo forma finila che in
taluni casi parlicolari di r.
uiw:\ <."l':;
M'Winiol!ii>ri <il:u(i-.-!'' 1( ■-> d'
f-:;
;<,,!,
']— J-
■ll ■*! tv
.1 ''Jui.;.
:!,■■, ff
lii^lDlS^iii
lU'ldzione Accndcmica per ianno xxix deW Accddemiu (Uoe-
nia — (Ud socio nlliro Scgretnrio Geiunvdi- .liidrca Ara-
dus ........ Pay. 7
Df'iicrizionc dakune specie mincmU dei Ytdcani oslinli di
Palmjonia. mcmovia l.'^pcr lo socio ordinario I).'' (iae-
tuno Giorgio Gcmmcllaro . . . . )> :S'/
Una corsa intorno all' Etna in oltobre 1SS3 del socio Prof.
Carlo Gcmmcllaro . . . . . . h SI
Nnovi schiarimcnti sulla teoria dello Zolfo del socio Prof.
Carlo Gcmmcllaro . . . . . . )\ 13
Memoria su alninc specie malacologiche Siciliane per il
D.' in chintrgia Salvatoro Biondi ...» .'>V
Sullti deierminazione delle latitudini ed azimidi dcgli og-
getli terrcstri e I'equazione di un orologio che vn a tempo
sidereo memoria di Francesco Caldarera . . » 103
Soggio di Geogrnfia medica per la Sicilia del I).' Giuseppe
Antonio Gahagni, memoria terza, fisonomia annua delle
malattie d' intossicozione paluslre, rapporii genelici col-
l' evoliizione del miasma, e coi mezzi ainbienti . >; /•?.>
Itlemoria sopra nn ]).'iendencefalo itmano con nuorc rijles-
s(o«( s}iir eliologia generule dei nwMri — dal I).' Mario
.Moisio socio corrispondenle delta Giocnia e di rarie uc-
cademie r. 161
ipjtendice prima alia monografia degli Lchinidi ciienli e
fossili delta Sicilia d<d socio ordinario Prof. !>.' Andrea
Aradas ........ >■ 2I>
Saggio di Geograftii medica per la Sicilia del socio altiro
1)."^ Giuseppe Antonio Gidvagni . memoria (i>iarta , so-
pra nna nuoia m<d(dtia endrmica dell I'Ana 22!)
Ulemoria sulla deierminazione <le' corfjicieuti nelle formule a
dilfercnze-dijfcrenziidi c suit' appticazione di esse alia
raluldziotir drgi' iiilcgrtdi eideritini di Gin.'icjipe Znrria.
I'nif. di mati'walicd snhlimi' nella II. iniv<'rsit(i di-gli
Sludi di Catania , n 2(iS
m
l» ■..
■jin'V t->VM- I'l. i..'.fi-. •'t'.viiii.i V.-. Ilk'.'
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