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Full text of "Atti dell' Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania"

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DELL' ACCADEMIA  GIOENIA 


SCIEi\Zli:  ^VTllUALl 


SERIE  SECONDA— TOMO  XIII 


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DELL'  AGGADEMIA  GIQENIA 


Di  SGIENZE  NATURAL! 


11  iiriii 


SERIE  SECONDA  — TOMO  XIII. 


CATAiMA 

TIPOGRAFIA  DELL'  ACCADEML\  GIOENU 

DI  C.   GAIATOIA 


1837 


CARIfJIE  ACCADEMICIIE 

PER  L'ANNO  XXXir  DA  LUGLIO  1855  A  GIUCNO  1856 


i .  Primo  Direttorc — D.    Aiigclo   Panebianco  Intcndcnte   della  Pro- 
vincia. 

2.  Secoiido  DiiTltorc — Prof.  D/  Carlo  Gcmmellaro. 

3.  Segrelario  Goncrale  —  Prof.  Padr.  D.  Francesco  Tornabene  Prio- 
re  Casiiiese. 

4.  Segretario  di  Scionze  Aaliirali  —  Prof.  D.'  Eiiplio  Reiiia. 

5.  Segrolario  di   Scicnze  Fi!.i(lic  —  I'rof.  I).'  Igiiazio  Landolina. 

6.  Cas.^iore  —  ]).'  Gaclano  Ito-daelani. 

1.  Dircltore  delle  SUimpc — Padr.  D.  Giovanni  Cafici  Casinese. 
8.  Dircltore  del  Gabinelto  —  Prof.  D.'  Andrea  Aradas. 

mmWl  DEL  t0.1ilTAT0 

1.  Prof.  D.'  Carlo  GaijIinDi. 

2.  D.'  Bar(olonieo  I!ii|iisardi. 

3.  Prof.  I).'  .Mi(lifliiii|^clo  lionaccorsi. 

4.  Prof.  I).'   Giiisi'iiiic  Zurria. 

5.  Prof.  !>.'  Andrea  Aradas. 

6.  Prof.  D.'  Mario  Di-Slefani  Caruso. 


DEI 

TRAVAGLI  SCIENTIFICI 

ESEGUITI  iJSLL'AMSO  XXXii 

DELL'ACCVnKini  GIOEMA 

BI  SCIEgZE  BATPRlLT  TH  SlTiSTi 
scrilla 

DAL   SEGBCTABIO    GENERALE    DEIXA  MEDESIUA. 

Francesco  Tornabene 

CASISTESE 

Profeasore  dt  Botanicn  e   Slaicria  MoHira  nella  II.   UniTCrsiti'i  dcgli  studt   in  Catania; 
Socio  di   Taric  Acc^idemic  IVaxioaali,  ed   tistere. 

XETTA 

mu  lORHATA  OmiilARU  DEL  12  GIDGSO  1856. 


ATTI    ACC.     TOl.    XIII. 


(^^      f^kf'      r^'r      r^^r^      (^^/-) 


<^'JoN  e  la  sapienza  un  i^ran  mcrilo ,  qiinndo  alloiilana 
i  siioi  passi  da  quel  fine  verso  cui  la  sua  missione  e 
dirolla.  Avvoila  tra  la  nolle  degli  crrori  ,  circondala  da 
incaiilovoli  oggelli,  die  resi  igiioli  cd  osciiri  la  faimo  cu- 
riosa  d'osscrvazioni  c  di  falli,  la  sapienza  dcve  tendere 
al  nol)ile  assunlo  di  dissiparc  i  priini,  cd  indagnre  la  na- 
Itiia  (lei  second!,  sc  hrama  giungere  alia  cognizione  di 
pill  alle ,  ed  inlcrcssanli  novilii.  ;     •  ..  i  i 

Allora  la  sapienza  divenlera  opcralriee  di  cose  gran- 
di  e  suiilimi;  allora  non  curera  i  disagi,  affronlcra  i  peri- 
coli,  rideia  della  lenlezza  del  Icmpo,  la  si  vedra  in  sor- 
prcndonlc  gnisa  invenlare,  iiiodificarc,  scoprire. 

Vj  (piesla  la  sloria  delle  invenzioni,  c  dci  pcrfezio- 
namenli  dello  spirilo  iimnno,  e  (piosla  la  scric  delle  azioni 
deH'iimano  pcnsierc  ,  qiiaiulo  dalle  semplici  idee  passa 
alle  concrete  ,  ed  alfrancalo  il  passo  nella  via  dci  giii- 
dizi  ,  corre  spedilo  e  sicuro  [ter  la  slrada  dei  raziocini. 


_4_ 

lo  non  ai'flisco  tracciarc  in  qucslo  momento  Ic  pri- 
me linee  tlolla  sloria  (rogiii  ailc  o  scionza  per  compro- 
varc  il  niio  assunlo,  cib  sarehi)e  dnr  luininosc  prove  come 
la  sapicnza  jiosla  nell'impcj^'iio  di  giiini;Tre  ad  una  mela 
gloriosa,  o  di  Irovarc  novelle  verila,  o  di  progredire  nel 
ijcl  scnliero  Iraccialo ,  al)l»ia  sempre  raggiiinio  il  suo  scopo 
(piaiido  s'impegno  in  lali  riccrche ;  niai  no,  hasla  che 
io  fcrmi  il  pensiere  ai  lavori  scienlifici  doll' anno  xxxii  del- 
raccadeniia  Giocnia  ;  poiclie  nn  assenibranienlo  di  dolli 
inlesi  a  promuovcre  le  nalurali  scicnze,  una  rinnione  di 
ardili,  e  coraggiosi  indagalori  dell 'oscnra  c  variala  na- 
lura  ,  non  liau  sapulo  in  (picsl'  anno  meglio  conipicMe  la 
loro  missionc,  die  prcscnlaiido  al  secolo  dei  lunii  novila, 
e  progresso  :  ed  io  non  lenio  ripelcre  clie  la  Gioenia  in 
quesl'anno  al  vccchio  e  nnovo  mondo,  ovc  Ic  scicnze  oggi 
han  sede,  offre  un  volume  d'Aui  die  allro  lilolo ,  allra 
epigrafe  a  huon  drillo  non  porta  Iranne  quello  di  Novila 
e  Profiresan. 

La  cliiinica,  la  holanica,  I'oriUognosia,  la  fisico-ma- 
lemalica,  sono  esse  die  nel  csm|)o  dcllc  novila  inleres- 
santi,  e  delle  scoperle  scienlifidie  si  prcsentano  in  que- 
sl'anno negli  Alii  Gioeni.  La  lisiologia  ,  la  niedicina,  la 
chirurgia,  la  geognosia,  la  gcoiogia  lanli  lavori  ci  offro- 
no  d'applicazione  scieiililica,  (pianlo  possa  dirsi,  die  ognu- 
na  d'essc  e  nn  passo  a  novelli  progressi  ,  ad  ulili  ed 
inleressanli  conosceiizc. 

We  reclii  sorprcsa  se  nel  breve  corso  d'un'anno  lanle 
novila,  Innli  progressi  ci  presonli  nn  solo  corpo  scienli- 
fico;  poiclie,  se  all' ombra  dclla  pace,  nel  sileiizio  d'un 
gabinello,  nelle  soliludiiii  d' una  campagna,  le  scicnze  na- 
lurali Irovano  i  niczzi  opporluni  alle  scoperle,  ed  i  nia- 
leriali  convenienli  alia  conleniplazione  severa  ,  diro  che 
sono  le  Accademie  le  (piali  offrono  spcsso  quesli  elemenli, 
e  rappresluno  ai  dolli  agcvolinenle.  Impcrciocche  la  calda 


—  .•>  — 

enuilazionc  spcsso  rilira  i  Soci  dal  lumnllo  del  nonolo 
li  sj.inoc  ira  lo  sale  dcll'csperimonlo,  li  Irasforisce  nclle 
vcrgmi  campnonc  ,  su  le  ripi.lo  rocco  ,  e  q„asi  a  viva 
lorza  h  lacchmdc  cM.lro  Ic  Iranqiiille  pareli  della  casa  , 
ove  la  nuMilc  Irova  quasi  nascosli  gli  o-elli ,  e  pronle 
Ic  necossanc  nflessioni  |.cr  io  avaiizamonlo  delle  scienze 
niedcsime. 

Ed  ai  piodi  dcll'Elna  dove  I'dcllrico  dell' alia  inon- 
lagna  par  d.e  si  dillbnda  per  le  vene  dei  suoi  abilalori, 
qnesia  calda  eniula/ioi.c  nei  dotii  s'accresce,  queslo  im- 
pegno  per  le  scoperle  e  per  lo  progresso  scicnlifico  si 
ingiganliscc  e  agila,  iiuiove,  solleva ,  spinge  i  Gioeni  in 
ogiu  aiiiio  ad  oflViic  iin  volume,  cumido  di  novila ,  rac- 
colla  di  lavori  clic  teiulono  al  progresso  di  belle  ed  in- 
teressanli  vcrila. 

Io  lion  polro  die  esporre  ogni  cosa,   ma  la  frcdda 
parola  dqiingera    Faniiiia  di  ciascnn    aulore?  IN'o,   amali 
colieg in;  pur  mi  conlorlo,  io  parlero  di  sapicnza  a  dolli 
J  qua  1  sanno,  c  possono  supplire  allc  mancanze   deH'iril 
letondo  dicilore. 

LE   NOTIT^ 

§  A.  Fmco-Matcmatica 

Applicarc  il  calrolo  a  !uUi  i  fenomeni  fisici,  die  nre- 
senla  la  dijfrazionc  Mia  luce  (1),  c  moslrare  con  I'e- 
leganza  della  formula  algebrica  le  variazioni  cui  vanno 
soggetle  le  frange  generate  dalla  luce  su  i  corpi  opachi 
piccoli,  e  grandi,  c  su  i  fori  angusli ,  ecco  un  tenlalivo 

(1)  Lena  nella  scdula  ordinaria  del  27  aprile  1856. 


—  0  — 

che  pose  il  Socio  Professorc  Ziirria  ncl  case  di  scoprire 
e  sliil»ilire  dellc  niiovc  foriniilc  iieirinleressc  dclla  fisico- 
inak'iiiiiliia. 

Qiieslo  lavoro  del  nosiro  Socio  sulla  diffrazioiK!  dclla 
luce  piio  dirsi  coiik;  diviso  in  due  paili.  Nella  prima  lo 
niiloic  si  propone  d'assegnare  i  valori  dei  due  inlegrali 
dcfinili,  dai  qnaii  dipcndono  tulli  i  calcoli  relalivi  alia  dif- 
frazione  suddcUa.  Egii,  opcrando  alia  sua  maniera  seni- 
plice,  e  chiara ,  con  melodo  i)ieve  e  facile  pcrvicne  alle 
due  scrie  gcnerali  assognale  con  diverso  procedimento 
dal  Caucliy  uel  qnindicesimo  volume  del  Reddiconlo  del- 
I'Accadomia  delle  Scienze  di  Parigi  ,  nc  moslra  1'  ulilila 
neir  iiilcgrazione  delle  due  etpiazioni  a  dilTerenziali  lincari 
di  secondo  ordine  a  coellicieuli  variabili,  c  discule  in  un 
modo  assai  eleganle  il  grado  d'  approssimazione  che  le 
serie  acccnnale  possono  somminislrare  nella  valuluzionc 
dei  due  inlcj^rali.  Indi  comprovando  con  casi  parlicolari 
le  conclnsioni  alle  quali  e  i»ervenulo,  da  Icrmine  alia  pri- 
ma pai'le  della  sua  Menioria  con  la  coslrnzione  d'una 
tavola  numerica  dei  due  iategrali,  assai  estesa,  onde  po- 
tersi  calcolare  con  molla  facilila ,  ed  csallezza  I'inlensila 
della  luce  relalivamcnle  ai  vari  punli  dell'  onda  luminosa, 
dalle  vihrazioiii  dei  (juali  si  riguardano  prodoUi  ,  giusta 
la  leoria  delle  onde,   i  fenomeni  della  diffrazione. 

IXella  seconda  parle  I'Aulore  imprende  a  discutcre 
per  mezzo  leorico  i  Ire  principali  fenomeni,  di  cui  si  oc- 
cupa  fjuesla  imporlanlissima  branca  della  fisico-malema- 
tica.  1"  Le  frange  generate  daila  luce,  che  rade  gli  orii 
dei  corpi  opachi.  2"  Le  frange  generate  dalla  luce,  che 
passa  per  fori  mollo  angusli.  3"  Le  frange  generate  nel- 
I  oud)ra  dei  corpi  opachi  di  piccole  dimcnsioni. 

Sotloponcndo  al  calcolo  resprossionc  deirintensila 
della  luce  relaliva  al  primo  caso  ,  il  Socio  Zurria  Irova 
con    molla    approssimazione  ,  che  puo    riguardarsi   come 


—  7  — 

csnilii,   la  Icjrgc  socondo  la  qiialo  proceclonn  i  valori  dolla 

variuljilc,   clio  roiidonu  iiiassiiiia,  o  iiiiiiiina  riiilciisila  ddla 

luce,   e  dipciulonlonionle  da   laic  iilio\al(),  liiivicnc  la  Ico-- 

ge  con  ciii  aiimcniaiio  lo   dislanzc    dci    piinii    piii    oscJri 

d('ll(!  Irani-o  osciiro,   e   dc'pimli  piu  hrillaiili  dclle  fraii'^e 

lumiiioj^e  all  oilo  doll'omljia  gconidiica,  noii  die  la  Ic-o-e 

con  cm  proccdono  i-Ii  nssi  Iravcrsi  ddl'  iporbolo,  sceondo 

If  qiiali  SI  propa-aiio  Ic  Iranj.c  aiizidcKc.   Tali  lci."-i  vcn- 

goiio  coiircniialc  dal  Ziirria  didro  raccoido,   (puisi  pcr- 

Icllo  ,  die  e-li  ha  Irovalo  ,  del  risnilall    dd  s.ioi  calcoli 

con  qudli  ollenuli  da  Ficsiid ,  lanio  per  inoz/o  dd  cal- 

colu,   (piaiilo  per  via  (Idle  sue  acnirale  espen'cnze. 

I'na  di  lasciare  (pieslu  j.iimo  caso  dei  leiioiiieni  ddla 
dilliazionc,  si  fa  a  discnleie  le  forninic  cui  c  pcrvenulo, 
c  piova  in  modo  -encralc  ,  e  riooroso  ,  conroniiemcnlc 
all  espmeiiza,  die  ndl'inlerno  ddl'uniljra  oTOineliifa  non 
liavvi  alcuna  franoia  oscira  ,  o  li.mii.csa  ,"c  die  la  hice 
non  ispansce  suhilamenlc  sul  conline  deH'ombra  "eoiiie- 
Irica  ma  penoliando  in  essa  ,  va  conliananieiile^  dimi- 
miendo  d  i.Keiisila  a  lui.sura  the  allonlauasi  dal  tonline 
anziddlo. 

Passando  ad  occnparsi  ddle    frangc    uencrale    dalla 
Jucc  die  passa  per  foi'i  iiiollo  anotis'i  ,   c  di  (pidle  pro- 
dollc  nell  ombia  dd  coipi  opadii  di  piceolc  dimensioni 
Oi-li  Iruva  lanio  per  ruiio,   .p.anio  per    Tallro    caso   die 
•  Aalon  ddla  vanahilc  ,  i  q„;,li   rendono   iiiassinia  e  nii- 
niina  I  inlensila  ddla  luce  sono  lappresenlali  in  parte  da 
una  progTossione  arilmelica,   cd  in  parle  da  una  scrie  di 
loggo  inco-nila.   INel  caso  in  cni  i  valori    d.'lla    variaLile 
procedono  secondo    la    pr(»-rcssionc    ariinu  lica  ,   lanio  le 
(lisianzeallaprojezione  dd  mezzo  dciraperlnia  o  del  corro 
0|iaco  ,   del  pni.ii    pji,  oscnri  ddle  siriscc  oscure  ,  e  dd 
punli  pm  hrillanli  ddle  sirisce  Inminosc  ,   q.i.nio  "li  assi 
iraversi    dell   iperLole  con  cui   si    propagano   le  Iraiiyc  , 


—  8  — 

procedono  pure  sccoiulo  una  progrcssionc  arilmetica  ,  e 
nell'allro  giiisla  una  Icgge  lin'oii'i'i  incognila  alia  scienza. 
Pria  ili  dar  Icrmiiic  a  queslo  suo  lavoro  I'A.  non 
lascia  d'  inda"are  merce  la  discussionc  dclie  forniule  le 
niodilicazioni  die  prova  la  luce  ncl  produrre  il  fcnonicno 
delle  flange  nel  caso  del  fori  iiiollo  angusli,  e  in  quello 
dei  corpi  opaclii  a  piccole  dimensioni.  Talclie  il  calcolo 
uovcllo  del  Socio  Znrria  slahililo  nel  suo  laconico  lin- 
guaggio  dinioslra  cio  die  sla  nella  ragione  fisica  dclla 
luce  refralla;  e  se  I'algorilnio  algcbrico  nelle  ahili  mani 
del  noslro  Socio  gode  del  |)Olei-e  di  tradurre  i  fenonieni 
della  vaga  iialiira  ,  <piesla  va  licla  d'  essere  cspressa  la 
merce  di  cifie  le  piii  belle  e  parlanli. 

§  2.  Botanica 

Vnsia  c  diroi  impossihile  a  possedersi  picnamenle 
da  un  solo  spirilo  e  la  scienza  dei  vegolabili,  qnando  si 
considera  la  iiiolliplicila  delle  specie,  e  delle  vaiicia  die 
la  cosliUiiscono,  e  quandosi  riflelle  alle  estese  applicazioni 
verso  cui  radiansi  le  conoscenze  del  vecfelabile. 

E  |)ur,  se  niimerose  sono  le  specie,  non  si  dicano 
esaurile  le  ricerciie,  c  descriUe  le  varie  forme  dei  vege- 
tali,  di  cui  la  crosla  del  glolto  e  coperla.  Dnpoiche,  ap- 
pena  un  bolanico  si  fa  a  raccogliere  allenlamenle  le  va- 
rie specie  d'una  regione  non  mollo  eslesa,  scuopre  e  de- 
scrive  obliielli  non  niai  nunierali  nel  calalogo  della  scien- 
za medesima. 

Ed  io,  die  di  tnl  verila  fui  seniprc  ben  pcrsuaso  , 
non  mi  sorpresi  quaiido  coniinciai  a  descrivere  le  specie 
di  AspamijHti  dcH'Elna,  c  scopersi  una  specie  novella, 
e  vidi  delle  variela  non  inai  descrille  dai  diversi  filologisli. 

Peregrinando  in  fallo  per  I'Elna^  e  raccogliendo  ,  c 
frugando ,  in  ogui  anno  qualche  cosa  per  I'inleresse  scien- 


—  9  — 

Jifico,  somprc  fui  lido  di  irovarc  in  qnosl'mirrolo  di  Si- 
cilia     in  .|ii.-slo  quasi  eslrnno  pnnlo  ,1'  Kali;,,    una  qnan- 
Ula  .li  s,„,Tic  ink-.Tssi.nli,   e.l  o-i  ho  IrovaO  lanlc  sno- 
cic  <l  AsjHirafjm  da    ugnaglinro  il  n,„nero    di  qiianlo  ne 
possicd.  mila  I  Isola,   od  ancora  il  bd  conlinenlo;   cioe 
so  scllc  spocio  SI  onunierano  per  I'  Ihdia  ,    o    sei  per  la 
Jicdia  ,   pur  T  Eina  no  presenla  anco  sci,   e  !rc  varinii 
A  visia  (II  (pioslo  scionlilico  inleresse  inlraprcsi  la  Descri- 
zione  d,lull<^  le  specie    (V  Asp„va;im    sponfanoe    sid- 
t  Llna  (I).   L  siccomo  i  caralini  dclla  Fanii-lia,  del  Ge- 
iiere,  c  dclla  Specie  prodolli  dai  vari  Auloii  non  mi  an- 
(iJivano  a  sanjiue    peiciie  cliiare    non    offrono    quelle    di- 
sliiile  piopiiela  per  cni   un  individno  veoeiahile  si  separa 
<';'  •'"  .'"iro,   proposi  fo-giare  i„iio  le  fhisi,  c  le  descri- 
ziunin.  11a  lingua  del  Lazio,  paragonare  orrm  specie  colle 
sinomniie  delle  va.ie  (lore,   e  le  opere  de'^lol^gisii  diver- 
SI,  (lelle  quail  Icngo  gran  copia,   indicare  d'ogrTi  specie  e 
>aiieia    I  al.ilazione ,  o  luogo  di  provenien^aj  la  slazione 
0  s.lo  geognoslico,  e  geografico,  il  tempo  della  lloresccnza, 
e  J)oi    J  uso    econumico,    il    lerapeiilico ,    ed    in    generalc 
qiiiinlo  SI  sa  di  posilivo  su    Inllo   il    gcncre  Asnanuais. 
I^cco  inlaiilo  il  congegno  del  mio  lavoro. 

_     Dopo  una  lireve  inlroduzione  ilaliana  scirue  la  frasc 
lalina  della  famiglia  con  ricca  sinoniniia  ;  poi  miesla  viene 
dn.sa  in  due  sezioui:  1/  Inmms  2/  Avmali:  nella  prima 
descrivo    una  specie    novella  per  la  scienza ,    specie    ele- 
gane  per  il  suo  al.ilo,   per  la  disposizioiie  delle  fo-Iie 
quale  a  nnomanza  del  suo  silo  nalale  ho  appellala  .W 
rayus  Aclnnm.,.  Lo  slelo   di  qnesla    specie    e  dilicalo 
verde,  erello    con    rami  crelli,   munili  alia    base    d' una 
squama  verde     cadnca,   le  sue  foglie  lineari,   penicellale, 
lunglic,  iiguali,  ma  poco  acuminale,  ed  alquanlo  pungen- 

(I)  Leila  nelln  sodi.la  Oidinaria  del  21   Aprilc  18:i6 

ITTI    ICC.    vol.    1111.  2 


—  10  — 

li  ;  i  fiori  piccoli  e  con  ijacca  vorde  ;  il  siio  tiirione  e 
Iciuiissimo,  c  soblicnc  Iciiero,  pure  poco  si  ania  a  ragione 
di  giislo  0  per  nulla  si  conla.  Un'  allra  specie  c  ancora 
tra  gl'  inernii  1'  Asparo(ji(s  nlJicinalis  L. 

Kclla  seconda  sozioiio  del  dcllo  gcncre  tra  gli  Arinati 
ho  coilocalo  r  Aspurofjus  Aculilolius  L.  c  vi  ho  descrilto 
tre  novellc  varielii.  Var.  B.  Brevifolius  MCcmrMa,  ma  non 
descrllla  dal  Cav.  Tineo,  \ar.  C.  hdermedia^  Var.  D. 
Albo-viridis  ;  ho  fallo  soguire  a  qiiosle  la  doscrizione 
dclla  specie  Aspurmjiis  phjillacanlhus  Lk.  Asparmjus  Al- 
ius L.  Asparayiis  horridus  L. 

Tcrniiiia  la  Menioria  con  alciine  idee  cenernli  sul- 
V  uso  dclle  specie  suddelle  espresse  in  ilaliano  idionia. 
Possano  quesli  niiei  teniii  Irovali  animare  i  cullori  di  Flora 
a  friigare  ciascuno  gli  angoli  dclla  propria  ahilazione  na- 
lale,  ondo  vedersi  un  giorno  complela  la  vera  Flora  dclla 
nostra  Sicilia  !  '    ,       ;• ,  ;  ,  ,  ' 

§  3.  Oritlognosia 

Se  r  ardenle  Vulcano  prescnla  al  holanico  inferes- 
santi  novila  e  belle  scopcrle,  non  si  facili  jiolra  esihirle 
al  geognosla,  ed  all'  oritlognosia  perche  Ic  ricerche  di  co- 
sloro  da'  primordii  del  secolo  che  corre,  sulla  scoria  del 
Dolomieu  esscndo  slate  continue  e  fre(iuenli  han  d"  assai 
csaurilo  le  nnove  conoscenzc  inineralogiche  ad  avcrsi 
dair  Etna.  Ouindi  a  voler  correrc  per  la  via  delle  novila 
fu  mcslieri  al  socio  Gaelano-Giorgio  Gemmellaro  dcscri- 
verc  alcuni  crislalli  che  Irovansi  ne'Yulcani  cslinti  di  Pa- 
lagonia  (1),  essi,  a  dir  vero,  non  sono  nuovi  nella  scien- 
za  ,   nia  sono  nuovi  per  1' oritlognosia  di  Sicilia. 

(I)  Dcscrizionc  d'alciinc  specie  Mincnili  «lc"  Yuicani  estinti  di 
Patagonia  —  Menioria  2."  letta  nella  scUula  Oidinaiia  del  21  aprile 
1856. 


—  H  — 


Qiicsla   (loscri/inne   fa  son^iiilo  nd  nn'  nllrn   del   me- 
(lesinio  atilcro  pnl.hlicaia   nc'  iioslri  Alii   col  lilolo    «    |)e- 
scnzioiic  (I  alcuii.'  s|.ccio   niiiuTali  dci    viilcani    oslinli    ,li 
1  alap.ma  ),  ;    nclla  prrsciilc  si  orcnpa  ilclla  Cai.asia,   Ano- 
pl'illilc,   li.oi.son.l,-,  Olivina,  Caico  rail.onala-romhoedrica 
Arraj-OMil,.,  FoslaK.  di  fern  l,lr„  1,'rmso,  o  Limonito,  o.po- 
nendono  ,  carall.Ti   sj.rcifici ,   cd    i    rapporii    ooon-noslin. 
i^a   Lahasin,   dice  I   auloic,   si   Irova   iielli!  (•oll"id.''dol  ba- 
sa  Ic  in   roinkx'dri  piiniilivi,    Iraslundi,  o  di  colore  l.ianco 
lalico,    irovasi   pure  in  ciislalli  j.emini.    I/Apnfillite  e  una 
specie  nuova  per  la  Sicilia,   si  presenia  in  piccoli  crislalli 
color  hiaiico-perlino   die   inclina  al  cileslre;   no  qui    I' A 
Iralascia   di  parlaie  dcija  varicla  alhina  di  Verncr,   die  e  la 
specie  medesima    con  ailoliopica  disposizione    divcrsa ,    i 
crislalli  di  qiiesia  sono  prismi  cpiadrali  era  alluii'rali  se- 
comlo  I  nsse  pnncipale,   ora  appiallili.   Parlando  1' aulore 
uclla   i.alce-(.iirl)onala-roml.o(Mlrica  ,   ora   la  descrive  nelle 
lorme  accidenlali  per  a-lomeramenlo,   ed   ora  per  forme 
roj-oian   cnslallnie;  rpiesie  si   rapporlano  lulle  ai  romhoe- 
dnci    ed  ai  nielaslalici.  L'Arra-o„iie  vi,.„e  descrilla  dal  no- 
Slro  iocio  siccoine  i.omil(,li)la   nd  peperiiio  in  masse  ra---- 
gianli     0  in  nodnii  i.lo|jnlirormi  a  sirnlliira  fibrosa  com- 
palla     fibrosa  ragnianle,   o  bacillare.   La  variela  areolare 
del   Arraj.-.Miile  si   Irova  ancwa  suHa  snperlicie  de'  noduli 
dolla  slessa  specie,   e.l  il  (lemmdlaro  si  ferma  a  dcscri- 
vero  (piesia   imporlaiiiissima   varielii,   si  per  la  rarila  dello 
aggni|.pamenlo  n.-li  aricoli   a   zone  concenlridie ,   si  per- 
die  noil  bene  shidiala  da'mineralogisli   odierni. 

Passa  a  descrivere  il  Fosfalo  di  ferro  terroso,  die 
c  di  colore  -rigio,  verde,  verde  bleu,  bleu  diinso ,  a 
scconda  lo  slalo  d'ossidazione  dd  lerro,  e  fa  ved.Me  q.ian- 
10  fosse  inesallo  il  melodo  di  dividere  i  fusfali  di  ferro 
Jail  apparenza  dd  coloriio,  menire  si  presenlano  amorli. 
l-niulmeulc  si  inlrallienc  a  dcstrivcrc  la  Limonile  che  ab- 


—  12  — 

bondcvolnicnlc  si  frova  uniln  con  liiUe   le    specie  di  che 
soiio  ricclii  i  Vulcani  eslinii  di  Palagonia. 

§  4.  Chimica 

Fra  liilli  i  progrcssi  d'induslria  c  di  nicccanica  che 
danno  ii  iiome  al  sccolo  nosiro  sicconie  sccoio  deile  graiuli 
scovcrlo,  puo  dirsi  a  ragionc  csser  la  Cliimica  la  prima 
scienza  che  si  e  prcstala  ai  bisogni  ed  aile  richieslo  del- 
I'uomo.  Essa  ai  gran  ponli  di  I'erro  ,  ai  palagi  di  cri- 
slallo,  alle  ferrovic,  ai  piroscafi,  ai  Iclegrah  clcllrici,  alle 
arniale  di  lena  e  di  marc  ha  dalo  iiuovi  mczzi:  per  ossa 
lia  prosporalo  ragricoilura,  ha  liiiloria  ;  per  essa  le  slo- 
\ighe,  i  hinihcii,  le  sclerie,  le  coloiicrie  soiio  al  massimo 
pcrreziouameiilo,  essa  a  hiion  drillo  pub  dirsi  la  scienza 
gencralc  doll'iiniversalc  progresso  d'induslria. 

3Ia  cio  non  fu  niai  quando  la  chimica  era  scienza 
di  pochi,  scienza  dilTuile,  anzi  impossihilc  ad  apprendersi 
da  lulli ;  appena  essa  hi  resa  comune  ,  c  po[)olare  lulli 
se  ne  giovarono  al  |)roprio  bene,  e  vaiilaggio.  Frallanlo 
il  primo  elcnienlo  a  rondere  (|iicsla  scienza  comune  e 
la  conoscenza  del  linguaggio  scienlifico,  il  quale  pienamenle 
dando  nolizia  degli  elemenli  com|ioneijli  uii  corpo,  offre 
lulli  i  mezzi^  sveglia  lulle  le  idee  opporUinc  alia  buona 
applicazione  delle  cose.  Vero  che  grazie  al  linguaggio 
chiniico  crealo  da  Lavoisier,  Giij'lj-3Iorveau ,  Fourcroix, 
c  Berlhollel,  quesla  scienza  diveiilo  alia  porlala  di  lulli; 
ma  pure  esso  e  lull'  oggi  imperfello  perche  non  csprime 
inlera  la  composizione  del  corpo  a  cui  s'applica. 

Vart  chimici  ifi  epochc  diverse  hanno  lenlalo  niodi- 
ficare  il  linguaggio,  e  renderlo  piu  espressivo  e  piii  chia- 
ro;  ma  i  loro  Iravagli  sono  lornali  fnlili  e  vani. 

II  Socio  De-daelaiii  ha  volnlo  presenlare  una  chi- 
mica nomenclalura  novella  nel  solo  scopo  di  Iradurre  con 


—  n  — 

ordinario  lingiinggio  gli  clemoiili  die  compongono  un 
corpo.  Per  Inio  iiiolivo  ogli  lia  fonginlo  una  Menioria  coi 
lilolo  Su  la  Noviendulura  chimica  (1):  cssa  e  divisa  in 
trc  capiloli. 

IVel  pi'imo  si  sforza  ad  csporrc  le  Icggi  degli  equi- 
valeiili,  c  delle  proporzioni  cliiiniclie  con  !(!  varic  applica- 
zioni  ai  coniposli  doirossigenc  c  polassio,  cloro  e  carhonio. 

IVel  secondo  capilolo  in  ciii  I'A.  espone  la  Icorica 
del  novello  lingnnggio,  ci  presenla  le  seguenli  novila.  E- 
gli  adolta  la  dcsinenza  in  ico  per  ogni  sorla  di  compo- 
slo,  sia  (k'lla  classc  degli  ossidi ,  degli  acidi,  dei  sali  , 
anco  di  cpicllo  non  ossigenalo. 

Con  le  parole  hi,  Iri,  lelra,  penla  clie  prccedono, 
0  seo'tioiio  in  oi-iii   noine  eisii  inlende  esnriniere  non  solo 

o  o  n  I 

le  quanlilii  proporzioiiali  delle  parli  cosliluenli  i  coniposli ; 
ma  rnlVerma  allrcsi,  c  delerniina  la  coiulizioiic  della  com- 
posizione  forniala  dagli  stessi  elenieiili  in  proporzioni  di- 
verse, e  (piaiido  nessuna  dellc  menzionalc  parole  acconi- 
pagna  un  loniposto  (pialunque,  allora  s'  inlende  chc  que- 
slo  risulla  di  nn  etpiivalciile  d'  un  corpo  combinalo  con 
un  e(piivalenle  d'un  allro. 

II  De-Ciaclani  non  amnicllc  clic  i  sali  avessero  la 
desiuenza  in  ilo  ,  c  gli  acidi  in  oso;  ma  die  lulli  i  sali 
si  avessero  la  lerniiuazionc  in  alo. 

Per  dare  conosceuza  della  condizione  deH'acido  con 
la  base  basla  aggiungerc  nella  denominazionc  salina  le 
parole  hi,  Iri,  Iclra  die  rispellivamenle  a|)parlengono  ai  due 
coiuponenli,  le  quali  parole  esprimono  iiel  lempo  slesso, 
giusta  il  luogo  chc  occupano ,  gli  equivalenti  dei  corpi 
semplici  della  base  ,  c  della  radicate.  A  far  comprenderc 
poi  sc  un  sale  e  acido  o  basico  ,  la  sua  denominazionc 
porlerii,  ci  dice,  nel  mezzo  se  il  sale  e  acido  le  parole 

(1)  Leila  nella  Sedula  Ordinaria  del  21  febbraro  1856. 


—  14  — 

hi  tri  acido,  se  pero  e  basico,  la  stessa  donominazione 
con  la  pnrlicclla  hi  iri  hasico;  e  cio  per  dislingueiio  ilal 
sale  nciilio. 

La  desinenza  in  uro  h  slala  asscgnala  al  primo  ele- 
menlo  positivo,  nci  composli  liinaii  non  ossigenali,  e  la 
desinenza  in  ico  aU'elenienlo  negalivo  ,  ed  aggiungendo 
agli  accennali  composli  le  parole  bi  tri  telra  si  oUerra 
la  espressione  degli  cquivalenli  per  ciascnno  degii  ele- 
menli  cnmponenli,  e  se  le  dclle  parlicelle  non  si  leggo- 
no,  allora  cio  vale  ad  esprimcre  die  un  crpiivalcnle  d'un 
corpo  semplice  e  unilo  ad  un  solo  equivalenlc  d'allro 
corpo  soniplicc. 

l\el  lerzo  capilolo  I'A.  presenla  un  quadro  ovc,  cspo- 
sla  la  sua  con  Talluale  cliiniica  nomcnclaUira,  fa  rilevare 
i  vantaggi  delle  sue  scienliliihe  novila. 

Pare  cosa  dillicile  poler  dismcllere  cinquaiila  c  piii 
anni  di  cliimico  lingunggio  consacralo  in  opcre  di  lutlo 
progresso  ed  applicazionc  scienlifica  ;  nia  le  utili  novila 
non  dcvono  proporsi?  non  conviene  esibirle  ai  dolli  ai 
sapi(Miti  ,  per  agevolare  la  via  ,  spianare  il  senliero  del 
chiniico  progresso? 

IL  PROGRESSO 

§  /.  Ftsiologia 

I  casi  rari  di  fccondila  nudiohre ,  o  maschile  sono 
falli  in  gran  copia  ratcolli  in  lull!  i  libri  di  lisiologia , 
oslclricia  ,  o  di  pubblica  igiene;  falli  raccolli  in  ragione 
de'  climi ,  delle  abiludini  sociali,  e  del  vario  incivilinicnto 
de'  popoli ;  talcbe  la  sloria  di  quosle  anomalic  unianc  ha 
dei  rapporli  con  le  circoslanze  sociali  e  cosniiche  del 
luogbi. 


—  Id  — 

Ma  la  natiira  scmprc  proica  e  scniprc  dirfornic  non 
lascia  di  prcseiilaro  lal  liala  dc'iiiiovi  casi  i  (piali,  avcn- 
do  un  iiiloresse  per  la  rarilii  dci^li  accidciili,  c  dolle  loro 
coiiiplicaiizc,  cusliliiiscouo  nno  degli  clcmcnli  al  progrcsso 
dcllc  scioDzo  lisioloijiciic  ,   cd  analoiniclio. 

Per  talc  niolivo  io  colloco  lia  le  3Iomoric  di  pro- 
grcsso scioiililico  (piolla  del  1)/  Paoio  l»errella  su  (tun 
caso  di  t'slrardiiKiria  fccuiidila  muUebre ,  ovvcro  di  22 
graridan-c  (jauiclle  svccossive  (I);  poiclic  una  donna 
di  anni  Ircnlollo  ,  di  lenipcraincnlo  iinralico  sangiiigno  , 
di  cosliliizione  alliva,  iiioslruala  dal  decimo  anno,  che  nel 
corso  di  22  anni  ii;  duo  inalriinonii  conla  22  gravidanzc, 
e  (|ucslc  coslanlLMiiLMilc  gcmellc  ;  i;  cosa  iion  di  licve  in- 
tercssc  nella  scicnza.  Essa  iiel  primo  nialrimonio  per  Io 
pcriodo  d'anni  li  diode  alia  luce  32  figli;  cioe  due  lenimi- 
ne,  c  Ironla  masclii  do'quali  soi  furono  viventi,  e  Uillo  il 
rcslo  aborli  a  causa  di  lorle  inipressione  morale  avvouula 
ncl  len)po  dolla  quarla  geslazione. 

Col  sccondo  nialrimonio  nel  breve  periodo  d'  anni 
qualiro  cblio  dodici  prodoUi  in  soi  parli  gcmclli,  uno  dci 
quali  e  fominco  vivenic,  c  gli  allri  undici  niasclii  ed  a- 
borli.  Osserva  1' A.  cbe  Ic  Ire  prime  gravidanzc  e  la  de- 
cinia  sellima  I'urorio  scguilc  da  parlo  fclicc,  cd  a  lermi- 
iie,  menlre  le  allre  finirono  con  I'  aborlo  da  tre  a  quat- 
tro  mcsi  ,  all'  infiiori  dell'  ultima  ,  die  fu  di  due  mcsi 
c  giorni  quindici;  osscrva  ancora  clic  ogni  nuovo  con- 
cc[iimciilo  non  ollrcpassava  i  quattro  mcsi  da  die  era 
avvenulo  il  parlo,  o  pure  1' aborlo  preccdcntc.  Dall'csa- 
nic  portalo  dal  l>orri'lla  negli  ulliuii  ])arli  dclla  donna  in 
parola  abbiamo  luogo  a  rilcvaro  clic  in  cssa  gl'inviluppi 
Ictali ,  e  la  placenta  crano  unicbe  ,    e  1'  amnios  formava 

(1)  Lctta  nellu  setluta  Ordinaria  del  21  febbraro  ISoI. 


—  16  — 

uno  sppciale  involucro  ai  fell  ,  c  pur  coniune  ai  due  feti 
furoiio  il  coiioii,  c  la  cadiica. 

Dopo  (li  cio  I'A.  si  fa  a  spiogarc  co'  lunii  islologici 
di  Hacr,  Valonlin,  e  Bisclioff  die  la  coslanza  dolle  con- 
cezioni  genicllc  scnza  s|)roporzionc  no'  fell  c  1'  uiiiformila 
nioi'lologica  ncgf  inviliippi  feluli  i  quali  Iraggono  origine 
dalle  parli  coslilucnli  1'  ovulo,  nella  donna  in  parola,  ci 
fanno  supporre,  die  le  ovaie  d'  essa  per  ecccsso  di  po- 
tcnza  dinamica  sempre  cniisero  due  ovoli  in  un  solo  iu- 
viluppo  ovaiico,  o  ovulo  Granfiano  ;  aggiunge  die  a  que- 
sla  ecccssiva  vilalila  f;i  uopo  die  si  addebili  il  suo  scolo 
nieslruale  al  compire  de'due  lusUi,  e  la  successiva  gra- 
vidanza. 

II  noslro  Socio  inlcnde  poi  derivarc  la  causa  fre- 
qucnlc  degli  ahorli,  or  dalla  molliplicila  dci  feli,  ora  da 
una  forle  impressionc  morale  aviila  una  volta  dalla  don- 
na, ora  in  fine  dagli  scarsi  alimcnli  delTinfelice  ;  giun- 
ge  ancora  a  pensarc  colle  vednle  di  Meckel,  die  1' essere 
quasi  lulli  uiasdii  i  prodolli  di  cosici,  Iranne  di  Ire  fc- 
mine  ccnipagnc  ad  un  mascliio,  fu  cagionalo  dalla  ecces- 
siva  forza  vilalc,  la  quale  diede  origine  a  tanli  avveni- 
menli  nelle  organidic  nielamorfosi  di  essa. 

lo  non  mi  fo  mallevadore  delle  ipolesi  die  nel  pro- 
gresso  de'himi  possono  consolidarsi  ,  o  dimeltersi  ;  ma 
animiro  i  falli  hdlanienle  dal  Socio  Berrella  all'  Accade- 
mia  ril'erili. 

§  2.  lUcdicina 

Anlonino  Orsini  Di-Giaconio  diiamava  nel  11  dcl- 
I'anno  die  corre,  luUa  I'allenzionc  ddl'Accademia  ad  un 
suo  scrillo  portaale  il  lilolo  :  Cenno  snpra  un  caso  di 
moccio  aciUo  ncll'  iiomo  osservalo  nello  Spedale  di  S. 
Marco  in  Calania  (1). 

(1)  Lelta  nella  seduta  Ordinaria  del  11  gennaro  1836. 


—  n  — 

Egli  siillc  |)rimc  racconla  come  un  cerlo  Enrico  Lu- 
ciano niililarc  del  2."  sciiiadrone  Caccialori  a  cavallo  es- 
SPiitlo  eiilralo  verso  il  7  Lnglio  'I8.'»')  iioll'accennalo  spcdale 
noil  avvisava  allri  siiilonii  die  un  dolore  uuiscolare  vorso  la 
mammella  dcslra,  varii  dolori  arlicolari,  un  ingorgo  cde- 
maloso  con  dolori  al  giiioccliio  siiiislro  ,  e  ad  un  tempo 
febljre  con  polso  picno,  lalclie  il  sangiie  ollenulo  dalla 
vena  lien  prescnUiva  la  colenna  iisnammaloria;  lali  sinto- 
mi  dal  Socio  Orsiiii  col  metodo  anlillogislico  fnrono  fcr- 
mali  |)cr  iiiio  islanle ;  ma  loslo  comparvero  siii  j)azienle 
de'dislurbi  gaslro-inlesliiiaii ,  e  nervosi ,  lalclie  il  Socio 
inclinava  a  credere  csscr  quella  una  lifoide  ;  jture,  ei  di- 
ce, die  reslava  mal  conlenlo  di  (piesla  sua  diagnosi ,  c 
mcnlrc  lenlcniiava  sul  metodo  da  inipiegare,  ccco  una  eru- 
zione  alia  pelle  a  forma  vajolosa  ,  (piesta  farsi  ad  olla  ad 
olta  pill  marcala  e  conlluenle,  talclie  determinalo  a  viem- 
meglio  ricercare,  ed  osservare,  rinvcnne  die  gia  una  le- 
sioiie  trovavasi  alia  mucosa  interna  del  iiaso  ,  e  scppe  es- 
sere  il  pazienle  di  professione  maniscaico ,  c  die  era  sla- 
te solto  la  sua  ciira  un  cavallo  affetlo  di  moccio  ;  allora 
I'A.  diagnoslico  con  franche/.za  il  malore  del  Luciano  per 
un  caso  di  Moccio  acute  ,  ed  ebbc  a  confermarsi  nella 
sua  diagnosi  in  segr.ilo,  ora  vedcndo  uno  scolo  purulenlo 
dal  naso ,  ed  ora  un  ingorgo  erisipelatoso  della  faccia 
verso  le  |)al|)el)re,  sintomi  caralterislici  del  dclto  malore, 
die  j)resenl6  I'ammalato  tjualdie  gionio  avanti  di  morire. 

Signori  ,  non  e  caso  nuovo  alia  scicnza  il  Moccio 
aculo  neiruomo;  I'A.  stesso  lo  accerla  nella  seconda  parte 
della  sua  memoria ,  eve  ci  dice  die  al  1811  comincio 
nellu  palologia  iimana  a  descriversi  la  Irasmissione  del 
Farciiio,  e  del  Moccio  dai  solipedi  niruomo,  e  die  da 
quellepoca  per  i  lavori  di  Hayer,  c  di  tanii  valenli  os- 
servalori,  i  I'atli  sono  stati  numeresi,  c  coslanti ;  ma  I'A. 
medesimo  osserva  die  presso  iioi  ,   presso    noi  di  Sicilia 

ATTI    ICC.    VUL.    XIII.  3 


—  18  — 

e  qiicsta  la  prima  fiala  chc  si  doscrivc,  c  di  ration  pub- 
l)li(a  si  reiidc  iiii  caso  di  3Ioccio  aculo  co'caralleri  clie 
sotio  ii  noslro  clinia  si  prcsonlaiio.  Cusi  il  hivoro  deU'Or- 
sini  non  e  Ira  il  iinmero  deile  iiovila,  nia  dei  progress] 
scienlilici^  porclio  la  niediciiia  spcciiile  pub  da  qiieslo  gior- 
110  conlarc  un  fallo  di  Moccio  aculo  con  le  sue  forme  va- 
riale  alia  laliliuline  IVord  37."  37.' 

Qui  il  saggio  Aiilore  passa  a  disciilcre  la  quislione 
se  fosse  idculico  ii  Farcino  col  3Ioccio,  c  Ii  trova  iden- 
lici  nella  causa,  diffcronii  nci  sintomi ;  distingue  come  il 
Farcino  od  il  Moccio  ora  aculo,  ora  cronico  siano  quasi 
idenlici  in  lulto  ne'solipcdi  e  ncll' uomo. 

Esaniinando  il  noslro  Socio  gli  andanicnli  del  malore 
avvenulo  in  Calania  con  sngacia  avvisa,  clie  la  proprieta 
contagiosa  del  Moccio  e  del  Farcino  dai  solipedi  all' uomo 
non  e  nn  problcma  ma  un  fallo  ben  conlcslalo,  conlagio 
che  avvieiic  tanlo  neilo  slalo  cronico  quanlo  ncll' aculo, 
e  nel  Luciano  non  avvenne  per  inoculazione,  ma  per  in- 
fezione;  laiclic  pensa  dare  de'precelli  igienici  a  coloro  i 
quali  sono  deslinali  alia  cura  de'cavalii,  [lerclie  la  scienza 
non  ba  rimedio,  ei  dice ,  di  sorla  alcuna  a  viiicere  que- 
slo  malore  per  se  slesso  morlale. 

§  3.  Chirurgia  i  ■ 

Era  I'anno  1853,  cd  il  Socio  Professore  Reina  scri- 
vendo  delle  Osservazioni  c  Riflessioni  sulle  frallure  com- 
plicate proponeva  rinleressanto  problcma  se  nella  jjm//ca 
c/i"<7e  le  amputazioni  dovevano  ammellersi  primitive,  o  se- 
condarie  nei  casi  delle  accennale  frallure.  Egli  increndo 
ai  nuinerosi  falti  favorevoli  della  sua  dinica  si  pronunziava 
per  la  ncgaliva  nella  niaggioranza  dei  casi  ed  in  asserto 
esibiva  alTAccademia  un  esleso  lavoro  ricco  di  fatli,  e  di 
palologicbe  idee,  cd  esscndo  queslo  parlilo  in  Sezioni  e 


—  19  — 

Paraijrnfi ,  crr\\  no  loggeva  in  quell' nnno  al  Corpo  Scionli- 
fico  (Iclla  (liocnia  la  priiiia  Sc/ionc  coi  Iro  corrispondonti 
paiagrali.  Oi;!;i  I'opora  e  coniplcla,  il  problenia  c  la  so- 
liizionc  deir  Anloro  soiio  di  |>iibljlica  ragiono,  e  noi,  noi 
possianio  proniinziarnc  giudicio  (I). 

i\('lla  prima  Sc/.ionc  divisa  in  Ire  pnragrad,  Iralfaiido 
dclle  Irallnre  coniplicale  della  niaiio,  ei  lapporla  12  i'alli; 
iiclla  soconda  divisa  in  qiiallro  paragrali,  dicendo  delie 
fralliire  eoniplicale  deiravaniltraceio,  e  del  cidjilo  rap- 
porla  !)  i'iiUi ;  nella  lerza  sczionc  divisa  in  Ire  paragrali , 
ovc  ei  Inilta  dello  frallurc  tomplicale  del  hraccio  ,  c  dolle 
spalla  ,  si  ninnerano  5  falli  ;  nella  (piarla  Sezione  divisa 
in  lr(!  paragrali  ,  ove  si  dice  delle  fralUire  complicate 
deir  arlicolaziuno  ilco-fenioralo,  e  della  coscia  si  conlano 
G  falli ;  nella  ((uinta  Sezione  divisa  in  Ire  paragrafi,  Iral- 
landosi  delle  frallurc  eoniplicale  del  ginoccliio,  e  della 
ganiba  si  iiunierano  10  falli;  nella  sesla  Sezione  ei  Iralla 
delle  frallurc  coinitlitale  dcH'arlicolazionc  libiotarsiana,  c 
del  piede,  e  cpiesla  divisa  in  quallro  paragrali  conla  1  casi. 

Ad  ogni  sezione  seguono  le  rillessioni  patologiclie 
corrispondenli,  ove  I'  A.  dinioslra  la  conq)licazione  ilella 
frallura,  Ic  nialallie  di  cui  I' individuo  era,  o  priniiliva- 
nienle  affello,  o  quelle  a  cui  per  causa  sccondaria  venue 
condollo  ,  le  ragioni  uirie  delle  operazioui  ccrusiclie  da 
lui  esegnile. 

Qiial  [)rogrcsso,  anzi  quale  avanzamenio  per  la  scicnza 
chirurgica  sia  1'  umanilario  pensiero  del  Heina  di  conser- 
vare  il  piii  die  lossc  possibile  le  ossa  luuglie,  le  brevi, 
le  arlicolazioni  gravemenle  e  direi  orribilniente  frallurale, 
0  da  arini  da  fuoco,  o  da  proieUili,  o  da  bocche  da  fuo- 


(1)  Os^pviazirnii  c  nijlcufioni  snllc  fratUiro  nviiplicdlc  ditlla 
secnndn  Scziano  alia  fine.  Memoria  lella  nella  seduUi  oidinaiia  del 
15  luaggio  1850. 


—  20  — 

CO,  0  da  schiaccianienlo,  io  non  so  dirlo ;  voglio  solo  ri- 
Icvarc  il  gran  heiio  uinanilario,  c  scicnlifico  rccalo  dal  Ilei- 
na,  osservaiulo  i  felici  risnilamcnti  dellc  sue  cure,  e  della 
sua  abiic  mano,  nicnlrc  dalla  gravissinia  complicazione  delle 
frallure  giusla  gli  alluali  principii  della  scionza  rauipulazio- 
ne  primiliva  avrelibe  dovulo  pralicarsi  quasi  in  lull!  i  casi 
da  lui  esposli.  il  lolale  nuniero  dclle  sue  osservazioni  e  S5. 
Furono  Irenla  lutli  i  frallurali  nclie  ossa  lunglie  deH'avam- 
braccio  del  braccio,  della  coscia,  della  ganiba,  de'quali  20 
non  furono  ampulali ;  10  soffrirono  rampulazioiie,  ed  in 
Ironla  casi  iO  ebbero  la  morle  per  esccssi  secondarii,  per 
cancrena  sopravveiiula,  per  infianimazionc  visccrale,  e  slu- 
pcre  nei'voso.  Sedici  casi  presenia  il  Profcssorc  Reina  di 
frallure  complicate  alle  ossa  brevi,  dei  quali  il  non  vcn- 
nero  ampulali  e  cinque  ampulali ;  quallro  ebbero  la  Iri- 
ste  morle  per  sccondario  escesso,  e  per  telauo.  Nove  casi 
rappnrla  il  noslro  Socio  relalivi  allc  frallure  complicale 
delle  arlicolazioni  causale,  o  da  arma  da  fuoco,  o  da  schiac- 
cianienlo, de'  quali  sei  non  furono  ampulali,  e  Ire  ebbero 
a  soffrirc  I'  ampulazione  ;  ma  soli  Ire  soggiacquero  alia 
morle,  uno  per  sccondario  escesso,  due  per  inevilabilc 
cancrena. 

L'uonio  della  scienza  ammira  ncl  Reina  la  spinta  da 
lui  dala  alio  scienliiico  progresso,  ma  I'  umanila  Io  ve- 
nera,  qual  noi  lo  ris|)Clliamo  amico  della  vila,  e  dell'in- 
r  infelice  in  preda  ai  piii  crudi  ed  acerbi  dolori. 

§  4.  Geognosia 

Dal  progresso  degli  sludii  aniropologici  fissiamo  un 
poco  il  pensiere  a  quelli  della  crosia  del  globo,  c  dopo 
aver  dello  dell' abilatore  della  terra,  moslriamo  anco  la- 
vori  di  scienlifico  progresso  nella  Giocnia  descrivendo  essa 
la  nalura,  o  ragionando  sull'  origine  di  qualchc  silo  ler- 
reslre. 


—  21  — 

Inlcrcssanlc  alia  scicnza  per  la  variola  delle  strali- 
ficazioni  c  (Idle  gincihiro,  inkTcssanle  alTayTicoilura  ca- 
laiioso  per  la  varicla  delle  spoculazioni  geoponiche  di  cui 
il  siiolo  e  siisccUibile,  era  la  Iteluzione  ijeoijnoHlka  delle 
colline  delle  ierre  forfi  che  si  estendono  ad  occidenle 
di  Catania  (1)  ;  ed  il  iioslro  Socio  (-armelo  Scinlo  Palti 
ha  i;ia  ap|)agato  qiieslo  iioslro  laudevole  dcsiderio. 

li'  aiilore  lia  diviso  la  sua  disliiilu  e  chiara  relazione 
in  cinque  parli  ;  descrive  nella  prima  la  lopogrofia  della 
conlrada  della  Terre-forli  clie  prescnla  in  Ire  gruppi  di 
colline  a  ciascuno  do'  cpiali  segna  i  limili,  1'  andamenlo  , 
r  allezza  de'punli  principali  sopra  il  marine  livello;  dice 
della  superficie  iiilera  della  conlrada  in  uiiglia  legali  si- 
ciliane ;  delle  medie  dimcnsioni  in  lungliezza,  e  larghez- 
za  ;  della  esposizionc  delle  colline  scgnando  la  linea  di 
loro  massima  pendenza  ;  dice  delle  forme  degli  avvalla- 
menli  e  delle  colline  non  die  del  rapporlo  Ira  la  loro  su- 
perficie,  ed  il  corso  de'  loro  principali  lorrenli, 

Aella  seconda  |)arle  descrive  la  cosliluzione  fisica 
delle  colline  ;  ed  ha  liillo  osservarc  che  cssa  apparliene 
alia  formazione  lerziaria,  o  al  gruppo  sopra-crclaceo  del 
sig.  De  la  Beche,  o  al  pliocene  del  sig.  Lyell,  quale  for- 
mazione ha  presenlala  dislinla  in  due  disposizioni  d'  ar- 
gilla,  di  ciascuna  delle  (piali  ha  descrillo  la  nalura,  e  la 
variola  de'  malcriali ;  allresi  ha  falto  parola  degli  organici 
fossili  di  ciascnn  doposilo,  ed  in  modo  parlicolare  di  un 
hanco  di  legnile  dall'  A.  rinvonulo  nella  roccia  dell'  ar- 
gilla  hleu.  Indi  descrive  un  lerrono  cho  gli  place  dislin- 
guore  in  alluviale  anlico ,  e  modorno  ,  e  quoslo  parlilo 
in  Ire  dis[(osizioni.  1.  Alluviale  a  ciolloli,  2.  Alluviale 
fangoso  3.  Alluviale  litogone,  e  di  ognuno  signiQca  pari- 
nienle  rcslcnsione  e  la  nalura  de'  maleriali. 

(!)  Leila  noila  sedula  Ordinaria  del  21  niarzo  1856. 


22 

IVella  tcrza  parte  il  Socio  Sciuto  ha  dale  una  snc- 
cinla  nolizia  dclla  melerpoloi^ia  della  conlrnda  Torre-forli 
indicaiido  la  media  lempornlura  ,  i  vonti  doiniiianli  ,  la 
qiianlila  dellc  pioggo  ,  la  variazione  del  clima  nolle  di- 
verse stagioni. 

Nella  (juarla  parle  accenna  alio  principali  agrarie 
prodnzioni  dclla  coiilrada;  e  nella  quinla  significa  lalune 
iniporlanli  osservazioni  relative  al  discavo  de' pozzi  per  la 
ricerca  delle  acque,  onde  collivarc  quelle  terre ,  giovan- 
dosi  della  esposizione  dolle  ollenule  conoscenzc  geoguo- 
sliclie,  lopograliche,  e  nielereologiclic. 

.  ;       '  §  5.  Geologia 

Fn  ripelulo  mai  sempre  che  la  Geologia  d'un  pae- 
se,  d'una  conlrada,  d'una  regionc  nou  puo  oUenersi  clie 
dalla  ispezione  oculare  de'dolli  quando  si  porlauo  a  vi- 
silare  i  vari  luoglii.  Pure  a  quegli  uoniini,  cni  sla  cliiara 
nella  menlc  la  posilura  gcografica  cd  idrogralica  della 
terra,  non  fu  niai  difficile  dare  una  novella  spinla  al  sa- 
pere,  un  incilamenlo  al  progresso,  addilando  un  mezzo 
semplice  c  facile  come  dalla  ispezione  d'una  carta  lopo- 
gralica  si  possa  desumere  la  nalura  ge(dogica  d'  una 
dala  i)Orzione  terreslre.  Ed  e  cii)  die  dobhiamo  al  socio 
benemerilo  Carlo  Gcnimellaro  scrivendo  la  memoria  Sulla 
carta  tojuHjraftca  della  Crimea  (1). 

Egli  dalla  ispezione  f'alla  sulla  carta  lopografica  della 
Crimea  puhblicalr.  in  Londra  e  Parigi  dai  signori  IJenoit 
e  Ciceri  nel  10  Gennaro  IHoTj  ha  rilevato,  che  hen  fa- 
cilmenle  si  poleva  dar  conto  delle  condizioni  geografiche 
non  solo  di  quella  penisola,  ma  ancora  di  quelle  geolo- 
giche,  a|)pena  vi  s'  aggiuiigevano  le  conoscenze  geogno- 
sliche  di  cui  (piella  e  foruiala,   ed    i  rapporti    che    gode 

(1)  Leila  nella  seduta  Ordiiuiria  del  21  dicembre  1855. 


—  23  — 

col  vicino  conliiioiilc  ;  c  siccomc  i  lavori  di  Venicnille  , 
Olivicri  ,  lliiol  ,  Diihois  de  .Moiilpiciix  ,  li;  Pliiy  djimio 
coiilo  sullicioiilo  dcllu  gcogiiosia  di  (jiicdla  pciiisulu,  cosi 
ei  dice,  iiii  ijuiirdo  ai  lerreni  del  vicino  conlineiilc  clie 
allorniaiio  la  pcnisola,  cd  ai  fiiiini  die  ivi  incllono  focc 
basloriiiiiio  a  dare  I' idea  del  rapporlo  gcogiioslico,  e  geo- 
log'ico  di  (jiiella  regiuiic. 

In  fallo  o"ii  osserva  the  il  lerreno  alio  della  Crimea, 
il  (|nale  sla  dalla  parle  di  mezzogiorno,  per  la  iialiira 
dclle  roccc  aiialoghe  a  quelle  della  vicina  Circassia,  pare 
aljl)ia  doviilo  farnc  seguilo  una  volla,  ed  airinconlro  il  lerreno 
basso  simile  in  Uillo  a  (jnello  delle  sleppc  della  piccola 
Tarlaria  indiea  clie  Torigine  di  formazione  in  ([uesli  fosse 
stala  coiiuine  ;  c  siccome  sboccano  in  quella  regione  quallro 
poleiili  linmi,  original!  dalle  piii  remole  conlradc  d'Europa, 
cioe  il  DaiHibio,  il  Dnicslcr,  il  Dnieper  ed  il  Don  nun  b 
cosa  improbabile,  ginsla  I'avviso  del  Gemmellaro,  il  com- 
prendere  cbe  dai  maleriali  Irascinati  da  essi  nel  mare  si 
fossero  formal!  que!  bass!  lerreii!  nel  Conlinenle,  c  nella 
Crimea.  Qiiesla  doveva  esscre  unila  alia  Circassia  |)er 
un  Islmo  cbe,  rollo  nella  scrie  de'lcmpi  formo  il  IJo- 
sforo  Cimmerio,  oggi  SlrcUo  di  Kcrlch,  ed  allora  il 
mare  d'Azof  Irovavasi  cliinso,  e  di  basso  fondo,  per  cui 
gli  anliclii  Puliuk'  Mculida  Tappcllarono. 

Lc  torbide  inlanlo  di  que!  fiumi  rialzando  il  fondo 
del  mare,  nc  sollevarono  a  lanlo  il  livello  da  spinger  le 
acque  verso  1'  Islmo  menzionalo,  ed  ivi  [ler  uno  avvalla- 
mcnlo,  0  per  allra  favorcvole  circoslanza  sbocco  nell'Eu- 
sino  cbe,  cresciulo  aucli'esso  di  livello,  pole  formarc  il 
Bosfvro  di  Tracia,  e  rinnire  le  sue  acfiuc  a  quelle  del- 
I'Egeo.  e  del  Medilerraneo.  Se  in  quell"  epoca  lo  slrello 
d!  Ciibillerra  non  era  aperlo,  il  .Medilerraneo  doveva  cre- 
sccre  di  massa  e  rialzare  ancb'  csso  di  livello;  ed  in 
prova,  il  dislinlo  noslro  Socio,   fa   ben  rilevare  due    ini- 


—  24  — 

portanii  circoslanze  da  lui  allra  fiala  riferile  ;  le  brccce 
ossee  di  Marc  dolcc  prcsso  Palermo  in  una  groUa  sca- 
vala  dalle  Foladi  c  dai  Milili  alia  30  picdi  sopra  il  nia- 
rino  livello  ,  cd  un  tralto  orizzonlalc  parallelo  al  nia- 
rino  livello  alio  30  picdi  su!  pelo  delle  acque  Ira  la  cosla 
di  Taorinina,  e  capo  S.  Alessio,  sono  prove  lulle  e  due 
clie  le  acque  del  3Iedilerraneo  un  tempo  erano  levale  30 
picdi  sopra  il  presenlc  livello. 

L'A.  per  le  ispezioni  fnlle  una  volla  nello  slretlo 
di  Gibillerra,  e  nella  cosla  d'  Aran  e  Tculan  ap|»ie  della 
monlngna  d'  Ahila  ,  jtorla  avviso  clie  la  rollura  di  qnello 
slrcllo  non  pole  avverarsi  Ira  Aliila,  c  Calpc;  ma  bensi 
tra  quest'  ultima  roccia,  oggi  Gibillerra ,  e  la  cosla  di 
Spagna  alia  quale  e  unila  |)er  un  Islmo  di  basso  lerreno 
formalo  di  scdimenli  mariiii  rii»ellali  dall'Oceano  nel  ffolfo 
d' Algliesirez,  menlrc  I' evidcnte  dislogamenlo,  c  la  sepa- 
razione  della  roccia  di  Gibillerra  dalla  madre  monla"na 
d'Abila  si  devc  a  piii  anlicbe  oscillazioni  della  crosla  del 
giobo. 

II  Socio  meritissimo  cbinde  la  sua  elaborala  memoria 
con  dire  cbe  dai  segni  illuslralivi  piio  senza  ipolesi  il 
geologo  ragginngere  la  via  probabile  e  vera  delle  cose 
una  volta  snrcesse,  c  puo  finalmenle  sulla  ispezione  d'una 
carta  topografica  d'un  lerreno,  quando  sia  stala  diligen- 
temenle  redalla  nella  disposizione  delle  monlagne  ,  delle 
valli,  nel  corso  dei  fiunii  slabilire  la  strullnra  gcogno- 
slica  ,  e  la  serie  dei  fenomeni  geologic!  pei  quali  quel 
lerreno  e  passato  ,  solo  caso,  egli  alterma,  in  cui  il  geo- 
logo senza  recarsi  su  i  luogbi,  pui*  dar  saggio  dai  pro- 
prio  gabincllo  delle  principali  condizioni  d'  una  porzione 
della  superlicie  lerreslre. 

Sigiiori.  Udisle  la  serie  di  tulli  i  lavcri  gioeni  nel- 
I'anno  xxxn  deirAccademia,  ora  ascoltate  di  srrazia  quella 
(lei  suoi  generosi  travagli. 


—  2S  — 

§  6.  GabinelU  di  Sloria  Nahtrale 

Inlenli  mai  scmpre  al  progresso  sciciilifico  dci  na- 
lurali  prodolli,  i  gioeni  non  solo  con  i^li  scrilli,  ma  con 
il  personale  lavoro  lian  dale   opera  a  grand!    inlraprcsc. 

iXeglclto,  polvcroso  ,  c  ad  universale  dispregio  era 
iiel  ricco  c  sontuoso  edificio  dei  IJencdellini  di  Calania 
un  cos'i  dello  Mnsco  ,  ove  diniorava  in  magnificlie  sale 
sin  dalia  niela  del  secolo  xviii  una  collezione  d'  aniicaglie 
c  d'inulili  rocce  ,  e  di  fossiii  ,  e  di  rolle  concliiglie,  e 
d'avanzi  di  posci  diseccali  (1).  Or  io  essendo  riuscilo  con- 

(1)  II  Miiseo  dei  PP.  Benedelliiii  in  Caliiiiia  fu  sulle  |)iime  una 
raccollu  di  oyijcUi  di  aiilicliit:i  adiiiuili  dal  celelirc  Abate  Casinese 
P.  I).  Vito  Amico-Slalella  ,  sicconie  rilevasi  daila  iscrizionc  posta 
alia  hase  del  di  liii  riliallo  no!  mcdesiino  museo.  Rev.  P.  I).  VilKS 
Ularia  Imico  ot  Skilclld  CaUincitsis  Abbaa  Cartinas  omiit  Ullerarum 
tjenerc  umyrime  instnicliis  scd  maxiine  de  praeclaro  (inti(iuil(ilis 
s<lu(tio  ojiliine  meriliis  jicrpetuum  eriidHioim  si((ie  posleris  inoini- 
meithun  amidinf^imum  hoc  mut'ocuiii  cuiiiilru.fil.  ornaiit,  pcrfccit, 
reliiiuit.  QiK'Slo  dolto  arclieoldiio.  e  slorico  insiirne  iiior'i  ai  lodi- 
ceinlire  lli.)!l.  l)(i|io  di  liii  I'esiiiiio  Placido  Scaminacca  accrebhc 
il  dello  Miiseo  di  altre  adticlie  cose  e  di  ogLjetIi  iialuraii,  e  dispose 
in  niiglinr  nianiera  i  maleriali  ivi  raeeolli  :  siccome  ancor  si  puo 
rilevare  dalla  iscrizionc  posla  alia  base  del  di  coslui  rilrallo,  collocato 
nel  deUo  Miisco.  //.  P.  J).  Pl(icidii»  Sctnmnacca  Colaiieims ,  dn- 
rtniU)(.  I'l  Prior  S.  (icoryii  Sacrac  el  ProjilKUKic  >iiiH<iitil(itis  mo- 
niuiicnU.'i  itnditiiic  arquisiHa,  niiiiii.<in(dibtis  t^(.-diil<i  iiitlii^lria  c(»n- 
puratia,  cl  ad  ordiiiufds  serial  (/i.<;(((.<i7)s.  rcrtDu  naliiridium  iiiiil- 
tUji'iui  rariclalc  (ijf(dim  collecla,  Mii.<OL'um  ab  Abbute  Ainico  cixi- 
tadim  in  aufiusliorem  formavi  redegil,  et  peiic  iiouadcnnriiis  alque 
coliddna  l(dioribti>t  ."ii/is  r i////i//f///s,s/i((e  romplcril.  Obiit  din  /J  Julii 
0)1)10  II SI.  bopo  (piest  amid  il  lliiseo  iioii  ebbe  alriin  aiiiiieiito, 
traiiiie  di  ipialclie  (jiiailro.  o  di  (jiiab  lie  niaiiiralUira  della  media  ela, 
aii/.i  i'  da  cDrnpiaii^cro  la   perdila  del  <la/.oliiario  I'aUa  verso  il  ISIG. 

Abbaridoiialo  il  delto  Museo  divento  un  silo  poco  couvcnevole 
per  la  disposi/.ione.  la  niaiuilenzione,  e  la  raccolla  slessa  deyli  oi;- 
trelli:  (luiiidi  si  udivano  veri;oi;iiosi  biasimi  da  coloro  clie  lo  visita- 

ATTI    ACC.    VOL.    Xni.  * 


—  26  — 

vincere  a  qiianli  si  convcniva  dolla  impropricla  di  quel  liio- 
go,  mi  fii  coiicesso  sin  dal  18!ii  polcr  imiliirc  qiieslo  silo 
(lisprcgevole  in  sonluosi  galtinclli  d'Aiilichila,  c  di  Storia 
Nalmalc  ,  c  gia  iion  si  toslo  fu  da  me  coiicepila  I'idea, 
die  a  compimeiilo  fii  coiidoUa  I'impresa;  talclie  dopo  due 
nniii  con  lusso  c  decoro  de^no  delle  scienze  che  Nalu- 
rali  si  appeliano,  la  |)i'ima  gran  sala  e  pronla,  cd  or  si 
lavora  per  le  allre.  L'imprcsa,  Soci  bcncmerili,  puo  dirsi 
esser  di  perlinenza  anio  voslra  ,  poiclie  e  meslieri  ivi 
adunare  cpianln  di  nazionaie  e  di  csolico  puo  aversi  ia 
ordino  alia  zoologia ,   alia  mincralogia  ,   cd  alia   bolanica. 

Erano  pronli  i  maleriali,  e  gli  ohhielli  all'opraop- 
porluni,  ma  la  classificazione,  ma  I'ordine  ricliiedeva  mente 
vasla,  cognizione  profonda,  e  vero  zelo  per  lo  progresso 
scicnlifico,  ed  ove  mai  rinvenirsi?  Uicdi  un  guardo  a  Si- 
cilia,  e  la  mia  mcnle  non  Irovb  die  nella  sola  Gioenia 
le  nolabilila  opporUinc  aH'impresa;  il  collega,  I'amico,  il 
zoologo  siciliaiio  ,  nolissinjo  per  gli  scrilli,  sperimenlalo 
per  r  impcguo  nel  dilTondcre  le  nalurali  scienze,  il  Pro- 
fessore  Andrea  Aradas  da  me  pregalo  onde  nella  parte 
zoologica  ordinasse  i  Gabineiti,  non  solo  si  preslo  volen- 
lieri,  c  graUiilamenle  al  Iravaglio,  ma  ben  molte  specie 
vivcnli  e  fossili  donii  ai  Gabinetli  medcsimi. 

E  per  dare  una  semplicc  idea  di  quel  che  fin'  oggi 
ivi  ha  fallo  d'  inlcressanlc  e  di  progressivo  nella  zoolo- 
gia ,   mi  gode  I'animo  dire ;  che  la  collezioac    conchiolo- 

•"' •  '  ''■'  '*^-  ''■'«!-'■!'.  r.v:  :iv-  ■:,:.  .\;\  .'^iV.-.yi  (,ii!..';^  ^^'■v^:'■:  vi'.'U^.i 
vano,  e  con  parolo  di  posilivo  disprezzo  gli  estcri  ne  scrisscro  quan- 
(io  5i  oiciipaiono  dclia  desciizione  delle  cose  di  sicilia,  e  special- 
mcnlc  di  Calania. 

TiiUc  le  pareli  dei  presenli  Oaliinetli  nella  parte  supcriore  delle 
scanzic  ,  sono  oriiale  di  quadri  S|)eUanli  a  lielle  scHole,  ed  a  rino- 
inali  arlisli.  Le  sale  dosliiiate  alle  cose  arclieologiche  conlerranno 
slovigjie,  lironzi,  inanni,  istiizioni  ,  c  lavori  di  vario  genere,  ogni 
casa  disposla  secondo  Tepoca,  e  la  natura  degli  oggelli.     "   ■'"  ■ 


27 

gica  (i)  assni  ricca  di  s|i('cic  n;izioiiali  eil  csoliclio  ,  vi- 
venli  c  fossili,  sc(!llo  e  hen  coiisorvalo,  c  stala  classilicala 
da  liii  col  iiu'todo  del  sii>iior  (liivior  'novamlosi  dcllc  mo- 
diliclu!  (lei  niodcnii  zo(tloi;i;  cosi  i  iiiollnsclii  v<'iii;()iio  di- 
visi  ill  (piallro  gran  classi;  cioo  (leCalopodi  ,  IMor()|)(i(li  , 
(loslcropodi,  cd  Accfali.  Oijni  chissc  porl;i  i  siioi  gciicri, 
le  sue  sjiccic,  cd  o<;ni  cuncliiglia  ben  allof;>la  e  vi.sihiic  sollo 
grand!  laslrc  di  nilido  crislallo  prcsciila  una  elicliclla  ove 
si  Ifgge  il  iiomo  gcncrico  c  spccilico,  e  la  propria  sta- 
zioiie. 

Sii'gne  una  collczionc  bni  rara  di  Zooiili,  c  (|ii('lla 
dcgli  Eiliinidi  sarit  ordiiiala  col  mclodo  proposlo  dal  Pro!'. 
Aradas  iiclla  sua  Monoifvafni  (Icijii  Kcliinidi  rivcnli  c 
fossili  (.Icllu  Sivilia  (2,),  tulli  allii  zooiili  saraniio  dispo- 
sli  secondo  le  claysazioiii  did  celclire  LanuiiTlt  con  If  ag- 
giunlc  di  Dcsliayes,  ]\liliu'  Kdwars,  c  Diijardin.  I  Cirro- 
j)odi  forineianno  una  collczioiie  a  paric,  con  ordinanicnlo 
aiico  proprio, 

Nclla  parte  Illioiogica  ,   Ornilologica,   Enlemologica, 

(1)  Questa  coliozionc  fu  tsc^niila  diil  P.  I>.  Kmiliano  (iiilhiihaiio 
Ahate  (lasiiiese  ,  die  voile  ordiiiarla  coiuiliandu  i  sistemi  ili  Lamarck 
e  Limieo  ;  ilopo  la  sua  niorte  avveniila  nel  ISitO,  i  siijnori  Dollor 
Andrea  Aradas  e  P.  D.  Giacnmo  Ma.uijiore  Cassinesc  diedero  opera 
ad  illuslrare  la  delta  ((dlezione  pniilijiiando  in  pareccliie  Meinorie 
inseiile  ne|ili  \tli  dcM' Accadciiiia  (iidcnia  ,  iiii  (lalaloijo  ragioiiali) 
(lelle  Coiichijilie  esi^lcnli  nella  della  ('.(jllczidiie  del  (liilladaiirn,  e  del 
Ddlldr  Aiadiis  ;  (pieslo  lav(iri)  |ii)i  iiMuiiidiiiialii,  iioii  ci  reslano  tlie 
le  illiislraziiiiii  di  alipiaiili  yeneri  e  specie.  \edi  Alii  delT  Ace.  Gioe- 
nia.  Meinoria  I.'  T.  i:i  pair.  181.  Mem.  2.''  T.  \:i  p.  ."J'.lt.  Mem. 
3."  T.  I()  pay-.  ID:  Mem.  4."  T.  17  pan.  13:  Mem.  j."  T.  11 
pag.   K;,"}:  Mem.   G."  T.   20.   pa';.    101. 

(2)  La  prima  |iarle  di  ipiesla  si  leijiie  agli  Alii  doir.\cfademia 
Oidrnia  Vol.  vi  serie  secdnda  pair.  .i2:  la  pecoiida  parte  nel  nn'de- 
sinio  \oliimc  a  pajj.  1!S!);  la  lerza  parte  iiell' appendice  del  Vol.  mi 
ser.  sec.  pag.  2150:  la  (piarla  parte  Vol.  viii  ser.  sec.  pai;.  l'»S. 
continiiazione  o  fine  pa;;.   ?>'l\. 


—  28  — 

cd  altro  il  Socio  noslro  Salvalore  Biondi  con  gcncroso 
iinpegno ,  cd  alacrila  scicnlifica  ha  dalo  opera  alle  prcpa- 
razioiii  iiumcrosc  dogli  aiiiinali,  c  s'ordinera  il  Uillo,  giu- 
sla  Ic  idee  slabililc  d'Aradas,  siillo  opere  del  (>uvier,  Tein- 
niiiick,  Risso,  Milne  Edwars  ed  allri  rccciili  sciillori. 

La  parlc  Mineralogica  dei  Onhiiielli  alle  inie  pregliie- 
rc  sara  classala  ed  ordiiiala  dalTallio  Socio  noslro  cliia- 
10  e  disliiilo  Gaelano-riiorijio  Gemmeilaro,  ci^li  si  sfiove- 
la  di  quella  del  Reudanl  pro[)Osla  nel  suo  Tmllato  di 
Miaeraloyia  (1). 

La  raccolla  del  Solfo  e  Slronziana  solfala  iinica  in 
Sicilia  cd  allrove  per  il  niimero  e  conservazione  dei  sag- 
gi  sara  disposla  da  kii  secondo  le  recenli  vedule  del  Uu- 
frenoy  cd  Iliigard,  ponendo  in  tcsla  di  ogni  specie  i  cri- 
slalli  isolali  in  ordiiie  alia  loro  semplicila  e  cio  per  scni- 
plificarc  lo  sindio  crislallografico  (2). 

Forniera  iin  griip|»o  a  sc  la  ricca  collezione  mine- 
ralogica  dell'  Eliia,  ed  opposla  vi  si  vedra  quella  del  Ve- 
suvio,   e  delle  Isole  adiacenli  alia  Sicilia  (3). 

Unica  nel  suo  "enere  iiileressaiile  nella  scienza  sara 
la  collezione  mineraloifica  del  sislema  basallico  di  Uilla  la 
Sicilia  coniinciando  dall"  Eliia  percorrendo  il  Val  di  NotO 
e  giungendo  alle  rocce  Irnppiche  di  Pacliino  e  Conlcssa. 

A  presenlarc  in  un  ([uadro  la  collezione  geognosli- 
ca  di  Sicilia  si  segnira  il  nielodo  di  Orbigny  c  sara  di- 
\isa  la  crosla  di  Sicilia  nei  periodi  Azoko,  Palcozoico , 

(i)  Traile  elemenlaire  de  Mineralogie  par.  F.  S.  Boudant.  Pa- 
ris 1824  vol  1.  in-8. 

(2j  Ouesia  preziosa  collezione  e  quella  de'  Vulcani  cslinli  di 
Roma  fii  esoguita  dal  P.  D.  Gre!j;oi-io  Barnaba  La-Via  Priore  Casi- 
nese,  il  quale  prevenuto  da  morlc  nei  2  giugiio  1854  non  pole  di- 
sporla  con  ordine. 

(3)  La  collezione  de' prodolli  mineralogici  delle  isole  adiacenli 
alia  Sicilia  fu  da  me  eseguila. 


—  29  — 

Triasico,  Giurassko,  Secondario,  Tcrziario,  e  Conlcm- 
poraneo,  e  si  colloclicranno  ad  ogni  pcriodo  i  fossili  rin- 
\enuti  tlai  giociiii  in  ogni  forniazionc. 

Finalmentc  per  la  parte  Botanica  io  darb  in  ap- 
posili  carlolari  una  ricca  collezione  di  pianle  sicule  ed 
cslerc  disposlc  secondo  il  nielodo  nalurale  ,  con  la  in- 
dicazionc  per  ogni  specie  delle  slazioni  ov'  essa  e  stala 
raccolla. 

Ecco  la  scric  dei  lavori  c  dei  Iravagli  gioeni  che 
formano  il  docoro  dcll'anno  XXXII  dell' illusire  Accademia. 
Anno  ,  io  diio,  di  niassima  gloria  non  funcstato  con  la 
perdila  di  qualche  niendjro,  sicconie  in  quello  che  volse. 
Si  ,  ncir  Anno  XXXI  piangenimo  1'  amico  ed  il  coUega 
Giovanni  Rognlcas,  ma  in  questo  anno  fumnio  lieli ,  che 
il  conlidenle  c  discepolo  di  lui,  il  Socio  noslro  Giusep- 
pe Ardini  ,  lesse  a  quelia  cara  memoria  un  serto  di 
onore  scrivcndo  un  clogio  pregialissiino  ,  in  cui  esaini- 
nando  Ic  opcre  e  narrandonc  Ic  sociaii  virlii  Io  de- 
scrisse  iniparzialnicnlc  qnal  fu  degno  della  noslra  ricor- 
danza  (1). 

Collcglii,  ncir  anno  XXXI  voi  proponeste  a  voi  slessi 
dcgli  scientiiici  prohlonii  e  ne  desle  la  soluzione  piii  Lei- 
la (2),  iiL'ir  anno  XXXII  sciogiicsle  libcro  il  piede  nel  va- 
slo  canipo  del  sapere,  e  camminando  con  franchezza  Iro- 
vasle  novila ,  e  vi  spingeste  verso  la  meta  del  progress©; 
che  si  fara  da  voi  ncll'  anno  XXXIII  che  or  ora  comin- 
cia  ?  ncllii  mia  [loclu'zza  io  non  valgo  a  predirlo  ;  raa 
se  la  pahna  della  dollrina  ogni  anno  di  nuova   fronda  si 


(1)  Questo  Elogio  fu  lello  nella  Scdula  Ordinaria  del  2  agosto 
1855. 

(2)  Vedi  In  mia  Rclazinnc  ,  dei  travapli  scienlifici  cscguili  nel- 
r  anno  X\.\l  delT  Accademiu  Gioeuia.  Vol.  XII  serie  seconda.  Alti 
Gioeuii.  Culunia  1855- 


—  30  — 

adorna  e  si  accresce,  non  dovro  allenderrai  allre  novita, 
allri  progressi  ?  lo  ne  vivo  cerlo  ,  io  ne  sono  sicuro ,  e 
lietamente  aununzio,  che  ncU'  anno  XXXJII  saro  relatore 
di  belle  scoperle  ,  d'  interessanli  novita ,  di  nuovi  scien- 
tifici  progressi. 

J'A':  u.r  ti  ■y:<?:],'   '".   .    :-'/.  .'.V.  '^.'i-' '    '     ■■.■■■■':.  \\  <  '^'i:: . 


1     .,:ii;;(n  )■■;     r 


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&A 


Sl'L 


TERREIVO  ERRATICO 

DEL 

NORO  Dl   EUROPA 

SSI  SOCIO 

Carlo  ©finmclUro 

ZXTTA 

Hiella  tornala  accademica  del  17  luffUo  1856 


ATTI  4CC.  TOl.   im. 


iisir^w^K,.-.;.^ 


»^l>Li 


'^^^nm  ;.3  oROt; 


a),i".j;.i  ."'jc; 


i  i -3  ;H /:rr"'5^  ■  0  57fi"i' 


ihiKU    i :.:'!;!  Vi'   li)!r  li  iliioldi't'tr;  fs)fiiV!(tS  lifi')'' 


.lii/i  ..!<i/  .33*  ir.A 


—  :i::  — 


I  'i,;' 


Sed  prior  hoe  liominis  est,  di^otccre  terram  > 
Et  qnec  bujus  miranda  tulit  Natnra,  notare. 
CoaifHi"  SiTEB.  dt  /Etna  ^'  zSo. 


ill  terminc  del  pcriodo  terziario  liitlo  parea  rassellato 
nclla  supciilcic  del  Globo.  Le  corrcnti  soUomarine  che 
avcvano  Irnscinalo  in  diverse  dirczioni  ed  ammassalo  i 
maloriali  die  foriiiaroii  le  rocce  lerziarie,  erano  cessate: 
Ic  porzioni  sollevale  deila  terra  avean  prodollo  ne'  punli 
opposli  spa/iosi  abbassamenli  ,  e  le  acque  vi  si  erano 
precipitate  con  violenza :  si  circoscrivevan  esse  in  mari , 
tanto  pill  vasli  qnanlo  piii  alio  era  il  terreno  sollevato , 
e  per  conscj^iientc  tunlo  piii  proibndo  1' ahhassamenlo, 
lasciando  la  terra,  clic  avoano  aljbandonala  plena  di  av- 
vallamenti  c  di  solclii  ,  prodolli  dal  loro  ruinoso  riliro. 
iN'clla  cmersa  terra  la  vcgelazionc  e  la  vivenza  animale 
erano  ncl  pieno  svilnppo,  ed  i  grandiosi  fenouiini  geolo- 
gici  gradalamenle  inaiicavano  di  vigore. 

Tutlo  cio  facilmenle  si  coniprova  guardando  nclla  suc- 
cessione  delle  rocce  ,  uella  loro   slrulliira  e  giaciuienlo  , 


—  36  — 

nella  direzionc  dcllc  braccia  delle  monlagne,  nella  varia 
ampiezza  e  profondila  dc'  man",  nello  scavainenlo  e  forma 
delle  valli,  nella  disposizione  de'  bacini  idrografici;  e  lolti 
i  parziali  terreni  di  alluvione,  die  faciimeiilc  si  dislinguono 
dalle  altre  anliclie  forniazioni,  liillo  dispicga  aU'occblo  del 
geologo  il  lermine  delle  cataslrofi  avveiiule  nel  Globo  nel- 
r  epoche  primilive  e  secondarie. 

Eppure  un  fenomcno  singolarc  si  prova  aver  avulo 
liiogo  dopo  il  periodo  terziario,  nel  Icmpo  della  forma- 
zione  del  lerreno  diluviale;  quello,  cioe,  del  trasporlo,  a 
grandi  dislanzc  dalla  madre  roccia,  di  bloccbi  di  varia 
grandezza  e  peso,  non  di  raro  di  cenliniija  di  niigliaja  di 
libbre!  Qucsle  masse,  pel  niodo  come  soiio  sparse  sopra 
i  lerreni ,  vcngon  delle  Blocchi  erratici ;  cd  a  tuUo  il 
terreno  che  le  accompagna  e  slato  assegnato  il  nome  di 
terreno  ermlieo,  secondo  il  sig.  Charpenlier  (1),  o  dilu- 
vium dal  maggior  numcro  de'  geologi  dopo  il  sig.  Buck- 
land  (2).  IVon  poca  singolarila  aggiunse  a  laic  fenome- 
no  la  circoslanza,  di  rinvenirsi  queslo  lerreno ,  rimarche- 
volnienle  pronuncialo,  piii  cbc  in  allra  parle,  nel  nord  di 
Europa  e  di  America;  cd  e  da  supporre  che  lo  fosse  del 
pari  in  quello  di  Asia. 

II  piu  sludialo  pero  e  slalo  quello,  che  dalla  Scan- 
dinavia si  accompagna  sino  a  buon  Irallo  della  Russia  , 
della  Prussia,  del  nord  di  Aleningna  c  della  Danimarca; 
e  se  ne  parlava  gia  da  Pallas,  da  De  Saussure  e  da  de  Buch, 
prima  che  il  sig.  Brogniart  non  vi  avesse  richiamala,  con 
nuove  inlercssanli  osservazioni,  I'allenzione  del  geologi;  per 
cui  i  signori  Sefslorm,  Lasleirie,  Silieslrom  per  la  Sve- 
zia ,  i  signori  Bohl-lingk  e  Durocber  per  la   Finlandia  , 

(1)  Essais  sur  les  glaciers,  du  bassin  du  Rhone.  Annales  des 
Mines,  3.  scrie  T.  VHI.  1835.  p.  219.        

(2)  Reliqiiise  diluvianae.  . 


—  37  — 

Russia  c  nord  di  Alemcif^na,   Iianno  inlraprcso  sciciUiflcIic 
percgrinazioni,   c  dolli  lavori  han  dalo  alia  luce. 

Qucslo  singolar  fonomeno,  die  ricliiama,  benclie  Ion- 
ian!, anclie  la  nosira  allcnzionc,  e  slalo  oramai  baslanlc- 
nienlo  csploralo  e  descritlo ,  perclie  non  venissc  confuso 
con  quello  do'  terrciii  di  tras[)orlo  in  gcnerale.  Conosce 
ognuiio  coinp,  per  1'  azinni;  dcgli  agciili  nielcrologici.  pel 
treniuoli,  po'  fulmiiii,  pc'  vcnli,  [)L'r  la  forza  delle  acqne 
masse  di  recce  si  slaccano  dalle  nionlagne,  ed  agcvolale 
dalln  rapidila  deile  v  dli  c  do'  Itaizi,  per  mezzo  delle  aeqiie 
dc' lorrenti  possua'esseie  Irasporlale  a  varie  dislanze  dal 
primicro  lor  silo:  sa  ognuno  del  |)ari  die  nelle  nionla- 
gne  dello  Alpi,  de' I'ircnei,  cd  in  Uillc  quelle  del  INord , 
i  gliiacci  e  l<!  gliiacciajc  agcvolano  aiicor  piii  queslo  Ira- 
sporlo:  c  quindi  puo  dirsi  non  csscrvi  luogo  nel  mondo 
ore  a  diverse  dislanze  dalle  monlagnc  non  siano  venule 
gill  delle  masse  di  varia  mole,  c  quasi  sempre  accom- 
pagnale  di  allro  mal.'iiale  di  Irasporlo  ;  poro ,  ne'  cilaii 
lerreni  del  nord  di  Europa,  qucsle  masse  si  Irovano  Ira- 
sporlale a  grandissime  dislanze  non  solo .  ma  occupano 
i  lianclii  c  ie  somniila  di  alle  collinc,  conservando  una  li- 
nca  di  dirczione  da  nord  a  sud,  che  puo  ben'  accompa- 
gnarsi  per  ccnlinaja  di  leglie ,  andando  dielro  a'  blocchi 
die  formano  una  conscculiva  zona  di  masse,  apparlenenli 
a  rocce  die  non  esislono  iie' luoglii  viciiii  a'punli  ove  si 
son  fcrmale,  Sono  esse  associale,  sino  ad  una  cerla  di- 
slanza,  da  grande  malcriale  di  Irasporlo,  che  forma  an- 
ch'  osso  delle  slrisce  a  guisa  di  diglie  elevate  ed  estese, 
c  nella  slcssa  linea  della  zona  di  blocchi.  E  rimarchevole 
soj)ralulto  die  riconosciule  Ie  masse  per  rocce  apparle- 
nenli alle  monlagne  della  Scandinavia,  c  che  inlanlo  si  Iro- 
vano sparse  nel  nord  dell"  Alemagna,  esse  han  dovulo  ne- 
cessariameiile  essere  slale  Irasporlale  allraverso  il  mar 
Ballico,  soguendo  sempre  una  linea  da  Nord  a  Sud,  con 


—  38  — 

qualchc  deviazione  dalla  nicriiliana;  e  con  tal  forza  impel- 
lenle,  clie  passando  snpra  le  liasse  Icrrc  non  si  sono  ar- 
relrale  appie  dellc  collinc,  ma  Ic  lianiio  inveslile,  vi  si  sono 
disposle  a  semicercliio  dalla  parte  di  nord ,  sono  salite 
lalvolla  su'  loro  lianclii  soveiile  ad  allezze  di  ccnlinaja  di 
piedi,  e  ne  lian,  per  Gnc,  supcralc  Ic  sommila,  lascian- 
do  evidcnii  Iracce  del  loro  passaggio. 

Simili  fenomcni  si  sono  osservali  in  Ingliillerra,  cd 
han  incrilalo  la  indagine  di  qnei  dolli  geologi  ,  De  la 
Beclic,  Fillips,  Lyell,  Sedwiik,  Hall;  simili  ne  han  Irova- 
lo  nel  nord  di  America  it  sig.  C.  T.  lackson,  il  D.  Big- 
sby;  lalche  e  oramai  indubilalo  clie  ad  iin  periodo,  po- 
sleriore  alle  ullime  formazioni  lerziarie,  iino  slraordinario 
e  singolar  I'enomeno  Irasporlo  dal  Circolo  polare  arlico 
una  sorprcndenlc  qnanlilii  di  maleriale,  slrappalo  dalle 
monlagne  della  Scandinavia,  siiio  alia  dislanza  di  cenlina- 
ja  di  leglie  verso  il  snd,  a  modo  di  slriscc  o  di  zone  , 
producendo  Inngo  il  suo  corso  alcuni   secondarii  fenomeni. 

Non  sara  quindi  scnza  ulilila  I'occnparci  di  lal  geo- 
logico  avveninicnlo,  die  ci  cliiama  a  delle  indagini  sopra 
la  causa  die  lo  produssc  ;  e  noi  fedelmenle  Irarremo  i 
falli  (lal  rapporlo  dato  alio  Islilulo  di  Francia,  sulla  ine- 
nioria  del  sig.  Durodier,  dall'  ogregio  E.  Do  IJcaumonl;  (1) 
e  considereremo  principalmenle  1.°  1' esleso  spargimenlo 
di  maleriale  di  Irasporlo  sopra  una  vasla  superlicie,  com- 
poslo  di  sahhie,  di  Irilumi  di  rocce,  di  blocchi  a  spigoli 
laglienii  o  poco  smussali,  provenieiili  da  lonlane  monla- 
gne. 2."  La  erosione,  il  logoramenlo  e  la  Icvigalezza  dellc 
rocce,  sulle  (piali  quel  maleriale  e  passalo;  3."  la  scanel- 
laUira  ed  i  soldii  nella  superlicie  di  qucsle  rocce;  4." 
la  slraordinaria  e  grandc  dislanza  ia' blocchi  dalle  madri 

(1)  Voyage  en  Scandinavie  ccc.  ecc,  1840.     '  '^    - 


—  39  — 

roccc,  (V  ondc  sono  slali  slaccali,  c  o."  la  coslanlc  dirczio- 
nc  da  nord  a  sud  del  terreno  erralico. 


tt  Quosli  nialeriali  di  Irasporlo,  chc  sciiza  giiingcre 
a'  punli  culminanli  dol  jincse  no  ciioprono  una  coiisidere- 
Yole  porzionc,  assuniono  due  modi  di  dislrihuzionc,  chc 
giudiziosamonlc  il  sii^'.   Duioclicr  ha  dislinlo.    » 

«  Taivolla  sono  dis|)Osl  in  colline  ailiingalo  in  una 
direzione  paralicia  a  quclla  dc'  solclii  e  delle  slrisce  im- 
prcsse  snlla  su|)o(ricio  delle  rocce  preesislenli ;  piii  so- 
Ycnle  pero  cosliluiscono  un  gran  de|)Osilo  uniforme  ,  di 
cui  la  supcrficie  supcriore  e  perfellamenle  unila   ». 

(c  II  sig.  Dnroclicr  cila  un  cerlo  numeio  di  esenipj 
della  prima  disi)osizione  ,  ed  e  slalo  col|iilo  da'  Iralli  di 
rassoniigiianza  the  csislono  fra  quesle  colline  di  sahhia 
0  di  blucchi ,  c  le  Osars  dclla  Svezia,  clie  il  Sig.  IJro- 
gniarl  ha  segnalato  da  lanlo  tempo  airallcnzione  de'gco- 
logi  ;  le  (piali  sono  lunglii  accumniamcnli ,  o  S|)et'ie  di 
dighc  di  nialeriali  di  Irasporlo ,  piu  generalmenle  dal 
nord  al  snd-snd  ovcst ,   come  i  solchi  di  crosione  ». 

In  Finlandia  quesia  disposizione  lineare  non  si  os- 
scrva,  0  raiissime  voile  ;  ed  il  deposilo  e  disposlo  in 
allro  modo,  piii  chiaramenle  pronuncialo  che  in  Isvezia. 
Consislc  esse  di  sahhia,  di  ghiaja  e  di  cioUoli  rololali, 
generalmenle  granilici,  de'cpinii  la  su|)(Mficie  superiorc  e 
unila  e  grossolanamenle  snalilicala:  variabilc  ne  e  la  spes- 
sezza,  giungendo  in  laluni  [)unli  sine  a  40  piedi  ;  ha 
riempilo  in  molli  luoglii,  sino  a  cerla  allezza  ,  le  pro- 
fondila  esislenii  fra  le  monla"iie,  di  modo  die  due  col- 
line  le  piii  basse  ne  sono  reslale  copcrle ,  nicnlrc  le  som- 
mila  pill  elevale  non  nc  presenlano  le  Iraccc. 

a   I'll  deposilo  presso  a  poco  analogo  si  esleude  sulla 


—  40  — 

grande  piallaforma  del  nord  dclla  Lapponia,  non  ostante 
chc  la  sua  elcvazione,  per  quasi  tulta  la  cslensioue ,  si 
fosse  di  730  mclri  sopra  il  livelio  del  mare.  Vi  si  Iro- 
vano  sparse  iu  grande  abbondanza  blocchi  di  nalura  varia 
provcnicnli  dalle  vicine  rocce,  uon  che  di  quelle  die  stanno 
soUo  al  deposilo;  sono  essi  qualche  volta  di  grandi  di- 
niensioni,  mezzo  infossali  e  spesso  del  lulto  nel  detrilo, 
ed  appartengono  al  quarzite,  alia  diorite  ed  al  granito 
clic  e  il  pill  abbondante. 

«  In  Finlandia  il  deposito  erralico  a  superGcie  oriz- 
zonlale  comincia  dal  pic  de'iiionlicelli  granilici,  o  di  quelii 
dellc  Osars,  e  va  ad  unirsi  verso  Test  ed  il  sud,  senza 
inlernizione  o  linea  di  separazione,  con  la  vasta  forma- 
zionc  di  trasporlo  della  Russia  ,  ovc  un'esleso  deposito 
esisle  ,  clie  dalle  cosle  del  golfo  di  Finlandia  si  pro- 
lunga  con  le  sue  roccc  verso  sud-est,  e  non  cessa  die  a 
mezzo  di  di  Viborg  ».  '<     ■'•>■'■'■       ■       ;. 

«  Si  eslendc  il  deposilo  erratico  sopra  la  Lituania 
e  quasi  sopra  tulla  la  Polonia:  si  Irova  sparso  nel  sud 
della  Podolia,  nel  governo  di  Lublin,  e  sul  pendio  nord 
e  sud  dellc  nionlagne  cenlrali  del  governo  di  Saudomir, 
snlle  rive  della  Pilica  inferiorc,  c  di  la  passa  al  deposito 
diluvialc  dclla  Silesia,  ed  a'piani  del  nord  deirAlemagna  ». 

Sopra  tulla  la  superficie  della  Uanimarca  csistc  un 
deposilo  di  trasporlo,  e  non  ha  che  un  piede  di  spes- 
sezza  alia  superficie,  si  e,  perb,  pcnelrato  sino  a  60  me- 
trl  di  profondila  senza  aver  polulo  giungerc  al  suo  limite 
inferiore.  In  qucsto  deposilo  erralico  si  trovano  conchi- 
glic  modcrnc;  come  Balanus,  Saxicava,  Tellina  baltica  , 
Venus  islandica ;  ed  il  signor  Beck  ve  ne  ha  riconosciuto 
piu  di  sellanla  specie,  di  cui  Ic  analoghe  sono  ancora 
viventi,  nella  sabbia  esse  son  meno  abbondanti ,  e  quasi 
sempre  rolle,  ma  nell'  argilla  si  trovano  in  perfelto  slato 
di  conservazione,   e  le   loro  valve   sono   spesso    tutt'  ora 


—  41  — 

iinile.  Un  deposilo  tinalogo  si  Irova   anche  in    Isvczia,  e 
hen  disliiito  da  (juello  dcllo   Osars. 


La  erosionc  e  logoramcnlo  dollc  roccc  iioii  jiossono 
aiidar  sogicgale  dall'  allio  Cciioiiii'iin  delle  slriscc  e  dci 
solchi,  pcrclie  liilli  son  prodolli  dalln  causa  slossa;  par- 
lando  quindi  di  cpiesli  ulliini  clio  soiio  di  niaggior  rilicvo 
in  qucsta  disamiiia,  si  includoranno  gli  allri  due. 

«  La  erosione  die  lia  smaiilellato  c  logoralo  le  rnpi 
ha  pure  hiscialo  sopra  hi  loro  supeilicie  th;'  solclii  c  dolle 
slriscc,  the  iiauno  da  nioho  lein|)0  alliralo  I' allcnzione 
degii  osservalori  e  hi  fissano  sonipre  jiiu.  A  ([iiiiiilo  se 
ne  e  dello  il  sigiior  Durocher  aggiunge  il  siio  conlingonle 
c  le  sue  osservazioiii,  riguaidaiili  le  suiterhcie  Icvigalo  o 
le  slriscc,  souo  cslese  dalle  rive  del  mar  giaciale  a'con- 
loriii  di  Allen,  siiio  al  niezzod'i  della  Fiidaiidia ;  o  dalle 
rive  del  "ollo  di  Itoliiia  siiio  al  lai»o  Ladoi^a. 

«  l\el  uord  di  Enropa  i  sidclii  c  le  slriscc  si  os- 
scrvaiio  sopra  le  rocce  chc  sono  slale  ahhasUiiiza  dure 
per  averlc  poliilo  rieevere,  e  rcsisleiili  ahhaslanza  per  con- 
servarle  lin'ora.  Esse  si  offrono  con  piii  o  nieiio  di  nel- 
Iczza,  a  seconda  della  naliira  della  roccia.  Cosi  ,  sopra 
lo  scisto  argilloso  c  le  rocce  anrd)oliclie,  di  die  sono  in 
gran  [larle  cosliluilc  \r,  moiilagiie  chc  circoiidano  il  golfo 
(ii  Allen  in  Lapponia  ,  i  solchi  e  le  slriscc  sono  hen 
niarcale.  La  roccia  aidiholica  e  dura,  a  graiia  fina  o  coni- 
palla,  e  sicconie  e  [liii  resislc.'ilc  dello  scislo,  le  slriscc, 
0  piccole  scanelalure  cilindridie  die  lianno  il  diainclro  di 
qualchc  linea  sino  a  mezzo  pollice,  vi  sono  riinaslc  inal- 
Icrate  ,  mciilre  die  lo  scislo  argilloso  noii  ha  coiiservalo 
che  larghe  slriscc  o  solchi  d'una  profondila  di  2,   3  a  4 

ATII    ACC.    VOL.    XIII.  6 


—  42  — 

pollici,  e  di  una  lunghezza  da  un  pollice  a  qualclie  mezzo 
piedo  0  pill   ». 

ff  Sopra  il  calcario  die  enlra  neila  composizione  delle 
slesse  inonlagnc,  il  signor  Duroclicr  noii  ha  osscrvalo 
alcuii  solco.  Questo  calcario,  mescolalo  a  crislalli  di  an- 
fibole  noil  e  cosi  adallo,  come  (picllo  giurese,  a  conser- 
vare  delle  slrisce  soUili.  Sopra  (picllo  di  Iransizione  della 
Russia  non  ne  ha  neppure  osservalo;  sia  che  non  ne  esi- 
slessero  mai  in  avanli,  sia  piiilloslo  che  fossero  stali  al- 
lerali ;  giacche  il  signor  Murchison  ne  ha  osservalo  di 
recenlc  sul  calcario  dcll'lsola  di  Dago  nel  Ballico  ». 

«  Fra  le  rocce  piii  sparse  in  Finlandia,  i  solchi  sono 
pill  generalmcnle  conservali  sopra  il  granilo,  ma  non  ngual- 
menle  sopra  le  sue  varielii  ;  alia  superficie,  infalli,  di 
qucllo  a  grana  fina,  che  e  il  piii  duro  ed  il  meno  de- 
componihile,  i  solchi  son  piii  chiari,  ed  il  loro  conlorno 
e  megiio  desigiialo  che  nella  supcrDcie  del  granilo  a  grossi 
elemenli  dello  liapakm;  che  anzi  e  raro  il  nolarsi  in 
quesl'ullimo  qualche  slriscia  soltilc,  perche  esso  e  piii 
allaccahilc,  e  facile  mollo  a  fenders!  c  rompersi  ». 

(c  Sulla  superficie  di  granili  di  Finlandia  il  diamelro 
delle  slrisce  e,  al  piii,  di  qualche  linea  ;  qucllo  de' solchi 
varia  da  pochi  pollici  ad  un  piede  e  piii,  essi  sono  pa- 
ralleli  fra  loro,  c  scanellali  di  piccole  slrisce  ;  ma  suc- 
cede  lalvolla  che  in  un  mcdesimo  luogo,  sopra  una  me- 
desima  rupe  si  osservano  molle  direzioni  differenli  di  sol- 
chi e  di  slrisce,  Qualche  volla  quesle  seguono  una  dire- 
zione,  menlre  larghi  i  solchi  ne  seguono  un'  allra:  ora 
si  lagliano  1' un  I'allro,  ora  Onalmenle  si  veggono  slrisce 
e  solchi  ne'  due  sensi  opposli.  II  signor  Duroclicr  si  e 
pure  assicurato  che  il  fcnomeno  sulle  slrisce  e  indipen- 
denle  dalla  slraliDcazione;  che  anzi  la  loro  direzione  fa 
iin'angolo  di  15  gr.  con  quella  degli  slrali   ». 

«  I  punli  piii  favorevoli  per  la  osservazione  de'  solchi 


—  43  — 

e  (Idle  slriscc  sono  le  siiperfitic  plane  die  coronano  le 
monlngnc  o  le  collinellc,  se  il  peiulio  delle  prime  e  un 
poco  scosccsso  e  piii  raro  Irovarnc  ,  c  qiiaiulo  accade 
offrono  minor  rrn-olarila,  lo  die  vcTisimilmcnle  deriva  dal- 
r  aver,  quel  pendio,  modificalo  il  fenomeno  die  li  ha  pro- 
dollo;  ma  cs>i  presonlano  nd  tempo  slosso  circostanze 
aiitorpiu  limardievoli  di  f|iielle  ddle  superfine  orizzoii- 
tali ,  ed  indicano,  ndla  forza  die  lia  jwodollo  i  solclii,  una 
lendeiiza  |)arli(olare  a  seg-narii  orizzonlalmcnle   ». 

«  Sopra  le  rive  dcflago  Ladoga,  fra  Landenpoja 
c  Heuskula  vi  sono  monlagne  di  graiiito  a  grana  lina , 
in  forma  di  cii|)ole  e  di  palloni.  II  sig.  Dnroclior  vi  ha 
mode  voile  osscrvalo  le  Iracce  della  crosioiie  diluviana 
dirella  al  nord  22.  23.  2H.  ovesl  magnclico  ,  c  vi  ha 
nolalo  una  circoslanza  singolare,  che  si  osserva  anche  al- 
Irove  ma  non  cosi  marcala  come  in  (picsli  Inoglii  ;  e"li 
ha  ycdulo  ne' fianchi  ddle  riipi  iiidinnle,  ed  anche' quasi 
veriicali,  i  solchi  profondamenle  incavali,  che  scguono  la 
linea  orizzonlale  ;  la  loro  se^ione  verlicale  e  quasi  un 
semiccrdiio  di  1  a  1  '/,  e  a  2  piedi  di  diamdro,  cosi  die 
la  faccia  verlicale  della  rupe  e  scandlala  orizzoiilalmenle. 
Qnosta  disposizione,  die  lichiama  alia  menle  i  solchi  oriz- 
zonlali,  osservali  da  Saussure  snila  faccia  verlicale  dd 
monle  Salevc  prcsso  Cinevra,  la  presumcre  die  la  forza, 
la  quale  ha  scavalo  i  solchi,  doveva  avere  una  grandis- 
sima  enorgia    ». 

«  Oiicsli  soldii  lalerali  si  comhinano,  ddle  voile,  coi 
solchi  ordinarii  sulla  superficie  di  una  medesima  collina, 
in  niodo  d'  avvilnpp;irla  inlieramenle;  ed  in  Finlandia  so- 
pralulto,  come  in  Lajiponia,  iiilie  le  colline  di  una  dehole 
allezza,  ed  anche  ddle  allre  piii  devale,  che  non  son  ter- 
niinalc  da  pendii  rapidi,  ollVono  inarche  di  levii,'alezza  e 
di  scandlalura  sii  lulla  la  loro  superficie,  lanlo  snIla  som- 
mila  che  ncgii  slcssi  pendii  a  qualunquc  lalo  csposli;  ed 


—  44-^ 

allora  i  solclii  di  mezzo,  die  dir  si  potrebbcro  normali, 
come  ra|i|)rcscnlali  la  vera  direzione ,  sono  sempre  situati 
ne'piaiii  verlicali  paiallcli ,  diielli  da  iiord-nord-ovesl,  al 
sud-sud-esl  magiielico,  mcnlrc  chc  i  solchi  laleiali  banno 
una  leggiera  lendeiiza  a  segnire  la  siiiuosila  delle  collinc, 
e  rcslare  in  iiii  medcsimo  |)iano  orizzonlale   ». 

((  I  monlicelli  di  granilo  in  Finlandia  assumono  una 
forma  ellillica,  \h  dove  la  loro  siiperficie  e  solcala,  e  I'asse 
maggiorc  della  ellissi  corrisponde  sempre  alia  direzione 
de'  solchi ;  per  lo  chc  si  puo  prcsumerc  che  la  forza  ero- 
siva  del  fenomeno  erratico  ha  doviito  avere  una  grandc 
polcnza,  per  abballcre  tuUi  gli  angoli  sporgenli  della  roc- 
cia,  c  darlc  una  curvalura  allungata  nel  senso  de'solchi 
(c  E  rimarcbevole  inlanlo,  chc  qucsla  forma  rotondala  c 
scanellata  in  lulli  i  sens!  non  si  osserva,  in  Finlandia,  che 
sulle  colline  poco  elevate;  giacche  sidle  monlagne  scoscese 
che  sorpassano  un  cenlinajo  di  piedi  di  altczza,  il  lalo  del 
pcndio  csposto  a  snd-snd-esl,  non  olTre  alcuna  Iraccia  di 
scancllalure,  e  conserva  Ic  anfralluosila  originaric;  circo- 
slanza  chc  ,  come  1'  ban  rimarcalo  i  si"nori  Sefslriim  e 
Bollingk,  pcrmclle  di  gindicare  da  qual  lalo  avesse  agito 
la  forza  die  ha  Iraccialo  i  solchi.  In  Isvezia  ,  dielro  le 
osservazioni  de'signori  Lasleyrie,  Sefslriim  ed  allri,  I'an- 
frallnosila  delle  rocce  si  osserva  dal  lalo  delle  colline  si- 
tuate al  covcrlo  dell' urlo   ». 

Snlla  direzione  de'  solchi  niollc  accurate  osservazioni 
si  son  falle  dai  geologi,  c  jirincipalmenlc  del  sig.  Duro- 
cher ;  il  quale  ha  rapporlalo  chc  «  nel  nord  del  Finniark, 
sulle  monlagne  che  circondano  il  goifo  di  Allen,  si  ve- 
dono  le  superficie  levigate  delle  rupi  e  coverle  di  un  gran 
numero  di  slrisce  j)arallcle,  delle  quali  la  direzione  ge- 
nerate da  nord  13."  ovest,  a  sud  15."  est  della  bussola, 
0  dal  nord  26.°  ovest  al  sud  26.*  est.  »  Fra  laulc  cle- 
vazioni  cosi  raarcale,  il  valenlc  geologo  cita  la   sommita 


—  43  — 

dolla  nioiilagiia  Raipnsvnra  alia  2S00  piedi  circa  siil  li- 
vollo  del  mare  ;  ovc  una  piallaforiiia  oiululala  offre  delle 
elevazioiii  di  mnnlicelli,  Icvii^nle  c  solcalc  dal  feiioiiieno 
ermticd  iiella  sopradolla  direzione.  Simile  si  scorgc  sidle 
iiipi  d(d  lalo  occideiilalc  del  (lolfo  di  Allen  ;  bciiche  la- 
liiiii  de' sole  In  iioii  conservino  la  liiiea  orizzoiilale,  ma  sono 
ahpiJMilo  iiicliiiali,  e  l:igliaiio  i  primi,  ccmc  sc  fossero  slali 
forniali  sollo  una  I'orza  mag<;iorc, 

«  Nclla  parlc  dclla  La|)|)onia,  da  Allen  a  Tornea ,  le 
Iraccc  del  (cfiomciio  cn'atico  sono  ovidiMili,  bcnche  meiio 
marcale;  tiillavia  suit'  alio  di  (luella  vasla  piallaforma,  alia 
750  melri,  sni  livello  de!  mare,  e  clic  si  cslcr)de  sopra 
una  gran  |)arle  dclla  La|)po!ii:i  novcrgica,  il  sig.  Duro- 
clier  ha  polnlo  nolarvi  li  solili  solclii  e  le  slriscc ,  hen- 
ciie  direlle  da  nord  3' -est,   a  sad   l}"-ovcsl   ». 

Presso  die  simili  sono  le  osservazioni  ed  i  rcsulta- 
menli  do!  sig.  Bollingk  ;  o  lale  uiiiformila  nolla  direzionc 
gcnerah;  del  lonomcno  si  m:mliene,  con  piccole  dcviazio- 
ni,  sopra  snpcrlicie  immense.  II  sig.  Sefslrom  nella  co- 
sla  occideiilale  del  "nllo  di  liolnia ,  a  Irovalo  die  le  slri- 
sec  sono  direlle  da  nord-ovesl  a  sud-esl,  cioe  nel  senso 
slcsso  die  in  Finlandia;  e  cosi  in  Lapponia.  Nel  nord  di 
Svezia  c  ncH'ovcst  e  sud  di  Finlandia  la  direzione  e  quasi 
uniformc  ,  c  segue  presso  a  poco  fjuella  delle  pricipali 
Aaili  e  de'  la"lii   ». 

«  La  Finlandia  e  la  parlc  adjacenle  della  Russia  , 
presenlano  una  folia  di  vallate  la  di  cui  direzione  media 
e  (piella  ora  indicala,  ed  il  di  cui  fondo  e  sovente  occu- 
palo  da  laghi  piu  o  nieno  allungali  nella  direzione  slessa; 
quclli  di  Ladoga  ed  Onega,  non  ostanle  la  grande  loro 
esUnsione,  non  scappano  da  lale  legge  ;  c  questa  dire- 
zione e  iin|)ressa  in  modo  evidenle  nellc  denlellature  del 
Mar  bianco,  ed  in  gran  parle  della  valle  del  Dvina,  die 
si  scarita  in  quel  marc  presso  Arcangcl. 


—  46  — 

4."  e  3." 

Son  qiiesli  i  falli  piu  inlcressanii  clie  il  rclalore  sig. 
de  Beaumont  ha  ricavalo  dalla  mcnioria  del  sig.  Diicocher 
sopra  i  solclii  e  le  siriscc  del  lerreiio  erralico ;  non  so- 
no  di  minor  rilicvo  quolli  che  riguardano  i  Blocchi;  sulla 
loro  naUira,  snila  dislanza  alia  quale  sono  stall  sbalzali, 
e  sulla  coslanlc  loro  dirczione.  Riferisce  il  sullodalo  gco- 
logo  che  «  suir  insieme  del  vaslo  terrene  di  Irasporlo  , 
nel  quale  si  sono  considerali  i  fenomiui  erratici,  si  Iro- 
vano  (Hid' blocchi  che  ne  han  preso  il  noma;  ed  essi  vi 
si  rinvengono,  ora  mescolali  sino  a  niolla  profondila,  ora 
alia  superficie.  Quando  il  suolo  e  orizzonlale,  o  quando 
e  inclinalo  verso  il  Sud,  vi  si  veggono  pochi  hlocchi  ed 
irregolarmenle  disscminali.  In  Russia  in  Polonia  in  Da- 
nimarca  c  nel  nord  di  Alemagna  ,  come  da  lanlo  tempo 
r  hanno  osservalo  i  signori  de  Buch,  AVredc,  Schultz,  Bro- 
gniart  ec.  cc,  i  blochi  erralici  formano  degli  ammassa- 
mcnli  sopra  i  punti  piii  clevali  del  paese.  Sono  essi  or- 
dinariameiile  aggruppali  sulle  collinc  c  catcne  di  colline 
che  interrompono  le  pianure,  e  disposte  in  linee  o  zone 
di  cui  la  direzione  non  e  coslanle,  ma  si  allonlana  poco 
dalla  linea  di  nord  a  sud.  Sovenle  sul  pendio  delle  col- 
line formano  delle  fasce  orizzonlali  e  semicircolari  ,  che 
presentano  il  loro  lalo  convcsso  a  nord  ». 

»  Indipendenlcmenlc  da' blocchi  che  sono  sparsi  sul- 
la supcrlicic,  se  ne  trovano,  come  si  e  detlo,  in  tutle  le 
allure  del  terreno  erralico;  e  questo  fallo  si  e  parlico- 
larmento  osservalo  in  Danimarca,  nelle  scoscese  dell'isola 
di  Seeland,  ove  si  e  nolalo  esscro  simili  dal  basso  all' alio 
e  non  differiscono  da  quelli  che  sono  alia  superficie;  mo- 
no numcrosi  negli  strati  di  argilla  che  in  quelli  di  sab- 
bia,  ed  il  loro  grande  asse  e  per  lo  piii  orizzonlale,  ben- 


—  47  — 

die  non  sompro;  clio  qualdic  volla  e  |mu  o  mcno  incli- 
iiato,  c(l  ihkIic  vcilicak',  come  so  il  |,locco  fosse  cadulo 
lullo  di  un  colpo  ed  iiifossalo  nell' arena. 

«  I  hlocchi  crralici  proprianienle  delli,  cioe  a  dire 
quolh  di  una  i^raiide  diiiiciisione  iioii  soiio  mai  rolondali; 
cd  anche  i  piii  voluininosi  han  gli  spi-oli  lanlo  lagiienli^ 
clie  noil  VI  SI  scorge  la  incnoma  Iraccia  di  sliofinio  ;  e 
lU'l  caso  ove  <^]\  angoli  sono  simissali,  lal  risullaniento  put) 
allnhuiis.  air  efTello  lull'  ora  opcranle  de-li  a-enli  alino- 
slerici   ».  o      c 

«  Tal  pedella  consenazione  di  spigoli  e  di  an«Toli 
de  l.locclii  erralici,  divenla  un  fallo  cniiosissimo,  quando 
SI  nguarda  al  tempo  slesso,  die  la  niaggior  parte  di  essi 
e  slala  frasporlata  da  considcrevolissime  dislanzc;  cio  chc 
SI  vonfica  racilnienle  comparando  i  blocclii  alle  roccc  die 
sole  poicvano  aj)proslaili,  e  die  Irovansi,  inlanio,  in  po- 
slo  a  dislanza  di  iiiollc  ccnlinaja  di  legiic.    » 

«  fir  indizii  di  un  li'as|)or(o  lonlaiio  non  sono  frc- 
guenli  in  Lapponia  ne  in  Finlandia.  1  blocdii  crralici  so- 
no per  lo  j)iu  analogl.i  alle  roccc  delle  vicine  colline  • 
Irallanlo  a  nord  del  lago  Ladoga,  nd  deposito  di  sabbie 
c  coli  rololale,  si  Irova  qualcbe  blocco  di  qnarzile,  di  cui 
non  vc  n  lia  ddl'analoga,  in  poslo,  die  a  quindid  leghe 
circa.  Le  prove  pero  di  nn  Irasporlo  singolarmente  esleso 
SI  trovano  uc  vastissimi  piani  dd  ccnlro  deU'Europa,  in 
Kussia    in  Polonia  e  nd  nord  di  Aleinagna   ». 

^i  iJ  n"'T'  ?."  *'''"o'^"'-8«  <^  •^I'^s^a  sino  al  Nienien 
sj  Jrmano  hlocdi,  d,  varie  roccc,  die  il  signor  Durocher 
nporla  a  quallordid  variela  dilTerenli  indicamlo  per  ognuna 
'a  g.-acilura  originaria  die  lia  polulo  fornirle ;  e  lulle 
quesle    giacilure   sono  in    Finlandia ;    ne  si    puo  dubilar 

disii"'trr."'  '"'  '""''■'  ^'''  ^""'  ^''^'-'  '^' '« '•« 

«  I  blocchi  del  rapakivi,  o  granilo  granoloso  della 


—  48  — 

Finlandia,  sono  i  piii  abboiulanli,  e  dunno  le  prove  piu 
evidenli  ;  cssendo  una  roccia  hcii  carallerizzala  che  iion 
j)uo  proveiiirc  da  allro  silo  che  dal  Governo  di  \iborg, 
nel  sud-osl  della  Fiidandia.  Amlaiido  da  Pielrobiirijo  a 
Mosca  se  no  Irovano  lungo  Uilla  la  slrada,  c  cominciano 
sollanto  a  sparire  fra  Tver  e  Mosca,  non  inconlrandosene 
pill  al  sud-esl  di  qnesla  cilia;  misurando  la  dislanza  dal 
punlo  eslremo  sino  a  quello  di  parlenza ,  si  Irova ,  che 
quo'  blocchi  han  percorso  uno  spazio  di  140  a  150  le- 
ghe !  Ne  qucslo  e  lullo  ;  laluni  blocchi  di  gros  ,  che  il 
signor  Rosumowsky  cila  a  Momol,  o  che  son  vcnuli  dal 
lago  Onega,  sono  slali  Irasporlali,  per  conseguenle,  a 
255  leghe  I ! 

«  In  Polonia  quelli  di  granilo  sono  i  piii  numerosi 
e  di  diverse  qualila  ;  Ira  lo  qiiali  si  Irova  seniprc  il  ra- 
pakivi  di  Viborg,  che  ha  dovulo  percorrero  250  leghe 
per  giungcre  sino  a  quel  silo.  Le  sieniti  provcngono  pro- 
babilmcnlo,  una  specie  dalla  Finlandia,  I'allra  dalla  Sve- 
zia.  Uopo  quesle  rocco,  le  piii  sparse  sono  li  gneis,  i 
porfidi,  le  quarzili  granulose;  come  le  ineno  fre<|nenli  sono 
li  gres  a  gross!  grani,  i  conglomerali,  i  niicascisli,  ed  i  ba- 
salli.  Li  gneis  ed  i  niicascisli  possono  apparlenere  alia  Fin- 
landia, ma  Inlle  le  allre  rocco  provengono  dalla  Svezia , 
non  Irovandosene  in  Russia. 

«  Passando  nella  Slesia  e  sino  in  Sassonia,  il  de- 
posilo  diluviale  e  sempre  accom|)agnalo  di  blocchi ;  dei 
quali  quelli  apparlenenli  alia  Finlandia  van  cessando,  e 
divengono  dominanli  quelli  che  provengono  dalla  Svezia. 
Alia  eslroniila  scllenlrionalo  dell' Alemagna,  ne'dinlorni  di 
Stellin,  vi  e  un  grande  numero  di  blocchi  erralici  che 
hanno  sino  a  16  meiri  di  circonfercnza;  sono  di  varic  forme 
di  granilo,  Ira  le  quali  ve  ne  ha  die  si  avvicinano  al  ra- 
pakivi  di  Viborg. 

a   In  Danimarca  pare  che  a  giudicarc  dalla  lore  na- 


—  49  — 

tura,  i  blocclii  provcngono  dalla  Svczia  e  dalla  Norvegia, 
essendo  dc'  grniiili,  gncis  hnsalli  ecc;  vi  si  Irova  pure  la 
sicnile  zircoiiinna  de'diiilorni  di  Crisliania.  Qdclli  di  gra- 
iiilo  soiio  sempro  li  piu  ahhondanli  e  se  ne  veggono  di 
ciiKjiie  a  sei  iiielii  di  liingiiezza. 

«  i\eir  iiilcino  del  vaslo  spazio  di  queslo  Icrreno 
i  biocchi  si  osservaiio  coiuo  disposli  a  zone  concciUriclie; 
il  graiiilo  e  slalo  Irasporlalo  al  di  la  di  ogni  allia  roccia, 
e  si  Irova  (piasi  rnllimo  nclla  zona  esleriorc.  I  calcarii 
sono  slali  li  mono  Irasporlali;  (pielli  di  Iransizionc,  slrap- 
pali  dalla  Svezia,  sono  sparsi  siille  cosle  del  Ballico,  e 
vorso  il  sud  non  sono  niai  arrivali  a  quelli  di  granilo  ; 
lalclie  si  polrebbe  dire  die  il  liniile  della  dispcrsionc  dci 
blocclii  eiratici,  e  (piello  ove  si  sono  arreslale  le  masse 
di  granilo;  ed  il  sig.  Durocher  ha  voluto  indicar  qucsli 
liniili  ijpo"Tnfici  dull'inlerno  della  Russia  allraverso  lullo 
il  nord  di  Europa,  cd  lia  indicalo  die  la  linea  di  quesli 
liniili  forma  un  semicercliio  di  cui  Stockolm  e  il  ccniro, 
ed  lia  |)er  raggio  la  dislanza  di  qucsla  cilia  a  Mosca,  val 
lanlo  dire  circa  duccenlo  ollanla  leglie!  » 

«  Oucslo  lerreno  non  cessa  coni[)Ielameiile  a' biocchi 
venuli  da  nord  ,  ma  nel  mezzogiorno  del  ceuualo  limile 
prescnla  ancora  una  zona,  uiiicanienle  formala  di  maleriali 
slrappali  dalle  vicinc  conlrade;  e  Iranue  i  blocclii  del  nord, 
la  conlinuazione  del  lerreno  erralico  consisle  in  masse  di 
minuli  maleriali  provcnienli  dalle  rocce  vicine,  cd  anche 
di  (pielle   solloposlc   ». 

Tale  disposizioue  per  zone  concenlrichc  ,  unila  alia 
dislribuzionc  cbe  segue  una  serie  di  linee  radianli,  e  me- 
scolala  di  blocclii  venuli  da  varii  punli  del  nord,  non  che 
la  forma  quasi  circolare  del  limile  esleriore  delle  masse 
di  granilo,  sembrano  (  al  dir  dei  relalori  della  memoria 
del  sig.  Durocher),  far  chiara  la  unila  di  ovifjine  del 
deposilo  erralico  die  copre  i  piani  della  Russia,  della  Po- 

ATTI    ACC.    VOt.    XIII.  ' 


—  50  — 

Ionia,  del  nord  di  Alemagna,  del  pari  che  i  bassi  lerre- 
ni  di  Finlandia  e  di  Svezia.  Pero  e  nolevolc,  die  lo  stes- 
so  sig.  Duroclicr ,  esaniinando  allenlamenle  lanlo  il  ler- 
reno  delle  Osars,  quanlo  quelio  scdimenlario  dc'  piani  di 
Finlandia  e  di  Svezia,  Irova  una  grande  differenza  di  epo- 
ca;  inipcrocche  quest'  ultimo  evidenlemente  si  rinviene  so- 
prapposlo  alle  rocce  solcate  e  piene  delle  sopracennale 
slrisce,  ed  anche  a  molla  profondila,  c  slralificato  in  mo- 
de da  far  rilevare  cssere  stato  formalo  in  acque  poco 
agitate  da  impetuosc  correnti,  e  poco  dissimili  da  quelle 
del  mare  altuaie  ,  che  van  formando  lentamenle  banclii 
arenosi.  Da  cib  egli  vuol  dislinguervi  due  marcali  perio- 
di;  cioe.  1."  qucllo  che  si  trova  rapprescnlato  dallo  in- 
sieme  enimmatico  delle  rocce  levigate,  dei  soichi  e  delle 
slrisce  di  erosione,  non  che  de'  lunghi  amniassamcnti  di 
frantumi  delli  Osars;  2."  quelio  della  dispersione  a  raggi 
de'  Llocchi  erratici  ncirinlcriore  del  vaslo  semicerchio,  di 
cui  il  ccnlro  e  Slockolm,  e  la  circonferenza  passa  a'con- 
torni  di  Mosca  e  di  Lipsia,  e  che  copre  in  parte  gli  ef- 
fetti  del  primo  periodo. 

A  quest!  liitli  che  si  raccolgono  dalle  indagini  e  dal- 
le osservazioni  de'vaienli  geologi  che  han  trallalo  di  que- 
sto  subjelto,  io  non  posso  aggiungcre  o  toglicre  una  sola 
parola,  non  essendo  mai  slalo  sui  luoghi  occupati  dal  ler- 
reno  crratico;  richiamcrb  soltanto  alia  vosira  memoria,  So- 
cii  ornalissinii  ,  che  fan  parte  di  queslo  terrcno  in  lanli 
allri  siti  di  Europa,  anche  le  brecce  ossee,  e  Ic  caverne 
ad  ossame;  e  quindi  bisogna  tcnerle  prcsenti  quando  si 
Iratla  di  dar  spieganiento  al  grandioso  fcnomeno  di  quel- 
r  epoca ;  e  siccorae  noi  non  manchiamo  di  quesle  ,  cosi 
possiamo  dime  alcun  che  se  dal  noslro  ragionamento  vi 
saremo  chiamati. 

Poco  ci  somminislrano  i  blocchi  che  abbiamo  appie 
delle  noslre  monlagne  polcndo  essi  appartenere  tanlo  al- 


—  51  ~ 

Tepoca  del  fenomcno  crralico,  quanlo  a  parziali  alliivioni, 
c  sino  ad  azionc  di  agciili  meleorologici;  al  pari  di  quelli 
delle  Alpi  ,  de'  Pirenei  e  di  quasi  lulli  gli  alii  terreiii 
monlagnosi. 

Le  caverne  ad  ossame ,  c  Ic,  brccce  ossee  ,  benche 
ftlTelli  cnlrambc  di  polcnle  alluvial  fenomcno,  sono  pero 
ben  dislinle  fra  di  loro.  Imperoccbe  le  prime  polevaiio 
csser  prodolle  ancbe  da  parziali  alluvioni,  le  quali  sepel- 
livano  nolle  groUe  gli  animali  slessi  della  conlrada,  solili 
a  slanziarvi;  menire  le  brccce  die  racchiudono  ossami  di 
animali  esolici,  misli  a  resli  organici  marini,  ed  aggluli- 
nati  da  una  pasta  calcarea,  moslrano  un  grande  movimento 
dellc  acque  del  mare,  ed  un'  epoca  cerlamenle  piii  re- 
mota.  Ad  ogni  modo,  siccomc  nclle  caverne  si  trovano 
resli  di  animali  chc  allualmenle  piii  non  esistono  ne'  vi- 
cini  luoglii,  e  die  anzi  soUo  ben'allra  laliludinc  oggi  sen 
vivono,  come  le  Jene,  i  Rinoceronli,  gT  Ippopolami,  gli 
Elcfanli  ecc,  cosi  non  e  slalo  del  lullo  improprio  unirii 
al  gnif)po  del  fenomcno  crralico,  e  loglierli  da  quello 
alluvialo,   die  limilali  cfl'elli  ha  polulo  produrre. 

Con  queslc  premesse  passiamo  oramai  a  ragionarc 
sopra  i  falli  ])iu  rimarchevoli  che  presenla  il  terrcno  di 
cui  si  Iralla,  Da  quelli  gia  csposli  si  puo  con  certezza 
slabilire  ,  die  nel  norJ  di  Europa  cd  anche  di  America 
csislono;  l."  un  esleso  spargimonlo  d'un  maleriale  di  Ira- 
sporlo  sopra  una  vasla  supeilicie  prevcnicnle  da  rocce  di 
lonlane  monlagne;  2."  una  slraordinaria  e  grande  distan- 
za  de' blocchi  dal  silo  d'onde  sono  slali  slaccali ;  3."  ero- 
siono,  logoramenlo  e  solcalura  dclle  rocce  solloposle  al 
maleriale  di  Irasporlo ;  e  4."  coslanle  direzione  di  nord 
a  sud  di  qucslo  lerreno. 


.',>.m\ 


—  52  — 

1/    '. 


Poclie  sono  le  formazioni  od  i  terrcni  sopra  i  quali 
non  s'inconlrano  amniassamenii  di  malcriali  di  Irasporto, 
pill  0  nieno  eslesi;  esscndo  cssi  piodolli  dalle  alluvion!, 
le  quali  sirappando  dalle  nionlagnc,  dalle  colline  e  dai 
piani  elevali  i  franlunii  sciolli  c  misli  a  delle  masse  di 
rocce  di  varia  diniensione  ,  li  van  dcposilando  uegii  av- 
vallamenli  c  nellc  pianure;  occupando  spesso  grande  eslen- 
sione  di  Icneiio. 

Quando  si  porla  allenlo  esame  sulla  coniposizione  e 
sulla  sirulluia  di  quesli  amniassamenii ,  facilmenle  vi  si 
ravvisauo  de'  carallcii  ,  die  possono  fame  rilevare  la  con- 
temporaneila,  o  la  successione;  iniperocclie  la  qualila  del 
malerialc  e  la  sua  giacilura  sono  cosi  rimarchcvoli,  che 
anclie  il  nieno  esercilalo  in  qucsle  osscrvazioni,  dislingue- 
ra  non  esser  Inlli  dclla  slcssa  nalura  c  dell'  cpoca  slcssa. 
In  alcuni,  infalli,  il  nialeriale  e  cosliluilo  di  Irilumi  di  roc- 
ce e  di  arene  sciolle  di  lerriccio  impuro  c  di  cioUoIi 
rolondali,  o  con  spigoli  ed  angoli  smussali,  die  appale- 
sano  un  hingo  e  reileralo  lololanicnio  sofferlo;  la  loro  gia- 
dlura  e  quasi  spmpre  superficiale,  diffusa  e  di  poca  spes- 
sezza;  in  aliri  il  nialeriale  e  di  gliiaja  grossolana,  di  Iri- 
tumi  di  rocce  angolosi,  poco  o  nulla  smussali  negli  spi- 
goli, di  masse  di  rocce  di  varia  grandczza,  spesso  anche 
enormi,  con  spigoli  laglienli  clie  appalcsano  un  solo  Ira- 
sporlo,  e  r  insieme  del  maleriale  giacc  sollo  allri  posle- 
riori  amniassamenii  in  alcuni  luoglii,  menlre  in  allri  sili, 
e  su  per  le  coHine  si  trova  lalvolla  a  lali  allezze ,  cui , 
gli  allri  Irasporli  non  sono  mai  giunli.  Da  quesli  ed  al- 
lri ben  noli  caralleri,  cliiara  si  deduce  I'  cpoca  loro  di- 
versa,  ed  a  ragione  quesli  Irasporli  si  sono  dislinli  in  al- 
luviali  e  diluviali.  1  secondi  lianno  originc  da  una  ca- 


—  5'3  — 

laslrofe  subilanea  clic  slra]i|)b  d'  iin  colpo,  per  dir  cosi, 
una  immciisa  (|niuilila  di  nuilcriali  dul  loro  poslo ,  e  li 
trasporlo  rapidamcnlc  in  allri  sili;  i  primi  sono  rcffello 
di  pill  It^iilt;  0  rcilcrale  Irnslociizioni  di  inalcriali,  the  si 
son  pcrcit)  Irasforinali  stiilolai)dosi  insicmc. 

INol  icrrciio  crialico  noi  vcdiaiiio  cosi  il  caraltere 
del  trasporlo  diiiiviali' ;  c  la  sua  lanlo  vasla  esloiisione 
non  ci  recliercbho  nicraviglia,  |)Olendo  cssere  rclTcllo  di 
j)iu  Irasporli  deli' cpoca  slessa  in  varii  sili,  se  non  fos- 
se arcoinpagnalo  da  cliiarc  prove  di  aniicliila  di  fenomeno. 

Da'lalli,  di  sopra  rapporlali,  si  e  conosciiilo  di  qnali 
rocce  son  cosliluile  le  Osars  di  Svezia,  cd  i  Iraspcrli  di 
Finlaiidia  ;  gii  gneiss  e  gli  scisli  dell' una,  il  granilo  m- 
pakiii  delTallra:  I' allezza  alia  quale  sono  giunli  ne' pia- 
ni,  nclle  allc  pialleforme  e  sulle  collinc  quesli  Irasporli: 
la  forma  di  proUingali  grandi  aniniassanieiili:  la  unifor- 
niila  delle  Iracce  lasciale  dal  loro  passaggio  nelle  sollo- 
poslo  rocce,  c  sopralullo  j)oi,  !a  direzione  de'loro  corsi 
senipre  dal  nord  al  sud,  con  leggiere  deviazioni  causale 
dallo  incoiiiro  delle  ratene  di  nioiilagne  e  delle  valli,  con 
la  ininiaiical)ile  presenza  dc'blocclii  crralici  ,  lullo  ad- 
dimoslra  csscre  slalo  uno  il  fenomeno  produllore  ,  c  di 
breve  durala;  c  dopo  la  quasi  certezza  di  lalo  induzione 
la  forma  c  la  cslensionc  di  qucslo  Irasporlo  riescono  piu 
rilevanli. 

Nella  Svezia  Ic  Osars  sono  di  una  massa  e  di  una 
altezza  superiore  di  niollo  a  quelle  della  Finlandia ,  della 
Russia  cc.  ec.  jterclie  piu  abbondevole  era  il  malerialc  di 
trasporlo  in  formazioni  di  gneis,  di  mica  scislo,  di  scislo  ar- 
gilloso,  e  di  allrc  rocce  di  lransizioM(!  non  mollo  compalle 
e  facili  a  disiiilegrarsi  ;  menlre  nella  Finlandia,  le  for- 
mazioni graniliclie  e  qnarzilerc  ne  polevan  poco  sommi- 
nislrare,  allesa  la  durezza  c  la  lenacila  loro;  ma  all'  in- 
conlro  maggior  numcro  di  bloccbi  preslavano  alia  potenza 


—  54  — 

della  correnle  per  essere  sparsi  a  lanta  dislanza  dal  luo- 
go  nalale.  Nell'  insicme,  la  eslensione  del  lerreno  errali- 
co  nel  nord  di  Europa  dobbiam  convenire  esser  sorpren- 
denle;  c  se  a  qucslo  unir  vogliaino  quello  sparso  nelle  Iso- 
le  bi'ilannichc  c  nel  nord  di  America  senipre  piu  gran- 
dioso  e  slupcndo  resulta  il  fenomeuo  clie  lo  produsse. 

2.°  ■   ■  -,■ 

■ '  . .  •      1*11 

La  dislanza  poi  alia  quale  sono  giunli  i  blocehi  , 
slrappali  dalle  madri-rocce,  riesec  a  prima  giunla  quasi 
incrcdibile,  e  lascerebbe  un  qualche  dubbio  sulla  veraci- 
ta  della  loro  provenienza,  se  non  fosse  slalo  provato  che 
la  roccia  che  li  cosliluisce  non  si  Irova  in  alcuno  dei  luo- 
ghi  inlerposli  fra  le  monlagne  d'  onde  essi  provengono , 
ed  il  punio  ovc  si  sono  arreslali:  se  non  si  accompagnas- 
sero  per  lullo  il  Irallo  di  loro  corso,  lungo  la  zona  che 
cosliluiscono  con  le  loro  masse,  c  se  pel  lungo  Irallo  di 
quesle  zone  non  si  scoprisscro  cvidenli  tracce  del  loro 
passaggio. 

Quesla  slupenda  dislanza,  qucslo  lunghissimo  corso 
di  rocce  di  varia  grandezza,  mcravigliosa  anch'essa  ,  ri- 
guardala  in  masse  svellc  c  (rasporlalc  offrono  alia  raen- 
le  deH'osservalorc  ,  come  in  un  quadro  ,  la  vaslila  e  la 
polcnza  di  una  correnle  di  acquc,  che  superava  le  allcz- 
ze  di  braccia  di  monlagne,  ne  invesliva  le  rupi,  le  scrol- 
lava,  ed  in  un  col  Irilume  cd  i  fianimenli  ne  Irascinava 
seco  le  masse  lalvolla  cnormi  ;  e  ad  oiila  del  loro  pe- 
so, quasi  leggeri  corpi  organici,  sospese  noil' onde,  tra- 
sporlavale  sin  dove  un  oslacolo  le  tralleneva,  o  Dn  do- 
ve la  sua  violenza  cessava.  Cosi  que'  blocehi  erralici,  lun- 
go le  zone  del  loro  corso  ,  si  trovano  ora  franimisli  al 
reslo  del  malcriale  di  Irasporto,  ora  soli  sopra  le  coiline  e 
su'  piani  arreslali  dalla  parle  di  sud  ,  o  da  allre    masse 


—  55  — 

0  da  avvallamcnli;  ora  alia  base  ora  a'fianchi  delle  colli- 
ne  disposli  a  guisa  di  semicercliio  sopra  la  convessila  chc 
esse  olTroao  a  nord;  ora  sopra  piattororinc  di  significan- 
le  altezza,  ora  iiiialmciile  ove  il  inalerialc  di  Irasporto  va 
gradalamenle  a  cessarc,  o  piii  non  apparlienc  al  lerreno 
erralico. 

In  quanto  poi  a  (luc'blocclii  die  si  Irovano  sopra 
depositi  orizzonlali,  nc'quali  si  rinvcngono  delle  conchi- 
glic  delle  specie  slesse  in  oggi  vivenli  ne'  niari  vicini,  e 
che  ])orlai)0  il  carallerc  di  sedimenli  in  mare  Iranqiiillo, 
e  quiiidi  di  epoea  non  niollo  rcniola  ,  non  puossi  far  a 
meno  di  riguardarli  come  accidenlalila,  doviite  a  ben'  al- 
tre  alluvioni  die  a  (iticlla  del  fenomeno  erralico;  ed  alio 
quali  niollo  ajiilo  prcslar  polevaiio  le  ghiacciaje  nuolanli 
a  Irasporlarvi  i  blocchi  dal  silo  ove  in  avanli  giacevano; 
cd  escmpii  di  quesli  Irasporli  non  ban  mancalo  ad  es- 
scre  addolli  da'  gcologi  ,  ancbe  nel  secolo  passalo  ;  ne 
senza  ragione  se  n'  e  Iciiulo  conlo  dal  signer  De  Beau- 
raonl  nel  cilalo  rapporlo.  Pero  si  deve  considcrare,  che 
per  quel  chc  rigiiarda  I'cpoca  dei  deposili  orizzonlali  con 
delle  conchiglie  moderne  ,  non  si  jiuo  dire  essere  non 
mollo  rcmola,  per  la  sola  presenza  di  que'resli  organici; 
imperocche,  le  conchiglie  die  sono  slale  ivi  rinvenule  , 
souo  comiini  ancbe  nel  lerreno  Icrziario  pliocene  ,  che 
precede  di  lanlo  quel  fenomeno,  ed  in  cui  la  crizzonla- 
lila  de' Irasporli  e  ancbe  comune;  ancorche,  dunque,  non 
si  volesse  riguardare  come  accidenlalila  il  Irovarsi  bloc- 
chi erralici  so[ira  queslo  lerreno  ,  si  pud  scnipre  dire 
che  polevano  cssi  ben  occuparlo  se  esisleva  prima  del 
fenomeno  erralico. 

3." 

Ma  quel  che  sopra  tulto  ferma  rallenzionc  del  geo- 
logo  e,  per  Tappunlo,  la  esislenza  delle  Iracce  del  pas- 


—  56  — 

saggio  di  quesli  blocchi;  il  logornmenlo,  cioe,  la  leviga- 
tezza  e  la  solcaluia  delle  roccc  sopra  le  quali  sono  pas- 
sali.  Qiicsle  Iracce  mi  scnibravano,  io  lo  confesso,  cosi 
slraordinaric,  quaiulo  la  prima  volla  iic  ehbi  poc.o  della- 
gliala  nolizia  ,  chc  mi  avvisai  di  nicllciie  in  duhbio  e 
slimaric  cffello  d'imagiiinzionc,  piii  die  realla  (1).  In  oggi 
non  polrci  non  cbinar  la  fronio  innanzi  a  tanle  aulore- 
voli  asscrzioni;  die  anzi,  siccomc  lo  spiegaincnio  di  que- 
sli falli  non  e  luUavia  soddisl'acenle  :  e  gli  stessi  illusiri 
geologi  non  lo  ban  per  niolto  cbiaro ,  cosi  non  mi  sara 
vielalo  il  Irallencrmi  alcun  poco  a  discnlere  qncsli  feno- 
nieni;  e  per  nieglio  averii  presenli  rijjeliamo  quanlo  di 
sopra  si  e  delto  sul  carallerc  cbe  li  dislinguc. 

«  La  crosione  che  ba  smanlellato  e  logoralo  le  ru- 
pi  ,  ba  pnre  laseialo  sulla  loro  snperficie  delle  strisce 
0  de'soiclii,  cbe  seguono  coslanleniente  la  direzioiie  del 
trasporlo  e  delle  zone  dc'bloccbi;  e  quesli  solcbi  si  tro- 
vano  sopra  lutlc  le  rocce  cbe  sono  slate  abbiislanza  dure 
per  averii  polulo  ricevere,  e  rcsislenli  abbaslanza  per  con- 
scrvarli  fin'ora.  Essi  appalensansi  con  piii  o  meno  di  nct- 
lezza  a  seconda  della  nalura  di  quelle  rocce.  Cosi,  sopra 
lo  scislo  ariiilloso  e  le  rocce  anfiijolicbe  sono  ben  mar- 
calc;  in  quesle  ullime,  come  piii  resislcnli  ,  le  solcalure 
si  Irovano  cilindricbe,  del  diamelro  di  qualcbe  linea  sino 
a  mezzo  pollice,  j)arallele,  vicine  una  aH'ailra,  e  si  son 
manlenule  inallerale;  lo  scislo  ba  conservalo  sollanlo  lar- 
ghi  solchi,  della  profondila  di  2,  3,  a  4-  pollici,  c  della 
largliezza  da  un  pollice  a  mezzo  piede  e  piii.  Non  se  ne 
osscrvano  ne' calcarii  ,  cccellualo  in  qnalcb'uno  dei  gin- 
rassici.  Sul  granilo  si  manifeslano  piii  nellanienle  nella 
variela  a  grana  fiiia,   percbe  piii  coerenlc,  cbe  nell'  allra 

(1)  Elemcnti  di  Geolog.  ad  uso  della  Universilu    di    Catania, 
pag.  93  Nota.  Cat.  1840. 


—  57  — 

del  rapahivi.  Sopra  qiicste  roccc  il  dianielro  dellc  slri- 
scc  e,  al  pill,  di  (pialclic  liiica  :  quello  dei  solclil  varia 
da  alciiiii  pollici  a  un  |)iedc  e  |)iu.  Audio  qui  sono  paralleli 
fra  loro,  e  scancilali  di  piccole  slric.  I  punli  piu  favorcvoli 
per  osscrvar  queslc  slrisce  c  qiicsli  solchi ,  sono  le  supcr- 
licie  piano  die  coronano  le  coilinc  c  Ic  nionlagne,  e  sc  il 
pendio  di  qiiesle  e  un  poco  scosceso  ,  e  piii  rare  il  tro- 
varne.  La  levigatezza  cd  il  logoramenlo  accompagnano 
soiiiprc  i  solclii  delle  ru|)i   ». 

Or,  se  noi  ci  faccianio  a  considerare  come  succede 
il  logoramenlo  c  poi  la  levigalezza  delle  roccc,  Irovcre- 
nio  scnqircpiii  singolare  il  fenoineno  erralico,  perclie  vie- 
nc  cvidenlenienle  a  dimoslrarsi  cssere  slalo  di  breve  du- 
rata  c  polciilissinio.  Ognuno  sa  die  un  corpo  duro  slri- 
sciando  con  forza  sopra  uno  nieno  duro  ,  da  una  parle 
no  sirilola  col  peso  la  superficie  c  la  rcnde  friahile  e 
polvcruleiila  ,  dall'  ailra  con  la  sua  j)iii  dura  e  scahra 
superficie  s'insiniia  fra' pori  dell"  allra  e  no  distacca  le 
molecole  die  si  oppongono  alio  slriscianle  passaggio;  fin- 
clic  nessiin'  oslacolo  inconlrando,  piana  o  Icvigala  rimane 
la  superficie  della  roccia  men  dura.  Piii  facilinenle  cio  si 
avvcra  ,  (piaiido  il  corpo  slriscianle  vi  passa  sopra  aju- 
lalo  dair  acqua  ;  iniperciocclie ,  cssa  non  solamente  Ira- 
sporla  via,  di  conlinuo,  la  jiorzione  Irilurala  die  si  for- 
ma ncir  alio  del  passaggio  della  roccia  piii  dura  ,  ma  in- 
troducendosi  fra'  pori  della  jiiii  Icnera  vi  scompagina 
grado  grado  lo  aggregamenlo  delle  molecole,  c  ne  age- 
vola  il  dislacco.  Lo  die  vcijiitiamo  verificarsi  luUc  le  voile 
die  una  forza  promenic  o  slriscianle  agisce  sopra  una  roc- 
cia l)agnala  o  nmida;  e  d'oiide  il  proverhio  r/u//«  caval  la- 
jia/f/n,  0  qncirallro  vernacolo  «  1' acqua,  leva  la  ruggine 
e  non  la  mola  ».  L'n  hell' esonipio  di  qucsia  verila  ne  ab- 
bianio  inCalania,  negii  inlagliali  pozzi  di  lava,  die  for- 
mano  1'  orlo  del  collo  del  puzzo   dello   nwlino;  i  quali , 

ATII   iCC.    VOL.    XIII.  8 


—  58  — 

per  lo  slrascico  delle  corde  hagiialc  ed  inlrise  di  Sfd)l)ia 
e  di  terra  son  divenuti  piciii  di  profoiidc  solcaluro,.  iion 
pill   arapie  di  un  pollice  e  viciiie  im' aH'allra, 

Ma  perclie  una  roccia  di  pasla  dura  e  cocrcnie  giun- 
gesse  ad  esser  cosi  soicala,  hisogna  I'aiulo  lungliissimo 
e  persevcranle  del  tempo;  come  qucllo  chc  tacilo  assisle 
indcfcssaraenle  ad  ogni  decadimenlo  ,  ad  ogni  scomposi- 
zione  in  nalura,  e  clie  a  ragione  vcnne  appellalo  edoce 
nel  linguaggio  poelieo.  Talciie  si  polrcbbe  prelciulcre  a 
prima  giunla  die  la  icvigalezza  dolie  recce,  ove  esistono 
le  traccc  del  passaggio  del  Irasporlo  erralico ,  moslri  ad 
evidcnza  esserc  refl'ello  di  reileralo  slrascico  di  ninleriale 
piu  duri;  come  per  allro  ognuno  pub  persuadorsene  in 
tulle  le  rocce  clie  servono  di  alveo  e  di  suolo  ai  lorreuti 
ed  a'  fiumi,  Ic  (piali  son  divenulc  levigate  e  terse.  Pero 
per  quanlo  abbiamo  osservalo,  la  polenza  e  la  rapidila 
del  fenomeno  erralico  e  provala  dalla  zona  dc'blocchi  che 
si  manliene  coslante  nclla  direzione  da  nord  a  sud  per 
grandissima  dislanza;  cib  clie  avvenir  non  poteva  cbe  in 
una  sola  volla,  e  nel  cammino  d'  una  sola  correnle;  ne  e 
anche  prova  la  forma  angolosa,  non  niai  sniussala  o  ro- 
tonda  de'bloccbi  slcssi,  e  sappiamo  quanlo  imperii  queslo 
carallere.  liisogna  quindi  concliiudere  clic  la  polenza  della 
correnle,  carica  di  maleriali  duri  ed  angolosi ,  unila  alia 
stupenda  velocilii  del  Irasporlo,  era  quella  clie  uguaglia- 
va  negli  effelli  la  lungbezza  del  tempo. 

E  nalurale  inlanlo  I'udirsi  domandare,  come  for- 
mar  polevansi  que' solcbi  in  cosi  rapido  Irasporlo?  Se  le 
masse  de'  blocchi  erano,  se  non  galleggianli ,  sospcse  al 
cerlo  nelle  acque  fra  gli  allri  maleriali,  cd  a  tal  punto 
da  peter  esser  sbalzale  a  lanla  dislanza,  con  quale  forza 
avrebbero  polulo  agire  a  sekare  parallelamenle  le  sollopo- 
ste  rocce,  senza  uriar  per  nulla  gl'inlerslizii,  Inlvolta  csi- 
lissirai ,    Ira  I'uno  e  1' allro  solco?  Kcco  qucllo  ch'e  slalo 


—  59  — 

Gn'ora  dillicilc  sopra  ogni  credere  a  spiegarsi.  Eppiire  , 
sc  iioii  iiriuganiio,  io  credo  die  d' una  sola  maiiiera  giun- 
gcr  si  possa  alia  soliizioiie  di  qiieslo  prohlcina. 

It  passajfiiiio  de'  blocclii  ann'olosi,  c  laylieiili  negli  S|)i- 
coli,  poleva  henissiino  produrre  le  slrisce  iielle  solto  posle 
roccc,  qiiaiidi)  pel  loro  peso  1'  acqiia  li  spingeva  avaiili  hcn- 
si,  ina  n()[>  li  alzava  iiiollo  dal  suulo.  In  (luaiilo  pero  ai 
solclii  cosi  parallcli  e  taiilo  vicini  fra  loro,  essi  crano,  a 
credcr  mio,  1'  effello  del  passaggio  delle  piu  pesanli  masse 
di  hlocclii,  IVa  i  (piali  e  la  solloposla  roccia  (rovavansi 
sparsi  cd  inipegnali  frammenli  di  quarzo  o  di  allra  roc- 
cia silicea  ugiialincnle  dura  ,  e  die  il  peso  de'  blocdii 
faceva  veeineiileiiiente  iiiternarc,  slrisciando,  nella  siiper- 
Ccie  della  solloposla  roccia,  per  laiilo  Irallo  per  qiianlo 
diiravaii  fermi  nella  loro  iigiira  que'framnicnli ;  ed  alia  ir- 
regolar  forma  di  essi  e  doviita  qiiella  scaiiellalura  di  piii 
piccole  slrie,  clic  si  osserva  nel  cavo  di  laliiiii  solclii,  e  die 
lion  si  era  polulo  s[)iegar  fiii'ora  soddisfaceiilementc.  Scnza 
uii  grave  peso  noii  avrebhero  mai  polulo,  essi ,  nuolanii 
e  sospcsi  iielle  acque,  e  Irasporlali  da  un  punlo  all'al- 
Iro,  forniare  iion  die  uu  soico,  ma  iie  aiiclie  una  meno- 
ma  incisionc;  giungendo,  iiil'alli,  i  blocchi  ad  uu  pendio 
alipianlo  scosceso  ,  precipilavansi  scnza  quasi  slrisciarvi 
sopra ;  e  percio  in  lali  sili  ccssaiio  di  coutinuare  i  solclii 
c  ie  slrisce.  In  jirova,  poi,  die  quei  lali  frammenli  esi- 
slevano  ne' luoglii  ove  le  rocce  Irovansi  solcate  e  slriale , 
si  e  clic  essi  apparlenevano  alle  lalerali  del  prossimo  ter- 
reno  primilivo;  sopra  il  calcario  iufalli,  come  si  e  nola- 
lo ,  i  blocclii  chc  vi  passarono  nou  trovando  chc  rolla- 
me  calcareo,  c  pcrcid  facile  a  Irilurarsi  soUo  il  peso  delle 
masse,  iicssun  solco,  iiessuiia  scandlalura  vi  lasciaroiio  ; 
lolli  i  poclii  eseiupii  in  conlrario,  pe'quali  puo  faciliiicnle 
credcrsi  die  misli  a  rotlami  calcarei,  polevano  ben  Iro- 
varscuc  di  allre  rocce  [liu  dure. 


—  60  — 

Di  qucsla  sola  manicra  io  polrci  spiegare  la  forma- 
zione  di  que'  solclii  ;  cd  applicala  poi  laleralnienle  que- 
sla  pressione  dclle  masse  de'  blocchi  coiitro  le  rocce  die 
facevan  spouda  alia  correnle,  lasciava  in  esse  i  solchi  la- 
terali  ,  conic  nclla  sczionc  vcrlicale  delle  nionlagnc  di 
granilo  su'bordi  del  lago  Ladoga,  ove  il  sig,  UurOchcr 
li  ha  pill  d'  una  volla  osscrvalo  ,  c  clie  richianiano  alia 
nicntc,  dice  il  sig.  de  Beaumont,  i  solchi  orizzontali  os- 
servati  da  Saussurc  suUa  faccia  verticale  del  monle  Sa- 
leve,  presso  Gincvra. 

-  '    ^     L" 

La  dirczionc,  finalmenlc,  da  nord  a  sud  del  terreno 
erralico  e  la  vaslissima  sua  eslensione  ncl  sellentrione 
del  Gloho,  sono  Ic  prove  dclla  grandiosila  del  Icnomeno 
che  le  produsse;  il  quale  benche  avvenuto  ad  un'  epoca 
poslcriore  allc  dcposizioni  Icrziaric  non  e  slato  mono  po- 
tente  e  slupendo  di  qualunquc  degli  altri  che  formarono  la 
scorza  lerrcslre.  Ne  i  suoi  secondarii  fenomeni  si  limila- 
rono  al  solo  trasporto  dclle  Osars,  de'  blocchi ,  ed  alle 
iiiarchc  evidcnii  del  niodo  di  loro  passaggio  nc'varii  Icr- 
reni;  ma  il  limancnte  dclla  superlicic  del  Globo  nc  ri- 
senli  gii  effclli  ;  come  lo  alleslano  le  conlemporanee  brec- 
ce  ossee  c  le  cavcrne  ad  ossame,  con  niolti  allri  depo- 
sili  diluviani,  di  cui  son  poclie  Ic  lerre  che  ne  niancano. 

Io  non  inlendo  fermarmi  a  lungo  sopra  qucste  prove 
di  general  calaclisnio,  Iroppo  oramai  conosciule  e  spie- 
gate  ;  diro  solo,  che  in  quanto  a  quelle  che  apprcsla  la 
Sicilia,  con  le  sue  brccce  ossee,  il  rinvcnirvi  de'resli  di 
Elefanli,  di  Rinoceronli  c  di  allri  animali,  quasi  lutli  ap- 
parlenenli  allc  tcrre  de'  tropici,  puo  contribuire  non  poco 
a  rendere  cvidcnle  la  subilanea  clevazione  delle  acque  so- 
pra il  livello  de'  luoghi  ove  le  breccie  si   rinvengouo ,    e 


—  Gl  — 

la  formazionc  di  vaslc  corrcnli,  prodollc  dall' urio  dclle 
acque  slessc  contro  le  monlagiic  di  quelle  rcgioni  ;  esse 
trasporlavano  in  diverse  direzioni  quanto  vcniva  slrappato, 
e  spazzato,  per  cosi  dire,  dalla  superficic  del  suolo ,  de- 
posilandolo  iielle  grolle  ,  e  iiegli  avvallameiili  ,  rimcsco- 
lalo  con  altri  nialeriaii  inorganici  ed  organici  marini.  E 
qucsti  Irasporli  divenivano  poscia  hrecce  ossee,  nelle  cave 
ovc  il  marc  vi  mcsceva  una  pasla  calcarca ,  o  reslavano 
sepolli  ncllc  grolle,  o  ammassavansi  ncgli  avvallamenli  cn- 
tro  terra.  Onesla  elevazione  dellc  accpic  del  mare  polcva 
provenire  da  allro  geologico  ienonieno,  come  mi  e  toc- 
calo  allra  volta  cercar  di  dimoslrarne  (1),  ma  non  percio 
qucllo  crralico  non  poleva  da  parte  sua  in  altra  epoca 
cffettuirla. 

Ma  da  qual  polenlc  causa  un  lanto  fenomeno  poleva 
csscr  prodoUo  ?  Ecco  uu'  altra  qucslionc  alia  quale  gli 
accorli  geologi  si  son  ricusali  a  rispondere  ;  lo  slesso 
Hnnd)oldl,  die  acccnna  volcria  dcrivare  dalla  k  uscita  ira- 
pcluosa  delle  acque,  da' serbaloj  nc'quali  da  lungo  tempo 
erano  state  tratlenule,  e  d'onde  crano  liheratc  dal  soUe- 
vamcnlo  dellc  talene  montagnose  »  concliiude  k  esser  que- 
sla  una  controvcrsia  clie  probal)ilmenle  rimarra  lungo  tem- 
po indecisa  »  :  cd  egli  incidentalmenle,  in  effclto,  nc  fa- 
cca  menzione  (2). 

lo  dovrei  percio  con  piii  di  ragionc,  aslenermi  di 
avanzarc  le  mie  opinion!  ,  ove  cminenlissimi  ingegni  si 
lacciono.  Del  resto,  die  si  pcrde  egli  mai  nello  indaga- 
re  nelle  forze  della  natura  quaiulo  non  ci  allonlauiamo 
dalle  sue  stcsse  leggi,  e  dal  carattere  de'  suoi  slessi  fc- 
nomeni  ?  Che  sc  non  giungeremo  in  fine  a  scoprire  il  vero 

(1)  Sulla  carta  geogr.  della  Crimea,  Alti  Gioenii  vol.  33. 

(2)  Result,  delle  osserv.  del  Cosmos,  art.  .\croliti. 


—  62  — 

che  si  ricerca  ,  possiam  sempre  dire  col  Venosino  «  est 
quodam  jjrodire  tenus,  si  non  datur  uUra. 

lo  penso,  e  forse  allri  ch'  io  non  so  avra  polulo  es- 
serc  dello  stesso  avviso,  die  da  due  cause  poteva  esser 
prodollo  i|  fenomeno  erralico,  c  per  conseguenza  tulli  gli 
allri  secondarii  dell'epoca  slessa  ;  o  un  sollcvamento  di 
tanta  porzionc  delia  crosta  dclla  terra ,  quanta  sarebbe 
slala  capace  a  rialzare  straordinarianienle  le  acque  ,  ed 
in  lal  volume  da  superaro  la  barriera  die  lor  si  oppo- 
neva  dalle  cosle  dclla  Scandinavia  e  di  quelle  del  nord  di 
America  :  o  un  passaggio  di  un  comcta  o  asleroide  qua- 
lunque,  a  tal  distanza  dalla  terra ,  quanta  baslata  fosse 
a  rialzarne,  come  si  e  dclto  or  ora,  le  acque.  Esaniinia- 
mo  brevemenle  a  quale  di  qucste  due  cause  potrcbbe 
megiio  altribuirsi  il  fenomeno  erralico. 

Dalla  osservazione,  che  nellc  montagne  della  Lap- 
ponia  le  slrisce  ed  i  solchi  seguono  una  direzione  op- 
posla  ne'  due  versanti  benche  nella  stessa  linea  di  nord 
a  sud  ,  il  sig.  Bolblink  riguardava  quella  provincia  co- 
me il  punlo  di  partenza  delle  Osars  e  de'  blocchi;  il  si- 
gnor  Duroclicr  pero  riliene  quelle  slrisce  formate  ne'  due 
versanti,  come  prodolli  da  una  slessa  correnle  che  veniva 
dal  mare  del  Nord,  al  di  la  della  Scandinavia ,  la  quale 
e  passata  senza  inlcrrompersi  sopra  quelle  montagne.  Ed 
egli  scmbra  ,  in  cffcllo ,  che  se  il  punlo  di  parlenza  del 
trasporto  erralico  slalo  si  fosse  nelle  montagne  della  Lap- 
ponia,  ivi  mcno  logorale  dovevan  esscre  le  colline  ,  mc- 
no  visibili  i  solchi ;  per  la  slessa  ragione  per  cui  sem- 
pre pill  slrcUi  sono  gli  scavamenti  delle  acque  ne'fianchi 
delle  montagne,  come  piii  si  avvicinano  alle  loro  sommila; 
ollreche,  anche  supponendo  che  ove  son'oggi  quelle  mon- 
tagne fosse  slalo  mare,  il  sollcvamento  di  quelle  non  sa- 
rebbe slalo  capace,  al  cerlo,  di  produrre  il  grandiose  fe- 
nomeno erralico.   All'  inconlro  la  esalla   osservazione  del 


—  63  — 

sig.  Diiroclicr,  sulla  coiiliiuiazioiio  dclla  slossa  linca  da 
nord  a  siid  delle  sirisce  e  dc'  solclii,  ci  porta  a  credere 
die,  in  edello,  la  causa  jirodullricc  dcbha  ricercarsi  al 
di  la  della  Scandinavia. 

Or  se  si  polcssc  provare  chc  il  conlincnle  della 
Groonlnndia,  e  Ic  allrc  tcrre  del  Polo  si  fossero  soilevale 
d'nu  Irallo,  da  sollo  il  mare  ove  polevan  esser  sepollc, 
allora  il  fononieno  sarehiie  spiei^alG,  e  lulte  le  parlicoia- 
rita  (lie  si  sono  riniarcale  ncl  lerreno  erralico,  ed  il  ri- 
scnlimcnto  delle  ac(|iie  del  mare  di  nieta  del  Globo  ,  c 
forse  ancjie  di  tullo,  rcsnilerehhero  lacili  conseguenze  dollo 
innalzaiiionio  delle  acque  del  IVord ,  sopra  i  conlinenti  e 
Ic  isole  pill  vicine;  non  clic  sopra  i  mari  stessi,  clie  ac- 
cresciuli  di  miovo  volume  di  acqiic  venivano  ad  esserc. 

A  provar  pero  un  tanlo  sollevamcnlo  e  poler  render 
prohahile  die  si  I'ossc  vcrificato  (//  un  colpo  ,  bisognc- 
relihero  accuralissiiue  osservazioni ,  in  una  conlrada  die 
podiissime  ne  perniette  ,  e  non  occorre  specificarne  il 
pcrdie  in  nna  inospila  regione  c  coverla  di  giiiacci.  Ma 
Tolendo  andic  aiiinieUcre  die  si  possa  giungcre  a  pcrlu- 
slrar  (pielle  lerre,  per  polersi  credere  esserc  slala  pos- 
sibilc  la  lore  eniersione  dal  seno  delle  aequo,  la  superfi- 
cie  di  quelle  contrade  dovrebbc  presentare  un  lerreno 
sedimenlario  niarino  delle  ulliiiie  formazioni  lerziarie,  ap- 
parlenenli  al  pliocene,  iiiislo  a  Innghi  deposili,  formati  da 
correnti  sotloniarine,  chc  coprisse  tutle  le  allrc  anleriori 
formazioni ;  e  nel  quale  dovcsscro  assolulanienle  mancarc 
tulli  (|uci  resli  organic!  niarini  clic  si  riferiscouo  all'  epo- 
che  diluviane ;  lo  chc  non  e  sperabile  polersi  riconosce- 
re,  ovc  la  pcrennila  dei  giiiacci  puo  aver  gia  lutlo  sfigu- 
ralo  0  delelo. 

Vedianio  piii  toslo  se  ricorrendo  ad  una  causa  aslro- 
nomica  la  soluzione  del  problema  diverrebbe  piii  facile. 

Quale  0  quanla  azione  lo  avvicinamenlo  di  un   cor- 


—  64  — 

po  cclesle  esercili  sopra  un  allro,  noi  lo  vcggiamo  nella 
influenza  della  Luna  sulle  iiiarce  e  sullc  variazioni  atmo- 
sfcriclic  del  noslro  Globo  ,  e  nelle  perturbazioni ,  cosi 
delle ,  di  allri  pianeli.  II  soninio  Humboldt  diccva.  «  Le 
noslre  relazioai  con  le  region!  dello  spazio  cosmico  av- 
vengono  solo  per  le  ondolazioni  calorificlie  e  luminose,  e  per 
mezzo  della  mistcriosa  forza  di  atlrazionc,  esercitala  da 
lonlane  masse,  o  celesli  corpi,  secondo  la  quanlila  delle 
loro  parlicelle  matcriali  sul  nostro  Olobo  ,  sopra  i  suoi 
occani,  e  sulla  sua  almosfera  »  (1).  Le  acque  del  mare 
si  sollevnno  periodicamenle,  due  volte  al  giorno,  quando  la 
luna  passa  per  il  meridiano  ;  ne  cio  e  slalo  niai  posto 
in  dubbio  nella  teoria  delle  maree.  Ma  se  cssa  trascor- 
resse  sollanto  a  guisa  di  un  coniela,  nella  slessa  influen- 
le  dislanza ,  le  acque  si  solleverebbero  nel  punto  della 
convessita  della  terra  piu  vicino  a  quel  passaggio;  e  tanto 
maggiorc  sarebbe  la  loro  elevazione ,  quanlo  minore  si 
fosse  la  distanza  in  cbe  si  trovcrebbero  i  due  piancti.  So 
bene  die  il  sig.  Arago  non  ammelte  quesla  idea  nella 
considcrazione  cbe  «  la  estrenia  rapidita  del  passaggio  di 
UD  cometa,  non  gli  farebbe  esercitare  altrazione,  su'punti 
a'quali  verrebbe  a  corrispondere,  per  dcterminare  una  im- 
mensa  marea  (2).  3Ia  si  potrebbe  dire  cbe  I'altrazione  puo 
cominciare  dairavvicinamento  del  passaggio  e  clie  le  acque 
principiano  a  riscntirne  gli  elTetli;  ed  allora  sollanto  giun- 
gono  al  pill  alto  punlo  d'innalzamenlo  quando  il  corpo  ce- 
leste passa  sopra  la  parte  piii  eminenle  della  convessita 
di  quella  rcgione  del  Globo.  Sc  poi  potesse  ancbe  am- 
metlersi  non  un  passaggio  ,  ma  una  cadula  diretta  di 
un'asleroide  nel  mare  del  i^'ord,  si  spiegberebbe  ancbe  be- 
ne il  fcnomeno  ;  ma  lasciamo  questa  ipotesi ,  e  conlinuia- 

(1)  Loc.  cit.  •'        '■■  ■    <■■'-  '■■■   -''• 

(2)  Lecons  d'Astronom.  Bruxelles  1827  pag.  200. 


—  65  — 

mo  a  rcgolaro  il  noslio  ragionaincnlo  sopra  quel  chc  si 
deduce  dalla  iiiflueiiza  liinare  sulla  Terra. 

Or  se  un  aslcroide,  un  corpo  celeslc  qnalunque,  si 
fosse  avvicinalo  alia  Terra  a  \aU'  dislauza,  da  poler  po- 
tenlemeiile  iniluiie  sulla  di  lei  su|ieilicie,  e  sopra  lullo 
sulie  acque  del  marc,  iu  quel  punlo  clie  piii  prossimo  sla- 
to  fosse  al  suo  passaggio,  uou  e  Iroppo  ardila  proposi- 
zionc  il  dire,  the  esse,  in  effello,  avrebbero  dovulo  sol- 
levarsi  ad  un'allezza,  proporzioiiala  alia  forza  clie  Ic  al- 
fraeva;  c  clie  cedendo  quesla  dovevano  esse  lornare  rapi- 
dissimanioiile  ad  cquilibrarsi.  Ammellendo  quindi  come 
probahile  il  jiassaggio  di  un  corpo  celesle,  ad  una  dislau- 
za dalla  lerra  capace  di  renderlo  influenlissimo  sopra  di 
essa:  e  die  il  punlo  piii  prossimo  slalo  si  fosse  il  polo 
arlico,  la  conseguenza  ne  sarebbe  slala  lo  innalzamenlo 
del  mare  del  nord;  clie  j)oi  al  cessar  di  quella  inlluen- 
za  sarebbe  lornalo  a  rilirarsi  con  lanla  rapidita,  quanta 
gliene  iuiprimeva  la  gravila  slessa  della  enoruie  niassa  del- 
Ic  acque  innalzale. 

Quali  nc  sarebbcro  slalc  le  conseguenze?  Cerlamenlc 
la  divisione  di  lanla  massa  in  correnii  dirclle  in  varii 
puuli  del  Globo;  dcllc  quali  quella  die  seguiva  la  linea 
della  Scandinavia,  ne  occupava  Ic  cosle,  ed  ajulala  forse 
dalle  nuolanii  masse  di  gliiaccio,  nc  smanlellava  le  monla- 
gne,  ne  svelleva  le  rocce  e  vi  produceva  lull!  i  fenome- 
ui  die  abbinni  rimarcalo  nel  Icrrciui  errali(!o.  Uu'alira  cor- 
rcnle  audava  ad  cquilibrarsi  con  le  acque  di'  cran  nian- 
catc  di  volume  net  mare,  pel  ridiiamo  cbe  ne  avea  fallo 
a!  nord  il  pas!>aggio  del  ceisnalo  corpo  celeste;  pero,  dal 
loro  precipiloso  rilorno  nc  avveniva,  in  prima  una  ridou- 
danza  so|»ra  i  lerreni,  e  poscia  un  ritiro  anche  precipi- 
loso, capace  di  slrappsire  e  porlar  via  ndia  massa  gene- 
rale    dcllc  acque,   quanlo  si  trovava  sullc  lerre  inondale: 

ATII    ACC.    vol.    XUI.  .  9 


—  66  — 

iin'iiltra  jtroiluceva    siiiiili  fenomcni  ncllo   isole  del  nord, 
iiella  Gran-breltagna  e  nel  sclleiilrione  di  America ; 

Se  diinquc  non  e  impossibile  un  lale  avvcninienlo, 
perclic  aiidare  a  licoircre  a  cause,  anche  possibili  e  vero, 
ina  pill  difficili  a  polersi  verificare?  Uii  subilaneo  solleva- 
iiienlo  di  cslesissinio  Irallo  di  fondo  di  mare  e  certamenle 
uii  fenomeiio  noii  laiilo  agevobiientc  concepibile;  menlre 
iin  passaggio  di  un  asteroide ,  fra  le  lanic  migiiaja  che 
lie  van  iiuolaiido  nella  vaslila  dello  spazio,  cd  ancbe  entro 
11  perimeiro  del  sistema  solare,  non  sarebbe  per  nulla 
slraordiiiario. 

Qualuiique  slala  si  fosse  la  causa  del  fcnonieno  er- 
ralico,  csso  ha  laseialo  tali  Iracce  sopra  non  piccola  por- 
zione  delia  superlicie  del  Globo,  cbe  non  possono  osser- 
varsi  senza  slnpore;  ma  grandiosi  per  quanto  si  fossero 
i  fenonuMii  che  si  son  vcrificali,  daccbe  la  prima  scorsa 
delia  lerra  si  e  formala;  i  sollevamcnli,  cioe,  e  gii  abbas- 
samcnli  de'terreni  :  le  correnli  soUomarine  che  ammas- 
savano  le  deposizioni  lerziarie :  le  aperture  de'bosfori :  la 
disccsa  delle  acque  da  alii  bacini  in  allri  di  piii  basso 
livello:  la  scomparsa  di  tcrre  e  la  nascila  di  nnove  allre.  .  .  . 
non  possoiio  pero  compararsi  a  quelli  che  derivano  da 
cause  aslronomiche,  lanlo  piii  potenti  quando  piii  esteso 
e  in  loro  dominio.  II  ralTreddamcnlo  delia  crosla  terreslre: 
jl  reslringimento  che  nc  seguiva  e  vi  prodnceva  le  inegua- 
glianze  ed  il  dfsordinamenlo  dclla  superlicie:  il  sedimen- 
lo  delle  roccc  secondarie ,  i  sollevamenli  ,  i  deposit! 
lerziarii,  non  erano  islantanei;  cssi  succedevansi  ad  intcr- 
valli,  con  piu  o  meno  lunghe  interruzioni,  a  seconda  delia 
forza  del  I'uoco  inlerno  ,  |)rincipale  agente  de'  fenomeni 
tellurici.  La  subitaneila  delle  grandi  operazioni  delia  na- 
lura  e  il  carallere  delia  polenza  astronomica;  di  quella 
che  rompe,  di  un  colpo,  un  Globo  e  da'  frantuini  ne  co- 


—  67  — 


sliluiscc  cento  allri :  chc  spingc  gli  asleroidi  ed  i  bolidi  J 

da  un  sislcma  di  si'crc  all'altro  con  una  cclerita  superiore 

a  quclla  della  slcssa  elellricila.  II  fenomcno  crratico  quin- 

di,  chc  cvidenlenientc  provcnir  non  potcva   che   da  una 

causa  islanlanca ,  non  era  di  quelli ,    cui  e  andato   tante 

volte  soggelto  il  Globo  terraquco ;  molto  piu  che  e  acca- 

duto  in  un'cpoca  qunndo  i  grandi  avvcninienli  geologic!  eran 

pressoche  cessati,  o  lullo  al  piu  veriCcavansi    con   quel- 

la  suervata  energia ,  che  acconipagna  il  gradual   raffred- 

daniento  di  un  piccolo  pianeta  del  niinislro  maggior  della 

natura.  ... 


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OSSERIAZIOOT 


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iwmm\  DEiii  miir-ciMzio^i 

COHSIDEBATA 
COniE    U    LOBO    Pit    SICUBO    DSEZZO    PBOFILATTICO 

(Giuseppe  vlrtiini 

nOTTORE  IN  FIIOSOFIA  E  HIEDICIIVA,  socio  COItRISPONDEiVTE  DElL'ACCADEnU  GIOESIA 
Dl  SCIESZE  NAIUnAlI  IJi  CATASIA  EC. 

noils  seduta  ordmaria  dcirAccadenha  mcdesima  del  9  NoTembre  i856< 


ATTi  Acc.  vol.  xm.  10 


'V:'"'V  ''' 


K:.!ii,;  j  '.y::.>v  yi:. .'  •m;  ;MV.,'i1?' 


Dno  sunt  medicins  cardines:  ratio  et  observa- 
Ho.  Obaervatio  Tcro  est  Elum  ,  ad  quod  dirigi 
det)cnt  medicorum  ratiocinia. 

Baoliti  lis.  I  CAP.  m. 


ILc 


lo  sltulio  (Icllc  malaUic  cpidcmichc,  sin  dalla  piu  re- 
mola  anlicliitii,  ha  mai  scmpre  in  tulli  i  liioglii  inlcressa- 
lo  noil  pure  gl'  illuslri  cullori  dell'  arle  salularc  ,  ma 
bcnancho  i  filosoO  ed  i  legislalori  die  ,  animati  da  sen- 
liincnli  lilanlropici ,  con  provvidi  consigli  e  con  apposite 
leggi ,  lian  lonlato  di  porrc  iin  frcno  allc  slragi  die  tali 
inlliionze  invisibili  e  inicidiali  esercilano  su  le  popoia- 
zioni.  —  Da  cib  le  mille  descrizioni|  di  qucsle  geneiali 
nialallic  ncgli  aiinali  dclla  scienza  nicdica ,  le  quali  tulte 
porliino  riin|)ronla  dcllc  dirfcrenli  scuolc  die  1' liaiino  a 
viccnda  doniinato ;  da  cio  le  svariate  Icggi  sanitarie,  die 
tulte  ancir  esse  j)orlano  il  suggollo  dellc  opinioni  de'tcnipi 
c  del  grado  ddrinciviliiiUMiIo  delle  nazioni. 

Qual  sia  siato  T  utile  od  il  danno  arrecato  da  tanta 
copia  di  Sloric,  di  Ucscrizioni  e  di  Lcycji  sanitarie  fog- 
giate  su  diverse  credcnzc  e  su  vari  sistemi,  non  e  iiiio 
pro|iosilo  di  csauiinare  in  quesle  pagine;  —  mi  basla  so- 


—  72  — 

lo  il  dire,  die  il  bene  e  slalo  sempre  di  gran  lunga 
niai^giore  al  male,  e  se  questo  e  icgalo  a  quasi  tultc  le 
cose  umanc  cd  e  inseparabilc  in  ogni  sfera  d'azionc,  ha 
pero  avuto  scmprc  un  impero  poco  csleso  e  di  breve  du- 
rala ,  c  con  la  sua  distruzione  ha  reso  piii  potcntc  ed 
ognor  pill  grandc  il  dominio   dclTallro. 

Lo  studio  dell' epidemic  adunqne,  riguardalo  sollo 
qucsl'allo  punto  di  visla ,  e,  pub  dirsi,  qucllo  della  scicn- 
za  quasi  intiera.  Esso  abbraccia  e  I'uonio  e  la  nalura  in 
luUe  quelle  mislcriosc  c  funesle  aborrazioni  dcllc  loro 
ordinarie  Icggi ,  per  cui  la  morlc  con  mille  flagclli  Iripudia 
su  la  miscria  ed  il  tcrrorc  delle  popolazioni; — esso  mira  a 
quel  fine  supremo  d'impedire  o  lemperare  almeno  tanla 
Cera  calaslrofe.  Quindi  se  e  imporlante  per  la  vaslila  del 
suo  subbiello  ,  e  cssenzialmente  imporlanlissimo  per  la 
grandezza  del  suo  scopo;  c  allinche  viemeglio  progrcdi- 
sca  e  si  perfezioni  ,  ha  bisogno  niai  sempre  delle  piii 
vigili  cure  de'  governi  e  delle  piii  assidue  ricerche  dei 
medici. 

lo  pertanlo ,  trovandomi  in  un'  epoca  in  cui  1'  Idra 
delle  peslilcnziali  epidemic  si  e  furiosamenle  scatcnala  ad 
impcrversar  su  lutle  Ic  piii  belle  region!  d'Kuropa,  ho 
credulo  ulil  cosa  rivolgere  le  niie  osservazioni  su  ([uelle 
vajolose,  che  in  quest' ultimi  anni  insiemc  ad  altri  morbi 
si  son  viste  dominar  fra  noi ;  ed  invcsligando  le  cause 
pill  probabili  del  loro  frequenle  rilorno,  tenlo  proporre 
un  mezzo  efficacissimo  per  allonlanarle  dalle  nostrc  con- 
Irade ,  e,  se  Da  possibile,  scacciarle  per  sempre  dalla 
faccia  della  terra.  —  Coglicndo  il  destro  ho  volulo  toccarc 
talune  delle  tante  quistioni  die  si  rapporlano  alia  vac- 
cinia,  c  con  I'aiulo  (leH'analilica  osservazione  dc' lalli  , 
della  rigorosa  inlerpelrazione  dc'falli  mcdesimi  e  deH'in- 
duzione  scientifica,   mi  son  alia  meglio  ingegnalo  di  com- 


—  73  — 

mcmlarc  in  parlc,  p(!i'  csscre  vicmaggiormentc  ribadilc  ec! 
apprczzalc  iiel  loro  giiislo  valore. 

10  11(111  ho  sciillo  ([iiosU^  poclic  ridessioni  per  aspi- 
rarc  a  liiiiia  scieiililica,  iiia  I' liu  fallo  iiella  sola  lusinga 
ch'csse  non  loniiiio,  per  il  loro  scopo  alnioiio,  del  tiillo 
inulili  aH'cgra  unianila  —  Eppero  ,  o  Soci  preciarissimi , 
rassogiiaii(lolc  oggi  a  voi ,  cliiciio  die  con  il  vostro  sag- 
gio  giiulizio,  mi  coiicediale  aiicora  il  voslro  beiiigno  com- 
paliiiioiilo. 

11  v;iji.>!o,  (pieslo  niorbo  dcvaslalorc  die,  iiscilo  dai 
coiiiiiii  deli' Arabia  ,  lia  iiivaso  lullc  le  piii  reiiiole  rcgio- 
ni  del  vecchio  e  miovo  inondo  ,  —  cpieslo  llageilo  che,  piu 
lerribile  del  lifo ,  della  peste  bubonica,  della  lebbre  gial- 
la  c  del  colera,  ha  iiumolalo  niilioiii  e  inilioiii  di  villi- 
me  (1),  c  come  Colgore  in  ogni  [larle  ha  lasiialo  inde- 
lebili  lo  Iracec  Iremeiide  della  sua  crudelc  [soleiiza  ,  non 
oslaiile  la  sublime  scovcrla  della  vaccinia  ,  bon  di  soven- 
le  mislerioso  c  lerribile  si  moslra  repeiiliiiameiile  in  (juc- 
sle  Dostre  ridenli  conlradc;  e  sebbcne  affralito  e  snerva- 
lo  neile  jiropiie  forze ,  piu  mite  c  men  Irislo  nelle  sue 
slragi  ahbia  deposlo  la  sua  priiiiicra  ferocia,  pur'esso  non 
lascia  di  slrajipar  quaklie  villima  dal  seno  dellc  famiglic 
e  seminarvi  la  dcsolazione  e  la  sveiilura. — iXello  scorso 
anno  IHoT),  ed  aiiclie  fin' oggi,  I'abbiam  vislo  vagare  per 
lulli  i  (piiirlieri  della  nuslra  cilia  e  ne'sobborglii,  ed  in- 
siemc  alia  leiribilissima  Liie  dell' Indie  (2)  facendo  sceni- 

(1)  La  slalislicu  dolla  niorlalilii  dell'Europu,  nel  sccolo  passato 
notuva  aiinuuliiicnle  la  penlila  di  otlo  luilioni  di  Yujolnsi. 

(2)  II  Cav.  Maurizio  Biifaiini  nelle  sue  Lvzioni  ilello  nel 
.Varzo  IH'io  iiclla  tifUDln  di  Firciize,  rodiilte  per  cura  del  Doltor 
Knrico  Poyj,nali  (Ved.  Ciioniaif!  di  iVapoli  II  Sevcrino  cc.  Luglio, 
Setlcmhre,  Ollobre,  l.S.>"J),  fa  desumcre  con  positive  c  chiure  di- 
uiosti'a/.ioni,  una  cerla  valiilaliile  analog'ia  cliulogica  ,  scincjotica  o 
di  dialesi  c  linaiico  toritpeiilica  fra  la  colin-a  c  le  effvzioiii  rcumato- 
catarrall,  le  fi'hbvi  inleriniltenli,  le  forli  diarvce  e  dis>ienlcrie  estite 


—  74  — 

pio  di  vile  iiniane,  ilispularsi  I'impero  dclla  mortc  —  La 
sorpresa  loslo  s' impossessa  (IcH'aninio  di  tulli  i  medici, 
ed  il  Icrrorc  ad  un  tempo  si  sparge  in  lulla  la  inoltilu- 
dine  —  Millc  slrane  congcllure  sorgono  e  s'  agilano  con 
gran  conlraslo  fra  il  volgo  c  fra  la  classc  piii  islrtiita  del- 
la  sociela  —  Si  grida  all'impolonza  della  niedicina  e  di 
qualiiniiuc  piii  stinialo  preservalivo,  si  sfiducia  c  si  rin- 
uega  anco  ogni  virlii  dclla  vaccinia ,  e  quasi  come  inu- 
tile si  ricusa  di  piii  atlingersi. 

Ma  il  medico  lilosol'o  non  deve  lasciarsi  iniporre  da 
concetli  slolli  o  maligni  di  volgo  ignoranlc,  e  mollo  me- 
no  da  opinioni   e  leoriche  slrane  clie  ,  per    csscre  stale 

e  la  miliare,  le  quali  per  quesle  ragioni  facilmente  dominano  in- 
sienie.  Per  coniprovure  1'  originale  doltrina  di  si  illuslre  Clinico  ila- 
liann  posso  alTcrmare  ,  clic  qucste  lali  aflezioni  fra  iioi  si  son  viste 
beiianco  cnesislcre  insieme  cpidemicamenle  nel  corso  e  do|io  1' ulti- 
ma epidemia  colerica  clie  ha  invaso  la  nostra  isola.  Ora,  il  vnjuolo 
die  in  qiiesto  stesso  tempo  lia  regnato  insieme,  avrebbe  potiito  forse 
partecipare  di  questa  inedesima  analogia  etiologica, — avrebbe  po- 
lulo  esso  trarre  la  sua  origine  dalle  niedcsime  comuni  influenze  co- 
smicbeV... ;  o  a  dir  meglio,  quella  inesplicabile  composlissima  ca- 
gione  e  (juelle  generali  influenze  cosmicbe  clie  fonientarono  la  co- 
lera,  non  avrebiiero  potnto  conteniporaneaniente  esser  quelle  slesse 
clie,  riatlivando  i  niiasmi  contagiosi  del  vajolo  e  generando  ne'corpi 
umani  la  speciale  nnirorme  predisposizione  a  conlrarlo,  delerminarono 
pure  lo  sviiuppo  del  vnjolo  medesinio?  Esiste  del  pari  Ira  qiiesto  e 
la  colera  e  tutte  le  allre  alTezioni  rapporlate  dal  Bufal'ini,  un  prin- 
cipio  della  inedesima  analogia  di  natuia,  un  principio  della  medesima 
analogia  diatesica  e  lerapculica,  una  consimile  speciale  alliludine  ad 
un  analogo  processo  organieo-vitale:' — Ho  elevato  a  me  stesso  qiiesli 
dnbhi,  mi  son  fatte  qiiesle  interrogazioni.  ma  non  lu)  trovato  argo- 
menti  sullicienli  per  deliberarmi  ad  una  sobizione  qualun(|ue  alTer- 
uialiva  o  negaliva ,  perclie  non  possiedo  lulti  quegii  element!  neces- 
sari  e  que'  I'atti  clinici  ed  espcrimentali  ciie  vi  si  ricbiedono.  I*er6 
veggo  ehe  tal  comune  analogia  non  sarebbe  moito  lungi  dal  proba- 
liilc  e  dal  verosimile:  aspello  dunque  dal  tempo  e  dal  progresso 
della  scienza  la  soluzione  di  sillatlo  probleina. 


—  75  — 

sosleiuile  da  uoniinl  illuslri  ,  si  crcdono  iiifalliliiii  cd  in- 
conciisse.  E  anzi  suo  dovcro  di  svclare  gli  crrori,  dissipare 
le  illiisioiii  od  i  iJicgiiidizi,  sinasclioraro  I'imposlura  c  I'ar 
risploiideie  in  lulla  la  sua  picnczza  la  luce  della  verila, 
sc  per  poco  polcsse  veu'ire  ecclissala. 

Esaminiaino  aduii(|U(!  donde  iiiai  polrcliho  dorivarc  fra 
noi  queslo  Ireciuciilc  riiinovellanicnlo  dclle  cpidoniie  vnjo- 
lose,  c  quale  sarebbe  il  mezzo  pin  encrgico  per  valida- 
menlc  freiiarle  —  IN'ascercbbero  forse  da!  neglello  uso  della 
vaccinazione,  dalla  mancala  virlii  della  vaccinia  uicdesiiua  , 
oppure  d'  anibedue  quesle  cagioiii  e  d'  allre  aiicora  ?  — 
La  vaccinia  come  aniilodo  non  avrebbe  iorse  la  forza  di 
dislrnggere  ncll'  uonio  I'  allilndine  a  conlrarre  il  vajolo,  e 
quindi  a  premunirlo  da  cpieslo  morbo?  Non  sarebbe  ve- 
ra qnesia  sualanio  dccanlala  virlii,  ovvero  I' avessc  in  par- 
te perdula?  —  No!  ...  la  vaccinia  possiede  questa  be- 
nelica  (pialila  di  preservar  I'uomo  dal  vajolo,  c  non  I' ha 
all'allo  perdula.  —  La  cagione  dciU'epidemico  rinnovellanien- 
lo  di  esso ,  come  qucllo  di  lulle  le  allre  malalfie  speci- 
liclie,  sla  ne'suoi  miasnii  conlagiosi  scmpre  esislenli  in 
ogni  luogo  ove  lal  liala  lia  dominalo,  clie  si  rideslano  e 
si  riallivano  in  eerie  loro  I'avorcvoli  condizioni  cosuiiche 
a  noi  sconosciule,  —  sla  percbe,  per  niolli  lunesli  pregiu- 
dizi  0  |)er  deleslabile  negligenza  ,  non  da  lulli  ancor  si 
allinge  il  salnlare  preservalivo  Jcnneriano  ;  —  sla  perche 
non  da  lulli  i  vaccinalori  si  curano  'M' inijanni  della  fac- 
cina  spuria  o  falsa;  —  sla  perclie  il  pus  vaccinico,  con 
il  liingo  volger  di  leuq)0  e  per  i  successivi  innesli,  si  e 
alquanlo  degeneralo  nolle  sue  primitive  qualila,  e  non  si 
h  convenienleinenle  rinnovalo  ;  —  sla  finalmenle  perclie 
esso,  soggcllo  neirnniano  organismo  vivenle  a  lulle  le  rivo- 
luzioni  cd  i  cangianieuli  del  niedesiino,  non  sembra  |)0sse- 
dcre  so  non  una  virlii  prescrvalricc  teniporanea,  e  (piin- 
di  per  preniunire  pcrpeluamenle  gli  uomini  dal  vajolo,  si 


—  76  — 

ricliiederebbc  chc  sia  riprodotto  piii  Gale  nel  periodo  della 
loro  vila ;  talche  la  rivaccinazione,  adottandosi  conic  pra- 
tica  gcnerale  d'  igiene  piiblica ,  dovrebbe  alccrlo  coslilui- 
rc  il  mezzo  proDlatlico  piii  siciiro  ed  efficace  per  man- 
tencr  scmprc  lungi  da  noi  quesla  Icrribile  nialaltia,  o  per 
arrcslaria  di  rcpenlc  ne'suoi  prinii  passi. 

Or,  per  proccdere  con  ordinc  nel  niio  dire,  svilup- 
pcri)  snccessivanientc  in  lanti  paragrafi  queste  proposizio- 
ni,  cdin  ispccialila  procurero  di  dare  una  maggiore  eslcn- 
sionc  airullima,  siccomc  piii  imporlante  e  perchc  forma 
roggetlo  principale  delle  presenli  osservazioni. 

§1.  =: '^v:,; ,    •' 

II  vajolo  ,  nialallia  essenzialmenlc  contagiosa ,  dac- 
cbe  funesle  relazioni  lo  propagarono  dall' Arabia  in  Euro- 
pa  ,  in  quesla  si  e  fermanienle  slabililo  come  a  proprio 
dominio,  c  d'ogni  cilia,  d'ogni  villaggio,  d'ogni  abitazione 
ha  fallo  un  lealro  dclle  sue  ruine.  Esso,  una  volla  sviluppa- 
tosi  in  qualche  luogo,  cd  estinlosi  al  subentrar  di  eerie  at- 
mosfericbe  e  lerreslri  condizioni  nemiche  alia  sua  csislenza, 
vi  lascia  sempre  per  lunglii  anni  molli  germi  contagiosi  in- 
visibili,  allaccali  forse  a'veslimenli  delle  personc,  a'mobili, 
agii  ulensili,  alle  pareli  delle  case  e  ad  allri  oggelli,  die 
poi  airopporlunila,  quando  un' influenza  costiluzionale  pro- 
pria a  rideslarli  ed  a  fecondarli  si  rislabilisce  in  queslo 
slcsso  luogo,  si  ravvivano  ,  acquislano  novella  energia  e 
per  diversi  veicoli  si  dilTondono — Cib  e  coniune  a  lultc  le 
nialaUie  epidemico-conlagiose  —  La  vaccinazione  ,  quesla 
pralica  bencfica,  pi'cmunendo  le  popolazioni  da  un  niorbo  si 
crudele,  ba  rcso  impolenli  cd  inerli,  ed  ancbe  ba  dislruUo 
nella  massinia  parle  qucsti  malagurali  germi  che,  sparsi 
qua  e  la  ,  formano  tanli  fomiti  di  fulure  epidemic  ;  ma 
perche  forse  non  gli  allacca  nclla   loro   inlima   essenza  , 


—  77  — 

non  gli  lia  polulo  inlicraniciile  cstirpare  e  dissolvere :  e 
quiiidi  sempro  csislcndo  niuli  cd  iinpercetlibili,  ravvivati 
(la  ccrlo  coiidizioni  cosmiclie  alia  loro  vita  ed  al  loro  svi- 
liippo  piu  idonce,  ben  di  sovente  si  veggono  tuUo  ad  un 
Irallo  divanipare  ed  espandcrc.  Perb ,  se  trovassero  lultc 
le  pcrsonc  prcinunile  dall'  egida  jenneriana  ,  e  di  conse- 
giienza  non  susceUive  a  subire  la  loro  perniciosa  influen- 
za, allora  non  riuscircltbc  vana  la  loro  risorla  energia? — 
non  lorncrcbbc  inutile  la  loro  riacccsa  allivila  ?  —  (lib  e 
fuor  d'ogni  dubbio  :  — ma  Irovando  sempre  qualcuno  alio 
scovcrlo  di  quesla  salularc  guarenligia,  sia  percbe  giani- 
mai  vi  si  abbia  soUoposlo  ,  sia  percbe  con  gii  anni  il  suo 
organisnio  1' abbia  perdula ,  ossi  lo  assalgono  ,  e  spesso 
lo  fanno  loro  villima.  Da  questo  si  comunicano  ad  allri 
e  ad  allri  ancora  parimcnti  sfornili;  e  cosi  Irovano  cam- 
po  di  disseniinarsi  e  dilTondcrsi  ,  sino  a  quando  novelle 
condizioni  almosferiche  e  terreslri  a  noi  sconosciule,  suben- 
trando,  farau  cessare  il  loro  riacccso  furore,  c  rinimer- 
gcranno  in  (juell'  inerzia  in  cui  si  giacevano. 

3Ia  dondc  deducele  voi,  polrebbc  dirnii  qualcbe  de- 
trallore  incrcdulo  ,  I'  csislenza  occulta  e  silenziosa  del 
niiasmi  conlagiosi  del  vajolo  in  ogni  luogo,  c  il  ridestar- 
si  0  sopirsi  di  essi  al  sopravvenire  di  certe  ignote  terre- 
slri ed  atmosfericbe  condizioni  ? 

Per  rispondere  adegualauicnle  a  quest' obbiezione,  do- 
vrei  pria  ingolfarmi  in  quoil'  elerne  indagini  sempre  di  si 
poco  frutlo  per  la  patologia,  ed  agilare  quelle  quislioni  stra- 
ne  cd  insolvibili  the  sono  lo  scoglio  ove  sempre  mai  si  sono 
infraiite  le  piu  ardile  tcoriclic  de'medici; — dovrei  cioe 
occuparmi  a  ricercar  I'origine  prima,  la  formazionc  e  I'es- 
senza  dc'  principi  conlagiosi  ;  se  in  qualche  morbosa  cir- 
coslanza  e  solto  slraordinarie  palologicbe  condizioni  del- 
r  organisnio  e  solto  ccrti  gradi  di  degenerazioni  e  pro- 
cess! cliimico-vilali,  abbiano  potuto  gcnerarsi  nel  profondo 

ATTl  ACC.  VOL.  Mil.  II 


—  78  — 

dcllo  slesso  corjio  vivente  ;  —  se  essi  disseminall  qua  e 
la  ncl  globo  come  germi  di  future  calamila ,  oppure  in- 
digeni  sollanto  di  eerie  regioni  e  di  cerli  climi ,  si  com- 
pongano  di  sconosciule  conibinazioni  di  comuni  eleraenli , 
i  quali  acquislassero  poi  la  propriela  contagiosa  ,  o  per 
la  miscela  di  una  pretesa  materia  soltile  ,  ovvero  per  il 
solo  fatto  d'  un  cangiamento  di  proporzione  ne'  principi 
die  li  costituiscono  ;  — se  abbiano  una  strultura  animale 
e  si  propaghino  a  guisa  di  minimi  inselli  niicroscopici , 
oppure  una  strultura  vcgelalc : — dovrci  indagare  quale 
si  fosse  r  influenza  delle  circoslanze  geognostiche  c  topo- 
graCche  de'  luoglii  ,  degli  astri  die  fan  parte  del  noslro 
sistema  planetario,  del  clinia,  dellc  stagioni,  delle  acque 
stagnanti,  dell'  emanazioni  putride  ,  degli  alimcnli  e  delle 
bcvandc,  dellc  careslie,  deU'elellricita  e  del  niagnetismo  ler- 
restrc,  delle  piogge  e  dell' eccessiva  siccita,  de'trcniuoti, 
delle  eruzioni  vulcanicbe  ,  del  passaggio  delle  comele  , 
delle  meteore,  dellc  condizioni  dell"  aria  atmosferica  sotlo 
il  rapporto  della  sua  dcnsilii  e  della  sua  rarcfazione,  del 
suo  riposo  e  del  suo  niovimento  ,  della  sua  temperatura 
elevala  o  bassa  e  del  suo  stalo  igromctrico  ,  e  di  tutte 
quanlc  le  variazioni  nieteorologidic.  Ma  qucste  indagini 
sono  state  tentate  invano  da' palologisti  per  appagarsiTu- 
iiiano  intendimenlo  cbc,  sempre  avido  di  rintracciar  I'ori- 
gine  prima  dc'naturali  fcnomeni  e  di  rilrovar  ostinatamcnte 
la  causa  d'ogni  cffctlo,  vorrcbbc  slanciarsi  in  un  mondo  al 
di  la  della  propria  sfera  ;  sicchc  fin  ora  lutto  e  avvollo 
di  dense  tenebre  e  di  mistero,  e  per  qnesla  parte  la  fisica 
e  la  zoonomia  non  sono  invero  a  migliori  condizioni  della 
niedicina.  Che  che  ne  sia,  non  e  mio  scopo  volcre  spiegare 
r  origine  e  I'essenza  di  siffatli  fenomeni,  e  qualunquc  si 
fossero,  i  risullali  pero  sarebbero  sempre  idcntici.  L' esi- 
stenza  de'  principi  contagiosi  e  un  fatto  cerlo  ed  incon- 
Irastabile  che  si  argomenla  chiaramente  dagli  effetli  con- 


-79- 

sonilivi;  jriacdie  sembriimi  impossihile  supporre  ,    come 
si  prolende  (ralcuni  dolli  (1),  die  scnza  I'azioiie  prinii- 
liva  e  (leleriiiiiianle  d'  una  causa  spccifica  ,    si    polessero 
svilupparc  clTelli  sempre  idenlici  ,    ben  delerminati  a  co- 
slanh,   die  son  propri  dclle  malallie  specifidie  ,   offelli  i 
quali  si  riproducono  ciascuna  volla  idenlicameiilc  <,Hi  slessi 
(  per  quanlo  aliiieno  lo  permettono  gli  accidenli  della  vi- 
talila,   SI  varial)ili  in  ra-rione  degl'lndividui  ).  Cii'essi  poi 
SI  slesscro  inallivi  ed  iinporceUibili  in  ceili   tempi  ed  in 
eerie  delerminale  cosliluzioni  almosrciiehe,  e  si  riaccen- 
dessoro  cd  acrjuislassero  piii  o  mcno  energia  in  eerie  allre, 
(  cosliluzioni  piobabiimenle  stabilile  diil  complcsso  di  tulle 
0  in   parte    le    sopradctle   inlluenzc   fisico-meleorolonidie 
msieme  cospiianli),  egli  e  un  fallo  ancora  die  si  deduce 
con  chiarpzza  dal  sorj^cre  e  dal  ccssare  di  tulle  Ic  ma- 
allio  cpidemi(o-coii!aj.iose,  senza  del  quale  noii  si  polreb- 
be  ad'allo  render  ragione  lanto  della  loro  repenlina  o  suc- 
cessiya  appariziono,   (ailorehe  non  vi  e  verun  sospetto  di 
slraniora  provenicnza )  quanlo  ,   quel  ch'e  piii  ,   del  loro 
padualo  aiimenlo,  del  loro  gradualo  decremcnlo  e  della 
loro  scoinj)arsa;  come  ancora  del  loro  minor  o  maivn-ior 
grado  di  giavezza,   e  della  loro  poca  o  molla    durala   e 
propagabililii. 

E  un  fallo  cerlo  dimoslralo  dalla  pralica  giornalie- 
i-a,  die  ben  di  soveiile  in  nn  osjjcdale  si  manifeslano  upon- 
iaimimentc  alcune  malallie  conlagiose  senza  die  nessuno 
i  abbia^  porlalc  dal  di  fuori;  vale  a  dire,  senz' azione  al- 
cuna  d'uno  speciale  principio  conlagioso  prodollo  d'allri 
ammalali:  e  uii  fallo  ailresi  iiicontraslabile  che,  dopo  qnal- 
clie  tempo  ])iii  o  meno  lungo,  esse  poco  a  poco  diminui- 
scoiio,  facendo  talune  sensibili  osdllazioni  e  recrudescenze, 

181"*^'^  l!"l":'.*— ''^"''*'  ^^  J'atliologie  generaie,  pag.  28,  IJruxelles 
1bJo._Bufaiini-Lezioni  .lelte  nel  ^laizo  1855  nelia  scuola  di 
Urcnzc,  redalle  per  cura  do!  Dr.  Eurico  ro""iali. 


—  80  — 

c  poi  lolalmcnic  si  spcngono.  A  dip[)iu  e  un  ftiUo,  die 
Ic  slcsse  nialallie  or  doniinano  per  liingo  lempo  ,  cd  at- 
taccaiido  niolli  individiii,  si  nioslrano  gravissiinc ;  ed  or 
miti,  s'  arrcslano,  dopo  aver  assalilo  uiio  o  pochi  indi- 
vidui  sollanlo  —  A  die  allribiiirc  il  loro  sponlanco  svi- 
lii])po?  —  a  die  allrihuire  la  loro  graduala  eossazioiie? — 
a  che  allribuire  i  loro  periodi  c  la  loro  varia  durata  ed 
iiitensila?  —  E  scendcndo  al  iioslro  caso  in  csaiiie  io  cliie- 
do:  — da  die  dipcndcrcbbe  niai  lo  sviiupparsi  in  nn  dato 
anno  piuUosto  e  noii  in  allri,  1' epidcniia  vajolosa?  —  da 
che  dipcndcrcbbe  iiiai  raccnniularsi  lanti  individui  d'ela 
cosi  diverse  per  1' cpoca  dcircpidemia,  menlre  non  nian- 
cano  giammai  fancinlli  che  non  avcssero  avulo  il  vajoio 
0  la  vaccina? — Non  dipendc  forse  da  qnella  disposizionc 
indolla  loro  a  riscnlir  1'  imprcssione  de'  niiasnii  conlagiosi 
gia  rcsi  piii  allivi  c  piii  diirusibili  per  una  falale  influen- 
za cosliluzionalc?  Sc  causa  alcuna  visibile  cd  apprezza- 
biie  da'  noslri  scnsi  non  polra  spiegare  fondalamenle  lali 
problcmi,  la  ragionc  trovando  la  sopravvenienza  di  lalu- 
nc  atniosfcrichc  coudizioni  o  cosliluzionali  influcnze  piu  o 
mcno  forli  come  niollo  probabile  e  vcrosiniilc  ,  non  li 
risolve  forse  iiicglio  d'ogni  altra  congcllnra?  Scnza  que- 
st'ipolcsi,  d'allronde  inollo  saggia  pcrche  poggiala  su  le 
osservazioni  cd  il  ragionaniento  indnUivo  ,  coniparsa  ap- 
pena  una  qualsiasi  aifczione  contagiosa,  per  quclla  legge 
etcrna  ed  universale  di  propagazionc  a  cui  va  soggclla , 
essa  dovrcbbc  di  necessila  pcrdurare  quasi  indclinilivamcn- 
te,  0  alnieno  sino  a  (piando  Irovercbbe  delle  pcrsonc  [)rc- 
disposle  e  dclle  vitlime  a  fare,  e  nioslrarsi  seuipre  czian- 
dio  dclla  slcssa  gravezza  cd  inlcnsila:  laddovc  aninicUcu- 
dosi  la  Icorica  delle  inlluenze  cpidciuichc  o  cosliluzioni  al- 
niosfcridic,  i  parindi  dc'  divcrsi  morbi  po|»olari  ad  esse 
riferiti,  ben  vcngono  a  coniprcndcrsi;  giacche  quesle  slcs- 
se influcnze  collegalc  con  quelle  tulle  della  nalura,  hanno 


—  81  — 

ncccssariamcnle  in  se  una  ragionc  di  pcriodo  ,  come  a 
j)criodo  sono  ordinate  Inlle  qnnnle  le  azioni  cosmi- 
clie  —  E|)[)ero  ,  so  presso  gl'  Indiani  i  inorbi  epideniici 
c  luUc  le  maiaHic  in  generale  si  crcdcvano  csser  l'  o- 
pcra  degli  spirili  maligni  ;  sc  ncll'  Egillo  e  nclia  (Ire- 
cia  onioiica,  sciiza  andar  vagando  i[i  lantc  allre  congct- 
lure,  i  mali  peslilenziali  si  crcdcvano  opera  de'  Numi  irati; 
se  la  nialallia  contagiosa  ciie  dcvaslit  1'  armala  di  Atri- 
de,  si  allriljui  a'  I'nlniini  di  Apollo  sdcgnato;  sc  i  niedi- 
ci  Arabi  dalT  inlliicnza  degli  astri  dcrivarono  le  malaltie 
clic  in  un  liiogo  contcmporancamcnte  allaccano  molti  indi- 
vidui;  sc  Ippocrate  mcdcsiino,  non  potendo  spicgare  allri- 
menli  il  loro  svilnppo  c  la  loro  diffusionc,  no  ripose  la 
cagionc  al  Quid  divinum ,  —  nienlc  di  mcravinJia  se  noi 
pure  di  niolli  sccoli  piii  provciti,  quand'  anclic  la  fisica  e 
la  cliimica  abhiano  immcnsamcntc  progrcdilo  c  ci  abbiano 
somniinistralo  mczzi  d'invcsligazionc  piu  pcrfczionali ,  non 
potendo  sin  ora  [(rcscnlar  falli  piii  posilivi,  ricorriam  all'ipo- 
Icsi  dciriiilliisso  inislcrioso  dcllc  alniosfcriclie  cosliluzioni 
pcrriatlivare  i  niiasmi  conlagiosi  precsislenti  in  tanti  Inoglii, 
la  (piale  per  allro  scmbranii  d'avcre  tanti  gradi  di  pro- 
babilila  o  di  vcrosiniiglianza  da  luaggiornienle  soddisfare 
il  couuinc  inlcndinienlo.  Con  questa  doltrina  in  generale 
pill  0  meno  niodilicata,  la  niaggior  parte  dc' classici  anti- 
chi  e  niodcrni  spicgano  il  cosi  dctlo  (jenio  dcllo,  malat- 
tie,  n  la  cosliluzinne  mcdica  dominonte,  la  quale  vie- 
ne  cosliluila  dalfiiillucnza  di  qucsle  tali  condizioni  atnio- 
sfcriche  di  cui  noi  abbiain  sopra  parlato,  e  sviluppano  il 
problcnia  di  tulle  le  epidcm'ic.  Ac  fanno  fcde  le  opcre  di 
Ippocrate,  Sydlicnani,  llamazzini,  Lancisi,  Ilnxliani,  3Icnu- 
rct,  Toniniasini,  Lcpecq  de  la  Cloture,  Naqnart,  Furslcr, 
Ozanain,  Andral,  Dclambcrge,  Monnercl,  FIcury,  Hnfalini  e 
tanti  altri  souuni  osservatori  clic  si  sono  grandcnicntc  occu- 
pati  delle  epidemic,  e  hanuo  Uacciato  I'istoria  dellc  cosli- 


—  82  — 

luzioni  mcdiche  in  rapporlo  con  esse,  in  cui  lull!  concor- 
domente  atloUano  come  indispensahile  I'esistenza  di  que- 
sle  eerie  condizioni  atniosfcriclie  per  lo  sviluppo  ed  il  do- 
ininio  delle  malaltic  popolari,  sieno  o  no  contagiose  (1) ; 
di  gnisa  die  1'  istoria  dclle  cpidcniie  e  slreltamenle  le- 
gala  a  queila  delle  costiluzioni  almosferichc  c  delle  co- 
sliliizioni  niediclie. 

Dal  fin  qui  dcUo  scmhrarai  dunquc,  se  non  m'in- 
ganno,  cliiaramenle  dinioslrala  1' csistcnza  niula  ed  occulta 
de'germi  conlagiosi  del  vajolo  araho  in  luUi  que'  luoglii 
in  cui  qualclie  fiala  abbia  doniiiialo  epideniicanienle ,  ed 
il  loro  rideslai'si  o  sopirsi  per  ceite  date  lerrestri  ed  almo- 
sferiche  condizioni  (2);  e  quindi  sciolta  la  prima  quislione. 
Tocclicro  ora  la  seconda,  la  quale,  sebbene  sia  stala  trat- 
tata  cosi  di  volo  e  come  per  incidenza  in  questo  para- 
grafo  ,  esige  pure  che  me  ne  occupassi  ancora  di  pro- 
posilo, 

(1)  Debbono  distinguersi  due  specie  d'influenze  coslituzionali, 
cioe;  I'una  cbc,  qii!iliiiu|ue  essa  sia,  e  da  qualunquc  sorpicnte  pro- 
ceda,  atlivaiido  i  miasmi  coiUagiosi,  rende  ad  uii  tempo  piii  suscet- 
libili  glindividiii  a  scntirne  I'impressionc  e  ad  esserne  allaccati, 
ch"e  quelia  di  cui  abbiam  parialo:  —  I'allra,  che  per  un'inllucnza  ge- 
nerale,  modilicando  le  disposizioni  individuali ,  pioduce  essa  slessa 
talune  determinale  malallie  in  un  gran  numero  del  popolo ,  le  quali 
lianno  delle  analogic  rimarclievoli,  sono  del  mcdesimo  genio  ed  as- 
sumono  in  qualchc  guisa  una  fisonomia  comiine :  tale  e  quelia  cli'e 
fonte  di  certe  alTezioni  nervngc,  di  cerlc  tossi,  d'alcune  febbri  in- 
termiltenli,  d'alcune  oflabnie,  del  grippe,  del  reumatismo   cc. 

(2)  In  confernia  di  quanto  bo  asserito  sul  proposito ,  cade  in 
aceoncio  rammentare  il  caso  falale  avvenuto  in  Settembre  1854  alia 
famiglia  del  Baroncllo  Bruca  —  Emigrata  essa  da  Catania  a  cagione 
del  colera  die  infeslava  questa  cittii,  portossi  in  Pedara  ad  abilar  una 
casa  ove  molto  tempo  avanti  eraiio  stati  vajolosi.  Quando  pocbi  giorni 
dopo  deU'arrivo  tre  individui  delia  detta  famiglia  furono  di  rcpente 
assaliti  dal  vajcdo  ,  de'  quali  la  liglia  maggiore  sventuratamente  vi 
peri.  Cdi  annali  della  scienza  non  maiicano  di  falti  analoglii ,  che 
per  essere  Iroppo  noti  e  frequent!  io  Iralascio  di  rapporlare. 


—  83  — 

§  II. 

Che  le  epidemic  vajolose,  le  quali  si  sviluppano  nelle 
noslre  conlrailc,  Iraessero  anclic  origine  dal  pcrche  inolli 
iiidividui  si  rimangono  cscnli  dal  prescrvalivo  d'Jciiner, 
e  cosa  laiilo  conosciula  od  evidcnlc,  clie  non  esigo  nes- 
suna  dimoslrazionc,  dinioslrandosi  da  se  medesima.  Un 
I'allo  solo  hasla  a  ciiiarire  splendilamenlc  quest'  assorzionc, 
ed  c  quclio,  die  i  primi  ad  esscr  assalili  dal  crudcle 
iiioiho,  soiio  qiicgl'  iiidividui  non  slali  ancora  vaccinali ; 
tali  sono  i  handiini  di  leiierissima  eta,  o  le  pcrsonc  che, 
per  pregindizi  luncsti  o  per  condannabiic  negligenza,  non 
lianno  allinlo  il  salnlare  inncslo. 

E  (jui  tadreblie  in  acconcio  far  cenno  dclle  gravi 
iiupuluzioni  clie  dal  volgo  e  da'nicdici  si  son  dirolte 
alia  vaccinia  ,  c  moslrando  (]uaulo  sono  stale  slolle  ed 
insensate,  rivcndicare  i  grandi  honcficii  d'  essa  lual  coin- 
presi  e  mal  acceltali  —  lo  assunio  di  buon  grado  que- 
st'esame,  con  la  speranza  di  far  opera  utile  e  gradevole 
alia  sociela,  die  da  gran  tempo  ne  ha  risentito  e  nc  ri- 
scotc  tultavia  tulto  il  "ran  male. 

E  di  vero,  scmlira  falalc  destino  di  lutte  le  utili  e 
salulari  scovertc  scienlilicha  d'inconlrare  semprc  una  slolta 
opposizione  nogl'invccdiiali  pregiudizi,  ncH'incredulila  e 
ueirigiioranza  del  volgo,  e  spcsso ,  cio  cli'e  assai  peg- 
giore,  di  trovare  anche  un  oslacolo  ne'soGsmi,  ne'vaneg- 
giamenli  e  nolle  aherrazioni  d'alcuni  che,  ahusando  della 
scienlilica  aulorilii,  le  calunniano,  con  Iradire  la  nalura,  la 
buona  lede  e  la  ragione,  e  con  disonorare  se  slcssi  e  la 
scienza  che  prol'essano  —  La  vaccinia,  queslo  sublime  e 
generoso  ritrovalo  del  genio  immorlale  d'Eduardo  Jonner, 
la  pill  bcnehca  delle  umane  scovcrle  che  non  a  torto  e 
slata  repulata  divina,  non  ostanlc  I'evidenza  di  milioni  di 


—  84  — 

falti  c  la  sanzione  ricevula  in  ogni  luogo  dall'esperienza 
c  dai  tempo,  trova  ancora  de'delraitori  e  dcgli  avversari 
chc  la  riffuardano  come  cosa  vana  c  dannosa. 

Si  dice  da  taliini  di  cssi,  cho  molli  individui,  mal- 
grado  di  aver  allinlo  Tumor  vaccinico,  avessero  poi  sof- 
fcrlo  il  vajolo;  e  quiiuli  risullarc  inutile  il  prendcre  od 
il  lion  prendcre  quest'inneslo — Si  dice  da  altri  che,  dopo 
I'inlroduzione  del  vaccino,  la  giovenlii  suscettibile  di  tra- 
vaglio  e  lulti  gf  individui  aduiti,  muojano  piii  precocemeii- 
le,  e  die  pcrcio  la  popolazione  avesse  solTerto  un  notabile 
decremento — Ua  allri  s'accusa  di  predisporre  al  rachiti- 
smo,  alia  scrofola,  alia  tisi  ed  a  simili  speciali  alTezioni ; 
e  da  allri,  sognandosi  delirii  ognor  piii  slrani,  si  prelende- 
rebbe  quasi  bandirne  I' use  e  la  pratica,  siccome  di  mer- 
ce  pcslifera  e  mnlcdelta — Ma  scendiamo  ad  esaminare  suc- 
cessivamenle  tali  queslioni : — esaminiamo  la  prima. 

Se  laluno  per  avventura  abbia  sofferlo  un'eriizione 
cutanea,  la  quale  a  prima  vista,  per  le  persone  non  ap- 
partcnenti  all'arte  medica,  sembrasse  simile  al  vajolo,  non 
percio  nc  risulla  cbe  quella  malatlia  sia  in  realla  vajolo. 
II  conosccre  questo  morbo  si  appartiene  al  medico  solo, 
alia  cui  scienza  c  dato  senza  fallo  il  potcrlo  ben  diagno- 
slicare ;  e  chi  sconosce  questa  scienza  o  non  la  conoscesse 
profondamenle,  non  puo  allro  cb'  emellcrc  crrori  grosso- 
lani,  giudicando  spesso  per  vajolo  qualunque  cutanea  af- 
fczione  che  nelle  sue  superficiali  apparenze  cslerne  appcna 
gli  somigliasse. 

D'altra  parte,  ammcsso  pure  cbe  quel  dato  csante- 
ma  fosse  veramcnle  vajolo ,  non  pcrlanlo  nc  verrebbe  per 
conseguenza  che  la  vaccinia  non  avesse  la  propriela  di 
preservarci  da  esso;  lult'al  piii  polrebbe  asseverarsi,  come 
diremo  in  appresso,  di  goderia  limitata  e  temporanca  ; 
ma  che  I'abbia,  e  un  fallo  assolulamente  inconlrastabile 
per  tulti  coloro  che   non   hanno  smarrito   ogni   lunie  di 


—  85  — 

Sana  logica,  cd  ogni  senso  di  spassionato  c  dirillo  ragio- 
namcnto. 

Si  conoscc  chc  il  vajolo  medcsiino  inncslalo,  o  spon- 
tanoaineiile  sviliippato,  si  coniporla  neli'islcsso  modo  in 
ccrle  organizzazioni  nniane;  ed  oiinai  gli  annali  della  scien- 
za  sono  ingondtri  di  moili  cseinpi  d'individui,  ne'quali  un 
prinio  allacco  di  lal  niorho  era  slalo  insufficienle  a  pre- 
nuinirli  da  nn  sciondo:  lalnienlcche  avvienc  spcsse  fiate, 
con)c  un'cccczionc  |)er6.  ciic  una  persona  a  cui  si  sia  ino- 
culalo  il  pus  del  vajolo  niedesinio,  o  clie  nato  avcsse  spon- 
taneamente  il  vajolo  naluralc  |)ria  d'cssere  vacciiiata,  cre- 
dula  [)cr  quesla  ragioiic  inrallibiiuicnlc  eseiilc  da  ogni  fu- 
tura  aUitudiiie ,  lo  lornasse  a  rinasccre ;  ma  per  la  ge- 
neralila  cio  iioii  loglic,  ch'esscndosi  sofferlo  una  prima 
volla  ,  non  si  lorni  piii  a  solfrire  per  la  sccoudu.  Se 
dunipic  il  vajolo  non  e  sempre  un  preservalivo  cerlo  ed 
assolulo  per  sc  slesso,  qual  meraviglia  se  la  vaccina  non 
posscdosse  anco  la  sua  prcservaUice  virlii  perpeluamen- 
Ic?  —  Ouindi  sc  fpialcuno  vcnga  allaccalo  dall' araho  csan- 
lema,  malgrado  d'essersi  inocniato  Tumor  vaccinale,  un 
tal  fenonieno  doriva ,  non  pcrche  queslo  non  possieda  nes- 
suna  spccialc  virlii,  ma  perche  I'abbia  lemporanea,  c  per 
luirallrc  ragioni  die  ampiamenle  sviluppercmo  ne'  se- 
guciili  paragrafi  di  queslo  scrillo. 

(losi,  non  InUe  le  affezioni  cutanee  clie  moslrano 
(pialdic  a|)parenle  analog'ia  e  qualclie  carallere  simile  al 
vajolo,  sono  verameule  vajolo ;  ma  quasi  sempre  soglio- 
no  essere  o  varicella,  o  varioloide,  o  mnrbiUo  e  simili 
eruzioni  vescicolari  o  pnslolose,  Inl'alli,  ollre  clie  non  ad- 
dinioslrano  lulli  que'  segni  cslcnii  palognomonici  (  pu- 
slole  coslanlonicnle  ondiclicale,  d' una  forma  scliiacciala, 
d'un  colore  hiaiico-cliiaro  perlaceo,  allorniale  d'ungon- 
liamcnlo  jiiii  o  nieno  considercvole  ) ,  e  que'sinlomi  ge- 
ncrali  (  febbre  secondaria  o  di  supporazione,  plialismo  ec.) 

iTTl  ACC.  VOL.  XIlI-  12 


—  86  — 

caralterizzanli  quel  morbo,  non  addimoslrano  neppiire  ne 
lo  slesso  modo  d'eruzionc,  ne  lo  stesso  corso,  ne  la  slessa 
speciale  durata,  e  non  lasciano  mai  in  One  veruna  Iraccia 
della  loro  csislenza. 

Ma  la  varicella  e  la  varioloide  ,  mi  senfo  d'  alcuni 
ripolere,  non  sono  altro  die  varie  forme  di  vajuolo  bcni- 
gno,  di  Vcijnolo  mile,  ossia  varieta  d'una  malaUia  unica 
ed  identica;  lalclie  lulti  colore  die  soffrono  uno  di  quc- 
sli  esanlemi,  soffrono  sempre  una  delle  forme  dell'arabo 
raalorc  —  Or,  se  siano  malaUie  culaiicc  distiiilc  runa  dal- 
r  allra,  lanlo  per  i  carallcri  eslcrni,  qnanlo  per  i  feno- 
raeni  gencrali  die  Ic  accompagnaiio,  e  non  gia  delle  di- 
verse forme  o  modificazioni  di  vajuolo  nalurale ,  parmi  y^ 
che  che  ne  abbiano  dello  molli  somini  scriUori ,  essere 
una  ([uislionc  non  ben  ancora  del  lotto  risolula  nella  scien- 
za.  Tultavolla,  data  pure  quest' ipotesi ,  amniessa  ancbe 
quest'  opinione  come  vera,  a  che  mai  potrebbe  altribuirsi 
siffatta  mitezza,  siffatla,  diro  cosi,  benigna  trasformazionc 
deU'esantenia,  se  non  all' uso  della  vaccinia,  iiienlre  pria 
di  queslo  gcneroso  ritrovato  mostravasi  quasi  sempre  ac- 
compagnato  da  siiilonii  gravi  e  perniciosi  ?  Ed  in  prova 
di  cio,  chi  tra  i  medici  nella  scorsa  e  nella  prescnte  epi- 
demia  non  osscrvo,  che  tutti  grindividui  vaccinati  i  quali 
soffrirono  dell' esanlematiche  alTezioni,  s'ebbero  o  la  va- 
ricella, 0  la  varioloide,  oppure  un  vajuolo  benigno  quasi 
mai  mortale  ?  Chi  non  osservo  il  vajuolo  esscr  all'  incon- 
tro  confluenlissimo  e  micidiale  in  tulli  coloro  che  non  tro- 
vavansi  premuniti  dall'innesto  Jenneriano?  (1) — Quindi  se 

(t)  Sotto  questo  particoiare  non  posso  (iiii  rapporlare,  come 
sarebbe  stato  mio  dovere.  veruna  prova  stalislica,  perche  mi  e  slato 
impossibile  procacciarne  gli  elemenli  csatli:  ma  in  ap|»oggio  a  qiianto 
da  nie  si  e  assL>rilo,  Irascrivero  in  vece  cio  clie  relativamente  a  la!  qui- 
slione  leggesi  net  Trallato  elemenlare  di  palologia  inlerna  det  Gri- 
solie.  In  esso  sla  scrilto  —  k  Se  e  vero  (e  ci6  e  inconlraslabile  ) 


—  87  — 

fosse  pur  vero  die  la  vaccinia  non  prcservasse  perpclua- 
nienle  ed  in  nioclo  assolulo  (In  un  viijiiolo  conseculivo,  ma 
solo  lo  rendesse  benigno  e  discrclo,  non  sarebbe  anche 
qneslo  in  ullinia  analisi  nn  gran  boneficio  reso  all'egra 
umanita  ?  Non  sarebbe  tin  argomenlo  polenle  ed  inoppu- 
gnabile,  una  ragione  convincenlissima  per  persuadcre  an- 
cbc  gl'incrcdnli  od  i  solisli  del  supremo  vanlaggio  da  essa 
arrecalo  al  gcMiere  umnno?  IVon  e  dunque  cbiaraniente 
una  slollozza ,  una  follia ,  un'iniperdonabile  ingraliludine 
ii  riOnlarlo? 

Esaminiamo  ora  la  scconda  asserzione  cbe  ,  per  es- 
sere  slala  soslenula  con  tanla  oslinazionc  ed  elTicacia  da 
pill  cliiari  ingegni  dclla  Francia  ,  Ic  si  e  allribuilo  una 
qualclie  iinporUiiiza  scienliGca. 

Pocbi  anni  sono  i  Signori  Eltorc  ed  Ippolilo  padre 
e  figlio  Carnol  ed  il  Sig/  IJajard  nelle  lore  svariale  me- 
morie  stalislicbe  ban  preleso  |(rovare  (1),  che  in  Francia 
dopo  I'inlroduzione  dclla  vaccinia,  la  parte  adulta  c  su- 


«  die  la  vaccina  non  melta  necessariamenle  al  coverlo  d'un  va- 
((  joio  conseculivo,  e  ccrto  aimeno  cli'essa  rende  qneslo  henigno 
tt  e  die  la  morle  n'  e  raianienle  il  risullalo.  Cos'i ,  nienlre  die  nel 
c(  1841  il  vajolo  lia  sollraKo  piii  d'un  seltimo  di  coloro  die  avea 
«  allaccato  e  die  non  crano  slali  vaccinati,  la  niorlalila  non  e  slala 
«  die  di  uno  sopra  cenlo  per  coloro  die  lian  conlrallo  la  nialallia 
«  dopo  d' aver  aviilo  la  vaccina  ((Jaullier  de  Claubry).  L'epidemia 
«  di  Marsi^lia  del  1828  e  quella  die  Toniplion  lia  osservalo  ad 
a  Ediinburjro  nel  1818,  Ininno  anclic  provalo,  die  il  vajolo  e  state 
«  raeno  sovenle  funeslo  presso  i  sog5,^elli  vaccinati,  die  presso  quelli 
«  die  anleriormenle  aveano  avulo  una  prima  varicella.  Che  die  egii 
«  sia ,  quasi  tulli  i  vaccinati  i  quiili  sono  inipressionati  dal  conta- 
«  </io  vajoloso,  sollrono  una  varioloide  invece  del  vajolo ;  e  ne'  casi 
K  rari  in  cni  si  nasca  il  vajolo,  s'  osserva  die  I'eruzione  nei  Ire 
a  quarti  di  essi  e  discretissinia  ». 

(1)  Coniples  rendus  liebdoinadaires  des  seances  de  rAccademie 
des  sciences  — Paris  1848  1849. 


—  88  — 

scetlibilo  di  Iravaglio  dclla  popolazione,  comparalivainen- 
te  a  qiiella  die  non  pub  vivcrc  del  siio  lavoro,  ahbia  di 
niolto  diminuilo.  Secondo  qiiesli  scrillori ,  la  liiiii'Iiezza 
della  vila  dcgli  adulli,  invece  d'aumeiilare,  s' e  sccinata 
per  r  efTollo  dollc  iiovclle  nialallic  conlralle  iieU'  ela  ma- 
tiira  dagi' individui  vaccinali. — Ma  Ic  slranc  loro  asser- 
tive liar.no  di  gia  ricevuto  una  tolnle  menlita  per  opera 
(leir  infalicahile  e  zelanlc  Carlo  Dupin,  il  quale  con  la  piu 
esalta  slalislica  alle  mani,  faccndoscne  il  delraltore,  ic  ha 
abballuto  sin  dalle  loro  fondanienia;  c  ormoi  i  suoi  lavori 
per  comun  consenlimcnto  repulali  eccellenli,  lianno  ricc- 
vulo  I'unanime  approvazionc  della  faniosa  Accademia  dellc 
Scienze  di  Parigi.  Eg'Ii,  prendendo  per  terniine  di  com- 
parazionc  ic  lavole  slalisliclie  di  Duviilard  e  quelle  di  Mont- 
ferrand  ,  lia  ollenulo  risullali  tali,  per  quanlo  ,  invece  di 
provarc  clie  la  parte  produlliva  della  popolazione  siasi  in- 
debolila,  e  die  la  vila  siasi  abbreviala  negli  adulli  c  nei 
veccbi ,  provano  a!  conlrario  in  quesli  un  accrescimento 
rimarclicvolc.  (1)  —  II  profondo  Luigi  Sacco  ncl  suo  Trat- 
iato  della  vaccinazione  sin  dal  1809  aveva  anco  esanii- 
nalo  sifTalla  quislione  vilale  per  gl' intercsi  della  socicta, 
c  pur  esso  con  la  slalislica  alle  mani  splendidamente  ven- 
ne  a  provare,  come  dall'epoca  dell' inoculazione  vaccinica 
la  popolazione  in  gcnerale  avea  scmpre  progredilo  d'una 
nianiera  prodigiosa — Ilusson  c  Bousquct ,  la  cui  aulori- 
ta  e  cosi  rispellabile,  nc  deducono  i  niedesimi  risullali  (2). 

(1)  Item  op.  cit. 

(2)  Husson  ilichiara  die  la  vaccina  rende  alia  popolazione  tuttl 
quelli  i  quali  il  vajolo  avrebbe  tolti ,  e  die  in  Francia  solamenle 
essa  puo,  nello  spazio  d'  un  secolo,  salvare  la  vita  a  tre  milioni 
d'uomini.  Un  calcolo  assai  plaiisibile  condusse  Bousquct  a  slahilire 
clie  il  vajolo  enlra  per  uii  decimo  nella  niortalita  generalc  ;  la  vac- 
cina pertanto,  secondo  i  piii  giusli  calcoli  ,  conservcrebbe  una  de- 
cima  parte  degli  uoniini — La  popolazione  degli  stati,  dice  lo  stosso 
Bousquct,  e  retla  da  una  legge  sovrana  ch'  e  superiore  alia  vicciaa 


—  80  — 

Ond'esseiulo  lal  quislione  gia  dccisa  nclla  scicnza,  Irala- 
scio  volcnlieri  ogn'allro  iilleriorc  ragionamenlo,  clie  pur 
troppo  111'  alloiilaiicrelibc  dal  mio  priiicipalc  sco()0. 

E  chc  diri)  della  prolcsa  iiilliicnza  oscrcilala  dalla 
vaccinia  iicllo  sviliippo  della  lisi ,  dclla  scrolola  e  del  ra- 
cliilisiiio?  —  diro,  die  la  sloria  dolia  iiicdicina  iiilieranien- 
te  siiicnliscc  laii  asserzioiii  graluilc  c  iiial  fondalc,  c  ci 
diiiioslra  d'uiia  inaiiicra  cvidenle,  die  cotali  malallic  re- 
g'liavaiio  iiella  slessa  frcqueiiza,  sc  non  in  una  niaggiore, 
nei  lompo  aiileriore  alia  sua  universale  propagazionc.  L'os- 
senazione  gionialiera  aiicora  sla  per  deporre  in  contra- 
rio  a  siniili  arltilrarie  opinioiii:  essa  anzi  conlinuanicnlc 
ci  fa  eonoscero,  die  la  vaccina  prescrvando  gli  uomini  dal 
vajolo,  li  gaienlisce  nel  tempo  slesso  da  una  folia  di  mali 
conseculivi  a  queslo  terribile  niorbo.  La  vaccina,  dice  lo 
illuslre  llusson,  non  altera  die  d'nna  maniera  insensibilc 
Ic  funzioni  dcirindividuo  sojira  cui  si  svilnppa;  essa  non 
c  causa  predisponenle  d'alcmia  specie  d'allezioni,  e  non 
nc  coniplica  alcuna;  anzi  si  vede  die  niigliora  le  coslitu- 
zioni  dcboli.  e  prociira  la  guarigione  di  diverse  inalallie 
prcesislenli  (1).  Gli  annali  ddla  scienza  ci  rapporlono  un 
gran  numero  d'  esempi  di  mali  cronici  ribelli,  guarili  con 
la  vaccinazione.  E  in  appoggio  di  tullo  cio  il  Prof.  Odicr 
asseriscc  die  «  snpeiala  la  vaccina  i  faiiciulli  rcsi  piu  de- 
K  boli  da  cronidie  malallic ,  si  riebbero  piii  sani  e  robu- 
((  sli  di  prima  ».  Aiiche  il  Wirer  di  Rellembah  con  I'espe- 

ed  a  lutlc  Ic  influcnze  pnrziali  ;  qiicsla  legge  risulla  dall'  azione  com- 
biiiala  did  lavoro,  dell'  induslria,  del  commercio,  delle  sussistenzc, 
delle  ricchezze,  i)otcnze  cnsi  assolule  die  ne  I'  epidemic  piu  mici- 
diali,  ne  le  guerre  piii  osliuale  possono  valere  ad  allerarne  gli  ef- 
fetli  ill  iiiodo  durevole.  (  Ved.  €omp.  di  med.  prat.  Vol.  YII,  pag. 
105:!.  Kironzc  ). 

(I)  Diclionairc  des  sciences   racdicales.   Vol.    56,   kti.   Yacci- 
nalion  e  )acci;ie — Paris  1815. 


—  90  — 

rienza  di  50  anni  di  pralica  niedica  diceva,  k  d'  aver  con 
K  sorprcsa  osservalo  clie  alcuni  fanciiilli  cachelici  e  me- 
«  schini  di  forzc,  allorclie  veiiivano  iiineslali  con  vacci- 
«  no  originario  oppure  Irallo  da  fancinlli  robusli  e  sani, 
«  cglino  slessi  piu  forli  e  sani  rcndevansi.  Cosi  pure  era 
«  meraviglioso  il  vedore.  conic  i  medcsinii  venivano  ben 
«  anche  spesse  voile  risparniiali  da  morbose  disposizioni 
K  nolorianicnle  ercdilarie  nolle  loro  famiglie,  come  discra- 
«  sie  aiiriliche  e  scj'ofulose,  c  forsc  anco,  soggiunge  cgli, 
(c  polersi  neulializzarc  od  cslirpare  le  sifdUiche  ercdita 
«  complicale  ad  altri  mail  di  vario  carallere,  merce  quel 
«  polcntc  e  forlnnalo  sconvolgimcnlo ,  clie  nella  niaccbina 
«  uniana  ingcnera  il  benclico  influsso  dell'  inneslo  vac- 
K  cinico.   » 

11  Sacco  assicura  pure,  che  per  gli  elTelli  del  vacci- 
no  avea  osservalo  guarirsi  Ic  malallie  piii  difficili  a  cu- 
rarsi  co'sussidi  ordinari  della  medicina:  ed  infalli  ne'suoi 
lunghi  anni  di  pralica  e  d'esperienza  osservo  mollissimi 
bambini  affelli  o  da  cronache  malallie  d'occhi,  da  lossi 
convulsive,  oslruzioni,  dissenlerie,  mali  della  pelle,  scro- 
fole  e  rachilidi,  o  da  allrc  cachessie  diverse  guarir  per- 
fetlamenle,  o  riporlar  miglioramenti  imporlanlissimi  (1). 

A  dippiii  ,  in  quesli  ullimi  tempi  per  cura  di  piii 
solerli  nicdici  ilaliani,  1' inneslo  del  vaccino  e  slalo  pro- 
speramenle  applicalo  come  mezzo  tcrapeulico  cnergico  in 
varic  alTezioni,  e  molli  fatli  clinici  resi  di  publica  ragio- 
ne  ne'  varii  giornali  di  medicina  estera  e  nazionale  e  nel- 
la IJiblioleca  vaccinica  del  Regno,  pienamenle  comprova- 
no  qucslo  valore  speciale  di  esso.  Infatli  il  D/  G.  Troin- 
bieri  1'  ha  Irovalo  utile  nella  tosse  convulsiva,  e  utilis- 

-l:  i!"  '.  ■..■■!.  . 

(1)  Felice  Spinelli.  Sul  virus  vaccino  —  Giorn.  di  vaccin.  anno 
VIII,  1°  semestre  pag.  131,  132— Palermo  1856. 

■1     .Ul'lUlU 


—  91  — 


simo  anzi  specifico  in  diversi  casi  di  tonka  affezione 
palolof/ica  (1).  i         ii         ^ 

INoii  perlanlo,  qiiand'anclie  il  raciiilisino,  la  scrofola 
la  tisi  ec.  siano  a'  iiosiri  -ionii  pii,  rief|uciili,  lo  che  non 
e,  perchc  allnhuire  iin   lal  lalto  all' opera  della  vaccinia 
e  non  piulloslo  allc  (lopravazio.ii  d'nn  secolo  coiiollo  da 
tanle  lascivc  dissolulezzc  d.'onujanli  la  specie  un.ana   — 
a  tanli  vizii  d'nna  vita  sociale  al.handonala  a  Inlle  le  lur- 
J)i(udiiu  c  le  lil.idini  die  per  eccilare  i  sensi  ffia  slanchi 
per  Iroppo  scnliie,   finiscono  per  isnervare  e  far  deper:. 
re  un  orj-anismo  nialmenalo  e  consunlo?— perclie  invece 
non  allnhuire  un  lal  fallo  alia  lerrihile  sifdlidc  credita- 
na,  a  (piesia  proleifornic  lue  Irasformala  e  "ia  incorno- 
rala  con  la  nosira  osislenza?  (2)-perche  invece  nonal- 
Inh.iirlo  all  ainiso    de'lanli    violenii    niezzi   enunenaoodu 
oi--!  adoperal.  dalle  madri  impndiche  e  colpevoli  per  cer- 
cai-  di  nascondcre  il  Crnllo  del  loro  disonore?  C*})  — ncr- 
che  invece  non  allrihuirlo  alie  privazioni  d' ooni  ocere 
al  snd.c.ume    ed  alia  spavenlevole  n,iseria    che  lo^rano 
qiiitsi   Inlla  la  dis-raziala  ch.sse  de'prolelari,   classe  che 
iiunierosissiina    nelle    grandi    cilia,    coslrclla    a    so-gior^ 

il]  i'.  ?rn''"Vy"'-   '•  "''""«Jo-!N'apoli  1856. 
m  iiluslii  btnldii,  sost.'ngonu  I' opinioiK!,  die  h.  scrofola    il  ra 

(3)  ^ono  slalo  cnndoKo  a  repiilar  lulli   i  mezzi  aborlivi   nsiti 
da  e  n,adn  colpevoli  come  cans,  iniergica  della  sci  ^e  del   r 
m      ii:  ""'T  "    '°  "''T"'"-  ^■'"'  "■•""  1'^"'"^'    de' bambini  n    i  ^a 
ra    I    .    e'\','  l'';,''"''"'';."'^'''^  '"'"  ■^''"'''""^■^  ^^'•^«"«   "'^"n^iJe- 
d    m  .  '""■•'':   ':-""''  P'^  "  -"''"o  «>-«va.,lia.i  da  una 

!L?       "  •""•  '  "'•'"•^'I'^'lm'^^nte  dal  raciiilisino  -  Jio  forse  av- 

.ene  per  le  diverse  jjravi  alterazioni  cbe  tali  mezzi    quasi    semnre 

?o:;di'';;;;oa";?i "''"''  Tir  '*-'"''  ''■'''''  *i"-'«  -  ^^^^^ 

'tio,  nell  epoca  soleune  della  geslazione. 


—  92  — 

nare  in  abilazioni  basse,  slrelle,  umide,  fredde,  prive  di 
luce  e  d'aria  pura  e  libera,  a  cibarsi  d' alimenli  insuf- 
ficienli,  dctcriointi  ed  insalubri,  a  slarscne  sempre  sla- 
zionaria  in  luoghi  iiigonibrali ,  a  soffrire  il  frcddo  e  la 
fame,  c  liiUi  i  mali  insomnia  che  scaliiriscono  da  iin  pes- 
simo  regime  igicnico,  —  si  vede,  sotlo  I'  inlluenza  di  que- 
slc  cause,  prcdisposta  a  soggiacerc  alle  tante  cachessie, 
le  quali  poi,  come  per  Iristo  relaggio,  Iramanda  spesso 
alia  sua  disgraziala  prole?  —  Non  sarebbe  queslo  un  pro- 
ccder  ciecamcnle  sotlo  I'ingannalrice  guida  della  preven- 
zionc  e  dcllo  spirilo  di  parlito, — un  voler  per  forza  e, 
diro  cosi,  con  decisa  osliuazione  dcnigrare  la  piii  bene- 
Cca  scoverta  clic  vanli  il  secolo  XVIII  impulandola  di  mali 
di  cui  essa  e  alTallo  innocente?  (1). 

Ma  passiamo  ollre,  e  speriamo  che  un  giorno  Gnal- 
mente  I'  cvidenza  de'  fatli  illuminasse  la  mente  Iraviata 
do'  lanii  sloili  delrallori,  e  che  quesle  verila\  superiori 
ad  ogni  ilnbbio,  fossero  universalmcntc  conosciutc  ed  ac- 
colle  —  Passiamo  ora  a  dimoslrare  una  terza  feconda  ca- 
gione  d'  epidemic  vajolose,  la  quale,  ignorata  dalla  mol- 
liludinc  e  ncglella  da'  medici  superficiali,  forma  una  nuo- 
va  fonte  di  error! ,  d'  inganni  e  di  funesli  prcgiudizi. 


(1)  lo  volenlieri  non  parlo  delle  terribili  ed  impiidcnli  accuse 
state  lanciate  alia  vaccinia  dal  signor  Verde-Delisle  nella  sua  ope- 
retta poilanle  il  lilolo  Delia  dcgenei-azione  fisica  e  morale  della 
sjiecie  tinunia  delerminata  dalla  Tacciiiia.  Le  strane  dottrine  in  essa 
sostenute  lianno  eccitato  I'indignazione  di  tutli  i  medici,  i  quali  le 
hanno  ripulate  come  un  complesso  di  deliiii  d'  una  mente  traviata 
ed  in  aberrazione.  Dio  lo  perdonil  — 11  Dotlor  Burgijraeve  Prof,  di 
Clinica  chiiurgica  all'Universita  di  Gaud,  non  e  guari  lia  mirabilmcntft 
difeso  riinmortale  scoverta  d'Jcnner  dando  alia  luce  una  sua  pic- 
cola  opera  sotlo  il  litolo  La  vaccinia  vendicaia,  in  cui  gagliarda- 
niente  si  fa  a  confutare  uno  per  uno  tulti  gl'insensati  argomenti 
del  Verde-Delisle.  Che  s' abbia  gloria  ed  onore  perenne!  (Verf.  il 
Severino —  Marzo  1SS6  ). 


—  93  — 

§m. 

Moiti  individui  creduti  vaccinal!  non  sono  affallo  lali, 
perclic  cssi  noD  hanno  suIjUo  la  vaccina  vera,  ma  sib- 
bciie  quclla  spuria;  sicclic  slandosi  iiella  fiducia  d'csse- 
re  |ircmuiiiti  dal  salularc  inncsto ,  fanno  poi  le  piii  alle 
nicraviglie  e  Irasmodaiio  in  accuse  impudenli  conlro  1'  c- 
roica  viilu  di  esso,  so  per  avventura,  in  tempo  d' una 
doniinanle  cosliluzione  vajolosa ,  soggiacessero  a  quesla 
malelica  influenza.  Or  da  cio  risulta,  chc  tulli  cosloro  si 
rilrovano  nelio  slesso  stalo  di  quelle  pcrsouc  non  slate 
niai  vaccinate;  giacche  e  da  lutli  conosciuto  die  la  loc- 
cina  spuria  non  possicde  affatto  alcuna  proprieta  preser- 
vatiice  conlro  il  vajolo;  onde  queslo  non  trovando  nessuna 
difesa  die  possa  resislcre  a'  suoi  altacdii,  nessuna  forza 
die,  per  cosi  dire,  reagisca  alia  sua  ferocia,  deve  pro- 
durre  gii  slessi  eirelli  micidiali  propri  alia  sua  trista 
nalura. 

Per  ovviare  inlanlo  a  si  grande  inconvenienle  e  non 
incorrcre  spesso  in  si  grave  inganno ,  bisognerebbe  cbe 
i  Vaccinalori  con  la  massima  diliifcnza  esaminassero  i 
loro  vaccinali  per  rinliero  corso  della  vaccina;  ed  os- 
servando  atlcnlamenle  tutli  i  caralteri  die  distinguono 
la  vera  dalla  spuria,  non  abbandonarii,  come  pur  Irop- 
po  sovente  d'  alcuni  suol  pralicarsi ,  dopo  1'  islanle  della 
cseguita  inoculazione  ,  senz'  aver  riguardo  al  modo  di  de- 
correrc  cd  aH'aspello  della  puslola  ,  scnz'occuparsi  de- 
gli  speciali  risullamcnti  avvcnire,  scnza  verificarne  insom- 
nia i  succcssivi  fenomeni  sino  alia  fine. 

Dcscrivere  qui  i  caralteri  dilTerenziali  che  contrase- 
gnano  la  vera  e  la  falsa  jruslola  vaccinica,  non  scm- 
brami  ne  opportuno,  ne  confacente  al  mio  scopo;  nientre 
il'  altrondc  poi  sono  pur  Iroppo  noli  a  lulti  i  buoni  medi- 

Ain  ACC  VOL  XJll.  13 


—  94  — 

ci,  c  sarebbc  fare  iin  grave  torlo  a  quesli  die  slimo  qiiali 
miei  niaeslri.  Ma  mi  pcrdonino,  sc  insisteiido  seinprc  iiel 
mio  proponimcnlo,  rilorno  a  prcgarli  fervidanicnlc  per  lo 
bene  deH'umanila,  di  volcr  preslare  la  piii  accurala  as- 
siduila  cd  allenzione  a  liilli  coloro  cbe  solloporranno  al- 
1' iniieslo  Jenneriano ,  affin  d'osscrvare  lo  sviluppo,  il 
corso,  le  fasi  e  la  durala  inliera  della  puslola  che  sara 
per  manifeslarsi:  lalmcnlcclie  nel  caso  s'  avcssc  a  sof- 
frire  la  spuria  ,  riparando  al  nial  accadiilo  con  opcrare 
poco  dopo  la  novella  vaccinazionc,  s'  ovviasse  non  solo 
al  gran  danno  di  lasciare  alio  scoverlo  degli  assalli  del 
vajolo  iin  individuo  che  facilmenle  nc  polrebbe  soccomberc, 
ma  ben  anco  s'  eslingiiesse  in  lal  niodo  una  dellc  piit  fa- 
tali  sorgenli  dell' epidemic  di  queslo  morbo;  esscndo  la 
imperfella  vaccinazione  una  delle  prime  cause  che  gii  for- 
nisce  il  poler  dominanle. 

Si  e  da  gran  tempo  proclamalo  che,  in  ogni  ar- 
gomenlo  scienliGco  imporlanle ,  quando  insorgano  dubbi 
ed  incerlezze,  quando  si  presenlino  quislioni  gravi  a  di- 
sculere  ,  per  dissipare  1' une  e  risolvere  1'  allre,  sarebbe 
necessario  ricorrere  loslo  al  melodo  sperimentale ,  ed 
ascollare  i  voti  di  queslo  gran  Iribunale  dclla  verila.  Tale 
rigoroso  precello  e  slalo  poslo  in  pralica  nella  quislione 
che  dobbiam  esaminare  sulla  degenerazionc  del  virus  vac- 
cinico,  e  questo  Iribunale  ha  gia  eniesso  il  suo  volo  in- 
fallibile ,  dichiarando  ch'  esso  per  il  suo  Irasporlo  dalla 
specie  bovina  all'umana,  per  il  suo  lungo  uso  c  per  le 
sue  Irasmissioni  successive  da  uonio  ad  uonio,  siasi  in  qual- 
che  modo  degenerato  dalle  sue  primitive  qualila,  e  sia 
scenialo  quindi  di  forza  preservaliva.  Lo  provano  infatti 
il  generale  dcterioramento  di  que'  felici  risultali  che  s'ol- 


—  93  — 

lennero  ncgli  anni  piu  vicinl  alia  sua  scopcria  ctl  alia 
sua  prima  inoculazionc ;  cioe,  la  maggior  frequcnza  del- 
r c|)i(l('mie  vajoloso  e  Ic  sliagi  maggiori  da  esse  cser- 
rilalc  su  pcrsono  vacciiiale,  a  misura  die  piii  ci  alloiila- 
niamo  da  qucsl'cpoca;  —  lo  provano  il  niigliorc  sviln|)po, 
la  niaggior  lloridczza  cd  altivila  della  jtuslola  vacciiiale, 
la  (liiTcrenza  nolahile  deiriiilioro  suo  corso  c  di  tuUi  i  fe- 
nomeiii  local!  c  gciierali  die  raccompngnano  e  la  sioguono 
sotlo  r  iiinoslo  del  cow-pox  originario ,  iu  confronio  a 
(juello  di  gia  lungaiiieiile  usalo;  —  lo  provano  in  fine  1' ana- 
logs con  allri  virus  gia  aiqiianlo  degenerali  (1),  le  |)iu 
diiigenli  osservazioni  e  Tespcrienze  conparalive  isliluile 
sopra  gli  slessi  soggelli  fra  il  novello  ed  il  vecdiio  vac- 
cino :  lalmcnleclie  la  degenerazione  di  quest' umore  e  or- 
niai  un  fallo  inconlraslahilmenle  slabililo  nclla  scienza.  Lo 
slcsso  Jenner,  a  cui  I'arle  della  vaccinazionc  deve  il  suo 
principio  ed  insieme  il  suo  peifezionamcnlo,  sin  d'allora 
lo  avea  riconosciulo  possihile;  e  ad  evilare  un  lal  dauuo, 
avca  consigliato  seniprc  come  una  necessila  il  suo  fre- 
quenle  rinnovanienlo.  Le  niolliplici  espcrienze  poi  non  e 
guari  isliluile  in  Fiancia  da'cclebri  espcrinicnlalori  Ma- 
gendie  e  Fiard,  non  die  quelle  falle  pria  per  ordine  del 
Governo  in  IJaviera,  e  poscia  in  Alcmagna,  in  Inghillcrra 
ed  in  Italia  d'  altri  dislinlissimi  medici,  lo  Iianno  gia  evi- 
denteniente  coulestalo  i^'l) :  c  se  e  pur  vcro  die  certc  al- 
Ire  esperienze  a  tal  uopo  lenlate  han  preleso  diraoslrare 


(1)  11  virus  sifilliliro,  il  peslilonziiile,  il  lebliroso,  cc.  par  siano 
alquanlo  (lejrenerali  od  indeholili  nello  proprie  forze  ,  per  aver  an- 
«or  ess!  col  liingo  andar  di  tempo  quasi  ccssato  daH'csercitar  quelle 
ficre  slragi  clie  i)riniilivamonte  cscrcitarono:  iriacclie  o  leggc  gene- 
rale,  come  molli  scriUori  gravissimi  e  resperieiiza  c' iiisegiiaiio,  clie 
i  contagi  liilli  di  mano  in  inano  dogenerano  ,  si  rciidono  piii  initi 
e  meno  funesli,  e  fin  anco  perdono  quasi  la  forza  di  propagarsi. 

(2)  Grisolle  op.  cil. 


—  9G  — 

UiUo  all'opposlo  (1),  cib  e  avvcnuto  a  cagion  del  falso 
melodo  in  esse  adopcralo,  e  perchJ;  ncll'  isliliiire  tali  prove 
si  parliva  dal  falso  principio  clic  il  vaccino  deiruomo,  se 
mai  fosse  degcncrato  ,  Irasporlalo  nclla  vacca  dovrebbe 
acquislare  piii  allivila  c  piii  energia :  epperb  scendcndo 
al  paragone  ,  non  essendosi  rinveniila  nessuna  nolabile 
differenza  Ira  i  due  virus ,  ma  sempre  effclli  siiiiili  ed 
idenlici ,  si  e  loslo  coiicbiuso  di  non  esislcrc  affallo  ve- 
run' allerazione ,  ed  essere  un  errore ,  un'assurdila,  una 
chimera  fantaslica  Y  asserirc  diversanicnle. 

Or  ,  siffallc  pigmee  espericnze  direlle ,  come  si  e 
dello  ,  da  un  falso  principio  ,  non  possono  rilenersi  in 
niuna  considerazione  nclla  prcscnle  grave  quislione ,  e 
non  dcbbon  avere  alcuna  imporlanza  scienlifica  :  giacche 
non  e  clie  il  vaccino  dell'  uomo  Irasporlalo  nclla  vacca 
puo  acquislare  una  novella  energia  ,  ma  la  vacca  rcnde 
sempre  queslo  (come  in  Francia  I'ha  provalo  Bousquet 
colle  sue  svariale  osservazioni  ),  lale  quale  le  si  e  inne- 
slalo  e  con  le  sue  slesse  indenliche  qualita,  cioeadire, 
ne  pill  ne  meno  allivo ;  onde  se  dcgencralo  era  il  virus 
inncslalole,  degcneralo  essa  pur  lo  rcnde. 

Frallanlo  ,  a  conforlo  della  mia  qualsiasi  opinione 
jnlorno  all'  allerazione  del  pus  vaccinico ,  mi  giova  rap- 
porlarvi  quanlo  ne  ha  scrillo  il  chiarissimo  Grisolle  nel 
suo  Traltato  elcmentare  e  pralico  di  imlologia  inter- 
na. Ecco  le  sue  parole: 

«  II  virus  vaccinico  si  e  degeneralo  dopo  Jenncr  ? 
((  — La  cosa  scmbrami  inconlraslabile. — Son  pochi  an- 
«  ni  che  il  sig.  Perdrcau  avendo  scoverlo  del  cow-pox 
«  su  d'  una  vacca  di  Passy,  il  sig.  Bousquet  lo  raccol- 
ft  se  ,  r  inoculo  sopra  un  braccio  d'  un  bambino ,  e  con 
«  r  anlico  vaccino  inoculo  il  braccio  opposto.  Or  di  quc- 

(1)  Reguleas.  La  vaccinia  alie  prove — Calania  184S. 


-97- 

«  sla  comparazione  ne  vcnne  a  risullare ,  chc  il  novello 
«  virus  riusciva  ovc  I'  allro  inancava:  il  prinio  tlava  pu- 
tt stole  pill  larghe,  piii  belle,  piii  luciile  e  suscilava  una 
«  inlianimazione  ed  una  fehbre  piii  forle.  Simili  esperien- 
«  zc  falle  in  Ingliillorra,  in  Alcniai'na,  in  Italia  c  ripe- 
«  tute  poclii  anni  sono  in  Francia  per  i  Sig.  Magendie 
a  c  Fiard  ,  lian  dnlo  i  mcdcsinii  rcsnilali.  La  vaccinia 
«  degenera  dunquc:  percio  ne  siogue  clic  debbasi,  come 
«  Jenner  sin  dal  sue  tempo  avcalo  consigliato,  rinnovare 
«   il  piu  spesso  possibile  (1)   ». 

II  giiulizio  d'uno  scrillore  di  lanlo  senno  e  di  tanla 
fania  merila  ogni  riguardo,  c  su  lal  soggelto  mi  dispeo- 
sa  d'insistere  in  ulteriori  argonicntazioni;  e  se  non  giun- 
ge  a  dissipare  i  dubbi  e  1'  incerlczze  dalla  menle  dcgli 
increduli,  e  segno  sicuro  cbe  in  loro  domini  un'  oslinata 
preoccupazione. 

Da  quel  chc  precede  adunque  si  pub  conchiudere  :  — 
Cbe  il  vacciiio  cssendo  degcncrato,  per  riacquistare  le  sue 

(1)  Brissct  sin  dul  1818  fu  il  primo  a  forniuiare  nellamenle  la 
(loHrina  delln  (leirenorazioiie  del  vaccino,  basandola  sopra  g\\  argo- 
iiionti  soguenti — II  miincro  de'ciisi  di  vajolo  do|)0  la  vaccina  aumenta  in 
propoi^ione  clie  aiimenla  il  nuiiiero  delle  !,'enerazioni  del  vaccino  ec. — 
I  fenoineni  locali  e  generali  prodotli  dairinoculazionc  del  cow-pox , 
0  d'un  vaccino  giovane,  sono  assai  piii  encrgici  di  (juelli  clie  de- 
tormina  rinotnlazione  d' nn  vaccino  die  gia  abbia  subilo  un  gran 
nunicro  di  trasinissioni — Le  cicalrici  cbe  succedono  all'  inoculazione 
del  cow-pox,  0  d'  un  vaccino  giovane,  sono  piii  logitlinie  di  quelle 
cbe  risullano  dall'  inoculazione  d'  un  vaccino  cbe  abbia  siibito  un 
gran  nuniero  di  Irasmissioni — Grindi\idui  stall  inoculali  col  cow-pox, 
sono  slati  ipiasi  tutli  completamcntc  preservali  dal  vajolo ,  ec.  Que- 
Sta  dollrina  e  adoUala  quasi  generalmente  In  Germania,  in  Ingbilterra 
in  Krancia  ed  anclie  oggi  in  Ilalia,  e  fra  I  suoi  seguaci  conla  Goe- 
lis.  Waller,  Kanscb,  J^cilcr,  AVollT.  Gregory,  Franqiie.  Meyer,  Lu- 
der?,  Mc'dicus,  Oegg,  Raiser,  IVaumann,  .Mcolai,  Fiard,  Bousquet, 
Slelinbrenner,  Drera,  Splnelll,  Terzacbi  ed  allri  innumerevoli.  (  Ved. 
Comp.  di  med.  prat.  Vol.  YIF,  pag.   1048  1049). 


—  98  — 

prlslinc  qualila  perdute,  richiede  indispensabilmente  il  rin- 
novainenlo,  c  qucslo,  ncl  senso  puro  dclla  parola ,  non 
devesi  e  non  puossi  alfallo  ollencre  col  Irasporlarlo  dal- 
r  uomo  alia  vacca  (  perclie  in  simil  guisa  invece  di  rin- 
novarsi,  esso  si  riproduce  c  si  Irasmelle  dall'  iino  all'al- 
tro  essere  senipre  con  carallcii  idenlici  a  se  stesso),  ma 
sibbene  con  allingerlo  dalla  vacca  niedcsima  ,  allorquando 
le  si  c  spontaneamciile  sviiuppalo.  Si,  il  mezzo  di  rigenc- 
razione  piu  semplice  e  piii  sicuro,  quello  clie  dev'cssere 
prcferilo  a  lulti  gli  allri,  il  solo  ncl  qnale  la  scienza  fino 
a  qucslo  giorno  puo  avcre  un'  inlicra  liducia  ,  consisle 
senza  dubbio  ncl  raccogliere  il  virus  da  vacclie  alTette 
sponlancamenle  o  per  conlagio  del  cow-jiox — Cosi  facen- 
do,  col  conservar  sempre  ncl  suo  slalo  inlcgro  cd  inal- 
lerabile  I'amor  vaccinale,  si  verrebbe  al  ccrlo  ad  cvilare 
una  fonle  non  lieve  nella  produzione  dcU'  epidemic  va- 
jolose.       ;,  ■'.  i        . 

■    -■ ■■.■;  :•  §  V.  '.fJ 

Rcpulando  sufficicnle  quanlo  bo  fin  qui  accennalo  re- 
lalivamcnte  alle  piii  conosciule  sorgenli  delle  epidemic 
vajolosc.  scendo  ora  aU'esamc  dclla /iJt;accma:;ione,  che 
forma  rargomcnlo  principale  del  mio  assunlo  ,  conside- 
randola  come  il  loio  piii  potcntc  mezzo  profilallico.  For- 
se  Ic  ragioni  cli'  esporro,  lemo  non  fossero  lanlo  sufficienli 
ed  cITicaci  da  slabilirc  con  tuUa  cerlczza  una  proposizio- 
uc  gencrale  :  quelle  peri)  cbc  avanzo  ,  non  sono  che  la 
conscgnenza  appunio  di  molli  falli  ,  i  quali  sono  caduti 
sollo  la  mia  osservazione  c  sollo  quella  di  lanl'  allri;  so- 
uo  insomnia  la  conscgucnza  di  cio  che  ormai  la  scienza 
per  opera  di  tanli  illusiri  profcssori  slranicri  ha  gia  sla- 
bililo  :  quindi  nc  lascio  il  giudizio  al  sano  crilcrio  ed  al 
sapere  di  voi  saggi  Accademici,  ed  alia  buona  fcde  di  lulli 
i  medici  imparziali.      ■;     ■■.    ;i^  .!../  .i,„  ,  .i.„.i  i    ...iio  ■ 


—  99  — 

E  pria  di  luUo  per  mia  discolpa  dcbbo  promeflcre, 
die  qiiaiilo  sarb  per  dire,  non  si  crcda  dirello  a  diserc- 
ditar  menoinanienle  la  propricia  preservalricc  che  Iia  la 
vaccina  sul  vajolo ,  ne  lainpoco  a  sfidiiciarla  ,  facendola 
credere  iiii  mezzo  pallialivo  c  fiililc  solainenle  ,  die 
qucslo  affallo,  Dio  mi  guardi !  iioii  inleiido  gia  io ;  ma 
anzi  liilli  i  miei  peiisieri  e  lulti  i  miei  voli  mirano  a  mag- 
giormenle  coiivalidare  ipiesla  sua  eroiea  virlu ,  opponeii- 
dola  come  per  sola,  siciira  e  gagliarda  difcsa  agli  assalli 
die  di  laiilo  in  tanlo  si  lenlano  fra  noi  dall'  idru  della 
Arabia.  ';    '< 

La  gravissima  qiiislione  della  rivaccinazionc  ha  da 
gran  tempo  suscilalo  forte  nimore  fra  !e  dissertazioni  dei 
mcdici,  ed  essa  sin  da!  1821  posla  all'ordine  del  giorno 
in  (lermaiiia,  in  Ingliilterra  ed  in  Francia,  e  slala  prin- 
cipalmenle  roggello  degli  sUidi  e  delle  occupazioni  della 
stampa  niedica  periodica ,  de'  Congrcssi  scientifici  c  delle 
jtiii  illustri  Accademie.  Lc  doilrine  a  la!  uopo  messe  in- 
nanzi  sono  slate  varic  e  conlradillorie,  ciascuna  delle 
quali,  al  solito,  lia  invocalo  in  suo  favore  I'ajulo  de'falli. 
II  claiiiore  delli;  lanle  vive  discussioni  e  le  svariale  opi- 
nioni  in  esse  agitate,  risvegliarono  I'allenzione  de'Gover- 
ni,  i  (piali  ben  loslo  intorv(!nnero  in  nome  della  salute  pu- 
biica.  Si  cliiamb  a  gindice  I'esperienza  ;  c  mcrce  I' opera 
di  quelle  supreme  aulorila  ed  i  lumi  coalizzati  di  molli 
sapienti ,  la  doltrina  della  rivaccinazionc  adotlala  e  mcs- 
sa  in  pratica  in  ])iii  luoglii,  e  slala  oggi  dall'  esperien- 
za  medesima  prodamata  sommamente  vantaggiosa.  Ma  pe- 
ro  |)er  moltissinii  medici  essa  e  ancora  oggetto  di  dubbi 
e  d'incertezze  ed  ha  bisogno  di  maggiore  dimoslrazione. 
In  laluni  luogiii  dell'  inlerno  di  Sicilia  specialnientc,  co- 
me in  tanl' ailre  conlradc,  conta  un  numero  considere- 
volc  di  zdaiiti  opposilori  ,  i  quali,  con  la  mente  ingom- 
bra  d'invccchiali  pregiudizi,  gagliardamenle  s'oslinano  a 


—  100  — 

negarne  I'ulilila;  e  quindi  fa  meslicri  convincerli  co'falti: 
perciocche  la  rivaccinazione,  come  ben  s'avvisa  un  dollo 
medico  slraniero,  e  essenzialmenle  una  quislione  d'osser- 
vazioni ,  di  falti,  di  stalislica.  —  Or,  sc  in  simil  modo  si 
perverra  a  dimoslrare,  ch'essa  ripara  non  solo  airinsuffi- 
cienza  ed  al  difello  di  preservazionc  vaccinale,  ma  be- 
nanco  rendc  inOnilanienle  piu  rari  i  casi  di  vajolo  dopo 
la  vaccina  ed  arresia  1'  epidemic  vajolose ;  se  tale  dimo- 
slrazione  sara  evidenle  ed  inconlroverlibilc  ,  la  quislione 
allora  non  sembra  dover  esser  deH'inluUo  risolula  e  decisa? 

E  pcrcio  cli'io  oggi,  innanzi  a  voi  o  Socii  meritis- 
simi  ,  vengo  a  riproporre  I'uso  generale  di  quesla  prali- 
ca  benefica  qual  unico  mezzo  proClaltieo  polenlissimo 
per  premunirc  perpetuanienle  le  popolazioni  dal  vajolo  , 
e  per  limitare  e  distruggere  ogni  fomile  di  future  epide- 
mic vajolose ;  e  brcvenienle  esaminando  le  fulili  asserzioni 
create  in  contrario  per  abbatterla,  cerchero  d'aggiungere 
talune  criliche  osservazioni  alle  tanle  brillantissime  gia  pos- 
sedule  dalla  scienza. 

La  rivaccinazione  adunque  si  e  repulala  e  da  mol- 
tissimi  fult'  ora  si  repula  come  un'  operazione  superflua , 
vana  e  fin  anco  dannosa: — vana,  perche,  dicouo  essi,  ii 
vaccino  ba  una  virlii  anlivaiolosa  perenne  ed  assolula ,  e 
per  conscguenza  di  nessun  pro  la  sua  ripelizione;  —  dan- 
nosa, pcrcbe  ollrc  di  gcncrar  vari  slali  palologici  nell'or- 
ganismo  umano,  essa  avrcbbe  poi  per  risullalo  d'indebo- 
lire  la  fiducia  non  abbaslanza  profonda  del  popolo  negli 
effelli  preservalivi  del  vaccino  medesinio. 

Se  il  vaccino,  soggiungono,  simile  a  tutti  i  principii 
conlagiosi,  possiede  la  forza  d'  annientare  perennemenle 
quella  naliva  susceltibilila  al  contagio  vaioloso  die  gli 
uomini  si  banno  acquislata  sin  da  cbe  son  venuti  alia  vita 
e  si  son  falti  abitalori  di  questo  pianeta ;  —  se  esso  in- 
nestalo   neH'organismo  umano  opera  il   prodigio  di   vin- 


—  101  — 

cere  ogni  sua  alliludine  a  conlrarre  il  vajolo,  e  per  cosi 
dire,  soslituendosi  a  queslo  ne  occupa  la  scde  per  noil 
ahhandonarla  mai  piu  e  j^arcnlirla  da  ogni  allacco  neini- 
co,  —  a  che  giovar  polrehbe  la  riproduzionc  dcirinneslo 
di  qucUo  slesso  virus,  il  (piale,  o  esistc  ancora  matcrial- 
nienlc  nell'  cconomia,  0[)pnre  nella  sua  prima  inoculazione 
ha  gia  prodollo  quel  dale  cfTollo  die  si  sperava  ;  vale  a 
dire,  ha  imprcsso  nell'  organisnio  vivenle  quella  spcciale 
niodilicazione  diiiamica  capacc  di  soffogare  in  esse  qna- 
lunque  susccUihilila  a  suhirc  I'arabo  maiorc  ? — Dell' al- 
tra  parlc,  sc  vorrebLcsi  adollare  una  lal  pralica,  il  po- 
])oIo  gia  pieno  di  duhbi  c  d'inccrlezze,  anzi  quasi  incre- 
dulo  ancoia  alia  virlii  della  vaccinia,  non  la  ricuserebbe 
deir  inlnllo,  e  non  mcllcrebbe  in  tal  modo  oslacoli  niag- 
giori  alia  sua  universale  propagazione? 

A  quesl'ultima  slrana  od  insensala  ragionc  io  non  ri- 
spondo,  pcrche  riprovala  dalla  scienza  e  dal  buon  senso, 
e  pcrche  sembranii  un  assurdo  il  credere,  che  la  Dducia 
del  popolo  possa  esserc  piii  profoiiduuienle  allcnuala  e 
comproniessa  da  una  simil  niisura  innocenlissireia,  e  non 
piulloslo  dallo  sviluppo  del  vajolo  ne'vaccinali.  Rispondo 
peri)  alia  prima,  che  credcsi  poteule,  con  I'analisi  di  la- 
luni  falli  osservali  nelic  scorse  epidemic  e  nella  presenle, 
e  con  I'esperienza ,  sola  maeslra  della  verila: — falti  ed 
esperienza  che  parlano  il  linguaggio  piii  cIo(|uenle  di  qua- 
luu([uc  sludiato  arlilicio  rclorico ,  che  vanuo  innanzi  ad 
ogni  leoria,  c  che  il  ragionamcnto  solo  con  i  suoi  sofi- 
smi  c  le  sue  solligliezzc  non  polrehbe  affallo  smcnlire  e 
dislrujjuere. 

Nel  corso  deH'cpidemia  vajolosa  rcgnala  in  Calania 
ucl  18i8-49,  le  ragazze  proielle  recluse  nell' Alhergo  di 
S.  Yincenzo  a  Paolo  uscirono  dallo  slabilinienlo  alliu  di 
Jfirsi  una  eaniminata  a  diporlo  per  la  cilia:  dope  pochi 
giorni  molle  di  esse  si  videro   quasi  ad  un  tempo  assa- 

ATTI  ACC.  VOL.  XIII.  li 


—  102  — 

lite  da  una  febbrc  che  manifcslava  lulli  i  fenomcni  d'una 
foric  angioleuica ,  e  sollo  qiiesrindicazioiic  diagnoslica 
fiirono  pcrcio  direlle  le  mire  Icrapculichc.  Ma  qual  fii  la 
sorpresa  del  medico  curaiilc  D.'  Carmelo  Russo  mio  zio 
c  mio  maeslro  qiuindo  al  Icrzo  giorno  della  malallia,  su 
la  faccia ,  sul  pello ,  su  le  avamliraccia  ed  in  segiiilo  su 
lutto  il  corpo  dellc  medcsime  si  appalesarono  un  gran  nu- 
mero  di  pnslolc,  le  quali  poi  moslraiono  lulli  i  scgai  spe- 
ciaii  del  vajolo  nalurale!  ....  Egli  era  sicuro  clie  lullc 
quelle  ragazze  fossero  stale  vaccinate,  pcrclie  ncllo  slabi- 
limenlo  non  se  ne  ammclle  alcuna,  senza  pria  prcsenlar  il 
corrispondenle  ccrlificalo  della  sofferla  inoculazionc  vaccini- 
ca.  Ma  r  esanlema  gii  offriva  senza  dnbbio  lulli  i  caralleri 
palognomonici  deirarabo  malore  (le  puslole  ombelicale,  la 
febbrc  secondaria,  lo  plialismo  ),  e  conlro  il  fatlo  ogn'in- 
cerlezza  svanisce,  e  quulnnque  opposla  preoccupazione , 
qualunquc  idea  prcconcepila  non  puo  mai  a  lungo  resi- 
slere  —  A  cbe  cosa  adunque  allribuirc  un  lal  avvcnimenlo? 
Facendo  meglio  piii  accurate  indagini,  quell' espcrlo 
medico  s'accorsc,  cbe  lulle  le  ragazze  infcrme  di  vajuolo 
oilrepassavano  il  sccondo  bistro,  e  cbe  ncssuna  di  piii  nii- 
nore  ela  n'cra  affella  (1).  Yide  di  piii  cbe,  cccelto  po- 


(1)  Vedi  a  queslo  proposito  it  Comp.  di  med.  prat.  de'Signori 
Detamberge,  Monnerct,  c  Fleury.  vol.  Ml,  pag.  1043  ove  si  Icgge, 
die  netle  epidemic  di  Fitadetfia  (1822-24),  della  Svezia  (  1823-25), 
di  Vicenza  (1825)  ,  il  vajuolo  altacc6  principalmcnte  gfindividui 
vaccinati  da  10,  o  12  aniii  ,  ec. —  «  Le  stnlisticlie  ,  leggcsi  a 
pag.  1046,  pubticate  nolle  diverse  parli  delt'Europa  dimosliaiio  in 
niodo  posilivo,  clie  jirima  del  nono  anno  di  vaccinazione  i  bambini 
di  rado  sono  alTelli  dal  vajolo,  e  quando  per  caso  lo  sono,  lo  esan- 
lema vajoloso  cli'essi  preseiilano,  il  piii  delle  voile  e  cosi  fugacc  clie 
appena  gli  si  puo  applicare  il  nome  di  vajolo.  Queste  medesinie  sta- 
tistiche  dimostrano  al  contrario  clie  il  vajuolo  altacca  di  prefcrenza 
coloro  vaccinati  da  10,  15,  20  anui,  e  cosi  di  seguilo  lino  a  c?0 
0  35  anni  j.       ,      ,,;  ,;>  ■>..■.   >  ,   ■;,.■•; 


.iir,^  ..ii;  •• 


—  103  — 

chissimi  casi,  il  morho  percorreva  i  suoi  nccessari  period! 
discrolamciilc  sino  alia  fine,  e  moslrnvasi  Ijonigno  e  mile. 

Per  occorrcre  a  laic  bisogiia  pciiso  dapprima  di 
mellere  in  opera  quelle  conosciiilc  misure  igieniclie  laiilo 
air  uopo  raccomandale,  alia  iiicglio  pero  adollabili  in  quel 
silo,  cioe,  la  soparazionc  dellc  inferme  dalle  sane ,  c  si- 
mili :  ma  conoscendo  lullo  vano  ,  e  clie  la  inalailia ,  sem- 
hrando  rilrovare  un  copioso  pascolo  alia  sua  ingordigia  , 
si  propagava  scmpre  I'un  di  piii  clie  I'allro,  aflin  di  op- 
porle  uii  liinile  piii  sicuro  opino  di  far  rivaccinare  gran 
parte  di  quelle  ragazze  piii  avanzale  negli  anni,  le  quali 
sino  a  quel  nionuMilo  rimnncvansi  immuni ;  e  con  sua  gran 
sorpresa  vide,  clie  in  iiiolli  fra  esse  la  vaccina  hen  si  ri- 
produsse  nell'inlierezza  de' suoi  veri  e  speciali  caralleri, 
in  alcnn'  allre  si  manifeslo  la  puslola  falsa  o  degcncrata 
segu'ila  da  una  piu  o  nieno  inlensa  reazione  fcbbrile  della 
durala  d' una  o  due  giorni ,  cd  in  allre,  senza  nulla  of- 
frirsi  d'iniporlanle,  Iraniie  d'una  leggiera  reazione  circo- 
latoria  non  senipre  coslanle ,  lullo  si  aborli  sul  nascere. 

Con  queslo  mezzo  eflicacissimo  sollanlo  riusci  egli 
a  restringcre  nolabilmenle  il  numero  delle  vajolose,  e  a 
garenlirne  molle  allre  cerlamcnlc  disposle  a  soffrirne  I'at- 
lacco;  come  ancora  riusci  in  breve  Icmpo  a  spegnere  in 
quel  luogo  un'  epidemia  die,  senza  di  esso,  Dio  sa  quauto 
avrebbe  perduralo  c  quanle  lorabe  discliiusc  (1). 

I 

(1)  II  vajolo,  (lire  Serres  nel  suo  rapporlo  sulla  vaccinazione 
fallo  airAccailcinia  di  nieiliciiia  di  Parigi,  essciidosi  sviluppato  nel 
Collcgio  di  Soroze,  allacco  10  aliinni ,  dc'qiiali  due  solamente  non 
eraiio  slali  vaccinali.  11  Direltore  fece  rivaccinare  tulli  gli  altri  clie 
orano  in  nunicro  di  300,  e  da  quel  momenlo  1'  epidemia  cesso  im- 
provvisamcnle.  iVel  niese  di  mairgio  183i,  il  vajuolo  regnava  a  Man- 
tova:  esso  penetro  nell'ospizio  de' Trovatelli  ,  de' quali  ne  riniasero 
aUaccati  12.  Furono  rivuccinali  gli  ailii  ch'  erano  in  munero  di  200, 
cd  il  contagio  s'  aireslo. 


—  101  — 

Ncl  principio  di  quesl'  ullima  epitlcniia,  di  cui  aii- 
cora  soffi'ianio  liillo  raiuaro,  nollo  slesso  Slabilimcnlo  dcllc 
projelle  scUcnaric  il  vajolo  si  e  sviluppalo  nuovamciile,  e 
in  esso  si  sono  osscrvati  i  foiiomcni  niedesimi  delli  per 
qiiella  del  1848  c  49,  cioe  ;  si  son  visle  quasi  escliisi- 
vamenle  eolpile  lalune  di  quelle  ragazzc  clic  nel  1848 
non  si  soUoposero  alia  rivaccinazione,  e  lal  allre  di  quelle 
clic,  allora  di  minor  ela,  or  gia  avevano  il  decennio  ol- 
Irepassalo:  e  perehe  Iroppo  lardi  si  venne  ad  adollare 
quell'energiea  niisura  della  rivaccinazione  dal  medico  rc- 
clamala  sin  dal  suo  primo  sviluppo,  il  morbo  vi  ha  fallo 
lunga  dimora  e  qualclie  villima. 

IVcssun  dubbio  puo  cadere  su  quesli  falli  chc,  as- 
sicurali  da  un  medico  si  esperlo  per  profonda  doUrina 
e  per  lunga  pralica  qual'  e  il  Russo,  hanno  lulli  i  requi- 
sili  della  cerlczza  e  della  vcrila,  e  non  polranno  venire  ne 
smenlili  ne  conlradclti. 

Inollre,  da  vari  medici  allenli  e  senza  ncssuna  pre- 
venzione  chc  con  la  niassiraa  scrupolosila  lullo  esaminano 
ed  analizzano ,  in  questa  medesima  epidcmia  furono  os- 
servali  molli  falli  analoghi,  cioe  ;  o  die  il  morbo  ailac- 
cava  bambini  e  fanciulli  non  ancor  vaccinal!,  oppurc  in- 
dividui  che  avevano  gia  scorso  il  decennio  —  Fu  osser- 
Talo,  chc  negli  uni  faceva  quasi  semprc  un  corso  perni- 
cioso  c  moslravasi  conflucnlissimo,  negli  allri  per  lo  piii 
percorreva  i  suoi  poriodi  hcnigno  c  mile — Fu  osscrvalo, 
chc  la  varicella  e  la  varioloide,  le  quali  in  quesl' epoca 
dominavano  insicme  al  vajuolo,  si  sviinppavano  solamenle 
in  lulli  coloro  slali  vaccinali — Fu  osservalo  in  fine,  che 
la  rivaccinazione  operata  in  mollissimi  individui  adniti,  o 
chc  almcno  s'avvicinavano  a  conqiicrc  il  secondo  luslro, 
era  quasi  semprc  seguila  dallo  sviluppo  regolare  della 
vaccina  vera  c  legiUima;  lenlala  in  individui  Iroppo  gio- 
vani  e  assai  minori  dell' ela  di  10  anni,  essa  o  rimancva 


—  105  — 

scnza  vcrun  cfFello ,  o  riproduccva  dellc  puslolc  sollo  la 
forma  falsa  e  rarameiilc  sollo  la  vera,  cd  in  quest'  ul- 
timo caso,  per  i  caiatleri  equivoci  prcsiMilali  dalle  cica- 
Irici  della  prima  inoculazione,  I'aceva  duhilare  di  avcrla  que- 
sla  |)rima  volla  suh'ila  spuria.  Clic  tramie  d' una  piii  o  mono 
intensa  llogosi  erisipclalosa  o  gonfianuMilo  sollerlo  al  hrac- 
cio  d'alcuni  individui  die  si  cbbero  la  vaccina  spuria, 
c  di  qualclie  Icggicra  reazione  circolaloria,  nuirallro  d'im- 
porlanle  fu  mai  osscrvalo  ne'molli  clie  si  sollomiscro  alia 
rivaccinazione — In  prova  di  cio  polrci  addurre  le  lante 
cspcrienze  od  osservazioiii  clic  in  quest'  anno  lio  avuto  I'a- 
i^io  di  fare,  come  ancora  per  convalidare  maggiormente 
le  inie,  polrci  rapporlarne  mollissime  di  allri  uicdici  csperli 
c  sennali.  Ma  mi  aslengo  di  lanto  dilungarmi,  poiclie  or- 
mai  son  cose  jiur  Iroppo  ovvie  cd  a  lulli  comuni. 

Da  quesli  lalli  coslanli  cd  invariabili  aduuquc  si  pos- 
sono  dcdurrc  Ic  seguenli  illazioni. 

1."  Clie  la  rivaccinazione  dovrassi  mcllcrc  in  opera 
in  lulli  gl' individui  die  lianiio  ollrepassalo  il  dccennio  (1), 
perdie  in  quesli  pare  die  la  vaccinia,  avendo  forsc  sol- 
tanlo  una  virtii  prescrvalricc  teniporanea,  piii  non  conser- 
vassc  la  sua  priniiliva  forza  ed  avcsse  pcrdulo  quasi  lutto 
il  suo  natural  vigore. 

Questa  proposizione  la  quale  per  talunl  a  prima  vi- 


(1)  lo  noil  ])r('toiulo  lissiirc  a  (|iiesr  epuca  detcrminala,  coslante 
ed  inviiiialiile  il  tormiiio  precise  in  cui  nell'organismo  umano  viene 
ad  esliiigiiersi  tolalinenle  oj^ni  prcservaliva  virtu  dclla  vaccinia,  c  per 
cui  deiilia  adoporarsi  la  rivaccinazione ;  ma  soltanfo,  avendo  rl- 
guarilo  ai  lanli  faiti  osscrvali .  ho  slaliilito  lal  poriodo  come  un  tcr- 
mine  medio  a|iprossinialivo,  il  quale,  (luanlnnqne  jiolrelibe  bene  in 
taluni  esser  |)iii  o  meno  breve,  o  piii  o  meno  limgo,  tnllavia  devc 
rilenersi  come  il  liniile  pii'i  probabilc  ollre  di  die  I'organismo,  re- 
slando  privo  d'ogni  _  guarenligia  aiilivajolosa  ,  risenlc  la  necessitJi 
del  novello  innesto.  K  prudcn/.a  (|uindi  di  non  far  mai  Iroppo  tra- 
scorrere  una  lal  epoca,  ma  lueglio  piuUoslo  prcvenirla. 


—  106  — 

sta  polrebbe  sembrar  destiluila  d'  ogni  solido  fondamenlo, 
ollre  d'essere  soslcnula  da' sopracilali  falli  (cioe,  die  il 
vajolo,  rispellando  gV  individui  vaccinali  di  recenle,  si  e 
sovenle  a  prefereiiza  mostralo  in  queili  vaccinali  d'  ela 
raaggiore  al  secondo  luslrO;  e  chc  la  rivaccinazione  si  e  ben 
riprodolla  in  mollissimi  di  essi ),  viene  appoggiala  ezian- 
dio  da  un  falto  Csiologico  che  si  succedc  in  Inlli  gli  es- 
seri  organizzali  vivenli,   e  dal  piii  logico  ragionaniento. 

Ed  al  ccrlo,  scnibra  cbe  la  faccenda  dovrebbc  cosi 
avvenire :  imperocche  la  Gsiologia  c' insegna,  come  I'cs- 
serc  aniniale  vivenle  per  le  continue  e  successive  mula- 
zioni  che  nel  corso  degli  anni  subisce  a  cagion  dello  svi- 
luppo  e  dclla  graduala  evoluzione  degli  organi  c  degli  ap- 
pareccbi,  in  conseguenza  del  loro  incessante  esercizio,  e 
di  Uilti  i  can£[iamenli  insonima  e  le  rivoluzioni  chc  sof- 
fre  per  Tela  soUo  la  perpelua  influenza  del  movinien- 
to  vitale  e  degli  atli  della  forza  impulsiva,  della  for- 
za  plastica  c  della  forza  eliminatrice  che  diriggono  le 
funzioni  nieravigliose  della  nulrizione  ,  delle  secrezioni , 
delle  cscrezioni  ed  esalazioni  niollo  altive  e  rapide  nella 
prima  cpoca  della  vita  estraulcrina, — quesl'essere,  io  di- 
ce, inollrandosi  al  secondo  luslro,  non  conserva  quasi  piii 
veruna  niolecola  antica,  perde  niolli  dementi,  ne  acqui- 
sta  degli  allri  pel  maggior  pcrfezionamenlo  del  suo  or- 
ganismo  ,  e  tutlo  in  csso  si  distrugge  ,  tulto  complela- 
menle  si  rinnovdla,  Quindi  nulla  di  nieraviglia,  se  atlesa 
qnesla  conlinua  e  sorda  azione  molecolare  elaboralrice  di 
coniposizione  e  di  decomposizione  die  si  csercila  neU'inli- 
ma  essenza  delle  parli  vivenli,  queslo  incessante  e  com- 
plete rinnovdlamenle ,  quesla  profonda  cd  universale  Ira- 
smutazionc  di  materia  e  di  niolecole  organiche ,  giunli 
a  quell'  ela  ,  si  venisse  in  nei  anche  a  pervcrlire  Icnla- 
menle,  e  per  fine  a  cessarc  dcirinlutlo,  quella  parlico- 
lare  modiflcazione  dinamico-Gsiologica  che  la  vaccinia  dis- 


—  107  — 

scminala  in  luUi  i  tcssuli  dclla  nostra  economia  con  la 
sua  iinpressione  spccilica  aveva  delcrmiiialo  ncllo  slalo 
priniilivo  dc'  solidi  e  do'  fluid! ,  modilicazione  die  proha- 
hilmcnle  cosliliiiscc  la  sua  propricla  prcservalrice  conlro 
il  vajolo. 

La  rcalila  di  (pioslo  fallo  vien  desunla  da'  fenomeni 
nicdcsimi  die  succedonsi  neirorgauisnio  vivenle,  anzi  n'e 
una  Icgillinia  coiiscgueiiza ,  e  vieiic  coni|trovaIa  pure  da 
tanli  esonipi  diiari  cd  inconcussi  ,  di  cui  sopra  ho  lallo 
nienzione,   i  quali  sono  respressionc  fedele  del  vcro. 

Vi  poi  sarebbe  iiiai  ])resuuiihile ,  die  menlre  ncli'or- 
ganisnio  solto  gli  alii  ddlc  forza  leslc  accennule  die  pre- 
siedono  alle  funzioni  vilali,  lullo  si  dislrugge  e  si  riuno- 
\ella  ;  —  incnlre  I'essere  auimale  nelle  fasi  della  sua  esi- 
sleiiza,  no!  corso  uoii  iiiai  inlerrollo,  rapido  e  veioce  della 
sua  Vila  die  si  aj)pressa  alia  niorle  ,  niostra  una  serie 
dj  continue  e  successive  melaniorfosi  cd  allerazioni ,  al- 
Icrazioni  organidie  o  fisidic  le  quali  potcnlonicnle  andie 
influiscono  su  Ic  variazioni  sensitive  ed  intellolluali  die 
in  ispecialila  osservansi  neH'uomo; — menlre  gli  spirili  vi- 
lali ancir  essi  ,  per  lanle  niclamorlbsi  e  variazioni  avve- 
nule  nella  composizione  cd  csscnza  della  trama  oruanica, 
SI  iiiodificaiio,  j)er  cosi  dire,  ndla  loro  forza  aninialrice  di 
rcazione ,  il  solo  virus  vaccinico  dovesse  rimaner  illeso 
cd  idenlico  pereiinenieiilc  deniro  I'organisnio,  senza  nulla 
perdere  della  sua  |)riniiliva  virlii,  senza  inline  scouiparire 
ed  aniiicnlarsi? — .Mi  pare  die  il  ragionainenlo  ed  i  fatli 
concorrano  a  dimoslrare  lullo  il  conlrario,  e  provarc  die, 
insicmc  al  pcrpeliio  riniiovellnnienlo  avvenulo  nella  niac- 
cliiiia  aniniale,  insienie  alia  perenue  dislruzionc  d'ogni  vec- 
chio  clemcnlo  organico,  si  dislruggesse  pariinenti  il  virus 
vaccinico  inoculalosi  nella  prima  ela,  e  seco  poco  a  poco 
qualunque  sua  cssenziale  e  dinamica  modificazione  im- 
pressa  aH'organismo  deH'csscrc  vivcnlc,  ciie  lo  faccva  cosi 


—  108  — 

resistere  airimpressionc  de'miasmi  vajolosi,  Sc  piii  non 
esislono  qiiegli  elcmcnli  i  quali  dalle  propricta  della  vac- 
cinia furono  dinamicanienle  modificati  in  modo  da  non  ri- 
senlire  1' infliienza  del  vajolo  , —  so  lullo  neH'organismo 
si  e  profondamcnte  rinnovellalo,  ncssuna  ragione  vi  sarebbe 
per  non  credere  scomparsa  insieme  ad  essi  ogni  acqui- 
stata  insuscellibilila  e  giiarenligia ,  perche  una  volla  di- 
slrnlli  gli  clemenli  modificali,  si  deve  distruggere  ezian- 
dio  la  loro  modificazione  (1j. 

Pero  non  in  tulli  gcneralmcnle  cio  avviene;  imper- 
ciocche  molli  sino  ad  un'cli«  assai  piu  avanznia  dal  de- 
ccnnio,  cd  anche  sino  alia  loro  vita  die  piio  finire  nella 
pill  tarda  veccliiezza,  conservano  ogn'inaltitudine  a  con- 
trarrc  questo  morbo  acquistala  per  opera  della  prima  vac- 
cinazione.  Ma  quest'  eccczioni  (  pur  troppo  anche  coniuni 
a  iiioltissinie  allrc  specifiche  nialallic  )  non  possono  an- 
nientare  il  fatio  assai  pin  frequente  c  quasi  gcnerale,  ,e 
non  possono  smenlire  Ic  tanle  osservazioni  diligenlenienle 
raccollc  da  niedici  probi  e  senz'alcuna  prcvcnzione,  os- 
servazioni le  quali,  concordi  pure  a  quelle  falte  in  Fran- 
cia  ed  allrove  da  Harder,  Ilcini,  Steimbrenner ,  Fiard, 
Bousquct,  Grcrsant,  Blache,  Serrcs,  Dezeimeris,  Hardy, 
c  d'altri  innumerevoli  (2),  sono  di  cosi  grave  imporlanza 

(1)  II  modo  d' a,;^irc  del  vaccino  per  preservare  t' iiomo  dal  va- 
jolo, e  uno  di  que'  misteri  clio  nello  slato  attuale  della  scienza  non 
ci  e  ancor  permcsso  di  ben  coinprendere  ,  poiclie  scappa  a  tiilti  i 
noslri  niezzi  fisici  d'  investigazione  ;  com'  e  mislero  pure  il  perche 
deir  azione  tcmporanea  o  della  cessazione  d'  ogni  sua  virlu  dentro 
I'organismo:  quiiidi  to  mie  idee  su  questo  riguardo,  debltono  rite- 
nersi  come  tcndenti  ad  acccnnar  sollanlo,  cosi  in  gcnerale  ,  1' esi- 
slenza  di  quesli  falli,  e  non  mai  I'intima  essenza  e  la  vera  natura 
di  quesli  falli  mcdesimi  ;  insomnia  come  delle  spiegazioni  leoreticlie 
clic  si  cercano  di  accomodare  a'fatti. 

(2)  P>a  gli  autori  clie  lianno  presentato  osservazioni  csalte  e 
poggiandosi  sopra  le  statisliche  puljlicale  nelle  diverse  parti  d'Eu- 


—  109  — 

da  polcre  ormai  slahilirc  come  leorica  fondamcntale  nella 
sciciiza,  ciie  la  vaccina  nori  possicde  die  una  virlii  pre- 
servalricc   Icnipoianea  e  liinilala ,    la  quale   gradalaniente 
s  indcljoliscc  e  cessa  d'csislerc  dopo  un    ccrlo  tempo,  e 
alhn  di  pranunirc  perennemcnle  gli  uomini  dal  vajuoio  , 
SI  ricluedc  di  nocessila  la  rivaccinazione  :   talmenteclie  la 
pralica    dcila  rivaccinazione  saiehhe  in  ultima  analisi  una 
conscguenza  del  liillo  necessaiia  della  tcmporancila  dclla 
virtu  piTservalrice  del  vaccino.   Or,    die    questo    I'ahhia 
tale,  e  un  fatto,  come  si  e  visto,  ben   comprovalo  dalla 
generale  frequenza  del  vajuoio  presso  i  soggelli  vaccinati 
d  una  ceria  ela  avanzala  ,    e    forma    gia   una  quislione  , 
direi  quasi  ,   complelamenle    risolula    in  mcdicina.    Dun- 
que  la  rivaccinazione  e  ipso  facto  essenzialmente   neces- 
Sana     c  deve  ammcttersi  come    una    pralica  generale  ed 
assolulamcnle  indispensabile  (1), 

II.  La  rivaccinazione  iuollre  e  sempre  ulilissima,  per- 

ropa  difomlono  la  doUrina  della  Icmporaneila  della  prescrvazione  vac- 
cinale,  do M.iamo  n.uiie  rnni.iMM.l.iT  Widln.r,  Enjreberg,  Sunderland, 
Grc;,rory  Udfcrs  Hufolmul,  Thompson,  Goindet,  Dufresne,  Bouillaud, 
Louis,  Douliie,  Chomel,  Gerdy,  Ureschet  cc. 

(!)_«  E  coslante  (cosi  conchiudono  gU  autori  del  Compendio) 
clie  la  rivaccinazione  pr;ilic;.la  dopo  il  14°  anno,  e  susseiruita  da  un 
successo  complelo  sopra  la  lerza  parte  de-i' individui  circa:  da  suc- 
cesso  incoinple(o  sopra  circa  la  q„,-,r(a  parte,  e  da  un  resullato  ne- 
?ativo  sopra  i  cin.|,.e  12- circa.  Tale  conclusione  e  basala  sopra 
cifre  cnorini,  delle  qnali  e  inipossibile  nei,'arne  il  valore  Ora  se  si 
vog lia  considerare  il  successo  della  rivaccinazione  come  prova  della 
Jinata  suscetlibilita  per  il  vajuoio,  la  rjuislione  c  i^ia  risolula  cc- 
h  diinostrato  rigorosaiiiente  da  slatislidie  iinponentiVhe,  per  un  certo 
nmnero  di  anni,  le  v.jolnidi.  e.l  anrho  i  vajuoli  conlluenti  niorlali, 
nticrirono  sopra  un  gran  numero  di  vaccinati.  0  questo  falto  si  deb- 
ba  attribuire  a  cio  die  la  prescrvazione  vaccinaic  non  sia  die  teni- 
poranea,  o  alia  degenerazione  del  vaccino.  o  a  false  vaccine,  o  al- 
uso  d.  virus  alteralo,  o  alia  distriizione  delle  pustule  vaccinal!  sotto 
I  inllucnza  di  circostanzc  accidenlali,  o  a  qualiinque  allra  causa,  cio 
poco  imporla  ;  a  noi  basta  di  lener  cunlo  del  falto  assoluto  ;. 


.*ITI  ACC.  VOL.  illl. 


lo 


—  110  — 

clie  cssa  sola  polrebbe  scrvire  qual  iinico  mezzo  di  prova 
infallil)ilc  per  isvelare  gl'  iiiganni  e  gli  errori  die  s'aves- 
sero  poluto  prendere  inlonio  al  gcnuino  carallcre  dclla 
vaccina  vera  e  quella  spuria ,  e  perclie  con  essa  unica- 
nienle  si  polrehhc  cvilarc  queslo  danno  gravissimo,  sonza 
cui  scmbrami  esserc  inevilabile.  Oiide,  ancbe  non  volen- 
dosi  ammetlere  la  leorica  che ,  insicme  alia  dislruzione  ed 
al  riiinovellamcnlo,  o  riproduzionc  sosliliiiliva,  mi  si  per- 
metla  1'  esprcssione,  di  lulli  gli  clcmcnli  organici,  avve- 
nuta  col  percnne  esercizio  c  movimcnlo  vilalc  e  con  il 
lungo  volgcr  degli  anni,  si  dislruggesse  del  pari  ogni  spe- 
ciale  modificazione  del  virus  vaccinico;  o  in  allri  Icrmini, 
che  la  preservazione  vaccinale  non  fosse  temporanea ,  ( lo 
die  si  farebbe  senz' alcuna  ben  fondata  ragione),  tulta- 
via  ripcto,  la  rivaccinazione  dovrebbesi  adotfare  come  pra- 
lica  benefica  ed  universale,  come  il  piu  sicuro  ed  infal- 
libile  rimedio  proprio  a  far  conoscere  gl'  inganni  della 
vaccina  spuria,  che  ben  di  sovcnle  si  succcdono  per  im- 
perizia  o  per  negligenza  de'  vaccinator!. 

III.  Sarebbe  a  dippiii  ulilissima  ,  perclie  come  un 
termomelro  ci  farebbe  conoscere  se  in  un  individuo  du- 
rassc  ancora  o  pur  no  quell' inaUiludine  agli  altacchi  va- 
jolosi  cli'  erasi  acquislala  per  opera  del  prime  inneslo  ; 
e  se  raai  questa  fosse  gia  cessata,  essa  rafforzandola  la 
preverrcbbe.  Senza  queslo  mezzo  proficuo  chi  mai  po- 
lrebbe conoscere,  e  come  meglio  si  polrebbe  scrulinare 
se  un  individuo,  malgrado  una  prima  regolarc  inocuiazio- 
ne  vaccinica,  sia  pur  suscellibilc  o  no  al  conlagio  di  quel 
male  ?  Chi  mai  saprebbe  misurar  sino  a  qual  tempo  ta- 
luno  possa  restar  insuscettibile  ed  acquistare  in  seguito 
quella  I'alale  disposizione?  ^n  ■  '         »" 

Qui  frallanlo  dobbiani  osservare : 

1.°  Che  nella  pralica  della  rivaccinazione,  allorquando 
un  individuo  serabri  moslrarsi  refrallario  alio  sviluppo  della 


—  Ill  — 

puslolii  vaccinalc,  iioii  hisogiia  loslo  credere  alia  sua  in- 
suscclliijiiilii,  e  dcsislcre  da  ogni  ulleriorc  tenlalivo;  ma 
come  iiclla  prima  iiioculazioiic  ,  fa  d'  iiopo  ripclere  per 
molle  liale  1  opciazione,  faccndo  seorrcrc  un  piii  o  iiicno 
lungo  elasso  di  lempo ;  lalclie  in  (piesli  casi  di  apparenlc 
insufccsso  ,  val  mei;lio  mollipiicarc  i  saggi  indefiiiiliva- 
meiilo  e  abhondiire  di  iilili  precauzioni,  invece  di  ripo- 
sarsi  in  un'  ambigua  sieurczza. 

2."  Che  hisogna  indislinlamenle  rivaccinare  lulli  gli 
individui  ,  senz'avcr  riguardo  all' aspello  dellc  cicalrici 
dclla  iirima  inocnlazione  ;  giacclie  quesle,  comunque  belle 
si  fossero  ,  non  indicano  mai,  come  si  prelende  da  la- 
Iniii,  uno  slalo  d' inalliludine  assolulo  ed  ancor  durcvole 
neirurganismo  (1). 

3."  Clie  lulle  Tela,  luUe  le  slagioni,  lulle  Ic  circo- 
slanze  dclla  vita,  sono  favorevoli  a  quest' operazione. 

4."  Che  scbbenc  il  vaccino  da  qualunqne  individiio 
s'allingcsso,  ollVa  sempre  la  medcsima  eilicacia  e  le  me- 
desime  identiclie  qualila,  tnttavolta  bisogna  sempre  rilrarlo 
da  individui  vigorosi  e  ben  costiluili  in  forma  salute:  poi- 
che  la  jiralica  giornalicra  c  le  spericnzc  falle  in  Francia 
da  iJousquct  hau  provalo  chc ,  presso  gl' individui  infer- 
micci  e  di  dei)ole  cosliluzionc,  il  virus  vcdesi  degenerare 
pill  jirontamcnic. 

5". "  Chc  lanlo  nclla  prima,  quanlo  nelle  ultcriori  vac- 
cinazioni,  fa  nieslieri  pralicare  su  diverse  parti  del  cor- 
po,  e  principalmenlc  in  anibo  le  braccia,  molte  punturc 
(  qualtro  o  cinque  almcno  sopra  ogni  braccio);  avcndo 
oggi  le   svariatc   osservazioni   ripelute  in    dlvcrsi   luoghi 

(1)  11  prof.  Gregory  erode,  clie  hi  perfelta  condizione  delle  pu- 
stolc  vacciniclie,  sia  un  segno  quasi  sicuro  per  non  leniersi  una  su- 
scellibilila  all"  infezione  del  vajolo.  lo  in  niolli  esenipi  ho  osservato 
insussistenle  la  tcorica  di  (piesto  doUo  scrillore,  per  cui  mi  credo 
nell'  ohbligo  di  porla  in  duhbio  per  schivarsene  gii  errori. 


—  H2  — 

della  GcriTiania  cfl  allrove  cviclcrilcmcnle  provalo,  c!ie 
I'azionc  profilallica  del  vaccino  e  fanto  piii  cciia  c  piii 
complcla,  qiianlo  inaggiorc  c  il  luinKM'o  dellc  puslolc,  c 
quanlo  piii  inlensa  e  la  fcbhrc  d'incubazionc  chc  si  su- 
scila  (1). 

Osscrvando  adunque  queslc  regolc  fondamonlali  nclla 
pratica  dclla  rivaccinazione,  s' avra  nella  medesinia  iin 
mezzo  sompiicc,  ma  eflicacissimo,  di  polcrsi  non  solo  ra- 
pidamonle  arreslarc  i  progressi  di  qualiinquc  epidemia  va- 
juolosa  sviluppalasi,  ma  cziandio  s'  avra  uii  mezzo  di  po- 
torsi  sicuramenlc  prevenire  (2).  Per  lo  clie  la  rivaccina- 
zione cosliluendo  la  piii  sicura  e  polenle  profilassi  di  qiic- 
sla  epidemico-conlagiosa  malallia,  dovrchhesi  adoUare  co- 
me misura  igicnica  universale,  principalmenle  negli  anni 
in  cui  domina  quclla  ccrla  cosliluzione  almosferica  vajo- 
losa,   della  quale  abbiam  sopra  cslesamenle  parlalo. 

Ed  in  vero,  qual  mezzo  piii  valevolc  cd  efficace  di 
cssa  vi  sarebbe  mai  per  porrc  un  liniilc  alia  funesla  dif- 
fusione  del  vajiiolo?  Le  misure  fin  ora  conosciule  ed  adol- 

(1)  Comp.  di  nied.  pral.  op.  cil.  Art.  Vaccina  pag.  1042. 

(2)  Serres  nel  suo  Rapporlo  su  la  vaccinazione  fallo  airAccade- 
mia  di  medicina  di  Parigi  dice,  clic  la  rivaccinazione  applicala  ali'ar- 
niata  prussiana  fine  dal  JS.'iS,  iia  cslirpato  quasi  inlieramonte  il  va- 
jolo;  perocclie  per  gli  anni  1836,  —  37,  —  38  e  39  la  media  dei 
casi  di  vajoioide  per  luUa  I'armata  non  fu   clic  di   noi'o   alVanno. 

Nel  Regno  di  Wurlemherg,  sopra  14384  niilitari  rivaccinali,  non 
s'  ebbe  in  cinqve  anni  die  vn  sola  caso  di  vajoioide  ,  e  nel  nie- 
desirno  spazio  di  tempo  non  s'ebbero  ad  osservare  clie  tre  casi  di 
questa  nialatlia  sopra  298C4  rivaccinali  civili. 

Somniando  quesli  divorsi  risuitali  abbianio  clie,  sopra  44258 
rivaccinali,  non  s'ebbero  in  cinque  anni,  die  qualtro  casi  di  va- 
juolo,  nientre  in  cinqne  anni  precedenti  s' erano  avuti  ne'vaccinati 
1056  casi  di  questa  malallia — Talclie  noi  concliiudiamo  con  lo  slesso 
Serres,  «  cbe  il  conlraslo  di  quesle  cifre  basla  esso  solo,  per  sla- 
te bilire  I'ulilila  delle  seconde  vaccinazioni,  le  quail  non  si  potreb- 
«  bero  mai  raccomandare  abbastanza  ».      , 


—  113  — 

lalo  sono  slnlo  sunicicnli  cd  nhbaslnnza  cnorgicho  per  im- 

|)(Mlire   i:il  dilViisione  ? e  possedoiulo  aiiclie  laiila  erier- 

g'la,   possoiisi  |)oi  iiilieramenlc  c  scrupolosainenle    osscr- 
vare  ? — 

Per  impcdiro  la  difTusiono  di  (pieslo  niorbo,  la  po- 
lizia  medica,  sogiieiido  il  vcccliio  sislcma  di  Fracasloro, 
ha  fin  ora  prcscritlo  coino  |)rcceUo  sacro  /'  isolamenlo, 
ossia  la  sopiiiazionc  doll'iiiferiiio  da'sani;  (piindi  giiar- 
dic,  cordoiii  saiiilnii,  lazzarctli ,  ospedall  e  qiiaraiileiie: 
ha  proscrillo  di  dislriiggerc  in  un  dalo  luogo  il  cadavcre 
do!  (lisgrazialo  vnjoloso,  e  qnaliuupio  avanzo  della  nialat- 
lia  sicssa ;  d'assoggcllare  griiifermi  cd  i  convalcscenli , 
gTinf'orniit'ri  c  g\'\  astaiili,  gli  ulcnsili,  le  abilazioni  e  le 
inlicre  faniiglio  a  (piclle  iiiisiire  cd  a  que'  process!  cosi 
delli  di  disiiileUazione,  incerli  ncl  loio  ulile  e  di  non  fa- 
cile esecuzionc.  Peri) ,  qneslc  cose  sono  slale  e  saraniio 
scmpre  di  nessuna  ulilita :  poiclie  faccndo  anclie  aslrazione 
dcila  diCrnsioiie  del  miasma  conlagioso  sino  ad  una  cerla 
dislanza  dal  ccnlro  deiriiifeziono  per  via  dell' aria  almo- 
sferica  ,  i  veicoli  della  Irasmissione  cd  i  mezzi  di  clan- 
dcslino  contallo  sono  pur  lrop[)0  inliiiili  e  spesso  inos- 
scrvali  cd  occuili  nel  popolo  ;  e  malgrado  le  piu  sagge 
disposizioni  de'magislrali  iiicaricali  a  vegliare  su  la  salute 
pubblica,  la  ncgligenza,  il  conlrabando,  rincrednlila,  I'ava- 
rizia,  la  ciipidigia  del  denaro  e  la  mala  fode  li  mollipli- 
cano  ad  ogni  j)asso,  c  cosi  il  niorbo  soUraendosi  ad  ogni 
niisura  d' isolanienlo,  non  polendosi  circoscrivere,  si  pro- 
paga  ad  immense  dislanze  e  diviene  fnneslo  a  molle  cilia 
e  ad  iuliere  nazioni — Aondimcno  (piand'anclic  colcsle  di- 
sposizioni polessero  esscrc  severanienlc  adempiule,  quan- 
d'anche,  io  dico,  avessero  I' elficacia  di  polcr  inlerrom- 
pere  repcnlinamenle  e  con  fermezza  qualunque  immedia- 
la  0  mediala  comunicaziono  de' sani  con  gl'infermi,  e 
con  Ic  persone    e   b;  cose   chc   furono  con   essi  a   per- 


—  114  — 

raancnlc  conlallo ,  pure  liillo  si  renderebbe  vano  e  di 
ncssuna  ulilila,  e  qualiinque  vigilanza  e  prccauzionc  ver- 
rcbbe  ad  cludersi;  perche  sussislcndo  senipre  In  niolti  in- 
dividui  del  popolo  qiiella  dclcrminala  susccUivila  o  predi- 
sposizione  organico-vilale,  c  quella  coniune  influenza  epi- 
deniica,  cosi  allora  i  niiasnii  conlagiosi  si  riacccndono  ad 
iin  tempo  in  molli  Inogiii,  e  ad  iin  tempo  indislinlamenle 
colpiscono  niollc  pcrsone. 

Or,  quando  nelia  rivaccinazione  s'avra  quel  mezzo 
supremo  semplicissimo  clie  vince  qnesti  foniili  nelia  loro 
sorgenle ,  pcrclie  vincendo  la  suscellibilitii  individuale , 
rende  del  pari  impolenle  ogni  miasma  ed  ogn'influeza 
epidemica ,  s'csiterebbe  forse  ad  abbracciarla? — si  di- 
rebbe  ancora  futile  e  damiosa?  —  si  preferirebbero  tulla- 
via  quelle  misure  palliative  ed  illusorie  fin  oggi  adoltate, 
a  fronle  di  questa  ch'e  la  piu  propria  e  la  piii  sicura? 

INon  fa  dubbio  cbe  in  materia  sanitaria  tutto  debba 
procedere  con  la  massima  circospezione ,  e  le  quistioni 
che  vi  si  rapportano,  debbano  cssere  discussc  con  sangue 
freddo  e  con  it  piii  ausloro  ragionaniento  lilosofico.  Le 
leggi  della  Polizia  medica  c  dell'Igicne  pubblica,  debbono 
cssere  direttc  da  una  saggia  esperienza  e  da  uno  spirito 
eminentemcnle  osservatore ;  poicbe  oltre  cbe  sono  della 
massima  imporlanza  al  viver  sociale  ed  alia  prosperita  dei 
popoli,  esse  ci  rivelano  il  grado  d'incivilimento  d'una  na- 
zione.  La  gran  quistione  del  conlagio  di  tanle  svariale  epi- 
demic, fin  ora  irresoluta ,  ba  dalo  campo  a  que'regola- 
nienti  ed  a  quelle  leggi  sanitarie  antisociali  basale  tutte 
sul  caduto  sistema  di  Fracasloro,  che  nelia  mira  di  pre- 
servare  un  paese  da  una  maiatlia ,  elevano  insormontabili 
barrierc  contro  le  popolazioni  e  Ic  societa ,  e  faniio  che 
si  relegassero  inutilmente  tanti  individui  soffercnti  nelle 
spaventevoli  cinle  de'lazzarctti. 

Eppure  per  talune  malattie  cib,    sine  ad  un   ccrlo 


—  Ha  — 

fifrado,  si  rcnderchlic  neccssaiio  cd  inevilahilc;  slanleche 
in  I'alto  di  salulc  jiuhMica  le  canlcle  c  Ic  prccauzioni  piii 
rigorosc  non  soiio  inai  riprovcvoli  —  Ma  qiiando  per  tali 
allre,  sifl'allc  loggi  si  i)Olrel)i)ero  evilarc ;  qiiando  con  la 
slrclta  osscrvaiiza  d'una  pialica  sempiicc  cd  iniiocua  se 
ne  pr(!V<'rrel)Ijc  sompic  lo  sviliippo ,  c  non  avcndosi  po- 
tulo  (picslo  impcdire,  se  nc  impedirclibc  di  coito  la  pro- 
pagazionc ;  quando  con  un  mezzo  iniiocenlissimo  sollanlo 
si  polrcbbc  soggiogare  la  ferocia  di  qualclie  niorbo  slcr- 
niinalorc  c  tcnibile,  c  per  seniprc  farlo  scomparire  dalla 
faccia  dclla  terra,  e  evidenlc  die  cio  sarebbe  d'una  im- 
mensa  ulilita,  cd  allora  si  potrebbe  dire,  un  lal  fatto  fls- 
sar  un'cpoca  memorabilc  ncgli  annali  dclla  civilizzazione. 
J^a  rivaccinazione  rclalivamenle  al  vajolo,  io  credo  se 
nial  non  giudico  ,  di  ben  adempiere  a  quest'  imporlantis- 
simo  obbietlo,  ed  cssa  univcrsalnicnle  accolla  ed  adollala, 
avra  il  vanlo  di  stabilire  quest'  era  fortunata  per  1'  unia- 
nilii  e  per  I' incivilimcnto  dcllc  nazioni — E  gia  cssa,  co- 
me la  pill  cncrgiea  niisura  d'igiene  piibblica,  c  stala  ac- 
ccltala  nolla  massima  parte  del  conlinenle  Europco  ;  c  gia 
nclia  Fraiicia  (I),  neU'lngliillorra,  neU'Alemagna,  nclla  l)a- 
nimarca,  nclla  Baviera,  nclla  Svczia,  nclia  Prussia  (2)  que- 

(1)  L'Accadomia  Realc  (Idle  scienze  di  Parigi  prometle  un  pre- 
mio  di  dieci  niiia  frandii  a  cokii  ciie  dara  la  soluzione  deile  cin- 
que (juislioiii  scgiicnli : 

I .  La  virlii  prcscrvatrice  della  vaccina  e  assoluta  o  tempora- 
nea  ?  —  2.  II  cow-pox  lia  una  virlu  prcs(!rvatrice  piu  ccria  e  piu 
pcrsistcntc  di  queiln  del  vacciiio  di  gia  impiejralo? — '.i.  Supponendo 
clie  la  (|ualila  |,i'eservalrice  dolla  vaccina  coll'  andar  del  tempo  s'  in- 
dehoiisce,  bisognerelibe  liiiiiovaila  ?...  e  con  (|ual  mezzo?  —  4.  LMn- 
tensilii  |)iii  o  nieno  graiide  de'  fenomcni  locali  della  vaccina  ha  qual- 
clie relazioiic  con  la  qualila  prescrvaliva  del  vajolo?— 5.  E  neces- 
sario  di  vuccinare  piu  voile  un  inedesimo  individuo?  —  nel  caso  af- 
fermalivo,  in  quanli  anni  bisogna  rivaccinare? 

(2)  NlI  1836,  nel  Regno  di  Daviera  fu  pubblicato  un  indirizzo 


—  116  — 

sla  pralica  riconosciula  bencfica  e  necessaria  si  va  gene- 
ralmenle  adollando  per  provcnire  o  per  comballcre  gli  as- 
salli  d'  iin  male  die  mislerioso  e  lerribile  fa  scempio  delle 
popolazioni;  come  ancora  essa  incomincia  ad  estendcrsi 
in  qualche  parte  d'  Italia.  —  Gli  annali  di  medicina  ci  con- 
tcslano  come  molle  epidemie  di  vajolo,  imperversaiido  an- 
che  presso  i  vaccinati  ,  sono  slate  ad  iin  Iralto  valida- 
menle  arreslale  per  l'  opera  sola  delia  rivaccinazione;  ed 
infalti ,  allorche  il  vajolo  infieri  nellc  armale  di  Prussia  , 
con  essa  fu  quasi  completanienle  spenio,  e  con  la  mede- 
sima,  adopcrala  come  metodo  generale,  si  spense  pur  quelle 
ch'  aveva  incominciato  a  devaslare  il  reame  del  Wurtem- 
berg(1).  Nel  collegio  di  Soreze  ed  a  Manlova  (1831)  nel- 
rOspizio  de'Trovalelli  lo  stesso  morbo  per  I'efficacia  di  que- 
slo  mezzo  generoso  cesso  improvvisamente.  Con  esso  i 
DD."  Roesch,  Elbe,  Dauer,  Kofer,  ne  arreslarono  varie 
epidemic  in  Gerniania  ;  e  in  simil  modo  vari  medici  de- 
bellarono  ancora  quelle  di  Ginevra  e  di  3Ial(a  (1832),  di 
Slramburg  (1836-37),  e  di  Nantes  fI844)  (2)  -Si  vor- 
ra  forse  lull'  ora  per  insani  pregiudizi  rigeltare  quesla 
unica  ancora  di  salule  che  ci  si  presenta  ,  c  privarci  di 
lanta  utile  misura  igienica?  Si  esitcra  piii  ad  abbracciarla 
ond'  essere  ancor  sempre  bistraltali  dal  piii  Ircmcndo  fla- 
gcllo  cbe  tormenla  il  genere  uniano?...Io  non  lo  credo — 
Gia  lulli  ne  abbiam  saggialo  i  lanti  escmpi,  e  sperinien- 
tato  i  salutari  effetti  —  Dando  adunque  una  Vvolta  alle 
prevenzioni,  a'  pregiudizi  ed  alle  false  dottrine ;  baudo  al 
prestigio  delle  opiuioni  e  delle  classiche  auloritjj;  in  fac- 

al  popolo,  net  quale  si  raccomandava  es'ordinava  a  tuUi  la  rivaccina- 
zione:—  net  1838  la  rivaccinazione  fu  resa  oblilijialoria  in  Prussia 
ed  in  Russia,  e  gia  una  simile  misura  era  stata  presa  in  Danimarca 
e  ne'  paesi  del  nord  dell'Europa  (Vcd.  Comp.  Art.  cit. ). 

(1)  drisolle,  op.  cit.  pag.  92.  •     ■-."".■ 

(2)  Couip.  di  med.  prat.  Vol.  VII;  pag.  1052. 


—  in  — 

cia  ill  fallo  ed  aH'ospcricnza  che,  come  la  luce  del  sole, 
viiicono  Ic  loncLrc  dclia  nolle,  i  sofismi  e  Ic  chiniere  deb- 
bono  allerrarsi  ;  e  specialnicnle  quando  la  quislione  vol- 
ge  sii  cose  di  pubblica  saliilc  e  del  bencsscre  delle  po- 
polazioni,  liillo  dcve  tacere,  e  lasciarsi  imperare  sollanlo 
la  ragione  e  la  verilii. 

REASSUNTO 

Riasstimeiulo  quanlo  bo  fin  qui  delto,  reslringo  lullo 
il  mio  assunlo  nelle  segucnli  proposizioni. 

1."  Che  r  epidemic  vajolose  doniinano  sovenle  nelle 
noslre  conlrade — 1"  percbe  i  niiasnii  conlagiosi  del  vajolo 
allaccali  a  vaii  oggclti ,  esislcndo  sempre  invisibili  in  Uilli 
que'  bioghi  in  cni  qualcbe  volla  s'  e  sviluppalo  ,  si  riac- 
cendono  e  si  diffundono  allorche  soppravvengono  cerle  spe- 
ciali  e  delerminalc  cosliUizinni  cosmirhc;  —  2"  perche  non 
da  Inlli  s'  alliiii'c  1'  inneslo  Jenneriano,  e  da  nioili  si  Ira- 
scurano  gl'  inganni  della  vaccina  spuria ;  e  quindi  mollis- 
simi  individiii  riniancndosi  sprovvisli  da  ogni  prevcnliva 
guareuligia  conlro  queslo  niorbo,  die  come  un  desliuo  fa- 
lale,  come  un  trislo  relaggio  sembra  allaccalo  alia  vita 
deir  uomo,  ne  vengono  colpili  ;  —  3"  perche  il  virus  vac- 
cinico  per  il  suo  Irasporlo  dnlla  specie  bovina  all'umana, 
per  il  suo  lungo  uso  e  |)er  Ic  sue  Irasinissioni  successive 
da  uomo  ad  uomo  ,  s'  e  ahpiaiilo  degeneralo  nelle  pro- 
prie  qualila  ,  e  non  s'  e  convenionlemenle  rinnovalo  ;  — 
4°  perch"  esso  inneslalo  ucli'orgaiiismo  animale,  dislrug- 
gendosi  col  perpeluo  movimenlo  vilale  e  col  volger  degli 
anni,  non  sembra  allro  die  un  preservalivo   lemporaneo. 

II."  (llic  per  vincersi  ncll' uomo  ogn"  nttiludine  a  cou- 
trarre  il  v.ijolo,  olire  di  doversi  sovenle  rigenerar  col  cow- 
pox  originario  il  virus  vaccinico,  e  indispensabile  neces- 

AITI    Ate.    VOL.    .Mil  16 


—  H8  — 

sila  adoprarsi  periodicanienle  in  ogni  decennio  la  rivac- 
cinazione. 

III."  Ch'essa,  a  prefereiiza  di  qualunquc  allra  ini- 
sura  igienica  fln  ora  conosciiila,  dovrebbesi  adoUare  co- 
me il  solo  mezzo  di  prova  che  la  scienza  possegga  per 
dislinguere  i  vaccinali  definilivamenle  preservati,  da  quelli 
non  inlieramenle  prcservali  ;  ed  allresi  come  il  piii  sicuro 
e  potente  mezzo  proGlallico  per  prevenire  od  arrestare  le 
epidemie  vajolose. 

Quando  quesle  verila  saranno  universalmente  cono- 
sciute  ed  universalmenle  accellale  ;  quando  i  medici  lulli 
deir  isola,  illuminati  da'  resultati  otlenuli  ncl  reslo  d'  Eu- 
ropa,  s'  avranno  in  cio  una  sola  ed  uniforme  opinione; 
quando  la  rivaccinazione  come  una  legge  d'igiene  pubblica, 
come  disciplina  sanitaria  s'adoltera  dal  noslro  Governo, 
e  si  riunira  al  nostro  Codice  di  Poliz\a  niedica  ;  quando 
i  magislrati  incaricali  a  vegliare  su  la  salute  de'  popoli, 
faranno  severameute  eseguire  quesla  benefica  niisura  di 
precauzione  ;  quando  in  fine  i  padri  di  faniiglia  ed  i  par- 
rochi ,  a  cui  e  aflidala  la  privata  e  pubblica  educazione 
morale,  faranno  coniprendere  alia  moltiludine  la  suprema 
ulilila  di  questa  pratica ,  facendola  conoscere  come  massi- 
ma  del  ben  essere  individuale  e  comune,  e  come  dovere 
sacro  ed  inviolabilc  verra  generalmente  abbracciata, — allo- 
ra  son  certo  che  il  vajolo,  non  ostantc  d' una  dominanle 
epidemica  influenza,  sara  reso  impolenle,  ed  arreslato  vit- 
loriosaniente  ne'suoi  primi  passi,  sara  discacciato  per  sem- 
prc  dalle  noslre  belle  conlrade. 


-/)'■•■•■!    lO"     t'"  .■      (  ;v  ti\[.     Ml 


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SILLA IJTILITA 


DI  II>A 


lillil  lll^LIJl 

UELLA 

^OMEACLATIRA  DEI  LIGAMEOTI 

PER 

SALVATORE  NICOLOSI  TIRRIZZI 

PROFESSORG  IIVTERINO  d'asATOJIIA   DESCRITTIVA  NEILA   R.    UNIVEnSlxi  DEGII   STVDJ 

DI    CATANIA 

LETTA 

aella  aeduta  ordiDoria  del  dl  g  Norembre  zS56 


e .  w  J  i.  I 


/./.I    Hi 


A  I.;  Ill 


vi'iuum  s"Mii3!Ji  ::r.^iVy?'i^ 


>i  ii  J/, 


.'.1.'..'  '.  M    111 


,,  ;i,  i.ij  .•..i,.i.iiT  I  iii'ii.- 


Won  vi  snrpl>be  (antA  coDfusIonc  nclle  dse,  fpialoM  si 
dotcrminassc  lucglio  il  significato    delle  pnrole. 
G.  B.  F.  Desccbet.  mcd.  delle  passioni. 


.Ill 


ii. 


kLLORCiiE  gli  uomini  di  gran  merilo  furoiio  spiiili  dal 
pcndio  dcirisliiilo  di  conoscero  se  slossi,  coiiiinciai-ono  a 
dirigere  le  prime  loro  riccrclic  alio  slahilimenlo  del  lin- 
giiaggio  analoniico  ,  per  cspriniere  i  caralleri  degli  ob- 
bicUi  the  si  prescntavaiio  ai  loro  sguardi  scrulinalori ,  aU 
Irinienli  sarehbero  riniasti  privi  di  cognizioni  in  siEfalte 
inaleric  ,  anzi  non  iie  avrehbero  rilrallo  che  oscuritii  c 
confnsione:  qiiindi  fu  loro  divisanienlo  crcare  lecnicbe  dc- 
nomiiiazioni.  In  cH'clli  imposero  alie  parii  del  corpo  umano 
dci  nomi  ricavali  or  dal  grcco,  or  dal  caldeo,  ed  or  dal 
lalino ,  scnza  niollo  occuparsi  sc  mai  tali  nomi  csprimes- 
scro  il  vero  signilicalo,  chc  si  desiderava  indicare:  il  per- 
chc  ripclo  con  il  signor  Uescurel:  «  non  vi  sarebbe  tanla 
conliisione  nellc  cose ,  qualora  si  delerminasse  meglio  il 
signilicalo  delle  parole  »  ;  c  a  lal'uopo  Uumeril ,  (Ihaus- 
sicr  ,  Siimmcring,  Dumas,  IJichal,  Cloqncl,  Grillo,  etc. 


—  122  — 

i  cui  nonii  son  chiari  abbaslanza  nclla  scienza,  comincia- 
rono  sill  d'  allora  a  rivolgcrsi  sopra  lullo  alia  riforma  dei 
nomi  per  essere  d'infinilo  vanlaggio  alia  scienza,  e  a  faci- 
lilarne  nel  lempo  sicsso  I'  inlcllii«'«nza  ,  e  a  prccisione 
dellc  idee. 

Alio  avviso  di  iin  tale  canibiamenlo  di  nomenclalura 
analomica  ,  uii  professorc  di  raro  merilo ,  in  tin  suo  di- 
scorso  analomico  cliiamo  i  neologisti  novi  Erosistrali  ,  e 
un  lale  giudizio  fu  applaudilo  dalla  maggioranza  della  fa- 
colla  medica ;  se  non  die  repularono  inulile  pericoloso  o 
nocivo  un  siffallo  canoianienlo  di  nomenclalura  c  fra  gii 
allri  il  celebie  Morgagni  ,  quando  scrisse :  si  nunc  es- 
sent  nomina  imponcnda,  non  dubilo  quin  plura  exco- 
(jilari  possent  vieliora,  el  cum  vero  mayis  congruen- 
lia ;  sell  praeslal  opinor,  verum  postea  animadversum 
docere,  vetera  autem,  et  usitala  nomina  rctinere.  (Epist. 
66,  n"  14.) 

So  pero  si  considera,  dice  il  sigtior  Dimidri,  quail 
altcnenze  csislono  Ira  le  parole  e  le  idee,  tra  il  linguag- 
gio  di  una  scienza  e  la  scienza  islessa  ;  se  si  riflelle  quan- 
lo  una  csalla  nomenclalura  facilili  1'  intclligenza  c  la  ri- 
tenzione  delle  idee  ,  e  quanlo  una  viziosa  la  confonda  ; 
quanlo  ha  giovalo  alia  sloria  nalurale,  ed  alia  chimica  so- 
pralulto,  r  adoperare  una  nomenclalura  Glosofica,  non  si 
sapra  niai  desidcrare  abbaslanza  chc  la  nomenclalura  ana- 
lomica venisse  depura  di  ogni  nome  erroneo,  o  arbilrario, 
per  mellere  le  sue  voci  in  un  cliiaro  ed  esallo  accordo 
con  cli  Oifnetli  chc  debbono  indicarc. 

Ma  quale  e  slala  mai  I'  opera  di  quesli  insigni  ana- 
tomic!?—  Quella  sollanlo  di  aggiungere,  cangiare,  o  mo- 
diCcarc  ;  ed  hanno  a  lale  innovala  la  nomenclalura  ana- 
lomica, die  alcuni  crcdellero  doversi  queslo  cangiamenlo 
cslendcrc  al  lullo  :  allri  supposero  polersi  fondarc  la  scien- 
za sopra  nomi  inallerabili  e  cerli ;  e  dei  progelli  per  Qno 


-^  123  — 

si  fcccro  noil  nccoiici  iitl  effolliiiirc  qiicsla  supposiziouc 
nicdcsima.  Or  qtiiiiiliiiKpic  ijiaiuli  fossiwo  slali  i  loro  sfor- 
zi  ,  lonenilo  scnipri;  in  niira  la  pcil'dziono  dclia  sciciiza , 
tullavolla  non  valscro  a  rciidcre  conciso  cd  esallo  il  iin- 
gnagij;io  aiiatomico,  non  niodidcarono  Inlli  i  sislcnii,  non 
riforiiKiroiH)  dell' iniiiiciiso  niiincro  di  jjarli  ciic  olTre  I'or- 
ifaiii.siiio  ,  se  non  una  liniilala  porzioiio  dei  nonii  harhari 
c  viziosi  die  Iraggono  origiiic  da  varic  lingue,  c  doi  quali 
al)l)oiida  1' aiiatomia.  Cosi  cssendo,  concliiusc  Biclial,  die 
la  riluinin  dolla  noniciiclaliira  aiialoniica  dchha  csscrc  il 
travaglio  dolhi  accadomic  ,  da|)[)uiciic  un  solo  gonio  non 
polrii  giammai  arrivarvi  ,  cd  un  dalo  nuinero  di  iiomini 
soilanio  ])Olraiino  imprciidcM'lo  c  compirlo. 

Or  ii  mio  divisamcnlo  solloporre  a  qneslo  scicnliflco 
Congrosso  quanlo  debolmcnlc  io  pcnso  su  la!  siibjelto. 
Per  lo  die,  inlerlcnendomi  seniprc  in  quei  iiiiiiti  segnati 
dai  neologisli ,  mi  propongo  di  niodificarc  solo  i  iioini  dei 
ligamonli ;  i  quali  sciilo  spcsso  cliiamarc  or  dai  loro  punli 
di  allacco  ,  or  dai  silo  ,  or  dai  colorilo,  or  dalla  dire- 
zionc,  or  dalla  grandonza,  cd  or  finalnienle  dalla  ligura; 
nomi  lulli  insullicicnli  da  se  soli  ad  cspriniere  la  cosa 
che  si  desidera  conoscere  sciiza  il  soccorso  della  dcscri- 
zione  della  slcssa  ;  inenlre  la  nuova  sinoniinia  die  pro- 
pongo mi  pare  di  indicarc  1'  idea  compiula  ed  esalta. 

In  qucsla  riforma  di  nomeiiclatura  preiido  di  mira 
gli  allacclii  in  (pid  modo  die  fecero  i  neologisli  nella 
riforma  della  iioniciulalura  de'muscoli,  essendo  piu  age- 
vole  e  pill  vanlaggiosa  all'  ajjprcndimenlo. 

Prcniessc  quesle  idee,  passo  ora  a  cousiderare  i  li- 
gamcnli  nelle  diverse  arlicolazioni  ,  a  cilare  i  nomi  iisi- 
tali  dagli  aulori,  e  ad  aggiungervi  quclli  die  io  inlcndo 
proporre. 


1,111' 


—  124  — 
AIITICOLO  I. 

ARTICOLAZIONE    TEMPORO-MASCELIAIIE 


In  quest'  arlicolazione  si  considcrano  Ire  ligamenli  , 
cioe:  il  lii!;ciincnlo  laterale  eslcnio,  lalcrale  inlcrno ,  c  sli- 
lo-inascillnre. 

II  ligamenlo  lalcrale  eslerno  (1)  sarehbe  meglio  chia- 
marsi  zujomalo-colU-musccllare ,  imiicaiulo  i  siioi  punli 
(li  allacco.  e  ([iicl  ligameiilo  die  |)er  la  sua  cslreinila  su- 
periore  si  ailacca  aH'apofisi  zigomalica  del  leinporale,  e 
per  la  eslrcinila  iiiferiore,  al  collo  della  inascella  iiiferiore. 
II  liganienlo  lalcrale  inleriio  (2)  siccnmc  si  Icga  in  alio 
aH'apolisi  spiiiosa  dello  sfenoide,  ed  in  basso  alia  lin- 
guelta  ossea  dell'  orificio  posleriore  del  canaie  dentario 
della  mascella  inferiore,  propongo  cliiaiiiarsi  di  spini-sfeno- 
foro  masccUare.  II  liganienlo  slilo-niasceilare  (3)  inse- 
rilo  per  la  eslremila  superiore  all'  apofisi  sliloidea  del 
temporale,  e  qnclla  inferiore  all'  angolo  della  mascella  in- 
feriore ,  sarei  di  parcre  cliianiarsi  di  slilo-angoli-ma- 
scellare. 
,,■  ■  ,.,,.,      V.  .  n     ■>   .    •:  ■:■'    .^    ••■       ^ 

(1)  Membrana  maxillae  arlicularis  Weitbrecii;  mcmbrana  arli- 
colare  della  mascella  Somhuhriivg;  laterale  eslerno  Boyer  e  Cloquet  ; 
fibroso  eslerno  Meckel;  ziiiomalo-  mascellare  Gorgoke. 

(2)  Lijramenlum  maxill.-c  laterale  WEniTB;  legamenlo  laterale  della 
mascella  Sojimerr;  laterale  inlerno  Dover  e  Cloquet;  libroso  interne 
Meckel;  sfeno-mascellare  Gorg. 

(3)  Legamento  slilo-mascellare  Boyer,  Cloqiet,  e  Gorgojie;  le- 
ganicnto  slilo-milo-ioideo  Meckel,  uneadolo  con  il  ligainenlo  stilo- 
ioideo. 


—  125  — 

APPENDICE    ALLE    AUTICOLAZIONI    DELIA    TESTA 

Arlicolazione  deW  osso  ioide  col  teniporale 

II  solo  ligamenlo  slilo-ioidco  (1)  esisle  in  qiicsl' ar- 
licolazione, clie  \o  vorrei  ciiianiare  liganienlu  piccolo-cor- 
no-stilo-ioiden,  Icncndo  piesenle  i  suoi  allacclii  in  alio 
air  aj)olisi  sliloidca  ilcl  Icniporale,  ed  in  basso  alle  pic- 
cole  corna  dell'  osso  ioide. 

ARTICOLO  11. 

ARTICOLAZIOINE    DEI.LA    COLONNA    VEIiTEBRALE. 
/.  ArUcolazioni  dei  corpi  deUn  vertebre. 

Tnlli  i  corpi  dellc  vcrlebre  sono  rassodali  da  due 
liganKMili  cioc:  anleriore  1'  uuo,   posleriore  1'  allro. 

II  ligamenlo  verlebialc  anleriore  (2)  lo  chiarno  con 
la  slessa  sinoniniia  di  SiimnuMring  cioe:  ligamento  ante- 
riorc  comuna  del  corpi  dalle  vcrlebre,  pcrclie  ci  nio- 
slra  cliiaraincnle  il  suo  allacco  alia  faccia  anleriore  di 
lulli  i  corpi  delle  verlcbrc,  cominciando  dalla  seconda  cer- 
vicale  al  cor[)0  della  prima  vcrlcbra  incomj)lcla  sacra. 

II  ligamenlo  verlebrale  posleriore  (3)  che  si  allacca 

(1)  Liganienliim  sospensoriuin  ossis  Iiyoidis  Weitb.  :  stilo-ioi- 
deo  Cinoi KT  e  ('iiirir.o>E. 

(2)  IJ,!,Min(Miliim  coiporiliiis  vertebrariim  conuinc  anteriiis  Weit.  ; 
legamcnlo  uiil(Mi()r(!  (:<iniiiiie  dt'i  corpi  ilelle  vurlL'bre,  ossiu  fascia 
loiii;ilii(liiia!c  anleriore  Sojni.  ;  leiiamenlo  vertehrale  comune  anle- 
riore  IJovEii  e  GoiiGO.\E  ;    Icgamonlo   vcrlel>rale    anleriore    .Meckel  e 

CtOQlET. 

(3)  Fascia  Inn^filiniinalis  poslica ,  sen  liiranienlnni  coninne  po- 
slerius  Wriin.  ;  fascia  longiluilinale  posleriore  delle  verlebre,    ossia 

ATTI    ACC.    VOL.    .\ni  11 


—  126  — 

con  la  sua  eslrcmila  siiperiorc  piii  larga  alia  gronda  ba- 
silare  e  parle  anteriorc  del  foro  occipitaie,  e  dal  liga- 
nicnlo  grondO'Occipilo-assi-ccrvicale  con  cui  s'inlreccia,  e 
die  per  I'allra  oslremila  iiiferiore  rislrellissinia  si  fissa 
alia  parle  posleriore  dci  corpi  dellc  verlebre  sacrc,  lo  no- 

iniiio  —  ligamenlo-foro-occiinto-corpo-verlebrale. 

-  \'.'  i  -1 

''""    '  2.  Arlicolazioni  degli  archi  delle  verlebre. 

•im 

Gli  archi  delle  verlebre  si  arlicolano  in  tre  piinli  di- 
versi ,  cioe  a  dire,  per  le  apofisi  arlicolari,  per  le  lainine, 
e  per  le  apolisi  spinose :  laondc  si  dislingnono  ligamenli 
per  le  apofisi  arlicolari,  per  le  lainine  c  per  le  upoBsi 
spinose. 

1  ligamenli  delle  apolisi  arlicolari  perrhe  si  allacca- 
no  in  alio  al  conlorno  dell' apofisi  arlicolare  della  verte- 
bra di  sopra,  ed  in  basso  alia  circonfcrenza  dell'  apofisi 
arlicolare  delta  verlebra  di  sollo ,  sono  slali  chiamnli  li- 
gamenli capsolari  (1);  ma  io  propongo  chiamarsi  di  cir- 
cum-apnfisi-arlicolari.  I  ligamenli  dellc  lamine  fissali  per 
i  loro  margini  superiori  ai  bordi  inferiori  e  fiicco  inlerne 
delle  lamine  delle  verlebre  di  sopra,  c  per  i  margini  in- 
feriori si  altaccano  ai  bordi  superiori  delle  facce  inlerne 
delle  lamine  delle  verlebre  di  sollo  ,  sono  slali  chiamali 
gialli  (2)  dal  lor  colorilo,   die  io  li  diianio  con  il  signor 

legamenlo  posleriore  coiniine  del  corpi  dellc  vertebre  Sohmerr.;  lega- 
nienlo  vcrlebrale  comune  posleriore  Dover  e  GoncojiE  ;  legamenlo 
vertebrale  posleriore  Meckel  e  Cloqiet. 

(1)  LigamenUim  capsulnre  processuum  oldiquoruni  Weit.  ;  lega- 
menlo dei  processi  obliqiii  delle  verlebre  Si'ni.n.  :  Icgamenli  capso- 
lari Boyer  e  Meckel;  fibre  legamenlose  Cloqiet;  ligaaienli  delle  I'ac- 
celte  arlicolari  Goroone. 

(2)  Ligamenla  cninim .  vel  arcmini  subflava,  sen  flava  Weit.  ; 
legamenti  subllavi  delle  verlebre  Soiim.:  ligamenli  gialli  Dover,  .Me- 
ckel e  Cloquet;  inlerlaniinari  Goucoise. 


—  127  — 


Gorgone  lej^amcnli  interlaminari.  Le  apofisi  spinose 
l)rcsenlano  due  onlini  di  li-amenli,  cioo  uno  superliciale 
I  allro  profondo.  I  ligamonli  siipoifici.ili  riiiamnli  snpra 
spinost  (!)  die  io  oso  chiainarli  j7</^'r,s;)mos/  super ficiali 
SI  allaccano  allc  sommila  delle  apolisi  spinose  delle  ver- 
lehre  dorsali  e  lombaii ,  in  niodo  da  roimaie  iin  li.-n- 
inenlo  solo.  ^ 

1  liyarnonli  profondi  deiti  mterspinosi  (2)  si  cslen- 
dono  daila  ladicc  delle  apofisi  spinose  fino  alle  vicinanze 
delle  ioro  sommila.  Qnclle  fibre  li-amenlose  die  si  al- 
taccano  alle  apofisi  Iraverse  delle  veilebre  del  dorse  e 
del  lomhi,  li  nominano  lUjamenli  mler-apofisi-tmsver- 
sali  (3).  ^   ' 

3.   Irticolazioni  delle  due  prime  vertcbre  fra  Ioro, 

os.sia  alloido-ussoidca. 

L'asse  e  Tallanlo  si  iiiiiscono  Ira  Ioro,  1"  per  la 
Ioro  pane  anleriore,  mcr.e  il  ligamenlo  alluido-assoi- 
(leo  (1-),  di  10  propongo  meglio  diiamarsi  allohlo-arco- 
corpo-o.ssnulco,  perdie  impianlasi  in  alio  al  inarn-inc  an- 
lenore  del  piccolo  arco  ddl'ailanle  e  discendendo  si  ar- 
resia  con  fissarsi  alia  parte  onlcriore  del  corpo  della  se- 
conda  verlebra;  2"  c  per  la  Ioro  parle  posteriore  si  con- 

(1)  Lii-Minonla  qiK-is  apices   vorlobrarum  conneclunliir  Weitd  • 
opinenlo  per  mez/.o  .Icl  quale  ^en-ono  miili  ali   apiei    .leilc    ver' 

tebrc  feoMMEiui;  lijramc.nto  sopra-spinoso-dorso-l.Miii.are  I}ici.\r     e  (lo- 
Qiet;  sopra  spnioso  liovEii;   sripra-siiinosi  r.oiir.OAE. 

(2)  MemlM-ana    inler-spinales  WEirii.:    niembrana    inler-sninaie 
gZIom"""     '"""  '""'■"P'""*^  '^''^^'*'^'-;  interspinosi  Boteii,  Cloqiet  e 

(■'{)  I.iiramenla  recia  processuiini  Iransversaiinm  verleliraniin    "seii 

lebre  boMM.  ;  le^'aineiUi  inlei-dasveisali  .1|i.;kel  e  (ioRr.o>E 

orvT-  1    r'"'""*^,"'"""  ''•-•""•■"""  ""l,.i,lo-assoidiano  anieriore  Cto- 
QCET,  aUoido-assoideo  anieriore  Goiico.ae. 


—  128  — 

giungono  tra  loro  mediante  il  cosi  dcUo  ligamento  alloido 
ossideo  poslcriore  (1)  die  sarehbe  nieglio  cliiamarsi  li- 
gamento atloido-arco-lamina-ossoideo  perche  si  Gssa 
per  la  sua  eslremila  superiore  al  margine  inferiore  del 
grande  arco  dell'  allanle,  e  per  quella  inferiore  al  bordo 
superiore  della  lamina  deH'assc.  OUre  quesli  ligamenli 
e  la  fd)ro-carlilagine  inlervelcbrale  comunc  a  tuUe  le  ver- 
lebre,  si  osscrva  un  allro  ligamento,  die  per  il  modo 
della  sua  direzione  I'  banno  diianialo  trasverso  (2),  ed  io 
inlendo  cliiamarsi  ligamento  inter-masse-alloideo  perche 
si  atlacca  allc  scabrosila,  che  sono  nella  parle  interna 
delle  masse  lalerali  dell'  allanle,  estendendosi  trasvcrsal- 
mente  da  una  di  esse  al  punlo  oinonomo  dell' allro  lato, 
passando  dielro  1'  apofisi  odonloidea  e  formando  in  tal 
modo  col  piccolo  arco  dell'  allanle  stesso  una  specie  di 
anello  per  ruolare  sull'  anzidella  apofisi ;  iiicrce  di  un  al- 
lro fascio  fibroso  diviso  in  due  brancbe  dette  appendici, 
una  delle  quali  superiore  Gssata  in  alio  alia  parle  anle- 
riore  del  forame  occi|)ilale,  e  1'  allra  die  discende  dal 
mezzo  del  margine  inferiore  del  ligamento  inter-masse- 
atloideo,  e  va  ad  altaccarsi  alia  base  dell'  apofisi  odon- 
loidea, e  incrociando  cosi  il  ligamento  precedente,  ne  e 
venulo  il  nome  di  ligamento  crociato,  o  crociforme  e  da 
Goigone  cbianiato  atloido-assi-cervicale,  e  che  io  oserei 
chiamare  quesla  disposizione  di  ligamenli  ligamento-at- 
loido-foro-occipilo-ossoideo. 


(1)  Orbicolare  posteriore  Boyf.r;  ligamenlo  alloido-ossoidiano  po- 
steriore  Cloqiet;  alloido-ossideo  poslcriore  Gougone. 

(2)  Li|jfamentum  crucifonne  Maichart;  tigamenlum  allanlis  tran- 
sversum  Weitb.  ;  legamento  trasverso  SoM.n.  Boyeii  e  Cloqiet  ;  Ic- 
gamento  crociato  Meckel.  II  signor  Dimidri  propone  cliiamarsi  di  li- 
gamenli   comuni    interni    occipito-verlebraii  ;    alloido-assi-cervicale 

GORCOi'VE. 


-^129  — 
ARTICOLO  in. 

ARTICOLAZIONE    DELIA    TESTA    COLU    COLONNA    VERTEBRALE. 
/.  Articolazionc  occipito-atloid&a. 

L'  osso  occipilale  si  uiiisce  alia  verlebra  nllanle  ,  o 
prima   per  (Iik;  ligaincnli  aiilnrinifi  I'liiio,  poslcriore  i'allro. 

II  lii^anieiilo  occijiilo-alioidoo  aiileriorc  (I)  si  allacca 
c  a!  conlorno  aiilcriore  del  foranie  occipilale  ,  e  al  pic- 
colo arco  (leir  allanle  ,  die  sarohljc  incglio  cliiainarsi 
forn-occipito-arco-alloideo  anleviore.  II  ligamenlo  occi- 
jtilo-alloideo  poslcriore  (2),  fissalo  al  conlorno  |)oslcriore 
del  foranic  occipilale  al  grande  arco  della  prima  verte- 
bra ,  lo  cliiamo  foro-occipilo-arco-alloideo  posteriore. 

2.  Articolazione  grondo-occipito-assi-cervicale. 

In  qnesl'  arlicniazionc  mcdiala  vi  si  nolano  il  liga- 
raenlo  occipito-ossoideo,   ed  i  dne  odonloidei. 

II  legamenlo  occipilo-ossoideo  (U)  allaccasi  in  alto 
alia  gronda  hasilare  ,  cd  in  basso  al  corpo  della  lerza 
vertebra  cervicale  :  qnindi  dai  suoi  punli  di  altacco  de- 
vcsi  piuttoslo  cbiamare  li(jamento    (jrondo-occipilo-asse- 

(1)  Membrana  annuli  anlerioris  allanlis  Weitd.:  membrana  del- 
r  anelio  aiiteriorc  dcH'  allunte  SiiiiiiEiiiii.\G:  Meckel  lo  considora  co- 
me una  conlinuazionc  del  iig.iineiilo  vcrtebiule  anleriore,  e  cio  non 
ostanlc  gli  da  il  noinc  di  membrana  oUuratrice  anteriore;  ligamento 
anleriore  Boyer;  occipilo-atloideo  anteriore  Cloqiet  e  Goiico>e. 

(2)  Membrana  aimuli  poslerioris  allanlis  Weitd.:  ie.irameiilo  pro- 
prio  della  prima  vertebra  SiijiJiEim.;  membrana  ottiiri:trice  poslcriore 
Meckel;  lef,'amenlo  jiosleriore  itovErt;  occipito-alloideo  poslcriore  Clo- 
qiet e  GoucoNE. 

(3)  Apparatus  verlebrarum  colli  ligamcnlosus  Weitdrech  ;  ap- 
paralo  liijamentoso  delle  verlet)re  del  collo  SiJ.M.MEitRLXi ;  occipito-as- 
soideo  BicHAT  e  Clooiet  ;  zimarra  Icframentosa  Ira  la  testa  ,  e  le 
vcrlebrc  cervicali  Meckel;  occipito-assi-cervicale  Gosgose. 


—  130  — 

cervicale.  I  due  ligamenli  odonloidei  (1)  fissali  per  le 
loro  csliTmila  siiporiori  a  ciasciino  condilo  dell'  occipila- 
le  .  e  precisamenle  alle  scabrosila  esistenli  ne'  lali  inter- 
ni  di  ogni  condilo  deH'occipilale,  e  per  le  loro  eslreinila 
inferiori  vanno  ad  atlaecaisi  agli  infossaincnli  scabrosi  nei 
lali  deir  apice  deil'  apoDsi  odonloidea  ,  percio  sarebbero 
raeglio  cliiamarii  Ugamenti   odonto-occipilo-condiloidei. 

3.  Articolazione  occipito-cervicale. 

Un  solo  liganienlo  esiste  in  quest'  articolazione,  chia- 
malo  sopra  spinoso-cervicalc  (2)  ,  die  si  altacca  per  la 
sua  estremila  superiore  alia  cresta  occipilale  csterna  ,  e 
per  quella  inferiore  all'  apofisi  spinosa  della  seltima  ver- 
tebra cervicale  ,  cbc  penso  doversi  chianiare  Ugamento 
cresta-occipito-spini-cervicale. 

ARTIGOLO  IV. 

ARTICOLAZIONE    DEL    TOUACE,    OSSIA    DELLE    COSTOLE. 
/.  Articolazione  coslo-verlebrale. 

L'  articolazione  in  disamina  passa  dalle  due  faccelle 
delia  tesia  di  ciascbeduna  costola  alia  cavila  angolosa  for- 
mata  dalle  mezze  faccette  delle  due  vertebre  unite  insie- 
me :  due  ligainenti  rassodano  questa  uuione  ,  1'  uno  e  il 
raggianlc,  e  I'  altro  1'  inlcrarlicolare. 

II  ligainento  raggiante  (3)  si  atlacca  alia  testa  della 

(1)  Liiiamenla  epistropliffii,  sen  alaria  Mauciiaiit;  legamenli  ala- 
li,  0  lateriili  dolla  seconda  vRrlebra  cervicale  Sosihekiiinu,  Micckel  e 
BovEii:  li!;nmenli  odonloidei  Cloqi!!;?  p  Gorgone. 

(2)  LiL;ani('nluin  miciia; ,  seu  cervicis  Weitb.  ;  Icgamento  co- 
mune  eslerno  Ira  la  testa  e  le  vertebre  cervicali  Meckel;  sopra-spi- 
iioso-cervicale  IticiiAT,  e  Goiigo^e;  cervicale  su|)erficiale  Cloquet. 

(3)  liijiamenluin  capiluli  coslarum  Weitb.;  legamenlo  del  ca- 
pilello  dclle  cosle  Sojimerriing;  raggiato  Dover,  e  Cloqiet:  legamenli 
dei  capi  delle  costole  Meckel;  capi-coslo-vertebrale  GoBGoriE. 


—  131  — 

cosla,  c  passa  a  fissarsi  per  un  fascio  di  fibre  al  corpo 
della  vertebra  di  sopra ;  per  uii  allro  I'ascio  nl  corpo  dclla 
vertebra  di  sollo  ,  e  |)er  il  fascio  medio  alia  libro-carli- 
lagiiie  iiitervortcbralc.  Or  per  il  modo  come  si  deporlano 
qne.sle  fibre,  nc  e  veniilo  il  iiome  rai^jiiaiilc,  clie  sarebbe 
opporlniio  ( liiamarsi  litjunicnlo  ca/)/-c'o,s/f>-c«r/K>-/i7>/"o-rer- 
tehvalc.  II  liij;ameiilo  inlerarticolare  (1)  passa  dallu  cre- 
sta  della  lesla  della  cosla  alia  fibro-carlilagiiie  inlerarti- 
colare ;  per  ctii  oso  cliiamarlo  liyaineiUo  capi-cuslo-li- 
bro-veiifbiale. 

2.  Artkoluzionc-costo-verlebrale, 

I 

Le  farcelte  artic(dari  dclle  a|)ofisi  trasvcrse  dellc  ver- 
lelirc  dorsali  si  uniscono  alle  tiiberosila  dclle  cosloie  , 
Iraniie  pero  dell'  uiidecinia  e  diiodccima,  i  cui  parlicolari 
spettano  all'  aiiatomia  descrilliva. 

Quest'  arlicolazioiic  si  maiilienc  in  istrelta  nnione  mcr- 
cc  tre  iij;iimenli:  il  |)rinio  c  slato  ciiiamalo  coslo-lrasver- 
sale  posleriore  (2),  il  quale  altaccandosi  all'apicc  dell'a- 
pofisi  trasversa  |)er  una  parte  ,  e  per  1'  altra  diriiiendosi 
trasversalmeulc  inl'uori  va  ad  all.iccarsi  nella  porzione  non 
arlicolare  della  corrispondenle  tnberositii  della  cosla,  cd  io 
lo  cliianio  lujamcnlo  trasrersn-luhero-roslala.  II  secoiido 
ligamenlo  di  (picst'arlicolazione  e  slato  detio  coslo-trasver- 
sule  medio  (3),  che  per  il  modo  della  sua  inserzione  alia 

(\)  LiiiaiiKMito  inlerno  Dover  :  interarlicolare  Cloqiet  :  costo 
inlerarticoliire  Ciohgome. 

(2)  LiijamL'lUuin  Iransversariuin  externum  coslanim  Weitb.;  ie- 
gamciito  lra>v(TSO  esliTiio  dclle  cnsle  S(')M.MEr.iii.>G:  legaiiieiilo  Irasver- 
so  liovi.n:  liiiaiiieiili  Irasversaii  eslerni  ilclie  cosloie  Meckel  ;  coslo- 
trasvcrsale  [msleriore  Cluijiet  e  Goiigoae. 

(3;  Li^'ainciili  eslerni  dei  colli  dellc  cosloie  SiijiM.  e  JIeckel; 
llgaraenla  ccrvicis  coslaruin  exlerna,  coslo-lrasvcrsale  medio  liiciuT, 
Clouiet  e  GoJico.'VE. 


—  132  — 

faccia  anleriore  di  ciascuna  apofisi  Irasversa  alia  cosla 
corrispoiidenlc,  lo  lilolo  lifjamenlo  inler-lrasverso-tiibe- 
ro-costalc.  II  terzo  flnalinenlo  e  slato  conosciulo  solto  il 
nome  di  ligamcnlo  coslo  Irasversnle  infcriore  (1),  e  chc 
io  |)ci  suoi  allacclii  in  alio  al  marginc  inferiore  dell'  a- 
polisi  Irasversa  della  verlebra  sopraslaiilc  al  collo  della 
coslola  immediatainenle  solloposia,  lo  chiamo  Uyainenlo 
super-trasverso-colli-coslule. 

3.  Articolazione  carlilago-stemali. 

I  liganienii  di  quest' articolazione  sono  due:  anleriore 
I'uno,   posteriore  rallro. 

II  ligamento  carUlago-slernale  anleriore  (2)  si  al- 
lacca  alia  taccia  anleriore  deU'eslreinila  interna  della  car- 
lilagine  coslale  c  passando  con  Ic  sue  fibre  radiate  avanli 
I'arlicolazione ,  si  arresta  all'osso  slerno  infraslagiiandosi 
con  le  fibre  deU'onionoino  deU'altro  lato.  II  li"anieiito  car- 
tilago-slernale  posleriore  (3)  e  situalo  nella  faccia  poste- 
riore delio  sterno  c  delle  carliingini  coslali,  c  mono  spes- 
so  del  preccdente,  e  si  unisce  del  pari  alia  medesima  car- 
tilagine  irradiandosi  sulio  sterno. 

II    ligamento    cartilago-xifoidco    (4)    ch'  io    chiamo 

(1)  Ligainentum  transversariiim  internum  coslarum  Weitb.  ;  le- 
gamenlo  esterno  del  collo  delle  cosle  Sii.ii.ii.;  leiramenli  inlerni  dci 
colli  delle  coslole,  o  iegamenti  trasversali  inlerni  Meckel  ;  costo  tra- 
sversale  iiifeiiore    Biciiat  ,    Clooiiet    c  Gohgone  ;  costo   Irasversario 

BOYER. 

(2)  Ligamenta  cartilaginum  coslarum  AVeit.;  leganiento  delle  car- 
tilagini  delle  cosle  Soiti.n.;  leganiento  anleriore  dell'unione  delle  car- 
tilagiiii  colle  cosle  Boyer  e  Cloqiet;  raggianle  anleriore  Mf.ckel;  car- 
tilago  slernale  anleriore  Gorgoine. 

(;5)  Ligamento  posteriore  Boyer  e  Cloquet;  raggianle  posterio- 
re Meckel;  carlilago-slernale  posteriore  Goiigoive. 

(4)  Ligamenlum  carlilagiiiis  ensiformis  Weitb.;  legamcnli  del- 
I'osso  0  carlilagine  inferiore  dello  sterno  Sii.iniERRiKc;  coslo-xifoideo 
Cloqiet;  carlilago-xifoideo  Gorgone. 


—  133  — 

carlilafjO-costo-xlhldeo,  per  allaccarsi  alia  sollima  carli- 
lagine  coslale,  c  dirijuendosi  ol)bli(|iiaiiUMilc  in  denlro  ed 
ill  basso  va  ad  arrcslarsi  all'  ajtpi-iidicc  xifuidc. 

4.  Articolazioni  delle  cartilagini  Ira  loro. 

Qiiosli  carlilagini  soiio  rafrcriiiale  di  alnino  fibre  li- 
gamcnlosc  lo  qiiali  passano  dairmia  alTallra  cai  lihiiriiie,  c 
quiiuii  possianu)   chiamarle  lujamcnli-inler-carlilmjini. 

S.  Articolazioni  sternali. 

L'osso  slerno  per  la  sua  faccia  anleriorc  c  posle- 
riorc  conlicne  fibre  liiianionlosc  die  sono  slali  cliiamale 
ligamenli  slernuli  anlcriore,  e  posleriore  (1). 

ARTICOLO  V. 


ARTICOLAZIONI    DEL    BACINO. 

f.  Ardcolazione  sacro-rerlebrale. 

Quest' arlicolazione  e  analoga  a  quella  dcUc  verle- 
brc,  percbe  vi  si  scorgono  i  inezzi  die  soslciigoiio  i  suoi 
rapporii  aiialoglii  a  qiiei  della  «'()l()nna  verlebrale  ,  come 
tale  non  inerila  una  nuova  dcscrizioiie  ,  Iranue  il  liga- 
nicnlo  saci'o-vcrtebralc  (2)  cbe  s'  insoiiscc  in  alio  alia 
parte  inleriore  dell'  apofisi  trasversa  dell'  ultima  vertebra 
lombare,  ed  in  basso  si  attaica  alia  parte  supcriitre  del 
sacro  ;  per  cui  tencndo  presente   qucsla    disposizione    di 

(1)  Membrana  ossium  slerni  Weitbrkcii;  niembrana  slernale  an- 
lcriore 0  posleriore  Meckel;  sternali  anleriorc,  e  posleriore,  o  esterno 
ed  inlerno  Goihioae, 

(2)  Ligainenlinn  pelvis  anticum  inferiiis  Weitdr.;  legameiito  an- 
leriorc inferiore  della  pelvc  Sii.Mn.;  lef;anienlo  anleriorc  infciiore  Me- 
ckel; sacro-verlebrale  <'loqiet.  e  Gocoje;  ioterverlebrale  Bover. 

ATTI   ACC.    VOL.    XUI  l8  ' 


—  134  — 

allacchi  lo  chiamo  ligamento-sacro-veriebro-Tnargini-ira- 
sversale. 

2.  Arlicolazione  gacro-coccigea. 

Due  ligamenli  rnssodano  il  sacro  al  coccigc;  cioe 
il  sacro-coccigeo  anleriore,  ed  i!  posteriore. 

II  Ikjamento  sacro-coccigeo  anleriore  (1)  si  allac- 
ca  alia  parte  anleriore  del  sacro,  discendc  sopra  la  fac- 
cia  corrispoiulcnle  del  coecige. 

II  ligameiito  sacro-coccigeo,  posleriore  (2)  siccome  si 
fissa  ill  alio  al  conlorno  del  caiialc  sacro,  ed  in  basso  in- 
vade lulla  la  faccia  posleriore  del  coecige,  sarebbe  nie- 
glio  chianiarsi  ligamenlo  canale-sacrO'Coccigco. 

3.  Articolazione  sacro-iliaca. 

Si  scorgono  in  quest'  arlicolazione  cinque  forti  liga- 
menli, cioe  :  1."  Ligamenlo  sacro-sciatico  posteriore  (iJ) 
e  quel  ligamenlo  forle  ,  che  logasi  con  la  sua  cslremila 
superiore  assai  larga  alia  |)arle  piii  bassa  del  labbro  esler- 
no  della  crcsla  iliaca,  al  ligamento  sacro-laleri-spini-ilia' 
CO,  al  margine  ed  un  p6  alia  faccia  posleriore  del  sacro, 
ed  al  margine  e  parte  posleriore  della  parte  superiore  del 


(1)  Ligamenlum  ossium  coccigis  Weitb.;  Somjiehiiiivg  non  lo  con- 
sidera  coslanle  questo  ligamenlo,  come  allres'i  da  Boyeii;  non  vien 
descritto.  Meckel  Io  confonde  col  ligamenlo  anleriore  delle  vertebre, 
CiOQUET  e  (joiigone  lo  cliiamano  sacro-coccigeo  anleriore. 

(2)  Sacro  coccigeo  Boyeii;  sacro  coccigeo  posleriore  Cloquet  e 
Gokgone;  SiiiijiEiiitii>G  ollre  queslo  ligamento,  animelte  due  allri  ro- 
biisli  ligamenli,  die  parlono  dalle  corna  del  coecige,  e  si  fissano 
all'apice  del  sacro  a  cui  ci  ha  dato  i  nomi  di  ligamenli  posleriori 
brevi. 

(3)  Ligamentum  tubero-sacrum  sivc  sacro-iscliiaticum  Weitb.; 
legamcnlo  lubero-sacro  ,  ovvero  sacro-iscliialico  maggiorc  Sli.iiMEit- 
iiino;  Gran  ligamenlo  sacro  scialico  Boyeis;  Gran  legamenlo  pelvico 
posteriore  Meckel;  sacro-sciatico  posteriore,  Cloqiet  e  Gorgoke. 


—  135  — 

coccige  ;  mcnlre  con  la  eslrcmila  inferiore  assai  rislrella 
va  a  fissarsi  alia  lulicrositii  cleU'  iscliio,  or  da  quosli  dif- 
fcrciili  puiili  di  allacco  sarehbc  iiicyiio  cliiamarsi  liya- 
mcnlo  Uen-mcro-tuhero-ischiuticu. 

2.  Ligamcnlo  sacro-scialico  anlcriorc  (1)  e  quel  liga- 
meiilo  inciio  esleso  del  |)rec('donlc,  die  si  allacca  con  la 
sua  base,  coiifundcndosi  con  il  preccdenle,  al  mari^ine  del 
sacro ,  ed  an  p6  al  marginc  del  cocciijc ;  c  per  I'apjce 
si  fissa  alia  cinia  della  spina  iscliialica,  da  cio  sollopon- 
go  chiainarsi  liyamcnlo  sacro-spini-ischialico. 

3.  Ligamcnlo  sacro  s|)inoso  (2)  s'  impianla  in  alto 
alia  spina  snperiorc  e  posleiiore  dell' osso  iliaco ,  cd  in 
basso  lermine  sopra  Ic  parii  lalcrali  e  posleriori  del  sa- 
cro, sarei  d'  upinione  noiuinarsi  li(j(inie)ilu  sucro-kUeri- 
spini-Uiacn. 

4.  Ligamcnlo  sacro-iliaco  (3)  si  allacca  in  avanll 
alio  inecuat'linnzc  situate  dictro  la  faccia  auricolarc  del- 
r  osso  iliaco,  ed  in  dietro  alle  due  prime  cmincnze  della 
faccia  postcriorc  del  sacro,  cd  alio  spazio  tra  queste  cmi- 
ncnze, e  la  faccia  articolare  ch' e  piii  in  avanti,  ch'io  da- 
rei  la  sinonimia  di  auricolo-sucro-iliaco. 


(1)  Lijrnmonliim  spinnso-sarriirn.  sive  sacrum  iscliiaticuin  minus, 
sive  iulLTiiiiiii  \Vi;iT.:  Icj^aincnlo  sjiinoso  sacro,  ossia  sacro  iscliiati- 
co  minore  inlerno  Sii.MMEiiit.;  jjiccolo  Icgamcnlo  sacro- sciatico  Boyer; 
piccolo  Icganiciilo  pclvico  aiiluriore  Meckel;  sacio-fcialico  anteriorc 
Cloqiet  e  ^IOl!Co^E. 

(2)  Lij^aiiicnliHn  iiclvi?  poslicum,  sivo  ossis  ilci,  s.  siiptTficialc 
Weit.;  leganiciilo  iiDSlcriorc  liinL'o  ileirnspo  innomiiialo  Sii.ii^iERR.;  ie- 
paniciitn  sacio-iliaco  ir.fcriore  Itovcn  ;  iop:amenlo  pelvico  posteriore 
lunj,'o  Meckel;  sacro  spiuoso  Cloqiet  e  Cioiico.ve. 

(3)  Ligameiitum  pelvis,  s.  ilci  posliciim  breve  ,  s.  profundura 
Weitb.:  IcnaiDciilo  pnslcriore  Iirovo  (Icli' osso  innouiinain  SiniMEiin. ; 
sacro  iliaco  IJicmat  o  Cloqiet  ;  !('p:aiiiciito  pehico  posleriore  breve 
Meckel;  sacro-iliuco  pusteriore  GoitGONE. 


—  136  — 

5.  Finnlmcnle  ligamenio  sacro-iliaco  anteriore  (1) 
e  allaccalo  du  uii  canto  alia  base  del  sacro  cd  alia  parte 
anlcriore  dclla  sua  faccella  arlicolare  ,  e  dall'  allro  alia 
faccia  iiilenia  dell'osso  iliaco  iiel  davanii  dclla  faccia  ar- 
licolare. '   .V. 

4,  Arlicolazione  ileo-lombare  '■'■ 

Quest'  arlicolazione  non  si  avvera  per  contatlo  di  su- 
perficie  ossce,  ma  sibbene  Ira  le  ossa  iliaclie  e  I'  ullinia 
verlebia  lonibare  si  dislende  il  ligamenio  ileo-lombare  (2), 
cbe  sla  impianlalo  e  alia  cinia  deirapofisi  Irasvcrsa  del- 
I'ullima  vertebra  lombare  ,  e  alia  spina  iliaca  posleriore 
e  snperiore  ;  laonde  essendo  cosi  jissalo  alle  ossa  indi- 
cate, sarei  di  parcre  cbiamarsi  ligamenio  trasverso-ver- 
tebro-spini-iliaco. 

■  '  ■  "■■■■      ';  ij       S.  Arlicolazione  piibiana  (3)  -  .•:-.ri    I 

Due  linamenli  rassodano  quest'  arlicolazione  :  il  li- 
gamenio pubiiino  anlcriore  (4)  cbe  sarebbe  nieglio  cbia- 
marsi inlor-puhieo  anlcriore  percbe  passa  fra  le  parti 
anleriori  dei  due  pubi ;   ed  il  ligamenio  sotlo-|)ubiano  (S) 

(1)  Ligamenio  sacro-iliaco  anteriore  Gokgoise  ;  fascelti  Dbrosi 
Cloqiet. 

(2)  Li^iinionliim  pelvis  aniicum  inferiiis  Weitd.  :  legamento  an- 
teriore sii|icii(iii  (lelle  pclvi  Soiiiniuii.  ;  lii^aineiilo  pclvico  anteriore 
inferiore  JIeckel;   iloo-loniharc  Bicievt  ,  Cloqiet  e  ^lO^GOINE. 

(3)  Sjiupliyisis  ,  sen  conimissura  ossiiiin  piiliis  Weitb.  ;  sinGsi 
ossia  iMiione  delie  ossa  del  pnbe  So.iui.  ;    siiifisi  del  pube   Meckel; 

(i-)  V  diiiino  iinli'iiore  Iiiciiat,   Cloqiet  e  CoiicoivE. 

(■i)  Ligainculiiin  aiciiahuii  ossiiin  pubis  Mdlii-cnlioiin  ,  questo 
ligameiito  eil  il  prccedciile  sono  slali  da  alciiiii  aiialoiiiiti  confusi 
colla  rd)rocarlilagine  iiUerincdia  alle  due  ossa  del  |)id)e,  e  da  altri 
sono  descrilli  arlieolo  siiilisi  senza  designarii  con  mmii  particolari ; 
BiciuT,  Cloqiet  e  Goiigoke  lo  cliiumaiio,  sotlo  pubiano. 


—  1.37  — 

0  mcglio  inler-puhien  inferiore  per  allaccarsi  alia  parte 
superiore  oil  iiilcrna  ilellc   due    Ijranclie  di  quesl'  areata. 

6.  Appendico  allc  arlicokizioni  del  Ixicino 

Per  compierc  la  noiTieiiclaliiia  dcllo  arlicolazioni  del 
baciiio  lion  lesla  a  pnilaio  clie  del  ligamciilo  olluralo- 
re  (I),  il  quale  si  allacca  al  conloiiio  del  I'oianie  oUu- 
raloie  cImo  .soUonoiigo  cliiainarsi  li<rainonlo  maryini-fo- 
ro-otlunUore. 

ARTICOLO  VI.  '^ 

AimCOLAZIOM    DELLE    ESTREMITA    SlPERIORl 
/.  Arlicolazione  stcrno-clmicolare 

La  clavicola  vlone  rafFiTiiiala  per  la  sua  eslrcmila 
interna  niediaiile  qiiaHio  li^;imenli  ,  cioe  :  I.  lijjaniento 
sterno-clavicolare  aiileriore  {!),  legato  c  alia  parte  aiite- 
riore  della  testa  dclla  clavicola  ,  e  alia  parte  aiil(  riore 
dclla  circonferenza  della  cavila  corrispondenle  dollo  sler- 
no,  per  cui  io  ,  per  (|uesla  disposizioiie  di  allaeclii  clie 
presenta  il  liganiento  in  parola  ,  Io  chianio  capi-cleido- 
sternale-anlcriore  ;  2.  liganiento  sterno-clavicolare  po- 
steriore  (!{)  s'  inqiianta  per  una  sua  estreniita  alia  parte 

(t)  LiijiimonUim  scu  nicinbrana  oltliirans  fnraniinis  Tliyniidis 
ossiuni  cdXic  Wk.itii.  ;  ineinlHaiia  clic  alliira  il  I'oro  liioiili'o  di'lle 
ossu  innoriiiiiate  Sinpi.  ;  menibiana  olturalrice  JIkckel;  olluralore 
Cloqiet  e  GimGo>E. 

(2;  Coiini'xio  claviciilaB  cum  slerno  et  roslo  prima  Weitb.  ; 
unione  dclla  tlavic(da  C(dlo  slerno  c  colla  prima  cosla  So.iin.;  le- 
ganiento  lihroso  anlciidic  Meckel;  legamcnlo  anicriorc  deH'ailicola- 
zione  della  clavicola  collo  slerno  Boyeii;  slcrnoclavicolare  anleriore 
CtoyiET  e  GoncnsE. 

{'.\)  Le!,Minenlo  fdiroso  postcriorc  Meckel;  posteriore  dell'arti- 
colazione  dclla  clavicola  collo  slerno  Dover;  slerno-clavicolarc  poste- 
riore Cloqiet  e  Gougose. 


—  138  — 

posleriore  dclla  fesla  della  clavicola,  e  per  I'allra  si  fissa 
in  (liclro  della  circoiifeienza  della  cavila  dello  sleriio,  don- 
de  da  me  riceve  la  sinonimia  di  capi-deido-slcrnale-po- 
steriore  ;  3.  ligamenlo  coslo-clavicolare  (1)  s'inserisce  e 
alia  faccia  inferiore  della  clavicola  ,  e  alia  parle  interna 
e  superiore  della  carlilagine  della  prima  cosia  ,  die  sa- 
rebhe  meglio  chiamarsi  carlilafjo-deido-coskde ;  4.  Fi- 
nalmenle  ligamenlo  inlerclavicolare  (2)  si  eslende  da  una 
eslremila  interna  di  niia  clavicola  all'  allra,  ed  occupa  lo 
spazio  clic  quesle  due  ossa  lascian  fra  loro  ;  cosi  io  sot- 
topongo  chiamarsi  lujamcnlo  inler-capi-duvicolare. 

2.  Articolazione  scapolo — clavicolare 

In  quesla  unione  si  osservano  Ire  ligamenli,  cioe  1." 
acromion  —  clavicolare  superiore,  2."  acromion  —  clavico- 
lare inferiore,  3."  coraco  —  clavicolare.  Ai  qiiali  ligamenli 
non  trovo  da  camhiare  sinonimia,  solamenle  vi  e  da  di- 
re neir  ultimo  ligamenlo  clie  per  essere  composlo  di  due 
fasci  di  forme  e  atlacclii  differenli  1' uno  dall'altro,  so- 
no  slali  cliiamati  da"li  analomici  con  nomi  dilferenti  . 
cioe  un  fascio  fibroso  die  direlto  alia  parle  inlerna  del- 
r  arlicolazionc  di  forma  conica  ,  e  slnlo  dello  ligamenlo 
conoide  (3),  allaccalo  per  la  sua  sommilii  alia  faccia  su- 
periore e  posleriore  dell'  apofisi  coracoide,  e  per  la  sua 
base  alia  luberosila  della  clavicola,  or  io  tenendo  conto 
qucsli  allaccbi  di  queslo  fascio   ligamenloso  ,  lo    chianio 

(1)  Ligamcntum  rlinniboides  clavicula?  Wi.itb.;  lejjamento  rom- 
boideo  delid  clavicola  SiiiiM.  ;  roiuboideo  Mkckel  ;  coslo-clavicolare 

BOIER    CLOyiET    e  GoiiGOPiE. 

(2)  Li|:ainenlum  inter-claviculare  Weitb.;  interclavicolare  SiJ.tiM.; 
BoYER  Cloqiet  e  GoBGO^E;  legamento  clavicolare  Meckel. 

(3)  Liiiamentiim  scapiilare  coimine  conoides  AVeitb.;  logamento 
comune  conoideo  della  scapola  So.ii.ii.  ;  legamento  conoide  Meckel 
Boyer;  fascio  posleriore  ed  inlerno  Cloqiet.      -  , 


—  130  — 

coraco- lnho.ro -davicnlnrc  (1);  e  I'allro  fascio  die  di- 
rcllo  cstcrniimciile  di  lorma  qiiadrangolaro,  e  slalo  cliia- 
iiialo  Irapczzoideo  (2),  allaccalo  iiifirioriiionlc  alia  parte 
interna  dell' apolisi  coracoidea ,  c  snperiormeiile  a  qiiella 
linea  oltl)li(|iia,  clie  dalla  dclla  lrd)ci'o.sila  noslasi  all' estre- 
niila  della  clavicola,  I'aitpello  Ufjamenlo  comco-linei-cla- 
vicolare. 

3.  Appendiee  alle  arlicolazioni  scapolo-davicolare 

In  qncsl' arlicolazione  si  contano  due  llgamcnli,  iino 
per  coiivcilire  in  loro  rincavaliira  coracoidea,  cd  ha  ri- 
ccvuto  il  iKiine  di  liganienlo  coracoideo  (3) ,  allaccalo  ai 
due  maii^iiii  dcllincavalnra  islessa ,  e  i'allro  per  coniple- 
tare  la  volla  clic  forniano  racroniion  c  I'apofisi  coracoi- 
dea al  di  sopra  dclla  Icsia  dcH'oniero  e  slalo  cliiaiiiato 
liganiciilo  acroinion-coi'acoideo  (4)  il  quale  sla  fissalo  con 
la  sua  base  hiii<;()  il  niari,nne  poslcriore  dcH'apofisi  co- 
racoidc ,  e  col  sno  rpici^  alia  SDnimila  deH'apdlisi  acro- 
mion, (lliiaiiio  il  priino  lii^aiiienlo  inci.snra  vmnjini-cara- 
coidho.  Aniincllo  pel  sccondo  la  sinonimia  data  dagli  au- 
tori ,  cine  a  dire  acrdinion-cnracoidtio.  . 

(1)  Li^:Hiu  nliim  coraco-clavicolare  ;    coraco-clavicolare  Micrei 

Cl.OQlET  e    (idUdd.MC. 

(2)  MiriiMiciitiim  srapiiinre  comiine  Irapczoides  Wf.itb.  ;  lega- 
menlo  coinuni"  Iriipczniiloo  (ii-lhi  siapola  SiJ.MJi.  ;  Ir^'anienlo  Irapcz- 
zoide  Mecki:!,:   IJovKri:   fascio  aiileriiiie  cd  cslcrno  Ci.ooiiT. 

(3)  Li^atiiciiliiin  pidpi'iiiin  puslcrins.  niiinis,  ohiiipiiiin  Weitb.:  le- 
gainenlo  pnslfiiiiri'  pioprii)  (lcll;i  scapdia  Si'mii. :  lcL;aiiii'iilo  costo- 
coracoi(l('()  Mkckkl;  ('(ii-acoidoo  Ci.ooitt  (!  (ionr.n.M::  qiie?to  lii;niiK'iito 
come  allelic  il  susscjiiiciilc  soiio  descrilli  da  Dover  scnza  iiorni  par- 
ticolari. 

(4)  Lijjamciiliim  |iiiipriuin  anicriiis  ^^  Kirii.:  lijiamniitiim  coraco- 
acromiale,  s.  anli'ijus  s.  iiiajiis.  s.  triipii'liiidi  da  allri  .  k'^anuMUo 
scapolare  aiilciiort;  ()iupiio  sihiM.;  acromioii-coracoideo  Meckel;  Clo- 

tttET    e    GoilGO«E. 


—  uo  — 

) 
4.  Articolazione  scapolo-omerale  .| 

■     I  r '  r» 

Trc  lignmonll  mcllono  in  rapporlo  qnesl'arlicolazio- 
ne,  cioe  it  lig'.imenlo  glciioideo,  il  cassolare ,  cd  il  co- 
raco-omeraic.  II  ligamenlo  iflcnoiJeo  (1)  sla  fissalo  a  gui- 
sa  di  ccrcine  al  conlorno  della  cavila  glcnoidea,  da  cui 
ha  riceviilo  il  sno  nonic ,  cii'io  gli  do  la  sinoiiiniia  di 
circum  (jlenoidlio .  II  llganienlo  capsolare  (2)  e  altaccalo 
supciiormcnte  al  cello  della  cavila  gleiioidea ,  cd  iiiferior- 
nienle  abbraccia  il  collo  deH'oraero;  e  per  quesli  suni  al- 
tacclii  lo  chianio  circum-ylenn-cnlli-omerale,  II  ligamen- 
to  coraco-omerale  (li)  e  siliialo  nclla  |)arlo  siipcridre  cd 
inlcrna  dcirarlicolnzioiic ,  e  disccnde  dal  niargino  cnlcrno 
deH'apofisi  coracoide  sopia  la  giossa  tiiborosila  deirome- 
ro  ,  confondendo  porzionc  dellc  sue  (ibre  colia  parle  su- 
periore  del  ligamenlo  prccedeiite  c  con  (pielle  del  lendi- 
Be  del  nuiscolo  gran  soUo-scapolo  Irocbileriano,  lo  nomi- 
no  liyainenlo  coraco-lrochileriano. 

.  >   .  ■ 

,  S.  Articolazione  omero-cubiiale  ,:,    , 

I  ligamcnli  clie  raffermano  qiicsl' articolazione  sono 
quallro,  cioe:  1.*  ligamenlo  lalerale  eslerno  (4)  impian- 

(1)  Lioanienluin  !,'len(ii(loum,  leiramenlo  i^lonoideo  Micrel;  Clo- 
Qi'ET  e  Goiigom;;  du  lioviii  viene  doscrllto  di  curciae  f'dirDSo. 

(2)  Ligamenliiin  Ciipsiiliire  ossi  luirnori  niayiiuin  Wkitb.  ;  gran 
leganienlo  capsolare  dell' omero  Sij.ii.ii.;  capsola  liiirosa  Micckel; 
legaiiienlo  orbicolare  ItoYEi!;  capsolare  Cloqiet  c  GougojiE. 

(3)  Accessoi'io  Boveii;  coraco-oiiieiale  Cluoiet  e  (lortr,oi\'E;  que- 
sto  ligamenlo  come  anclie  il  glenoiileo  da  Weitb.  e  So.ii.n. ;  non 
vengono  descritli,  come  allresi  queslo  ligamenlo  non  c  doscriUo  da 
Meckel. 

(4)  Ligamenlum  lalerali  exlernum  cubiti  ,  seu  bracliio-radiale 
Weitb.;  legamenlo  lalerale  eslerno  Somm.  Meckiil,  Boveh  c  Clo- 
QUET  ;  omero-radiale  eslerno  Goiscone. 


-^141  — 

lalo  c  alln  liiborosilu  cslerna  dcironiero,  e  al  radio;  ose- 
rci  cliiaiuarlo  spt'cilicaiulo  inci^lio  i  suoi  allacchi  lubcru- 
omaro-vudiah^  2."  ligcimonlo  lalerale  inlerno  (1)  allac- 
calo  col  siio  apice  alia  liihcrosilii  iiileriia  deironuTO,  e 
colla  sua  haso  inipiaulalo  alia  |)arle  cnrrispoiulcnlc  del 
cubilo,  cli'io  lo  iHHuluo  li(iam<')il(i  lubero-omero'Cuhila- 
Ic,  3."  lii;amciilo  aiiloriorc  (2)  o  nieglio  intev-tubero- 
umoro-radiuh-  per  esscrc  (issalo  in  alio  alia  parle  aiilc- 
rioro  dolla  liiherosila  inleriia  dciromero,  cd  alio  spazio 
tra  le  due  lubcrosila  e  fossa  coracoidea  deH'onicro  ine- 
desiino ,  cd  in  Lasso  va  ad  iiitracciarsi  col  li(jamenlo  an- 
<joU-si(jiao-cnbitale  ove  si  anesla ;  4."  liganienlo  |)0sle- 
riorc  ['^)  Icgalo  per  la  sua  eslrcuiila  superiore  sopra  la 
cavila  olecraniana  deH'omcro,  poi  discciidcndo ,  si  fissa 
coll'allra  cslrcniila  alia  soniinita  'IcH'olecrano ,  ch'io  oseroi 
cliiainarlo  liyumento  oinero-  cubilo-olecranidnu. 

ARTICOLAZIONI    IIADIO-CIBITALI 
6.  Articolazionc  radio-cubitale-superiore 

Un  soIo  ligauicnlo  rassoda  qucsl'arlicolaziono  ch'e 
appunlo  il  cosi  dello  ligamcnlo  aiuilan!  (4),  die  polrcb- 
be  dirsi  unyoli  sigmO'Cubitale    per  allaccarsi    colle    sue 

(1)  Lijjamenlum  iulcrale  inlermini  ciiliili  ,  seu  lirachio-cubitale 
Weitd.;  laltrale  iiilurno  del  ciihilo  Sii.ii.ii.  Boyeii  ,  Mixkel  ,  e  Clo- 
qiet;  omcro-ttiliilale  inlerno  Gohgo.m;. 

(2)  Mfnilirana  cap?olaris  culiili  Weitb.;  ligamcnli  filirosi  ante- 
riori  e  posloiidii  Mkckel;  loLianuMilo  anlurioro  Clooiet:  omero-radiajp 
aulcriorc!  (lonr,o.>E;   ISoyer  non  di'snivi'  ne  quoslo,  ne  il  |iusleiiiirc. 

(3)  Lcyamenlo  posteriore  Cloqiet  ;  omero-cubilale  poslcriorc, 
Cokgone. 

(4)  Liiranientuni  anulare  sive  orhicularc  radii  Weitb.;  leiraniento 
anulare,  ossia  oiiiitolare  del  rajrijio  SibiJiEim.  ;  legamenlo  anulare 
Dover,  .Meckel  c  Clooiet;  cubilale  Goiigo.>e. 

ATTl  ACC.   vol.   xiii  I'J 


—  U2  — 

eslremila  ai  margin!  anleriore ,  e  posleriore  delln  pieco- 
la  cavila  sigmoidea  del  cubilo. 

7.  Articolazione  radio-cubitale -media 

In  quest'arlicolazione  csistono  due  ligamenli ,  cioe 
Tinterosseo,  ed  il  rolondo. 

II  ligamenlo  inlcrossco  (1)  e  quclla  membrana  fibro- 
sa legala  per  il  siio  bordo  cslerno  al  margine  inlerno  del 
raggio,  e  per  il  bordo  inlerno  a  qiiello  eslerno  del  cu- 
bilo; qnindi  por  qiiosta  disposizione  soUopongo  cbiamarsi 
radio-mar (jini-cubilale.  II  ligamenlo  rolondo  (2)  si  altac- 
ca  in  alio  alia  parle  anleriore  e  supcriore  del  cubilo  al 
disotto  deH'allacco  del  muscolo  omcro-cnbilale  ed  in  bas- 
so si  nnisce  al  radio ,  sollo  la  luberosila  bicipitale  cb'iio 
da  qnesl'ailacclii  lo  ebiamo  lujamento  cubilo-tubero-ra- 
diale. 

8.  Articolazione  cubilo  radiate  inferiore 

Inferiormenle  le  due  ossa  cubilo  e  raggio  si  arlico- 
lano  merce  la  fibro-carlUagine-cubilo-radiale  (3). 

(1)  Membrana  inlerossea  anlihracliialis  Weitb.;  membrana  inte- 
rossea  deiruvainbraccio  So.iui.;  lejjaniento  inlerosseo  Boyer,  Meckel, 
e  Cloquct;  cniiiloradiaic  medio  Goucone. 

(2)  Cborda  Iransversalis  cnbili  Weitu.;  cubili  teres  ,  membrana 
obliqiia  sive  Iransversa  ;  corda  trasversaie  del  cubito  Somji.  ;  liga- 
menlo rolondo  Boyer  Meckel  e  Cloqiet  ;  cubito-radiale  superiore 
GoncoNE. 

(3)  Carlilago  Iriannolaris  intermedia  extremitatum  ossium  anti- 
bracliii  Weitb.;  cartilaginc  intermedia  triangolare  siUiata  fra  I'ulna 
ed  il  raggio  Sii.ini.  ;  legamenlo  triangolare  Boyer  ;  cartilagine  inter 
articolare  Meckel;  fibro-cartilagine  triangolare  Cloquet;  ligamenlo  fi- 
bro-carlilagineo  cubilo-radiale  Gorgone. 


—  143  — 

m 

9.  Artlcolazione  radio-carpiia 

Dcnomino  i  ligaincnli  di  quesl'aiticolazione  colla  sles- 
sa  sinonimia  del  sigiior  (ioiifoiio  ,  cioe  a  dire  1."  liga- 
meiilo  laleialc  cslerno  (1)  rudia-scafoidbo ,  allaccalo  c 
all'apofisi  sliloidea  del  raifg'io,  c  alia  paiio  oslcnia  dello 
scafoido  ;  2."  ligaiiiciilo  laleiale  iiilcriio  i2)  cubito-pira- 
midale  iinpianlato  in  alio  alia  sommila  deli'  apnfisi  sli- 
loidea del  cuhilo,  ed  in  basso  net  lalo  iiileriio  dt'H' osso 
piramidale  ,  3."  ligamcnlo  anleiiore  (3)  radio-carpieo 
palmare,  iiiserilo  c  alia  |)ail(^  inl'eiiorc  ed  anleiiore  della 
eslreniila  carpiea  del  raggio,  c  alia  faccia  anlcriore  dclle 
prime  Ire  ossa  del  prinio  rango  del  carpo;  4."  ligamen- 
lo  posleriore  (4)  radio  carpieo  dorsule  ,  legalo  in  alto 
alia  parle  posleriore  ed  inferiore  del  raggio,  ed  in  basso 
allc  prime  Ire  ossa  della  prima  fdicra  del  carpo. 

(1)  Lignmentuni  radiale  ciibito-carpaiis;  lalerale  esterno  Boter  e 
Cloqiet  ;  legainenlo  Cbroso  anleriore  o  radiale  Meckel  ;   radio-sca- 

foidCO    GORGO>E. 

(2)  Ligamentum  cuiiilaie  arliculi  cubito-carpalis;  lalerale  inter- 
no  BovEii ,  e  Cloqiet;  fibrose  posleriore  o  cubitale  Meckel;  cubito- 
piramidale  Gorcone. 

(3)  Ligamentiim  accessorium  arliculi  cubilo-carpalis  palmare  ; 
legamenlo  palmare  del  carpo  Somm.;  anleriore  Boyer  ,  e  Cloqiet; 
fibroso  palmare  Meckel;  radio-carpieo  palmare  Gorgoke. 

(i)  Ligamenliim  fibrosum  dorsale  arliculi  cubilo-palmaris ,  sive 
riiomboidalc;  legametilo  coraune  dorsale  del  carpo  So.mji.:  posleriore 
BoYEii ,  e  Cloqiet  ;  fibroso  dorsale  Meckel  ;  radio-carpieo  dorsale 
GouGONE  ;  Weit.  uiiisce  lulli  e  quallro  legamenli  in  un  solo  cbia- 
raandolo  mcinbrana  arliculi  cidtili  cl  carjii  capsularis;  e  Sii.MJi.  ollre 
quei  due  legamenli  sopra  descrilli  ammetle  quesl'allro  legamenlo 
capsolare. 


ii,''(,ii> 

••i;(j'>"; 


—  U4  — 

AIITICOLAZIONI    CARPIANI 
10.  Arlicolazioni  del  rango  antibrachiale. 

In  quest'  nrlicolazionc  vi  si  dislingiiono  i  ligamenli 
intcrnssci,  o  fibro-caililagini  ,  ed  i  ligamenli  anlcriori  e 
posteriori. 

I  leganienli  inlerossei  (1)  cosi  delle  per  esislere  nel 
mezzo  deir  osso  scafoide,  e  semiiunare  1'  nno,  e  tra  que- 
st' ultimo  ,  cd  il  piramidaie  1'  allro  ,  i  qunii  son  da  me 
dislinti  coi  nomi  di  jibro-caiiilagini-scafo-lunarc  il  pri- 
mo  ,  c  di  fihro-carlilafjinc-luno-jyiraiiiidale   il  secondo. 

I  ligamenli  antcriori  (2)  sono  delle  picciole  fasce  , 
clie  passano  dcllo  scafoide  al  seniilnnarc,  c  da  qucslo  al 
piramidaie.  Da  quesla  disposizione  rhe  lengono  sarebbe 
meglio  che  si  chiamasscro,  ligamenli  scofo  lunO'pirmni- 
palmarc.  I  ligamenti  posteriori  (3)  somigiiano  ai  pre- 
cedenli,  con  die  pero  le  fibre  sono  piii  apprezzabili ;  quin- 
di  la  sinonimia  resla  la  stessa,  solo  loglicndo  palmare  ed 
affoiiini-cndo  dorsale. 

L'oaso  pisiforme  si  unisce  medianle  dne  ligamenli, 
uno  die  lo  tralliene  all' osso  grande ,  e  I' allro  clie  lo  fis- 
sa  al  qiiinto  osso  del  melacarpo  ;  per  cui  il  Gorgone  cliia- 
nia  lifjamcnli  pisiforme  uncinalo  I'uno,  e  pisiforme- 
metacarpieo  1' allro  (4).  imh;;/ :i,„  ,::.. 

(1)  Ligamenta  transversa  sive  interossea  ;  ligamenli  superiori 
Boyf.r;  inlerossei  Cloqikt  e  Gokgore  ;  legamenti  trasversi  Meckel; 
legamenti  tra  le  singole  ossa  del  carpo  in  ciascun  ordinc  Sci.iui. 

(2)  Ligamenli  Ira  le  ossa  del  prime  ordine  del  carpo  Somm.  ; 
legamenli  palmari  Meckel,  Cloqvet  e  Goiicoine  ;  anleriori  Dover. 

(3;  Legamenti    posteriori    Boyer  ;    dorsali   Meckel,    Cloquet  e 

GONGONE. 

(4)  Ligamenta  ossis  subrolundi  AVeitb.  ;  legamcnlo  dell'  osso 
subrotondo,  od  orbicolare  SiiMii.;  mazzeUi  fibrosi  Oloqiet;  fibre  ac- 
cessorie  Dover;  pisiforme  unciuato,  e  metacarpieo  Gorgome. 


—  145  — 

//.  Articolazioni  del  rango  melacarpiio 

I  ligamonli  di  qiicsl'allra  arlicolazione  sono  disposli 
come  qiielli  (leH'arlicolazioiK!  prccedciilc ,  pcrciij  si  ravvi- 
sano  due  ligameiili  iiilerossci ,  e  due  ligamcnli  aiileriori 
c  posteriori. 

I  ligamciili  iiilerossei  (1)  sono  due,  poiclie  iion  no 
esiste  Ira  il  trapczio,  ed  il  Irajiezoidc,  ma  vedcsi  il  pri- 
me Ira  queslo  ed  il  grandc  osso,  cd  il  scconilo  Ira  que- 
slo  c  r  osso  uncinalo,  ch'io  oso  chinmarlo //7/;'o-c«;7//a- 
yine-lropezoide-cujiiUdo  il  (trinio,  c  jibio-uirliUujina-ca- 
pitnlo-iinci forme  il  secondo. 

I  ligamciili  aiiloridri  (2)  siccome  passano  Irasversal- 
ineiilo  ilnl  Irapczio  al  Irapezoide,  da  queslo  all'osso  ca- 
pilalo ,  li  cliiiiino  liijamenli  Irapezio-trapezoide-capila- 
to  pdlniari.  1  ligameiili  |)Osloriori  (l{)  disposli  come  i 
precedeiili,  I'appello  trapczio-irapezoide-capilalo  dnrsale. 

12.  Arlicolazioni  dpi  due  ranghi  delle  ossa  del  carpo  I'lino  coW  allro 

III  simil  guisa  i  ligamciili  di  quesl' arlicolazione  so- 
no da  inc  dcscrilli  con  la  sinonimia  del  Gorgone ,  cioe 
a  dire,  1."  II  ligamcnlo  lalerale  eslcrno  (4)  di  sca/bi'do- 
irapezdidl'o,  jicr  allaccarsi  alia  faccia  eslerna  dello  sca- 
foide  a  (juella  eslerna  del  Irapczio.  2."  II  ligamcnlo  la- 
lerale inlerno  (a)  di  pirami-uncinalo  per  impiaiilarsi  con 
la  sua  eslreraila  superiore  alia  faccia  inlcrna  del  pirami- 

(1)  Ligainenla  transversa,  sive  interossea. 

(2)  Ligamenti  paliiiari  JIeckkl,  Cloqiet,  e  Gorgo>e  ;  anteriore 

BOTER. 

(!5)  Li^ranienfa  inler-far|)i  ossa  ordinis  spcunili  Wkitr.  ;  iega- 
menti  tra  le  ossa  dot  se<:oii(lo  ordine  del  carpo  ^()MM.;  posleriore 
BoYEii;  dorsali  Mi;(:ki;l  Cloqiet.   e  ('ioiigo>e. 

(4)  Uiiioiie  del  due  ordini  dellc  ossa  del  carpo  SiiiiM.;  lalerale 
estcriio  BoYEn  ,  c  Cloqiet;  Meckel  li  confondi  con  i  precedenli. 

(o)  Lalerale  interno  liovEn  e  Cloqiet. 


—  146  — 

dale  a  qiiella  deH'unciiialo.  3."  II  ligamenlo  anteriore  (1) 
di  carpieo  anteriore  o  mcglio  palmare  per  inscrirsi  dal- 
le prime  tre  ossa  della  prima  lilicra  del  car|)0  a  quelle 
dclla  seconda  filiera.  4.°  II  ligamenlo  jjoslcriore  (2)  di 
carpi eo-posteriore ,  o  dorsale ,  per  lenere  la  slessa  di- 
sposizione  del  palmare. 

ARTIC0L4ZI0M    CAltPO-METACAIiPIANE  •     .    . 

13.  Prima  articolaaione  carpo-mclacarpiane 

La  lesla  del  primo  osso  melacarpiano,  viene  rice- 
vuta  dalla  cavila  clie  ti  prosenla  la  faccia  inleriore  del 
trapezio;  quesla  uiiione  viene  rassodala  mediaiilc  un  li- 
gamenlo, dello  capsolare  (3)  cli'io  propongo  cliiamarsi 
lifjameido  circum-lrapezdo-capi'inctamrpieo,  per  altac- 
carsi  in  alio  al  conlorno  della  superDcie  arlicularc  del 
trapezio,  ed  in  basso  a  fissarsi  alia  circonferenza  della 
lesla  del  primo  osso  del  melacarpo, 

H.  VUime  quatlro  arlicolazioni  carpo-metacarpiane 

I  ligamenli  ,  rhe  raffermano  quesle  arlicolazioni  , 
hanno  dalla  maggior  parle  dcgli  analomici  ricevulo  i  no- 
mi  di  ligamenli  palmari  e  dorsali  ,  ma  io  Icngo  presenle 
la  sinonimia  del  sopra  cilalo  aulore  ,  cioe  di  liyamenti 
carpo-melacarpiani  palmari ,  e  dorsali ,  per  allaccarsi 
i  palmari  alle  facce  anterior!  della    seconda   filiera   delle 

(1)  Ligamenlo  anleriore  Boyeb  e  Cloquet  ;  lalerale  anteriore 
Meckel. 

(2)  Ligamenlo  posterioie  Boyer  e  Cloquht;  lalerale  posteriore 
Meckel. 

(3)  Di  qiiesto  ligamenlo  Weit.  ,  Somm.  e  Meckel  ne  formano 
quallro  porzione  cliiamali  ligamenlo  palmare,  dorsale,  lalerale,  ester- 
no,  e  lalerale  inlerno. 


—  U7  — 

ossa  del  cnrpo,  alio  cstrcmila  supcriori  dcllc  qualiro  ul- 
liine  ossa  del  in(;lacarpo  ;  i  dorsali  aile  facce  posteriori 
dede  ossa  del  secondo  raiip;o  del  carpo  alle  lesle  dclle 
ullinie  qualiro  ossa  del  melacarpo. 

15.  Arlicolazioni  metacarpiane 

I  ligamcnli  di  quosle  arlicolazieni  sono  dclli  palmar! 
e  dorsali. 

I  lii-anienli  palmari  (1)  sono  cliianiaii  da!  Gorgone 
mcUivaipinni  palmari;  iiii|)iaiilalo  il  priiiio  dal  secondo 
al  Umzo  osso  mclacarpiano,  il  secondo  dal  terzo  al  quarto 
il  terzo  dal  quarto  al  quiiilo.  I  ligamenti  dorsali  (2)  di 
mclacarpiani  dorsali  soniigliano  perfellamcnle  ai  prece- 
denli  ;  (juiiidi  non  bisogna  replicare  la  descrizione  nicde- 
sinia. 

16.  Arlicolazione  mclacarpo-faUmgiane  '''' 

Cliiamo  anclic  i  ligamcnli  di  queste  arlicolazioni  con 
quci  iionii  slessi  dali  dul  signor  Gorgone,  cioe  i  ligamenti 
lalcrali  csicrni  ed  inlorni  {'^)  melacarpo -falniujiani-esterni 
ed  inlcnii,  lissali  in  alio  alle  parli  lalerali  delle  eslreniita 
inferiori  delle  ossa  mclacarpiano,  ed  in  basso  terininano 
alle  parli  lalerali  dclle  eslrcmila  supcriori  dclle  falaiigi. 
I  ligamcnli  anleriori  (4)  scovcrli  dal  Biclial  melaiarpo- 
fulawjiani  anleriori,  allaccali  da  ambi  i  lali  alle  ossa 
mclacarpiano,  ed  alle  parli  anleriori  di  ciascuu  ligamenlo 
laleraie. 

(1)  Trasversali  anleriori  Boter  :  palmari.  Meckel,  Cioqcet  ,  e 
GoRco.NE  ;  (la  Som.m.  sono  ammessi  qualiro  ligamenti  due  lalerali , 
uno   palmare,  e  Tallro  dorsale. 

(2)  Trasversali  posteriori  Dover  ;  dorsali  Meckel.  Cloqiet  ,  e 
Gorgone. 

(3)  Lalerali  Cloqiet. 

(4)  Ligamcnli  aulcriure  Bicuat,  e  Cloquet.  i 


—  148  — 

n.  Articolazioni  falangiani. 

In  simil  raodo  i  liganicnli  di  queste  articolazioni  ri- 
pctono  la  slcssa  disposizione  delie  arlicolazioni  precedent!, 
c  chiamansi  percio  dal  (iorgone  lUjamcnli  falamjimii  hi' 
terali,  o  mcglio  esterni  inlerni  ed  anleriori. 

•--"'"'i  -"i"-^-     ARTICOLO  VII.       '!"■"«'•'•'  '    ;. 

!  .'iHl*      'J 

ARTICOLAZIONI    DIlLl' ESTREMITA    IJiFERIORI,    0    ADDOHINALI. 

. ,   't      /.  Articolazione  ileo-femorale.  ,  .,    .        -      < 

In  quest' arlicolazionc  si  dislinguono  tre  ligaincnli  , 
cioe  il  capsolare,   il  coliloideo,  e  i'interarticolare. 

II  iinamonlo  capsolare  (I)  pro[)oni^o  cliiamarsi  liga- 
menio  circum-colilo-coUi-feuwrale,  per  fissarsi  c  al  con- 
torno  della  cavila  cotiloidea,  e  alia  base  del  collo  del  fe- 
niore.  II  liganienlu  cotiloideo  (2)  sollopongo  cliiamarsi 
di  circum-coliloideo  per  essere  silualo  allorno  la  cireon- 
ferenza  della  cavila  cotiloidea.  II  ligamento  inlerarlico- 
lare  (3)  sarehbe  meglio  chianiarsi,  ligamenlo  incisura 
cotilo-capi-femoralc  perclie  si  allacca  per  una  cslremita 
airinlossamenlo  scabro  dell'  apice  della  testa  del  femorc 
e  per  1'  allra  alia  parte  inferiore  dell'  incisura  della  ca- 
vila cotiloidea. 

(1)  Membrana  capsularis  Weitb.;  membrana  capsolare  del  fe- 
morc Sij.ii.ii.;  cupsoia  librosa  Meckkl  ;  legamenlo  orbicolaie  Boyek  ; 
capsolare  Cloqiet;  ileo-femorale  Gotigoive. 

(2)  Transversaie  iiilernuin  ct  exlcriiiim  Wf.itb.;  legamento  Ira- 
sverso  iiilerno  ed  esleriio  del  labbro  caililajiineo  dell'  osso  innoiiii- 
nalo  Sd.ii.li.:  fdiro-caililayinoso  della  cavila  coliloidea  Meckel  ;  coti- 
loideo BoYicii,  Cloqikt  e  Gougone. 

CA)  Liyamenliiin  teres  capitis  femoiis  Weitb.;  legamento  ro- 
tondo  del  capo  del  femore  Sij.ii.ii.;  inleiioie  Boyer;  rolondo  Meckel; 
inlerarlicolare  Cloqiet;  colilo-femoiale  Gougoke. 


—  149  — 

2.  Arlicolazione  femora- libiale 

Soi  lijjnmonli  si  clisliiiijiiono  in  qiiesl'  ;irticolazione 
cioe  il  ligiimciilo  roloiieo,  il  liilcraic  t'Sterno,  cd  iiileriio, 
il  posU'iioie,   ed  i  duo  crociati. 

II  iigaincnlo  rololieo  (^1)  e  uii  fascio  di  Fdjrc  liga- 
mentosc  die  s'  iiii|iianIano  jter  una  loro  oslreniila  alia  lu- 
[icrosila  anlcriorc  dclia  lihia,  e  per  I'allra  eslrcniila  alia 
parte  inferiorc  e  posleriorc  dolla  rolola  ;  pcrcio  sarebbe 
nieglio  cliianiarsi  Uijdinciilo  robih-lubt'ro-UhUih.  II  liga- 
mcnlo  lak'raie  eslcrno  [1)  dcvesi  cliiauiare  jiiuUoslo  //f/a- 
incnU)  lubero-fcmoro-puroniero  |)erche  si  altacta  e  alia 
tuberosila  del  condilo  cslerno  di'l  feniorc,  c  all'  eslieniila 
suporiorc  del  perdhc.  II  liganu-nlo  lalcralc  inlcrno  (3)  per 
i  suoi  allacchi  alia  lubcrosila  inleina  del  feniore,  ed  alia 
faccia  iiilerna  dclla  libia,  dcvesi  cbiainare  lifjamenlo  tu- 
bcri)-f('iiitiri)-lilti(il('.  II  lijianuiilo  posloriorc  (4)  |ier  eslen- 
dersi  dalla  luberosila  inleina  delia  libia  al  condilo  esler- 
110  del  lemorc,  giudico  cbianiarsi,  Ihjamento  inlerno-tu- 

(1)  Weitb.  SibiM.  e  Meckel,  queslo  leganiento  non  lo  descri- 
vono ,  peiclie  eglino  crodino  clic  la  lolola  si  sviluppa  iiclla  spes- 
sezza  del  tendine  del  muscolo  Irifemoro-rololicno,  come  tale  fosse 
nil  pioliiri.uiiiiienlo  del  tendine  niedesinio.  Leyamenlo  della  rotola 
liovEu;  loliiliiiiu)  Cloqiet;  tihio-rolulieo  ('iOiico>e. 

(i)  Li^,iMi('nliim  laloiale  exlcrnuni  !.'enu  WEim.  Sii.nM.  e  Me- 
ckel di  queslo  lii^amcnlo  ne  forinano  due,  cliiamali  lijiainenlo  lale- 
rale  cslcrno  Inngo,  e  breve  del  ginoccliio;  lalerale  esterno  Boyek  , 
C  CLOtjiET;  femoi'o-peroniero  (jOhgone. 

(3)  Li^anienUun  lalerale  internum  AVeitb.  ;  lalcralc  interne  del 
ginoccliio  J'ini.M.;  lalcralc  inlcrno  liovEii,  Meckel,  c  Cloqiet;  femo- 
ro-tiliiale  (ionr.oAE. 

(4)  Mciiilirana  cajisolare  dell'  arlicolazione  del  ginoccliio  Si'uiM.; 
ligamcnlo  posleriore  Bichat,  c  Doyeii;  posleriore  o  popiileo  Cloqiet: 
fcnioro-pojilili  tiliialc  rioRGOKE. 

ATTI    ACC.    VOL.    Mil  20 


—  150  — 

bero-Ubio-femorale.  Finalmcnle  i  ligamcnli  crociali  (1) 
sono  due  cordoni  fibrosi,  e  forli,  siluali  nclla  parle  po- 
sleriore  ed  in  denlro  dell'  arlicolazione  ,  dirclli  in  senso 
conlrario  in  niodo  di  iiicrociarsi;  ed  appunlo  per  (piesla 
disposizione  linmio  ricevulo  la  yiiioniaiia  di  ligamcnli  cro- 
ciali, clie  sarebbe  niei^lio  iisare  quella  di  lifjamenli  femo- 
ro-spini-inler-condiloidhi-tibiali  moslrandoci  i  veri  suoi 
rappporli,  cioe  il  cordone  eslerno  o  anleiiorc  impianlarsi 
iiU'iiilenli'o  cd  a!  di  dielro  del  condilo  eslerno  del  lemore, 
doiule  diiigesi  obliquamenle  verso  Tinfossamenlo  disiigua- 
le,  cb'  e  avanii  la  spina  della  libia  ,  nienlre  il  cordone 
inlerno  o  posleriore  si  flssa  in  liiori  ed  in  avanii  del  con- 
dilo inlerno  del  femore,  incrociando  la  dirczione  dell'  esler- 
no, porlasi  obliqnanienle  da  fuori  in  dielro,  verso  la  parle 
posleriore  della  spina  della  libia. 

ARTICOLAZIONE    PERONEO-TIBIALE 
3.  Arlicolazione  peroneo-tibiale  superiore 

Due  ligamcnli  si  osservano  in  quest' arlicolazione,  il 
peroneo  anleriore,  cd  il  posleriore. 

II  ligamenlo  anleriore  (2)  lo  cbiamo  ligamenlo  capi- 
tubero-peroniko-iibiale-anleriore,  allaccalo  alia  parle  an- 
leriore della  luberosila  eslerna  della  libia  al  davanli  della 
lesla  del  perone.  II  ligamenlo  posleriore    (3)    lo  nomine 

(!)  Ligainenta  cruciata  in  poplite  Weitb,  ;  ligamcnli  crociali  del 
ginocciiio  S(3mji.  ;  ligamenli  crociali  anleriore  e  posleriore  Boyeb  , 
Meckel  ,  Cloqiiet  e  Goiigone. 

(2)  Ligamentum  capituli  fibulae  Weitb.;  legamento  del  capitello 
delta  lihola  S'o.hm.  Questi  due  anatomici  insieme  a  Meckel,  confon- 
dono  questo  iigaraento  con  il  susseguenle;  Boyer  c  Cloquet  lo  chia- 
raano  ligamenlo  anleriore;  capi-peroneolii)iale  anleriore  Gougone. 

(3)  Ligamenli  posteriori  Boyer,  e  Cloqiet;  capi-peroneo-tibiale 
posleriore  Gorgome. 


—  151  — 

capi-tnhero-pernnho-tibiale  posteriorc,  legato  alia  parle 
posleiiorc  della  liiljerosila  esloriia  dolla  libia,  alia  ])OS(e- 
riore  lliccia  di'Ila  lesla  del  pLTone. 

4-.  Articotazionc  pcronro-libialc  media 

II  solo  ligainonlo  inlerosseo  (1)  esislc  in  (iiicsl' ;ir- 
licolazioiic ,  cli'io  lo  cliiamo  col  Gorgone  tibeo-numjini- 
pevonlio,  iiiscrilo  al  inargiiie  inlerno  del  perone,  e  al  mar- 
giiic  estenio  della  lihia. 

S.  Arlicolazione  peroneo-tibiale  inferiore 

Qiiesrarlicolazionc  viene  rassodala  da  Ire  ligamenli; 
1.  Dal  ligameiilo  inlerarlicolare  (2)  die  per  essere  im- 
pianlalo  iiel  mezzo  della  liliia  e  la  fihola  ,  sopra  le  iiife- 
riori  siiperlicie  arlicolnri  ,  lo  tliianio  liynmenlo  inler-fi- 
bola-lihia-urUcolari  inferiori.  Queslo  liganiento  si  piio 
bene  osservare  scoslando  con  lorza  le  due  ossa  2.  Dal 
ligaineiilo  aiileriore  {\i)  cirio  sollopoiigo  cliiamarsi,  liga- 
mcnlo  iiiallaolo-peroutin-libinh  anlcriore ,  inserilo  con 
la  sua  base  al  nialleolo  eslerno ,  ossia  aireslrciiiila  tar- 
siana  del  peroiie  ,  e  con  il  sno  a|)ice  legato  al  davauli 
della  [torzione  vicina  della  libia.   3.    In  line  dal  liganiento 

(1)  Sepluin  li)n,uitiiiliiialft  iiiterossctim  Weitd.:  meml)rana  inle- 
rossea  Sli.M.n.:  Ioi:aint'iilo  iiitt-rosseo  Roykii,  Mkckel,  e  Cloqiet:  libio- 
inargini-poront'o  (Ioiw.one. 

(2)  (loi'iio  i^laniiuloso  I'diiTa:  suslaiiza  celliiln-liliro?a  IioyEn;  li- 
gameiilo lil)io-lilHilar('  siiiipriiuc  Meckei,:  ligainoiilo  iiifLTiorc  inleros- 
seo Cloqiet:   inler-arliciilare  (ioiiGO.\E. 

(3)  Li|:ainenlum  siipcriiis  anlicuni,  et  posliiim  iriler  liliiam  et 
peronetim  Weitb.;  cd  i  fasci  inferiori  Ui  queslo  ligainenlo  li  eiiiaina 
ligainenliim  iiircrins  aiiliciiin  el  |ioslieiiin.  IJgiiiiienlo  superiore  aiile- 
riore, e  posteriore  ileH'tislremila  iiiferiore  ilelia  gamba  Sii.ini. :  an- 
leriore  linvEii,  c  (Ilooiet;  libio-fibolarc  anleriorc  Meckel;  peroneo 
tibiule  anlcriore  Gonco^E. 


—  152  — 

poslcriorc  (1)  disposlo  conic  il  prccodenic,  ma  dalla  parte 
posleriorc,  lo  appello,  ligamento  malleolo-peromo-libiale 
poster  lore. 

6.  Arlicolazione  iihio-tarsiana     ' ' 

Cinrpic  ligamenli  dislingiionsi  in  quest'  arlicolazione. 
\.  Ligiiniento  lalerale  estcrno  (2),  o  moglio  mulleolo- 
pernneo-ealcanbnno  allaccalo  all'apice  del  nialicolo  del 
pernne  alia  faccia  eslerna  del  calcagno.  2.  Ligamento 
lalerale  iiiterno  (3)  im])ianlaIo  all'  apice  del  malleolo  dcUa 
tibia,  alia  faccia  interna  dell' astragalo  .  cli'io  dai  snoi 
punli  d'allacco  lo  chianio  Ikjamento  mallcolo-iihio-astra- 
galiuno.  3.  Ligamento  lalerale  nnteriore  posleriore  (4) 
cirio  propongo  cliiamarsi  vialholo-pcvonho  aslrayaliano 
anieriore,  legato  alia  parte  anleriore  del  malleolo  ester- 
no,  e  air  infossamento  deH'aslragalo  4.  Ligamenlo  late- 
rale  medio  (5)  cli'io  credo  di  cliiamarlo  Uhio-aslnuja- 
liano  per  essere  allaccalo  alia  parte  anleriore  cd  inferio- 

(1)  Logamento  inferiore  anteriore  e  posleriore  deU'eslremila  in- 
feriore  (Icila  ganiha  Sii.ioi. ;  leganiento  posleriore  Boyer  e  Cloqiii:t; 
legaiiieiilo  tiltio-filioiare  i)osteriorc  Meckel  ;  peroneo-libiaie  posleriore 
GoRGO^E  ;  iin  fascio  di  qiieslo  ligamenlo  clie  s'impiania  alia  parte  po- 
sleriore del  malleolo  cslerno ,  e  alia  tibia,  \ienc  chiamalo  da  Clo- 
QiET  ligamenlo  posleriore  eil  inferiore. 

CI)  Ligamenlum  deltoides  WtrrB. ;  delloide  del  malleolo  in- 
terno  SiJM.ii.;  lalerale  inlevno  Boyer,  Cloquet,  e  .IIecrel;  tibio  larsiano 

GORGOSE. 

(3)  Ligamenlum  fibula?  medium  perpendicolare  Weitb.:  perpen- 
dicolare  medio  del  malleolo  eslerno  Sii.ii.li. ;  lalerale  meilio  Boyer; 
eslerno  Cloouet;  peroneocalcaneano  perpendicolare  medio  KIecrel  ; 
peroneo-calcaniano  GorgojiE. 

(4)  Ligamanlum  fibulae  anlerius  internum  AVeitr.  ;  legamenlo 
anleriore  del  malleolo  estcrno  SiJuui.;  uno  dei  ligament!  antcriori  di 
Meckel,  e  Bich.\t;  anleriore  Gloqiet.  e  Boyer;  peroneo-larsiano  Gorg. 

(5)  Tibio-larsiano  Gloqiet;  tibio-aslragaliano  Gorgoke. 


rc  (Icllii  lil)ia  alia  corrispondenlc  faccia  deiraslragalo  ; 
o.  Finalmciile  ligaiiKinlo  oslcriio  poslcriore  (1)  cli'io  lo 
appollo  vKillcolo  pcronen-aslnKjulimin  posleriore  ,  im- 
piaiilalo  alia  parlo  posteriore  del  mallooLt  eslcriio ,  e  va 
a  leriniiiarc  alia  parlc  posloriore  dell'  aslragalo. 

Tiillc  le  allre  arlicolazioiii  del  piedo  soiio  da  mo 
conosciulo  con  quclla  slessa  sinonimia  del  sij^nor  Gorgo- 
nc  ;   quindi  iion  occorre  nuova  denomiiiazioiic. 

AUTICOLO  YIII. 

DEI    LIGAMEMI    DEL    LAKINCE  ■       .  ' 

L'  osso  joide  si  arlieola  con  la  cartilagine  liroidc  , 
qiiesia  con  la  cricoidc,  qucslnllima  colle  arilonoide,  e  qiie- 
slc  con  la  liroide  nicdianle  fibre  ligamentosc  die  ne  raf- 
forniano  la  nnioiie. 

I  ligamenli  sono  sellc,  cioe  1. — •Ligainenlo  liro-ioi- 
deo  (2),  die  |)er  ini[iiantarsi  alia  parte  media  del  liordo 
supcriore  dclla  liroide  al  corpo  dell' osso  joide,  lo  diia- 
mo  liyaiiutido  incisura-liro-corpo-ioideo.  1.  —  Liga- 
mcnlo  liro-ioideo  laleralc  (3)  soltopongo  diiamarsi  Ikja- 
menln  ifvamh  cnrno-tiro-ioideo  per  passarsi  dal  corno 
snpcrioro  della  liroide,   a  qncllo  grando  dell'  ioide  3.  — 


(1)  Lisamenliini  filiulne  poslcrius  Weitd.  :  posteriore  del  innl- 
loolo  cstenio  i^ilini.  ;  uiio  dei  li|jamenti  posteriori  di  liicn'vT,  e  Me- 
ckel; laleriiie  eslenio  jjoslcriore  Boyeh  ;  peroneo-tarsiano  posteriore 
Cloqcet;  pcroneo-astraiialiano  posteriore  TionGOKE. 

(2)  Li|iaineiiluiu  lliyreo  —  liyoidciim  laleralc  Wrirn.;  legamenli 
rotondi  PxiYr.ii:  liro-ioideo  laleralc  MrcKri.  :  cordoni  librosi  Cloqiet; 
liro-ioideaiu-laleraii  (ioiir.(i.\E. 

(.'5)  Fa^'aineriluin  llijreo-liyoidcuin-mcdiiiin  Wr.iXB.  ;  tiro-ioideo 
Boveh  :  liro-ioideo  medio  Meckel  :  liro-ioidcano  mcdiano  GouGOiXE; 
meinlirana-  ioidca  r.LooiT.T. 


—  \u  — 

Ligamenlo  crico-tiroideo  (1)  clie  opino  cliianiare  liga- 
inenlo  manjini-crico-Uroidho  per  cssere  allaccalo  al  bor- 
do  inferiore  della  tiroulc  a  (picllo  superiore  dclla  cricoi- 
de  4.  — Ligamenlo  capsolarc  (2)  die  sareblje  meglio  cliia- 
marsi  piccolo-corno-cricoideo  anteriore,  e  posteriore  per 
i  siioi  allacclii  al  piccolo  coriio  dclla  liroidc  alia  faccetla 
coriispondcnle  della  cricoidc.  5.  —  Le  fibre  ligainenlose 
che  rafforzano  la  base  di  ocrni  carlilanrino  ariloiioide  alia 
faccia  corrispoiidcnle  della  cricoidc  dislinle  parimeiite  di 
bganienlo  capsohre  (3)  e  die  con  la  sinonimia  die  io  in- 
tendo  darsi,  dcvesi  cbinmarc  lUjamcnlo  erico-baseo  ari- 
ionoideo.  C.  —  I  dne  ligamenli  supcriorc  cd  infL-riorc  del- 
la glollide  (4)  per  fissarsi  con  le  loro  cslroniila  anlcriori 
alia  parte  media  dell'  angolo  rienlranle  della  liroide  ,  e 
con  quelle  posleriori  alia  parle  anleriore  della  base  della 
arilonoide  li  diiamo  col  noino  di  Utimnenlo  mujolo-liro- 
baslio  arilonoideo  superiore  ,  ed  inferiore. 

Da  quanlo  ho.esposlo,  o  Signori  ,  non  si  prelende 
che  qiiesla  riforma  devesi  eslendere  a  lulli  gli  allri  sisle- 
nii,  ma  applicarsi  ai  soli  ligamenli  e  iiaiscoli  ;  in  modo 
die  conosciule  e  ben  sludiale  le  ossa,  riesca  facile  il  loro 
apprendimenlo;  e  spero,  grazie  ai  lumi  del  noslro  seco- 
lo,  die  (juesla    riforma  di  nomenclalnra  ,   venga    adoUala 

(i)  Ligamenlum  conoideiini  ,  sive  lliyreo-cricoideuni-inedium 
Weit.:  criro-liroitloo  Boykr;  piriimidnlc.  o  liro-i'iioidco  medio  Mf.crul; 
iiienilirimii  crico-liroidca  Ci.oqiet  :  liiD-cricdidoo-iiicdio  Goikiom:. 

(2)  Liiiumcnliiin  tliyii'<>-crifrii<k'iiMi  Lilcriilc  Wicitb  ;  liro  cricoi- 
deo  liilorale,  o  liio  ciicoideuni  Meckkl  ;  capscdaie  B(iyer:  li;iamenli 
anteriore  e  posteriore  Cloqiet  ;  liro-cricoideo  lateraii  Gohgoive. 

(3)  Ligamenlo  orltitolarc  Boyer  ;  crico-arilonoideo  Cloqiet  e 
Gorgoae. 

(4)  Liganiciiluni  lliyroo-arylaenoideiim  siipcriiis  ,  sive  veiilriciili 
laringis  ,  el  liijiiini'nliiiii  lliyreoarjla^noideiim  iiiferius:  iiiiameiili  su- 
periore  cd  ini'eriore  della  glollide  Boyeii  ;  liro  arilonoidei  Meckel 
Cloqiet  e  Gokgo^e. 


—  135  — 

dai  dotli,  c  non  avcrc  conic  a' tempi  del  Dumeril,  Chaus- 
sicr,  Dumas,  Biclial,  una  repulsa  gcneralo,  perche ,  co- 
me bene  si  avvisa  Piorry,  «  coloro  i  (piali  gia  sapevano, 
a  lemellcro  di  darsi  qualclie  pena  ad  imparare  ,  quclli 
«  die  imparavano ,  ccdcUcro  ai  sarcasm!  ,  o  ai  consigli 
«  dei  prinii,  ed  ascollarono  ancora  I'innata  loro  pigrizia, 
s  e  lornando  loro  piii  coniodo  di  servirsi  dellc  parole  clie 
c(  Irovavano  da  per  lullo,  posero  in  non  cale  uno  studio 
«  eniinenteincnle  utile,  clie  avrebbe  impressa  I'anatomia 
«  nclla  loro  niente  ,  »  e  purificata  la  scienza  analomica 
da  lutti  quei  termini  viziosi,  di  cbe  essa  abbonda. 


■'■.f.  ," 


i:  ..■■ 


COATEVIAZIOXE 

OELLA 

FLOM  DEI  DEVTOMI  D  AVOLl 

DEL  SOCIO  COBRISPOiroEHTE 

HIEMORIA  x/ 

CUE    COMIEHE   LE   DESCRIZIONI   DELLE    PIARTE    COMPRESE   NELIA    CLASSE 

DLlDELPnU 

Lelta  nelle  sedule  ordinarie  del  14  agosto  c  4  dicembre  1830. 


Atti  »cc.  vol.  Mil  21 


■I.-.J'JUW-t/i.rii  >  ovMii'  J;i'l 


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<;{(5'L('Kr.fn 


1i,?;..V'  M   II) 


DLVDELPIIIA 

ORDINE    1.    nEXANDniA 

Tumarie  (Fumanaceae  DC.-Frazione  delle  Papaveracee ,  Juss.  , 
dcllo  Corydaks,  Lin  J 

Carattcri  dclla  faniicflia  dclle  Fumaric. 

Calicc  a  2.  sopali  (bmllec?  DC.-slipole ,  Rasp.) 
iiicinlnanacoi,  opposli,  piccoli,  caduchi. 

Corolla  a  i.  polali  ((/hc  sopali,  e  due  pelall  di 
alciini  Aiili»ri)  irrcjjolari,  liheri  ,  o  varianicntc  coalili  al- 
ia base;  due  iiili'iiii  lalerali,  scavati  a  cucchiaio  e  ade- 
rcnti  ill  ciiiia;  due  esterni  lahiali,  allernali  coi  sepali,  e 
uno  di  cssi  (il  superiore)  spronalo-saccato-iiohbo  alia  base. 

Filamciiti  C,  saldalo-fascellali  a  3  a  3,  allernali 
coi  pelali  inlerni ,  con  sole  4  anterc  estrorse  per  cia- 
scuM  i'ascello  ((»,  stami  diaddfi  dcj;!!  Aulori:  2  slam! 
a  filamciilo  foliacoo,  Iravcrsati  da  un  neno  mcdiuuo, 
e  sormonhUi  da  2,  anterc,  Hasp.) 


—  160  — 

Stilo  sottilc:  stima  2-lamellato:  ovario  libcro. 

Cassula  {ailiqua  di  alcuni  Autori)  1-lociilare,  2-vaI- 
ve,  polispcrina  (a  jAacenia  pluriovulala,  Rasp.)  oppu- 
re  Carcerulo  {siUcula  degli  Autori)  iiidcisccnte,  niouo- 
spermo  (a  placenta  imiovulata,  Ra^'ip.) 

Gi'uni  inunili  di  arillo,  altaccati  a  trofospernii  latc- 
rali,  arrolondali :  perisperma  canioso  (farinoso,  Rasp.) 

Emhrionc  basilare,  drilto  o  un  po  curvato,  a  ra- 
dicina  siipera,  colilcdoni  piani,  e  frutlo  pendente, 

Piante  erbacee,  annue  o  perenni,  glabre,  a  radici 
soventc  rigonfiatc ;  fusto  articolato,  succolento,  e  struttu- 
ra  nionocotiledonica :  foglic  in  spirale  a  cinque,  decom- 
posto-nioltifesso,  spesso  cirrescenli,  picciuolate,  senza  sti- 
pole:  fiori  bianchi,  rossi,  o  gialH. 

Propi'ieta  toniche,  stomachicbe,  dcpuralive ,  per  la 
presenza  d'un  succo  acquoso,  aniaro,  non  colorato,  dl 
eui  trovansi  provvedutc  tutte  Ic  parti  della  pianta. 

Gen.  265. 

Fumaria,  Lin.  Juss. 

'■['-"'     ■■■■■'■  '  ■ 

(4.  Fumosterno-FR.-Fumeterrc-Sic.-Funiusterru) 
Cal.  2-sepal(),  piceolissinio,  niend)ranaceo-scarioso. 
Pet.  4,   irrogtdari,  linferiore  libero  e  lineari-carinato,  i 
Ire  superiori  connali  alia  base,  e  quel  di  mezzo  prolun- 
gato  in  gill  in  iino  sprone  oltuso-6V/rcerjf/o  1-spermo. 

i  1.   r     ■".   •        *  A  fiori  biancbicci.         .    ■    ,,\. 

530. -F.  cAPREOLATA,  L.,  Pfesl,  DC.   Guss. 
A  caide  dill'uso,  risorgeute  o  rampicantesi  per  mez- 
zo dci  picciuoli  cirrescenli :  fogUe  subglauccsceuti,  2,  3, 


—  Ifil  — 

pcmialo-ninHirosso,  a  f(»!;ii()liii(!  cuncifornii ,  flalicllald-inci- 
sc:  liori  i>iaii(l('lli  (Iciisamculc  onihiiciali  in  (((lio  racc- 
nio  s|)i(iroini<':  j;aiiil)('lli  s('iii|)r('  riciirvali,  i  rnillilcri  qua- 
si (l(»|>|)iaiii('nl(!  |)iu  liiiii^iii  deiia  liiallea:  sc|)ali  ovatobi- 
slimi;lii,  IcmicnuMilc  (Icniald-sciilicllali  allc  due  !)asi,  pin 
lai'i^lii  (icila  corolla:  s|Hdiu'  dilaliilo  subi;iol)oso :  carce- 
riili  i^lobosi,  corlissiiiianieiile  a|)|)iuitali,  lisci,  2-rosscUa- 
ti  in  ciiiia.   (Aunua). 

F.  caproolala  a,  PnvUil. — F.  phraymilis ,  I)a- 
lech-F.  allni,  lalifolid,  rc])cm,  Cast. 

!iT."-Kiiiiiosl('i'no  ,  erba  acelina,  crba   caldcrugia , 
Icccia,   licit'  dclla  terra,  \nh  di  iialliiia. 
'IB 
Fu.-Fiimclcrir  blanthe. 
sic.-Fiiimist(UTU. 

Diccndiro-Aprilc 

JXelle  iiiiira  c  Ira  le  sie|)i,  ma  rarissinia, 

Sicconie  (piosla  specie  viene  scand)iata  facilniente 
con  la  F.  jhilidhdu,  fa  d'liopo  eh"  io  mi  fermi  in  este- 
sl  dellajili  per  dislinjiiiere  I'lma  dairallra. 

(Jolilcddiii  cos'i  ill  (picsla.  come  iielle  altre  specie, 
segnieiiti .  liueari-laiiceidali,  2-pollicari.-(jVj»//  irrein'olar- 
meiile  aiijiolalo-slriali  ad  aiiiiidi  saiilieiiti,  pocbissiiiio  ros- 
sicci  alie  ascelle  dei  lami,  delle  bti;lie,  e  dei  peduncoli, 
iarj^ameiile  diiriiso-scandenli,  fragili.  Fnylic  2-3-penna- 
to-molliCesse.  siibiilaucesceiili.  cirresceuti,  a  lojiiitdine  fla- 
bellalo-iiicisc.  seiupre  decisameiile  ciiiieale  alia  base,  con 
le  laciiiie.  abpianlo  jiiii  sIitIIc.  |)roroudaineiile  divise,  pro- 
bingale.  acute. -7V(///«co//  'i-.*)-|)ollicari  (non  compreso 
lasse  liorilcid.  clie  e  liiiiiid  I  o  '/,  pollice  )  sirialo  aiigo- 
lati  come  i  caiiii,  erello-palciili.-i'w/m^e///  clavati.  ricur- 
vi  cosi  col  liore,  come  col  rnillo.-/i;7///et'  lanceidato-acu- 
miiiate.  col  liore  siibegiiali  al  ganibeHo.  col  fnilto  mel- 
lii  piii  colli  di  esso. -/•'/((/•/  deiisameiile  embriciati  a  ro- 
Ycscio,  biaiicbi  con  sl'iimaliira  biaiico-verdugiiula,  jiiii  gros- 


—  102  — 

sctti  in  (liainclro,  ma  iiicu  luiiijhi  dci  seguenti  (liinghez- 
za  0  "u-l.  lin.  Iarp;hezza  2.  Vu\.).-Sopali  ovalo-hislun- 
glii,  pill  larglii  del  diaincln)  dclla  corolla,  hianchi  con 
costola  verdiccia,  a  mari^ine  ordinariaincnte  rivoltalo,  in- 
tcro  0  appena  c  tcniieiiicnle  dciilato  nclla  base,  qualche 
volla  anche  dcnlicolalo  uel  lalo  cslenio  inferiorc:  apice 
oltuso  0  subacute  con  corlissinio  spuntonc  nero-sangui- 
^no.-Pclali  eslcnii  lineari,  internaniente  docciati;  Finfe- 
riore  un  po  piii  dilalalo  alia  base,  verdi-nervoso  all' api- 
ce, spesso  sbavigiianle  (nnn  semprc  apprcssato,  Guss.) 
mezza  linea  piii  lungo  degii  allri;  il  superiore  coi  mar- 
gini  inllessi  alia  base  e  rivollali  all' apice,  verdi-nervoso 
nel  cenlro  della  doccia  ,  e  con  ra|)ice  slesso  un  [lo  ri- 
curvo,  decisainentc  nero-sanguigno  ai  margini  s|)rone  sac- 
cato,  subgloboso,  un  po  schiacciato  laleialinenle  ,  meno 
prolungato  e  piii  goulio  del  seguenlc:  pclali  laterali  spa- 
tolati,  un  po  cuni,  nero-sanguigni  e  cariualo-cristati  al- 
I'apice,  pur  docciali  dalla  parte  interna. — Slami  a  Ula- 
menti  capillari,  ed  anlerc  Ilave.  —  Slimma  verdiccio. — 
Carccruli  subgloboso-coniprcssi  come  un  seme  di  can- 
nabis saliva,  cortissimamente  appunlali,  glabri,  lisci. — 
Tutta  la  pianta  meno  frondosa,  e  meno  glaucescenlc  dclla 
specie  che  siegue: 

531.   F.    FLABELLATA,     Gasp.     GuSS.  i.  •;;) 

A  caule  dilTuso-risorgenti,  o  rampicanlesi  per  mezzo 
dei  picciuoli  cirresccnli:  loglie  verdi-ghuuhe,  2-3-pennato- 
moltifesse,  a  foglioline  subcuneate,  llabcllato-incise:  fiori 
lassamenle  racemoso-spicati :  gambciti  col  More  curvi ,  e 
subcguali  alia  brattea  ,  col  I'rullo  orizzontali  ,  e  quasi  il 
dopjiio  |)iii  lunghi  di  essa:  sepali  ovato-acuti,  irregolar- 
mente  denlato-segheltali  (tranne  verso  I'apice)  subeguali 
al  dianietro  tbdia  corolla:  sprone  parabolico:  carceruli  sub- 
globoso-compressi,  mediocremeale  appunlali  rugosetli,  2- 
i'ossellali  in  ciraa.  (Annua).  •  n:  i,  •■ 


—  103  — 

F.  Cnproohilii,  llnliiiKjl.  ex  Guss.,  non  L.-F.  <a- 
pronlula  h.   IhuL 
V(»i,(;.-(lli  sicssi  dcllii  spcH'io  procedoiile. 

Gennaio-Aprilc. 

Ai  iiiiujiiiii  (lei  ciiiiii)!,   sii  I<'  vccchic  miira,  ncgli  or- 
li,   uei  liioi^lii  ctilli  cd  viiiiidi  lr('(|U('iitissiiiia. 

Cmili  spesso  punlalo-rossicci  da  uii  lalo,  rossiciio- 
lini  allc  asccllc  dci   rami,   dcllc  Coiilic,   c  dci  pcdiiiicoli : 
iicl  dip|iiii  (lei  carallt'ii  ((mic  (piclli  dclla    specie!    jtrcce- 
dciilo. — FiKjIic  i-ll-pniiiald-iiKillircssc  ciiicsccnti,  docisa- 
monte  i>laiie('scenti ,  a  lujiliediiK'  llahcllalo-iiicisi'  coiiu'  in 
qiiolla,   ma  a  base  moii  ciiiicala  cd  a  lacinic  nioii  liingli(; 
('  pill  laii;lir  cpiasi  iaucccdalc,  spesso  eerlanieiile  iiilaceale 
aira|)iee,   suholliise  o  cortamenle  appimtale. — Pedvncoli 
.'{-'i-|)(dlieari  Oum  eompreso  il  racenid  elic  e  liiniio   1  'j^ 
poll.):  uel  ilippiii  somii^lianli  a  qiiei  di  sdpia —  Gam- 
betli  clavali,  iiel  lidie  nieii  eurvi  dei  precedeiiti,  ((d  Irullo 
orizzcinlali. — llidltcc  liiieari-s|)al(dale,  aeiile,  subeijiiali  ai 
parnlielli  ((d   lidie,   (piasi  iiiellii  piii  corli  di  essi  col  fi'iit- 
to.  —  Fiari  men  densi,   nellalU*  della  leeinidazione  erelli, 
poscia  uu  po  pendnii,  prima  del  complelo  sviln|)p(»  d'lin 
Liancd   !iiallieei(» .    indi   dim  liianeo    lej;ii('rinenle  earneo  , 
linalmenle  carneo-ntssastii,   men  i-rosselli  in  dianielro  dei 
preeedenli,  ina  sihhene  piii  luniihi  (8-lineaii).  —  Scpali 
ovald-acnii.   Iiianrii-nu  inlnanacei,   pen  sl'nmali  di  earneo, 
rossi  aliapire  eon  coshda  verdi-jiialliecia,  sei;lieUalo-den- 
lali  in  lullo  il  mar<;ine  (^  piii    decisamenle    da  iin    lalo  ) 
Iraniie  verso  i'apice,   piu  sirelli  del  diann-lro  deila  corol- 
la.  0  snhegnali  ad   esso.  piii  ((M'li  della  mellii  di  (jiiella. 
rosso-spiinhniali   in  eiiiia.  —  I'fldii   esleini    iiileiiiiiineiile 
doeeiali,   lineari;   rinleiiore  nii  po  piii  slaiijalo  iiella  mella 
siipeiiore.  verdinervoso  allapice.  quasi  sem|)!('  sliavi!ilian- 
te.   snhejiuale  a|j,li   allri;    il   sn|)eiioi'e  eoine    nella    specie 
precodenle,  ma  con  lapice    decisamenle    ncro-sangnigno 


—  104  — 

ai  mari^ini,  ver(lc£fi;ianl('  iicl  niozzo:  Sprone  parabolico, 
dcprcsso  ai  lali.  —  PcUtli  lalorali,  stanii  ,  e  slimnia  so- 
iiiiglianlissiini  ai  \trejt('AUn\l\. -Career iili  dclla  slessa  for- 
ma, ma  seiiiprc  rugosctti,  ed  alquanto  piii  appimtati ,  e 
pill  grossi. 

In  quesla  c  nella  precedentc  Ic  foglie,  prima  di  svi- 
luppai'si  i  fusti ,  stanno  lutte  sjiiegate  sopra  i  loro  pic- 
ciuoli;  ma  come  i  cauli  si  avaiizano,  i  ])icciuoli  si  ritor- 
<;ono,  si  afferrano  e  si  avviticchiano  ai  eorjti  circoslanti, 
c  lo  foglie  Stan  qnasi  rivoltatc  sopra  se  nicdesime. 

532.  F.  LEi'CASTiu,   Yiv.,  Gms.  Sj/n. 

Vcrdi-prasina  ,  a  cauli  crelli  o  diffusi :  foglie  arci- 
composte  coa  lacinie  teniiissime,  solcatc ,  lineari-subspa- 
tolatc:  racemi  corti,  eoi  gambetti  eretto-subpatenii,  sube- 
guali  alia  braltca:  sepali  cortissimi  ,  OTalo-acuU  su])den- 
ticolati,  pill  slrctti  della  corolla,  siiboguali  adessa:Iiori 
piccioli,  biancbi,  nero-sanguigni  all'apice:  carceruli  glo- 
bosi,  rugosetti,  svanitamente  fossettato-ottusi  all'apice. — 
(Annua). 

F.  parviflnra,  Lam.?  Presl,  Poll..,  e  forse  di  al- 
tri.  F.  donsijlora  b.  albida,  DC.  Guss.  prod.-F.  spi- 
cata,  Lin.  synt.  rey?  F.  flore  alho.  quae  mas,  foliis 
ienuissimis,  floribus  albis,  Cup.-F.  tenuifolia,  flore  al- 
ho  el  (lore  rubro,  Id.-F.  minor  foeniculi  lortuosi  fo- 
liis, flore  albo,  maeula  rubenie,  liocc. 

voLG.  sic. -Fumiis term  di  vigni. 

I\ovembre-3Iaggio.  i,     i 

IVellc  colturc  e  nelle  vigne  dovunque. 

Cauli  gracili  ,  striati  ,  eretli  o  largamente  diffusi  , 
che  cominciano  a  dar  fiori  quando  sono  appena  palma- 
ri.  Lacinie  dellc  fofjlie  docciate,  tenuissimi,  lineari  ,  un 
po  dilalale  superioi'mente  a  foggia  di  spatola  ,  ma  con 
i'apife  subaculo,  mezzo  spuntonato.-G;"0])])o//  corli,  1-1  '/^ 
pollicari,  gremiti  di  fiori  sino  alia  h&ia.-BraUce  strette, 


—  !(>:>  — 

liiicari,  dilalnte  snilo  rnpicc,  clic  r  aciifo,  rossojigianlc, 
iiiU'i'o  (li  radd  (Iciilcllalo.  Gdinbctii  crctlo-patciili,  suho 
g'liali  alia  hratlca  o  |)iii  corli  (li  cssa:  noii  li  lio  inai  vi- 
sto  |>iii  limj;li<'lli.  Fiori  |)iccoli  or  lutti  hiaiulii,  uv  liiili 
(I'liii  rosco  (lilavalissiiiio.  iicl  scccarsi  ntssirci.-Sc/H///  cdr- 
lissiiiii  (he  apiiciia  si  st'(>r<^(im>.  hiaiicliicci ,  rosscj^giaiili 
allapicc,  vonii  sii  la  carina,  riii;aci.-A|»ice  dei  due  pelali 
cslcrioii  jiildioso-vcrdc  al  di  liKtri,  iiilcriianiciilc  ikiii  co- 
lorilo  (lie  dalla  li'as|)artMiza  del  vordc  doUo  due  i-olihc 
(la  goldta  del  pclalo  iid'oriort'  piii  picoiola,  cd  esso  stos- 
sn  pill  lislictto  sollo  lal  ijohba,  non  peri)  alia  base  ).  Pe- 
lali hilciali  ncrd-saiijiiiijiiii  in  c\m».-(j(ur(nuli  jilobosi, 
(Mirlissiiiiainciilc  ajipiiiilali,  nclla  pcrleUa  nialiirila  ottusi, 
riiifosolli,    "labrissiiiii. 


ft  * 


A  lidii  rossi 


.t!33.-F.  Ar.itAiiiA.   Lfifi..   Giiss.  syn. 

A  caulc  raiupicaiilesi  |i('r  mezzo  dei  picciiidli  siili- 
eiiTescenli :  I'oiilie  2-;»-|)eiiiialo-resse,  con  le  loiilioline  lar- 
ijamente  iiislniiiiu-cuneale,  ilaliellalo-incise,  olluse:  gani- 
helli  rnillileii  eielli.  ejiiiali  alia  bratlea  :  sepaii  ovali.  acii- 
li.  irrei;(dariii('iile  deiilalo-se^liellali.  Iar<;hi  (niaiil(»  la  co- 
rolla: sproiie  paral»olic(»:  carceruli  j;lol)osi,  al(|uanlo  coni- 
pressi.  nij;(»selli,  ad  apice  siihaciilo.  2-rosscllato.  (Annua) 

F.  media,  DC.  Gass.  .  prod.,  non  Loi.sl. — F. 
prachonsihili.s.  Kit.?  Vaill.? — F.  caprcolata  B.,  J/e- 
ral — F.  major.  Uadarrb. — F.  officinarum ,  major, 
Cant. 

i  IT. "  Fiinioslenio. 
voi.G.  )  Fit.   P'uineterre. 
f  SIC.    Fimiiisleri'ii. 

P».  .irnlis<'j)l(i-\  lacinie  delle  foglie  lanceolalo-acule. 

(leiuiajo-.\|(i'i[e. 

Artl    IQQ.    VOL.    Mil  22 


—  166  — 

Ai  niargini  dei  campi,  su  le  vecchic  nuira,  e  nelle 
siepi  (loviinquc. 

Cauli  angolali,  proslrali  o  scandcnti.-Fog/Ze  non  niol- 
lo  glaiicosconti,  con  le  ibglioline  larji;anienle  cuneale  al- 
ia base,  flabcllate,  e  grossanieiite  laclnialo-oltiise  ( nella 
var.  B.  acute ).-///'fli/ee  acute,  lineari  o  lineari-spatoiate.- 
Fiori\nu  i^randetli,  die  nella  F.  Capreolala.-Sepali  hian- 
chiccio-rosei,  verdi-nervosi  sula  carina. -/V/«/i  esterni  ros- 
sei>i>ianti,  verdi-macchiati  al  di  fuori  nellapice,  ed  i\  su- 
periore  con  I'apice  stcsso  orlato  di  nei'0-sani;uii;no,  I'in- 
t'eriore  ordinariamenle  shadigiianle:  i  laleiali  hianchicci, 
nero-saui^uiyni  aH'ajiice  come  i  martini  del  superiore.- 
Carcendi  glabri ,  ad  apice  suhacuto  (  non  snbrctuso , 
dm. ) 

334.  F.  PETTERi,  Uekh.,  B.  major,   Giiss.  xyn. 

A  caule  ranipicanlesi  per  mezzo  dei  picciuoli  cirre- 
sccnli :  foglie  S-S-pennalol'esse  o  arcicomposle ,  con  I'o- 
glioline  cuneiPormi,  subacutamente  inciso-lobate  :  i^ambet- 
li  frutliferi  eretto-|)aluli,  drilli,  (piasi  il  dop|iio  jiiii  lun- 
ghi  della  bialtea :  sepali  ovato-lanceolati,  cpiasi  denlati, 
larglii  (pianto  la  corolla:  S|irone  parabolico:  carceruli  glo- 
bosi,   rugoselti,  subretusi,   2-rossellati  all" apice. -(Annua) 

F.  cupreolata  d.,  Pailal.  ined.  ex  Guss.-F.  ca- 
preohda  h.  minor,   Gms.  prod.,  liock? 

INomi  Yidgai'i  come  nella  precedente. 

Febbraio-Uajii-io. 

Nei  luoglii  eibosi,  su  le  vecchie  niura,  negli  orti, 
ai  margini  delle  vie,  su  gii  argini  dovuntpie. 

(jUuU  dilTiisi,  angolali,  spesso  coloralo-foscbi  sopra 
gli  angoli.-Fo(///e  arcicomposle,  a  lacinie  lunglie,  plane, 
larglie  1  '/^  lin.,  divergriili :  [licciuoli  aiig(dali,  cirrescen- 
li ,  palenli,  i  secondarii  orizzonlali  o  eiello-patenti,-/'e- 
duncoH  1  '4-2-pollicari,  non  compreso  il  racenio,  eret- 
[\.-Gainl)elti  liorileri  eretlo-palenli  ed  cguali  alia  brattea; 


—  Ifil  — 

i  (Vnllircri  crello-paliili,  c  (l(i|)piiini('iilc  ]»iii  liini>lii  di  (jiicl- 
h\.-Fiori  dciisi,  voscl.-ScixtIi  ovjilo-liiiucoliili.  dciiljild-so- 
"lit'lliili  ai  due  niaryiiii,  dilavalaiiiciilc  rosn. -Pclahi  iiil'c- 
riore  lililnriiic,  spalolalo  in  cima  con  maccliiu  vcrde  ccn- 
Iralc  (trhila  di  iicrd-porporino;  il  sii|)('rion'  rislrcllo  ad 
una  liiica  ncl  cciiln),  di  .si)|ira  spalidalo  acnii)  con  largo 
niari^inc  nero-porpoiino  c  niaccliia  |)iir  verde  ncl  centre : 
spi'oiir  paralxdico  alcpiaiilo  lidnlio.  Vi'Uili  latt'rali  s|)a(o- 
lali.  adcrciili  c  n('ro-sani;iiij;iii  allinticc,  liheri  c  Ijiancliic- 
ci  alia  \n\si^. -Filtiinoiili  bianco-vordicci:  anlere  Ilavo.-Crtr- 
cenili  sul»iil(d)osi,  tin  po  scliiacciali  ai  lati,  subrelusi,  qua- 
si lisci.   con  corlissinio  spiiiilono  in  mezzo. 

C(dore  di  liilta  la  piaiila  verde-ijlaucescenle.  I  fiori 
non  mi  vennero  mai  veduli  hianeo-verdieei,  come  li  dice 
il  Cliiiiiissimo  (iiissone.   se  nun  die  iiello  slato  iminaUiro. 

li'Mi.  F.  OFFICINALIS,  Lin.,   Icy.,  Presl,   Gii.ss. 

A  caule  ereUo  o  diffuso  non  lampicaiile:  loiilie  ar- 
ciconi|)Osle  con  lacinie  larjia-o  slieltamenle  liiieari-liinceo- 
lale,  raccorciiile,  docciale:  i^andielli  rnillileri  erelli,  cpiasi 
do|)piaiiieiile  piii  limi;lii  della  Itrallea:  se|(ali  ovali,  den- 
talo-sei^lieltali  ,  larjihi  (pianlo  la  corolla  :  carcernii  sub- 
i»ioi)Osi,  quasi  lisci.  bifossetlati  o  relusi  allapice.  (Atimia). 

F.   vuhjiuis,   Cii)).-Fuin(tri(i.  Mallli.-F.   (JlJUina- 
ruin  el  Dioscorulis.  jlore  purpurco,   C.U. 
i  iT."-Fum(islerii(L 

1  KR.-Kumelerie,   lumeterre  ordiiiarie  ,   liel  de  ter- 
re.   lait  ballu,   pied  de  geline,   pisse-sang". 


sic.-rumuslei'iii. 

li.-Tcintijhii'd,  (iiiss.siin.-\.  lacinie  delle  fogiie  piii 
lenui :  liori  iiiinuri  e  piii  conipatti.  (F.  dciisijhn'd.  DC, 
Giiss.  prml.-F.  (tlJiciiiali.s  dnisi/lora,  Parlal.-F.  vul- 
(jarix.  Iciniiiiri-folid  .  .s/re  Uclphinii ,  Cup.-F.  tninor . 
U'itnilhli<i,   iiihid.    (lusL) 

Uicenibre-AIai'i'io. 


—  168  — 

Nei  liioghi  collivati  (lovuiif|uc  aniboduo  le  variola. 

Cauli  crctli  o  clilTusi  socondo  le  circoslanze  doi  liio- 
ghi,  (he  liivoriscano  |»iii  o  mono  la  vegotazionc  iioi  tor- 
roni  siciili  non  piii  ollro  d'uu  piode,  e  allora  le  lacinio 
dollo  loglio  soao  larghe  appona  una  linoa,  hinghe  3-4- 
linoo,  e  piu  ravvicinalo  o  (piasi  doooialo  prosso  ra|)ico; 
nei  terreni  pingui,  spocialnionte  uniidi,  il  fuslo  si  dilFon- 
do,  0  i  sognionli  dollo  I'ogiio  sono  anoora  piii  larglii  o  piii 
lunglii  in  ])roporziono,  e  mono  ravvicinali  o  piii  piaui.  Fio- 
ri  quasi  della  grandezza  dcUa  specie  precedonle,  ma  a 
racenii  mono  prolungali.  Bvnltcc  somi-liuoaii  in  larghoz- 
za,  ovalo-lauooolalo,  acute. -St'^K*//  ovali-aculi,  seghella- 
to-doulati,  pallidamonle  rosai. -Corollc  dun  roseo  indi- 
nanlo  al  cromosi  verso  I'apiee,  con  due  maccliiolte  con- 
Irali  vordi  risaltatc  in  cima  doi  due  petali  eslenii,  quel- 
la  del  superioro  dun  verdo  piii  pi'onunciato:  i)olalo  iu- 
foriore  socchiuso,  lincari-s|)atolalo,  dilalalo-sulirotondo  al- 
I'apico  risUollo  alia  base,  di  colore  piii  dilavalo:  pelali 
lalerali  uero-sauguigui  allapice  come  gli  orli  del  supo- 
riore. -Carccj'u//  leggermenle  striali  in  linoe  vorticali,  gla- 
brissimi,  mucrouulati,  nolla  ])erfolta  uiiiturilii  smarginali. 
—  Audio  i  picciuoli  di  qiiesta  specie  divougouo  alio  vol- 
te cirrescenli. 

La  var.  B.  ha  le  lacinie  dollo  foi>lie  liueari-lanceo- 
late  subacute,  strotte  'X/s  di  linoa,  d'un  verdo  allegro 
subglaucesccnte:  i  poduncoli  3-3-pollicari,  giemili  di  lio- 
ri  sino  ad  un  pollice  dalla  base:  i  liori  ])iii  jdccioli:  le 
bratloo  1-' ',-lineari,  piii  lungliollo  del  ganibetlo:  I'apice 
del  petalo  superiore  un  po  dilatalo,  loggoruioule  smar- 
Ciinato. 


—  IfiO  — 

Ord.    2".-()cTAM)RIA 

PoLiGAi.E  (Polijfjah'ac,   Jm.s.s,   DC.) 
Carallori  tlollu  F.miiijlia  delle   Vol'ujah. 


n 


CjuJ'hc  a  o  sopali.  di  ciii  Ire  ostcrni.  e  due  intcr- 
ni  pill  i;raiidi  e  petalitidci  (sliiutlc,  Iki.spail). 

Pcldii  .*}-.">  ( il  medio  jialeilorme)  o  liheri,  o  sal- 
dali  per  riiilermezzo  del  tiilio  dejili  slanii. 

Filmnciili  iiionadelli  e  liiliiilali  alia  liase.  diadelfi  in 
cinia :  uiilcrc  S  uiiilueulari  drille,  deisceiUi  per  pori  ter- 
niinali. 

Sliln  iinico  ciinn :  stimmn  ind)iilir(trnie  o  2-l(d)0. 

Ovario  2-lucidare,  relicolalo,  orlato,  appiallilo  so- 
pra  due  I'aece. 

(ja.ssula  l-2-l(inilare  a  valve  setliferc,  o  carcorulo, 
o  dnijxi.  Ill  (jnino  |)endeiite  in  ciasciina  Idiji'ia.  s(»veii- 
le  velliilald  e  iiiiiiiitM  di  aiilld,  con  o  senza  pcrispenna : 
cinbrionc  assile.   a  raditiiia  siipeiiore.  *  . 

Krlie  (•  siill'inliri,  a  I'ojilie  in  S|iirale  a  i..  intere. 
e  senza  slipole,  a  siieeo  lalloso  nella  ladice.  Fioii  in  ttrap- 
poli.  Propricla  toniche  ed  incisive  per  un  principio  aniaro 
ed  acre  ch' esse  posseggono.  Ad  alle  dosi  son  purgative. 

266. 

POLVCALV,    L.,    JuSS. 

(fr.   Laitier-iTALo".  Poligala) 

Cal.  persisteiite  a  ">  sepali.  dei  quali  i  due  inter- 
ni  pill  graiidi.  ed  aliloriiii.  Cor.  irregolare,  fessa  nel  la- 
lo  superiorc,  lorinala  di  3-5  pelali  saldali   insieme   per 


—  170  — 

la  base,  e  disposti  in  due  lal)l)ri ,  I'inferiore  cariiie-for- 
lue.  Cassxda  coiiipresa  2-loeidare  con  logi^e  nionosper- 
me  e  tramezzi  mediani.  Semi  puhescenti,  slrofiolali,  sfor- 
niti  di  cliionia. 

riUd.   1*.  MONSPELiACA,  L.,   Uc)'.,  DC.   Guss. 

Suliglabra,  a  caulc  crello  suhseniplice :  foglic  linea- 
ri-lanceolate  aciile:  sepali  esterni  hislnii^lii  venato-triner- 
vii,  olluselli,  ei;ii;di  in  lariihezza  alia  lassula,  piii  Inni^hi 
di  essa  e  dolla  corolla  creslata  (Annua). 

P.  straminca,  Prosl,  Spr.-P.  vvlgaris  ,  coloris 
obsoJoti ,  foliis  anfiiislissimls ,  F.  li.-P.  hrovi,  lan- 
ceolato  folio,  Uocc.-P.  foliiH  lanceolalis  brovibu.s.  Jd. 
—  P.  vuh/ari.s ,  Cap. -P.  purpurco-riibra ,  hnucolato 
folio,  Cup.,  liaf.-P.  acutioribus  foliis,  Monspcliaea. 
Zannich. 

\  IT. "-Pol i gala.  ' 

}  fis.-IIerbe  a  lait  de  Monlpellier.  i  : 

Aprile-.Uajjpo. 

IV'ei  liio"lii  slerrali  cd  aridi  deile  colline. 

Cauli  i>racili  da  4.  a  10.  pollici,  seniplicissinii,  o 
con  poclii  rami  alia  base  o  verso  I'  apice  ,  con  coria  e 
rada  peluria  che  nelle  pianlc  adidle  qnasi  sparisce.  Fo- 
(jlio  lineaii-laneeolale,  le  siiperioii  rislrelle  allapice,  acii- 
minale  (lari^he  alia  base  2-3  '/,  lin.,  Inni;lie  da  'j^  ad 
1.  poll.);  le  inTeriori  piii  coile  ,  nieno  acnie  ,  nia  non 
pill  lai'ii;lic:  tilde  corlainenle  cii'lioliilii-sei^liellale  iiel  niar- 
g'lac. -Infiorazione  in  graj)poli  1-G-pollicari ,  terniinali. 
aiqiianlo  lassi.  Ali  o  sepali  inlerni  del  valice  bislmigbi. 
venalo-IJ-nervii,  ollusetii  alle  due  eslremila,  verdeggianti 
sopra  le  vene  ed  i  nervi  ,  giallognoli  nel  lundo ,  larghi 
quanto  la  cassiila,  nia  doppiamenle  piii  Innglii  di  essa  e 
dclla  corolla :  sepali  eslerni  ininori  degl'  inlerni ,  lanceo- 
lato-liiieari ,  e  soUo  di  essi  Ire  brallee  di  iigiial  rornia , 
scariose  ,  cadiiche. -Cofo//o  creslala  ,    biancbiccia  ,    dila- 


—  171  — 

vata  (li  violollo  ,   rnn  la  crcsla  l)ian('a.   Cassula  sessile  , 
i)li(-onialii-liisliiiii;a,   i^lahra. 

()i;i).   !}".-I)e(:a>dria 

(Lecimi>ose  (Lcfiumitwsae,  liovrhave  ,  L'Eclusc,  CH. , 
Moris..  Juss.,  Vent.-lAAAmy\,  Dod.-)  Papilioaceae, 
Miufnol.,   Toiirn.,  LZ/j.-Legiminacee,  Hasp.) 

A  (|ii('sla  faiiiinlia  si  rialtaccano  oltre  i  generi  liilli 
ili  (|ii('sl'()i-(liii('  allelic  VAiuifUpis  e  il  Ccrcis  da  noi  (lo- 
se ritii  .s(tll(»  la  classc  Dkcamikia  ai  .\iiin.  1(18.  c  Hi!),  di 
quosia  nosira  ('luiiucrazioiic,  cd  aiiclic  il  i^oii.  (jomlonia, 
di  (Ili  sara  dcllo  in  appresso  nolla  Classe  Dioecia. 

Cai-alleri  dclla  faniiglia  dcUc  Lcyiiminose.  i 

Cfilicc  ijaiiKiscpalo,  a  3.  divisioni  (  raraiiicntc^  4.  ) 
saldali  pid  o  iiiciio .  c  d'una  iiianicra  iiiciiualc  ,  snvente 
in  due  lalilni,  ciiine  ncllc  labiates,  il  sii|)eriore  2-lol)0,  e 
rinlcridn'   Ii-loho. 

(loioUa  iiamopolala  alia  liaso  ,  pianlata  snpra  iin 
toro  lilici'o  0  saldalo  al  calicc  ,  (pialclic  volla  iicssiina 
per  ahorlo )  di  lado  rosacea  a  .').  divisioni  ei>iiali,  aller- 
nc  con  (picllc  del  calicc  c  Aalvaii  .  piii  ordinariainente 
papiliuiiacca  a  .'i.  divisioni  inci>iiali  proionde,  una  siipe- 
riorc  piii  lari>a  (vcssillo),  due  lalerali  (ale),  due  infe- 
riori  spesso  saldale  in  una  (varina). 

Slaini  (piasi  seniprc  dieci  (  rare  vidle  in  niinicro  in- 
feriore,  o  Iripio  e  (piadiiiplo  dci  sepali  i  :  jiUimcnli  in- 
scrili  sopra  il  calicc  al  di  sotlo  della  corolla  ,  (pialche 
volta  disliiiii.  o  solaiiiciilc  (piasi  riiiiiili  alia  base,  alciina 
volla  nioiiailclli,  piii  spesso  diadclli  i^il  iiiaz/.ello  inreiiore 
per  ordinario  a  un  solo  slanie  o  a  5.,  ii  supeiiore  coq 


—  \u  — 

9-13.,  liitfi  saldali  alia  base  in  uii  liilto  fcssn  siil  davan- 
t\).-Anl('r('  (listiiUc,  urdiiiarianicnte  roloiule,  alciiuc  voile 
Lisluuijlie  c  vacillanti. 

(ku'pdla  unica  per  aborto:  qualche  volta  ^-o.  Ora- 
rio  alliiiii^alo,  lihcro,  o  rarissiniamonte  circondalo  alia  Ita- 
se  dal  toro.  Stilo  liliformc  con  slimma  scniplicc  di  va- 
ria  liiiura. 

Frullo  rare  volte  cassiilare,  ordinariamenle  Icf^nmi- 
noso  (hiijumc ,  lomenlo  ,  o  vilinoj.  -  Gvani  rolondi,  o 
rcnirornii ,  onihclicali,  altaccati  su  gli  orli  dolla  suUira 
venlrale  :  epispcrma  liscio :  cndnphnra  ijonlialo:  pcri- 
spermn  nella  niaUirilii  nessiino.  Uadicina  vollala  verso 
I'ombelico  col  resto  dellendji-ione  drillo  o  un  })0  curvato. 
Coiilcdoni  foliacei,  applicali  faccia  a  faccia. 

Alheri,  arbusti,  o  erbe  a  loliazione  in  spirale  a  3. 
fogiie  sli[iolale,  seinplici  o  coniposle,  con  o  senza  imparl 
0  con  I'inipari  trasformata  in  viliccio. 

Pro|)riela  varie  secondo  i  varii  princi|)ii  sparsi  nei 
tessuli  delle  Ibglie.-l'el  principio  nincoso  le  piante  er- 
bacee  di  quesla  faniigiia  (dlrono  11  niigliore  del  pascoli 
al  bestiame  dopo  le  graniinacee.  Talune  abbondano  in 
prodotli  azolati.  Molli  semi  sono  escnienii  jtei  loro  coti- 
ledoni  carnuti  pieni  di  I'ecnla  misla  a  principii  azolali  ab- 
bondanlissimi.  A'ella  radice  della  Liquirizia  IvoMxsi  11  prin- 
cipio mucilaginoso  saccarino.  I  grani  del  Citiso  sono  ve- 
lenosi  ccc. 

Possiam  considerarc  qnesta  famiglia  solto  due  gran- 
di  divisioni.- 1."  Con  liori  a  corolla  regolare ,  o  nessu- 
na  per  aborto;  2/  con  lioii  a  corolla  irregolarc  (Pa- 
pUionacee  vere).-hi\  prima  branca  non  abbraccia  en- 
tro  di  se,  cbe  vegelal)ili  esotici.  Tutti  i  noslri  vanno  ad 
ordinarsi  nella  seconda. 


—  173  — 

Sezionc  1." 

A  coliledoni  MiMdi-Fillolohi'o  DC.,) 

*  A  leguiuc  iiiarlicolalo-Lo/«u/ee  (Lulee  DC.,) 

Calycotome,  Link  in  Sclirad. 

Cal.  pria  drlla  lioritiira  Iiil)ul()so,  rislrcllo  allapicc 
2-lal)ial()  ,  col  lahliro  siipcrion!  2-dentato,  I"  infcriore  a 
3..denli,  iiidi  dciscciite  all' inlcrno  e  segroi>antesi ,  con 
la  parte  sii|>('riorc  cadiira,  1' iid'orioro  cainpanidala  |)orsi- 
stenle.  Vcssillo  ovalo-hisiimjio.  Cnrina  hisliiiii^a,  piii  o 
mono  dellcssa.  Slaini  inoiiadclli.  Lpijumc  alliingalo,  pia- 
no-coniprosso,   polispcrino.   Semi  sciiza  caruiicola. 

5in.   (].   i>n:sT\.    CtHss.  sjpi. 

A  loj^lic  Icriialc:  foi^lioliiic  ohovalo-cimoalc ,  iiella 
pnjiina  inrciioic  soricoo :  pedimcoli  1-llori,  ascellari,  ad- 
dciisali  :  liralicc  c  calici  scricci :  leijnmi  comprossi,  ap- 
piaiiati  iicl  dorso  ,  appressalaiiuMilc  arg('iiteo-j)iloso-sen- 
ce.-(Arhit!ilo). 

C.  spinn.sd.  Prcsl.  ft.  Sic.  van  Linh-Sparlium 
iufcsliim.  Id.  Del.  imnj. -Spdrliiim  sjiiiKisiun,  Ivria 
non  L.-iJijIisii.^  infi'slus,  Gn.s.s.  i)rod.-C.  spinusus.  Cup.- 
Acaeia  II.  Mdllioli.   Casl. 

Voi.c.   Sic.-Alaslra. 

Aprilc-.Majijiio. 

INVi   luoi^lii   incidti  doviinqiic. 

«  liaini  ('  spine  slrialo-aiii;(dali.  Pirciuoli  pin  oorti 
«  0  pill  liiiij;lii  drilc  rojiliulinc,  spcsso  rasccllali  accaiilo 
«  alle  spiuc  :  foijlioline  sovcnlc  siiiarginalc  airapice. /^f'- 


tm    ACC.    MIL.    Mil 


23 


—  m  — 

«  (luncnli  1-2-lincari :  bralloole  picciole,  ainplessicauli , 

((  ovate ,  oi^uali  al  calice ,  inscrite  solto  ili  esso  ed  ap- 

«  pressatc,  inlcre  o  subtrilobc.  F?ori  gialli,  odorosi,  (pial- 

(c  die  v(»Ua  solitarii.  Lcfjmni  piani,   8-14-lineari,  larjihi 

«  due  liiiee,  4-3-spenni,  allenuati  alia  base,  piu  larglii 

«  all'apice,  spuntonati...  »    Guss.,  collcUi-formi. 

268. 

OisoMS,  Lin,  Juss. 

It.u,  . -Oiionide-FR. -Bugrane-Sic  .-Pulicara 

Co?,  persistente,  canipanulato ,  .'>-fesso,  con  lacinie 
lineari,  cd  ovato-lanccolate.  €ov.  a  vessillo  giaiule  slriato. 
Slaini  per  le  piii  monadelli.  Legume  lurgido  ,  oligo- 
spernio.  '  ,    -        >        ,    .■  •    •     ui 

A. -A  Icgunii  eretii  insieme  al  peduncolo. 

o;J8.-().  Yariegata,  L.,   Vcria.  Biv.,   Guss. 

A  caule  e  rami  I'lsoiiienti  (»  dillusi :  fodie  crasse  , 
semplici ,  obovato-cuneale  o  bisliiiiglie ,  slrialo-nervose  e 
pubescenli  nella  pagiiia  infeiiore  ,  glabre  e  iiitide  nella 
supcriore,  aculaineiile  segiiellate  cdiiie  le  stipole,  the  son 
grandi  e  giiainauli :  liori  pallidaniente  liilei :  calice  pube- 
scenle  piii  corlo  della  corolla  e  del  legume.   (Annua). 

Anonis  mavilinia.  lenis.  rijiUliuscolo  folio  inlefiro, 
alte  crenalo,  (jup.-A.-niilis,  marilinnt.  folio  lucido  ser- 
rato,  Id.-Uocc.-A.  lutea  ,  Trixmjinis  folio,  maritima, 
Barrel. 

Apri[e-3Iaggio. 

Nelle  arene  mariltime  rarissima  (LiHoralc  di  Picci ) 

Cauli  3-8-pollicari ,   cortamentc  villosi ,  rossicci  ,   i 


—  n.")  — 

coiilrali  liiluna  volta  orotti.  F»fy//V  conic  nclla  diajinosi  , 
lari^lu'  2.-liii.,  Iniiiilie  4.,  imbricate,  ra(l(l(t[)|)ial<'.  ricur- 
ve ;  slipole  pure  iiervose  nclla  papna  inl'criorc,  semi-ova- 
te, e  semprc  piii  iirandi  della  i'uj;lia  slessa.  Podimcoli 
corlissimi,  1-lineari,  i-llori.  lldlivc  a  lacinie  slrcUanu'nle 
lanceoliile,  ej;iiiili  spesso  punlalo-liiiealo-rosclii  alia  base. 
(jonillc  d"  im  jiiallo  non  nKtIto  inlcnso,  a|»pena  due  lince  piii 
iuniiiie  del  calice.  Vcssillo  eslernamcnle  |»nbcscenfe.  inter- 
namente  i;;labro  e  siriato  di  |)orporino:  tarind  ed  ali  gla- 
bre.  Lefjumc  4-()-lineare.  bisluni>o,  turgido,  i-8-spenno , 
pubcsccnlc:  somi  giallicci,  iisci.-Pubesccnza  di  lulle  le 
parli  glanibdoso-viscliiosa. 

">;{!).  0.  COLIMNAE,  AIL,    W.,    Guss. 

INdtcscenle,  a  caiili  in  cespuiiiio :  foglie  a  lungo  pic- 
cinolo,  tcrnalc ;  Ic  snpcriori  sem|)lici  con  Ic  foiiii(dinc  ovali 
striate,  aculamciite  sei;lieUale:  stipide  acnte  o  acuminate, 
intere  e  sciibellate:  liori  llavi:  lacinie  calicinali  lanceolate- 
acuminale.  piii  limglielle  della  corcdla:  inlioiazione  in  spica 
fogliosa.   [l{izt)((irj)i<(i.  c  cduiiHuvpicn  alia  base). 

0.  «/)»//«,  Tcn.-O.  pnnilJora,  Lam.,  Cav.,  Pers.- 
0.  miiiulis.sima,  .Idcij..  TlinUl..  nonL.,  et  W.-O.  lutea, 
.syhi'sln's.  ininiiiid,  (jilnmn. 

Voi.c.  Sic.-Specii  di  pulicara. 

Hhn>"io-Sellend)re. 

iVelle  c(dliii('.  ma  rada.-  (Trovata  in  vicinanza  dello 
Eremo  di  San  Conadu). 

Rmlicc  "Tossa,  neraslra.  Cauli  niolli  dalla  stcssa  ra- 
dice.  palmari  o  semi|)('dali.  ascendenli.  fnilicnlosi  alia  base.- 
Fdijlir  lernale  con  le  logiioliiie  ellillicbe  ( ipiasi  conu'  (|uelle 
del  (jfve).  subviscbiose.  coilamenle  pubescenli  in  amendne 
le  |»agine  e  nel  corto  [liccinolo,  |)alenti.  acntanuMile  segliet- 
late  :  slijwli'  lanceolale.  acntamenle  segbellale  vieppiii  nel 
margine  eslenio  :  /r(/y//e  sitju'iiori  semplici  ,  slcellissime , 
(piasi  Iiucari-cuneate.-8yju7ie  2-3-pollicari.  Lacinie  calici- 


—  176  — 

nali  lane polato-aciiniinalissinie ,  piu  cortc  della  corolla  , 
striato-iu'i'voso,  oreUe,  suboi>iiali.-(Joro//«  llava,  con  le  ali 
ti  la  carina  alqiianto  lutec  (soccliiusa  in  primavcra,  spiega- 
ta  (la  Lnglio  a  Scltenibre,  (kisH ) .-Lcfiume  corlo,  suhroni- 
beo  0  quasi  cllillico,  nereggianle,  subglabro,  nigoscUo,  piu 
coi'to  del  calicc.  Semi  rossicci,  esilmenlo  Uibcrcolali. 

riiO.-O.  jiiTissiMA,  Lin.,  Bin.,  Gvss. 

A  cauli  pclosi ,  oreKi  e  risorgenti:  foglic  superiori 
(esirenie)  scniplici,  ordinariamonti;  inlero,  Ic  allrc  IcM'nato- 
tril'ogliate,  a  fogiioline  ollitliche  cd  obovate,  aculaniente  se- 
ghotlale,  cortanienlc  glandoloso-viscosc:  inlioraziont' in  spi- 
clio  bislungbc:  braltce  slipolari  superiori,  ovale,  veiilricose, 
scarioso-biancliicce,  embriciate  sopra  i  fiori  in  modo  da  co- 
prire  il  [ubo  dei  calici:  corollc  rossiccc.  (Annua). 

0.  livadmla,  Pourr.-A.  alopccuroidos,  milis,  an- 
nua, puvpni'astens,  DiU.-A.  puvpuica,  tr i folia,  scrrata, 
hii\mta,  jlorihus  in  Ihijmi capilula nuianlia arrectis,  Cup. 

VoLG.  Sic.-Cimiciara. 

Mannio-Giui-no. 

Ai  niargini  dei  canipi  e  delle  vie  coniunissima,  special- 
niente  nei  terreni  ar^illosi. 

liadice  lunga,  discendcnte  con  pochc  fibre  laterali. 
Cauli  molli  dalla  sfessa  radice,  il  centrale  per  ordinario 
erelto  e  piu  alto,  i  laterali  risorgenti,  1-2-pedali,  inseriti 
in  online  alterno,  tutti  ramosi  sin  dalla  base ,  patcnteniente 
pelosi ,  tenaci  ,  rigidelti.-Foy/('e  superiori  (propriamenle 
quelle  picciolissiine  alia  somniita  della  spica)  seniplici,  li- 
neari-lanceolale,  largbe  appena  '/z-l.-lin.,  lunghe  2-4  lin., 
sessili ,  luinutaniente  denlellate  o  a  niargine  inlero;  lulle  le 
altre  (comprese  ordinarianienlc  pur  quelle  che  fan  di  brat- 
tee  inleriori  alia  spica)  dispari-pennale-in-lre,  con  le  fogiio- 
line obovate  ed  ellilliclie  aculaniente  segheltale :  tulle  corta- 
mente  pubescenli  e  giandoloso-vischiose  in  amendue  le  pa- 
gine  :  non  di  ratio  accanto  alia  foglia  seniplice  della  sonimi- 


—  m  — 

la  nil  altra  piii  picciola  ad  iin  lato  di  ossa.-F/oH  sessili  o 
coiiaiiKMilc  |M'(lim(iilali  in  spiclic  hisliini^lic  l-2-|»oIlit'ai'e  , 
aciilc,  iiiiiiiik'  (li  hidllcc  slijiulari,  ovale,  vciilricoso,  scario- 
so-biaiuhicto ,  lenninalo,  come  si  e  dcllo,  da  una  foi;iia 
scniplicc  Ic  cstrcnic.  c  da  una  liiroi;iiata  Ic  piii  i)assf :  que- 
slo  hrallcc  iMubricandosi  sopra  i  lioii  nou  anivauo  a  cojirire 
die  il  solo  !ui)o  dei  ealici.  Spica  del  eaule  centiale  seuipre 
pill  i^raude:  lulle  quasi  variei^ale  per  le  brallee  hiauchiece 
e  le  loj^iie  wnVi.-Laciuir  valicituili  verdi,  loi^liaree,  ova- 
to-aeuniinale,  i;laudoloso-  pubeseenli  iiilernainenle,  sul)<;la- 
bre  e  iiiinulanienle  striate  aU'esterno,  cii«iiatc  nei  iiiargini , 
v<'i(li  col  Inbo  biancluccio ;  linleriore  carinata  a  base  piii 
prorondanicnte  divisa,  appoiiiiiala  o  incurvata  su  la  carina  , 
pill  discosia  dalle  altre  die  stanno  lateralmente  disposte  a 
coppie  .  e  ciascuna  cop|»ia  ravvicinata  c  divisa  da  un  seiio 
ineiio  proloiido  dei  Ire  die  separano  le  coppie  stesse  tra  io- 
ro  e  dal  sej^inenlo  di  mezzo. -6'ojo//«  piii  lunj^a  del  calice: 
vessillo  d"  wn  roseo  carnicino  con  strie  porporine:  ali  e  ca- 
rina biandiicce  :  niiUnc  ]uU'V. -Lofimnc  ovali-siibroinbei  , 
rossicci,  ei;iiali  al  calice,  pel(iso-i;landolosi  specialiiieiite  al- 
lapice.  Semi  rossicci,   subi>lobosG-reniroi'mi,    tubercolati. 

B.-A  legumi  pendenli  dal  pedimcolo  eretto. 

oil. -0.  MOLLIS.,  Savi.,  Laq. ,  Guss.,  Syti.,  var., 
major. 

Patentcmente  pubescente,  subviscosa,  erbacea,  a  cau- 
Ic  crcllo,  semplice,  e  patcnlemenlc  ramose  sin  dalla  base : 
foi^lie  lein;ilo-tri('oiiliate .  coilaniente  irsute,  con  foijlioline 
obovato-o  l)isliiiiiio-cuncale,  o  stiellamente  linear!,  seyhet- 
late  all'apice,  ottuse,  e  con  slipole  senii-ovato-acule  o  sii- 
boltuse,  esilniente  denlicolate:  liori  in  i>rap|  (do  subconi])at- 
lo ,  die  |iroluiij;asi  e  divien  jiiii  lasso  coi  frutti :  peduncidi 
l-Oori,  mulici,  suliegaiali  alle  loglic:  liori  rossicci:  calice 


—  178  — 

parlito,  a  lacinie  linoari-lanccoliilc,  subeguali  alia  corolla 
cd  al  lei<iiin('  cilindnco.-(/lnnMa). 

0.  rccUnala,  Vcr,,  Guss.  prod.,  non  Lin. 

B.  Minor,  il/om,  Guss.-\  foglie  compaltc:  foi^lio- 

line  pill  slrolle :    yrappolo  dci    fiitri    raccorcialo :  lacinie 

caliciuaii  slrcttanicnte    linoari,    acute. -('O.  rccliiiata.  li. 

Fonlancsii ,   Wcbh.-O.Deslonianesii,  Uufour.-O.  Cher- 

leri,  Dcsf.,  Reivli.,  e  di  allri.-/l»«»/.s'  arvemis,  hirsnta, 

pimlla,  visvosa,  multis  siUquis  vcrnuis.  Cup.  lion.-A- 

nonis  tiifoliis  ajjinis,  minima,  hirsuta,  Cheiieri,  Cup.? 

i  FR.-Ai'rece-hoeuf  doiix.       ■  ■  i- 

VOLG.  \  „  ■•         I , 

/  sifi.-riilicaredda.  ■  ' 

Maiiiiio-Giiio'iio. 

Nei  colli,  nei  luoglii  arid!  (Pelrara),  nei  siti  giiiaiosi 
niai'illinii ,  anihedue  le  varicla. 

Cauli  erbacei,  gracili,  palmaii  o  dodrantali.  Foylie 
apprcssale  o  eretto-palenti ,  a  picciuolo  S-ri-lincare  con 
le  foglioiine  larghe  1-2 '/,  lin.,  lunglie  2-4,  nella  pagi- 
na  suporiore  oscuramente  nervose:  fofilii'  [lorali  seniplici 
(traiiiie  le  piii  basse  del  grappolo ,  clie  sono  rpiasi  sein- 
pre  normali,  ([ualche  volla  con  una  sola  laterale)  pelo- 
so-gland(d(»se-vischiose,  a  peli  corii  hmglii  1-linea:  .s7/- 
polc  luHghe  2  lin.  ,  larglie  1.  o'/^,  subaniplessicauli , 
dentale,  nelle  fogiic  florali  assobitameule  intere.  Podun- 
coli  l-'i  lineari,  nei  fiori  iiileriori  un  po  |iiii  Itingiii  della 
foglia.-(vo//c/  nervosi,  ghuuescenli  sul  lubo,  .'»-parlili,  a 
lacinie  lietaiueiile  verdi ,  siretle ,  appressate ,  orizzonlal- 
mente  villosi  a  liinghi  peli  ineguali  da  1.  linea  sino  a 
2-'/,_.  Fiovi  orh/AmlwYi-Vessillo  dilavatamenle  roseo  ( per 
ordinarid  allapice,  ove  Irovasi  ascuraiuenle  sirialo )  : 
ale  e  carina  bianchicce.-Lej/HJ/ie  sublerele,  3-4  lineare, 
villoso,  fasco:  moUi  .semi  leonini.-Odore  della  pianla  rc- 
sinoso. 

542.-  0.  BUEViFLORA,  DC,   Guss.  *f 


—  no  — 

Erlacca,  poloso-suhvischiosa.  a  foijiio  siiporinri  som- 
plici  con  Ic  slipdlc  iiilciT ,  h;  inlciiori  loriiiilc-lriloj'liale 
(■(111  riinpari  iiiajijiiorc,  v  Ic  stijiolc  scjilicllalc:  lui^liolinc 
UiUf  liisliiniid-cllillichc,  (tUiisc  o  siiiartiiiialc,  iiicjiiialiiicnte 
scjiliclliilc:  pcdiiiicdli  iiKiiKilldri,  liiiiitaiiiciilc  arislali,  ci;nali 
alia  luiilia :  lioii  lulcscciili :  calico  a  laciiiu^  slrcltaiiiciite 
liiicaii-hiiiceolale,  piii  luiighelle  della  corolla,  plii  corto 
(Id  Iciiiiiiic  (Annua).  t 

0.    Viscosd  (►.,  Lin. 

Aprilc-("iiiii;ii(). 

IVci  canipi,  nolle  colline  aride,  tra  le  biade. 

Canli  orolli,  l-U-pcdali,  raniosi,  sparsamoiilo  pelosi 
come  i  pcdnnculi  od  i  calici,  a  poli  liini^lii  palcnlissimi, 
con  allri  in  mezzo  piii  corti  e  spesso  ijlandolosi. — Fo- 
(jliolinc  corlanionto  puhcsccnti,  i;liilin(tso  ,  (pialcho  volta 
suiicuncatc  alia  base,  piii  (ndinariamonto  (piollo  di  mezzo 
e  le  supcrioii  (die  son  s(dilarie)  dlillidic,  ejinalnienlc  ro- 
loiidalo  alio  due  cslromila  ;  le  laleiali  sirello-bisluni'be , 
siibscssili.  (pialdio  volla  insorilo  allernamciilo,  liitio  ine- 
ij;iialiiioiile  (Icnlale  al  di  lii  doi  duv  lorzi  .supori(U'i,  inlere 
alia  J)ase,  con  ra|iico  (piasi  sciiiprc  8iiiarj;inato. — Slipole 
(Idle  loiilio  iiileriori  rcinoliiiiionlo  dciitale.  (Idle  siiporio- 
ri,  iiitoro,  con  i;li  apici  divcriiciili,  nolle  [)iimo  aciili,  nolle 
seconde  lancoolali:  tulle  col  maryino  basilare  rivollalo.  I'or- 
zi(Mio  del  piccinolo  sporiicnlo  sopra  le  slipole  ordinaria- 
iiionlo  oi;iiiile  in  Iniiiiliozza  al  picciindo  socoiidario  dolla  I'o- 
gli(dina  di  mezzo.  —  Podiinviili  1-1  '  ,-polliiari:  (mnihctti 
2-2  7.  linear!,  (piasi  mella  piii  corii  del  calico:  arista  sii- 
bricnrva.  Iiin^a  t-(i  liiieo:  |)di  liilli  dollo  arislo.  e  i  piu 
corli  doi  |ic(lniic(»li  e  doi  calici,  sposso  iilandolosi. — Co- 
loUc  pallidamenle  lulcscenli,  lunijlie  3-3  linec,  subogiiali 
al  calico,  ordiiiariainonto  iin  po  piii  corle,  col  vossillo  rai;- 
j^ialainonlo  stiialo,  a  strie  os(  iiriimonlo  ranciato.  piii  vi- 
sibili  alia  base,  e  orlalo  d'  una  linca  decisanienle  laucia 


—  180  — 

nel  piinto  centrale,  a  cui  si  appocfgiano  Ic  ali:  carina  flava.- 
Leyunie  terete,  imicronato,  5-(»-lincare,  giandoloso-pelo- 
so.-Semi  subglobosi  (8-1(5),  pallidamcnte  leoniiii. 

Odore  di  tiitta  la  piaiila  noii  deeisamcnte  di  Teriaca 
(Guss.),  ma  iin  po  soiniiiliaiit(%  ed  assai  forte  c  naiiseoso. 

543.-0  PKOKcox,  l\ob.  Giornulo  del  Gabin.  Gioen. 
Tom.  1,  liim.  1,  pag.  ^i.-Guss.  Syn.  2,  jj.  831,  srib 
0.  Biflom,  fi  p.  890. 

Erhacea,  viscoso-pubesceiite  a  caule  ranioso,  erelto 
0  risoru'enle:  foglie  ternato-trilbi'liatc  ,  con  le  foiilioline 
bislunghe  o  hislungo  ellitliclie,  otliise,  senhettate:  slipole 
inlere  o  irregolarnientc  dentate:  pednncoli  nionoflori  (di 
rado  2-llori)  sul)eguali  alia  i'oglia  aristali:  liori  candidi: 
calice  a  lacinie  lineari-subulate  piu  corte  dcUa  corolla. - 
(Anmia). 

0.  Biflova,  Guss.  prod,  e  Syn.  2.  p.  262  non 
Delf.  -<    - 

VoLC.  Sic.-Ciniiciara. 

Dai  primi  giorni  di  Aprile  a  Maggie. 

Nei  pascoli,  nei  prali  sterili,  ed  anche  nei  prati  pin- 
gui,  nia  lara. 

lindicc  ramosa,  sparsa  di  grnmctti,  c  di  un  odore 
appena  sensibile. -Crt»/i  erbacei,  '|,-2-pedali,  ramosi,  eret- 
li,  palenteniente  viscoso-pubescenli,  a  pcli  inegiiali  im  po 
piegali  airingiii.-/''o.7/(V»//He  ad  a|)icc  quasi  niozzo  niinu- 
tanieiile  e  spessanienlc  denlal(»,  deniaie  piu  larganieiitc  in 
anibedue  i  margini  lalerali  della  metta  supcriore,  intere 
quasi  senq)re  nella  base,  che  ])cr  ordinario  e  cuneata : 
fogli(dine  di  mezzo  semprc  maggiore:  slipidc  inlere  o  ir- 
reg(darmentc  dentate,  a  margini  per  ordinario  ripiegati.- 
Arisla  del  poduncolo  4-5-lineare ,  rdilonne,  piii  limga 
del  gandielln  o  egnale  ad  esso :  alle  voile  due  appendi- 
ci  fogli(dinari  inlerposilive  ovate  in  cinia  al  peduniolo  Ira 
il  gambetto  e  1' arista. -Fiori  nulanti.  -  Co/'o//o  Candida  col 


—  181  — 

vossilld  (lilatali)  (hkIiiIo  iicirapicc,  (-(irlanionlf  imu-ronalo. 
s('!>iial(i  liiiiiio  la  sua  (liipplicaliiia  da  una  slrin  capillarc 
|i(»r|t<»riiia  visil)il('  in  aiiihcdiie  Ic  pagiiic,  cd  csiliiiciilc  ra- 
(lialo  (la  solid  iii  sii  con  allre  lincetle  capillari  svanile : 
apicc  dcllc  ali  |((icliissinio  roscccliiato,  rare  voile  sfiiina- 
laiiiciilc  llavcscciilc :  apicc  dclla  carina  smorlaiiuTilc  por- 
poi'iiio.-.l/(/('/r  i^hilW .  -  Lrffumi  suhleirli.  ahjuaiilo  com- 
piTssi  dai  lali  dcllc  suliirc,  irsiili.  Iimjihi  iiii  pollico.  o  po- 
co  piii.    Sriiii  rciiilornii    12-20. 

Odorc  dclla  piania  Iclido. 

">ii. -(K   IU.M0S1SSIMA.   Ucsf.,    W.,   ///»•..    Ghhs. 

Snirriilicosa.  mezzo  puhescente,  a  foi;lie  lernat(t-lri- 
loj^lialc,  loi^ii(dine  (d)(jvale ,  o  liisluiigo-liiicari ,  siibco- 
iiealc  ,  deiilalo-sejilieltale  (^traune  alia  base):  stipole  acu- 
miiialc:  |icdmicoli  l-llnri,  piii  liiiii>lii  della  ro<>lia:  arislc 
subc^iiali  al  luho  del  caliee :  laciiiie  calicinali  suhliiicari. 
due  voile  piii  corle  della  corolla .  e  tre  voile  del  Icj^u- 
nie  :    fiori  lulcscciili.    iSulfrulice ). 

0.  .\<ilri.i\  Iciiu,  mm  Lin.-Anonis  riscasn,  spi- 
nis  carens,  hili-a,  major,   Cup. 

voLC.   Sic.   Pulicara. 

.\prile-Lni>lio. 

iVei  luo"lii  areuosi  niarillinii,  nei  Icrrcni  aridi.  ueyli 
alvei  dei  torrenli,  per  Ic  vie,  e  nelle  colline,  comunlssima. 

Caiili  cespiiii'liosi.  ramosissiiiii ,  2-3-])edali.  FiKjIir 
j>iutiiioso-uilide  come  i  canli.  lulle  picciuolale ,  con  j)ic- 
ciuolo  2-i-lineare:  I'ojiliitline  di  lorma  variahili ,  or  obo- 
vale,  ora  bislunj^o-ellilliche ,  ora  sublincari ,  lincalo-ve- 
uose  uella  |)ai;ina  snpcriore,  denlalo-sei^bcUale  o  acula- 
meule  sei^iicUate  ,  non  dal  mezzo  allapicc.  ma  auclie  piii 
in  gill  del  mezzo ,  sempre  inlere  e  cimeale  nella  base : 
le  inferior!  abpiaulo  piu  lari^lie  e  (piasi  piane  le  supe- 
rior! pill  angusle  ,  spesso  raddoppiale  .  ricurve ,  olluse : 
spesso  unica   logliolina    lalerale    iuserila   alia   base   della 

ATTl    ACC.    YOl.    Xtll  .  2i 


—  182  — 

fogliolina  di  mezzo  ( anomalia  nialamente  attribuita  alia 
sola  variola  B.):  aUpole  nonose  ,  acuminate,  piii  corle 
del  picciuolo  ,  ma  non  inlere ,  per  lo  piii  coi  nervetli 
prolungali  sul  margiue  in  allreltanli  (\ml\ .-PedwuoU  da 
0  linee  sino  ollre  ad  iin  pollice,  persislenii:  (jmnheitl 
2-3-lineari  :  arisla  cpiasi  doppiamenli^  piii  liinga  dei  gam- 
belli. -F/on  orizzonlali  col  gambello  piegalo  ad  arco.- 
Le  due  lacinie  superiori  del  iuUcc  accoslale  Ira  loro  e 
subricurvc  ,  le  due  di  mezzo  ciirvate  laleralmenle  alia 
volta  delle  superiori  ,  1"  inferiore  incurvata  su  la  carina, 
tulle  e  tre  queste  ultime  discosle  dalle  due  prime  e  pa- 
rallele  fra  loro. -Colore  della  eoruUa  lulescente,  col  ves- 
sillo  striato  o  concolare.-Le(/i<wie  lineare ,  pleiospernio  , 
lungo  5-7-linee  ,  pubescente,  d'una  linea  di  diamelro  : 
semi  subcordali  ,  pallidamenle  carnei  ,  esilmeule  tuber- 
colati. 

Odore  balsamico  abpianlo  disaggradevole. 

Si  fa  grande  uso  di  cpiesta  pianta  per  bruciaria  nei 
forni  ,  e  nelle  I'ornaci  da  calce. 


.>v^ 


2(59.       ..    ;.,.:..   .         „'.     .;..!■•■ 

VtLi\ERAHiA,  Journ.,  Moench.  (nouScop.) 
(FR.-Yulneraire.-//.-Vulneraria.) 

Cal.  persistenle  ,  irregolarmente  a-denlalo  ,  final- 
mente  ventricoso-conlio.  Pclali  subeijuali.  Slami  1-2- 
adelfi.  Lcijume  ovalo  ,  pedicellalo,  1-2-sperniio,  coverto 
dal  calice. 

oi.K-V.  uETEROPUYLiA,  y]/oen/ic.,  Giiss. 

Erbacea ,  a  cauli  proslrali  e  risorgenli:  foglie  |)u- 
bescenti  nella  pagina  inl'eriore  ,  le  radicali  lungamente 
picciuolate  ,  bislungo-ovali  ed  ovate  ,  quasi  semplici :    le 


—  18:j  — 

'•a"lin<"  sessili  ponnaf  i„  calTo  ,•„„  la  foirlioliua  eslrema 
I'l.i  -laiuie:  iiil.oiazion.'  in  .apolirii  ir,M„i„a(i  „  .'{-mMriini 
rinlorzali  da  d.ic  i„v..lu,ri  .lioiiad  „„i|au.,ali  iiicjuali  • 
K'J>uim  scnii-Hliiii.i.  iiioiiospeniii.   (ni-omnm-a)/ 

\.-li,ihi/h,m.-\  calici  violcMlo-porporini ,  coroll.- 
rosec.  (Aulln,llis  vulncnnia,  L.  W..  All.  Unia-VulnL 
rana  A„lln,ms,  Sco/k  A.  h'i,unumsa  ,  monlana,  coo- 
ruloo  /Inro.  harr.-Vulnorarin  ruslim.  ./.  n,,,,!,.  Lamh  - 
Loin  ajtms  r„l„n„ria  i>ralis .  (',.  K.-V.  Ihrc  nnrn,,- 
raacente,  (Zaiinich.j.  '         '     ' 

A  -a-/yr,Wo,-(:„„  I,.  ,.„n>||e  d'un  rosco  svanilissiinc 
li.-l'lanjlnni-.i  calin  per  (.nlinario  porpoiini  iid- 
I  ap,(T  cnrull,.  llavc.-(. (,///,.  Iryumiima  lolo  allini.s 
(^'ilK-A.lyumim,m  fhm'  htm,  <Jn.sL-La,iopo<lhm  floro 
liilco  lahcn,.-A.  I,';,,unim,sn,  hilca  ,  'ilaliva  ,  Uarv - 
A.  nrhrmU'ims  taliori  jnlio ,  pollnvMo  h,,ssino  Ihre 
,"l'-'\:  '''lliiintnosa,  vuhioraHa  pralnisis  divla .  Inlioro 
/[>l''>.fh>r,.  hjfssino,  Id.-V.  pralomis  luto  affinis.  la- 
liort  /oh,,,  jhtro  aurotK  lion.) 

(j.   Alhi/lara-X  calici  l)iaii(lii((i(.-vcTd('i.-iaiili :  nj- 
'•••llc  J.iaiirlic -(.(////,.   Icuiuninosa  /lore  albo,' C,m  •  Vul- 
ncruna  ruslira,  (lore  ulho,   .S>r/».  j 
VOLG.   S'j-"  ^"''"*'''"iii-  iiiilillidc'vulricraria. 

^Fit.-Vnlii(Taiic,  aniliyllidc  vuliieraiir .    vulnnaire 
(los  paysaiis,   lirdc  jauiH'.  ,,,  ,' 

Aprilc-iiiiipKi. 

/r   ?^^Y  7!"'"''.;'«  !"''•  »"tto,  edanche  nei  luoyhi  bassi 

{Lx-jnulo  (I I   (hllinn.)  ^ 

Ca „li  nkm'l  i-1  '/.-pcdali ,  n.olli  ,lalla  slessa  la- 
iice,  seinphn  „  poco  ram(..si.-Fo,y//>  pallidainontc  ver- 
Ui,  iK'lla  pa-ma  superiors  j-labrfi,  nclla  inr<"ii<.n' appres- 
salamcnlc  pnl.cs.cnli  si.rcn.'  i  caidi.  -ri„v.diMri  e.l  i  ca- 
"ti:  N'  radi.ali  aiiclic  oltovalo-clliUiclic,  dispostc  in  ro- 
sa.   liin-aiiKMilo  piiciuolalc,  col  picciuolu  pateiitenienle  pu- 


—  184  — 

Ijescento;  Ic  suptMuori  sossili,  inipari-ponnalo  con  Ic  fo- 
giiolino  lalerali  siiblinoari,  lunghe  12-15,  linee,  eTini- 
pari  p(M"  onlinario  liiicari-lancoolata ,  assai  piii  grandcl- 
U\.-Cfipolini  geniinnii,  anzi  le  |)iu  voile  a  Ire  a  tro,  inc- 
••iia'ii,  Finferiore  alquanto  dislante,  lutli  rinroizali  da  due 
involucri  digitati  (iion  iino)  aniendue  iinilaterali,  1" inter- 
no  [>iii  piccolo  H-5-parlito,  I'esleriore  appena  una  linea 
(iislante  dal  prinio  e  piii  grandetto,  .'j-7-paitito.- Ca/f- 
ci  in  A.,  fosco-violelli  cosi  all' apice  come  alia  base,  bian- 
chicci  nel  mezzo ;  in  B.,  rosseggianli  per  ordinario  nel 
solo  apice;  in  (]..biancbiccio-\erdognoli  (^colori  cbe  in 
Uitle  le  variela  si  dileguano  dopo  la  fecondazione) ;  in 
tuUe  brevenienle  pedicellali,  (piasi  biiabiali ,  c(!l  labln-o 
superiore  grande  corlanienle  2-dentato,  I"  inl'eriore  3-den- 
talo  coi  denii  piccioli  acuniinalo-setacei,  e  quel  di  mez- 
zo pill  basso  dei  due  lalerali:  denli  lutli  c  cinque  villo- 
si. -Co/'o//e  pill  lungbetlc  del  calice,  in  A.,  col  vessillo 
roseo,  venalo  leggennenle,  le  ali  biancbiccie,  sfumate  nei 
lembi  eslcrni  pure  di  roseo,  e  la  carina  nero-porporina 
air  apice;  in  A.,  a  col  vessillo  d'una  tiula  rosea  assai  sva- 
nila;  in  B..  di  color  flavo;  in  C.  con  le  ali  e  il  vessil- 
lo bianchi,  e  le  prime  qualche  volla  un  po  llavescenli  co- 
me pur  la  carina. -S/f/mi  monmMii. -Lofpime  pedicella- 
to,  spunlonato,  reticolato,  glabro,  1-liiieare  in  dianielro, 
lungo  appena  1-'|.  lin.,  dritio  da  un  lalo  dellc  suture, 
convcsso  dalPaltro:  (jamhelto  2-3-lineare,  gracile  gia- 
bre.-Se?;u'  mezzo  compressi,  fosclii,  elliltiche-reniformi , 
lisci. 

546. -Y.    TETP.APIIVLLA,    GuS.        '  ■'     v,' 

Pill  0  meno  villosa,  a  caule  prostralo :  foglie  tulle 

pennale  in  caflb,  con  la  logiioliua  eslrema   jiiii   grande, 

inliorazione  in  capolini  ascellari,  subsessili,  paurillori :  !e- 

gumi  bislungo-lineari,  2-loculari,  2-spermi. -(.I»ni<a). 

.,     AnthyUis  li'lmpiiijlla,  />..  Ucr.-A.  Impamca,  Hir.- 


—  I8:»  — 

.{.  lorjumiuosa  ,  vpsicavia ,  lutca ,  llan.-A  U'tjumino- 
sa,  lolo  a  fji  Ills,  vesica  rid,  hispaniia,  (hij).  -  Loins  pen- 
Inplnjllos  rcsivana,   C.  n.-Tiifoliuin  linlinihuin,  Cam. 

Voir..    It.  -  Vnlncraria  vcscicosa  .   aiilillidc  vcscicosa. 

.Maiz(»-A|iiil(' 

.\('ll(*  collinc  ('  iici  campi  aridi  da  |)or  liilld. 

(luliU'dttni  olxtvali,   siilicaniosi,    "laljri.-Cn^//  iiudfi 
dalla  stcssa  ladicc  ,   pcllicari  o  |)e<lali,  spesso  semplki.- 
FoijUc  tulle  iiiipari-|toiinat(',  cariiosottc,  con  I'  ultima  fo- 
gliolina  ijraiidissiuia   ohovalo-snlicllillica ,   corlamonlc  ap- 
punlala.    picjiala  in  avaiili  sopra  larticolazidnc  ad  anijolo 
([uasi   rclld.   Ic  iatorali   |>i(i(d(' ,    iuciiuali,   altcrne,    1-3, 
della  slessa  forma  o  iiislungo-acute,  o  lancei)late,  e  spes- 
so  verso  la  base  lincari  acuniiiialc   picciolissime  a  foi>gia 
di  hralloulinc  :  picciuolo  t'oniuiic  diliilato.- (.V/^k>//;h' ascel- 
lai'i,  cortamonte  pcduncolati  (non  sossili)  con  pcduncolo 
lunijo    1.   linoa,    2-llori,   c  i  liori  smrolli  da  un  "anibet- 
to  liingo  '/,  linoa. -Co//</  villosi,  nclla  liorilura  poco  gon- 
lii,  nol  IVulto  assaissinio  voscicosi ,  c  quasi  somprc  fosco- 
rossogjiianli  con  cinque  liste,  slretle,  porporine  piii  pro- 
nnnciate  sopra  .'i.   angoli  olfusissimi :   denli  del  calice  5., 
sidndati,   villosi  (non  aiislati  )  sulieguaii,  linalnienle  con- 
nivenli  sui  Irutlo.  -  Coro//e  j)iii  Innghelte  del  calice,  pic- 
cole,   a  Innga  iiniiliin,   col  vessillo  hianco-llavescente,  ra- 
dialo  di  linee  porporine,   |)ul)escenle  al  di   I'nori;    le   ali 
tulle  (|uasi  sjiaUdate;  la  carina  hiancliiccia  alia  base,  spa- 
dicea  nel  mezzo,  liaia  all'aiiice,  verdiccia  sni  dorso.-.S/o- 
mi  diadelli. -Lefy»/«e  iiedicellalo  nel  calice  (con  gambel- 
lo  lililorme  di  (juasi  due  linee);   aculo  alle  due  estrenii- 
la,  slrani;(dalo  nel  mezzo,  irsuto,  a  bacello  tcnue,  e  qua- 
si scarioso. -»//(/  subrolondi,  i>rosselli,  quasi  leonini,  mi- 
nulan\enle  lubeic(dali. 

Tutla  la  pianla  piii  o  meno  villosa. 


—  18fi  — 

270. 

_,:  Spartii'm.    1)(L 

Cal.  persistento,  di  sopra  fesso,  2-lal)iato,  spata- 
ceo,  con  Ii.  dcnli  miniilissimi  in  cinia.  Cor.  con  vcssil- 
lo  subrotondo-ellillico,  o  carina  acuminala  2-petala,  a  pe- 
tal! alquanto  agglutinali  2-parlibili.  Slami  1-adelli :  anlc- 
re  barbate  alia  base.  Stimma  bislunno,  s|)ugnoso,  ade- 
so  lonifitndinalmente  sotlo  I'apicc  dello  stiln. 

Lefjume  piano-conipi*esso,polispenno  senza  i>-|an(lole. 

347,  S-.  juNCEUiM  ,  L.   Ucr.,   Guss.   (Specie  nnica). 

Fniticoso,  a  rami  opjiosli,  vori^ali,  linainienle  alilli: 
foglie  semplici,  lanceolate,  i;labre,  slornile  di  slipole  inlio- 
razione  in  grappoli  terminali  bralteali:  linri  llavi.  (Fru- 
tice). 

Genista,   Tourn.,  Mallh.,  Duham.-G.  juncea,  F. 
B.-G.  Malthioli,Cup.-G.  Impanica.  Uiv.-Spartium  Ma- 
crolobUim.    Veneal.  -  Spailianlhus  juncenH  ,    Link  in 
Reich. 
Y        \  Ital.  -  Sparzio  ginestra. 

*'''*^' (  Fr. -Genet  d'Espagne.         it   .  :'■.!•)';  'i-  !  ci/ifi 
..;        Apriie-Gingno 

Nei  luoglii  rruticosi-(Duc  soli  individui  esislevano 
nel  18S4  presso  gli  Orli  di  Cassibili). 

Canli  raniosissimi,  5-()-pedali,  grossi  qnanlo  iin  brar- 
cio,  a  rami  tereli,  vergati,  llcssibili,  lisci,  esilmente  stria- 
ti,  a  midolio  S[)ugnoso,  nello  slato  tenero  glaucescenti , 
i  pill  giovani  coverti  di  corta  pube  apprcssata  all'insu, 
Goriferi  noH'apice.  Fofilic  (appena  ne  lio  viste  due  all'a- 
pice  d'un  rametto  tenero)  2-lineari,  liscie  nella  pagina 
superiore,  appressato-pubescenti  nella  inleriore,  dnppli- 
cato-ricurve  lanceolate  lineari :   piccinoli   appena   lineari , 


—  187  — 

incaiii,  inscrili  sopra  un  luhorcolo.  Fiovi  avviciiiati  o  di- 
slairti.  apicilari,  siiliopposli,  (|iiasi  s('iii|ir('  iiciniiiali,  odo- 
ntsi.  Pcdiincoli  i^laliii,  (•oiiico-tiiiliiiiati,  aira|iicc,  IJ-li- 
iicaii,  !j;laiu('scciiti,  inscrili  supra  iiii  dciilc,  (Oiilimii  col 
calicc,  sdiTcIti  da  i)rallc('  (adiiclic  (cliio  pcro  iion  ho 
viste,  nia  di  ciii  vidi  ie  riialrici ).  fr/Z/cc  ijlahro,  s[)ata- 
ceo,  apcrlo  dalla  parlc  siipcridic ,  coioralo  quasi  come 
la  corolla,  scarioso  al  iiiari;iiic  iidcriorc,  ncrvo.so  i'osco, 
coi  iicrvi  cdiivciiiciiti  allapicc.  .'i-dciitalo  coi  due  denli 
laliM'ali  iulcruicdii  piu  liint;lictli,  il  uicdio  piii  corto  di  cs- 
si,  i  due  cslcrui  ancora  pill  colli  dciriulcniicdio.-Coro/- 
It'  <;riiiidi  di  c(d(tr  cauiiriiio :  Vcssillo  lilahrissinio  conic 
Ic  ali,  snhi'oloiido  a  niaii^ini  iiv(dlali,  rostralo  uH'apice, 
|ialciilissiiiio,  raiii;ialo  inlciiiaiiicntc  alia  base  da  lineette 
esilissinw,  inlcnolle,  ranee:  ali  senii-idiovale.  uldiqiia- 
niente  liciiivato-ciuivesse.  uii  Icizo  men  lun"lie  del  oali- 
ce:  carina  piu  luuga  delle  ali,  pochissimo  piu  corta  del 
vessillo.  puhescente  in  tulto  il  dorso  (non  solamenfe  al- 
I'apivi'  (iiiKs).  e  in  lullo  I'apice  ]m'1  liallo  di  1-2  linoe, 
palenlissinia  c(uiie  il  calice  e  lasciando  lilieri  ncl  niezzo 
jjli  ofiiani  i;enilali,  cimbirornie,  racilnientc  2-parlil)ile ,  e 
per  ordinario  semprc  divisa  aira|iice  e  spessissinio  alia 
biise. -vS/flw/  iiuuiadelli :  jUavicnli  e  .s/(7o  peloselli  ver- 
so I'apice,  glaucescenti :  unlvic  liarhale  alia  base:  sft'wi- 
ma  spugnoso,  inserilo  lonijitudinahnenle  sollo  lapice  del- 
lo  slilo. -/-ef/i<7H}  apprcssalaniente  sericco-villosi,  incani, 
ilrilli  0  i'alcali:  non  lio  polulo  vedenie  la  ijrandezza  e  la 
I'onna    percli«  ancora  giovani :  semi. 


—  188  — 

271. 

Medic  AGO,  Lin.,  Jms. 

(  It  .  -  Medica  -  Fr  .  -  Luzerne .  ) 

,1  €al,  tubuloso-cani|)imulalo,  ">-fesso,  o  a-tlcntalo.- 
Carina  oUusa,  suiu'eniola  dal  vessillo.  Slami  diadelli.  Le- 
gume polispenno,  Iiinatu  o  ralcil'orme  o  invollato  a  chioc- 
ciola.  " 

*  A  lenunii  luiiati. 
Foglie  conjiigale. 

348. -ilf.   Circinnala,  L.  DC.  FL  fr.  o   (yms. 

Villoso,  a  foglie  due  voile  conjugale  in  caffo,  con 
le  foglioline  intcre,  la  lerniinalc  grandissima :  peduncoli 
2-4-n()ri,  pill  lunghi  della  I'oglia :  iiori  lerminali  subses- 
sili:  legumi  coriacei  coinpressi:  lunato-reniformi ,  2-sper- 
ini,  dentali  nelia  suUira  esUM'iore.   (Annua). 

M.  circinnata  a,  W.  sp.,  DC.  Fl.  jr.  '^.-M.  ra- 
diata,  Ucr.,  non  Lin.-lljjmenomrpos  circinnala,  Sa- 
vi.-Anlhijllis  hmaria,  (lore  laleo,  ilalica,  liarr. -Au- 
ricula muria,  Camer.- Falcala  folio  anlhyllidis,  Miv.- 
Medica  annua,  .siliqua  falcala  crenala,  Cup. -Medica 
loto  a^aia,  Hiliquis  hirsulis  circinalis.  Id.  ;i'i) 

Marzo-Aprile. 

Nei  pascoli  mariUimi,  e  su  le  colline. 

Cauli  rigedelli,  cilindrici,  flcssuosi,  ordinariamenle 
prostrali,  qualchc  volla  ascendenli,  niolli  dclla  stessa  ra- 
dice,  3-18-pollicari,  aioUemcnte  e  patentemente  villosi  co- 
me i  peduncoli  ed  i  calici,  spesso  rosseggianli  da  un  la- 


—  1S9  — 

lo.  Foijliolitw  ora  cllilliclic,  ora  ([nasi  spalolate,  or  laii- 
fcolatc,  or  laiictMilald-liiicari,  (|iiclla  di  mezzo  (|iiasi  sein- 
|)re  laiiccolala  iicllc  luiilic  siipcriori:  iicllc  lalcrali  la  cop- 
|)ia  superiors  sciiipn;  piii  i^raiidc  tlolla  inlfriori';  liiUe 
siibappressalanicnlc  villosc,  c  quasi  seinprc  Uibcrcolatc  al- 
ia liaso  (Idiiiii  pclo  :  slipolc  lanc('()lalu-ol)li(pie.-Pr'(/»H- 
roli  asccllaii,  l-i-pullicari,  s('iii|tro  jdii  liiiij^hi  doUa  fo- 
j;iia,  solilarii ,  2-'i-ll(iri,  Icniiiiiali  ordinariamt'iUo  da  una 
hidllcii  roiiliacca  (ival(t-laii<'C(»lala  lalcralc  all"  insorzionc 
(lei  liori.  die  son  nuinili  di  corlissinio  "andjcUo.-IA'/i// 
(:nlici)iuli  linoari ,  slrcllissimi  ,  inogiiali ,  1"  inferiorc  piii 
corlo  ,  incurvalo  sn  la  carina,  tutti  villosi. -Coro//rt  inten- 
sanjcnlc  Inica ,  picciola  ,  appena  |)iu  Inni^holla  del  cali- 
ce ,  li-'i-lincaic:  vcssillo  scinipalcnie :  ali  concave,  piii 
corlc  del  vcssilhi :  carina  subeiiuale  alle  ali  ,  ed  occul- 
lata  da  cssc-^fv/in///  nicndnanacco-coriacci,  conipressi . 
lari^lii  '(-"»-lin..  tnliicidalu-rcnilornii ,  (piasi  I'ogliacei,  ver- 
dicci,  nclla  niaturita  spcsso  rossoggianti ,  coverti  di  pu- 
Ix'sccnza  cuncciiliicanHMilc  a|iprcssala,  siniialo-ondosi  r 
incgindnicnlc  c  coilanicnic  aculcati  nolla  sulnra  csleriorc. 
con  ciascnno  di  lali  acnici  hasllalo,  or  2-ii(lo  or  S-lidd 
or  anclic  seuiplicc  c  continuo,  e  lo  punIc  aridc,  spine- 
sccnli.  ricnrvalc  snllorlo  sicsso  dolla  sutnra.-S>//u'  due 
renifornii .  cninpressi,  giallaslri  ,  col  dorso  allilalo  ,  cir- 
colarniente  lossellalo  di  qua  e  di  la,  a  fossette  poco  pro- 
londe.-l   liori  col  seccarsi  divcnsono  ranci. 

*  *  A  Lecumi  cocloarifornii. 

Fttiilie  ternalo-trifoi'liale. 

o49.-M.   SCCTELLATA,  All.,    W.,    GllSS. 

Apprcssalamenle  pnliescenle ,  a  slipole  dentate :   To- 
glioline  dentato-segiicllalc  ,    Iranne  alia   base  :    pediuicoli 

*TII    ICC.    vol.    III!  '  2S 


—  190  — 

t-2-llon,  pill  Iiinj>hi  della  foglia :  legiinii  subglohosi ,  sii- 
periormente  piani  o  leggerniente  convessi,  iiiermi,  obbli- 
quaiiienle  nervoso-rolicolali ,  con  gli  aiifialli  verlicali  a 
spira  loiicentrica,  sollili  ed  aciiti  iiolla  siilura-(i»»»«i). 

M.  pohjmorpha  li.  saildluta.  L.-  M.   cochleata, 
major,  dicarpos,  capsulu  roiimda  (jlohom  NculeUafa , 
Cup. -Tri  foil  urn  coclileatiim  primiim,   Dod.-Cochleutu 
I'nulu  scuk'llaki,  liiv. 
,-     ^    \  Fit.-Liizeriic  en  buchier. 

/  hic.  -  lril()i>i>lmi. 

Aprilc-Maggio 

Tra  i  scniiiiati,  noi  prali,  noi  Iii(!i;hi  orbusi  iiiaiitlimi. 

Caiili  largamcnle  dilTusi,  robiisli.  li-.">-p('(!idi.  raino- 
sissiine.-/M>(///(>///w'  iiorvosc,  dcntalo-soi^hetUik',  inlcrc  al- 
ia base,  nolle  foi<lie  inleriori  obovalo-ciineale,  nelle  su- 
periori  piii  bisluni^bc  c  talora  (piasi  ellilliilic ,  (pialche 
volta  la  mcdiana  ad  apice  aculo,  le  due  lateral!  (jiiasi  seni- 
pre  mozze,  e  plii  niiniitamenle  denlale  all' apice. -Slipolc 
largbetle,  dentate,  nolle  foi;lie  snperiori  aciiniinale,  o  coi 
denli  |iiii  aciili,  nia  non  setacei  {Guss.  )- l^cditncoli  1- 
2-nori,  |)ollicari,  terniinati  da  una  resla  .'»-'( -lineare,  ipia- 
si  uguale  ai  denti  del  calico,  o  abpianto  \nh  lunga,  pu- 
bescente  ancoc  essa  come  ogni  parte  della  \nin\\ii. -Denli 
caliciiuili  lilirornii.-foj'o//(;  picciole  luteo. -/.e(/«»a"  pu- 
Itesceiili,  inenni,  grandelti ,  asferoide  com|)resso  d'alto 
in  su,  0  seniisferici,  di  sopra  ]»iani  o  leggermente  con- 
vessi, lassamonlc  conconlrico-spirali,  con  gii  aniValti  ver- 
ticali,  fogliaceo-coniprcssi,  obblicpianiente  reticolati,  a  su- 
tura  tonne,  acuta. -Sem/  renifoiiiii,  bai. 

I'nbesconza  della  intera  pianta  a  peli  esilmonto  gian- 
dolosi,  che  no  rendono  ogni  pailo  snbviscliiosa  al  tatto. 

550. -M.  Okbicularis ,  AH.,  TF.,  Dcsv.  et  Spr., 
Guss. 

Glabra,  e  foglioline  dentato - seghettatc  all' apice:  sti- 


—  101  — 

pole  sclacco-lacinialc :  pediincoli  sultbiflori,  piu  corli  del- 
la  foi!;lia:  ici^iiini  inormi,  a  S-ri-anlralli  orizzontali  reli- 
cdlalo-norvosi,  lassainciilc  applicali  liiiio  sopra  lallro,  c 
(li  sopra  c  di  soUo  uri  po  coiivossi. -( J/i»»rt). 

\.-(Jonve.rin.seula-X  legumi  glahri,  di  S(»pra  e  di 
solid  III!  po  ('(mvcssi.  slrcllaniciUc  inarginali  iiclla  siilii- 
ra  oslcrioic-i^  J/(*(//r«  cochloala,  major,  dicavpus  ,  f'lu- 
ctus  capHtila  compressa  orhiculata  levi,  siiip  oris  cri- 
spis.  Citj).  -Trijhlium  ctx-lilrdhdn  Icco,  Cast.- i^Iodiva 
(hhiviilalii.  S.  U.-M.  ((nlilcula,  allora,  major,  dicur- 
pos,  capsula  comprcusa.  orhiculala,  uiijra,  oris  Crispin, 
Moris.  -Modi ca  orhiralaUi.  Zannich,-M('diva(jO  poly- 
murpha  a  orliicidaris,   Lin. ) 

l\.-Applanal<i-\  Icguiiii  glahri,  di  sopra  e  di  sol- 
lo  |)iaiu.  coil  la  siiUira  osleriore  largainentc  niargiiiala.- 
(  MciliiUKp)  manjinala  W.  -Mcdica  major,  divarpos.  vap- 
sula  comprt'ssa,  orhinihda,  uiipa,  oris  cri.spis ,  Mori.s.- 
Covhlcala  jhichi  orhiculalo,  liir.) 

il.  -Marfjiiuda-X  Icguini  t'Oinc  in  U.  col  largo  mar- 
giiic  ilclla  siiliira  cstcrna  siiljondato  c  ciglialo.  (Mcdica- 
()o  apphinala.   \\  .  ) 

b.-l'ubcrala-X  logmni  come  in  A.,  lutti   giandolo- 

SO-plli)('S((Mlli. 

h.-Krlia  niodica  fondcllo,  mcdica-fondello,  incdica 
arrull'ala.  Irirogiina.  Irifogiino  storto,  trafogiiiiolo 
Voi-C.  i      slorlo. 

Fr.-Liiz(mii('  coliniacon;  luzcrnc  orbiculairc. 
Sic-Trilogghiii  a  riiniicddii. 
Aprilc-.Maggio. 

I\ei  cani|ii.  iici  prali.  tra  lo  biadc  doviin(pic :  Ic  va- 
rioUj  C.  e  !>.   iiiciio  IV('(|iieiiti,  anzi  rarissinie. 

Cauli  diirusi,  striati,  glahri. -Fo_f;//o/me  ordinaria- 
iricnlc  ohovalo-ciincale  (lalora  ohcordate  ,  o  smarginalc 
allapice.  con  picciolo  spuntone  nel  seno)  dentalo-seghel- 


—  192  — 

laic  nei  due  lorzi  siiporiori ,  coi  dcnli  gradatanicnle  piii 
♦lislanti  da  sopra  in  iniu  ,  interissinie  sonipre  ncl  tcrzo 
inlei-ioro ,  pallidamcnle  vordi  n(dla  pagiua  di  solto ,  gia- 
biT  in  andHHliic,  nclla  variola  D.  appressalanicnlc  pube- 
sconti. -/'(;(/»»(•«/(,  pul»csrenti,  aiislali,  in  tulle  le  varieta 
dapj)riiua  lassi,  linainienle  accoslali.-y>P(/»/«/  l)iancheg- 
gianli ,  nella  nialurila  foschi  ,  norvoscllo-rclicidati ,  4-1- 
lineari  in  diamolro,  in  A  c  U..  piii  slreltanientc  codeali 
e  piii  convessi  dalla  iaccia  anteriorc  che  da  (piella  per 
eui  slaniio  inseriti  al  piceiuolo,  e  |)roprianu'nle  della  for- 
ma di  due  pialli  arrovcsciali  Tun  eonlro  I'allro,  coi  luar- 
gini  dcgli  anlratli  eslerui  iucuivali  pure  Tun  coniro  I'al- 
lro, e  qucUi  del  medians)  salienii  ,  drilli,  oppurc  ripie- 
gali  air  ingiii.  e  formanli  un  (uliccio  concavo  inlorno  agii 
anli'aUi  inleriori,  i\  dando  (piindi  alia  i'accia  posleriore 
una  lonna  piii  piaiieggianlc  (talora  lulli  gii  anl'ralli  coi 
mari'ini  lei'iicrmenle  invollali) :  nolle  allre  variolii  con  di 
anlValli  lassissinii,  alio  voile  uietlii  concavi  da  un  lato,  e 
niella  daU'allro  ,  c  quiudi  piani  in  ambedue  le  facce,  alle 
voile  lulli  convcssi  dalla  I'accia  |)Oslcriore  e  concavi  dal- 
Tanloriore,  e  (pundi  piano-convessi  :  in  1)..  ricdperti  in- 
loramenle  di  corla  poiuria  giandolosa ,  e  cigliali  al  niar- 
gine  dagli  slessi  \)('\\.-Uo,nli  cuUcinali  lanceolalo-seta- 
cei  ,  appoggiali.-0*/'o//(>  luloo-rance,  coi  niargini  lalerali 
del  vessiilo  ripiogati  in  addietro ,  ra|iice  obcoi'dalo,  ercl- 
lo  ,  le  ali  palenli  ,  la  carina  palenle  ,  biCessa  in  cima,  i 
lilamenli  vordicci ,   le  anlorc  Have. 

5ol.-3I.  Elega>s,  Juctju.,   Guss. 

Alquanlo  pubcscenlc ,  a  foglioline  villose  nella  pa- 
gina  di  sollo,  denlalo-segbellate  allapice  :  slipole  den- 
tale:  peduncoli  2-3-llori,  |)iii  corli  della  I'ogiia:  legumi 
conipresso-piani,  a  2-3  anlralli  orizzonlali,  inermi,  reti- 
colato-nervosi  nella  faccia  e  nella  sulura  esleriori.-(/l/jni/a). 

31.  rufjosa,  Lam.,  Desr.,  DC,  non  1)' V will. -Co- 


—  193  — 

chleala  fnictu  rugosn,  Hir.-.Medira  cochlonta,  major, 
capsula  cmnpressa ,  orbivuhila,  rinjosa,  allxi ,  Moris. - 
Ulcdiva  minor  .  scmiuitm  cisla  orhimldla  plana  ,  Jim- 
hrialis  oris,  pobjcarpos,  (hip.-Mciliia  orhicalala ,  di- 
carpoH  ,  I'ruchi  comprcsso,  circum  oras  piloso,  per  ma- 
larilalcm  alho,  Id.-Kadcm  plana,  Id.-Mcdiva  minor, 
si'minum  capsula  cotldeala  plana,  fimhrialis  oris,  po- 
hjcarpits,  idem. 

VoLO.  Sic.  TriCoiiiihiii. 

3larz(»-3liiiii;io. 

AVi  Imiglii  crhosi  (lellc  collino,  eil  ivi  per  le  vie  da 
pertulto. 

(]auH  risoriiciili ,  corlaiiiente  villosi,  poco  difCiisi.- 
Foijlif  iK-iitiiiiieiile  (l('iil<il()-s('i>lieUate  in  tiilla  la  iiietla  su- 
periore ,  nella  pai^iiia  di  sopra  glabrissime,  in  (juella  di 
sollo  villose.  di  lonna  ohovata  a  rundxtidt'o-ciineata ,  c 
ncllc  supreme  ohovat(i-euneata.-/'e(/i/»eo/t  ordinarianiente 
'.\-\\{)\\.-Li'(iami  sidijilahri,  o  rieopeili  di  peli  ijlandolosi 
sparsi ,  1-1-  '/^-lineari  in  diamctro ,  relicolato-nervosi  al 
di  luori ,  verdtijiiioli  nienlre  s(»n  i;iovani,  nella  niaturita 
liiaMciiieci .  ((in  la  snlnra  esterna  nn  po  crassa,  la  quale 
con  la  niatuiazidue  j^onliandosi  lascia  sparire  le  ruglie 
ncrvdse  chc  la  (■((piivano ,  (»  appare  solanuMile  aNpianto 
lul)erc()lala.-.SeHu'  llavcscenli,  renirormi ,  con  un  dei  due 
lulii  piii  acnto. 

.">.'>2.-.M.  LvppACKu  Lam.  DC,  (iuss. 

Glabra,  a  i'oiilioliiic  oUiisanienle  denlellato-segheltate 
aira|)ice:  slip(de  ciglialo-denlale :  leiiunii  piani  in  anibe- 
dne  le  I'acce  ,  lassanienle  cocleati ,  a  3-4  anlValli  orizzon- 
lali,  S(piisilanienle  ed  (d)lili(piainenle  nervoso-i'etic(dati  , 
col  niiiijiinc  snhirale  eslcinit  sollile,  olluso  ,  dall  una  e 
dair  allra  parte  spinoso,  e  le  spine  drilte  ,  diveri>enli , 
uncinate  idl'  apice.-(.l/(;i»o). 

.1/..  ciliaris,  Sari  non  W..-M..  denlicidala   blap- 


—  194  — 

^jaceo ,  Moris.  -  M. .  hispida ,  Gaertn. .  ?  -  M. .  distans  ? 
Poir..-  Trifolium  cochlealum  fruciu  nkjro  liisjyido , 
Cast .  .-}Iedica  cnchleafa,  pohjcarpos,  capsida-spinosa. 
minore  nigra  ,  hispidiore,  Morison. 

B..  Pauciyyrosa,  Lum..-\  legiinii  con  2-3  anfratti. 

Voi-G.  Sic.-S|)ccii  (li  Iriroi^ghiu. 

Aprile-Magi^io. 

IVei  luoghi  ci'l)Osi  e  tra  le  Liadc  delle  colline. 

II  Ch."  Cav.  Gussone  ha  bene  ossenalo,  clie  i  cauli 
pill  lunghi ,  i  peduucoli  piii  spesso  niollinori  ,  e  i  legu- 
nii  akpianlo  pin  larghelli  e  piii  alti  sono  i  legi>ieri  ca- 
ralteri  ,  die  appeiia  (liversilicauo  dalla  |)resentc  la  specie 
che  sici^iie.  Ecco  intanlo  su  la  specie  aUiiale ,  o  variela 
che  si  voi^lia  ,  le  niie  pochc  osservazioni. 

-  Foglioline  obovato-od  obcordalo-cuiieate ,  talora  ob- 
cordalo-subrolonde ,  deiitellato-segheUale  all"  apice  piii  ot- 
lusameiile  die  nella  M..  pimtacycla,  o  hislrix.-Pedun- 
coli  ordinariamente  piii  corli  della  foglia  ,  o  uguali  ad 
essa,  qiialche  volta  auche  piii  liinghi ,  quasi  seinpre  2-3- 
OiOri. -Corolle  esattaniente  siniili  a  quelle  della  seguenle.- 
Legumi  non  solo  piii  slrelli  e  meno  alii  che  in  quella. 
ma  anclie  piii  lassaniente  cocleati,  e  non  seinpre  col  dia- 
metro  maggiore  dell'allezza  :  le  spine  piii  hinghelle  (  i  '/,- 
lineari),  nia  divergenti  come  in  quella. -»Semi  renilormi, 
lulescenfi. 

Srili.-VI.  Ilismix,  Ton.,  Guss.,  syn. 

Glabra ,  a  foiilie  leiiiiermente  smari>inale ,  aculamente 
seghetlate:  slipole  denlato-laciniatc  :  peduncoli  1-fi-flori, 
piu  corti  della  foglia :  legiinii  lassaniente  coclcali  ,  sub- 
cilindrici  ,  con  I"  eslrcMiiila  |)iaiie ,  a  cincpie  anfralti  oriz- 
zontali,  sipiisilainenle  ed  obbliqiiamenle  nervoso-reticola- 
ti,  col  margine  suluralc  soUile  ,  ottuso,  dall'mia  e  dal- 
I'allra  parte  spinosa  ,  e  le  spine  drille,  divergenti,  iin- 
dnate  all' apice.  -  (Annua). 


—  195  — 

J/.,  peutacijcla,  DC..?,  Gus.s.  pro(l..!-Medicaco- 
chlcald,  poh/carpos  ,  annua,  capsula  nifp'u  hispidio- 
re  ,  Moviiiun  ? -  (Utcldcala  lonipas  cchinala,  liiv..-Medi- 
cu  (flaUva ,  major,  folia  snhvardalo ,  una  bini.'i  ternis 
tpialcrnis  sili(ptis  adunalis  laxe  cochh'ati.s  echinali.s  , 
(lup..-}Ivdiva  major,  prac  malurUulc  luxe  cochleata, 
■spinosa,  pitlijccrulos.  Idem. 

VoLC.  Sic. -Spccii  (li  trir()iii>liiti. 

Aprilt'-Miiijfiio. 

Tia' sciiiinali ,  iici  prali ,  iici  lu()<>lii  orbosi  (loviiii(|ti('. 

Caidi  larj^aiiienlc  dillusi ,  aii<>(»lal(i-sliiali ,  sparsi  di 
(|ual('li('  cdilo  pelo  nolle  soniinitii  piii  tencre,  e  Inngo  i 
\\v{\y\\w{\\\.-Vo(jli(din('  (iliovato-ciincatc,  loiti>'('rnieiite  sniar- 
giiialc  air  apicc  ,  i\  lalitra  olMordald-ciiiiealc ,  con  la  co- 
slola  pi-oliin<>'ata  in  corto  s|»nnlonc ,  inleranicnle  giabre  , 
iiilcic  alia  i)as(' ,  aculaiucnlc  scglicUal*'  iiclla  parte  siipe- 
ridic,  cdi  dcnii  iiicgiiali  ,  gradalanieiilc  |)iii  lunglii  e  piii 
dislanli  daHapite  in  giii.  Lacinie  delle  slipole  lineari- 
iH'UwiH\-l*('duncoli  (piaklic  Vdlta  piii  luniilii  dclla  fogiia, 
ganibclli  liiil'dizali  da  braltcolc  piccidlissinie.-/,f/c/«/e  ffl- 
Uiinali  liiieari-laiiceolatc,  piii  corle  della  eurolla  ,  dila- 
lale  nel  riiitld.-Co/'o//e  d' un  hiteo  allegro,  col  vessillo 
siibroldiidd.  rctnsd  .  salienlc.  e  Ic  ali  oval(j-dbli(jue  con- 
tave  ,  pill  iuiiglie  della  carina. -Lef/f/me  da  principio  fo- 
sco  ,  poi  (V  nn  rerde  allegro  nella  inaturila  nereggiante, 
ordiiiarianiente  liiiigo  ',\  liiiee  .  largo  4,  s<piisilaniente 
nerv(isd  aH'eslcrno  ,  con  le  spire  senipre  distanti  I"  una 
dair  altra  pcr's-'i-di  linea ,  e  la  suUira  esterna  noii 
inidlo  ingrossata  ,  olUisa.-Senii  renilbrnii  lulescenti.-0>- 
lik'dani  bisliinglii. 

'i."i'i.-.W.  IJkc.tv,  IJesf.,  Gu.ss. 

Incano-pnbcsccntc  ,  a  caiili  paleiili  ed  erelti:  foglie 
variainenlc  (diovale:  pediincoli  l-iJ-llori,  piii  corti  della 
fdglia:  sli[)ole  inlerc:   leguiiii  lassanienle  cocleato-giobosi, 


—  196  — 

subglabri  ,  verdeggianli  ,  a  3-5  anfratti  orizzonlali,  rego- 
larnienle  nervoso-fossetlali  nol  iiiargine ,  con  la  sulura 
estcrna  soUilissinia,  dall'  una  c  clall'  allra  parte  spinosa  , 
e  le  spine  palentissinie,  alquanlo  niolli,  scanalate  dai  due 
lati,  uncinate  airapice.-(14}mMrt). 

M.  minima  B  loiHjisela,  DC.  ex  HIom.-M.  mini- 
ma c,  Mcral.-M..  hirsula,  All.,  Thuill..,  non  Lin.- 
Medica  echinala  hirsula,  I..  U..,  Cup.. -M..cHiari.s  an- 
nua, Id..-M..  cchinata,  hirsuki,  monompsulari.s,  curlis 
paliolis.  Idem. 

Marzo-.Mai'i'io. 

]\ei  ruderati  ,  nellc  vie .  nei  luoglii  |)ietrosi .  nelle 
colline  dovunipu'. 

Cauli  ordinarianicnte  4-l(>-pollicari ,  patenlissinii , 
giaucescenti ,  \i\\osi. -Foglie  cortamente  picciuolate,  le  ra- 
dical! un  po  meno.  Foijlioline  assai  picciole,  pubescen- 
ti-villnse  incane ,  ol)Ovate  ,  a  base  nelle  foglie  inferiori 
piu  corta,  nelle  superiori  gradalamenle  piii  allungata,  e 
I  apice  ora  rotondato,  ora  smarginato,  or  quasi  inozzo, 
minulamente  denlicolalo ,  coi  dentelli  s|iesso  occultati  dalla 
pubescenza  appressata  incana.  Si i pole  scniiovato-lanceo- 
iate,  non  di  rado  svanitainente  denlellate  alia  base.-Pe- 
duncoli  cortissinii,  senipre  piu  corli  della  fogiia,  appe- 
na  '2-4-lineare.-Cf///(e  poco  piii  corto  della  corolla,  pu- 
bescente-villoso  come  b;  Ibglie,  a  denti  setacei.-Coro//« 
luteo-rancia  ,  piccolissima. -Spine  del  lefjume  piii  lunghe 
del  dianielro  di  esso,  drille,  giallicce,  setacee,  terminate 
ad  uncino,  molli,  le  (pudi  nascendo,  come  bene  osser- 
va  Gussone,  non  propriamente  dalla  sutura,  ma  dai  due 
nervi  laterali ,  e  addossandosi  a  (juella ,  lasciano  tra  di 
se  quelle  fossettc  ,  che  si  sono  notate  nella  diagnosi..  - 
Semi  pallidamente  leonini  .  obovati  ,  con  un  lato  piii 
curve.  .. 

.'JS.S.-M..  ClLIARIS.  iW...   /)C.   «tm.  : 


—  107  — 

Siil)i^lal)ra,  a  foiiiioliiic  ohovale,  aculanuMilc  sejiliol- 
iiiW:  sli|)()lo  (Iciilalo-arislatc :  |MMliincoli  l-i-llori  ,  siihc- 
guali  alia  loi^lia:  l('i;uiiii  villosi,  suljapiircssataiiicnlc  <•(•- 
clcali,  grossi,  ovali-i;l()liosi  ,  a  iiidlli  aiitralli  onzzoiilali 
()lili(|iiaiiiOiit('  r('li((ilat(t  ncrvosi,  col  iiiari;iin'  siilnralc  fslcriio 
piano,  larj^o,  dairiiiia  e  dall' allra  |)arle  spinoso  .  c  Ic 
spiiK'  coiiico-suhiilalo,  solcale  alia  base  ila  duo  lali,  dril- 
Ic,  j>al(Mi[i,  dislicaineiite  apprcssate.-(yln«u«). 

Med.,  (jlohosd,  Picsl  ?-€()chl('alu  cchindUi.  rold- 
1(1,  l{ii\.-.Hcdita  (iloiiK'nila,  rolmida  siU(jiia  ucnioalu, 
Cup..-Medica  codilcala,  spinosa,  major,  sou  capsuhi 
rohiudiore,  majovc,  spinis  paucioribun  ct  rifiidiorilniH, 
Morison. 

\()].c..  Sic.-Specii  di  Irifogghiu. 

Aprilc-riiugno. 

Tra  lo  hiadc,  nci  prati,  ncllc  collino,  ma  inciio  co- 
nuine  dcllr  altrc  specie. 

Cdiili  dilTiisissinii,  otliisameiile  aiii!;olato-sli'iati,l-2''j- 
|)e(lali.  spesso  aI(|iiaiito  villosi  nelle  soiiiiiiila  teiiere  e  nei 
pediiiicoli.  -Fo////t'  ohovale,  uhovato-ellilticlie,  rombeo-o- 
bovale,  o  liiiiiliiieiilc  obovalo-cunealc ,  laloca  sniussate  o 
smarjiiiiale,  appicssalanientc  villosettc  nella  pagina  inl'e- 
riore,  iiella  s!i[)eriore  glabrc,  argutamente  denlellalo-se- 
gheltale  coi  deiili  piii  spossi  all'  a[)ice,  gradalainenlo  |)iii 
rari  nci  niargini ,  quasi  nulli  allc  hasc-Stipole  denlale 
a  deidi  iueguali  acuniinalo-arislati  (arista  \n\'\(').-P('dnn- 
c(di  l-l{-llori,  ccrlainenle  arislali.-/i;a//('o/(' esilissinie. - 
(himhdU  per  ordinario  Ibsco-rosseggianti,  piii  lunghi  del 
calice,  nel  IVnIlo  allnn"ati.-F(«r/ i'TandeMi.-/-rtc/»j>  r«- 
licimdi  snbeguali  a  " ;;  della  coridla.-  Vcssillo  luleo.  suli- 
rolondo,  snbbilobo  :  ali  c  varinu  '3  piii  coric ;  la  carina 
bilolia  coi  lobi  concavi,  le  ali  [nili'nti.-Lt'fjumc  del  dia- 
nielro  di  (piasi  mezzo  pollice.  il  piii  grosso  delle  specie 
(|n"i  c(»nosciule,   onlinaiianienle  slerico ,  alle.  voile  un  |M) 


ATTI   ACC.    vol.    XIII 


■26 


—  198  — 

pill  lungo  die  largo  e  quasi  ovale,  nclla  inatiiritk  neric- 
cio,  a  7-10  anfralli,  lassamentc  cocleati:  reticolali  nelle 
facce  eslerac,  i;iaiulol()so-]»iii)escenli  su  la  siilura  eslerna 
piaiia  uninenia  ,  e  su  gli  aoulei  :  peli  articolati :  aculei 
lunghi  l-l'/j  lin.,  couico-suhulali ,  parte  disliclii,  parle 
altcrui,  un  po  ricurvi,  e  seuipre  divaricali  in  uuulo,  clie 
quelli  d'un  anl'rallo  s'iucrocicchiano  allernali  di  qua  e  di 
la  con  quelli  degli  allri  anfralli. -Semi  grosselli ,  reni- 
lorini-hislungln,  neri. 

530- -M.  JinEKCvLVTA  W.  DC,   Guss. 

Villosa,  a  iuglioline  roniboidali  ed  ohovale :  slijtole 
acuniiiiaUuuenle  denlalo-arislalc :  peduncoli  2-7-llori:  le- 
gunii  glahri,  nello  slalo  adullo  ovalo-cilindnicci,  piiuii  alia 
base,  convessi  all'apice,  a  molte  spire  orizzonlali  com- 
patte,  con  la  sutura  esleriore  acuta,  lacunoso-tubercolala 
ai  due  lali,  linabnente  crassissinia  e  slrellaniente  tuber- 
colato-leprosa.  -  (Annua). 

Cochleala,  fruelu  verrucosn,  Riv.-31edica  mayna 
Inrhinala,  I.  B. 

li.. -Echinulo,m-\  tubercoli  meno  ravvicinafi,  e  piii 
acuti.-(M.  pubesccns,  DC,  nun  Iloin.-M..  spinulosa, 
(•  M-c(daloniva,-Sclivank:''  ex  Benlli). 

VoL(i.  Sic.  sj»ecie  di  Trilogghiu. 

Aprile-3Iaggio. 

Tra'  seiuiuali,  nei  prati,  nei  campi  in  riposo  da  per 
tutto. 

Cauli  dilTusi ,  angolato-striali  ,  patentenienle  pube- 
scent] come  i  pedunccdi  e  i  picciuoli.-Fofy/(V>/(/ie  irsute, 
obovate,  rondioitlali,  e  ronibeo-obovate ,  nelle  I'oglie  su- 
perior! ovalo-lance(date,  o  lanceolato-bislungbe.-7*e(/jm- 
(•«//  l-7,---pollicari,  siibrguali  alia  I'oglia,  siriali,  3-7- 
llori  ;  fiamhi'lli  rinlurzali  da  esilissinie  brattee  :  slipoh' 
a  lunglii  denli  acuniinalo-aiislali.-Tubo  del  calice  giabro^ 
giaucescenle  :  denli  verdi  ,  lililornii,  villosi.-Coro//e  lu- 


—  m)  — 

lec,  col  vcssillo  al(inanlo  roliiso,  Ic  ali  e  la  (•.■.riiia  ,...- 
lissimc.  (.  (|uesr  ultima  2-|M.|ala  .  jalina  .  Ilavoscnilc  - 
L('!,am,  -...vaiii  iiniialmciilc  |.iani  c  (h'pirssi  allc  .lur 
eslmnila,  ad  aiilValli  ikmi  iik.IIo  sciiali,  n.l  inap-inc  la- 
ninoso,  e  i  lul.crcoli  spimilosi,  sulK-iiali  al  iicno  dclla 
siiliira;  -li  adiilli  col  mai-inc  iiii-iossilo,  v  Ic  laciin.- c 
la  s|nii<".sc,.|iza  (>l.lil('ratedairiiij.n.ssaiiit"iil(.  del  liil)('iT(di 
I'-i'ime  nella  vaHcla  U..,  ore  i  tuljorcidi  manlcni.uiisi  aci.li 
«'  mi  |)()  s|.oio(Mili  allelic  a  inalurazlone  rouipida.  Snrii 
conijiirssl  ,   liiiialo-rciiiroriiii,   hai. 

jj7.-M..-Littor.vlis,  niiodi^,  Gim. 
Villosa,  a  lo-liolini"  olx.vale  :  slipolc  ciniiato-dcnla- 
'<•:  |M'(imiroli  l-(i-|],jn.  pii,  luiij-liclli  ddla  loi-lia  :  l,-„- 
"11  ijlal.n  .  iKdld  slaK.  adult,,  ,iliud,.i,i  ,  ordinarianiH.lc 
I""  l;iri.|ii  (he  alii,  onibolicali  alle  due  estremila ,  a  .l-a 
spue  ,»nzz(Milali  compatlc ,  con  la  sulura  cstcnia  plana 
n-assa,    l-ncrvia  ,  spinosa.-(:i/ua/</). 

\..-nrrci>n>la,  DC..-X  spine  del  lei<unii  appcna  luii- 
ijiie  una  linca  ,   palcnii  o  mezzo  a|)pre.ssa(e. 

ll..-Loii(jiscl(,,  DC,  ItIori.s.-\  spine  dei  lei.„mi  nif, 
'"'morose,  1  '/,-liuean  ,  mcunv.-(.V(.dica  hirsuUi,  echi- 
nis  ri!ii(li<nil)u.s,  I..  I}..). 

\in.i...  Sic.-Speeii  di  Triloj;<ihiii. 
3larz(»-.Mai^yi(>. 

-Aei  luojilii  eiliosi  arenosi  niariftimi. 
(jaiili  Mus\.  i-laln-i  0  villoselli,  oscuramenle  an"o- 
Inh. -J'ojjlinlmc  nervose  e  in  i-iovenlu  eanescenli .  inleic 
alia  base,  aculanicnte  podiidentate  allapice,  nelle  ((..-li,. 
'"'•■.'•'(.n  (dM.vale.  mdle  medie  cum-ale ,  m-lle  superiori 
ordmanamenle  l.islun|.o-ruii(.ale.-yV///n(ro//  pep  cnlinario 
i-llon-|)enli  ,Ie|  ,ali.e  liiieaii .  nvnW.-CorolU'  llav..-vei- 
"li'iinule  ,„|  v,..ssillo  sul.n.lon.lo  ad  apiee  un  po  spor-eule 
'•<'liis(K  (icppiameiile  piu  liiiin|„.  .j^.l  r,\\\rr.-Lni,nni  a  :i.:i 
iinlralli.   dappnma  ahjuaulo  lassi,  j.oi  senali  '.    ih.ii    pro- 


—  200  — 

prianienle  iiuini  alio,  due  estrciiiita  ,  ma  onibelicati  ,  a 
j>T(»ss('zza  irregolarc,  per  ordiiiario  jtiii  grossctti  nol  cen- 
Jro  d\v  ainli  eslremi  ,  c  ])iu  laii>lii  die  alti  (alle  volte 
liini;li('lli  coiiio  nolla  specie  segiienU^ ,  ma  con  gli  aiifralli 
1101!  jierreUanieiile  allincali  come  in  (piella  )  nolla  malu- 
rila  I'osclii :  spine  snhiilale  ,  disliclio  o  allerne  ,  nascenti 
daH'orlo,  iion  dal  ceniro  dolla  suUira,  variamonle  cur- 
ve, pill  0  nieiio  piegale  c  iutraniosse ,  o  seniplicomente 
[lalonii :  la  sulura  plana  col  neno  modiano  deprcsso  o 
loggornienlo  proniiuente  sopra  tuUo  nogli  adulti.  Semi 
I'onilormi  ,  looiiini. 

.>:)8.-M.  CvuNDUACE.v,  DC.     '   r     ■     ■ 

Villosetta  ,  a  foglioline  obovalo-cuneale  ,  c  stipole 
ciglialo-donlale  :  peduncoli  l-'J-llori ,  piu  lunglii  dolla  Ib- 
glia  :  legumi  glalui  ,  cilindrico-conici ,  piani  ugualiiieiite 
nolle  duo  ostromita,  slrettamonle  codoali,  a  5-0  anfraUi, 
con  la  suliiia  esloiiore  piana  ,  spinulosa  in  amliidue  i 
niargiiii.   (Annua). 

J/..  Tornala,  W..?-M.,  (ornata  B.,  Guss.-M.  yra- 
cilis,  Bic.-M..  litlomlis  a  bre'-isela,  Movis. 

VoLG.  Sit.-Spocii  di  Iriroggliiu. 

A[ii'ilo-Maggio. 

Nei  luoglii  erbosi  marillimi ,  c  in  tuUi  i  terroni  apri- 
chi,   e  di'lle  coliino. 

€auli  dilliisi,  quasi  glabri,  o  sparsi  di  qualclio  pe- 
lo  ,  cilindrici.-iwuy//o/('»e  cunoale  ,  con  1' apice  onlinaria- 
inonle  niozzo,  aculamonlo  dontalo  (il  dente  cenlrale  piu 
[liccolo),  alquanio  pubosconli  ,  liolanienle  verdi  ,  piii  o 
mono  norvose:  picciuolo  solcato:  s//jJo/e  dontalo-cigiiate, 
a  deuli  rivollali. -7V(/ifj(ro//  giabrolli,  col  lioro  inciiivali, 
col  IVullo  orizzoiilali  o  (MeUo-paleiili.-//f/c//(/e  calicinuU 
iinoari-aciiiniiialo,  a  maigino  meiubranaceo  ,  nel  frutlo 
alquanio  [)iu  dilalali.-Co/'o//e  dop|)ianionto  piii  lunghe  del 
calico,    col  vossillo  di    color  canarino   ( non   flavo   come 


—  201  — 

iiclla  procedciilc)  quasi  ovalo,  reliiso  all"  apico  ,  semipa- 
lentc  ;  le  all  un  Icrzo  piii  corte  del  calicc ,  lulec  all'a- 
pice;  la  carina  suli<'i;iial('  allc  ali,  apcila  a  cuccliiaio.- 
Lofjumc  larijo  2-2  '/,  liii.,  alio  2  '  ,-l}  liii.,  cilimlrico-co- 
iiico  ,  cior  con  la  base  piii  laii;li('tta  (IcHapicc ,  onihcli- 
calo  snpcriornicntc ,  piano  alia  base  ,  strcUissimaincnle 
coclcalo,  con  la  sulnra  nci^li  anlValli  di  nicz/o  |i('r  onli- 
nario  (piiisi  incinic  o  a  spine  corlissinic,  nci^li  aniralli 
cslrcnii  rcniolanicntc  sjiinulosa  sopra  andiidnc  i  niargini, 
('  !('  s|)in('  divcri^cnli  a  base  conica  ,  apjicna  o^uali  alia 
larjibczza  ilclla  snUira  nicdesima.  Semi  lunalo-reniformi, 
coniprcssi,   leonini. 

'):)<). -31.  3Iii!EX,  W..,  DC,  Guss. 

A'illosclla  ,  a  lo^iio  (d)ovalo-o  dclloidoo-cunoatc:  sli- 
polo  dcnlalo-laccrc:  |i('duncoli  l-.'J-llori ,  piii  corli  dclla 
i'oiilia  :  Icjinini  cilindrici ,  piani  alio  due  estreniita,  glabri, 
a  '<-.')  aniralli  liiialnieiile  serrali ,  con  la  sulnra  esterna 
al(|uanlo  lari>a,  carinala,  dall'uno  e  dallaltro  lato  spino- 
-sa,  e  le  spine  subincurve,  nello  slato  adullo  patenlenienle 
a|»pressale  ed  abpianto  incrociccliiale.-(.l?iHi/«^. 

i)/..  Tciilanilata,  Moris  Slivp..  Sanl..-M..  Irihuloi- 
dcs ,  Id..  jL.  sard..,  n<m  lAim..-M.  cmssispinu,  Viv. 

B..-//«/»«^/-\  spine  piii  forli .  decisaniente  incurve 
ed   inlessule  ,   doppianienle  piii  luni;lie  della  sutura. 

(.W..  Iiuinulu ,  Pifsly-Coclik'uUi  niriiis  ecliina- 
1(1,  lUr..). 

^  lTvi...-Sai;Tinala,   Irifoiilio  spinoso. 
VoLi;.  /  Sic.-Specii  di  liilogj^liiu. 

.V|)riie-.Uaji^io. 

Tra  le  biade,  iiei  prali,  nei  Inoj^iii  erbosi  da  per 
lullo. 

(aiuU  din"usi.-/'"f»y/(V'  |)allidainenle  verdi ,  subeane- 
scenli :  loiilioline  piii  d'ordiiiario  cuiieale,  ad  apice  (pia- 
si  niozzo  0  sniarginalo,  denlellale  sopra  quest' apice  e  lun- 


—  202  — 

go  i  inai'giui  dcUa  mella  suporiore,  con  in  mezzo  della 
sniai'ininatura  un  dcnte  piii  miniito.-Nel  Icgium;  (alio  3- 
4.  Un.,  largo  2-'/,-3)  i^li  anlVatti  estrenii  hanno  la  su- 
tura  ])iii  larga,  die  non  (jnelli  di  mezzo:  spine  conico- 
subulale,  in  A.  snheguali  alia  larghezza  della  sntiira,  in 
B.  quasi  piii  lunghc  di  due  volte  ;  tutte  sempre  incurve 
(non  mai  ricurve)  e  oscuramente  uncinate  all  apice,  ed 
altre  piegatc  patentemente  e  intralciale,  altre  inclinate  Tu- 
na conlnt  r  aUra  sollo  un  angolo  niolto  otiuso.  Semi  se- 
miorhicolato-slungali,  compressi,  pallidaniente  leonini. 

5(iO.-il/:   Ti'ilntloide.s,  Lam.,   Guss. 

Pubescenle,  a  I'oglie  ohovato-cuneate,  acutamente  den- 
tate air  apice:  stipole  deutato-lacere :  peduncoli  l-o-llo- 
ri,  pill  corti  della  loglia:  legumi  cilindrici,  ahpianto  pia- 
ni  alle  due  estremilii,  a  i-i),  spire  com|)alle,  con  la  su- 
tura  esterna  carinata,  larga,  spinosa  ai  due  lati,  c  le  spi- 
ne crasse,  coniche,  dritte  divergenti,  o  mezzo  aj»pressa- 
t(i.-{Animn.) 

Coildeala  durius  echinala,  Riv. 
Y         1  IT.-Trifoglio  spinoso. 

■  (  Sic.-Specii  di  Irilogghiu. 

Aprile-.Haggio. 

Tra  le  hiadc,  nei  prati,  nei  luoghi  erhosi  mariltimi. 

Ccmli  dilfusi,  per  ordinario  prostrati.  -7''o(///o//ne  oho- 
vato-cuneate,  o  rombeo-ohovate,  ad  apice  quasi  mozzo  e 
retuso,  argulameute  dentate  nell' apice  stesso  e  intorno  ai 
due  lati  di  esso,  con  in  mezzo  del  seno  un  dente  piii  pic- 
colo, nei  dippiii  iiilere :  slipalc  denlato-laciniate,  con  le 
code  lineari-lanceidate. -£/('«/»//«/  alii  4-.'>  linee,  larglii  2- 
2-'/^  assaissimo  serrali,  con  le  spire  non  separabili  sen- 
za  sl'orzo :  aculei  degli  anfralli  estremi  piii  validi  e  piii 
divergenti;  quelli  delle  spire  di  mezzo  menu  spcssi,  piii 
piccioli,  e  soltanto  muluanienle  incliinati  da  un  anlratto 
ad  un  altro;   lulte  dritte,  coniche,  o  poco  incurve  alia- 


—  2o:{  — 

pice,  solo  caraUcro  per  ciii  pan;  che  si  tlislinj^iia  ilalla 
precedcnlo,  in  ciii  fill  aciiici  sono  piii  liinijhi,  (k-cisanieii- 
Ic  iiiciirvi,  ('  iiiciKt  iiijirossali  alia  liaso. -iSt'w/ hislimifhi, 
coiiiprcssi,   i;ialloi;ii(»li. 

.*>(>l.-iU.  SpiioEitof.ARPA,  licrloL.  a  oralis,  MoHs, 
Gms.  sijii. 

Siihi^lalira,  a  fctj^lioliiie  ohovalc,  oil  ohconlalc  a  ba- 
se cuneata,  aciilaiiuMitc  hrevideiitalc:  stipoh;  laiiiiiate :  pe- 
<!iiii(()li  l-'>-llori  ,  siihejiuali  alia  loftjia:  Icpiiini  adulti 
siilii-oloiido-ovali,  quasi  coiivossi  in  amljedue  reslrcmita,  a 
7-S  aiilralli  orizzonlali,  un  po  lassi  (  serratissinii  nei  le- 
j>iinii  i^iovani)  con  la  sulura  csteriore  crassa  appiatlila, 
2-slriala.  ((iihinicnlc  spinosa  in  anibi  i  lati,  e  Ic  spine 
conoidco-subiilalc  drilto,  e  yariamente  mr\{;,- (Annua.) 

31.  sphoerocarpa  li.  macrocarpa,  lienlh.,  Guss. 
prod.-.y.  (tvala ,  Carmifpi.-Modica  major  iliearpos, 
inntlitcid  scminum  cochlcnU) ,  Cap.-HIcdica  spinosa, 
(licurpos,  I'ruclu  orali,  duro.  spinis  rifjidioiihns  el  hrc- 
viovUins.  Id.-Medica  major,  dicai'jms,  scminum  cap- 
sula  coclilcala.  ovata.  aciilcala.   Id. 

Void. -Sic. -S[>ocii  di  Trilojighiu. 

Aprilc-.)!ai;'<>io 

Tra  lo  biade  e  ai  inarj^ini  doi  campi  nei  luoi>lii 
iiinidi.   Ilia  raia  ( Uorip'Unsa.)   • 

(aiuH  !J-l-pedali.  laiiianienle  dilTiisi,  ottusamente  an- 
ijolali,  lilabrissiiiii.  i  piii  i^idvaiii  sparsanieale  cigliati  co- 
iiir  i  piccinidi.  -Fofiliolinc  (dMivalo-ciiiieato.  niozze  o  sniar- 
giiialc,  ('  ctirlanKMilc  spiiiiliMialc!  allapice,  ed  aiiche  ob- 
cordato-cuneale,  sonipre  aigiilanicnle  soghellate,  niaaden- 
li  coilissinii  ipiasi  selacei.  iiella  pagiiia  siiperiorc  dun 
vorde  ciipo  o  glabre.  nella  iiilcriorc  pallidaiiicnU!  vcrdi 
e  pubesccnli:  piccinido  coniiine  docciato  siij)('riornicnte : 
picciiiJdi  sccoiidarii  a  base  nericcia:  laciiiic  dclle  slipole 
aciiiiiiiialo-sctatcc.   variaiiicnte  vwrw.-  Pcduncoli  l-'i-tlo- 


—  204  — 

ri,  glabri,  o  sparsamenlc  cigliati,  subcguali  al  picciuolo, 
arislali,  coi  fiori  quasi  scssili. -Z>enti  calicmali  selacci 
aj)pi'essali.-Co;'o//e  ]»i('ciolissiinc  lulec,  appcna  3-lincari, 
col  vessillo  carinato  biloho,  ricurvo,  foscanieutc  slriato  al- 
ia base ;  le  ali  bisluiighe,  chiiise ,  inetta  piii  corte  del 
vessillo ;  c  la  carina  esilissima,  due  terzi  piii  corta  del- 
le  all. -Lpfjumi  7-8-cicli,  dappriaia  i'lobosi,  vcrdi,  a  spi- 
re compalte,  con  le  due  estreniita  quasi  depresse,  nel- 
lo  stalo  adulto  subrotondo-ovali  ed  ovati,  quasi  convessi 
in  ambedue  1' estreniita,  ail  anfratti  alquanto  lassi,  aiti  3- 
4  linoe,  larghi  2-2-'^^,  finalniente  nericci:  sutuni  ester- 
na  minulamente  striata  piatta:  spine  corte,  solitarie  e  di- 
sliclie,  1-lineari,  conico-subulate,  non  solcate  alia  base, 
nei  legunii,  giovani  ordinarianiente  incurvate  Tuna  con- 
tro  I'altra,  o  in  senso  opposto ;  negli  aduiti  piii  dritte 
e  pill  iTlle.-Sem/  lunato-reaiformi,   compressi,  leonini. 

')()2.-.U.  OiAWE  FOKHis,   Gffs.,  110)1  MoHs. 

I'atenteniente  villosa,  a  foglioline  obovate  o  roiubeo- 
obovate :  slipole  denlalo-incise :  pedimcoli  1-2-flori:  le- 
gunii (;ilindraceo-ovali,  ed  ovato-globosi ,  convessi  nelle 
due  estreniita  o  ap[>ianati  alia  base,  nello  stato  iinniatu- 
ro  villosetti,  a  4-j!  anfratti  orizzontali  concreti ,  con  la 
sutiira  esterna  finalmenle  appianata,  crassa,  l-nervia  tii- 
bercolato-spinulosa  ai  due  lati,  e  le  spine  corte,  crasse, 
coniche,  dritte,   patenti  o  alquanto  appressale.-(^/l»UMrt,  j 

M.  rinidnla,  I)psn?-M.  lurhinala,  Movis,  nnn  W.- 
M.  aculi'ala,  Gaoii,  e.r  Giiss.-Modica  major,  echina- 
to  suhrolondo  (jlomemh  fracln  maxiiim  hino  tcrno- 
que,  Cup.-Mcdica  mnoscem ,  hirsutie  pillulata  (jlome- 
rata,  Id.-Coihlcala  frucln  lurhinfdo  cl  echinalo,  Riv. 

VoLG. -Sic. -Specii  di  trifoggbiu. 

Aprile-^laggio.  - 

Tra  le  biade,  nei  prati,  c  nei  canipi,  in  riposo,  ma 
alquanto  rara. 


—  205  — 

Cuuli  poco  dilTiisi,  conie  le  allre  parii  dclla  pian- 
{i\.-Fo(jliolinc  obovate,  ronibco-ohovale,  cd  obovalo-cu- 
neatc,  diiii  verdc  riipo  iiolla  iciijiiia  di  S()|ira,  caiicscen- 
li  in  <pi(dla  di  sollo,  ohliipianu'iite  iienoso-dialaiie,  den- 
tato  nolla  niclla  su|)(Mior(',  col  seno  dei  donti  ottuso,  e 
il  dcnlc  apicilarc  ordiiiarianienle  ])iii  aciito.  Slipnle  ad 
iiicisidni  aciiiiiinalo-sclacoc,  con  Ic  code  l-'l^-iincaii,  jin- 
rc  sotacc('.-yV</(/))co//  piii  iuni^hcUi  dcllii  I'oi^lia,  o  nj^na- 
li  ad  ossa.-C«//(/  (lavi  coi  donii  acnniinato-sclacei ,  nel 
frnllo  aciiniinali,  incnrvi  alTapicc.  villdsi.-f'orolla  col  vos- 
sillo  ijiallu-vcrdiccio,  le  ali  e  la  carina  Wiwc. -Lcjimno  ri- 
coverto,  (piande  ancor  tenero,  di  pochi  e  corti  pcli,  e 
liclanicnlc  vcrde,  nclla  nialnrilii  piii  liianchiccio,  a  spine 
0  Inliercoli  conici  corlissinii,  nclla  niaturitii  piii  svanili, 
non  sporj^enti.  o  a])pena  sjxtiijcnli  piii  in  la  deij;li  orli 
della  sniura  die  nc  liinane  lacnnosa  o  fosseltata.-Sewji 
ijiandclli  icnilonni,   lisci,   pallidanicnlc  llavo-leonini. 

.")(>;>. -.M.     TlKl!l\AT\,      11'.,     (rtlSS. 

Palenlcnienle  villosa,  a  Ibii'lioline  obovate,  o  ronibeo- 
(d)ovale:  slipolc  dcnialo-incise:  pcdnncoli  1-H-llori:  le- 
i;uini  cilindraceo-ovali.  convessi  alle  dne  eslieniita,  nello 
slalo  inmiaUiro  villoselti,  a  4-5  anfralti  orizzonlali  con- 
creti,  con  la  snUira  esterna  crassa,  nnincnia.  inerine  u 
svanilanicnic  Inbcrcolata,  venoso-nii'dsa,  convcssa,  linal- 
inentc  piana.-(  Annua.  ) 

M.  poljiniorpha  G.  lurh'nmla,  Lin.-M.  Olivae  f'oi- 
niis,  Moris,  non  (lUss.-M.  (hiliulu,  (Uirniujn.-Mt'dicn 
liirsuld,  incana,  inonocaijKis  rcl  divarpos.  ((ipscJIis  sc- 
minum  caniliranlihuH,  slriclc  vocltlealis,  suhhnhinatis, 
lonibus,  <Uip?.-M('tli((i  dicoipos,  frurlu.s  ciipsnht  Inrhi- 
nala,  rufpi.sa.  Miirison.-Cochlc(da  fruvlu  luit)in(do.  Uiv. 

Aiirilc-.Maynio. 

Tra  le  biade,  nci  prali  e  nei  campi  in  riposo. 

Corollo  picciolissinio  lulee.  col  vvssillo  abpianio  du])- 

ITTI     ICC.    \UL.    Mil  -7 


—  206  — 

plicato  ill  avanli  a  mai'iiini  ricurvi,  e  di  color  meno  iu- 
lenso:  ali  erello-palcnli:  carina  navicolare,  fessa  all'a- 
picc  :  anlere  inleiisanuMile  liilcc  come  Ic  ali  c  la  carina. - 
Legumi  giovani  corlaiiioiile  villoselli,  e  d'uii  verde  alle- 
gro, nella  nialiirita  glabri  e  piii  bianchicci,  con  la  sutu- 
ra  esterna  inerme,  ilapprima  oscuraniente  torosa,  linalnien- 
(e  spianata. 

IVel  di|)piii  gli  stessi  caratteri  dclla  specie  precedenle. 
:  ,       564. -M.  Marina,  L.,   Vcr.,   Gtiss. 

Bianco-tomcnlosa,  a  foglie  ol)ovalo-ciineifornii ,  sva- 
iiilanienle  donlcllate  allapice:  slipole  scmilanceolate  su- 
bintere:  peduncoli  3-r2-noii,  subeguali  alia  foglia:  le- 
guini  cilindrici,  piani  alia  base,  a  2-3-anrratli  orizzonta- 
li  linalnienlc  concreti,  coii  la  sutiira  eslerna  larga,  })iana, 
2-solcata,  spinosa  da  andjidiic  i  lali,  e  le  spine  discoste, 
palenli,  incurvatc  aH'apice.   (liizocarpica).         ;         .  ,)' 

.Tlarzo-illaniiio. 

.Xelie  ai'one  niarillinie. 

Iladivc  liiiigamente  capellula.-Crti///  ramosi  da  un 
palmo  ad  uu  piede,  prostrali  a  C('S|uiglio  e  risorgenli  al- 
I  apice,  coverii  di  bianco  tomenlo,  pero  glabrissinii  in  (piol- 
la  porzionc  cbe  Irovasi  coverta  dalle  arenc. -For/he  ezian- 
dio  bianco-tonienlose ,  (d)ovalo-cun('ifornii  o  dccisaniente 
cunealc,  |ialeiili,  ricbinalc  sopra  il  picciiiblo  ( 1-2-Iinea- 
re,  palcntissimo  o  ercUo-palenle  )  non  plane,  ma  carina- 
le  e  mezzo  carnosc,  con  I'apice  oscuraniente  dentellalo,  a 
denli  otlusi  occullali  dal  tomento,  e  ajipcna  visibili.  Sem- 
pre  un  corlo  ninietlo  o  i  rudimenli  (li  ess(»  allascella  di 
ciascuiia  I'oglia,  dondc  i  rami  ap|)ariscono  follamente  fo- 
gliosi.  Anche  aH'eslremilii,  ove  sono  i  peduncoli  (per  or- 
dinario  non  piii  lungbi  di  ',^  di  pollice )  vedesi  (pieslo  rn- 
dimento  di  ramelli  con  una  o  due  foglie  gia  svilu[)pale, 
e  una  gemma  in  U)m\o. -Peduncoli  raceniosi,  eguali  alle 
foglie  0  pill  lungbi  di  esse. -Ftori  sulfurei,  addensali,  odo- 


—  207  — 

rosi.-Ler/WJnj  lomciilosi,  lunglii  2-3  lincc,  lari>lii  1-' .,,  m\ 
anlralli  dappriinn  lassi,  poi  serrali.  con  la  sntura  ester- 
iia  1-iiervia,  2-s(il(ala,  c  Ic  spine  coiioidcc.  ora  lniii;Ii('l- 
tc,  ora  brevissiinc.  Spesso  nclla  pcirclla  iiialiirila  cpiosti 
lc»'umi  pel  i^ia  caduto  lomeiito  appariscono  rostlii  e  obli- 
qiiaineiite  nervosi. 

272. 

Trigoeua .  Lin.,  Junft. 
( Fn.  -TrigoncUe-lT.  -Trii>onclla). 

Calice  tuhuloso-fampnmilato.  j-fcsso.-Vp.s.S'j7/o  palen- 
Ic  eonie  Ic  «//,  e  mcnlciido  con  esse  I'aspello  d'una  co- 
rolla ;{-|)('lala :  Carina  picciolissinia  oUusa.-iS/flm/  diadel- 
(i.  non  dilatali  i\\\'i\\n{{'.-Lo<ii(niP  snitfalcalo,  linoarc  o  hi- 
sliuiii'o.  comprcsso  o  cilindricu-acnniinalo,  l-locularc,  po- 
lispcrnio. 

.')(».*>. -T.   .MoNsi'Ki.nr.A.   Liu..   Guns. 

A|)pr('ssatani('nl('  puhcsconti-incana,  a  canii  crelli  e 
palcnlissinii:  lojilic  Iril'ojiliate,  con  le  fof>lioline  ciineifor- 
nii.  denlicolalc  allapicc:  stipole  scniisaollale  ,  dentate: 
peduncuii  snhejinali  alia  fojilia  ,  prolnnj>ali  allapice  in 
coila  arista  lililuinie:  lei;iinii  pedicellati  ,  accostati  in 
capolino.  lineaii,  lalcato-ascendenti  o  declinati ,  trasAersa- 
niente   niicdhilo-neivosi.  -f .!/(»»«.  ) 

Fot'nuin  (jiacvum  sijlii'slvc  polijceraliou,  man.sjw- 
liacum ,  lirctin . -Ilcdjisarum  m iuim um ,  Dalccli . -Foou urn 
firaccum  poljicrraliini  liir. 

\(nA..   Fi!. -Tiigonelle  de  Montjicllier. 

.Hai7,()-.Mai;i;io. 

Aei   pascoli  aridi  (Ziiccliita). 

Cauli  rijjidi,   cilindrici,   drilti,   jtollicari    suhseniplici 


—  208  — 

ciclli,  0  rainosi  sin  dalla  base  l-C-poUicari,  coi  rami  eslcr- 
ni  (iifliisi  appressali  al  suolo,  i  ccntrali  erelti,  seniprc  piii 
cor\i. -FofjUnlinc  oi)Ovato-o  roiiibeo-ciincato,  denteilatcncl- 
la  inollii  supcrioro  (col  clonk'  apicilarc  ordinariamenlo  |tiu 
allungato,  gli  allri  Uitli  agiizzi)  nella  pagina  supcriore 
pill  inlcnsanionlo  verdi,  lincato-nenosc,  ed  a  peli  piii  ap- 
pressali (nun  (jlahvdlc,  Guss.)  nolla  inforiorc  canescen- 
li,  0  di  un  vonic  pallido,  c  coi  pcli  mono  accoslali:  le 
latorali  non  insecilo  su  lo  stcsso  jtiano,  nia  con  un  po 
d'inoguagiianza:  piccitiiilo  comuno  docciato:  il  parziale 
della  fogiiolina  di  mozzo  csilmenlc  solcalo:  siipole  somi- 
saeltalc,  denlale,  aciiminatissime.-F/on  in  capolino  ascel- 
lare,  pochi-o  molti-lloro.-P<'(/(/?jco/o  l-1-'/,-linoaro,  spos- 
so  ([nasi  svanilo,  somprc  allnngato  tra'  lognmi  in  corta 
arisla  fdiforme,  villosa,  linoaro:  (jambcHi  appona  somili- 
neari  ,  ginocchialo-callosi.-(vo//(i'  ap|)rossatamonle  piibe- 
sconli  come  lo  i'oglio,  coi  denti  acuminalo-lilii'ormi,  su- 
hc^i\i\\i. -Corollo  picciolissimc,  pallidamcnlo  lulosconli,  ap- 
pena  l-'/^-Hnoari. -/>('(/»/«/  3-10.,  lalcrahnento  compros- 
si  a  collcllo,  col  laglio  alliiinanzi  e  il  dorso  al  di  sot- 
to,  falcato-asccndonti  allinnanzi  dal  lalo  slretlo,  spesso 
semi-stollatamente  doclinali,  acuti  con  apico  duro  pnngen- 
te,  trasvoi'salmonte  nervoso-roliccdali,  pur  canosconti.-Se- 
mi  picciolissimi,  bishinglii,  giabri,  osilmonli  rugoso-luber- 
colati. 

.  •,     ■  .    '  -    273.  :■-  ..    ■■    .:•■ 

;  .YIeliloti's,  Jiiss.  Pors. 

(FR.-Molilot.-lT.-Meliloto-Sic.-Treu.) 

Calico  lubnloso-campanulato,  persistenle,  3-donta(o. 
Corolla  docidua:  con  lo  ali  piu  corte  dol  vessillo.  Sla- 
mi  diadolli.  Legume  piii  lungo  del  calicc,  1-oligo-sper- 


—  20<)  — 

mo:   appona  doisccnlc,  p(>rmiorI'o.-(Foi;li('  Irifogliale :  iii- 
liora/idiic  in  f^rap[)()li  asccllari,  pedmicoliiti.) 

l-A  liuri  ill  lunghe  spiche  liliroriui 

*  Coi  logiinii  lacunoso-rugosi. 

.'»(»(>. -31.  Itai.ica,  Desr.,  A//.,  Pers.,  W.  En.  Guss. 

A  caiilc  crello  lanioso,  coi  rami  erctti  o  ascenilen- 
li :  I'diiiidliiio  siiliroldiidt'  «m1  oltovalc.  iiilcic  o  dciilatc  al- 
lapiii":  laccmi  piii  liinglii  della  I'uglia :  Icguiiii  oLovalu- 
giohosi,  siilimiilici,  oUiisi,  ponduli,  alqiianto  suberosi,  sub- 
moiiospoiiiii.- ('.!»»»«). 

TrijoUum  mclildlus  ilalira.  Lin.,  lkr..-MeUlotii,'i 
roluiulilhlia,  Ti'n.-M<'lili)lns  InlijhUo,  I'oUivnU)  oblomjo , 
Ciip.-M.  littca,  semini.'i  pevieavpio  vuKjno,  nujo.sn,  al- 
ho.  rohindo,   hi?  Tii folium  ilalicum,  \\.  sp. 

(IL-Tiilmlo. 
Voi,c.  j  Fit.-. Uriildl  d' Italic. 

'  Si(..-Troii. 

.)Iarzo-3ra"ijio. 

iVt'lIc  pciidici  dellc  Collinc. 

Caulc  da  mezzo  |ii('do  sino  a  due,  angolato-slriato 
insiomc  ai  pcdiincoli.  losco-noriccio  alia  base. F«j///o/tne 
iiireri(»ii  aiiclie  dell(iid('u-(d>ovale ;  le  superior!  bislungo- 
euiiealc  ;  liillc  iilaliie,  corlameiile  ed  otUisamenle  dentate 
iiclla  iiK'llii  siipciiure  ,  col  deiile  cculiale  dcirajdce  piii 
aculo,  assai  di  raro  mU'rc-Slipnlc  iiileiiori  laciiiialo-den- 
talc  ;  le  sujieriori  oscuramenle  denlellale.-Pe(/M/U'o/t  3- 
8-|)olIi(aii.-F;or/  .'5-'i-lincari.  liclaiuciile  liilei  (mm  flavi 
die  iicllc  piaiile  discccalc  )  con  le  ali  eguali  alia  carina, 
0  pill  liiii|4li('tlc  '  r,  di  liiiea  .  e  il  vessillo  subeguale  ad 
cs^c.-Lofpnni  grandetii  ( (juasi  2-lineari  in  diametro)  obo- 
valo-globosi ,  slriali  nella  sutura    esierna ,  peiidnli  .  rare 


—  210  — 

volte  2-s|»enni ,  ottiisi,  non  esatlaniente  imitici ,  ina  tcr- 
minati  dalla  base  dello  stilo,  che  si  ritorcc  in  eorta  pun- 
ta.-Semi  orbicolato-conipressi ,  bai,  svanilamcnle  tiiber- 
colati. 

Tiitta  la  pianta  alquanto  giaiicesccnte,  e  i^labrissima. 

o67.-M..-Parviflora,  D('sf.,Pers.,liertol.,  amoen., 
Guss. 

A  caule  subcilindrico  3-'18-pollicare  ,  ranioso  ,  coi 
rami  ereiti  o  ascendeiiti :  fodioline  delle  foiilic  inferiori 
variamcnle  obovate  siibintcre  ,  quelle  delle  superior!  bi- 
slungo-liueari  ,  acutamente  segbettatc  verso  Tapiee:  sti- 
pole  inlere  ,  subulate:  racenii  1-3-pollicari  ,  piii  lungbi 
della  fogiia  ,  nudi  alia  base  ,  coi  iiori  apicilari  minimi 
(  semilineari )  ,  addensali  o  un  po  lassi  :  legumi  mono- 
spermi.   subrotondo-ovali.  rugosi,   penduli  {Annua). 

M.  Indica,  AIL,  Moris. -M.  liochiana,  Rnch?ex 
Poll.,  non  W.  En.-Ti'i folium  mclilolus,  indica,  L.  ex 
Poll.-r.  indiciun  var.'  W.  .^).-T.  of}idnuh ,  lieiiol.pl. 

gan. 

A'oLo.  Sic.-Triviceddu.  ■■ 

Aprile-Maggio.  '    ' 

Nei  luoglii  nmidi  marittimi  (Picci) 

Caule  cilindrico,  oUnsamente  angolalo,  lisloloso-gia- 
bro,  un  po  rossiccio  alia  base ,  erelto,  alto  da  Ire  |)ol- 
lici  sino  ad  un  piede  e  mezzo,  coi  rami  ereiti,  e  gl"  in- 
feriori spesso  risorgenti-For/f/e  giabre  con  le  foglioline 
nclle  inferiori  obovate  ,  obovato-cuneale  ,  ed  obovato-su- 
borbicolale  ,  intere  ,  od  oscnramente  denlicolato-erose  , 
spesso  cortamente  spuntonate ;  nelle  supcriori  bislungo- 
obovate,  bislungo-lineari,  o  lincari-cuneate,  per  ordinario 
smarginato-reluse  senza  sj)unlone ,  seghettato-dentale  in 
lutta  la  nietlii  su|>eriore  ,  a  denli  piii  o  meno  aguzzi 
(  acuminati  nelle  supreme  (che  son  lungbe  'jyj^-d'i  polli- 
ee .  larghe  2-3-linee  )  Pedimcolo  '/^-^-pollicare  ,  corta- 


—  2il  — 

mciilc  aiistato,  fioriforo  in  ciiiia  siiio  alia  niolla  ,  o  ai 
duo  terzi :  fiori  per  (iidiiiario  addoiisatissiiiii  ,  orizzontali 
('  quasi  \\n\iu\[\.-( Ail ici  col  rriillo  h\sshv\.-C orotic  (juasi 
Iiiiii^lic  una  linca  ,  canarinc  (  "on  Have  ),  dopiiiaMicntc  piii 
lunjihc  (lei  calicc ,  col  vcssillo  piii  liin^licllo  (Iclla  carina. - 
Leijumi  siihuvali,  coronali  dallo  slilo  quasi  lincare,  facil- 
nienlc  caduco.  oscmanicnlo  riij^oso-lcprosi-Se/m  vcrdicci, 
oscuranu'ulc  lidtcrcolali  solto  la  lenle. 

jG8.-M.  Exaltata,  iMob. 

A  caulc  oUusauKMiU'  ani;olal()-soIcato ,  I-3-p('dale  , 
^dahni  ,  liiNKtso ,  c(»i  rami  crclli;  lui^lioline  dcllc  i'o^We 
supcriori  l)isliini;(i-lincari.  reinutanionte  segliellato  tranne 
alia  base :  dolle  infcriuri  variamcntt'  ohovate  suhintcre : 
slipolc  iutcrc ,  subulate:  raccnii  2-()-p(dlicnri,  piii  lunghi 
dclla  I'oi^lia,  nudi  alia  base:  liuri  apicilaii  minimi  (2-li- 
noari)  conipatti :  l»'ij,umi  l-spornn:  subrotondo-ovali ,  ru- 
gosi,   ponduli.-(.l/i?H<«). 

Voi.{;.-Si(;.-Trc'u. 

Aprilc-Maggio 

.\ei  camj)i  asciutii  ancho  disfanli  dal  marc,  ma  al- 
(pianto  rara. 

Asccllc  dci  rami  (irdinariamcnle  macchiatc  di  por- 
\n)V{i\(\.-.\j)i((>  dcllc  roi;li(dinc  smussato  con  picciol  dentc 
in  uu'/.y.{\.-Ucnl<'  culicindh'  infcildrc  minimo  .  "li  allri 
([uallru  suboi^uali,  luUi  ovalu-aculi.-Ley«//ti  lunghi  ^j^  ill 
linca.  I  :    ' 

E  specie  nndtissimo  vicina  alia  precodento  ,  ma  da 
essa  sullicienlemenle  dislinia  pel  ((iiilc  piii  alto  e  rossic- 
cio  alle  asccllc  ;  pci  rami  abpianto  jtiii  crctli  :  ])ci  po- 
iluncoU  pill  pndungati  ;  pei  jiovi  (juatlro  volte  niaggio- 
ri,  .  .  .  .  e  principalmcnte  per  la  .s7fl-/o/ie.-ll  Ch."  Cav. 
(lussone  Irovasi  aver  iiolato,  die  sotto  laspetto  di  Me- 
Ulolus  panijloru  slavano  probabilmenlc  confuse  due  spc- 


212 

cie ;  ma  nulla  ha  egli  avvcrlito  inlorno  alia  diversa  sla- 
zionc. 

*  *  Coi  Legunii  arcuatamente  riigosi. 

569. -31.  Sulcata,  Uesf.,  Pers.,  DC,   Gim. 

A  caulc  eretto  coi  rami  dilTiisi  ed  asccndonli:  foylio- 
Ime  ai'gutamcnle  scghcttale  ,  nellc  foglic  inleiiori  dclloi- 
deo-obovate,  nelle  altre  ohovalo-cuncale,  e  subliiicari :  sli- 
polc  inferiori  suhidalo-sotacec ,  cigliafo-dcntale ;  Ic,  su|>rc- 
me  per  ordinario  interc;  raeemi  coi  llori  lassanu'iile  em- 
briciati,  piii  lunghi  della  loglia:  Icgumi  l-spermi,  ovali, 
ottusi,  penduli.-(ylmma.j 

T.  melilotm,  indica  L.  ex  Pevs.-Tri folium  mau- 
ritanicum.  W.,  SchouHh.-T.  melilotm  se(jelalis,  Urol? 
Dec?-Melilotus  frulicosa,  lulea,  vulfjari.s,  vel  offwina- 
rum,  Cup.-  M.  sijlceslris,  lulens,  Cml.-M.  aiujusiifo- 
lia,  repena,  folliculis  rolundis,  Cup.-M.  mihjaiis,  no- 
strati  affuiis,  folio  minore  el  amjustiore,  J.  li. 

[h.-Loto  domcslico,  Liipinclla,  riliirlandelta ,  Er- 
Y        )      ba  soloaiiiiia,   Erba  vclturiiia. 

"jFR.-Lolicr  domcslique 
fSic.-Tmi. 

Marzo-3Ia"i'io. 

l\ei  campi  in  riposo,  Ira  le  biade,  nei  j)rali ,  nclle 
vigne  da  per  tuUo. 

Caule  ramoso  ,  erello  ,  strialo-angolalo  ,  sparso  di 
qualche  pelo  come  i  jteduncoli,  leggermenle  listoloso  al- 
I'apiee,  rossiccio  alia  base,  alto  da  nn  |)almo  sino  a  Ire 
piedi  e  piii  ollre  ,  coi  rami  dilTnsi,  o  slorto-ascendenti , 
spcsso  pill  lunghi  del  caulc  conlvixh'.-Foylioline  pallida- 
mente  verdi,  o  giaucescenli,  argntamentc  seghellate,  nelle 
foglie  basse  dclloideo-obovalc,  sopra  tutto  la  media,  nelle 
altre  obovato-o  bishmgo-cuncate,  e  sublineari:  nelle  cauline 


—  21  :j  — 

(li  mezzo  lunghc  ollre  uii  pollkc,  lariffic  i-'i  lince,  o  liiii- 
ghc  7-9  lin. ,  larglie  2-3,  nelle  suixMiori  j^radatanionte 
pill  strctio,  (!  ncllc  piaiilc  [ticcidic  appcna  l-liiicari:  pio 
ciiiolo  l{-<;(ni(),  (dliisanj'nlo.  scanalalo  siipcriornicnlo.-S/j- 
polc  siiliiilalo-sclaccc,  rillcssc,  ci^lialo-dciilalc  alia  base, 
!('  siiporiori  iioii  s('iu|)rc  mW'iv. -l*('duncoli  \nh  liiiii'iii 
(Iclla  ('oi;lia.  i;riiiiciiin'i  2-.'>-|)olli(ai'i,  i  siiporiori  2-2 '/^, 
aiislali  (  arisia  ',)-',»  '^'.-liiicarc)  iiorilcri  siiio  a  cpiasi  uiio 
0  mezzo  |tollif(',  dalla  base  ,  coi  fiori  omiiriciali  \\n  po 
lassi.-0///Vr  ovato.  abpiaiilo  palciilc,  a  deiili  aciili  siihari- 
sU\\\.-i^on>ll('  caiiariiic,  2-2  'j,  lineari  .  doppiamcnic  |)iii 
|)i((iol('  di  quelle  della  segueiilc  ,  col  vessillo  piii  corlo 
della  carina,  c  ahpiaiito  piii  liiiiiihello  delle  i\\\.-Lf'(jumi 
ovali,  suhcoinpressi,  cortissimameiile  spuntoiiali,  eleij'an- 
lemenle  solcali  ad  invo.-Scini  hai,   luhercolali. 

")70.-3I.    I.XFESTA,    Guss. 

\  raidi  e  rami  erelli:  f(ti;lioliiie  arj;ii!ameiile  sejjhel- 
tale,  iielle  loj^lie  inleriori  (tbovale,  iielle  siiperiori  bisliin- 
i>o-cunoale  :  slipole  inleriori  subulato-sclacee,  cigliato-den- 
lale :  racenii  piii  Imiiibi  della  I'ojilia  coi  (iori  accoslata- 
meiite  eiiiliriciali :  deiili  ealiciiiali  siiperiori  piii  limgbet- 
li :  le|;'iimi  snlideiloidei,  otliisi,  subnuilici,  ([iiiisi  discosti, 
iunij'amente  i-ambellali,  l-2-spcrmi,  poiiduli.-(/lMm/rt). 
,.  \  It. -.ilelilolo  selva""io. 
/  Nk;.  -  I  I'eii. 

Marzo-Maiijiio. 

Ill  mezzo  alle  liiade,  c  nei  prali.   ma  rarissima. 

CdlUodoni  ellillici  ,  crassi.-6V/i</(;  slriato-aii"()lato  . 
lisloloso,  sparso  di  (|iialche  pelo  come  i  pedmicoli,  eref  o 
l-.">-pedale.  a  rami  (piasi  sempre  orctlo-paleiili.-FoijIi'o- 
liiie  delle  I'oi^lie  inleriori  assai  ji'randi  (  simili  a  ijiielle 
della  Mrlihihis  Ildliid  )  esallameiile  e  larjiamenle  obo- 
vale  ,  larjilie  dii  .'i-linee  sin  ollre  a  tin  pidlice  .  Imiglie 
'ji  pill  della  larijbezza  .   alciine    (piasi    siibrolonde :    nelle 

»TH  ict.  \ui.  XIII  -S 


—  214  — 

siiporiori  qiiclla  di  mezzo  obliingo-subroinben,  le  lalerali 
obovalo-ciinoatc,  c  bisUingo-spalobile,  lungiie  12-'ir>,  lar- 
ghe  4-8  linee:  tulte  (run  verde  allei^ro,  argiilamente  se- 
••■hettate  siiio  alia  base,  spesso  abpianto  sniiissato  all'api- 
ce,  0  scinplicemeiilc  oUiise.-Picciuuki  come  neUa  prece- 
dente:  slipole  piii  kinghe,  subulato-selacce,  erelle ,  1- 
nervosc,  le  superiori  iiilen;  o  tenuemenle  denlellale ,  le 
inferiori  ciglialu-denlale  alia  hasc.-liacemi  1-G-pollicari 
(a  peduncoli  slriali)  pocbissimo  aristali  all' apice  (con 
arista  appena  '  ,,-1-lin.  )  nudi  alia  base  per  1  '/^-i-pol- 
lici ,  ed  ancbe  piii.-F/or*"  accoslalanunle  embriciali  ,  in- 
chinali,  pendeiili  da  yambelli  2-lineari,  ed  ui!;iiali  in  i>ran- 
dezza  a  quelli  dclla  31.  Italica^  ossia  3-4  lineari. -//rat- 
Zee  sctacec  ,  addossalc  ,  metlii  piu  corle  dei  gambetti.- 
Brallee,  ganibelli,  calici  villoso-iieloseUi  cosi  in  questa, 
come  nella  prccedenle.-Wcn/i  caUcinuli  acuminalo-seta- 
cei  a  base  nel  frullo  triangolarc  ,  i  due  superiori  piii 
iungheUi.-Coro//a  canarina  col  vessillo  subellillico,  dila- 
talo  alia  base,  piano,  leggernicntc  dupplicato-carinato  nel 
solo  ccntro,  rostrato  all' apice,  su!)eguale  alia  carina  e  al- 
quanlo  rimosso  da  essa,  2-3  voile  piii  lungo  delle  ali,  e 
com" esse  ]ydlcn[(i.-Le(jiuni  doj)piamenle  piii  grossi  che 
nella  M.  Sidcaia,  Inngbi  3-3-'/3-lin.,  larglii  2-'/472-'/,., 
slorlamenle  delloidei,  ad  apice  oltuso,  un  po  obliquo  (cor- 
tamenle  spimlonalo)  lassamenle  e  prol'ondanienle  arcua- 
to-rug'osi,  con  le  rugbe  non  esatlaniente  concenlriche,  ma 
(jua  e  la  abpianto  tortuose  ed  inlerrolle,  s|)esso  colora- 
le  di  rancio  neiravvicinarsi  a  niaturila:  (jambciti  nel  Irut- 
lo  subeguali  alia  mella  di  esso,  pocbissimo  piii  allunga- 
ti  che  nel  liorc-Semi  lubercolali,  neri. 

2. -A  liori  in  spigbe  ovoidi. 

i>71.-M.-Lii'iLi^A,  DcHV.,  Mend  /?.  paris  ,  ed.  5. 
Pubescenlc.   a  fo^lioline  obovalo-cuneale,  smaryina- 


—  21  :>  — 

lo-dciiU'llalc  allapk'c:  sli|M)l<'  laiU'Colato-acuU; ,  a  lari;a 
base  quasi  scmprc  dcnlcllala:  lioii  pcdiccllali :  (hiiili  ca- 
liciiii  siilH><{'iiali  alia  carina  cd  alio  ali  dclla  rorolla :  le- 
j;iiiiii  rciiirdiiiii,  iii(iii(ts|i('riiii,  arciialo-iclicidali,  citvcrli  di 
|»('li  ailicolali  o  i;laiid(d()si.-f.l/)n»«. ) 

}h'(liv(i(ji)  luiiiilinn,  Lin.-Tiijhiiiiinfiipiilimim.  S(v- 
vi.-T.  pnih'iisc,  [uicum,  Fiiclisi'-T.  jnalcnsi',  liileum, 
mpilnio  hrcvittn,  C.  li.-McHlolus  miiii)n(( ,  liiv.-M. 
miniina,  ]iir.-iula,  provuiiihciisc,  spica  hrciiorc  dcn.sis- 
siinc  ((ifjuisild.  scininiii  pcricarpio  rcnoli.  ilnp.-T)ijh- 
liiiiii  pidlciisc.  luli^uin,  Mallh..   Ca.sl. 

I  lT."-TiirHj^liiio  solvalicu. 
,.        )  rit.-.UiiudIc,   niinclk';  doiTi',  Liizorne  hoid)liiii.  Lii- 

■  1  Zdiu'  liipuiiiie,   Liizonic  jauiio.    Migiujiiclle , 

f  Mirlirot.  Triolet,  oc. 

Aprilc-diiij^iKt 

Aei  lii(»j;lii  sassosi  o  slcrili,  nei  caiiipi  crhosi  c  per 
Ic  vie  dcllc  ((illinc  doviiiKpic. 

limlici  limiilic  c  teiiaci,  nia  stMnpre  annue.  3lolli 
cnnli  dalla  sicssa  railicc,  drilli,  proluniiali,  coricati  (o 
ciclli  Ira  lerhi')  da  iiiczzo  picdc  siiiu  a  diH",  ligiddli. 
Fofilioline  nci'voso-liiiealc  t'(ni  iK'ivi  capillari  (die  dirig- 
ij'oiisi  parallel!  ed  oiilifjtii  di  solUi  in  su  dalla  rcishda  al- 
I  apiee.  visiliili  dalla  paf;iiia  iid'eriore )  eoverle  di  |)oc]ii 
peli  appressali,  e  ipiindi  alle  v(dle  eaiieseenii :  lutle  ei;iial- 
iiu'iile  obovaltt-eiiiieale,  rarissinie  voile  lo  inl'eriori  ohcor- 
dato,  alqnanto  sniarjiiiialc  e  corlamenle  s|)iiiitonale  alla- 
piee,  (leiilellate  nellapiee  slesso,  c.  spesso  anelie  ai  luar- 
iiiiii  jier  liilla  la  niella  siiperiore.-S/('y)o/«  come  nella  dia- 
^\U)s\.-P('(h(iic(ili  lililornii.  ereilo-palenli.  1  'K-'l-'j,  polli- 
cari,  coi  j^ainhetti  appena  liMiLtlii  uiezza  liiiea.-/<'(»/t  pic- 
ciolissiini  addensali  in  spica  ovoide.  huiiihi  per  lo  |)iii 
nna  linea  e  nw/.M.-VjoriiUc  doppianieiile  piii  hiniilie  dei 
calici.   (juasi  snlhirec;  ( uon  Inlee.  )-/>('(/»»//  nialiiii    iieri, 


—  216  — 

lenifonni,  un  po  turgidi,  appena  lunghi  una  linea,  spar- 
saniente  pelosi. 

274. 

Trifoliim.  Lin.,  Juss. 

(  It."- Trifoglio-Fu.  -  Treflc-Sic.  -  Tril'oggiii ) 

Cat.  pcrsislcnle  tubuloso-campaiuilalo,  .>-(lonlalo,  o 
.>-fesso^  a  laciiiie  subutale.-Cor.  persislenlo,  iiianila,  con 
la  carina  piii  corla  dellc  ali  e  del  vcssillo.  Stami  dia- 
dein.  Legume  ovato,  o  bislungo,  1-7-spcrnio,  covorlo  in 
lulto  0  in  parte  dal  calice,  ap|>ena  deiscenle.  (Foglie 
ternate). 

*  A  corolla  scariosa  e  vessillo  persistente,  deflesso. 

(Chrysaspis,  Desvaux) 

572. -T.  Campestue,  Schreb.  in  Shirm.,   Gu.ss. 

Suhgiabro,  a  caule  eretlo  coi  rami  palenli  ed  eret- 
li:  foglie  Irifogiiale  (non  lernalc),  con  le  foglioline  ob- 
cordato-obovale  a  base  cuneala,  ed  ellitticbe,  denlellate 
aH'apice:  stipole  breveniente  lanccolalo-caiidate :  pcdun- 
coli  abpianlo  piii  Innglii  o  piii  corli  dellc  foglie :  capo- 
lini  ovaii  coi  iiori  addonsati:  calice  coi  jtiii  Inngbi  den- 
li  (gf  inferior!)  eguali  al  lubo,  glabri:  vessillo  solcalo. 
( Annua.)  ' 

T.  spadiceum,  TliuilL,  non  Lin.-T.  luteum,  a 
Lam.-Melilolus  lupulimij  Lam.,  non  Desv.-Tri folium 
agrarium,  Vcr.,  Biv.,  non  Lin.-T.  procubens,  (i  cam- 
pestre.  DC.-T.  procuheus,  Moris,  non  Lin.  ex  Guss. 
el  Ten.-T.  agrarium,  luteum,  capilulo  lupuli,  majus, 


—  217  — 

Vup.-T.  Knnomc,  loiujo  folio  el  vapilulo  majorilnts , 
I'lananiin  odore,  hi.?  MvUlohis,  (jui  Tii  folium  pralcn- 
se,  lulciiin,  <<ij)iliilo  Liiiiiili,  rol  (Kjiariuni,    Voill. 

W.-dossijicnse.-X  dcnli  caliciiiali  piii  lunglii  del  tu- 
be,  ijlahri. 

V(»L(;.  Fu.-Treflc  dos  champs,  TiTflc  raineux,  Trc- 
llc  paillc,  3Iii;n()nol  jaiinc,  Pclil  niii^iuuict ,  IN'tit  trefle 
jaiiiic,   IMiiol.   TiMlc  brun,  TrMlo  boublon. 

3Iarzo-(iiiit>n(>. 

ACi  caiiipi  {U\\h)  hi  niosso,  in  quclli  in  riposo,  ai  niargi- 
ni  loi'u,  neiie  pasture,  binijo  \(i  vie,  nelle  colline,  duvunque. 

Cauli  jtalniari  o  pedab.  cd  anche  2-"/j-pedaH,  so- 
venle  flessnosi.  senipbci  o  laniosi,  eretti  o  patenti,  oscu- 
ranicnte  striali,  sparsi  le  piii  volte  di  eorli  peli  appres- 
sati,  e  linti  eon  Tela  di  colore  sublconino.-Fo<///e  in  quc- 
sta  specie  trifoi-liatc,  non  lernate  come  nelle  aitre:  fo- 
jilioline  niinulanienle  nervose  a  denti  minulissimi  in  tut- 
ta  la  mella  sup(Mioie.-/V(/M?R'o//  a[q»ressatamente  villo- 
si,  |)iii  binijlii  della  l'oi;lia,  o  di  essa  piu  corti  anche  su 
lo  stesso  individuo,  seeondo  il  niajigiore  o  minorc  rigo- 
glio  della  vegelaziune ;  ({uindi  insussistcnti  le  distinzioni 
di  varieta  fondate  da  t<duni  su  questo  carattere  cosi  equi- 
yoco.-Slijiolo  cigliate,  biancbicce,  verdognole  ai  margini, 
pronunzialamente  nervosetle.-Co»'o//e  da  principio  sulfu- 
ree,  indi  paglialc,  linalmente  I'osco-spadicce. -Semi  ovoidi, 
minutissimi,  giallo-verdognoli,  lisci. 

*  *  A  vessillo  caduco,  non  scarioso  ne  deflesso. 

(Trifolia  vera) 

A.-Coi  calici  fnitlileri   enliati. 

l.-Calice  glabro,  gonfio  uguabnente. 

373. -T.  Splmoslm,  Lin.,  Gaertn.,  Ucr.,  W.,  Bix>., 
DC.   Guss. 


—  218  — 

Tolalincnte  glabro,  a  caule  paten tissinio :  loglioline 
obovalo-cuncatc,  seghellale:  slipolc  subulato-caudalc :  ca- 
poliiii  termiiiali,  pedimcolali,  solUarii ,  ovali  o  j^lobosi: 
calici  scariosi,  nervosi,  iiel  IruUo  ovali,  coi  denli  sela- 
ceo-siil)ulali,  pateiilemeule  ricurvi,  sulioguali  alia  corolla : 
legunii  rostrati,  tetraspermi,  col  rostro  sporto  in  fuori.- 
(Annua.) 

T.   Apulum,   All.-T..    capilulo  spumoso ,  aspero, 
majus,   Cup.-T.  pralense,  purpuroum,  follicidaceis  hi- 
nis  floribus  fjJobosis  striulim  cuulicalis  stride  udne.ciH , 
Id.  ?  Bon.  ?-T.  praloiise,  piirinn'oum  cum  ulriculia  in 
spicam  cumulalis,   Cup.-T.  apulum,   annuum,   rolun- 
difolium,  (jluhrum,    [oVm  macula  alba   nolalis,    flore 
purpurascenle,  calycc  vesicario,  Till.,  Mich. 
y        ^  Fr.  -Trelle  ecumeux. 
^°'''^-  'Sic-Trifoggiu  a  vissica. 
Aprile-3Iag'gio. 

]\('i  canipi  (M'hosi,  e  nei  prali,  ma  non  molto  fre- 
quenle. 

Cauli  ciliiidrici,  lisci,  otlusanienlc  slriati,  raiiiosi , 
patenlissimi,  scmipcdali  o  p('dali.-Fo(///o///i(?  iiilero  all'a- 
pice  0  leggcrmenlc  smarginale,  grandcllc  d'un  verde  al- 
legro, talora  con  picci(da  macchia  Itiauco-verdastra  sojira 
la  coslola  poco  ])iu  in  su  della  |)arle  cciilrale,  niinuta- 
menlc  denlatc,  glahrissinio,  inadiale  di  ncrvi  capillari , 
le  cui  eslrcmila  van  quasi  tnlle  a  terminarsi  su  gli  api- 
ci  del  piccioli  denli. -Sf/^w/f  hianchiccio-niomhianacee  a 
larga  base  niezzo-abbraciianlo,  acuniinato-caudale  alla- 
]^\ce.-Peduncoli  lerniinali,  |»iii  lunghi  dei  picciuoli,  con 
due  foglie  opposte,  piii  o  meuo  distanli  dal  capoliuo  ( da 
'1^  pollice  sino  a  3, )  e  coi  ganibelli  cortissinii,  bnillca- 
ti,  a  braltee  acuminate,  scariosc,  bianchicce,  ovato-bis- 
lunghe,  setose  all'apice,  piii  corle  dei  cnMn.-Calice  sca- 
I'ioso,  verticalmenle  nervoso  (con  vene  Irasversali),  dun 


—  219  — 

rarnco  dilaviilo  alia  base  (  con  lo  vcnc  caiiilliiri  pin  in- 
lonsaiiiciilc  lolorilr  ),  vertle  alia  laiuc,  a  tloiili  .sulnilatn- 
setacei,  rigiili,  diveri^onli  ed  anche  riciii'vi,  vcrdi  pur  es- 
si,  o  tiiili  (I'liii  rosso  Iosco;  da  priiicipio  liiholoso  ,  ina 
con  lnl)o  lislrcllo  nclle  dvw  v»[vi'm\\h  {hmccolalo  Savi), 
poscia  col  I'nillo  ovali,  'j^ouWi. -Corolla  piii  liiiiiiliclla  del 
calicc,  pria  del  coiii])lclo  svihippo  carnca,  poi  d"  uii  por- 
|)oiliio  dilavalo,  dopo  la  rccoiidazioiic  spadicoa:  vcssillo  li- 
iicari-laiiccolalo,  ctrtlo,  coi  martini  rividlali :  all  pur  li- 
neari-lancoolale,  picciolissime,  (|uasi  nu'llii  piii  corle  del 
vcssillo:  caiina  concava.  acuta  allapicc,  palcnlc,  sul)ci>ua- 
Ic  allc  i\\'i. -Li'intiitc  Ijishuii^o-lanccolalo,  loruloso,  coinprcs- 
so,  chiuso  dal  calico,  3-4-spcnno,  inunito  di  roslro  en- 
silbrme,  subcj^ualc  al  calicc. -St' jh»'  sul»i;iol)oso-coiuprcssi, 
}>iallc-vcrdaslii,  ad  ondjclico  concolarc,  o  di  uii  giallo  piu 
proiiuiizialo. 

2.  "-Calicc  villoso,  gonfio  storlanionlc  dalla  parte  del  labbro 

supcriore. 

.>Ti.-T.  Fr.AouEuni,  /?«//,  Lin.,   Vcr.,  Biv.,  Gnss. 

(ilabro,  a  cauli  rcpcnli:  loj^lioline  bisluni!;hc,  o  bi- 
slunjio-suborbicolari ,  abjuauto  cuncalc  ,  argulanicnte  se- 
nhcllalo-arislale,  con  apice  rolondalo  o  reUiso  :  slipolc 
lanccolalo-caiidalc:  ])0(hiiicoli  prolun!>ali:  capolini  ijlobo- 
si:  cidic(!  coi  due  dculi  superiori  sclaceo-sid)ululi  ,  piii 
corli  della  corolla,  dcllcsso-sporjicnli.-  {Hizocarpicn). 

T.  frafjifcnim,  frisiiim,  C.  It.-T.  capHnlo  aspc- 
r«,  minus,  Id.-T.  vuule  nudo,  (iloincntlis  ijldhris,  I. 
li.-T.  aliiul  pun-um  cum  ijlomcrulis  lijinosum.  Id.-T. 
[i'(Uji('('vum  minus  ohlonijo  ((ipilc  ildlicum.  Uurn'l.-T. 
fraiiifcruiu  ukiJus.  rr/u'/i.s,  minori  el  rolundiorc  capi- 
ta, Id.-T.  pralcnsc  purpurcum  jhllicaUilum  ,  maju.s  , 
Cup.  ?  T.    ampultosum  album .    Ca.sl.-T.    vt;siculi.s   in 


—  220  — 

eapUuliim  confjeslis  asperis  ,  maximum  ,  Cup.  ,  Raf. 
Bon.-T.  j'rnyiforwn  folio  oidomjo  ,  Vaill.-Trifolioides 
perennis  supina  (flabm,  foliis  .suhrotundis  tenuissime 
denliciildtis,  capilulo  obloiujo  crmsiore  ,  Mieh.-Trifo- 
lioides  pprenim  supina  (jlahm,  foliis  minnrilniti  levi- 
lev  cot'datis,  parvis,  Id.-Trifolinidos  porennis  supina, 
foliis  minoribus  sublongis,  ex  rotundilate  acuminatis, 
Ipnuissimc  dcniiculalis,  capilulo  oblomjo  crassiore,  Id.- 
Trifolioides  perennis  supina  (jlabra ,  foliis  minoribus 
tenuissime  serrulalis,  maculis  albis,  plerunu/ue  eliam 
nigris,  nolalis,  eapilulis  obloufjis.  Id. -Trifdioides  pe- 
rennis supina  glabra,  foliis  minoribus  subrolnndis,  le- 
viier  cordalis  el  lenuissime  denliculalis ,  eapilulis  ro- 
tundis  parvis,  Id.-Trifolium  caule  repenle,  spicis  gla- 
hris,  ealgeibus  serieeis  ampullaseenlibus,  II.  M. 

[  It.  "-TrMlo  fraise,  T.  fraisier,  T.  portc  fraise,  T. 

}       capiloii. 
^'"''*^'-J  FR.-Frai-oliiio. 

f  Sic.  Tril'oggiu  a  Iraula. 

Aprilc-Agoslo. 

Nei  pascoli  e  nci  canipi  iiinidi ,  su  Ic  rive  (lei  (iii- 
mi,  eel  anche  ai  margini  delle  vie  delle  coUine  nei  luo- 
ghi  fresclii. 

Cauli  lariiainentc  repenii,  e  inlricataniente  radican- 
li. -Fogli(dine  hisliiiii'lie  o  l)isliini«o-siil)orl)i(olari,  al([iianlo 
cuneale  alia  base,  ad  apiee  rotdiulalo  o  reliiso ,  argula- 
menle  seghellalo-arislatc,  coi  deiili  gradalanieiile  piii  corti 
dalla  Itase  aU'apice  ,  e  nell'apiee  esilissiini  ,  liiUe  d"  iiu 
verde  allegro  con  la  pagina  sii|)eriore  ohhliquanieulo  hian- 
cliiccio-nervosa,  glabra,  Tinferiore  quasi  concolare,  spar- 
sanieute  peloselta,  irsula  su  la  eostola:  picciublo  sparsa- 
niente  irsuto-cigiiato:  slipole  bianchicce,  scariose  alia  ba- 
se ed  ai  uiai'gini,  aeuniinale,  verdi-nervose.-Pet/ifHco//  2- 
4-pollicari,  lalora  anelie  piii  lunghi,  eretti,  oltrapessanii 


221  

l;i  UtiiWu. -(!(ii)i)liiii  (lappriniii  ciiiisrcriri.  ]ioi  jjlohosi .  li- 
iiiilintMilc  ((tl  Iriillo  l<'  pill  vmIIc  i)M[\\.-(](ilivf'  iijiprcssa- 
tiiiiionlc  villoso,  vii'ppiii  ncl  liaiiro  rispoiidciilc  nlla  cari- 
na (  rarissimc  voile  hi<in(<i-lii)iK'iili)s(i  ,  Sari),  col  lulm 
Acriliccio,  c  i  ilciili  liiicari-sclarci  .  villiisi  ,  arislali,  piii 
coi'li  ilclla  coiiilla.  iiuiiivi  c  I'osclii  allapicc.  tlopii  la  fe- 
(■(tiidazionc  rijioiilialo-iiohho  airiiii;iii  a  |(('liiria  vcnli-liiaii- 
cliiccia  sriiiiiala,  ('(li  (iiic  dcnli  siipcriori  drilli.  sciiiiliiici!- 
ri,  {U'\]vss\.-( Corolla  cariii'a  ,  ii  pallidaiiii'iitc  nisca  .  col 
vessillo  cictlo,  palcnlemonle  dii|(|dica1o.  aUpiaiilo  sinar- 
ijiiialo  coil  dciilc  oUiisissinio  in  mezzo,  svaiiilaincnlc  li- 
ncato  ailapicc;  Ic  ali  hisliiniio-linoari,  oUiisc.  piii  cor- 
tc  del  vessillo  I,  o  1  V^  lin.,  al(|iianto  divaricato-ricurve : 
la  carina  hiancliiccia,  inezza  liiiea  piii  corla  delle  ali.- 
llratlcc  o  ptUjUcUc  del  ricellacolo  picciole  .  lineari-lan- 
ceolale.  arislale.  lusche  allapicc-Al  di  solio  del  capo- 
lino  nil  innilticrd,  die,  serhale  le  |)roporzioni,  lia  iiii 
non  so  die  di  soniij^lianle  coi  c.dici  della  (Utnjiiis  iivol- 
Idiia.  e  vieiie  poscia  liilto  occiillalo  dai  calici  rii;(iiiliali.- 
Lejuiinc  ovalo.  coinpresso,  ijlahro.  cliinso  da!  calice,  1- 
2-speriiio. ->>//(/  snlti;loliosi.  pallidanieiile  leonini  con  ra- 
diciiia  appeiia  proniinenU'.-l  capolini  diiiino  odoce  di  co- 
coinero. 

')7.'>.-T.   SrvvEOi.E>s,   ir.   DC.   (iuss. 

(iilahro.  a  caiile  lisloloso.  proslralo :  foj;lioliiie  oho- 
valo-siilii'omhee.  inej^nalnienle  sci^liellale :  slipide  iiil'erio- 
ri  iiiiijiaiiieiile  lanccolalo-caudale :  peduncoli  |)iii  hinijlii 
della  I'oi^lia:  capcdiiii  c(d  liore  oinhrellali.  col  rriiMo  i>lo- 
bosi:  calici  due  lerzi  piii  corii  della  condla.  nel  I'lnllo 
villosi,  col  laldnp  snpeiiore  linalnienle  sporjienio  allnn- 
ijatd .  e  i  deiili  selacei  divaricali:  corolla  resnjiinala. - 
(Annua.  J 

T.  ronnitinalum.  Sari,  non  Lln.-Tril'olium  (tva- 
lonse.  paiimrcnm.  fi)llivulahnn.  Cup.-T.  pralt'n.sc.  mi- 

Jtri    AC!  .    >l>l.     Mil  '-J 


222 

nm,  jmrpin'eum,  Bdlidis,  flore,  capite  glohoso.  Bar- 
rel.-T.  joHiculaceum,  sive  vcsimrium,  minus.,  purpu- 
reitm,  I.  B.  T.  pratonne,  folliculnium,  C.  B.?  Tri- 
folindcs  annua,  ylabra,  hmnifusa,  foliis,  ohlomfu  ex 
rolunditale  acuminalis,  pulrhrc  venosis,  el  icmiissime 
denliculaiis,  florilnis  .  .  .  capiluUs  tomenlosis  el  an- 
gulosis,  Mich.-Trij'olimdes,  annua  (jlahra,  hriniijma, 
foliis  (tblonffis  ex  rolundilalc  acwninalis,  puhhre  ve- 
nosis  el  lenuissime  denlieulalis,  florilnis,  ineamalis , 
(■apilulis  discoideis,  ealycibus  lomenlosis  et  ventrico- 
sis,  Id. 

VoLG.  FR.-Trt'fle  odorant. 

3Iarzo-Ma"fiio 

Nasce  gregariaincnlc  nei  pascoli  urnidi,  e  ai  mar- 
tini dclle  vie  umide,  e  dei  canali  d'  iirigazionc  dcivunquo. 

Cauli  i-l-'',-|>odali,  lislolosi,  (»Uiisain('iilc  siriali, 
laiiiosi,  |irostrati.-f'«j///o/me  obovalo-cunoate  o  bislun- 
glio,  roloiidalo-aculc,  o  sniarginalc  allaiiico,  argularnen- 
tc  segiietlatc.-S//po/e  connale,  iiu'iiibraiiaced-biancliicce , 
nervose,  coi  neni  fosco-rosseggianii,  Ic  iiif('ri!)ri  hmga- 
niente  caudate,  Ic  suporiori  acule .-Peduncoli  4-lalci'i  ot- 
lusangoli,  con  una  stria  sopra  ciascun  lato.  seniprc  piii 
lunglii  dclla  luglia.-C^yio///*/  coi  lioii  ccsiiic  nciladiagno- 
i^\.-Caliei  ncl  Inilto  gihboso-conici,  mciuhianacco-dialani, 
per  lo  piii  I'ossasiri  ,  vcnosi ,  jiuhcsccnli .  coi  due  dcnii 
supcriori  sclacci  linaluicnlc  allungali,  e  divergcnii-ricurvi.- 
(jorolle  roscc,  rcsu|iino,  col  vcssillo  rctuso  o  bil(d)0 ,  por- 
porino-lincalo  ncila  pagina  supcriorc,  sbiancalo  alia  ba- 
se: ali  0  carina  corlissiiue,  biancbiccc  come  la  base  del 
vessillo.-yijY<//f'e  esilissimc.-Logunic  ovato-conipresso,  1- 
2-sj)crnio.-S('?«?"  bai.-l  liori  odoraiio  di  coconiero.  Tulta 
la  pianta  e  giabrissiuui. 

576.  T.  HESupnATiM,  Lin.,  DC.   Guss. 

nrcvc,  glalu'o,  a  caulo  palentemenle  ramoso:  foglio- 


—  22:i  — 

line  oltovato-cuiicatc,  soiifhetlalc  ( coi  denli  ariiiiti  iiiciir- 
vi):  stipolc  inlcridri  liiiiifaineiile  laiiccdlaliHcaudale:  pe- 
(Inncoli,  piii  corli  dclla  lojilia,  o  siil»('i;iiali  ad  cssa:  oa- 
poliiii  col  lioro  sidd'asccltali ,  nd  Iriilto  jiloliosi:  calici 
niella  jtiii  corli  dolla  corolla,  ncl  fViillo  dcnsaiiKMilc  vil- 
losi.  c(d  lahltro  sii|(('ri()iT  s|)(trii(Md('.  al(|iiaiil(i  ailunjialo. 
e  i  denli  sclacci,  divcrisoiili-ricurvi,  |iiu  liiiij^liclUi  die 
nel  precedenle :  corolla  resupiiiala  (piii  j)icciola).-('/l}j- 
nuo.) 

T.  Snnvcolcns,  Savi,  Poir.,  non  W.-T.  pmten- 
se,  Salinanliciun,  Clus.,  Loh.,  Dalech.-T.  mimia ,  vc- 
siculis  paliidis  in  capilulos  pev  eauUum  loiujitudinem 
arete  mlhwrcnlihua.   Cup.-T.  vesicurium,   Cant. 

Aj)rile-3Iaggio 

Nei  campi  in  riposo  tra  I'erbe,  cosi  al  basso  co- 
me nelle  colline. 

S|)oci(!  soniii^flianlissinia  alia  precedenle,  e  non  mol- 
lo  facile  a  dislinguersi  a  prinio  as|)etlo.  Pnre  ne  difleri- 
sce  nolabilmenlc  pei  cauli  piii  corli,  appena  seniipeda- 
li,  coi  rami  patcnli,  conl'usi  tra  lerbe  e  non  proslrati  a 
raiigio  per  le  vie;  |)er  le  fixjliuline  quasi  sempre  obo- 
valo-cuncate,  non  subrombee  come  in  quella;  pei  denti 
di  (pieste  piii  arniili  ad  apice  incurvo ;  pei  ^)f'f/»/K'o// su- 
beiiiiali  alia  loi^lia,  o  piii  corli  di  essa  ;  pei  jiari  appe- 
na I'ascetlati,  non  avendo  la  lornia  dunombrella;  pei 
eulici  niella  i  non  ''/3)  piii  corli  della  corolla,  non  ros- 
sicci  nel  rruUo.  ma  biancbiccio-ilavognoli ;  per  le  corol- 
le  pill  pallidanienle  rosce;  e  per  altri  caralteri,  che  il 
coniVonlo  delle  |iianle  vivenli  la  ben  rilevare. 

'JTT.-T.  To.iiEMOsiM,  Lin.,  All.,  W.,  Uesf.,  DC, 
Guss. 

Glabro,  a  caule  |)atenlissimanienle  ramose,  prostralo  : 
fojilioline  (dMtvalo-ctineale.  arjiiilamenle  se^liellale:  slipo- 
le  lanceolalo-caiulale :   peduucoli  piii   corli   della    fogiia : 


—  224  — 

ea|)olini  i^loliosi:  corolla  (spesso  rcsupinaj  piii  limglict- 
ta  del  calico :  calici  frultiferi  loiiieiiloso-laiiali,  col  lab- 
hro  supoi'ioro  non  isporiicnlc,  c  coi  (icnii  solacci  hrovis- 
sinii,  occullali  dal  lomcnto,  liiialinouU'  (livaricali.-(.l//>ato.} 

T.  Fraijifi'vum,  Uiv.,  non  L.-T.  ('raijU'cmm,  to- 
mcnlosum,  Mayn.,  (hip.-T.  fjlinnovulis  ad  raHlium  no~ 
dos,  frugis  similil)u>i,  ex  airo  purpttrcis.  tomenlo  van- 
dicanlibus,  Cup.-T.  (jloincruliii  tomenlnsis  per  caulium 
lonfjHudincm,  I.  11. -T.  lutcum,  cdpile  rohindo,  folli- 
cidoso,  itaUcum,  Barrel. -T.  capilulo  spumoso  lacvi  , 
C.  B.  ex  Mich. ,  et  Desf.  TrifoUoides  annua  fjlabra 
humifma ,  folio  eordato  et  crenato  ,  flore  piirpureo  , 
mpihdis  rolundis  et  iomentosis,  imlgo  Erba  Bozzoli- 
na,  Mich. 

VoLG.-lT."-Erl)a  Lozzolina. 

Marzo-Man'oio. 

Nei  canipi  e  nolle  coUiue  arido  doviinqiic. 

Cauli  otliisanienle  4-aiigolari  o  siihtoreli,  S-8-pol- 
licari,  per  ordinario  giacenli  ,  talora  |)atontomonle  erelli 
tra  Y erhc. -Fofjlioline  ohovate  (le  inforiori  non  mi  von- 
iiero  mai  vislo  obcordate,  Gus.s.  )  acntanionio  soi^liotla- 
lo-aristale  ,  con  le  arisle  provenienti  dal  prolunganiento 
doi  norvotU  al  di  la  dei  donfi.-vS7?])o/e  corlnmento  lancoo- 
lalo-codato,  niombranacod-biancliicco,  osiln)onte  nonoset- 
te,  a  niargino  in(oro.-/*f'(/imco/i  piii  corli  dolla  I'oglia  , 
sposso  qnasi  nulli.-(>V/y)o/m/  i''lol)osi.-l?;'«//oo/(;(o,  lanceo- 
late, quasi  senipro  connate. -6'oro/k'  quasi  soinpre  (djhli- 
quo,  anziche  resupine,  picciolissinie  ,  d'un  roseo  diiava- 
tissinio,  cosicclie  questa  pianta  si  rondo  invisiliilo  Ira  le 
altro  erhc.  quando  ancora  non  sono  sviluppali  i  frntli.- 
Calici  I'l'u lliroii  lomonloso-lanali,  goidianlisi  dal  lalo  su- 
periore,  ed  ivi  scariosi,  e  porporino-reticolali  solto  il  to- 
niento,  coi  duo  donli  superiori  selacoi,  pocliissinio  spor- 
genti,  spessissimo  occullali  dal  lomento  stesso,  linaluionte 


—  22a  — 

(livaricali.-(!\clla  |)arle  inroriorc  rcsla  il  calice  iimnuUilo, 
(•  vcidc  ribacco,  aiiche  (|iiainl()  la  iiicllii  siiperiorc  e  i;ia 
crcsciiila  in  anipolla  ,  il  die  da  a  (jiicirori^aiu)  una  po- 
sl/.ioiic  ii(il)l)o-ri|iioi;ala,  IciioiiiciKt  cIil'  pur  si  ossorva  uclle 
due  !S|(('ii('  prcccdcnti.  iVoiravviciuarsi  a  inaturita  quosti 
calici  IruUircii  vcuiiono  spoiiliaudosi  in  (pialchc  inodo  del 
Idiuculo  (he  li  vcstc,  cd  allora  la  su|)('riici('  di  cssi  ap- 
parc  lusc{)-r('lic(dala-iiervosa,  linclu.'  i;ia  inaluri  c  ^^(■c(•lli 
a((|nislaii()  una  linla  ncraslra,  sl'uinata  di  cinerino  sopra 
iin  Ibndd  hicido:  (•  il  corto  tonienld  rimastcivi  sopra,  clie 
da  (jucslfi  sliiuialura  tincica.  OrdiuaiiauuMilt'  peisislonu 
sopra  il  calice  gia  rigoulialo  i  vcssilli  appassili  dolla  co- 
rolla, i  (piali  prcndono  allora  una  linla  (|uasi  i^iidlogno- 
la:  locclic  lia  pululo  dar  occasiono  alliOquivoco  di  Gasp. 
IJaliniiio.  Ilarrclior,  Poirol,  c  Deslbnlaines  ,  chc  dlssero 
lul('<'  0  jhtic  Ic  corolle  di  quesla  specie)  Leyumc  ovato, 
conipi'esso  ,  I-2-sj)ernie.-S('HU  ininulissinii,  ovoidi,  coni- 
pressi,  a  radicina  proniinenle,   giallo-vcrdugnoli. 

n.-Coi  calici  frulliferi  non  enfiali 

1. "-Calico  inlerainenle  glabro 

378. -T.  Glomeratim,  Lin.,  AIL,  l)v.,  IJe.sf.,  Smith, 
liir.,   Guss. 

Glabro,  a  caule  palenlissinianientc  rainoso:  foglioli- 
ne  ohovnlo-cuneale,  argnlanienle  segiiettate:  stipole  sca- 
riose.  ner\(is(',  acuniinalo-codale:  capolini  emisl'erici,  ses- 
sili,  lalerali  e  Icriuinali,  dislanii:  denti  calicinali  eguali, 
pill  colli  dclla  corolla  ,  palcnlissiinanienle  ricurvi  ,  rigi- 
do-arislali:    legnnic    l-2-s|)ernio.-(.l/(»»o). 

T.  capilulis  llnjmi,  C.Il.-T.  panum  erecium,  po- 
re ijliimcvaU)  cum  uiiijnictilis  .  l.Ii.-T.  cum  (jhnncru- 
Ua  lul  cmilium  iiodiis  rolnndis ,  liaii .  IHuk.-T.  Epi- 


—  226  — 

thyini  ((ipituUs  inler  (jenicula,  annuum,   Cup.-T.  hu- 
mi  jacens,  Epithymi  f'mctu,  Id. 

Voir,.   FR.-Trell(!  {i;ionicnile. 

Aprilc-illajji'io. 

IVcllc  collinc,  nei  prati,  nci  luoghi  crbosi  niaritlinii 
rarissimo.  ' 

Cauli  cilimlrici,  striati,  a  rami  patentissimi,  per  or- 
dinario  proslrati.-Fojf//je  siiperiori  cortamenle  picciuola- 
le.  Foglioline  ovale  otl  obovate  a  base  cuneala.-Stipole 
connate,  biancbicce.-CojJo///u'  piccioli,  sessili,  ascellari  , 
rinforzati  dalle  stipole  bratleanti,  non  ravvicinate  tra  loro 
che  verso  reslremitii  dei  cauli. -Co//ci' sqiiisilanienfe  ner- 
vosi,  coi  denti  Iriangolari  subniati,  patenti  e  ricurvi  nel 
frutto. -Corolla  svanitamente  rosea  ,  piccola  ,  col  vessillo 
dritto  |)ersistentc,  nel  seccarsi  fosco. -Leynino  mend)rana- 
ceo,  l-2-spernio.-SeJH/  niinutissimi,  globoso-subcordati , 
iin  po  compressi,  lisci,  llavescenti,  poscia  leonini. 

37 9. -T.  Repens,  liivin.,  Lin.,   Ucr.,  Biv.,   Guss. 

Glabro,  a  cauli  repenti,  ramosi  alia  base:  foglioli- 
ne  subrolondo-obovate;  o  bislunglie  sid)cuneate,  arguta- 
menle  seghetlate:  sli|)ole  aculo-codale,  subguainanti:  ca- 
polini  ondirellari:  calice  (Inalnientc  deflesso,  coi  denli  lan- 
ceolato-acuminati,  ineguali,  dritli,  piii  corti  della  corol- 
la, subeguali  al  tubo:  legumi  2-4-spernii.-(fit-oca77)(Vo). 

T.  allnnii,  Lamk.-T.  pratense.  Uod.,  Lob..  Rai.- 
T.  pmlensc  florp  albo.  minm  el  foemina,  (jiahrum,  L 
B.-T.  pratense  allerum  ,  Mntlh.-T.  praleme  ,  album, 
Moris.,  Cup.-T.  pratense,  palustre,  saepe  resupinum, 
majori  folio  subrotundo,  alba  macula  falcata  sifjnatum, 
Cup.-T.  pratense,  album,  foemina,  repens.  Into  folio 
maculato,  Id.-T.  pratense,  majns.  album,  Cust.-Tri- 
foliastrum  pratense,  corymbiferum,  lUich.  N.  P.  Gen. 
p.  2G  etc.  ;    '  '  >:    ' 


227  

'    It.  "-Triloglio  liidiiio.  T.  I)iaii((),  T.  liiaiKo  dci   pra- 

\        li,   T.  donicslico,   Tralojiliolo. 
VOLC.  <^  Fii. -Triolet,  TiMlc  rainiiaiil.   Tirllc  hlanc,  Trilo- 
k'l,   Traiisllc,   TrMlc  d' llollaiidc.   Fin  Jioiissy. 
Sic.-diicLiarcddii. 

A|>rik'-(jiiij;iio. 

.\ci  piali  (!  paseoli  imiidi,  e  ai  niari;ini  dei  ruscelli 
e  dei  iiiiiiii. 

Caiili  eiliiidriei  ,  ramosi  alia  base  .  lariijainenle  ro- 
|ieiili.-Fof///V  limi;aiiienl(!  picciiiolale:  i'oiilioline  |)er  urdi- 
iiaiio  siiljioldiide.  iiii  po  ristrede  alh;  due  eslrcuiila  ,  a 
liase  pocd  ((  nulla  ciiiieala  .  ed  apiee  seiiiplieeineiito  ol- 
tiiso  0  appeiia  reliiso,  sipiisilainenle  nervoselte  e  liicide 
iH'lla  pai;iiia  iid'eriure  coi  iiervi  hasilari  sp(iri;eiiti  in  cor- 
lissiine  selule  sdpra  deuli  esilissimi,  reslaiidu  il  iiiargine 
apicilare  (piasi  iiilero:  disco  di  esse  d'un  verde  allegro 
(I  giaiicesreiile.  ((rdiiiariamenle  segnaUi  da  larga  niaecliia 
hiaiMliiccia  (  della  lunna  dim  lerni  di  Ireeeiaj  nella  melta 
inleriore:  [)i(<iui)lo  seiniciliinlrieo  sidcato  al  di  sopra:  uti- 
polc  lueiulMaiiaceo.  l)iaiielii<(e.  verdi-nervose,  connate  alia 
liase  e  gnainanii  .  ((in  code  lanceolato-acute  intere. -/*(?- 
(hiiicdli  erelli,  piii  liinglii  della  loglia ,  otlnsainente  an- 
g(dalo-solcati,  loiluosi.-Capolini  gl(di(»si,  densi,  coi  fiori 
iiandiellali  iiandielli  suliinegiiali.  o-"J-lineari .  cilindrici ) 
prima  della  leconda/iime  erelli  .  poscia  ricliinali.-/ira(<ee 
lineari.  esilissinie.-dalici  niendiraiiacei.  liiancliicci  come  i 
gamlietii,  verdi-o  liaio-nervosi.  coi  deiili  (piasi  drilti.  lan- 
(•('(dalo-lineari.  acnmiiialissimi.  \vn\\.-(](ir<iU('  biancliicce, 
poi  sriimatanienle  carnee,  doppiamenle  pin  liinglie  del  ca- 
iice,  col  vessillo  dritto.  bislungo.  svanitaniente  siriato,  e 
deiilellalo-r(ise((liia!o  allapice:  ali  '.  piij  corte  del  ves- 
sillo;  carina  una  liiiea  piii  eoila  delle  ali.-//(v/»Hjf' dril- 
l(».  subcilindrico  (uii  |»o  compresso),  noduloso,  (tiii  lun- 


—  228  — 

ghollo  del  Uilto  del  calico,  2-S-s))ermo.-Se??K"  sultrolnn- 
do-cumprossi,  a  radicina  jtromincnte,  leonini,  liicidi. 

TuUa  la  pianla  glabrissiiiia.  ;ii- 

I  pastori  d'Avola,  di  Siracusa,  di  Catania,  o  d"al- 
Irovc  crcdono  di  huona  fcdc,  chc  (picsia  specie  di  Iri- 
I'oglio,  nascendo  in  luoglii  jialndosi,  acquisti  lali  propri«;- 
la  Yenofichc  da  cagionare  allc  pccore  chc  ne  niangino 
iinaffczionc  ncgii  organi  polnionari ,  loslanienic  sogiiUa 
da  niorlc.  E  la  seniplicila  di  qiicsli  uoniini  di  j»icciola 
levalura  giiinge  sino  a  ritcnere,  quale  impronto  delic  fo- 
giie  vclenosc  pasciute,  laliine  maccliie  ellilliclie  iieraslre , 
die  ordinariamente  vanno  osservalc  in  ([iiegli  oi-gani  af- 
fetti.  Or  nulla  di  vero  in  tale  opinione.  E  quanttinque  i! 
fatio  della  nialattia  non  possa  mettersi  in  contrasto,  l»i- 
sogna  ciM'carsene  Toriginc  in  lutt'altra  causa. 

:)80.-T.  IViGREscos,    17):.  DC,   Guss. 

A  caule  ramoso,  tul>ulaIo-midolloso,  asccndente:  fo- 
clioline  ohovato-cuneate  e  l)islun"he,  ai'gutainenle  dentcl- 
late:  slipole  nervose,  corlamenle  codalc,  citi  nervi  e  Ic 
code  fosco-violacee :  capolini  nnihrellari,  densi :  calice 
finalnienle  deflesso  coi  denii  lanceolalo-acuniinali,  ine<>ua- 
li,  patcnlemenle  ricnrvi,  piii  corti  della  corolla:  legunii 
4-7-spernii,  alcjuanto  salienti.-(^iimi(0. j 

T.  (•(K'spiloHinn,  Ian  .  nun  Rcijn.-T.  hijhridnm  , 
Rh\.  non  Lin.-T.  minns,  allnnn.  Cast.-T.  pralcnso , 
injirmum,  folio  suhrolundo,  capitulo  laxo,  candido  fki- 
ro  odorolo,   Cup.,  Raj'. 

R.-Convoior  a  Nlipolc  con(ohni-(T.  hyhridum.  Su- 
vi.  DC.  ('  di  aUri  Aulori,  non  Lin.-T.  jiohjanlhcnium, 
el  T.  Vnillantii,  Ten.,  non  Loi.Hl.^-TrifoIiaslnnn  an- 
numn,  conjmhifi'rum.  albnm.  el  pr<i(ul)ons.  jolio  cor- 
date, suhlus  alro-virenle  splcndvnle,  sili(jua  loliuspor- 
ma  infarne  falcalim  discriminula,  Mich.-T.  pralense, 


—  229  — 

corymhifcrwn ,  rcponfi,  miiiimvm,  fnliis  ohhisis  rum 
maculalis,  sili(iitis  IcIrasiK'niiis,  stipcvna  parte  uefjua- 
lihus,  iufvvnc  rcluli  nodnsis,  Id.) 

!lT."-Trirnj;li(i   pallido. 
Fu.  -TitIIc   liyhridc. 
Sic. -Tririi^j>('(l(lu  jaiicii. 

Mar7.(i-.Miij>i;i() 

AVi  prali,  iici  canipi  in  rip()S(»,  nei  pascoli,  iielle 
(•(illiiic  crlMtsc,   per  lo  vie  (Idviiiupio. 

Caiili  (la  (III  palino  ad  iiii  |»ied(?  o  mezzo,  eretti  o 
palonlissimi,  (isciiramciitc  siriali  (  con  Ic  sirio  quasi  sva- 
uilc  alia  base,  iin  po  visiiiili  allapicc ),  non  pi(»|)riamen- 
Ic  solidi,  come  descrivonsi  dagii  Autori,  ma  lubulalo-mi- 
{\()\U)s[.-Fi)tlli()lin('  (d»ovalo-cuneate  e  l)isliinghe.-S/f"^)r>/f' 
nou  niollo  larglie,  con  le  code  triangolari-acuininalc,  hre- 
vi,  ad  apice  salaex'O.-Poduncoli  2-4-v(dle  pin  Innghi  dei 
piccinidi:  gambetii  hrallcati  (a  brallec  picciolissime,  li- 
ncari-acnniinale,  a|)|i(Mia  lunglie  una  linea )  col  fiore  cortis- 
.siuii,  col  IVnllo  prolralli,  e  snhegiiali  al  calice  o  i>iii  hmghi 
di  esso. -Fto?"/ numerosi,  e  d'odore  spiacevole  per  troppa 
inlciisila  soKo  nn  liel  sole,  esseiido  picni  di  (|nesfa  pianla 
huoni  pcz/.i  di  (cnouo,  e  le  vie  da  per  [\\[U).-L(icinie  C(di- 
cinali  divaricate  o  ricurve,  specialinente  nel  Irutto,  le  due 
superioii  ahpianio  |iiii  Innglie  d(d  lulio,  le  allre  subegniali 
ad  esso.-6V(ro//c  eburuee,  un  po  llave  alia  base,  poi  gial- 
licce  quando  dopo  la  fecondazione  cominciano  a  dar  volta  : 
vessillo  (piasi  una  linea  c  mezzo  piii  lungo  delle  ali.  Dopo  la 
fioriliiia  Inlli  i  liori  si  licliinano  iulormt  inlorno  al  |)ednnco- 
b),  il  (pialc  alia  sua  v(dla  vedesi  alluugalo  come  un'ap|)en- 
dice  arislilorme  sulla  cresta  del  capolino  cosi  rovescialo.- 
Lcfjiimt'  lineare,  toridoso,  coverto  da  tenuissima  mend)ra- 
na  die  la  liaspaiire  i  semi,  Ire  voile  piii  lungo  del  lu- 
bo  del  calice,  snbincurvo  verso  1' apice,  die  e  rolmidalo  a 
punla  obli<|ua  con  islilo  |)ersistenle:  suliira  superiore   se- 


ATTI    ACC.    VUl.    Mil 


30 


—  230  — 

iniitireru  conliiiua  ed  uuila ;  I'  inlVriore  siniialo-crenata  pei 
scni  chc  riinangono  lia  I'liiio  c  lallru  scnw.-Sfnni  |iic(io- 
li,  giallicci,  4-7  in  ogni  legume  (nou  |)reeisanienlc  4., 
Savi). 

Spcsso  varia  per  liori  d'un  roseo  ililavalo,  o  carnei, 
niiseliiati  a  liori  ebuniei  su  lo  stesso  iudividuo. 

,;t  2.-Cali(e  glahro  a  deiili  cigliati. 

ji81.-T.   SlUTERRA^El.M    IHv.,    LUl.,    t  C/'. ,     GuSS. 

Villoso-iiuliesccnte,  a  cauli  prostrali:  rogiioiiiieobcor- 
dalo-cuneate :  calice  moUinervoso  a  deiiti  setatei :  eapoli- 
iii  2-(>-flori,  dopo  ia  fecondazione  ipogei :  legiiiiii  nioiio- 
spernii,  rinCorzali  e  coverti  da  iin  involiiero  cenlrale,  stel- 
late, rig'ido :  semi  graiidelli,  mezzu-ovali,  iieraslri,  liicidi.- 
(  Annuo). 

T.  cordidum ,  rcpens ,  pediculis  foliomm  el  flo- 
rum  lonyissimls,  PulmlUlae  jmppis  (jlobntii.s,  Cup.-T. 
alhum,  suhlcn'ant'um,  Iricoceon,  reyiiim.  Id.-T.  pra- 
lense  ,  supinum  ,  culhobleps  ,  seu  eapili'  humimcrso  , 
Barrel. -T.  pumilum,  supinum,  flosculis  Unifjis  alhia , 
liaii.-T.  Iiirsulum,  rrpens,  /o/i/,s  cordalis,  jhnibus  ul- 
bis,  mpilulis  crinilis  lomjis  pedmiUs  siiis,  ffuibus  diim 
semina  maiuresninl  in  terrain  se  condenlibus  ,  radi- 
cem  ayunl,  Mich. 

VoLC.  Fu.-Trelle  entene,  T.  semeur.        ;        ;      ,.;; 

Aprile-.Uaggio 

A'ci  lerreiii  areiioso-pelrosi  (Pelrara).  Aon  vennenii 
inconlralo  elie  pocliissime  volte. 

Cauli  tereti,  puhescenli,  ramosi,  largamente  scor- 
renli  da  iino  a  4  [ninVi.-Fofjlioline  pur  |>ul)esceiili.  pal- 
lidamenle  verdi,  o])conliile,  oscuranienle  dentellale  alla- 
pice,  spesso  con  macchia  bianchiccia :  /m-e/Ko/i,  2-3-|»(d- 
iicari,  a  slipole  memhranacee  nei'vose,  subacute,  solila- 


—  231  — 

lie,  |>al('iili.-/V(/i//jr»/j'  ascellari  i-O-llori,  dopo  la  fi'con- 
(lazioiin  sliiiij^ali  (  iiii  mezzo  picde,  iin  dodranlc )  fiiiche 
11(111  lidviiio  (ishicidi  |)cr  iiilnxliirrc  sottcrrii  i  capoliiii  fiul- 
lil'cri,  <mI  ivi  inaliiraro  1  senii.-6V///cr'  lultidoso,  sul)<^lal)ro, 
onliiiarianuMilc!  ii('ii;To-inat('hialo,  a  denli  selacei,  i  Ire  in- 
(criori  |iiii  hn\ii\u'\l\.-(UiroU(i  lianuipolala.  piii  luiiiia  dpi  ca- 
lico, liiaiica  0  iiallidamcnU^  rosea. -/>('</"""'  l-spcrmo,  qua- 
si j^oiilio.-SV//)/  sciiro-l'cgatosi  ad  oiidiclico  concoloir,  pro- 
|»riaiiiciil('  noil  ovali,  ma  quasi  ovali  ,  a  radicina  promi- 
iicnlc. 

Sii  la  loniiazioiu!  e  la  liiiura  dell'  involucro  ceiitrale 
che  riiilorza  e  copre  1  legunii  ,  ho  toMo  a  verilicare  le 
osservazioiii  del  (ih."  Savi  (OltHcrr.  in  var.  Trif.  sp. 
pay.  1;»-1j  ),  e  le  ho  Irovale  esallissime.  Vedi  per  qiie- 
sto,  e  per  allri  schiarimeiili  il  dello  Aulore  iiel  cilato  liiogo. 

582. -T.  Lappaceiji,  Lin.,  AIL.  Bic.   (hiss. 

A  caiile  ramoso,  eretto  o  palenlissimo:  l'of>lioline 
ohovale  o  l)isliiiii>lie,  deiilellale,  a  hase  ciiueala ,  oltiiso 
0  sniargiiiate :  slipolc  corlamenle  lineari-codate ;  capoliiii 
snhji'lohosi .  sidilaiii,  con  due  foj^lie  iiivolncranli  siiha|»- 
jiressale  ad  essi :  calicc  a  Inho  2(l-nervose ,  i;lal)ro .  e 
denli  liyidi.  lineari-selacei  a  hase  Irianyolare.  Iiin"amenle 
cii;liali.  piii  hinglii  di  esso  luho,  siihei^iiali  alia  corolla, 
erolli  :  lejiimii   1-spermi.   (Annuo). 

T.  ncrro.sjdu  .  Prcsl.-T.  capitulo  fjlomorato  .  ri- 
fjido,  I.  />..  .l/or/.s.-?'.  {ilobosuin,  sen  capitulo  Lafjopi 
rolandiinc.  C.  U.-T.  nctnorosum.  capilc  ovato.  rillo- 
so.  ruht'svcntc  llair.-T.  palushe  .  minus.  Iiirsulum  . 
minori  folio  cA  capilulo.  Cup.-T.  pralcnmi,  unnuum , 
ereclum.  folii-'i  suhrolundiN,  capitulo  (jlohoso  alho,  Mich. 

Apiile-Ciiiiiiiio. 

^ei  caiiipi  dopo  la  inesse  ,  in  ipielli  in  riposo  ,  e 
Ira  le  hiade. 

Cauli  cilindrici  .   raniosi  .    palmari  o  sesqiiipedali  , 


—  232  — 

ei-clti  0  giacenli,  ^\ahv'\.-Fofjlio  villose  insienie  ai  picciuoli: 
foglioline  obovalo-bisliiiigho,  cil  anchc  obcordalo-bislunghc, 
(lentellate:  slipole  mciiibranacee  venlricose,  nervosc,  gla- 
bre,  a  nervi  vcrdi  o  fosco-porporini,  con  code  brevi  acu- 
ininale,  ciglialc  aW n\ncQ .-PcduncoU  le  |iiu  voile  inezzo- 
pollicari,  ed  anche  di  due-tre  linec  ,  ed  alloia  il  capo- 
lino  per  lo  ricbinanionto  dei  calici  divienc  quasi  brallealo 
dalle  due  estreuie  foglic  involucranti,  che  son  senipre  op- 
posle  ,  e  la  ciii  dislanza  dal  capolino  stesso  e  sempre 
molto  variabile.-Coj)o//»f  quasi  eniisforici  col  liore  ,  sub- 
rotondo-ovati  col  Irutto.-Tubo  del  calivc  ramosaniente 
nervoso,  coi  denli  rigidelli  abpianlo  incurvi,  lungamente 
cigliati  in  cima,  dapprinia  erelli  ,  do|)o  la  fe^condazione 
seniipalenli  ,  ma  con  gli  apici  alquanlo  incurvi. -Co/'o//a 
pallidanienle  rosea  o  biaiicliiccia,  con  I'apice  del  vessillo 
nervoso-strialo ,  di  colore  piii  intenso  :  la  quale  corolla 
appena  ajipassila  prende  un  color  luteo,  dondc  forse  I'cqui- 
voco  di  Gaspare  Bauliino,  e  di  ([uanli  senz"altro  esanie 
il  trascrissero,  i  quali  allribuiscono  a  (piesla  specie  i  liori 
lutei.-Lej/MWie  carlilaginoso,  l-spcrnio.-Scm/  ovoidi,  com- 
pressi,  Iconini  o  spadicei. 

383.-1.  3IAIUT1MIJI,  Huds.,  Smilh,  W.,  Biv.,  Savi 
Trif.,   Gush. 

A  caule  erelto,  giacenle  o  palenlissinio,  quasi  gla- 
bro:  foclioline  bislunyo-obovate  o  sublanceolale  ,  otluse 
0  smarginale,  pubescenli:  stipole  lineari-codate,  cigliale: 
capolini  densi,  solilarii,  col  liore  ovali,  eol  frnllo  ovali, 
a  base  Ironca.  con  due  foglie  involncranii  op|iosle,  piu 
0  nieno  dislanli:  denli  calicinali  Iriangolari,  aculi,  sub- 
cigliali,  piu  corli  della  corolla,  nel  frullo  stellalaniente  pa- 
lenli,  rigidi,  e  linlinio  dei  bori  ini'eriori  piii  slungato 
degli  altri,   e  volto  in  giii:  legume    l-s|ierino.-(.l«H(ff>J. 

T.  irreyularo,  Pmirr.,  Spr.,  I)(J.,  Meral  fl.  par. 
i'd.  S.-T.  dipsaccum,  Tliuill.-T.  rigidum,  Savi  fl.  pis.- 


—  233  — 

T.  sfiuarrnmm    var.%  i\Ihal  f\.  Par.  od.  1.  «  2.-7'. 

maritimiiin  el  T.  rifiiduiii  ,  I'ci.s.  c.r  Snvi.-T.-stoUa- 
/»»(,  jilahntm,  liaii,  I'liik.-T.  spicalam  minus,  (lore 
minora  tlilulc  purpnrao,  Moris.-T.  cajjilnlo  iurbinaln, 
rohnidd.  sij(l('r<tl(>,  asjx'ro,  prtxumhois.  fidio  el  capi- 
iulo  mvdio,  Ihip.-T.  pridcnse,  (dhum,  ma.s,  Id.-T.  la- 
(jop(ddes,  7ninus,  folio  luuto  mm  crcnalo,  florc  mino- 
re  dilidc  purpuroo,  Moris. -T.  pisanum  ,  foliis  ohlon- 
(jis  acidis,  capilulis  suhrolitndis,  jlorihus  panis...,  co- 
lycp  fflabro  stri(do,  dcnlicidis  brctibus  lulioribus  non 
nihil  pilosis.  Mich. 
A|)rilc-.Wiii>iiio 

IN'ci  piiscoli  ('  liioglii  erbosi  umidi  inaritlinii  (Picci, 
I'oce  di  (Jassibili),  ma  raro. 

douli  (lilTiisi,  irregoliirincnte  ramosi,  seniipedali  o 
pill  liiiij;lii  (11111  picdo,  ciliiulrici,  stiiati,  sparsi  di  qual- 
che  \)cU>.-Fo(jli<'  due  siipcriori  scssili,  opposte,  piii  o 
nu'iio  dislaiili  dal  capolino,  alio  voile  invoIiuranli.-Fo- 
(jliidinc  (d)ovat(',  o  spalolale,  o  lanecolalo-otluse,  ad  api- 
(•('  iiiuzzo,  0  roluso,  o  (piasi  2-Io1m»,  apjicna  deiitieola- 
1(1.  ('  allc  v(dte  sjiunloiialo. -Sli|)ole  nicmhranaceo-bian- 
I'hici'O,  vonli-iKMVosc.  \('IIos('.  al(|iiaiil(i  ((miuitc  alia  ba- 
se, a  eodc  lij;ulale,  liiicari-aciiininale,  eii;liale,  iienoso- 
ver(li(ce.-/V(/H»ro//  (piasi  milli,  o  luni;hi  sino  ad  uri  polli- 
ce,  appressalanieiile  piibcscciili  all'  insii.-Tiibo  del  calice 
slrialo-iiervoso,  biaiRliiccio,  al(piaiit(»  glabro,  cbiuso  alia 
i'auce,  a  denli  Ib^liacei,  sparsaiiieule  eiiiliali ,  i  due  su- 
perioii  ciialili  alia  base,  e  alquanto  jiiii  brevi  dei  due  la- 
Icrali,  tiitli  e  (piallro  mella  piii  corli  del  tiibo :  riiifiino 
( iici  soli  lioi'i  iiiieridii  i  piii  ^laiidc,  e  doppianiciile  piii 
lunj;((  (legii  allri.  liiialnienle  dellesso  e  subej^uale  al  tu- 
lio:  tuiti  e  ciiKpie  3-ii('r\ii.  a  iiervi  biauchicci  ((iii  Ic  val- 
licellc  vcrdi,  iiclla  lidiiliira  aiij;iisli  vd  erelli.  [xiscia  viep- 
piii  dilalali  e  slellalaiiieiile  paleiili.-C(j/'o//c'  ([uasi  caruee  al- 


—  234  — 

r  apice  del  vessillo,  nol  (li|i[tiii  l)iancliiece.  quasi  doppia- 
mentc  piii  lunglie  del  calicc,  col  vessillo  diip|)licato  ehiu- 
so,  pill  lungo  della  carina. -Lpfyuj/w  incinbranaccu,  1-sper- 
mo.-Semi  ovoidi,  bai,  nitidi.-Tulta  la  pianla  puheseente, 
e  cupameiite  verde. 

3.°-Calice  inleramciite  villoso. 

■>\ 

S84.-T,  ScABRi'M,  Lin.,  /?/r.,   fritss. 

A  cauli  erolli  e  paleiitissiini,  villosi  :  fogliolinc  pii- 
bescenli,  dcuticolalc,  obovato-cuncatc,  Ic  suporiori  obo- 
vato-bislunghc :  sli|)olc  corlamenlo  caiidale:  capolini  soli- 
tarii,  nnmerosi,  ovati,  scssili,  ascdlari  c  leriniiiali ,  invo- 
lucrali  dalle  slipole:  dcnli  calicinali  lanccolali  aciili ,  o<'uali 
alia  corolla,  linalinenlc  rigidi,  ricurvi  all'  apice,  I"  inlinio 
piu  lungo  degli  ahri.-(  Annuo ). 

T.  eapiiulo  obhmjo,  osjjero,  C.  B.,  Cnp.-T.  mi- 
nus, capite  snhrotundo,  parvo,  albn  ot  echinato,  Uarr.- 
T.,  cujus  caulps  ox  (joniculis  fjlomorulos  nhlomjos  prn- 
ferunt,  I.  B.-T.  jloscniis  allm  ,  in  (jlomcrulis  lonfjis 
asperis,  cauliculis  proximo  adnaiis  ,  Baii ,  VuiU.-T. 
eaulibm  proslralis,  rapilulis  oraiis,  in  alis  sossilihus, 
calycibus  ricpdin  tiOipnonlis  reclis.  Hall. 

VoLc.  Fu.-Ti-eile  dur,  T.  rude.  '    - 

Marzo-Maggio 

Nclle  colline,  nei  campi  e  pascoli  aridi.  sn  le  vec- 
cliie  nuira,  dovun(pie. 

Cauli  cilindrici,  %-l-pc(lali,  ramosi ,  rigidi,  decli- 
nati  0  proslrali,  appressalanionte  Yillnsi.-F(u//(o//»('  ugual- 
mente  pubcscenli  in  anibedue  le  pagine,  nervose,  le  in- 
feriori  lalora  obcoidale.-Sfi]9o/e  connate  quasi  fino  a  met- 
ta,  scariose,  fosco-nervose,  a  code  triang(dari-acuminate 
(uon  lanceolalo-linoan.  Guiis.).-Cupolini  solitarii,  sessi- 
li  ,  rinforzati  dalle  slipole  bralteanti. -Coiice    con    i    due 


—  23j  — 

(It'iili  supciiori  |tiii  corli,  i  due  iiiU'riiicdii  piii  liuigholli, 
(|ucll(»  (li  sollo  iiriuliilaiiiciitc  iincora  iiiii  liiiigo  e  sube- 
jiUiilc  ill  liiho,  liiUi  sliclli,  l{-ani;olari-ciculi  ,  ncl  frutto 
rifiiivali,  v'iii'nW.-Cdrolh'  Imiiu'lic,  iiiciiolc  ,  suboguali  al 
califc  (iioii  fiiii  lun(jli<' ,  Sarij.-Lcjuimc  iiicmltranaceo  , 
l-s|»crino.-Semi  ovalo-compressi,  i^iallogiioli,  iiilidi.-Abi- 
lo  (li  liilla  la  piaiila  vonli-riiicrco. 

'J8.">.-T.  Flavksce.ns,   Tin.,  DC,   Guss. 
Pubescciili-villoso,  a  caiili  dillusi:  lugliolinc  ordina- 
riainciilo  (djovale  cd  cllilliclic  ,   ((ui  margiiie  ondato  ,  le 
siijierioii  doiilcllalc  :   slijiolc  larglie,  coilanicntc  setaceo- 
codale:   cajxdiiii  solilarii,  i^lobosi,  invohicrali  dalle  stipole 
Itralleanli  delle  due  foglie  superiori:  dcnti  calicinali  se- 
laeei,   luniianienlc  cii^liali,   irsuti,  subeguali  :  corolla  ga- 
niopelida,   navestenle,   piii  luiii^a  del  calice:   seuii  ovato- 
(•onipi'essi-(yl/i/(»f>,  e  nei  luoyhi  ximiili  bienne). 
\].-Miinis.-(T.  r/7/o.sir/n,  Prcsl.)- 
Vdi.c;.  Sic.-Trii'oi'iiiu  iaiicu. 
A|»iile-(iiuj;HO. 

.\ei  pascoli  erbosi,  uci  prali,  nello  colline  ,  per  le 
vie  couuiuissinio. 

daiili  da  uuo  a  due  jiiedi,  diiruso-aseendcnti,  gla- 
Itrelli  o  luMi;anieiite  villosi,  sicconie  i  {)icciuoli.-y''ojff/oit- 
)H'  laloia  auclie  obcordalc,  ovalo-lauceulatc,  ed  ovato-cl- 
lilliche  ,  lulle  egualuicule  pubesteuli  uelle  due  pagine  , 
nella  su|ierioi'e  verdi-paliido,  nella  inl'eriore  »[uasi  incaQe^ 
e  sparse  di  uiiuuli  lubcrcoli  alia  base  di  ciasruu  pelo  , 
a  niarjiiue  dilalalu-oudalo.  le  suporiori  spesso  dentcllate 
inltuuo  all"  apiie.  e  lalora  luuj^o  I"  iutero  uiarginc  ,  ma 
seuipre  a  deiili  ujiuulissiiiii.-N//j>o/e  seariosc  ,  verdicce, 
luscd-o  vcrdi-uervose  .  glabre  ,  o  pelose  ,  o  cigliatc  ai 
uiargiui,  tou  brevi  code  a  inggia  di  arisla  oigliale  prin- 
tipabiienle  ail"  apice  ,  ove  spesso  i  cigli  trovansi  riuniti 
ill   |ieuiiello.-6Vf/Hj///j/  solilarii,  erelli,   <(uasi  sessili  tra  le 


—  236  — 

slipole  bratteanti  di  due  foglic  opposte:  qualchc  volta  Ira 
queste  due  foglie  allapicc  dei  rami  un  ultimo  capolino 
peduncolato  e  nudo  (col  peduncolo  lungo  quasi  'I3  di  un 
pollice),  ed  un  rametlo  laterale  con  un  piii  picciolo  ca- 
polino rinforzato  alia  sua  volla  d'altre  due  foglie  opposte 
hratleanti:  stipole  delle  foglie  d'involucro  lungamente  vil- 
lose  in  lulta  I'esterna  superficie.-CoiJce  a  tuho  striato, 
conico,  bianchiccio,  villoso,  fosco-nervoso,  sotto  i  velli: 
denti  verdi,  lungamente  pelose,  triangolari  alia  base,  qua- 
si cquilunghe  ,  subeguali  al  lubo  ,  0  piii  0  meno  corte 
di  csso. -Corolla  bianco-flavescente,  d'un  cameo  assai  di- 
lavato  air  apice  con  strie  capillari  dun  porporino  pur 
dilavato  :  vessillo  piii  lungo  delle  ali,  e  queste  piii  della 
carina. -Le(/j«/ie  membranaceo,  l-spcrmo.-Semi  subreni- 
fornii,  compressi,  nitidi,  flavescenti. 

E  la  specie  dei  trifogli,  che  offrc  miglior  foraggio 
in  questi  dintorni. 

586. -T.  CuERLERi,  Lin.,  Ucr.,  Uiv.,  Guss. 

Mollemente  villoso,  a  cauli  prostrati:  fogiioline  ob- 
cordato-cuneate,  subintere:  stipole  cortamenle  lanceolato- 
codate:  capolini  sforoidali-depressi,  solitarii,  villoso-ispidi 
involucrati  dalle  iiltime  due  slipole  dilalato-orbicolate  brat- 
teanti, una  delle  quali  alilla:  denti  calicinali  lungamente 
e  densamente  cigliato-irsuli.  lineari-setacci ,  subcquilun- 
ghi,  alquanlo  piii  corti  della  corolla :  legume  1-spermo: 
semi  ovoidi.-( inm/o). 

T.  fjlomerulis  pcrsonatae  Chei'leri,  I.  B. ,  Moris.- 
T.  globosum,  repom,  C.  li.,  Cup. -Lmjopm  minor,  su- 
pinus,  molli  et  compresso  capite,  Barrel. -Layopus  par- 
vus, spicis  brevibus  superiorum  foliolorum  appendici- 
bus  veluli  calyce  ambitis,  Bail. 

Marzo-Maggio. 

Nelle  colline  ,  e  nei  campi  e  pascoli  aridi  ,  0  ma- 
rittirai.  '..«..  .■..• 


—  237  — 

Cnnii  3-S-p()llicai'i,  scmplici  o  ;il(|iianto  ramosi,  la- 
lora  ixscowdouU. -Foiiliolinc  ohconlalc  a  hasc  ciiiieala  , 
esilniciilc  scj-licUalc  aira|)ic(',  o  UiU'ilsslmv. -Slipole  cor- 
lamcnlo  laiiccolalo-codalc,  a  base  coalila  giiainanle,  ver- 
(li-(i  Insco-iicrvosa,  <'  le  code  v\ii\'n\W.-(Uip(ilini  dcnsi,  a 
slcroidc  depresso,  sessili  Ira  due  brallee,  una  rif^idiaiile 
dalla  stipola  senza  coda  deiridtiiiia  loiilia,  di  forma  sinar- 
liiiiala  0  2-l()l)a.  con  iiiiica  lu"lioliiia  in  mezzo,  ed  assai 
dilalala  sotio  il  capolino  di  (|iia  e  di  lit  senza  interanienle 
aliltiacciarlo;  I'allia  di  lij^ura  snbrotonda  ,  nala  quasi 
nello  slesso  |)iano  ,  occujtando  separalanienle  lo  spazio 
inl(Minedio,  in  ui()(b>  cbe  i  suoi  maiyini  ven"dn  loccati  e 
ill  parle  licoveiti  dai  marj^iui  (b'lla  prima,  cosicclie  sem- 
lira  a  prima  visia  che  I'involucro  si  componi>a  di  Ire 
pezzi.  cioe  d' una  vera  luatlea,  e  daUa  (hipjiia  espansionc 
•  lellullima  slipola,  ognuna  deHe  <piali  ha  una  li<;ui'a  subnt- 
londa  e  concava  come  la  braUea  se[(arata:  spesso  poi  unal- 
Ira  loii'lia  cauliua  piii  eslerna  sta  a  conlalto  di  cpiesf  invo- 
Inci'd.  e  b'  sue  stipole  servouo  pur  esse  di  riulorzo  al  ca- 
pobiiu.  beiicbe  nieuo  dibilale  tb'lb'  su]»eriori;  inlanlo  cos'i 
(|uesle  brattee,  come  Ic  slipole  delb'  bii;lie  tutte  sono  biau- 
cbicce.  scariose,  i>bil)re,  nervose,  C(d  nervi  verdi  o  fosco- 
porporini,  e  spesso  losco-porporine  bingo  i  mai'gini.-C«- 
//(•/  piu  0  mono  densamente  jieloso-ispidi  e  canescenii,  a 
lance  non  chiiisa  da  peli.  bencbe  cigliala,  con  denli  sela- 
cei,  pill  binglii  del  Inbo,  rigidelti  ,  semijiatenli  ,  e  due  di 
essi  abpianlo  piii  corti.-Co/'o//a  ganiojietala,  subeguale  al 
calice,  bianca,  con  I'apice  delle  ali  bianco-carneo.-Z-('</»?Hf 
meiiibranaceo,  1-s|ieriiio.-SV»(/  ovoidi.  compressi .  Jeoni- 
ni.-l'iibesceiiza  iielle  lugiie  appressala,  nel  caiile,  uei  pic- 
ciiiidi,  e  nei  jiednncoli  palenle. 

'»87.-T.  Stkii.mim,  C.//..   Lin.,   I'cr.,   (hiss. 

.Mollemenle  villoso.  a  cauii  erelti.  deciiiiali.  ed  ascen- 
denti:  biiiliidine  obcordalo-cuneale,  denlellale  all'apice:  sli- 

IIII    iCC.    MIL.    \m  .  ^1 


—  238  — 

|)()Io  lari'hc,  obovale  ,  scodato-ottuse  ,  denlellafe  :  capolini 
terniinali,  peduncolati,  giohosi,  sforniti  d'involiicrn:  denti 
calicinali  lanceolalo-aciiminali,  oguali,  dopo  la  liorilura  di- 
lalati  alia  base,  stellalanienle  patent!,  svdK'guali  alia  corol- 
la: legunii  l-speriiii.-(J/j»ii/o). 

T.  stellutum  purpureum  Monspessulaniim  ,  I.B., 
Moris.-T.  globoso  flore,  Cup.-Lagopus  minor  erectus, 
capitc  (jloboso,  slellato  flore  purpmeo,  Ikirrel. 

Aprile-Maggio. 

Nelle  coUiue,  nei  pascoli  aridi  marittiini  ,  nei  terreni 
fiterili  da  per  tiillo. 

Caiili  ciliiidrici ,  3-I2-pollicari  ,  sposso  niolli  dalla 
stessa  radice,  palenlciiieiile  villosi  come  i  piciiuoli  ed  i  pe- 
duncoli.Foy//e  inlcriori  lungaiucute  picciuolale,  le  cauline 
dlstanti,  alterne,  e  quasi  sessili:  foglioliiie  appiessalamente 
pubescenli.-S//yio/e  concave,  rolondate,  coalite  sino  a  met- 
la,  nieiidjranacee,  biancbicce,  o  bianco-cainee,  senza  coda, 
vei'di-norvose,  con  una  IVangia  pur  verdc,  c  callosa  lungo  i 
margini,  suboltusamcnle  denlella[a(non  sefjhcUala,  Guss.).- 
Calice  aculaniente  conico,un  jio  rislrello  alia  lance,  nervoso- 
striato  cos'i  sul  tubo  come  su  i  denii,  lutto  veslito  al  di  liio- 
ri  di  niolli  peli,  piii  lungbi  e  piii  lolli  alia  base  :  lance  del 
tubo  lineaii-coinpressa,  cbiusa  dun  liocco  di  deusi  velli  co- 
tonosi:  denti  |)iii  lunghi  del  tubo  ,  internaniente  subleonini 
glabri,  o-nenii.-(,'ojo//«  rosea  alia  base,  dilavalanu'nle  ro- 
sea all'apice,  oppure  iuteramenle  sbiancala  (variela  di  co- 
lore, cbe  spcsso  si  osserva  sopra  la  pianla  niedesinia,  e 
laloia  su  lo  stesso  capolino,  col  vessillo  dritto ,  sovente 
pill  lungo  dei  denli  calicinali ,  subeguale  alle  ali  e  alia 
carina,  lanceolalo-subacuto  carinato.-Lei/Mme  nienibrana- 
ceo,  nionospernio.-Se/»t  grossetti,  ovali-coiupressi  .  bai. 
lucidi.-Tulta  la  pianla  pallidanienle  verde. 

588.  T.  liNTEUMiioiiM,   Gus.,  Spr.,  DC,   Suvi. 

PelosOi  a  caule  eretlo,  coi  rami  declinali  ed  ascen- 


—  >:v,)  — 

<l<Mili:   lo-liMliiu'   l.islun-lio  ollnscllc.  iiclh' ro-lio  suporioii 
Jiiii(C(.l.il()-liii(.;,ii:   sli|,ol('  (oiliininilo  c()(lak':'capolini  sni- 
ciloiini,    InniiiKili  .    |.nliiii((.|;ili ,    r(iiiin.-l,islii,i-lii   olliisi 
J)iii  o  iiiciio  (lisc.Nii  (lal|-.illiiiia    fo-lia  :     calin:    sirialo  c 
j!laii(liil(.s(.  coi  (loiiii  sclaceo-siibulali,  suliomiali  tra  Ion. 
|»iu  liiiin|,i  ,|,.|   |„|,„.   ;,,,|„,„„  |,i(,  (.,„.,j  ,|Hla\„,„||i,  (l,ia„- 
caj,   liiialiiiciilc  .s<Miiij.al('iili:   Icoiimi    l-.si.cniii.-r.lH/u/o). 
A|tnl(>-.Mai;i>i(». 

AVi  caiiiiti  (•  nei  pasclii  slorili  ilovunqiie.  ^ 

(Jauli  lij-idclli,   scinplici  ,   o  laiiiosi  alia  has.'      ap- 
pressalaiiicnlc   p,>|„si  .   alii  da  4  pollici  si„o  ad   uii    pil'- 
iU'.-l'o!jlinl,„r  aKpianto  carnose,  carinate,  le  infcriorl  i.ifi 
iiri!'"'  <'   I'lii  olliisc,   le  siipciiori   ikiii  piii  Immlic  di    10 
Hire:   slipolc  ((.alilo-guaiiiaiili,   pnljcsc'iiti  o  villosc.   ((.ii 
la  j^uaina  un  po  ^oiida  (  alnieno   piii   nstiolla   alio    due 
osliTimla),  ncrvus.',  odalc,  a  coda  sctacea,   polosa  ai  due 
lali,   (•   loniiiiiala  allapicc  da  un  ra.sccllo  di  sclolc:  nrni 
e  -coda  fosclii:   picciuido  palonfc  sopia  la  ijiiaiiiii  c   [alora 
••om."  idiallo;   niciilrc  le  roj-lioline  slaiino'crelto  verlical- 
'""•nlc,   e   lalora  aceoslale  Iniia  M'A\\r,\.-(:(,},„lino   1-1  ■- 
pollicare,   coiiico  (ooi  rnilli  ovali-ellillic.,)  con  rMJIima  fo- 
Klia  aj.peiia  dislaiile  da  esso  '1^  di  pollice,  allc  voile  cosi 
lavviciiiala.   die  con  la  ijiiaiiia  alfpianlo  aperia  yli  serve 
quasi  d' iin(diicio. -(;«//,«  peloso  coi    denii    semipalenli  . 
dopo  la  lioiiliira  paleiili,   vesliti  di   selole  rii-idelle.   ler- 
"""al<'  allapice  da  un  lascello  di  peli  (non  yMri).  "i  due 
sii|.eiion   0   quel   di   solh.   alqiianio   piii   hin-lielli   d.'!  due 
ialerali,   ma  in  j^iiisa  die  aprendosi   van  tuUi  e  cin(|ue  a 
'•"'inrsi   ,„   nil   piano:   lance  cliiusa  da    un  anello  camos(. 
biancliicci..  e.MiK"  ndia    speci(>    .se-neiile.-Coro//r,    l.ianca 
col   ve.ssiilo  pin   |„noo  del  ealicc  per   1-1  7;  linea:   ali  e 
carina^  e<;uali  ad  i'sso. -Ley imio. 

'»8!).-T.   Ax.rsriFoi.ini.   Lin.,   Ucr.,   Gms. 

A  caule  erelU),  appressalainenle  pubescenle:  fo«lio- 


—  240  — 

lino  liiicnri-laiu'ooliile  ,  iU'iite  ,  siil)!>iabro  :  slipnlo  luiiira- 
iiuMiU'  cddalc  cii^lialc:  capoliiii  si»i(ironiii,  lorniinali,  villo- 
si,  (•oiiico-bislimghi  aculi,  non  involucrati  alia  base:  calici 
sli'iali,  i>lan(iolosi,  coi  doiiti  aciiminato-sotacoi,  spiuesicnti 
airapice,  nol  IruUo  patenli,  riiirerioro  \)'n\  \un^o  aseeiulcn- 
tc,  ogiiale  allc  ali:  corolla  rosea:  legume  l-S[)crnio.-(.ln- 
nuo). 

Laijopus  hispanicu  ,  Itivin.-T.  alopccurum ,  an- 
(junlilhlium,  claliiis,  liarrel.-T.  montanum,  mujudhsi- 
7)1111)1,  spimlimi,  C.  U.,  Cup.-T.  alopeciiroides,  Cust.- 
T.  hujopoidcs,  mifjuslil'oliu))),  hirsidimi.,  Moiis. 

iT.'-Slngi'ine,   Coda  di  volpe. 
VoLG.)  Fii.-TrMle  a  feiiillcs  etroites. 

(  Sic-Triloggiii  a  foggi  slriUi.      '  ' 

Ajirile-Maggio. 

Nelle  collinc,   e  nei  pascoli  arid!  da  per  tiiUo. 

Caitle  (la  mezzo  piede  sino  ad  1  'j^,  poco  ramose 
alia  base,  a  rami  ereUi  (  non  palenli  come  iiella  s|tecie 
precedenle  )  sparso  di  peli  appressali  argentei,  lollanientc 
velloso  alia  basc.-FofjUoline  lineari-lanceolati,  acute  o  acu- 
minate, non  (jlahfQ  (Guss.),  ma  spiirse  come  il  caute  di 
peli  appressali  argenlco-sericei,  lucidi,  sebbene  pin  rari: 
le  superior!  semjire  piii  lungbe  tulle  slrialo-venose-dia- 
I'ane  (non  avenie  come  nel  precedenle). -S//jio/e  membra- 
nacee  biancbicce,  coalilo-guainanti  alia  base,  verdi-o  fo- 
sco-nervose,  a  guaine  aperle  largbe  un  po  ventricose,  con 
code  assotligliato-setacee  ,  cii'liate  come  i  martini  della 
guaina,  o  terminate  da  nn  iascetto  di  peli:  cigli  tulti  mo- 
niliformi.-Cft;)o///if7  nella  lioritura  conico-acuto  a  causa  dei 
calici  inferiormente  spiegati  c  di  sopra  ancor  cbiusi,  coi 
I'rulli  cilindrico  otluso  :  liori  estremi  ordinariamente  sle- 
rili.-C«//c/  men  peloso-is])idi  die  nel  precedenle,  coi  peli 
gradalamcnle  piii  corti  da  sollo  in  su,  coi  tubo  nero-punlalo 
a  I'auee,  come  nel  precedenle,  cliiusa  da  un  anello  earnoso 


—  241  — 

l)i(iii('lii(-L-io  :  (Icnti  nssai  i'i<;i(l()-s|)iri(isi  (n  |iiiii(ii  iioii  pc- 
losii),  i  due  supcriori  piii  lavviiiiuili  Ira  loro ,  i  Ire  iii- 
I'eriori  piii  clislaiili,  parallcli  ;  liilli  |)iu  liinghi  e  |)iu  ri- 
ciirvi  (lie  iicl  iircccdciilc  (iioii  (piasi  drilli,  o  siiltinciirvi 
airapii-c  coiiic  in  (|ii('ll())  dopo  la  I'ccoiHlaziono  ])at("iiti.-6'o- 
rolld  pallidanu'iilc  rosciio  pctrporina,  biaiicliiccia  scipia  luii- 
ghia,  col  vcssillo  sirollo  dupplicato,  inlero ,  dritto ,  su- 
bcijiialc  al  dciilc  iid'ciion'  del  calice,  inczza  liiica  jiiii  forto 
dcllc  ali  c  drlla  carina,  clic  soiio  Ira  se  yi'j^unW.-Lctjume 
nl('nd)^allal•('o.-^'emi  l)isluni;hi  ovoidi,  comprcssi,  miniiti, 


•>iall()<>ii()li. 


275. 

LoTis,  Lin.,  Juss. 

h."-Lolit  Fh.  Lolicr. 

(Uil.  luboloso-canipanulato,  .'i-lido,  o  'i-parlilo.  .1// 
siilM'i>uali  al  vessillo,  connivonti  in  alto  loniiiliidinalmen- 
le  ,  spi'sso  cociciili :  c^iriiut  idstrala.  iS/«7/i/ diadclfi  con 
!)  lilanicnii  piii  lnni;lii  ,  cuncilornii  aira|)ic('  ,  inozzi  ,  cd 
aiilcic  pcipcndicolari.  Lrfjianc  l-locularc  ,  lalora  con 
traniczzi  trasvcrsali,  linoare  o  hisliniiio.  cilindrico  o  com- 
piTSSo,  assai  |)iu  lun<;o  del  calice,  lalora  4-alalo.-(Foitlie 
Icrnale,  slipolatc). 

*  A  lopinii  4-aIati. 

.>!M).-I..  Tetracoxoi-obis,  Lin.,  Her.,  liiv.  (iuss. 

Villoso,  a  cauli  "iaccnli  :  IbiiTudine  obovalo-ronihe 
con  base  cuncala:  slipolc  slorlanicnle  ((vate  :  pcduncoli 
l-2-lluri.  >>ub('iiiiali  alia  loi^lia  o  piii  liiii<ilii  diossa:  bial- 
Ico  Icrnalo:   calice  villoso,  a  lacinic  (piasi  piii  hinghc  del 


—  242  — 

lubo  :  Icgiinii  glabri,  tonilosi,  Iclragoni,  largamente  ala- 
ti :  fiori  |uir|)nreo-i»Taiialini.-(J;i}i»oj. 

Ti'trafjonolohus  purpureus,  Moench.,  DC,  Spr.- 
Lotus  puleheirima  telrafinnolobos,  Comm.-L.  lolmrjo- 
nolobm.,  flnre  rubra,  Wv.-L.  siliqiiosiis,  ruboUo  flo- 
re,  Clm.-L.  olujoceratos.  U'lrmjonolohos,  annua,  cre- 
Hca,  flore  saturale  rubro,  sea  holosericeo  eoocmeo, 
Cup.-Sandalia  crclica,   Cast. 

(  lT."-Piscll()  da  Caffe. 
VoLG.  I  FR.-Lotier  ciiltive,  Lotier  rouge.  >  .  ,    f  .;ii 

r  Sic.-Casciloddi. 

HIarzo-Magi>i() :   (|iialch('  volta  aiiclic  in  Fol)ln'ai(». 

Noi  prali,   nei  cain|ii  in  riposo,   tra  Ic  vignc  ec. 

Cauli  fistolosi.  striali,  iiatcnfcnienlc  villosi,  come  i 
piceiuoli,  i  |»('dnncoli,  e  i  calici  (a  pcli  inegiiali)  dilTii- 
si,  giacenti,  o  noi  luoghi  ei'hosi  alijuanlo  eretti  o  risor- 
genl'i-PicciuoU  strcltamente  dilatato-snbalali  all'apice:  fo- 
(jliolino  latcrali  non  s(Miij»re  inscrilc  sii  lo  stesso  piano, 
ma  Tuna  sovente  quasi  allornata  con  I'altra;  lutte  c  trc 
carnosettc ,  (juasi  ogiiali  in  grandezza,  ohovato-rombee  a 
base  cuneala  |)rohuigata,  inlerissinie,  semplicemente  acu- 
te, 0  (ascendentbi )  roslrale,  poco  norvose,  appressata- 
menle  e  corlamente  puboscenli.-S'//y)o/e  stortamenle  ova- 
te, pill  corle  del  picciuido,  nelie  fogUe  superiori  sube- 
guali  0  pill  hinghelle  di  esso ,  ed  ovato-rostrale :  tutte 
intere,  od  osciinunenle  dentellale,  pubescenti  come  le  fo- 
glie,  a  margine  siibondato,  alquanlo  membranaceo-bian- 
cbicce  c  nervose  alia  banc. -Pt'duncoli  le  |>iii  voile  l-flo- 
ri,  coi  fiori  inv(du(rali  da  una  brallea  lernala  conforme 
alle  fogiie,  ma  subsessile,  e  con  le  I'ogiioline  piu  deei- 
samenle  obovato-roslrate,  jiiii  lunghetlc  dei  calici,  o  su- 
beguali  ad  essi. -Coi/ot  j-parliti  oltre  la  mctla,  a  lacinie 
lanceolalo-acumiiiate,  due  voile  piii  corle  della  corolla, 
nel  frullo  abpianlo  d'llixlMo .-Corolla  d'un    rosso  granati- 


—  2i3  — 

no  col  vpssillo  appenji  siniiijiiiialo.  c  la  rariiia  ))iii  cor- 
la  <lollt;  all  c  nascosla  da  ojisc. -/-('(//(»)/  l-2-|Htlliciiri , 
loiiilosi,  iiu'i;ualiiienlo  lelraiioni,  siriali  pci' lo  liiiii^o,  con  le 
ali  sinnalo-crcspe.-'  Semi  ^loliosi ,  non  hiiinchivci  (DC.) 
nia  lc(tnin()-(iiK'i'('i       Gnss.-l  k'i;unii  Icncri  si  nuingiano. 

*  *  A  Ici^unii  aplori 

I.-l)enti  del  calice  eifuali. 

.>fll.-/..  Edulis,  Lin.,  Ivr.,  Guss. 
A  canii  jidosi,  diflusi :  loijlioline  vilioscUe,  sHbiilauce- 
scenli,  olxivalo-cuncalc,  rotondale  od  olluse  aira|)ice:  sti- 
jMile  storliiiiicnli'  cordate,  olliise:  pcdiinccdi  ascollari  1-flo- 
ri  (di  rado  2-llori )  |)iii  Iiinjiiii  dclla  Injiliii:  Ijratlce  3-Ulle, 
suix'i^uali  al  calice  '»-|)iniilo:  Iciiiinii  Itiigidi .  carnosi,  ar- 
cuali,  glahri,  nnalnionle  coriacei.-(i;}jj»o.J 

hnilicrid  iilUjoccralm.  HlooHcti.-Tiifoliitm  cnrni- 
culdhun  ,  vrvUcum.  Alp. -Lolas  pcnlupliijUos ,  siliqua 
comutti,  eduli.   Cup.,  iiuf. 

I  It."-LoIo  cuninicslihilfi. 
\oLi,.  j  Fit.-Lolicr  coMicslihlc. 
Sic.-Ciirainiici. 
f'('lil)raio-3la"<'io. 

Aclle  c(dliiu'.  iioi  canipi.  nci  pascoli  niaritlinii,  nei  luo- 
giii  |)i('lr(»si  cd  cibosi,  doviin(|iK'. 

CmiU  niolli  dclla  stcssa  radice,  proslrati,  spesso  ri- 
soigciili  allapicc,  cilindiici  c  villosi  (•(mho  i  pcdiincoli.  ncl- 
lo  slalo  adidlo  losclii  alia  hA^c.-FiKjIioliiic  |)iii  o  nicno  vil- 
loscllc,  non  scniprc  glanccsccnii,  e  nci  Icncni  pingiii  per 
ordinario  snbcarnosc ;  qnclla  di  mezzo  ohovalo-cuneata,  le 
due  lalcrali  (ddicpiamcnic  nhovale.  cioc  c(d  niarginc  esler- 
110  pill  largo  c  iiirvo,  riiilcnio  slrcllissiiiio  c  (piasi  drillo, 
donde  la  I'ogliolina  prende  una  forma  sloila:  Uillc  c  Ire  ro- 


—  244  — 

toiidate  alKapice  o  seniplicenicnte  ottiisc,  etl  alle  volte  an- 
chc  relttsc. -Stipole  iwn  vorainentc  ovale  oltuse,  ma  piulto- 
sto  stortaniente  cordate  con  la  base  inferiorc  piii  prolunga- 
ln.-Peduncoli  1-2-[)nllieari,  assai  piu  liiiiijiii  ilclla  foglia, 
quasi  semprc  lAhvi.-BraUcc  3.,  uguali  al  calice  o  piii 
corle  (li  esso,  la  [tiii  iiilcnia  siiManccolala  c  quasi  ottusa , 
oppure  obovala,  le  due  esteriori  ovato-acute  od  otlusc:  tut- 
to  e  trc  per  ordinario  denlellalo-cii;liate  nel  niarginc,  spar- 
samente  ])elose  quasi  come  le  foglioliuc:  spesso  sotto  le  Ire 
brattee  una  quarla  logliolina  ovato-acuta  quasi  sominliante 
alle  stipole  ;  il  die  pur  si  osserva,  ma  piii  di  rado  ad  un  so- 
lo lalo  dell'apice  dei  picciuidi  inimediatamenle  solto  la  in- 
scrzione  delle  Ire  foi^lloline. -Ca/("cJ  fosco-por|)orini  nel  luho, 
con  le  lacinie  lanceolate,  piu  lunghe  di  <[w\\o.-C<n'oUu  lu- 
tea,  quasi  doppiamente  piii  luni^a  del  calice ,  col  vessillo 
rotondo  un  [»o  ripiegalo  indielro  ad  unghia  gonfia  indi  ri- 
stretta,  inlernanienle  raggiato-lineato  di  porporino,  e  le 
ali  obovate,  convesse  sulla  carina,  die  e  giallognfda  al- 
ia base,  livida  airapicc-Ltv/UHi*'  0-i4-lineari,  nella  lo- 
re iinmaturila  verdicci,  lucido-|)a|»illosi,  tereli;  nella  ma- 
turita  canaliculati  per  la  inlndlessioae  della  sntura,  e  ser- 
pati  csternamcnte,  poi  nel  seccarsi  fosco-nereggianti. -Se- 
mi verdastri,  glolioso-compressi,  puntato-rugosi,  con  oni- 
belico  concolare.-I  frutti  si  manmauo  tencri. 

092. -L.  I)E(:i}ir.E>s,  Pair.,  DC,  Guss.,  nan  Fnrsl. 
'  Subpeloso,  a  cauli  dilTusi,  prostrati  e  giacentc:  fo- 
glioline  delle  foglie  inferiori  obovato-cuneate  ottuse,  delle 
superiori  bislungo-cuneate  acute :  slipole  superiori  ovalo- 
lanceolate:  peduncoli  prolungati,  unilateralmente  ii-S-flo- 
ri:  brattee  ternatc,  lanceolate:  deuli  calicinali  lanceolati 
ad  apice  stretto,  |)iii  Innglietti  del  tubo,  piii  corti  della 
corolla:   legumi  di-itli,  patenti-(/?/-f>c«>7r/oo.J 

L.  coniiculahis,  Ver.,  mm  Lin.-L.  ti'imifoUm, 
Pronl-L.  dillnsus,  Siblh  ?-TrifoliummarHhnum.  lutewn, 


•      _  245  — 

repens,  Cast ?-Loluii  corniculata,  siliquis  sinfjularihus, 
bini.s,  ii>miK(jm' ,  Cup. 

H.-Glalx'i'.-X  caiili,  foglio,  slipolc  c  hralloe  giabris- 
sinic:  dciili  calicinali  i^lahri,  c  cii^liale  (L.  Prcslii,  Ten.?) 

ilT."-.1Iiiilaij;lR'ra,  Gineslriiia,  Trifoglio  giallo,  ErJja 
oriola. 
tn.-  1  relic  cornu. 
Sic.-Garainuccddi  di  niari. 

Api'ilc-diugiio. 

IVei  luoghi  erbosi  uniidi  iiiarillinii.-fCflH»i7e//o,  /'/c- 
ci,  Focc  ik'll' Asinaro  e  (//  Cassihili.) 

Cmili  niolli  dalla  slessa  radicc,  largaincntc  diffiisi,  c 
spesso  cespugliosi,  per  ordinario  prostrati.-F(Ky//(>///je  ci- 
glialc  al  iiiariiinc,  Ic  lalorali  oldifpic  come  in  quasi  tul- 
le le  allre  specie. -S//)>(>/t'  inl'eriori  ovale  a  base  alquanlo 
cordala,  ascendendo  ovalo-acule,  e  linalincute  ovalo-laiieeo- 
lale. -F/oj'i  2-')  fascetlalo-uniialerali  in  cinia  al  peibincu- 
lo,  b)('(be  par  ebe  rorrisponda  alia  I'rase  di  Presl:  capo- 
Uni  (limc'Zzali.-lliuUeo  piii  Innghelle  o  piii  corle  del  ca- 
lice,  spcsso  scostalc  dai  liori.-//«e/?j/e  calicinali'  cguali, 
lineari-subulale  aH'apice,  al([uanlo  ricurve,  coi  niargini 
della  base  corlanienle  ci"li(>lali.-Coj'o//«  eol  vessillo  dun 
giallo  carico,  raggialo  alia  base  da  linectle  ranee,  esler- 
naniente  sfumato  di  rosco;  le  ali  gialle,  c  la  carina  qua- 
si llava,  corlamente  roslrala,  subeguale  allc  aVi. -Lofjumi 
pollicari,  gialiri,  did  diamelro  di  una  linea,  o  di  1  '/^  , 
lorulosi,  con  islilo  persislenle  arislilornie ,  nella  niaturila 
nericci.-Senii  mezzo  globosi,  subleonini,  lisci.-Fiori  nel- 
la desiccazione  verdicci  come  nella  specie  [irecedeule. 
2.-Calici  coi  due  dcnli  intermedii  piii  corli. 

.'>!)!». -L.  OiiMTiioi'onioiDES,  Lin..   Guss. 

A|»|»ressalanienle  pubescenle,  a  cauli  dilliisi:  loglio- 
line  obovato-rondiee  a  basecuneala:  slipole  rond)eo-ova- 
le:   |)e(luiH()li  allungali  o-G-llori:    brallee    lernale   egniali 

iTII   ACC.    vol.    XIII  :(2 


—  216  — 

al  calice:   legiimi  lineari,  torosi,  comprcssi,    subfalcati, 
§hhrel\.i.-{  Annuo.) 

Loins  polycemtos,  annua;  procubens,  lal i folia  , 
silif/uis  ovnithopodii,  Cup.-L.  siliqna  urcuata,  Riv.- 
L.  oniiiliopodii  siliquis,  J.  B. 

[  lT."-3IullagIiora,  Pie  di  ucccllo. 
Voi.o.  I  Fr.  -Lo(ier-}»ied-(:r-oiscau. 
Sic.-Vranca  d'auceddu. 

3Iarzo-3Iai>"i(). 

iA'elle  colUiic,  nogli  orii,  iici  cainpi  in  riposo,  iioi 
prali,  por  lo  vie  dovuncpie. 

Cotiledoni  subrulondi.-Coji//  cilindrici,  rigidetti,  da 
mezzo  piede  sino  a  due  o  piii,  ordiiiariainente  asceiideii- 
li.  iiidurili  e  rosso-bai  alia  base,  ed  ivi  o  glabri  o  eo- 
verli  di  corta  pehiiia  yelliilina.-Fr)j//je  coilaniente  j)ic- 
ciuolate,  a  pieeiuolo  docciato,  2-o-lineare:  foglioliuc  gras- 
sett6,  obovale,  obovato-ronibee,  e  slortameiite  obovate  a 
cortissinio  gainbelto  appcna  %  di  linea,  e  rifiallo  (slaii- 
do  esse  accoslale  airiusii):  slipolc  largbe  ovalo-roinbee, 
disliiile  alia  base  come  se  fossero  un'altra  coppia  di  fo- 
giiuline,  mella  [tiii  cortc  di  (pieIle.-/*e(/)(»co//  per  ordi- 
aario  poUicari,  quasi  scmpre  piii  corli  delle  fogiie,  con 
in  cima  i  liori  e  frulti  unilalerali,  linforzali  da  tre  brat- 
lee  sessili,  unilalerali,  opposlc  ai  liori,  rombeo-ovale  ed 
obovale,  subeguali,  somiglianli  ad  una  I'ogiia.-i'^/or/  oriz- 
zontalmenle  jiaralleli,  erelli.-Lacinie  del  culive  villose,  le 
due  superiori  lanceolale,  ricurve ;  la  inferiorc  lineari-acu- 
minala,  piii  lunga  ed  incurvala  su  la  carina,  le  due  in- 
lennedie  pur  lineari  corlissime,  e  (piasi  adese  alia  infe- 
viore. -Corolla  hiteo-canarina  (non  pallidamenle  flava  , 
Guss.)  col  vessillo  allondalo,  reluso,  7-slrialo  di  |)or- 
porino,  semipalenle  ripiegato  in  addielro ;  le  ali  eguali 
ad  esso,  concave,  seniicliiuse ,  ripiegate  laleralmentc  a 
coincidenza  del  vessillo ;  la  carina  subulato-incurva,   fla- 


—  Vil  — 

\i\.-fy<'iiinni  liiiciui  coiiiiircssi,  ticcisninoiilc  lorosi,  jiiahri. 
1  7.-|"<ll''iii',  piilciilLssiiiii,  cuii  liipicc  uii  p(t  lalcalu  al- 
rinsii,  siliiali  in  imica  linca  o  al(|iiaiit()  diveriienti  lale- 
ralmciilc  coinc  Ic  siccclic  d"  im  vciilaiilio,  i()slral(»-s|mii- 
loiiali  [XT  la  porsislcnza  dcllo  sUlo.-<S'('»(/  Iciilicolari,  di 
colore  ollvastro,   iiilidi,   lisci. 

oJ)4.-LoTi's  CyTisoiDEs,  Lin.?  Vov.,   Guss.  ' 

(iaiu'sccnic  |)('r  corlissiina  peluria  soriroa  apprcssa- 
la  clic  cade  con  Icla:  a  cauli  rainosi,  dill'iisi,  siinViili- 
cosi  alia  base,  rialzall  all'apice:  foijlioline  obovato-ciinca- 
Ic.  otiiiscllc:  sli|)olc  ohovatc:  podiiiicoli  3-fi  lloii.  aliiin- 
l^ali :  lirallcc  Icriialc  ohovato-hisluiii^he  c  lanceolalc,  piii 
corl(!  del  calice  iiicano:  Icgiimi  drilli,  tcrcti,  palcnli.- 
(Suf[nitice.) 

L.  crclirn.  marilima,  foliii  fflauco  «c  vcluU  ur- 
(jcnlco,  Tinini.-L.  sili(]Ho,m,  marilima,  liilea .  cihisi 
facie,  liurvcl.-L.  saxatilis,  Coliileae  scorpioidcs  foliis. 
candicanlihiis  sHifjuis,  Cup. 

(icniiaio-31aj;!;io. 

iVclle  rupi  e  lii()i;hi  sassosi  inarillinii,  ncllo  arciic 
del  lilloralc.  cd  anchc  iici  i;TC|tpi  delle  colliiie.  e  in  tnl- 
ti  i  Inoj^lii  sassosi  alqnanio  discosti  dal  mare, 

lltulicp  lej^iKisa. -Fofy//e  priniordiali  crassissinie,  con 
le  foj^lioline  hisluniio-ovalc,  od  ol)Ovalo-sid)acnlc,  carina- 
le  al  di  soKo.  l-solcale  al  di  sopra.-C«(*//  molli  dalla 
slessa  ladice,  da  nn  [talnio  ad  un  piede,  sndrnticosi  e 
n»ssei>iiianli  alia  liasc,  ed  ivi  quasi  i>ial)ri.-Foi;iioline  tul- 
le sessili.-Fo(///'o////e  caratlerisliclie  i;rasse[le .  oltovato- 
rondjee.  e  le  sn|ieriori  talv(dla  bisluni'0-cuneale.-N//yjo/e 
ovalo-lanceolate  o  decisanienle  lanceolate,  subsessili,  so- 
niiiilianli  alle  roj^ii(dine.-/V(/»/i('o//  lereli,  due  voile  piii 
lniii;lii  della  I'ofiiia,  erelti,  nninili  all'apice  da  Ire  brattee 
ovalo-lance(dale.  lanceidale,  od  obovale.  soniiylianli  ad 
una  I'oglia  senza  slipole. -F/on  ordinali  in    cinia    al    pe- 


—  248  — 

duncolo  runo  accanto  all'altro,  cd  aperti  come  a  venta- 
glio.-Calici  losco-neivosi,  rosseggianti  iiclla  nictta  supc- 
riore,  con  le  lacinie  piii  lunghc  del  liibo,  lanceolate,  le 
due  di  sopra  un  po  ricurve,  la  inferiore  carinata,  incur- 
va  sii  la  carina  del  fiorc,  le  dne  laterali  corle,  un  po 
slorle  air  insii. -C(>ro//fl  lutea,  con  I'apice  delle  ali  (con- 
cavo-cliiuse)  alquanto  jiiii  intensamcnle  colorito,  c  la  ca- 
rina (occultala  dalle  ali)  llava-verdasira  all'apice,  e  il 
vessillo  (ovalo-reUiso  aira|>ice  coi  niargini  un  po  ripie- 
gati)  irradiate  alia  base  da  strie  capillari,  fosco-porpori- 
ne :  tutla  pria  di  appassirsi  di  color  (piasi  leonino.-Le- 
(lumi  suhtereti,  eretto-patenti  o  palenlissinii,  dritii,  2-polli- 
cari.  giabrissinii,  qualche  volta  torosi  per  semi  non  ab- 
boniti,  solcati  nellc  dne  suture. 

276. 

DoRvcMoi,  DC.  Savi.  ■      . 

Cal.  subcampannlato,  2-labialo,  alquanlo  gobbo.  Ale 
pill  corte  del  vessillo  :  carina  subnnitica.  Slami  diadel- 
11.  Lofjume  poco  piii  lungo  del  calice. 

:iyj.  D.  lIiRSLToi,  DC,  Ten. 

Villoso-irsnto  canescentc,  a  caule  eretto  patente,  suf- 
frnticoso:  foglic  tcrnalo,  eon  loglioline  nelle  inferiori  obo- 
vato-cuneate,  nelle  superiori  bislungo-lanceolate ,  acnle: 
braltee  lanceolata,  ternate  (lalora  nessuna)  eguali  ai  denti 
lanceolato-subulali  del  calice :  peduncoli  piii  lunghi  della 
I'ogiia:  iufiorazione  in  capolino:  legunii  lereti-bislnnghi, 
turgidi,  appena  piii  lunghcUi  del  ca\\cG.-(Sulfndice.) 

Lotus  hirsulus,  L.,  (iuss.-L.  haemorrhoidalis , 
Lamk.-Uonjeannia  hirsula,  Beieh. -Lotus  incana,  lUv.- 
L.  Iienion'oidalis ,  {lore  albo  el  sub  rubescente ,  Bar- 
vel.-L.  pentuphijllos  siliquosus  villosus,  C.  B.-L.  pen- 


—  2i9  — 

taplnillos,  lUjnmior,  reeim,  canior,  hinutior,  minu- 
aqua  rumosm,   (hip. 

VoLG.   FiL-Lolicr  iK'niorrlioidal. 

Miii'ijid-diiiiiiio. 

iXollc  ((illiiie,   III!)  nnn  niolto  froqiionlc. 

Pianlii  glaiicoscciili-iiRaiia,  palentenientc  irsuta  nei 
fusli.  iicllc  loglic,  nelle  stipole,  e  nei  calici.-6'«w/i  talo- 
ra  c('S|nii^li(isi  alia  hasc,  1-1  '/2-pP<l''>l':  sonipliceiiicnie  ra- 
mos\. -Foylioline  tunic  nella  diagnosi,  \>i\\{^n[\.-Slipole  ova- 
to-storte,  acute,  piii  larghe  delle  U)i<;\io\'mG. -Pedimcoli  1- 
1  '/,-p<dlicari,  T-lO-llini,  coi  llori  in  cinia  cnrtaniente  pc- 
diccllali,  rastellali.-6V(//cc'  vcrdi-i^Iauco  nei  lubo,  coi  denli 
suhulali,  snLricurvi  allapice,  rossicci  (i^laucescenli  nei 
rrutlo).-Coro//fl  i;labra,  col  vessillo  bianco  niezzo-spato- 
lalo,  (ln|ipii(alo  in  avanli,  aUjnanto  ricuno,  con  stria  por- 
[torina  loni;iln(iinale  ncl  mezzo;  le  ali  pur  bianche  ,  in- 
curvo-connivenli  aH'apicc,  quasi  nielta  piii  corte  del  ves- 
sillo ;  la  carina  incniva,  cbiusa,  subl'alcata,  piu  corta  delle 
ali,  2-petala,  biancliiccia  alia  base,  con  gli  aj)ici  inler- 
naniente  violetti,  coiniivenli ,  piondjino-lividi  esternanien- 
\(i,-Filain('nli  connessi  ollre  la  niettii  inlcriore,  verdicci, 
persistenli  nei  Irulto:  aiilere  flave.-iS//7(j  capilato,  verdic- 
cio  come  gli  siiuu'i.-Lcfjume  3-.')-lineare,  glabro,  crasso, 
nericcio. -Semt  subgioboso-renilormi,  lisci,  verdicci  o  fo- 
sclii. 

o9(i.-J).   Rkctim,   DC. 

Appressatamente  villuso-pubescenle,  a  caule  eretto 
sufTrulicdsu:  r()i;ii(dine  bisluniio-od  (dxivalo-cuneate  ,  cor- 
tamenle  s|)iiiil(Miiile,  nella  pai^ina  superiore  glabre:  slipo- 
le  cordald-ovaic; :  pednnciiii  due  voile  piii  liin!j;lii  della 
foglia:  brallee  l-ll-iille  (spesso  nessuna):  iuliorazione  in 
capolino:  Ici^iimi  iirarili.  tereli-lineari.  tre  volte  piii  lun- 
glii  del  calice.   dritli.-(  Ni(//ii//(Ve.  i 

Lotus  redus,  Lin.,  Vcr.,  Guss.-Uonjcunnia  redd, 


—  2S0  — 

Reich. -Giissonea  recta,  ParUit. -Lotus  libica,  Rii.-L. 
coroiiatus,  latifolius,  niliquis  nigris,  Barrel. -L.  poly- 
ceratos,  fnUescens,  hirsula,  allm,  major,  latifoUa,  si- 
liquis  curlis,  tenuibus,  erectis,   Cup. 

VoLC.  FR.-Lotier  droit. 
,       Aprile-Sellembre.  ' 

Ai  marghii  del  fiiiiui  (AsUiaro,  Cassibili),  e  nel- 
le  siepi  uniide. 

Cauli  da  2  a  7  picdi,  nello  slato  aduUo  quasi  f;la- 
hri.-Fo(jlioline  glaucescenti  iiella  pagina  inferiore,  lieta- 
mente  vcrdi  iiclla  m\wv\ov(^.-Peduncoli  asccllari,  col  fio- 
re  brevi,  col  friiUo  alliingati  sino  al  doppio  dclla  foglia.- 
Fiori  a  capoliiio,  piccoli,  crclli,  nunicrosi  ,  iiiiilaterali , 
gambettali,  col  gainhctlo  pubosccnte  S-U-linearc.-Brattee 
ovato-buiceolatc,  talora  discosle  dal  capolino,  allc  voile  nul- 
le.-Dcnti  del  caliee  subulato-selacci,  rossicci,  piii  hmgliet- 
ti  del  laho. -Corolla  bianca,  con  la  carina  ncro-sanguigna, 
appena  curvata,  oUiisa,  snbcgiialc  alle  ali.-Le</(/m/  gra- 
cili,  cilindrico-lineari,  pocbissiino  depressi,  oUnsi  all'api- 
ce,  lungbi  i  due  terzi  d'un  jiollice  e  ancor  mono,  appe- 
na 1-lineari  in  dianielro,  glabri,  sublornlosi,  rugosi,  pa- 
tenlissinii  sopra  i  ganibelti,  e  rivolli  per  ordinario  uni- 
lateralnientc  come  i  liori,  nella  malurila  n(!ricci.-Se//it  pic- 
ciolissinii,   globosi,  lisci,  nericci.  .  .  :-.'il  ;  i  ■.  >•) 

277.  ■•-^      ■--"'■ 

"    '  ^  PsORALEA,    W. 

Cat.  persistente,  campanulalo,  S-lido,  col  lubo  spes- 
so  glandoloso,  e  la  lacinia  inferiore  (»iii  lunga.  Vessillo 
riflesso  al  margine:  all  e  cf//'ma  2-pelala  libere.  Stami 
diadelli.  Leijume  lungo  (pianlo  il  caliee  evalve,  1-sper- 
mo,  sporgenlemente  rostrate.       i  v.        ,^^r  v 


—  251  — 

.')!n.   J*.   nrn.MiNosA.   Lin.,   I'cr..   Cuas. 

A()|ii'('ssalaiii('iilc  |)('l((S(i-ii>iila,  a  (aiilc  aKjiianto  i'ru- 
licoso  alia  hasc :  loiilio  liiroj>lialc,  ton  le  fni>li(iliiio  nellc 
iiilciidri  s\il)(irlii((ilal(i-()vat('  c  piii  lariilic.  iicllc  allre  ova- 
l(i-laii(('(ilal(',  (•  asi('ii(l('iiii(»  soiii|in'  jiiii  slirllo,  Uille  suIj- 
j>lalirc  lu'lla  jiai^iiia  dl  s()|ira:  jiodiiiuoli  ascellari,  due  o 
Ire  vollo  ])iu  liiiit;lii  dclla  I'djilia :  iiiliorazione  in  spiclu! 
a  caiioliiid  :   calici  \ni()S()-iisiiti.-(  S(///)«//cf?. ) 

Tiiliiliiim  liilinniiKi.simi,  Uiv..  ihtp.-T.  mphalli- 
tes,  Mallh.-T.  (isplidllilcs,  sire  bihiminosvm  odoratum, 
el  noil  oiloniluni ,  J.  II. -T.  asphullites,  flore  piirpii- 
reo  el  alho.   Ca.sl. 

It.-Auiptslil'()li(i-ti  canic  pin  i^racile :  foglioline  piii 
slrctto  0  |iiii  islahre:  |iednnc(ili  piii  lnni;lii :  coloic  dclla 
pianta  dun  verdc  |iiii  \uU^ni^{)-( Doriplininm  anfpislifo- 
liuni.  }l<i('nch .-Tiifolinni  bilumiiiosiun  inoilontm,  llesL- 
T.  hihiminosuni  majus  et  mimin,  Moris. ) 

\  inc.  Fi;.-Tr(''ll('  odoranl,  Psoralior  hilnininoux,  Tre- 
llc  hiluniincux. 

3Iarzo-A"osto. 

i\ei  colli  sicrili  sassosi,  nclle  fendilnrc  dellc  rupi  ; 
la  var."  IJ.  piii  ovvia. 

Caiili  da  1  a  .')  picdi,  crodi  (in  B.  piii  corli  e  pin 
tenni)sparsi  di  corli  pcli  a]»prcssali  (come  i  picciuoli , 
i  pcduiicoli,  c  la  pajiina  inlVriorc  dellc  foi>lioline)  sliiato- 
aiiijolali.  come  i  [licciuidi  e  i  peduiic(ili.-Fof///e  iiiCcriori 
a  luiiii((  piccincMo  ,  le  sii|)ej'ioii  snhsessili :  foiijliidine  delle 
radicali  (l(>|)piaiiieiite  piii  larjilic  die  nclle  cauline  (nclla 
vac'  15.  scmpre  piii  aiii^iisle ,  e  le  eslrenie  decisamenle 
lanceolale);  Inlle  sparse  di  j;laiidole  lenlicolari  lucide  nclla 
[lajiina  di  sollo,  con  la  |)ajj,iiia  siiperiore  progressivainente 
scmpre  piii  lilalira  come  vassi  dallallo  in  li'iu.-Slipoh; 
ovat()-laiice(dale.  aciiminale,  corle,  o  slrelhimenle  lineari- 
lanccolale  ,  adese  all'  nllinia  base  del  [)icciiioli.   cd  acco- 


—  252  — 

sMc.-Poduncoli  crctti,  2-8-pollicai'i. -F/ori  in  capolino  , 
riiiforzato  da  un  iiivolucro  monofillo  ,  grande  ,  nervoso  , 
mollidenlalo  ,  nella  sua  circoscrizione  semicircolarc:  molte 
picciolc  brattcc  in  mezzo  ai  fiori,  pure  nervose,  concave, 
a  base  ovata,  1-3-denfate,  (non  intere,  Guss.)  a  denti 
aculi  0  acuminati  megunli. -I nvolucro  c  brattee  pubescenti 
come  i  calici  (non  ciglialo,  Guss.).-Calici  glandolosi  , 
nervosi  ,  meml)ranacco-biancbicci  nel  lubo ,  "/s  piii  corti 
della  corolla,  5-fessi  sino  al  mezzo,  con  le  lacinie  verdicce, 
acuminate,  a  base  ovata  (nella  var.  B.  a  base  stretta) 
r  inferiore  piii  larga  e  piii  lunga  ,  eguale  alia  carina. - 
Corolla  col  vessillo  violelto  cliiaro:  all  piii  corte,  e  vio- 
letto-cineree :  carina  piii  corla  dellc  ali,  macchiata  di  nero- 
porporino  all'  apice  interno  dei  due  petali ,  onde  compo- 
nesi.-Ler/i/me  densamente  irsuto-villoso,  foscamcnte  pun- 
teggialo  alia  ])ase ,  foscamcnte  spinuloso  verso  I'  apice  , 
con  2-3  spinette  bianchicce  e  doppiamenle  piii  lunghe 
delle  altre  alia  ])ase,  interna  del  rostro ,  il  quale  e  com- 
presso,  sultfalcato,  pubcscentc,  c  sporgc   dal  calice  pel 

doppio  della  lungbczza  di  csso.-Seml -Odore  bilunii- 

noso  nauseante,  nella  pianta  adidta  ([uasi  nuUo. 

'       ,  (continua)  ,  .     '  ",, 


SIL  OILIVIO 


PROVE  GEOLOGICHE 


DEI 


PROF.  CARLO  GEflllELLARO 


LETTE 


Nella  tornata  ordinaria  del  15  gennarn  18o7 


ITTI    iCC.    TOl.    nil 


33 


u;: 


I'.ir!      (v-l     iMi'l''      y.'       '■'!       '•:■!.   uV'fU        r;h.|r,,.'     l!^|/ 


SUL  DILUViO 
PUOVE  r.EOLOOIClIE 


^J. 


•^  i\\  gli  eminenti  prcgi  della  Geologia,  quello  che  so- 
pra  liilli  lie  dispicga  la  ccccllcnza ,  c  Ic  da  il  primato 
sopra  lo  allre  hraiicho  dclla  storia  naturale,  si  e  appiin- 
t(»  il  pofcp  validanicnte  concorrere  a  sostenere  la  verita 
V  la  sanlila  dollc  sacre  pagine  de'lihri  dclla  Gencsi. 

Luiiga  scrie  di  anni  scorrcva,  nolla  quale  i  sapienti 
dcir  Asia  ('  dclla  Grccia  lasciavano  a'  posteri  ncllc  loro 
carlo  i  rcsidlamcnli  di  profondi  studii  nella  OlosoOa  na- 
turale ;  c])|»urc .  0  die  ignari  dclla  gcogonia  3Iosaica  , 
t>  non  coniprciidcudone  la  sublimita  la  Irascurasscro  ,  o 
che  fastosi  non  la  dcgnasscro  di  loro  altcnzione ,  o,  come 
pill  vcrisiniilc  dallanalogia  delle  loro  tradizioni  con  fptclle 
hibliche,  die  lavcssiM-o  sligurata,  e  solto  allre  forme  espo- 


—  2S6  — 

sta  (1),  cglino  poco  o  nulla  ci  han  lasciato  di  tulto  cio 
che  riguarda  le  vicende  cui  la  Terra  e  andala  soggetla, 
tranne  i  pochi  cenni  chc  ne  faccva  la  dolla  scuola  di  Pi- 
lagora. 

Poco  ne  dissero  ancli'  essi  i  fdosofi  latini ,  pedisse- 
qui  de'Greci;  e  qualche  pensiero  espresso  di  volo  si  tro- 
va  in  Lucrezio  ed  in  Cicerone ,  ne  piii  ricavarsene  puo 
dal  laborioso  Plinio  slcsso. 

Dopo  il  risorginicnto  delle  leltere  niolti  illiislri  scril- 
tori  si  occuparono  de'fenonieni  geoiogiii.  Ma  era  riser- 
bata  air  eta  nostra  la  gloria  di  elevar  la  geologia  al  su- 
blime posto  di  scienza. 

Sopra  le  salde  conoscenzc  della  natura  e  delle  con- 
dizioni  geognosticbc  delle  roccc ,  essa  ba  fondato  le  basi 
di  un  ediGzio  scicnlifico  ,  in  cui  lo  spirito  uniano  si  spa- 
zia  nel  prospetto  di  inelutlabili  verita ,  e  si  trasporta  a 
lenomeni  stupendi  ,  avvenuli  negli  islanli  della  Creazione, 
e  ne'  successivi  reniotissinii  teni])i ;  e  se  la  Meccanica  ce- 
leste ,  con  I'ajulo  del  calcolo ,  ba  palesato  le  b'ggi  che 
regolano  fra  gli  allri  ancbe  il  noslro  pianela ,  la  geolo- 
gia ,  con  la  cognizione  dc'  niateriali  che  lo  conipongono , 
ha  scoperto  la  loro  fonnazione  ed  il  rispetlivo  posto  che 
occupano  nella  scorza  lerrestre  ,  non  che  il  modo  di  loro 
giacitura:  ha  stabilito  quali  I'urono  le  roccc  che  ne  costitui- 
rono  la  prima  crosta ,  (juali  (pie'  che  vi  si  deposero  in  se- 
guilo  ,  quali  que' chc  dal  disfacinienlo  de'prinii  e  de'secon- 

(1)  II  baronc  Cuvit'r  nol  suo  Discorso  sitlle  rivobizioni  del 
(iloho ,  parlando  del  diliivio  di  Dciicalionc  fa  lilovare,  die  Apol- 
Icidoro  da  a  (jut'l  figlio  di  Pronioloo  una  s])('cic  di  cassa ,  come 
mezzo  di  salvezza  nel  diluvio.  Pliitarco  paria  di  coldnibe  per  mezzo 
delle  quali  Deucalione  eereava  di  sapeie  se  le  ac(pie  si  I'ossero  ri- 
lirale ;  e  Luciano  di  animali  di  ogni  specie  che  erano  con  quello 
entrati  per  salvarsi.  Pare  cjuesta  una  delle  prove  die  i  Greci  ncm 
erano  intieramente  ii>nari  delle  tradizioni  degli  Kbrei. 


—  2:n  — 

di  vi  si  stpscro  sopra  ;  (piali  linaliiicnlc  (iiiclli  clio,  rassel- 
lalo  il  Cil()l)(>  ,  (lopo  taiilc  vicoiulc  (■(•iiliiiiiaioiio  a  formarsi 
sino  a'  nostri  ijioriii. 

Sul)limo  Ira  le  scicnze  nalurali ,  cssa  liiiiiii^c  a  dare 
spionaniciilo  dc'piu  i>randiosi  ronoincni  avvcniili  iiclla  Ter- 
ra ;  ('  lr((va  clic  (piaiilo  (■  scrillo  iicllc  saerc  ]iai>iii('  sopra 
fcnonieni  slraordiiiarii  c  iiioraviijiiosi  e  tiiUo  vcro ,  lutlo 
conrdrinc  a  (piaiito  ha  sapiilo  cssa  iiidaii'arc  o  (•(iiiosccre; 
ecccUiiali  t\w'  casi  in  ciii  la  iiiano  dcirihiiiipotciilc  lia  ope- 
raln  ]»orl(Mili  ,  alia  s|ticj;azi(»iic  dccpiali  ijiuiiiicr  iioii  puo 
scMiiprc  11  liinilalo  iiniano  iiilcllcllo.  I'^pituro  in  (aliini  di  que- 
st! rcMoincni  si  h  tcnlalo  d'  in(lai;ariie  la  causa  ;  c  ([uando 
con  la  i^uida  slcssa  d(dla  sana  raj^ionc,  si  c  progrcdilo  nci 
rai^ionanicnli  lilosofici  sostcnuli  in  parte  da"  I'alli ,  sic  lal- 
volla  i^iiinio  d'apprcsso  a  rcsullali  ccrli.  Allinconlro  pero, 
(piando  per  vano  orgoglio  di  non  cuid'cssar  la  propria  in- 
sullicicnza  si  nieltono  in  dubhio  que'  tali  fcnonieni ,  allora 
sara  sempre  lalso  il  ragionanicnto  c  sconsigiiala  la  ini- 
|)resa. 

I'no  di  qncsli  straordinarii  Icnonieni  si  e  il  Dilurit) 
univorsale;  porlcntosa  calastrofc  di  cui  scrvissi  I'Onnipo- 
Icntc  |)cr  punire  la  cnorinila  dc'  dclitti  dcgli  nondni ,  c  di- 
sp<trrc  la  supcrlicic  dclla  Tcria  (piasi  a  nuovo  online  di 
cose  per  la  elella  progenie  deU'lonu)  giusto.  Su  di  que- 
sto  avveninicnio .  ricordato  da  Inlli  i  |)(ip(di  clie  conservano 
una  sloiia ,  o  una  tradiziisne  ( I )  ,  ragionando  i  lisici  cd  i 
geologi  ,  in  huona  I'edc  conic  c  da  credere ,  trovano  die 
per  le  leggi  atluali  della  natura,  una  generale  alliivionc  non 
p()lr(d)lie  avvenire;  iiiiperocclie  non  pui)  ciitier  la  pioggia 
ugualnienle  e  ad  un  lein|)o  uiedcsiino  sopra  liitie  le  zone  did 
(Hobo.  I  vapori  coiidensali  |)er  la  forza  di  vcnti  e  jicl  gra- 

(I)  Ciivicr  op.  (il.  p.  tS;].  Paris.   1830  CnniboaiT  Oiittin.  ol'  the 
Gfiol.  of  Kn;,'-!.   iiitnuliu  1. — Londra    1822. 

(jiairo — I   liliii  sanli  vondicati .   I't.   .Napuli    18'("3   cc.   ec. 


—  2o8  — 

do  (li  tein[ieratura  sono  trasportati  da  un  punto  all'altro :  e 
se  cadoiio  in  forma  di  piogi^ia  in  un  luogo,  devono  nianca- 
re  in  un'  aUr(j  d'  ondc  spira  il  vento ;  sc  piove  nella  zona 
teniperala ,  non  puo  lo  stesso  avvenire  nella  torrida  c  nella 
glaciale.  In  quanto  poi  alio  innalzamento  dellc  acqne,  esse 
non  possouo  in  conlo  alcnno  crcscer  tanlo  di  volume  da  in- 
vadere  la  superficie  della  Terra,  c  mollo  nieno  da  snperare 
le  pill  alle  velte  delle  montagne.  !\on  trovando  quindi  nelle 
forze  della  natura,  sul  noslro  Globo,  alcuna  proltabile  cau- 
sa di  un  lale  avveninienlo  ,  o  Y  hanno  posto  in  dubbio ,  o 
sono  ricorsi  alle  ipotesi;  cd  i  fisici  ban  fallo  passare  [>ros- 
simo  alia  Terra  un  Coniela  imbevulo  di  vapori  ,  cbe  raf- 
freddali  c  condensali  nelle  alle  linee  deiratmosfcra,  li  ver- 
sava  a  torrenli  in  forma  di  pioggia :  dopo  di  che  un'  altro 
Comela  che  veniva  ancor  rovente  da  banco  del  Sole,  eva- 
porava  le  cadule  acque ,  e  rasciugava  la  Terra  passandovi 
d'appresso. 

Altri  pill  ragionevoli  vorrebbero  spiegarlo  con  lo 
innalzamenlo  del  fondo  del  mare ,  divenuto  poi  parte  delle 
terre  polari,  o  della  graude  catena  della  Ilimalaja.  Altri  li- 
nalmente  con  inconsiderata  precipitazione  ,  ban  voluto  so- 
stenere,  non  esistere  sulla  Terra  le  certe  tracce  di  una  ge- 
nerale  alluvione.  Noi  esamineremo  brcvemenle  qnesle  iilti- 
me  projiosizioni,  Irascuranilo  quelle  ipotesi  speciose  di  pas- 
saggio  di  Comete,  di  conipressione  dc'poli,  di  acqiia  cen- 
trale,  e  siinili  altre  ;  «  La  scienza  nondeve  »  dice  Humboldt 
(c  passare  dal  suo  dominio  nella  terra  nubilosa  di  segni  cos- 
mologici  » . 

Si  prelcnde  diinostrare  che  i  bloccbi,  e  tntti  gli  al- 
tri membri  del  lerreno  diluviale  mostrano  aver  avnto  ori- 
gine  nnn  gia  da  una  catastrofe  generale  ,  ma  bensi  da 
parziali  altuviiuii.  IJisogna  pria  di  lutto  distinguere  i  bloc- 
cbi (be  da  perliillo  si  Irovano  sparsi  sopra  il  terreno  ter- 
ziario,  da  quelli  del  Terreno  erraUco  del  nord  di  Euro- 


—  2:)9  — 

j);i,  clio  lia  nil  carallcic  ])arlic()lar('  c  liislinto ;  noi  pro- 
vcreiiio  (lie  i  |»riini,  miilaiiu'iilc  ai;li  ullii  Jiu'iiibri  del  ter- 
rciio  ililmialc,  sdiut  cITclli  di  uii  licncral  calaclismo ;  e 
cio  ricordaiulo  I'alli  ilic  tiitli  coiioscono  dopo  qiianlo  se 
lie  ('  dollo  da"  iiiodoriii  ^(M)l()<;i  ,  die  unaiiiinciiiciitc  am- 
nu'UoiKi  uirulliiiia  livuluziuiie  iiel  (ilolto ;  ((iiiio  il  sii^nor 
Deluc  cd  Esckor,  cilali  dal  IJarone  Cuvier  (1),  egli  slcs- 
so  (2),  con  lulli  (jnclli  ilic  sono  viMuiti  dopo. 

IVon  puclii  ijcoloiii  ed  acturati  indaijaluii,  noii  solo 
non  lianno  aniniesso  clio  il  terrcno  dilnviale  potcsse  pro- 
venire  (la  It'iioniciii  jxtslcriori  all'opoca  linora  assegnata- 
gli,  tioe  Ira  il  Icnciio  k'iziuriu  ed  il  giujjpo  del  7/10- 
ileinu,  ma  lian  duhilalo  se  anche  ad  un'epoia  j»iii  aniica 
polessc  ril'crirsi,  Gli  organiei  inarini  fossili,  chc  si  riguar- 

dano  conic  Ic  niodanlic  delle  eta  delle  forinazioni  ffeoloei- 

.  .         ...  ~ .      ^ 

die,  lian  diniosUalo  die  i  leneni  lerziarii,  cosl  delti,  con- 

tengono  un  nunicro  grande  di  resti  oiganici,  delle  stesse 

S|»ecie  oggi  vivciili  ne"  niaii ;  i  teneiii  di  Sicilia  ne  conlen- 

gono  D.'i-per   1(10  (3).  Acl  Icncno  dilnviale  non  solanien- 

fe  si  Irovano,  come  nciili  anzidelli,   resli  ornanici  di  si- 

mil  nalnra  ma  in    talnni   de'suoi   menibri    se  nc   scopro- 

no  di  specie  eslinla,  e  qualche  volta  in  maggior  numero 

di  (jiiaiito  lie  ollroiio  gli  slessi  leneni  lerziarii  (4).    Gli 

organici  I'ossili,  per  tanto,  se  non  possono  giovare  nel  cal- 

colaic  la  diversa  epoca  di  t|uesli  dne  terreni,  sono    pero 

una  chiarissima  ]trova,  die  laiilo  gli  nllinii  lerziarii  quanto 

i   diluviali  deposili  si  forniarono  in  lempo  die  le  condizioni 

degli  elenienli,  di  die  gli  organici  IracAano  la  loro  sussi- 

stenza,  non  eiaii  iiudlo  caniljiate;  e  per  consegnente  e  piii 

naluiale  il  ilcdurre.   die  il  Icrreno  dilnviale   piii  all" epoca 

(1)  (t|i.  (it.  |i.   2(5. 

(•2)  0|).  tit.  It.  2i>0. 

Ci)  Lyi'll.  rriiicij).  (if  (jcnloif.  '     >•  i 

(i)  Phillips  Trat.  of.  Gcolojr.  vol.   1.  tli.  VI. 


—  260  — 

Icrziaria  dovcva  esscr  vicino,  ili  qiianto  alia  susseguenle, 
co.si  (liversa  pel  caraltere  chc  iin  nuovo  ordine  di  cose 
vi  ha  iinj)rcsso. 

Si  vede  a  dippiii  la  inimediata  sovrapposizione  del 
suolo  diluviale  al  Icrziario  (1);  c  sebbene  egli  sia  molto 
dilBcilc  il  discopiire  il  terniinc  delle  formazioni  di  quel- 
I'epoca,  pure  un'occhio  esercilalo  dislinguera,  se  non  al- 
tro,  il  terreno  chc  e  il  prodiiUo  di  una  hini>a  diirata  di 
feuomeni  iinifonni,  da  (|uello  chc  c  dovulo  ad  una  transi- 
loria  e  ruinosa  catastrofe. 

La  fonuazionc  degli  strali  chc  costituiscono  la  su- 
perficic  dcUa  Terra  e  tale  da  non  potcr  esscre  effctto  della 
tumultuaria  c  polente  azionc,  i  di  cui  cfTcUi  sono  violenti 
e  destrullivi;  il  modo  stesso  di  giacitura  e  lo  stato  di 
conscrvazione  degli  orgauici  negli  slrali,  sono  ben  diver- 
si  da  (pielli  rinicscolati  c  conl'usi  de'  tcrreni  di  Irasporto; 
i  blocchi  (piindi,  le  brecce  ossce,  gli  ammassamenii  di  sab- 
bia  e  di  ciottoli,  e  simili  jtarti  del  terreno  diluviale,  non 
possono  rcsultare  da  (juelli  stessi  fcnomeni  chc  produs- 
sero  i  depositi  calcarci;  di  cui  le  potenti  stratificazioni,  suc- 
cessivamente  addossate  le  une  suUe  altrc  con  non  inter- 
rotto  parallelisnio,  attcstano  la  durata  di  un'cpoca  di  tran- 
quillitii  nella  crosta  del  Globo. 

Or  sopra  questi  terreni  appunto,  i  diluviali  si  trovano 
giacere,  quasi  da  per  tutto;  rarissimc  volte  accade  che 
gli  ullinii  terziarii  vadano  esenti  di  diluviali  sovrapposizio- 
ni.  La  loro  prossiuiitii  e  considerata  oramai  come  innega- 
bile,  e  non  si  puo  con  precisione  dimostrare  che  altro  ter- 
rene si  trovi  interposto  fra  di  loro ,  csscndo  i  niateriali  di- 

(1)  L'oriifine  ile  I'alhivion  ancienne ,  si  romarcable  par  son 
etendiie,  runirormile  de  son  aspect,  et  son  indipedence,  puisquc 
elle  recouvre  indiU'eremment  touts  les  autres  depots  meubles  on 
non  antericurs  ii  I'epoque  actuelle  ee.  ec. 

D'Archiac  vol.  2.  p.   146. 


—  2(;i  — 

liiviiini  poco  (lifTcrcnli  (laiili  alliiviali ;  o  se  noii  e  la  prossi- 
iiiila  e  lo  iiniiKMlialo  coiilatlo,  per  clir  cosi,  con  Ic  rocce  lei- 
y.iaiic,  clic  loro  alliihiiisi  a  imt'la  divcrsa  si  avra  a  lavorar 
niollo,  e  lorso  seiiipic  iiiilariio,  a  disliiij^iierc  (picsli  due  i^c- 
iieri  (li  Irasjjorlo;  iniperocche  iiclla  iiiaiiijior  parle  di  essi 
soiio  cvidciili  jili  cllVlti  di  una  pdlcntc  aziouc,  ciu'  da!  Icin- 
po  dclla  cc'ssazidiii'  dcircpDca  Irr/iaria,  unit  ha  iiiaucalo  di 
a^irc  pill  d'liua  volla,  loii  piii  o  nicuo  ili  I'orza,  sdpra  !a  su- 
perlicie  del  (llolto.  Taulo  sia  dcllo  pent  |)cr  li  (iolrili,  pci 
sabliioni ,  pc"  cidUidi  ,  pel  salihioiic  niislo  ad  ossaiuc  c  ad 
arj;iiia,  clic  siuio  nuiiuiii  aHuiKi  cd  allallru  Irasporlu;  vc- 
iiciido  |)cr6  allc  caverne  ed  alle  hrocce  (issoe  ,  od  a'liloc- 
rlii  si  vcdc  di  i('i;|;i('ii  chc  Iieii  essi  si  alliuilaiiaiio  dasum- 
iiiciilovali  Icrrciii  piii  rcconli,  o  prcsciilano  uii"  aspetlo  j)iu 
uiarcalo  di  aiilicliila;  laliho  noi  ci  fcrniorcmo  a  considerair 
lircvcincnlc  (jucsli  {\i\('  piii  carallerislici  nuMuhii  del  leireno 
diliivialc.  pcnlK'  piii  raciiiiiciiU'  piilcssimo  disc()|)iirt'  in  essi 
gli  elVflli  di  una  poleuza  superiore  a  (pianle  ailie  lianno 
aj^ilo  ,  da  (picU'epoea  in  poi  sulla  Terra. 

Ossa  di  aniniali  (piadriipcdi ,  iiiisli  a  leslacei  lerreslii 
c  ad  allri  siiiiili  lesli  oriiaiiici,  si  liovano  in  varii  sili  della 
Terra,  iielle  lande  di  salihioui  ossiferi;  e  posson  questi  ri- 
ferirsi  laiilo  al  lerreuo  diluviaie ,  (pianio  a  (pielio  di  allu- 
vioiie  ;  con  la  diU'ereiiza ,  pero.  iiolala  da"  i^cidoiji ,  vale  a 
dire  che  ne'|)riiui  le  masse  delle  rocce  ivi  tras|»ortate  non 
sono  die  lei;j;ermente  snuissale  iiei;li  spij^uli  e  nei^li  angoli 
solidi,  luenlre  ne'secondi  sono  liitte  piii  o  lueiio  rolondale, 
ed  ajtparleiii^iuio  quasi  seiiipre  alle  rocce  delle  vicine  con- 
trade,  nel  leinpo  die  le  prime  van  niisle  con  allre  di  luo- 
f^hi  loiilani. 

3Ia  iielle  cavenie  ad  ossame,  e  uelle  hrecce  ossee  ben 
allri  caratleri  sono  rimarchevoli ;  e  pria  di  lutlo  i  sili  ove 
(pielle  si  apriuio  soj^liono  per  lo  piii  essere  Iroppo  alii  so- 
pra  il  livello  dej;li  alvei  de'  lorrenli  .  perciie  i  (le[)Osili  di 

iTii  ICC.  vgi.   \iii  3t 


—  262  — 

ossaiiic  chc  ill  esse  giacciono  si  possano  attribuirc  ad  or- 
(linaric  alluvioni.  In  socondo  liutgo ,  le  spocic  di  aniinali 
cui  Ic  ossa  appartcngouo  sono  gencralmcnlo  di  ahilalori  di 
clinii  iontani  ,  non  solo ,  nia  nnii  jioc  lii  di  loro  (lovansi  di 
specie  [icrdulc.  Cosi,  per  cagioii  di  es('m[iio  ,  vi  liiinno  in 
Ingliill(;rra  in  Gennania  cd  in  Prussia  le  ossa  (\c\V  Elophas 
y)r/srH.s  ((loldCiiss),  altilatore  de'tropici  non  solo,  ma  di 
cui  la  specie  non  e  piii  vivenlc.  Del  ])ari ,  nel  dipartiniento 
della  3Iaine  o  l^oire,  rinvengonsi  quelle  dQWllippopolumiis 
inlennedim;  e  vicino  IJordoanx  V Hipp,  minulus  (Cuv.); 
in  Francia  ed  in  Oeniiania  il  Tapir  (jiyantms  (Cuv.)  ec.  ec. 
Cio  serve,  senza  dubbio,  a  provare  die  questi  aniniali 
apparlenendo  in  effello  a  clinii  diversi  vi  furono  tras[)ortati 
da  straordinario  calaclismo  ,  o  pure,  se  considerar  si  vo- 
lessero  come  iudigeni  dc'  Inoglii  ovc  trovansi  le  loro  ossa  , 
la  d'uopo  convenirc  clic  nel  Icmpo  di  loro  .vita  ben  altre 
erano  le  condizioni  aslrononiiclie  del  nosiro  rd(d)0  ;  lo  die 
fa  rimontare  ad  epoca  lonlanissima  la  causa  die  [lorlo  nelle 
caverne  tantc  c  si  svariale  specie  di  animali. 

DeH'una  e  dell' allra  nianicra  il  terreno  diluviale  , 
solto  questo  punlo  di  visia,  nulla  lia  die  fare  con  le  par- 
ziali  alluvioni ;  delle  quali  ancorche  lalune  stale  si  fos- 
sero  potcntissime ,  come  dagli  elTelli  prodolli  si  rileva , 
pure  non  jiresenlano  mai  quella  universalilii  che  si  osscr- 
va  ne"  terreni  diluviali ,  ne  quello  strello  rapporto  col 
suolo  lerziario.  Ma  cpieslo  e  poco :  nessuna  alluvione  or- 
dinaria  ,  o  straordinaria  die  si  vogiia,  polrebbe  in  Inlti 
i  luoghi  della  Terra  eirelluare  il  lras|iorlo  de'blocdii  sem- 
pre  sopra  il  Icrreno  lerziario.  Ouclla  cosi  meravigliosa , 
del  nord  di  Kiircqia,  die  io  slesso  lio  dovulo  ril'erire  a 
causa  astrononiica  piu  cbe  a  geologica  (1),  non  e  sempre 
sopra  il  terreno  lerziario;  che  anzi  iiiolti  piaiii  da  essa  oc- 

(i)  Atti  Giocn.  2."  Serie  vol.  3."  '    '■■ 


—  2G3  — 

ciipali  appiirlciii^'oiio  a  piii  reccnlc  [(ciiodo.  Le  masse  di 
ciii  |)iiiliaiii()  soiio  (|ii('ll('  clic  per  Oi;iii  dovo  si  trovano  , 
0  lion  ^iii  liiiiilalc  ad  una  s(da  ((iiilrada  dclla  Terra  ; 
qiiesle  ,  secoiidd  \\  i;e(>l(><;()  in|j;lese  Sii"".  Phillips  «  sono 
h  stale  Irasporlalc  eon  lale  alio  slalo  di  I'oi'za  .  in  lali  di- 
«  rezioni  v\l  a  (ali  dislanze  ,  elie  non  possiiimd  seliivaic 
«  di  senlire  eslrenio  sliiporc,  e  di  i>'uardare  intorno  iii- 
«  vaiio  sngli  altiiali  jji'ocedinienli  lisiel  neila  sii|)erficic  del 
K  filoho  .  per  (pialehe  eosa  di  simile  x .  Ed  in  vero,  sola 
una  iiciierale  ealasliitj'e  puleva  dar  luogo  al  trasporto  di 
masse,  spesso  enormi  ,  accom|)ai;natc  da  alfri  malcriali , 
e  coevi  aile  hrecee  ed  alle  eaverue  ad  ossame  ,  e  sempre 
soUo  r online  slesso  di  yiaeiluia. 

Oi'nuu  si  avvedc  die  nel  riliaHer  la  opinione  die  am- 
melle  essere  il  leneno  diluviale  nienle  di  [liii  die  il  y.ro- 
(Inllo  di  parziali  alluvioni  ,  nulla  io  preseiito  ,  eon  le  niic 
|»nip(isizi(ini .  piii  di  (piaiilo  si  sa  da  tulli  que"  die  sono  al 
iallo  (Idle  i>eoloi;idie  teorie ,  non  che  dclla  geognosia  dei 
lerreni  ;  ne  eredo  sii  di  eio  esser  necessario  prolnirre 
pill  ollre  il  ragionaniento  ;  sienro  d"  allronde  elie  jili  au- 
tori ,  0  sostenilori  di  (piella  opinione,  non  ne  sono  intima- 
menle  persuasi.  Ksaminianio  piii  loslo  sopra  (piali  |>rin- 
cipii  impren<lano  laluni  a  |)rovare,  die  le  aUuriotii  an- 
lidic  (pidle  die  si  eliiamano  andie  Diluvium,  nulla  lian 
I'lie  fare  C(d  IHIurio  bihlico  (1). 

In  qiiesli  leireni  ;  essi  dicono  ':  e  so|iralullo  in 
lMiro|)a ,  non  vi  si  Irovano  reli(piie  uinane ;  le  qiiali  si 
sarelihero  scnza  nieno  conservalc  e  noi  dovremmo  trovar- 
le  ;  eonie  vi  trovianio  quelle  dej^li  Elefanli ,  e  di  liilti  ijli 
aniniali  elic  perirono  in  (piel  yran  eataclisnio  .  Or  cpie- 
sla  proposizione ,  gellata  cosi  spensieratamente  suUa  ear- 

(I)  Elenicnls  de  Geologii' .   pour  le*  l■ni^L■I•^ilcM'^  ilf  la  1  run- 
10  §   MO. 


—  2U  — 

la  ,  conticnc  niente  meno  che  tre  assunti  ,  1."  la  oertoz- 
za  (li  alliivioni  anlichc  dislinlc  dalle  recoiiti  ,  2."  I'  assi- 
ciirazionc  di  assonza  di  rosli  iimani  ncl  Icrreno  diluviale, 
(*  3."  che  tale  assenza  e  una  piova  di  nun  essore  stato 
(juel  talaclismo  il  Diluvio  universale.  Con  tuUo  il  rispetio 
(lovulo  air  aul(>rev(d  nome  del  cliiarissimo  i'e(doi'()  Iran- 
eese,  io  lui  Itisinijo  di  })r()vare  duhbia  la  prima,  I'alsa  la 
seconda,   uinl  fondala  e  dcbolissinia  la  lerza  asserzione. 

Pria  di  tulto  se  si  ]»arla  di  alluvioni  aniithe,  cioe 
avvenulo  ])rinia  del  periodo  islorico  del  ndslro  Globo  , 
ve  ne  sono  slate  lanle  in  lulte  lepoche  gcologielic,  (piante 
•sono  le  forniazioni  sedinienlarie  della  sua  scorza ;  la  gra- 
uvake,  il  gres  rosso  anlico  ,  le  puddingiie  dell' epoca 
anligiurassiea,  (juelle  intermedie  al  lerreno  del  Giura  e 
della  creta:  quesle  sono  veranienle  anliehe  ;  nia  certo 
di  esse  non  si  vuol  ragionare ;  si  tralla  di  alluvioni  av- 
venulc  dopo  il  rassellanienlo  del  Globo  ,  dopo  1'  ultima 
deposizione  terziaria ;  e  di  (piestc  la  piii  antica  si  e  per 
I'appunto  (piella  che />(7Hra/m  si  appella.  Che  se  in  cio 
non  si  e  d  accordo,  noi  siamo  luor  di  questione.  Pure, 
ammettendo  ,  a  moilo  di  ragionamento ,  le  alluvioni  an- 
liehe e  le  recenti ,  come  si  polrehhero  distiuguere  in  modo 
preeiso  le  unc  dalle  allrc  ,  se  non  per  qnella  della  gia- 
eitura  superiore  o  inferiore  di  altri  terreni ,  e  dalla  uiag- 
giore  0  minore  antiehila  de'  resti  organiti  in  esse  con- 
tenuli  ? 

Or  qui  sta  lullo  il  dubhio ;  imperocche  e  Iroppo  dil- 
lieile  il  dislinguerc  i  veri  caralleri  di  priorila  in  queste 
forniazioni ,  ed  in  cio  sono  di  accordo  gli  aulori  piii  illu- 
stri,  de'quali  basla  citarne  qualcheduno.  «  Aon  si  pos- 
sono  ))  dice  il  Sig.  3larcel  de  Serres  «  (1)  per  alcun  ca- 
rattere  posilivo  distinguere  i  deposit!  anlediluviani,  giac- 

(1)  Goognosie  des  terrains  ec.  introducl.  p.  L.XXXVI. 


—  2o:;  — 

die  i^li  olTclli  sono  slali  p,ii  stcssi  no' due  poriodi  ec.  cc.  » 
II  Si"-.  Dc  la  ncclic  (1)  "iusliuiicnlo  diihilaiulo  siillo  slesso 
argoinoiilo,  slaliiliscc  (lie,  luUc  Ic  nialcric  Irasportale, 
che  socliono  (iosiynarsi  connincnioiitc  soUo  il  noiiie  di  di- 
luvio,  (liiiiaiidaiKt  iiiM'saiiic  scvcro  e  cireoslanzialo  » .  Lo 
stosso  auldic  lu'ir  allra  sua  opera  (2)  osserva  die  ,  «  il 
!^Tii|»|t()  s(i|)ra(ietateo  passa  cosi  insciisihilnienle  al  prc- 
senlc  online  delle  cose,  die  forse  nessiiua  liiiea  di  deinar- 
cazioiie  si  pnlia  inai  lirare  Ira  di  essi  •,  ed  il  Sig.  Pliillips 
j)oi  (?t),  erede  ikhi  s(d(i  dillitile  disliiignere  le  roeee  di  ler- 
reni  ailiiviali  e  dihiviali  .  ina  (pielli  e/.iandio  del  diliivialc 
e  del  Icr/iario.  II  Coiile  di  Ardiiac.  inline,  parlando  del  ler- 
reno  (iiialcrnario,  o  diliiviale  di  Ulanda,  assume  essere 
(c  quasi  inipossihile  diseiiiiare  il  piinlo  ove  linisee  il  deposi- 
to  (pialernario,  e  dove  coniineiano  le  aliiivioni  niodernc  (4). 
Ad  ogiii  iiiodo,  si  pii(»  ((ni  (pialdie  i;rado  di  eerlez- 
za  dire  die,  i  hlocvhi  enalivi.  le  (■arcrnc  mi  ossame 
e  le  brecce  ossee,  piii  die  le  clevazioni  di  alcuni  ter- 
reni,  e  i  drjKtsili  fhiridlHi  e  Inciislri.  iiioslrano  ijii  ef- 
i'elli  di  slraordiiiiiria  alhivione,  e  snperiore  a  quioilo  piio 
aspcllarsi  dall" online  allnale  de'nalurali  lenonieni.  Qnan- 
do  ])oi  (|nesr  online  ciniiinrialo  fosse  nel  noslro  pianeta, 
e  ciii  die  resta  a  e(nioseere.  I  piii  aniili  i;e(doi;i  lian  cre- 
diilo  poler  spini^ere  le  lore  ricerdie  lin  nelle  cause  die 
pill  leiile  allnalinenle  a<;iscono ;  e  trovare  in  esse  i  prin- 
cipii  dello  spieijanicnlo  die  dar  si  polrehhe  alia  ijiacitura 
iU:' Itlocrlii  e  d('i;li  o,s,sY(//(/  nelle  caverne  e  nelle  lirecce ; 
ma  lo  lian  lenlalo  invano,  per  quanto  appare ;  «  tre  opi- 
iiioni   »   senile  a  dire  De  la  Beche  a  rcynano  in  ou'fii  so- 


(1)  rionlogicnl  Miimiiil  sec.   III. 

(2)  Rcsciirclii's  on  tlicorel.  (icnl.  p.   305. 

(3)  A  treatise  on  geolojfy  vol.    1.  p.  262. 

(4)  Vol.  2.  p.  140. 


—  266  — 

])ra  tale  subjetto ;  suppone  la  prima  che  il  trasporto  si 
fosse  vcrificato  ad  una  sola  e  stessa  cpoca ,  la  scconda  ani- 
metle  esscre  I'csullainenlo  di  iiiollc  calaslroli ,  e  la  lerza 
vuole  cio  allribuire  aH'azionc  proliingala  dcllc  forze  na- 
turali  ill  oiiiiii  esislonti  .  ...»  la  diversita  di  rpicslc  opi- 
nioiii,  noil  doriva  the  dalla  inipcrfellissiina  cognizioiip  die 
uoi  abhianio  linadesso  defenunu'iii,  su'tpiali  Iciiliamo  di 
ragionare,  ed  anclie  daU'aver  voliilo  troppo  afFrcllarci  a 
gcneralizzare  falti  puranioiite  locali ;  cc  e  concbiudc  «  es- 
serc  desidcrabile  cbe  i  fononieni  fosscro  bene  sliidiati , 
senza  cercar  di  soniniellerli  al  controUo  di  una  leoria  iiii- 
maluramenle  concepila  > .  Tulto  e  dubbio  duiiquc  qnanlo 
avanzar  si  vorrebbe  siilla  distiiizione  dellc  alluvioni  anti- 
die  e  dellc  recenti. 

In  (pianlo  alia  scconda  proposizione,  vale  a  dire,  I'as- 
senza  dellc  reliquie  uinane  nel  terreno  dikiviale,  voliita 
daH'auldr  fraiicese,  posso  soslenere  non  esser  vera. 

Ossa  umane ,  c  talora  anche  resli  di  uinana  indu- 
stria,  rinveniili  nel  terreno  di  cui  si  tratta,  sono  oramai 
a  notizia  di  luUi  que' die  aniano  aver  per  le  inani  opere 
di  gcologia.  La  cavenia  di  IJizc,  osscrvala  dal  Sig.  Mar- 
cel de  Serres ,  e  poscia  dal  Sig.  Tournal  di  IVarbona, 
ha  presenlato  ossa  umane  insieme  ad  ossa  di  Anoylochis, 
di  Vi'SUH  anloidem,  di  Hos  urus;  ed  accurali;  sono  sta- 
te le  aualisi  isliliiile  alio  scopo  di  conoscere,  dalla  presen- 
za  di  sostanza  aniinale,  laiilidiita  di  quelle  ossa  (1).  II 
Sig.  Schlolheim  ne  ha  trovalo  nellc  biecce  ossce  dei 
contorni  di  Kaslriz,  insieme  ad  ossa  di  Elefante,  di  Me- 
gaterio,  e  di  Ccrvo  (2).  Donati  c  Germar  di  Halle,  nel- 
le  brecce  ossee  di  Dalniazia  con  le  mcdesimc  circoslanze 


(1)  Marcel  do  Serivs,  op.  cil.  p.  LXVIl  c  seg. 

(2)  D'Auliisson,  vol.  11.  p.  472. 

Aimal.  de  la  Soc.  Linn,  de  Paris  1824.  p.  5. 


—  207  — 

(li  iiiaciUira  (I).  Lo  sicsso  Sii;.  dc  Series  rapporla  os- 
sa  iimane  liiiveiuile  iie' (le|)Osili  di  Caiistadi,  ove  esislono 
del  pari  ossa  di  iiiamniireri  perdiili ;  e  cila  il  Sii>'.  Chri- 
slel,  il  (piale  nelle  caveriie  di  Liiiiclvirl,  di  I'diidres  di 
Sauviiii^ai'giies,  IVa  le  (t.ssa  di  riiKiceruiili,  di  ors;i,  dijenc, 
e  di  allri  niaininireri  lia  distinto  ossa  iimane  (2).  II  Sig. 
I'liillips,  iiella  eilala  opera  (.'})  replica  essersi  Irovate  os- 
sa imiaiie  in  Aizza,  in  Dalmazia,  ed  in  allre  tavernc  a 
Bize,  Soniniieres,  liancogue,  I'ssar,  Miallcl,  Eugisscul, 
I'aviland.  .Mendis,  ec.  cc.  Ed  il  Siij".  Ljell  ,  passando  in 
rivisia  l.ili  liilli.  e  |)onendo  in  disaniina  le  varic  spiegazio- 
iii  date  dagli  anlori  al  cerlo  rinveninienlo  delle  ossa  iinia- 
ne,  viene  a  eoneliiiidero  che  «  non  e  facile,  dalla  lesti- 
nionianza  di  tanli  niescolanienii  con  ossa  di  altri  animali,  lo 
aniniellere,  o  lanliciiila  della  razza  nmana,  o  la  rcccnle 
epoca  di  lalnne  |ierdnle  specie  di  (piadrupedi  (4). 

Ilaslano  (piesli  I'alli  per  provarc  che  iassenza  delle 
ossa  iiniane  sid  leireiiu  diliiviale  non  e  vera. 

Snila  leiza  propdsizione  dell" alitor  francese,  cioe  «  che 
le  anticlie  alliiviinii  iinlla  lian  che  fare  col  diluvio  Liblico  » 
direrno  :  sii(ip(istu  pure  che  le  ossa  nniaiie  rinvenulc  nei 
cennali  terreiii  appartengano  in  elfelld  ad  on'  epoca  piu 
rccente  ,  nella  quale  esislevano ,  come  da  laluni  si  pre- 
tende,  tnll"  ora  nianiniil'eri ,  al  giorno  ddjigi  non  piii  esi- 
slenli  in  (pie'  luoghi ,  si  potreltlte  egli  inlerire  da  cio  che 
r  assenza  di  ossa  niiiane  nel  terreno  dihivialc  sia  prova 
deir  iuileriorita  di  queslo  siiolo  alia  venuta  dellHonio?  0  si 
vorrehlie  neyare  che  un  lerreiin  dovuto  a  arenerale   alhi- 

(1)  Itiillotin  eenoral  dcs  Sciences  §  I\  ji.  22. 

(2)  Op.  cit.  "|i.  L\.\I. 

(3)  I\.jr.  28'i. 

('4)  Piiiiciplcs  (if.  r,.«olc.^.  liii.  111.  .'.  \IV.  vol.  3.  odiz.  3.^ 
vedi  pure  la  ri'cciili'  oiicra  —  I.czicnii  di  fisiulaiiia  coniparata  del 
Sig.   I'li)iirciil  ((iiiiiiilata  del  Sif.y.  Houx  —  Paris  1856.  < 


—  268  — 

vione  esiste  inrallo  sovrapposto  alio  ullimc  torziaric  for- 
niazioni  ,  l)onche  i  liniili  rioscano  diflicili  aJ  esser  deler- 
niinali  ? 

Esscndo  tiitt'ora  duMij  i  caralleri  dislinlivi  dojjli  estre- 
mi  dclluno  e  doirallro  Icrrcno:  ma,  per  1'  o|)[)(>sto  ,  es- 
seiulo  ccrta  la  prcsonza  di  ossa  iiinane  nollo  slalo  fossilc, 
perche  non  animcUerc  piii  tosto  clie  la  poca  qiianlila  di 
esse ,  fill'  ora  riiivcmila  si  dohha  alia  scarsa  popolazione 
degii  uoinini,  che  iie'teiniii  diliiviaiii  era  poco  dilViisa  suUa 
lerra :  nienlre  la  paiie  piii  ahilala,  come  si  sa  dalla  sto- 
ria,  era  qiiella  liiiiilala  dal  .^ledileiTaiieo  ,  da  iiii  canto,  e 
dall'Annenia  e  dalla  Persia  dairaliro?  Ed  in  queslo  caso, 
quali  osservazioni  si  sono  falle  nelle  caverne  e  nc'  liio- 
ghi  opporluni  di  (pielle  contrade ,  per  ])rovare  se  relicpne 
umane  e  resli  di  uniana  iuduslria  ivi  esistessero  ?  Fra 
quesli  resti  pero  non  posso  persuadenni  esserc  sperabile 
il  rinvenimenlo  di  rabhriclic  a  cemenlo ,  di  colonne ,  di 
stalne  ,  d'inlagli,  di  moiiele  ed  allro  .  clie  vorrehbe  la- 
luno  (1)  trovare,  per  jtrova  di  esislenza  dell'iinian  gene- 
re  in  que'  lem[»i ;  la  civilla  e  le  arli  non  essendo  in  al- 
lora  nel  lloridu  slato  a  die  ,  dopo  molli  seccdi,  fii  dalo  di 
ffiuniicre.  In(»llre  la  scarsa  (luanlila  di  ossa  umane,  in 
confronlo  a  quelle  di  mamuuleri  anlidnuviani ,  nun  dee 
recar  meravigiia  sc  si  rillelte  die  in  ([ueirc[ioca  [siii  cste- 
samenle  regnar  dovevano  gli  aniuiali  sulla  selvaggia  ter- 
ra, e  |)Oco  ahitata  dagli  uomini ;  e  ben  si  \)m  aggiun- 
gcre  die  essendo  eglino  riuniti  in  sociela,  potevano  piii 
facilnicnle  essere  trasporlati  in  un  fascio  ,  per  dir  cos'i . 
dalle  correnti  dihiviane  nella  massa  delle  ac(pie  marine  ed 
inabissati  nelle  prolondita  de'mari.  Se  gli  aniniali,  linal- 
mente,  di  cui  le  ossa  trovansi  nelle  caverne,  ne  erano  gli 
abitatori,  secondo  si  e  pensato  da'moderni  geologi.  come 

(1)  Bercley,  citato  da  Lyeli.  t.  III.  p.  20:5. 


—  209  — 

sporar  di  Irovarvi  anclio  ossa  iiinano.  a  incno  die  noti  vi 
si  asjtcUasscro  ([iia'  icsli  di  jircda  di  (|U('1I('  Ix'lvc  Icroci? 
Che  un  Icitciio  ulluviale  osisle  sopra  le  ultiiiK!  I'or- 
mazidiii  Icrziaric  ,  c  dfrcaraltcii  rlic  porla  iinpiessi  ,  c 
dalla  sua  iiiatiluia  diiiiuslri  esscr  dovuld  ad  una  "oiierale 
alluvioiic  ,  si  confessa  iiella  stessa  |)ro]»osizi()ne  che  ah- 
hiaino  in  osamc  ,  con  Ic  parole  lutti  i^li  aniniali  die  pe- 
rirono  in  (piel  (pan  cdhicJisino  ■> .  lo  (jui  non  I'o  die  li- 
tliiainar  I"  allenzione  soj)ra  i  i'alli  die  ci  preseiila  la  i^eo- 
gnosia,  rii>iiardiinli  Ic  forinazioni  delPepoea  in  queslione. 
Ksisloiio  i  Mocdii  sovra|)posli  senipre  alle  ullinie  lerzia- 
rie  rucce ,  di  (pialuiKpie  iialura  die  si  I'ossero  ;  le  loro 
masse,  la  dislanza  dellc  rocce  dalle  qnali  derivano  ,  la 
(juasi  inlegrila  de'  loro  spii>()li  ed  ani^oli  solidi  ,  danno 
cliiara  prova  d'  essere  slali  Irasjiorlali  da  uiiita  e  sola  po- 
lenza  ,  in  avveninienlo  |)osleriore  alle  deposizioiii  teizia- 
rie.  Le  cavernc  ad  ossame  ,  coeve  nella  giacilura  de'nia- 
leriali  die  contenijono  a'bloeelii,  non  die  le  hreeee  os- 
see  pidvano  audi' esse  yli  ellelli  di  ipiell' avveninienlo ;  e 
queste  roece ,  |)cr  esscr  senipn?  iiellc  slessc  correlazioni 
!;('(»|^noslidie  eon  i;li  allii  lerreni  ,  non  laseian  duldiio 
sulla  coiileiiiporaneila  di  loro  lorniazionc ;  lalelie  la  piii 
aniinissibile  di  lulle  le  opinioni  pare  doyersi  stiinare,  an- 
die  ijcolo^icanienle  parlando,  ipiella  die  suppone  il  ler- 
reno  diliiviale  aver  avulo  ori^ine  da  poleiilissinia  causa,  ad 
una  siila  e  slessa  Cjxtca ;  vale  a  dire  da  un  generale  ca- 
ladisnio.  Peiclie  duiupie  (jueslo  caladisnio ,  riconosciulo 
oraniai  dal  j;ian  luiniero  de' {^('(doiji ,  nun  hn  nulla  (lie 
fare  villi  le  aniivlie  allaviunii'  K  (jueslo  caladisnio  non  e 
forse  cpiello  die  le  sacrc  carte  ci  hanno  descrillo  c(d  iionie 
di  \)iluvui?  (ili  spirili  preocciipali  di  sistemi  in  jicfdojiia, 
possono  soli  presimiere  di  Irovar  nelle  alluali  I'orze  dellii 
nalura  lo  spieiianienlo  di  un  I'enonieno  ,  impossible  Corse  a 
succedcre   cos\  universale  sul  Glolio  ,  nello   slato  di  sue 

ITTI    ICC.    VOL.    Mil  i'o 


—  270  — 

aslronoiiiichc  condizioni ;  c ,  a  mono  chc  le  aequo  non  ab- 
biaii  solToi'to  una  estraordinaria  cspansionc ,  chc  avosse  po- 
futo  sollevarle  con  iniincnsa  I'orza  ,  c  rovcsciarlc  sopra  i 
coulincnti  ,  i  lenunioni  di  cui  sono  cfTcUn  i  terrcni  dilu- 
viali,  non  p(»tcvano,  cerlo ,  aver  luo^o  gianimai. 

II  Sii".  De  la  IjccIic  Aonebhe  far  succedcrc  il  diknio 
per  lo  innalzanicnlo  di  niontagnc  ne'  mari  del  Nord;  di  che 
le  conseguenze  stale  si  fossero  marosi  so|)ra  niarosi,  eor- 
rispondenti  alia  I'orza  dislruggilrice  (1) ;  c  quindi  il  gal- 
leggiar  delle  ghiacciaje  ,  con  le  masse  de'  blocchi  addos- 

so Questo  potrebbe  lenersi  presente  nellc  ricer- 

che  sulla  origine  del  Icrrono  orratico ,  il  quale  non  si 
estende  die  atl  abpianti  gradi  della  zona  giaciale  ,  ma  non 
puo  ammeUersi  not  lerreno  diluviale  esistenle  in  ogni  zona 
del  Globo ;  del  reslo  noi  ripiglieremo  ([ueslo  argomento 
or  ora,  dopo  aver  conchiuso  che  «  dubbia  e  la  dislinzione 
fra  antiche  e  recenti  alUivioni :  falsa  1'  assenza  di  reli([uie 
uniano  nol  terreno  dihniale  ,  ed  inconsiderala  la  concbiu- 
sione  che  nulla  ha  che  fare  il  diluvio  biblico  con  le  antiche 
alluvioni  »  ;  menlre ,  per  rop[)osto,  i  falli  dimoslrano  la 
osislenza  di  umani  rosti  in  quel  terreno  appnnlo ,  che  nes- 
sun'altra  causa  polova  prodiu're  ,  fuorche  un  generale  ca- 
taclismo ;  e  sii  di  cio  e  bello  il  ril'erire  quel  passo  del- 
I"  inimortale  Cuvier  nella  citala  opera  (2).  «  lo  penso  » 
egli  dice  «  co'  Siguori  Deluc  e  Uolomieu  ,  cbe  se  vi  ha 
qualche  cosa  di  verilicato  in  geologia  si  e,  cbe  la  superli- 
cie  del  nostro  Globo  e  stala  vitlima  di  una  "randc  e  subita- 
nea  rivoluzione  ,  di  cui  la  data  non  pub  rimontare  al  di  la 
di  ciuipio  0  sei  mila  anni;  che  questa  rivoluzione  ba  sepol- 
to  0  fatlo  sparire  i  [>aesi  cbe  abilavano  per  lo  iunanzi  gii 
uomini,  e  le  specie  dcgli  aniniali  oggi  li  piii  conosciuli,  ed 


(\)  Researches  ec.  p.  390. 
(2)  P.  290. 


—  Ill  — 

lia  |)rcparnlo  il  suolo  alliialincntc  abitalo  ;  dopo  qiicsta  li- 
volii/.ionc  il  piccolo  nuinero  degli  iiulividui  risparmiali  alia 
(■alaslrolc  si  soiio  sparsi  e  propaj^ali  sul  niiovo  lerre- 
110  cc.  cc.   » 

IJciiche  ricoiiosciulo,  (iion  volendo  forse  Irasciirar  d'iii- 
dagarc,  pria  di  ricorrerc  a!  corlo  niiracolo,  se  inai  lE- 
tcriio  si  fosso  polulo  servire  di  niczzi  iialiirali  ))or  |)rodur- 
rc  ([iicl  IV'iioiiUMio),  ha  voliito  laluiio,  daiido  sfogo  alia  sua 
laiilasia,  pirU'iidcre  clio  il  soUcvaiiuMilo  delta  grande  ca- 
Iciia  dclilliiiialaja  polova  prodiirlo;  scnza  csscre  oldigali 
a  siippoirc  una  caclula  cos'i  slialihocchcvole  di  acqiic  dal- 
raliiioslV'ra;  poleiido  piu  racilmcnte  le  s])OState  ac(pu'  del 
j)reles()  sollevaineiilo  iuoiidiire  la  terra. 

Piio  ogimuo  peiisare  a  suo  modo ;  cio  c  vero ;  pero 
iiel  niaiiifesiare  ad  allri  i  proprii  pensainenli  deve  aspet- 
taisi  (lellc  osserva/.iniii  die  vi  si  posson  fare  ,  qiianle  voile 
si  trova  clie  Ic  ipolesi  iioii  sono  appoggialc  sopra  una  ba- 
se, se  nou  eerla,  j)robal)ile  alnieno.  l*er  lo  die  sulla  espo- 
sla  ipolesi  noi  diieuio,  chc  le  acquc  del  mare  si  I'ossero 
iniialzaie  nel  fenoineiio  diluviaie.  si  ricava  andie  dalla  sles- 
su  nihitia  [I),  ma  die  il  solo  innalzanieulo  della  Ilinialaja 
ne  avessc  potulo  esscrc  la  causa,  io  credo  non  polersi  in 
modo  al(  iiiio  sostciiere ;  c  spcro  con  breve,  ma  precise , 
ragi(Miain(>iilo  diiiiostrarlo. 

Su|q)ongliiaino  die  il  conlinenle  dell*  Asia  fosse  slalo 
pria  del  Diluvio  inlerrollo  da  un  mare,  il  (piale  aperlo  in 
(pirlld  (leir  India  per  niezzogiorno,  s"  iideruiisse  nel  cuore 
di  (|nd  conlinenle,  ed  occu|»asse  lo  spazio  conqireso  Ira  il 
gr.  di  lal.  11. "  e  4j.",  e  fra  il  gr.  di  long.  93."  e  120." 
dell"  (sola  del  ferro  :  spazio  die  fornia  nn"  area  di  sopra 
'i-8,J'il  miriamelri  quadrali,  Ire  voile    circa  la  grandezza 


(1)  (Genes,  e.   VI.    li.)  Oiiliuct  llisl.  (Iell;int.  Test. 

til).    I.  c.   IX.  ec. 


—  272  — 

ilol  mar  Caspio;  ovc  sori>ono  in  oggi,  non  solamcnlc  I'Hi- 
malaja,  ma  lutto  il  Tibet,  porzionc  del  Beliiir  e  dell' Altai: 
in  somma  quasi  tullo  I'alto  terrcno  dell' Asia.  K  supponghia- 
mo  olie  la  voce  divina  avessc  ordinato  the  tutta  quell' area 
venissc  ad  essere  occupata  da  un  sollcvato  terrcno  ,  e 
r  acqua  ne  fosse  riniossa  e  riversata  sul  resto  del  mare : 
ehe  (piel  soUevato  torreno  giungesse  ad  un'altezza  media 
di  0,000  piedi  p.  (  ossia  11)40,04  mctri),  in  lal  caso  il 
volume  deir  acqua  spostata  e  riversata  so])ra  il  rimanente 
de'  mari  ,  considerati  per  trc  quinii  della  inliera  super- 
(icie  del  Globo,  poteva  produrre  sollauto  un  ineremento 
di  altczza  minore  di  31  metri  (30.  38)!  Pure  in  questo 
calcolo  si  sono  suppostc  le  isole  ed  i  continenli  come  se 
I'ossero  stati  barricati  e  recinti  da  baize  verticali  alle  spiag- 
ge  rispcllive  ,  per  cui  I'altezza  del  livello  de'mari,  ac- 
cresciula  per  quel  sollevamento  non  avesse  potulo  recare 
inondazione  nelle  parti  basse ;  il  clie  e  coutro  1'  efTettivo 
slato  dclle  cose  ;  imperciocclie  senza  supporsi  ostacoli  di 
recinti  ,  le  acque  avrebbero  inondato  i  bassi  terreni  ,  e 
(pielle  sospinte  dal  sollevamento  asiatico  dilagandosi  in  jiiii 
estesa  superficie ,  avrebbero  I'atto  di  gran  lunga  meno  ele- 
varc  il  loro  livello ;  cd  in  vecc  di  31  mctri ,  forse  ne 
anchc  a  10  si  sarebbero  innalzale. 

5Ia  senza  di  questo,  cosa  sono  mai  31  metri  di  al- 
tezza  per  potersi  (lire  die  tutta  la  terra  I'ossc  stata  inon- 
data  dair  ac([ua ,  pel  sollevamento  ,  non  della  sola  Hima- 
laja  (cbc  elTctti  poco  sensibili  avrebbc,  in  vcrila  ,  recato 
nclla  massa  tutia  dellc  acque  del  mare),  ma  di  gran  tratto 
(leirAsia?  Ed  ancorclie  si  volessc  valutare  la  prol'ondita 
alia  (pialc  stava  il  terreno  sudelto ,  pria  di  emergere ,  il 
che  aumenterebbe  la  massa  dell'  acqua  il  quel  silo :  e  met- 
tendo  anche  in  calcolo  qualche  altro  tratlo  di  suolo  che 
potessc  superare  una  media  altczza  di  0,000  jtiedi  :  e  che 
da  cio  ne  resultasse  poi  il  doppio  di  esuberanza  uel   sol- 


—  27.3  — 

levanicnlo  dcllc  a<'(|uo,  con  liillo  qiicslo  (12  niclri  di  acqiic 
iiiiialzatc  c  dilai^alc  siilla  siipcrlicic  dclla  Terra,  iion  pos- 
son  dar  s|»i('j;'am('iil(>  do'  i>randi()si  cll'ctli  che  il  Diluvio 
prcscnla.  {]\\o  si  dir('I)l)('  poi  qiiando  laliino  volosso  osti- 
narsi  a  ridiiirt'  il  sollcvanicnlo  alia  sola  lliiiialaja  ,  clic  k 
ajtpciia  la  tcrza  |)arte  dcU'  area  da  noi  fissata  ? 

Noil  polciido  |ier  nossun  coiilo  riiiscire  per  qiiesta 
via  a  trovar  la  causa  della  inondazionc  geiierale ,  c  hiso- 
gnalo  ricorrere  ad  altra  ipotcsi  ;  cioc  ,  che  la  Terra  non 
si  trovasse  in  quel  tempo  lanto  alia  sulla  snpcrficie  dclle 
acque  ,  quanlo  lo  e  al  i;iorn(»  d"  oi^iji ;  e  jter  consei>'ucnte 
lo  iunalzaniento  dellc  ac(pie  per  la  couiparsa  dell'  alto  ter- 
reno  dell' Asia  polesse  esser  sullicicntc  a  coprir  Ic  j)iu  alte 
sonimila.  Ma  le  i^eognosticlie  osservazioni  provano  ,  a  dir 
vero  ,  die  i  grandiosi  sollevanieuti  della  crosta  del  Globo 
sono  per  lo  piu  anteriori ,  oh !  quanto ,  al  periodo  diluvia- 
le  ,  e  (piintli  aiiche  tale  ipotesi  nou  e  ammissihile  ,  come 
poco  lo  sono  lulle  Ic  allre  che  son  I'ondate  sopra  una 
supposta  incliuazione  dell"  asse  terrostre  ,  o  sopra  una 
inassa  enorme  di  vapori  nelle  altre  regioni  dell'  atmosfe- 
ra  ,  e  simili. 

Fra  lante  che  se  nc  sono  emesse  in  lulti  i  tempi  , 
una  sola  potrehbc  tenersi  in  considerazione  ,  ])erche  non 
si  allonlana  molto  dal  vero  sens(»  della  Bihhia  ;  di  quesia 
|)assiaiiio  hrevemenle  ad  occupiirci. 

II  divino  Aulor  delle  cose  ,  non  adojira  che  un  mez- 
zo perche  iiella  Terra  si  verilichin(»  niidti  fenomeni;  men- 
Ire  il  gcMdoiid  jier  ispiegare  il  s(do  Diiiivio  ha  dovulo  imnia- 
ginare  lanti  iiiezzi  ,  e  (juesti  slessi  pruddili  da  allri  aii- 
cora.  Ina  prcesislenza  di  mare  nel  cuore  dell' Asia  ,  ove 
appiinio  pill  elcvalo  lie  c  il  terreiio  :  immenso  profoiido 
I'aciiKt .  in  liiuyo  di  iiiassa  ciiornie  nionlaiinosa:  una  I'orza 
iininensuraliile  di  potenza  sollevalrice  ,  che  innalzando  di 


—  274  — 

uii  colpo  vasto  tralto  dl  siiolo,  ha  fatlo  ridondar  le  acque, 
versandolc  suUa  terra  .  .  .  !  E  cosi  di  un'  evenlo  succes- 
so  per  un  sol  cenno  dclla  mano  dell'  Onnipossente  ,  di  un 
fenonieno  semplicissimo  ,  se!»uilo  pero  da  perturbazioni  , 
da  calastroli  e  da  cani^ianienti  meravigliosi ,  se  n'  e  fatlo 
un' animasso  d'incrcdihili  cause,  alle  quali,  non  chc  la  ra- 
gione  ,  ma  anche  il  Ititto  e  conlrario. 

Alia  s|)ieg'azione  ,  pcrlanto ,  del  Diluvio  sara  oppor- 
tuno ,  a  niio  avviso  ,  non  aliontanarsi  da  quanto  sta  scritlo 
nelle  sacre  carte  ,  ed  ivi  cercare  il  tenia ;  polendo  benis- 
simo  una  sana  inlcrpctrazione ,  sgombrare  la  vera  via  di 
|)ervcnire  alia  scoperta  della  verila ,  di  cui  si  va  in  cerca 
inulilmente  ,  barcollando  nel  bujo  senza  il  vero  lunie  ri- 
schiaratore.  E ,  se  pur  non  m  inganno  ,  pare  a  me  chc  la 
esatla  spiegazione  di  quel  fenomeno  stnpendo  ci  sia  data 
nella  stcssa  Scrittura ,  quante  volte  ci  facciamo  a  medita- 
rc  sulle  sue  precise  parole  :  «  rupti  sunt  omnes  fontes 
((  a])yssi  niagne ,  et  calaracla>  ca^li  aperta;  sunt  » .  Kon  dice 
gia  die  le  caleralte  de'  cieli  si  aprirono ,  e  clie  tutli  i 
t'onti  deir  abisso  ampianiente  si  ruppero ,  ma  dislintaniente 
si  annunzia  che  quest!  furon(»  i  |»iinii  a  roni[)crsi  ,  c  chc 
inseguilo  si  aprirono  le  cataratte  de' cieli.  Cio  imporla  che 
poteva  il  secondo  fenomeno  essere  conseguenza  del  pri- 
nio.  Tanto  vuol  dire,  che  I'  Onnipolenle  non  ebbe  altro  ad 
ordinare  se  non  ,  che  s"  innahzassero  le  acque  dall'  inabis- 
mito  foudo  che  le  sosteneva ,  rompendo  il  liniile  lissato 
daU'Almosfera;  baslava  a  cio  un' accresciuta  evoluzione  ed 
espansione  di  calorico  sollcrraneo  ,  chc  aumenlando  il 
volume,  deir acque,  sollevavale  gorgogiiando  sopra  I'an- 
tico  livello:  e  quest' istesso  calorico  rarcfacendo  I' aria,  da 
una  parte,  ne  scemava  il  peso  sulle  acque:  e  dall' altra, 
riduccndone  a  vapore  non  poca  porzione.  la  spingeva  nel- 
r  alte  linee  dell'atmosfera,  ove  addensata,  iiiforma  di  di- 


—  273  — 

rollissima  pioijgia  radova  .  (•onic  da  sooscpso  ralonilUi. 
A(ni  (Mil  ci^li  |iiii  lacilc  <|ii('sl()  avvciiiiiiciilo,  prodollo  da 
una  sola  o  soni|)lico  causa  ? 

Oiial'  ('  iiiai  (|iicl  (ciioniciio  diliivialc  die  non  rosta 
s|(i('i;al<i,  cull  (|iiosl()  iiiodo  (I  iiiU'i|)('lrar('  il  sacroToslo? 
Lo  iiiiialzaiiUMito  dcllr  libollciili  acque  del  mare:  la  cadula 
delle  dirotle  |iiojii>ie:  il  lras|Mirlo  rapido  de'materiali  slrap- 
|)ali  dalle  inoiilajiiie :  lo  slraseicd  (h^docehi  :  le  caverne 
riempilc  di  ossaiiie:  i  deposili  aieiiosi:  le  rocce  eoiiglo- 
nieiale ....  tulle,  insonnua,  le  varie  forme  del  terreno 
diluviauo  siino  le  lacilissime  e  ualurali  cnusefiueuze  del- 
r  auuu'ulala  lemjieralura  deUacereseiulo  voluuie  delle  ac- 
(jU(^  del  mare  ,  e  del  ruinoso  loro  traboccamento  sulla 
terra. 

Cio  sia  detto  pero  a  modo  di  raijionamenlo  ;  vale  a 
dire,  volendo  ammellere  die  IKlerno  si  fosse  volulo  ser- 
vire,  in  queslo  porlentoso  fenomeno  di  cause  nalurali,  ed 
una  sola  ne  avesse  jtoslo  in  opera.  31a  d'  allronde  io  son 
jiersuaso  die  non  dehha  in  conlo  alciino  lusiiigarsi  la  li- 
milala  menle  nmana  di  cssere  talmentc  estese  le  sue  fa- 
colla,  da  poler  preleiidere  di  Irovare  il  vero  sjtieoamento 
di  (piei  fenomeni ,  die  nelle  sacre  carle  si  anniinziauo  co- 
me |»orlenli  ojierali  dalla  mano  die  reijola  lullo  il  Creato. 

Basta  al  i;e(doi;o,  aver  verilicato  con  lo  studio  dclla 
fjeoiiiiosia  ,  esservi  slala  una  jienerale  alluvione  sulla  ter- 
ra, in  epoca  |)Osleri()re  alle  ullinie  lerziarie  forniazioni  ;  e 
diremo  col  mai;i>ior  i^eoloi^o  d"  iiiiiliillerra  die  «  il  gran 
((  I'allo  di  nil  hi!u\i()  universale  ad  iin' epoca  Udii  nndlo 
«  remola.  e  inovalo  sopra  basi  cosi  decisive  ed  inconlra- 
«  stabili.  die  anclie  non  avendo  niai  inleso  di  quell" avre- 
((  nimento,  dalla  scritlnra  o  da  allra  (pialunque  anlorita, 
((  la  "coloiiia  da  se  slessa  avrelihe  ricorso  ad  una  simile 
((  calaslrofe  per  ispiegare  i  lenonieui  di  un' azione  dilnvia- 
((   ua,  die  universalmeute  ci  si  prescnta ;  e  che  sareblie 


—  276  — 

«  ininlelligibile  senza  ricorrerc  ad  iin  diluvio,  die  csercita 
«  i  siioi  giiasli,  ad  iin  jX'i'iodo  non  piii  anlico  di  quello 
«  aniuinzialo  dal  libro  della  Gcaosi  »  cioe  II  Diluvio 
Noetico. 

E  qui ,  al  pronunciar  questa  parola  ,  nou  pun  non 
presentarsi  alia  nioutc  il  quadro  di  quel  Ircnicndo  llai^ello 
dcllo  sdcgno  di  Dio.  Iniai-inoso  tenia  al  pennello  de'  piu 
insigni  pitlori;  nobile  argomento  alia  fanlasia  degli  ispirati 
poeti. 

Decrelato  lo  csterininio  della  progenie  di  Caino,  ri- 
bollcnti  le  acque  del  mare  si  liversano,  ognor  piii  crescen- 
li,  sopra  le  basse  lerre  in  prima,  superano  poscia  le  col- 
linc,  inveslono  i  bosclii,  le  selve,  urlano  i'remendo  conlro  il 
pello  delle  alpcstri  montagne,  ne  superano  le  vetle  ...  la 
superlicie  della  terra  sparisce,  il  piancla  non  e  che  un  gio- 
bo  di  acque.  Sorgono  esse  dal  fondo  del  mare  torbide 
e  limacciose,  e  rimescolano  gli  sciolli  materiali  agii  aniniali 
ed  agli  altri  organici  marini,  spenti  dall'  aumentala  tempc- 
ratura  dell'  acque  stesse,  e  si  van  depositando  sulla  som- 
mersa  terra  a  varie  dislanze,  talvolta  immense,  dal  lido. 
Cade  intanlo  a  torrent!  la  pioggia,  ed  uncndo  la  sua  I'orza 
al  ruinuso  vortice  delb;  acque  marine,  trascinano  giu  gli 
sciolti  materiali,  le  masse  delle  rocce  ed  ancbe  le  stesse 
rupi,  e  tutlo  riniescolando  agii  organici  estinti  van  forinan- 
do  quel  nuovo  terreno,  che  dihiviah'  ap|iellianio.  Cata- 
strol'e  dislrui'i'itrice  della  veiietazione  e  della  vivenza  ani- 
male!  Abbaltute,  svelte,  disperse  o  ammassate  le  piante:  i 
prati  coverii  di  sabbioni  e  di  bloccbi:  solTocali  dalle  acque  o 
sepolti  nelle  caverne  gli  animali  sclvaggi:  morti  i  domestici 
0  nelle  pasture,  o  nelle  mandre,  o  nelle  stalle  :  travolti  ed 
aggiomerati  dal  Tango  delle  torbide  impetuose  correnti.  Gli 
stessi  volalili  privi  di  riposo  e  di  asilo ,  cadono  stanchi 
e  spiranii  suUe  acque;  ....  ed  il  genere  umano  in  ((uale 
miseranda  ferale  condizione  trovavasi  egii  mai?  Inutile  la 


—  277  — 

fuija,  vano  il  salir  sopra  i  colli,  rarranipicarsi  alle  nipi,  il 
valicar  Ic  ac(pic  sul  dorso  degli  aniinali;  (|iiollc  di  eonliniio 
crosccnii  ed  incalzanli  vi  slaii  senij)ro  addosso.  Lo  spct- 
lacoK)  di  iiii  iiiaro  ricmoiilo,  die  oi^iior  piii  s'insifniion- 
sce  della  terra,  c  liiUo  travol!>c  nci-li  abissi  de'siioi  ma- 
rnsi:  Ic  grida,  i  laniciili,  <^li  sl'orzi  a  siipcrarc  1' incvila- 
bile  line.  .  .  .  iiiille  riiiicslissinie  dolorose  coiiiniozioni  af- 
faiiiiano  il  cuore  dell'  uoiiio  sino  agii  idlinii  palpili  ;  la 
falce  delta  niorle  inesorahilineiile  ruola  per  ogni  dove 
({  lasciando  uii  letro  velo  ov'ella  passa  »  lo  sterniinio  e 
geucralc  la  teria  liilla  non  e  che  Ibndo  di  mare. 

Fra  il  loseo  cielo,  1'  orrore  de'lanipi,  il  roniljo  dci 
tuoni,  il  cader  delle  ])io<>ge,  il  fiagore  delle  onde  agita- 
te, una  mole  galleggianle  spinla  daventi,  trasjiorlala  dal- 
le supcrliciali  correiiti,  avanzasi  nella  ininiensa  estensio- 
ne  delle  acqiie,  come  un  franimenlo  di  asleroide  nello 
spazio,  come  un  punlo  (piasi  impercellihile  nella  vaslita 
del  Gloho.  Ej)purc  era  (piello  iin  colossale  vaseello,  la 
pill  grandiosa  opera  die  I'liomo  avcsse  sin'  allora  lormato; 
die  eonleneva,  come  in  un  giiscio,  il  nido  della  iiuova  ri- 
gcnerazione,   i  ri|)iodiill()ri  de'gernii. 

Dopo  lungo  vagare  in  balia  degli  elementi  giunge 
qneir  Area  a  loccar  con  la  carena  la  sommila  dell'  arnieno 
Ararat,  e  quivi  si  arresta.  Al  niiovo  cenno,  inlanto,  del- 
r  Onnipotenle,  cessa  la  pioggia,  le  acque  si  ritirano  pre- 
cipilose  logdiando  le  moiitagne,  le  cui  vetlc  si  scuopro- 
no ,  ed  iiidi  a  poco  i  loio  iiandii  ,  gii  alti  terreni  in- 
segiiilo^  le  colline  Ic  valli  appariscono ;  squotono  i  su- 
pcrstili  bosclii  dalle  loro  hranche  col  favor  del  venticello 
le  iiidnie,  e  raddrizzano  le  piegale  fogiie ;  si  riducono 
le  ac(pie  negli  alvei  de"  torrenti  e  ne'  lelli  dei  liunii ;  lorna 
il  mare  a  lamhire  il  suo  lido,  i  cainpi  riveggono  il  Sole, 

II  Giiisto,  preservalo  al  Ireniendo  castigo,  apre  le 
fineslre  dell'  Area,  e  ne  sdiiude  le  porte  ond'  escano  gii 

ATTI  ACC.   VOL.   XIII  3C 


—^278  — 

aniiiiali  ivi  ristrelli  a  ripopolar  la  terra;  si  spargon'es- 
si  secondo  i  loro  gencri  ne'lnirroni ,  nelle  selvc  ,  ncUe 
apriche  coUine,  nc'campi,  iio'prali;  spiegano  le  ali  i  vo- 
lalili  alia  ricorca  del  villo  e  (lella  diniora,  ove  prcparar 
(lcl)boiio  il  nido  a'nuovi  csserl;  egli  stesso  con  la  inco- 
luine  fainii'lia  scendc  dal  iiioiite  a  celebrar  solennc  sa- 
crilizio  all' Altissimo  in  rcndinicnto  di  grazie  ,  e  1' Iride 
di  pcrdono  e  di  pace  ,  c  d'  immulabil  promessa  di  non 
pill  i'i[trodurrc  qiiella  calaslrolc,  dis|tioga  gia  I'arco  set- 
templice  di  sorenila  c  di  calnia ;  no  piii  ipiella  cataslrofe 
e  avvenula  ,  ne  mai  sara  }»cr  avvenirc  «  Che  sillaba  di 
Dio  non  si  cancclla.  .  ' 


Qiicstc  poclic  idee  siil  Dikivio  ,  erano  slate  inscritc  in  tre  ili- 
versi  arlicoli,  nel  Giornale  della  Bildioleca  Cattolica  in  Napoli ,  a 
ricliiesta  di  que'zelanli  Conipilalori.  IIo  credulo  ulllc  riunirlc,  insie- 
mc  ad  allre,  in  una  sola  Memoria,  con  iiiii  strelto  iegame,  e  for- 
niarne  cosl  una  breve  nionogralia.  So  lienissinio  clic  queslo  argo- 
iiienlo  e  slato  difl'usamente  traltalo  da  uomini  di  |)olso,  e  spccial- 
mentc  dal  Prof.  Glair  della  racolU'i  leologiea  di  Parigi ,  nella  sua 
dolla  opera.  /  libri  saiUi  ceiidicaU;  non  perlando  ho  stiniato  niio 
dovere,  come  cultore  della  scienza  geologica,  palcsare  i  niiei  pen- 
samenti  sopra  questo  snlijelto,  c  provare  la  vorita  di  quella  gene- 
vale  alluvione,  coUe  testinionianzc  clie  ci  I'oruisce  la  geognosia. 


mCGROIIE 


PESCI  FOSSIL! 


DELLl  SICILIA 


DOlfOBE  IS  CIllnCnCIA  SEl  GISXASIO  CATA>ESE,  SOCIO  OIlDI.fABIO  DEll' ACCADEHIA  GIOE- 
KU  Dl  SriESZE  JATlRiLI  IS  CATAMA  ,  r.ORllISPOXDE.ME  BELLA  SOCIEIA  EC0X03IICA  DI 
CAIA.MA,  DELIA  K.  PElOlilIA.\A  DI  3IESSI.\A,  DE"  ZELAMI  d' ACI-REALE,  DE' TKASFORJUII 
nl  SOTO  ,  BELLA  SE>hESIIEIi(;lA.\A  DI  ULASKFOBT  SIl  31ES0,  BELI'aBEIISA  DEL  I>EIBAB- 
CA,  DFK'AGnAlUA  DI   PESABO,    DE' flSIO-CRIIICI   DI   SIE.VA  EC. 

Letla  nella  tornala  ordinaria  del  16  febbraro  1851 


\3 


■;!s?  'v-. 


I 


PESci  fossill  della  Sicilia  conosciuti  sin  da' tempi  piii  re- 
moli  sttiio  slali  inai  scinpre  teniili  in  gran  prcgio,  lanlu 
die  Senol'ane  si  fece  a  presenlarne  alquanli  al  liranno  Ge- 
rone  (1).  D'allora  al  secolo  Will,  per  (pianto  mi  sappia, 
la  storia  nc  tacc — 3Ia  essi  non  isfuanirono  alle  indaijini  di 
Scilla,  (lie  occnpandosi/)e  corporibus  imirinis  lapidiscen- 
iibus  (jiup  dcfossa  reperinnluv,  dice  the  le  glossopetre 
di  31alla  la  passano  in  grossezza  sopra  quelle,  che  tro- 
vansi  iiclla  luislra  Isola;  e  con  piii  di  parlicolarila  jiarlando 
della  luitj  proveniciiza  a  pag.  11  dello  slesso  lavoro  in  lal 
modo  s'  cspi'ime :  Prhis  iffihir  dicam  hujusmodi  hipil- 
lorum  siinul  ciiw  (ihissapclris  iiuKjnmn  in  Sitilia'  par- 
lilnts  i)iv('nir<'  (jiianlUdlcin  ct  prwiipm'  lUnlconi ,  it  che 
e  slalo  anche  alTeiinalo  da  Ildccone  nella  iriijcsima  se- 
conda  ossenazione  del  suo  Miiseo  di  Fisica  e  d'  E- 
sperienza. 

(n  Sciiiii  —  Priiiio  prriiHlo  dolla  li'lleraliira  grcco-sicola  (  Gior.  per 
la  Sicilia  N.  121>).  C.  Gciiiiiii'liaru — Elciiicuti  di  Gcolouia  (kil'.  128.  Ca- 
laiiia  1840. 

ATII   ACC.    vol.    Mil  :>7 


—  282  — 

Brocchi  in  un  lavoro  che  porta  per  litolo  Sulle  di- 
verse formuzinni  di  rocce  della  Sicilia  (1)  attesla  I'esi- 
stcnza  il'  iUidliti  appo  Palermo  proprio  a  I>isai>no  ,  a'con- 
torni  di  Castrogiovanni  c  di  Siracusa.  Di  qiicsli  ultinii  siti, 
dico  di  Castrogiovanni  e  di  Siracusa,  nc  fanno  pur  mcnzio- 
ne  Daubeny  (2),  Alcssi  {'.i)  c  IIolTinann  (4);  e  al  I'r.  La 
Via  (3)  vcunc  fatto  trovarnc  nolle  vicinanzc  di  Callanisscl- 
ta.  Sir  C.  Lyell  ncl  ca|)itolo  Newer  pliocene  formalions — 
Sicily  de'  suoi  Principles  of  Geolnny,  anehc  cgli  fa  eenno 
d'  iltioliti  trovati  in  allri  i)unli  di  Sicilia  c  I  I'uund  these 
fossil  fish  »  dice  in  una  nota  n  in  great  abundance  on 
(c  the  road ,  half  a  mile  north-\vest  of  Uadusa,  on  my  way 
((  to  Caslroi>iovanni,  where  the  marls  are  fetid,  and  near 
((  Caslrogiavanni  in  gypseous  marls,  at  the  mile-stone  i\. 
((  88,  and  between  tJiat  and  N.  89  » .  Agassiz  (6)  ha  pu- 
re osservalo  de'pesci  fossili  di  Uaddusa  nella  collezione 
di  Lord  Cole;  e  Dc  lAatale  ,  di  cui  piangiamo  I'imma- 
tura  perdila,  nc  ha  scoverto  altri  nc'dinlorni  di  Messina. 

Fin  qui  i  naluralisti  non  han  fatto  che  atlestare  la 
sola  esislenza  de'  pcsci  fossili  in  diversi  punti  di  Sicilia. 
Non  COS!  il  Prof.  Gemmcllaro  c  i!  signor  iVocito  —  II  geo- 
logo  di  Catania  ne  ha  determinato  gciiericamenle  alquanli 
del  calcario  terziario  di  Siracusa,  che  trovansi  nel  gabinelto 
della  nostra  11.  Universilii  degli  Sludi,  e  «  che  possonsi  rap- 
portare  m   son  sue  parole  «  ad  uno  spams,  ad  un  mullus 

(1)  L'lridc— Giom.  di  Sc.  Lell.  e  Art.  Anno  1,  Tom.  2,  N.  VII, 
pag.  21,  Pnlci-mo  1822. 

(2)  Skelech  of  llio  Geology  of  Sirily,  pag.  27,  1823. 

(3j  Dc'se.  lisico-mineralogk'a  d'  Enna  or  Castrogiovanni  (Alti  del- 
I'Acc.  Giocnia.  toni.  1,  Catania  182."i). 

(4)  L'eljcr.schl  der  gpognost.  Vi'iiiait  von  Sicilicn  etc.  (Arch,  fur 
Min.  di  Karsten  c  Dcchcn  vol.  XIII,   183'J  ). 

(.1)  Geognosliehe  osservazioni  ne'dintorni  di  Callanissutta — Caltanis- 
selta  18.33, 

(C)  Rech.  sur  les  poiss.  foss.  Addit.  a  la  pref.  tome  1 ,  pag.  45, 
tome  \. 


—  283  — 

ed  a  una  scionn  ))  (1).  II  secondo  so  ne  e  occiipato  ex 
pnifi'ssd  ill  nil  lavoro  iiililolalo  De'  fossHi  invo)itmli  nolle 
minicrc  <li  Solfo  oc.  Palermo  IS.'ii.  In  (jucsta  scrilla 
j)arla  Ac'  jK'sri  lussili  dclle  iiiarno  sollircrc  (Idle  niiniere 
del  I'riolo,  c  di  due  denli  di  sqnalo  delle  aUre  di  Cn- 
niiliiii  e  di  (laslellei'miiii ;  e,  sej^iiendo  le  ormc  del  Hlain- 
Tille,  crede  vedere  in  quegf  illicdili  il  mullus  harhalus 
e  il  (johiiis  \)(i(j(inoUus,  c  per  i-li  squalidei  lo  sijunlua 
glauvus  e  lo  sifuuluH  coinuhicus  tuUi  e  qnallro  oggimai 
vivcnii  nel  illedilorranco. 

IJa  (|iieslo  breve  eenno  Lihliografico  si  vcdc  cliiara- 
nicnle  the,  se  ne  logii  le  notizie  date  dal  Gcmmellaro  c 
da  IVocilo ,  nessuno  do'  nalnralisti  s'  e  fin'  ora  occnpato 
de'  noslri  jiesci  fossili.  E  in  vcro  spinlo  da  tale  penuria 
anzi  da  (ale  delicienza  di  ricerclie  ho  intra[ireso  (|ueslo 
lavoro,  die  quaiilunque  in  appresso  eslcndendo  i  natura- 
list! quesle  ricerclie  ,  sarii  considcralo  come  inconipleto, 
pure  sono  d'  avviso  die  possa  nel  momenlo  rinscire  utile 
cd  inleressanle  s'l  per  la  storia  di  quesli  organici  lossili, 
come  ancora  per  la  geologia  slratigralica  della  nostra  Isola. 

II  lavoro  e  diviso  in  due  parti,  nella  prima  tratto 
de'  Ganoidci  e  de'  Plaioiilci ,  e  nella  seconda  do'  C/e- 
noidoi  c  dc'  Cichndci  die  lin'ora  sono  stall  scoverli  in 
Sicilia.  In  esse  non  mi  sono  allonlanato  da'principi  stabi- 
liti  dal  somnio  Agassiz  nella  sua  |)nrtenlosa  o|)era  Itech. 
Siir  Ics  piiissdiis  jhssilc.s,  in  cui  ollre  alle  sue  dollo  os- 
sorvazioni  Irovansi  svolle  con  quella  profondilii  di  dollrina 
die  lo  disliugiie.  le  iinmeiise  ricerclie  pialicale  siipesci 
da  Cuvier.  Valancicnnes,  IJIainvilie,  .Midler,  lleiile  ,  Pe- 
ters, |{oiiaj)ail('.  3Iaiilell  ed  aitri  valorosissimi  nalnralisti ; 
ne  ho  Irascuralo  di  svolgere  le  opere  del  Piclet  ,  del 
Sismonda,  (leirileckel,  del  Costa  e  principalmenle  la  bel- 

(1)  Op.  cil.  pag.  128. 


—  284  — 

lissima  Monografia  suyli  squalidei  fossili  d' America  del 
Gibbcs,  ove  tra  Ic  tante  belle  cose  si  trovano  registrate 
alcune  correzioni  fatte  dallo  slcsso  Agassiz  ad  alquanli 
principi  stabiliti  nella  sua  opera. 

iVel  fissare  rorizzonte  slratigrafico,  donde  proven- 
gono  i  nostri  pesci  fossili  ho  seguito  il  Costanl-Pre- 
vosl  (1),  r Hoffmann  (2),  il  Gemmellaro  (3)  che  ban  dato 
varie  carte  geologiche  dcUa  nostra  Isola ;  e  qiiando  so- 
no  fra  loro  discordi  ho  adoltato  ordinariamenle  ravviso 
del  prof.  Gemmellaro,  mio  vcneralissimo  gcnitore,  che  per 
ben  mezzo  secolo  s'c  dalo  a  lutto  uomo  ad  illustrare  la 
geologia  di  qucsta  ultima  Italia. 

Catania  23  giugno  1857. 

(1)  Profil  general  du  sol  de  la  Sicile  donnant  une  idee  de  Taspect 
et  do  la  disposilion  des  lerraiiis  dunt  cetlc  ile  est  formee,  et  fail  suivant 
une  ligne  brisee  allant  de  Trapani  a  Palermo  et  de  celte  ville  au  cap 
Passaro  (Bull,  de  la  Soc.  Geologiquc  de  France  vol.  2,  1832^. 

(2)  Uebcrsichl  der  geognost.  Verliiil  Ton  Sicilien  ec.  fArch.  fur 
Mm.  di  Karsten  c  Dechen\o].  Xlll.  183;) ). 

(3)  Sopra  i  vulcani  cslinli  del  val  di  .\olo— Hem.  I''  c  2"— Cat.  1827 
c  1833  —  Dcserizione  d'una  nuova  carta  geologica  di  Sicilia  (Qior.  di 
scienze  letlerc  e  arti  di  Palermo  n.  I.lij — Desc.  geognostica  del  litto- 
rale  di  Messina  cc.  Cat.  1834  —  Sul  terrene  giurassico  di  Tauromina.  Cat. 
1835 — Cenno  sul  terreno  della  piana  di  Catania.  Cat.  1830— Snl  terre- 
ne di  Carcaci  e  di  Troina.  Cat.  1838 — Elementi  di  Geologia.  Cat.  1840 — 
Sulla  cosla  mcridionale  del  golfo  di  Catania.  Cat.  1843  —  Sulla  formazio- 
ne  deirargilla  blu  di  Sicilia.  Cat.  1850 — Sullo  scislo  di  All  ec.  Cata- 
nia 184C. 


PARTE  I. 


ORDINE  GANOIDEI  agass. 
FAMIGLIA  LEPIDOIDEI  agass. 

GENERE    AMDLYPTEUIS    agass. 

Sp.  Amhlijplerus  macropterus  Agass. 

Palcolhrissum  dorsalc  Agass.  Cat.  manusc.  —  Pa- 
laconisciim  inacro[)lerum  Broun,  Jahrb.  fiir  Min.  1829, 
pag.  183,  vol.  2. — Ainl)Iji)tcriis  macropterus /If/ass.  Rc- 
ch.  sur  los  jHiiss.  foss.  vol.  2,  pag.  31,  tav.  1.  lig. 
4.  3.  6.  1.,  lav.  3,  fig.  1.  2.  3. 

Im))roiilalo  nol  Ix'l  conirn  d'uno  sfcrosiderite  il  pe- 
scc  die  rappoilo  nW Amhhjplents  maavpterus  Ayass.  i 
si  l)('n  conscrvalo  the  fa  duopo  aver  le  Iraveggole  per  con- 
Ibiiderlu  con  i  siioi  congoneri.  Esso  e  lungo  15,0,  di  cor- 
po  alliccialo,  loiidcggianle  e  ancor  rilevalo  alia  nuca,  die 
reslriiiiiesi  niano  a  maiio  tome  savvicina  alia  coda. 


—  286  — 

liG  sqiiame  piccolc  c  quasi  uguali  sono  ben  conscr- 
vale  su  lulta  la  supcrficie  del  suo  corpo,  lalclie  s'osser*- 
vano  benissinio  le  loro  differenzi!  di  forma  si  (liligcntemcnte 
iiotale  dal  celebre  Agassiz.  SuTianchi  elleno  sono  perl'el- 
lameiile  cquilalcrali,  e  piii  luiighe  che  largho  al  dorso,  alia 
juirtc  inferiorc  dciraddome  c  hingo  rinserzione  deirana- 
le.  Innanzi  alia  caudalc,  all'anale  e  su!  margine  del  pro- 
lungamento  caudalc  vi  sono  alquanlc  squamc  svollale,  cui 
la  forma  mi  o  slato  dillicile  delcrminare,  quanlmique  si 
vedano  terniinare  in  |)unlc  jtiii  o  meno  acute.  La  disposi- 
zione  di  quelle  prossime  aU'inserzione  caudalc,  Irovandosi 
un  p6  allerale,  non  si  nola  cosi  bene  come  ii  reslanle.  In 
tulle  sono  chiare  Ic  riglie  paraliclc  e  Icggermentc  ondo- 
lanli,  che  solcano  lo  smallo  delle  squame  in  direzione  dal- 
I'angolo  suiteriore  e  anteriore  a  quelle  inferiorc  e  poste- 
riorc. 

I  raggi  delle  nalaloie  sono  finissimi  e  mollo  ravvici- 
nali,  di  cui  rcstrcmila  c  biforcala  al  Icrzo  della  loro  lun- 
ghezza.  Lc  loro  arlicolazioni  trasvcrsali  si  vedono  chia- 
rissime ,  la  mercc  forte  Icntc,  csserc  direttc  Irasvcrsal- 
menlc  anzicbe  obliguamente  come  dice  Agassiz,  il  che  si 
distingue  ]»rincipalmcnle  ne' raggi  dciranale,  in  cui  sono 
ben  visibili  lc  arlicolazioni  anco  ad  occbio  undo. 

Ha  le  natatoie  largbissime  con  i  ra^gi  inlimamcnle 
uniti  allc  loro  estremita,  siccbe  rassomigliano  piullosto 
alia  dorsale  fibrosa  d'alcuni  pesci  helcrocerclii,  die  a  na- 
tatoie formate  di  raggi  ossci  ben  dislinli. 

La  dorsale  e  larga  quanto  I'anale ;  abbassando  una 
normalc  da  quclla  a  quesla  il  centro  della  prima  cade 
proprio  in  sul  margine  anteriore  dell' ultima;  il  suo  mar- 
gine anteriore  non  c  formato  da  un  sol  raggio,  ma  da 
circa  dicci,  cbc  vanno  ingrandcndosi  d'avanti  in  diclro, 
lungo  dc'quali  vi  slanno  atlaccali  de'piccoli  raggi  a  fog- 
gia  di  V  iuversa,  a  mala  pcna  visibili  ad  occhio  nudo.  Essa 


—  287  — 

e  pill  larga  che  alta,  e  i  suoi  raggi  (liminuiscono  grada- 
liuiionlc,  come  dalla  parlc  jiiii  elevala  si  jtorlano  in  ilietro 
per  ciii  i  jiosleriori  sono  appona  la  iiiclli  (hrpiii  alii;  il 
loro  iiuiiicid,  alU'sa  la  scoiiservazioiie  d'alciiiii,  non  ho 
potuto  rilcvarc  deloriiiiiialamcnlc :  ma  gli  ossicini  iiiler- 
a|)olisari  nclla  jiarlc  aiiterioic  dolla  nalaloia,  al  mniiero 
di  .sclle  ,  sono  tanlo  hen  conscrvali ,  quanlo  vi  si  nola 
dislinlanionto  la  lonna  rolonda  e  slrcUa  ncl  cenlro  dilalala 
e  triangolarc  aU'eslreniila.  Ho  lonlato  conoscerc  ogni  os- 
sicino  inlciapohsario  (pianti  raggi  sosfcnga  ,  ma  in  que- 
sla  lirorca  non  sono  slalo  piii  Iclice  d'Agassiz,  giacche 
trovasi  giusto  sul  jiunlo  di  lor  miiluo  rapjtorlo  ima  de- 
pressionc,  chc  li  allonlana  dalla  dis|)Osizionc  normale. 

L'anale  ('  inlicrissima,  cd  ha  osatlaracnU' la  ibrnia  c 
la  sirnllura  dclla  dorsale;  gli  ossicini  inlerapofisari  ncppur 
si  distingono  con  la  lonlo. 

La  candale  e  sviluppalissima ;  Ic  arlicolazioni  tra- 
sversali  dc'  raggi  sono  piii  prossime  di  qnanto  nclle  allre 
nataloie  ,  e  principalmenlc  ncl  loho  infcriorc  ove  si  ve- 
d()n(»  cliiaianicnle  ;  il  maiijinc  cslorno  dclla  nalaloia  e 
rorniatd  a  un  dijirosso  di  quindici  piccoli  laggi,  ncl  loho 
supcriore  si  conlano  sino  a  Irenla  raggi,  ncl  superiore, 
Irovandovisi  accollali  gli  uni  con  gli  allri,  e  difficile  slahi- 
lirne  un  del(!nninato  nuniero. 

Le  pellorali  c  Ic  venlrali  sono  grandi  e  larghc;  pure 
le  prime,  hcnclie  siano  in  hiiono  slalo  di  conservazione 
non  haiino  lo  svilnppo  jiroprio  di  qncllc  dcgli  cscmplari 
rapporlali  d'Agassiz;  ci(»  I'orsc  dipcndc  dal  loro  niodo 
di  disporsi  ncl  primo  pcriodo  di  fossilizzazione;  come  an- 
cora  s'allonliinnno  di  lnq)po  <\i\\\'Aiiihh/i)l('nis  Afjassizii 
J/i//).s/c/',  pcrclic  in  (picslo  i  raggi  dcllc  pclloiali  sono 
pill  hinglii  di  (jU(^"  dcllc  venlrali,  nicnlrc  ncU'individuo  in 
esame  al  conlrario  sono  piii  hrcvi. 


—  288  — 

La  testa  presenta  i  caratteri  propri  del  genere;  ha 
la  bocca  dilatata  e  le  mascclle  sono  ia  parte  I'ornite  lun- 
g'o  i  loro  margin!  di  piccoli  denti  avvicinati  fra  loro. 

Si  Irova  uu  gran  nuniero  iVAmblypterus  macropte- 
rus  Agass.  nc'  Musei  di  Heidelberg,  di  Slrassbourg  e  di 
Parigi. 

Gli  escni])lari  osservati  d'  Agassiz  provengono  dal 
terreno  carbonifero  di  Baerscliwciler  e  di  Laibach.  Dachen 
rapporla  ancor  questo  pesce  fra  que'  dello  Zechstein. 

In  Sicilia  e  stato  trovato  in  una  valle  a  Sud-Ovest 
di  Liniina,  impiantalo  ,  come  bo  delto ,  in  uno  sferosi- 
derite.  Ivi  si  conosce  un  lembo  del  piano  carbonifero, 
scoverto  e  descritto  sin  dal  1834  dal  Prof.  Geniinellaro 
in  un  suo  lavoro  inlilolato  Descrizione  fjcognostica  del 
valle  di  Messina  e  die  indi  a  poi  riprodusse  ne'  suoi 
Elementi  di  Geo/o,^ia  pa g.  233  a  238.  Oueslo  slesso  ter- 
reno e  stato  posteriormente  riconosciuto  dal  signor  Delia 
Marmora  (1).  II  geologo  siciliano  ha  stabilito  questo  piano 
in  Sicilia  spinto  piultosto  dal  rapporto  slratigralico  delle 
rocce  e  da  quakhe  traecia  di  carbon  fossile,  che  dalla 
esislenza  de'fossili.  Or  che  s' e  trovato  un  [)rimo  orga- 
nico  dclla  fauna  carbonifera,  speriamo  che  quanlo  prima 
rivolgendosi  le  ricerche  de'  noslri  naturalisti  su  queste 
inleressantissime  contrade,  si  potesse  stabilire  la  condi- 
zionc  geognostica  di  tal  piano,  la  cui  esistenza  in  esteso 
potrebbe  far  cambiare  la  condizione  economica  della  no- 
stra patria. 

(1)  D'  Orbigny —  Cours   elcm.    dc  Pal.  et  dc   Geol.    strat.    lom.  2, 
pag.  337. 


—  289  — 


GENERE    SPII.ERODIS    aoass. 

Sp.  Sphaerodua  Avada.sii  nobis 

Tav.   1  (ig.  I,  Tav.  6,  fig.   1. 

Itiiinisco  sollo  il  iiomc  di  Siiluiorodiis  Avadasii  due 
piastre  dciilarie  iillini  dolio  SplKicrodus  poliodon  Sism. 
die  .scnihiiiiio  a  prima  visla  dilTcronli  I' una  dall'allra;  ma 
sUuliaiidolc  ncllc  singulc  loro  parli ,  sono  idonlichc  per 
la  dis|)(<sizi{)ne  do'  deiili  ucl  piano  lihcio,  per  la  loro  for- 
ma 0  ])or  la  i)resenza  dcilc  lacccUc  arlicolari,  che  sono 
a'lali  dcllo  loro  radici. 

La  piasira  dcniaria  (tav.  1,  fig.  1)  e  lunga  0,028  c 
larj^a  0,02(1,  che  porta  almono  ccutocinquanla  denti  disposti 
a  sorie  ordinate  e  sovrapposti  jili  uni  su  i^li  altri  da  co- 
stiluire  due  piaui.  Kssa  e  nella  jiarlc  aiiteriore  curvata 
sopra  se  stessa,  e  pare  che  i  denli  siano  disposti  a  tre 
piani  come  nello  Sphaorodus  poliodon  Si.sm.,  ma  si 
vede  ijiuslo  snl  centro  ,  ove  niancano  ahpianli  donti  del 
piano  lihero  triluranle,  esservene  due;  iid'alli,  v(deudomene 
Tic  mei^iio  acccrlare,  ho  distaccalo  ahpianti  denti  del  se- 
condo  piano,  di  cui  non  mi  e  venulo  lalto  Irovar  sotto 
altra  serie. 

L'altra  (lav.  fi,  fig.  1)  ha  dinienzioni  maggiori  in 
lunghezza  ,  ed  e  presso  a  poco  larga  quanio  la  prima. 
Ha  pill  di  dnecenloseltanla  denti,  die  soiio  in  un  lato  di- 
S[iosti  regolarnienle  e  in  serie  norinali,  meutre  ueiraltro  si 
yedono  slogali  dalla  loro  lisiologica  disposizione.  Kssa  pa- 
re formata  di  tre  o  finatlro  piani  di  denti  .  ma  cio  ve- 
desi  csM'r  (lipendrnlc  da  slogauicnlo  d"essi  avvenuto  du- 
rante il  periodo  di  fossilizzazioiie;  perche,  qiianliinipie  ab- 
hiano  lulli  una  direzione.  nella  |iarte  eorrispoiulente  al  la- 
to in  cui  i  denti  sono  regolarineule  impianlali  nel  piano 


iTTl   ACC.   VOL.    nil 


38 


—  290  — 

libero,  si  trovano  solo  due  piani,  mentrc  neU'altro,  ove 
sono  slogati  e  inipiantati  in  confuso,  sono  a  |)iu  piani. 

In  gcnerale  i  denli  son  piccoli,  principalmcnle  i  mar- 
ginali  posleriori,  e  ancor  piii  nell'originalc  (tav.  1,  fig. 
1)  que' del  secondo  piano,  die  trovanvi  in  isUilo  propria- 
mente  rudimenlare.  I  piii  sviluppati  sono  nella  linea  nie- 
diana  e  nel  marginc  anleriore  ,  die  lianno  un  dianietro 
di  0,005  e  decrescono  come  s'avvicinano  alia  parte  po- 
steriore  fino  a  ridursi  ad  0,001  circa.  La  forma  degli 
anteriori  e  dc'mediani  e  quasi  ovolare;  ve  ne  sono  piii 
0  meno  globolari,  e  allri  (  lav.  6,  lig.  1  )  hanno  la  for- 
ma semilunare,  dipendentc  dallo  sviUqipo  delle  faccette 
articolari,  die  sono  a'lali  ddle  loro  radici.  In  ragione 
di  lor  piccolezza,  eqiiivalondo  I'allezza  alia  loro  hinghezza, 
i  denti  sono  alii.  La  corona  degli  anleriori  e  legger- 
mente  convessa  ,  ne' posteriori  e  meno,  ed  in  tulti  e  di 
color  giallo-arancio  |)iii  o  meno  carico.  La  radice  jtrescn- 
ta  delle  pieglie  verlicali,  die  non  esisfono  in  que'rudi- 
mentari,  le  quali  pare ,  esserc  dipcndenti  dalla  coartazio- 
ne,  die  fa  la  radice  sopra  se  slessa.  A'suoi  lati  si  ve- 
dono  delle  faccette  articolari,  die  s'eslendono  piii  o  me- 
no sulla  corona.  In  alcuni  denti  se  ne  trova  una  sola,  iii 
altri  due  opposte  Tuna  a  I'altra,  eve  ne  ha,  die  han- 
no quallro  faccette  articolari,  come  pure  non  pochi  denli 
ne  sono  alTalto  privi.  La  loro  strutlura  e  compatta  e  di 
una  spessezza  straordinaria,  die  in  rapporlo  alia  lor  pic- 
colezza, hen  conlrasla  con  quella  dcllo  Sphaerodus  cras- 
sus  Afjciss. 

La  piastra  denlaria  (tav.  I,  fig.  1)6  aderentc  ad 
un  pezzo  di  calcario  provcnienle  dal  terziario  suhappen- 
nino  di  IJagnara  (  Prov.   di  Catania  ). 

L'altra  (  tav.  G,  fig.  1  )  mi  e  stala  coniunicala 
dair  Architello  sig.  Trso,  come  provenienle  dal  suhap- 
pennino  de'  dintorni  di  3Iilitello  (  Prov.  di  Catania  ), 


—  291  — 

niianin  qiiosla  bclla  o  dislinla  specie  SphaorodllS 
Arudasii  in  ()iiiai;!;io  al  (^lli.  Pro!'.  A.  Aradas  conosciulis- 
siiiio  jicr  i  siioi  cgregi  iavori  sugli  animali  senza  vertebre 
doila  nostra  Sicilia. 

,  ■] 

Sp.  Sphaorodus  mtormcdius  nobis.       ' 

Tav.  1,  fig.  2,  a,  b,  c,  d,  c,  f,  g,  h. 

Si  Irovano  ncll'  arenaria  torziaria  di  Castroeiovanni 
(  Prov.  (li  Callanissctla  )  alqiianli  doiili,  clie  hanno  tale 
aria  di  r:miii;lia  rlic  credo  iion  aiidare  errato  rap[)ortan- 
doli  ad  iiiiica  specie.  Essi  soiio  alliui  per  il  colorilo  nero 
Iticeiile  alio  Sjtliacrodus  iirofjularis  Ayass. ,  e  per  la 
spessezza  come  si  vede  (e)  alio  Sjthacrodus  cinctus 
Agaas.,  ma  mancano  degli  altri  caralleri  propri  di  que- 
sle  S|»ecie. 

La  forma  deijli  esemplari  (  c  ,  g )  e  regolarmenle  gio- 
l)osa  e  (pinsi  einisferica;  la  loro  allezza  e  uguale  a' due 
tcrzi  del  diainelro  anlero-poslcriore. 

II  denle  ( f )  di  forma  coiiica,  sarcbbe  un  dente  an- 
teriore,  die  ho  crediilo  riunire  a  quesla  specie,  avendo 
comime  con  essa  la  ])roveiiienza ,  il  colorilo  e  la  spes- 
sezza della  corona. 

Sp.  Sphaorodus  irreyularis  Agass. 

Tav.  J=,  fig.  3=  a,  1.,  c,  d. 

I'isoodon  (loleanus  Kdiij),  Oss.  foss.  de  Mammif. 
lav.  l.\.  Isis  l<SI>i,  pag.  "Jj.j.  Spliaerodus  irregularis  A- 
(/a.s.s.  Jioch.  surles  })oiss.  foss.  vol.  2,  pag.  213,  lav.  73, 
iig.  14-81.  .      ,  ,  , 

Rapporlo  a  quesla  specie  due  denii,  benche  di  for- 
ma diversa,  clie  hanno  la  corona  assai  spcssa  e  linla  di 


—  292  — 

un  bel  nci'O  liicente.  L'lino  (c)  c  cllillico,  convesso  e 
leggerineule  clcvato,  di  ciii  I'altczza  appcna  iiguaglia  il 
terzo  del  diamctro  anlcro-posleriorc ;  c  rallro  (a)  si 
vcde  alio,  appialtilo  c  coii  rajiicc  dirello  in  avanti  ed  usa- 
to,  oiide  fa  1)011  credcrlo  un  dcnle  anleriore. 

Gli  cscni|)lari  rapporlali  d'Agassiz  prcvcngono  dalla 
monlagna  Icrziaria  d'Oelingen  ((kdingcnberg)  vicino  Osna- 
briick  e  dalla  niollassa  svizzcra.  !  noslri  sono  sla[i  Iro- 
vati  neir  arcnaria  Icrziaria  di  Castrogiovanni  (  Prov.  di 
Caltanissclla  ). 

i :'  :  Sp.   Sphaerodus  cinctus  Aguss.  i-' 

;;■.:••'■.■  .    V  Tav.  V,  %.  i\  a,  b,  c,  d,  c,  f,  g.  ■'■  '  : 

Aqassi.  JU'ch.  siir  les  jjotss.  foss.  vol.  2,  pag.  214, 
lav.  73,  (ig.  G8-70.  r 

Gli  cscniplari  qui  ligurati  ed  altri  molti,  clie  bo  cre- 
duto  supcrlbio  rapproscnlare,  danno  tanlc  difTerenze  di 
colore,  (juanlo  ])otrebben)  a  jtrinia  visla  ingannare  1'  os- 
servalore,  crcdendoli  specie  dislinle,  sc  i  carallcri  spe- 
cifici  non  fossero  lalinenle  cubniiianli  da  lar  considera- 
re  piulloslo  il  vario  colorilo  dclla  dcnlina  come  mero  e 
semplice  accidcnle.  La  (f)  rappresenla  un  denle  a  co- 
lor giallo-vcrde,  cui  la  corona  Icndc  a  sbiadarsi  come  si 
avvicina  alia  radice,  cbc  e  unirormemenle  liiila  in  ncro 
per  una  linea  d'eslensione,  di  modo  cbe  lo  smnllo  pare 
circoscrillo  da  una  zona  nera.  Ouello  (g),  comtmicalomi 
genldmenle  dal  cb.  Prof.  Aradas,  e  di  color  giidlo-pagli- 
no,  cbc  presenla  sulla  corona,  ollre  a  rpiclla  dclla  radice, 
un'allra  zona  nera,  cbe  gli  da  Taspcllo  di  un  liel  onice  simile 
al  denle  niolare  del  sarrjo  Irovato  nel  calcareo  madreporico 
conteniporanco  di  Straoueli,  cbe  e  slalo  descriUo  da  Va- 


—  293  — 

loncionnos  (1);  nionlrc  £;li  csemplnri  (a,c)  sono  linli 
unilormonicnlf!  in  iiiiillo-sciiio.  3lii  die  clic  ne  sia  del  di- 
verso  c  dclla  vaiia  disposizioiic  di  ((jldro  dc'dcnli  in  esa- 
nic,  ossi  sitno  ylolxdaii,  la  luro  allezza  sujicra  la  niola  del 
dianieiro  anicro-posleriore,  e  la  radice  c  piii  o  meno  se- 
iifnala  da  rii;li('  verlicali,  die  ben  caraltcrizzano  lo  Sphae- 
rodits  cinclu.H  Aijass. 

Agassiz  lapporla  qiicsfa  specie  probabilincnte  al 
calcareo  i^rossolano  di  Sliria.  E.  Sisnionda  Ilia  trovalo  nel- 
rarcnaiia  iiicdia  Icrziaiia  dolla  collina  di  Siipori^a  e  nelle 
sabbic  Miliappciiiiiiic  (k-ll' Asligiano.  1  iioslri  (a,  c)  con 
de'  belli  oscmplaii ,  cbe  dcvo  alia  gcnlilczza  del  Sig.  A- 
lessi ,  |)i'ov('nji()nu  dal  calcareo  aicnaiio  Icrziario  di  Ca- 
slioyiovanni  (  I'lov.  di  Cailaiiisselta ),  altii  mi  sono  slali 
coniiinicali  dal  niio  aniico  Dolt.  Cbisari,  come  jtrove- 
nicnli  dairarenaria  lerziaiia  de'dinlorni  di  Lconforle  (Prov. 
di  (]alania )  ,  e  (piello  (  g)  e  slalo  Irovalo  nel  calcario 
leiziario  di  Cliiaramoule  (  Prov.  di  Calaiiia  ). 

(1)  Ann.  des  Sciences  Nalnrellos — rcdigees  par  M.  Jliinc — Edward 
et  par  JIM.  Brongniarl  cl  Dccaisne,  3=seric,  lomc  1" — Paris  1814. 


-n.-r' 


—  294  — 

ORDINE  PLACOIDEI  agass. 
FA3IIGLIA    SQUALIDEI   agass. 

'      :  -.  CENERE  GALEOCERDO  mull,  e  uesie. 

Sp.  Galeocerdo  Sismondce  nobis. 

■      Tav.  1%  flg.  7^    .  ...  1 

-'  Questa  specie  affine  del  Galeocerdo  jmstodontus 
Agass.  e  del  Galeocerdo  E()erto7ii  Arjass.  la  devo  alia 
generosilii  del  mio  dislinlo  ainico  Dull.  Ijioiidi.  Si  disliii£;'iie 
da'congeneri  per  li  seguenli  caialleri:  e  uii  deiile  cui  I'al- 
tezza  conipresa  la  radice  sla  alia  lunghezza  come  3 :  2 — la 
faccia  eslerna  e  plana  e  fa  vedere  un  piccolo  riallo  media- 
no,  die  dall'apice  s' estende  alia  base  della  corona  —  la 
interna  e  convessa  —  il  marginc  anleriorc  leggermente 
arcualo  ed  il  posteriore  poco  convesso,  da  dargii  un  aspet- 
to  assai  svello  a  fronle  de'qaleocerdi  alfini — le  dentella- 
ture  niarginali  sono  d'  amho  i  lali  imifonni,  le  qiiali  in- 
grossano  man  mano  s'avvicinano  alia  radice — la  base  del- 
la  corona  sulla  faccia  int(!rna  e  incisa  ,  e  fa  segiiito  a 
quesla  incisione  uno  spazio  liscio  e  lucente  non  coverto 
di  smalto. 

Dc'galeoccrdi  conosco  quesla  sola  specie  in  Sici- 
lia,  die  allonlanandosi  da  quelle  lin'  ora  conosciule,  ho 
credulo  slabilirla  qual  nuova  sollo  il  nome  di  Galeocer- 
do Sisinonda; — Proviene  dal  calcario  nunimulilico  de'din- 
torni  di  Pacliino  (  Pro  v.  di  iVolo  ). 


—  295  — 

CENERE    SPIIYRNA   bafiiv. 

Sp.  Sphyrna  pnsca  Agass. 

Tav.  1",  fig.  5%  Tav.  G^  fig.  3^ 

Agass.  Bocli.  sur  lesjwiss.  /bss.,\ol.  3,  pag.  334, 
tav.  26  a,  fig.  33-50. 

Lo  sliidio  odoiilografifo  del  genere  Sphyrna  e  lanto 
spiiioso  c  (lilluilc  |)('r  le  variazioni  di  forma  desuoi  denli, 
quaiilo  a  ragion  vcdiila  Y  illuslrc  foiidalore  dell'  Illiolo- 
gia  I'ossilc  in  lal  niodo  s'osprinic:  la  coinpamison  des 
lig.  7,  8  e  J),  lie  lab.  K  entre  dies  safjira  pour  don- 
ner  une  idee  de  la  dilj'erenee  que  regne  dans  les  espe- 
ces  el  de  la  diljieiille  gu  il  y  a  par  ronsegueul  des  de- 
terminer les  esj)<>ees.  Aiissi  n'esl-ee  pas  sans  hesilation 
que  j'ai  enlrepris  de  purler  des  dents  fossiles  de  Mar- 
teuux.  31a  avcndo  paragiinalo  (picsli  due  denli  con  quel 
rapj)Oi'lali  d'Aga-s-siz  ,  avendoli  esaminali  e  niedilandovi 
sopra,  lio  crcdnlo  di  noii  caderc  in  errore,  rapporlan- 
(loli  alia  Siiligrna  prisea  Agass. 

Dcirorigiiialc  (  lav.  I,  iig.  a  )  malaguralamcnle  ab- 
bianio  la  sdla  corona  adcrcnle  ad  un  crcs  a  crossa  crra- 
na.  E  di  col(ir  ncro  Inccnle  ,  ha  la  forma  triangolarc  , 
I'apicc  a(  iito  c  la  base  dilalala,  i  margini  sono  alia  ba- 
se crennlali,  il  cbe  non  osservasi  all' apice  nenimanco  la 
mcrce  forte  lenle. 

(Jnelld  (  tav.  6,  fig.  3  )  ba  il  cono  ondolalo  o  di- 
relto  in  ilielro,  cbe  insensibilnienle  s'  eleva  dalla  radice 
cbe  e  alia  e  svilnppala,  le  deiilelle  marginali  liiiissinic 
alia  base  della  corona  non  s'accompagnano  all' apice. 

II  primo  e  slato  trovalo  daU'esimio    Cav.  15.  Gra- 


—  296  — 

vina  in  iin  ciottolo  rotolalo  del  qiialernario  doUe  torre- 
forti  di  Catania  (  Prov.  di  Catania  )  in  una  oscursione 
geologica,  die  fece  nieco  per  quelle  interessantissiine 
contrade.  L'allro  mi  e  stato  conninicalo  dal  Prof.  Dc  Gae- 
tani  —  d'csso  non  si  conosce  la  provenienza. 


)^.'^ 


Sjj.  Sphijrna  lata  Agass. 

Tav.  6\  fig.  6,^        ,  ,,;        ,    : 

Agass.  Roch.  sur  Ics  ]>o/.ss.  foss.  vol.  3,  pag.  235, 
tav.  20  a,  fig.  S8,  59. 

/■! -'n; . ';  /    ■.     i  .    i; :  ':.n,     '  ;  ■;']i: 

II  dente,  die  rapporlo  alia  Sphyrna  lata  Agass. , 
e  di  forma  piramidale;  ha  le  denlellalnre  nelle  ed  egiiaU 
per  hen  liiUo  il  perinielro  dclla  corona;  la  faccia  ester- 
na  plana,  leggermente  convessa  1' interna  ;  lo  smalto  in 
quella  s'arresla  orizzonlalinenle  sulla  radice,  nienlre  die 
in  questa  e  intiso  c  convesso ;  la  radice  non  e  molto 
spessa. 

I  denti  comnnicati  da  Kaup  ad  Agassiz  non  si  sa 
da  qnal  parte  provengano.  (iihhes  1'  ha  rinvennto  nel 
Sud  della  Carolina  e  nel  3Iaryland.  11  dente  qui  ligurato 
mi  e  slalo  gcntilniente  comunicalo  dal  ch.  Prof.  De  Gae- 
tani  —  esse  e  incertae  sedis. 

J      ,.  CENERE    HEMIPRISTIS    ACASS.  ,        ;^        ,     j,,! 

Sp.  Ilemipristis  serra  Agass.  '•! '  ' 

Tav.  l'\  fig.  C\  .,,,,  J    ,  ,,,;, 

Agass.  Boch.  sur  lesjioiss.  foss.  vol.  3,  pag.  337, 
lav.  27,  lig.  18-30. 

Credeva  dapprima  che  h  nemipristisscrra  Agass. 
fosse  rara  appo  noi;  ma  ulleriori  ricerche  mi  portano  a 


—  207  — 

crodcrla  cnrminissinia.  Ojigiinai  ne  conosco  solfc  cscm- 
plari,  (li  cui  iiiio  Ix'ii  cdiiservalo  si  liova  lu.'l  .Miisco  di 
JJiscari,  e  gli  allri  mi  soiio  slati  coiiuiiiicali  dal  sijf.  Meli, 
dal  itiol'.  De  Gaclani  c  dal  cli.  iiaUiralista  Cav.  Taran- 
t(i-|{()ssn. 

Oiicllo  die  si  conscrva  nol  3Ius('o  di  Biscari  e  simile 
air  cst'iiiplare  lig.  4'  d'Ai^assiz,  clie  pare  provcnirc  dalla 
iiiascclla  siipcriore.  Essa  ha  lari-a  la  base,  la  forma  d'una 
])iramido  comprcssa  e  ciirvala  iiidieiro,  o  i  marijini  (li'iilcl- 
lali  (piasi  siiio  airapicc.  L'altro  (  lig.  (» ),  die  ha  il  mar- 
ginc  anlcriore  rolh),  e  piii  alto  c  conico  del  siiddcscrit- 
to,  strctio  alia  base  o  mono  ricurvalo  aira|iifo,  la  qiial 
cosa  mi  piiila  a  crcdcrlo  iiii  dcntc  prnvonioiiN!  dalla  ma- 
scclla  iiiroriorc.  Qiic'coiminicalimi  dal  Cav.  Taranlo-Uos- 
so  haiiiKi  Ic  denlcllt'  del  iiiarginc  anloriore  nicno  sviliip- 
pale  di  (picilc  del  posloiiorc,  o  hanno  lajjicc  iin  pu  di- 
rcllu  ill  i'lioii ;  mcnlre  allcrala  proscntano  la  superficie 
dclla  coiMiiia  (pie'  die  deAO  al  jnol'.   De  (laelani. 

Ahpiaiili  so  ne  soiio  Irovali  nella  mollassa  di  Wur- 
lemherga.  (lihhes  I'ii  riiivemilo  iiel  Slid  della  Carolina, 
nella  Mrgiiiia  c  nel  .llaryland.  Sismonda  ne  rapporfa 
due  provenieiili  dallarenaria  inioceiie  del  colle  torinese. 
Cosla  rapporla  alciiiii  //e;;/('/(('/.s//.s  sorru  Afjdss  ,  seo- 
verli  nel  terreno  lerziiirio  di  Letee.  In  Sicilia  si  e  tro- 
valo  iie'diiiloriii  di  )lonlerosso  (  Prov.  di  iVolo  )  e  nel 
cakario  mioLeiie  di  Callagiroiie  (Prov.  di  Catania).  Gli 
esemplari  comimicaliini  dal  prof.  De  Gaetani ,  c  1' allro 
che  Irovasi  nel  3Iuseo  di  IJiscari  sono  d'  ignola  prove- 
nienza. 


iTTI   ACC.   vol.    XIII  39 


—  298  — 

CE>'ERE    CLVPillS    awss. 

Sp.   Glyphis  Scacckii  nobis 

.  ■     ■  i 

Tav.  1»  Og.  8,  9  ■  I  ; 

Basta  vctlerc  qucsla  dlsfinla  specie  per  diffcrcnzlarla 
(lalla  Ghjphis  haslaUs  A(jass.  e  tlulla  Ghjpliis  sithulata 
Gibbos,  die  sono  le  sole  sjiecie  fin'ora  conosciulc  nella 
scieiiza.  Essa  e  siibciliiulrica  alia  liasc  della  corona,  die 
s'appiallisce  a  parlire  dal  piiiilo,  dove  i  niargiiii  si  fanno 
taglienli  fiiio  all'  apice,  die  e  lei;gerniciile  dirello  in  fuori. 
La  superlicic  eslerna  e  coinessa  anzi  gihbosa  nel  dcnle 
(fig.  8)e  s'appiana  alia  liase  dello  sniallo,  il  quale  s'e- 
stende  circa  un  terzo  della  corona  [liii  in  basso  die  nella 
faccia  interna.  Oiicsla  e  (piasi  plana.  Lo  sniallo  inciso 
alia  base  della  I'accia  eslerna  e  poco  convesso,  nelT  in- 
terna inollissinio.  I  niaryini  la"iien!i  sono  ugnali  d'anibo 
i  lali  e  bene  sviluppali,  principabncnle  nell'  originale 
( fig.  8  ) ;  in  qiiello  ( lig.  9  )  lo  sono  piii  di  qiianto 
vedonsi  nella  sua  lii<ura.  La  radico  dal  franinienlo  cbc 
presenla  la  (lig.  9)  e  dalla  sua  eslcnsione  snila  super- 
ficie  inlorna,  si  detegge  die  debba  essere  sviluppalissima. 

L' originale  (  fig.  8  )  mi  e  slalo  coniunicalo  dal  dot- 
tor  Cbisari  come  proveniente  del  tcrreno  terziario  de'  din- 
torni  di  Leonforlc  (  Prov.  di  Catania  ).  La  (  fig.  9  ) 
rappresenta  un  Ghjphis  Scacchii,  cbe  trovasi  nel  Museo 
di  Uiscari. 

Dedico  questa  specie  all'  ilbisire  Scaccbi  prof,  di 
Mineralogia  e  di  Geolcgia  nella  liegia  Univcrsila  degli 
Studi  di  ^'a|)oli  con  aninio  riconoscenle  ])er  le  lanle  cu- 
re apprcstalemi  in  gnidarnii  durante  la  mia  dimora  in  iVa- 
poli  per  lo  difficile  senliero  della  Mineralogia. 


—  299  — 

•■{ 

CENEIIt;    CAUCIIAKODO.N  s.iimi.  t 

.V 

Sp.  Carcliavodon  inegalodon  Agass. 

T;iv.  2.  lig.  a,  b,  c.  ; 

Carcliarias  inacrodon  ;l//«.s,s.  in  Evfjerton  catal. — 
Carcliaiias  i;ross(;s('rraliis  If/a.s.s.  I.  c.  —  Carcliarias  me- 
i>al()(loii  Afjass.  1.  c.  —  Carcliaroilon  incgalodon  Afjass. 
Itccli.  siir  Ics  poiss.  jms.  vol.  3,  pag.  247,  lav.  28. 

Considcrando  il  (Uirclidrnilnn  roctidons  Afjass.  co- 
me una  variola  del  Carclidiodoii  mcijalodon  Ayass. ,  que- 
Sla  e  la  specie  piii  grandc  delle  congoneri.  Essa  piio  ben 
carallcrizzarsi  iicl  s('"iiciilc  modo:  Deiile  sensibilnionte 
ccpiilalcrale;  corona  non  niolto  spessa;  snpcrlicic  eslerna 
j)iana  ovvero  nn  pi)  concava,  interna  qnasi  seinpre  con- 
vcssa;  denlcllaluie  marginali  nnifoinii  su  Inllo  il  porime- 
Iro  della  corona;  sniallo  a  mala  pcna  sporgcnle  dal  li- 
nii(e  della  ladice,  ove  e  inciso  <juasi  ad  angolo  rcllo  nella 
faccia  eslerna,  nienlieclie  Irovasi  niai  seni[)re  concave  al- 
r  interna;  radice  grossissinia ,  the  forma  piii  del  terzo 
dellaltezza  totale  del  denle. 

Conosco  di  (pu'sla  specie  nndli  esemplari  trovati  in 
Sicilia,  che  non  alloiitanandosi  pmito  da  qne'rapporlati  da- 
gii  anlori  d'  Itliologia  i'ossile,  ho  creduto  snperlluo  di  li- 
gnrarli.  II  I'rdC.  Aradas  ne  possiede  nn  hellissimo  esempla- 
re.  Ael  (lahinetto  della  nostra  It.  Universita  deiili  Studi  ve 
nc  sono  molli  alli'i.  e  nella  niia  collezione  ollre  a  (piello  (c) 
si  Irovano  altri  dne  esemplari  del  Carcluiivdim  meya- 
lon  Ayass.  i:.,   ..,.:>.- 1     •.',.■  -  mm"' 

llo  liferilo  al  Carcharodon  moycdndon  Aynss.  due 
grossissinii  denti  (a,  h),  che  mi  semhrano  nn  bel  caso  d'  a- 
nello  inlernicdio  Ira  la  specie  in  esame  e  il  Carcharodon 


—  300  — 

rectidcns  Arjass. ,  die  addi  d'oggi  vien  considcrata  dallo 
stesso  Af;assiz  come  seniplice  varieta  del  siio  Carehavodon 
meyalodon.  Qiicsli  lianiio  uno  sviliippo  niaggiore  di  quei 
fin'ora  conosciuti.  Ncl  dente  (a)  lo  smalto  alia  base  de'mar- 
gini  della  corona  Icnde  ad  incrcsparsi  ed  auricolarsi;  in  en- 
tranibi  (a,  b)  la  faccia  esleina  e  leggonncnle  ondolata,  piu 
in  qiiclla  del  denle  (b),  percbe  trovasi  ben  scnsibile  la 
(lepressione  a  ciascbedun  lato  de'margini. 

II  Lavchurodon  me(j(dodon  Ayass.  e  proprio  al  pia- 
no terziario  medio  —  Agassiz  lo  cila  nella  Sliria ,  a  Dax , 
all'isoia  di  Malla,  a  Maryland,  nella  niollassa  svizzcra  ec. 
Sismonda  lo  ra|)porla  nel  Monlerralo  e  ncirargilla  di  Gas- 
sino.  Gibbes  nella  lliva  di  Cooper.  Costa  a  Lecce  e  a  S. 
Giovanni  in  Fiore. 

Gli  esemplari  (a,  b)  clie  devo  all'aniicizia  del  Sig. 
Biondi  sono  inceflae  scdis.  Si  vede  dair eliclictta  di  quei 
che  sono  nel  Gabinello  della  nostra  R.  Universita  dcgli 
Studi,  cbe  provengono  dal  calcario  terziario  di  Siracusa. 
II  denle  (c)  e  slalo  Irovalo  nc'dinlorni  di  3lililli,  in  cui 
il  Prof.  Aradas  avendo  ancora  rinveniito  il  Clypeasler  alius 
Lamak,  possiamo  slabilire  die  trovasi  nel  faluniano  di  3Ii- 
lilli  (  Prov.  di  JVoto ).  Un  allro  mi  e  slalo  donalo  dal 
Sig.  G.  Di  Darlolo  come  proveniente  dal  faluniano  de'  din- 
lorni  di  Ferla  (  Prov.  di  Note). 

/."  Varieta  Carcharodon  siculus  nobis 

;:r  Tav.  3=,  fig.  \',2\Z\  ,    .  ■    :  ,■  ; 

"  Un  lungo  c  dilingente  studio  s\i' Carcharodon  me- 
(jalodon  Aijass.  rapportati  dallo  stesso  suo  scopritore  , 
da  Costa,  da  Sismonda  c  da  Gibbes,  e  su  que'  dell'  Isola 
di  Malta  e  della  nostra  terra  mi  ha  spinlo  a  descrivere 
gli  esemplari  (  flg.  \,  2  e  3  j  come  appartci.euti  ad  una 


—  301  -- 

nuova  variola,  avondo]!  Irovali  ililTercnlissimi  principalmcn- 
te  da  qiielli ,  clic  T  illiisire  palconldlugislu  svizzero  nolle 
fig.  2  e  3  del  suo  atlante  stabilisce  come  llpo  della 
specie. 

Kssi  sono  sviliippalissimi,  perfctlamente  equilaleiali  ed 
avciiti  la  forma  dun  Iriani^olo  isoscele ;  i  marii;ini  della  co- 
rona sono  unilormemenle  e  sollilnicnle  denlellali;  la  super- 
ficio  eslerna  e  nn  |)()  cnnvessa,  ivi  lo  smallo  sarresta  sul- 
la  radice  sullu  un  angolo  di  circa  130";  la  interna  mol- 
to  convessa,  e  in  essa  lo  sniallo  si  ferma  ])Oco  piii  in 
alio  di  (pianio  sulleslerna,  lorniandovi  nn  angolo  meno 
oltuso;  la  radice  e  svilu|)palissima  in  allezza  e  di  vanlag- 


gio  in  grossczza. 


L'  originale  ( fig.  2 )  sareLbe  un  dente  mediano 
della  mascclla  inleriore.  L'  allro  (  lig.  1  )  ,  clie  si  nota 
|)er  lo  svilnppo  considercvolc  della  radice,  nn  dente  la- 
lerale  antcriore  della  slessa  mascella.  Quello  rappresen- 
tato  dalla  (  lig.  3  )  pare  j)rovcnienle  della  parte  laterale 
posleriore  della  mascella  superiore. 

L'esemplare  (  fig.  1  )  e  1' allro  (fig.  3)  sono 
d'ignola  |)r()vcnienza.  II  dente  (  fig.  2),  che  devo  alia 
genlilezza  del  mio  allievo  sig.  3Ieli,  e  del  periodo  lerzia- 
rio  e  pro[)rio  del  calcario  laluiiiano  di  Jlontcrosso  (Prov. 
di  IVolo  ). 

2."  Yarield  Carcharodon  suhmiriculatus  Agass. 
Tav.  4",  Cg.  l^  2"  e  3.* 

Agass.  Uech.  sur  les  jwiss.  foss.  vol.  3 ,  nag. 
231,  tav.  30  lig.  11-12. 

Rapporto  al  Carcharodon  suhauriciilatus  Agass. 
Ire  dcnli,   di  cui  principalmeutc  que'rappreseutati  dalle 


—  302  — 

(fig.  1,2)  per  ben  hinga  pezza  mi  han  tcniito  indeci- 
so,  se  dovessi  rapportarli  alia  varieta  Carcharndon  sub- 
auriculatus  Agms.  del  Canliarodon  meyalodnn  Agass. 
ovvero  al  Carcharodon  pohjfiirm  Agass. ;  pero  un  piii 
atlento  esame  conipai-ativo  mi  lia  spinto  a  considerarli,  co- 
me appartencnti  alia  varictii  di  cui  e  parola. 

L'escmplare  (fig.  3)  e  triangolare  con  apice  acu- 
to;  i  margini  sono  reiti  con  denlellature  ugnali  c  fine 
su  tuUo  il  perimetro  della  corona;  la  snpei'licic  interna 
si  presenla  convessa,  Jivente  nna  leggicra  dcpressione  al 
di  sopra  della  base  dello  smallo ;  I'  esterna  e  quasi  plana 
e  ondolata;  I' apice  sla  dirello  in  avanli ;  lo  smalto  da 
ciaschednn  lalo  sporgc  dalla  radice ;  qnesta  e  svilup- 
patissima  e  concava,  sul  punlo  piii  prominente  della  sua 
faccia  interna  si  vedc  il  foranie  nulritizio. 

Gli  allri  (  fig.  1,2)  sono  simili  a  que',  cbe  tro- 
vansi  nel  Museo  di  Parigi,  e  che  vedonsi  contornali  nel  ce- 
lebre  cndice  su'pesci  fossili  Iramandatoci  d'Agassiz.  In 
quanto  alia  lorma,  senibrano,  guardati  all'ingrosso,  dcgli 
svilup[)atissimi  denti  del  Cariharodoa  produelus  Agass.; 
raa  sludiandoli  minutamenle  si  vede  d'  essere  organizzati 
su  lullo  altro  tipo. 

Agassiz  ba  staliilito  questa  varieta  sopra  tre  denii,  cui 
si  trovano  due  al  Museo  di  Parigi  e  I'  altro  a  quelle 
di  Slutlgarda.  Questo  ultimo  proviene  da  Maestricbl,  de- 
gli  allri  non  si  conosce  la  provenienza.  Gibbcs  Iba  Irovato 
alia  Riva  di  Cooper.  I  nostri  (  lig.  1,2)  sono  nel  Ga- 
binetlo  della  nostra  R.  Universila  degli  Stmli  senza 
elichella,  che  possa  delucidarci  sulla  loro  origine ;  I"  al- 
tro rappresentato  dalla  (lig.  3)  Iho  trovato  Ira' fossili 
raccoUi  dal  Nestore  de'naturalisti  siciliani,  il  Prof.  Gem- 
mellaro,  durante  Ic  sue  estese  e  faligose  escursioni  per 
illustrare  la  gcognosia  della  nostra  terra — esso  e  de'ter- 
rcni  terziari  def  Val  di  IN'oto.    '    ■  ■    -  '  '  'J'* 


—  303  — 

Sji.  Carcharodon  Coslae  nobis 

Tav.  3  fig.  1",  2'\ 

IIo  cliiamalo  qucsla  disliiilissima  specie  Carcharo- 
don Cosfac  ill  ()iiiai;i;io  (loll'iiiiisire  Prof.  0.  G.  Costa, 
clie  lia  s('ji;nato  iiii'epoca  negli  aiiiiali  scienlifici  d" Italia. 

A  nine  del  Carvhannlon  Uilissimus  Cost,  e  del  Car- 
charodon mcijalodoii  Aijossi.  di  leij;i>icii  si  distingue  dal- 
le specie  note  da'sei>iienli  caralleri:  e  un  dente  liingliis- 
simo,  di  ciii  la  liin<>liezza  siipera  d'lin  cpiarlo  I'altczza 
della  corona  iiclla  I'accia  eslenia;  lo  smallo  in  qnesla  va 
pill  in  basso  per  ben  mezzo  poUice,  e  terniina  (|uasi  pa- 
rallclaincnie  alia  ladice,  incnlreche  arrestasi  in  alio  sulla 
faccia  iiileriui ,  lurinaiidovi  un  anijolo  di  circa  l'»0";  la 
supcrlicie  eslerna  c  jiiana,  dove  csistono  proprio  alia  ba- 
se un  l)uon  numero  di  pieglie,  in  numero  ininorc  di  (pian- 
to  nc  lia  il  Carcharodon  pohjijiruH  Afjass. ,  ma  in  lal 
inodo  ilis])(>sle  da  darle  un  aspcllo  ondolante  ;  1" interna  e 
regolarnienlc  convcssa ;  il  margine  posleriore  ccncavo , 
ranleriore  iiieno  ed  enlranibi  sono  dcnlelliiti  u"iialincnlc  e 
sotlilissiniaiiienle ;  la  radicc  rispell(»  alia  grossezza  del 
dente  non  e  niollo  svilii|)pala,  jiero  nellii  iaccia  interna  e 
pill  dun  lerzo  dell"  allezza  totale  del  dente. 

L'eseniplare  ( lig.  2')  e  meno  voluniinoso  di  quello 
rappresenlalo  dalia  (  lig.  I'),  ma  jiresenla  in  lullo  i  ca- 
ratleri  del  Carcharodon  Coslae ,  talche  avviso  che  possa 
esserc  d"  imlividno  giovanc,  principalmente  die  il  colorito 
della  denlina  e  le  dontellalure  maritinali  non  lianno  (piel 
non  so  che  di  jiarlicolare,  die  e  proprio  dun  denle,  che 
ha  loccalo  il  colmo  (Idle  fasi  del  suo  sviluppo. 

Kssi  provengono  dal  terreno  nummulilico  dcdintor- 
ni  di  I'achino  (Prov.  di  Aolo  j. 


—  304  — 

Sp.  Carcharodon  augiistidens  Agass. 

'  Tav.  5  fig.  C. 

Aqass.  Rech.  sur  les  poiss.  foss.  vol  3,  png.  255, 
tav.  28,  fig-.  20-25,  tav.  30,  (ig.  3  (  sotlo  il  iioine  di 
Carcharodon  lanccolalus). 

I  dcnli  del  Carcharodon  aufjustidcns  Atjass.  si  di- 
stinguono  agcvolmenle  da  qiu'lli  dellc  specie  ci»ngencri 
per  la  forma  svella  di  troppo — cssi  rnlligiirano  iiii  he!  Iriaii- 
golo  isoscele — vcdiili  di  profilo  son  (jiiasi  vertical! — la  fac- 
cia  esterna  plana  prescnla  in  sni  mezzo  un  riaito  longi- 
tudinale,  chc  estcndesi  lino  alTapicc,  e  verso  i  margini 
si  deprime  in  gnisa  die  la  snperiicic  pare  ondolata  —  la 
faccia  interna  e  midlo  convessa  principalmcnle  a  inconiin- 
ciare  dall'intaccatnra  dello  smallo  —  la  radice  e  rigonlia- 
ta  con  corna  lateral!  comprcsse  e  rotrtn:lite — le  orecchiet- 
te  or  linamenle  denlellale  ed  or  mammellonate  I'ormano 
con  il  cono  principalc  un  angolo  aculo. 

I  denti  di  cni  paria  Agassiz  sono  del  terreno  lerzia- 
rio  di  Kresscnherg.  Que'descrilti  d'  E.  Sismonda  ven- 
gono  dalle  argille  niioccniclie  de'diiitorni  di  (lassino.  Gib- 
bes  ha  rinvennlo  il  Carcharodon  anfjastidons  Ayass.  al 
Sud  della  Carolina,  Alabama,  3[ississipi.  Costa  ne  ha  de- 
scrilto  alqnanli  trovati  a  Lecce  e  a  Lama   nella  3[ajella. 

L'originale  della  (fig.  6'),  die  rapporto  alle  spe- 
cie in  esanie ,  manca  d' orecdiiette  e  di  radice,  trovan- 
dovisi  rolte  ;  pnrtnttavolta  si  vedc  chiaramenle  che  ap- 
parliene  al  Carcharodon  anfja.slidcns  Af/ass. ,  lanto  e 
nalnralmenle  slabilita  qnesla  specie,  c  cosi  bene  son  cul- 
ininanli  i  snoi  caratteri  —  d'  esso  non  conosco  la  pro- 
vcnienza  —  Un  altro .  die  mi  e  stalo  coniunicalo  dal  va- 


—  303  — 

Icnte  gioTane  conchioloi;,o   Sig,  Biondi ,  c  stalo  trovato 
ncl  piano  niinimulilico  dc'  dintorni  di  Pacliino  ( Prov.  di 

Nolo). 

/."  Varieta  Carcharodon  turgidus  Agass. 
Tav.  5  fig.  7,  8. 

ylf/f/ss.  liech.  sur  Ics  poiss.  foss.  \o\.  3,  pas'.  256, 
lav.  30,  lig.  8,9. 

Come  si  vcdc  dalla  ( fig.  8 )  cgli  e  un  denle  nian- 
canlc  di  radice  con  parlc  di  snialto,  c  sebbcnc  non  esi- 
slano  in  lui  Ic  orcccliielle ,  die  valgono  a  distinguere  il 
Cairharodon  luriiidus  Agass.  dnl  Carchorodnn  megalo- 
don  A<j(isf>. ,  dal  Carchnrodon  angustidens  Ayass.,  dal 
Carcharodon  sulcidens  Afjass.  ec.,  credo  non  cquivocare 
rapportandolo  a  tale  specie.  E  priinamcnte  esso  e  un  dente 
regolarissinio  ed  equilalerale  ,  die  ti  richiama  la  forma 
d"  un  liian"(d(»  isoscele.  La  faccia  interna  e  iiiolto  conves- 
sa ,  1'  estcrna  |»iana  e  leggermcnte  concava  all'  ajiice  ,  die 
sta  dirello  in  fuori.  Le  dentellalure  niarginali ,  (piantun- 
que  in  gran  parte  siano  alteratc  e  distrulte ,  pure  quelle 
die  esistono  sono  uniformi  e  precise. 

L' altro  (fig.  7  )  si  allontana  di  pin  dagli  originali 
figurali  d'Agassiz,  ma  cio  non  vale  a  farlo  considerarc  co- 
me lull' allra  specie,  jierclie  in  esso  Iniona  parte  de' ca- 
ralteri  specilici  sono  in  presenza,  c  il  paleonlologista  sviz- 
zoro  lia  liguralo  soliuiienle  le  forme  eslreme  del  suo  Car- 
charodon  lurfjidus. 

I  denti  descrilli  d'Agassiz  gli  sono  slati  comunicati 
dnl  Sig.  Kaiqi  come  provenionti  da  Flolineini  sullc  rive 
del  Heno.  11  Carcharodon  hirnidas  Afjass.  (lig.  8)  e 
ilignota  provenienza,  I'ailro  (lig.  7)  mi  e  stato  comunicalo 

ITTI   iCC.    VOL.    nil  40 


—  306  — 

dal  Sig.  Biondi,  e  provionc  dal  calcario  niimmulitico  dei 
dintorni  di  Pacliino  ( Prov.  di  iXoto). 

Sp.  Carcharodon  in'oductus  Agass. 

Tav.  5,  Dj.  3,  4  0  3. 

Agass.  Rech.  sur  les  iwiss.  foss.  vol.  3  ,  pag. 
251,  tav.  30,  lig.  2-8. 

.  I- .  . ,  •. 

II  Carcharodon  productus  a  seconda  i  caralleri  as- 
segnaligli  d'Agassiz  vicn  caraltcrizzalo  da  donli  iin  p6  in- 
clinali  in  diclro  c  Icggcrmeiitc  inecpiilalcrali,  di  cui  il  raar- 
ginc  posleriorc  e  concavo  c  1'  anteriore  lo  e  alquanto  me- 
no.  La  faccia  cslcrna  e  piaua  e  ancor  concava  vicino  I'a- 
picc,  attcsa  la  sua  direzioiie  in  avanti.  L'  inlerna  non  e 
gran  fatto  convessa,  anzi  dii  a  vcdcrc  alia  base  dello 
smalto  iin  scnsihilissimo  appiananicnto.  I  margini  della  co- 
rona sono  unirornicmcnto  dcnlellali.  La  corona  non  e  niol- 
to  spcssa.  La  base  dcllo  sniallo  si  vede  piii  incisa  alia  fac- 
cia interna  die  aU'estcrna.  La  radice  concava  si  rigonGa 
considorcvolnionic  sul  bcl  mezzo  della  faccia  interna,  che 
e  piu  sviluppata  in  generale  nc'denli  ancor  piccoli. 

Dopo  d'avere  studialo  i  diversi  Carcharodon  si  no- 
slrali  die  csteri  provenicnli  principalnientc  da  3Ialla,  che 
trovansi  nc' Gabinelli  della  nostra  palria,  sono  stato  spin- 
to,  piutloslo  d'una  ceria  aria  di  famiglia,  anziche  dalla 
presenza  de'caralteri  dati  dall'Agassiz  al  suo  Carcha- 
rodon prodmlus  a  ra|(j»orlargli  qualtro  denli ,  die  a 
prima  vista  seisiLrano  iliU'erenli  Ira  loro.  Per  1'  origina- 
ls ,  die  viene  rapprescntalo  dalla  (  iig.  3  )  ,  credo  non 
esservi  dnldiio  di  sorla ,  crcdendolo  provenienle  dalla 
parte  lalcrale  anteriore  della  mascella  inferiore.  Quelle 
(fig.  4)  e  mono  inequilaterale  del   precedente,  tanlo  die 


—  307  — 

sono  slalo  lunga  pezza  a  pcnsani  sopra,  pria  di  rap- 
porlarlo  a  rpiosta  specie  ;  c  ])rin(ip;iliii('iilc  jicr  il  deiite 
(lij;-.  li),  clie  c  a  grossc  deiilcllaturc,  scbbeuc  liille  uni- 
fonni. 

J)a  (pie' rappoilati  d'Agassiz   nulla    puossi   stabilire 
.    di  posilivo  sidrctii  i;ooI()iji('a  di  qucsla  specie.    Sismon- 
da  r  lia  Inivalo    nolle  aii^ille  di  Gassino  ,    clic   rapporta 
al  periodo  lerziario  medio.  ! 

Del  jicncre  Carcliarodon  questa  e  la  specie  piii  co- 
mune  in  Sicilia.  llo  fallo  solo  rappresenlarnc  alquanli 
die  s'  allonlanano  un  jioco  dal  lipo  ordinario  —  II  dcnte 
(lig.  3  )  si  [rova  ncl  JIiisoo  della  1{.  Univcrsita  degli  Stu- 
di  di  Calania ,  clie  jn'ovicne  dal  calcario  tcrziario  di  Si- 
racusa  (Prov.  di  Nolo);  quelli  ( lig.  4,  3  )  con  niolti  al- 
tri  sono  del  calcario  faluniano  di  .Uonterosso  ( Prov.  di 
Nolo  ) ;  allri  mi  son  vennli  dal  torreno  tcrziario  di  Ra- 
gusa  e  li  dcvo  alia  gcnlilozza  del  Dotlor  Baglicri. 

Sp.  Carcliarodon  lalissinms  0.  G.  Costa. 

Tav.  i\  fig.  4". 

Cosla,  Paleonl.  del  liegno  di  Nap.,  parte  seconda, 
tav.  V  ,  fig.  A-B. 

II  dcnle  (lie  rapporlo  al  Carcliarodon  lafissimus 
0.  G.  Cusia  liii  dinuMisidiii  niinori  di  cpiello  slaltililo  dal 
IVcslore  dc'  naluralisli  dclle  due  Sicilie  come  tipo  della 
sua  specie  ,  ma  il  nostro  avendo  un  biion  iiuniero  di 
caralleri  ajiparlcnenli  ad  ossa,  ho  avvisalo  rapportar- 
glielo. 

La  snpcrficic  eslerna  del  Carcliarodon  lalissimiis 
0.  G.  Cosla,  lion  fissandoci  allc  diiiiciisioni.  pcicliL'  come 
bene  avvisa  il  Cosla  ,  son  vutiabili ,  e  un  p6  iilc\ala  sul 


—  308  — 

piano  scgnato  de'  margini ;  ma  si  clcprime  sensibilmcnte 
a  dislanzc  uguali  ,  fra'  margini  medcsimi  c  la  linea  mc- 
diana ;  talc  depressionc  scon  c  ugualmcntc  dalla  base  della 
corona  fin  prcsso  1'  a[)icc  ,  ovc  slargandosi  scomparisce; 
la  linea  mediana  presenta  verso  la  base  una  leggiera  de- 
pressionc ,  c  non  un  solco  come  nelF  originalc  descrilto 
da  Cosla,  chc  vicino  il  centro  scanccllasi  c  si  riduce  a 
leggicro  spigolo  man  mano  s'  avvicina  all'  apice.  La  su- 
perUcie  interna  c  ugualmcnte  lumida ,  e  pare ,  per  la  sua 
minor  lungliezza,  maggiorc  la  convcssila  neirullima  tcrza 
parte  apicale ,  mentrecbe  a'lati  prcsso  la  base  si  slarga 
e  deprimcsi.  Le  denlcllalurc  marginali  sono  fine  ed  ugua- 
li ;  la  radicc  gli  manca. 

L'originalc  descrilto  dal  Costa  proviene  dal  tufo  cal- 
care  di  Lecce  —  In  Sicilia  c  stato  trovato  ncl  calcario 
faluniano  di  3I(inlerosso  (Prov.  di  Koto),  csso  mi  e  stato 
comunicato  dal  Sig.  Mcli. 

Sp.  Carcharodon  sulcidens  Afjass. 

Tav.  i\  fig.  3,  G  c  7. 

Afjass.  Rech.  sur  Ics  lioiss.  foss.  vol.  3,  pag.  254, 
lav.  30  fl,  fig.  3-7. 

Gli  cseniplari  (fig.  6,  7)  ben  possonsi'slabilirc  come 
forma  tipo  del  Canluirodon  snhidens  Ayuss.  tanlo  sono 
in  essi  evidenti  i  caratteri  dclla  specie.  Eglino  mi  sono 
stati  comnnicali  dal  Sig.  Cliisari ,  come  jirovenienli  dal 
calcario-arenario  terziario  di  Lconl'ortc  ( l*rov.  di  Cat.  ); 
devo  I'altro  (fig.  5  )  aU'esimio  Arcbitctto  C.  Sciuto-Pat- 
ti  ,  del  (piale  non  mi  lia  sajtulo  indicare  il  luogo  di  suo 
rinvenimenlo.  Esso,  sebbenc  non  prescnli  come  gli  altri 
(fig.  0,  C)  (picir estrcma  dej»ressione ,  cbc  basla  a  i'arli 


_  309  — 

subilo  caratlcrizzarc  ,  si  vcde  di  Icggiori  die  debba  an- 
cor  rapporlarsi  alia  s[»ocic  in  osainc ;  in  falli  vi  si  nota 
aspelto  svt'llo  ;  ibrnia  (|uasi  Iriangolarc ;  supcriicic  interna 
poco  rolonda ,  die  ha  alia  base  dello  sniallo  una  se- 
rie  di  piei;he  ,  o  nicglio  di  sokiii  verticaii ,  di  cui  i  cen- 
trali  si  |)rohingan()  all'  apice  ;  superDcie  csterna  })iana  ; 
radice  a  sirulliira  (piasi  sponi^iosa. 

Cio  che  bisogna  lencre  in  considcrazionc  nclla  dia- 
gnosi  di  (piesia  specie  e  la  disposizione  delle  dentelle 
marginali  ,  die  sono  bifide.  Questo  caraltere,  per  quanto 
mi  sappia  ,  iion  e  slalo  notalo  da'diversi  paleontologisti , 
die  si  sono  occupali  del  genere  Carcharodon,  nia  Irovan- 
dolo  coslanle  ncl  Carcharodon  sidcidcns  Agass.  di  Sici- 
lia ,  credo  die  possa  servire  a  diflcrcnziarlo  a  colpo  d'oc- 
cliio  da'  congencri ,  (|uaiitc  volte  si  trovi  talc  disposizio- 
ne in  (pie'  di  lulla  altra  conlrada. 

II  inaggior  nimiero  de'  Carcharodon  sulcidens  Af/ass. 
descrilti  dal  Palcontoloijista  svizzero  sono  de'terreni  tcr- 
ziari  d'llalia  e  con  parlicolarila  di  Castello  Arquato  nel 
Pienionlc.  E.  Sismonda  pero  nel  suo  egregio  lavoro  ti- 
tolalo  Descrizione  dc  itcsci  e  de  crostacei  fossili  nel 
Piemonle  noii  rapporla  quesla  specie  indigena  per  ec- 
ccllenza.  Gibbes  ne  ha  rinvenulo  in  Darlinglon, 

Sp.  Carcharodon  Tornabenc  nobis 

Tav.  P,  Dg.  12. 

Qiiesla  niiova  specie,  attesa  la  sua  piccolezza  c  la 
direzione  dell' apice  della  coron;i,  pare  a  jtriina  vista  die 
sia  un  denic  di  giovine  Carcharodon  produclus  Ayass., 
purltiUavia  esaniiniuidolo  diligenleniente  vedesi  organizza- 
to  su  liiiralhu  lipo. 

L'uuioo  eseinplare  (fig.  12)  su  di  cui  ho  slabilito 


—  310  — 

questa  specie  manca  di  radicc ;  ha  il  marginc  postcriore 
sensibilmente  concavo  e  I'anlcriorc  quasi  retlo;  le  sue 
denlellalurc  sono  grossissiinc  cd  irregolari;  la  faccia  inter- 
na e  rcgolarmeule  convcssa ;  1'  cslcrna  moslrasi  piana  e 
un  p6  concava  in  alto ;  lo  snialto  nella  faccia  cstcrna  si 
estende  piii  sulla  radice,  ovc  tcrniina  parallelaiiiente. 

Esso  provienc  dalle  marnc  solliferc  di  Sicilia. 

Ho  chiamato  questa  distinta  e  rara  specie  Carcha- 
rodon  Tomabene  in  oniaggio  del  chiarissinio  P.  Priore 
D.  Francesco  Tornaliene  Prof,  di  IJotanica  nella  nostra 
R.  Universita  degli  Studi,  conosciulissinio  per  i  suoi  cgre- 
gi  lavori  sulle  pianle  di  Sicilia  e  sulla  loro  topografia,     ' 

'  CENEnE    OTODUS    ACiSS. 

-:-:■■■■  ,.,•■'; 

Sp.  Otodus  sulcalus  E.  Sism. 

Tav.  1^  lig.  10.         , 

E.  Sismonda,  Desc.  do'pcsci  e  dc'crost.  foss.  nel 
Piem.  pag.  39,  tav.  1,  fig.  34-36. 

Sono  tanlo  culniinanti  i  caratteri  di  questa  specie  di 
Olodus,  SI  l)cne  staliilihi  dal  valonle  paleontologista  di 
Torino,  cpianto  a  bella  prima  ben  si  distingue  dalle  con- 
generi.  E  in  effelli  il  nostro  originale  (fig.  10)  niancan- 
le  com'e  dellc  orecchiette  lateral!,  trovandoglisi  rolte, 
si  vede  di  leggieri  die  apparticne  alia  specie  in  esame  e 
alia  gracilezza  della  corona,  piana  alia  fiiccia  esterna  e 
leggernienle  convessa  all'  interna;  e  alia  base  dello  smal- 
to  d'  anibe  le  facce  quasi  orizzonlalc;  c  alia  lurgidezza  e 
allitudinc  della  radicc;  e  finalinenle  alia  scannellatura  sulla 
super licie  esterna  della  radice,  die  la  solca  profondamen- 
te  in  direzione  verticale. 


—  311  — 

Non  ha  ffiinri  mi  e  slalo  coimmicalo  iin  allro  dente 
apparlcncnlc  a  ([ucsla  spccio,  chc  non  lio  polulo  fare  rap- 
prcsenlare  nellc  hivolc  cpii  annosse  per  niancanza  di  tem- 
po. Egli  e  pill  piccolo  di  (pielio  (fig.  10);  ha  per  inlie- 
ro  in  presenza  lulli  i  caralleri  speciiici,  e  prcsenla  im'o- 
recchiclla  acula  e  soUilc. 

Cdi  escmphiri  descri[li  dal  Prof.  E.  Sismonda  sono 
stali  Irovati  nolle  ari!;ille  medie  terziaric  dellc  collinc  di 
Gassino  ncl  Pienionle.  Di  (piesia  specie  rara  a|)po  iioi  ne 
ho  osservalo  dne  eseniplari,  di  cni  qucllo  (lig.  1())  trova- 
si  ncl  3Iuseo  di  Biscari,  c  I'altro  e  nella  mia  collczione  — 
Entramhi  sono  d'ignola  provenienza. 

Sp.  Olodus  pseudo-appemUculahis  nobis 

Tav.  C^  Dg.  4. 

Afiass.  Ucch.  sur  les  jmiss.  foss.  vol.  3,  pag.  270 
lav.  32  fig.  ll)-22  (  sollo  il  nomc  a  Olodus  appendicu- 
lalus). 

V  Olodus  pscudo-oppendiculalus  affinc  iMYOlodiis 
appondiculalus  Ajjass.  per  la  ])resenza  d'  orecchietle 
lalerali  larghe  c  comjiresse,  ne  dilferiscc  in  (pinnlo  che  i 
loro  conlorni  sono  rolondi  e  taglienli,  anziclie  oUusi. 

E  nn  denle  con  il  cono  largo,  con  la  faccia  eslerna 
j)iana  e  con  I' interna  convessa.  Loriginale  (fig.  4)  man- 
ca  d'nna  oreccliiella;  lallra  e  hirga,  compressa ,  rolon- 
da  e  laglienle  al  conlorno ;  lo  sniallo  eslendesi  orizzon- 
lalmenle  siilla  radices ;  (inesla  e  leiii'ermcnle  rinoiiliala  al 
cenlro,  in  cui  vedesi  il  foianu;  nnlritizio  sviluppalissimo  ; 
essa  nianca  di  corna  lalerali. 

II  ch.  Agassiz  ,  (pianlnnqne  althia  rinnilo  all'  Olo- 
dus uppendicukilus    alquanli  denli  di  forma  afliue,  pure 


—  312  — 

non  e  lonlano  ili  considerarli  come  appartencnti  ad  altra 
specie.  In  effelti  si  esprime :  aussi  nai-je  pas  la 
pretention  d'avoir  dit  le  dernier  mot  sur  Ics  caratte- 
res  de  cctte  especc  si  repandue ;  il  se  pourrail  surtout 
que  les  dents  qui  sont  ici  representees  au  trait  fig. 
19-25  appartissent  a  une  autre  espece.  lo  vedo  dai  ca- 
ratteri  delie  fig.  19-22  clie  questi  denli  rassomigliano 
molto  air  Otodus  pseudo-appendiculatus ;  quindi  ho 
creduto  proprio  riunirli  alia  specie  in  csame. 

Gli  eseniplari  dcscrilli  d'Agassiz  si  Irovano  nclla  col- 
lezione  del  Sig.  Bronn,  e  provengono  dalla  creta  d'Aix- 
la-Chapelle.  Quelle  (fig.  4)  e  d' ignota  provenienza;  ma 
dal  suo  stalo  di  fossilizzazionc  si  vcdc  bene  clie  devesi 
rapporlare  a  un  terreno  piii  autico  de'terziari. 

GEfiERE    OXYRHINA  acass. 

Sp.  Oxyrhina  hastalis  Agass. 

Tav.  C.»  Dg.  5. 

Agass.  Reeh.  sur  les  poiss.  foss.  vol.  3,  pag.  277, 
tav.  34  (meno  le  fig.  1,  2,  14). 

Quesla  specie  si  distingue  daH'Oxj/r/tina  xiphodon 
Agass.  dalla  regolare  convessita  dcUa  sua  faccia  inter- 
na. L'  esterna,  quantunque  piana,  prcsenta  delle  interes- 
santi  pai'licolaiita  —  in  prima  ha  di  ciaschcdun  lato  un  leg- 
giero  solchetlo,  che  cstendcsi  per  ben  i  due  terzi  a'  tre 
quarli  deH'altezza,  e  nel  mezzo  vi  si  nota  un  piccolo  ri- 
gonfiamenlo,  che  dcprimesi  al  centro  della  base ;  lo  smal- 
to  e  leggermenle  inciso  alia  base  della  supcrficie  esterna 
e  discende  pill  in  basso,  nell' interna  e  piii  apcrto. 

Da  (juesla  diagnosi  si  vedc  chiaramente  che  il  no- 


—  313  — 

siro  on'fjinalc  (fig.  5)  !i|)|)arlioiic  aWOxyrhina  haslalis 
Af/ass.,  clio  avviso  provciiiro  dalle  |iarti  laterali  dclla  nia- 
scolla  iiilcriiirc,  avcmlo  I'apicc  aciiininalo  dirello  in  fuori 
ed  in  dielro. 

Ill  allro  sc  no  Irova  nol  Miisco  di  Biscari,  ch' e 
idcnlico  al  dciito  anlcriorc  dclla  niascclla  supcriore  rap- 
porlalo  d'Agassiz  lav.   3i,  (ig.   Hk 

L'Oxijrliinu  hasltditi  s'c  inconlrata  nolla  niollassa  di 
Wurloniliorga  o  della  Svizzora,  nolla  vallc  del  IJono  cd  a 
Rrosscnhorg  (Agassiz).  In  America  ;sccondt)  il  Sig.  Gib- 
bes  ncl  tcrreno  lerziario  di  Virginia  c  di  3Iaryland.  Nel 
Pienionte  s' e  Irovala  noirargilla  dc' dinlorni  di  Gassino 
c  neir  arcnaria  media  lorziaria  del  colle  di  Torino  (Si- 
snionda).  0.  G.  Gosla  nel  reanie  di  Napoli  in  Lecce. 
In  Sieilia  1'  alihianio  nell'  arcnaria  Icrziaria  di  Lconfortc 
(Pniv.  di  Galania);  Tescniplarc,  die  conscnasi  ncl  3Iu- 
sco  di  ])iseari  ,  e  scnza  elielialla  chc  possa  dclncidarci 
sulla  sua  provcnicnza. 

Sp.  Oxyrhina  xiphodon  Ayass. 

Tav.  0»,  fig.  fi,  7,  8. 

Ayass.  Bech.  sur  les  jjoiss.  foss.  vol.  3 ,  pag. 
278,  lav.  23,  fig.  11-17. 

Rapporlo  a  qncsla  Oxyrhina  niolli  denli  provcnicnti 
dal  calcario  nuninmlilico  di  Pacliino,  chc  mi  sono  stati 
coninnicali  dal  Sig.  Hiondi,  allri  die  Irovansi  ncl  3Inseo 
di  Hiscari,  e  iin  allro  die  provicnc  dalle  marnc  solUfcre  di 
Castellerniini  (Prov.  di  Girgcnli). 

IJasIa  vcdere  gli  originali  delle  figure  qui  annesse 
per  snhilo  rajjporlarli ,  seiiza  duhbio  d'c([uivocare,  alia 
Oxyrhina  xiphmUm  Ayass.,  lauto  sou  essi  appiallili  alia 

iTTI   ACC.   ^UL.   IIII  41 


—  314  — 

base  dcUo  smallo  della  faccia  interna,  e  tanto  son  cliiari 
gli  altri  caraltcrl  assci^nati  d'Ai^assiz  alia  specie  in  esanie. 

Ollre  a' denli  qui  iigmali  e  ad  altri  niolti,  che  sono 
quasi  identici  a  que'rapjtortati  d'Agassiz,  Gihbes,  Sisnion- 
de  ec.,  rapporto  a  questa  specie  un  magnilico  eseniplare, 
che  mi  c  stato  gentilniente  coniunicato  dal  cliiarissimo  natu- 
ralista  Sig.  IVocilo.  Esso  e  di  straordinaria  dinienzione, 
tanto  che  supera  roriginalc  della  ligura  17  d'Agassiz, 
c  ha  la  radice  svilup|)alissima ;  cli'  essendomi  arrivato 
un  1)0  tardi,  sono  dolente  non  averne  poluto  dare  la  li- 
gura. 

II  dente  (fig.  1  )  pare  un  dente  antcriore  della  ma- 
scella  inferiore. 

Gli  originali  delle  (  fig.  G,  8)  credo  che  sicno  della 
parte  laterale  della  niascella  inferiore. 

Agassiz  ne  cila  trovati  nel  gesso  de'  dintorni  di  Pari- 
gi,  di  Dax  e  dell'isola  di  Malta.  E.  Sisnionda  nelle  ar- 
gille  niioceniche  terziarie  del  colle  di  Torino.  Gli  esem- 
plari  di  Gihljos  provengono  dalla  Virginia  e  dal  illarjland. 
Costa  ha  trovato  questa  specie  a  Lecce.  In  Sicilia  fin  ora 
rabbiamo  trovato,  come  ho  sopra  delto,  nel  numniulitico 
de' dintorni  di  Pachino  (Prov.  di  Nolo)  e  nelle  marne  sol- 
fiferc  di  Casteltermini  (Prov.  di  Cirgcnti). 

Sji.  Oxijrhina  leptodon  Agass. 

-  •'       •         "  Tav.  G%ljg.  9,  10,  M. 

Afjtt^s.  Rech.  sur  les  poiss.  foss.  vol  3,  pag.  282, 
tav.  34,  fig.  1,  2  (  solto  il  nome  d'Oxyrhina  hastalis ) 
lav.  37,  fig.  3-5. 

Affine  questa  dell'  Oxijrhinn  hastalis  Agass.  e  del- 
r  Oxyrhina  Desorii  Agass.  no  differisce,  scbbene  abbia  la 


—  313  — 

forma  jronoralc  dclla  prima ,  pcrclie  la  supcrficic  cstcrna 
c  pill  0  me  110  coiivossa. 

L'  orii^iiiale  dolla  ( fij;'.  0  )  prescnla  sulle  facce  un 
soIcIkMIo  parallelo  a'niaii;iiii  lalcrali  ,  Uillo  |)ntj)rio  del- 
VOxijiliina  lidshilis  .{(jass.,  ma  il  iii;()iiliamciil(»  dolla  fac- 
cia  cslonia,  mi  la  crcdoro  <.lic  non  cada  in  crrore  rap- 
poilaiulolo  i\\\'(f.iijrhina  IcpUnUm  Afjass. 

(juoslo  (  liy'.  9  )  coiiu!  altiini  allri  sono  dcnii  pic- 
coli  aiizi  cho  no,  aciiminali  c  drilli  per  cni  sono  davviso 
d'essere  dcnIi  anlcriori  c  della  mascclla  infcriore. 

(Hi  allri  (  li*;-.  10,  11)  sarchbej'O  dcnli  lalerali  e  forse 
dclla  masiclla  suporiorc. 

Cdi  cscmplari  doscrilli  d' Afjnssiz  provengono  dalla 
niollassa  di  Wiirenlos  nel  cantone  d'Argovia  c  da' sabbio- 
ni  terziari  di  Flonboim  nella  \allc  del  Reno.  II  Prof.  Oo- 
sla  r  ba  Irovalo  in  Cerisano.  In  Siiilia  (piollo  ( lig.  9  ) 
provienc  dal  calcario  lerziario  di  Siracusa  ( Prov.  di  IVo- 
to),  gli  allri  si  conservano  nel  Musco  di  IJiscari ,  e  so- 
no d'  ignola  provcnienza. 

Sp.  OdL-yvhina  Dcsorii  Agass. 

Tav.  6»,  fig.  12,  13. 

Afjasfi.  Mcch.  sur  les  poiss.  foss.  vol.  3,  pag. 
282,  lav.  37  bg.  8-13. 

Come  idcnlici  nWDxyrhina  Dcsorii  Arjass.  dcscrivo 
due  donli,  cbc  si  tollcgano  naluralmenle  per  un  certo 
as[)ctlo  didenlicila,  ancorebe  un  esame  dc'singoli  carat- 
leri  possa  I'arli  (pialilicarc  almeno  como  due  dislinte  va- 
ricta.  Ma  avendo,  come  bo  dcUo,  la  slcssa  bsionomia, 
e  provcneiido  ancor  cssi  d"  un  mcdcsimo  Icrrcno,  invcce 
di  dislingucrii,  par  cosa  piii  iialuralc  riunirli  in  una  sola 


—  316  — 

specie,  e  ripetemc  le  niodificazioni  dalla  divcrsa  ela,  o 
dal  divorso  silo,  die  liaii  poliilo  occuparc  neilc  mascelle 
deiranimalc. 

Essi  mancano  intieramenlc  di  radicc  ;  la  corona  lo- 
re c  spcssa  e  (piasi  scmiciliiidrica.  L'originalc  ( liji'.  12) 
ha  la  laccia  cslerna  [liana,  clie  fa  vcdcre  nel  ccntro  iin 
solchelto,  ch'  estoiulcsi  (iiio  alia  iiiola  del  cono,  c  I'api- 
ce  dirclto  in  fiiori.  L'allro  (liy.  13  )  presenta  la  snpcrli- 
cic  eslerna  Icgiicrmcnle  convessa  c  I'apicc  ancor  porlato 
infuori:    in  cnlrambi  i  martini  sono  lai'liculi    od  aciili. 

Quesla  e  una  specie  dice  I'Agassiz  Irequcnle  ne'de- 
positi  lerziaii  niedi  —  Gli  esemplari  da  lui  descrilli  sono 
slali  Irovati  nella  nioUassa  svizzcra  dOlniarsingcn  e  di  Wii- 
renlos  nel  canlone  d'Argovia,  nella  niollassa  d'l'lni  e  nei 
terreni  lerziari  d'Osnal)riick  c  di  Biinde.  Giitbcs  Ilia  rin- 
venulo  nel  sud  della  Carolina,  (ktsla  I'iia  scovcrlo  a  Lec- 
ce  ed  a  Cerisano.  Sismonda  ha  Irovali  molli  esemplari  di 
Oxyrhina  Desorii  Afjass.  nelle  argille  jnioceniche,  clie 
altcrnano  con  il  calcario  di  Gassino,  e  in  allri  Inoghi  del 
Pienionte,  che  apparlengono  alio  slesso  orizzonte  strati- 
gralico.  In  Sicilia  gli  esenijdari  qui  ligurali  sono  slali  Iro- 
vati nella  niollassa  dc'dinlonii  di  MililcUo?  ( Prov.  di  Ca- 
tania). 

Sp.  Oxyrhina  minula  Agass. 

Tav.  r,\  ng.  14. 

Afjass.  licch.  sur  les  poiss.  foss.  vol.  3,  pag.  285, 
tav.  3G,  fig.  39-47. 

II  solo  denle  die  credo  potere  rapjtorlare  all'  Oxy- 
rhina minula  Ayass.  proviene  dalle  argille  terziarie 
del  Val  di  Nolo.  Esso  nianca  conii»letamente  di  radice ; 


—  317  — 

la  corona  h  liinga  circa  0,  flli,  subcilindrica  c  svclla, 
con  niargiiii  ollnsi  c  con  apicc  sniussalo ,  ch'  c  diroUo 
leggernicnlo  in  Inori ;  la  base  dcllo  sniallo,  da  quanto 
osscrvasi,  c  orizzonlalc.  Oiiosto  dcnle  (lig.  11)  sono  di 
avviso  rapparUMUTC  alia  niasccila  iiiforiore. 

Ai;assiz  slabilisco  qucsla  specie  d'  al(|iianli  denli  che 
conscrvansi  ncl  gabincUo  del  Conic  di  Miinsler  come  pro- 
Tcnicnli  del  lerreno  tcrziario  (rOsiiabriicli.  Giblies  descri- 
vc  la  slcssa  specie  Irovala  ncl  Sud  della  Candina.  llProf. 
Cosla  riia  trovatoa  Lcccc.  Sisinonda  ncUc  argille  Icrziarie 
medic  di  Oassino  ncl  Picmonle. 

Sp,  Oxyhii'ina  crassa  Arjass. 

Tav.  l-\  fig.  11. 

Afjofts.  Jiech.  sitr  les  pniss.  foss.  vol.  3,  pag.  283 
tav.  3i  lig.  14  (sotlo  il  nomc  d'Oxyrliina  haslalis)  tav.  37, 
flg.  IG.  ^ 

Denlc  robnslo,  atliccialo  ed  cquilalerale  con  corona 
dirella  in  dcnlro  —  la  siqterlicic  esterna  e  convcssa,  in 
cui  vcdesi  un  Icggerissinio  solco,  che  corrc  parallelamente 
al  inarginc  del  cono  —  la  base  dcllo  snialto  forma  un 
angolo  olUiso  alia  I'accia  eslcrna  ,  mentrcche  presenla  una 
linea  rcgolarmenlc  arcuata  alia  faccia  inlcrna  —  i  margi- 
ni  sono  laglicnli  —  la  radice  mollo  spessa. 

11  dcnle  (lig,  11)  ha  lulli  i  carallcri  teste  cennali, 
di  modo  clic  dcscriverlo  sarebbe  lo  stcsso  che  frUjcre 
fricla.  V  apice  del  suo  cono ,  bcnchc  sia  usato ,  si 
vede  che  leiida  a  porlarsi  in  fiiori. 

Gli  esenqjiari  descrilli  d"  Agassiz  provengono  dal 
terrene  tcrziario  delta  vallca  del  IJcno.  One"  rapporlati  da 
Gibbes  sono  slali  Irovali  al  Sud  della  Carolina.  Quello 
(lig.  11)  provieue  dalle  vicinanzc  di  Aidoue  ( Prov.  di 
Callanissetta  ). 


—  318  — 

GENERE   LAMNA   ccv. 

Sp.  Lamna  crassidens  Agass. 

Tav.  C^  fig.  13,  16. 


) 
,,  I 

.1 

7i; 


Afjass.  Reck,  sur  les  jioiss.  foss.  vol.  3,  pag.  292, 
tav.  33,  fig.  8-21.; 

Chiunque  si  Irovi  familiarizzalo  con  lo  studio  odon- 
tografico  dcgU  S([iialidci,  basla  vcdcre  qualchc  denle  ap- 
partcnentc  alia  Lamna  cmssidens  Arjass.  per  subito 
rapportarglielo  scnza  tema  d'errarc. 

II  dciile  (fig.  I'j)  e  curvalo  in  dcutro  con  1' apice 
direlto  Ici'i'ornionlc  in  fuori  ;  ha  la  faccia  interna  con- 
vessa  ,  piana  1'  estcrna.  3Iolti  allri  sono  con  la  faccia 
eslcrna  leggerinenle  convcssa  ,  e  mcno  contorli  in  den- 
tro.  In  tnlli  quesli  denli  i  margini  sono  taglienli  dalla 
base  air  apice  dclla  corona,  e  in  cssi  manca  per  inliero 
la  radice. 

L'eseniplare  (fig.  16)  c  sviluppatissimo  e  ben  con- 
servato,  esso  provicne  dal  calcario-arcnario  terziario  di 
Castrogiovanni,  e  mi  e  slalo  coniunicalo  dal  cli.  ex  I'rov. 
Gallcrame. 

Oltre  a  questi  ne  conservo  non  pochi  nella  mia  col- 
lezionc ,  che  non  ho  creduto  far  figurare'essendo  quasi  di 
forma  ti])ica.  Questa  specie  del  generc  Lamna  e  la  piu 
comunc  in  Sicilia. 

La  Lamna  crassidens  Afjass.  proviene  secondo  A- 
gassiz  d'  uno  strato  di  ferro  ])isolilico  vicino  di  Moeskirch 
sullc  rive  d'  Alpbach ,  nel  dominio  del  Danubio  superio- 
re.  Neir  America  Gibbes  1'  ha  trovala  nel  Sud  della  Ca- 
rolina. In  Sicilia  il  Doltor  Chisari  me  ne  ha  conumicato 


—  319  — 

(lal  calcario  l(M'ziario  do'  ilinloriii  di  Lconfnrtc  (  Prov.  di 
Calania  )  ,  il  Dollor  IJidiidi  dal  calcario  iiiimniulilico  di 
Pacliiiio  (i'rov,  di  lAolo ) ,  e  I'ox  I'rov.  (iallcrame ,  co- 
me ho  dello  suporionnenlc  ,  dal  calcario-arenario  ter- 
ziario  di  Caslrogiovanni  (Prov.  di  Callanissella ). 

Sp.  Lamna  LyelUi  nobis. 

Tav.  6=,  fig.  17. 

Qiicsla  specie  e  rarissinia  appo  noi,';  Fin'  ora  mi  e 
toccato  osscrvaiiio  iin  sol  dcnte,  clie  provicnc  dairarena- 
ria  terziaria  di  (Iraiimiclicle?  (Prov.  di  Catania). 

Essa  facilnicnlc  si  distingue  dalle  specie  congencri, 
perclie  ha  una  forte  depressione  trasversale  sulla  fticcia 
esterna  della  radicc  ,  che  ben  la  caraltcrizza.  La  corona 
e  jiiatia,  svelta  c  direlta  in  dentro;  i  margini  sono  taglienli 
da  un  niillinietro  soj)ia  la  base  all'  apice  della  corona ; 
la  faccia  interna  e  leggcrnientc  convessa  c  mostra  nella 
parte  inferiore  una  considcrcvolc  depressione ;  1'  ester- 
na presenia  (piasi  la  stessa  conformazione  dell'  interna  ; 
ha  il  I'oro  nulrilizio  bene  sviluj)palo  sulla  parte  prorai- 
nentc  e  cenlrale  dclla  faccia  interna  della  radice  ;  (pie- 
sta  ,  benclie  rolta  in  parte  ,  si  vede  dal  resto ,  che  deb- 
ba  cssere  molto  dilatata  come  nella  Lamna  denliculata 
Ay  ass. 

3Ii  do  r  onorc  di  dedicare  questa  specie  al  cclebre 
geologo  Sir  Carlo  Ljell. 

Sp.  Lamna  inacquilaloralis  nobis. 

Tav.  OS  fig.  22. 

II  dente  (fig.  22)  e  incfpiilaterale  e  di  media  grandez- 
za  —  ha  la  corona  couipressa  anzi  che  no  ,  1'  apice  diret- 


—  320  — 

to  in  fuori,  e  i  margini  laglicnli  di  troppo  dalla  base  alia 
punta  (lella  corona — la  snperlicie  eslerna  piana  presenla 
snlla  Ijasc  una  dei)ressionc  triangolarc  e  un  solclictto  lun- 
go  i  margini ,  die  lenile  a  rondcrii  taglicnlissinii  c  pcllu- 
cidi — la  faccia  interna  c  leggermentc  convessa — lo  snialto 
si  eslcnde  molto  sullc  corna  della  radice  ch'e  fortemcnle 
inciso  in  ambo  le  facco,  e  sull' esterna  quasi  ad  angolo 
retto  —  il  foi'a-mc  nntritizio  si  vcdc  sul  centro  della  laccia 
interna  del  corpo  della  radice. 

Quesla  specie  proviene  dal  calcario  numniulilico  dei 
contorni  di  Pacliino  ( Prov.  di  IVolo). 

Sp.  Lamna  ( Odontuspis )  conloriidens  Ayass. 

.,  ■  Tav.  1%  fig.  13,  Tav.  C",  fig.  18-20. 

Agass.  Rech.  sur  les  pniss.  foss.  vol.  3,  pag.  294, 
lav.  37fl,  fig.  11-23.  —  E.  Sismonda,  in  parte  soUo 
11  nome  di  Lamna  undnlala — Dcsc.  depose,  e  de'crost. 
foss.  nel  Piem.  pag.  41,  tav.  2  ,  fig.  23,  24. 

Nel  Musco  di  Biscari  si  Irovano  un  gran  numero  di 
denti  ben  riferibili  a  questa  specie.  Peru  il  paleontologi- 
sta  non  puo  sludiarli  senza  rammaricarsi  ,  vcdcndoli  pri- 
vi  d'  elichelta ,  che  jiossa  dare  conlezza  di  loro  prove- 
nicnza,  accio  cosi  si  stabilissc  approssimativanienle  dal  loro 
rinvenimento ,  il  piano  geolugico  in  cui  sono  slali  trovati. 
Altri  mi  sono  slati  comunicati  dal  Sig.  Taranto-Hosso 
come  provenicnli  dal  calcario  Icrziario  di  Callagirone 
( Prov.  di  Catania ) ,  c  un  ullinio  dal  Dollor  Biondi ,  il 
qual  dente  e  stato  trovato  nel  tcrrcno  terziario  de'dintorni 
di  Pachino  (Prov.  di  Nolo). 

Fra'  molti  esemplari ,  che  indubitatanicnte  apparten- 


—  321  — 

gono  alia  Lainna  (Odonlaspis)  vonldilidciis  Agass.,  se 
nc  trovaiio  al(|iiaiUi ,  che  s'  avviciiiaiio  di  lr()|)|to  alia  Lum- 
na  umluhild  E.  Sisni.  Cio  si  iiola ,  si  pei'  avere  essi 
la  faccia  cslorna  iiii  ]>()  convessa,  flu;  Irae  oriijlno  da  iin 
rialto  iiH'diaiio  ,  coiiic  aiiciira  |i('i'  avere  tin  solcliello  jia- 
rallclo  a'  niari;iiii ,  die  li  reiiile  pellucidi  e  lagllcnli  dal- 
I'apice  alia  base. 

Ai^assiz  slaliileiido  qiicsla  speeie,  in  lal  modo  si  espri- 
mc:  III  [lice  (inloricure  chI  plane,  mais  Ics  bonis  nc  ile- 
vicnncnl  Innichdns  (jitc.  vers  hi  poinlc.  lo  dopo  d'  avere 
sludiald  una  Ireiilina  d'eseniplari  lien  cdnservali,  elie  prc- 
sentano  tulle  le  uiodilieazioni  [lossihili  dipcndenii  da!  di- 
verso  silo  ,  che  lian  ])oUilo  oceiipare  nella  gola  dcllani- 
inale ,  lin  (isservalo  elie  in  niolii  sono  in  jiresenza  i  ea- 
lalleri  slahilili  dal  celebre  I'oiidalorc  deU'lUiuloiiia  I'ossile 
per  la  sua  Lamna  (Odonlaspis)  conlorUdens  ;  in  allri 
non  poelii  la  I'aceia  eslerna  si  fa  piii  o  iiienn  ccinvessa  , 
e  i  maiiiini  .  senipre  t;ii>lienti  ,  s"  eslendono  daH'apice 
flno  alia  hase  :  e  linalnienle  in  alciini  si  vedono  UiUi  i 
caralleri  dali  dal  eh.  Prolessore  di  Torino  alia  sna  Lamna 
inidulala.  Da  cio  sono  spinlo  a  considerare  la  Lamna 
itndalal<t  IJ.  Sism.  cpiale  seniplice  varielii  della  Lamna 
( (fdonlaspis)  conhnlidcns  Aiiass. ,  come  pure  Msogna 
in  |(arte  UKMlilicare  la  diajiinisi  data  d'Aijassiz  alia  spe- 
cie in  esioiie  ,  perdie  iin  i)iion  luiinero  d'eseniplari  ap- 
parlenenli  a  (jiiesla  nlliiiia  ci  Ian  vedere  che  in  essi  la 
iaccia  eslerna  e  or  plana  or  leiif^erinenle  convessa,  come 
del  pari  i  niari;ini  laj;lienli  possonsi  cslendere  j)iii  o  me- 
no  lino  alia  liase. 

Agassiz  rapporla  qiiesta  specie  alia  mollassa  svizzc- 
ra  .  e  al  saldiiduc  Iciziario  di  Flonlieiin  nella  valle  del 
IJcno.  liarlinann  I"  lia  lro\ala  iiel  calcarid  mollassico  di 
Tliicngen  in  Savoja.  Cosla  nel  regno  di  A'apoli  la  cila  a 

ATTI  ACC.   VOL.   XIII  •  12 


—  322  — 

Cerisano.  E.  Sismontla  ncllc  argille  mioceniche  del  colle 
di  Torino. 

Sp.  Lamna  ( Odontaspis)  dubia  Agass. 

'    •  Tav.  G",  fig.  21. 

Agass.  Bcch.  sur  les  imiss.  foss.  vol.  3,  pag.  295, 
lav.  37«,  fig.  24-2G. 

Devo  qucsta  specie  al  Sig.  Taranlo-Rosso ,  valente 
natiiralisia  siciliano  ,  die  genliliiienle  ha  volulo  coimiui- 
carmcla. 

La  Lamna  (Odontaspis)  dubia  Afjass.  hh  Lam- 
na ( Odonlaspis)  coniorlidens  Afiass.  niancante  di  slrie. 
II  palconfologisla  svizzcio  lia  stahililo  qucsta  S])ccie  sul- 
r  esame  delle  laiiine  con  denti  a  supcriicie  levigate ,  che 
noil  ])reseiitano  alTatto  dciiti  striati.  lo  die  lio  avuto  I'a- 
c'io  di  stiidiaie  lui  gran  nuniero  di  dcnti  della  Lamna 
(Odontaspis)  contortidens  Agass.  non  ho  potuto  trova- 
re  transizione  fra  questc  due  specie  alfini  per  eccellenza. 

Ouesta  specie  si  trova  ordinariaincntc  associata  con 
la  Lamna  (Odontaspis)  contortidens  Agass.  Cio  e  stato 
nolato  non  solanicnie  dall'Agassiz  e  dal  Sisinonda ,  ma 
ancora  in  Sicilia  si  sono  rinvenutc  insienie  ;  sii  di  die 
non  cade  (hiiibio  di  sorla  esscndomi  slala  conuinicata  quc- 
sta specie  dal  Sig.  Taranto- Rosso  con  alquaiiti  denti  ap- 
partenenti  alia  Lamna  (Odontaspis)  contortidens  Agass. 

Essa  e  slata  trovata  nelhi  niollassa  svizzera  (Agas- 
siz  );  nelle  argille  niiocenidic  del  colle  di  Torino  (  E.  Si- 
snionda);  in  Cerisano  1' ha  rinvenuto  il  Prof.  Costa  —  In 
Sicilia  ne  conosco  un  solo  eseniplare  trovalo  nel  calcario 
terziario  di  Callagironc  (Prov.  di  Catania  }. 


Ai»l»E.\l)lCE 


Devo  alia  gcnlilezza  del  Sig.  Barone  Spadaro  due 
inagnilici  deiiti  dolla  Lamna  crassidcns  A(juss.  ,  e  iin 
cai'cliarodon  allliie  al  (^archarodon  rcdidcns  Arjass. , 
die  provcngono  dal  calcario  torziario  di  Ilagusa. 

II  Sig.  ])arone  Alossi  da  Caslrogiovanni  mi  ha  gen- 
tilinenlc  foinuiiicalo  Ire  dcnli  a|»pai'tonenli  alio  Sphaero- 
dus  inlcvmodiiis ,  c  due  al  Carcharodon  sulcidcns  A- 
(fdss.,  die  soiio  slali  Irovati  nell' arcnaria  terziaria  de'din- 
lonii  dclla  sua  palria. 

II  Si"'.  Consinliere  Cav.  P.  IVocc  conserva  un  bel- 
lissimo  Canhurodon  mc(j(dodon  Ayass.  ,  die  proviene 
dal  lerreno  lerziario  di  Capo-Passcro. 


ALLA  FlllIGLIA  DECLI  SQIALIDEI 


APPARTEiilEKTI 


I  lavori  ili  Miiller  cd  Agnssiz  sullc  vcrtcbre  degli 
squall,  quiinliinqiie  poleiilonu'iilc  al)l)iaiio  coiicurso  a'pro- 
gressi  dell'lUioldgia  lossilc,  piuc  iioii  sono  arrivali  die  a 
far  solo  approssiinalivaniciUc  conoscere  daila  loro  csistcii- 
za  a  (|ua'  geiicii  esse  aj)[)arleiigoiio  ilella  faniiglia  degli 
Squalidci. 

Seguendo  le  onne  Iracdale  da  quesU  granili  uomini 
rapporlo  con  qualclic  probahilila  a'geiiori  Lamna  Citv. 
Acanlliiati  lip.  c  OloduH  A(ju.ss.  ahpianli  di  qiicsli  cle- 
mcnli  di  sclicielro  illiologico,  the  liiiora  lonosco  essersi 
trovati  iii  Sicilia ;  confessaiulo  del  resto,  come  saggiamen- 
le  avvisa  il  cli.  Sisnioiida  ,  clie  qiiesli  giudizi  avranno 
un  valore  assolulo,  (piaiido  la  zoologia  sara  giiinla  a  co- 
noscere lulle  le  niodilieazioni,  clie  le  vcrlcl)re  siibiscono 
ne'  differenli  generi  e  specie  d'  una  data  faniiglia ,  e  quelle 
ancora  clie  Irovansi  in  rapporlo  con  le  varie  regioni 
della  colonna  verlcbrale  in  uno  slesso  individuo. 

CEMERE    LAMNA    ccv. 

Tav.  0',  fig.  2:;. 

Aqass.  lioch.  sur  left  poiss.  /"o.s.s.  vol.  3,  pag.  3(59, 
lav.  ii)a,  16-23,  tav.  40^,  fig.  23-24. 

1  caralleri  delle  verlelire  a]iparlenenti  alia  Lamna  cnr- 
mihica  Chi;.,  clic  oggi  vivc  iiel  ^ledilerranco,  neH'Occano 


—  325  — 

curojHU)  c  horoalo,  sono  i  sci^iicnli.  I  corpi  dcllc  vcrtc- 
bre  liaiiiio  siilla  loro  perifcria  dcllc  fcssiirc  ]iicne  di  ear- 
lilagiiii  ;  Ic  Icssurc  sono  piii  rrc(|iiciili  in  (|uellc  dclla  par- 
te addoiniiialc,  di  (pianlo  ncilc  allrc  dciraiilcriorc  c  dclla 
eslreinilii  postcriorc  dclla  ((doniia  vcrlcbralc.  Lc  carlila- 
i^ini  ci'urali  c  inlcrcrurali  sono  (|uasi  (piadrale,  chc  tro- 
vansi  ossilicalc  ndla  parte  iinlcriorc  dclla  coloiina  vcrle- 
bialc.  Aon  esislc  caililai;inc  inipare  per  cbiudcrc  i^Ii  ar- 
chi  snpciiori.  Lc  carlilagini  Irasvcrse  al  margine  inlcriore 
dc' corpi  dcllc  vcrlebrc  noii  sono  distinic  lc  unc  dalle  al- 
lrc sc  non  nclla  parte  anlcriorc  dclla  colonna  \erlebralc; 
ncgli  allri  piinli  d'cssa,  cllcno  sono  saldale  in  islriseia  con- 
tinna  ;  in  nessnna  |)arle  sono  ossilicalc.  I  corpi  dclla 
vcrlebrc  sono  corlissinii  I'apporlo  al  loro  dianiclro  verti- 
calc;  nel  Ironco  la  loro  lnni;liezza  c  la  niella  dclla  loro 
allczza  ,  c  ancor  nieno  (  3liillcr  ). 

Ilappoilo  a  (piesto  gcnerc  nna  vertebra  rinvennla 
ncl  caliario  terziario  di  Caltagironc  (  Prov.  di  Catania), 
cbc  Irovasi  ncl  .^Inseo  dcCassinesi  in  (Catania;  e  nn  fram- 
nienlo  di  colonna  vcrlcbralc  (  lig.  2")  )  provcnicnic  dal 
ealcario  terziario  del  val  di  Aoto,  chc  conscrvo  nclla  niia 
collczidhc. 

\a'  vertebre  coslilncnii  (picsto  franimcnto  di  colonna, 
scbbcne  siano  nn  |.(»  alleraie.  iasciano  vedcrc,  dal  nnmc- 
ro  considcrevoie  dcllc  I'essnre,  die  lianno  snila  |iciil'cria 
dc' loro  corpi,  c  dalla  ])iccolczza  del  loro  dianiclro,  in 
proporzione  c  (picllo  dcllc  vcrlebrc  degli  allri  sipiali,  che 
probabilinenle  apparleuijano  al  Ldinna  (jiir.  Oiieslo  cseni- 
plare  e  (piasi  ^ilnile  a  (jio'llo,  die  si  vede  lid  3liiseo 
dedliiriiigi  in  Loiidra,  (!  die  lilliislrc  Agassiz  rapjiorta 
ncir '///(/;//e  ddia  sua  opera  lii;.  I't.  Kin,]]  viiolc,  cm  niol- 
la  pr(d)al)ilil.'i.  Irmandosi  adereiili  al  rakario.  in  eiii  si 
vcdc  (pid  IVaniineiito  veitebrale,  abjiianti  dcnii  d(  Ha  Lam- 
na  elcijfins  .ly«,s.s.,  clic  esse  aj)parlcnga  alia  slessa  spe- 


—  326  — 

cic  ;  ma  iioii  esseiuloini  venulo  flilto  inconlrar  qucsta 
lainna  in  Sicilia,  credo  ciie  il  noslro  fraiiimenlo  vertcbra- 
le  proveiii^a  d'  allra  specie,  ])riuci|)alinenle  clic  abhiamo 
fin'  ora  nclla  nostra  Isola  la  Lfimiia  cvassidem  Afjass., 
la  Lamiia  (  Odonlaspis)  conloiiidens  Afjass.  ,  la  Lam- 
na  (Odonlaspis)  dubia  Af/ass.,  e  Ic  due  s[)ecie  nuove, 
che  souo:  la  Lumna  Lyellii  e  la  Lamna  inaequilate- 
ralis. 

Le  vcrtebre  del  generc  Lainna  Cuv.  descrille  d'A- 
gassiz  trovansi  nclla  collezione  del  sig.  Manlell,  e  pro- 
vengono  dalla  creta,  cd  altre  nel  Musco  de'Chiriirgi  a  Lon- 
dra,  die  sono  slate  trovale  neil' argilla  di  Londra — Si- 
snionda  parla  d'alcunc  verlebre  apparlenenti  alio  stesso 
gencre  ,  che  provengono  dalla  niai-na  terziaria  media  di 
Piere  e  dalle  sabbie  dell'  Asligiana. 

CE>'ERE    ACAMIIIAS    bp.  ? 


Tav.  r,\  fig.  23,  n. 

Af/ass.  Rech.  sur  les  poiss.  foss.  vol.  3,  pag.  370, 
tav.  40a,  fig.  6,  tav.  U)b,  fig.  14. 

Le  verlebre  AeW Aeanlhias  vulgaris  Bp.  e  dell'/lcon- 
tkias  Blainvillei  liisso,  cntrambo  vivenli  ,  hanno  i  se- 
guenti  caratteri.  La  parte  cenlrale  inlerna  dellc  vertebra, 
ch'c  in  forma  di  dejjsidro,  e  semplicemente  ossificata  e 
circoudala  da  uno  spesso  slrato  di  cartilagine.  Le  cartilagi- 
ni  crurali  c  inlercrurali  sono  in  forma  di  triangoli  inversi 
incaslrali  gli  uni  negli  altri.  Esse  conlribuiscono  a  chiu- 
dere  la  cavita  della  midolla  allungala,  pcro  le  inlercrurali 
vi  prendono  la  |»iu  parte  ;  esse  sono  inlieramenle  carti- 
laginose,  come  le  carlilagini  trasvcrsali,  che  sono  di  forma 
quadrata.  ?ic\Y  Acantliias  Blainvillei  liisso  il  canale  mi- 


—  327  — 

dollarc  e  inlicramcntc  ehiiiso  dalle  carlilagini  inlcrcrurali 
(iMuller). 

Sisnionda  rapporia  ncl  siio  bol  lavoro  iiililolalo  Desc. 
de'pi'sci  e  de  ci'ost.  foss.  ncl  Pietn.  due  vertcbrc  tro- 
valc  iicllc  salihic  Icr/.iaric  sii|ioriori ,  chc  (redo  proba- 
biliiiciilc  sieiio  ap|)arl('ii('iili  a  (piakbc  s})Ccie  dogeiieri 
Acunlhias  lip.  o  ScijUioduH  A(jms.  II  paleontoloijisia  sviz- 
zeio  allelic  con  (pialclic  diibbio  ra[)porla  al  jionerc  Spinax 
alcuiie  cslrcmitii  di  coloiiiie  vcrlebrali,  die  trovansi  nel 
gabinello  di  Manlell.  In  Sicilia  si  soiio  Irovale  ne'  dintor- 
ni  di  Pacliiiio  due  verlebre  in  parte  allerale,  die  avendo 
I'ariadi  (piclle  descrille  da'snddelli  paleonloloi;isli,  cre- 
do |irtd)al)ihnciile  cbe  possaiisi  rappoilare  a  (pialcbe  specie 
(lV Aiaiilhias  lip. 

Trovandosi  nc'  dinlorni  di  I'adiino  (  Prov.  di  ]\oto) 
sviluppalissiino  il  nuinimililico  e  il  calcario  secondario 
ad  ippiirili,  iion  so  con  cerlezza  da  (pial  piano  proven- 
gano  (piestc  verlebre;  peib  e  piii  probabile  cbe  derivino 
dal  calcario  ad  ippurili ,  \)VTi:hl' V  Acanlliias  major  (Sjii- 
nas)  Aijass.  s'e  nHveiiiilo  iiella  crela  di  Lewes. 

GEJiERE    OTODIS   igass. 

Aqass.  lioch.  suv  les  poiss.  foss.  vol.  3,  pag-.  369, 
tav.  U)a,  lig.  9,  10,  11,  12  c  13,  lav.  406,  fig.  10-20. 

S'e  diflicilc  nello  slalo  presente  poter  ben  delernii- 
nare  Ic  verlebre  fossili  de'  geiieri  degli  Squalidei  ancor 
vivenii  ,  dillieilissiina  vieii  la  diagiiosi  per  (piclle,  cbe  si 
sospella  ap|)arlenere  a  geiieri  eslinli. 

L'iHodtiH  Afja.ss.  e  Ira  qiiesli  ullinii.  11  suo  scoprilore 
nel  rap|iorlare  a  cpieslo  geiiere  delle  graiidi  verlebre,  cbe 
coiiser\aiisi  ne"  gabiiielti  di  Maiilell,  di  Lord  Kniiiskillen  , 
di  Sir  IMiilipp  Kgcrlon  e  in  cpicilo  di  Hope,  e  slalo  spin- 


_  328  — 

to  dair  esame  de'  denli  di  diversi  specie  d'  otodus ,  che 
per  il  loro  sviluppo  suppongono  csscre  stall  dc'pesci  di 
gran  laglia. 

Non  allontanandonii  da  questo  principio  molto  pro- 
babile  rapporto  all'  Olodiis  Afjuss.  una  vertebra  simile  a 
quelle  figurate  d'Agasslz  nel  suo  allanlc  —  Essa  e  scon- 
servata  e  in  parte  rolta  ,  trovasl  ncl  Museo  di  Biscari 
senza  conoscersi  la  sua  provenlenza.  . 


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ELOGIO  ACCADEiinCO 


DEI 


CAV.VINCENZOTINEO 


FRANCESCO  TORNABENE 

CA8I3fS8Ii 

Profassnre  di  Botanica  e  Materia  Medics  oella  Beria  DniTersitJ  degli  Smdl  in  Catania .  Jegretario  Geierale 
deU'Accademia  Gioenia  di  sciesie  islntali  sella  stessa  Citt^  Socio  di  vaiia  Accadenis  natioDali  ed  esters 

lETTO 
HRLLA  SEDl'TA  ORDINARIA  DEL  4  SETTEaBRE  1856  DELL'ACCADEIIIA  GIOENIA 


ATTI  ACC.   VUL.  XIII. 


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sSji'EL  (Icsidcrio  ognor  rinascente  d'un  migliore  avveni- 
re,  qiioir  ardorc  incslinguibile  di  verila  e  godimenli  che 
ferve  lulto  di  ncH'  inlcllcUo  e  nel  cuore  ,  rivelano  a 
luce  di  sole  trovarsi  nell'  iionio  un  certo  incomraensura- 
bilc  isliiilo  digniloso,  clic  aniraa  le  facolla  dello  spirito, 
che  spinge  le  sue  vive  tcndcnze. 

Ma  pill  che  in  altri  e  ncll'  uomo  dclla  scienza  che 
lal  iiobile  islinlo  si  palesa  vivissimo,  e  in  lui  piii  gagliar- 
do  die  in  allri  qucslo  amor  gcneroso;  poiche  1'  ulilila  e 
la  gloria  forniano  quasi  due  splcndide  ali  al  sue  spirito, 
qnando  lovasi  in  traccia  di  un  nuovo  bene,  d'un  avveni- 
ro  pill  bello.  Sempre  sulle  niosse  per  passare  dal  cognito 
air  incognito,  daH'oggetto  che  raggiunse  a  quollo  che  spe- 
ra  raggiuiigoi'c  ,  cgli  e  prcso  al  diletto  incfTahilo  della 
novilii  ;  appena  una  se  nc  prcscnla  ,  eccolo  in  cerca  di 
uu'  altra  ,  c  dolci    cd  ullrcniodo  gratissinii  sono  per   lui 


—  IV  — 

qucgli   slessi  sudori  ,  die  ei   deve  spargerc  in  colali  ri- 
cerclie. 

Ed  ecco,  Signori,  i  piu  cliiari  Iralli  clie  dipingono  su 
di  Uilli  il  naluralisla ,  il  filosofo ,  il  quale  non  |)ago  del 
proprio  sapere  e  dclle  coiiosceiize  presciili,  aspira  a  no- 
zioiii  pill  iiiiiversali  cd  eslesc  ,  e  in  una  verita  rilrovala 
par  die  solo  raffiguri  il  gernie  di  piii  grande  novila. 

Ed  e  principalmcnie  ncl  pcnsiorc  di  cosliii  die  I'i- 
gnolo  passa  sollo  il  doiiiiiiio  dell'  imiiiaginazione  ,  ed  il 
cognilo  ncll'incognilo  si  Irasfonde,  il  visihile  neli'invisihile, 
foniiandosi  cosi  nel  suo  concepimoiilo  un  solo  coiiiposto 
die  lo  diletla,  lo  ricrea,  lo  reiide  in  sommo  grado  leli- 
ce ;  e  cio  non  saprei  se  allribuiilo  ad  cffello  dell' ollenula 
conoscenza,  o  di  cio  die  cgli  immtigina  e  spera  ullerior- 
iiunle  conoscerc. 

E  sara  mai  scmprc  quesia  e  non  allra  la  vila  d'un 
vero  bolanico ,  d'  un  vero  sapiente  die  vive  al  progresso 
di  se ,  della  sua  bella  scienza ,  e  d'ogni  ramo  di  sapere; 
e  cosi  di  falli  Irascorse  piii  di  Iredici  luslri  Vincenzo  Ti- 
neo  zelanle  professore  della  Holanica  e  Materia  Medica 
nella  R.  Universila  di  Palermo,  merilissimo  Diretlorc  del 
H.  Orlo  in  quclla  slessa  cilia ,  Segniario  Cancellicre  del- 
la Commessioiie  della  Publilica  Islruzione  ed  Educazione 
in  Sicilia;  (picH'uumo  di  cui  Tlsola  ed  i  suoi  dolli  pian- 
gono  la  perdila  inaspcllala.  Egli  visse  senipre  agognan- 
do  e  travagliaiido  per  i  progressi  della  Fitologia  Sicilia- 
na  ,   per  la  diffusione  della  universale  islruzione  nell'Isola. 

E  qucsla  ,  per  vero  ,  quesla  e  non  allra  io  credo  la 
inissione  dala  all' uonio  del  sapere,  collocalo  sopra  I'al- 
lo  seggio  d'una  calledra ,  d'uno  scienlifico  slaliilinienlo, 
c  dun  cenlro  d' islruzione  gcncrale  ;  e  uopo  die  cgli 
I'accia  splendere  i  liimi  del  proprio  sapere,  si  avvanlag- 
gi  degli  allri,  ed  appresli  i  iiiezzi  perche  i  propri,  e 
gli  allrui  liimi  si  diffondano  soprn  luUi.  r 


Per  talo  niolivo  la  vita  di  Vincciizo  Tiiipo  fii  la  vi- 
\n  pill  cara  ai  iioslii  i>iorni  |)cr  la  scienza  die  collivi),  e 
per  la  gciicralo  islnizioiic  clio  |)rom()sso.  Ki  noii  chhe 
iin'ora  sola  a  sfe  slesso ;  ei  visse  seniprc  al  bene  dc'cul- 
lori  ilclla  litologia  siciiia  ,  e  dclle  scienze  tli  qucsl'  Iso- 
la  IjciH'dotIa, 

(ili  iiomini  inlanlo  di  siniil  Icmpra  cosliliiiscono  un 
periodo  nella  sloria  lolloraria  d'liiia  nazionc,  pcrche  rac- 
cliiiidoiio  lie'  Inro  j^iorni  il  qiiadro  deilc  scienze  e  del  sa- 
perc  ill  c'lii  coiiiiiiciaroiio  a  lavorare,  e  quelle  in  ciii  eb- 
liero  la  sorle  di  lasciailo ,  e  so  i  progressi  scicnliGci  so- 
no  e|)0clie  gloriose  per  iiii  popolo,  qiianlo  iioii  e  glorio- 
sa  la  corona  per  clii  ne  e  il  promolore  piu  degno  ? 

liilcvale  bene  da  cio,  illuslrissimi  Soci,  die,  parlan- 
dovi  di  Vincenzo  Tiiieo,  non  parlcro  a  voro  dire  dell'in- 
dividiio  die  ci  ba  lasciali ,  faro  parob;  delta  sua  scienza 
bolanico-siciila  ,  del  suo  impegiio  per  la  universale  islru- 
zione  di  quest'lsola;  mi  ferniero  a  riflellere  su  d'uno  dci 
period!  della  sloria  lelleraria  di  Siciiia,  d'un  pisriodo  inlc- 
ressaiile  c  degno  del  dollo  secolo  in  cui  viviamo. 

E  veranienle:  lessere  un  elogio  dicevole  ai  iiierili  di 
Vincenzo  Tinco  sarebbe  al  di  lii  dellc  niic  lenui  forze,  in 
mezzo  al  concenio  dei  geiierali  applausi,  e  delle  piibbli- 
cbe  e  magiiilidic  laudi  die  di  liii  si  odono  in  tulla  Si- 
ciiia, sarebbe  la  niia  voce  qiial  lenuc  suono  di  mal  for- 
bilo  siniiiieiilo,  die  vicne  meno  e  si  pcrde  fra  lo  slre- 
pilo  di  cojiiosa  armoiiia. 

Cio  die  io  inlraprendo  ha  sol  di  mira  ricorrerc  le 
ornie  de'  lavori  del  iioslro  Socio  nicrilissiino ,  e  scol|)irc 
ad  indelebili  iiole  nella  menle  vosira  Ic  idee  die  avestc 
senipre  iiobili  ed  allissiinc  del  nierilo  di  colui,  il  quale 
visse  seinpre  all'  indel'essa  ricerca  di  novitii  filologidic,  c 
dci  inczzi  piii  alii  a  far  prospcrare  I'lslruzione  in  Siciiia. 


I. 


Non  e  d'un  valore  assolulo,  ma  relalivo  alle  circo- 
slanze  di  luo£^o  e  di  tempo  il  merito  d'  un  sapienle  bo- 
lanico:  esso  e  simile  al  molo  clie  a  lagion  degii  spazi 
die  percorre,  del  tempo  clic  impiega  dicesi  ritardato  o 
acceleralo.  Ke  io  sa|)rei  farmi  ammiralorc  di  Teofraslo, 
d' Empedoclc,  e  di  Linneo,  die  dando  un  guardo  all'e- 
pociie  in  cui  vissero,  ai  luoghi  ove  stanziarono,  e  alle 
conosccnze  delle  qiiali  erano  fornile  le  scuole  de'  lore 
giorni ;  lalche,  se  volessi  oggi  porre  a  coiifronlo  le  opere 
del  grande  Linneo  con  quelle  di  laluni  dotli  botanid  del 
giorno,  tioverei  molle  cose  a  iiieglio  lidire,  allre  a  biasi- 
inare  ;  ne  nioUo  animirerei  la  Flora  Lapponica  mellen- 
dola  a  paraggio  della  Flora  Excursoria  Germanica  di 
Reichenbach  ;  perderei  gran  parte  di  venerazione  alio 
Sjyecies  Plantarum  svolgendo  il  Prodromus  Systematis 
universalis  del  Decandolle  ;  ma  quesle  opere  e  quelle 
terro  scmpre  in  massimo  onore,  pcrclie  sono  degne  del 
tempo  e  del  liiogo  ove  furono  scritte. 

Per  tale  ragione  e  uopo  riferire  i  meriti  di  Vin- 
cenzo  Tineo  al  tempo  in  cui  nac([ue,  alia  terra  in  cui 
visse,  ai  niezzi  di  che  forluna  gli  le  dono. 

Ei  sortiva  i  nalali  nella  bella  Palermo  da  Giuseppe 
e  (loncclta  Filibcrti  al  1191,  tempo  in  cui  la  Sicilia  per 
le  influcnze  del  suo  Vice-Re  Principe  di  Caramanica  sor- 
geva  a  vita  nuova  sociale,  e  letteraria ;  ed  il  padre  di 
Vincenzo  gia  ne  aveva  sperimenlati  i  benefici  effetti  viag- 
giando  a  lungo ,  e  dimorando  a  spese  del  Governo  nei 
centri  d'islruzione  europea  |»er  apparare  la  scieuza  di 
Flora  (1) ;  per  tale  motive  Vincenzo  ebbe  il  vantaggio 
di  studiare  sotto  la  direzione  del  padre ,  e  dcgli  amici 
del  padre.  Ei  per  la  bolanica  Tu  allievo  del  suddetto  ge- 


VII  — 

nilorc,  die  avcva  pcrfczionalo  i  suoi  filologici  sliidi  ascol- 
taiulo  i  prinii  discopoli  dell'  inimorlalc  IJiineo  ,  e  cosi 
giiiiiscro  sino  a  Viiiconzo  le  tradizioni  direllc  del  gran- 
de  uoiiio  d'  llpsal ;  (|uiiKli  quella  chiarczza  d'  idee  per  le 
quali  vail  disliiitc  le  sue  botaniche  descrizioiii,  quindi  le 
sue  idee  siilla  costiluzioiie  dclla  specie,  e  de'gcneri,  qiicl- 
lo  spirilo  siiilelico,  e  quel  sevcro  allaccamenlo  al  sessuale 
sisleiiia. 

Ei  giovanissimo  veniva  Iralto  quasi  per  incanlo  verso 
lulli  i  ijiini  dellc  nalurali  scienze:  la  zoologia,  e  la  ini- 
neralogiii  egli  appaio  colla  rapidila  d'  uii  geiiio  da  Egi- 
dio  Ijarone  (2);  rngricolliira  da  Paolo  Balsamo  (3),  la 
cliiniica,  poi  la  Osiologia,  1'  analomia,  la  incdicina  j)er  ta- 
ceie  della  lilosolia,  e  della  lilologia,  tuUi  qiiesli  slndi  ri- 
STegliarono  la  sua  alleiizioiic,  o  a  dir  nieglio  il  suo  eniu- 
siasmo,  perclie  Vinceiizo  Tinco  formalo  al  desiderio  di 
sapere,  dolalo  d'  immaginazioiic  vivissima  era  naluralmente 
sospiiilo  verso  le  arii  e  le  lellere,  verso  le  scienze  aslialte 
e  le  applicale,  e  tullo  cio  senza  slento  e  falica. 

Ula  la  scienza  collivala  dal  padre  era  giii  inneslala 
nclla  nienle  del  liglio  ,  il  ipialc  noii  niai  si  pnrliva  dal 
Ganco  di  coloro,  die  a  quel  giorni  godevano  nuMilameule 
prinialo  iielle  coiioscenze  Ijolaiiiche;  cosi  si  guadagnb  I'af- 
fello  del  Cappoler  (4),  divenne  caro  a  licriiardino  da 
Ucria  (a),  al  Cosenliiii  (fi),  al  Gulladauro  {!),  e  su  di 
tutli  ad  Aiilonino  IJivona  (8),  ingegiio  dislinlo,  naluralisla 
profondo,  Itolanico  luerilissiiiio  ;  ma  (piesia  Leila  amiei- 
zia  alia  iiiurle  del  geiiilure  ])arve  per  (jualclie  leinpo  ve- 
nir  nicrio,  perdie  Aulonino  e  Vinceuzo  s'inconlrarono  rivali 
e  compelilori  in  gloriosa  lenzone  nell'  esleniporaiieo  con- 
corso  per  la  Calledra  di  Jiolanica,  e  |)er  la  Diiczinne  del- 
r  Orlo  Palerinilano  ;  ina  Vinceuzo  Tineo  rendendosi  de- 
gno  crede  delle  glorie  del    padre    corono  le   sue    leinpia 


—  vni  — 

del  doppio  serto  dl  vitloria,  e  succcsse  alia  carica  di  Pro- 
fessore,  e  alia  Direzione  bramala  (9). 

Cio  avvenne  nel  1813  qiiando  I'Europa  e  la  Sicilia 
si  volgevaiio  con  fermo  coraj^gio  e  lelleraiio  cnlusiasmo 
verso  lo  studio  delle  piante  faneroganie ,  e  crillogame. 

A  queir  epoca  gloriosa  il  Jlelodo  aveva  preso  iuogo 
ill  gran  parte  al  Sislcnia  nella  redazione  dcllc  Flore  per 
Ic  diverse  regioni:  le  descrizioni  accurate  e  disliiite  erano 
succcsse  alle  laconiche  frasi  di  Linneo,  e  della  scuola;  e 
con  (juesti  priiicipi  Lamarck  e  Dccandolle  avcvano  fog- 
giala  la  Flor-a  Francese  (10);  Ilnmholdt  e  IJompland 
quella  deli' America  meridioiiale  (il);  Brown  quolla  della 
nuova  Olanda  (12)  ;  meiitre  allri  botanici  ,  rimaiiendo 
seguaci  del  scssuale  sistema,  avcvano  lien  volenlieri  adot- 
lale  lulte  le  altre  progressive  ril'orine  nello  scrivcre  le 
loro  Flore  parziali ;  tale  3Iichc!e  Tenore  nella  Flora  di 
IVapoli  (13),  Smith  nella  llritannica  (li),  Donn  in  quella 
di  Cambridge  (15),  Valil  ed  Horneinaiiii  iiella  Dancse ,  e 
nella  Norvegica  (IC),   Cavanillcs  nella  S|)agnuola  (11). 

Su  quesle  idee  tassonomiclie,  e  glossologicbe  erano 
stale  pubblicale  molle  monografie  nelle  varie  regioni  di 
Europa  ;  che  se  oggi  esse  sono  stale  riprodoUe  ed  accre- 
sciute  nel  numero  delle  specie,  non  baniio  pcio  i  pre- 
senli  botanici ,  vinlo  il  merito ,  e  cancellalo  il  classicismo 
di  cui  van  superbe  le  carle  de'  primi  autori  ;  sono  di 
lal  falla  la  Lichenofjraphia  universalis  di  Acario  (18), 
le  Mclastomaee  di  I»om(iland  (19),  la  Muscoloyia  di  IJri- 
del  (20),  V Astrayalogia  e  le  piaiUe  Vrasse  di  Dccan- 
dolle (21),  il  Tmltato  sul  dims  di  Gallesio  (22),  Le 
fiianle  rare  della  Siria  del  Labillardiere  (23),  le  Os- 
servuzioni  sidle  specie  di  Trifoylio  del  Savi  (24) ;  se 
non  che  mancava  alia  bolanica  in  queslo  prinio  docennio 
del  secolo  che  scorre,  quanto  si  e  ollcnuto  oggidi  dopo 
il  periodo  di  40  anni,  cioe    I' unione    dell' organografia, 


della  fisiologia ,  alln  lassonomia  ed  alia  filografia ;  nian- 
cava  qiiella  iicccssaria  unioiio  della  gcografia  e  geogno- 
sia  iiclla  cognizioiic  della  specie  ;  qiiella  corris|iondeiiza 
delle  iiozioiii  chiiiiiclic  ,  lisiclic  ,  cd  agricole  nello  sludio 
delle  piaiilc:  unionc  e  corrispondenze  clic  coslituiscoiio 
r  insieme  del  vero  bolaiiico  sapeie. 

E  mentro  presso  Ic  scuole  delle  graiidi  nazioni  d'Eu- 
ropa  era  in  laiita  luce  la  helia  scieiiza  de'fiori,  la  Sici- 
lia  ,  oso  con  piacere  ripeterio  ,  la  Sicilia  b(Mi  garcggia- 
va  con  esse. 

I\e  qui  diro  come  11  sistema  del  celehre  Linneo  , 
portalo  da  Giuseppe  Tinco  in  Sicilia ,  videsi  adollato  al 
caderc  del  sccolo  Will  nel  suo  Calalogo  dell' Orlo  ho- 
tanico  di  Palermo  (ia) ,  e  uella  Uescrizione  ddh  pian- 
le  d(!llo  slcsso  Orlo  da  IJcrnardiuo  da  Ucria  (2G) ;  diro 
bensi  chc  Uernardino  aveva  nel  1793  offerlo  alia  repub- 
blica  delle  lellcre  trenladue  specie  di  pianle  non  cono- 
sciule  dair  aulore  della  Species  Pkialumm  (27j  ;  diro 
che  Anlonino  Bivona  colle  sue  due  Ccnturie  (28),  coi  suoi 
quallro  MtnupoU  (29),  e  coila  Moniufvafia  delle  Tolpidi 
sino  dal  18UG  (30)  rendea  palese  ai  bolanici  di  Uille  le 
colic  regioni  ,  che  presso  noi  la  lilogralia  era  all'  apogeo 
dl  suo  splendore ,  e  merce  quelle  scoperle  di  nuove  spe- 
cie ,  con  (pielle  accurate  dcscrizioni  degli  organi  vegela- 
livi  e  riprodullivi ,  e  (juella  ricca  siuouimia  ora  dei  ve- 
Uisli  Uoccoiic  ,  Cupani,  Uonanno ,  ora  degli  esleri  filo- 
gralisli  ,  egli  a  cliiara  luce  moslrava  chc  in  Sicilia  pur 
si  avcano  nel  primo  dccennio  del  iioslro  secolo  le  menti 
sveglialc,  gli  aculi  inlellelli  d' llalia  ,  di  Germania  ,  di 
Francia,  d'Inghillcrra,  e  di  Spagna. 

Era  lale  lo  slalo  del  somnio  progresso  bolanico  , 
quando  Vincenzo  esordiva  sua  carriera  scienlilica ,  (juan- 
do  succedeva  al  padre  nella  Calledra    di  lilologia  ,  e   di 

ITTI  ACC.  VOL.  Sill.  b 


3Ialeria  Modica ,  quaiido    videsi   inveslito  dclla  Dirczione 
del  R.   Olio  Palermilano. 

Addiccasi  a  lui  daro  in  qiioiristanle  una  nubile  spinta 
alia  scienza  nierce  la  riforma  doH'Orlo  giusla  i  liimi  del 
tempo  ;  forniarsi  un  Erbario  siculo  cd  eslero,  di  chc  ave- 
vasi  |)enuria  in  Sicilia,  ed  appronlare  i  maleriaii  piii  ac- 
conci  per  la  conipilazione  della  Flora  Siciliana. 

In  giorni  anleriori  a  queU'epoca  Giuseppe  Tineo,  die- 
Iro  lunga  dinioia  in  llalin,  tornando  in  Palermo  avea  ar- 
riso  ai  voli  del  Senate  di  (piella  cilia  fondando  su  i  ba- 
luardi  di  Porta  Carini  nel  1779  il  primo  Orlo  bolani- 
eo  (31).  Ed  il  padre  di  Vincenzo  aveva  ben  sortilo  da 
nalura  quello  spirilo  pronlo  e  coraggioso  dei  suoi  illustri 
maggiori  (32)  :  ei  portava  dalla  culla  una  piacevole  in- 
clinazione  per  la  piii  amena  delle  scienze,  per  la  scien- 
za de'  (iori  ,  la  quale  sembra  ispirarsi  in  sublime  gnisa 
in  coloro  che  nascono  In  ago  le  valii  coperte  di  ridenli 
giardini  ,  siccome  e  in  Miiitello  Yal  di  Nolo,  silualo  lun- 
go  la  cosla  anstrale  dell'incanlalrice  Valle  Loddicri ,  ove 
Flora  e  Pomona  pare  abbiano  un  di  raccolto  i  Oori ,  e 
le  frulla  che  porlano  nelle  loro  vaghe  caneslre  (33). 

IVon  di  meno  quell' Orlo  non  era  pari  alia  dignila  del 
grande  paese ,  ne  alia  sapienza  di  Giuseppe  Tineo,  per 
cui  dal  Vice-He  Principe  di  Caramanica  egli  oltenne  che 
in  un  silo  piii  convenevole,  quale  oggi  s'ammira,  se  ne 
elevasse  un  allro,  decoralo  d'un  inqiouenle  ginnasio,  ope- 
ra dei  valenli  ArcliilcUi  de-Fourny  ,  e  3Iarvuglia ,  ed  au- 
menlalo  di  generi  e  specie  di  pianle  esolichc  dell'uno, 
e  dell'altro  emisfero  (34).  IVe  le  cure  di  lui  lornarono  va- 
ne,  dapoiche  i  Calaloghi  delle  pianle  dell' Orlo  da  lui 
pubblicali  nel  1790  e  1802  ,  e  le  descrizioni  di  quel- 
le esibite  da  Bernardino  da  L'cria  dal  1789  al  1793  mo- 
strano  chiari  a  sufficicnza  i  progressi  dell'  Orlo  (3."») ,  se 


—   XI   — 

non  die  quel  luiinero  di  specie  ,  e  quel  solo  ginnasio  era- 
no  forse  dojjni  il'  un  ijianlino  Bolanico  Palerinilano  ?  no , 
0  Signori :  e  (liuseiqic  Tinco  niorendo  nel  1812  lascia- 
va  di  se  vivo  desidorio  sul  liniore  die  il  grande  Slahili- 
raenlo  dalle  sue  indcfesse  cure  formato  non  perisse  con 
liii  (3G).  Ma  quel  liniore  fu  vano ,  die  appunlo  in  quel 
jtropizio  istanle  prese  le  mosse  il  noslro  Vincenzo  Tineo 
nolla  gloriosa  anzidella  caniora. 

Era  il  1813,  quando  appena  compiti  i  quallro  lusfri 
egli  accingevasi  a  conipiere  le  grandi  vedule  del  padre. 
Knira  ogli  in  quell' auguslo  sanluario  di  F'lora,  ed  avvani- 
pando  di  generoso  desio ,  pensa  luUo  arrecarvi  il  lesoro 
delle  scopcrl'.'  holanidic,  le  quali  a  quei  di  rendevano 
niirahili  gli  Oili  d'Europa;  im|)nMide  acciescerlo,  ador- 
narlo  di  cpicgli  edilizii  die  a  vero  lilolo  lo  coslilniscono  un 
Olio  accademico ;  e  come  una  volta  alia  vista  dell'  arm! 
d'Llisse  dicssi  a  conoscere  Tanima  hcllicnsa  del  figliuolo 
di  Peleo  ,  cosi  alia  visla  di  ([udl"  Orto  Vincenzo  spiego 
tullo  il  vigore  inlelNUlnale  del  padre,  lullo  lo  zelo  ope- 
roso  deir  eslinlo  genilore.  Ed  eccolo  nel  bollore  del  suo 
enlusiasnio  accingersi  alle  malagcvoli  e  lahoriose  ricerche 
delle  pianlc  sponlanee  in  Sicilia  per  rindiiudcrle  luUe  nel- 
rOrto,  ed  eccolo  frugar  dollainenle  le  valli  e  le  iiionla- 
gne  iXenilirodidie,  le  Ililee,  le  Pelorilanc ,  quelle  del  ne- 
ro  ed  as[)n)  Elna ,  c  le  belle  pianure  die  da  Catania  si 
eslendono  sino  alle  colline  della  vitifcra  provincia  di  Sira- 
cusa  c  di  iVoto ,  le  incaiilevoli  lande  di  Comiso ,  Terra- 
nova  ,  .Milazzo.  Per  tal  guisa  giunse  egli  a  moslrarc  che 
quanlunquc  le  opere  dci  Boccone,  Cupani ,  Bonaniio  ,  Ra- 
linesque  ,  PresI,  Bivona  esibiscano  un  nuniero  di  specie 
importantc  e  considerevole ,  egli  aiulato  dalla  forza  del- 
I'iugegno  aveva  sapulo  raccoglierne  piii  die  il  duppio  nel 
breve  spazio  di  pochi  anni. 

Ricco  di  taula  scicnliDca  messe,  offre  in  canibio  vi- 


—  XII  — 

vi  e  discccati  esemplari  di  quelle  specie  ai  giardini  ed 
agli  Erbarii  d'llalia,  di  Francia ,  di  Germania,  d'liigliil- 
lerra  ,  di  Russia,  di  Prussia,  di  Spagna,  e  fino  dclla 
lonlana  America :  e  da  tulli  oHiene  un  prczioso  ricambio 
delle  specie  vivc  e  desiccate  di  quelle  regioni ,  prege- 
voli  per  la  rarila  della  produzione ,  belle  per  la  variela 
delle  forme.  Cosi  il  nome  di  Vincenzo  Tinco  Direllore 
del  R.  Orlo  in  Palermo  fu  comune  a  tulli  i  botanici  del- 
I'epoca;  cosi  egli  uon  fu  piu  palermitano  ,  ma  ilaliano, 
francese ,  inglese ,  ledesco,  americano  ugualmenle;  cosi 
il  suo  nome  fu  scrillo  nell'albo  delle  Accademie  piu  ce- 
lebri,  le  sue  pianle  sicule  si  ammirarono  in  Palermo  del 
pari  die  in  Napoli,  Roma,  Firenze  ,  Pavia,  Padova  ,  To- 
rino, Parigi,  Lnndra ,  Vienna,  Rerlino,  Madrid,  Filadel- 
fla;  cosi  egli  diffuse  un  luine  generale ,  e  I'orbita  che 
dcscrisse  la  sua  fama  abbraccio  lulla  quanta  I'Europa. 

Ridollo  il  bolanico  giardino  di  Palermo  in  si  alia  ri- 
nonianza  ,  e  riboccando  ogni  giorno  di  vegelali  lesori , 
Vincenzo  dispose  ogni  cosa  giusta  lo  stalo  della  scien- 
za ,  colloco  a  gruppi  di  generi  le  specie  ,  e  destino  agli 
alberi  un  sito  ,  menlre  un  altio  ne  assegno  ai  sufTrutici^ 
ed  ai  frulici. 

Ma  i  vcgelabili  di  lulti  i  climi  per  adunarsi  in  un 
suolo  richiedono  opporluni  appareccbi  per  vivere;  quindi 
le  Serre ,  i  Tepidarii ,  i  (lalidarii ,  e  quesli  a  foggc  di- 
verse ;  ed  io  qui  dou  so  dire  con  quanla  cura ,  e  dili- 
genza  accanlo  al  nobile  ginnasio  abbia  falto  costruire  due 
sonluosi  edilicii  per  Ic  pianle  di  alle  e  basse  temperatu- 
re; non  so  dire  con  quanla  alacrila  ed  impegno ,  pre- 
gando  i  dotti  ,  scongiurando  i  magnali  ,  abbia  ottcnuto 
una  Rangiera  a  cristalli,  magnifico  dono  della  Regina  Ca- 
rolina di  Sicilia.  Ivi  le  piu  belle  rarila  sono  disposte  con 
ordine,  e  sinimelria;  ivi  su  grasliere  di  ferro  sta  collo- 


—  XIII  — 


calo  qiianlo  di  i)iii  iiilorcssanlc  si  pub  rinvcnire  negli  Orli 
dclle  ricclie  e  tlolle  nazioni  (37). 

INe  (lirb  niai  dclla  squisila  neltozza,  dcU'esimia  cul- 
tura  impicgala  sui  vogelabili:  in  cib  cgii  era  dislinlo ,  e 
direi  siiigolare,  lalclie  dimoslravasi  non  solo  conoscilore 
dclla  |iiaiila  ,  ma  dell' arte  di  I'aiia  vivere  ,  e  propagare 
sollo  il  cielo  di  Sicilia.  Da  (jiiell'  islante  ogni  amaiile  di 
Flora,  ogni  diligenle  holaiiico  ammirb  iieH'Urlo  di  Paler- 
mo uno  de'piii  belli  leni|)li  elevali  dalla  mano  dell' iio- 
ino  alia  scienza  de'vegelahili,  ove  le  indigene  e  le  cso- 
ticbe  |)ianle  in  bellordine  conlraslandosi  i  pregi  e  le  bel- 
lezze  preslano  al  dollo  tesori  scienlifici  ,  peregrine  cono- 
seenze  su'vegetabili  ,  non  cbe  osservazioni  inleressanli  snl- 
le   geograliilie  relazioni  d'essi. 

Dopo  sellc  anni  d'assidue  falighe  era  giiinlo  quel- 
rOrlo  a  rinonianza  eurojica,  quando,  oime!  scompigliato, 
manomesso,  disli'ullo  dagli  Eroslrali  nelle  poliliche  vicende 
del  1820  parvc  loccare  I'lillima  ora  sua;  ma  a  forliina 
del  paese  e  del  classico  stabilimenlo  sopravvivea  Vincenzo 
Tineo,  e  quindi  in  breve  tempo  risorse  quell' Orlo  riordi- 
nato  e  composto  (38),  e  a  non  far  diibitarne,  basia  pa- 
reggiare  i  Calalnghi  delle  piante  di  quell' Orto  pubblicati 
dal  1789  al  1802,  col  Calalogo  di  Vincenzo  slanijiato  al 
1827,  e  di  leggieri  putra  rilevarsi  cbe  al  numero  di  pa- 
reccbic  cenlinaia  di  piante,  ne  sottentrarono  molte  migliaia 
di  rari  generi,  di  vagbe  specie,  d'interessanli  variela,  e 
tra  qnesle  molle  ulili  aH'agricoltura,  alia  niedicina,  alle  arli. 

Qucslo  (Calalogo  non  e  uno  slcrile  elenco  di  nomi , 
ma  un  elaborato  volume,  ove  lutla  la  scienza  del  Direttore 
eminenlemenle  risplende, 

Le  piante  sicule  vengono  notate  colla  sinonimia  del 
nazionale  vocabolo,  le  esolicbc  acclimate  pure  si  distin- 
guono  dal  noine  vernacolo,  tutte  poi  sono  contrassegnale 
daU'impiego  cui  possono  deslinarsi  o  ad  ornaraento,  ad 


—    XIV 


economica  o  a  medicinale  soslanza :  d'  ogni  specie  e  si- 
gnificalo  Y  abilo ,  se  erbacea,  albero,  frulice  o  suffrutice , 
finabiienle  e  menzione  del  luogo  iialio,  ove  crescc  indi- 
gena  la  specie.  I  nomi  speciflci  sono  Iralli  dagli  scrillori 
piu  classici  e  recenti,  ed  alcune  specie  non  bene  ancora 
delerniinale  recano  una  sinoniniia  talvolla  di  siculi,  lal- 
volla  di  slranieri  aulori.  I  generi  sono  con  nianeggio  scien- 
lifico  disposli.  Quelii  deirinimorlale  Linneo  veiigiino  spesso 
adottali,  nia  coile  divisioni  falle  agii  slessi  da  varii  po- 
steriori bolanici,  scnza  abbandonarsi  ciecainente  alle  com- 
plicalc  suddivisioni  dei  lanli  novalori.  Cos!  quel  Calalogo 
put)  ben  considcrarsi  un' opera  o  uon  mai  una  slerile  nu- 
inerazione  di  specie  Dlologiche. 

Fanno  parte  di  quello  diciannove  specie  sicule  ed 
una  estcra  dal  Tineo  Irovatc  e  [lubblicate  a  bene  della 
sua  amena  scicnza  alia  Gne  di  quel  prezioso  lavoro  (39); 
van  coniprese  in  quello  le  specie  da  lui  pubblicale  nel  suo 
opuscolo  e  col  litolo  di  Puyillus  Pluntunim  rariorum 
Sicilke  minus  cogniiarum,  ove  si  conlano  ventiiiove  spe- 
cie insulane  (40). 

Ma  per  un  genio  siffalto  era  indispensabile  necessila 
il  progredire  ,  e  progrcdire  a  gran  passi. 

Aunienlalo  il  palrimonio  scientifico  dell'Orto,  Tineo 
Irovava  clie  niolte  pianle  esolitbe  con  apposita  cultura 
polevano  acclimarsi  in  Sicilia  ,  e  fornare  utili  a  varii  bi- 
sogui  sociali.  Cosi  le  Robinic  ,  le  Eritrine,  le  Kraussu- 
nezie,  i  Plalani  furono  da  lui  inq)iegati  nelle  pubblicbe 
vie  ,  le  Giorginie  ,  le  Caniellie  ,  gi'  Ibiscbi,  i  Melroside- 
ri,  le  Cicadec  ,  le  Sterlizie  ,  i  Rododeudron,  le  Azalee, 
le  Ericbe  e  cento ,  e  cento  altre  piante  furono  destinate 
ad  adornare  i  giardini ;  e  ben  si  vide  quaiito  pregio  ne 
acquistasse  allora  cbe  ei  visse  la  Villa  del  Papirelo,  e  quanto 
ne  abbiauo  al  prcsente  la  Villa  tliulia  e  il  gran  Giardino 
Inglese,  opera  grande  e  bella,  promossa,  e  protelta  peH'im- 


—    XV    — 

nutrtiilc  Cnrlo  Filnngori  Principe  di  Saliiano,  Duca  di  Taor- 
niina,  opora  dogiia  dell'  iiigcfrno  sagace  di  Tineo,  per  la 
scclk'zza  di'l  silo,  per  le  diHicolla  topografichc  cola  siipe- 
rale,  c  per  la  variola  dellc  scene  e  degli  adorni  ivi  fog- 
giali  (41).  Tineo  colse  roccasiono  del  suo  Orlo  per  diffon- 
derc  in  Sicilia  a  bene  dell'agricollnra  il  Citrus  delicio- 
sa  Ten.  V Krijohnlri/a  frofjrans  LK ,  il  Diospiros  lo- 
tus L.  il  Convolvulus  bolatas  l\.  l»r.  le  diverse  specie 
di  Psjjdium  ,  di  llromdia,  d'Annona,  ed  alcune  varie- 
lii  di  Trilicum,  e  (VOviza,  non  die  tanle  e  tanle  spe- 
cie ngricole,  ma  slraniere  per  il  luogo  natale;  ne  que- 
slo  solo  si  ollenne ,  ma  addilo  pralicamenle  la  maniera 
di  collivarle  e  riprodurlc ;  addilo  agli  slranieri  bolanici  che 
alcune  specie  di  iilili  vegelahili  male  significate  trovavan- 
si  ne' Ion)  Calaloglii. 

K  piir  non  baslava  aver  fornilo  TOrto  di  pianle  vi- 
vcnli ,  poiclie  non  Inlla  la  vegelazione  del  globo  si  pno 
chiiidere  in  iin  solo  recinlo ,  qiiiiidi  I'Krbario,  ossia  I'orto 
secco  fu  niiovo  scopo  verso  cui  si  dircsse  il  Tineo.  Pos- 
sedeva,  egli  e  vero,  nell' Orlo  I'Erbario  del  genilorc,  di 
Bernardino,  e  di  (](ippo!cr,  ma  perdulo  queslo  ncl  1820 
111  meslieri  al  Tineo  di  nnovamenlc  crearlo.  Ed  ci  seppe 
bene  fornirsene,  come  dissi,  nsando  de'cambi  e  delle  in- 
chiesle  presso  i  piii  dislinli  bolanici  dei  due  emisferi. 

E  |)er  vero,  egli  e  cosa  mirabile  come  in  quell' Er- 
bario  si  Irovino  le  specie  esoticlie  d'  origine  slraniera,  e 
le  slessc  ciille  nell'  orto  palermilano;  lalche  si  vcde  ad  un 
tempo  r  influenza  de' climi,  de' lerreni,  e  della  cullura  su 
d'  uiio  slesso  soijafclto. 

^e  e  da  lacere  dell'erbario  siculo  da  lui  foggialo  in 
breve  tempo,  (piando  ora  accompagnandosi  con  gli  elelli 
della  sua  sciiola  Cireco,  i'ruili,  e  taiili  allri,  ed  ora  asso- 
ciandosi  co'lidi  giardinicri  asccndcva  Ic  piu  alte  e  scoscese 


XVI  — 


giogaje,  profondava  per  le  eslese  vallate,  non  iscoravasi 
degTinospili  boschi,  delle  solilarie  pianure  per  raccogliere 
ovuiique  lesori  di  scicnza;  qiial  nieruviglia  dunqiie  se  que- 
slo  Erbario  riiisci  forse  il  niigliore  di  quanli  se  ne  veg- 
gono  in  tulla  Sicilia,  e  se  liilto  insienic  I'esolico,  e  lo 
indigeno  forma  una  vera  dovizia  per  I'  isola  noslra  ?  Ti- 
ueo  conseguenlc  ai  proprii  principii  lo  classo  ginsla  il 
sessuale  sislema  Linneano,  ma  neU'estensione  de'gcneri, 
nell'indicazione  delle  specie,  e  delle  variela  si  giovo  del- 
le modcrnc  scoperte;  cosi  quell'  Erbario  e  un  cumulo  di 
travanli  materiali  e  morali  del  Direllore  Tineo :  e  un  mo- 
numenlo  d'onore  al  suo  nonie. 

Cerlo  a  me  sarcbbe  bel  grado  darne  piii  minuli  del- 
tagli,  ma  lungo  riuscirebbe  il  lavoro,  e  lanlo  lungo,  quaii- 
to  lo  stcsso  Tineo  cbe  per  le  slampe  ne  aveva  comin- 
cialo  al  1828  I'elenco,  ginnlo  alia  pagina  venli([uallre- 
sima  I'interruppe ,  e  non  giudico  piii  proseguirlo. 

Tanlo  maleriale,  vedele  bene,  o  Socii  ornalissimi , 
non  poleva  ulilnientc  impiegarsi  chc  ncila  redazione  della 
Flora  di  Sicilia  ,  unico  e  preci[)uo  scopo  di  tanli  desi- 
derii  ne' bolanisti  dell' Isola;  ed  a  cio  niiravano  principal- 
niente  i  Calaloghi  dell'Orlo  Callnlico  di  Cujiani,  il  3Iuseo 
delle  piante  rare  di  lioccone  (42) ;  si  credeva  raggiun- 
gere  la  mela  col  solo  Panphyton  del  Cnpani,  poi  ripro- 
doUo  dal  Bonanni  (43)  ,  e  finalmcnte  riformalo  col  Utolo 
di  Panpliysis  da  Rafinesque  (44)  ,  ma  pur  a  nessuno  di 
questi  era  slalo  dalo  il  raggiungere  la  mela. 

Invano  alcuni  siranieri  venuli  a  bella  posia  in  que- 
st'Isola  tcnlarono  elcvare  essi  il  sonluoso  edificio  ;  in- 
vano Presl  colla  sua  Flora  Sifiila  lenlo  nel  1826  scri- 
vere  sulle  pianle  lulte  dell' Isola:  il  suo  lavoro  e  incom- 
plelo  ,  e  forse  ridondante  di  errori  (45). 

Era  serbato  al  Cavaliere  Giovanni  Gussone  Direl- 
lore del  R.  Orlo    di  Roccadifaico    presso   Palermo  dopo 


—  XVII  — 

lunglii  travagli ,  dispcndiose  peregrinazioni  appreslare  lut- 
to  il  matcriale  opporluiio  per  la  coinpilazione  della  Flo- 
ra Sicula  cviilgaiido  per  le  slanipe  il  Prodromus,  e  poi 
la  Synopsis  Flune  Sieuhe  (40).  Ma  quell' csimio  ben 
conosccva  clie  noii  baslano  le  forze  d'un  solo  a  scrivere 
la  Flora  d'un  isola  la  piu  grande  iiel  medilcrraneo,  la 
pill  variala  |)('r  le  slazioni  ,  e  le  toiiografiche  circoslauzc; 
quindi  si  giuvo  scnipre  de'inaleriali  die  in  lulli  i  tempi 
gli  offersero  i  holanici  viaggialori ,  i  quali  visitarono  la 
nostra  Sicilia  ,  e  clic  noi  siciliaiii  pur  volenlerosi  gli  co- 
municainino.  K  pur  lullo  cio  non  sarebhe  bastalo,  sc  1' Er- 
bario  di  Vinccnzo  Tineo ,  e  il  tcsoro  da  lui  raccullo  nel- 
rOrlo  non  avesscro  arriccliilo  di  nuovi  maleriali  1' opera 
imprcsa  dal  nierilissimo  (lav.   Gussone. 

Svolgendo  iiilalli  i  tie  volunii  della  Synopsis  Flo- 
rcB  Siculm  scorgo  ad  ogni  pagina,  ad  ogni  paragrafo  il 
nonic  di  Vincenzo  Tinco ,  il  (|ualc  indica  ora  i  Inoglii  ove 
le  specie  souo  slate  raccolte  ,  ora  le  osservazioni  da  lui 
porlate  ai  caralteri  di  quella  vegelale  variela  ,  ed  ora  la 
scopcrla  falla  di  quesla  o  quell' altra  iiidividualila  esibita 
alio  scrillore  della  Flora  Siciliaiia  (4-7). 

lo  non  pretendo  in  ipieslo  momcnlo  asserirc,  die  cen- 
to venli(piallro  e  piii  specie  sono  state  raccolte  da  Vinccn- 
zo pereorrcndo  i  Inoglii  di  Sicilia  piii  inospili  con  Spilt- 
gcrber,  Alexander,  Gussone,  Todaro,  Gasparrini,  Ay- 
raan  (48)  ;  non  pretendo  asserire  che  due  specie  c  due 
variclii  nuove  per  la  scicnza  ed  otto  nuovc  specie  per  la 
flora  di  Sicilia  ei  Irovo  erborizzando  con  i  lodati  Gusso- 
ne, Spillgcrbcr,  Aynian ,  Alexander  (49),  no,  forse  que- 
sle  nunicrose  scopcrlc  lurono  lo  studio  di  tulli  e  sei  i  di- 
stinli  lilologi ;  c  percio  non  conviene  inlessere  una  coro- 
na al  solo  Tineo ,  ornandola  con  quelle  I'ronde  dosliniile 
a  ciugere  le  teste  degli  altri  bolanici,  ma  negar  non  mi 
si  puo  die  pereorrcndo  i  Ire  volunii  della  sempre  lodala 

ATTI  ACC.   VOL.  .Mil.  C 


—  XVIII  — 

Synopsis  si  leggono  regislrate  35  specie  dal  solo  Tineo 
trovate  in  Sicilia  ,  e  come  novelio  lesoro  porlalc  alia  flo- 
ra dell'isola  (50);  die  69  specie  (51)  e  30  variela  nuo- 
ve  per  la  scienza  furono  scoperte  dal  solo  Tineo  (52) ; 
negar  non  si  puo  die  al  184C  in  Ire  fascicoli  rese  ei  di 
ragion  pubblica  28  specie  di  nuove  piante  con  due  nuovi 
generi  la  Castellia  e  la  Caramanica,  due  uovelle  variela , 
e  novo  specie  delle  quali  i  siciliani  bolanici  non  ebbero 
niai  conoscenza  (53) ,  quali  rcndon  senipre  piii  chiaro  ne- 
gli  annali  del  saperc  il  nome  dello  scopritore.  E  qui  non 
saprei  lodare  abbaslanza  la  chiarezza  colla  quale  ei  dcno- 
ta  i  caratteri  dislinlivi  de' generi,  delle  specie,  e  delle 
variela;  la  semplicila  della  tccnica  dizione,  la  cerla,  ed 
csalla  significazione  delle  parli  nelle  fasi  della  vcgetazio- 
ne,  del  silo  naturale  ,  c  di  quanlo  serve  a  dislinguere, 
e  deve  separare  I'uno  daH'allro  vegelabile,  Ne  qucsle  so- 
le erano  le  scoverlc  del  lodalo  Tineo ,  che  di  niolle  al- 
tre  avca  sapulo  far  lesoro ,  e  le  comunicava  al  suo  anii- 
co  Gussone  per  rendcrle  di  ragion  pubblica. 

Ne  vi  ba  cerlo  cbi  possa  aslenersi  dal  far  le  niera- 
viglie  come ,  nel  nienlre  la  Flora  di  Sicilia  per  la  coaliz- 
zazionc  dc'Iavori  filologici  sui  fanerogami ,  e  criltogami 
coirta  128  famiglie  nalurali ,  711  generi,  2815  specie, 
680  variela  (54) ,  quesl'  uomo  solo  di  lanla  copia  di  sco- 
perlc  abbia  I'alto  dono  alia  scienza :  non  vi  ba  cbi  non  re- 
sti  ollreniodo  sorpreso,  come,  bencbe  sia  slala  quesl' isola 
lullo  di  visilala  da  eslcri  e  nazionali  bolanici,  sludiala  sin 
dal  secolo  deciniosellimo  da  profondi  filologi,  per  cui  delle 
sue  produzioni  vanno  riccbi  gli  Erbarii  e  gli  Orli  delle 
culle  nazioni ,  e  per  cui  sino  dal  principio  del  secolo  pre- 
senle  i  bolanici  conoscevano  572  generi,  1040  specie, 
150  variela;  bencbe  per  le  ricerche  de'novelli  filograli- 
sli  noi  oggi  conosciamo  qnesle  cifrc  piii  alle  ,  e  nume- 
rose,  cioe  specie  dicolili  2073  ,   monocolili  572  ,   acolili 


—  XIX  — 

vascolari  41 ,  e  acolili  cclliilari  129,  (55),  pure  un  solo 
holanico  ,  il  solo  Tiiico  ahbia  potiilo  formare  un  cuniulo 
di  lanlc  nuove  specie,  c  variela ,  c  due  nuovi  generi. 

Si,  meravigiic  son  qucsle  da  iion  potersi  spiegare 
se  non  se  per  due  ipolesi,  clie  voi  concederele  alia  niia 
imniaginazione  tuUa  accesa  per  lui.  0  si  dira  clie  nclle 
sue  bolaniche  escursioni  il  genio  lulelare  della  Sicilia  gii 
si  faccva  d'  accanlo ,  e  lo  guidava ,  lo  diriggeva  nelle  ri- 
cerclic ;  o  si  dira  che  a!  lacilo  senso  di  simpalica  verga 
si  accorgca  niirabilnienle  il  sagace  ricercalorc  ove  stesse 
pianlata  la  specie  novella  ;  tanla  era  la  facilila  e  prc- 
slezza  dclle  sue  indagini ,  e  de' suoi  scoprimenti. ! 

Ma  il  vcro  prodigio  onde  ei  Icvo  di  se  alto  grido 
nella  dolla  Sicilia  fu  il  possedcre  in  grade  eminenle  (|uoi 
pregi  Inlli  clie  sono  acconci  aU'oggello  ed  alia  (pialila 
di  sifTalla  scienza  ;  cioe  a  dire,  ollre  il  raaschio  valore 
della  nienle,  e  1' aculozza  dell' intendimenlo  ,  indispensa- 
bili  a  riuscirc  eccellcnte  in  ogni  j)rofessione  ,  una  mera- 
vigiiosa  lenacila  di  menioria  ,  un'  imniaginazione  vivace  , 
una  visla  penelranle  ,  una  rara  reniiniscenza ,  un  posses- 
so  di  lingne ,  e  sopraUillo  ([uella  inslancabile  vigoria  di 
tulle  le  facolla  dello  s|)irilo  ,  c  del  corpo,  che  scnibra 
vieppiii  confortarsi ,  e  prcnder  lena  dalle  medesime  fali- 
chc ;  la  quale  prcrogaliva  benche  ulilissinia  in  lulli  gli 
sludi ,   nella  carriera  bolanica  e  priiicipalmenle  ricliiesla. 

Cosi  Tineo  dal  1813  al  1836  spinse  lo  sludio  della 
filologia  siciliana  ad  un  progresso  die  forma  sul  capo  suo 
una  corona  di  gloria  e  di  pcrpeluo  onore. 

Ma  (piella  sola  corona  non  era  Iroppo  per  lui. — Dcl- 
r  Elogio  di  Vinccnzo  Tineo  or  ci  resla,  Socj  merilissimi, 
la  parle  piii  utile ,  piii  intcressaiile  ,  j)iu  nobile ;  c  noi 
brevcmentc  ricordoreino  a  sua  gloria  come  cgli  abbia 
aiiialo  lutto  il  sapcre  dando  per  tal  molivo  onorevole 
spinta  alia  gencrale  islrnzioiie  di  Sicilia.       .,,,..  „.-„,  ■- 


—  XX  — 

■•>'"':  .ji/  'i;'.;  ;    .  .  J.J.    iU\lo;)At:( 

II 

E  qui  per  mantcnerc  la  brevila  gia  promessa,  non 
dirb  come  da  componcnle  la  Corlc  Proloniedicale  di  que- 
st' Isola  ,  e  la  Decuria  di  Palermo  egii  siasi  addimoslrato 
sempre  celerc  c  pronto  a!  miglior  bene  delle  cose  a  lui 
confidatc  ;  per  formarsi  un'  adoguata  idea  delle  altc  mire 
di  lui,  bastera  il  riguardarlo  colla  divisa  di  Scgrelario — 
Cancclliere  dclla  Commessione  di  Pubblica  Istruzione  ed 
Educazione  in  Sicilia. 

Nobilissimo  e  lo  scopo  di  qucslo  Corpo  cosliluito 
delle  notabilila  piii  dislinle  dell'  isola  ,  reggere  cioe  le 
inlelligenze  insegnanti  ,  dilTondere  i  lumi  piu  convcnienti 
al  progresso  sociale  ,  c  Irovare  i  mezzi  piii  acconci  alia 
pubblica  e  privata  istruzione  dell'  isola. 

Ma  qual'  era  lo  slalo  della^  Sicilia  nostra  quando  Ti- 
neo  fu  elcvnto  a  quel  posto  ?  Ah  !  che  dovrei  coprirc 
d'  un  velo  queslo  quadro  disonorevole  e  deformc ,  ma  il 
doverc  impostomi  di  tracciare  una  linca  di  storia  leltera- 
ria  descrivcndo  la  vila  di  Vincenzo  Tineo ,  mi  obbliga  a 
dirvi  alcun  che  della  pubblica  istruzione   di  quel   giorni. 

L'insegnamcnto  universitario  dc'  licei  ,  dcile  scuole 
primarie  e  sccondaric  era  retto  da  uomini  distinti  per  i 
nalali,  rispetlabili  per  le  cariche  ,  anziche  per  i  merili 
di  letteraria  e  scientifica  istruzione;  i  giudizii  degii  espe- 
rimenti  die  si  cseguivano  per  lo  conscguimento  dei  po- 
sli  scientiOci  crano  pronunziati  dalle  pcrsone  che  poco  o 
nulla  conosccvano  le  n)alcric  di  che  si  Irattava  ,  gli  ad- 
delti  air  istruzione  allro  titolo  e  rango  sociale  non  go- 
devano  che  di  soli  insegnanti  ,  e  finalmcnlc  a  malgrado 
del  progresso  dei  lumi  e  delle  novita  scientiliche  il  no- 
stro  sapere  era  immobilmcntc  fissato  sopra  i  codici  di 
velusta  dollrina.  Ed  era  cosa  a  vero    dire  umiliante  nel 


—  XXI  — 

18i0  trovare  a  leslo  dclla  calledra  di  Bolanica  I' opera 
di  IJioscoridc  Podacio  ,  per  quella  di  Chimica  1'  opera  di 
Rooliravc  ,  di  Vilnivio  per  rArcliilellura,  d'Ippocralc  per 
la  Medicina  I'ralica  ,  d'  Euclidc  per  la  Gcomelria  ,  d'  A- 
pollonio  per  1'  Algebra  ,  e  cosi  di  ogni  allro  ranio  dello 
uniano  sapere.  Clic  se  alcuni  insegnanli  amanli  del  pro- 
gresso  cvidgavano  talvolla  Ic  idee  del  giorno ,  se  allri 
su'proprii  cieniciili  islruivano  la  giovcnlii,  lulto  cio  non 
riusciva  che  ad  uno  slrano  accozzanienlo  di  moderno  e 
d'  anlico  ,  poiclie  a  leslo  della  calledra  si  avea  uii  libro 
\cliislo  ,  mciilre  per  rinsegiiaineiilo  colidiano  si  lollerava 
lo  scrillo  del  professore  vivenle. 

Qiieslo  slrano  sislenia  Iraeva  taluni  insegnanli  a  se- 
giiir  r  anlicliila,  a  tarparsi  Ic  ali  per  non  seguire  il  volo 
delle  novila  iililissime,  impcgnava  allri  a  Irarsi  i  coniuni 
suffragi  presenlando  dalla  calledra  le  rcccnli  scopcrte. 
Che  dir  poi  dc'licei  e  delle  scuole  di  priniaria  ,  c  se- 
condaria  islruzionc  ovc  nuincava  una  sicura  gnida,  ove  non 
si  conosccva  iin  senllero  delerniinalo,  ma  da  ciascuno  sc- 
guivasi  per  norma  il  proprio  capriccio?  Qnesle  variela  ed 
incerlezza  neirinsegnamenlo  scicnlifico  c  lellerario  loglicva 
ai  I'rofessori  il  prosligio  die  reca  I'idca  d'una  capacila, 
la  quale  conosce  appieno  e  possiedc  la  scienza  die  in- 
segna  ,  c  si  |)reseiila  ogni  giorno  colle  divise  modcrne 
davanti  gli  allellali  discopoli. 

IVe  qui,  Socii  merilissimi  ,  a  mc  si  obbielli  ,  quasi 
per  farmi  ricredcre  ,  die  essendo  le  barriere  della  sa- 
pienza  allerralc  jier  la  facilila  de' principii  scienlifici,  e 
per  la  diiarezza  dclla  lecnica  locuzionc,  c  Inlli  sormon- 
landoli  in  lolla  piccoli  e  grandi,  d'ogni  condizione,  d'ogni 
sesso,  d'ogni  ela,  e  il  negozianlc  c  I'arligiano,  c  lalvolla 
lo  slesso  bilolco  coprendosi  gli  omeri  ancor  polverosi  del 
pallio  del  sapienle  ,  oggi  la  giovenlii  acquisla  ben  facil- 
menle  un  colal  gergo  jallanle,  lilosolico,  doUrinalc,  che 


—  XXII  — 

Iralignando  sino  all'  eccesso,  la  fa  divenire  Iroppo  ardita 
verso  i  propri  inscgnanli.  A  cotali  obbieltalori  io  rispon- 
derb,  die  aliora  piii  d'oggi  noi  vedevanio  doniinare  nei 
nostri  discenli  uno  spirilo  esagcralo,  una  mania  d'  inno- 
var  tulto ,  di  tutlo  riforniare ,  di  volcre  rislaurare  e  ri- 
fondcre  il  senno  uniano;  essi  credevansl  maestri  prima  di 
aver  finito  d'esserc  discepoli.  Quindi,  io  non  csagero,  io 
ricordo  un'epoca  di  cui  fummo  leslinioni  noi  tutli  ,  quindi 
alcuni  fra  essi ,  posli  in  dimenlicanza  i  principi  di  retlo 
senlire,  e  di  modcrato  giudizio,  che  polrebbero  appren- 
dersi  dal  ginnasio,  da!  licco,  daila  scuola,  sedolli  da  vana 
lusinga  di  farsi  nonic  per  singolaritii  di  idee,  ed  origi- 
nalila  di  pensieri  ,  pieni  di  foile  entusiasmo  si  recavano 
ben  volenlieri  al  paradosso,  alle  bizzaric  d'un  idealismo 
romanzesco  nelle  idee ,  e  nelle  parole. 

Questo  disordinc  non  polcva  moglio  conoscersi  che 
da  un  veccbio  insegnanle  ,  da  un  filosofo  cbe  vedeva  la 
causa  del  male  ,  ed  il  rimedio  a  risanarlo.  Ed  ecco  il 
Tineo  ,  in  elTcUi ,  inlraprendcrc  il  riparo  di  tanlo  deca- 
dimenlo  della  pubblica  islruzione  in  Siciba  ,  con  rialzare 
la  dignila  del  sapere  ne'  Profcssori  inscgnanli,  e  coll'  av- 
viar  bene  la  mentc  della  giovenlii  sludiosa.  Egii  foggia 
a  lal  uopo  un  corpo  di  Rcgolanienli  per  Ic  Ire  Universila 
di  Sicilia,  in  cui  conlida  la  dirczionc  scicnlifica  c  finan- 
ziera  di  quelle  a  quallro  Profcssori  ed  a  Ire  eslranee 
iiolabilila  dolle  ed  intclligenti.  Costiluiscc  del  corpo  uni- 
vcrsilario  diversi  corpi  di  Facolta,  ad  ogni  corpo  assegna 
il  sno  capo  o  Decano,  il  suo  cseculore  o  Segrelario  (S6); 
menlre  il  corpo  inlero  per  Io  adcmpimcnlo  della  parte 
islrutliva  e  solto  la  vigilanza  d'  uno  fra'  piii  degni  Profcs- 
sori col  litolo  di  Rctlore,  e  per  la  parte  organica  vien 
diretlo  da  allro  Profcssore  benemerito  cui  si  da  titolo  di 
Segretario-Canccllicre  (57). 

Un  corpo  de'  ragguardevoli  fra   gl'  insegnanti  appel- 


—  XXIII  — 


lalo  Collcgio  de'  Decani  vci>Iia  al  progrcsso  scienlifico  , 
e  lellerario  (58),  cd  ogni  anno  i  (^ollrgi  dcllo  facolla  ren- 
dcndo  di  pul)l)li€a  rai;ionc  il  proi^raiiinia  delle  loro  Ic- 
zioni  ,  inostrcranno  1'  avanzamonlo  tie'  loro  lunii  ,  e  delle 
loro  luiubrazioni  scientiliche  (59). 

Qucslo  ben  Ibndalo  sislema  non  e  serbalo  fraltanto 
al  solo  utile  dell'  insegnanienlo  delle  supreme  Universita; 
ma  per  ori^ano  de'mend)ri  d' ogni  Depulazione  si  parle- 
cipa,  e  si  diflbnde  ai  Licei,  cd  alle  Scuole  Sccondarie  (GO). 
In  lal  guisa  il  Professore  c  un  organo  inleressante  per 
i  lunii  che  ac(|uisla  ,  e  per  quelli  che  diffonde  al  corpo 
sociale ;  cgii  assume  il  caraltere  dell'  uomo  di  stalo  che 
lavora  Uillo  giorno  per  lo  benessere  de'popoli,  e  col  suo 
giudizio,  e  colic  sue  ricompense  promuovc  il  perfeziona- 
menlo  della  nazionc.  E  \m  nobile  ullicio  de'collegi  delle 
Facolta  giudicarc  ogni  anno  del  merilo  de'propri  discea- 
li,  imparlirc  ad  cssi  gradi  d' onore,  e  di  preminenza;  e 
aggrcgarsi  de  inenibri,  ove  ne  mancbi  qualcuno  Ira  loro, 
e  cio  dielro  maluri  saggi  ,  cd  csperimenti  opporluni ;  e 
con  lali  esanii,  con  silfalli  gradi,  con  quesli  esperinienli 
di  quanli  nuovi  proselili  nou  vediamo  arricchite  le  scienze 
clelcllere  (Gl)? 

Ed  era  serbalo  all'  esimio  Tineo  1'  alto  onore  ed  il 
merilo  invidiabile  di  prescniare  all'  inlera  Commcssione 
di  Puhblica  Islruzionc  ed  Educazione  in  Sicilia  queslo 
corpo  di  leggi  che  lungo  qui  sarebbe  dellagliare  a  mi- 
nulo.  E  quel  conscsso  di  dolli  osscrvandovi  una  bella 
spinla  airinsegnamenlo  della  noslra  isola,  lo  umilio  losto 
al  H.  Trono,  che  si  bene  lo  accoisc  sino  a  dargli  la  sua 
approvazione  sollecila,  e  jironla. 

Da  (pieir  islante  le  nienli  noslre  quasi  a  nuova  vila 
si  mossero:  il  veccliio  sapere  cadde  da  quell'  allezza,  ove 
pill  non  polea  manlenersi,  e  la  scienza  del  giorno  vi  su- 
benlro  dcI  piii  pieno  splendore ;  e  per  quel  consuelo  pre- 


—  XXIV  — 

stigio  dellc  buonc  leggi,  die  vengono  toslo  abbracciale, 
eseguile,  le  Regie  Universila  di  Sicilia  si  videro  popolale 
di  nobili  inleliigenze  nella  classc  insegnanle,  e  d'un  copioso 
sluolo  di  giovani  nella  classe  discente  (02). 

Da  quel  giorno  con  meraviglia  e  sorpresa  !c  scienze 
pill  dure  e  dillicili  ,  le  malenialicbe  pure  c  le  niiste,  I'ar- 
cbilellura ,  la  lisica ,  le  scienze  analoniicbe,  fisiologicbe , 
medicbe,  naturali  ,  e  chimiche  ,  le  filosofiche  pure,  e 
le  applicale  al  diillo  cd  al  sociale  benessere,  si  presen- 
larono  piii  agevoli  al  comune  apprendiiiicnlo,  e  le  nienli 
de'  noslri  discepoli  furono  quasi  piu  adalle  ad  intender- 
le,  a  manifeslai'le,  a  scriverle. 

Oual  frulto  piii  delizioso  per  Tineo  dopo  tanlo  zclo 
e  dopo  lanli  sudori?  e  pur  pago  non  era.  Si,  1'  inlclli- 
genza  ed  il  cuore  dell'  uonio  non  conoscono  limili  ,  non 
san  soffrire  barricre;  piii  si  Irova,  piii  si  cerca;  piii  si  pos- 
siede,  piii  si  vuolc;  cd  cgli  giii  niedilava  un  corpo  di  leg- 
gi a  regola  c  norma  dc'Licei  c  delle  Scuole;  ma  ii  su- 
premo regolalore  dcgii  umani  deslini  non  voile!  e  la  terra 
che  cieca  ubbidi  scmpre  ai  voleri  del  suo  celcsle  falto- 
re,  all'esimio,  al  nobile  Vincenzo  Tineo  nel  22  luglio  18S6 
spalancava  un  scpolcro ! 

Al  colpo  niicidialc  cd  inalleso  la  scicnza,  I'amicizia, 
la  parenlcla  accorscro  sollccile  per  rapir  quel  grande  da- 
gli  arligli  di  morlc  ;  era  lardi! — Allora  I'adempimenlo 
del  piii  sacro  dovere  occupi)  UiUi  i  cuori  ,  ed  i  corpi 
scicnlibci  residenli  in  Palermo  gli  resero  a  gara  gli  ono- 
ri,  gli  omaggi  dovuli  alia  memoria  d'  un  nomo,  clie  vis- 
se  scmpre  alia  Bolanica,   ed  alia  Islruzione  di  Sicilia. 

Corse  allora  di  lanla  perdila  la  Irisle  voce  per  Uilla 
I'isola  noslra,  amaramcnte  ne  piansero  i  dolli,  se  ne  ad- 
dolorarono  gli  amici,  e  voi,  Illuslri  Accademici  ,  volcslc 
cbe  al  voslro  primo  Socio  Corrispondenle  da  me  fosse 
scrillo  un  Elogio.   Ed  io  vi  bo  giii  compila    T  onorevole 


—  XXV  — 

inissione,  c  la  mia  voce  si  e  Icvata  a  rcndorc  Irihulo  di 
aflcllo  aH'aniico,  cd  un  osscquio  al  corpo  Gioenio,  ono- 
rc,  dccoro  della  palria,  dell'  isola,  d'  Ilalia. 

Ma  r  p]logio  era  dei;no  del  Professorc,  del  Dirello- 
rc  ,  del  Scjirelario-Cancellicre  Viiicenzo  Tineo?  All!  nie- 
rilissiiiil  Collcghi ,  io  gia  I'avca  dello  a  principio  ,  allra 
pcnna  ricliiedevasi  per  coliii  cho  aveva  per  i  suoi  rari  la- 
leiili  ,  per  Ic  sue  lellcrarie  laliclie  lirala  1'  alteiizioiie  dei 
Govcrni:  di  Francesco  Primo  delle  due  Sicilie  die  io  de- 
coro  del  lilolo  di  Cavaliere  del  suo  ordine,  del  Duca  di 
Uavicra  die  Io  creo  Cavaliere  dell' ordine  di  S.  lAIicIiele, 
di  Luigi  Filippo  Pic  dei  Frances!  clie  Io  coliiu)  scnipre 
di  grazic  c  I'avori,  e  di  Nicolo  Imperalore  delle  Russic 
che  gli  largiva  i  suoi  ricclii  doni ;  non  era  delle  mie  for- 
ze  scriverc  un  clogio  a  colni  ,  die  Ic  Accadcinie  d'  Ila- 
lia, di  Francia,  di  Gerniania  e  di  Prussia  senza  dire  di  lulla 
Sicilia,  ed  il  sellimo  Congresso  Ilaliano,  e  risliUilo  d'in- 
coraggianienlo  di  Palermo,  e  la  Commissione  di  Agricol- 
lura  e  Paslorizia  di  Sicilia  avevano  ascriUo  tra  i  loro 
iiicnibri,   c  decoralo  d'oflicii  c  di  caridic. 

Ma  per  gli  uoniini  dolli ,  e  sapienli  e  forse  nieslie- 
ri  d'  eiicoinii  ?  non  sono  le  loro  opcre ,  i  loro  scrilli  mo- 
nunienli  perenni  del  loro  merilo ,  c  delle  loro  continue 
glorie?  E  non  sarii  per  Tineo  gloria  compelente,  se  chiun- 
que  si  la  a  sludiare  le  pianle  di  Sicilia  sempre  s'iinbal- 
le  nelle  scienliQclie  scopcrle  di  lui ,  se  chiunque  si  acco- 
sla  alle  scuole ,  ai  Licei,  allc  Universila  di  Sicilia  legge 
in  ogni  parele  scullo  il  suo  nonie?  Cliiunque  salirii  le  a- 
spre  velle  dell'  Etna  vedrii  sulle  ncre  vulcanidic  rocce  la 
mia  Lccidca  Tinei  (G3) ;  e  studiando  le  Ordiidee  di  Si- 
cilia vcdra  la  Tinea  di  Bivona  (64);  cliiunque  vorra  slu- 
diare le  noslre  concliiglie  vivenli,  e  fossili  ivi  ancora  tro- 
vera  scolpilo  indelebile  il  nomc  di  lui ,  nella  Momtdonla 
Tinei  di  Calcara,  ncir.l/icyhts  Tinei  d' Andrea  Bivona, 

ATTI  ACC.  VOL.  XIII.  d 


—  XXVI  — 

nel  Buccinum  Tinei  del  Maravigna  (65).  E  purVincen- 
zo  non  ha  uopo  di  questi  e  di  siinili  clogi :  basla  il  no- 
me  a  se  slesso.  Perche  dunqne  queste  pagine  io  scrissi? 
Ho  corapilo  quanlo  proiuisi  nell'  esordirc  il  discorso; 
ho  traccialo  una  linea  di  storia  letleraria  siciliana  ragio- 
nando  dal  1813  al  1856  della  Bolanica,  e  ddla  istru- 
zione  nella  nostra  fertile  isola ,  periodo  in  cui  visse  il  gran 
Vincenzo  Tineo. 


^ 


'^mmmmKAMMX^WiH. 


mn  ED  ILLISTRAZIO^I 


(1)  Quadro  storico  dclla  Botanica  in  Sicilia  per  Francesco  Tor- 
nabcne  della  Congr.  di  Monte-Casino  professore  di  Botanica  nella 
R.  Univcrsita  di  Catania,  pag.  30,  31.  Catania  1841  in-S.^—Plan- 
larum  rariorum  Siciliae  aucL  Viiiceniio  Tineo  fasc.  i  pag.  6. 
Panormi  1846  in-8." 

(2)  Quadro  storico  cit.  pag.  31. 

(3)  Le  opere  di  agricoitura  scritte  da  questo  esimio  professore 
mostrano  in  quale  progresso  erano  le  conoscenzc  di  lui  nel  secolo 
XVIII.  e  XIX. 

(4)  Ouadro  storico  cit.  pag.  40. 

(5)  Quadro  storico  cit.  pag.  34. 

(G)  Ferdinando  Coscntini  Prof,  di  Botanica  in  Catania  ,  vedi 
il  cit.  Quadro  storico  pag.  43,  4i. 

(1)  lliniliano  Gulladauro  Abate  casinese ,  vedi  Quadro  storico 
cit.  pag.  40. 

(8)  Quadro  storico  cit.  pag.  41,  42,  43. 

(9)  Quadro  storico  cit.  pag.  38. 

(10)  DC.  ct  LR.  Flore  Francoise  3.  edit.  in-S."  Paris  vol.  4 
1805,  e  vol.  5  1813. 


—  XXVIII  — 

(11)  Hiimb.  ot  Bompl.  Plantes  equiaoxiales.  2.  vol.  in  fol. 
Paris.  1808  —  1816. 

(12)  R.  Brown  Prodronms  Florae  Novae  Ilollandiae  el  in- 
sulae  van  Diemeii.   Vol.  1  in-8."  Londini  1810. 

(13)  M.  Teiiore  Flora  ^apolitana  in  f.  Napoli  1811   e  seg. 

(14)  Smilh  Flora  Britannica  vol.  3  cd.  Rocmer  Turici  1802 
—  1805  in-8." 

(15)  James  Donn  llorlus  Canlabrigiensis  in-8.°  Cambrige , 
ed.  1.  1812. 

(10)  hones  plantaruni  sponte  nascenlium  in  regnis  Daniae 
el  Nortcgiae  inS."  auct.  Yalil  1817  —  1805,  auct.  I.  W.  llorne- 
man  1806  —  1816  in  8." 

(17)  Ant.  Jos.  Cavanilles  hones  el  descriplmies  phintarum 
quae  aul  sponte  in  llispania  crescunt  aul  in  horlis  hospilunlur. 
6  vol.  in  fol.  Madriti  1100—1800. 

(18)  Lichonograpliia  unicei'salis  1  vol.  in-i.°  GoUingae  1810. 

(19)  Aime  Bompland  Monographic  des  Mclastoines  et  autres 
plantes  de  cet  ordre.  6  lasc.  in  fol.  Paris.  1809  e  seg. 

(20j  Samuel  Elias  Bridcl  Uluscologia  4  part.  in-4.°  Gotliae  ct 
Parisiis  1191-1803. 

(21)  Aug.  Bjramus  De-CandoUc  Planlarnm  historia  succu- 
lenlanm.  Fasc.  28    Paris  1199  —  1803  in-fol. 

Idem  Aslragologia  1   vol.  in-f.  Paris.  1802. 

(22)  Giorgio  Gallesio  TraUato  sul  Cilrus  1  vol.  in-8.°  Paris 
1811. 

(23)  I.  I.  Lahillardiere  hones  planlarnm  Syriae  rariorum 
decades  V.  Parisiis  in-4."  1191— 18S2. 

(24)  Gaetano  Savi  Obsenaliones  in  varias  IrifoUorum  species. 
i  vol.   in-8.°  Florentiac  1810. 

(25)  Index  plunlarum  horli  bolanici  Academiae  Regiae  Pa- 
normilanae,  una  cum  nominibus  pliarmnceulicis  alqne  vernaculis, 
in  usnm  medicae  jurenhilis ,  anno  1190. — Nomina  vernacula 
ex  operibus  F.  Cupuni  excerpla,  el  a  nobis  usque  uunc  delecla 
exhibenliir.  in -16." 

Synopsis  planlarnm  Horli  bolanici  Academiae  R.  Panor- 
milanae.  Anno  1S02.  —  Dedil  Joseph  Tineo  vied.  docl.  ac  Bota- 
nicae  P.  Prof.  Horl.  Academ.  Reg.  Panormil.  Praef.  in-16. 

(26)  Ilorlus  Regius  Panormilanns  aerae  vulgaris  anno  1189 
noviler  exlruclus  accurate  P.  Fr.  Bernardino  ab  icriu  S.  Fran- 
dsci  Reformalorum  in  R.  sludiorum  accademia  plantaruni  de- 
monslralore.  Panormi  lypis  regiis  1189  in-4." 


—  XXIX  — 

(21)  Plnnlac  ad  Unneamiin  opus  addcndac  ,  et  secundum 
lAnnoA  Syslamn  noviter  descriphie.  Ycdi  Itaccolta  deyli  Opusc. 
Siciliani  sccoiida  seric  T.  0.  Palermo  1793  paij.  2iS. 

(28)  Sicularum  planlaruin  Cenluria  prima.  Panormi  apud 
Ph.  Uiirr.   ISOa  in-i." 

Sicularum  phmlarum   Cenluria  secunda.   Panormi   ISO! 
in-i." 

(29)  Stirpium  rariorum  minusque  cognilarum  in  Sicilia  spon- 
te  prorenientium  descriptiones  nonmillis  iconibus  auctae  mani- 
pulu-1  primus.  Panormi    U/jns  reaiis  IS13  in-i-."  ....  Manipu- 

his  secuudus.  Panormi  (ijpix  Laurenlii  Ihilo  ISli  in-i-." 

Ulanipuhi^  lerlius.  Panormi  tijin^    Vinrcniii  Lipomi   fStS  in-i." 

llanipiilu^  quartan.  Panormi  Ujpis  Laurenlii   halo  1816 

in-4." 

CM))  Monngrafia  <lcll(!  Tol|ti(li.  Palermo  1809  in-f. 

(!»l)  Qiiadro  sloricn  della  liolanica  in  Sicilia  pag.  31 ,  e  nota  (1). 

(:{2)  l-a  fainijilia  Tiiieo  Irae  origine  da  Mililello  Val  di  Nolo; 
essa  fii  ?oriii)re  dislinta  por  illuslri  iiorsoiiairgi,  clic  nelle  scienze 
sacrc  c  iirnlano  meiiarono  vanto  iioli'isnla.  Klihci'o  nnme  nel  rango 
cliit'siastiio  due  Iralelli,  uno  dei  quali  I'u  parroco  ,  I'allro  vicario 
nel  paese  nalio,  un  lerzo  frutcllo  per  nonie  Vincenzo,  divenne  esl- 
niio  nelle  coiioscenze  di  drillo;  fii  qiiesti  il  padre  di  (iiuseppe  fon- 
dalore  dcir  Orlo  Holanico  di  Palermo,  jirimo  professorc  di  questa 
facolla  nelia  i{.  I'niversila  di  (pielia  tillii.  Ycdi  Sulla  Gloria  dei 
lelterali  cd  uomini  insif/ni  di  .Uilili'llo  nella  xalle  di  Nolo.  iJi- 
scorsi  Ire  di  Vinrenzu  di  i\alale.  D'ajtoli   1S37. 

(.■{S)  La  deliziosa  siluazione  di  Mililello  Val  di  Nolo,  per  la 
incaiilevole  vallc  di  Loddieri  ,  ovc  prospera  ogni  l)ella  produzione 
di  giardini  ,  ed  ove  le  pomacee  ed  i  cedri  fanno  odoroso  lo  spi- 
re de'zelliri;  e  |)er  la  interessaiite  postiira  geogiioslica  sii  d'un  vul- 
cano  eslinto  dove  sul  nero  basallo  giac(!  una  roccia  terziaria  ricca 
di  paleolologici  esseri,  spinsc?  il  Dr.  llolVmann  c  Prof.  A.  Di-Gia- 
como  a  rendcre  di  essa  accurala  e  diligenle  descrizionc.  Vedi  Ar- 
cliivfiir  Mineralogie,  (ieognosie.  Bergliau  nnde  Hiiltenkunde  —  Geogno- 
slirlie  liealiacliluiigen  —  v(m  P^riediicii  Iloll'maim  pag.  042.  Berlin 
18;J9. — iireve  Helazione  Tieoijnoslica  de'toiilorni  di  Mililello  Val 
di  SdUi,  del  Or.  Antdniiio  l)iGi,iconio.  Atli  dell  Accademia  Gioenia 
Tomo   I.   Catania   182:>  in-'.." 

(.■$4)  Quadro  storico  della  liolanica  in  Sicilia  pag.  31. —  liar. 
Planlar_Sic.  auct.   Vincentio  Tineo  fasc.  1  pay.  S  nola  (*). 

K  da  notare  clie    I'Arcliitelto    Fourny    diedc  il  disegno   del 


—  XXX  — 

Ginnasio,  ma  che  I'esecuzione  si  deve  all' Arch.  Marvaglia,  e  il  Tc- 
pidario  e  Calidario  disegnali  ed  eseguili  da  cotcstui  si  coraincia- 
rono  a  fabbricarc  sotto  Giuseppe,  ed  ebbero  termine  solto  Vincenzo 
Tiueo  ,  siccome  ai  cestui  tempi  regina  Carolina  delle  due  Sicilie 
dono  la  bella  rangicra  a  cristalli,  die  fa  il  decoro  dell'  orto. 

(30)  Vedi  Ic  note  26,  e  21. 

(.36)  Quadro  storico  dclla  Botanica  in  Sicilia  pag.  32  e  nota  (2). 

(31)  Vedi  la  nota  34  ,  la  quale  dichiara  meglio  quanto  sta 
scrilto  nel  mio  Quadro  storico  a  pag.  31. 

(38)  Quadro  storico  dclla  Bot.  in  Sicilia  pag.  38. — Parlatorc 
Prospetto  della  Botanica  in  Sicilia  ncl  sccolo  XIX  pag.  18. — Vincenzo 
Mortillaro  Prospetto  delle  Scienze  in  Sicilia  nel  sec.  XIX  pag.  80. 

(39)  Vedi  Tav.  I.  .rt,,!  r .  .  ;  ,v.^.      ■',:..■   - 

(40)  Vedi  Tav.  II. 

(41)  Nel  1834  egli  riformo  la  villa  pubblica  di  Palermo  delta 
Ginlia,  che  si  trovava  abbandonata  ,  rendendola  piu  variata  e  deli- 
ziosa  con  gruppi  di  piantc  in  vario  modo  dispostc. 

Lo  stesso  dovrebbc  dirsi  dcU'  altra  oggid'i  non  esistcnte  col 
titolo  di  Papireto;  bella  villetta,  ove  si  coutrastavano  il  primato  nella 
varieta  delle  forme  i  fiori  delle  nuove  scoperte. 

Ultimo  lavoro  del  Tineo  fu  il  Gran  Giardino  inglese  ordinato 
sin  dal  1850  dal  Luogotenente  Generale  in  Sicilia  Sig.  Carlo  Fi- 
langieri  Principe  di  Satriano,  Duca  di  Taormina.  Esso  resta  lungo 
la  grande  strada  delta  della  Favorita.  Era  sterile  c  triste  una  volla 
quel  luogo,  e  pure  quasi  per  incanto  infra  tre  anni  lu  niutato  dal 
signer  Tineo  in  ameno  e  variato  giardino;  perche  ivi  lulto  pose  a 
prolitto  per  il  hello,  I'  ineguaglianza  del  suolo,  le  grotte,  i  burroni, 
le  piazze,  ogni  punto  fece  ril)occare  di  piantagioni,  e  di  alberi  cso- 
tici  e  nostrali,  in  gradevole  modo  disposti. 
,1     (42)  Quadro  storico  della  Botanica  in  Sicilia  pag.  20.  21. 

(43)  Quadro  storico  citato  pag.  11,  20,  23,  24.— //ortws  Ca- 
tlioUcus\)iig.  23,24. — I'anplujtoii  Siculum  pag.  24,  25. — Punithij- 
ion  raccolto  dal  Caruso  pag.  25,  passato  al  Bonanni  pag.  20,  co- 
pie  che  se  ne  contano  pag.  55,  26;  tavole  del  Bonanni  pag.  21, 
smarrimento  di  queste  pag.  21;  scrilti  e  porzione  delle  tavole  del 
Cupani  e  del  Bonaniu  ricuperate  dal  Bivona  pag.  21,  28;  copie 
delle  tavole  del  Bonanni  pag.  28,  29. 

(44)  Quadro  storico  della  Bot.  in  Sicilia.  Rami  del  Panphij- 
ton  acquistali  dal  Rafinesque  pag.  28  in  lin.  della  nota  (1)  ;  ivi 
pag.  50. 

(45)  Flora  Sicula  exhibeiis  plantas  vasculosas  in  Sicilia  aut 


—  XXXI  — 

sponte  crescenlcs  aut  frequanlmimo  ctillas ,  secundum  si/s/cma 
nalitrnle  iliijeslas.  Prapac  1826  T.  1  iii-8."  suinplihus  A.  JJnr- 
roscli.  Vcdi  il  niio  Qiiadro  slorico  dclla  liolanica  in  Sicilia  pa";.  51. 

(40)  Qiiadro  slorico  della  ISdlanica  in  Siciiia  pag.  53.  5i,  55. 

(41)  Lc  Osservuzioiii  del  Cav.  Vincenzo  Tinco  sulle  piante 
di  Siciiia  .sono  varie,  c  possono  le|igersi  nclia  Synopsis  Florae  Si- 
cidac  do!  Cav.  Giovanni  Giissonc  clie,  dolalo  di  squisita  esallezza  , 
1(!  lia  iai)iiorlatc  fcdclinciile  ;  cosi  nei  Chamerops  hmnilis  L.  Gus- 
sonc  op.  cilala  vol.  3  pag.  883,  sviW Asparagus  sullo  Jiinats  id. 
vol.  3  ])iig.  815;  suW Arenaria  serpillil'(illu  id.  vol.  3  pag.  824: 
suWOrcliis  macnlala  id.  vol.  3  pag.  815;  sul  llanunculus  ntpe- 
stris  ,  c  It.  aufjulalvs  id.  vol.  3  pag.  889;  ed  allre  mollissinie  ^ 
clie  sarclibe  lungo  cnumerarc. 

(48)  Le  specie  di  piante  raccolte  dal  Cav.  Vincenzo  Tineo  cr- 
borizzando  in  Siciiia  insienie  al  Cav.  Gussonc  da  Kapoli ,  il  Doltor 
Nyman  da  Slokolnia  sono  al  nuniero  di  novantanove,  conic  puo  ri- 
levarsi  dalla  Sijnopsis  Florae  Slailae  Aitctore  Jo.  Gmsone  vol.  3° 
addenda  et  emendanda  dalla  pag.  715  alia  pag.  890;  qnelle  raccolte 
erhorizzando  con  Spilluerbcr  sono  dieci  e  possono  rilevarsi  nclla  cilala 
opera  vol.  1  pag.  141.  194.  210.  423.  424  ,  vol.  2°  pag.  240. 
247.  285.  350.  351 ;  tre  specie  interessanli  raccolse  Tinco  erbo- 
rizzando  con  il  Dot.  Todaro  come  ])ii6  rilevarsi  dalla  cilala  opera 
vol.  2.  pag.  529,  530.  531;  altre  nc  raccolse  crborizzando  con 
il  Dot.  Guglielmo  Gasparriiii,  e  ben  pu6  vedersi  in  Guss.  opor.  cit. 
vol.  2.  pag.  GOO;  un'inlcressanle  specie  trovo  crborizzando  con 
Gussone  ,  ed  6  accennala  nella  costui  cit.  op.  vol.  2  pag.  569  ; 
moltissime  sono  poi  lc  specie  dal  solo  Tinco  raccolte  in  Siciiia  ed 
offerte  aU'esimio  bolanista  Gussone,  come  bene  rilcvasi  percorrendo 
le  pagine  della  sua  opera  cilata. 

(49)  Vcdi  Tav.  III.  . 

(50)  Vedi  Tav.  IV. 

(51)  Vcdi  Tav.  V. 

(52)  Vcdi  Tav.  VI. 

(53)  Vcdi  Tav.  VII. 

(54)  Vcdi  Tav.  VIII. 

(55)  Vedi  la  nola  aiitocedenlc. 

(56)  Rcgolanicnli  per  le  trc  Regie  Universita  di  Siciiia.  Paler- 
mo nella  Ilcalc  Slamperia  1841  in-8."  .\pprovato  da  S.  M.  provvi- 
sorianiente.  l\a|)oli  31  maggio  1840. 

Qucsti  ilegolanionti  I'urono  foggiati  dal  Cav.  V.  Tineo,  il  quale 
dopo  avcrli  prcsentati  alia  Comraessione   di  Pubblica   Istruzione  ed 


—  XXXII  — 

Educazione  in  Sicilia ,  preseduta  dall'esimio  Monsignor  Benedetto 
Balsanio  Arcivescovo  di  Monrcale  ,  furono  plauditi ,  ed  umiliali  al 
Real  Trono  per  I'organo  del  Ministro  dell'Intcrno  Signer  Marcliesc 
Nicola  Santangelo. 

(51)  Yedi  i  citati  Regolamenti.  Titolo  IV.  e  YIl.  n.  IH. 

(58)  Vedi  i  citati  Regolamenti  Tit.  II.  e  III. 

(59)  Yedi  i  citati  Rcgol.  Tit.  VI.  n.  108,  Tit.  II.  n.  41  ,  e 
Tit.  Vil.  n.  115, 

(60)  Yedi  i  citati  Regolara.  Tit.  1.  n.  8,  11. 

(Gl)  Yedi  i  citati  Rcgolam.  Tit.  IX.  n.  132,  130.  Tit.  YIII. 
n.  119  e  Regolamento  per  la  nomina  de' profcssori  annesso  agli 
stessi  pag.  52,  51. 

(62)  Per  quanto  ci  e  dato  raccogliere  dagli  avanzi  de'registri 
antichi  universitarii  incompleti  ed  incsatti ,  si  puo  rilevare :  che  il 
numero  de'discenli  nclla  R.  Universita  di  Catania  ,  ai  tempi  che 
era  unica  ncU'isola  fu  minore  di  quello  die  si  conta  oggidi,  in  cui  le 
R.  Universita  sono  tre,  e  Catania  non  riceve,  nel  massimo  numero, 
che  i  naturali  dellc  Provincie  di  Catania,  Noto  e  Caltanissetta.  Pa- 
ragonando  il  numero  de'discenti  che  accorrevano  pria  del  1840,  e 
quello  vi  accorre  oggidi  questo  si  trova  aunientato  del  doppio.  Si  puo 
anco  osservare,  che  le  facolta  Medica,  c  Fisico-Matematica,  contano 
ogni  anno  dal  1842  a  questa  parte  un  aumento  sensibile  di  discen- 
ti ,  c  pare   vcnir  meno  in  ogni  anno  quello  della  facolta  legale. 

(63)  Lichenographia  Siciila  pag.  11. 

(64)  Giornale  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti  per  la  Sicilia  n.  149. 
Quadro  storico  della  Botanica  in  Sicilia  pag.  43. 

(65)  Yedi  Prospetto  della  sloria  della  Zoologia  di  Sicilia  del 
secolo  XIX  per  Andrea  Aradas. — Alii  deirAccademia  Gioenia  Vol.  5 
ser.  2."  pag.  18,  pag.  213. —  Giornale  di  Catania  2  agosto  1856 
pag.  251. 


;i  "i    .r    ili'"   .  /  .VI.. 


—  XXXIII  — 

TVVOLA  I. 

Calalofim  Planlarnm  Ilorli  Hogli  Pnnnrmilnni  ad  annum  1S27  a  Yinconlio  Tineo  in  licgia 
Siudiorum  Univcvsilata  Itolduicae  ac  iHalerkw  Medicac  I'rofessore  el  Ilorli  Jiegii  Praefeclo. 
Panormi  ex  liegali  Tijiiogmphia  1S21  in-8.'' 

Infine  di  qucslo  Calalogo  dalla  pagina  27iJ  sollo  il  tilolo  Adnolalionos  si  lepgono  le  descrizioni  di  20  specie di 
pianlc,  alcunc  dollo  (piali  sono  scnipliei  ossorvazi()ni  fiillo  diill' Aiiloro  per  la  cliiara  conoscoti/.a  dcllo  slcs- 
se:  imi  \e  cs|)ongliiaiiio  luUc  con  sii;ni(iran'  (iin'llc  liccviilc,  e  quclli'  iiori  ainmi'sso  per  nuovo  dalla  scicnza. 


" 

Sli>0>OMIA 

c 

GEKEllE 

SPECIE 

del 

LUOGO  DELL'  OPERA 

MUUERM 

\ 

Aocr     .     .     . 

Coramulaluni  T. 

Acer  inonspossii- 
lanumL.Var.  I>. 
vommutalum    . 

Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  6Un.  I.  ' 

2 

Allium  .     .     . 

Coppolori  T.      . 

Idem. 

ex  Guss.  Prodr.  Fl.  Sic.  Suppl.  pag.  99 
Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1.  pag.  .394  n.  19.  | 

3 

Allium  .     .     . 

Spliacrocoplialum 

viiidi-album  T. 

Allium  arvenseGuss. 

Guss.  index,  sem.  H.  R.  Bocc.  aim.  182"> 
el  pr.  1.  pag.  403.  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol. 
1.  pas.  393.  n.  10. 

4 

Allium  .     .     . 

Ti'Muillorum  Ton. 

Idem   .... 

cxGuss.'Fl.Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  39Cn.24.  ; 

■> 

Aiiiaiyllis  .     . 

(iiiniiiao  Mil.     . 

Idem   .... 

Observalio  V.  Tineo.  Calnlogiis  cil. 

C 

Ainbidsina. 

llcUnilala  T.     . 

Idem    .... 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  li'Xi  n.  3. 

7 

Aspcnila    .     . 

liupcsliis  T.  .    . 

Mem    .... 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  178n.4. 

8 

Aliiplcx     .     . 

Arciiaiia  T.  .     . 

Alriplex    Torna- 
beni  T.      .     . 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  .^89.  n.  4. 

9 

Alriplex    .     . 

Graeci  T.      .     . 

Alriplex    Rosea 
Liii.      .     .     . 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  590  n.  6. 

10 

Alriplex     .     . 

Ilalimoidcs   Tin. 

Alrii)lex  balimus 
L.  Var.  b.rer- 
rucutosaduis. 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  i)ag.j87  n.  1. 

II 

Camplioiosuia. 

Yigiiilimilk'is   T. 

Idem   .... 

ex  Guss.  Prodr.  Supp.  pag.  47  cl  Fl.  Sic. 
Syn.  vol.  1  pag.  203  ii.  2. 

12 

Cypcrus    .     . 

Tenorii  T.     .     . 

Cvporus    aureus 
Tin.      .     .     . 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  !.">  n.  7. 

13 

Erylrina    .     . 

(iraffcii  T.     .     . 

Plania  Americae  Meri(lionali>  (luae  iioiiii[ie 

Erijlrinue  speciosue  V.  Tineo  babuil.  , 

U 

Gnapluilium    . 

Siouluui  Tin. 

Heliervsuin    eae- 
spitosiim    DC. 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  468  n.  7. 

n 

Lolirlia      .     . 

liivonao  T.    .     . 

Idem    .... 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  234  n.  1. 

16 

Lobelia      .     . 

Gaspaiiini  T.      . 

Lobelia    Lauren- 
lia  Lin.      .     . 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  I,i4  n.  \. 

n 

Mallliiola  .     . 

rndulala  T.  .    . 

Idem    .... 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  <ol.  2  pag.  174  n.  1.  , 

18 

nosciiii .   .   . 

Miii.Tiiiiiilala  T. . 

Idem   .... 

ex  Guss. Sic.  Syn.  Fl.  vol.  1  pag.  329  n.  4. 

111 

Itolhia  .     .     . 

Tenuilolia  T.     . 

Andryala  tennifo- 
liaT.  in   DC. 
I'rodr.  .     .     . 

ex  Guss.Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  406  n.  2. 

*0 

Salicornia.     . 

Fruliculosa  T.    . 

Salicornia    Uadi- 
cans  Smith     . 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  3  n.  3. 

esposti  confronii  da  noi  falli  alle  venii  specie  di  pianle  descrille  dal  Cav.  Vincen/o  Tineo  ben  si  rileva: 
sono  specie  Sicule  d.iH'  Viilore  gludicali'  nuo\e  e  lali  ricemle  dalla  scienza;  die  \  Lriitrinn  Griiffcri  e 
ie  esolica,  nuovo  trovalo  del  dello  Autore:  clie  I'Act'r  roininiilnhim  e  rilenulo  peruiia  nuoxa  \ariela  dal 
isonc:  c  belle  sono  Ic  osservazioni  dell'Aulore  su  {'.imarijUis  Gnninae.  e  sopra  1  .W/ihw  li'iniiporum. 
ATTi  AGO.  vol.  XIII.  e 


Dagli  OS 
die  nove 
una  specie  es„ 
^i^.  Gussonc: 

ATTI  AGO.  vol.  XIII. 


.1     :. 


i'ii>(\U    iVlf>V,    1\V 


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—  XXXV  — 

TAVOLA  II. 

Plantanim  rarionim  Siciliae  minus  cognitarum  Pugillus  primus,  Vnitersae  ret  litterariae  si- 
ciliensis  Iteyiaequc  Panormilanae  Studiornm  Vniversilatis  Moderatoribus  primitias  ingenii 
SKI  in  grati  animi  el  rcverentiao  testimonium  Yince)ilius  Tineo  J).  D.  D.  dabat  Panormi 
Auyusti  liakndis  1817  Typis  Ileyiis  in-16° 


In  qucsto  Opuscolo  I'Aulore  descrive  venti  specie. 


SI>OI\OMIA  DEI  MODERN 

= 

GEKERE 

SPECIE 

FAMIGLIA 

e 

r 

LrOGO   dell' OPERA 

1 

Kronius     .     . 

Tenuis  Tin.  .     . 

Graminaceae. 

■t 

Biuinus      .     . 

Pcnlastacliios  Tin. 

)i 

Brachipodium  dislachyumlink  var.  penla- 
slachyum  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  patr. 
73.  li.  0. 

3 

Viola    .     .     . 

Parvula  Tin. 

Violacoac  Juss. 

4 

Diiucus.     .     . 

Siculus  Tin..     . 

Unibellifera?  Juss. 

3 

Klius     .     .     . 

Thczcra  Tin.     . 

Terebinlhacea!  . 

Rhus  pcntaplivllum  Desf.  Allan.  Guss.  Fl. 
Sic.  Syn.  vol.   1  pag.  361  n.  2. 

C 

Uhus     .     .     . 

Zizipliinus     Tin. 

)) 

Rhus  dioicuni  Wild.  en.  Fl.  Ber.  Guss.  Fl,  i 
Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  362  n.  3. 

'i 

Allium  .     .     . 

Siculuni  Ucria    . 

Liliaceac  .     .     . 

IVeclaroscorduni  siculuni  Lind.  Guss.  Fl. 
Sic.  Syn.  vol.  1  i>ag.  38.>  n.  1. 

« 

Arcnaria    .     . 

Barlolotti  Tin.   . 

Caryophyllcaj    . 

Alsine  procumbcns  Var.  b  Guss.  Fl.  Sic. 
Syn.  vol.  1  pag.  407  n.  1. 

9 

Ibcris  .     .     . 

Pruiti  Tin.    .     . 

Crucifcra;. 

10 

Alyssum    .     . 

Kebrodonsc  Tin. 

I) 

II 

Lavalora    .     . 

Afiii^'cnlina  Tin. 

Malvacca;. 

12 

Lavalcra    .     . 

Sicula  Tin.    .     . 

1) 

Lavalcra  cretica  L.  ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn. 
vol.  2  pag.  233  n.  7. 

n 

Trifoliuni  .     . 

Flavcsccns    Tin. 

Papilonaccae     . 

u 

Tril'iilium  .     . 

CupaniTin.  .     . 

1) 

15 

Trifulium  .     . 

Gussoni  Tin  .     . 

1) 

Trifoliuni  speciosum  Wild,  ex  Guss.  Fl. 
Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  343  n.  40. 

1C 

Mcdicago  .     . 

Miiricoloplis  Tin. 

» 

17 

Seriola.    .     . 

Glauca  Tin.  .     . 

Composila;    .     . 

Scriola  laevisala  Lin.  ex  Guss.  Fl.   Sic. 
Syn.  vol.  2  pag.  422  n.  3. 

18 

Scriola .    .    . 

Albicans  Tin.     . 

» 

Scriola  laevigata  L.  Var.  c.  albicans  Guss. 
Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  422  n.    3. 

19 

Scriola.     .    . 

Rubcsccns  Tin.  . 

11 

Seriola  laevigala  L.  var.  c.  albicans  Guss. 
Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  ]>ng.  422  n.  3. 

20 

Carduus    .    . 

Gigas  Tin.     .     . 

1) 

Cnicus  gigantcus  Wild,  ex  Guss.  Fl.  Sic. 
Syn.  vol.  2  pag.  444  n.  C. 

Dagli  csposli  cnnfronli  sulle  vcnli  specie  descrille  dal  Cav-  Vinccnzo  Tineo  si  raccoftlic,  die 
noTc  sono  gili  ricevulc  dal  Corpo  della  scionza  siccomc  nuove  ,  c  lo  allrc  formano  parte  dolla 
Hora  Sicula  come  piaiile  rare;  e  clio  la  specie  dall' Ucria  scoperla  e  lull'oggi  nuova  per  la  scien- 
Z3,  sebbene  avcsse  mulalo  11  nome  gcnerico. 


.11  Lwn:^ 

iin'toius*\   \wSvih  A\  A\   AV  onnVV   aitiVu'Joivi'l   (vuiVnomilia!)\  o»!\nO'i'rsv,  V>  iiii 


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.'jiTilriU'i:;  .      .     .I'i'''   il'ii;'! 

I  .lli'V    '5."..Ji..r,.;  ,  ' 

.■../I'lfivli  'C.  .ini    y,<r:i:-',:i\i^!. 

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'ji;',i'i!-.;;i.;;.;;;'i  .;:iT    f^w-i^:  m'ri 

I  .     .   .(II ;'  ;:i!;;ji)0 

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iM'iU   'tVi'-.i]    «i;;;;!i;Ti'i    'rni.-  ■,!  <)   .  'jyoiiii  ■ttiurr,--]   i;-;ir;i')?  i;ii-i[)  M\ii\'.)   \i;h  ■j\\yfyi'n 
-li'ii'i^  Iil  -('iq    (;70lill  i:.':-ii'lliii  ■)  r,\rii]\;'ir:   i;i  riU 'lir.il     K)-)rr.    i;!  ',:|')    <i    : 'i'i;;'!   ;;ln;mj  'ill; 

iv.iii  ii;';.'    Mlloil    l(    oliJlKi;  m»?,:i;: 


—  XXXVII  — 

TAVOLA  111. 

Lc  specie  scoperte  in  Sicilia  dal  Cav.  Vinccnzo  Tineo  erborizzando  insieoie 
al  Cav.  Giovanni  Gussone  sono  due 


SPECIE 


LUOGO  DELL'OPERA 

OVE   SI   THOVA   CITATA    lA   SPECIE 


Michranta  Tin.  ct  Gus. 
NymanniTin.  elGuss. 


in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3add.eteraend.  pag.  874  n.  1. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  .3  add.  etemend.pag.860  n.3. 


Le  specie  trovalc  in  Sicilia  per  la  prima  volla  da!  Cav.  Vincenzo  Tinco  erborizzando  in  compagnia 
del  Dot.  .Vlexander,  del  I)ol.  Kyman  ,  del  Dot.  Spillgerber  sono  lc  seguenli 


i 

GENERE 

SPECIE 

AUTORl 

die 

lA    T110VARO.>0 

LUOGO  DELL'  OPERA 

OVE   SI    TROVA   CITATA  lA    SPECIE 

1 

8 

Asplcnium 

Aira      .     .     . 
Jris.     .     .     . 

Lilhospcrnium. 
Orobus      .     . 

Radiola     .     . 
Saii.\    .     .     . 

Vicia    .     .     . 

Seplcnirionale 

Swarl/.  .     .     . 
Globosa  Tliore  . 
Juncea  Poir  .     . 

Spillgcberi  Guss. 
SiixalilisVenl.  Fl. 
Cols.     .     .     . 
l.iiKiidcs  Geiiicl. 
Villaisiana  Mild. 

Disperma  DC. 

inv.  Tin.  ct  Alex. 
iiiv.Tiii.ctSpillg. 
inv.  Tin.  etSpilt- 
;,'('rber  .     .     . 
inv.Tin.ctSpillg. 

inv.  Tin.  ct  Alex, 
inv.  Tin.clSpillg. 
inv.  Tin.  ct   >y- 
niiin.     .     .     . 
inv.  Tin.  cl  Alex. 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  88.i  n.2. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  I  pag.  147  n.l. 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  40  n.  8. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  217  n.  3. 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  833  n.2. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  210n.  1. 

in  Guss. Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  624  n.3. 
in  Gusi.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  836. 

Le  varieta  scoperte  dal  Cav.  Vincenzo  Tineo  in  Sicilia  erborizzando  in  compagnia  era 
del  Hot.  Spillgerbcr ,  ora  di  Gussone  c  IVyman  sono  due. 


3 

S 

GEiXERE 

SPECIE 

VARIETA' 

AITORI 

die 

LA   TRUVAnOKO 

LUOGO  DELLOPERA 

OVE  SI  TKOVA  CITATA  LA  VARIEtI 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol. 
3  add.  et  emend,  pagi- 
na  844. 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol. 
1  pag.  374  n.  31. 

1 
i 

Celsia   .     .     . 
Medicago  .     . 

Crclica  Lin.    . 

S|)liaerocarpa 
Bert  .     .     . 

var.  Albillora. 
var.  Incrmis  . 

inv.  T.Nym.  Guss. 
inv.  T.  et  Spiltg. 

'uii'ji^iii  a!ii:t,>.sii'iil;'.i  o-niiT  os  iTuii'/  .1::'.)  b.ih  rnVniH  iii  '.^hr\t\o;y<  o: 
'jiili  (ijiiR  ■,r:;jr!S!iO  imii;nt!r)  .if;!*  li; 


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.11,/    I    .      .      .  In;)        i 


—  XXXIX  — 

TAVOLA  IV. 

Tavolu    delle  specie   ili  pianle  trovate  in  Siciiia  dal  solo  Cavaliere  Vincenzo  Tineo,  e  riferile 
dal  Cavaliere  Giovanni  (jussonc  nella  Florae  Siculae  Synopsis. 


GENERE 


Adianluiu  . 
Allium  .    . 

Alopecurus 

Asparagus . 
Asplcniuni. 

Avena  . 

Carex  .  . 
Carex  .  . 
Cniciis  .  . 
Di|)lutaxis  . 
Eliiiiiis .     . 

Hclichrysuin 
Hydrocolyle 
Lysiiiiacliia 
Liiiuin  .    . 
iVardiis .     . 
Narcissus  . 

Orchis  .  . 
Orciiis  .  . 
Orobanclie. 
Orobanclie. 
Panicuiii    . 

Paslinaca  . 

Palaniogelon 
Itaiiiinculus 
Ituliia    .     , 

Rumox .     . 
Sedurii  .     . 
Sem|)prvivuni 
Sileiio  .     . 
Slrulii)p(cris 
Sympliyiurii 

Tanarclutii 
Thymus     . 


SPECIE 


AITORE 

che 

LA    ni.XVEKNE 


LUOGO  DELLOPERA 

OVE    SI    TBOVA    CITATA    LA    SPECIE 


Braehypiiyllum  Gasp. 
Margaritaceuni.  Siblli, 

Pralonsis    R.    S('li.  s. 

vci; 

Tcnuilolius  Lam. 
Scplenlriunale  Svvarlz 

Saliva  Lin.  sp.  pi.  var. 

b.  niulica.    .     .  . 

Paiioniiilana  Guss.  . 

Sylvalica  lluds.    .  . 

EiliiiiaUis  \Vil(l.    .  , 

Muralis  DC.  .  .  . 
Criiiilus  Schreb    . 

Ilalicum  Guss.     .  . 

Vuii'aris  Lin.  .     .  . 

Vulgaris  Lin.  .     .  . 

Cliibnisuin  Reich.  . 

Siriclii  Lin.     .     .  . 

I'alulus  Loisel.    .  . 

Conica  Wild.  .  .  . 
Eusca  Link  var.  b.  . 
Caryophyllacca  Sniitli 
Cuniana  Wallr.  .  . 
Crucilurnie  Siblh.  El. 

Grae 

Saliva  var.  a  silvcslris 

Lin 

Deiisuni  Lin.  .     .     . 
Lingua  Lin. 
Tincluruni.  Lin.sji.pl. 

Crispus.  Lin.  .  .  . 
iVCglecluni  Ten.  .  . 
Arbcnouni  L.  .  .  . 
Tcnuillora  Guss.  . 
Gcrrnanica  Wildonow 
.Medilerraneuni  Koch. 

IJalsaniica  Lin. 
Giandiflurus  Scop.    . 


inv, 
inv. 


Tin. 
Tin. 


inv.  Tin. 
inv.  Tin. 
inv.  Tin. 


inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

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inv.  Tin. 
inv.  Tin. 
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inv.  Tin. 
inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

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inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

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inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv.  Tin. 

inv, 

inv. 

inv, 

inv. 


Tin. 
Tin. 
Tin. 
Tin. 


inv.  Tin. 
inv.  Tin. 


ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  383  n.  7. 
ex  Guss.  Fl.Sic.  Syn.  vol.  3  add.etemcnd. 
pag.  «I2,  vide  vol.  1  pag.  394. 

exGuss.Fl.  Sic.Syn.  vol.  1  pag.  124  n.  1. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pas.  Hl.j. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.    Syn.  vol.  s'add.   et 
emend,  pag.  883  "n.  8. 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  787  n.  1 1 . 
exGuss.  Fl.Sic. Syn.  vol.  2  pag. 37Cn.  18. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.Syn.  vol. 2pag.  374  n.  13. 
exGuss.Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  443 n. 3. 
ex  Guss. Fl.Sic.  Syn.  vol.1  pag.  193  n.  4. 
ex  Guss.  Fl.    Sic.    Syn.  vol."  3  add.  el 

emend,  pag.  781  n.  2. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  4C9  n.  9. 
exGuss.Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  801  n.  2. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  793  n.  2. 
e.\  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  807  n.  2. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  33. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.    Syn.    vol.   3  add.  et 

emend,  pag.  810  n.  1. 
exGuss.Fl.  Sic.Syn.  vol.  2 pag. 338 n. 20. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.Syn.vol.3pag.3jOn.l2. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  844  n.  8. 
ex  Guss.  Fl.  Sic."  Syn.  vol.  3  pag.  845. 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3pag.  783n.  3. 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  331  n.l. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  107. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  42  n.  7. 
ex  Guss.  Fl.  Sic'  Syn.    vol.   3    add.   el 

enu'nd.  pag.  289  n.  4. 
exGuss.Fl.  Sic.  Syn.^ol.  3  pag.  81 7 n.  1. 
ex  Guss.  Fl.Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  320  n. 10. 
exGuss.Fl.  Sic.  .Syn.  vol.  1  pag.  384 n.  2. 
exGuss.Fl. Sic.  Syn. vol.  3  pag"823n.  10. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag.  884  n.  1. 
ex  Guss.  Fl.   Sic.   Syn.   vol.  3.   add.  ct 

emend,  pag.  792  n.   I. 
ex  Guss.  Fi.  Sic. Syn. vol.  2  pag.  433  n.  1. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  99  n.  8. 


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—  XII  — 


TAVOLA  V. 


Tavola  dcllc  specie  nunvc  trovale  in  Sicilin  dnl  (lav.  Vinconzo  Tinco  rapportate  nell'  opera 
Hynopsis  Florae  Sictiliie  AucIotc  J.  Gusso)ie.  Neapoli  1842-1845  in  8."  vol.  3. 


GE>ERE 


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18 
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29 

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32 


Alliiiiii  .  . 
Alliiiiii  .  . 
Alyssum.   . 

Aiiihrosinia. 

Andrvaln    . 

Aiisldlocliia 
Aspci'ula    . 


Aspli'iiiiiiii. 
Aln|)l.'\  . 
Itroiiius 


Campliorosma. 

Cari>x   .     . 

Oi'pliiiliinlora 

r.i'|iluil;inli'ra 

Cliiiiriiii'i'dps. 

r.lildi-ii  .      . 

(Iiili'liiruin. 

Colcliiciim. 

Croriis. 

('iisriila 

C.iisciila 

Oypi'iiis     . 

Daucus.      . 

Ephoilra    . 
Ili'liihrysum 
llii'iis    .     . 


Iris  .  . 
Jaiiciis . 
J uncus. 

■lunrus. 
I.avnlcra 


LUOGO  DELL'OPERA 

OVE   SI    TROVi    CITAIA    lA    SPECIE 


Linii 


ana . 


Coppoleii  Tin.  . 
Vcrnalo  Tin. 
Kebrodcnse  Tin. 

Hcliculala  Tin.  . 

TcnuiColia  Tin.  . 
Sicnia    Tin.    . 
Iiii|n'slris  Tin.  . 


Microphylluiii  T. 
Tonialnni  Tin.  . 
Tenuis  Tin.  . 


Viginlimilleis   T. 

Jnlricala  Tin.     . 
ConiDsa  Tin. 
.Maiavijiiiao   Tin. 
Ma<-r()carpa  Tin. 
Siciila  Till.    . 
Ai'lnriisc  Tin.     . 
Valciy   Tin.   . 
Siculiis  Tin.    .   . 
!\licranllia  Tin.  . 
Sul)ulala  Tin.     . 
(.assircMisis    Tin. 
Siculus  Tin.  .     . 

^'obrodonsis  Tin. 
PanorniilanuniT. 
Pniili  Tin.     .     . 


PsondnpiimilaT. 
<:a<li'lli  Tin. 
.Miillil)raclealusT. 

Sirnlus  Tin. 
A;.'i'ij.'rnlina  Tin. 

Prostandreac    T. 


Tin.  Cat.  Flor.  Pan.  an.  1827  pag.  273  ct  Guss.  Fl.  Sic.  Syn. 

vol     I   pa-.  ;?<Ji  n.   1!). 
Guss.  IT.  Sic.  Syn.  viil.  I  pag.  390  n.  10  cl  FI.  Sic.  Syn.  Prod. 

Su|i[i.  pag.  'Jtj. 
Tinco  Pug.  "pi.  Sic.  pag.  H  Presl.  Fl.  Sic.  pas.  ">!  DC.  Syst. 

.\al.  i  pag.  .'507  d  Guss.  pr.  2  pag.  22.")  cl  VL  Sic.  Syn.  vol. 

2  pag.  10:5  n.  I. 
Tin.  Cal.  Ilori.  licg.  Pan.  pag.  24  cl  176  in  Guss. Fl.  Sic.  Syn. 

vol.  .'{  pag.  ii'J^  n.  ;5. 
Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  400  n.  2  cl  DC    pr.  7  pag.  2I;j. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  cniond.  pag.  S7H  n.  ">. 
Tin.  Cat.  pi.  Iloit.  Pan.  an.  1827  pag.  270  uon  Viviani  in  Uicli. 

Fl.  germ,  cxcurs  1  pag.  203  el  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1 

pajf.  1  7S  n.  i 
i 

in   iiiiss.   VI.  ?ic.  ^yn.vol.   .5  add.   cl  emend,   pi 
Till.  Pug.  pag.  3  Guss.  pr.  supp.  pag.  28  exclusus  Syn.  Saizm 

U.  S.  vcgct.  inanl.  pag.  302  cl  Fl'.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  81 

n.   10. 
Tin.  Cat.  Ilort.  Pan.  ad  ann.  1827 pag. 277.  Guss.  prod.  supp. 

pag.  47  elFl.  Sic.  Syn.  vol.  I  pag.  203  n.  2. 
ill  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3 pag.  ."Hi  n.  I  V. 
in  tiiiss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  ailil.  cl  emend,  pag.  877  n.   1. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  clcmeml.  pag.  877  n.  1. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct  emend,  pag.  883  n.  2. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct  emend,  pag.  820  n.  11. 
iiiGuss.Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct  emend,  pag.  818  n.  1. 
ill  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct  emend,  pag.  818  n.  1. 


iiiGuss.Fl.Sic.  Syn.  vol.Sadd.  ct  emend.  pag.884n.  1. 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pas.  ,j80  n.  4. 


ir.  supp.  pag.  7  el  Fl.  Sic. Syn.  vcd.  1  pag.  32  n. 


ATTI    ACC.    \01..    XIII 


in  Gus 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  8S7  n.  3. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  atld.  ct  enicml.  pag.  888  n.  4. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct  emeiul.  pag.  77!)  n.  I. 
Tin.  Pug.  pag.  0  Spr.  1  vegl.  pag.  81)7  Guss.  pr.  1  pag.  322, 

cl  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  2.";7  n.  0. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  \(>L  3  pag.  038  n.  3. 
ill  Guss.Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  407  n.  4. 
Tin.  Pug,  pi.  Sic.'  p.  It  el  Picsl  II.  Sic.  1   pag.  03  ,  cl  Dec.  s. 

nat.  2  pag.  404  cl  Guss.  prod.  2  pag.  203  el  Fl.  Sic.  Syn. 

vol.  2  pag.  141)  n.  2. 
in  (iu^s.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  778  n.  3. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  813  n.  I. 
in  Guss.  Pr.  Fl.  Sic.  supp.  pag.  1(13  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  I  pas. 

4I'.»  n.  2.  ■  " 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct  emend,  pag.  888  n.  8. 
Tin.  Pui;.  pag.  13  el  Guss.  pr.  2  pau'.3'i3,  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol. 

2   pag.   231    n.   3. 
ill  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  812  n.  I. 

r 


—  XLII  — 


GEKERE 


SPECIE 


LUOGO  DELLOPERA 

')     i,  j  OVE    SI    TBOVA    CITATA    lA    SPECIE 


33 

34 

33 
36 

37 

38 

39 
40 
41 
42 
43 
44 
43 
4(i 
47 
48 
49 
30 

51 
32 
S3 
34 

S3 
36 
37 

S8 
39 
CO 
61 
62 
63 
64 

63 

66 
67 
68 

69 


Lobelia     .     . 

Lobelia      .     . 

Lilbospermum. 
Mallhiula  .     . 

Modiengo  . 
Medicago  . 

Mcspilus.  . 
Orciiis  .     . 
Orchis  .     . 
Orchis  . 
Ornilo_ffalum 
Orol)iiMclic. 
Oiobaiiche. 
Poa .     .     . 
Palamageton 
Itaiiunculus 
Ranunculus 
Reseda .     . 

Rubus  .  . 

Ruppia.  . 

Scilla    .  . 

Scilla    .  . 

Scdum  . 
Scdutn  .     . 
Slalice  .     . 
Slalice  .     . 
Slalice ,     . 
Slalice  .     . 
Slalice  .     . 
Slcrnbergia. 
Sternbcryia. 
Trifoliuni  . 

Trifolium  . 

Verbascum 
Vcrbascuni 
Veronica    . 

Viola     .     . 


Bivonae  T.    . 

Gasparini  Tin. 

Lchmani  Tin. 
L'ndulata  Tin. 

Decandollii  Tin 
Muricaleplis  Tin 

Insegnae  Tin. 
Aelnensis  Tin. 
Fasciculala   Tin 
Panorrnilana  Tin 
Busarnbarese    T 
Alcxandri  Tin. 
Ncbrodcnsis  Tin 
Kynianni  Tin. 
Siculuni  Tin. 
Calcarae  Tin. 
Schowii  Tin. 
Mucronulala  T. 

Francipani  Tin. 
Depranensis  Tin 
Sieula  Tin.    . 
I'ghii  Tin.     . 

Aclnense  Tin. 
Sohinlinum  Tin 
Drepanensis  Tin 
Gracilis  Tin. 
Parvifolia  Tin. 
Pignioa  Tin. 
Tcnuicula  Tin. 
Excapa  Tin. 
Sieula  Tin.    . 
Cupani  Tin. 

Flavescens  Tin. 

Gussoni  Tin  .  . 
Messanense  Tin. 
PanorniitanaTiu. 

Parvula  Tin. 


Tin.  Cat.  Hor.  Pan.  anno  1827  png.  279  Guss.  supp.  pag.  37 

el  Fl.  Sic.  Svn.  vol.  1  pag.  231^1.  1. 
Till.  Cal.  Hor.  Van.  1827  pag.  279,  el  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  toL 

3  add.  et  emend,  n.  2. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  791  n.  9, 
Tin.  Cal.  Hor.  Pan.  1827  p.  279  ciGuss.  pr.  2  pag.  247  elFl, 

Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  174  n.  1. 
cxGuss.'FI.  Sic.  Svn.  vol.  2  pag.  369  n.  19. 
Tin.  Pug.  1  p.  18'Guss.  Pr.  Fl.Sic.  2  pag.  362  el  Fl.  Sic.  SynJ 

2  pag.  169  n.  18. 
inGuss^FLSicSyn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  830,  n.  3. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  876  n.  20. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  873  n.  1. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emen<l.  pag.  873  n.  14. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  813  n.  3. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend.  |iag.  843  n.  8. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  843  n.  10, 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  783  n.  4J 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  730  n.  1 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  889  n.  22. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  889  n.  12. 
Tin.  Cal.  Hor.  R.  Pan.  an.  1828  pag.  280  et  Fl.  Sic.  Syn.  to! 

1  pag.  329  n.  4. 

ex  Guss.  supp.  pag.  137  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  567  n.  3 
in  Guss.  Fl.  Sic.  "Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  878  n.  2 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  813  n.  1 
ex  Guss.  supp.  pag.  162  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  403  n.  2 

ibid.  vol.  3  pag.'  814  n.  2  cum  observaliouibus  Tinei. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et  emend,  pag.  826  n.  11 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  827  n.  13 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  803  n.  3. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el  emend,  pag.  806  n.  14. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  v(d.  3  add.  et  emend,  pag.  806  n.  14. 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  807  n.  14. 
ex  Guss.  Pr.  supp.'pag.  90  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  372  n.  ISi 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn".  vol.  I  pag.  384  n.  3.  j 

in  Guss.  Fl.  Sic.  Syii.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  811  n.  1.  i 
Tin.  Pua.  Planl.  sic.  pag.  16  cl  Savi  bol.  elr.  4  pag.  36  el  Guss; 

pr.  2"pa2;.  320  cl  Fl.'sic.  Syn.  vol.  2  pag.  343  n.  33. 
Tin.  Pug.  pa;;.  13  el  Dec.  pr.  2  pai;.  260,  et  Fl.  Sic. Syn.  vol; 

2  pag.  33i  n.  14.  "  j 
in  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl  emend,  pag.  797  n.  6.  > 
in  Guss.  Fl.  Sic.  'Syn.  vol.  3  add.  el  emcn<l.  pag.  887  n.  2| 
ex  Guss.  Pr.  supp.  pa;;. 4  el  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag,  11  n.  H 

Berlolon  Fl.  Hal.  2  pag.  226  Parlal.'pl.  Pan.  1  pag.  12.    > 
Tin.  Pug.  PI.  rar.  sic.  pag.  3  Guss.  pr,  1.  p.  236  el  Fl.  Sic 
Syn.  vol.  1  pag.  237  n.  6. 


—  XlIU  — 


TIVOLA  VI. 


favola  (Iclle  variclii  niiovc  trovale  in  Sic 


f.'H/'i; 


iM\o  vancla  niiovc  trovale  in  Sicilia  dal  Cavaliere  Vinccnzo  Tineo  c  rannortale'neirOnera 
bynopsis  Florae  Siculae  Auclorc  J.  Gitssone—Neapoli  1842-18.45  in  8."  vol.  3. 


GEAEKE 


Allium .     . 

Alsine  .    . 

Arislolochia 
Asparagus . 
liromus 

Cachrys  . 
Carcx  .  . 
Ileliclirvsuni 
Ilicraciuiii . 
Misolis .  . 
Orchis  .  . 
Orchis  .  . 
Orchis  .  . 
Orchis  .  . 
Orchis  .  . 
Ophris .     . 

Ophris .  . 
Ophris .  , 
Ophris .  . 
Ornilhogaluni 
Pimpinella. 
Polamogcton 


SPECIE 


VAIIIETA' 


Kebrodense  Guss. 
I'rocumbcns  Guss, 

Longa  Lin.   .     . 

Aculifolius     .     . 

I)isl:ichyuinLi>ik. 
II.  licr. 

Pungcns  Dec.    . 

Leporina  Lin.    . 

PanormilanumTin. 

Biilhosuin  Wilden. 

Ilispida  Schlecht. 

Aclnensis  Tin.    . 

liraiicif.  rlii    liiv. 

Fasticulala    Tin. 

LaxiHura  Lain.  . 

Liin^'icornu.  Poir. 

Apilcra  Iluds.    . 

O.xyrhinchosTod. 

Tmllirodinifera 

Willd. 
Fusca  Linck. 

Chrisanlliuni  Jan. 

Giissonii    Hcrlol. 

I.MCoiis  Lin.  .     . 


Var.  b  Tin.  .  .  . 
Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  h  Tin.  .  .  . 
Var.  h.brevifoliusTin. 

Var.  c.  pcnlastachyum 
Tin. 

Var.  b  hliColia  Tin.    . 

Var.  b  Tin,     .     .     . 

Var.  aangnslifoliiiniT. 
Var.  b  laliloliuni  Tin. 
Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  b  albifiora  Tin. 

Var.  a  donsifjora  Tin. 
Var.  b  laxillora  Tin. 
Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  a  oblusifolia  . 
Var.  b  aciilil'Dlia  .  . 
Var.  I)  briMilulia  Tin. 

Var.  b.  Tin.    .     .     . 

Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  b  Inloa  ... 
Var.  .■  ililldiinis  Tin. 
^ar.  b  c  d  Tin.  .     . 

Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  b  lalifoliuMi  Tin. 

Var.  1)  lojocarpa  Tin. 

Var.  psiloslocbyum  Tin. 


LUOGO  DELL'  OPERA 
c 

SI.>OSOMIA    CO'  DIVERSI    AlTOni 


ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

oniond.  paj;.  Sl->. 
Arcnaria  Berlololli  Tin.  puir.  paj.  10 

in  Cuss.  Fl.  Sic.  Syn.  \\j\.  i%air 

497  n.  1.  ■  '    " 

c.\  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl 

emend,  pag.  .'J.'JS. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

emend,  pag.  81,j. 
Bromus  pentnslachyos  Tin.  pug.  pag. 

4  ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.'l  pag. 

73  n.  ,1. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

emend,  pag.  80G. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  370 

n.  3. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

emend,  pag.  467. 
ex  Guss.  Fl.  sic.  Syn.  vol.  2  pag.  403 

n.   I. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  et 

emend,  pag.   7!i  n.  3. 
ex  Guss.  Fl.  .^ic.  Syn.  vol.  3  add.  et 

emend,  pag.  870. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct 

emend,  pag.  332. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct 

emend,  pag.  873  n.   I. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct 

emend,  pag.  333. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.3  add.  et 

emend,  pag.  334. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  348 

n.  8,  cl  vol.  3  add.  cl  emend,  na;;. 

.3.-;8.  '  " 

ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  ct 

eiiii-nd.  pag.  347. 
ex  Guss.  Fl.Sic.  Syn.  vol.  3  add.  cl 

emend, 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  2  pag.  331 

n.  12. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

emend,  pag.  812. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

emend,  pap.  804. 
ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  add.  el 

emend,  pag.  7'JO. 


—  XLIV  — 


GENERE 


23 
24 
25 
26 
27 
28 
29 
30 


SPECIE 


Rumex .     .     . 

Serfipias    .     . 

Specularia.    . 

Stalice .     .     . 

Thymus     .     . 

Viola    .     .     . 

Viola    .     .     . 

Viola    .     .     . 

Hultifidus  Lin. 
Cordigera  Lin. 
Falcata  Alf.  Dec 
Dubia   Andr. 
Communis    Lin 
Arvensis  Roih. 
Gracilis  Siblh. 
Panula  Tin. 


VARIETA' 


Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  b  Tin.     .     .     . 

Var.  b  iiirla  Tin.      . 

Var.  b  elala  Tin. 

Var.  b  subliilobaTin. 

Var.  rupestris  Tin.  . 

Var.  c  c  lulca  Tin.  . 

Var.  b  aelncnsis  Tin. 


LUOGO  DELL'  OPERA 

c 

SlIVOPiOMU    CO'  DIVERSI   AUTORI 


ex  Guss 

emend 
ex  Guss 

n.  1. 
ex  Guss. 

emend 
ex  Guss. 

emend 
ex  Guss. 

emend 
ex  Guss. 

emend 
ex  Guss. 

emend 
ex  Guss. 

emend 


Fl.  Sic.  Syn. 
.  pas.  817. 
Fl.  Sic.  Syn. 

Fl.  Sic.  Syn. 
.  pag.  79o. 
Fl.  Sic.  Syn 
.  pag.  800. 
Fl.  Sic.  Syn, 
.  pag.  880. 
Fl.  Sic.  Syn 
.  pas.  790. 
Fl.  Sic.  Syn 
.  pag.  790. 
Fl.  Sic.  Syn, 
,  pag.  790. 


,  vol.  3  add,  et 
vol.  2  pag.  532 
vol.  3  add.  et 
.  vol.  3  add.  et 
,  vol.  3  add.  et 
.  vol.  3  add.  et 
.  vol.  3  add.  et 
,  vol.  3  add,  et 


"'  !     Ji.  I. : 


XLV  


TAVOLl  VII.  " ~    - 

Planlanim  Rariorum  Siciliae  lllinm  Cognilarum  Anctore  Yincentio  Tineo  Panormi    ' 
ex  Typuyraph.  ph.  Itdrravecchia  in  S,"  184-6.  >   a 


In  qiioslo  lavtro  rAiitore  presenla  due  generi  nudvi  per  la  scionza,   varic  specie  nuovo  ,  cd  alirc  specie 

iiilcipssanii  per  la 

Flora  Siciliana  non 

comprcse  nella  Synopsis  Florae  Siculae  Auctore  J.  (Jussonc. 

SLVONOMIA  DEI  MODERM 

o 

GE.NERE 

SPECIE 

FAMIGLIA 

e 

ICOGO   DEll' OPERA 

1 

Caramnnii-a  . 

Tin 

Composilae  Lin. 

1 

Ciiaiiianica    . 

Taraxacoides  Tin. 

2 

Caytollia   .     . 

Tin 

Gramineae  L. 

2 

Caslcllia    .     . 

Turlierculala  Tin. 

3 

Onhls  .     .     . 

MacroslacliyaTin. 

Orcliidcao  L. 

4 

Orchis  .     .     . 

Sicula  Tin. 

i) 

'■■■■■■'■ 

it 

Orcliis  .     .     . 

iValalis  Tin. 

)) 

f, 

Oicliis  .     .     . 

Markusii  Tin. 

» 

•  ■  ■  ' 

7 

Orciiis  .     .     . 

Ennensis  Tin. 

» 

an  Orchis  conica  Guss.  Fl.  Sic.S>T).  vol.  3 
pag.  338.? 

8 

Orcliis  .     .     . 

Parlaloris  Tin. 

I) 

9 

I'liilanlliera     . 

Itilolia  liirli.       . 

)) 

Orchis  bifolia  L.  ? 

10 

I'lalanllicra     . 

Cliloranllia  €usl. 

)) 

n 

Scra|iias    . 

Tudari  Tin. 

» 

12 

Opiiiys.     .     . 

Sicula  Tin.    .     . 

» 

an  Ophrys    lulea   var.  minor  Guss.    Fl. 
Sic.  Syn.  pag.  jjO? 

13 

Cuscula     .     . 

Tinci  Inscnga    . 

Cusculeae. 

\i 

I'oa.     .     .     . 

Ovalis  Tin.   .     . 

Gramineae. 

1  I'i 

Vul[)ia  .     .     . 

Aclncnsis  Tin. 

II 

10 

^  iilpia  .     .     . 

Sicula  Link. 
Var.  1)  l.axa  Tin. 

1) 

17 

AgropjTuin     . 

Scirpcuni  Prcsl. 
Var.  1*  gracile  Tin. 

(I 

IS 

Rubus  .     .     . 

ParuirinilanusTin. 

Dryadeae. 

lit 

ItllllllS    .      .      . 

Divcrsifiiliis  Tin. 

)) 

2(( 

(Icraniuni  .     . 

.Minac  Tin.    .     . 

Gcranoideae. 

21 

I.iilus    .     .     . 

Versicolor  Tin.  . 

Papilonaccae. 

1 

22 

llcliclirysum  . 

Errirac  Tin. 

Goinposilae. 

23 

Carcx   '.     .     . 

Sicula  Tin.    .     . 

Cyperoidcac. 

an  Carex  leporina  L.  var.  b  spica  raraosa 
Tin.  ex  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  3  pag. 
j70  n.  3? 

24 

Saiix    .     .     . 

Pclorilana  Prcst. 

Salicincac  Rich. 

an  Salix  villarsiana  Wild.  Guss.  Fl.  Sic. 
Syn.  T.  3  pag.  (-.2.3? 

2."> 

Callilriche.     . 

Slagnalis  Scop.. 

CallilrichincaeLink 

Tin.  el  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  vol.  1  pag.  8 
Var.  6  n.  3  crassifolia  Tin. 

2t; 

'•iillllriclie. 

Inlornicdia    Wild. 

)) 

27 

Veronica    .     . 

Pscudo-arviMisisT. 

niiinanlhcac  Juss. 

28 

Veronica    .     . 

AnagallisLin.  Var. 

II 

an  Veronica  anagalLs  var.  b  Vahl.  cnum. 

b  Iticlianii  Tin. 

') 

1.  pag.  09? 

29 

Scirpus      .     . 

Philippi  Tin. 

Cyperoideac  Juss. 

30 

Scirpus     .     . 

Triqueter  L.  .  . 

11 

an  Scirpus  mucronalus  Host  G.  Auslr.  3  p. 
44  T.  00  ? 

31 

Daucus.     .     , 

Lopadusanus  Tin. 

rmlicllifcrae. 

32 

Allium  .     .     . 

Acslivum  Tin.    . 

Liliaceac .     .     . 

an  Allium  arvense  Lin.  var.?                  i 

—  XLVI  — 

SINOWOMIA  DEI  MODERNI 

i 

GENERE 

SPECIE 

FAMIGLIA 

e 

§ 

E 

LUOGO   dell' OPERA 

33 

Polentilla  .    . 

Detommasii  Ten. 
n.  Neap.      .     . 

Dryad cae. 

34 

Prunus.     .     . 

Insitilia  L.    .     . 

Amygdalcae  .     . 

an  Prunus  spinosa  L.   var.  b  macrocar- 

,.i  '  :    '    •    : 

■  ■?Ji,,:u'.y't 

pa  Guss.  Fl.  Sic.  Syn.  V.  1  pag.  553 
n.  S  el  vol.  3  pag.  829? 

3r; 

Hclianthemum 

Allioni  Tin.  .     . 

Cistineae. 

I 

3fi 

Hclianlhenium 

Siculum  Tin. 

)) 

37 

Thlaspi      .     . 

RolundifoliumTin. 

Crucifcrae. 

38 

Anlliemis  .     . 

Gcmmellari  Tin. 

Composilae. 

39 

Echinops  .     . 

Spinosus  Lin.    . 

1) 

'  :  .    ^    ■:<:, 

Dalle  premesse  delucidazioni  da  noi  falte  ai  ijeneri  ed  allc  specie  descritte  del  Cav.  Vin 
cenzo  Tineo  bene  si  osscrva ,  die  egli  lia  poilato  due  nuovi  generi  alia  scienza ,  ventotto  sped 
nuove,  due  novelle  variela,  e  nove  specie  lia  rinvenulo  ia  Sicilia  da  nessuno  botanico  fino  ai  d 
lui  giorni  raccollc  e  descritte. 


':■'<■  .^r."  ,i.r 


,lJ     1.  :1    .. 


—  XLVII 


TAVOLA  VIII. 

Tavola  comparaliva  dcllc  pianle  siciliaiic  (rovaJc  dagli  anlidii  o  dai  modorni  IJolanici 


Una  tavola  comparaliva  delle  piaiitc  siciliane  trovale  dagli  anlichi  e  dai  modorni  bolanici 
k  il  i)iii  utile  lavoro  the  ai  noslii  giorni  puo  presentare  lo  stalo  delle  conosccnze  filoloniche  in 
Sicilia  nci  secoli  XVII,  XVIII,  XIX.  Lavoro  oilreniodo  nccessario  i)er  lo  studio  delta  Filografia 
e  Geografia  liolanica ;  (piiudi  mi  sono  impcgnato  esegtiirlo,  e  porgerlo  come  un  elemento  utilis- 
simo  alia  storia  letteraiia  bolanica  dei  nostri  giorni,  di  cui  fanno  parte  interessante  i  lavori  del 
cavaliere  V.  Tineo. 
I  La  tavola  comparativa  da  me  elaliorata  prescnta  i  risultati   numerici  delle    specie ,  e   delle 

I  Taricla  (itolugidie  siciliane  figurate  o  descritle  da  Cupani,  Bocconc,    Bonanni,    Castclli .    Rafine- 
sque,  I'rcsl,  I'cria,   liivona,  Tineo,   Gussone,  Tornaliene ,  Todaro,    Parlatore,    liianca  ,    Ileldrich. 

Le  piante  di  Cupani,  Boccone,  Bonanno,  Castclli,  Rafmes(|ue ,  sono  stale  con  massiina  di- 
ligciiza  stuiliale  dall'  esimio  bolanico  Cav.  Giovanni  Gussone,  il  quale  nella  sua  Florae  Siciilae 
Synopsiti  lia  Irasporlalo  i  velusli  nomi  di  quclli  ne'moderni,  riferendoli  ai  generi ,  alio  specie 
cd  alle  varieta  oggidi  conosciute :  come  le  pianle  descritle  dall'l'cria,  dai  Bafincsqtie,  dai  Bivona 
da  Prcsl  ha  parimenle  trasjiorlalo  sotio  unica  forma  di  linguaggio,  lalclie  in  quell' opera  si  Irova 
un  gran  materiale  ovc  iinler  desumere  il  lavoro  (ieila  mia  tavola  comparaliva. 

Sollo  il  nome  di  aiiliclii  holanici  intcndo  quclli  die  non  conohhero  il  linguaggio  Linomio 
di  gencre  e  specie,  e  quindi  Boccone,  Cupani,  Bonanni,  Castclli;  col  nome  poi  di  modern! 
quanli  allri  holanici  dcscrissero  le  nostre  pianle  con  il  jiresente  linguaggio  binomio  generico,  e 
spccilico.  c  quindi  sono  da  collocarsi  in  (|uesto  range  Bafines(|ue,  I'ciia,  Presl,  Gussone,  Bivona, 
Tineo,  TornalicMc,  Tarlatorc!,   Tddaro,   Bianca,  e  gli  allri  de'noslri  giorni. 

Per  la  facil(!  iiilclligciiza  dc' nomi  dali  alle  pianle  dagli  anlichi  holanici,  e  delle  specie,  e 
delle  variclii  dc' nioderni  ho  adotiato  i  nomi  de' Geneii  ricevuli  dai  Gussone  nell' opera  della  %- 
nopsis  e  non  ho  disprezzalo  le  cil're  delle  specie  e  delle  varieta  rapportate  nell' opera  mcdesima; 
lalche,  lelto  un  genere  nella  tavola,  e  poi  consultato  queslo  nell'  opera  cilata  poira  d'  un  colpo 
osservarsi  cpiali  sono  le  specie  c  varieta  conosciute  dagli  anlichi.  e  Irovate  da'inoderni,  c  quali 
conosciute  dagli  anlichi,   e  non  trovale  hn  oggi  da'  moderni. 

Dopo  la  piibhiicazione  di  (jucll' ojiera  al  !84a  il  Cav.  Tineo,  Tornabene,  Parlatore,  Bianca, 
Todaro,  dii'doro  alia  Bolanica  siciliana  nuovi  generi,  niiove  si)ccie  ,  nuove  varieta  ;  qnesle  sco- 
|>crle,  aunienlando  la  cil'ra  di  quelle  conosciute  nella  Synopsis  del  Gussone  ,  ho  giudicato  op- 
portune inserire  le  stesse  novilii  nella  tavola,  richiamando  nolle  Ossorvazioni  apposle  nella  stessa 
le  opcre  di  (piesli  scriltori.  Per  la  qual  cosa  giudlcai  nocessario  in  quella  tavola  non  porre  i 
nomi  di'llo  Specie,  e  ilidle  Variola,  ma  le  sole  cifre  di  queste  ,  poloiido  ben  f.icilnionle  i  dotli 
nomi  (11  specie  e  di  variola  consultarsi  nell'opere  del  Gussone,  od  in  quelle  dogli  allri  bolanici 
die  san'i  per  indicare. 

Alcuni  generi  poi,  e  molle  specie  tanto  dogli  anlichi  bolanici  di  Sicilia,  quanto  di  parec- 
clii  scriltiiri  Ira  i  moderni  come  llafinosque,  Presl,  I'cria,  non  essendo  stall  Irovali  da  Tineo, 
Gussone,  rornabene,  ho  aperta  in  (|uolla  Tavola  la  categoria  de"  generi  conosciuti,  delle  specie 
C  delle  variola  ciinosciiile,  o  di  (piolle  nnn  Irovate  dagli  anliihi  .  ma  Irovate  dai  miulcrni.  Per 
la  qual  idsa  la  Tavola  comparatiMi  proseulorii  un  (piadro  rislrcllo  dollo  famiglie  dollo  Pianle  Si- 
ciliane, lie' Cicnori  conosciuti  dagli  .Vnlichi,  e  da' Modorni,  le  cilre  delle  Specie,  e  Variola  co- 
nosciute da  questi,  c  da  quclli  rimelteudomi,  per  i  nomi  di  Specie,  e  Variola  alle  operc  di  Gus- 


—  XLVIII  —      ' 

sone,  Tineo,  Tornabenc,  cd  allri  e  questi  disposli  secondo  il  melodo  naturale  del  celebre  P.  A, 
De-Cnndolle,  con  qtialclie  inodifica  nella  disposizione  dello  I'amiyiie,  e  doi  loro  generi. 

Se  avessi  alio  cilrc  agiiiuiilo  i  proprii  iiomi  delle  specie,  e  varietii,  il  lavoro  avreltbe  preso 
la  forma  di  Catalogo,  e  non  di  Tavola,  ed  invece  del  piccolo  volume  clie  presenla  avrebbe  acqui- 
slalo  una  mole  grandiosa  ollre  il  mio  scopo. 

Eeco  pci'taiilo  le  opere  delle  quali  mi  sono  giovalo  per  la  redazione  della  delta  Tavola. 

Opcrc  (Icgli  Aisliclii  Itdfaiiici 

/.  Icones  el  dnscriiHlnnet^  ranorum  planlarum  SicilicB  ,  Gallioi,  lUeliloe  ,  el  IlaUae  ;  qua- 
rum  iinuqiuuiue  propriu  cliaradere  signala  ab  alHs  ejnsdem  chassis  facile  (UstiiiguiUtr.  Au- 
clore  Paulo  Boccone  e  Tlieutro  Sheldoniann   167i  in-i.°  fig.  n.   108. 

illui^eo  di  pianle  rare  della  SiciUa,  fllnlla,  Corsica,  llalia.  Pieiuoute,  e  Germania  di  D. 
Paolo  Uoccone,  ed  ul  presenle  D.  SUiio  Boccone  Yenezid  iOOl  con  fig.  131,  ore  sono  figu- 
i-ate  e  descrille  31a  pianle.  Vedi  Quadro  Storico  della  Bolanica  in  Sicilia  per  Francesco  Tor- 
nabene  Catania  ISil  pag.  21. 

2.  Ilortm  C(dhoUcHs  sen  Illustrissimi  et  Excellenlissimi  Principis  Catholica>  Auclore  Put. 
Fr.  Francisco  Cupani  Tertii  Ordinis  S  Francisci  Neapoli  apud  Franciscum  Benzi  1696  in 
4-.°  alia  jiag.  238.  Siipplemenium  /:'""   Suj^jdimenhnn  (dlcru)n  Paiiornii  1697. 

Panphijton  Sicuiiini  site  liistoria  nalnr(dis  de  aniiiKdibus ,  slirjtibus .  fossilibus,  quae  in 
Sicilia  rel  in  circuilu  ejus  inreniunlur  opus  poslmuni  ad  moduin  Rev.  Palris  Francisci  Cu- 
pani Terlii  Ordinis  S.  Francisci  S.   T.  M.  el  Bolanici  inter  priinos  sui  saeculi  celebcrrimi. 

linaginibus  aeneis  circiter  septigenlis  e  vera  traclis.  el  grafi.ce  incisis.  Sub  auspiciis  atn- 
plissimorum  Catholicoi ,  el  Ville-francae  j^rincipum  do  re  herboria  oplime  inter  slculos  me- 
rilornm.  Pauornd  ex  Tijpographia  Regia  Anionii  Epiro  17 13  in-i." 

Ouesropera  e  una  collezione  di  figure,  rani,  e  preziosa.  Vedi  il  mio  Quadro  storico  della 
Botanica  in  Sicilia  pag.  2C,  21  e  seguenli. 

3.  Panphylon  Siculum  site  historia  naiuraUs  planlarum  Siciliw  continens  plantas  om- 
nes  in  Sicilia  sponte  nascenles  ,  et  exolicas  eamdem  incolantes.  .  .  .  opus  olim  inchoalum 
ab  adm.  Rev.  P.  Francisco  Cupani  Terlii  Ordinis  S.  Francisci  S.  T.  M.  ex  oppido  Myrti 
in  Sicilia,  botanosopho  sui  temporis  celebcrrimo  :  nunc  vero  perfeclum  omnibus  numeris  ab- 
solulum,  el  in  lucem  editnm  summo  studio  el  laboie  Antonii  Bonunni  et  Genasi  panormita- 
ni.  Ouesl' opera  c  una  collezionc  di  figure  rara,  e  preziosa.  Si  consuiti  il  mio  Quadro  Storico 
delta  Botanica  in  Sicilia  pag.  27. 

■i.  Petri  Castelli  Romani  .  .   .  Ilortus  Messanensis.  Messauae  10'tO  in-i." 

Catalogus  Planlarum  aeluearum— Petri  Castelli.  Nella  1"  Cenluria  di  Tommaso  Bartolino. 

5.  Panphijsis  Sicula  raccolla  di  figure  delle  piarite  Siciliaiu^  eseguile  dal  signor  C.  S.  Ra- 
finesque  Sclialmatz.  Vedi  la  cilata  mia  opera  Quadro  storico  delta  Botanica  in  Sicilia  pag.  50 
e  scuenti. 

""Specchio  dello  Science  Giornale  del  1814  dirello  e  compilalo  dal  deiio  Aulorc.  Vedi  la  mia 

opera  cit.  loc.  cil. 

Opere  dci  Moderni  BolJiiiici 

6.  Monografta  dollo  Ciporaceae  e  Graminaceae  di  Sicilia  di  C.  R.  Presl.  Praga  1820  in  8." 
Deliciao  Pragonses  ad  liistoriam  naluralem  sppclautcs  C.  B.  Presl  Prague  1S22  in-S.° 
Flora  Sicula  exibeus  plantas  vasculosas  in  Sicilia  out  sponte  crescentes  ,  aid  frequmn- 

lis.^ime  cultas  secundum  sysloma  naturale  digestas  —  Prague  1S26  in  8-°  sumptibus  A  Bor- 
rosch. 

Circa  al  merito  di  qiiesle  opere  si  consuiti  il  mio  lavoro  citato  Quadro  Storico  della  Bo- 
tanica in  Sicilia  pag.  51   c  52. 

1.  Ilortus  Regius  Panormitanus  acre  vulgaris    anno  1789  nociter   extructus    accurate 


—  XLIX  — 

P.  Fr.  Bernardino  ab  Ucrin  S-  Frandsci  Roformalorum  in  R.  Sludiorum  Accademia  plan- 
lannn  domaxfilralorc.  Pdiiovmi  ti/pk  rcgm  11  SO  in-i." 

Phtnldo  (id  Linufunum  opu»  nddciitldc  .  el  secundum  Linnei  systema  noviter  descriptae. 
Opuscoli  Siciliaiii  Serit;  2.  T.   G,  I'nioi'iiio    11!!.'!  |):i|,'.   21,">. 

6'.  Siculannn  jdaidannn  centitria  prhiid  Pandrmi  apiid  Pliilippum  Barravecchia  ISOO 
m-4.° 

Siciddrum  Pldiildrnm  cenliiria  secinidd.  Pdiioniii  1S07  in  4.° 

Momxjvdjid  dcllc  Tolpidl  l*;ilcrino    ISO!)  inf.   con  cin(|ue  lavole. 

Stirpium  vdrinviim  miiiiis(itic  ciifinildniin  in  Sicilid  spontc  prorpnienliiim  firgrriptiones 
no)iH((///.s  icdiiilniii  diictne — Mdiiipiiliis  priiinis  Pdndrnii  liJiiix  rcyiis  ISI3  con  tnvdif  in-4."  — 
JUaniiiulus  secundns  Pdnonni  lypis  Lnvrenlii  Dnlo  1814-  in-4.°  con  lavole  —  Iflanipidns  lertitu^ 
Panormi  lypi^  Yiiiccidii  Lijiomi  ISIS  in-'t."  con  liivolc — :Udnipvliis  quarlm  Panoi-mi  /,'//"•'' 
Luurenlii  Ikdo  1SIG  iii-4."  con  scllc  livole. 

Calalogrts  hcvlidrii  Antt)iiini  niidnde-lleriiardi  Punnrmi  1S39  roilallo  per  cura  del  Dr.  l'ili|)|)0 
I'arlntorc.  Aldine  spccii'  niiove  lro\at('  in  dcllo  criiaiiu  vcnntTo  pnlililicale  ron  cfalla  dcsciizionp 
dal  liglio  Andrea,  c  Irovansi    riporlalc  dal  Cav.    (iiovanni  (Inssone   nclla    stui  FL  Sic.  Synopsis. 

9.  Cdtalogus  pldiddvinn  horli  rcgii  pdnorviilani  ad  unnvm  1821  Panormi  ex  n-gdli  ly- 
pogrdphia  in-8." 

PIdnldriim  rdriavinn  Sirilidc  viiuiif^  coyiiildriim  jiugilhis  privins  I'liiiersae  Bci  lilloraridc 
SicHicn»i!^  UcgiacipiL'  I'dUdrmUdiiac  Sludiorum  I  niicrsil(dis  iiiod('r(di)riliu»  Vinccidiu»  Tinco  Pa- 
normi lyjiis  rcgiis   IS II   in    Ki." 

Planlarum  rariorum  Siriliao  minus  coynildrum  Auvtore  Vinccnlio  Tineo  Panormi  ex  ly- 
pogruphia  Ph.  Barraiccrliia  IS'ili  fasc.  W.  in-4  ° 

10.  Florae  SicuUw  Pradromus  sire  pldularum  in  Sicilid  idteriori  nascentium  enumera- 
tio  seru)iilum  systetud  Linneanum  disposild  Auriore  Jounne  Gussone  .11.  I),  el  Praefeclo  Ilorli 
R.  B<ddiiiii  in   IlitccddijaU-o  —  :\eapnli  ex  H.  lypograpliia   IS21  vol.   2.   in-S  ° 

Sujijilemeuliim  ad  Fl.  Sic.  prailramum  .  qtiad  el  specimen  Florae  insularum  Siciliae  ul- 
leriori  ddidceitlium  Auclore  .Joanne  Oussone  FasciciUus  primns  el  secundtis  1831  1S3i-  A'capoU 
ex  Reyia  lypographia  in-8." 

Florae  Siculae  Synopsis  exibens  planlns  rasculosas  in  Siciliae  iyisulisque  adiacentibus  hue 
tis.que  deleclas  secundum  syslema  Linneauum  disposilas  Auclore  Joanne  dnssone.  Aeapoli  ex 
lypis  Tr<im(der  vol.  I.  18'i2  in  8."  vol.  2.  pars.  !.  iliid.  ISilJ;  vol.  2.  pars.  2.  ibid.  1844 
in-8.°  Vcdi  il  niio  (hiadro  Shiiico  delia  jlolaiiica  in  Sicilia  paii.  ol  c  seguenti. 

11.  Flora  Panormitaud  sire  pldularum  prope  Pauormum  spoute  nasceidiirm  euumer(dio 
vol.  1.  fasc.  1.  2.  Panormi  1839  ex.  lypographia  Pelri  Pensaide  in  8."  Icones  Florae  Pa- 
normildude  Fasc.   1 .  in  4."  Panormi  ex  lypis  Francisci  Lao   1839  infol. 

riora  Palorinilana  ossia  doscri/.ioni;  delle  jiianlo  clie  crcscono  sponlance  nclla  vallc  di  Pa- 
lermo. Firenze    1845  (.or  la  sociclii  lipoiiralica  vid.    I."  in  8." 

Si  trova  inscrila  per  Iirani  ncl  (iiornal(!  Holanico  Italiano — Firenze  1845  in-8. °  anno  I.  Fa.sc. 
1.  8.  9.  10.  II.  12.  anno  2."  Fasc.  1.  2.  5.  G.  Firenze  1S47  ovo  si  Irovano  (inora  dcscriUe 
216  specie  in  IG  jjencri. 

Planleae  not'ie  tel  minus  uolac  opascnlis  dicerris  descriptae  generibu.-i  quibusdam  spe- 
ciebus  iioris  adiectis  ilerum   recignilae  Parisils  Gide  editore   1842   Fasc.    1    in-8." 

Vcdi  ii  niio  Onadro  slorico  della  Itotanir.i  in  Sicilia  pajr.  5!)  e  sei;ncnti.  I  iicncri  c  le  S|)ecie 
delia  Flora  Palerniilana  slaliilile  dal  Pr(d'.  I'.irlalorc  soiio  slalc  lalvolla  da  inc  Ira^pnrlalc  e  riferile 
a  (|uclle  lid  T.av.  ('iio\aiini  Ciussonc  ludla  //.  >/r.  Synopsis:  loncndo  cmito  dcile  cifre  dellc  nnove 
specie  die  dojio  la  puldilicazionc  d(dla  Synopsis  evidyo  il  cliiarissinio  I'rol.  Parlalore. 

12.  lAchenoyraphia  Sicula  Auclore  Francisco  Tornabene  in  It.  Sludiorum  Fniiersitale 
Catanac  Bolanices  antecessore.   (Udande   ISIH  in  4."  con  Unolc  incise. 

Saijiiii)  di  Cicojiralia  Holanica  per  la  Sicilia.  .\'ai)oli  181.")  in  fol.  Parlandosi  della  slazione 
niariltinia  si  accennano  Ic  pianlc  lalassiidile  del  triplice  marc;  di  Sicilia. 

Sopra  nn  niK)\o  alhero  del  gcnere  Cellis  —  Calania  1855  In-4."  con  lavola  lilografica. 

ATTI  ACC.    vol.   XIII  g 


•.     Soprale  Specie di/ls/Ji/iY/j/i/ssponlnnec  siiU'Elna.CiilanialSSfiin  i.^con  cinque tavolelilograficlie. 

13.  I»i  laluiie  nuove  specie  di  piaule  per  Teodoro  De-IIeldreicli  Napoli  1843  e  1S41  in  8." 
lavori  clic  si  iepgono  negli  Annaii  deyii  Aspiranii  Naluralisli  di  Napoli  aiini  1843  pag.  283  c  292, 
e   1S4T   iii-4.''  con  tavole. 

14.  Orchidoae  Siaikie  s/re  eimmeruiio  orchidearum  in  Sicilia  Imcusqiie  detectanim  uiiclore 
Au(jU)sliii<t  Todaio  Vunovmi  ISi'2  ex  Empcdorh'd  offmna  in  8.°  con  lavole. 

Itarioruin  jilunlunnii  miinniqne  recic  coijiiilarmn  in  Sicilia  sponle  nascentium  Decas  1. 
Auctore  Avy.  Todoro  Panormi  ISM  in-4." 

15.  Flora  de'dinlorni  d'Avola  per  Giuseppe  liianca  Calania  da!  1839  al  185(J  in-4.°  dalla 
classe  1.  sino  alia  ciasse  17.  del  sislema  sessiiale  di  Linneo  iiiserila  per  brani  nepli  AlU  della 
Accadcmia  Cioenia  cioe  V(d.  XV.  XIX.  XX.  1.  Seiie  — Vol.  I.  II.  111.  VI.  VIII.  XIII.  2.  Serie 
Vedi  11  niio  Oiiadro  Storico  della  Botaiiita  in  Sicilia  paj;.  (J  >  e  se,ir. 

.\uvae  pUiuturum  fi/K'c/cs  miiivMiiia  in  Sicilia  cogniliie  prdjio  lljihlam  vulgo  Avola  sponte 
proicnieiitcs  Auctore  Jos.  liianca — Giornale  del  (laljinetto  lellerario  deirAccademia  Gioenia  Tom. 
1.  bimeslre  1.  e  4.  Tom.  8.  bimeslre  1.  e  4.  Tom.  9.  bimestre  4. 

j\\)xa  Trachelii  species  ex  nalnrali  campamilaceariim  Familia.  Joseph  Bianca.  Empedocle 
Giornale  d'Ai;ricollura  ed  Economia  I'ubblica  per  la  Sicilia  vol.   5    pa.n.   341   in  8. 

10.  Cakdogus  planlarum  in  agro  CaUikikieronensi  coUectariim  Aitcl.  X.  Gerbiiio  el  E.  Ta- 
ranlo.  Catanae  ISiS  in  i-." 

11.  'iwW  Aerosticum  t'«/«)ie«se  Memoria  del  Prof.  Ferdinando  Cosenlini  Catania  1826  inserita 
neyli  Alii  dell' Accadeniia  Gioenia  vol.  2.  pag.  201  con  tavola. 

Won  rapporliamo  in  questo  prospello  le  opere  bolaniclie  di  quel  valenluoniini  clie  lianno  de- 
scrillu  una  o  piii  specie  note,  perclie  quesli  lavori  noii  ci  daiino  cifre  d'aiimenlo  ncl  lavoro  sta- 
lislico  die  presenlianio. 

Denoliamo  col  segno  0     la  mancanza  del  gcnere. 

Denoliamo  col  segno  —  la  presenza  del  genere. 


Tavohi  coiiiparaliva  dellc  pianle  siciliaiic  Irovalc  dagli  aiiliclii  c  dai  moderiii  Holanici 

SEZIONE  1/  DICOTILI 


1    i 

GEIVERE 

A."  DELLE  SPECIE 

1\.°  DELLE  VARIETA' 

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COSOSCUITO 

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2 

2 

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plant,  in  Sicil. 

1 

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9 
10 

Kigella  .     . 
Aquilcijia.  . 

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— 

2 

1 

1 

1 

1 

spent,   proven. 
A.  Todaro  pag. 

1 

11 

Delpliinium. 

— 

— 

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4 

1 

10. 

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12 

Pconia  .     . 

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(ItiMillK 

i>."  DELLE  SPECIE 

Ji."  DELLE  VARIETA' 

COJIOSCIUTC 

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HOU 

CONOSCIUTC 

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TROTITO 

TBOVAIO 

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12 

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11 

8 

16 

7 

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Ik'ibcris.    . 

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Aynipliea.  . 
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1 

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1 

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28 

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1 

1 

1 

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i\rslia     .     . 

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1 

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Ciaiiilii" .      . 

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2 

1 

31 

Calrpina.    . 

0 

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I 

1 

32 

Soiirl)icra   . 

— 

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1 

1 

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Cli[i('()la.    . 

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1 

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1  .     34 

liisculclla    . 

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3 

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IlH'ris     .     . 

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38 

Iliilcliinsia  . 

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Li'Itiiliuni    . 

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1 

1 

•GiiS3.SMi.cit.ct  j 

42 

AolliioiKMiia. 

— 

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1 

1 

1 

Planlarum  Rar. 

43 

Vclla.     .      . 

— 

— 

1 

I 

1 

Sic.  auclorc  V. 

4  4 

Suirowia.   . 

— 

— 

1 

1 

Tineo  paj.  46. 

43 

Draha    .     . 





4 

4 

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1 

46 

Farselia.     . 

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1 

1 
33 

1 

1 

38 

43 

89 

140 

23 

18 

49 

29 

0 

LII  — 


GEiVERE 

K."  DELLE  SPECIE 

N.»  DELLE  VARIETA' 

KON 

KOK 

CO!\X)SCIUTO 

COMOSCICTO 

CONOSCIUTO 

TROVATO 

TBOVATO 

a 

NIH. 

NOME 

OSSEJIVXZ/O.'V/ 

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89 

140 

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47 

Aubiclia.    . 

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48 

AlYSSum.    . 

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49 

Cainclina    . 

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Kiislurliiim. 

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Tiinilis  .     . 

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1 

1        5i 

Clioir.inlhus. 

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Malcolniia  . 

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2 

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1 

1 

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1 

63 

Brassica.     . 

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1 

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Enica     .     . 



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1 

2 

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1 

63 

Sinapis  .     . 

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Capparis     . 

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2 

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11 


12 


13 


14 


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17 


GENERE 

N." 

DLLLE  SPECIE 

y."  DELLE  YARIETA' 

--* 

i 

MM. 

SOME 

cojrosciiiTO 

COMOSCIITO 

HON 

TROVATO 

COSOSCICTO 

SOX 
TBUVATO 

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Ccrastiiim  . 

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Spori;ula     . 
Saj,'ina   .     . 

0 

— 

2 

2 
3 

, 

1 

1 

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.Miioncliia    . 

— 



I 

1 

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H'.» 

Ciiiiilialus  . 

— 

0 

1 

1 

]   9(t 

lloluslcuiu  . 

— 

— 

1 

1 

i  =^J  91 

Linuni    .     . 

.^ 



7 

14 

G 

3 

1 

C 

3 

E=     92 

Itailiola.     . 

— 

— 

1 

1 

"     (  93 

Ahiilvlon.   . 

0 



I 

1 

S  U  5>5- 

Allhaea .     . 



— 

3 

I 

1 

i  i)  9-J 

MaUa     .     . 

— 

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0 

i:i 

9       .1 

1 

12 

11 

=     ' 

90 

Lavalora  .  . 

— 

4 

1(1 

G 

83 

94 

242 

4  IS 

171 

81 

3S 

143 

99 

2 

OSSERYAZIOM 


i.'i; 


m;! 


*r.uss.  Syn.  cit.  el 
Planlarum  liar. 
Sic.  aucl.  V.  Ti- 
neo  pag.  43,  44. 


g* 


—  LIV 


GEAEUE 

K."  DELLE  SPECIE 

N.°  DELLE  VARIETA' 

V 

RON 

NON 

CONOSCIUTO 

CONOSCIUTO 

CONOSCIUTO 

TltOVATO 

TROVATO 

a 

-^ 

OSSERVAIIOXI 

a 

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JiUJI. 

BOJIE 

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1- 

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.     J 

Riporlo. 

83 

94 

242 

418 

171 

81 

38 

143 

99 

2 

(97 

Jlelopc  .     . 





1 

1 

1 

1 

17 

Hibiscus.    . 

1 

1 

1 

1 

Hypericum . 

— 

— 

7 

8 

1 

1 

1 

4 

3 

18 

1  0,100 

1      ( 

Androsemum 

— 

— 

1 

1 

1 

u       -  \ 

',          X 

19 

i^  101 

V       r 
1 

Acer.     .     . 

3 

4 

1 

1 

1 

20 

1 

i  ( 

Cardiosper- 
mum    .     . 

— 

0 

1 

1 

u 

i 

21 

^  1 

Is   103 

Vi 

Vitis .     .     . 

— 

— 

1 

1 

00 

I 

Geranium  *. 

9 

15 

3 

0 

3 

3 

•Guss.Syn.cit.  ct 

5  °jl05 

1 

i^jioc 

Erodium 

H 

12 

1 

1 

1 

8 

7 

Plant.  Rar.  Sic. 
aucl.   V.  Tineo 
pag,  23. 

2,1 

Oxalis* .     . 

— 

— 

2 

2 

1 

*Guss.  Syn.cit.  el 

Flora  d'Avola  per 

o 

r 

Giuseppe  Bianca: 

a 

Alii  dellAecade- 

u 

mia  Gioenia  \ol. 

Oi 

~  = 

107 

Fagonia.     . 

0 

— 

1 

3,Scr.2pag.304 

?  K 

108 

Tribulus     . 

— 

— 

1 

1 

i~ 

94 

105 

280 

4C3 

180 

88 

41 

160 

113 

2 

1- 

1 

I,V 


i 
u 

mi 
mi 

u 

a 

r- 

iir: 

1 

GEiVEUE 

K."  DELLE  SPECIE 

W.°  DELLE  VAUIETA' 

ossERyAZioyi 

MJI. 

SO.ME 

COSOSCllTU 

COfiOSCll'TO 

KOI* 
TBOVATO 

COMOSCILTO 

KOJt 
TBOVATO 

5^ 

"  1      *^ 

__ 

s 

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Hi  porta. 

94 

105 

280 

4G-» 

180    88 

41 

ICO 

113 

2 

•25 

Dirlamniis  . 
Hula.     .     . 



1 

1 

1 

1 

2 

2 

2 

'     If 

s.-    Ill 

llfX   .      .      . 

— 

1 

1 

1 

1 

•26 

M     112 

Sl:i|iliyloa    . 
Evoiiiimis    . 

0 

— 

' 

1 

1 

1 

1 
ss  s ;  11'. 

Rhiiinniis     . 

3 

3 

1 

1 

'27 

§  i 

;  115 

Zyzyphus    . 

2 

2 

28 

iiw, 

Rliiis. 

3 

3 

3 

3 

;     ;j 

u 

|in 

I'lslucia .     . 

^"" 



2 

2 

118 
If.) 
120 

Sl>''irliiini    . 
Siirolaiiiiius. 
AiliiKioarpiis 

0 
0 

— 

1 

1 

1 
2 

2 

i 
1 

121 

Calvculoine. 

— 

— 

2 

3 

1 

^ 

I2i 

<!vlisus  . 

— 

— 

1 

8 

7 

4 

1 

1 

■■.         "-■    ^ 

121! 

(■|^ni^la  .     . 

— 

— 

3 

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2 

^  T: 

12'. 

lirlailia  .      . 

0 

— 

1 

> 

I2:i 

HiKiiiis   .      . 

— 

— 

9 

21 

11 

4 

2 

5 

3 

I2(i 

Aiillivllis     . 

— 

— 

1 

2 

1 

127 

Viiljicraiia  . 

— 

— 

1 

2 

1 

2 

3 

1 

',■>:        -'■ 

I2S 

l.ll|lllUIS. 

— 

— 

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8 

3 

12it 

(holms  .     . 

0 

— 

4 

4 

1 

29 

ii 

130 

'  i:ii 

I.allivrus.     . 
I'isiiiii     .     . 

— 

— 

13 

1 

15 
1 

2 

1 

1 

- 

iT 

132 

Vicia. 

— 

— 

17 

40 

23 

3 

1 

0 

3 

M 

133 

Erviiin    .     . 

0 

— 

3 

3 

1 

134 

13:; 

|3»> 

137 

Cdiipoloria"'. 
(iiycyi'iii/a  . 
Ccinmilla     . 
(>riiillHi|iiis. 

0 

— 

1 
i 
2 

1 
1 

9 
2 

1 

o 

4 

•TodaroRariorum 
Plardarum    De- 
cas  1.'  pag.  14 
n.  7.                  1 

I3S 

Ili|l|lll('l'l'|lis. 

— 

— 

o 

S 

3 

1 

13(1 

Sc()i|(iuiiis  . 

— 

— 

3 

4 

1 

3 

1 

1 

- 

no 

Hi'dvsaniin. 

— 



2 

2 

III 

Oniilirxliis. 

— 

— 

2 

5 

3 

3 

112 

Aslrajiulus  . 

— 

— 

8 

13 

0 

1 

2 

1 

121 

139 

371 

439 

2j8 

114 

jO 

1(SG 

139 

4 

—  LVI 


GENERE 


N.°  DELLE  SPECIE 


30 


143 
U5 

li:; 
i4r. 

147 

148 
149 
130 
ISl 
1S2 


133 
134 
13 

130 
137 
13S 
13!) 
KiO 
ICl 
102 
103 
104 
103 


31 


32 


33 


34 


ICC 


KOHE 


liiporto 
Bisd'iiilii 
I'soriilea. 
Ulclilolus* 
Tiiliiliuin 
Loins''    . 
Trigonella 
MoiJicii£;o 
Anagyiis  . 
Corcis    . 
Ceriloniii. 

Mospilus. 

Pynis     . 

Rosa.     . 

Aiiiyiidalus 

Pniniis*. 

Riibus*  . 

Fra;;aria. 

PolriUilla* 

Goum    . 

A.uriiiionia 

Arciuoniii 

AkIiOiiiilla 

Polorium 


Punica 


1G7    Cirooa    . 
108    Epilobium 


109    Ccralophjl- 
[     lum      .     . 
~{  170  Myriopliylliim 
171    C'aJlilridic'. 


(   172    Poplis 
>}  173    Lyiium 
174    Glaux. 


COfiOSClDTO 


121    139 


COKOSCIKTO 


IVOIV 
TROVATO 


:=-SI_  £ 


N."  DELLE  VARIETA' 


COJTOSCICTO 


^l|-^ 


148 


371 
1 
1 

3 
31 
10 

2 
20 


=  1 

—  3 

—  3 

—  0 

—  3 


—    1 


—    1 


170  300 


439 
1 
2 

9 
47 
24 

4 
42 


11 

13 

12 

1 

3 

13 

1 

9 
2 
2 
1 


074 


258 

1 
0 
K. 
7 
2 

12 
1 


o  —  S 


114 

1 

3 
3 


30 


33li  133 


180 
1 
1 

13 
3 

11 


SOIV 
TROVATO 


233 


130 
1 
1 

13 


11 


OSSERrAZIOXI 


174 


*Guss.  Syn.  cit.  el 
Flora  tl'AvoIa  di 
Giuseppe  Rianca: 
Alii  (Ifll'Accade- 
niia  Giocnia  T. 
XIII  2"  Scr.  pag. 
308. 

*Guss.  Syn.  et  PI. 
Rar.  Sic.  V.  Ti- 
neo  pag.  27. 


•Guss.Syn.ctPlanl. 
Rar.  Sic.  V.  Ti- 
nco  pag.  42. 

[*PIanl.  Raribr.Sic.  [ 
I     AiicloreV.Tinco 
I     p.  24  el  p.  41. 

'  Guss.  Syn.  cit.  ct 
Planl.  Rar.  Sic. 
V.  Tiiieo  p.  40. 


*  Guss.  Syn.  Fl.  ct 
Plant.  Rar.  Sic. 
Aucl.  V.  Tinco 
pag.  33. 


—  LVII  — 


17:; 


3G 


I 

5.:    i 


I7C 
177 

lis 


37 


38 


33 


d    .     180 
5  =)  181 


2S 


10 


182 

183 

181 

18.-; 

18(') 
187 

188 
18!» 

190 

191 

192 

193 

19 

19 

190 


197 


198 


GErtEUK 


ROME 


Riporto. 

Myrlus  .     . 


Ecboliuni 
liryonia . 
Cucuiuis. 


Porlulac.i 
riliiiiis  . 
Munliu  . 


Elalinc  .     . 

Corri^iola  . 
Ilciiiiariii  . 
llli'i  rl)ruiil. 
Locflingia  . 
Polycnrpon. 
Spergula  . 
Sclcraiillius. 

Sediiin  .  . 
Sompervivum 
Crassula.  . 
Tillaoa  .  . 
ISulliarda.  . 
Colyleilon  . 
Mosomhryan- 
tlieiiium.   . 


COIfOSCIDTd 


148 


170 


«."  DELLE  SPECIE 


COROSCIl'TO 


ROR 
TROVATO 


Opuntia. 


Ribcs 


1G9 


1941  o39 


SOO    674 

i       1 


734 


331 
1 


133 


>."  DELLE  VARIETA' 




HOH                 '"'"     ' 

CONOSCICTO 

TROVATO 

OSSER 

— 

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174 
1 


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373  141j  61 

'    I 


243 


178 


—  LViir  — 


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-J 

Q 

E 

1     ^ 

GEKERE 

N."  DELLE  SPECIE 

N.»  DELLE  VARIETA' 

OSSERYAZIOiSI 

NUM. 

NOME 

CONOSCIUTO 

CONOSCIUTO 

KOJi 
TItOV.VTO 

COKOSCIUTO 

KON 
TROVATO 

-1 

C 

E-i 

^  0 

■^1 

'5 

dagli 
Anliehi 

dai 
Moderni 

S 

Riporto. 

169 

194 

339 

Til 

373 

141 

61 

245 

178 

4 

43 

199 

Saxifraga    . 

— 

— 

4 

S 

1 

2 

2 

« 

200 
201 

202 
20:! 
204 
20:; 
206 
207 
208 
209 
210 

Eryngiiim  . 
Echiiiopliora 
Saniciila 
Poliigiiia.    . 
Ilydrocolylc. 
liiiploinuiii. 
Ridolfia .     . 
Pinipiiiolla  . 
Alliiiiiianllia. 
A  111  mi     .     . 
liuiiiuin.     . 

0 

0 

— 

7 
2 

1 

6 
1 
4 
1 
3 
1 

8 
2 
1 
1 
2 
1(1 
1 
4 
1 
4 
1 

1 

1 

2 

4 
1 

1 

1 

1 

2 

2 

211 

Siiiiii      .     . 

— 

— 

3 

J 

2 

1 

212 

Sison     .     . 

— 

— 

1 

1 

21;} 

Apium    .     . 

— 

— 

1 

1 

214 

Plycolis.     . 

— 

— 

1 

1 

21s 

Scscli    .     . 

— 

— 

3 

2 

1 

1 

1 

216 

Focniculiim. 

— 

— 

2 

0 

217 

Itrisnolia    . 

— 

— 

1 

1 

2 

4 

0 

218 

(Inidium      . 

— 

— 

1 

1 

S:  «-' 

219 

Coiiiuiii .     . 





1 

1 

1 

1 

44 

220 

Crilliiiiuin  . 

— 

— 

1 

1 

ca 

221 

Ocnanllie   . 

— 

— 

3 

3 

2 

1 

=> 

222 

Aclliusa.     . 

0 

— 

1 

1 

1 

223 

C'uicniis.    . 

— 

— 

3 

4 

1 

1 

224 

Daucus*.     . 

— 

— 

8 

13 

7 

3 

3 

*  Guss.  Syn.  cit. 

223 

Torilis    .     . 

— 

— 

2 

h 

3 

1 

1 

Plant.  liar.  Sic. 

226 

Anlhriscus  . 

— 

— 

1 

1 

1 

1 

V.  Tineo  p.  38. 

227 

Cliacropliyl- 
lum    .     . 



^__ 

1 

1 

228 

Biilbocasla- 

II U  111    .      . 

0 

_ 

1 

1 

229 

Scandix.     . 

— 

— 

4 

3 

1 

1 

1 

230 

Coriandrum. 

0 



1 

1 

231 

Bifora    .     . 

— 

— 

1 

1 

232 

Siiiyrnium  . 

— 

— 

3        3 

233 

Physospcr- 

111 U  111  .       . 

^_ 

_ 

1        1 

1 

1 

234 

Magydaris  . 

— 

— 

1,       1 

233 

Prangos.     . 

— 



1        1 

1 

1 

230 

Caclirys.     . 

— 



.y       0 

7 

7 

237 

Krubcra.    . 

— 

— 

1;       1 

203 

233 

617 

817 

401 

146 

67 

271 

198 

4 

—  IIX 


u 

GENERE 

N." 

DELLE  SPECIE 

IV.°  DELLE  VARIETA 

1         1    - 

1       _.._. 

1      ^       ■   - 

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Ex 

U 

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COKOSCIUTO    COJfOSCIUTO          '""' 

TROVATO 

CO.TOSCIUTO           '"^'' 

TROVATO 

1         '    « 

OSSEHYAZIO  Y/ 

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Itiinaiiiiia.   . 
Polroscliruiii 

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Las('r|iiliiiiii. 

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1 

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Elacusclinum 

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Ilcdcra  .     . 

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Cornus  .     . 
Lorandius  . 

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1 

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1 

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Viscuiii  .     . 

F'liloria  .     . 
Slicrardia    . 

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Crticianclla. 

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Uiiliia     .     . 

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Samlmrus  . 
Vihiiinuin  . 
Loiiiccra.    . 

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2 

1 
2 

2 
I 

3 

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Valeriana    . 

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Valorianclla. 

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1 

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1 

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202 

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903 

431 

lo2 

72 

290 

218 

4 

LX  — 


1 

GENERE 

K."  DELLE  SPECIE 

lA."  DELLE  VARIETA' 

IVIJI. 

NOME 

CONOSCIDTO 

COJIOSCIUTO 

RON 
TROVATO 

COKOSCIUIO 

IVOM 
TROVATO 

OSSERVAZIOXI 

to.« 

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Riporlo. 

231 

202 

673    903 

431 

132 

72 

290 

218 

4 

S 

I  207 

Dipsaeus     . 

— 

— 

2 

3 

2 

51 

208 
209 

Ccphalaria  . 
Rnaulia .     . 

^_ 

~~' 

2 

2 

2 

4 

2 

'> 

5 

^  270 

Scal)iosa.    . 

— 

— 

9 

11 

3 

3 

2 

2 

f  271 
272 

Gcropogon . 
Tiajiopogon. 

0 

— 

2 

1 

3 

1 
1 

27.3 

Urosponiiuin 

— 

— 

2 

274 

Sfoiionera. 

— 

— 

4 

0 

.> 

2 

273 

Soiicliiis 

— 

— 

8 

8 

') 

3 

3 

270 

Lacluoa.     . 

— 

— 

1 

3 

277 

Pliociii.xopus 

— 

— 

1 

2 

1 

278 

PraiMiaiillios. 

0 

— 

3 

3 

27D 

Glioiuli'illa  . 

— 

— 

1 

1 

280 

Loonlinlon  . 

— 

— 

1 

-> 

2 

281 

Kall)riissia  . 

0 

— 

1 

1 

282 

Aspacgia     . 

— 

— 

1 

4 

3 

2 

28:? 

Thrincia.     . 

— 

— 

1 

1 

II 

284 

Picris     .     . 

— 

— 

1 

1 

28,-i 

lli'liiiiiitliia . 

— 

— 

2 

3 

1 

28{; 

Iliciaciiiin  . 

— 

— 

0 

10 

4 

3 

2 

2 

287 

Aiuiiyala     . 

— 

— 

1 

5 

4 

1 

288 

Cropj,s    .     . 

— 

— 

8 

19 

11 

11 

5 

3 

2S0 

Tol|.is    .     . 

— 

2 

4 

2 

r< 

200 

Hyoseris     . 

— 

— 

2 

5 

3 

2 

52 

291 
292 

llodypnois  . 
Roberlia.    . 

z 

-~* 

1 
1 

3 
1 

2 

3 

3 

6 

293 

Scriola  .     . 

— 

— 

2 

3 

1 

1 

3 

2 

1 

294 

llvpocliacris. 

— 

— 

3 

S 

2 

3 

295 

Lapsana 

— 

— 

1 

1 

290 

Riianailiolus 

— 



2 

2 

297 

Calananclio. 

— 

— 

1 

2 

1 

1 

298 
299 
300 

301 
302 
303 
304 

Cicliorium  . 
Caranianica* 
Konlrophyl- 
luin    .     . 
Cardiiiiccllus 
Carlina  .     . 
Alraclyiis    . 
Cynara  .     . 

0 

— 

3 
2 

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1 
1 

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1 
1 

2 
3 

1 
1 

1 

1 

2 

1 

1 
2 

*PlanlarnmRnrio- 
niinSiciliac  mi- 
nus cognilarum 
Auclorc  V.  Ti- 
noo.      Panornii 
1846  in-8'^  p.  3 
Fasc.  1. 

:m 

Onopordon. 

— 

— 

2 

2 

300 

Silybuin.     . 

0 

— 

1 

1 

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307 

Carduus.     . 

— 

— 

0 

8 

3 

1 

1 

1 

308 

Car(bjpaluni . 

— 

— 

1 

1 

!    " 

309 

Ciiicus   .     . 

— 

— 

9 

14 

0 

4 

310 

Louzca  .     . 



— 

1 

1 

311 

Jurinca .     . 

— 

— 

1 

1 

!.-  ^ 

271 

307 

775 

1075 

.501 

193 

79 

319 

234 

4l 
1 

—  LXI  — 


u 

GENERE 

1 

^ 

-*; 

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»b4 

■MJI. 

ROJIE 

COJtOSCIBTO 

312 

Ilifiorlo. 
Ilolitlii'vsiiin' 

271 

307 

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Sihi'lii'liiia  . 

0 

— 

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Scdlyiiius    . 

— 

— 

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I.iippa    .     . 

— 

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Aiillicinis*  . 

— 

— 

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AdiMioslylos. 

— 

— 

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Kiipaloriuin. 

— 

— 

31 'J 

.Insdiiia  . 

— 

— 

32(1 

IScllis*    .     . 

— 

— 

321 

liiili'ris    .      . 

0 

— 

322 

Didlis     .     . 

0 

— 

323 

Siiiiloliiiii.  . 

— 

— 

321 

Liiiias     .      . 

— 

— 

32:; 

Tanaccliini . 

— 

— 

32(; 

Arlciiiisia     . 

— 

— 

327 

Klciiiia*.     . 

0 

— 

32S 

i;va,\.      .     . 

— 

— 

32!) 

Fiia.iri.    .     . 

— 

— 

U 

330 

('■iiaplialiiiiii. 

— 

— 

:"     'n 

331 

.Xi'ianlhi'imuii 

— 

— 

Dli 

332 
333 

Cal(Mi(liila* . 
Soiiccio. 

— 



33  i 

Cineraria     . 

— 

— 

33:; 

Ddripiiiciim  . 

— 

— 

33(i 

I'vrclhriirii  . 

— 

— 

337 

Clirysaiiliir- 

nmin  .     . 

— 

— 

338 

Ecliin(>|)s'  . 

— 

— 

33'.» 

Malricaiia  . 

— 

— 

310 

Anarvclus  . 

— 

— 

VA 

Acliillca.     . 

— 

— 

312 

Tiissilaj,'o    . 

— 

— 

313 

C()n>7a  .     . 

— 

— 

311 

Ki'iijcTon     . 

— 

— 

3;:; 

I'uiii'ara.     . 

— 

— 

31f. 

Inula      .     . 

— 

— 

317 

niiphtalinuni. 

— 

— 

318 

Aslor      .     . 

0 

31!) 

Cciitaiirca  . 

— 

3jO 

Galactites   . 

— 

— 

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'  3;;i 

I  3.i2 

Lobelia  .     . 
lasidiK^  . 

— 

— 

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1  3:;3 

Tiarliolium* 

— 

— 

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I'li\l('iiina    . 

0 

— 

5 

Caiiipaiiula. 

— 

w 

3j0 

Specularia  . 

310 

3j2 

N.°  DELLE  SPECIE 


conosciuio 


NOH 
THOVATO 


N."  DELLE  VARIETA' 


COHOSCIUTO 


773  107.-; 


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3 

1 

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1' 

1 

1 

3 


2 

1 
2 

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1' 
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1 

2 

10 

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3 

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1 


1 

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3 

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10 
1 
3 
1 

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1 
1 
1 
4 
1 
1 
3 


1 

C 
7 

1 

7 
10 


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3 
3 
2 

3 
3 

1 

3 
G 
3 
1 
29 
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3 
1 
3 
1 

7 
3 

1203 


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103 


11 


inOVATO 


"  < 


79 


319 


3«19  22-11 


231 

4 


OSSEBViZIO.Ti 

.r  —  ■ 


S  i 


33Ci  2o9 


•  Guss.  SjTi.  el 
Plant.  Rar.  Sic 
And.  V.  Tiiico 
pair.  27. 

•  Guss.  Syn.  cl 
I'lanl.  Riir.  Sic. 
Aurt.  V.  Tiiico 
pag.  47. 

•  Won  cretlo  con- 
vcnii'nlc  anno- 
voraro  il  Itd- 
iium  hdlidioi- 
(li-s  iui..»<luss. 
Syn.  V.  3.  pag. 
891. 

•  Aniuili  (li  Atjri- 
collum  pfr  la 
Sicilid  anno  3." 
scr.  2."  p.  315 
e  scg. 

•Guss.  Syn.  cit.  el 
conf.  I'lanl.  liar, 
in  Sic.  prove- 
nionliuni  Aug. 
Todaro  pag.  IG 

1     Decas  1. 

•Guss.  Syn. cit.  el 
Plant.  Uar.  Sir. 
V.  Tinco  p.  48. 


?iova  Tracliclii 
species  ex  natu- 
rali  Cani|)anula- 
eearuni  faniilia 
.Insepti  Fiiaiica. 
EnipeiloiU'Oior- 
nale  il'  Agricol- 
lura  per  la  Sici- 
lia  —  Palermo 
18:iG  vol.  3  pag, 
241. 
i 


LXII  


GEKERE 

K."  DELLE  SPECIE 

H."  DELLE  VARIETA' 

s 
2 

a 

E 

-< 

Bil'.ll. 

INOME 

CONOSCIUTO 

CONOSCItlTO 

KOIV 
TltOVATO 

CONOSCIUTO 

Ron 

TROVATO 

OSSEJlFiZ/O.T/ 

"p 

■=.5 

'5 

Riporlo. 

310 

332 

886 

1203 

360 

224 

92 

336 

239 

4 

54 

3   .1  337 
S  ^     338 
S     /  339 

Erica     .     . 
Arbutus.     . 
Pirola     .     . 

— 

— 

2 
1 
1 

6 
1 
1 

4 

3 

1 

1 

55 

360 

^     [  361 
g    .1  362 
gi     363 
i  ■'i  364 
£         363 
366 

Primula.     . 
Cyclamen    . 
Coris      .     . 
Anilrosacc  . 
Lysimacliia . 
Samolus.     . 
Anagallis    . 

— 

— 

1 
2 

1 
1 
2 

1 

2 

2 
2 
1 
1 
4 
1 
2 

1 
2 

1 
1 

2 

2 

56 

/  367 

1    .     368 

S  '^  ^  360 

S  "^Z  370 

°      I  371 
1 

Lifiuslrum  . 
Pylliraea 
OIca .     .     . 
Fonlanesia  . 
Fraxinus     . 

0 

— 

1 
3 
1 

2 

1 

4 
1 
1 
4 

1 

1 
2 

3 

3 
1 

1 

57 

1 

£  i)  372 
§  ^     373 

Vinca     .     . 
.Aerium  .     . 

— 

— 

2 

1 

2 
1 

1 
1 

1 
1 

C 

£8 

1     1   374 
^A  373 

is     376 

■J     "^   ] 

1     /  377 

1 

Pcriploca    . 
Cyuaiicum  . 
Gom[ihocar- 
pus     .     . 
Slapclia .     . 

0 
0 

— 

2 
1 

1 

2 

1 
1 

1 
1 

i 

59 

2   .378 
ii     379 

g  -     380 

«          [ 

£a        1 

Exacum.     . 
Chlora  .     . 
Erylliraea  . 

0 

— 

2 
3 

1 
3 

8 

1 
1 
3 

2 

2 

2 

1 

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1 

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1  i)  381 

3 

Sesamum    . 

0 

1 

1 

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-     / 

S     I  382 

Z  u^.  ]  383 
gi     384 

2  i  383 

3  1 

Cuscuta*     . 
Crcssa    .     . 
Convolvulus. 
Ipomea  .     . 

0 

0 

333 

— 

2 
1 

10 

3 

1 

13 

1 

3 
1 

4 

4 

•Guss.Syn.op 
ct  ejusJ.  A(l{ 
emend.  acP 
Itar.  Sic.  m 
cognit.  auct 

.cil. 
J.  et 
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nus 
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380 

934 

1337 

387 

232 

97 

371 

269 

5 

LXIII 


1 

u 

GEHEltE 

K."  DELLE  SPECIE 

N."  DELLE  YARIETA' 

K 

NON 

RON 

^ 

COSOSCll'TO 

COSOSCIUTO 

conosciuTO 

■*• 

TROYATO 

TBOVATO 

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noME 

OSiERYAZIOyi 

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232 

97 

371 

2G9 

5 

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floriiillic.    . 

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Ilcliulrdpiiiiii 

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Myiisolis  .   . 

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I.ycopsis 

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Syiii|iliyliim. 

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Oiiusiiia. 

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Bora.m)  .     . 

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1 

1 

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Ecliium  .     . 

— 

— 

7 

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1 

1 

2 

1 

S    .  '  308 

Verbena.     . 

2 

2 

1 

1 

63 

2  "  )  300 
2  =■      400 

Zapania.     . 

— 

— 

1 

1 

Vilcx.     .     . 

— 

— 

1 

1 

1 

1 

1 

1  401 

Ajuga     .     . 

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2 

1 

1 

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Tciicriuni    . 

— 

— 

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3 

2 

11 

0 

403 

Acpcia   .     . 

— 

— 

4 

4 

1 

404 

Lavandula  . 

— 

— 

2 

3 

1 

1 

1 

.'lOj 

Sidciclis.    . 

— 

— 

3 

7 

4 

4 

'                          1 

40('> 

MiMillia  .     . 

— 

— 

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2 

2 

2 

8 

G 

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407 

I.ainiuni. 

— 

— 

5 

6 

1 

1 

1 

2 

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408 

(lleihoma    . 

0 

— 

1 

1 

400 

Itiiiiiiica 

— 

— 

1 

1 

1 

1 

410 

Slachys  .      . 

— 

— 

7 

7 

3 

2 

2 

411 

liallol'a  .     . 

— 



2 

2 

3 

3 

412 

.Manuliiuin  . 

— 



1 

4 

3 

2 

2 

2 

a 

413 

I.l'lllllilUS      . 

0 



1 

I 

4 1 '. 

I'lildniis. 



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2 

2 

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64 

5  i  ,  ii:i 

Oiiijaiiuni   . 



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3 

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2 

1 

2 

41(1 

Saluri'ja.      . 

— 



8 

9 

1 

1 

10 

9 

« 

417 

Cliniipiuliuni 

— 



1 

1 

1 

1 

418 

TIlVMUIS. 

— 



G 

9 

3 

1 

2 

7 

0 

4  lit 

Mo'lissa  .     . 

— 



2 

2 

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'.20 

Siiilcllaiia  . 

— 



2 

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3 

2 

1 

1 

(21 

Prunella.     . 





2 

2 

1 

1 

422 

.Melillis  .     . 

— 

— 

1 

1 

1 

1 

423 

.Miilueella    . 





1 

2 

1 

1 

424 

I'rasium.     . 

— 

— 

1 

2 

1 

1 

42.-; 

Lyco|)us.    . 

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.^ 

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1 

1 

1 

42C 

Itdsinarinus. 

__ 

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1 

1 

2 

2 

•  Vedi  Florae  Si- 

427 

Sal\ia    .     . 





9 

10 

1 

3 

cutae  Si/nnpsis 

428 

Zizypliora* . 

0 

— 

1 

1 

to/.  2.  pars  /.* 
pa?.  98  lin.  33 
an  Thymus  nili- 
dus  Guss? 

371 

423 

10o4 

I.jIO 

G44 

2C0 

109 

432 

317 

5 

II 

—  LXIV  — 


mi 

GENERE 

N."  DELLE  SPECIE 

1\.°  DELLE  VARIETA' 

s 

■< 

fi 

NUM. 

NOME 

COJiOSCIBTO 

COIVOSCHJTO 

KON 
TROVATO 

COKOSCIUTO 

NON 
TROVATO 

05SEBVAZ/0.TI 

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371 

423 

1034 

1310 

644 

260 

109 

432 

317 

0 

1                     H     S 

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429 

Acanthus    . 

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1 

2 

1 

1 

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1  430 

Globularia  . 

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2 

1 

1 

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il 

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1 

Orobanche  . 

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17 

13 

3 

3 

'    ' 

Lalhrea .     . 

1 

1 

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68 

i  ^/  433 

Ulricularia  . 

~ 

1 

1 

!  1 

1 

/  434 

Anlirrliiniim. 

4 

4 

4 

4 

1 
'    ,                  1 

435 

Euphrasia  . 

— 

— 

4 

e 

2 

1 

1 

1 

1 

a 

436 

Bailsia  .     . 

— 

— 

3 

3 

1 

1 

-i 

437 

Elcphas.     . 

— 

— 

1 

1 

69 

S  ^- '   438 

g  § ,    439 

Rhiiianlhus. 
Peilicularis. 

0 

0 

~~ 

1 
1 

1 
1 

i   \ 

gg     440 

Linaria  .     . 

— 

13 

IS 

2 

1 

3 

2 

1         441 

Scrupliuhiria 

— 

— 

3 

10 

3 

2 

1 

i 

1 

"■         442 

Cclsia    .     . 

— 

— 

1 

1 

1 

1 

] 

443 

Veronica*   . 





3 

19 

14 

3 

3 

3 

"  Guss.  Sjn.  cit.  et 
Plant,  liar.  Sic. 

444 

A'erbascum . 

— 

— 

3 

12 

7 

2 

1 

4 

3 

H         / 

V.  Tincopai'.  34 

1    .  i  4i3 

Rumcx  .     . 

— 

. — 

12 

13 

2 

1 

2 

3 

3 

33. 

TO 

g  s ;  44e 

Eniex     .     . 

— 

— 

1 

1 

S  -/  447 

Polygonum. 



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7 

13 

1 

2 

1 

1 
a     /  448 

Alriplcx.     . 

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3 

14 

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3 

C 

3 

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flaniphorosma 

— 

— 

1 

2 

1 

1 

1 

71 

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liola  .     .     . 

— 

— 

2 

4 

2 

1 

1 

1  lii  431 

Chcnopodiura 

— 

— 

8 

13 

5 

2 

2 

§ 

432 

Salsohi  .     . 

— 

— 

3 

4 

1 

i 

1 

-     I 

453 

Salicornia  . 

—  1   — 

2 
1143 

0 

4 

119 

2 
473 

2 
330 

5 

1 

i 
1 

394 

448 

1C78 

716 

271 

LXV 


a        o 

i  I 


GENERE 


HOME 


72 


Riporto. 


'f. '  434    Ainaraiithus 
435    Acliyraiillics 


74 


75 


43C 


437 


438 
439 


^■\  4C0 
i;)  461 


{  '^ 


78 


79 


462 


463 

Kupliiirbia  . 

461 

Mcrciiiiiilis. 

463 

Aniliaciic    . 

4f'>(; 

Iticiiius  .     . 

467 

Crolon   .     . 

468 

Larix     .     . 

46!) 

Qucrcus.     . 

470 

Oasianca     . 

471 

Faj-'iis     .     . 

472 

Corvliis  .     . 

47:i 

C.ar|iinus     . 

474 

Oslrya    .     . 

COJCOSCIUTO 


394 


Phytolacca . 


Laurus 


Osyris    .     .      — 
Tliesium     .        0 


Daphne . 
Passerina 


Aristolochia 


448 


W."  DELLE  SPECIE 


>."  DELLE  VARIETA' 


CO.TOSCIUTO 


Koy 

TROVATO 


1143 

3 
1 


1678 

G 
1 


20 

9 


31 
2 
i 
3 
1 

1 
U 
1 
1 
1 
1 
1 


716 
1 


11 


4121  46811199  1762  743 


271 


CO>OSCIUTO 


119  473 


NO!* 
TROVATO 


330 


3  "^ 
o 


273  123 


14 


499 


OSSEBVAZ/O.TI 


10 


368 


LXVI 


GEHERE 

N."  DELLE  SPECIE 

iV.*'  DELLE  VARIETA' 

KOK 

KOIV 

■< 

;ososciOTO 

:oi«osciDTO 

COXOSCIUTO 

TROVATO 

TROVATO 

a 

3 

MM. 

HOME 

OSSEiiVAZ/O.'V/ 

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s 

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Itiporlo. 

412 

468 

1199 

1762 

743 

275 

123 

499 

368 

5 

473 

Pinus     .     . 



— 

1 

4 

3 

i        476 

Abies     .     . 

— 

— 

1 

1 

80 

1  ^]  477 
N     478 
S      i  479 

Cuprcssus  . 
Taxus    .     . 
Ephedra     . 

0 
0 
0 

— 

1 
1 
3 

1 
1 

3 

480 

Juniperus  . 

— 

^^ 

4 

i) 

1 

81 

1^     481 

Platanus      . 

— 

— 

1 

1 

82 

S  «  \482 
i  a  i  483 

Belula    .     . 
Alnus     .     • 

0 

— 

1 

1 
1 

1 

*  Sopra  un  nuovo 
albero  indigeno 

S      / 

g      [ 

dell'Elnauelge- 

U            / 

ncre  Callit.  Me- 

U       •  1 

inoria  del  Prof. 

83 

5,.     484 

U           f 

Ccllis*    .     . 

— 

— 

9 

t 

Francesco  Tor- 

nabcne  Cns.  Atli 

1 

deir  Accadcmia 

S=     480 

Gioenia  \ol.  XI 

84 

Salix*   .     . 
Populus.     . 

— 

— 

4 
3 

.1 
3 

1 

scrie  scconda. 
•  Guss.   Syn.  cit. 
el    Plant,    rar. 

"'      1 

Sic.  Aucl.Y.Ti- 

!      ^ 

neo  pag.  31. 

'J    U  S 

85 

2  d  /  487 
^      ! 

Ulmus    .    . 

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~ 

2 

2 

86 

i  c'  1  488 

Ficus     .     . 

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1 

1 

2  S  (  489 
1 

Caprificus  . 

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3 

3 

87 

5  g     490 

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1 

Ilumulus    . 

— 

— 

1 

1 

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88 

1  "(  491 

O         f 

Thcligonium 

— 

— 

1 

1 

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W 

1 

123 

" 

42j 

483 

1224 

1798 

734 

275 

499 

368 

3 

—  LXVII 


u 

GM£ItE 

n."  DELLE  SPECIE 

N.°  DELLE  VARIETA' 

1 

1   ^ 

( 

COJIOSCIIJIO 

COSOSCIITO 

son 

COSOSCIUTO 

N01» 

u. 

TROVATO 

TROVATO 

mi 

MJI. 

NOME 

OSSESYiZIOm 

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1798 

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Planlago     . 

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10 

18 

8 

3 

5 

13 

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Slalicc   .     . 

— 

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14 

3 

3 

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49(i 

I'lumbago   . 
Tolalc 

1 

1 

■..  (  .     ' 

430 

490 

1252 

18j4 

784 

278    130 

i 

521 

384 

5 

t 
1 

1  ' 

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»■ 

* 

1 

SEZIONE  2.  MONOCOTILI 


! 
'     u 

1     Zi 

\     - 

-J 

GENERE 

«.» 

DELLE  SPECIE 

i\.°  DELLE  VARIETA' 

COMOSCIUTO 

COHOSCIUTO 

NON 

COKOSCIIITO 

Hon 

O 

TKOVATO 

TBO  I'ATO 

i    § 

t^ 

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OSSEKVAllOVl 

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Trigiochin  . 

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Aclinoeaipus 

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Alisiua   .     . 

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2 

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Lemna  .     . 

— 

— 

2 

3 

1 

1 

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Potamogoton 
ZiiiiiiiclR'llia 

— 

— 

4 

11 
1 

7 

1 

1 

3 

2 

i          1 

i          1 

bi    »* 

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liuppia  .     . 

— 

— 

2 

1 

1 

3 

"  hi 

s 

9 
10 
11 

Phucagroslis 
ZoslcMa  .     . 
Caulinia.     . 

INajus     .     . 

— 

0 

, 

1 
1 

1 

1 

'  !1 

Orchis*.     . 





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30 

14 

3 

0 

1f> 

10 

*  Guss.  Syn.   cil. 

Tinea     .     . 





1 

et  Plantar.  Rar. 

14 

Gymnadcnia 

0 

... 

1 

1 

Siciliac     minus 

13 

Hiiljcnaria  . 

— 

.— 

1 

1 

cognitarnm  Aucl. 

10 

Hiinanlhoylos- 
suni.    .     . 

_ 

_ 

1 

1 

V.  Tineo  pag.  7 
10.  29. 

17 

Accras  .     . 

— 

—" 

1 

1 

a    r« 

18 

Ophrys  .     . 

— 

10 

13 

a 

2 

1 

14 

13 

4 

s   ^ 

I'J 

Serapias*    . 

— 

— 

2 

3 

3 

3 

3 

'  Gus.  Syn.  cit.  et 

3 

20 

Liniudorum  . 

— 

— 

1 

1 

Planlar.Rar.  Si- 

21 

Cephaianliiera 

— 

— 

3 

0 

2 

cil.V.  Tineo  op. 

Epipaclis    . 

— 

— 

2 

2 

cit.  pag.  12. 

23 

Lisleia  .     . 

— 

— 

1 

1 

24 

Weollia  .     . 

— 

— 

1 

1 

2o 

Spiiaiitlics  . 

— 

— 

1 

1 

20 

Plalanthera* 

0 

— 

2 

2 

*  Planlar.Rar.  Sic. 

minus     cognit. 

5 

27 

Canna    .    . 

0 



1 

1 

Aucl.  V.  Tmeo 

pag.  11.  12. 

"      ( 

28 

Crocus  .     . 



— 

4 

4 

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1 

1 

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2>J 

Romuica     . 

— 

— 

1 

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4 

6 

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30 

Gladiolus    . 

— 

— 

1 

4 

3 

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31 

Iris    .     .     . 

— 

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12 

3 

1 

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2 

1 

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S     1 

32 

Lcucojuiii   . 

_ 

— 

1 

1 

^     \ 

33 

Galiinllius   . 

0 

— 

1 

1 

3      V) 

34 

{Narcissus     . 

— 

— 

0 

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3 

7 

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Aeavc     .     . 

— 

— 

1 

1 

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30 

Pancraliuni. 

— 

— 

1 

1 

1 

-^     I 

37 

Slcrnebcrgia 

1 

— 

— 

2 

3 

4        1 

0 

1 

1 

31 

36 

78 

139 

03 

14 

6 

30 

30 

—  LXIX  — 


u 

-<; 

GENERE 

a."  DELLE  SPECIE 

>."  DELLE  VARIETA'i 

COHOSCHJTO 

COitOSClUTO 

BOJf 

COffOSCICTO 

HOB 

O 

s 

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TROVATO     1 

TROVATO 

-J 
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NOHIE 

OSSERVkllOSl 

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1 

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Itiporlo. 

31 

36 

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139 

63 

14 

6 

36 

30 

8 

3  " 

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)     38 

Tiiinus   .     . 

— 

— 

1 

1 

1 

1 

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,    :!9 

Convallaria. 



— 

1 

3 

2 

*Sopra  Ic  specie  di 

a 

40 

.\snaraL'US* 



— 

3 

5 

3 

3 

Asparagus  spon- 

9 

2  -J 

1     .tl 

Siiiilax  . 





2 

3 

1 

1 

tiinee  suU  Elna 

)     " 

Kiisciis  . 

— 

— 

1 

1 

nicm.  del  Prol. 

P. 

'   'a 

Paris 



0 

1 

1 

Franccsro  Tur- 

Noclaroscor- 

nabenc.  Alii  del- 
i'Accad.  ("lioonia 

(lillMl  .       . 

— 



1 

1 

vol.XH.Ser.2.^ 

4:. 

Allium"     . 

— 

— 

15 

32 

17 

6 

9 

6 

4 

"C.uss.Syn.  cil.et 

I    -ic. 

Liliiini    . 



_^ 

1 

9 

1 

Planl.  rar.  Sic. 

u 

1    '''' 

1     -IS 

Tulipa   .     . 

— 



1 

1 

V.Tineo  p.  39. 

10 

"  '^ 

Ti-ililiaiia    . 

0 

— 

1 

t 

2  = 

I    SO 

/  2' 

Oi'iiilliognluni 
Scilla   ".     . 
Ilyaiitillius. 

— 

— 

4 
8 
1 

13 
9 
3 

11 

2 
1 

2 

2 

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Muscaii.     . 

— ^ 

— 

5 

9 

4 

3 

3 

i    3;i 

Aloe .     .     . 

— 

— 

1 

1 

bi 

)    o4 

1 

Aspliodclus. 

" 

— • 

5 

3 

1 

2 

11 

u 

o 

b3 

53 

1 

Colchicum  . 

— 

— 

2 

5 

3 

1 

1 

1 

1 

12 

1    ^^ 

Jiinnis  .     . 
Luzula  .     . 

— 

— 

7 
1 

21 
4 

14 
3 

1 

1 

13 

1 

S   ... 

I 

Chaincrops. 

— 

— 

2 

2 

li 

\   .v.) 

1     tiO 

1  '■■' 

Typlia    .     . 
.Spar^'anium. 

Colocasia.  . 

— 

3 
1 

1 

2 
1 

1 

1 

13 

5  c 

02 
f     64 

Ambrosinia. 
.Vrisarurii.   . 

— 

— 

1 
1 

3 

1 

2 

1 

1 

Arum.    .     . 

37 

02 

4 

4 

1 

* 

154 

173 

127 

31 

13 

53 

42 

0 

1 

—  LXX  — 


GEAERE 

K."  DELLE  SPECIE 

N."  DELLE  VARIETA' 

1 

NOIV 

HON 

■< 

COJiOSCIIJTO 

COJiOSCIOTO 

TROVATO 

COKOSCICTO 

TROVATO 

-J 
■J 

a 

1 

NUM. 

IVOJIE 

j 

OSSERYAZIO.II 

.1',  If. 

'"fcl 

"S 

cc  — 

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^  -< 

S 

"^i    s 

1          ; 

1 

Riporlo. 

57 

62 

134 

273 

127 

31 

13 

33 

42 

0 

*  Guss.   Syn.  cit. 
c  Giornale  liol. 

•< 

llaliano  Toin.2. 

\ 

Fasc.  3,  4  pat;. 

16 

Co 

Cynomorium 

_ 

1 

1 

132.  Fl.  Paler- 
inilaiiadol  Prof. 

o  c 

as 

f 

F.  Parlalorc. 

! 

ca 

1 

*'Guss.  Syii.Fi.  ct 
Plain.  Har.  Sic. 

\ 

V.  Tinco  p.  .30. 

F  ^ 

{    cc 

Cytinus .     . 

— 

— 

1 

1 

***  Guss.  Syn.  cil. 

1  1' 

elPlanl.liar  Sic. 

\ 

1 

V.Tin,  p.  30  37 

f.7 

Cyporus*    . 

— 

— 

5 

18 

13 

3 

1 

4 

3 

cl  Hai'.Pl.in  Si- 

U3 

I     CS 

Ciuox**.      . 

— 

— 

6 

21 

13 

3 

3 

cilia  spiinlcpro- 

18 

3  c^ 

:5  — 

]     C!) 
1     '** 

.Scirpus***  . 
Scliociius    . 

— 

— 

4 
2 

13 

2 

9 

1 

7 
1 

6 
1 

\cniciUiuiii   Dc- 
cas  1.  Aucl.  A. 

cl 

>* 

71 

Chulium.     . 

— 

— 

1 

1 

Toilaro  pag.  13. 

u 

f     72 
73 

Isolppsis**** 
Lyjjcum.     . 

0 

1 

1 
1 

1 

****  Giornale  Ifo- 
lanico    llaliano 
Flora    Palcniii- 

7.4 

Ac^ylops    . 

— 

— 

1 

3 

2 

lana  del  Profcs- 

7,-; 

.^:ir(lus  .     . 

— 

— 

1 

1 

soro  F.  Parlalo- 

iC 

I'sillllllS. 

— 

— 

1 

1 

rc   T.  2    Fasc. 

77 

I'.ollioclla    . 

— 

._ 

2 

4 

2 

1 

1 

3,  4  pag.   140. 

7S 

LoUiiin  . 

— 

— 

2 

6 

4 

2 

5 

3 

Ic  allrc"  specie 

7;i 

riiiiiiliiiia     . 

— 

— 

I 

1 

sollo  il  Gcnerc 

80 

Klyimis  . 

— 

— 

1 

2 

1 

Sciipus. 

81 

Iliii'ilcuiii     . 

— 

— 

4 

3 

1 

*  Guss.   Syn.  cil. 

[ 

82 

TriliiMiiii 

— 

— 

3 

9 

C 

1 

C 

C 

cl    Plant,    liar. 

1     83 

Cnslcllia*    . 

0 



1 

1 

Sic.    V,    Tinco 

b3 

84 

Sccalc    .      . 

0 

— 

1 

1 

pag.   17,   18. 

8.) 

Calapodiiiin. 

— 

— 

1 

2 

1 

•*Planl.  Har.  Sic. 

19 

'    80 

ISiacliypo- 

auct.   V.  Tineo 

i    ^ 

(Jiiiiii .     . 

— 

— 

2 

3 

3 

8 

8 

png.   22,  23  et 

U 

!     87 

I>I'()IIIUS  . 



— 

4 

17 

13 

1 

0 

0 

Flora  Palcrniila- 

1     88 

Fcsliica.     . 

— 

— 

4 

14 

10 

4 

4 

na  did  Prof.  Fr. 

;  8!) 

Vulpia'*  .   . 

0 

— 

4 

4 

Parlalori'.  Gior- 

1 

!     00 

Aj;i(ipyruiii''** 

0 

~~ 

I 

1 

nale  ISol.  llalia- 

j 

;    01 

bacli'lis  .     . 



2 

3 

1 

1 

1 

no  T.  1  Fasc. 11 

1 

:        02 

Sclcnicliliia. 

— 

— 

1 

4 

3 

3 

3 

12.pag.342., 349 

o.-i 

IMplai'iie 

0 

— 

1 

1 

ct    Guss.    Syn. 

n 

Splicnopus. 

— 

— 

1 

] 

vol.  3.  p.  890. 

o:i 

Pua'***  .     . 





3 

M 

8 

1 

2 

2 

"•Planl.liar.  Sic. 

OC 

Glyccria.    . 



— 

1         7 

fi 

V.  Tineo  p.  23. 

07 

I'jiiHi'ostis  . 



— 

1        4 

3 

1 

3 

3 

****  Guss.  Syn.  cil. 

08 

liiiza      .     . 





2        3 

1 

1 

et   Plant"    Rar. 

100 

Ecliinaria   . 

0 

— 

j       1 

1 

Sic.    V.    Tinco 
pag.  21. 

i 

83 

97 

214 

444 

238 

39 

17 

110 

93 

0 

LXXI 


GE«i;iti!; 


COHOSCHJTO 


A."  DKLLE  SPECIE 


COKOSCIIITO 


19     5  S 


liiporto. 

Scslrria. 
Ctysiiiiis 
('.Viiiisiiiiis  . 
Diiclylodo- 
niiiin  .     . 
C^iiiidoii.    . 

I'iMliclllll 

Kcljinochld,-) 
Srl.iiia  .  . 
I'l'iinisrluni. 
I.a|p|>;i_n().  . 
I'liiilari-;. 
(lliiypsis.     . 

I'IjIi'IIIII   .       . 

Aliipocunis. 
I'lilypoiioM  . 
Liii;iinis. 
Aiislida .  . 
Sli|ia  .  . 
Miliiiiii  .  . 
(iiisliidiiiiii . 
A.Liiiislis  .  . 
Aiiiiiiopliilii. 
Aiiindi)  . 
Mrlica*  .  . 
Ki)i'k'riii.  . 
Aha  .  .  . 
Avi'iia  .  . 
ArilliDxan- 

lliiirn  . 
AnlKMiaiillie- 

I'liiii    .     . 
Hiilclius. 
Sor^'um  . 
Sa<rlianiin  . 
Andi'ii|)(>i:cin. 
Hell  lupcigon 

Tolale 


83 


97 


0      — 


IL'i 


131 


TROVATO 


o  |~  _^ 


N.°  DELLE  VARIETA' 


COKOSCIDTO 


214    iU 


i72 


2 

T 
1 

/,. 
4 

j73 


238 


1 
2 
3 
1 
12 


J 

1 

6 

3 

s 

7 

10 

G 

11 

0 

310 


39 


17 


NOX 
TBOVATO 


110 


1      1 


30 


19 


93 


OSSEHVAZIOXI 


127    110 


Flurad'Avolaper 
Giuseppe  liiaiiea 
Alii  dell'  Act-ad. 
GiuciiiaToin.XX 
pag.  2<jl. 


Guss.  Syn.  vol. 
id.vol.3p.88C. 
Flora  Palermi- 
laiia  ill  Fil.l'ar- 
lalDio  Giur.Bol. 
Ital.  pag.  198. 


SEZIONE  3.  ACOTILI  VASCOLARI 


-1 

o 


2     - 


21 


GENE RE 


NOME 


COSOSCIBTO 


IN."  DELLE  SPECIE 


N.°  DELLE  VAIUETA' 


Equisetum 


2 

Lycopodiuni. 

3 

Ophioglos- 

sum    .     . 

4 

Bolryoliium. 

S 

OsniLiiula    . 

6 

Cyinnogiam- 

mc      .     . 

7 

Grammilis  . 

8 

Kollioclaonn. 

9 

Polvpodiiini. 

10 

Scolopi'ii- 

drium      . 

11 

PIcris     .     . 

12 

Bleeiiuni     . 

13 

Woodwaidia. 

14 

Adianlum    . 

15 

Chcilanlhcs. 

IG 

Asplcnium  . 

17 

AlliYi'iuni     . 

18 

Gyslopteiis. 

19 

Aspidiuiii    . 

20 

Slrutioplcris. 

Marsilea 


Tolale 


18 


CONOSCIIITO 


21 


NOK 
TROVATO 


JB  —     »=  .  5  — 


26 


1 
1 
1 
1 

2 
3 
1 
1 
1 
1 

10 
1 
1 
4 
1 


41 


13 


RON 

COIVOSCIUTO 

TROVATO 

, 

c 

\-r,.ii 

'S^ 

"—   o 

'^ 

~  o 

^^ 

OSSERYAZIOm 


SEZIONE 

4. 

ACOTILI  CELLULAR 

GENERE 

N."  DELLE  SPECIE 

N.°  DELLE  VARIETA' 

1               3 

NOH 

HON 

COfiOSClUTO 

CONOSCll'TO 

COflOSCHJTO 

TROVATO 

TROVATO 

mi 

mi 

u 

Q 

^ 

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SOME 

OSSERrAZIO.fl 

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1 

Lauronci.1* . 

0 

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3 

3 

*  Sasgio    di  Geo- 

2 

Uyliplilaca  . 

0 

— 

2 

2 

gralia    Bolaiiica 

i 

Spinilia.     . 

0 

— 

1 

1 

per  la  .Sitilia  dol 

4 

Pi'YSSoiclia. 

0 

— 

1 

1 

Pad.D.  France- 

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Woniisckiol- 
ilia     .      . 
AcanllioplKira 

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1 

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sco    Tornabene 
Bcnpd.  Cas.  «a- 
poli  1840  in  fo- 

7 

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10 

11 

12 

UictiiiiK'iiia. 
l'liyllc)|i|joia. 
(iiali'liiupia. 
Jliilra     .      . 
Clirysirnenia. 
Cmallina    . 

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glio    pag.   17  e 
scg.  .ilghe.    Li- 
chcnograpliiaSi- 
cula  aucl.  Fran- 
cisco   Tornabe- 
ne Bcned.  Casi- 

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Wrangeiia  . 

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nensi    in   Regia 

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Jaiiia     .     . 

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Sludiorum  I'ni- 

es   ■< 

13 

Dii,'i'nea.     . 

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1 

versitate  Bulani- 

10 
17 
18 
19 
20 

il 
23 
24 

2(; 

28 

Giarilaria  . 
Ciiuailitia    . 
Cippllon 
Klioilymenia 
ricliilium    . 
Il.vpnea .     . 

SpililTOCOCCUS 

Polysiphonia 
Dasya     .     . 
Liagora .     . 
Alsidiiim 
Pliuliiiiiium. 
Itylipliica    . 

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cesAnlecessore. 
Calinac  1849  in 

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Cyslosira    . 

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30 
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^     32 
33 

Spliacclaria. 
Sargassuiii  . 

Flahcllaria  . 
Biyopsis.    . 

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Ciidiiiiii.     . 
Olivia     .     . 

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30 

Halinicdca  . 

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Diilyola.     . 

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39 

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\    42 

i:iioida  .     . 
Encoclium  . 
Ilalyscris    . 

Cladophora. 
llva .     .     . 

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1    44 

Phiroseris  . 
Porphyria  . 

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Conferva    . 

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69 

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—  LXXIV 


anoiuv 

GENERE 

N.o  DELLE  SPECIE 

«.°  DELLE  VARIETA' 

1 

KOK 

WON 

b 

CONOSCIUTO 

CONOSCIUTO 

COSOSCIUTO 

1 

TBOVATO 

TUOVATO 

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NIJI. 

KOJIE 

OSSEHVAZIOfll 

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cula  Auct.  Fran- 

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cisco  Tornabeiic 

& 

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Gasparrinia. 

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Parmelia.    . 

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34 

Slicla     .     . 
Pelligera     . 

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Celraria.     . 
Roccella     . 

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Ramalina    . 

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12 

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Evcrnia .     . 

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Tenorea.    . 

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1 

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13 

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GENERI 

SPECIE 

VARIETA' 

COWOSCIUTI 

CONOSCIUTE 

KON 
TROVATE 

CONOSCIBTE 

so 

TROVATE 

'fc!§ 

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131 

21 

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1252 

272 

26 

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2." 
3." 

4.' 

DICOTILI 

MO.>OCOTILI 

\C0T1LI  VASCOLARl     .     .     . 
ACOTILI  CELLULARI     .     .     . 

91 

19 

4 

14 

496 

134 

21 

62 

430 
115 

18 
7 

1834 

373 

41 

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784 

310 

13 

47 

278 

SO 

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19 

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127 

2 

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384 

110 
2 

29 

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0 
0 

128 

713 

370 

704  1632 

2398 

1136 

334 

150 

679 

523 

5 

^.  B.   11  prespiite  lavoro  slalislico  non  era  csaltamento  redallo  quando  fu  scrilto  I'Elogio,  quindi 
'  si  trova  qualche  dillereiua  in  alcune  cifre  rapporlate  alle  pagiiie  18.  19. 


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.i?f   .■'If   iiti'_;n(f  'ilir,  'iJiil'ii  qi;/!'!  ifi'ii  >  ;ir,ii'iiii  iii-  cvniyi-iTiif)  ."flifraip  i 


asjsaai^ 


Relazioiii'  dci  Trnviiiili  Scioiitilici  cseguili  noli'  anno  .\.\X1I 
ilcll'  Aicaik'niia  (iinonia  di  Scienze  Aatnruli  in  Cutuniu 
siritla  dal  Sogrclario  Generale  della  medesinia  Francesco 
Tornabenc  Casincsc  ......))       \ 

Mcmoria   siil   Toiicnd  Kiralico  del  A'ord  di  Europa  del  Socio 

Carlo  (ioninicllaid      ■.....»     33 

Ossena/.ioni  su  I  Epidi'mica  Vajolosa  e  su  I'importanza  delia 
ri\a('(iiiazione  considevala  come  il  loro  ]iiu  sicuro  mezzo 
Ijidliiattico  per  il  Socio  corrispondenle  Giuseppe  Ardinia     (i'J 

Sulla  ulilila  di  una  riforma  nella  INotomia  descrittiva  della  .\o- 

nifnclatura  dei  lig.inicnli  ]ier  Salvatore  .Mcolosi  Tirrizzi »    il!) 

ContiniiazidMi'  della  Flora  dei  dinlorni  d'Avola  del  Socio  corri- 
spoiuleiile  (iiiisepjir  liiaiiea:  Memoria  X."  die  contiene  la 
deserizione  delle  piunle  eonipiese  nolla  classe  Diadelphia  ;)    151 

Sill  Mluvio  prove  (ieologiclie  del  (»iof.  Carlo  Gemnicllaro      »  253 

Ricerelie  sui  Pesci  Fosi^ili  della  Sicilia  per  Gaetano  Giorgio  Gem- 
nicllaro   ........  27!( 

Elogio  Accadcinico  del  Cav.  Vincenzo  Tineo  per  Francesco  'I'or- 

nabene  Casincse         ......         n        I 


I 


KRhOKl  COnUEZlOM 

Pa".  128.  lin.  2  ossidco     ....  assoiJeo 

T)  »      lin.  3  ossoideo   ....  assoideo 

1)  3      lin.  2G  ossoideo.     .     .     .  assoideo 

))  ))      lin.  27  ossoidlano  .     .     .  assoideano 

»  »      lin.  28  ossideo  ....  assoideo 

ji  129.  lin.  lo  ossoideo     .     .     .  assoideo 

„  »      lin.  16  ossoideo     .     .     .  assoideo 

»  131.  lin.   11  coslo-vcrlebralc    .  coslo-lrasvorsali' 

11  145.  lin.  20  osso  grandc    .    •  osso  uiicinnl« 


.1,  .. .'  )■ 


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DELL' AGGADEMIA  6I0ENIA 


DI  SCiENZE  NATURAL! 


SERIE  SECONDA  — TOMO  XiV. 


CATANIA 

TIPOGUAFIA  DELL'ACCADEMIA  GIOENIA 

DI   C.   GALATOLl 

Slrada  Quallro  Cantoni  n."  37. 

1859 


/.•;,'.■■-   ".  I  ' 


GARIGHE  ACGADEiviiCHE 


l»EH  L'WVO  \X\1II  nv  lU.Ui)  18j()  A  (IIIGYO  1837 


1.  I'riino  Direltore-D.  Angelo  Panebianco  Inlendentc  della  Provincia 

2.  Sccondo  Dirctlore  -  Prof.  Carlo  Gemniellaro 

3.  Segretario  Generale  -  Prof.  Pad.  D.  Francesco  Tornabene  Priore 

Casincse 

4.  Segretario  di  Scienze  IVaturali  -  Prof.  Euplio  Reina 

.1.  Segretario  di  Scienze  Fisiclie~-  Prof.  Ignazio  Landolina 
6.  Cassicrc-Dr.  Gaclano  De-Gaclani 

1.  Dircltore  dollc  slampc-Pad.  D.  Giovanni  Cafici  Casinese 
8.  Dircltore  del  Gabinello  -  Prof.  Andrea  Aradas.        • 


rfiErnBRi  del  comitato 


1.  Prof.  Carlo  Gagliani 

2.  Dr.  Darli)l(tnR'o  Hapisardi 

3.  Prof.  .Michelangelo  Bonaccorsi 

4.  Prof.  Giuseppe  Zurria 
."i.  Prof.  Andrea  Aradas 

6.  Prof.  Mario  Di-Stcfaui  Caruso. 


.i.'l  T,  / 


CATALOGO 


DEI  SOCII  E1.ETTI  DA  GE^.^ARO  1856  AD  APRU.E  1837. 


s 

GRADO 

4 

DATA 

>03I1    E    COCNOMI 

PATRIA 

ACCADE3I1C0 

a 

DELIA   ELEZIOB 

Scduta    Estraor. 

1 

Mariano  Grass!  .     .     . 

Aci  Rcale 

Onorario 

2G2 

dcl6Aprile  1837 

2 

Diego  Orlando  Calalano 

Palermo 

)) 

263 

11 

3 

Giovanni  Zigarelli  .     . 

Avellino 

)) 

264 

11 

4 

Giuseppe  Zigarelli  .     . 

1) 

u 

263 

1) 

5 

Principe  Guglielmo  Er- 
nesto Duca  di  Beve- 

lacqua 

Tenezia 

11 

266 

ii 

6 

Pad.  Evancelisla  da  S. 

Marco  cappuccino    . 

S.  Marco 

)) 

267 

)i 

7 

Cav.  Orlando  Turchelli 

Fuccio 

» 

268 

;i 

8 

Comni.  Giacomo  Caslel- 

nuovo   

Tunisi 

» 

269 

11 

0 

Gaelano  Margani    .     . 

IS'isccmi 

II 

270 

11 

10 

Ignazio  De-Paola    .     . 

Catania 

11 

271 

11 

11 

Cardinalc  AnloncUi  Sc- 
grelario  di  slato  pres- 

so  S.  Sanlita  .     .     . 

Roma 

)i 

272 

II 

12 

Cav.  Filippo  Majorana. 

Militello 

II 

273 

11 

13 

Francesco  SlalcUa  Mar- 

chese  di  Spaccaforno 

Palermo 

II 

274 

11 

14 

Pad.  Francesco  De-Bla- 

si 

Alcamo 

II 

273 

:i 

i:; 

Vincenzo  Pcrcolla  .     . 

Catania 

II 

276 

1) 

ic 

P.  D.  Bernardo  Gaetani 

Casinese    .     .     .     . 

Napoli 

» 

277 

;i 

n 

Sac.  MelchiorreGaleolti 

S.  Filippo 
di  Agira 

II 

278 

11 

18 

Vincenzo  Scarcella.     . 

Messina 

Corrisponden. 

627 

;i 

19 

Francesco  diPaolaBcr- 

]     tucci '...,. 

Catania 

11 

628 

.) 

20|Domenico Greco  e  Groco 

Milazzo 

11 

629 

» 

2l|Cav.  Giovanni  Fraccia. 

Palermo 

11 

630 

.1 

22 

Michclc  Pandollini  .     . 

» 

11 

631 

;i 

23 

Toinmaso  Lcvante  .     . 

Lorino 

11 

632 

'1 

C^J 

GRADO 

bATA 

o 

SOMI    E    COGXO.MI 

PATRIA 

is 

ACCADEMICO 

a 

DEllA   ELEZIOXE 

Seduta    Estraor. 

24 

Gaetano  Tenore.     .     . 

Napoli  ■ 

Corrisponden. 

633 

del6Aprilel857 

2j 

Carlo  dc-Cesare.     .     . 

Napoli 

]) 

634 

B 

26 

Domenico  Tarsitaiii.     . 

» 

1) 

C3j 

)l 

27 

Pad.  Giuseppe  Romano 

"    ■ 

D.  C.  D.  G.  .     .     . 

Palermo 

)) 

636 

))                -    ■ 

28 

Prof.  Giov.  BalUsta  Bar- 

-  -^ 

resi 

Palermo 

)) 

637 

» 

29 

Pietro  Sanguinetti  .     . 

Roma 

» 

638 

"           •',  ;'■ 

30 

Prof.  Giuseppe  Insenga. 

Palermo 

>i 

639 

))            '    ■' 

31 

Prof.  Giovanni  Misco    . 

)) 

» 

640 

»           ■    ■■" 

32 

Sac.  Antonino  Penua   . 

Messina 

)i 

643 

)) 

33 

Santoro  Mirone  .     .     . 

Viagran- 

de 

Collaboratore 

177 

)) 

34 

SalvatoreTomasclli.     . 

>i"icolosi 

» 

178 

» 

33 

Yinccnzo  D'Angelo.     . 

Messina 

» 

179 

a 

3G 

Sanlo  Rapisardi.     .     . 

Catania 

)) 

180 

)) 

37 

Ignazio  Nicolosi.     .    . 

Lingua- 

glossa 

)) 

181 

)l          ;  -■: 

RELAZIOi^E 


TRAVAGLI   SCIENTIFICI 

ESEGUra  NELL'  ANNO  XXXHi 

DELL'ACCADEMIA  GlOEiVIA 

DI 
eOIBHZB  HiTUBlLI  rg  OlTAHIt 

scrilla 

DAI.  SEGBETA&IO  GEirCltAl,C   DELLA  UEDESIMA 

Francesco  Toriiabcnc 

CASlJfBSE 

Prof«»re  alia  R.  Unirer«ila,  Direllore  del  R.  Opto  Botanico  ia  Catanui, 
Socio  di  Tarie  Accademie  Nazionali  ed  Esterc. 

lEIIA 

MLU  lORSATA  ORDIHARU  DEL  7  MAGGIO  1857. 


ATTI    *CC.   vol.    XIV 


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\3k  la  moltiplicita  de'  bisogni  e  il  necessario  elcmenlo 
percho  la  civilla  sociale  si  accresca,  io  veggo  iiel  cerchio 
JogT  istinli  iiatiirali  dell'  iionio ,  c  ncUa  capacita  di  cui 
godc  a  soddisfarli,  I'inipegiio  iiinato  d'incivilire  se  stesso. 
Iniinaginiamo  per  un  islanlc,  clie  qucsl' osscre  nc  sia  privo 
0  scarsameiile  ioniild,  la  civilla  dissolverebhcsi  di  Icggieri, 
presto  sarehhc  ogni  ollicio  sociale  compiulo;  ma  Tuonio 
sonle  i!  hisogno  di  coltivare  se  stesso  jter  divenlare  miglio- 
re,  seiilc  lisliiito  iU  o|)erare  sii  gii  esscri  clie  lo  circonda- 
no  per  trasformarli ,  svolgervi  nuovi  lesori,  e  presentarvi 
novelle  I'ornie  (ratio  dalla  svariata  iinmensila  degii  stessi. 
Or  di  (picsii  liis(tgiii  aliri  si  rifciiscoiio  alia  materia 
che  ci  circoiida  ,  allri  si  rapporlano  all'  iiomo  stesso  in 
armoniosa  sociota  costituito.  Fu  infalli  per  1'  opera  del 
priini,  clie  veiiiiero  trallc  dal  scno  arcano  dclla  natura  le 
leggi  degli  aslii,  le  varie  s|)ecie  dclle  pianle  e  degli  ani- 
mali,  de"  iiic'lalli  ,  dellc  terre  che  coinpongono  il  nostro 
globo ;  c  fortunate  indagini  si  siiccessero  sulla  struttnra 
del  corpo  nmano,  sulla  composizione  dell' aria  e  dellac- 
qua,  della  luce,  del  calorico,  e  delleleltrico.  E  dal  co- 


_4  — 

slanle  esercizio  di  si  cospicuc  riccrche  nacquero  1'  indu- 
stria,  i  meslieri,  le  varic  scienze,  il  bcllo  dcU'artc,  la 
conlcniplazione  filosofica  d'  iin  gran  principio  chc  regge 
e  govcrna  1'  universe). 

.Ma  la  civilla  non  si  fonda  sidle  semplici  relazioni 
deir  uonio  colla  nialeria,  sonvi  bcnanco  de'vincoli  die  le- 
gano  uonio  ad  uonio,  faniiglia  a  faniiglia,  rcgni  a  regni: 
ed  anclie  lali  leganii  si  niultipiicano  per  cultura  di  senti- 
menti  niorali,  e  per  quel  vinculo  die  si  richiede  ncH'  a- 
dempimento  delle  varie  opere  della  socicta,  e  dc'  rispeltivi 
doveri  imposli  a'  vari  nicmhri  d'  un  corpo,  die  dalla  con- 
corrcnza  ordinata  delle  singole  operazioni  riceve  anima 
e  vita.  Signori,  ripelianiolo  in  una  sola  parola,  la  sociela 
consiste  nel  complesso  di  quelle  relazioni  die  legano 
ruomo  alia  malcria,  e  ruomo  con  1' uonio:  complesso  di 
operazioni  intelleUive  e  niorali,  complesso  solo  perfeziona- 
bile  dagli  si'orzi  progressivi  deirinlelligenza  e  del  cuore. 
Se  niancasse  alcuna  di  queste  condizioni  la  sociela  non 
conseguirehhe  il  suo  fine,  e  sarebbe  imperfetta.  Chc  di- 
rebbesi  infalli  di  quella  sociela,  ove  coltivandosi  1'  intel- 
ligenza  nelle  cose  aslralle,  non  si  desse  niano  all'  opere 
d'industria,  o  dove  accarezzandosi  il  ben' essere  dell  in- 
dividno,  venissero  trascurali  i  senlimenli  niorali?  Polreb- 
besi  addimandare  civilla  quella  semplice  cura  di  dare  pcr- 
fezionamenlo  e  lustro  al  corpo  sociale  senza  por  niente  al- 
r  individuo ;  o  al  contrario  darsi  ogni  sforzo  per  riforniare 
r  individuo  lasciando  il  corpo  in  oblio? 

Signori ,  con  quesli  principi  dando  un  guardo  alio 
stato,  al  paese  in  cui  viviamo  io  trovo  1'  elenienlo  sociale 
nel  gran  progrcsso  della  vera  civilla.  E  qui  che  le  rela- 
zioni deir  uonio  con  la  maleria  fanno  rapidi  e  porlenlosi 
avanzanienli  ;  e  qui  che  1'  uonio  avvicinandosi  all'  uonio  lo 
solleva  ne'  niali,  lo  ajuta  nelle  riccrche,  lo  sospinge  al  fa- 
cile possesso  delle  oneste  sue  brame. 


—  ti  — 

Ed  io  alia  prosoiizn  d"  iiii  Direltorc  siiprcnio  dolla 
Sicilia,  clio  s|>iiig(^  con  assidiiila,  con  j)rcimira,  e  con  zelo 
la  civilta  dcllo  slnlo  nolh^  scicnzc,  nolle  arli,  c  nd  ini- 
i^lioianiciilo  morale  i  suoi  aniniinislrali  ( 1  j  cliianialo  dal 
proprio  dovcrc  a  prosonlarc  iin  piccolo  quadro  di  Irava- 

d)  La  prosonle  Rolaziono  dei  travupli  scientifici  per  I'anno 
XXXIII  (k'll'Accadi'inia  (Jidciiia  In  IcHa  alia  occasionc  flic  visilava 
r  isola  S.  E.  U.  rranccsco  ^^lalolla  Marclu'sc  tli  Spaccaloino  Gcn- 
liliionid  (li  Camera  di  S.  M.  (  i>.  c.  )  con  cscrcizio,  Mrcllorc  del  Mi- 
nistcro  c  Real  Scijrclcria  di  Slain  presso  il  I.u(ii;nlcncnle  (Icncrale 
di  S.  M.  in  Sicilia  jier  il  Diparlinicnio  dell  Inlerno,  (loniniendatore 
del  R.  Online  di  Carlo  HI"  di  Spaj^na,  Cavaliere  del  R.  Oidine  di 
Francesco  I'rinio ,  Socio  Oiunario  della  slessa  Gioenia  ec.  ec. 
L' Accadeniia  in  tale  ricoirenza  ]niliblica\a  la  seguente  cpigral'e: 

IL    VII    )l.*r,C.IO    JIDCCCLVII 
Sl\    F.f.f.KLLt.XZV 

IL  MARCHESE  Di  SPACCAFORNO 

Diiiirnoi'.i: 

DEI,    UII'AItTlllK.MO    DKI.l' I>Ti;il.\0 
NEL    MLMSTEIUI    E    HEAL    SECIIETEHIA    DI    STATO 

PliESSO    SIA    ECCELLEiVZA 

IL    L10G0TE!>E!ME    GE!\ERALE     DI    Sl'A    IHAESTA 

l.\    SICILIA 

ESIJIIO    CILTORE    E  I'RO'IOTOIJE    CALDISSIMO 

DI    OG.M    SCIE.XTIFICA    DISCIPLI.>A 

!llErE>ATE    DEI    DOTTI 

AL    MOHALE    E    5IATEHIALE    PROGIiESSO    DELL' ISOLA 

OPEROSO    ZELANTB    liXFATICABILE 

VISITA^DO    CATAMA 

IMERVENIVA    KELLA    SEDITA    DELLA    CIOENIA  ■  ' 

E 

lA    RELAZIOIVE    DEI    LAVORI    XCCADEMICI 

DElL'AN?iO    XXXIH  ,        .  i 

ASCOLTAVA  .  ■.         ,  ,, 

A    PERPETIA    IliroRDANZA 

DEL    RICEVITO    0>ORE 

QIESTA    ME.IIORU. 


—  6  — 

gli  scientific!  d'un  corpo  di  naUiralisti  siciliani  in  Acca- 
demia  raccoiti,  non  posso  altrimonli  farnii  innanzi  chc  ac- 
cennando  quanto  abbia  concorso  questo  nobile  corpo  alia 
civilta  nierce  i  lavori  dell'  anno  accadcinico  die  volse  or 
era.  Si  di  quest' anno  solo  io  parlcro  ,  poiclie  de' pro- 
gress! dati  alia  civilta  in  trentatre  giri  di  sole  dalla  Gioe- 
nia,  d'  anno  in  anno  pin  volte  io  dissi,  ed  altri  che  mi  pre- 
cessero  nicglio  di  me  in  niodo  leggiadro  e  lilosolico  scris- 
sero  e  pubblicarono. 

Un  biso"no  di  mii'lioramento  scienlifico-umanitario 
si  senliva,  e  la  civilta  nostra  era  in  quest'  anno  tentata 
a  soddisfarc  i  voli  di  qiieslo  bisogno.  Forse  questi  biso- 
gni  intelletlivi  non  erano  uguali  per  tulli,  o  non  erano  in- 
tesi  da  tutli,  nia  venivano  ricbiesli  da  un  corpo  sociale, 
ma  i  bisogui  scientilico-umanitari  erano  da  lutti  inlesi,  da 
tutti  concordamenle  richiesti.  S'l,  menlre  da  una  parte  i 
dotti  del  mondo  incivilito  volevano  spieganienli  jiiii  logic! 
di  quell!  dati  fin'  oggi  circa  a'  calaclisnii  del  globo  ,  e 
quindi  miglior!  dellagli  sulla  paleontologia,  e  suH'esistcnza 
erratica  d'alcnn!  grand!  blocchi,  e  richiedevano  che  ad  ot- 
tenere  miglior!  prove  delle  leggi  goografico-fisiche  le  flore 
parzial!  dellc  cosle  del  mediterraneo  lossero  cs|)lelatc;  I'u- 
nianila  dair  altro  canto  domandava  ajuli,  soUecilava  !  soc- 
corsi  della  scienza  nella  ricomparsa  del  deformante  vajolo, 
nella  spaventcvole  malattia  dell'  assolula  chiusura  della 
bocca;  nella  facile  nianiera  d'apprendere  la  strutlura  del 
corpo  umano.  Signori,  questi  bisogn!  die  e  la  dottrina  e 
I'unianita  a  vicenda  si  volevano  ncllo  scopo  d'un  incivili- 
menlo  inlellettuale  e  sociale  ,  dovevano  soddisfarsi  ,  cd 
ecco  la  civilta  progressiva  dell"  Accademia  Gioenia  che 
concorrc  co'  suoi  travagli  ad  entrambi  quel  voti. 


-7- 

I. 

GEOLOGIA 

Sill  cadore  del  socolo  (Icciiiiolfavo  la  jjeolocfia,  c  la 
genijnosia  allonlaiiaiidosi  dall"  esanic  dcl'alli,  o  lissandosi 
sulle  c(iiii;('llm(!  c  Ic  ijiolosi  Irasscro  niolle  nienli  nc'  so- 
fisiiii  .  c  nciili  errori  allorclie  leiitarono  applicaic  i  sup- 
posli  |»rin(i|ii  n  spicjiazionc  dcllo  iiannzidiii  del  jiiii  an- 
lic(»  e  sacio  liljio  del  iiuiiulo,  della  lliiiliia;  di  (|ii<'ile  carte 
serine  da  iinmini  (|iiasi  conteni|)(»ranei  alia  I'orniazione  del 
gioho,  e  delle  sue  parli.  Xeilesordire  del  secolo  deeinioiio- 
no  i  sa|)ieiili  ((nniiicinniiK)  ad  avvedersi  die  slava  loiitaiia 
la  verilii  dalle  ipolesi  ge(d(igielie  del  secolo  scorso,  e  an- 
darono  esamiiiando  i  fatti  liihlici  con  quella  sincerila  die 
noil  preneciipa  la  nienle  .  e  non  la  spingc  ad  errore.  E 
(|iii  iKiii  |i(itr(>i  lodare  aliliastaiiza  Ic  Ojiere  di  lUickland, 
die  ridiianianiiio  le  osservazioni  geologiche  e  geognosti- 
che  a  (jiiel  piiiilo  ove  sla  e  risiedi;  il  vero  (1),  ne  sa- 
prci  |)i()p(ure  iiiigliori  lavori  per  la  coniplessiva  esposi- 
zioiie  di  liillc  le  o[»inioui  suirassnnto  di  quanto  Icggesi 
ncUe  C((nreieiize  del  dolto  e  cliiari.ssinio  AViseinan  (2). 

La  geidogia  e  la  geognosia  negii  anni  presenli  tro- 
vansi  I'oiidale  sopra  falli  |iiii  diiari,  iiieglio  osservati,  so- 
pra  diligenlissinii  esaini,  e  lor  si  prestarono  in  0|)j)orlunG 
soccorsd  la  |iale((nl(d(tgia.  la  mineraldgia,  la  geognilia-O- 
sica,  e  la  diiiiiiea  per  dare  spiegamenti  ncgrandi  cata- 

(1)  RiicKliind  VitKUdai'  Gi'oJogicao  Oxford  1820.  Idem  Reli- 
quiae DilinidiKic  l.(in(liiii    IS23. 

(2)  Coiircrciizc  sopra  lu  tonnessioiie  delle  scieiize  colla  Rivela- 
zione  teniile  in  lionia  da  Mcola  ^Visenian  ee.  or.  tradoltc  dall  origi- 
nalc  inglesc  da  Ciiacomo  Mazio  della  Compagnia  di  Gcsii.  Vol.  2. 
MilaQo   I8'J   iii-8."  „   , ,  „ ,, 


—  8  — 

clismi.  Ecco  adunquc  il  naUirale  Lisogno  sentilo  dalla  o- 
(lierna  civilla  di  dover  conoscere  talune  geologiche  fasi 
sci'iUe  dalla  Sacra  Kibhia,  e  lali  allre  circoslanze  che  ci 
avvisano  degli  avveiiimeiili  esislcnli  ora  ncl  scno,  cd  ora 
sulla  superlicie  della  crosla  terrcstre.  E  1' Accadcmia  Gioe- 
nia  iiiteiila  alio  sludio  dcUe  scicnzc  naturali  doveva  sod- 
disfarc  a  questo  bisogno  nel  puro  interosse  di  appagare 
il  volo  della  coinunc  civilla. 

Cosi  il  socio  nostro  Carlo  Gemmcllaro  giovandosi  dei 
luini  che  la  odi(MMia  geologia  apprcsta  allc  mciiti  ,  pro- 
nunziava  erudito  discorso  cumulandovi  ordinatamonlc  qiian- 
le  prove  si  convenivano  circa  al  fallo  del  Diliivio  Mosai- 
co  (1).  Ei  dice  siiUc  prime,  che  sebbene  noii  piu  con- 
Irastala  la  verila  di  quel  grande  avveniniento,  pure  non 
sono  niancali  geologi  che  avendo  sistemalo  a  loro  par- 
ticolare  modo  la  successione  de'  lerreni  hanno  sfigurato 
in  tal  guisa  quello  diluvialc  da  non  potersi  piii  riconoscere 
dagli  altri  con  distinlivi  caralleri,  c  quindi  pare  con  cio 
avere  essi  negala  al  tutlo  I'esistenza  dell' accennato  di- 
luvio.  Segue  a  dire  il  nierilissimo  socio,  che  se  allri  geo- 
logi amnieltono  1'  universale  diluvio,  nc  hanno  poi  stabi- 
lita  la  causa  nel  sollevamento  de' lerreni,  e  colesloro  fis- 
sando  il  guardo  sulla  gran  catena  dell'IIimalaya  ban  reso 
possibile  col  pensiero  che  il  sollevamenlo  di  quelle  masse 
avesse  prodolto  il  calaclismo  spaventevole.  Quesle  due 
ipotesi  sono  inlanto  vigorosamenle  allaccate  dal  nostro 
collega,  poiche  fissando  il  guardo  sulla  giacilura  de' ler- 
reni diluviale  e  terziario,  asserisce  che  non  si  poleva  il 
primo  formare  se  non  merce  d'  un  generale  alluvione,  sic- 
come  affermano  Cuvier,  Buckland,  Lyell.  E  qui  fa  ricor- 
dare  i  caralleri  distinlivi  del  terreno  diluviale,  e  d'  allu- 


(1)  Sill  Diluvio  Prove  Geologiche.  Memoria  letta  nella  tornata 
ordinaria  del  15  gennaro  1857  dell' Accademia  Gioenia. 


—  9  — 

vione,  ove  ha  provalo  la  esisteiiza  tl'  ossa  uniane  ne'  nia- 
teriali  del  prinio ;  e  sogfjiiinge  la  loro  scarsezza  derivarsi 
dalla  poca  diffusioiic  deli'  iiinan  i;piicre  a'  tempi  dell'  uni- 
versale diliivio,  nieiilre  esseiido  .selvagiiia  ed  iiuoita  la 
terra  piii  clic  da  uoiiiiiii  era  dagli  aiiiiuali  coperla  la  su- 
perlicie  terrestrc. 

Passa  ei>li  poi  ad  idlcriore  csanic,  se  il  stdlcvameiilo 
deirilinialaja  poleva  col  I'allo  prodiirre  (piel  ealaclismo 
diluviale,  e  Irova  che  siipposla  la  sollcvazioiie  della  ca- 
tena deir  lliinalayii,  del  Thibet,  ed  allri.  e  supposta  con 
cio  la  lorniazionc  dun  marc  piii  esteso  del  Caspio,  pine 
r  inondazione  terrestrc  non  sarebhe  giunla  che  a  poclii 
mctri  d'allezza.  Per  le  ([uali  cose  il  socio  porta  avviso 
die  se  I'onnipossenle  avessc  voluto  scrvirsi  in  quel  cata- 
clismo  di  naliirali  lenomeni ,  poteva  produrlo  aumenlando 
il  volume  dcH'acqua,  e  facendola  versare  rihollente  sulla 
terra,  come  lili  |»are  la  stessa  IJihhia  indicasse  nelle  j)a- 
rolc:  nipU  sunt  uhyssi ,  et  calcmdaa  cocli  apeiiue 
sunt  (1);  ma  lo  scrittorc  sapientemente  conchiude  ,  che 
])asta  al  geologo  aver  provato  con  lo  esame  del  terrene 
diluviale,  che  il  catadismo  avvenne  un  di  indubitatamente 
sulla  supcrlicie  terrestre. 

PALEONTOLOGIA 

Ma  ffli  esami  de'  terrcni  non  si  voc'liono  da'  nioder- 
ni  geologi  colla  scmplice  ispezione  d'alcune  conchiglie, 
d'alcune  ossa  di  quadrupedi ,  d' alcuni  vegetabili:  la  it- 
tiologia  fossile  e  slata  giudicata  uno  de'  fatti  positivi ,  una 
delle  vere  medaglie  che  possono  segnare  1'  epoche  geolo- 
giche  dc'diversi  terreni;  per  la  qual  cosa  e  un  pretto  bi- 
sogno  nello  stato  presente  della  scientilica  civilla  lo  slu- 

(1)  Gpncsi  c.  1,  verso  H.  ■     '  '  '  "^ 

ATTl   ICC.    VOL.   XIV.  2 


—  10  — 

flio  di  qucsli  paleontologici  obbiclli,  e  la  Sicilia  che  forma 
uno  de'  punli  piu  inleressanti  nella  linea  del  Medilerra- 
neo  per  lo  studio  de'lcrreni,  lissar  dovcva  1' allenzionc  no- 
stra su'  pesci  fossili  come  1'  ha  ricliiainala  da  piii  anni 
nello  studio  delle  ossa,  delle  conchiglic,  dcUe  piante,  e 
degli  ecliinodermi  fossili. 

We  quesla  riccrca  e  priva  d'  utile  risultanienlo ,  da- 
poiche  se  tale  studio  nel  Torinese  fatto  dal  Prof.  Si- 
smonda  ne' Icrreni  Mioconico  arcnario  ,  marnoso,  argillo- 
so,  gessoso,  c  sabbioso,  e  nel  Plioccnico  sabbioso  ed  are- 
nario  gii  diode  il  destro  di  raccogliorc  trcnta  specie  di 
pesci  fossili  (1),  anco  la  Sicilia  al  socio  noslro  Gaetano 
Giorgio  Gcmmellaro  nolle  formazioni  del  calcareo  tcrzia- 
rio  superiore,  medio,  scistoso,  arenario,  ippurilico  e  num- 
niullilico^  nel  gres  torziario  c  rpialornario,  nol  piano  car- 
bonifero,  e  nolle  marnc  solforifere  ha  esibito  trcnta  specie 
e  tre  variota  di  pesci  fossili  bene  determinate,  le  (piali  in 
apposito  lavoro  diviso  in  due  parti  con  distinte  descrizioni 
ha  presenlato  al  consosso  gioenio.  Egli  nella  prima  parte, 
che  On'  oggi  ha  fornito ,  Irova  undici  generi  cioe ;  Am- 
hlypterus,  Sphoirodus,  Galeocordo ,  Spliijma,  Ilemipri- 
stis,  Glijphis,  Carcharodon,  Olodus,  Oxyrhina,  Lam- 
na,  Acanthias,  generi  fissati  da' sommi  Cuvier,  Agas- 
siz,  Bronn ;  trova  otto  specie  indeterminate  nella  scien- 
za,  0  percio  ei  le  ascrive  nel  calalogo  delle  scopertc,  tali 
sono  Spherodus  Aradasii,  intermndius,  Galeocerdo  Si- 
smondce,  Carcharodon  inaifiuilaferaJis,  Costae,  Tornahe- 
ne,  Ghjphis  Scacchi,  Lainna  Lycllii:  ogii  trova  ancora 
una  varieta  novella  il  Carcharodon  megalodon  var.  si- 
cuhis. 

Le  specie  e  le  variola  dal  socio  determinate  appar- 

(1)  Dcserizione  di  pesci  e  crostacei  fossili  nel   Piemonle.  E. 
Sismonda  Torino  1849.  ,;,  „^,.,,,,    ,     .,  ,,.,„.,.,  ,,, 


— 11  — 

tengono  a'  classic!  dolla  scienza  Agassiz,  Sismoiula,  Blaiii- 
ville :  le  parli  c  la  i;iaciliii'a  di  qucsli  paleonlologici  es- 
seri  soiio  da  liii  diiii>rnteiiioiilc  descrillc,  e  (|iiesl()  primo 
lavoro  d"  illiologia  Ibssile  in  Sicilia  la  dogiiu  di  lodt;  il 
iiierilissiiiio  osservalure  (1). 

GEOGNOSIA 

L'  esimio  ed  iiidclcsso  scriUorc  Carlo  (leiiimellaro 
aveva  inlaiito  fissato  la  iiumiIc  siilla  mcmoria  del  signor 
Durochcr  iJioseiilala  da  iioii  niolto  all'  Islilulu  di  Francia 
e  con  rillcssioni  analoghe  rifciila  a  (picl  dotlo  consesso 
da!  signor  Elia  Dc-Heaumont.  1  lavori  di  (piesti  due  Irancesi 
gcologi  liiinno  per  nicta  la  doscrizione  de'  luoghi  occupati 
dal  lorrono  crrsilico,  e  de'hlocclu  erralici  al  nord  d"Eu- 
ropa  ;  ina  la  scienza  malgrado  le  riccrciie  di  (jnei  dolti 
non  era  piciiainenlc  diradata  da'  siioi  dnl)l)i  c  coiilcnla  delle 
lore  indagiiii,  lalciie  nel  siio  progresso  di  civilla  la  gcognosia 
aveva  ricliieslo  allre  spiegazioni,  ed  nlUi  lalli.  II  Genimel- 
laro  vi  si  e  provaln,  e  scrivendo  su'  Llocclii  erratici  (2)  fa 
vedcre  ci(>  clic  s'  iiilcnda  d'  essi,  e  come  lianno  |»rincipal- 
inente  allirala  1'  allcnzidue  dc'  sapienli  per  la  Iiinga  catena 
che  forma  il  terreno  delto  erralico,  il  (piale  dalle  nionla- 
gne  della  Scandinavia  si  eslonde  per  la  Finlandia,  per  lo 
inlerno  della  liussia,  [ler  il  nord  d'  Alemagna  e  Daniniar- 
ca  ;  e  (piesto  terreno  fra  gii  altri  singolari  fenomeni  pre- 
scnla  delle  zone  composle  di  masse  di  rocce,  die  lUocchi 
erralici  si  dicono,  colla  coslanle  direzione  dal  IVord  al 
Sud,  e  colic  tracce  evidenti  del  loro   passaggio    quundo 

(1)  Riccrciie  siii  pesci  Htssili  della  Sicilia.  Memoria  letla  nella 
tornata  ordiiiaria  del  I'J  febbraro  1851  dell' Accademia  Gioenia. 
Parle  ]irima. 

(2)  Su  i  Itldcchi  Erralici  del  Nord  d'Europa.  Mcmoria  letla 
nella  lornala  ordiiiaria  del   il  lui?lio  1836  dell' Accademia  Gioenia. 


—  12  — 

traversarono  i  diversi  terreni.  Dopo  tale  esposizione  1'  Au- 
tore  s'inlraUiene:  1"  sulla  grande  quanlila  del  maleriale 
di  trasporlo  die  vennc  sulla  superlicie  d'  Europa  e  d'  A- 
niorica  con  queslo  terreno  crralico;  2"  sulla  straordina- 
I'ia  mole,  e  grande  dislanza  de'blocchi  dal  silo  d'onde  sono 
stall  staccati;  3"  suUe  erosioni  e  suUe  solcature  che  si 
osservano  lungo  le  rocce  soltoposte  al  maleriale  di  tra- 
sporlo; 4"  sulla  coslanle  direzione  dal  Kord  a  Sud  di 
queslo  terreno.  Dal  che  ne  inlerisce  clie  unico,  subllaneo, 
e  polcnlissimo  dovctte  essere  il  fcnomeno  die  iormo  quel 
terreno,  e  quel  blocchi  crralici. 

Venendo  al  dellaglio  de'  falti,  ei  Irova  facile  lo  spie- 
ganiento  di  laluni  fenomeni,  fra  i  quali  cmette  una  sua 
ipotcsi  intorno  alia  formazione  delle  solcalure  delle  rocce 
prodolle  ne'  terreni  dal  passaggio  de'  blocchi. 

Ma  volendo  indagare  da  quale  causa  potente  cbbero 
origine  il  Icrreno  erralico  e  quei  blocchi  crralici ,  ossia 
per  qual  mezzo  si  sollevarono  le  acquc  del  Nord  sulle 
monlagne  della  Scandinavia  che  smanlellando  la  loro  sii- 
pcrficic  nc  diffusero  i  materiali  a  cenlinaia  di  leghe  verso 
il  Sud  e  coslituirono  quell'  esleso  terreno,  egli  a  due  po- 
tenli  ienomeni  crede  polersi  allribuire :  o  ad  un  solleva- 
menlo  del  vaslo  conlinenle  della  Grocnlandia,  o  ad  un  pas- 
saggio 0  ad  una  cadula  d'  una  aslcroide  vicino  al  polo 
arlico:  esaniinali  pero  i  caralleri  dell' uno  e  dell' allro  di 
quesli  fenomeni ,  e  le  circostanze  che  avrebbero  dovuto 
accompagnarli,  inclina  a  delerminarsi  pel  secondo,  atte- 
soche  la  subilanea  ed  unica  causa  dell'avveninienlo  non 
puo  meglio  supporsi  che  nella  polenza  astronomica ,  su- 
periore  alia  tellurica. 


7.  'I!  !:■      :,,   -.         ,,,...    T'     l-ilj    ■:  Ma:!!  ■ 


—  13- 

BOTANICA 

Diillo  coiisiilor.'izioni  scicnlificlic  relative  al  reii'no  inor- 
gaiiico  passando  all"  orgaiiico  si  ollrc  priniario  lo  studio 
dcgli  csseri  reijctahili,  e  di  (|iicsti  quella  parte  die  piii 
intcressa  il  sidiliine  della  scieiiza,  c  direi  die  tocca  la  vera 
c  propria  civilla  del  iioslro  secolo. 

La  (l('()i>ralia  Lolaiiica  e  iiiio  studio  die  vanta  i  suoi 
priucipi  c  le  sue  leoridic  da  poclii  luslri  nel  canipo  del 
sapcrc,  cd  i  uomi  di  Humboldt,  Piramo-Auguslo  ed  Alfonso 
I)o-Caud(dle  ,  Rolicrlo  IJrown  ,  c  Fcdorico  Sdiouw  sono 
scritti  a  Ictlere  d'  oro  nciili  annali  della  scienza,  per  ave- 
re  essi  in  (picsia  parte  clcvato  un  nQvello  edilicio. 

l\el  IHili  scrissi  lopera  Sa^ifjio  di  Geufimfia  Bo- 
tanica  per  la  Siciliu  inserita  nel  prinio  volume  deifli 
Atli  del  sellimo  Congresso  Scienlilico,  Italiano  (1),  d'allo- 
ra  fissai  il  pensiero  nolle  ricerdie  delle  leggi,  c  dei  fatti 
relalivi  a  ipiesta  parte  di  lilologia,  e  giudicai  die  quelle 
pagine  polevano  servire  di  spinla  ad  un  esleso  lavoro  di 
botaniea  geogralica  ,  poidie  ivi  erano  distinte  !e  stazio- 
ni  sotto  ii  rap|torlo  geognostico,  idrogralico,  aerogralico 
ed  crano  asseguate  ad  ogui  stazione  le  piante  sponlanec, 
e  secondo  I'  ahito  pro})rio  ;  ivi  trovavasi  segnata  1'  in- 
fluenza d(d  dima  su  la  varieta  de'vegetaliili  siciliani,  sul- 
I'area  de'generi  e  delle  specie,  sulle  epodie  della  vegc- 
tazione,  ivi  si  leggevano  i  rapporti  con  alcune  llore  con- 
linentali ,  si  osservavano  le  specie  die  lianno  area  ristrctla 
in  Sicilia,  le  I'amiglie  die  sono  piii  nuniorose  cd  i  rap- 
porti nuinerici  die  slanno  Ira  1'  erbe,  i  suffrutici,  i  frulici 
e  gli  alberi. 

(I)  Atti  della  YIP  Adunanza  degli  scieuziati  Italiani  in  Napoli 
Vol.  !•  Napoli  1841  la-i." 


—  14  — 

Nel  181)5  Alfonso  De-Candolle  deqiio  ficlio  del  ce- 
Icbre  Piranio  Aiigiislo,  piibblico  la  sua  Ijciroijora  Geofjra- 
fia  liotanica  rarjionata,  o  esposhinne  depvincipali  fatti, 
e  delle  Icfjcp  che  si  rapporlano  alia  disirihuzione  geo- 
grafica  dellc  pianle  dell  epoca  attuale  (1)  c  nic  nc 
donava  una  copia,  dolcnle  di  non  avere  sino  al  tcrniine 
di  quel  suo  voluminoso  lavoro  conosciulo  la  mia  gcografia 
bolanica  di  Sicilia.  Ej;li  si  sforzava  in  queslo  di  fissare 
le  Icggi  dellc  stazioni  googralicbc,  I'aroa  delle  pianle  ri- 
guardale  per  faniiglia,  per  genere  e  specie,  e  le  specie 
j)iu  anliclie  e  quelle  di  recenlc  scopcria ,  ma  liiUo  cio 
con  tanta  copia  d'erudizione,  e  tanla  esallezza  di  ricer- 
che  da  rendersi  1'  opera  degna  di  lutla  la  gloria  della 
quale  si  cingc  la  ftonte  d'un  esinii(»  aulore;  fassi  da  cio 
manifesto  a  ciascheduno,  1' opera  del  Dc-Candolle  essere 
come  la  gran  lela  del  mio  Saggio  geografico.  AHora  io  vidi 
il  bisogno  di  scrivcre  un  lavoro  slalislico  sulla  Flora  di 
Sicilia,  il  quale  completando  le  mie  bolanico-geograliche 
riccrcbe,  polesse  con  precisione  esporre  le  cifre  delle  pianfe 
siciliane  scoperle  fin  oggi  da'  nioderni  ,  e  descrille  una 
volla  dagli  anliclii.  Tale  lavoro  cbe  ho  lilolalo:  Tavola 
comparaliva  dolle  pianle  siciliane  Irovate  dagli  anlichi 
e  da'moderni  bolaniei  (2) ,  niostrera  la  vegetazione  della 

(1)  Geograpliic  Botiini(|uc  raisnnni'p  on  exposilioii  dos  fails 
l»rinci|)aiix  cl  dos  lois  cniiccrnant  la  dislril)iilioii  Goograidiiqiio  des 
jdanles  de  repoquo  arliicllc  par  M/  Alph.  Dc  Candolle  ec.  cc.  T.  2, 
Paris  1835  in  8".  DirccrKtii  M/  Io  Pnifossour  Francisco  Tornabe- 
ne  ec.  ec.  liommage  de  lanUnir.  Con  il  dono  doll'  opora  il  cliiaris- 
simo  autore  acconipaynava  una  iionlile  letlora,  nolla  quale  cgli  si 
doleva  die  il  mio  Sa^jzio  di  (icogralia  Botanica  per  la  Sicilia  erajili 
arrivato  dopo  la  pnldtlicazione  del  suo  lavoro,  perclie  avrebbe  po- 
tulo  giovarsi  di  varie  conoscenzc. 

(2)  Klogio  Accadomico  del  Cav.  Vincenzo  Tineo  per  France- 
sco Tornabono ,  ivi  iioHo  nolo  od  llhislrazioni  pag.  41  sta  la  vo- 
luminiisa  Tarola  dompavaliia  dalle  pianle  SicUiane  trovale  ilagli 
tmlichi  0.  dai  moderni  bolaniei.  '■■•u.^l    t     'i- 


—  15  — 

noslra  laliliulinc  Ira  il  j-radnSfi"  .'H  — 38"  :V.  c  10"5'— 13" 
20'  loni]f.  E.  al  moridiaiio  di  Paiiii;i,  addilora  la  differenza 
0  la  coiivciMcnza  clic  la  vcj;clazioiie  di  liillc  Ic  cosle  nic- 
dilcnaiict'  ha  con  (|ii('lla  di  Sicilia,  c  fara  scorgcrc  quaute 
siaiio  Ic  |»iaiilL'  ((mosciule  da'velusli  e  da'  nioderni  bo- 
laniei  siciliani.  Oiicsl'  ()|)era  era  richiesla  da'hisoi^ni  del- 
1'  allnalc  holaiiica  civillii,  e  cosi  In  da  me  csoijiiila  por- 
laiiild  nil  csaiiic  sopra  liillc  le  opere  de'  holaiiici  scriltori 
deila  Flora  Sicida  dal  secolo  XVII  sino  a'giorni  presenli. 
La  lav(da  r  divisa  in  (piatlro  sczioni  jiinsla  le  idee  tas- 
soiioniiclic  do"  due  Do-Caiidolio,  Ic  I'amii^lie  sono  esposle 
succcssivanicntc ,  poi  i  gcneri,  si  quelli  conosciuli  che 
(piclli  ii^norali  da"  mo<lcriii,  c  daj^li  anliehi.  lo  slesso  e 
dcllo  (Idle  cilrc  rclalivc  allc  specie  ed  allcvaricia  con  la  in- 
dicazionc  del  nninero  raccollo  da'primi  c  da'sccondi,  che 
risnila  era  in  piii  ed  ora  in  mcno;  sicche  ho  poUito  slahilire 
in  reassnnio,  Ic  laniijilic  dclla  nostra  Flora  csserc  128: 
i  gcncri  713,  cioe  ">70  coiioscinli  dagii  anliehi,  704  noli 
a'inodcrni:  1032  specie  essere  slate  conosciule  dai^li  anli- 
ehi e  2i'>!)8  conoscersi  da  noi;  lalehe  i  padri  noslri  non 
giunsero  a  conoscerc  11. 'iO  specie  che  noi  possedianio, 
e  noi  non  ahl.'ianio  poliito  Irovare  334  specie  che  essi 
videro,  raccolsero  e  descrissero;  circa  alle  variclii  ho  po- 
tuto  slahilire ,  die  gli  anliehi  ne  descrissero  liiO,  i  mo- 
deriii  070,  lalehe  (jnelli  ne  ignorarono  525  ,  c  noi  non 
abhianu)  Irovalo  cin(|ue  variela  gia  descrille  da  essi  (1). 

(1)  E  (la  (psscrvarc  clie  in  qucsia  tavola  per  equivoco  si  trovafto 
diverse  oniissidiii.  I:ili  soim  la  niancanza  ilclla  fanii|^lia  (Idle  iSo/«- 
nacaer  to'gencri.  cdlle  spciie  e  variela  ((uiisiiondenli :  la  inancanza 
(iella  specie,  e  delle  variela  ^U'\\  .liinj(jdiilit!<  ctniuiiiinis  I,,  c  la  inan- 
canza (telle  (pialtro  variela  delta  Ccrilouin  siliqita  L.  Dovendosi  ri- 
prodiirre  (piesia  Tavola  sara  rieni|)ila  la  lacuna,  e  si  ap^iiinj^eranno 
le  specie  or  ora  scoperle  da  ine,  dal  Cav.  Gussouc,  dal  I'rof.  To- 
daro,  c  dat  si^inor  Bianca. 


—  16  — 

Ma  il  mio  lavoro  non  e  clie  uno  spoglio  fatto  dei 
pi'opri  e  degli  allrui  lavori  litografici ,  i  qiiali  piii  si  molti- 
plicano,  piii  rcnderanno  grande  il  iiumero  delle  cifre  clie 
compongono  la  mia  lavola  comparativa. 

Cosi  la  Flora  d'  Avola  scritla  dal  socio  nostro  Giu- 
seppe Bianca  fu  uno  de'  lavori  che  atliro  la  mia  attcn- 
zionc;  cssa  e  foggiata  suUe  classi  del  scssiiale  sislenia  liu- 
neano,  c  sopra  la  corris|)ondenza  col  metodo  naUiralc;  prc- 
senta  lunghe  ed  esaltc  descrizioni  di  ogni  parte  delle  }»ian- 
te;  ma  non  e  giunla  tutl'  oggi  che  alia  descrizione  delle 
pianlc  comprese  nella  classe  Diadellia,  e  queste  stanno  in 
una  Menioria  che  ha  prcsentata  in  quest' anno  (1).  Ivi 
egli  descrive  venliquattro  generi,  cioe  :  Fumaria,  Poly- 
gala,  Cahjcotome,  Sparlium^  Medicago,  Melilolus,  Tri- 
folium,  Lotus,  Dorycnium,  Psomlca,  Liquiritia,  Astra- 
galus, Diserrula,  Scorpiurus,  Coronilla,  Ilippocrcpis, 
lledysamm,  Onobrychis,  Vicia,  Pimm,  Lathy rus,  Lu- 
pinus,  il  numero  delle  specie  comprese  ne'  detli  generi 
e  108  ,  e  delle  varicta  19  ,  il  chiaro  holanico  ivi  de- 
scrive tre  nuove  specie,  cioe :  la  Vicia  leplocarpa,  Vi- 
cia stenophylla,  Melilotus  exallata. 

Ma  e  tempo  oramai  di  passare  all'  esame  di  quei 
bisogni  che  provo  I'umanita  languente  ne'dolori  e  ne'mali 
pill  crudi,  al  cui  sollievo  diresse  anche  la  Gioenia  i  suoi 
sforzi,  e  larghi  diede  ajuti,  e  profuse  soccorsi. 

(1)  Flora  dc'dintorni  d' Avola.  Menioria  X"  clie  contiene  la  de- 
scrizione delle  piante  comprese  nella  classe  Diadelfia.  Questa  Me- 
nioria fu  letta  in  due  tornate  ordinarie  dell'  Accademla  Gioenia :  cioe 
14  agosto,  e  4  dicembre  1836. 


rf.ni;  \*    ,",;::■■  ...      ,  .,    r 


—  17  — 

II. 

MEDICINA 

II  trovalo  di  Jcniier,  die  tolse  alia  moric  ed  alia 
dclbrniila  taiile  viUime,  quanlc  rmnanilii  ha  serbalo  me- 
niorie  ili  lode;  od  ossequio  al  nonie  dell'  iinmorlale  sco- 
prilore,  somhrava  i>ia  sul  punto  di  perderc  qucstc  lodi, 
qucsli  nss('(|iii  da  lulli  i  cuori  dcgli  uoniini  ;  jjoiclio  le 
oniltili  dofurinila  vajolosc  in  I'orma  cpidcinica  i^ia  erano 
ricoinparsc  in  diverse  regioni  di  iMiiopa,  e  da  qiialche 
anno  Ira  n((i ,  (piiiidi  I'linianila  fete  appcllo  alia  scicnza, 
e  la  scienza  in  tuUi  i  luoi'lii  di  vera  civillii  occorse  con 
gli  scrilli,  e  con  gli  esperinicnli  a  consolarla,  e  confor- 
tarla. 

Nel  nostro  corpo  accademico  il  socio  Giuseppe  Ar- 
dini  si  accinsc  a  queslo  iimanilario  ajuto  (1);  ci  con 
uno  scrillo  elaboralo  ha  dalo  a  dividere  le  varie  sorgenti 
delle  e|)ideniie,  e  delle  vaj(dose  in  particolare,  die  egli 
rapporla:  1"  alia  possihile  esislcnza  di  germi  lalenli  dei 
miasiiii  conlagiosi  di  queslo  niorho  ne'  luoglii  una  volta 
ahitali  da  tali  iiirernii  ;  2"  alia  negligenza  d'alcuni  per 
la  vaccinazione,  e  delle  jiralidie  per  sotlrarsi  all'  inipero 
della  Icnnc;  .'{"  alia  pnca  inlelliiienza  dc'vaccinalori  die  lal 
fiala  niiddislinguono  la  I'alm  dalla  vera  puatuUi  vaccinica; 
i"  alia  degciierazione  del  virus  racciniro  non  S(do  ])er 
il  Irasporlu  della  specie  liovina  alluonio,  nia  per  il  suo 
lungo  uso ,  e  pe'  snccessivi  innesti  da  uomo  ad  uomo  chc 
hen  lo  degenera  dalle  prime  proprieta.   Dielro   lulto  cio 

(i)  Su  lo  F,[)i(loniie  Vajolosc  c  I'iniportanza  c  I'litililii  dolla  ri- 
vaccinazinnc  cotisidciMla  coiih'  il  loro  ))in  siciiro  mezzo  iii'dlilallieo. 
Memoria  Iclla  iii'lla  tornala  ordiiiuria  ilcl  t>  iiovenibrt'  ISoG  dellAc- 
cadcmia  (liocnia.  . 

iTTI    ACC.    VOL.    \1V.  3 


—  18  — 

cslesamente  ei  tratla  della  rivaccinazionc  come  metodo  utile, 
necessario  e  profilatlico  all'invasione  epideniica,  e  la  vuole 
rinnovata  per  oi^'iii  deceiinio,  consolidando  il  suo  assunto 
con  lantc  ragioni  fisiologiche,  e  tanla  copia  di  falli ,  da 
poter  dimostrarc  con  evidenza  inulili  tuUi  i  preservativi 
igienici  senza  quella  rivaccinazione  decennale. 

CHIRURGIA 

Ma  se  Ardini  ha  ben  merilato  della  patria,  della  Sici- 
lia,  dell'unianila  con  (jueslo  suo  dolto  e  lilanlropico  lavo- 
ro ;  chc  cosa  dirb  di  cpicllo  del  socio  noslro  Professore 
Rcina?  (pia!  caraltere  di  civiltii  non  presenta  I'Accadeniia 
quando  offro  un  rimedio  ad  una  malattia  non  descrilta, 
malallia  orrihile  ,  Sjiavenlevole ,  la  permancnte  chiusura 
della  bocca  per  patologico  stato  avvenuto  allc  guancc  (1)? 

Oiiesla  malallia  osscrvata  per  la  prima  volla  dal  prof. 
Ileina  nolla  dinica  chirurgica  di  (juesla  R.  Universila  de- 
gli  Sliidi  e  da  lui  descrilla,  presenla  slraordinari  fcnomeni 
alio  spirilo  di  chiunque  si  fa  spellatore  d'  essa.  Ed  e  per 
vero  ines[ilicabibuente  tristissima  la  visla  di  un  uonio  reso 
inabile  a  parlare,  difficile  al  respiro,  e  clie  muorc  Icnta- 
menle  quasi  d'  inedia  per  avcre  chiusa  e  per  senq)re  chiusa 
la  bocca;  ma  e  cosa  assai  lencra,  ammirevole  assai  il  ve- 
dere  dall'  aiiile  mano  merce  i  mezzi  proposli  c  praticati 
per  la  jtrima  Aolla  dal  noslro  socio,  resliliiirsi  a  (piel  mi- 
scro  la  loqucla,  il  respiro,  la  maslicazione  c  lulte  le  fun- 
zioni  normali  della  bocca. 

Qnesla  malallia  giusla  le  osservazioni  anatoniico-pa- 
tologiclie  del  prof.  Reina  consiste  nello  induramenlo,  ed 

(1)  Sulla  pcrmanicnte  chiusura  della  bocca,  malallia  allc  guance 
non  descritla.  Osservazioni  praliclie.  Memoria  IcUa  nella  lornata  or- 
dinaria  del  12  marzo  1837  dcUAccadcmia  Gioenia.  Sara  publicata 
ncl  presenle  volume. 


—  19  — 

accorciamonto  del  Icssulo  moccioso  di  uno  o  di  lutte  e  duo 
e  nuance  con-iunlo  semiire  alia  retrazione  dei  niuscoli 
buccinaU.ri  e  i-lossoslafilini,  i  <|uali  per  la  relrazione  e  lo 
accomanieulo  hau  ,.enhila  1'  eiaslicila,  e  questa  eslen.leu- 
aosi  alia  S()j)ra|.j)osta  inocciosa  hen  anco  accorciala  ed  in- 
jlnrata,   da  luogo  alia  iiiascella  inCeriorc  di  rimanere  im- 
wii^iiata  in  nianiera  da  nun  polersi  disporre  ad  alcun  nio- 
vnnenlo,  e  cosi  rinfermo  perde  le  funzioni  della  lo(|uela, 
Uella  niaslicazione,  cd  in  gran  ,.arie  della  resj.irazionc,  e 
questa  a  ra-ione  di  nn  allra  nialallia  che  coesisle  con  lo 
stato  patologico  do'  sop.adelii  lessuti   della  guancia:  cioe 
a  causa  dclle  ulceri  di  sirdiUica  nalura,  che  allaccano  e 
distrudono  i  tessuli  della  <lietro-ljocca,  i  .,uali  deforniano 
le  losse  nasali,  e  per  cio  1' aria  non  cnlra  lila-ra   i.er  le 
Darici,  circoslanza  che  unila  alle  aderenze  de'  Lordi  della 
lingua  colla  faccia  interna  dclle  gcngivc  aqorava  ma"oior- 
mentc  d  patire  degf  infernii,  e^oncorre^a    farli   morire 
(11  penosa  c  stenlata  angoscia,  se  non  viene  la  iiiano  sa- 
lutare  a  hherarli. 

K  tale  c  stata  la  mano  del  jirof.  Roina  ne' tre  casi 
a  lui  avvenul,  ,1'  individui  allaocali  della  pennanente  chiu- 
sura  della  hocca.  Egli  e  giunto  a  lil.erare  <uicsli  ire  in- 
«' ici  pral.can.lo  lunghe,  larghe,  e  profonde  incisioni  nel 
lalo  interno  della  hocca  piu  indurilo  ed  accorciafo,  e  cosi 
SI  sono  svmcolate  le  due  niascelle  da  vcdersi  niirahilinente 
reslituite  le  funzioni  vilali  della  parola.  della  niasticazione 
e  respirazK.ne,  e  (juesf  ultima  a  causa  di  essersi  notufe 
conoscere  e  curare  nierce  tale  aperlura  le  ulceri  al  die- 
tro-i)occa  che  iinpedivano  1'  ingresso  delF  aria  per  le  na- 
nci,  incisioni  che  hanno  interessalo  tutla  la  sostanza.  ed 
II  tessulo  moccioso  traslormato,  non  che  i  cennati  muscoli 
Ijucciiiatoie  e  giosso-stahlino. 

Ecco  aihiiKpie  in  (piesto  orribile  morho  come  la  scien- 
za  medica  ha  lallo  acfjuislo  ne"  (|uadri  nosologic!   di  una 


—  20  — 

malallia  noii  significata  da'  patalogisti  anlichi  e  iiiodei'Di, 
come  la  chiruri>ia  ha  veilulo  uii  luiovo  caso  nel  quale  ap- 
plicando  la  niiolomia  si  guariscc  runianiia  d'lin  Iristc  ma- 
lore  :  cd  il  socio  Rciiia  ha  la  gloria  davere  il  piimo  co- 
nosciulo  e  curato  una  malallia  giavissima  che  loglieva  alio 
famiglie  cd  alia  patria  tre  iiidividui,  c  da  quest' oggi  chi 
sa  quaiili  ne  rendera  alia  socicla  preseiile  e  fulura! 

ANAT0K3IA  ^ 

E  come  potremo  facilmente  conoscerc  1'  organisnio 
dcH'uomo  s'l  facile  e  pronto  a  gravarsi  di  mali,  per  saperli 
scansare,  o  miligare,  o  curare  alia  fine?  Molli  aulori  alia 
impresa  s'  accinsero,  ma  nessnno  colse  nel  segno.  Dumas, 
Choussier  |)er  raggiungcre  la  niela  proposero  un  linguag- 
gio  anatomico  novello,  ma  esso  e  tutt' oggi  capace  d' ulte- 
riori  rilorme,  ed  il  socio  noslro  Salvatore  Aicolosi  si  len- 
to a  propornc  qnalcuno  che  spetta  a'  soli  ligamenti  (1). 
11  l\ico!osi  adollando  le  divisioni  analomichc  del  l]ichat  e 
non  quelle  di  (^loquet  e  Meckel,  nella  sua  opera  espone  pria 
i  ligamenti  della  regione  della  faccia,  e  poi  della  colonna  ver- 
tehrale,  del  torace,  del  hacino,  c  delle  mendjra  superiori 
ed  inferiori;  cosi  ei  divide  in  settc  arlicoli  i  ligamenti, 
ed  un  oltavo  ne  aggiunge  ore  dcscrive  i  ligamenti  della 
laringe ;  i  nomi  di  Ini  non  sono  estorti  dal  greco,  o  dalle 
forme  geometriche,  o  fisiche  che  i  corpi  presentano,  ma 
si  riferiscono  a'niuscoli,  ed  alle  ossa  co' (piali  i  ligamenti 
si  trovano  in  relazione  e  rapporto.  Per  tale  sistema  I'  ar- 
ticolazione  temporo-mascellare  che  tiene  tre  ligamenti  e 
slala   delta    dal    INicolosi   una    Zi(jomolo-colli-mascella- 


(1)  Sulla  iitilila  d'una  riforma  nell' Anatoinia  Dcscrittiva  della 
nomenclatiira  de'liyamenti.  Mfiiioria  letta  nella  lornata  ordiiiaria  del 
9  noveinbre  1856  dell' Accademia  Gioenia.         , 


—  21  — 

ro.  ,  la  scconda  Spini-sfeno-forn-musceUare ,  la  lerza 
Slilo-atKjolo-mascelUne ;  ccco  in  iin  csenipio  esposto  il 
pensioro,  del  noslro  aiialomisla.  Ma  queslo  sara  accollo 
da'  dolli  ?  Ill'  vcriii  iililc  alia  scicnza  analoinica?  dara  spinla 
alia  nostra  civillii?  io  lo  spero;  nia  io  scrillorc  sara  sem- 
prc  dei>no  di  lode ,  perche  la  sua  opera  e  ncll'  interesse 
della  Sfienza  e  dell'  unianita. 

Fornilo  e  per  lanto  il  mio  proposto  discorso  ;  qucsli 
sono  i>li  serilli  od  i  Iravai^li  dc"  (lioeni  in  (piest'  anno  ac- 
cadeniico  trenlesiniolerzo  dall'isliUizione  del  nobilc  corpo, 
serilli  e  lravai;li  die  allra  nieta  non  ebbero  tranne  quella 
di  soddisl'are  i  bisoyiii  senlili  dalle  scienze  e  dall"  umanila 
nel  seno  dclla  civilla  europea ,  per  cui  la  Sicilia  c  Cata- 
nia e  la  Ciidenia  ban  gloriosanienle  lavorato  in  (picsl'anno. 

E  voi  ,  illiistri  collegbi ,  i^odelevi  1"  alio  onore  e  la 
tencra  coni|»iacenza  d'  aver  ijiovalo  a  voi  slessi,  alle  scienze 
che  ijrol'essale,  ed  alia  sociela  di  cui  side  parle  migliore. 
E  la  civilla  nostra  cbe  losto  o  lardi  sapra  rimeritare  i  buoni 
dando  a  ciiiscuno  i  siioi  drilti  ,  e  collocando  oi;nuno  al 
suo  poslo,  la  ci\illa  nostra  vi  rendera  le  sue  grazic ,  vi 
colniera  de' snoi  d(ini  accoiiliendo  benevola  i  vostri  lunii, 
le  voslre  lucubrazioni  scienlilicbe. 

INe  (pi'i  mi  venni  a  coni|)arlirvi  hisinglie.  Quando  Ire 
di  noi  in  (pieslo  anno  accademico  Samniarlino,  Tineo, 
Uonanno  lasciarono  sn  (picsla  terra  le  spogiie  mortali  , 
non  r  udiste  la  sociela  riconoscente  tributare  a  (jiiegli  il- 
luslri  inille  serti  di  "loria  ?  iAon  venni  io  slcsso  in  nome 
di  quellii  a  spargerc  siilie  toiidie  del  Samniarlino,  e  del 
Tineo  larga  cojiia  di  liori?  S'l,  al  niateiiiatico  soiniiio,  ad 
Agatino  Saniniaitino  scritlore  di  lanle  opere  e  lanlc  sotto 
la  facile  e  lilos(dica  segiialura  del  Laiirangia  .  inlerpetre 
de'  voti  vostri  e  di  Sicilia  assciiiiai  tin  seij<;io  tra  i 
dislinli  analisti  die   liorirono  in  queslo  secolo  uella  bella 


—  22  — 

penisola  (1) ;  io  slesso  (2)  al  chiaro  Vincenzo  Tinco 
Professorc  di  Bolanica,  e  Direttore  del  R.  Orto  di  Paler- 
mo scopritorc  di  nuovi  geiieri,  niiove  specie,  varieta  no- 
velle  di  pianle  siciliane,  esiniio  zelalore  del  sapere  e  della 
nostra  cultura  diedi  da  qucslo  liiogo  il  merilalo  cncomio, 
e  lo  giudicai  elerno  onore  di  noi  e  della  fertile  terra 
di  Cerere ,  hencmerito  della  fitologia,  e  della  istruzione 
siciliana.  Ed  Alfio  Bonanno  medico  diligentc,  osservatore 
accurato,  ed  espositore  fclice  delle  proprie  ed  altrui  idee 
non  si  trasse  morendo  il  noslro  pianto,  ii  comunc  do- 
lore  ,  e  non  si  avra  anco  da  noi  una  pagina  di  lode? 
Ma  non  crediate  che  essi  giacciano  al  presente  nella 
polvcre,  ncl  silenzio,  e  neU'eterno  regno  dell'oldio.  No, 
splendido  e  il  cielo  che  cuoju'e  il  sito  della  nostra  Ac- 
cademia,  cielo  lucido  e  chiaro  e  sparso  di  fulgide  stel- 
le  che  a  soniigiianza  di  Sii'io  traggonsi  gli  sgiiardi  de- 
gli  osservalori  terrcstri.  Sono  (piesli  fnlgenlissinii  astri  i 
nostri  Soci  i  nostri  CoUeghi  la  cui  luce  non  cessera  di 
hrillare  finche  il  sole  deH'umana  intelligenza  scaldera  dei 
suoi  rai  la  civilta  sociale,  e  tra  quegli  astri  ,  tra  quelle 
stelle  non  ha  gnari  presero  luogo  e  splendono  in  nobil 
sito  il  Sanunartino,  il  Tineo,  il  Bonanno,  e  Voi  se  prose- 
guirete  alacri  e  pronti  ad  appagare  ne'hisogni  la  doltrina 
e  r  umanita,  c  sarete  tra'  pochi  che  danno  spinla  alia  ci- 
vilta curopea,  Voi  avrete  una  corona  di  gloria  vivendo,  e 
a  suo  tempo  un  sito  di  splendore  tra  gli  astri  lurainosi 
dell'umana  sapienza. 

(1)  Elogio  Funebre  di  Agatino  Sammarltno  per  Francesco  Tor- 
nabene  Priore  Cas'meso.  Catania  1831  in-4."  Qiiesto  Elogio  fn  reci- 
tato  nella  Cliiesa  di  S.  Maitino  nel  giorno  de'fiincrali. 

(1)  Elogio  Accadcmico  del  Cav.  Vincenzo  Tineo  per  Francesco 
Tornabcne  Priore  Casinese.  Catania  18o6  in-8."  lelto  nella  tornata 
ordinaria  del  4  seltembre  dell' Accademia  Gioenia. 


FLORA 


DEI 


DINTORNI    D'AVOLA 

DEI   SOCIO   COBBISPOHDESTE 

! 

MEMORIA  X/ 

CUE  COIVTIENE  LE  DESCRIZIOM  DELLE  PIANTE  C09IPRESE  NELLA  CLASSE 

DIADELPHIA 

Letta  nellc  sedulc  ordinaric  del  14  agosto  e  4  diccnibre  1836. 

(  Coatinuaxione  e  fine,  veiU  Tom.  XIQ  Serie  t.^  pag.  157  ) 


Jl.  X    ;*    7-     v.-^    'W-k, 


)iv/.i(ir.<i>]f,!!!,,<(i;)  iijDin  XA-' 


,.\ 


'■!-••/./)  i.u.u.  :!>;-:v!;:,i:.  :iv,;...  :.. 


278. 

LiQtIRlTIA,    3I0ENCH. 

( Fu .  -Be(jlisse.  -It  .  "-Liquirizia .  -Sic .  -NiciiUzia . ) 

Cal.  liibuloso,  5-fi)lo.  Vcssillo  drillo,  ovato-lanceo- 
lalo:  ale  |»alcnli :  ca/'/««  2-fessa  0  2-pelala.  Stami  dia- 
dclG.  LotjKiiie  ovato  0  bislungo,  compresso,  l-i-spermo. 

598. -L.  OKFir.i>ALis,  Mocneh.,  Pers.,  liuch. 

A  foi;lic  [KMinate  in  calTo :  iogiioliiic  bisliinghe ,  su- 
bretusc,  mez/.o-gluUnosc :  iiiHorazionc  lassa  in  spichc  ascel- 
lari  pcdiincolate  piii  cortc  dclla  fogiia :  legume  bishingo- 
lineare,  bscio,  glabro,  i-^-s\)CTmo.-(Iiizocariyica). 

Gljuijnlnjza  (jl<ihm,  Lin.,  IJcr.,  Giiss.-G.  laevis, 
PaUas-G.  riihiaris,  ])ud.,  Riv.-G.  altera,  Matth.-G.  si- 
lifjuosu  rel  Genmmicn,   Gup. 

lT."-liog(dizia,  Legorizia,  Liquerizia,  Ligorizia,  Li- 
quirizia, Logorizia,  Gliciriza,  Glicirriza,  Lcgno 

VoLC  I       ''"'^■'^• 

Fu.-Reglisse,  Rcglisse  doux,  Rcglisse  des  bouti- 
ques, Uois  doux. 
Sic.-]\iculizia. 
Giueno-niioslo, 

IVei  leireui  argiilosi  (Picci). 
Radici  lenaci,  hirgamcnlc  scorrenii  ,  dolci. -Co»// 
crclli,  |iei'  ordinario  seiupbci.  l-i-pedab'.  angolato-slria- 
li,  scabrosolli  per  |»icii»>li  acuh'i  c(ini(i.-For///c'  iietamen- 
le  verdi,  4-7  v(dle  conjugate:  fogiioline  bislungiie  (di  rado 
ovali )  otluse,   Udora  retuse,  lucido-viscbiose  in  anijiedue 


ilTI   ICC.    VOL.    \1V. 


« 


—  so- 
le pagine,  ina  vieppiu  ncUa  inferiorc,  raunite  di  corlissi- 
nii  picciiioli  sccoiularii  ( 1-2-lincari )  siibtcreti,  non  solca- 
ti :  picciiiolo  primario  solcalo  supcriormcnlc,  anclie  sub- 
lerclc. -Peilimcoli  scmprc  piii  corli  della  foglia.-((  Brat- 
«  tee  laiiccolalo-linoari,  acute,  1-lineari,  puhescciili  e  sca- 
«  brose  per  corli  e  sparsi  lubercoli  (aculecUi)  come  i 
«  calici  ed  i  pcduncoli.-Qiialtro  laciiiic  del  calicc  son  di- 
sposte  a  seinbiaiiza  di  labbi'O  superiore,  meiilrc  Tunica 
«  di  soUo ,  libera  e  lincare,  finge  1' inferiorc. -Fio/'i  ce- 
«  rulei  col  vessillo  erclto  a  mari>ini  lalerali  rillessi,  le  ali 
({  i)nl(inli. -Leyumi  coni])ressi,  lungbi  o-12  liiice,  larglii 
«  2-3-linee,  quasi  drilli,  verdicci,  spuntonati  dallo  stilo, 
((  spesso  1-spernii  per  aborto,  erclli.-SV'mi  coniprcssi, 
«  neri,  lisci  ))-Guss. 

279. 

Astragalus,  DC. 

{h.^-Aslmyalo-Fn.-Asimgale) 

Cal.  persistente,  tubuloso,  5'-dentato-o  parlito.  Ca- 
rina oltusa,  nuitica.  Slami  diadelfi.  Legume  2-loculare, 
0  seniibilocularc  per  la  sulnra  superiore  piegala  in  dentro, 
oligo-o  poIispernio.-(Foglie  pcnnale  in  calTo). 

S99.-A.  Epiglottis,  Lin.,   Guss. 

Appressatamenle  villoso-incano,  cinerognolo,  a  caule 
erbacoo,  crello,  coi  rami  aperti,  o  ascendenli :  foglioline 
lanceolato-lineari,  otluse,  mezzo-spuntonate:  stipole  libe- 
re,  ovato-lanceolale,  acule:  infiorazione  in  capolini  corta- 
menle  peduncolali :  legunii  cincreo-pubcsccnti,  ovalo-dcl- 
toidei,  drittaniente  acuniinali,  depressi,  palcnlissinii  o  ri- 
flessi.-( /I  nnwo). 

A.  hispanicus,  siliqua  cpiglottidi  simili,  flore  pur- 
pureo,  Cup. -A.  hispanicus,  siliqua  epitjloUidi  simili, 
flore  albo  minor,  llerm.-Glaux  minima,  liiv. 


—  27  — 

Marzo-Aprile. 

IVei  pascoli  aridi  marillimi,  nellc  collinc  (land). 

dnili  ri\\m)s\  alia  base,  'l-12-|)ollicari ,  i  |iiii  corfi 
declinali,  noii  \m)i^[vi\[\. -Foylie  a  3-7  co\>\)k'.-F<t<ilii)line 
scssili,  non  bisluiii^he,  ma  largo-siiblanceolale,  ncllc  piantc 
pill  picciole  quasi  anceolato-lincari,  esilissinic ;  lullc  nci 
luoglii  aridi  aiqiianlo  diipplicatc,  accostatanicnle  creltc : 
le  caidiiie  supcriori  col  picciuolo  comune  spesso  ricurvo.- 
Stipole  trianj^olari-lanceolate,  villose,  finalniontc  noricce.- 
Fiori  picciolissinii.-Uonli  del  calice  setacci,  ncraslri.-Co- 
ivUu  [\d\ii.-Le(jumi  4-lG,  riflcssaniente  iinbricali  a  capo- 
lino,  ovalo-deltoidci  acuniinati,  depresso-du|iplicali,  2-lo- 
culari ,  a  loggc  monospei'me.-iSemi  subreiiirornii ,  lisci , 
glabri,  vcrdicci. 

Tiitte  Ic  parti  dcUa  pianta  (  Iranne  i  pelali)  accosta- 
tanicnle irsuto-incane :  foglie  tenere  nei  luoghi  erbosi  un 
po  flavescenli. 

000. -A.  Hamosis,  Lin..  Vcr.,  diss. 

Appressatamente  pubescente,  a  caule  erbaceo,  diffuso: 
foglioline  bislungo-cuncate,  sniarginatc,  nella  |)agina  supe- 
riore  giabre :  stij)ole  libere  dal  picciuijio  e  subconnate  Ira 
St!  stessc :  inliorazione  in  spighe  pedunculate ,  ovato-acu- 
iniuate ,  3-12-flore  ,  quasi  piii  corte  della  foglia:  Icgu- 
nii  tereli,  ainati,  pendiili  solcati  sul  dorso,  drittainente  su- 
bulati  air  apice,  iiello  stato  adulto  subgiabii.-^.lH/u/oJ. 

A.  annuns  siliquis  recunis,  Segu.-A.  monspclcu- 
ciis,  Chis.-A.  sHupia  cuna,  Rir.-Securhtacu  hdca,  mi- 
nor, vornirulis  reciirvis,  (Jitp.-S.  minor,  Cast,  llcdysa- 
rum  minus,  cornicuJis  recurvis,  Idem. 

B.-Fuscns-X  brattec  c  silique  loscamcnte  pclose. 

YoLG.   Sic.-Vranca  di  cuccu. 

Marzo-Maggio. 

i\ci  campi,  nci  prati,  nelle  colline  erbose,  per  le  vie 
dovunrpie. 


—  28  — 

Cauli  dilTusi,  lunghi  da  due  pollici  sino  a  tre  picdi, 
oscuramcntc  striati,  aii|>rcssataraente  Lianco-irsiiti  all'insii 
come  i  pediiiicoli,  i  })iceiu61i,  e  la  pagina  inferiore  delle 
foglioline.-Fo,f//ie  a  7-13  coppie,  con  la  fogliolina  iinpari 
spesso  ahorlita,  c  le  cop}»ie  per  ordinario  iion  csallainente 
opposte. -Fo<///o/ine  come  nclla  diagnosi,  verdi-glaucescenli 
nclla  pagina  superiore,  incane  nella  inferiore  ,  larglie  da 
1  a  2  'I,  linec,  lunghe  ^-^.-Slipole  liljere  dal  lato  esterno, 
coalite  alia  base  da  quello  del  caulc,  membranaceo-ner- 
vose,  subglabre,  cigliate  ai  margini,  ovato-acuminate,  pen- 
niccUate  airapice.-Pedimcoit  ascellari,  1-3-pollicari,  '/»- 
"/s  pill  corti  della  foglia,  o  di  essa  piii  lunghi,  erello-pa- 
tcnli. -Bratlee  setacee  nel  fiore,  lincari-filiformi  nel  frulto, 
villoso-penniccUate,  subeguali  ai  calici,  un  po  incurve. - 
Calici  luembranacei,  bianchiccio-glauchi ,  con  le  lacinie 
pill  verdicce,  acuminato-liliformi  pubescenti,  alquanto  di- 
latale  nel  frutto.-Co/'o//e  bianchicce,  itiii  lunghe  dei  ca- 
lici.-//e(/H?/w  biloculari  (a  logge  polisperme)  cilindrico-acu- 
minali ,  penduli ,  uno-bi-pollicari ,  arcuato-inflessi  a  guisa 
di  un  amo,  con  1'  apicc  sporto  in  avanli  al  di  la  della  base 
e  leggcrmenle  ricurvo ,  sparsi ,  menlrc  son  giovani  ,  di 
corli  pcli  appressati,  nclla  maturita  glabrL-Semi  com- 
pressi,  ipiadrati,  giabri,  lisci,  olivaceo-leonini. 

280. 

..  BisERRiLA,  Lin.,  luss. 

Cal.  persistente,  campanulato,  S-fesso,  con  le  due 
lacinie  superiori  piii  dislanti.Fess«7io  piii  lungo  delle  ali 
e  della  carina  oUusa.  Slami  diadelli.  Legume  depresso- 
piano,  largamente  linearc,  2-loculare,  con  le  valve  oppo- 
stc  al  Iramezzo,  carinato-compresse ,  sinuato-dentatc  nel 
dorso. 


—  29  — 

601. -B.  Pelecims,  Lin.,  Biv.,  Gwss. -(Specie  unica). 

Puhcsccnlc,  a  caulc  dilTiiso,  rainosissinio :  foi;lic  pen- 
nalc  in  calTo,  slijiolalo :  iiori  |)iccioli  ( cenilcscenli)  bral- 
leati,  laccmoso-caiiilati  sopra  peduncoli  asccllari.  (Aiumn). 

Pclccinm  ruhjuris,  lourn.-Securidum  jycrt'fjrina, 
Clus.-Ulrinque  serrata,  I{iv.-As1ra()(iluspurpurcm,  an- 
imus, pvreyrinus,  siliqnis  ntrinquc  scrrae  simUibus, 
Cup. 

li.-Lcuc(inlha.-\  fiori  biaiichi. 

V(»LG.  Fii.-Polocine. 

flIarzo-31ai!"io. 

IN'clle  colline  erbose,  ed  anclie  nei  campi  niaritlini, 
ma  rara. 

Cauli  cascanli  o  risorijcnti,  soniigliantissinii  a  quelli 
dolla  specie  procodentc,  sobbene  un  po  piii  graciU,  palen- 
lenienle  peloso-irsiili,  alti  da  un  pabno  a  due  piedi.-S/j- 
pole  nun  adcse  al  picciuido,  ovalo-acule  o  triangoiaii-lan- 
ceolatc,  niend)ranaceo-scanosc,  biancbicce,  verdi-ncrvose 
su  la  coslola,  quasi  s;\ahrc. -FiujUe  1-15  voile  conjugate, 
pur  somigiianli  ( per  hi  forma  e  la  disposizione  )  alle  fo- 
glic  i\e\\'Aslru(j(ilus  luimosus:  fnijlwlinc.  bislungo-cuncale 
e  smarginale  come  in  qucUo,  ma  con  bi  snuirginalura  un 
pocbello  pill  profonda,  sparse  in  ambeduc  le  pagine  di 
breve  |ieUnia  a|)|)ressala  all'insii.  inlere,  spesso  corlissi- 
mamenle  spuntouale.-/V(/»nco/t  piii  corii  delle  foglie,  men 
pelosi  del  caulc. -//r«//ct'  lanceolate,  membranacee,  piu  lun- 
gbetlc  del  pedicello,  1-2-lineari,  a|)pressatamente  peloso- 
irsule  come  i  calici  e  i  ])eduncoli.-F/or/  2-12,  lassamenle 
racemosi  in  cima  al  pedniuolo.-Ca//c(;  quasi  conforme  a 
quello  deHM.s7;of/«/i(.s- anzidelto,  con  le  lacinie  metl.i  piii 
corlc  della  c((rolla.-7>e7»;/i?  1-1  '/.-pfdiicari.  larghi  2-4 
linee ,  imberubi-cinerei,  drilli  o  abpianlo  curvi,  coi  seni 
delle  due  logge  alterni  (qualche  volla  quasi  op|)OSti)  den- 
tellalo-glandolosi  in  tutto  il  maigine,  e  vieppiii  nelle  spor- 


—  30  — 

gonze  0  parii  salicnli :  tramezzo  streUissimo.-Semi  nic- 
cliiati  nci>li  spazii  tia  un  serio  airaltro,  alterni  conic  qiic- 
sli,  slortamentc  orbicolalo-rcnilbi'ini,  compressi,  piccioli, 
bai,  lisci. 

**A  lomcnto,  ossia  legume  arlicolato  {Ilcdysaraee,  DC.) 

'•     28'1. 

ScoRPiiRus,  Lin.,  luss. 

Cal.  persistente,  cortainentc  canipanulato,  5-fido  con 
le  due  lacinic  superiori  coalite  ollre  la  nietla.  Carina  fal- 
cata,  acuta,  a  due  capi.  Slami  diadelfi.  Lomcnto  atlorci- 
gliato  a  spira  con  articolazioni  1-S|(cnne,  contralte,  solcato- 
nervose  longitudinalnicntc,  e  i  neni  aculeati,  o  niuricati.- 
(Fo(jlie  seniplici:  aiipole  adercnli  al  picciuolo :  infiora- 
zione  in  lungiii  peduncoli  ascellari  ondjrellati:  fiori  gialti). 

G02.-ScoRPiiRis  siRviLLos.v,  Liu.,   Uci'.,   Guss. 

A  peduncoli  ascellari  2-4-flori :  loniento  giabro  con 
Ic  costole  interne  lisce,  e  Ic  esteriori  greniitc  di  spine  ri- 
gidetlc,  ineguali,  allungatc,  subuncinalc  airapice.-('/ln- 
nua).  ; 

Scorpioidcs  bupleuri  folio,  corniculis  asperis  ma- 
(jis  inter  se  contortis  et  convolutis,  Moris.,  €up.-Cam- 
poides  hispida,  Riv. 

^.-Eriocaipa-X  lomenti  e  sjiinc  allungate  corlaraenle 
irsuti. 

Vol.  Sic.-Laltucliedda. 

Ai)rile-Maggio. 

Nei  campi  in  riposo,  e  tra  le  biadc  dovun(pie. 

Cotiledoni  semitereli-scanalali,  carnosi. -€«»///  molti 
dalla  stessa  radice,  da  un  palnio  a  due  piedi,  largamente 
slriscianti,  subllessuosi,  otfusamentc  angolati,  crbacei,  gla- 


—  31  — 

hri. -Fofilic  d'  un  verde  allegro,  Ic  caulinc  lariiranionte  lan- 
coohitc  (lari>ho  J-li>  liii.,  lunghe  2 '/^-3  poll. )  aUcnnalc 
ill  liiiigo  |)ir(iuolo  ;  Ic  radicaii  pin  picciolc  ( larglie  3-6 
liii.,  Iiiiigiic  1  ',-2  poll.  )  |)iii  corlaiiienlc  pieciiiolalc,  quasi 
spalolale  ad  a|)i:c  subaciilo:  liitle  a  picciuolo  acutamenle 
scaiialato  al  di  sopra,  cariiialo  al  di  sotlo,  sparse  di  radi 
pell  ill  aiiilxMliu!  Ic  pagiiie,  c  cigliolalc  nel  margino.-S/i- 
poh'  hingaiiiciilc  codalc,  lincari-aciilc  o  lineari-aciiniinate, 
l-nci'vose,  crbacce,  col  marginc  nicmbranacco  spccial- 
mcnlc  lU'lla  base,  incgiialissinic  (I'lina  da  mezzo  jiollice 
siiio  a  due,  I'altra  propiuzioiiataiiieiite  3-4  volte  jiiii  corla): 
tulle  subglabre  o  sparsaniente  cigliale  nella  superficie 
esleriia  e  liiiigo  i  niargini.-/*e(/»?uo//  ascellari ,  angolali, 
lorliiosi,  pill  luiigbi  della  I'oglia  o  subeguali  ad  essa,  2- 
9-j)ollicari,  glabri  o  sparsi  di  qualchc  pelo,  2-4-llori,  coi 
fiori  [ledicellali,  inserili  all'  apice  su  lo  stesso  piano:  (jam- 
helti  2-3-lineari,  rillessi  col  liore,  rialzati  col  frutlo  fo- 
sco-bai  dilavalamenle  sotlo  del  calicc,  appressatanienle  pu- 
bescenli  allinsu,  tutti  rinforzati  da  corlissime  braltec  li- 
guliroiuii,  iiienibranacee,  quasi  connate. -CoZ/ce  nervoso, 
sparsaniente  |ieloso  come  Ic  foglie,  a  corlo  tubo  con  le 
due  lacinie  superior!  (coalite)  ad  apici  acuminati  divcr- 
genti,  le  allre  Ire  lanreidato-acuminatc,  subeguali.  pocbis- 
simo  pill  corle  dcllc  due  j)recedenti.-6'oro//fl  lulea  col 
vessillo  semipatenle,  metta  piii  lungo  delle  lacinie  calici- 
nali,  ovato-rotoiidato  e  retuso  all'  apice,  radiato  alia  base 
di  linee  pnrporino-rancc ;  Ic  ali  un  tcrzo  piii  corte  del  ves- 
sillo ,  iiuiirvalo-scmipalcnti  1"  una  contro  1'  altra  ,  senza 
quasi  toccarsi ;  la  carina  flavo-verdognola  piu  corta  delle 
ali  cd  (Mciiltata  sotlo  di  esse,  aculo-subidata  all" apice. - 
Onjiiiii  ijcitildli  llavi :  lilamenii  alterni,  dilatali  all" apice. - 
Lomcnii  vcrdicci,  variaiiiente  ripiegati  e  inlrigati  fra  loro 
(  come  le  maglie  d'  una  calza  disralta)  tutti  costolati,  con 
gli  articoli  contratti    e  le  costole  nude  dal  lato    interno. 


—  32  — 

gobl)i  e  crestato-spinulosi  su  le  costole  dal  lato  esterno, 
a  spine  ineguali,  piii  allungate  sopra  il  punto  ove  sta  il 
seme,  le  laterali  appena  ridotte  a  un  semplice  tubcrcolo, 
tutle  subimcinalc,  nella  variola  B.  granuloso-irsute. -Gmni 
seinilunalo-renifornii,  compressi,  nericci. 


282. 

^       ■■■■...      •■  .  -■!.■>         1- 

'■  ■  "  *-  ■         ,       '        -  t)  ~  1" 

CoROMUA,  Lin.,  luss.,  Endl.    ■  :  k' 

(  It. "-CoromMa-FR.-Corim'We) 

Cal.  persistenle,  cortamente  campanaliito,  2-labiato, 
5-(lenlato  coi  due  denli  siiperiori  approssiniali  c  coaliti 
oltre  la  mcUa.-Ungbie  dci  potali  rislrettc  alia  base,  spcsso 
pill  lungbc  del  calice:  Carina  comprcssa  acula.-Stanii  dia- 
delfii.-S<j7o  sclaceo,  ascendcnle,  g\ahro. -Lomento  subcilin- 
drico,  0  subancolato,  gracilc,  con  Ic  arlicolazioni  1-S]>er- 
me,  bislunghe,  conlralle.-Semi  ovati,  o  cilindrici.-(Fo- 
glic  inipari-pennate :  stipole  liberc  dal  ])icciuolo:  infiora- 
zione  in  lungbi  peduncoli  ascellari  ombrellali-:  fiori  gialli). 

603.  Cor.OMLL\  Emeris,  L.,   Vcr.,   Guss. 

Vci'deggianle  subglabra,  a  cauli  e  rami  angolalo-sol- 
cati :  stipole  picciolissime :  foglioline  obovalo-cuneiformi 
a  2-3  coppie:  inliorazione  in  ombrelle  ascellari  Innga- 
menlc  ])cdunculale,  3-8-flore :  ungbie  dei  pelali  2-2  % 
voile  pill  lungbc  del  calice  :  lomenli  lereti,  appena  sepa- 
rabili  in  avlkoVi. -( Fruticc ). 

Emerus,  Caemlp.-Emerus  Cacsalpini,  lourn.-E. 
major,  3Iill.,  Moench.-Colutea  scorpioides,  jmma,  ela- 
tior,  Clus.-C.  major,  Riv.-C.  scorpioides,  major,  ela- 
tior,  et  frutescetis.  Cup. 


—  33  — 

[  lT."-Emmero,  Gineslra  di  Bosco. 

\  Fu.-Faux  Iiai^uciiaiuler,  St-ne  balard,  Sene  sauva- 
VoLC.<       ge,  securidaca  des  jardiiiiers,  Coronille  des  jar- 

j       dins. 

'   Sic.-Ciiarsiinimi  giarnu. 

I\oveiiil)iT-.Uarzo. 

Nelle  riipi,  e  tra'  roveli  dcllc  colline. 

CauU  rainosi,  angolalo-sliiali,  4-12-pcdali,  erctti, 
llcssiliili,  non  roggciilesi  die  col  mezzo  d'  iin  appoggio, 
i  pill  giovani  sparsi  di  j)ic(i(di  peli  apprcssati.  Foylie 
alteriie,  patciili,  pcrsislenli,  inipari-pennale  a  2-3  toppie, 
con  le  ligiioline  |»icciuolale  esallamenlc  O|t|)osle  (le  ullime 
tre  Icrnale,  la  Icrniiiiale  senipre  piii  grandella,  la  coppia 
pill  bassa  senipre  dislanle  dal  I'uslo  on  pollice  o  j)0C0 
meno ).  Piceiuolo  coimine  superiormenle  solcato,  sparsa- 
inentc  pelosetio  come  i  eauli  giovani,  oppiir  giabro.  Fo- 
glioline  giovani  lenui,  giaiuescenli;  le  adiille  subearnosc, 
d'  un  verde  allegro,  liilte  |)iii  sbiadite  e  di  siiperficie  pun- 
tato-subnigosa  nella  pagina  inferiore  (  ehe  inollre  c  spar- 
sa  di  peli  brevissimi,  a|)|)i'essali,  biancliicei,  a[>pena  visi- 
bili  ,  e  di  rado  assolulaniente  glabra  ,  ecccllo  nelle  jiiii 
giovani )  oscuramcnlc  ncrvose  nella  pagina  superiore,  obo- 
vato-cuneirdiiiii  otliisissinie,  e  (piakiiiia  anebe  reliisa  o  leg- 
gcrmenle  smarginala,  b;  piii  giovani  poeliissinio  appuntale, 
le  latcrali  ordiiiaiiamenle  Innglie  C-8  Iin.  (  nei  luogbi  pin- 
gui  anobe  pollicari )  col  niargine  oscnranienlc  roseccliiato, 
0  abneiio  non  esallaiiienle  intero.  Stipolc  picciuolari  bre- 
vissimc  ( poco  ]»iii  liinglie  d' una  liiiea  )  e  (piasi  a  sein- 
bianza  di  due  piccioli  denli,  colonosi  alTapice,  di  figura 
poca  delerniiiiala.-/*e(/»/(f'o//  3-8-n(ii'i,  ordinarianienle  piii 
lungbi  della  I'ogiia,  non  di  raro  piii  corii,  aiigolato-slriali 
come  i  eauli:  tjnmltcHi  glabri  lucidi,  o  puberuli :  invo- 
lucvo  snllo  i  fiori  di  corle  braltee,  corlissiniamenle  ciglio- 
lale.-6'«//ce  gobbo  alia  base,  glabrissiuio,   o  sparsaniente 

ITil    iCC.    VOL.    ilV.  5 


—  34  — 

pclosclto,  cigliolato  nei  denti,  glauccscente,  col  labbro  sii- 
pcriorc  inlaccato  all'  apice  appcna  '/^  di  linea,  e  i  due  pic- 
cioli  denli  divisi  qiiando  il  fiore  non  e  ancora  sjiiegato  , 
poi  (piasi  coalili  o  cliiusi  I'uno  su  1' allro,  e  appoggiati 
air  iiiighia  del  vcssillo ;  lahbro  inrcriore  pochissiino  piii 
saliciile  o  subeguale  airaltro,  grossamenle  3-dentalo,  coi 
doiili  iaierari  the  si  eonvergono,  c  chiudono  come  in  un 
lul)o  le  unnliie  della  carina  e  delle  nW. -Corolla  lutea,  Ira- 
granlissiina  cosi  di  gionio  come  di  nolle ;  vessillo  conco- 
larc  0  appona  irradialo  alia  base  da  lineellc  d'  un  giallo 
piu  carico,  smarginalo  all'ajiicc,  quasi  eguale  alle  ali  (ad 
unghia  pero  abpianto  piii  breve)  coi  margini  rivoilati,  e 
ricbinato  esso  slesso  so|tra  Y  unghia;  ali  convergenli,  |»ie- 
galc  laleralmenle  sopra  1'  unghia  alia  volla  del  vessillo, 
conniveiili  dal  margine  cbe  guarda  il  vessillo  slesso,  pa- 
lenli  dal  lalo  della  carina;  carina  gamopelala,  piii  lunga- 
nienle  ungiiiala  del  vessillo  e  delle  ali,  ricurvalo-assor- 
genle :  ungliie  dei  pelali  lulli  assai  rigide,  doppiamenle  o 
due  volte  e  mezzo  ])iii  lunghe  del  calice.-0/'«/flnt  (jenetali 
risorgenli,  incbiusi.-//0;/M'H/o  da  1-a  2-pollici,  gracile,  sub- 
toruloso,  glabro,  coronalo  da  lungo  slilo  ricurvo,  tardi  e 
con  dillicolla  deiscenle  in  arlicoli.-GmJW.  .  .  non  li  ho 
veduti. 

()Oi.-C.  ScoupioiDES,  Koch,   Guss.,  syn. 

(llabra,  glauccscente,  a  stipole  concrete,  opposle  alle 
foglie :  Ibglie  inlinie  semplici,  le  allre  ternate  con  le  fo- 
glioline  laterali  suborbicolale,  |)iccole,  accoslale  al  caule, 
la  media  grande,  ovale  :  ombrelle  l-.'i-llore  subeguali  alia 
foglia:  lomenli  seminodosi,  subarcuali.-(  yln/i»«). 

Teh'fjilo  di  Cmtena,  AmjiiilL-Ornilhopus  senri)ioi- 
des,  Lin.,  Ucr.,  W.,  llosl.,  Guss.,  pr.-O.  Irifoliiilas, 
Lam.-Omithopodium  scorpioidcs,  All.-O.  iriphijllmn, 
Moench.-Aatrolobium  scorpioidcs,  DC. -Scorpioidcs  por- 
lulacacfolio  ,  corniculis  lomjioribus ,  tenuioribus,  ac  ar- 


—  3:;  — 

linilaliH.    (^i(i).-Scovpioides  ,  3luUh. ,  Casl.-Scorpioides 
Mallhioli,  I  hid.,  Itiv. 

i   lT."-St'()r|ii()i(]e .  Pic-  corvino. 
VoLG.^  Fu.-Oiiciic  ik'  sc(H'|iinii. 


.  1,      X    U.-WUCIU.       tlL 

(  Sic.-Vraiica  di 


ciiccu. 


Dalla  line  di  Folibraio  a  3Iaggio ;  nei  liioglii  iiniidi 
aiieliL'  .siiio  a   Liiglio. 

Acllc  rolliirc  ('  Ira  h;  hiadc  dovunquc. 

Cotiledoni  spalolali,  [lollicari,  carnosclli,  iiiegiiali, 
olIiisaiiK'iilc  caiiiiali  iiclla  j)aiiina  sii|ti'riore.-FrKy/(V  piimi- 
livo  S('iii|diri,  oliovalo-Iji.shiiiglio,  iiii  |)0  concave  c  ncrvdsc 
iiclla  pagiiia  supcriore.  La  |iriiiia  I'oglia  (  la  quale  e  inu- 
iiita  pun;  come  Ic  allre  di  slipola  2-iida  )  iion  nasce  im- 
iiiedialamonle  allascella  dei  tnliledoiii,  ma  sopra  uii  fu- 
slo  aid)  2-.'i  liiiee  ,  c  aHascclla  di  iiiio  dei  cotiledoni  con 
(pieslo  I'lislo  soi'ge  un  ramclto :  cosi  il  f'listo  e  ramoso 
sin  dalla  liase.  o  per  dip  meglio  sono  piii  fusli  dalla  slessa 
radice.-Cauli  subeielli,  i-10-pidlicaii,  vnnws'i. -Foi/lie  ca- 
rullorisliclK;  Icniale,  con  le  due  foglioline  lalerali  slipu- 
lil'ormi,  slorlainenle  sidtroloiide  o  subreniformi,  ()icciole, 
sej^sili  ,  avvicinale  al  caule ,  la  lenninale  inassima,  j»ic- 
ciuolala  (^^a  picciiiolo  2-lineare)  snhelliltica,  spcsso  ovata, 
qualchc  volla  ohovata,  per  oidinario  anche  ohhliqua  alia 
base,  ((ualclievolta  morlosizzata  in  dnc  o  tre  Ingiiolinc  piii 
piccole,  ellillico-ltislnnglie,  per  lo  piii  ineguali.-/*e(/»»- 
coli  ascellari,  1-3-flori ,  cguali  alia  fogiia  o  di  essa  piii 
lungiii,  (pialche  volla  anclie  piii  corti.-F/o/v' pendenfi-Trf- 
licc  corlissiino  (  neppur  metlii  della  corolla  )  giaiicescente 
ad  apicc  ohhiiquo,  hrevemenle  denlato.-Co/o//o  llava,  col 
vessillo  radialo  di  linee  ranee;  le  ali  Inlea  allapice.  |)o- 
chissimn  piii  corle  del  vessillo ;  la  carina  sliiadila,  occnl- 
lata  dalle  nW.-Lomculi  lalcali,  piii  riciirvi  allapice.  con- 
tralli  dal  lalo  interno,  nervoso-slriali  lossetlali  .  <piasi 
qnadrangcdari .  tornloso-strozzali  con  le  cond)aciaturc  de- 


—  36  — 

gli  arlicoli  iiclla  matiirita  rilcvali  in  orlicci. -Gmnt  lineari, 
coniprcssi,  Icggcrineiilc  curvati  ,  rislrelti  alle  due  eslre- 
niilu,  un  po  reliisi  allombclico,  scuro-fegatosi,  con  ombe- 
lico  concolare. 

283. 

IIippocREPis,  Lin.,  Juss. 

(  h.''-SferracavaJlo-FR.-IIyppocre2yule ) 

Cal.  pcrsistente  ,  cortanienlc  canipanulalo  ,  5-fido , 
coi  lobi  ineguali,  aculi.  Carina  falcata,  compressa,  acuta, 
bicipitc.  Staini  diadelfi.  Slilo  subulalo,  inflcsso,  glabro. 
Lomento  di  molte  arlicolazioni  piegalc  a  ferro  di  cavallo, 
ondc  il  suo  margine  siipcriore  h  sinualo.  Semi  bislunghi, 
cilindracei  o  coniprcssi,  incurvi  o  seniicircolari.-(Fo(/ffe 
impari-pcnnate :  slipolc  libcrc  dal  picciuolo:  infiorazio- 
ne  ascollare  sessile,  o  in  lunghi  peduncoli  asceliari  oni- 
brellali :  fiori  gialli ). 

GO.'i.-II.  Umsiliqiosa,  Lin.,   Ucr.,   Gnss. 

Glabra,  a  fogiioline  obovalo-ciineate ,  sniarginale  al- 
r  apice  :  peduncoli  asceliari ,  l-2.-fluri :  lonienti  drilli  o 
subincurvi,  ispidelli  lungo  ambedue  le  suUire,  o  cslerna- 
niente  so|)ra  gl'  islnii  seminiferi  :  arlicolazioni  inlernaraen- 
te  subcircolari.   (Annua). 

Ferrum  crjuimim,  Uod.,  liiv.,  Cast.-Fcrrum  equi- 
nnm  vuhjarc,   Cdhunn.-Fornnn  equinum  siliqua  sin- 
(julari ,  C.B.,  Cup .-lledysarum  mimis,  Cast. 
Y        (  lT."-S('erracavallo. 
)  FR.-Fer-a-cbcval. 

Dalla  seconda  niella  di  Febbraio  ad  Aprils. 
'   IN'ei  prali,  nei   canipi  in  riposo,  nelle   colline    do- 
vunque.  ,      ., 


—  37  — 

CmiU  niolli  dalla  slcssa  radice,  S-l.'j-pollicari,  strel- 
tamcnte  approssali  alia  lerra  o  risori^onli,  Ira  Terljc,  ot- 
liisamonlc  slriiili.-Fo(//?V  imiiari-pcnnalc,  crollo  o  patenli 
(!(1  allelic  jialciilissiinc,  ion  slipolc  sciiiilanceolalc  dciilale: 
picciuolo  coimiiie  siij)oriornieiite  sokalo :  Ibglioliiic  non 
csatlaincnlc  a|i|iosto,  an/I  per  ordiiiario  alterne  ,  jiiccole , 
gTadalaiiiciilc  piii  yiaiuk'llc  dalla  liasc  all"  apicc  del  pic- 
ciiiolo  (•(iiniine,  inlensameiilc  verdi  o  verdi-i^laiicesccnli  , 
di  lii;iira  olnordala,  ciineala,  ohovato-ciineala  ,  bisliini^o- 
ciineata,  e  (pielle  dclle  fcti^lie  oslrenie  anchc  ciinealo-li- 
neari;  seinpre  jiero  ad  apke  sniarginalo  o  biloLato  con 
csilissinKt  spiinldiio  in  mezzo  (spesso  svanito )  e  a  mar- 
line iiilcni,  loilissiinaniciile  |)ircinolale  ((d  picoiiiolo  [)ar- 
ziale  lercle  ros^kao.-Peduncoli  ascellari  solitarii  o  ge- 
melli,  2-4-lineari.-Cfl/jce  seniilabialo,  col  lahhro  siipe- 
rioi'c  alipianld  piii  salienle,  2-denlal()  a  deiiti  dislinti,  1'  in- 
Icriore  W-dcuUiU). -Corolla  con  le  ali  Inlee,  11  vessillo  e  la 
carina  hilco-verdasiri :  nni^liia  del  vessillo  cnrvala  ad  arco 
sopra  Ic  nngliic  delle  ali,  e  sorrella  eslernanienle  dal  labro 
calicino  snp('iioie.-/vOHie/(// rialzali  allinsii,  driiti  o  piii 
0  inciui  ciir\ali  alia  volla  del  I'lislo,  Iniighi,  7-1. >  linee, 
larglii  nelle  conintessurc  dogli  arlicoli  2-3  linee,  S-H-sper- 
mi,  a  seni  circolari-oliovati,  cliinsi,  cnn  ainliednc  le  su- 
perlicie  glal)ris>iine,  relicidalo-nervose  dovnnque  e  piii 
decisanienle  neglislmi:  aniLedne  le  siilnie  (  o  solamente 
reslerna  al  di  sopra  dei  semi )  ispideltc,  spesso  nei  luo- 
glii  lerlili  (iinlirosi  inleraniente  liscie  :  sntnra  eslerna  o 
su])eii(ire  ahpiiiiilo  serpeggianle  :  espansioni  laterali  degli 
arlicoli  larglielle :  apicc  delle  coniniessurc  snbilobo  con 
tennissiiiKi  deiile  in  mezzo  ai  \o\n.-Grani  liiieari,  slret- 
lissimi,  semilmiali,  liinglii  2-2  ' ^  b"-'  gi:dlo-verdogiioli, 
niccbiali  negl"  islini,  ossia  nella  cnrvalura  di  ciascun  ar- 
licolo. 


—  38  — 

284. 
IIedys.vrim,  Lin.,  Juss., 
{h.^-Edisaro-Fn. -Sain- foin, -Sic. -Sudda)         :  * 

Cal.  persistentc,  S-fesso,  con  lacinio  lincari-suhula- 
le ,  subeguali.  Vessillo  c  carina  graiuli,  c  quest' ultima 
troncala  ol)li(|uanioiitc  :  ale  niolln  piii  cortc  dclla  carina 
gamopctala.  Slaiai  tliailelii.  Lomenlo  con  niolle  artico- 
lazioni  strozzate,  coui|iresse,  orbicolari,  'l-s|)ernie.-(  Fo- 
fllic  ini|»ari-pennate  :  slipole  lil)cre  :  infiorazione  in  grap- 
|)oli  asccllari  ,  hrattcali  ,  lungamentc  poduncolali :  fiori 
rossi,  (li  ratio  hiandii. 

60(5.-11.  Cor.o>AuiL.M,  Lin.,   I'ci'.,   W.,  AIL,   Guss. 

A  caulc  tliirusamente  ramoso:  fogiioline  sui)orl)icola- 
to-ellilticlie,  nella  pagina  siipoiiorc  sui)glai)ic,  nella  iufe- 
riore  c  lungo  i  margini  puboscenti :  gi'a|)poli-bisUinghi, 
(Icnsiflori  ,  piii  iunglii  dclia  Ibglia :  arlicolazioni  del  lo- 
niento  glabre,  aculeate,  orbicolari. -(.lu»«o). 

Onohrychis  altera,  Dtnl.  Iledijsarum,  Riv.-Onobrij- 
chis  major,  perpclua,  rubicundo  spicalo  jlore,  clypcalis 
niliquis  per  isllnnum  juncti.s  coaccrculi.s.  Cup.  lledy- 
mrum  chjpaalum,  rnhrum  cl  album,   Caul. 

ill.  "-Sulla,  Erba  sulla,  Lupinella  salvatica. 
Fr. -Sainfoin  d'Espague,  Sainloin  a  bouquets,  Sulla, 
Sulla  de  Calabrc. 
Sic.  Sudda,  Sudda  caprina.  :  • 

Aprilc-3Iaggio. 

.Nei  lerreni  argillosi  (Bochini,  Fiumarcdla,  Palmeri, 
Janci,   Trappclo.  ec.)  ma  non  molto  frequente. 

C«u/i  oltusamcnte  slriato-angolati,  ramosi,  piii  o  men 
Inngbi  (  da   1  a  4  piedi )  cortamente  e  appressatamente 


—  39  — 

polnsi  iiU'insii.  prnslrnln-dilTiisi,  o  rinlzali  sopra  1' erhc- 
f(i(jlic  inipaii-pciiiiiilc  a  !}-i  coiipic.  con  Ic  lojilioliiic  op- 
posle  0  pill  spesso  alloriic,  e  la  I'uijlidliiia  inipari  non  niollo 
pill  i;i'aii(l('  (Icllc  allrc  ;  a  slijiolc  triaiijiolari-ariimiiiate  , 
2-'i-\m'i\v'\.-F(i(lliiiliiif'  l(i.sliiiii;()-sul)(.'llillicli(!  ail  apicc  ol- 
tuso  corlamcntc  s|niiil(Mial(),  I' inipari  per  onlinario  siiha- 
iiila,  niiinila  di  sjninlonc  conic  le  allrc:  Inlle  cnpaincnte 
vcnii  c  siilijilahic  nclla  pagina  siipcriore,  dun  vci'dc  piii 
dilavalo,  Incidc  c  a|)prcssalaincnlc  peloscUc  all' insii  nclla 
inlcriorc.  c  Iniijio  i  inaijiini.  Picciuolo  priniario  otlusamenle 
anijolalo.  d()(ciiil(i  al  di  sopra;  picciindi  sccondarii  ap|»c- 
na  liiicaii.-/V(/i(»co//  asccllari  2-7-pollicari  ( coniprcsa 
la  porzioiic  lioiilcra  )  slriali  ,  appressatamcnte  pclosetli 
conic  il  caiilc,  accoslalanicnlc  ])iii  villosi  nelT  asse  liori- 
lero,  ercdi  cd  orcno-|)alcnli.-/^y'f(//ce  Irianfjolari-laiiccolale 
ad  apicc  lililoinic,  |)icciolc,  incmliranacco-scariosc,  bian- 
cliiccio-rossiccc,  cijilialo-Aillose,  subci>iiali  ai  calici,  assai 
|)iii  liini;lic  dci  i;and)clli.-F/o;'/'  addcnsali  in  prajipolo  nci 
due  (piinli  snpci'ii)i'i  del  pi'diincolo,  crclto-palcnli  o  (piasi 
orizzoiilali.  con  i;ainliclli  appcna  lincari.-6V»//c/  jiiii  luii- 
i^lii  dcllc  brallcc.  snlii^Iabri,  col  Inbo  biancliiccio,  villo- 
sclli  sojira  i  dciili.  clic  sono  snbulali,  vcrdi,  e  [liii  lunglii 
del  liilxi  stcsso.-^.'o;'o//«  dim  rosso  vivo,  Incido,  col  vcs- 
sillo  2-l(d)o,  riinosso  dajjli  allri  |»clali  e  abjnanlo  jiicgato 
in  addieirn,  jiiii  limjilicllo  della  carina,  un  po  sbiancato 
loniiiliidinaiiiiciilc  ncl  ccnii'o  cd  ivi  slrialo  niinnlanicnlc  , 
col  niariiiiii  lalcrali  un  po  rillcssi  I' un  conlro  laltro;  le 
ali  (piasi  sidicjiiiali  all" apicc  dclla  carina,  scnii-laiicc(date 
c  coiiiii\cnli  :  la  carina  pic^ala  ad  ani;(do  (piasi  rclto  , 
ollusaiiiiola.-f'//»??if'/(//  <•  pistillo  (lavo-verdicci,  ri|>ici;ali 
ad  anjiolo  sollo  1"  apicc  dclla  carina:  antore  ••iallo-spor- 
cbc.-A()»(c/)/o  a  2-l-arlicoli  orbicolati  ,  o  loniiiludinal- 
nicnlc  sul)n\ali,  (  con  sliclla  commcssnra  (piasi  oibic(da- 
rc,  minor  d"  una  linca  )  rialzalo-incrassali  uoiruno  e  nel- 


—  40  — 

Taltro  margine',  solcati  nclla  siiUira,  gremili  in  anibcdue 
le  supcrlicie  tli  corti  aculei  basilati  ( qiielli  del  margine 
scmpre  volti  in  dcnlro):  I'articolo  estremo  spunlonato.- 
Grani  Icnlicolari  a  radicina  promincnte,  bai,  lisci,  a  mar- 
gine alquanlo  rilcvato. 

Non  bo  mai  vcdulo  ki  variola  a  fior  bianco. 

607. -II.  Capitatum,  Desf.,   W.,   Guss.  (non  DC.) 

A  cauli  proslrali,  ramosi:  foglioline  delle  foglic  in- 
ferior! obovalo-relusc  o  snb-iobe,  corlamcnle  spuntonale, 
delle  supcriori  obovalo  bislungbe  ,  ed  ancbe  spalolate  , 
oUuse,  spunlonate  o  muticbc:  fiori  racemoso-fascellali  in 
cinia  a  peduncoli  asccllari  piii  lunglii  della  foglia  :  arli- 
coli  del  lomento  orbicolali,  pubescenti,  spinuloso-aculcati, 
ad  aculei  undnali.-( Ammo ). 

II.  pallidum,  Bin.,  non  Desf. -11.  spinosissimiim, 
W.,  Sibtli.,  DC,  non  Lin. -II.  minus,  purpureum,  re- 
pens,  siUquis  clijpeatis,  sparsis ,  Cup.,  Bon.-Onobry- 
chis  clypcata,  exasperala,  minor,  Jonrn.-O.  major, 
humi  projecia,  lomjulo  cordulo  folio,  flovibus  rubris, 
clypeatis,  articulalis  siliquis,  sparsis,  Cup. 

Marzo-Aprile. 

Nei  pascoli  marillimi ,  nelle  colline  ,  nelle  pcndici 
(I'ho  trovato  a  Janci)  sopra  terrcni  argilloso-calcari. 

Cauli  tcnui ,  1-2-pedali ,  angoloso-striati ,  rossicci, 
ramosi  sin  dalla  base  c  proslrali  a  raggio,  covcrti  di  corta 
peluria  cinerea  ,  come  pure  i  picciuoli  ,  i  peduncoli  ,  e 
la  pagina  inferiore  doUe  [ogVia. -Fofjlie  allernc  impari- 
pennate  a  S-11  coppie,  con  Ic  foglioline  ordinariamentc 
opposle ,  di  rado  allernate  ,  gradalamenle  piii  grandelte 
dalla  base  all'  apice  del  picciuolo  comune  superiormenle 
so\caio.- Foglioline  per  la  forma  come  nella  diagnosi,  ci- 
nereo-vcrdiccc  o  del  lullo  vcrdi  sccondo  il  grado  dclla 
pubescenza  delerminalo  dalla  natura  dei  luogbi,  subvillose 
al  margine  ed  eslernamente  su  la  coslola  ,   glabre  nella 


—  41  — 

pagina  siipcriorc,  piii  o  mono  puhescenli  nclla  iiiferiorc; 
quelle  dcllc  l'oij;lic  piii  basse  lari'lie  da  1  a  2  lince,  e 
luiigho  <la  2  a  .'i,  c  allc  voile  laiito  larifhc  (piaiilo  lim- 
glu!  ;  (piellc  (lelle  siipcriori  liiiiii;lie  3-.')  liiiee  ,  lai'j>lic 
1  %-2.-Slii)(ik'  piulldslo  (riangolari  acute  (  a  Iriangolo 
isoscolc  )  clic  ovalo-acumiiiale.-A'(////)ro//  ascellari,  stria- 
ti,  erello-paloiili.  l-V-pollicnri,  IJ-IO-llori  in  cima.  Ilml- 
tee  scaridse  ,  [nil  picciole  die  nella  specie  precedcnle  , 
ovalo-lanceolale,  attenualo-sctacce  aiPapice,  villose ,  ri- 
flcsse,  pill  liiiiijlie  dei  jiamhelli  liiiigiii  essi  stessi  appena 
una  linea.-CV///(e  iiienibranacco,  bianchiccio  e  glabro  nel 
tubo,  a  denti  acuiiiiuato-selacci,  irsuli,  foscbi  (  come  gii 
apici  delle  brallee,  e  le  slipolc  ).-Coro//e  rosee  ,  niinoii 
delle  |)rece(leiili,  (pianlunipie  della  stcssa  forma  ,  a  ves- 
sillo  smaiginalo,  subeguale  alia  carina  ,  purpureo-striato 
con  maccliia  l)iancheggiante  in  mezzo  ,  a!  di  sotto  delle 
strie:  ali  lineaii,  oltuse,  d'un  roseo  piii  inlenso  e  scnza 
slrie,  inleriiainenle  abpiauto  docciale,  1-2-liiicc  piii  corte 
del  vessillo  e  della  carina,  ma  iiiolto  jiiii  lunghe  del  cali- 
ce:  carina  ganiopelala,  violella  all'apice,  sbiaiicata  per 
tullo  lo  spazio  abbraccialo  dalle  i\\'\.-Slami  rijuegali  ad 
angolo  quasi  retto  sotto  I"  apice  tronco  della  carina:  nove 
di  essi  ( come  nella  specie  i)recedente )  coi  iilamenti  riu- 
nili  ,  I'allro  libero  a  Far  le  veci  esso  solo  del  sccondo 
fascelto.-Aomc/i/o  a  2-3  arlicidi  riuniti  da  largbe  com- 
raessure  2-lineari,  a  marginc  poco  elevato ,  non  solcati 
nella  suluia,  piii  esatlamenle  circolari  e  piii  graiidi  die 
nella  specie  preccdente,  3-i  '/^-li'icari  in  diamelro,  pube- 
scenti,  spinulosi,  con  le  spine  basilate,  moUi,  iiieguali, 
dritle,  pubescenti  pur  esse  in  maggior  parte,  glabrc  ed 
uncinate  air  apice,  salicnti  dal  margine:  restremo  arlicolo 
spiiiiloiial((.-^';Y(/(/  leiilicolari  come  nella  specie  preccden- 
te, ma  a  radicina  piii  sporta  in  fuori. 

ATTI  ACC.   VOL.   XIV.  6 


—  42  — 

28S. 
OxoBRvciiis,  Gaertn.,  Sjir.,  Endl. 

Cal.  persistente,  S-fcsso,  con  lacinie  subulate,  sube- 
miali.  Vessillo  bisbin!>o:  corina  sul)ol)lii>uaniente  troncala: 
ale  corto.  Slaiiii  diadelli.  Lomenlo  1-articolato,  subco- 
riaceo,  coni[)resso,  indeiscenle,  sessile,  l-spermo,  ecbi- 
nato,  crislato  o  alalo,  ncl  margine  superiore  drilto  e  piii 
grossO;,  neir  infcriore  convesso  c  j>iu  soUilc.-(^Fo(///e  ini- 
pari-pennale:  infioraziona  in  racenii  asccUari  bralteali , 
luni>anicnle  peduncolali:  fiori  rossi ).  r       ; 

"^  608. -0.  Capi't-calli,  ail,  DC,   Guss.' 

A  caule  erello  o  dilTuso :  foglioline  pubcscenli  nella 
pagina  superiore,  bislungo-lanceolale,  quelle  delle  radi- 
cali  obovate,  tulle  niueronidale  :  podunccdi  frutlif'eri  fpiasi 
pill  lungbi  della  foglia :  liori  (  pochi )  ravvicinali :  calice 
subeguale  alia  corolla :  legunii  |)ubescenti  aculeato-foveo- 
lali  in  tutta  la  superlicie,  coi  denti  della  cresta  interi  , 
triangolari,   ap|)untato-spinosi.   (Annua). 

nedijsanun  Caiml-fjalU,  Lin.,  IJcr. -Caput  (jallina- 
ceum  Bi'Ujurum,  Lob.-Onobrijclm  minor,  siliculis  echi- 
natis  cristalis,  majoribun  ct  cras.sioribus  aculeis  prae- 
ditis,  donuta,  Cup. 

I  It."  Cresta  di  gallo.  -' 

VoLC.  I  Fr.   Sain  To  in  crete-de-coq. 

'  Sic.   Kizzareddi.  • 

Aprilc-Maggio. 

Nelle  coUine  dovunque,  negli  alvei  dei  torrentl,  ed 
ancbe  (  sebbenc  di  rado  e  spicciolataniente  )  nei  luoghi 
erbosi  niaritlinii  ai  niargini  dei  canq)i  (  IhmjcUum ) . 

CauU  1-2-pedali ,  striati ,  abpianto  rigidi  ,  raniosi 
sin  dalla  base,  giacenli  o  rialzati  tra  rerbc.-Fo(/f<e  pen- 


—  43  — 

nalc  in  calTo  con  lo  (u!;lioIinc  (jnasi  senipre  opposle  a 
coppio  (lislanli ,  c  il  piceiuolo  scaiialato  supcriormente  , 
nolle  radical!  piii  ailiin^ald:  Ic  priiiKirdiali  ((rdiiiaiiaiiicnlc 
soni[)lici  ,  lanccolalc,  luni;aincnk'  picciiiolalc.  FoijUoUna 
nolle  fo"lie  radicali  c  nolle  canline  inferiori  ohovate  ed 
oltovato-hislungho,  nolle  cauline  supcriori  l)ishini>(»-lanceo- 
lalo.  linipari  sposso  |)iii  alhinj^ala:  liilte  spiiiilonalo  al- 
r  apice,  iiilensaniciile  vordi,  norvosolte  e  approssalanienlo 
pubesconti  nolla  pagina  inforiore,  lisce  c  (piasi  i^lalire 
nella  siiperioro,  a  niaryinc  inlorissinui.  Slipiilc  sidilario. 
scariosc,  acute,  oppcislo  alio  foglio,  suhinguainanti,  2-iier- 
vose,  a  nervi  salionli:  I'esistenza  di  due  soli  neni  fa  cliia- 
ro  conoscore  clio  le  slipole  propriaincnte  son  dne  salda- 
te  in  una  :  la  rpial  saldatura  (pialclie  volla  si  tiova  nA- 
la.-Pcdinicoli  ascellari  e  toruiinali,  l-!i-p(dlicari,  l-S-flori 
in  cinia,  subeguali  alia  foglia,  striati  come  i  cauli ,  c 
sparsi  alio  voile  di  (pialcho  solola,  come  pur  si  osscrva 
nei  picciu<di.-F(o/7  piccioli,  jmico  dis.lanli  ,  da  l..a2.. 
linee,  e  nei  luogiii  pingni  ed  orbosi  anche  un  pollice  , 
senza  pero  die  (piosta  dislanza  sia  nianlenula  ugualinente 
in  tulli  i  liori  d'nno  slesso  ganibo.-///"a//e(' picciolissinie 
meinbranaceo-bianchicce,  ovato-acule,  fosco-l-ncrvose  a 
ncrvo  salientc.-6Vf/jce  a  lacinic  subulate,  verdi,  pelose 
intcrnanionte  od  ai  margini,  iueguali  (  i  due  suporiori  piii 
lunglii,  i  (\uo  laterali  pocliissiuio  [)iii  corli,  T ultimo  ([uasi 
una  linca  ancor  piii  corto  dei  dne  laterali  ).-Cor()lla  di 
un  rosoo  abpianto  diifivato.  c(d  Aossillo  quasi  retlo  ad 
apice  subrolondo  leniiinato  da  corla  punla,  stpiisitamonte 
radiato-lineato  di  porporino,  snboguale  ai  due  dcnti  cali- 
eiiii  intorniedii:  ali  piii  corto  del  vossillo  ipiasi  una  linoa. 
subogiiali  al  denlo  calicino  inforiore :  carina  (piasi  ugualo 
ad  osso ,  0  di  osso  piii  liuiga.  verdastra  sopra  langolo 
ilolla  lroncatura.-Lomp?j/f>  piibescente,  aculeafo-fossoltalo 
ill  tulta  la  superlicie  .  ad  aculoi  robusti  ,   inegnali,   gra- 


—  44  — 

datamente  sempre  piii  corti  dalla  cresta  al  lalo  opposto, 
ingrossato-conici  alia  base ,  quelli  dcUa  cresta  piii  larghi, 
3-angolari  o  triangolari-lanceolati,  1  7^-2  '/^-lineari,  ordi- 
nariainente  fosco-rosseggianli. -Grojti  subreniformi,  ncro- 
leonini. 

II  pericarpio  del  lomeiUo,  dopo  che  il  seme  e  ger- 
moglialo,  rimane  altaccato  al  coUo  della  radice. 

Sezione  2.''    . 

A  coUledoni  crasso-carnosi  {Sarcolohee,  DC.  ). 

*  A  foglie  cirrifcre,  le  primordiali  allerne.  Legume 
polispermo,  deisccnle  (  Yiciaee  DC.  ) 

-     :  ■■.>      286.       '■      „■:■•  ,\.  .■•...    '•: 

i     .:  Yicu,  Lin.,  Juss. 

(  Fr. -Vesce-Ix  .°-Veccia-Sic .  Vizza  ) . 

Cul.  persislenle,  tubuloso,  5-fido  o  5-dentalo  ,  eoi 
due  dcnli  superiori  piii  corti.  Vessillo  ascendeute.  Stami 
diadclfi.  Stilo  liliformc  cou  stimma  trasversale  peloso.  Le- 
(jwni>  bisiuiigo  o  linearc,  compresso  o  turgido.  Semi  cou 
ombelico  laleralc,  ovale  o  lineare. 
I /'-A  (iori  ascellari  cortameute  peduncolati,  o  quasi  sessili. 

609.-V.  i\iRiJo>E.\sis,  L.,  Vcr.  IF.,  AIL,  liiv.,  Guss. 

A  caule  augolato ,  villoso  sopra  gli  angoli  insieme 
ai  picciuoli :  foglie  iuferiori  una  volta,  Ic  altre  2-4  volte 
conjugate,  cirrifere,  con  le  foglioline  (larglie)  ovato-bis- 
lunghe  a  base  storta,  inlcrissime,  o  le  supreme  subden- 
tate  all'apice:  stipole  concolori,  alabardato-ovate,  cigliate, 
dentate  alia  base  :  peduncoli  sub-3-flori,  brevi :    legumi 


—  43  — 

coniprcsso-sublcroli,  pcnduli,  (.igliato-pubcscenti,  c  den- 
licoliilo-staltrissimi  lungo  le  suIuit:  graiii  giohosi,  nero- 
vellutini.  (Annua). 

V.  lalilhlia,  Hloenih.-V.  Nurhonenm  li.,  I)C.-V. 
supina,  hilissimo  jhUo  mm  sorruto,  Secju.,  Moren.-V. 
maxima,  puriniroa,  annua,  Vup.-V.  purpurea,  maxi- 
ma, annualis,  [oliis  av  siliquis  muryine  jiilosis,  Id.- 
Faha  sjjl  rest  lis,  Dad.,  liiv.,  Malik. 

i  It."  Fava  Selvalica. 
VoLG.  \  Fu.  Vcscc  dc  A'arbonne. 

(  Sic.  Favaccia. 

Marzo-Aprile. 

IN'oi  canijii  c  nei  prali,  ma  noii  inollo  frcquente. 

Canh'  ollre  di  3  piedi,  risorgenk! ,  angolato  come 
(jiR'lIo  dolla  Fava  comune  (a  cui  liilta  la  jiianla  avvici- 
nasi  per  lo  porlamento)  con  due  angoli  opposti  piu  sa- 
lieiili,  conflneiili  nci  margin!  della  l)asc  dilalata  del  pic- 
ciiiolo,  ed  uno  ()lliis(»  c(Miliiiiiato  siiila  carina  del  picciuolo 
medesimo,.serialinenle  jicloso  lungo  quest!  angoli,  niac- 
cliialo  di  neraslro  airascclla  delle  luglie  (e  jiiire  niaccluata 
la  base  del  picciuolo  ).-F()(jVi('  1-4  voile  conjugate,  col  pic- 
ciuolo suj)eriorniente  docciato,  inferiormente  carinato,  e 
serialmenle  peloso  bingo  gl!  orl!  della  doccia  e  su  la  ca- 
rina: le  fhijliolinc  allerne,  gradataniente  piii  grand!  da 
gill  in  su,  le  inl'eriori  1-2-jugbe,  le  superior!  a  3-4  cop- 
pie,  tutte  ovato-bislungbe,  intere,  a  base  storta,  aride  al 
lalto,  nella  pagina  inlcriore  sparsamente  peloselte,  pre- 
cisanienle  lungo  la  ciislola  ed  i  nervi,  nella  superiore  e 
lungo  il  margine  scabrosette  j)er  nunierose  e  corle  selolc 
adunclie  e  basilale ;  adiiuclii  pure  sono  !  pel!  o  setolette 
della  pagina  inl'eriore.  ma  piii  rari,  e  non  basilati,  ed  inol- 
tre  pill  lunglietli.-S//))t(/e  cigliale  (a  cigii  brevissim!  co- 
me i  pel!  chc  orlano  il  margine  delle  fogiie)  dentate  alia 
base,  appunlate  all'  apice,  alabardato-ovale.-6"/n/  3-G-li- 


—  46  — 

di.-Peduncoli  villosi,  sub-S-flori ,  variainente  alliingati , 
per  ordinario  2-nori.-Ca/ic/  siibpuhcscenli,  a  dcnii  ova- 
to-lanccolati,  cij^liali,  e  T  inferiore  assai  piii  strctto:  col 
tubo  spesso-fosco  nclla  parte  siiperiore  soUo  i  denii  piii 
covli. -CoroUe  d' tin  violelto  oscuro  (noii  poro  nero-por- 
porine  Guss.  )  a  vessillo  poco  spiegalo ,  e  le  ali  bian- 
chiccio-ciiu'riiic  dal  lato  clie  si  a|)pogi;ia  al  vessiUo.-Le- 
gumi  subsessili,  sus|)esi  ad  un  sol  peduncolo,  7-'»-sper- 
mi,  lineaii,  conipresso-subtcreli,  cii;iialo-pul)cscenti  Uingo 
le  due  suture,  nella  [)erfetla  maluiila  uerastri  e  neile  su- 
ture scabrissimi,  a  superlicie  reti('olato-venosa.-6j'«»/'  per- 
feltamenle  gbil)osi,  ueri  e  come  auiiebl)iati  di  luliggine  , 
con  ombelico  linearc,   biancbiccio. 

010.   V.  Spuria,  liuf.,  DC,   Guss. 

A  Ibgiie  villose,  le  iuferiori  3-4-volte  conjugate  con 
le  fogiioline  obcordate,  le  superior!  conjugate  4-6  volte 
con  le  fdglioline  bislungbe  od  ollitliclie,  olluse  o  retuse: 
stipole  minute,  intere,  varie  di  forma  :  corolla  col  ves- 
sillo cretto,  leggermente  ripiegato,  esternamenle  villoso, 
glabrato  ai  margini,  piii  corto  dellc  ali  dilatate  all'apice: 
legumi  solitarii,  subsessili,  bislungo-ellittici ,  spuutonati, 
pelosi,   5-spermi  (2-spcrmi  per  aborto).   (Annua). 

Vicia  insignilcr  cordalo  folio,  siliquis  Pisi,  ro- 
lundo  scmine,  alro,  Cup.-V.  insigniler  corduta ,  sili- 
(fuis  Pisi,  Id. 

i  It."  Veccia  bastarda.  ■ 

VoiG.  <  FR.Vesce  batarde,        . 
(  Sic.  Vizza. 

Fcbbraio-Aprile. 

Nei  luoghi  erbosi,  e  tra  le  biade  dovunque. 

Cauli  gracili,  l-P»-pedali  ed  ancbe  piii  lungbi,  gla- 
bri  0  sjiarsi  di  qualcbe  |>elo  cortissiu)o.-Fo/y//e  a  l»-6 
coppie.  FogliolinQ  villose,  le  iuferiori  obcordate,  largbe 
!{-4  lin.,   luiigbc  3-(}  lin..  le  superiori  bislungbe  ed  el- 


—  47  — 

liltitlic,  olliisc  0  siiunpiiale,  iimnile  di  spuntonc.  Stipoh 
iiiiiiiilo,  ora  siiliroldiKk',  ora  liislimiio-aniniiiiale,  spcsso 
piilM'Scciili,  intcie,  rare  voile  appena  seinisaellale,  sovente 
iiolale  (I'lina  maccliia  liiancliiccia,  noii  niai  lilhifift,  Guss.- 
Cini  seniplici  (i  raiiKtsi,  ordiiiariaincnle  2-li(li.-/V(/»/i- 
coli  1-2-liiieari,  Sdlilaiii,  jielcisi,  i(tl  lidie  piia  di  spie- 
garsi  pendciilc.  ])(ii  erello.-CV///r7'  villoso,  sidjsaccalo  alia 
base,  a  dciili  liiieari-selaeei,  iiiegiiali  ( essendo  il  medio 
inleriore  piii  alltini;al(»\  fosco-rdssicci  allapite,  quasi  piu 
eorli  del  [who. -(^iiinlld  a  lundo  pa^lialo  ,  Imijja  10-14 
liii..  Cdl  ves!«ill()  dilalalo-suItroUindo,  lai"f)  ()-8.  lin.,  sniar- 
i^iiiato-suliildlxi  ,  senipre  erello  e  spiei^ato  cdii  picciolis- 
sinia  ripiej;aliira  in  addieiro,  eslernanieiile  villoso  (  i;la- 
hralu  ai  iiiaiiiini  >  coi  pcli  iiiadalaineiile  |iiii  colli  dal  cen- 
Iro  alia  perileria,  iiilernaiiieiite  sriiinato  all"  apice  da  una 
niacehia  sulfuiea:  le  ali  ohovale,  dilalale  all' apice,  piu 
corle  del  vessillo,  eolorile  al  di  fuori  dun  suH'ureo  stem- 
pralissimo  :  la  caiina  eslernaiuenle  uu  po  I'osoa.-Leyf/me 
peloso,  hisluuiid-ellillieo,  niucronalo  con  punia  un  po  in- 
curva,  jiollicare,  conipresso,  larjio  4-3  lin.,  penduio,  3- 
spernio  (  2-spcrmo  jier  alKulo),  fosco-cinereo  quando  scc- 
casi.-6'r«/(/  sidiidlondi,  oscuranienle  conqtressi,  varieijali 
con  niaccliie  neraslre  iiregolari  sopra  un  fondo  color  d'  o- 
glio,  con  ondielico  oglialo-gialliccio  ,  quasi  concolore  al 
fondo. 

611.   V.  llijlnida,  Lin.,  Guss. 

A  ibylie  !}-(»  voile  conju^ale  con  le  foijlioline  smar- 
ginalo-sptintcnale.  villose.  nelle  inleriori  ohcordate.  nelle 
su|)eri(iri  liisliini;lie  :  sli(Kde  niinule,  seniisaellale,  inlerc, 
jiolil'onne:  vessillo  eslernamenle  peloso,  raddoppialo,  non 
dil;ilal((.  snl:ei;n;de  alle  ali  :  legiinii  solil;iiii,  sulisessili  bi- 
slungo-ellillici,  spunlonali,  pclosi,  10-spermi  (2-5-sper- 
ini  per  al>orlo).  (Annua). 

Vicioides  Injhridu,  Muench.-Yicia  lutea  B.,  Lam. 


—  48  — 

^        (  Fr.-Vcscc  liybride. 
)  Sic.-Yizza. 

Marzo-Aprile. 

IVei  liiO!i;hi  orbosi  e  tra  le  biade  doviinque  insieme 
alia  preccdenlc. 

Caidi  gracili  come  iiella  V..  spuria,  glabri  insieme 
ai  picciuoli.-Fo_(///e  3-()  voUc  conjugate:  foifliolinc  per 
ordinario  tulle  smarginale :  alipolc  bianco-notate,  non  mai 
ViWosc. -Pediincoli  peIosi.-Ca/('t'/  subsaccali,  pelosi,  col 
dente  infcriore  cguale  al  tubo,  i  due  intermedii  abpian- 
to  piu  brevi,  i  (bie  superiori  piii  corti  (b^gli  altri.-Coro/- 
le  pallidameule  verdi-hiteolc  o  pagliate,  buighe  8-10  lin., 
col  vcssillo  esteniamentc  peloso,  sovenli  drilto,  subbilobo, 
raddoppialo,  appoggialo  alio  ali,  inlcrnamente  fosco-vena- 
lo,  non  diialalo  airapice;  le  ali  quasi  largbe  3. -lin.,  uri 
po  pill  largbe  alia  base  (non  all'apice,  Guss.),  nel  mar- 
gine  inlcrno  quasi  drilte,  alquanto  altondate  nel  niargine 
esterno  e  nell'apice.-Lef/ume  come  nella  V..  Spuria,  bian- 
co-gialliccio  quando  seccasi,  coslanlemenle  lo-spcrmo  (2- 
5-spermo  per  aborto).-Gr«/H'  subrotondo-ovali,  oscura- 
menle  compressi,  neraslro-fuligineo-niaccbiali  sopra  un 
fondo  ogiialo,  che  qua  e  la  Irasparisce  sollo  quella  co- 
verla  affumicala. 

Quesia  e  la  specie  preccdenle  banno  lo  stessissimo 
porlamento,  e  tolline  i  liori  un  occbio  poco  esperlo  mal 
saprcbbe  dislinguerle  agli  altri  caralteri  esterni.  Inlanto 
Tuna  e  piii  precocc  dell'altra;  e  in  quella  i  fiori  sono 
giallicci,  suliureo-discolori  aU'apice  del  vessillo,  con  le 
ali  air  esterno  svanilamentc  sull'uree,  e  la  carina  alquanto 
fosca;  in  questa  i  fiori  sono  piu  piccioll,  i>allidamente 
verdi-gialli,  il  vessillo  raddo|»pialo  in  addietro,  interna- 
mente  fosco-slriato,  con  le  ali  piii  dilatalc  alia  base  die 
airapicc.  Pero  il  carattere  di  maggior  distinzione,  a  cre- 
der  mio,  sta  in  cio,  cbe  nella  V.. spuria  i  legumi  sono 


—  40  — 

cnslnnlcmcnlc  'i-spcrmi  f  2-s|)('riiii  per  ahorlo^ ,  nclla  V. 
Ihjhrida  soiio  loslaiilenit'iilc  lO-sperini  (2-.")-spcriiii  per 
aborlo  ). 

GI2.  V.  HvRTA  Balb.,  Pers. ,  var.  B.  coerulesccns 
Guss. 

Irsiila,  a  lojilio  li-IO  voile  conjiigalc,  con  le  (o^lio- 
line  nolle  inrciiori  hisluni'lie  od  obovale,  olUise ,  nelle 
siipciiori  lincari-laiucdlale.  snhacule  ,  spiinloiiale :  slipole 
inrciiiiii  2-|iaiiilo,  non  niaccliiate  ,  Ic  siiprcine  ovalo-acu- 
te  ,  niaccliiale:  (iori  solilarii,  i>laliri ,  lossiccio-ccrulesccn- 
li :  l('i;nriii  sessili ,  slorto-lanceolali,  conipressi,  luberco- 
lalo-ii:sulissinii.-(.l«ji«aJ. 
-  V.  MtilHIhlin,  cum  siliqiiis  hitis,  I.  B. —  V.  hiiea 
B.  hiiia,  Poll.-V.  luloa  B.  pallid. Ilora,  Ser.  et  DC.-V. 
hirsiiUssiiiut,  (hjr.  el  Jen. 
-.'       {  It.  "-Cicerthia  i)ilosa, 

(  ?iic.-l'iliise(l(la. 

marz()-)lai;iiin 

IVelle  colliire  e  Ira  le  biadc  dovnnque. 

Cuuli  1-li-pedali,  solcali.-Ff>y//e  palcnti,  a  picciuo- 
lo  coniune  slrialo-.iiiiidlalo,  Ic  iiiferiori  ((in  ciiri  semplici 
0  nulli,  V.  con  le  I'onlioline  l)isluni;lie ,  slrelle  c  ap|)ena 
lunglu!  2-1]  lin.  ,•  le  snperiori  con  cii^li  ii-lidi  o  raniosi  . 
e  con  le  foi'lioline  lineari-lanceolate,  larglie  3-U'/,,  inn- 
gbc  S-12  linee:  InglioliMe  liillc  opposle  o  allerne ,  avvi- 
cinalf,  nervose,  snlisessili,  ad  apice  subaculo,  s|tunlona- 
lo.-StijwU'  appena  '1-2-llneari,  le  inleriori  2-parlile  e  den- 
tate con  le  lacinie  acnniiiiale:  le  snperiori  ovalo-acnle  , 
spessd  seniisaellalc,  neio-iiiaccbiale. — Fiovi  solilarii,  ses- 
sili.-^'rt//(;/  glabri,  a  denli  cigliali  ,  acnniinalo-selacci  a 
base  Iriangolarc,  2-3.  voile  piii  corli  dclla  corolla,  i  tre 
inferiori  doppiamenle  piii  liiiiglii  ,  egnali  al  Inbo  c  tra 
loro.-f>'oio//(t  rossiccio-cernlescente  a  vessillo  bislungo  , 
fosco-rclic(dato,  snbbilobo,  ahjuanlo  rivollalo  ai  lali.  LcffU- 

ITTI    iCC.    VUL.    XIV.  1 


—  so- 
me 3-a-spcrmo,  tuliercolalo-irsiilissinio  Jinclie  qiiando  sec- 
casi  (a  Uihercoli  iniiiiili,  uiio  alia  base  di  ciasciin  pelo) 
palciile  0  pendulo,  nclla  niaturazione  ncrasiro,  di  luniia 
storlanienle  lanceolata  (  alquanlo  piii  ciirva  nella  suliira 
scniinifera  )  lungamcnle  rostrato-inciirvo  all'apice,  con  le 
pareli  inlcrne  ciiieiogiiole,  liicide. -(#/■«»/  subgloboso-coni- 
pressi,  serpali  di  inaccliielte  nerastre  ,  leonino-scure,  e 
giallo-vcrdogiiole  :   ombelico  bie.ve,  cinerognolo. 

Tulle  le  parli  della  piaiila  irsulissime,  tranne  il  ca- 
lice,  e  la  corolla,  cbe  sono  glabri. 

013.  V.  Macrocarpa  Bertol.,  Giiss.  En.  pi.  vase. 
Inar. 

A  cauli  robusti,  quasi  glabri:  I'oglic  grasselle,  4-7 
volte  conjugate :  fogliolinc  sparsamenle  pubescenti ,  spun- 
lonale  ,  nolle  foglie  inlcriori  obcordale  ,  nelle  snperiori 
obovalo-bislunghe  a  base  cuneala  con  apice  raranienle 
smarginalo-niozzo  :  stipole  denlato-laciniate,  le  snperiori 
semisaetlale  sanguineo-inarcate :  fiori  solilarii  o  genielli, 
subscssili :  legunii  crassi ,  linoari  relicolalo-nervosi ,  sub- 
glabri,  nella  niaturita  quasi  tercti,  bruni,  patenlissimi  o 
penduli:  grani  grosselti,  globulosi,  lisci,  hui. -(Annua). 

V.  saliva,  Guss.  sijn.-V.  saliva  li.  macrocarpa, 
Moris. -Vicia,  Casl.-V.  nodosa,  Gaerln.  ?  V.  vulfjaris, 
saliva,  I.  B. -Vicia,  liiv.,  Clus.,  Mallh.-V.  major,  vul- 
f/aris,  saliva,   Cup. 

I  IL^-Veccia,  Yeccia  coltivala, 
.,        j  FR.-Vesce,  Billon,  Pesette,  Vesce  de  pisreon,  Ve- 
]      see  cultivee.  • 

I  Sic.-Vizza. 

Jlarzo-fllaggio.  •  , 

Nei  prati  e  nei  seniinali  da  pcrlullo.  ■,. 

Cauli  robusti,  solcati,  subglabri  alia  base,  vcllntalo- 
pubescenli  nella  parte  snperiore,  3-0-pedali.  Foglie  a  3- 
6-coppie  allernamente  ed  opposlamenle  inserile,  coi  pic- 


—  til  — 

ciuoli  puhesccnli  piii  che  la  parte  siiperiorc  dei  cauli,  c 
il  ciiTO  scniplice  o  coinposlo.  FofjUaUnc  piii  n  men  !j;ran- 
(li  secondo  il  rigoglio  della  piaiila,  oidiiiariainciilc  larghe 
(la  .*},  a  9.  linoo,  Innglic  da  .").  a  la.,  appressatamcnlc 
puhcscontc  (  a  pcliiria  piii  liinghcUa  die  uoii  (piella  del 
caule  e  dei  pieciuoli),  noii  di  rado  nella  jiagina  superio- 
re  quasi  giahre,  tutle  spunlonalc,  alquanlo  varie  di  for- 
ma, conic  fii  ceiinalo  nella  diagnosi.  Slipolc  puhesccnli 
dontato-laciniate,  le  superior!  denlato-seniisaellate,  profon- 
damenle  inipresso-niarcale  nel  deutc  superiore  piii  grosso 
da  una  niaccliia  subrotondo-appunlala ,  fosco-sanguigna  , 
nera  ai  niargini.-F/«//'  solilarii  o  gemelli,  lunghi  quasi 
un  pollice,  sonelli  da  peduneoli  l-2-lineari.-C'«//ce  tu- 
huloso-angolalo,  (piasi  glahro,  pcloso-cigiialo  lungo  i  ner- 
vi,  e  sopra  i  denti,  die  sono  quasi  eguale,  appressati 
alia  corolla  cd  al  I'rutlo.  con  una  niaccliiella  nero-sangui- 
gna  profondanienle  inipressa  soj»ra  ciascuno,  piii  sposso 
sopra  i  denli  inferiori  piii  in  sii  della  nielta  di  essi,  non 
suheguali  al  luho  della  corolla,  ma  doppiamenlc  piii  lun- 
ghi, lie  Ira  lor  j)aralleli  e  drilli,  ma  i  due  superior!  piii 
ravvicinati,  I'inferiore  piii  scostato,  i  due  inlerinedi!  un  po 
ricurvi  e  ricongiunii  con  I'apice  a!  due  d!  sopra. -Coro//ff 
grande  col  vessillo  violaceo,  e  le  ali  porporinc-Leywrne 
crasso,  linoare ,  lurgido-suhlerete ,  alquanlo  compresso, 
patentissimo  o  richinalo,  2-|)ollicare  o  [)iii  lunghcHo,  lar- 
go i-ri-linee,  nervoso-relicolato,  loruloso ,  non  propria- 
iiienle  glahro,  ma  ricoi)erlo  di  corla  peliiria  lungo  le  su- 
ture, e  sparse  pure  di  corti  peli  nella  inlera  superlicie, 
i  qiiali  poi  spariscono  qiiando  giunge  a  inalurilai-Gronj" 
majuscoli  quasi  della  grandezza  d'un  pisello  ,  giohoso- 
suhcompressi,  haio-annehhiali,  con  onibelico  linearc  ver- 
diccio-cinereo. 

614. -V.   Leptocarpa,  ISnb. 

A  cauli  gracili,  glahri:    foglie  4-6-voUe  conjugate: 


^JS)    

fogliolinc  tcniii,  oljcoidato-hisliiiiglie,  spuntoiiate,  a  base 
ciineata,  siibgiahrc:  slipolc  3-4-lide  con  la  laeiiiia  supe- 
riore  iiero-niarcala:  liori  solilarii  o  gcmelli,  siibsossili,  le- 
guini  lineari  ,  conipressi,  strelli,  glabrissimi ,  hruiiaslri: 
grani (Annua) 

Trovalo  ili  ({iicsta  specie  un  solo  inilividuo  iiclla  Cft- 
va  deir  Amico  Uillora  in  fiorc,  c  coi  legunii  non  ancor 
inaUiri  a   1   Giuijno  1843. 

(JauU  soicali,  dcjjoli,  allungato-dilTusi,  glal)ri  ( ap- 
pena  corlanicnlc  pui)escenli  in  cima  ).-Fo(jU(i  coi  [licciuo- 
li  sparsi  di  corta  peluria  ,  e  i  cirri  coni|)osti.  FojjlioUne 
come  nella  diagnosi,  tcrniinale  da  spunlonc  piii  tenue  die 
nella  specie  prccedenle,  glabre  nella  jiagina  superiore, 
poco  pubesccnli  nella  inferiorc.  Slipole  3-4-f'essc  a  laci- 
nie  acuminate  con  piccola  maccbia  nerastra  su  la  base 
della  lacinia  superiore  altaccala  al  picciuolo. -F/ori  solila- 
rii 0  gcmelli,  con  pcduncolo  l-2-lineare.-fvV(//c<'  quasi  gla- 
bri,  a  denli  eguali  acuminato-setacei,  accoslati,  ncro-mar- 
cati  come  nella  specie  prccedenle. -Corolle  bicolare  come 
in  quella,  ma  meno  grandi.-/,er/H)m'  2  '^-l]-pollicari,  slrelli 
3-4  lincc,  comprcssi,  acuminali  ad  apice  I'alcalo ,  oscu- 
ramenle  rclicolati ,  glabrissimi,  8-10-spernii  :  non  li  ho 
visli  inleramente  niaturi.  Grani  .  .  . 

IVon  mi  iu  dalo  raccorre  di  questa  specie  che  due 
soli  esemplari,  uno  dci  quali  Iu  da  me  rimesso  al  Cav. 
Gussone,  e  1'  allro  si  conserva  nel  mio  erbario.  Quel  Cb." 
Bolanico  (Syn.  fl.  sic.  2.  parj.  S.to)  dicevala  alline  per 
r  abito  alia  V.  Bacla,  ed  a  ogni  mode  sospelto  esser  di- 
versa  dalla  V.  saliva  (V.  macrocarpa  di  (jucsta  nostra 
Flora)  ancbe  pei  legunii  sollili ,  e  giudicolla  degna  di 
ulteriori  osservazioni.  Le  quali  non  avendo  polulo  noi  ri- 
peterc,  percbe  i)iu  oltre  non  ci  vcnne  inconlrala,  ci  siani 
limitali  a  indicaria  pronlamente  con  un  nuovo  nome  spe- 
cilico  desuulo  dalla  cpmparaliva   strellezza   del   legume , 


—  53  — 

iispptlando  clio  ci  caila  il  deslro  ili  incglio  verilicarnc  lul- 
lallri  carattori. 

(Il"».  V.  Sativa,  Lin.,  Jen.,  BcrtoL,  Guss.  En. 
pi.  r«.se.   hiar. 

A  cauli  (liffiisi,  cortamciitc  |)ubcs(enti  :  foiilic  4-6- 
volle  coiijiijialc  con  Ic  liii^lidliiio  iiarallollamculc  ncrvo- 
sclle  l(isliiiiii()-laiic(H)lak',  nclle  iiilcriuri  l)isliiiii;o-cimcale, 
tiillc  spiiiiloiiale,  apprcssalamenle  piiljcscenli:  sli[)oIe  se- 
niisacllalc  con  la  lacinia  ]iiii  itrando  sani;iiiiK'o-inarcala. 
Ic  supcriori  iiilero  c  donlale:  Fiuri  sulilaiii  o  genielli,  sub- 
sessili  :  lc<;nmi  crassi,  linear!,  toreli-coiiiprcssi,  svanila- 
nu'nlc  iTlicolalo-ncrvosi,  quasi  lilaitii,  suLerelli  o  palenti, 
brunasiri :  semi  ncro-fidiiiginei.-(JH»u«). 

Vicia,    Jitihs. 

I  It.  "  Voccia,  Veccia  coltivata. 

j  Fr.  Vcscc,  Tiillon,  Pesclle,  Vesce  dc  Pigeon,  Ve- 


VOL 


u. 


)      see  cuiliveo. 


Sic.-Vizza. 

Vi.-Sjiilospci'ma,  i\ob.-\  grani  variegati  di  cinerino 
c  di  llavu. 

Marzo-3Ia"oio. 

Tra  i  seniinali,  e  noi  prafi  doviinque. 

Difl'eriscc  dalla  V.  Mttcnicarpa,  con  la  quale  e  slata 
coid'usa  dagii  Aulori,  pei  cauli  nicno  robiisli,  ma  piii  dif- 
fusi,  e  per  le  fodlioliiic  bislungo-lanceolalc  con  1'  apice 
subolUiso  ed  anclie  aculo  senza  alcuii"  api)arcnza  di  smar- 
ginalura,  qualclic  volla  Ironcalo-reluso  e  senipre  Icrnii- 
nalo  da  spunlonc  a  base  dilalalo-conlluente.  Slipolc,  co- 
lici  c  lefinmi  come  in  (piclla,  sebbene  quest'  ulliini  al- 
quanlo  ]iiii  compress!  ,  e  non  sem|»ie  decisanienle  neri 
nella  loro  inatuiila.  (jirollc  bicolori,  ma  piii  picciole,  e 
col  vcssiilo  d'un  violetlo  piii  rossiccio.  Semi  globosi,  sub- 
conqtressi ,  nero-Fuligginei ,  con  ondjelico  lineare  ,  biu- 
niccio  ;  nella  vaiielii  U.  variegati  di  cinerino  e  di  Davo. 


—  54  — 

Forsc  qiiesta  c  le  due  precedenli  non  sono  che  sem- 
plici  varieta  d'una  slcssa  specie;  ma  il  vario  portamento 
di  ciascuna  lascia  dubldi  su  la  loro  idcntitii  spccilica,  e 
ci  ha  obblii^'ato  a  descriveiic  divisamente. 

616. -V.  CoRDATA,  DC,  Guss.  syn. 

A  caule  dchole,  suhgiahro:  foglie  a  4-6  coppie,  con 
le  foglioline  villoselte  e  cigiiolale,  spuntonale,  nolle  in- 
feriori  obcordate,  nolle  superior!  bislungo-sniarginate  a 
base  cuneata:  stipole  semisaettate,  denlato-laciniate,  san- 
guinio-marcatc :  liori  solitarii  o  gemelii  subscssi :  legumi 
glabri,  strettamcnte  lincari,  drilti  semi  globosi,  varicgati.- 
(Annna). 

V.  Cordi folia,  Wulfen  in  Sturm., et  in  Spr.   Wald. 
el  Kitaih. 
VoLG.  Sic.-Vizza  picciridda,  ■■ 

Aprilo-Maggio. 

Tra  le  biade ,  negli  alvei  dei  torrenti  ,  nei  campi 
sterili. 

"'"■  CauU  angolato,  J -2  pcdale  c  qualche  volta  anche 
pill  lungo,  intcraniente  glabro,  c  coperto  da  corta  pelu- 
ria. -Fofjlie  a  4-6  coppie,  le  infcriori  senza  cirro,  o  con 
cirro  arisliforme,  le  superiori  con  cirro  seniplice,  o  2-fi- 
do,  di  rado  piii  oltre  composto.  Slipole  semisaettate,  den- 
tato-laciniate,  marcate  di  nero  sanguigno  nclla  lacinia  su- 
periore  ;  le  inferiori  piii  streltc  intere.  Fofilioline  infe- 
rior! pill  grand!,  obcordate,  e  qualche  volta  obovate  ;  le 
superiori  bislunghe  a  base  cuneata,  ed  anche  linear!,  tron- 
che  0  smarginate  :  tutte  niunitc  di  spuntone  quasi  sem- 
pre  salicnte  da!  lobi  dclla  smarginalura.-Perfwnco/i  1-2- 
ilori,  cortissimi,  poco  piii  d'  una  Vmea.-Calice  coi  dent! 
quasi  eguali  al  tubo,  spesso  piii  lunghi,  ordinariamente  I'o- 
sco-rossicci  tranne  lungo  i  margin!  che  restan  verdi.-Co- 
rolla  porporiiia  concolare  come  le  ali  del  fiore  della  V. 
satira. -Legumi   slreltamente   linear!   (larghi  al  piii  2  % 


—  :>5  — 

lin. )  (!i(!lli,  jiliihri,  siil)c()in|tr('s.si,  lonildsi,  mi  ))(»  lusclii 
8-10-sjieniii,  al(|iiiiii[()  ricurvi  all'  ii|iice,  col  nislro  iiieiii- 
vo.-Cmnt  sul)i;lol)osi ,  listi ,  I'ulvi ,  variegalo-oiiibrali  di 
ncro,  con  omhclico  liiaiicliifcio,  o  giallo-vcnlaslri  coiico- 
lori  con  oniix'lico  iieraslro. 

On.-Y.  Macuuta,  Presl.   Guss. 

A  caiili  rii^idclli,  |inl)('SC('iili  a  rilroso  :  Ibi^lie  a  !j-(> 
coppie  con  Ic  Coj^lioline  oljcordalo-llaliellalc,  villosclle:  sli- 
pole  seniisacllalo-laciniale,  sani;uinoo-niarcal(':  liori  solila- 
I'ii  0  genidli,  siilisessili;  loi^iimi  linoari,  drilli  subconipres- 
si ,  i^lahri,  crelli :  semi  i^lobosi,  ncro-vcllulini.-(ll»»M«j. 

F.  nemoralis,   Ten.  ex  Gush. 

VoLC.-Sic.  Vizza. 

ApriIe-Maj^i;io. 

■\oi  pascoli  aiidi,  ncllc  siepi,  nei  luoghi  crbosi  dolle 
colliiic. 

€(uili  sul)orclti  o  proslrali,  rigidi,  non  molto  pro- 
liiiii;ali,  pid)oscenli  a  rilroso,  (piasi  ghdjri  alia  base.-Fo- 
(//('('  a  i-(!  coppie,  Ic  iid'eriori  ordinariamenlc  scnza  cirro, 
le  sii|)eiiori  con  cirro  arislilormc  o  semplice,  di  rado  2- 
lido  0  altrimcnli  composto.  Stipolc  seinisaeUate,  dcnlato- 
lacinialc,  neraslro-marcalc  su  la  lacinia  piii  grando.  Fo- 
lllioline  ap|)ressalamcnle  villosc,  cigliolate,  le  inferiori  e 
le  medie  piii  largbe  profondamenlc  obcordato-cuncale  ;  le 
snperiori  bisliingo-o  lineaii-cuneatc,  smarginalo-2-lobc  o 
mozze  :  tulle  spunlonale,  con  lo  spuntone  nelle  snperiori 
sporgcnli  dai  lobi ,  nellc  inferiori  incluso  o  parallelo  ai 
l(dti.-/V(/(r/ico/('  l-2-lin('ari.-(Jrt//cf'  irsulo,  a  denii  linoa- 
ri-acmninali,  subegiiali,  |iiii  Uingbi  del  lubo,  sanguineo- 
niaccliiati  nei  seiii. -Coro//a  discolorc  col  vessillo  cerulco; 
le  ali  porj)orine  niacdiiale  pnr  di  cernleo  alia  base  ;  la 
carina  dun  rosso  dilavalo  alia  base,  nero-sanguigna  al- 
r  apice. -Lej/umt   I   'f.-2-pollicari,  lineari,  subtereli,  lar- 


—  56  — 

ghi  nel  maggior  diamctro  poco  piii  di  2.  lince,  ad  apice 
rostralo-inciirvo,  glahri,  10-spcrnii,  loriilosi,  cncrvii,  se- 
niipatenli  o  crolli,  nclla  matiirila  nari. -Grani  giobosi^  ne- 
ri:  ncbuloso-vclliiliiii,  con  oinhclico  l)iancliiccio.  -''»'' 

618.-V.  Ste.\oi'iiylla,  ,Yo//. 

A  cauli  diffusi,  cortamenlc  piihesccnti  :  foglie  a  2- 
().  coppic,  coinpnstaincnlc  cirrircre :  foglioline  pubescent! 
spunlonalc,  le  inferiori  obcordato-cuneate  ,  le  superiori 
sfrellanieule  lineari-cuneate  ad  apice  sinarginafo  o  sem- 
plicemcnte  mozzo  :  slipolc  dentalo-lacinialo ,  sanguineo- 
marcalc,  liori  solitarii  o  gemclli:  legumi  linear!,  compres- 
si,  drill!,  orizzonlalmcnle  palenl!  ;  gran!  orb!colalo-com- 
pressi-(/l»H(/o). 

Aprile-Maggio. 

Tra  le  collure  e  nei  ]»rali,  ma  rara. 

Cauli  diffus! ,  1-2-pedali ,  debol!  ,  coverl!  d!  corta 
peluria,  c  alle  volte  quasi  i^hhi'i. -Foijlic  2-0.  volte  conju- 
gate, a  coppie  alquanlo  dislanli,  con  cirro  nelle  inferior! 
arisliformc,  nelle  superior!  S-I'csso.  Slipolc  denlato-laci- 
niate,  con  la  lacinia  superiore  ovalo-acuminala,  niarcata 
di  nero-sanguigno.  FotjliolinQ  delle  foglie  inferior!  pro- 
fondamente  obcordato-cuneate,  ed  anche  bisUingo-mozze; 
nelle  superiori  lineari-cunealc,  smarginate  o  mozze,  di 
rado  confluenli-acule  ,  strelte  da  3.  sino  ad  1  '/,  lin., 
lungbc  da  5.  a  14  linee,  orizzontalmente  patent!,  ed  alle 
volte  anche  ricliinatc  :  tulle  spuntonate,  appressalanicnte 
pubescent!  ,  o  quasi  giabre.-CVt//cc'  pubesccnle  ,  a  denli 
uguali,  cigliati,  non  |)arallel! ,  piii  lunglii  del  tubo,  i  tre 
inferior!  nero-niarcat!  ollre  la  nietlii.-Co/'«//a  col  ves- 
sillo  cupaniente  violello  e  le  ali  porporine  come  nella  V. 
Saliva. -Legumi  linear!  roslralo-incurv!  all' apice,  strelt! 
15.  lin,,  lungli!  1  'j,  poll.,  oscuramente  relicolali,  vellu- 
tino-pubesccnti,  nella  maturita  glabri,  non  anneril!. -Grani 


—  57  — 

ijrosselli,  orbicolalo-comprcssi,  iKiio-ncrognoli  con  oinbe- 
lico  ItiaiH'liiccio. 

(tl!).-V.  l*i:iii:{;i!i>A.    L..    (iitsx. 

(ilal)ra,  a  cauli  dilliisi  :  luiilic  4-(}  volte  {■oiijiijialo: 
foiiliolinc  lincari-cunoale,  sU'cUissime ,  siiiargiiiato-hilolx; 
o  icliise:  sli|)olc  liiicari-scmisacUale  :  iioii  solilarii,  suh- 
scssili  :  calico  col  due  dcMili  sii|M'ri(»ri  hrevissiiiii,  rialzalo- 
coniiiveiiti :  lei;iiini  hisliingo-cliillici  ,  conipresso-lurgidi  , 
orizzoiilali  o  peiidenti:  grani  suhglohosi.-f  .l/j/i»rt ). 

V.  MoiKtnlhos  ,  In'.,  hdh  IJcHf.-Y.  h>\)U)])]ujU(i . 
liiif.,  l)(j.-\.  i)er(j(jiinu  uiKjuslissiiim  foliis,  siUtjua  lu- 
la ,  ylabni. 

Voiji.  Fii.-Vesce  vojageuse. 

3Iai'Z(»-Mag|;io. 

IN'eile  c(dliire  e  nclle  siej)!  coniunissima. 

Cdiili  glalM-i,  brevi,  1-1  '/2-pedali,  sublelragoni  0  an- 
i;olal(i-sliiali.-/'V>f///V  a  i-G  coppie  coi  cirri  raniosi.  Fo- 
(jliitUnc  slrellissime  1  aji[»eiia  hirgbe  una  liiiea )  lunglie  1 
pollice  e  piii,  siibglabre,  s|)arse  sollaiito  di  (pialcbe  raris- 
simo  pelo  ipiaudo  aiicora  sou  Iciieri,  sniargiiiale  0  rctiise 
con  le  due  puule  dell"  inlacco  un  |»oco  sparle  iiil'uori  e  con 
spunlone  in  mezzo  in  guisa  da  iuiilace  una  eslrcuiila  3- 
cuspidata.  Slipolc.  lineari,  seniisaeltale.-7%/u)ico//  1-2- 
lineari.-f/«//cf  coi  denti  puboscenli,  i  due  superiori  pic- 
ciolissinii,  alipiaulo  riuu)ssi  dalla  corolla,  divergenli  ;  gli 
allri  ajipressali.-(!<'oro//rt  a  vessillo  2-lobo  ,  oscuramente 
violaceo,  con  le  ali  e  la  carina  cende.sceuli-cineree.-/>f^- 
(jumi  erello-paleuli  ad  orizzonlali,  (piidclie  volla  penduli, 
bislungo-lincari,  turgidi,  roslralo-incurvi,  giallaslri  0  ser- 
pali  di  nero-sanguigno,  (|uasi  glabri  nella  lualurita  (  sj>o- 
gliandosi  della  p<'liiria  clie  li  copre  uienlre  sono  iniinalu- 
ri  j  (l-spenni.-i'ijrt/(/ subrolondi,  couiprcssi,  variegali,  li- 
sci,  ad  onibelico  concolare. 

ITTl   ACC.   vol.    XIV.  8 


—  58  — 

2. -A  fiori  luni^amentc  pcdiincolali. 

r»20.  V.  IhiiivMCA,  Lin.,   Guss. 

Suijj^lahra,  a  caiili  allungati,  diffusi  :  Ibglie  inferiori 
ad  i-2  coppic  con  le  foi^lioline  obovale  o  ellitliclic,  Ic  sii- 
periori  a  2-3  cop]»ic  con  le  I'oi^lioline  lanceolate  o  i)isliingo- 
ellilliche,  sjiiintonalc :  slipolo  scniisaollal(»-liinate,  irrego- 
larmenle  dentate:  pediincoli  piii  o  meno  allungali,  1-2- 
llori :  legunii  bislungo-lanceolati,  conipressi,  pubescent!  o 
giabri,  cotonoso-villosi  su  Ic  suture:  grani  orbicolato-com- 
[>ressi.-(  Annua). 

Lalliijrus  hijlhynicus.  Lam., DC,  len.-Vicia maxi- 
ma, Galt'fjae.  foliifi  majorihus,  U'lraphtjUa  vel  ponia- 
phylla,  hinatim  llorihiis  ex  viridi  purpuianUbus,  Ciip.- 
Cracea  purpurea ,  Galefjae  folii.s,  Id.-Lalhijrus  Galegae 
foliis,  lelraphyllns  lel  penfoplujllus,  binalim  flaribus  e 
vividi  purpurusceniibus, ,  Id.-L.  lenui  vaulis ,  anyustn 
folio,  hexajlore  coeruloo  purpurascente,  Id. 

Aprile-Maggio. 

Nelle  sie|)i  e  nei  prali  uniidi,  nia  rada. 

Cauli  sin  oltre  a  i  piedi,  ramosi,  dilTusi,  acutamente 
angolati,  sparsi  di  corti  peli  come  pure  i  picciuoli.-Fo- 
fflie  con  cirri  sem|)lici  o  ramosi,  Ic  inf(!riori  scmplicemente 
conjugate,  raramenii!  2-jugbe,  le  su|)eriori  a  4  coppie, 
raramentc  a  6.  Foylioline  intere,  giabre,  s[>uutonate,  le 
inferiori  hingbe  3-8  lin.,  largbe  3-."i.,  obovale,  alle  volte 
elliltiche  o  subrotonde,  e  le  piii  picciole  anclic  cordiformi 
senza  spuntone  in  mezzo ;  le  superior!  lanceolate  o  bislun- 
go-ellittiche,  acute  (  raramente  smarginate  o  rctuse)  iun- 
ghe  1-2  poll.,  largbe  3-10  linee:  lutte  con  la  jjagina  in- 
criorc  sparsa  di  peli  minntissimi.  Slipole  dilatate,  semi- 
sacttato-lunatc,  irregolarniente  dentate  (  coi  denti  acumi- 
nalo-subulati )  cigliate  all'apice  ;  le  inferiori  picciolissimc 


a 


—  59  — 

apiiciiii  semisacUaU!,  ma  non  liiiialc,  iie  cosi  tlonlalo  come 
le  sii|)tM'iori.-y*t'</(/uco//  i^lahri  o  cuvcrli  di  pcli  rarissimi, 
alliingali  da  .'»  iiiico  sino  a  !i  jMillici ,  jicr  ordiiiario  1- 
llori,  arlicolali  (jiiasi  duo  liiico  sollo  il  calico,  coi  gam- 
belli  |nil)oscoiili.-6V///ce  a  dcnli  cii^liali  ,  disiii'iiali ,  cho 
si  riiiniscdiiii  liilli  in  iiiio  stossii  |iiaiii)  alqiiaiilo  iiiilinalo 
(  i  duo  siiporiori  \m\  corli  di  tluc  lalorali,  o  I"  inloiioro 
pin  luni'o  di  (pio.st'  iilliiiii  ).-(]()r<)ll(i  col  vcssillo  sinari>i- 
iialo  vi(daceo;  Ic  ali  d'  un  l>ianco  sCuinato  di  violollo.  co- 
ruloscoiili  vorso  Y  iiiii;liia;  la  carina  d"  un  i)ianc(>  non  pun* 
conio  lo  ali,  niacchiiila  di  vioicllo  all"  apico.-iS7//o  ponni- 
ccllalo-villoso  sollo  lo  slininia.-//ef/m/te  largo  4-')-lin., 
lniii;o  1-i  '/^  poll.,  loruloso,  ')-(J-spornio,  roslrato  a  ro- 
slro  incnrvo  con  slilo  poisislonlo  ,  a  suporiicic  osilmcnie 
nervoso-rolicolala-scahra,  sparsa  di  corla  pohiria,  n(dla  ma- 
lurila  loonino-rosco.-6'/-om  grosscUi  ,  solilaiianionlo  nic- 
cliiali  ontro  una  soslanza  spugnosa,  snhorhicolali ,  coni- 
l)rossi,  in'ro-luligginci,  ad  ondtoiico  su|)crlicialo,  ovalo,  ci- 
nereo-pioniliino.   con  linoolla  Itianca  voilicale  ncl  mezzo. 

021.  V.  Mo.NA.MHA,  DcHf.  ,  J/o/'/.s,  Icu.  fl .  ncdp. 
pvod.,   G)iss. 

(ilahra,  a  ibglic  ()-!)  voilo  conjugalo:  Ibglioline  li- 
neari-lancoolalo,  o  linoari  roluso-sniarginalo  :  slipolo  se- 
misaollalo  dilToinii ,  I'una  linoaro  inlorissima,  lallrapal- 
malo-capillacoo-nudlilida  :  [loduncoli  l-l1ori,  quasi  arislali, 
suboguali  agli  ailicoli  dol  caulc  :  denli  calicini  al(juanlo 
disuguali :  Icgunii  I)islungo-lanco(dali,  tnrgidi,  giabri,  2- 
4-spornii :  sonii  glo|joso-sid»coinprossi.-(  Annua). 

Ervum  nionanlhos,  Lin.,  Slurm.,  D(l.,  hni.  siflli- 
Lnlliyrns  //(o//«i(//io.s.  W.  sj).-Viria  arUiulida.  11.  Hor. 
licr.,  L()i.sl.-\.   nndlijiila,    \\(dlr. 

Voi,f..   Fi!.-Vcsce  a  uno  Hour. 

Marzo-Aprilo. 

Tra   lo  hiado ,  ma  rara. 


—  GO  — 

ComK  i-2-pcdali,  angolati ,  con  due  angoli  piii  sa- 
lient! oltiisi  ,  (jiiindi  quasi  ancipite. -Fofy/te  a  (i-l)  coppie, 
con  Ic  foglioiinc  alternale  ,  ascendendo  piu  strcttc,  c  col 
picciuolo  comune  scanalato  superiorincnle.  Cirri  nclle  fo- 
giic  iiiferioi'i  scmplici,  nclle  superiori  raniosi,  per  ordina- 
rio  3-lidi.  Foijlioline  corlaniente  picciuolate,  corlissima- 
mente  spunlonalo,  le  infcnori  |)erfcllanicnte  lineari,  kinghis- 
siine,  l-'/.-pollicari,  a  due  coppie ;  ascendendo  seni(>re  piii 
corle  e  piii  larglie  (lincari-lanceolate,  o  lineari-oUuse,  o 
Ijislungo-lineari),  e  inaggiornienle  conjugate  da  3  a  (5  cop- 
pie: lulte  nella  superlicie  superiore  glabrissiuie  o  d'lui  verde 
pill  pronunciato,  unite,  scnza  luslro;  nella  inferiore  sva- 
nilainente  venose,  sparse  nientre  son  tenere  di  corii  peli 
apprcssati,  poi  pur  glahre  come  nella  snperiore.  Slipole 
come  nella  dhv^nosi.- PcAlmicoli  i-ilori,  mulici  o  aristati, 
pill  0  men  lunghi,  piii  corti  della  fogiia,  subeguali  agii 
arlicoli  del  anxlo. -Calice  coi  due  denii  superiori  corlissiini 
(a|ij)ena  1-lineari  )  divisi  da  un  scno  scmicercolare,  incnr- 
vati  1'  uno  conlro  I'  altro ;  i  tre  inferiori  ravvicinati  a  guisa 
di  lahhro,  piii  allungati  ;  (pie!  di  mezzo  aUpianto  piii  pro- 
niinenle  :  lul»o  e  denti  coverli  di  peli  seiicei  apprcssati. - 
Corolla  G-8-lineare  ,  due  volte  jiiii  lunga  del  calice,  col 
vessillo  eretto,  2-IoIjo  ( senza  spuntone  in  mezzo  ai  lobi) 
un  po  ripiegato  lateralmente  in  dietro,  porporino-violetto 
ai  margini,  un  po  biiincliiccio  nel  cenlro  ed  ivi  relicolato 
di  vene  capillare  violette;  ali  quasi  rosee  (  senza  pero  che 
si  noti  chiaramente  la  gradazione  del  colore )  conniventi 
nel  marginc  superiore  ;  carina  del  color  delle  ali.  Slilo  pu- 
bescente  verso  I'apice  sotto  lo  stimnia  glal)ro.-Le</i«me  bi- 
slnngo-lanceolato,  tnrgido,  rostrato-cuspidato  aH'apice,  gia- 
bi'o,  enervio  (  nella  malurita  esilmente  nervoso-rcticolato) 
largo  quasi  4  lin.,  lungo  1  poll.,  o  poco  piii,  orizzon- 
lale  0  pendulo.-tJrfmi  snbrotondi,  grossetti ,  ncro-lulig- 


—  (11  — 

ginci.  iid  (iniliclico  hiiiiico-flavogiiolo,  quaklie  volln  ogiiali, 
con  larnlic  iiiaccliic  riilii^"iii(ise. 

022.   V.   Hasyoahpa,  Icn.,   Giiss. 

Siil)i;lal)ra,  a  luj^lic  (i-l(l  vollo  conjiijialo  :  foi^liolinc 
hisliiiiijo-liiM'ari  (i  Msliiiigo-laiiccolale,  sul)aciil('  od  otlusc;, 
spiintonalo :  slipolc  laiiceolalo-scniisactlala,  c(in  una  (Idle 
line  s('iii|ilic('ni('nlc  lanccolala  iiclic  Ibglic  snporiori :  |)C- 
(Inncdli  mollillDii  ,  piii  liini>!ii  (Iclla  i'uglia  u  subeiiiiali  : 
fioii  ravvieinali,  nnilalciali:  li'i^unii  coniprcssi,  lari^anicnlc 
])isliini;(i-lanc(M)lali :   jjraiii  ijlohdsi.-r.hf/fj/tt  ). 

Vjiavrn  cuorulca  ilHulc,  vcl  alba,  (hip.-Vicia  po- 
hjlilnjlla,  Ian.   iwn  Dc.sf. 

3lar/.(i-3Ia<>i>io. 

INCIIc  si('|)i  ('  Ira"  rovcli  dclle  collino. 

Cuuti  aui^ulalo-slriali,  glahri,  l-j-jiodali.-Fo_fy//e  \ni- 
lenti,  quasi  seniprc  allcrnaiuonle  pinnalc.  Cirri  comito- 
sli,  |ior  ordinario  2-lt-ildi.  Stipole  quasi  senq)rc  villosc 
vioppiii  hmjio  i  uiaij;ini,  intcie  o  dcnlalo  :  nolle;  I'oiilic 
supcriori  una  souiisactlala,  I'  altra  hun-colala,  qualchc  volla 
andxMluc  lancoolale  o  alahardalc.  Foijimlino  ([uaklic  volla 
venose  all' apiec  ,  a|)pi'essalameule  puheseenli  ,  olluse  o 
acute  lulle  corlanieule  spunlonate  ,  le  inleiiuri  oidiuaria- 
nienlc  piii  picciole  e  piii  villose.-/*t'(/n/ico//  angolato-slriati 
come  i  eauli.  2-i-|i()lli(ari,  lioiileri  in  ciuia  da  1  a  1  '|, 
poll.,  coi  i;audielli  1-2-lineari  c  i  lioi'i  seinipollieari,  gra- 
dalanieule  piii  scoslali  dall' apiee  ingiii,  lulti  orizzonlali 
e  poscia  (lellessi.-C'o//('e  glahro,  subsaccalo  alia  base,  quasi 
inleramenle  coloralo  di  vi(dollo.  coi  due  denli  superior! 
cortissinii,  gli  ini'eriori  liiieari-setacei,  quasi  s(Mnpri'  [liii 
corli  dclle  un"hie  dclla  corolla. -Coro//«  col  vessillo  violcUo 
appena  dilalalo  :  le  ali  e  la  carina  biancliicce  alia  base, 
pallidanienle  ceruleo-cineree  all"  apice.-N///o  jjubesccnle 
verso  r  apicc-Leyj/me  largo  i-G  lin.,  lungo  14- IC,  quasi 
bislungo-lanceolalo  (  non  ovale  )  rislrello  lateralnienle  in 


—  62  — 

scnso  npposto  nolle  due  cslremila.  \m  larglielto  alia  base, 
coniprcsso,  ristrello-incurvo  ail"  apicc,  con  la  suliira  su- 
neriorc  pocliissimo  alata,  [iciuliilo  od  orizzontale,  i^labn*, 
oscuiaiiieiite  o  nulla  ncrvoso,  ri-spcrnio  (  2-3-spermo  per 
ahoi'to  ).-G/'fl/ii  giobosi ,  nerognolo-ruligginosi  ad  ombe- 
lico  linoarc,   losco-rossigno. 

623. -V.  Lei'Camha,  Biv.,   Gms.  Sijn. 

Pubescentc ,  a  canli  dilTusi :  fnglie  3-t)  v«dle  conju- 
gate ,  con  le  ["(igiiolinc  bisluiigo-lineari  ed  ellilliclie,  ol- 
UiseUc  spuntonale ,  o  acute:  stipole  seniisaettate  profon- 
damente  dentate  :  peduncoli  3-'i-nori ,  ordinaiiamente  piu 
corti  della  foglia  ;  dcnli  calirinali  setacei,  suboguali:  le- 
gunii  3-a-Sj(crnii,  bislungiii  ,  compressi ,  finabnente  gla- 
bri  :  grani  giobosi.   (  Annua). 

V.  Bivouac,  Spr.,  Gu.ss.  prod.-V.  Bmmea,  Haf., 
non  DC.-Ervuin  Atjrujenlmam,  Gus.s.  cut.  nem.  //xY.  in 
Bocc,  ct  DC.  prod.  ■    .;; 

VoLu.   Sic.-Vizza. 

Marzo-Maggio. 

Nei  luogi  aprichi  crbosi,  ma  rarissima.  Trc  sole  volte 
mi  venne  incontrata  ,  una  nei  canij)!  mariltimi,  una  nelle 
pcndici  di  Janci,  un'aUra  j)rcsso  VErcmo  d'Avola  aiilica. 

Cauli  angolati,  rainosi  dalla  base,  puberuli  ,  lun- 
gbi  da  4  pollici  sino  a  5  piedi  secondo  la  natura  dei  ter- 
reni  ,  prostrato-difFiisi  o  lampicanti ,  maccbiati  dl  rosso- 
sangulgno  all'  ascclla  delle  I'oglie ,  pelosetti  lungo  gli  an- 
goli  come  i  picciuoli. -Fory/Ze  6-9  volte  conjugate ,  a  fo- 
glioline  alterne  cd  opposte ,  le  inferiori  senza  cirro ,  le 
altre  semplicemenle  o  com[)Ostamente  cirrilere.  Slipole  se- 
mi-saettate,  profondamcnte  dentate  a  denti  acuti,  ascen- 
dendo  sempre  piii  largbe  e  a  denti  acuniinali.  FtxjlioUne 
varial)ili.  per  ordinario  noi  luoglii  erbosi  pingui  irsuto- 
giaucescenli.  bislungo-lineare  o  bislungo-lanceolalc,  ed  an- 
ctie  in  ellissi  allungala  largbe  2-6  linee,  3-12,  acute  ed 


—  «:{ — 

iinclic  aciiiiiinalc,  pateiilissinic  o  licliinale,  lo  inliiiio  somprc 
iniiKiri,  lo  supronio  scnipre  piii  assollii^liale,  lu^lla  piii;iiia  sii- 
p(;ri(ir('  (piasi  sciiipro  i;lal)r(';  nci  liiojilii  stcrili  c  sccclii 
slrolliiim'iil('-laiH<'(»lalc.-/V(///*i(«//  l]-7-ll(»ri,  'j,-'--\^()\\kn- 
ri,  slriali,  ciclto-palciili,  coi  liori  iiiiilalcrali  avviciiiali  , 
ori/zoiilali,  o  piMiduli,  nci  iiio^lii  ariili  jiiii  corli,  iiei  liio- 
lilii  (M'liosi  pill  liiii^iii  (Iclla  iuiilia,  curlaiiiciilc  arislali  ad 
arista  ciirva,  c  corlaiiu'iitc  polosctli : /y«/»6c/f/  !-2-liii(ja- 
ri.-Fiori  piccoli,  appciia  i-.')-Iiii('aii.-(Ja//cf  col  liibo  nicm- 
liranacco.  villitso,  o  i  dcnli  c|^ii;ili,  .siilnijalo-liiidurnii,  vcr- 
(licci,  proliiiijiali  siiio  a  iiiclla  dclla  corolla,  lungaiiieiilc 
ci"liali.-Co/7>//«  col  vcssillo  dilavalanu'iUc  carnco  o  cri- 
dcllino,  piir|iiin'o-lineato,  2-l(d)o;  Ic  ali  hiaiiclio ,  siilio- 
{^iiali  al  vcssillo:  la  carina  bianca  ,  i^aniojiolala  ,  2-lida 
allapico,  cd  ivi  iiolala  da  due  niaccliicllc  iicro-porporinc 
0  i;ialliccc.-/<r*/H/«/  per  ordinario  1-2  in  ogni  pcdnncolo. 
3-(i-s|icrnii,  liisliin^lii  ,  olildicpianicntc  roslrali  all'  ajiicc 
con  slilo  pci'sislcnic,  siilipollicaii,  lai'j;lii  l{-i  liiicc,  coin- 
])ressi  e  |)ubciuli  nicnlrc  son  Icneri,  nella  niaUirita  lui- 
"ido-loriilosi.  c  "labri,  csiliiicnl(!  relicolalo-ncrvosi,  final- 
nicnlc  dcl]cssi.-(j'/«/a'  orbicolari,  oscinaincnle  coinprcssi 
ncro-vcllnlini,  lisci,  con  onibelico  cinereo. 

(i2'i.    V.  Gracilis,  Loisel.,  Giiss.  .syn. 

Siibi;labra.  a  i'ojilic  inCcriori  slornitc  di  eirro,  1-2. 
voile  conjiii>al('  con  Ic  loyliidinc  ovali-bislnnijlic,  Ic  altre 
a  3-4  coppic  nninile  di  ciiro  seniplice  con  Ic  foijiioline  li- 
iicari-Ianccolalc  spiinlonalc.  jiradalaiiicnlc  pin  scllili :  sli- 
polc  inlcrc.  scini-sacllatc :  pcdiincoli  arislali  l-.VIloii  . 
pill  Inn^lii  dclla  lo^lia  dcnti  caliciiiali  Iriangolari,  aciiti. 
inci^nali:  icj>iiini  covcili  di  corla  pcluria  inciilic  son  lo- 
iicri.  slicllaincnic  lincari.  coinprcssi.  loriilosi.  olliisi,  3-.')- 
spcrnii,  liiialnicnic  glabri:   jiraiii  jilobosi.-i  .l((J/(/«  ). 

Enitm  Icnuissimnm,  Pcrs.,  (iiiss.  prod.-E.  hm- 
(ji folium,  Jen.  prod.-E.  lenui folium.  Lag.-E.arislalum, 


—  64  — 

Jiaf.,  D€.-E.  solnnicnse,  JhuilL,  non  Lin.-E.  (jradle, 
Savi.-E.  Mmspennimi  li.  (jmcile ,  Jen.  sijU.-Vicia 
luxiflom,  Brot.-Cracca  minor,  scandica,  dihde  eoendea 
she  incarnata,  siliqnifi  temiihuH,   Cup. 

VoLG.   Sic.  Yizziccdda  iiiiniita.  '• 

Marzo-Aprilc. 

iVelle  sicpi  c  liioghi  cr!)Osi  marittimi. 

Qiiesta  speck",  chc  ha  dcllc  moltiplici  altiiienze  con 
la  V.  tetmspernia,  c  con  la  V.  Bierbeistenii.,  e  chc  al- 
cuni  ritengono  come  unica  specie  con  quelle  due ,  nella 
"uisa  che  ha  I'atto  recentemente  il  Kerloloni,  mi  venue 
inconlrata  solto  due  I'orme  dilferenlissime. 

Alia  face  dell' Asinaro  con  cuuli  hvc\i,  semipedali 
0  pedali  ,  prostrati :  foijlioline  lincari-lanceolalc,  acute  , 
glahre  nella  pagiua  superiore,  i-iahre  pure  o  appressata- 
menle  pubesccnti  con  radi  peli  nella  inleriore  :  pedunculi 
2-2  '/i-pollicari,  cortamente  arislali  :  cornlle  d'  un  ceru- 
leo  assai  shiadalo,  con  la  carina  quasi  hianca. 

]\el  litiomle  di  liorgellusa  con  cauli  gracili,  1-2-pe- 
dali  ,  eretli  sopra  I'erbc:  foijlioUnc  inferiori  lincari-lan- 
ceolale  ,  le  supcriori  perleltamenle  lineari  slrellissime, 
UiUe  a|tpressalamenle  puhescenli  o  suhglabre :  peduncoli 
2-1-pollicari ,  lerminali  da  resta  piii  o  men  lunga ,  da 
una  linea  sino  a  quattro :  corolla  col  vessillo  violello-cc- 
ruleo,  la  carina  e  la  base  dellc  ali  bianchicce,  lajjicedi 
quest'  ultime  slumalo  d'  iin  violetlo-ceruleo  dilavalissimo. 

L' una  e  I' allra  con  foulie  l-i-volla  conjugate  d' un 
verde  allegro,  le  inferiori  terminate  in  arista  (  cirro  non 
sviluppato),  a  fogliolinc  opposte  o  alterne:  slipole  gra- 
datamente  scnipre  })iu  slrette  dalla  base  alia  cima :  cauli 
acutamente  ancolali  ,  quasi  subancipiti ,  lisci  ,  glabri  o 
s[tarsi  in  cima  di  qualche  pelo :  peduncoli  capillari,  pu- 
hescenli, esilmente  striati,  i-S-llori,  coi  gainbetti  2-linea- 
ri,  c   i  liori  alternamentc   inseriti ,    unilalerali,  palenti  o 


—  an  — 

jttndiili :  donli  del  calivc  e  virri  conic  nclla  V.  loira- 
spcrma  :  corolla  una  volla  o  mezzo  j)iii  liiiij^a  del  cali- 
ce,  ;i-i-Iinoare,  col  vcssillo  concavo,  appena  sin;irninalo  : 
slito  jilahro  ;  .slf'/HWfi  capilafo.  pidicsronlo,  poi  i;lal)ralo: 
ijnuii  j^lohosi  .  vcrdiccio-ogliali  sciiza  maiiliio  ,  j^rossi 
quanlo  (piclli  dclla  V.  Tctraspcrma,  ad  omljclico  con- 
colare,  iiia  pin  dcprosso  die  nci  jninii. 

A  ni(>  [lare,  die  non  siavi  una  prccisa  nola  di  dislin- 
zione  fra  (piesla  c  la  soguenle,  se  ne  togli  rombelifo  dei 
semi  in  (jncsla   pin  doprcsso. 

<)2').-V.  Ti:Tr.ASPEi!M\,  iVnench.,   Guss.  Sj/u. 

Apprcssalanicnlc!  sidivilii-sa ,  a  foi^lic  inleriori  1-2 
voile  conjuijate,  slornile  di  tirro,  con  le  loglioline  ovali 
e  l)islnnjili(',  spunhniato,  ed  anclic  lancrolato-acule,  ic  su- 
periori  '.i-'i  v(»llc  conjugate,  tcrminale  da  cirro  som|)lici, 
con  Ic  Coglioline  lineari-lanccolale,  o  lineari-acuminatissi- 
mc:  slipole  somi-saclliilc,  inlcrc :  pcdnncoli  coilanicnte 
arislali,  l-i-floii.  piii  Innglii  dflla  I'oglia,  coi  liori  appros- 
siniali,  nnilaleiali :  dcnli  del  calicc  Iriangolari-aculi  ,  ine- 
gnali  :  Icgumi  slrellamcnle  linear!,  comprcssi,  snblorulo- 
si,  oKiisi,  glahri,   i-.'i-spermi :  grani  giohnsi  (Annua). 

Eniim  l('lr(tspormiun,Lin.,  Savi,  Jen.  Guss.prud.- 
Cracca  minor,  sitiqnis  (jemcllis,  Riv.  ?-Yicia  minor  se- 
ijolnm,  cnni  silii/nis  piiiicis  (jlahris,  Hloris. 
VoLC.   Sic.    Vizziccdda  niinnta. 

Dalla  line  di  Aprile  a  .Maggio. 

IVei  pascoli  e  Inogo  erbosi  aprichi  ,  e  negli  alvei 
dei  lonenli  snl  snoio  arcnoso  (Pilrara,   Zaccliita). 

iUtnli  da  mezzo  piede  sino  a  due  ,  lelragoni  alia 
base,  poi  lelragono-anci|)ili  |»er  islrella  ala  salienle  da 
due  lali  opposli.  gracili,  prosliali  .  sjiarsi  alie  voile  di 
corli  [)(•!!  iielia  estrcinilii  suj)eriore.-/''oy/(e  come  nclla  dia- 
gnosi,  a  loglioline  alterne  cd  opposle,  e  cirri  (|uasi  sem- 
prc  seniplici.  FoijlioUnv.  sn|)eriori  liueari-slrellissinie,  lar- 

»TTi  Acc.  vol-  iiv,  9 


—  66  — 

ghe  1  linea  ,  ed  anclu;  "'^-'/i  Ji  linca,  lunghe  4-10  lin., 
I'eslremc  quasi  li'iroi'ini,  disccndendo  seniprc  [liii  larifhe 
e  men  lunghe:  tulle  glabre,  o  sparsaniente  e"  appressa- 
tamenle  villose.  Stipule  tnlte  semi-aiabardalo-Ianceoiiite  , 
gradalanienle  senipre  piii  slrelle  e  piii  acuminate  dalia 
base  all'apice  della  pianla.-Pet/jinco//"  capillar!,  esilmente 
striali,  2-:{-polIicari,  per  ordinario  1-3-flori ,  (piasi  due 
volte  pill  lunghi  della  I'oglia,  corlanienle  pubescent!,  ari- 
slali  con  arista  1-2-lineari :  gand)etli  2-2  '/,-lineari,  pube- 
scent! come  ii  pcduncolo,  col  tiore  ricurvi,  col  IVutto  qual- 
che  volta  erctli.-Fiori  |)iccioli,  lungbi  3-4  lin.,  orizzon- 
tali  0  penduli,  unilateral!. -C'o/ue  sparsaniente  pnbcscenle, 
coi  dent!  superior!  piii  corli,  slortamenle  triangolar!  acu- 
li;  rinferiore  piii  lunghello  dei  due  lateral!  :  tuiti  e  tre 
•piesl'  ultinii  triangolari-acuniinali. -fAiro//a  col  vessillo  e 
I'apice  delle  ali  e  della  carina  |)allidanienle  cerulei,  bian- 
ca  nel  d!|>piii.-Le</u//it  j»atenli  o  erelli,  linear!,  snbtoru- 
losi,  (piasi  attondat!  alle  due  estremita  ,  Inngbi  6-9  li- 
nee  ,  larghi  2  ,  d-6-s[»ermi.-Gj'rtJit  globosi  minuli,  della 
grossezza  d'un  seme  di  cavolo,  di  colore  caslagno-scuro, 
con  ombelico  concolore  o  piii  scurello,  leggernienle  de- 
presso  appena  distinguibile.-Radice  sparsa  di  picciol!  tu- 
bercoli  bislunglii. 

626. -V.  BiERUERSTEiM,   Guss.  syn. 

Pallidamenle  verde,  a  fogiie  appressalamente  pube- 
scent!; le  inferior!  2-3  volte  conjugate,  sfornite  di  cirro 
con  le  foglioliuc  oval!  e  bislunglie,  ottuse;  le  superior!  a 
4-6  coppie,  terminate  da  cirro  semplicc  o  ramoso  con  le 
fbglioline  bislnngo-lanceolate,  spuntonale:  stipole  intere 
semi-saeltate  :  dent!  calicinal!  lanceolato-acuminati :  legu- 
mi  strettamente  linear!  ,  4-6-sperini :  semi  subglobosi. 
(Annua). 

V.  telrasperma,  Moris,  non  Guss.-Ervum  tetrasper- 
mum,  Marsch.-E.  varium,  Brol.-E.  Biebersteini,  DC. 


—  07  — 

Gufin.  ])vo(l.,  Ji'n.-ih-acca  minor,  silifpiis  rjevicUis,  Uh.? 

\n\x..  Sic.    Vi/,zice<l(la  ininiita. 

3ltirz()-3laj:|;i{). 

INCIlc  valli  .sclvose  dollcCollino  (  Car«</f'//',J?/j/fo  ce.)- 

(aiuH  (!('l)()li,  risoriiciili  lia  I'tM'Le,  i-aiiiidlari  i>la- 
hv'i.-FiijjIiolinc  sii|»('rioii  (IccisaiiKMilc  lanceolalc.-^wV/'/  iicl- 
lo  luiilic  iiilciiori  riddlli  ad  iin'aiisla  corlissinia. -/'(•(///»- 
cdli  lililnniii.  csilmrnl)'  siriali  jiiii  i^rosselti  clic  iicllc  due 
precedcnli.-WeH//  culivinali  iii('j>iiali  ,  lanccolalo-acmiii- 
\\id\.-lj'llin)ii  (•oiiic  iicIN'  due  sjiccic  iiroccdciili.  <^Ialin'.- 
Scini  iicricci,  i^Iolxtso-siihcoinidessi,  ad  oinbcliuo  liiieart', 
hiaiicliiccio  ! 

287. 

PisiAi,  Lin..  Ji/.s.s. 

Cal.  pcrsisteiilc,  campaiuilalo,  o-fesso  con  \c  laci- 
iii(!  (oliacec,  c  le  due  di  sopra  piii  corlo.  Vcssillo  largo, 
rillcsso.  Slaiiii  diadclli.  Slilo  liiaiigolarc,  coniprosso,  ca- 
riiiato ,  iidli'sso  sin  didia  i)ase ,  ^illo8()-l)a^I)alu  sollo  lo 
stimnia.  li('i>iiine  liiicari-hisliinno,  coinpiTsso,  non  alalo. 
Semi  sid»gIol)()si.-(  Slipole  graiidissime  ()rl)icolari  ). 

(i27.-P.  AiiVKNsi:.  Lin.,  It.  vdricjidluin,   Gus.  sijn. 

A  caulc  sul)aii"oIalo.  ranipicaiile  :  Ibiilie  1-2  voile 
coi  picciuoli  lereli:  loi-lioliiie  ellillielie  o  hislnnglic  ad  apice 
mezzo  s|)iinlonale.  dcnlale  siiperimiiiente:  |)cdiiii((di  ascel- 
lari,   solilaiii,  ]-2-ll(iii-snl)egiiaii  al  picciiiolo.-(  Annua). 

Pisum  hillorum,  lUif.,  Guss.  prod. -P.  varicfjuhim. 
Prrsl-IK  .sdlinini  E.,  Poir.-P.  unijlnrum.  Mofnch.-La- 
thijriis  (ir(ni(iilh)ni.s,  Sims  el  liC^Jcn.  si/ll..  an  Smith  ? .- 
L.  Urnlins.  ,J<ni.  sem.  II.  li.  iSmp.  I^2.'i  nolle  nolv.-L. 
odorus,  Thomua  ex  Jen.  (Tenore  dislingue  (jiiesla  spe- 
,eie  dal  Pisvm  ai'vense).-Piiium  sijlieslre.  minus,  bifo- 


—  68  — 

Hum.  sermtum,  Cup. -P.  pulchra  species ,  folio  migu- 
loso,  I.  B.-P.  sylvestrc  hexaphyUum,  foliolo  serrato, 
Cup.-P.  sjjhestix'  folio  subrolundo  sevrato,  Idem?.-La- 
thyrus  olevaceus.-li.  Lam.-(  Anclie  a  31eral,  e  ad  altri 
e  seiiibralo  die  il  P.  anense  non  sia  allro,  che  una  sem- 
plice  varieta  del  P.  salivum). 

lT."-Rul)iglio. 
\  Fr..-Pisaille,  Bisaille,  Pois  agneau,  Pois  coiiimun, 
VoLc.  \       Pois  de  brebis,  Pois  de  lievre,  Pois  de  pigeon, 
Pois  gris,  Pois  jarousse. 

Sic.-Piscddi  sarvaniii. 

GO 

B.-Alhillorum-X  liori  bianchi,  ioglic  edculale  ai  mar- 
gini  lalerali,  dcntalo-crenate  all'  apice.      ,      , 

ilIarzo-Maggio. 

A'elle  siepi,  ai  margini  dei  canipi,  ma  non  mollo  co- 
munc. 

Cauli  rampicanli  })er  lo  mezzo  dei  \iticci.-Fo(y//c'  una- 
due  volte  conjiigalc,  ed  ancbe  3-jiighe.-/<'o_(///o/me  inle- 
riori  per  ordinuiio  subrotonde  e  piii  jiiccole,  le  superiori 
di  mag'gior  dimcnsione,  ellelliche  o  bislungbe,  e  quasi  rom- 
boidali,  ad  apice  niozzo,  rare  voile  olluse,  senipre  niu- 
cronalo  :  UiUe  denlale,  non  solanienlc  alia  base  o  da  pcr- 
tuUo  come  osserva  il  Ch-  Gussone,  ma  senipre  c  sollanto 
in  ambidue  i  margin!  per  tulla  la  nictla  superiore,  e  seni- 
pre inlere  nella  inferiore :  tia  le  due  o  tre  coppie  quelle 
di  sopra  sono  senipre  men  lungbe  c  men  largbe  e  piii 
subrolondc  di  quelle  di  sotlo.  Slipolc  seniicordate  o  cor- 
dalo-slorle,  piii  largbe  delle  foglioline,  dentate  non  pro- 
priamenle  nella  base,  nia  nel  solo  margine  esterno  sino 
ai  due  terzi  superiori  dclla  loro  lunghczza:  1' apice,  la  base 
e  tuUo  il  margine  interno  senipre  edentati :  I'apicc  spesso 
mucronato:  margini  esterni  indossati  I'uno  su  I'allro.-i^e- 
duncoli  arislati  (con  arista  breve  ricurva  a  guisa  dun  cor- 
nelto)  3-4-pollicari,  per  ordinario  l-flori,  alle  volte  2-flori, 


—  oy  — 

subegiiali  al  picciiiolo  :  gainhelli  3-i-lincari.  Ovo  avvieno 
(locche  (li  rado)  clie  i.l  gainho  soslenga  due  liori.  cnlramhi 
liaiiiio  nil  •<aiiil)()  s<'cuiidariu,  I'liii  ilci  ({iiall  si  arlicola  alia 
cslrcinila  del  ddlo  i>iiiiil)u,  o  lallro  [nil  sullo:  al  jjuiilo  di 
qiieslc  arlicolazioni  liiiianc  come  un  orliccio  avenle  per  lo 
j»iii  iiira|)|»eii(liiella  a  guisa  di  tanincola  (locche  e  comune 
ad  altie  lei;iiiiiiii()sc).-f«//te  con  le  laciiiie  acuniinale,  le 
due  sujieiioii  jiiii  largiie  e  quasi  una  liiiea  piu  Inngiie!  con- 
tro  11  caraltere  di  queslo  generc  staliililo  sopra  le  due 
lacinic  del  ealice  |tiii  {larlc.-Corolhi  eol  vessillo  grande, 
2-lubo  ton  picciolo  spuntone  in  mezzo  ai  lobi,  largo  sin 
quasi  due  [lolliei,  alio  piii  di  uno,  d' un  bel  colore  Ira  il 
roseo  e  il  cremise,  die  passa  gradalamenle  al  cileslro  sbia- 
dato:  le  ali  nero-sanguigne,  di  forma  quasi  rofonda,  con- 
vcsse  Tuna  coniro  lallra  ed  abbraccianli,  anzi  accavalcate 
r  una  sopra  V  allra  pel  margine  inlerno,  un  po  ajierle  su 
la  carina,  die  e  dun  bianco  verdaslro  s[)ruzzalo  di  san- 
guigno.-/>('(/Hmt'  glabrissimo,  lineare,  Uirgido,  2-3-polli- 
care,  largo  4  linec,  relicolalo-nervoso.-Gr«ja'  quasi  giobo- 
si,  fosco-leonini ,  ncro-lincali ,  glabri,  esilnicnle  punlcg- 
giati. 

La  varicla  a  fior  bianco  ha  le  foglioline  col  mar- 
gine quasi  sempre  scnza  denli,  e  sollaulo  niozzo  e  den- 
talo-crenalo  all' apice,  con  in  mezzo  il  solilo  pungolo:  i 
liori  Inlli  bianchi  e  della  stessa  dimeusione  e  forma:  la 
carina  bianco-verdastra. 

I  Cli.  .Moris  e  Oussone  non  trorano  dislinla  questa 
specie  dal  vero  /*.  urvense  L.,  allriinenli  di  quanlo  opina 
il  Ch.  Tenore. 


—  70  — 

288. 

LvTiivnis,  Lin.,  Jiiss. 

( FR.-Oesse-lT/'-Gicerchia ) 

Cal.  persislentp,  cimipainilato,  3-fesso,  coi  due  dcnli 
siipcriori  piii  corli.  Stcndardo  piii  grande  die  lo  ali  o  la 
carina.  Slami  diadoKi.  Stilo  latin  a  spatola,  rifrallo  alia 
base ,  poi  dritto  ,  peloso  iKslla  parte  iriteriore :  Htimma 
dritto  0  ciirvo  all'indentro.  Lecjume  conipresso,  liisliinjro 
0  liiieare.   Semi  i^lohusi,  o  angolali. 

l/'-Col  vcssillo  senza  dcnti  nella  base  interna.  »•    • 

628. -L.  Aphacv,  Lin.,   Ucr.,  All.,   11'.,   Giiss. 

Alillo,  giabro,  a  caule  ranioselto  scandenle ,  graeile, 
munito  di  cirri  semplici:  stipole  grandi,  foliacee  opposle, 
le  inferiori  ovate,  le  superiori  saettato-cordifornii,  inlerc : 
pcduncoli  l-2-nori,allungati,  appressalamente  pelosctli  in 
cinia  :  calici  piii  corti  della  corolla  :  legunii  lineari  coiii- 
pressi,  ( larglii  2  linee  )  glabri.-(^  Annuo  ). 

Aphaca,  DoiL,  Zannich.-Pilinc  di  TeofvaHto,  An- 
guill.-L.  folio  iniegro  prodiicenlc  bina  folia,  caprcoloa 
emittentia,  Cup.-L.  segclum,  Lam. -Pisiini aphaca,  lirot.- 
Yicia  exstipiilata,   Gmel. 

i  lT.''-Afaca,  Mullagliera,  Cicerchia  vecciolina,  Vec- 
,r  1  cia  lustra,  Veccia  bastarda,  Vcccia  sterile,  Maie- 
'  '  j       relle,   Pitine,  Fior  gallelto. 

(  Fu.-Pois  aiix  lievres,  Ueluiseau. 

Aprilc-Maggio. 

Tra  le  biade  e  nei  canipi  in  riposo  dclle  colline;  ra- 
rissimo  nei  luogbi  bassi  (liovjiollusa  ) 

Hadiei  ramose,  grunioso-tubercolatc.-.IIoltissimi  fusti 
da  '/,  ad  1  piede  .])arliti  a  cerchio  dal  collo  della  radice, 
0  dalla  base  del  I'uslo  priiicipale,  tutli  tetragoni,  giacenii 


—  71  — 

0  rampiciinli  por  lo  mezzo  dci  cirri.  Cirri  somplicl  na- 
sceiili  allcinaliiiiioiilc  Mil  caiilt'  iicll  aiigdia  Ira  I"  una  c  lal- 
Ira  sti|)ola,  e  sollo  alia  inscrzione  del  ganibo  ove  queslo 
vi  si  Irovi :  iioii  avviciu!  iiiai  clic  il  i;aml)()  cd  il  cirro  si 
lioviiio  opposli.  Due  solo  /'>///"'  jiiiiiiordiali  coiijiijialc  a 
loiilioliiic  ovalo-sidicllilliclic,  anilc,  con  slipolc  scinisacl- 
talo-ovale,  deiilalo  alia  base;  nel  dippiii  ncssiiiia  I'oylia  ca- 
rallcrisli<'a,  nia  lo  soU;  slipolc  come  iiolla  (liai;iiosi ,  le 
inlcriori  picciolc,  lo  siiperiuri  piii  lari^lie,  spcsso  dontalc 
di  (pia  ('  di  la  sopra  i  lobi  <lella  base,  luUe  striate,  glauco- 
V('r(l('iii;iaiiti,  slrctlaiiiciile  accoslate  alia  base  rpiasi  fos- 
sero  cotiiial('.-7'e(////teo/«  Ictragoni  come  i  cauli,  gracili, 
])iii  iirossctti  del  cirri,  1-2  llori,  piii  o  men  lungbi  da  '/. 
pollice  sino  a  piii  oltrc  di  2,  appressatamenle  pclosclli 
j)rincipalnienle  nclla  parte  snperiore  :  gaml)etti  piii  gros- 
selli  del  pediincolo,  dial'ani,  2-3-lineari ,  e  sposso  dellc 
picciole  bralteole  setaeec  alia  base  di  cssi.-Denii  calici- 
nali  siriali,  per  ordinario  mella  piii  corti  della  corolla,  I'in- 
reri(»ie  piii  sirelto  iiiciirvo.-6'o/'o//a  col  vessillo  obovato, 
siibbilobo.  al(|iiaiito  d(i|)plicato  in  avanti,  rancio-strialo  lon- 
gitiidinalmeiitc  nel  cenlro ;  le  ali  stortamente  obovate  '/j 
|)iii  corle  del  Aossillo  dun  giallo  i)iii  j)allido;  la  carina  flava, 
piii  coria  delle  ali.-.S///o  lilil'orme  appiattilo  ,  con  slimma 
lineare  scbiaccialo  lalcralniente,  otluso  ,  incurvo,  peloso 
iiella  laccia  inleiiore  come  uno  spazzolino  da  denli.-Ae- 
f/w;»' (juasi  |»ollicari,  linear!  (piii  larglietii  in  cima,  dritli 
0  subl'alcati  all' indieiro,  glabri,  tonilosi,  5-7-spermi,  su- 
beretti.-(jr«»/  lisci,  nero-bai,  ovali,  coni|)ressi. 

lo  non  ho  osserAato  alciin  saggio  del  Latlujrus  af- 
jinis,  Gils.,  ma  I"  ispezione  della  presenle  specie,  chc  a 
buon  dritio  bo  ritenuto  pel  L.  Apliaca,  L.,  mi  dii  sospctto 
che  non  siano  stall  osattameiite  delinili  i  caralteri  di  disliii- 
zione  voliiti  inlrodursi  Ira  I'una  e  I'allra  specie.  Sembrano 
variabili  qiielli  piii  di  tulto,  che  si  son  tralti  da!  fiore, 


—  72  — 

giacche  in  qnesto  nostro  il  calice  noii  e  subcgualc  alia  co- 
rolla, ma  mcUa  ])iii  corto;  Ic  all  non  sono  eguali  alia  ca- 
rina, ma  pill  liingliolte,  ne  due  voile  piii  corlc  del  vos- 
silio,  ma  appcna  '|..  E  inlanio  i  peduncoli  non  sctacei  e 
quasi  scm[)re  approssiitamcntc  pclosi  airajjicc,  la  ri)rma 
cordato-saetlala  ad  a()ice  aciito  dellc  slipole,  c  i  linri  non 
mollo  grandi  pare  die  non  lascin  dubbio  d'  esscre  iden- 
tica  alia  specie  connine. 

620. -L.  Spiioericis,  Uclz,  IK.,  Iliml.,  DC,  Guss., 
car.  B.  iXcapolUunm,  Jen. 

Glabro^  a  cauli  eretti  ,  non  ranipicanli,  lelragono- 
ancipiti  :  foglie  conjugate  con  le  foglioline  slrcUamente 
lincari,  ensil'ormi,  nervose,  spunloiiate  :  slipole  semisaet- 
lalo-lineari :  peduncoli  1-llori,  mnlici  o  aristati,  eguali  al 
picciuolo  0  di  esso  piii  Innglii:  legumi  norvosi,  slrelta- 
menlelincari,  abpianlocompressi :  semi  globosi.-(iimi(fo ). 

L.  nerimtus,  PresI  P-L.  finfjidatus,  L.  ex  Marin, 
non  L.  anijulalus,  W.  el  lielz.-L.  parviflorus,  lioth.- 
L.  coccineus,  All.-L.  a.rilUiris,  Lam.-L.  leptocaulos, 
anguslifisimo  folio,   Cup. 

Aprile-Maggio. 

I\ei  luogbi  erbosi  dovunque. 

Cauli  palmari,  o  1  '/^-ptidali,  erelli,  non  rampicanli 
glabrissimi,  o  sparsanicnle  villosi  (  loccbe  dirado).-Fo- 
glie  conjugate  ,  coi  picciuoli  nolle  inferior!  semplicemente 
arislali,  ad  arista  (rudimento  di  cirro)  fdiformi-selacea, 
subpollicare,  alio  volte  brevissima,  appena  1-lineare;  nelle 
superior!  cirriferi  a  cirro  semplice  o  ramoso,  ordinaria- 
menlc  3-fido.  Slipole  seniisaetlntc,  lincari-lanceolale  con 
la  melia  superiore  piii  larga,  piii  allungata,  e  un  po  fal- 
cala  ;  la  inl'eriore  |)iu  corla  e  minulissinia,  dritla :  con  un 
picciol  (Icnte  Ira  I' una  e  I'altra  melta :  lulte  quando  piii 
lunghf,  quando  eguali,  quando  piii  corli  del  picciuolo.  Fo- 
ylioline  rigidelle,  giabre,  larglie  1-2  lin.  ,   lungbe  6-14, 


—  73  — 

|M)co  divaricate. -/V(/h)K'o// «)  iii;iia!i  alle  slipole,  o  (i(»p|iia~ 
inciile  |iiii  liinijlie,  cd  aiiclic  |iiii  del  d(t|)|)io,  (|tiasi  soiiiprc 
arislali  (rare  viillc  miiliiil.  arlicidali  ([uasi  due  liiicc  scillo 
il  liore.-^.V///c^'  iiatcnlc  iicl  rnillu.-ijiKilla  |iii(<ila  dun  liol 
rosso  (  come  i  liori  (Ml  AnnfjaUiii  phoenicoa )  a  vessillo 
2-l(dio,  con  in  mezzo  ai  lohi  nn  coilo  spnnlone  liliCornie. 
niinulissinio.-/>e(y»»ic  lineare.  assotlijilialo  alh;  due  eslre- 
niilii,  larii'o  iiel  niajij^ior  diainetro  2-!i  lin.,  lunij;o  da  1  '/^ 
a  2  jxdiici,  e  alle  vulle  aiu-lie  [liii.  lonijiludinalnienle  ner- 
voso,  torid()Si>.-^'/v/;(/  verdaslii  ,  siiltiihdtosi.  con  oudielico 
dun  vei'diccio   |iiii  cliiaro,  piii   lendenle  al  i>iallo. 

(i!>0.-li.   Setikolhs,   Lin.,   Gnss. 

(ilal)rc ,  a  canii  i;racili  ,  leraj^oni :  foglie  conjnjfate 
con  le  I'oglioline  lineari,  slrelliss^inie,  acuniiiiale  :  cirri  su- 
j)Criori  S-fessi :  slipole  sennsaellale,  sirelle :  pednncoli  ca- 
pillar!, l-llori,  piii  Innjilii  del  piccin()lo  :  lei^unii  a  niezza 
ellissi,snervali:  i;raiii  i^loliosi.  i'ranulalo-niuiicali(  ,1hhj/oJ. 

L.  tcnuion'  jhlio.  jloiihus  mbris,  S.  li.-L.  mon- 
tis  Ualdi,  liir.-L.  sylveslvis,  major,  arKjiistissimo  fo- 
lio.  (]\ip. 

Aprile-.llaggio. 

l\elle  colline  e  nci  luoglii  sterili. 

(Uiuli  iiracili,  ca^canli  o  rialzali  Ira  Terlfe.  4-'I0- 
p(dlicari,  non  di  rado  prohingali  sino  a  due  piedi  e  mezzo.- 
Fofjlie  a  corlissinio  piccinolo  con  cirri  seniplici  o  com- 
posli.  FotjUolinc  nelle  inl'eriori  lari>lio  2  lin.,  e  ahpianlo 
corle  ;  nelle  snperiori  I-o  ', -lineari .  mollo  allunijjale  ; 
tulle  loniiiluilinaluienle  sirialo-nervose,  erello-accoslale. 
Slipole  ri-d-lineari,  assai  piii  hinjJilic  dei  picciuoli,  slriato- 
nervose  come  le  loi'lie.  con  i;li  apici  falcali,  converijenfi. 
largiii  1  lin..  allennalo-acnminali,  e  le  code  slrellissime 
lineari-sidinlale,  drille.-/V;f/»»co//  piii  gnicili  dei  cirri,  ap- 
pressalameiile  peioselli  all"  insii  (  come  quajche  volla  anche 
i   picciuoli  e  la  base  dei  cirri)    1-1  'j,-pollicari,    l-llori. 

ATTl    iCC.    vol.   XIV.  10 


-  74  - 

orelli,  poi  con  1'  apice  arciiato  in  fuori,  e  il  frnllo  assor- 
i^enle :  gamhelto  2-3-linearc,  ingrossalo,  cnrvo.-Uonli  del 
calice  snitiilali,  crcllo-palcnli ,  alqnanlo  piii  coili  dclla 
cnroihi,  die  e  rossiccia.-^e//Mme  compresso,  pollicare  o 
al(juanlo  pin  iungo,  larj>o  i-o  lin.,  a  forma  di  niczza  ollissi 
(con  la  suliira  snpcriore  drilta,  rinferiore  arcnata)  uii  po 
l>iii  iarii;liello  nella  niclla  snpcriore,  oblirpianiente  appun- 
lalo-roslralo  ai  due  eslrenii  ,  2-3-spermo  i>laltro,  senza 
nervi,  oscuranicnle  nnbescenle  sn  le  sntnre. -SeHU  crossi, 
grannlato-nuiricati,  globosi,  2-2  '(.-''neari  in  dianielro, 
rossiccio-leonini  varieijati  di  ncro  ad  ond)elico  cllillico- 
cordalo  con  linea  lonijiludinale  ijianca. 

CIj1.-L.  Sativls,  Lin.,  Jen.,  Bertol.,  Giis.s.  En.  pi. 
vase.  Inar. 

(ilabro,  a  cauli  subrampicanli,  alalo-suhancipiti  ,  ro- 
niotamcnlo  denlellali  su  I'alc:  foglic  conjngalc,  con  pic- 
cinolo  diialato-alalo,  raniosamcnte  cirril'ei'o  :  fogiioline  li- 
neari-Ianceolale,  palcnlissiine:  sli[>ole  seniisactlale,  slrette, 
intere :  pediincolo  l-lloro,  arlicolato  soUo  il  liore  ,  con 
due  hralloole  setacee  :  legnnic  hisliingo,  glahro,  pendente, 
con  la  snlura  snpcriore  largiiiiiente  canaliculalo-hialala : 
grani  coniprcssi ,  cuhico-cnneifornii ,  bianclii  ,  grossi.- 
( Annuo). 

Cieemla  alala,  Moench.-Emim  sativum,  FueJis. 

I   lT."-Cicerchia  ini>rassabuc. 

\  Fit.-Denl  de  brebis,  Gessc  doineslique,  .larra,  Len- 
VoLG.  I       tille  Suisse,  L.  d'Espagne ,  Lcrililliu.  Pois  Bre- 

I       Ion,   Pois  carre,  Pois  gros,  Pois-gesse. 
Sic.  Cicirunii"iui. 

Marzo-Ma^iiio. 

Trovasi  qualchc  volla  nei  cainpi  in  riposo  rinascendo- 

vi  sponlaneanienle  dai  semi  caduli  da  (pialche  jiianla  che 

vi  |)rovenne  framuiisciiiata  in  mezzo  alle  collure  dci  ceci. 

€aule  alalo-subancipite,  coi  margin!  delie  ali  ciglio- 


—  75  — 

lati  niraiiionl('.-Fm///V'  cnnjiiiialc  con  picciiiolo  dilatalo- 
alato,  cii^lialo  ai  inari>iiii  a  ciitli  |)iii  liiiiij;lii  di  (jiiclli  del 
caule  c  dellc  slipole,  Icjiiiciincntc  ^olcalo  su|i('riornieiile, 
i^rdssaiiK'iiN?  cdsldlalo  al  di  suUo.  Slij)oh'  scniisaeltalc , 
con  Ic  code  onlinarianicnlo  l-i-dcnlalc,  e  ijli  apici  acii- 
minali,  nn  po  storli,  a  niari>ini  cii^liulati,  pocliissinio  li- 
*  vollali.  FoijIiiiliiK'  lincari-lanccolalc,  (livei;;cnli  o  palcn- 
lissinic,  calloso-iiii^rossalc  ncllc  arlic(day.ioni,  .'{-norvie,  a 
niarijinc  csihncnlc  ciyliolalo-dcnlcllalo  -PviUmvoli  lolra"o- 
ni,  lisci,  2-p(dlicari  l-llori,  corlanicnlc  arislali  all'a|(ice, 
con  arisla  lincarc  riciirva,  rispoiidcnlo  al  doiso  del  Ic^^imie, 
cd  niia  l)rallcoliiia  s(piainir(tinK'  coilissinia  iicl  lalu  opposto: 
|)('diccllo  ingrossalo,  \\-\\\WMc-(kdid  esilmenle  cigliola- 
lo-donlali  al  inari^iiic  dci  .sopali,  die  sono  acutninali,  I'in- 
leriore  di  mezzo  c  piii  slrcllo,  i  dne  snporiori  jiiii  corli, 
tulli  aUpianIo  v'in\v\'\.-VjnitlUi  hianclio,  o  sliimalo  di  ce- 
Tuk(*.-L<'(linni  pcndcnii  o  rondiei,  roslrati  all'apice,  con 
la  siiliira  siipciion-  2-alala,  docciala,  glahri.  rugoselti.- 
Sciiii  anj;(dali,   glahri. 

liditicc  Innga,  allcrnanicnle  raniosa,  sparsa.  Pic- 
ciiiolo  k'iigernienle  rivollalo  ai  niaryini.  (^iiri  .'{-fidi  , 
solcali. 

032. -L.  CicEiiA.  Lin..  11.  Jhihius,  Guhs.  sijn.,  el 
En.  pi.  rasf.  Jn<ir. 

A  canii  dill'iisi.  telragono-ancipili :  I'oglic^  coiijiigale 
con  le  loglioliiic  nellc  inl'ciiori  lanceolate,  nelle  sujieriori 
linear!  allnngate,  e  i  cirri  2-3  Aolle  lessi,  nelle  loglic  in- 
ferioii  nessuno,  o  sovenle  nn' appendice  rogli(dinare  in 
vece  di  ciiro  :  slipole  seniisaellalo-lanceoiale  :  peduncoli 
1-flori,  pill  liinjilii  del  piccinolo  :  legnnii  hislungo-lan- 
ceolali.  snhconipressi,  nerv(»si,  glahri.  appena  iiiarginali 
nella  siilnia  scniiiiirera  :   semi  angolaii  lisci. -;,1»/(HoJ. 

L.  ])tiij>iu<'ii.s,  Picsl.-Dcl.  Pi(i(jc.-L.  duhiuN.  Jcn.- 
L.   Krifllinjnus.  Presl  jl.  sie.  c  (hiss.  prod.-L.  satiiua 


—  76  — 

B.,  Lam.-Cicerula  ancaps,  Moench.-Lathyrus  minimus, 
reptilis,  fusco-incarnalo  flora,  Cup.  L.  minimus,  rep- 
tilis ,  fusco-incarnalo  mclancolico  (lore,  Id.-L.  mini- 
mus, replilis,  flora  puniccn,  Hon. 
i  iT."-Cicci'chiclla,  Cicercliicllo. 
VoLC.  }  FR.-Snrande,  Sarosse,  Sarat,  Gaironte,  Gaurotte, 
(      Gessellc,  Petite  gessc,  Petit  pois  cliiche. 

3Iarzo-Giiigno. 

Nei  luoi^hi  eihosi  aprichi  delle  colline,  ed  anche  nei 
siti  bassi,   ma  non  iiiolto   Ireijuenle. 

Cauli  non  eretti,  7.-2-pedali,  non  jihihri  o  sparsa- 
mente  pelosi  Guss.,  ma  scabri  sopra  i  due  angoli  piii 
acuti,  cioe  nelT  ap|)endice  ensiCorme,  per  piccioli  aculei, 
cui  son  frammisti  del  corti  pcW.-Foijlie  conjiii>ate,  a  pic- 
ciuoli  dilatali:  picciiioli  infimi  spesso  alilli  o  unifogliati. 
Fo(jUoline  tutte  J-neivie,  per  lo  piii  quasi  glabre  nella 
pagina  superiore ,  spesso  sparsamente  pelose  nella  infe- 
riore  lungo  i  ncrvi,  e  qualcbe  volta  anche  su  tulta  la  su- 
perlicie,  a  niarginc  niinutamenlc  deiitellalo  sollo  la  lenle, 
di  rado  eigliolato,  ascendendo  piii  lunghe  e  piu  strelle, 
lunglie  da  C  lin.  a  2  7,-poll.,  laighe  2-S  lin.,  aiislate 
air  apice.  Stipole  superiori  piii  larglie,  tutte  semisaettate 
con  la  inetla  superiore  piii  larga,  lanceolata,  la  infcriore 
picciolissima  :  tutte  cigliolatc  ai  margini  ,  quasi  sempre 
con  un  dente,  alle  volte  picciolissimo,  tra  Tuna  e  i'allra 
nietta  nel  punlo  opposto  alia  inserzione  di  esse  stipole 
col  fu&to.-Peduiicoli  articolati  4-G-linee  solto  il  calice,  ed 
ivi  breveniente  arislati  (con  arista  a  guisa  d' un  cor- 
netlo)  lunghi  1-2  pollici,  coi  fiori  nutanti.-Crt//ce  coi  denti 
lanceolali,  acuti,  3-nervosi  (un  solo  uervo  pronunciato  nel 
mezzo,  i  due  laterali  poco  rilevati)  piii  luuglii  del  tube 
oltre  11  doppio.-Co/'oWa  d'un  rosso  fosco,  con  la  carina 
bianco-fosca  ,  nereggiante  all'  aj)ice  ;  il  vessillo  con  due 
protuberanze  alia  base  lineari  obblique,  incavale  'js  di  li- 


—  Ti- 
nea (lalla  eslcrna  sii|)(Mlici('.-/,f'f/»wjt  larghi  3-">  lin.,  lim- 
ghi  12- 1  (i.,  collellirornii,  cmii  la  siiUira  st'iiiiiiilcra  siil)iii- 
crassata  c  docciala  (iion  alala),  noil'  avvicinarsi  a  inalii- 
rlla  rosco-niaciilali,  con  i>li  orii  deila  snlnra  snperioic  pur 
r()sclii.-6'y7(»(/ j^rossi,  i;laljii,  ani^olali,  ciiu'roi,  ad  oinliclico 
vorditcio  nolald  alia  base  da  nna  inaitliiolla  ncra  circolare, 
e  orlalo  da  due  lince  nor<»-|ninlal(!,  die  partcndo,  eongiiintc 
dair  (hI(»  oslcino  di  dclla  inacclila  roslan  lilipre  e  scnza 
lotcarsi  ncllaltra  cslicniila  ;  (|iial(li('  vnlla  anclie  lodnini, 
niolla  men  gross! ,  aliinanlo  niaccliiali  ai  lali ,  ad  unibc- 
lico  ((intolorc  ;  allc  V(jlle  ancora  rdsco-vcrdicci-anncMjiali, 
con  onibclico  niaccliialo  conic  (|uello  dclla  j»i'inia  vaiicta 
cguali  |ieri»  in  grossczza  a  (jucili  dolla  scconda.  Sareb- 
bero  niai  dclle  spccit;  diverse  ? 

GlJIi.  \j.  (IdUGOM,  Pailat.,  Gnss. 
A  caidi  dill'iisi,  alali:  lugiie  conjugate,  con  loglioiine 
lanceolate  o  lanceolalo-lincari,  erellc:  cirri  3-(idi:  slipole 
seniisaelli>l(t-lanceolal(!:  peduiic(di  l-flori,  |)iu  corli  della 
I'oglia  :  corolle  anipie,  I'ulve  :  legunii  glabri,  larganiente 
lincari,  sublereli,  nervoso-rclicolati :  grani  angolosi,  mezzo 
bai,   n('ro-variegati.-(  .l/(/)»o  ). 

L.  incdiiis,  [(th'loliiis,  hjiuja  siliqua,   dtp. 
Aprile-3laggio. 

IVei  prali  nalurali,  e  ai  niargini  dci  campi  (Boryel- 
lusa)  ma  raro. 

Cuiili  1-3-pedali,  ramosi,  alalo-ancipiti  (  stretlamcn- 
le  alia  base).-F«y//fi  conjugate,  con  le  luglioline  erelle, 
poco  |ialenli,  sessili  ,  lanceolalo-lineari,  acuminalo-spun- 
lonale  (  spnutone  hingo  una  liiuii )  esilmenle  denlicolate 
sollo  la  lenle,  larglie  IJ-(I  lin.,  Innglie  1  ",-2  74  po"-? 
.i-7-nervie  (i  nervi  salienii  .1-3,  c  i  Ire  di  mezzo  aller- 
nali  con  allii  due  (piasi  svanili  )  inlerissime  ad  occhio 
nudo.  Pivcindlo  coinune  corlamenle  alalo,  subeguale  alio 
slipole,  cirrilere  all' apice,  gfinferiori  subalilli.   Vino  li- 


—  78  — 

liformc,  prolungato  all'ascella  dellc  due  fogiioline  per '/j 
(li  liinghezza  del  picciuolo,  poi  3-lido  :  nolle  loglic  infe- 
riori  o  nullo  o  semplice:  base  di  esso  ripiegala  sul  pic- 
ciiiolo  ad  angolo  oUusissiiiio,  nientre  le  fogiioline  staniio 
im  po  voile  in  avanli  :  divisiuni  palenlissinic  ,  lililornii. 
Slipole  semisaellalo-lanceolale,  un  po  soniigliaiili  a  (piell(! 
del  seguenle,  ma  di  esse  piii  grnndi,  ad  eslremita  acu- 
Hiinalo-solacee,  ordinarianienle  coi  margin!  un  po  livollali, 
e  un  picciol  denle  Ira  T  apice  e  la  coda  rimpoUo  al  punto 
d'  inserzione  col  fuslo,  nervose  alia  hase  coi  nervi  die  poi 
vanno  obliterandosi,  visibilnienle  de[ilic(dalc  nel  niargine.- 
Pcdiincoli  solilarii,  slriati,  nolle  ascelle  deile  I'ogiie  su- 
periori,  1-llori,  un  po  piu  corli  delle  foglie ,  ercUo-pa- 
lenli  0  suharcuali  ,  articolali  verso  I'  apice  ,  cort;imenle 
arislali  o  lenninali  da  coria  I'ogliolina  carinala,  acuniinalo- 
arislata,  sparsanienle  puhoscenle,  alio  voile  da  due  op- 
poste  (una  mella  piii  corta):  yamhello  piii  crasso  del 
jjoduncolo,  bianchiccio,  ingrossalo-proniinonto  alia  base.- 
Ccdice  a  lacinie  lanceolale,  palentissime ,  subincnrve  al- 
r apice,  acuminalo-arislalc,  subeguaii  (la  media  inl'eriore 
appona  piu  slrelta  e  piii  lincare  )  nervose  ,  due  voile  e 
mezzo  pill  lungbc  del  lubo  (  clie  appena  e  1  '/a-linoarc) 
oguali  ad  '/s  della  corolla  :  nel  frullo  le  Ire  lacinie  in- 
feriori  ricbiuale  ,  le  due  superiori  palonlissime.-Coj'o//« 
col  vossillo  ainpio,  ricurvo,  2-lol)o  (sonza  spunlono  in  mez- 
zo) ,  I'ulvo-cliiaro  nolle  due  pagiiio,  rolicolalo  ogni  dove 
da  venc  ranee,  verdicce  dalla  parle  eslerna,  2-3  lin.  piii 
lunoo  della  carina  e  dolle  ali,  orlalo  al  mai'i>ine  da  nn 
lilello  rancio  un  po  volto  in  avanli :  ali  bislunglie  rivollalo- 
addossalc  conlro  la  carina,  ranee  nella  pagina  clie  guarda 
il  vessillo,  luleo-chiare  dalla  parle  cbc  gnarda  la  carina, 
con  vone  che  si  moslrano  piii  da  (piosia  pagina  die  dal- 
r  allra  :  carina  llava,  piii  vordiccia  alia  base,  svanilamente 
venala.-i'/,s////o  e  lilamenii  Ibivi :  polliiie  h\lvo. -Leijiimc 


c 


—  79  — 

•ilaliro,  iiorvoso-relicolalo.  siilicilindrico,  linoare,  Inrgn  l{- 
.'»  liiK'c.  Imiiio  1  '1^-2.  pullici,  roslralo,  con  la  siiliira  su- 
licriorc  scmiiiircia  inj^rossata.  al(|iiaiil(>  piii  lari^lit'lla  d' una 
Ihrm,  (l(»((iala  con  ncrvo  in  mezzo  c  i  hordi  oltiisi  nia 
non  alala,  polispcrnio,  piii  strello  e  pin  Inngo  di  ([uolli 
del  L.  (!i(('i(t,  men  Incido,  a  doccia  della  snlura  snpe- 
riore  men  laii^a  (  essendo  in  (pielli  lin.  2  '/»  )  t'<»'  lionli 
mend  aenii:  in  enlranihi  snperlieie  nii^osclla  ,  glaljia.- 
Grani  lisei,  annolosi,   mezzo  hai,   nero  inacchiali. 

()|{|.-L.  A.xMis,  //.,  If'.,  Udllt..  Ilii.vh.,  Siivi,  Giiss. 

(ilahro,  a  eanle  alalo.  remotamenle  denlellalo  nolle 
ali :  eiiri  li-lessi  o  allrimeiiti  composti:  foi>lie  eonjnjiale 
con  I'oylifdine  lineari-lanreolatc ,  allnnji;ilo :  slipolc  semi- 
saellale,  slretlissime :  pcdnncoli  l-;]-lliiri,  piii  luni-lii  del 
picciuolo:  leijnmi  laiijlii.  lineari-lanceolali  suhtomprcssi. 
ncrvosi  ,  i^i-ani  ijlolKtsi,  £jrannlalo-verrncosi.-(/i/??iHo), 

L.  Iitltnis,  laUlhlius,  UuJib.,  Zamiieh.-L.  hiapa- 
nirus.  Hi  v. 

VoLi;.   It.  ".-Gallelli,  vcccia  selvatica. 

Aprile-.llagi^io. 

Tia   le  l)ia(lc,  e  nei  luoci  erhosi. 

Canle  l-."(-|»edale,  ramoso,  aneipite-alalo  sin  dalla 
base,  con  Ic  ali  remolamenle  cii^liolalo-denlellatc,  ascen- 
dendo  senipre  piii  laiiihe.-f'of///>  C(mjui;ato,  con  le  fo- 
liliidine  lanrcdlalo-iincari,  nervose  erelle,  pocopalenli.  acu- 
minalo-arislale.  ascendendo  assai  piii  slrelle  ed  allunifate 
lutle  inlere  .  aiiicolnl(»jiinocchiate  sni  piccino'o  coiniinc 
ad  arlicolazioni  inyiussale.  Picciuolo  alato  come  il  canlo. 
pin  Inni^o  delle  slip(de ,  cirrifero  aira|»icc:  gl'  inferiori 
snhalilli.  Slipolc  semisaellale,  lineari  e  lincaii-lanceolale 
sirelte,  a<iiminale.  esilmente  ciiilioiale  ai  mariiini,  con  la 
parte  inlciidre  piii  curia  ed  anj;nslissima,  alle  V(dle  jiuer- 
nila  di  (pialclie  denle.  Cirri  angolali,  li-lidi  e  com|tosli 
con  la  prima  arliculazionc  doppiamenle  [liii  Innga  del  |iic- 


—  80  — 

ciuolo,  ripiegata  all'  infuori  sopra  di  esso  ad  angnio  ot- 
luso  e  alle  voile  rclto.  Peduncnli  1-3-pollicari,  aristalo- 
setacei  all'apice,  l-S-flori,  sii!)cilindrici,  slriati,  piii  corti 
della  fogiia,  sparsi  sovenle  di  ([ualclie  polo :  (juinhotli  4- 
6-lineari,  slriato-angolali,  glahiissiini,  giaiico  Itianchicci.- 
Calici  canipaiudali  a  doiili  suboguali,  .'J-angolari-aciiminali, 
cariiiali,  appoggiali  alia  corn\h\.-€oroU<i  col  vessillo  pin 
largo  die  liiiigo  (non  computata  riiiigliia)  2-lol)o,  niunilti 
alia  base  da  due  gobbe,  d'  uii  giallo  sniiinto,  o  giallo  al- 
legro alqiianto  sporco  in  cima,  relicolato  di  vene  porpo- 
rine  ncl  centro,  verdicco  liingo  gli  orli;lea!i  gialle-alle- 
gre,  vcrdi-venosc,  storlameiilc  obovalc,  piii  liingbeUc  della 
carina;  la  carina  verdi-glauca.-Slanii  e  pislillo  llavi,  antcre 
gialle.-Lpj/»?He  lanceolato,  largo  i>-7  lin.,  luiigo  2  "|,-3 
poll.,  con  le  due  eslremila  abjuanio  curve  opposlanicnte 
(la  superiore,  all' indietro,  la  inferiorc  all' innanzi )  reti- 
colalo-nervoso,  doccialo  su  la  snlura  seniinifera,  polisper- 
mo,  pendente. -G;'o»t  subrolondi,  nero-fosci,  glabri  leg- 
germente  coniprcssi,  lenuaniente  granulalo-verrucosi,  ad 
onibelico  bianchiccio  subellittico  con  linea  bianca  longilu- 
dinale  nel  mezzo. 

OS.'i.-L.  SiLVESTRYs  Clii.s.  L.  Ucr.,  Guss. 

Glabro,  a  cauli  alali,  lungamenle  dilTuso-flessuosi  : 
(bglie  conjugate  con  fogiioline  lineari-lanceolate  nervose 
coriacee,  le  superiori  attenuato-acuniinale,  le  iiiferiori  ot- 
tuso  spuntonate:  slipole  semisaettale  acnniinatissime :  pe- 
duncoli  3-13-llori  piii  lunghi  della  foglia  :  legumi  lineari 
subtereli,  esilmentc  ncrvosi:  grani  subgiobosi  a  superficie 
nervoso-plicala.-(///:;ocwy)/co). 

L.  membranaceus,  Presl.-L.  plalijphylhis,  Fl.  Dan.- 
L.  ensifolhis.  Reich,  et  Koch  ?-L.  sylveslris.  major. 
Cup. 


—  81  — 

lT."-Cicer(liia  selvalica,  Vcccione  selvalico,  Cesero- 

nc ,  Cicorcliioiie,   Erlui  i>allella  rossa ,  Iiigras- 

Y         ;       salnie  di  I'ojilia  sticlla,   I'iscllo  salvalico,   Mo- 

'j       cajonp  (li  Ibi^lia  strelta,  lloviglie,   Hiiltii^lio  di 
'      inacc'liia,  l{iii;lione. 
'"■  FR.-Penojer,   Puis  aiix  lievres. 

Mai'i>io-(iiu«'no. 

INelle  slope  c  nelle  vigne  in  luoghi  uniidi. 

Cauli  2-8-|tedali,  flessiiosi  a  zig-zag,  con  I'ala  mi- 
nulanuMile  dpnlclliilo-ariilcala  (non  soiihellala,  Ouss.)  co- 
me pur  nei  picciu(di,  prosti'ate-risorgenti.-7*/(C('uo/<  alali, 
erello-jialenti.  Slipolc  seniisaettate,  acuminale,  patenti  o 
falcate,  l-dentate  alia  base,  nervose  conic  le  foglioline, 
ma  coi  neni  (or  l{,  or  5)  meno  pronnnciati:  iarghe  2- 
4  lin.  ,  '/X/s  pill  corte  del  picciuolo.  Foglioline  5'-ner- 
vose,  le  superiori  lineari-lanceolate,  appunlate  ;  le  infe- 
riori  otliise  sjiuntonale  :  tulte  dritle  ,  o  lalcato-ensifor- 
mi  ,  larglie  da  4  lin.  ad  1  pollice  ,  hinglie  2-3  pollici, 
pochissimo  scabrose  nel  marginc.-/*efh/HCo/t  angolato- 
slriali  ,  3-8-|)()lli(ari  ,  S-l.'J-llori  ,  per  lo  piii  arislali , 
verlicalmenle  erelti,  coi  lioii  pcdicellali,  riuniti  come  in 
fascello  air  estremita  entro  uno  spazio  da  2  a  3  j)o!lici: 
(fombcUi  giahri,  liicidi,  rosso-fosclii  nel  di  sopra :  brat- 
lee  lineari-selacec,  Calici  coi  due  denli  su])eriori  piii  lar- 
glielli,  pill  corti,  triangolari ,  subottusi,  quasi  uguali  al 
tubo,  e  col  seno  leggermente  macchialo  di  j)orporino ;  i 
due  laterali  3-angolari-aruniinati,  una  linea  [)iii  Inngbi  dei 
due  primi;  Tinferiore  lanceolato-acutissinio.  carinalo,  an- 
che  una  linea  piii  lungo  dei  due  laterali. -Coro/Ze  grandi 
inodore,  rosee,  con  1"  apice  delie  ali  d"un  roseo  piii  in- 
lenso;  la  carina  biancbiccia,  piegata  obblicpianiente;  il  ves- 
sillo  subrenirorme  smarginalo  all"  apice,  purpurco-striato 
a  raggio  nel  cenlro  alia  base  e  venate  in  tuHa  la  lami- 
na,  palenle  coi  margini  alquanto  vi\()\[i\\\. -Legume  linea- 


ATTI    ICC.    ^OL.    \l\. 


—  82  — 

re,  2-pollicare  ,  siil)ciUtidrico-conii)rcsso  ,  aciilo  iioi  due 
cslremi  ,  con  Ic  suliire  risallaiili,  drilto ,  iin  po  ciirvalo 
in  (lii'lro  alTapice  con  rostro  incurvo  ,  10-20-spermo.- 
Grani  niguloso-plicali,  neri,  con  omhelico  lincare  n»ssic- 
cio  0(cii{»anle  cpiasi  la  niella  del  seme. 

2."-C(»!  vessillo  yiiernito  nella  l)ase  interna 
da  due   gobbe  conicbe. 

()36.-L.  Temifoi-us,  Desf.,   TJ'.,   DC,   Guss. 

(ilahro,  a  cfinle  aiato:  picciuoli  inHnii  ablli  ,  I'olia- 
cei,  lincari-acuminati,  o  tcrminali  alle  volte  da  un  cirro 
sempliec;  i  superior!  nudi  ed  alati,  l-G-lilli ,  con  cirro 
ranioso:  foglioline  lincari-lanceolj'.te :  stipole  inlinie  rpiasi 
nulle;  le  superior!  larghe,  seniisaetlate :  [teduncoli  i-i- 
llori  (  |)iii  s((esso  '1-2-llori  )  piii  lungbi  delta  foj^iia:  le- 
gumi  larganicnte  lineari  :  grani  ovali,  comprcssi,  mozzi.- 
(  Annuo  ). 

L.  TenuifoliuH,  oL.  alalus,  Jcn.-L.  alulns,  Sihlh.- 
L.  auricululus ,  llerlol.-L.  Glijinenum,  Ucr. ,  e  forse 
IJn.-Clymemnnuncinulitm,  i}Ioenck.-L.paluslris,  Lamj  ? 
ex  Jen.-L.  vieioides,  purpureus,   Cup. 

VoLG.  h.^-Climeno.  Vv 

Aprilc-Maggio 

iN'elle  colture  erbose ,  ai  niargini  del  canipi  umidi , 
nelle  siepi. 

Cauli  per  ordinario  ramosi  alia  base,  e  molli  dalla 
stessa  radice,  l-J-j)e(lali  secondo  la  nalura  dei  lerreni.- 
Fofjlie  inferiori  ridolte  spcsso  al  solo  picciuolo,  le  altre 
cou  l-C-l'oglioline  dispostc  in  online  alterno :  stipole  den- 
tiile  irrei>olarmente  alia  base:  I'oniioline  lari>lie  l-.'J  Iin., 
lunglie  (i-2(l ,  ottuse  con  spunlone,  o  acuminate. -Pe(/ym- 
coli  angolato-striali,  l-'i-llori,  coi  liori  [(enduli,  arlicolati 
alternalamente  sojira  di  esse  per  lo  mezzo  di  (jambdli  bin- 


—  83  — 

ylii  !J-'i  lincc  ,  r()ss('Hi'iiinli.-6V///(7'  coi  dciili  laiicoolati. 
iiciili,  ('"iiiili  ill  Ui\H).-(Uir()ll(i  col  vossillo  cromisi,  voiialo 
(li  lien*  con  (iuc  jiroliilieranzc  coniclic  lalcraliiiciilc  sii  la 
bast'  iiilcnia  ;  Ic  all  ccriilcsccnli.  piii  Iiiii^Iil- (Icila  carina; 
la  carina  sj;ani(>|»clala,  vordasira  ,  niaccliiala  Ic^gcnncnle 
(li  rosso  ,  Ijianco-ijialliccia  all'  apicc  2-lido.-/>(!(f/u//j/  |iiii 
0  mono  coin|»rcssi.  non  csallaiiicnlc  lincari,  nia  siililan- 
ceolati,  <;  ahjiianlo  incurvi  daila  pailc  dolla  siiUira  sii|ie- 
riore  (die  non  s'ingrossa  ne  prescnla  alciina  doccia  o 
soico)  spesso  suhnoddsi,  larijlii  i-.'i  linoe.  cnsjiidali  e  iin 
pn  riciini  all"  apicc  con  la  pinila  incurvii  ,  ncl  scccarsi 
liiallaslri  con  inaccliie  losclie  sopra  i  scnii,  a!(juanlo  lorosi 
V(!rso  la  suhira  suporiore  c  qucsia  anclie  I'osco,  a  snper- 
licic  i>lal)i-a  cd  iinila.-^»ra///  lisci,  uliovalo-suliiilohosi.  jioco 
coni|)rcssi,  non  allallo  cinerci,  ma  Ligi  con  niaccliic  oni- 
hroitijiatc  c  poco  discolor!,  disposte  come  le  niacdiie  di 
una  carla  geojjraiica :  onilielico  quasi  concolore  o  ijiallo- 
i>'nol(). 

Tnlla  la  piania  ij;labra. 

II  Cli.   (lussone  cliiania  (jucsla  specie  polimorfa  per 

mollissimi  carallcri.  OnahuKpic  siano  ]ier(i  Ic  varianze  die 

.cssa  jircscnla  sccondo  la   nalnra  dci  hioi;lii,   non  avuenc 

niai  die  si  allcri  la  lisononiia  di  essa,  e  die  scori^cndo 

i   varii   individiii.   si  duliili  dclla  loro  idcntilfi  specilica. 

ii'M .   \j.   Ociiiiis,  DC,   Spr.,   Gitss. 

(ilahro,  pallidanicnlc  vcrde,  a  caule  alalo  :  piccinoli 
Ibijliacci.  Iaii;hissiini,  !>!"  infcriori  alilli,  i  snperiitri  1-i)- 
iilii:  rojiiioliiic  ovale  ed  ovali.  spunlonale :  cirri  ramosi : 
pcdnncoii  l-2-l1(iri,  colli:  Ici^iiini  lincari  hisinni^lii,  ])oli- 
spernii,  con  la  sutura  seniiiiifera  meniliranaceo-alala  :  semi 
ijlobosi,  lisci.-i^.ljiHKO  ). 

l^isum  Oehvuti,  L.,  W.,  L'cr.,  AIL.  SiblJi.-Ochriifi 
palliihi,  Journ.,  Cll.,  DoiL,  Loh.,  Pers.-Ochrns  unillo- 
rus,  :}Ioench.-L(ilhyvus  varrcnlif'oUun,  Lnm.-I'Jnilia  st/l- 


—  84  — 

vestris,  Dod.-Arachxis  nifjer,  MaUh.-Cicerervinum,  Cast. 
.,.       )  lT."-Araco  nero,   Circerchia  piselliiia. 

)  Sic-Favoccia. 

Dali"  ulliina  mctla  di  Marzo  a  Maiinio. 

Tra  k\  hiade,  e  iiclle  <;ollurc  coiminissimo. 

CauU  yiacenli,  o  sorrelli  tra  I'erbc,  alali ,  con  le 
ali  miiiiitaiiH'iilc  deiitcllatc-Ptccatoii  a  base  confluente  , 
i^i"  iiilV-riori  alilli  spiinlonali,  o  inmiili  all'  a|)ice  di  2-3  cirri 
seiii|ili(i ;  i  supcriori  l-ij-lilli  (csisleiido  piii  vuilc  sul  ])ic- 
ciiiolo  una  sola  foi>liolina) :  con  appendici  sti[)ulii'orini  alia 
base  ridoUc  nei  ]iriiiii  ad  un  }>i('ci(do  denle  in  ciascun  dci 
due  lali,  e  nei  secondi  o  a  (jiiesli  denli  piii  i«rossi,  o  da 
un  lalo  un  lal  denle,  e  dall'  altro  una  loyliella  S-dentata  a 
denli  grossi  ed  aculi.-Peduncoli  da  1  a  2  pollici,  cd  alle 
voile  anche  piii  lunghi.- (iVtZ/ce  coi  denli  non  niollo  largbi, 
acumiuali,  e  come  scariosi  al  inargine,  ineguaii,  piii  lun- 
ghi  del  Uibo  e  alquanio  palenli.-6'o/'o//a  d'  un  bianco  gial- 
lognob)  pallidissinu),  col  vessillo  erello  ,  leggernienle  re- 
luso,  concolore,  e  sollanlo  sparso  di  vene  capillari  sangui- 
gnc  appena  visibili,  munilo  di  due  gobbe  a  niella  della  sua 
allozza  (ov'esso  sta  a  conlallo  con  le  ali)  sl'ondati  dal- 
r  eslerna  superlicie,  e  s|iorg<'nli  inlernamente  poco  piii  di 
una  linea,  le  quali  vanno  quasi  ad  abbracciare  la  base  dellc 
ali,  ed  a  slringerle  conlio  1' apicc  della  carina;  le  ali  pa- 
lenli  coi  lend)i  abpianlo  accarlocciali  in  denlro,  e  I'ormando 
una  specie  di  |»adiglione  su  la  amwa. -Ley iiini  nei  sec- 
carsi  giallaslri  (color  di  cera)  niinulanicnle  nervoso-relico- 
lali,  con  le  ali  o  nuMubrane  della  sulura  superiore  sempre 
verdaslre.-fi«//a"  non  ciiicn'i,  nia  bigio-verdognoli  (come 
1  argilla  da  stovigiie  uniida),  non  esallamenle  globosi,  ma 
p  icbissimo  bislungbi,  coinpressi  solto  1' eslremita  i»iii  larga 
deir  onibelico  che  e  giallaslro. 

Tutla  la  pianla  glabra  e  pallidamenle  verde.-La  soslan- 
za,  da  cui  son  fnrniale  le  fogiioline  par  che  si  sccnii  da 


—  8:j  — 

qiiella  del  j)icciiiolo,  giacche  qucslo  trovasi  scmpre  piii  ri- 
strcUo  a  misiira  die  se  ne  sviliippario  le  foi^lioline.  Oiieste 
beiit'lie  iiiserile  appareiiteineiile  siilla  niembrana  del  pic- 
ciiiolo,  lianiio  senipre  un  ligamenlo  alia  base  cbe  Ic  altacca 
al  picciiiolo  slesso. 

*  *-A  fogiie  non  cirrose ,  le  primordiali  opposte  : 

! 

Legume  polispernio  deiscenle  (Phaseoleae,  DC).    > 

289. 
LiPi.Ms  Lin.,  Juss.  '\ 

Cal.  persistenle  ,  profondamenle  2-labiato.  Vessillo 
coi  lali  rillessi.  iUniim  acuminata.  Stami  monadelli  con 
cin(pi('  anlcro  subrolonde,  piccule  e  piii  precoci,  e  cin- 
que bisluugbe  piu  tardive.  Slilo  liliforme  :  slimmasuhro- 
tondo,  bailiato.  Lcfjtime  coiiaceo  lineare-bislungo,  coni- 
presso,  ()bl)li(|uanieiile  loruloso. 

(138. -L.  3licKv>Tuis,   Guss.  (non  DoiiqI. ). 

Patenlemenle  irsulo,  a  caule  breve,  patentemente  ra- 
moso  alia  base :  foglic  .t-O-nale,  con  foglioline  obovato- 
spalolale,  cunealc:  grappoli  brevi,  ascellari  e  termiuali  coi 
liori  alleini :  calici  biallcolati  subeguali  alia  corolla,  col 
labbro  superiore  2-parlito  ,  1"  iuleriore  3-fcsso  :  lugumi 
irsnl\.-(Amuio). 

L.  Gu.ssonoanu.s,  AfjariL-L.  hirsutissimus,  coern- 
loo-puvinirciis.  Iiitinilis,  sloloniferm,   Cup. 

3larzo-Aprile. 

.\ci  campi  in  riposo  aridi  :  nol  rinvenni  che  una  sola 
volta  negli  (hii  di  Cassilnli ,  qiinn[mupie  nel  vicino  ter- 
rilorio  di  Siraciisa  s"  iiicoiilri   niullo  fr('{|ii(Mile. 

Cauli  radical!  palenlissinii ,  coverti    di  peli  lungbi, 


—  86  — 

radi  e  rigidetti,  patcnli,  del  modo  slesso  che  i  picciuoli : 
caulc  ccnlrale  corlissimo  quasi  col  racenio  radicalc,  i  la- 
terali  anchc  pedali.-Fof///c  .>-9-natc:  foyUoUne  ohovato- 
spalolalo,  carinate,  appuiilale,  le  due  piii  inleriie  larga- 
gamculc  lanceolate ;  tulle  pelose  come  i  cauli,  ina  a  peli 
eretlo-palenti,  lunghe  sino  a  poll.  1  '/,,  gradatanionle  piii 
corte  dal  centro  alia  eslieinila,  larghe  al  piii  mezzo  pol- 
lice  :  ]j/ccnjo/o  semicilindrico:  stij)ole  lineari,  iin  po  lal- 
cate,  scanalate.-flrtcemo  3-0-p(dlicare,  coi  liori  allerni,  i 
superiori  suhverticillali  a  i-'i,  ma  iion  inseiili  sulio  stesso 
piano  :  asse  irsuto  come  il  caule.-/im//ee  lineari  lanceo- 
late, tenui,  incurvo-appressalo ,  lungamenle  cigliale.-Co- 
lici  cortamente  pedicellali  (  podicello  1-2  Iin.  )  coi  denti 
appressati,  lineari-acuminali,  picclieltati  di  nero  sollo  lir- 
saiic. -Corolla  lunga  "/,  pollice ,  col  vessillo  largo  'j,  di 
poUice,  ripiegalo  latcralniente  coi  margini  di  nuovo  infles- 
si,  cernleo-violetlo  negli  orli  con  vene  bluaslre,  bianco  nel 
disco  con  linea  bluaslra  cenlrale  lungo  la  ripiegatura,  e 
inollre  Ira  il  disco  bianco  e  il  margine  ccruleo  una  sl'u- 
malura  di  violelto  dilavalo;  le  ali  adese,  appoggiale  su  la 
carina,  ceruleo-violetle  con  vene  bluaslre  come  i  margini  del 
vessillo,  appena  liberc  alTapicc,  di  forma  seniirombea ;  la 
carina  biancliiccio-verdiccia,  esilmente  striata  fosco-rossic- 
cia  air  apice.-Lej/MHii,  e  (jrani.   ...  non  li  ho  visli. 


tflJU,i;:,. 


(ContinvM) 


^i  ■'  ■   1. 


.n;^ijv( 


SUL  GRADUALE  SOLLEVAMENTO 


DI 


m\  PARTE  DI;LL\  COSTA  1)1  SICILIA 

DAL  SIMETO  ALl'ONOBOLA 


PER  IL  SOCIO  OBDUAniO 


(^4\iii?^^^  (^[i(>)[a(d[i(D  (^a^^aiLiL^SKi) 


Ti'..     'lir  <!>>  i"  n 


I 


>  una  (lolle  niic  corse  alia  cosia  d'  Aci-Trezza  ,  iiclle 
vacanze  alia  Callodra  di  3Iincralogia  e  Geologia  ,  ovc  da 
iin  anno  dcUo  Iczioni  qiial  soslituto  a  niio  padre.  Professor 
Carlo  rieminellaro  ,  mi  veniio  fatlo  osservare  nell"  hola 
de'Cirh)pi  una  breccia  marina  ricca  di  concliiglie  dellepo- 
ca  atluale.  Peiisando  sopra  di  questo  fcnomeno  vi  ritornai 
nel  giiigno  del  correnlc  anno  18j7,  per  \iemegiin  stndiar- 
lo;  e  vi  lr(»vai  nn  deposilo  calcare-silicico  conchigliare  iiuca- 
lo  orizzonlalinente  da  concliiglie  lilol'aghe,  ne'cui  bnchi  vi 
slanziava  ovc  inlicra  ed  ovc  rolta  la  Modiohi  Ulopha- 
(fn  \i.  Aon  lardai  a  concepire  che  un  gradualc  sollevamen- 
lo  delhi  costa  durante  I'epoca  attuale  ne  I'osse  la  causa, 
e  lenendone  discorso  con  mio  padre,  mi  fece  sovvenire 
aver  egli  lalli*  conoscere  in  alcune  sue  produzioni  (1)  die 
uu  simile  sollevanienlo  era  cliiaro  su  tuUo  it  prnmonlorio 
di  S.  Andrea  e  qucUo  di  S.  Alessio  per  un  orizzontale 

(1)  Sul  Icrnino  Giurassico  di  Sicilia — Memorial"  Sul  Giurassko  di 
Taorniina. —  Siillo  Scisto  d"  All  vv. 

ATTl    ACC      VOL,    Xir  12 


—  90  — 

scavanienlo  della  roccia  giurassica  all'  altczza  di  circa  12 
metri  siil  livcUo  del  mare. 

Fu  iTiia  fortuna  essermi  acconipagiiato  al  lanlo  ce- 
Icbralo  in  Eiiropa  Sir  Carlo  Lycll,  die  venne  nclio  scorso 
ollobre  a  visilar  di  hel  nuovo  1'  Etna  e  i  suoi  conlorni, 
pcrche  passando  per  quelle  conlrade  avessi  potulo  par- 
lecipargli  quella  niia  osservazione.  Egli  mi  confermo  la 
idea  ,  clie  mi  era  formala  del  fcnomeno,  mi  spinse  a 
nuove  ricerchc  c  dargliene  circoslanziato  ragguaglio  a 
Londra. 

Son  percio  tomato  piii  volte  su'  luoglii  fornito  di  mi- 
sure  e  di  tutto  allro ,  clie  potesse  servire  all'  uopo ;  ed 
ecco  quanto  ho  poluto  raccogiiere  (1), 


Un  terreno  alluviale  recenle  die  forma  la  piana  di 
Calania,  di  cui  gii  elemcnli  sono  de'  cioltoli  di  gres,  di 
calcario  e  di  basalle  con  argilla  e  arenaria  sciolla, — cor- 
renti  vulcaniche  piu  o  meno  recenli  dcU'Elna  tutle  augili- 
clie  per  eccellenza, — basaltc  sl'eroidale  c  prismalico, — I'or- 
mazione  pleistocene,  che  fa  seguilo  a  quella  delle  terre- 
forli  di  Calania, — correnli  antiche  primaliche  e  compatle 
dell'Etna, — alhivioni  di  S.  Tecla  e  di  Mascali  formati  di 
rocce  vulcaniche  feldspaliche  ed  augiliche,  ecco  gli  de- 
menti che  cosliluiscono  la  lopograha  della  costa  di  Sicilia 
dalla  foce  del  Simclo  all'  Onobola. 

Dal  Simelo  alia  sciara  del  Principe  e  difficile  tru- 
vare  nell'  alluvione  recenle  i  tratli  carallerislici,  che  la- 
sciano  il  volgerc  de'sccoli.  La  sc/om  del  Principe,  cor- 
renle  del  1GG9  ,  la  marina  di  Catania  in  cui   vedonsi 

(1)  Qucsto  lavoro  e  slalo  tradotio  in  inglosc  dal  Lycll  c  comunicalo 
alia  Socicia  Geologica  di  Londra.  vedi  gli  Abstracts  of  the  proceedings 
of  the  Geological  Society  of  London. — N.  11. — Session  1837-38 — Or- 
Jinary  General  Meeting — February  24. 


—  91  — 

ciotloli  rotolali  di  "res,  di  lave  recenli  c  di  fianlumi  di 
stovii'lie,  la  scinra  daU'Animi,  qiiolla  dol  (Jrocil'isso  di 
Loffnina,  coneiilo  del  DiSl,  formaiio  it  lillorale  iiiio  alle 
vicinaiizc  di  Loi^iiiiia,  ill  r,  slalo  iiumiilalo  di  lro|)|)0  dal 
suo  priniilivo  aspollo,  'm/ioi;andosi  Uitto  di  questo  nia- 
Icrialo  per  la  coslruzione  dclla  scof/lu'ra  del  inoio  di  Ca- 
laiiia. 

IVello  scolo  di  Lofjnina  da  4  decimeiri  ad  1  metro 
sui  livcllo  del  mare  Iru'  crossi  Llocclii  di  lava,  die  fanno 
la  spiaj^gia,  si  iiola  una  bieccia  marina  furmala  da  pic- 
coli  cioltuli  di  lava  aiiyilica,  di  i^res  e  di  rranliiiiii  di  sto- 
vii'lie leijali  fra  loro  da  ceinciito  calcare-silicico. 

Da  Lognina  ad  Aci-Caslello  le  correnli  vulcaniche , 
clie  cosliUiiseoiio  il  liilo,  nulla  danno  a  vedcrc  d"  intcres- 
saiite.  Qui  incoiiiincia  la  furmazionc  Lasaltica,  che  e  ve- 
nula  alia  superlieie  del  j^lolio  durante  la  formazione  del 
pleistocene,  e  lino  al  Capo  de'  3lolini  e  interessante  sotto 
ogni  asjiello  lo  studio  del  lillorale. 

Dalla  pielm  delle  surpe  passando  per  il  ciitelto  al 
cannilo  di  S.  Giuseppe  il  pello  della  corrente  vulcanica 
del  11G9  a  slrullura  molto  coinpalla,  the  lornia  una 
costa  tagiiata  a  picco,  da  a  vedcrc  in  alquanli  punli,  a 
molli  piedi  d' allezza  ,  una  zona  d' erosione  ,  dipendente 
dair  aziune  cliiinico-nieccanica  dell'  acqua  del  mare.  La 
sua  base,  dalla  parte  superiore  di  cui  provengono  la  gran 
quanlita  di  hlocclii,  clic  vedonsi  lungo  il  lido,  si  inostra 
con  superlieie  scorilicata  c  molto  irregolare  allaltezza  di 
8  decimetri  ad  1  melro  sol  livello  del  mare;  il  che  fa 
su|)porre  che  durante  il  suo  corso  1'  ignea  corrente  sia 
andala  a  lamhirlo.  Oltre  a  questo,  che  osservasi  in  tutte 
le  lave,  die  sono  a  conlallo  con  Ic  accpic,  puossi  (jui  [)ure 
aggiungere  la  prescnza  di  moilc  serpula; ,  che  indicano 
la  corrente  sia  stala  anlicameiile  a  livello  del  mare ,  e 
che  si  conscrvi  nel  suo  piimilivo  stalo  di  conligurazione. 


—  92  — 

DairOvest  del  cannito  di  S.  Giuseppe  alia  rupe  ba- 
sallica,  su  cui  sta  ediiicato  I'antico  Castello,  si  vede  la  slessa 
correnle  vulcanica,  die  copre  il  basalte  sferoidale  chc  ha 
melamorfizzalo  per  2  dccimctri  ad  uii  diprcsso  nella  sua  su- 
perlicie  di  conlatto.  II  lalo  Sud  delle  rupe  formala  per 
intiero  di  basalle  sferoidale  e  di  tufo  palagonilico  atteso  lo 
stato  di  fatiscenza  per  cui  cade  conlinuamente  in  frane, 
non  da  nulla  d'  interessanle  per  le  ricerche  in  esanie.  A 
i\ord  della  stessa,  proprio  sotlo  le  viandre,  la  medesima 
lava  del  1169  e  ancor  cssa  escavata  c  corrosa  a  diverse 
altezze;  ed  a  I  metro  sul  livello  del  mare  vi  si  trova  ade- 
renle  un  sabbione  conchii«iiarc  in  cui  ben  dislini>uesi  la 
Cypraea  lurida  L.,  il  Trochus  rugosiis  L.,  il  Balanus 
halannides  Ranz.,  che  stanno  in  posizione  normale. 

Lungo  il  liUorale  della  pielra  deyli  uccelli  alia  fiur' 
nazza  vi  sono  gran  quanlita  di  blocchi  di  lava  prismalica, 
alcuni  della  grossezza  da  4  a  1  decinielri  cubi  intieramen- 
te  rotolati,  ed  allri  smussali  agli  spigoli  da  2  a  3  melri 
cubi,  a  cui  sta  aderente  un  deposilo  calcare-silicico  mari- 
110  deU'epoca  aUuale.  Questi  blocchi,  cosi  sniussati  e  ro- 
tolati sono  ordinariamentc  corrosi  alia  superficie,  a  foggia 
d'un  vespajo,  daH'azione  chiniica  del  cloruro  di  sodio,  i 
quali  s'  estcndono  per  molti  nietri  sul  livello  del  mare 
fmo  al  lato  Nord  della  sirada  provinci(de  proprio  nel 
podere  de'signori  Zappala  e  Sisto.  Qui  essi  poggiando  sulla 
formazione  ])leislocene,  che  fa  seguito  a  quella  delle  ter- 
reforli  di  Catania  e  s'  appalesa  a  Cifali ,  Leumtia  e 
Calira  (1) ,  sono  generalniente  da  3  a"  5  nietri  cubi  di 

(1)  A  Citira  conoscevasi  solo  la  Nucula  ynargaritacea  Lamk.,  or  ecco 
i  resti  organici  fossili  che  ebbi  la  fortuna  scoprirvi  ncll'  oltobre  del  1836: 

moLLrscHi 

Aporrhais  pcs-pelecani  L.  ...  .,  :     ;:■:        s. 

Nassa  semislriala  Broc.  ,,,^,  ;  .^    ,.      ^,. 

))      mulabilis  L.  ■  ••■-'■ :      '^ 


—  93  — 

grossezza,  al  solito  corrosi  alia   supcrlicie ,  Ira    cui  tro- 
vasi  allaltczza  di  circa  14  metri  sul  livello   del  mare  un 


IVassa  striata  P/i. 

)>      Asranias  Brq. 

»      variahilis  Ph. 

Fusus 

Morio  Ihyrrena?  Gm. 

Tiii'ritclla  ctiiiiiiiLiiiis  Risso, 

Cfritliiiiin  larlemn  Ph. 

Scalaria  comiminis  Lamk.  '.ii! 

I)         Iciiuicosla  Mich. 
Natica  niilli'puiuliila  Lamk. 

»         Olla  M.  de  Serves, 

))        macilenta  Ph. 
Murex  Brandaiis  L. 

.)         Truncuhis  L. 
Conus  mcdilerranciis  Brg. 
Trochus  Magus  L.  .j 

»         Adansiinii  Paijr. 

»         coniiliis  L. 

')        an  sp.  11. 
Galcrus  vuliraris  Ph. 
Dentalium  Dfnlalis  L. 

;>         slrani-'iilaluin  Desh. 

»        eiilalis  /.. 

i)        miiltislrialum  Desh. 

11        an  sp.  n. 
Venus  radiata  Broc, 

»        fasciata  Donov. 

a        cxolcta  L. 

))        vclula  Bast. 

11         verrucosa  /.. 

))         Cyrilli  Scac. 
Psaininodia  coslulala  Turt. 
Cardita  lorbis  Ph. 
Corbula  jiihlia  Oliii. 
Lutraria  elliptica  Lamk. 
Psainiiiosolcn  coarclalus  L. 
Cardium  ccliinatuni  L.  '• 

»        Deshaycsii  Payr. 

1)        sulcatum  Lamk. 

))         laevicaluiH  L. 

))  papillosum  Poll, 
Aslarlc  incrassata  Broc. 
Pecluiiculus  pilosus  Lamk. 

!)        Glycymeris  Lamk. 


—  94  — 

blocco  ovolare  ben  rololalo  della  Umghczza  di  8  decime- 
tri  e  dell'  allczza  di  4  incrostalo  di  serpiilce. 

Alia  dislanza  di  pochi  melri  da  qiicsto  si  vede  pure 
un  blocco  dcir  cnorinc  i^rossczza  di  1  a  8  nictri  ,  alto 
sill  livello  del  mare  circa  13  melri  e  pochi  decimelri  cor- 
roso  anch'  esse  alia  supcrlicie  da'  sali  dell'  acqiia  marina  , 
al  quale  stanno  allaccali  alia  faccia  Nord  delle  fierpuke  c 
in  una  fendilura  una  conchiglia,  che  credo  esscre  la  Car- 
dita  cahjculata  Brug.  propria  del  noslro  lillorale.  Sulla 
superlicie  del  suolo  vien  fallo  vedere  moUe  concbiglie  alio 
slalo  suhfossile,  secondo  il  Marcel  dc  Serres,  Ira  le  quali 
sono  dominanli  il  Donax  truncuhis  L.,  il  Troehus  fraga- 
rioides  Lamk.,  il  Troehus  ariiculaius  Lamk.,  e  la  Pa- 
tella caerulea  L.,  che  schbene  sieno  slate  generalniente 
rapportate  come  proprie  della  fauna  pleistocene,  debbonsi 
piuttoslo  considcrare  ,  come  bene  faceami  osservare  il 
celebre  Sir  Lyell  ,    dcH'epoca  altuale. 

Pectuculus  minulus  Ph.  Oi;;i  ;, 

))        sulcatus  Calc.  '  .  ' . 

Nucula  siilciila  Bronn,  I'.'v  i,  ti  ■,:J  iUn'c 

»        margaritacea  Lamk. 
Pecten  Jacobaeus  L.  .  ^  ^  i. " 

a         opereularis  Lamk.  ,vi.>p'.'    .       ,      .; ' 

»        palinafus  La??iA-.  .A  (iji'i    ' 

»        polyniorplius  Bronn.  .  ^      '      . 

Ostrea.     ....  .     . 

»        ....  .  i''  •,         '       ' 

Anomia  Ephippium  L.  .fv.i 

)i        polyniorplia  Ph. 

ECHnnoi 

Hemiaster  canaliferus  d'  Orb. 
Brissus  cylindricus  Agass.  •  i 

Echinocyamus  taranlinus  ylgnss. 

zoorin 


1- 


Cyathina  pseudoturbinolia  Edwards  c  Haim^,  >'■ 
Millepora y; 


I'K.ll! 


—  ns  — 

A  Slid  (rAci-Trczza  alzaiio  le  loro  cfcstc  sul  mare 
nil  i;nij)|io  di  liasalli  chiaiiiali  voli^aiiiionle  faratjUoni  o 
s^nxjU  dc'  CAclopi,  di  ciii  il  piii  iiraiido  a|)|)(dlal()  isoln 
(•  il  faiinjIidiK'  (jvumlr  liaiino  alia  siiporlicic  dcHari^illa 
])iii  0  mono  inclaiiiorlizzala  dall"  iiilrusionc  del  hasalle. 

Incoiniiiciaiulo  il  loro  esaiiie  da  Ovest  ad  Est  ven- 
i,'ono  priiiii  i  cosiddelli  favotjUonoMl  di  passafiifio ,  che 
soiio  a  iiiio  avviso  i  piii  im|)orlarili  iielle  ricerche  di  cui 
ci  occiipianio. 

A' loro  lali  vi  si  Irova  allacoalo  a  gran  lemhi  un  de- 
posilo  cakaie-silicico  coiicliigliare  dcli'epoca  attiialo,  di 
cui  il  massinio  e  alio  o  nielri  e  6  decimelri  siil  livcllo 
del  mare.  Ksso  e  |>er  inliero  I'orato  orizzonlalnicntc  dclla 
Mmliola  lilophafja  L.,  in  ciii  spesso  si  rinvienc  in  silo 
in  liilli  i^li  sladi  di  suo  organico  svolgimciito.  (litre  a  qiic- 
sla  concliigiia  vi  lio  nolalo  anclic  adcrente  la  Lima  Sfjua- 
mnsa  Landv.,  VArra  Noae  L.,  lo  Spondyhis  (javdcro- 
pus  h.,  il  Trihin  corriKjulum  Lanik.,  il  Vcrmt'liis  tji- 
(jaa  IJiv.  lulle  idcnticlie  a  quelle,  che  vivono  a  diverse 
altezze  no!  marc  dello  sicsso  lillorale. 

II  fant(jli(»m  dcijli  uccelli  presenla  jiiire  de'  lembi 
dello  slesso  dcposilo  calcare-silicico,  ma  niinore  in  esten- 
sione.  Al  lalo  Est  ve  ne  ha  un  inlicrninente  isolalo,  che 
dopo  niolla  laliga,  allesa  la  salila  niiirale  e  la  faliscenza  del 
hasalle,  sono  arrivalo  a  misuiarne  1' allezza,  ch  e  di  11 
metri  e  2  decimelri  siiirac(pia.  Oueslo  leniho,  che  segna 
nella  nostra  cosla  una  delle  |)iii  grandi  allezze  dell'  an- 
lico  livello  marino  deHepoca  alluale,  sla  isolalo  sul  fian- 
co  del  hasalle,  jierche  la  roccia  essendo  cadula  in  Irane, 
forse  ne  ahhia  seco  Irasporlato  la  parte  infcriore  ,  che 
facevagli  da  hase.  il  hasalle  iion  presenla  uuca  fori  di 
conchiglie  lilol'aghe,  ma  vedesi  in  ahpiaiiii  piinli  corroso,  il 
che  dipeiula,  a  mio  credere,  dall'azione  degii  agenli  esterni 


—  96  — 

e  principalmente  da  quella  del  cloruro  di  sodio  dell'  acqua 
del  mare,  clie  tendc  continuanienle  a  farlo  decadcre. 

La  pietruzza  e  il  faraylione  del  mezzo  sono  a'fian- 
clii  tempestati  da  lembi  del  solilo  dcposilo ;  cd  all'  Ovcst 
dcirullimo  scogiio  ve  ne  ha  iino  ben  cslcso  in  allezza  , 
forato  a  zone  dalla  Modiola  litophafja  L.  ,  su  del  quale 
vedesi  aderente  uno  sviluppalissinio  Spondyliis  yacdero- 
piis  L. 

II  fjran  farofjlione  per  le  continue  frane  de'prismi 
basallici,  che  nc  forniano  la  parte  superiore,  non  ha  nulla 
d' inleressante  per  I'osservazione;  nientre  nclla  parte  infe- 
riore  si  trova  il  deposito  calcarc-silicico  a  lembi  da  4  a 
6  metri  sul  livcllo  del  mare. 

NeU'wo/o  s'osservano  denfinteressanli  fenomeni.  Ai 
fianchi  vi  sono  molli  lembi  dello  stesso  deposito  i»iii  o  me- 
no  alti,  e  qui  I'argillolite,  e  la  il  basalte  fan  vcdere  una 
zona  di  corrosionc  a  niolti  metri  d'altezza.  Lisola  ha  del- 
le  grandi  I'endilure  quasi  tutte  dirclle  da  Sud  a  Word. 
IVella  pill  occidcntale  d'csse  \i  sta  aderente  a'lati  gran  quan- 
tita  di  deposito  simile  a  qucllo  degli  altri  scogli  basaltici, 
esteso  dal  lior  d'acipia  a  7  metri  e  8  decimetri  il  moximum 
d'altezza,  e  forato  orizzontaliuente  dalla  Modiola  lilo- 
pluuja  L.  ,  che  vi  si  trova  or  rotta  ed  or  intiera,  (|ui 
individuo  giovane  e  li  adulto,  mail  deposito  manca  dalle 
conchiglie  ,  che  trovansi  nel  lillorale.  L'argillolite  della 
parte  superiore  del  deposito  calcare-silicico  e  jnire  forata 
per  ben  altri  5  metri  dalla  Modiola  litophaga  L.  ,  di 
modo  che  abbiamo  in  qucsto  punlo  un  lalo  dcWisola 
forato  da  conchiglie  litotomi  lino  aH'alti'zza  di  quasi  13  me- 
tri sul  livello  del  mare. 

IXcUa  gran  fenditura  orientale  si  rinviene  all'  altezza 
da  4  a  5  metri  una  breccia  marina  conchigliare,  in  cui  vi 
hade'piccoli  ciottoli  di  lava  augitica  e  d' argillolile.  Le 
conchiglie   sono  in  hello  stalo  di  conservazione  c  con  il 


—  97  — 

colorilo  onlinariu,  Ira  di  ciii  iiiolu-  in  [losizioiie  iioimalc 
slaniio  atl(!renli  alia  iircqcia.  Fin'ora  mi  (•  slalo  dato  dc- 
Icriiiinaro  Ic  sei;neiili  specie,  elio  suiio  ideiiliclie  a  (jiiel- 
le.  (lie  vivuiio  iiel  lilloraie  ,  ei(ie  :  \' Arv<i  .\(H!<'  L..  in 
CaiuUla  c(ilijnil((lai\iu^..  \;\  Palclla  cucnilca  Laiiik.,  la 
Fissurelld  (jthha  Ph.,  la  Monodonlu  coralliiio  L,,  la  /\'«.s- 
s«  varidhilis  [Ml.,  la  liistiod  calatliiscus  Laskey,  il  Tro- 
cliUN  <;inijiil<ilii.^i  Uroc. ,  e  V  Adansouii  Payr. ,  \»  Milra 
Inlosccn.s  Lamk.,  la  Cttliimbdla  nislivu  L.,  il  Turbo  kc- 
riloidcs  Lamk.,  la  (Jijpvdi'a  liiridnlj.,  il  Trilon  corni- 
(jalum  J.amk.,   il  \cvim;lui>  (ji<jos  Biv.,   ed  allro. 

Le  pareti  latcrali  di  questa  gran  fendiltira  sono  pu- 
re forale  rogolarnienle  e  in  inod(»  orizzoiilalc  dalla  Modht- 
la  lilopliafiah.,  i  fori  dcUc  quali  si  Irovano  circa  a  1() 
■  niclri  sul  livello  inarino. 

Liingo  il  littorale  d' Aci-Trezza  al  Capo  de'  3Iolini  vieii 
fatlo  coiitiniiaiiienle  osservarc  all'  altezza  da  3  a  5  metri 
de'grossi  hlocchi  di  lava  prisinalica  e  di  basalte  rotolati 
e  smussali,  deposito  calcare-silicico  concliigliarc  e  breccia 
marina  fornjala  di  ciolloli  di  lava,  basalle,  gres  e  franlu- 
iiii  di  sluviiilie  e  concliisilie  (jaslcrupodi  c  lamellibmnthe. 

Da  \i  ad  Aci-Heale  le  corrcnli  vulcaniche  reccnli  noii 
prcscniano  lenunieni  d'  alciin  inleresse.  Alia  spiaggia  del 
balzo  della  .scalazza  d'  Avi-ltoale  si  Irovano  grossi  hloc- 
chi di  lavji  conipalta  angilica  ])iu  o  meno  snuissati  c  ro- 
tolali  ,  chc  hanno  generalnienle  la  siiperlicie  corrosa  dal- 
I'azione  del  doriiro  di  sodio,  ch"  e  in  soluzione  neH'acrpia 
del  mare.  Si  vede  del  pari  in  questo  luogo  IVa'  hlocciii  il 
deposito  calcare-silicico,  ch'  estendesi  d'unila  ad  essi  per 
circa  1  a  .'5  nielri  (Tallezza;  c  la  jiolenle  correnle,  die  for- 
ma la  liella  (jrotla  dcllc  co/o»i/>e,  da  a  vedere  una  zo- 
na d'erosione  a  piii  iiieiri  dal  livello  del  mare. 

La  spiaggia  di  S.  Tecla  e  quasi  per  intiero  I'ormata 
d'alluvioni  recenli  vulcaniche  ,    poscia    vengono    corrcnli 


iTTl   ICC.    VOL.    \IV. 


—  98  — 

viilcaniche  augitiche  piu  o  nieno  recenli,  e  termina  quasi  al- 
rOnoboIa  la  Piana  di  Mascali,  formata  d'alluvioni  recen- 
ti,  in  ciii  si  logge,  come  IVa  non  iiiolto  (lira  il  cclcbre  Sir 
Carlo  Lyeil,  a  caralteri  indelebili  la  sloria  dell'  Etna. 

Or  dalle  sopra  esposle  osservazioni  puossi  desumere: 

1"  Clie  lunco  il  lillorale  dal  Sinielo  all'Onobola  si  tro- 
vano  di  trallo  in  Iralto  de' caralteri  innegabili  degli  anti- 
chi  livelli  del  mare  atlualc. 

2°  Che  i  grossi  blocchi  smussati  agli  spigoli ,  rolo- 
lati  e  corrosi  alia  superficie,  il  dcposito  calcare-silicico 
conchigliare,  e  la  breccia  marina,  die  si  vedono  a  diverse 
altczzc  dal  livello  del  mare,  sono  l'  effetto  dell'azione  con- 
timiala  e  giornaliera  dell'  ondeggiamenlo  del  marc. 

3"  Clie  Tesistenza  e  disposizione  de'l'ori  delta  Modiola 
litophnyu  L.  ,  nel  dcposito  calcare-silico  concbigliare,  e 
la  posizionc  ancor  normale  de'  gasteropodi  e  de'  lamel- 
Wmmchi  fa  supporre  un  sollevamento  lento  e  gradiiale 
della  cosla. 

4.  Finalmcnlc,  chc  trovandosi  le  lilotomi  e  il  de- 
posilo  conchigliare  ncW  Isold  e  scoyli  de  (Jiclopi  quasi 
lino  all'altezza  di  13  mctri,  c  nel  lillorale  della  pieira 
deyli  iiccelli  vcdendosi  grossi  blocchi  di  lava  smussati 
incroslati  di  serpvlae  a  quella  di  14  melri ;  possiamo 
sopra  quesli  dali  cerli  slabilire,  quel  lermine  medio,  d'es- 
serc  di  13  melri  e  .">  decimelri  la  massima  allezza  del- 
r  or  mai  innegabile  graduale  sollevamenlo  della  nostra 
cosla  dal  Simelo  idl' Onobola. 

Catania  It   IS  di<rmbr(?   fSSl.  v 


^S3 
ALOAO  GEAEliE  DI  SIOLLISCIII 


DEUA 


if^saistsaa^  ©3^2.3  saaaaaasa 


DESCniTTO 


I>.%  GlICLIKLMO  GlISC^tBDI 


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■^:a:3'ri.i/^''^^    '■.'.■ 


F 


RA  i  nunierosi  fossili  del  Garirano,  la  \m  parte  di  Mol- 
luscbi  npiiartencnli  ai  gencri  Ilij)j)iiiilos,  IJadiolites,  Ca- 
jirina.  iVerinaea  ec. ,  ve  no  ha  uiio,  doiialonii  da  Scacchi, 
il  quale  per  (|uanlo  avessi  riccrcato  nolle  piii  reconli  ope- 
re  di  C()ncliioIoi>ia,  non  ho  trovalo  dcsciitto.  lo  non  dii- 
bilo  che  sia  dclla  famiglia  dellc  IN'orilido  ;  e  per  nomi- 
nare  il  niiovo  gonore,  dal  luogo  ove  fu  rinvenulo,  lo  di- 
rb  Garfjania. 

La  oonchiglia  della  Gargania  e  sininienfrica,  conica, 
con  lapiee  j)oco  inouno  ed  otliiso  s|)0rgentc  alquanlo 
dal  niaigine  posleriore.  La  base  e  ovirornie ,  c  dal  .siio 
minor  diamelro  si  |iiib  inlcnderla  divisa  in  due  niela  quasi 
eguali  —  lima,  alia  (piale  soprasia  Tapico,  o  chiusa  da 
una  lamina  jiiana  posia  sul  margino — 1'  allra  nielii  o  I'aper- 
tura.  A  parliro  dal  dello  minor  diamelro  il  margine  an- 
teriore  gnulalanienio  si  csfonde  seguendo  la  superhcie 
conica,  ondc  le  due  niela  della  base  I'anno   augolo  rien- 


—  102  — 

Iranlc  fra  loro.  Consegiie  da  cio  che  la  concliigiia  pog- 
giala  |tor  la  base  soj)ra  iin  piano  lo  locca  solo  nel  mezzo 
dci  niargini  aiilcriore  c  [joslcrioro. 

L'apcrliira  o  iMuxa  e  aiignsla,  e  conic  in  Inlla  la 
lamiglia,  [init  lien  dirsi  semihinarc,  sc  non  die  il  lahliro 
eslerno  die  e  iiiirassalo,  sojd'alnlto  iiella  {larlc  inediana. 
ha  nel  iiiezz(i  wii  seno  rolondalo,  largo  poco  iiieno  che  la 
terza  parte  della  inliera  eiirva,  cd  e  diviso  in  due  da  una 
plica  longiludinale  |(oco  rilevala.  !/insieuie  delle  tre  curve 
soiuiglia  a  ipiel  cuiUorno  assai  nolo  c  coiiiuiiissinio  fra 
gii  ornali  della  Golica  ardiiteliura;  del  reslo  la  ligura 
nioslrera  assai  chiaranicule  ([ueslo  che  paruii  liingo  e  dif- 
licile  a  dirsi.  il  lai»i»i(>  iulcrud,  die  e  leslreiii!)  della  la- 
mina anzidelta,  e  inlVanlo  nel  mezzo  nel  Sido  individno 
che  ho,  e  jiresso  ai  margini  laterali  lascia  due  angusli 
seni  0  rime,  una  per  ciascun  lalo,  le  quali  cominciano  a 
moslrarsi  su  la  lamina  per  due  soldietti  poco  profondi. 
>  .  >  Ovc  fosse  drillo  c  denlellalo  queslo  lahbro  inlerno, 
come  nel  geiiere  PilcoJu.s  Shy  ed  in  altri  della  famigiia  , 
le  due  rime  polrehhero  aiiche  essere  lo  spazio  fra  due 
denli ;  ma  io  ho  ragioni  per  non  crederlo  e  le  rilcngo  co- 
me rime. 

L'  estcruo  della  concliigiia  e  ornalo  da  coslc ,  che 
parlono  daU'apice,  roUmdale  ,  ahpianlo  nodose  e  quasi 
eg'uali  ai  S(dchi  die  le  sejiarano.  La  calcarea  che  ne  ha 
riempiiilo  riiilerno  mi  ha  tollo  di  riconoscere  I' impressio- 
ne  muscolarc  —  ue  ho  Topercolo. 

Slahilisco  perlanlo  cosi  i  carallcri  del  genere 

-I     .[  :  ;;.  ).(i  f:)f' :        GARGANIA 

-■•'.■       '.[■■.'  :;  ii-  '»■:;  •  .'...' 

Tcsla  cnnica,  verlice  imslarius  iuflexo ,   siibmar- 

ffinali.  liusi  oviformi,  pnaiicc  lamina  plana,  mavfjinali, 


—  103  — 

clausa;  Dumjino  (iiilico  lUi  pvmUiclo  at  (UKjuUim  cum 
poslico  olJiciiil  iiilniitli'iii.  AjuThiva  mujiisht,  Uihro  in- 
cnissah)  pnvM'ilim  iiwdiu,  ihiijue  sinti  rotuiulaltt  cixu- 

vuU) ;  Uthia /i/jic  inde  a  manjinc  riinidu  di- 

sjunch).   linj)i'('ssio  musvulaiis '?  Operculum}' 

Ganiuniu  Urocchii. 

a.  li'sla  rrassd,  ovifovmi,  coni'exo-conicu ,  cosUs 
lon;iiludiit(ilihus  roliDKltilis,  apicc  ohiusn  luni  (oroso?); 
hiltii)  .suiro  tmiitjiuuli  sculpln;  sinu  plica  loufjitudinuli 
U)i(>(iri  hipurlild. 

Tcslii  /i..)""'  lain,  l-i,9  lowja,  JO,(J  (did.  An- 
fjulus  i}dnius  fere  IjO' ;  coskc  circitev  i2  suhnodulosiP 
inlcr.'ililiu  sulju'tiiiaul. 

Ad  Monlcm  (hivijunium  Appullac  unicuin  spe- 
cimeii. 

E  iii^cvolc  osservarc  come  ([iioslo  gonerc  abbia  slrelli 
rapporli  col  gcncrc  Pilcoliis  Sby.  fossile  della  Oob'lc  di 
IJalli  (  WoiKhvanl ) ,  iloi  |iiani  liallKiiiiano  ,  Cciiomaiiiano, 
Cdi-illiaiio  0  l*ari};iiit>  ( d'Orbi^iiy  ).  col  (iiiajc  lia  comu- 
ni  aiciiiii  cJirallcri,   aliri  gli  soiiu  allallo  proitri. 

Ilaiiiio  cdiiMiiii  ras|ielli)  ]ialollii'uni)c  ,  la  niancanza 
di  spira,  la  liiniiiia  die  nc  cbiiidc  in  parle  la  iiasc;  I'apcr- 
liira  piccola.  iVcl  gciierc  I'ilcoliis  \un  1' apicc  c  siib-ccn- 
tralc,  il  iiiaryiiic  dolla  cdiichii^lia  si  cs[)amle  producciulo 
un  lari^o  conliimo  pcrislonia  ,  (uido  la  lainiiia  o  disco 
rimancndo  iicir  iiilciiio  del  cono  la  base  risidla  concava; 
incnlre  iiel  ocneie  (larj^ania  lapice  e  ccccntrico  lanio  da 
uscirc  dal  niarj>iiie  posleriore,  il  i)iari;ine  iioii  si  ospaiide, 
si  proliiiipa  soilanio  ed  in  parle  ,  il  die  da  origine  al- 
I'anyido  rienlranlo  d;e  lannt)  la  parte  boccale  e  la  po- 
slorioic  della  base;  la  lamina  e  del  liilto  niari!,inale.  I.a 
forma  della  bocca  inline  e  assai  carallerislica   di  ipieslo 


generc. 


SPIECiAZIOM  DELIA  TAVOLA 


■   ,1 

\ 


\  t 


Fiif.   \.'  e  2.°  Grandozza  naliiralc  della  Concliijjlia. 

Fit!.   3."  Frammenlo  dimostranto  la  slrulliirn  del  laldiro  cstcriio. 


r 


V^/;- 


'<!Mi.  iA>^ 


SUL  FERRO  OLIGISTO 


ni  1I0\TE  COHVO  SI'  L'ETW 


CAET.t.\0  GIORGIO  GE.finELI.AltO  OJ  C 


PEOFESSOBE  SOSTlTtTO  PROVTISORIO   DI   RITIEBAIOGU  E  GEOLOGU 

SELLA    K.    r.MVERSIT.i    DEGll    STfOi    IS    CATAXIA  , 

SOCIO   ORDISAnro   I>ELL'aCCAI)EJIIA   &I0E>IA   DI   SCIEXZE   SATrRAll, 

CURRISPOSDESTE   Ul   VARIE   ACCAUE.1I1E   SAZIOSAII   ED   ESTERE. 


ATTI   ACC.    VOL.    XIV.  14 


W 


EL  marzo  del  1833  il  Prof,  3Iaravigna  leggcva  a 
(jucsta  illusire  Sociola  un'  inleressante  Memoria  intitolata 
Cennn  sul  ferro  oUgistn  ottaedro  di  Monte  Corvo  su 
I'  Etna  (1) ,  in  cui  dopo  avere  descritto  le  varieta  di 
Ibrina  cd  i  caratleri  csterni  di  qucsto  corpo,  lo  animet- 
teva  (jiial  csenipio  evidenle  di  diinorfismo.  3Ia  puossi  come 
tale  stahilirc  ?  Questo  e  lo  scopo  delia  presente  ^'ota. 

L'oIi"isto  di  3Ionle  Corvo  e  di  color  crieio  d'acciaio 
simile  a  (piello  di  Lipari  e  del  fosso  di  Cancherone  in 
iVapoli ;  raschia  la  fluorina ;  la  sua  polvere  e  di  color  ros- 
so-maltone ;  e  leggermente  magnetico  ne  piii  ne  meno  di 
quelle  di  3Ionle  Calvario;  ed  ha  la  densila  uguale  a  5,38. 

Egli  e  infusihile  al  cannello;  il  borace  ne  scioglie 
una  buona  parte  in  retro  fosco  ,  che  tende  al  nero ;  il 
vetro  con  minor  proporzione  si  tinge  in  arancino  n\  fuoco 
d'ossidazione,  e  diviene  verdc-bolliglia  a  qucllo  di  ridu- 
zione.  Ben  polverizzato  c  messo  a  digerire  neiracido  clo- 

(1)  Atli  dcU'Accademia  Gioenia  di  Scienze  Nalurali.  Serie  1' vol.  li 
Catania  1833. 


—  108  — 

ridrico  \'i  si  discioglie  lenlaraenle;  la  soluzionc  da  tulle 
le  reazioni  propric  dc'sali  ferrici. 

Le  variela  di  forma  che  preseiila,  spcsso  confuse  le 
une  con  le  allre,  sono :  in  crislalli  congiunti  in  forma  di 
ollacdri  regolari,  e  in  laminc  csagonc. 

I.  Crislalli  congiuiili  in  ollacdri  regolari.  —  Qucsli 
hanno  a  un  diprcsso  un  millimctro  e  mezzo  a  due  di  dia- 
melro ;  si  rinvengono  isolali  su  la  variela  laminare,  op- 
pure  gli  uni  addossati  sugli  allri  a  foggia  de'  crislalli  ot- 
laedri  d'  allumc  o  quelli  di  solfo  della  solfalara  (1).  Esa- 
minali  con  il  goniomelro  d'applicazione,  cssendo  inipos- 
sibile  usare  qucUo  a  riflessione,  allesa  la  scabrosila  delle 
facce  de'crislalli,  ho  Irovalo  approssinialivamoiile  1' incli- 
nazione  de'due  spigoli  opposli  dcU'oUaedro  di  90",  e 
quelle  delle  due  facce  opposte  all'  eslremila  dello  slesso 
asse,  e  delle  allre  adiacenli  sopra  un  niedesimo  spigolo 
lanlo  vicine  a  70", 32'  c  a  109", 28',  quanlo  vedcsi  chia- 
ramenle  d'esscre  dei>li  ollaedri  recolari.  Questo  esame 
goniomelrico  e  inleressanlissimo  a  farsi  ,  prcsenlandosi 
spesso  r  oligislo,  come  p.  e.  a' Blonii  Rossi  su  I'Elna, 
solto  la  forma  {P,P',a'),  con  il  Levy  ed  il  Dufrenoy,  ot- 
taedro  con  due  Iriangoli  cquilaleri,  e  gli  allri  sei  isosceli, 
ch'  e  forma  derivata  dal  sistema  del  roniboedro,  anziche 
rollacdro  rcgolare,  invariahile  |)roprio  del  sislema  rcgo- 
lare.  Sullc  facce  degli  ollaedri  rilevano  molle  linee  paral- 
lelamcnle  disposle  agli  spigoli ,  che  inconlrandosi ,  fanno 
degli  angoli  di  120"  e  di  CO". 

2.  Lamine  csagonc — Esse  sono  piii  o  meno  rego- 
larmenle  esagonali:  di  modo  che,  in  alcune  vi  si  distingue 
bella  e  regolare  la  forma,  e  in  allre  lo  sviluppo  d'  uno 
0  piu  lali  oblilera  gli  adiacenli  da  rcndernc  alquanle  mollo 
allungatc  in  due  soli  lali  |)arallcli  ,  faccndo  vista  di  la- 
mine  rellangolari.  Quelle  clic  sono  in  mio  polere,  cssendo 
(1)  Scacchi — Memorie  geologiche  sulla  Campania  —  Napoli  1849. 


—  109  — 

uii  p6  dilTorniale  e  roltc,  non  possonsi  ben  distinguere,  se 
siaiio  tcrniiiialc  o  pur  no  a'lembi  dalle  I'acce  lalerali  di 
prisma  esai^oiio,  o  da  (piclle  di  roinI)ncdro.  Le  loio  siiperli- 
cic  ordiiiariamciilc  soiio  .s(;d>ro,  e  paiono  scori(!  ferruijiiiiose 
(llaravigiiai:  nia  j^iiardandole  allciilanicnlc  cd  csaniinaiidoie 
ill  akuno  si  nolaiio  lalunc  intercssanli  parlicolarila.  Poche 
si  vcdoiio  la  iiicrcc  forte  Icnte  Icnipcslale  da  pirainidi  le- 
Iracdrc,  di  ciii  le  faccc  sono  ancli'csse  slriale  parallcla- 
menlc  aj>li  spigoli  simili  a  quelle  dei;li  otlaedri ;  e  su  le 
superlicie  di  niidte  allre  vien  fallo  osservare  le  scahrosi- 
la  essere  il  risullato  di  soUilissiiiie  laiinne  esai^one  dispo- 
ste  paralieiainenle  fra  loro  sulla  lamina  d'oligisto,  die  fa 
loro  da  (jaiifja. 

Da  (piesto  osame  su  le  propriela  dell'  oligisto  di  3Ion- 
le  Corvo  ,  credo  die  non  faccia  mestieri  dilungiiniiivi 
sopra,  accio  si  distingua  da  (piello  del  Peril  e  daH'altro 
del  Piiy-de-nome,  Itaslaiido  |)er  ben  dilTcrenziarlo  da  loro 
la  inancnnza  nelle  reazioni  chiniidie  dellossido  ferroso,  la 
dcbolezza  die  vi  escrcila  I'ago  magnelico  e  risolaniento 
d'ogni  allro  ininerale  nel  luogo  in  cui  trovasi  e  massime 
de' solfuri  di  ferro.  Perdie  il  prinio,  dico  roligislo  del 
Peril  ,  descrillo  da  Spix  e  Marlins  qual  esenipio  di  di- 
niorlismo  del  ses<piiossido  di  ferro ,  oggimai  vien  consi- 
deralo  come  sem|dice  epigenia  di  crislalli  oltaedri  di  sol- 
furo  di  ferro  (^  Unfrenoy  ) ;  el'  allro  del  Puy-de-Donie  , 
ancor  esso  in  otlaedri  regolari,  che  per  ben  Innga  pezza 
e  passalo  come  oligislo  ollaedro,  non  e  allro  die  una 
mescolanza  di  ferro  ossidulato  con  ses([uiossido  di  ferro 
(  Dufreiioy).  Pare  peri),  a  prima  vista,  cbe  non  vada  eosi 
chiaramenle  la  bisogna  nel  cercar  di  dislinguerlo  da  quello 
di  Fra.noiit,  poleiido  essere,  a  somigiianza  di  questo,  iin 
esempio  realc  del  dimorlismo  dell"  oligislo  (  (^airrere  e 
Dufrenoy  ),  principalmenle  che  in  ambo  sono  idenlichc  le 
loro  proprielii  chiniiche ,  ed  analoga  ne  hanno  la  forma 


—  no  — 

geonictrica ;  ma  richiamandoci  alia  mcnte  le  propriela  fi- 
siche  e  il  niodo  di  giacitura  del  nostro  sesquiossido  di 
ferro,  non  clie  Ic  propriela  e  le  condizioni  che  regolano 
la  forinazione  de'corpi  dimorfi,  sono  d'  avviso  non  potersi 
aninicller  come  tale. 

II  dimorfismo,  o  nicglio  il  polimorfismo,  essendo  oggi- 
mai  provalo  die  il  solfalo  di  nickel,  il  seleniato  di  zinco 
e  il  carbonic  (  3Iitscherlich  )  e  V  acido  tilanico  (  Rose  ) 
son  capaci  di  cristallizzare  in  piu  di  due  sistemi  cristal- 
lini  ,  questa  propriela  implica  evidenlemente  un  cangia- 
menlo  qualunque  nella  costiluzionc  intima  della  materia, 
clic  ha  subilo  queslo  mutaniento  di  lornia-tipo.  Questo 
e  quel  che  resulta  da' caratleri  fisici  de'corpi  polimorfi : 
talnienteche,  a  ragion  veduta  i  mineralogisli  del  giorno 
fanno  di  ciascheduna  forma  una  specie  a  parte ,  essendo 
spesso  tanto  grandi  le  differenze,  che  si  osservano  fra  le 
loro  proprieta  fisichc ,  quanto  possono  essere  fra  quelle 
di  due  sostanze  di  natura  diversa  :  infatti  variano  nei 
corpi  dimorfi  oltre  la  densita,  ch' e  la  proprieta  gene- 
ralmcnle  conosciuta  e  apprezzata,  la  durezza  e  la  fusibi- 
lita  (  Wuhler ) ,  il  calore  di  combinazione  ( Favrc  e  Sil- 
bermann )  ,  la  dilatazione  cubica  (II.  Kopp)  e  1' indice 
di  refrazione.  Or  quale  cangiamento  e  apprezzabile  nella 
intima  composizione  molecolare  dell'  oligisto  di  Monte 
Corvo  ?  Esso  ha  la  densita  uguale  a  3,38  e  la  sua  durez- 
za, raschiando  la  calce  fluata,  viene  segnata  nella  scala 
di  durezza  di  Mohs  da  3,5;  le  quali  proprieta  son  sif- 
fattamente  vicine  a  quelle  dell'  oligisto  romboedrico  del- 
r  isola  d'Elba,  d'  Alteniberg,  di  S.  Giusto,  di  Monte-Dore 
e  di  tante  altre  localita  ,  che  ben  possonsi  considerare 
in  ambo  le  forme  come  identiche. 

illitscherlich  vuole  che  il  diverso  grado  di  calore  sia 
la  causa  del  dimorfismo,  il  che  e  stato  confermato  dall'e- 
sperienze  di  Rose  e  di  Ilaidinger,  che  ci  forniscono  una  di- 


—  HI  — 

nioslrazionc  sinlclica  ili  (|iioslii  iiiiliienzu,  e  sopra  tullo  ila 
(jiicllo  (li  Favre  o  Sillierniaiiii,  clio  soiio  dun  ordiiie  pura- 
nienlc  aiialiliio;  e  INickeles,  poiijiiaiidosi  su  le  ossorvazioiii 
di  Ijciidaiit,  Hose,  lliiiiard  o  I*liilli|is,  iion  die  sidlo  j»ro- 
prie,  soslioiic  clio,  le  soslaiize  d'inlerjtosizioiie  o  il  mezzo 
die  le  fornisce,  no  siaiio  la  causa.  Or,  die  die  ne  sia  di 
queste  due  opiuioui  su  la  causa,  die  j)resiede  alia  fornia- 
zione  de"  coipi  diuHirIi,  il  corlo  si  e  die  I'una  o  laltra, 
0  I'orse  eutraiuljc  alia  vulla,  modilicauo  d'uua  maniera  qua- 
hinque  le  I'orze  niolccolari  die  |tresiedono  alia  cristallizza- 
zioiie ,  daudo  coslaiileniente  alle  niolecolc  la  Icndenza  a 
disporsi  suUo  dale  circoslaiize  iin  la  ove  v'e  lornia  de- 
terniiiiala. 

E  il  regno  niineralc  ce  ne  fornisce  niimerosi  esem- 
pl.  Le  roriiic  crislalline  d'alcuni  minerali,  e  Irff  gli  allri 
della  slronziana  solfala  (Ilugard),  si  circoscrivono  a  secon- 
da  le  localila  ,  la  giacitura  e  le  associazioni  minerali.  I 
cor|)i  dimorli  non  si  trovano  mica  uniti  solto  due  for- 
me-lip(»  diverse  nella  medesima  condizione  di  giacitura , 
e  mollo  pill  nello  stesso  aggruppamcnto  di  cristalli :  in- 
fallo  non  si  e  Irovalo  Iin'  ora  ,  per  quanio  mi  sappia  , 
grup|)o  di  cake  carlioiiala,  die  presenli  cristalli  d'arra- 
gonite,  ne  cristalli  di  pirile  con  que' di  spcrcbisa,  quan- 
tunque  la  diimica  composizione  della  calce  carLonata  sia 
aiico  ncgii  eqiiivalenii  qiiella  dell' arragunite,  e  I'allra 
della  spcrdiisa  tal  (piale  (juella  della  pirile  ;  il  die  dipeii- 
dc,  0  jierclie  le  coiulizioni  lerniometridic  non  son  variale 
ncHattd  di  coucretnrsi  questi  minerali ,  opjmre  perdie  la 
natura  diiniica  del  mezzo  e  slala  idenlica ,  non  essendo 
camliiati  i  mezzi  d'  iiilerposizione. 

Oil)  stahilito  <|nal  lallo  dimostrato,  ammellondo  die  i 
crislalli  d'oligislo  di  .Monte  Corvo,  i  qiiali  tiovaiisi  in  ottae- 
dri  regolari  ordinariamente  inipiaiilali  sii  laniine  esagone, 
siano  nn  altro  esempio  del  dimorlismo  di  qucslo  ossido  di 


—  112  — 

forro ,  sarebbc  lo  stesso  chc  sconosccrc  ncl  mndo  piu 
assoluto  le  leggi,  die  regolano  le  Aariazioiii  di  lijio  in  al- 
qiianli  niiiierali  ;  pcrclie  e  incompalibilc,  anzi  imjxissibile 
polcrsi  trovare  in  una  stessa  condiziono  di  giacilura,  e 
niolto  piu  in  uno  stesso  aggruppamento  de'crislaUi  d'oli- 
gislo  ollaedri  regolari  con  allri  derivali  dal  sislcnia  del 
romboedro,  quali  sono  le  laniine  esagonali. 

Oli  otiaedi'i  d'oHnisto  del  fosso  di  Canchcrone  banno, 
come  (piello  oUaedro  di  Monte  Corvo,  le  facce  striate  [laral- 
lelamenle  agli  spigoli,  le  (piali  strie  incontransi  sotto  gli 
angoli  di  120"  e  di  fiO'.  Dalla  disposizione  costantc  c  de- 
terminala  di  (pieste  strie  il  Prof.  Scacchi  e  giunto  a  dinio- 
strare  analiticaniente,  che  i  cristalli  ottaedriformi  di  quef- 
rdigisto  sono  il  risultato  dell' accozzamento  di  quattro 
cristalli  roniboedri  con  gli  assi  principali  inclinati  di  70" 
32',  e  le  linee  le  tracce  della  loro  riunione.  Gli  otlae- 
dri  del  nostro  sesquiossido  di  ferro  ,  sebbene  non  siano 
nial  terminati  come  que'  del  fosso  di  Cancherone  ( Scac- 
chi ) ,  pure  sono  ancli'  essi  internamente  conipatti ,  e  ne 
lianno,  oltre  gran  numero  di  proprieta,  le  facce  identica- 
mentc  striate ,  che  sono  il  criterio  per  ecceilcnza  dell'  ac- 
cozzamento sotto  determinata  legge  de" cristalli  romboedri. 

Cos'i  andando  le  cose  ,  credo  miglior  partite  adot- 
tare  per  i  cristalli  ottaedriformi  di  Monte  Corvo  la  teorica 
dello  Scacchi ,  invece  di  stabilirli  quale  esempio  di  di- 
morlismo  :  allora  si  spiega  facilmente  la  indenlicita  delle 
proprieta  fisiche  con  1'  oligisto  romboedro  ,  e  la  presenza 
nella  stessa  condizione  di  giacitura  c  d'  aggruppamcnto 
dcllc  forme  appartenenli  a  tlue  supposti  tipi  diversi ;  men- 
Ireche  ,  ammettendoli  come  oligisto  in  ottaedri  regolari 
semplici,  si  farebbe  urto  alle  proprieta  generali  decorpi 
dimorfi,  e  alle  condizioni  chc  regolano  la  loro  cristalliz- 
zazione. 


DESCIilZIU.VB 


SPECIE  M4L1C0L0GICIIE  NIOVE 

CHE  V1V0\0  SEl  NOSTRO  llTTORiLE 
fflEMORIA  2/ 


DOTTOnE    I.f    CIimCRGIA 

SOCIO   COBBISPOSDEMIE  DELl' ACC4DEMIA    CIOE.MA,    E .  OELLA   SOCIET.i     ECONOMICA 

DEllA   PROVISCIA   Dl   CATA,'«IA   EC.    EC. 

X.ETTA 

IVella  Seduta  ordinariu  del  giorno  23  Luglio  iSoT 


ITTI   iCC.    vol.    Xl».  13 


»'■     ,'f  '^   ■.  'Lit 


!'■''.'    i^!;"'-!    f^i:   run 


•ifWMijR.  ati/iv'i--:   i.'.-i'" 


."I  ■'!!;    I  1/  Specie  ericina  aradae.  i 

E.  Testa  ovato-obloni^a,  pelliicida,  leniiissima,  alba, 
laevissima:  sub  diafana:  conccnlrice  striata:  sub  lente, 
striis  bingitudinalibus  cxilissiniis  cxornata  :  latere  poste- 
riore  duplo  brcviorc:  impressione  iiiuscolare  simplice,  pal- 
learc  sinuata :  denies  cardinales  inter  fovea ,  quae  ad  uso 
pro  lijTamcnto  intcrno :   denlibus  laleralibus  elongatis. 

Ouesla  eleganlissima  cnncliigiia  e  iindici  millimetri 
c  mezzo  larga,  cinque  millimetri  e  mezzo  alta,  j)Oco  piii 
di  tre  millimetri  crassa  nella  sua  maggiorc  spessezza: 
la  porzione  posteriore  e  meta  piii  breve  dell'  anleriore ; 
qucsta  e  rotonda  ;,  quella  angolosa  c  quasi  troneata :  11 
niargine  dorsale  o  anteriore  e  rctlo,  il  posteriore  convesso, 
il  venlrale,  ])urc  convesso,  trovasi  insensibilmente  concave 
verso  restremitii  posteriore,  nella  quale  daU'esterno  vi 
si  vcdono  trasparire  tre  zone  o  fascic  ragianti,  che  inj- 
prcsse  sono  sulla  parte  interna  di  essa  conchiglia. 

I  dcnti  cardinali  in  numero  di  due  e  divergent!  sono 


—  116  — 

siluati  dentro  restreinila  posteriore  della  fosscUa  del  li- 
gainento  intcrno.  Piii ,  si  scorge  nella  parte  eslerna  e  po- 
steriore  dell'apicc  uii  doiUe  troncalo  e  parallelo  al  mar- 
gine  corrispondcnte  della  concliiglia,  linlerno  spazio  del 
quale  scmbra  una  fossctia  dove  preudc  allacco  il  liga- 
inenlo  esterno. 

L'o  dedicata  ad  Aradas  per  confermare  vie  mag- 
giormcnle  il  rispetlo  die  nulro  per  si  egregio  professore. 

2."  Specie  corbuu  mactriformis. 

C.  Testa  sub  trigona,  inaequilatera,  inaequivalvi,  tenui, 
sub  roxtrata,  concentrice  striata,  colore  fulvo  pallido,  ca- 
rinata:  latere  postico  angulato,  anlico  sub-rotundato  :  mar- 
gine  ventrali  convexo,  uiarginibus  rectis,  umbonibus  pa- 
runi  distantibus  convexis,  sub  acutis. 

Qucsta  corbula  sendira  una  piccola  mactra;  lo  che  mi 
a  spinto  a  darle  il  nonie  dell'  aspelto  cbe  niostra. 

II  diametro  e  : 

altezza  mill.     3  '-''!.    ' 

•    '    •  lunghezza —    9  '!'' 

,  lardiezza  — 10.  ''*" 

E  bianca  sotto  un'epidermide  fulvo  pallido:  e  carenata  nel 
suo  quarto  posteriore,  trovandosi  posteriormente  ad  an- 
golo  acuto  con  1'  apice  sniussato,  lo  che  le  da  1"  aspetto 
di  essere  quasi  rostrata:  a  il  dente  cardintile  della  val- 
va  sinistra,  o  piii  jiiccola,  piii  grande  del  dente  della  de- 
stra  e  molto  sporgenle  in  alto,  e  la  mela  anteriore  di  esso 
e  incavata  per  dare  altacco  al  ligamenlo  interno.  Nel- 
la destra  valva  i  denli  lalerali  sono  due ;  nella  sinistra 
mancano,  ed  il  dente  cardinale  e  piccolo  e  semplice : 
rimpressione  muscolare,  1' anteriore  ovale,  la  posteriore 
quasi  quadrata;  la  palleare  I'ortementc  scolpita  ed  un  po- 
co  sinuala  nella  parte  posteriore. 


—  in  — 

3."  Specie  diplodoma  intermedia. 

D.  Testa  sub-orhicolari,  sub-inacqiiilalera,  laevi,  pal- 
lida: versus  apicom  lalcralilcr  fusco  iiiaciilala:  concenlri- 
cc  et  tenuissimo  striata:  apicihiis  approssiiiiatis  aciitiuscu- 
lis.   Cardo  hidentato,  dciilibiis  divorgentiljus. 

Valva  dextra  dente  posleriore,  et  sinistra  anteriore, 
crassis  el  elevatis ,  atque  bilidis;  dcntc  latcrale  dextro 
siinplici ,  sinistro  ludlo :  inipressiones  muscolares  leviter 
sculptae ,  iinpressio  pallearis  proCunda  ,  aria  inlerinedia 
tenuissiiiic  radiata. 

Questa  bella   specie  ,  del    diainelro 


Altezza  mill.  12 
Larghezza  —  12 
Crassezza   —   06  '/^ 


mi  a  qualche  tempo  lasciato  indeciso  se  poria  dovea  fra 
le  lucine  o  le  diplodonte. 

II  Signor  Bron  ha  stahililo  questo  genere,  cioe;  ha 
suddivise  le  lucine ,  perche  fra  quesle  trovo  delle  conchi- 
glie  che  dalle  lucine  propriamenle  dettc  dilTerenziavano, 
perche  niancavauo  dci  denti  cardinali  per  ciascuna  valva, 
uno  dci  quali  era  Lilido  ;  cioe  nella  valva  destra  il  po- 
sleriore, nella  sinistra   1' anteriore. 

Or,  trovandosi  la  specie  da  nic  descrilta  con  tutti  i 
caratleri  cnlininanti  d'  una  diplodonta,  cd  avendo  inoltre 
un  dente  lateralc  nella  sua  parte  anteriore,  la  qual  circo- 
stanza  ponendola  come  intermedia  per  rieiiq)ire  la  lacuna 
ch'esisle  Ira  le  diplodonte  di  Iiron  e  le  lucine  di  IJru- 
guieres,  mi  a  porlalo  a  conchiudere ,  che  la  specie  in  pa- 
rola  |)uo  dirsi  o  un  genere  nuovo,  o  die  le  lucine  e  le 
diplodonte  non  deggiono  dividersi;  ma  non  posso  adollare 


—  H8  — 

la  prima  di  queslc  idee,  mancandomi  I'esame  anatomico 
del  moUusco,  non  avendo  aviito  la  forluna  d'avcre  rani- 
male,  che  forse  mi  avrcbbc  fornito  caratteri  piii  essenzia- 
li ;  ne  tampoco  posso  abbracciare  la  seconda,  pel  dubbio 
ancora  che,  come  per  la  prima  6  detto,  ranimale  si  possa 
Irovare  dilTerenle  di  quello  delle  liicine..  Qiiindi  dovendo 
venire  a  capo,  e  non  volendo  neirincertezza  vie  piii  in- 
garbugliare  le  cose,  mi  son  conlenlato  mellerla  fra  le  di- 
plodonle,  chiamandola  intermedia,  per  segnare  il  graduato 
passaggio  che  qiiesta  conchigiia  scgna  fra  i  due  generi 
summenlovali ;  lasciando  la  cura  di  darne  un  esatto  giu- 
dizio  a  chi  avra  la  fortuna  di  osservarne  I'animale. 

4."  Specie  pecte.n  gehmellari  filii  (1). 

P.  Testa  minuta,  tenuissima,  sub-diafana,  sub-orbi- 
colari,  oblirpM,  asipiivalve,  sub-aequilatera,  incolore,  con- 
ccntrice  atqiie  longitiulinaliter  striata:  striis  longitudina- 
libiis  irregolaribus,  conferlissimis :  slriis  transversis  di- 
stinclis;  clegaiitissirae  atque  minutissime  squamulatis.  Au- 
riculis  inacqiialibiis   (2). 

(i)  Quesla  specie  non  6  stata  fm'ora  trovata  in  altro  mare  fuori  che 
in  Sicilia  e  precisamenle  in  Aei-Trezza  ,  luogo  ove  si  trovano  lutte  le 
conchiglie  che  possonsi  rinvenire  in  tnlta  I'lsola,  tranne  alcune  poche. 
lo  forlunatamente  I'ebbi  da  un  pescatore  I'anno  I8j't  che  me  ne  reco  in 
numero  piii  di  ciiiquanta  flssate  su  di  un  ramo  d'anlipade,  bcllo  a  ve- 
dersi,  ])erche  carico  dell'anomia  ac;ileala.  che  rapporla  Philippi;  per  cui 
n'fcUa  mia  prima  Memoria  potei  descriverne  tulte  le  variela.  Vi  erano  al- 
tre  anomie,  oslric,  vermeil,  balani,  pollicepi ,  annlife  ,  anellidi  di  vario 
genere,  nova  di  pesci,  ombrioni  di  inolluschi  e  lanle  allre  cose  che  sa- 
rebbe  lango  il  dire  e  quasi  fuor  di  proposilo,  se  cio  non  fosse  per  far 
vcdere  chela  forluna,  per  cosi  dire,  voile  fjrnlnni  In  unavolla;  polchfe 
da  quell' epoca  non  6  polulo  plii  rinvenire  alcuna  di  tale  conchiglie; 
solo  nel  1850  ebbi  un  allro  paclcn  identico  fisso  in  un  gruppo  di  ser- 
pole  e  vermeti.  Tale  fortuna  fa  placere  anche  per  i  iniel  ainlci  raalaco- 
logisli  Sicilian!  e  siranieri,  perche  II  fornll  della  bella  conchigiia  che  nel- 
la  presente  memoria  vengo  a  descrivere. 

(2)  La  diagnosi  lalina  di  questo  pcclen  e  stala  scrilla  dal  Professore 
Aradas;  siccome  a  lui  la  diedi  per  11  primo,  ml  ha  or  dalo  I'Dnore  di  de- 
scrivere insieme  la  conchigiia  in  parola. 


—  119  — 

Con(liii>Iia  assiii  cariillorislica  vd  cleijanlc  dcdicala 
al  Prol'.  daelano  Giorgio  Gcimuellnro  per  iiii  coiilras- 
segno  deiramicizia  die  alio  slesso  ci  lega. 

La  sua  Ibrina  e  quasi  roloiida,  iu  alcuiii  individiii 
pressocclie  ol)ltli(|ua:  la  lungliezza  d'uiia  eslreinila  aiial- 
tra  deirorectliiclle  e  nella  dcslra  \aiva  olio  inilliuiclii  e 
tre  quarli,  iiella  sinistra  uovc  niillimetri;  in  (|uesla  I'o- 
rcocliiella  anleriore  e  s('ni|iliie,  levigata,  ibiniando  iin  aii- 
golo  olluso  resullato  del  niarginc  eanlinale  col  niargin(! 
antcriore  della  slessa,  i  quali  sono  reiti:  lo  slesso  puo 
dii'si  deir  oreccliietia  anleriore  della  valva  destia  ,  la 
orccehieUa  posteriore  della  quale  I'oinia  un  angolo  lello, 
nienlrc  quella  della  sinistra,  [icr  mela  scissa,  e  della  lun- 
ghezza  di  cinque  niillimetri  e  mezzo,  longiludinalnienle 
e  striata  e  da  altre  scaltre  deenssata  (1).  Stiie  eireo- 
lari  circondano  la  concliiglia,  avvicinale  e  quasi  nellugual 
distanza :  in  alcuni  escniplari  quesle  strie  poco  si  scor- 
gono,  le  quali  si  vedono  adorne  di  niiiiulissinie  papille 
come  punle  di  linissimo  ago. 

Guardata  questa  concliiglia  con  I'aiulo  del  micro- 
scopio  si  vede  non  piii  levigata  ,  ma  digitata  da  inlini- 
te  stric  longitudinal!,  die  si  anastomizzaiut  lulli  da  lor- 
mare  un  iiitreccio  inesplicaljile;  le  slrie  concentridie  si 
vedono  bene  sviluppate,  e  Ic  papille  die  le  adornano  ac([ui- 
stano  la  forma  quasi  tubulosa  e  conica  ,  come  si  vede 
nel  pezzo  ingrandito  rapportato  nella  tavola  qui  annessa 
Fig.l/ 

Diametro  della  conchiglia : 

Altezza  millim.  14. 
Largliezza   —    14  ^^ 

(1)  Mi  sono  a  lungo  trallenulo  nella  descrizione  delle  orccchielle,  sol 
perchfe  r  6  credule  carallcristiche  per  questa  specie. 


—  120  — 

5."  Specie  vermetus  cristatus. 

V.  Testa  ci'islato-rugosa;  rugis  lanielliformibus  con- 
ferlis  impricalis:  in  spiram  lurbinatam,  laxam  aiit  com- 
pressani,  per  aufractibus  Ires  contorla:  aperlura  circula- 
ri  saepe  angulosa.  ;  ^       . 

Qiiesto  vcrineto  c  speciale  perche  il  piii  grande  non 
giunge  a  quattordici  millimetri  nel  suo  maggior  diame- 
tro  misurato  in  niassa:  avvolgimcnii  costanteniente  tre  , 
distinti  ,  ingrandendosi  di  niolto  T ultimo. 

II  suo  principal  caratlere  e  I'avere  una  cresla  lun- 
go  il  dorso,  e  d'essere  niolto  rugoso  con  rughe  lamel- 
liformi  avvicinate  ed  impricate,  prodotte  dairaccrcscimen- 
to  della  conchiglia:  lo  che  fa  vedere,  die  la  sua  forma 
coslante  e  una  specie  d'imbuto,  che  il  mollusco  come 
man  niano  va  crescendO;,  cosi  sovrappone  I'uno  su  I'altro. 

6.''  Specie  demaliim  simile  (1).  .  ! 

D.  Testa  tcreti,  sah-angmta,  laevigata,  sub-arcuala, 
diafana ;  sub  lenie  slriata;  slriis  numerosis,  subtilissimis, 
confertissimis ;  apex  rufus  aut  albidus. 

7."  Specie  de)(taliuji  affine.  ;•  :    > 

D.  Testa  tereti,  sub-lata,  levigala,  sub  arcuata,  stria- 
ta; striis  numerosis,  subtilissimis,  confertissimis;  apice 
rubescente. 

Conchiglie  elegantissime ;  il  primo  di  questi  due  esem- 

(1)  Si  per  quesla  diagnosi  che  per  la  scguente  mi  son  servito  di 
(|uclla  rapportata  dal  Prof.  Cosla  nella  sua  Fauna  del  Regno  di  Napoli 
pag.  14  e  seguilo,  caml)iando  solo  cio  die  serve  a  far  marcare  le  diffc- 
renze  ch'  esislono  tra  il  dcntalio  deseritto  dal  succennalo  autore  ed  i 
due  individui  rapporlali  in  questa  memoria. 


—  121  — 

plari  si  osscrva  a  prima  giunta  esscr  levigato,  ma  aguz- 
7ando  lo  sguardo  si  scorgc  leggcrmcnle  slriato;  mentrc 
nel  sccondo  le  stric  si  vcdoiio  al  primo  colpo  d'occhio: 
Ic  stessc  in  ambcdiic  sono  per  tuUa  la  concliiglia,  ma  iiella 
base  sono  un  poco  piii  leggicrc,  giiardandulc  col  micro- 
scopio  non  sono  semplici,  ma  nel  primo  si  Irovano  apjiia- 
nale^  e  fra  di  esse  lo  spazio  strialo  da  altre  infinitissinie, 
die  parallele  alle  principali  corrono  dairapicc  alia  base: 
nel  secondo  si  nola,  die  le  principali  o  j)arle  conyessa  di 
esse  e  pin  rilevata  e  piii  rolonda  ,  la  parte  concava 
pill  strelta  e  piii  profonda;  inlermcdie  non  se  ne  osser- 
vano,  se  non  di  tralto  in  tratto  vi  si  scorgono  dei  riidi- 
mcnli  sparutissimi ;  raa  invece  slrie  trasverse,  quasi  nel- 
I'ugual  distanza  e  poco  supcrficiali,  decnssano  le  jirinci- 
pali;  mentre  nel  primo  individuo  qiieste  slrie  non  si  os«- 
servano  ,  solo  di  rado  se  ne  vedono  delle  leggiere,  die 
anclie  con  rajnto  del  microscopio  poco  si  discernono. 
Quesle  disposizioni  die  nelle  delle  concliiglic  si  notano, 
possono  chiaramente  vcdersi  nei  due  pezzi  ingrandili  nelle 
figure  6,  e  7,   nella  tavola  qui  annessa. 

La  specie  dcsignala  lig.  7  ,  soniiglia  nella  forma 
al  disegno  die  il  Cliiarissimo  Professorc  Cosla  rajqiorla 
nella  fig.  1."  Tav.  1/  ma  non  si  somigiiano  punlo  i  pez- 
zi ingrandili  die  nell' opera  di  quello  e  nella  mia  memo- 
ria  sono  designali  ;  giacdie  in  quello  del  succennalo  au- 
tore  si  vede,  a  dir  le  sue  parole  «  la  concliiglia  tutla  scac- 
«  cala  di  tcssere  opaghe,  allungate ,  rilondate  nei  due 
«  eslremi,  le  quaU  cosliluiscono  zone  Irasversali.  oblique 
«  e  quasi  spirali  »;  nell' individuo  da  me  rapporlalo  cio 
non  si  osserva,  come  piii  sopra  6  fallo  cbiaro  vedere,  e  co- 
me si  rileva  nel  disegno. 

Da  quanlo  o  delto  per  quesli  dentalii  ben  si  vede, 
che  bisogna  fare  un  accuralo  csame  su  tuUo,  per  bene  sUi- 
bilire  le  notabili  differenze  che  servono  a  disliniiiiere  le 

ATTI  ACC.   TOL.   XIV.  16 


—  122  — 

une  dalle  allrc  specie.  L'istancabile  naturalisla  succennato 
ci  da  ahbaslanza  carattcri  per  disccrnerli;  ma  tra  il  Den- 
talio  (li  Tai-anto  di  Lamk,  tra  quelle  rapportato  di  Born. 
Tav.  18.'  lig.^'  13.'  dcnlalis,  qiiello  di  Dshy.  p.  40,  var. 
a,  come  accenna  Costa  (1),  quelle  dcUo  stesso  ed  il 
descritto  da  me  che  ha  una  somiglianza  con  tutli  questi, 
quale  e  il  Taranlino? 

Quesli  dubbi,  o  Signori,  che  nascono  per  il  su  de- 
scritto Dentalio,  sono  dubbi  che  tutto  giorno  si  vedono, 
allorche  si  legge  una  diagnosi  che  non  sia  accorapagna- 
ta  0  dal  disegno  o  da  minuziosi  dettagli,  che  servono  a 
ben  distinguere  le  specie  i  cui  caratteri  possono  confon- 
dcrsi:  ma  questo  inconvcnientc  e  difficile  potersi  evitare; 
poiche,  spesso  accade  che  due  specie,  che  in  parte  si 
somigliano,  vengono  descrittc  da  dilTerenti  uialacologisti,  e 
che  le  diagnosi  si  confondono  tanto  da  farli  credere,  da 
colui  che  le  leggera,  appartenere  alia  stessa  specie.  Per- 
ciu  a  conchiudcre,  come  piii  sopra  o  cennato,  per  essere 
inleliigibile  a  lutti  in  fatto  di  malacologia,  bisogna  essere 
minuzioso  e  non  descrivere  cosa  alcuna  se  accompagna- 
l;i  non  viene  dalle  figure  necessarie. 


(t)  Opera  cit. 

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SPIEGA  DELIA  TAVOLA 


Fig. 

1.= 

L'  Ericina  Aradae. 

Fig. 

2_a 

La  Corbula  mactrlformis. 

Fig. 

3." 

La  Diplodonta  intermedia. 

Fig. 

4." 

11  Peclen  Gemmellari  fdii. 

Fig. 

5.^ 

11  Yermetus  cristatus. 

Fig. 

6.' 

11  Dentalium  simile. 

Fig. 

1.^ 

11  Dentalium  afllne. 

Tittti  quesli  escmplari  sono  ingranditi  nella  tofalita  ,  o  in 
parlc  col  microscopio ,  per  ossenarne  con  piii  agio  la  tessitu- 
ra ,  il  cardhie  e  la  disposizione  interna  ed  estema  degli  stessi. 


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Fig.    4. 


Fi<J.       3. 


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La  r,,l  B.O. 


L'ESSEraA  E  LA  PATOGEINESI 

DELLE  FEBBRI  INTERMITTENTI  ** 

E  Dl  DUE  CURE  OPERATE  NELLO  SPED.iLE  DI  S.  SPIRITO  IN  ROMA 
IHEDIAIVTE  L'  ELETTRO-TEIttPI.1 

del 
OOTTORE  EPA»niVOm>&  ABATE 

LETIA 

Nell' Accadcniia  Gioenia  di  Catania  nella  Tornala 
del  di  19  Novembre  18oT 


ITTI  ICC.   TOl.   tIT. 


17 


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k3i  e  scmpre  gcneralmcnle  rilenuto  dai  palologi  clie  si 
sono  faltl  a  studiare  I'esscnza  delle  febbri  inlerniiUeuti 
che  un  principio  sui  generis  sospeso  nell'  aria  alinosferi- 
ca  sovraslanlc  ai  liiogbi  pahidosi,  fosse  la  causa  cfficien- 
te  di  tali  febbri;  e  variamcnle  si  e  senipre  arzicagolalo 
sulla  natura  di  essa,  ma  nessuno  a  poluto  voranienle  con 
fatti  decisivi  diniostrarne  la  prcsenza ,  o  iridicarne  la  chi- 
niica  composizione.  Or  laiialisi  chiiiiica  ,  c  quella  spe- 
cialmcnte  dci  corpi  inorganic!  e  oggi  arrivala  a  lal  segno 
di  precisione,  che  non  e  omai  piii  permesso  di  metternc 
in  Ibrse  i  risultnli:  —  La  chimica  organica,  se  non  e  al- 
ia slessa  allezza  ancora  pervenuta,  a  pero  evidcnza  quanto 
basla  per  polerne  lirare  conclusioni  eerie  e  positive,  quali 
si  addiniandano  alia  scicnza  dei  morbi.  L'analisi  chimica 
dmique  doll' aria  atmosferica  fatta  le  lanlc  niigliaja  di  vol- 
te da  tanli  chiari  nomini,  su  tanli  punli  diversi  del  gloho 
non  ha  mai  presentalo  diffcrenze  mollo  marchcvoli,  e  quel- 
la ullimamente  fatla  per  ordine  dell'  Isliluto  di  Francia, 


—  128  — 

e  poco  pill  di  anno,  sc  mal  non  mi  ricordo,  conferma  la 
slessa  verila.  II  prolodato  Istituto,  come  gia  tutli  Voi  sape- 
te ,  invio  dei  ciiindrcUi  di  velro  a  tutli  i  rappresentanti 
dell'impcro  franccse  in  tiilti  le  parti  del  globo,  e  falli  rieni- 
pirc  i  detti  cilindrelti  di  aria,  so  li  fece  riniandare : — Esa- 
minaudo  qucste  diverse  qualita  d'  aria,  alcuna  delle  (piali 
certamente  provvcnientc  da  luoglii  paludosi,  dove  sono  le 
febbri  a  periodo  cndemicbc,  c  nella  stagione  piu  propizia 
al  loro  sviluppo,  1'  analisi  non  dette  differenze  di  sorta. 
Le  proporzioni  dell'  azoto  e  dell'  ossigeno  restarono  da  per 
tutto  costanlemenlc  le  stesse:  non  fuvvi  chc  licvissinia 
differenza  in  piii  o  in  meno  solamenle  sulle  proporzioni 
dell'acido  carbonico,  che  si  trovo  in  quanlila  senipre  niino- 
re  e  nell'idrogeno  che  tal  iiata  trovossi,  e  in  quantita  an- 
che  niinore  dell'acido  carbonico.  E  pero  ne  all'  acido 
carbonico,  ne  all'idrogeno  trovato  cosi  raramente  ed  in 
proporzioni  cos'i  refralte,  nessuno  vorra  certamente  attri- 
buire  il  nialelicio  di  cotali  febbri.  Ncssun  principio  poi  di 
natura  diversa  venne  mai  indicalo  da  osservatori  abili  e 
sulla  cui  autorita  si  potesse  riposare. 

Sono  intanto  circa  tre  anni  chc  nella  Gcrraania  si 
credette  di  aver  rinvenuto  iin  novello  principio  non  mai 
pria  conosciuto  nell'  aria  atmosferica,  il  quale  venne  chia- 
mato  ozono.  E  pero  abilissimi  fisici,  tra  quali  basta  cita- 
re  il  solo  Dc-La-Uive  ,  riconobbero  che  questo  preteso 
nuovo  principio  non  era  altra  cosa  in  fondo  che  1' ossi- 
geno dell'aria  modificato  daU'clettricita  atmosferica,  e  il 
quale  non  rinviensi  costantemente  nella  slessa  proporzio- 
ne  in  tutli  i  luoghi  della  terra  ,  e  sugii  stessi,  non  seni- 
pre nella  stessa  quanlila.  Laonde  tutli  i  fisici  che  si  oc- 
cupano  di  ricerche  metcorologiche ,  accanlo  al  barometro, 
al  termometro,  all'igrometro  ec. ,  ed  agli  altri  strumenti 
analoghi  tengono  la  carta  delta  ozouometrica  che  serve 
a  misurare  la  quanlila  di  ozono  che  ratlrovasi  neU'atmo- 


—  129  — 

sfera.  Qucsla  manicra  di  misurare  I'ozono,  comunque  nun 
niollo  esalla,  per  1' imperfczionc  dcgli  strumenli  da  pure 
ri.sullati  clie  sono  ('oni|)araljili  fra  loro,  e  lali  da  poterne 
lirare  dci  corollarii  utili  alia  scienza. 

Ora  nel  1833  nclla  7{erue  Medical  di  Pari"!  ven- 
noro  pulihlicali  alcuni  sludi  sull'  ozono  ,  c  venivano  ])ure 
riferile  alcunc  osscrvazioni  di  Sciioncbhoin  a  Derlino  e  di 
Bcckel  a  Slrasburgo  i  quali  Irovavano  una  relazionc  fra 
la  dclicienza  dell'  ozono ,  e  le  fobbri  inferniitlcnii  ;  come 
allrcsi  tra  la  inancanza  di  ozono  e  il  Colcra.  Vorila  che 
io  I'anno  innanzi  aveva  gia  cbiaranicnle  csprcssa  e  pub- 
blicala  per  le  stanipe,  ma  formulata  in  allri  termini ;  poi- 
che  non  cssendosi  niai  ancora  parlato  di  ozono  nel  mondo 
scientifico,  ragionando  della  essenza  e  dclla  patogenesi 
del  Colera,  credetli  avcria  rinvenuta  nella  deficienza  alia 
eletlricila  atmosfcrica,  cbc  era  pure  per  lanli  palli  con- 
statata. 

Dimando  scuse  di  questa  breve  intramessa  sul  Co- 
lera, poic'he  I'animo  mio  e  ancora  rammaricato  dal  dispia- 
cere  cbe  Ic  noslrc  cose  non  sorlano  mai  ollra  i  monti 
e  che  nicnlrc  siamo  lanlo  avidi  e  bramosi  a  ricercarc  ogni 
specie  di  novila  e  di  assurdila  cbe  si  inventi  dallo  stranie- 
ro,  ci  curiam  poi  tanto  poco  di  sapere  cio  che  si  produ- 
ce in  casa  nostra.  Cosi  mentre  io  pubbiicava  le  mie 
ricerche  sul  Colera  nel  1834,  I'anno  appresso  si  veniva, 
sotto  allra  forma ,  ripelendo  Io  slcsso  nelle  gazzetle  stra- 
nicre,  e  con  gran  strepilo  alia  novila  e  omaggio  al  genio 
degli  ollramonlani. 

IVissuno  intanto  sorgeva  a  rivindicarmi  I'onore  del 
priniato ! 

Ollre  adunque  le  osservazioni  di  Schonebhcin  e  di 
Beckel  che  provano  la  deficienza  di  ozono  noi  luoghi 
paludosi,  altre  aucora  ve  ne  sono  che  comprovano  Io  stes- 
so  fatto. 


—  130  — 

E  per  tanto  die  essendomi  io  fatlo  a  sludiare  la 
patogenesi  delle  fcbl)ri  intermittenti;  e  considerando  le  co- 
se e  i  falli  su  menlovati ,  e  ad  altri  ancora ,  come  la 
sindrome  dei  sinlomi  di  lali  fcbbri,  die  tuU'insieinc  e  ca- 
rallerizzata  da  uii  grandc  disquilibrio  di  innervazione  , 
presentando  nel  periodo  dell'  apiressia  la  raassima  depres- 
sionc  delle  funzioni  dclla  vila  plaslica ;  c  viceversa  nel 
periodo  febbrile ,  per  reazione ,  il  maggiore  esaltamenlo 
di  tali  funzioni :  alia  quale  reazione,  ed  al  quale  esalta- 
niento  noi  dianio  poi  il  noine  di  febbre.  E  considerando 
la  natura  dei  farniachi  che  riescono  piii  costantemcnte 
conferenli  ed  ulili;  e  viceversa  quelli  che  sogliono  essere 
nocevoli.  Osservando  altresi  che  tuHa  la  polifarniacia  degli 
antichi,  usala  pria  della  scoverta  della  peruviana  cortec- 
cia  e  dei  suoi  sali,  e  i  succedanei  della  china,  quale  il 
ferro  e  1'  arsenico  ,  il  solo  punto  che  anno  di  contatto 
fra  loro ,  e  il  solo  falto  nel  quale  convengono ,  in  mezzo 
a  tanta  variela  ,  e  1'  azione  incitante  del  sistema  nervo- 
so  ;  e  die  per  converso  ,  i  debilitanti  per  costante  rie- 
scono nocevoli.  E  considerando  inoltre  che  1'  azione  della 
elettricita  sulla  nostra  econoniia  e  ([uella  di  stiniolare  i 
nervi  ,  e  che  questo  fluido  iniponderabile  rallrovasi  co- 
stanteniente  sparso  in  proporzioni  variabili  iieiralniosfera 
che  ci  circonda,  e  per  conseguenza  nell'aria  che  rcspi- 
riamo.  E  oltreccio  ritenendo  che  nei  luoghi  paludosi  deb- 
bano  necessariamente  aver  luogo  ,  per  effelto  stesso  del- 
r  uniidita  deH'atmosfera ,  una  serie  incessanli  di  decom- 
posizioni  ,  Ic  quali  non  possono  altrimenli  effeltuarsi  die 
pel  concorso  dell' elettricita  atniosferica  ed  a  scapito  di 
essa  ,  ne  conscgue  che  in  tai  luoghi  debba  esservi  ne- 
cessariamente una  delicienza  di  tale  iniponderabile.  E 
pero  cotal  fluido  che  ha  pure  tanta  parte  nello  sveglia- 
mento  della  vita  ,  e  nello  svolgersi  di  essa,  quantunque 
volte  vienc  a  mancare  in  alcuni  luoghi  ,  come  sono  i  pa- 


—  131  — 

ludosi ,  per  le  sii  esposte  ragioni ,  egii  mi  par  logico 
appicno  che  la  sola  niancanza  di  essa  sia  baslcyole  j)er 
produrrc  il  dcplorabilo  iiiorbo  di  ciii  si  Iralla,  senza  bi- 
sogno  di  animcllore  allri  piiiicipi  nuovi  ed  ignoli  che  nis- 
suno  pole  niai  riinenire. 

La  cagioiie  adunque  dellc  fcbbri  intermiltenti  e  la  ge- 
nesi  di  essa ,  a  me  pare,  slia  nclia  deficicnza  della  elet- 
Iricila  almosferica,  allrimenli  delta  ozono,  la  quale  viene 
assorbila  continuamenle  dalle  decomposizioni  che  anno  in- 
cessantemente  luogo  siiUa  superiicie  dei  luoghi  ])aludosi. 

In  conseguenza  di  questa  niia  maniera  di  vedere 
inlorno  la  genesi  di  tali  febbri  ,  la  quale  se  non  e  per- 
fetlamentc  vera  ,  almeno  pare ,  abbia  molta  probabilita 
c  mollo  rigore  logico  perche  possa  persuadere ;  io  andai 
air  idea  che  rdcttricila  applicala  opporlunamente  doves- 
se  riuscire  come  rimedio  specilico  conlro  tali  febbri;  e 
che  finalnienle  se  in  ogni  case  io  mi  fossi  errato  circa  I'es- 
senza  di  lal  morbo,  il  fluido  elettiico  cerlamenle,  cssendo 
uno  dei  piii  polenti  agenli  della  natura,  e  il  piii  pronto 
di  azione  che  non  qualunque  altro,  avrebbe,  se  non  com- 
battuta  la  cagione,  cerlamenle  recato  compenso  alia  forma 
analomico-patologica,  cioe  I'aslenica  :  che  pero  relcltricita 
a  su  lulli  gli  altri  incilanti  il  doppio  vantaggio  che,  nien- 
tre  per  la  prontczza  della  sua  azione  vince  di  gran  lun- 
ga  i  difliisivi,  per  la  durata  poi  pareggia  quelli  che  van- 
no  noverati  nolla  classe  dei  cosi  delti  permanenli.  Laon- 
de  per  questa  dopjiia  ragione  io  pensai  che  rdettricila 
dovesse  ancora  jjreferirsi  alio  stesso  solfiilo ,  che,  dob- 
biamo  pure  convenire  non  e  del  lutlo  scevro  da  inconve- 
nienti,  e  nemmeno  in  tutli  i  casi  da  cerlamenle  la  gua- 
rigione  agl'infermi,  sicche,  a  niio  credere,  nemmeno  puo 
dirsi,  in  istrelto  rigore  logico,  il  vero  rimedio  specilico 
contro  tali  febbri,  quanlunque  nel  maggior  numero  dei  casi 


—  132  — 

basti  di  per  se  solo  a  troncare  una  febbre;  e  che  finalmen- 
te  lo  slcsso  solfato,  quanlunque  il  maggiore  e  il  piii  si- 
cui'o  riincdio  Gnora  conosciuto,  non  riuscissc  altrimenti 
vale  vole  contro  tali  febbri,  che  per  la  sua  azione  tonica, 
eccitaiitc  del  sistema  nervoso:  laonde  se  anehe  io  avcssi 
potuto  inai  andare  erralo  suUa  nalura  speciflca  della  elel- 
tricila  per  combatterc  le  febbri  iiilerniittenti,  pure  mi  pen- 
sai  di  trovare  in  essa  un  cniulo  ed  anche  piii  polcnte  ed 
efQcace  rimedio  cbc  non  lo  stesso  cbinino. 

Debbo  dirlc  d'allronde,  o  Signori,  che  io  non  ignora- 
va  come  EUeno  nemnieno  certaniente  ignorano  che  I'elet- 
Iricilii  e  stala  pure  usala  contro  tali  Icbbri. 

E  qui  0  Signori  ,  che  prego  lutta  la  vostra  atten- 
zione.  Che  vuol  dire  la  parola  elettricita?  Se  non  una 
delle  piu  potenti  forze  della  natnra  ,  e  di  cui  noi  appe- 
na  conoscianio  poche  manifestazioni  e  poche  sorgcnti  che 
la  producono  —  Anche  al  punto  in  cui  e  oggi  arrivata  la 
scienza  ,  e  che  noi  ci  credianio  di  aver  domata  e  vinta 
la  nalura  coU'csserci  imposscssati  di  questa  forza  ,  sol 
perche  ne  abbiamo  conosciulo  poche  leggi ,  bisogna  con- 
venire  che  moUissimo  altro  ancora  ci  resta  a  saperne  ; 
c  pero  menlre  i  fisici  si  studiano  nei  loro  gabinetti  di  ab- 
bassare  seinpre  piii  il  velo  che  ricuoprc  questo  fluido  co- 
tanto  meraviglioso,  i  medici  d'altra  parte  cercano  di  far- 
ne  al  lelto  deU'animalato  importanti  applicazioni,  nel  fine 
di  soUevare  1'  egra  unianita  dalla  troppa  numerosa  cater- 
va  di  mali  che  TalTliggono.  Se  non  che  tra  i  prinii  ed 
i  secondi,  cioe  tra  i  Fisici  ed  i  Medici,  spesso  v'  ha  trop- 
po  grande  distacco,  e  deve  esser  necessariamente  cosi ; 
per  la  liinitazione  della  mentc  umana;  in  guisa  che  fre- 
quenlemente,  anzi  quasi  sempre,  i  Medici  non  sono  i  piii 
felici  cultori  della  scienza  della  elettricita ;,  e  gli  elettri- 
cisti  non  sono  Medici. 


—  133  — 

DiT  cii)  conscgiie  clio  quelli  i  quali  hanno  usala  la 
clcltricila  conlro  lali  fehbri,  spcsso  non  avcvano  coscien- 
za  essi  slcssi  di  cio  clie  si  laccvano,  ondc  nel  render  con- 
to  doi  risuUali  oUoniili,  sia  afTornialivi,  sia  negalivi,  an- 
no moslrato  chiaramcnlc  di  non  cssere  a  livello  coila  scicn- 
za,  sia  avuto  riguardo  alle  condizioni  dei  tempi  in  die 
scrissero,  sia  per  niancanza  di  conoscenze  speciali  della 
eletlricila  istcssa. 

Di  fatto  e  ogginiai  risapulo  che  quello  stesso  fluido 
elcttrico  the  produce  neH'animale  sono  la  paralisi  di  senso 
e  quella  di  uiolo,  lo  slesso  lliiido  ne  guarisce  quelli  che 
nc  sono  di  gia  infermi,  c  che  quindi,  sccondo  che  si  usa 
la  clellricita  slalica  o  la  dinaniica,  la  corrente  diretla  e  la 
inversa  ,  la  primaria  o  la  indotla  ,  secondo  che  la  cor- 
rente e  continua  o  inlerrolla  ,  c  linalnicnte  secondo  la 
forza  degli  apparecchi  di  cui  si  fa  uso,  cioe  di  maggio- 
re  ,  0  di  minor  forza  chimica  ,  c  di  niaggiore  o  minor 
forza  lisica  ,  cioe  di  tensione  o  di  quanlilii,  e  finalnicnle 
secondo  la  durala  di  ogni  apjilicazione,  i  risultali  variano 
pssenzialmanle  ,  in  guisa  da  ollcnere  effelti  fisiologici  dia- 
metralnienle  opposti. 

Or  poiche  non  corre  1'  obbligo  ai  niedici  di  esserc 
tanto  addentro  versali  in  cotesli  sludi  ,  egli  e  d'  altronde 
cvidentc  che  colali  ricerclie  si  sieno  falle  con  mollo  spi- 
rilo  di  Icijiierczza. 

I\el  ritcniare  adunque  quesla  via ,  nella  quale  mi 
j)ermetto  di  dire  di  essere  slalo  guidato  da  un  principio 
lofjico,  e  razionalo  sulla  genesi  di  lali  fehbri,  e  non  dal 
cieco  cmpirismo,  io  mi  proposi  di  camminarc  con  perfet- 
ta  conoscenza  di  causa  e  dei  mezzi  di  cui  mi  proponeva 
di  fare  uso,  sia  profillando  dei  lumi  di  allri  s|ierimenlato- 
ri,  sia  di  ([uelli  che  aveva  polulo  dcsumerc  da  allre  niie 
spericnzc  anlecedenti  sugli  eflelli  hsiologici  dclla  corrente 
eleltrica. 

ATTI  ACC.    VOL.    IIV.  18 


—  134  — 

Verso  la  nieta  del  mese  di  Oltobre  dcU'anno  cor- 
rente  cominciai  aduuqiie  in  Roma  le  niie  sperienze. 

Princlpio  inlanlo  })er  dirvi  che  rappareccliio  di  cui 
mi  son  servito  e  una  semplice  pila  di  Daniel,  poiche  tro- 
vo  la  corrcnte  conlimia  preferihile  a  quella  intcroUa,  per- 
che  pill  dolcc  nella  sua  azione,  c  per  nulla  tornientosa 
agli  ammalali;  mcntre  Ic  scosse  per  la  moleslia  che  ar- 
recano,  non  possono  sempre  applicarsi  in  tulle  le  parli 
del  corpo,  ed  i  pazienli  slessi  si  rifiulano  spesso  di  as- 
soggeltarvisi. 

Credo  inulilc  di  darvi  la  descrizione  di  quesla  spe- 
cie di  pila,  poiche,  comunque  di  recente  invenzione,  pure 
la  si  trova  descritta  nei  Irallali  speciali  di  elellricila  ; 
solamenle  debho  farvi  uolare  un  recente  perfezionamenlo , 
ed  e  che  si  p«6  fare  ammeno  coniplelamenle  degii  acidi, 
bastando  una  soluzione  salura  di  solfalo  di  rauie ,  ed  ac- 
qua  semplice  per  ollenere  ,  con  un  cerlo  numero  di  cop- 
pie  ,  una  correntc  di  una  haslevole  lensione.  Nel  caso  di 
cui  parlo  rai  son  servito  di  num.  18  coppie. 

Credo  utile  pero  farvi  nolare  il  vanlaggio  di  quesla 
specie  di  pile  sopra  tulle  le  allrc  finora  in  uso  e  quali  sono  : 

1."  Una  forza  piu  coslanle  poiche  li  possono  lenere 
per  pill  mesi  in  azione  ,  senza  allro  fare  ,  che  aggiun- 
gere  di  tempo  in  tempo  un  poco  di  solfalo  nuovo  di  rame 
in  pietra. 

2.**  Sono  eliminati  perfellainente  gli  acidi  che  arre- 
cano  non  poco  faslidio  nel  momento  della  operazione. 

3."  L'aver  sempre  una  forza  alia  propria  disposi- 
zione ,  senza  bisogno  di  rimonlarc  gli  apparccchi ,  od 
essere  obbligati  a  neltarii  dopo  linila  1'  0[)erazioQe. 

4."  Si  puo  graduarc  la  forza  della  pila  a  seconda 
della  propria  volonla  ,  a  parlire  dal  punto  che  la  fibra  piii 
squisita  non  ne  avverta  1' azione,  fino  a  produrre  I'ustio- 
ne,  siccome  quella  che  sarebbe  il  fuoco.  .tv'siiri  . 


—  135  — 

5,"  Finalincnlc  puo  dare  le  scossc  cgunlmcnlc  clic 
fanno  ijli  apparocchi  comunenienlc  dclli  clellro  tcrapcii- 
lici ,  0  mai:;nolo-elclli'ici. 

IIo  npplicalo  la  cnrrcntc  con  aiiiho  i  poli  alia  re- 
gionc  cpigastrica ,  iiol  line  di  agirc  sni  sislonia  gangiio- 
narc ,  sicconic  ([ucllo  die  prcsiede  ai  fcnomeni  della  chi- 
niica  vilale.  Tal  liala  Tlin  ap|dicala  sii  Uilla  la  lunghczza 
deir  asse  ccrehro-spinale  ,  applicando  il  [)olo  positivo  alia 
regionc  (ronlalc  ,  e  tal  liala  snila  sola  niidolla  sjdnale  , 
ogiialnicnle  dirclla  dal  cenlio  alia  jieriferia;  ina  il  |)rimo 
modi)  e  slalo  (picllo  die  ho  prd'erilo,  sicconie  il  piii  ra- 
zionalc  nelle  inlermitlcnli  scniplici ,  e  sccvrc  da  conipli- 
cazioni. 

I>a  dniala  di  ogni  applicazione  e  slala  di  cpiallro 
niinuti  c  mezzo  c  non  piii ,  poidie  risulla  dalle  niie  spe- 
rienze  siilFazionc  fisioloi>ica  ddia  corrcntc  continua  die 
essa  in  sino  ad  un  cerlo  lem|)0  riesce  eccilanle  e  slinio- 
lanle  del  sistema  nervoso,  c  die  qiiando  la  sna  azione 
si  prolunga  ollre  ,  succedc  iino  stalo  diamclralmente  op- 
])Osto ,  cioe  quelle  chc  con  linguaggio  comune  sistema- 
lico  dicesi  ipostonico  :  die  qiicsto  tempo  e  relativo  alia 
(jiianlila  ,  cioe  alia  f'orza  diiinica  della  correiite,  ed  alia 
tensione  ,  cioe  a!  nnniero  delle  cojtpie  di  cui  si  fa  uso. 

Epperii  nel  caso  di  cni  parlo ,  facendo  uso  di  18 
co[ipie  ,  (piesto  limitc  era  fissato  a  3  minuli ,  laonde  per 
tenia  di  eccederlo  ,  slimai  non  ollrepassar  niai  i  quattro 
minuli  e  mezzo.  Oiiesli  risullali  da  me  ollcnuli  sunli  ef- 
letli  lisiologici  della  correnle  continua  ,  sono  analoghi  a 
qiielli  giii  nolali  da  Malleiicci. 

fntanlo  (pialdie  trallalista  di  elettroterapia  come  l)u- 
dienne  de  IJoiilogne  c  Hecqiierd  non  lengono  nessun  conlo 
della  durala  ddIa  corrente  ,  e  della  differenza  die  nella 
sua  azione  si  osserva,  in  ragione  del  tempo  die  la  si 
adopera.  L'ignoranza  di  quesla  preziosissinia  verilii  li  mena 


—  136  — 

poi  insieme  ncH'crrorc  die  la  corrente  continua  fosse  ipo- 
stcnizzanlc  ,  c  laic  errorc  nell'  allro  ancora ,  die  cioe  , 
quando  vuole  consegiiirsi  l'  cffelto  iperslenizzaiile  fosse 
senipre  da  prcferirsi  la  coiTcnlc  indoUa  ,  svolta  dagli 
ap|»arecchi  cleltro-magnetici ,  o  nia^nelo-clellrid  ,  i  qiiali 
noil  prcscnlano  dislinzioiie  di  poll ,  il  die  per  essi  nionta 
lo  stcsso.  E  in  lal  guisa  sperimcntando,  i  risultati  da  es- 
si oltcnuli  spesso  sono  stall  ncgativi  c  piii  spesso  anco- 
ra conlradillori;  nia  do,  ripelo,  non  deve  punlo  far  nie- 
raviglia!. 

In  Roma  ancora  nello  slcsso  Spcdale  di  S.  Spirito, 
e  nella  slcssa  sala  posla  sollo  la  direzione  del  cliiaro 
Professore  Disccndenli,  il  D/ Rossi,  qualdic  anno  prima, 
area  pure  applicata  la  correnle  elellrica  alia  cura  dclle 
febbri  inlerniiUenli,  e  ne  ollcnne  successi  Iiaslanlemcnle 
fdici.  Pero  il  Dullor  Rossi ,  coinunque  sullicicnlcmcnlc 
versato  in  molli  rami  delle  scienzc  nalurali,  non  ha  fallo 
mai  dclla  elcllro-lcrapia  scopo  prcci|)uo  dei  suoi  sludi, 
il  pcrclie  non  fecc  nioslra  di  niollo  discernimcnlo  ncllani- 
niinislrazione  di  lal  farmaco.  Laonde  se  i  risullali  da  liii 
oUonuli  non  fiirono  pienamenle  felici,  io  credo  non  al  di- 
I'cUo  del  rimedio,  ma  a  colpa  di  clii  lo  amniinislrava  deh- 
be  altribnirsi. 

II  primo  infermo  adunque  snl  qnalc  io  coniindai  le 
niie  sperienze  (M'a  iin  giovanc  soldalo  di  10  anni  di  Icni- 
peramenlo  sangnigno.  Egli  era  affello  da  Icrzana  senipli- 
ce,  da  circa  died  giorni.  II  morbo  era  scevro  da  qua- 
liinquc  complicazione,  sicche  senza  allro  indiigiare,  essen- 
dogii  da  poco  scadiila  la  fcbbre,  gli  fed  la  prima  appli- 
cazione  della  correnle  sull'epigaslrio  alle  ore  nove  del 
matlino.  II  giorno  alle  Ire  e  mezza  ripelelti  una  simile 
applicazione  ,  il  mallino  sussegiicnle  alia  slessa  ora  ne 
fed  una  Icrza.  Ora  il  nuovo  parossismo,  die  era  solito 
di  venire  alle  died  del  mallino,  rilardo  di  circa  due  ore, 


—  131  — 

ed  invcce  di  durarc  dodici  ore  ,  ne  durii  solamenle  Ire 
e  mezzo. 

II  giorno  sussegucnte  fece  ancora  altre  due  applica- 
zioni,  siniilnicntc  alle  ore  nove  del  niallino,  ed  allc  ore 
Ire  del  poinorigio,  e  Tindoinane  linalnienle  un'aUra  anco- 
ra, cosicclie  lorinano  inlutto  scl  ai)plicazioni ,  c  la  febbrc 
non  lorno  mai  piii.  L'iufermo  rcstb  ancora  oUo  giorni  al- 
rOspodale,  come  in  csperimcnlo,  durante  i  quali,  riavu- 
tosi  inlcranientc  del  morbo  palilo,  non  ne  conservava 
nemnicno  \nu  le  tracce:  —  Se  non  die  debbo  confessare 
un  niio  orrorc ,  clie  Ironcala  la  febbrc  ,  io  avrci  dovufo 
ancora  per  qualclic  giorno  rciterare  I'uso  della  corrente, 
aflin  di  jtrevenire  ogni  possibile  recidiva.  Difalto  essendo 
passali  dieci  giorni  dalla  operata  giiarigione,  e  rinfermo 
avendo  riprcso  il  servizio  delle  arnii  gli  rilorno  la  feb- 
bre.  Condollosi  allora  niiovanienle  in  Ospedale  fu  nienato 
in  allra  sala  ove  venne  trattalo  coi  melodi  ordinari,  cioe 
col  sollalo  di  cbinino. 

Dopo  ([ucslo  prinio  saggio  mi  vennero  affidati  due 
allri  inlernii  affelli  lutti  e  due  da  (piarlana,  anche  solda- 
li.  I'no  era  aninialato  da  dodici  giorni,  e  Taltro  da  di- 
ciannovc. 

Applicai  la  corrente  al  primo  sei  volte  successivamen- 
te,  cioe  due  volte  al  giorno,  nci  giorni  di  apiressia,  ed 
una  volla  prima  del  ])arossismo.  Alia  scsta  applicazione 
la  febbrc  vcniic  piii  tiirdi,  fu  assai  piii  mite  nclla  intcn- 
!^il<i.  e  pill  breve  nclla  durata.  Si  noti  pero  chc  al  se- 
condo  ciorno  essendo  il  ventre  iiinombro  da  saborre  na- 
slricbe ,  dovctti  ri|(nrgarIo  jicr  due  giorni  conseculivi.  Al 
lermine  della  scsia  applicazione  Y  inl'crnio  ncU'  anzia  di 
guarire  credette  di  accorciare  la  via  associando  all'  uso 
deU'elettricita  ,  quclla  del  solfato  .  siccbc  alia  mia  insa- 
pula  ,  prese  una  dose  di  cliiiiind  ;  al  mio  arrivo  il  mat- 
tino  ,  avendomi  egli  stesso  I'  infermo  fallo  di  cio  avver- 


-      —138  — 

tito  ,  io  sospesi  ogni  alti-a  applicazione  di  eleltricita  ,  c 
lo  abhaiulonai  ai  Dotlori  della  sala  ,  poiche  credetti  che 
anclie  una  sola  dose  di  solfato  hastava  per  annebbiarc  ogni 
specie  di  giudizio  pei  risultati  qualunque  si  fossero  slati. 
L'  altro  infermo  avcva  circa  diciotto  anni  ,  cgual- 
nicnlc  conic  dissi  affelto  da  quartana  scniplice.  Egli  era 
di  temperamcnlo  iinfalico  bilioso.  I  suoi  polsi  davano  da 
38  a  40  batUile  per  minulo.  Ouando  mi  venne  affidato 
mi  si  disse  cbe  non  vi  orano  in  Ini  conq)licanzc  di  sor- 
ta ,  siccbe  io  riposando  suUa  fedc  dci  medici  del  luogo 
comincai  ad  applicargli  la  correnle  neilo  stesso  modo  de- 
gli  altri  ;  se  non  che  non  vedendo  in  Ini  nessuna  specie 
di  reazione  suscitarsi  sotto  1'  uso  della  correnle,  che  ap- 
plicai  ancora  nclla  direzione  dell'  osso  ccrcbro-spinale  , 
e  indi  del  solo  midollo  rachidiano,  al  quarto  giorno  [tro- 
lungai  Ono  a  circa  olio  minuli  la  durata  dell' applicazio- 
ne aU'epigastrio.  Nelle  ore  del  pomeriggio  1' infermo  co- 
mincio  a  dolcrsi  di  gran  dolore  alio  stomaco,  e  di  niolla 
sete.  Tcmelli  allora  non  fosse  per  accendersi  in  lui  una 
qualche  gaslrile,  sicche  gli  feci  applicare  sei  sanguisughc 
aU'epigastrio,  Ic  quail  fecero  fluire  moltissimo  sangue. 
L'indomani  1' infermo  mi  confesso  di  aver  manciato  il  gior- 
ni  iimanzi  Ire  zuppe  e  che  da  molti  giorni  il  venire  non  fun- 
ziouava,  onde  avvedutomi  di  Icggieri  Irallarsi  di  una  indi- 
geslione,  mi  fu  meslieri  di  ripnrgarlo  per  li'c  giorni  con- 
seculivi.  Ho  crcduto  nccessario  di  far  notare  qucste  circo- 
stanze,  poiche  alto  a  sparger  luce  sopra  due  falti  il  1." 
cioe  del  ncssun' cffetto  oUcnulo  dall'azione  della  correnle 
sul  principio  della  sua  amminislrazione  ,  e  il  2."  che  non 
ostante  le  grandi  pcrdite  di  sangue ,  e  i  ripeluli  purga- 
livi ,  r  infermo  con  allrc  sei  applicazioni  della  correnle 
suUa  sola  regione  epigastrica  guari  complclamenle .  sic- 
che ,  comunque  il  numcro  lolale  dellc  applicazicuii  fossero 
slate  dodici,  pure  io  credo  di  dover  veramenle   comin- 


—  139  — 

ciarc  a  conlarc  la  prima  dal  nionicnlo  chc  il  venire  I'u 
coniplclanientc  ripurgato.  Ed  in  tal  caso  puo  considcrarsi 
clie  sei  sole  applicazioni  Lastarono  a  Ironcarc  una  feb- 
bre  quartana  cbe  conlava  gia  vcntotlo  giorni  di  data. 

Dopo  (piesto  terzo  easo  altre  cure  mi  cbianiarono 
altrove  sicche  non  potclti  j»iu  oUrc  conlinuare  le  niie  spe- 
rienze. 

Eccovi  aduncjue,  o  Signori,  i  rcsultati  dellc  mie 
poche  espcrienze  ,  i  quali  sebbenc  fossero  in  cosi  ristretlo 
nuniero  da  non  jiermellere  ancora  un  giudizio  dcllinili- 
vo ,  credo  peri)  chc  sono  incoraggianti  in  guisa  da  po- 
lere  ispirare  Cducia  in  allri  a  ripetere  gli  espcrimenti  , 
onde ,  inolliplicatc  le  osservazioni ,  sara  possibile  un  gior- 
no  di  pronunziarc  un  giudizio  piii  preciso  sopra  queslo 
nuovo  agente  terapeuUco  ,  il  (piale  io  mi  jtermetlo  di 
chianiar  nuovo  ,  poiche  mi  pare  cbe  in  quesla  malaltia 
almcno ,  non  se  ne  sia  sapulo  tirare  lutta  la  utilitii,  cd 
il  vanlaggio  di  cui  e  capace. 

Faccia  Iddio  cbe  questc  mie  parole  valgano  a  de- 
slare  nei  dolti  seguaci  di  Esculapio  cbe  professano  la  no- 
bile  arte  di  Igca,  in  quesla  classica  terra  di  Catania,  amore 
e  zelo  per  (piesta  bellissima  branca  dellc  medicbe  disci- 
pline ,  in  guisa  cbe  si  possa  avverarc  il  mio  vaticinio  cbe 
r  Italia  cbe  fu  scmpre  madrc  del  saperc ,  fu  ancbe  la 
prima  cbe  insegni)  il  vero  modo  di  curare  il  tetro  raorbo 
abilalore  dclle  Paludi  ,  e  dellc  Maremme. 


I  .'.     ,l' 


I'lrf. 


■  .(.'■i/i   -^tif  ;i.  ,■  I':'- .  M. 


Myj.-}>    jiJ'i  ■   .ij.  '''isitv-. 


■I'  •  .'     ,   'iiiii"; 


Allk 

CUM  BELLA  BLENORREA 

DEL  SACCO  LAGRIMALE 
E  DKI  Plimi  STitDJ  DELL,t  FISTOLA  L.tGRIHtLE 

MEIIOUIA 
di         ■ 

SA  HAPOLI 

lETTA  REU'ACCADEIU  GIOEnA  DI   CATiMA  KELU  SEDCTA  OBDIXAUA 
DEL   19   KOVESBBE   18o7 


Am  ICC.  TOl.  IIT.  19 


\  i:  iJl' '[ 


OlIP'." 


I 


J\  cura  ilella  listola  lagriniale  rimasc  per  lungo  tempo 
un  problema  non  bcii  risolulo  in  patologia  eslerna ,  cd 
il  nunicro  considcrevole  dei  nietodi  invcnlati  dai  differcnti 
autori,  confcrma  la  iniperfezionc  dell' arte  nostra  su  qucsto 
l>unto  di  pratica ;  ma  se  imperfelto  e  lo  slato  della  scien- 
za,  sollo  queslo  rapporlo,  imperfetlissimo  e  pur  qucllo  che 
rigiiarda  lo  slillicidio  la  hlenorrea,  I'idrope,  1  ernia  del  sac- 
co  laj;rinialc  ed  indarno  Avolio,  3Iejan,  Laforest,  e  Gensoul 
si  adoperarono  in  escogitarc  novelli  trovali  diretti  a  combat- 
tere  i  primi  sladj  dclla  fislola  lagrimale;  i  mctodi  curativi 
da  cssi  proposli  rimasoro  quasi  abbandonali,  ed  i  buoni 
jtratici  si  yidero  ridotli  in  questi  casi  a  diventare  spetla- 
lori  indifferenli  del  male,  fincbc  la  fislola  non  fosse  conipiu- 
ta,  e  gli  infernii  si  vcdevano  ridotli  a  dovcr  desiderare  il  pro- 
gresso  del  male,  ovvero  a  solloporsi  prima  del  tempo  ad 
una  operazioue,  che  desideravano  evilare,  sc  volevano  spe- 
rimenlare  rajuto  della  chirurgia  efiicacc.  In  (pioslo  slato 
Irovavasi  la  scienza  nostra  lino  all' anno  seorso,quando  per 
vedcre  da  vicino  il  progress©  dell'  arte  nostra ,  e  per  co- 


—  144  — 

nosccriie  gli  esiinii  cultori  io  mi  rccava  nei  principal!  ccn- 
tri  della  civilta  Europca. — Giunto  in  Londra  il  Professo- 
re  Rosvuiann  con  quella  i^encrosa  filantropia,  clie  lo  distin- 
gue mi  presento  i  primi  saggi  di  un  nuovo  metodo  chc 
cgli  spcrimentava  contro  la  blcnorrea  del  sacco  lagrima- 
le  ed  i  primi  stadj  della  flstola  lagrimale ,  e  sicconie 
ritrovai  in  essi  una  ulilila  positiva,  cosi  seguii  da  vicino 
i  suoi  sperinienti,  die  ripetetli  e  modilicai  in  parte  ri tomato 
in  patria;  e  quindi  su  queslo  articolo  che  ho  pcnsato  in- 
trattenervi,  giudicando,  che  non  vi  sara  discaro  esser  voi 
cortQ^i  della  vostra  attenzione  sii  di  un  punto  di  scienza, 
che  ahbisogna  degii  sforzi  riuniti  di  tulli  i  suoi  cultori. 
Per  ovviare  alia  lagrimazione  che  succede  alia  estro- 
versione  de'  punti  lagriniali  avea  immaginato  quel  valen- 
tuomo  di  spaccare  il  canalctto  lagrimale  infcriore  e  pre- 
sentare  cosi  alle  legrime  non  un  punto ,  ma  un  solco,  per 
il  quale  esse  polessero  ridursi  nel  sacco — Ora  per  questa 
via  appunto  egli  tentava  di  introdurre  un  chiodo  di  argento 
ed  ove  il  ristringiniento  del  canal  lagrimale  non  desse  adito 
al  chiodo  inciderlo  con  un  coltellino  nascosto  —  II  suo  chio- 
do poco  dissimile  da  quello  di  Scarpa  e  di  argento,  perfet- 
tamcnte  cilindrico,  che  presenta  alia  sua  parte  superiore 
un  coUo  ed  una  estremita  sottilissima ,  c  cosi  fatto  da 
potersi  ripiegare  a  seconda  del  hisogno,  la  sua  lunghezza 
e  variabile  come  quella  del  canal  nasale  sui  differenti  indi- 
vidui ,  di  tal  che,  dopo  averne  presa  esatta  misura  con 
uno  specillo  introdotto  sino  al  turbinato,  si  puo  facilmente 
tagliare  alia  lungliezza  voluta ;  la  sua  parte  superiore  sot- 
tile  quando  il  canalelto  lagrimale  si  piega  ad  angolo  retto 
si  taglia  della  lunghezza  voluta,  e  la  punta  si  ricopre  di 
cera  lacca  o  di  gutta-perca;  il  collellino  nascosto  e  una  la- 
ma della  larghezza  del  canal  nasale,  che  viene  celata  da 
un  i)ic('olo  fodoro  di  argento,  una  molla  interna  ne  spinge 
i'uori  la  punta ,  quando  si  e  giunli  sul  reslringimcnto ;  egli 


—  u:i  — 

peri)  non  cnvcva  in  quel  loni|)0  fatto  clie  Ire  soli  spcrimeii- 
ti,  c  conic  dno  orano  leccnli,  oil  il  terzo  pralico  alia  niia 
prc'senza,  cosi  non  ancora  aveva  ritralto  da  cssi  conseguenza 
alcuna.  lo  porii  fni  lieto  di  vedcre  aperla  una  niiovavia  per 
curare,  cpicllc  inr<'rniitii,  sicclie  ridottonii  in  patria  mi  dct- 
ti  a  lulluuino  a  ripelcre  i  suoi  sperinionti,  o  nol  corso 
di  (picsl'anno  ho  opcralo  ben  venii  individui  airetti  da 
LlenoiTca  del  .sacco  ,  ed  ai  piinii  sladj  dclla  fistola  la- 
grinialc  con  cpieslo  nuovo  niolodo,  ed  ho  vcduto  i  niiei 
sforzi  coronali  da  feliclssimo  successo.  —  3Ii  son  peri) 
accorto  chc  in  niolti  casi  ollre  del  restiinginienlo  esistc- 
va  lalora  la  scoverlura  dell"  osso  per  ulcera  della  mucosa, 
0  la  vera  carie  sia  sulT  l'ni;nis,  sia  nel  corso  del  canal 
nasale,  sia  sul  Inrhinalo,  alteiazioni  che  sono  il  sostrato 
ordinario  della  lisloia,  e  contro  le  quali  e  niestieri  ricor- 
rere  alia  cauleiizzazionc,  c  che  anclic  nci  casi  piii  sempli- 
ci  la  mucosa  presenla  la  vera  i|)erlrolia  dei  suoi  folli- 
coli ,  0  la  sua  grannlazione ,  alterazionc  che  non  puo 
vincerc  la  sola  prcssione  del  chiodo,  ma  che  ahhisoiina 
rimcdj  delersivi,  e  talora  anche  de'causlici — Ad  inlrodnr- 
re  la  polverc  causlica,  mi  serviva  del  porta  causlico  di 
Desmarres,  che  io  qui  vi  presenio  e  che  rieiiqiiva  di 
suhlinuito,  come  qucllo  che  in  poco  volume  racchiude 
molto  polerc  c  che  e  slato  sperimenlalo  tanto  utile  dal 
noslro  valeiile  cfdleya  Si"nor  Socrate  Polara. 

3Ii  avvidi  perit  die  spesso  la  cauterizzazione  era  in- 
completa,  c  peiche  il  canstico  veniva  coverln  dal  nuico  piii 
0  mono  concrelo  quivi  osistente.  e  percho  la  cauteriz- 
zazione si  faceva  da  iin  sol  lalo;  di  lal  che  per  ottenere  una 
cauterizzazione  circidaie  mi  era  uecessario  far  girare  il 
portacaustico  sul  proprio  asso  inentre  stava  nel  canale , 
e  (piesta  pralica  arrecavii  grave  moleslia  ai  miei  infermi  — 
Modilicai  alhira  leggormonle  (pieslo  striiniento:  feci  assot- 
ligliaro  circolarmentc  verso  la  sua  ostromila  iiifeiiore  lo 


—  146  — 

slilelto  inlcrno,  sicclic  chiusa  I'apertura  con  la  sua  punta 
bottoiiata  riniaiicssc  ad  csso  iiilorno  im  vuoto  circolare, 
aj^evol  cosa  o  di  rionipirc  con  uno  spccillo  questo  spazio 
di  siilj'imato,  e  sicconie  I'aninia  del  portacaustico  lo  riem- 
pie  affatlo,  (piando  si  spingc  lo  spccillo  inlcrno,  la  pol- 
vci'C  causlica  vicnc  spinla  da  tutli  i  lati  conic  da  uno  stan- 
tuffo,  c  dcvc  per  nccessita  caderc  sul  luogo  clic  si  vuol 
caulcrizzarc,  ovc  per  1'  uniidila  die  rilrova  essa  aderisce, 
ed  a  misura  die  dalle  lagrime  viene  disciolla,  essa  agisce 
sulle  ruscinie,  e  Ic  modilica,  per  lal  inodo,  sull'osso  sco- 
verlo  si  eccita  (juclla  salularc  irritazione  die  lo  licovre 
di  Icssulo  inodulare,  c  nei  luoglii  caiiali  si  distruggc  la 
superficie,  e  sc  nc  procura  la  covcrlura  alio  stcsso  niodo; 
il  tcssuto  inodulare  vicnc  poi  ridotto  sottile  e  levigalo  dalla 
prcssione  del  chiodo,  e  rcplicando  cost  la  cauterizzazione 
pill  0  nicno  a  scconda  del  bisogno  si  riconducono  quelle 
parli  al  loro  stato  Osiologieo. — lA'oi  abbianio  per  tal  mode 
una  novella  nianiera  di  curare  la  bicnorrea  del  sacco,  lo 
slillicidio,  Tcrnia,  c  I'idropc  del  sacco  lagrinialc,  al  quale 
uielodo  abbianio  conservalo  il  nonie  del  suo  prinio  inven- 
torc  Uosvniann,  e  che  io  (jui  concisanienle  vi  esporro. — 
Dalo  adun(pie  un  caso  di  bicnorrea  del  sacco  di  slillicidio, 
di  crnia,  o  di  idrope  del  sacco  lagrinialc,  io  opero  nel 
scqucnlc  niodo.  — Con  un  soltilissinio  spccillo  di  argenlo, 
0  con  la  parle  su[)eriorc  del  cliiodcllo  di  Rosvmann  io  pe- 
nclro  nel  |)unto  lagrinialc  inferiorc,  e  quindi  ncl  sacco  la- 
grinialc.—  Su  di  qucslo  inlrodnco  un  coltellino  da  cate- 
ralla,  che  spingo  sin  nel  sacco  lagrinialc,  resta  cosi  in- 
lerainente  spaccalo  lullo  il  cannlcllo  lagriniale ,  e  mi  si 
prcsenta  una  larga  via  per  isludiare  allcnlanicnle  le  niol- 
liplici  allerazioni  che  producono  le  sudclte  inferinila.  A 
tal'uoiio  mi  valgo  di  uno  spccillo  di  balena,  o  di  uno  co- 
nico  di  argculo,  ed  esploro  Ic  parli  scnza  Iroppo  sforzar- 
le.  Aoi  casi  piii  scniplici  di  slillicidio  penclro  senza  dif- 


—  Ul  — 

ficolla  sino  ncl  canalc  nasale,  replico  qucslo  calctcrismo  per 
qualclic  i^iorno,  e  poi  siliio  il  chiodctlo  iiclla  maiiicra  dc- 
scrilta  piu  sopra,  clic  ogni  niallina  es!ranf;o,  lipiilisco,  e 
ripongo  in  silo.  —  In  mi  nicravigliava  iiei  priiiii  lompi  del 
poco  fastidio  chc  arrcia  agii  iiironni  la  piinla  su])oriorc 
del  chiodo,  la  quale  lalora  si  perviene  a  siluare  nel  canale 
inciso,  c  tal'allra  volta  riinane  nel  cul  di  sacco  laoriniale 
mferiore,  ma  rilletlcndo  jioscia  ,  come  la  paljjcljra  infe- 
riore  essendo  jtriva  di  movimento,  mi  avvidi,  come  manca 
lo  stropiccio,  il  quale  solo  sarchhc  capace  di  arrecare 
moleslia,  poiclie  ad  un  lorpo  sotlile  e  levigalo  the  non 
soffre  movimenlo  alcuno  ,  ogni  moeciosa  si  abilua  senza 
risentirne  irritazione  alcuna.  Ed  in  tali  casi  dopo  due,  o 
tre  settiniane  1'  inl'ermo  e  comi)iulanicnle  risanato.  JVella 
blenorrea  per  conlrario  e  nccessario  tenere  il  chiodo  piu 
a  lungo  e  replicare  la  cauterizzazione  per  due  o  Ire  volte. 
IVei  casi  di  restringimenlo  del  canale  ,  di  scovcrtura  di 
osso,  0  di  carie,  die  sono  la  forma  anatomica  patologica 
deir  ernia,  e  dell"  idrope  del  sacco  lagrimale  ed  in  qual- 
che  case  anchc  dclla  hlenorrea  istessa  —  convienc  prima 
dclla  introduzione  del  chiodo  —  inciderc  il  restriniiimento 
e  cauterizzarlo,  e  replicare  queste  due  operazioni,  ovvero 
una  sola  secondo  il  hisogno  ,  lino  a  tanto  che  lo  spe- 
cillo  esploralore  polra  assicurare  essere  tutte  Ic  parti 
I'icondotte  alio  stato  fisiologico.  — E  questa  pero  un'o- 
pera  non  di  sellimane,  ma  di  mcsi,  e  deve  essa  essere 
accom])agnata  da  una  cura  generale  diatesica,  sulla  quale 
e  inutile  die  io  mi  intratlenga. — Posso  peri)  garenlirvi 
che  in  tutti  i  casi  io  ho  ottenuto  la  cuariiiione,  ma  non 
oso  ancora  trarre  consequenze  positive,  peiclie  sono  tul- 
tora  questi  infermi  per  la  raaggior  parte  sotto  la  mia 
osservazione  per  vcderc  sc  si  presentasse  la  recidiva  . 
essendo  questo  il  grande  ostacolo  alia  cura  coniplela  di 
questi  morbi. 


—  148  — 

IVella  maggior  parte  tli  questi  infcrmi  il  canaletto 
lagi'imalc  si  rimasc  aperto  ,  e  sono  a  credere  die  tale 
si  serl)era  iii  avvcnire;  esso  pero  non  arreca  fastiJio  ve- 
riino  alio  assorl)imento  dellc  lagrinie,  ed  anzi  e  sempre 
una  larga  via  per  la  esplorazioiie  in  caso  di  recidiva. 

In  pochi  casi  il  canalello  si  e  richiuso  ed  il  punlo 
lagrimale  si  e  perfetlanicnte  ricostituito.  Ma  qui  io  mi 
fermero  poiche  io  ho  inlenzione  di  pubblicare  tutte  que- 
ste  osservazioni  estesaniente,  quando  dope  il  volgere  di 
niolli  niesi ,  mi  sara  dato  Irarre  delle  consequenze  pra- 
ticlie  con  qualche  fondamcnlo  posilivo.  Mi  place  intanto 
aver  posto  innanzi  agli  occlii  voslri  un  nuovo  metodo 
operativo  ,  die  non  arreca  sfregio  veriino  ,  e  trae  seco 
poca  moleslia  ,  e  prescnta  un'  altra  via  per  la  quale  si 
potra  forse  un  giorno  curare  quelle  infermita  die  si  ren- 
devano  altra  volta  ribelli  a  tulli  i  melodi  curativi  esistenti. 
Io  altro  non  ehbi  in  animo,  die  di  presentarvi  un'  altra 
via  alio  spcrimento  che  fu  in  ogni  tempo  sempre  nel- 
I'arte  nostra  difficilissimo. 

Catania  19  novemhre  18S7.     '  ;     ,,  ;    -■.  '. 


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PKOl  OINDAJIEIVTO  DEL  SIOLO 


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CE!WO 


DEL  PROF.  CARLO  GEMMELLARO 


LETTO  HELL'ACCADEUU  GIOEKIA  DI   CATANIA  KELU   SEDCTA  OBOIKABIA 
DEI   19  KOVEMBBE   18S7 


ATTI  ACC.   ?0l.   XIV. 


20 


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E'fenomcni  vulcanici  dcU'Efna  noi  non  vediamo  die 
quanlo  aircslcrno  essi  appalcsano;  di  quel  die  accade 
nelle  viscere  della  monlagna  I'idea  die  possianio  formarci 
non  e  appoggiala  die  a  sole  probabilita.  Eppure  scnza 
di  queslc  non  si  sarebhe  poluto  mai  giungcre  a  dare  spie- 
ganiento  di  que'fenomeni ,  die  raisleriosi  apparivano  da 
principio ,  c  die  in  oggi  come  effetto  naturale  di  cono- 
sdule  cause  si  ristuardano.  Lo  scuotimento  della  terra 
che  allornia  il  vulcano :  Ic  colonne  di  denso  vorticoso  fu- 
nio  carico  di  arene  :  gT  infocali  raateriali  spinti  a  gran- 
de  altezza ,  accompagnati  da  spaventcvoli  delonazioni :  i 
fianclii  del  nionle  che  si  aprono  per  dar  uscita  ad  info- 
cato  torrenle  di  liquida  lapidea  materia,  furono  per  molto 
tempo  fenomeni  stupendi  ,  e  stiniati  incsplicabili ,  Gnche 
non  si  giunse  ad  ammellore  un  acceso  fucolare  ne'pro- 
fondi  strati  della  scorza  tcrrcslrc ;  nel  quale  grande  parte 
prcndcvano  il  vapore  ed  altrc  sostanzc  gassose;  di  mo- 
do  che  la  probabilita  divennc  certezza  :  e  nelle  ordina- 


—  152  — 

ric  cruzioni  dell' Etna  le  altuali  osservazioni  e  lo  studio 
dc'naturalisti  non  sono  diretti  clic  ad  indagare  i  fenomeni 
de'fcnomeni ;  e  se  inai  ([ualche  nuova  forma  di  azione  vul- 
canica  il  nostro  Etna  ci  presenta,  non  si  tarda  a  ricor- 
rcre  allc  probabilita,  per  darne  spicganiento,  aspettando 
clic  un  giorno  divenissero  certczza.  E  per  lo  a])punto  un 
nuovo  fenonieno  e  accaduto ,  non  ha  guari ,  che  ha  ri- 
chianialo  la  nostra  attenzionc,  c  ci  porta  a  tcnerne  bre- 
ve raflfionamenlo. 

Ecco  quanlo  ne'pubblici  fogli  ne  disse,  il  primo,  un 
diligente,  quanto  chiaro  scriltore  noslro   socio  : 

«  II  giorno  di  jeri  (6  corrcnte  scttcnd)re)  con  uno 
de'suoi  esleniporanei  fenomeni,  I'Etna  ci  ha  ricordato,  che 
in  sua  vecchiezza  e  sempre  vivo  ed  indomito.  Verso  Ic 
ore  18  del  di ,  mentre  tutto  slava  in  picna  tranquillila, 
fu  da  parecchi  udita  una  detonazione  cupa  e  prolungata, 
contemporancamente,  fu  veduta  cmergere  dal  Cratere  del- 
I'Elna  grandc  e  vorticosa  colonna  di  denso  fumo  la  quale 
abbassando  per  la  direzione  del  Pisano,  venne  a  volgcrsi 
sopra  Aci-Reale,  ripiegandosi  a  libeccio.  Questo  fenonie- 
no fu  accorto  da  pochi  individui  :  i  piii  videro  soltanto 
in  acre  le  agglomerate  nubi,  e  le  riguardarono  come  pre- 
ludio  di  prossima  pioggia,  o  minaccia  di  temula  gragnuola. 
'  Scorsi  poi  pochi  minuli,  comincio  a  versarsi  improv- 
visamentc  sopra  Aci-Ileale  una  larga  pioggia  di  polveriz- 
zate  scorie,  eruttate  daU'immenso  vulcano  ». 

«  Quesla  pioggia  duro  presso  a  quindici  minuti,  e 
fu  tale  che  di  quelle  si  coprirono  i  pavimenti  delle  stra- 
de,  i  tetti  delle  case  ,  e  i  cortili.  I  granelli  furono  ge- 
neralmente  della  mole  della  grossa  polverc  di  sparo ;  e 
I'aere  ne  venne  irapregnato  di  un  odore  di  zolfo.  Si  pro- 
vide che  le  polverizzate  scorie  avrcbbero  dovuto  essere 
di  ben'altra  mole  nelle  regioni  piii  alte,  e  alle  falde  del 
montc ;  come  pavimenti  in  quelle  contrade  ,  ove  la  cor- 


—  133  — 

rente  del  venlo  avcsse  esercitato  diroltamente  la  sua  pos- 
sa.  Infalli  coiironnava  la  con"clliira,  Sla  niaiic  sono  stall 
porlali  in  cilia,  da  vaiic  conlradc,  aicuni  piccoli  mucchi 
dclle  scoiio  siiugnose  ivi  cadulc  dalia  luibinosa  c  sonanle 
nubc.  Alcune  di  quelle  della  conlrada  Pisano  e  Carico  so- 
no della  grossezza  della  ])ol|ia  di  un  niandorlo  (presso  14 
i^ranclli ) ,  allrc  nicno  ;  (|ueile  piovule  nella  conlrada  S. 
Antonio  e  Lincra,  presenlano  il  volume  di  un  cece;  quelle 
in  conlrada  S.   Tecla  sono  di  minor  mole  ». 

«  Vario  e  il  colore  dclle  cennale  scorie  spugnose 
e  delle  arcnc.  Cenei'icce  la  maggior  parte  deU'esterno,  e 
ncre  poi  alcune  nello  inlerno  ;  hiancliiccie  altre  si  all'  in- 
terno  die  aU'esterno.  L' odore  confernia  la  prescnza  del- 
lo  zolfo ;  insipide  al  palato ;  immerse  nell'  acido  solfori- 
co  non  si  e  oltenuta  nessuna  soluzione ,  cadute  sul  bu- 
calo  vi  ban  prodollo  delle  maccbie  neraslre  dilBcili  a  sgom- 
brarsi  ». 

«  Si  vuole,  avere  alcuno  in  quesla  nolle  osservato 
rosseggiante  I'aere  inlorno  al  Cratere.  Cio,  puo  esser  ve- 
ro.  Scnza  fnndamento  sin'ora  e  pero  la  voce  di  clii  buc- 
cina  avvenula  un  qualcbe  nuova  aperlura  nella  parte  oc- 
cidentalc  dell' alto  del  nionte  ,  e  vuol  regalarci  con  una 
novella  cruzione.  Nulla  c' induce  a  dovervi  preslar  cre- 
denza  (1). 

Aci-Beule  7  seltembrc  1837. 

JlAnuso  Grassi 

II  niio  caro  fralello  D/  Giuseppe  riemmollaro,  cui 
mi  diressi  per  conoscere  quanlo  era  accaduto  nel  Crate- 
re  mi  scrissc  cbe  «  ncl  dopopranzo  del  giorno  0  settem- 
bre  il  fondo  del  gran  bacino  del  Cratere   dell'  Etna  con 

(1)  Dal  Giornalc  di  Catauia  ,  anno  nono  ,  inercoledi  9  Sc».  1837 , 
num.  97. 


—  134  — 

tulti  i  piccoli  coni  del  1804,  1832,  c  1838,  profondo 
nel  vasto  baratro  dclia  gola  del  vulcano,  con  parte  dei 
raargini  supcriori :  e  vi  precipitarono  pure  le  cresle  dcllo 
aiilico  bkorne ,  in  modo  che  il  Cralere  non  e  clie  una 
sola  vastissima  gola,  d'inimcnsa  profondita.  L'aria  com- 
prcssa  dalla  mole  e  volume  dell'  avvallato  materiale ,  ac- 
crescendo  la  forza  della  sua  claslicita,  no  respinsc  in  alto 
la  parte  piii  sciolla  e  stritolala,  e  la  rigclto  a  guisa  di 
dcnso  fumo,  fnori  del  Cratere,  d'onde  fu  dal  vento  di  0. 
]\.  0.  spinta  sulla  opposla  plaga  del  monle  sino  al  ma- 
re di  Aci,  in  forma  di  scoriette  e  di  ininuta  arena  hian- 
cliiccia.  Nclla  sera  e  nclla  notte  ,  spirando  la  tramonta- 
na,  quesla  ultima  arena,  ma  ridotta  a  sottilissima  polve- 
re,  fu  versala  nella  parte  di  mezzogiorno  del  cono  del 
Cralcrc,  sino  a  buon  tratlo  nel  piano  del  Imjo ,  ed  in 
tanla  quantita  da  riempire  i  vani  della  scabra  superQcie 
dcllasprissima  lava  del  1787,  frapposta  fra  la  casa  in- 
(jlese  e  la  base  del  suddetlo  cono  ». 

«  II  cupo  e  lerribile  fragore  di  quella  rovina,  fu  in- 
teso  per  tutti  i  dintorni  dell'  Etna ;  e  lo  scuotimento  del 
suolo  fu  laic  che  la  cam  inglese  ne  resto  conquassata 
in  modo  da  minacciar  tolale  rovina,  se  non  si  occorre  con 
])ronto  riparo  ». 

((  Due  giorni  dopo  si  novo,  quella  specie  di  cene- 
re  bianchiccia,  bagnala  a  segno  da  formare  una  melma; 
e  questa  ne' giorni  seguenli  divenne  secca,  e  separavasi 
rappresa  in  grossi  lastroni ,  come  una  roccia  di  marne. 
II  materiale  di  grosse  masse  e  di  scoric,  venne  rigettato 
in  massima  parte  verso  il  margine  di  tramontana  del  Cra- 
lere, che  era  in  prima  il  piii  basso  ,  ed  oggi  c  presso 
che  a  livello  del  resto  del  semicerchio  di  Icvantc,  il  quale 
e  molto  abbassato  di  quanto  era  prima ;  come  polete  ad 
occhio  nudo  osservare  anchc  da  Catania   ». 

((  Alcuni  viasfoiatori  che  salirono  sino  al  sonimo  ver- 


—  153  — 

lice,  confcrmarono  la  vaslila  deH'  imita  gola  del  vulcano; 
ed  in  quaiilo  alia  sua  prorondila  asseriscono  che  avendo 
rotolato  ii;rossc  masse  in  quel  haralrn  non  j)olerono  udire 
alcun  suono,  clic  indicasse  esser  polule  aircslarc  w. 

Son  quesli,  in  succinlo,  i  parlicolari  del  fenomeno 
che  r  Etna  ci  ha  in  sellenihre  prcscnlalo. 

Volcndo  ragionarvi  sopra,  e  tenlar  di  darne  una  sod- 
disfacenle  spiegazione ,  dobbianio  ricliianiarti  alia  niente 
taluni  dali  sulla  struUura  del  corpo  di  qiiesla  colossale 
vukanica  nionlagna,  e  su  qiianlo  avvienc  in  essa  nel  tem- 
po delle  laterali  cruzioni,  accio  abbia  il  ragionamenlo  delle 
solide  basi,  e  non  prender  Taspello  di  mera  ipolesi. 

Gli  alvei  de'  profondi  torrcnti,  nclia  plaga  oricntale 
dell'Etna:  il  balzo  della  Scala  di  Aci  e  di'^S/'  Tecia : 
la  Valle  di  Catania :  il  balzo  del  Tiifonlictlo,  che  si  pos- 
sono  ri"uardarc  come  natiirali  sezioni  della  niassa  del- 
r  Etna,  non  presenlano  che  correnli  di  lave  sojira  lave; 
IVa  Ic  (jiiali  s'  interpongono  slinli  di  materie  sciolte,  che 
occuj)ano  la  siiperhcie,  cd  i  vani  ,  che  csislono  fra  una 
lava  e  Taltra;  ed  ove  questi  niateriali  mancano  ivi,  era 
grotte,  ora  Innghe  galleric  ora  infossanicnli  di  ogni  ma- 
niera  si  osservano.  In  allri  luoghi ,  poi  ,  le  grotte  c  Ic 
sotterranee  cavcrne  sono  di  una  larghezza  e  lunghezza 
straordinaria.  Le  (jrotlc  del  (jdo  nel  dorso  occidentale 
della  monlagua  :  quelle  della  neve  presso  la  Calvarina  : 
la  fossa  delle  colombe  dielro  i  Montirossi :  quell'  altra 
presso  Torre  di  (jrif'o,  e  tanle  e  tanle  altre,  tiilte  con- 
corrono  a  ))rovare  che  il  corpo  dell'  Etna  e  formalo  di 
addossati  strati  di  lave,  di  vani  cavernosi  e  di  solterra- 
nee  galleric.  IVe  puo  esser  diversa  la  strullnra  di  una 
montagna,  che  si  e  clevata  a  tanta  allezza ,  ed  ha  lanlo 
accresciulo  la  sua  mole,  a  via  di  sovrapporre  lave  sopra 
lave  ;  cib  importa  tuniche  d'irregolarissima  superficie,  so- 


—  136  — 

pra  altrc  piene  di  elcvazioni  e  di  avvallamenti ;  qiiali  so- 
no  le  lave  die  da  pertulto  si  osservano. 

Per  mezzo  di  qiiesle  gallerie  si  fanno  strada  le  la- 
terali  eruzioni,  come  si  e  dovulo  ripetere  da  noi  piii  di 
una  volta,  c  come  con  evidcnti  prove  si  e  dimoslralo. 

Tale  cssendo  la  struUura  della  raassa  dell' Etna,  dalla 
sua  base  sino  alia  cima ,  se  logli  V  ultimo  cono  formate 
inlieramente  di  materiali  rigettati  dalla  gola  del  Vulca- 
no,  come  lo  sono  eziandio  i  coui  tutti  dellc  eruzioni  la- 
lerali,  e  facile  il  comprendere  die  profondamenli  di  suolo 
possouo  facilmente  avvenire  ove  una  causa  qualunque  ha 
potuto  far  mancare  i  sostegni  delle  volte  sotterrance. 

Ne  sono  rari  nell'  Etna  questi  avvallamcnli  ;  questi 
abbassamenti  di  suolo.  IVon  e  la  prima  volta  che  mi  e 
toccato  far  menzione  di  quello  die  avvenne  nel  i792,  nel 
piano  del  Liujo,  quando  durante  la  eruzionc  di  quell' an- 
no, parte  del  piano  suddetto  abbasso  per  200  piedi  circa, 
formando  un'  ampia  pozzanghera  di  presso  ad  un  quarto 
di  migiio  di  circonferenza ;  ne  altro  die  un  simile  abbas- 
samento  formar  poteva  la  grandiosa  valle  di  Calanna,  an- 
cb'  essa  di  forma  circolare,  e  soltanto  aperta  ad  oriente, 
per  un  quinto  di  sua  circonferenza,  e  la  stessa  Immensa 
valle  del  Bove  abbiamo  sostenuto  aver  avuto  origine  da 
causa  simile,  piii  che  da  prelesi  sollevamcnti. 

Se  facile  e  dnnque  questo  fenomeno  ove  la  struttu- 
ra  del  suolo  puo  permelterlo ;  piii  facile- esser  debbe  un 
profondamento  ove  esiste  una  gola  d'  immenso  baratro, 
Neir  Etna  slesso,  infatti ,  a' tempi  di  Seneca,  nel  1179, 
nel  1329,  nel  1444- ,  e  poi  nel  1GC9,  I'intiero  cono 
del  gran  Cratere  precipiti)  dentro  la  gola  del  vulcano; 
il  quale  poscia  a  via  di  rigettati  materiali  lo  rifcce  ; 
sebbene  di  mole  minore  ;  come  si  vede  dagli  orli ,  an- 
cor  manifesli ,    dalla  base   di  quello  antico ,  che  intorno 


—  137  — 

air  attualc  possono  acconi|tai>narsi  girandovi  sopra;  e  nel 
181  (»,  jiarlc  del  foiido  del  Cialcrc,  inahhisso  nella  vasta 
gola  del  vulcano. 

Vediamo  se  si  puo  conccpire  come  possa  offelluirsi 
qneslo  fenomcno,  il  (pial(» ,  pcrclir  avvonisse  in  cU'elto  , 
bisogna  siipporrc  ii  I'ondo  del  craleie  noii  altro  esserc 
stato  che  la  parle  siiperiore  di  una  volta,  aperta  soUanlo 
air  oi'ilizio  della  gola,  o  canale  vulcanico;  conic  la  volta 
di  una  nostra  arliliciale  cislerna. 

In  canale,  henclie  non  fosse  perfeltamente  cilindrico 
ed  avesse  delle  sinuosita  c  degii  strangolamenti  nel  sue 
corso,  non  lascia  pero  di  avcre  un  continuato  parete;  ed 
una  grande  elargazione  non  puo  in  esso  vciificarsi  sen- 
za  che  venisse  meno  parte  dello  stesso  parete  ;  e  se  que- 
sla  elargazione  non  conlinna  sino  all'  aportura  del  canale, 
raa,  invece,  dopo  una  data  altezza  torna  a  restringersi,  al- 
lora  si  che  puo  forniarsi  una  volta  come  quella  di  una 
cislerna  ;  e  quando  qucsla  venisse  a  cadere,  allora  cerla- 
menle  trarrebhe  seco  quando  vi  slii  di  sopra,  tale  esscr 
doveva  ii  caso  nell' Etna,  lanto  nel  lllJI,  1329,  1444 
e  nel  IGCfl,  quando  nel  recente  avvenimcnlo. 

3[a  in  quelle,  jxtlrelibe  dirsi  che  esistendo  in  alto 
una  eruzionc,  la  quale  sviscerava  imnienso  nialeriale  un 
gran  vuolo  era  facile,  che  si  forniasse  verso  le  fauci  del 
vulcano  ;  ma  nel  caso  alluale  nessuna  eruzionc  ha  avuto 
luogo  ;  c  dal  l.S.'ii  sin'  oggi  1'  Etna  e  stato  in  perfetto  si- 
lenzio.  (lio  non  impedisce  che  si  possa  verilicarc  il  feno- 
mcno ;  imperocche  dopo  la  eruzionc  appunto  del  1852 
poteva  cominciarc  gradalamenle,  quello  che  di  un  colpo, 
forse ,  avvenne  nelle  cilate  eruzioni  ,  vale  a  dire  la  frana 
de'pareli  del  canale  e  la  caduta  della  volta  che  sosteneva 
il  fondo  del  Cratere.  La  strutlura  a  strati  di  lave  del  no- 
stro  vulcano,  puo  agcvolare  la  frana  di  queste  lave,  lutlc 

4TTI   ACC.   vol.   XIV.  2! 


—  158  — 

le  voile  clic  manca  loro  un  sostcgno  ;  c  talc  sostegno  man- 
cava  realiii(!nle  dielro  il  formato  lateral  canalc,  del  quale 
si  fe  strada  la  ceiiiiala  ullima  cruzione.  Cadeudo,  duuque, 
il  priino  slralo  di  lava,  la  quale,  lulti  sappiamo,  che  non 
forma  mai  una  luassa  seguila  c  eonlinua ,  se  non  nello 
slalo  di  liquldila  ,  nia  clie  si  rap[)iglia  raffrcddandosi  in 
masse  se[)arale,  faceva  con  la  sua  caduta  mancar  la  ba- 
se al  sopraslanle  strato  di  allra  lava,  c  cosi  di  uno  al- 
rnllro  succcdendo  le  franc,  sia  da  un  sol  lianco  sia  da 
tutlo  inlorno  il  parete  della  gola  si  giungeva  grado  gra- 
do  Gnalmente  a  lasciar  sospcsa  un'anipia  voUa,  che  so- 
steneva  il  fondo  del  Cratere;  finclic  per  una  facilissima 
causa  di  scuolimento  di  suolo  non  fosse  caduta  in  rovi- 
na,  ed  inabhissala  ncl  baratro  del  magno  vulcano. 

Alia  caduta  del  primo  slrato  di  lava,  in  tenq)o  della 
eruzioue  poteva  ancbe  conlribuire  1'  intenso  calore  della 
fusa  corrente  die  veniva  daila  gola  del  vulcano  e  s'  in- 
troduceva  nella  lateral  galleria;  calore  capace  se  non  di 
fondere  quello  slralo,  di  scollarlo ,  al  ccrlo ,  di  ridurlo 
in  pezzi ,  e  mescolarlo  alia  rovente  massa.  Ma  o  dalla 
aperla  lalerale  galleria  prodotta  la  caduta  del  primo  slralo 
dclle  lave,  che  soslenevano  il  reslo  del  cono  dell' Etna,  o 
daireffello  dell'intcnsissimo  calore,  baslava  quesla  prima 
niancanza  di  sostegno ,  |)er  produrre  la  susseguente  ca- 
duta degii  allri  slrali,  lino  a  quella  della  volla  che  so- 
steneva  il  Cratere, 

A  me  sembra  cosi  facile  a  concepirsi  questo  feno- 
mcno,  che  sarei  forse  incolpalo  di  supcrfluila,  se  piii  vo- 
lessi  inlrattcncrvi,  socii  ornalissimi,  sull'assunto. 

Per  quel  che  riguarda  il  malerialc  riggcttato,  esso 
non  e  che  quello  slesso  che  formava  il  fondo  del  Crate- 
re, i  coni  di  eruzioue,  le  lave  e  lullo  Timmenso  cumulo 
dclle  scoric,  delle  arene  e  delle  ceneri  che  vi  slava  so- 


—  ISO  — 

]»ra ;   il  tiillo   imhcvulo  di  acido  idroclorico  e  solforico , 
di  zoll'o  c  ileir  clllurosccnzc  di  vari  alliimi  c  di  sclenilc. 

La  parte  piii  niinula  pero,  la  quale  e  venuta  I'ulli- 
nia  a  cadore  sidia  plaga  iiieridionale  del  coiio  del  cra- 
Icre.  e  park'  del  piana  del  laijn  ,  e  slata  della  slessa 
(pialila  di  (piella  eriillala  nel  1822  e  poi  iiel  lenipo  della 
criizione  del  1852.  La  prima  si  trovo  bagnala  e  fango- 
sa,  ma  nel  discecamenlo  non  eonservava  molla  lenacila, 
e  racilmenle  lornava  ad  esser  polvere.  iNon  cosi  la  secon- 
da,  elie  aseiiigala  una  volla  prendeva  una  solidila  i)res- 
soehe  lapidea;  e  (piesia  nllinia  eadula  le  rassoniiglia  niol- 
to,  nel  colore,   nella  linezza,  e  nella  lenacila. 

La  composizioiic  (pialilaliva  di  quesla  differiscc  an- 
che  poco  da  quella  del  I8.")2;  si  riduce  a  silice ,  allu- 
mina  polassa,  soda  e  qualchc  Iraecia  di  ferro  c  di  calce 
solfala :  (piesla  soslanza  era  piii  alihondanle  in  quella  del 
18j2,  c  non  era  percetliltile  nell' allra  del  1822. 

Se  la  reazione  dell' aria,  comj)ressa  dal  malerlale 
inabljissalo  ,  produsse  il  rigellamenlo  dcUe  masse  delle 
scorie  di  graduale  grandezza  e  la  niinula  arena,  la  parle 
pill  soltile  peri)  cadnia  nella  nolle,  e  Itagnala  in  segui- 
to,  dovelle  essere  sjiinta  dalla  lorza  dc'fluidi  elastici,  die 
di  conlinuo  esalano  dalla  gola  dellKlna;  essa  inl'alli  coni- 
parvc  dope  la  grande  esplosione  ,  e  conlinuo  a  cadere 
per  lulla  la  nolle  del  6  selteinbre,  e  per  luUo  il  gior- 
no  appresso. 

La  massa  e  la  forma  dellullinio  cono  e  cangiala  non 
poco.  Tullo  il  margine  di  niezzogiorno  e  di  Iramnnlana 
e  screpolalo  ;  e  dalla  parle  inlerna,  ollre  la  |)rima  frana 
di  non  indill'erenle  parle  depareli,  nc  va  soflrendo  dellc 
parziali ;  cd  e  pericoloso  il  ferniarvisi  sopra ,  poleudo  fa- 
cilmente  qualun(pie  mininio  peso  ])rodurre  una  frana. 
Dalla  parle  di  levanle  c  assai  piii  abbassalo. 


—  160  — 

Orrido  e  spaventevole  e  il  prospetto  deU'interno 
del  Craterc,  divenuto  un  vastissimo  pozzo,  e  di  una  pro- 
fondlta  a  perdita  di  vista  ;  e  sc  nuovi  materiali  noii  vcr- 
ranno  eruttati  a  risarcire  quanto  manca  in  quell'  ultimo 
cono,  non  passera  forsc  guari,  che  profondera  anch'cs- 
so  ,  come  nel  1179,  nel  1329,  nel  1444  e  nel  1669; 
e  sara  diminuita  di  1000  piedi  incirca  1'  altezza  del- 
I'Etna. 


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SOPRA  UNA  NUOVA  FORMA 


DI 


GHIUSURA  FERMANENTE  BELLA  BOGGA 

^  ■         •  -  -. 

OSSERVAZIOXI  I'RATICHE 

DI  ^ 


ITTI   *CC.   TOl.   IIV.  22 


1  EnERK  nil  iioiiio  (livcnulo  in.iljilo  a  poler  pailare ,  ve- 
derlo  slonlalissiiiianionlc  i'es|iiiare  e  morirc  leiitanientc 
d'  iiiedia  ,  pcrche  la  Lucca  lolalniculc  e  sonipro  si  era 
chiusa  ,  e  al  ccm'Io  uno  spetlacolo  conipassioncvolc  pur 
troppo.  Yodcrlo  poi  dalla  niano  dell'  uonio  iTStiliiilo  alia 
libera  kxpiela,  alia  resjiirazione  libera  e  alia  libera  nia- 
sticazione,  vederlo  in  sdiniiia  rilonialo  all'  uso  della  bocca, 
come  nello  slalo  iiormale,  e  per  Icrmo  una  sorprcsa  de- 
gna  del  lilosol'o  ,  die  nnia  1'  unianila  c  cbc  apprezza  il 
vero  scopO;,  cui  sopralullo  niirar  deggiono  i  travagli  dello 
scienziato;  cioe:  lo  incremento  del  bene  individualc  degli 
nomini. 

Or  si  e  di  sillalla  malallia  c  della  sua  ^iiarinione 
die  Oiiiii  mi  i'o  ad  inlralleiiorvi  diiarissiiiii  Accadeniici  ; 
e  conicche  la  forma  ])alologica  dell"  alterazione  dci  les- 
suti,  die  diede  origine  alia  ceniinta  lolale  e  pcrmanentc 
duusura  della  bocca  siiiora,  a  (piaulo  io  nc  sappia,  non 
e  rapporlala  tra  i  vizii  actpiisili  della  oennala  cavila,  cosl 


—  164  — 

a  dare  niioHor  ordine  al  mio  lavoro  lo  dividero  In  due 
parti;  ed  es])orr6  iiclla  prima  le  osservazioni,  ed  i  ragio- 
iiaineiiU  palologici  cliologici  e  torapeiilico-cliiriirgici  ncUa 
seconda. 

PHLIIA  PARTE 

OssEitv.  1.'  Giuseppe  Lojacono  da  Siracusa  doiiii- 
ciliato  in  IVoto  ,  dcU'ela  di  anni  .")2  circa  ,  fu  animcsso 
alia  clinica  chirurgica  di  quesla  R.  Universila  11  di  10 
di  marzo  18jo  ,  avente  la  bocca  totalmente  chiusa  con 
la  impossibilila  a  poler  pronunziare  parola,  e  a  poter  im- 
niettere  nella  cavita  Ic  sostanze  aliinenlari,  mono  di  po- 
che  e  fluide  ,  die  vi  facea  |)enelrare  per  mezzo  di  an 
foro  Ira  le  mole,  prodotto  dalla  niaiicanza  della  seconda 
niola,  e  die  con  diflicolta  deglutiva;  anzi  parte  di  esse 
veniva  fuori  pelle  narici.  Oltre  a  cio  egli  era  gracile  , 
consunto,  con  febbre  lenta  e  continua ,  sudore  inattutino 
profuso,  afonia,  tosse  secca  e  frequente  e  diflicolta  som- 
raa  alia  respirazione. 

La  di  lui  mogiie  e  lo  stesso  infermo  ,  per  quanto 
pote,  fecero  conoscere  die  alquanti  anni  pria  di  ammo- 
gliarsi  era  stato  alTetto  da  nialallie  sililliliche  di  varie 
forme,  che  guarirono  sotto  cure  locali  solainente,  e  die  il 
comincianiento  della  cennata  nialaltia  alia  hocca  datava 
da  due  anni  circa  addietro;  a  qual'  epoca  gli  sopravven- 
ne  risentila  flogosi  al  dietro  bocca  e  a  tulta  la  faccia 
interna  della  guancia  sinistra  ,  die  non  tardo  niolto  ad 
esser  seguita  da  ulceri  all'  istmo  delle  fauci ;  le  quali 
eslendendosi  aveano  attaccato  le  fosse  nusali.  In  seguilo 
a  diverse  cure  locali  e  cenerali  la  llo"osi  alio  interno  della 
guancKi  era  venuta  nicno;  nia  gradatamente  i  tessuti  di 
cssa  si  crano  ingrossati  ed  induriti  e  la  bocca  si  era 
diiusa.  K  nialgrado  altri  mezzi  terapeutici  posti  in  uso, 


—  ir.'j  — 

jinco  pop  consi|;li()  di  iiicdici  cslcri  ;irriv;ili  ,i  Sir.noiisn  a 
l)(»r(lo  (li  liiisliiiieiili  da  i;iieri'a,  la  cavila  aiizidi'lla  si  era 
scrrala;  cd  crano  Irascorsi  quasi  due  aniii  da  cIk!  i'inrcriiio 
gciuca  sollo  lo  (•(mscjiucnzi;  di  laic  rliiiisura  cumidcta  (I). 

Esploralo  ii  vcslibolu  si  osscrvo  ,  die  a  dcsira  il 
dito  rs|d!)ial()rc  |)(doa  i>ercorrere,  come  iiello  slalo  nor- 
male  ,  Ira  la  i;iiaiicia  e  le  mole  ,  sine  all'  aiigolo  delle 
mascelle.  A  siiiislra  pero  noii  polea  ollrepassare  a!  di 
la  dclla  I'oniiriissiira  delle  lahhra  ;  allesuelie  era  tah;  o 
taiilo  lo  iii^rossaineiilo  ,  In  iiidiirimenlo  e  la  coarlazione 
(lei  lessuli  inlei'iii  della  i^iiaiieia,  da  iioii  lasciare  spazio 
veiiiiio;  ma  all"  esleriio  della  slessa  iiuaiieia,  ossia  nella 
iaccia.   iioii  si  osservava  veruna  allerazione. 

A  vista  di  cio  coiicepila  aveiido  I" idea,  tlie  silTalto 
slato  paloloj^ieo  esser  |)olea  la  causa  die  lenea  immohili 
c  come  indiriiiliale  le  mascelle,  staliilii  die  hmylie  iiici- 
sioni,  inlcressanli  a  lullti  sosiaiiza  i  cennali  lessuli,  aves- 
sero  polulo  resliluire  la  Ixicca  alio  slalo  uormale.  E  quin- 
di  con  un  bisloriiio  a  lama  slrella  e  rella  ed  a  puiila  ot- 
lusa  polei  penelrarc,  porlalolo  di  ])iallo  Ira  la  ijuancia  c 
le  mole,  un  pollicc  circa  al  di  la  dcdl"  aniiolo  delle  laii- 
bra  e  rivollalo  orizonlalnienl<'  polei  esei^uire  una  jirima 
incisione  ,  die  divisc  la  mocciosa  ,  ai)|)r()fondando  (piasi 
un  pollice  Irasverso.  TuUavia  i  lessuli  ammalali  non  ri- 
masero  divisi  alalia  soslanza  ,  allesa  la  loro  cnnsidere- 
V(de  iperlrolia;  cio  iioii  oslaule  mi  veuiie  lallo  osservare 
die,  oitre  alia  ipertrofia,  i  lessuli  crano  talmcnte  indurili, 
die  slrideano  solto  il  hislorino  a  ji'iiisa  della  liliro-carli- 
lajjine  ;  pero  malijrado  lale  incomplela  divisioiie  si  apri 
la  hocca  di  alcpianle  liiiee. 

Dielro  a  ci<)  la  prima  funzionc  die  si  vidde   rij)ri- 

(I)  Lo  infcrino  dicea  cssore  slato  spinlo  a  n'carsi  a  Catania 
|i('r  coiisiiltaniii  dalln  ogrosio  Monsi^'iiorc  Miroiic.  da  rocenle  arri- 
valo  alia  sua  sodo  Vcscovile  in  Nolo. 


—  16G  — 

slinare  fu  la  respirazionc  ;  c  si  pote  vcrificarc  la  osi- 
sleiiza  (lollc  ulceri  al  diclrobocca,  la  dcstruzione  tlell' u- 
Ji'ola  e  di  pnrzinnc  del  palato  mollc ,  e  la  iminohilita 
(lella  liiinua  a  causa  di  aderoiize. 

Al  lasso  di  (piallro  ijioiiii  da  qucsla  prima  incisionc, 
incoraiigialo  dal  hiumo  icsuUalo  ,  ne  polei  pralicarc  piii 
agevolinenle  una  seconda  ,  a  cominciarc  dalT  ani^olo  in- 
terno  dellc  masccllo  sino  alia  prccodcnlc,  clic  approlbn- 
dai  assai  piii;  e  la  hocca  acquisto  alli'i:!  lincc  di  aj)erlui"a. 
Aliora  la  respirazioiic  lii  libera,  e  si  viddero  Ic  ulccri  e- 
slese  sino  allc  fosse  nasali;  pelloche,  Irovaiidosi  la  hocca 
diiusa,  pocliissinia  aria  avea  polulo  passare  pella  via  dclle 
narici  e  soslencre  la  rcspirazioiie;  circoslnnza  die  aggra- 
valo  avea  inimensanicnle  ic  solTerenze  del  paziente  e  lo 
aveano  spinto  nel  pericolo  di  niorirc  aslillico.  Si  osser- 
varono  i  tessuli  della  guancia  ,  e  a  prel'erenza  la  nioc- 
ciosa,  indurili  e  ingrossati  in  luUa  la  loro  cstensione  non 
nieno  di  un  pollicc  e  mezzo  trasverso;  la  superlicie  epi- 
leliale  presenlava  la  forma  granulosa  propria  alle  llogosi 
croniche  delle  inocciose,  e  la  lingua  per  mezzo  del  suo 
bordo  sinislro  era  aderente  alia  I'accia  inlerna  della  cor- 
rispondente  gengiva  ;  adcronze  che  immedialaniente  di- 
slrussi  col  taglio;  e  quindi  la  deglulizionc  e  la  loipiela  co- 
iiiinciarono  ad  esscre  libere. 

A  quesia  seconda  incisionc  segui  llogosi  nei  tessuli 
divisi,  con  lurgescenza  di  tulla  la  guancia,  arrossimenlo 
alio  eslerno  della  slessa  ,  aumento  della  febbre  c  della 
sele.  E  perlanlo  si  bisogno  ricorrere  allc  cataplasme  em- 
niollienli. 

Ollenula  la  risoluzione  della  llogosi  e  rimanendo 
UiU'  ora  le  nitiscelle  imbrii'liato  dai  tessuli  soUoslanti  alia 
mocciosa  e  a  prel'erenza  did  muscolo  buccinatorc,  anclie 
esso  compreso  nell'  alleraziune  ,  ma  non  ancora  cadulo 
solto  I'operazioue,  repulai  indispensabile  merce  una  terza 


—  im  — 

incisione  dividcrlo  a  liilla  sdslanza,  a  coiniiiciaic  dall'an- 
golo  ilcllc  inascrllc  siiio  nll(;  viriiianze  dclla  cominessura 
dcllo   laljhra. 

Fallo  cio  la  Locca  si  a|)ri  niollo  piii  ;  nia  lilcvai  cije 
il  pilaslro  anleriore  siiiislro  del  vcio  jiciulold  ,  c  I"  uv\n- 
culare  dclli!  I.il)lira  ,  aiicnr  cssi  accurciali  cd  iiidiii'ili  , 
niellcano  oslacolo  alia  complcia  apcrlura  dolla  cavila. 
Laonde  iiiorcc  allre  due  iiicisioiii  divisi  raiizidcllo  niiisiolo 
(h1  il  i>l()sso-slaliliii()  c  si  coniplclo  la  rcsliliizioiu'  dclla 
bocca  alio  slalo  iiorinalc.  iVdii  Iralascio  di  I'ar  iiolaic  clic, 
qiicsla  volla  I'livvi  t'niorraii;ia  copiosa  dalla  coroiiaria  la- 
biale;  uiii  civ^sit  sollo  la  prcssione  locak'  proliinnala. 

Lanipla  soluzioiie  di  couliiiiiila,  proloiida  noii  mono 
di  III)  p(dlice  c  mezzo  del  [dedc  [jarigino,  die  rcsidlo  dalle 
descrille  incisioiii,  fii  sciiiiila  da  lisciililissima  flogosi  ton 
accrcsciiila  I'eldirc,  e  la  piaija  si  copii  di  escara ;  ma  il 
mclodo  aiililloiiislico  concorse  a  resliluiie  Ic  paili  alio 
slalo  sano;  dapoiche  veimla  mono  la  ilogosi,  1'  escara  al 
dodiccsinio  i;iorii(»  dislaccavasi  c  la  ])iai;a  cominciava  a 
moslrarsi  "raiiidosa.  E  si  In  all'  ora  die  all'  onitcllo  di 
tener  scoslale  le  mascelle  e  dislcsi  i  lessuli  divisi,  onde 
impcdire  i  iiovclli  accorciamciiti.  die  avessero  poliilo  ri- 
prislinai'si  col  processo  della  cicalrizzazioiie  ,  si  teiioano 
irapposli  alio  mole  dei  pezzelli  di  siiglioro  ciineironiii  e 
a  dinieiisioiii  gradiiale. 

Ael  coi'so  della  ciira  il  lailc  di  asina,  solo  dappri- 
ma  c  poi  assieme  al  jodiiro  di  polassio,  ap[iorlaroiio  sif- 
falle  niodilicazioiii  aH'orLjanismo,  di  gia  iiiinacciante  ro- 
\ina.  (piaiito,  di  iiiiita  alia  riaccpiislala  maslica/.ioiie  ,  la 
iiulrizioue  gradalamenle  si  riiiiesse;  e  (piiiidi  cicaUizzaroiio 
del  liillo  le  iilceri  e  ccssarono  il  siidore  e  la  lelihre.  II 
lessiilo  iiiodiilare  rieiii|)'i  il  coiisiderevole  spazio  iiilerme- 
dio  alia  soliizioiie  di  coiilimiila.  e  si  avverci  la  cicalricc 
senza    arrecare   il   miiiimo    iiiccppameiilo   ai  imiscoli   gia 


—  168  —    .  ' 

stall  divisi;  cioe:  al  Luccinalorc  glosso-slafilino  c  coslrit- 
torc  dcUc  labbra,  e  gi' infillraineiiti,  cbc  Uitt'ora  ingorga- 
vano  i  lessuli  della  guancia,  in  gran  [)aile  si  sciolsero. 
Assicuralomi  finaimcnlc  clic  la  bocca  era  ritornala  stabil- 
nieiitc  alio  slato  iiurnialc  il  Lojacano  fu  liccnzialo  dalla 
clinica  il  di  14  Maggio  iS.').^). 

OssERV.  2.''  Maria  Pclrolla  da  Lcoiiforlc  dell' eta  di 
aiini  40  circa,  iiiogiie  di  Giovanni  Venlicinque  fu  amnies- 
sa  nello  spcdalc  di  S.  Maria  il  di  9  luglio  18j(>  nollo 
statu  segucntc  :  bocca  scrrata  ed  inmsobile  a  guisa  del 
Irisnio  ,  inipossibilita  a  peter  intromellere  in  questa  ca- 
vita  le  soslanze  alimcnlari  solide ,  e  difficolla  di  {»otcrvi 
introdurre  pel  picciolo  spazio  di  Ire  linee  circa  tra  gli 
incisivi  superiori  accavalcati  agl'  inferiori  le  soslanze  ali- 
menlari  llnide  ;  minaccia  di  soffocazionc  a  cagione  della 
diflicoltosa  deglulizione  delle  slesse  soslanze;  voce  quasi 
perdiUa  ;  io(iuela  dillicilissima  ,  abbondanle  salivazione 
fluente  sempre  dalla  bocca,  occbi  inlossali,  pupille  dila- 
lale  ,  caj)elli  irli  ,  narici  contratte  ,  respirazione  breve 
stenlala  inlcrrotta  con  minaccia  di  soffogazione  da  un 
moincnlo  aU'allro;  polsi  piccioli  frequent!  interrotli,  gra- 
cilezza  anzi  consunzionc  generale.  A  lulto  cio  aggiunge- 
vasi  brevila  del  sonno  ,  inlerrollo  dalla  soninia  dillicolta 
della  respirazione  ,  speciahnenle  la  nolle;  in  cni  la  pa- 
ziculc  diveniva  ansante  e  dimenavasi  or  sul  lello  or  sul 
nudo  suolo. 

Istruilo  dal  fatto  precedenle  esaminai  pria  di  tutlo 
le  guance  ,  e  non  bisognai  ricercar  a  lungo  per  accer- 
tarnii,  che  il  male  risicdeva  priucipalmentc  nella  guancia 
sinistra;  i  di  cui  tcssnli ,  sollostanli  al  comunc  integu- 
mcnto,  erano  iperlrofizzali  ed  indurili  lalmenle,  da  rinia- 
nere  coarlali  sulle  gengive;  di  modoclie  non  pcrniettcano 
I'lngresso  al  dilo  esploratore,  potcndovi  appena  scorrere 
il  bistorino  relto  a  lania  slrella  o   a  punla  ollusa.    Per 


—  10!)  — 

mezzo  del  niedcsimo  pralicai  la  prima  incisionc  ,  estesa 
dair  ang'old  della  mascella  ,  sino  alia  commissiira  dcllc 
lahbra,  iirolonda  (|uasi  siiio  a!  miiseolo  hiicciiialore;  e  non 
traiastio  di  far  iiofare  ,  elic  durante  il  taylio  il  tessuto 
stridea  a  giiisa  della  lihro-earlihiijine. 

Immedialamenle  la  Locea  apn  di  ahpiaiile  linee,  e 
si  viddc  elu!  la  profondita  del  taglio  era  neii  meno  di 
nil  p(dliee  trasverso,  e  die  liilla  la  superiicie  inlenia  <lclla 
giianeia  era  hianca  liscia  e  liicida.  La  pazicnte  inlaiito 
couiiiiciii  ad  iivverlire  la  respirazione  alquanlo  piii  laeile,  e 
mciio  dillieile  la  infroduzioiic  nella  hoeca  c  la  decluti- 
ziono  d(dle  soslaiize  alimenlari  aUpianto  solide;  la  parola 
fu  pill  lihcra,   e  meiioro  la  salivazione. 

La  inferma  alia  meglio  elie  pole  fece  conoscere  , 
(jiianlo  sieij;iie  :  la  oiii^iiie  dei  siioi  niali  rimonlava  ad 
aniii  eiiKpie  addielro  ;  epoca  in  ciii  andata  a  marilo  In 
pelia  prima  yidla  aflella  da  sifillide  soUu  forma  di  ulecri 
agli  organi  i^cnilali,  clic  i;iiarirono  in  lircvc  dielio  eiira 
solamcnlc  locale.  Tre  anni  dojio  parloriva  una  bambina, 
la  di  cui  pclle  era  sparsa  di  puslole;  c  non  sopravvisse 
pill  di  sei  niesi.  Le  nlceri  riapparvcro  dope  abpianli 
mesi  dalla  giiaiii;ione,  e  delle  allre  se  nc  svilup[»aroiio  al 
dielro-bocea.  Qiiesle  i'urcino  |iret'essc  da  risenlita  flogosi 
a  liilla  la  faccia  interna  della  "uancia  sinistra  ed  alle  fiuiri, 
e  si  fu  in  segiiito  a  tale  llogusi,  e  propriamenle  dojio  piii 
mesi  daclie  era  apparsa,  che  1'  ajierlura  della  bocca  co- 
mincii)  a  divenire  sempre  piii  dillieile  ,  e  finalmenle  fu 
impossibilc.  —  A  vista  di  eio  si  reco  alio  spedale  di  Pa- 
lermo iiel  mese  di  otlobre  del  185.")  e  vi  dinioro  poco 
pill  di  un  mese  ,  esscndo  stala  obbligata  da  domesliei 
alTari  ad  iiscirne  non  guarila  ;  ed  in  (jiiesto  stabilimenlo 
non  feee  iiso  di  un/.ioni  ineriuriali;  ma  di  latle  di  eapra 
con  seiroppo.  Eppero  rimasta  eolla  boeca  cbiusa,  accre- 
sciuli  i  patimenti,  c  dicbiarata  iiuurabilc  da  diversi  cbi- 

ATII  Act:.   101..   iiv.  2o 


—  no  — 

rurgi,  si  deterniino  a  rccarsi   alio  speclale  di  S.  Maria. 

Inlanlo  eraiio  trascorsi  dodici  giorni  dalla  jiriiiia  in- 
cisione  e  la  flogosi  so[iraggiunla  coniinciava  a  veiiir  me- 
no  ;  r  escarc,  chc  cuoprivano  la  soluzione  di  coiilinuita, 
dislaccavansi,  ma  1'  aperlura  della  bocca  rinianeva  al  gra- 
do  sopradello.  Laondc  passai  ad  escguire  una  scconda 
incisione  ,  clie  partiva  dal  pilaslro  antcriorc  sinistro  del 
velo  pendolo  palalino,  c  passando  pclla  incisione  prcce- 
dente  inlcressava  a  lutla  sostanza  i  nuiscoli  glosso-slafi- 
lino,  e  buceinalore.  Diotro  a  cio  la  bocca  apri  di  allrc 
sei  linee  ad  un  dipresso;  c  (piindi  potei  assicurarmi  die 
i  tessuti  deir  altra  guancia  crano  ncllo  stalo  palologico 
medesimo  e  concorrevano  a  non  far  aprirc  la  bocca,  nial- 
grado  le  profonde  incisioni  stale  praticate. 

Peru  r  allerazione  dci  lessiiti  in  (|uesla  guancia  non 
estendevasi  al  di  la  della  mela  di  essa,  a  coniinciare  dal- 
Tangolo  inlerno  della  niascclia  sino  al  buccinalorc,  senza 
rcstarvi  conipresi  nc  il  giosso-slaiilino  ne  il  coslriUore  delle 
iabbra.  E  j)cr  lanlo  fu  giocoforza  praticare  in  quest'  altra 
guancia  una  terza  incisione  mcno  liuiga  e  nicno  profon- 
da  delle  precedenti,  ed  allora  la  bocca  apri  inleramente, 
e  si  viddero  le  nlceri  anzidelle  eslese  sino  alle  fosse 
nasali ,  e  per  tanto  aveano  inipedilo  1'  ingresso  all'  aria 
con  pci'icolo  di  sotfogazione  della  inferma. 

In  seguito  la  llogosi  sopragiuula  a  quest'  ultimo 
laglio  gradatamente  venue  meno,  c  la  maslicazionc  delle 
soslanze  alimentari  di  unila  alia  de"lulizione  delle  mede- 
sime  riacquistavano  succossivanicnte  lo  stato  normale,  e  a 
misiira  clie  le  ulceri  al  dietro-bocca,  si  avvicinavano  alia 
cicatrizzazione,  la  nutrizione  di  giorno  in  giorno  rimette- 
vasi,  e  riprislinavasi  la  eccessiva  secrezione  della  saliva. 
II  joduro  di  polassio  di  unila  al  latte  di  asina,  le  unzioni 
mercuriali  agli  arli  inferiori  e  la  soluzione  del  subliinato 
usata  esternamcntc  sullc  ulceri  anzidclte,  conlribuivano  a! 


—  ni  — 

niiijlioramenlo  genorale  c  locale  scmprc  cresccnlc;  nien- 
trc  il(;i  pczzcUi  tli  siii;;licro  a  (linicnsioni  i^raduale  c  Irap- 
j)Osli  ailc  inolo  ,  tenoiido  apcria  la  bocca  e  clislesc  le 
piaghc,  iiii|)e(livano  il  iiovollo  accorciamcnlo  «lci  lessuti. 
E  (|iiiiuli  la  IN'lroUa  cnlrata  alio  spcdalo  sonza  [tolcr  a- 
|)rire  la  hoita  e  |)i'ossima  a  morire,  per  niancanza  di  re- 
splrazione  e  di  aliineiilazioiie  ,  ne  usci  rilornala  a  vita 
colla  hocea  e  lolle  anzidelle  funzioni  nello  slato  norniale 
il  di  S  iioveiiihre   18jG. 

(KssKRVAz.  3."  La  siijiiora  3Iaria  Stella  di  Siraciisa 
deir  eta  di  anni  28  circa,  di  teniperamento  linfatico-ner- 
Yoso,  non  afPella  niai  da  malallie  nolabili,  recossi  a  Ca- 
tania iiel  iiiese  di  giii|;iio  del  I8.')7  per  curarsi  delia  nia- 
latlia,  the  presenlavasi  come  siegue:  inipossibilila  di  pe- 
ter aprire  la  bocca  al  di  la  di  sei  linec  circa,  inastica- 
zioiie  di  soslaiize  alimeiilari  solide  diflicoltosissima  ,  de- 
gliilizione,  locpiela  ,  soiiorila  della  voce  nello  stato  nor- 
niale; indiirini(Mjlo  con  ipertrofia  dei  tessuli  della  giiancia 
sinistra,  coii.sidercvole  rcslringimento  del  vestibolo  alia  cor- 
rispoiidente  regioiie,  rimarchevole  deniitrizione,  e,  verso 
I'angolo  esterno  sinistro  della  niascclla  inferiore,  cicatrice 
della  liingliezza  di  mezzo  pollice  circa. 

La  jtazienle  racconlava,  che  nove  luesi  circa  addietro 
era  stata  obblinata  a  farsi  cavare  1'  ultima  mola  cariosa 
della  mascella  inferiore,  e  la  nianovra  era  stata  talmente 
irregolare  e  viidenta,  qiianlo  la  cliiave  inglesc  rimase  con- 
ficcala  Ira  1' ultima  mola  e  T  anyolo  interno  della  sudetla 
mascella,  e  da  quivi  slenlatamente  fu  svincolata,  lascian- 
do  delic  lacerazioni  e  Iratturando  non  solo  la  niola,  ma 
anco  I'alveolo. 

Al  lasso  di  pochi  giorni  le  parti  molli  contuse  e 
lacere  fiirono  soprap|)rese  da  llogosi  con  gonliamento  di 
lulla  la  guancia  e  I'ebbre;  e  lutto  cio  fu  seguito  da  sup- 
purazione  neile  parti,  che  soggiacquero  alia  ceunata  ope- 


—  172  — 

raziono;  e  sicconie  la  niarcia  crasi  dcposilata  solto  lo  in- 
Icginncnto  dell'  angolo  ostenio  della  niascoUa  infcriorc  , 
cosi  (juivi  r  asccsso  fu  apcrlo  col  laglio.  Ma  I'apcrlura, 
conuinicanic  coll'  alvcolo  fralluralo  ,  non  giiari  ,  se  non 
quaiido  furono  cslratte  tultc  Ic  scliegge  della  frattura,  ri- 
niaiiendo  la  cicalricc  chc  ho  I'allo  notare.  Fero,  malgrado 
tale  guarigione ,  la  guancia  nello  inlenio  riniase  scniprc 
gonfia  dolente  c  arrossila;  c  sebbenc  tali  fenonieni  crano 
menorali  solto  I'uso  estcrno  cd  iiilerno  dei  preparati  di 
jodio,  non  dinianco  succode  rindurinienlo  dei  tessuli  am- 
nialati,  a  cui  fece  scguito  gradalamenlc  la  diUicolla  seni- 
pre  cresccnle  di  poter  apriie  la  bocca,  sino  a  ridiirsi  al 
grado  di  chiusura,  chc  so])ia  cennai. 

l\e  le  frizioni  risolventi  di  diversa  natiira  ,  ne  gli 
antiscrofolosi  aveano  potulo  a|)portarc  vcrun  nielioranieiito, 
e  pertanto  la  paziente  crasi  recata  a  consullarnii. 

A  vista  dello  esposlo  non  csilai  a  diagnosticare  la 
malaltia  pclla  chiusura  inconipleta,  ma  pernianenle,  della 
cavila  della  bocca,  senza  complicanza  di  ulccri  alle  fau- 
ci,  ne  di  adcrcnze  della  lingua  ,  cagionata  da  ingrossa- 
niento  ed  induriniento  dei  tessuti  della  guancia  sinistra. 
Laond(^  senza  I'rapporrc  tempo,  mcrce  una  lunga  incisio- 
ne,  a  cominciare  dall'angolo  dellc  mascelle  sino  alle  vi- 
cinanze  della  commissura  sinistra  delle  labbra,  divisi  la 
mocciosa  ,  che  rinvenni  considerevolmente  ipcrtrofizzala 
cd  indurita  a  grado  di  fibro-cartilaggine,  e  a  similitudinc 
della  medesima  stridcnle  sotto  il  bislorino;  ed  interessai 
alquanto  nelia  soluzione  di  continuita  il  niuscolo  buccina- 
tore,  che  era  immedcsimato  coUa  mocciosa;  ma  convcn- 
ne  riserbarc  ad  un  secondo  tempo  il  completamenlo  del 
tagiio  a  tulta  sostanza  di  questo  muscolo.  Inlanlo  la  bocca 
apri  un  dito  trasverso  circa. 

Al  seslo  giorno  da  questa  prima  operazionc  potei 
passare  alia  seconda,  che  inlcresso  tutta  la  sostanza  niu- 


—  ns  — 

scolarc.  Sopra^iiinsc  ijrave  flogosi  con  fobbrc,  clie  cede  al 
seslo  i^ionio;  e  rilascialosi  poi  Ic  parli  soi;|>in(iiite  al  laiilio 
la  boccii  a|in  ([nasi  iiiU'rameiilo.  l\oii  diiiiaiico  ,  e  iiial- 
grado  i  pezzelli  di  siighero  cuncifornii  lra|)|)Osli  alle  mole, 
die  disloiidcvaiio  a  voloiila  le  parli  divise,  I'liroiio  hiso- 
giievoli  allre  Iticvi  iiuisioiii  or  verso  I'angolo  delle  iiia- 
scelle,  ed  ora  allc  viciiianze  della  coniniissura  delle  lalj- 
bra;  c  si  olleiine  alia  line  del  secoiido  mese,  a  conlare  dalla 
prima  incisioiie,  il  complelo  slalo  normale  delle  fuiizioni 
della  hocca. 

iVoii  Iralascio  di  far  notare  che'la  profondila  della 
divisione  dei  tcssuli  della  guancia  era  un  pollice  e  mez- 
zo circa  ,  e  cio  a  cagione  della  considerevolc  iperlro- 
lia,  clic  la  cicalrizzazione  di  siffalla  soliizionc  di  conlinuila 
avvennc  per  intermezzo  di  tessulo  inodularc,  e  die  1'  uso 
eslerno  ed  inlerno  del  joduro  di  potassio  mollo  influi 
alia  gnarigione. 

SECOADA  PARTE 

Rijlessioni  paiologiche  ctiohxjiche 
e  terapcutico-chimryiche 

Dai  falti  clic  vengo  da  csporre  cliiaro  emerge,  die 
la  nuova  Ibrnia  jiatologica  della  diiusura  permanente  della 
bocca  consisle  nell'  allerazione  di  Icssnlo  della  mocciosa 
di  una  o  di  anibcdiie  le  auance  e  dei  soUoslanli  nuiscoli 
buccinalori  coslrillorc  delle  labbra  e  glosso-stalilini,  e  nella 
forte  aderenza  Ira  i  tessuti  nioccioso  e  muscolare;  pro- 
dotla  tale  allerazione  dallo  ingrossaniento ,  indnrimento , 
c  coartazione  di  essa  mocciosa;  c  dallo  ingrossaniento  ed 
accorciamenlo  dei  suddclti  muscoli,  cd  operata  da  specialc 
flemniasia,  die  possiamo  aiinoverarla  Ira  Ic  stonialiti. 

Or,  sebbene  neilu  lualutlia  in  csame  la  cavitii  della 


—  Hi  — 

hocca  acquisla  vizio  di  coiifoniiazionc,  allosnclie  il  vesli- 
bolo,  in  (jiiclla  regione  della  caviUi  die  corrispondc  alia 
guancia  ainmalala,  c  lislrolto  talmenlc,  (|iianlo  la  i^iiancia 
slcssa  non  piio  scoslarsi  dalla  suporlicie  delle  mole,  |)cr- 
dendo  cosi  la  cavila  della  hocca ,  a  causa  dello  ingrossa- 
mcnlo  della  niocciosa  in  parte  le  sue  dimensioni  ,  non 
dinianco  alio  cslerno  la  conligurazionc  della  faccia  non 
ofTrc  deforniila  alcuna.  Cio  senihra  dipcndere  dallo  anda- 
menlo  della  llemniasia;  eioe:  dal  suo  niodo  di  procedere 
dal  lessuto  inlerno  alio  eslerno,  senza  ollrepassare  lo  stralo 
nuiscolarc,  c  lasciando  illeso  il  coniune  inlegnnienlo;  il 
quale  non  perde  nulla  dei  suoi  caralleri  anatomici;  e  seb- 
benc  ac([uisla  niaggiore  aderenza  con  il  tessulo  muscola- 
re,  Uillavolla  non  lo  e  cosi  inlinianienle  come  tia  queslo  e 
la  niocciosa.  Ed  essendo  quesla  tunica  la  sede  primilivadcl 
male,  polrcbhc  credersi  die  il  suo  cangiamenlo  dapprinia 
in  tcssuto  fibroso -plaslico ,  c  poi  nel  cartilagineo  innor- 
male,  sarebbe  la  causa  della  pcrdita  di  elasticita  del  tessuto 
muscolare  sollostante.  Ma  pero,  siccome  in  queslo  tessuto 
r  alterazione  patologica  non  si  limila  a  talc  sola  perdita, 
ma  vi  succedc  pure  indurimento  cd  immedcsimazione  dei 
muscoli  colla  mocciosa,  di  modo  cbe  malgrado  le  Innghe 
e  profonde  soluzioni  di  continuila  a  tulla  soslanza  di  essa 
mocciosa,  praticate  nei  casi  cbe  ho  csposli,  non  si  e  av- 
verala  la  completa  apertura  della  cavita,  come  e  avvenuta 
allorquando  il  taglio  ha  diviso  pure  a  tulla  soslanza  i 
muscoli  anzidelli  ,  cosi  senibra  probabile  che  gii  eirelti 
della  flenimasia  altacchino  anco  i  muscoli  slessi. 

Inlanlo  sifTalta  alterazione  si  o|)era  per  un  processo 
lungo  c  lento,  talmenteche  nella  signora  Stella  bisogna- 
rono  olio  mesi  per  ridursi  la  bocca  a  quel  grado  di 
chiusura,  die  ho  notato.  E  tpiesto  andamcnlo  scmbra  di- 
pcndere dalla  nalura  della  llogosi  ,  anzidie  dal  metodo 
curativo;  di  fallo  anco  negli  altri  due  casi  descritli  alle 


—  Ho  — 

osscrv.  1.''  c  2.''  inaliiradu  I'altivila  del  Irallamoiilo,  si 
e  vcdiilo  scoiTore  iiii  Icnipo  non  mono  Iiiiigo,  perclie  la 
l)Occa  si  f()ss(!  cliiusa  complctaincnte. 

Cio  (•  una  prova  di  niii  di  <|iiel  jirincipio  palologico 
applicalo  alia  iiiliaiuiiiazi(nic  (Idle  meiiihraiie  inocciose  ; 
cioc:  che  una  delle  conscguenzc  della  sua  lunga  durala 
si  e  l(t  iuiiTossanieulo  di  esse  uicmltrane. 

Pure  e  da  osscrvarsi,  die  uello  slato  complelo  della 
malallia  in  esaine,  lo  ingrossanicnto  c  lo  induriniento  si 
elevano  a  grado  lale,  qnanlo  (pialunquc  sforzo  dirello  a 
seoslare  le  nuiscelle  non  polrolihe  affaUo  superarne  losta- 
colo,  Ciii  iuiporla  die  i'allerazionc  dci  tessuti  e  profonda, 
ed  avvicinasi  alia  Irasformazioue,  o  ad  un  cangiainento, 
da  non  polerc  essere  operato  da  scniplice  flemniasia;  ma 
bciisi  (la  lleniniasia  specialc,  come  sarebbe  la  sciMjfolosa 
0  la  silillilica  ,  la  quale  altacdierebbe  anco  la  secrezio- 
ne  (Idle  glandnlc  nuicciparc  ;  di  modo  che  tra  i  tessuti 
anzidelli  vi  si  fonuciebbero  dci  dcposili  di  sostanza 
piastica  ,  la  quale  ,  perdendo  scmpre  piii  la  plaslicila  , 
acquisteiebbe  in  vece  niaggiore  dcusita  ;  e  contribuisce 
ad  accrcsccrc  lo  induriniento.  Per  tanto  si  polrcbbc  ani- 
mellcre  un'allra  vcdula  oiule  spiegarc  nieglio  lale  grado 
(rindiirimenlo;  cioe:  clic  allcsa  la  infinita  dci  follicoli  e 
delle  glandule  mocciose  che  coslituiscono  la  base  prin- 
cipalc  dd  lessnlo  della  tunica  inlerna  della  bocca  ,  cd 
11  parlicolarc  svilu|)po  dello  e|)itelio  che  la  tapezza,  cssa 
niocciosa  abbia  in  ([iiesta  cavila  una  specialc  lendenza  ad 
acquislarc  lalterazione  di  cui  si  Iratla  ;  che  riducc  il 
tessulo  moccioso  ad  una  sostanza  dura  inclaslica  poco 
sensibilc  stridenle  sotlo  il  coll(dlo  a  ffuisa  della  libro-car- 
tilagine  o  del  tessulo  fibroso-plaslico  innormalc.  VAh  avesse 
pure  in  a|)poggio.  ollre  a  taiilallri  casi  jiatologici ,  il 
fatlo  riferito  da  Vclpeau,  della  mancanza  della  porzione 
orizzonlale  dell'  osso  palatino  c   dell'  apofisi  palatina    del 


—  176  — 

iiKiscclIarc,  rini])iazzata  dalla  mcniltrana  palalina  ,  ch'era 
il  (loppio  (icila  sua  grossczza  o  dclla  durczza  dclle  lihro- 
cartilagini  (Anat.   chir.  p.   113). 

Iiitanto  i  deposili  del  plasma  nei  tcssuli  anzidelti  , 
e  gli  arrcsli  dci  li-ansudainenli  niuccipari  nei  I'oliicoli  che 
li  segrcgano,  e  che  in  fondo  sono  i  niezzi  cosliUicnli  Tal- 
terazione  che  ho  dcscrilta,  non  potcndosi  affatlo  lluidilicare 
lie  riasorhirc  nicrce  i  mezzi  terapcutici,  avvenire  ne  dec, 
che  altcsa  la  loro  tenace  deiisila,  sehhene  in  parle  sono 
eliminali  inerce  le  soluzioni  di  continnita  arliliciali,  non  di- 
manco  i  tcssuli  ingorgati  dielro  le  ccnnate  operazioni  clii- 
rurgiche  restjuio  senipre  infiltrali  in  parte  dei  suddctti  de- 
posit!, e  quindi  conservano  senipre  dello  indurinienio;  ma 
luttavia  si  preslano  alio  funzioni  dclla  cavita  se  non  pel 
loro  tolale  rislahilimcnto,  ainieno  per  la  novella  produ- 
zione  intermedia  alle  sudetle  soluzioni,  coslituita  dal  tcs- 
suto  inodularc,  che  rimpiazza  la  mancanza  di  estensionc 
che  anno  perduta  gli  stessi  tessuti  a  causa  della  descritta 
allerazionc. 

Ritornando  ora  alia  specialita  della  flemmasia  giova 
riflellere,  onde  amnielterla  con  niaggiore  |)rohahilila  come 
una  delle  cause  dello  eccessivo  induriniento  della  nioc- 
ciosa  e  dei  muscoli,  che  nei  ire  casi  so|)ra  esposti  non 
cade  duhhio  veruno  suU'  esse  re  slata  la  flemmasia  il  fe- 
nonieno  primilivo,  che  precesse  lo  sviluppo  della  malat- 
lia  alia  guancia ;  die  nei  Lojacono  (osserv.  1")  e  nclla 
Petrotla  (osserv.  2')  vi  fii  luc  sifiUilica  ,  cagionc  delle 
ulceri  secondaric  al  dielro-hocca,  lo  sviluppo  dclle  quali 
coincise  coU'anzidetla  stomatile  ;  che  per  tanto  quesia 
flemmasia  nei  due  cennati  individui  ritener  si  dee  di  na- 
lura  sifillitica,  e  che  come  tale  ahhia  potuto  produrre  la 
degenerazionc  dci  tcssuli  in  esame  ;  menlre  vediamo  di 
frequenle  slomatiti  generali  o  parziali  non  congiunti  a 
sihllide  guarire  scnza  lasciare  allerazionc  veruna  nei  tes- 


—  m  — 

suti  animalali.  Similnicnlc  iioii  e  da  dnhifarc ,  cho  nolla 
siii'iioia  Stella  la  stomatilc  parziale  .  ossia  liniilala  alia 
sola  i:iiaii(ia  sinislra,  slonialilo  soi'iiila  dalla  cliiusura  dolla 
Locca,  riconosce  per  causa  prossima  la  lesionc  Iraumalica, 
prodolla  dal  cavaniento  dolla  mola;  ma  die  ad  olevarsi  a 
grado  da  Irasiiuilare  i  lessuli  della  guancia  nel  niodo,  chc 
ho  esposto,  vi  abbia  concorso  un  vizio  spccialc  c  a  pre- 
ferenza  lo  scioColoso,  conlestalo  dal  tempernmcnto  della 
pazieiile.  neppiire  e  da  mellersi  in  diibbio;  dapoiche  una 
iidiiiila  di  volte  si  anno  vcdtito,  e  tuttodi  si  vedono,  perfcl- 
tanientc  guarite  sifPatle  flenimasie  traumalicbe  alia  bocca, 
prodoUe  dalle  sole  luaiiovre  simili  a  (piella  sofTeila  dalla 
signoia  Stella,  senza  rinianere  nci  tessuli  animalali  eon- 
segiienza  verima;  e  cio  anco  nei  casi  in  cui  la  suppura- 
zione  e  slata  di  lunga  dnrala  a  causa  della  permanenza 
di  un  corpo  estraneo  ,  ossia  di  (pialcbc  avanzo  di  mola 
iiiiasla  0  di  scbeyiiia  dello  alveolo. 

Posto  cio  sembra  polersi  fissare,  come  principio  pa- 
tologico  ed  etiologico  della  malallia  in  esanie,  cbe  la  causa 
del  cangiamenlo  dei  tessuli  della  guancia,  chc  ap|)orla  la 
cliinsura  permancnle  della  cavila  della  bocca,  si  e  la  flem- 
masia  speciale,  cagionata  dal  vizio  silillitico  o  scrofolo- 
so.  E  (\m  a  dir  vero  siffatta  llemmasia,  die  come  ben  si 
sa  ac(piisla  alle  volte,  chc  non  sono  frequenli,  una  sorpren- 
dente  attivila  disorganizzanle,  put)  spicgarc  come  la  for- 
ma in  esame  della  diiiisura  della  bocca  e  si  rara  da 
non  essere  slala  descrilla,  o  I'orse  da  essere  slala  con- 
fusa  collaltra  I'orma  piii  frequcnte  della  chiusura  dcllan- 
zidelta  cavitii,   delerminata  dalle  briglie  solloculance. 

Or  cade  in  acconcio,  per  diiarir  meglio  la  palolo- 
gia  della  nuova  forma  di  cssa  chiusura  ricordare  breve- 
menle  la  dillerenza  cssenziale  tra  le  cennate  briglie ,  ed 
il  cangiamento  di  tessulo  die  vengo  da  descrivcre;  e  cosi 
chiarire   chc    luno   e   le    allre    cosliluiscono    due   diffe- 

IITI  ACC.   vol.   XIV.  24 


—  178  — 

rcnli  malatlie.  Di  fallo  si  sa  l)cne  cssere  Ic  briglie  soUo- 
ciilance  delle  trasfoiinazioni  lihrose  della  fascia  superfi- 
ciaic,  0  |)urc  resiillarc  dal  tessiito  inodularc  speltaiik'  alle 
cicalrici  dcllc  soluzioni  di  conliiiiiila,  c  presenlarsi  iiclla 
forma  di  cordoni  sollo-inlogiiniciilali  i)iu  o  nieno  estesi 
ill  limgliczza;  menlrc  nolla  malallia  di  ciii  Irallasi  vi  e 
alterazionc  ed  inliina  adesione  di  tessuli,  ed  e  lutta  in- 
tiera  una  guancia  o  la  maggior  parte  di  essa  comprcsa 
nel  male  ;  e  fjuel  che  piii  iinporta  si  e  la  riinarchevolc 
ipcrtrofia  di  tiilla  inliera  la  mocciosa  della  guancia  anima- 
lata.  E  quindi  nel  primo  caso  la  malallia  e  circoscrilla  so- 
lamenle  soUo  lo  integumcnlo;  menlrc  nel  caso  in  csame  il 
male  e  esleso  in  lulti  gli  slrati  inlerni  della  guancia  slessa. 
Intanto  a  voler  inollrare  lo  studio  sulla  palogenesi  di 
quesla  malallia  delle  guance  conviene  aggiungere  die  dai 
fatti  dcscrilti  si  desume  polersi  prescnlare  la  nicdesima  sotto 
due  aspetli;  cioe:  sem[dice  e  complicala.  Di  qucsta  ne  abbia- 
nio  la  sloria  nella  prima  e  seconda  osservazione,  e  dellallra 
nella  tcrza  osservazione.  Le  complicanze  abbiamo  veduto 
consislere  nelle  ulceri  al  diclro  bocca  e  nelle  adeienze  dei 
])ordi  della  lingua,  e  quindi  i  fenomeni  clie  acconipagnano 
quesla  variela  inleressano  funzioni  diverse:  e  propriamenle 
la  loquela  e  la  deglulizione  a  causa  delle  cennale  aderenze, 
e  la  fonazione  e  la  respirazione  a  causa  delle  ulceri  al 
dictro  bocca,  eslese  alle  fosse  nasali.  iXella  prima  varie- 
la, ollre  alia  impossibilila  di  aprire  la  bocca,  e  la  sola 
maslicazione  che  soffre  ;  allesoche  essa  sola  rimane  del 
lutto  impcdila.  iVella  complicala  vi  e  grave  pcricolo  di  vi- 
ta ,  e  raspclto  degf  infermi  talvolta  spavenla  poiche,  gli 
cfielli  peniiciosi  si  generalizzano  e  si  eslendono  a  lullo 
r  organisnio,  cbe  denulrisce  talmenle,  da  far  morire  gl'in- 
fernii  consunli ;  i  quali  da  unallra  parte  souo  minacciati 
di  perire  soffocati.  Nella  semplice  al  conlrario  gli  anima- 
lati  possono  viverc  a  lungo;   dapoiche  acquistano  siffalta 


—  no  — 

aliiliuliiic  a  iiiilriisi  di  soslaiizc  alinientari  solidc  ridollo  a 
Iclle  sollilissiiiic  per  iiolerlc  inlrotliirrr  tra  Ic  mole,  c  ina- 
sticarle  nicrcc  i  soli  moviiiioiili  laleiali  dollc  nuiscclle  , 
fjiiaiilo  il  loro  slalo  di  milrizioiic  <■  jiuco  allcialo  (1). 

Dallo  cspusUt  sill  qui  seiiibra  polcrsi  luriiuilarc  iiol 
iiiodo  seguenlo  la  patulo^ia  c  la  eliologia  dclla  nialaltin, 
di  file  Irallasi:  alio  due  variela  di  cliiusura  dolla  liocca, 
una  per  Irisiiio,  erallra  per  hriglie  sotluculaneo,  se  ne 
jMii)  agi^iuniiere  una  lerza;  cioe:  la  cliiusura  [lennaiienle 
della  bocta  prodolla  da  ipertrolia  con  indnrimenlo  e  ade- 
sione  iiilima  dei  lessuli  della  iiuancia,  e  con  accorciamento 
dei  museoli  Ituccinalore  glosso-sliiliiino  c  coslrillore  dolle 
lahhra  ;  c  potrebbe  collocarsi  nci  quadri  nosologici  alia 
classe  stonialile ;  variela :  stoinalile  cronica  pnrzialo  con 
ingrossanieiilo  ed  indurimenlo  dei  lessuli  della  guancia , 
e  con  cbiusura  pcrmanenle  della  bocca  scmplice  o  coinpli- 
cala;  i  di  cui  fcnonieni  sono;  nella  j)rima,  impossibilita 
di  poler  ajirire  la  cavita,  diHicolla  cd  anco  impossibilila 
della  niaslirazione ;  c  nella  seconda  ;  ollre  a  (piesle  due 
allerazioiii  di  funzioni ,  vi  e  perdila  dei  movimenli  della 
lingua  ,  della  loquela  e  della  fonazione,  con  diHicolla  della 
respirazione  con  dcnulrizione  e  minaccia  della  vila. 

Volcndo  era  passare  a  ragionarc  sul  Irallanienlo  della 
descrilla  cliiusura  perinanenlc  della  bocca  puo  slabilirsi 
che  per  (juanlo  essa  e  grave  ,   a  preferenza    nello  slalo 

(I  I  Cio  mi  vcnnt'  liittd  osservaro  in  iin  ciisliildo  ik'll' clii  di 
anni  iO  circa,  clic  sin  da  I'aneiuilo  portava  a  tiilla  la  ^niaiicia  do- 
stra  la  malaltia  in  discorso  con  tnlli  i  caraltcri  clic  venn-o  da  dc- 
scrivere,  cagionala  pure  da  nop^osi,  di  cui  sc  ne  infinorann  la  natiira 
e  ie  cause,  cd  ininiellcva  mdla  bocca  le  joslanzc  alinn'iiiaii  lidoilo 
ncl  modo  sopia  iiidicald  piT  una  fossura  di  Ire  lincc  circa,  lorniata 
dallii  spazio  (icicrniinalo  dalio  accavaiianienlo  dci;!' incisivi  dcik'  due 
masccllc:  cd  c  da  nolarsi  die  in  (|uo.slo  iiidi\iilM(i  la  ipertrofia  e  lo 
indurimenlo  dei  lessuli  ammalati  erano  a  grado  lale  <la  non  per- 
metterc  I' ingxesso  neppurc  al  bislorino  a  lama  stretta. 


—  280  — 

di  complicanza,  altrcltalo  e  sperabile  la  guarigione;  da- 
poiclie  le  liingiic  iiicisioni  rostituiscono  la  bocca  alio  stato 
normale.  3Ia  i  falti  die  ho  descritti  istruiscono  die  vuolsi 
avere  diligenza  e  perseveranza,  anco  da  parte  dello  am- 
malato,  a  portare  a  compimento  il  proccsso  curativo;  at- 
tesoclie  nei  casi  ,  in  cui  la  ipertrolia  e  lo  induriniento 
saranno  progrediti  di  niolto  potra  sembrare  die  le  ind- 
sioni  per  quanto  lunghe  e  larghe  si  fosscro  non  giun- 
geranno  a  vincerc  il  male;  e  a  dir  vero,  se  la  mioloniia 
applicata  al  buccinatore  al  giosso-staliliiio  ed  al  coslriltore 
delle  labbra  non  dividera  a  lulta  sostanza  qiiesli  muscoli, 
non  si  riuscira  inai  a  far  aprire  la  bocca. 

Or  chiaro  emerge  da  quesli  principii  pralici  die  le 
incision!  si  dcbbono  replicare  tante  volte,  qiiante  sono  suf- 
ficienti  a  non  lasciare  indivisa  alcuna  parte  dei  lessuti 
amnialali,  e  che,  se  per  la  natiira  speciale  della  flogosi 
le  soliizioni  di  continuita  si  trasniuleranno  in  piaghe  sordi- 
de  ,  allora  bisognera  aspettarne  il  distaccamento  delle 
escare  per  ritornare  alle  incisioni  ,  approfondandole  ed 
estendendole  quanto  sara  necessarlo  per  completarle,  evi- 
tando  di  comprendcrvi  il  coniiine  intcgnniento;  loche  com- 
plicherebbe  1'  andaniento  della  cura.  E  sebbene  portate  a 
tanla  profondita  potrebbero  esser  seguite  da  emorragia, 
specialincnte  dalla  coronaria  labiale  o  dalla  facciale,  non 
dimanco  converra  pralicarle  con  sicurezza;  attesoche  la 
pressionc  locale  seniplice  o  con  gli  eniostatici  o  tult'al  piii 
la  legalura  saranno  suflicicnti  ad  arrestarla. 

Inoltre  bisogna  avverlire  a  tenere  senipre  scostale 
quanto  piii  sara  possibile  le  divisioni  dci  lessuli  per  mezzo 
di  corpi  cnnciformi  a  diniensioni  graduate,  che  polessero 
costruirsi  di  pezzetti  di  suglicro,  da  frapporsi  alle  mole. 
Finalmcnle  non  e  da  passare  sotto  silenzio  die  le  inci- 
sioni sulle  prime  non  potranno  essere  portate  iiellc  parti 
posteriori  o  interne   della   guancia  ,   ma   nelle   vicinanze 


—  181  — 

delle  comniissuro  dcllo  lal)lira.  Sl)riij,liala  quosla  parte  ed 
oll(M«il(»  spazio  siillici(!iite  a  polcr  oiilrarc  il  dilo  ('S|d(»- 
latoie  cd  il  liisloriiio  si  praliclit'iaiino  suHaiigolo  iiilcrno 
delle  niascelle  e  suF  rimancnlc  dclla  i^iiaiicia.  Ed  aperta 
in  lal  iiiodo  vicppiii  la  cavila  sara  agcvolo  adopraric  sui 
piiaslri  anlcriori  per  dividere  i  glosso-slaliiini  ,  ed  anco 
sui  hordi  d(dia  liiii^iia  ,  laddove  qiiesli  avranno  contratlc 
aderen/.e  colla  siiperlicio  interna  delle  gengive. 

II  piocesso  operalorio  rhe  ho  Iraciialo  non  e  die 
il  trallanienlo  tliiiurgico  locale;  il  quale  sara  niodilicato 
giusta  le  circoslanzc  csigeranno  e  a  seconda  I'andanienlo 
dei  fenonieni,  chc  sopravverranno  alle  opcrazioni ;  vale  a 
dire  Ijisoi-na  aggiungervi  or  gli  animullienti  ed  anlifloiii- 
sUci,  avvenendo  la  llogosi,  cd  era  i  risolventi  ed  il  nilralo 
di  argento  avviandosi  Ic  sohizioni  di  conlinuila  alia  cica- 
f/izzaziono.  Tra  i  risolvenli  non  si  dee  perdere  di  niira 
il  jodio  per  I'lizioni;  air csterno  sulia  guancia  e  la  tinlura 
dcllo  slcsso  applicala  con  un  pennclliiio  sulla  piaga;  evi- 
tando  gli  aslringenli  e  gli  slillici,  i  quali  polrebbero  con- 
correre  ad  accorciarsi  nuovaniente  i  lessuli. 

3Ia  cio  die  dee  lissarc  vicppiii  1'  allcnzionc  si  e  il 
Aizio  generale  die  abbia  concorso  a  ]»roniuovere  la  ma- 
lallia;  e  ijuindi  se  predomiiia  la  silillide  dovraniio  prefe- 
rirsi  i  iiicrciiriali,  avvertendo  pcro  di  usarii  allurclie  sara 
ccssala  la  llogosi  traumalica  per  non  incorrere  a  so[)rair- 
rilare  Ic  glaiulole  salivali:  e  sc  vi  sara  predoniiiiio  di  vizio 
scrofoloso  i  prepaiali  di  jodio,  per  uso  interno  saranno 
adoprati;  i  quali  anco  neila  silillitle,  come  ben  si  sa,  po- 
frantio  per  tpialclie  peculian;  circoslanza  essere  sostituili 
al  nierciirio. 

(^ueslo  e  (pianio  lio  poluto  c  sapulo  dediirre  dai  I'atli. 


■  ;  ;  '  !  '  r, 
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J  i''  i'lO'li 


LA 

VULGANQLOGIA  DELL'  ETNA 

CHE  COMPnODE 

l.\  TOPOGRAFIA,  LA  GEOLOGIA,  LA  STORIA  DELLE  SUE  EREZI05I, 

AO.V  CUE 

LA  UESCHIZIOiNE  E  LO  ESA3IE  DE' FENOMENI   YULCAKICI 

DEL  SOCIO 


ATTI  ACC.   vol.   XIV.  25 


-®€i«S<:^ffi^|i3i|®<j». 


»Em&m§ms 


Le  assidiie  ricorche  ed  osservazinni  srdla  massa 
ridvanicd  dell'  Elna  :  il  lanio  che  sc  lie  e  scritln,  (jhni- 
<l<))i(i  fmidmcnlv  a  far  toiioscon'  se  lo  studio  sopra  il 
pill  iinlict)  dc'  vvlcani  rammcnlali  dalht  sloria,  nvessc 
conlrihidlo  (dcmi  che  a  slahilirc  una  soddififaceide  Teo- 
ria  rulcaiKdojiica  ?  I'Jcco  una  domanda  die  in  fo  a 
me  slesso  lulli'  le  volte  ehe  mi  locea  tratlar  dell' Etna. 

A  risjuntdeve  a  tale  domanda  bisogna  essere  at 
faito  delta  sloiia  fisica  de  vuleani ,  de  fenomeni  lutti 
vlie  essi  iircseutano,  non  ehe  de'  modi  di  spieyamento, 
ehe  han  data  i  vuleanoloiiisti  alia  stupenda  loro  azione 
cd  (did  causa  che  /'  alimenta.  lo  non  mi  credo  da 
tanlo.  e  non  sarehbe  questa  una  impresa  per  le  deboli 
mie  fhrze  :  potrci  pcrb  ,  dopo  tanti  anni  di  osserva- 
zioni  sopra  il  vicino  ruleano,  rianire  im  huon  numero 
di  I'atti  che  lo  riijuardano.  e  ra(jionarri  sopra  in  modo 
da  poler,  se  non  pienamente.  in  parte  almeno  rispon- 
dere  al  mio  stesso  (piesito. 


—  186  — 

Prima  porb  di  enirare  nel  difficile  aringo  e  indi- 
spomubUe  chc  (jiuslifichi  il  mio  studio  sopra  i  feno- 
mcni  dell'  Etna,  con  la  testimonianza  delle  mie  locu- 
hrazioni  ,  per  mostrar  che  non  deriva  da  oryofjUo  o 
da  troppa  fiducia  nolle  proprie  forze ,  il  voter  inlra- 
prendere  wi  arduo  lawro. 

Quando  la  prima  volta  salii  la  cima  delV  Etna 
nel  I80i ,  in  compaynia  del  dotto  mio  mafjfjior  fra- 
iello  Mario  Gemmellaro,  mi  tocch  ossenare  taluni  de- 
holi  I'enomeni  di  una  piccola  eruzione  nell'interno  del 
cratere;  che  aveva  alzato  il  suo  cono  a  via  di  rifjel- 
tale  scorie  cd  arene;  e  la  lava  era  scaturita  fjia  alia 
base  di  qaello,  e  versavasi  nel  fondo  del  cratere.  Non 
restavano  che  lente  esplosioni  di  poche  infocate  scorie, 
d'  intermHtenti  (jlobi  di  vapore  carico  di  arene  ;  e  T  orlo 
del  piccolo  cono  rovescio  del  nuovo  monticello  era  ve- 
slito  di  efflorescenze  disale  ammoniaco,  di  selenite  e  di 
zolfo.  Mio  frutello ,  che  a  rayione  il  celeb.  Conte  Broc- 
chi  chiumava  assiduo  scnilalorc  do'  fenoincni  dcHElna, 
non  lascif)  di  comunicarmi  aderjuate  idee  sk  (juei  fe- 
nomeni.  Eyli  costruiva  in  quell'  anno  la  piccola  casa 
di  ricorero  a'  viayijiatori,  a  proprie  spese,  che  fu  delta 
Gratissiina  ,  all'  altezza  di  9200  p.  p.  sopra  il  livello 
del  mare;  tanto  importa  la  ]>iu  alia  in  Eiiropa,  ed  in 
que  (fiorni  che  si  dimorb  in  quell'  altura,  mi  accom- 
paqnava  per  tulli  i  contorni  dell'  ultimo  cono  dell'  Et- 
na, ratjionando  sopra  oyni  oyyelto  che  attirava  la  no- 
stra attenzione. 

Da  quel  momenio,  quesla  montaqna  divenne  per 
me  ofjqetto  d'  interesse  e  di  studio,  e  cominciai  a  per- 
correrne  le  [aide,  piene  di  corsi  di  lave,  di  estinli  cra- 
teri,  di  balzi,  di  avvallamenli  non  chit  di  collivali  ler- 
reni,  di  boschi,  di  selve,  e  di  nudo  e  sterile  suolo  vul- 
canico. 


—  187  — 

J  miei  vi(i(}()i  con  Ic  Inijipo  hrilanuicJic,  in  ImjhU- 
Utrra,  ore  ncl  I  til  I,  ascollai  le  lezioni  di  Sir.  11.  limy 
sullu  Goolofjia  ;  in  Madera  ,  in  Gihillerra  nella  pro- 
vincia  di  Valenza,  nelle  isole  lialcari,  nella  cosla  di 
Barharia  ,  nelle  i.snie  Jnnie .  in  Italia,  .s»/  ]V.s?m/o  e 
nelle  /so/c  Eolie  ,  mi  arrieehirdua  di  osnenaziani ,  e 
mi  trovui  in  islalo  di  poler  profp'cdire  nella  sludia 
della  (jeahtipa  ,  elie  aniepasi  alia  pralica  mediea-ee- 
/'j/,s/frt ,  nan  palendu  ahbracciare  in  una  volla  piii  di 
nna  profes.siane  senza  iradirle  hdle.  Jtilnrnalo  molle 
v<dle  saj)ra  i  fianchi  c  svlla  cimu  dell'  Elna  mi  j)i  pia- 
eecale  il  Irorare  .  fra  riijellali  pezzi  nel  piano  del  la- 
j^o  ,  lalani  di  (jraniln  eon  piceoli  erislalli  di  slaipw 
ossidala  :  e  nepuhhlieai  una  memoria  nel  1 823  (I). 

Alia  prima  lornala  dell' Aeeademia  Gioenia.  dopo 
la  pnbhiica  .solenne  inaufpiraziane,  io  vi  lem  un  Pro- 
spcllo  (li  lopogralia  lisica  dell'  Elna,  per  invilare  i  soeii 
a  vallahorarvi ,  assumendane  i  varii  rami,  e  presen- 
larsi  in  di.slinle  monotjrajie  (2).  Io  slenso,  poeo  Icmpo 
dopo  ,  ne  diede  Io  esempio  eon  nna  memoria  sullc 
condi/.ioni  '•■cologiclic  dell'  Etna  (S) ;  erf  in  essa  eomin- 
eiai  a  far  eonoseere  r.s.srj-  neee.ssarie  le  osserrazioni 
yeoloijiche  .  sopra  (pianlo  il  nanlro  lulvano  pre.senla  , 
e  non  limitar.si  alia  sola  deserizione  de  snoi  incendii, 
eome  si  era  [alio  sin'(dlora.  Cos]  nel  IS2(>  presenlai 
nna  memoria  sni  hasailo  :  nella  (jnale  ni'  intpeipiai  a 
stabilire.  per  la  prima  volla,  i  earalleri  dislinlivi  fra 
il  vent  basallo  e  le  lave  valeanieJie  prismaliehe  (i). 

La  renula  in   Sicilia  del  eh.  Conte  siy.  Ileffn  Ne- 
grini  da  Manlova  .   lalenle  mineraloijisla  ,  e   nwdeslo 

(1)  Snprn  (ilniiii  ]wzzi  di  (iranilo,  fee.   Ciitaiiia  1823. 

(2)  A(U  dcHAcntilvmia  (Hueuia  rol.   I.  .ivrie  /." 

(3)  Ik'tlo 

(4)  AlU  Gioen.  tul.  3"  see.   /.' 


—  188  — 

(juunUt  dolto  ffcolofio,  mi  rassodu  nelle  rjeologiehe  teo- 
rie  ,  vimiijiando  soro  nella  pcrhislrnzione  do'  vulcani 
('slinli  del  Val  di  A'olo  ncl  1826.  Sui  rapporli  o  sullo 
slfdo  di  (luell'  aUernalo  lerreno  neltimico  e  plulonico , 
io  presoulai  la  prima  memoria,  alia  Gioenia  con  1' i- 
dea  di  conlinuare  il  lavorn  (1);  in  qucUa  prima  ve- 
nivan  dislinle  le  relazioni  (jcoynostiche  derjli  strati  del 
terreno  nettunico  ,  e  delle  correnti  vulcaniche  ,  state 
(fia  snttomarine,  e  si  dava  nel  tempo  slesso  ana  idea 
del  bamllo,  e  della  sua  (jiacitara  in  que  laotjhi. 

Erano  questi  i  primi  lamri  die  si  chltero  in  Si- 
eilia  di  arfiomento  tieolocjico.  L'  anno  dopn  lessi  nna 
minuta  deserizione  ilel  conriiie  marillimo  dell"  E(na  (2). 

//  Conle  Tlejf'a  di  ritorno  daW  Isola  di  Pantelle- 
ria  reeando  i  prineipati  safjqi  di  quel  terreno  trachiti- 
eo,  voile  che  io  ne  dessi  conto  airAccademia;  esami- 
nandoli,  trovai  che  il  sistema  felspatico  non  era  il  solo 
che  manifestavasi  in  quell'  Isola,  ma  che  il  pirossenico 
predominava  nella  parte  settentrionale  di  cssa,  ed  ap- 
posi  alia  memoria  la  carta  topoijrafica  di  Pantelleria, 
che  da  persona  ivi  dimoranle  potei  ottenere  (3). 

U  azione  del  Salmarino  suUe  lave  vulcaniche  cel- 
lulari.  che  le  riduce  ad  infornie  vespajo,  mi  mosse  a 
fame  oqrjello  di  apposila  memoria  ,  che  accompafpiai 
alia  dimostrazione  di  un  masso  di  lava  ,  ore  quell'  a- 
zione  era  manifesta  ne  suoi  effelti  (4). 

Nel  1831  un  vulcano  aprixasi  nel  mare  Africano, 
fra  Sciacca  e  Pantelleria;  da  pochi  mesi  io  aveva  ot- 
tenuta  la  caltedra  di  Storia  Naturale  nella  li.  Ini- 
versitii  deyli  Sludii  in   Catania  c  per  incarico   della 

(\)  AlU  ec.  vol.  3.  ser.  I.' 

(■i)  AtU  oc.  vol.  I.  ser.  I.   iS2S. 

(:^)  Alii  <>c.  vol.  3.  ser.  I.   IS2f>. 

(4)  Alii  vol.  6.  ser.   /.  . 


—  189  — 

Dcinilazionc  mi  rocoi  ad  osscrvarna  i  fcnomcni ,  tlic 
dcucrissi  in  luui  iiwnotjiulia  jiubhlieata  /"  anno  slesau, 
c  chc  si  voile  inserila  netjli  Atli  Giooni  (I). 

Sulla  Eruzionc  del  IHI}2 ,  inviai  mauoHcrillc  al 
Car.  Lcimhard  in  Jlcidelhcifj  ,  hdunc  licciclw  (jdolo- 
(jichc.  lendculi  a  diinosliara  la  lalcrali'  inlnisionc  dclla 
inuleria  larica  neli Etna,  e  (jiid  che  pohehhe  aivenire 
iin  ijitirno  ncl  mo  laUt  occidintalc  Qitcslc  fiirono  lia- 
dottf  in  ledc.sco,  cd  immiilc  nel  Hioinulc  MinvraUnji- 
co,  che  pubbliea  (jueW  illushe  (jeohxjo. 

Scrissi  nel  JS,')','J,  la  sevonda  mvmoria  mvuUani 
eslinli  del  Yul  di  Nolo,  deserivendo  i  diiersi  vmleriali 
nctlunici  e  plnlonici  di  que'  luofjhi  (2). 

lieealomi  alia  riimione  della  Soc.  yeoloyica  di 
Franvia  in  Slianahuvfio  nel  JS.'ii  vi  lessi  una  viemoria 
nulla  foimazione  della  erosla  del  Globo ;  dielro  /'  idea 
che  me  ne  era  formula,  traversando  (jli  Appentiini  Li- 
(juri  e  le  Alpi ;  e  fu  per  iniero  inserila  nel  bullellino 
della  Soeieta,  (sept.  lS3-i).  Presenlai,  ollre  o  cii),  a 
(jue'doUi  Socii  la  mia  carta  (jeoloijica  di  Sieilia  a  fo- 
gli  sopraiiposti,  e  ne  disefpiui  le  formuzioni  sulla  La- 
vafjna  ;  di  cui  fu  yiviiinnilo  inlorcssala  la  sociolii  (3). 

Passundo,  in  .secjuilo,  alia  riunione  dei  fisici  te- 
deschi  in  Sluttijard,  ore  io  era  principalmente  diretto, 
lessi  ill  pure  ,  in  latino  una  breve  descrizione  della 
\alle  del  Hove ,  sostenendo  dorersi  considerare  come 
«n'  ubbassamento  di  suolo  ncl  fumco  della  Montaijua, 
e  non  (jia  un  solleramento  (4). 

In  ultra  ne  scrissi.  sidlo  stesso  subjetto .  /'  anno 
dopo  ,  dietro  che  il  prof.  Pillu  ed  il  siynor  Elie   de 

{\)  Alii  vol.  S.  srr.   I. 

(2)  Aiti  ec.  vol.  9.  seric  1. 

(3)  Bull,  de  la  Soc.  Geologiqiw  de  France,  ^ept.   IS3i. 

(4)  .Uli  rol.   II.  ser.   I. 


—  190  — 

lieaumonl,  avean  puhhlimto,  snpra  la  Yalle  del  hove, 
delle  idee  alle  qnnli  io  non  poleva  uniforinarmi  (1). 

Nel  J83S  descrissi  la  Eruzione  dell'  Etna  di  quel- 
V  anno,  die  fu  dedicata  alia  Maesla  di  Ferdinandit  II, 
prescnte  alia  letlura  della  Relazione  (2). 

In  ugual  modo  descrissi  quella  del  I8i2  (3)  e 
ncUo  stesso  volume  di  quell  anno  ,  un  allra  memoria 
fu  inserila  sulla  variola  di  su|icrficie  ilellc  lave,  che  de- 
dicai  al  eh.  prof.  Pilla;  e  nel  /Sio,  ollre  alia  descri- 
zione  della  Eruzione  di  queU  anno  (4),  lessi  all' Ac- 
cadeniia  una  memoria  sulla  GroUa  basallica  di  Scila  , 
e  suUe  lave  prismatiche  di  Licodia.  Nell  anno  stesso  pre- 
sentai  al  Comjresso  dcfjli  ScienziaU  italiani  in  JSapo- 
U,  una  monoijrafia  sul  IJasalto  dccomposto  dell'  Isola  del 
Ciclopi,  con  allre  memorie  (jeoloqiehe  (3). 

Sii'  cralcri  di  soUcvameiito  e  di  eruzione,  inleressai 
I'  Accademia  nel  l8iG  ;  facendone  rilevare  la  somma 
differenza,  e  tofjUcndo  rjli  equimci  che  possono  pren- 
dersi  dello  aspello  della  iudicazione  derjli  slrali  (6). 

Scrissi  nel  J8i7  sulla  costiluzionc  fisica  dell'  Etna; 
lavoro  che  verra  riprodotlo  in  gran  parte  in  queste 
pagine  ;  ne  mancai  di  dare  la  relezione  delVincendio 
dell'  Etna  del  'I8S2  (7). 

Accennai  nel  18o3  quel  che  j)ub  osservarsi  in 
una  corsa  inlonio  alia  Lase  dcU'  Etna  (8) ;  e   net  18Si 


(1)  Am  vol.  12.  ser.  1. 

(2)  Atli  vol.  1i  ser.  1.  ^         ',  ■ 

(3)  'l«i  ^-ol.  19.  ser.   1. 

(4)  AHi  vol.  20  ser.  1. 

(5)  Anl  vol.  2  ser.  2.    .Yell'  anno  ISO-   scrissi  la  memoria 
sulla  Eruzione  del  18i3  Alii  Gioen.  vol.  20  'F  serie. 

(G)  Alti  G.  vol.  3  ser.  2. 

(1)  Alii  G.  vol.  8  ser.  2. 

(8}  Aui  G.  vol.  9  ser.  2. 


—  191  — 

presenlai  (jualclw  niiova  idea  partando  dellu  SlriiKura 
dol  Cono  de' 3I()iili  Kossi  prcsso  IN'icolosi  (1), 

Sduo  (/ucsUi  Ic  mcmoric  da  me  inihhiicalc  inlor- 
no  ad  aijjonindo  ridcaiiolixjico,  dvH'  Eina  principal- 
iitenlc.  Tullo  Ic  allre  chc  riyuavdano  la  Gcoloijia  ,  o 
la  parlicolaic  (jeoynmia  di  cuiii  Inojihi,  sc  pure  Imn 
quahlii'  pvc(jii),  si  h  (jaclln  di  polcr  ranlarc  di  csscj-t' 
.s7«/('  /(•  prime  produzioni  (jeidiKjiche  ,  die  si  eraiio  , 
sino  a' viiei  lemfii ,  puhh'.ivaU'  in  Sicilia  da' siciliani 
aalari  (2). 

(1)  Ain  C.  col.   II  s,'/-.  2. 

(2)  Mi'initrie  piihhUcnlf  noijli  .illi  dell' Acaidomia  fiiociiia  rd 
ill  rari  (lioniali  di  Siciliii. 

Sulla  jiaoiKiiiiid  dcllo  iiionlfifinc  di  Sirilia. 

Sullc  Coiirhifilic  fos.^ili  di  Cifali. 

SuUd  fonnazione  do'  rognoiii  silicei  iiella  cvi'la. 

iJescvizidiic  d' niia  Cavln  gcoUxjicfi  dclla  Sicilhi. 

Siillo  iidju. 

Sill  liUiiiiilc  iiicvidioiialo  delta  Pnniiiciii  di  Messina. 

Sill  lerri'iio  fiiiira.-f^iro  ili  Taiiromina. 

Sill  li'ireiio  dclla  Piana  di  Catania. 

Sill  Cakario  di  favarclla. 

Sill  torri-nn  di  Caicaci  <•  di  Trnina. 

Sulla  injlueiiza  del  vi'i/iio  ovgaiiici)  nella  [ormazioiif  dctln 
rroala  del   Clidnt. 

i'.ti'incnii  di  ticidiKjia,  ad  iiso  delta  I'nicpr.vla  deqli  Slu- 
dii  ill   ('Ailaiiia. 

Sulla  protesa  scparazioiw  di'lta  Sicilia  dalla  (Jilaliria  — 
I'.ffemmdi  per  la  Sicilia. 

Siillc  iniiiicvc  di  Sicilia. 

Sulla  ciif^la  Dicrididiialc  del  (iotfo  di  (Catania. 

Sultii  Scifli)  di  Ml. 

Suit'  Arijilla  blii  di  Sicilia. 

Sopra  due  Tavole  yeologiche. 

Sulla  vita  ininerale. 

Sulla  Carta  lopofirajica  dclla  Criiiioa. 

Sul  tciTcuft  crvalicii. 

Sut  Dihiiii)  I'liiicisatc. 

La  Crcazionc,  quadio  /iloso/ico. 

ATTI  ACC.   TOL.   XIV.  26 


—  192  — 

Aver  noieralo  tali  mie  pubblicazioni  non  e  atalu 
in  me  osU'nlazionc  di  inolliplicitd  di  lavori:  chl'  di 
tanla  frivolezza  non  mi  eslvmo  capace;  ho  crcdulo 
neccssario  il  farlo,  come  dissi  di  sopm,  per  most  ran- 
clie,  He  mi  necimjo  a  Irullare  il  dif^ieile  (irrjomenlo  delln 
Viilconologia  dell'  Etna ,  posso  mostiwe  aimeno  di  non 
averne  trascuralo  lo  sindio. 

Passando  a  quel  vhe  da  altri  si  e  falfo  sullo  slesso 
suhjello,  sarebbe  mperflao  il  rammentare  quanii  scril- 
tori  avessero  trallalo  dell'  Etna,  e  quanlo  se  ne  fosse 
dello  sin  da  remolissinii  tempi;  la  stovia  de' siioi  in- 
cendii  conta  moltissimi  autori,  (jveci,  latini  e  di  tulle 
quasi  le  nazi(nii  catle  di  Europa. 

Era  quelli  ehe  ho  letlo  o  consultatn  nelle  mie  lu- 
cubrazioni ,  tutto  I'  ajulo  mi  han  preslato  (jli  antiehi 
per  eid  die  riyuarda  la  istoriu  delle  Eruzioni ;  ma  nul- 
I'altro  pnleva  aspeltarmi  da  autori  ehe  scrirevano  in  tem- 
pi, ne'  quuli  la  GeoUujia  era  presso  ehe  iynota. 

lieeupero  benchb  si  avesse  la  riputazione  di  Pii- 
nio  dcir  Eliia,  non  area  pnbblieato  ehe  la  storia  de  fe- 
nomeni  avvenuti  nell'Etna  nel  /7.3'j'.  La  storia  (jeneralc 
di  qnesto  vulcano,  ehe  da  lui  si  aspeltava  resto  ma- 
nose  ritta. 

Gioeni,  ehe  raeeoifliera  ed  ordinava  le  produzio- 
ni  vuleuniehe  dell'  Etna  e  del  Vesuvio  pubblicf)  la  li- 
lologia  Vosiiviana ;  e  dell' Etna,  non  scrisse  ehe  la  sola 
relazione  dell'  ineendio  del  1787. 

Spallanzani  aveva  reso  sernizio  utile  alia  seienzu 
ne' suoi  Viayji  alle  due  Sicilie  ,  ed  alle  hole  Eolie, 
e  molli  fenomeni  vulcaniei  vennero  da  lui  felicemen- 
te  spieijati. 

Eerrara  ,  ehe  area  eompiluto  il  manoscritio  di 
Reeupero,  pubblico  la  Storia  (jenerale  dell'  Etna,  a;/- 


—  hi;}  — 

iliinifjcndori  (pumU)  area  sapulo  raccorro  da'  profjrcssi 
delld  Ncicitza,  v  didlc  ojicrc  del  Ihdiimicii. 

11  nipole  di  Uevuptno  pnlthlivando  il  manoscriUo 
dcllo  Zio  ,  lit  Hhistro  di  nolo  o  di  afpjiiinlc ;  ma  in 
(picl  lompa  lion  si  caiKmcrann  clio  la  hizzairc  learie 
di  Ihdiin  ,  sparpaijliaU'  ncl  Diziunaiio  di  Sloria  na- 
liiralc,  rislumjialo  in  Vfmozia  dal   I80i  al   1808. 

Proscfjucndi)  i  siioi  sliidii  imhcnilo  dvllc  idft'  dd- 
t  immoilale  lUiJihii,  Fwiara  ridlc  scnvorc'  i  siioi  Caiii|ii 
FIciiiTi  (lella  Sicilia  o  dollc  Isolo  die  le  sono  altonio ;  « 
pni  la  cas)  dclla  iiiinoralof'in  ili  Sicilia  ,  luni  allio  mi- 
iKiii  monaip-ajic .  (he  I'urono  sliiiudc  in  allora  jircfjo- 
ndi  larori. 

Marariipm,  vo'  principii  dclla  Cliimica  ed  iniziato 
nidlv  scicnzc  nalnrali  ,  ridn.ssc  a  larolc  sinrdlichc  la 
slaria  (p-nvrtdc  dell'  Etna,  <•  si  jioso  a  dcsrriicinc  i  ini- 
ncrali.  PiofiUandn  didla  scopcita  di  Sir  IL  Davy  sui 
niclalli  di'fjli  ahali  c  dcllc  Icrrc,  volcra  applitarhi  ai 
fenoincni  rulvaniri,  cd  alia  Icaria  dclla  Terra  :  poco 
icmpa  dopn  (jc(d(Kji  franccsi  palcsarono  le  slcsse  idee, 
0  i}larari(pia  ne  reclamit  la  jiriorild. 

La  Sicilia,  per  esscrc  slain  per  mallo  Icmpo  pres- 
suclii'  iijnara  dc  priKjressi  dclla  (jeido<jia  ncl  C.anlinen- 
le.  divennc  oipp'lla  di  riayfji  e  di  nsservaziani  afjli 
scicnziali  siranicri  :  e  j'ra  le  ccnlinaja  di  cnriasi  die 
risiUicano  il  noslro  nilcano,  imdli  le  nc  erano  islrai- 
li,  ed  al  [alia  dcile  scienze  naUirali ;  e  qiiesli  nun  tar- 
darono  a  piihhlicarc  le  lorn  idee  riijitardanli  l' Lina. 

Scroopc,  jirofillii  di  ana  corsa  sii  (jiiesla  nionlaipia 
per  aipjiuiKjcrc  niioii  modi  di  spiefjainciilo  a'  fcnoinc- 
ni  vnlcanici. 

Daiilteni/  risilii  piii  accuralamcnic  la  Sicilia.  e  ne 
ric<niohlie  le  rarie  foniiazioni.  l*<nll>  deW Eliia  ahpianio 
rapidainenle  .   ma   nc  Icnnc  jiiii  vidle  conio   nclla  sua 


—  194  — 

opera  sii'  vulcani,  la  quale  i'  assai  piii  iilile  di  quella 
(li  Scroope. 

Sir  €h.Lyell,perluslran(}n  i  lerreni  di  Sicilia  con- 
eep)  il  suo  nuovo  sislema  ,  di  dividere,  c/oe  ,  in  Ire 
epoche  le  formazioni  Icrziarie  ,  appofjijialo  alia  pre- 
setiza  dc  fossili  di  specie  iuW  ora  vivenli,  dislimjuea- 
do  i  perindi  della  loro  prima  comparsa,  die  chiavio 
Eocene ;  del  loro  minor  nnmero  riapeUo  a  quelle  delle 
specie  anliclie,  che  disse  Pliocene,  e  della  loro  prepnn- 
deranza  sullo  anliche  specie,  che  appcllb  Plioeeiie.  Si- 
slema adallaUi  oramui  universalmenle  in  (jeolotjia.  Con- 
siderb  nell'  Etna  lo  ahbassamenlo  del  suolo,  come  cau- 
sa della  forma  della  Valle  del  bore  ;  e  j'u  sobrio,  in 
quel  tempo  ,  nella  teoria  de  sollexamenli ;  in  oyyi  si 
allendono  dallo  slesso  insifjne  (jeoloyo  nuore  sue  idee 
sul  noslro  vulcano,  dopo  il  rilorno  che  ha  [alio  in  Si- 
cilia  nell'  aulunno  del  I8S7  non  che ,  per  la  lerza 
volla,  nel  JS.jS. 

Federico  IlolJ'mann ,  che  sino  alia  sua  risila  del- 
r  I'Jlna  era  slulo  seyuace  del  sislema  de'  soUevamenli , 
(jiunio  in  Slrombtdi  ebbe  a  ricredersi,  e  ne  fece  solen- 
ne  rilrallazione.  Dobbiamo  pert)  a  lui  una  carta  (jeo- 
loijica  della  Sicilia  ,  p'l'u  circoslanzialu  cd  esatla  di 
quella  di  Daubenij. 

Elie  de  Beaumont,  cercit  i  sollevumenli  nella  valle 
del  Bore,  e  nella  massa  dell  Etna ;  come  ureva  fatto 
Leopoldo  Pilla. 

Abich  applicb  la  sua  analisi  alle  lave  ed  ayli  allri 
prodotti  vulcanici  dell'  Etna ,  e  fece  cosu  utile  alia 
acienza. 

II  barone  Sertorius  di  Wallershausen  pussb  ])iii 
anni  a  lavorare  suUa  carta  lopo(jrafu'u  dell'  Etna,  as- 
sistilo  da  molli  valcnii  jisiii  :  ma  di  questa  opera  sino 
al  tempo  in  cut  scrivo  (18,'jS)  non.  si  sono  veduti  che 


—  19j  — 

due  soli  primi  fascicoU,  onde  non  ho  poiuto  conoscenw 
il  protjUt  (1), 

Dacchh  apparirono  nol  IS23  (jli  Alii  deH'Accade- 
mia  (lioonia  tli  Sn'enzc  iialiirali  in  Calniiia,  ]u  Sicilia  ccsso 
di  ('ss('rri;ni(iy<lal(i  come  cslninod  a' pronrcsfii  dclla  (Ivo- 
lojiia,  c  Ic  mcinoiic  di  I)i  (Hafomo,  di  Mnvavujna,  di 
Foraru,  di  Alcssi,  d' Inlciiandi,  di  Aradas,  di  Gid- 
KKpii,  dc'  fialclli  ('  jiijlio  Gcinmcllaro,  in  arfjomcnii  (jrii- 
'".'/"'■  jKilconhdiKjici.  c  ciilc(ni(d()(jici,  Jian  liscosso  il 
jilaiisti  dc'  naziouidi  c  dcijli  cslcri. 

Iii(<)i<i(j(ji(do  da  (fuesli  d(di,  e  (jiiinlo  oramai  ul 
7 /"  (iniKi  di  mid  rila  :  ajiihdo  jioco  ihilJc  mii'  jhr- 
zc ,  per  iidraprouk're  allrt'  corse  in  (jncsla  vlussicu 
terra,  ho  rohdo  lenlare  di  rispnndere  ul  (piesilo,  che 
i(t  slesfio  mi  son  [alio  z  Se  /'  JJlna  »  eioii  «  ha  conlri- 
«  Iniilo  ahun  che,  per  lo  shidio  che  se  ne  e  fallo ,  a 
«  slahilire  una  Teoria  ruUamdixjica  ?  »  ed  ho  scrillo 
(fuesle  jHKjine  che  inlitolo  Viilcaiiologia  dell'  Etna. 

3li  son   (juardalo  di  enlrarc   in  discussioni  sopra 
le  idee  presenlale  da  alh  i  si(  qneslo  aryomenlo,  ed  ho 
soUimenle  volulo  esporre  le  mic,  senzu  volcr  pretcndere 
che  avessi  dalo  nel  seijuo  pin  che  allri  mai. — Que- 
slo  inio  lenue  lavoro  sara  diviso  come  appresso: 
Cenno   Topojirajico . 
Considerazi<ni i  (jeohxj ich e . 
Sloria  deW  Kruzioni. 
Venomeni  in  parlicolare. 
Treniuoli. 

(I)  //  sifi.  eh.  l.ijcU.  wl  riliiruii  clu'  lui  jallo  )ii'l  Is.'is.  hii 
partato  scco  hi  intiora  ciirlo  iopinirolica  del  horoui'  Walti'ishdu- 
non,  ('.<,•<«  ('  mivubilc  laioro  jwr  la  iJicci.-'ioiK-.  ]ior  la  fi<ln'iii(i  di- 
lUji'n:i(i  per  la  lerila  —  poccato  che  ne'  itoiiii  di  iiiolli  liioyhi  iti 
e  ref/oldto  sujira  quaiiln  (,U  MKjfjeriraiw  le  (juidc:  k  qiiali  iioii 
esseitdo  de'  luoyhi  iitini  daiaiio  nomi  a  eapvUvio. 


—  19G  — 

Fumo,  cencri,  avene,  ccc. 
lidcche  di  Eruzinni  hdcrali. 
Sijimjamcnlo  delle  laie. 
Varie  forme  di  loro  supcrfick'. 
Elemcnli  c  composizioni . 
Formazionc  dei  crisUdli  mUo,  lure. 
Azione  de<jli  u(jenli  indoorohujici. 
Azione  de  rogdahili. 
Sollevamcnti. 
Ahlxisscmwnti  di  suoh). 
Craleri  indipondenli. 
Conchiimone. 


sii-  iinliilis  uriliir  /Kliia  ; 

Tcrrre  roraiiiiiiil>ii>  vires  Iraliit ,  tirgpl  in  arclum 
Spiritus;  incciidiiini  \ivil  |)cr  niaviiiia  saxa. 

Coniol.  Se\orus  do  Jilna.  v.  jCS-Oi. 

Perenne  arile  I'Elna  famoso;  pc'sotlerranei  rislrclli 
nieali  si  rinl'nrza  cd  uria  il  vaporc ,  inenlre  vivo 
iicl  focolarc  e  I'iiicendio  fra  gli  slrati  terreslri. 


CAPITOLO  I.  - 

CE»'0    TOPOGRAFICO    BELLA    SIPERFICIE    DELl'  ETNA 

JJ  ETNA !  (|iiali  suhlinic  itlec  non  risvegiia  alia  nicnle  qiic- 
sto  iionic,  iniposlo  ad  uu' ardente  Vulcano,  il  piii  antico 
(li  cui  faccia  menzionc  la  storia !  II  suo  immenso  cono  : 
la  sua  altezza,  cui  i;iiingoiio  appcna  a  mcla  le  piii  alte 
montugnc  di  Sicilia:  la  liinga  seric  de'  sccoli  che  son  corsi 
jicr  avcrc  poluto  essa  giungcrvi  ,  a  via  di  soprapporsi 
nialcriali  e  lave,  svisccrale  da'  profondi  slrali  della  scorza 
lorroslrc  :  il  pernianciilc  suo  acccso  focolarc,  dondc  svol- 
gonsi  con  cslrema  I'orza  i  vapori,  die  a  farsi  slrada  ncllat- 
niosfera,  scuotono  orrendanicnlc  la  terra  ,  e  spingono  sino 
air  alio  cratere  o  nc'  fianclii  del  niontc  Ic  rovcnli  e  liqui- 
dc  lave  :  i  I'enonicni  die  accoinpagnano  quesli  lorrcnti  di 
fuoco,  che  inondano  i  bassi  piaui,  incendiano  Ic  selve  ed 
i  Losclii ,  cuoiu'ono  di  aride  recce  i  coltivati  campi  e  i 


—  108  — 

vil!ai''<ii,  e  si  avanzano  fin'  anclic  a  contraslare  al  marc  lo 

inipero L'Elna!  nicraviglia  delle  aiilichila:  Icr- 

rore  de'  vicini  ahilaiill  :  oggello  ili  curiosila  de'po[»oli  slra- 
iiieri :  fiicina  di  sUipcndi  ftMiomeni  :  argomcnto  di  riccr- 
clie  c  di  sUidii  degli  scicnziali  :  somprc  altivu,  semprc, 
forinidai)ile  ,  c  scinpre  nuovo  ,  iioii  c  aucora  conosciiito 
abbastaiiza  c  valiitalo  ;  c  lascia  ,  e  lasciera  scin[»re  ,  di 
die  ricliianiarc  1'  altcnzione  c  lo  sliidio  de'  fisici  ,  finclie 
le  scieiize  natiirali,  rigcUando  Ic  insussistenli  leorie  c  le 
nialfoiidale  ipotcsi,  ccrcheranno  iielle  opere  delia  natura^ 
atlenlanicnte  e  seiiza  preoccupazione  di  spirito  ,  il  rctto 
senticro,  che  conduce  al  rinveniniento  de' niezzi  de'quali 
essa  si  serve  per  produrrc  i  pid  grandiosi  fenonicni. 

Con  queslo  principio  per  giiida,  volcndo  traltar  del- 
r  Etna,  noi  altentanienle  esamineremo  quanto  esso  ci  of- 
fre  nella  sua  niassa  c  ne'  suoi  fenonieni,  per  cercarc  di 
trarne,  sc  ci  sara  possibile,  alcun  resultaniento  utile  alia 
scienza  vulcanologica ;  —  e  cominceremo  dalla  topogra- 
fia,  val  tanto  dire,  dallo  csame  della  superficie  di  questo 
Vulcano. 

§  i.  L'  aria  rincliiusa  dalla  gran  curva  elliltica.  di 
piccolc  montagne  ed  alti  colli  ,  la  quale  coniinciando  da 
quelle  di  Taorniina,  gira  per  le  altre  diMalvagna,  Roc- 
cella,  Placa,  Centorhc,  Judica,  Ramacca^  3Iilitello ,  e  da 
Lentini  va  a  finirc,  appianandosi,  al  ca|)0  S. '  Croce  ;  e 
occupata  per  nieta  dalla  Plana  e  dal  Golfo  di  Catania  , 
e  per  l'  altra  da  basse  colline  di  gres  e  di  argilla,  so- 
pra  le  quali,  con  una  base  di  novanlatre  miglia,  gigan- 
teggia  it  niassimo  Etna  ;  die  conico  e  solo ,  sdegnando 
al  dir  di  Bembo  ,  la  vicinanza  di  altra  inontagna  (1)  si 

(1)  Coelebs  degit,  ct  nuiliiis  montis  diguala  conjugium.  caste 
intra  suos  tcrniinos  coiUinctur. 


—  199  — 

circoscrivc  dc'  siioi  slcssi  confini,  c  s'  innalza  a  due  nii- 
i;lia  c  mezzo  ncllc  liiiec  dell'  alniosl'era  Ira  il  firado  di 
lal.  37,  38,  e  long.  32.  33. 

La  foriiia  della  sua  niassa,  henclie  presa  insieme  si 
accosti  alia  lii;iira  di  iiii  coiio,  ha  lullora  lali  scavameiili 
e  lali  clcvazioni  iiella  sua  superlitie,  clie  ncl  discgnarla 
da  qualsiasi  lalo ,  non  dara  niai  esalla  quella  ligura  ,  e 
riducesi  piii  presto  ad  ua'  aniniassanicnto  di  nionlicelli  , 
di  lialzi,  di  j)iaiii  iiielinali,  di  crcslc  c  di  lupi,  ebe  so- 
slengoiio  inline  un  alio  dorso  di  niontagna,  lerminala  nella 
sua  velta  da  un  eono  Ironcato.  Dalla  parle  che  guarda 
r  oiieiile  ,  poi,  una  cslesa  vallala  sccnia  ,  di  una  sesla 
parle  circa,  la  massa  del  corpo  della  nionlagna  e  cosli- 
luisce  un'irregolarissimo  terreno.  Vaslo  nuniero  di  cratcri 
di  enizioni,  gia  suceesse,  si  eleva  a  cono  al  di  fuori,  cd 
a  cono  inverso  al  di  dentro,  ne'  lianchi  del  Yulcano ;  ma 
il  solo  aperlo  alle  pcrenni  sue  esplosioni  e  il  sommo  ver- 
ticc  dellKlna. 

§  2.  Cominciando  ad  osservarne  la  superficie  dalla 
parle  di  mezzo  gioruo,  delcrminala  dal  quarlo  di  cercliio, 
die  coniincia  da  J'alerno  e  lermina  al  capo  dei  3I(dini , 
si  Irova  clic  le  lave  dell'  I'llua  cuojirono  parle  del  ter- 
reno di  grcs  ed  argilla  ,  terniine  delle  colline  di  quella 
formazione,  die  fan  seguilo  a'  Pofjfji  di  Aderno. 

Sopra  di  quesli  appaiono  laluni  piccoli  vulcani  idroar- 
gillosi ,  0  salse ,  delle  sdlinella;  e  niolle  acque  niine- 
rali,  acidole  in  gran  parle,  lianno  quivi  la  loro  scaluri- 
gine.  I'na  rupe  di  lave  (piasi  prisniatidie  cosliluisee  la 
rupe  di  Palerni)  ;  soj)ra  la  quale  slanno  la  Cliiesa  ma- 
dre,  i  Cappuccini  e  la  lorre  normanna,  con  allre  ahila- 
zioni. 

Qnesle  lave  prismalidie  ,  nel  basso  ,  sono  di  una 
slrullura  conipalla,  e  molto  si  avvicinano  alle  basallidie, 
Dalla  parle  di  jKMieule  della  ru|)e  molli  blocdii  di  «[ue- 

iin  Acc.  '.uL.  \i\.  -' 


—  200  — 

ste  stcsse  lave,  ma  piu  celliilari,  sono  imprcgnati  di  pe- 
troleo,  c  le  cellule  lo  coiitengono  nello  slato  litpiiilo. 

La  coUina  ai'gillosa  serve  di  base,  in  segiiito,  alle 
carricre  di  lave  jjasaltiche ,  clie  occupano  tulle  le  allure 
della  Scula  e  S.  Biayfjio,  e  poi,  a  ti'anioulana.  a  quella 
di  Acquarossa  ,  sorgeiUc  acidola  anch'  essa  ,  ed  ove  in 
talune  piccole  groUe  la  esalazione  del  gas  acido  carbonico 
e  polentc.  Scoverla  riappare  la  collina  a  Yalcorienle,  ed 
ivi  le  ultime  lave  di  quel  lalo  della  nionlagna  veggonsi 
sopraslarvi,  e  roni{)ei'si  in  blocclii,  quando  il  terreno  ar- 
gilloso  clic  le  sosliene  va  cadendo  in  frane.  In  mezzo  a 
questo  terreno  upparisce  an  gruppo  di  basulli  globuiari, 
presso  i  molini  di  Valcorrenie ;  e  da  li  in  poi  la  for- 
mazione  terziaria  snperiore  di  gres  ed  argilla  resla  alio 
scoperto,  e  forma  i  colli  della  3Iotla  e  delle  Teirefurti 
di  Catania. 

Alia  Motta  un'  allra  rupe  di  lave  basalllche  si  elcva 
isolata  immezzo  alia  cennala  I'ormazione  ,  e  scnibra  non 
avcre  rapporlo  con  le  lave  dell'  Etna;  avendo  tultc  le  ap- 
parenze  di  un  vulcano  indi[)endente  dal  gran  focolare. 
iVella  parte  superiors  si  osscrvano  i  vesligi  ed  i  mate- 
riali  di  un  cratere,  ed  un  piccolo  corso  di  lava,  die  da 
quello  dovette  provenire  ;  del  quale  una  porzionc  resta 
ncl  lato  di  poncntc,  essendo  il  rinianentc  sparso  insieme 
alia  collina  clie  lo  sosleneva,  nellc  valli  del  terreno  dei 
dintorni^  per  la  i'orza  delle  aequo,  clie  ban  solcalo  tulta 
quella  eslesa  i)arte  della  piii  volte  cennata  I'ormazione 
terziaria  superiore. 

Dalle  Terrej'urii  avvicinandosi  verso  Catania  nessuna 
lava  s'inconlra,  a  riserba  di  un  braccio  di  quella  del  '1660; 
ma  loslo  anliche  correnli  occupano  le  colline  argiliose  e  di 
gres  dei  contorni  della  citla  per  ponenle ;  e  Catania  e 
fabbricata  in  parte  sulle  lave,  ed  in  parte  suUe  t'alde  di 
quelle  collinette  e  sulla  spiaggia  del  mare.         ,j ,,; ,  yX\,-i) 


—  201  — 

Lave  0  ])oi  lave  costitiiiscono  liilla  la  plaga,  clie  da 
Catania  si  eslenilo  sino  ad  Aci-Ciislcllo ;  si  va,  iion  oslan- 
te,  ora  qua  ora  la  scoprcndo  la  sotloposta  Icrziaria  for- 
mazionc  ;  conic  a  Cijali,  al  Fasano ,  a  S.  Pnalii ,  alia 
Lcucalia,  al  CanaUccliin,  alia  Calim,  nWajWinziuldla,  v 
poi  nci  pojigi  di  Aci  Caslcllo  c  Trczza,  ove  e  piii  clie  altro- 
ve  scopcrla  od  cslosa.  A  S.  Paolo  e  riraarchcvole  iin  gnip- 
po  di  |)risnii  hasallici  allorniali  dal  suolo  argilloso  — 
Tulle  1(>  aeipie  sorgive  ,  die  scorrono  in  qucsla  paric 
della  base  dell'  Elna  ,  provengono  dal  lerreno  argilloso 
so|lo|)oslo  alio  lave.  Lc  principali  sono  quelle  di  Yalcor- 
renlo,  di  Cil'ali,  del  Fasano,  di  S.  Paolo,  Leucatia  e  Ca- 
nalicchio ,  di  xicicastcUo  c  Trezza.  Ne'  contorni  di  Cata- 
nia sono  incanalate  in  acquidoUi  per  la  irrigazionc  dcgli 
orli,  e  ()er  gii  usi  della  Cilia,  indipendenlenienle  depozzi 
che  vi  sono  scavali  sopra  il  sotlerraneo  Anienano,  e  nei 
corlili  dollc  case. 

La  rupe  di  Acicastello  e  lulla  di  basallo  globula- 
re,  c  peperino  color  lionato.  I'na  quanlila  di  grnp|)i  di 
vero  liasallo  sorge  per  tullo  il  Iratlo  di  quella  collina ; 
ed  allri  forinano.  non  clie  la  sponda  del  mare,  iiia  si  bene 
i  faniosi  scoyli  dc   Ciidnpi. 

La  snperlicie  del  reslo  della  sezionc  del  cono,  che 
lia  j)er  base  il  (juarlo  di  cerchio  indicato,  e  terniina  col- 
i'apice  del  verlicc  dell'  Elna,  e  tullo  di  lerreno  vnlcani- 
co  ,  di  lave  di  varia  epoca  addossate  una  suU'  altra  ,  e 
che,  a  quando  a  qiiando,  sono  coverte  di  canipi  di  arene 
vulcanichc  e  di  ni(»nliceHi  di  eruzioni  coloro  spenti  crateri. 
Una  gran  parte  e  gia  coltivata  a  vigne  ed  oliveti ,  ed  e 
sparsa  di  anieni  villaggi,  che  le  lerrilicale  nialerie  vulca- 
niclie  divcnule  suolo  I'erace  ,  rendono  iio[)olali  e  lloridi. 
La  ])or/.iono  |)iu  alia  di  quesla  prima  zonu,  della  picimm- 
1(1)1(1,  b  slata,  sino  a  j)Oclii  anni  addietro,  covcrta  di  b(»- 
schi  di  qucrce  ,  di  laggi  e  di  pini  ;    che  formavano  ,  al 


—  202  — 

dir  di  Biiffon,  iin  collarc  di  verzura  al  capo  caniilo  di  quel 
inag'iio  vulcano.  Quc'boschi,  in  quesla  sczionc  sono  quasi 
inlieranicnte  dislrulli  dalla  mano  deU'uonio,  non  die  da 
varic  lave  dcU'  Eiiia  stesso. 

In  questa  sczionc  e  slabilita  la  slrada  ciie  da  Catania 
conduce  alia  cinia  della  nionlagna :  e  qnivi  si  son  prese 
pill  volte,  Ic  iiiisui'c  di  clcvazione  di  punli  divcrsi  di  essa; 
delle  quali,  quelle  prese  dal  sig.  Scliow  e  da  nie  slahi- 
liscono  r  altezza  sul  livello  del  niare,  dc'scgucnti  punti. 


Fasano 

p.  p 

.    6.^)8. 

Gravina 

(( 

884. 

Blascalucia    . 

(( 

1220. 

Torre  di  gril'o 

(( 

1C9G. 

Nicolosi        . 

« 

2128. 

Apice  dc' Monti  Rossi 

{( 

2028. 

Grolta  dcgli  Ingiesi 

(( 

5090. 

Torre  del  Idosofo  . 

C( 

914o, 

Casa  Gemmellaro  . 

(( 

9200. 

Verlice  dell' Etna   .   ■.   .  .. 

« 

10484. 

La  iempcralura  media  di  alciini  di  qucsti  luoyhi 
resuUa. 


in  Catania     . 
in  Nicolosi    . 

in  Casa  Gemmellaro. 
Verlice  dcU'Etna    . 


Lnglio   42. 

Agoslo  42. 


68.  farenlic. 
64.       »     . 

» 


Lug'lio   38. 
Agosto  36. 


.,     (1). 

§  3.  Dal  Capo  de'3Iolini,  sino  a  Picnionte,  altro 

(1)  Per  altro  notizie  meteorologiclie  v.  la  Mcmoria  sul  Clinia  di 
Catania.  Atti  Glocn.  vol.  23  1°  ser.  i^v 


—  203  — 

(jiiai'lo  (li  cerchio,  cnlro  del  quale  conliensi  la  parlo  oricii- 
lale  (leir  Kliia,  il  suolo  c  viileaiiico  aiiehesso;  Jiia  e,  ol- 
Ire  a  eid,  il  piii  iiiteressanle  di  lullo  il  rcslo  del  suolo 
elneo. 

I'lTssoAci  Reale,  c  proprianienlc  dalle  acque  (jrandi, 
|)assaiido  ]»er  Sanla  3Iaria  della  Scala  siiio  al  giardino 
del  sig.  Salvalorc  Vigo  in  Sanla  Tecia,  la  costa  die  giiar- 
da  il  marc  prescnla  una  scoscesa  lagliala  quasi  a  pic- 
co ,  nella  quale  possono  noverarsi  da  sei  a  sclle  sliali 
dislinli  di  lave ;  di  cui  lalune  cellulari  nella  slrullura  con- 
lengono  crislalli  acieolaii  di  anagoiiilc ;  nia  la  niaggior 
parte  sono  conipallc,  scorilurmi  alia  supcrficie,  cd  inler- 
calale  di  slrali  poco  potenti,  di  scorie  c  dclrito  alluviale. 
A'  flanclii  del  piccolo  scale  di  Aci,  luia  lava  die  non  e 
delle  pill  aiiticlie,  olTrc  alia  sponda  del  marc,  una  grotta 
di  lave  piisnialiclie,  della  delle  (-'o/om^e,  die  per  hasalti 
si  prenderebbero  a  prima  giunia;  e  da  una  idea,  in  mi- 
nialura  ,  della  grolla  di  Fingal.  I  prismi  peri)  ollre  di 
non  essere  arlicolali,  per  averc  gii  spigoli  assai  lagiien-. 
ti,  i  laii  ineguali  e  per  leniiinare  al  di  sopra  in  massa 
di  lava  die  conloiidesi  con  qiiella  del  reslo  della  cosla 
siiio  al  Pozzillo,  fan  conosccrc  die  la  loro  forma  e  do- 
vula  ad  iin  pailicolar  modo  di  rapprendinumto  della  lava 
ncl  rafl'reddarsi. 

Sieguono  Ic  lave  fin  presso  la  Torre  degli  Arciira- 
ji,  a  liaiiclii  del  coniune  lliposlo  ;  c  vicino  ad  essa  un 
banco  di  (rasporlo  di  cioUoli  e  malcriali  vulcanici,  in  una 
specie  di  breccia,  fa  parle  del  lillorale.  I'lia  eslesa  pia- 
nura  ed  amenissimi  colli  cosliluiscono  quel  feracissinio 
suolo  die  va  soUo  il  nomc  di  Feudo  (;  Pinna  di  Masca- 
li,  sino  a|)})ie  della  salila  di  Piemonle,  ove  la  collura  e 
la  vegelazione  sono  al  jdii  alio  grado  di  lloridezza  e  vi- 
gorc.  La  spiaggia  del  liiposlo,  sino  a  Fiiime  Freddo,  e 
un  nilslo  di  sciollo  maleriale  vulcanico  ,  di  calcario ,  di 


—  204—  , 

ciolloli  di  roccc  primilivc,  die  il  mare  vi  rigclla.  Noii 
lungi  (la  Fiume  Frcddo  c  presso  al  lido,  ribollo  iin  viil- 
canctlo  idroarg'illoso,  o  salsa,  clie  a  quando  a  quando  ri- 
sveglia  piii  alliva  la  sua  azionc  (1).  ■> 

Da  qucslo  piinlo  siiio  a  Scliiso  ,  iin  corso  di  lava 
provcnicnte  dal  lianco  !\.  E.  del  vulcano,  c  clic  lermina 
al  Capo  Schiso  e  in  gran  parle  covcrla  dal  terreno  allu- 
viale  della  pinna  di  Caltabiano.  II  fiume  Onobola  la  ta- 
glia  imniezzo  per  nn  huon  Irallo  sino  al  mare,  e  serve 
essa  di  spalla  all'  arco  del  ponte  di  Caltabiano. 

In  ((uesta  sczione  di  cono  s'incontrano  i  fenomeni  piii 
intcressanli  che  I'  Etna  presenli  ne'  suoi  fianclii.  Sopra  i 
colli  di  Zafarana  c  Milo  ,  di  Annunziala  e  di  Cerrila  si 
apre  il  vasto  avvallanionto  delto  vaile  del  Bove.  Ha  esse 
per  liniile  nieridionale  la  schiena  dell  asino  (2),  le  serre 
del  salfizio ,  quelle  di  Calanna  e  Cassnne;  per  selten- 
trione  le  Concazze  c  Ic  Finaite;  per  ponenle  il  balzo 
Trifoglictlo,  la  Monlarjnoki,  il  niargine  del  Piano  del  la- 
ffo  Q  la  base  dell' ullimo  cono  dell' Etna ;  per  levanle  i 
colli  di  Fiori  di  Cosimo  e  M.  Calialo,  non  die  le  allure 

(1)  Mercnrin.  snlla  salm    di  Fondacliclli  ecc.  Catania  1847. 

(2)  (Hi  al)ilanli  de'  vari  coimiiii  di'll'  Eina  danno  spesso  to 
stcsso  noiiic  a  diversi  liioglii.  La  schiona  <h'li  (t^itio  ,  di  ciii  qui 
si  parla,  c  quel  Irallo  di  parole  mcridionale  della  valle  del  Buve, 
che  delta  base  della  inontagnola  si  eslcndc  sino  alte  serre  del  Sal- 
fizio :  c  non  gia  il  marginc  snperiore  del  muro  orienlale  della 
valle  del  Leone,  che  anchc.  schiena  deW asino  da  laluni  si  chiama. 
Da  qucsto  cos'i  varialo,  e  diro  anche  arldlriario  inodo  di  dar  nonie 
a'  vari  luoghi  dell'  Eina  e  nalo  ,  che  nella  niagnifica  ,  elahorala  c 
diligenlissinia  Carta  T(qiograrica  dell'  Etna  del  Barone  Sertoritis  di 
Waltershausen,  non  Iroviamo  ne'  craleri  c  ne'monticclli  de'  suoi  fian- 
chi  i  nomi  che  erano  tanto  coimuii  presso  di  noi,  e  che  avevanio 
accennato  nelle  nosfre  pul)hlicazioni.  Cifi,  che  talvolta  pno  indurre 
in  cijuivoci,  ed  anclie  in  crrori.  II  riparo  sarebhe  quello  di  pnh- 
Idicare  una  parlic(dar  sinoniniia  lopogralica  ,  se  non  di  tulti  ,  dci 
jtrincipali  luoghi  alnieno   di  (jueslo  vulcano. 


—  2o:j  — 

del  iMilo;  ciiuiiic  mijilia,  in  circa,  e  la  sua  largliezza,  e 
quasi  scllc  la  liiiii;liozza.  Con  csainc  piii  niiniito  osservala 
(juesla  valle,  co'  jiareli  clic  la  circoscrivoiio  ,  si  vione  a 
conosccro,  die  il  piano  inclinalo,  ii  quale  dal  principio 
tiella  roi^ione  discoperla  tonile  verso  la  cinia  della  inon- 
lagna,  dalla  j)arle  di  mezzogiorno,  i)oi,  dalle  bocvarc'llo 
del  fuoco,  del  ITCG,  cioe,  sino  a!  piano  della  Calvurina 
e  liinpa  dclh'  canncUc  ,  si  clcva  verso  la  schiout  dcl- 
l'  usino  e  serve  del  Saljizio,  die  lungi  di  coniparir  di- 
rella  verso  la  cinia  altualc  dell'  Ktna,  pare  come  se  una 
volla  fossero  stale  le  i)asi  di  un  cono  ,  il  di  cui  cenlio 
corrispondesse  nl  piano  del  Irifixjliello  ;  nia  avvenulo  il 
profondanicnto  di  quell"  anlico  lianco  della  nionlagna ,  o 
del  supj)oslo  cono,  la  sehiena  ileW  (isino  e  le  serre  del 
Sulfizio  e  di  (Udnnnn ,  sono  ridolle  ad  una  serie  d'in- 
cavalure  e  di  rialli,  solcale  in  Inlli  i  versi,  e  soniiglianli 
pill  a  colline  nclUinidie  clie  vulcaniclie  ;  ed  esse ,  dac- 
clie  lasciano  la  base  della  inonlagnola,  sino  a  Calanna  I'or- 
iiiano  una  curva  die  da  niezzogionio  giia  a  levanlc  ,  e 
lerinina  snile  allure  di  Cussone  e  Sarro,  e  cosliluiscc  11 
parele  nieridionale  della  gran  Valle.  A  levanle  peri)  ,  le 
colline  die  sovraslano  Zalarana  e  i  suoi  contorni  ,  pre- 
senlauo  degii  alvei  di  lorrenli,  e  jjiccole  valli,  delle  quali 
quella  di  S.  Giaconio  e  piii  conosciuta  per  la  piccola 
sorgeiile  di  ac(jua  acidola  ,  die  pcrcnne  vi  scorre.  Piii 
in  alio  il  lorrenle  di  Zalarana  va  rcslrinnendo  il  suo  al- 
veo  uel  luogo  dello  Poiiellu  di  C(d(inna  ;  cd  ivi  presso 
si  a|)re  la  circolar  valle  di  Calanna  die  a  gnisa  di  gran- 
dioso  lealio,  olVre  i  suoi  nniri  pcrpendicolari.  forniali  di 
nunierosi  strali  di  lave.  Suvrasia  alia  valle  il  ni(»nle  Zoc- 
colaro,  braccio  del  sopradelto  parele  di  niezzogionio  della 
Valle  del  bove. 

lienclie  iion  apparisce,  per  levanlc,  alcuii  seguilo  di 
[larete ,  pure  il  suolo  di  lave  chc  si  animontaiio  una  sul- 


—  206  — 

r  allra  puo  scrvir  di  liniile,  per  qiiesla  parte  alia  valle; 
cd  in  cffetlo  Ic  acrpic  clie  vi  piovono  si  raccolgono  in 
due  j)riiicipali  lorrenli,  per  quello  di  Calanna  e  Zafarana 
a  sud,  e  per  quello  del  Milo  a  nord. 

II  parele  sellenlrionale,  assai  piii  alto  del  menzio- 
nato  di  niezzogiorno  ,  e  nicno  tagliente  negli  orii  ,  co- 
niincia  dalla  base  dcU'  ultimo  cono  dell'  Etna ;  interrotto 
poco  dopo  dalla  valle  irasversale,  cui  fu  dato  in  anlichi 
tempi  il  nome  di  VaJle  del  Leone:  conlinua  [)osciri  per 
le  concazzc,  fiaaile  di  Cerrila  e  M.  Calialo  ,  benclie 
di  epoca  meno  remota,  par  che  ne  stabilisse  il  confine. 
Di  questo  parete  il  piano  inclinato  a  Nord ,  forma  parte 
del  dorso  dell"  Etna  ,  e  vi  sorgono  gli  eslinti  crateri  di 
M.  Caldara,  di  M.  Nero  e  Collehasso  con  altri  coni  mi- 
nori,  origini  di  antiche  eruzioni. 

Serve  di  parete  occidenlale  della  valle  I'  altissimo 
halzo  del  Trifofjlietlo,  che  pui)  riguardarsi  in  continua- 
zione  con  Giamiic(da  e  con  la  ripida  salita  del  lato  oc- 
cidentale  della  valle  del  Leone. 

Guardando  ,  cosi,  nell' insieme  la  Valle  del  Bove , 
con  Ire  alii  pareti,  e  quasi  spianata  per  levanle,  sembra 
che  un  solo  avvallamento  olTrisse,  da  presso  la  cima  del 
monte,  sino  al  marc;  imperocche  iulte  le  ammonlate  la- 
ve, gli  alvei  de"  torrcnli,  le  collinette,  gli  ammassamenti 
di  sciolti  e  Irasportati  maleriali,  che  formano  tntlo  il  va- 
slo  terreno  di  Mascali  e  Giarre,  hanno  tutti  un  graduato 
pendio  verso  il  lido  del  mare ;  c  le  acquc  vi  ban  roto- 
lalo  sino  alia  sponda  i  maleriali  vulcanici,  che  apparlen- 
gono  alle  roccc  di  quegii  alii  pareti. 

Enlro  a  quesli  limili  la  Valle  del  bove  olTre  non 
poco  da  osservare  con  minulo  esame.  Risalcndo,  inl'al- 
li,  dalla  valle  S.  Giacomo  verso  il  piano  del  Trifogiiet- 
to,  lungo  il  parete  meridionale,  s'  inconlrauo,  in  prima, 
le  antiche  lave  vulcaniche,  quasi  fatiscenli,  di  cui  quelle 


—  207  — 

alturc  son  formnlc  La  Vallc  di  (]alanna,  clio  vione  in  sc- 
g'uilo,  si  a|)jires('iila,  coiiio  ahhiaiii  ccnnalo,  con  allissimi 
pareli  ,  ne'(|nali  si  [lossono  niinicraro  vcnliduc  sirali  di 
lave,  inlcrrolli  spcsso  da  nialcriali  |)iu  sciolli  e  scorifor- 
nii.  Qnesli  sliali  sono  al(|nanl(»  iiicliiiali  da  .\.  a  S.  o  da 
0.  ad  I'],  gtiardandd  i  divci'si  iaii  dclla  vallc;  lalclic  cliiara 
si  scorgc  una  slralilit-azionc  a  nianlollo  ;  cio)'  la  succos- 
siva  S()vra|iposizioii('  di  lav(!  .so|ira  lavo,  addosso  al  nu- 
clco  conico  doll"  aiilieo  VAnn ,  clie  il  prolundanicnlo  [tro- 
duttorc  di  quclla  valle  discopri  con  una  vorlicale  sezionc. 

Hisaloiido  ancora  [liii  in  alio,  per  i-iungoro  al  ])iano 
supcriorc  dclla  i;ran  Vallc.  si  ]iassano  lave  recciili  asjiris- 
sinio  c  crude,  dislcsc  sopra  allrc  lave  ;  ed  acrivali  ap|)ic 
del  nionle,  di  Calanna,  un  altro  ancor  jtiii  j;rande  anfi- 
Icalro  prescniano  le  Scire  del  Sall'iziit,  la  Schiciui  dcl- 
r  asino,  il  Italzu  del  Tiifixjlictlo,  il  Sollo  del  Cairo , 
Giannkida  ,  il  niari;ine  dclla  Wdh  del  Leone  e  dclle 
Convazzv.  II  31.  Zocciddre  i\  niezzoijiorno .  e  la  Hoeea 
lUusaira  a  Iramonlana,  con  la  vicina  lUtcva  della  lAipra 
formano  il  liinilc  oricntale  del  piano  snperiorc  della  Vidle 
del  hove  ,  di  cui  il  snolo  e  Inllo  covcrto  ed  inijonibro 
di  lave  rccenii,  e  di  coni  di  ernzioni  ancora  fnmanli. 

In  lanUi  nialeriale  nioderno  pcro,  non  lasciano  le  an- 
liclie  rocce  di  farsi  vedere.  I  pareli  sono  di  lave  felspa- 
liclie.  jicr  lo  piii,  e  la  loro  anlicliila  e  palese  sc  si  guar- 
da  alio  slalo  di  faliscenza  in  cui  sono.  Scopronsi  a  cpiando 
a  (|nando  verlicalinente  lagiiale  da  liloui  di  lava  felspalica 
e  pirossenica,  di  varia  doppiezza  ,  c  a  diversa  dislanza  gli 
nni  dagii  allii  ;  ina  (piel  clie  e  piii  riniarclievole  si  e  , 
die  (juesli  liloni,  o  diglie,  riguardali  nella  loro  direzionc 
par  clic  lendano  a  consorvare  dclle  linee  .  die  conver- 
gono  verso  il  haizo  del  Trir()giiello>  ove  appnnio  la  nijie 
ili  (iidiinirota  non  si  ridnce  die  ad  iin  aniniasso  di  liive 
laliulari    verlicalmenlo   disposle  ;    Ijendie  poi  nella  parle 

ATTl    Ate.    VOL.    \1V.  28 


—  208  — 

iiiferiorc  Ic  lave  sono  orizzonlali  ed  inclinale  da  Icvanlc 
a  |ioiiciUe,  come  le  direlle  fossero  verso  I'asse  dell'Elna 
iiioderno. 

Giuirdando  in  laliinc  dclle  spaccatiire  delle  Sorre 
del  Salfizio,  si  osscrva  benissimo  clic  ({iicste  clevazioni 
sono  fornialc  anch'  esse  di  sliali  di  lave  c  di  materiali 
sciolti,  con  una  inclinazione  di  gr.  25,  e  lalvolla  anclie 
pill.  Le  stesse  circoslnnzc  si  osservano  in  liduni  scava- 
menli  de' colli  delle  Finaile,  e  nella  base  della  riipe  di 
Giannicola  e  del  SaJlo  del  €ono,  come  abbiamo  detto 
or  ora. 

De'maleriali  che  mancano  di  (|uesto  grandioso  av- 
vallamenlo,  e  cbe  avran  polulo  I'orniare  un  tempo  forse  un 
allro  cono,  oltre  alia  porzione  cbe  dovelle  profondare  nelle 
visccre  del  Vulcano,  una  non  poca,  facilmente  si  scorge 
essere  slala  trasportala  dalle  acque  delorrcnli,  pel  pen- 
dio  della  plaga  di  Mascali,  sino  al  mare  di  Iliposto.  Si 
rinvengono  infalU,  misle  a  quelle  del  sistema  ielspatico, 
le  roccc  del  pirossenico  sparse  per  lulto  quel  suolo:  e 
quelle  felspalicbc  cbe  piii  anlicbe,  ridotlc  a  ciolloli  di  va- 
ria  grandezza,  ed  a  terra  argillosa,  con  tritumi  delle  pi- 
rossenicbe,  ba  formato  di  quel  suolo  la  contrada  piii  fer- 
tile dell'Etna;  die  dal  6V/rj>me/«,  ove  torreggia  il  famo- 
so  Caslaxjno  di  cenlo  CavuUi,  sino  al  mare,  costituisce 
quella  plaga,  non  men  celebre  pe'suoi  vigneti,  per  albe- 
ri  a  frutto,  e  per  giardini  di  agrumi.  Ollrc  alia  Salza  di 
Fondacbello,  di  sopra  menzionata  presso  Fiumefrcddo, 
vi  sono  in  questa  plaga  dclle  acque  mincrali,  e  principal- 
mente  quella  termale  di  S.  Venera,  presso  Aci  S.  Filip- 
po,  e  quella  acidola  di  S.  Giacomo  nella  vallc  di  questo 
nome,  presso  Zaferana. 

II  quarto  di  ccrcbio  di  Tramontana,  cbe  da  Piemon- 
te  lermina  a  Bronte,  sulla  base  del  Cono  etneo  offre  alio 
sguardo  il  vario  rapporto  del  terreno  netlunico  con  le  la- 


—  209  — 

\o.  (Id  Viilcaiio.  Verso  (liisliglioiu;  il  suolo  socoiuliirio  di 
arcnaria  iiiicacca  con  liiiiiilo.  c  piii  ad  K.  Id  collino  di  S. 
Ella,  Conca,  Prainc[lo,  Cidli  del  hosco  c  3Iiloscio,  Len- 
che  soparali  da  lorrcnli  ckdla  IiasodcllKlna.  ajipalcsano 
la  inlrodiizioiic  del  lenriid  Icrziario,  iicllo  valli  dcd  sccon- 
dario ;  c  non  sono  occiipalc  da  corrcnli  vidcaniclio,  Iran- 
no  (jiicdla  s(da  die  da  I'iclni  iiuiriiKi  per  (piaiilo  apparc, 
liniiio  il  Idio  (Id  liimu!  Onohola.  (ianclici'i'ia  il  calcaiio 
])ClliiiilVro  di  (lallaliiaiio.  e  si  cslendc  sino  alia  ])nnla  di 
Scliisi),  ulliiiio  Icriiiiiic  oricnialc  ddlo  iiiipero  ddl'Klna. 

§  i.  lia  PiciiKMilc  a  Haiulazzo,  Iraversando  Lingua- 
giossa,  il  ((MTono  <■  liillo  di  anliclic  lave  covcrle  di  Um'- 
ra  vcgdahilc,  di  arcnc  (>  Irilunii  di  lave  ,  hen  collivato  c 
feraic.  Piii  di  iin  cdrso  di  lava  di  noii  niollo  anlica  dala, 
c  sin  (Id  secolo  allualo,  o  giiuilo  ndic  torrc  sii[)('riori  ad 
in<>()nd)ranic  non  poca  paiio.  La  rogione  sdvosa  poi  e 
quivi  la  |iiii  folia,  c  le  pinde  vi  son  niacslosc  sino  alia 
rcgione  sc()|)erla   nd  dorso  ddia  nionlagna. 

Da  llandazzo  a  IJronlc  sinconlra  un  suolo  p(^r  lo  piu 
assai  sterile  e  di  poca  o  nessuna  vegelazionc ,  a  cansa 
ddlc  lave,  non  per  anco  doineslicatc  dalla  coltura.  IVel- 
la  parte  superiore  pcrJ)  ovc  il  lerreno  e  piii  anlico  e 
di  nialei'iali  piii  sciolli  ,  i  bosdii  occiipauo  una  larga 
zona  ;  cd  i  coni  slessi  di  anticlii  craleri  ,  elie  non  son 
poclii,  ne  sono  coverli.  La  lava  del  ll'i\) ,  varcato  tutio 
(juel  lianco  dell'  Elna  ,  occiipa  huon  tratlo  del  lerreno 
terziario  ,  die  da  liandazzo  a  Maldlo  rcsla  scoperlo  in 
gran  j)arle,  non  niollo  Uingi  dal  laghello  La  (hivriUi ; 
e  (piella  del  1787  vi  ginngcva  pure,  a  poea  dislanza  da 
Malello.  Dopo  (piella  correnle  il  lerreno  nctlunico  torna 
ad  essere  alio  se()|>erto:  le  rocce  del  gres  |)rendnno  una 
solidilii  baslevole  a  fame  pielrc  da  lagiio.  Ualla  rupc,  del- 
ta rocca  (//  Calanna,  niolte  grandiose  masse  se  ne  so- 
no slaccate ;  c  parte  di  esse  sono  discese  sino  alia  has- 


—  210  — 

sa  pianiira  dcUo  stcsso  terreno,  delta  piano  del  Purco, 
die  coniina  con  le  anlichc  lave  dell' Etna. 

Prima  di  giunj^ere  a  IJronte,  la  lava  del  1631  di- 
scesa  dal  fianco  della  nioiUagna  presso  il  M.  di  Malcllo 
occupi)  gran  Iratlo  del  terreno  neltunico  e  giunse  sino  al- 
ia sponda  del  braccio  sinislro  del  Sinieto.  Parte  di  que- 
sta  lava  si  trova  ora  covcrta  da  quella  del  1832,  che 
niinaccio  di  seppellir  Bronte,  per  csser  situalo  nel  [icndio 
di  due  colline,  del  MaryU)  (jmnde,  cioe,  e  corvo  a  N. 
0.  e  Ad' Colli  a  S.  0.  e  I'Elna  che  lo  sovrasta  par  die 
vogiia  invaderlo  ad  ogni  istante. 

§  S.  Ua  Bronte  ad  Adcrno,  e  poi  sino  a  Patcriio  , 
di'  e  il  rimanentc  del  cerchio  per  ponente  ,  le  correnti 
di  lave  pirosseniclie  prisniatiche  formano  il  margine  della 
falda  dcir  Etna,  die  il  Sinieto  circoscrive  per  ([ucl  lato, 
e  che  pill  di  una  volta  taglia  in  mezzo  lasciandone  parte 
non  poca  al  di  la  della  opposta  riviera ;  come  a  Carca- 
ci,  ad  Aragona,  e  fin  solto  la  pianura  orientalc  appie  di 
Centorhi. 

Sotto  Adernd  e  Biancavilla  le  lave  prisniatiche  pog- 
giano  sopra  colline  terziarie  di  gres  ed  argilla.  Superbe 
ne  sono  Ic  carriere  di  prisnii  alti  e  regolari  di  Scila  e 
Licodia  (1)  ;  e  benche  interrolte  da  correnti  di  lave  di 
epoca  posleriore,  si  scorge  benissimo  come  siano  esse  in 
continuazione  con  quelle,  gia  enunciate  ,  per  ponente  ;  e 
per  mezzogiorno  han  chiara  rclazione  con  le  altre  di  Scala 
e  Valcorrente. 

Questa  parte  della  base  dell'  Etna  e  la  piu  abbon- 
dante  di  acque  sorgive,  che  alimentano  in  csta  il  Sinieto, 
dopo  avere  irrigato  le  coltivale  pianure  per  le  quali  ser- 
peggia.  Era  Aderno  e  Biancavilla  talune  sorgenli  si  spo- 
gliano  da  un  calcario  d'acqna  dolce,  die  veste  le   lave  di 

(1)  Alti  Gioen.  ser.  1  vol.  20. 


—  Ill  — 

liilla  la  spjiiiita  oollina.  Sono  poi  dcgni  di  osscrvazione 
i  solflii  (lie  (|u('l  liiinie  ha  scnvalo  nclle  lave  deU'Etna,  die 
lo  avcaiio  iiitercellalo ,  niolli  sccoli  addielro  ,  j(ie!>s()  il 
poiile  di  Carcaci  ed  a  Pulicello,  ove  il  liiiinc  si  precipi- 
la  da  111!  Iiaizo  di  lava  alto  circa  oltanta  piedi. 

TuUa  la  pailc  ncniorosa  c  deserla  di  cpiesta  iiieta 
della  niassa  eliica  e  cosliluila  e  coveila  di  correnii  viil- 
caniciie  del  sisleina  pirosseiiico  piii  o  nicno  aiiliclie;  e  qiiin- 
di  jiiii  0  meno  coverlc  di  vcijelazionc.  Plii  niimcrosi  son 
(piivi  i  iiioiili  di  craleri  cslinli,  die  quasi  addossali  iino 
suH'altro  appariscono,  giiardiili  a  dislanza.  I  bosdii  vi 
sono  prcssodie  distrulli  dalla  niano  degli  uoniini  ,  c  la 
Pincla  e  divenula  lislrcllissinia.  La  regione  scoperia  Uilla 
intiera,  acdivo  sollanlo  e  men  ripida  dalla  paile  di  mez- 
zogiorno,  e  piii  scosccsa  in  qnclla  di  ponentc  c  Iranum- 
lana :  e  qui  s'innalza  il  gobbo  dorso  di  queslo  vulcano, 
asprissinio  di  slerili  lave  ,  c  quasi  impralicabile.  Dalla 
parte  di  Icvante  come  si  e  detlo,  e  scavata,  quclla  rc- 
gione,  dalla  vallo  dol  hove,  e  non  rcsia,  cosi.  verso  la 
cinia  die  un  buon  Irallo  di  arene  del  Piano  del  lufjo , 
a  far  base  non  ripida  ed  accessibile  all' ultimo  cono  del 
cratere  deU'Etna. 

CAPITOLO  11. 

COSSIDERAZIO'I    CEOLOGICHE  ' 

Dopo  un  brcvc  cenno  lopogralico,  fa  d'uopo  ritor- 
nar  con  occhio  geologico  ad  osscrvare  quel  die  1'  Etna 
presenta,  nella  sua  base;  neU'intercssante  scopo  d'inda- 
gare  il  veio  rapporto  del  vulcano  col  tcrreiio  neltunico  ; 
e  rilevare  poscia  quant' offre  la  sua  massa  all'indaginc  del 
geologo,  senza  scoslarsi  da'falti. 

§  6.  Si  e  polulo  conoscere,  da  quanto  si  e  delto 


212 

di  sopra,  ed  in  altrc  meiiiorie  (I),  che  le  colliiie  di  gres 
cd  argilla  dclla  forinazionc  dc'  Pofjfji  di  xVdcnii)  e  delle 
TerrefoHi  di  Calania,  circondano  iicila  base  la  niassa  vtd- 
canica  dcU'  Etna ;  c  che  essa  con  le  sue  eruzioni  ha  oc- 
ciijialo  in  gran  parte,  e  lascialo  in  alciini  siti  scoperte.  Ri- 
cominciando,  in  falti  ,  da  Paterni),  la  stessa  rncca  s'in- 
nalza  fra  un  terrcno  terziario  di  grcs  cd  argilla,  che  for- 
ma il  piano  e  la  parte  opposta  della  vallata,  ove  scorre 
il  Sinieto.  Quel  terrcno  conliene  pure  un  calcario  terzia- 
rio, che  pill  manifesto  nel  pendio  opposto  della  valle  e 
limitrofa  ad  una  roccia  di  gesso,  di  cui  si  e  altrove  par- 
lato  (2) ;  cii)  che  fa  riferire  qucsto  tratto  di  suolo  alia 
gran  formazione  dell' argilla  hiii  di  Sicilia  (3).  Qnesto 
gesso  e  tanto  conosciulo  nel  distrelto  di  Catania,  per  I'u- 
so  che  se  ne  fa  in  architettura,  e  nelle  arti;  ed  il  calca- 
rio menzionato,  che  gii  sla  d'appresso,  viene  tagliato  in 
mezzo  dal  liume,  nel  sito  di  Costantina,  d'onde  passa 
ad  internarsi  nelle  colline  inferiori  di  Patcrno.  Esso  si 
sosliene  a  cuisa  di  sco"iio  nel  Ictto  del  liume  con  mino- 
ri  lalerali  appendici  ;  ma  nelle  sudette  colline  di  Pater- 
no  e  della  Scala,  resta  coperto  da  quella  formazione,  ne 
pill  si  manifesta  alio  scoperto.  Le  acque  peri),  di  Ader- 
no  e  di  Biancavilla  che  van  depositaiido  un  calcario  di 
acqua  dolce,   sono  la  prova  della  esistenza  di  quella  roc- 

(1)  La  mcnioria  di  die  mi  son  principalmenle  sorvito  in  que- 
sl(i  Ca|iilolo,  e  quolla  pubidicala  nogli  Alti  Giounii  viil.  III.  Ser. 
2."  !Sn,  inlitolala  :  Suggio  siilla  co>itiluz.liiiie  fisica  dell' Elita.  II 
rilardo  alia  pubblicazioni^  del  ])rcsonte  lavoro  poira  far  conipariie 
lolte  da  alli'i  taliine  mic  idee,  die  (jui  ho  voUito  ripelere,  ma  io 
rimando  i  lettori  a  quel  volume  deyii  Alti  dell"  Accademia  Gioenia 
per  glusliticarnc  la  priorila,  non  die  a  lanti  allri  precedent!. 

(2)  Condiz.  gcolog.  del  trallalo  terresire  dellEtfla.  Atti  Gioe-, 
ni  vol.   1.   Ser.   1. 

(3)  Mem.  sullargilla  bifi  di  Sic.  Alii  Gioen.  vol.  C.  Ser.  2  ' 


—  213  — 

cia^,  sollo  la  piii  rcccnlc  Icrziaria  formazionc  si  bene, 
che  solto  Ic  lave. 

II  tcrreno  ilella  Scala  di  Vahnrrente  e  dcWucqiia 
rossa,  e  covorlo  da  uii  iiavimcnlo  di  lave  basalliclie,  le 
qiiali  so  sieno  dellc  piii  niilitlio  dcirElna,  o  so  al  siiolo 
basallico  si  a[tjiarloiiossoro,  bisoi^iia  adosso  osamiiuue  coi 
dali  slessi  cbe  il  lerreno  ci  prcsta. 

§  7.  Ciiiardando  la  nijio  di  Palorno,  e  confrnntnn- 
dola  con  (luclla  dolla  3Iolla,  pare  non  essoro  inijiiobabi- 
le,  clie  fosscro  enlranibe  estinii  vulcani,  indipondenti  dal- 
I'Klna,  come  jier  qnoilo  di  3Io(la  mi  trovo  aver  per  la 
prima  volla  avvcrlilo  (1);  esse  infalli  sorgono  dal  suolo 
nclUmico  sole,  e  senza  appondici  cbe  all' Etna  le  congiun- 
gano.  Vn  craterc  raoslrano  enlranibe,  bencbo  (piasi  de- 
lelo  alia  siiporlicic  snporiore,  ad  un  corse  di  lava  si  ve- 
do  essor  da  (piollo  scalurilo  ,  e  cbe  si  versa,  cioe,  in 
quella  di  Paterno  verso  S.  E.  cd  in  quella  della  3IoUa 
verso  0.  Pare  cos'i  cbe  il  maleriale  vulcanico  dcll'ima  e 
deir  allra  rujie  si  sia  latla  slrada  in  mezzo  alia  forma- 
ziono  nollnnica,  quando  non  era  slala  per  anco  logorata, 
e  Iralla  giii  dal  riliro  dolle  aequo  ,  e  dagii  scavanienli 
prodotti,  in  segnilo,  da'lorrenli. 

Polevano  benissimo  quesle  dne  rupi  ,  quesli  due  , 
ora  estinii,  vnlcani  aver  avnlo  coniunicazione,  forse,  col 
focolaro  pirossenico  deU'Elna,  per  mezzo  di  im  parlico- 
laro  spiraglio,  ma  dovellc  essere  di  poca  durata,  fincbe 
la  gola  perennc ,  del  vulcano  non  avessc  slabililo  nn  piii 
anq)io  canale  Ira  il  sno  asse  ed  il  locolare.  Re^la  lut- 
t'ora  no"  conlorni  di  Palerno  una  traccia  di  quell' antica 
azione  vulcanica,  cbe  ojierava  con  maggior  forza  una  vol- 
la; e  si  osserva  ne' vulcancUi  idro-argillosi,  nolle  aequo 


(1)  Coniliz.  gcolog.  del  Trattain  terrcstre  dell'  Lliia   Aiti  Gioe- 
ni  vol.  1.  Ser.  1." 


—  214  — 

acidolc,  (li  ciii  lalune  si  spogiiano  di  nafta  alia  superfi- 
cie  ,  c  neH'csalazioni  di  gas  acido  carhouico,  lanlo  co- 
mune  nc'diiitorni  di  Valcorrente  di  acqua  rossa,  c  del- 
io  stcsso  Paterno. 

§  8.  In  quanto  pero  al  siiolo  di  lave  basaltiche, 
di  die  si  tralta,  a  nieno  clie  non  si  provasse  aver  esse 
profonde  radici:  e  da'rapporti  colle  formazioni  iieUuni- 
clie  conoscer  si  polessc  die  siasi  iiilrodoUo  in  (pieslo  ler- 
reno,  c  cunudalosi  allorno  al  suolo  Ijasallico:  daH'allna- 
Ic  apparcnza  non  altro  si  ravvisa  clie  una  carricra  di  la- 
ve prisniatiche  la  quale  cuopre  la  soUoposta  coUina  ,  e 
si  va  lompcndo  in  blocdii  ed  in  pezzi,  come  la  soUopo- 
sla  collina  vien  meno ,  per  le  acque  die  ne  scavano  la 
base,  e  ne  producono  la  frana.  Per  Uillo  il  tralto,  in  fal- 
li,  del  niargine  della  base  dell'Elna,  di  sopra  dcscritlo, 
simile  fcnomeno  Uiltodi  si  vcrifica  nclla  cosla  di  Scila,  di 
Licodia,  di  Biancavilla,  c  poscia  di  Aragona,  sin  presso 
Bronte;  sebbene  in  taluni  pnnli  inlerrolta  da  qualclie  piii 
recenle  lava  dell'Elna.  Aggiungi  allra  piii  irrefragabile 
prova  della  posteriorc  vcnula  dellc  lave  |irisniaticlie,  qnella, 
cioe,  deirargilla  appartenenle  alia  soUoposta  collina  bni- 
giata  e  ridolta  quasi  a  lernianlide  ,  in  niolti  punli  ,  dal 
calorc  della  corrcnle,  cbe  ncllo  stato  diguea  fusione  vi 
si  e  posala  sopra. 

Cio  non  oslante  non  manca  nel  limilrofo  lerrcno  di 
Valcorrente  un  tralto  di  vero  suolo  basallico.  lo  intendo 
parlare  de'  basalti  globulari  a  superficie  seniivctrificata  , 
siniili  a  quclli  della  ru|»c  di  Aci-Caslello  ,  e  devnlcani 
eslinti  del  A^al  di  Nolo.  Qnesto  fallo,  benche  addimoslri 
il  basallo  atlaccalo  nuovanienle  da  un  fuoco  ,  qual'  e  il 
vulcanico,  e  rotto  nolle  articolazioni  primitive,  rinicscola- 
lo  nel  f(»colare,  e  quiiuli  rigeltato  dalla  gola  di  un  crate- 
re.  non  lascia  [lero  di  far  conosccre  essere  la  prima  vol- 
la  die    il  basallo  avesse  servito  di  materialo    altacc^djile 


—  2i:i  — 

iiel  focolaro,  del  vulcaiio;  c  si  piio  dire  clie  come  ne'con- 
loriii  di  PaleriK)  svciilaloj  vulcanici,  indipeiideiili  dalla  go- 
la  dcU'Elna,  rorinarono  la  riij)e,  ed  in  oggi  dclKdinenle 
maiiifcslano  la  ,  iion  per  anolie  del  fiilto  esliiila,  azioiio 
iiello  iiienzioiialc  accjiie  ininerali  c  nelle  salso;  cosi  ([iici 
hasalti  glohiilari  di  Valcorrenlc  «!i  dchhano  ad  una  delle 
prime  eriizioiii  die  verilicavansi  nella  sollo|M)sla  carricra 
l)asaUica,  e  iicU'ejJOca  sicssa  forse  die  si  lormava  (piel- 
la  di  Aci-Caslello,  in  mezzo  a  (pie'grnppi  basallici. 

§  1).  ImI  in  vcro  non  poleva  altro  avvenire  la  |)ri- 
ma  volla  die  a|)rivasi  mio  spiraglio  al  fuoco  soltorraneo 
allraverso  di  una  carriern  liasalliea,  die  il  disarlicolamento 
de'prismi,  la  i'usione  e  la  Iriliirazione  delle  j)arli  jiiii  mi- 
nute, die  spinle  per  la  nnova  ajierUira  di  suolo  voniva- 
110  a  caderc  accanlo  a'basalli  slessi  ,  divenuli  giolnilari 
per  gli  scanlonali  spigoli  (m1  aiigoli  solidi,  e  riveslili  di 
tunica  velrosa ,  a  cni  la  iorza  dolla  fnsione  ridnccva  il 
maleriale  hasallico;  da  iin;i  parte,  cosi,  ammonlavasi  <piel 
tiilnmo,  die  ])epprinn  vogliain  cliiamare:  da  un'allra  am- 
massamenlo  di  hasalti  globnlari,  come  mi  trovo  di  avere 
ill  allre  meniurie  i>rovato  (1).  3Ia  piccolo  e  di  poca  for- 
za  (piel  primo  cralerc  sotterraiieo,  ccsso  da  li  a  poco  ; 
ed  andie  perdie  forsc  piu  esleso  focolare  agiva  piii  in  la 
nel  centro  dellElna;  e  qiiesto  assai  piii  vasto  e  potente, 
jtoteva  non  solo  atlaccaro  e  fondere  il  liasalto  die  inconlra- 
va,  ma  con   tale  intensitii  di  calore  poleva    invcstirlo ,  da 

[\)  Mmmriii  >iil  H.-isiiltn.  Alii  Giocn.  scr.   1.*  vol.  2. 
Sill  <(iiifiiif  iiuiril.   (IcU  Klna       «        (  ;)   4. 

Menioria  2."  sul  Val  di  ^'oto     «       u  ))  3. 

Fn  qiicsl:i  Memnria,  parlando  debasalti  jrloiiiilari  delta  snlila 
I'cUuitrima  Sdjni;  .llililello,  lin  fatlo  conoscorc  ronio  la  tunica  ve- 
lrosa vosli.-ssc  non  olo  i  prisini  liiisallici  isolali.  ina  come  spesso 
due  0  Ire  di  quesli  .enissero  copeili  da  una  tunica  coniune  die 
tiilli  si  contienc. 

ilTI  ACC.  ■iOL.  XIV.  29 


—  216  — 

ridurlo  ad  una  niassa  lutta  liquida,  ohlilcrandone  i  pri- 
snii,  clic  spiiila  in  alio  per  I'anipia  gola  del  vulcano,  ri- 
versava  sul  suolo  nclla  I'onna  di  correnle;  se  non  die  fu- 
so  per  la  prima  volta  il  l)asallo  non  ginngeva  a  perdere 
intieramcnle  la  nalnrale  disposizionc  delle  sue  niolecole, 
a  riunirsi,  cioe,  in  modo  chc  rcslringcndosi  ed  avvicinan- 
dosi,  per  la  perdila  del  calore,  riprendessero  I'antica  for- 
ma prismatica.  E  qiiindi  pno  bcnissimo  darsi  clie  11  pa- 
vimcnlo  di  lave  basalliche  della  Scnlu,  sia  provcniente  da 
eruzione  di  un  cratcre  aperlo  suU'anlica  formazione  ba- 
sallica,  die  formava,  (pianlunqiie  inlrusa,  parle  della  scor- 
za  terrestre,  in  questo  punlo  di  Sieilia  ,  ove  I'Elna  slabi- 
liva  il  sue  focolare ;  dal  quale  venne  ad  estrarre  lanta 
materia  da  poter  ingrandire  in  seguilo  la  slupenda  sua 
massa. 

§  10.  liilornando  alia  formazione  terziaria,  cssa  da 
Valcorrenle,  come  si  e  dclto,  per  tuUi  i  colli  di  Motta 
c  Terreforli  di  Calania  e  alio  scoperto,  e  non  occu[)ala 
dalle  correnli  vulcanicbe.  i\on  cosi  presso  Calania ,  ove 
sono  lanle  spesse  le  lave ;  cd  appcna  nel  poggello  di  Ci- 
fali  ed  orli  vicini,  in  quella  di  S.'  3Iaria  di  Gesii,  S. 
Salvadore,  S.  Domenico,  Rinaccio:  c  poi  al  Forlino,  3Ia- 
jorana,  Acqnicella  isolala  dalla  lava  del  1009;  e  piii  al- 
to al  Fasano,  S.  Paolo,  Leucalia  ec.  ec,  si  va  scopren- 
do  il  lerreno  ncUunico.  Andando  indi  verso  Icvanle  ,  si 
scopre  al  Canalicchin,  A'unziatclla ,  c  viciuanze  di  0- 
gnina,  in  piccole  porzioni  scanzata  dalle  lave,  finche  si 
giunge  alle  coUine  cbe  sovraslano  Aci-Castello  e  Trezza, 
ove  questo  terrcno  e  scoverto,  e  moslra  il  suo  rapporto 
co'gruppi  del  basalto,  die  merita  farsene  parola. 

La  rupc  di  Aci-Caslello  co'suoi  basalli  globulari  e 
col  peperino,  addimoslra  una  epoca  posleriorc,  come  quel- 
la di  Valcorrenle,  a'gruppi  di  basalli  prismalici,  de' vi- 
cini colli  di  Calanzaro  c  di  Rose ;  i  quali  per  tutti  i  ca- 


—  217  — 

rallcii  si  jiossono  rifeiirc  a  (iiicl  bumllo   «  roccia  piro- 
«  i^ciiica,  voiiula  altravorso  della  scorza  Icrreslrc ,  come 
«  il  porlido  ed  il  giaiiilo,  val  tanto  dire,  noii  gia  da  fo- 
«  colan;  vidcaiiico,  ma  da  sotlornmea  cspaiisioiii;  di  I'lioco, 
«  die  S(iiiige\a  da  sollo  in  s(i|»ra  la  I'lisa  roccia  seiiza  il 
«  concorso  del  vapore,  priiici|)a!e  agente    de'vulcani   ». 
Le  calaslrofi  goologiclie  avvcimlc  (jui  come  da  per  liillo, 
separarono  i  i;riip()i  Itasallici,  clu!    I'ormaiio   in   oggi   gii 
svmjli  dc' Civloj)i ,  da  (piclli  della  opposla  collina ,    con 
lo  sprtdoiidanianlo  di  parte  di    cssa ;  e   la    I'aliscenza   e 
I'allerazidne  della  su[)er(icic  e  de'lianchi  del  Itasnilo,  avea 
jirodollo  una  specie  di  argilla  la  quale  prima  I'orse  delle 
menzionate  calaslroli  erasi  ragunala  in  I'orma  di  mclma, 
sopia  ]»orzione  di  (piel  lerren(»;  ed  in  oggi   (rovasi    in- 
durila  in  lorma  di  roccia,  piii   o  mcno    compalla    sopra 
V isdlu  do  Cklopi  c  snllo   scoglio   maggiore;    e   pcrche 
al)|jia  un  nome  dislinlo  (piesta  roccia  parlicolare  e  stata 
anclie  da  me  delta  Ciclopilc  (1).  Essa  si  trova  nclla  men- 
zionaia  isolctla ,   appoggiata  ad  altra   la    quale    costitiiita 
princiiialnienle  di  analcime  vetrosa  e  triiumc  Lasaltico,  e 
stata  (la  me  cliiamata  Analcimitc.  INe'lati  di  ponente    e 
tramonlana  si  vede  questa  ultima  essersi  introdotla  a  gui- 
sa  di  filoni  nella  sovrapposta  Ciclopile  ,  che   da    questo 
conlatto  e  divenuta  [liii  compalta  e  piii  solida ;  segno  e- 
videntc  die  I'  analcimite  vi  si  c  posleriormciite   introdot- 
la nello  stalo  di  fusione,  c  I'lia  forsc  alqnanto    elevala; 
benclie  sii  di  cio  rcsta  non  poco  dubbio ;  alteso  die  nes- 
sun  resto  oiganico  marino,   conlienc  la  Cklopitc  ;  ne  sa- 
rebbe  stalo  cos'i  se  Ibsse  clla  stata  mai  sottomarina. 

§  11.  Un  alto  sollcvamento  e  notabilc  in  lulti  que- 
sli  scogli,  dimostralo  dalla  preseiiza  di  modiole ,  die  a 
varie  altezze  si  trovano  entro  alle  niccbie  da  loro  scava- 

(I)  Sill  iiasallo  deconiposto.  All.  Giocn.  scr.  2."  vol.  1. 


—  218  — 

le ;  c  quesli  organic!  per  cssere  del  periodo  alfiiale  par 
die  diinoslrino  quel  sollevamento  gradiialc  anziche  istan- 
taiieo  (1). 

Tutto  questo  lerrcno  Lasallico,  intanlo,  nella  niassi- 
nia  parte,  sta  in  mezzo  a  quello  lerziario  pliocenico;  c 
si  direhhe  a  prima  giunla  clic  il  basallo  1'  avesse  traver- 
sato  venendo  da  sotto  in  sopra ;  ma  molli  sono  i  falli  chc 
possono  provare  il  contrario.  E  prima  di  lullo,  nessuna 
sensihile  allerazione  puo  scoprirsi  nel  terrcno  terziario 
cola  dove  viene  a  conlatto  col  basallo:  c  sebbene  esso 
lerreno  non  appalesasse  cvidente  e  netla  stralificazione  , 
per  mezzo  della  quale  scoprir  meglio  potrebbesi  lo  elTet- 
to  del  sollevamenlo,  tuUavia  nulla  di  disordinalo  si  sco- 
pre  0  sopra,  o  ne'lianclii  di  quesli  grupj)!  basallici  ,  la 
profondila  delle  di  cui  radici  fan  manifesla  i  compagni 
scogli  de'  Cidopi.  Inollre  ,  nessuna  allra  roccia  si  Irova 
0  sopra,  0  ne'lali,  o  nc' conlorni  di  que' gruppi,  die  se- 
co  innalzar  dovevano,  se  vcnncro  dopo  la  fonnala  coUi- 
na  terziaria,  mcnlre  era  soUomarina  e  dcposilala  sopra 
un  i'ondo  di  mare:  che  di  ben  allra  roccia  esser  dove- 
va  (2) ,  ed  il  basallo,  venendo  in  alio,  iiiancar  non  po- 
leva  di  portar  scco  allraverso  doll'  allra.  Ouesla  idea  do- 
vrebbe  lenersi  presenle  luUe  le  voile  cbe  si  parla  di  sol- 
levamenli;  i  (piali  dovrebbero  nielterc  alio  scoperlo  lul- 
to  cio  die  la  roccia  pirogenica  ha  doviilo  soUevare  col 
suo  innalzamenlo. 

Di  i)iii,  il  lerreno  lerziario  a  conlallo  di  quesli  ba- 
salt! non  niostra  segno  alcuno  di  alterazionc,  chc  una  roc- 
cia nello  slato  d'ignea  fusione  dee  cerlamenle  produrre; 
e  finalmenle  non  si  scopre  in  alcun  punlo  che  la  luassa 


(1)  Vedi  §   103. 

(2)  Si  (larii  ;il  §  101.  una  prova  di  un  posteriore  sollevamen- 
to, che  ha  portato  in  alto  le  preesislcnti  rocce. 


—  219  — 

basallica  si  fosse  inlrodolla  iicl  rimanenlc  del  tcrreno  in 
funua  (li  liloiii  o  di  dii^iic;  o  die  in  altro  inodo  (|uuiun- 
que  coniiionelralo  lo  avesse;  come  ha  fallo  i'analciniile 
nolla  isolella  deCicIojii,  o  allia  roccia  piroi^cnica  in  di- 
versi  Icrreni.  l*er  tiilte  quesle  raijioni,  quindi,  con  qnal- 
che  sicnrezza  pno  dirsi  clic  il  leneno  basallico  era  gia 
bcllo  c  rormalo  prima  che  il  pliocenico  fosse  venulo  a 
coprirlo  nel  seno  del  mare ;  e  che  se  posleriore  solleva- 
•nento  si  volcsse  ammellere,  conlemnoraneo  a  quelle  dc- 
gli  scogli,  di  sopra  menzionalo,  egli  ha  dovulo  cssere 
graduale  anch'csso,  e  non  gia  piodoKo  dalla  forza  di  una 
roccia,  che  nello  slalo  di  fusione  veniva,  per  espansionc 
di  ])olenle  soUerranco  calorc,  a  farsi  slrada  altraverso  un 
terziario  terreno. 

§  12.  Henche  un' apposila  memoria  avcssi  io  scrit- 
to  sulla  Ciclopile  (1),  non  posso  Irasandarc  di  fame  qui 
menzionc,  or  che  del  terreno  basallico  si  tien  discorso. 
Quesla  roccia  fu  delta  per  lungo  tempo  mama;  ma  es- 
sa  era  hen  lungi  dallo  avernc  i  carallori:  si  disse  anche 
aryilla,  ma  ne  anche  a  quesla  potcva  rassomigliarsi.  II 
Sig.  IJrocchi  non  era  lontano  dal  crcderla  una  cenere 
vulcanica  ammassala,  ne  saprei  dire  sopra  qua'  dali  po- 
lessc  ap|i()ggiare  tale  opinionc :  il  prof.  F.  Hoffmann  la 
riguardava  come  un  banco  di  argilla  allerala  dal  fuoco, 
vulcanico;  io  non  poleva  anuuellere  ne  1'  nno  ne  1'  altro 
avviso  ,  c  mi  persuadeva  che  da  altro  essa  non  dipen- 
desse  che  da  una  allerazione  o  decomposizione  del  basal- 
lo;  csscndo  che  un'  argilla  quasi  aualoga  alia  nalura  della 
Ciclopite  io  osservava  w'  hasalti  fatiscenli  del  val  di  i\o- 
to.  A  (piesia  deconqiosizione  del  hasallo,  die  ne  melle- 
va  in  liherta  gli  elemcnti,  io  riferiva  la  origine  de'tanli 
jninerali  cristallizzati,  die  si  trovavano  in  quel  terreno  ba- 

(1)  Sulbasallo  decomposto.  A.  G.  ser.  2.  vol.  2. 


—  220  — 

sallico,  c  la  stessa^roccia  analcimlte,  riguardata  in  allo- 
ra  da  ine  come  roccia  i'icom])Osta  (1).  !\uove  osservazio- 
ni  poro  e  piii  allcnta  disainiiia  mi  lian  fotto  riQcUcre  die, 
ricomposla  o  no  I'analcimitc,  e  cvidcnle  clic  cssa  e  vcnuta 
ncllo  slato  d'ignca  fusionc  altravcrso  la  ciclopilc,  c  vi  si 
e  introdotla  in  liloni,  in  vcnc  cd  in  lutli  i  sensi,  riduccndo 
a  roccia  piii  solida,  ad  nna  specie  di  tcrmanlide,  qiielki 
parte  die  vi  sla  a  contatto;  inollre  i  crepacci  ove  la  mas- 
sa  analcimilica  non  e  giuula,  sono  lapczzati  di  niinuti  e 
nilidissimi  crislalli  di  analcinie  ,  che  la  suhlimazione  di 
qndla  vclrosa  dclla  massa  infocata  poteva  sola  produrre. 
Prova  cvidente  die  la  Ciclopite  preeslsteva  alia  veniila  della 
massa  analcimilica. 

Replicando  le  mie  osservazioni  sopra  i  gruppi  de'ba- 
salti  dclla  collina  dclla  Trczza  ivi  prossima,  mi  vennc  fallo 
di  rinvenire  la  gradualc  allerazione  del  hasalto;  die  da 
compalto,  (pial'  e  di  sua  natura  c  pesante,  passa  per  gra- 
di  a  divenirc  ne  piii  ne  nieno  una  roccia,  dircmo,  argil- 
losa,  la  quale  in  nulla  differisce  dalla  Ciclopite,  dando 
ambcdue  all'  analisi  gli  slessi  rcsultamenti ;  cioe,  silicato 
di  allumina  e  di  ferro  ,  massima  parte :  cloruro  di  so- 
dio:  cai'bonalo  e  solfato  calcare,  piccola  quaiitita  :  e  ma- 
teria organica  ,  qualdic  traccia.  Nacque  ,  per  lanto ,  in 
me  naturale  il  conchiudere,  che  la  superficie  ed  i  fian- 
dii  della  carriera  basaltica,  cniersi  dalla  superficie  delle 
acque,  scomposti  o  alterati  e  ridotti  a  materiale  tenue 
e  Iriabile,  fosse  stato  Irascinalo  nel  fondo  degli  avvalla- 
menti,  ed  avessc  formalo  un  banco  di  melma;  sotto  del 
([uale  spinta  in  seguito  I'analcimite  vi  avesse  prodotto  i 
lenomeni  di  sopra  cennati;  e  cio  niolto  tempo  prima  della 
lei'ziaria  formazione  di  gres  ed  argilla,  e  del   prol'onda- 


(1)  Mem.  sul  basalto  A.  G.  ser.  1.  vol.  2. 


221 

inonlo  del  suolo,  pel  (|iiiilc  reslaroiio  isolali  gli  scogli  c 
la   isolella  clo"Cicl(i|ii. 

La  Citlo])ilc,  d"  allrdiidc,  iion  a|)|)arlicne  alia  Icrzia- 
I'ia  forniazionc,  iion  rassoiiiigiiaiidit  a  roccia  alcuna  dci 
conloi'iii,  ('  porlaiulo  iiii  caialU'ic  liillo  inoprio.  Inipor- 
lanle  circoslaiiza  c  qiicsla  iid  dimostrarn  la  sua  indipen- 
dniza  dal  tcirciio  sudello,  c  la  prccsislenza  dc'  grii|ipi 
hasallici ;  o  cio  rcslera  jji'ovalo  sc  si  considcra,  die  taii- 
U)  (pielli  dc'conlorni  qnanlo  qiiolli  dogli  scogli,  sono  pri- 
vi  di  (pialiiiicpie  mistiiglio,  clie  iiidicar  j)Olessc  la  cocvi- 
ta  dollc  due  roccc,  o  la  procsislciiza  delta  lerziaria.  (M- 
trc  a  cio  iiella  Ciclopilc  della  isoletla  ,  nessiin  segno  di 
rcslo  organico,  come  si  e  delto,  si  rinviene,  nicntrc  poi 
ne  rihocca  il  lerrciio  terziario  viciiio.  Per  lo  conlrario 
iiosili  devulcaiii  eslinli  del  Val  di  .Aiolo  ,  sia  ne'luoghi 
ove  Ic  lave  Lasalliclie  si  son  fade  slrada  fra  Ic  recce  cal- 
caree,  sia  ore  si  son  esse  alternate  con  la  formazione 
di  (piel  calcario  terziario,  ivi  i  rispeltivi  nialeriali  sono 
niisti  insieme;  ed  in  inolti  luoglii  si  Irovano  delle  hrecce 
vulcanidie  piene  di  pczzi  di  calcario,  o  di  trilume  di  es- 
se e  di  concliiiiiie  marine  :  in  allri  le  brccce  calcarec  die 
avvolgono  Iranlumi  vulcanici :  cola  una  lava  venala  di  cal- 
cario, (pii  un  calcario  con  liloni  di  lava  ;  lulto  insomma 
addiniosira  la  reciproca  mescolauza  delle  ihw  rocce.  INien- 
le  di  tullo  cio  si  pui)  scojirire  ne'gruppi  hasallici  di  Aci- 
Caslcllo  cTrezza;  e  le  due  Ibrmazioni,  indipendenii  una 
dair  altra,  giacciono  a  contatto  fra  di  loro,  in  modo  pe- 
nt da  Car  conoscere  ad  evidenza,  die  quella  Iiasallica  era 
gill  helia  e  formala  non  solo,  ma  decrepila  e  I'atiscente, 
quaudo  la  terziiiria  venue  a  circondarla  c  coprirla.  Cio 
hasla  per  tira  iiilorno  a'fenomeni  che  |)resenla  in  questo 
lalo  la  l)ase  dellKlna.  Torniamo  al  seguito  del  raj)por- 
lo  della  iormazione  lerziaria  con  le  lave  del  Vulcauo. 

§  13.   Diicchc  la  collina  argillosa  ahbandona  i  grup- 


—  222  — 

pi  hasaltici ,  si  appalcsa  sola,  sopra  Trczza  e  Saiiri  si- 
no  alle  Pielrazze,  e  gira  per  11  lalo  dc'niolini  dclla  Ilei- 
tana  e  S."'  Venera,  sostcncndo  al  di  sopra  le  antiche 
corrcnti  dcU'Elna;  le  quali  non  molto  diverse  nella  coin- 
posizione  appariscono  di  quelle  dclle  colline  del  Fasano, 
Leucatla  ec.  ec,  presso  Catania;  cd  al  pari  di  quelle 
si  precipitano  in  blocclii  di  grossa  mole  come  la  collina 
argillosa  clie  le  soslicnc  va  mancando  per  frane.  Da  quel 
punlo  la  formazioiie  lerziaria  non  si  scopre  die  di  raro, 
ed  in  limilala  estensione,  sotto  le  correnli  delle  lave,  so- 
pra Aci  Galena,  d' onde  scaUiriscono  le  al)ljondanli  acque 
chc  inalllano  i  lerlili  campi  soUoposti.  Sopra  Mascali,  an- 
dando  verso  Pionionle  se  nc  scopre  pure  qualclie  tralto, 
d'  onde  si  ricava  nn'  argilla  blu  di  buona  ((ualila ;  ma  in 
gcnerale  puo  dirsi  che  da'  molini  della  Reitana  sino  a 
Piemonle  non  prescntansi,  nella  plaga  oricntalc  dcll'Elna 
chc  lave  so|)ra  lave,  e  materiale  vulcanico  sciolto,  o  tra- 
sportalo  da'  torrenti.  La  formazionc  lerziaria  in  effello,  di 
cui  b  circondala  la  base  dell'Elna,  c  che  e  un  seguilo 
di  ([uelle  Ae' Pocjgi  di  Aderni),  non  poleva  perfellamente 
circondar  quesla  montagna,  venendo  da  0.  ad  invesliria: 
la  massa  slessa  del  vulcano,  ancorche  slala  non  fosse  mol- 
to vasta  in  allora,  le  era  senipre  di  ostacoln ;  e  poche 
porzioni  poleva  depositarne,  lateralmcnte  alle  due  estre- 
mita  del  lalo  oricntalc. 

§  14.  Ma  siamo  gia  alia  plaga  piii  interessante  del- 
r  Etna,  ovc  i  fenomeni  geologici  sono  molti  c  svariati. 
lo  ho  consideralo  sempre  qucsta  montagna  come  rifcri- 
bilc  a  due  epoche,  o  almcno  come  quella  chc  offre  una 
porzione  dclla  sua  massa  di  materiali  piii  antichi  dell'  al- 
tra ;  cd  ho  assegnato  per  limiti  alia  parte  antica  una  li- 
nea,  che  da  Aci  salcndo  per  la  Timpa  dclle  cannelle  e  per 
la  Schiena  deU'asino  giunge  per  mezzogiorno  a  Coslel- 
tuci;  e  1' altra  dalla  base  di  tramontana  del  cono  dell'ul- 


—  223  — 

limo  cratcre,  scciulondo  raccliiudo  la  VuUe  del  Leone, 
le  Concazzc  la  Cerrila  sino  a'  conloriii  iiicridinnali  di  Pie- 
nioiilc.  Oiu'st'  area,  (piasi  Iriaiigolaro,  (';  (inclla  appuiilo 
die,  ()\ln\  airaiilicliila  di  i^raii  parlc  del  siiolo,  prcseiila 
i  pill  iniporlaiili  roiioineni  i;p()io!>ici ;  come  si  e  j)Otiit() 
scoprire  dalla  succiiila  dcscrizioiic  lopogralica,  di  sopra 
esposla. 

Cdininciando  dalla  base  die  offre  al  mare,  e  Irala- 
sciando  (jiici  liiogiii,  die  le  nioderiic  lave  lianno  sligurato 
0  coverlo,  la  cosla  di  Aci,  nol  haizo  dclla  scala,  ofl're 
sino  a  selle  slrali  di  lave,  die  cosi  possono  hen  dirsi 
selte  niaiiilcsle  strisce  di  lava  solidissiina  ,  divisc  fra  di 
loro  da  iiialeriali  vulcanici  sciolli,  e  di  qiielli  lalvolta  di 
alliivioni  o  di  sedimeiilo,  die  si  frappongono  alle  solidc 
masse,  assumciido  cosi  I'  asjicUo  di  vera   slratilicazione. 

Qiicsle  correnli  die  cadono  a  peipeiidicolo  sul  marc 
e  sni  giardiiii  del  di.  Salv.  Aico  in  S. '  Teda  ,  e  die 
indicano  per  consegnenza  cssere  stata  roUa  la  loro  con- 
tinuazione  c  prolondala  negli  abissi  del  mare,  non  poteva- 
no  venire  sopra  nna  colliiia  argillosa  come  in  Inlto  il  re- 
slo  della  base  nieridionale  deirElna;  percbe,  se  fosse  stale 
cosi,  una  porzione  della  colliiia  slessa  avrebbc  dovuto  sco- 
jirirsi,  come  in  allri  luogbi.  i\e  pui)  credersi  die  1'  aves- 
sero  occiipala  in  piinii  piii  indiclro  ,  pcrclie  ovc  essa  e 
in  park-  scoverla ,  cioe  verso  la  sn|ieriore  collina  di  Aci- 
Caleiia,  si  vcdc  che  lascia  in  diibbio  sc  mai  ricuopra  por- 
zione del  terreno  basallico  o  pure  lave  delle  ]irinie  venule 
dall'Klna  moderno,  (dire  die  essa  e  ad  un  livello  supe- 
riore  di  niollo  al  baizo  di  Aci.  Lc  lave,  qnindi,  di  qiiella 
costa  sono  corse  in  mare  senza  oslacolo,  e  si  sono  oriz- 
zontaliiKMile  disposte  una  sopra  I'allia  nel  seno  delle  ou- 
dc  j)(>r  nil  gran  Irallo,  die  iion  jiiil)  scorgersi  in  oggi, 
pcrclie  coverlo  di  lave  moderno  nc'due  eslrcmi  del  baIzo, 
ma  die  per  la  direzione  di  8.  Tecla  cerlamenle  estendc' 


ATTi    ACC.    >0L.    IIV. 


30 


224 

vansi  a  Irainonlana,  e  fonnavano  quel  gignntesco  scaglio- 
ue,  sopra  di  cui  verdcggia  il  collivalo  suolo,  die  da  Aci 
si  estende  verso  Oiarre,  iiitcrroUi  da  qualclic  corso  di 
lava  non  molto  anlica.  Talclic  UiUo  queslo  trallo,  anclie 
Iralasciaiido  di  iiicludervi  qiiaiilo  all'  azione  dell'  Etna  mo- 
deino  e  doviilo,  vale  a  dire  allc  lave  di  cpoca  piii  reccnte, 
die  sono  corse  alio  Slazzo,  Pozzillo,  e  lullo  il  solido  nia- 
teriale  di  lave  da  que'  puiili  sin  presso  lliposlo  e  tutto 
di  potenli  strati  di  autidic  correnti;  e  forsc  state  gia  sot- 
touiarinc,  come  qualdie  conchiglia  fra  uno  strato  c  I'al- 
tro,  a  quanto  dicesi,  riuvcnuta ,  potrebbe  allcstare  ;  ma 
io  confesso  non  averne  mai  osservato  sul  luogo. 

Non  debbo  qui  tralasciar  di  notare,  trovarsi  in  una 
recente  opera  (Uber  die  submarinen  vulkanislien  ausbru 
che  in  der  tertiar  formation  des  Val  di  Nolo.  Goltingen 
184G)  una  osservazione  ,  intorno  a' sette  strati  di  lave 
del  balzo  della  scala  di  Aci,  con  la  quale  si  vuol  dimo- 
strare,  non  giungcr  esse  che  solamenle  a  tre  ;  c  quel 
che  e  pill,  si  pretendono  sovrapposte  ad  un  tufo,  come 
a  lave  della  parte  meridionalc  dell'  Etna  —  Con  buona  pa- 
ce deir  autore  posso  francamente  dire  essersi  egli  ingan- 
nalo  nella  sua  osservazione  ;  perche  in  elTctto  gii  strati 
delle  lave  sono  sette  e  giacciono,  ognuna,  sopra  uno  stra- 
to di  un  conglomerato  di  scorie  e  sabbia  vulcanica  colta 
dal  luoco,  e  divenuta  rossastra;  ha  egii  inollre,  confuso 
le  lave  prismaliche  della  lava  che,  proveniente  dalla  2/ 
regione  dell' Etna,  corse  sopra  il  suolo,  che  forma  in  og- 
gi  la  coUina  a  sctteulrionc  di  Aci,  ov'e  la  chiesa  dell'In- 
drizzo,  scese  nel  balzo,  che  dalla  scala  di  Aci  continua- 
va  per  S."  Tecla,  e  ginnta  nel  marc  si  diffuse  per  buon 
tratto  forinando  un  ainpio  ferrcno  di  lava  ove  e  in  oggi 
it  quartiere  e  lo  scalo  di  S.'  Maria  della  Scala,  e  per 
gran  Iratto  del  froiile  die  presenta  al  mare,  la  parte  in- 
feriore  e  tutta  contratla  in  prisini  rcgolari   sino   ad   una 


cerla  allozza,  d'oiidc  spaiiscono,  c  la  lava  prondc  la  for- 
ma massitcia  ;  in  qiieslo  jjimlo  ,  e  piesso  la  cosiildclla 
piclra  delle  sarde  si  aprc  la  Grotladollc  Colombo,  for- 
mata  di  piisiiii  di  qiicsla  lava.  (Ir  I'atilore  di  (piclla  os- 
servaziuiic.  ha  crodulo  tlic  (piosla  lava  prisrnalica  ,  for- 
massc  lo  slralo  inlcriore  del  haizo  dclla  Scala.  Lo  die 
non  trovera  al  cerlo,   so  rilorna  ad  osscrvarla. 

§  l'>.  I  primi  o  piii  profondi  sirali  di  qiieslo  soa- 
glioiic  hail  scrvito  di  hasc  ,  Corse  ,  al  deposiln  di  gros 
ed  arijilla,  sino  a  quel  piinio  (he  lo  |tcrmclteva  la  massa 
deir  Kliia  die  le  op|)oneva  iiii  oslacolo ;  e  so  si  polessc 
ammellere  die  (piesla  leiziaria  formazione  non  si  fosse 
estesa  piii  in  avanii  della  collina  di  A'izzeli  a  mezzogiorno: 
0  non  ricomineiasse  die  n(dle  vicinanzc  di  Piemonle,  come 
ahhianio  di  sopra  presnnlo  ,  e  come  non  e  poi  impossi- 
liile  rlie  cosi  fosse  realinente,  allora  noi  avreninio  la  c- 
salla  inisuia  del  diamelro  della  niassa  dellKlna,  com'cra 
ipinndo  venue  fi  dreondarnc  la  base  (piella  leiziaria  for- 
mazione. Iniperoethe  egli  e  eerlo  die  una  li(jnida  eor- 
renle  la  quale  urla  coiilro  una  niassa  non  puo  inveslirne 
chc  soli  Ire  lali,  doveudone  reslare  lihero  il  lalo  oppo- 
sto  al  coi'so  d(d  liquido.  Or,  se  (juella  forniazioiie,  spin- 
ta  in  avanii  da  una  rorrenic  sollo  marina,  veniva  dalla 
parle  occideiilale  delllsola  coniro  la  niassa  dcU'Eliia,  es- 
sa  non  avra  jxilnlo  niai  coiirirne  la  base  orienlale;  i'.  (piin- 
di  lo  sjtazio  die  separa  la  collina  di  Aizzeli  da  (|uella 
prcsso  Piemonle  sara  approssimalivamenlc  la  niisiira  dclla 
massa  dell'  Klna  aiilico;  vale  a  dire  die  il  diamelro  die 
aveva  essa  in  allora  non  eccedeva  died  iniglia  ;  meiilrc 
ill  oggi  e  di  presso  a  venliscUe,  e  forse  di  piii  se  si 
figuarda  alia  eslrcmila  della  lava  del  HiliO,  prcsso  Ca- 
tania,  e  (piella  della  pKuta  <li  Scltisi). 

}\i\  se  la  formazione  secondaria  inlorno  alTalUiale 
base  deiri'Jina,   gira  in  seniicerdiio :   e  se  quclla   Icrzia- 


_  22f)  — 

ria  vi  si  deposito  cssa  pure,  come  si  e  detlo,  lungo  i 
niargini  di  quclla,  da  Callabiano  sino  a  pie  di  Ccntorbe, 
e  lascii)  die  liilto  (piel  tratlo  di  mare,  da  quel  pmilo  si- 
no  a  Torcisi  e  girando  per  Palagonia,  pe' colli  di  Caslel- 
lana  e  Primosolc,  venisse  occiipalo  in  seguito  da  depo- 
sili  dihiviali  ed  alliiviali,  e  forza  concliiuderc  che  prima 
della  comparsa  dell'Elna  e  dcUa  venuta  del  terreno  ter- 
ziario  supcriore,  tullo  il  scmicercliio  in  parola  era  un  golfo 
sotlomarino  coverto  del  mare  Jonio  ;  emerso  poscia  si  mo- 
sti'a  in  oggi  occu[iato  per  mela  dell'  Etna  e  dal  circon- 
dantc  terziario,  e  per  I'allra  mclii  dclla  vasta  pianura, 
delta  plana  di  Calania.  Si  e  dimosUalo  inlanto,  che  la 
I'ormazione  di  grcs  ed  argilla  e  posleriorc  a'hasalli  non 
solo,  ma  alio  slesso  corpo  dell' Etna:  qiiesta  dunque  , 
per  conseguentc,  spunlo  nel  foco  settenlrionale  deH'ellit- 
tico  golfo  di  sopra  menzionato,  c  fu  sottomarina  anclie 
essa  per  molto  tempo.  Elcvossi  in  seguito  a  via  di  so- 
vrapposti  mantelli  di  materiale,  svisccralo  dal  suo  foco- 
lare^  c  che  si  addossava  d'inlorno,  a  fianchi  di  una  car- 
riera  hasaltica,  prima  dell'  epuca  della  lerziaria  forma- 
zione  superiore  di  Sicilia. 

§  IG.  Epoca  remola  era  questa;  e  se  cessate  era- 
no  pure  Ic  intrusioni  di  fuse  rocce,  altraverso  della  scor- 
za  terrestrc,  come  il  granito  ,  il  porfido  il  basalto  ec. 
era  quel  tempo  appunlo  in  cui  dalla  infocata  superficie 
del  nucleo  del  Globo^  jier  I'accesso  dell'acqua  c  |)er  la 
istanlanea  produzione  del  vapore  ,  si  alzavano  in  forma 
di  esplosione  i  materiali  fusi,  ed  ivulcani,  propriamen- 
te  detti  apparivano,  sottomarini  per  molto  tempo,  non  la- 
sciavaiio  pcrcio  di  dar  segni  di  loro  azione  al  di  sopra 
del  livello  del  mare;  (come  si  e  osservato  anche  da  noi 
nellc  isolette  vulcaniche  cmerse  in  varii  tempi),  (1)  fin- 

(1)  Sopra  il  iiiiovo  vulcano  ec.  Cat.  1831. 


—  227  — 

clir  ;Hl<l(iss;in(lo  lorrcnli  di  lavo  ad  allro  lave,  c  mafcriali 
sciolli  r  scorironni  sopra  simili  nialciiali,  coiiipaiivano  gia 
alia  siiperlicic  dcllc  acque  in  forma  di  piccoli  coiii  por- 
lanli  III)  ( ralcrc ;  da'  (iiiali  sgorgaiido  seniprc  luiovc  cor- 
ronli  di  i'usc  roccc,  o  jtor  Uilli  i  lali  slcndendosi  inlonio, 
coniiiiciavano  a  slaLilirc  isolc  inleic  vulcaniclie. 

§  n.  L' Etna  era  uno  di  qiiesti  primi  viilcani  clie 
afTacciavasi  gia  iiol  mezzo  del  mare,  esleso  lutlavia  sopra 
non  jtoea  parle  di  iioslra  Isola ;  e  grade  grade  si  elar- 
gava  nella  sua  mole  a  via  di  amnianlarsi  di  lave.  La  sua 
azioiie  esser  doveva  polenlissima,  ne"])rimi  lempi,  essendo 
prolial)iliiionle  incno  doppia  in  (pie'sili  la  scorza  lerre- 
slre,  e  piii  ahbondevolc  il  maleriale  fuse  clie  il  soUopo- 
sto  incandescente  niicleo  concorreva  a  somniinistrargli;  le 
eruzioni  .  quindi  ,  esser  dovevano  pin  grandiose  e  piii 
friMpienli;  [ler  lo  clie  non  dovellc  scorrer  mollo  tempo  a 
lorniarsi  una  spaziosa  isola  vukanica  alia  superficic  di 
quel  mare;  e,  per  quanio  oso  supporrc,  essa  doveva  aver 
gia  una  circonl'ereiiza  di  migiia  Irenla,  clie  c  per  1' ap- 
punlo  la  base  dell'Elna  ,  ch'io  cliiamo  aniica;  allorclie 
deposilavasi  in  marc  la  lormazione  di  gres  ed  argilla  che 
la  eircoiido  per  trc  lati  come  di  sojira  aldiiani  dello. 

§  18.  3hi  qual' era  la  roccia  sidla  quale  i  I'uoclii 
solterrauei  agivano  in  quc'prinii  tempi  dcU'Elna?  Cio  puit 
dediirsi  dclla  iialura  di  (]nclle  die  cosliluiscono  la  parte 
sua  pill  aiilica.  Da  esse  cliiaro  si  scorgc  clie  il  sislcmii 
l'ols]i<ili('()  vi  e  jiredominanle;  c  per  conseguenza  le  roccc 
clie  alilxmdaiio  e  fornuiiio  base  di  ipiesto  niiiierale,  do- 
vellero  I'oriiire  i  prinii  maleriali,  linclie  il  rocolare  si  man- 
lenne  fra  le  rocce  primitive  ,  c  non  si  eslesc  ad  attac- 
care  la  prossima  roccia  basaltica,  dalla  (|uale  nello  scor- 
rer de'secoii  ebbero  oriijine  le  lave  ed  i  niatoriaii  del 
sislfina  pirosscnico. 

II  granite,  il  protogino.  la  sienilc,  la  curile,  il  per- 


—  228  — 

fido  ccc,  sono  Ic.  roccic  fclspaliclic  Ic  quali,  aUaccate  dal 
fuoco  vulcanico,  polcvano  converlersi  in  roccia  fclspalica 
pireleroUca  (1),  e  formar  polevano  del  pari  la  Tratln- 
te,  die  qualuiKpic  altra  lava  fclspalica  die  I'Eliiaantica 
])resciila. 

§  19.  Cade  qui  in  acconcio  una  breve  digressione 
sulia  Tracliilc.  «  Questo  nome  assai  vago  »  come  lo  chiama 
il  celeb.  Iluniboldl  «  e  divenulo  universale;  dcve  cgli  rac- 
chiudere  »  segue  a  dire  «  non  solo  la  sadinina  (glaiger 
felspalb  di  de  I}uch)nia  ancbe  il  Labrador  dell'Etna  e  I'Oli- 
clasc  del  Picco  di  Teneriffe  e  del  Chiniboraco  »  Cessa  cosi 
ogni  idea  di  non  allribuire  a  Iracbili  tulle  le  lave  lelspa- 
liche,  con  Labrador  in  voce  di  Orlosa,  Albile  ec.  Persuaso 
percio  da  lanlo  tempo  ])riuia,  io  indistintamente  lio  posto 
nel  sistema  fclspalico  tulle. ({uellc  lave  deirEtnachc  abbon- 
davano  di  queslo  minerale ,  benche  non  fosse  T  Albile  o 
rOrlosa.  Ho  sollanlo  dello  semprc,  die  non  vi  era  nell'Et- 
na  il  lerreno  trachilico,  come  qucUo  che  in  allri  luoglii  per 
tale  si  considera.  Ed  invero,  1'  eruzioni  tracliilicbe  in  nulla 
differiscono  dalle  pirosseniche,  se  se  ne  toglie  la  forma  di 
cupola  di  taluni  de'  suoi  coni,  e  la  quantita  delle  sostanze 
velrose  die  accompagnano  gli  allri  maleriali  felspalici.  Que- 
stc  niancano  nell"  Etna,  c  se  non  inlicramenlc,  vi  sono  in 
tale  sparuta  quantita  da  mettere  in  dubbio  tutt'ora  la  pre- 
senza  della  Tracliite,  anchc  nc'luogbi  di  (piesla  monlagna 
ove  pill  abbondano  le  lave  fdspalidic.  Uarissima  e  la  Oli- 
coclase,  abbondanlissimo  il  Labrador.  Non  percio  non  use- 
renio  il  terminc  di  aspcHo  tmehUico  per  le  lave,  le  quali 
pe'caralleri  lisici  si  rassoniigliano  alia  Tradiile  albi'ica  or- 
tosica ;  giorno  verru  forse  nel  quale  tulle  queslc  suddivi- 


(1)  Ho  crcdalo  doversi  cosi  a|ipollaro  lo  rocce  altcrate  da! 
I'uoco  come  direaio  al  §  70 — v.  Elfinunti  di  Geoloifia  ad  use  della 
R.  Universila  —  Catania"  1840. 


—  229  — 

sioni  del  felspcTto  saraiino  rigiuirdate  come  seniplici  mo- 
Uilicazioni  della  stossa  soslanza. 

§  20.  Dopo  Ic  prime  soKoniarine  eruzioni  :  dopo 
gli  aiiliclii  colli  di  onizione,  e  le  lave  corrispondciili:  do- 
po clie  osaurile  oran  I'orse  ncl  focolare  Ic  roccc  lelspali- 
clie ;  0  clic  rivolto  si  lossc  il  I'lioeo  soUcrraneo  a  piii 
vasta  foniiazioiio,  (pial'  era  la  basaltica,  dalla  quale  |»ro- 
venivaii  pure  liilli  i  vidcani,  nra  cslinii,  dal  Val  di  Aoto 
e  di  allri  sili:  il  hasallo,  per  iiii  iiuovo  canale,  pole  ap- 
preslarc  altljondanle  nialeriale  al  vulcano  elneo  ;  ed  esso 
coniincio  a  vestirsi  e  ad  accresccre  la  vasla  sua  mole  con 
lave  basalliclie. 

Or,  (pianli  sirali  di  lava,  quanli  materiali  di  svisce- 
rata  fusa  roccia  si  ricliiedovano  per  imialzare  una  vulca- 
nica  monlagna  qual' e  I'Elna,  aiiclie  sino  aH'allezza  del 
piano  della  Calvarina,  ossia  a  jOOO  piedi  snl  livello  del 
mare?  Selle  sirali  ne  presenla  la  cosla  di  Aci  in  un'al- 
lezza  di  iOO  piedi  :  venlidue  se  ne  conlano  nella  valle 
di  Calanna  in  iiOO  piedi  di  allezza :  uudici  nella  eislerna 
del  piano  del  Lago  ecc.  Aolendo  prendere  un  medio,  an- 
clie  ahliondcvole  in  doppiezza  ilegli  sirali  di  lave,  darc- 
mo  tre  sirali  |)er  ogni  cenlo  piedi  di  allezza,  ed  essen- 
do  il  piano  della  (laivarina  a  .">00  jiiedi  avran  dovulo  am- 
inonlarsi  cenlo  cin(piaiila  corsi  di  lava  per  Uilli  i  lali  del 
cono  oiide  giuniicre  a  (|neiraIlozza  ;  e  per  conseguenle, 
conlinnandu  nella  slessa  proporzione,  per  arrivarc  a  10, 
434  piedi,  allualc  elevazionc  dell' Etna  ,  vi  avran  voluto 
314  sirali  di  lave,  o  maleiiali  vnlcanici  considerali  sem- 
pre  a  Ire,  ])er  ogni  cenlo  piedi.  Cio  non  vuol  dir  [lero, 
clie  un  lal  rislrelto  nuniero  di  eruzioni  era  liisognalo  per 
I'ormare  la  enornie  massa  di  quesla  nionlagna ;  esse  avran 
dovulo  essere  senza  duMjio  piii  del  cenlupio  :  iniperoc- 
clie  un  corso  di  lava,  il  mayiiiore  ed  il  iiiii  eslcso  die 
SI  conosca  non  eccede  li  selle  niiglia  quadrate ;  a  formar 


—  230  — 

qiiindi  un  sol  mantello  del  graii  cono  dell'  Etna  molte  e 
niolte  lave  vi  avran  voluto  ,  sin  da  die  csso  cominciava 
ad  avere  una  base  di  ventiqualtro  miglia;  e  senipre  [tiii 
han  dovuto  ricliiedcrscne,  come  la  inassa  del  cono  ingran- 
divasi. 

31a  lascianio  questo  calcolo  die  resta  tanlo  lontano 
da  ogni  approssiniaziono  ,  quantc  volte  si  considera  die 
lo  in"i'andinicnto  del  cono  dell'  Etna  non  e  stato  unifor- 
me  c  regolarc  ,  e  die  tulle  le  ineguaglianze  della  sua 
superficie :  tiilli  gii  avvallanienti  e  le  elevazioni,  die  sca- 
bro  ed  alpeslre  ne  rendono  il  suolo,  diniostrano  die  le 
correnli  vulcaniche  non  sono  slate  addossate  senipre  ,  o 
in  Uilli  i  Inonlii,  le  une  siille  altre  ne' Qanclii  della  nion- 
lagna:  die  cid  si  e  verilicato  nella  parte  elevata  della  re- 
gionc  scoperla  e  vero  ;  ma  non  son  poelie  quelle  die 
sole  sono  restate  e  scoperle,  prolungandosi  verso  le  ul- 
timo I'alde  della  nionla^na.  Ad  o"ni  modo  erandissimo  e 

o  o  o 

statu  il  nuniei'o  dclle  correnli  e  de'  materiali  pirogenici 
sciolli,  die  e  hisognalo  a  formare  il  corpo  di  questo  ma- 
gno  vulcano. 

§  21.  Per  non  istancar,  forse,  la  mente  nel  conce- 
pire  un  lungliissimo  corso  di  tempo,  necessario  alio  in- 
grandimento  dell'  Etna,  si  e  tenlalo  di  alzarne  di  un  col- 
po  la  massa  principalc ;  e  si  prctende  die  essa  present! 
un  cvidenle  solhivanicnlo,  in  quclla  parte  die  coslitnisce 
lalluale  sno  Inislo  ,  di  cui  il  petto  e  raj)presenlato  dal 
balzo  del  Trifoglietto ,  Salto  del  corvo  c  Giannicola;  ed 
il  dorso,  da  quclla  parte  della  regione  scoperla  die  s'in- 
nalza  alquanto  curva  a  ponenle ,  da  M.  rosso  e  M.  S.' 
Maria  sino  alia  base  dell' ultimo  cono  del  cratere  (*).  I 
dali  cui  appoggiasi  qucsla  opinione  sono  i  seguenti. 

(*)  IJodicrclios  sur  ta  structure  ct  sur  V  origiiic  du  Mout  ,Etnd 
i'Ak  de  Beaumont  Mom.  pour  servir  a  une  description  i!eologi(|ue 
de  la  France — vol.  4. 


—  231  — 

La  vnllc  (Id  Loone,  c  le  allure  dollc  concazzo  nio- 
slrano  una  intlinazione  di  slrali  da  S.  0.  a  iV.  E :  addielro 
del  cono  del  cratere  allrc  cicvazioni,  clie  si  son  dellc  Cra- 
lore  ('llillici).  iiuliiiniio  da  S.  aiV.;  il  jJoUostesso  dolla  mon- 
lagnola.  nolle  parli  non  coverlc  di  arone  dolla  onizione  del 
17()(),  inclina  da  ]\.  a  S.  La  massa  ccnlrale  altorniala  da 
qucstc  cicvazioni,  pare  die  slesse,  cosi^  in  mezzo  ad  nn 
cratere  di  sollevanicnlo,  prodolfo  dalla  stessa  sua  inlrnsio- 
iie;  vale  a  dire,  die  innalzandosi  il  corpo  dcH'altuale  parte 
scoperla  dell'  Etna  fece  indinare  in  varii  sensi  gli  strati 
(Idle  lave  die  vi  slavan  sojtra.  Dijipiii,  gli  strati  nella  vallc 
di  (^alanna,  iiclla  c/s/erJio  ccc,  conservano  tal  paralldisnio 
iidic  loro  masse,  da  non  rassomigliare  in  nulla  alle  ordi- 
narie  corrcnli,  piene  di  strangolamenti,  di  rigonfiatnre,  di 
grande  irregolarita  di  siiperlicic:  gli  strati,  linalmente,  delle 
iiialcric  sciolle  die  cuoprono  le  lave  indinate,  non  avrcb- 
bero  poluto  conseivare  paralldisnio  alcuno  con  esse,  do- 
vendo  ccdere  al  peso  loro  stesso  e  rololarsi    alia  base. 

§  22.  Aon  pare  a  me  die  cosi  vada  la  bisogna.  E 
prima  di  tuUo,  vi  e  talc  distanza  dalla  Valle  del  Leone 
alia  Montagnola :  e  da  (piest(!  alle  piccole  allure  dietro 
il  cono  del  (h'alere,  die  non  vi  si  pub  per  modo  alcuno 
slabilire  uii  anlico  rapporlo;  ne  lo  Znccolaro  e  la  Roc- 
va  di  musarrn,  die  sono  resti  dcirantico  fianco  dolla 
nioiitagna.  possono  ajnlar  con  la  loro  forma  c  struttnra 
la  concepita  idea  del  sollevamenlo;  inoltre ,  dalla  parte 
di  jioncnle  il  dorso  della  montagna,  (piello  stesso  die  si 
protondo  sollcvalo  non  ha  intorno  alcun  segno  di  anlico 
lerieno  di  lave,  die  si  fosse  inclinalo,  conic  (luc'prctesi 
punli  di  sopra  cennati;  c  airincontro  esso  non  resulta  die 
di  sovrappostc  scorzc  di  lave  del  sislcma  pirossonico,  os- 
sia  della  moderna  Etna.  Ayuiuni-i  a  cio  che  ncssuno  strato 
di  lava,  nel  j)ello  del  baizo  del  Trilbglietto,  (',  evidenlemeii- 
Ic  di  lava  felspatica  come  Ic  antidie ;  ed  all'incontro  so- 

ATTI  ACC.   VOL.    MV.  31 


232 

no  esse  quasi  tulle  pirosscnichc ,  come  quelle  della  par- 
te nioderua  del  vulciuio. 

La  inclinazionc  degli  strali,  poi,  iion  e  talc  da  uon 
potersi  riguardare  come  prodolle  da  nalural  corso  di  cor- 
renli  sopra  la  superlicie  di  un  cono ;  il  (|uale  informe 
per  quanlo  si  voglia  non  lascia  peri)  di  csser  scmpre  ac- 
clive;  quindi  una  lava  nella  parte  scoj)erUi  dell' Etna  nou 
si  trovera  mai  orizzoulaie  se  non  nc'  luoghi  piani,  nia  se- 
guira  poi  il  grado  di  acclivila  del  solloposlo  terreno;  cd 
ove  si  vcrilica,  per  causa  (pialiiuque  ,  una  sezione  per- 
pendicolare  del  lianco  di  varii  strali  di  lava,  si  trova  clie 
essi  sono  inclinali  al  grado  stesso  del  suolo  conico  clie 
li  sostiene;  conic  dcv'esscre  la  strullura  di  una  slralili- 
cazione  a  manlcUo ,  (piando  verrcbbe  tagiiata  ncl  sense 
di  sua  lungliezza;  allincontro  la  sezione  ncl  senso  della 
largliezza  puo  dare  alia  slralilicazione  quella  orizzonlalila 
clie  si  csscrva  ne'cilali  luoghi,  di  Calanna,  di  Trifoyliet- 
to  e  Cisferna. 

§  23.  Si  vuol  anco  soslcnerc  clic  Ic  corrcnli  di  la- 
ve non  possono  fluire  in  coulinuazionc  al  di  sopra  di  un 
angolo  di  IG"  e  percio,  trovando  ne' mcnzionali  punli  del- 
la vallc  del  Leone  ec.  die  gli  strali  inclinano  sojira  un 
angolo  di  2a  gradi,  si  concliiudc  non  poler  cio  avveiii- 
re  se  non  per  via  di  soilevanieulo.  Coiifcsso  che  tanla 
inclinazioue  di  strati  non  e  slala  clie  rarissiine  volte  da  me 
osservala;  e  qiielli  della  vallc  del  Leone  e  delle  serre 
del  Salfizio :  e  piii  basso  verso  lo  Zoccolaro  non  sono 
inclinali  piii  di  20  gradi ;  c  con  simili  inclinazioni  abbia- 
mo  noi  mille  esemj)j,  de'quali  basla  rapporlarne  quello 
che  ci  prcsta  la  lava  del  17f)2  prcsso  laCalvarina,  pres- 
so  lArcimisa,  ed  in  vari  sili  acclivi,  scavali  dalle  acque 
in  quelle  colline;  non  che  a  Cassone,  sopra  la  Zafarana. 
Seuza  numcro  poi  sono  tali  cscni[)j  per  tullo  il  dorso 
deir  Etna  che  guarda  Dronlc,  Malelto  e  Randazzo,  e  co- 


—  2:{3  — 

mc  siiigohire  doc  riij;uarilarsi,  ncl  lorrenle  di  (kira  fjmn- 
de,  una  corrciilo  di  lava,  die  discese  con  un  Iiraccio  sino 
al  fondo  doll'alvco  ,  c  ncl  pcndio  dclic  pareli  lia  una 
inclinazionc    di   piii   di    .'{.')  jiiadi ! 

§  2i.  Ma  snpposlo  die  non  fosscro  dclla  tale  in- 
clinazionc di  gr.  23,  si  dira  forse  jiercio  clic  qncslo  av- 
vicnc  pcrclic,  conic  llnidc,  Ic  corrcnli  non  possono  vc- 
I'ilicarc  un  scgnilo  corso  sojira  piii  ripido  dcclivio?  0 
jiiii  loslo  clie  i  luoglii  ove  son  corsi  non  nc  offrivano 
uno  di  angolo  piii  olliiso?  A  toglicrc  ogni  conlraslo  Jii- 
sogna  venire  al  niodo  di  come  progTcdisce  la  lava  scor- 
icndo.  Sia  ciressa  vcnga  fuori  dal  cralcic  o  dal  fiance 
del  vulcano,  si  vcde  scorrcre  a  gnisa  di  li(iucfallo  mc- 
tallo,  c,  lollo  nc'priiiii  lenipi  dclla  cnizioiie,  ipiaiido  il 
sno  coi'so  c  pill  rapido,  proi^rcdiscc  con  una  ccrla  len- 
tczza ;  di  niodo  die  non  tarda  a  ralTrcddarsi  la  supcrfi- 
cie  ed  il  fi-onlc  di  cssa ;  c  lo  intcnso  vivo  colore  del 
I'lioco  non  si  scorge  die  nelle  fciidilure  c  ne'crcpacci.  La 
j)arle  liijuida  solloposia  trascina  seco  la  scorificala  super- 
licic  e  la  va  rovesciando  avanti  il  suo  fionlc  si  heiie  die 
alali,  come  va  innanzi,  in  inodo  da  coiuparir  die  cam- 
mini  S()|ira  i  siioi  slcssi  rollaini ,  i  qiiali  concoriono  a 
rilardanie  il  corso  cd  a  non  inlerrompcrne  la  conlinuila, 
Supponi>Iiinino  ora  die  la  lava  scorra  sopra  un  pcndio 
di  3">  giadi  dincliiiaziune,  cosa  dovrii  succedcrc  in  al- 
lora  ?  Se  do  avvienc  presso  la  sorgcnie,  ivi  la  lava  flui- 
da  pill  die  idlrove  si  adallcrli  pcrrellanicnte  al  pcndio  del 
suolo,  come  (jiialiuKjuc  allro  li(piido,  die  avcsso  jterii  una 
ccrla  consistenza  come  di  un  liiliimc,  di  una  |)ece  I'usa  ec, 
e  scmpre  dclla  slcssa  allczza,  liiidic  al  ironic  non  trovc- 
rii  oslacolo  alciino  ;  o  fiiidic  il  raU'rcddamenlo  dclla  ])oi- 
zione  corsa  la  prima  non  larii  iiilo  a  fjuclla  die  conliniia 
a  fluirc,  (dthligandola  a  moutarvi  sopra  o  a  cangiar  di  di- 
rczionc.  Qiiando  linalmenlc  la  eruzione  va  a  ccdcre,  si  ve- 


—  234  — 

(Ira  la  corrcnte  rinianer  ferma  nel  pcndio ;  perche  il  gra- 
dual raffrcddamonto  noii  pcnnetlera  chc  si  stacchi  in  pez- 
zi  e  si  disgiimga  la  niassa  die  scorrer  non  puo  precipi- 
tosa,  a  causa  dcU'uiio,  clie  ahhiamo  considcrato,  dclla 
parte  raffreddala  del  fronle ;  c  rimarra  nella  stessa  dop- 
piczza  ed  in  solida  niassa,  a  guisa  di  stralo  parallelo  alia 
inclinazione  del  pendio ;  se  lo  scendcra ,  [)oi  ,  quand'  cs- 
sa  scorrc  lentanienle,  allora  pria  die  la  parte  fluida  vi 
arrivi  la  supcrficie  scoriiicala  vi  sara  rovesciata,  e  (piella 
liquida  lentamente  calandovi  non  disgiungerassi  per  certo 
nella  niassa  ;  perche  la  pressione  impellante  di  quella  die 
le  vicn  dielro  ad  ogni  islanle  la  nianliene  in  una  conli- 
nuita  ferma  ,  ajulata  dal  ratfreddaniento  della  esterna 
superfific  c  del  frontc  die  le  oppongono  resistenza.  Non 
sarclibe  inipossihile  quindi  il  corso  di  una  lava  in  i)en- 
dio  di  35  gradi ;  niolto  nieno  in  uno  di  30',  e  cosi  via 
via  sino  a  quello  di  23"  die  e  il  niassinio  della  prelesa 
indinazione  degli  strati,  nella  valle  del  Leone  (1);  e  noi 
abhianio  supposto  il  suolo  acdive  per  cui  scorre  la  lava, 
conic  se  fosse  d'  una  supcrficie  piana  e  lavigata ;  die  si 
direbbe  poi  se  si  tien  presenle  quali  sorta  di  superficie 
suole  coprire  una  lava  ne'fianchi  del  vulcano?  Ancordie 
fosscro  di  sole  arene,  basta  il  peso  stesso  della  lava  chc 
vi  passa  sopra  per  affondarle  di  tratto  in  tratto  e  forniarnc 
lanli  punti  di  ostacolo  al  libero  suo  corso. 

§  23.  Ma  finalniente  anche  aninicttendo  die  le  stra- 
tificazioni  di  cui  si  parla  siano  in  effetto  piii  inclinate,  di 
quanto  ,  pel  rcgolar  corso  di  lave ,  esser  potessero  ,  ne 
nasce  percio  che  un  soUevamento  potcva  soltanto  produrle? 
i\on  potcva,  all'incontro,  il  profondaniento  del  terrcno  die 


(1)  Sulla  Valle  del  bove,  Atti  Gioen.  vol.  12.  ser.  1.'  1837. 
Saggio  sulla  costituzioiic    fisica  dell' Etna   Atti   Gioen.  vol.  3. 
ser.  2.'  1847  cc.  ec. 


—  233  — 

jirodusse  la  vallc  del  Uove  cssernc  la  veia  cagionc?  E- 
saminiaino  i  [tarlicoluri  clie  acconi[tagiiar  (lehhuim  ognii- 
na  di  qucsle  due  cause. 

Si  suppone,  come  di  sopra  si  c  accennato,  die  il 
corpo  della  inontagna ,  dalla  rogionc  nemorosa  in  sii  si 
I'ossc  sollcvalo;  pcrclie  dal  dolce  pciidio  dclle  lalde  di  essa 
sino  a  ([iiella  rcgione,  il  vasto  suo  corpo  i)ar  che  s'iniial- 
zi  ex-almijj{o,  con  una  inclinazione  de'fianchi  ripida  piii 
del  doppio  del  liniancnlc. 

(jui  non  si  tralla  di  un  sollevaniento  di  una  massa 
nionlagnosa,  che  s[iinla  da  una  piii  polcnle  massa  soUo- 
posta  ha  rollo  la  conlinuazione  de'suoi  slrali,  ed  ha  do- 
vuto  picgarsi  da  un  lalo  e  dall'allro  per  dar  uscita  a 
(|uelia  che  nc  ha  superala  la  resislcnza,  e  vi  si  e  stabi- 
lila  in  mezzo :  ma  bensi  di  sollevare  un'  immenso  cilin- 
dro  di  lave,  aniinonlate  una  suU'allra,  scnza  sconcerlar- 
ne  il  livello ;  e  quel  che  e  piii,  senza  disluibar  per  nul- 
la il  cammino  interno  della  gola  del  vulcano,  la  quale  e 
rimasla  nel  sito  slesso  inallerata  e  perenne,  come  sc 
quel  cilindro  slato  fosse  lo  slanluffo  di  un  tubo!  Non  po- 
tro  mai  piegarmi  ad  ammeltere  questa  opinione,  riflel- 
lendo,  che  un  lal  sollevamcnlo  non  polcva  aver  luogo  sen- 
za un  grandc,  disordine  e  sconvolgiinento  di  luUo  il  Icr- 
reno  circoslante. 

Trattavasi  non  meno  di  una  massa  di  cinque  mi- 
glia  circa  di  diametro  ,  c  di  un'  altezza  di  cinque  in 
sei  raila  piedi,  che  veniva  soUevala  da  sotto  un  terre- 
110  di  lave  vulcaniche,  non  solo,  ma  che  avevn  e  col- 
line  e  monlagne  vicine;  il  risentimenlo,  quindi,  del  cir- 
coslante lerreno  doveva  eslendersi  a  molle  migiia  intor- 
no ;  e  la  superficie  del  resto  del  cono  etnco  doveva  as- 
sumere  una  forma  di  suolo  scavato  di  avvallamenii,  che 
corrispondcssero  alle  aperture  del  terreno  conquassato ; 
e  questo,  secondo  il  linguaggio  moderno,  dovea  divenire 


—  236  — 

stolhito  di  larglie  fcnditurc  chc  aprivansi  atlorno  la  nias- 
sa  sollevata  (1).  Ma  nulla  di  tulto  questo  si  osscrva  nei 
lianclii  dell'  Etna ;  cd  in  mancanza  di  prove  di  tal  gene- 
re  si  sono  andali  ecrcando  gli  sirali  inclinati  della  valle 
del  hove,  e  delle  scrrc  del  Salfizio,  quasi  teslimonii  di 
soUevamonto  in  niiniatura!  Del  rinianenle,  se  logli  il  gran- 
dc  ahbassamento  di  suolo,  o  avvallamcnto  qualunque  si 
fosse,  dello  valle  del  Bom,  UiUo  il  reslo  del  cor[)0  del- 
I'Etna  non  offre  trallo  di  suolo  clie  possa  far  supporre 
esservi  stata  una  volta  una  fenditura,  o  un  rivolginiento 
di  terrcno. 

§  26.  Di  pill,  il  petlo  del  balzo  del  Trifogiielto , 
che  appalesa  il  tagiio  di  lante  stralilicazioni  di  lave,  ofTre 
in  esse  un  livello  ed  una  forma  orografica  tale,  che  se  uiai 
questo  corpo  di  monlagna  fosse  venulo  fuori  per  solleva- 
mento,  esso  dovctte  verilicarsi  placidissiniainente,  senza 
disordinare  per  nulla  gli  strati  superiori,  e  conservandoli 
nella  loro  orizzontalita  sino  aU'altczza  di  9,000  piedi. 
Supposizione  che  sarebbe  conlraria  a  quell' altra,  la  quale 
alia  forza  del  sollcvamento  attribuisce  i  pareti  inclinati 
della  valle  del  Bove ;  c  qucsti  se  sono  stati  sbalzati  a  tan- 
ta  distanza  uno  dall'  allro  ,  il  sollcvamento  avra  dovuto 
essere  subitaneo  ,  o  di  una  potenza  supcriore  ad  ogni 
calcolo ;  nientre  in  fatto  ,  nel  sito  anzidelto ,  non  si  ve- 
de  roccia  alcuna  alia  quale  atlribuir  si  potesse  1'  effet- 
to  di  cosi  valida  c  straordinaiia  forza;  e  cola  dove  si 
vuole  innalzato  il  corpo  dell'  Etna  disordine  alcuno  non 
regna. 

Cosa  si  risponderebbe  poi,  se  si  domandasse,  come 
niai  fra  tanti  niatcriali,  pretesi  soUevati ,  nessun  bricciolo 
s'incontri  di  roccia,  o  nettunica,  o  sedimentaria,  che  a- 
vessc  potuto    venire  in  rapporlo  co'  maleriali  vulcanic! , 

(1)  Su'Orateri  di  Soilevamcnto  ex.  ( Mi  Gioen.  ser.  2."  vol.  3.") 


—  237  — 

nel  lompo  clio  i  lavori  dell"  Etna  crano  soUnmaiini  ?  K 
della  roccia  slessa  lelspatk-a,  d"ondc  il  vukaiio  lia  dovu- 
lo  Irarrc  la  iiialcria  di  tanlc  lave,  riforibili  a  quel  sisle- 
ma,  conic  niai  ncssuna  traccia  nc  sia  venula  liiori,  in  tem- 
po die  nil  taiilo  sollovanienlo  opcravasi  sot  to  la  base  del 
vuloano?  Qiud'e  stalo,  in  line,  il  caratlcie  petrografico 
della  roccia  die  innalzaiidosi  atlraverso  la  scorza  terre- 
slre,  lia  polnto  sollevare,  ne'  modi  di  sopra  dcscritli,  la 
massa  centrale  dell' Etna? 

§  27.  Per  quel  die  riguarda  la  ineguaglianza  del- 
la superlicie  e  delta  massa  delle  lave  moderne,  conlron- 
tata  con  quella  delle  lave  die  si  scoprono  nella  valle  di 
Calanna^  nel  lialzo  del  Triroi>lietto  ec.  ec,  ove  assumo- 
no  una  tal  qual  regolarita  di  superlicie  e  di  doj){)iezza, 
sehhene  non  lanto  evidenle  quanio  si  ])ieten(le,  io  non 
vonei  allalicariiii  a  ricercarne  la  cagione ;  perdie  sareh- 
Ite  lo  stesso  die  jiresentarc  delle  opinioni  piii  o  meno 
jirohahili ;  nulla  potendo  asserirsi  di  eerto.  3Ia  d'  altron- 
de  io  non  so  quanto,  questa  struttura  iielle  dettc  corrcnti, 
possa  militaie  a  liivore  di  iin  sollevamenlo.  Imjierocdie, 
0  questa  regolarita  di  struttura  si  debbc  a  sottoniarino 
corso  di  lava,  e  cagionata  percio  dal  peso  delle  acquc, 
ed  allora,  io  re])lico,  csser  piessocdie  inipossihile  die 
non  dovcsse  porlar  sopra  indizio  di  marino  deposilo ,  ed 
olli'irlo  andie  iiilerj>osto  fra  uiio  stiato  e  I'altro;  come 
r  oilroiio  le  correnli  lulte  del  Val  di  Aoto:  o  si  dehbe 
a  particolar  modo  di  fluirc  delle  lave,  c  I'orse  per  la  vi- 
ciiianza  alia  loro  oiigiue,  e  cio  poleva  avveiiire  in  ogni 
tempo :  ne  vi  e  maggior  ragionc  di  credere  queslo  tem- 
po reniotissimo  anzi  die  moderno. 

Finalmente,  in  quanio  alle  ceneri,  allc  arene,  a'ma- 
teriali  sciolti,  die  vi  si  voglion  rapjireseiitare  c<ime  uno 
stralo  parallelo  alia  massa  delle  lave  die  cuoprono :  men- 


—  238  — 

tre  in  rcalta  qucsta  asserzione  e  nata  daH'csscre  slato  cio 
osservalo  da  lontano ,  bisogna  essere  stati  presenti  agli 
andamenti  dell'  esplosioni  vulcanichc,  per  restar  jiersuasi 
come,  que'materiali  vengano  a  cadere  intorno  a'coni  e  so- 
pra  le  lave,  e  fermarvisi  in  doppiezza  presso  che  ugua- 
io,  qualuncpie  si  fosse  Tacclivita  de'coni  slessi,  senza  ob- 
bedir  sempre  alia  legge  che  lor  vorrebbe  imporsi:  di  ce- 
dere,  cioe,  al  proprio  peso  e  rotolare,  c  scorrere  ver- 
so la  base  come  le  mobili  arene  dclle  Dune.  Ma  basta 
solo  il  ranimentare  che  que'materiali  vengon  fuori  ba< 
gnali  in  mezzo  alle  ceneri,  alle  arene,  a'rapilli,  umidi  di 
yapore  e  di  efllorcscenze  saline ;  servendo  quasi ,  sarei 
])cr  dire,  di  Icggicro  ccmento  a  piii  grossi  materiali,  e 
capaci  di  Irattenerli  nel  sito  ove  cadono ;  a  tale,  che  spes- 
so  le  varie  tuniche  formate  ne'  coni  da  essi  eruttati  a 
riprese,  divengon  solide ,  e  si  chiamano  percio  tiifi  vitl- 
canici.  Con  I'andar  del  tempo  poi,  divenuti  aridi  e  me- 
110  Icnaci  possono,  dagli  agenti  meleorologici  e  dalla  ma- 
no  deir  uomo  csscr  ridotti  a  materiale  sciolto  ;  ed  allo- 
ra  son  facili  ad  ubbidire  alia  legge  e  venir  giii  verso  la 
base  del  cono. 

§  28.  Uispondiamo  ora  alia  domanda  che  aspettia- 
1110  ci  venga  fatta,  cioe,  chi  ha  prodotto  dunqne  que'va- 
rii  aspetli  del  terreno  nel  gran  tratto  dell"  Etna  antico  ?  » 
Uno  sprofondanwnio  di  nn  seslo,  riven,  della  mussa 
supevjicUde  di  (piosia  mnntarjna  che  cosliluiva  la  par- 
Ic  pill,  elev(da  deW  Elna  antico,  io  rispondo.  Vediamolo. 

Tanlo  materiale  lavico  ,  venuto  fuori  dalla  gola  di 
questo  vulcano,  e  sviscerato  da'contorni  del  suo  focola- 
re.  ha  dovuto  lasciar  certanientc  un  vuoto  ben  esteso  nella 
base  dell'Etna.  Una  violenta  e  grandiosa  eruzione,  scuo- 
tendonc  potentemente  la  massa  potcva  facilmente  produr- 
re  la  eatluta  delle  sotterranee  volte ,    e    far  profondare 


—  239  — 

qudla  porzione  doll'anlico  cono  die  vi  slava  snpra,  e 
sconiporrc  iioii  poca  parle  (le'prossinii  liaiiclii.  Aoi  pos- 
siamo  cib  provarc  coii  esenipj  di  siniili  avvenimciili  suc- 
cess! in  tempo  di  iioslra  vi!a,  iiej^li  nlliini  aiini  del  se- 
co!o  |»assalo.  Durante,  in  fatti  ,  la  eruzione  del  1792  , 
un  al)l)assanienlo  di  suolo,  di  un  quinto  di  niiglio  circa 
di  diameiro,  si  avvero  ncl  piunn  del  liujn  ,  presso  la 
3Iontagnola,  profondo  200  piedi,  o  piii;  dalla  sua  forma 
circolaie  dctto  poscia  Cistcrmi ,  (di  cui  lanle  volte  alj- 
biaino  g\h  fatlo  nicnzione);  c  questo  abbassamcnto  cbhe 
evidenleniente  origine  dalla  cadula  della  v(d!a  solterranea  . 
per  la  (piale  si  I'aceva  strada  quella  eruzione,  che  a  sboc- 
car  vennc  nclle  sorrc  del  Salfizio.  La  valle  di  Calanna, 
in  |)ro|)orzioiie  niaggiore,  ba  gii  stcssi  caralteri ,  e  non 
poteva  altrinienii  forniarsi  die,  j)er  abbassamcnto  del  suolo 
cbe  in  oggi  1'  attornia.  aveiidola  lasciala  di  circolar  I'or- 
ma  con  iino  scoscendimenlo  niurale :  nel  modo  stcsso, 
perlanto.  tntta  la  valle  del  lioic,  sia  a  riprese,  sia  in  una 
sola  v(dla  dovette  |)er  abliassamenio  f(»rniarsi. 

Rolta  e  precipilala  in  profonde  voragini  la  parte  del 
nienzionato  rono  die  venne  giii,  non  poteva  non  i)rodiir- 
re  nn  terreno  rivoltalo  ed  in  tut'i  i  modi  lornientato  ;  e 
rupi  isolate ,  creslc  di  colline  scoscese  ,  Iratlo  di  su(do 
animonlalo  in  una  parte,  infossato  in  un'altra,  nialeriall 
inescolati  e  conlusi,  slratilicazioni  di  lave  rotte,  inclina- 
Ic  ed  ancbe  verticalmente  a  giacere  ridolle:  lulto  ipiel 
disordine  in  somma  doveva  avvcnire  ,  die  facilmenle  si 
coniprende  e  dillicile  riesce  ad  esprimere. 

In  questo  modo  io  spiego  1"  aspctlo  della  valle  del 
Oove,  ajulato  da' falti  cbe  il  vidcano  stesso  appresta  a 
clii  Io  studia  senza  |)reo(cupazi(uie  dello  s|)ii'ilo  ,  qiian- 
do,  inl'alti.  dallo  esame  di  (piel  die  in  oggi  si  osserva. 
si  va  rilevando  quel  die  ba  doviito  avvcnire  per  Io  ad- 
dielro  :  qiiando  quesle  osscrvazioni  si  ripetono  la  prima, 

ATii  ICC.  \()i.  \\\.  S2 


—  240  — 

la  seconcla  e  la  terza  voUa,  per  meglio  assicurarsene  : 
quando  servono  esse  di  elenienti  al  tenlativo  di  spiega- 
ineiito  de'fenomcni,  non  riescira  allora  difficile  il  giiinge- 
re  a  scoprirc  se  nou  la  vera  causa  dellc  cose,  la  proba- 
bile  alineno ,  la  (piale  va  d'  accordo  con  qiianlo  la  Geo- 
logia  ha  potulo  dedurrc  fin' ora,  co'suoi  principi. 

§  2O.  La  teoria  de'  vulcani  ha  cessato  d'  esser  \a- 
ga  e  soggelta  a  niillc  dubbj,  daccbe  non  va  disgiunta  da 
qiiella  adottata  dalla  Gcologia  per  la  fonnazione  della  cro- 
sta  del  globo.  Se  questa  infatli ,  non  e  altro  che  una 
scoria  del  nuclco  incandescente  del  iiostro  pianela:  se  es- 
sa  e  divenuta  senipre  piii  doppia  e  profonda  come  e  an- 
dala  raffreddandosi,  i  vulcani  possono  considerarsi  come 
svenlaloi  del  fuoco  solterranco  ,  che  pub  in  oggi  niani- 
I'eslarsi  con  minore  energia,  ed  in  pochi  punti  sollanto, 
atteso  che  resistenza  maggiore  ritrova  nella  ingrossala 
scorza  terrcslre,  e  chiuse  non  poche  vie  che  diedero  u- 
scita  una  voUa  a' materiali  fusi  che  roccc  jnrogeniche  chia- 
niiamo,  c  soltanlo  con  I'aiulo  dc'vapori  puo  manifeslarsi, 
generalmentc  parlando,  per  le  accese  gole  de' vulcani:  men- 
tre  Ic  rarissirae  volte,  al  di  d'  oggi,  per  sola  effervescenza 
ed  espansione  di  calore,  puo  il  fuoco  solterranco  spinge- 
re  le  fuse  rocce  sino  alia  bocca  de'  crateri ;  come  si  e 
osservato  nel  priucipio  della  eruzione  del  1838  (1)  sen- 
za  r  ajuto  del  vapore.  iXc'tempi  ])ero,  ne'quali  la  scorza 
della  terra  era  mcno  doppia  e  piu  facile  ad  esser  pene- 
trata  0  rcspinta  da'fuochi  sotterranei,  si  formarono  allo- 
ra le  intrusioni  del  granito,  del  porfido,  de'gruppi  del 
basaldo  ec.  Pare  in  soninia  potcrsi  dire,  altro  non  esse- 
re  i  vulcani  che  i  punti  pe'  quali  il  sotterraneo  fuoco  si 
fa  strada  allraverso  la  scorza  tcrrestre ;  essi  a  scconda 
della  doppiezza  di  quella  sono  slati  piii  numerosi  ed  at- 

(1)  Mem.  sulla  cruz.  del  1838  —  Cat.   1838. 


—  241  — 

tivi  ne' tempi  andali,  eJ  ora  per  la  massinia  parte  spen- 
ti  si  osscrvano ;  c  qiiclli  stessi  die  sono  tutlavia  in  al- 
tivita,  bisogna  pur  confcssarlo  ,  non  nianifeslano  quella 
energia  die,  da  (pianto  si  puo  dediirre  dalla  loro  stnit- 
tura,  iiioslraiio  aver  aviilo  una  volla. 

Ed  in  vero,  se  noi  maturamcntc  csaniinianio  quanta 
superlicie  dell' Etna  e  slata  occiipala  di  lave  nuove,  sin 
da' tempi  stoiici,  possiamo  ad  evidenza  dimostrare  die  cs- 
sa  non  ha  formato  die  appcna  (forse)  una  sola  tunica  al 
vasto  suo  cono,  con  le  varie  correnli  die  in  tulli  i  sens! 
e  per  tulle  le  sue  lalde  lia  versalo ;  cccelluate  soltanlo 
(juelle  die  nella  vallc  del  Bote  si  sono  una  suH'altra  am- 
monlatc,  per  non  aver  poluto  preudere  altra  direzione, 
confinale  enlro  gli  alii  pareti  di  quella  vallata.  3Iaggiorc 
di  gran  lunga  esser  doveva  dunque  la  sua  energia,  sc  po- 
le tanto  innalzarsi  cd  ingrandir  la  sua  mole,  a  via  di  so- 
vrapponinienli  di  lave,  prima  de'lempi  istorici. 

§  'M).  Poco  0  nulla  di  rimardievole  offre  qucsla  mon- 
tagna  al  Geologo,  nel  lato  scllentrionale  ed  occidenlale, 
dopo  (|uanlo  ha  dovulo  osservare  e  spiegare  nella  oricn- 
tale.  Ed  e  tempo  di  dare  uno  sguardo  all' Etna  nascenle, 
accompagiiandola  uelle  sue  operazioni  vulcanichc ,  prima 
dc'  tempi  storici ;  riserhando  ad  altro  capitolo  quel  chc  ci 
ha  conservato  la  tradizionc  riguardanlc  questo  vulcano. 

IVoi  ahbianio  (piasi  provalo  chc  il  mare,  prima  del- 
la  lerziaria  formazione  superiore,  occupava  1'  area  di  un 
gran  semicerchio  ellittico  di  colli  secondari  ,  da  Tauromina 
ad  Agosla.  iVel  foco  seltenlrionale  di  questo  spazio,  il  mare 
comincii)  a  gorgogiiarc,  a  spumare,  a  riscaldarsi,  a  for- 
mar  tcm{)estosi  cavalloni,  e  ad  evaporar  parte  dellc  sue 
acque.  Dal  fondo  immense  bolle  di  aria  o  di  gas  vcni- 
vano  islante  per  islante  crescendo  sempre  in  numero  ed 
in  frcquenza,  c  dal  loro  scojipio  a  conlalto  deH'almosfc- 
i"a  ,   una  quanlitii  di  vapore  in  Ibrma  di  fumo  si  alzava ; 


—  242  — 

finche  oltrcniotlo  cresciuto  lo  svilupi)0  de'gas  tiillo  il  d'in- 
tonio  si  copriva  di  denso  funio  vaporoso,  chc  a  poco  a 
poco  di  niinula  cenerc  si  impastava  cd  alzavasi  in  volumi- 
nosi  giobi,  avviluppandosi  e  rololandosi  sopra  sc  slesso. 
Un  rumoreggiar  ciipo  da  principio,  accrcsccvasi  gradata- 
mcnte,  finche  a  fragoroso  tuonare  giungeva,  clic  nnilo  a 
qucUo  degli  scoppj  di  olellricila  facea  ribombar  Taria  d'in- 
lorno.  Inl'ocale  niaterie  vcnivan  fuori  a  ripresc,  mescolate 
col  funio;  e  tutto  era  sconvolginionto  nel  marc  Jonio  di  allo- 
ra;  la  superficie  ne  era  imbratlala  di  gallcggianli  scorie  pu- 
niicose,  c  sparsa  di  cenerc  veniva  pure  briiUala  da  grande 
quanlila  di  pesci  morli  e  di  niolluschi  gallcggianli.  Era 
il  vulcano  clic  per  la  prima  volla  squarciava  quella  par- 
te della  scorza  della  Terra  copcrta  dal  mare ,  presso  la 
costa  della  isola,  chc  Sicilia  fn  della  ne' tempi  posterio- 
ri. I  vapori,  i  gas  e  Ic  materic  sciolte  che  potevan  es- 
sere  con  essi  trasportalc ,  venivan  fuori  dalla  superficie 
dell'acqua;  la  sostanza  fusa  pero  della  roccia  non  pote- 
va  con  essi  soUevarsi  e  versarsi ;,  appena  spinta  dalla 
nuova  gola  vulcanica  sopra  il  fondo  del  mare  ,  che  con 
la  pressionc  delle  sue  acque  obbligavala  a  prcndere  una 
forma  depressa  ed  eslesa,  con  una  superficie  pressoche 
ondeggiante.  Ma  benlosto  veniva  essa  coperta  da'maleriali 
sciolli  erutlati,  i  quali  in  parte  erano  spinti  al  di  sopra  della 
sua  superficie,  in  parte  cadevano,  a  guisa  di  sedimento, 
sopra  lo  strato  della  lava  nuovamente  corsa,  e  formavano 
insieme  inlorno  alia  gola  del  vulcano  il  principio  di  un 
cono  di  cruzione ,  che  dal  ripetuto  incessante  fenomeno 
ingrandivasi  a  poco  a  poco  ma  sottoniarino  ancora.  Mas- 
sima  esser  doveva  la  energia  del  nuovo  vulcano,  ne'suoi 
primi  tenqti ;  e  non  dovelle  tardar  molto  a  crescer  tanlo 
solt'acqua  da  cominciare  con  I'apicc  del  suo  cono  a  farsi 
vedere  sporgente  dal  livello  del  mare. 

L'andamenlo  di  tali  fenomeni  non  e  imaginario  o  ipo- 


—  243  — 

lelico.  E  ([iicsto  per  ra|)|)uiilo  il  corso  di  qiiclli  che  os- 
scrvansi  al  d\  d  oi^gi  in  im  vukano  clio  spuiila  dal  mare; 
e  qucsli  soiio  slali  i  I'enoineni  del  vukano  clic  allacciossi 
iicl  marc  africano  fra  Sciacca  c  Panlcllcria ,  chC  io  visi- 
lai  c  dcscrissi  nol   1831   (1). 

§  31.  Slahilila  la  gola  e  formalo  il  cono,  rorii- 
zioni  divenncro  tuttc  subacrec  ;  e  nello  imnienso  golfo 
dclla  cosia  siciliana,  v'era  gia  una  isolella  vulcanica,  ac- 
canlo  a  niolli  scogii  basallici ,  apici  dei  gruppi  dclla  e- 
stesa  carricra  basaltica  soUo  marina.  Era  I'Elna  nascen- 
le,  die  lavorava  ad  cstcndcrc  scmprc  piii  la  sua  pcrife- 
ria,  vcrsando  dal  cralorc  torronli  di  lava  per  luUi  i  lati 
ncl  scno  dolle  accjuc.  Chi  puo  dir  mai  quanlc  migliaja 
ne  cran  corse,  animontandosi  una  snirallra  prima  che  la 
Icrziaria  forniazionc  venisse  a  circondare  il  vukano  per 
Ire  lati  ?  E  (piesla  Irascinala  dalla  lorza  di  una  corrcnlc 
marina,  a  cui  I" Etna  faceva  oslacolo,  come  si  e  ripeluto, 
in  due  J)raccia  si  divise  e  ne  cinsc  la  base,  tolta  la  sola 
parte  di  levante,  cumulandonc  la  massa  a  poncntc. 

§  32.  Fianchcggialo  da  qucsla  formazione,  il  vulca- 
no  non  versa va  tulle  le  sue  lave,  come  prima  ncl  ibndo 
del  marc,  ma  sopra  il  nuovo  suolo  eslendevale  occupando- 
1(»  a  grado  a  grado,  luorclii'  dalla  parte  di  levanle,  ove 
seguivano  a  correre  in  marc.  Ecco  pcrche  la  cosla  di 
Aci  lave  sopra  lave  appresenta,  senza  lerreno  terziano  che 
la  sosteuga  ,*  ed  ecco  pcrche  s<mo  esse  piii  pirosscniche 
delle  allre,  che  sopra  le  colline  argillose  di  quella  plaga 
son  corse ;  imperocche  nel  mcnlrc  che  una  lava  del  si- 
stcma  felspalico  occujiava  il  suolo  terziario,  I'allra  coeva 
e  di  ugual  nalura  simmergeva  iiel  mare  e  scomj)ariva  ; 
di  mndo  che  quelle  che  sono  sopra   il   livello  del  marc 

(Ij  SuKoiiouR'ni  del  iiiiovu  vulcyuo.  Cal.    1831. 


_2U  — 

aUiialc,  corrispondono  ad  altre  superior!  di  molto  allc 
prime  corse  sopra  il  netlunico  tcrreno. 

II  marc  si  abbassava,  o  il  suolo  innalzavasi  per  1' ul- 
tima volta.  La  formazione  lerziaria  superiore  appariva  alio 
scoperlo;  Ic  lave  dcH'Elna  le  facevan  corona  in  moltissimi 
punti ;  la  sola  costa  di  Aci,  assai  piii  estesa  di  come  oggi 
si  vede,  presentava  la  massa  vulcanica  intejjfra  ed  unifor- 
me,  dal  livello  del  marc  sino  alia  cima  dcUa  montagna; 
che  alia  gia  piii  d'  un  miglio  esserc  doveva  in  quell'  e- 
poca. 

§  33.  Intorno  a  quel  tempo,  o  forse  prima,  i  ba- 
saUi  globulari  si  fecero  strada  attraverso  la  collina,  sot- 
lomarina  in  massima  parte,  che  aveva  abbracciato  e  co- 
verto  la  carriera  basaltica,  co'  suoi  gruppi  prismatic!;  e 
(piesla,  io  credo,  avea  prcstato  i  materiali  al  nuovo  fo- 
colare,  che  sotlo  la  rupe  di  Aci  Castcllo  accendevasi.  Quei 
basalti  globulari,  infatti,  non  sono  che  prismi  disartico- 
lati  e  riniescolati  nclla  fusa  roccia  pirossenica,  che  a  gui- 
sa  di  una  tunica  semivctrosa  invcstivali ;  e  cosi  rotondati 
c  vesliti,  crano  dalla  cruzione  cacciati  in  alto;  ma  rica- 
dendo  sopra  se  stessi  cumulavansi  intorno  alia  gola  di 
quel  sottomarino  cratere,  nclla  forma  in  die  oggi  si  ve- 
(lono:  intorno  a  quel  tempo  col  ritiro  del  mare,  il  ler- 
minc  dclla  formazione  terziaria  frano  dalla  parte  di  mcz- 
zogiorno,  in  mezzo  a' gruppi  della  carriera  basaltica,  e 
lascio  isolali  gli  scogii  dc'Ciclopi  e  la  rupe  di  Aci  Ca- 
stcllo: intorno  a  quell' epoca,  I'lsola  dc'Ciclopi  venue  sol- 
levata  dall'  Analcimile  che  s'  introduccva  nella  cumulata 
massa  del  basallo  decomposto,  ossia  CiclopUe,  e  seco  por- 
tava  sollevandosi :  intorno  a  quel  tempo,  o  prima  finalmcn- 
le  succeder  doveltc  lo  abbassamento,  che  formo  la  valle 
del  Bove  ncl  Trifogiietto,  c  poi  quclla  di  Calanna. 

§  34.  Nelle  convulsion!  dclle  sue  cruzion!  il  vulcano, 


—  24S  — 

con  Ic  scosso  dc'  Ircmiioli,  apriva  interne  fendilurc  cor- 
rispondenli  alia  gola,  da  dove  innalzavansi  le  fuse  niate- 
rie  laviclie;  e  per  mezzo  di  qiieste  i'endilurc  lo  sgorga- 
iiienlo  delle  lave  facevasi  laleralnicntc,  e  pe'  fianclii  della 
monlagna  I'ormavansi  allora  i  lalerali  craleri,  e  i  inonti- 
c'clli  de' loro  coni  s' innalzavano  sopra  il  corpo  dell' Etna. 
Cessata  la  eruzionc  le  fcndilure  rimancvan  picnc  del  ral- 
freddato  maleriale  della  lava,  ed  in  forma  di  dighe  tra- 
versavano  la  slralilicazione  a  manlello  del  vulcano.  Spiega- 
si  cosi  liKilmcntc  come  in  mezzo  ad  un  suolo  vnlcanieo 
del  sistema  lelspatico  si  trovino  taliine  dighe ,  apparte- 
ncnli  al  pirosscnico.  (1)  Un  ahbassaniento  di  suolo  pote- 
va  lanto  appalesare;  avvegnache  senza  di  qiiesto  si  sa- 
rebbe  creduto,  che  i  crateri  de'  sopra  delti  monticclli  di- 
rettamente  provenissero  dal  gran  focolare,  come  non  man- 
cano  laluni  di  credere  tutl'ora.  Ma  la  gola  del  vulcano  at- 
tuale  fu  cd  e  slata  sempreuna;  senza  di  cio  non  sarebbe  mai 
giunto  a  lanla  altezza;  c  lungi  di  vedersi  I'Elna  una  sola  gi- 
gantesca  conica  monlagna,  un  gruppo  di  nionti  vulcanici  si 
sarebbe  stabilito,  indipcndenti  uno  dall'allro;  o  almeno 
niolti  centri  vulcanici  contalo  avrebbe  questo  suolo,  come 
que'tanii  da  me  noverati  nel  terreno  de'Vulcani  estinti  del 
Valdii\olo(2). 

Le  eruzioni,  come  tutt'  era  si  siegue  ad  osservare, 
non  eran  sempre  di  lave,  I'impeto  del  vapore  che  dal 
vulcano  si  sviluppa  riduce  spesso  a  minute  particelle  le 
infocate  lave  che  innalzansi  nella  gola  del  vulcano ;  ed  in 
elTetto  noi  vediamo,  che  ne'primi  islanti  di  una  eruzione. 


(1)  Sulla  valle  dpi  hove— Atli  Cinon.  vol.   12,   V  Seric  1831. 
Sulla  coslituzione  e  fisica  dell' Elna — AUi  Gioen.  vol.  3. 

Ser.  2'  1847. 

(2)  Mem.  su'vulc,  estinti  del  V.  di  Nofo— Atti  Gioen.  Scr.  1." 
vul.  3. 


—  246  — 

allorche  la  sua  violenza  e  maggiorc  le  ceneri  in  prima, 
poscia  le  minute  arene  ,  indi  le  piii  grossolanc  ,  c  ma- 
no  niano  il  lapillo  c  Ic  scorie,  ed  in  seguito  la  lava  co- 
mincia  a  sgorgarc.  Che  se  nel  corso  delle  eruzioni,  nuo- 
va  violenza  essa  acquisla,  accrescer  nuovamenle  si  vedo- 
no  le  esplosioni  ed  i  gelli  di  arene ;  altrimenli  compa- 
rendo  la  lava  esse  diniinuiscono  sensibilmente  d'inlensita. 

§  35.  L'Etna,  perlanto,  ha  dovulo  avere  delle  pri- 
me esplosioni  di  minulo  materiale  non  poche  eruzioni. 
La  schiena  deW  asino,  le  serrc  del  Salfhio,  i  nionti  di 
Calanna,  Cassone,  la  Umpa  delle  Cannelle,  e  poi  le  Con- 
cazze,  le  fmaile  di  Gcrrita  ec.  ec.  piii  che  di  lave,  son 
cosliluile  di  sciolli  maleriali;  e  di  simili  formula  esser 
doveva  ugualmente  la  parte  occidentale  del  dorso  dell'  Etna, 
prima  delle  tante  lave  die  vi  son  corse  sopra ;  da  dove 
trascinati  giu  dalle  acque  e  da  allre  metcore  avean  la- 
sciato  acclive  di  troppo  quclla  parte,  che  sino  al  di  d'  og- 
gi,  sfigurata  qual'  e  dallo  anlico  aspetto  conserva  pure  una 
inclinazione  di  presso  a  20  gr.  inclinazione  che  ha  con- 
Iribuito  anche  essa  a  far  supporre  non  aver  polufo  aver 
luogo  che  per  soUevamento  di  quel  corpo  della  monta- 
gna.  Quesla  pero  era,  se  non  piii  alia,  piii  conica  al 
certo,  se  di  materiale  sciolto,  piii  che  di  lave  era  for- 
mata,  come  da  quel  che  ne  avanza  chiaramente  si  puo  co- 
noscere.  La  polente  causa  che  fe  crollar  negli  ahissi  del 
focolare  la  volta  che  sosteneva  la  parte  centrale  di  quel- 
I'antico  cono,  produsse  la  valle  del  Bove,  e  poscia  quella 
di  Calanna,  con  tutto  il  rivolgimento  del  suolo  di  quella 
parte  dell' Etna. 

§  36.  Da  quanto  ho  finora  assunto  vede  ognuno  che 
io  ammello  un  anlico  cono  nel  sistema  felspatico  dell' Etna, 
anleriore  percio  a  quello  attuale ;  e  tempo  ora  di  spiegar 
pill  chiaramente  questa  opinione. 

Non  occorre  ripclere  sopra  quali  caratleri  io  appog- 


—  247  — 

giava  la  niia  idea  di  due  sislemi  di  rocce  nell'Elna;  era 
chiaro  per  la  naliira  delle  lave ,  per  la  loro  fatiscenza, 
per  ii  inateriale  sciollo  de'  luoglii  or  ora  accennali ,  clic 
la  j)arle  orieiilalc  dell'Klna  era  la  piii  antica,  ed  il  felspa- 
tico  era  la  base  di  tulte  (pielle  rocce.  Pirossenico  era 
il  maleriale  di  tullo  il  resto  della  monlagna,  ed  esso  s'in- 
troduceva  spesso  nel  lelspalico,  ed  anclie  iie  occupava  non 
])0ca  parte;  non  csitai  qnindi,  a  rigiiardarlo  come  piii  nio- 
derno  del  |)rinio.  Due  diversi  focolari  avran  dovuto  pre- 
stare  le  dilTerenti  malcrie  alia  forniazione  dell'  Etna  :  il 
prinio,  acceso  fra  rocce  Iclspaliche,  I'altro  in  una  oarriera 
pirossenica.  Piii  energico  e  piii  potente  il  prinio,  in  tempo 
di  geologiche  condizioni  della  scorza  lerrestre  non  per 
anco  accresciula  in  doppiezza,  produr  poteva  un  vaslo  cono 
soltoniarino  in  parte,  ed  elevalo  poscia  a  grande  altezza, 
findie  non  mancava  di  materiale  da  sviscerare  dalle  ma- 
dri  rocce.  L'allro  acceso  sotto  una  vasta  formazione  ba- 
saltica,  veniva  a  stabilire  un  altro  caniniino  alle  fuse  roc- 
ce accanlo  all'  asse  dell'  altro  cono  cbc  si  estingueva ;  c 
non  tardava  ad  uguagliarne  I' altezza,  non  niancando  di  ab- 
bondevole  maleriale. 

§  37.  Mio  fratello  Mario  Gemmellaro,  col  suo  pe- 
netrante  sguardo  osservava  che  le  lave  felspatiche  di  Ca- 
slelldcci,  della  sorra  della  MonUKjnuola  delta  anche  tim- 
pa  (loir  alhancllo,  corrispondevano  hWa  schiena  dell'asi- 
no,  alle  scrro  di  Calanua,  e  lormavano  un  seniicercbio, 
non  gia  sul  cenlro  dell'  altuale  cralere,  ma  sul  limite  o- 
rientale  del  Trifoglietto  ;  die  1'  allro  semecerchio  poteva 
scorgersi,  in  frammenli  nello  zoccolaro,  nella  rocca  di  3Iu- 
sarra,  ed  in  conlinuazione  in  quella  della  Capra  delle  Con- 
cazze  e  mile  del  Leone;  di  niodo  die  egli  riguardava 
la  vallc  del  IJove  non  come  un'abbassaniento  di  suolo,  nia 
conic  uno  spenlo  vastissimo  cratere. 

lo  non  ho  sapulo  mai  acquielarnii  a   questa   idea : 

ATTI  ACC.   vol.   XIV.  33 


,      —248  — 

ma  ho  trovato  senipre  csaltc  le  prime  osscrvazioni,  tra- 
scurate  da  lulli  gli  scriltori  dcU'Etna  sino  a  liii;  ed  ho 
pero  riconosciuto  scnipre  iin  vulcano  felspalico,  clie  ha  pre- 
ceduto  la  comparsa  dellElna  atUialc;  c  riimcndo I'esalte  os- 
servazioni  del  mio  caro  fratello,  alle  mie  idee  suU'  antico 
vulcano,  non  e  difficile  dare  spieganienlo  delle  stratilica- 
zioni  inclinate,  della  loro  direzioue,  delle  dighe  talvolta 
aiiche  di  rocce  pirosscniche  che  le  traversano,  e  die  chia- 
ramenle  si  scorge  esser  convergeuli  all'  asse  dell'  Etna 
altuale. 

Ed  invero,  se  non  puo  negarsi  che  le  lave  de'ca- 
stellacci  fan  seguito  di  lutto  il  cennalo  seguito  di  cer- 
chio  del  sislema  felspalico,  I'asse  di  quell' antico  cratere 
corrisponder  dovcva  per  1'  appunto ,  nel  Trifoglietto ;  ed 
il  cono  di  quel  vulcano,  guardando  la  inclinazione  degli 
strati,  doveva  essere  niolto  piii  alto  di  quello  attuale,  ed 
anche  di  quello  che  esser  dovea  piii  clevato  in  altri  tempi. 
Questa  inclinazione ,  infatli ,  dagli  strati  a  mantello  del 
primo  vulcano  si  puo  chiaramente  scorgere  nelle  serve 
del  salfizio,  ed  in  quasi  tutti  i  punti  del  menzionato  cer- 
chio  ;  ed  ultimamenle  da  mio  liglio  Gaetano  Giorgio  e 
stato  scoperto,  che  nello  stesso  balzo  del  Trifoglietto,  gli 
strati  di  lave  di  Giminicola  inclinano  sotto  1'  alta  serie 
di  stratificazione  di  lave  pirosseniche  di  quel  haizo :  prova 
evidente  della  priorita  di  que' strati  inclinati  alia  vcnuta 
delle  lave  pirosseniche ;  e  questa  osscrvazione  e  stata  ve- 
riflcata  nell'ottobre  del  1857  c  1858  dal  celeb.  Sir.  Ch. 
Lyell,  che  in  compagnia  del  suddetlo  mio  figlio  ,  vcnnc 
nuovaraente  a  perlustrare  la  valle  del  Kove. 

II  nuovo  Etna  cosi,  a  fianco  dell' antico  s'ingrandi- 
va,  coprendosi  di  mantelli  di  lave;  le  quali  nella  parte 
di  levante  incontrando  il  cono  dell' antico,  lo  traversavano 
con  lunghe  dighe  sotterraneamente,  e  ricmpivano  di  loro 
correnti  l'  intervallo  frapposto  fra  1'  antico  e  nuovo  cono, 


—  219  — 

con  una  deholc  pcndonza ;  ili  inodoclie  alio  sprofondaniento 
di  lullo  il  veccliio  cono  rcls|>atico,  che  jirodusse  la  vallo 
dd  liove,  rcstarono  come  pareti  di  essa  i  resli  dc'fian- 
clii  dellinahissalo  cono,  ed  a  forma  di  salila  niurale  il 
halzo  del  TrifoglicUo,  con  le  serie  di  luUc  Ic  lave  piros- 
seniche,  versalc,  come  si  e  delto  neirinlonallo  che  se- 
jtarava  i  due  coni. 

Tale  e  1'  idea  che  mi  son  formala  della  csislenza  di 
due  assi  vulcanici  nella  monlagna  ehica,  e  de'due  siste- 
mi  cui  riferisconsi ;  e  lale  cpiella  de'  fenomeni  che  pre- 
senla  la  r«//t'  del  hove,  senza  licorrerc  ayli  imaginali 
soUevamenli,  appoggiala  sollanto  a'falti  che  ci  apprcslano, 
la  naUua  delle  rocce,  la  loro  I'orma,  la  estensione  loro, 
e  lo  slalo  alluale  di  loro  eiat'ilui'ii- 

§  38.  Si  e  accennalo  di  sopra  quel  che  accadcr  dn- 
veva  (leir  ahassamento  dell'  antico  suolo :  quali  reslarono 
i  pareli :  come  si  scoperse  da  cio  la  slrultura  del  corpo 
della  montagna:  come  atlraverso  delle  sovrapposte  lave 
e  malcriali  sciolti  apparvcro  le  diglie,  che  latcralmenle 
eransi  inlrodoUe  allraverso  i  fianchi  del  vulcano  antico ; 
c  dalla  direzione  di  quesle  dighe  chiaro  aiqjariva  che 
a  guisa  di  lanli  raggi,  non  poche  dalla  gola  del  vulcano 
moderno  provenivano,  e  per  varii  punti  della  periferia  di- 
rigevansi.  Quasi  |)arlc  di  parele  orienlale  del  profonda- 
mcnlo  reslarono  verso  il  1\.  E.  la  rocca  della  Capm  c 
quella,  altissima  in  nllora,  di  Miisurra;  e  verso  S.  lo  Zoc- 
folaro  era  in  continuazione  di  quel  vaslo  parele.  Qucsta 
vallc,  inollre,  fece  conoscere  la  oslensione  del  sistcma 
I'elspalico  nella  massa  deU'Elna,  minore,  per  qnanlo  ne 
mostra  alia  supcrlicie,  di  qucllo  pirossenico,  di  cui  quasi 
intieranicnlc  il  vulcano  alluale  si  ammonia. 

II  31.  Caldara  ed  allri  craleri  di  lalerali  eruzioni  , 
fra'(juali  .Uonle  Avollojo,  ^lanlVe,  Sona  c  molli  allri  vicini 
a  Monte  Minardo,  ed  in  Uilla  quasi  la  zona  nemorosa  , 


—  230  — 

erano  avveninienti  anlcriori  cli  niolle  c  molte  cla  a  qualun- 
que  epoca  storica.  La  Sicilia  sconosciuta  a'Grcci  per  lanti 
secoli,  non  fecc  scriver  nulla  di  sc  e  del  vulcano  che  vi 
briigiava ;  sino  a'  leiupi  ne'  quali  le  loro  colonie  veniie- 
ro  ad  abitarla,  come  si  aiidiii  iiotando  nclla  sloria  delle 
eruzioiii  dell'  Etna  die  a  corapilar  ci  affreltiamo. 

CAPITOLO  III. 

ERl'ZIOM    dell'  etna    RICONOSCILTE    SL\    IIALL'  EPOCA    MITICA 

§  39.  Le  favole  dcgli  anliclii  suU' allentalo  de'Gi- 
ganti  di  allaccar  Giove  sin  nell'  alio  suo  Irono :  1'  animas- 
saniento  di  monli  sopra  monli  per  iscalare  il  Cielo:  la 
loro  caduta  e  rovina :  la  imposizione  dell'  Etna  sopra  il 
capo  del  fulminato  Encelado  che  eruUa  il  fuoco  di  cui 
ardono  le  sue  visccre...  non  esprimono  die  griiiccndii  di 
questo  vulcano ;  il  quale  guardalo  anclie  oggi  ne'  suoi 
lianclii  apparisce  forniato  da  un  cuniolo  di  monti  addos- 
sati  uno  suU'  altro  ,  che  sono  gli  eslinti  crateri  di  tanlc 
anlichissime  eruzioni ,  e  la  sua  cima  erullar  vivo  foco 
si  vede. 

La  nieraviglia  che  destava  in  que' tempi  remoti,  d'i- 
gnoranza  e  di  vita  pressoclie  nomade  degli  uomini  ,  la 
vista  di  una  montagna  ardente,  die  versa va  torrenti  din- 
focate  pietre  scuotendo  il  suolo  e  facendo  rintronar  I'aere 
di  orrendi  fragori,  attribuir  faceva  a  cause  sopranatura- 
li ,  fenomeni  inesplicabili  per  essi  e  spavenlevoli  ;  e  gli 
stessi  Poeti  die  piii  islruiti  alquanto  coininciavano  a  mo- 
strarsi,  non  erano  in  allora  capaci  di  poter  far  concepirc 
a  quella  rozza  gente ,  quaiito  vi  fosse  di  naturale  in  tutto 
cib  che  appariva  straordinario  e  meraviglioso ;  secondan- 
do  quindi  lo  stujiore  degli  spettatori  degli  incendii  vul- 
canici,  e  pasceiido  I'alterata  loro  fantasia  d'imagini  straor- 


—  231  — 

dinarle  e  sopranaliirali,  giunscro  a  far  rigiiardare  qiiclla 
monliigiia  come  sacra,  conio  il  pcrcnnc  inonunicnlo  della 
vciulctla  (Icgli  Dei,  e  del  casligo  di  clii  ardiva  insullarli. 

Coir  andar  dol  lompo  la  |)arlc  niilica  del  vulcano, 
ne' popoli  j)iii  colli,  conscrvossi  come  dilellevolc  ])rodollo 
di  j)oelica  I'anlasia ,  e  conic  esscnzial  puiilo  ncila  inilo- 
logica  csislcnza  di  Giovc  e  degli  altri  Dei  dell'  Oliinpo. 

iVon  si  ricuso,  per  (picslo,  di  accellar  come  tradi- 
zione  di  cosa  possihile  la  prescnza  di  Oiganli  e  di  mo- 
slriiosi  Ciclopi,  come  disccndenli  di  que'  primi  Tilaiii,  ed 
abitalori  dc'  luoghi  inlorno  all'  Etna  ;  d'  ondc  la  favola  di 
Ulisse  e  di  Polil'cnio,  con  allre  non  poclie.  E  lo  stcsso 
storico  per  cccellenza,  Tucididc,  parlando  di  quesli  pri- 
mi abitalori  di  Sicilia,  dicliiarando  di  non  saperne  nulla, 
c  di  esscr  per  lui  sullicienle  quanlo  di  loro  ne  lian  dello 
i  poeli  fii  vedere  non  aver  ragioni  baslevoli  per  riguardar 
del  lullo  favolosa  la  poelica  Iradizione. 

Bcnclie  da  quanlo  ricavar  puossi  dalle  favole,  si  puo 
I'rancamenlc  asserire  clie  i  fuoclii  dell' Etna  furono  cono- 
sciuli,  dacclie  razza  uniana  abilo  le  Icrre  di  Sicilia,  pure 
di  nessima  distinla  eruzione  si  e  fatla  nienioria  da'  piii 
anliclii  scrillori ;  anzi,  da'prinii  di  loro  per  sola  analogia 
fra  la  cadula  de'  Giganti  ed  i  fuochi  dell'  Etna ,  si  puo 
dedurre  clie  li  conoscessero. 

Onicro,  fa  giungere  Ulisse  in  un  luogo  ove  abitava- 
no  i  ciclopi,  moslruosi  paslori  di  numerose  grcgic,  cbc 
pascevansi  pure  di  uniana  carne  ;  nia  dcU'  Elna  non  fa 
menzione  ;  ed  e  lullavia  incerlo  il  suolo  cbe  cssi  abita- 
vano  ;  cii)  che  ba  fallo  sospellarc  essere  slato  il  vulcano 
non  ardcnlc  a'  tempi  del  gran  pocta.  IVella  Dalracomio- 
niacbia  parla  appena  de' Giganti  fulniinati  da  Giovc,  e  sc- 
polli  nella  lerra  (1). 

(1)  «  Si  muova  dunquc  il  tuo  polcntc  dardo  ,  col  quale  an- 


—  252  — 

Esiodo,  nioUo  si  Irattiene  suUa  guerra  de'  Titani, 
e  nella  persona  del  punito  Tifco  die  per  varie  bocche 
spirava  fuoco,  mostra  avere  idee  di  vulcaniclie  monta- 
gne  (1). 

Da  Pindaro  in  poi  si  parla  manifcslanienle  dell'  Etna , 
])enche  niista  senipre  alia  favola  de'  Giganti.  Ma  per 
lino  scrittore  die  dimoro  mollo  tempo  alia  Gorte  di  Ge- 
rone  in  Gatania,  nominata  Etna  da  quel  Tiranno ,  si  e 
troppo  poco  incaricato  dell'  Etna,  e  non  esalta  die  I'altezza 
della  niontagna,  die  diiaiiia  colonna  del  Cielo.  (2)  Que- 
sto  modo  di  dire  in  un  poeta,  cui  questo  vulcano  avrebbe 

nientasti  I'  ardila  impresa  dc'  Titani ,  e  gli  uccidesti ,  benche  valo- 
rosi  ollreniodo;  ed  incatenasti  Encclado  in  un  coUa  selvaggia  razza 
dc'  Giganli  »  —  Datracom. 

(t)  Tifeo,  figiio  della  terra  con  cento  teste  di  orrido  serpente, 
dalle- (juali  fuoco  emanava 

Teogonia  verso  823. 
AUora  il  possente  Glove,  prcse  le  armi,  colp'i  fra'  lampi  ed  i  tuoni 
coir  ardente  fiilmine  dall'  Olinipo  Ic  enormi  teste  del  portentoso  mo- 
stro;  clie  vinlo  dalle  percosse,  mutilato  cadde,  e  ne  trcmo  la  va- 
sta  terra.  La  fiamnia,  intanto  ,  prodotta  dal  vibrato  fulmine  arder 
faccva  di  vivo  foco  la  terra  per  le  selve  degli  aspri  monti,  e  la  fon- 
deva  come  to  stagno  ed  il  ferro  nelle  fucine.  Scorreva  il  fuoco  pe'bo- 
schi  tutto  divorando,  ed  il  suolo  liqaefacevasi  sotto  le  mani  di  vul- 
cano. —  verso  833.  e  scg. 

(2)  «  II  centipede  Tifeo  nemlco  degli  Dei  giace  net  Tartaro 
orrendo;  lo  slesso  die  die  estesa  fania  all'  antro  Cilicio;  ora  pero 
i  littoraii  che  rcstringono  il  mare  di  Cuma,  e  Sicilia  premono  I'ir- 
sulo  petto.  Ma  iisso  lo  tiene  nel  suolo  la  Colonna  del  Cielo  1' Et- 
na nevoso.  »  I'yshior,  Od.  1. 

Deir  eruzioni  parla  in  modo  come  se  non  ne  avesse  mai  bene 
osservato. 

u  Da  penetrali  inaccessibili  emanano  fonti  di  purissimo  fuoco, 
i  di  cui  torrenti  spargono  di  giorno,  vortici  ardenti  di  fumo  ,  e  di 
notte  trasportano  sassi  agglomerati  dalla  rutilante  fiamma,  con  vec- 
mente  strepito  nel  fondo  del  mare;  c  rampicante  Vulcano  lancia  or- 
rendi  gorghi  formidabili.  Prodigio  ammirabile  a  vedersi,  ed  scoltarsi 
da  quel  che  vi  passarono  d'appresso  n  loc.  cit. 


—  233  — 

dato  vaslo  canipo  alia  sua  fantasia,  fa  credere  che,  co- 
me s'  e  supposlo  j)er  Oiiiero,  1'  Etna  era  anchc  in  quel 
tempo  in  poca  attivila  c  i'  cruzioni  non  succedevansi  a 
corti  inlervalli ;  come  lo  credeva  Ovidio  anchc  ai  suoi 
tempi. 

Era  pervenuta  ad  Iligino  la  notizia  dell'  ardente 
montagna  Etna,  allorche  scrivcva  la  sua  mitologia  (1)  , 
e  ripete  essere  alimcntati  i  fuoclii,  da  quelle  di  cui  hru- 
giava  il  petto  del  fulniinato  Tifco. 

Orfco,  fa  dire  a' suoi  naviganti  die  desiosi  di  cono- 
scere  lo  slrctto  del  Peloro  non  ardirono  innoltrarvisi,  at- 
terrili  dalle  fianinie  dell'  Etna  (2). 

E  tralasciando  lutti  gli  altri  poeti,  come  Virgilio,  Si- 
lio  Italico,  Severo  ec.  ec,  possianio  francaniente  stabili- 
re  die  tutto  cio  che  pub  ricavarsi  da' poeti  e  dagli  an- 
lichi  scrittori,  si  e  che  i  fuochi  dcH'Etna  erano,  sin  dai 
pill  remoti  tempi  conosciuti;  e  die  di  nessun'altro  vul- 
cano  ardente  dclla  Terra  ehbesi  notizia  prima  de' tempi 
di  Plinio,  quando  il  Vesuvio  si  fe  a  rinnovarc  i  suoi  fuo- 
chi, de'  quali  memoria  alcuna  non  restava.  Ma  che  si 
possa,  da  queste  Aaglic  notizic,  raccorre  una  serie  di  fat- 
ti  che  giovassc  alia  cronologia  dell' cruzioni ,  e  una  in- 
fruttuosa  ricerca  ,  una  inutile  pretesa ;  e  quand'  anche 
dall'epoca  degli  scrittori  si  volessc  dedurre  una  contem- 
poranea  accensione  vulcanica,  non  ne  resulterebbe  che  la 
sola  conferma  die    I'Etna  brugiava ;   lo   che  d'altronde, 

(1)  Tifonc  figlio  dolla  Terra,  provoco  Giovc  a  conibattcrc  pel 
regno  :  ma  pcrcosso  ne!  i)eUo  dall'  ardente  fulmine  del  Tonante  , 
mcntre  brugiava  fii  soUoposlo  al  mont'  Etna  ,  clie  dot  di  lui  fuoco 
dices!  ardere  lult'ora,  Mitolog.  c.  152. 

(2)  Ma  to.'^to  clic  giiinsinio  in  Liiibco  desiosi  di  conoscere  il 
fremente  strclto  c  la  Iriciispide  isdla  di  Encelado,  c'  inipedi  di  pro- 
seguire,  colle  sue  fiumme  il  nionl  Etna. — Argonaut. 


—  254  — 

senza  I'ajuto  della  traJizione  e  facilo  supporre  in  un  gran- 
de  viilcano  die  tutlora  c  iiclla  vigoria  de'siioi  fuoclii. 

Possiamo  ferraarci  piuttosto  sopra  gli  storici  accre- 
dilali,  clie  sono  il  fonte  delle  nolizie,  riguardate  come  la 
base  della  sloria  siciliana;  Lisogna  considcrare  pero  clie 
scbbenc  Tiicidide  c  Diodoro  ,  avessero  parlato  di  vere 
oruzioni  dell'  Eliia  accompagnatc  di  correnti  di  lave,  pure 
hanno  eglino  appeiia  lasciato  nienzionali  i  nomi  de'luoghi 
devastati  dal  fuoco.  Ma  cio  sarcbbe  poco :  quel  che  piu 
rilieva  si  c  che  non  son  pochc  I'  eruzioni  avvenute  dopo 
quel  tempo,  e  delle  quali  non  abbiamo  alcuna  storica  no- 
tizia ;  sia  che  mancalo  si  fosse  di  registrarle  ,  sia  che 
perdute   andassero  Ic  descrizioni. 

A  quando  a  quando  sorge  uno  scrittore  che  tratta 
di  qualchc  d'  una  di  esse ;  e  negl'  intervalli  inlanlo  ,  tra 
r  epoca  di  uno  e  di  un'altro  scrittore,  ne  sono  avvenute 
di  quelle  non  meno  violente  ed  estese,  delle  quali  se  ne 
osservano  tuttavia  le  tracce,  ne'  loro  crateri  e  nel  corso 
delle  loro  correnti.  Cosi,  per  cagion  d'esempio,  a' tem- 
pi di  Virgilio  e  di  Plinio  esisteva,  fra  gli  Scogli  de'  Ci- 
clopi  e  Catania,  un  porto  detlo  IJlisse:  e  noi  possiamo 
ben  detcrminarne  il  sito.  Oggi  piu  non  csisle,  perche  co- 
verto  di  piu  d'una  cruzionc,  di  cui  intanto  non  ci  resta 
memoria;  quella  del  1381  non  ha  falto  die  venir  sopra 
alle  prime  che  coprirono  il  porto.  Un  occhio  altento  ed  c- 
sercitato  si  accorge  del  graduale  accrescimcnto  del  lilto- 
rale  fra  Calania  ed  Aci-Castello,  per  le  lave  scaturite  dai 
fianchi  dell' Etna,  che  si  sono  innoltrate  nel  mare.  Di  ta- 
lune  di  esse  potrebbesi  quasi  con  sicurezza  determinare 
r  antico  Cratere,  c  non  poca  parte  del  corso ;  ma  che  gio- 
va  sc  poi  non  si  puo  giungere  a  conoscere  1' epoca  della 
eruzione? 

Ne  cii)  avviene  per  i  fuochi  di  remota  antichila ;    di 


r\  «*  *• 

—  1.1,1  — 

<jiiclli  slcssi  raninicnlali  dagli  sciiltori,  vcdremo  qui  aj)- 
prcsso  con  nostra  pcna,  die  poco  o  nulla  si  piio  tlesu- 
nierc  sopra  i  sili  occnpali,  cd  anche  sopra  i  ronomcni 
('he  li  acconi|)ai>nar()no.  l{isot;na  confossarc,  cIk;  la  im- 
porlanza  di  [cuov  eonto  dcllc  cruzioni  doll'  Klna  si  co- 
nolj|)c  assai  lardi ;  c  qiiindi  la  loro  storia  restera  soni- 
prc  monca  sino  a  clic  non  si  poivienc  a  tpic'  tempi,  quan- 
do  aicurati  strillori  Ic  desciissero  cd  a  noi  Ic  traman- 
darono. 

.Ma  venghiaino  a  rapporlare  quelle  die  piii  o  nicno 
drcoslanziale  ci  presenla  la  sloria. 

La  jiriina  l^rnzione  dell"  Klna  ,  secondo  la  tavo-  ,.,,'y 
lii  donologica  di  Home  de  I'lsle,  il  quale  si  appoj^gia  o.  c.  ' 
ii  quanto  ne  ricava  dalla  Coll.  Accadem.  vol.  Vl  pag. 
487  rimonla  all" anno  loOO  av.  G.  C. — lo  non  potrei 
asserire  se  corrisponda  con  quella  pretesa  dal  Poeta  egi- 
zioA'onno,  clie  la  scriveva  nel  V."  sccolo  dcH'era  volgare,  la 
quale  circa  alia  menzionala  epoca  si  avvicina.  Traltandosi 
pcro  in  essa  di  IJacco,  e  di  guerre  co'  Giganli ,  non  ci 
da  alcun  lumc  ne  su'luoghi,  ne  sulla  verila  del  fallo;  noi 
la  seguiamo  pcrche  accellata  da  illusfri  uoniini  di  Icllere. 

niodoro,  come  e  pur  Iroppo  nolo  oramai,  parlan-  z" 
do  della  venuta  de'  Sicani  nelle  terre  orientali  di  Tri-  o.  c 
iiacria,  dice  die  poco  tempo  dopo,  alterriti  que"p()|)oli 
dagl"  incendii  deH'Ktna^  lasciarono  le  parti  orientali  del- 
risola,  ed  alle  occidenlali  trasmigrarono ;  e  quell" inccn- 
dio  percio  si  fa  rimontare  all'  anno  1470  av.  G.  C.  IIo 
I'atto  considorare  altrovc-  (1)  die  non  [loteva  una  sola  eru- 
zione  dell't^lna,  spavonlare  de"  Sicani,  die  que"  soli  i  (piali 
abitavano  i  conlorni  di  questa  monlagna.  Iniperocclie  quelli 
slanziati  dal  Peloro  al  monte  Tauro ,    c  quelli   dal    pro- 

(1)  Su' vulcani  eslinli  del  Val  di  .\olo  mem.  1.  Alii  Gioen. — 
vdl.  ;5.  scr.   1." 

ITTI   ACC.   VOL.   \1\.  3i 


3." 


—  2S6  — 

montorio  Xifonio  a  Pacliiiio  non  avcvano  certamonle  a  te- 
iiicrc  di  alcuii  pcricoio  a  lanla  ilistanza.  l)ovrel)l)csi  cre- 
dere [(ill  loslo,  ehc  non  solo  I'Etna  nia  i  viilcani  del  Val 
di  lA'olo,  colic  ultimc  loro  eruzioni  avcssero  ol)i)ligato  ([ucl- 
la  genlo  a  cercar  Itiogo  \nh  sicuro  nello  inlerno  dell'Iso- 
la.  Mr  scnza  trallcnerci  sopra  una  critica,  die  altri  lia 
iien  nianeggiato  all'iiopo  (i)  noi  non  possiamo  allro  se- 
i>nare,  se  non  clie  a' tempi  dc' Sicani  verso  I' anno  1470 
av.   G.   C.   vi  fii  nna  grandc  ernzione  neU'Etna. 

i2soav.  ^"^"^  slessc  Collcz.  Accad.  YI.  p.  481  un'  allra  ne 

G.  G.  ■  raccoglic  de  lisle,  avvonnta  1280  av.  G.  C.  della  quale 
nessnna  circoslanziala  nolizia  possiamo  avcre;  eppero  ci 
riniellianio  agli  stcssi  sullodali  scriLlori.  Polrebhe  darsi 
che  fosse  slala  quella  stessa  avvenula  poco  dopo  la  ve- 
nuta  de'Sicoli;  la  rpialc  e  fissata  ad  80  anni  prima  del- 
la  presa  di  Troja  die  secondo  i  marmi  di  Paros  corri- 
sponde  all' anno  1207  av.  G.  C,  c  quindi  di  non  moiti 
anni  varianle  dalla  sopracennala. 

Prima  die  Tucidide  rammentasse  quella  avvenuta 
a'  suoi  tempi,  ne  accenna  allre  due,  una  prima  della  ve- 
nuta  de'Greci  in  Sidlia  737  av.  G.  C.  ed  un' altra  50 
anni  avanti  di  quella  da  lui  descritta  ;  cioe  477  av. 
G.  C.  (2). 

Quella   avvenula    a'  suoi  tempi  rimonta   all' anno  av. 

"'.  c.  G.  C.  e  di  essa  egli  dice,  die  devaslo  i  campi  de'Ca- 
tanesi.  Ecco  la  prima  indicazione  di  luoglii  occupati 
da'  fuoclii  dcir  Etna.  Ma  quali  sarebbero  questi  cam- 
pi  de'Catanesi  devastali  da  una  lava?  Aucorcbe  limitar 
ci  volessimo  alia  sola  parte  della  jilaga  meridionale  del- 
I'Etna,  die  sovrasla  a  Catania,  son  tante  le  correnti  quivi 
cumulate,  e  di  epoca  sconosciula,  che  sarebbc,    ardisco 

(1)  Alcssi  Sloria' Critica  dolle  cniz.  dell' Etna  Atti  Gioenii. 
(2j  Tucid.  lib.  3."  line. 


737 
Ci. 

av. 

477 

G. 

av. 
C. 

6. 
427 

a 

av. 

—  2.j7  — 

(lire,  impossihilc  (leleriiiiiiaie  quale  si  I'osse  qiiella  incii- 
zionala  da  Tiicidiile.  Se  io  tlovcssi  avanzarc  una  opinio- 
ne,  incliueiei  a  creih^rc  esscrc  slala  ([ucila  die  da'coutorni 
di  .lla.scakia,  si  dircsse  verso  (lahinia:  scese  per  luezzo- 
gioi'uo  circoudando  hi  (•(illiiiclla  di  (^ifali,  IVirniii  le  allu- 
re di  Calaiiia;  ove  ojigi  e  il  ntislitmc  dvtjV  inf'cUi,  I'ospe- 
dale  di  S.  Marin,  il  nioiiaslero  de'  Jk'm'dcllini  sino  al 
Foiiino  ravvliiu,  e  di  ciii  ic  hiaccia  si  eslendono  a"  Cap- 
puccini,  S.  Curcere,  Crucil'i'ii,  Geniiili,  |)iazza  di  S.  Fi- 
lijipo  od  Indrizzd 

I'resso  al  silo  del  suo  cralore,  ;ivvi  iiii  |)ictiol  caiii- 
p(»  dello  l^dinjun,  eorrollo,  come  credea  il  min  fralello 
illario  Ocniiiiellaro,  da  Ciimpo  pio,  e  lorse  tosi  dello  dalla 
Iradizione  de  Iralelli  [)ii  Aiiliiiomo  ed  Anajiia  ,  che  salva- 
roiio  i  "Viiiluri  (iaHiiicendio  dell"  Kliia. 

Oueslo  iiuendio,  niiniiieulalo  da  Slralione,  d'  Ari- 
slolele,  da  Pausania  ecc.  si  vuole  da  alcuiii  essere  avve- 
niilo  circa  1"  auiio  I'M*,  av.  G.  C.  o  alnieno  fra  questo 
e  I'anno  i.'iO,  ma  noii  esscndo  cerli  dellejjoca,  e  Irallan- 
dosi  di  uuaiilira  eruzione  die  dislrusse  i  canipi  dc'Ca- 
laiiesi,  non  e  dillicile  cli"  csser  polessc  (piclla  stcssa  del 
Iralelli  pii,   di  cui  raiilicliilii  ha  I'allo  seiiipre   menzioue. 

Diodoro    e    ahpiaiilo  piii   diffuso  iiel  dar  conlo  del-     '•' 
la  eruzione,    die    nel    leiiipo   della   ijiiierra   di    Dioiiisio   (i.e. 
co'  Carlai^inesi ,   imped'i  ad    Imikone   di   poler    avanzarsi 
verso  Calaiiia,  oosleyuiando  coU'escrcilo  il  lillorale  del- 
r  Klna  onde  csser  seuijue    fiandieggialo   dalla    flolla    di 
3Iagonc,  scorrendo  il  Aioco  fra  A'asso  c  Calauia.  (1)  La 


(I)  liiiiicone,  nl^■l■ol^(:  Ic  lnii)pc  |)ecicslri ,  a  ninrc,i;i  isforzala 
giiinse  a  Masso,  nienlre  Magoiio  radeva  la  spiag^ia  (olia  Utitla.  Ma 
pcrclie  lEtna  avcii  di  rofciilc  orutlatd  fiioco  sino  al  lido  del  luarc 
I'csercito  iKtii  polcva  marciare  piT  lorra  :  onde  aver  scniprc  a'fiaii- 
(lii  il  convojflio  navale:  iiiaiclie  hnii-'iale  e  giiasle  Ic  spiagge,    dal 


—  2a8  — 

corrcntc  infocata  doveva  provenire  dair  alto  dcUa  nionta- 
gna,  so  quell' esercilo  per  recarsi  a  Catania  dovellc  gi- 
rare  intorno  al  perinielro  dclla  base  dell' Etna.  Alihiamo 
dunque  una  corrcnte  di  esteso  corso,  die  dal  fianco  del 
vulcano  si  spinsc  sino  al  mare. 

Credeva  Recupero,  e  percio  Ferrara,  die  questa  es- 
ser  doveva  qucUa  lava,  die  corse  fra  Giarre  ed  Aci,  ove 
sla  in  oggi  il  cosi  dctlo,  bosco  di  Aci:  sono  tanto  perb 
le  lave  die  si  frappongono  in  quella  plaga  dell' Etna,  di 
ignola  eruzione,  quanto  non  v'e  ragione  di  assegnar  a 
questa  piii  losto  die  ad  altra  I'epoca,  cui  Diodoro  fa  ri- 
salirla. 

Coniunquc  si  fosse,  noi  siaiiio  pero  certi  die  in  quel 
tempo  avvenne  una  grande  eruzione,  che  scorrendo  dal- 
r  alto  della  montagna  sino  al  mare,  cliiuse  il  passaggio 
delle  Iruppe  Cartaginesi;  ed  essa  provenir  doveva  dalle 
regioni  alfe  del  vulcano  se  non  permise  quel  passaggio, 
obbligando  I'esercito  a  girare  intorno  al  perimetro  del- 
1'  Etna. 

Sono  queste  le  sole  cruzioni  che  la  storia  ci  ha  tra- 
mandato  nell'  epoca  greca  della  Sicdia.  Tutte  le  altre  che 
si  vorrebbero  aggiungere  da  erudili  autori  (1)  non  sono 

profluvio  (li  fuoco  dell'  Etna ,  la  necessita  astringeva  le  squadre  pe- 
destri  a  giraic  intorno  pel  montc  «.  — Diodor.  lib.   14. 

(1)  It  dotlo  od  eruditissimo  Can.  Prof.  S.  Alessi  nella  sua 
elaborata  storia  critica  delle  Enizioni  dell' Etna,  ollre  di  quelle  che 
si  sforza  a  ricavare  dall' epoca  Mitica,  rapporta  le  seguenti  ,  come 
continuazione  di  storia. 

inO  av.  G.  C.  air  epoca  de' Sicani — da  Diodoro 
fra  C}'iG  c  45G  —  quella  di  fratelli  pii 
fra  fiOO  e  512  —  al  tempo  di  Falaride 

."JOi  al  tempo  della  vcnuta  di  Salio  in  Sicilia 

fra  540  e  491 — al  tempo  di  Pittagora 
fra  528  e  525  —  at  tempo  di  Orfeo  crotoniate  -  ■ 

472  al  tempo  di  Pindaro 


—  239  — 

die  |ir()l)iil)ili  Icslinioniaiizc  della  non  inlciTolla  attivila 
vulcaiiica  (leH'Ktiia;  ijiacclic  si  ridiicono  a  ceiini  clu;  ne 
haiino  lascialo  gii  scriUori  doiranlicliila,  a'(juali  era  pur 
nolo  die  iiii  viileaiio  anionic  esisleva  in  Sicilia,  dcUo  Elna; 
il  quale  niiiabile  renilovasi  pe'suni  luoclii  dcvaslaloii,  e 
l)er  cui  lanlo  canipo  dalo  aveva  di  spaziarsi  in  fantastidic 
imaniiii  a'Pocli. 

Ac  I'cpoea  roinana  e  piu  ricca  di  precise  nolizic, 
come  anderemo  nolaiulo  ;  c  tranne  di  poclie  die  nieri- 
lano  i)arlicolarc  allcnzionc,  le  allre  giovano  poco  alia  sto- 
ria   dclle  eruzioni  del  noslro  Vulcano. 

Fa  ccnno,  Giidio  Obscquenle  (1)  die  soUo  il  con-    s-' 
solalo  di  Gn.  Ccpionc,  e  C.   Lclio  ,  vale  a  dire  I'anno  r,.  c! 
Gli  di  Roma,  T  Etna  era  in  altivita  co' suoi   fuochi;  e 
]>iii  di  queslo  non  si  puo  da  cosl  lieve  nolizia  ricavare. 

Erano    consoli ,    nell'  anno    G19  di  Uoma  ,    Fulvio  ,3?-.,^ 
Flacco,  e  Q.  Calpurnio  Pisone;  ed  Orosio  ed  Obsequcn-  f.-  c. 
le  (2)  rapporlano  aver  I'Elna  allora  brugiato  piu  del  so- 
lito.  Ed  ecco  una  graude  cruzione,  ma  di  cui  null'allro 
si  puo  dire.  .  .i/w    i  ' 

In' allra    nc    rannorta  lo  stcsso  Orosio  (3)   ancor.'"' 

.,  '    ,.  ,  ^    '^  ,  ,.  120  av. 

j)ui  vcemenle  c  meravighosa,  avvenula  nel   consolalo  di  <;.  c. 

Iia  444  c  420  —  al  lenipo  di  Enipedocic 
Ira  73C  c  417  —  rapportalo  da  Tiicidide 

411  —  1)  » 

421  —  «  » 

40!S  —  al  tempo  di  Artaserse 

30()  —  rappdrtata  da  Diodoro 

388  —  al  tonipo  di  Platonc 

340  —  al  It'iiipo  di  Aristolcle 
iiicerla  —  rappoilata  da  Cicerone  (Nat.  Deor.) 

nella  quale  vi  furoiio  in  Sicilia  due  giorni  di  tenebre  ec. 

(1)  Dc  prodigiis. 

(2)  Op.  cit. 

(3)  Ores.  lib.  5.  e  10.  '  '  ■''•  ■ 


—  260  — 

M.  Emilio  c  L.  Orcstc  I'anno  C28  di  Roma.  E  cfuesla 
lion  iiificri  sollanlo  nciranihilo  dell' Etna  ,  ma  per  sollo- 
inariiio  eaminino  dirctto  il  fuoco  verso  Lipari,  nc  riscal- 
db  a  segno  il  mare  slesso  die  una  qiianlila  di  pesci  ne 
niorirono,  e  i^allegiar  si  videro  per  quel  Irallo  di  marc. 

I'll  simile  fenomcno  avvcnne  nel  1831  ncl  mare  afri- 
cano  presso  Sciacca  prima  clie  si  manifestasse  quel  nuo- 
vo  viilcano,  cui  gl'lnglesi  Graham,  i  Sicilinni  kola  Fer- 
dinandea,  i  Francesi  Me  Julie,  vollcro  appcllare,  e  clie 
in  oggi  non  e  che  una  secca  a  poca  prolondilii  fra  Sciac- 
ca e  PanlcUeria.  Ma  cbe  le  acque  slate  si  fossero  calde 
in  quel  luogo ,  nessuno  pote  assicurarsene ,  e  la  niorte 
de' pesci  poleva  proveiiire  piii  toslo  dalla  emanazione  dei 
gas  solforosi  ed  idroclorici ,  che  accoiupagnano  le  vul- 
caniche  eruzinni.  In  quella  eruzione ,  quindi,  riferita  da 
Orosio,  pii(>  credcrsi  che  per  qualche  sventatojo  sottoma- 
rino  simili  emanazioni  riuscir  potevano  deleleric  per  i  pe- 
sci ;  senza  il  bisogno  di  riscaldar  al  grado  di  acqua  bol- 
lente  le  acque  profonde  del  mare. 

3Ia  siamo   gia  arrivati   a   quella  eruzione  dell' Etna 

f..  c.  che  ci  ha  dato  spesso  motivo  di  esaiiie  e  di  discussione: 

quella,  cioe  rapportata  dallo  stesso  Orosio  (1)  ed  avve- 

iiula  sotlo  i  consoli  L.  Cecilio  Metello,  e  Gn.    Domizio 

I'anno  632  di  Roma. 

Rapporla  I'Aulore  che  le  ceneri  eruttate  durante  qucl- 
I'incendio  furono  in  tanta  copia  che  0])prcssero  la  citta, 
di  Catania,  e  le  vicinc  campagnc  non  solo,  ma  che  esse 
erano  cosi  calde  che  bruciarono  i  tctti  dellc  case ,  e  li 
fccero  crollar  dentro  a'muri.  Per  questo  disastro  impic- 
losito  il  Scnato  Romano,  esento  per  dieci  anni  i  catanesi 
dalribiili  onde  rifarsi  dalle  perdite  cagionate  da  quel 
terribile  incendio. 

(1)  Lib.  5  c.   13. 


11 

122  av. 


—  261  — 

I  nnslri  scrillori  dello  cose  deU'Elna,  inlcM'pdrando 
alia  loUora  Ic  parole  ili  Orosio,  sono  aiidali  cenando  iin 
cralere  viciiio  a  (]alania  |)er  ispicgare  il  hruciamciilo  dci 
lelli  delle  case,  dalle  caldc  ceiieii  dell'  eruzioFie :  c  non 
Irovandone  piii  vicino  die  <|iieilo  dcM/o;*//  /l?'.s/  presso 
Tremeslieri,  a  (piallro  niigiia  di  dislaiiza  a  Irainoiilana, 
si  sono  acquielali  all'  idea,  clie  polcva  veramenle  quel  sito 
esser  la  origiiie  di  (piella  enizione. 

lo  ho  gia  allra  volla  Irallalo  di  volo  (pieslo  argo- 
inciilo;  (1)  ma  con  buona  pace  di  lanli  valorosi  vulcano- 
logi,  Irovo  die  niollo  \i  e  da  disculcre  sulle  parole  di 
Orosio. 

II  fiioco,  egli  dice,  opprcssc  Catania  ed  i  canipi  in- 
torno,  hniciando  i  telti  dclle  case ,  colic  calde  ccneri. 
Cio  lion  vuol  dire  die  brncio  i  telti  di  Catania ,  ma  e 
naturale  die  intendessc  de'  Ictti  delle  case  sparse  ne'  cam- 
pi.  Per  hruciare  quelli  dclla  Citla  dovcva  essere  il  vul- 
eano  cosi  presso  ad  essa  da  non  dar  lenijto  alle  ceneri 
di  raflrcddarsi  nella  caduta.  Or,  a  qiiallio  iiiiglia  di  di- 
stanza  le  ccneri,  o  le  arenc  spintc  in  alto  dal  cralere  di 
eruzione,  e  trasporlate ,  in  iin  col  vapore  die  le  soste- 
ncva  nell'aere,  dal  venlo,  e  impossiliile  che  cadessero 
calde,  c  calde  a  segno  da  hruciare  i  telti  delle  case.  iVoi, 
che  sianio  stall  osservalori  di  lanlc  c  tante  eruzioni  del- 
I'Eliia,  non  ahhiamo  vedulo  niai  hriiciar  dalle  ceneri,  non 
che  (elli,  ma  ne  alheri,  ne  erhe :  c  se  questc  sono  stale 
lalvolla,  ne'  vicinissimi  luoglii,  allerate  cd  a|)passilc,  cio 
e  slalo  sempre  per  efielto  degli  acidi  di  che  sono  stale 
le  arene  inlrise.  Orosio  fpiindi  dovea  intondere  delle  case 
de' campi,  per  le  (piali  v"  e  lulla  la  ragione  di  credere 
che  non  polea  ne  pur  cio  avvenirc:  e  che  lo  sfondaniento 
de'  lelli  era  avvenuto  pel  peso  dclle  arene   cadulevi  so- 

(1)  Aui  Gioen.  vol.    6  scr.   1."       ,. 


—  262  — 

pra ;  e  cio  volendo  siipporre  che  la  nolizia  giunta  ad  Oro- 
sio  noil  fosse  slata  csagcrata ,  come  senipre  suolc  avve- 
nire,  c  principalincnle  allorche  trattasi  di  fenomeni  slraor- 
diiiarii.  i 

La  iinmcnsa  qiiantila  di  arcnc  oppressc  in  modo  i 
canipi ,  che  giustamenle  il  Senate  Romano  esento  per 
dieci  anni  dal  tributo  i  catanesi ;  noi  vediamo  Intl'  ora  i 
contorni  de'  Monli  Rossi  prcsso  Nicolosi  allro  non  pre- 
senlare  che  vasli  canipi  di  arenc  ncre,  vomitate  da  quel 
cratere  nel  IGGO,  ma  di  queste  nessuna  traccia  se  ne  os- 
serva  ne' Monti  arsi  presso  Treniestieri ,  crcdnli  origine 
delhi  eruzione  in  discorso. 

E  noi  sappiamo  che  quando  il  vulcano  erulla  ini- 
mensa  quanlita  di  arene,  intorno  al  cratere  della  eruzio- 
ne si  forma  un  nionte,  tanto  piii  alto  e  grande,  quanto 
maggiore  e  la  quanlita  dellc  arene  e  dellc  scorie.  3Ia 
ne'Monti  arsi,  non  si  trovano  tracce  di  ammassate  arene, 
ed  il  piccolo  cono  di  eruzione  e  formato  di  scorie  con 
pochissimo  rapillo.  Ne  si  puo  dire  che  per  lunga  eta 
siano  sparili  i  materiali  sciolli,  nientre  ahbiamo  da  per 
lulto  neir  Etna  coni  di  antichissime  cruzioni  e  di  epoca 
ignola  che  conscrvano  tuttavia  le  ammassate  arene  sine 
ne'campi  circondanti.  Ma  sopra  tulto  poi,  la  eruzione  dei 
Monti  arsi  e  di  epoca  posteriore,  e  riconosciuta  per  quella 
del  1381  (1). 

Gli  autori  vi  han  ricorso,  non  trovando  altro  cra- 
tere piu  vicino;  e  benche  la  stcssa  sua  lava  niostra  un'e- 
poca  non  niolto  antica  ,  non  essendo  pcranco  vestita  di 
vegetahili;  pure  per  tradurre  alia  leltera  le  parole  di  Oro- 
sio,  si  vuol  andare  contro  le  leggi  pe'  fenomeni  nalurali. 

Che  si  puo  dunque  conchiudere  sopra  questo  argo- 
mento?  lo  non  tenio  di  sostenere   che  la   eruzione   de- 

(1)  Atti  Gioen.  vol.  G  Ser.  1. 


—  203  — 

scritla  da  Orosio,  I'oce  iiiollo  danno  colle  ccnori  che  sparse 
sopra  i  cainpi  de'calancsi,  cd  e  facile  che  qualche  telto 
dellc  case  rurali  lie  crollassc  dal  peso:  die  le  cciieri  cadde- 
m  anclic  in  Culauia  in  grande  (pianlila,  ma  che  esse  hru- 
giarouo  col  loro  calore  i  tcUi  dellc  case,  e  niassiniamcn- 
tc  poi  fpielle  di  Calania  e  una  prella  csagerazionc  con- 
traria  alle  leyi'i  dclla  fisica. 

Donde  ebhe  orij^ine  (piella  eruzione  assicurar  iion 
si  puo  certanienle.  IVon  era  d'uopo  che  11  cratere  fosse 
vicino  perclie  i  canipi  fossero  coperli  di  arene.  Senza  an- 
dar  cercaiulo  la  sloria  di  tanle  eruzioni,  noi  abbiamo  a- 
vulo  nella  eruzione  ullinia  del  18')2,  iinmensa  quanlita  di 
arene  che  ha  coperlo  una  non  piccola  parte  della  plaga 
meridionale  dell' Etna,  a  cinrpie  a  sei  ed  a  sctte  miglia  di 
dislanza  dal  cratere  di  eruzione.  Basla  il  sofGo  continua- 
to  di  un  sol  venlo  per  far  coprire  di  arene,  in  tempo  di 
eruzione,  un  vasto  tralto  di  terrcno.  Quella,  pertanto,  ram- 
mentata  da  Orosio  poteva  venire  anche  dallo  slesso  som- 
mo  cratere  dell" Etna;  niolto  piii  che  quciraulorc  non  par- 
la  di  corso  alcuno  di  lava:  e  questa  era  certanienle  piii 
forinidabile  ai  calanesi  di  tutte  le  possibili  arene. 

Do])0  di  questa  eruzione ,  il  prelodato  prof.  Cano- 
nico  Alessi,  nc  ha  raccolto  non  poche  da  quanli  autori 
lia  poluto ;  le  qiiali  peri)  scrvono,  come  lante  altrc  gia 
cennate  ad  atlestare  che  I'Etna  dal  principio  dell'Impero 
Romano,  sine  alia  sua  cadula  fu  quasi  di  conlinuo  ar- 
dente,  e  cio  coli'aulorita  di  scriltori  sacri  e  profani  (I). 

(I)  Alessi,  Discorso  2. — Atti  Giocnii 

Eruz.  Ricavale  dall'cpoca  degli  scrittori  clic  nc  lian  fatlo 
mcnzionc. 

Da  Lucrczio  Caro         .... 
«  Cicerone         ..... 
K  Petronio,  Lucano ,  e  CatuUo     . 
«  da  Livio  c  Virgilio.    .,    .      ,  ,,i„  , .. 

ATTI  ICC.   VOL.   XIV. 


G2 

av.  G. 

C. 

56 

» 

1) 

18 

)) 

)) 

44 

)) 
3a 

1> 

—  264  — 

,,1^'  Noi    ci    feniierenio    alquanto   sopra   quella   riferila 

"o.  c.  ilal  BoUando  avvenula  verso  I'anno  253  dopo  G.  C.  poco 

tempo  dopo  il  marlirio  della  Verginella  S.  Agala. 

Le  cronache  cristiaiie  han  lasciato  scriUo,  die  nel 
fine  deU'impero  di  Trajano  Dccio  una  nobil  vergine  cri- 
stiana  fu  marlirizzala  in  Calania,  per  ordinc  di  un  Quin- 
ziano  JPretore  di  Sicilia.  Geltala  su'carhoni  ardenli  quella 
santa,  il  velo  die  la  copriva  non  si  brugio:  c  raccolto  in 
un  colle  altre  rcliquie ,  da"  cristiani ,  fu  da  cssi  porlato 
contro  il  fuoco  dell'Elna,  die  con  una  ruinosa  corrente 
brugiava  i  canipie  minacdava  di  invadere  la  Citta  (1). 

«  da  Appiano    .         .       ,  .         . 

((da  Dione  Cassio     .         .         .         . 

((da  Igino        .         .         . 

((  da  Cornelio  Severe 

((  da  Ovidio      ..... 

((  da  Diodoro    .         .      :  .;    .     . 

,:;,     ((  da  Strabone  .         .         . 

«  da  Svetonio  . 

((da  Giustiiio    ..... 

((da  Pompoiiio  Mela .... 

((  da  Seneca     ..... 

((  da  Plinio       ..... 

((  da  Solino      .         .         .... 

((  da  Stazio       ..... 

((  da  Silio  Italico       .... 

.   ((  da  Aulo  Gellio        .... 

.:.      ((  da  Pausania  ..... 

'  ■;    ((  da  Bollando  ..... 

((  da  Claudiano.         .... 

((  da  Macrobio  e  Ferviso    . 

((  da  Olimpiodoro  prcsso  Fazio    . 

((  da  Quinlo  Calabro 

((  da  Nonno       ..... 
(1)  Dopo  un'anno  circa  I'Elna  erulUi    un' incendio . 

di  un  fiume  scorrentc  ;  talmcnte  era  violento  il  fuoco  die 
cendo  il  suolo  cd  i  sassi  si  accostava  alia  citta  di  Catania  .... 
nell'ora  istessa  il  fuoco  divisi>  in  due  braccia  arrestossi.  Avendo  co- 


42 

» 

)) 

31 

)) 

)) 

10 

1) 

» 

10 

» 

)) 

3  dopo  G 

C. 

)) 

)) 

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20 

» 

» 

33 

» 

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50 

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54 

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65 

» 

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19 

1) 

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» 

96 

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99 

)) 

)) 

165 

» 

)) 

180 

)) 

1) 

253 

» 

» 

400 

» 

)) 

410 

» 

)) 

421 

» 

)) 

500 

)) 

)) 

500 

» 

)) 

endio 

,  a 

mode 

5Co  che  li 

quefa- 

—  2G5  — 

Una  grandc  cruzione  avvcnne  dunquc  in  quel  tempo  ,  c 
dovcUc  da  vicino  niinacciar  Catania.  Sarcbbc  cgli  possi- 
bile  trovarc  quale  si  fosse  slata  quella  lava  ne'  conlorni 
di  questa  Cilia? 

Secondo  quel  clic  ne  dice  la  cronaca  sacra,  quesla 
eruzionc  coniincii)  a  prinio  febbraro,  e  si  cslinse  in  cin- 
que giorni.  E  ccrlaniente  che  violenlissinia  dovetlc  esse- 
re,  e  giuslo  asserisce  il  cronisla  aver  corso  la  lava  a  gui- 
sa  di  rapido  liunic  ,  se  in  cosi  corto  spazio  di  tempo 
giunsc  a  niinacciar  Calania.  ]\e  abbiamo  noi  craleri  vi- 
cini  a  (piesla  Citla ,  ollre  di  qucllo  di  Monii  Arsi ,  di 
cui  ci  c  nola  I'opoca  posleriore  di  Iroppo.  Quesla  eru- 
zionc dunquc  dovellc  scoppiare  uella  regione  boschiva  del- 
I'Elna  ove  son  tanto  nimicrosi  i  crateri  di  anliche  cruzioni. 

Sc  poi  la  lava  divisa  in  due  braccia  arreslossi  pres- 
so  Calania,  allora  noi  non  abbiamo  allra  nelle  nostre  vi- 
cinanze  che  quella  ove  e  I'abbricato  il  quarliere  del  Bor- 
go,  la  quale  si  vede  sin'oggi  averc  spinlo  il  braccio  di 
ponenle  verso  la  collinelta  S.  Salvatore  e  I'allro  a  levante 
verso  S.  Caterina,  lasciando  in  mezzo  quel  trallo  di  ler- 
reno  di  gres  ed  argilla  lerziaria,  che  sin'oggi  si  chiama 
Binaccio.  Ed  in  eflello,  di  ipic' tempi  la  Citta  era  fab- 
bricala  sulla  coliina,  e  dalla  parte  del  Itinacrio  c  Bor- 
go,  il  suolo  non  era  abilato.  Fu  percio  salva  Catania  il 
giorno  o  febbraro,  essendosi  ivi  arreslato  il  fuoco. 

Ci  duole  pero,  che  un'incendio  cosi  singolare  uon 
e  stato  che  appena  accennato;  io  non  credo  esscrvi  sla- 
te mai  una  eruzione  tanto  violenta  nel  corso  della  lava, 
e  di  cos'i  breve  durala!  Tulle  le  ragioni  porlano  a  so- 
stenere  il  contrario,  quando  si  rillelte  sulle  operazioni  del 


uiinciato  allu  prima  di  Frcbbrajo,  c  ccssalo  nel  giorno  (|uinto  deilo 
stesso  mesc  —  Ada  Marlir.  S."  Agatha;  ap.  Dollandiim.  Tom.  1. 
Febr. 


—  266  — 

vulcano  ncl  tempo  della  sua  fervcnlc  attivita ;  c  la  espe- 
ricnza  e  essa  pure  conlraria.  Anchc  remzioni  del  crate- 
re  di  sole  scorie  ed  arenc  perdurano  oltrc  ad  un  mese. 
Che  si  dira  d'  una  lava  che  scorre  le  miglia?  Pare  piii 
naturale,  che  la  tradizione  si  fosse  arrestala  a  dar  nolizia 
a'posteri  del  prodigio  di  non  aver  progredilo  il  corso 
della  lava  verso  Catania,  ed  avessc  trascurato  di  riferi- 
re  gli  ultcriori  progredimenti  della  eruzione.  Nella  ulti- 
ma del  1832  un  simile  caso  e  avvcnulo  al  Milo,  die  la 
lava  minacciava  d'invadere  con  due  rovcnti  braccia.  Ncl  tem- 
po che  tutti  gli  abilanli  sgombravano  da  quel  villaggio , 
essa  arrestossi,  ma  non  cesso  intanto  la  lava,  cangiando 
direzione,  di  versarsi  sopra  altri  lerreni,  e  progredire  con 
attivita  per  altri  mesi  di  seguilo. 

II  prelodato  scriltorc  della  storia  critica  dell'  eruzio- 
ni  deU'Elna,  ccrcando  di  far  conoscere  non  cssere  stato 
muto  il  vulcano  dal  sccolo  \.°  al  1169,  ha  ritratto  dal- 
la  testimonianza  di  varii  aulori  non  men  di  dieci  eru- 
zioni  (1).  INon  potendo  noi  da  quelle  altro  ricavare  se 
non  la  pcrmanenza  dell'  ardcnte  focolare  Etneo  ,  non  ci 
fermererao  che  a  quella  ultima  da  lui  noverata,  del  1769. 


(1)  Alcssi  Discorso  III.  dal  500  — al  HG9  ricavate  dall' epo- 
che  dcgli  scrillori. 
Da  Procopio 


« 

Grogorio  Magno 

(( 

Aiinonio 

« 

Goirredo  da  Viterbo  . 

(( 

Fozio 

« 

I5ollaiulo  (  s.  Loonc) 

(( 

Aiinonin 

« 

Pier  Damiano  (solilario) 

K 

((             .         .         , 

(( 

Goffrcdo  Malaterra   . 

(( 

Pier  Blascnse  . 

« 

Falcando 

560 

dopo 

G.  C 

004 

» 

;) 

644 

)) 

» 

8t4 

» 

1) 

859 

)) 

» 

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» 

)) 

1004 

» 

)) 

1044 

» 

11 

1062 

B 

)) 

1002 

» 

» 

11 60 

» 

» 

1169 

» 

B 

—  2(n  — 

I  trennioli  parzinli  soiio  quasi  scniprc  gV\  nnnunzii  .,'1'. 
0  i  compiiiiiii  ilclle  viilcanichc  criizioni.  Ael  nicsc  di  Fob-  o.  c. 
braro  110!),  I' Elna  avca  coniincialo  una  violenla  oruzio- 
nc,  e  la  lava  corrova  in  giii  (Icvastando  i  canipi  do"  cala- 
nt'si ;  ncl  giorno  4  scoppio  uno  dr'piu  Ircnioiidi  tcrrenioli 
cui  Sicilia  v  slala  csposla.  Crollo  da  capo  a  fondo  Cata- 
nia colla  pcrdila  di  quindici  niila  persone.  Lonlini  fu  u- 
gualinonlo  rovcsciala,  o  quasi  (ullc  Ic  cilia  o  villaggi  del 
Val  di  lAolo,  quale  piii  quale  mcnn,  posilivi  danni  ebbcro 
a  soffrire.  Pier  IJIescnse,  Falcando,  Fazclio ,  Filoleo,  ne 
lasciarono  lagrimevolc  racconio;  quosrullinio  desciive  lin- 
cendid  vulcanico  cbc,  quasi  persoguilava  gli  abilanli  clie 
erano  scanqiati  dalle  roviiie  del  Ireuuiolo ;  Fazello  dicliia- 
ra  quella  eruzione  qual  vera  causa  del  tremuoto,  e  ne  ha 
ben  d'onde  —  Falcando  alia  dolcnte  narrazionc  di  quel 
flagello,  nggiunge  clu^.  quella  ])arle  della  cima  dell'Elna 
che  guarda  Tauromina  sprofondi)  alquanlo.  3Iollc  sorgen- 
li  si  estinsero :  allre  nuove  nc  scalurirono;  uia  da  qual 
hiogo  si  fosse  apcrlo  il  vulcano,  qual  corso  abbia  lenulo 
la  lava,  e  quanlo  duralo  avesso  rincendio,  puo  rilcvarsi 
dal  solo  Simeone  da  Lentini,  il  quale  dice  clie  corse  si- 
no  al  Caslello  di  Aci,  e  lo  invcsli  per  la  parte  di  ponen- 
te — Dagli  allri  scriltori  sappiamo  soltanto  die  devasli)  i 
canq)i  de'calanesi  ,  e  quindi  verso  il  mezzogiorno  delle 
falde  dell'Elna  ebbe  il  suo  corso.  Ila  poi  di  notevole 
quesia  eruzione,  cbc  non  gia  precedula,  conic  d'ordina- 
rio,  ma  acconipagnata  si  In  da  orrendo  treniuolo.  Inq)eroc- 
che,  dielro  tanti  c  lanii  osonipii,  le  scosse  del  tremuoto 
son  nieno  violcnle  qnando  il  vulcano  e  in  viva  azione  , 
quasi  che  aperta  la  via  a'racchiusi  vapori,  ed  alia  forza 
espansiva  del  calorico,  niinore  oslacolo  Irovano  ncl  so- 
vrapposlo  suolo.  di  (pinndo  cbiuso  e  il  canalc  vulcanico. 
INire  COS!  che  non  lutti  i  Ireniuoli  abbian  rapporlo  coi 
vulcani. 


268  — 


1283  (li 
C.  C. 


Dal  fine  del  secolo  XII."  sino  a  meta  del  XV. "  non 
men  di  14  eruzioni  ha  trovalo  il  prelodato  Alessi  (1). 

Quelle  rappoi'tate  da  Cesareo  d'Eisterbach  del  1194 
1197  e  1222  non  ci  danno  dcscrizione  alcuna  precisa  on- 
de  dedurne  la  veiila  ;  cpiel  creder  1'  Etna  hocca  dello 
Inferno :  quel  farvi  cadere  le  anime  di  que'  clie  male  eransi 
condotti  vivendo,  ci  fa  soltanto  conoscere  che  1'  Etna  era 
ardente  quando  quel  monaco  scriveva,  dei  stupendi  mi- 
racoli. 

Quella  stcssa  ccnnata  dal  Paruta  (2)  avvenula  nel 
tempo  che  regnava  Federico  II  e  cosi  inceiia,  che  non 
puo  riferirsi  a  nessun'  anno  del  lungo  regno  di  quel 
Principe. 

]\on  cosi  quella  che  rapporta  Nicolo  Speciale  (3) ; 
perche  si  rileva  da  essa,  che  alia  morte  di  Carlo  d'An- 
gio,  un  forte  tremuoto  precesse  lo  scoppio  di  una  vio- 
lenla  eruzione  dell'  Etna,  nella  parte  orientate  della  mon- 
tagna.  La  lava  scorreva  colla  rapidita  di  un  torrentc  pel 
declivc  suolo  di  quella  plaga,  dividendosi  in  molle  hrac- 


(1)  Discorso  IV.  AUi  Gioer 

. 

Alia  vcmita  di  Enrico  VI. 

. 

1194  dop. 

G.  C 

Tre  anni  dopo  . 

. 

1191 

)) 

)) 

Dalio  stcsso  Ccsario  d'Eistcrbacli 

1222 

)i 

)) 

A  tempo  di  Federieo  II. 

1250 

» 

)) 

Ill  mortc  di  Carlo  d'Angio 

128:; 

)) 

1) 

Dalia  Gronologia  di  Setoni 

1323 

» 

)) 

Da  Nicoli)  Speciale  ecc. 

1329 

» 

» 

Da  Silvaggio 

1333 

1) 

» 

Da  Niccforo  Gregora  . 

1331 

)) 

» 

Da  Simone  Leonlino 

1381 

» 

)) 

n          «             )) 

1408 

» 

)) 

Di  Darzano  Fazzello  ec. 

1444 

» 

» 

Da  Silvaggio 

1440 

» 

)) 

((         «             .         . 

1447 

)) 

» 

(2)  Presso  Carrera,  Mem. 

istoric 

L.  -2 

.  c.  2. 

(3)  His.  Sic.  L.   1.  c.  1. 

—  (Sc 

riptor 

Iter.  Arag 

) 

15.» 

:i23  di 


—  269  — 

cia  V.  ilovaslaiido  i  cam[»i ;  e  giunsc  sino  alia  chiesa  del- 
r  Kramo  di  s.  Slefano  die  lascio  iiitalla  circondandola. 
Kocupcro  erode  di  Irovarc  il  corso  di  questa  lava.fra  Bon- 
giardo  c  Dagala,  avcndo  ivi  trovato  i  nidori  di  quell' E- 
ranio  alloniiali  di  lava  anliea,  della  quale  il  cralere  rc- 
slava  a  mollc  niiglia  uell'  alto  fianco  del  nionle. 

IVella  CrOHologia  di  Selo,  e  presso  Coronelli  (I)  si 
Irovan  nienzionate  duo  oruzioni,  la  prima  avvenula  a  30  g"c 
giugno  1323  jicr  la  quale  il  verticc  doll' Etna  affondo  in 
parle;  c  la  csplosione  dolla  cenere,  ossia  nera  arena,  fu 
in  islraordinaria  quanlifa,  da  coprire  niollc  rogioni  del- 
lisola;  c  spiraudo  il  venlo  di  tranionlana  giunsc  ancho  sino 
all'isola  di  Malta.  La  seconda,  rapporlata  da  Coronelli  e 
da  Gouloul,  fu  accoinpagnala  da  talc  trcmuoto  clie  1'  Etna 
no  fu  conquassata.  Questa  vien  riforita  all' anno  1321,  e 
puo  essere  die  sia  la  slessa  die  la  prima;  vcriflcandosi 
in  esse  il  conquassaracnto  dell'  Etna ,  del  quale  avrebbe 
Seto  falto  monzione,  se  di  soli  due  anni  precedeva  1'  Eru- 
zione  di  cui  ogli  la  ccnno. 

Vonghiamo  ora  alia  descrizione  di  una  grande  eru-  i32Vdi 
zione  dellEtna,  di  un'aulorc,   altonto  ossorvalore,  e  re-  •"'  ^^ 
lalor  fido  do' lonomeni  accaduli  sollo  a'suoi   proprii  oc- 
chi.   iVicolo  Specialc,  nclla  sua  storia  sicola,  ci  ha  tra- 
niandalo  la  nolizia  di  qucslo  incendio,  die  rapportcrcnio 
come  sta  Iradolla  dal  diligonlissinio  Can.  Alossi. 

'(  Noir  anno  del  Signore  132!)  alli  28  giugno,  de- 
clinando  aH'occaso  il  sole,  I'Etna  con  orrendo  movimen- 
to  troiiio;  muQeliiar  sombrava  con  fracorosi  tuoni.  onde 
non  solo  spavento  gli  ahitalori  del  nionle,  ma  atterri  an- 
cora  gli  abitanti  di  niolli  luogbi  di  Sicilia.  Tanloslo  ncl- 
r  alto  fianco  dolla  Monlagna,  la  dove  mini  I'  oriente,  sul- 
la  roccia  di  Musarra,  dove  prima  aggliiaccialc  novi  per- 

(1)  Seto  Op.  Chronoi.— Coronelli  Cronol.  f.  514. 


—  270  — 

peluamente  osservavansi,  videsi  in  un'istanle  la  terra  squar- 
ciala  affondarsi,  e  proroiiiperne  violenlo  fuoco;  come  ap- 
jialesavalo  I'alra  nube  di  telro  furao,  che  in  aria  eleva- 
vasi.  Usciva  impcluosamente  il  fuoco,  c  lungi  dagli  spcl- 
talori  udivasi  il  fracasso  di  un  suono  d'  immense  ruole 
0  di  opposti  luoni.  Succedendo  al  tramonlar  del  sole  Ic 
tenebrc,  elevavansi  al  Cielo  gl'  incendii,  come  turbini  di 
fiamme  ,  ed  eruUavansi  con  terribile  fragore  i  liipiefalli 
macigni,  come  strappate  viscere  del  3Ionle.  L'cdace  fuoco 
ingagliardiva,  e  qual  torrenle  impeluoso  ne'soltoposli  de- 
clivi  luogbi  precipitandosi,  ogni  cosa  allerrando,  qual  de- 
vaslalrice  inondazione  avanzavasi.  Dalla  parte  orientale  e 
meridionale  del  monte,  dove  piii  valido  si  scosse  il  ga- 
gliardo  e  frequente  tremuolo  fcndette  ,  rovino  ,  distrusse 
niolti  ediGcii  che  la  veneranda  anticbila  avca  in  quclla  so> 
litudine  eretto.  La  terra  spalancandosi  assorbi  i  ruscelii 
delle  acque.  IVelle  vicine  spiagge  di  Mascali  i  barcajuoli 
colpili  da  terrorc  e  palpilanli,  vidcro  rimbalzate  dalle  fre- 
quenli  valide  scosse  c  nolanli  in  marc  le  bardie  ed  i 
battelli,  che  poco  pria  aveano  Iratto  in  terra.  E  mcntre 
(pieste,  ed  allre  cose  tcrribili  incalzavansi,  ncU'anno  me- 
desimo,  all'  imbrunire  del  giorno  decimo  quinto  di  luglio, 
dopo  rciterati  ribombabili  niugiti  e  veementi  scosse  ilel 
monte,  non  ancora  estinto  1'  incendio  di  Musarra,  vicino 
il  teinpio  di  S.  Giovanni  di  Parapumetta  (forse  dovra  dire 
Paparumelta)  dalla  |)arte  inferiore,  che  mira  TEuro-Austro 
e  I'AfricanO;  squarciossi  fragorosamcnte  la  terra,  e  violcnto 
fuoco  ne  proruppe ;  terrorc  a  tcrrore  aggiungcndosi  nel 
medesimo  giorno  ,  con  istupor  del  popolo,  ccclissar  vi- 
desi da  mczzogiorno  il  sole.   » 

«  Or  io,  sebbene  da  lungi  alcune  di  quelle  cose 
mirate  avessi,  tuttavia  la  vicinanza  del  luogo  c  la  mera- 
vigliosa  novila  mi  persuase  di  andar  da  vicino  a  vedere 
co'  proprj  ocelli  quell'  avvenimento,  di  grande  ammirazionc 


—  271  — 

dci^fno.  Falto  pcrcio  da  pusillaiiinio  cnrajigioso,  ed  anlito 
iiulagalorc  I'la  il  liiiiore,  iie  aiulai  ncl  liiogo  slesso  ,  ed 
iniprt'ssi  a  nieinoria  ([iianlo  clie  la  inenlc  da  terror  col- 
[jila  Irallcner  polcllc.  (luardando  (liiii(|iie  rincendio,  ed 
annniraiulo  lo  niii;liaja  d"  iiifocali  sassi,  clic  dalle  viscere 
dcUa  Icrra  inlorno  al  iiiedesiiiio  liioj^o  enillavansi  ,  iiiii 
validi  i  Iroimioli  divennero,  la  terra  i)iu  voile  sqiiarcios- 
si  ;  ed  iiidi  siililameiile  vidi,  ([iiallro  aperture  non  inolto 
Ira  loro  dislaiili  enillar  fiagorusainente  roveiili  sassi,  con 
tale  e  lanto  strcpito  e  Iracasso  quale  non  aveva  udilo 
gianimai.  E  di  uu  suhilo  la,  dove  poco  fa  |)rol'ondc  valli 
e  Ijosclii  da  caciia  io  vidi  ,  sursero  ad  un  tralto  inonti 
di  brugiati  sassi ,  clie  dal  profondo  baratro  balzaudo  in 
un  luogo  medesimo  cadevano.  Lo  clic  sc  io  stesso  pre- 
senle,  veduto,  e  piii  vicino  accoslandomi  i^uatato  non  avessi, 
opra  di  lanlasinia  creduto  lo  avrci  (1).  Sgornava  da  quelle 
aperture  ardente  rivo  come  di  nielallo  in  lornace  lique- 
fallo,  bruciaiulo  la  terra  die  inconlrava  e  scio"iiendo  in 
briccioli  i;li  smisurali  sassi.  Villi  la  terra  chc  poco  fa 
calcato  aveva  rapidanuMile  sollcvarsi  ardente,  come  spiu- 
ma  dacqua  sbalzala  aj^li  scogli  dall' onde,  e  ridondanle 
qual  liunie  die  gonlio  iiionda.  Do|>o  i  vesligii,  dirJ)  cosi, 
di  quclla  alluvioiie  restava  un'  orrida  materia  di  scabrosi 
intratlaliili  sassi  ,  chc  in  macigni  informi  addensavansi. 
Scorso  avendo  la  ardente  alluvione  con  impelo  devasla- 
tore  per  un  cerlo  spazio,  alia  line  in  tre  lorrcnli  jtarlis- 
si,  due  de'  (piali  menando  alta  ruina  dalla  parte  orienlale 
avanzaronsi  pel  dislretlo  di  Ad,  inlino  a'  luoglii  vicino  ai 
lidi,  per  lo  spazio  di  niolli  giorni ;  il  terzo  si  diressc 
contro  i  conlini  dc'catancsi,  c  quivi   arrestossi.    Giaccbe 


(1)  \('l  mannsfritlo  rilatn  del  Rcriippro  si  dico  v  A  li  1329 
nixcru  li  xiari.  si  liclii  iminli  Hiisso  e  li  xuri  di  Ju' i ,  ubbissau  lu 
Ecclesia  di  S.  Giovanni  di  Paporanictio  a  lu  Fireri.   )  . 

ATTI  ACG.  TOL.   XIV.  36 


—  272  — 

pria  che  nc  invadossc  i  coiifini,  opposlo  avondogli  a  rin- 
conlro  delle  niura  della  cilia  il  velo  dclla  B.  Vergine 
Agala,  lo  cstinse;  ne  devnsto  un  virgiillo  solo  al  di  la 
di  qiio'confini.  Or  nicnlre  (picsle  ed  altre  cose  piii  lerri- 
bili  di  quanto  descrivonsi  accadcvano,  iiella  ciiiia  del  3Ion- 
te  ( come  se  allrove  inceiulio  noii  vi  fosse ,  e  la  lerra 
dalle  viscere  del  Monle  dalo  vento  non  avesse),  riboni- 
hanli  tiioiii  si  iidirono,  terribili  haleni  apparvero,  c  quasi 
colonna  di  letra  nuvola,  dalla  cinia  slessa  fallasi  eruzio- 
ne,  avanzaiidosi  innalzavasi  al  cielo;  e  pria  che  Tuna 
cessasse  I'altra  succcdevale.  Da  qiicste  nuvole  piovetlero 
faville  e  ceneri  solfuree  lali  e  tante,  ( ne  nicgiii  fede  ai 
detli  chi  non  vide),  quanto  che  annuvolasse  il  cielo,  ne 
fosse  involalo  dalle  tenebre  il  giorno,  e  coprisscro  gran 
parle  di  luUa  quella  regione,  e  principalinenle  de'  canipi 
catanesi.  Campi  e  monli  coperli  di  cenere,  gli  augelli  esca 
non  Irovavano,  le  gregic  e  gli  armenti  non  prendevano  pa- 

scolo gran  parte  de'pesci  ne'fiumi,  negli  stagni  c  nel- 

le  paludi  circostanti  pcrirono  ....  II  sollio  dello  spirante 
Borea  Irasporlo  quelle  ceneri  sino  all'Isola  di  Malta,  di- 
slante  circa  niille  sladii  dalla  cinia  dell' Etna.  Moiti  uomi- 
ni  e  molte  donnc  pel  terrore  spirarono  (1)  ». 

Questa  dcscrizione  ])uo  riguardarsi  come  la  prima, 
per  la  notizia  de'  fenomeni,  per  la  fedella  dclla  narrazio- 
ne  ,  e  per  I'  accuratezza  delle  osservazioni ,  fatte  senza 
nessuna  tcoretica  prevcnzione,  da  un'uonio  istruito  che 
lulto  sapea  con  diligenza  notare  e  dcscrivere. 

Questa  eruzionc,  in  due  tempi,  ed  in  due  dislinti 
luoghi  comparsa,  da  molto  da  sludiare,  circa  agii  animes- 
si  principii  sul  camniino  solterraneo  de'fuochi  vulcanici; 
e  noi  non  mancheremo  in  allro  luogo  di  rapportarla  ad 


(1)  Nicolo  Speciale  —  Hist.  Sic.  I.  8.  c.  2.  p.  494.  Bibl.  di 
Caruso. 


—  273  — 

csompio,  iiolla  spioi^azione  di  laluiii  fcnoincni.  Intanlo,  per 
({U(!l  chc  rigiiarda  la  f(jrniazione  di  Mimic  lepre,  enlro  la 
valle  del  Bove,  e  della  lava  clie  iie  deiivi)  nel  primo  tem- 
po, noi  possiaiiio  sollanlo  riconosccre,  a' di  nostri,  il  so- 
lo cilalo  Moiile  dielro  la  rocca  di  .Husarra  luU'ora  esi- 
slcnle  ;  in  qiianlo  peio  alia  lava  die  ivi  dilalossi,  nessu- 
na  traccia  ne  riiiianc,  dielro  tanlc  allrc,  die  vi  son  cor- 
se soj)ra,  e  di  lante  arone  ivi  cuniulale.  Quella  porb  die 
ebbe  liiogo  presso  il  Fireri,  (1)  esisle  lull'ora,  cullivala 
in  parte  ina  die  inoslra  liitlavia  aperlamcnle  il  suo  cor- 
so,  da  FonddchcUi  siiio  al  mare  Ira  Aci  e  le  Linere,  ed  il 
suo  moiile,  ovo  cLlie  la  origiiie,  die  Monte  rosso  si  ap- 
pella. 

Essa  perb  non  mostra  essersi  diretta  per  conlo  al- 
cuno  verso  Calaiiia  ;  e  non  si  capisce  come  si  fosse  nio- 
slralo  il  vdo  della  Ii.  Vergine  S. '  xVgala  dalle  iiiura  del- 
la  Cilta,  per  arreslarne  il  corso,  iiienlrc  la  eruzione  non 
era  cerlaiiicnle  visiliile  da'  calanesi  ,  fiiordie  nel  riflesso 
die  ne  davano  la  nolle  le  nuvole,  ed  il  gioriio  nei  globi 
del  runio  e  nelle  cadenli  arene.  E  da  credere  die  per  con- 
fini  de'cain|)i  calanesi,  inlendersi  dcbhano  le  di  cosloro 
])ossessioni  die  si  eslendoiio  in  verilii,  andie  al  di  lii  del 
Fireri  sin  ((""i,  e  tali  iiolevano  essere  nel   1329.  ,. , 

Podii  aniii  dono  un'alira  eruzione  si  verilicb  neU'Elna,  1333  di 

I  C      C 

a  (piaiilo  rilerisce  Silvaggio  (2),   accompagnala  da  scos-    '' 
se  di  Ireimiolo :   ma  jiare  die  fosse  slala  dal  cralcre  sol- 
lanlo, percbe  non  paria  di  corso  di  lava,  ma  di  sola  c- 
rullazione  di  sassi  infocali. 

Fn'allra  ne  vorrebbe  dedurre,  il  (lanoiiico  Alessi  dalle 
parole  di  Mceforo  (3)  come  probabilnienle    avvemila    ai 

(1)  Allri  cliiani.ino  questa  contrada  Fieri  —  cornillo    fipr.sc   du 
Flogra.  nomc  piii  iiiliiUo  ad  iiii  Iiioiro  viilcaiiico  liruciato. 

(2)  De  Iribus  Pcregrinis  .  .  . 

(3)  Aless.  op.  cit. 


—  274  — 

tempi  di  qiiello  scriliore :  ma  cliiaro  si  scorge  clic  cssa  e 
portala  come  una  specie  di  esempio  nc'  suoi  argomenti ; 
eccone  le  parole  «  Quemadmodiim  ilia  sicidi  ignis  spira- 
cula  craleras  subterianeorum  Thyphoniim  flatu  accendi 
audivinius  (1)  )). 
is.i  La  grande  eruzione  del  1381,  e  rammentata  nella 

'f.*',.'^'  Cronaca  del  cilalo  Simone  da  Lenlini,  come  avvcnuta  a 
3  agoslo  di  quell'  anno ;  c  registrala  pure  nell'  arcliivio 
della  Calledrale  di  Catania,  solto  il  giorno  6  come  quel- 
le die  corrisponde  alia  Trasligurazione  del  Salvalorc,  da 
lui  cilata  (2). 

Carrera,  Amico,  Recupcro,  M.  Gemmellaro  ban  ri- 
conosciulo  quesla  eruzione  nella  lava  presso  Calania  del- 
ta del  Crocefisso ,  die  ha  la  sua  origine  solto  Tremestie- 
ri,  ne'cosi  detti  Monti  arsi.  Ferrara,  in  una  meinoria 
lelta  airAccadeinia  Giocnia  (3),  dichiarb  non  esscr  qucl- 
la  lava  quale  i  cilati  autori  la  volevano,  nia  ad  una  da- 
ta assai  remota  la  fa  retrocedere. 

Falto  stii  die  quegli  autori  non  s'ingannarono,  e  la 
eruzione  del  1381  c  per  lo  appunlo  quella  de'i!/o?ii/ or- 
si  presso  Tremeslieri.  Sebbene  in  quel  sito  aperlo  si  fos- 
se il  cralcre  d'  ondc  scalur'i  la  lava,  pure  il  sollerraneo 
suo  cammino,  dairallo  banco  della  moniagna  si  palesa- 
va  per  niolte  ajierture  a  Iramonlana  di  Torre  di  Grifo  , 
cd  a  fiancbi  dello  stesso  villaggio,  c  poi  a  levanle  di 
Mascalucia,  per  una  lunga  e  quasi  drilta  aperlura  di  suo- 
lo,  di  ugnale  larghezza  e  profondila,  da  comparire  co- 
me un  canale  arlefallo.    Guardando    perb    allentamenle , 

(1)  Niccfori  Grogonp— Hist.  Bisanl.  1.  21. 

(2)  Anno  Domini  1381 — V  Ansti,  vinni  uno  focu  ,  lo  jornu 
di  to  Salvatiiri,  di  Monnibollo,  el  arsi  tiiUi  li  arbiiri  clii  eranu  ap- 
pressu  ct  allornu  di  la  gilali  di  Catania. 

Cliron.  nella  Bibl.  di  Caruso. 

(3)  Alii  Gioen.  vol.   tO  ser.  I. 


—  215  — 

andio  oifni,  nolle  p.nrcli  si  ossorva  (|uolla  specie  di  smal- 
to,  die  iirodiKO  la  fiisioiic  velrosa  delle  precedenli  lave, 
die  cosliliiiscono  il  terrcno  del  diiitorno;  e  quiiidi  e  diia- 
la  r  azionc  di  un  fuoeo  die  la  |)rodiiccva. 

Al  termine  di  queslo  canale  ,  jier  iiiczzogiorno ,  la 
soUerranea  correiile,  clio  per  laiili  siipcriori  svenlaloi  ina- 
nifeslava  il  stio  canimino,  si  apri  linaliiienle  una  via  so- 
|)ra  il  pendio  della  collina  ,  c  corse  Ira  IJalliali  e  (Ira- 
vina,  e  jioi  Ira  il  Fasano  e  Lencalia,  dislrugi^endu  lutti 
gli  uliveli  e  gli  albeii  do'  contorni  orienlali  di  Catania  , 
c  scaricossi  nel  marc,  fra  i  due  anlidii  termini,  del  cre- 
duto  porlo  riisse,  vale  a  dire  Ira  il   Gailo  e  lo  liotolo. 

In  (piaiilo  alia  nalura  della  lava,  ed  a  qnello  incre- 
spamento  della  sua  superficic  cennalo  dal  Recnpero,  dal 
quale  desunie  la  certa  Jlnidilii  die  essa  aver  doveva  scor- 
rcndo^  qneslo  vi  si  osserva  in  podii  punli  sollanto;  perclie 
in  generalc  questa  lava  rasscmhra  piii  ad  ammassamenli 
(li  lapillo  grossolano.  die  ad  una  lava  ordinaria;  c  debbo 
di  pill  osservarc,  die  quesli  iiicrespamenii  della  super- 
ficic delle  lave,  sono  comnni  non  solo  in  m(dlissiiue  di 
esse,  ma  in  (piesta  del  1381  si  osservano  sollanto  nei 
suoi  martini,  |)re8S0  h  Udrriora,  ed' a  niio  credere  non 
appailciij>()iio  ad  essa,  ma  ad  altra  piii  anlica  lava  so])ra  la 
quale  essa  conliuuava  il  sue  corso  trasversalmenle,  lincbe 
non  si  diresse  a  S.  E.  verso  il  mare;  o\c  fini  di  riem- 
pirc  il  citato  porto  L'lisse  come  in  ajjpresso  si  fara  piu 
ampiaiiiente  conoscere. 

Sulla  esistenza  di  quel  picciol  seno,  si  e  iroppo  ora- 
mai  detto  (1).  Egii  e  ccrlo  cbe  guardando  i  contorni 
di  (juel  sito  si  vede  che  jiiii  di  una  corrente  e  manil'esla- 
mente  dirctla  verso  il  mare  ed  enlro  al  quale  si  e  intro- 

(\)  Alii  Accadoniici  Gioen.  vol.  XV.  Ser.  1.' — Sloria  Fisica  di 
Catania  ivi  vol.  lY.  Ser.  2." 


—  276  — 

(lolla;  un'anlichissima,  provcniente  dairallu  fiaiico  della 
iiiontagna  si  fcniio  per  poncnlc,  al  puiUo  dello  Gailo.  Una 
allra,  di  supcriore  origine  anch'essa,  i  di  cui  margini 
orieiitali  Ganclieggiano  Ognina ,  si  fermo  in  mare  ove  og- 


ffi  e  II 


g 


Rotolo,  Ira  qucstc  due  correnli,  die  sono  le  piii 
nolabili,  reslar  dovcva  uno  spazio  di  mare  non  occupa- 
to  di  lave,  finche  non  venne  qucsta  del  1381.  Se  quello 
spazio  costiluiva  un  porto,  come  e  facile,  al  quale  si  da- 
va  il  norae  di  Ulisse,  ginslamente  dissero  i  noslri  scrilto- 
ri,  essere  slalo  da  quella  lava  coverto. 

Ferrara  clie  fa  rimontarc  ad  epoca  remota  quesla 
cruzione,  s'inganna;  ed  ha  voluto  soslcnersi  nclla  sua  o- 
pinione,  per  far  credere  essere  stata  quesla  la  eruzione 
di  cui  paria  Orosio,  per  la  quale  furono  brugiati  i  lelli 
delle  case  de'catanesi,  come  di  sopra  si  e  detto  (1). 
,f,a  Riferiremo  quanto  dissero,  Simone  di  Lentini  e  Sil- 

1408  di  vaggio  della  grande  cruzione  del  1408.  Scrive  il  [trimo 
«  nel  1408,  regnando  Martino  e  Bianca  in  Siciiia,  nel 
mese  di  novembre,  la  notte  di  S.  Uodano,  vicino  il  mon- 
te  Etna  aprissi  il  monle  ed  eruUo  fuoco  in  lale  quantita 
che  molli  vi  perirono,  e  niolte  vigne  devasto  in  (juelle  con- 
trade.  Copri  la  chiesa  di  S.'  Maria  di  Bosco  chiuso,  e 
dui'6  per  pill  di  sedici  giorni,  di  mndo  die  lulli  i  citta- 
dini  fuggirono  rccando  con  esso  lore  i  beni  inobili,  la 
maggior  parte,  nella  terra  di  Lentini  e  di  Incentrinito 
(  Cenlorbe?)  Finalmenle  per  opera  delle  preci  della  glo- 
riosa  vergine  S.'  Agata  polente  avvocala,  cesso  il  detto 
fuoco,  ed  oltre  non  trascorse  (2)   ». 

Silvaggio,  rapportando  la  cronaca  di  S.  M.  di  Li- 
codia  dice  essere  avvenula  il  giorno  di  venerdi  ,  0  no- 
vembre 1408  ;  e  dapprima  apparvero  ed  uscirono  fiani- 


fl)  Eruzione  XI. ° 

(2j  Sim.  Leoiit.  Ciuon.  inter  Script.  Ber.  Arag.    Bibl.  cit. 


—  277  — 

iiic  j)rr  la  i;r;ui(lc  bocca  del  nionto.  Suljilaincnte  proriippe 
gran  fiioco  per  diversi  forami  rollisi  ed  apcrii  nuovanien- 
le  appie  del  monle,  sopra  il  monaslcro  di  S.  IVicolo  del- 
I'Arena,  porcorrciidd  lo  spazio  di  Ire  niila  passi;  ed  al- 
lora  lo  liainme  the  dalla  gran  hocta  uscivano,  cessarono. 
II  fiioco  era  grande  alio  c  lerribile  a  vedersi  in  ciastnno 
di  (pic' forami.  Snltito  si  sparse  il  fuoco  per  diverse  j)arli 
del  hoseo  :  udivansi  niolli  tuoni  ,  grande  era  intoriio  ii 
Ircnuiolo;  in  seguilo  usciva  grande  copia  di  sassi  volanli 
per  r  aria;  grandi,  piccoli,  infocali,  accesi,  liquefalli  come 
pasta  ,  ed  il  fuoco  e  le  rocce  scorrevano  pel  hosco  a 
guisa  di  liquido  piombo.  Era  dicci  niiglia  distanle  dalla 
cilia,  c  cola  porlossi  il  vescovo  col  popolo  supplicanle... 
Da  quel  giorno  il  fuoco  non  oso  venire  conlro  la  cilia  , 
torse  il  canimino  verso  oriente  ed  occidenle  sempre  piii 
niinorando.  iUa  arreco  niolli  danni,  devaslo  e  dislrusse 
inolle  vignc  c  case  del  villaggio  di  Pcdara;  annichilo  del 
lullo  una  (jrancia  del  Monaslero  chc  appcllavasi  S.  31. 
del  bosco  chiuso  ,  e  duro  quel  fuoco  per  dodici  giorni. 
cioe  sino  al  20  del  mcse  (1)  ». 

Da  allra  Cronaca ,  Carrera  ricava  che  «  per  le  ro- 
vine  dolle  possessioni  bruciale  da  quel  fuoco  niolli  abi- 
latori  delle  Conlrade  di  Mongibello ,  colla  niaggior  parte 
dc'  loro  niobili  se  ne  fuggirono  in  Lentini ,  e  nella  terra 
di  Centorbi  »   (2). 

Recupcro,  rajiporla  le  parole  di  nnAuonimo  di 
Sciacca  ,  come  segue :  «  Parlito  da  Trapani  il  re  Mar- 
lino  .  nn  lerribile  Irenniolo  destossi  in  Mongibello ,  e  ne 
usci  fuori  lanla  quanlila  di  fuoco  ,  cbe  la  lianima  vedc- 
vasi  da  Catania,    come  in  chiarissinio    giorno.    ^Hbi    di 


(1)  Silvaggi — (le  Irihiis  Pcrcgrini?  cc. 

(2)  In  qucsto  niudo  canibia  Carrera  la  parola  Incentrinito,  di  Si- 
rnone  di  Lentini. 


—  278  — 

fuoco  apparvero  dapprima  ,  quindi  si  copri  il  nionle  di 
oscurissiiua  iiuvola  ,  clic  iiivolava  la  visla  dello  stesso 
fuoco  ;  il  giorno  seguenle  dilcguata  la  nubc  scoprissi  di 
bel  nuovo  la  fiainma  chc  ne  usciva  ;  la  quale  verso  Ran- 
dazzo  incliiiava.  AUora  pel  liinorc  tuUi  qiiei  do'  villaggi 
e  della  Cilia  di  Calania  uscirono  dalle  loro  case.  La  nolle 
sopravveniic  orribile  trcniuolo,  che  accrebbe  la  paura. 
Scoi)rironsi  iiel  nionle  cinque  bocclie  di  fuoco  due  miglia 
sopra  il  nionaslero  di  S.  Nicolo  Tarciia,  buUando  di  con- 
tinuo  per  due  giorni  ,  con  grandc  spavenlo  ,  fianinic  di 
fuoco,  di  zolfo,  di  salnilro,  e  lanciando  in  acre  graudis- 
simc  piclre  con  gran  runiore  ed  accompagnale  da  Ircniuo- 
to.  Le  vigne  cd  i  giardini  di  lulli  que'conlorni  furono 
bruciali:  e  se  non  era  il  valore  ed  il  cora"'<iio  della  re- 
gina  Bianca,  lasciala  vicaria  di  Sicilia  dal  re  suo  marito, 
la  cilia  di  Calania  reslava  allora  spopolala:  onde  la  Ue- 
gina  non  voile  che  indi  le  genii  parlissero. 

In  (juella  una  lempesla  dclle  piii  orribili  die  sianvi 
cola  slale  gianimai;  dapoicbe  per  la  sola  cenere  che  usci 
allora  dal  nionle ,  e  chc  fu  Irasporlala  dal  vento ,  poco 
nia'nco  die  non  si  perdesse  Messina  e  lal'  allra  cilia  di 
Calabria   »   (1). 

Quesla  narrazione  si  Irova  quasi  inleramonle  simile 
presso  Surila  (2)  e  quindi  non  e  da  dubilarne,  esscndo 
slala  cosi  slrcpilosa,  ed  una  delle  piii  graudiose  di  cui 
ci  resla  menioria. 

iVon  lulle  le  cinque  bocche  aperle  dall'allo  del  nionle 
sino  alia  originc  della  correnle  sono  tnll'ora  visibili:  ma 
quesla  ullima  si  scopre  dielro  Monle  arso.  La  lava  poi 
si  vede  lultavia  quasi  incolla  scenderc  dal  fianco  orien- 
lalc  del  dello  monle,  dirigcrsi  sopra  la  Pcdara,  fiancheg- 

(1)  Anoniino  di  Sciacca  presso  Recupcro.   .;  ,.,.;i,i ,  ui    ::'i 

(2)  Annali  Aragon.  1.    10  c.  86.  iKti  s  ;J  ih  •i.^!.,! 


—  279  — 

giaria  jicr  orionio,  passaro  accanlo  Trccaslagne,  scentle- 
rc  fra  Maj^iaiidc  e  Moiilc  la  Seym  sino  a  poneiito  di 
Aci  S.  Antonio,  al  silo,  dello  Lavina;  in  akuni  punli  e 
larga  sino  a  dno  lorzi  di  miglio,  od  anclu;  piii;  c  dalla 
origine  sino  al  lenninc  si  puo  calcolarc  aver  corso  prcs- 
so  a  cinque  niiglia. 

Di  (|nolla  clic  ncd  ])rincipio  correva  prcsso  Ilandaz- 
zo,  non  so  nc  puo  rinliacciare  vcslinio,  pcrchi;  covoi'la 
d' allre  concnli,  e  d' arcnc  venule  I'uori  dal  Cralere ,  e 
per  allro  essa  non  poteva  essere  mollo  estcsa  se  cesso 
appcna  la  lava  niajj'giorc  scaluri  piii  basso. 

11  liniore  deCalanesi,  e  di  ()ue"dc"  vicini  villaggi,  na- 
sceva  dal  vcderla  dirclla  in  prima  a  mezzogiorno,  ed  ac- 
compagnala  da  violenli  fenonieni;  ed  in  ell'elli  1"  aver  cor- 
so per  cin(|ue  niiglia  in  dodici  giorni  basia  a  far  cono- 
scere  con  (pialc  celeritii  ella  si  juecipilasse  in  giii;  ed  a 
ragione  gli  scrillori  la  rassomigliavano  al  corso  di  liqui- 
do  pionibo.  L'esempio  finahnenle  di  (\\u'\\i\  {\\  }[(ml(' ros- 
so del  Fireri,  venula  fnori  TJ  anni  prima,  die  giunsc 
sino  al  mare  a  Iramontana  di  Aci  Reale ,  e  clic  era  in 
allora  Uiliavia  nrridamenU!  scabra  e  deserla,  era  forlissi- 
\\U)  arnomenlo  di  "iuslo  liniore. 

lu'ano  apitena  scorsi  anni  Irenlasei  da  quesla  grande     -'>■' 
eruzione;  qnaiido  nn  allra  non  men  grande  ne  proruppe    c..  c. 
nel   1444.    Tesliinoiiio  ocularc  nc  fu  un  Pielro  Itanzano 
vescovo  di  Liicera,  e  lasciii  scrillo  clie   «  Essendo  nella 
cilia  di  Calania  Taniio  di  (Irislo  144i  in  elii  di  sedici  anni,  ! 
ernltando  I'Klna  spavenlevidi  incendii,  vidi  Pielro  CicM-emia, 
uonu)  [ler  dollrina,  per  |)ieta,  j)er  aulorila  eccellenle,  die 
con  soinma  religione  del  clero  e  del   popolo    reco   con- 
Iro  gl' incendii  il  prodigioso  velo,  e  porlandosi  (lap|)rima 

11  I'uoeo  verso    la  cillii lorse    iiidi    il  caniniino   e 

liiUo  divoraiulo  ollrapassi).  e  dopo  venligiorni  si  esliiise  )). 

Filoleo  conrerma  quanlo  asserisce  il  lianzano,  ed  ag- 

4TTI    iCC.    vol.    \1V.  37 


—  280  — 

giunge  un'altra  non  nicno  inlcressantc  circoslanza,  quel- 
la,  cioe,  die  il  iiionte  del  cralcre  niaggiore  clie  forniava 
Taltra  cinia  dell' Etna  sprofondo  in  parte,  come  sc  ingliiot- 
lito  dalle  I'auci  del  vulcano.  «  Tiitto  quell' anipio  c  vasto 
nionte  »  cgii  dice  «  spavcnlosamcnte  tremo:  al  Irenuioto 
grandi  macigni  nella  somniita  scrollarono,  e  disciolti  coii 
amplissima  ruina  denlro  1'  ampliala  voragine  inabbissa- 
rono  »  (i). 

Fazello  non  Irascura  di  farne  nicnzione  ;  e  pren- 
dendo  le  parole  di  Ranzano  e  di  Filoteo,  dice  «  L'anno 
di  nostra  salute  14i4  di  bel  nuovo  la  Icrribilc  Eruzio- 
ne  di  fuoco  dell'  Etna,  preso  avcndo  verso  Catania  il  cam- 
iiiino,  Pier  Geremia,  uomo  di  singolar  pieta  fornito,  col 
clero  e  col  popolo  reco  solcnnemcnte  il  velo  della  U.  Ver- 
ginc  Agata  a  rincontro  ed  in  opi)Osizione  agfincendii,  i 
quali,  come  rispettandolo,  volsero  allrove  il  cammino, 
e  dopo  vcnli  giorni  si  eslinsero.  Tremo  il  nionte:  a  quel 
tremito  vasle  rupi  dalla  sua  cima  scrollate  piombarono 
con  vasla  ruina  nel  suo  baratro  stesso ;  onde  quella  per- 
pclua  voragine  (2)  vieppiii  anipia  divcnnc   » . 

II  diligente  Recupero,  seppe  acconipagnarc  il  corso 
di  quosta  lava  ,  dalla  sua  originc ,  sine  al  termine  delle 
sue  braccia;  il  cralere  di  eruzione  aprissi  poco  distante 
da  qucllo  del  1408  fra  3Ionl'  arso  e  Monpeluso ;  la 
lava  si  diresse  fra  Pedara  e  Trccastagne  con  un  braccio, 
c  coll'altro  circondo  Pedara  per  ponente.  11  primo  corse 
fra  Viagrande  e  S.  Giov.  La  Punta,  e  giunse  presso  Ro- 
naccorsi ;  1'  altro  scese  fra  Tremestieri  e  la  Punta,  e  pa- 
reva  diretto  verso  Catania,  ma  si  arresto  nel  quartierc  del 
Valenli  di  Balliali,  ove  fu  recato  il  velo  di  S.  Agata, 
ed  ove  fu  eretta  una  piccola  chiesa  e  poscia  un'  allra  cap- 


(1)  Fiioleo  jEtny  topograpti. 

(2)  Hiatus  ille  perpetuus — Fazell.  1.  2.  c.  4. 


—  281  — 

jjclla,  ovc  arrcslossi  il  fiioeo;  c  da  qiicslo  fatlo  prese  it 
villaggio  il  iionic  di  S.  A(jata  UuUiidi. 

Questa  cruzionc,  iioii  iiiforiore  alia  prcccdcnlc,  co- 
nic io  diccva,  voniili)  una  corronle  di  lava  forsc  piii  c- 
stesa  di  (|uella  del  1408;  c  la  rapidila  colla  (]nalc  scor- 
reva  dovisUc  cssere  ccccssiva  se  in  men  di  voiili  iiiorni 
corse  per  cinque  miglia  e  foi'se  anche  piii.  Essa  e  tut- 
t'ora  scabra  od  incolla  nella  niaj^iiior  parte  dclla  sua  sii- 
pcrlicic:  vicino,  ])cro,  ai  vill.iiigi  la  mano  dell' uonio  ha 
saputo  ridurla  ad  una  cerlu  donicslicita,  e  la  vegelazio- 
ne  coniincia  ad  alliiinarvi. 

Silvan'oio  ci  ha  touscrvalo  la  nienioria    di  un"  allra    21.= 
eruzionc,  avvenula  enlro  la  valle  del  hove  nell'anno  li46,    f *  0 
due  anni  appena  doj)0  <pirlla  grandiosa  di  sopra  nienzio- 
nala.    k  Aellanno   liid  nona  indizionc,  regnando  I'lllu- 
sfrissinio  re  AH'onso,  alii  2")  seltemlirc,  giorno  di  Donie- 

iiica sulla  prima  ora  della  nolle,  il  nionl'Klna  erul- 

to  un  inceudid  nel  luogo  a|)pellalo  la  Piclra  di  Musar- 
m  nel  hanco  del  Monle  »  1  noslri  scrillori  delle  cose 
(leir  Etna  credono  polersi  riguardarc  come  origine  di 
(piella  eriizioiie  il  Motile  [inoccliio ,  che  e  ])Oco  dislanle 
(iaila  liocca  di  Mufiurvn.  Le  parole  pero  di  Silvaggio 
nd  fiiinco  del  Munlc  pare  che  dovessero  persuaderci  a 
credere  |)iu  toslo  Monic  lepve  origine  dclla  lava,  perche  sla 
appie  del  lianco  0  halzo  oricnlale  delTElna:  e  I'orse  Mon- 
tefinotcliio  origine  di  quelia  del  1329.  3Ia  non  polendosi 
per  verun  conlo  cosa  di  cerlo  su  di  cio  stahilire,  seguia- 
nio  il  parere  de' noslri  scrillori.  Per  quel  che  riguarda 
perd  il  c(»rso  della  lava,  essa  non  dovelle  essere  di  gran- 
de  eslcnsionc,  perche  nulla  si  dice  di  danni  arrecali,  ne 
anche  nella  regione  nciuorosa.  Kssa  quindi  dovelle  limi- 
larsi  enlro  la  Valle  del  IJove :  ed  i\i  avea  sulllcionle  cani- 
po  (la  spaziarsi. 


282 

■>■)=  Lo  stesso  Sih'ai>"io  scrive  esserne  avvcnuta  un'altra, 

'^*'^'^'  r  anno  dopo,  a  21  scllembre,  chc  poco  danno  arroco , 
essondosi  ferniata  innanzi  al  vclo  di  S.  Agata. 

11  dilmcnlissimo  Canonico  Alessi  fa  riflcUere  chc  sob- 
bene  assicurasse  Filolco  chc  per  un  sccolo  circa,  dopo 
r ultima  cennala  eruziono,  non  avesse  I'Elna  fatlo  alcuiio 
incendio,  e  chc  ncssuno  ricordavasi  avcrla  veduto  in  azio- 
ne  vulcanica,  j)ure  si  puo  ricavarc  dagli  aiUori  esservene 
slate  due  altre  Ira  I'anno  1447,  ed  il  1533. 
23  ,  Ijcmbo  ranimenta  esscrvi  stata  una  grande  cruzione 

1170  di  pi-iiiia  del  1470;  e  secondo  i  di  lui  calcoli,  la  lava  che 
nc  sgorgava  pcrcorsc  duecenlo  stadii  (1);  cd  a  parere 
di  Fazcllo,  il  corso  fu  ben  piii  liingo,  facendolo  egli  giun- 
gere  sino  a  28  niiglia  (2)  e  (piel  che  ])iii  monta  si  e, 
che  da  questa  lava,  crcdc  cssere  stato  ricnipito  il  Porto 
Ulisse. 

Si  e  di  sopra  osservato  che  la  lava  chc  copri  quel 
porlo  fu  qnclla  del  1381,  per  cui  quanto  dice  Fazello 
non  sarcbbe  acceltabile:  ma,  ])cr  amor  del  vero,  essendo 
due  le  lave  che  manifcstamente  concorsero  ad  obliterare 
quel  piccolo  seno  maritlimo  inlerposto  fra  due  anlichis- 
simi  corsi  di  lave,  c  non  rcstando  una  precisa  notizia  del 
loro  corso,  si  puo  dubilare  che  quella  delta  del  Croci- 
fisso,  fosse  quella  del  1381,  e  non  piii  tosto  I'altra  che 
rimase  dalla  slcssa  coverta ;  la  quale  anch'essa  prese  la 
medesinia  direzione;e  si  va  scorgendo  solto  Ic  braccia 
di  quella  del  Crocilisso.  Gli  scrillofi  che  parlano  di  que- 
ste  due  eruzioni  non  ci  ban  tramandalo  notizia  alcuna 
che  dubbia  non  fosse;  perche  in  effello,  eglino  non  ri- 
ferirono  chc  seniplici  Iradizioni ,  e  noi  non  possiamo 
(jiiindi  allro  conchiudere,   che  due  lave  coprirono  il  Por- 

(i)  De  Elna   liber. 
(2)  Lib.  2.  c.  3. 


—  283  — 

to  llisao,  una  nol  1381,  od  iin'allra  iiol  1470  airincirca. 
Per  la  slossa  ragiono  uoi  noii  possianio  assiciiraro  la  ori- 
giiic  dolla  pill  aiilica  dcllc  diic,  tlio  ccrlamcnlc  iioii  In 
a  28  iiiii;lia  tlalla  riva  del  niaro,  qiialmiqiie  stato  si  fosse 
il  jiiiiito  (k'l  loiKi  doIlKliia  d'oiido  scaliiriva.  3Ia  })ossia- 
1110  Lciisi  assiciirarci  di  (juclla  sccoiida,  clic  (dibc  origi- 
ne  \icino  Tronicslicri,  do|)0  esscrsi  nianircslala  per  una 
lunjia  ajierliira  del  snnio  delta  Cavoli,  come  si  e  detto 
|)er  la  cnizione  del  1381  ,  nel  sito  detto  in  oggi  Monti 
arsi;  Iropjto  Ijen  coiiosciulo  per  I'abbondanza  delle  scorie 
leggiero,  die  appresla  alle  costruzioni. 

Interessanti  iiiolto  sono  le  meniorie  a  noi  pervenii-    2i." 
le  sii' f'lioflii  dell'Ktna  del  1494  e  dobbiamo  al  sullodato  ',f*c'!* 
Canonico  Alessi  avcrle  raccolto  e  discusso  con  tanla  sana 
crilica. 

Si  trovava  aver  detto,  Filotco,  esscre  trascorso  un 
secolo,  dacclie  1"  Ktna  non  avea  fatto  eruzionc  di  sorta, 
ne  v'era  persona  viva  clic  potessc  ricordarsi  di  alcuna 
«  31a  qui  ))  dice  il  detto  Alessi  «  bisogna  richianiare  in 
niente  qnaiito  egli  stesso  narrate  aveva  Irattando  della 
CMizione  del  1444  ».  Egli  assicura,  e  Fazello  lo  ripcle, 
clie  inabliissalo  il  inonlicelio  dell' ultimo  cratere,  die  co- 
sliluiva  il  vertice  dell' Etna,  non  furono  bastevoli  le  due 
eruzioni  del  1446  e  1447  per  cliiudere  1'  anipia  voragi- 
nc  die  foimossi  in  quella  del  1444.  Intanlo  csscndosi 
portalo  Eiloleo,  sulla  cima  dell' Etna  nel  1533,  tanlo  im- 
jiorta  8(1  aimi  dopo  il  1447,  non  solo  trovo  il  cratere 
ridollo  ad  altra  lornia ,  ma  osservo  essersi  gia  formato 
ivi  un  inunlicello  di  scorie  o  di  arene,  alto,  secondo  lui, 
non  nieno  di  dueniila  piedi,  con  un  apicc  di  quarauta 
jdedi  di  circuilo,  e  con  una  base  di  un  migiio  circa.  II 
cratere  era  (piasi  diiuso,  non  restando  jiresso  al  centro 
die  un  buco  capace  soltanto  di  una  testa  uniana,  esalan- 
te  vapore  di  odor  sulfuroo.  Quella  stcssa  cima,  non  era 


—  284  — 

falla  chc  poco  prima,  e  contemporanea  alia  eruzionc  del 
1494.  Crollb  poi  Ire  aiini  dopo,  come  vcdremo.  ( i)  Da 
eio  giustamente  conchiude  il  sullodato  Alessi,  chc  a  for- 
mar  (juesto  monliccUo  conico  una  iion  indiirerenle  eruzio- 
nc cbbc  ad  aver  luogo,  dopo  il  1447 ;  ed  in  eiTeUo  si 
ricava  da  Cembo,  die  visilo  1'  Elna  ncl  1494,  aver  tro- 
valo  quel  moiiticcllo  non  solo,  ma  un  cralcre  inferior- 
menle  aperlo  prima  di  giungcre  alia  base  di  quello.  Ed 
esso  era  in  perfetta  azione,  eriUtanlc  scorie,  sassi  ed 
arene.  E  per  quanlo  appare,  doveva  esser  qucslo  il  cra- 
tere  di  cruzione  die  formo  quel  monlicello,  jircsso  1' ul- 
timo cono,  dcUo  oggi  31.  Frnmento,  dal  pallido  colore 
delle  sue  arene. 

Benibo  non  sail  sopra  il  verlicc  dell' Etna,  i)erclic 
ardua  e  dilficile  ne  era  la  salita,  esscndo  quel  cono  tutlo 
di  scorie  mobili  formato.  Uiferisce  pero  che  un  tal  Fratc 
L'rbano,  prima  di  lui  era  giunlo  sino  alia  cima,  ed  avca 
ivi  trovato  un  ampio  cratcre  a  pcrfetto  imbulo,  ed  erut- 
tanlc  funio  ed  infocate  scorie  (2).  Or  da  lullo  cio  si 
puo  ben  rilevare  die  dal  144-4  sino  al  1533,  quando 
Filotco  sail  sopra  la  cima  dell' Etna,  non  scorsc,  come 
egli  dice  un  sccolo,  senza  Eruzioni;  ma  ollre  a  ([uelle 
Ire  gia  mcnzionale  del  1446  e  1447  c  1470  ve  nc  fu 
una  nel  1494  che  formo  il  iHonte  fruinenlo:  vc  ii'era 
slata  un'  altra  che  avea  innalzato  un  nuovo  cono  entro 
quello  sprofondato  nel  1444,  con  ampio  cralere  come 
assicura  Bcmbo,  dalla  notizia  che  ne  ricavo  da  Frate 
Urbano ;  e  se  e  vero  che  lo  stesso  Filoleo  nel  l.'i33  ne 
Irovo  un  altro  molto  aculo,  e  quasi  chiuso  nella  cima, 
qucslo  noa  poteva  provenire  che  da  una  nnova  eruzionc, 
avvenula  dopo  il  1494.  Se  dunque,  dal  1447  al  1470 

(I)  Filoteo  .'Elna?  Topograph.  —  Grev.  et  Gronov.  ■■■.:    ■  '' 

(^2_)  De  iElna  lib.  —  Operc  di  Berabo  vol.  4.  p.  300.  i-i,/   ')> 


—  28:;  — 

scorsero  appona  vonlilrc  aiini :  sc  dal  1470  al  1491, 
noil  lie  scMtrsero  clie  vcnti:  se  fra  il  1495-  c  1533,  spa- 
zio  (li  auiii  trcnlasci  vi  fu  un'altra  cnizionc  chc  rornio 
I'aculo  cono  vodiilo  dallo  stcsso  Filolco,  non  e  vcro  che 
I'Eliia  loslit  silciiziosa  per  uii  sccolo  circa,  c  clic  nos- 
suno  ricordava  una  Eruzionc. 

Ma  iioi  noil  Icrrcmo  cento,  dopo  quclla  del  1470, 
clio  (iella  oruzione  del  1494,  (lalla  quale  ebbe  origine 
il  nionliccllo  presso  la  base  deirullinio  cono  dell' Etna, 
che  nionte  Frumento,  abbiam  dello  appellarsi. 

Da  una  Cronaca  dc'PP.  Casinesi,  da  Filoteo,  da  2.;.^ 
Silvaggio,  da  Arezzo,  c  quel  die  e  piii  dal  teslimonio  ^'^^^J^' 
di  visla  Fazcllo,  si  ha  nolizia  di  una  grande  Eruzione 
(lell'Elna,  avvenula  nel  133G.  Cosi  egii  si  esprime  «  L' an- 
no l')3(i  il  di  22  niarzo,  solliando  I'anstro,  sul  Iramon- 
tar  del  sole  un'alra  nubc  copri  1' apicc  del  Monte  e  sfol- 
gorcggio  nel  mezzo  rosseggiante.  Subitanientc  proruppe 
dal  cralere  un  vaslo  torrente  di  fuoco,  e  trascorrendo 
qual  Hume,  con  gran  mormorio  e  Ircmilo  del  inonle,  sce- 
se  verso  orientc;  sdrncciolando  nel  Lago  vi  liquefecc  gli 
ammonlati  sassi,  c  di  la  oltrapassando  I'alcalo  precipito- 
samenle  sopra  Kandazzo,  subitamenle  sommerse  greggic 
ed  armenti.  DalT  istesso  somnio  cralere  sbocco  nel  tempo 
medesimo  un  prollnvio  di  fuoco  ,  orrendo  a  vedersi ,  su 
Ih'ontc  ed  Adcrnd  verso  occideiile.  1  liquefalti  sassi  sulfurci 
bituniiiiosi,  scorrevano  qual  I'erro  liquelallo  ;  c  menire 
I'un  torrente  induravasi,  sottentrava,  qual  testuggiiie,  tra- 
mezzo  del  priuio  nn  altro  ed  nn  altro  ancora,  e  seco 
trnsportavalo  iMlVanlo  ;  ed  accrescendosi  cosi  con  nuovi 
toiTciili  il  I'uoco  cslendevasi,  aumenlavasi  1'  incendio  alia 
largbezza  di  uno  stadio  colla  profondiia  di  dodici  cubi- 
ti —  Crollo  quel  gioriio  il  tcmpiu  di  S.  Leone  eretto 
nel  bosco,  e  crollalo,  I'li  dalorreiili  di  I'uoco  ingoinbro. 
onde  altro  non  vedesi  chc  un  mncchio  di  aspri  sassi  Ian- 


—  286  — 

ciali  (lal  cratere;  cola  intorno  a'  fianchi  del  monle  apren- 
dosi  la  terra,  spalancaroiisi  niollc  voragini ,  dalle  quali 
e  torrcnti  di  fiioco,  ed  inumcrabili  sassi  infuocali  come 
da  niacchine  niililari  scagliali,  con  gran  freniilo  al  Cielo 
lanciavansi. 

Ed  accorso  a  \edere  si  slupcndo  prodigio  per  inda- 
garne  la  cagionc,  il  valoroso  medico  Francesco  Negro, 
sconsigliatamente  avvicinalosi  alia  fornacc,  cadulogli  sul 
capo  iin  eruUato  sasso  niori   » . 

Filoleo  parla  di  quesla  eruzione,  benclie  la  riporla 
ad  im  mese  prima  di  quando  nc  fissa  il  principio  Fazel- 
lo,  cioe  a  10  febbraro,  mcntre  quesli  la  slabiiisce  a  11 
marzo  del  1836. — Alquanlo  enfalicamenle,  Filoleo,  dice, 
che  «  in  quel  giorno  niedesimo  S[)rofoQd6  I'alla  cima  del 
montc  con  tale  fracasso  che  1'  Isola  ed  il  Monle  tullo 
crollar  sembravano.  Fa  menzionc  delle  csplosioni  di  mas- 
se infocalc  e  di  due  torrenli  della  lava  sgorgati  inio  dalla 
cima,  I'allro  assai  piii  basso  nella  rcgione  alia  del  bo- 
sco :  e  qiicslo  danneggio  mollo  il  bosco  slcsso  non  solo 
ma  porlb  la  dcsolazione  ne'  campi  degli  abilanli  di  3Ion- 
pclcri  c  Nicolosi,  avendo  allcrralo  e  ([uasi  scpollo  I'an- 
tico  lempio  di  S.  Leone,  c  dirigevasi  sopra  Calania,  (pian- 
do  venne  arreslalo  dal  sacro  velo  di  S.  Agala.  Happorla 
che  le  arene  giunsero  in  Calabria  c  sino  in  Crela,  e  con- 
ferma  la  morte  di  Francesco  Negro  soffocato  dal.fumo 
e  dallo  incendio. 

Malleo  Silvaggio,  differiscc  di  un  giorno  da  Fazello, 
assegnando  la  comparsa  di  quesla  eruzione  a  215  marzo  ; 
ed  aggiunge  che  vivido  era  lo  splendore  della  fiamma 
nel  cralere  di  eruzione  ed  in  quello  della  cima.  Parla 
inollre  di  un  fenomeno  che  avvenulo  in  lcnq)i  posteriori  fu 
a  ben'  allre  cagioni  altribuilo   «  il  dimani  »  cgli  dice  (1) 

(1)  In  Iribiis  Peregrinis  —  La  ilcscrizionc  latina  di  ([iicsla  eru- 
zione e  esallissima.  Si  e  jier  intiero  lapjiortata  nel  cenno  Biografi- 
co  (11  Maltco  Silvaifffio  —  Giornale  Giuenio  n.  2. 


I 

<■, 


—  287  — 

«  precipilando  il  rapido  lorrenlc  infncnlo  dalla  cinia,  I'aii- 
tiqiiata  novo  di  que"  conlorni  In  in  lania  ropia  licpiefatla, 
clie  I'acqiia  scorrciidoiio,  qual  onda  di  inipoluoso  mare, 
Irascinava  quaiilo  le  si  laceva  inconlro ;  ne  il  pino  o  I'alla 
qiicrtia  rosislovanlc.  Sci^niva  il  lunco  qual  rapido  lorrente, 
oiido  lion  niiiiore  spavciilo  I'acqiia  rocava  del  fiioco  ». 

Narra,  inollre.  Silvaj>ifio  clic  il  lorzo  gioriio ,  dal- 
I'altra  parle  liassa  del  iiioiile  fra  I'aiislro  c  roccidcntc, 
apriroiisi  ingciili  successive  hocclie,  erultanli  innumcrevnli 
sassi  chc  pel  circuilo  di  mille  passi ,  colla  di  loro  alia 
cadula,  spojiliavano  di  rami  i;li  albcri ,  e  cessandn  1'  uu 
Iiarairo,  1'  allro  con  i>ran  fragore  a  lanciar  sassi  iiicomin- 
ciava,  ondc  varii  monlicelli  si  i'ccero;  o  finalmenlc  due  nno- 
ve  aj)crlure  spalancaronsi,  d' ondc  un  tiiplice  fiume  di 
fiioco  fluiva.  I'uno  de'(|uali  verso  (Lilania  diriijendosi,  "iun- 
se  pria  al  tempio  di  S.  Leone,  divoro  le  amenissinie  sel- 
ve  air  intorno  ,  allerro,  co|)n  di  combusli  sassi,  all'  al- 
lezza  di  soi  culiili  il  lempio  ;  Irascorse  pclla  lalihidine  di 
due  mila  passi  e  per  la  longiludine  di  qualiro  mila  passi; 
r  alfro  torrenle  dirello  verso  Palerno  per  cinqucmila  ]>as- 
si,  si  avanzava  ;  il  terzo  finalmenlc,  dirello  sopra  Val- 
corronlc  con  pari  eslensione  s'inoltrava. 

IVon  erano  peranco  spcnli  i  fuoclii  della  eruzione  del  j|6. 
l.")3(),  quando  a  1  maiji^io  dell' anno  sei>uenle  1' azione  ft.  c 
vulcauica  piii  violcnla  aneora  manifeslossi.  Fazello  pro- 
siei^ue  a  diie  :  Alle  calende  di  inajigio  l')!}?,  Iremo  per 
(Iodic!  giorni  Sicilia,  udironsi  frequenli  innumerevoli  rim- 
l)ond)i.  hill  iVa"orosi  di  iin  conlinuo  cannoneijniamenlo. 
lalclie  si  udirono  in  Catania  e  nelle  vicine  conlrade  non 
solo,  ma  sino  a  Palermo,  Trapani,  Lilibeo,  Sciacca,  (lir- 
ii'cnli,  neir  Isola  lulta.  l{addo|)])ialosi  il  miigito  ed  il  rim- 
boniho,  alii  12  di  masiiio  anrironsi  sollo  la  collina  di 
Sp.irvicri  insolile  voragini  dellc  (piali  scaluri  tania  mole 
d'infocala  maleria,  chc  in  qualiro  giorni  percorrendo  quin- 

ATTl    ACC.    vol.    XIV.  38  • 


Ij37  <li 


—  288  — 

difi  inila  passi,  dcsolaiulo  e  hniciando  lutlo  cio  che  in- 
coiilrava,  scoi'se  sino  al  ccnobio  di  S.  Nicolo  dell' Arena; 
c  la  conglobalosi  ,  lascialo  inlallo  il  nioiuistero  ,  cd  as- 
saliti  lAicolosi  c  Monpelicri  hriicio  e  sonimcrse  nioUe 
case.  Catania  e  le  vicine  cilia,  dal  frequenlc  tremuolo 
furono  in  lal  niodo  scusse,  die  i  cilladini,  ahbondalc  Ic 
niura  cercarono  asilo  ne'campi.  II  popolo  ed  il  clcro  , 
vedendo  a  dodici  mila  passi  I'inccndio  die  verso  loro  ve- 
loceniente  avanzavasi,  rifugiaronsi  all'  ara  di  S.  Agata;  ne 
presero  il  velo,  c  da  lungi  appalesatolo  si  arreslO;,  indi 
si  eslinse  il  fuoco,  c  cessi)  di  tuonarc  I'  Etna.  i\on  gnari 
dopo  il  soniiiio  cralerc  emtio  per  Ire  giorni  lanta  copia 
di  nera  ccnere,  die  il  nionte,  Ic  regioni  linitime  sino  a 
Peloro  e  Padiino,  cd  in  Calabria  sino  a  Cosenza,  le  in- 
Icrposte  cilia  coperlc  ne  furono.  Le  stesse  navi  die  da 
Venezia  veleggiavano  verso  Jlessina,  a  trecento  inila  passi 
da  Sicilia,  brultale  furono  dall'  crultate  ccneri  Irasporlate 
da'venli.  Cessato  di  voniilar  cenere  I' Etna  mugghio  con 
fragoroso  frcniilo ,  e  fra'  niuggili  scrollalo  il  supremo  a- 
pice  del  nionte  fu  dallo  slesso  somnio  cratere  ringhioltilo  ». 

Filotco  aggiunge  che  «  alle  calende  di  niaggio,  tre- 
nio,  luono  s'l  forte  il  nionte  che  ne  furono  i  Siciliani  as- 
sordali;  crollarono  molli  cdihcii,  e  gran  parte  della  cilia 
di  Corleone  a  cento  mila  jjassi  lungi  ;  che  quelle  or- 
rende  calaniita  durarono  per  lullo  il  mese  di  Ingiio;  e 
che  passando  i!  sole  pel  segno  di  Leone,  e  loccando  il 
meridiano,  Sicilia  tulta  fu  da  dense  tenebre  copcrla.  Da 
Casliglionc  egii  udi  luonare  I'Etna  piii  orrendamcnle,  tal- 
che  senibrasse  a' siciliani  di  subissar  I'lsola  inlei'a.  Ces- 
sale  le  lencbre  reslo  la  sola  colonna  del  fumo  che  le 
avca  prodollo  e  che  piegava  verso  oriente.  Ccsso  del  pari 
lo  Sfpiolimcnto  del  suolo  e  le  delonazioni  non  ])iu  udi- 
ronsi,  ma  la  liamnia  si  nianteneva  sulla  cinia  del  monte  ». 

Silvaggio  e  perfettamente   uniforme  alia   narrazione 


—  289  — 

di  Fazcllo,  ed  era  tcstimone  ocularc  di  qiiclln  irrande 
Eriizionc. 

Mario  Arezzo,  cilalo  da  Rccupcio,  nella  Churoyru- 
j)hia  sicnla.  dice  »  ch' ei  vide  nciranno  prcccdcnle,  e 
ncl  niese  di  mai;£fio  del  I.jST  proroinperc,  da  miovi  cra- 
tcri  apcrlisi  ncll'  Kliia,  una  inciedihile  ingcnlc  suH'iirca  in- 
focata  niassa,  e  da  per  liiUo  avanzandosi,  colli,  hoschi, 
rupi,  ed  i  due  borglii  IVicolosi  c  3Ionpilieri  hrui^iarc ;  c 
finalnieiilc  scrollalasi,  per  le  conlinue  fianimc,  da  una 
parte  la  cinia  del  nionle,  rendere  il  cratere  piii  anipio.  » 

La  cronaca  de'PP.  Kcnedeltini,  rapportata  dallo.stes- 
so  Rccupero,  dice  die  agii  11  di  niarzo  \'i'M,  si  apri- 
rono  niolte  bocclie  sopra  il  nionle  dello  Sparvierc,  e  chc 
abbissi)  la  cima  della  nionlagna  con  granilissimo  strepilo 
per  liillo  il  regnO;,  lalmenteche  send)rava  di  csserc  il  fi- 
nale (liiidizid. 

Da  cii)  ?i  rilcva,  clie  lo  sprofodamcnto  della  cima 
(leH'Klna,  avvenne  nel  1337,  c  non  gia  nel  I'iSfi  come 
voleva  Filoteo.  Qneslo  sprofondamenlo  produsse  la  dila- 
lazione  della  bocca  del  vulcano,  c  da  (pianto  si  raccoglie 
da  Filoteo  e  da  Fazello  clie  vi  salirono  ad  osservarla,  il 
primo  ncl  lijiO,  c  poi  nel  l.')4."),  ed  il  secondo  nel  l.">41, 
si  piii)  concbiudere  clic  il  ccnnato  cratere  rcsto  ampia- 
mentc  aperlo  per  nove  anni ;  c  bencbe  sempre  in  conti- 
iiiia  azionc,  jjure  non  vi  si  formo  alcun  cono  intorno.  Da 
(|iiel  tempo  in  poi,  dovcttero  pero  le  susseguenti  cruzio- 
ni  forniar  gradatamcnte  il  cono  cbe  sin'  oggi  si  man  lie- 
ns, qnantuntpio  nessuno  degli  scrittori  ne  faccia  menzio- 
ne,  sino  alia  eruzione  del  1069. 

Alessi,  continnando  le  snc  riccrcbe ;  trova  che  dopo 
il  1537,  I'Ktna  era  in  azione  ncl  lo40,  qnando  Filoteo 
trovi)  gli  orll  della  bocca  circondati  di  grosse  masse,  e 
-Monte  Fruiiienlo  lullavia  erutlanle  infocali  sassi.  Fazello 
trovo  che  conlinuava  in  tale  stain  nel    l.'i'il:  e  Filoteo, 


—  290  — 

loi'iiatovi  ncl   1543  trovo  piii  dilalalo  il  cralcre,  e  vomi- 
laiite  liamiiie  cd  arene. 
27.1  A  30  novcmbie   lo66,  preccilula  da-forti  Ircmiioti 

'a'c'.''  ^^^  cruzioiic  scoppii)  nel  lianco  sellculrionale  della  luoii- 
lagiia,  sopra  xlloiile  forle  alia  sclhHla  di  colbbasso.  (1) 
L'li  niaiioseritto  peio  rapjtorlalo  dal  lleciipcro  dice  esscre 
cio  avvenulo  il  di  1"  novembre,  e  due  bocche  ivi  si  apri- 
rono  iiienando  riimore,  bulfaiido  accesi  macigni  come  boUi, 
e  ciie  il  lorrcnte  scorsc  sino  anocdlili  di  Janazzo,  iiel 
territorio  di  Randazzo. 

A'e'jirinii  giorni,  nel  bosco  della  Lenza  ,  presso  il 
Monte  delle  coccozze,  territorio  di  Linguaglossa,  si  apri 
altra  voragine,  clie  colla  ingcnte  (pianlita  de' materiali  eriit- 
tati  in  poco  tempo  Ibrniossi  un  ben'ainpio  monle,  il  quale 
dalla  larga  sua  bocca  fu  dello  culdaja  de  diamli,  e  clie 
caldara  tult'ora  si  appella. 

La  lava  di  questa  eruzione  si  puo  ravvisare  fra  tante 
altre  ehe  vi  stanno  vicine,  seguendola  dalla  sua  origine 
pe'fiancbi  delle  correnli;  in  altro  niodo^  quando  si  pas- 
sa  pel  bosco  di  cuUc  basso,  non  e  |)Ossibile  dislingueria 
dalle  altrc.  Essa  pero  dovettc  esscre  signilicante,  se  giun- 
se  sino  a'noccllili  del  territorio  di  Uandazzo. 
rY  .  Dagii  stessi  autori  citali  dallo  Alcssi,    e   rapportati 

G.  c'  da  Mongitore,  oltre  di  una  eruzione  rapporlata  da  Uocco 
Pirri  nel  1378  (2)  si  ricava  un'allra  avvenuta  I' anno  do- 
po ;  ed  io  ho  ragione  di  credere  chc  fosse  slata  una  so- 
la, non  essendovi  alcun  dctlagiio  di  luoghi,  e  di  feno- 
nieni  vulcanici,  Iranne  quel  die  si  ricava  dagli  annali  di 
Ludovico  crenionese  (3).  Qucsli  dice  die  a  9  seltembre 
un  treniuoto  fortissimo  si  sciili  per  tutta  1'  Isola ;  1'  Etna 
si  apri  in  cinque    bocclie    crullanti    fuoco  e  sassi,    onde 

(t)  Vedi  Gli  aulori  ciUili  d'Alessi.  op.  cit.  disc.  V. 
(2j  Sic.  Sacra  t.   \.  pag.  533.  Eccl.  Cat. 
(3)  Ap.  Graev.  Tlies.  Ant.  gr.  vol.  3. 


•      —  201  — 

liriiciali  ik;  fiirono  "li  alhcri  airiiitonio  c  nc'vicini   luo- 
glii,  con  i^iavo  daniio  dcgli  ahilaiili. 

Una  croiiaca  rapporlala  da  IJt'cupcro  narra  cho  una  2<).i 
enizione  scoppii)  nel  l.">80,  e  la  lava  chc  no  scaluri  cor-  *'f!^ .'^'' 
sc  vorsu  la  citia  di  Aci.  Hocupcn)  erode  csscro  stata 
qnclla  die  da  solto  iMonlc  Ilici^  passando  pe'coiilonii  del 
Pisano  si  dirigcva  verso  Aci ;  dislinguendola  da  (piclla 
di  3Ionle  rosso  di  Fondachelli,  chc  scgui  la  slcssa  di- 
rczione. 

II  secolo  XA'll  e  (juello,  chc  dell'  epoca  storica  ci 
prcsenla  I'  Etna  in  una  slraordinaria  aUivila.  i\e  prima 
ne  dopo  ha  presentato  minorc  inlermiltenza  di  eruzioni,  e 
si  pno  dire  die  dal  IGOli  sino  al  1GIJ8,  spazio  di  (reii- 
lacinipie  anni,  i  suoi  fuochi  non  ehbero  quasi  inlerruzio- 
ne  ;  e  meiilre  si  aspellava  die  do[io  tanlo  sviscerato  ma- 
leriale,  e  dopo  qudio  che  verso  nel  1G43  ,  c  poi  nel 
i646,  e  nel  JG51  sino  al  1054,  I'Elna  cessassc  o  di- 
minnisse  almeno  i  suoi  fnoclii,  la  Irenienda  c  vaslissima 
eruzione  del  1 069  cLbc  luogo !  lAe  pur  con  essa  acquie- 
lossi,  che  jier  cinque  allrc  voile,  pria  chc  finisse  quel 
secolo  apri  i  suoi  fianchi  ad  allrc  eruzioni, 

Quello  spazio  di  lrenlacin(|ue  anni,  come  rillelte  be- 
ne r  Alessi  ,  ('  ha  varii  jjcriodi  rimarchevoli  che  divisar 
jiarlitameiile  couviene   )). 

Comincii)  1"  Kina  a  niandar    fianime    dalla    cima  nel    30.^ 
mese  di  luglio   1003.  Seyui  per  niollo  Icmpo  ma  con  in-  'If^c^' 
lerniissione,  ed  avvennero  allora  de'lrcmuoli   non   mollo 
veemenli.  Rinlbrzaronsi  gl"  incendii  verso    l' anno    ''^•OT,    si'" 
nel  (|nale  proruppe  dall'allo  cralcrc  un  lorrcnfc  di  fuoco   g.  c. 
verso  levanle,  che  copn  un  gran  lago,  (jnasi  un  inigiio 
al  di  sollo,  ove  ragunavausi  le  acque  dclle  sciolte  ncvi. 
Poco  dopo  si  apr'i,  la  eruzione,  allro  passaggio  da' fian- 
chi del  cratcrc  verso  ponenle,  e   la    lava   dirella   sopra 


—  292  —  ,  • 

■i'.-'    Atlerno  apporlo  gravi  danni   a' boschi ,  a'  podcri   cd  allc 

'g.*V'  vignc.  Hecupero  trovo  in  iin  iiianoscrillo  antico  (I)  die 

a  28  liiglio  1609  si  diressc  la  lava  verso  i  MonlicelJi,  so- 

pra  Randazzo  e  corse  da  circa  a  Ire  migiia  con  liime  si 

vivo,  che  fe  di  nottc  fjiorno. 

Nciranno  1610  a  6  febbraro,  altra  bua  corse  dalh) 
stesso  fianco  occidenlale  verso  Aderno,  per  iin  miglio  cir- 
ca di  lungbezza  e  birghezza  ;  ed  a  3  niaggio  si  rinnovo 
con  pill  vigore  la  cruzioiie  verso  lo  slesso  punto,  e  di- 
slnissc  gran  parte  dcUa  Pinela,  parte  del  bosco  Sciam- 
brita  e  vasta  estcnsione  di  terrcno  a  vigna,  nclla  contra- 
da  della  Cistcrna.  Qnella  eruzione  diiro  Ire  nicsi  e  mezzo. 
Cio  cbe  affermava  Carrern,  ed  il  citato  manoscritto, 
e  confermato  dal  fisico  Scipione  Porzio  da  Catania,  che 
dice  esser  vcro  quel  che  avea  inteso  da'siioi  progcnitori, 
cioe  die  I' Etna  dal  1607  al  1010,  avea  piii  del  solitn 
eruttato  frequenli  incendii,  e  che  finalmente  voniili)  si  in- 
gente  fiumc  di  fuoco,  di  cosi  meravigliosa  altezza  e  latitii- 
dine,  che  dirigcndo  verso  Aderno  il  corso  vl  giiinse  alia 
soglia,  e  no  distrussc  le  vigne  ed  i  preziosi  poderi  (2). 
3:i.'  Iltremuoto  del  di  23  agosto  1613,  precesse  di  qiial- 

'g.V!'  *"'»e  mese  la  eruzione  del  1613  che  perduro  sino  al  1619, 
rccando  guasti  alia  contrada  del  Pirao  e  della  Palomba. 
Carrera  rapporta  che  nello  spazio  di  anni  died,  ne'quali 
continuainente  corse,  non  fe  piii  di  due  iniglia  attorno 
di  strada,  c  neU'anno  1619  reco  non  pochi  danni  nella 
contrada  della  Palomba  (3). 

Da  un  antico  manoscritto,  riferito  dal  Recupero,  si 
vicne  a  ricavare,  che  ncl  di  1.  Luglio  1614  tremo  cir- 
ca sei  volte  la  terra,  si  apri  I'Etna  la  dove  chiamasi    il 

(■1)  Sforia  dell'Etna  vol.  2.  c.   1. 

(2)  Scip.  Porzio.  Ac,  Elm  —  Qiirest.  11. 

(3)  Carrera  Mem.  Istoric.  1.  2.  c.  2. 


—  293  — 

3Ionle  S.'  .Uaria,  coininciando  a  corrcrc  vorso  levantc; 
caildc  allora  (|U('l  cdiio  die  si  era  (.'levalo  a  S.  Giorgio 
nol  1607,  e  si  bruciaroiio  molli  ali)cn,  faggi ,  e  boschi, 
('  corse  (lieci  iiiiglia.  Ua  cio  rilcva  Alessi  (1)  chc  qiianlo 
si  dice  in  Carrora  del  corso  di  quesla  eruzione,  chc  in 
dieci  anni  non  lu  che  di  due  niigiia,  non  puo  csser  ve- 
ro :  e  addippiii  la  Cronaca  di  01i\icri,  rccala  dal  Recn- 
pcro  non  la  nicnzione  lie  dicei  anni ;  cd  ollre  a  cii)  as- 
sicura  die  dal  inonlc  S.'  Maria  shoccarono  niollc  brac- 
cia  dolia  lava,  ma  uno  chc  perdiiro  piii  degli  allri,  furio- 
samcnle  passu  |)er  lo  Sciambvo  nol  I'eudo  del  Pirao,  con- 
snnio  le  vignc  ed  il  bosco  dclla  Fiujhilu ,  ed  ha  corso 
sin'ora  ,  dice  lo  slcsso  autore  per  anni  nove.  Ccrlo  che 
v'e  ijian  difrcronza  fra  due  nii"lia  e  dieci  niinlia:  ma  in 
quaiilo  peri)  alia  durala  di  anni  dieci^  non  mi  pare  che 
la  cronaca  di  Olivieri  si  opponga,  giacche  dice  aver  cor- 
BO  sin  ora  per  anni  nove ;  avra  polulo  in  seguito  conli- 
niiare  il  corso  per  un  allro  anno;  quel  sin  ora  non  po- 
lendo  inlerpelrarsi  per  ieimine  della  eruzione. 

IN'on  ancora  ben  cslinlo  quel  lungo  incendio ,  a'  21  3i.» 
fcbbraro  1(533,  infieri  il  fuoco  dell'Elna,  prcceduto  di  (•  c 
j)Ochc  ore  da  un  lerribile  tremuolo  che  allcrro  molle  case 
di  lAicolosi ;  come  si  ricava  da  un  manoscrillo  del  Sac. 
Vineenzo  Maori  (2)  «  a  21  lebbraro  »  egii  dice  «  alia 
mezzanolle  di  giovcdi  e  venerd'i  vennc  un  lerribilissimo 
Ireniuuto  in  iMcolosi,  che  atlerri)  la  maggior  parte  dclle 
case  nella  conlrada  del  Piano,  assieme  colla  chiesa  della 
iMadonna  dell"  Idria ;  e  solto  le  pictre  morirono  diciassetle 
jiersone  piccole  e  grandi,  e  molle  ne  lurono  uscite  vive 
dalle  alienate  case  «  all' aurora  dello  stesso  giorno  la 
Eruzione  scopjtio,  ma  non  si  conosce,  se  vi  fosse  stato 
corso  di  lava. 

(1)  Op.  eit.  Discorso  VI. 

(2)  Possedulo  dalla  famiglia  tleiiimellaro. 


—  294  — 

:ij.^  Incendio  lorribile  si  fu  quello  dell' anno   dopo.  Se- 

T\^'  condo  Can-era  il  di  17  c  18  dicembre  1634  ,  tuono 
orribilmenle  I'Etna  sino  alia  nolle  del  giorno  19;  alle 
ore  iindici  si  apri  il  fianco  della  monlagna  sopra  il  coUe 
di  Sermpizzula;  a  niezzodi  si  apri  altra  voraginc  d'on- 
de  scaturi  un  infocalo  lorrenle,  che  uiiilosi  ad  allri  rivo- 
li,  da  altre  bocclie  sgorgali,  scese  nel  piano  delle  roset- 
te a  guisa  d'iinpcUioso  fimne ;  allra  scossa  di  Ireninolo 
a  22  dicembre  i'e  crollare  in  Trecastagne  alcunc  case.  II 
27  aprile  un'  allra  bocca  aprissi  verso  levante  nel  Trifogliet- 
1o,  a  duemiglia  della  |)rinia  c  piii  clevala,  niandando  denso 
fnmo  che  1"  allra  cessb  di  erutlare.  II  nuovo  lorrenle  si 
diresse  verso  il  Fieri  brnciando  boschi,  vigne,  biade  e 
case,  c  qualche  podere  che  ne  fn  risparniiato  repulossi 
allora  come  prodigio.  II  di  1"  gennaro  163.J,  1' incendio 
lorsc  il  camniino  verso  mezzo  giorno  e  poncnle,  ne'con- 
Gni  di  Calania  e  di  Palcrno,  minacciando  d'invailere  Pc- 
dara  e  Trecasla^ne  coniincio  allora  a  fiimar  la  cinia  del- 
I'Elna  che  era  restata  Iranrpiilla,  e  rinnovaronsi  i  Ircniuoli; 
nel  di  Ifi  di  gcnnaro  si  divise  il  lorrenle  in  due  brac- 
cia ;  I'uno  dirigevasi  sopra  Trecaslagne  e  Viagrande,  I'al- 
tro  in  varie  ardenli  lingue  diviso  minacciava  Pedara.  ed 
ambi  apporlavano  la  desolazione  nc' boschi  e  nc'coUivali 
lerrcni.  L'allro  lorrenle  del  Fieri  dilalalosi  in  molle  hrac- 
cia,  dopo  il  corso  di  nove  niigiia  si  arresto ;  e  parea  che 
lullo  il  vigore  si  fosse  conccnlralo  ncgli  allri  due  lor- 
renli,  per  niinacciar  la  tolalc  rovina  a  que' Ire  villaggi. 
Si  ricorsc  al  sacro  vclo  di  S.  Agala  nel  piano  dell'^rfe- 
m,  qualche  Irallo  di  sopra  Trecaslagne  o  Pedara,  e  par- 
vc  che  il  fuoco  si  fosse  arreslalo;  ma  esso  corrcva  sul 
piano  delle  Roselle  c  si  ammonlava  sopra  le  sue  ralfred- 
dale  braccia.  Cos'i  duro  sino  a'  7  febbraro.  Nel  giorno 
13  nuovi  Iremuoli  scosscro  la  lerra,  c  vivide  iiamme  ri- 
coniparvero  nel  soninio  cralere.  lAuovo  lorrenle  [trornppe 


—  29:;  — 

verso    poncnfe  c  scorrcva    so|)ra  i  siioi  slessi    inacigni. 

A' 24  trcmit  lorlcmciilc  la  terra;  la  J)Occa  ajieria  nel 
Trifogliello  crullava  densi  {i'lolii  di  fuino,  e  lanlo  faceva 
il  soinmo  cralere.  Neprimi  di  nia^gio,  si  rivolse  il  tor- 
rente  verso  ponentc  e  verso  ievanle,  e  ncj^fli  iiltimi  del 
niese  tralioeco  di  iiuovo  nel  piano  dell'  Edera  l)rnciandone 
le  I'imasle  qiierce.  Si  accrehltero  poi  il  (Ti  22  c  si  dif- 
I'use  dalla  scala  del  Trifoiiliello,  sulla  cava  del  Monaro, 
del  Zapjiino,  c  nel  |)iano  del  nionte  Lepre.  I'na  larga 
lissura  si  apri  per  ire  niiglia,  dalla  nnova  boeca  verso  la 
eontrada  del  Pricoco.  A  ."»  Iiii^lio,  solto  la  cosUi  deliA- 
f/uila,  sprol'ondo,  per  ollanla  passi  di  circuito,  il  lerreno, 
elevando  neljhia  di  polvere,  e  recando  alto  spavento.  Ad 
11  agosto  da  solto  la  scorilicata  siiperlicie,  scaluri  vivo 
il  fiioco  nel  piano  delle  Roselle.  eTindoniani  replicaro- 
ii(»  lo  scosse  del  Ireniuoto.  I^a  lava  del  Fieri,  benehe 
rafl'reddata  nella  superflcic  moslrava  nelle  fcnditure  e  nei 
erejiacci  eh'era  tultavia  rovcnte,  ed  accesa  compariva 
nella  nolle  sino  a  luUo  novcnibre.  i\e'[)rimi  di  dicembre 
canipeggiando  il  fiioeo  verso  poncnte,  un  gran  rivo  por- 
tossi  verso  Pedara  snl  piano  dcW'Ederu,  e  corse  per  niolli 
ifiorni,  danneuyiando  i;li  alberi.  La  boeca  del  Trifoslietlo 
eessii  allora  di  niandar  funio;  non  cos'i  1" allra,  cheaper- 
la  fumanle  ed  infuocata  si  nianlenne  jier  tiillo  il  inese  di 
"cnnaro  e  febbraro.  La  lava  continnii  a  scorrcre  sino  nuli 
ultinii  di  "iunno ;  nia  reslo  vivo  il  fnoco  nel  cralere  di 
eruzionc  sino  a  27  aprile  1038,  in  cni  il  Carrera  pnb- 
blicava  V  avveniinento  per  le  stanipe  (1). 

La  cronaea  nianoseritta  rapjiortala  dal  Heeupero, 
poco  varia  nel'enomeni,  ne'gioriii  e  ne' Inoglii  (2).  II  ci- 
tato manoscrilto  di  Magri  da  Aicolosi,  specifica  die  la  Scr- 


(h  Mom.  Slorir.  lor.  cit. 

(2i  riiron.  ?.   Nicolui  do  .\reiiis — Art.   I.  Lib.   B. 

IITI   ACC.   VOL.   \IV.  39 


—  296  — 

rapizzuia  e  quclla  dctla  Calvarina,  e  nomina  i  luoghi 
ovc  le  diverse  hraccia  dclla  lava  cainpcggiavano,  cioe  la 
Finaita,  Monle  delVAlbano  e  PinUeUo,  con  tuUo  il  bo- 
sco  di  Catania.  Si  dice  anclie  in  quel  nianoscrilto,  die 
benclie  il  largo  lorrente  di  fuoco  di  diccnibre  1634  scor- 
rcsse  sopra  la  neve,  non  si  vide  alcun  rivolo  di  acqua 
venir  giu;  per  lo  che  Alessi  pretende  che  quel  prolluvio 
di  acquc  descrilto  da  Silvaggio  nclla  eriizionc  del  1337, 
c  da  lin  allribuilo  alle  licjucialle  nevi,  si  deve  attribuire 
ad  altra  causa.  lo  pero  credo  che  Silvaggio  abbia  ragio- 
ne  ;  e  se  in  quesla  cruzione  cio  non  avvennc  bisogna  cre- 
dere che  la  neve  in  diccnibre  non  era  mollo  alia  in  quei 
luoghi,  0  che  la  natura  del  suolo  non  facilitassc  il  corso 
alle  acque,  assorbendole  o  prccipitandole  in  caverne  ed 
ample  I'cnditure  di  suolo. 
3ga  Dal  cennato  nianoscritlo  di  3Iagri  ricavasi,  che  nel 

1640  di  mese  di  febbraro  del  1640  aprissi  I'Elna  verso  Castiglio- 
ne,  e  fece  poca  lava.  Recupcro  crede  esscre  cio  avvenuto 
nel  silo  dello  le  Canipanc,  nonie  derivato  da  quatlro  ele- 
vazioni  vulcaniche  piraniidali  di  un  vuolo  inlerniinabile  e 
pcrpendicolare,  d'onde  dovellero  uscire  quallro  rivoli  di 
lava  clic  non  si  cslesero  al  di  la  di  un  niiglio. 
37."  Recupero  rapporla  il  inanoscrillo  di  un  Pictro  Lan- 

'g^V'  ^^'  *^'*^  ^'^  menzionc  di  una  eruzionc  avvenula  a  20  no- 
venibre  1646  la  quale  i-eco  gravi  danni  nel  Icrrilorio  di 
Casliglionc,  e  che  cesso  a  17  gennaro  1647  dopo  aver 
cagionalo  piii  di  due  ccnlo  mila  scudi  di  guaslo  nclla  con- 
Irada  delli  Gcrmaneri,  essendosi  inoUrala  la  lava  sine 
alia  via  che  conduce  a  Linguaglossa;  si  crede  che  in  que- 
sla eruzionc  si  fosse  fornialo  il  Monle  nero,  in  quelia  zo- 
na de'  laggi  deU'Elna. 
38."  Nel  niese  di  febbraro  165'1  proruppe  il  lorrente  di 

^j!'"',,'^'  fuoco  dalla  nionlagna,  e  prese  diverse  dirczioni ;    una  a 
tramonlana  verso  Rronle,  la  quale  giunse  sino  alia  pub- 


—  297  — 

l)lica  strada,  c  I'  allra  a  levanlc  per  la  via  di  Mancali, 
coiilinaiilc  col  I'oiidaco  della  i}luccliia,  o  pioinbi)  nel  val- 
loiie  della  Macchiu  slessa,  come  lascio  rci^istralo  Agatino 
lliisso  (1).  II  loiTcnle  dirello  verso  Uroiite,  percorse  in 
2i  ore  scdici  niiglia  (2),  ingojo  alciine  case  a  tranion- 
taiia  :  iiivesli  la  cliiesa  del  Piirgalorio,  si  avanzit  iiolla 
sollo  |)OSla  plana  di  Bronle,  ed  arrcstossi  a  poca  disUui- 
za  dal  (inine ;  c  cio  vienc  alleslato  da  molle  iserizioni 
nelle  cliiesc  di  (juella  cilia.  Duro  (jneslo  incendio ,  per 
Ire  anni,  come  afferma  il  noniinalo  lHagrl,  il  tpiale  dice 
die  la  eruzione  coniincio  in  gennaro,  e  clie  molle  apei'- 
Inre  si  fecero  nella  legione  discoperla  della  .Moiilagna. 
Ueciipero,  osservando  le  vestigia  di  quellanlica  lav;i.  stinii) 
essersi  diliilala  da  Iramonlana  e  mezzogiorno  per  ({iiallro 
niigiia  all'  iiuirca,  ed  eslesa  verso  poncnte,  per  il  Irallo 
di  diciollo  mi"lia. 

Dair  aver  quesla  lava  dislrnllo  molli  tcrrcni  del  co- 
iniine  di  Aderni),  crede  I'  Alessi  die  allra  bocca  si  fosse 
aperla  in  (pie"  conlorni ;  e  cio  dielro  a  quanlo  ne  disse 
un  Agalino  Lancellollo,  i"a|)porlalo  nel  manoscrillo  del  ci- 
tato Husso. 

Fra  Inlle  Ic  ernzioni  dell' Etna  quella  die  ehhe  mag-  :«).= 
gior  rinonianza  in  al  certo  qmdla  del  KIGO.  Ed  iiiverila,  g'c. 
la  sua  eslensione,  la  dnrala,  i  danni  arrecali  a  lanle  bor- 
gale  ed  alia  slessa  cilia  di  (]alania:  il  numero  degli  scril- 
lori  die  ne  lasciarono  memoiia,  lullo  conlribuiva  a  ren- 
derla  piii  che  allra  I'amosa.  A'oi  ne  ra|>porleremo  qui  la 
sloria  come  ce  I'ha  lasciala  il  non  mai  abbaslanza  loda- 
lo  ('anonico  Alessi  :   ma  non  [)crci(j  non  inviliamo  i  leg- 

( 1)  l>o(ii|)('ro  slor.  cit. 

(2)  Oiiestii  e  una  csagerazionc  :  pcrclii'  dal  sommn  cralen-  a 
i'lioiilo  sono  api)eiui  scUe  niiiilia.  Fa  nieravigiia ,  come  Rocupero 
avcssc  anclie  calcoialo  per  ini,ulia  diriolto  qwl  corso! 


—  298  — 

fritori  a  scorrcrc  Ic  relazioni  chc  nc  dicdero  Tedeschi, 
Maiicini,  Guarnicri,  Magii,  Winclielsen,  Monaco,  Massa, 
3Iurabito,  Gravagno  cd  altri ;  c  sopra  tuUo  Rccupcro  e 
Ferrara,  nolle  rispcUive  Storie  dell'  Etna. 

«  Narriamo  ora  la  orribile  eruzione  del  1669  dictro 
la  scoria  del  celebrc  Alfonso  Borelli,  clie  venne  nel  1670 
a  contemplare  le  vestigia  di  quelle  lave  calde  ancora  e 
liinianli.  Ne  fiamnie  ne  iiimo  oransi  veduti  nel  sonimo 
cratere  dell'  Etna  per  niolli  anni,  e  perduro  ncUa  solita 
quiete  sino  alii  25  di  niarzo  (1)  ». 

«  Ma  agli  8  di  niarzo,  iin'ora  |iria  di  tramontarc  il  sole, 
videsi  in  Pcdara  e  ne'luoglii  vicini  I'aria  fosco-scnra,  co- 
me avviene  nelle  solari  ccclissi  parziali.  Tramontato  ap- 
pena  il  sole  cominciarono  frequenti  tremuoti,  deboli  dap- 
prima  ])0scia  violenti  ma  non  da  per  tutto  uguali  sino 
air  undecimo  giorno.  Principalmente  nc  era  scossa  la  co- 
mune  di  Nicofosi,  di  cui  gli  abitanti  non  potevano  reg- 
gersi  in  picdi,  linchc  ncH'ora  di  mezzogiorno  crollarono 
deir  inlutto  gli  edilicii  (2).  La  mattina  di  quel  di  si  of- 
ferse  allro  sorprcndenle  spetlacolo,  aprendosi,  con  gran 
ribombo  cd  ululato,  una  ingente  fcnditura  per  dodici  mi- 
glia  circa,  disuguale  nella  largbezza  di  cinque  o  sci  pie- 
di,  die  cstendevasi  dal  mezzogiorno  al  setlentrione  dal 
piano  di  S.  Leo  verso  il  supremo  cratere  sino  alia  pia- 
nura  di  Monte  Frumento,  dodici  mila  passi  distante   da 

(1)  Dallii  cnizinne  del  lOol  the  diiro  Ire  anni  sino  a!  1G09 
non  v'c  nicnioria  cssersi  manifcslate  ernzionc  dcU'Etna:  pare  cosi 
die  per  anni  quallordeci  fosse  slata  essa  in  siienzio  ;  e  seiibenc  la 
eruzione  comincialo  avesse  atfli  8  marzo,  pure  ncssun  segno  di  at- 
tivitii  die  il  gran  cralere  dell'EUia  sino  al  di  23. 

(2)  II  Ms.  di  Magri,  spellalore  e  parte  di  ([nello  spavenlevole 
disastro,  dico  clie  1'  iiUimo  trollo  avvenne  alii  10  marzo,  alle  ore 
sei  della  nolle  ;  e  descrive  la  doleiile  scena  dello  abbaiulono  della 
Comune. 


—  299  — 

Catania  (1).  La  profoiulilii  nc  era  ingcntc;  ilapoiche  ap- 
pcna  (lal  languido  rilxjiiibo  dc'  lancialivi  sassi  coiigolliirar 
polcvnsi  (2).  Iiiullro  lu  inalliiia  slessa ,  due  ore  pria  di 
sjiiiiilarc  il  sole,  apparvc  un  graiide  splendorc  su  qiiclla 
fondiliira  ;  scorsa  1'  ora  undccinia  del  giorno,  dopo  fre- 
queiili  orreiidi  Iroiiiili,  c  scuolimenli  rollusi  il  Monle  apris- 
si  una  voragine  nella  scaiira  piaiiura  solto  il  nionticollo 
dolto  iVocilla,  da  cui  prorupper  da  prima  ingcnli  fiiniosi 
glohi  di  ceneri  e  sassi  privi  di  I'uoco,  con  grandi  tuoni,  I'ra- 
gori,  c  ticinuoti;  c,  cio  che  e  riniarclievole,  (picsla  vo- 
ragine aprissi  nella  niedesima  dirczionc  della  lunga  fen- 
diliira  clie  al  supremo  cralerc  avaiizavasi  ». 

({  Dopo  una  niezz'  ora,  spalancossi  dalla  parte  me- 
ridionale  un'  altra  voragine,  ducenlo  passi  lungi  dalla  pri- 
ma, solto  lo  sicsso  meridiano  dalla  precedente  voragine,  e 
fendilura;  finalmente  sino  al  tramonlare  del  sole  aprironsi 
verso  il  niezzogiorno  altrc  (piattro  voragini,  e  tulle  nella  nie- 
desima direzione,  nella  conlrada  della  Fusara,  cd  accom- 
pagnatc  scmpre  di  uguali  fenomeni.  Poco  dopo  il  tramontar 
del  sole  squarcialasi,  in  ultimo,  la  lerra  solto  Ic  dellc  eoUi- 
ne  sj)alaniossi  un"anij)issima  voragine,  dislanlc  mille  passi 
dalla  prima  e  scmpre  solto  il  meridiano  slesso.  Qucsta , 
dojKj  immensi  globi  di  fumo,  orror  di  luoni  e  traballamcnti 
di  terra,  lancio  a  smisurala  allezza  infocali  sassi,  che  qua 
e  la  crollando  talc  calorc  mantennero  die  tocchi  da  aride 
Icgna  cccilavano  fianime.  La  nolle  mcdesima  quesia  ulli- 
nia  voragine  comincio  a  vomitare  un  gran  prollu\io  di  11- 
quidi  sassi,  che  all'  aspelto  dell'  aria  acquistando  durezza, 

(1)  Allra  csajjcrazionc  e  qucsta  :  e  poi,  sc  M.  Fruni.  si  pone 
a  (lodiii  niilii  |Kis»i  da  Oalania  come  la  femlilura,  clic  noii  iriunfre- 
va  alia  lerza  jiartc  dulla  dislanza,  si  dice  essore  dodici  niijrlia  ? 

(2)  A  ineiio  die  qiiesti  saggi  non  si  fossero  fatti  dopo  la  cru- 
zione.  11(111  par  verisiinile  cbo  uonio  ardilo  avessc  di  accostarsi  a  quella 
apcrtura  iiel  gioriiu  iiidicatu. 


—  300  — 

e  tetro  rosseggianle  colore  di  schiumoso  ferro,  formavano 
({uel  vario  niislo  die  lava  si  appella.  L'  ampio  torrente 
(ii  fiioco  occiipava  due  niiglia,  e  prccipilando  verso  niez- 
zogiorno  giunse  \crso  la  radice  seltentrionale  di  Moiipileri, 
disunite  1300  passi  da  cpiest' ainpia  voragiiic.  Qiiinci  ob- 
hliquaiiiente  corse  verso  occidenlc,  scosse,  ahbalte,  bru- 
cio  molte  case  di  caiiipagna  dove  appellasi  la  Guardia, 
distante  atlravcrso  im  mezzo  inigiio  da  Monjiileri  » . 

«  La  niatliiia  del  gioriio  duodecimo,  drizzo  verso 
niezzogiorno  il  corso,  e  giunse  lo  inlbcato  prolluvio  a 
Malpasso,  abitalo  da  8000  uomiiii ;  e  nello  spazio  di  venli 
ore  fu  Uitlo  ricolmo  da  quel  fiume  di  fuoco  e  dagli  am- 
massali  sassi  ;  dislante  essendo  dall'  ampia  voragine,  da 
sellenlrione  a  mczzogiorno,  per  due  niila  passi  all'incirca  ». 

«  La  sera  del  giorno  mcdesimo  un  braccio  di  quel 
fiume  devastb  iiiolli  altri  borghi,  e  molle  case  di  campa- 
na.  Quasi  al  tramontar  del  sole  nella  slessa  piauura  apri- 
ronsi  intorno  all'  ampia  voragine  setlc  altre  bocche  poco 
distanli  fra  loro,  le  quali  lanciando  copiosamenle,  immez- 
zo  a  tremuoli,  fumo  ,  liamnic  e  sassi  infocali  ,  il  lerzo 
giorno,  rolti  i  rccinli,  spalancaronsi  in  una  sola  amplissi- 
ma  bocca  ( della  circonferenza  di  un  miglio  ,  a  quanlo 
ne  dice  Magri )  » . 

(c  Tramontato  il  sole,  1'  altro  braccio  del  (iume  di 
fuoco  urti)  conlro  la  base  del  monticello  Monpileri  e  cio 
che  e  nieraviglia,  il  perforo,  e  fallasi  ampia  aperlura  sorli 
dalla  opposla  [tarte  meridionale  di  esso.  Lo  clie  avvenne, 
a  parer  di  Borelli,  perche  essendo  il  monticello  un  muc- 
diio  di  sassi  crullali  deli'  Etna,  serbava  delle  cavila  at- 
lorno,  nou  essendo  piii  di  700  |)assi  alia  radice.  E  tale 
lu  r  impelo  del  tragilto  dello  infocato  fiume,  per  le  vi- 
scere  del  monle,  che  nou  solamente  gi'  inlerni  argini  su- 
perb, ma  nc  scosse  ancor  lulla  la  mole  del  moiite;  rot- 
ti  c  disi'alti  gl' inlerni  soslegni  si  depresse,  e  formb  molte 


—  301  — 

fondilurc  nclla  supcrJicic  eslerna,  della  Lnrjiliczza  di  un 
jialiiio  ;  e  iicl  Iciiipo  sicsso  la  parlo  orioiilalo  dol  nionte, 
insiemc  cogii  ulivi  e  vcrdegj^ianli  rili,  In  dcpressa  al  di 
lu  di  scUc  (»d  otio  piedi  sollo  dell'  alia  sii|)('rficic  del 
monlo,  per  iiii^culc  spazio  ,  ed  appanc  iiol  toiiipo  stcsso 
una  luii"hissima  icndiliira  laUiralc  da  scUcnlrionc  a  mez- 
rogiurno,  Ijaslanlcincnlo  |)roronda,  lar!;;a  cinquo  o  sci  pie- 
di ;  lo  die  avvciinc  con  jiiiuidc  slropilo  c  scpiolinienlo. 
Dalla  I'dviiia  e  dal  precipizio  di  3loiipileri  lii  ripicno  ed 
atlerralo  il  canale  sollerianeo,  onde  scorreva  cpiel  liiinie 
di  I'lioco,  ed  inipcdiloiili  il  torso,  di  hoi  nnovo  con  nio- 
to  Irasversale  avviciiiossi  al  villaggio  di  Monpilcri  cd  at- 
terralolo  ricolinollo  (1)  )). 

«  II  gionio  Iredeci,  i'infocalo  finme,  dilatandosi  per 
due  niigiia  allciro  canipagne  borghi  e  case  della  terra 
di  31ascalcia   ». 

«  iVcl  giorno  medesimo  1'  ampia  voragine  coniincio 
a  vomilare  iinmonsa  copia  di  sassi  ed  arena,  di  diversa 
grandezza,  clie  cmnnlatisi  nel  piano  formarono,  ncl  corso 
(iclla  crnzionc,  un  gran  monlc  Licorne,  la  di  cui  circon- 

(I)  Trnppn  si  v  Iralloiuito  il  Dorelli  sii  qucslo  fciidincno,  por- 
clie  si  possa  rcvocare  in  ilubbio.  A  prima  g'nmla  scnibra  una  idea 
bizzarra  (luolla,  die  pnssa  un  lorrcnlc  di  inloeala  lava  penelrarc  un 
mduliccllo  non  d'allro  fiiriuato  che  di  sroric  c  di  arcne;  die  anzi 
quesla  slessa  sua  sirultura  nnn  potcva  porniellcre  die  tal  fcnonieno 
avesse  luogo.  3Ia  sc  Monpilcri,  die  allro  non  e  die  un  cono  di 
anlica  cruzione,  aveva  dielro  la  sua  base,  a  tranioiilana  (pialdie  al- 
Ira  apcrtura  di  sotterranea  iialleria  die  traversavalo  per  ttitta  la  sua 
base,  come  vedianio  al  d'l  doi;gi,  die  la  fossa  delle  coloinlie,  die- 
Irn  i  Monti  IJossi  ( della  eruzione  di  die  si  tralla )  si  prtiliuiija  in 
ni(dte  sollerranee  i;allerie.  diretle  sotto  lo  slesso  eono  de'ccnnati 
Monti,  allora  non  era  diilieile  ilie  1' inforalo  torienle  die  s'inlrodu- 
ceva  per  ijuel  eaiialc.  avesse  stosso  la  base  di  Moiipileri,  e  iirodolto 
Inlti  i  fenomeni  descrilti  da!  Borelli.  Senza  di  (|ucsto,  pcro,  non  vi 
sarii  persona  al  niondo  die  possa  jiersiiadersi  di  ciuanto  si  preten- 
de  esscre  avvenuto. 


—  302  — 

ferenza  siipera  due  mila  passi,  c  I'altczza  perpcndicolare 
suir  orizzoiitc  non  eccedc  i  ccnlo  cinquanla  passi ;  ciii  fu 
dato  dagli  abitanti  il  nonic  di  Monte  della  ruina ;  e  pro- 
rompevan  quindi  le  fiainme  dellanipia  voragine  del  nuo- 
vo  monlc.  La  j)arlc  di  mezzo  videsi  poscia  sparsa  di  co- 
lor aurco,  bianco,  rosso,  verde  c  di  altri  svariali  colori». 

«  Qucir  arena,  per  Ire  mesi  inlieri,  piovelle  in  gran 
copia,  ed  ingonibro  i  canipi  per  quindici  mila  passi  al- 
r  intorno,  cd  a  tale  allczza  die  vigneli  cd  arbusli  coprin- 
ne :  che  anzi  colnio  appiano  Ic  antiche  lave,  gli  antri  pro- 
'  fondt,  elcvandosi  all' allczza  di  cinque  o  sei  picdi.  La  piii 
soUile  parle  elcvossi  tanlo,  che  da'venli  mcridionalc,  spin- 
ta  ,  non  solo  il  lido  manicrlino  ,  ma  imbrallb  ancora 
molte  vignc  di  Calabria  al  di  la  dello  strctlo;  e  soifiando 
borea,  giunsc  ncUe  conlrade  mcridionali  di  Sicilia  )) . 

«  Menlre  cio  accadeva  ncssuna  novilii  apparve  nel 
sommo  cratcre  prima  del  giorno  23  marzo;  non  rumore 
maggior  del  solilo;  non  accresciuta  esalazionc  di  fumo, 
tranne  quella  cspirazionc  che  suole  [)lacida!nenle  cruUare, 
senza  palesare  movimenlo  ed  effervescenza  alcuna;  come 
se  r  antro  del  supremo  cralcre  separalo  fosse  del  tutto 
dagli  anlri  della  nuova  voragine  ». 

«  3Ia  se  nell'ora  decima  sesta  di  quel  giorno,  pri- 
manienle  nellc  citta  monlanare,  la  Icrra  Iremi)  forte  e  si 
scossc  dair  infima  voragine  sino  airanlichissimo  cratere, 
nel  tempo  slcsso  la  parte  supcriore  dell' Etna,  che  a  gui- 
sa  di  torre  suU'ampia  pianura  innalzavasi  scroUo ;  e  la 
dove  nel  mezzo  spalancavasi  I'ampio  cralcre,  pella  cir- 
confercnza  di  Ire  miglia,  il  monle  fu  in  parte  nella  vo- 
ragine assorto  ;  e  le  allre  parti  squarciate  con  ingenle 
strepito  c  fracasso  ,  ridotle  in  polvere  cd  in  sassi  innu- 
nierevoli  sbalzate  furono  in  alto.  Neirerullarc  apparve 
una  colonna  d'  immensa  allezza  di  polvcrio  e  di  arene,  la 
quale  otlenebro  intorno  1'  acre,   e   quelle   arene    iiifocale 


—  :}03  — 

caddcro  olio  miglia  dislanli  dal  cralore  calde  ancora  (I)  » . 

Qui  la  doscrizioiio  del  IJorelli  non  va  piii  iiinanzi, 
e  noi  la  conliiuiercmo  come  vieiic  raj)|)orlala  dal  Fcr- 
rara  (2). 

«  II  lorrcnlo,  iiiloralo,  inlaiilo,  ilse  erasi  diviso  in 
Ire  coiTLMili  se"uiva  ad  avanzarsi.  Con  imo  aAcva  l)nicialo 
!e  campagiic  c  niollc  case  del  pacse  S.  Pielro ;  coH'allro 
le  caiiipagne  e  case  del  paeso  (lainporotondo,  e  col  lerzo 
linalnieiile,  die  avea  mezzo  miglio  di  larghezza,  i  Icrreni 

(I)  II  iidrolli  scnlivii  racnmlnrc  hM\  incrcdihili,  c  non  tcincva 
(li  rcj^islrarli  per  \t'r\,  c  \nn'  lali  [iiir  da'  accfiliili  li  avcssero  !,fli 
sfrillori  the  vcnncro  dopo.  Quel  niasso  enitlalo  dal  gran  iralcre 
di  (JO  palnii  di  liingiiezza  e  sbalzato  sino  ad  nn  ini|jliii  al  tli  la  , 
c  sprol'ondalo  ncl  siiolo  sino  a  trenta  palmi,  e  incredibilc.  Falso 
die  r  aperliira  del  cralere  era  di  Ire  inijrlia.  eonie  si  jiuo  rilevare 
dalle  |irecedeiili  relazioni  di  liendio  ed  allri.  Falsis.-ijnio  elie  spro- 
foiidiild  il  eonit  del  eratere  si  loriiiu  una  lidcea  di  sei  niiylia  di  eir- 
cuilo:  porclie  tnllo  Fainbilo  del  piano  superiore  dellElna,  coinpreso 
il  logo,  e  tullo  I'  opposto  dnrso  del  ninnlc  alio  stcsso  livello  non 
gira  al  certo  per  sei  inijjlia,  e  la  pretesa  hocra  inlanlo  non  oceu- 
])ava  die  il  ceniro  di  (piesl' amliito ;  e  dal  niarijine  elie  lull'ora  si 
vede.  dielro  la  easa  iiij;lese  non  polea  avere  elie  un  dianieiro  di 
due  ter/i  di  niiglio.  Aliliianio .  per  lanlo,  laseiato  ([ueste  inulili  esa- 
jrerazioni.  Cerlo  si  e  die  T  ultimo  eono  sprofondo  ed  in  niodn,  da 
far  coniparire  I'  Etna  senza  la  solita  sua  oonica  ciina ;  Tedesdii  in 
falli  siili  assunlo  cosi  si  espriine  «  ed  ullinianienle  cadde  dellintullo 
nel  riniaso  del  suo  cralere  die  si  vedea  da  Catania  ;  sicdie  op'iri 
coinparisee  il  iiionle  assai  nianeo  e  dt  forme  senza  il  l)ello  orna- 
menlo  del  suo  cuenzzolo  ;i. 

iNessiino  deijli  scritlori  delle  cose  dell' Etna,  ci  rapporta  il  (luan- 
do  r  allual  eono  ultimo  col  suo  cralere  fu  innalzalo.  Ma  e^'Ii  c  cerlo 
die  nelle  tre  eruzioni  del  1682,  lOSS  e  ION!)  esso  era  esislente. 
e  dal  suo  lianco  e  da  jiresso  la  sua  base  sbucarono  le  lave.  Dovet- 
te  essa  dun(|iie  fdrmarsi,  durante  la  eriizioiie  del  Kifi!)  e  nello  sjia- 
zio  di  aiiiii  Ircdici.  die  trascorsero  sino  al  1().S2  nel  (|uale.  seeondo 
dice  il  1'.   Massa,   il  rtioco  iion  fu  inai  del  tullo  spcnlo. 

(i)  Destrizione  dell' Etna  pag.    lO'i. 


ATI!   ICC.   vol.    \1>. 


iU 


—  304  — 

di  Mascalucia,  e  del  paesc  di  S.  Giovanni  di  Galernio,  do- 
ve bruciato  avea  mollc  case,  e  si  era  appressato  alia  cliie- 
sa  nianciore.  Diviso  in  niolli  rami  die  aveano  tiilli  la  di- 

or? 

rezione  a  mczzogiorno,  coll'  affliicnza  di  nuova  materia  dal- 
I'alto,  la  lava  colando  sopra  se  slcssa,  copri  altre  terre 
c  case  degii  ahilanii  di  lielpasso  di  Camporotondo  e  di 
S.  Piclro  ;  ed  avendo  acqiiistata  la  limghezza  di  (piasi  qiiat- 
tro  miglia  si  sparse  sopra  Ic  sottopostc  campagne,  incen- 
diando  quelle  del  paese  Torre  di  Grifo.  Separate  in  due 
correnli;  una  di  esse  colo  ad  occidenle  verso  Valcorrenle, 
devaslando  molle  fcrtili  e  coltivatc  campagne,  e  I'altra  ri- 
copcrsc  i  luoghi  ad  oriciile   ». 

«  II  giorno  20  di  marzo,  colando  scnipre  verso 
mezzogiorno,  ando  ad  assalire  il  paese  di  Misterbianco, 
circondandolo  con  due  braccia  da  orienle  e  da  occidenle; 
e  la  sera  del  giorno  appresso  colandovi  dentro  ne  brucio 
quasi  lultc  le  case,  non  risparmiandone  allora  che  la 
chicsa  grande,  e  poclie  case  che  subirono  anch'esse  po- 
co  dopo  la  stcssa  sciagura  ». 

K  Dopo  avere  inondalo  il  fendo  della  Porcaria,  per 
la  declivila  del  tcrreno  si  rivollo  ad  orienle  v^rso  la  ma- 
rina, e  (piindi  verso  Catania.  II  |)rimo  giorno  di  aprile 
fu  agli  AllMneUi,  conlrada  appena  due  miglia  all'  occi- 
denle della  cilia.  A|>pressandosi  semprc  [tiii,  dopo  avere 
riempiula  una  eslesa  pianura,  dove  le  acque  ragunale 
formavano  nn  lago  dclizioso,  la  ijiirna  di  Nicilo,  quasi 
dietro  le  nuua,  abballuli  i  resli  di  un  grande  acquidotlo, 
e  di  molli  anliclii  monumenli,  superando  Ic  mura,  brn- 
ciando  alcime  fabbriche,  circondando  la  cilia  da  occiden- 
le ad  orienle,  alle  ore  due  della  nolle  del  23  Aprile  an- 
do a  getlarsi  ncl  mare,  dove  si  inlroduss(!  per  piii  di  un 
migiio  di  lunghczza  e  formando  un  promonlorio  di  due 
miglia  di  I'roule  nel  cospelto  di  Catania,  e  a  piii  di  quiii- 


—  30')  — 

deci  inijilia  dolla  sua  sorgontc.  L'incondio  si  ostinse  ver- 
so la  iiK'lii  (li  Lui^lio.   (1) » 

Fcrrara  noii  la  nionzioiH;  dclle  opcrazioni  tenlale  da 
D.  Diciio  Pappalardo,  per  alloiilaiiarc  il  lorrente  infoca- 
lo  da  Calaiiia.  IJorolIi  non  lo  Irasciira,  come  iinn  lo  tra- 
sctiro  Ucciiporo  e  I'  Ab.  Aiiiico ;  e  iioii  e  iiuililo  il  rilc- 
rirlo  allelic  cpii  faccndo  esso  non  poea  parte  dclla  storia 
di  (picsto  tromondo  iiircndio. 

Tralasciando,  (piel  die  ci  dice  del  colle  pianlato  di 
vili,  dc'l'P.  (lesiiili,  die  lii  trasporlato  a  Italia  dalla  la- 
va c  poi  soiniiierso  dallo  slesso  torrcnic,  die  altro  non 
poleva  cssere  die  una  illusionc  ,  ejjli  passa  a  narrare  die 
«  Finalniente  i^iunla  essendu  la  infocala  mole  vicino  Ca- 
tania, del  pericolo  e  dalla  nccessilii  incalzati,  non  inaii- 
(^aroiio  uoniiui  die  con  uiacdiinc  ed  arlilicii  i^iudicassero 
doveisi  pnicacciar  salvezza.  Fiirono  essi  Saverio  3Iusuiiie- 
ci,  illustrc  per  doltrina  ed  iugegno,  il  sacerdote  Diego 
I'appalardo ,  Giacinto  Platania  insinne  }iitlore  e  lal  altro 
die  sos[)ellarono  nou  esseie  inipossiliile  il  deviar  quel  lor- 
rente onde  non  trahoccar  nclla  cillii,  opponeiidoiili  nioli, 
e  niaccliinainenti  ado|)raiido.  Ed  il  priino  fra  tulli  il  Pap- 
palardo  con  iiicredihile  audacia  pcrl'oro  il  sasseo  torren- 
te  non  lniii;i  JIalpasso,  vicino  la  sua  originc  occidentale, 
sotlo  la  iiuova  voragine.  Ei  coinandi)  di  perquotersi  e 
roiupersi  con  pesanti  martelli ,  e  di  trarre  con  undid  di 
lerro  le  sassee  uioli  collalerali  al  lorrente;  e  pcrdie  du- 
rar  non  |)otevano  gli  eseculori  dell"  opera  in  quell' urcn- 
tissiino  Imtgo  seuza  pericolo  di  soffogarsi,  Lendie  di  |>elli 
coperli,  allri  succedevano  all'uopo,  tenelirando  il  sasseo 
acervo,  liiidie  giuusero  alia  inleriia  jiarle  lorrida-llnida- 
candenle  del  prolluvio.  die  erullJi  dall'aperlo  canale  e 
trasvcrsalmentc  scorse  e  jicrseverb   per  notaltile  spazio , 

(1)  L'licleci  ili  Luylio.  —  iliin'i  in  tutto  mesi  quattro  c  giorni  3. 


—  300  — 

ed  avrcbbc  potiito  caiiliiuiare,  so  g!i  intrepidi  operieri 
noil  ne  fossoro  slati  impiulili  dagli  abilatori  viciiii ,  per 
tenia  clie  su  di  loro  non  ripionibasse  il  torrente  ». 

({  Avendo  intanto  quel  profluvio  supcrala  parte  delle 
niiira,  c  de'baUiardi  dclbi  ciUii,  eon  nuovo  arlificio  ov- 
viossi  alba  riiiiia.  Opponovansi  al  lorrenle  di  fuoco  ter- 
rapieni  aniniassali  da'  rudcri  delle  case  e  di  sassi,  che 
ne  Iravolgcvano  il  corso,  piegaiidolo  verso  il  marc;  dove 
linalniente  scoiTondo,  vi  anmiasso,  al  cnspello  della  cit- 
ta,  un  ingcnte  proniontorio  della  circonferenza  di  un  nii- 
glio  ». 

Dalla  relaziune  di  Tedcsclii  (1)  si  rilcva  che  dal  26 
niaggio  sino  a'primi  di  giiigno  parca  cbe  il  fuoco  si  fos- 
se arrcstalo,  ma  a  9  di  quel  niese  ricomparve  nuovamcnte 
r  acceso  torrente  dalla  parte  di  j\esima  e  venne  ad  inon- 
dare  il  Caslcllo  Ursiuo  ,  cbe  interamenle  circondo;  c  fu 
allora  che  un  braccio  si  diresse  in  mare  per  lungo  trat- 
to ,  in  modo  cbe  i  catanesi  ebbero  speranza  cbe  si  for- 
masse  ivi  una  specie  di  inolo ,  e  venissero  in  tal  modo 
coinpcnsati  con  un  porlo  i  danni  solTerli  ,  cbe  secondo 
Aiiiico  asccndevano  ad  onze  300,000  (2).  Mn  quella  spe- 
ranza svan'i,  percbe  in  una  nolle  tullo  lo  spazio  di  ma- 
re che  veniva  cliiuso  da  quel  braccio  di  lava,  fu  cover- 
to  di  masse  cnormi  di  lava  (3). 

Ferrara  parlando  de'conlorni  della  origine  della  eru- 
zione,  dice.  «  Le  niaterie  eruttatc  in  aria  dalle  due  piii 
grandi  voragini,  formarono  attorno  di  esse  una  grossa 
montagna,  cbe  da  la  idea  di  due,  onde  e  delta  Monli 
Rossi  dal  colore  delle  sue  labbra;  ha  due  miglia  di  base, 


J)  Breve  ragguaglio  dcgl'  Incenilii  di  Mongibciio  avvenuli  io 
quest' anno  IGGO'ec.  —  Napoli  per  Egidio  Longo  lOGO. 
(2j  Amico  Cat.  illustr.  lib.  8.  c.  IV.  pag.  402. 
(3)  Amico  loc.  cit.  pag.  489. 


—  307  — 

0  i.'iO  piodi  (li  iillozzn.  Airinlonio  cvvi  una  |)ianura.  ilclle 
ari'iic  iKM'c  (M'litliilc;  ili  circa  tic  niii>lia  di  (liaiiiclro.  In 
(juel  leinpo  per  Mi  inii'lia  airiiiloriio  si  forino  uno  slralo 
(li  esse  (li  ciiicpie  in  sci  |)io(li  di  allczza;  I'lirono  ripicnt^ 
Ic  valli  di  AicdIosi  c  di  Pidara:  rcsi  pianuic  iiKilli  hio- 
giii  scoscesi,  e  i  vcnli  porlaruno  la  ccnere  sino  in  Ca- 
labria  ». 

a  (lalcolo  IJorclli  la  qnanlilii  dclla  nialeria  prodotla 
da  (picsla  cruzioiic.  i;  la  Irovo  di  !).'•.  HIJ'J.T.'JO  |»assi  cii- 
bici.  Ki;li  peri)  da  al  lorrenle  dclla  lava  12  inii^liii  di 
luni>liczza,  nicnlrc  die  conipiiliuido  i  scrpcijgianiciili  no 
ebl)e  I'i.  Le  da  2  per  toiininc  medio  della  laii^liezza  , 
mcnlre  nella  ijian  parle  del  corso  nc  ha  4,  e  due  o  trc 
nel  roslo :  ei^li  lissii  la  niaggiore  allezza  di  2.'»  piedi , 
nieiilic  die  presso  (lalania  in  alciiiii  Inoiihi  ne  ha  jO  cd 
in  allri  aniva  a  HIO.  P;ire  (lun(pie  die  doviehhesi  agi>iun- 
gcrc  una  niela  di  piii  al  risullalo  di  qucslo  cclebre  nia- 
temalico    ) . 

Di  Inlle  !e  crnzioni  dellKlna.  avvenule  a  lempi  slo- 
rici,  e  ccrlanicnie  (jiicsia  del  HKi!)  la  [)iii  cslesa  per 
corso  di  lava,  c  la  piii  I'amosa  per  daniii  recall,  che  ol- 
trcpassa  cerlo  ii  valore  calcolalo  da  Aniico,  come  sopra 
si  e  dello.  La  lava  hendie  in  parte  cominciata  a  dinie- 
sticarsi  dalla  niano  deiruoiiio,  non  lascia  lull' ora  di  rc- 
care  orrnre  a  chi  ne  giiarda  laspra  ruinosa  siiperlicie, 
e  la   "laiide  esleiisioiie. 

II  I'adre  Massa  descrivc  la  enizionc  del  1082.  Egli  ^^^^ 
snpnoiie  die  i  Inodii  dellKlna  '  iioii  i;ia  cessarono.  ma  ifisa  di 
die  qiiieli  |iosarono  jiel  cort^o  di  aniii  Iredici,  seiiza  pun- 
lo  Iravasare;  ma  nel  sellemhrc  del  1(182,  dope  sirepiloso 
tuonare.  spaccossi  il  Jlonte  in  un  fiaiico,  non  giiari  di- 
slanle  dall'alla  sua  velta  » .  Cio  avvennc  della  parte  di 
oricnte  e  Ira  IVaiiori  c  le  deloiiazioiii  la  lava  corse  giii 
per  la  valle  ilel  //ore,  e  dirclla  verso  la  rocca  di  .!/«- 


<;.  c. 


—  308  — 

sarra  la  invcsli  nc'fianclii,  dopo  aver  percorso  qualtro 
niiglia  di  slrada,  dalla  sua  sorgcnte.  3Iassa  vi  si  reco 
con  mollc  persoiic,  c  leineiido  di  andar  incontro  la  cor- 
renle  inlbcala,  si  conteiito  di  pcrcorrerc  iin  Uingo  giro, 
per  osscrvaria  da  vicino;  egli  si  IraUieiic  piii  a'partico- 
lari  dol  stio  viaggio  die  a  (pielli  della  eruzione.  L'essere 
essa  avvcnula  in  hiogiii  poco  coltivati,  non  la  fe  riguar- 
ilarc  per  nolabile ,  e  se  ne  fece  appena  menzione. 
ii/  Quasi  da'  mcdesinii  luoghi  sgorgo  la  lava  del  1688. 

i''8S  ill  p^^  ggg.,  |)i'cccdula  dalle  solile  convulsion!  del  vulcano ,  e 
da'suoi  fragorosi  slrepiti  per  ore  selle,  die  pareva  voles- 
se  intcramenle  aprirsi  ne'liandii.  Dall'allo  della  cinia  sgor- 
go iufocato  lorrenle,  die,  per  essere  d'inverno,  si  fe  slra- 
da Ira  la  raccolla  e  ben  alia  neve,  ed  ando  a  colare  nel- 
la  vasta  valle  del  Dove,  ove  pote  spaziarsi  in  ogni  nia- 
nicra. 
i2.'  Non  era  ancora  scorso  un'anno,  quando    suUa    ora 

deciniotlava  del  giorno  14  Marzo  1G89  il  3Ionte  si  apri 
nuova  vora"inc  due  niiiiiia  sollo  lantica  sua  bocca ;  nel- 
la  slessa  conlrada  del  Bom.  La  lava  die  ne  sorti  inca- 
niinossi  verso  Mascali  per  lo  spazio  di  circa  died  niigiia, 
descrlando  lenute,  vigne  e  parle  de'boschi  di  Calania  e 
di  Mascali;  niinacciava  la  Macchia,  ma  un  grande  alveo 
di  lorrenle  le  si  oppose,  e  quivi  arreslossi.  Qnesla  lava 
e  sin'  oggi  aspra  ancora  e  pressodie  inlcranienle  incolla  : 
e  della  Sciurapizzuta,  die  si  vede  provenire  da  un  pun- 
to  fra  la  valle  del  Hove  e  la  rocca  di  Musarra,  e  giun- 
ge  a  poca  dislanza  dalla  Macchia  (1). 

Lagrimevole  fu  allora  la  dis"razia  accadula  ad    al- 
cuni  abilanli  di  Trecaslayne.   IN'el  Jiiorno   11)  il  I'uoco  e- 

(I)  Jlassa  Sicil.  in  prosj)et. 
Hecii|)ei'o  op.  cil. 
Magri  Mss.  tit. 
Botloiii  Pjrologia  lib.  3.  pag.   138-39.  IVeap. 


16S0  d 
(1.  ('.. 


—  309  — 

ra  i>innlo  ncl  l)Osco  Ira  .IFontc  (lalialo  o  la  Ccrritn  :  qiie- 
gi'  iiileliLi  so  iic  slavaiio  osscrvantlo  il  progresso  del  luo- 
co,  da  (lidli-o  una  colliiiclta  ,  quanJo  da  un  hraccio  di 
lava  die  islaiilancaiiioiile  da  sopra  |)rcci[»ilossi,  misorahil- 
nieiile  liiroiio  colpili  cd  arsi,  un  Hiagio  Pappalardo  ,  e 
Giusoppe  Coco;  allri  cintpic  percossi  dalle  pietrc  cd  ab- 
bruslolili,  rcslarono  uialconci  in  guisa,  chc  due  di  essi 
da  indi  a  non  pdco  perirono.  IJoUoni  racconta  anch'egli 
(jueslo  avvonimeulo. 

Auclic  nel  tempo  deH'orribilc  Iremuoto  del  1(193  «.» 
TKliia  si  manifesto  attiva  eo'suoi  luoclii.  "  (>iiiu(le  ))  dice  g''*'c'-' 
il  Canouico  Alcssi  (I)  k  la  dolcnle  isloria  dellc  tcrri- 
bili  enizioni  del  secolo  decimo  sellimo  ,  in  cui  hrucio 
I'Klna  intciTOllamenle  (piasi  per  lo  spazio  di  cinquanl'anni, 
la  lulluosa  catastrol'e  del  Iremuoto  di  Sicilia  dell' anno 
1093,  dcscrilla  accuralauicnte  dal  IJocconi  nel  suo  3Iu- 
sco  di  Fisica,  dal  Piivitera,  da  IJoltoni  e  da  molli  altri, 
die  noi  acccnneremo  colic  parole  dcU'ingenuo  Alcssandro 
Durgos  da  Palermo,  siilla  rclazione  di  un  testimone  ocu- 
lato.  II  giorno  undecimo  di  gcnnaro  ,  un  quarto  meno 
dcH'ora  vigesima  prima,  Antonio  Scrvita  vide  »  cuniularsi 
densa  nube  sulla  cilta  di  Catania,  talclic  senibro  annot- 
tarsi  innanzi  sera.  La  bocca  dell' Etna  vomilo  rivi  infiam- 
mati.  Intrcmidi  il  marc  con  islrepito,  udissi  tale  rimbora- 
Ito,  quale  appena  produr  potrebl)ero  tulle  le  boudiarde 
della  Terra,  se  scoppiassero  ad  un  tratio;  gli  augclli  spa- 
ventati  fuggirono  dispcrsi:  gli  armenti  niuggliiando  assor- 
darono  il  cielo :  ^moutato  dal  dcslriero  e"li  I'u  in  alto 
sbalzalo  due  piedi  da  terra.  Allonilo  piegando  Tcr  Cata- 
nia il  guardo  non  vide  clie  uu'inuucnso  |)olverio  c  cene- 
re  rotolante  al  Cielo;  c  cosi  in  miserauda  maniera  crollo 

(1)  Storia  critica  ec.  Atti  Gioenii  —  vol.  Vlll. 


.  —  310  — 

Calania,  I'Atene  diSicilia;  onde  non  reslo  di  tanto  splen- 
dore  vcsligio  (1)   ». 

«  Per  coliiio  di  sciagura  per  due  mesi  del  scgueiite 
anno  1694  I'Elna  vomito  immcnsa  copia  di  arene,  onde 
ingonibrate  furoiio  le  ruinalc  c  le  sorgcnli  imira  di  Ca- 
tania; il  trcmuoto  conlinuo  a  sqiioterne  le  fondamenta, 
e  non  cesso  nel  169a,  96  e  98  di  colniarla  di  terrore 
e  di  spavento  » . 
^j,  A  8  Marzo  1702,  nel  fianco    oricnlale    dell'Elna, 

1702"  di  quasi  quatlro  niiglia  al  di  soUo  la  cima,  nella  conlrada 
^'  *"■  del  Trifogiiello,  spalancaronsi  Ire  bocche  dalle  quali  sgor- 
gavano  Ire  fiumi  di  fuoco,  e  percorscro,  in  cinque  gior- 
ni,  tre  miglia.  Si  divisero  quindi  in  piii  hraccia:  circon- 
darono  la  valle  di  Calanna  distruggendo  alberi  c  vigne  , 
ed  una  viva  sorgenle  di  acqua,  die  sgorgava  presso  un 
caslagno ,  come  asseriscono  Massa  (2)  ed  Amico  ;  essa 
cesso  a  8  3Iaggio. 

Uno  spazio  di  anni  venlicinque  di  tempo  trascorse 
fra  quella  eruzione  e  quclla  del  1727  rammentala  da  A-  ' 
mico  (3).  I  primi  ordinarii  fenomeni  di  lunii  eruzioni  di 
infocale  scoric,  si  manifestarono  a  22  IVovembre ,  dalla 
suprcma  voragine,  ed  indi  a  poco  dallo  stesso  cralere , 
ad  occidcnle,  sgorgava  un  torrente  di  lava,  che  rapido 
scorreva  verso  Bronte,  in  varie  braccia,  bruciando  il  bo- 
sco  ieViluHi  (Belula).  Minacciava  il  torrente  d'invade- 
re  i  contorni  cd  ancbe  la  ciltii  stessa  di  Bronte,  con  gra- 
ve spavento  degli  abilanli ;  ma  rallenlato  il  corso,  e  do- 

(1)  Graevii  ct  Gronov.  vol.  9. 
Mongilorc  Sicil.  riccrcata  vol.  2.  p.  410. 

«         Istoria  dc' trcuuioti  p.  411. 
Privitera  —  Dolorosa  tragcdia  ec.  pag.  96. 
Bocconc  .Miisco  di  fisica  —  pag.   1.  e  seg. 

(2)  Sicil.  in  prospetliva  c.  XVIII. 

(3)  Note  a  Fazello. 


1727  di 

C.  C. 


—  311  — 

j)0  sci  mcsi,  c  dnpo  aver  porcorso  nil  tratto  di  olio  mi- 
jfliii,  si  esliiiso  a  10  .Maggio  ITiS.  II  soniino  cralcrc 
riinasc  cangialo  alquaiilo  di  lonna,  e  coveilo  di  ofllore- 
sconze  di  zolfo  a  sale  aniiiioiiiaco. 

Passali  a|t|)('iia  (|uallro  amii,  a  S  Dicomlire  1732,  m" 
dal  vei'lice  stesso  inaiiifeslossi  in  prima  dciiso  I'uiiio  e  ca-  ^'^'q' 
rico  di  arciic ;  poscia  Ic  iid'ocatc  scorio  ,  die  inciilivaiio 
vivc  fiainnie.  fnmiio  lo  aimimzialrici  dcdia  venula  di  iiii 
lurreiilo  di  I'liuco,  elic  dircllo,  coiiu'  il  prccodeiilc,  siilla 
jjiai^i-ia  occidenlale,  si  rivolse  verso  Aderiii),  c  diviso  in 
pill  d'uii  lamo  daiinei;i;i(»  (piel  bosco,  sino  al  raese  di 
i,feiiiiaro  deiraiiiiu  seyiieiile  (1). 

IVon  aiido  jiiiari  die  I'Eliia,  nel  di  ciii  basso  foco-  ^y 
larc  inimensa  (|uaiilita  di  liipiida  lava  ciiimilavasi.  iiii' al- y^-- .^i' 
Ira  criizioiie  iie  apii  il  lianco,  nel  di  1"  otlolire  HSa.  Lo 
sgorganuMilo  dclia  lava  In  preccdnlo  da  orribili  iiingili 
nel  cralcrc,  da  nnvoloni  di  Innio  che  si  scaricavano  di 
inimensa  (pianliia  di  arena  c  da  ernzioni  di  scorie  cbe 
ad  allezza  iiicrcdibilc  veiiivano  lanciale.  La  lava  aj)parve 
da  divcrsi  punli  dclla  base  setlenlrionale  del  cralere,  ed 
acc()mpa<;nala  da  I'orlc  con(|uassanienlo  di  suolo  niinac- 
ciava  ,  ora  IJronlc,  ora  Linguaglossa  ora  Mascali ,  re- 
cando  guaslo  nc'  bosdii  ,  cd  allarnic  non  poco  negli  abi- 
lanli  di  ([ne'conlorni  ,  per  lo  spazio  di  nove  mcsi  circa; 
e  non  si  csliiise  die  alia  mela  di  luijlio  1730  (2). 

.\e"  prossinii  aniii   17  ii,   17  io   brugii)    nclla   parte     i«> 
superiore  della    niontagna    presso   alia  base  nieridionale  "q"*^ 
dall"  nllimo    cono    seiiza    che  la  lava  scorrcsse   inollo  in 
liiii;  e  |ter  la  copia  dellc  scorie  e  dclle  areue,  uu  nioii- 
licello  ivi  forniossi  (3). 


(1)  Alcssi  Discorso  1." 

(2j  Alessi  c.  5.  • 

(3)  Alt'ssi  c.  5.  "■' 

ATTI  ACC.    vol.    IIV.  il 


—  312  — 

i9'  Due  anni  appcna  scorsi ,  nel  seUenibrc  del   1747, 

'g^V'  coinincio  1'  eruzione  ilal  gran  cralcrc  stesso  con  gran- 
de  violenza  nclla  esplosione  ne'  gelli  di  arcne  e  di  sco- 
rie  ;  la  lava  [)rcse  la  dirczione  di  orieiilc  ,  c  si  prcci- 
pilava  lenlameiitc  iiella  vallc  del  liovc  ,  ove  prendcndo 
vai'ie  direzioni  si  Iratleniie  sino  al  niiovo  anno  1748  (1). 
Ma  non  percio  inlermise  per  liingo  tempo  1'  azione  vul- 
canica  ,  die  nioslravasi  non  del  tnllo  estinla  co'  fumi  del 
cratere  ,  e  con  qualclie  esplosione  d'  infocali  materiali  a 
quando  a  quando ;  e  nel  17o0  1' ullinio  cono  del  cra- 
lere  era  piu  acumlnato  per  la  cadula  di  lantc  scorie  ed 
arene  delle  passate  eruzioni  ;  anzi  molti  buchi  erano 
aperii  in  varii  piinli  ollre  all'  aperlura  del  cratere  ,  che 
niandavano  finno  c  vapori  sulfurei,  c  verso  la  base  re- 
slavano  tiiUavia  ajterle  le  bocche  d'onde  erano  scaturile 
le  lave  del  1747  e  1748. 
50'  Nel  1752   la   eruzione   si   appaleso   altivissima   nel 

'g!  c?'  somnio  cratere  ;  le  esplosioni  non  avevano  intermitlenza; 
scorie  di  ogni  grandezza  ,  cd  arene  cadcvano  sopra  i 
fiancbi  del  cono,  e  pcrdurando  per  circa  due  anni,  ac- 
crebbero  in  niodo  la  niassa  di  quello  ,  cbe  prese  una 
forma  piii  elargala  nella  base  e  ne'fianclii,  con  sinuosila 
elevazioni  cd  abbassamenli,  prodotli  dalla  quanlila  del 
maleriale  erultalo,  e  variamente  s[iinlo  dal  vento;  quesla 
eruzione  si  eslinse  nel  1734;  ma  il  fumo  e  qualche  get- 
to  di  piccolc  scorie  e  di  arene  si  facevano  spesso  ve- 
dere  (2). 
5, a  Ripiglio   forza   il   vulcano    negli    ullimi   di  febbraro 

"55  di  1755.  A  2  marzo  alle  ore  22  s'alzarono  dal  gran  cra- 
tere colonnc  immense  di  fumo  scoccanti  baleni ;  atra  ca- 


(1)  Amico  — Cat.  illiislr.  e  id.  Not.  ad  Fazell. 
Recupero  St.  deli'  Etna  c.  VII. 

(2)  Recupero  loc.  cil. 


—  :ji3  — 

lii^iiic  iiuli  formarono  sopra  Mascali,  ovc  il  venlo  spingc- 
valo;!!  tii|iu  IVagorosu  o  solU'rraii(;o  roinorc  assoniinlia- 
vasi  a  qiiello  del  mar  lenipcsloso ,  o  paica  vulesso  I'Elna 
roiiipcrc  i  siioi  fianclii  verso  Mascali  slesso.  Sopraggiunta 
la  nolle  sboccaioiio  dal  soiinno  cralore  due  torrenti  dl 
ardeiite  lava,  I' iiiio  verso  laiislro,  1' allro  ver  I'orienle 
rivollo,  die  rapido  nel  corso,  in  venrupiallr'ore  ginnse  a 
iiionle  Lepre,  nienlrc  1' allro  suirallo  del  piano  d(d  lago 
aneslossi.  Kra  I'Elna  coperia  aneora  di  neve  (piando 
inlieriva  quella  ernzionc  ,  e  la  nolle  del  9  marzo  aprissi 
una  voragine  verso  levante,  dielro  Uocca  3liisarra,  donde 
sgorgo  un  torrenlc  inl'ocalo  ,  die  scorreiido  a  fiaiico  di 
nioiile  Finocdiio,  (lo|to  Ire  niiglia  di  corso  arreslossi  ap- 
pife  della  rocca  delle  Capre  (I). 

Da  nionlanari,  d\v  si  spacciavano  spellalori  del  fe- 
nonieno,  si  divulgava  die  1'  Etna  in  (piella  ern/.ione  vo- 
niilato  avesse  graii  copia  di  acqua  hollente,  salsa,  inisla 
ad  arene  e  coiicliiglie  marine;  c  polerono  lanlo  imporre 
so|ira  la  credula  molliludine  die  i  (liurali  di  .Mascali  nc 
diedero  nolizia  al  Governo,  il  cpiale  die  incarico  all" abb. 
Aniico ,  di  fame  piii  diligenlc  esame.  Dimorantlo  qucsli 
in  Monreale  ne  allido  la  cura  al  Canonico  |{ecui>ero.  Quc- 
sli si  porlii  su'  luoglii,  osservit  diligenlemenle  ogni  cosa, 
e  |iul)ltli(:i»  una  relazione  deltagliala,  con  una  carla  lo- 
|)ogralica  annessa, 

IJeudie  si  conoscesse  sin  d'allora  die  la  eruzione 
fu  accompagnala  da  un  grande  leniporale,  c  die  la  piog- 
gia  cadeva  dirolla  ,  per  cui  era  nalnrale  die  anipio 
torrenlc  si  fosse  formalo  in  quella  eslesa  valle,  Egli  re- 
slit  convinlo  die  le  acqne  sgorgaroiio  dalla  gola  c  dal 
cralere  dell'  Etna,   in  una  massa,  secondo  lui  di  due  ini- 


(1)  Recu|icro  loc.  cit.  Fernira  Stor.  (K'U'Etna,  ecc. 
Heciipcro  —  Eruz.  del  1155  —  Calaii. 


—  311  — 

glia  (li  larghezza;,  e  di  quaraiUa  palmi  di  altezza ;  c  ben- 
che  non  avcsse  poluto  asserirc  aver  cgli  slesso  osservato 
conchiglie  e  sabbia  marina,  pure  non  e  lontano  dni  cre- 
dere esser  stale  ([uelle  acque  aspirate  dal  Vulcano,  |)er 
sotterranei  condotti  da  quelle  del  mare. 

Ancorcbe  di  siniili  eriizioni,  accompagnate  di  torrenli 
di  ac(|ue,  si  fosse  falla  menzione  dal  Silvaggio,  nella  de- 
sci'izione  dell' incendio  del  loiifi  —  (I)  c  si  fosse  pro- 
vala  la  loro  origine  dalla  liquefazione  delle  ncvi  ,  pure 
il  Ferrara  consente  die  le  acque,  nel  1753  polevano  in 
effello  esser  rigellale  dal  cratcre,  tratte  sii  da' sotterra- 
nei serbaloj  ,  non  gia  dal  mare  (2) !  Si  parlera  a  suo 
luogo  di  questa  pretesa  eruzionc  di  acque  bollenli. 
joi  Si  pub  dire  cbe  senza  interrnzione,  dal  1733  sino 

^J'i^'f  al  1738  ,  r  Etna    continuava    in    vnlcanica    azione  man- 

ill  ' ».  ( , .  ^ 

dando  dal  cratere  scorie  infocale  ,  densi  fnmi  carichi 
spesso  di  arene  ,  e  scuotendo  il  suolo  piii  o  meno 
gagliardamenle.  IN'el  mese  di  ollobrc  1738,  que'gelli  si 
accrebbero;  circa  le  ore  sei  della  nolte  orrida  scossa  di 
tremuolo  spavenlo  gli  abitanti  di  Bronle,  ed  il  nionlicello 
occidenlale  del  cratere  inabbissb  nel  baratro  dell' Etna; 
un  rivolo  di  lava  ne  venne  in  segiiito  fuori,  cbe  in  va- 
rii  juinti  serpeggiando  niinacciava  ora  un  luogo  ora  un  al- 
Iro,  nel  bosco  di  Castiglione.  La  eruzione  duro  sino  a 
fcbbraro  1739  (3). 
..y  A   \i  aprile  dello  slesso  anno,  scosse  di  tremuolo, 

1739  Ji  inuofviii  dell"  Etna,  denso  fumo  c  celti  di  arene  e  di  sco- 
rie,  trasporlati  dal  venlo  verso  la  plaga  orientale,  pale- 
savano  cbe  1'  azione  vulcanica  non  era  peranco  eslinta,  e 

(1)  (;ollo(iuia  Iriiim  periiii'inonim  ec. 

ItL'scriptio  .Etnei  moiitis  cc.  puii.  154  venct.   1542. 

(2)  Ferrara  descriz.  dell' Etna. 
(!];  liecupcro  loc.  cit. 

(vedi  pag.  200  di  Alessi  riguardo  a  Recupero. 


—  315  — 

dopo  cinqiic  giorni,  uella  base  mcridioiialc  (IcH'ullinio  co- 
nn, iin'nnipia  hoccn  si  apiiva  a  ilar  sfof-o  ad  iiii  lorrcnte 
iiil'ocato,  0(1  nil  allro  nc  scaturiva  iicl  lalo  opposlo,  di 
iKird,  iicl  i^iorno  sfesso.  Corse  il  piirno  sino  al  giorno 
2.">,  verso  inozzofsiorno  ma  poi  piei^o  a  levanlc  Aorso  ie 
Sorrc  del  suljiziu  siiio  alia  da(jalu  di  Giannicola;  donde, 
nel  di  1"  maggio  diviso  in  due  rami  corrcva  pel  piano 
del  Trifoijllcilo.  (hiello  clie  sgorgava  dalla  parte  di  nord, 
e  che  era  dirello  Ira  Ilrontc  e  IJandazzo,  e  verso  Malelto 
cesso,  prima  dell" allro;  il  quale  mostrava  che  cessasse 
a  3  niangio,  ma  nel  giorno  13  corse  con  lale  rapidita, 
die  ill  olio  ore  |>ercorse  quasi  cinque  miglia.  Seguiva- 
no  le  scosse  di  tremuolo,  avverlile  anclie  in  Palermo  nel 
giorno  IG,  c  le  vicendc  di  allivila  vulcanica  e  riposo.  A 
9  giugno,  infalli,  si  riapri  la  hocca  di  levanle,  die  avea 
vomitalo  la  correnle  inl'ocala  verso  Giannicola,  e  nuova 
materia  Invica  tornava  a  spargers!  in  quella  dayala :  men- 
tre  dagii  orli  del  gran  cralere,  varii  rivoli  ne  trahhocca- 
vano  verso  Randazzo  e  Kronle,  non  oltropassando,  jiero, 
la  base  dellullimo  cono.  Cosi  durarono  questi  intermit- 
tenti  fenomeni  sino  a  30  Indio.  Con  lutto  cio  a  1"  aero- 
sto,  dojio  mollo  rumoreggiare,  coverlo  di  denso  funio 
r ultimo  cono  del  cratere,  si  vide  esso  trasformalo  nella 
sua  coniea  elevala  figura,  c  precipilalo  in  gran  parte  en- 
Iro  la  grande  voragine  del  cratere,  comparve  abbassalo 
dalla  |)arle  di  tramonlana .  ed  a  guisa  di  niezza  luna, 
da  mezzogiorno;  per  cui  d' allora,  si  cbianio  bicorne  h 
cima  dell'  Etna  (1). 

Per  In  spazio  di  aiini  otto,  il  volcano  riposava.  sen-    ^j^. 
za  peio  mallear  di  maiiileslare  co'  perenni  funii,  la  inter-  ^J.^^'^' 
na  sua  combuslione.  In  effetti  a  5  febraro  1763  replicate 


(1)  Rcciipcro  loc.  cit. 
Alessi. 


—  316  — 

scosse  di  treniuolo,  nel  bosco  di  M.  Rosso  e  Bronte,  prc- 
cedcttcro  I'  apertura  di  una  bocca  di  eruzione  in  qnel  sito 
denoniinato  poggio  di  feinina  moHa,  moUe  niiglia  in  giii 
dalla  cinia  dell'  Etna.  Questa  apertura  assunieva  una  tbr- 
ma  di  sottcrranco  canale  che  per  cinque  successive  boc- 
cUe  mandava  fuori  infocati  e  fusi  matcriali ,  or  tutte  in- 
sienie,  ed  ora  ad  inlermittenza  reciproca.  Una  lava  ne  sca- 
turiva,  die  a  28  febbraro  cbe  si  divise  in  tre  torrenti;  il 
primo  ncl  piano  delle  ginestrc;  il  sccondo  verso  la  ci- 
sterna  de  Ire  frnteUi,  cd  il  lerzo  alia  direzioiie  di  M. 
Rovere,  che  giunto  presso  M.  Minardo  si  estinse:  come 
fecero  gli  altri  due,  dopo  aver  pcrcorsc  circa  ciufpie  nii- 
glia  di  canimino  con  una  larghezza,  presi  insieme  ,  di 
3440  palmi  (1). 

Smorzato  appena  quell' incendio,  a  18  giugno  1763 
forte  Ireniuoto  scosse  il  bosco  di  Palerno ,  e  con  maggior 
veenienza  i  villaggi  Nicolosi  e  Pcdara:  anche  in  Biancavil- 
la  se  ne  scntirono  gli  elTetli.  Una  forte  dctonazione  ac- 
conipagno  ncl  soninio  cratere  un  denso  globo  di  fumo, 
gravido  di  cenere  biancbiccia  sotlilissima  ,  cd  accoinpa- 
gnato  da  scoppii  di  cicttricita  e  baleni;  il  fumo  ingom- 
brava  quasi  tutla  la  lerza  regione  della  montagna,  sine 
al  giorno  20.  Quando  i  getli  di  cenere,  cambiaronsi  in 
arene  e  scorie  ;  e  I'  indomani  vidcsi  una  larga  fenditu- 
ra  da  tramonlana  a  mczzociiorno  dalla  schiena  dcW  a- 
siiio  ,  sino  a  montc  Rosso.  La  sera  appare  un  doppio 
vulcano ,  ch' erutlava  scorie  ed  arene,  c  dall'iuferiore 
scaluriva  gia  una  corrente  infocala,  che  precipito  in  pri- 
ma nel  vallone  della  pernice:  poscia  accompagnata  da 
treuuioti,  e  da  continuo  rumoreggiare,  e  getto  di  cene- 
re bianchiccia,  si  avanzava  in  modo,  che  nel  giorno  25 
giunse  dietro  il  monte  Serra-pizzuta;  dove  dilatata  |>ren- 

(1)  Recupero  ec. 


—  :]n  — 

dcva  varie  dirozioni,  a  sccoiula  del  pondio  del  terreno. 
Allcriiavasi  il  i;ello  di  nialcriali  sciolli  iiolla  origine,  col 
corrcr  dclla  lava  per  alquanti  giorni ;  laklie  niciilrc  ncl 
giorno  28  paroa  ccssalo  lo  sf^ori^o ,  cd  iniporversavano 
le  onilliizioiii  di  arenc  c  di  storio,  unilo  a  runioroirgiar 
prol'diido  c  coiiliniio  ,  rilorno  in  poclii  "ionii  a  scorrcr 
la  lava  nolle  fjrotle  di  Patcrnb,  e  cosi  in  sin'al  ijiorno 
M  hiiilio,  (piando  si  crodeva  non  osser  lonlana  la  lolale 
cstiiisionc.  Pcro  iiikivo  i>ell(j  di  arena  e  denso  lunio  ve- 
nivn  fuoi'i  dalla  grandc  spaccalnra  di  due  miglia  solto  il 
craleie  ardenle,  actonipai-nalo  da  masse  rovenii ,  c  da 
forti  esplosioni.  sino  al  di  I"  agoslo  ;  nel  quale  lorno 
lallernanza  delle  eiullazioni,  e  del  corso  della  lava,  e 
conlinuo  sino  a  10  sellend)re,  tpiando  cesso  intieraniente 
I'incendio,  dopo  il  corso  di  Ire  niesi. 

II  braccio  della  prima  lava  clie  corse  a  levante  sino 
alia  collina  del  pinllo  percorse  olio  niiglia  ;  I'allro  al  di 
la  di  Serra-pizzula.  ollre  dieci  niigiia  in  novo  giorni.  Dalle 
varie  erullale  malerie,  I'ormossi  il  munla  Itosso,  nella 
Sehiena  dcirusino.  Immensa  qnanlila  di  sale  animoniaco 
si  formo  sulla  vasia  snperlicic  di  lulla  la  lava.  L'  arena 
cadnia  vizio  i  pasroli  non  solo  ma  isleriPi  i  lerreni  ove 
cad  le  per  |iiii  aimi  ;  e  non  e  a  dire  quanlo  danno  rc- 
calo  avesse  a'  bosdii  die  verdeggiavano  in  quella  j)laga 
della  nionlngna,   cnmltiala  in  orrida  impraiicaliile  scoria. 

Aon  erano  scorsi  Ire  aiini,  ne'  (piali  il  vnlcano,  se  ..ff.. 
dava  segnf)  di  non  cssere  eslinlo,  lo  era  per  mezzo  del  c.  c. 
fnmo  clie  a  quando  a  (piando  erutlava  dal  sommo  crale- 
re  ;  quando  a  20  aprile  17 (id,  alia  ora  prima  della  nolle, 
senlironsi  successivanienle  diciasselle  scosse  di  Iremuoto 
da  IJeipasso  al  Pisano,  in  linea  quasi  oiizzonlale.  L'aria 
sgond)ralasi  dalle  nuLi  I'ece  vederc  aperlo  il  seno  del 
volcano  sojira  le  yrotle  ili  Palcmo.  qualiro  miglia  circa 
al  di  sollo  del  craiere  della  preccdenic  cruzione;  c  ra- 


—  318  — 

pido  infocalo  torrcnte  ne  sboccava,  diretlo  a  levante,  chc 
in  poche  ore  trascorsc  iion  iiicno  di  (piallro  niigiia:  indi 
l)assalo  a  fianco  di  Serra-pizzula  Cuharina  si  spazib 
iiel  bosco  del  Chiatlo,  distriiggcndo  graiide  numero  di 
(jiierce.  Si  divise  indi,  cd  clargando  la  sua  fronte  con- 
tiniio  a  disli'urre  il  Ijosco  verso  ponenle,  e  la  plena  in- 
focata  verso  mczzogiorno  giunse  sino  al  monte  dell'  Al- 
bann,  e  nc  invesri  la  Scarpa  pel  Iramonlana,  sino  all'al- 
lezza  di  palmi  40;  ne  quivi  fcu-mossi,  ma  scendeva  gia 
verso  i  terrcni  collivali ,  ap|)arlcnenli  a  IVicolosi  e  Pe- 
dara  —  La  sua  fronle  era  gia  della  largliezza  di  prcsso 
a  due  niiglia,  e  1' allezza  fra  40  c  30  [)alnii;  ed  in  ore 
19  avca  trascorso  circa  a  dieci  niiglia,  perclie  era  giun- 
1a  al  piano  della  Cisterna,  dietro  Serrapizzuta  e  per  le- 
vanle  di  ([uesto  nionle  si  approssiniava  a  quello  di  S. 
iN'icoli)  L' Arena. 

Varii  fenomeni  intanto  avvenivano  all'  anipio  tralto  di 
((uesta  correntc;  nel  piano  del  Cliiullo,  a  sei  niiglia  soHo 
la  prima  origine  della  eriizione,  si  apri  un'  allra  bocca, 
dalla  (piale  rumoreggiando  cruUavasi  liimo  ed  arena.  A 
2  maggio  qucsle  due  bocchc  parvcro  voler  cessare  di  nian- 
dar  fuoco,  ma  nella  sera  slcssa  ripresero  enlrambe  vigo- 
re,  c  la  lava  ora  crcsceva  in  vclocila  ora  aj)pena  sembra- 
va  scorrere.  Ne  queste  erano  le  sole  bocclie,  o  svcntatoj 
della  eruzione:  un'altra  ve  n'era  dielro  alia  prima,  ed  altre 
sei  se  ne  scorgevano  da  ponente  a  levanle  sopra  di  (piella, 
le  quali  col  funio  e  col  geilo  di  arene,  moslratano  il  sot- 
lerranco  passaggio  della  li(piida  lava,  clie  daH'allo  della 
monlagna  proveniva.  Per  replicate  voile,  queste  boccbe 
si  videro  in  grande  attivila,  e  poi  cadere  in  una  inerzia, 
die  aniniava  le  genii  con  viva  speranza  di  prossima  e- 
stinzione.  II  giorno  20  dalla  parte  di  levanle  la  lava  nii- 
nacciava  di  iiivadere  le  grolle  della  neve  apparlenenli  al 
vescovado  catanese;  nialgrado  un  gran  niuro  di  pielre  a 


—  310  — 

sccco,  fallovi  alzaro  ad  iinilazionc  di  qiiollo  ordinalo  ik'1 
'!()(>!>  da  I).  Dii'go  l*iii)[ialardo,  die  imi>cd'i  la  ciilrala  della 
lava  in  Catania.  Sci'uiva  la  correnlc  ad  invadere  il  piano 
di  Caruso,  v.  dovaslaro  il  hosco  di  Palorno,  per  pnncn- 
le,  Midline  per  Iraninnlana  fu  in  poco  tempo  ri(;in[)ita  la 
valle  dclla  Calvarina.  Oiicl  hraccio  oecidcntalc  cin^eva 
montc  Grosso,  c  nc  bruciava  il  I'olto  bosco :  (piello  orien- 
tale  soppclliva  il  hosco  di  Catania,  e  la  (Irolla  ileU'  ac- 
(luu,  che  scrviva  alia  conscrvazionc  dclle  ncvi ;  c  con 
nn'altezza  di  .'{()  palnii,  cd  una  frontc  di  IfiOO  palnii  in- 
vasc  il  nioiilc  o  la  lUista  do  cevfi,  nno  dc'piii  rigogliosi 
nicnd)ri  del  bosco  di  Catania. 

Scosse  di  trenuioli  erano  in  qncsto  tempo  fregiicnli 
ne"  villagiti  (leH'Ktna,  in  Aci  ed  in  (]atania ,  e  principal- 
mente  a  18  maijgio.  La  lava  si  actreblK'.  e  spaziavasi  per 
tulti  i  lati  ne'niesi  di  luii,lio  agosto  e  sellembre,  ma  con 
poca  celcrila  ncl  corso;  dannosa  semprc  ncl  bosco  di  Ca- 
tania, che  (piasi  inlieramenle  distrusse,  cd  il  danno  ve- 
niva  calcolalu,  I'orse  con  (|ualcbe  csagerazione,  a  piii  di 
un  milione  di  albcri  (1).  Ccrlo  si  c  clic  quesle  due  ul- 
time  eruzioni .  dopo  qnella  del  1(509,  sono  slate  Ic  piii 
dannose  nella  jilaga  meridionale  delfEtna. 

Da  qnesla  cpoca  sino  al  1780  il  vnlcano  parve  ri-  jc' 
posare  da  lanla  eccessiva  azionc.  A'el  fine  di  ajirile  di  ^if^c' 
queH'anno,  c  |)rimi  di  maggio,  mentrc  lo  citta  di  Sici- 
lia,  e  pill  dogiii  allia  .Messina,  erano  agitate  da  tremuoti 
I'Etna  ripre.se  i  suoi  vnlcanici  lavori,  annunziandoli  con 
nnvoloni  di  denso  fnmo,  e  "clto  di  scorie  inl'ocatc  dal 
somino  crateie.  La  sera  del  18  maiisiio,  dalla  i)arle  di 
Sud-Ovesl  della  regionc  sn|ieriore  nemorosa  ,  si  apri  il 
fiance  dclla  inontagna  ad  nno  spavenlevolc  inccndio,  c  for- 


(I)  Ciu  si  ritava  da  una  monKiria  jirespiilala  in  qnii  Icinpo  at 
Trilinnaie  (tel  I'alrinionio  dagli  al)ilanli  di  Aicolosi    (Alcssi  I.  c.  ). 

ATTI   ACC.    vol.    \1V.  42 


—  320  — 

niidal)ilc  per  la  violcnza  della  criizione,  e  pel  rapido  cor- 
so  dellii  infocala  correnle.  La  prima  apcrtiira  fu  alle  Tac- 
c/ie  dc'Ua  Fiiucc;  rindomaiii,  19  niagirio,  iin'iiilra  piii 
grande  a  due  iiiiglia  circa  piii  in  basso  se  nc  apn  siilla 
pianura  del  Carpenliere ,  iiella  slessa  dirczione.  Osservala 
davvicino  (jiicsla  apertiira,  prosenlava  tre  distintc  bocche, 
delle  qiiali  le  due  superiori  nnn  mandavano  die  fumo 
carico  di  arenc,  e  scoiic  infucale ;  nicntrc  dalla  iiiferiore 
sgorgava  la  lava.  Questa  circoslanza  e  notovolc,  perche 
quando  si  e  potato  avvicinarc  a  tali  prime  aperture ,  si 
e  osservala  in  quasi  tutle  le  eruzioni. 

La  lava  cslendevasi  in  pocbi  giorni  a  sei  migiia  di 
corso,  osservando  le  leggi  de"  lluidi,  precipilando  nclle 
valli,  arrestandosi  e  cingcndo  le  allure,  dividendosi,  ra- 
mificandosi  a  scconda  della  natura  delle  superlicie  cbc 
andava  ingombrando.  Dilalavasi  nella  pianura  del  Carpen- 
tiere  c  delle  mandre  della  fava;  arrestata  dal  monte 
Avolldjo,  prccipitavasi  nella  fossa  ddla  Nava;  quindi  cin- 
geva  il  monte  de'Santi.  Divisa  cosi  in  due  braccia,  quelle 
di  pononle  a  quatlro  niiglia  dal  monte  Arso  sino  al  pas- 
80  de  Bronlesi,  dirigevasi  verso  il  feudo  del  Cavaliere; 
il  secondo,  |ier  mezzogiorno,  cingeva  il  monte  de  Pal- 
mintelli ;  dondc  scostandosi ,  ed  ollrepassando  monte 
D'  Hid ,  dividevasi  in  Ire  braccia ,  rincliiudeva  il  mon- 
te Mazzo,  i»recii»itavasi  sullc  coslc  di  Ragalna  nel  val- 
lone  a  levanlc  del  bosco ,  c  parca  non  volesse  ris[)arniiar 
le  vigne  di  quelle  contrade.  Ma  i  danni  cagionati  al  bosco 
di  Paierno  furono  grandissimi.  La  eruzionc  cesso  negli 
ultinii  di  niaggio ;  non  pero  riulerna  azione  del  focolarc 
vulcanico;  trcmuoli  si  avvcrlivano  nei  conlorni  di  Messina 
e  nella  citta  stcssa ;  e  dal  sommo  cratcre,  per  tutto  1' an- 
no 1781,  scorie  infocate  ed  arenc  venivan  fuori  alio  spes- 
so,  accompagnatc  da  vapori  impregnali  di  minulissima  ce- 
nerc  rossaslra.  Questa,  a  24  aprile  di  quell' anno  caduta- 


—  321  — 

in  un  ad  una  .dirotta  pioggia  allarmo  la  molliUidlne  dc- 
gli  cliiicoli,  per  la  soniiglianza  che  porlava  ad  una  pioggia 
di  sangue  (1). 

Por  lullo  il  mcse  di  niaggio  soguirono  (pu'llc  pic- 
cole  enizioni,  acn)ni])agnale  da  violenli  scosse  ;  ed  in  una 
di  (piesle,  colinalusi  il  cralerc  di  licpiefalla  lava,  quesla 
trahoccit  e  rapidaniente  corse  verso  la  valle  del  Hove  (2). 

A  li  lelihraro  17 HI*  lulla  Y  Isola  fu  scossa  da  forte 
Ireinuolo  :  Calania  tremi) ;  3Iessina  e  mollc  cillii  della 
Calabria,  ad  una  seconda  scossa  nollurna  crollarono;  il 
rilorno  del  mare,  ch'  erasi  riliralo  nel  tempo  del  Iremuo- 
lo,  e  le  dirolle  pioggie  concorsero  ad  accrescere  il  soc- 
(juadio  e  1'  orrore.  Slraordinarii  fenoineni  avvennero  nei 
lerreni  di  Calabria.  L'Accademia  delle  scicnze  di  iVapoli, 
ne  pnltlilico  la  storia. 

L"  Klna  laceva  |)er  (pialiro  anni  circa.  3Ia  addi  1"  .n' 
luglio  1787,  un  gello  di  ai-ene  dal  sonuno  cralere  ,  In  ^1^'q^' 
il  I'oiiero  di  un  jiiccolo  sgorgo  di  lava  che  corse  del  cra- 
lerc slesso  in  mh  sino  al  "ioino  10  e  cesso  rindomani; 
ma  un  cu|io  sollenanco  niorniorio  udivasi  [)er  tullo  (piel 
giorno  e  cesso  con  la  enizione  di  denso  copiosissimo  fu- 
mo.  La  sera  del  13  si  dissc,  esscrc  apparsa  una  S|)ccie 
di  Aurora  Ijoreale  in  ciel  serene  (3).  Ad  ore  due  e  mez- 
za,  d'  Italia,  scojipio  da  greco,  vivo  lume  e  difTondevasi 
a  maestro,  e  bianclie  strisce  |)erpcndicolari  all'  orizzonle 
uscivaiw  ila  lorn:  avanzavasi  a  tramonlana  11  lume,  e 
dill'ondevasi  a  maestro,  da  (pudlc  strisce  accom|iagnatc: 
dopo  dodici  niinuli  sembrb  svanirc,  scorsi  vendidue  mi- 
nuli  ricoinparve  [)iu  debole  il  lume  dilTondcndusi  da  mae- 
stro a  greco  per  lo  spazio  di  Ire  miglia.   La  terza  volla 

(1)  II  C;iv.  Gins.  Gioeni  no  scrisse  una  doUa  iettcra  al  Gav. 
Iluinilliiii  in  Aiipoli. 

(2)  Alessi  op.  tit. 

(3)  Alessi  op.  cil. 


—  322  — 

si  vide  dopo  venticinqiie  niinuli  e  diiro  sino  allc  ore  cin- 
que e  niiniiti  quarantaciiKiuc  dclla  nolle ,  diffondcodosi 
come  pria  da  greco  a  maestro;  lo  die  senibro  al  volgo  una 
eruzione  avvenuta  nel  lalo  setlenlrionale  dell' Elna  (i). 

La  sera  del  13,  succcsscro  cupi  rombi  cd  cruzio- 
ni  di  ceneri;  la  mattina  del  17  i  fenomeni  si  accrcbbero 
d'intensita,  e  la  nolle  apparve  grandissinia  la  eruzione  nel 
gran  cralcre.  La  lava  scorrcva  diclro  uno  de'  monlicelli 
del  bicornc;  la  mallina  del  IS  fece  silcnzio,  ma  dopo  il 
mezzodi  ,  lornarono  il  rumore  ,  Ic  scosse  ed  il  dcnso 
funio ,  ed  il  ciclo  coprissi  di  nubi  minaccianti  la  piog- 
gia ;  essa  noa  fu  di  acqua  ma  bcnsi  di  niinula  arena  ; 
die  spiiila  dal  vcnto  giunse  siiio  in  Malla ;  cd  a  misura 
che  avvicinavasi  al  cratere  era  di  lapilli  e  gradalamenle 
di  scorie. 

Al  Iranionlo  del  sole  si  vidcro  dcvar  dal  craleri; 
niolli  coni  di  fiamme:  fra'  quali,  due,  uno  a  mezzogiorno, 
I'allro  a  Iranionlana,  con  un  conlinuo  molo  di  elevazio- 
ne  e  di  depressione  innalzavansi ;  accresccndosi  a  cor- 
rispondenza  la  lava  die  si  versava  per  iullo  il  pend'io  del 
cono  in  diversi  rivoli,  in  modo  da  aver  l' aspello  d'una 
piramide  di  fuoco,  accompagnala  da  denso  fumo,  e  scin- 
lillanle  di  mille  infocale  e  lucide  masse  con  violcnza  spinle 
in  alto;  accrescevano  lerribile  maesla  al  rcnomcno  il  guiz- 
zar  de'lampi,  ed  il  conlinuo  rombo.  Cosi  duro  quella 
nolle  per  circa  un'  ora ;  replico  la  nolle  seguenle  con  la 
durala  di  mezz'ora.  La  eruzione  comincio  quindi  a  ces- 
sare  dal  20  al  21,  e  nd  22  si  eslinse  (2). 

(1)  In  vcrita  il  volgo  noa  la  pcnsava  male  ;  per  qiianto  era 
facile  una  piccola  eruzione  da  qucUa  parte  ilel  nionte,  clie  rifletten- 
do  il  sno  lunio  sopra  slrisce  di  nuvole  presenlassc  quellinlorniitten- 
te  chiarore,  allrellanlo  diHicile  era  una  Aurora  boreale  in  Sicilia, 
nel  niese  di  luglio  ! 

(2)  11  Pro!'.  Giuseppe  Mirone  si  reco  sul  monte,  finita  la  eru- 


—  323  — 

Da  quell' ('|ioca  sino  a'niarzo  1792  I'Klna  iiou  die  .w' 
segno  (li  viilcanico  iiilenio  lavoro.  In  quel  niese  fra  (;' o.' 
colonne  di  denso  riinio  si  videio  oriiziuni  di  ini'ocale  sco- 
rie  nel  somnio  cralere,  ed  in  seguilo  ora  scossc  di  Ire- 
inuolo,  ora  ciqii  rond)i,  sino  a'prinii  di  niaggio,  quando 
foriera  di  prossiina  enizione  nn'alla  colonna  di  denso  fii- 
1110  carico  di  arcne,  si  aizo  da!  cralere  a  gdisa  di  rigo- 
glioso  pino.  In  effello  la  nolle  delP  11  e  12  di  (juel 
inese  ,  dne  lorrenli  di  lave  Iraboccarono  da  quell"  apice 
uno  a  jioiienle  alia  direzione  di  Aderno,  die  arreslossi 
a  nionle  llosso;  1' allro  piii  copioso  nella  vallc  del  Tri- 
Ihijliclh),  c  dopo  peiTorse  in  hreve  tempo  novc  niiglia 
arreslossi  |)resso  lo  Zoceohiro  (1).  Treniava  di  eoiilinuo 
il  monic  dall'allo  sino  alia  regione  neniorosa,  cd  i  nnig- 
gili  udivansi  sino  a  Calania,  —  JXeoli  ullinii  di  niag"io 
squarciossi  la  inassa  dell' alto  pello  della  monlagna  nel 
piano  (lol  Laj/o,  una  jiorzione  sprofondo  a  gnisla  di  una 
vasla  fossa,  clic  dalla  figura  fu  delta  poscia  /«  Cistcr- 
na;  (2)  la  lava  intanto  die  sollerranea  scorreva  ,  niani- 
feslossi  in  prima  piii  basso  nella  conca  del  Sallizio,  cd 
a  guisa  di  un  rivolo  infocalo  si  prccipila  nella  vallc  del 
Trifoyliello,  dall'  allra  parte  un  allro  rivolo  venne  fiiori 

zionc,  c  nc  scrissc  una  doUa  miMiioria,  clie  lessc  all'Accadcmia  degli 
Etnei.  —  v.  Doscrizionc  de'fenomcni  osscrvati  nella  eriizione  del 
1187.  — Calania  1"I81. 

11  Cav.  (iioeni,  no  pnldilico  un'  allra  ancor  piii  detlafrliata. 

(1)  .\on  si  jxissond  cuniiircndcro  i  corsi  dcllo  lavp,  od  i  punti 
di  eruzionc,  senza  la  loim^iiilia  dcir  Etna  ;  e  qiiesla  islcssa  bcnrlie 
si  fosse  la  piii  coirclta  possiMle  non  daia  niai  Cdnlo  di  (jiicllr  mi- 
nute circoslanzc,  clic  rondono  rilevanlc  una  cruzionc  aiili  aliitatori 
de' luoglii  vieini.  La  sloria,  per  tanlo,  dellc  cruzioni  dell' Etna  non 
puo  riustir  utile  alia  scit>nza  se  non  ipiando  olTre  partieolari  feno- 
nieni.  o  die  aliiieiin  servir  possano  ad  illiistnire  la  teoria  de'vulcani. 

(2)  Tale  spnirinidaniento  ser>i  a  discnpiire  la  strultura  di  quella 
parte  della  massa  dell  Etna,  couic  sarii  dello  in  appresso. 


—  324  — 

vorso  mezzogiorno  chc  ])re3lo  si  csliiisc  ;  ma  la  maggior 
correnle  pcrmoava  ancora  piu  in  hasso,  e  nel  di  1"  giu- 
gno  venue  fiiori  nel  versanle  menilionalc  del  salfizio  rcn- 
dendosi  visibile  c  forinidabile  a  lutli  i  proprielarti  de'sol- 
loposli  collissimi  tcrreni.  —  Rapido  ne  era  il  corso ;  e 
dirclla  a  S.  E.  invase  in  poco  tcMiipo  il  piano  dell'/lr- 
ciinisa,  investcndone  quell'  aulico  cono  di  cruzione  :  col- 
mo  la  valle  di  Gioachino ,  divisa  in  due  braccia  eopri 
di  orrida  scoria  Ic  ferlili  campagne  di  (Jassone,  c  niinac- 
cid  invadere  Zafarana ;  avendone  gia  occupalo  gran  parle 
delle  vigne;  ma  per  I'orluna  arrestossi  in  que'conlorni. 

«  E  slata  quesla  una  delle  piii  lerribili  eruzioni, 
a  I'Elna  fu  in  gran  travagiio  per  piii  di  un' anno :  la 
«  gran  voragine  voniili)  incessanlemenle  come  un  fiume 
«  di  liquefallo  metallo,  or  ammontandosi ,  or  aprendosi 
«  canali  soUerranei ,  or  elevando  monlicelli  galleggianli 
«  alia  supcrficie,  or  colniando  valli,  or  appianando  col- 
«  line,  or  trascinando  gli  ammontati  sassi ,  or  disfacen- 
(c  dosi  quesli  fragorosamente  e  da  per  lulto  lave  alla- 
((  gando;  talclie  si  calcola  di  avere  imgonibralo  uno  spa- 
ce zio  di  pill  di  trenlaniigiia  aU'intorno  ,  coU'  allezza  di 
(c  pill  300  picdi,  oltre  delle  considercvoli  colllne  Ibrma- 
«  tesi  ,  e  delle  valli,  piii  di  400  piedi  profondo,  col- 
((  male  ».  (1)  —  Nel  mese  di  maggio  la  eruzioiie  cesso. 
yr  Entrato  ai)pena  il  secolo  decimo  nono  una  cruzione 

^fP-^.'''  di  scorie  e  di  arenc ,  che  si  sparsero  per  gran  tratto 
della  plaga  orielnle  dell'  Etna,  cbbe  luogo  a  25  febbraro 
1800,  quasi  foriera  di  allra  di  maggior  conlo. 

A  15  novembrc  1802,  dcnsa  nebbia  copriva  la  re- 
gione  nemorosa,  non  che  la  scopcrla,  della  monlagna.  Un 
forte  tremuoto  scosse  le  due  regioni,  e  fu  anchc  sensi- 
l)ile  in  quella  picdeniontana;  ad  ore  20  il  fianco  dell'Et- 

(1)  Alessi  op.  cit.  ■  ■' 


—  325  — 

na  si  apri  ad  una  •^rnndc  cni/ioiic,  sopra  linccii  Musnr- 
ra,  accompajiiiala  (la  licniili.  c  da  cdiiliniio  nimorcjigia- 
menlo,  chc  da  Calania  avverlivasi  ,  conie  (jiiello  di  un 
riiicliiiiso  laiid)iiio!  Fiinio  dcnsissinio  carico  di  arcnc  e 
di  lapdld  :  sc^ric  iidncalo  di  (»f>iii  dimciisinne  onillavansi 
dalhi  midva  liocca,  cd  una  roiiciilc  di  I'lisa  lava  vcniva 
funri  ((III  isliaordinaria  volocila,  da  pcrcorrcn!  due  niij^lia 
in  un'  oia  ;  ma  grado  i;rado  andavasi  lallcniando,  lalclic 
in  18  (lie  non  era  iiiiinla  tlie  al  piano  delli  Cimni,  a 
quallro  niiglia  appcna  dalla  soiiicnlc  (1).  Ivi  pane;  divi- 
(lersi  in  due  hiaciia,  ma  uno  si  arrcslJi,  e  I"  allio  sem- 
l)rava  dirijiersi  per  le  Aiiiue  delle  (uiscllc  del  Milo.  lal- 
vhb  (piei^li  aLilanii  si  allrellavaiKj  ad  aljLaiiddiiar  le  loro 
diniorc,  alia  risla  delta  minaeeiaiile  inlocala  lava  ueii  so- 
lo, ma  non  jiolendo  reiigere  alia  eonlinua  eadula  dellc 
aieiie,  e  delle  scoric,  chc  Iraspoiiale  dal  veulo  pioveva- 
no  sopra  di  loro  a  guisa  di  gTandiue  rovinosa. 

La  efTervesccnte  lava  inlauto  non  iseaturiva  sollanio 
dalla  nuova  aperluia,  ma  iunal/alasi  sino  alia  i^ola  del 
sonimo  eratere  ne  veiiiva  I'lKiri  in  iorma  di  scorie,  di  oijni 
i-raudezza  c  di  arcne,  e  Iraboccava  li(juida  dal  maigine 
del  eratere,  scorrendo  per  poclie  ore  sul  peudio  del  eono 
stesso  del  cralei(;.  IJreve  I'u  la  diirala  di  (juesia  eriizio- 
ne,  la  (juale  sc  fosse  conliiiuala,  avreLlie  rccalo  indici- 
I)ili  <iniisri  in  (pielle  ferlili  coutrade  elie  minacciava  din- 
vadere;   iiel  iiiorno    18  essa  era  eslinla. 

Maravigna  e  Heeupero  strissero  su  quesia  ern/.iono, 
dopo  essersi  reeali  sul  luogo,  sci  niesi  dopo,  il  primo, 

(1)  Ajpssi,  riforrndo  qiiaiilo  nc  scrisscroMar.ivignii  o  Heciipero, 
(iii|iol('.')  jKnIii  il  I.')  iiiij;liiiil  ((irso (Idle  |iriino  ore  18  dcllii  lava;  inen- 
tre  dalla  llncva  MuHirra,  ed  anciic  dal  sdiiimo  (ralorc  dell' Etna 
sino  al  lido  oricnlale  stesso  del  mare  non  si  conlaiio  i|uiiidii'i  nii- 
jrlia.  Hi  laii  csapcia/ioiii  sc  ne  incoiiliaiio  in  ludc  le  relazioni  de- 
\f\i  ineciidii  dell  LUia. 


—  326  — 

c  pill  di  un  anno  il  secondo.  Da  qucUa  cruzione  il  cra- 
terc  dell' Etna  fu  in  conlinuo  travaglio  vnlcanico  (1). 
<)0''  All   niarzo  1805  la  solita  colonna  di  dcnso  funio 

'0%,^'  carico  di  arene,  elevossi  a  prodigiosa  altezza  dal  sommo 
cralcrc  ;  dagli  11  luglio  a  3  agoslo,  si  vedevano  conli- 
nui  gcUi  di  infocale  scoric,  c  sordi  muggili  si  udivano. 
II  cralere,  die  ncll'  orlo  superiore  era  di  canne  037  e 
delta  profondila  130,  presenlava,  pria  di  quesla  eruzio- 
nc,  un  I'ondo  piano  longitudinulmcnle  aperto  con  lissure 
proliingate,  e  profonde  ove  piii  ove  nieno,  ollrc  a  due 
gole  apei'tc  di  poclic  canne  di  diainelro  ,  d'  onde  iisci- 
\ano  il  funio  e  lo  scorie  die  il  viilcano  a  (piando  a  quan- 
do  oi'iillava.  Accresciulasi  la  effervescenza  agli  il  luglio, 
una  interna  cruzione  successc ,  con  lulU  i  fenomeni  di 
esplosioni,  scuolinienli,  gclti  di  scorie  e  di  arene  da  for- 
niaro  un  cono  di  cruzione,  e  corso  di  lava,  clie  preci- 
pitossi  in  pria  iiellc  aperle  gole,  e  nclle  fcndiUire,  e  poi 
luUo  occupo  il  piano  del  fondo  del  cratere.  Appena  pero 
fornialo  (piel  cono,  alto  circa  canne  12,  die  appoggiato 
al  parele  occidentalc  del  cratere  vi  agevolava  la  disce- 
sa,  una  |)i"j  anipia  gola  vi  si  fornio  alia  Itase  di  quel  co- 
no, die  i)er  niolti  anai  rcstf)  aperta,  c  sino  all'orlo  dclla 
quale  si  poleva  giungerc  ad  osservarne  la  ininiensa  pro- 
i'ondila  (2). 

(\)  Alcssi  nolla  ciUila  opera  rapjiorta  tiiHe  le  osservazioiii  falle 
(la  Mario  Gemniellaro  suU'Elna  per  inolti  c  moiti  anni.  La  eriizio- 
110  die  ra]>porliaino  0  lieavala  da  qiieslo  Giornale  interessanlissiino. 

(2)  I'^u  ill  (pie!  loiiipo  clio  il  iiiio  Iralello  Mario  rieniiiiellaro 
costriii  a  sue  spese  una  piei-oia  casella  presso  la  Torre  del  liloso- 
I'o,  per  coaiodo  de'viaggiatori  ,  della  (jratissima.  lo  mi  accenipa- 
siiiai  con  csso  lui  nell' agoslo  di  (|ucir  anno  180j,  e  vi  dimorainino 
olio  gioriii  per  allestire  del  Uitlo  (piel  ricovero.  IVoi  ruinnio  i  pri- 
mi  a  vcrilicar  (piella  eruzione  inlerna  ncl  cralere,  ed  i  priiiii  a  di- 
scendervi,  ed  allacciarci  all'orlo  di  (piella  profonda  voragiiie.  ini- 
jirudenle  curiosilii!  salitovi  iin'allra  volla  con  niiei  amici,  osservai 


—  321  — 

Dal  rogisiro  dcllc  ossorvazidiii  del  sig.  Mario  Gcni-  r.p 
mcllaro  coiniiiciale  iicl  ISO;}  si  ricava  die  1"  Elna  c  slala 'ff*,''' 
ill  i)rcssocclie  conliiuia  azioiic  sino  al  1809  (I),  allorche 
a  27  marzo,  nuMilre  iiiipcluoso  vciilo  di  Sud-Ovest  solfiava 
il  ciclo  fopiissi  di  d(Misa  caliijiiic,  o  forlcnientc  treniu  la 
terra.  Novolla  hocca  s|)alancossi  a])|)ie  dcirullimo  cono 
deU'Eliia  dalla  parte  di  A'.  E.  e  luivoloni  di  arciie  e  pic- 
cole  scorie  sollevavansi,  die  spiiilc  dal  vcnlo  cadcvano  a 
giiisa  di  coiiliiuiala  piogj^ia  sulla  jdaga  corrispondenlc  di 
cslesa  siipcrficic,  c  \)cv  lungo  Irallo  dell'Isola  sino  a  3Ics- 
sina,  ovc  la  niallina  del  28  sc  nc  raccogiieva    dclla  piii 

dall'  (irlo  (lol  cratcre  clio  il  hw^o  d"  ondc  ci  cravamo  alTacciati  in 
(|uel  baralro,  s'  era  siibbissalo,  e  piii  larga  era  divcimta  1"  aporlura 
dclla  gola.  Quell'  inabissainento  poteva  avvenire  aiiclie  qiiando  noi 
eraveino  siil  liingo ! 

(1)  RegisUo  di  osscrvazioni  del  sig.  Mario  Geminellaro 


A>AO 

n.iii 

GETTI  DI  SCOIIIE 

TREMCOTI 

1803 

138  gionii 

25  ott.  Id  nov.  11  die. 

1804 

47 

9  Febbrajo 

1803 

41 

28  giornl 

3  Lug.(il  fumo  con  arene  dell'M 
marzo  cicvossi  a  grande  altezza). 

ERIZIOE    IJiTEr.>.V    DEL    1805 

180G 

41 

20 

21  Mag.  10  (III.  con  continue 
delonazioni.                           ( 

1801 

oO 

2 

24  25  Novcmbre. 

1808 

10 

102 

1 

1800 

31 

31                 i  sino  aH'cniziono  del  21  niarzo. 

1 

Al 

rri  Acc.  VOL. 

XIV. 

43 

—  328  — 

minula,  nienlrc  ncl!a  seconda  o  lerza  regione  dclla  Mon- 
tagna,  misic  all'  arena  cadevano  idccolc  scoric  in  grandc 
abbondaiiza;  c  gii  abilanli  di  Lingiiagiossa  se  ne  videro 
coperti  i  IcUi  dclle  case,  Ic  sirade  c  Ic  vigiie. 

Una  seconda  bocca  si  apn  ncllo  stcsso  giorno  al  di- 
sotlo  dclla  prima  un  mezzo  miglio  in  circa,  nel  silo  detlo 
Piano  dell'  Elna,  e  prescnlava  gli  stcssi  fenonicni  della 
prima ;  successivamcnte  c  (jiiasi  seguendo  la  stessa  linea 
disccndenlale  sc  ne  aprono  altre  trc,  distanli  fra  loro  da 
due  a  trc  ccnlo  passi ;  altrc  cinque  di  seguito  sine  alle 
cosi  delle,  Tocc/te  di  Coriazzo,  ove  dalla  ultima  di  esse, 
con  delonazioni  ,  getti  di  arene  e  di  scoric,  comincio  a 
sgorgare  il  torrente  della  lava,  die  in  due  giorni  percorse 
cinque  miglia,  con  una  fronte  di  140  palmi,  ed  alta  16 
cbc  si  diressc  in  prima  verso  il  M.  S.  Maria,  Nel  giorno 
29  niarzo  altrc  diciolto  fcnditure  aprironsi  sollo  M.  Ros- 
so, dalle  quali  solo  fumo  vaporoso  si  innalzava.  Questi 
fenonicni  crano  accompagnati  da  conlinui  squolinicnti  del 
suolo,  e  da  niugili  del  vulcano  ,  siniili  a  continuo  can- 
noneggiamento;  piii  tardi  altre  bocclic  si  aprirono  all'in- 
giii  dcllc  preccdcnli,  d'ondc  venivan  fuori  arcne  c  scorie, 
sino  al  nunicro  di  Iredici ;  dall'  ultima  sgorgb  la  lava  che 
si  fe  strada  allraverso  del  bosco  clic  orridamente  andava 
devastando,  con  una  fronte  di  320  palmi,  alta  16. 

Nel  giorno  30  il  primo  braccio  della  lava  si  riuni 
a  qucsto  nuovo,  c  trabboccarono  insicnie  per  le  vigne 
del  Piccolo  c  pc'  Noccioli  del  Cerro,  a'  confini  di  Lin- 
guaglossa,  che  minacciavano  d'  invadere.  La  lava  intanto 
avea  pcrcorso  cinque  miglia  atlravcrso  il  bosco  di  Casli- 
glione,  quando  a  3  aprilc  si  rivolse  a  N.  0.  verso  le  vi- 
gne di  Cagnone,  a  tre  miglia  da  Linguaglossa,  (1)  ed  a 
9  aprile  si  eslinse. 

(l)Vodiia  Mem.  di  M.  G.  Messina  1809. 

Le  osservazioni  di  M.  Gemmeliaro  in  questa  Eruzione,  presta- 


—  329  — 

Lc  solilc  cffloresccnzc  di  sale  aminoniaco  coprino  la 
lava  nella  iiitiera  sua  sii])erricio,  c  sc  iic  poleva  racco- 
i^Iiere  jirodigiusa  quaiilila  siiio  al  nicsc  di  agoslo,  quan- 
do  eraiuj  lullavia  osservabili  iiiolli  runimajoli,  die  niani- 
I'estavauo  il  iioii  esliiUo  calore  della  lava. 

Sollo  il  soflio  del  vcnlo  S.  0.  che  caldo  spirava  r,r 
dal  di  24  al  27  ollobrc,  con  cielo  olTuscato,  due  scosse  *q"(-''' 
di  treimiolo  si  sciiliiono  nel  eiorno  5  ne'contorni  di  Za- 
larana  principaliiienle;  airiiiihriiiiire  del  di  27,  sonza  al- 
tra  scossa  e  scnza  le  ordinaric  esplosioni,  una  bocca  si 
apri  al  pie  S.  E.  doll'  ultimo  cono ,  niandando  infocate 
scorie  ed  arenc,  che  da  lungi  una  fianima  conlinuata  ap- 
j)arivano:  pochi  islanli  dopo,  una  scconda  ed  una  lerza 
ingiii  se  ne  aprirono,  che  elevavansi  a  pari  altezza;  quindi 
una  quarla  ed  una  quinla  verso  I'orlo  della  valle  del  I>o- 
ve,  dalla  ullima  delle  qnali  sbocco  rapidissinia  corrente 
di  lava ,  agevulala  dal  rii)ido  balzo  di  quella  valle ;  allre 
cinque  semprc  in  linca  discendenlale  sc  ne  aprirono  in 
seguilo  a  corle  (h'slanze  una  dall'  altra  che  niandavano 
rivoli  di  lava  ad  ingrossarc  la  principalc  corrente,  dielro 

rono  liitti  da  stahilire  la  sua  tcoria  sul  CoraO  solterranco  dcllc  lave, 
die  luUe  vengoiio  in  i)rinia  ])Ci'  la  gola  nia{,fgiorc  del  vulcano,  c  si 
fanno  poi  slrada  pe'  fiaiaiii  della  montagna  —  V.  N.'  8."  della  Me- 
moria. 

Sc"uilo  deilc  osservazioni  del  si''.  Mario  Gemniellaro 


AKSO 

Fl.MI 

GETTI  DI  SCOIUE  }                            TREJIIOTI                 ? 

1809 

81 

.lopo  la  en.zi..-       ,^  ,^,     j^,,.;                                 , 
ne.                                " 

1810 

21 

1()  fcb.  —  forlissimi  in  Catania 
Messina  cc. 

1811 

Eruzione. 

2.  legfiicri  in  Zafarana  a  I't  ot- 
toliro  0(1  altri  di  sesiiiito               | 

—  330  — 

il  inonle  di  Sciarapizzuta.  Un'  ora  dopo  la  prima  com- 
parsa  di  qucsta  eruzione ,  un  forte  trcimioto  avvciiiie,  clie 
replico  dopo  undici  ininiili ,  quasi  anuunzio  di  niaqgior 
forza  nel  vulcano ;  dalle  ullime  hocclie,  infalli,  maggior 
copia  di  lava  veniva  fuori,  e  le  cruzioni  dcUe  infocate 
scorie  cd  arene  le  sollcvavano  ad  iuimensa  altezza  da 
giungcre  al  livello  di  quelle  della  bocca  supcriore;  due 
altre  scosse  di  tremuolo  avvennero  alle  ore  6  della  nol- 
le ;  oUenebrossi  il  ciclo,  e  folgori,  e  venlo,  e  burrasca 
e  neve  a  guisa  di  nenibo  circondarono  i  siti  prossimi  alia 
eruzione.  La  lava  inlanto  accresciuta  da  cinque  rivoli  con- 
fluenli  inondo  le  falde  del  31.  Lcpre,  e  dirigendosi  verso 
M.  Finoccliio,  niandava  un  braccio  sopra  lioccamusarra, 
ed  un  altro  per  le  conlrade  di  Zappinelli  e  del  Cirrazzo ; 

Seffulto  dellc  osscrvazioni  del  siff.  Mario  Gemmcllaro 


A.MVO 

FI.IU 

GETTI  DI  SCORIE 

TRE3U0TI 

1812 

0 

4 

1813 

8 

1814 

5 

1815 

42 

1816 

27 

13  agosto,  sprofondaiuenlo  nel 
sommo  cratcre. 

1811 

22 

1818 

24 

18  fob.  gran  Ircinuoto  —  altre 
24  scosse. 

1819 

Eruzione. 

molte  I'orti  scosse  nel  tempo  del- 
la eruzione 

—  331  — 

Kra  notcvolc,  chc  gli  spazi  UiUi  fa  una  corrcntc  e  I'al- 
Ira  I'lMKlcvasi  in  molli  jiunli,  c  dalle  fcndilurc  csalava  tie- 
jiido  lunio  vaporoso.  11  luinoic  dclla  conenle  lava  sonii- 


Segiiito  (lellfi  osservazioni  del  sig.  Mario  Gcmmcllaro 


—  332  — 

gliava  pill  die  ud  allro  a  fpiello  di  un  mare  tenipcstoso, 
die  veniva  di  tempo  in  Icmpo  intcrrollo  dallo  scoppio 
Uionanle  dellc  es|)losioiii  dell'iillima  bocca.  Quivi  li  gelli 
di  scorie  ed  arciic  ,  erano  seiiza  i)Osa ,  c.  coiuindossi  a 
lormare  intorno  ad  essa  la  prima  base  di  un  cono,  tulla 
di  scorie  di  ogni  grandezza,  di  lapillo  e  di  arene. 

Le  eruzioni  eran  semprc  accouipagnalc  da  forli  esplo- 
sioni,  le  (piali,  conic  semprc  si  e  osservalo,  erano  piii 
sonore  e  dclonanli  solto  il  sofDo  del  vento  di  ]\.  0. 

La  lava  inlaiilo  nel  Jiraccio  a  deslra  si  animontava 
sopra  se  slessa,  come  veniva  dalla  sorgente ,  finclie  ar- 
restatasi  verso  Carlino,  dcvio  a  sinistra  in  du(!  allrc  hrac- 
cia  Ira  M.  Finocchio  e  Roecamusarra ,  e  liocca  delle 
Colombe,  e  a  3  novembrc  dirigcvasi  verso  Ic  fontancUe ; 
in  tiilti  i  susscgucnli  giorni,  sino  alii  9  sofliando  il  i\. 
I\.  0.  Ic  csplosioni,  quasi  periodicaincntc,  di  cinque  in 
cinque  minuti  si  assoniigliavano  a  spare  di  grosso  can- 
none,  c  queste  continuarono  sino  a  tutto  dicembre,  e  tal 
volta  con  laic  violcnza  da  far  oscillare  le  vclrinc  delle  case 
in  Catania,  con  lulto  cbe  la  lava  noa  faceva  grandi  pro- 
gredimcnli  nel  corso,  ma  a  ripi'cse,  come  sorliva  dal  pie 
del  cono,  cbc  gia  cresciiito  era  a  significantc  altezza  , 
si  amnionlava  sopra  se  stessa,  quasi  imilando  una  strati- 
iicazione,  lenlamcnte  andava  sccmandosi  la  celerita  del  suo 
corso;  cosi  manifestavasi  piu  encrgica  nel  sommo  cratere 
dcll'Etna,  d'onde  nuvoloni  di  arcne  alzavansi  spesso  a 
grandi  altezza,  c  spinti  dai  vcnli  si  scioglievano  in  piog- 
gie  di  calde  arene  c  scorieltc. 

A  24  aprile  cesso  la  cruzione,  c  la  lava  non  avca 
oltrapassalo  la  base  di  M.  Calialo.  II  nuovo  cono  fu  detto 
M.  S.  Sinionc,  e  per  moiti  anni  ritenne  intenso  calore, 
talcbe  spesso  si  vide  funiare  dal  cratere  non  solo,  ma 
anclie  dalla  estcrna  supcrficie. 

A  13  agosto  1810,  udissi  fortissimo   scoppio  nel- 


|f»l!)  (li 


—  333  — 

r  ultimo  cono  dcirEliia,  accompagnalo  da  Icggicro  mo- 
viinciilo  del  suolo ;  poclii  i;ioriii  (l(i[)o  si  Irovo  csscrc  ci(> 
avvoiiiilo  |)or  iiilcio  sprol'oiidaiiiciilo  ncl  suolo  del  soni- 
nio  cralerc.  •  .>. 

A  27  niaijgio  iion  niollo  liingi  dal  |ninlo  ovc  apris-  fis. 
si  la  hocca  daila  anlccedeiile  ciu/.ionc,  a[)[iie  dell" ultimo 
cono  dcH'Elna,  dalla  j)ailc  di  levanlc,  non  molto  distante, 
dalle  Torre  dd  Filosofo,  Ire  nuove  hocclie  spalancaronsi 
con  forlc  ticnniolo  per  lulla  la  massa  dcU'Elna;  co'so- 
lili  rcnomoni  di  cnizioni  di  scorie  c  di  arcnc  ,  ciic  si 
sparsei'O  per  tullo  il  territorio  di  Aci :  poclii  niinuli  dopo 
nu'  allra  aprissi  sul  cii^lione  del  haizo  del  Trifogiiello,  ed 
una  (|uiiita  piii  in  i-iii  nel  baizo  di  Giannicola  e  del  (Jor- 
vo,  dalla  quale  fra  conlinui  gelti  di  scorie  e  di  arenc 
sgorgo  un  lorrenle  di  lava,  clic  ajulata  dalla  ripidila  del 
haizo,  scorreva  volocissima  in  giii,  c  dilalaudosi  pria  nella 
conlrada  del  Trifoglietlo,  si  diresso  a  modo  d' infocato 
fiume  verso  li  Zappinelli;  in  24  ore  pcrcorse  due  niiglia. 
i'na  colonna  del  solilo  fumo  misto  di  arcnc  c  scorie  al- 
zavasi  a  grande  altezza,  ed  abbondava  di  guizzanli  stri- 
sce  di  clcllricila;  allre  due  niiglia  pcrcorse,  il  giorno  29, 
e  giunsc  al  Ccrrazzo  ,  dcvastando  i  campi  di  scgala  di 
HI.  Panlauo. 

A'clla  parte  superiorc  del  piano  del  Utfjo  una  lungiia 
fendilura  del  suolo  si  formo  sulla  cosi  delta  Cislerna , 
(sprolondamcnto  avvenuto  nclla  eruzionc  del  1792)  sino 
alia  Torre  del  Filosol'o.  Lc  due  prime  boccbe  della  nuo- 
va  eruzionc  cransi  lalte  una  ;  il  soninio  cratere  era  in 
silcnzio. 

11  di  1."  f^iunno  la  lava  arrestossi  a  31.  Pantano  e 
e  si  ammontava  sopra  se  slcssa  nella  contrada  di  Gian- 
nicola, sino  al  giorno  12,  ([uando  solto  il  vcnlo  IV.  0. 
come  per  lo  innanzi,  le  detonazioni  si  facevano  piii  vio- 
lenle —  ,  11  giorno  dopo  nuovo  lermenlo  manifeslossi  nella 


—  334  — 

principal  gola  del  Vulcano,c  niivoloni  carichi  tli  arcne  erul- 
laronsi,  clic  lo  sparscro  intorno  sino  a  Catania :  e  poco 
dopo  nuova  rifusa  di  lava  vcnne  fuori  dalla  Ijocca  supc- 
riore  della  crnzionc  e  trabocco  nella  Valle  ,  nienlrc  un 
gran  tratlo  del  sno  ciglione  scoscese  all'  ingiii  nel  Trifo- 
glictto  c  copri  le  lissure  clic  esalavano  funi();ina  poclii  gior- 
ni  appresso  fra  cpielle  ruine  si  formo  una  vasla  fenditu- 
ra,  d'onde  arcne  e  scorie  infocale  miste  al  vaporoso  fu- 
mo  vcnivan  fuori,  e  la  lava  conlinuava  ad  avanzarsi  ver- 
so il  nionte  di  Calanna,  clie  dopo  avcrlo  altornialo,  giii 
nella  Yalle  di  cpicl  nome  con  orrihilc  Iracasso  precipila- 
va,  e  copersc  di  sue  nialcric  due  piccolo  sorgenli  d'ac- 
qua,  clic  scorrevano  nel  londo  di  quella  Vallc.  Per  tutti 
i  reslanli  giorni  del  raese  di  giugno  conlinuarono  li  gelti 
di  scorie  e  di  arene,  ora  nella  superiore,  ora  nolle  inl'c- 
riori  aperture  con  esplosioni  piii  o  nieno  violenle. 

Nella  nolle  del  di  1"  lunlio  all'  ore  i  e  niin.  50 
forle  tremuolo  avvenne  in  Cutania  die  fu  poco  sensibile 
nelle  conlradc  piii  alle  dell'  Elna.  —  La  lava  nel  corso 
del  niesc  di  luglio  andava  occupando  ora  una  parlc  ora 
un'  allra  dell'  alto  fondo  della  gran  Valle  del  Bove,  ma 
principalmente  lungo  Ic  serre  del  SaUfizio,  e  precipitava 
in  quclla  di  Calanna,  ora  da  un  punto  ora  da  un  allro: 
e  dal  ciglione  dello  sallo  della  Giumenia,  venne  giu  a 
coprire  la  sorgenlc  delta  acqua  rossa  ,  c  correre  verso 
il  Cirrazzo. 

La  nolle  del  26.  due  orrihili  scosse  di  tremuolo 
(piasi  lermine  della  crnzionc,  spavenlarono  gli  Elnicoli  tnlli. 

Verso  la  sera  del  31  Ollohre  1832  renlicale  scosse 
w.',2  ill  di  tremuolo  ne'  contorni  di  Aderno  Dronle  e  3Ialello,  con 
*'■  ^'  sensibile  danno  nelle  case  rusticlie,  annunziarono  una  vi- 
dua eruzionc;  in  effetto  rup|)e  il  Vulcano  ajipie  del  som- 
1110  cralere  verso  S.  E.,  e  nel  tempo  slesso  lunga  scissura 
esalante  fuoco  aprissi  nel  dorso   della  monlagna,    verso 


/>/.  Schinrn  c  pnscia  ncllc  hoccardle  del  fiinco  c  !\Inn- 
dra  di  Pihilenli;  iicl  silo  stosso  dclla  cnizionc  del  Ifijl — 
Spirava  il  A.  0.  IV.  c  ila'inivoloni  di  (111110,  da  ([ucll'a- 
pertura  a  grande  allczza  spiiili  ,  cadcva  giii  1'  arena 
chc  spargcvasi  |)or  la  parlc  occidciilalc  dclla  monla- 
gna;  nel  lompo  the  noii  ineiio  di  nuovc  hocclie  spa- 
lancavansi  iiiloriio  Ic  allre  aperture  appie  del  sommo  cra- 
tero,  dairiillima  dcUe  quali  iiii  rigagnuolo  d"  infoeala  lava 
dirigcvasi  verso  la  casa  Cicminellaro,  0  Inglesc  come  comu- 
ncnienlc  si  appella;  iirlando  peri)  con  la  corrcnlc  del  1787 
devio  da  qiiella  direzionc  e  per  Icvanlc  precipilossi  nclla 
valle  del  Uove.  Mentrc  quella  piii  grande  cominciava  a 
shoccar  con  forii  delonazioni,  ed  in  vasla  quanlita  verso 
la  plaga  ociidcnlale ;  e  nella  nolle  spavenlevole  (iuniara 
di  fiioco  vivissinio  presciilava,  sopra  M.  Lepre,  a  poca 
dislanza  da  (jiieslo  si  divise  in  due  braccia,  quelle  a  de- 
sUa  Ira  il/.  Lepre  e  M.  Jiosso,  Y allro  a  sinistra  fra  il/. 
Lepre  e  M.  EijHlo ,  dcvaslando  la  parte  superiorc  di 
que'  liosclii. 

Addi  1"  novcinbrc  un'allra  bocca,  a  Iramontana  della 
niaggiore  di  questa  cruzionc,  aprissi  nclla  scrra  del  lia- 
sojo,  Ira  M.  Frumenlo  e  3/.  S."  Maria,  sopra  il  bosco 
di  llandazzo  ,  ed  un  rivo  di  lava  comincio  a  sgorgarne, 
ma  ncl  giorno  dope  si  eslinsc. 

Vario  era  il  corso  della  lava  principalc  di  il/.  Le- 
pre, ed  ora  verso  S.  0.  ora  ad  ().  ora  a  i\'.  0.  a  se- 
conda  del  pendio  del  suolo,  c  degli  urli  de' colli  co' quali 
inconlravasi  ora  da  un  punto  ora  dall'  altro  andava  inva- 
dendo  i  bosclii  di  Aderno,  di  Bronte  c  di  3Ialello,  con 
una  fronle  spesso  di  1(10  palnii,  alia  piii  di  40.  Si  di- 
rcssc  quiiidi.  lungo  la  lava  del  IOjI  verso  Bronte  ,  e 
canipeggiit  per  due  giorni  nel  fertile  suolo  di  )hisa,  rc- 
cando  iiidicibilc  spavento  agli  abilaiili  di  Bronte  ,  che 
gia  vedevano  vicina  la  total  dislruzione  della  loro  citta; 


iTTI    4CC.    VOL.    XIV. 


44 


—  33G  — 

(lapoiclic  a  10  novcmbrc,  la  lava  minacccvole  era  appc- 
iia  quallro  iniglia  lonlana,  e  la  sua  IVonlo  noii  era  dive- 
mila  mcno  di  400  passi  ili  larghezza. 

I  solili  fcnomcni,  intanto  verificavansi  sciiza  inlerru- 
zionc  nolle  Locclie  della  cruzioiic,  die  si  erano  gia  apcrte 
quasi  Uille  in  una  sola.  Esplosioni  forlissimc,  gelli  con- 
linui  di  scoric  di  ogni  grandczza,  nuvoloni  di  fiinio  ca- 
rico  di  arenc  e  piccole  scoiiclle  ;  ed  era  principalnicnle 
notcvolc  una  verlicalc  c  pcrcnnc  striscia  di  luce  quasi 
sulfurca  nel  mezzo  del  conlinuo  getto  di  infocali  mate- 
riali,  chc  racnlivano  una  fiamnia. 

La  roltura  docl'  inlervalli  fra  1'  una  hocca  e  I'allra 
della  eruzione,  clie  le  ridusse  ad  una  sola,  produsse  tale 
fragore,  clie  fu  avverlilo,  nel  giorno  stesso,  sine  in  Ca- 
tania, a  guisa  di  un  seguilo  cannoneggianicnlo.  I  sflobi 
del  nero  fumo  sorpassavano  spesso  I'allezza  della  cima 
dell'Etna,  die  dal  punto  d' onde  sorlivano,  poteva  ben 
calcolarsi  a  piii  di  3,000  picdi ;  e  le  arene,  a  seconda 
dello  spirar  de'venti  giungevano  sino  alia  Piana  di  Catania. 

La  lava  non  cessava  d'  avanzarsi  verso  Bronte  fa- 
cendo  guasto  de'coltivali  canipi  a  levantc  della  cilta.  II 
Governo  ne  fu  intcressalo  c  tulte  le  misure  si  presero 
perclie  la  desolazione  non  avvenisse,  di  una  popolazione 
di  presso  a  13,000  abilanti ;  c  niuri  a  sccco  si  alzarono 
ne'  colli  superiori  della  cilia,  ad  esecuzione  di  quanto  si 
fecc  in  Catania  nclla  eruzione  del  '1 609,  c  provisioni  non 
si  faccvano  mancare,  c  regolamenti  |)er  il  buon' ordine. 

3Ia  linalnientc  a  15  novenibre  i  fenomeni  dell' eru- 
zione indebolirono  —  L'  esplosioni  succedevansi  a  lunghi 
intervalli:  la  lava  lenta  correva  ed  in  minor  quantita,  e 
nella  contrada  di  Salici,  il  suo  fronte  non  avanzava  die 
pochi  passi  in  un  giorno  ,  e  gradalamente  si  estinse  a 
22  novenibre, 

Se  indipendenli  o  no  dal  vulcano  si  fossero  stali  al- 


—  337  — 

Ciini  fcnomciii  avvomili  d(i|tn  la  cessazionc  dolla  cruzionc, 
noil  si  polrebhe  dcciderc.  La  inalliiia  del  ii;iorno  24  no- 
Yoiiihrc  una  specie  di  lenipcsla  di  piogge,  vcnlo  impcUioso, 
scop[)in  di  luoiii  ed  una  violenla  scussa  di  Iremnoto  ca- 
gionarono  giavissinic  l("^ioni  nolle  fahhriche  di  iN'icolosi,  e 
i  mini  delle  vi"ne  crullaiono  ((nasi  inlieranientc.  Conlinuo 
la  lenipesla  nel  giorno  seguente  con  niaggiorc  intcnsila, 
die  niiila  ad  una  seconda  scossa ,  in  S.  Giov.  La  Pun- 
la  |)r()(lnsse  liiiiglie  lendiliirc  neirallo  campanile,  die  fi- 
nalmciite  a  29  ilello  slcsso  novcmbre  croUo  con  lerribile 
I'nicasso.  Scosse  di  Irenmoli  si  avverlivano  al  3IUo  nei 
giorni  24  2.')'  2(5. 

Una  piccola  cruzionc  a  2  agoslo  1838  fu  prccedu-  (;.;.. 
ta  da  pochi  gelli  di  scoric  e  leggierc  delonazioni  sin  dai  '^^^J" 
pi'imi  di  liiglio,  piovcnienli  da  uiio  dei  Ire  piccoli  coni 
neirinlernu  del  cralere,  die  eiaiisi  roniiali  iielle  precedenli 
eruzioni — Qucslo  piccolo  cono,  dello  Pozzo  di  Fuoco,  era 
altaccalo  per  melii  al  |)arelc  meiidionalc  del  gran  cratere. 
A  8  agoslo,  da  (picslo  vemie  liiori  uii  rivolo  di  lava,  scn- 
za  1  solili  concuniilanli  fenomeni,  a  riserba  di  licvi  scos- 
se di  trcmuolo  nella  regionc  deserta;  la  lava  si  dircsse 
ad  K.  Ira' due  piccoli  coni  di  eruzioni  del  1819,  dctti 
Quadarolli  (piccole  caldajc),  c  sarebbe  giuiila  alia  Tor- 
re del  filosol'o,  se  non  veniva  dcviala  dalla  lava  del  1787, 
die  a  guisa  di  muro  si  alzava  in  (juel  silo.  Corse  ella 
quindi  verso  il  ciglione  del  balzo  della  valle  del  Iiove. 

Sino  al  giorno  G  nessun  nuovo  fenomeno  cbbe  luogo; 
placidissima,  e  slraordinariamenle  lalo  In  (jncsla  eruzione; 
la  lava  s"iniialzava  IcMilamcnle  nella  gola  del  vulcano,  come 
sc  spinla  da  sola  espansione  del  fuoco  seiiza  1'  ajulo  del 
vapore,  die  c  1'  agenle  de'  piii  marcali  fenomeni  in  ogni 
eruzione.  A  7  agoslo  la  lava  sceiule  per  la  valle  del  Ho- 
ve, ove  lenlameiile  scorre  sino  al  gidino  13,  (piaiulo  la 
superlicie  di  cssa,  presso  alia  base  dellullimo  cono  del- 


—  338  — 

TElna,  prendc  la  forma  di  un  arco  ,  e  la  correnle  \i 
passa  sollo  a  giiisa  di  fiiime  sotto  ad  iin  ponte.  —  Essa 
divides!  in  due  braccia  dc'  qiiali  iino  parcva  dircUo  verso 
la  casa  inglese,  ma  nel  giorno  20  si  arrcsla,  c  si  coii- 
giunge  coH'allro  braccio  c  cosi  congiunti,  arginali  come 
sopra  dalla  lava  del  1787,  vanno  a  sccnderc  anch'essi 
iiella  valle  del  Bove,  coprendo  in  prima  uno  de'«/uada- 
rotti  del  1810.  Scossc  di  Iremuoti  crano  a  quando  a 
quando  sensibili  nell'  alto  della  montagna  per  tuUo  il  me- 
sa di  settembrc ;  uno  piii  forte  fu  avvcrlito  in  tulto  il 
tralto  occupato  dall'  Etna  a  29  di  sellembre  slesso. 

Lento  fu  sino  all'  ultimo  il  progresso  di  questa  eru- 
zione,  cbe  ccsso  interamcnto  nel  fine  di  febbraro  'lo39  (1). 
(jG'  Una  forte  scossa  di  tremuoto  nella  plaga  meridionale 

*^*-j''  deir  Etna,  c  principalmente  in  Belpasso,  Piano  della  vite, 
Nicolosi  e  Pedara,  a  18  novcnibrc  18i-2,  con  altre  sus- 
segucnti  scosse:  sotterranei  fragori  nelle  vicinanze  dell' ul- 
timo cono :  denso  fumo  carico  di  arene ,  die  rifletteva 
nella  notte,  il  fuoco  cntro  il  gran  cratere,  dopo  il  tra- 
monte  del  Sole  del  20  annunziarono  accrcsciula  azione 
nel  vulcano  (2). 

II  giorno  27  ad  ore  22  'j^  grandi  csplosioni  di  sco- 
rie  e  di  arene  infocale  cominciarono  a  venir  fuori  senza 
interruzione,  accompagnale  da  forti  rombi.  Dopo  mezza- 
nottc  uu  rivolo  di  fuoco  traboccava  dal  margine  meri- 
dionale del  cralere,  cd  in  poco  tempo  agcvolato  dal  pen- 
dio  venne  ad  urlarc  contro  la  lava,  da  fresco  estinta  del 
1838.  Si  divise  in  prima  in  due  braccia,  uno  verso  la 
casa  infjlese,  I'altro  fianclieggiava  per  S.  E.  la  lava  suddct- 
ta  piegando  verso  il  supcrslito  craterc  di  quella  del  1819, 

(1)  Ceiuio  dcUaltuulc  eruzioue  nell' Etna  di  €.  GemmcUaro — 
Oat.  1838. 

(2)  Cenno  slorico  siilla  eruzionc  del  21  noveuibrc  1812  di  C. 
GemmcUaro  Atti  Gioeiii  \ol.   19  1"  Scr. 


—  339  — 

(;  ncl  corso  dclla  giornala  giunsc  al  marginc  dclla  Vallo 
del  liovc,  OYC  il  prinu)  hraccio,  lilorccndo  il  stio  corso, 
vennc  a  rai-niuimorlo  iiclla  iioltc  del  28  c  29  c  corscro 
imili  per  qiiella  ripida  scosccsa. 

Dalla  coiilinua  cadiila  de'  iiialcriali  erullali ,  fornia- 
vasi,  inlanlo,  eiilro  al  craloro  iiii  tono  di  enizioiie,  ognor 
pill  crcsccnlc  di  mole  ,  od  in  Ire  giorni  era  gia  a  livello 
deir  orlo  inendionalc  del  tralere ;  e  riempiva  lo  avvalia- 
menlo,  die  laceva  coni[)arir  lunata  la  cima  dell' Etna  , 
c  per  cui  i  due  [)unli  piii  elevali  si  dissero  per  lungo 
tempo  la  Ilkornc.  Ken  iioclii  polevano  rccarsi  sulla  cima 
deir  Etna  in  quel  tem[)0  dell'  anno  c  ncl  monicnlo  che 
I'Etna  era  in  tnivaglio  vulcanico;  pure  laluni  voliero  es- 
serc  speltatori  di  quanto  avveniva  in  quel  craterc. 

«  II  conlinuo  Iragorc  e  lo  scoppio  delle  esplosioni: 
la  violenza  con  die  erano  spinte  in  aria  Ic  scorie  infoca- 
le  cd  i  Llocclii ,  fra'  globi  di  arcne  incandescenti ,  che 
mentivano  una  conlinua  lianima:  il  lento  ribollir  dclla  fusa 
lava ,  die  veniva  su  dalla  gola  del  yulcano  ,  a  sgorgare 
dal  canalc  formato  all'  orlo  del  craterc :  la  luce  vivissima 
che  essa  dava  allorche  rapida  prccipitavasi  ncl  pendio  del 
cono  :  la  forma  di  cerchio  die  il  I'nmo  prendcva  talvolta 
alio  scoppiar  de'  gas  ,  c  che  gradatamcnte  ingraudivasi 
come  ad  immcnsa  altczza  era  spinto :  gii  acuminati  dardi 
di  liamnia  vera  die  il  gas  idrogeno  a  quando   a  quando 

lanciava tutli  quesli  lenonu'iii,  cui  non  vliapit- 

turo  che  vagiia  ad  esprimcrc,  spicgavansi  alia  vista  de- 
gl'  intre|)idi  osservatori  (1)  )). 

((  L'  altezza  della  cima  dcH'  Etna,  che  avanza  di  due 
lerzi  Ic  piu  alle  montagne  di  Sicilia,  faccva  si  che  pria 
die  la  fania  sen  divulgassc  ,  alia  isola  intiera  era  gia 
nota  la  cruzione  di  questo  vulcaiio,  per  lo  avviso  che  es- 

(1)  V.  la  delta  Mcmoria,  pag.  131. 


—  340  — 

so  nc  dava  co'suoi  fuochi.  Da  niollc  parli  quiiuli,  da 
Palermo  principalmeiUe  e  da  3Icssina,  non  poclii  accor- 
rcvaiio  ad  osservaria  da  vicino   ». 

»  II  suo  fronte  principale  di  cannc  jO  circa  di  am- 
])iczza,  e  di  4  di  altezza  era  dirello  verso  le  aperle  vo- 
ragiiii  del  1811,  le  quali  in  iiuinero  di  scdici  scorgonsi 
dalla  base  del  cralere  verso  il  M.  S.  Simone  d'onde  la 
lava  di  qiieiranno  scaUiriva  ». 

«  A  1.  dicembre  il  cralere  avea  cangiata  1'  anlica 
sua  lisonoinia,  e  la  iigiira  lunala  del  bicovne  era  spari- 
ta;  aiizi  fra  i  due  apici  elevavasi  la  cima  del  nuovo  cono, 
cd  uu  allro  aspello  assumeva  il  verlice  etneo  dopo  piii 
secoli.  » 

La  lava  lenlamenle  scorreva  verso  Giannicola  ;  ed 
i  curiosi  non  rcslavano  niollo  soddisfalli  di  quel  lento 
procedere  ;  niollo  piu  che  nel  TrifofjUello ,  d'onde  essi 
osservavano  ,  1'  inlenso  freddo  li  obbligava  a  ferniarvisi 
poco.  La  neve  fioccava  in  quelle  allure;  c  niolli  conten- 
taronsi  osservare  la  eruzione  da  Aci,  da  Giarre  e  da  Ca- 
tania. Dopo  pocbi  giorni  pero  i  fenomeni  vulcanici  creb- 
bero  d'intensila  e  nuovo  appulso  di  liquida  lava  spingen- 
do  innanzi  quella  che  lenlauieute  scorreva,  la  faccva  inol- 
trarc  nel  piano  della  Volpe,  lalclie  gli  abilanli  del  Mi- 
lo,  c  di  Zaliirana,  cominciaroao  a  temerne;  in  elTello  pero 
essa  dilalavasi  a  poco  a  poco  ed  a  scconda  della  for- 
ma del  suolo,  or  elevato,  or  piano ,  or  avvallato ,  varie 
dirczioni  parea  che  prendesse. 

II  rumore  delle  esplosioni  udivasi  piii  o  meno  forte 
sollo  il  soffio  de'  diversi  venli ,  e  fu  singolarissima  cosa 
in  quesla  eruzione  I'  essersi  dislinlamenle  udile  sin  dalla 
cosla  di  Calabria  (1)  ,  ed  anche  le  scosse  di  leggiero 
trcmuoto  ivi  avvertivansi. 

(1)  Lcttera  del  Cousigliere  Scipionc  Sarlo  al  Dott.  Mattco  Pla- 
tania. 


—  3il  — 

Dopo  vnri(^  vicondc,  di  accrcsciuta  c  diminiiila  azio- 
iie,  di  i;raiulins(>  orullazinni  di  aiTiio  e  di  sooric  ,  e  di 
aiiincnIaU)  o  diiiiiiuiilo  nialirialc  di  lava ,  (jiicsla  seinpre 
lenla  iicl  corso  ,  arreslossi  linaiinonlo  ,  dopo  avcrc  per- 
corso  noil  |iiii  di  iin  Irallo  di  duo  iiii!;Iia  o  iiic/zo  circa, 
iK'Ila  rei^iouc  scoperla,  sciiza  avcro  rocafo  alciiii  daiino; 
c  la  eruzioiic  ccssi)  nceii  ultimi  morni  di  diccnibrc  1841. 

A    n    novomhre  'l<Si3 — non  ancora  scorso  iin  anno     cv 
dalla  nllima  oruzioiio — un'ailra  ne  avvcnnc  ncl  dorso  occi-  ^^^^J' 
donlal(!  dcll'Kliia  a  due  tcrzi  di  migiio  ,  circa ,  sopra  il 
cralere  della  cruzionc  del   1832,  a  7000  picdi  sopra  il 
livcllo  del  niai'c,  o  quel  silo  ha  nonic  Quadarazzi  (gran- 
di  caldajo)  nolla  rogionc  scopcrla.   Scossc  di  Ircniuolo  , 
0  conlinuo  runioreggiare  preccdcllero  di  poclic  ore  ra|)cr-    ^<y 
lura  di  iioii  mono  di  quindici  bocclic.  Erano  quesle  cosj     ^^ 
vicine  una  allallra  da  [)rcndcr  Taspcllo  di  una  sola  in- 
focala  spaccalura  dclla  nionlagna ,  c  le  scoric  che  veni- 
van  I'uori,  vi  andavan  formando  ncl  caderc  ,  un    clevato 
niarijinc  die  lulle  Ic  raccliiudcva. 

Al  prinio  aprirsi  di  quelle  hoccliC;  a  iirande  altezza 
furon  lancialc  masse  di  varia  mole,  alio  quali  siicccssero 
esplosioni  di  scorie  e  di  lapillo,  c  quiiidi  immcnsa  quan- 
titii  di  arena  vemie  fuori  agglomerala  nel  funio,  e  si  spar- 
se per  lulla  la  plaga  oricnlalc  e  meridionale  dclla  Mon- 
tagna. 

Aon  ando  guari  clic  da  quella  scissura  coniincio  a 
sgorgare  un  fiunic  di  lava  inluocata,  die  corse  prccipi- 
toso  per  la  ])cndicc,  passando  sopra  di  quella  del  1832, 
non  niollo  alia  in  (piel  silo,  cd  occtqiavala  con  una  Tronic 
di  caiMie  oO  sino  a  mezzo  miiilio,  rcslrinneiidosi  ed  elar- 
gandosi  a  scconda  del  suolo  vario  clic  percorreva.  In 
poclie  ore  eia  andala  due  miglia;  si  divisc  in  Ire  lirac- 
cia,  fra  HI.  lujilln ,  c  .1/.  liovon' :  quello  a  deslra  prcn- 
deva  la  dirczionc  del  Losco  di  Malcllo,  quello  di  mezzo 


—  342  — 

scendcva  drilto  verso  Bronte,  I'allro  a  sinistra  avviavasi 
al  bosco  di  Aderno  ;  ma  qucste  braccia  latcrali  non  eb- 
iicro  moUo  vigorc,  e  non  tardarono  ad  arreslarsi.  Quelio 
di  mezzo  pero  ingrossato  e  minaccevole  prccipiloso  scor- 
reva  sopra  Bronle  ,  fiancheggiando  in  prima  le  Dmjale 
dduse,  cd  occupando  poscia  inlieramcntc  quelle  anliche 
lave  collivate  ;  ne  oslacolo  alcuno  inconlrava  dalla  ine- 
guale  ed  asprissima  superGcie  di  quella  del  1832,  ne  di 
qucUa  di  M.  Rovcre,  di  epoca  ignota. 

U  giorno  18  conlinuava  a  minacciar  Bronte,  bcnche 
non  molto  rapida  apparisse  nel  corso ,  mcno  acclive  es- 
sendo  il  tcrreno  che  percorreva,  ed  il  braccio  dirclto  pel 
bosco  di  Aderno  cominciava  a  fermarsi.  Slraordinaric  e- 
^  rano  intanto,  le  colonne  del  funio  che  dalla  nuova  aper- 
^  tura ;  non  che  dal  soramo  cralere  dell'  Etna,  senza  inler- 
vallo  sollevavansi ;  1'  intero  corpo  della  Montagna  ne  re- 
stava  ingonibrato,  e  pareva  che  enorme  mucchio  di  nnvo- 
le  aggiomeravasi  intorno  ad  essa. 

L'indomani  il  disordine  cagionalo  dcIF  inimincnte  pe- 
ricolo ,  regnava  nella  popolazione  di  Bronte ,  die  a  tre 
niiglia  vedeva  gia  la  lava  infocata  venirsenc  direltaniente 
allc  sue  mura.  Fortunalamentc  pero  la  corrente  venne  a 
dar  di  fronle  ad  un  alto  poggio  detlo  la  Vittoria,  a  due 
miglia  da  Bronte,  e  piegando  cosi  a  mezzogiorno  devio 
il  suo  corso,  e  scese  ad  occupare  le  antichc  lave  colti- 
vate  dellc  di  Paparia. 

A  23  IXovembre,  dopo  di  aver  ingonibrato  il  fondo 
detto  di  Fileni  in  conlrada  Tripilo,  giunse  alia  strada 
consolarc  da  Palermo  a  Messina,  e  la  traverso  in  poche 
ore  con  una  superficie  di  un  quarto  di  migiio,  di  orrida 
lava  alta  da  30  a  30  palmi,  fra  le  colonne  milliarie  156. 
IGT.  —  ^'el  giorno  24  avea  gia  preso  il  declivio  del  pen- 
dio  della  gran  valle,  che  vien  formata  dalla  falda  occi- 
dentale  dell'  Etna  a  sinistra,  e  dalle  niontagne  della  Placa 


—  343  — 

a  dcstra,  ncl  mezzo  dclla  (jiialc  scorrc  il  Slmcto  alfrarcr- 
so  (Icir  anlico  Icrrcno  secoiulario,  c  delle  lave  prismali- 
clie  (lellEtna.  La  parte  siiiislra,  cosi,  della  valle  per  es- 
sere  cosliluila  di  lave  aiiliche  e  alquanto  collivata,  ben- 
che  non  niollo  ricoi'linsa  iie  e  la  veticlazionc :  nel  basso 
pcro  ore  il  lerrcno  e  irrigalo  da  actjiic  sorgive,  la  colti- 
vazionc  e  piii  innollrala,  cd  alberi  di  alio  fusto  c  frutli- 
feri,  e  lerre  da  cereali  ed  orlaijd  la  rendono  aniena  e 
prolillcvolo.  Lo  av\icinanicnto,  per  lanlo,  a  qiiesti  luo- 
ghi  di  una  lava  devaslalrice  era  forniidabile  per  quegli 
ahilanli ;  e  qnivi  erano  accorsi  tulli  i  proprietarii  de'  mi- 
uacciati  fondi.   (1) 

Trisle  c  desolante  spettacolo  era  la  vista  di  tanla 
gente  pallida  ne'  volti  ,  con  ansante  sguardo  niirarc  la 
niinaceevoie  niassa  della  correnle  ;  la  quale  ,  siorificata 
iiella  superlicie,  pareva  un'  anlica  macerie  di  asprissime 
rocce  ;  ma  il  muovcrsi  di  quelle  ,  lo  strepito  metallico 
clic  tal  moviniento  produceva  ,  c  lo  andare  in  frana  ,  di 
un  colpo,  tnlto  il  irontc  dclla  correnle  c  scoprirsi  la  ia- 
focala  liquida  materia  sotloposta,  dava  a  conoscere,  che 
viva  ed  insistenle  era  la  I'orza  clie  innaiizi  spingevala ,  e 
che  treniendo  era  il  sno  progredimento.  Gli  alberi  che 
inconlrava  divenivano  in  poco  tempo  preda  delle  fiara- 
me ;  c  losto  gl'  incarboniti  tronchi  restavan  gomitolati  fra 
le  scoric  ,  e  dalo  1"  ultimo  fumo  sparivano  dalla  vista. 
Ad  evilarne  la  perdila  lolalc  i  j)roprietarii,  a  via  di  col- 
pi  di  scurc  ne  recidevano,  piangendo,  quclli  cui  imrai- 
nente  stava  la  infocala  fiuniara  ,  c  via  Irasportavanli  ad 
uso  di  legna.  Altri  a  salvar  quanto  potevano  aflreltavan- 
si,  togliendo  dalle  casucce  di  campagna  le  legole,  le  por- 
.-.  i;i  .    ...; 

(\)  Vcdi  Atli  Accademiei  vol.  XX  pag.  231  per  inscrirvi  le 
parole  della  Mfinoria  di  C.  Geninicllaro  sino  alia  pag.  232  «  di- 
strello  di  Catania      con  tuUo  il  ririiaiienlc  del  fenomeno. 

«ii  Acc.  vol.  xn.  4a 


—  3U  — 

te,  il  leiifiianie:   sradicanilo  Ic  vili,   abballendo  gli  alberi, 
e  tulto  Irasciiiando  lungi  da'  minacciali  luoi^hi. 

Inesoralule  sccndeva  la  correutc  sul  pianotto  e  verso 
la  conlrada  di  Dufjala  c  Barilc  ,  e  niiiiacciava  altri  ler* 
reni  irrigui  c  feiidissinii.  Un  avvenimcnto,  ancor  piii  fu- 
nesto  [tcro  ,  sopraggiungcva  agli  abilauli  di  Droiitc  nel 
giorno  2S  poco  dopo  mezzodi  ,  ove  vengono  a  limitare 
tra  loro  il  I'undo  di  Fileiii  e  di  Baslle,  e  prccisamente 
in  una  chiusa  dell'  aromatario  D.  Ignazio  Zappia.  Molta 
era  la  gente  che  presso  al  Pianotto  trovavasi  ad  osser- 
vai'c  il  progresso  dclla  lava  ,  ed  a  lavorar  con  ardore 
a  raeltere  in  salvo  (pianlo  poleva  di  que'  terreni  coltiva- 
ti.  La  lava  lentamentc  avanzavasi,  e  dava  tempo  a  quei 
raiseri  di  riuscire  nelle  opcre  loro :  quando  di  un  colpo, 
inaspeltatanicnte  una  violentissinia  esplosionc  ebhc  luogo 
nel  IVonte  della  corrente ;  la  (jualc  con  imnicnsurabil  for- 
za  scoppiando,  ridusse  in  frantunii  in  lapillo  ed  in  rai- 
nuta  arena  la  lava  rovente;  densa  ed  estesa  nebbia  di  fu- 
mo  sparse  all'intorno,  carica  di  minula  rovente  arena,  e 
spinse  con  tal  cnipito  quesli  material!,  che  non  solo  gli 
alberi  e  gli  uomini  che  vi  stavan  presso  ne  furono  colpiti 
e  disfatti,  ma  a  distanza  di  ben  trcnla  canne  quali  mor- 
ti,  quali  semivivi,  quali  ferili,  sessantanove  persone  del 
solo  comunc  di  Bronte,  con  altri  non  pochi  di  altri  co- 
muni  ivi  tratti  dalla  curiosila  di  vedere  il  corso  della  lava. 

Quale  si  fosse  stato  lo  spavenlo  della  popolazione 
di  Bronte  a  quel  lagrimevole  avvenimento,  e  facile  piii 
ad  imaginarlo  che  a  descriverlo  qui  in  poche  parole.  Le 
relazioni  che  se  ne  scrissero  ne  conserveranno  la  Irista 
menioria. 

La  eruzione  intanto  nel  giorno  IC  cominciava  a  sec- 
mar  di  encrgia,  e  la  lava  lentamenle  avanzavasi  nella  con- 
lrada di  DcKjula  e  Barile  —  finalmente  a  27  Nov.  le  boc- 
che  della  Eruzione  cessarono  dalla  loro  attivita,  e  nuova 


—  3i5  — 

inalcria  fiisa  non  vcnnc  |)iu  f'liori  ;  lalche  il  niovimonto 
progTCSsivo  (Iclla  lava  era  lanlissinio.  Le  coloniic  del  fu- 
1110  ])cr()  si  lacovano  |iiu  vokiiiiiiiose,  od  a  graiidi  altoz- 
zc  g"iuii<>(Mulo,  spinlc  dal  venlo  una  liiii'^na  slriscia  for- 
niavano,  die  allraversava  liilia  I'  Isola  —  a  28  .\ov.  la 
Eruzione  si  eslinse  c  la  lava  avea  inifomhralo  un  lerre- 
no  di  sei  miglia  in  lungliczza ,  c  di  24  n  50  palmi  di 
altczza  era  la  orrida  niassa  di  ([iiella. 

Piinia  della  mezzanolle  del  20  Agoslo  18.')2  sollo  nn" 
il  cigiioiie  del  haizo  del  Trifogiiello,  Ira'  dinipiili  scon-  'f;'"^;''' 
sccndiiiieiili  di  Giannicdld.  seiiza  akuno  desolili  lenonic- 
iii  die  preccdono  le  Knizioni.  due  rivoli  d"  infiiocale  la- 
ve sccsero  in  giii  da  (piel  ciglionc,  e  cosleggiavano  in 
podie  ore  la  base  di  traniontana  della  cosliera  del  Salfi- 
zio  (scor|)ione  ).  L'n"  ora  dopo  eirea,  da  Viagiiialoii  die 
salivano  per  curiosarc  il  cralere  dell"  Etna,  iii  rapportalo, 
die  un  venlo  ini|)eUiosissinio  di  IN.  0.  e  scuotimenlo  con- 
tinualo  del  suolo  nel  |)iaiio  del  Lago,  unilo  ad  una  eru- 
zione di  scorie  e  di  cenere  biandiiecia  dal  sonmio  cra- 
lere, li  fece  rcfroccderc  inipaurili  verso  Aicolosi  (1).  Que- 
sta. eruzione  dal  cralere,  fu  monienlanea,  ed  unica  in  lutlo 
il  corso  della  grande,  e  niaggiore  die  inanifeslavasi  nel 
balzo  di  Giaimicola. 

IVelle  ore  nieridiane  del  giorno  22,  con  forle  scuo- 
limcnlo  del  stiolo  e  delonazione,  si  apri  il  lerrcno  nel  fon- 
do  della  valle  con  lunga  spaecalura,  d'onde  scorie  di  o- 
gni  grandezza,  arene  e  gloiii  di  nero  fiimo  vemiero  fuo- 
ri  e  coniinciarono  ad  animonlarsi,  ricadendo,  inlorno  in- 
torno,  preparando,  per  dir  cosi,  la  base  di  un  nuovo  cra- 
lere di  eruzione,  die  in  due  dislinli  coiii  coniinciava  a 
dividersi  (2), 

(I)  V.  Mem.  di  C.  e  G.  Gcinnicllaro  vol.  1\  —  sor.  2"  .Vlli 
Giocni. 

(2;  I  }\.  Itossi  presso    Mcolosi .  bcnclie  nciriosicmc  formino 


—  346  — 

Minorc  era  la  forza  vulcaiiica  in  qucllo  di  sopra  : 
ed  all'incontro  neH'altro  era  talc  che  in  due  gioriil,  per 
la  incessante  prodii-iosa  qiianlila  di  nialcriali  erullati,  si 
alzava  gia  maestoso  cono  troncato,  che  di  era  in  era  cre- 
sceva  di  mole. 

La  iiuniara  di  fluida  lava,  divisa  in  moltc  hraccia, 
fiancheggiava  il  31.  Zoccolaro ,  c  quello  di  Calanna  ,  e 
spargeva  I'allarme  ne'viciiii  conuini,  di  ZalTarana  e  3Iilo 
princi[»almente;  ollreche  posilivo  dannopalivano  tuttc  quel- 
le conlrade  dalla  caduta  delle  arene,  e  delle  scoriette  in 
istraordinaria  quanlita.  Lc  piii  minute  poi,  a  seconda  del- 
lo  spirar  de'venli  giungevano  sino  a  Catania  e  Siracusa 
da  un  lalo,  sino  a  Messina  dallallro,  e  Luona  quanlita 
ne  cadeva  neU'inlerno  dell'lsola. 

La  costernazione  degli  abitanti  di  Zaffarana  aumen- 
tossi,  quando  a  28  del  mese  slesso  la  lava  che  avea  oc- 
cupalo  parte  della  contrada  ZappinelU,  correva  gia  so- 
pra Fiori  di  Coslmo,  ed  affacciavasi  alia  porlella  di  Ca- 
lanna, iniboccatura  di  nn'avvallamento  che  si  prolunga 
verso  Zafarana  (1),  con  una  fronte  di  canne  200,  e  da 
12,  a  15,  piedi  di  altezza,  ed  a  2  settembre  un  brac- 
cio  era  gia  entralo  ncl  cosi  dctto  vallone,  ingombrando 
vigneti  e  coltivati  terreni,  e  Taltro  era  poco  dislante  dal- 
la Chiesa. 

Ma  quivi  arrestossi  il  giorno  stesso ;  ed  all'  incontro 

-.111'  «  ,  .  ,        ;!•        •,         ,.      ,% 

un  cono  solo,  pure  distintamente  ofTrono  due  crateri,  riunili  poi  in 
uno  solo  nella  parte  superiore.  M'  arso  a  N.  E.  di  Nicolosi,  offrc 
non  meno  di  tre  crateri  nello  stesso  unico  cono. — In  quesia  eru- 
zione,  se  la  uguale  energia  si  fosse  verificata  nelle  due  bocclie,  si 
sarebbe  ripetuto  lo  stesso  fcnomeno:  raa  piii  forza  ebbe  il  vulca- 
no  in  quclla  inferiore,  e  quindi  il  maggior  cono  reslo  diviso  dal- 
1'  altro. 

(1)  Per  circostanziati  ricordi,  vedi  la  citata  menioria. — di   C. 
e  G.  Geinniellaro. 


—  347  — 

rrosccva  la  piena  iicl  hraccio  che  paroa  dircllo  verso  il 
Milo,  (!  k'  CdscUc;  c  iiol  gioriio  11  soUciiibrc  iic  avea 
iiigoinljralo  le  viiiiic  o  Ic  allre  possession!;  e  gli  ahilaii- 
ti  sg'Oiiil)ravano  desolali  Ic  loro  abila/ioni — La  corrcnle 
si  (liviilcva  in  due  Ijraccia,  il  iiuiiigiorc  a  deslra  se  da- 
va  spcianza  a  (pie'del  .Uilo,  ininacciava  due  altri  piii  po- 
polosi  villaggi,  cioe  S.  Alfio  c  S.  Giovanni,  nella  j)laga 
pill  ridenle  deH'Klna;  ue  niiiuire  era  il  pericolo  the  so- 
vraslava  alia  Cilia  di  Giarre,  per  il  declivio  della  falda 
della  nionlagua,  clie  |)oleva  agevolar  la  discesa  della  lava. 

l\c' contorni,  iulanlo  della  originc  della  eruzione  era 
tcrrihile  e  inaesloso  speltacolo  nel  tempo  slesso,  I'insie- 
nic  de  leuoineni  vulcanici.  Le  sonore  e  fragorose  delona- 
zioni,  i  coulinui  gelli  di  scorie,  di  masse,  di  lapillo  c 
di  arene,  the  avevano  innalzalo  il  nuovo  cono  a  ]>iu  di 
400  j)iedi  di  allczza.  Secondo  il  calcolo  del  sig.  Floslev, 
ingegnere  da  Vienna,  falto  nel  tempo  della  eruzione,  11 
cono  era  alto  170  melri,  SOO  di  diametro  nclla  hase  , 
e  100  neU'aperlura  del  cralcre. 

II  mare  di  fuoco,  clie  oteupava  quasi  Inlieramcnle 
il  fondo  della  \alle  del  IJove,  diraniando  per  ogni  verso 
le  hracfia  della  lava,  riuuendolc,  inlrectiandole  a  guisa  di 
rete;  tullo  era  slupendo  ed  orribile  nel  tempo  stesso. 

Cosi,  variando  nel  corse,  con  maggiore  o  minore 
cncrgia;  minacciando  ora  un  Inogo  era  un'allro :  copren- 
do  di  arene  gran  parle  della  plaga  orientale  della  nion- 
lagna,  sino  a  mezzo  jiiede  di  allezzn,  e  piii  ancora  nei 
siti  pill  pritssimi  alia  eruzione,  continuava  per  tullo  il  me- 
se  di  setleinhre,  ollohre.  novenihre  e  dicemlwe  18.^)2  — 
c  sino  al  27  del  iiicse  di  maggio  1Hj!{,  vi  I'urono,  ben- 
che  lievissinii,  resli  di  lenomeni  vulcanici. 

Secondo  un  calcolo  apprussiinativo,  qupsla  lava  oc- 
cupa,   nellalla  rcgiunc  del  bosco  e  parle  della  dcscrla, 


—  348  — 

uno  spazio  di  cinque  miglia  quadrate,  con  un'allezza  me- 
dia di  cannc  due,  cio  die  farebbc  un  materialc  lavico  di 
2,634,208,000  palnii  cubi.  «  E  lutto  questo  materialc, 
«  che  serabra  prodigioso,  non  e  costalo  all' Etna  che  u- 
«  na  ordinaria  pircmesi,  dclla  quale  non  si  sarebbe  te- 
«  nulo,  forse,  molto  conto,  se  versata  1'  avesse  sopra 
«  men  coltivate  regioni  (1)  » . 


Presentata  cosi  in  pochc  pagine,  la  prima  possibi- 
Ic  origine,  ed  il  graduale  accrescimento  della  massa  del- 
I'Elna:  riandata  sommariamcntc  la  storia  dclle  sue  eru- 
zioni,  colic  quali  ba  sempre  piii  ampliato  la  sua  mole, 
ed  esleso  il  suo  dominio  sopra  allri  lerreni,  noi  siamo 
in  caso  di  potcr  ragionare  so[»ra  la  imporlanza  die  pos- 
sono  avere  nella  scienza  vulcanologica,  le  osservazioni  sui 
fenomeni  che  questo  magno  Vulcano  ha  prcsentato  c  pre- 
senla  lult'ora. 

Sorto  esso  dal  fondo  del  mare  tendeva  a  superarne 
il  livello,  prima  della  formazione  nellunica  terziaria  di  Si- 
cilia;  e  doviziato  de'  matcriali  che  preslava  al  suo  nuovo 
focolarc  la  prosslma  formazione  basallica,  veniva  fuorl  dal- 
I'acqua  aumentando  sempre  la  vasla  sue  mole;  al  riliro  di 
quelle  versava  a  plena  luce  le  sue  lave  suirannesso  terreno 
tcrziario;  e  signorcggiando  sin  d'allora  sulla  cosla  oricnlale 
dell'  Isola,  e  slato  in  tulli  i  tempi  oggctti  di  meraviglia, 
di  aramirazione  e  di  studio.  Le  osservazioni,  quindi,  so- 
pra i  fenomeni  di  un  tanto  vulcano  dovranno  riuscire  uti- 
li,  se  non  assai  piii,  non  meno  al  certo  di  tutte  le  altre 

.-■U'vi'ii;  ■■.,.'■, 

(1)  Breve  ragguaglio  dellc  eriizioni  dell' Etna  ec.  Altl  Gioen. 
vol.  IX.  2"  serie." 


—  349  — 

lallc  sopra  lanti  vulcani  della  Terra,  a  stabilire  principii 
c  Icoric  Ibnilaiiienlali  die  possono  elevare  a  scicnza  la 
Vulcanoloyia. 

IVoi  coinincerenio    dalle   osservazioni   su'  Fenoraeni 
(Icllo  Eruzioni,  c  passcremo  in  seguito  ad  altre  ricerche. 

( Continua ) 


--  «.;^e  -^ 


ELOGIO  ACCADEHIICO 


DEL 


PROF.   ALFIO   BONANNO 


FEB 


?mSSH£0  ?EaGGi:i:A 


'Tcv^DELLrPnov^Mf"""'"   """'^  "'   ^""^=   NATTRAU-DEllASOCETA   ECO.XO- 


CETTO 


Nella  sedula  ordinaria  della  Giocnia  del  di  23  luglio  1857 


ATTI    ACC.   TOl.    XIV.  g~ 


T    r 


y.i  I    /,!ji.>i)r,  i-.rJ.a  —  m.^mT/v   ■?...  li'::   ir,   iV'.i"i<  Ml':  in'.:  i<    i'.i'".  '<■;::!.','      .)):■.(: 
.liir.u  x  n!r:ii'):i.;.ii:i-:   .o^r  ■/ ■.■,(».    J-n)!.  w.  [i_nr.ui..:  'C   /.i:.'.i/i,,.i'i  ij'.n;   mik 

,■:;;, :i;'  ii'';  ,  'i  r':.:'''t-:r. 


::miI  ;:;  lU  \;\,   n:;; 


''^^^'^«»^'^"'"^^«^''"""°"""  "^ 


ELOGIO  ACCADE3IIC0 


Vedi  quanta  virtii  I'  ha  fatto  degno 
bi  riverenza. 

L)AWE  Parad.  C.  VI. 


SIGNQRI 


I 


L  sacro  (lebilo  di  onorare  la  nicmoria  Acs\[  osimii  cit 


s" 


tadini  e  do'  sapicnli,  mi  da  I'animo  di  dollar  volonlicri 
rcncomio  di  Aliio  Bonanno,  die  fu  nostro  Socio  bcncmcrilo 
c  profcssorc  ollimo  di  clinica  nicdica  in  qucsto  fanioso 
Atcnt'O  calancse.  i\on  io  ccrlanicnlc  dovrci  Icvare  la  niia 
dobolc  voce  in  mezzo  a  tanio  grave  Conscsso  die  mi  cir- 
conda;  poidie  ben  conosco  la  pochezza  delle  mie  forze 
per  si  nobile  insiemc  c  pictoso  iiflizio.  Ma  non  cieca  bal- 
danza;  e  un  inipolo  di  soverdiianlc  afFello,  iin'ansia  vivis- 
sima  die  mi  spinge  a  deporre  qucsl'nmile  fiorc  di  grati- 
tudinc  sulla  picira  di  colui  che  ne'mici  giorani  anni  mi 
cbbe  SI  caro,  c  lanlo  mi  ffiovo  di  consiitii  c  di  conforti 
negli  angosciosi  turbamcnli  ddia  vifa.  Io  parlo  d'nomo 
che  fu  modello  di  sdiiclla  modeslia  c  di  antica  scmpli- 
cita  ne'  coslumi  c  ncgli    scrilli  ;  e  non   saprci   rendcrgji 


—  354  — 

oniaggio  migliore,  che  adopcrando  ancli'io  modesle  e  sem- 
plici  parole  :  ne  faro  onta  alia  verila.  Ma  se  straniero  , 
qual  sono ,  agli  sludii  dell'  arte  salulare ,  non  giungero  a 
dir  degnaniente  di  liii ,  die  di  tanla  luce  rifulge  nel  re- 
gno del  sapere ,  avro  ainien  fidanza  di  non  lornar  discaro 
a  Voi ,  onorcvoli  accadeniici  ,  il  disegno  a  cui  niiro  — 
quello  cioc  di  proporre  a'  conlcnijioranci  un  esempio  no- 
bilissinio  da  scguire  nella  vila  c  nelle  opere  d'un  cilla- 
dino  ,  chc  in  lanta  niiscria  di  tempi  ,  seppe  farsi  degno 
delia  universale  ammirazione  e  del  publdico  amore.    • 

In  Trecastagni,  delizioso  paesetlo  alle  falde  dell' Etna, 
vide  la  luce  il  Donanno  il  di  5.  Febbrajo  1789.  Da  Ainciul- 
letto  moslrb  inge^no  desto  ed  arrendevolc  a'  buoni  stu- 
dii;  sicche  in  breve  tempo  progrcdi  ncUe  letterc  laline 
ed  italiane,  neUa  fdosolia,  e  sopratutto  nella  fisica  e  nelle 
niateniaticbe  sotto  la  scorta  del  suo  illustre  concittadino, 
r  Abate  Francesco  Ferrara,  cbe  qui  s'ebbe  stanza.  L" in- 
dole sua  dolce  e  pacata,  o  moglio  la  lendcnza  cbe  si  avea 
])er  la  vita  solitaria,  parve  dapprima  cbe  lo  chiamasse  al 
sacerdozio:  ma  fattosi  piii  innanzi  negli  anni,  penso  che 
potea  rendersi  utile  maggiormente  alia  palria  in  un'  altra 
condizionc  onorevole;  e  fernio  quindi  d'attendere  scnz'al- 
tro  alia  scicnza  d'lppocrate  e  di  Galeno;  quella  scienza 
utilissima  cbe  a  ragione,  da  tempo  immcmorabile .  s'ebbe 
gran  cullo  in  Sicilia.  Egii  ue  svolse  dapprima  le  anlicbis- 
sinie  storic ;  ed  cbbe  il  dcstro  di  avvisare  come  i  greci 
avevano  vedutc  ed  anticipate  molte  cognizioni,  cbe  venne- 
ro  poscia  da'  successor!  e  da'  modcrni  illustrate  e  presen- 
tate  sotlo  nuovo  aspetlo.  Poi  voile  fermarsi  a  notare  i 
progressi  della  medicina  ilaliana  dal  risorginienlo  delle 
lettere  insino  a' snoi  giorni — di  quella  medicina  cbe  in- 
vasa  tante  volte  da  bizzarre  innovazioni  o  da  fanatici  si- 
stemi ,  seppe  conscrvarsi  illesa  niai  sempre  nella  via  della 
esperienza  e  delta  ragione.  Appresc  impertanlo  di  quante 


_3"« 


JO 


prcziose  scovcrtc  in  quel  ranio  fii  in  ogni  Icmpo  feconda 
r  llalia;  (I)  c  conic  lo  stranicro  abijia  sovcnlc  ila  cssa  ri- 
traUo  il  gran  pro  e  scgnalamcnle  nel  socolo  XVI.  allorclic 
dalla  Francia,  dalla  Gerniania  c  dall'  Iniiliilterra  s'  accor- 
rcva  alio  scuole  di  Padova  ,  di  Pisa  ,  di  IJologna  c  di 
Pavia  come  a  ccnlro  di  luce;  d'onde  \m  vcnnero  i  vaien- 
liioniini  clie  si  distinsero  nclla  niedicina  c  nelle  scienze 
nalurali  in  allre  jiarli  di  Europa  (2). 

II  perclie  dicssi  a  luUo  corpo  alio  sUidio  dclle  nuo- 
\e  doUrino;  e  I'ornilo  il  corso  prescrillo  della  Jisica,  della 
jjolanica,  degii  clemenli  di  sloria  naUiralc,  della  cliiniica 
deU'analoniia,  della  lisiologia,  della  patologia,  della  ma- 
teria mcdica  c  della  niedicina  pralica,  oltcnnc  in  queslo 
ginnasio  la  laurea  dollorale,  e  con  cssa  fii  abililalo  al 
lihero  csercizio  dell'  arte  salntarc.  3Ia  non  per  queslo  ei 
si  rilcnne  dalle  sue  inccssanli  lucubrazioni;  poiclic  ebbc  a 
confessare,  come  I'illuslrc  Bulalini,  d'essere  uscilo  dalle 
scuole  con  la  menle  plena  di  confusionc  c  d'  incerlezza 
inlorno  alle  dolUinc  di  quella  scienza;  niollo  \m\  per  lo 
conflillo  dc'sislemi  die  fino  al  suo  tempo  dividevansi 
il  campo  della  niedicina,  c  si  aveano  da  una  parte  c  dal- 
r  allra  poderosi  soslenitori.  Che  fecc  cgli  dunque  in  lale 
slato?  —  Aella  sua  pralica  si  confidu  scnipre  al  soccorso 
degii  anliclii  osscrvalori;  cd  a  far  quielo  il  suo  animo  da 
tanii  dubbi  agitato  ,  dicdc  opera  ad  ordinare  c  meltere 
insienic  per  uso  pro[»rio  una  scrie  di  niassimc  fisiologi- 
che,  palologiclic  c  Icrapeulichc  cli'cgii  pole  credere  al- 
lora  meglio  assicurale  dal  I'allo.  E  I'u  con  silTallc  vedu- 
te  cli'  cgli  esercilo  per  piii  tempo  le  cariclic  di  prolome- 
dico  e  di  medico  fiscalc  nella  sua  palria. 

Ma  non  andd  guari  ch'egii  ebbc  il  desiro  di  far 
jialcsi  air  universale  i  suoi  profondi  pensanicnli  su  I'arte 
di  guarire.  Era  venula  fuori  rojicra  del  dollor  Hamilton 
suirulUila  de'purgauli,  Egii  la  vide,  la  [icrcorsc,  no  avvi- 


—  350  — 

so  i  prcgi  —  e  senza  por  tempo  in  mezzo,  la  vollo  bel- 
lamenle  dall' inglese  nell'ilalico  idioma,  col  generoso  in- 
tendimenlo  di  far  dono  a'suoi  connazionali  d'un  libro  per 
se  slesso  imporlanlc  ,  in  un  tempo  in  cui  molti  pratici 
seguivano  le  ipotcsi  e  le  illusioni  de'sistemi.  E  quel  libro 
invero  era  tutto  appoggiato  aU'osscrvazione,  e  contene- 
va  assai  falti  chc  dovcvano  riuscire  ulilissinii  al  lelto  del- 
I'cgro.  I\e  a  queslo  solo  si  tcnne:  volie  pure  aggiungere 
alia  versionc  non  poche  annotazioni  criliche,  a  loggia  di 
comenio;  e  con  esse  ,  spogliandosi  da  qualunquc  preven- 
zione  di  sistenia,  e  cou  un  linguaggio  adotlabile  e  proprio 
delta  scienza  cbc  professava,  valsc  a  riscbiarare  i  passi 
deir opera  die  faceva  nostra;  ben  si  giovando  deU'eslesa 
erudizionc  che  lo  distinse  e  delle  osservazioni  dc'classici 
dell'arte  sua  come  Ippocrate,  Galeno,  Foresto,  Morgagni, 
Van-Swieten,  Tissot,  Bordeau,  Darwin,  Rega,  AVhytt  ed 
altri.  Per  tal  modo  secondo  maggiormente  le  mire  dello 
inglese  scriltore;  ma  nolo,  ovc  fu  luogo  e  con  saggia  crili- 
ca,  gii  sbagli  di  costiii;  facendo  all'  uopo  alcunc  rillessio- 
ni  teorico-praliche  tulte  proprie  e  non  ordinarie.  Ond'e 
che  per  le  predette  annotazioni,  sonimamcnle  ulili  e  giu- 
diziose,  il  Bonanno  si  mosiro,  com' era  in  effello,  non  so- 
lo profondo  conoscitore  delle  cose  della  biologia  e  della 
pralica  niedica,  ma  si  ])ure  die  prova  di  quanta  forza  di 
analisi  c  di  buon  scnso  eran  sorrelte  le  sue  ben  acconce 
osservazioni;  e  come  per  la  induzione  de'fatti  stabilili  dal 
pratico  d'  Albione ,  egli  tentasse  dedurre  precetti  generali 
per  adottare  con  piu  sicurezza  e  fdosofia  I'uso  dc'purganti; 
e  come  c  quando  se  ne  possano  vcramente  otlenere  gli 
effelli  salulari.  Parecchi  giornali  gliene  fecero  plauso;  (3) 
ed  egli  divenne  in  breve  volger  di  tempo  1'  ammirazione 
de'  snoi  concittadini,  il  decoro  della  sua  patria. 

Falto  queslo  primo  passo  nella  scienza  chc  professa- 
va ,  egli  voile    ingrandire  la  sfera  delle  sue   conoscenze 


—  357  — 

inuovcndo  per  la  dolla  Parlonope  a  far  Icsoro  di  nuove 
ossorvazioiii  in  qiici  grandi  stabilimoiiti  cliiiici,  die  lanlo 
j-rido  hail  levalo  di  se  ollre  i  luari  cd  i  nioiili.  Ivi  clilie 
il  desli'o  di  avviciiiare  i  piii  graiidi  maesiri  dclle  ippoeia- 
tic'hc  doUrine,  e  di  slriiigersi  in  aniisla  co'dolli,  co' lelle- 
rali,  co' pill  disliiili  prol'essori  di  (piolla  nielropoli;  i  (piali 
lie  conoblicro  il  nierilo  e  lo  prej^iaroiio.  Kppiire  cola  noii 
si  arrcslo:  die  spinlodalla  hrama  di  proi;redire  seniprcppiii 
nel  dilliciie  ariiigo,  I'ece  peiisiero  di  condursi  in  Hoiiia  a 
l're(|ueiilarc  le  sale  dcH'osiiedale  di  ^Vr»/o  ^'^xVjVo,  la  ciii 
diiiica  niedica,  con  lanta  (lilii;enza  e  scrnpolosa  esallez- 
za  da  iioniini  soninii  dirella,  lo  sorprese;  e  della  ([uale 
ci  scppe  giovarsi  dappoi  con  lanlo  seiiiio  nella  sua  iio- 
liile  missione.  iN'oii  Iralascio  IVallanlo  di  ainmirare  nella 
cilia  clerna  lullo  (pianto  ricordii  le  glorie  d(!' tempi  anli- 
dii  ed  i  fasli  de"  leinpi  nioderni,  la  nia>;iiilic('ii/,a  de'Ce- 
sari  c  la  liberalila  do'  Ponlelici,  i  prodigii  delie  arli  spen- 
le  c  lo  splendore  delle  arli  riiiale,  die  con  singoiare  ed 
unico  eseni|)io  alleslaiio  alio  slraniero  la   diviiia   polenza 


del  genio  ilaliano. 


Reduce  alia  palria,  piena  la  menle  delle  piii  elelle 
doltrinc  e  con  Taccjuislo  delle  rare  amicizie  di  noii  po- 
chi  valcnUioniini  in  ogni  raiiio  di  saperc,  diedc  opera  ii 
Bonanno  ad  nii  allro  ordine  di  sludi  suH'arlc  salnlare , 
ed  inlerroijo  con  alln;  vedule  i  iiiorlii  al  lello  dell'  am- 
nialalo.  Poi  scrisse  nel  1831  Suliuso  del  pope  nevo  ncllc 
fcbhri  pcriodklie;  c  hi  cgli  il  primo  die  nii  si  ulile  rimc- 
dio  inise  in  pralica  e  [iropagJt  nella  Sicilia  :  .llirando  il 
jjuon  professore  al  dirello  sollievo  dell'  egra  iinianila,  voi- 
le assicurarsi  con  le  [)roprie  espericn/.e,  in  niulliplici  casi, 
della  virlii  di  (piella  droga  e  delle  sue  preparazioni ,  a 
Ironcar  le  felibri  siiccennale  nel  modo  pin  pronto  e  piti 
sicuro.  I  risullati  sorpassarono  ["aspeKaliva  di  liii;  e  lo- 
slo  ne  die  minuto  raggiiaglio  alia  nostra  Accademia;  non 


—  338  — 

Iralasciando  da  un  canto  di  porrc  a  rasscgna  luUe  !e  os- 
scrvazioni  fatle  sii  tal  farmaco  c  dagli  anlichi  c  da'  iiio- 
dei'iii  mcdici,  c  di  proporre  dall'  altro  i  siioi  giudiziosi 
pensamenti  suli'  uso  di  esso  rimedio;  il  quale  ha  per  fer- 
nio  esscnzialissinii  vantaggi  sul  corlice  peruviano,  si  per 
(juanto  spcUa  ad  cconomia,  a  facilita  di  averlo  ognor  per 
Ic  mani,  cd  a  dillicolla  di  falsiticarlo,  e  si  ancora  per  la 
istantanca  pronlczza  onde  vince  la  febbre  e  ne  iinpcdisce 
la  recidiva  »  Ed  il  suo  dolto  opiiscolo,  picno  di  sennate 
osscrvazioni,  appoggiale  aH'autorila  de'classici  della  scien- 
za  ed  alio  sviliippo  dellc  teorie  piii  accelle  c  piii  solide, 
fu  tenuto  iiiiporlanlc  per  la  clinica  nicdita;  sicche  nella 
Accadcmia  delle  scicnze  niedichc  di  Palermo,  nel  Giornale 
di  scienze  Ictlere  ed  arli  per  la  Sicilia,  nel  Filiatre  Se- 
bezio  di  IXapoli,  nel  Dizionario  classico  di  medicina,  di 
chirurgia  e  d'igiene,  pubblicalo  in  Venczia ,  e  nella  Onio- 
logia  di  Perugia  se  ne  disse  il  gran  che,  rinierilando  di 
plausi  I'aulore  per  aver  conlribuito,  col  risullamenlo  del- 
le sue  ulili  esperienze,  a  rassicurare  i  clinici  di  aver  cgli 
veramcnte  Irovato  nel  pepe  nero,  o  comunc ,  un  oUimo 
medicamenio  per  troncare  le  febbri  di  i)criodo  (4). 

3Ia  un  allro  piii  grande  lavoro  mcdilava  il  Honan- 
no — vogiio  dire  le  sue  Rijlessinni  mediche  sulle  malat- 
tie  in  (jem'rale  e  sperAalmcnte  sidle  fcbhvi — Egli  scris- 
se  quell' opera  con  rinteiidinienlo  di  csaminare  e  discu- 
terc  laluni  punti  imporlanli  alia  pratica  nicdica,  esorlan- 
do  al  tempo  slesso  la  giovenlii  studiosa  a  non  perdcrsi 
dietro  I'ammalianle  spirito  di  sistema,  che  conduce  all'er- 
rore  con  tanto  danno  della  scienza  c  delTumanila.  II  per- 
che,  nel  prinio  capitolo  del  suo  trattalo,  egli  volse  la  men- 
le  alia  vilalita  del  sanguc  e  de^li  allri  umori  ,  non  che 
alle  diverse  allerazioni  che  potranno  essi  soffrire.  Dedu- 
ce nel  secondo  le  conseguenze  che  riguardano  1'  irrita- 
zione ;  e  sostcnendo  ch'  cssa  non  e  senipre  della  mede- 


—  3S9  — 

sima  indole  da  pnlorc  csser  Irallala  con  gW  slcssi  mez- 
zi,  cd  cssendo  la  rclihrc  rcnVllo  ddla  iirilaziono,  sconde 
ad  ammoUcrc  la  diiroronza  dclle  fchhri  ,  non  dipondcnli 
semprc  da  localitii  infianinialoiic  o  da  osallalo  cccilanien- 
lo.  E  sicconio  Ic  i'ebhri  soj^liono  acconipairnan)  quasi  tulle 
le  affezioni  niorbose,  cosi  credellc  iniporlaiile  il  pailare 
di  esse  fohbri  in  jicnerale,  ossia  della  loro  indole,  del 
loro  progiTsso,  de'  loro  camhianienli  c  dellc  loro  compli- 
canze.  Inollrc,  perclie  le  fehhri  sono  la  base  su  cui  sono 
appoggiali  i  divcrsi  sislcmi  di  niedicina,  si  ferma  ncl  capo 
tcrzo  a  jtarlare  di  proposilo  dellc  principali  di  esse,  af- 
Gn  di  soslenere  con  I'aulorila  de'classici  clie  non  deve 
allidars(»nc  la  curagione,  secondo  i  sislemaleci,  a  mctodi 
esclusivi ,  c  piii  dcijii  altri  all'  anliflogislico  ,  si  per  la 
divcrsa  indole  delle  lebhri,  come  per  lo  diverso  carallere 
ch'  esse  ])rendono  ne'loro  dillerenli  j)erio(li,  allesa  I' in- 
fluenza die  vi  lianno  le  condizioiii  individuali,  quelle  del- 
le stagioni,  del  clinia  e  dellc  varie  cosliluzioni  niediclie 
ed  almosferiche.  In  conseguenza  poi  di  tullo  queslo  , 
parla  ncl  capo  cpiarlo  della  crisi:  e  finalnicnlc  per  vicme- 
fliio  inoslrare  ii  male  clie  si  rcca  allunianila  con  Tain- 
nieltcre  die  la  inaggior  parlc  dellc  nialallic,  aiizi  lulle, 
sono  coslanlcmenlc  reffcllo  d' accrcsciulo  eccilamenlo  , 
aggiunge  allrc  ulili  rillessioni  (Capo  T). ")  parlando  di  due 
nialaliie  locali  ap(tarlcneuli  a  due  organi  priniari  ddla  no- 
stra niacdiiua,  ossia  della  peripneumonia  e  pleiirilide  e 
della  oltalmia,  e  qui  fa  sosla ;  rileneudo  di  polcr  servi- 
rc  cio  die  lia  dcUo  in  quest" ultimo  capo  per  le  nialal- 
lic dei^li  allri  oruiani. 

Tanta  jiregevole  opera  fii  quclla  chc  acquisto  vera- 
menlc  gran  noiiic  al  noslro  Socio  henomerilo.  Kgli  era 
tra'|irimi  in  Sicilia,  dopo  loiqjugnazione  del  sislema  di 
Broussais  ,  clie  richiamava  Tatlenzionc  de'inediti  sopra 
una  parte  imporlanle  c  dillicilc  della  scicnza,  qual'e  quel- 

AITI   ACC.   VOL.   XIT.  47 


—  360  — 

la  (lellc  febbri;  egli  acccnnava  a' giovani  meclici  con  lan- 
to  seniio  e  si  copiosa  crudizionc  una  via  piu  sicura  a  sco- 
prire  il  vcro  ,  segnendo  i  dellanii  dclla  osscrvazione  c 
dcUa  cspcricnza,  dcHneando,  conic  in  nn  quadro,  i  saggi 
pensanicnti  di  3Iorlon,  Ilallcr,  3Iorgagni  c  di  aitri  soni- 
nii  scriltori,  chc  niirarono  a  coniballcre  Tidenlita  dclla  ir- 
rilazionc  voluta  dal  profcssorc  del  Val  tie  Grace.  E  fii 
perlanto  che  molli  cbiarissimi  cuUori  dell'  arte  salulare, 
e  non  pochi  giornali  di  polso,  nazionali  c  slranieri ,  Ic- 
varono  a  cielo  quelle  Ri[lessioni  come  un  llbro  iililissi- 
mo  air  incremento  dcU'  arte  ,  e  sonimamcnlc  ncccssario 
per  le  vcdule  parlicolari  ,  i  casi  pralici  c  lo  opportune 
rillcssioni  deU'aulore  (3). 

E  il  Prof.  Gactano  Algeria  facendo  la  disaiiiina  di  al- 
cune  operc  di  incdicina  c  cbirurgia,  scriveva  in  quell' an- 
no queste  parole  «  Ecco  il  noslro  giudizio  sidl' opera  del 
Bonanno.  Gran  pazicnza  e  discernimenlo  sonimo  nel  riu- 
nire  sotto  unico  punlo  di  visla  gl'insegnanicnli  de'piii  ri- 
pulali  Ira  gii  anticlii  c  Ira  i  moderni  scriltori;  coraggio 
tutlo  nuovo  e  lullo  pro|)rio  solo  di  un  socio  ordinario 
della  cclebralissinia  Accadeniia  Gioenia  di  Scienze  natu- 
rali  in  Catania,  nciraffronlarc  i  prcgiudizi  in  medicina  per 
additarc  alia  giovenlii  I'ardua  ma  sicura  via  che  guida  , 
per  quanto  c  possibile,  al  vero  in  nialerie  cosi  astrusc  e 
dillicili.  E  se  allrove  corre  gia  a  pcrdizione  la  nuova 
dottrina  fisiologica,  qui  fra  noi  si  conla  un  Bonanno,  il 
quale  ricbiama  i  nostri  alia  pratica  piii  fdosofica,  sollraen- 
dosi  abilnienlc  cdi  stesso  alia  scdullricc  teorica  del  Dirct- 
lore  del  Val  do  Grace   » . 

Ed  il  ch.  Prof.  Antonino  Greco  in  un  suo  opusco- 
lo  medico,  die  pubblico  nel  1831  giovossi  dell'aulorita 
del  Bonanno  noslro  in  sostegno  delle  sue  proposizioni ; 
e  poi  r  annovero  fra'  piii  grandi  scriltori  di  medicina  con 
queste  parole  «  Non  so  capire  perche  debbansi  cbiania- 


—  301  — 

re  rancidc  lali  voilulc,  chc  fiiron  piir  quelle  de'primi  lu- 
ininari  dclla  iiiediciiia,  e  clio  ora  lornaiio  in  onore  per 
opera  d'nii  Aiidral,  d'liii  IJouIlaiid,  dim  .Mageiidie,  (I'mi 
Velpoaii,  d'  (III  IJiilaliiii,  del  calanese  IJonaiino  c  di  nllri 
])atologisli  »  ImI  e  lo  slesso  Pi'iifessor  (Ireco  che  iiella 
sua  opera  sidla  lisiolo<;ia  del  sani^ue,  dala  fuori  in  l*a- 
lerino  nel  I^io.'J  esclania  cosi:  «  Gloria  elerna  allilalia- 
110  IJufalini,  a  Geroniini,  a  Uoiianiio,  a  Magcndie ,  a  Ga- 
spard,  a  Segalas,  ad  Andral,  a  Honllaud  ed  a  ludi  gli 
allri  ilaliiuii  e  I'rancesi  elie  con  esperienze  e  raziociiii  li;ui 
sapiilo  elevare  una  dollrina,  elie  avra  certamenlc  una  vita 
lank)  luni;a  (pianlo  I'liiinno  aviila  i  due  sislemi  dclla  iii- 
sione  de'<piali  essa  vienc  coslilnita!   » 

}\i\  non  ill  queslo  solo,  o  Signori.  il  grande  onore 
che  s'ehlte  il  iioslro  insigne  Socio  da'  conoscilori  della 
scicnza  (ripj)O(rale ;  I'u  certo  piu  grande  <|iiello  d'aver 
lello  ne'liltri  die  ci  vennero  dappoi,  come  cl.issici,  da  ol- 
tremarc  e  da  ollrenionli,  le  dollrine  niedesinie  ,  e  direi 
])iire  le  stesse  cs|)ressioni  die  Irovavansi  da  liii  sin  dal 
1S32  piilihlicale  in  quell' opera  apjdamlila.  E  cpiesla  os- 
scrvazione  vennc  a  proposilo  lalla  nel  dollo  Giornale  di 
scienze  lellere  ed  arli  per  la  Sieiiia  (0). 

In  allro  lavoro  deyno  di  coninicndazione  e  senza 
duhbio  la  inenioria  clic  lessc  alia  nostra  Sociela  Econo- 
inica  Inlorno  u  viczzi  d'  impedire  a  diininuirc  le  ma- 
lallic  prodolle  d(dlc  pahtdi.  (7)  E  d' un  arlicolo  im- 
jiorlanlissinio  di  iiiediciiia  pnilica  e  di  polizia  niedica  die 
eglr  imprende  a  Iratlare  in  quella  scrilla:  ik-  si  creda  die 
I'accia  progelli  solaiiienle  :  die  i  niezzi  liilli  accenna  da 
j)0lersi  inellere  [(ronlaniente  in  pralica  da  cliicdiesia  a 
precaversi  dalle  l'd)!)ri  niiasnialidie  e  da  lutle  le  nialal- 
lie  die  dalle  paludose  esalazioni  derivano.  Se  cose  nuove 
non  si  rinveiniono  in  essa  ineinoria  ,  vc  ne  lianno  liensi 
ddic  ulili  e  sopralullo  delle  necessaric;  e,  se  uoii  allro, 


—  362  — 

j)Otrel)bcro  dalla  niedesima,  come  dicca  rautore  slcsso, 
allingorsi  i  soli  e  scniplici  piecolli  a  forma  di  catcchi- 
smo  niiule,  alfiii  di  scrvire  di  norma  a'  campagnuoli  per 
premunirsi  al  possiijile  dairaria  malsana. 

E  qui  e  da  ricordare  die  iiii  senlimeiito  tuUo  fdan- 
Iropieo  spinse  il  Bonanno  a  dellar  quelle  pagine.  Trat- 
tando  sin  da' primi  anni  del  suo  escnizio  medico  le  ma- 
lallie  dc'  collivatori  di  campagna,  cgli  ebbc  a  dolersi  ben 
di  sovenle  al  vcdere  i  |iiu  di  cosloro  moiii  da  malaltie 
prodoUc  dall'aria  della  Plana  di  Catania  e  di  altri  iuo- 
ghi  ,  cagionalc  in  tempo  della  messe.  Trista  in  vero  e 
degnissinia  di  piela  e  la  condizioiic  d'  un  povero  uomo, 
cbe  toinando  da'  campi  fra  gii  ardori  di  luglio  per  con- 
solare  la  povera  famiglia  col  tenuc  frutto  de'snoi  sudori, 
non  appena  giungc  all'  umile  letto ,  cbe  da  grave  febbre 
Iravagliato  ,  miseramcnte  inferma  ,  c  vi  perde  in  pocbi 
giorni  la  vita! 

«  Si  possono  prevenire  ,  diceva  il  nostro  collcga, 
malaltie  silTatle,  cbe  di  grave  danno  alia  prosperila  dello 
slalo  addivengono  ?  —  II  pretendere  di  prevenirle  con  cer- 
tezza,  estinguendone  la  causa  intieraniente,  ardua  impresa 
ella  e  quesia ;  ma  il  Irovar  pero  modo  di  prevenire  o 
diniinuire  al  possibile,  e  per  quanto  e  in  noi,  silTalti  mali, 
e  nella  Piuna  di  Catania  ed  in  allre  contrade  paludose, 
forniar  debbe  ( giaccbe  riuscir  vi  si  puo)  oggetlo  di  no- 
stre  premurc  » .  E  dopo  aver  esposlo  i  suoi  pensamenti 
suir  imporlantc  argomento,  cbiudeva  il  suo  dire  osservaii- 
do  die  sc  colorOj  cui  va  commesso  I'incarico  di  agevo- 
lare  per  ogni  verso  lo  svolgimeulo  della  prosperity  della 
Sicilia,  ( intendcva  \lelle  Societa  Economicbe)  non  s'im- 
pegneranno  di  conscrvare  la  salute  c  la  vita  de'  poveri 
lavoratori,  non  avranno  niai  adeui[»iuto  al  proprio  dove- 
re  ;  cbe  la  prima  derrala  e  la  piii  ricca,  in  qual  si  sia 
nazione,  e  I'uomo  —  e  1' uomo  sano  e  robuslo  e  pieno 


—  363  — 

di  voglia  di  lavorare  (8).  Ond'e  chc  la  prospcrila  pub- 
Mica  lion  iiclle  looric  c  nolle  cognizioni  nolo  a  jiothi  do- 
ve consislere  ,  ma  si  nel  Irovar  niodo  di  |)ropagarle  in 
]>r6  deir  universale  c  di  ridurle  al  fallo  —  Cos!  pcnsava 
J!onanno. 

iMa  egli  non  era  sollanlo  I'uomo  profondanienle  vor- 
salo  nello  studio  dolle  severe  discipline;  non  niirava  sol- 
lanlo air  increnienlo  della  pnhltlica  prospcrila  col  suo  zelo 
inlalicabile  neHadenipimenlo  dellc  cure  allidalegli  qual 
Segrelario  perpoluo  della  Socielii  Kconomica,ma  si  dilellava 
ben  |)uro  dellamenila  delle  belle  Icllere,  c  le  collivava  con 
caldo  aniore  qnanto  allri  niai;  pensando  con  nn  anlico 
lilosofo  die  (pialuiupio  disci|dina,  per  severa  cbo  sia,  do- 
ve allegrarsi  del  sorriso  delle  Grazio,  a  niosccre  d'alcun 
dolce  r  auslerila  della  vila  del  sapienlo  con  liillo  cio  chc 
c  bello  0  Icfiniadro.  Laondc  aveinnio  in  lui  luonio  dot- 
to  0  lerudilo  scrillore,  il  cpialc  faceva  vedero  con  ([uanlo 
sludio  cd  acume  sapesso  svolgerc  le  opere  de'classici  an- 
lichi  e  niodcrni  in  ogiii  raiuo  di  loUeraliira. 

Una  delle  suo  parlicolari  alTezioni  era  (piella  dellc  sce- 
niche  rappresenlanze;  e  ricordandosi  d'  averc  scrillo  un 
dranima  a  (piindici  anni  —  il  Damone  e  Pilia  —  voile  fru- 
garlo  fra'suoi  uiauoscrilli,  e  lo  rilcsse,  e  so  no  couipiac- 
(juc:  lalclie  riloccalo  (pia  e  la  non  esilo  di  dark)  alio 
slampe.  Era  1' anno  1839.  A'a  innanzi  all' opera  una  sua 
lelleia  scrilla  nel  .Maggio  del  1820.  In  essa  da  egli  ra- 
gionc  ad  un  aniico  del  luodo  da  lui  leiiulo  nel  condurrc 
quel  componiinenlo;  c  loccandogii  deirargomenlo,  gli  fa 
nolare  tpianlo  egli  dovelle  aggiungervi  d'  iiivenzionc  per 
ridurlo  a  uu  drainnia  di  cin([nc  alii.  Ricorda  sul  propo- 
silo  il  Soavo,  die  Teslcso  fino  a  coniporne  una  novella, 
c  fra'ilraminiiturgi  lo  Zeno  che  no  foriuo  soggello  di  sce- 
na  sollo  il  lilulo  di  Meridc  c  Sclinunle.  II  noslro  auto- 
re  nou  aveva  aucor  lella  quest'  opera   quaudo   scrissc  U 


—  3Gi  — 

suo  dramnia,  e  si  compiacquc  allorclic'  1'  ebbo  fra  niani 
nell'osservarc  il  modo  divcrso  da  liii  lenulo  in  tiilto  quan- 
lo  rigiiarda  1'  invcnzione.  «  I  scveri  forsc,  diceva  egli, 
noil  fiiranno  buon  viso  ail'  amorc  di  Dainone  cd  Aryhie, 
riguardandoio  come  sccondario  ali'  azione  :  ma  se  esse, 
senza  allonlanarc  lo  spcUatore  dali'  oljl)icllo  |)rincipalc, 
non  fa  clic  mcllerc  in  conllitlo  I  .amorc  c  I'amicizia,  dan- 
do  piultoslo  a  questa  il  vanlaggio,  piio  a  parer  mio,  dirsi 
clic  1'  amorc  di  ciii  parlasi,  sia  uno  di  qiicgli  cpisodii  die 
s'innaUirano,  per  cosi  dire,  con  I'azione  priniaria ;  oltre 
die  Egesippn  ed  Argene  non  mancano  di  concorrcre 
co'  loro  preglii  a  far  dctcrniinarc  DionUji  a  dar  la  vila 
a  Damone  e  Pitiu  —  il  die  forma  la  catastrofe  del  dram- 
ma  »  (9). 

Con  luUo  cib  non  piiossi,  per  1'  amor  del  vero,  dis- 
simiilare  die  il  Damone  e  Pitia  del  nostro  autorc  ha  le 
sue  buone  mendc.  Eppurc  io  Irovo  die  in  qiialclie  giornale 
fu  commcndalo  per  inlercsse  di  drammatiche  situazioni  e 
per  vivo  conlraslo  di  affelti,  oltre  a'pregi  di  lingua  e  di 
slilc  chc  in  esso  nolaronsi.  E  quel  che  e  piii  lo  vcggo  lo- 
dato  dairillustre  Cav.  Salvalore  Scuderi  die  con  tanlo 
onor  di  Sicilia  scppe    calzare  il  colurno  (10). 

La  vita  de  tre  SaiiU  AJfio,  Filadelfo  e  Cirino,  die 
il  Uonanno  die  fuori  ncl  ISiO,  e  un  lavoro  veramenle 
pregcvole  e  per  le  grazie  del  dire,  e  per  la  ingenuila 
del  sacro  racconio,  e  |)iii  di  lullo  per  le  preziosc  ed  c- 
nulite  annotazioni  ondc  va  fornilo.  Fu  nclla  slate  del  1837 
allorquando  il  trcniendo  morbo  asiatico  infeslo  la  bolla  Si- 
cilia,  cli' cgii  scrisse,  [rovandosi  in  Trecastagni,  la  sloria 
di  quel  beati  marliri,  alia  cui  protezionc  ricorrcvasi  da'suoi 
concilladiuiin  quclla  s'lniemorabilc  calamita.Fra'lantipalpiti 
di  morte  che  opprimevano  il  suo  cuore,  e  lo  rendcvano  im- 
potenle  a'consueti  studii,  nonaliro  migliorc  scndo  egii  s'eb- 
bc  che  il   dolce  conforlo  della  religione;  il  perche  vennc 


—  363  — 

in  sentinicnlo  di  mollcr  niano  a  fjueir  opcrclla,  in  cui  po- 
se a  rasscgiui  hillo  qiianlo  era  iniporlanlc  a  sapersi  dei 
Ire  SS.  fraleili,  scnza  csscr  prolisso  c  senza  per  allro 
onu'Uorc  (scynalanionlc  nolle  aniiolazioni)  di  far  cenno 
di  alcuni  allri  niarliri,  die  nou  possono  al  lullo  disgiun- 
gersi  dalla  vila  di  quclli.  (11) 

II  Uonanno  adenipi  con  solerzia  quanlo  promise  nel- 
la  breve  prel'azionc  di  quella  sloria,  e  fece  opera  per  o- 
gni  lalo  eccelienle.  In  csso  liijro,  dice  il  cli.  I'roi".  Lon- 
go,  e  conlempcrala  la  piela  deU'anlore  alio  slile  ponde- 
ralo  c  grave,  c  il  pregio  morale  delle  sentenzc  al  vigo- 
re  e  laconismo  classico  del  dellato.   Kd  e  vero.   (I2j 

Mix  V  amore  della  sua  predilella  scienza  e  lo  spiri- 
lo  filanlropico  die  sempre  lanimava,  I'incilavano  ognor 
pill  a  consacrarc  il  suo  ingegno  per  lo  vanlaggio  dell'u- 
manita  solVercnle.  II  pcrclie  nel  1841  evulgava  talune 
sue  Icllcre  suW  Ipocondria,  die  racchiudono,  direi  (|ua- 
si,  un  inlero  Irallalo  su  qneirargomenlo.  Conliila  in  es- 
se, con  molla  sennalezza,  le  o[)inioni  di  quel  medici  die 
inlorno  a  lal  niorbo  adollavano  le  dollrine  di  IJroussais; 
sccnde  apprcsso  a  discorrerc  su'sinlomi,  le  cause  predi- 
sponenli  ed  ellicienli,  l" indole  vera  e  la  cura  piii  accon- 
cia  deH'indicala  malallia;  c  da  ultimo  si  fcrma  ad  esa- 
niinare  alleiilaiuenlc  c  disciilere  laluni  falli  di  analomia 
palologica  relalivi  al  soggello;  e  cosi  niclle  in  cliiara 
luce  non  poclii  punli  oscnri  c  conlroversi  die  intorno  a 
tale  importanle  materia  csislcvano  ancora  nel  cainpo  del- 
la  scienza. 

lo  non  voglio  asscvcrarc  clic  le  sue  leorichc  sicno 
state  su  quel  tenia  infallibili;  forse  oggi  i  niodcrni  me- 
dici, con  r  avanzamenlo  de'  liinii,  non  piii  1'  abbracciano 
per  diflerenli  vednle;  ma  ripensaiuio  al  tempo  in  cui  scris- 
se  il  Uonanno,  e  ritenendo  le  doltrine  allora  doniinanti, 
non  e  cgli  dcgno  d'  amniirazionc  per  aver  contribuito  in 


—  360  — 

gran  parte  a  dissipar  inolli  gravi  errori  ed  a  condnrrc 
la  patologia  in  iin  piii  drillo  scntiero?  (13) 

Ma  qui  non  han  fine  ancora  le  solerli  faliche  del 
noslro  Profossore.  D'allo  onorc  dcgnissime  sono  Ic  Re- 
lazinni  dc'lavori  della  Socicla  Kconomica ,  ciie  per  ven- 
tiquallro  anni,  cioc  dalla  isliluzione  di  essa  sino  al  18.j6 
egli  fece  di  pubbliea  ragione  qual  Socio  ordinario  e  Se- 
grclario  porpctuo  della  medesinia.  La  chiarczza,  la  precisio- 
ne  del  dellalo,  la  disinvolla  francliezza  di  stile  nil  mcltcre  a 
rasscgna  le  dottc  fatiche  de'socii,  son  cose  in  quelle  scritlure 
mirabili.  Ne  puossi  dire  cli'ci  faccia  da  scniplicc  relalorc  nel 
dare  la  soninia  dc'divcrsi  opuscoli  di  die  s'intralliene;  die 
da  savio  pensatore  sa  cogliere  il  deslro  per  dar  luogo,  con 
acume  egiudizio,  alio  sue  considcrazioni  senipre  opportune 
ed  azzeccale,  faccndo  niostra  nel  tempo  slesso  di  non  ordi- 
nare  nozioni  non  solo  nelle  scicnze  cconomiche  ed  agrarie, 
ma  SI  pure  in  differenli  rami  d' Industrie.  «  Ordinarc  mate- 
ric  del  tutto  disparate,  scrivevasi  in  uno  de'nostri  gior- 
nali,  dar  loro  un  nesso  ed  una  catena,  ridurle  ad  un 
punto  di  vedula  generale,  dare  a'  lavori  diversi  il  giuslo 
aspello,  prcsentarne  in  breve  e  sucoosa  analisi  il  contcnuto, 
portarvi  qualche  crilica  riflessionc  in  un  pulito  ed  elegante 
lingnaggio,  scevro  d'affcllazione  e  con  tutla  propriola  de'ter- 
mini  lecnici,  ecco  cio  che  rende  dilficile  lo  scrivere  tali 
Helazioni,  c  cio  clic  per  I'appunto  ammiriamo  in  queste 
del  Sig.  Uonanno,  die  i  pregi  riuniscono  c  le  qualila  on- 
de  chiamarsi  nel  loro  gencre  opera  bella  e  compiuta))  (14) 

Per  lanti  pregi  le  piii  rinomate  Accademie  scienli- 
liclic,  nazionali  e  slranicre,  feccro  a  gara  per  averlo  a  so- 
cio ;  ed  uomini  chiarissimi  in  ogni  ramo  dello  scibile,  si 
onorarono  del  suo  dotto  carteggio  e  della  sua  prcziosa 
amicizia.  Per  tanli  pregi  s' ebbe  il  distinto  uITizio  di  Se- 
gretario  perpetuo  della  Sociela  Economica  della  provin- 
cia,  che  con  tanta  dignila  ed  alacrita  impju'eggiabile  so- 


—  307  — 

slcnnc;  (l^i)  c  da  ulliino  (|U('llo  conscgm  di  Profcssorc 
inlerino  dclla  lalledra  di  cliiiiia  niedica  in  qucsto  illu- 
strc  giiinasio,  die  a  nigionc  fii  dello  I'  anlica  scuola  dei 
siciliaiii.  (IG) — E  qui  c  suporlliio  il  dire  chc  nell'  in- 
scgnaineiilo  de'  giovani  non  si  seoslit  iiiai  da'  saiii  procclli 
c  dalle  raziunali  tourie  ,  e  die  noii  piego  la  Iroiile  all'au- 
torila  od  alia  nuova  dollrina — della  quale  invccc  si  sfor- 
zo  di  moslrarc  con  gravi  considcrazioni  gli  orrori  e  gli 
ecccssi;  c  supcrfluo  il  dire  come  loccando  dc'  danni  dei 
sislcmi,  consiglio  senipre  di  ricorrcrc  alle  pure  sorgenti 
della  inedidna  ,  a'  hiioni  ])rincipii  aniidii  ed  alle  opere 
imniorlali  del  vecchio  di  Coo,  la  cui  dollrina,  allraver- 
so  lulli  i  sccoli,  si  conserve  iuviolala  in  Ilalia. 

Se  Ic  virlii  soclali  c  niorali  facesscro  T  uonio  clerno 
sulla  terra,  quelle  onde  il  uoslro  elogialo  fii  adorno,  ha- 
stcfcbbcro  a  conscrvarne  la  nicnioria  quanlo  il  mondo 
lonlana.  F^a  viva  carila  die  senliva  pel  prossinio,  la  fc- 
de  cliehbe  nella  rcligione  de'padri  iioslri,  Taniicizia  di  cui 
scrupolosamcnle  adenip'i  lulli  i  dovcri,  danno  prova  non 
dulihia  (Idle  eccellenii  qualila  del  suo  cuore.  fed  appun- 
to  alia  ediicazionc  del  cuore  egli  rivolsc  ogni  cura  dac- 
clie  voile  darsi  all'  esercizio  della  sua  nobilissima  profcs- 
sione,  rinunciando  a  lulle  inanierc  di  ricreazioni  e  sol- 
lazzi.  Egli  sapeva  die  non  la  dollrina  e  la  perizia  som- 
ma  dell"  arle  sono  Ic  doli  csclnsive  di  iin  buon  medico; 
ma  die  il  senlimenlo  diun'alla  bonla  morale,  lo  zcio  di 
una  scnlila  filanlropia,  o  ])er  dir  meglio,  la  carila  fraler- 
na  non  mensognera  e  disinleressala,  sono  gli  allri  pregi 
clie  lo  deltbono  dislingnere  dalla  coniune  degli  uomini  ; 
sicclie  del  bene  degli  allri  debb'  csser  sollccilo  coslui  piii 
cbc  della  propria  lorlnna.  Ed  in  vcro  chi  fra  gli  sludio- 
si  deir  arle  d"  Esculapio  non  senle  un  caldo  allello  per 
I'arle  slessa,  clii  non  si  comimiove  alle  svenlure  del  suo 

ATTI    ACC.   vol.    XIV.  *S 


—  368  — 

simile,  clii  non  ascolta  la  voce  dell' amor  proprio,  e  non 
LTcdc  alia  dignila  dell'  anima  iimana,  non  polra  essere 
niai  un  medico  perfelto  :  sara  invecc  o  uno  sprcgevole 
imposlore,  die  spacciando  con  alLagia  di  vincere  per  nuo- 
vi  argomenti  i  niorhi  che  aflliggono  l'  iimana  razza,  av- 
vilisce  r  arle  ed  insozza  la  verginale  semplicila  della  na- 
tura;  o  sara  un  dotto  egoisla  il  quale  iuimolando  all'idolo 
de'  riguardi  sociali  i  sacri  drilli  dell'  umanita,  non  vede 
die  se  solo,  o  a  dir  meglio  la  sua  opinione',  ed  anziche 
soccorrere  il  suo  nialalo  per  un  senlimcnlo  al  tutlo  fraler- 
no ,  cogliera  quel  deslro  per  far  vana  pompa  d'  alto  senno 
e  di  recondito  sapere,  ad  illiider  la  genie  semidoUa,  sen- 
za  per  allro  perder  d'ocdiio  nella  carpita  congiunlura 
il  sordido  inleresse.  3Ia  che  fa  per  I'opposto  il  medico 
die  vanta  bonla  e  rellitudine  di  cuore,  die  ama  piii  d'o- 
gni  allro  la  sua  predilella  dollrina,  e  die  non  fa  dislin- 
zione  Ira  ricco  e  povero?  —  Egli  pone  luUa  la  sua  soler- 
zia,  lullo  il  suo  inleresse  nell'  inlerrogare  scrupolosamen- 
te  la  naUira  de'morbi,  nel  nietlere  a  calcolo  ogni  sinlo- 
mo,  ogni  affczione,  ogni  respiro  del  suo  infernio,  nelio 
scopo  di  giovare  davvero  1'  umanila  languenle  ed  arric- 
chire  di  nuovi  fatli  la  scienza  die  jirofessa. 

II  nostro  Bonanno  seppe  in  se  riunire  con  mirabile 
esenipio  le  piu  belle  doli  della  menlc  e  del  cuore ;  com- 
prese  I'allczza  e  1' importanza  del  suo  ministero,  e  I'e- 
sercito  islancabilmenle  fra  ogni  maniera  di  persone ,  di 
moi'bi,  di  squallore  e  di  miscria.  i\e  basso  desiderio  di 
liicro,  ne  vanilosa  supcrbia  di  dollrina,  ne  turpe  ambizio- 
ne  di  onori  e  dislinzioni  lo  mossero  niai,  ma  solo  I'amor 
vero  dell'arle  e  la  fralerna  carilii  deU'evangelo. 

E  quale  afTcllo  non  ebbe  per  la  giovenlii  sludiosa? 
chi  pill  di  lui  r  ammiro,  la  dislinse,  I'applaudi?  Ei  non 
fii  di  qnegl'invidi,  dolli  o  lellcrali  che  sieno,  i  quali  so- 
gliono  mellere  inciampi  ed  ambagi  a'primi  passi  de'gio- 


—  369  — 

vani  inlcllcUi  nella  paleslra  del  sapcrc.  I  suoi  liinii,  i  snoi 
lihri  c  lo  sue  valevoli  allenenze  giovaroiin  a  inollissimi ; 
perche  scnliva  die  rinfonnare  allrui  alia  virlii  cd  alia  dot- 
trina  e  foiile  (I'liielfahili  conlctilezze,  e  seol|iisce  il  iioslro 
noine  iiidelebilc  in  luUi  i  cuoii  falli  |)er  la  ricoiioscenza: 
laondc  la  sua  Toce  non  fu  die  d'incora"i'ianiciilo  e  di 
esoiiazioiie  pe'suoi  discepoli,  a  iiou  farii  recedcre  niai 
sconfoflali  dal  dillicile  ariugo  alia  visia  de'iuille  nslacoli 
die  la  svenlura  o  la  Irislizia  dcj^li  uoniini  sa  riuvcnir  di 
sovenle  per  travagliarc  ed  ahballere  il  nicrito  vero.  Ep- 
pero  la  scolaresca  veramenlc  vogliosa  dapprcndore  (a  cui 
raccomandu  scmprc  I'auior  del  sapcre,  la  lilaulroj)ia,  il 
disinleresse  c  la  picla )  fu  per  lui  un  ongcllo  d'  alto  o- 
nore  e  d'  aniinirazione  dej^nissinio;  perclie  in  essa  vedcva 
cresccrc  laiite  care  speranze  della  palria  comune,  laiili  gc- 
iicrosi  sosleiiilori  delle  gloric  scieulilidie,  letlcraric  ed  ar- 
tisliclic  die  a  si  gran  lama  lian  levato,  da  tempo  iiiiine- 
morahile,  il  A'ome  siciiiano. 

Ma  era  scrilto  ne"  decreti  dell'  Altissimo  die  giunta 
a  lanta  splendida  altczza  la  sua  Stella  dovca  tramonlare, 
c  per  scmpiT.  I'n  malore  die  da  piii  tempo  lo  travaglia- 
va,  lo  spinse  lentamenle  al  scpolcro.  Egli  giunsc  all"  ora 
estrema  della  sua  vita  ;  e  la  forza  di  tanto  senno  inanco — 
ed  un  s'l  diiaro  lume  (rinlellcllo  si  spense.  Ma  la  forte 
sua  aninia  sovraslo  a'  patimcnli  del  corpo,  come  il  corag- 
gio  del  nocdiiero  sovrasla  allc  Iremende  agilazioni  del 
mare.  II  niondo  gii  fuggiva  dinanzi  con  lulte  le  sue  va- 
nila,  senza  di'  cgli  mctlesse  un  sospiro.  Era  il  20  gcnna- 
io  18.'»7,  ed  Allio  iJonanno,  il  dislinto  medico,  1"  ottimo 
piofcssore  di  clinica  medica,  I'liomo  dolio  c  lilanlropo, 
era  gia  una  memoria.  All  perclie  spielnia  la  mortc  ci  lo- 
glie  prima  i  niigliori  e  lascia  ingombra  la  terra  di  lanti 


rci  ' 


La  sua  perdita  irreparabilc  ha  lasciato   un  vuoto    in 


—  370  — 

mezzo  a  noi,  o  prcstanti  Accademici.  Si,  noi  abbiamo  pcr- 
duto  un  csiniio  collaboralore  cd  aniico,  la  palria  un  in- 
tegerriiuo  cilladino  ,  le  scicnzc  e  le  letterc  un  insigne 
ornamcnlo.  E  chi  polrebbe  lamcnlarne  abbastanza?  chi 
saprebbe  qui  tultc  enunicrare  Ic  singolari  doli  cbe  lo  di- 
slinsero? — A'buoni  fu  ainico;  a'malvagi  mulo  rimpro- 
vero :  non  ebbc  rancore  dellc  invidic ;  perdonb  Ic  offese ; 
coinpati  I'ignoranza;  non  superb!  del  suo  svarialo  sape- 
re ;  scrisse  non  per  sele  di  gloria  ma  per  dcsio  d'  esser 
utile.  Qucslo  fu  Alfio  Bonanno.  Vedete,  o  Soeii,  quante 
preclare  virlu  1'  ban  fatlo  dogno  di  riverenza  !  —  E  noi 
ricorderemo  sempre  con  ossequio  il  caldo  affello  clie  lo 
legava  alia  sua  patria  di  clezione  —  a  qucsla  Calania 
bella  cbe  I'ebbe  fanciullello  fra  le  sue  mura,  e  I'cduco 
alia  gloria  con  lanli  nobili  esenipi ,  e  lo  nulri  di  sapien- 
za  e  d'amorc;  ricorderemo  la  purila  e  la  saldezza  dei 
suoi  i)rincipi ,  i  suoi  buoni  sludii  non  inlcrrolli  mai  per 
seconda  o  per  av versa  forluna,  ed  i  suoi  pregiali  lavori 
deiringegno  cbe  comprendono  lanla  greca  doUrina,  e  cbe 
diran  pure  a'posleri  qual  fosse  I'animo  di  lui — perciocche 
le  opere  della  mente  sono  lo  speccbio  del  cuore ;  ricor- 
deremo infinc  cb'egii  non  vende  I'anima  e  la  coscienza  ai 
premii  ed  a'favori  del  mondo  corrolto,  e  cbe  seppe  pur 
sempre  anleporrc  la  verita  alia  mensogna,  la  francbczza 
alia  simulazione,  la  generosila  di  sentire  a  tutte  le  bas- 
se e  volgari  j>assioni. 

Si,  0  egregio  noslro  confralello,  noi  serberemo  ge- 
losamentc  nc'noslri  pelti,  pari  a  simbolo  sacro,  il  pre- 
zioso  retaggio  dellc  tue  singolari  virlii;  e  giuriamo  di 
serbarlo  inviolalo  ed  inviolabile  sino  a  cbe  non  ci  sara 
dalo  di  riporlo  con  noi  medesimi  la  dove  niuno  osera 
piu  d' invidiarcelo...  nella  lomba! 


^3)33 


(I)  Infinite  sono  le  scovcrlo  fatlc  in  Italia  intorno  a  tiitto  ([iianto 
c  relativo  all'  arte  medico-cliinirgica  ;  e  sarei  iiiolto  liingo  sc  tutte 
volcssi  notarle :  per  dirno  alcuii  clio  ricordo  qui ,  come  posso , 
clic  in  Italia  appresc  Arveo  da  Andrea  Ccsalpino  d'Arezzo,  pro- 
fcssoro  d'analoinia  in  Pisa,  la  dottrina  della  circolazionc  ;  ina  qae- 
gli  se  ne  usur|io  la  ijloria .  cd  il  iionic  ilalianu  fii  dinienticato  ; 
in  Italia  sropriva  1'  Asellio  i  vasi  laltoi ,  cil  il  Fiorentino  di  Lucca 
nc  perfezionava  la  scoverta,  sebbene  poi  fossero  surli  a  suoi  coni- 
petitori  per  1'  antcriorila  Rudbeck  c  Tomaiaso  Bartoiino  ;  in  Italia 
si  trassc  pure  gran  pro  dal  metodo  clie,  da  un  secolo,  aveva  gia 
anniinziato  Marsilio  Vicino,  a  cbiarire  Aieppiu  la  sanguigna  circola- 
zionc, 0  a  meglio  dire  la  trasfusione  del  sangue  e  la  infusione  dei 
niedicanienti  nelle  vene.  E  qui  fa  nieslieri  rammentare  clie  di  cio 
scrissc  assai  prima,  cioe  ncl  1(128  —  il  padovano  prorcssorc  Colle: 
il  quale  precedeva  cosi  di  ventino\e  anni  1'  inglese  Wren,  che  co- 
me cosa  nuova  spacciavala  in  Londra  nel  1 031. 

E  clie  diremo  delle  scovcrle  de'cclebri  notomisti  Alcssandro 
Acliillini  da  Bologna,  Giacomo  Derengario  da  Carpi  nel  modcnesc, 
Gianfdippo  Ingrassia  da  Regaliiuto,  professore  di  medicina  ed  ana- 
lomia  in  Padova  ed  in  .\apoli ,  Realdo  Colombo  da  Cremona  ,  Ga- 
briele  rallo|)|iio  da  Modena.  Barlolomeo  Eustacbio  della  Marca  d'An- 
cona,  Costanzo  Varolio  da  Bologna,  Gindamo  Eabricio  d' Acquapen- 
dente  ?  —  Clie  diremo  de'  progressi  di  (|uella  parte  della  cbirurgia, 
la  quale  negli  ultimi  tempi  ha  fatto  tanlo  rumorc  in  Prussia  ,  in 
Ingbilterra  ed  in  Francia,  I'^arte  cioe  di  riformare  le  parti  mutila- 
te ?  quell'  arte  prcgcvolissima  fin  da'  tempi  di  Parco  trovata  in  Ha- 


_  372  — 

lia,  c  soprnatamentc  in  Tropoa  di  Calabria  ,  c  die  nel  sccolo  XV 
fece  protiig'ii  nellc  mani  di  Vinccnzo  Viatica,  di  Maida,  di  Bajoni. 
de'Branca,  padre  e  figlio  siciiiani,  amniirabili  per  la  deslrczza  nel 
supplirc  al  naso,  allc  oreccliie  cd  al  labro  niutiiali  ?  —  E  qui  pure 
e  da  ricordarc  clie  nel  secolo  XIV  la  frcnologia  fu  iiilravedula  dal 
bolognesc  Jloiidini,  il  quale  coiisiderando  il  ccrvello  come  coinpo- 
sto  di  taiile  celleltc,  locava  in  ciasciina  di  esse  una  fiinzione  par- 
ticolnre;  c  clic  nel  secolo  XVII  la  cefalogia  del  Glierardelli  anlici- 
pava  le  idee  di  Gall,  poiclie  commcndo  f  aulore  sin  da'suoi  tempi 
la  cranioscopia. 

Ma  dove  trascorrerei  so  di  tnlti  i  trovati  italiani,  intorno  alle 
dcttc  scicnze,  volcssi  io  favellarc  ?  BaslcrebI)ero  i  soli  nomi  di  Mor- 
gagni,  Mascagni  Rasori,  Boi'da,  Revia,  Carminali,  Berlinghieri,  Gero- 
mini,  Pivati,  Tommasini,  Bianchi,  Halacarne ,  Scarpa,  Speranza, 
Bufalini,  ed  altri  famosi  professori  per  far  gloriosa  la  bella  Penisola! 

(2)  La  maggior  parte  di  coloro  clie  si  distinsero  ncUa  medi- 
cina  c  nelle  scienze  natural!  in  altrc  parti  di  Europa,  furono  a  stii- 
diare  od  a  professare  in  Italia.  II  Paracelso  infatti,  osserva  il  prof. 
Cav.  Do  Renzi,  nella  sua  prcfazione  alia  Chirurgia  Grande,  confessa 
clie  studio  in  Italia.  Cosi.  pure  Foreslo  studio  in  Bologna,  in  Roma 
ed  in  Padova  ;  Solcnandro  in  Roma,  in  Pisa  ed  in  Ferrara :  Lan- 
gio  a  Pisa,  dove  si  ebbe  la  lanrea  dottorale,  dopo  aver  fatto  tcso- 
ro  dellc  lezioni  di  Leoniceno  c  di  Vigo  ;  Curnio  studio  in  Padova 
ed  in  Pavia ;  Zwingcr  in  Padova  ed  in  altre  universila  d' Italia ;  Li- 
nacro  a  Firenze  ed  a  Roma  ;  Brucco  era  allievo  delle  scuole  d'  I- 
talia,  (|ual  fu  pure  Dassenio  prinio  confutatore  di  Paracelso ;  Roy- 
sler  fu  disceiiolo  di  Falloppio  e  di  Eustacliio ;  lobei't  fu  allievo 
di  Argentieri  a  Torino  ;  Gaspare  Baluiino  dell'  Ac(|uapendenle  ; 
Eyens  di  Jlcrcuriale  ,  di  Aranzio  ,  di  Aldrovandi  e  di  Tagliacoz- 
zi  —  Slruzio  studio  e  fu  laureato.  in  Padova  :  anchc  Erasto  stu- 
dio per  nove  anni  in  Padova  ed  in  Bologna,  dove  si  ebbe  la  lau- 
rea  dottorale  ;  Monavio  studio  uelle  italiane  univcrsita ,  come  fece 
anclic  Pratis,  die  quivi  si  laureu  —  Servilo  frequcnlo  i  dolli  d' Ita- 
lia prima  di  passare  noUa  Svizzcra  c  nella  Francia,  indi  a  die  fu  bru- 
ciato  vivo  a  ii  anni  in  Ginevra;  Parco  segui  Farmata  francese  in 
Italia,  e  da  Fenii,  da  Maggi  e  da  allri  chirurgi  italiani  appresc  le 
dotlrine  die  si  professavano  intorno  alle  ferite  delle  armidafuoco; 
ed  ancbe  Cornelio  Agrippa  fu  in  Italia,  e  vi  guerreggio  per  sette 
anni ;  ed  ivi  studio  la  lilosofia  c  la  medicina;  vi  ritorno  poi  un'  allra 
volta,  e  professo  ancbe  le  scicnze  in  Torino  ed  in  Pavia.  Infine  Do- 
doneo  fu  piii  voile  a  visitarc  le  scuole  d'  Italia  ;  Amato  Lusitano  stu- 


—  ■M:i  — 

ilio  e  professo  in  Bologna,  c  Rodrigo  da  Fonzeca   fii  professore  a 
Pisa  ed  a  Padova. 

(S)  Quell' iipcra  vijlla  in  italiann  fu  pnbblicata  prima  in  Cata- 
nia ni'l  lis  IS  e  poscia  in  iVapoli  ncl  l.S2.">.  I  piornali  clic  ne  lo- 
danino  la  Iradiizionc  c  le  note  del  I5onanno  luroni)  ([iicsti:  il  Fo- 
(jlio  iiiedico-chiritr(jic  0  iV  linfin'iil;  n.  20  anno  1820.  —  il  Oior- 
nah'  Eiiciclopedico  di  Napoll  n.  20. — niairsiio  1820.  —  il  (Hor- 
iiale  medico  iSapolHano  n.  33.  —  gingno  1 820.  La  Gnz-zctla  me- 
dira  di  Roma  del  dctlo  anno  n.  13. — cd  il  tiiornnle  di  Scienze 
Lelteri' ed  Aiii  por  la  Sicilia  —  Palermo — anno  5"  lunneri  110.  HI, 
agosto  e  sellcmliic   I83TI. 

(4)  Qiiclla  memoria  fu  inscrila  nel  volume  5"  degli  alti  del- 
I  Accademia  Gioenia  anno  1831. — .\ella  rchizione  acuadeniica  del 
1832  c  nel  Prospello  delle  Scienze  c  della  Lelteratnra  del  secolo 
XIX  scritio  dal  Cav.  i^alvalore  Scnderi,  prof,  di  Economia  Politica 
fPalcrnio  1838)  .si  giiidieo  ulilissima  c  degna  d' eniomio — Inollre 
il  diligcnle  medico  signor  PieliD  Anliinio  Rarliera  in  un  suo  opu- 
scolo  sitir  iiMt  tlei  pepc  ncro  (  Palermo  18151)  si'viv(!Va  <|ne5le  pa- 
role. «  II  doltor  (lervello,  incaricato  dail' Accademia  di  Scien/.e  me- 
diclie  di  Palermo  a  dare  rapporlo  della  memoria  del  Doltor  Ronan- 
no,  signifieava  a  lulto  il  Corpo  Accademico  nella  sednia  del  22  gen- 
najo  1832  tniti  i  pregi  die  raocliindeva  in  se  la  fatica  del  nostro 
Siciliano,  ed  animava  i  colleglii  a  secondare  le  (ilanlropiclic  mire 
del  Prol'i'ssiir  catancse ;  ed  il  Cervello  sin  d"  allnra  non  manco  di 
adibire  il  preconizzato  anlilVliiirile  ovunipie  il  destro  glienc  veniva: 
e  ne  restava  a|i|)icno  soddisl'atto,  avendone  ottenuto  perfette  guari- 
gioni  di  antichissime  ed  ostinate  febbri  di  periodo.  Tiitle  qneste  no- 
lizie  io  racroglieva  in  una  delle  lezioni  particolari  di  medicina  ])ra- 
tica  dellate  dal  jircdcllo  signor  Cervello  ,  C  ben  loslo  mi  nacque 
vagliczza  di  venirne  al  I'atto   )). 

(5)  Le  cennale  Itijlcssii^ii  mediche  si  evulgarono  in  Catania  jiei 
lipi  di  G.  Pajipalardoncl  1832.  F,  neilc  I'-jfemeridi  Srieiilifidie  e  Let- 
terarie  per  la  Sieilia  (Palermo  dicembre  1832  n.  12;  se  ne  scris- 
se  cosi: 

!(  II  nostro  Bonanno  non  abbarbagliato  dalla  farraggine  di  sc- 
duccnti  conoscenze  di  eni  va  do\iziosamenlc  adorno,  lia  sapulo,  qual 
peccliia  induslriosa,  cogliere  lambrosio  li(|uore  di  una  sennata  me- 
dico-sperimentale  fdosoliii,  non  die  da'  giudiziosi  classici  s'l  antidii 
die  moderni,  ma  benandie  da'.j)ericolosi  I'autori  d'  e?dusivo  siste- 
ma.  L' opera  lia  per  iscopo  di  rellilicare  le  conoscenze  della  gio- 
venlii  illusa  d'  ammaliante  spirito  di  sistenia,  dimoslrandole  con  ma- 


—  374  — 

turitii  d' ingegno  T  errore  die  Tha  prcvalso,  e  spianandolo  una  vis 
pill  alta  a  rinvenirc  per  qiianto  e  possibile  il  campo  della  veritii. 
Invitiamo  inlanto  i  bravi  medici  a  leggere  1'  opera  del  dotlor  ca- 
tanese,  perclic  si  addice  aiie  loro  vcdiite,  e  precipuamente  invitia- 
mo i  sistematici  c  laddiscente  giovenlii  afTinclie  gli  uni  abbando- 
nino  gVidoii  ddh  biro  teoric,  e  gli  altri,  scortati  da  si  saggio  mae- 
stro, battano  il  drillo  scntiero  della  osservazione  c  della  esperienza  )). 
II  Narbonc  nclla  Sloria  d'  ogni  filosofia  di  Giovanni  Andres, 
da  lui  compendiata  ed  annotata  (toni.  1°  cap.  5°  medictJta  sicula) 
I'egregio  Dollor  Rocco  Piiglicsi  in  un  suo  Discorso  Palologico- 
pralko,  sopra  duo  aforismi  d'Ipiiocratc  (Palermo  1835)  ed  il  Gior- 
nale  di  Scienze  Letterc  ed  Arli  per  la  Sicilia  (1837)  tributarono 
ancli'  essi  le  dovute  lodi  al  noslro  Professore. 

(6)  Giornale  di  Scienze  Leltere  ed  Arti  per  la  Sicilia  anno  su- 
detto  1831. 

(7)  Quest'  allro  discorso  fu  pubblicato  ,  per  disposizione  del 
Real  Istitulo  d  rncoraggiamento  di  Palermo,  nel  n.  3.'i  dclle  delte 
Effemmdi  Scienlifiche  a  Lelterarie  per  la  Sicilia  1833  —  e  poi 
merito  d'essere  ristampato  nel  torn.  8"  bimestre  3°  del  Giornale 
del  Gabinelio  Lclterario  dell'  Accademia  Gioenia.  Nel  cennalo  Pro- 
spcUo  delle  scienze  c  lettere  in  Sicilia  in  queslo  secolo,  se  ne  fece 
disamina,  e  si  disse  lavoro  imporlanle ;  c  nel  Contemporaneo,  gior- 
nale di  scienze  c  leltere  di  Palermo  (n.  9  maggio  1841)  toccan- 
dosi  d'  una  teoiia  soslcnnta  dal  prof.  Anzaldi  da  Mazzarino  sulle 
cagioni  delle  lebbri  intermiltenti  ,  vennc  citato  il  noslro  Ronanno 
insiemc  ad  alcuni  somnii  medici  di  Europa  per  1'  anterioritii  della 
doltrina  con  quesle  parole  ».  Questa  teoria  prima  assai  dello  An- 
zaldi, era  gia  slata  sancita  da  Broussais,  Roclie,  Bufalini,  Ronanno 
Humboldt,  Seguin,  Ga\-Lussac,  Lind,  G.  P.  Franck,  Morelli,  Scliu- 
nuier  ed  altri.  «  E  fmalmentc  il  Cb."  Professore  Agatino  Longo  in 
una  mcmoria  letta  alia  Societa  Economica  nel  1849  ne  raccoman- 
dava  come  utilissima  la  lettura. 

Mi  place,  a  qiicsto  proposito,  di  ricordare  clic  da  recente  si  e 
pubblicato  dal  nostro  onorevole  socio,  Prof.  Giuseppe  Antonio  Gal- 
vagni,  un  TraUato  pralico  mile  malaUie  d'  intossicaz-ione  paluslre, 
foadalo  sulle  ossenazioni  diiiiche  raccolle  In  Sicilia  dall'  autore. 
Tale  Iraltato,  a  delta  de'conoscilori  dell' arte,  contiene  molte  novitii 
c  perfezionamenli  —  e  per  le  une  e  per  gli  altri  presenla  un  pro- 
gresso  notevole,  indicando  il  movimento  attuale  della  patologia  pa- 
lustre.  II  chiarissimo  Prof.  Cav.  M.  Semniola  scrivea  da  iVapo/i , 
che  il  Galvagni  ba  trattato  1'  argoraento  in  modo  nuovo  e  comple- 


—  373  — 

Irt  sia  ppr  lo  malorio.  sia  iter  I'  (irdirio,  sia  jxt  la  cliiaicz/.a  della 
t'sposi/.ione;  e  I'  cjircjrio  I).'"  M.  lidiiacrorsi  [ii'dI'.  di  I'alolojiia  iH'.- 
iicrale  c  ti'ra|)('iitica  in  ((iiesla  Hciiia  I'liivei'sila  di  sliidii.  ha  prono- 
slicalo  die  la  della  opera,  alleso  il  suo  merilo  seicnlilico  ed  ar- 
tlstico,  fisserii  un'  era  iiclla  scienza,  c  rcstcra  tra  le  poclie  ciie  slaii 
salde  al  vol^'erc  de' tempi  ed  al  rimiilnre  delle  opinidni. 

(8)  Geiiovesi  —  Lezioni  di  Eeoiioniia  pdlitica  I'arte  1°  Cap.  XXI. 

(0)  Kanione  e  I'ilia — Kranima — Calaiiia  IS;!!*  pei  lipi  di  Pielni 
Giiinlini — Vedi  la  cilala  letlera  del    1S2(>. 

(10;  11  Caronda — Fciiilio  jieriodieo  in  Catania  Anno  1.  n.  I,'> 
1839  c  n.  2"  anno  sccondo  1840. 

(W)  Vila  de'lrc  sanli  fralelli  .Mfio,  Filadelfo  c  Cirino — Scrilta 
(ial  doltor  AKio  Bonanno  —  Catania  da' lipi  de' Uegi  Sludii   1840. 

(12)  L' esiniio  Prof.  Cav.  Aji'alino  Longo  c  sucrediito  dei^na- 
luente  al  lionanno  nelT  onorevole  nllizio  di  i^e^relario  perpeluo  della 
Societii  Eeononiiea  di  (piesla  I'rovincia:  e  neila  Itelazione  de  lavori 
(ieir  anno  ventcsirnoipiinlo  di  cssa  Socielu  ( niaggio  1857)  lia  egli 
dato,  giiista  1  regolanienti,  un  pregevole  articolo  necrologico  del 
suo  predecessorc.  E  una  scrilta  elegante  c  commendevole  per  sem- 
plicilii,   cliiarezza  di  sliie  e  dignila  di  paridc. 

(13)  Letlere  .';iiH  Iporondria  del  D."  Allio  Bonanno.  —  Calania 
184]   pe'lorejii  d(''  Itegii   J^liidi. 

(14)  Giornale  del  Caliinetto  Eetlerario  deU' Accadcmia  Gioenia 
n.  Gel  fasc.  giugno  e  luglio  1834.  .Nello  Spettatore  ZancU'-o, 
giornale  di  Messina  anno  3"  n.  33  posta  a  disamina  una  di  (|uelle 
Rcldzioni ,  ill  rilennta  degnissima  per  molli  cajii  ,  riconoscen- 
dosi  r  autore  inolto  avanli  in  latlo  di  econoniiehe  (lollrine,  e  degno 
Huiiidi  del  carico  the  indosj^ava  nella  ?^oeiela  Econoinica  di  ([ucsta 
Pro\intia.  E  nelle  anziddle  llffciwvidi  si  coiRliiiideva  co.s'i  ).  Ali- 
biain  noi  niolto  a  lodarei  dell  ingegno  del  Bonanno,  colto  ed  eriidi- 
to  scrittore,  clic  nclle  scienzc  niediclic  gode  d'  una  vantaggiosa  rl- 
pntazionc  :  per  cui  ha  mcrilato  di  seder  Segretario  presso  la  So- 
cietii Eeononiiea  di  Catania,  la  (|uale  puo  servire  di  modello  a  tutte 
le  allre  Societa  Econoniii  he  della  Sicilia  ); — Efl'.  n.  43  gennajo 
1837.    ■ 

(1">)  L' illustrc  Prof.  Cav.  Scuderi  ncl  surriferilo  Pcos/x'f/o  dol- 
le  sc/ejir-(!  scrivcva  qiiesle  parole  f.  ()uanto  alio  lodevoli  I'aliche  del- 
la Societa  Eeononiiea  di  Catania  nel  (|uin(iuennio  corso  dalla  sua 
fondazione,  se  ne  lia  nii  chiarissinio  atleslato  nclle  cinque  relazio- 
ni  accadeniiche,  giii  dale  in  luce  e  prununziate  nel  di  30  maggio 
d'  ogni  anno  dall'  otlimo  Segretario  perpeluo  Dotlor  Alfio  Bonanno. 

ITTI   iCC.    vol.   .\1V.  W 


—  376  — 

a  ciii  allribuir  si  dcve  il  singolar  nicrito  di  un  esimio  saporc  nclle 
scienze  economiclie  cd  ngrarie,  e  di  iin  zclo  iiifaticabilo  nell'  adein- 
pimento  dclle  imporlanlissirae  cure  ciic  gii  soiio  state  alTidate  «. 
Eft',  n.  .')()— maggio  1838. 

(16)  La  Dcpulazioiie  di  qucsta  Regia  Universita  degii  studii 
essendo  stala  incaricata  dalia  Commcssione  di  Puitblica  Islruzione 
di  Palermo  a  rifcrirc  sii' mcriti  del  Bonanno  (clie  avcva  cliiesta  sen- 
za  concorso  la  catledra  di  dinica  niedica )  rispondcva  al  Presiden- 
Ic  della  detta  Commessione  nel  d'l  4  dicenibra  1841  ne'seguenti  ter- 
mini : 

«  I  meriti  scicntifici  del  Dotlor  Alfio  Bonanno  sarebbcro  suffi- 
cienli  a  farlo  raccomandare  presso  il  Real  Governo,  ed  aversi  per 
avventnra  dispensato  il  concorso,  onde  ottenere  la  cattedra  di  cli- 
nica  medica  in  qucsta  Regia  Universita.  Tanli  travagli  da  lui  durali 
in  fatlo  di  medicina  pratica,  le  slanipe  da  lui  pubblicate,  il  modo 
con  die  sono  state  accolte  ed  elogiatc,  c  grimpiegbi  da  lui  soste- 
nuli,  lutlo  concorre  a  sliniarlo  uno  de'  conlemjilati  dalla  legge  del 
1839  per  cui  si  credo  non  essere  bisngno  di  esanie  od  esperinien- 
)o  di  sorta  ad  accertarsi  il  servizio  della  pubblica  istruzionc  n. 

Dopo  alcun  tempo  fu  nnminalo  Professore  inlerino  della  catte- 
dra suddotia  in  virtii  di  appnsito  Reale  Rescritto  —  ed  egii  disim- 
pcxjnh  indcfessametile  /'  inmrko  con  oyni  zclo  ed  allicilk,  e  con 
moUa  dotlrina  ed  utile  della  (jioventh  addetta  alio  sludio  della 
medicina.  Cosi  fu  alteslato  d.il  Segretario  Cancellierc  del  ginna- 
sio  —  e  cos'i  fu  da  quanli  il  conobbero  e  lo  ascoltarono,  confermato. 

Al  presente  qnelia  cattedra  e  merilamentc  occupata  dall' otti- 
.mo  medico  Dottor  Mario  Geramellaro,  clie  qual  Professore  sostituto, 
lia  mostrato  esser  ben  degno  di  succedere  al  Bonanno  in  quell'  im- 
portante  ministero. 


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asiaaaa 


Uclazionc  doi  Travajrli  scierttifici  escgiiili  ncll'  anno  XXXIII  del- 
r  Accadcniia  Giocnia  di  Scicnzc  iXatunili  in  Catania,  scrit- 
la  dal  Sogrelario  Gencrale  dclla  medcsima  Francesco  Tor- 
nabonc  Casincsc pag.       1 

Flora  (U'i  Dinlorni  d'Avola  del  Socio  corrispondcnlc  Giuseppe 
Bianca,  Momoria  X."  die  conlicnc  la  doscriziono  dellc  ])ian- 
te  conipresc  ndia  dassc  Diadclpliia  (Conlinua/.ione  e  line)  -i     23 

Sul  Gradnale  Soilcvamcnto  di  una  parte  deila  cosla  di  Sicilia 
dal  Simclo  all'Onobola,  per  il  Socio ordinario  Gaclano  Gior- 
gio Genimellaro »     81 

In  nuovo  goncre  di  Mollusclii  dclla  faniiglia  delle  Nerilidc  dc- 

scrilto  da  Gtigliclino  Guiscardi •     «     99 

Nota  snl  Fcrro  Oligisto  di  Monte  Corvo  su  I'Elna,  per  Gaetano 

Giorgio   Geninielluro »   105 

Dcscrizione  di  alcune  specie  Malacologichc  nuove    die  vivono 

ncl  nostrolitloralc31cnioria  2°,  per  Salvalore  Biondi  Giunti  »   113 

Intorno  FEssenza  e  la  Patagpnosi  ddic  fcblui  intermillonli  e  di 
duo  cure  operate  ndlo  Spcdalc  di  S.  Spirito  in  Koma  mc- 
dianlc  I  Flellro-lorej>ia,  Menioria  del  Dutlor  Kpaniinonda 
Abate »   123 

Intorno  alia  Cura  dclla  Blenorrea  del  Sacco  lagrimale,  Momo- 
ria di  Alessandro  Quadri  da  iVapoIi h   141 

Sul  Profondamenio  del  Suolo  ncl  Cratcrc  dell'Etna.  Cenno  del 

prof.   Carlo  Geninidlaro ))    149 

Sopra  una  nuova  forma  di  cbiustira  permanentc   dclla   Bocca, 

Osscrvazioni  ])ratidio  di  Kuplio  Ileina »   161 

La  Vulcanologia  doll'  Etna  die  comprcnde  la  Topografia  ,  la 
Geologia  ,  la  Storia  ddIc  sue  eruzioni,  non  die  la  dcscri- 
zione e  lo  esame  do'  fonomoni  vulcanici ,  del  socio  Carlo 
Geninidlaro »   183 

Elogio  Accadeinico  del  prof.  Alfio  Bonanno,  per  Vinccnzo  Per- 

colla ))  351 


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